I muri possono sgretolarsi

di At Sunrise_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autunno ***
Capitolo 2: *** La festa ***
Capitolo 3: *** Dolorosi incontri ***
Capitolo 4: *** La dura verità ***
Capitolo 5: *** Alex ***
Capitolo 6: *** Chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Autunno ***


Autunno

 

Quella mattina di ottobre il cielo era di una tonalità più scura dell'argento. Grandi nuvoloni carichi di pioggia promettevano brutto tempo e Allison si ricordò di aver dimenticato l'ombrello a casa. In Inghilterra il tempo poteva riassumersi in una parola: imprevedibile. Un attimo prima il sole splendeva e l'aria era afosa e un attimo dopo pioveva a catinelle. La ragazza guardò l'orologio e imprecò piano. Era in ritardo e le dava fastidio far aspettare le persone, ma Ben avrebbe capito dato che due volte su tre arrivava a scuola con il fiatone per la corsa appena fatta. La strada era stranamente poco affollata, attraversò velocemente e fece una piccola corsa per arrivare al cancello dell'istituto. Ragazzi e ragazze sfrecciavano da tutte le parti, e riuscì a schivare un gruppo di ragazze sghignazzanti dirette anche loro all'edificio. Ben l'aspettava davanti all'entrata, affiancato da un gruppo di ragazze che continuavano a ridere e parlare ad alta voce come se fossero ad un km di distanza. Allison abbassò lo sguardo e arrivò davanti al gruppo con dieci minuti di ritardo.

“Allora ci sentiamo per sabato..” stava dicendo una ragazza a Ben. La ragazza lo chiamò e Allison alzò lo sguardo e fu felice di vedere che lui la stava guardando, ignorando la bionda che, impaziente, girò i tacchi e se ne andò seguita dalle altre tre ragazze.

“Alli sei in ritardo” brontolò Ben un attimo prima di abbracciarla. Allison si staccò e sbuffò con un mezzo sorriso sulle labbra.

“Se dovessi elencarti io tutte le volte che ti ho aspettato..” Ben con il sorriso sulle labbra le mise un braccio sulle spalle e si diresse insieme alla ragazza all'entrata della scuola.

“Hai sentito di cosa parlavo con quelle ragazze prima?” le chiese senza guardarla. Lei pensò a ciò che aveva detto la bionda e annuì lentamente. “Sabato c'è una festa” le disse con disinvoltura.

“Okay, perché me lo stai dicendo?” gli chiese Allison. Sapeva che Allison non partecipava volentieri alle feste, o semplicemente non le piacevano. A settembre ne avevano fatta una a cui Ben era andato, anche se voleva restare insieme a lei a casa ma Alli lo pregò di andare. Non voleva rimanesse a casa per colpa sua; se lei era asociale non lo doveva essere anche lui.

“Mi chiedevo se avevi voglia di venirci insieme a me.”
La ragazza abbassò lo sguardo e disse con voce pregante: “Ben..”

“No Allison, non cominciare. Non vieni più da nessuna parte, ti stai chiudendo in te stessa e non voglio” insistette con aria triste. Aveva voglia di allungare le braccia, come poco fa, e racchiuderlo in un secondo abbraccio dicendogli che sarebbe venuta volentieri, ma non voleva succedesse un'altra volta quello che era successo all'ultima festa a cui aveva partecipato. Non avrebbe commesso lo stesso errore.

“Alli..” continuò, ma lei proseguì senza guardarlo. Ormai erano entrati e adesso Allison doveva cercare l'aula di fisica da sola, visto che Ben aveva storia alla prima ora. Inoltre voleva abbandonare quel discorso. Lui la raggiunse e la fermò con una mano sulla spalla.

“Mi stai ascoltando? Non succederà quello che è successo all'ultima festa” sussurrò serio. “Ci sarò io.”

“Non puoi saperlo, e io non voglio..” ma lui gli posò una mano sulla guancia e fece di no con il capo.

“Pensaci, non chiedo altro.” Si spostò e la salutò con un cenno della mano. Lei percorse il lungo corridoio dalle pareti vecchie e ammuffite dal tempo e passò davanti a numerose aule fino a quando non trovò la sua. Lesse i nomi dei suoi nuovi compagni, ma erano sconosciuti per lei. Aveva cambiato corso e aveva lasciato l'eccentrico e bizzarro professore di astronomia, che non era certamente una materia in cui andava bene, e aveva scelto fisica. Allison guardò l'orologio: era decisamente in ritardo e i banchi erano tutti occupati da ragazzi chiassosi che ridevano e parlavano fra di loro. Entrò nell'aula e si fermò davanti a un banco nelle ultime file dove era seduta una ragazza mora.

“Ciao, scusami è occupato?” le chiese Allison esitante, mentre la ragazza alzava lo sguardo.

“No, puoi sederti” le rispose gentilmente. “Sono Cristina, è la tua prima volta a questo corso?” continuò mentre Allison prese posto.

“Io sono Allison. Già” Cristina sorrise leggermente. Entrò il professore, un uomo alto e calvo che indossava una cravatta a scacchi bianchi e neri. Allison parve di vedere Cristina accennare un sorriso, forse per lo strano abbinamento del professore, forse per il fatto che anche altri ragazzi stavano discutendo dello strano look dell'uomo.

“Ragazzi” irruppe il professore con aria stanca e fin troppo gentile per il baccano che c'era in classe. “Oggi assegnerò un compito per la prossima volta che dovrete svolgere a coppie di tre ragazzi” annunciò poi l'uomo scarabocchiando qualcosa alla lavagna. Nell'aula calò il silenzio e Allison ricopiò ciò che aveva appena scritto e disegnato il professore anche se sapeva con certezza di non conoscere quei simboli e quei nomi. Non era più così certa che lo spostamento fosse servito a qualcosa; fisica era nuovamente arabo per lei come lo era stato astronomia.

Cristina le parlò ma la ragazza non capì così si voltò con aria assente verso la compagna di banco.

“Possiamo farlo insieme noi” le disse Cristina con un interrogativo sul volto. Il compito era da svolgere in tre, perciò anche se le due ragazze fossero state assieme serviva una terza persona a formare il gruppo e né Allison, né la compagna avevano la più pallida idea a chi chiedere.

“Certo.” Mi voltai verso il resto della classe, soffermandomi sui gruppi che si stavano creando. Ormai erano tutti formati: chi discuteva come procedere, chi chiedeva spiegazioni ai compagni ma ogni gruppo era già stato formato.

“Ci manca una persona però.” In quell'istante la porta si aprì ed entrò un ragazzo che ansimava per la corsa appena fatta. Era alto, con i capelli castani ambrati che finivano con un ciuffo troppo lungo che riusciva a domare portandolo all'indietro con del gel per capelli e con un viso fin troppo bello per essere vero, pensò Allison. Il professore borbottò qualcosa che la ragazza non comprese e fece segno al ragazzo di accomodarsi nell'unico posto rimasto al fondo dell'aula. Appena superò il banco delle due ragazze, Allison fu sorpresa nel sentire un odore che lei stessa amava da quando era bambina. Menta. Menta mischiata all'odore di sapone. Allison si chiese perché mai fosse finita a pensare al profumo del ragazzo sconosciuto o a prestare attenzione a parti del suo corpo che trovava sorprendentemente attraenti. Quei pensieri andarono dissolversi quando Cristina le chiese del ragazzo appena entrato.

“È l'unico a cui chiedere” si giustificò Cristina. Ci fu un breve silenzio ed Allison capì cosa intendeva la compagna; lei non glielo avrebbe mai chiesto.

“No io non lo faccio.”

“Per favore..” la pregò l'altra con l'aria più dolce che avesse nel repertorio. Allison si lamentò sottovoce e poi prese coraggio e si girò. Non poteva continuare a discutere con Cristina; la ragazza sarebbe stata ferma sulla sua decisione. Lui era dietro il loro banco, che osservava il professore spiegare il metodo scientifico che avrebbero dovuto eseguire per il compito.

“Ciao” esordì Allison guardando la reazione del ragazzo che si girò verso di lei con un paio di occhi color dell'ambra. “Scusami, io e la mia compagna” e nel dirlo accennò col capo a Cristina che prendeva appunti “ci chiedevamo se potessi unirti al nostro gruppo visto che siamo solo in due.”

Lui accennò un sorriso imbarazzato. “Forse dovrei sapere a cosa ti riferisci.”

“Ah.” Era entrato in ritardo e non sapeva del compito. “Ti spieghiamo dopo, va bene?” gli chiese frettolosamente per paura di disturbare la lezione che stava tenendo il professore.

“Okay.”

La lezione continuò, ma il tempo volò e dopo poco la campanella suonò. Allison si alzò seguita da Cristina, ma il ragazzo dietro loro le bloccò la strada.

“A proposito del compito..” cominciò, così Cristina si presentò e gli spiegò brevemente in cosa consisteva. Allison aveva avuto fin troppo coraggio nel chiederglielo prima, così non aggiunse nient'altro alla spiegazione della compagna. Era successo così tutto velocemente: aveva conosciuto una ragazza nel giro di un ora e si era messa a parlare con un ragazzo sconosciuto che le aveva persino sorriso. Aveva paura; quell'anno si sarebbe esposta troppo e poi sarebbe stata ferita nuovamente. Non poteva permetterlo.

“Ci sto, quindi come ci organizziamo?” la riscosse dai suoi pensieri il ragazzo. Cristina assunse un'aria pensosa.

“Ci vediamo domani da Starbucks?” domandò infine ed entrambi i ragazzi annuirono. “Allora domani alla quattro là.” Afferrò la cartella e si diresse alla porta, e anche Allison provò a dirigersi alla porta, ma si bloccò sentendo la voce del bel ragazzo alle sue spalle.

“Non mi hai detto il tuo nome” annunciò con voce profonda e allegra.

“Allison” rispose lei ancora di spalle. Lui la superò e si girò sorridente.

“Davvero un bel nome, Allison.”

“Il tuo?” domandò troppo curiosa lei, ma non si pentì della domanda perché lo avrebbe scoperto prima o poi, e doveva sapere come si chiamava dato che avrebbe svolto il compito con lui.

“Alex.” Che bel nome, pensò Allison ma non disse nulla.

Alex superò la porta con il sorriso ancora sulle labbra e la salutò. “Allora, a domani Allison.”

“Già, a domani ritardatario.” Senza pensarci le scappò quella parola dalle labbra e si maledisse. Non poteva aver scherzato così semplicemente; non l'aveva mai fatto se non con Ben. Fa finta di niente, non hai mica detto niente di male, si auto convinse. Intanto lui stava già sorridendo persino con gli occhi, e Allison non aveva mai visto una visione più bella.

“Scoprirai presto le mie fantastiche doti” disse lui scherzando “e ti ricrederai.” Si voltò e continuò a camminare lungo il corridoio prima di entrare in una nuova classe. La ragazza si ritrovò a sorridere a sua volta con le guance leggermente arrossate. Le parole dolci di Alex le risuonarono nella mente, mentre si dirigeva all'aula di arte.

SPAZIO SCRITTRICE Ciao a tutti!♡ Ecco il mio primo capitolo della storia che sto scrivendo. Sono nuova qui, e questa sarà la mia prima storia su efp. La sto scrivendo e al più presto uscirà il secondo capitolo ma sarei davvero contenta se mi diceste cosa ne pensate, se vi è piaciuto oppure se cambiereste qualcosa. Consigli utili e vostre domande o curiosità. Sarò lieta di rispondervi, perciò fatevi sentire ragazzi. Grazie, fatemi sapere cosa ne pensate. Un abbraccio, Virginia

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Capitolo 2
*** La festa ***


La festa

Le lezioni seguenti furono lente e noiose, anche se Allison prese diversi appunti che sapeva le sarebbero serviti in seguito. Anche il pomeriggio sembrava trascorrere lento e monotono, con la pioggia che rigava i vetri della sua stanza; Allison si trovava rannicchiata nel letto con sopra una vecchia coperta scolorita e una vecchia edizione di “Orgoglio e Pregiudizio” che aveva già letto lo scorso inverno. Il cellulare prese a vibrare e nel giro di qualche minuto si ritrovò una decina di messaggi di Ben che le chiedeva della festa, prima in tono dolce e gentile e subito dopo impaziente e aggressivo. Lei ignorò il cellulare fino a quando non iniziò a vibrare, perché quest'ultimo la stava chiamando.
“Allison Shulder so che hai letto tutti i miei messaggi. Potevi anche rispondere” fece sbuffando.
“Anche io sono felice di sentirti, Ben” lo salutò lei. “La mia risposta la conosci.”
“Invece mi piacerebbe non conoscerla.”
Allison incominciò a mordersi il labbro inferiore. “Quindi cosa volevi?”
“Volevo sapere se ci avevi pensato.” In realtà non aveva avuto modo di pensarci durante le lezioni e nemmeno durante il break dato che aveva incontrato Cristina e si erano messe a parlare dei diversi professori e compagni, anche se soprattutto era lei a parlare. La sua decisione comunque non sarebbe cambiata.
“Non vengo” si affrettò a dire, ma non era sicura che il migliore amico avrebbe accettato la risposta.
“D'accordo” disse invece sorprendendola.
Sollevò le sopracciglia meravigliata. “D'accordo?” ripeté stordita.
“Si” rispose e continuò: “Mi sta bene. Se non andrai tu, non andrò neanche io.”
Una fitta di senso di colpa si insinuò nella testa della bionda, più che nel suo cuore: non poteva farlo restare a casa. Sapeva quanto tenesse a queste feste e sarebbe stato egoista da parte sua non permettergli di andare.
Alzò gli occhi innervosita. “Sei incredibile” esordì innervosita.
“Lo so, me lo avrai detto un altro milione di volte questo mese” ammiccò con una punta di allegria.
Se Ben stava bene anche lei stava bene, ma non in quella determinata situazione.
“Ti aspetto davanti a casa mia, alle otto pre-ci-se” affermò infine.
“Come se quella sempre in ritardo fossi io.” Lo sentì ridacchiare e mise giù prima di Allison.
Le morse allo stomaco si fecero sentire dopo la chiamata, e aveva paura. Paura di ciò che sarebbe potuto capitare, paura delle persone che avrebbe incontrato, paura che potesse capitare ciò che era capitato lo scorso anno. Poteva anche fingere davanti a Ben, ma non poteva fingere davanti a se stessa. Le immagini sfocate di quella serata le sfrecciarono veloci davanti agli occhi: drink rovesciati sul pavimento, ragazze ridacchianti, ragazzi che la bloccavano e le chiedevano se avesse voglia di uscire fuori. E poi quei due ragazzi.. Allontanò quei pensieri dalla testa e si concentrò sulle parole del libro che teneva ancora in grembo, ma dopo pochi istanti si rese conto che stava rileggendo la stessa frase per la quinta volta. Chiuse forte il libro e uscì dalla stanza con la coperta sulle spalle.
“Papà vado giù” gli annunciò, un attimo prima di vederlo annuire sotto i sottili occhiali da lettura.
Fece velocemente le scale e svoltò a destra dove aprì una porta ed entrò nella stanza. I suoi genitori sapevano dove andava dicendogli “giù”; lei trascorreva molto tempo nella stanza al piano terra del palazzo in cui abitavano. Suo padre l'aveva comprata inizialmente per trasformarla in una cantina, ma la madre e Allison amavano pitturare e disegnare, così decisero di trasformarla in una stanza dedicata all'arte. La porta cigolò e la ragazza la richiuse con il piede, mentre si dirigeva alla poltrona di stoffa nell'angolo più buio della stanza. Accanto alla poltrona c'era una finestra che dava sulla strada, adesso affollata di passanti che si affrettavano a tornare a casa o a lavoro. Si sedette e alzò lo sguardo. Il soffitto era stato pitturato mesi prima dalla madre, per fare una sorpresa ad Allison che amava tanto ammirare la luna e le stelle dalla finestra di camera sua la sera. Stelle di tutte le dimensioni erano disegnate sulla parete dipinta di un viola prugna e queste risaltavano sullo sfondo scuro. Luminose e bellissime, proprio come i sorrisi maliziosi dei ragazzi alla vecchia festa. Lanciò un ultimo sguardo alla strada di Oxford non più affollata come poco fa, prima di sentire le palpebre pesanti.


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Non ricordava bene neanche lei come aveva fatto a lasciarsi convincere ad andare alla festa dalla voce suadente di Ben, ma se quello era il suo intento, ci era riuscito alla perfezione. Si trovava sui gradini davanti al portone di casa sua, intenta a suonare per la seconda volta, quando la porta si spalancò e uscì l'amico. Si strinse nel giubbotto di jeans e le diede un veloce bacio sulla guancia, che lasciò alla ragazza una dolce sensazione di calore.
“Sei proprio in anticipo. Otto e un quarto” scherzò Allison. “È il tuo record” e lui scoppiò a ridere.
Allison aveva voglia di stringergli la giacca e poggiare la testa sulla sua spalla, ma si trattenne. Non perché non osava, si conoscevano da anni ormai, ma perché non era il momento e inoltre se avessero perso altro tempo avrebbe cambiato idea e sarebbe corsa a casa. Si stava martoriando le labbra, come sempre faceva quando cadeva il silenzio imbarazzante con l'altra persona. Anche se con Ben non era mai introversa, adesso non aveva voglia di parlare e lui lo capì al volo. Ben salì sulla moto rossa, parcheggiata poco più in là di casa sua e Allison non si rese conto di quanto era bello, prima di allora.
“Vuoi starmi a fissare così ancora per molto?” chiese lui, con un sorriso malizioso sulle labbra.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Non chiederei di meglio” ribatté con tono divertito. Quasi non si rendeva conto di quante volte si trovava a scherzare con lui; era come se fosse una parte di se stessa; la migliore. Lui la capiva meglio di chiunque altro.
Salì dietro di lui e gli strinse forte le mani sugli addominali sotto la t-shirt e lui fu sollevato da quel contatto, pensò lei, visto che si girò e le mise, sorridendo, i capelli dietro le orecchie prima di inserirle il casco. Si sentiva ridicola con quel casco, ma ormai era un'abitudine: ogni volta Ben si assicurava che ce l'avesse, mentre lui non lo indossava mai. Durante il viaggio il vento sferzò forte e Allison fu felice di abbracciare Ben. Gli sentì più volte gli addominali e pensò a come sarebbe stato toccarli senza il contatto con la maglietta, ma scacciò subito quel pensiero. Arrivarono dopo poco alla festa e lei aveva voglia di voltarsi e ritornare indietro, ma si ricordò che lo stava facendo per Ben. Lui sembrava felice e non voleva rovinargli l'umore.
“Siamo arrivati” confermò il ragazzo passandosi una mano nei capelli fin troppo corti per essersi scomposti durante il viaggio, mentre i capelli boccolosi di Alli erano un groviglio e cercò di sistemarseli dopo essersi levata il casco.
Accennò un sorriso in risposta a quello di lui. “Splendido.” Il giardino della piccola casa rosa era gremito di ragazzi ridenti e già ubriachi e Allison voltò il viso dall'altra parte per il disgusto, sperando che Ben non la notasse. Se il giardino era pieno di gente, la casa era sommersa di gente schiamazzante, musica con un volume decisamente alto, birre e drink su ogni mobile presente e coppie appartate che parlavano e si baciavano appassionatamente. L'amico prese per mano Allison e lei lo seguì in una seconda stanza, più spaziosa della prima. Un divano al centro di quello che doveva essere un soggiorno era occupato da sei ragazzi già ubriachi che studiavano alcune ragazze in piedi per la stanza. Ben si fermò in un angolo della stanza dove c'era un gruppo di ragazzi, gli unici sobri probabilmente, che stavano chiacchierando tra loro.
“Ehi, ragazzi” li interruppe Ben abbracciando con la spalla libera un ragazzo alto e dalla carnagione olivastra. Gli altri quattro ragazzi si girarono verso Ben e alcuni gli diedero una pacca sulla spalla.
“Allora sei venuto” proruppe un tipo con aria sorpresa.
Ben lo guardò e si mostrò sorridente. “Già.” Questo, seguito dagli altri, si girò verso Allison e verso le loro mani allacciate.
“Questa è la tua..” disse lo stesso ragazzo, ma Ben lo fermò con un gesto veloce della mano.
“Lei è Allison, un'amica” spiegò, e gli altri distolsero lo sguardo da lei e dalle loro mani.
Alli gli lasciò la mano e si allontanò sempre sorridendogli.
“Tutto bene?” la fermò Ben, ma lei continuò a sorridere e gli assicurò che era tutto okay. Lasciò i ragazzi e attraverso un corridoio che dava su un'altra stanza meno spaziosa, con una grossa vetrata che si affacciava su un secondo giardino con piscina. Anche quella occupata da ragazze in costume o ragazzi a torso nudo che urlavano e ridevano tra di loro. Allison pensò che probabilmente non avrebbe trovato una stanza più tranquilla di quella dove si trovava adesso, con alcune ragazze che parlavano e mangiavano patatine. Tre ragazzi attraversarono lo stretto corridoio e comparvero sulla soglia della stanza con drink colorati in mano. Allison camminò fino alla parete dove si trovavano le ragazze e si fermò nell'angolo, accanto al lungo tavolo dove si trovavano varie bibite. I ragazzi fecero segno di andarsene alle ragazze che smisero subito di parlare e si diressero in silenzio nell'altra stanza. Allison fece per seguirle, ma questi la bloccarono e lei rimase impietrita con lo sguardo puntato per terra.
“Ehi, bambolina” proruppe uno. “Solleva lo sguardo, non mangiamo” disse un altro allungando la mano verso il mento di Allison. Le venne un conato di vomito e la stanza le cominciò a girare tutto intorno. Non si trovava più a questa festa, ma alla festa dell'anno scorso e non aveva altro pensiero nella testa.

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Capitolo 3
*** Dolorosi incontri ***


Dolorosi incontri

Il primo istinto fu quello di urlare, ma non aveva abbastanza voce in gola e poi con tutto il fracasso che c'era nessuno l'avrebbe sentita. Si accostò al muro mentre i tre ragazzi la fissavano imperterriti.
“Tu conosci i nostri amici” disse l'ultimo che aveva parlato.
Allison non capì. “Cosa..” gracidò, ma il primo ragazzo continuò a parlare interrompendola.
“I nostri amici ti hanno conosciuta alla festa dello scorso autunno. Forse adesso ricordi” e lei ricordò all'istante. Ricordò ciò che le avevano detto, ricordò ciò che le avevano promesso e quella promessa l'avevano mantenuta. Le avevano rovinato la vita.
“Quindi.. come va la tua nuova vita?” continuò il ragazzo con un sorriso da psicopatico disegnato sulle labbra. Lei non aveva avuto il coraggio di combattere, di essere la ragazza forte che era da bambina e quella forza non l'avrebbe di certo avuta adesso. Le vennero in mente un'infinità di parole con cui avrebbe potuto rispondergli, ma continuò a fissarlo muta negli occhi.
“Suppongo che sia cambiata.” Gli altri due risero di gusto e ad Allison prudettero in un modo incontrollabile le mani. Allungò la mano destra che andò a colpire in pieno volto il ragazzo e questo fu sorpreso di ciò che aveva appena avuto il coraggio di fare Allison. Nella stanza entrò un numeroso gruppo di persone, forse nove, che parlavano a gran voce e subito si fermarono nel vedere la ragazza e i tre ragazzi che la racchiudevano in un angolo della stanza. Alcuni di questi assunsero un aria interrogativa, altri rimasero sorpresi e smisero subito di parlare. Allison sentì una voce o più di una imprecare; non riuscì a distinguere quanti furono a borbottare con la musica a tutto volume nell'altro salone. Un ragazzo si diresse verso di lei e riconobbe dopo pochi passi chi era. Alex avanzava a grandi passi, e dopo poco fu di fronte ai tre ragazzi che si girarono ancora sorpresi verso di lui.
“Cosa sta succedendo” intervenne con voce profonda studiandoli in volto. Il suo sguardo si fermò sulla guancia già arrossata del ragazzo a cui Allison aveva tirato il ceffone e poi spostò lo spostò su di lei con una strana ansia sul volto, che però domò ritornando a studiare i tre.
“Avete perso la voce?” domandò ancora più teso.
Il ragazzo che aveva ricevuto il ceffone da Allison, quello doveva essere quello più temerario fra i tre, avanzò verso Alex. “Non abbiamo perso proprio un bel niente” proruppe con voce calma. “Forse dovresti ritornare a ubriacarti con il resto del tuo gruppo, ragazzo” e così dicendo sfoderò lo stesso sorriso sadico di prima. Da quella distanza Allison riusciva a vedere le mani chiuse a pugno di Alex e i suoi occhi color ambra accesi di rabbia.
“Ripeti vigliacco” lo sfidò parandosi davanti a lui. Gli altri due ragazzi che stavano con il tizio che stava sfidando Alex si ritrassero e tirarono il loro amico per la manica della giacca. Lui studiò ancora Alex e poi si fece trasportare dagli altri due. Si girò verso Allison e le mandò un bacio muto con le labbra. “Già, penso che sia cambiata radicalmente” ritornò al discorso di prima ignorando Alex che stava stringendo ancor di più i pugni. “Non stai più vivendo come prima, e noi abbiamo mantenuto la promessa fatta” dichiarò in fine allontanandosi con gli altri due alle calcagna. Alex lo osservò uscire dalla stanza e Allison lo sentì sussurrare qualcosa in tono aspro ad alcuni ragazzi del numeroso gruppo che si stava ormai dividendo, fino a quando rimasero in pochi che ripresero distintamente a parlare. Alex con sguardo ancora preoccupato si avvicinò ad Allison e fece per sfiorarle la guancia, ma ritrasse la mano.
“Tutto a posto?” le chiese, anche se lei non riusciva a pensare altro che colpire un muro, un tavolo e qualsiasi altra cosa l'avrebbe aiutata a scaricare la rabbia e il dolore provato.
Gli occhi le luccicarono leggermente e si diresse verso il corridoio che portava nel salone dove si trovava Ben, ignaro di ciò che era successo. Era ancora indecisa se dirglielo, se spiegargli ciò che davvero era successo a quella festa e dirgli che, nonostante questo, lei era sempre la stessa di sempre e stava benissimo, ma conosceva la verità e neanche lui avrebbe creduto a quelle inutili parole.
Alex le si parò davanti e la fermò. “Ti prego.. rispondimi” le disse con voce strozzata e lei sentì la tristezza e l'ansia nella voce.
“Va.. tutto.. bene” balbettò, e si mise una mano sul mento. Sentiva ancora le dita calde del ragazzo sfiorarle il mento e quella sensazione le diede la nausea. Barcollò indietro e Alex la afferrò per le spalle con cautela, facendo attenzione a non toccarla con il palmo intero della mano per paura di spaventarla.
“Non va tutto bene Allison.” La studiò in viso con la stessa premura con cui l'aveva afferrata e la portò a sedere sulla poltrona della stanza. “Non so cosa posso fare..” continuò lui ma lei lo interruppe.
“Non devi fare nulla..”affermò la ragazza, con lo sguardo di Alex ancora sul volto.
“No.” La guardò dritta negli occhi e Allison vide in quelli di lui i suoi, socchiusi e spaventati. “Voglio aiutarti, dimmi come posso farlo” replicò lui.
“Vorrei andare a casa, puoi portarmi là?”
Alex le rispose con dolcezza: “Certo.”
La aiutò ad alzarsi e passarono dal secondo giardino dove si trovava la piscina, perché Allison gli disse che non voleva che Ben la vedesse in quello stato e Alex acconsentì con gentilezza.
L'unico istinto che aveva era di vomitare, anche se non aveva bevuto niente le dava ancora il volta stomaco l'incontro di pochi minuti fa. Le avevano ricordato ciò che lei sperò di dimenticare in quell'anno, ciò che lei cercò di nascondere, di colmare con la presenza della sua famiglia e di Ben.
Ma adesso che il ricordo era vivo come se non fosse passato un anno da quella maledetta festa, lei non riusciva più a mascherare il dolore che aveva provato per mesi e che provava ora.
Alex si fermò per parlare ad un amico che subito gli sorrise, ma poi vedendo la bionda dietro si rabbuiò e ascoltò Alex che fremeva di rabbia e stringeva i pugni come quando aveva visto i tre racchiudere Alli. Lei aveva paura potesse esplodere da un momento all'altro e non capiva il perché fosse così coinvolto, visto che la conosceva da due giorni e le aveva parlato una sola volta. Inoltre non era suo amico e non si aspettava che intervenisse e si facesse prendere da questa rabbia incontrollabile. Lei si accostò al muro e vide il giardino intorno a lei girare insieme a tutti i ragazzi che ballavano e urlavano sulle note di canzoni da discoteca. Alex la vide stare male e lasciò l'amico che lo salutò con una pacca delicata sulla spalla.
“Dobbiamo muoverci” borbottò portandosi il braccio di lei sulla spalla. Attraversarono il giardino e nessuno li notò per fortuna; erano tutti impegnati a ridere e a giocare ad una gara con la birra che stava facendo un grande lago sull'erba. I vicini sarebbero intervenuti di lì a poco, pensò Allison. Si fermarono sul marciapiede davanti ad una moto da motocross nera che doveva essere del ragazzo e ad Allison le venne l'istinto di vomitare all'istante. Lui vide quella reazione sul viso della ragazza e gli si formò una ruga in mezzo alle sopracciglia.
“Non avevo pensato non ce la facessi..”
Lei lo rassicurò con un sorriso debole. “Ce la faccio” ammise mentendo.
Salì dopo Alex e non sapendo dove tenersi si aggrappò alle maniglie che si trovavano dietro di lei, ma lui le posizionò le mani sui suoi fianchi. Allison non osava pensare di toccarlo in quel modo e rimise le mani alle maniglie dietro.
“Ti prego, non è davvero il caso” la rassicurò con uno sguardo gentile. Il primo giorno che l'aveva visto e con cui ci aveva parlato non pensava potesse riservare quella gentilezza e quella dolcezza in un solo sguardo. Lei non insistette oltre, anche perché non desiderava altro che arrivare a casa e vomitare fino allo stremo nel gabinetto, e poi svuotare la mente da tutto quello che continuava a rimbombarle nella testa. Il ritorno durò più dell'andata, perché Alex stava attento a non andare veloce e a non curvare troppo la moto nelle curve per paura che Allison stesse ancora peggio. Dopo quattro semafori e infinite curve arrivarono davanti al suo palazzo e lei provò un immensa gioia nel vedere che il suo appartamento aveva già le luci spente e i suoi genitori erano già andati a dormire come le aveva chiesto lei. Alex chiuse i fari e si fermò davanti al portone del palazzo da cui stava rientrando una ragazza che attese il suo ragazzo sull'uscio già mezzo aperto. Lui si abbassò e le diede un dolce bacio sulle labbra, e Allison distolse lo sguardo per educazione, mentre Alex li guardò con sguardo affettuoso fino a quando la ragazza entrò dentro con un gran sorriso. Alex scese dalla moto e aiutò a far scendere lei. Le sembrò strano non aver messo il casco, ma doveva ammettere che era stato un bene perché non sarebbe riuscita a trattenersi dai conati con il laccio che le stringeva sul collo e il casco che le premeva sulla testa che già stava scoppiando.
“Io..” cominciò a parlare Allison, ma si dovette mettere una mano sulla bocca e una sulla pancia per trattenersi. Non era mai stata così male; non per i dolori alla pancia o alla testa, ma per tutto il resto delle cose che erano capitate. Per il dolore trattenuto per tutto quel tempo infinito, per il dolore che aveva causato alle altre persone e a se stessa.
“Shh” la zittì teneramente Alex che la stava ancora reggendo con un braccio sulla schiena.
“Mi dispiace” si scusò Allison.
“Ti avevo detto che avresti scoperto presto le mie fantastiche doti” rispose con un leggero sorriso.
Si ritrovò a sorridere anche lei, e in quel momento non desiderava altro che pensare alla sua vita. Alla sua vita a partire da adesso, perché nell'anno che era appena passato non stava vivendo. Almeno su una cosa era d'accordo con il tizio a cui aveva tirato lo schiaffo. Prima non l'avrebbe mai e poi mai fatto, come non avrebbe accettato l'aiuto di un ragazzo che conosceva appena ma che si era dimostrato uno dei più affidabili. Sarebbe cambiata, da adesso in poi avrebbe vissuto veramente.



Spazio scrittrice
Buongiorno a tutti! Eccomi con il terzo capitolo di questa storia che sto scrivendo e che spero vi piaccia. Sono molto contenta di vedere sempre più persone che leggono i miei capitoli e sarei davvero felice se mi diceste cosa ne pensate, se vi piace, se avete dei dubbi e anche critiche costruttive, così che possa migliorare. Vi ringrazio di cuore 😄

Un abbraccio,
At Sunrise_ alias Virginia

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Capitolo 4
*** La dura verità ***


La dura verità

 

Dopo che Alex l'aveva riportata a casa e si era assicurato, sorprendendola per l'ennesima volta, che arrivasse sana e salva alla porta dell'appartamento, lei non era riuscita a tranquillizzarsi e a chiudere occhio. Continuava a pensare alle parole che le erano state dette alla festa dell'anno prima, e a riflettere su quelle che le avevano appena detto. Avrebbe cambiato ciò che aveva finto di essere in quell'anno di dolore e sofferenza e sarebbe tornata ad essere l'amica e la ragazza presente, scherzosa e sorridente che era stata in precedenza. Era riuscita a domare i conati dopo che Alex se ne era andato, lasciando un piccolo vuoto nel suo cuore. Allison avrebbe voluto conoscerlo meglio, perché sapeva di poter contare su di lui dopo quella sera e che, mostrandosi per la ragazza che veramente era, poteva anche diventare sua amica. Appena dopo essersi lavata la faccia e i denti, i suoi pensieri andarono subito ad una persona: Ben. A quell'ora doveva ancora trovarsi alla festa e probabilmente non avrebbe sentito il cellulare vibrare nella tasca dei jeans, ma lei lo chiamò comunque per correttezza. Il cellulare suonò a vuoto e dopo avergli lasciato un messaggio in segreteria assicurandogli che stava bene ed era tornata a casa, si appoggiò al cuscino e cercò invano di non pensare a ciò che era appena successo. Sentì un rombo di un motore lontano, e dopo poco riuscì a prendere sonno.

 

 

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La luce del sole andò a illuminare le palpebre ancora chiuse di Allison che brontolò. Fece per girarsi nelle lenzuola, ma sentì una mano calda posarsi sulla sua guancia. Non aveva idea di chi potesse essere, i suoi ricordi della sera passata erano ancora sfocati e probabilmente si trattava di sua madre che si era svegliata prima per farla alzare in orario. Si ricordò che era domenica e i suoi genitori a quest'ora dormivano ancora profondamente. Sbatté le palpebre, e vide davanti a lei, con uno sguardo che non faceva trapelare emozioni, Ben. Era accovacciato sul pavimento e vicino a lui c'era la vecchia coperta rossa che usava sempre Allison. Il rombo che aveva sentito in lontananza doveva essere la sua moto, e aveva passato la notte qui.
“Cosa..” disse frastornata Allison e Ben tolse la mano dalla sua guancia. L'amico assunse un'aria stanca, e Allison vide profonde occhiaie al di sotto degli occhi. Allison si schiarì la voce e ricompose la domanda. “Cosa ci fai qui?”
“Forse dovrei essere io quello a fare le domande a te” annunciò infine con tono grave il ragazzo. Era arrabbiato, glielo si leggeva in faccia. Si raddrizzò e Allison si appoggiò con un gomito sul cuscino per essere alla sua altezza. “Ieri sera sei sparita.” Si passò una mano nei capelli e continuò: “Non sapevo dove fossi, ti ho cercata dappertutto capisci?” le domandò anche se quella domanda non esigeva una risposta.
“Mi dispiace” proruppe Allison, senza sapere cosa dire. “Ti ho lasciato un messaggio in segreteria e..” ma la sua voce andò diminuendo ricordando ora, chiaramente, ciò che era successo dopo aver lasciato Ben. Non ricordava perché l'aveva lasciato con i suoi amici, probabilmente si sentiva a disagio sotto gli occhi curiosi degli altri ragazzi. Lei sapeva che Ben non l'avrebbe lasciata un attimo se glielo avesse chiesto, ma pensava di essere fin troppo paranoica. Invece era successo l'opposto di quello che aveva sperato. Lui rimase in attesa che continuasse, ma lei si zittì. “Non so ancora cosa è successo. Mi sono messo a cercarti e dopo ho sentito il messaggio dove dicevi di essere tornata a casa. Ma perché non mi hai detto niente? Perché te ne sei andata senza di me? Cosa diavolo è successo” concluse brusco. Lei non sapeva come cominciare, cosa raccontargli e cosa invece tralasciare dell'accaduto, anche se sarebbe stato meglio raccontare solo ed esclusivamente la verità. Lui aspettò che Allison trovasse le parole, ma l'ansia la investì. “Io..” balbettò. Non è il momento di balbettare, si sgridò. “Non è successo niente, ecco” concluse infine con un'alzata di spalle. Era consapevole del guaio in cui stava andando a cacciarsi, ma per lei qualunque bugia era meglio della fredda e dura verità da cui lui sarebbe rimasto sconvolto. Inoltre se già adesso era nervoso e irritato perché lei non era andata da lui alla festa per chiedergli un passaggio, Alli non voleva pensare a come avrebbe reagito se gli avesse raccontato dell'incontro con i tre ragazzi. Ben non se la prendeva quasi mai con la sua migliore amica, ed Allison per tutto quel tempo non gli aveva mai dato motivo di prendersela con lei, ma adesso la sua vita stava cambiando con una, già evidente, sfumatura negativa.
Ben sollevò le sopracciglia. “E chi ti ha portato a casa?” indagò.
“Un amico.” Non sapeva ancora bene come chiamare il rapporto che aveva con Alex, con una persona da poco conosciuta che si era rivelata gentile e molto protettiva nei suoi confronti. Ma Ben non doveva conoscere i dettagli di quella conoscenza-amicizia.
“Splendido” sbottò adirato. “Spiegami, perché sono troppo stupido per capire. Tu sei venuta alla festa con me perché volevi che io non rimanessi a casa e non mi divertissi e al posto di stare insieme a me, te la squagli con un amico” e nel pronunciare quella parola alla ragazza sembrò che Ben sputasse un insulto “che nemmeno so chi è e che nemmeno si è preoccupato che ti metessi il pigiama.” Gli occhi della ragazza caddero sui vestiti stropicciati della scorsa serata e ricordò di non essersi neanche fatta una doccia. Certamente non avrebbe fatto entrare Alex nel suo appartamento, anche se il ragazzo glielo avesse chiesto cortesemente per certificarsi che 'si mettesse il pigiama' come aveva appena detto Ben. Il suo stile di vita sarebbe cambiato, ma non per questo sarebbe cambiata anche la fiducia nelle altre persone. Alex se la sarebbe dovuta guadagnare, se voleva essere suo amico; troppe volte l'aveva regalata nel corso dell'adolescenza e troppe volte era rimasta ferita.
“Non è entrato nell'appartamento Ben, quindi non poteva sapere se mi sarei fatta una doccia e cambiata i vestiti oppure se avrei dormito in bagno con il water al posto del cuscino” disse Allison in tono distaccato, e subito se ne pentì. Era giusto che l'amico scaricasse le colpe su di lei, ma lei doveva accettarle e cercare di rassicurarlo, non spronarlo come aveva appena fatto. “Tu non dovresti essere arrabbiato per questo” disse Allison cercando di addolcire il tono della voce.
Lui assunse un aria afflitta, ma pur sempre nervosa. “Senti io non riesco a continuare così.”
Allison rimase interdetta. “Così come?” domandò.
“In questo modo, stando in pensiero per te, preoccupandomi di dove potresti essere e con chi potresti essere, correndo da te appena sento messaggi come quello di ieri sera. Non ce la faccio, non posso continuare. Tu hai i tuoi segreti e non mi dire di no perché lo so che li hai anche con me e io invece non ne ho nessuno con te. Non ti vedo uscire con nessuno da mesi e poi adesso esce fuori che ieri ti ha portato a casa un tipo che nemmeno conosco, dato che tu non mi dici chi è. Pensavo di conoscerti, pensavo stessi male in questi mesi o almeno così davi a vedere. Non ti vedevo mai con nessuno se non con me e pensavo di dover farti conoscere alcune persone. Ieri alla festa era un occasione in cui avrei potuto presentartele, ma tu sei sparita e mi hai lasciato quel messaggio in segreteria.” Dopo aver finito prese un attimo di fiato, perché aveva parlato senza pause come se le parole gli uscissero dalla bocca senza pensarci, come se le avesse trattenute per troppo tempo. Allison non sapeva come reagire, se controbattere, se cercarlo di calmare oppure dargli ragione. Forse la terza opzione era la migliore e la bionda sapeva che Ben aveva ragione, che tutto ciò che aveva appena detto era vero e poi non l'aveva detto per ferirla, almeno forse per mostrarle ciò che lui stava passando. Aveva fatto quel discorso soprattutto per farle aprire gli occhi su quello che era stata in tutti quei mesi: una persona nascosta nell'ombra. Lui non sapeva niente; non sapeva cos'era successo ieri sera, come non sapeva cosa era successo alla festa dell'anno. Lei non glielo aveva mai detto, lui non era insieme a lei e Allison non voleva lo sapesse.
“So che hai ragione. L'hai sempre avuta e ce l'hai persino adesso. Ma tu non sai cosa è successo alla scorsa festa quindi non dire..” si tappò la bocca con la mano e le parole che aveva appena pronunciato rimasero a mezz'aria fra lei e l'amico. Lui aveva appena assunto una espressione sconcertata, e diverse emozioni gli passarono veloci davanti agli occhi: stupore, rabbia, incertezza e ancora stupore.
“Cosa hai appena detto..” farfugliò Ben togliendole la mano dalla bocca.
“No.. niente..”
"Non so cosa è successo alla scorsa festa?” domandò Ben, pur sapendo che stava pronunciando quella domanda senza il bisogno di una riposta. “Hai ragione Allison, cosa è successo?” Lei rimase zitta per diversi minuti e lui capì che non avrebbe parlato, così si alzò agilmente e afferrò con aria nuovamente afflitta la giacca di jeans appoggiata alla sedia della scrivania. Si girò verso di lei e disse: “Non posso vivere stando male per te, non sapendo cosa ti succede e non sapendo mai se menti. Non posso e non voglio” e varcò la soglia della sua camera. La ragazza sentì il portone della casa aprirsi e richiudersi con un tocco delicato, che nascondeva tutta la rabbia che in realtà il ragazzo avrebbe voluto far uscire. Per paura di svegliare i genitori di Allison che erano all'oscuro della discussione tra loro due però, Ben non fece alcun rumore. Non fece alcun rumore, celò la rabbia dietro un tocco delicato.
Proprio come stava facendo lei. Nascondendo la verità dietro una maschera di bugie.

 

 

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Dopo essere stata un'ora sotto le lenzuola a pensare a quello che le aveva detto Ben, la ragazza si decise di andare a svegliare i suoi genitori. Fecero colazione tutti insieme, e Allison sorrise fingendo andasse tutto bene quando aveva appena litigato con il suo migliore amico, fratello e persona a cui tenesse di più. Meraviglioso. E non era stata una litigata come un'altra, era stato quasi un 'addio' e soprattutto non sapeva quanto tempo avrebbe dovuto prendersi Ben per pensare e come avrebbe potuto risolvere tutto Allison. La madre che solitamente notava quando Allison stava male, visto che era con lei che la ragazza aveva pianto la maggior parte delle volte o si era anche solo sfogata, non si accorse di niente e la ragazza non fece trasparire nulla. Si alzò e si diresse in camera, intenta o a trascorrere il resto della mattinata nel letto a deprimersi e a fissare il cellulare sperando in una chiamata di Ben o a studiare per il giorno seguente. Il compito che avrebbe dovuto svolgere insieme a Cristina e ad Alex venerdì, l'avevano rimandato a domani pomeriggio sempre da starbucks anche se non riusciva a immaginare come avrebbero potuto concentrarsi con tutta la gente attorno che chiacchierava rumorosamente o rideva. Alla fine Allison ripassò latino e inglese e svolse i compiti di inglese per martedì, così non avrebbe dovuto farli domani a tarda ora. Il pomeriggio passò abbastanza velocemente a differenza della mattinata, forse perché sua mamma l'aveva tenuta impegnata nella stanza al piano terra dedicata all'arte. Quel pomeriggio Alli era persino riuscita a ridere dopo tanto tempo insieme a sua madre ed era stata bene, almeno in quelle ore trascorse assieme a lei. Poco prima dell'ora di cena ricevette un messaggio e rimase sorpresa di leggere ciò che vi era scritto.

 

A proposito delle mie fantastiche doti, domani pomeriggio ne scoprirai un'altra Allison.

 

Le era stato inviato cinque minuti prima che lo leggesse da un numero sconosciuto, anche se le era più che evidente chi fosse l'emittente. Le mie fantastiche doti, solo una persona poteva dire una cosa del genere: Alex. Un sorriso le comparve sulle labbra e rimase un istante a fissare lo schermo, fino a quando questo non si oscurò.
Poi però una domanda prese vita nella sua testa. Come faceva Alex ad avere il suo numero?

Spazio scrittrice
Buongiorno a tutti!
Ringrazio di cuore chi continua a seguire la mia storia e a recensire i capitoli. Ecco il quarto capitolo, spero vi piaccia e spero vi affezionerete ai personaggi a cui io tengo già molto. Come sempre potete recensire e scrivermi cosa ne pensate o darmi consigli.
Grazie ancora, e a presto con il prossimo capitolo :D

Un abbraccio cari,
At Sunrise_ alias Virginia

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Capitolo 5
*** Alex ***


Alex

 

Alla fine Allison aveva capito da chi aveva preso il suo numero Alex.
Cristina le aveva raccontato che Alex quel pomeriggio glielo aveva chiesto molte volte visto che lei non rispondeva perché era uscita dimenticando il cellulare in camera. Quando rientrò a casa si ritrovò la bacheca intasata dai suoi messaggi e per farlo smettere gli mandò il numero di Allison.Lui non si fece più sentire e quella sera scrisse a Alli. “Allora? Sarebbe bello se voi due partecipaste” intervenne Cristina sbuffando e bevendo un altro sorso di cappuccino. Si trovavano tutti e tre allo Starbucks come stabilito e Allison, come sospettava, non riusciva a prestare attenzione. Probabilmente stava succedendo la stessa medesima cosa anche ad Alex, che stava guardando fuori dalla finestra. “Scusa” si scusò Allison e richiamò Alex che appena sentì la sua voce i suoi occhi si addolcirono.Rimasero al tavolo un ora all'incirca e quando ebbero finito a Allison sembrò di non ricordare nemmeno che lavoro gli avesse dato il professore di fisica. Afferrò il suo chocolate cream ancora caldo e seguì gli altri due ragazzi davanti a lei. Pensò a Ben, come aveva pensato a lui da quando si era svegliata. Pensò alla loro litigata, a ciò che poteva succedere se nessuno dei due si decideva ad andare a parlare con l'altro, anche se la ragazza sapeva bene di essere lei a doversi scusare.Decise che il giorno seguente sarebbe andata a casa sua e si sarebbero chiariti o almeno sperava si sarebbe risolto tutto. Alex le toccò la spalla come se avesse capito che si era persa nei suoi pensieri e la riportasse al mondo reale, troppo caldo per essere reale. Infatti si era fermata davanti all'entrata e sopra di lei sbuffi di aria calda le scaldavano il capo. La temperatura al di fuori era di parecchi gradi in meno e ad Allison le si ghiacciarono le dita delle mani. “Li tengo io gli appunti, okay?” chiese Cristina stringendosi nel cappotto. Sia Allison che Alex annuirono e la salutarono prima che salisse su un taxi giallo fiammante. Cristina ormai era diventata una cara amica della bionda, almeno quando non dava il suo numero di cellulare a persone a cui Allison, per il momento, non voleva far avere.“..quindi..” stava blaterando Alex fissandola.“Non hai ascoltato una parola.”“No, certo che ho ascoltato!”“E cosa ho detto?” la sfidò lui, ma lei non lo aveva davvero ascoltato.“Okay, non ho sentito” ammise Alli. “Cos'hai oggi?” le domandò lui. Tanti, troppi, pensieri continuavano a presentarsi in varie anticamere del cervello della ragazza e non riusciva a concentrarsi sulle domande che le stava facendo, anche perché si ritrovò a fissare quegli occhi color miele che aspettavano una sua risposta.“Niente.” Il vento le scompigliò i capelli e Allison sbuffò esasperata. “Io vado a casa.” Non sentì la risposta di lui, perché già si era voltata nella direzione che portava a casa sua. Lui le si affiancò e colpì con la scarpa una lattina a mezzo del marciapiede.“Ti va di.. si.. cioè.. non.. so.. se.. puoi.. insomma..” ma lei lo interruppe prima che potesse continuare a balbettare.“Puoi farcela” lo schernì Allison sorridendo, e lui, dopo averle mostrato una smorfia con le labbra, rispose al suo sorriso.“Volevo chiederti se.. ti va di stare un po' insieme?” chiese esitante, ma la ragazza, anche se il suo vecchio istinto di allontanare le persone era ancora presente, annuì pensando che era un'ottima idea per conoscerlo meglio. “Dove andiamo?” domandò la bionda scaldandosi con le mani le guance.“Dove vuoi..” cominciò lui, ma Allison lo precedette: “A casa mia se ti va” gli propose. Lui accolse la proposta e per il resto del tempo parlarono ancora dei compiti di scuola, dei compagni di classe e dei professori.

 

 

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Dopo essere arrivati a casa e aver presentato Alex alla famiglia, Allison e il ragazzo si rinchiusero in camera con una tazza di thè ognuno e parlarono di tutto. A partire da ciò che amavano e ciò che odiavano, a finire con i loro gusti musicali, le loro amicizie e chi più ne ha più ne metta. Erano arrivati persino a parlare di un tasto dolente per Allison: la sua vita precedente, in poche parole. Le persone a cui teneva, il suo carattere, le feste a cui partecipava.. tutte cose a cui Allison non voleva affato pensare, ma non poteva chiudersi a granchio sotto lo sguardo curioso di Alex.“Le persone a cui tieni di più?” domandò Alex dopo aver chiesto dei suoi genitori.Allison nemmeno ebbe bisogno di pensarci. “La persona a cui tengo di più è Ben, il mio migliore amico” rispose con naturalezza. “Poi ovviamente i miei genitori..”
“Chi è Ben?” chiese Alex con un tono sorpreso. La ragazza avrebbe giurato di sentire una punta di gelosia, che forse non poteva definire con quell'aggettivo, ma che ci si avvicinava molto.“Te l'ho detto è il mio migliore amico, lo conosco da quando ero piccola.”Lui non osò chiedere altro sull'argomento 'Ben' e continuarono a parlare per altri venti minuti.“Quindi adesso non sarai più arrabbiata o stralunata se ti scriverò messaggi o se ti chiamerò, giusto?” chiese infine Alex.“Giusto” sentenziò lei. “Quindi.. amici?” Alex era in attesa di una risposta e un gusto amaro inondò la bocca di Allison. Una parte di lei non era certa di essere già pronta ad essere un'amica perfetta, quando per ben dodici mesi aveva avuto accanto solamente il suo migliore amico. Ma l'altra parte di lei, quella dominante, era rimasta amareggiata da quella parola. Si sorprese lei stessa di essere rimasta quasi male nel sapere che lui voleva essere solo suo amico. Non vedeva cos'altro potevano essere, ma Allison invece represse lo scoraggio iniziale e rispose con un finto sorriso e con un 'Sì'.Prima che Alex lasciasse l'appartamento le ricordò di rispondere al messaggio che le avrebbe inviato questa sera dopo cena e l'abbracciò con una dolcezza sorprendente. Allison capì che Alex non era il ragazzo che aveva creduto fosse, tutto arie sfacciate e orgoglio, ma celava tanta gentilezza e dolcezza sotto quegli occhi e quel sorriso.Lei ricambiò l'abbraccio, felice di ritrovarsi nelle braccia di un ragazzo, ma non uno qualsiasi, che non fosse Ben.

 

 

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Quella sera nel letto Allison si ritrovò ad aspettare impaziente il messaggio che Alex le aveva promesso e puntuale lui mantenne la sua promessa.

 

Come si sta a casa Shulder senza un ragazzo fantastico come me?

 

La bionda sorrise muovendo la testa in segno di esasperazione ripensando alle sue battute di quel pomeriggio e alle sue risate dopo mesi di interminabile solitudine.

 

Non posso pensarci, è tutto troppo nero senza Alex. Assocerò questo colore al tuo nome.

 

Gli inviò il messaggio sorridendo ancora allo schermo e posò il libro ancora appoggiato al letto sullo scaffale più vicino. Si sistemò in fretta sotto le coperte con strane mosse per non far cadere il cellulare premuto tra il collo e il mento. Questo, come per fare un dispetto alla ragazza, vibrò; segno che Alex le aveva risposto, ma fortunatamente cadde tra le coperte. Lo afferrò e lesse velocemente la risposta del ragazzo.

 

Lo so, non me lo dire.. Notte, ci vediamo domani. Ah e sogni neri.



Spazio scrittrice

Eccomi!
Inanzittutto scusatemi per l'assenza, ma sono riuscita solo ora a pubblicare il capitolo, perchè avevo un'altra idea di come scriverlo quindi ho dovuto rivederlo.. Spero di riuscire a scrivere e pubblicare il prossimo più velocemente, intanto vi lascio a questo. Se ci sono erorri di punteggiatura è perchè non l'ho riletto dato che volevo postarlo per stasera, ma fatemi sapere.
Buona lettura c:
At Sunrise_ alias Virginia
 

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Capitolo 6
*** Chiarimenti ***


Chiarimenti

 

Era passata esattamente una settimana da quando Allison aveva parlato con Ben l'ultima volta, e più che 'parlare' avevano litigato. Lei aveva pensato a lui ogni singolo giorno, a come potersi spiegare, ma lui, ogni volta che Allison lo salutava, rispondeva con un freddo 'ciao' e distoglieva lo sguardo.

Non poteva biasimarlo; avrebbe dovuto chiamarlo; avrebbe dovuto avvisarlo prima che Alex la riportasse a casa, ma non ce l'aveva fatta. Non era riuscita ad andare da lui e dai suoi amici con quello sguardo pieno di dolore e con gli occhi luccicanti. Non poteva mostrarsi così davanti a Ben, anche perché lui non aveva idea di cosa era successo alla festa dell'anno scorso, e Allison non aveva avuto intenzione di dirglielo. Ma adesso sapeva di dovergli raccontare. Lui doveva conoscere ciò che era accaduto, anche se non le avesse più rivolto la parola per mesi, meritava di avere la verità.

Ormai Alli aveva preso la sua decisione e quel giorno sarebbe andata a parlargli.

Stava camminando a passo svelto sul marciapiede distante un isolato dalla casa di Ben. Era pomeriggio e la mattinata a scuola era trascorsa velocemente con Alex che commentava ciò che dicevano i professori e Cristina che le elencava le compere fatte nel weekend. In conclusione Allison si era persa metà delle lezioni di latino e filosofia e aveva chiesto gli appunti ad Alex, che, nonostante le sembrava non prestasse attenzione, aveva preso una pagina di appunti.

La gente, quel pomeriggio, era meno frenetica in confronto agli altri giorni: Allison vide diverse persone sorseggiare un caffè sedute su una panchina, altre ascoltare la musica o parlare al cellulare e altre ancora che facevano jogging. Il sole illuminava il volto di Allison e riscaldava il suo corpicino racchiuso nel pesante giubbotto invernale. Quell'autunno si era riscontrato molto più freddo del precedente. Si ritrovò a pensare a Ben e a come si sarebbe comportato vedendola lì davanti a casa sua. Dopo poco arrivò a destinazione, salì lentamente gli scalini che portavano al portone di mogano di casa Owie e suono il campanello. Bastò una volta stranamente, Ben l'aprì sorridendo e blaterando qualcosa col viso rivolto dentro casa e poi girandosi la vide. Ogni traccia di buonumore scomparse appena i suoi occhi si posarono su di lei. Allison si fece piccola davanti al suo sguardo freddo, non come il suo vecchio migliore amico, ma come uno sconosciuto a cui avesse sbagliato a suonare.

“Ciao” lo salutò lei incerta.

“Ciao.” Anche la sua voce era fredda e distaccata e Allison non ne fu felice.

“Ho bisogno di parlarti.. puoi..” ma non terminò la frase che lui agguantasse le chiavi di casa e la richiudesse. Lei scese i gradini e si appoggiò alla ringhiera del cancelletto seguita da lui.

Rimase interdetta nel vederlo così distante, non lo riconosceva quasi, non vedeva in lui la solita serenità che le mostrava sempre Ben. Il suo Ben.

“Allora?” domandò, come se lei gli stesse rubando tempo prezioso.

La bionda abbassò lo sguardo e parlò: “S-sono venuta.. ti dovevo una spiegazione. Io.. m-mi dispiace non averti avvisato alla festa, mi dispiace non essermi presentata in lacrime davanti a te e i tuoi amici, ma non ce l'ho fatta. Ben, stavo troppo male. Avevo mille pensieri nella testa e non volevo mi vedessi in quello stato,” alzò lo sguardo ma appena incontrò gli occhi del ragazzo lo riabbassò “non volevo. Però tu non sai quello che è successo veramente e adesso sono pronta a parlartene, se ancora lo vuoi sapere.”

Lui la stava guardando e il suo sguardo si addolcì, rincuorando Allison.

“Si che lo voglio sapere, non è cambiato ciò che sei per me.”

Allora lei gli raccontò: gli raccontò cos'era successo quella sera e di come quei ragazzi l'avevano bloccata al muro, di come Alex fortunatamente era entrato nella sala ed era diventato furioso vedendoli e di come poi lei aveva accettato il suo passaggio a casa.

Ben rimase ad ascoltare e il suo sguardo non fu più duro come poco prima.

“Non è tutto” annunciò infine la ragazza con sguardo stanco e triste. “Ti ricordi la festa dell'anno scorso?” domandò lei senza però ottenere risposta da Ben. “La prima volta che mi è successo di incontrare quei ragazzi è stato in quell'occasioni” esordì tutto d'un fiato.

“Avevi già incontrato quei tipi?” La rabbia che poco prima era scomparsa dal volto dell'amico, ritornò appena comprese ciò che Alli aveva appena detto.

La ragazza guardò un punto alle spalle di Ben e accennò un con il capo.

Ben si passò un mano sulla testa e subito dopo corrugò la fronte. “Continua.”

“Non erano gli stessi ragazzi, ma si conoscevano. Io.. non ti avevo detto che mi avevano parlato alla festa dell'anno scorso. L-loro m-mi avevano detto di non farne parola con nessuno e io sono stata troppo codarda da aprire bocca sull'argomento..” disse Allison con voce rotta. “Mi avevano detto che mio.. f-fratello” e nel pronunciare quella parola Allison si rabbuiò pensando al ragazzo che un tempo era suo fratello “aveva fatto un casino e doveva loro dei soldi. Glieli avrebbe dati, ma.. loro non volevano farla passare liscia a me, perché sapevano comunque che lui per me restava mio fratello.”

Ben si dimostrò stranamente innervosito da quel racconto. “Tuo.. fratello?” domandò con la fronte nuovamente corrugata.

Alli lo guardò negli occhi e vi lesse tante domande, troppe domande a cui esigeva risposte. “Sì.”

“Cosa gli è successo?” Ben era rimasto scioccato da ciò che gli aveva detto la ragazza. Lui conosceva suo fratello, o meglio, lo aveva conosciuto quando ancora tutto era normale. Poi era successo l'imprevedibile, lui se ne era andato di casa dicendo che sarebbe andato a stare a Londra per qualche mese con un suo amico e aveva lasciato la sua famiglia per sempre. I suoi genitori non si erano preoccupati inizialmente. Conoscevano loro figlio e sapevano che spesso faceva piccole vacanze insieme ai suoi amici, ma loro non chiedevano mai troppo. Quella volta però fu come un coltello piantato nel cuore per loro e per Allison; lei conosceva Jo meglio dei suoi genitori e sapeva che spesso e volentieri si immischiava in problemi che avevano i suoi amici o perdeva soldi nelle partite che faceva durante la notte. Già una volta era scomparso per una settimana e poi era tornato dicendo che aveva risolto una questione in sospeso, ma la sorella non gli aveva creduto.

Ritornava a casa sempre distrutto, stanco, con grandi solchi scuri sotto gli occhi e con i vestiti sporchi o strappati. Alli gli aveva chiesto più volte spiegazioni, ma lui l'aveva sempre liquidata con parole rassicuranti e bugie. I giorni dopo che i suoi genitori e lei seppero che Jo non sarebbe più tornato a casa furono devastanti, ma Allison aveva Ben accanto che la distraeva in continuazione e non la lasciava mai un attimo da sola. I suoi genitori invece avevano tutto il tempo per pensare al figlio, a ciò che ancora ricordavano di lui.

“N-no lo so, Ben. Non me l'hanno detto. Mi hanno solo minacciato di..” non sapeva ancora se pronunciare quelle parole che avrebbero cambiato il modo in cui lui la guardava. Ma era venuta qui per dire la verità, e nient'altro che la verità. Era stanca delle bugie.

“Mi hanno minacciato di rovinarmi la vita.” Allison sorrise sarcasticamente ripensando a ciò che aveva dovuto indossare per un anno intero: una maschera di sorrisi, quando voleva solo piangere e gridare. “E ci sono riusciti alla perfezione” ironizzò passandosi una mano nei capelli.

Senza preavviso si ritrovò contro un corpo caldo, che la stringeva così tanto da spaccarle le costole.

Quel corpo caldo apparteneva a Ben, e dopo un minuto di incredulità, la ragazza si riprese e ricambiò la stretta aggrappandosi alle spalle del ragazzo e infossando la faccia tra il mento e la spalla di Ben. Le lacrime uscirono meccanicamente, e non riuscì più a trattenerle una volta fuoriuscite. Allison non aveva idea per quanto fossero rimasti abbracciati silenziosamente, senza che nessuno dei due dicesse niente, perché non c'era niente da dire. Una volta scostatasi dall'amico guardò la pozza che si era creata sulla sua maglia e si scusò asciugandosi le ultime lacrime dagli occhi.

“Io non sapevo nulla, Alli. Me ne dovevi parlare, ma capisco” disse allora Ben accarezzandola dolcemente sul viso. “Lo so che non sei riuscita a parlarne e non voglio neanche pensare a cosa hai dovuto passare. Adesso capisco perché non ti riconoscevo più e non hai meritato un singolo istante del dolore che hai provato.” Quelle parole furono così sincere, così dolci e piene d'amore che Allison in quel momento non poteva desiderare nessun'altra persona affianco a lei che la ascoltasse, se non Ben.

“Dovevo dirtelo” si scusò Alli, ma lui stava già sorridendo gentilmente.

“Mi prometti che mi dirai tutto d'ora in poi?”

Allison annuì velocemente con il capo. “Sì, te lo prometto.”

Il ragazzo la strinse un'ultima volta tra le braccia e la dondolò tra le sue braccia.

“Ti voglio bene, Ben” dichiarò la ragazza tra le sua braccia, stringendogli i fianchi.

Ben si ritrovò a pensare a un'altra emozione che provava nei confronti della ragazza, ma non ne fece parola.

“Sei la parte migliore di me” le sussurrò invece all'orecchio sentendola rabbrividire e stringerlo ancora più forte.

 

 

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Allison ripercorse il tragitto a piedi da casa di Ben fino a casa sua, una volta che l'ebbe salutato.

Avevano deciso che l'indomani si sarebbero organizzati per passare il pomeriggio insieme, dopo tanto tempo che erano rimasti separati. Alli non si era mai sentita così svuotata se non nei giorni in cui non aveva sentito Ben. Anche se Cristina e Alex non la lasciavano un minuto da sola, la sera quando si chiudeva in camera pensava istantaneamente a Ben. Ogni sera, da quando avevano discusso in camera sua, ripensava alla loro amicizia e a ciò che avevano condiviso insieme e sapeva per certo che doveva una spiegazione al migliore amico. Il problema era che Alli non sapeva se l'avrebbe perdonata, perché era qualcosa di troppo grande che gli aveva tenuto all'oscuro. Aveva paura di soffrire nel vedere la sua espressione sorpresa e amareggiata, perché non avrebbe mai pensato che le fosse capitata una cosa del genere. E nei giorni in cui non si erano sentiti e non si erano parlati, anche se aveva un vuoto enorme nello stomaco e nella testa, sapeva che era di gran lunga meglio che non il vuoto nel sapere di essere rifiutata dal tuo migliore amico.

Ben, però, non si era affatto rabbuiato o scoraggiato, ma l'aveva semplicemente abbracciata, perché in quel momento era l'unica cosa di cui Allison aveva bisogno. E lui lo sapeva bene.

Non voleva perderla, non voleva farla stare nuovamente male e anche lui aveva bisogno della sua migliore amica. Ne aveva sempre avuto bisogno, come quando hai bisogno dell'aria. Lei era qualcosa di essenziale per lui, che non poteva essere sostituita con nessun altro. E lo stesso valeva per Allison. L'aria era ancora gelata, come lo era stata nei giorni scorsi, e alla ragazza le si ghiacciò il naso. Pensò di fare un salto al supermercato dietro casa sua, così che potesse riscaldarsi e intanto comprare della cioccolata, perché la madre l'aveva finita da alcuni giorni. L'aria all'interno era calda e Allison ne fu felice. Comprò la cioccolata e si diresse alla casa uscendo il portafogli.

“Ciao” la salutò cordiale la ragazza mora appena la vide. Allison rispose al saluto e uscì i soldi che la cassiera le aveva chiesto.

“Cioccolata eh? ” ammiccò dopo aver riposto i soldi nel piccolo cassetto di metallo. “Con il freddo che fa è proprio ciò che ci vuole.”

La bionda sorrise felice della gentilezza e della simpatia della ragazza. “Già, hai detto bene.”

Le era quasi strano parlare così spontaneamente adesso, prima non si sarebbe comportata come aveva appena fatto e ne fu rincuorata, perché stava ritornando la vecchia Allison di una volta.

Dopo aver ringraziato e salutato la ragazza, uscì stringendosi forte dal vento che le avrebbe sferzato il viso. Cominciava già ad odiare quel tempo, Oxford era tanto bella, ma il tempo peggiorava di molto la città. Si diresse velocemente verso casa, pensando già alla tazza fumante che l'avrebbe attesa una volta rincasata.

 

 

 

Spazio autrice

 

Buonasera ❀

Ecco il capitolo che tanto volevo pubblicare. Tengo davvero a questo capitolo, perché Ben ed Allison dimostrano per l'ennesima volta la splendida amicizia che c'è fra di loro.

Amicizia o qualcos'altro?

A proposito devo dirvi una cosa. Non so se continuerò a scrivere questa storia, ho visto che in molti l'hanno letta, ma non ci sono abbastanza persone che mi spronano a continuarla a scrivere e non voglio scrivere una storia senza persone che recensiscano, senza persone che mi diano consigli, che si dimostrino interessate a continuarla a leggere. Non so, devo ancora chiarirmi le idee a riguardo, però ho molti dubbi su voi lettori e mi piacerebbe davvero di cuore che recensiste. Vi prego, che siano critiche negative o positive. Almeno però se sono critiche negative saprò per certo che non vi piace o che io non scrivo abbastanza bene e non sono adatta.

Mi dispiace davvero molto sapere che pochi recensiscono, per me è molto importante.

Adesso non so se farò una pausa o smetterò, spero recensiate almeno questa volta perché tengo molto a questa storia. Questa volta ho scritto con gli spazi perché forse ha ragione la mia amica, e da fastidio leggere tutto appiccicato, perché nei libri è diverso.

 

Passate da lei e leggete la sua storia: lei è Gwen_dalina e la sua storia si intitola 'Sarebbe dovuta andare in Tibet'. È davvero bella.

 

Un abbraccio a tutti,

At Sunrise_ alias Virginia

 

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