Here I stand 2

di LateNight_01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un anno dopo ***
Capitolo 2: *** Giochi pericolosi ***
Capitolo 3: *** La verità ***
Capitolo 4: *** Eirik e Kanan ***
Capitolo 5: *** Il dono del fuoco ***
Capitolo 6: *** La lettera ***
Capitolo 7: *** A mezzanotte ***
Capitolo 8: *** Incubi ***
Capitolo 9: *** Questione di tempo ***
Capitolo 10: *** Sotto lo stesso cielo ***
Capitolo 11: *** Sbagli ***
Capitolo 12: *** La battaglia ***
Capitolo 13: *** I due elementi ***
Capitolo 14: *** Una nuova avventura ***
Capitolo 15: *** Sulle rive del fiordo ***
Capitolo 16: *** Proteggeró la tua vita ***
Capitolo 17: *** Scelte affrettate ***
Capitolo 18: *** L'ultima possibilità ***
Capitolo 19: *** Mai più soli ***



Capitolo 1
*** Un anno dopo ***


~Il pianto di Kayla si fece strada fra i sogni della regina, che si svegliò di soprassalto.
Intorno a lei c'era solo buio, e le pulsava la testa. Almeno, il buio le dava un minimo di sollievo.
Allungò la mano sull'altro lato del letto, dov'era Hans. Cominciò a dargli dei colpi sul braccio.
-Hans...Hans!-
Lui come risposta russò e si rigirò nelle coperte.
Elsa si passò le dita fra i capelli per farli stre giù, e cercò a tastoni la candela sul suo comodino. La luce che emetteva le faceva male agli occhi, mentre tutto quello che voleva era dormire.
Si alzò dal letto mentre borbottava qualcosa del tipo "era il suo turno" e cercava di mettere un po' in ordine i pensieri. Uscì dalla camera barcollando, mentre i singhiozzi della piccola peggioravano il suo mal di testa. Si chiese come mai anche gli altri non si fossero svegliati, ma non si diede risposta, pensando che il giorno dopo avrebbe attuato una "tremenda vendetta" contro suo marito che non rispettava i turni. Sorrise leggermente a quella prospettiva, come vendetta sarebbe bastato congelargli i capelli, come faceva sempre lei.
Arrivò nella stanza di Kayla e si avvicinò alla culla, posando la candela sul comò di legno di quercia. Prese la figlia fra le braccia, ma quella aveva già smesso di piangere non appena aveva sentito la porta aprirsi. Classico.
Era passato un anno dal suo matrimonio con Hans, e quella stessa notte avevano provato ad avere un bambino. Bè, obiettivo centrato al primo colpo. Da quando era rimasta incinta lui si preoccupava sempre per lei, faceva le cose al posto suo, si assicurava che la regina non si affaticasse troppo. E la cosa era continuata anche per i tre mesi di vita della piccola, solo che quando dormiva, non si riusciva a svegliarlo neanche con gli spari (quindi toccava sempre a lei alzarsi di notte). Un piccolo difetto di Hans che sarebbe venuto fuori solo dopo il matrimonio.
Anche Anna si era sposata con Kristoff due mesi dopo la sorella, e anche lei si era data parecchio da fare, aver perso un bambino non l'aveva scoraggiata più di tanto, e aveva continuato a tentare. Adesso era incinta di otto mesi, con grande gioia del maritino.
'La gioia durerà poco' pensava Elsa ogni volta che era costretta ad alzarsi nel cuore della notte. Ma tuttavia amava sua figlia.
Strinse al suo petto la piccola nel suo vestitino rosa, e le accarezzò i morbidi capelli platinati. La bimba sospirò trasmettendo calore alla madre. Con la manina le afferrò un lembo della camicia da notte, e si riaddormentò con un sorriso accennato sul volto.  Hans aveva proposto varie volte di prendere una badante che stesse sempre appresso alla figlia giorno e notte, ma Elsa si era opposta: era lei la madre, e lei si sarebbe dovuta occupare di Kayla.
Tornò a letto insieme alla piccola, e si addormentò stringendole la manina.

 

Anna non era riuscita a dormire per tutta la notte.
Kayla si era messa ad urlare cinque o sei volte, e quasi sempre si era alzata lei per non svegliare Elsa.
E poi, Kristoff sarebbe tornato presto e questo pensiero non la lasciò chiudere occhio. Era un mese che non lo vedeva a causa dei suoi continui viaggi in terre straniere.
Appena un anno prima pensava che non lo avrebbe perdonato mai per quello che aveva fatto con la sorella, ma a distanza di un mese si era accorta che non valeva la pena di buttare via il rapporto con l'uomo della sua vita per uno stupido errore. In fondo, tutti potevano sbagliare. E così si erano sposati, come lei si era ripromessa, con i parenti più stretti.
Cambiò posizione per la cinquantesima volta, rigirandosi a pancia in sù. Allargò le braccia  come per riempire l'altra parte del letto matrimoniale rimasta vuota e prese a guardare il soffitto. Era ancora buio, ma non molto. Che ore potevano essere? Le cinque?
Decise che alzarsi alle cinque poteva andare benissimo e saltò giù da letto. Aveva definitivamente rinunciato a dormire verso le quattro, e ora si sentiva stranamente in forma, non risentendo affatto del sonno.
Per un attimo quasi si dimenticò del bambino che teneva in grembo, ma appena cercò di guardarsi i piedi fu la prima cosa che vide.
-Buongiorno- fece lei, stiracchiandosi. Poggiò la mano sinistra sull'enorme pancione all'ottavo mese chiedendosi nuovamente se fosse maschio o femmina, come sarebbe stato, come avrebbe avuto i capelli, il viso, gli occhi. Lei sperava che avesse almeno qualcosa di suo, ma sperava anche che quel qualcosa non fosse la goffagine.
Andò allo specchio e cominciò a spazzolarsi i capelli, canticchiando. Appena l'opera fu finita, se li legò nelle solite trecce, abbellendole con un nastrino.
Ci mise parecchio a scegliere nel suo guardaroba, con il risultato di non scegliere proprio nulla. 'La camicia da notte è comoda' fu la sua conclusione.
Si mise ad aspettare l'alba seduta sul davanzale della finestra. Voleva stare un po' con Elsa, ma probabilmente stava dormendo.

 

Elsa sospirò quando vide il sole sorgere dalle montagne, tingendo di rosso il cielo. Dopo che Kayla l'aveva svegliata (solo una volta in una notte, strano) si era riaddormentata solo per una decina di minuti. Voleva stare un po' con Anna, ma sicuramente stava ancora dormendo.
Si preparò anche se erano solo le cinque e un quarto, tanto non aveva nulla da fare almeno finchè la sorella non avrebbe fatto irruzione nella sua camera per svegliarla, come faceva tutte le mattine. Poi, le venne un'idea: questa volta sarebbe stata lei a svegliarla. Aprì in punta di piedi la porta della camera con un sorriso furbetto e percorse il lungo corridoio fino alla stanza della sorellina.
Anna aveva detto "al diavolo, vado a svegliarla" mentre afferrava con decisione la maniglia della sua porta, per aprirla.
Elsa prese la maniglia e spinse
Le sorelle si trovarono faccia  a faccia, e fecero un'espressione stupita.
-Che ci fai qui?- chiese la rossa ridendo, dopo la sorpresa iniziale
La bionda rise coprendosi la bocca con una mano -Ah niente...ti volevo svegliare... ma vedo che qualcuno è passato prima di me- sollevò un sopracciglio con un sorriso.
-Esatto, tua figlia- Anna trovò piuttosto comica l'espressione della maggiore
-Allora siamo in due- sospirò l'altra entrando nella stanza. Fece un giro su se stessa e andò ad aprire la finestra facendo entrare l'aria di un agosto troppo caldo.
Elsa aiutò la minore a trovare un abito adatto, e dopo averne scartato uno dopo l'altro, la scelta fu uno verde leggero.
-Prendi i pattini- fece frettolosa la bionda correndo fuori nel corridoio
-I pattini? Non sono un po'...come dire...fuori stagione?-
-Tu prendili e seguimi- Elsa sparì dietro l'angolo, lasciando la rossa dubbiosa.
Quando capì, Anna si lanciò con entusiasmo nell'enorme armadio alla ricerca di un paio di pattini. Appena li trovò corse fuori per raggiungere la sorella.

 


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Note dell'autrice: Ciaooo! Eccomi con la seconda parte di 'Here I stand', spero che il primo capitolo vi sia piaciuto, anche se quando l'ho scritto avevo un mal di testa simile a quello di Elsa, quindi non sono tanto convinta di quello che ho fatto :')
L'avrei dovuto pubblicare fra alcuni giorni, ma l'ho fatto ora perchè domani torno dalle vacanze e probabilmente sarò impegnata a disfare le valigie, quindi non credo che aggiornerò.
E' passato un anno e la nostra coppia preferita ha avuto una bimba *-*
Anche Anna è incinta ma nel prossimo capitolo succederà qualcosa che.... ok, non anticipo niente.
 Lo so, il mio cervello mi sta abbandonando xD
Spero di trovare tante recensioni, vi mando un bacio.
A presto!
                 SweetDream_01

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Capitolo 2
*** Giochi pericolosi ***


~Anna si era letteralmente lanciata a seguire la sorella.
Chiunque l'avesse vista così, una ragazza che correva per i corridoi alle cinque e mezza del mattino con un paio di pattini in mano ed un sorriso da bambina in volto, avrebbe pensato che fosse pazza.
Ma Anna conosceva troppo bene l'espressione che aveva fatto Elsa prima di uscire dalla sua camera, e non vedeva l'ora di...
-Elsa! Aspettami, dai!- aveva accellerato ancora di più, non curandosi affatto del pancione enorme
Udì come risposta una risata lontana, e seguì quel suono fino al portone del castello. Fece appena in tempo a vedere la bionda, che questa uscì nel piazzale.
La rossa si affacciò titubante, ma non vedendo "niente di strano" raggiunse la maggiore che se ne stava lì ad aspettarla sorridendo.
Aveva il fiatone per la corsa, e si sedette sul bordo di una fontana, passandosi una mano sulla fronte.
- Sto morendo di caldo- biascicò lei
Elsa sollevò un sopracciglio, poì battè delicatamente la scarpetta sul pavimento di pietra. Sì formò velocemente una lastra di ghiaccio che si allargò per tutta la piazza, arrampiacandosi addirittura sulla fontana dove era seduta la principessa, e questa fu costretta ad alzarsi mentre osservava a bocca aperta la magia.
-Va meglio così?- rise la maggiore, mentre le sue scarpe celesti si trasformavano in pattini di ghiaccio
Anna cercò di parlare, ma riusciva solo a muovere le labbra mentre ammirava la leggera neve bianca che aveva cominciato a scendere volteggiando. Sollevò una mano con il palmo rivolto in alto, e un fiocco si posò su di essa. Rise.

 

-Su, metti i pattini-
Anna ci provò, facendo tutte le contorsioni possibili per arrivare ai piedi, ma il pancione glielo impediva. Qualche volta si chiedeva se fosse normale che fosse così grosso, considerando il fatto che all'ottavo mese di gravidanza della sorella il grembo era la metà del suo ora.
Elsa la aiutò ad infilarseli, mentre nel cielo il sole era sorto da poco e aveva lasciato qualche striatura rossastra fra  le nuvole. La regina si trovò a pensare a quanto fosse bella l'estate anche se lei preferiva di gran lunga l'inverno per ragioni del tutto ovvie.
Afferrò la minore per una mano mentre la trascinava sul ghiaccio, dal canto suo l'altra cercava di frenare in qualche modo, non aveva mai imparato a pattinare.
- No no no no ferma che fai!?- fece la rossa
- Lasciati andare!- le rispose la platinata, che la guidava non lasciandole la mano, nonostante l'altra traballasse e facesse fatica a mantenere l'equilibrio.
Sfecciarono intorno a un paio di alberi, alle fontane, fecero il giro di tutta la piazza ridendo come bambine. Non si divertivano così da tanto tempo.
La regina si trovava del tutto a suo agio, le sembrava di volare mentre l'aria fredda le passava sul viso, non provocandole alcun fastidio. Anche la minore sembrava aver trovato un po' di grazia, ma continuava a tenere la mano della sorella per sentirsi sicura.
Fino a quando....
-Anna, dammi l'altra mano!-
Lei fece come le era stato detto, mentre incrociavano le braccia e poi univano le mani, cominciando a roteare in cerchio.
Anna si divertiva sempre a fare quel gioco, ma sul ghiaccio era un'altra cosa. Gli occhi le brillavano riflettendo gioia e vitalità, che venne trasmessa anche all'altra.
La velocità era accellerata visibilmente, roteavano come se non riuscissero a fermarsi. Girava un po' la testa ad entrambe, ma continuavano quel giro sempre più veloci.

 

-Non lasciarmi! Tieniti forte!- la avvertì Elsa
-Fermati, non ce la faccio...-
Anna slittò sulla superficie ghiacciata prima di poter finire la frase. La spinta era stata tanta che venne catapultata indietro di alcuni metri mentre teneva ancora le braccia tese in avanti,  gridando prima di schiantarsi a terra. Battè la testa alla base di una statua, e rimase accasciata in quel punto, non emettendo più alcun suono.
Era successo tutto in una frazione di secondo, ed Elsa ebbe appena il tempo di capire l'accaduto.
Si avvicinò al corpo della sorella più in fretta possibile,  gridando il suo nome proprio come era successo tanto tempo prima, e proprio come allora si inginocchiò su di lei e le sollevò la testa, cercando un qualsiasi segno di vita.
 La botta era stata forte
(Elsa prendimi!)
Cercò il suo polso per sentire il cuore
(Non così in veloce, Anna!)
Lo prese nella mano
(Anna!)
Il battitto era leggermente accellerato, ma continuava ad essere costante. La regina non fece in tempo ad essere sollevata, che subito le prese il volto tra le mani, continuando a gridare il suo nome. Niente. Chinò la testa sulla sorella,  il suo richiamo era diventato un sussurro, mentre le lacrime cominciavano già a pizzicarle gli occhi.
Un sussulto scosse il corpo della rossa che spalancò gli occhioni verdi prima che l'altra potesse cedere alla disperazione.
La sua espressione stupita si contrasse in una smorfia di dolore, portandosi le mani alla pancia. Prese a respirare convulsamente.
-Elsa! Il bambino!- gridò, continuando a tenersi il grembo.
L'altra si riebbe dallo shock, scattò in piedi e corse più rapidamente possibile a chiamare qualcuno.

 

 Presto arrivò un medico a cui la regina spiegò frettolosamente l'accaduto, lui annuiva distratto non staccando gli occhi dalla minore che veniva intanto trasportata all'interno del castello da alcuni servitori accorsi alle grida. 
Elsa si fece rassicurare dal dottore stesso che la principessa stava bene, ma la caduta aveva indotto prematuramente il parto.
-Cosa?!- fu la reazione di lei, che non riusciva a credere a quello che le era stato appena detto.
-Sta avendo le doglie- spiegò lui -tra alcune ore dovrebbe partorire-
-Q...quante ore?- balbettò
-Non ve lo so dire- scosse la testa
Lei rimase ammutolita.
Quando il medico si allontanò pochi istanti dopo, lei decise di stare con Anna durante il travaglio per assicurarsi che andasse tutto bene.
Pregando che andasse tutto bene.

 

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Note dell'autrice: Sono tornata all'una di notte con questo capitolo che avrei dovuto postare domani, ma pazienza, significa che ne farò due ;-)
Spero che sia venuto bene.
La caduta improvvisa di Anna le ha indotto le doglie (sì, è possibile, mi sono informata) e...
nel prossimo capitolo compariranno tutti i personaggi principali, ma cosa succederà ad Anna? Supererà il parto?
Una parte di me vorrebbe buttare giù il terzo capitolo ora, ma un'altra mi dice di aspettare domani che verrà meglio :)
Vi aspetto con una sorpresa :-P
            SweetDream_01

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Capitolo 3
*** La verità ***


~Elsa si catapultò nella sua camera, dove suo marito ancora dormiva, con Kayla affianco. Lo prese per un braccio e cominciò a scuoterlo.

-Hans! Svegliati, dai!-
-Mmmm- lui si rigirò ancora una volta fra le coperte
-Hans...! Anna sta...-
Lei si accorse che parlare era del tutto inutile quando lui si mise a russare in un modo che in un'altra occasione avrebbe trovato comico, ma adesso non aveva fatto altro che far crescere il nervosismo.
La regina alzò la mano destra all'altezza della fronte di lui e fece uscire dalle sue dita delle scintille di ghiaccio che ricoprirono tutti i suoi capelli rossi. Hans, sorpreso dall'improvviso gelo, era scattato seduto sul letto e guardava la moglie come se fosse un'aliena.
-Ma che ti prende?-
-Anna sta per partorire!- spiegò lei trascinandolo giù
-Aspetta, che? Non era all'ottavo...-
-Sì, sì, lo so, è all'ottavo mese- Elsa comiciò a tormentarsi le mani e a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza. I suoi occhi erano lucidi e spaventati, come quelli di una persona che fatica a trattenere le lacrime
 -Ti spiego tutto dopo, ma dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo...- si prese il volto tra le manine, mentre lui la strinse in un abbraccio per calmarla.
Respirò profondamente due o tre volte, poi prese Kayla fra le braccia ed uscì senza dire più una parola. Hans sapeva cosa doveva fare.

 

Anna era sdraiata sul suo letto, incapace di pensare a qualsiasi cosa, non aveva mai provato così tanto dolore in vita sua.
 Era circondata da medici ed ostetriche, e lei aveva l'impressione che la guardassero male ogni volta che cacciava un urlo.
Dov'era Elsa?
Strinse forte dei lembi della coperta, mentre le contrazioni si facevano più forti ogni minuto che passava. "Tieni duro" si ripeteva in continuazione, ma questo proposito stava per essere abbandonato. Sentì un medico dire sottovoce ad una donna qualcosa
(Non è affatto normale, potrebbe...)
qualcosa che lei con capì del tutto, ma sperò che non fosse quello che pensava. Dopo l'ennesimo grido vide il volto di quel dottore con un'espressione che non le piacque per niente. Lui riprese a bisbigliare con l'ostetrica
(...morire)
prima di uscire a grandi passi dalla stanza, con in mano alcuni fogli. Aveva lasciato la porta aperta per metà, ma tanto bastava che la rossa potesse vedere quello che succedeva all'esterno.
Elsa.
L'uomo parlava con Elsa, che alternava uno sguardo sconvolto tra lui e sua sorella, ma la rossa non riusciva a capire quello che stessero dicendo, il vociare delle persone intorno a lei copriva qualsiasi altro rumore.
Ma per capire le bastava quello sguardo.
Chiuse gli occhi e si abbandonò fra i cuscini, mentre il dolore le attraversava il corpo. Un conato di vomito le scosse lo stomaco, si sentiva come ribaltata al contrario, e questo non fece altro che peggiorarle la nausea. Alcuni istanti dopo sentì le voci affievolirsi fino a scomparire, e una mano fredda passare sulla sua fronte madida di sudore.
Aprì gli occhi e se li ritrovò in quelli di Elsa.

 

-Anna, respira profondamente, non ti agitare- la regina cercava di mantenere un tono calmo, ma la sua voce tremava in modo preoccupante
-Che succede?- Sussurrò Anna mentre faceva come le era stato detto, ma era piena di paura che si sentiva scoppiare. Nella stanza erano rimaste solo loro due.
La bionda aveva sperato che quella domanda non le fosse mai rivolta, ma sapeva che quel momento sarebbe arrivato.
Fu combattuta tra il mentire e rassicurare la sorella, oppure dire la verità e spaventarla ulteriormente. Ma quando vide quegli occhi verdi che la fissavano, capì che una bugia non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
- Anna, i medici dicono che potresti...non farcela- le parole che vennero dopo le costarono una grande fatica -Ma io so che non è così, va bene? Fai come ti dico io, e andrà tutto liscio- una lacrima le corse lungo la guancia
-Elsa, io....- le sue parole vennero interrotte da un grido che fece rabbrividire l'altra
-No, non parlare. Concentrati. Io non ti voglio perdere, metticela tutta- le prese la mano e le sorrise debolmente, ma dentro di sè i sensi di colpa la stavano divorando.
Se non avesse avuto l'idea di fare quello stupido gioco, non sarebbe successo nulla di tutto questo.

 

Erano passate poco più di  tre ore, quando Kristoff  arrivò di corsa  al palazzo.  Hans lo aveva mandato a chiamare appena aveva avuto la  notizia dell'imminente parto di Anna, e il montanaro non aveva perso tempo.
Aveva cavalcato a tutta velocità per tre ore, soprattutto perchè gli avevano detto che la principessa non stava tanto bene.
Spalancò la porta della camera dove si trovava la moglie, senza bussare o altro, e corse ad abbracciarla ignorando completamente Elsa che le era affianco. Solo in un secondo momento  si accorse  della regina.
Si allontanarono di alcuni metri dalla rossa, che era rimasta nella stessa posizione da quando aveva avuto la prima doglia. Aveva ordinato di restare sola  con la sorella, in modo che restasse più tranquilla nonostante i dolori assurdi che stava provando.
Quando furono abbastanza lontani in modo che lei non potesse sentirli, iniziarono a parlare, ma il loro discorso non sarebbe durato a lungo.
-Credi che...credi che ce la farà?- chiese infine lui dopo che la regina gli aveva raccontato tutto. La bionda fece per rispondere, ma un grido più forte degli altri  la interruppe.
-Sta arrivando!- ansimò Anna, stringendo la presa sulle lenzuola  e chiudendo gli occhi mentre riprendeva a fatica i suoi esercizi di respirazione.
Elsa e Kristoff andarono nel panico, ma per fortuna in quel momento entrarono le ostetriche accompagnate dal medico, probabilmente avevano sentito l'urlo. Chiesero ai due di uscire, all'inizio la regina si oppose temendo che qualcosa potesse andare storto, ma alla fine si fece convincere dal marito.

 

Erano tutti e quattro fuori dalla porta, in silenzio, cercando di ascoltare quello che succedeva all'interno.
Kayla era in braccio alla madre, e lei la cullava in modo che non piangesse. In realtà, quella più vicina alle lacrime era Elsa stessa. Il marito se ne accorse e le diede un bacio sulla fronte, sussurrandole parole che Kristoff non sentì. In realtà non sentiva proprio nulla, stava appoggiato alla parete con le braccia incrociate, pregando che andasse tutto bene.
Le voci delle infermiere dall'altra parte del muro incitavano la rossa a spingere, e quest'ultima ce la metteva tutta, perchè lo aveva promesso a sua sorella. Avrebbe voluto che ci fosse lei e suo marito in quel momento accanto a lei perchè sarebbe stato tutto più facile, ma non era possibile e se la dovev cavare da sola.
-Sta uscendo!- disse una donna, e la rossa sorrise nonostante il dolore e le forze che si stavano esaurendo.
Il cuore di Elsa perse un colpo quando sentì l'urlo di un neonato.
Poi più nulla.



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Note dell'autrice:  Ciao a tutti, mi scuso per aver concluso così il capitolo, ma se fosse stato per me l'avrei mandato avanti all'infinito e non credo che sia un'ottima idea.
E adesso la domanda è: Come sta Anna?
Nel prossimo capitolo che probabilmente metterò domani scopriremo qualcosa di molto importante per lo sviluppo di questa serie.
Vi aspetto <3
                  SweetDream_01
 

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Capitolo 4
*** Eirik e Kanan ***


~Ogni secondo durava ore.
Ci vollero Hans e Kristoff insieme per trattenere Elsa che dopo quel silenzio aveva cercato di entrare nella camera di forza. Sembrava impazzita, completamente diversa dalla regina posata e fredda alla quale erano abituati tutti.
Le lacrime arrivarono a lei così all'improvviso che non cercò neanche di trattenerle.
 Aveva solo una certezza, una brutta certezza che avrebbe voluto non avere mai.
Anna era morta.
Per colpa sua.

 

Anna si sentiva il corpo percorso da brividi e appena sentì l'urlo del bambino si abbandonò completamente sul cuscino, lasciando che i medici facessero il resto. Qualcuno dall'altra parte della porta piangeva, ma in quel momento non aveva importanza. Quell'esperienza era stata orribile e finalmente era finita...
Sentì una contrazione forte attraversarla e la sua testa scattò su dal cuscino, mentre lanciava un altro grido. Allo stesso tempo cessarono i rumori dall'esterno, ma poi ricominciarono sotto forma di botte alla porta.
-Sono due, signora!- esclamò una donna -Forza, spinga! Un ultimo sforzo!-
Anna si riebbe velocemente e spinse, ma sembrava tutto inutile. Le forze erano troppo poche.
 Il mondo comiciò a girare intorno a lei

 


Elsa colse di sorpresa i due uomini che fino a quel momento l'avevano tenuta per impedirle di entrare, e appena allentarono la presa cominciò a dare colpi sulla porta. Non aveva molto senso quello che faceva, dato che la porta era piuttosto robusta. Ed era anche chiusa a chiave.
Sentiva Anna gridare, e lei era sua sorella, quindi doveva stare accanto a lei. Doveva trovare un modo veloce per entrare, ma...
Kristoff e Hans si accorsero dei tentativi della regina, e cercarono nuovamente di fermarla, ma prima di poterla afferrare lei congelò la maniglia ed entrò di corsa. Ebbero appena il tempo di scambiarsi uno sguardo preoccupato, per poi entrare a loro volta.
Elsa era china sul letto della rossa e le teneva la mano, piangendo. Le diceva qualcosa, probabilmente per incoraggiarla.
Anna sentì come una scarica di energia dentro di sè appena vide i volti delle persone che amava riuniti intorno a lei. Sua sorella le prese la mano e le disse delle parole che non capì, ma la sua voce calda e rassicurante le bastò per farcela. Spinse con tutta la forza che le era rimasta tra le incitazioni dei presenti,  fino a quando sentì una fitta e scorse due bambini in braccio a due infermiere, e il resto delle donne lì attorno che avevano fatto partire  un applauso.
Elsa la abbracciò, Kristoff le diede un bacio e finalmente lei si rilassò tirando un sospiro di sollievo e abbozzando un sorriso.
-Sono un maschietto e una femminuccia!- Kristoff  adesso aveva un neonato per braccio, e li cullava avvolti in due panni rosa e azzurri.
La rossa rise allungando le braccia per tenerli. Pensò che  quello era il momento più bello della sua vita.
Le guance di Elsa si erano accese dalla gioia, e i suoi occhi brillavano.
-Oddio! Kanan mi somiglia!- fece la principessa guardando il fagotto rosa. Poi alzò gli occhi sul marito -Kanan?-
Lui annuì vigorosamente: - E Eirik- aggiunse
La regina sorrise e diede un bacio ad ognuno dei bimbi.
-Benvenuti ad Arendelle!-

 

*        *       *      *     *      *      *       *       *        *       *        *        *        *        *          *     *       *


-Eeeeeeeeeeeelsa!- una voce familiare risuonò nel corridoio, e la regina uscì dalla sua camera con in braccio Kayla, che intanto giocava con dei fiocchi di neve creati dalla madre che stranamente si scioglievano a contatto con le sue manine.
La regina si aspettava già una di quelle domande tipiche dei neo-padri, e fu pronta anche a  scommetterci.
Non si sbagliava.
Rise sotto i baffi vedendo un'impacciato Kristoff alle prese con due gemellini che non ne volevano sapere di calmarsi. Kanan cercava di tirare i capelli al padre, e Eirik piangeva.
-Elsa, io...io...non la smette di piangere! Ho passato ore a cullarlo, a cantare, a giocare con lui ma non la smette di....- Kristoff era visibilmente disperato, non era proprio abituato a queste cose.
-Gli hai dato da mangiare?- lei alzò un sopracciglio, conoscendo già la risposta.
-No...- lui si  lentamente e comiciò a camminare per il corridoio.
-Dove vai?- la bionda stava per scoppiare a ridere e si trattenne a stento.
-Alle cucine!-
-Kristoff! Deve essere allattato!-
Lui la guardò male, come se gli avesse detto una cosa che non stava nè in cielo nè in terra. Sospirò, e cambiò direzione, stavolta verso la camera di Anna. Appena svoltò l'angolo, lei scosse la testa divertita. Voleva bene al montanaro, ma certe volte era più goffo della sorella.
Si mise a cercare Hans, non lo vedeva da più di due ore.
Non si sarebbe mai aspettata quello che sarebbe successo poco tempo dopo.

 


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Note dell'autrice: Sono tornata con un'ora di ritardo, scusate ma stavo sistemando un po' il capitolo, che ho faticato a scrivere.
Per me questi sono territori inesplorati, insomma, però spero che la sorpesa dei gemellini vi sia piaciuta. E...
Oggi mi sono venute un sacco di idee per questa storia, e celate tra le righe di questo capitolo ce ne sono due, naturalmente per ra ho solo accennato e forse non ve ne sarete neanche accorti. Approfondirò nei prossimi ;-)
Allora, oggi ho aperto "Guarda chi segue le tue storie" (cosa che non facevo da un sacco di tempo) e mi avete reso tutti davvero felice, quelli che hanno recensito, aggiunto alle preferite e seguito le mie storie. Vi amo!!!!
Detto questo, vi dò appuntamento a domani, recensite in tanti!
       SweetDream_01

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il dono del fuoco ***


~Elsa vagava da così tanto tempo di sala in sala con in braccio la figlia che cominciò a preoccuparsi sul serio per Hans, che chissà dov'era sparito. Si trovò addirittura a pensare che se ne fosse andato, ma scacciò quel pensiero tanto velocemente come ne formulò altri, di sicuro più razionali.
"Magari...magari è uscito a farsi una passeggiata, oppure sta tenendo qualche riunione importante. Non devo farmi paranoie, in fondo il palazzo è grande e lui sa badare a se stesso".
Ma neanche questo riuscì a tranquillizzarla più di tanto, una parte di lei le diceva che stava per succedere qualcosa, o che magari quel qualcosa stava succedendo proprio in quel momento.
Kayla non aveva pianto nè urlato per tutto il tempo, si era limitata a guardarsi intorno incuriosita. Ma adesso i suoi occhi verdi erano diventati lucidi e la madre sapeva bene cosa significava.
Si fermò e strinse la piccola a sè, mentre le cantava una canzone per farla calmare. La bimba posò una manina sul suo petto e si lasciò sfuggire un respiro caldo.
Troppo caldo, quasi fosse fatto di fuoco.
Elsa sgranò gli occhi mentre sperava con tutto il cuore di avere immaginato quello che in realtà aveva visto chiaramente.
Dove Kayla aveva appoggiato la mano, al posto della stoffa rosa del vestito c'era solo una chiazza nera.
Elsa sentì il suo stomaco stringersi mentre esaminava con le dita quel lembo di stoffa.
Era carbonizzato.
Deglutì rumorosamente e strinse le labbra.
Fece girare lo sguardo per il corridoio che stava attraversando, poi posò gli occhi sulla bambina che aveva ancora fra le braccia.

 


Hans strappò la lettera che aveva fra le mani, e la buttò rabbiosamente nel camino, dove le fiamme la divorarono scoppiettando. Erano i primi di settembre, ma quel giorno faceva un gran freddo.
Si chiese se fosse per causa di sua moglie, ma non si diede risposta. Adesso aveva ben altro a cui pensare.
Cominciò a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza, fermandosi di tanto in tanto per dare un'occhiata fuori dalla finestra. Diede una botta a una pila di fogli ammucchiati sulla scrivania d'ebano, e questi caddero scomposti sul pavimento.
Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Sapeva...
Si abbandonò su una poltrona dopo l'ennesimo giro, passandosi una mano sulla fronte. Ebbe l'impressione che la temperatura si fosse alzata drasticamente negli ultimi minuti, forse di una ventina di gradi. Si accorse che non era solo un'impressione quando il sole illuminò la stanza all'improvviso, mente invece il cielo era stato coperto da nuvoloni neri tutto il giorno.
Scattò su, mentre riprendeva a camminare senza sosta come fosse impazzito.
Doveva proteggere la sua famiglia, ad ogni costo.
Uscì nel corridoio, sperando di trovare Elsa il più presto possibile.

 


-Kayla...- la regina disse quel nome con un filo di voce, non riusciva a staccare lo sguardo da sua figlia. Le prese una manina istintivamente
(E' bollente)
 mentre i mille dubbi che le ballavano in testa scomparvero, lasciando posto ad una sola certezza.
(Cosa vuoi fare, Elsa? Urlare? Oppure chiuderla per tredici anni in una stanza come hanno fatto i tuoi genitori?)
Il panico cominciò ad avere il sopravvento sulla sua razionalità
(Cosa vuoi fare? Tua figlia è un mostro, proprio come te)
-Non sono un mostro, lei non è un mostro...- si portò le mani alle tempie, come per scacciare quella voce.
Appena ci riuscì, scivolò lentamente contro il muro, chiudendo gli occhi per calmarsi.
Aveva paura.

 


Hans corse il più possibile quando gli parve di sentire la voce di sua moglie. La trovò seduta sul pavimento con le spalle contro la parete e con Kayla sulle ginocchia. Si buttò accanto a lei, scuotendola leggermente.
Il caldo era cresciuto man mano che si era avvicinato, e non c'era nulla di normale in questo.
-Hans- lei aprì gli occhi azzurri in quelli di lui. La paura era passata quasi del tutto, ma rimanevano ancora delle incertezze.
"Adesso capisco" pensò "Come si sono sentiti mamma e papà quando hanno scoperto del mio potere".
Il battito del suo cuore tornò regolare, e si alzò in piedi prendendo di nuovo la piccola in braccio. Hans seguiva i suoi movimenti, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo. 
Avvicinò il suo viso a quello di lei
-Che è successo?- il tono di lui era dolce, ma fermo.
-Hans, ti spiegherò tutto, ma prima portiamo Kayla in camera sua. Ha bisogno di riposare-
Lui annuì e si fece dare la bambina. Durante tutto il tragitto fino alla stanza della piccola, ebbe un solo pensiero.
Era calda come il fuoco.

 


Elsa richiuse delicatamente la porta dietro di loro, stando attenta a non fare troppo rumore per evitare di svegliare la figlia che si era addormentata solo adesso.
Prese per mano il marito e si misero a sedere su un divano che si trovava lì vicino. Il caldo era insopportabile, ma la regina non lo sentiva affatto.
-Allora?- fece lui, dolcemente
Lei sospirò, scansandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le era finita sul viso.
Si chiese come avrebbe fatto a dirglielo, poi decise di farlo e basta, tutto d'un fiato.
-Credo che Kayla abbia un potere opposto al mio...del fuoco-
-Cosa?!-
-Hai capito benissimo, Hans-
Fra loro calò il silenzio, mentre lui era sinceramente scioccato di questa improvvisa rivelazione, e lei si chiedeva come sarebbe proseguita la vita della famiglia da quel giorno in poi. Magari avrebbe potuto insegnare alla bimba a controllarlo, oppure avrebbe imparato da sè, con il tempo.
Appoggiò la testa sulla spalla di lui, e il marito cominciò ad accarezzarle i capelli platinati. Pensò che non avrebbe avuto alcun senso parlarle della lettera ricevuta e del suo contenuto, l'avrebbe fatta preoccupare ulteriormente.
Le posò un bacio leggero sulle labbra rosee, e lei ricambiò, mettendogli una mano fra i capelli rossi e riempiendoglieli di brina.
Lui rabbrividì a quel contatto, e cinse i fianchi di lei con le braccia.
Doveva trovare una soluzione, prima che fosse stato troppo tardi.

 


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Note dell'autrice: Eccomi tornata, mi scuso per il ritardo spaventoso, ma ho consumato tutta la connessione sul computer e l'opzione si è riattivata solo oggi.
Ok, da adesso in poi ci vado piano con i download e mi faccio avanzare un po' di internet in modo che basti per pubblicare quotidianamente.
Innanzitutto, credo che vi siate accorti del cambio del nickname ;)
Poi, vi volevo annunciare che la scuola riaprirà il 15 (Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo) e quindi da allora continuerò a scrivere un capitolo al giorno, tranne il weekend (sabato e domenica) che non aggiornerò quasi sicuramente. Capitemi, mi sono salvata dalla bocciatura per miracolo (colpa della matematica!) e adesso devo mettermi sotto a studiare, per non parlare del fatto che devo trascorrere almeno un po' di tempo con i miei amici, sennò addio vita sociale.
Ringrazio ancora chi ha la pazienza di seguire la mia storia nonostante i ritardi, chi recensisce, chi ha aggiunto la storia fra le preferite/ seguite/ ricordate, e anche chi legge in silenzio. Vi amo troppo :)
Non so come mi è venuta questa idea di dare il potere del fuoco a Kayla, ma spero che vi sia piaciuta. Questo capitolo è dedicato interamente ad Elsa, Hans e la bimba, ma nel prossimo ricompariranno anche gli altri.
P.S. Questa sera su Sky danno Frozen! Si, dai, in fondo l'ho visto solo sei-sette volte xD
A presto!
                              LateNight_01

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Capitolo 6
*** La lettera ***


~-Dov'è Elsa?- Anna si stava riprendendo da un'attacco di risate provocato dal marito. Era seduta sul bordo del letto e osservava divertita un Kristoff molto impacciato con i propri figli.
-Non lo so-
Anna si alzò in piedi, dirigendosi alla porta. Appena Kristoff la vide, le prese la mano per fermarla e lei si girò per guardarlo.
-Dai, resta a letto...hai appena partorito, devi riposare-
Lei si schiarì la voce sorridendo
-Ehm...in realtà sono passati tre lunghi giorni, e non posso passare il resto della mia vita in quel letto-
Lui la tirò a sè fino a quando i loro corpi furono abbastanza vicini da poterla baciare. Anna adorava quando lui la prendeva di sorpresa in quel modo.
-Ok, allora vai a cercare tua sorella, io resto qui con i bambini- concluse lui lasciandole la mano in modo che potesse allontanarsi.
Lei uscì canticchiando nel corridoio, non aspettandosi minimamente quello che poi sarebbe successo.

 

Hans non aveva avuto più notizie di suo fratello Gabriel da più di un anno, fino a quel giorno.
Aveva ricevuto una lettera che aveva riletto più volte e poi bruciato, come se le parole che conteneva si potessero cancellare.

"Hans,
è passato ormai tanto tempo dal tuo matrimonio con la regina, ma ancora non ho ricevuto notizia della sua morte. Anzi, ho saputo che avete avuto un erede.
Ho paura che tu ti sia davvero innamorato e che non abbia nessuna intenzione di seguire il piano, per cui dovrò intervenire io al più presto. Arendelle sarà mia
                                                                  Tuo fratello Gabriel"

Non avrebbe mai dovuto accettare la sua proposta, e adesso tutta la sua famiglia era in pericolo. Anche dopo la notizia del potere di Kayla, i suoi pensieri tornavano sempre a rivolgersi a quelle poche righe scritte accuratamente e con precisione millimetrica.
-Hans- la voce dolce di sua moglie lo riportò improvvisamente alla realtà
-S..sì?-
-Cos'hai?-
-Niente, niente- rispose lui frettoloso, mentre prendeva una delle decisioni più importanti della sua vita.
Doveva uccidere Gabriel prima che lo facesse lui.

 

-Aspetta, che?-
Elsa ripetè una seconda volta alla sorellina quello che aveva scoperto su Kayla, e lei reagì con una faccia così scioccata che in altre circostanze sarebbe stata comica.
-Nonononononono. Frena. Vuoi dire che...?- Elsa sorrise leggermente e annuì, guardandola dritta negli occhi. La rossa si portò una mano sulla bocca per trattenere un grido, ma uscì comunque un suono stridulo.
-Che c'è? Si vede che è una cosa di famiglia- la regina alzò le spalle e disse questa frase come se fosse la cosa più normale del mondo.
-No, ti sbagli-
-In che senso...mi sbaglio?-
-Elsa, tu hai il potere del ghiaccio-
-...allora?-
-Allora anche tua figlia dovrebbe averlo del ghiaccio, non del...- Anna aveva alzato la voce nel dire quest'ultima frase, e la sorella la zittì con una mano.
-Abbassa la voce, non voglio che lo sappia nessuno-
L'espressione della rossa era cambiata
-Cioè, tu vuoi fare come hanno fatto i nostri genitori con te?!-
-Anna, io non vedo....-
L'altra non la lasciò parlare
-Veramente?! Dopo tutto quello che abbiamo passato?! Vuoi chiudere Kayla in una stanza interrrompendo tutti i suoi contatti con il mondo?!-
La bionda non rispose e nascose il viso fra le mani, singhiozzando sommessamente. Solo allora l'altra capì che forse aveva esagerato.
-Scusami, non volevo urlare...mi dispiace- disse abbracciandola
Elsa appoggiò la fronte sulla sua spalla, stringendola forte.
-Io non so cosa fare, davvero. E se fosse pericoloso? Se non riuscisse a controllarlo?-
-Le insegnerai a farlo, tu sei forte. Non commettere questo errore-
L'altra si asciugò velocemente le lacrime e sorrise alla sorella,  che trovava sempre un modo per consolarla.
Decise che non avrebbe fatto quell'errore. Niente celare, domare, non mostrare, doveva solo imparare a dominarlo.
Ancora per poco, però....

 


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Note dell'autrice: Ciao! Spero di essere stata abbastanza puntuale,anche se la fantasia scarseggia in questo periodo.
Hans ha deciso di uccidere il fratello, ma ce la farà?
E che ruolo avrà Kayla in tutto questo?
La storia si sta intrecciando parecchio, succede una cosa dopo l'altra. Ma cercherò di gestirle tutte in modo che non esca una cosa troppo banale.
Aspetto le vostre recensioni, a prestissimo!
           LateNight_01

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** A mezzanotte ***



"Chi si è amato ora non si guarda in faccia, chi si è odiato ora si abbraccia"
                                                                           -Tumblr


La decisione di Hans era ormai presa: sarebbe partito per le Isole del Sud quella notte stessa, senza però rivelare niente a nessuno nè tantomeno portarsi dietro l'esercito.
Quella era una questione fra lui e suo fratello, e fra loro due sarebbe dovuta rimanere, senza coinvolgere la famiglia.
La partenza era stata programmata per mezzanotte, quando tutti dormivano e non poteva essere visto: tuttavia aveva mille dubbi e timori riguardo a quello che avrebbe potuto trovare nel paese natale.
E se Gabriel, essendo già sovrano, avesse dichiarato guerra ad Arendelle? Sperò che i suoi brutti presentimenti sul fratello fossero solo fantasie provocate dalla troppa ansia, ma in fondo sapeva bene che erano tutt'altro che fantasie.
Sapeva che Gabriel non si sarebbe fermato davanti a nulla. 
Erano ancora le ventuno, più o meno l'ora in cui Kayla andava a letto. Decise di dare una mano ad Elsa a farla addormentare, anche se di solito ci pensava sempre lei. Si diresse nella stanza della figlia, dove sapeva che l'avrebbe trovata. Ma non sapeva cosa avrebbe trovato.



Elsa rise leggermente quando il ghiaccio che usciva dalla sua mano andò a scontrarsi con le scintille create dalla figlia, provocandole un leggero solletico al palmo. Anche la piccola rise, come se fosse contenta di aver trovato un nuovo gioco da fare con la mamma.
Elsa ripetè quella strana magia un'ultima volta, poi la sollevò con entrambe le braccia, posandole un bacio sul nasino.
Kayla bruciacchiò con il contatto della manina il colletto della camicia da notte della regina.
-Kayla! E' il quinto vestito che mi rovini, oggi!- la rimproverò scherzosamente l'altra, mentre quel sorriso non svaniva dalla sua bocca.
Elsa pensò che sarebbe bastato poco, per insegnarle a maneggiare i poteri. Bhè, il fuoco non era esattamente come il ghiaccio, questo no, ma non sarebbe stato troppo complicato.
Almeno così sperava.
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che si aprì alle sue spalle. Non si girò neppure, sapeva chi era.
-Elsa, metto io a letto la bambina- il tono sembrava piuttosto serio, e la bionda non seppe se sentirsi sollevata o preoccuparsi per questo.
Finalmente si girò verso il marito, che aveva un aspetto tutt'altro che sereno. I suoi folti capelli rossi erano in disordine, la camicia era abbottonata tutta storta e la pelle era pallida quasi quanto la sua.
Si disse che probabilmente era stata una brutta giornata per lui, ma per fortuna lei sapeva come tenerlo su.
-Che c'è, si è risvegliato in te l'istinto paterno?- sorrise ironicamente mettendo la bimba fra le braccia di lui, ma nel frattempo si era già mezza addormentata.
-Spi-ri-to-sa- sillabò lui, abbozzando un sorriso e cominciando a cullare Kayla.
-Sei un disastro- lei fece finta di mettere il broncio e incrociò le braccia
Lui emise uno sbuffo e scosse la testa divertito, adagiando la piccola nella sua culla e portando tutta la sua attenzione sulla moglie.
-Innanzitutto, non sai neanche metterti la camicia per bene. Guarda, i bottoni sono tutti storti- lei si avvicinò al suo corpo cominciando a sbottonargli la camicia, mantenendo quel sorrisetto.
-Per fortuna ho la mamma che ci pensa lei- anche lui rise, e le diede un bacio sulle labbra.
La regina pensò a come la persona che aveva odiato di più al mondo ora fosse una di quelle che amava di più.
E' strana, a volte, la vita: puoi essere preparato a tutto, ma non lo sarai mai a quello che ti sta per accadere.



Anna sbadigliò, e buttò la testa tra i cuscini del suo letto. Erano le ventidue, ma quella notte il sonno si era fatto sentire prima del previsto.
Accanto a lei Kristoff già russava rumorosamente, impedendo alla moglie di chiudere occhio, nonostante fosse stanca morta.
Lei si rigirò dall'altra parte premendo il cuscino sulle orecchie, ma niente da fare, il rumore riusciva a raggiungerla anche così. A quel punto si disse che non sarebbe stata una cattiva idea passare a dare un'occhiata ad Eirik e Kanan, tanto per non rimanere sveglia fino all'indomani a causa del russare del marito.
Si alzò svogliatamente dal letto, stiracchiandosi le braccia. Appena aprì la porta della camera si rese conto che sua sorella e suo cognato erano ancora svegli, tante erano le luci accese. Percorse il corridoio fino a raggiungere la stanza dei gemellini, e si affacciò vedendoli addormentati.
Non potè trattenere un sorriso quando si rese conto che tutto quello che voleva e che aveva sempre desiderato era proprio lì: un marito fantastico, due bellissimi bambini e l'amore di sua sorella. Insomma, la famiglia.
Richiuse delicatamente le porta e, stando attenta a non fare troppo rumore, ritornò nella sua stanza.
Chissà come riuscì a dormire alcuni minuti dopo, e quella notte col sorriso dipinto sulle labbra come se stesse facendo un bellissimo sogno.



Hans si affacciò alla finestra, assicurandosi che non ci fossero guardie intorno al palazzo.
Diede un'ultimo sguardo ad Elsa, serenamente addormentata nel letto matrimoniale. Era ancora più bella, illuminata solo dai raggi lunari e con i capelli un po' arruffati che le incorniciavano il viso. 
Era mezzanotte, e doveva andare.
Accarezzò lievemente la spalla di sua moglie, che reagì piegando un'angolo della bocca in un mezzo sorriso.
Poi uscì nella notte, non sapendo quando e se avesse mai fatto ritorno.



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Note dell'autrice: Ciao a tutti, sono tornata!!!
Mi rendo conto che alcuni di voi mi staranno maledicendo  pesantemente dopo aver letto che il nostro Hans se ne va in battaglia contro Gabriel per proteggere la famiglia.
Per chi non avesse letto la prima serie,Gabriel è il fratello maggiore di Hans, nonchè re delle Isole del Sud, che trama contro Elsa da molto tempo per conquistare il suo trono.
Lo odio anche io, a questo qui XD
Volevo fare una piccolissima nota che mi sono dimenticata di fare nei capitoli precedenti: Kanan è un nome suggerito dalla mia migliore amica (detta "La consigliera personale") e quindi i miei ringraziamenti vanno a lei.
E naturalmente a tutti voi che state leggendo e recensirete.
A presto!!!
LateNight_01

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Capitolo 8
*** Incubi ***



"Ma se una persona ce l'hai dentro, dove pensi di scappare?"
                                                 -Tumblr

Lui correva, correva in quel corridoio che si stringeva ogni secondo di più, e lei lo seguiva dicendogli di non andarsene, di non scappare. Ma lui sembrava non sentirla, era vestito con un'armatura che portava lo stemma di Arendelle. E continuava quella corsa senza meta, come se il suo unico scopo fosse di fuggire dalla sua famiglia.
Poi quello strano corridoio fu impovvisamente immerso nell'oscurità, mentre si levava un grido terrificante ad alcuni metri da lei...
Tutto quello che la circondava si sfumò, per poi ritrovarsi in una chiesa uguale a quella dove si era sposata. Si rese conto che quello era proprio il giorno del suo matrimonio. Il popolo intorno a lei acclamava gli sposi, solo che c'era qualcosa di completamente sbagliato.
L'uomo di fronte a lei, quello vestito da sposo con i fiori bianchi all'occhiello, era senza volto e all'altezza del petto si andava allargando una chiazza rossa.
Elsa emise un gemito quando si svegliò di soprassalto nel suo letto, respirava affannosamente ed aveva la fronte imperlata di sudore.
Quando riprese fiato ripetendosi mentalmente che era stato tutto un brutto sogno, allungò la mano nell'altro lato del letto, aspettandosi di trovare suo marito.
Ma Hans non c'era.
Il suo cuore iniziò a battere così forte che ebbe l'impressione che stesse per schizzare via.




Accese con le mani tremanti la candela che si trovava sul comò accanto a lei, e girò un paio di volte nella stanza vuota.
Non riusciva a capire, non riusciva a pensare a nulla. Era come se tutti i pensieri che avrebbe potuto formulare stessero centrifugando disordinatamente nella sua testa, provocandole ancora più confusione.
Uno spiffero di vento gelido le accarezzò il corpo coperto solo da una lunga vestaglia, e solo allora si rese conto che la finestra era aperta. Corse verso di essa, e quello che vide le bloccò il respiro.
Hans si stava allontanando velocemente sul suo cavallo, attraversando l'ultimo tratto di strada che separava Arendelle dal bosco. Dopo un attimo di esitazione, la regina si mise ad urlare il suo nome come non aveva fatto mai in vita sua. Non la sfiorò nemmeno per un secondo l'idea che così facendo avrebbe svegliato tutti gli abitanti del castello e buona parte della popolazione del regno, inclusi i bambini che si erano addormentati dopo ore e ore di ninna-nanne.
Non la sfiorò nemmeno per un secondo l'idea che urlando non avrebbe risolto niente.
Ora lacrime fredde iniziavano a rigarle il viso, e si era sporta pericolosamente da quella finestra tanto che per un attimo fu sul punto di perdere l'equilibrio. La gola le bruciava ogni suono che emetteva, ma non importava in quel momento.
Nulla importava in quel momento.
Dopo che lui sparì nei primi alberi del bosco, i suoi richiami si trasformarono in singhiozzi disperati. Sentì il suo corpo cedere sotto il peso di qualcosa di troppo grande per poterlo sostenere.
Sarebbe caduta se in quel momento non ci fossero state due mani a tirarla indietro.



-Elsa! Che succede?- Anna l'aveva strattonata così forte all'interno della stanza che caddero entrambe sul pavimento. Ma Elsa non poteva rispondere nè a quella nè ad altre domande, riusciva solo a dire mezze frasi apparentemente senza senso spezzate dalle lacrime che le scorrevano copiose sul viso. La temperatura scese di parecchi gradi, mentre dalla porta entravano Kristoff e alcune guardie accorse alle urla.
Anna abbracciò la sorella, sperando di calmarla prima che scatenasse un altro inverno perenne, continuando a chiederle spiegazioni.
Elsa si liberò da quella stretta e cercò di alzarsi in piedi per correre a cercare suo marito, ma fece solo alcuni passi prima di cadere di nuovo per terra. Fu raggiunta immediatamente dalla minore che la tenne ferma per impedirle di scappare via, mentre il resto dei presenti guardavano sbalorditi quella scena.
 La platinata sentì il suo corpo scosso da brividi, prima di perdere i sensi per iperventilazione.
Tutto ciò che venne dopo fu il buio.



Anna era lì quando sua sorella riaprì gli occhi, dopo una notte passata accanto a lei.
Non ci volle molto prima che si accorsero della sparizione di Hans, e solo allora quello che era sembrato un delirio della regina si trasformò in qualcosa di più concreto.
Lui era scappato, ma dove? E sopratutto, perchè?
La rossa non aveva la risposta a nessuna di queste domande che l'avevano tormentata tutto il tempo che era rimasta a vegliare su sua sorella, sapeva solo che appena avrebbe ripreso i sensi non le avrebbe dovuto permettere di fare sciocchezze.
E quel momento, a quanto pareva, era arrivato.
Gli occhi della maggiore si spalancarono, spaventati. Cercò di alzarsi ma prontamente l'altra la bloccò, riadagiandola sul letto.
-Elsa, tranquilla. Non è successo niente-
Questa frase fece sospettare la regina che si fosse sognata tutto, ma questa ipotesi perse ogni credibilità non appena si accorse che non si trovava in camera sua, bensì in quella della sorella.
-Anna, fammi alzare- cercò di avere un tono fermo e deciso, ma la gola le bruciò terribilmente e la voce uscì a fatica. Non avrebbe dovuto gridare così, la notte prima.
-No, ascoltami bene. Abbiamo mandato degli uomini a cercare Hans, non ti devi preoccupare di nulla-
Le sue parole parvero tanquillizzare l'altra, e Anna quasi si sentì in colpa per aver mentito così spudoratamente. Ma era stato necessario.
Elsa non voleva rimanere ferma in quel letto per i giorni successivi, sarebbe stata solo una perdita di tempo.
-Ok. sono calma. Lasciami alzare, per favore- questa volta riuscì a convincere la rossa, e si mise seduta il tempo necessario per riprendere le forze.
-Perchè se n'è andato?- chiese la più grande, trattenendo le lacrime.
-Stavo per chiedertelo io...forse ci stiamo facendo tanti problemi per niente, magari è solo andato...non so, in un posto...e tornerà a breve- tentò la minore
-Certo- fece sarcastica l'altra -Perchè normalmente io me ne vado per boschi nel cuore della notte-
Seguì il silenzio.
In quel silenzio Anna sperò che in qualche modo Hans riapparisse dal nulla, o magari di trovare solo una soluzione a tutto quel gran casino.
In quel silenzio Elsa mise in considerazione l'idea che il marito non sarebbe più tornato.
 Ma nessuna delle due ragazze si avvicinò minimamente alla verità...



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Note dell' autrice: I'm back!
D'accordo, capitolo troppo drammatico, ma vi assicuro che è stato necessario. Dal prossimo si cambia aria completamente. Infatti sarà ambientato sette anni dopo e qui....
*rullo di tamburi*
...Entra in scena Kayla!!!
Non posso anticipare nient'altro, ma spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, e che vi piaceranno anche i prossimi ;)
Vi mando un bacio, recensite in tanti <3

                                                                       LateNIght_01

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Capitolo 9
*** Questione di tempo ***


Sette anni dopo....
Una ciabatta volò ad un centimetro dal naso di Anna, che si ritrasse con un'espressione scioccata.
-Mammaaa...! Eirik mi nasconde le bamboleee!- una lamentosa bambina di sette anni e capelli rossi entrò in scena, preceduta dal fratello che scappava ridacchiando.
Anna borbottò un "Eh, buongiorno pure a voi" stiracchiandosi sulla soglia della sua camera da letto.
-Mamma! Digli qualcosa!-
-Qualcosa- un pimpante Kristoff uscì dalla stanza, in vena di scherzi come al solito. Anna gli tirò una gomitata senza fargli male, e poi gli sorrise.
-Kanan, il fatto che tuo fratello ti nasconda le bambole non è una buona scusa per tirare le ciabatte- la principessa sventolò l'arma del crimine prima di ributtarla a terra
-E tu, signorino, non infastidire tua sorella-
Il ragazzino sbuffò e roteò gli occhi, prima di scendere al piano di sotto per fare colazione.
-Sempre i soliti, eh?- scherzò il montanaro, posando un bacio sulle labbra di sua moglie
-Fanno di peggio- rispose lei, ricambiando.
-Mammaaaa- la interruppe la figlia, tirandole la gonna del vestito. La madre la guardò con aria interrogativa
-Posso andare a svegliare Kayla?-
-Sì, ma Elsa lasciamela a me- Anna fece un sorrisetto complice alla bambina che annuì entusiasta,  per poi svoltare l'angolo correndo. La rossa scoppiò a ridere prima di voltarsi di nuovo verso il marito.
-Vado a vestirmi, prima che tornino "gli uragani"-
-Naaaa, stai benissimo così- rispose lui squadrandola da capo a piedi
Lei allargò le braccia come per dimostrazione
-Davvero? In vestaglia?-
Lui rise rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
-Bhè, tu sei bellissima con addosso qualsiasi cosa, ma se proprio ci tieni, vatti a vestire-  concluse
-Dai, raggiungi Eirik in sala da pranzo, e assicurati che non finisca i biscotti-
Lui si voltò e fece per andarsene, ma lei lo fermò come se ci avesse ripensato
-E non te li finire tu, i biscotti- sorrise
Anche lui sorrise divertito -D'accordo- e scese le scale, non sapendo che la moglie era rimasta ad osservarlo pensando a quanto fosse meraviglioso l'amore.



-Kayla?- Kanan entrò allegra nella camera della cuginetta senza nemmeno preoccuparsi di bussare, come faceva tutte le mattine. Arrivò fino al letto dove l'altra dormiva tranquilla (almeno fino a quel momento) e ci saltò sopra. Cominciò a scuoterla delicatamente ripetendo più volte il suo nome, fino a quando questa aprì gli occhi.
-Buongiorno, dormigliona- cinguettò la rossa imitando la madre. Kayla rispose con uno sbadiglio, mentre si metteva seduta stropicciandosi gli occhi.
-Kanan...che ore sono...?- chiese ancora assonnata.
Kanan aveva sette anni compiuti da poco, come del resto suo fratello, dei lunghi capelli rossi e gli occhi castani presi sicuramente dal padre. Era la più vivace della famiglia, e grazie a questa sua particolarità Elsa spesso diceva che era uguale ad Anna da bambina.
Kayla aveva tre mesi in più rispetto ai cugini, ma la differenza  ad occhio nudo era del tutto inesistente. Aveva un caschetto di capelli lisci e platinati, della stessa sfumatura della madre, e gli occhi verdi con qualche schizzo azzurro. Era molto amichevole ed aperta verso tutti, e il suo sorriso era contagioso.
Eirik sembrava la copia perfetta di Kristoff, con l'eccezione degli occhi azzurri come il cielo. Anche lui era molto vivace e dal carattere molto forte, spesso diventava testardo sulle cose a cui teneva.
-Bo, non so leggere l'orologio- fece la più piccola balzando giù dal morbido materasso, aspettando solo di essere seguita dalla cugina. Non dovette aspettare molto
-Neanche io- rispose la bionda scendendo dal letto con la stessa agilità dell'altra. Ebbe appena il tempo di infilarsi un vestitino prima che le fosse rivolta la stessa richiesta di ogni mattina.
-Fà la magia!-
-La mamma ha detto di non farlo dentro il palazzo, perchè potrei mandarlo a fuoco- ripetè cantilenando la bambina, visibilmente scocciata dalle "assurde pretese" del genitore.
-Avanti! Non succederà nulla!-
-Ma poi se ci vedono mi rimproverano, dicono che non lo dovevo fare e bla bla bla-
Kanan mise il broncio incrociando le braccia come se si fosse veramente offesa, in realtà quella era una delle sue tecniche infallibili per far sì di ottenere tutto ciò che desiderava.
-Ok...- si arrese la bionda, allungando un braccio davanti a sè. L'altra fece un'espressione entusiasta, non staccando gli occhi dalla cuginetta. Quest'ultima aprì lentamente la manina, lasciando uscire tante scintille di fuoco che volteggiavano pochi secondi nell'aria prima di spegnersi.
-Contenta adesso?- sorrise lei.
-E' stato bellissimo!- esultò la rossa
-Bene, ma adesso andiamo a fare colazione, che mi sta venendo fame-
Entrambe le ragazzine corsero di fuori, cercando di arrivare prima che Kristoff ed Eirik mangiassero tutti i biscotti.



Anna entrò nella camera della sorella cercando di essere il meno chiassosa possibile, ma inciampò comunque nel vestito cadendo goffamente a terra. 
La platinata era già sveglia da un pezzo, per cui non appena sentì il tonfo si drizzò seduta
-Ah, sei solo tu...ti sei fatta male?-
Anna cercò di alzarsi in piedi, ma inciampò un'altra volta.
-Uh, io....no...no, tranquilla- finalmente riuscì a mantenersi in equilibrio su due gambe, tra le risate di Elsa.
-Che succede? Ti sei dimenticata di come si cammina?- scherzò la maggiore, alzandosi anche lei dal letto
-Quasi...ho delle scarpe nuove- rispose la rossa sollevandosi la gonna quanto bastava per mostrarle delle scarpette blu con il tacco dieci centimentri.
-Accidenti Anna, dove vai con quei cosi?-
-Mmm, da nessuna parte, ma almeno così sono più alta di te!- la minore si mise affianco alla sorella per dimostrarglielo.
-Non ne dubito-.
Elsa si fece aiutare per allacciarsi il corpetto, e poi per scegliere un vestito. Ma quando vide sul cassettone un ciondolo d'oro, la sua espressione si rabbuiò all'improvviso.
-Oggi sono sette anni- disse, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
Anna sapeva a cosa si riferisse ma preferì non parlare, limitandosi ad accarezzarle la spalla per consolarla. Rimasero alcuni minuti in silenzio, tempo che bastò alla regina per ricacciare indietro le lacrime.
-Potrà sembrare strano detto da me- disse la più piccola -Ma anche io sento la mancanza di Hans. Però adesso non ci pensiamo più, d'accordo?-
L'altra tirò su col naso ed annuì, sforzandosi di sorridere.
Scesero mano nella mano a fare colazione, ma Elsa non potè fare a meno di chiedersi cosa ne fosse stato veramente di suo marito.



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Note dell'Autrice: Ciao a tutti, e grazie di essere arrivati fin qui, anche se state complottando contro di me perchè dopo sette anni nessuno sa ancora che fine abbia fatto Hans.
Non preoccupatevi più di tanto, perchè nel prossimo capitolo ci sarà una parte dedicata a lui dove finalmente sapremo cosa gli sta succedendo, e perchè non si fa vivo.
Spero che nonostante questo il capitolo vi sia piaciuto, e io come sempre vi chiedo di lasciare una recensione per farmi sapere le vostre impressioni, o magari per chiedermi l'indirizzo di casa, venirmi a cercare e prendermi a fucilate (oppure a tirarmi ciabatte xD fate voi).
Detto questo, vi abbraccio forte e vi dò appuntamento a domani ;)
                     LateNight_01

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Capitolo 10
*** Sotto lo stesso cielo ***


pm
"Quando senti lontana una persona, basta pensare che vive sotto il tuo stesso cielo"
                                                                              -Tumblr


Elsa non aveva programmi per quella mattina, quindi decise di fare una lunga passeggiata in giro per il regno. Aveva bisogno di stare da sola e di pensare.
Non le era permesso piangere o mostrare un minimo di fragilità all'interno del castello, perchè una brava regina deve essere perfetta sempre ed ovunque. 
Ma appena uscita di lì, lei non era più la Regina Elsa di Arendelle, ma una ventinovenne come tante. Una ventinovenne con un marito che tutti avevano dato per morto, ma lei sapeva che non era affatto morto. Lui era lì da qualche parte, magari se la passava bene o magari male, magari si era completamente dimenticato della sua famiglia o magari sentiva la loro mancanza ogni istante, proprio come Elsa sentiva la sua. Poteva essere tutto questo, ma una cosa era certa: Hans non era morto.
A volte, quando quel vuoto terribile dentro di lei cominciava a farsi sentire più del solito, guardava le stelle e pensava che in fondo non erano così lontani, se vivevano sotto lo stesso cielo.
La ragazza uscì dal palazzo cercando di non dare nell'occhio, altrimenti si sarebbero accodati anche i bambini. Passò per una stradina nascosta, e rimase su quella fino a quando fu sicura di essersi allontanata abbastanza.
Passare per il centro di Arendelle non sarebbe stata un'ottima mossa, di sicuro la folla acclamante l'avrebbe circondata nel giro di un minuto. Così andò sulle rive del fiordo, che per fortuna erano deserte. L'atmosfera del mare le permise di pensare un, e rimase per ore sdraiata sulla spiaggia a guardare le nuvole che formavano figure di ogni genere, come quelle che vedono i bambini .
Rise al ricordo di una calda giornata di sette anni prima, o poco più, quando lei e suo marito erano "scappati" dal castello per passare un pomeriggio di tranquillità, e si accorse che si erano stesi sulla sabbia proprio in quel punto, parlando del più e del meno.
-Hans- sussurrò lei,  il rumore delle onde avevano coperto le sue parole, ma le bastò sapere di averle pronunciate -Hans, dove sei?-
Una lacrima le scivolò silenziosa lungo la guancia, per poi mischiarsi con la sabbia bianca.
Ma lei non se ne accorse.
Il mondo era svanito intorno a lei nel momento stesso in cui i suoi occhi azzurri si persero nel cielo del medesimo colore.



Hans, nel frattempo, stava maledicendo il giorno in cui aveva deciso di lasciare la famiglia.
Aveva saputo fin dall'inizio che non sarebbe riuscito a vincere contro suo fratello: lui era solo, mentre Gabriel aveva un'esercito intero a seguito.
Infatti, era stato subito catturato e tenuto nelle segrete delle Isole del Sud fino al giorno prima, quando era riuscito a scappare un po' per la distrazione delle guardie, un po' per i sette anni in cui aveva pianificato la sua fuga e un po' per pura fortuna. Il fratello non l'aveva ucciso solo  per un motivo: voleva che vivesse  solo per assistere alla sua ascesa al trono che apparteneva ad Elsa.
Adesso era ricercato nelle Isole e nei territori vicini, compresa Arendelle, dove erano state mandate guardie travestite da popolani. Ma lui conosceva un posto, lo stesso nel quale si rifugiava da bambino per sfuggire dalla cattiveria della sua cosiddetta famiglia.
E lì era rimasto nascosto fino a quel momento. Stava raccogliendo le poche provviste che aveva (consistenti soprattutto da frutti e un tozzo di pane rubato per strada) e fasciando una ferita al braccio che si era procurato durante una lotta. Nascose nella cinta un coltellaccio arrugginito ma tagliente, e lo coprì con la giacca ridotta a brandelli. Si calò un cappuccio in testa in modo da non essere riconosciuto, e in questo modo uscì dal suo rifugio più velocemente che potè, nascondendosi subito nella boscaglia.
Aveva deciso che sarebbe tornato dalla sua famiglia, per poi aspettare l'attacco da parte del fratello e difendere la sua famiglia.
O magari fuggire insieme ad essa, opzione meno rischiosa per l'incolumità di tutti.
Camminò tutta la mattina senza fare nemmeno una piccola pausa.
Si fermò solo una volta, per guardare il cielo.
Pensò che aveva lo stesso colore degli occhi di Elsa.



Anna non riusciva a badare a tre bambini scatenati, dopo che la sorella era svanita nel nulla e il marito era andato a fare uno dei suoi commerci di ghiaccio. Lui sarebbe tornato la sera stessa, ed Elsa...bhè, lei di solito spariva per un'oretta o due.
La rossa sospirò mentre ripeteva per l'ennesima volta ai bambini di stare calmi, di non urlare.
Era come parlare col muro.
-Zia!- la bionda platino la chiamava col ditino, e appena ebbe la sua attenzione aprì una manina davanti a lei -Guarda, guarda!- la mano si incendiò e delle scintille iniziarono a cadere sul tappeto della stanza.
-Kayla! Fermati!- la principessa spegneva le scintille con la scarpa per evitare che mandasse tutto a fuoco, mentre alle sue spalle altre due pesti urlanti litigavano per la quinta volta nella giornata.
-Bugiardo! Lo so che Kirsten l'hai presa tu! Ridammela!-
-Non so nemmeno cos'è una Kirsten!-
-E' la mia bambola preferita! L'hai presa tu, dove l'hai messa?!-
-Non ce l'ho io!-
-E invece sì!-
-E invece no!-
-E invece...-
I due furono interrotti da una fiammata che passò in mezzo a loro, schiantandosi contro il muro e lasciando su di esso una bruciatura fumante.
-Ce l'ho fatta!-  Kayla si guardava le mani, entusiasta, ignorando completamente i richiami della zia. Quest'ultima, dal canto suo, stava per perdere completamente la pazienza.
-Ragazzi, calmatevi..-
-Ma mamma! Eirik ...-
-ZITTI!-
A quel punto calò un silenzio che fece sospirare di sollievo Anna. Si disse che non appena fossero tornati Elsa e Kristoff, avrebbe fatto loro la ramanzina sul fatto che non potete mollare tre ragazzini scatenati ad una sola persona.
Riprese la parola con calma e tranquillità.
-Andiamo a farci una passeggiata?-
La sua proposta fu accolta con un coro di "SIIIIIIIIII" e a quel punto scesero tutti al piano inferiore, per poi uscire dal palazzo.
Ma mentre Anna stava per mettere piede fuori, qualcuno alle sue spalle pronunciò il suo nome con tanta freddezza che le fece gelare il sangue.
 Si fermò di scatto, non sapendo che non appena si fosse voltata, la sua vita sarebbe cambiata.
Per sempre.



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Note dell' Autrice: Ciao! Mi scuso per il ritardo, ma come sempre ho esagerato nello scaricare scenari per The Sims ( e come sempre, internet ha fatto cilecca) e fino ad oggi non ho potuto pubblicare.
Vabbè, è stata una cosa un po' di fretta, perchè domani dovrei  -e sottolineo dovrei- alzarmi alle cinque. Quindi invece di aggiornare a mezzanotte, lo faccio ora così poi posso dormire un pochino prima di partire per Roma (Yeaaaaah).
Ok, basta, vi sto annoiando. Passiamo alla storia.
Finalmente abbiamo avuto notizie di Hans...
Lettori: -Era ora che ci dicevi che fine aveva fatto, stupida!-
Wo wo, don't upset! (citando Anna) e come stavo dicendo, le sue condizioni non sono delle migliori, ma ha deciso di tornare dalla sua famiglia...ma ci riuscirà?
E cosa sta per succedere alla principessa?
Vi avverto che la vera avventura inizia da qui, quindi vi dò appuntamento al prossimo capitolo.
Un abbraccio forte
                                                                                                        LateNight_01


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Capitolo 11
*** Sbagli ***


pm
"Sarò disposta a lottare contro iol mondo con una mano, solo se tu mi terrai l'altra"
-Tumblr


-Anna- una voce palesemente maschile la chiamava alle sue spalle, facendole passare una scarica di freddo lungo la spina dorsale.
Non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello che l'uomo potesse essere un servitore, no, loro avevano sempre un tono così dolce e rilassato. Invece il suo nome era stato pronunciato con durezza, quasi rabbia, e dispezzo. Ma non ebbe nemmeno il tempo di avere paura, si bloccò cul posto e ringraziò Dio perchè i bambini erano già corsi di fuori. 
Accadde tutto in un secondo, e la principessa si voltò rapida. Dietro di lei non c'era nessuno, era tutto come doveva essere, eccetto per un foglio accartocciato per terra. 
Si guardò intorno con circospezione, mentre si chinava per raccorglielo. 
Fu lo sbaglio più grosso della sua vita. 



Elsa era ancora sdraiata sulla spiaggia bianca, con i capelli spettinati dal vento e persa nel suo mondo. Fu un rumore improvviso quanto impercettibile, a farla tornare alla realtà. Come una pietra buttata nell'acqua. 
La regina sollevò la testa, ruotando lo sguardo intorno a sè. Un sasso non era, dato che ci sarebbe stato qualcuno a lanciarlo. 
(Perchè ti preoccupi tanto? Sarà stato un pesce, o un'altro animale. Oppure te lo sei immaginato)
Ma c'era qualcosa dentro di lei, qualcosa che diceva di avere paura. Si sollevò in piedi, scuotendo leggermente il vestito affinchè la sabbia cadesse via da esso. In effetti, c'era qualcosa che galleggiava sulla superficie dell'acqua, vicino alla riva. La regina si avvicinò a passi incerti, cercando di capire cosa fosse: non ci volle molto prima che si accorgesse che era una bottiglia, con dentro qualcosa di bianco. 
Elsa si allungò verso di essa e la afferrò rischiando di cadere due volte nell'acqua. Se la rigirò fra le mani, incuriosita. Quello dentro era un foglio, che sfilò dal collo della bottiglia facilmente. 
Anna prese in mano  quel foglio accartocciato, e non perse tempo ad aprirlo, anche se non voleva farlo, anche se il cervello le diceva di fermarsi. 
Elsa lo aprì, facendo scorrere gli occhi sulle poche righe che conteneva, e non trattenne uno sguardo sbalordito.
Anna si portò una mano sulla bocca per non gridare, leggendo il messaggio del pezzo di carta. Si sentì terribilmente in colpa per aver lasciato uscire sua sorella da sola, anche se erano entrambe delle adulte. 
Il cuore della platinata iniziò a battere così forte che se lo sentiva nelle orecchie. Il suo stomaco si attorcigliò in un crampo abbastanza forte da farle cadere il biglietto di mano. 



Hans aveva passato tutta la giornata a cercare una via di fuga che gli permettesse di tornare ad Arendelle senza essere scoperto. Ma la via era una sola: il porto, costantemente sorvegliato da guardie reali, pronte ad uccidere l'uomo che era  stato accusato di tradimento dal fratello stesso. 
Per un attimo Hans pensò di uscire allo scoperto e spiegare loro il piano di Gabriel per impossessarsi del trono di Elsa, ma si rese conto che così facendo, oltre al fatto che non gli avrebbero mai creduto, sarebbe tornato in cella o direttamente all'altro mondo. 
Era rimasta solo una cosa da fare: rimanere dov'era, ed impedire in qualche modo al fratello di spostarsi ad Arendelle. 
Ma lui non poteva sapere che il suo intento era un altro, molto peggiore di quanto potesse immaginare. 



"Se vuoi rivedere tuo marito, vai al lato nord del bosco, vicino alle rive del fiordo, alle 16,30"
Non c'era nè una firma, nè un qualunque segno di riconoscimento, solo quelle poche parole che lasciarono la regina senza fiato e con mille domande.
Il cuore cominciò a batterle talmente forte nel petto che ebbe l'impressione che stesse per scoppiare. Si passò una mano sulla fronte, recuperando il foglio che intanto le era caduto. Sperò che fosse tutto vero, che se si fosse trovata lì a quell'ora, ci sarebbe stato Hans, ad aspettarla.
(E magari, la nostra famiglia si riunirà, e sarà tutto come prima)
Ma era come se una parte di lei le dicesse che era tutto un sogno, di non fidarsi. Si guardò intorno per assicurarsi di non essere seguita o spiata, oppure che semplicemente qualche abitante del regno non avesse deciso di farsi una passeggiata proprio lì. Accartocciò il messaggio fra le mani, e si mise a camminare velocemente verso il luogo specificato.
Avrebbe comunque potuto usare i suoi poteri, se qualcosa fosse andato storto.
Abbozzò un sorriso fra sè e sè e creò abilmente un fiocco di neve, che si andò a posare sul suo vestito blu notte.



Anna sentì le gambe iniziare a tremare, e si dovette appoggiare al muro per non cadere a terra. Il suo respiro si fece irregolare, appallottolò il foglio e lo gettò con rabbia attraverso l'enorme ingresso.
Erano le 16,15 e non c'era più tempo da sprecare. Chiamò i bambini e cercando di essere più naturale possibile li affidò a Gerda, che di sicuro avrebbe saputo badare a loro.
Poi uscì veloce dal palazzo, quasi correndo, ed a ogni suo passo le parole che aveva letto e riletto riecheggiavano nella sua testa
"Elsa è in pericolo. Tutto dipende da te. Alle 16,30 nel lato nord del bosco, vicino al fiordo"
Una lacrima di terrore le affiorò negli occhi verdi, ma fu abbastanza forte da ricacciarla indietro, concentrandosi solo su quello che doveva fare in quel momento.
E cioè, essere il più veloce possibile.



Elsa sapeva che non doveva andare, ma era stato più forte di lei. La speranza di poter riabbracciare l'uomo che amava, e che tutti avevano dato per morto per sette anni, era troppo forte.
Adesso si ritrovava a fronteggiare un uomo che aveva qualcosa di lontanamente familiare, e il suo bel gruppetto di guardie.
Da sola.
L'uomo le lanciava occhiate che la regina faticava a capire, ma erano ben chiare le sue intenzioni. Era rimasta con le braccia alzate davanti a sè, pronta a difendersi col ghiaccio.
-Dov'è Hans?!- chiese con voce tagliente
L'uomo la fissava con un ghigno fra il divertito e chissà cos'altro.
-Ah, lui è al sicuro- fece sarcastico
-Chi sei tu?-
-Non mi riconosci?- l'uomo mosse alcuni passi in sua direzione, e lei di difese lanciando alcune stalattiti che vennero abilmente schivate.
-Ti consiglio di andarci piano, con quei cosi- suggerì lui -Elsa, davvero non ti ricordi di me? Sono Gabriel, re delle Isole del Sud, fratello maggiore di Hans-
La regina non seppe se stupirsi oppure aspettarselo. Ritrasse le mani sul suo petto, e indietreggiò di alcuni passi.
-C...cosa vuoi da me?-
-Voglio il tuo regno-
-Non lo avrai mai-
Lui sbuffò, sfoderando la sua spada
-Lo avrò-
Elsa ebbe appena il tempo di buttarsi per terra, e vedere la lama passare veloce dove un attimo prima c'era la sua testa. Si rialzò barcollante in piedi, ma non perse il controllo. Lanciò un getto di ghiaccio contro il re, ma era protetto dall'armatura e non gli fece alcun effetto.
-Se mi ucciderai, morirà anche il tuo maritino. Se non farò ritorno alle isole entro tre giorni, le mie guardie hanno l'obbligo di farlo fuori- minacciò lui, puntandole la spada ad alcuni centimetri dal viso -E comunque vada, Arendelle sarà mia-
Elsa lo guardò confusa, poi posò gli occhi in quelli di Gabriel. Lui abbassò con cautela la lama rinfoderandola, sicuro che la donna non avrebbe nemmeno osato creare un innocuo fiocco di neve.
-Bene- fece soddisfatto. La scrutò come se dovesse analizzarla a fondo.
-Cosa vuoi fare?-
-Mmm...di solito non svelo i miei piani al primo che passa- cominciò lui -Ma siccome dovresti morire comunque, si potrebbe anche....-
-Che?!-
Lei fece un altro passo indietro, spaventata.
-Credevi veramente che ne saresti uscita viva? Hans non ha avuto il coraggio di ucciderti, sai...e quindi toccherà a me- lui sfoderò un sorriso falso e agghiacciante.
-Tu non puoi...-
-Oh, sì che posso. Anna dovrebbe arrivare a momenti-
-Non toccare Anna!-
Lui non rispose, e si voltò di scatto sentendo il fruscio delle foglie dietro di lui. Fece un'espressione soddisfatta appena vide una ragazza dai capelli rossi farsi strada fra gli alberi.
-Vedi? Lei è come te, Elsa-
Anna fissò terrorizzata quell'uomo sconosciuto che era circondato da guardie armate fino ai denti. Poi passò lo sguardo sulla platinata, come per chiedere spiegazioni.
-Farebbe di tutto pur di proteggere la sorella- Gabriel impugnò nuovamente la spada -E alla fine, ci rimettete tutte e due-.
La rossa avrebbe voluto scappare, ma non poteva lasciare Elsa lì. Rimase immobile sul posto, capendo all'improvviso tutto quello che stava succedendo.
Era questione di attimi, e ne rimanevano davvero pochi.
Ma nessuno sapeva cosa stava succedendo  in quel momento poco lontano da lì...



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Note dell' Autrice: Si! Sono tornata ad aggiornare, finalmente!
Purtroppo il computer era andato in riparazione, poi oggi è tornato ma era il primo giorno di scuola, quindi...trauma! Nonostante questo ci sono riuscita a scrivere, dai. Spero che vi sia piaciuto, ma in caso contrario vi capisco perfettamente, sono piuttosto di fretta e chissà che razza di schifezza posso aver scritto.
Comunque, cercherò di aggiornare quotidianamente.
Sembra che Anna ed Elsa si siano cacciate in un bel guaio...ma cosa succederà? Nel prossimo capitolo cercherò di chiarire alcuni dubbi, e di fare del mio meglio.
Anche se sarà difficile perchè sono sommersa dai compiti e, già, dagli esami.
Vi mando un bacio, lasciate una recensione <3
                                                                                                         LateNight_01

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Capitolo 12
*** La battaglia ***


Everything happens for a reason
(Tutto succede per una ragione)
-Tumblr



Kristoff aveva fatto il suo ritorno a palazzo pochi minuti prima, ma nessuno aveva potuto dargli notizie precise riguardo alla moglie.
Tutto quello che sapevano era che era uscita, come del resto la sorella, e aveva affidato i bambini a Gerda. Il montanaro all'inizio non era per niente preoccupato (perchè avrebbe dovuto esserlo? Probabilmente Anna voleva passare un po' di tempo da sola con la sorella ).  Ma poi successe qualcosa.
Successe appena in tempo perchè le due ragazze avessero in salvo la vita.



Elsa lanciava occhiate alla minore che lei capiva bene. Significavano "scappa", ma la rossa non aveva alcuna intenzione di abbandonare la sorella da sola in quel momento. Anzi, peggio che sola.
A differenza della più grande, lei aveva riconosciuto subito quell'uomo: era Gabriel, il fratello di Hans, che non le aveva mai ispirato troppa simpatia. Ora almeno ne aveva la conferma, almeno a giudicare da quella spada con la quale si preparava a colpire.
Lui fece un ghigno e diede ordine alle guardie che lo seguivano di uccidere la principessa, e loro non se lo fecero ripetere.
A quel punto Elsa, che fino a quel momento era stata immobile e incapace di reagire in qualsiasi modo, colpì con delle stalattiti alcuni degli uomini che si avvicinavano alla sorella, ma con scarsi risultati. Il suo potere era forte, sì, ma era come se non fosse stato abbastanza. Riuscì ad ucciderne uno, che cadde a terra trapassato da un getto di ghiaccio.
Gabriel cercò di colpire la regina con la spada, ma lei si difese con il suo potere. Anna intanto riuscì a sfuggire alle guardie e a sottrare ad una di queste un pugnale, che usò più che altro per parare i colpi.
La platinata creò una barriera fra la sorellina e quegli uomini, ma non sarebbe durata a lungo. Infatti dopo alcuni fendenti il ghiaccio si incrinò e si ruppe, frantumandosi come fosse cristallo. Adesso la rossa era di nuovo in pericolo di vita.
Elsa spinse indietro con un getto ghiacciato i nemici, mentre con l'altra mano teneva a bada Gabriel, che non si arrendeva.
-Anna! Vai via!- gridò alla sorella, mentre sentiva che le forze venivano meno, ma riusciva a non darlo a vedere.
-No Elsa, ti uccideranno!-
-Ho il mio potere per difendermi, ce la faccio! Scappa, tu non puoi combattere, io sì!- rispose, sperando che la ascoltasse.
               Almeno- pensò-non dovrà assistere alla mia morte
Anna sembrò confusa da quelle parole, la bionda sapeva essere molto convincente, ma lei di sicuro non avrebbe mollato.
Gabriel colpì la maggiore al braccio, procurandole un taglio profondo che la fece urlare. Lei cadde a terra completamente priva di forze per continuare quella battaglia.
La rossa  appena vide il sangue fu scossa da un'ondata di rabbia verso quell'uomo che aveva osato fare del male alla sorella. Si lanciò pronta a combattere contro di esso, ma....




...Sentì un paio di mani afferrarle le spalle e spingerla via, un attimo prima di essere attaccata da Gabriel. Kristoff (seguito da un piccolo esercito) aveva trovato nel salone principale quel foglio che Anna aveva accartocciato e buttato via.
E appena in tempo.
Mentre lui combatteva, la minore si era lanciata a soccorrere la sorella priva di sensi. La sollevò e le diede alcuni schiaffetti  sulla guancia per cercare di svegliarla.
Questa aprì gli occhi cerulei, ed ebbe giusto il tempo di constatare che erano arrivati i soccorsi, che venne fatta alzare in piedi da Anna. Kristoff disse loro di andare subito al castello a far medicare la regina, e la principessa non perse tempo. Si allontanò dal campo di battaglia più in fretta possibile  sostenendo la maggiore.
In un attimo di distrazione del montanaro, Gabriel e le sue guardie riuscirono a scappare, probabilmente per risalire sulla loro nave e tornare da dove erano venuti.




-Tu  non capisci! Lui ha Hans!-
Poco più di un giorno dopo, Elsa si era quasi completamente ripresa, tranne che per il braccio fasciato. L'idea che avrebbe dovuto tenerlo immobile per almeno una settimana e mezzo non la allettava proprio.
Anna sospirò e si passò una mano sulla fronte.
-Elsa, te l'ho già detto. Anche volendo  dichiarare guerra alle Isole del Sud, abbiamo già visto bene di cosa è capace quell'uomo- cercò di dissuaderla.
-Anna!- urlò la regina. Appena vide la faccia sconvolta della sorella abbassò la voce.
-Anna- ripetè dopo aver fatto un respiro profondo -Hans è mio marito, ed è vivo-
-Gabriel era a poco così dall'ucciderci!-
Quella frase creò un silenzio imbarazzante fra le due. La platinata si alzò dal divano dove era stata seduta fino a quel momento, e cominciò a fare su e giù nervosamente per la sala. 
-Credi che sia facile perdere l'uomo che ami? Non vederlo per sette anni e poi...scoprire che...- la frase fu spezzata dai singhiozzi, e la rossa la abbracciò forte aspettando che le lacrime cessassero.
-Faremo il possibile- le disse infine accarezzandole una spalla, cercando di tranquillizzarla. La regina si asciugò le lacrime e annuì.
In quel momento la porta del salone cigolò, ed entrambe si voltarono a guardare chi fosse.




Una bambina di sette anni, capelli platinati ed occhi verdi si affacciò timidamente nella sala, tra gli sguardi interrogativi delle sorelle. Dopo un attimo di esitazione, si fece strada fino a raggiungere le due.
-Mamma- disse, tranquillamente Kayla -Io...ho ascoltato tutto quello che vi siete dette-
Elsa fece per dire qualcosa, ma restò ammutolita dallo sguardo serio della piccola.
-Ecco....io so come riportare papà a casa-.




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Note dell' Autrice:
Eccomi tornata! Come ho già detto (ma ripeto per chi non avesse letto) d' ora in poi aggiornerò solo il week end. Mi dispiace, ma quest'anno devo studiare davvero tanto in vista dei 'terrificanti' esami.
Allora? Come vi è sembrato il capitolo?
Non sono affatto brava in queste cose tipo battaglie e combattimenti, per questo vi chiedo di segnalarmi eventuali errori o passaggi poco chiari.
Sembra che Kayla abbia...un'idea?
Ta ta taaaa! La storia subirà una svolta che aspettavo da tanto tempo persino io stessa :)
Quindi...  grazie a tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate. Ho visto che siete tanti, grazie davvero *-*
E naturalmente a chi recensisce e legge ;)
Non so come farei senza di voi ragazzi.
Vi abbraccio forte, e al prossimo capitolo!
                                                                               LateNight_01


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Capitolo 13
*** I due elementi ***


pm
"Semplicemente perchè ciò che li lega è più forte
di ciò che li divide"
-Tumblr



Anna ed Elsa non riuscirono a parlare, sentirono entrambe la gola terribilmente secca e un nodo allo stomaco.
-C...come?!- riuscì a balbettare la platinata, rivolta a sua figlia. Quest'ultima non aveva affatto cambiato espressione, quasi che si aspettasse quella reazione da parte delle due.
-Kayla, la mamma non sta tanto bene, e...- provò Anna, passando un braccio intorno alla schiena della sorella e sperando che non scoppiasse di nuovo in lacrime.
-Anna, falla parlare- la interruppe lei.
-Ma...-
-Per favore- chiese. La rossa le lanciò un'occhiata quasi preoccupata, e accettò la cosa con un sospiro. Tornarono entrambe a guardare la bambina, come per incitarla a parlare.
Kayla si guardò intorno, poi le mani, infine posò gli occhi sulle due ragazze che aspettavano solo di sentire cosa aveva da dire. Si sentì in imbarazzo per questo, ma ormai era in ballo e doveva ballare.
-Io penso che...possiamo sconfiggere quel re cattivo...- iniziò timidamente -Ecco...unendo i nostri poteri-
La regina rimase un attimo a bocca aperta per la determinazione e convinzione con cui la piccola aveva pronunciato quell'ultima frase, per quello che aveva negli occhi verdi...splendeva dentro di essi una strana luce, abbastanza forte da illuminare il mondo.
Si soffermò su quelle parole.
Unire i poteri. Unire i poteri.
Certo! Se io e lei uniamo i nostri poteri possiamo...

Si mise in ginocchio e allungò la mano davanti a sè, aspettando che la figlia facesse lo stesso - e così infatti fece, quasi le avesse letto il pensiero - e i loro palmi furono a circa dieci centimetri di distanza l'uno dall'altro.
Oddio. Fà che funzioni, fà che funzioni, fà che...

Un getto di ghiaccio prese forma nello stesso istante in cui nacquero dall'altra parte delle scintille luminose, poi una lingua di fuoco.
I due elementi si scontrarono a metà percorso. Quello che venne dopo fu indimenticabile.
L'azzurro luminoso del ghiaccio e il rosso vivo del fuoco si mischiarono fra loro, provocando qualcosa che assomigliava ad un grosso fuoco d'artificio, ad un'esplosione di magia e forza.
La luce che irradiava era spettacolare e catturò completamente lo sguardo dei presenti.
Il potere del freddo era potente, come quello del caldo. Ma insieme erano forti il doppio, niente e nessuno poteva combattere contro di essi, nemmeno la spada più affilata o lo scudo più robusto.
La Regina delle Nevi fece un sorriso meravigliato, per poi rivolgerlo ad Anna, altrettanto stupita. Solo allora la rossa si convinse completamente, e ricambiò con un'altro sorriso dolce, nel quale si poteva leggere chiaramente un "possiamo farcela".
Elsa abbracciò forte la sorella, entrambe sull'orlo delle lacrime, ma questa volta di gioia.
Potevano farcela.
La bambina si buttò tra le braccia della madre, euforica. In quel momento era il ritratto preciso di Anna da bambina, se non fosse stato per i suoi capelli platinati. La regina la strinse forte, sperando che tutto quello non fosse solo un sogno.
Ma evidentemente non lo era, tantochè Kayla le sussurrò all'orecchio, entusiasta:
-Andiamo a riprenderci papà!-




Questa volte fu il turno di Elsa a dover calmare la sorella, che faceva i capricci come se avesse cinque anni, quando in realtà ne aveva ben ventisei.
-Andiamo, perchè non posso venire anche io?- chiese la rossa aggrappandosi al suo braccio, con voce lamentosa. All'altra le venne da ridere, tra le tante cose che caratterizzavano la più piccola, una era sicuramente questo suo modo di essere che era rimasto un po' bambino. Si portò una mano sulla bocca per trattenere la risata.
-Non stiamo mica partendo in vacanza, lo sai- rispose lei tranquilla, infilando nella valigia un altro paio di scarpe. Cercò di ignorare tutti i sospiri e i lamenti che vennero dopo, ma fu del tutto inutile.
-Lo so! E' per questo che vi voglio aiutare!-
-Non puoi  aiutarci, non hai alcun tipo di potere e non ho assolutamente intenzione di mettere in rischio anche la tua vita, oltre a quella di una bambina di sette anni-
L'altra rimase ammutolita, e seguì per un po'  i movimenti della maggiore. Poi ricomiciò:
-Ti preeeego!- supplicò.
-Anna- la platinata le appoggiò la mano su una spalla e la guardò dritta negli occhi -No-.
Anna sbuffò e incrociò le braccia, mettendo il broncio. Non resistette a lungo in quel modo, e ricominciò a parlare appena un minuto dopo, stavolta però più rilassata.,
-Quando tornerete?- chiese, capendo finalmente che sarebbe stato completamente inutile insistere sull'argomento. La sua voce tremava, e aspettava una risposta che la rassicurasse almeno un po'. 
-Non lo so...- fece vaga l'altra, che non smetteva di infilare freneticamente roba in valigia. Ma qualcosa diceva alla minore che la sorella mentiva, o che comunque stava cercando di nasconerle qualcosa.
-Quanto?- ripetè, più decisa.
Elsa sospirò e si lasciò cadere seduta sul bordo del letto, guardando ogni cosa presente in quella stanza, tranne naturalmente Anna. Spostò un paio di volte gli occhi azzurri su di lei, per poi spostarli velocemente e ripetere l'operazione.
-Probabilmente alcuni mesi- disse tutto d'un fiato. La più piccola credette quasi di avere un infarto a quelle parole, e si portò una mano sul petto, spalancando gli occhi.
-Alcuni CHE?!- 
 
La bionda confermò quello che aveva detto annuendo, per poi stringere in un abbraccio silenzioso la rossa, che in quel momento aveva bisogno solo di conforto da parte sua.




Anna aveva guardato il cavallo della sorella allontanarsi, dopo averla salutata. Si rese conto che quella poteva essere l'ultima volta che l'avrebbe vista, ma scacciò quel pensiero, pèreferendo pensare ad altro.
Ad esempio: come seguire la sorella senza farsi notare da quella stessa.
Dopo essersi assicurata di lasciare Eirik e Kanan in buone mani e mantre Kristoff dormiva, la ragazza lasciò cavalcando il castello e seguendo il possibile ed unico percorso compiuto da Elsa e Kayla. Si sentiva in dovere di essere lì per proteggerle entrambe, anche a costo della vita.
In fondo, era sempre sua sorella...




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Note dell'autrice: Ciao!!! Innanzitutto spero che vi sia piaciuto il capitolo, perchè mi ci sono impegnata (sì, purtroppo il mio cervello è andato completamente a causa della scuola) quindi il mio impegno è stato compromesso dalle interrogazioni a sorpresa e i compiti e tutto il resto.
Ho un istinto assassino verso i miei professori,  this is normal?
Ok, passiamo ad altro. Finalmente, con il viaggio di Elsa e Kayla (e successivamente di Anna) inizia l'avventura tanto promessa ed aspettata (aspettata soprattutto da me XD) e vi posso solo dire che ci saranno alcuni imprevisti lungo il percorso.
Vi è piaciuta l'idea di Kayla? Anna riuscirà a rimanere nell'ombra? Hans cosa starà facendo nel frattempo? E Kristoff come reagirà alla partenza improvvisa della moglie?
Vi ho lasciato con un sacco di domande, e spero che recensirete in tanti (vi aspetto!) e che continuerete a seguire la serie.
Un bacio
                                                            LateNight_01

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Capitolo 14
*** Una nuova avventura ***


pm


"Lotta sempre per quello che ami,
anche se significa lottare da solo"
-Tumblr


Anna  era riuscita a rimanere sulla strada delle altre due seguendole prima per tutta Arendelle, poi cominciando ad addentrarsi nel bosco. Era qui che erano cominciati a sorgere i primi dubbi della principessa.
Perchè passiamo di qui? Perchè non andiamo al porto, come sarebbe normale?
Si chiedeva lei, ma senza cambiare mai direzione. Pensava che se la sorella aveva deciso di prendere proprio quella strada, avrà avuto un motivo più che buono. O almeno sperava...
In groppa al suo cavallo pezzato, scostò con la mano l'ennesimo ramo che le si parava davanti. Manteneva un passo normale, senza andare troppo di fretta ma nemmeno troppo lentamente. Riusciva a sentire le risate di Elsa e Kayla che si trovavano a una cinquantina di metri da lei, e sorrise quasi inconsciamente.
Finchè non la notavano, poteva stare tranquilla. Doveva nascondersi, rimanere nell'ombra, anche se per una come lei  sarebbe stato difficile mantenere questo proposito.



Erano le undici e mezza quando la regina cominciò a mettere un po' in ordine le idee. Si era raccomandata con tutti gli abitanti del palazzo di tenere segreta il più possibile la voce della sua partenza, ma insomma, era praticamente impossibile tenerelo segreto  più di tanto.
Anna governerà benissimo, si diceva, mi sostituirà alla grande. O almeno così pensava, mentre attraversava con la figlia l'ultimo tratto di bosco che la separava dal mare.
L'avrebbe congelato e attraversato, stavolta stando ben attenta allo spessore del ghiaccio, che doveva essere sufficiente a reggere il suo peso, quello di Kayla e quello del cavallo che le portava. Viaggiare su una nave avrebbe dato troppo nell'occhio, sia per gli abitanti di Arendelle, sia per quelli delle Isole del Sud che sicuramente avrebbero dato l'allarme.
-Mamma, guarda qui- fece Kayla, cercando l'attenzione della madre. Quest'ultima si girò indietro verso di lei, capendo già cosa la piccola aveva in mente.
Creò muovendo veloci le sue manine una sfera di fuoco, caldo, luminoso. Elsa la guardava meravigliata, seguendo i suoi movimenti.
La bambina scagliò contro il cielo la sua magia, che esplose in una pioggia di scintille che brillavano come tanti piccoli soli. Rise compiaciuta dal suo lavoro, e la platinata fece altrettanto.
I loro giochi furono interrotti da un rumore che proveniva da dietro di loro, forse a una cinquantina di metri.



Anna non aveva mai visto uno spettacolo così bello, il fuoco era meraviglioso, e il fuoco magico lo era ancora di più.
Ma il suo cavallo non sembrava aver gradito molto quell'esplosione di scintille, e cominciò ad agitarsi spaventato.
-No no no, fermo- quasi pregò la rossa, tenendosi aggrappata al suo collo. Ebbe una strana sensazione di dejavù, che collegò immediatamente a un inverno in piena estate di otto anni prima, quando si era messa alla ricerca della sorella.
Il cavallo non si calmò affatto, anzi levò un nitrito e scaraventò la principessa sull'erba, scappando via.
Anna cadde sul morbido, e rimase un po' scioccata da quello che era successo. Solo secondi dopo si rese conto che era rimasta a piedi, e che Elsa e Kayla l'avevano sentita.
Si rialzò velocemente in piedi, per poi correre dietro ad una quercia mentre le voci delle due ragazze si avvicinavano...



-Kayla, l'hai...l'hai sentito anche tu?- chiese Elsa, fermando brascamente il cavallo e guardandosi intorno. Quel rumore era un nitrito, un tonfo, poi un rumore di foglie.
Kayla annuì, l'aveva sentito anche lei.
La platinata scese agilmente dal cavallo, facendo gesto a Kayla di rimanere dov'era: la regina temeva qualche assalto, e non voleva mettere in pericolo la figlia. Mosse qualche passo in direzione del rumore, fece correre gli occhi di ghiaccio nei dintorni, in un punto l'erba era schiacciata come se ci fosse stato qualcuno.
Tese il braccio davanti a sè, pronta a difendersi da chiunque. Un fruscio la colse di sorpresa e scagliò una stalattite che andò a conficcarsi nella corteccia muschiosa di una quercia.
Quando fu sicura di essere sola, tornò dove aveva lasciato il cavallo e Kayla e ripartì, stavolta più veloce. Non aveva sospèettato nemmeno per un istante che la causa potesse essere la coraggiosa Anna.
Anna aveva trattenuto il fiato da quando  quella stalattite si era fermata a pochi centimetri dalla sua testa, a quando aveva sentito la sorella allontanarsi. Se non fosse stata più attenta, ci avrebbe sicuramente rimesso la pelle.
Sospirando, raccolse le sue cose (una borsa con dentro delle monete d'oro, degli abiti e un coltello, da utilizzare in caso di necessità) e accellerò il passo in modo da poter contiunuare a stare dietro alle due ragazze.
Solo che ore era molto più compicato, a piedi.
Quando arrivarono sulla costa, il presentimento della rossa diventò una realtà che le mise addosso molti dubbi sul proseguimento del suo viaggio....

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Note dell'autice:
Innanzitutto, spero che mi perdonerete per il ritardo (avrei dovutro aggiornare ieri). Lo so, questa frase la ripeto così tante volte che dovrò pubblicare un capitolo solo per le scuse XD
E scusate anche per il fatto che Hans non si fa vedere da 2 o tre capitoli, ma nel prossimo apparirà, promesso.
Come vi è sembrato? Spero decente, perchè l'atmosfera in cui l'ho scritto non era delle migliori (sola a casa con mia sorella minore, che mi mette la tv a 1000 nelle orecchie) quindi se trovate qualche errore o frase senza senso, sappiate che è dovuta alla dislessia e al fatto che ho scritto praticamente a caso LOL
Naturalmente si accettano anche recensioni critiche, però perfavore recensite in tanti :)
Anna proseguirà il viaggio? Elsa e Kayla la scopriranno? Hans cosa fa nel frattempo? E Kristoff?
Vi aspetto nel prossimo capitolo, un bacio a tutti quelli che sono arrivati fin qui (e alla mia migliore amica che mi ha sgamato ihihi XD)
                                   LateNight_01

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Capitolo 15
*** Sulle rive del fiordo ***


pm
Come un uragano che ti travolge in pieno
ma non riesce a portarti via...
- G.D



L'aria incredibilmente calda di quel pomeriggio estivo divenne meno soffocante solo sulle rive del fiordo, dove il mare era incredibilmente calmo. Se si aveva una buona vista si riusciva anche a scorgere una grande isola a tre ore di distanza da Arendelle, circondata da altre piccole isolette che variavano di dimensioni.
Quelle erano le Isole del Sud, la meta delle tre ragazze che avevano fatto il loro arrivo solo in quel momento sulle coste sabbiose di Arendelle.
Elsa scese da cavallo mentre la investiva una leggere brezza fresca che portava con sè anche qualche sottile granello di sabbia bianca. Il rumore del mare copriva ogni altra cosa, sembrava arrivare in profondità dove nessuno era mai riuscito ad arrivare e neutralizzare persino i pensieri e le preoccupazioni.
Sembrava annullare per alcuni attimi le emozioni, lasciando spazio al senso di libertà che, in qualche modo, pervadeva anche la regina stessa.
La platinata si inginocchiò sulla riva, accarezzando con la mano la superficie dell'acqua. Qui presero forma veloci e graziosi disegni fatti esclusivamente col ghiaccio che lei aveva creato, il ghiaccio che l'aveva accompagnata dalla nascita e che avrebbe fatto parte di lei per sempre.
Perchè quella non era una maledizione, no, quello era un grande dono.
Chiuse gli occhi e presero forma nella sua testa ricordi che appartenevano al passato, cose che non potevano più tornare. Momenti belli e unici, ogni istante passato accanto alle persone che amava.
La nascita di Kayla, il matrimonio con Hans, il ritrovamento con Anna. Le risate, gli scherzi, i giochi spensierati accomulati in tutti quegli anni.
Fu allora che si rese veramente conto per la prima volta che c'era la possibilità di non fare ritorno mai più nel suo regno, che dopo aver attraversato quel tratto di mare che la separava dalla sua famiglia forse non avrebbe più rivisto gli occhi così vivi di Anna, non avrebbe mai più giocato con Kayla nè con i suoi nipotini, non avrebbe mai più riabbracciato il marito per un'ultima volta, solo per dirgli ti amo.
Le lacrime le salirono prepotenti agli occhi, ma la ragazza non ebbe nemmeno la forza di piangere. Perchè per piangere bisogna provare qualcosa, tristezza, angoscia, nostalgia, solitudine. Ma lei non provava nulla di tutto questo, era come se mille sentimenti contrastanti fra loro si facessero strada nel suo cuore, sempre più in profondità, insinuandosi anche negli angoli più scuri, quelli che non si erano mai illuminati di nulla. E dopo aver raggiunto il punto più profondo dell'anima si annullassero, scomparissero come se non fossero mai esistiti.
Come un uragano che ti travolge in pieno, ma non riesce a portarti via.
E qualcosa la scosse da dentro, una determinazione, una promessa: non sarebbe morta, avrebbe fatto ritorno.
E avrebbe fatto ritorno felice, con Kayla e Hans al suo fianco. Di lei non sarebbe rimasto solo un ricordo e una lapide con inciso il suo nome, di lei avrebbero dovuto parlare tutti come La Regina dei Ghiacci che è riuscita a sconfiggere il Re Gabriel delle Isole del Sud. Per Anna, per la sua famiglia.
E soprattutto per se stessa.
Alzò gli occhi nel cielo limpido, l'autunno stava venendo. Silenzioso, leggero, determinato, quasi impercettibile. Come un fiocco di neve.
-Mamma, guarda- rise Kayla alle sue spalle.
I raggi del sole risplendevano sui suoi capelli platinati, dando nuova vita anche agli occhietti verdi. Il suo vestitino veniva sospinto dal vento che cominciava ad alzarsi, mentre la bambina stava sdraiata sul terreno sabbioso, muovendo le braccia e le gambe.
-Vedi?- chiese successivamente, alzandosi in piedi -Questo è un angelo di sabbia- affermò, incrociando le braccia e annuendo con un sorriso, mentre osservava la sua opera ormai conclusa.
Elsa rise, cercando lo sguardo della figlia. La sagoma di quest'ultima era immobile e luminosa sotto il sole caldo, accanto alla riva.
-Mamma- riprese la più piccola, improvvisamente seria -Com'è il papà?-
La regina non seppe che rispondere, rimase letteralmente ammutolita. Anche lei se lo chiedeva, a volte, come fosse adesso Hans, se qualcosa in lui fosse cambiato.
Ma  non poteva spiegarlo a sua figlia, era solo una bambina e probabilmente non avrebbe capito che c'era qualcosa di più sotto le apparenze di ognuno, sotto quella corazza che ci si costruisce intorno come protezione, col passare degli anni e delle sofferenze.
A quel silenzio fu proprio Kayla stessa a rispondere, semplicemente con un abbraccio. Elsa strinse ancora di più la piccola a sè, nessuno gliel'avrebbe mai portata via.





Anna era rimasta nell'ombra a guardare, e anche se la sorella non l'aveva nemmeno vista, in qualche modo la sentiva vicina. Nascosta dietro un albero e alcuni rami che contribuivano a farle ombra, la rossa non si era mai sentita più triste.
Aveva visto gli occhi di Elsa riempirsi di lacrime, ma non poteva correre ad abbracciarla, a dirle che lei le era vicina...e non c'era cosa più brutta al mondo di vedere una delle persone più importanti della tua vita in quello stato.
E in quel momento lei stessa aveva bisogno di essere stretta fra le braccia di qualcuno, magari di Kristoff, in modo da avere di nuovo il coraggio di andare avanti.
Ma non era la sola, ad aspettare qualcosa....





...Da qualche parte alle Isole del Sud, più o meno nelle zone del porto, un uomo incappucciato e con un sacchetto di tela in mano camminava verso una nave mercantile diretta a Gwenn, un'isoletta quasi insignificante ma molto fiorente economicamente.
Si avvicinò più che potè, fino a quando un uomo alto e robusto gli sbarrò la strada, mentre lo scrutava  con uno sguardo minaccioso. L'uomo incappucciato lo spiò attraverso il copricapo, ben calcato sugli occhi. sicuramente era uno scaricatore, oppure un marinaio.
-Mi serve un passaggio- fece Hans, irrochendo la voce per essere sicuro di non essere riconosciuto. Non doveva correre questo rischio.
-E tu chi saresti?- rispose il marinaio, incrociando le braccia e parlando con tono sprezzante -La nave trasporta merci di scambio, non femminucce. Torna da dove sei venuto- concluse bruscamente.
Probabilmente, se avesse saputo che quello che aveva davanti era proprio il ricercato principe Hans, non si sarebbe comportato in modo tale. Piuttosto l'avrebbe steso, in quanto più robusto, e poi avrebbe chiamato le guardie reali per beccarsi una bella ricompensa. Altro che passaggio.
Hans allungò il braccio porgendogli il sacchetto che fino a quel momento aveva stretto nella mano. L'energumero lo prese con circospezione, sbuffò e ci guardò dentro, assicurandosi che quelle che vedeva erano proprio delle monete d'oro. Le fece risuonare nella mano, poi con un ghigno si rivolse al  misterioso uomo incappucciato che aspettava ancora una risposta.
-E sia. Pariremo fra esattamente cinque minuti, rimarrai tutto il tempo nella stiva, e che nessuno ne sappia niente. Tu non mi conosci, è chiaro?- 
Hans annuì stringendosi ancora di più nel mantello stracciato che gli copriva le spalle, per poi avviarsi a passo svelto nella stiva della nave.
Come gli era stato detto, cinque minuti dopo lasciò le Isole del Sud, augurandosi di non farci mai più ritorno.





Kristoff ne era stato sicuro  fin dal primo momento.
Anna era sparita, e lui sapeva dove.
Era da quella mattina, quando Elsa e Kayla erano partite, che non aveva più sue notizie di sua moglie nemmeno da parte di Eirik e Kanan, che affermavano di averla vista uscire dal palazzo con una sacca in mano molte ore prima.
E lui, in qualità di marito e migliore amico della ragazza, non poteva immaginarsi altro: Anna si era messa sulle tracce della sorella, per seguirla e proteggerla anche a costo della vita.
Certo, lui ammirava queste qualità della moglie, così coraggiosa, forte e determinata, impossibile da smuovere e testarda quando si trattava delle persone che amava. Ma non doveva partire, era stato un grosso sbaglio da parte sua, e oltretutto senza dire niente a nessuno.
Cosa fare? Mettersi a cercarla lasciando il regno e i bambini incustoditi e vulnerabili a qualsiasi attacco nemico, oppure lasciarla proseguire da sola quando sicuramente si sarebbe messa in pericolo?
Una terza scelta attraversò la mente di Kristoff: avvertire Elsa, in modo che lei stessa l'avrebbe fermata e rimandata ad Arendelle. Ma questa possibilità venne subito scartata; sarebbe stato troppo rischioso.
Quando la sera si inoltrò e la giornata volse al termine, il ragazzo era ancora attenagliato da questo dubbio, e dalle mille preoccupazioni che suscitava in lui. Non si sarebbe mai perdonato se alla sua Anna fosse successo qualcosa, ma non poteva abbandonare tutto in quel modo. Forse la principessa aveva calcolato anche questo: forse sapeva che non l'avrebbero seguita, date le circostanze.
Mandare delle guardie a cercarla, tuttavia, non gli sembrava una scelta possibile, perchè probabilmente Elsa le avrebbe scambiate per nemici, e uccise nel migliore dei casi.
Tutto quello che rimaneva da fare era aspettare, e sperare che tutti i pezzi di quella storia si sistemassero da soli.





Elsa prese la mano della sua bambina, e poggiò un piede sulla superficie increspata del mare.
Quest'ultimo comiciò a coprirsi di una lastra spessa di ghiaccio, che scese anche più in profondità in modo da sostenere il peso di tutti coloro che l'avrebbero attraversato.
Ammirò il freddo che avvolgeva le onde, fermandosi solo sulle rive. Non voleva ssolutamente causare un altro inverno perenne.
-Andiamo- sorrise rivolta a Kayla, che la guardava ammirata.
La piccola annuì, stringendo ancora più forte la mano della madre. Si fidava di lei, era la sua eroina.
Cominciarono a correre sul ghiaccio robusto, senza lasciarsi nemmeno per un secondo, mentre Anna osservava meravigliata tutto quello.
Ma qualcos'altro prese il posto della meraviglia, pochi secondi dopo: la paura.
-Oddio, no...- disse con un filo di voce, incapace di reagire. Doveva fermare la sorella, prima che sarebbe stato troppo tardi, ma il panico era tanto che l'aveva resa completamente muta ed immobile....
Il ghiaccio, ricoprendo tutto il mare, aveva raggiunto anche le rive delle Isole del Sud.
E lì non avrebbero tardato a rendersi conto che l'unica persona capace di fare una simile magia era proprio la regina Elsa di Arendelle, che andava a riprendersi suo marito anche a costo della vita....





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Note dell'Autrice: Ta ta daaaaaa!
Sono tornata, finalmente, con un capitolo lunghissimo. Spero di aver reso abbastanza bene i pensieri e le riflessioni di Elsa all'inizio, le ho dedicato perecchio spazio ed impegno, devo dire.
Hans sta bene, come avete visto: non è morto, non è ferito e si è appena imbarcato per arrivare ad un'isola vicina ad Arendelle (ho pensato che farlo arrivare direttamente a destinazione sarebbe stato troppo facile) e nel prossimo capitolo approfondiremo meglio.
Dunque dunque, il finale vi è piaciuto???
Vi giuro che non era affatto programmato, mentre scrivevo mi è venuta l'idea e semplicemente l'ho inserita. Mi è salita l'emozione mentre concludevo, della serie: "Sono una stramaledettissima autrice-killer, che adora mettere nei guai i suoi poveri personaggi" XD.
Adesso sorgeranno tanti interrogativi (almeno si spera) come:
Anna riuscirà a fare qualcosa? Kristoff che decisione prenderà? Elsa e Kayla cosa faranno? Gabriel si metterà alla ricerca della Regina delle Nevi? Hans terminerà il suo viaggio?
Concludo ringraziando infinitamente le persone (sempre più numerose! Vi amo!) che hanno messo la storia fra le seguite/ricordate/preferite, chi recensisce rendendomi sempre più felice, chi legge in silenzio e....tutti coloro che hanno deciso di farmi prendere un infarto mettendomi fra gli autori preferiti. Davvero, che emozione, vi amo troppo :3
Un bacio a tutti, ci sentiamo presto!
                                                                                                                                     LateNight_01



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Capitolo 16
*** Proteggeró la tua vita ***


pm
  "Lei guiderà il mio cammino,
proteggerà la mia vita"
-Lana Del Ray

Anna era ormai uscita dal suo nascondiglio, ma Kayla ed Elsa erano già lontane un cetinaio di metri e non si erano voltate indietro neanche una volta.
La principessa osservò sconcertata il ghiaccio che si faceva strada metro dopo metro e prendeva il posto del mare, e questa scena le riportò alla mente qualcosa che aveva a che fare con l'estate di qualche anno prima...
Fu solo quando il gelo lambì le rive della spiaggia, che Anna si rese conto che se non avrebbe reagito in fretta, sarebbe stato troppo tardi. Nel giro di pochi istanti non le importò più di uscire completamente allo scoperto, non le importò di cosa avrebbe detto Elsa nel sapere che era stata seguita fin dall'inizio: quello che seguì pensieri confusi, fu quasi automatico ed istintivo.
Lei era lì per proteggere la sorella.
Si mise ad urlare il suo nome con tutto il fiato che aveva in corpo, sperando con tutta sè stessa di essere sentita, ma niente da fare. Le due ragazze continuavano ad allontanarsi, una la Regina delle Nevi e l'altra la Principessa del Fuoco, anche loro stavano lottando per qualcuno.
Ma ci voleva ben altro per fermare la coraggiosa ragazza, che senza pensarci un attimo si buttò all'inseguimento delle due, chiedendosi solo se la lastra  avrebbe resistito. E anche se quel ghiaccio fosse stato troppo sottile per sorreggerla e lei l'avesse saputo, probabilmente si sarebbe lanciata lo stesso in quella corsa. 
E così infatti fece: corse leggera e rapida perdendo l'equilibrio un paio di volte, cadendo e rialzandosi subito. Ma nonostante continuasse a gridare il suo nome, la sorella non accennò minimamente a voltarsi o fermarsi.
Solo a metà percorso la rossa, fermatasi a riprendere fiato, si rese finalmente conto che era tutto inutile, qualunque cosa avesse fatto non srebbe servita a niente. Ma ormai era troppo tardi per rinunciare completamente, no?
fu proprio la scelta di continuare, che la portò a commettere lo sbaglio più grande che potesse fare....






Elsa non lasciava la mano di Kayla, e non l'avrebbe fatto per nulla al mondo. Si teneva stretta alla figlia come se fosse l'unica cosa che la potesse ancora tenere in qualche modo ancorata alla sua vecchia vita e a quella che si stava lasciando alle spalle, mentre piano piano la consapevolezza di qualcosa di terribile si insinuava nella sua mente: portandosi la bambina in battaglia avrebbe segnato anche il suo destino.
Kayla, dal canto suo, sentiva che c'era qualcosa che non andava nella madre: era più distaccata rispetto a poco tempo prima e il contatto delle loro mani le infondeva una freddezza che non aveva mai avuto l'occasione di provare in vita sua.
Entrambe non potevano sapere che quella giornata non sarebbe stata affatto la migliore della loro vita, ma qualcosa le attendeva dietro l'angolo tanto inaspettato quanto orribile....





Hans, al contrario di quello che aveva potuto immaginare lui stesso, passò gran parte del viaggio a dormire nella stiva. O almeno lo fece fino a quando la nave mercantile sul quale si era imbarcato quella stessa mattina si fermò con un violento botto, seguito dal rumore di alcune casse che si rovesciavano.
Svegliandosi di soprassalto, si levò in piedi guardandosi attorno spaventato e non perse tempo a salire su ponte a chiedere spiegazioni. Purtroppo, trovò la maggior parte delle risposte prima ancora di avere il tempo di aprir bocca:
Il mare era completamente congelato, improvvisamente coperto da una spessa lastra di ghiaccio, e la nave si era letteralmente incastrata dentro di esso. E c'era solo una persona in grado di fare una cosa simile.
-Elsa!- esclamò lui, prima di saltare giù dall'imbarcazione e cominciare ad attraversare ciò che li divideva. Sapeva che la moglie era lì, che era venuta per lui, per essergli di nuovo accanto come una volta. Sapeva che Elsa non si sarebbe arresa fino a quando i loro corpi non si sarebbero toccati di nuovo, stretti in un abbraccio o un bacio.
Ma anche un'altra persona non molto distante si era accorto dell'imminente arrivo della regina di Arendelle....





Gabriel era stato chiamato d'urgenza da una delle sue guardie più fidate, mentre il re si trovava nel suo studio a firmare dei documenti importanti.
-Sire, stanno succedendo cose strane sulla costa, venite a vedere!- esclamò la guardia entrando nella stanza senza nemmeno bussare e preoccuparsi delle possibili conseguenze.
Il re si girò irritato in direzione di colui che aveva interrotto tanto bruscamente il suo lavoro, per poi ringhiare:
-Alexander, avevo esplicitamente comandato di non essere disturbato, ci vanno di mezzo gli affari del regno!- e come per sottolineare la cosa sventolò uno dei fogli che stava leggendo per poi sbatterlo con forza sulla scrivania.
-E' molto importante- si giustificò Alexander. Queste parole sembrarono convincere Gabriel, che seguì la guardia senza dire più una parola. Fu condotto sulla spiaggia, dove osservò la scena che gli si parava davanti all'inizio pietrificato, poi quasi divertito.
Sulla sua faccia si dipinse un ghigno, mentre posava gli occhi sull'acqua tramutata in ghiaccio.
-Elsa, una vecchia amica- fece quasi sottovoce, prima di girarsi e cominciare ad impartire ordini ai suoi soldati.




Verso il tramonto....
Elsa si sarebbe aspettata di tutto, ma non quello.
Lei e la figlia erano arrivate da poco su un'isoletta deserta a metà del loro cammino -dove avevano deciso di passare la notte- quando un improvviso attacco nemico le aveva colte alle spalle.
La platinata si era chiesta fin da subito come mai Gabriel non si fosse portato neanche un uomo con sè, ma poco importava in quel momento. Il re delle Isole del Sud ci sapeva fare con la spada, e da quel momento in poi sarebbe stato solo un gioco di velocità e riflessi pronti.
La ragazza parò l'ennesimo colpo con un getto di ghiaccio talmente forte da sospingersi all'indietro, movimento che la fece traballare e diede un'altra possibilità di colpire al nemico.
Lui calò un fendente che andò a squarciare l'aria, ma la regina fu abbastanza veloce da schivarlo e, con un rapido movimento della mano, contraccambiare il colpo cercando di congelare il braccio dell'uomo.
Tentativo che fallì a causa della pesante armatura che lui indossava, quasi come se si aspettasse tutto ciò.
Kayla fece la sua parte, scagliando lingue di fuoco contro il re, ma tutto ciò sembrava inutile. L'uomo era tutto preso dalla regina, sperando veramente di poterla battere e mettere fine a quella storia. Lui voleva Arendelle, ma non solo per il territorio, ma anche perchè era il regno più fiorente economicamente di tutta la Norvegia, a causa  dei rapporti commerciali molto intensi  con tutti i regni vicini. Lei colpì di  nuovo e di nuovo non accadde nulla di significativo, se non che il re fece altrettanto, mancando Elsa per solo 2 o tre centimetri dal collo.
Lei capì che se non ci avesse messo più decisione, sarebbero andati avanti in quel modo anche all'infinito. Così spinse con quanta più forza poteva Gabriel, che finì per terra trascinanadosi per un altro metro, rialzandosi poco prima che la regina gli desse il colpo di grazia. Con altrettanta forza il re parò abilmente il ghiaccio della ragazza e le fece perdere l'equilibrio.
La platinata cadde a terra, lacerandosi gran parte del tessuto del vestito.
Quando cercò di rialzarsi, si trovò una lama puntata a pochi centimetri dal naso.
L'uomo levò in alto la spada sogghighando, pronto a trafiggere la ragazza che se ne stava a terra, incapace di reagire in qualsiasi modo: finalmente il suo sogno si stava realizzando, e questa volta non c'era nessuno a salvare la fredda Regina delle Nevi...





Anna era rimasta nascosta anche allora: durante tutto il combattimento non era uscita allo scoperto solo perchè completamente disarmata e quindi il suo intervento sarebbe stato inutile.
Solo quando vide la sorella inginocchiata sull'erba con gli occhi di ghiaccio pieni di terrore e a pochi centimetri di distanza un uomo  pronto ad ucciderla, solo allora capì che lei era lì per proteggerla ed ora era arrivato il momento.
Si contrappose appena in tempo tra la spada ed Elsa, chiedendole mentalmente scusa per non essere riuscita a fermarla in tempo, riuscendo così ad evitare quel vicolo cieco. Ma ormai era tardi per tornare indietro....
                                   Io guiderò il tuo cammino....
Ripensò un'ultima volta al sorriso della ragazza, ai loro giochi da bambine, alla gioia nel ritrovarsi dopo tanto tempo, a quanto le voleva bene, prima che nel suo corpo entrasse la lama affilata, provocandole un dolore allucinante che velocemente si propagò dappertutto. Anna si accasciò al suolo dolcemente, mentre sentiva la vita che le veniva strappata via....
Proteggerò la tua vita...






___________________________________________________________________________________________________________________________________







Note dell' Autrice: Ciao a tutti!!!
Non uccidetemi, vi prego...è stata una brutta scelta quella di Anna di parare il colpo (perchè l'hai fattooo) ma non vi preoccupate che la storia non è affatto finita qui. Per tranquillizzarvi, vi posso anche dire che sto ancora decidendo se Anna sopravviverà oppure no. Maledetto Gabriel!
Anyway, la citazione all'inizio del capitolo in realtà fa parte di qualcosa di molto più lungo, che ho dovuto inserire assolutamente perchè troppo bello e commovente. Ecco il link qui.
Dunque, aspetto le vostre recensioni sperando che non mi farete fare una brutta fine :)
A presto!
                                  LateNight_01

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Capitolo 17
*** Scelte affrettate ***


pm

"Il destino ci aspetta sulla strada
che abbiamo scelto per evitarlo"






Spesso si prendono delle decisioni affrettate ed impulsive, che possono cambiare radicalmente il nostro destino. A volte queste decisioni vengono prese per il bene di una persona che ami, solo per proteggerla, non pensando che imboccando quella strada forse ti troverai in un vicolo cieco.
Altre volte questo tipo di scelte vengono pensate, riflettute: molti sono coloro che pensano prima a se stessi, mettendo in secondo piano persino quelle persone che farebbero di tutto per te.
E poi ci sono quelli che non hanno nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo, ma lottano per qualcosa -o qualcuno- inconsciamente, accorgendosi troppo tardi che forse quella lotta potrebbe essere stata l'ultima.
E' come se facendo queste scelte diverse, si scrivesse con inchiostro indelebile una pagina della nostra vita. E a quel punto si aprono infinite possibilità, cento facce diverse della stessa moneta, un milione di vie, una più ripida e scoscesa dell'altra. Ma nessuno può sapere se quel capitolo che hai appena concluso sarà l'ultimo della tua storia, o se ce ne saranno altri dopo; ed è proprio questo il bello: non potremo mai sapere abbastanza del nostro futuro al fine di poterlo scegliere.
Quindi è vero, quello che affermano in molti?
Il destino ci aspetta sulla strada che abbiamo scelto per evitarlo?
Forse sì, forse è questo quello che sbagliamo ogni giorno: compiamo ogni azione cercando di prevedere il suo possibile effetto, e poi valutiamo se ne vale o no la pena, finendo col pentirci di quelle cose che avevamo calcolato con estrema precisione.
Se invece potessimo vivere la nostra vita ogni attimo che passa, probabilmente non succederebbe niente di tutto quello che rimpiangiamo di aver fatto. Ma anche questo è impossibile: siamo così abituati a riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro, su quello che dovremmo  fare, stando attenti ad ogni nostro minimo sbaglio, che non riusciremo mai nè ad essere quello che gli altri vorrebbero che fossimo, nè ad essere noi stessi.
Fatta eccezione per quei rari momenti in cui decidiamo di buttare via la maschera che ci rappresenta agli occhi degli altri, e scegliamo di tirare fuori il nostro vero io.





E questo successe ad Anna, nel momento in cui vide la spada di Gabriel alzata contro sua sorella -per la seconda volta- e fu come se un'immagine chiara quanto dolorosa e fulminea del futuro le attraversasse la mente e le raggiungesse il cuore alla stessa velocità di un lampo che squarcia le tenebre notturne.
Infatti, proprio come un lampo, illuminò per un istante i suoi pensieri confusi.
E la paura svanì del tutto.
Svanì del tutto qualsiasi tipo di sentimento, l'unica cosa che rimase fu la certezza che Elsa era in pericolo, la sua Elsa stava per morire, e lei l'avrebbe impedito.
Non si rese nemmeno conto di quando la lama affilata le attraversò il petto, e in pochi attimi un calore strano, quasi sovrannaturale, la investì e fu subito seguito da un bruciore che le si propagò in brividi lungo la spina dorsale, per poi raggiungere velocemente tutto il resto del corpo.
Quando ci fu l'impatto violento col terreno, dalla nuova ferita le uscì un fiotto di sangue che andò a macchiare la gonna del vestito della maggiore, ancora incapace di capire cosa stesse succedendo.
Fu la vista di quella macchia rossa in netto contrasto con la stoffa blu, che la scosse da quella specie di incubo ad occhi aperti che stava vivendo.
Anna -quella ragazza dai capelli rossi, vivace, solare, allegra- era riversa al suolo, girata di fianco. Il suo braccio destro era allungato sull'erba, le trecce rosse che le cadevano sulle spalle, gli occhi che un attimo prima erano stati verdi e pieni di vita ora si stavano spegnendo. Quell'orribile ferita le entrava appena sotto la cassa toracica e le usciva dall'altra parte, sulla schiena, come per evidenziare il fatto che presto non ci sarebbe più stato nulla di lei, della coraggiosa Anna, se non una bara sotto metri di terra.
Elsa posò il suo sguardo di ghiaccio sul corpo immobile della ragazza, e qualcosa in lei si scatenò con tanta furia di quanta ce ne sarebbe stata in un uragano. Gli occhi le si inumidirono e il labbro inferiore le tremò, ma il dolore che provò in quel momento fu tanto che le impedì persino di piangere.
E al dolore si unì la rabbia, così violenta ed improvvisa da soffocare ogni altro tipo di sentimento. Si levò in piedi, lo sguardo fisso in quello crudele e soddisfatto dell'assassino della sua sorellina, alzando una mano davanti a sè. Dal palmo cominciarono a formarsi dei fiocchi di neve, irradiando una luce fredda ed accecante.
Il re Gabriel accennò ad alzare nuovamente la sua spada, per poi abbassarla subito dopo, mentre quel ghigno che aveva costantemente dipinto sulla faccia si trasformava in un' espressione terrorizzata. Mosse un passo in indietro, poi un altro ancora, ma il sorrisetto che comparve sul volto della Regina delle Nevi bastò per cancellare ogni speranza di fuga.
Non era un sorriso divertito, nemmeno nervoso, ma aveva qualcosa di spaventoso e cattivo, riassumeva e traduceva tutti i pensieri della ragazza.
Una ragazza tranquilla, fiduciosa, a cui avevano strappato qualcuno di molto importante, più di una sorella, la sua migliore amica, la sua compagna di giochi, scherzi, risate, sofferenze, quella che l'aveva sempre aiutata a rialzarsi quando cadeva, quella che ogni giorno le dava un motivo per andare avanti.
E quando succede questo, si prova qualcosa di tremendo, avresti voglia di urlare, ma non puoi. La brava ragazza che sei sempre stata lascia il posto a quella che sei veramente, in tutti i suoi aspetti negativi e distruttivi.
Kayla, che fino a quel momento era rimasta pietrificata dalla scena che aveva davanti, si mise affianco alla madre. Anche lei aprì la mano e fece la sua magia: mille scintille luminose e incandescenti si levarono nell'aria, formando figure che descrivevano tutta la bellezza di quel dono, e tutta la sua forza.
La madre le rivolse un'occhiata, e insieme a quel sorrisetto si aggiunse una lacrima fredda che le scivolò silenziosa lungo il viso.
Era arrivato il momento.
Nello stesso istante le ragazze scagliarono i due elementi contro Gabriel, e ci fu un solo attimo in cui, durante tutta la traiettoria, il fuoco e il ghiaccio si unirono, per poi passare attraverso l'armatura del nemico, e arrivandogli a quel cuore che aveva conosciuto solo cattiveria e vendetta.
Subito dopo, accadde qualcosa di incredibile, orribile ed affascinate allo stesso tempo.
Il freddo si impossessò dell'uomo, tramutandolo in una statua di ghiaccio, e il caldo che venne poi lo avvolse ed iniziò a roteare intorno al corpo immobile, portandosi via tutto quello che restava del re delle Isole del Sud. Un ultima traccia di quella magia volteggiò nell'aria per poi esplodere nel cielo, facendo piovere scintille e fiocchi di neve.






La battaglia era finita, era finito tutto
Ma per Elsa il tempo si era fermato nello stesso momento in cui aveva visto Anna sdraiata sull'erba soffice di quell'isoletta che avevano scelto come rifugio, che si teneva aggrappata alla vita con tutte le forze che le rimanevano.
La platinata si buttò su di lei, mentre le lacrime cominciavano a scorrerle libere sulle guance. Le sollevò la testa quanto bastò perchè la rossa aprisse gli occhi verdi, donando un barlume di speranza all'altra.
-Elsa...- sussurrò la minore. Un rivoletto di sangue le scese dall'angolo della bocca, ma questo non le impedì di continuare a tenere duro, di non mollare, anche se per poco. Quel dolore che aveva provato all'inizio ora le pulsava in tutto il corpo, e il cuore cominciava a rallentare in maniera innaturale. Sapevano entrambe che le rimanevano solo pochi minuti di vita, prima di sprofondare in quel sonno eterno della morte.
-No, ti prego, non parlare, non....- singhiozzò la maggiore, accarezzandole il viso. Ma la rossa continuò
-Elsa, abbiamo vinto- sussurrò infine, e un sorriso le illuminò il volto stanco. Quel sorriso così dolce e spontaneo fece rabbrividire la maggiore, che sperava non arrivasse mai quel momento, sperava di non dover mai pronunciare quelle parole.
-Anna...è colpa mia...perchè l'hai fatto? Dovevo esserci io, al posto tuo...- disse infine, mentre una nuova ondata di singhiozzi le impedì di dire altro, e abbraciò la più piccola come se facendo questo le avesse impedito di andarsene
-Non dovevi esserci tu, tu sei forte, tu sei sempre stata la mia eroina. Ho sempre saputo fin da piccola, anche quando quella porta ci divideva, io l' ho sempre saputo che tu mi avresti salvata-
La platinata sollevò la testa, non smettendo di piangere
-Io non ti ho salvata, tu stai...tu stai per morire, per colpa mia- disse, nascondendosi la faccia tra le mani.
Anna sollevò facendo un grande sforzo la mano, per poi prendere quella della sorella.
-Ti sbagli, sai.  Mi hai salvata mille volte, Elsa, mi hai salvata in ogni tuo abbraccio, ogni sorriso, ogni parola dopo anni di silenzio, sei sempre stata la cosa più importante per me, sei sempre stata la mia migliore amica. E adesso era il mio turno di salvarti, in modo che tu possa continuare per la tua strada, insieme ad Hans e alla tua bambina. E non dimenticare che io rimarrò sempre con te, ti sarò accanto in ogni momento, sarò con te in ogni sorriso che farai, in ogni tua lacrima o respiro, in ognuna di quelle giornate che ti sembrano tanto lunghe e noiose, veglierò su di te per sempre. Ti voglio bene, Elsa... -
Fu così che la rossa chiuse gli occhi per l'ultima volta, mentre la sorella, abbracciandola, le sussurrò dolcemente quattro parole, sperando che la ragazza potesse ancora sentirla
-Ti voglio bene, Anna-.




Solo pochi istanti dopo, accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita...





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Note dell' Autrice: Ciao!
Ok, scusate per quello che avete letto, mi dispiace tanto :( Sono una persona orrenda e ne sono consapevole.
Ma siccome non sono poi così tanto cattiva, vi dico che la faccenda non si conclude così: Kayla avrà un'altra delle sue idee che rivoluzionerà tutto quanto.
Quindi, aspettate a venirmi a cercare sotto casa, perchè...non è detto che Anna debba rimanere morta.
Ho detto più di quello che avrei dovuto, ma è solo perchè altrimenti mi coprirete di insulti XD
Quindi, come sempre datemi le vostre opinioni sul capitolo (oggi incentrato più sulle emozioni che sui fatti) e fatemi sapere errori e passaggi poco chiari.
Vi aspetto la prossima settimana, sperando di avervi incuriosito almeno un po' ;)
Baci
                                               LateNight_01



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Capitolo 18
*** L'ultima possibilità ***


pm

"We don't have control
of our thoughts"
-tumblr





Quando perdiamo qualcuno che si ama, proviamo qualcosa di talmente forte che supera mille volte la tristezza. E' una sensazione strana, che potrebbe essere lontanamente collegata al dolore, ma è molto più intensa di quest'ultimo.
All'inizio c'è solo paura, poi dalla paura si passa alla sofferenza, alla rabbia, allo smarrimento e infine -se si è fortunati- ci si rassegna, anche se quel peso ti rimarrà per sempre dentro. E spesso ci si sente in colpa, anche se di colpa non ne abbiamo: siamo convinti che in qualche modo potevamo evitarlo, potevamo deviare il corso degli eventi, in modo da poter salvare la persona che abbiamo perso per sempre.
Comunque vada resta per sempre la cicatrice, che brucia ogni volta che la si sfiora anche a distanza di anni.
Nel primo periodo dopo la perdita si tende ad isolarsi, ogni parola, immagine, suono, canzone porta il suo nome ed è come se in qualche modo ti stessi abituando a separarti definitivamente dalla causa delle tue continue lacrime.
Il cosiddetto "primo periodo" può durare una settimana, come può prolungarsi per anche un anno. Ma non è questo la fase più difficile, anche se lo si può pensare.
La vita si trasforma in una vera battaglia quando sopraggiunge la certezza, la consapevolezza che quella persona non è più con te e non tornerà mai.
 Quando le lacrime versate sono troppe e non riescono più ad uscire, e allora il dolore comincia ad accomularsi piano piano dentro di te, fino a quando diventa impossibile da sopportare ulteriormente e si scoppia per la prima cosa che capita.
Quando cominci ad avere paura che tutto quello che stai passando non verrà mai superato, ed inizi a desiderare la tua stessa morte, in modo da non poter provare più alcun tipo di sentimento.
Il vuoto lasciato da colui che se n'è andato sembra incolmabile e ti logora dentro ogni minuto che passa.
In questo arco di tempo la tua esitenza comincia a essere paragonabile ad una corsa ad ostacoli, e tu non puoi mai sapere se riuscirai ad arrivare sano e salvo al traguardo oppure crollerai prima, schiacciato da cose troppo grandi da poterle tenere sulle spalle.





Nello stesso momento in cui Elsa aveva visto sua sorella esalare l'ultimo respiro, si era sentita letteralmente crollare il mondo addosso, e ora era inginocchiata accanto a lei, sorreggendole ancora la testa. Il viso di Anna era sbiancato, le sue guance rosee ora erano di un pallore mortale, ma sulle labbra era dipinto una specie di sorriso. Aveva un'espressione serena, come per dire "Ce l'abbiamo fatta", come per ricordare alla sorella che non tutto il male viene per nuocere.
Ma la regina non sembrava essere della stessa opinione.
Era scoppiata in una serie di singhiozzi convulsi che sembravano inarrestabili, chinata sul corpo privo di vita della rossa, noncurante del sangue che le andava a macchiare il vestito e incapace di rassegnarsi al fatto che anche la vita stessa deve avere una fine, anche se prematuramente.
 Kayla cercava di avvicinarsi a lei per consolarla: nonostante la bambina fosse ancora terrorizzata e triste, cercava di non darlo a vedere per il bene della madre.
-Mamma...- provò la piccola muovendo alcuni passi verso di lei. Non ottenne nessuna risposta, e questo fece crescere ancora di più il dolore che provava interiormente.
Per poi provare un improvviso odio verso se stessa: perchè era stata tanto stupida da rimanere immobile senza fare nulla per proteggere Anna ed Elsa? Sicuramente se le avesse aiutate al momento giusto, adesso non si sarebbe creata questa situazione.
Ma cosa fare ora?
Ogni suo pensiero fu bloccato dalla sensazione di freddo che sentì lungo tutto il corpo e che le fece istintivamente portare gli occhi in direzione della platinata.
L'erba su cui era seduta quest'ultima si stava congelando, e nell'aria intorno a loro iniziavano a prendere forma dei candidi fiocchi di neve, roteando nell'aria sempre più rapidamente ed intensamente.
-Mamma, non lo fare!- Kayla si avvicinò ancora un po' all'altra, sperando di essere ascoltata almeno questa volta.
-Ho ucciso mia sorella- bisbigliò la bionda, mentre i suoi occhi di ghiaccio e lucidi di lacrime si rivolgevano in quelli della figlia. Non accennò minimamente a fermare la tempesta che stava scatenando, e nuova neve si unì alla precedente, cadendo con sempre più furia.
-Tu non hai...-
-Si che l'ho fatto, Anna è morta, per colpa mia!- la voce della più grande si alzò, era carica di rabbia e dolore, e non la si poteva biasimare. Non c'è niente di peggio dell'essere protagonisti di una delle scene più brutte che si possano immaginare, di vivere per la seconda volta  la morte di tua sorella.
-Non è colpa tua!- cercò di sovrastarla la figlia, ma con scarsi risultati.
 Adesso la tempesta era diventata talmente forte da avvolgere -come una mano bianca e silenziosa- tutta l'isola, e gran parte del mare che la circondava...





Ma c'erano due uomini, uno ad Arendelle e l'altro poco lontano da lì, che avevano notato la tempesta che si propagava sempre più rapidamente e che sembrava nascere da una piccola isoletta perduta in mezzo al mare.
Ed entrambi lo sapevano: la causa scatenante non poteva che essere la regina Elsa.
Questa certezza fece crescere ancora di più in loro la preoccupazione; avevano avuto -anni prima- la conferma che se dei fiocchi di neve nascevano dal nulla, c'era qualcosa che non andava. Ma cosa?
Hans non aveva perso tempo a scendere dalla nave intrappolata nel ghiaccio e a raggiungere  più in fretta possibile l'isola.
 
Mentre Kristoff, proprio come tempo addietro, non ci pensò due volte a precipitarsi all'esterno correndo verso le rive del fiordo. E proprio come tempo prima, sperò con tutto se stesso che non c'entrasse sua moglie, anche se dentro di sè aveva la tremenda certezza che le fosse successo qualcosa. E fu proprio lui il primo a mettere piede su quel pezzo di erba perso nel mare, per poi osservare sconcertato la scena che gli si parava davanti.
Il turbine di neve bianca rendeva difficoltoso vedere qualsiasi cosa, e Kristoff si mise una mano sopra gli occhi per proteggerli, avvicinandosi con fatica e sperando che quello che credeva  di vedere non corrispondesse alla realtà...magari era solo frutto della sua immaginazione...
Una donna inginocchiata per terra, di spalle, curva su un'altra figura accasciata al suolo e con l'abito tinto di sangue.
"Ti prego, fa che non sia Anna, fa che non sia..."
Qualcosa di caldo gli cinse i fianchi, facendolo sobbalzare. Kayla lo stava stringendo, con le lacrime che le bagnavano gli occhi verdi, spaventata e smarrita.
-Zio...non mi vuole ascoltare, lei non....-
il resto delle parole della bambina furono coperte dal sibilio del vento impetuoso, e il biondino non potè fare alto che accarezzare la testa della piccola, sperando di calmarla
-Adesso ci penso io, stai tranquilla- fece lui, spostando nuovamente gli occhi sulle due sagome a pochissimi metri da loro, e non rendendosi nemmeno conto che la sua voce era ridotta ad un sussurro impercettibile. Si staccò dolcemente dalla nipote, per poi raggiungere la regina e vedere confermati tutti i suoi brutti sospetti.
Il suo sguardo cadde sul corpo di Anna, quasi irriconoscibile a causa della grossa ferita che le attraversava il petto, e per un breve attimo ebbe la sensazione di cadere nel vuoto.
La platinata non tardò ad accorgersi del montanaro, ma non disse nè fece nulla che non fosse piangere e alimentare la tempesta con altra neve a altro vento.
Lui si piegò sulla moglie, incapace persino di versare una lacrima, solo fissando la cognata, con un interrogativo che gli si leggeva chiaro negli occhi castani:
"Anna è morta?"
Come risposta gli bastò il silenzio da parte dell'altra e il sangue che macchiò le sue mani quando cercò di sollevare la principessa, e in quell'istante capì che se l'avesse riportata a casa quando doveva, adesso sarebbe stata ancora viva e accanto a lui....





Elsa non capì le parole della figlia la prima volta, ma le  bastarono per voltarsi verso di lei.
-Mamma, hai capito cosa ho detto?- Kayla le posò una mano sulla spalla. Non aveva più un'aria spaventata, i suoi occhi brillavano come succedeva sempre quando aveva un'idea. La regina, nonostante il dolore, cercò di prestare attenzione a quello che aveva da dire la figlia.
Fu proprio questa sua scelta a salvare la sorella.
-So come riportare in vita la zia!- esclamò la piccola, abbozzando un sorriso. Quel sorriso le costò fatica, ma lo fece solo per rassicurare la madre.
Il cuore della regina si fermò per pochi attimi, per poi riprendere a galoppare nel petto. Non si accorse nemmeno di quando la tempesta si placò all'improvviso, con grande sollievo di Kayla. Voleva chiedere alla bambina se non scherzava, se veramente c'era una minima possibilità.
-Puoi...?- sussurrò lei, asciugandosi le lacrime e rivolgendole uno sguardo speranzoso.
-Possiamo- le sorrise la piccola, abbracciandola.
Quell'abbraccio servì alla platinata più di quanto si possa credere: le diede la forza di reagire e di sperare. Sapeva che sua figlia non l'avrebbe delusa, credeva in lei.
La bimba si staccò dalla madre per rivolgere la sua attenzione al corpo della rossa. Sperava con tutta se stessa che avrebbe funzionato, non poteva permettersi di sbagliare proprio ora, ora che c'era in ballo la vita stessa di sua zia e la felicità della sua famiglia.
Persino Kristoff -che sembrava essere caduto in uno stato di chock- seguì ogni minimo movimento di Kayla, dopo aver udito le sue parole. Di certo non poteva sapere cosa lei avesse in mente, ma Elsa lo aveva capito.
 E questo bastava.
La bambina fece correre delicatamente la sua manina sul corpetto del vestito di Anna, come per valutare le condizioni della ferita. Poi guardò la madre
-Sei pronta?- chiese, ricevendo un cenno affermativo come risposta.
Fermò la sua mano sul petto della principessa, e fu subito imitata da Elsa. Entrambe raccolsero tutte le loro forze per compiere l'atto più importante della loro vita, e temettero per un secondo il fallimento -ma ora era troppo tardi per tornare indietro- quindi dovettero farsi coraggio.
Erano pronte a fare la loro magia...





Elsa e Kayla sprigionarono i loro elementi opposti nel corpo della rossa attraverso le loro mani.
 La principessa sussultò leggermente, e fu subito avvolta da un'aura luminosa che andava dall'azzurro chiaro del ghiaccio al rosso intenso delle fiamme. Il corpo fino a quel momento immobile iniziò a tremare, mentre un nuovo sentimento si faceva strada nei cuori delle ragazze.
Era un misto fra stupore, speranza e paura.
Era arrivata la parte difficile: ora che avevano introdotto la magia, dovevano fare in modo che quest'ultima guarisse la ferita e poi uscisse. Qui ogni minimo errore poteva segnare la fine di una vita, e non potevano assolutamente permettersi di sbagliare.
Quando madre e figlia posarono di nuovo le loro mani su Anna, sentirono dentro di lei un'energia soprannaturale, che pulsava e spingeva per uscire all'esterno. Elsa provò a tirare verso di lei il suo elemento, ma venne come respinta da una forza più grande.
-Kayla, non ce la possiamo fare! Da sole non siamo abbastanza!-
-Ce la dobbiamo fare, mamma...metticela tutta, ti prego, fallo per Anna!-
Entrambe riprovarono, e per un breve attimo il corpo si illuminò di luce magica. Era veramente possibile farcela?
-Tiramo fuori la magia, insieme!- disse la piccola
-Uno- iniziò la platinata, raccogliendo nuovamente tutte le sue energie
-Due- continuò, più fiduciosa
-Via!-
Kayla ed Elsa unirono le loro forze, e insieme riuscirono ad estrarre il potere dal corpo che lo teneva intrappolato. La magia avvolse prima la ferita, poi il petto, le braccia, le gambe, la testa, fino a propagarsi dappertutto, e la luce che emanò diventò quasi accecante.
I tre si ritrassero di qualche passo, e osservarono meravigliati la scena.
Quando la luce si affievolì fino a scomparire, videro una ragazza dai capelli rossi sdraiata per terra.
Era tutto esattamente come prima.
La regina fece fatica a crederci, davvero tutto quello non era servito a nulla?
Nascose la faccia tra le mani, cercando invano di trattenere nuove lacrime, mentre Kayla la abbracciò sconsolata. Solo Kristoff, fino a quel momento immobile, notò qualcosa che invece sfuggì all'attenzione delle altre due. Assomigliava ad un colpo di tosse.
Si lanciò vicino ad Anna, la squadrò e i suoi occhi si fermarono su un punto del suo corpo. Non perse tempo a chiamare le altree due.
-Elsa! Kayla! Venite a vedere!-
Quando Elsa raggiunse il montanaro, sul suo volto si dipinse prima un'espressione di stupore, poi un sorriso.
La ferita era scomparsa, lasciando come unico segno un po' di rosso sul vestito.
Anna tossì leggermente, per poi fare un respiro e aprire gli occhi, quasi spaventata.
Kristoff, Kayla e la regina sperarono che non fosse tutto un sogno, ma evidentemente non lo era.
-Cosa...?- provò la rossa, mettendosi seduta. Le sue guance avevano ripreso il loro colore naturale, e i suoi occhi brillavano di vita.
La sorella non le diede il tempo di dire nulla, e la strinse in un abbraccio che riassumeva tutti i suoi sentimenti.
Quando, all'improvviso, qualcuno fece la sua comparsa alle spalle del gruppetto...





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Note dell' Autrice:  D'accordo, lo so, sono imperdonabile!
Per due settimane buone non mi sono fatta sentire sul fandom, ma vi assicuro che ho avuto un saccod di problemi e mi  è stato impossibile. Scusate, davvero.
Spero comunque di essermi fatta perdonare :)
Anna è viva! Sìììììììììììììììììììììììììì!
Ok, la smetto XD
Come vi è sembrato il capitolo? Avete trovato qualche errore? Come sempre vi invito a lasciare una recensione, e vi ringrazio del sostegno che mi date voi recensori e tutti quelli che mi seguono.
Ah, ho scritto ascoltando questa canzone (sono andata un po' in fissa ultimamente) che trovate qui.
Spero di avervi messo un po' di curiosità con l'ultima frase del capitolo... non vi preoccupate, non è risorto Gabriel! :')
Vi abbraccio forte
                                                 LateNight_01

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Capitolo 19
*** Mai più soli ***


pm
"Author of the moment, can you tell me
do I end up, do I end up happy?"
-Happily ever after (He is we)




Nessuno può prevedere l'inizio di qualcosa, come nessuno può capire quando finirà tutto. Il destino di ognuno è solo un insieme di circostanze, fatti, scelte, casualità, che date in un certo ordine, segnano il passato, il presente e il futuro di ogni singolo individuo.
Ci sono momenti in cui sembra che vada tutto male, come ci sono momenti in cui sembra che vada tutto per il meglio: ma l'unica cosa che possiamo sapere di sicuro è che nulla è in eterno, che dobbiamo vivere ogni istante di gioia come fosse un regalo prezioso ed irripetibile.
Un pomeriggio passato a scherzare con la tua migliore amica.
Il primo bacio con la persona che ami.
Un abbraccio dato dopo tanto tempo.
Un "ti voglio bene" detto quando tutto sembra perso.
Momenti che si ricordano anche a distanza di anni -e che ci fanno sorridere come la prima volta- anche se agli occhi degli altri sembrano stupidi ed insignificanti. Quelle cose tanto semplici, e allo stesso tempo tanto profonde e belle, che ci fanno sentire unici, speciali, amati, felici.
A tutti è capitato, magari durante un momento di noia, che ci venga in mente senza una ragione precisa un ricordo bello o divertente, e che ci si metta a ridere sotto lo sguardo interrogativo dei presenti.
E solo noi conosciamo il motivo di quella risata, il senso della nostra gioia.
E così come per i momenti felici, bisogna saper accettare anche i momenti storti. Pensare che anche se in quel periodo ci si sente sperduti, tristi, incompleti, inutili, prima o poi passerà e terremo quell'esperienza come una lezione di vita.
A volte è difficile pensarla così, e molti lo sanno bene. Quanti di noi stanno buttando all'aria la propria vita inutilmente?
Tantissimi.
Allora, pensandoci bene, che senso ha farlo? E' meglio mollare tutto ora, oppure arrivare alla vecchiaia, potendo dire "Io non ho mollato"?
Perchè ognuno di noi è forte, non fragile come siamo convinti. Basta così poco e la nostra intera esistenza può cambiare completamente, e in meglio. Basta solo un piccolo sforzo in più, mettercela tutta, trattenere l'ennesima lacrima dopo un fallimento e dire "No, io sono più forte e ce la posso fare".
Tutti ne siamo capaci, anche se agli occhi degli altri sembriamo solo degli esseri insignificanti e facili prede.
Quindi possiamo decidere quello che succederà in futuro?
No.
Possiamo solo decidere il presente, sperando che le nostre azioni influenzeranno positivamente il corso degli eventi.
E poi, si sa, arriverà per tutti quel momento di felicità irripetibile, per quanto possa sembrare tutto difficile.




Quando Hans fece la sua comparsa sull'isola, la prima cosa che notò fu che la tempesta si era placata.
Ma quello che lo fece rimanere immobile e muto per la sorpresa fu vedere sua moglie, che girata di spalle, abbracciava Anna. All'abbraccio si era unito anche Kristoff e...una bambina dai capelli platinati?
Fu proprio la bambina ad alzare gli occhi per prima, e nei tratti delicati che la caratterizzavano, nei profondi occhi verdi, nella pelle chiara Hans riconobbe sua figlia.
Non ebbe il tempo di parlare, che la ragazzina si staccò dal gruppo, il suo sorriso si trasformò in un'espressione seria, e allungò un braccio puntando il dito contro lo sconosciuto appena apparso.
-Mamma! Chi è quello lì?- fece la piccola, la sua voce cristallina risuonò come un eco lontano nella testa di Hans.
La donna che fino a quel momento non si era voltata, si girò di scatto.
Il principe si poteva aspettare tutto, ma non quello che accadde in quel momento.
Elsa rimase per pochi secondi con gli occhi celesti puntati in quelli dell'estraneo, per poi levarsi lentamente in piedi. Hans notò come la moglie non fosse cambiata per niente in quei sette anni, di come i suoi occhi fossero rimasti brillanti, la sua pelle pallida e perfetta, il suo corpo magro e slanciato, i suoi capelli lunghi e luminosi. Quella bellezza gelida che aveva sempre portato con sè dalla nascita non si era per niente smorzata col passare del tempo, anzi in lei c'era qualcos'altro.
C'erano sul suo volto i segni delle lacrime versate dopo la scomparsa del marito. C'erano dentro di lei -e si vedevano bene, anche se nascosti in profondità- la gioia e il dolore di aver cresciuto una figlia da sola. C'era in ogni centimetro del suo corpo l'orgoglio che aveva conservato per giorni, mesi, anni, l'orgoglio che le aveva impedito di crollare ogni volta che aveva visto, sotto forma di un ritratto su un muro, il volto dell'uomo che credeva di aver perso per sempre. 
Ma quello che colpì di più Hans non fu tutto questo, ma le emozioni che passarono sul volto della moglie nel giro di pochi attimi.
All'inizio ci fu solo stupore, poi si intravise una specie di rabbia -rabbia dovuta ad anni di solitudine-. Il labbro inferiore cominciò a tremarle un secondo dopo, e gli occhi le si riempirono di lacrime, ora in lei c'era solo dolore. E poi, tutto d'un tratto, sulla sua bocca rosea si dipinse un sorriso. Così, all'improvviso, spontaneo, sincero, il sorriso che cercava da tanto tempo. Una lacrima le cadde sulla guancia, ma non se ne accorse nemmeno, si limitò a correre verso il marito e a stringerlo in un abbraccio sperando che tutto quello non fosse solo uno dei sogni che faceva tutte le notti, al termine dei quali si svegliava nel cuore della notte piangendo abbracciata ad un cuscino.
Non era un sogno, e trovò la conferma nel contatto con il corpo di lui, che la fece rabbrividire. Fu allora che la fredda Regina dei Ghiacci ritrovò la felicità persa. Negli occhi dolci del marito, nel calore della sua stretta, nella mano che le accarezzò i capelli come per rassicurarla, come per dire "Io resto qui".
Rimasero minuti interi così abbracciati, sotto lo sguardo commosso dei presenti. Fu una vocina limpida che fece interruppe quel momento così intenso.
-Papà?- chiese dubbiosa Kayla, muovendo alcuni passi incerti in direzione dell'estraneo.
Hans ed Elsa si scambiarono un'occhiata dolce e un po' divertita, mentre Anna e Kristoff li guardavano sorridendo e tenendosi la mano.
Era quella la vera felicità?
-Sono io, piccola- rispose lui, semplicemente, e abbassandosi in modo da poter guardare la bimba negli occhi.
Kayla allora gli buttò le braccia al collo, stringendolo forte, senza esitare un solo attimo.
Il principe si ricordò di come tanti anni addietro, aveva desiderato che l'abbraccio dato alla figlia prima della sua partenza non fosse stato l'ultimo.
Un sorriso apparve sulle sue labbra.
Non lo sarebbe stato.




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Note dell'Autrice:
Fine della seconda stagione!
Eh già, così si conclude il secondo capitolo della mia luuuuunga serie. Ma non vi preoccupate, non sarà l'ultimo (è difficilissimo liberarsi di me su questo fandom ihihih XD).
Comunque, come dicevo, presto arriverà la terza parte, con tante nuove sorprese e misteri da svelare. Si chiariranno tanti interrogativi e avrete la risposta a tante cose rimaste in sospeso durante la storia. Spero che mi segurete come avete fatto fin ora, rendendomi davvero davvero felice.
Ringrazio GeneraleKesserling, Hera 85, Piccola Elsa, e ogni singolo recensore. Davvero, sono così tanti che non potrei scriverli tutti, ma vi giuro che è stato grazie a voi se la storia è andata avanti, in ogni piccola critica o incoraggiamento che avete fatto <3
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, preferito e ricordato la storia, e addirittura mi hanno messo fra gli autori preferiti. Vi adoro, ragazzi.
E ringrazio mia sorella e la mia migliore amica, cui la serie è dedicata, che mi sostengono sempre. Vi voglio tanto bene.
E per ultimi, ma non meno importanti, ringrazio TUTTI i lettori, uno ad uno. In fondo senza di voi le mie idee sarebbero rimaste abbandonate in un angolino del mio cervello.
Ho scritto questo capitolo ascoltando "Happily ever after" degli He is we, credo che gli si addica moltissimo, ed è anche la mia canzone preferita.
Detto ciò, vi invito come sempre a farmi sapere il vostro parere con una recensione, promettendovi che la terza stagione uscirà prestissimo (Here I stand 3)  e sperando che sia al livello -o migliore- delle precedenti.
Non vi spoilero nulla, ma vi dico solo che cercherò di essere più puntuale possibile e che le vostre idee sono sempre ben accolte.
Vi mando un bacio
                                                  LateNight_01


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