Scherzo del destino

di Phenix893
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emma ***
Capitolo 2: *** Regina ***
Capitolo 3: *** Occhi negli occhi ***
Capitolo 4: *** Una sorpresa inaspettata ***
Capitolo 5: *** Destini incrociati ***
Capitolo 6: *** Presagi ***
Capitolo 7: *** Certezze ***
Capitolo 8: *** Verso l'incontro ***
Capitolo 9: *** IL VERO AMORE ***
Capitolo 10: *** Gli errori del passato ***
Capitolo 11: *** Le seconde possibilità ***



Capitolo 1
*** Emma ***


La piccola Emma era ormai cresciuta bella, forte e sana. Tutto il reame acclamava la sua incoronazione ed all' interno del castello i festeggiamenti per il suo 28esimo compleanno stavano per avere inizio.
I reali di tutte le contee conosciute erano stati inviatati ed anche i compagni ed amici di sempre si trovavano nel grande salone addobbato per l'evento.
Un immensa agitazione si leggeva negli occhi di tutti i presenti ed i giovani principi attendevano con ansia di veder comparire sull'imponente scalinata la principessa Emma. Quella sera i pretendenti alla sua mano si sarebbero presentati al suo cospetto.
Abiti eleganti e sfarzosi, venivano indossati in modo perfetto dai presenti, era tutto impeccabile. Persino l'immenso salone con i tendaggi colorati e le statue imponenti avevano un aria signorile, le armature erano state lucidate, i camini accesi, i tappeti lavati e sulle lunghe tavolate cibi di ogni genere stavano per essere serviti agli ospiti. Persino l’orchestra era in procinto di cominciare.
Non molto lontano da quella perfezione, Emma rifletteva sull'importanza che i suoi genitori davano a quella serata.
"Perché il mio non può essere un Amore nato dal destino" rifletteva tra se e se "Eppure io sono frutto del Vero Amore loro più di altri dovrebbero capire che è il cuore a decidere senza ricevimenti o feste. Uno stupido ballo non può farmi innamorare di qualcuno".
Un abito lungo bianco avvolgeva il suo corpo con grazia e faceva risaltare tutta la sua bellezza. Persino i diamanti incastonati nel corpetto sembravano non poter nulla in confronto a lei. I biondi capelli erano raccolti in una lunga treccia che scivolava sulla schiena. Mentre ai piedi scarpette di cristallo completavano il capolavoro.
Un ultimo sguardo a quello specchio. Sapeva quanto sua madre tenesse alla perfezione. Tutto era pronto, varcare la soglia della sua stanza avrebbe cambiato di certo la sua vita. Ripensava a quando era piccola, le corse a cavallo con il padre, il tiro con l'arco con la madre, le avventure vissute nei boschi con i nani e a tutto il divertimento che non ci sarebbe più stato.
Quella non era la vita che voleva, in quello specchio si rifletteva una ragazza coraggiosa, pronta per mille viaggi, combattimenti e scontri, notti da passare sotto le stelle ed un amore senza volto... Un Amore che con un solo sguardo la facesse sognare, la facesse volare con un abbraccio e inabissare con un semplice bacio. Una persona che l'avrebbe rapita al primo sguardo. Così voleva che accadesse, così doveva accadere. Eppure nessuno sembrava capirlo.
Si affacciò al balcone e notò un andare e venire di carrozze, più si perdeva in quella visione più aveva voglia di scappare lontano, vivere le avventure di un tempo e dimenticare quelle mura che in quel momento sembravano una prigione. Ma c’era un sesto senso che glielo impediva, che in cuor suo le diceva di restare.
Qualcuno bussò alla porta e dopo aver incitato la persona ad entrare, il principe James fece il suo ingresso nella camera della figlia.
“Emma mia cara, sei bellissima e tua madre non vede l’ora che la festa abbia inizio e che tu possa mostrarti ai nostri ospiti”
“Ancora qualche minuto e sarà pronta padre”
Sentito questo il principe si congedò ed uscì dalla stanza della figlia.
Quanto avrebbe voluto dirgli che non voleva partecipare, che non poteva sopportare di aver gli occhi di tutti addosso e sapere che tra quella gente nessuno l’avrebbe colpita a tal punto da farla innamorare. Eppure le parole erano venute meno, aveva paura di poter ferire i suoi sentimenti, di umiliare un padre che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
Stormi di uccelli volarono sopra la sua testa ed andarono a posarsi sopra la guglia della torre più alta del castello, quanto avrebbe voluto essere tra loro e poter volare via da quella stanza, lontano da quel reame senza che nessuno ne risentisse, ma ritornò in se e contro ogni voglia prese un lungo respiro ed appoggiò la mano alla maniglia della porta con la sensazione che quella sera sarebbe accaduto qualcosa.

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Salve a tutti!!
Questa è la mia prima FF e dopo averne lette un pò delle vostre ho deciso di cimentarmici anche io !!
Sono una super fan della coppia SwanQueen e non potevo che non comiciare proprio con loro.
Ringrazio tutte le persone che sono passate di qui, che hanno letto, apprezzato o meno questa storia e che hanno lasciato il loro commento positivo/negativo per poter migliorare nei sequel.
A prestooooooooooooo

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Capitolo 2
*** Regina ***



Buongiorno a tutti!!
Prima di continuare la stori volevo ringraziare Celian1987, Black Apple, LightDark1827 e Giupy per aver lasciato la loro opinione sul precedente capitolo. Ed anche tutte le altre persone che lo stanno seguendo. Ora Vi lascio al successivo ...
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In un reame non molto lontano dal castello, nel quale tra meno di una settimana ci sarebbe stato il gran ballo, un messo bussò alle enormi porte di legno di un maestoso castello.
"Un invito da parte della Principessa Biancaneve" urlò.
Ci volle qualche istante, ma i vecchi cardini iniziarono a cigolare man mano le porte si aprivano ed un anziano signore dai capelli bianchi e vestito in modo regale comparve davanti al destriero del messo.
"I miei omaggi Sir Henry, porto con me l'invito per la partecipazione al gran ballo che si terrà a palazzo per Vostra Figlia Regina" continuò " Biancaneve avrebbe il grande onore della Sua presenza".
L'uomo sorpreso dalla convocazione, prese l'invito tra le mani e porgendo i suoi saluti si avviò a passo svelto attraverso i giardini e poi nei corridoi del castello, raggiungendo una porta alla quale bussò.
"Mia Regina la Vostra presenza è gradita a palazzo per il gran ballo".
Un inquietante silenzio seguì quella frase, finché da dietro un trono rivolto verso un fuoco acceso in pieno vigore, una donna dai lunghi capelli scuri raccolti in una coda ed un lungo abito blu notte si alzò.
"Quella sciocca di Biancaneve pensa davvero che un invito ad uno stupido galà possa dissolvere una faida che dura da anni tra noi" disse Regina senza mai distogliere lo sguardo da quel fuoco che sembrava racchiudere tutto il suo disappunto.
"Vostra Maestà" replicò Henry "Potrebbe essere l'occasione giusta per dimostrarle che siete cambiata, che quella rabbia che provavate nei suoi confronti si è ridimensionata."
A quelle parole Regina non replicò, ma il fervore del fuoco nel camino divampò all'interno della stanza, non voleva discutere con suo padre su quell'argomento. La rabbia che provava per quello che Biancaneve le aveva fatto si era placata, ma gli anni non avevano alleviato il dolore che l'aveva portata ad odiare sempre di più sua madre Cora. Perché la sofferenza per la morte del suo amato Daniel la perseguitava ancora oggi, anche se era trascorso molto tempo da quel tragico evento.
I giorni passarono senza che Regina distogliesse per un solo istante il pensiero dall'invito e dalle parole di suo padre. Persino lo Specchio, avvertita l’irrequietezza nei suoi occhi optò per non sdrammatizzare, una parola di troppo sarebbe bastata per farlo andare in mille pezzi.
E proprio il pomeriggio del gran ballo, dopo che Henry ormai si era ricreduto sulla partecipazione della figlia, Regina entrò nel salone del castello facendo spalancare le porte. Quella magia che tanto odiava da bambina ormai l’aveva posseduta e non riusciva proprio a farne a meno. Era diventata parte di lei e nei suoi occhi non si vedeva più la ragazzina caparbia ed allegra. Regina era cambiata, era diventata proprio come la madre, seppur lei non se ne rendesse conto.
“L’Amore è debolezza” erano queste le parole che Cora era riuscita ad imprimere nella testa della figlia. Non c’era Amore in lei, non più, e suo padre sperava davvero che qualcuno riuscisse a scalfire quella barriera che per anni Regina aveva costruito intorno a se.
"Preparate la carrozza padre voglio che sia lucidata e perfetta, questa sera mi aspetta una festa e non voglio di certo passare per una di quelle principessine da quattro soldi".
Con un elegante gesto della mano una splendida veste calzò il corpo di Regina, impeccabili stivali neri di pelle, pantaloni neri attillati e corsetto ricamato. A ricoprire il tutto un sontuoso soprabito rosso scarlatto che di certo non sarebbe passato inosservato in mezzo agli ospiti.
Mancava ormai poco all'inizio della serata e con grande fierezza Regina attraversò le sale del castello per raggiungere l'entrata dove una splendida carrozza trainata da quattro frisoni l'attendeva.
Il cocchiere coperto dalla sua oscura armatura incitò i cavalli e mentre la carrozza si allontanava dal castello, Henry da una finestra scorgeva con aria rasserenata la figlia che ritornava dopo molti anni a mostrarsi alla gente.
Ancora incredula sulla decisione presa, Regina si perse nei suoi pensieri con lo sguardo rivolto verso la Foresta Incantata mentre il sole iniziava a scendere sulle montagne e non si rese nemmeno conto che la carrozza stava ormai giungendo a destinazione.
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Spero che vi sia piaciuto anche questo e spero di leggere nuovamente le vostre recensioni in merito (positive/negative).
Buona domenica e al prossimo episodio :-)

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Capitolo 3
*** Occhi negli occhi ***


Buongiorno a tutti!!

Ringrazio nuovamente chi a recensito il precedente capitolo e dopo la suspance che ho lasciato in alcuni di voi, ecco finalmente il capitolo in cui le nostre protagoniste si incontrano, sarà un vero e proprio ”scontro” ma lascerà in entrambe alcuni dubbi che si dissolveranno con il seguito della storia. Buona lettura

 

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La carrozza proseguì la sua corsa sul ponte che l’avrebbe portata all’interno del castello, l’acqua era calma sotto di esso ed il crepuscolo dava un colorito rossastro alle acque ferme, gli zoccoli dei cavalli erano l’unico suono che l’ accompagnavano all’entrata principale. Il cocchiere tese le redini e dolcemente fermò il trotto, scese dalla sua postazione ed aprì la porta a Regina.

 

“Vostra Maestà, siamo giunti a destinazione” disse la guardia facendole un leggero inchino.

 

Con cautela bruna scese dalla sontuosa carrozza nera e si guardò intorno con aria di disperezzo.

 

I camini all’interno delle stanze illuminavano ogni singola finestra, gli stendardi sistemati sulle mura sventolavano come se anche loro volessero fare omaggio a quella serata ed i tappeti che ricoprivano la gradinata esterna invitavano gli ospiti ad entrare. Persino le guardie reali, situate in ogni dove, erano vestite a festa con le uniformi impeccabili e le armi ben lustre.

 

Regina sapeva di incutere ancora terrore nei sudditi anche se erano passati ormai 28 anni dall’ultima volta che si era mostrata a palazzo. Tornare in quel luogo per lei era come fare un tuffo nel passato, il matrimonio con Re Leopold, la sua presa di potere, i conflitti con Biancaneve e la decisione di redimersi.

 

Per questo, non le fu difficile farsi strada in quei corridoi visto che guardie e vari reali distoglievano lo sguardo da lei o ancora peggio si dileguavano per la paura. Ne era ancora orgogliosa, la sua fama da Regina Cattiva con gli anni non era stata dimenticata, al contrario, continuava a precederla ed un sorriso compiaciuto era dipinto sul suo volto.

 

Emma, uscì dalla propria stanza di fretta, era stata talmente assorta nei suoi pensieri che il tempo aveva iniziato a scorrere più velocemente del previsto. Procedeva correndo attraversando le stanze del castello, che in quel momento le sembrava davvero immenso.

 

“Questa volta mia madre non me lo perdonerà” disse tra se e se “Sono davvero in ritardo”

 

Un ultimo angolo e la sala da ballo si sarebbe trovata proprio a pochi passi da lei. Nello stesso momento Regina si trovava esattamente davanti alla porta del ricevimento, indecisa se affrontare gli sguardi di tutti o scappare come se niente fosse da quel luogo, non per paura ma per i fastidiosi incontri che avrebbe fatto. Quando ad un tratto venne letteralmente travolta da qualcuno.

 

“Vedo che le buone maniere sono state dimenticate in questo regno e non avete proprio idea in chi vi siate imbattuto” disse Regina, caduta a terra, con fare minaccioso.

 

“Sono davvero desolata” disse voce femminile porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi “Andavo talmente di fretta che non Vi ho proprio vista. Vogliate perdonarmi”.

 

Effettivamente non sapeva proprio  chi potesse essere quella donna. Ma nemmeno la bruna poteva immaginare chi avesse di fronte, il suo allontanamento volontario dal regno era avvenuto alcuni mesi prima della nascita dell’ereda al trono e non aveva voluto più avere notizie da palazzo.

 

Ma non appena Regina alzò gli occhi per polverizzare con un solo sguardo l’oltraggiosa persona che le aveva causato quell’oltraggiosa caduta, si trovò persa nell’immensità di due stupendi occhi verdi, rimanendo a bocca aperta.

 

“Ehm… No scusatemi Voi” Era la prima volta che quelle parole uscivano dalla sua bocca, lei era Regina, non doveva mai scuse a nessuno. Eppure per qualche strano motivo era successo. E mentre si rimetteva in piedi, aiutata da quell’estranea, non riuscì nemmeno per un istante a distogliere quello sguardo.

 

La bionda non appena si trovò davanti il viso di questa donna, della quale non sapeva nemmeno il nome, ebbe un sussulto, si sentì rapita. Non era mai stata a palazzo, non che lei ricordasse, e c’era qualcosa di misterioso in quei profondi occhi scuri, qualcosa di ipnotico, oltre ad una leggera velatura di tristezza.

 

“Il mio nome è Emma” Ogni singola parola di quella frase era distinta.

 

Ma prima che la mora potesse aprir bocca, la porta improvvisamente si aprì dall’interno e solo il frastuono della sala destò le due da quel magnetico scambio di sguardi. Era come trovarsi faccia a faccia con il destino. Un destino che fino a quel momento non aveva voluto mostrarsi. Come se l’orologio di entrambe avesse cominciato a battere il primo secondo in quell’istante.

 

Le loro mani erano ancora unite in una leggera stretta quando il braccio di Emma venne afferrato con forza.

 

“Per fortuna sei qui… Vieni ti stanno tutti aspettando”

 

Belle prese sottobraccio l’amica con irriverenza, trascinandola all’interno e la fece sporgere verso la sala del ricevimento dove un immenso applauso si alzò verso di lei. Poteva notare benissimo i suoi genitori in fondo alla sala parlare animatamente con Blue, Cappuccetto e la nonna bisticciare tra loro ed i nani intenti ad abbuffarsi. Mentre Pinocchio ed il Grillo giocavano a nascondino sotto i tavoli. A quella vista fece un sorriso ma con immensa curiosità si voltò nuovamente verso la porta ancora aperta, dove però la sconosciuta ormai era scomparsa.

 

“Tutto bene Emma?” le chiese Belle preoccupata.

 

“Si si… Mi stavo scusando con quella donna poco fa ma vedo che non è più qui” ripose dispiaciuta la bionda, fissandosi la mano.

 

“Non l’ho mai vista a palazzo, probabilmente sarà tra le amicizie dei tuoi genitori” continuò l’amica “Ma ora pensiamo a divertirci, questa festa è tutta per te!”.

 

Persino mentre scendeva le scale cercava quel viso, lo vedeva ovunque ma era solo frutto della sua immaginazione. Di certo l'avrebbe incontrata di nuovo durante il ricevimento ed avrebbe avuto modo di chiederle il suo nome.

 

Nello stesso istante che l’altra ragazza aveva attirato la bionda verso di se, Regina aveva svoltato l’angolo per riflettere sulla strana sensazione vissuta qualche istante prima. Quel tocco di mano, quello sguardo cosi penetrante, l’avevano per la prima volta in vita sua lasciata senza parole.

 

Le ci volle qualche istante per schiarirsi le idee ma la colpa venne assegnata alla caduta, era stato uno scontro improvviso fra i due corpi e di certo non si aspettava che potesse trattarsi di una donna.

 

Dopodiché entrò nel salone visualizzando, dall’alto della gradinata, un angolo dove sarebbe di certo stata tranquilla. I passi furono lunghi e decisi e lo sguardo fisso e orgoglioso. Era ormai quasi giunta nel posto prefissato quando venne urtata nuovamente.

 

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Rieccomi….

Spero di aver sanato le vostre curiosità ed averne create delle altre … XD

Attendo le Vostre recensioni…

Al prossimo capitolo :-)

Trish

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Capitolo 4
*** Una sorpresa inaspettata ***


Gli occhi di Regina potevano specchiarsi in quelli piccoli e docili di un ragazzino apparso da sotto la tavolata, Pinocchio le sorrise con aria innocente e tornò in un baleno da dove era apparso. Se i suoi pensieri non erano ancora immersi in quegli occhi verdi probabilmente la reazione sarebbe stata differente.

 

L’orchestra non aveva un momento di tregua e le sue note incantavano gli ospiti che proseguivano le danze imperterriti.

 

I festeggiamenti continuarono per tutta la serata ed innumerevoli portate vennero servite sugli svariati tavoli, accompagnati da profumi di ogni genere.

 

Persa nei suoi pensieri Emma, rifletteva ancora sull’accaduto di qualche ora prima. Possibile che una donna potesse per la prima volta affermarsi nei suoi pensieri? Quell’incontro l’aveva confusa e quello sguardo penetrante le aveva trafitto l’anima.

 

A riportarla nuovamente alla realtà fu sua madre che, posizionatasi di fronte, le presentò l’ennesimo pretendente alla sua mano.

 

“Emma Tesoro, ti presento il Principe Robert” Detto questo tornò accanto al marito, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

 

Il ragazzo, imbarazzato per la rapida presentazione, face un plateale inchino, le baciò la mano e posizionatisi in mezzo alla sala presero a ballare sulle note di una popolare canzone.

 

Fu un susseguirsi di incontri rapidi e distaccati quelli che Regina poteva scorgere dall’altro lato della sala fra la ragazza bionda ed un branco di idioti. Mentre per quanto la riguardava le persone continuavano ad evitarla, lasciandola con non poche occhiate da sola. Si ricordavano perfettamente del dolore che aveva inferto loro, delle torture che aveva imposto e degli stermini che aveva ordinato alle sue guardie per poter arrivare alla cattura di Biancaneve.

 

Abbandonata a se stessa, ecco dove l’aveva portata tutta quella ferocia, quel desiderio di vendetta. Finché una mano si appoggiò alla sua spalla facendola sobbalzare e, voltandosi si trovò davanti proprio Biancaneve che rimase sbigottita non appena Regina si voltò.

 

“Regina… Tu… sei… giovane?” domandò incredula

 

“Mia cara, la vita non mi ha concesso un vissero felici e contenti ma un per sempre si”

 

“Ma come è possibile… Tu… Tu dovresti essere ormai invecchiata tanto quanto lo sono io”

 

“Alcuni anni fa mentre rientravo da una passeggiata a cavallo mi sono imbattuta in un principe che stava attraversando le mie terre, senza un consenso, e tra le mani teneva un otre contenente l’Acqua dell’Eterna Giovinezza che avrebbe dovuto portare al padre malato” continuò “Gli avrei concesso salva la vita solo se sarei entrata in possesso di una buona parte di quel recipiente. E questo è il risultato, cosi ho potuto ricrearla e distribuirla a tutte le persone a me più fidate”

 

“Non mi aspettavo questo pero… Mi fa piacere tu abbia accettato l’invito Regina” rispose ancora sbalordita

 

“Non pensare che sia felice di essere qui” ribatté Regina “Ma sai che ho sempre adorato vedere la paura riflessa negli occhi della gente, cara”

 

“Il tuo sarcasmo non cambierà mai”

 

Gli invitati osservarono stupiti la scena ed ebbero il sospetto che la faida fra le famiglie si fosse estinta o che qualcosa fosse cambiato.

 

“Voglio lasciare il passato alle spalle Regina, iniziare una nuova era e non voglio che essa porti con sé i dissapori di cose accadute molti anni fa. All’epoca ero solo una bambina e credevo di potermi fidare di tua madre, purtroppo la sua amicizia puntava solo a farti del male e la morte di…”

 

Regina fermò Biancaneve con un rapido gesto e continuò

 

“Mia madre mi ha sempre vista come oggetto dei suoi piani, lei voleva indurmi alla magia oltre che al potere e in un modo o nell’altro è quello che è successo. L’Amore è debolezza mia cara e questa è l’unica cosa certa su cui mia madre avesse ragione.”

 

“Fidati non è quello che avrei voluto, ognuno deve avere il proprio lieto fine e-”

 

“Appunto, vedo che il tuo è stato di gran lunga migliore di quanto il mio sia potuto essere” concluse Regina lanciandole una pessima occhiata.

 

Biancaneve non volendo continuare la discussione, specialmente in una serata come quella, si congedò con la promessa di un incontro nei giorni successivi per chiarire la situazione.

 

Dopo quella conversazione Regina si diresse verso il tavolo dei vini. Non aveva bisogno di un calice di rosso ma bensì di qualcosa di più forte, e tra una brocca e l’altra scorse una miscela di color biancastro che all’apparenza dava l’idea proprio di quello che stava cercando, ed il sapore ne era la conferma.

 

“Tutta questa felicità e gioia mi disgustano” disse tra se e se e con fierezza si diresse verso una finestra che dava verso i giardini reali.

 

Il suo sguardo si perse in quella landa desolata che si stagliava fra il palazzo e il suo regno. Erano passati davvero tanti anni dalla sua partenza da quel luogo eppure tutto sembrava invariato, come se il tempo fosse rimasto ancora fermo a quel giorno, l’abbraccio di un padre che aveva sempre cercato la bontà in lei, il desiderio di fuggire il più lontano possibile da quel luogo e la carrozza che lasciava il palazzo per l’ultima volta.

 

Un stella cadente attraversò il cielo ed attrasse la sua attenzione, le stupide dicerie sui desideri non facevano proprio al caso suo, cosa meglio della magia poteva far avverare ciò che si voleva.

 

Così, tornò ad osservare il salone gremito di gente e, si sentì di troppo, decise allora di andare a prendere una boccata d’aria fresca, non sapeva cosa la trattenesse ancora li, le persone non appena incrociavano il suo sguardo si voltavano dall’altra parte o cambiavano sistemazione e quelle poche che ancora non l’avevano notata erano troppo impegnate tra balli, vino e chiacchiere, ed immersa in questi pensieri arrivò all’entrata dei giardini reali.

 

A quell’ora era un posto tranquillo, calmo, c’era solo un leggero fruscio del vento tra i rami degli alberi ed il tranquillo rumore dell’acqua nelle fontane ad infrangere il silenzio. Proprio come se lo ricordava, solo che al posto dell’albero delle mele ora sorgeva un’imponente quercia con delle lastre di pietra ai sui piedi, dove decise di accomodarsi.

 

Socchiuse gli occhi, ed in quel silenzio, alla mente tornarono le giornate passate ad accudire il suo amato melo, l’incontro con Genio e l’infelicità di un matrimonio imposto che non aveva mai voluto. Fu un leggero rumore alle sue spalle a dissuaderla da quelle visioni che nella sua testa tornavano a galla.

 

“Scusate…Non volevo di certo disturbare nessuno” una voce si levò da dietro la quercia.

 

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Eccomi di nuovo tra Voi!!

Robydesy ha anticipato la mia sorpresa. Ebbene si, visto che siamo in tema di fiabe ho voluto aggiungere, a modo mio, una fiaba dei Grimm all’interno di questa FF e fare in modo che Regina ed Emma avessero la stessa età.

Spero che questa svolta vi sia piaciuta.

Attendo i Vostri pareri

Alla prossimaaaaa :-)

Trish

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Capitolo 5
*** Destini incrociati ***


Avanzando dal buio, i lineamenti del viso si fecero più chiari, era impossibile dimenticare quegli occhi,  quel viso, Emma si faceva sempre più nitida. Regina rimase impassibile davanti a quell’immagine, in cuor suo sapeva di non aver mai visto nulla di più incantevole ed elegante.

 

“Vi prego di scusarmi nuovamente se ho interrotto qualcosa. Avevo bisogno di un po’ di tranquillità” continuò la bionda andando a sedersi proprio accanto a Regina “I miei genitori non fanno altro che presentarmi principi venuti da ogni luogo possibile nella speranza che io trovi marito”

 

Per un istante il silenzio piombò tra loro e gli occhi coglievano ogni particolare della persona di fronte, attenti, ladri di curiosità. I loro volti erano talmente vicini che il respiro poteva accarezzarne la pelle. Quel respiro cosi pesante che pareva persino far diventare le labbra secche. Il cuore batteva forte nel loro petto quasi volesse esplodere. Quasi volesse avere lui la forza di fare un gesto estremo che però si disciolse, scomparve in una folata di vento.

 

“Voi siete la figlia di Biancaneve?” chiese sbalordita la mora riprendendo coscienza di se.

 

“Esattamente, anche se in questo momento avrei voluto essere figlia di una qualunque altra persona presente in questo regno” ironizzò Emma distogliendosi da quella situazione “Non ho però avuto modo di chiedere il Vostro nome”

 

“Ambiguo che Vostra madre non Vi abbia mai parlato di me visti i nostri precedenti. Ci conosciamo da molti anni anche se per diversi motivi non sono stata un ospite abituale del castello. Il mio nome è Regina” rispose la mora, aspettandosi una qualsiasi reazione da parte della bionda, avendo quasi timore di vedere quella donna voltarle le spalle e scomparire dalla sua vista.

 

Ma con enorme stupore Emma si alzò e le fece un inchino.

 

“I miei più sentiti omaggi Regina, sono lieta che abbiate partecipato al mio ricevimento e spero che Vi siate divertita, ora se mi volete scusare devo tornare al salone prima che mia madre sguinzagli le guardie per trovarmi”

 

Ma prima che varcasse la porta che l’avrebbe condotta all’interno del castello si voltò, lanciando un sorriso verso la mora.

 

“Mi scuso ancora per l’accaduto di questa sera e per farmi perdonare voglio che partecipiate ad una passeggiata a cavallo domani, ma Vi prego, non parlatene con mia madre per cortesia, altrimenti avrei le guardie tra i piedi come sempre. Ci potremmo incontrare dopo l’ora di pranzo davanti al Pozzo dei Desideri”.

 

Senza attendere nessuna risposta da parte della bruna, corse velocemente all’interno.

 

Lo sguardo di Regina seguì ogni singolo passo per poi rimanere a bocca aperta, non solo non aveva avuto alcun timore di lei quando s’era presentata ma per di più l’aveva invitata ad un evento su due piedi.

 

“Non assomiglia proprio a sua madre” rifletté tra se e se “Pur non avendo mai avuto un buon rapporto con James di certo questo suo temperamento impavido l’avrà preso da lui”.

 

Di nuovo sola in quella tranquillità, poté riflettere sulla serata trascorsa; non seppe per quanto tempo fosse rimasta in quel luogo dopo che la ragazza bionda se ne era andata, ma al pensiero dell’incontro del giorno seguente un leggero sorriso era apparso sul suo volto. Decise allora che era meglio tornare al castello.

 

Porgendo un ultimo sguardo alla finestra del gran ballo, Regina lasciò la festa senza porgere i suoi ossequi a Biancaneve, che stando a quanto le aveva detto durante la serata si sarebbero riviste per parlare dei loro trascorsi.

 

Aveva lasciato un palazzo ancora in piena euforia e si ritrovò in un altro silenzioso, triste, cupo e deserto. Proprio come lei. Le guardie al suo arrivo si prostrarono in un inchino riportandola con la mente in quel luogo.

 

Quello era il suo mondo, un mondo in cui non poteva esistere debolezza perché era privo d’amore. Stava per varcare la soglia d’entrata quando alle sue spalle una voce ruppe il silenzio.

 

“Mia Regina, spero che la serata sia stata piacevole” disse Henry quasi intimorito.

 

“Proprio come immaginavo, un branco di idioti che non ha dimenticato però la loro Regina” rispose la figlia senza voltarsi. Non poteva di certo raccontargli tutto ciò che era accaduto, non era proprio da lei una serata cosi e di certo suo padre avrebbe letto nei suoi occhi una menzogna. Senza salutare proseguì, attraversando i lunghi corridoi oscuri dove solo le fiaccole e le candele illuminavano il passaggio.

 

Arrivata nelle sue stanze, prese tra le mani un piccolo specchio appoggiato ad un tavolo. Ed al posto della sua immagine riflessa apparve il volto di quello che una volta era il Genio della Lampada.

 

“Vostra Maestà a quanto vedo la serata è stata più che gradevole, lo sguardo che non è stato rivolto a Vostro padre non è di certo stato indifferente a me”

 

“Stai zitto, non voglio una paternale sulle tue supposizioni” ribatté scocciata.

 

“Non era di certo una nota negativa mia Regina, al contrario”

 

“Biancaneve, oltre che rimanere sbigottita  dalla mia giovane età, ha gradito la mia partecipazione ed ho avuto anche il piacere di conoscere sua figlia Emma, a quanto parte le nozze con il principe James hanno portato un erede al trono.”

 

“Pare quasi dispiaciuta della cosa”

 

“Al contrario è molto più caparbia della madre e la curiosità le fa da padrona” rispose la mora “Difatti domani ho un incontro con lei senza che la madre lo sappia”

 

“Avete in mente qualcosa?” domandò incuriosito lo specchio.

 

“Per il momento nulla” e con un gesto della mano lo fece scomparire ed appoggiò l’oggetto nuovamente sul ripiano.

 

Quegli occhi l’avevano stregata e, pur essendo l’ex Regina Cattiva non sarebbe riuscita a togliere un capello a quella ragazza, anche se si trattava della figlia di Biancaneve, ma non poteva assolutamente mostrare questa debolezza a Specchio. Così prima di coricarsi si affacciò al balcone della sua camera e volgendo lo sguardo verso il regno di Biancaneve vide degli splendidi fuochi d’artificio illuminare il cielo. L’immaginazione prese il sopravvento ed il volto di una Emma sorridente si presentò tra le stelle, come se non volesse scomparire nel buio e lasciarla da sola.

 

Quello era troppo. Pervasa dalla stanchezza si diresse verso il letto; quando i suoi occhi si sarebbero aperti il sole avrebbe dato inizio ad un nuovo giorno.

 

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Buongiorno a tutti!!

Ringrazio nuovamente per le recensioni che lasciate e mi fa davvero piacere che la svolta dell’eterna giovinezza di Regina sia piaciuta.

Per il resto non ho voluto accelerare le cose fra le nostre SwanQueen quindi abbiate ancora un po’ di pazienza.

Come sempre attendo i Vostri apprezzati commenti!!

Alla prossima

Trish

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Capitolo 6
*** Presagi ***


I fuochi d’artificio si insidiarono in quell’immenso cielo che pareva dare sfogo di tutte le sue stelle quella notte. E dalla grande balconata della sala da ballo, Emma ammirava rapita quelle scintille che illuminavano tutto intorno a lei.

 

Sicuramente sarebbe stata una serata difficile da dimenticare.

 

Era tardi ormai e gli ospiti porgendo i loro più cordiali saluti, si dirigevano verso le proprie carrozze per il ritorno nei rispettivi castelli. I lunghi abiti di principesse e regine facevano il loro ultimo sfoggio davanti a Biancaneve ed il suo amato consorte. Mentre Emma si intratteneva a chiacchierare con Belle e Cappuccetto.

 

“E’ stata proprio una serata favolosa Emma” esclamò Belle.

 

“Non ho mai visto così tanti reali tutti in una volta ed alcuni erano davvero carino” concluse Cappuccetto strizzando un occhio.

 

“Ma nessuno di loro ha rapito il mio cuore” rispose onestamente la bionda.

 

“La notte è sempre una buona consigliera, lo dice sempre mia nonna” ribatté l’amica “A proposito di nonna, meglio che mi sbrighi altrimenti avremo l’ennesimo litigio, si stanno avvicinando i giorni del lupo e già sta preparando balestre e barricate, non potete immaginare quanto possa essere insopportabile in questo periodo” detto questo corse a perdifiato verso l’uscita.

 

“Per fortuna mio padre non è così opprimente” scherzò la mora.

 

“Beata te, i miei non appena si chiuderanno le porte verranno a chiedermi quale gentiluomo abbia scelto per il gran giorno” rispose.

 

“Rispondi onestamente, vedrai che capiranno”

 

I loro sguardi si persero nella sfilata di abiti che lasciavano il salone, mentre l’orchestra stava raccogliendo gli spartiti e la servitù sparecchiava.

 

Era notte inoltrata quando Emma raggiunse finalmente la sua camera, era persino riuscita a evitare qualsiasi interrogatorio da parte dei genitori con la scusa della stanchezza, ma l’indomani avrebbe certamente dovuto dare delle risposte alle loro innumerevoli domande. Al solo pensiero una smorfia si presentò sul suo viso.

 

Immersa in un silenzio quasi irreale, stesa sul letto, quegli splendidi occhi scuri tornarono alla memoria, quelle labbra rosse pronunciavano il suo nome, quasi volessero averla, quasi volessero strapparla da quel luogo per portarla via. Farle attraversare chissà quali paesi e condurla da lei. Non riusciva a dimenticare quell’incontro, quella donna… Regina… I loro occhi si erano incrociati per pochi istanti ma era come se il tempo si fosse fermato.

 

Le palpebre scesero, ed il sonno ebbe la meglio su di lei.

 

Nessuno stalliere era presente nelle scuderie, ed uno splendido sauro con una macchia bianca sul muso era già sellato. Non ebbe alcuna difficoltà a montarlo e si lanciò al galoppo verso il percorso ad ostacoli mentre, con la coda dell’occhio, notò non molto lontano un uomo che la osservava. Fu in un istante, ed una donna con abiti scuri apparve da una nube viola proprio dietro di lui.

 

La scena cambiò, era notte, davanti a lei la donna comparsa dalla nube stava parlando con un ragazzo quando ad un tratto la sua mano entrò nel petto dell’uomo estraendone il cuore ancora pulsante, per poi farlo diventare cenere tra le dita. “Madre” quella parola uscì dalle sue labbra senza che lei ne fosse cosciente e corse ad abbracciare quel corpo ormai inerme. Poteva sentire le lacrime calde percorrerle il viso, ed il respiro venirle a mancare. Ci fu poi la visione di un anello che nel buio scompariva.

 

Il sogno si interruppe, ed Emma si svegliò di soprassalto. Quanta brutalità avvolgeva quella scena, era solo un incubo ma poteva percepirne ancora i brividi sulla pelle come se avesse vissuto ogni singolo istante, come se riuscisse a partecipare al dolore di quella ragazza.

 

Non aveva mai visto quelle persone ne il luogo in cui si trovava, eppure sembrava di assistere ad una scena realmente accaduta talmente era nitido il sogno, talmente erano forti le emozioni provate.

 

“Chi mai può sopportare questo immenso dolore” pensò tra se e se.

 

Non riuscendo più a prendere sonno decise di cambiarsi d’abito e di scendere nelle cucine, dove la servitù stava iniziando a preparare la colazione per i reali. Il profumo del pane che cuoceva nel forno, della marmellata che veniva inserita nelle torte e delle spezie che venivano macinate la fece arrestare, così da inalare ogni singola sfumatura.

 

All’esterno, dalla finestra, poteva scorgere la raccolta delle uova e dell’uva ed un ragazzino che cercava di prendere, invano, un maialino scappato dal recito.

 

Era tutto così lontano dal mondo vissuto la sera prima e dalla sofferenza che aveva provato nel sogno. Rimase ad osservare ogni singola scena di una quotidianità che sembrava non essere più reale.

 

“Principessa Emma avete bisogno di qualcosa” Chiese una domestica, facendo un inchino alle sue spalle

 

“No, grazie. Stavo solo riflettendo” Rispose con un sorriso la bionda.

 

Passeggiò a lungo nei giardini, non accorgendosi del tempo che passava, distogliendo ormai il pensiero da quel sogno, doveva trovar le parole giuste, doveva dire ai suoi genitori che alcun principe presente la sera prima era stato per lei Vero Amore. Non avrebbe permesso altri ricevimenti, quello che voleva era poter vivere una vita normale, continuare le avventure di sempre e se si fosse presentata la persona giusta l’avrebbe riconosciuta subito, l’avrebbe riconosciuta il suo cuore.

 

Con i piedi, ancora immersa in quei pensieri, calciava un sassolino che andò a scontrarsi con la lastra di pietra sotto la quercia. Nella sua mente ripercorse quell’incontro ed un sorriso si materializzò sul suo volto. Quella donna che dal primo momento aveva cambiato una serata che poteva essere totalmente noiosa in una corsa alla curiosità. Quella donna che era stata in grado di farle perdere seppur con un solo sguardo il contatto con il mondo reale.

 

Quanto avrebbe voluto essere in un altro luogo, in un altro tempo ed ascoltare per una volta l’impulso e seguire quello che il cuore diceva di fare.

 

“Il cuore… Possibile che… Sia lei” di colpo il corpo si fermò “No… Non può essere”

 

Il sole era ormai alto in cielo, con tutta la forza che aveva in corpo e la calma nella mente percorse con tranquillità i lunghi corridoi. Tante, troppe domande l’avrebbero attesa in una sala da pranzo. Il coraggio di sicuro non le mancava, era pronta ad affrontar qualsiasi obbiezione, qualsiasi commento che avrebbe fatto sua madre. Eppure era certa che sarebbe uscita da quella stanza colma di rabbia.

 

Prima di entrare però  un sorriso apparve sulle labbra. Quell’incontro che ci sarebbe stato tra non molto la rallegrava, avrebbe nuovamente incontrato quegli occhi e assaporato i momenti interrotti la sera prima. Stavolta sarebbe stata pronta ed il cuore l’avrebbe condotta alla verità.

 

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Salve a tutti, eccomi di nuovo!!

Vi sembrerò ripetitiva, ma tengo fortemente al fatto di ringraziarvi tutti e sempre per ogni recensione lasciata, fanno davvero piacere *-*

Tornando al capitolo… Il sogno fatto da Emma le farà capire successivamente che la persona attraverso la quale vedeva la scena è Regina. Volevo che provasse sulla pelle quella sofferenza che aveva letto nei suoi occhi nel primo “incontro”.

Spero che vi sia piaciuto ed attendo i vostri, sempre preziosi, pareri.

Alla prossima

Trish

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Capitolo 7
*** Certezze ***


Quella notte la mente di Regina ripercorreva il suo passato. Gli incubi del giorno in cui perse per sempre Daniel affiorarono. E le lacrime che scendevano dai suoi occhi nel sogno ricadevano sul cuscino. Mentre era piegata ancora su quella tomba una voce delicata si presentò nel vento, co ricadevano sul cuscino. E mme un delicato fruscio.

 

“Non piangere, le lacrime che hai versato fino ad oggi potrebbero terminare molto presto, il tuo cuore tornerà ad amare veramente Regina”.

 

A quelle parole gli occhi si aprirono, e mille domande affioravano nella sua mente. Erano molti anni che quel sogno la perseguitava ogni notte, pronto a ricordarle quanta sofferenza può portare la perdita di un amore e quanta fragilità fosse ancora presente in lei, ma era la prima volta che qualcosa infrangeva quella routine.

 

Riprendere sonno era ormai impossibile ed avanzando verso la finestra che dava sulle montagne notò qualche fievole bagliore di sole dare inizio al nuovo giorno. L’albero di mele, nei giardini, si stagliava in tutta la sua maestosità, persino le mele sembravano bruciare talmente erano rosse e le guardie sulle mura del castello si stavano dando il cambio per la fine del turno. Inspirò la fredda brezza mattutina e i suoi occhi si persero per qualche istante sui prati che brillavano di rugida.

 

Percorse tranquillamente i lunghi corridoi ormai illuminati dai raggi del sole, che riflettevano sugli innumerevoli specchi posizionati sui muri, l’unico rumore che riecheggiava era il tacchettio dei suoi passi, per il resto un silenzio irreale. Entrò nella sala da pranzo, dove un abbondante colazione era servita su una tavolata deserta. Sir Henry si alzò dalla sedia appena vide apparire la figlia all’interno della stanza.

 

“Buongiorno mia Regina, spero abbiate dormito bene stanotte”

 

“Buongiorno a Voi padre”

 

I tintinnii dei cucchiaini nelle tazze erano l’unico suono che infrangeva quella quiete. Orchestre, vociare e distrazioni erano divenute un ricordo di un ricevimento che era terminato già da un pezzo.

 

“Voglio che il miglior cavallo delle stalle sia strigliato e preparato per l’ora di pranzo, oggi vado a fare una cavalcata e non voglio essere disturbata” esordì Regina senza distogliere lo sguardo dalla tazza di fronte a lei.

 

“Certo Vostra Maestà, sarà pronto per quando avete chiesto, devo farVi preparare altro?” chiese l’uomo.

 

“No, sarò di ritorno non appena il sole calerà”

 

Non voleva si sapesse dove avrebbe passato il pomeriggio, ne tantomeno con chi, oltre a questi minimi dettagli non venne aggiunta nessun altra precisazione, così appena terminata la colazione si diresse nuovamente verso le sue stanze dove preparò l’abbigliamento da cavalcata.

 

Era ancora presto rispetto a quanto le era stato detto, così decise di andare a far visita alla tomba del suo amato. Non avrebbe di certo trovato chiarezza del sogno in quel luogo, ma sarebbe stata in tranquillità ed avrebbe potuto riflettere.

 

Nella sua mano destra Regina fece comparire una stupenda rosa scarlatta che venne posata sopra quella lapide dove era inciso il nome Daniel. Era da molto tempo che non si recava in quel luogo perché di lacrime ne versava già troppe durante la notte. Il suo cuore era divenuto freddo come la pietra ormai, l’oscurità aveva preso il sopravvento in lei e riteneva quasi improbabile che quelle parole significassero qualcosa.

 

 Lo sguardo si perse su quella collina dove Biancaneve molti anni prima aveva dato un morso alla mela avvelenata. Nemmeno il potere di Malefica aveva potuto nulla contro il Vero Amore. Solo quella definizione la disgustava. Avrebbe potuto scegliere la via della vendetta e cedere al Sortilegio Oscuro ed alle sue conseguenze, ma sacrificare e perdere l’unica persona che ancora l’amava l’avrebbe fatta sentire ancora più sola di quello che era.

 

Di tempo ne era trascorso veramente tanto ed il castello con le sue terre era l’unico mondo che frequentava. Era divenuta prigioniera di se stessa, carcerato e carceriere, non c’era mai stata ragione alcuna per tornare indietro. Ed era bastata una ragazza dai capelli biondi e dagli occhi verdi per farla uscire dai suoi schemi. Non una ragazza qualsiasi, ma bensì la figlia di Biancaneve. Proprio quella bambina che aveva salvato da cavallo quand’era ragazza.

 

Ci si può aspettare di tutto dalla vita, ma a volte il destino è beffardo, cambia le carte in tavola a suo piacimento senza chiedere autorizzazione alcuna. E pensare che a quel ballo non voleva nemmeno partecipare.

 

Solo un leggero soffio di vento accarezzava la sua pelle ed il verso di alcuni animali al pascolo rimbombava nella vallata. Quella solitudine le faceva da compagna da molto tempo, aveva imparato a conviverci ogni singolo giorno ed a ricavarne ogni piccola riflessione in quel silenzio.

 

La mano di Regina accarezzò dolcemente la fredda tomba dell’uomo che avrebbe voluto aver accanto per sempre, come se quella mano stesse accarezzando il suo viso. La magia non può riportare in vita i morti, ne era consapevole ed era anche il prezzo che una vita eterna avrebbe portato con se, la sofferenza. L’unico ricordo materiale che aveva di lui era un semplice anello da cui non si sarebbe mai separata, racchiudeva in se una promessa di matrimonio che mai si sarebbe consolidata.

 

Doveva esserci anche per lei un lieto fine e quello era il suo finché non le venne strappato via dalla persona che prima di tutte avrebbe dovuto amarla. Amarla come figlia e come donna. C’era un legame di sangue indissolubile tra loro. Eppure perfino dopo tutto il dolore che le aveva inferto non sarebbe mai riuscita ad odiare completamente sua madre, provava ancora amore nei suoi confronti e lo avrebbe provato sempre.

 

Aveva costruito una corazza intorno a lei, per evitare che il suo cuore iniziasse di nuovo a battere, che iniziasse a provare di nuovo sentimenti per paura di soffrire ancora di più. Eppure sentiva che qualcosa stava cambiando, quell’incontro avvenuto il giorno prima era stato come un salto nel buio, un buio che per la prima volta non conosceva, le era estraneo ma che la attraeva. Quei grandi occhi la osservavano rapiti e avevano incrinato quella fortezza in cui aveva racchiuso quella sua fragilità.

 

Gli occhi di Regina si spalancarono quando un pensiero attraversò la sua mente. I ricordi delle emozioni che aveva provato con Daniel la prima volta che si incontrarono, erano gli stessi che aveva provato la sera prima con Emma. Quel formicolio allo stomaco, quell’agitazione incondizionata, quella sensazione di serenità.

 

“Quella Emma dev’essere la chiave della mia felicità” pensò.

 

I suoi occhi ricaddero di nuovo sul nome inciso, forse doveva andare in quel modo, forse era già stato scritto tutto, di certezze non ne avrebbe mai avute. Prese tra le mani quel piccolo gioiello che teneva al dito e lo posò sulle labbra. Non avrebbe di certo dimenticato quell’uomo, quell’amore, ma era giunto il momento di alzarsi dalla polvere, tornare a vivere o provare a farlo. Con un mezzo sorriso sulle labbra, una densa nube viola comparve su di lei e si trovò nuovamente nella sua stanza.

 

Con molta calma si cambiò d’abito, era da molto tempo che anziché vestirsi con l proprie mani utilizzava la magia e le parve quasi come se lo stesse facendo per la prima volta. Camicia bianca, pantaloni nocciola, stivali marroni con guanti abbinati ed una giacca azzurra. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo vestita in quel modo, quando dava prova di dimestichezza nei salti ad ostacoli a cavallo con suo padre che la osservava orgoglioso.

 

L’ora di pranzo era giunta ed una delle guardie si presentò al cospetto di Regina per informarla. Era basito nel vederla in quelle vesti, per la prima volta non gli parve di avere di fronte la Regina Cattiva ma una fanciulla aggraziata, per fortuna l’elmo sulla testa impediva alla donna di guardarlo in volto.

 

Ancora poche ore e si sarebbe trovata davanti alla persona che avrebbe potuto renderla felice ogni singolo giorno, nella speranza che i suoi sentimenti fossero ricambiati e che quel fato fosse per la volta dalla sua parte.

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Salve a tutti!!

Sempre tra Voi J Mi c’è voluto un po’ per aggiornare ma sono iniziati i corsi di ballo.

Comunqueeee… Nuovamente grazie per le recensioni del precedente episodio. Mi spiace Celian1987 ma dovrai attendere ancora un episodio per poter leggere finalmente l’incontro tra le due. Resistiiiii ahahah

Attendo come sempre i Vostri pareri.

A presto

Trish

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Capitolo 8
*** Verso l'incontro ***


Il pranzo iniziò in modo totalmente diverso da come aveva immaginato, sia sua madre che suo padre erano in silenzio, anche se i loro sguardi valevano più di mille parole.

 

“Emma Tesoro, è un piacere fare colazione insieme stamattina, pensavo che le ore piccole di stanotte influissero sul tuo risveglio” disse James per rompere quel ghiaccio che s’era formato.

 

“Un sogno a fatto si che mi svegliassi prima del previsto, ma ho avuto comunque modo di riposare” rispose la bionda.

 

“Emma mia cara” continuò la madre “Il ballo di ieri sera è stato assolutamente perfetto e spero tu abbia avuto modo di conoscere dei principi interessanti che…”

 

Quel modo di iniziare già un discorso, di per se fastidioso, non piacque per niente a Emma, già sapeva dove la madre voleva andare a parare, così con tutta la fermezza che possedeva replicò.

 

“Si sono stata costretta a parlare e ballare con tutti i damerini presenti in quella sala, ma nessuno di loro ha attirato la mia attenzione madre. Il Vero Amore che cerco io non è di certo in quei palloni gonfiati che erano presenti ieri sera. Solo una persona è riuscita a farmi perdere la cognizione del tempo e dello spazio in una serata che sembrava quasi infinita e avrò modo di vederla molto presto” detto ciò, congedandosi, uscì dalla stanza sbattendo la parta e lasciando i genitori a bocca aperta.

 

“Sai forse di chi stava parlando?” chiese incuriosito James

 

Snow pur non aprendo bocca fece intendere al marito che non ne aveva proprio idea con un gesto delle mani.

 

L’aria iniziava ad essere pesante al castello, ed Emma non riusciva proprio a sopportare quella situazione, avrebbe di certo tenuto testa a sua madre, ma quel giorno non voleva essere di pessimo umore, cosi si diresse correndo verso le stalle. Un minuto di più in quel luogo e si sarebbe trovata Biancaneve alle spalle per delle delucidazioni. Sellò il cavallo più in fretta che poteva e senza avvisare nessuno si lanciò al galoppo verso l’uscita del castello. Nella Foresta avrebbe trovato di certo la tranquillità che voleva ed avrebbe finalmente potuto rivedere Regina.

 

Era cresciuta in quel luogo, che molti temevano per le svariate creature che lo popolavano ma, per lei era come una seconda casa, le avventure più belle le aveva vissute li e nemmeno i temuti troll ormai le facevano paura. Di certo non era un comportamento da principessa, ma s’era sempre ritenuta un maschiaccio. La vita di corte era certamente il suo futuro, ma non lo era oggi.

 

Finalmente lontana da casa, procedeva al passo ed inalava tutti i profumi e rumori che la Foresta le offriva. Sui rami degli alberi degli usignoli davano sfogo al loro meraviglioso canto ed alcuni scoiattoli la inseguivano sui rami più alti. Quanto le piaceva quel luogo, la faceva sentire viva, serena e libera. Persino la pressione che sua madre le aveva causato ormai era acqua passata. Coglieva ogni piacere di quel luogo, era il suo nascondiglio, il suo covo e per la prima volta l’avrebbe condiviso con qualcun altro. Qualcuno che era riuscito a rapirla con un solo sguardo ed a farle provare quello che in vita sua non aveva mai sentito… Emozioni vero.

 

In un salone quasi deserto, Regina si stava gustando il pranzo in rigoroso silenzio. Suo padre non aveva mai osato chiedere di potersi sedere al suo fianco. Rispettava sua figlia tanto quanto un suddito rispetta la propria regina. La tristezza però era presente nei suoi occhi, quanto avrebbe voluto vederla accanto ad un uomo che potesse riportare la felicità non solo nel suo cuore ma anche in un reame ormai dimenticato dal mondo. Quei silenzi potevano essere riempiti, quell’oscurità divenire bagliore e quelle porte chiuse a tutti aprirsi a balli, ricevimenti e feste. C’era stato tempo in cui tutto questo accadeva ma ormai restava solo un vago ricordo su alcune tele ingiallite di quadri appesi alle pareti.

 

Le mani di Regina sudavano ed il cuore batteva in gola, persino lo stomaco si era chiuso, erano sensazioni ed emozioni dimenticate. Più passava il tempo più aveva voglia di vedere quel viso, immergersi nuovamente in quel verde e sentirne il respiro sulla pelle. I pensieri si sovrapponevano tanto da farle dimenticare il mondo che la circondava. La lingua percorse la sua bocca ed il labbro inferiore venne stretto fra i denti.

 

La mora prese un lungo respiro che si appoggiò allo schienale del trono posto a capotavola, lo sguardo perso nell’immenso soffitto dove uno prestigioso lampadario si stagliava sopra la sua testa. Quella donna la stava facendo impazzire e non poteva sopportare di non averla.

 

“Padre” la mora ruppe il silenzio

 

“Mia Regina” rispose l’uomo avvicinandosi alla figlia

 

“Sono combattuta e per la prima volta mi sento incapace di trattenere delle emozioni”

 

Detto ciò si alzò dal trono ed abbracciò il padre. Era da 28 anni che Regina non manifestava quest’affetto, all’epoca scelse la via della redenzione e non della vendetta. Henry non chiese, sapeva i cambiamenti della figlia si cinse soltanto a ricambiare quel tenero gesto. Durò qualche istante poi la mora si congedò ed uscì dalla stanza lasciando il padre con un leggero sorriso sul volto.

 

Come ordinato, il suo amato destriero era pronto per la cavalcata. Il manto era davvero impeccabile e lucido, ed una sella era già stata posizionata sopra la schiena dell’animale. Con molta dimestichezza Regina si issò e procedette in modo signorile verso l’uscita delle stalle.

 

“Vostra Maestà” esclamarono alcune guardie vedendola uscire

 

“Oggi non esigo nessuna scorta, restate a palazzo” Disse la mora senza nemmeno degnarli di uno sguardo.

 

Detto questo lanciò il cavallo al galoppo sulla strada che l’avrebbe portata alla Foresta Incantata. Il vento passava tra i capelli, si sentiva così felice, come se stesse andando per la prima volta ad un appuntamento. La lunga distesa di prati venne percorsa rapidamente dal cavallo, che pareva risentire minimamente della distanza percorsa, man mano i fitti alberi della Foresta Incantata diventavano più vicini fino a delineare ogni singolo ramo.

 

Regina sapeva orientarsi decisamente bene all’interno della boscaglia, quando era ragazzina le piaceva addentrarsi per sfuggire alle grinfie della madre ed il tempo non aveva cambiato per niente quel luogo. L’odore della terra umida, i giochi di luce che facevano i raggi del sole attraverso i rami, le gocce di rugiada sulle foglie ed i versi degli animali intorno a lei ed anche se non lo dava a vedere una parte di quella ragazzina viveva ancora in lei.

 

Emma, era arrivata da diverso tempo nel luogo dell’incontro, quella solitudine l’aveva aiutata a raccogliere tutte le idee che aveva per la testa. Se il cuore la spingeva fra le braccia di quella donna, un motivo c‘era, ed aveva intenzione di seguirlo. Era lontana da quel luogo sorvegliato, da quella madre invadente e quel mondo che non le apparteneva. Qualunque cosa sarebbe successa in quella Foresta non avrebbe in alcun modo condizionato i pensieri dei suoi genitori, sarebbe rimasto un segreto tra loro.

 

Tra la fitta vegetazione che insidiava il Pozzo dei Desideri fece finalmente capolino Regina. Le due donne si scambiarono uno sguardo ed un semplice e dolce sorriso comparve sulle loro labbra. Quel luogo era famoso per realizzare ogni tipo di desiderio, ed entrambe ne avevano uno.

 

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Salveeee!!

Potrà passare anche una settimana ma non posso non aggiornare questa FF.

Grazie per i commenti lasciati e per le persone che stanno seguendo l’evolversi di questa relazione.

Ormai l’incontro tra le due sta per avere inizio… Per la felicità di tutti voi eheheh

Attendo di leggere i Vostri sempre graditi e preziosi commenti

Trish

 

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Capitolo 9
*** IL VERO AMORE ***


“Buongiorno Regina” esclamò la bionda, alzandosi dalle pietre su cui era poggiata.

 

“Buongiorno a Voi Emma” continuò Regina procedendo con cautela tra le radici ed i tronchi d’alberi caduti.

 

“Speravo davvero che aveste accettato il mio invito per oggi, sono vivamente dispiaciuta per l’accaduto delle sera scorsa e volevo avere modo di porgervi le mie più sentite scuse senza essere disturbata perennemente. E di certo la Vostra compagnia oggi non fa che rallegrarmi la giornata”

 

“Non è accaduto nulla di grave ieri sera, al contrario. Mi ha fatto veramente piacere conoscervi ed è stato ancora più piacevole questo invito”

 

Le due donne si sedettero su un tronco caduto a terra. L’imbarazzo si leggeva negli occhi di entrambe e le rispettive presenze incutevano non pochi sentimenti nei confronti dell’altra. Un silenzio quasi irreale si frappose tra loro, sapevano quanto fosse difficile esprimere i propri sentimenti, specialmente quando di fronte a loro non si delineava un principe virile come avrebbero voluto i relativi genitori.

 

Fu Emma, che dopo aver preso un lungo respiro, iniziò un discorso che avrebbe potuto rivelarsi un grave errore non sapendo ciò che provava la mora.

 

“Sapete, il ricevimento tenutosi doveva essere un modo per incontrare l’uomo che un indomani mi avrebbe affiancato nella vita, come sposo, come miglior amico e come re di un regno che non sarei mai in grado di gestire da sola. Tanti, forse troppi sguardi ho incrociato ieri sera ma solo uno ha fatto battere forte il cuore, ha dato una boccata d’ossigeno puro ai polmoni ed abbattuto ogni senso. E Vi giuro che non ho mai provato niente del genere. E quello sguardo è …”

 

Una pausa seguì, non sapeva a cosa sarebbe andata in contro, ma doveva farlo. Non avrebbe potuto vivere con quel dubbio, quel sentimento nascosto.

 

“… Il Vostro”.

 

Gli occhi della bionda stavano osservando un punto impreciso della foresta non sarebbe riuscita a sostenere il colpo. Regina rimase a bocca aperta, sbalordita, non era di certo preparata ad un’esclamazione così diretta e che rispecchiasse i suoi stati d’animo.

 

“Io non posso…”

 

Regina non riuscì a finire la frase che Emma si alzò in piedi e le voltò le spalle.

 

“Non era di certo mia intenzione ferirVi in alcun modo e posso già immaginare il Vostro pensiero. Mi spiace tanto credo sia meglio che torni a palazzo.”

 

“No… Volevo dire che io non posso credere che ciò che avete provato sono gli stessi  sentimenti che il mio cuore aveva scordato. Non appartenevano più a me, eppure siete stata in grado di farli rivivere, di far sciogliere quel ghiaccio che aveva bloccato tutto questo.”

 

“Cioè?” rispose la bionda

 

L’aria divenne improvvisamente pesante, i loro occhi erano di nuovo incastrati tra loro, le mani di Regina presero delicatamente quelle di Emma. Stavolta non ci sarebbe stata nessuna interruzione, nessuna paura, erano sole ed avrebbero trovato una spiegazione a quei sentimenti.

 

Quel piccolo gesto fece sussultare entrambe le donne, nei loro stomaci si potevano percepire milioni di farfalle, ed il cuore balzò in gola. Se quello era un sogno, era il momento per svegliarsi, ma così non fu, era la vita reale.

 

I loro volti si avvicinarono, di nuovo il respiro poteva sfiorare la pelle. Quella distanza che c’era stata fra loro si andava man mano stagliando. Le labbra finalmente si sfiorarono, si toccarono, fu un emozione nuova, un soffio di vita. Le labbra di Emma cosi morbide, delicate e desiderose e quelle di Regina rosse, vogliose e sicure. Gli occhi erano chiusi, cosi da assaporare ogni singolo piacere, le mani di Emma si posizionarono intorno al bacino di Regina e quelle dell’altra erano immerse nei capelli della bionda.

 

Gli occhi si aprirono ed era come aprirli per la prima volta dopo anni, l’Amore, il Vero Amore era proprio davanti a loro, non si sarebbero mai aspettate questo. Avevano tanto desiderato quel giorno, il giorno in cui tutti le attese e le sofferenze avrebbero lasciato spazio a tutto questo.

 

Il tempo di prendere respiro e le labbra si unirono nuovamente, lasciando spazio alle lingue che ambiziose si rincorrevano; i sensi vennero abbandonati da entrambe ed il desiderio ebbe la meglio. Quella bramosità che il corpo chiedeva doveva essere saziata. Le mani iniziarono a slacciare bottoni, slegare lacci, desiderose finalmente di toccare il corpo della persona tanto voluta, tanto attesa.

 

Quando finalmente i loro corpi nudi si toccarono non ci furono più contegni. Era come avere tra le mani l’oggetto più delicato che esistesse al mondo. Entrambe si adagiarono sui vestiti ormai caduti a terra. Emma aprì gli occhi, poteva ammirare sotto di lei la perfezione, con delicatezza iniziò a baciarle il viso, ne percorse i lineamenti con la punta della lingua.

 

I brividi pervasero Regina quando Emma iniziò a succhiarle il lobo dell’orecchio ed un gemito uscì dalle sue labbra. La bocca della bionda ancora desiderosa di quel corpo continuò il suo corso, sul collo lasciò piccoli segni, come a dimostrare che quella donna ormai apparteneva a qualcuno. I capezzoli si irrigidirono e come un neonato, Emma li fece suoi.

 

Era ormai in preda alle emozioni la mora, nessuno avrebbe distrutto quel momento, era ciò che aveva sempre voluto, sentirsi desiderata, voluta da qualcuno. Le mani della bionda accarezzavano i suoi seni mentre il suo viso continuava a scendere, voleva possederla, voleva privarla di ogni pudore in quel momento. Prima di scendere nella sua intimità il suo sguardo percorse nuovamente quella figura, ed un viso ormai in piena godimento fu la conferma che voleva. La sua bocca, la sua lingua presero possesso dell’intimità di Regina.

 

Fu un piacere inebriante quello che la pervase, tanto che ne raggiunse l’apice. Un grido soffocato uscì dalla bocca della mora ed Emma poteva coglierne il sapore. Quanta gioia pervase gli occhi della mora, quelle lacrime che scivolavano sul suo viso per la prima volta non erano indirizzate a sofferenza.

 

Il respiro era affannato, la bionda con cautela raggiunse il viso di Regina e lo baciò con immensa delicatezza. Non chiese nulla sulle lacrime che scendevano sulle guance, perché la risposta a quella domanda arrivò poco dopo.

 

La mora si posizionò sopra il corpo di Emma ed all’orecchio le sussurrò qualcosa.

 

“Grazie”

 

Una semplice parola. Poi le labbra si posizionarono su quelle della bionda e le mani andarono a cercare quelle dell’altra.

 

Non riuscì proprio a farne a meno, era come se il corpo della bionda la chiamasse a se; ne assaporò ogni singolo centimetro, era un richiamo a cui non poteva resistere, ogni bacio dato su quella pelle era fuoco sulle sue labbra. E più ne dava più ne voleva dare.

 

Un corpo tonico, forte si presentava sotto il suo, come aveva immaginato non sarebbe mai riusciva a storcere un capello a quella donna al contrario, un solo bacio aveva abbattuto qualsiasi corazza che aveva costruito intorno a se. Sua madre aveva torto, lei aveva torto, aveva sempre creduto che l’Amore fosse solo che una debolezza, ma ora sentiva una forza immensa dentro di lei. E la stava manifestando proprio in quel momento.

 

Ogni parte del corpo fu baciata, accarezzata, voluta e non ci volle molto prima che quelle labbra prendessero possesso del punto debole di Emma e nella Foresta Incantata un nome riecheggiò, come a dimostrare al mondo che in quell’incontro c’era molto di più che una scappatella segreta.

 

I loro corpi nudi, stretti in un tenero abbraccio ammirarono il correre delle nuvole in cielo in completo silenzio. Non c’erano abbastanza parole per descrivere quell’Amore sbocciato in una singola serata. Poco importava se al loro fianco c’era il corpo di una donna anziché quello di un uomo. L’Amore va oltre tutto questo quando due persone sono destinate a stare insieme. Quando sono le emozioni che nascono a creano un legame indissolubile, come se il destino avesse già capito tutto, ed avesse creato l’una per l’altra.

 

Lontano da occhi indiscreti, in una giornata di sole, il desiderio di entrambe si realizzò. Il Vero Amore trovò posto nei loro cuori. Anche stavolta il Pozzo dei Desideri aveva lasciato il suo frutto.

 

Fu difficile trovare la forza per separarsi, per tornare nei rispettivi castelli senza aver accanto la persona che tanto avevano atteso. Ma si lasciarono con la promessa di rivedersi il giorno seguente. Nulla ormai poteva contrastare quest’Amore scritto nel destino.

 

 

Salve a tutti!!

So di essere in netto ritardo con la pubblicazione di questo seguito, ma spero che questo possa farmi perdonare.

Come avete visto la storia non finisce qui, nella mia testa hanno già preso forma altri capitoli.

Resto in attesa di Vostre, sempre gradite, recensioni.

Alla prossimaaaaaa

Trish

 

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Capitolo 10
*** Gli errori del passato ***


Fu la notte più bella che entrambe avessero mai avuto, solo dolci e teneri sogni cullarono le due donne. La mente vagava tra i momenti vissuti il pomeriggio precedente ed un tempo non ben definito nel quale non c’erano evasioni o rifugi segreti dove il loro amore poteva sfociare e consumarsi. Ma come in tutti i più bei sogni fu il bagliore di un raggio di sole a risvegliarle.

 

Un nuovo giorno, un giorno che iniziava con un bellissimo sorriso e il pensiero vagava già in quel luogo, il loro luogo. Entrambe le famiglie si accorsero che qualcosa nelle loro figlie era cambiato, una luce nuova si ammirava negli occhi di entrambe, ed era impossibile non leggere tra le righe e capire che qualcosa era successo.

 

Un uomo dalle vesti eleganti, con uno sguardo fiero e dai modi signorili bussò pesantemente alle porte del palazzo di Regina. Al suo fianco un robusto cavallo riportava sulla coperta presente sotto la sella l’inconfondibile stemma del regno di Biancaneve. Le porte si aprirono lentamente e l’uomo s’incamminò con assoluta tranquillità lungo il percorso che l’avrebbe condotto all’entrata principale del castello.

 

Regina comparve dall’uscio del grande portone, dal quale solitamente usciva il padre Henry per accogliere gli ospiti e nel vedere chi aveva di fronte un sussulto la colpì in pieno petto.

 

“I miei più sentiti ossequi Vostra Altezza” disse l’uomo dopo aver fatto un plateale inchino “Ho ricevuto l’ordine dalla Regina Biancaneve di portarVi questo scritto” detto ciò l’uomo estrasse dalla sacca del suo fidato destriero una pergamena chiusa che consegnò tra le mani alla mora.

 

“Possibile che Biancaneve abbia scoperto ciò che era accaduto il giorno prima? O che Emma avesse raccontato alla madre tutto?” I brividi percorsero la sua schiena al pensiero di ciò che poteva esserci tra le righe di quel foglio. Con un cenno del capo ringraziò il guerriero davanti a lei che senza altre parole montò sul cavallo e attraversò nuovamente le grandi porte, lasciandosi alla spalle una Regina persuasa da dubbi.

 

La donna rimase qualche istante a contemplare ciò che aveva in mano, non poteva nuovamente perdere la persona amata. Anche per lei doveva esserci un lieto fine, si era redenta molti anni prima, possibile che quello sforzo fatto non avesse cambiato nulla? Una nube viola cosparse il suo corpo e si trovò nelle sue stanze. In quel luogo nessuno avrebbe potuto vedere eventuali lacrime versate.

 

Il sigillo di cera venne rotto e con la mano lievemente tremante il foglio venne srotolato con molta cautela.

 

“Mia Cara Regina,

Sono stata davvero entusiasta nel rivederti a palazzo durante la cerimonia. E da quella sera non faccio altro che pensare a quanto io abbia sbagliato molti anni fa. Il tempo può lenire tante cose ma il malessere che provo nell’averti rovinato la vita mi mangia ancora oggi. Spero davvero in un tuo perdono. Ero una ragazzina ingenua e mi sono fidata della persona sbagliata. Non avrei mai pensato che Tua Madre potesse arrivare a fare un gesto simile. So quanto hai sofferto per aver sposato un uomo che non hai mai amato ma purtroppo non me ne sono mai resa conto fino al giorno in cui compii il primo passo sull’altare. Al mio fianco ho l’uomo che ho amato dal giorno in cui l’ho incontrato la prima volta e non posso minimamente pensare alla tristezza che provasti tu nel fare quel passo verso un futuro che non ti apparteneva.

Voglio dissolvere quell’odio che tu provi nei miei confronti, e riavere un’amica accanto, trovare nel tuo abbraccio la stessa sicurezza che provai il giorno in cui mi salvasti la vita.

Sarei molto entusiasta se accentassi l’invito per il pranzo di oggi presso il mio castello per sanare quell’attrito che c’è tra noi.

Biancaneve”

 

Era un misto di rabbia, rancore e sollievo quello che la mora provò non appena ebbe finito di leggere. Nella sua mente ancora vagava la sofferenza che quella giovane bambina provocò, ma il tempo allevia anche le ferite più profonde ed era arrivato il momento di cambiare pagina, se aveva provato tutto quel dolore un motivo c’era, magari quello era il prezzo di un errore che aveva dovuto pagare sulla sua pelle. Ma ora il destino aveva di nuovo condotto un Amore nel suo cuore… Un Amore che era proprio il sangue del sangue di quella persona che tanti anni prima aveva rovinato la sua vita.

 

Stivali di pelle, pantaloni aderenti, un corpetto aderente ed un sontuoso soprabito ricamato, il tutto di un nero impeccabile comparvero sul suo corpo e per dare un altro tocco d’eleganza un cappello in tinta venne posizionato sopra i lunghi capelli ondulati della donna. La sua bellezza era inaudita, qualsiasi uomo sarebbe rimasto abbagliato da ciò. Peccato che la sua fama antecedeva il suo corpo cosi perfetto.

 

L’elegante carrozza attendeva la donna esattamente dove il soldato qualche ora prima s’era fermato. Era già la seconda volta che nel giro di pochi giorni faceva ritorno in quel castello, se avesse pensato una cosa del genere qualche anno prima di certo non ci avrebbe creduto.

 

I pensieri le fecero compagnia per tutto il tragitto, avrebbe rivisto Emma, la Sua Emma tra le mura di quel palazzo che le aveva fatte incontrare, conoscere.  Ma avrebbe dovuto valutare ogni parola, sguardo e comportamento per non far insorgere nella madre i sospetti di un loro incontro o altro. L’attesa nel rivederla era divenuta massacrante, eppure s’erano viste il giorno prima, ma tutto le ricordava quegli incantevoli occhi verdi, quelle labbra morbide, quel corpo forte e quel profumo inebriante.

 

Le lunghe gradinate di corte furono percorse velocemente da Emma, era dalla sera prima che sentiva dentro di se un energia nuova e le pareva quasi impossibile che fosse l’Amore che le concedeva tutto questo. Aveva una gran voglia di abbracciare i suoi genitori per ringraziarli involontariamente di quel ballo, di quella possibilità che le era stata concessa per conoscere quelle donna che tanto desiderava, che tanto aveva atteso.

 

Trovò sua madre intenta a assaporare una tazza di infuso caldo davanti al camino e, dalla finestra del salone poteva scorgere il padre che si esercitava con la spada insieme ad alcuni soldati. Senza i tacchi ai piedi il suo passo non rimbombava all’interno della stanza e dopo aver inciampato nel tappeto sotto le sedie si posizionò davanti al camino.

 

“Ti vedo alquanto esuberante ed allegra stamattina figlia mia”

“Assolutamente si Madre, ho passato un ottimo pomeriggio in compagnia ieri e questo mi rallegra molto le giornate”

 

Ricordava benissimo la reazione avuta dalla figlia la mattina precedente così Biancaneve eclissò il discorso senza chiedere ulteriori informazioni.

 

“Emma cara, oggi a pranzo avremo un ospite di cui non t’ho mai parlato, ho commesso un errore madornale in passato ed ho causato la rabbia e l’infelicità di questa persona. Oggi voglio dimostrare che non solo lei è cambiate, ma anche io”

“Cosa è accaduto di così tanto grave madre?” rispose la bionda incuriosita

“Ho negato a questa persona di poter amare l’uomo che tanto riempiva d’amore il suo cuore, e per colpa di questo mio malinteso e mia ingenuità egli è morto per mano di un essere talmente spregevole da indurre questa donna all’utilizzo della magia nera e al potere. E se questo non bastasse è stata obbligata a sposare un uomo che non ha mai amato. So che è una cosa orribile quella che ho fatto ma all’epoca ero solo una bambina e come tale mi sotto fatta abbindolare da sua madre.” Lo sguardo di Biancaneve era perso all’interno di quella tazza davanti a se, quasi non volesse leggere negli occhi di Emma l’emozione causata da quella confessione.

“Possibile che questa donna si sia lasciata trasportare da questo desiderio vendicativo?”

“Vedi cara, il suo unico scopo era quello di vedermi soffrire tanto quanto io ho fatto soffrire lei. Ogni persona che mi nascondeva veniva uccisa, ed in ogni dove erano appese locandine che chiedevano la mia morte. Quando lei sposò mio padre, quindi tuo nonno, all’interno del suo cuore già provava rabbia nei miei confronti. E quando lui morì non esitò nemmeno per un istante a darmi la caccia.”

“Ma questo è orribile”

“Sai Emma, so di aver sbagliato e me ne pento ancora oggi della sciocchezza commessa, ma so anche che questa donna si è redenta ed il suo cuore non è più bramoso di rabbia e potere. E’ stata a lungo lontano dal resto del mondo ed ora voglio che tutto venga dimenticato e che si ricominci una nuova vita. Voglio che lei possa perdonarmi come io ho perdonato lei.”

“Ma questa donna ha commesso delle cose spregevoli, mi rendo conto che la rabbia ha la meglio sulle emozioni ma possibile che ella posso essere perdonata?” chiese con disprezzo Emma

“So benissimo che molte vite sono state infrante, ma potevano essere salve se io non avessi spezzato quella del suo amato Daniel. Quando si ha al proprio fianco la persona che più ami e ti viene portata via allora la reazione che si ha è devastante e ti spinge a fare cose orribili”

“Me ne rendo conto anche io adesso, ho incontrato una persona che mi sta rendendo felice senza fare nulla di eccezionale e non so cosa farei se qualcuno impedisse questa mia gioia”

 

Un sorriso malinconico si dipende sul volto di entrambe. Nel frattempo la sontuosa carrozza di Regina stava entrando nel cortile del castello di Biancaneve. Il cavalli si arrestarono ed un ragazzo si avvicinò alla porta della carrozza e dopo un solenne inchino, la bruna fece capolino dall’interno mentre la polvere alzata dalle ruote pian piano andava ad adagiarsi a terra.

 

Il passo elegante di Regina si faceva strada tra i corridoi del castello preceduta soltanto da una guardia che l’avrebbe accompagnata al cospetto di Biancaneve. Il tacchettio riecheggiava in quei lunghi corridoi e solo l’eco rompeva quel silenzio. All’interno della stanza si distinsero i bussare alla porta d’entrata. Biancaneve, voltatasi, incitò il suo soldato ad entrare mentre Emma dal canto suo s’era messa di spalle ed osservava dalla finestra la dimestichezza del padre.

“Vostra Altezza. La Vostra ospite è arrivata”

 

Un piccolissima pausa seguì quella frase e la figura della mora face la sua comparsa all’interno della stanza.

 

“Mi fa veramente piacere tu abbia accettato l’invito Regina”

Dopo aver sentito quel nome Emma si girò e trovò di fronte a se la figura della mora vestita di tutto punto. Possibile che la donna che il suo cuore le aveva indicato come il Vero Amore era un essere crudele e spietato e per di più era anche la matrigna di sua madre.

“E’ un vero piacere per me essere qui Biancaneve”

Gli occhi di Regina andarono poi ad incontrarsi con quelli di Emma e non ci trovò più del tenero. Ora si poteva leggere stupore, tristezza e incredulità.

“Emma ti presento Regina, lei è la persona di cui ti ho parlato poco fa”

“Regina questa è mia figlia Emma, non credo di aver avuto modo di presentartela al ballo”

Il quel momento la mora colse ogni singola spiegazione di quello sguardo e si vergognò di tutto quanto. Per la seconda volta il Vero Amore si stava allontanando dalla sua vita per colpa di Biancaneve.

 

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Eccomi con un nuovo capitolo di questa FF.

Chi poteva non incrinare un Amore sul nascere se non Biancaneve?! Lo zampino ce lo mette sempre…

Resto in attesa dei Vostri graditissimi pareri.

Alla prossimaaaaaaa

 

Trish

 

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Capitolo 11
*** Le seconde possibilità ***


Fu come se la stanza si stesse chiudendo in se stessa. Le pareti divenivano sempre più strette ed i pochi metri che le separavano sembravano quasi infiniti. Non c’era stato bisogno di spiegazioni, il volto della bionda parlava da solo. Il più orribile dei segreti era stato svelato. Non sarebbe rimasto tale, tutto sarebbe stato raccontato a tempo debito quando Regina avrebbe avuto la sicurezza che qualsiasi cosa fosse accaduta Emma sarebbe rimasta al suo fianco.

 

In quella stanza si fermò il tempo e lo spazio. Solo il rumore della legna che ardeva  e delle spade che si incrociavano infrangeva quel gelo. Un gelo che non si sarebbe di certo sciolto con una fiamma qualsiasi. I loro sguardi erano persi l’uno nell’altra e persino Biancaneve si accorse che c’era qualcosa di ambiguo in tutto ciò. Osservava prima la figlia e successivamente la matrigna con continuità senza sapere in cuor suo perché Emma avesse quello volto incredulo davanti ad una donna che non poteva mai aver conosciuto in vita sua.

 

Gli occhi della bionda iniziarono a gonfiarsi per le lacrime trattenute, aveva voglia di piangere, disperarsi, urlare al mondo perché la sua mente, il suo corpo e soprattutto il suo cuore avevano ceduto ad una donna cosi crudele, ripugnante e cattiva. Si cattiva era il termine corretto… Regina Cattiva. In tutte le favole ne è presente una e fino a quel momento la sua favola, la sua vita non aveva ancora incrociato quel fato tanto orribile. Gli occhi si abbassarono e l’unica cosa che in quel momento voleva fare era scappare, correre il più lontano possibile da quella stanza, da quella persona. Le gambe si mossero, passo dopo passo, finché non si trovò esattamente a fianco di quella che pensava fosse l’Amore, il Vero Amore. Gli occhi di entrambe erano incastrati ancora tra loro. Lo sguardo era basso però come se si volesse nascondere la più terribile delle colpe.

 

Emma poteva ancora sentire il suo profumo, quel delicato profumo di mele che sempre aveva accompagnato quella donna, che dal primo momento l’aveva incuriosita. Poteva sentire il suo respiro spezzato da dalla tristezza, dalla sorpresa, dalla consapevolezza di aver commesso un errore imperdonabile. Un altro passo, stava ormai di spalle a Regina, di spalle all’unica persona che fino a quel momento, da quando l’aveva conosciuta, aveva riempito le sue giornate di sorrisi, di desideri. Ora di tutto ciò rimaneva un vago ricordo, perché il cuore della bionda piangeva, piangeva di lacrime amare. Non poteva voltarsi, non riusciva a farlo anche se la mente come sempre voleva l’opposto.

 

Regina dal canto suo non poté fare a meno di assistere ad una storia già vissuta, ma scritta in maniera differente. Un altro futuro si stava sgretolando. Non era più un cuore ad andare in polvere ma la terra sotto i suoi piedi e le pareva di vedere un baratro nero senza fondo nel quale sarebbe precipitata nuovamente.  Quando Emma le fu accanto il suo corpo era come immobilizzato bloccato da quella dannata paura di vivere in eterno con l’ennesimo fallimento in amore.

 

I passi erano lenti e pian piano si avvicinavano a quella porta che sarebbe stata la via d’uscita da quella stanza, da quell’Amore che tanto aveva bramato, atteso di vivere. La mano di Emma ormai era poggiata sulla maniglia. Il sogno era finito si ripeteva nella mente. Il sogno di vivere la vita che voleva con la persona che voleva, che era stata scelta dal destino per lei.

 

Lo sguardo di Biancaneve era incollato a quella strana scena che si stava via via sviluppando davanti ai suoi occhi, era incredula, sbigottita da tutto questo.

 

“Emma aspetta” la voce di Regina ruppe quel silenzio che era piombato in quella stanza, ma ne segui altrettanto.

“Mi spiace” Fu nuovamente lei a parlare

“Come hai potuto fare tutto quel male? Che razza di donna sei?”

Ne la mora ne la bionda si voltarono l’una verso l’altra solo le parole raggiungevano i legittimi destinatari. Parole dure e forti.

“Non ci sono parole per descrivere tutto quello che ho fatto e giuro… Ti giuro che te l’avrei detto. E’ un passato di cui non vado fiera e del quale pago ancora oggi”

“Voi due vi conoscete?” Stavolta fu Biancaneve ad intromettersi nel discorso, sempre più confusa dalle parole di entrambe.

“Si Madre, non due ci conoscevamo già. O per meglio dire pensavo di conoscerla. Ma non sapevo chi fosse realmente” la rabbia accompagnò ogni singola parola “Forse Regina Cattiva a questo punto le si addice di più”.

Quella frase piombò nelle orecchie della mora come un colpo in pieno petto, l’ennesima colpa, l’ennesimo rimpianto. Quel baratro diventava sempre più nero pronto ad inghiottirla, rapirla da quella vita.

“Tu… Tu non sai come ci si può sentire, cosa si può provare quando la persona a te più cara, la persona che dovrebbe offrirti un abbraccio dopo una lacrima, un bacio prima di andare a dormire strappa dal petto della persona che più ami, a cui eri promessa, il cuore. Un cuore nel quale era racchiuso un amore grande, una promessa di matrimonio. Per poi farlo diventare cenere fra le dita. Una vita spezzata ed un'altra che vive ogni giorno con il rimpianto di non aver potuto far nulla per cambiare il destino.” Regina si voltò verso Emma “Ed avere tra queste mani ormai il corpo senza vita dell’uomo che più ai amato e di fronte a te una madre che dice d’aver fatto tutto questo per Amore”

 

Quelle parole scossero Emma… Il sogno… Quel sogno che tanto l’aveva turbata, rattristita, affranta. Tutto quello era reale. Era accaduto molti anni prima ma era reale. Qualcosa aveva voluto mostrarle il passato di quella persona prima che tutto avrebbe avuto inizio.

 

“Il ragazzo… La stalla… Quella donna… Io ho visto tutto questo o meglio l’ho sognato ma ho provato il tuo dolore. In un modo o nell’altro il tuo passato è entrato nei miei sogni. Ma come è possibile che tu sia così… Giovane?”

“Magia Emma una magia che mi fa vivere ogni giorno con quel rimpianto, quel dolore e lo vivrò per sempre.”

“Posso sapere in che modo vi siete incontrate? Vista tutta questa confidenza?” Biancaneve era curiosa, troppo curiosa, ma in quel momento le due donne erano troppo impegnate a sanare quel diverbio che s’era creato, che rispondere alla sua domanda.

“Probabilmente non potrai perdonarmi, ma spero tu possa capirmi visto che dici di aver provato ciò che ho provato io. Non sono più quella persona Emma, quella Regina Cattiva non esiste più, esiste solo Regina che paga ogni giorno il prezzo degli errori del passato” Quelle parole vennero pronunciate dalla mora con le lacrime agli occhi come una supplica, per non far prendere una decisione affrettata, avventata e veder sfumare un futuro.

“Ho vissuto in un mondo felice fino a poco tempo fa, in un mondo in cui tutti vivono felici e contenti, dove il Vero Amore vince su tutto. In questo mondo sono cresciuta e credo di fare la scelta giusta in questo momento. Il passato non si può cambiare Regina, ed in quel passato io non ne facevo parte. Possono raccontare storie o narrare leggende, ma io quella Regina Cattiva non l’ho mai conosciuta. So che ha fatto del male a molte persone, ma so anche a cosa è dovuto tutto questo. Vivo in un presente nel quale tutto questo non è mai successo e non credo succederà. Le seconde possibilità fanno parte di questa famiglia”

Sui volti di entrambe si creò uno splendido sorriso radioso. Non c’erano più segreti ormai fra le due.

“Allora!!” La voce fredda di Biancaneve invase la stanza, in modo severo, autorevole “Sto aspettando delle spiegazioni”

 

Sapevano di dover dare delle risposte più grandi di loro, di dover affrontare un argomento che sicuramente non sarebbe stato visto di buon occhio dalla donna davanti a loro, ci sarebbero stati troppi malintesi e non avrebbe capito ciò che effettivamente era nato in quella serata.

 

“Noi… Ecco… Ci siamo conosciute al ballo. Nella foga di essere puntuale mi sono scontrata con lei e durante la serata, nei giardini, ho avuto modo di scambiare qualche parola con lei, oltre che porgerle le mie più sentite scuse. Non sapevo di certo chi potessi avere di fronte. Tutto qui, non c è da dire altro vero Regina?”

“Esattamente, proprio come dice Emma.” Disse la mora stando al gioco della ragazza.

 

Non era ancora il momento giusto per raccontare quello che è successo dopo, di certo non sarebbe mai stato accettato da Biancaneve.

 

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Eccomi di nuovo!!

So di essere in ritardo, avevo promesso di pubblicarlo sabato ma “affari natalizi” hanno avuto la meglio… Scusatemi!!

Ora a Voi i commenti, come sempre spero sia di Vostro gradimento.

A presto

Trish

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