Una ruota per dimenticare

di ErzaTitania08
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai il principe, solo la bestia ***
Capitolo 2: *** Quello strano marchingegno in cantina ***
Capitolo 3: *** Maledetta scala! ***
Capitolo 4: *** Una stanza in più da pulire ***
Capitolo 5: *** Il vuoto nel cuore ***
Capitolo 6: *** Il bacio che trasformò la bestia in uomo ***
Capitolo 7: *** Sassolini alla finestra ***
Capitolo 8: *** Seconde possibilità ***



Capitolo 1
*** Mai il principe, solo la bestia ***


MAI IL PRINCIPE, SOLO LA BESTIA


L'ultimo anno del liceo era arrivato più veloce di quanto se l'era aspettato. Ricordava ancora i primi giorni, l'ansia di entrare in un nuovo mondo, di trovare nuovi amici, di passare a una nuova fase della sua vita. Ed ora era tutto finito. Ancora un anno e sarebbe andata al college, lasciandosi Storybrook alle spalle. Adorava la sua cittadina, l'odore del mare che l'accompagnava quando girava per le stradine, il locale di Granny, dove aveva passato momenti indimenticabili, ma la voglia di andare oltre ai confini di quella piccola città era troppo forte in lei.

L'unico problema erano i soldi. Non avrebbe mai potuto permettersi il college.

Suo padre aveva un modesto negozio di fiori e sua madre se n'era andata quando aveva solo tre anni. Non era fatta per avere una figlia, così aveva deciso di liberarsi da quella responsabilità scappando e non facendosi più sentire.

Ma no. Non riusciva ad odiarla anche dopo aver commesso quel gesto. Non riusciva ad odiare nessuno. Se una persona faceva un determinato gesto era per un motivo più che giustificato. 

 

Quella mattina del primo giorno dell'ultimo anno del liceo il sole aveva deciso di non farsi vedere.

Belle French era alle prese con la colazione. Le omelette erano le preferite del padre, e visto che non si prospettava una bella giornata, voleva cercare di rallegrare il padre come poteva.

Fece il suo ingresso in cucina un uomo sulla quarantina robusto dallo sguardo gentile.

"Buon giorno Papà" disse mostrando un dolce sorriso all'uomo.

"Belle cosa fai ancora a casa? Farai tardi a scuola!" disse rimproverando la figlia.

"Non preoccuparti. Farò una corsetta."

Prese un piatto e vi appoggio l'omelette fumante, per poi servirà al padre.

"Spero sia di tuo gradimento"disse appoggiando il piatto davanti all'uomo.

"Certo che lo è. La giornata inizia bene. Grazie tesoro." disse mentre si massaggiava la pancia per l'acquolina.

Belle tolse il grembiule e prese lo zaino.

"Scappo. A stasera".

Diede un bacio al padre e uscì di casa. Non appena uscì dal vialetto di casa si mise a correre.

 

Il cuore le batteva sempre più forte e il respiro era sempre più affannoso. Ma non poteva fermarsi. Non ora che era quasi arrivata. Ci mancava solo una nota per il ritardo.

Rischiò molte volte di scontrarsi con diverse persone, ma per sua fortuna riusciva ad evitarle appena in tempo.

Doveva ancora svoltare un angolo e le restavano solo pochi metri per arrivate davanti all'ingresso della Storybrook High School.

Girò l'angolo e tutto divenne buio.

Senza capire cosa fosse successo si ritrovò per terra. Aveva battuto la testa, ma fortunatamente non forte. Teneva gli occhi chiusi, aveva paura di vedere quale casino avesse combinato. Perché doveva essere così imbranata. 

 Sentiva uno peso sopra di lei. Che le fosse caduto addosso qualcosa? No non poteva essere qualcosa ma piuttosto qualcuno il cui caldo respiro le si posava sul viso e i cui capelli ribelli le irritavano il naso.

Aprì lentamente gli occhi e davanti a sè vide un uomo sulla trentina con profondi tenebrosi occhi marroni che le stava sopra e la guardava con aria stupita. Non appena lo sconosciuto si rese conto di essere sopra di lei si alzò sistemandosi la camicia nera, la cravatta e recuperando il bastone da passeggio che era caduto sul marciapiede accanto alla gamba della ragazza.

"Signorina French non mi sembra il caso di correre come una pazza in giro per la città. Potrebbe far male a qualcuno." disse con il suo solito sogghigno.

Belle si rialzò facendo attenzione a non rovinarsi il vestito. Raccolse il suo zaino e se lo mise in spalla.

"Mi scusi Signor Gold. Ero, anzi sono in ritardo per la scuola." disse porgendogli le sue scuse. 

"Forse dovrebbe alzarsi prima invece di oziare fino a tardi." disse maligno come solo lui poteva essere.

"Questi non sono affari suoi Signor Gold. Con permesso". disse senza perdere la calma.

S'incammino verso scuola lasciandosi Gold alle spalle.

Chissà per quale motivo quell'uomo era diventato così crudele. Eppure credeva che anche in lui c'era del buono. Forse molto nascosto forse molto poco ma ci doveva essere.

 

Con suo grande stupore era riuscita ad arrivare appena in tempo. 

Il primo giorno di scuola non facevano mai lezione. Passavano il tempo parlando delle vacanze estive e del programma che avrebbero affrontato durante l'anno. La cosa positiva dei primi giorni di scuola era proprio quella.

"Certo che sei proprio sfortunata Belle" affermò Mary-Margaret dopo aver saputo quale splendido scontro aveva avuto l'amica.

"Con tutte le persone con cui potevi scontrarti proprio con Gold. Di solito nei film le ragazze si scontrano con il principe azzurro." disse con occhi sognanti.

"Non con le bestie" continuò.

"Ecco perché sono film Mary." scherzò.

Belle aprì il suo armadietto per recuperare il libro di storia. 

"Belle! Mary!" si annunciò la terza del loro gruppo di inseparabili amiche.

"Ruby. Da dove salti fuori? Hai saltato le prime ore." la sgridò Mary con autorità.

"Beh si. Ero con Peter." disse con un largo sorriso. 

Si vedeva che era cotta di quel ragazzo.

"Questa non è una giustificazione" disse ridendo Belle.

"Per me lo è. Piuttosto guardate chi sta arrivando. Mister belloccio."

Belle e Mary-Margaret si voltarono e videro un ragazzo alto e scolpito dirigersi dalla loro parte. 

Tutte le ragazze si voltavano a guardarlo. Tutte lo desideravano. Si mise una mano tra i capelli corvini per scompigliarli e lanciò un sorriso raggiante verso Belle.

"Sta venendo qui vero?" chiese Belle facendo finta d'ignorarlo.

"Direi di si. Insomma Belle. Hai un ragazzo strafigo che ha una cotta per te e tu lo eviti. Perché?" domandò Ruby giocando con una delle sue ciocche rosse.

"Semplice non mi piace. Non è il mio tipo." rispose decisa.

"Lui è il tipo di tutte" puntualizzò Ruby.

"Io la penso come Belle. Non ci vedo niente in lui." disse Mary.

"Voi siete cieche." 

 

"Salve ragazze. Posso fregarvi Belle?" chiese cortesemente senza mai smettere di mostrare il suo sorriso smagliante.

"Certo." dissero le ragazze all'unisono per poi andarsene. 

Belle percepì un "buona fortuna" arrivare dalle due amiche.

A questo punto non poteva più far finta di ignorarlo.

"Gaston. Cosa ti porta qui?" domandò gentilmente.

"Mi chiedevo se ti andasse ti venire al cinema con me stasera?" chiese sicuro.

Belle si strinse nelle spalle e cercò una scusa il più velocemente possibile.

"Mi dispiace ma non posso. Ho promesso a mio padre di restare con lui stasera." disse.

"Domani sera?" chiese speranzoso il ragazzo.

"Serata tra ragazze. Mi dispiace ma sono impegnata per un pò. Ma grazie dell'invito." chiuse il suo armadietto e se la diede a gambe. 

Avrebbe dovuto semplicemente dirgli che non le interessava, ma non voleva ferirlo.

 

Il primo giorno si era ormai concluso. Salutato le amiche si diresse verso casa.

Le piacevano quei momenti, in cui camminava tranquilla per le strade al calar del sole con l'aria salmastra che le scompigliava i capelli castani.

Il dolce fruscio dell'aria fu interrotto da un ronzio proveniente dal suo zaino.

Cercò il cellulare senza trovarlo subito. Aveva troppi libri in quello zaino. Troppi libro che non c'entravano affatto con la scuola. Riuscì a trovarlo. Incastrato sul fondo della tasca interna.

"Pronto"

"Belle sono papà. Non so come dirtelo." la voce disperata di suo papà rimbombava nel cellulare.

La ragazza iniziò ad agitarsi ma cercò di mantenere il controllo.

"Papà cosa è successo?" chiese allarmata.

"Sono stato arrestato."

SPAZIO AUTORE:
Salve a tutti coloro che hanno deciso di leggere questa storia*^* ho deciso di parlare di questa coppia perchè appena l'ho vista mi sono innamorata:) sono adorabili! Spero vi possa piacere^^ se avete voglia lasciate un commento così saprò i vostri pareri^^
Al prossimo capitolo Oncers:*

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Capitolo 2
*** Quello strano marchingegno in cantina ***


QUELLO STRANO MARCHINGEGNO IN CANTINA


Per la seconda volta in quella giornata correva con tutta la forza che poteva per Storybrook. Le gambe ormai andavano da sole e s'iniziava a chiedere se si sarebbero fermate una volta a destinazione, il commissariato.

Era la prima volta che ci metteva piede. Non sapeva nemmeno da quale parte vi si accedesse. Fortunatamente una guardia le diede tutte le informazioni necessarie a raggiungere suo padre. Per quale assurda ragione era finito in quel luogo. Era sempre stato un uomo che rispettava la legge. Non aveva mai fatto nulla di male. 

Man mano che Belle si avvicinava alla cella dove era rinchiuso il padre man mano cresceva la paura. 

Varcata l'ennesima porta lo vide. Dietro le sbarre, seduto su un lettino sgangherato che si reggeva la testa con le mani.

"Papà!" urlò con le lacrime agli occhi.

"Bambina mia" disse alzandosi e avvicinandosi alle sbarre per poter prendere le mani della sua amata figlia.

Belle gliele strinse affettuosamente.

"Papà cos'è successo?" domandò sconvolta.

L'uomo non fece in tempo a risponderle che qualcuno prese la parola. 

Belle si voltò di scatto per vedere la persona che stava parlando dietro di lei, anche se sapeva benissimo a chi appartenesse la voce.

"Si da il caso che suo padre non mi paghi l'affitto della vostra casa e del vostro negozietto da quattro soldi da più di un anno." disse ghignando.

Belle riportò l'attenzione sul padre.

"Perché non mi hai detto niente?" chiese stupita.

"Non volevo farti preoccupare. Volevo che ti preoccupassi solo della scuola, dei ragazzi, insomma di tutte quelle cose che preoccupano le ragazze della tua età. Non volevo darti un altro peso " disse abbassando lo sguardo.

"Avrei potuto aiutarti" affermò disperata.

"Come?"

A questa domanda Belle non seppe dare risposta. Aveva già provato più volete a cercarsi un lavoretto per aiutare il padre, ma senza risultato.

Si limitò ad asciugarsi le lacrime che imperterrite continuavano a scendere.

"Che ne sarà di mio padre?" chiese questa volta rivolgendosi al signor Gold.

"Rimarrà in cella per un bel po' mia cara." disse.

La ragazza era sul punto di crollare. Non voleva vederlo dietro le sbarre per un minuto di più.

“Oppure potrei pagare la cauzione io stesso domani mattina” continuò Gold divertito.

"Perché? Abbiamo già un debito con lei, che non sappiamo come saldare." chiese Belle confusa.

"Diciamo che oggi mi sento gentile. Più precisamente diciamo che vi offro un accordo" sghignazzò.

Moe, così si chiamava il padre di Belle, strinse la mano alla figlia, facendola girare verso di lui.

"Belle non ascoltarlo. É malvagio, i suoi accordi sono sempre degli inganni." 

La ragazza lo guardò negli occhi e gli accarezzò una guancia per poi rivolgersi a Gold.

"Cosa vuole Signor Gold?" domandò senza esitazione.

"Quello che voglio....vediamo....voglio te!" 

Maurice iniziò ad andare in escandescenza.

 "Tu dannato bastardo. Non osare dire una cosa del genere mai più. Non avrai mia figlia."

La ragazza non capiva cosa potesse volere da lei. Non voleva mica averla come schiava o come prostituta vero? Voleva vederci chiaro.

"Cosa vuole dire con questo?" chiese.

Il signor Gold iniziò a girare per la stanza.

"Mi serve un'assistente. Una persona che lavori per me nel mio negozio e che mi sistemi la casa quando ce n'è bisogno. Una domestica per così dire. Ovviamente non pagata." 

Belle volse lo sguardo a terra, pensando al da farsi.

"Belle non farlo. È uno sfruttatore."

Gold riprese la parola. 

"In cambio io libero tuo padre ed estirpo il vostro debito." concluse.

"È un'assurdità" ripetè Moe.

Belle non si fece scoraggiare. Era un accordo fattibile. Si, l'avrebbe fatto.

"Io accetto." disse allungando la mano verso quell'uomo, anzi quella bestia.

"Perfetto" sorrise maligno Gold stringendo la mano della giovane. “Patto fatto”.

 

Quella notte non chiuse occhio. Non solo perché era sola a casa, suo padre l'aveva costretta a tonarsene a casa nonostante lei volesse restare con lui tutta la notte, ma anche perché non poteva non pensare all'accordo che aveva stretto con Gold. Nessuno era così coraggioso o stupido da fare un accordo con lui. Certo ogni tanto qualche pazzo c'era e non finivano mai bene. 

Ma non avrebbe potuto lasciare suo padre in carcere o perdere la casa. Aveva fatto la cosa più giusta. 

Pensare che avrebbe passato giornate intere con quel mostro la terrorizzava. Ne aveva un gran timore. Era però anche molto curiosa di conoscerlo più a fondo per capire il motivo di tanta malvagità. Era un controsenso ma la sua crudeltà la terrorizzava e affascinava allo stesso tempo.

Avrebbe iniziato a lavora il pomeriggio del giorno successivo appena uscita da scuola.

 

La mattinata trascorse normalmente. Lezioni noiose, altre interessanti, chiacchiere con gli amici, nascondersi da Gaston. Tutto come al solito.

"Cosa? Non l'avrai fatto sul serio vero?" chiese sconvolta Mary-Margaret prima di uscire da scuola.

"Ho dovuto. Non potevo lasciare mio padre in carcere." 

"Lo so, ma il signor Gold non è una persona buona. Devi stare attenta." 

Belle strinse l'amica tra le sue braccia.

"Non preoccuparti so badare a me stessa." 

Prese le zaino e salutò l'amica.

Non fece in tempo a finire di percorrere il vialetto della scuola, che il suo tragitto le venne interrotto da una figura che le si parò davanti bruscamente.

“Gaston! Mi hai spaventata. Scusa ma sono di fretta.”

La ragazza fece per scostarsi ma Gaston le impedì la fuga.

“Ho saputo di tuo padre. Mi dispiace.” disse realmente dispiaciuto.

“Fortunatamente ho trovato una soluzione ed ora è libero.” disse ripensando all'accordo la ragazza.

“Ne sono felice. Sai non voglio vederti soffrire. Ci tengo a te.” ammise prendendole una mano.

“Gaston. Voglio chiarire questa situazione. Io ti vedo solo come un amico. Mi dispiace” disse staccando dolcemente la mano di Gaston dalla sua. L'ultima cosa che voleva era ferirlo.

Il viso del ragazzo assunse un velo di delusione.

“Scusami Belle. Non l'avevo capito. Sono troppo sicuro di me e non riesco neanche ad accorgermi quando una ragazza cerca di evitarmi.”

Forse si era fatta una cattiva idea su di lui. Forse non era poi così superficiale come credeva e come quasi tutti sostenevano.

“Sono felice che non te la sia presa” disse sollevata Belle.

“Il fatto è che nessuna ragazza mi evita. Mi vogliono tutte. Quindi mi pareva strano che tu non mi volessi. Insomma siamo fatti l'uno per l'altra.”

Belle cercò invano d'interromperlo.

“Insieme saremmo stati la coppia dell'anno. Dopotutto io sono il più bello della scuola e neanche tu sei male.”

Va bene. Era un presuntuoso superficiale come dicevano tutti. Ora ne era veramente certa.

Lo lasciò parlare senza ascoltarlo per tempo che non sapeva calcolare.

“Scusa Gaston ora devo proprio andare.” e finalmente riuscì a scappare da quel pallone gonfiato.

 

Le tremavano le gambe e probabilmente se avesse parlato le sarebbe tremare anche la voce.

Era davanti al negozio di antiquariato del signor Gold pronta a varcare la porta d'ingresso. Il cartello diceva "aperto". Prese un respiro di sollievo e varcò l'ingresso. 

Si guardò intorno. Non aveva mai visto tanto oggetti tutti insieme nella sua vita. Ogni oggetto l'attraeva. Riusciva a vederci una storia. Era come nel paese dei balocchi: oggetti che sbucavano da ogni dove pronti a parlare di se, della loro vita, del loro abbandono.

Guardandosi intorno non vide però il signor Gold. Il cartello all'ingresso diceva aperto quindi doveva per forza essere lì. 

Sentiva uno strano rumore diffondersi nel negozio, quasi impercettibilmente. Il rumore si fece sempre più forte man mano che si avvicinava alla porta che conduceva alla cantina. 

Decise di andare a vedere. La sua curiosità era troppo forte. Scese piano i gradini uno per volta senza fare rumore. Il suono si fermò per qualche secondo per poi ripartire. Raggiunse la cantina e vi sbirciò dentro. Era vuota se non fosse stato per il signor Gold che armeggiava con uno strano arnese. Sembrava un attrezzo per il cucito, un attrezzo molto antico costituito da una grande ruota e un filo che ci girava intorno. La ragazza si avvicinò per vedere meglio e senza neanche girarsi, l'uomo accortosi della sua presenza le parlò.

"Preparami una tazza di tè invece di stare li a fissarmi ,tesoro".

Belle si prese un colpo per lo spavento. Come sapeva che era dietro di lui. Non aveva fatto il minimo rumore. Si mise una mano sul petto sentendo il suo cuore battere forte.

Cercò di ricomporsi.

"Certo. Ma almeno un per piacere potreste fare lo sforzo di dirlo." disse senza far notare la sua irritazione per cotanta maleducazione.

"Non è da me chiedere per piacere." disse per poi ricominciare a lavorare con quello strano attrezzo.

 

A quanto pareva quel negozio aveva anche una piccola cucina. Era in miniatura ma aveva tutte il necessario per prepararsi un pranzo o semplicemente per preparare un tè. Era un pò come trovarsi in una casa ma con molti più oggetti inutili.

Ci vollero pochi minuti per preparare il tè. Prese dalla credenza l'unico servizio da tè che vi era riposto e si diresse alla cantina. 

Le braccia le tremavano sotto il peso di quel vassoio e per la paura d'inciampare per le scale. Sapeva benissimo di essere molto scoordinata. Mancava solo un gradino ed era arrivata. Non aveva fatto cadere niente.

Appoggiò il vassoio su un tavolino che prima non aveva visto e prese la tazzina per versarci dentro il liquido. 

Gold interruppe il suo lavoro e guardò la ragazza.

"Mi dimenticavo di dirti che tra le tue mansioni dovrai aiutarmi a scuoiare i bambini dopo che li ho catturati." sghignazzò.

La ragazza si prese l'ennesimo spavento di quella giornata. La tazzina le scivolò dalle mani per lo shock. Cosa voleva fare con dei bambini? Il suo sguardo si fece impaurito. Quale mostro poteva fare una cosa del genere?

Gold la fissò divertito.

"Non catturo bambini. Era uno scherzo." ammise ridendo.

La ragazza fece un respiro di sollievo e si fece scappare un sorriso. Solo ora si rendeva conto che la tazzina non era più nelle mani ma per terra. Si abbassò lentamente e vide che per sua fortuna era intatta. Se la rigirò tra le mani e vide che un bordo era saltato via.

"Oh no. Sono mortificata. Si è scheggiato il bordo" disse mostrando il misfatto all'uomo. 

"Insomma non si nota quasi, in realtà".

"È solo una tazza. Non m'importa." disse agitando una mano.

Belle rimase di stucco. Pensava che l'avrebbe punita in qualche modo, invece aveva fatto finta di niente. Non gli importava quello che aveva fatto. Vi verso il tè dentro e lo diede al signor Gold, per poi andarsene e lasciarlo da solo nella stanza a sorseggiare il suo tè nella tazzina scheggiata. 

 

Quella giornata era stata stancante. Aveva passato tutto il pomeriggio a spolverare ogni singolo oggetto che era presente nel negozio. La cosa che la rallegrava era che stava per rivedere suo padre a casa, sul suo divano a guardare la tv, e non dietro a delle sbarre che non le permettevano nemmeno di stringerlo a sè.

Quando entrò in casa senti un profumino invitante arrivare dalla cucina. Appoggiò lo zaino all'ingresso e seguì il profumo.

Moe era alle prese con i fornelli. Era talmente concentrato che non senti la figlia entrare.

"Papà." gli corse incontrò e lo abbracciò.

"Piccola mia sei arrivata."

La strinse a sua volta.

Si misero a scherzare tra loro continuando a cucinare e senza affrontare l'argomento Gold.

Si sedettero a tavola e gustarono la loro cena.

"Non dovevi fare quell'accordo Belle." le disse tra un boccone e l'altro.

"Si invece. Dovevo farti uscire di li e salvare la casa e il negozio." gli sorrise.

"Ma quell'uomo è un mostro."

"Pensavo fosse peggio. Dopo questa prima giornata ai suoi ordini ho capito che me la posso cavare." ammise decisa.

Il padre tacque e concluse il suo pasto. Anche la ragazza fece lo stesso. Mentre sparecchiavano Moe si avvicinò alla figlia e l'abbracciò.

"Grazie Belle." 

 

Una settimana era passata e ne iniziava già un'altra. Quando era a lavoro al negozio di antiquariato non vedeva spesso il signor Gold. Era quasi sempre giù a filare con quell'attrezzo medievale.

Tutti i giorni Belle gli portava il tè. La tazzina scheggiata era ancora li. 

Era curiosa di sapere perché lavorasse tutto il giorno li in cantina così decise di provare a chiederlo direttamente all'interessato.

"Perché fila per tutto questo tempo?" chiese.

L'uomo si fermò per qualche secondo poi ricominciò come se non avesse sentito la domanda.

La ragazza non si scoraggiò. 

"Scusi ero solo curiosa. Potrebbe fare molte altre cose, ma lei preferisce passare intere giornate a usare quel marchingegno."

Versò il tè nella tazzina e la porse all'uomo.

Gold bevve un sorso e decise di risponderle.

"Mi piace guardare la ruota. Mi aiuta a dimenticare." disse accarezzando la ruota delicatamente.

"A dimenticare cosa?" aveva parlato senza pensare.

Non voleva fare la figura della ficcanaso.

Gold tacque. Si fece pensieroso.

"Non ricordo. Credo abbia funzionato." sghignazzò

Non riuscì a trattenersi e gli fece un sorriso. I loro sguardi s'incontrarono per diversi secondi.

"Allora io vado di sopra a sistemare" disse Belle per rompere il ghiaccio.

Si voltò ma non fece in tempo ad uscire che Gold la chiamò.

"Cara, domani voglio che vieni a casa mia. Ho delle tende che vanno lavate assolutamente. Iniziano a puzzare di muffa."

Belle annuì e lasciò la stanza.

SPAZIO AUTORE:
Rieccomi con un nuovo capitolo^^ Ho amato molto scriverlo perchè sono presenti alcuni delle mie scene preferite di OUAT^^ Li amo troppo non c'è niente da farexD Ringrazio le persone che hanno avuto la voglia di commentare:) siete dolcissimi**
Al prossimo capitolo:*:*

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Capitolo 3
*** Maledetta scala! ***


MALEDETTA SCALA


Regina Mills era il sindaco di Storybrook. Era il grande capo. Tutti erano al suo comando, sotto la sua influenza. E non chiedeva di meglio. Se non fosse stato per un piccolo cavillo la sua città sarebbe stata perfetta. Se non ci fosse stato qualcuno anche più potente di lei, forse sarebbe stato tutto più meraviglioso, anzi era una certezza che lo sarebbe stato. 

Il campanello di casa suonò. Era la babysitter.

La fece accomodare e la ragazza, senza bisogno di nessuna istruzione, si recò al piano di sopra. Era ormai da due anni che Ashley si occupava di suo figlio, il piccolo Henry di soli tre anni. Non era suo figlio biologico, era stato adottato. Nonostante questo quel bambino rappresentava la sua vita, la cosa più preziosa che possedesse.

Si mise il giaccone, sistemandoselo accuratamente davanti allo specchio. Era di certo la donna più bella della città, e lo sapeva bene.

Uscì di casa. Erano le prime ore del mattino e la luce era ancora poca. Camminava per le vie di Storybrook a passo deciso e con aria fiera, salutando di tanto in tanto i passanti che le auguravano una buona giornata.

Prima di recarsi in ufficio però doveva vedere una persona. Attraversò la strada e giunse davanti al negozio d'antiquariato del signor Gold. Era lui il cavillo che non poteva portare alla perfezione quella città. Prima o poi l'avrebbe fatto sparire.

Varcò la porta richiudendosela alle spalle. L'uomo era dietro il bancone. Alzò lo sguardo per vedere chi fosse entrato.

"Cosa la porta qui signor sindaco?" chiese appoggiandosi al bancone con fare minaccioso.

La donna si avvicinò e sostenne lo sguardo del suo interlocutore.

"Sono qui perché voglio che la smetta di ficcare il naso in cose che non la riguardano." disse stringendo i denti.

"Di quali cose stiamo parlando con esattezza?"

"Sto parlando del signor French." affermò irritata.

"Anche se quella casa appartiene a lei non ha il diritto di far rinchiudere un mio cittadino in galera senza informarmi. Sono io la legge. E decido io cosa fare dei cittadini di questa città." continuò severa.

Gold prese il bastone e si avvicinò a Regina, mettendola in soggezione.

"Signor Sindaco, forse sarebbe il caso di ricordarle che se questa città è in mano sua è solo merito mio. Quindi mi lasci fare il mio lavoro."

Aveva ragione. Era per merito suo se era riuscita a diventare sindaco. Odiava quell'uomo più di qualunque altra cosa. Se solo avesse avuto un punto debole, sarebbe stata in grado di distruggerlo. Ma il problema era proprio quello. Gold non aveva punti deboli.

 

La casa di Gold si trovava a pochi metri dal suo negozio. Non fu difficile trovarla. Era una delle case più belle presenti a Storybrook. Superava di grand lunga anche quella del sindaco. Belle la guardò ammirata. Le ricordava molto la casa di uno dei suoi libri. Si avvicinò al campanello e spinse il tasto con il polpastrello. Il suono emesso dal campanello rimbombò all'interno della casa. 

La porta si aprì.

"Signorina French è in ritardo." affermò a braccia conserte il proprietario di quella casa maestosa.

Belle guardò l'ora dal suo cellulare.

"Sono le tre e due minuti. Eravamo d'accordo per le tre" cercò di giustificarsi.

Gold le si avvicinò pericolosamente al viso. .

"La puntualità fa parte del nostro accordo." disse sogghignando.

Belle roteò gli occhi.

"Mi scusi. Non succederà più" disse poco convinta.

"È quello che spero" si allontanò dalla ragazza e la fece accomodare.

Dentro era ancora più bella di quanto lo era fuori. Sembrava un palazzo dell'ottocento, ovviamente di dimensioni decisamente inferiori ma la bellezza era quella.

Si sentiva all'interno di una favola.

Il signor Gold interruppe il suo fantasticare.

"Voglio che metti da lavare tutte le tende di questa casa, cara. Ti avverto sono tante e pesanti. Sarà un lavoro faticoso. Fa attenzione." disse divertito.

Detto questo sparì dietro una porta e non si rifece vivo per l'intera giornata.

Belle volse lo sguardo verso le finestre. Erano altissime. Non sarebbe mai riuscita a tirar giù quelle lunghissime tende senza scala. Iniziò a vagare per le varie stanze della casa alla ricerca della scala. 

La trovò vicino ad una finestra nella camera da letto. Probabilmente gliela aveva sistemata Gold in modo che la utilizzasse. 

Il lavoro ebbe inizio. Il signor Gold aveva ragione. Quel lavoro era faticoso. Non tanto perché le tende erano pesanti, ma bensì perché sembravano attaccate con la colla. Era difficilissimo staccarle. Più di una volta rischio di cadere per lo sforzo.

Sudata con le braccia che le facevano male dappertutto si recò nel salotto dove si trovavano le ultime tende. 

Per la centesima volta si arrampicò su quella scala pericolante. Mentre saliva sentì l'uomo fare il suo ingresso nella stanza. 

"Le ha inchiodate queste tende per caso?" chiese mentre si apprestava a staccare la tenda.

Gold sembrava confuso. 

"Perché mi chiedi questo?" 

"Sono durissime da staccare." ammise tirando la tenda, che imperterrita non voleva staccarsi.

Tirò più forte e finalmente si staccò, cadendo a terra. Quello sforzo immane aveva però fatto perdere l'equilibrio alla ragazza, che senza rendersene conto scivolò e cadde dalla scala.

Chiuse gli occhi aspettando spaventata la caduta. Era in alto. Di sicuro si sarebbe rotta qualcosa. Ma quella caduta non arrivò mai. Aprì gli occhi e si trovò tra le braccia del signor Gold. Era riuscito a prenderla e a impedirle una settimana se non di più all'ospedale. 

I suoi occhi furono catturati da quelli di lui. Non aveva la minima intenzione di rompere quel contatto visivo. Si sentiva così bene in quel momento. Anche lui la stava fissando, con la sua stessa intensità. Belle sorrise leggermente.

"La ringrazio" disse rompendo quella magia che si era creata tra loro.

Gold la lasciò scendere senza mai smettere di guardarla.

"Grazie" ripetè la ragazza.

"Non c'è di che" disse imbarazzato.

Belle stava per salire di nuovo sulla scala per staccare la tenda che le era rimasta ma Gold la fermò.

"Non preoccuparti. È rimasta solo quella posso anche staccarla io" disse gentilmente.

Non aveva mai visto il signor Gold così disponibile. Allora era vero che infondo c'era del buono in lui.

"Puoi anche andare a casa se vuoi. Ti sei stancata abbastanza per oggi." le disse abbozzando un sorriso.

"Grazie. Allora a domani." disse recuperando le sue cose e avviandosi all'uscita.

"A domani" le rispose "Belle".

 

La notte era calata. Passando il pomeriggio a lavorare il tempo era volato. Camminava con lo sguardo rivolto verso l'alto per ammirare le stelle. Aveva sempre desiderato vedere una stella cadente, ma non era mai riuscita nell'intento. Le venne in mente una nottata passata con Ruby e Mary-Margaret, distese su un prato ad aspettare le stelle cadenti. Proprio nel momento in cui Belle si era distratta, ne erano cadute due di seguito. Ed era sempre così, tutte le volte che distoglieva lo sguardo dal cielo, una stella burlona decideva di cadere.

Nel suo fantasticare non si accorse di essersi scontrata con una persona.

Guardò verso la figura per scusarsi quando vide che era Gaston.

"Gaston che ci fai in giro a quest'ora?" chiese non sapendo che altro dire.

"Potrei chiedere la stessa cosa a te" rispose ridendo. 

Puzzava tremendamente di alcool.

"Sei ubriaco?" domandò Belle anche se conosceva già la risposta.

"No. Ho bevuto solo qualche drink da niente." scoppiò in una fragorosa risata.

"Ti consiglio di andare a casa prima che tu possa combinate qualche guaio. Scusa ma devo andare." disse la ragazza cercando di superare il ragazzo. 

Non ci riuscì. Gaston le continuava a bloccare la strada.

"Fammi passare per favore. Sono già in ritardo. Mio padre si preoccuperà." 

Gaston assunse un'espressione indecifrabile.

"Perché non mi vuoi?" chiese fissandola negli occhi.

"Te ne ho già parlato. Ti vedo solo come un amico." ripetè Belle.

Gaston la prese per le braccia e la strinse troppo forse. Quasi da farle male.

"Beh io no. Io ti voglio Belle. E se non ti avrò con le buone, ti avrò con le cattive." ringhiò fuori di sè.

Strattonò la ragazza e la spinse in un vicolo, dove la luce era assente e nessuno avrebbe potuto vedere o sentire nulla.

Prese la ragazza per le braccia e la bloccò al muro.

"Sei così bella." disse per poi iniziare a baciarla violentemente.

Belle cercò di divincolarsi, ma Gaston era troppo forte. Perché doveva essere così debole. Se solo fosse stata più forte avrebbe potuto liberarsi. Ma non riusciva a fare niente, se non trattenere le lacrime. 

"Ti prego Gaston lasciami andare" tentò di dire ma il ragazzo non l'ascoltava nemmeno.

Iniziò a sbottonarle la camicia, senza mai offrirle una possibilità di fuga.

Ormai sapeva di essere spacciata. Cercò di non pensarci. Sarebbe stato meno doloroso distaccarsi da quel momento. 

Quando stava perdendo anche l'ultima speranza, qualcuno agguantò Gaston per le spalle e lo scaraventò a terra facendolo rotolare tra i sacchi dell'immondizia.

Il signor Gold le porse la mano.

"Vieni con me".

Belle ancora sconvolta trovò la forza e si allontanò dal muro, con la schiena che le doleva, dando la mano a Gold. La condusse al limitare del vicolo e si fermò.

"Aspetta qui." e scomparve di nuovo in quel vicolo oscuro.

La ragazza si asciugò le lacrime che non riusciva più a trattenere.

Mentre si riallacciava la camicia, sentì dei lamenti provenire dal vicolo. Seguì le urla e vide Gold con in mano il suo bastone, che picchiava violentemente Gaston. Negli occhi di Gold si era accesa una scintilla di male. Sembrava posseduto.

Non poteva sopportare quella scena. Nonostante Gaston l'avesse quasi violentata non voleva che Gold si comportasse come quel mostro che tutti pensavano che sia.

Belle si mise afferrò il braccio di Gold e lo interruppe.

"Fermo ti prego." disse singhiozzando.

"Belle questo ragazzo ti ha aggredito."

"Lo so. Ma non è questo il modo. Non voglio che ti comporti così.". 

Gold sembrava contrariato.

"Ma lui la deve pagare Belle." ghignò malvagio cercando di ricominciare a picchiare il ragazzo. 

Ma Belle lo bloccò di nuovo.

"No ti supplico fermati. So che puoi farlo."

"No io devo ucciderlo. Deve soffrire. Devo vederlo soffrire. Sono fatto così non posso evitarlo." ammise con un velo di tristezza.

La ragazza si mise davanti a Gold e gli prese il viso tra le mani.

"Io so che non sei così. C'è del buono in te ne sono certa." disse fissandolo negli occhi per poi sorridergli.

"Andiamo ora." lo prese per la mano e lo trascino via da lì.

Prima di andarsene Gold parlò a Gaston.

"Se ti azzardi un'altra volta ad aggredire questa ragazza giuro che sarà l'ultima cosa che farai."

 

Il signor Gold stette accanto alla ragazza per tutto il tragitto fino a raggiungere casa French.

Nessuno dei due parlò finchè non raggiunsero la porta d'ingresso della casa della ragazza.

Una volta raggiunta la veranda lBelle si voltò verso l'uomo.

“Grazie per tutto quello che ha fatto.” sorrise gentilmente.

“Non potevo certo permettere che la mia domestica venisse aggredita da un idiota” disse con il suo ghigno.

Belle rise. Non voleva proprio far trasparire il suo lato buono. Era più forte di lui ammettere una buona azione.

“Ora che sei al sicuro posso anche tornarmene a casa.” disse allontanandosi da casa French.

“Mi raccomando domani puntuale, ho te ne pentirai” disse in tono malvagio.

Ma ora lei non aveva più paura. Sapeva che quell'uomo non era una bestia come tutti, compreso lui, credevano. Era buono. Ne era certa. Scoppiando in una risata entrò in casa.

Suo padre si era addormentato davanti alla tv, come la solito. Mangiò al volo senza far rumore per non svegliare Moe e infine raggiunse camera sua. Una volta nelle coperte iniziò a sfogare tutte le lacrime represse per quello che le era accaduto. Poi però pensò al signor Gold e le lacrime pian piano si dileguarono sostituendosi a un sorriso. Con un sorriso si addormentò.

SPAZIO AUTRICE:
Ecco a voi il terzo capitolo^^ in questo capitolo vediamo per la prima volta Regina, alla ricerca di un punto debole di Gold. Sfortunatamente per lei Gold non ne ha, per ora. Rivelato il lato oscuro di Gaston e quello buono di Gold^^ Adoro Tremotino** Spero vi sia piaciuto anche questo capitoloT-T 
Al capitolo quattro:*

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Capitolo 4
*** Una stanza in più da pulire ***


UNA STANZA IN PIU' DA PULIRE

Pensare che andando a scuola avrebbe incontrato quel ragazzo che l'aveva quasi violentata le dava il voltastomaco. Avrebbe dovuto denunciarlo. Ma si convinse che non era consapevole di quel che aveva fatto. Era ubriaco fradicio e non era padrone delle sue azioni. Per questa volta avrebbe lasciato perdere, ma se l'avrebbe infastidita nuovamente di certo sarebbe andata al commissariato. Se suo padre ne fosse mai venuto a conoscenza avrebbe distrutto la vita a quel ragazzo. Cosa che per altro aveva già fatto il signor Gold.

Quello che era successo sarebbe rimasto tra lei, Gold e Gaston. Non l'avrebbe raccontato neanche alle sue migliori amiche, con le quali non aveva segreti.

Finita la prima ora di lezione Ruby e Mary-Margaret le si avvicinarono. 

"Belle sabato iniziano i saldi. Shopping sfrenato?" chiese allegra Ruby.

Le sarebbe servito passare un pomeriggio con le amiche distraendosi da tutti quei pensieri che le vorticavano in testa senza mai fermarsi, ma non poteva. In settimana, alla mattina andava a scuola e al pomeriggio doveva lavorare dal signor Gold. Gli unici giorni in cui poteva studiare erano sabato e domenica. Non poteva trascurare la scuola. Doveva riuscire ad ottenere una borsa di studio. L'unica sua possibilità di andare al college.

"Vorrei tanto ma devo studiare. Posso solo nel weekend." 

"Quell'uomo ti sta rovinando la vita" disse irritata Mary-Margaret che di solito riusciva ad essere solo calma e gentile.

"No non è così. Insomma lui..lui è.." decise di non continuare la frase come voleva. Cosa avrebbe detto alle sue amiche. Che provava affetto per quel mostro. Non era il momento.

"Intendo dire che io e mio padre siamo in debito con lui. E voglio pagarlo com' è giusto che sia." disse tranquilla.

"Sai potresti chiedergli qualche giorno di pausa." affermò Ruby.

"Non glielo concederebbe mai" ribattè Mary.

"Si hai ragione. Quell'uomo non farebbe mai favori alla gente." concluse Ruby.

"Non dire così." sussurò Belle con un velo di tristezza, non riuscendo a trattenersi.

"Cosa hai detto? Non abbiamo sentito?" chiesero le ragazze incuriosite.

"Niente. Parlavo tra me e me." 

La prof entrò in quel momento e tutti tornarono al loro posto. Una nuova lezione cominciò.

Gaston non si vide per tutta la mattinata. In giro si diceva che era a casa malato con la febbre. Ma Belle sapeva bene che in realtà era a casa per i lividi che Gold gli aveva procurato con il suo bastone. Se non fosse stata in grado di fermare Gold a quest'ora Gaston sarebbe morto.

 

Anche quel pomeriggio avrebbe dovuto recarsi a casa del signor Gold e non al suo negozio. 

Suonò più volte il campanello ma nessuno rispose. Eppure erano le tre spaccate.

Non poteva certo andarsene. Magari era uscito qualche minuto. Decise di recuperare uno dei libri che aveva in borsa e di leggere qualche pagina.  

Si sedette sui gradini e s'immerse nella lettura.

Il terzo giorno tornò il messo e raccontò: "Nuovi nomi non sono riuscito a trovarne, ma ai piedi di un gran monte, alla svolta del bosco, dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, vidi una casetta; e davanti alla casetta ardeva un fuoco intorno al quale ballava un omino quanto mai buffo, che gridava, saltellando su di una sola gamba:

 

"Oggi fo il pane,

la birra domani, e il meglio per me

è aver posdomani il figlio del re.

Nessun lo sa, e questo è il sopraffino,

Ch'io porto il nome di Trem.."

 

"Cosa stai facendo davanti alla mia porta?" la interruppe Gold.

Non si era neanche resa conto dell'arrivo dell'uomo, che zoppicando le si pose davanti.

Non riuscì a capire l'espressione di Gold. Aveva la luce del sole negli occhi e vedeva solo il suo profilo.

"Sto leggendo, come si può ben vedere." scherzò chiudendo il libro.

Gold notò lo zaino pieno di libri.

"Deduco che sei un lettrice accanita."

"Leggere è la mia passione. Posso viaggiare in luoghi lontani e misteriosi, vedere cose meravigliose e leggere le avventure di personaggi fantastici e coraggiosi. Vorrei farne parte." disse con occhi sognanti.

"Ti conviene smettere di leggere e riempirti la testa di quel veleno. Non potrai mai far parte di un simile mondo." affermò senza ritegno.

La ragazza balzò in piedi.

"I libri non sono veleno. Sono conoscenza. Sono un modo di sfuggire alla realtà e raggiungere almeno per un pò un posto migliore." ribatté Belle stringendo a sè il suo libro.

"Dovresti smetterla di rifugiati nei libri e affrontare la realtà." disse Gold facendosi largo verso la porta. "E la realtà è che hai un'intera casa da spolverare oggi" sghignazzò aprendo la porta di casa alla giovane.

 

Si poteva benissimo notare che quella casa non veniva spolverata da tempo. In ogni dove c'erano strati e strati di polvere. Sembrava infinito quel lavoro. Quanto avrebbe voluto passare un pomeriggio con le amiche o anche solo a studiare. Tutto sarebbe stato meglio di quello sfruttamento. Per pulire quelle stanze ci sarebbero volute almeno una decina di domestiche e non solo una.

A Gold non sembrava importasse molto di tenera la casa in ordine. Allora per quale motivo l'aveva voluta con sè?

A metà pomeriggio, poco prima dell'ora del tè, Gold si presentò per controllare il lavoro della ragazza.

Belle si fermò per un istante per rivolgersi all'uomo.

"Perché mi ha voluta qui?" domandò curiosa.

"C'è sporcizia ovunque, come puoi notare" rispose.

"Si lo noto, ma non sembra le importi molto." fece una pausa.

"La verità è che si sente solo. Qualunque uomo si sentirebbe solo in una casa così grande" continuò.

Gold si fece pensieroso.

"Ma io non sono un uomo. Io sono una bestia, come tutti dicono." scherzò.

"Lei è un uomo. Io vedo del buono nel suo cuore. Solo che non lo vuole ammettere a sè stesso." 

Gold fissò la ragazza in silenzio. Non riusciva a distaccare i suoi occhi da quelli di lei. Così azzurri come il cielo.

"Vieni con me" le disse in attesa di essere seguito.

Salirono numerose scale prima di arrivare a destinazione.

L'uomo aprì la porta di quella stanza misteriosa al termine delle scale, invitando Belle ad entrare. 

La ragazza rimase senza parole. Era una delle biblioteche più belle che avesse mai visto. Tutti quei libri. Quel profumo di pagine che aleggiava nell'aria. Era come ritrovarsi all'interno di un sogno.

"Non eccitarti troppo. Per te vuol dire una stanza in più da pulire." disse sghignazzando.

"È bellissima" riuscì a dire Belle.

"Ci sono più libri di quanti riuscirei a leggere in tutta la mia vita." sorrise.

"Spero tu pulisca più velocemente di quanto leggi allora." scherzò.

"State facendo tutto questo per me?" chiese diretta.

Gold non le rispose. Fece finta di non averla sentita e continuò a parlare come se niente fosse.

"È meglio che non veda più un singolo granello di polvere." disse voltandosi verso la ragazza che ancora gli sorrideva.

"Perché ridi? Parlo sul serio."

Belle gli si avvicinò senza timore e lo abbracciò, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sentivano i loro cuori battere all'unisono. 

La ragazza gli si allontanò.

"Lei non è quello che credevo. E ne sono felice." 

Gold rimase senza parole davanti a quella confessione. 

"Vado a preparare il tè." disse Belle lasciando la stanza, senza mai smettere di sorridere.

Quella ragazza. Quella ragazza era diversa. Sapeva guardare oltre alle apparenze. Sapeva vedere il buono in tutti. Quella ragazza era diventata importante per lui.

 

Nonostante avesse tutto il potere che desiderasse il lavoro del sindaco non era affatto semplice. La cosa che odiava fare maggiormente era passare intere giornate a leggere e firmare varie carte, contratti, mandare mail, insomma passare ore e ore dietro la scrivania senza mai potersi alzare.

Quel pomeriggio era stato proprio una di quelle giornate. Non vedeva l'ora di tornare a casa dal suo figlioletto.

Finalmente era arrivata la tanto attesa ora di lasciare l'ufficio. Spense il computer, ritirò diversi documenti nel cassetto della scrivania e prese il giaccone dal porta cappotti. Non fece in tempo ad uscire, che il telefono suonò. La sua assistente era andata via poco prima, quindi avrebbe dovuto rispondere direttamente lei. Sbuffando tirò su la cornetta. 

"Salve sono il sindaco Mills, come posso aiutarla?" chiese cordialmente.

"Regina sono Sidney." disse una voce maschile.

"Sidney cosa vuoi? Stavo andando a casa. Spero sia importante." 

"Mi avevi detto di sorvegliare Gold. E l'ho fatto." disse orgoglioso di sè.

"Hai trovato qualcosa che possiamo utilizzare contro di lui?" chiese improvvisamente interessata.

"Ho scoperto che ha assunto una domestica. La figlia delle signor French, Belle." si fermò.

Regina lo esortò a continuare.

"La ragazza mentre tornava a casa e stata aggredita da un ragazzo. Gold si è presentato e ha difeso la giovane. Poi l'ha accompagnata a casa." 

"Ma non mi dire." disse sorridendo la donna.

"Ho voluto avvertirti perché, come tutti sappiamo, Gold non aiuta nessuno. Ma se questa ragazza fosse importante per lui? Io credo che farebbe uno strappo alla regola per lei." 

"Sei stato bravissimo Sidney." 

"Dovere" rispose l'uomo semplicemente.

Regina riagganciò sogghignando. Forse aveva trovato un'arma da usare contro Gold. Ma prima doveva esserne certa al cento per cento.

"Belle French" sussurrò.

Spense le luci e lasciò l'ufficio.

 

Sabato si stava avvicinando e Belle non aveva ancora trovato il modo di chiedere a Gold un giorno libero in settimana per poter studiare, e così poter andare a fare shopping con le sue amiche. 

Il venerdì precedente fortunatamente Gold le chiese della scuola, dando alla ragazza la possibilità di attivare l'argomento "giorno libero".

"Come vai a scuola?" le domandò guardandola sistemare l'argenteria.

"Ma la cavo." disse mentre lucidava un coltello.

Sentendo Gold non proferire altra parola continuò.

"Diciamo che m'impegno più che posso per poter ottenere una borsa di studio per il college." 

"Visto che lavori tutti i giorno qui, ti sarà difficile trovare il tempo di studiare?" domandò curioso.

Belle passò a lucidare una forchetta.

"Studio nel weekend. Solo che non trova mai tempo per uscire con le amiche. Quella è la parte peggiore. Ogni tanto tutti hanno bisogno di svagarsi." disse sorridendo a Gold.

L'uomo si fece pensieroso e per diversi secondi non parlò.

"Facciamo un'accordo." affermò avvicinandosi alla ragazza.

Belle appoggiò le posate e si girò verso il suo interlocutore.

"Io ti lascio una settimana libera se tu accetti di passare il prossimo sabato come me." disse porgendo la mano a Belle.

"Mi sta chiedendo un appuntamento?" domandò sorridente.

"Ehm no. Non sarà un appuntamento. Mi serve solo una persona che mi accompagni a firmare dei documenti".

"E avete bisogno di me per firmare dei documenti?" chiese mettendosi a braccia conserte.

"Si. Mi servi come..come..testimone" disse poco convinto.

Alla ragazza quella storia non quadrava, ma decise di crederci. Tese la mano verso quella di Gold.

"Accetto l'accordo." 

SPAZIO AUTORE:
Buongiorno Oncers^^ anche il quarto capitolo è concluso! Ma quando è carino Gold che chiede un appuntamento a Belle?!** certo lui non vuole ammetterlo, ma lo capirebbe anche un Gaston che si tratta di un appuntamentoxD Chissà cosa succedera quel giorno? Magari potrebbe esserci un bacio? Si vedrà nel capitolo cinque^^
Baci:*:*  
Ps: come sempre vi ringrazio per i commenti:) siete adorabili**

 

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Capitolo 5
*** Il vuoto nel cuore ***


Il VUOTO NEL CUORE


Quel sabato pomeriggio si sarebbe incontrata con le altre alle tre al centro commerciale di Storybrook. Non poteva certo considerarsi uno di quegli enormi negozi che si vedevano in tv, ma non ci si poteva nemmeno lamentare. 

Dopo essersi truccata s'intrufolò nel suo armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi. Decise di optare per una gonna a vita alta e una camicetta vintage. 

Il centro commerciale non distava molto da casa sua, perciò decise di farsi una passeggiata. 

Il sabato pomeriggio era normale trovare un sacco di gente in giro per il paese. Persone che facevano acquisti, altre che portavano a spasso il cane, come faceva sempre il signor Hopper con il suo dalmata, altre che uscivano solo per sgranchirsi le gambe. 

Non le era mai capitato d'imbattersi nel sindaco della città, forse non ci aveva nemmeno mai parlato. Quel giorno invece se la trovò davanti. 

Il sindaco Mills sorrise gentilmente alla ragazza.

"Buon pomeriggio signorina French." disse radiosa.

"Buon pomeriggio anche a lei signor sindaco. Non pensavo mi conoscesse." affermò guardando, senza farsi, vedere l'orologio. Fortunatamente era partita in netto anticipo.

"Io conosco tutti i miei cittadini mia cara. Fa parte del mio lavoro. Poi molto spesso vado a comprare i fiori da tuo padre. I fiori più profumati della terra." scherzò Regina.

Belle sorrise a sua volta.

"Mio padre non mi ha mai detto di avere tra i clienti il sindaco." 

Regina cambiò argomento.

"Ma dimmi di te. Ho sentito che hai trovato un lavoro nel negozio del signor Gold." disse appoggiandole una mano sulla spalla.

"Si. Una specie di lavoro." cercò di spiegare Belle.

"Non deve essere facile sopportare il signor Gold?" scherzò la donna facendosi più vicino al Belle.

"Mi sono abituata ormai. Mi sono accorta che non è quello che pensavo comunque." disse non riuscendo a trattenere un sorriso.

Regina sembrava interessata all'argomento Gold. Troppo interessata. 

"Davvero? Cosa ti ha fatto cambiare idea su di lui?" domandò sempre più curiosa.

Belle iniziò a trovare tutte quelle domande poco opportune. Era il sindaco, ma non la conosceva.

Decise così di non far continuare la conversazione.

"Mi scusi signor sindaco ma devo proprio andare. Devo vedermi con delle amiche."si giustificò Belle.

Sempre gentilmente come si era presentata, Regina si dileguò, lasciando libera di andare la ragazza.

La donna iniziò a frugare nella borsa alla ricerca del suo cellulare. Cercò nella rubrica e selezionò il numero voluto.

"Sindey avevi ragione. Ho appena parlato con la signorina French. È innamorata di Gold. Ora devo solo scoprire se anche lui prova lo stesso e il gioco è fatto." 

Sorrise malefica.

 

Alle tre in punto arrivò davanti al centro commerciale. Ruby e Mary-Margaret erano già li ad aspettarla. Per fortuna non aveva amiche ritardatarie. Non le piaceva proprio dover aspettare ore l'arrivo di qualcuno.

"Belle eccoti qui!" la salutò allegra Ruby.

"Mi sembra una vita che non passiamo un pomeriggio insieme." disse Mary-Margaret stringendo le amiche.

"In effetti è passata davvero una vita" affermò Belle in tono triste.

"Non preoccuparti oggi recupereremo il tempo perduto." scherzò sorridente Ruby.

La giornata di shopping sfrenato ebbe inizio.

Visitarono tutti i negozi del centro commerciale, chiacchierando e scherzando insieme. Si provarono numerosi vestiti, divertendosi a inscenare atti teatrali e a scattare fotografie con il cellulare. Non riuscirono mai a smettere di ridere. In realtà non avevano comprato molto, ma non si erano mai divertite tanto. 

"Ragazze direi che è ora di fare merenda" ammise Ruby sentendo lo stomaco brontolare.

Il centro commerciale ospitava la yogurteria dove facevano il miglior frozen yogurt di tutta la regione. Quale altro posto dove saziarsi, se non quello.

Deliziando il loro yogurt ripresero le loro lunghe chiacchiere.

"Come va con David, Mary?" chiese Belle che da un pò non sapeva come stesse andando la loro situazione.

"Bene. Settimana scorsa si è fatta risentire la sua ex, Kathrin. Ma lui mi ha giurato che non gl'importa più di lei. Quindi sono tranquilla. Tu Belle? Con Gaston non ci sei più uscita vero?" chiese Mary speranzosa.

Anche a lei non piaceva quel ragazzo, e se avesse saputo cosa le aveva fatto le sarebbe piaciuto ancora di meno.

Belle per poco non si strozzava. Bevve un sorso d'acqua e riuscì a respirare di nuovo.

"No. Non ci sono uscita. E non accadrà mai." disse decisa.

"Dobbiamo trovarti un ragazzo." annunciò eccitata Ruby.

"Non ho bisogno di un ragazzo. Grazie lo stesso Ruby." ammise Belle sorridendo all'amica.

Ruby non sembrava darle ascolto. Piuttosto continuava a guardarsi in giro.

"Chi stai cercando?" chiese Mary seguendo lo sguardo della giovane.

"Trovato." disse distogliendo subito lo sguardo. 

Si avvicinò all'orecchio di Belle.

"Vedi quel ragazzo seduto due tavoli dietro di me?"

Belle annuì. Mary-Margaret ascoltava incuriosita.

"Si chiama Sean. È al quarto anno. È davvero un bravo ragazzo e ho scoperto da poco che sarebbe intenzionato a chiederti di uscire." concluse sorridendo.

Belle e Mary-Margaret guardarono il ragazzo.

"È carino" affermò Mary.

In quel momento il ragazzo guardò verso di loro e lanciò un largo sorriso a Belle. 

Ruby lo salutò e gli fece segno di avvinarsi.

"Ruby che fai?" domandò Belle.

Non fece tempo a risponderle che il ragazzo le raggiunse e si sedette al loro tavolo.

"Giornata di shopping?" chiese sorridente.

"Si ma non abbiamo comprato molto. Tu che combini di bello?" disse Ruby.

La sua sicurezza era ammirevole.

"Stacco dallo studio facendomi un giro con gli amici. Solo che sono in ritardo." disse guardando l'orologio.

Non staccava mai gli occhi da Belle.

Ruby trovò una scusa per lasciarli soli.

Con un "Mary accompagnami in bagno" riuscì nel suo intento.

"Ho saputo che lavori dal Signor Gold." disse Sean sistemandosi la giacca.

"Si. Volevo rendermi utile e il signor Gold è stato così gentile da assumermi." disse sorridendo al ragazzo.

"Dicono che non sia tanto gentile." affermò.

"Diciamo che è molto diverso da come dicono tutti." 

Tra i due calò un silenzio imbarazzante. Belle non fece altro che chiedersi quando sarebbero tornare le sue amiche. 

"Senti, so che è un pò improvvisa come cosa, ma ti andrebbe di uscire con me?" chiese Sean rompendo il silenzio.

Belle sorrise lusingata.

"Si mi andrebbe." rispose accennando un sorriso.

"Che ne dici di domani? Gli altri giorni sono impegnata tra studio e lavoro." continuò.

"Certo. A mezzo giorno da Granny? Ti offro il pranzo." domandò allegro.

"È perfetto."

 

Aveva una appuntamento. Con un ragazzo carino e gentile. Per quale ragione non gliene importava nulla. Il primo appuntamento di una ragazza dovrebbe essere un momento speciale. Un momento indimenticabile. Perché aveva detto di si se non voleva andarci. Stava solamente mentendo a se stessa. Aveva bisogno di sentirsi di nuovo una ragazza normale per questo aveva accettato. Una ragazza che esce con i ragazzi e che non deve lavorare per un uomo come il signor Gold a causa dei debiti del padre. 

Aveva dormito troppo ed era in ritardo per il suo primo appuntamento. Si vestì rapida e scoprì di aver indossato degli abiti che non aveva neanche stirato. Il suo primo appuntamento l'avrebbe fatto vestita come una stracciona. Perfetto.

Uscì di casa. Mentre correva cercava di stirasi i vestiti con le mani appiattendoli più che poteva, ovviamente senza alcun risultato.

Entrò da Granny a mezzogiorno preciso. Il suo cavaliere era già li ad aspettarla. Tentò di sistemarsi per l'ennesima volta i vestiti per poi sedersi al tavolo di fronte al ragazzo.

"Ciao!" disse affaticata.

"Hai fatto una corsa per caso?" chiese divertito Sean.

Belle scoppiò a ridere.

"Si, scusa. Non mi sono svegliata stamattina."

Sean sorrise a sua volta.

"Non importa. Ti dona questo look scappata di casa!" scherzò.

"Dovrei offendermi?" domandò divertita.

"Se tutti gli scappati di casa avessero il tuo aspetto troverebbero subito una persona disposta ad ospitarli." disse fissando sorridente Belle.

"Lo prendo come un complimento."

"Lo è" concluse.

Mangiarono un sacco e si divertirono molto. Non pensava sarebbe stato così quell'appuntamento. Invece si stava trovando veramente bene con quel ragazzo.

"È ora del dolce." sentenziò Sean mostrando la lista a Belle.

"Non saprei cosa prendere. Sembra tutto delizioso." disse la ragazza guardando quei dolci così invitanti.

In quel momento il signor Gold fece ingresso nel locale.

Belle alzò lo sguardo dalla lista di dolci che teneva in mano e incrociò i suoi occhi, pieni di ira. 

Gold fece finta di non vederla e si avvicinò al bancone.

Sean iniziò a parlare del più e del meno, ma Belle non lo stava a sentire. Pensava solo a quello che avesse pensato Gold vedendola insieme a un ragazzo. Magari non gli importava. Magari sì. Ma quegli occhi pieni di ira la inquietarono. 

Gold prese ordinò un caffè. Una volta preso si diresse verso l'uscita e se ne andò.

Belle non poteva sopportarlo. Non l'aveva neanche salutata. Doveva raggiungerlo. Doveva parlrci.

"Scusa Sean. Torno subito." disse alzandosi dal tavolo.

"Dove vai?" chiese seguendola con lo sguardo. Ma non fece in tempo a finire la domanda che la ragazza era uscita.

 

Gold era a soli pochi passi da lei, che camminava in direzione del suo negozio. La ragazza lo raggiunse.

"Poteva anche salutami." affermò irritata.

L'uomo si fermò e si voltò verso Belle.

"Mi sembravi impegnata con il tuo amichetto cara. Torna ad amoreggiare con lui" disse imbestialito, guardandola in cagnesco.

"E' un maleducato lo sa?!"

"Non è un problema per me." ammise riprendendo il controllo di sé.

Belle si fece più vicino all'uomo con una sguardo pieno d'ira.

"Lei è veramente insopportabile. Perché non dite come stanno veramente le cose?"

Dal nervoso sentiva le lacrime pronte a scendere.

"Non so di cosa tu stia parlando" scherzò appoggiandosi al bastone con entrambe le mani.

"Si che lo sa. Come sa che io provo qualcosa per lei."

L'aveva detto. Non era riuscita a fermare le sue parole. Ormai non potè far altro che continuare.

"Riesco a capire quando due persone si vogliono bene. E quando sono speciali l'una per l'altra."

Gold si fece serio. Anzi triste. Sembrava anche lui sul punto di crollare. Ma continuò a fare il duro facendo finta di niente.

"Non capisco cara" disse cercando di abbozzare un ghignò.

"Lei è un codardo. Si protegga pure con questa sua armatura, ma creda alle mie parole questo non farà altro che rovinarle la vita." disse puntando un dito verso l'uomo che le stava davanti.

"Ti sbagli non sono un codardo.”

Cercò di ricomporsi per non far traboccare i suoi sentimenti e poi continuò.

“La verità è che non m'importa tanto di te come tu credi." disse sorridendo.

"No. No s'illude. In realtà non crede che io possa amarla.”

Le lacrime non potevano più essere trattenute e iniziarono a bagnarle le guance.

“Ha preso la sua decisione. E che ci creda o no la rimpiangerà. Le restano soltanto il vuoto che riempe il suo cuore e una tazza con il bordo spezzato.”

Belle si voltò e fece ritorno al locale di Granny, lasciando Gold in piedi a fissarla sconvolto sul marciapiede.

 

Passo dopo passo raggiunse il suo amato banco dei pegni. Cercò la chiave nei pantaloni e la infilò nella serratura, facendola scattare.

Il cartello diceva chiuso e così lo lasciò. Richiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno. Fece qualche passo in avanti fino a raggiungere una teca di vetro. Con la mano strinse il suo bastone da passeggio.

Scatenò la sua ira. Ruppe tutto quello che gli capitava sott'occhio. Frammenti di vetro volavano per tutta il negozio. Sul suo volto un'espressione disumana. Non riuscì a fermarsi finché non ebbe rotto quasi tutto. Esausto si fermò respirando affannosamente.

Nella sua mente vorticava solo un pensiero.

“L'ho persa”.


SPAZIO AUTORE:
Salve^^ eccomi qui^^ non preoccupatevi che le cose si metteranno a posto in qualche modo:) però che carino** è gelosissimo!!  *muore* Spero vi piaccia e alla prossima:)
Baci:*

 

 

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Capitolo 6
*** Il bacio che trasformò la bestia in uomo ***


IL BACIO CHE TRASFORMO' LA BESTIA IN UOMO


Quel lunedì mattina guardandosi allo specchio si rese conto di aver gli occhi ancora gonfi e lucidi. Aveva passato l'intero pomeriggio del giorno precedente chiusa in camera, rannicchiata sotto le coperte a piangere.
Moe bussava alla porta della figlia ogni mezz'ora, ma Belle rispondeva solamente che aveva bisogno di stare da sola. Gli aveva raccontato che aveva rotto con un ragazzo e gli disse di non preoccuparsi perché era normale alla sua età avere problemi di cuore.
Per quanto riguardava Sean, aveva deciso di essere sincera con lui e così gli aveva rivelato tutto, omettendo il fatto che il soggetto di quel "tutto" era il signor Gold. Si rivelò un ragazzo particolarmente gentile e avevano deciso che sarebbero rimasti solo amici.

Non appena giunse a scuola s'imbattè subito nel ragazzo.

"Buon giorno Belle" le sorrise gentilmente.

"Buon giorno anche a te Sean" disse ricambiando il sorriso.

Sean si fece improvvisamente serio ma divertito allo stesso tempo.

"Hai saputo?" domandò abbassando il tono della voce.

Belle lo guardò sorpresa.

"Cosa?" chiese semplicemente.

"Dei vandali sono entrati nel negozio del signor Gold e gli hanno distrutto tutto. Ho sentito che l'unica cosa rimasta intatta sia una tazzina che aveva sbeccato lui in precedenza per errore." tutto questo lo fece sghignazzare.

La ragazza rimase a bocca aperta. La tazza che aveva fatto cadere. L'unico oggetto che si era salvato era quella tazza. Poteva essere una coincidenza? Cercò di non far trasparire i suoi pensieri.

"Sean non c'è niente da ridere." disse dandogli una pacca sul braccio.

"Andiamo Belle. Se lo merita."

"Nessuno si merita una cosa del genere." si apprestò a ribattere.

Sean si limitò ad alzare le spalle.

"Cosa succederà adesso? Hanno trovato i colpevoli?" domandò la ragazza.

"Non ancora. Per me non li troveranno. In ogni caso Gold verrà rimborsato. Riuscirà a ricostruirsi una nuova collezione." concluse prima di congedarsi per raggiungere la sua classe.

I due si congedarono e si recarono ognuno nella propria classe.
L'unica cosa che Belle riusciva a pensare era la reazione di Gold dopo aver visto il disastro che avevano combinato quei ragazzacci. Sapeva che quegli oggetti erano il suo tesoro, teneva particolarmente ad ogni singolo pezzo della sua collezione. Quando vendeva qualcosa era sempre un pò triste a dover dire addio a quel determinato oggetto.
Ed ora li aveva persi tutti in una volta sola.

Finite le lezioni la tentazione di recarsi da Gold era forte. Sentiva un forte desiderio di andare dall'uomo per dirgli che tutto si sarebbe risolto in un modo o nell'altro. Insomma voleva consolarlo . Ma non aveva ancora trovato il coraggio di affrontarlo. 

Il suo corpo si muovevano da solo. Senza rendersene conto imboccò la via del negozio dei pegni. Voleva solo vedere la condizione in cui si trovava il negozio. Sperava con tutta se stessa di non imbattersi in Gold. Non ora. Lentamente si avvicinò. Una volta raggiunta la vetrina guardò dentro. Tutto era ancora come era stato lasciato dai vandali. Era una sofferenza vedere quel posto così bello ridotto in quello stato. 
Mentre osservava sconvolta vide qualcosa all'interno del negozio muoversi. Guardò più attentamente e vide Gold intento a raccogliere dei pezzi di vetro da terra. Le dava le spalle. Per qualche secondo rimase li a guardarlo sistemare quello che poteva. Mise i vetri in un sacco e lo chiuse con un nastro. Se lo caricò in spalla e si diresse verso l'uscita del suo negozio. Se fosse uscito l'avrebbe vista. Non voleva farsi vedere. Con tutta la forza che aveva in corpo iniziò a correre, finché non raggiunse l'angolo della strada e poté nascondersi per riprendere fiato. Sbirciò dietro l'angolo facendo molta attenzione a non farsi vedere dall'uomo. Lo vide sistemare il sacco sul marciapiede per poi rientrare.

Belle capì che era arrivato il momento di tornare a casa.
Quei giorni furono straordinariamente ordinari. Sveglia, colazione, scuola, pranzo, studio, merenda, studio, cena, doccia, letto.
Doveva ammetterlo. Preferiva molto di più lavorare per il signor Gold. Almeno ogni giorno faceva qualcosa di diverso. Un giorno lucidava l'argenteria e l'altro cambiava le fodere dei cuscini. Invece quei giorni erano di una monotonia asfissiante. La cosa positiva era che ora aveva tutto il tempo che voleva per studiare e mantenere così alta la sua media scolastica per poter ottenere la borsa di studio per il college.

Quel venerdì sera, dopo la cena, le venne in mente l'accordo fatto con Gold.
Il giorno seguente avrebbe dovuto accompagnare l'uomo per firmare un contratto. Ma adesso che avevano chiuso i rapporti cosa doveva fare. Non poteva certo andarci. Anche perché quell'uscita aveva tutta l'aria di un appuntamento camuffato. O almeno così le era sembrato.

Una volta in pigiama s'infilò nelle coperte pensando al da farsi. Non riuscì a trovare soluzione e le palpebre le si chiudevano sempre di più. Era decisamente ora di andarsene a dormire. Tutto quello studio le aveva prosciugato le forze.

Assonnata allungò il braccio per recuperare il cellulare dal comodino.  Fece per spegnerlo, quando lo sentì iniziare a vibrare nella mano. Le era arrivato un messaggio da un numero che non aveva in rubrica. 

Aprì l'sms e lo lesse mentalmente.

"Dobbiamo parlare. Raggiungimi nel tuo giardino. MrG"

Il cuore iniziò ad accelerare i battiti. Il sonno che un attimo prima la stava facendo crollare era sparito.  Sgusciò fuori dal letto rischiando d'inciampare più volte tra le coperte. Raggiunse la sua  finestra , che dava proprio sul giardino e scrutò nell'oscurità. Ispezionò in lungo e in largo, fino a quando non vide una sagoma nascosta nella penombra. Si mise le ciabatte, la vestaglia e corse di sotto, senza fare troppo rumore. L'ultima cosa che voleva era svegliare suo padre. Moe stava russando rumorosamente. Buon segno. Quando russava a quel modo neanche una cannonata a pochi centimetri dal suo viso l'avrebbe svegliato.

Una volta raggiunto il cortile si fermò  aspettando che la figura si rivelasse. Era una notte gelida. Quella vestaglia non le teneva affatto caldo. Si strinse nelle spalle in modo da trattenere quel poco di calore che emanava il suo corpo.
Il signor Gold fece due passi verso di lei, mostrandosi alla luce della luna.

"Cosa ci fa nel mio giardino?" domandò severa alzando un sopracciglio.

"Volevo solo assicurarmi che domani tu mi accompagni a firmare quel contratto venendo a chiedertelo di persona." ghignò appoggiandosi sul bastone.

Belle sentì il sangue iniziare a ribollirle nelle vene. Era incredibile il suo comportamento. Sembrava che tra loro non fosse successo niente. Si comportava come il primo giorno che l'aveva incontrato. Distaccato, come uno sconosciuto.

"Perché dovrei farlo?" chiese sempre più irritata.

"Abbiamo un accordo." disse allegro facendo un ampio sorriso.

Cosa c'era di divertente. Lei soffriva e lui sembrava beffarsene. 

"Ha ragione. Abbiamo un accordo e lo rispetterò. Poi cosa succederà?" le mani iniziarono a tremarle.

"Da settimana prossima riinizierai a lavorare per me mi sembra ovvio cara."

"Perfetto allora adesso che ci siamo chiariti posso anche tornarmene a letto." si voltò e s'incammino verso casa, delusa per la chiacchierata con Gold. Si era illusa che si volesse scusare, invece era venuto da lei solo per i suoi interessi.

"Aspetta Belle." la fermò l'uomo.

"Cosa vuole ancora da me?" 

La ragazza si voltò. Una lacrima le fece brillare la guancia.

Ma Gold non parlò.

"Per una volta mi dimostri che non è un codardo". disse con un filo di voce.

Gold abbassò lo sguardo. Poi lo rialzò e fissò la ragazza.
Le si avvicinò e le asciugò la guancia dalla lacrima. Con la mano le sollevò il mento in mondo da far incontrare gli occhi di lei con i suoi. Le loro labbra erano sempre più vicine. Riusciva a sentire il respiro caldo della ragazza sulla bocca. Non voleva più attendere. Lui non era un codardo. Avrebbe dimostrato quello che aveva paura di dimostrare. I suoi sentimenti per lei, il fatto che non era un mostro in realtà. Grazie a lei lo aveva capito. Finalmente la baciò. Quel contato provocò nei due un brivido piacevole che attraversò il corpo.

Gold la strinse forte a sè come aveva sognato fare da molto tempo. Lei ricambiò il bacio facendo passare le mani sui suoi capelli. Si erano baciati per minuti, forse ore, questo non seppero calcolarlo.
Quando si tolse la vestaglia e si avvolse nelle coperte del suo letto sentiva ancora la piacevole sensazione delle loro labbra che si toccavano e le sue braccia che la stringevano forte. Non poté fare a meno di sorridere prima di addormentarsi profondamente.

 

Era da molto tempo che non era così felice. Quando si sveglio si sentì più riposata che mai, nonostante non avesse dormito molte ore più del solito. Non riusciva a togliersi quel sorriso per tutta la mattinata. Moe capì subito che la figlia aveva qualcosa di diverso quel giorno.

"Tesoro ti senti bene?" chiese sorridendo piegando in due il quotidiano che stava leggendo.

"Benissimo papà" disse allegra iniziando a passare l'aspirapolvere.

"Mi sembri molto trasognante stamattina. C'è qualcosa che dovrei sapere?" domandò con il tipico tono dei padri preoccupati per le figlie.

"Nulla d'importante,non preoccuparti." gli rispose mostrando i suoi denti perfetti in un ampio sorriso.

"Non sarà che ti sei presa una cotta per qualche ragazzo?" chiese sempre più allarmato.

Belle esitò. Forse era meglio mentirgli per questa volta.

"No sono solo contenta perché la scuola sta andando molto bene e ho buone possibilità di ottenere la borsa di studio." disse in modo da sembrare più convincente possibile.

 Non che non fosse felice di poter ottenere la borsa di studio, ma in quel momento non era quello il motivo della sua felicità. 

"Brava la mia bambina." disse per poi riprendere a leggere il quotidiano.

"Oggi pomeriggio devo andare a lavora dal signor Gold papà." gli ricordò Belle.

Moe annuì.

"Si ricordo che me l'avevi accennato." disse senza distogliere lo sguardo da un articolo in prima pagina.

"Non permettergli di sfruttanti Belle." concluse guardandola da sopra gli occhiali che portava quando leggeva. 

Cosa avrebbe detto suo padre se avesse scoperto che era innamorata del signor Gold? Non voleva nemmeno pensarci.

 

Ci mise molto più tempo del solito a preparasi. Scelse i vestiti da indossare con la massima cura e si truccò leggermente. Si diede un'ultima occhiata generale davanti allo specchio. Indossava il suo vestito preferito: un abito blu con delle decorazioni in pizzo e con un cinturino rosso allacciato in vita, richiamante il colore delle scarpe che aveva scelto.
Scese le scale e dopo aver salutato il padre si diresse al suo appuntamento.
Quello sarebbe stato il suo vero primo appuntamento. Quello che ti fa tremare le gambe. Quello che ti va sentire le farfalle nello stomaco. Certo non era un appuntamento ufficiale, non era neanche stato chiamato come tale, ma non cambiava niente. Era emozionata come non mai.

Non si rese neanche conto di essere già davanti alla porta d'ingresso del negozio di Gold. Dentro non c'era nessun cliente. Aprì la porta facendo suonare il campanello e aspettò con impazienza l'uomo. Apparve ben presto dalla porta che portava alla cantina.

Guardò intensamente la ragazza e sorrise. Lei fece altrettanto.

"Belle sei qui." si limitò a dire.

"La devo accompagnare come d'accordo." 

Gold le si avvicinò.

"Dovresti iniziare a darmi del tu non credi?" disse ridendo. 

Belle abbassò lo sguardo sorridendo.

"Si forse hai ragione." 

L'unica volta che le aveva dato del tu era stato durante l'aggressione di Gaston, ma in quel momento non importava. Non se n'era nemmeno accorta.

Quindi questa la considerava la prima volta in cui non dava del lei al signor Gold, e le sembrò parecchio strano.

Gold prese per una mano Belle e la trascinò fuori dal negozio. Lo chiuse a chiave e prese a braccetto la ragazza.

"Dove dobbiamo andare?" chiese incuriosita.

"Ti porto al lago di Nostos." affermò.

"Al lago di Nostos? Quello le cui acque possono risolvere qualsiasi problema? È li che devi incontrarti con l'uomo del contratto?" domandò stupita.

"È solo una leggenda." scherzò Gold per poi riprendere la parola "Oggi non firmerò nessun contratto. Questo giorno voglio semplicemente passarlo con te mia cara."

Confusa Belle si lasciò condurre dall'uomo.

"Quindi è un appuntamento?" chiese senza riuscire a non sorridere.

"Possiamo anche chiamarlo così" le sorrise Gold a sua volta. 

Belle non poté non gioire del fatto di non aver incontrato nessun suo conoscente lungo la strano. Non si vergognava di Gold ma non sapeva come spiegare agli altri com'era possibile che si fosse innamorata del così detto mostro della città. Era capitato e basta non era una cosa che poteva trasformare in un discorso di senso compiuto. Non le era mai capito di sentirsi così bene con una persona.

 

Era una giornata splendida. Perfetta per passare un pò di tempo sulle sponde di quel lago magico.
L'acqua era talmente chiara e brillante che era impossibile non esserne attratto. La pace regnava in quel luogo. Sembrava di trovarsi molto distanti dalla realtà.

"È bellissimo questo posto." affermò Belle guardandosi intorno meravigliata.

"Si lo è. Ci venivo spesso da ragazzo. Mi piaceva sentire i suoni emessi dalla natura. Ascolta" disse Gold sollevando un dito e appoggiandoselo sulle labbra.

Belle si mise in ascolto. Le onde, i grilli, le foglie degli alberi, l'erba, gli animali, tutto emetteva un suono così soave che nell'insieme sembravano formare una dolce melodia.

Gold continuò.

"Sembra quasi una musica sul quale poter ballare." disse facendo un inchino alla ragazza e allungandogli la mano.

"Posso avere l'onore di questo ballo?" chiese cortese.

Belle rise.

"Con piacere."

Prese la mano dell'uomo e iniziarono a danzare. Belle non aveva mai ballato in vita sua, ma seguendo i movimenti di Gold le sembrava tutto semplice. Si lasciava guidare e ben presto non dovette più concentrarsi troppo per non pestare i piedi a Gold.

"Mi manca solo uno di quei larghi vestiti che indossavano le nobil donne in passato" scherzò Belle continuando a ballare. "Credo che un abito giallo in stile rococò possa starmi bene."

Gold sorrise ma subito dopo si fece serio.

"Belle voglio essere sincero con te."

I due si fermarono restando comunque l'uno di fianco all'altro.

La ragazza sentì un colpo al cuore.

"Io sono una bestia. Non dovresti stare con me. Tu vedi del buono in me ma io non riesco a vederlo. Non voglio feriti."

"Ma non capisci è proprio per questo che voglio starti vicino. Voglio insegnarti a vedere il buono che c'è dentro di te. Voglio far si che tu possa vedere quello che si realmente. Ovvero una brava persona." sorrise dolcemente la ragazza a Gold.

Ma Gold non riusciva proprio a capire cosa vedesse di buono in lui. Il loro ballo si interruppe e l'uomo fece cenno a Belle di sedersi su una modesta panchina situata sulla riva del lago.

Una volta seduti le prese una mano.

"Ho fatto cose orribili in passato. Cose imperdonabili."

La ragazza lo fece tacere con un bacio delicato sulle labbra. 

"Tutti meritano una seconda possibilità." gli sussurrò distanziandosi quel tanto che le permetteva di parlare dalle labbra dell'uomo. 

Gold la baciò non appena terminò la frase. In quel momento riuscì ad ammettere a se stesso, per la prima volta, il fatto che si stava innamorando di quella ragazza.

Spazio autore:
Buonasera Oncers^^ scusate la lunga assenzaT-T finalmente sono riuscita a pubblicare questo nuovo capitolo..quello del primo bacio*^* che teneri*^* spero vi piaccia:) 
Al prossimo capitolo;)

 

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Capitolo 7
*** Sassolini alla finestra ***


SASSOLINI ALLA FINESTRA




Casa French era in subbuglio quella sera. Probabilmente tutto il vicinato sentiva i forti schiamazzi che filtravano al di fuori di quelle mura.

Era la prima volta nella sua vita che inveiva a tal modo contro il padre. Era sempre stata la classica brava ragazza che litigava di rado con i genitori, e quando succedeva cercava sempre di non mancare troppo di rispetto al padre. Ma quella sera in cui le stelle brillavano nel cielo notturno Belle non riuscì a trattenersi.

Suo padre aveva infine scoperto la relazione con Gold e non appena sentì la figlia rincasare non attardò a chiederle spiegazioni.

Con tutta la calma possibile Belle raccontò tutti gli eventi di quell'ultimo periodo al padre sperando con tutta se stessa che Moe accettasse la cosa. Ma come era prevedibile fu tutto il contrario.

“Devi smetterla Belle di vivere nel mondo delle favole dove l'eroina ingenua s'innamora del cattivo e riesce a cambiarlo. Questa è la realtà e quell'uomo non farà altro che farti soffrire” urlò Moe con la sua voce roca agitando le mani.

Belle voleva tanto piangere ma non voleva mostrarsi debole.

“Tu non lo conosci. Non sai niente di lui.” rispose irritata.

“Perchè tu pensi di conoscerlo?! Tu non sai quale bestia si nasconda dietro a quell'uomo:”

“Lui non è una bestia. Tu e gli altri dovete smetterla di dare del mostro a Gold. Voi credete che sia lui la bestia? Vi sbagliate tutti. Siete voi i malvagi, gli stolti le bestie.” disse corrugando la fronte e lanciando occhiatacce al padre che le stava davanti con fare autoritario.

“Belle ma ti stai ascoltando? La Belle di una volta non avrebbe mai osato parlarmi in questo modo. Non vedi che ti sta già cambiando.”

“No. La Belle di prima era solo troppo stupida per lottare per quello che voleva. Ma ora, io lotterò con tutta me stessa per stare con Gold. E tu, nessuno potrà impedirmelo. Io lo amo.”

“Sei un illusa Belle. Non pensare di certo che mi arrenderò. Io lo faccio solo per il tuo bene.” detto questo si diresse in cucina sbattendo la porta e lasciando la ragazza, con i pugni stretti e lo sguardo adirato, da sola nel salottino.

Belle corse di sopra e si coricò in camera sua fino alla mattina seguente, non riuscendo a dormire per la rabbia e la tristezza.

 

Aveva deciso di starsene a letto tutto il giorno dandosi malata a scuola. Non voleva abbandonare l'unico luogo in cui si sentiva se stessa e in cui nessuno poteva giudicarla e odiarla per le sue scelte. Insomma, cosa aveva fatto di male. Si era innamorata. L'amore dovrebbe essere una cosa positiva che rende felici le persone; eppure lei si sentiva uno straccio. Perchè non si era innamorata di un ragazzo normale senza problemi, ma del mostro della città. La verità era che con Gold si sentiva viva. Era una sensazione che non aveva mai provato prima. L'ultima cosa che sentì prima di addormentarsi fu Moe uscire di casa con passi pesanti per andare a lavoro.

Venne svegliata di soprassalto dal suono del suo cellulare che vibrava sul comodino.

“Pronto” disse con voce assonnata facendo uno sbadiglio.

“Belle sono Mary-Margaret, perchè non sei venuta a scuola?” chiese con fare materno.

“Non mi sento bene. Mi sento la febbre. Ti ho mandato anche un messaggio.” rispose tirandosi su dal letto ancora caldo.

“Si ho letto. Ma voglio sapere il vero motivo.”

“Ho la febbre” ripeté subito.

“Per favore Belle, sai che non me la bevo. Perchè non sei venuta a scuola?” chiese di nuovo l'amica.

Ripensando alla sera prima e a tutti i pensieri che aveva cercato di allontanare scoppiò a piangere.

“Belle che succede?” domandò preoccupata Mary.

“Io lo amo. Ma non posso stare con lui. Mio padre ora mi detesta e tra poco lo farete anche voi” disse tra le lacrime.

“Calma Belle. Noi non ti detesteremo mai, capito! Qualunque cosa accada ti staremo accanto. E se tu hai scelto di stare con il signor Gold non ci importa. La cosa che importa davvero è che tu sia felice.”

“Come lo sai? Di Gold?” chiese Belle stupita.

“Sono la tua migliore amica. Non puoi nascondermi certe cose.”

Entrambe risero. Proprio in quel momento Belle sentì degli strani rumori provenire della sua finestra. S'infilò le ciabatte e si avvicinò furtiva alla finestra.

Vide Gold intento a lanciare sassolini alla sua finestra. Questa poi non se la sarebbe mai immaginata.

“Belle sei ancora lì?” chiese Mary.

“Si. Scusa ma ora devo andare. Ti voglio bene” così dicendo si congedò dall'amica.

Lasciò cadere il telefono sul letto e andò subito ad aprire la finestra.

“Rumple che stai facendo?” domandò non riuscendo a trattenere un sorriso.

“Scusa se ho ricorso a questi metodo da principe e poco da me per attirare la tua attenzione, ma il tuo cellulare era occupato.”

“Si ero al telefono. Ma piuttosto cosa ci fai qui.?”.

Doveva ammetterlo. Non appena aveva visto il signor Gold raggiunse il settimo cielo.

“Volevo vederti” rispose sincero.

Belle sorrise raggiante.

“Mio padre è a lavoro ti faccio entrare dalla porta principale.”

Corse all'armadio tirando fuori dei jeans e una maglioncino color panna e mentre correva giù dalle scale cercò di sfilarsi il pigiama e infilarsi i vestiti.

Si diete una spazzolata con le dita guardandosi alla specchio d'ingresso e aprì la porta.

Gold era già lì. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni eleganti blu scuro. Lo fece accomodare e non appena fu dentro i due si abbracciarono calorosamente.

“Mi sei mancata Belle” disse stringendola sempre di più a sé.

“Anche tu.” disse a sua volta.

Belle continuò. “Andiamo in camera mia. Devo parlarti di una cosa.” affermò prendendolo per mano e guidandolo sopra le scale.

Non appena giunsero nella camere Belle raccontò per filo e per segno la discussione avuta con il padre. Gold era attento e di tanto in tanto faceva qualche smorfia.

“Belle ne lui ne nessun altro ci potranno separare. Con il tempo gli passerà vedrai.” disse accarezzando le guance della ragazza.

Belle annuì.“Hai le mani fredde” disse in seguito.

Gold avvicinò le labbra a quelle di Belle e la baciò intensamente.

La ragazza gli mise una mano tra i capelli e lo strinse a sé. Ogni bacio diventava più passionale del precedente facendo nascere nuove sensazioni. Senza nemmeno accorgersi si ritrovarono sul letto continuando a baciarsi e sempre più vicini, più intimi. Le mani della ragazza finirono meccanicamente sui bottoni della camicia di Gold e uno ad uno li slacciò abilmente.

Gold si allontanò per qualche secondo fissando negli occhi la ragazza che amava più di se stesso.

“Sai se fai così non so se riuscirò a trattenermi” scherzò l'uomo giocando con una ciocca di capelli ramati di Belle.

Lei sorrise e si morse il labbro inferiore.

“Non voglio che tu ti trattenga Rumple.”

Di certo quel pomeriggio non se lo sarebbe mai dimenticato.

Spazio autrice:
Ehi Oncers^^ scusate l'abbissale ritardo e la breve lunghezza di questo capitolo ma con l'inizio dell'università è dura fare qualsiasi cosa che non c'entri con  la suolaT-T  grazie per seguirmi sempre e buona lettura:)
Baci:*

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Capitolo 8
*** Seconde possibilità ***


SECONDE POSSIBILITA'



Natale era ormai alle porte e già le prime luci natalizie sbucavano per le vie di Storybrooke rendendola più magica che mai. Era l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali e tutti non potevano essere più felici. Il preside aveva deciso di far festeggiare ai suoi studenti, allestendo la palestra come una sala da ballo completa di gruppo rock che intonava canzoni natalizie. Un ricco banchetto era stato allestito sotto il canestro da basket e fiocchi neve giganti pendevano dal soffitto.
Belle e le sue amiche indossavano come la maggior parte delle ragazze un cappello rosso alla Babbo Natale, fatta eccezione per Ruby che sfortunatamente aveva trovato solo corna da renna e finto naso rosso.
"Sei molto carina Rudolf" la prese in giro Mary facendo sorridere anche Belle.
"Ah ah molto divertente" rispose sarcastica sistemandosi le corna che di tanto in tanto, a causa del peso, le scivolavano sulla fronte.
"Sul serio ti stanno bene" le sorrise Belle.
Il gruppo rock concluse l'ennesima canzone per poi partire con la successiva.
"Rockin around Christmas tree!" sussultò Belle "è la mia canzone natalizia preferita".
Prese le mani delle amiche e le trascinò sulla pista da ballo.
Tra risate, balli sfrenati, abbuffate di panettoni la mattinata si concluse e la palestra iniziò a svuotarsi pian piano.
"Ragazze vi devo dare i regali di Natale prima che andiate" annunciò Mary portando due grossi pacchi d'orati alle amiche.
Belle prese il suo e iniziò a scartarlo curiosa. Era il secondo libro di una saga su cui aveva messo gli occhi da tempo. Peccato non fosse il primo pensò.
"Aspetta Belle" urlò Ruby. "Prima avresti dovuto aprire il mio" disse passando all'amica un altro pacchetto d'orato.
Belle lo prese e strappò la carta. Il regalo di Ruby era il primo libro di quella saga.
"Regali azzeccatissimi ragazze. Grazie." disse abbracciando le amiche "Questi sono i vostri".
Belle aveva regalato a Ruby e a Mary dei bracciali con due ciondoli ognuno, un lupo e una luna per Ruby e una mela ed una corona per Mary.
"Vado a prendere dei libri che ho lasciato nell'armadietto. Ci troviamo fuori" disse Belle ricordandosi di aver dimenticato il libro di matematica e quello di storia nel suo armadietto.
Percorse allegra i corridoi deserti della scuola. Era quasi giunta a destinazione quando si scontrò con Gaston. Il suo cuore esplose e le iniziarono a tremare involontariamente le mani.
Gaston aveva un'aria triste. Sembrava sul punto di piangere.
"Belle. Era da tempo che volevo parlarti" disse tenendo lo sguardo basso. "Io non so come fare per farmi perdonare per quello che ho fatto. Ma volevo che tu sapessi quanto mi dispiace e quanto mi detesto per quello che è successo ".
Si. Stava piangendo e Belle a quelle parole non poté far a meno di tranquillizzarlo nonostante la sua colpa.
"Gaston" disse sollevandogli il viso in modo da guardarlo negli occhi "Io ti perdono. So che eri ubriaco fradicio e non rispondevi alle tue azioni quindi sappi che non ce l'ho con te."
Gaston la guardò profondamente.
"Non devi essere così buona con me. Non me lo merito".
"Tutti meritano una seconda possibilità." rispose dolcemente con un sorriso.
Gaston non riuscì a non abbracciarla. "Grazie Belle. Ti giuro che non ti darò più fastidio e che da ora ti sarò amico. Se hai bisogno io ci sarò."
Vedere quel ragazzo pallone gonfiato piangere e parlare a quel modo fece sciogliere il cuore di Belle che ricambiò l'abbraccio del giovane.
I due si divisero e Belle gli tese una mano.
"Amici allora?"
Gaston non esitò e le strinse a sua volta la mano. "Amici".

Sulla strada del ritorno il cellulare la avvertì della presenza di nuovo messaggio.
Lo cercò con non poca difficoltà nella borsa e lesse il messaggio.

 

Pranzo da me. Raggiungimi al negozio.
Rumple

 

Un largo sorriso comparve sul suo viso e canticchiando Rockin around Christmas tree si avviò al negozio di antiquariato.
Il campanello d'ingresso scattò e Gold fece il suo ingresso dalla stanza sul retro.
"Belle" la salutò Gold dandole un bacio sulle labbra.
"Oggi volevo fare un picnic con te" annunciò posando sul tavolo un cestino da cui fuoriusciva un profumino invitante.
Belle cercò di sbirciare all'interno.
"Un picnic qui?" chiese sarcastica.
Gold iniziò a sistemare una tovaglia sul pavimento di legno e prendendo il cestino invitò Belle a sedersi.
"Si. A meno che tu non voglia farlo fuori al freddo e al gelo" disse sogghignando conoscendo la già la risposta della ragazza. Sapeva benissimo quanto Belle fosse freddolosa.

“No qui è perfetto” si affrettò a rispondere.

Gold aveva preparato dei tramezzini al salmone, una quiche agli spinaci, cus cus con verdure e una delizioso cream caramel. A pranzo concluse Belle si sentì più che soddisfatta del suo pranzetto e decisamente sazia.

“Era tutto squisito. Non sapevo fossi un cuoco così talentuoso.” disse bevendo un sorso d'acqua.

“E' una delle mie qualità” scherzò Gold per poi voltarsi e recuperare da dentro un cassetto un pacchettino decorato con stelle natalizie.

“Questo è il mio regalo di Natale.” disse porgendole il pacchetto. “Forse avrei dovuto aspettare il 24 ma non ho resistito.”

Belle iniziò a scartarlo tirando il nastro che lo avvolgeva.

“Non importa. Anche le mie amiche mi hanno dato oggi i loro regali” disse mentre si sforzava per rompere il nastro.

Finalmente riuscì a liberare un cofanetto di velluto blu che stava all'interno del pacchetto.

Se lo rigirò più volte tra le mani cercando un tasto di apertura. Una volta trovato fece scattare un meccanismo che ne rivelò il contenuto.

Belle rimase incantata. Era una collana d'oro bianco con un pendente ricoperto di brillanti a forma di rosa. Si portò la mano al petto rimanendo senza parole.

“Rumple è davvero bellissima” riuscì a dire in seguito.

Gold si fece passare la collana e fece cenno alla ragazza di voltarsi in modo da sistemargliela al collo.

“Non so per quale ragione, ma non appena l'ho vista ho pensato a te” disse a Belle una volta che gli rivolse lo sguardo.

“Ti amo Belle.”

“Anch'io ti amo Rumple.”

Era giunta l'ora di tornare a casa. Il tempo era volato.

“Ci vediamo domani allora?” chiese speranzoso Gold.

“Certo. A domani” rispose Belle dandogli un bacio e dirigendosi all'uscita.

 

Una volta fuori si strinse nelle braccia per il freddo pungente che invadeva la città. Sentì di nuovo il campanello del negozio di Gold scattare, e pensando che si trattasse di lui si voltò di scatto. Ma non vide nessuno. Tornò sui propri passi e si affacciò a una delle sue ampie vetrate.

L'uomo appena entrato era Leroy, un uomo tozzo sulla quarantina che nonostante il suo sguardo truce e il suo linguaggio poco scurrile era una delle persone più generose che Belle avesse mai conosciuto.

Sembrava arrabbiato. La porta del negozio non si era chiusa bene e così la ragazza ebbe la possibilità di sentire la conversazione tra i due.

“Ok Gold, rivoglio il mio piccone per lavorare alla miniera.” disse irritato.

Gold rimase impassibile.

“Desolato ma sono ancora chiuso” disse facendo un ghignò.

“E' mio. Devi restituirmelo.” ringhiò.

“Ho detto che sono ancora chiuso.” ripeté Gold digrignando i denti.

“Avere in mano qualcosa non significa possederla. In questo negozio non ti appartiene niente. Pensi che non sappia come ti procuri tutta questa roba? Sei un maledetto ladro.”

Gold aveva l'aria di uno che sarebbe esploso a momenti. E' così fece.

Agguantò Leroy per la giacca e lo spinse violentemente contro il muro facendo cadere un quadro a terra.

“Vuoi il tuo piccone?” domandò stringendo la presa. “Puoi averlo, conficcato nel bel mezzo del cuore.” urlò.

Belle non riuscì più a trattenersi. Si catapultò all'interno del negozio e tirò Gold per le spalle, costringendolo a mollare la presa.

“Fermo Rumple. Lascialo andare.” Imprecò Belle allontanandolo da Leroy.

Leroy si diede una sistemata alla giacca e rivolse la sua attenzione alla ragazza.

“Come puoi stare con questo mostro? Tu sei solo un altro dei suoi gingilli.” disse imboccando l'uscita.

Gold era ancora fuori di sé.

“Tu! Come osi? Torna indietro se ne hai il coraggio.” urlò cercando di liberarsi dalla presa di Belle. “Belle lasciami”.

La ragazza lo lasciò andare e non disse pìù una parola.

“Cosa fai ancora qui? Pensavo fossi già tornata a casa.”

“E io pensavo fossi cambiato. Ma non è così. Sei ancora una bestia.” affermò tristemente guardandolo con amarezza.

“Tu non capisci. Io ci sto provando, ma non è così semplice.” cercò di giustificarsi allungando le mani verso la ragazza.

“No. Non toccarmi. Ti ho concesso una seconda possibilità per redimerti dagli errori commessi in passato, ma tu l'hai sprecata. Non chiamarmi” concluse lasciando il negozio.

Non appena i due si separarono lasciarono libero sfogo alle lacrime.


Spazio autrice:
Buongiorno Oncers^^ sono tornata presto avete visto?! Ho avuto del tempo libero per scrivere questo nuovo capitolo per fortuna..così non avete dovuto aspettare tanto come la volta precedente:) qui la nostra amata coppia avrà delle difficoltà a causa della malvagità ancora presente in Rumple..ma si sistemerà non preoccupatevi^^ 
al prossimo capitolo e grazie a tutti**
baci:*

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