Animals.

di Wannabeyours
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hi. ***
Capitolo 2: *** It's ok. ***
Capitolo 3: *** Eyes. ***
Capitolo 4: *** Chad. ***



Capitolo 1
*** Hi. ***


Nessuno ti guarda, giurai a me stessa, davvero.
Nessuno ti guarda.
Però, siccome non riuscivo a mentire bene nemmeno a me stessa, decisi di controllare.
Mentre aspettavo che uno dei quattro semafori della città diventasse verde, sbirciai alla mia destra.
Sul suo Suv, la signora Turner era voltata verso di me.
"Che sfrontata", mormorai fra me e me.
Scattò il verde e nella fretta di fuggire affondai il piede sull'acceleratore senza pensarci due volte.
Mentre il motore ringhiava come una pantera a caccia, l'auto schizzò in avanti così veloce che mi ritrovai incollata al sedile di pelle nera, con lo stomaco schiacciato sulla spina dorsale.
Ritrovarmi in quel posto dopo due bellissimi mesi passati a Cojimar con la mia famiglia era come piombare giù dal paradiso e ritrovarsi nell'inferno totale.
Parcheggiai il mio furgoncino poco vicino al cancello del College e subito dopo piombai fuori da esso, incamminandomi con aria disprezzante verso il cortile.
Subito dopo presi ad osservare attentamente gli studenti incamminarsi verso l'entrata della scuola, c'è chi era felice di rivedere i vecchi volti, chi si era già messo di impegno sui libri e chi come me aveva maledetto questo giorno già dall'inizio delle vacanze, e mi sentì quasi sollevata nel notare di non essere l'unica ad averlo fatto.
"Charlie", urlò fortunatamente una voce familiare alle mie spalle che mi fece distogliere l'attenzione da tutti i miei pensieri che lentamente stavano diventando oppressi.
"Chad, Chad Fletcher", esclamai girandomi subito dopo verso di lui, incurvando le labbra in un sorriso raggiante.
Chad era il mio migliore amico non che mio compagno di avventure, l'unica persona che sopportava i miei cambiamenti d'umore e purtroppo, uno fra i ragazzi più carini e voluti del College ma ormai mi ero già abituata alla sua alta reputazione, che molte volte era causa dei nostri litigi per via di alcuni suoi comportamenti da snob patentato.
"Vieni qui, cogliona", stese entrambe le braccia orizzontalmente, facendomi poi segno di tuffarmi fra di esse. Non me lo feci ripetere.
Chad non era un'amante degli abbracci e al dire il vero nemmeno io, e quasi mi stupii il suo gesto, ma probabilmente era dovuto al fatto che non ci eravamo sentiti per un bel pò di tempo.
"Mi hai lasciato solo per tre fottutissimi mesi, dovrei odiarti.", boffonchiò, avvolgendo entrambe le braccia attorno alla mia schiena, stringendomi tanto da farmi quasi soffocare."Ho dovuto passare l'estate con Britney. Non immagini che palle".
Britney era la sua 'amica di letto', o almeno lui la considerava tale, lei vedeva la loro relazione più seriamente e lui lo sapeva, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirle la verità per paura di non avere più rapporti con lei.
"Mi dispiace, lo sai! La prossima volta ti porto in vacanza con me, te lo giuro!", si limitò a sorridere, e poi mi lasciò un leggero bacio sulla guancia, mollando definitivamente la presa su di me.
"Ci conto", stese l'intero braccio muscoloso e tatuato sulle mie spalle avvolgendomele completamente, iniziando subito dopo ad incamminarci verso l'entrata che lentamente si faceva sempre più affollata.
"Chi hai alla prima ora?", chiese, spezzando il leggero silenzio che si era creato fra di noi.
"Algebra, tu?".
"Latino, cazzo. Messi bene insomma".
Accennai una risata e subito dopo il suono della campanella spezzò definitivamente l'armonia che si era creata fra di noi, dovevo abituarmici.
"Merda, non so come farò a sopportare per altri 8 mesi la Chuckman", mormorò quasi con tono supplichevole e disprezzante.
"Ce la farai, io credo in te. Ora però vado, altrimenti la Parker mi ammazza, ci vediamo per Fisica", non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che gli stampai un bacio sulla guancia e mi incamminai verso il corridoio affollato che presi ad osservare man mano che mi avvicinavo all'aula di algebra, e trovai al quanto palese il modo di fare di certe primine che per farsi accettare dai ragazzi più grandi si erano messe magliettine scollate con tanto di reggiseno imbottito, ma la cosa che mi faceva più accapponare la pelle, probabilmente, era il modo in cui i ragazzi abboccavano alle loro trappole e davano loro attenzioni non meritate.
Patetico.
Arrivai dopo pochi minuti davanti l'aula e notai subito il solito gruppetto della squadra di Basket piazzato nei banchi dell'ultima fila, come per nascondersi dai Prof.
Mi guardai per un secondo intorno e poi decisi di sedermi al secondo banco, posizionato in terza fila, isolata da tutti gli altri studenti presenti nell'aula.
"Charlie, oggi non c'è il tuo Chad a proteggerti?", esclamò con voce stridula Melody, la capo Cheerleader.
Feci spallucce non appena la sentii e mi sedetti al mio posto, ignorando la sua frase. Sapevo che era gelosa perchè a differenza sua, Chad ci teneva a me, e stranamente nessuno dei due aveva mai tentato di rovinare il bellissimo rapporto che si era creato nel corso del tempo. "Chiudi la bocca, Melody", esclamò Tyler subito dopo alle mie spalle.
Osservai divertita l'espressione di Melody che dopo essere stata ammonita da Tyler era diventata paonazza in viso, tanto da sembrare un pomodoro arrabbiato.
"Grazie Ty, ma non ne vale la pena".
"Non preoccuparti, è divertente".
Mi lasciai scappare una risata leggermente rumorosa, che sfortunatamente attirò l'attenzione della professoressa appena entrata in classe.
"Cosa c'è da ridere, signorina Cabello", Esclamò con tono fermo e antipatico
Rimasi in silenzio, sentendo alle mie spalle le insopportabili risate divertite di Melody e il suo gruppetto di oche, che si beffava di me.
"Prof, avevo fatto una battuta, si calmi", replicò Tyler con una scrollata di spalle.
Subito dopo spostai lo sguardo verso di lui, con l'angolo della bocca gli sorrisi con gratitudine e lui a sua volta mi fece un cenno con la testa, mantenendo quell'aria beffarda che faceva infuriare ogni nostro prof. "Signor Muller, vedo che il suo spirito da simpaticone non è ancora scomparso, vuole fare un giro in presidenza?".
Tyler si protese in avanti non appena la sentii, ma non fece nemmeno in tempo a rispondere alla sua domanda che subito dopo un ragazzo biondo, con uno stile quasi sul punk oserei dire, si addentrò all'interno della classe, silenziosamente.
"In perfetto orario direi, Signor Hemmings. Si prenda pure le sue comodità", borbottò la Parker, osservando il ragazzo dirigersi verso i banchi.
"Si certo, grazie", mugugnò con disinteresse, sedendosi poi sul banco accanto a quello di Courtney, che già lo stava squadrando dalla testa ai piedi, con interesse.
L'intera classe ormai aveva gli occhi puntati sul ragazzo nuovo.
Inclinai il viso verso destra, cercando di intravedere con la coda dell'occhio il biondo alle mie spalle e non appena notai il suo sguardo fermo premere ferocemente contro di me mi sentii quasi intimorita da lui.


|| OK RAGAZZE ASDFGHJ, SONO TORNATA CON UNA NUOVA FAN FICTION TADANNNNN.
NO OK, AHAHAH. SPERO DAVVERO CHE VI PIACCIA PERCHE' CI HO MESSO L'ANIMA PER PARTORIRE QUESTA STORIA (!).


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Capitolo 2
*** It's ok. ***


"Ti va di vederci dopo la scuola? -Marcus", fu l'ultimo bigliettino.
Sfioravo il piccolo foglietto con le dita e sentivo i solchi nei punti in cui aveva premuto la penna così forte sulla carta da rischiare di bucarla.
Me lo immaginavo scarabocchiare eccitato con la sua grafia disordinata, barrare righe su righe nervosamente quando non sapeva cosa scrivere.
Se gli fossi stata accanto, forse mi sarei messa a ridere.
La lezione stava per terminare, ormai mancavano pochissimi secondi al suono della campanella, finalmente.
Le lezioni della Parker non erano mai state divertenti al dire il vero, passava la maggior parte dell'ora a lamentarsi della nostra poca attenzione, ma in fin dei conti non ne aveva tutti i torti.
Oltre al suo sbraitare per ogni minima cosa, dovevo combattere contro la mia pazienza che si esauriva ogni volta che Courtney, con il piede, picchiettava la gamba della mia sedia a scopo di irritarmi, contro gli sguardi macabri del ragazzo nuovo che mi rivolgeva svariate volte senza alcun motivo, e contro l'insistenza di Marcus che continuava a mandarmi bigliettini incitandomi ad uscire nuovamente con lui.
Dopo svariati secondi la campanella prese a suonare, e non appena mi alzai dal banco sentii qualcosa di pesante sbattere contro la mia spalla, tanto da lasciarmi ferma al mio posto del tutto disorientata.
"Ahia", mormorai con tono leggero, quasi d'istinto.
Mi voltai verso la porta e notai che a venirmi addosso effettivamente era lo stesso ragazzo che fino a pochi secondi fa non faceva altro che fissarmi.
"Che tipo", borbottai.
Sfilai dalla tasca il foglietto con scritto tutte le materie che avrei avuto il giorno stesso e notai che segnava due ore di Algebra.
"Cavolo",mormorai. "Prof, a quanto pare ho due ore con lei",aggiunsi con tono falso.
"Io ho finito qui mia cara, avrai sbagliato foglio", rispose a sua volta con tono ovvio, avviandosi subito dopo verso l'uscita, lasciandomi così completamente sola all'interno dell'aula.
Infilai nuovamente il foglietto nella tasca del giubotto e a passo svelto mi incamminai verso la segreteria, situata poco lontano dalla classe, a chiedere informazioni sul mio orario, ma non appena arrivai davanti alla porta notai il ragazzo di prima discutere con la segretaria.
"Lei non capisce, io devo cambiare questo fottuto corso di Algebra", disse con tono aggressivo, pronto quasi a spaccare qualunque oggetto situato accanto a lui.
La discussione si interruppe non appena misi piede all'interno dell'ufficio, attirando così lo sguardo di entrambi verso di me.
"Sa una cosa? Vada a farsi fottere", aggiunse nuovamente avviandosi verso l'uscita dell'ufficio mantenendo quell'aria del tutto furiosa.
Mi trovai nuovamente disorientata e allo stesso tempo sentii un fascio di rabbia e oppressione salire su tutto il mio corpo.
Non capivo il suo comportamento, ma allo stesso tempo temevo che la ragione per cui voleva cambiare corso era per mano mia, e la cosa non fece altro che demoralizzarmi.
" Ha bisogno di qualcosa, signorina?", chiese la segretaria con tono calmo, ignorando la situazione che si era creata pochi secondi prima.
Sussultai per un secondo, cercando di trattenere l'imbarazzo e la frustrazione che in quel momento stavo provando per via della scena.
"No", risposi educatamente, cercando di creare con forza un sorriso convincente,"Scusi il disturbo", aggiunsi uscendo subito dopo fuori dall'ufficio.


|| ALLORA,VI HO MESSO I VOSTRI AMATI EDITS, TANTO RICHIESTI. SPERO VOI SIATE FELICI ASFDGHJ.
SO CHE QUESTO CAPITOLO NON E' UN GRAN CHE, MA OGGI SONO UN PO' STANCA, SORRY!
CONTINUERO' AL PIU' PRESTO!
 
Luke:
Luke:
Charlie:

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Capitolo 3
*** Eyes. ***


Continuavo a fare avanti e indietro per tutto il corridoio del College ormai da minuti tanto da farmi quasi venire il mal di testa, ma non mi interessava detto sinceramente, volevo solo togliermi l'oppressione di dosso che lentamente mi stava divorando come un leone divora la sua preda appena cacciata, e posso assicurarvi che è una sensazione bruttissima..
Il fatto che lui fosse così strano e allo stesso tempo così scortese nei miei confronti senza nemmeno conoscermi mi feriva, e non ne capivo nemmeno il perchè.
Fatto sta che non sapevo a che lezione partecipare l'ora seguente, quindi mi limitai a sfruttare l'occasione per concedermi a me stessa, cercando di calmare tutto quell'afflusso di energia negativa che si era accumulata al mio interno.
Osservai quasi con disgusto tutti gli studenti del College che allegramente si recavano ai loro armadietti, preparandosi per la lezione successiva e maledii le loro risate divertite dovute a chissà quale motivo, il fatto di vedergli così maledettamente felici mi opprimeva ancor di più.
"Charlie", scossi la testa non appena notai un'ombra davanti a me squotere quella che sembrava una mano davanti ai miei occhi probabilmente per attirare la mia attenzione, misi subito dopo a fuoco l'immagine e riconobbi il volto sempre così allegro di Chad che cercava di riportarmi alla realtà.
"Ehm, si", risposi spostando completamente l'attenzione del mio sguardo verso di lui.
"A cosa stavi pensando?", sussultai per un secondo, nel dubbio se raccontargli i miei problemi oppure starmene in silenzio e ignorare la faccenda.
Ovviamente la mia scelta fu la seconda opzione."A nulla, dopo ho un'ora buca e pensavo a cosa fare".
"Cosa? Che figo, io ho la Lenger dopo, che palle. Le prof di merda quest'anno me le sono beccate solo io".
Continuò a parlarmi per tutto il tragitto del corridoio del suo odio represso verso i prof che avrebbe dovuto sopportare l'intero anno, la cosa poteva interessarmi oppure no, più no che si, ma fatto sta che i miei pensieri mi opprimevano a tal punto da non riuscire nemmeno a fingermi interessata ai suoi discorsi e la cosa era al quanto frustrante per entrambi.
"Ti lascio ai tuoi pensieri, a dopo Charlie",sentii le labbra screpolate di Chad premere sulla mia guancia subito dopo a quelle parole e quasi rimasi scioccata per il suo gesto, ma evidentemente aveva capito che qualcosa non andava e voleva che me la sbrigassi da sola.
"A dopo Chad", risposi rimanendo ancora impantanata nei miei pensieri.
Continuai a camminare senza sosta, percorrendo l'intero corridoio più e più volte, ridurmi a tal punto per qualcuno non mi era mai successo, e odiavo, odiavo da morire quella sensazione.
"Forse mi ritiene troppo brutta per i suoi standar e mi fissava perchè avevo qualcosa nei capelli, oppure per la mia faccia da schifo", pensai fra me e me. "Oppure non ho un buon profumo", alzai leggermente il braccio verso l'alto per poi chinare il viso verso di esso, in modo da odorarmi. "Oh, avanti sono più profumata di Shakira", mormorai, ma per paura decisi di entrare nel bagno delle ragazze e darmi una piccola rinfrescata.
"Non capisco perchè ti interessa così tanto, Charlie.  Andiamo, è uno sconosciuto, fra l'altro strano e maleducato. E' totalmente andato fuori di testa. Che ti importa", mormorai nuovamente dopo essermi rinfrescata il viso con un pò d'acqua. Posizioni le mani ai borbi del lavandino che lentamente stringevo con le dita, picchiettando nervosamente il pollice contro di esso, mentre con lo sguardo osservavo attentamente il riflesso del mio viso sul piccolo specchietto del bagno imbrattato di gocce d'acqua e sporco. "Non essere paranoica", aggiunsi infine.
Rimasi per qualche minuto davanti allo specchio, incoraggiandomi mentalmente svariate volte tanto da funzionare.
Spostai lo sguardo sull'orologio situato davanti all'uscita del bagno e notai che le lancette segnavano pochi minuti alla fine dell'ultima ora, il tempo era letteralmente volato, così decisi di incamminarmi verso la mensa che a poco si sarebbe riempita completamente, e rimanere a digiuno sarebbe stato troppo persino per i miei standard.
Mi incamminai verso la porta che lentamente aprii, e non appena uscii fuori sentii una massa pesante venirmi in contro tanto da farmi quasi cadere a terra, ma fortunatamente la persona a cui ero andata incontro era disposta di ottimi riflessi tanto da afferarmi con entrambe le mani, sorregendomi così stretta a lui per non farmi cadere.
"Porca troia, stai attenta", borbottò la voce roca appartenente evidentemente alla persona a cui ero finita addosso.
Alzai lo sguardo e non appena intravidi il suo volto mi trovai quasi più imbarazzata di quanto già non fossi, era ormai sicuro, DIO MI ODIAVA.
Notai le sue mani farsi spazio sulla mia schiena, stringendola con le dita gelate e lunghe tanto da incutermi timore, sentii solo del freddo trasparire dalla sua anima, ma non nei suoi occhi .Bellissimi occhi azzurri color ghiaccio, belli da annegarci dentro e allo stesso tempo cupi, e in quel momento capii che lui desiderava essere il ghiaccio più di qualunque altra cosa al mondo.
La frase "Gli occhi sono lo specchio dell'anima" in fin dei conti non è del tutto una boiata poetica buttata lì sul ridere. I suoi occhi lo descrivevano alla perfezione.
"Scusami tanto", mormorai cercando di mantenere un tono serio, senza lasciar trasparire il mio imbarazzo o il disagio che provavo in quel momento per via dell'orrenda situazione.
Sentivo i suoi occhi bruciare sui miei non appena il suo sguardo intrecciò il mio.
Era addolorato, sofferente, malinconico e spaventato quanto me, e non appena capii di aver fatto un passo falso, si allontanò quasi intimorito da me.
"E' ok, ciao.", subito dopo scomparve senza lasciare alcuna traccia.
Ero totalmente confusa dalla situazione.
"Charlie, che cazzo fai", grugnii una voce aggressiva, subito dopo sentii una mano afferarmi per il braccio, stringendomelo così forte con le dita da bloccarmi la circolazione del sangue.

//ALLORA, SO CHE E' PRESTO PER UN NUOVO CAPITOLO, MA HO AVUTO L'ISPIRAZIONE  PROPRIO STASERA E NON HO RESISTITO PER POSTARVELO!
DOMANI PARTIRO' PER VENEZIA AGGIORNERO' LA STORIA FRA UN PAIO DI GIORNI. VI LASCIO CON QUESTO CAPITOLO! DSFGKJ.
Chad:
Luke:
Charlie:

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Capitolo 4
*** Chad. ***


Osservai per qualche secondo il volto arrabbiato di Chad posizionato di fronte al mio, così vicini da poter chiaramente sentire il suo respiro caldo bruciarmi la guancia. Per qualche motivo assurdo ce l'aveva con me.
La vena sul suo collo si era fatta fin troppo evidente tanto da temere di vederlo soffocare nella sua stessa ira, le sopracciglia folte premevano ferocemente contro le palpebre e il suo sguardo rivolto verso di me era un misto fra delusione,confusione, disprezzo e odio.
"Ciao anche a te, Chad", mormorai con tono sarcastico cercando di calmare la situazione, ma evidentemente il mio atteggiamento lo faceva solo innervosire ancora di più.
Notai il suo sguardo premere sul mio viso per qualche frazione di secondo, quasi come cercare le parole adatte per poter esporre quell'odio che lo stava reprimendo in quel preciso momento.
"Che cazzo facevi con lui?", domandò mantenedo sempre un tono infuriato che raramente avevo avuto l'occasione di ascoltare.
Sussultai per qualche secondo alla sua domanda intuendo che la sua ira era dovuta per la scena con il ragazzo nuovo di cui ancora non conoscevo il nome, ma non ne capii il motivo."Lui chi?", ovviamente sapevo a chi si riferiva, ma preferii mantenere un'aria di finta ingenuità sull'intero argomento per cercare di evitare ulteriori chiacchiere di passaggio.
"Sai a chi mi riferisco", ringhiò subito dopo.
"Diciamo che, uhm. Ha attirato la mia attenzione".
"Cosa?", grugnii quasi scioccato per le mie parole.
"Che c'è?".
Vedere come ogni mia parola peggiorasse la situazione era al quanto frustrante, ma allo stesso tempo era innevitabile, mi sentivo in gabbia, e odiavo quella sensazione. "Charlie, tu non devi nemmeno pensarci ad avvicinarti a lui", aggiunse schietto.
Corrugai la fronte con aria disprezzante al suono delle sue parole.
Non aveva alcun diritto su di me e tanto meno sulle mie scelte, non era nè mia mamma, nè mio fratello e nemmeno mio padre, perciò ero libera di fare ciò che più mi piaceva senza dar conto a nessuno, ed essere comandata non mi andava affatto bene.
"Scusa? Io faccio quello che voglio", risposi a mia volta con tono seccato, liberando con uno strattone il braccio che stringeva aggressivamente con le dita della mano tanto da farmi perdere la circolazione del sangue per qualche frazione di secondo.
"Charlie", sentii nuovamente il mio braccio irrigidirsi per via della sua forza e mi lasciai scappare un gemito di dolore che notò subito dopo. "Tu non lo conosci, quando non c'eri ha rovinato la vita ad un milione di ragazze, e non posso nemmeno dirti di più perchè non mi è possibile", mormorò nuovamente, liberando la presa dal mio braccio e iniziando lentamente ad accarezzare il punto dolente con due dita, quasi dispiaciuto per avermi fatto involontariamente del male.
Scoppiai in una risata frenetica non appena sentii le sue parole, mi allontanai da lui con una mossa veloce del corpo continuando a mantenere sul viso un'aria beffarda . Da che pulpito arrivava la predica. "Parli proprio tu, Chad?", sbottai con tono divertito, "Tu che hai rovinato la vita di quasi tutte le ragazze del College? Tu che vai a letto con una ragazza e il giorno dopo nemmeno più la consideri? Tu che pensi più a te stesso che ai tuoi stessi genitori? Come puoi permetterti di giudicare gli altri quando tu sei persino peggio".
Forse ero stata esagerata, ma aveva bisogno di sapere quanto egoista e incoerente potesse essere, e se lo era meritato. Avrei voluto dirgli ciò già da tempo, non per cattiveria ma semplicemente per farlo tornare con i piedi per terra, e ora che ne avevo l'occasione non potevo sprecarla così.
Alle mie parole irrigidii la schiena e notai nel suo viso un'aria del tutto sconvolta per la franchezza che avevo usato per dire una cosa del genere, le mie parole lo avevano ferito, ma non sembrava darci troppa importanza al momento."Non capisci un cazzo, Charlie. L'unico motivo per cui pensi di essere interessata a lui è perchè sei sicura di poterlo "salvare", perchè voi ragazze pensate sempre a questo genere di cose quando vedete un ragazzo con l'aria malinconica o altre puttanate del genere. Scendete dalle nuvole cazzo, nessuno può essere salvato. In un modo o nell'altro si finisce sempre per affondare insieme". Fece una pausa di qualche secondo, concentrando l'intera sua attenzione sul mio sguardo vuoto per via delle sue parole. Probabilmente in quel momento si aspettava una mia reazione, ma le sue parole mi avevano messo in dubbio. "Sai una cosa? Fai come cazzo ti pare. Non venire a piangere da me poi", Detto questo se ne andò definitivamente, cominciando ad incamminarsi subito dopo verso il corridoio della scuola con i nervi a mille tanto da spaventare alcuni studenti del College presenti nel corridoio non appena, per via della rabbia, aveva piegato due armadietti grazie ad un solo pugno.
La scena fu quasi divertente, lo ammetto, ma i miei pensieri prevalsero sulla realtà, come era loro solito fare purtroppo.
Le parole di Chad non erano del tutto errate, uno dei motivi per cui mi sentivo così attratta dal ragazzo nuovo era proprio per quell'aria misteriosa e malinconica che lo accompagnava ovunque, ed era difficile per ragazze curiose come me ignorare persone del genere.
Scossi la testa cercando di tornare alla realtà non appena sentii la campanella dell'ora di pranzo suonare.
In quel momento la voglia di mangiare era pari a mille ma un forte disagio proveniente alle mie spalle mi fece perdere completamente l'attenzione verso il cibo e non appena mi girai per capire a cosa fosse dovuto, notai lo stesso ragazzo di prima, poggiato con la spalla sullo stipite della porta dell'aula di Biologia che si trovava a un paio di metri lontana da me, fissarmi nello stesso modo di poche ore prima.
Era strano e inquietante, quell'aria tenebrosa che ricopriva il suo viso mi spaventava, lo ammetto, ma la mia curiosità mi spingeva ben oltre.
In una frazione di secondo decisi di ricambiare lo sguardo e non appena si incrociò al suo sentii come una folata di vento fresco scivolare su tutta la mia schiena. I suoi occhi avevano un che di magnetico e lo trovai frustrante per il semplice fatto che osservarli di sfuggita non mi bastava, desideravo annegarci direttamente. Rimase quasi stupido per via del mio gesto, dal terrore più totale ero passata ad uno stato di sicurezza e la cosa sembrò intimorirlo, così dopo pochi secondi passati a frugare all'interno del mio sguardo decise di ritrarsi dal suo posto e avviarsi con aria indifferente verso l'uscita della scuola.

||BENE RAGAZZI, VENEZIA E' FANTASTICA DSFGHJK E MI HA DATO L'ISPIRAZIONE PER QUESTO CAPITOLO. NO OK, IN VERITA' UNA LITIGATA CON UN MIO AMICO ME L'HA DATA MA E' IRRILEVANTE,SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA E NULLA, GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI! :)xx


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