Tornerò ad amare per te

di alexiases
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cambiamento di programma ***
Capitolo 3: *** Salvataggio in calcio d'angolo ***
Capitolo 4: *** Scontri accesi ***
Capitolo 5: *** Come un ragazzo normale ***
Capitolo 6: *** La solita sfortuna ***
Capitolo 7: *** Lezioni movimentate ***
Capitolo 8: *** Io non me ne sono mai andato ***
Capitolo 9: *** Chiarimenti... ***
Capitolo 10: *** Non perdere la fiducia... ***
Capitolo 11: *** Qual è la verità? ***
Capitolo 12: *** Fidati di me ***
Capitolo 13: *** Mia ***
Capitolo 14: *** Lotta per me ***
Capitolo 15: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 16: *** Azzurro ***
Capitolo 17: *** Scalfire la tua anima ***
Capitolo 18: *** Black and... White ***
Capitolo 19: *** Amore altrove ***
Capitolo 20: *** Magari col tempo... O forse no. ***
Capitolo 21: *** Sogni che si realizzano ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




"Sbuca da un angolino " .
Ciao a tutte , sono una nuova autrice di efp, ho deciso di pubblicare questa storia perchè è da tanto tempo che custodisco in segreto la mia passione per la scrittura . Proprio oggi stavo scrivendo un capitolo di questa fanfiction e mi sono chiesta.. Perchè non pubblicarla per farla leggere a qualcuno e non solo al mio gatto ? Adesso vi lascio alla mia storia, spero che vi piaccia. Se volete e sopratutto se ne avete voglia potete lasciare una recensione,a sotto.

 

TORNERO' AD AMARE SOLO PER TE

 

Prologo

POV SARA
 

Sono in ritardo al primo giorno di quinto superiore. Ma come si fa ad essere così sfigati mi chiedo ?  La mia simpaticissima coscienza mi ricorda che è tutta colpa mia e della sveglia che ho dimenticato di impostare la sera prima  e, ovviamente, di mia madre  Anna che è una dormigliona peggio di me . Questi, però, sono dettagli. Ho perso il pullman e la mia mammina ha deciso di accompagnarmi proprio come ha fatto ogni santissimo giorno dell’anno passato. Quest’anno ho deciso di andare a scuola con il pullman ma a quanto pare non è destino…
“MAMMA MUOVITI SIAMO IN RITARDO “ .Urlo abbastanza istericamente dalle scale, ma che ci volete fare, è normale che uno debba essere nervoso se è in ritardo già il primo giorno di scuola.
“Arrivo, tu intanto avviati alla macchina ti raggiungo subito “ . Risponde tranquillamente mia madre. Mi chiedo da chi abbia preso, io mi ritengo una ragazza molto ansiosa mentre i miei genitori sono tipi molto sereni e spensierati. Come fanno a essere così probabilmente è un mistero che non capirò mai.
“Ok ma sbrigati “ .Esclamo ormai sull’orlo di una crisi di nervi tipiche del mio amabile e delizioso carattere.
A proposito io non mi sono descritta né esteticamente né caratterialmente . Scusate la mia sbadataggine o meglio rinco …. Insomma avete capito non vorrei già essere volgare anche perché ce ne sarà di tempo. Comunque tornando al nocciolo della questione mi chiamo Sara Petrulli e sono una ragazza di 18 anni abbastanza alta con lunghi capelli rossi, occhi azzurro mare e una corporatura  abbastanza robusta,diciamo che non sono grassa ma abbastanza morbida soprattutto ai fianchi e alla pancetta ma,come si dice,nelle donne è tutta bellezza quindi illudiamoci un po’. Mentre caratterialmente …. Beh diciamo che so essere simpatica e spigliata con le persone che conosco mentre con quelli che non sopporto divento abbastanza acida e a volte stronza, come direbbe un mio ex amico che adesso mi giudica superficiale e snob. Questa, però, è un’altra storia ed è troppo tardi per raccontarvela infatti sono già abbastanza in ritardo!
Corro in macchina e aspetto “pazientemente “ l’arrivo della mia riccia crazy. Amo usare questo epiteto per chiamare mia madre, anche perché la fa innervosire in quanto detesta la sua capigliatura.
 Appena entra nella vettura che ci dovrebbe portare sane e salve fino a scuola esclamo: “Riccia Crazy ma è possibile che  sei una dormiglionaaa !!! “.
 Mia madre dopo aver strabuzzato gli occhi e spalancato la bocca per qualche secondo risponde :“ Stavo per risponderti male incominciando a sbraitare per lo stupido epiteto con cui da qualche tempo a questa parte mi chiami… Però so che sei molto agitata quindi ti perdono “ . Mi dice, infine, con un mezzo sorriso. E’ proprio per questo che io amo questa donna, nonostante io sia insopportabile  lei riesce sempre a non arrabbiarsi e a rispondermi tranquillamente. È proprio una santa! Le sorrido, dandole  un bacio sulla guancia e partiamo, destinazione: Liceo scientifico Guglielmo Marconi. Mi chiedo ancora come mai abbia deciso di frequentare una scuola dove si prediligono materie scientifiche, in matematica non sono proprio una cima invece in scienze vado molto bene, però negli ultimi tempi ho notato che la cosa che più mi piace fare quando sono arrabbiata o frustrata è scrivere, mi rilassa e soprattutto mi rende felice. Un giorno spero di diventare una scrittrice di storie romantiche , perché sono una ragazza abbastanza sognatrice che ama l’amore, nonostante non abbia mai avuto un ragazzo e quindi non abbia mai dato il suo primo bacio. Può sembrare strano ma è così, nonostante  abbia avuto dei ragazzi che mi andassero dietro, anzi ce ne sono molti che ancora adesso cercano di avere un dialogo con me,  io non sono  mai stata attratta da nessuno di loro, li trovo troppo superficiali e a volte davvero disgustosi. Essendo io romantica , cerco a mia volta un ragazzo dolce e sognatore, che ancora oggi all’età di 18 anni non ho incontrato, ma come si dice la speranza è l’ultima a morire no ?Durante il viaggio infilo le cuffie alle orecchie e ascolto ad occhi chiusi la canzone Scaring me now dei Leones, un gruppo emergente che ha conquistato con le sue canzoni milioni di fan .Tra cui me che adoro chiudere gli occhi e fantasticare grazie alla voce del solista che riesce a penetrare la mia anima annullando le mie  difese. Quando ascolto le loro canzoni  mi rilasso annullando tutti i miei pensieri, spero di poterli incontrare un giorno, magari non troppo lontano …. Rifletto sulle mie constatazioni mentali non sapendo che il destino spesso ci riserva degli strani scherzi ….

 

POV ALEX

 “ Lorenzo  ma è vero che dobbiamo esibirci in una scuola di Roma? “
Chiede interessato  quel coglione del mio amico Alessandro, mentre io cerco di riaddormentarmi e di non perdere il poco sonno che mi rimane nonostante le discussioni urlate dai miei compagni di band che parlano sclerando peggio di  vecchi decrepiti.
“Sì a quanto ho capito dobbiamo esibirci nel liceo scientifico Guglielmo Marconi per la giornata di beneficenza annuale dove si convocano in un edificio scolastico, alcuni giovani cantanti e quest’anno è stato scelto questo liceo“. Spiega Lorenzo.
Mentre io stizzito esco dalle adorate coperte buttandomi letteralmente sul mio amico Alessandro  per ammazzarlo, in quanto odio essere svegliato bruscamente con chiacchiere varie, Lorenzo  continua il suo discorso dicendo:“Oggi dobbiamo iniziare le prime prove in modo da organizzarci al meglio , però dobbiamo essere discreti perché nessun liceale sa ancora del concerto di beneficenza . So che oggi verranno informati esclusivamente i rappresentanti delle classi dell’anno precedente in modo che possano aiutarci nel sistemare tutti gli strumenti “ .
Appena finisco di ammazzare il mio amico Alessandro chiedo a Lorenzo  di rispiegare tutto quello che ha detto perché ,in realtà, impegnato com’ero nello strozzare un coglione, non ho ascoltato granchè …. Il chitarrista  della band dopo uno sbuffo e un’imprecazione molto fine mi rispiega tutto pazientemente e alla fine del discorso strabuzzo gli occhi ed esclamo : “ Nooo io non vengo ! Odio le scuole lo sai, non si potrebbe organizzare l’evento da un’altra parte, vi prego ! “. Imploro pateticamente i miei amici con gli occhi da cucciolo che con le ragazze funzionano sempre e le mani giunte a mo di preghiera.
Dopo circa cinque minuti buoni i miei amici coglioni scoppiano a ridere e Riccardo  il batterista , rivolgendosi direttamente a me, tra una risata e l’altra, dice : “Alex sai benissimo che non possiamo rinunciare all’evento soprattutto perché è per una buona causa e non siamo noi a decidere il luogo del concerto; inoltre ti ricordo che la faccia da cucciolo funziona o con le ragazze o con gli omosessuali e noi non apparteniamo a nessuna delle due categorie … ! “.Lo guardo con un sopracciglio alzato  e un’espressione davvero incavolata sul viso. Io Alex Rossi,cantante dei Leones non mi presenterò mai in una scuola per fare un concerto,non ho mai avuto belle esperienze in quegli edifici e non farò eccezioni, nemmeno per i miei compagni di band.
Lorenzo vedendo la mia espressione irremovibile, aggiunge:”Alex è per una buona causa, sul serio, con i soldi che accumuleremo al concerto potremmo contribuire a dare dei fondi per costruire una nuova scuola per i bambini più poveri di Roma, è importante per molte persone , hanno chiamato noi perché il preside e il sindaco della città sanno che, con un nostro intervento, si potrebbero guadagnare davvero molti soldi, cerca di metterti nei panni di tutti i bambini coinvolti e delle loro famiglie. Fai questo sforzo e facciamo questo concerto”.Lorenzo dopo aver terminato il suo monologo, a cui tutti gli elementi della band hanno annuito severamente,mi fissa serio. Non sono così crudele, non sapevo del perché di questo evento e non sarò io il cattivo della situazione,anche se sono sicuro che mi pentirò sicuramente di questa decisione. Annuisco lesto prima di pentirmene e tutti gli elementi della band mi sorridono grati ,buttandosi letteralmente su di me per abbracciarmi.  
Siccome stavo per essere praticamente strozzato dico :” Sono felice ragazzi che siate così entusiasti all’idea di fare questo concerto, però se non mi lasciate, credo che non se ne farà niente perché mi state leggermente strozzando “. Loro scoppiano a ridere e mi lasciano libero, dopodiché mi ringraziano per l’enorme sforzo che sto facendo e si recano ognuno nella propria stanza della casa ,che abbiamo acquistato insieme, per prepararsi, in quanto il primo incontro con il preside della scuola è proprio stamattina. Sospiro già demoralizzato e mi avvio in bagno per farmi una doccia calda e rilassante,visto che dovrò affrontare non pochi problemi oggi. Dopo essermi lavato accuratamente mi sistemo di fronte allo specchio per farmi la barba. Osservo il mio riflesso allo specchio , gli occhi color verde smeraldo sono già terrorizzati all’idea di entrare in una scuola e anche il mio ciuffo che è sempre sbarazzino e morbido, oggi non ne vuole proprio sapere di stare su. Sbuffo contrariato e mi faccio forza da solo, insomma sono un ragazzo di 23 anni ,alto, bello ,amato da milioni di ragazzine che vorrebbero solo incontrarmi per abbracciarmi e salutarmi , sono intelligente e divertente, non  posso aver paura di uno stupido edificio, solo perché rappresenta il luogo per il quale,cinque anni della mia vita ,ho dovuto svegliarmi presto, vestirmi come un damerino,studiare come un pazzo forsennato quattro ore al giorno e  subire continue prese in giro dai miei compagni perché all’epoca ero solo un ragazzino con milioni di brufoli e un paio di occhiali rotondi, che somigliavano tanto a quelli che indossano i vecchietti in banca quando osservano da vicino bollette,tasse  e robe varie. Per non parlare poi dei prof, ricordo ancora La De Marco, la mia prof di matematica, quanto l’ho odiata, trovava continuamente pretesti per mettermi in difficoltà e sottolineare il fatto che abbia la testa tra le nuvole, e se dovessi incontrarla ? No, non ce la posso fare. Sbuffo ancora una volta e,dopo aver finito di lavarmi i denti, mi dirigo verso i miei compagni che già lindi e profumati, mi aspettano sulla soglia della porta, ciascuno con un sorrido di beffa sul viso.
 Francesco, il mio bassista, mi osserva e per consolarmi , mi dice:”Dai , nel liceo ci saranno anche tantissime ragazze, chissà magari ne troviamo una davvero carina…”.Conclude la frase con un sorriso malizioso sul viso .
Io gli rispondo:”Lo sai che gusti ho, dove la trovo  una ragazza  pazza, dolce e timida che arrossisce per un nonnulla ?Una che creda ancora nell’amore e che non pensi solo a stare con un ragazzo carino. Lo sai non sono un sant,ma è proprio perché non trovo la mia ragazza ideale che preferisco avere delle avventure, e poi l’amore delude sempre..”.
Lorenzo mi interrompe dicendomi:”Non è vero che delude sempre, bisogna solo trovare la persona ideale, l’anima gemella che ti faccia battere il cuore solo con un sorriso,che ti ami con i tuoi pregi e i tuoi difetti e  non perché sei un avvocato, un giudice, o un cantante. Che ti faccia contorcere lo stomaco solo con uno sguardo .E’ difficile trovarla,ma non è impossibile Ale.”Lo fisso con un’espressione di scherno sul viso, sa come la penso , purtroppo non credo nell’amore già da un po’,perché non penso esista ancora la tipologia di ragazza che piace a me. Mi allontano da loro,apro l’uscio della porta e per cambiare discorso,esclamo:” Su,andiamo al patibolo a rivedere i nostri vecchi prof,tanto adorati”.Loro scoppiano a ridere, nonostante Lorenzo abbia ancora un’espressione leggermente contrariata in viso. Mi avvio verso il nostro mezzo di trasporto, una lamborghini, beh ci trattiamo abbastanza bene si. Comunque questo è un regalo  che la nostra casa discografica ci ha fatto dopo aver ottenuto il disco di diamante con il nostro ultimo album .Mi infilo nella macchina, al posto di guida e metto in moto, pensando “Speriamo che Dio che la mandi buona”.Non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato il destino …

Angolo autrice
Di nuovo ciao :)  . Allora come avete visto i protagonisti della mia storia saranno due tipetti molto diversi caratterialmente... Che ne pensate ? Se volete potete lasciare una recensione ne sarei molto felice...  A presto. Ps vorrei pubblicare il prossimo capitolo domani per poi stabilire quando aggiornare :).

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Capitolo 2
*** Cambiamento di programma ***


CAPITOLO 1

Cambiamento di programma

POV  SARA

 
“Si  mamma ho preso tutto ,non mi sono dimenticata i fazzoletti e le salviettine, non sta piovendo quindi non ho bisogno dell’ombrello e soprattutto non ho freddo visto che ci sono circa 27  gradi fuori, in fondo siamo ancora a settembre, ho preceduto tutte le tue domande , quindi ora posso scendere o mi devi chiedere altro?”.Lei mi fissa pensierosa per alcuni secondi ,poi spalanca  i suoi occhi azzurri , uguali ai miei,e come colta da un’illuminazione, mi dice:”Amore, ma tu hai quelle cose, spero che ti sia portata gli assorbenti , altrimenti torniamo a casa a prenderli”. La fisso sconcertata e le chiedo:” Mamma ma tu come cavolo fai a sapere che io ho il ciclo??”.Lei mi sorride e risponde:” Piccolina è dovere di ogni mamma sapere qualunque cosa che riguardi la propria figlia, a proposito guarda quanti bei ragazzi , biondi , mori ,alti ,bassi , come  mai non hai ancora un fidanzato ?Lo sai che a me puoi dire tutto , hai una cotta segreta, se è così ti aiuta la tua mamma a conquistare il ragazzo dei tuoi sogni , potrei..”.Blocco la marea di parole che le stanno per uscire dalla bocca, visto che so che, quando inizia a parlare, non la finisce più , scoccandole un bel bacio sulla guancia e precipitandomi fuori dalla macchina, non lasciandole nemmeno il tempo di capire quello che ho fatto ,altrimenti mi richiamerebbe e ricomincerebbe a chiacchierare per non so quanto tempo. La parlantina di mia madre ,infatti ,è uno dei motivi per il quale ho scelto di prendere il pullman quest’anno, certo è sempre disponibile e gentile, posso affermare senza ombra di dubbio che sia la moglie e madre migliore del mondo , almeno per me, che sono sua figlia, però quando inizia a parlare è meglio trovare un pretesto per zittirla come ad esempio i compiti , oppure nei casi più tragici darsi alla fuga. Mi avvio verso il cortile della mia scuola, ammirando i cambiamenti che il preside ha deciso di attuare durante  l’estate ,mese nel quale,  noi alunni siamo stati la mattinata a poltrire e il pomeriggio a mare .Osservo gli alberi di pino piantati lungo il perimetro della scuola e le panchine disposte sotto alle querce. L’edificio scolastico è stato ridipinto di un giallino tenue proprio come i cancelli che da neri pece sono diventati grigi. Però gran bel lavoro , non sembra nemmeno più tanto atroce osservare il luogo dove devi trascorrere, per un intero anno scolastico, le ore più noiose e seccanti della propria giornata. La cosa che mi piace di più sono sicuramente le panchine , magari nelle ore di ricreazione potrei sedermi all’ombra delle querce secolari e fantasticare sui protagonisti delle mie nuove storie, visto che ultimamente ho poca fantasia. Sarà la mancanza di spunti  o..
“Sara, da quanto tempooo, mi sei mancata tantissimo , poi se non ti messaggio io tu manco per il cavolo che mi scrivi”. Il flusso dei miei pensieri viene interrotto bruscamente da una ragazza col caschetto biondo e gli occhi color nocciola che mi abbraccia in modalità piovra, senza lasciarmi nemmeno lo spazio per respirare ,signori e signori ,vi presento la mia miglior amica , un tipetto molto introverso e timido da quello che avete potuto constatare, insomma.”Laura, lo sai che in montagna non avevo whats app e non ho promozioni come te, quindi non potevo contattarti ,comunque, pazza  mi sei mancata anche tu”.Lei mi mostra le sue adorabili fossette, cosa che abbiamo in comune ,e continua il suo discorso dicendomi:” Sara ho tante novità da raccontarti , lo sai che questa estate ho conosciuto un ragazzo davvero carino che…”.Laura continua il suo monologo parlandomi di un certo Marco , Mattia o forse era Matteo , insomma quello che è con il quale ha passato l’intera estate insieme, l’ultimo giorno delle vacanze si sono anche baciati e si sono ripromessi di tenersi in contatto  tramite computer , telefono , o con qualunque mezzo a disposizione. Sono molto felice per lei , se lo merita è una bravissima ragazza .La osservo mentre continua a parlare del ragazzo che le fa battere il cuore , con gli occhi a cuoricino , è molto dolce. Alla fine dopo il suo interminabile monologo durante il quale siamo finalmente ( o sfortunatamente) arrivate in classe, la sento sospirare e ,rivolgendosi nuovamente a me mi chiede, con un sorriso malizioso: “ E tu hai fatto nuove conoscenze?”.Scuoto la testa scoppiando a ridere mentre lei mi guarda con un’espressione accigliata in volto, sta per rispondermi ma viene fermata da un paio di ragazzi e ragazze della nostra classe che la salutano calorosamente. Ovviamente nessuno fa caso a me, e questo non mi scalfisce minimamente, so di passare inosservata a praticamente mezzo mondo , ma questo non mi preoccupa perché in fondo ho la mia famiglia e la mia migliore amica che occupano la maggior parte del mio cuore , che non si sente assolutamente triste o solitario. Vedo che Laura cerca di inserirmi nelle conversazione ma io non faccio alcuno sforzo per  ambientarmi , in fondo sono rimasta invisibile per quattro anni perché questa cosa dovrebbe cambiare in quinto superiore?.La osservo mentre chiacchiera disinvolta e felice, si vede proprio che è una ragazza aperta e solare. Stavo per cacciare dalla mia borsa il necessario per iniziare il primo giorno di scuola quando vedo che , dalla porta della mia classe, entra l’ultima persona che avrei  mai voluto vedere, il mio ex migliore amico Francesco .Cerco di rendermi invisibile per non farmi notare da lui , mentre vedo con la coda dell’occhio che saluta tutti i compagni e soprattutto le compagne, molto calorosamente. Purtroppo però le mie speranze sono vane , infatti vedo Francesco girarsi verso la mia direzione e affermare:”Hey è già arrivata anche la rossa invisibile, chissà se quest’anno ci degnerà di ascoltare qualche parolina dalla sua boccuccia”. Tutti scoppiano a ridere ,mentre io sospiro , non sono delusa , e nemmeno triste, ormai ci sono abituata, sono solo stanca ,ecco. So che Laura sta per difendermi , infatti si avvia a passo di carica verso Francesco per dirgliene quattro ma io la afferro per un braccio dicendole:” Lascia stare , ha solo voglia di scherzare”.Lei mi guarda  per alcuni secondi , so che sta per ribattere ma fortunatamente viene fermata dall’arrivo della nostra prof di italiano: La Ingrosso  .Sono felice di vederla perché amo il suo modo di insegnare e soprattutto il suo modo di spronare gli alunni. Mi siedo ,con Laura ,al mio posto e aspetto che la prof inizi a fare l’appello. Dopodiché  ci consegna degli esercizi da eseguire come prova di ingresso , sono tutti abbastanza facili , e li eseguo senza difficoltà. La sua ora passa sempre molto velocemente e, quando suona la campanella sembrano passate solo poche ore .Mi alzo per sgranchirmi un po’ le gambe, ma sono costretta a risiedermi in quanto in classe fa la sua apparizione , la più antipatica, bisbetica , noiosa prof della storia di tutti i licei scientifici : La De Marco , e indovinate cosa insegna? Si proprio matematica ,la mia passione. Si volta per chiudere la porta e io fisso terrorizzata Laura, la giornata era  iniziata male e sono sicura che da adesso sarebbe proseguita anche peggio … O forse no..

POV ALEX

Era facile, dovevo solo scendere dalla macchina, mettere un piede dietro l’altro ed entrare nell’edificio scolastico che tanto detestavo ,una passeggiata insomma. Sbuffo contrariato , agli altri mostravo sempre la parte più vanitosa e strafottente di me, era un muro per difendermi dal passato e anche adesso, nonostante i ricordi che riaffioravano vedendo quell’edificio , dovevo farcela. Infilo gli occhiali da sole per coprire i miei occhi verde smeraldo dalla luce  del sole delle 8.00 di mattina e mi avvio deciso verso il portone del Guglielmo Marconi, i miei compagni mi seguono in silenzio. Sembra la scena di un film horror, una camminata verso il patibolo. Ad un tratto Lorenzo , il mio chitarrista, mi blocca ,dicendomi:”Ale ma non pensi che forse dovremmo  entrare dal cortile posteriore  dell’edificio?Daremmo sicuramente meno nell’occhio”.Lo fisso per alcuni secondi e poi annuisco distrattamente. Vedo che alcuni ragazzi della scuola ci fissano , probabilmente non riconoscendoci come alunni della scuola,fortunatamente, pur essendo famosissimi, nessuno ci riconosce grazie agli enormi occhiali da sole che sfoggiamo e ai cappucci delle nostra felpe, che ci nascondono i capelli e buona parte del viso. Entro in quella che , un tempo , era stata la mia scuola, e vengo investito dai ricordi, in gran parte negativi di quello che era stato il mio percorso in questo edificio. Mi avvio in quella che un tempo era la segreteria, mentre adesso è l’ufficio di presidenza e busso alla porta. Prontamente un uomo molto basso e panciuto , con enormi occhiali neri e un sorriso bonario sul viso, ci invita ad entrare e ad accomodarci. Noi obbediamo e ci accomodiamo sulle poltroncine rosse , sistemate di fronte all’enorme scrivania di noce  del preside. La stanza in cui siamo appena entrati non è molto grande ma , in compenso è abbastanza accogliente, soleggiata al punto giusto ,inoltre le pareti gialline e il pavimento nuvolato di un colore rosa tenue, rendono l’ambiente abbastanza luminoso e rilassante. Tranquillizzato dal clima caloroso ,sorrido al preside, mi sfilo gli occhiali da sole e inizio a parlare ,presentandomi:” Piacere io sono Alex Rossi , cantante e frontman dei Leones , grazie dell’invito siamo molto onorati e felici di essere qui, oggi “.Dico questo anche se penso tutt’altro , certo sono onorato di essere stato scelto ,insieme alla mia band, per una causa così importante come la raccolta fondi per la costruzione di una scuola per i bambini più poveri di Roma , però non sono per niente felice di essere qui. Cazzo , non sono mai stato un tipo paziente, figuriamoci se sono felice di essere in una stanza con un preside di una scuola a decidere che tipo di concerto vuole per la sua causa, sono un tipo che decide la propria scaletta delle canzoni da solo e non in collaborazione. Mentre penso a ciò anche il resto della mia band si presenta e stringe la mano all’ometto di fronte a noi. Certo che quest’uomo è abbastanza strano non sembra nemmeno un preside di una scuola, assomiglia più a uno di quei tizi che fanno le pubblicità per i parco giochi travestiti da polli o da tacchini. I miei pensieri vengono , però ,direttamente interrotti dal tizio che si presenta dicendo:” Ragazzi non sapete quanto sia felice che voi siate qui oggi , sono un vostro grande fans.Mi chiamo Luciano Galletti e sono il preside di questa scuola”.Sto per scoppiare a ridere , ma fortunatamente mi trattengo e maschero il tutto con un colpo di tosse.Ma che cazzo di cognome è Galletti?? Lo dicevo io che poteva fare il rappresentante di polli in qualche pubblicità.Lorenzo , mi guarda leggermente contrariato ,ma si riprende subito e dice:”Anche noi siamo contenti di essere qui, come ha già detto il nostro frontman, e vorremmo discutere con lei dei dettagli del nostro concerto”.Lui annuisce ,sempre con quel fastidiosissimo sorriso ebete e ci risponde dicendo:”Ragazzi, essendo io stesso un vostro fans , lascio a voi la scaletta delle canzoni e soprattutto la gestione della serata”.Sorrido più  sereno , quest’ometto mi sta già più simpatico , forse sono stato un po’ cattivello , insomma non è poi così antipatico , in fondo non è colpa sua se ha da tre ore lo stesso sorriso ebete.Lui, però , continua la frase e aggiunge:”C’è solo un piccolo dettaglio che vorrei discutere con voi ,io avrei un’altra idea , nel concerto vorrei inserire qualcos’altro di spettacolare e divertente che promuova il canto e la musica italiana”.Lo fisso ,ecco adesso c’è sicuramente la fregatura, lo dicevo io che mi sembrava troppo gentile… .Alessandro , incredulo , come me  , chiede:”Di che tipo di aggiunta si tratterebbe?”Il preside , sorride nuovamente, ok adesso mi sta leggermente innervosendo ,quelle labbra incurvate all’insù così innaturalmente , sicuramente non portano niente di buono e spiega, con un tono di voce , se possibile, più entusiasta:”Allora, oltre al vostro concerto , vorrei proporre un concorso per nuovi talenti , con gli alunni del nostro liceo”.Francesco , chiede:” In che senso esattamente?”.” Beh vorrei che tutti gli alunni del nostro liceo partecipassero  a questo concorso per decretare il miglior cantante del liceo, sarebbe sicuramente un modo per  rendere tutti i ragazzi partecipi , per promuovere un progetto extrascolastico fresco , produttivo e soprattutto divertente”.Lo guardo e , leggermente confuso , chiedo:” E noi cosa c’entriamo con questo concerto?”.Il preside , risponde:”Beh non tutti i ragazzi del liceo sanno cantare e poi per concorso io intendevo un progetto che maturerebbe  nel tempo e che culminerebbe con questo concerto, so che voi Leones non avete impegni durante quest’anno  , per voi  sabbatico, e mi chiedevo se ,generosamente e soprattutto umilmente, vi andrebbe  di insegnare a tutti gli alunni di questa scuola  come suonare e cantare, naturalmente vi pagheremo , e potremmo anche… .Il preside sta per continuare la sua offerta,ma Lorenzo lo interrompe con un cenno della mano e un sorriso, sono sicuro che molto saggiamente e gentilmente saprà rifiutare quest’offerta senza ferire quest’ometto, e dice:”Signor preside, noi Leones eravamo al corrente di questa sua offerta, diciamo che il manager ci aveva già messo in guardia su questa sua proposta, anche se non ci aveva informati su possibili dettagli , detto questo come sa quest’anno  anche se noi saremmo in riposo abbiamo anche numerosi firma copie con i fans e partecipazioni ad alcuni programmi televisivi, “ Ecco, questo è il momento il cui Lorenzo reclina l’offerta..”Però sappiamo anche quanto questo concorso sia importante per lei , quindi insieme alla band abbiamo deciso di accettare l’offerta..”.Bene , adesso possiamo andarcene… Aspetta un attimo ma Lollo ha detto …. “ Che cosaa??”.Esclamo sull’orlo di una crisi isterica, saltando dalla mia sedia. La mia band mi guarda con un sorrisetto furbo ,mentre il preside ci ringrazia ,quasi con le lacrime agli occhi ,lodandoci e facendoci mille complimenti. Dopodiché ,a causa di una chiamata telefonica ci lascia da soli nella stanza. Appena l’ometto esce dalla porta ,esclamo, urlando:” Ma che cosa vi è saltato in mente? Noi ,professori ?  E magari volete farlo anche gratuitamente, abbiamo concerti e firma copie, non siamo liberi ve ne rendete conto, vero?”.Francesco e Alessandro sghignazzano mentre Lorenzo cerca di contenere la sua risatina con colpi di tosse. Bene ,quei traditori adesso mi prendono pure per il culo. Ok ,adesso li ammazzo. Riccardo ,invece ,mi spiega:”Alex è per una causa importante, ormai abbiamo accettato e non possiamo certo rimangiarci la parola data..Che figura faremmo?Dai stai tranquillo ,saranno poche volte a settimana , ci divertiremo”.Conclude la sua frase con un sorriso bonario. Io lo guardo , è vero ormai HANNO detto di si e non posso farci niente. Sbuffo mi faccio cadere sulla sedia e intanto penso al modo più doloroso possibile per uccidere quei traditori dei miei compagni di Band. Ma che ho fatto di male per meritare tutto questo???Sarà il fatto  che sono troppo vanitoso,mah noo, questo è veramente troppo  .Sospiro e penso che da questa storia non ne uscirà niente di buono.. O forse no..

Ciao a tutti :) . Prima di commentare questa  cosa che ho scritto....XD Vorrei ringraziare tutte le persone che si sono soffermate a leggere questa "specie " di storia, in particolare piccola Calliope, lacri 1508 e BlackShadow che l'hanno recensita. Per non parlare poi delle persone che hanno inserito la storia tra le seguite e addirittura tra le preferite.. Grazie davvero della fiducia , vi adoro *_* .Allora passando al capitolo direi.. Beh povero Alex questa proprio non se l'aspettava ..eh .. Scusate se come primo capitolo è noioso però non vi preoccupare è solo un imput per entrare nel vivo della storia ... Voi che ne pensate ? Vi piace l'deuzza del preside ? E del comportamento di Sara e Alex cosa pensate ? Beh spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un pò , mi farebbe molto piacere se lasciaste qualche recensione negativa o positiva che sia perchè a noi "aspiranti " scrittrici piace molto leggere i vostri commenti . Io personalmente vi adoro *_*. Un ultima cosa e poi vi lascio libere... Vorrei aggiornare un volta a settimana... Al massimo due nei casi particolari... Che giorno preferite ? Commentate , ciao ciao :)<3

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Capitolo 3
*** Salvataggio in calcio d'angolo ***


CAPITOLO 2

Salvataggio in calcio d’angolo

 

POV SARA

 
Una cosa che sicuramente non cambierà mai della De Marco è il suo abbigliamento assolutamente fuori moda e da marcia funebre. Anche oggi, primo giorno di scuola, si è presentata con un’ orribile camicetta nera con scollatura a V ed una gonna lunga fino alle caviglie del medesimo colore. E’ deprimente già il suo modo di vestire, figuriamoci lei. Inoltre il suo trucco, troppo appariscente, la fa sembrare ancora più vecchia, infatti nonostante abbia 50 anni sembra una nonnina con un’età oscillante tra i 70 e i 75 anni  e fidatevi, non sto esagerando assolutamente. Oggi, in particolare, ha un ombretto viola che non c’entra praticamente niente con i suoi vestiti, un rossetto rosso talmente accesso, che le labbra spiccano in maniera davvero troppo vistosa, in confronto alla pelle del viso bianca cadavere e il mascara è tutto sbavato proprio come la matita. E’ davvero uno spettacolo orrendo. Decido di non guardarla perché, oltre al fatto che non è propriamente una bella visione, mi mette ansia, mentre osserva e scrive sul suo registro, adesso ancora pulito ma che, nel corso dell’anno, si riempirà di voti negativi, perché una cosa è certa, a parte poche secchione, con lei il voto massimo è 5. Sbuffo e appoggio la testa sul banco, vediamo a cosa posso pensare per non innervosirmi ulteriormente. Tanto so già che ci  farà fare  una prova di ingresso, che andrà male come ogni anno e che prenderò un bel 3. Inizio a riflettere e, improvvisamente, penso a una delle mie più grandi passioni: il canto. Ho iniziato a cantare all’età di 8 anni, perché mia madre mi diceva che avevo una bella voce. Per confermare la sua tesi mi iscrisse ad un’accademia e diventai anche abbastanza brava, poi fui costretta ad abbandonare tutto, perché la mia media in matematica era veramente troppo bassa, dovevo recuperare e, non potevo farlo, se trascuravo questa materia a causa del canto. Allontano  questi pensieri nostalgici, immaginando di essere su un palco e di cantare e suonare con la mia band preferita i Leones. Sono con Alex e sto per cantare  Scaring me now, uno dei suoi  inediti, sento la musica che mi dà una scarica di brividi lungo la schiena, avverto indistintamente le urla delle persone che ci incitano chiamando i nostri nomi e battendo a ritmo le mani. Poi,all’improvviso, parte la musica, le chitarre delle prime note della canzone si fondono, la batteria di Riccardo interviene, dando maggiore energia al tutto, il basso richiama le nostre voci e noi partiamo. Lentamente pronunciamo le parole dell’inedito, inchiodando i nostri occhi. Vedo il suo sguardo  verde che mi scruta e mi comunica i sentimenti della canzone, mentre il mio è lucido ed emozionato. Siamo arrivati alla fine della canzone, le ultime note vengono pronunciate dolcemente da lui che mi si avvicina lentamente. Ora è terribilmente vicino al mio viso e sta per …
“Signorina Petrulli vedo che, come al solito, è molto concentrata ed attenta, quindi le chiedo di venire alla lavagna per permetterci di godere della sua bravura”.
Eh! No porca pupazzola, signora De Marco, lei può mettermi pessimi voti, può umiliarmi, tempestarmi di interrogazioni e compiti in classe, facendomi esaurire più di quanto non lo sia già, ma non si deve permettere di interrompere i miei sogni di gloria e di amore. E’ odiosa, noiosa e fuori moda. E’ questo che vorrei dirle, ma mi limito ad annuire con un falsissimo sorriso di cortesia, raggiungendo la lavagna.
La vipera mi porge il gesso e, prima di comunicarmi l’esercizio che devo eseguire, dice: ”Ragazzi quest’anno ho preferito fare delle interrogazioni invece che delle prove di ingresso, perché solitamente tendete a copiare, mentre io vorrei constatare le vostre reali abilità”. Detto questo mi fa un sorriso acido e mi indica, sul suo libro, l’esercizio che devo eseguire. No, vi prego, tutto, ma non questo esercizio sulle curve dei seni. Mi metto a scrivere alla lavagna, la domanda del quesito e, penso che, adesso, solo un miracolo potrebbe salvarmi. Guardo un attimo in direzione di Laura, ma  mi accorgo che lei non può aiutarmi, perché la prof non ha detto alla classe di eseguire l'esercizio, ma ha solo postulato a me di farlo. Cavolo, sono letteralmente fottuta. Fisso la lavagna per qualche secondo, ma la vipera mi dice: ”Allora Petrulli qualche problema?”. Io scuoto la testa e sto per mettermi a scrivere delle cavolate alla lavagna, perché non so nemmeno cosa sia questo esercizio e da quale pianeta venga, quando sento bussare alla porta della mia classe. Sento quasi le campane, quando vedo il preside che entra in classe, augurandoci buongiorno. Persino la De Marco sempre seria e impassibile, si alza, gli regala uno dei suoi più bei sorrisi ruffiani ed esclama: ”Signor preside che bello vederla qui, a cosa dobbiamo la sua visita inaspettata, ma assolutamente gradita?”. Che lecchina, sicuramente la vipera sarà scocciata dall’interruzione, in fondo si stava divertendo a torturarmi , ma questo sicuramente non può dirlo al preside. Lui la guarda per qualche secondo con un sorriso imbarazzato sul viso, probabilmente è inquietato anche lui dall’aspetto da strega della De Marco, però senza scomporsi afferma: ”Professoressa anche io sono contento di vedere lei e i ragazzi, però sono venuto qui, perché ho assolutamente bisogno del rappresentante di classe, ho una comunicazione urgente da fare”.
Lei lo guarda e poi dice: ”Ma signor preside le elezioni per il nuovo rappresentante non sono ancora state fatte, in fondo è il primo giorno di scuola”. Giusta osservazione vipera.
Bene, bene, questa adorabile conversazione sta facendo passare il tempo, vediamo con il mio orologio quanti minuti sono passati. Cosaaa?! Solo cinque minuti? Ne mancano  ancora 45 alla fine della lezione.
Sospiro sconsolata e delusa, ma il preside, improvvisamente  esclama: ”Lo so, è ovvio, ma io volevo quelli dell’anno precedente, in questa classe chi sono?”.
Ah! Già è vero, non ci avevo pensato, ovviamente può chiamare gli stessi dell’anno scorso. Lo fisso, quando all’improvviso, il mio cervellino si mette in moto ed improvvisamente esclamo: ”Sono io!”. Ecco, ho quasi urlato, che figura! Voi vi starete chiedendo come una tipa trasparente come me possa fare la rappresentante di classe, ebbene c’è una ragione per tutto. Purtroppo, lo scorso anno, nessuno voleva avere questo incarico, in quanto troppo stancante e pieno di responsabilità, per questo è stata scelta la persona che aveva i voti più alti in italiano, in modo da fare eventuali discussioni o relazioni. E indovinate chi è la sfigata? Si proprio io. Il preside mi fissa sorridendo e mi fa cenno di seguirlo, mentre la prof mi fissa truce, infatti esclama: ”Ma preside, la ragazza stava facendo un esercizio alla lavagna!”.
Lui  nemmeno la guarda e, aprendomi la porta, le risponde: ”E’ una questione troppo importante ,la interrogherà la prossima volta. “Detto questo usciamo dalla classe. Che cul… Ehm! Fortuna, si fortuna. Sono la ragazza più fortunata del mondo ... Ehm! Non esageriamo vabbè!. Sorrido trionfante, si per la prima volta ho fregato la De Marco. Il preside però, interrompe i miei sogni di gloria esclamando: ”Signorina si diriga in palestra, io vado ad avvisare gli altri rappresentanti di classe, a presto”. Annuisco e, saltellando come una cogliona, mi avvio verso la mia meta. Che bello la vita mi sorride!.

POV ALEX

 
Fisso la mia band in maniera truce. Questa, prometto che me la pagheranno, non so ancora come, ma me la pagheranno. Non posso ancora credere che abbiano preso una decisione così importante senza il mio consenso, insomma conterò pur qualcosa nella band, in fondo sono il cantante. In questo momento stanno parlando degli strumenti che dobbiamo portare nella palestra della scuola, dicendo che dobbiamo aspettare il ritorno del preside prima di muoverci, altrimenti potrebbero scoprirci. Ridono anche sul fatto che sembriamo delle spie in incognito. In effetti è vero, tutta questa segretezza mi sa tanto di film da spionaggio, tipo 007. Lorenzo, però, vedendo che non partecipo alla discussione ma che, al contrario, faccio di tutto per ignorarlo , esclama: ”Eh! Dai Ale, sei proprio incazzoso, insomma lo sai che l’abbiamo fatto per aiutare giovani talenti e per contribuire a guadagnare fondi, tu sei il primo che vuole dare una mano per cause così nobili, non fare quel muso,  che abbiamo fatto di male?”.
A questo punto non mi contengo più, salto in piedi dalla sedia e quasi urlando, esclamo: ”Che avete fatto di male? Lorenzo proprio tu mi chiedi questa cosa?. Lo sai quanto detesto questa scuola, lo sai che inferno ho passato in questo luogo, l’ultima cosa che volevo era ritornarci per la mia più grande passione: il canto!”.
Riccardo mi interrompe dicendomi: ”Ale lo sappiamo ed è questa un’altra ragione per cui abbiamo accettato questa offerta”.
Lo fisso sgomento, ma allora lo hanno fatto addirittura apposta, mi vogliono vedere incazzato o cosa?. Il colmo sarebbe sapere che si stanno addirittura divertendo.
”Ale non lo guardare cosi, lo abbiamo fatto, perché vogliamo che tu superi questa specie di “fobia”, dovrai pur affrontarla un giorno, no?”. Continua convinto Francesco.
Lo guardo con un’espressione davvero contrariata sul volto, è possibile che non mi comprendano ? Non passerà mai questa mia paura, non voglio doverla rivivere più, perché gli insulti e le parole cattive hanno lasciato una brutta ferita dentro di me. Amo scherzare e ridere solo con la mia famiglia e con i miei compagni  di band, che ormai considero come fratelli, anche se a questo punto dovrei dire consideravo, visto quello che hanno fatto. Anche con i miei fans mi comporto in maniera piuttosto fredda e distaccata, infatti a parte qualche sorriso, non do confidenza a nessuno. Questo, non perché voglio essere cattivo o snob, come dicono molti giornali che mi definiscono il Freezer della band, nonostante la mia voce calda e roca, ma semplicemente perché le persone feriscono, ti pugnalano alle spalle e ti riducono il cuore in mille pezzi. Io ho già vissuto questa esperienza e non intendo ricaderci per nessuna ragione al mondo.
”Pensavo di contare qualcosa nella band, essendo il cantante, ma a quanto pare mi sbagliavo profondamente se non ho neppure il diritto di prendere delle decisione che riguardano i Leones e quindi anche il sottoscritto”. Dico, rivolgendomi, acidamente a tutti .
Francesco mi risponde: ”Non dire così, lo sai quanto sei  importante per noi, sei il nostro cantante, il nostro migliore amico, noi volevamo fare soltanto qualcosa di importante e significativo per te, che ti riuscisse a sbloccare da questo tuo stato di indifferenza  , anche se ti abbiamo fatto arrabbiare, a quanto vedo ci siamo riusciti”.”Beh! Se proprio lo volete sapere l’unica cosa che siete riusciti a fare  è tradire la mia fiducia, ragazzi  da voi proprio non me l’aspettavo, siete le uniche persone di cui mi fido o meglio mi fidavo”. Affermo  e, sto per aprire la porta, in modo da uscire dalla stanza, per prendere un po’ d’aria e schiarirmi le idee, ma Alessandro mi ferma, dicendo: ”Alex non puoi sul serio chiuderti in te stesso a causa di quello che ti è successo, non tutte le persone sono furbe e calcolatrici, non puoi fare di tutta l’erba un fascio, so che questa scuola è l’ultimo posto in cui vorresti stare, perché ad essa è legato un ricordo molto brutto e doloroso, però finché non affronterai i tuoi fantasmi del passato non potrai andare avanti e tornare quello che eri un tempo. Alex, noi rivogliamo il nostro amico, quello sempre spensierato e felice nonostante le prese in giro e robe varie, quello sempre coraggioso e forte, rivogliamo Alex Rossi frontman e migliore amico dei Leones”. Io mi giro, lo guardo alcuni secondi e con un sorriso amaro,rispondo: ”Mi dispiace amici ma, quel ragazzo, è morto nell’esatto momento, in cui è stato pugnalato da quella che considerava la persona più importante della propria vita, adesso non esiste più e non potrà esistere”.
Nessuno mi risponde, solo Riccardo, con  una tonalità di voce più bassa, ma pur sempre abbastanza alta per farsi sentire comunque da me, dice a Lorenzo una frase che fa ancora più male: “Il solito guasta feste, ormai fa solo la vittima”.
Io deluso,c continuo dicendo: ”Comunque tranquilli, faremo questo concerto e saremo anche professori di canto di questi ragazzi, non voglio rovinarvi i piani”.
Detto ciò, esco dalla stanza per prendere un po’ d’aria fresca. Non ce la facevo più a confrontarmi con i miei compagni e amici su quelli che sono i miei fantasmi del passato, semplicemente vorrei che capissero che ormai sono un altro Alex, probabilmente meno estroverso ma sicuramente anche meno stupido. Voglio che mi accettino con questo nuovo carattere, perché ormai sono questo. Cammino per i corridoi di quella scuola, ora deserti a causa dell’inizio delle lezioni, ripenso ai tanti momenti memorabili, divertenti e sereni vissuti in questo edificio. Peccato siano stati  tutti sporcati da un unico gesto, da un unico sbaglio. Sospiro tristemente, se solo non fosse successo ,se solo non avesse…Basta! Devo smetterla di pensarci, adesso sono diverso, ho vicino i miei migliori amici, mi diverto con tutte le ragazze che voglio senza impegni e senza legami, semplici avventure, sono amato da tantissime persone per la mia musica, faccio quello che nella mia vita desideravo fare  fin da quando ero un piccolo marmocchio di 4 anni, quando insieme a mia madre strimpellavo qualche canzoncina di Aladin o di altri cartoni animati con il telecomando della televisione come microfono e con lo specchio come telecamera. Sorrido perso in quei bellissimi ricordi e penso alla donna che mi manca più della mia stessa vita: mia madre. A causa dei tours e dell’album in uscita ho avuto pochissimo tempo libero a disposizione e quindi sono circa 3 mesi che non la vedo e, per me che sono un mammone, è un traguardo memorabile. Sto camminando quando ad un certo punto inciampo su una carta buttata per terra, merda oggi la vita non mi sorride minimamente !!!.....

Angolo autrice

Ciao a tutti. Allora in questo capitolo abbiamo scoperto il carattere della nostra amata prof di mate, che ne pensate? Non la trovate adorabile ? xD. Fortunatamente Sara ha avuto molta fortuna ed è riuscita a svignarsela, per questa volta.. Alex, invece, ha avuto una specie di crollo.. Secondo voi come mai odia così tanto questa scuola e sopratutto quali situazioni lo hanno indotto a cambiare radicalmente il suo carattere? Si accettano scommesse xD . 
Vi faccio uno spoiler: il titolo del prossimo capitolo della storia è .. "Scontri accesi ". (Poco originale .. Lo so già da me ) . Vi posso assicurare che ne vedremo delle belle....
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate. 
Se vi va fatemi sapere che ne pensate.
Ciao ciao <3



 

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Capitolo 4
*** Scontri accesi ***


 
CAPITOLO 3

SCONTRI ACCESI

 

POV SARA

 
Sto ancora saltellando come una scema .
Si, sono proprio felice e mi piace quando riesco a fott… Ehm a fregare una prof, soprattutto se si tratta della De Marco. Il mio odio per lei è praticamente viscerale, non la sopporto proprio! A volte vorrei proprio dirgliene quattro per farle capire quanto la consideri una vipera senza cuore .Però, adesso, non voglio pensare a lei, soprattutto perché sono troppo curiosa di sapere cosa deve dirci il preside.
Per la prima volta in vita mia, ho visto quell’ometto, grassottello e basso, con un sorrido a trentadue denti, sembrava quasi euforico. Chissà cosa gli sarà successo. Ecco, sono quasi arrivata in palestra, il luogo dove scoprirò tutto. Svolto l’angolo e.. Cado a terra come una pera cotta.
Ma cosa cazzo è successo?Riapro gli occhi, che avevo momentaneamente chiuso a causa dell’impatto con un qualcosa di  non identificato  e, mi ritrovo davanti, ancora in piedi, un ragazzo con un cappuccio che gli copre praticamente tutta la testa e  con degli enormi occhiali da sole che gli nascondono gli occhi. Vedo che mi fissa ma, a causa dei gadget che ho elencato prima, non riesco a decifrare la sua espressione. Io,invece, sono ancora a terra come un emerita cretina .
Sto per rialzarmi ma, la sua voce, mi ferma:”Ragazzina potevi stare più attenta, mi sei letteralmente arrivata addosso ”.
Che bella voce che ha,è così calda, roca e terribilmente familiare, ma dove l’avrò sentita?Aspetta un attimo, ma sto tizio mi ha appena detto che devo stare più attenta e che sono stata io ad arrivargli praticamente sopra?
Ma che vada a quel paese lui e la sua fantastica voce.
Mi alzo velocemente e, come una belva, gli rispondo:”Scusa e sarebbe mia la colpa se, svoltando l’angolo, ho trovato un deficiente che stava fermo ad aspettare che qualcuno gli arrivasse sopra?”.Ok, come mai gli ho risposto in maniera così scorbutica ? Solitamente sto zitta quando qualcuno mi dice qualcosa di poco carino , invece adesso...
“Ragazzina, come cavolo ti permetti di dare a me, persona che nemmeno conosci, del deficiente? Senti cerca di dare una calmatina ai tuoi bollenti spiriti, perché qui, l’unica che dovrebbe chiedere scusa per la sua sbadataggine, sei proprio tu !”.
Ok, non so perché, ma sento una rabbia spaventosa montarmi addosso, e così gli rispondo:”Razza di cavernicolo, qui l’unico che deve calmare i suoi bollenti spiriti sei proprio tu, e non sono io quella che deve scusarsi !Sei tu che stavi impalato all’angolo come un cretino e,per giunta, una volta che sono finita a terra , non mi hai aiutato a rialzarmi. Ah inoltre io ti do del deficiente perché lo sei”.
“Razza di maleducata,sei davvero una bambinetta. Tesoro, non ti avrei sicuramente aiutato ad alzare quelle  tue chiappe dal terreno e sai perché? Perchè hai due gambine che possono farlo benissimamente da sole. “
“Certo, le mie gambine possono farlo da sole perché sono agili e hanno una padrona intelligente, al contrario delle tue, che si fermano agli angoli dei corridoi perché si trovano un deficiente che deve controllarle “.
“Meglio deficiente che stronzo e odioso come te “.
Ecco, ha appena esclamato qualcosa che non volevo sentire: esattamente le parole che odio dover ascoltare e, questa volta, le ho meritate tutte. Non lo guardo più e, senza rispondergli , mi dirigo verso la palestra della scuola; ma cosa cavolo mi è preso ? Insomma è vero che quel tipo era veramente odioso ,anche perché mi ha risposto proprio male, però addirittura chiamarlo deficiente ! Sono una tipa calma e tranquilla che, solitamente, evita quelli che la trattano in maniera come dire … Poco carina però, questa volta, non sono riuscita a trattenermi, appena ho sentito quella voce, mi è scoppiato qualcosa dentro che mi ha fatto infervorare o… Agitare. A dire il vero non ho ancora capito cosa abbia innescato in me quella reazione ,fatto sta che non chiederò di certo scusa  a quel tipo ,anche lui ha usato parole pesanti e poi, ripeto, è stata colpa sua se mi è arrivato praticamente sopra.
Sbuffo ed entro il palestra.
Mi siedo su una spalliera e osservo le altre rappresentanti di classe strizzate nelle loro magliettine aderenti e  nei loro pantaloncini corti. A volte mi chiedo come mai il regolamento di questa scuola tolleri un simile abbigliamento. I prof sicuramente non sono molto felici di queste tenute però ,a quanto pare, la maggior parte della scuola, ignora i giudizi dei docenti. Dopo dieci minuti il preside fa il suo ingresso in palestra e ci chiede di sederci a terra e di ascoltarlo, prestando particolare attenzione a quello che sta per dirci.
Ok, sarà sicuramente una riunione noiosa, però come si dice, sempre meglio di una lezione con La De Marco.
L’ometto inizia a parlare:”Cari alunni sono lieto di comunicarvi una serie di notizie che vi faranno particolarmente felici”.
Speriamo non siano campeggi invernali o giuro che lo ammazzo , io odio  le gite invernali nei boschi o in luoghi simili , pieni di insetti e cose del genere, bleah.
“Quest’anno ci saranno una serie di iniziative per voi alunni .Come sapete, ogni anno, in una scuola di Italia, si deve tenere un concerto di beneficenza per aiutare i poveri bambini di questa Nazione e indovinate che scuola è stata scelta quest’anno ? Esattamente la nostra.”
Nella palestra si sente un brusio generale, tutti sono felici per questa iniziativa e, ovviamente. anche io lo sono. Finalmente un po’ di musica anche nel nostro liceo. Spero solo che non invitino gente che canta delle lagne noiosissime,altrimenti io non partecipo a sta cosa,sia chiaro, darò solo i soldi per la beneficenza.
Il preside,zittendoci, continua il suo monologo:”Però non è solo questo che vi renderà particolarmente euforici infatti, quest’anno, al Guglielmo Marconi, abbiamo anche deciso di fare un progetto per promuovere nuovi talenti nell’ambito musicale. Durante l’anno ci saranno dei professori molto speciali che vi spiegheranno le basi del canto e, a fine anno, ci sarà anche una specie di concorso dove solo uno di voi vincerà , portandosi a casa, come premio,una borsa di studio”.
Tutti saltano euforici, la palestra ormai  è uno stadio, non si capisce più un cavolo.
Il problema è che anche io sto saltando come una cogliona…  Il motivo? Semplice, io adoro la musica e sono felicissima che, nella mia scuola,si possa promuovere un’attività tanto interessante e divertente. Nonostante ciò, non voglio partecipare, cantare con molta gente intorno non fa per me. 
Il preside, però, cerca di riportarci all’ordine, dicendo che la novità più bella ancora non è stata dichiarata.
Tutti ci zittiamo e  Luciano Galletti continua :”Ragazzi la cosa più speciale però è che, come professori e protagonisti del concerto di beneficenza, ci saranno 5 ragazzi che voi sicuramente conoscete molto bene e che stimate alla follia. Personalmente adoro la loro musica”.
Detto ciò, vicino al preside, fanno la loro apparizione  cinque ragazzi con dei cappucci e degli occhiali da sole. Aspetta due secondi ! Quello col cappuccio verde  è lo stesso ragazzo con lui ho litigato pochi minuti fa.
Ma cosa cazzo c’entra lui?
All’improvviso vedo che i ragazzi iniziano a sfilarsi le felpe e gli occhiali da sole, rimanendo semplicemente in T- shirt e mi accorgo che..
Oddio non è possibile, sto sicuramente sognando .
Inizio a darmi dei pizzicotti alle braccia mentre il resto dei rappresentanti della scuola, si avvicinano a loro, urlando. No, no non è possibile, allora calmati Sara, tu non hai litigato con il cantante dei Leones chiamandolo deficiente, tu stai solo sognando, ma allora perché cavolo non mi sveglio?!
Non può succedere davvero a me , insomma non posso davvero aver fatto una figura di merda con il mio idolo del cuore.
Io ho aspettato questo momento da secoli e per un brutto gioco del destino, guarda che ho combinato. Tutto mi aspettavo nella mia vita, eccetto litigare con il mio cantante preferito per un motivo così .. così… infantile.
Vedo che tutti gli alunni saltano felici e, all’improvviso, volto il mio sguardo nella direzione di Alex, anche lui sembra piuttosto allegro, o forse finge.
All’improvviso, anche lui mi guarda e sembra riconoscermi perché, alzando un sopracciglio e fissandomi con un sorriso malizioso, mi mima con le labbra un  :”Ciao tigrotta scorbutica“.
Ecco, adesso posso sprofondare, so che  non si tratta di un sogno . Mi sento svenire! Vi prego sotterratemi, voglio sparire dalla superficie terrestre.. Ora ! Aspetta due secondi però, quel  deficiente, ok mi correggo, quel deficiente bravissimo a cantare , mi ha appena chiamato tigrotta e per giunta mi ha affibbiato anche l’attributo di scorbutica? 
Ma guarda sto cretino gliela faccio vedere io …

POV ALEX

 
Non è possibile! Quella rossa scalmanata è proprio una delle ragazze a cui dovrò dare le lezioni di canto, inoltre è anche una delle rappresentanti di classe.. Mi chiedo proprio come abbia fatto ad ottenere un incarico così importante, insomma non è che abbia proprio un carattere adorabile. Prima, per sbaglio ho avuto la fortuna ( o la sfortuna )  di avere un incontro ravvicinato con lei. Anche se forse farei meglio a definirlo uno scontro ,visto quello che ci siamo detti e data la quantità di insulti che ci siamo lanciati contro . Quando nel corridoio, per sbaglio mi è arrivata addosso , io ero molto nervoso a causa della discussione che avevo avuto con i miei compagni di band , per questo mi sono arrabbiato con lei e sono stato poco gentile nei suoi confronti , però cavolo, lei mi ha aggredito chiamandomi deficiente e cose del genere, insomma non si è comportata esattamente come una persona a modo. Era tanto che una ragazza non mi trattava in quel modo, soprattutto perchè, attualmente, l’intero genere femminile mi adora e ama la mia voce quindi, appena incontro qualche individuo del gentil sesso, sono praticamente sommerso da abbracci , da baci e da complimenti . Non che la cosa mi dispiaccia ,ovviamente. Però, in un certo senso, la litigata con quella rossa oltre ad avermi fatto incazzare ancora di più, mi ha fatto anche divertire. Infatti, appena è andata via dopo la mia esclamazione sul suo odioso carattere, sono rimasto con il broncio per dieci minuti buoni  ma, alla fine, sono scoppiato a ridere, insomma era la prima volta che litigavo per una cosa del genere e soprattutto che offendevo per una cosa così infantile. Mi sono sentito davvero stupido e soprattutto mi è dispiaciuto aver trattato così quella bella ragazza, in fondo non la conosco nemmeno, anche se lei non è stata certamente da meno. Sorrido notando che sta continuando a fissarmi con un’espressione metà adirata e metà sconcertata. Certo, sicuramente non si aspettava che il ragazzo con cui ha litigato nel corridoio fosse proprio il cantante dei Leones, chissà come ci sarà rimasta. Ad un certo punto smetto di osservarla, mi guardo intorno e noto la miriade di ragazzine che mi circonda e che, in lacrime, dichiara di adorare la mia voce e il mio modo di interpretare le canzoni. Sorrido a tutte loro e le ringrazio ,dicendo :” Grazie mille ragazze siete davvero dolcissime “. A quel punto loro sorridono ancora di più e mi abbracciano ancora più forte, ok adesso mi stanno stritolando  …
Il preside , forse notando la mia espressione supplicante, le stacca e ordina loro di andare in classe e di non dire ancora niente agli altri alunni. Nonostante le reticenze iniziali, le ragazze mi lasciano ed escono dalla palestra, in seguito ad una minaccia di sospensione. Adesso ci siamo solo io, i miei compagni di band , il preside e… La rossa. Chissà perché l’ometto le ha chiesto di rimanere.
“Signorina Petrulli , siccome lei è stata l’unica a dimostrare un certa compostezza durante l’incontro con i Leones, dovrà aiutare questi ragazzi a portare i loro strumenti all’interno dell’edificio scolastico”.Afferma il preside.
Lei, stupita, strabuzza i suoi enormi occhioni azzurri e dice :” Ma preside io avrei una lezione da seguire e…”
“Niente ma signorina, si sbrighi e non protesti , le sto facendo un’enorme favore, aiuti questi ragazzi .Ah prima di andarmene faccio a tutti e sei un’enorme raccomandazione, non fatevi vedere da nessuno , chiaro ?”
Noi Leones annuiamo mentre la Petrulli , non conosco ancora il suo nome ,con voce flebile pronuncia un debole si. Chissà perché non ci vuole aiutare , magari non è nostra fans, peccato…
L’ometto lascia la stanza e Lorenzo, prendendo parola, chiede alla rossa il suo nome. Lei abbassa il capo e risponde :” Sara, il mio nome è Sara Petrulli , ora però non perdiamoci in chiacchiere e mettiamoci a lavoro “.Termina il suo monologo con un sorriso davvero dolcissimo. Wow ha davvero un bel sorriso , però questo non cancella il suo odioso carattere. I miei compagni annuiscono e iniziano ad avviarsi alla nostra macchina. Io rimango per ultimo insieme a lei e, quando tutti sono usciti, la trattengo per un braccio e le dico :”Ciao tigrotta scorbutica, piaciuta la sorpresina ? Scommetto che non ti aspettavi un arrivo così improvviso nella tua scuola ..”
Lei mi fissa , inizialmente sorpresa poi, però, assume un ‘espressione accigliata e mi risponde :” Si, mi sarebbe piaciuta perché amo i Leones, peccato che abbia scoperto che carattere di merda abbia il frontman, ma come si dice, ogni famiglia ha la sua pecora nera. Ah, un avvertimento, smettila di chiamarmi tigrotta oppure.. oppure “.
“Oppure cosa ? Mi sbrani o mi graffi con i tuoi artigli affilati , tigrotta? “.La provoco.
Lei mi fissa sbigottita e sempre più rossa dalla rabbia, carina ha tutte le gote colorate quando si innervosisce, poi esclama :” No , farò di peggio devo ancora pensare a cosa fare, ma fidati non è nulla di positivo “.
Io scoppio a ridere, è davvero spassosissima. Lei approfitta del mio momento di distrazione e sta per svignarsela ,però io sono più veloce, infatti  la afferro nuovamente per il braccio e, avvicinandomi al suo orecchio, le sussurro , con voce bassa:” Comunque volevo chiederti scusa per prima, sono stato davvero poco gentile nei tuoi confronti, mi perdoni ? “. Mi allontano dal suo visino e noto che ha assunto un’espressione esilarante, ha gli occhioni sbarrati e le labbra schiuse, poi le guance sono ormai bordeaux. Sorrido, trattenendo a stento una risata  e, visto che non mi risponde, le richiedo :” Allora mi perdoni ? “.
La tigrotta  sembra risvegliarsi da un sogno e annuisce vivacemente con la testa.  
Io sorrido e, infine le dico :” Scusami davvero, è normale che le ragazze  siano particolarmente nervose se si trovano in quel periodo del mese“. Detto questo volto velocemente le spalle e mi incammino a passo di carica verso la macchina. Nonostante sia abbastanza lontano da Sara, sento quest'ultima  urlare il mio nome più e più volte, in maniera davvero adirata. Scoppio nuovamente a ridere e menomale che il preside aveva detto di non fare baccano per non farci scoprire.
Sfoderò un ghigno e tra me e me sussurro:”Forse mi divertirò in questo liceo, ci sono rosse davvero spassose !”.

Angolo autrice

Ciao cari lettori. Sono davvero contentissima di constatare che ci sono persone che seguono la mia storia e ringrazio immensamente chi mi lascia qualche recensione.
Per questo capitolo, che dite ci sbizzarriamo con qualche commento ? xD.
Ringrazio anche chi legge silenziosamente la storia,ovviamente. 
Allora come vedete, è accaduto, i due si sono finalmente incontrati. Beh chi si aspettava un incontro del genere? Alcuni magari pensavano che ci sarebbe stato il colpo di fulmine o cose del genere ? Beh no! Io l’ho immaginata così e voi ? xD . Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate, aspettavo da tempo di pubblicare questo capitolo.. Mi sono divertita molto a scriverlo ! Come potete dedurre però, non è tutto rose e fiori, anzi. Secondo me Alex si sta divertendo molto per ora, mentre Sara , beh non è proprio dello stesso avviso. Nonostante questo le cose potrebbero cambiare, chissà.
Dimenticavo, prima di salutarvi volevo farvi sapere che ho pubblicato una nuova storia, se vi va passate, si chiama Only for your love. Ci tengo particolarmente a quella storia e la dedico a mia cugina, che si chiama come la protagonista e a mio cugino.
Al prossimo capitolo e grazie di nuovo a tutti.
P.s :  Mi farebbe piacere anche un commentino piccolo piccolo :*

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Capitolo 5
*** Come un ragazzo normale ***


CAPITOLO 4
Come un ragazzo normale

 

POV ALEX

 

Appena arrivo vicino alla mia auto prendo una chitarra e mi dirigo nuovamente verso il liceo. A pochi passi da me c’ è anche la tigrotta che mi guarda con un cipiglio davvero adorabile.
Scoppio a ridere e lei, fermandosi improvvisamente a pochi passi da me, esclama:”Si può sapere perché stai ridendo in questa maniera ? “. La fisso e noto che le sue guanciotte stanno assumendo la stesso colore dei suoi capelli.
“ Beh rido perché sicuramente non ho mai incontrato una ragazza tanto buffa in vita mia, sul serio, prima avevi un’espressione davvero esilarante”.La fisso con il mio solito ghigno divertito e aspetto una sua risposta che, però, non arriva. Infatti dopo avermi osservato per alcuni secondi con un’espressione quasi assente, mi volta le spalle e si avvia in direzione della macchina per prendere uno strumento.
Strano, la tigrotta non mi ha risposto, anzi è come se fosse rimasta indifferente a ciò che le ho detto . Riprendo la mia camminata vero l’edificio anche se sono molto confuso…
Che si sia offesa per quello che ho detto? No, non è possibile, insomma ci siamo urlati in faccia anche cose peggiori. Che si sia stancata di litigare con una pop star con cui non ha instaurato nemmeno un rapporto di conoscenza ? Probabile, in fondo tutti tendono a mettermi su un piedistallo appena mi incontrano, non  vogliono certo avere un nemico famoso. Eppure sono deluso, dopo così tanto tempo,era piacevole trovare una ragazza che non avesse una totale adorazione nei miei confronti. Non riesco a capire perché ...
Hey ma cosa cavolo …
Mi volto verso la direzione da cui mi è arrivato addosso un palloncino pieno d’acqua, che mi ha bagnato praticamente tutti i capelli e parte della maglietta.Indovinate cosa vedo? Francesco con affianco una Sara dall’espressione veramente soddisfatta …
“Hey amico scusami se ho sprecato un palloncino di quelli che avevamo in macchina, però una rossa tutto pepe aveva bisogno di una vendetta”. Francesco afferma ciò e la tigrotta scoppia a ridere.
Che bel sorriso che ha….
Però non devo distrarmi, altro che sospensione dei litigi, Sara ha voluto iniziare una vera e propria guerra e io non mi tiro mai indietro. Infatti adoro vincere e detesto essere un perdente. Con un ghigno stampato in faccia mi avvio a passo di carica verso di loro, la rossa ha un’espressione di sfida stampata in volto, però sembra divertita dalla situazione.
A un passo dal suo volto,esclamo :” Beh se vuoi la guerra che guerra sia “. Sto per continuare la frase, ma un urlo scioccato desta la nostra attenzione.
“ Oh mio dio Sara ma quelli sono i Leones !”.
La frase viene pronunciata da una ragazza con un caschetto biondo e degli occhi color nocciola. Sara si precipita verso di lei, le tappa la bocca con entrambe le mani e poi, in un sussurro,esclama:”Shh, fai silenzio. Si, sono loro ma non si deve sapere, quindi evita di urlare come una gallina”.Scoppio a ridere e lei mi osserva pensierosa, chissà perché mi sta fissando così.
“Ma Sara ti rendi conto che siamo davanti ai nostri idoli? Come faccio a trattenermi ? “.La bionda dopo aver detto ciò corre verso la mia direzione e mi abbraccia, gettandomi le braccia al collo. Contro il mio petto scoppia in singhiozzi e mi dice: “ Oddio la mia band  preferita è davanti ai miei occhi, non ci credo”.  Continua a stritolarmi e non ha la minima intenzione di staccarsi, quindi, con un sorriso speranzoso, guardo Sara. Speriamo mi dia una mano a scrollarmela di dosso. Lei scoppia a ridere e, avvicinandosi alla sua amica, le dice: “ Laura di là c’ è anche Francesco, perché non lo raggiungi ? “.Lei si stacca immediatamente da me e, vedendo il mio amico chitarrista, corre verso la sua direzione.
 Ok, questa ragazza è un po’ troppo euforica. Sara scoppia nuovamente a ridere e, guardandomi, mi dice:” Scusa è che siete i nostri idoli e lei è molto emozionata nel vedervi, non si aspettava una cosa simile “.
La fisso e, riflettendo sulle sue parole, esclamo :” Ah siamo i vostri idoli … Eppure non ti comporti proprio in maniera gentile nei miei confronti “.
Lei mi guarda, arrossisce e mi risponde :” Non sapevo che uno dei miei idoli fosse uno screanzato ...”.
“E io non pensavo che le mie fans fossero così scorbutiche…”. La osservo con un ghigno di sufficienza e lei, sbuffando, mi volta le spalle e si avvia verso Luna  o Lana … Insomma verso la sua amica e, afferrandola per una spalla, la stacca da Francesco. Dopodiché si dirigono entrambe verso il corridoio dell’edificio.
 Però, un po’ permalosa la ragazza ….
Scoppio a ridere e Francesco mi si avvicina dicendomi :”Come mai ridi ? “.
Lo guardo e noto che ha del rossetto sulla guancia.
Quindi esclamo divertito: “ Niente è che trovo molto divertente quella rossa. Tu, piuttosto, pulisciti la guancia, che quella biondina a suon di baci te l’ha  sporcata tutta di rossetto !”.Francesco velocemente tenta di ripulire il pasticcio che ha sulla guancia con il palmo della sua mano, però a quanto pare non ci riesce del tutto.
Ghigno divertito ripensando a quanto sia divertente questa mattinata.
Francesco, però, interrompe la mia spensieratezza, affermando:” Non giocare  con quella rossa sembra una brava ragazza…”.
“ Tranquillo non giocherei mai con una come lei, non è il mio tipo”. Il mio chitarrista mi guarda sollevato e se ne va.
So benissimo il motivo per cui è sollevato. Ormai, dopo quello che mi è successo, non sono più il tipo da relazione seria. Però, cavolo, a volte vorrei sentirmi solo un ragazzo normale come tutti gli altri e, con lei, per pochi attimi c’ero riuscito…
Perché non posso diventare suo amico? Semplice, perché non mi fido di nessuno e quindi finirei per ferirla.

POV SARA

 
“ Sara ma ti rendi conto che abbiamo incontrato i nostri idoli?”.
“Si Laura lo so, ma non urlare che gli altri ti potrebbero sentire, farebbero domande e sicuramente scoprirebbero questa cosa che, per ora, deve rimanere  un segreto, intesi ?”.
La mia amica Laura annuisce vistosamente ma ben presto ricomincia a parlare della fortuna che abbiamo avuto nell’incontrare i Leones e della gioia che ha  nel partecipare alle iniziative della scuola. Sono più o meno due orette che cerco di spiegarle che non deve urlare ma, niente, non mi ascolta.Ormai è completamente andata. D’altronde non so nemmeno io come faccio a rimanere così pacata pur sapendo quello che sta accadendo nel nostro edificio scolastico. Quando ho raccontato a Laura  tutto quello che ci aveva  spiegato il preside quella mattina, lei si è messa ad urlare e a saltare come una pazza, in corridoio. Quindi ho dovuto strattonarla fino al bagno e lì le ho spiegato che questa faccenda doveva rimanere un segreto, almeno per qualche tempo. Sul momento sembrava avesse capito l’importanza della cosa, ma adesso rimpiango il fatto che abbia scoperto tutto. Infatti è talmente gasata che non riesce a stare ferma e a non urlare i suoi sentimenti ai quattro venti . Spero davvero che nessuno ci stia ascoltando. Io e la mia migliore amica stiamo camminando per i corridoi della scuola, lei saltellando come un’invasata e io con lo sguardo diretto verso il pavimento per non vedere gli occhi di mezzo istituto puntati verso di noi. E già, perché Laura proprio non ce la fa a sembrare normale!
Ad un tratto, però, sentiamo una voce che ci richiama e, voltandoci nella direzione da cui abbiamo sentito parlare, vediamo il preside, che ci corre incontro . Al momento sembra più una polpetta con uno spolverino in testa che una vera e propria persona…
Sara non dovresti essere così cattiva nel commentare il fisico di una persona….
Ma io non sono cattiva e poi che cavolo vuoi tu stupida coscienza? Intervieni sempre nei momenti meno appropriati!
Vedi, adesso insulti anche me! Quando imparerai ad avere un comportamento da persona matura? Se ti comporti in maniera così acida non troverai mai un ragazzo.
E a te che cavolo ti frega della mia situazione sentimentale? Fatti gli affari tuoi che io sto benissimo da single incallita!
Fa un po’ come ti pare però so che non ti è certo indifferente quell’Alessio. Ha degli occhi, delle labbra, dei capelli per non parlare poi del fisico. Hai visto come è …
Stop non voglio un coscienza pervertita, già è abbastanza frustrante parlare da sola con te. Non dire altro e sta muta a me non piace quel cavernicolo!
Sei una grandissima bugiarda, però ricordati che tu ed io siamo la stessa cosa e quindi con me non puoi mentire, io sono la tua parte sincera, educata , bellissima e quindi perfetta…
Devo dire che sei anche molto modesta!
Sciocchezze ,io dico solo la verità, al contrario di qualcuno di mia conoscenza.
“Signorina Petrulli ma mi sta ascoltando ? Sembra immersa nel mondo dei sogni !”.
Il preside deve aver detto qualcosa e io non ho ascoltato un emerito cavolo perché ero troppo occupata a parlare da sola con la mia coscienza.
La cosa è alquanto patetica però mi capita spesso. Fin da piccola, non esprimevo davvero i miei sentimenti  per non dire cose di cui mi potessi pentire, quindi per sfogarmi tendo a parlare dentro me stessa. L’unica persona con la quale non sono riuscita a tenere la mia boccaccia chiusa è stato proprio Alessio dei Leones, che cosa strana, proprio l’unica volta in cui avrei dovuto rimanere zitta non l’ho fatto.
“Si preside, la scusi è che oggi non sta particolarmente bene, inoltre con la notiziona che abbiamo ricevuto e quindi con l’arrivo dei Leones nella nostra scuola ha perso completamente i neuroni, cose che capitano. Comunque stia tranquillo adesso le spiego tutto e come le ho appena detto non ci saranno problemi per quella cosa di cui abbiamo appena discusso “. Laura fortunatamente è riuscita a salvarmi in calcio d’angolo, il preside, infatti, mi sorride comprensivo e, annuendo, ci dice un arrivederci e un buona fortuna , prima di andarsene.
Guardo la mia amica in maniera scioccata, lei infatti mi dice :” Non hai sentito niente di quello che ha detto il preside, vero? “.
La guardo con uno sguardo colpevole e annuisco. Lei sbuffa e prende parola:” Allora gli ho spiegato che sono informata anche io su tutta la faccenda dei Leones, della giornata di beneficenza e della borsa di studio. Lui mi ha fatto promettere di non dire niente in quanto domani, l’intero edificio scolastico, verrà a conoscenza di tutto ciò, quindi non c’è bisogno di allarmare gli altri alunni già da ora, è meglio godersi la calma. Inoltre mi ha spiegato che da domani pomeriggio  inizieranno dei corsi di canto e mi ha chiesto se conoscevo qualcuno che sapesse cantare decentemente e beh .. io ..”. Laura mi guarda con espressione leggermente preoccupata, quindi le chiedo : “ E tu .. ?”.
La mia amica ,abbassa lo sguardo e, con un sussurro,dice :” E io ho fatto il tuo nome. Ho detto che tu sapevi cantare molto bene e che quindi potevi partecipare a questo concorso ”.
No, deve essere sicuramente  uno scherzo  di cattivo gusto!
“ Stai scherzando vero?Razza di imbecille perché gli hai fatto il mio nome?”.Urlo, non sono più in me. Come ha potuto fare una cosa del genere.
“Ti prego Sara non ti arrabbiare ormai non possiamo fare più niente, il tuo nome è stato già fatto e il preside si arrabbierebbe se dicessi di no”.
La guardo scioccata e in un sussurro le chiedo :”Perché ? Io non sono brava a cantare.”.
Lei mi guarda arrabbiata ed esclama:”Tu sei bravissima a cantare hai una voce fantastica il tuo unico problema è la timidezza.Sono sicura che Alessio dei Leones ti potrà aiutare. E poi chissà, potresti anche vincere il concorso e la borsa di studio. Tu non ne avresti bisogno però sarebbe comunque un ottimo aiuto economico, dai non fare quella facciotta. Ti divertirai amica mia!”.
La guardo incavolata e le dico:” Ti odio”.
Lei scoppia a ridere ed esclama: "Se fossi stata attenta durante la discussione col preside avresti potuto evitare tutto ciò, quindi non darmi la colpa, non ho sentito un tuo rifiuto alla mia idea e quindi pensavo fossi d’accordo.”
Ormai la cavolata è stata fatta, dovrò affrontare il mio più grande problema : la timidezza e questo perché sono perennemente con la testa fra le nuvole…
Lo dico sempre io che sei troppo distratta!
Tu sta zitta stupida coscienza che è soprattutto colpa tua . Mi spieghi perché capitano tutte a me ?
Perché non mi ascolti mai e finisci per fare sempre ciò che vuoi tu…
Sbuffo e mi dirigo verso la mia classe per affrontare l’ultima ora di lezione.
Non so perché... Ma ultimamente mi va tutto male !

Angolo autrice
Ma ciao :D
Sono felicissima che le lettrici aumentino sempre di più, quindi intanto ringrazio tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite, ricordate. Naturalmente un grosso ringraziamento anche a tutte le lettrici silenziose. Grazie!
Per quanto riguarda il capitolo, beh, questa volta voglio lasciare a voi i commenti! Ci sono parecchie novità, alcune positive altre un po’ meno.
Al prossimo capitolo, un abbraccio.

Mi farebbe piace qualche commentino, sbizzaritevi!

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Capitolo 6
*** La solita sfortuna ***



 

CAPITOLO 5

La solita sfortuna

 

POV SARA

 
“Ragazzi ricordatevi che domani facciamo un piccolo test di ingresso, intesi?”. Afferma la mia prof di Fisica.
Proprio in quel momento la campanella suona e tutti i miei compagni di classe corrono verso la porta dell’aula, come una massa di buoi inferociti. Che cavolo di senso ha affannarsi tanto se poi comunque dobbiamo uscire tutti? Mah, non lo capirò mai…
In maniera ordinata e scrupolosa sistemo tutto l’occorrente scolastico nel mio zaino e mi avvio verso la porta ma, la mia prof di inglese, mi richiama ed esclama:”Sara ricordati che oggi pomeriggio hai i corsi di canto!”.
 Annuisco con un falso sorriso e mi precipito verso il cancello della scuola. Cavolo, per qualche secondo, avevo dimenticato in che casino mi sono andata a cacciare a causa di quella stupida della mia migliore amica…
Sbuffo scocciata e, appena arrivo nell’atrio del mio edificio scolastico, vedo di tutto e di più: ragazze che si fanno aria con le mani, che fingono di svenire o che urlano come oche in calore, ragazzi che, al contrario,  sbuffano annoiati oppure sorridono euforici … Il motivo? Stamattina tutti gli alunni dell’edificio scolastico sono venuti a conoscenza del concorso di beneficenza e quindi anche di …
“Oddio anche Alex dei Leones sarà qui, oh mio dio. “Esclama una biondina mentre salta come una demente…
“No va beh, io mi scrivo ai corsi di canto anche se sono stonata come una campana, almeno vedo quel figo  da vicino”. Urla una moretta mentre si fa aria con un giornalino.
“Oddio ma ci pensate vedremo Alex dal vivo, saremo al suo fianco e tra una nota e l’altra…”. La castana che ha appena parlato è scoppiata a ridere istericamente e fortunatamente non sono riuscita a comprendere la fine della frase…
Ecco appunto.
Tutti gli alunni della scuola sanno che i Leones saranno questo pomeriggio nel nostro liceo. Purtroppo per loro, però, non potranno ancora vederli, dovranno aspettare la settimana prossima, in quanto i gruppi di lezione sono divisi. Questa settimana tocca ai rappresentanti di classe e ai più meritevoli, quindi a me!
Sono disperata  non ce la farò mai a cantare  con quel bell’imbusto vicino…
Certo questo perché è troppo bello per essere vero …
Razza di coscienza rimbambita sta zitta tu e non rompere!
Rimbambita lo dici a qualcun altro! Tonta!
Hey come osi insultare la tua padrona, razza di …
“Amore della mamma va tutto bene? Per oggi sono venuta e prenderti ancora io, visto che è il primo giorno.”
Sorrido a mia madre, interrompendo così il mio dialogo interiore. Entro in macchina e mi allaccio la cintura. Dopodiché la mia riccia crazy, facendo partire il motore del veicolo, inizia a farmi le solite domande di rito e cioè: cosa hai fatto oggi ? E’ andata tutto bene ? I prof sono simpatici ? Io annuisco e rispondo a monosillabi, sia perché sono troppo stanca per commentare quello che mi dice, sia perché se le dessi corda non la finirebbe più di parlare. Non sia mai!Uffa, devo anche dirle che…
“Amore ma lo sai che ho incontrato il preside e… E mi ha spiegato della novità?! Oddio perché non me lo hai detto ieri ? La tua band preferita è in questa scuola e tu non scleri ? Soprattutto perché potrai anche coltivare la tua passione per il canto con loro e in modo gratuito, non è perfetto ?”. La guardo sorpresa e mi chiedo come diavolo faccio a sapere sempre tutto quello che accade nella mia vita. Non ci farò mai l’abitudine…
“Allora amore non rispondi alla tua mammina ? “. Mi domanda la mia genitrice con uno sguardo complice. La fisso per qualche secondo e poi, con aria mogia, affermo:”Sì, sono felice e sono entusiasta all’idea di partecipare a questa esperienza”.
” C’ è un però giusto ?”. Osserva lei lanciandomi un’occhiata interrogativa.
Sospiro, oh mammina se sapessi quanti però ci sono!
“Sì mamma, c’ è un problema e anche piuttosto grosso…”. Affermo ciò e mi prendo una ciocca di capelli tra le dita, quando sono nervosa amo giocare con la mia chioma di fuoco.
“E allora? Dai continua la frase non farti tirare le parole di bocca …”.
“Mamma il problema è che io… Io non riesco a comunicare niente quando canto, sono fredda, insensibile, perché sono troppo timida”. Abbasso lo sguardo sconfitta. Già, uno dei miei più grandi problemi è l’interpretazione, purtroppo mi vergogno ad esternare quello che vorrei mentre canto…
Mia madre mi guarda nuovamente di sfuggita e, dopo aver cambiato la marcia, mi fa una leggera carezza sul viso, dicendomi:” Amore so bene quanto tu sia introversa con le persone che non conosci  e quindi come tu faccia fatica ad esternare tutto quello che provi, però cantare è stata da sempre la tua unica valvola di sfogo, non ti arrendere solo per un tuo blocco. Io so che sei una guerriera molto testarda che c’ entra sempre il suo obiettivo, non ti arrendere, fallo per te stessa e per il tuo sogno”.
La guardo sorridendo, mia madre può essere una logorroica, a volte isterica, opprimente donna però, quando mi dà questi consigli, mi fa capire quanto la sua presenza nella mia vita sia essenziale . Le sorrido e, schioccandole un bel bacio sulla guancia, esclamo :” Hai ragione mamy, come sempre d’altronde, non posso di certo arrendermi perché sono un po’ timida, sono sicura che riuscirò a tenere testa a quel cavernicolo”.
Mia madre ferma la macchina davanti casa nostra e guardandomi stralunata esclama :” Chi è sto cavernicolo ?”.
Strabuzzo gli occhi e arrossendo come un peperone, dico :” Nessuno mamma, niente di importante, andiamo dentro che sto morendo di fame?”. Senza lasciarle nemmeno il tempo di rispondere mi precipito in casa. Ma guarda un pò quel cantante dei miei stivali cosa mi fa dire…
Ore 14.30
“Sara vuoi muoverti alle 15.00 hai le lezioni! Vuoi arrivare in ritardo già il primo giorno? “. Urla mia madre dalle scale che portano alla mia cameretta e alla stanza dei miei genitori .
“No mamma! Arrivo, cioè aspetta che sto risolvendo un problema con … con .” Cerco di finire la frase ma sono troppo presa da ciò che sto facendo per concentrarmi su più cose contemporaneamente.
“Con? Mi vuoi dire che stai combinando nella tua stanzetta?”. Senza aspettare una mia risposta entra nella mia cameretta e mi guarda con gli occhi dilatati per lo stupore.
“Si può sapere cosa stai facendo ?”. Mi domanda.
“Mamma sto cercando di mettere questi cavolo di orecchini, mi potresti aiutare ?”. Lei mi guarda ancora più scioccata…
Ora voi vi starete chiedendo perché tanto stupore? Beh non sono una ragazza che ama gioielli, trucchi e cose del genere. Praticamente li odio e li considero degli strumenti per torturare la gente. Una volta, da piccola, mi avevano agghindato per andare ad una festa di compleanno: indossavo un bel vestitino blu, mi avevano legato i capelli in due graziosi codini e il mio collo era adornato da una bellissima collanina . Tutti mi chiamavano principessina, mi facevano i complimenti, decantando la mia eleganza. Io, però, non ero dello stesso avviso. Appena arrivai alla festa mi strappai la gonna, sciolsi i capelli e scaraventai la collanina a terra . Insomma sono sempre stata una maschiaccia. Però questi orecchini, che sto cercando di indossare da circa un’ora, sono dei porta fortuna . Me li regalò mia nonna, due giorni prima di morire, mi disse che mi avrebbero portato fortuna ed effettivamente da quel giorno li indosso ogni qual volta devo fare qualcosa di importante.
“Amore mi dispiace ma i tuoi buchi si sono chiusi, è per questo che non riesci ad infilarli … Sorry domani ti porto da qualcuno che te li rifaccia…”. Esclama mia madre con una faccia dispiaciuta.
Strabuzzo gli occhi  e indietreggio verso il letto.
“Mamma non posso andare da nessuna parte senza i miei orecchini porta fortuna”. Affermo risoluta con una faccia ancora più terrorizzata.
Lei mi guarda accigliata e con uno sguardo minaccioso mi agguanta per un braccio e mi trascina verso la macchina, esclamando :”Non fare la bambina e muoviti che è tardissimo e devo andare anche a lavoro!”.
Cerco di opporre  resistenza ma è tutto inutile, infatti la presa della mia riccia crazy è troppo forte. Vengo trasportata di peso fino alla macchina e, mettendo in moto, quella matta mi dice:”Vedrai che andrà tutto bene!”. La guardo di sfuggita, mentre rifletto sulla situazione disastrosa in cui mi trovo. Senza quegli orecchini sono spacciata, sono gli unici porta fortuna che ho… E’ possibile i miei buchi si siano chiusi proprio adesso ?!.
Che vuoi questa è la solita sfiga che ti perseguita…
Sospiro sconfitta, questa volta la mia coscienza ha proprio ragione!

POV ALEX

 
“Lorenzo qui manca una chitarra vai a controllare se l’abbiamo lasciata in macchina”. Afferma il mio amico Francesco  mentre io cerco di sistemare adeguatamente la batteria. Il problema è che la parola adeguatamente, nel mio vocabolario, non esiste. Infatti, nonostante i miei inutili tentativi di sistemare quell’odiato strumento in maniera silenziosa e ordinata, qualcosa non va come previsto: due piatti finiscono a terra, urto inavvertitamente con il braccio un tamburo e inciampo in un filo. Morale della favola? Ho fatto solo un gran fracasso e non ho concluso un bel niente.
“Alex ma cosa ci fai là a terra ?”. Mi chiede, molto stupidamente, il mio amico Riccardo.
“Avevo deciso di farmi un sonnellino qua, steso sul pavimento. Sai Ric c’è un bel freschetto “. Affermo ironico.
Lui continua a fissarmi per alcuni secondi, poi alza le spalle e torna ad accordare le chitarre. Alessandro, spettatore del nostro siparietto, scoppia a ridere .
Stizzito mi rialzo e cerco di finire il mio lavoro ma, distrattamente, faccio cadere un altro piatto della batteria a terra. Non l’avessi mai fatto.
Proprio in quel momento la porta della sala prove, affidataci dal preside della scuola, si spalanca e fa il suo ingresso la persona più odiosa che esista su questo mondo .
“Ragazzini insubordinati  la volete finire di fare questo baccano? Anche se è pomeriggio ci sono dei professori che stanno preparando la loro lezione per domani, in questa maniera state disturbando tutti .” Afferma abbastanza stizzita la mia ex prof di matematica, la De Marco.
“Ci scusi davvero è che, sistemando gli strumenti, abbiamo incontrato alcuni problemi . Promettiamo di non fare più quel fracasso infernale”. Afferma Lorenzo con il suo solito sorrisetto cortese.
La prof, dopo essersi girata verso di lui, lo fissa ostinatamente con  aria indagatrice. Dopo alcuni secondi, di assoluta contemplazione, si apre in un sorrido e afferma :” Ma io ti conosco! Tu sei Lorenzo Aiaci, un mio ex alunno, uno dei migliori studenti che io abbia mai avuto “.
“ Prof sono felice che mi abbia riconosciuto. Sono alcuni anni che non la vedo“. Osserva con un sorrisetto da schiaffi il mio chitarrista.
“Già, mi dovresti venire a trovare un po’ più spesso, studenti come te non si dimenticano facilmente “. Afferma la vipera avvicinandosi un po’ di più a Lorenzo e sfoggiando il solito sorrisetto soddisfatto e mieloso, che rivolge a quelli che sono o sono stati i suoi allievi migliori.
“Mi scuso per la mancanza prof, ha pienamente ragione, avrei dovuto dare mie notizie. Il problema è che a causa della mia band sono stato molto impegnato, non so se conosce i Leones”. Afferma fiero Lorenzo. Una cosa che detesto del suo carattere è il suo essere dannatamente egocentrico e pieno di sé.
“Ma certo mio caro Lorenzo, ovviamente ho seguito la tua carriera. Mi dispiace che tu non abbia intrapreso degli studi universitari, però sono comunque molto orgogliosa di vedere come ti impegni per portare avanti il tuo talento nell’ambito musicale. Un’ultima cosa, puoi darmi del tu“. Ok, adesso vomito. Datemi urgentemente una busta o  un qualcosa che mi permetta di rigettare in santa pace.
“ La ringrazio, ops volevo dire ti ringrazio. Sono felice di condividere il mio sogno con i miei migliori amici. Sai, sono anche loro tuoi ex allievi!”. Afferma Lorenzo.
Ma dico io sto ragazzo i cazzi suoi mai, eh?
La prof si gira verso di noi con un cipiglio scocciato, sposta sistematicamente lo sguardo su tutti i miei compagni, salutandoli con un sorrisetto e un salve ma, quando arriva a me, si blocca e fissandomi con aria truce, esclama: “ Non si dimenticano nemmeno alunni come lei, Rossi. Peccato che ciò accada  per motivazioni negative”.
Perfetto, incominciamo bene la conversazione…
“Prof anche io sono lieto di rivederla”. Affermo ironico, con un sorrisetto da schiaffi. Ciò non sfugge alla mia amabile prof che ricambia la battuta con uno sguardo tagliente.
“Scommetto che il fracasso che ho sentito prima è stato merito tuo, vero ?”. Chiede prontamente la vipera .
“ Si, problemi con la batteria “. Dichiaro laconico.
Lei sorride beffarda ed esclama:” Come immaginavo, sempre il solito imbranato”.
La guardo accigliato e, proprio quando sto per commentare la sua amabile esclamazione, nell’aula iniziano ad entrare alcuni studenti della scuola che si precipitano verso di noi, abbracciandoci.
Giusto, sono già le 15.00 e quindi è l’orario delle lezioni . La prof, vedendo il putiferio, sbuffa impazientita. Non sopporta il caos e quindi sta per uscire dall’aula ma, appena apre la porta, qualcosa di non identificato e con un’enorme chioma rossa, le arriva addosso.
Mi avvicino e vedo che la ragazza che è appena atterrata sulla De Marco è …
“ Prof mi dispiace non l’ho fatto apposta” . Afferma disperata la tigrotta mentre cerca, invano, di tirar su la vipera.
“ Non voglio il tuo aiuto razza di imbranata, ti è andata bene questa volta, la prossima ti spedisco dal preside”. Esclama stizzita la prof. Dopo aver detto ciò, grazie all’aiuto di Lorenzo, si tira su e, come un soldatino, esce dall’aula.
Non riesco a trattenermi più e scoppio a ridere, alla mia risata però se ne aggiunge un’altra familiare, è quella di Sara. La guardo e mi perdo nell’osservarla, è davvero una bellissima ragazza. Peccato per il caratteraccio…
“Anche a te quella vipera non sta simpatica ?” . Domando alla rossa, mentre cerco invano di calmare le mie risa.
“Sì, la detesto, forse anche più di te”. Mi risponde lei beffarda gonfiando le guanciotte.
Scoppio nuovamente a ridere e, dopo essermi calmato, mi avvicino lentamente a lei e, a pochi centimetri dal suo viso, le soffio:”Tigrotta ti ringrazio per il bellissimo scherzetto, involontario, alla De Marco. Questo però non vuol dire che sarò più clemente con te, la guerra è appena iniziata“.
Detto ciò mi volto velocemente verso gli altri alunni ed esclamo :” Allora iniziamo la lezione ?”.
Tutti annuiscono euforici, eccetto la rossa che mi guarda sconcertata. Forse non sarà così brutta questa esperienza…

ANGOLO AUTRICE

MA CIAOO! Mi sono fatta attendere questa volta, sorry. Il problema è che sta per iniziare la scuola, quindi ho deciso di aggiornare, entrambe le  storie, una volta a settimana. Cioè il sabato. A parte richieste particolari. Che ve ne pare? Sara, come ho descritto nel capitolo, ha un problema che è quello dell’interpretazione, riuscirà a superarlo? Vedremo…
Vorrei anche che commentaste il dialogo tra la De Marco e Alex… Chi vi sta più simpatico tra i due? xD.
Al prossimo capitolo, e grazie ancora a chi legge in silenzio, a chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite o ricordate e a chi recensisce.
P.s: Se volete passate dall’altra mia storia: Only for your love, ne sarei molto felice.

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Capitolo 7
*** Lezioni movimentate ***



 

CAPITOLO 6

LEZIONI MOVIMENTATE

 

POV SARA

 
Ma guarda questo! Come si permette di prendersi certe confidenze con la sottoscritta?
Non ti lamentare per così poco, sono convinta che in fondo non ti sia dispiaciuta la situazione che si era creata…
Tu devi stare muta! Sono fin troppo generosa con te. Lui non si doveva permettere di avvicinarsi così tanto. Vuole la guerra? E guerra sia.
Come sei acida, ma ti compatisco, in fondo da una a cui non piace la nutella non si ci può aspettare di meglio.
Che cavolo c’entra che non mi piace la nutella? Saranno pure cavoli della sottoscritta…
Persino io, che sono la tua coscienza e che quindi dovrei capirti sempre, riguardo a ciò  non so dare una spiegazione razionale. Chi non ama quel concentrato di dolcezza e bontà?
Sul serio sto pensando alla nutella in questo momento? Zitta e tornatene da dove sei venuta, devo concentrarmi su quello che sta dicendo Alex.
Ok, ok. Ti lascio ad ascoltare quel ragazzo sopraffino, anche se a volte proprio non riesco a capirti… E comunque per quanto riguarda la tua domanda… Sì, alla nutella si deve pensare in ogni istante della propria vita!
Lascio perdere i miei dialoghi interiori e inizio ad ascoltare le parole di Alex.
“Allora voglio dare, innanzitutto, un grande benvenuto a tutti voi. Noi Leones siamo molto felici ed onorati di avere il compito di insegnarvi a cantare per una così nobile causa. Per noi la musica è …”. L’ idiota è costretto a terminare il suo monologo perché, tutto il genere femminile presente in quella stanza – a parte la sottoscritta – inizia ad urlare cori in cui le uniche due parole comprensibili sono: “Sei bellissimo”.
Ok, giuro che adesso o vomito o le ammazzo.
Ammazzale, non vale la pena sentirsi male per quelle sottospecie di ragazze…
Per una volta sono d’accordo con te.
Sbuffo infastidita, mentre il frontman dei Leones cerca di calmare quelle stupide urla.
Visto che non ci riesce, decidono di intervenire anche gli altri elementi della band, ma la situazione non migliora, anzi sembra peggiorare di minuto in minuto.
Una ragazza, presa com’è dal fare l’oca, finisce addirittura su una chitarra spezzandone una corda. A quel punto non ci vedo più e, presa da un impeto di rabbia, mi avvicino alla batteria presente nell’aula, mi siedo su di essa e, impugnando le bacchette, inizio a suonarla.
Il problema è che io non so suonare questo strumento, quindi mi limito a fare un gran baccano.
Solo a quel punto le urla cessano e, quando sono sicura di sentire il silenzio intorno a me, mi limito a poggiare le bacchette al loro posto e ad esclamare:” Ora che hai ottenuto silenzio, continua”.
Gli occhi di tutte le persone presenti nella stanza sono su di me. Normalmente mi sarei sentita a disagio ma visto che Alex mi guarda con un ghigno divertito e allo stesso tempo sorpreso, mi limito a fissarlo a mia volta con uno sguardo di sfida.
Lui, dopo alcuni secondi, spezza quel nostro contatto e, accennando un sorriso, esclama:” Allora, visto che posso continuare, proseguo il mio discorso dal punto in cui ero stato costretto ad interromperlo. Dicevo appunto che la musica, per noi, è un’ ancora di salvezza, è una passione, è l’unico modo con cui riusciamo a sentirci noi stessi. Personalmente, quando canto, cerco di comunicarvi le emozioni che io provo, perché spero di regalarvi, anche per pochi minuti, degli istanti di serenità. Voglio che, l’unica cosa a cui pensiate davvero in quel momento, è la melodia e le parole della canzone che mi appresto ed interpretare”.
Detesto ammetterlo ma ha ragione. Lui ha la capacità di entrare nel pezzo che canta in una maniera impressionante. Gli invidio questa capacità.
Tutti applaudono, anche troppo euforici. Secondo me, alcune alunne, non hanno ascoltato nemmeno quello che ha detto.
Lui, però continua entusiasta il suo monologo:”Io amo cantare e spero che, tramite queste lezioni, vi possa comunicare la mia passione. Inizieremo dalle basi e non scoraggiatevi se all’inizio vi sembrerà tutto troppo difficile, nessuno nasce imparato. Se amate davvero cantare, durante una performance, riuscirete sempre a comunicare tutte le emozioni che provate, quindi non vi scoraggiate mai”.
Cazzate, sono solo cazzate. Questo non è per niente vero. Io adoro cantare eppure non riesco ad esprimere niente durante un’esibizione. Tutti i miei insegnanti di canto hanno sempre detto che ero dotata di una splendida voce ma che, purtroppo, ero più fredda di un blocco di ghiaccio. Io, a quei commenti, reagivo veramente molto male. Non dormivo per giorni e piangevo incessantemente, questa  è un’altra  ragione per cui ho smesso di cantare.
Sentire queste stupide parole pronunciate da lui mi fa veramente infervorare.
Lo guardo truce ma fortunatamente Alex sembra non accorgersi di questo mio gesto.
Infatti, continua affermando:” Allora, cominciamo, non c’è tempo da perdere. Iniziamo con degli esercizi per riscaldare la voce”.
Ci spiega che, il primo esercizio da fare, è quello di ronzare: ovvero emettere una  zeta per fare in modo che le corde vibrino leggermente e comincino a riscaldarsi.
Tutti, o quasi tutti, eseguono il comando senza problemi.
In seguito, ci chiede di provare a emettere il suono del bordo, cioè un suono simile ad un cigolio.
Continuiamo ad esercitarci per alcuni minuti tra nuovi comandi ed interruzioni dovute alle scarse capacità di alcuni.
Osservando meglio Alex ho capito un suo grande pregio: la pazienza. Se fossi stata in lui, a quest’ora, avrei già spedito tutti a casa, liquidandoli con un: -incapaci, non vi impegnate abbastanza-.
Ovvio tu sei sempre così dolce…
Muta tu e non ti intromettere, so già di non avere un carattere amabile.
Si vede, sai? Non so ancora come faccio a sopportarti…
Sbuffo persa nelle mie constatazioni e Alex, notando il mio gesto, mi chiede:”Cos’è ti stai annoiando?”.
Lo guardo con un’espressione indecifrabile e rispondo:” No, è solo che questi esercizi richiedono poco tempo, mentre noi abbiamo impiegato quasi un’ora per concluderli”.
Lui mi rivolge un sorriso e afferma:”Da questa tua affermazione deduco che tu abbia studiato canto”.
“So qualcosa, ma non sono molto preparata tecnicamente”. Mento perché non voglio continuare questo dialogo con lui. Si vece chiaramente che sta fingendo di essere gentile e che è scocciato quanto me, se non di più.
Magari è davvero gentile. Magari ama così tanto la musica da apprezzare anche il suo ruolo di insegnate…
No, non è possibile. Lui è odioso sempre, punto e basta.
Mi rivolge nuovamente un sorriso strano e afferma:”Bene, siccome gli esercizi di riscaldamento sono terminati voglio ascoltare come seguite la musica da soli, senza basi tecniche. Voglio vedere come ve la cavate a cantare ad orecchio. Vi darò un brano e dovrete cercare di seguire le note e di interpretarlo impegnandovi al massimo. Vi metto alla prova, vediamo che sapete fare”. Termina la frase guardandomi intensamente negli occhi. Mi ha sfidato e io accetto sempre le sfide.
Alex ci consegna dei fogli e, quando arriva il mio turno, afferma:”Siccome hai delle basi alle spalle ho voluto darti una pazzo difficilotto, vediamo che sai fare”. Conclude il suo monologo facendomi un occhiolino e, tornando al  centro della stanza, ci dà trenta minuti per ascoltare il brano, tramite i nostri cellulari e di capire affondo il significato delle parole che dobbiamo cantare.
Detto ciò i Leones escono dalla stanza, lasciandoci al nostro lavoro.
Leggo il titolo del brano: Things I’ll Never Say
E’ una canzone di Avril Lavigne e io adoro quest’artista. Bene, devo solo rimboccarmi le maniche.
Ascolto il brano e in contemporanea lo traduco: parla di una ragazza molto insicura,  che ha paura ad esternare quello che prova e  che ama fantasticare  sulla propria vita.
Wow, sembra la mia fotocopia, l’unica differenza è che lei non comunica con il ragazzo che le piace, mentre  io non comunico affatto, neanche con le persone che mi stanno vicino.
Uffa, proprio un brano del genere doveva affidarmi quell’imbecille?
Analizzo la parole, le note e imparo a memoria la canzone.
In trenta minuti ho terminato il mio lavoro e finalmente anche i Leones rientrano nella stanza.
Ci guardano soddisfatti e, dopo alcuni secondi, iniziano a chiamarci per eseguire la nostra prima esibizione di fronte a loro.
Iniziano le prove e non vi dico che sofferenza per le mie povere orecchie. Sul serio, non c’è una persona che azzecchi una nota.
Alla fine arriva il mio turno, mi posiziono di fronte ad Alex e, dopo un suo cenno, inizio cantare. Le parole iniziano ad uscire senza difficoltà e, con mio grande stupore, noto che non ho perso l’abilità di un tempo. La mia voce è sempre cristallina e, anche nel falsetto, riesco a cavarmela.
Finisco la prima strofa soddisfatta di me stessa. Sto per attaccare con  il ritornello ma la musica viene inaspettatamente interrotta.
E’stato Alex ad aver spento lo stereo.
Lo fisso stralunata e, con il mio sguardo, gli porgo una muta domanda.
Lui, come leggendomi nel pensiero, afferma:”Non ci siamo!”.
Lo guardo stralunata.
Come può aver bloccato me che non ho commesso nemmeno un errore e aver lasciato continuare gli altri  alunni che hanno stonato come campane!?
“Non mi sembra di aver sbagliato qualcosa!”. Affermo irritata.
“Tecnicamente sei stata impeccabile ma per quanto riguarda  le emozioni, non ci siamo!”. Esclama serio.
Cavolo, immaginavo mi avrebbe detto una cosa del genere.
Abbasso lo sguardo sconfitta,  nonostante sia cresciuta, questa critica ha la capacità di farmi sempre male.
“Allora ti arrendi? Getti già la spugna? Non pensavo fossi una codarda…”. Alzo lo sguardo su di lui e noto che mi sta guardando con un sorrisetto di sfida.
Anche gli altri alunni mi fissano incuriositi, probabilmente non hanno capito il perché dell’esclamazione di Alex.
Lorenzo si intromette e dice:”Per adesso mi sembra che abbia un livello davvero elevato, rispetto agli altri. Quindi perché  criticarla? Per me sei stata bravissima”. Afferma con un sorriso. Io ricambio ma, in fondo, so che Alex ha ragione.
“Per me invece non è sufficiente. Hai difficoltà a comunicare quello che provi? Bene, la canzone parla proprio di questo. Quindi pensa alla tua voglia di esprimerti e libera i tuoi sentimenti. Puoi farlo.” Afferma serio Alex.
Nessuno dei miei ex prof di canto mi aveva mai spronato ad uscire dal mio stato di congelamento emotivo.
Nessuno prima di Alex mi aveva mai affrontato così apertamente.
Nessuno aveva mai capito a fondo il mio problema… Come ha fatto ad intuire ciò che mi tormenta?
Bene, vedrò di impegnarmi anche se dubito di raggiungere risultati positivi.
Impugno nuovamente il microfono e chiedo ad Alex di riaccendere lo stereo. Lui annuisce con un sorriso soddisfatto.
La musica parte ed io sono terribilmente tesa… Forse, però quest’agitazione può aiutarmi a comunicare ciò che provo.
Mi avvicino al microfono e, con voce insicura,  inizio a cantare la prima strofa:
I'm tugging out my hair                      
I'm pulling at my clothes 
I'm trying to keep my cool 
I know it shows 

I'm staring at my feet 
My cheeks are turning red 
I'm searching for the words 
inside my head 





(Cause) I'm feeling nervous 
Trying to be so perfect 
Cause I know you're worth it 
You're worth it 
Yeah 



Le parole sembrano sfuggire dalle mia labbra, per la prima volta è come se non riuscissi a contenere le mie emozioni. Avete presente quando siete talmente arrabbiati e allo stesso tempo frustrati da non riuscire più a capire cosa state facendo? Quando vorreste urlare e piangere perché non riuscite in qualcosa? Beh, in questo momento mi sento proprio così.
So di essere inespressiva e questo mi fa soffrire. Cavolo, vorrei poter parlare, non arrossire e far capire quello che sono e soprattutto che voglio fare, cioè cantare.
Sento gli occhi lucidi ma me ne frego altamente. Adesso ci sono solo io e la canzone che sto cantando.
Continuo con il ritornello:


If I could say what I want to say 
I'd say I wanna blow you away 
Be with you every night 
Am I squeezing you too tight? 
If I could say what I want to see 
I'd want to see you go down 
On one knee 
Marry me today 
Yes, I'm wishing my life away 
With these things I'll never say 

Non so a chi sto dedicando la canzone. So solo che, al momento, l’unica cosa che mi va di fare è di sfogarmi e quindi lo faccio.

La musica, però, viene improvvisamente bloccata.

 “Ok, per oggi può bastare”. Afferma Alex.

Mi volto sconcertata verso la sua direzione e lui, forse intuendo i miei dubbi, esclama:” Non ti ho chiesto di incazzarti, ti ho chiesto di interpretare la canzone. Proprio per questo avresti dovuto unire tristezza e malinconia con un briciolo di rabbia e frustrazione. Non hai analizzato bene il brano. Spero che la prossima volta vada meglio e mi aspetto un briciolo di impegno da parte tua. Detto questo saluto tutti voi e vi auguro una buona serata. Ci vediamo domani per il secondo incontro”. Termina il suo monologo, ci saluta con un cenno della mano ed esce dalla stanza. Io resto impalata con il microfono in mano.

Un briciolo di impegno, ha detto. Se solo sapesse con quanta anima e corpo mi sforzi per interpretare un brano …

Una lacrima scende silenziosa dalla mia guancia, ma nessuno ci fa caso.

Abbandono l’aula e sono nel cortile della scuola, quando un  braccio mi blocca e mi trascina dietro un muretto.

“Perché piangi?”.

ANGOLO AUTRICE
Ciao bellissime . Grazie per le recensioni, vi amo. Grazie a tutti ovviamente, anche a chi legge in silenzio.
Allora avete visto le difficoltà della nostra Sara.. Cosa ne pensate… E Alex, secondo voi, ha fatto bene a comportarsi così? Vedremo..
Chi è che, secondo voi, ha fermato Sara alla fine domandandole il perché delle sue lacrime? Si accettano scommesse… Secondo me, però, non indovinerete mai XD.
Allora purtroppo non ho altri capitoli pronti e la scuola mi sottrae energie e tempo. Ultimamente sono distrutta e non riesco a scrivere. Scusatemi se non aggiornerò presto, tutto potrebbe succedere, potrebbe anche tornarmi l’ispirazione, quindi non abbandonatemi * fa gli occhi da cucciola*
A presto belle, ciao :*

 

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Capitolo 8
*** Io non me ne sono mai andato ***


CAPITOLO 7


 IO NON ME NE SONO MAI ANDATO

POV SARA

 
“Perché piangi?”. Mi domanda Francesco, il mio ex migliore amico.
“Non sono cavoli tuoi”. Gli rispondo irata. Cerco di dimenarmi ma è inutile, la sua presa sul mio braccio è troppo forte.
“Sempre la solita stronza, eh?”. Afferma ironico.
“Sì, sempre la solita stronza. Tu  piuttosto, che cavolo vuoi?”. Chiedo sbuffando.
“Perché piangi?”. Mi domanda nuovamente, con un’espressione interrogativa in viso.
“O sei duro di comprendonio, oppure…”.
Non mi lascia continuare la frase, mi tappa la bocca con il palmo della sua mano ed esclama:” Dimmi perché stavi piangendo”.
Lo guardo sconcertata e, solo dopo alcuni secondi, si decide a mollare la presa dalle mie labbra.
“Perché lo vuoi sapere? Non godi nel vedermi triste? Ultimamente non fai altro che insultarmi, quindi perché dovrei risponderti?”. Sibilo freddamente.
“Rispondi alla mia domanda, non voglio perdere tempo con i tuoi stupidi quesiti”. Afferma con un sospiro.
“No, non sono fatti che ti riguardano, o almeno non lo sono più”.
“Se non mi dici perché piangevi giuro che non ti mollo il braccio e che restiamo qui, tutta la notte, al freddo. Scegli, che vuoi fare?”. Mi chiede con il suo solito sorrisetto schembo.
Sospiro frustrata. Non ci posso credere, non può semplicemente lasciarmi stare? Ci gode così tanto nel vedermi soffrire?
“Non piangevo, mi era solo entrata una cosa in un occhio”.
“Potevi trovare una scusa migliore, davvero: risparmiati le cazzate”.
Ma perché non se ne va a quel paese?
“Piangevo perché ne avevo voglia, contento ora?”.
Dopo aver detto ciò cerco, inutilmente, di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riesco.
“Perché non vuoi essere aiutata da nessuno?”. Afferma Francesco con un sorriso amaro.
Abbasso la testa, non riesco a sostenere il suo sguardo. E’ possibile che non riesca a farsi gli affaracci suoi? Eppure, ultimamente, preferiva prendermi in giro piuttosto che trattarmi come sua amica… Che cosa è cambiato durante questo pomeriggio? E soprattutto cosa gli importa se piango?
“Preferirei che mi lasciassi in pace adesso, ti prego”. Ho detto questa frase a volte talmente bassa che dubito mi abbia sentito.
Però, contro ogni mia più rosea aspettativa, lui mi lascia il braccio e si allontana leggermente da me.
“Io vorrei solo aiutarti, se tu me lo permettessi”. Esclama il ragazzo castano che, fino a qualche minuto fa, pensavo mi odiasse.
Rialzo nuovamente il mio sguardo verso di lui e, inaspettatamente, inizio a parlare:”La lezione di musica non è andata bene, tu sai quanto ci tengo a cantare. Però, purtroppo, il mio problema rimane il medesimo: non riesco a comunicare…”.
Lui mi fissa con un’espressione seria per qualche minuto, poi esclama:”Tu piangi perché non riesci a comunicare? Invece di fare la piagnona dovresti impegnarti a eliminare questa stupida timidezza che ti contraddistingue. Finiscila di nascondere ciò che provi, è da stupidi.”
Mi ha definito stupida? Ma guarda questo deficiente…
“Non ti permetto di insultarmi!”. Gli rispondo piuttosto irata.
“Vedi? Anche adesso non stai dicendo realmente cosa pensi. So che nella tua testolina mi stai insultando, eppure non riesci ad esprimerlo ad alta voce. Mi spieghi come vuoi interpretare un brano se non riesci nemmeno ad interpretare te stessa?”.
Ok, adesso ci è andato giù pesante.
In parte ha ragione. Insomma, non è che tu sia proprio una cima nel comunicare la tua personalità al resto del mondo…
Uffa! Ma che ci posso fare io se sono fatta così?
“Beh, perché non mi rispondi? Ti sei morsa la lingua oppure anche tu, come il resto della scuola, ti sei totalmente rincoglionita appresso a quell’Alex?”. Afferma con un sorrisetto da schiaffi.
Ok, nominatemi tutti ma non lui!
“Che accidenti c’entra quello, adesso?”. Esclamo furiosa, sono sicura di essere rossa come un peperone.
“Beh, avevi un’espressione da pesce lesso, magari stavi pensando a lui. In fondo è anche a causa sua se sei triste. Mi hai detto che la lezione di musica non è andata bene… Quindi deve averti detto qualcosa di strano! E tu ci sei rimasta male, perché sei cotta di lui, come il resto delle studentesse di questa scuola!”.
Ok, adesso lo ammazzo.
“Tu, razza di … di… Va beh con gli insulti devo migliorare. Comunque non sono assolutamente triste per quel montato, figurati se mi importa ciò che dice. Io so che non comunico, eppure non mi arrendo. Quindi cerca di dire meno cavolate!”. Esclamo, quasi urlando.
Francesco mi fissa per alcuni secondi, poi scoppia a ridere.
Ok, questo è seriamente malato. Probabilmente è matto.
Lo guardo mentre si contorce a causa delle risa, ha persino le lacrime agli occhi.
Dopo essersi calmato, ancora con un sorrisetto divertito, mi dice:”Ecco, era esattamente questo quello che intendevo. Dovresti essere sempre te stessa.
Devi fare uscire quello che sei veramente. Facendo ciò  riusciresti anche a comunicare meglio nel canto. Abbandona la maschera che indossi  e, soprattutto, lasciati andare. Un briciolo di follia non guasta mai!”.
Dopo aver detto ciò, non lasciandomi nemmeno il tempo di controbattere, si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia.
Lo guardo scioccata, cercando una spiegazione plausibile a questo gesto, ma lui scrolla semplicemente le spalle e poi dice:”Dai, andiamo a casa. Si è fatto veramente tardi.  Ti accompagno alla tua abitazione?”.
Ancora turbata dal suo comportamento, faccio di no con la testa e, a passo di carica, mi avvio verso il cancello della scuola.
Durante il tragitto per arrivare alla mia amata casetta, ripenso alla disastrosa lezione di musica e anche al comportamento di Francesco.
Perché non riesco ad esternare nulla? Perché Alex è stato così severo con me? E poi perché il mio ex migliore amico si è comportato in quel modo?
Ho tante domande a cui non so dare una risposta.
Finalmente giungo al portone della mia villetta e, girandomi per controllare velocemente la strada, mi accorgo di un ragazzo che mi guarda. Ha un cappuccio nero, lo stesso di… Francesco.
Quest’ultimo, forse accorgendosi del mio sguardo, volta le spalle e si avvia verso un’altra stradina…
Che cretino, gli avevo detto che sarei andata  a casa da sola…
Quando ero piccola, il pomeriggio, lui mi accompagnava sempre fino alla mia abitazione. Diceva che aveva paura che mi accadesse qualcosa, perché una signorina, non va mai in giro, da sola, ad un certo orario.
Entro dentro casa, con un sorrisetto strano. Forse, quel cretino del mio ex migliore amico, ci tiene ancora a me.

POV ALEX

 
“Alex, potresti gentilmente spiegarci cosa ti è saltato in mente? Hai trattato quella ragazza in maniera pessima”.
Il mio amico Lorenzo mi sta, gentilmente, scartavetrando gli attributi da circa un’ora. Non riesce a capire il perché del mio insensato – a parer suo- comportamento.
“Lore, per favore, lasciami in pace. Mi fa male la testa, ho sonno e non ho la minima intenzione di darti delle spiegazioni”.
Detto ciò, mi sdraio sul mio adorato lettino e mi perdo nell’osservare il soffitto blu  della camera d’albergo che, il nostro menager, ci ha gentilmente prenotato nel pomeriggio.
“Alex, forse non ti rendi conto della situazione. Noi siamo degli insegnanti, non dei generali o roba del genere. Non possiamo certo metterci a sbraitare, come hai fatto tu, un’ora fa… “. Esclama il mio amico Alessandro che, essendo il più equilibrato del gruppo, cerca di spiegarmi la situazione.
“Non me ne frega niente, io faccio ciò che voglio. Sono stato chiamato per insegnare a quei ragazzi come cantare, ed io lo farò. Il metodo poco importa. Ora, lasciatemi dormire”.
Dopo questa esternazione i miei compagni sbuffano impazientiti e, come se avessi detto, prego continuate questo assurdo discorso, riprendono a commentare questo mio atteggiamento. Personalmente, presto poca importanza  a quello che mi dicono, fino a quando, Riccardo esclama:”Alex, io però proprio non ti capisco. Insomma, c’erano tante persone in quell’aula, che stonavano come campane, eppure tu non le hai criticate. Canta Sara e tu che fai? Inizi a bloccare la musica, a dire che non comunica, che deve metterci impegno nelle cose che fa…”.
Riccardo ferma momentaneamente il suo monologo, forse ha capito di aver catturato, completamente, la mia attenzione. Poi, continua:” Secondo me, invece, ha una bellissima voce. Deve migliorare, ma è ancora all’inizio e questo lo sai… Non è per caso che ti stavi vendicando del suo atteggiamento nei tuoi confronti?”.
I miei compagni di band annuiscono e iniziano a borbottare rimproveri di ogni tipo.
Fortunatamente, a volte, sono così idioti, che non riescono a capire ciò che mi spinge a fare delle cose…
Io non sono cattivo, ho tantissimi difetti, però l’ultima cosa che vorrei fare è ferire gli altri. Con Sara, però, è diverso. Non dico che voglio farla soffrire, assolutamente. Però l’unico modo per spronarla a fare qualcosa, è quello di farla infuriare, di proporre delle sfide. Ciò l’ho dedotto semplicemente dal suo comportamento nei miei confronti: appena facevo qualcosa che la innervosiva particolarmente, cacciava gli artigli e tirava fuori il suo vero carattere. Durante la sua esibizione, in sala prove, invece, ho visto che era paralizzata dalla paura, non riusciva a comportarsi normalmente e soprattutto cantava senza espressione. Quando l’ho ripresa, però, qualcosa è cambiato: il suo sguardo si è acceso e, anche se la seconda volta ho interrotto comunque la musica, ho visto in lei un cambiamento. La seconda volta mi ha comunicato rabbia e malinconia e, anche se non erano i temi della canzone, è riuscita ad esprimere  qualcosa. Tuttavia questo non potevo di certo dirglielo, si sarebbe montata la testa. Invece, l’unica cosa che deve fare in questo momento, è concentrarsi sui suoi problemi per risolverli. Io ho sempre fatto così, e sono migliorato notevolmente, rispetto agli inizi. Spero che, anche con lei, possa funzionare.
“Ale, secondo me non ti sei comportato bene, sai?”. Esclama improvvisamente il mio amico Francesco.
Colpito dalla sua esternazione, mi alzo dal letto e, appoggiandomi con il fianco alla porta della camera, dico:”E perché mai dici ciò?”.
In realtà ho fatto questa domanda a Francesco perché è l’unico di cui mi posso realmente fidare. Certo, gli altri elementi della band sono miei amici, però con il mio chitarrista c’è sempre stato un filing particolare, mi ha sempre detto tutto e sono l’unico a conoscenza del suo segreto che, timido com’è, non riesce a rivelare a nessuno.
“Sai, quando me ne stavo andando ho visto, involontariamente, Sara in un angolo che piangeva. Sai, avrei voluto avvicinarmi, però ho notato che un’altra persona l’ha raggiunta  e cos’ì ho lasciato perdere. Penso che tu l’abbia ferita molto.”. Mi rivela il mio migliore amico con un’espressione seria e preoccupata.
Sbuffo, per non tradire l’ansia che queste parole mi hanno provocato.
Insomma, ho sempre visto Sara come una tigre. Non posso di certo dire che la conosco abbastanza per farle un profilo psicologico completo, però mi sembrava meno fragile e insicura.
Forse l’ho davvero trattata male.
“Ale, se vuoi posso dirti dove abita”. Strabuzzo gli occhi e mi volto verso Riccardo che ha un’espressione imbarazzata in viso.
“E tu come cazzo fai a sapere dove abita?”. Esclamo scioccato.
“Allora, vi posso spiegare. Anche io ho visto Sara piangere e mi sono molto preoccupato. Quindi, nonostante ci fosse un altro ragazzo a farle compagnia, quando sono sparito da voi, con la scusa di raccogliere gli strumenti, l’ho pedinata fino a casa e, poi, assicuratomi che fosse al sicuro, sono venuto da voi, in albergo.”
Lo fisso con la bocca aperta, come il resto dei miei compagni di band.
“Cosa  avete da guardarmi così? Ero preoccupato… Allora, lo vuoi sapere o no dove abita, Ale?”.
Lo fisso ancora stralunato e rifletto sulla sua proposta…
Dovrei chiedergli scusa, o lasciare tutto così com’è?

ANGOLO AUTRICE
Ciao adorate lettrici, vi amo e non so come ringraziarvi per tutto quello che fate, commentando o semplicemente leggendo questa storia.
Detto questo vi devo dire che nessuna di voi ha indovinato chi fosse il misterioso ragazzo che ha fermato Sara… Quindi niente premio :P.
A parte gli scherzi, che ne pensate di Francesco? Vi piace?
E Alessio invece che dovrebbe fare? Chiedere scusa a Sara, o no? Avete visto che il nostro frontman in realtà è un tenerone?
Vi mando un bacio, vi prego recensite.
Se vi va passate dall’altra mia storia, Only for your love :*

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Capitolo 9
*** Chiarimenti... ***



 

CAPITOLO 8

Chiarimenti...

POV ALEX

"Non mi spingere, so camminare anche da solo". Esclamo ormai fuori di me, mentre mi lascio trasportare, di peso, dal mio amico, o forse dovrei dire ex amico Riccardo.
"Sei sempre il solito scontroso. Imparerai mai ad assecondare gli altri e ad accettare dei saggi consigli?".
Lo guardo con la mia migliore espressione scioccata e, alzando un sopracciglio in tono di sfida dichiaro:
"E certo, perché la tua proposta di andare a casa di Sara sarebbe un saggio consiglio? Insomma, non aspetta di certo la nostra visita. In più hai anche scoperto dove abita, seguendola. Sembriamo più due stalker che due pentiti in buona fede".
"Senti quello pentito sei tu! Non sono stato io a trattare male quella povera ragazza. Hai visto com’era triste quando è uscita dall’aula prove… Era così sconsolata".
Mi fermo in mezzo al marciapiede su cui sto camminando e, guardando fisso il mio amico, gli chiedo:
"Ma non è che ti piace quella pazza, no? La descrivi come una povera santa, dolce e soprattutto gentile. Ecco, su quest’ ultimo aggettivo avrei delle riserve."
Tutto si può dire della tigrotta, eccetto che sia mansueta e calma…
"Ma no, Alex. Io lo sto facendo per te. Non voglio che i tuoi allievi ti descrivano come un insegnante senza cuore… In fondo hai accettato questo incarico anche per quei ragazzi, vero?".
Lo guardo con un’espressione più che esauriente e Riccardo, dopo un breve momento di riflessione, sbuffa e continua a camminare.
Decido di seguirlo a ruota, nonostante la voglia di tornare in albergo per fumarmi una sigaretta.
Mentre cammino sul marciapiede della via, scalcio alcuni ciottoli che trovo davanti i miei piedi.
Come hanno fatto quei coglioni dei miei amici a farmi accettare una cosa del genere?
Ah giusto, mi hanno sequestrato il pacchetto delle sigarette. E, a quest’ora della notte, non ci sono tabaccherie aperte.
 Cosa non si fa per fumare…  Non sono di certo il tipo che chiede scusa, soprattutto se non ci sono dei presupposti per cui farlo.
Ok, mi sono comportato da stronzo e con questo? Ho solo detto ciò che pensavo e cioè che Sara quando canta sembra un cubetto di ghiaccio.
Avrò esagerato nei modi ma il nocciolo del discordo è quello. E poi io cercavo solo di spronarla…
Sbuffo nuovamente e inizio a guardare a terra perché il vento mi sta leggermente infastidendo.
Ad un certo punto Riccardo si ferma. Forse siamo  finalmente arrivati.
Alzo lo sguardo e incomincio ad osservare l’abitazione che ho davanti.
Non è un condominio, è una villetta privata. Non è molto grande però, dall’esterno, sembra in buone condizioni. Tuttavia  è buio e quindi non riesco a distinguere bene colori e materiali usati per la costruzione.
"Alex, suona tu!". Afferma il mio amico Riccardo.
Ma guarda tu che mi tocca fare, sono sceso davvero in basso, ultimamente….
Premo il pulsante del citofono una prima volta, ma nessuno apre la porta.
Decido di riprovarci, ma di nuovo non accade nulla.
Siccome sono noto per la mia pazienza, inizio a suonare senza interruzione quel dannato pulsante…
Se nessuno mi apre dovrò pur far qualcosa.
"Alex, smettila! Ti sei rincoglionito del tutto? E se qualcuno sta dormendo?". Urla Riccardo, strabuzzando gli occhi.
Decido di ignorarlo e, svoltando l’angolo, raggiungo la prima finestra dell’abitazione dalla quale si vede un po’ di luce.
Ignorando le regole della buona educazione, prendo un sasso e, sorridendo maligno, lo lancio.
La vetrata non si rompe e, visto che nessuno si decide a scendere le scale o ad urlare di smetterla, raccolgo un altro ciottolo e lo lancio verso il mio precedente obiettivo.
Finalmente la porta si apre e  sento una voce che, infuriata,urla:
"Ma chi cazzo è che rompe a quest’ora?".
Dalla finezza sembrerebbe proprio…
"Sara, scusa il rumore. Abbiamo suonato ma, visto che nessuno ci apriva, Alex si è spazientito e ha incominciato a lanciare ciottoli, come una bambino piccolo". Spiega Riccardo alla tigrotta.
Io mi avvicino alla porta, visto che mi ero leggermente allontanato per raggiungere la finestra laterale dell’abitazione e lanciare quindi i sassi. Faccio alcuni passi e, appena mi affianco a Riccardo, mi giro verso Sara e… Scoppio a ridere.
"Oddio, tutto mi sarei aspettato eccetto che ti presentassi ad aprire la porta con un pigiamino con gli orsetti… Tigrotta dove hai lasciato mamma orsa?".
Continuo la mia sonora risata mentre Sara mi guarda truce.
Quest’ultima però, ignorandomi, si gira verso Ric e gli chiede: “Cosa ci fate qui, e soprattutto come fate a sapere dove abito?”.
Il mio amico arrossisce vistosamente e abbassa  lo sguardo… Bene è proprio cotto.
"Mi sto congelando qua fuori, se ci fai entrare ti spieghiamo tutto". Dichiaro con un sorriso malizioso sul viso.
Lei mi fissa  nuovamente truce e, rivolgendosi nuovamente al mio batterista, dice:"Entra pure Riccardo stasera fa veramente freddo".
Detto ciò lo tira per la manica della felpa e, dopo averlo fatto entrare nella sua abitazione, mi chiude la porta in faccia.
Ok, questo è veramente troppo.
"Senti stronza, io ero venuto a chiederti scusa per come ti avevo trattata. A questo punto sai che ti dico? Sono contento di essermi comportato così con te. Vaffanculo".
Sbuffo e, sto per fare un passo avanti e andarmene ma, una voce, mi blocca:
"Stronzo ci sarai tu. E comunque avevi ragione faccio schifo a comunicare".

POV SARA

Dopo la mia affermazione vedo che, lentamente, si volta verso di me.
Sicuramente avrà il suo solito sorriso derisorio in viso, in fondo questa volta me la sono cercata.
Potevo lasciarlo al freddo.
Però, come sempre, questo strano ragazzo mi stupisce.
"Sei davvero così poco testarda, tigrotta?".
Pronuncia questa semplice frase con un’espressione dolce in viso… E’ la prima volta che gli vedo un sorriso del genere… E’ quello che usa quando canta,  è quello che amo di più.
No, che amavo. Lui è uno stronzo, quindi devo apprezzare sono il suo modo di cantare. Punto.
"Non sono fatti tuoi. Non mi conosci e quindi non puoi giudicarmi". Affermo irata.
Lui alza un sopracciglio e, curvando lievemente l’angolo della bocca, dice:"Beh, so che sei un po’ acida, che sei poco fine e che tiri fuori il tuo lato peggiore solo in mio presenza… Inoltre ho scoperto che ami far congelare la gente fuori da casa tua!”.
Scoppio a ridere, nonostante pochi  minuti fa stessi piangendo in camera mia.
Infatti, dopo essere entrata in casa, e aver gioito per l’avvicinamento del mio amico Francesco, la tristezza aveva ripreso il sopravvento, facendomi innervosire e quindi piangere.
Le mie lacrime però, erano state fermate, dal rumore dei sassi che venivano lanciati contro la mia finestra dal pazzo che ho di fronte…
"Allora, mi vuoi veramente fai diventare un cubetto di ghiaccio?".
Mi riscuoto dai miei pensieri e gli faccio cenno di entrare nella mia abitazione.
Lui con un sorrisetto divertito entra nella villetta e, con occhio clinico, inizia a guardarsi attorno.
Questo suo fissare e analizzare ogni minimo centimetro della mia casa mi mette a disagio… Molto…
"Allora,  perché siete venuti?". Chiedo ai miei due ospiti inaspettati per distrarmi dall’inaspettata agitazione che ho, in questo momento.
Alex, in maniera disinvolta si gira verso di me e, studiandomi per alcuni secondi, esclama:” Ma allora non hai sentito quello che ti ho detto quando mi hai sbattuto fuori dalla porta?”.
Ma certo! Le sue scuse… Le ho sentite eccome, altrimenti lo avrei lasciato al freddo.
Anche se si poteva risparmiare gli altri commenti dettati dalla rabbia, farò finta di non averli sentiti…
Voglio essere generosa…
Fai bene, già lo hai trattato male sbattendogli la porta in faccia…
Se l’è meritato!
In fondo, in sala prove ti ha detto solo la verità, non penso che si sia meritato il tuo trattamento…
Zitta tu, stupida coscienza. Non merita di essere difeso.
"Si, ho sentito lo stronza, il vaffanculo e altri tuoi amabili commenti…".
Decido di giocare di astuzia e di non confessargli che, in realtà, ho sentito benissimo le sue scuse.
Lui mi fissa in maniera truce e, sta per dire qualcosa, ma il suo amico Riccardo, lo blocca, dicendogli:"Alex, non ti surriscaldare. Dille ciò per cui siamo venuti  senza commenti sarcastici".
Alex volta il suo sguardo gelido nella direzione dell’amico che, puntualmente, continua:”
"Altrimenti niente sigarette".
Scoppio a ridere. E’ venuto qui per chiedermi scusa solo perché sotto minaccia, c’ era da aspettarselo da un tipo come lui…
Lo stronzo sbuffa e, dopo aver alzato platealmente gli occhi al cielo, con voce flebile, dice:”Scusa…”.
Siccome mi piace vederlo così vulnerabile e, per una volta, intimidito, dichiaro:"Scusa, potresti ripetere più forte? Non ho capito bene quello che mi hai detto...".
Lo guardo con un sorriso soddisfatto a cui lui risponde con un ghigno e alcuni borbottii.
Dopo un altro sospiro, esclama, quasi urlando:"Scusa per come mi sono comportato oggi, sono stato un po’ troppo diretto. Contenta? Adesso hai sentito o hai bisogno di un amplifon o di una dichiarazione scritta?".
Io e Riccardo scoppiamo a ridere e, dopo alcuni minuti, ancora con le lacrime, rispondo:"Sì, ho sentito. Le scuse sono accettate>.
Riprendo il controllo di me stessa, asciugandomi le lacrime agli occhi e, con un sospiro esclamo:"In fondo, hai detto solo la verità".
Lui, recupera la sua espressione neutrale e, aprendo la porta che porta fuori dalla mia abitazione, mi dice:”Sì ho detto la verità. Però è normale che la prima volta sia così. Non so cosa ti faccia rimanere chiusa in te stessa, è un blocco. Anche molto difficile da sciogliere… Questo però non vuol dire che sia impossibile. Oggi, durante l’ora di prove ti ho mentito: con la seconda esibizione mi hai comunicato rabbia, certo non è un tema della canzone che ti apprestavi a cantare; ma già il semplice fatto che tu abbia espresso qualcosa è un passo avanti”. Detto ciò fa cenno a Riccardo di muoversi e con un cenno della testa, sbatte la porta di casa.
Oddio, non ci posso credere. Io ho comunicato qualcosa, anche se era un sentimento completamente estraneo alla canzone è già qualcosa…
Sono così emozionata e… Confusa. Non mi sarei mai aspettata una dichiarazione così seria da Alex… Mi ha piacevolmente stupito.
Il citofono suona nuovamente, risvegliandomi dai miei pensieri. Probabilmente sarà mia madre. E’ l’unica della famiglia che si dimentica sempre le chiavi di casa.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Alex.
"Mi sono dimenticato di dirti che il tuo pigiamino con gli orsetti e le  tue pantofole di Hello Kitty sono davvero sexy. Notte tigrotta".
Detto ciò mi fa l’occhiolino e  voltandomi le spalle, raggiunge velocemente il suo amico Riccardo.
Improvvisamente mi risveglio dal mio stato di trans e, prima di chiudere la porta gli urlo:"Stronzo".
Sento una risatina in lontananza… E’ la sua…
Quel  cretino non cambierà mai!

Angolo autrice
Scusatemi per l’enorme ritardo. Non ci sono scuse però voglio spiegarvi lo stesso i motivi che mi hanno portato a pubblicare solo ora.
Allora purtroppo la scuola mi sottrae molto tempo e inoltre, ultimamente, ho avuto diversi problemi che hanno portato a un calo si ispirazione. Però eccomi qui con un capitolo scritto e revisionato nel pomeriggio XD.
Allora avete visto il simpatico chiarimento di Alex e Sara? Cosa ne pensate? Non trovate che Ric sia adorabile?
A voi i commenti.
Ringrazio tutte le persone che leggono e recensiscono questa mia piccola follia. Vi amo.
Un bacio. Domani spero di aggiornare l’altra mia storia e cioè Only for your love.
Spero di essere più frequente negli aggiornamenti. Vi chiedo solo di non abbandonarmi, perché la storia andrà avanti nonostante tutto. Sono del parere che un lettore debba avere sempre il finale di ciò che legge, quindi non preoccupatevi. Spero che recensiate, mi aiuterebbe molto sapere i vostri pareri, positivi o negativi che siano.
A presto 
 

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Capitolo 10
*** Non perdere la fiducia... ***





Comunicazione: quando leggete la storia, ad un certo punto, capirete voi quando, ascoltate questa canzone... Che è la canzone... Capirete dopo perchè XD    
http://youtu.be/LnoOoCxIGsA

Buona lettura <3 ( se non riuscite ad aprire il link, il titolo del brano è Torn-Lea Michele)

Capitolo 10

Non perdere la fiducia...

POV SARA 

“Allora? Com’è andata la lezione di canto?”. Mi chiede la mia amica Laura.
“Non tanto bene… Spero che quella di questo pomeriggio sia migliore”. Sospiro e procedo per i corridoi con lo sguardo basso. Stamattina, a causa di queste insensate lezioni pomeridiane, ho  l’ansia alle stelle.
Chissà cosa vorrà fare oggi Alex!
“E  il bellissimo e adorabile frontman della band come sta?”. Mi giro verso la  direzione di Laura, con uno sguardo accigliato. E indovinate cosa vedo?
Una ragazza con gli occhi a cuoricino e un sorriso luminosissimo. Sbuffo amareggiata e continuo a camminare spedita, per distanziarmi da lei.
“Hey, ti ho fatto una domanda. Pretendo che tu mi risponda!”. La bionda aumenta a sua volta il passo e mi affianca.
Mi fermo e prendo un respiro profondo.
Devo restare calma, gli omicidi o tutti i tipi di violenza fisica sono ritenuti reati perseguibili legalmente.
“Stava bene, il coglione”. Sorriso soddisfatta notando l’espressione contrita con cui mi osserva la mia migliore amica.
“Smettila di chiamarlo così. Fino a pochi giorni fa lo consideravi il tuo idolo… Lo adoravi”.
“Ecco appunto. Questo era una settimana fa. Le persone cambiano e, fortunatamente, mutano le loro idee. Non lo conoscevo e non potevo immaginare che fosse un essere tanto… Tanto…”
“Irritabile?”. Mi precede la mora al mio fianco.
“Sì, però questa è una parola troppo fine da rivolgere ad un individuo come lui!”.
“Sarà… Però, fino a poco tempo fa, lo volevi addirittura sposare!”. Sghignazza alla sua stupida battuta.
“OK, non lo conoscevo. Va bene? Lo avevo visto solo in televisione e sembrava così adorabile, gentile. Poi mi piaceva il suo modo di cantare e di interpretare le canzoni… Inoltre…”.
“E’ un gran figo”. La mia migliore amica termina nuovamente la frase al mio posto.
“No, è un coglione. Non un figo”.
Un coglione così bello… Però…
Ignoro la mia coscienza e, in maniera molto teatrale, scuoto la testa. Laura mi fissa confusa.
“Sei troppo prevenuta nei suoi confronti”. Mi rimbecca la mia migliore amica.
“Non sono prevenuta, anzi. Da quando lo conosco, però, sono sempre nei guai… Datti qualche risposta!”.
“Sara… Sara… Come si dice? Chi disprezza compra”. Mi fa un sorriso smagliante.
“Questa te la potevi risparmiare, adesso ti faccio vedere io!”. Esclamo ciò e, con lo zaino in spalla e un sorriso diabolico, la rincorro per tutto il corridoio del piano superiore del nostro edificio scolastico.
Cosa ci volete fare? Io e Laura siamo due tipe così infantili e matte… Però sono  felice di avere un’amica come lei. Anche se spara continuamente cazzate… Strano, prima era più intelligente e soprattutto intuitiva.
“Secondo me sareste una bellissima coppia!”.  Scoppia a ridere e inizia a correre più veloce.
Se la prendo la uccido!
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Dire che sono agitata è un eufemismo. Ho passato l’intera mattinata scolastica guardando  fuori dalla finestra della scuola. La De Marco mi ha persino rimproverata e, siccome non le sto proprio simpatica, mi ha messo una nota a causa della mia mancanza di  educazione nel rivolgermi ad un docente…
Ma insomma! E’ stata lei a provocarmi. Mi ha urlato contro solo perché non prestavo attenzione alla sua lezione. A  quel punto non ci ho visto più e le ho detto che deve  farsi gli affaracci suoi e che non me ne frega niente dei suoi problemi geometrici da quattro soldi.
Forse ho esagerato,  ma in fondo sono abituata alle sue note disciplinari.
Sorrido scuotendo la testa. Io e quella donna non andremo mai d’accordo.
E’ quasi più irritante di Alex… Quasi.
Sono davanti al cancello della scuola e mi guardo intorno pensierosa. Fortunatamente non è ancora arrivato nessuno, ho tutto il tempo di rilassarmi ascoltando un po’ di musica.
Mi siedo sul muretto dell’ edificio scolastico e prendo le mie adorate cuffiette.
La musica parte e mi lascio trasportare nel mio mondo.
“Che domani poi è un altro film…”. Intono le note di una delle mie canzoni preferite. Sfortunatamente cantata dal cantante che più detesto al mondo.
“Tigrotta, vedi che mi adori? Canti persino le mie canzoni!”.
Non è possibile. Parli del diavolo e spuntano le corna!
“Primo: smettila di chiamarmi tigrotta. Secondo: non ti adoro, tutto il contrario. Terzo: sì, canto le tue canzoni perché mi piacciono, mi sembra di avertelo già detto”.
Dopo il mio monologo inspiro profondamente. Devo riprendere fiato e non perdere il controllo. Devo rimanere calma e contare fino a dieci prima di dire cose di cui potrei pentirmi.
Lui mi guarda con il suo sorriso sghembo.
“Sai, non ti facevo così puntigliosa. Comunque lo so che mi adori, non c’è bisogno di negarlo. Insomma, so di essere figo, talentuoso, adorabile e cose così. Non essere  timida, puoi confessarmi quello che provi per il sottoscritto. Cercherò di essere paziente e comprensivo”. Mi sta chiaramente prendendo in giro. Ha uno stupido sorriso da schiaffi e cerca, inutilmente, di trattenere le risa…
Uno… due ... tre… Ok, sono di nuovo tranquilla.
“Senti non so che cavolo ti sia fumato questa mattina, ma sei più egocentrico del solito. E’ preoccupante la cosa. Soprattutto perché il tuo ego è già spropositato!”.
“Tigrotta, senti: so che sei perdutamente innamorata di me. Puoi confessarmi quello che provi, sul serio. Non ti prenderò in giro, promesso”.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei… Ok, ci sono.
“Smettila immediatamente di chiamarmi tigrotta e soprattutto…Taci! Non sparare cazzate, intesi?”.
Mi guarda intensamente e il suo viso è terribilmente serio. Deglutisco e abbasso lo sguardo timidamente.
Deve smetterla di fare quell’espressione, cavolo!
“Ma come? Oggi stavo passeggiando, in incognito, per i corridoi della scuola e all’improvviso ti ho visto insieme a quella tua amica… Com’è che si chiama?”.
“Si chiama Laura…”. Dov’è che vuole arrivare?
“Giusto, Laura. Andavate verso la vostra classe che si trova di fronte alla presidenza. Guarda caso io mi trovavo proprio dietro di voi, perché dovevo andare a parlare con il signor Galletti”.
Fa una breve pausa e un sorrisetto divertito.
Dove cazzo vuole andare a parare con questa conversazione?
Uno… Due… Tre… Oh al diavolo la conta!
“ E con questo? Mi  dispiace deluderti  ma non spendo la giornata a pensare a te e a cosa fai”.
Mi guarda con un sopracciglio alzato, chiaramente divertito.
Cos’è sono diventata improvvisamente un pagliaccio e non me ne sono accorta?
“Dovresti preoccuparti di quello che faccio, invece. Soprattutto se vengo a sapere delle cose che ti riguardano…”.
Oddio, adesso sono seriamente preoccupata.
Lascialo continuare, è molto attraente con quel sorrisetto malizioso…
 Dovrei seriamente farmi visitare. Non penso ci siano persone, normali, che parlano con la propria coscienza. Proprio no.
“Non capisco proprio dove tu voglia arrivare…”. Mi fisso la punta delle scarpe, diventate improvvisamente così interessanti. Forse dovrei pulirle, sono più scure di quando le ho comprate.
“Beh, ho sentito una cosa che mi riguarda…”.
Improvvisamente alzo lo sguardo su di lui. Ho gli occhi sbarrati e un’espressione chiaramente inorridita.
Oddio non avrà sentito tutto, vero? Devo fare un fottuto sondaggio per sondare il terreno…
“Non penso che tu avresti dovuto ascoltare la conversazione, sono idee condivise tra me e la mia amica. Quindi fatti gli affari tuoi”. Lo rimbecco piccata.
“Beh, se c'entrano con il fatto che mi volevi sposare… Non penso proprio che le tue idee riguardino solo te, tigrotta”.
Scoppia a ridere e io lo fisso furiosa.
Accidenti alla mia amica che parla sempre troppo forte. E’ da quando siamo piccole che le dico di abbassare la voce quando discute in pubblico. Soprattutto se si tratta di cavolate che spara aprendo quella fogna che si ritrova, al posto della bocca.
“N.. Non è come pensi… Lei stava… Solo… Ehm… Sherzando”.
“Certo tigrotta, a dopo”. Mi lancia una strana occhiata divertita e, superandomi, entra nel cancello della scuola.
Cavolo, non sono abituata a non avere l’ultima parola. Con lui non riesco mai a spuntarla in un confronto diretto.
Tutto questo è così… Frustrante.
Sbuffo ed entro anch’ io nel cortile dell’edificio scolastico. Mi aspetta anche oggi un lungo pomeriggio…
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“Ragazzi sono molto contento di constatare che avete un’ottima memoria. Siete stati bravissimi nel ripetere gli esercizi di riscaldamento di ieri. Imparate in fretta”. Esclama Alex tutto contento.
Oggi è particolarmente eccitato, mi chiedo se si sia fumato una canna…
“Ho visto che avete diversi livelli di preparazione quindi, per i prossimi esercizi da fare,vi divideremo in gruppi. Le persone meno preparate, studieranno le basi tecniche del canto con Lorenzo. Io, invece, mi occuperò delle persone più portate e che hanno un minimo di tecnica canora”.
Oddio, finirò nel gruppo dell’ebete… Mi dà sui nervi, oggi in particolare, con quel suo sorrisetto da schiaffi.
E quegli occhi particolarmente dolci…
Sbuffo e continuo ad ascoltare.
“Mara, Mattia, Francesco, Anna e Sara sono pregati di venire con me, in un’ altra classe”. Enuncia Alex.
Ecco appunto.
Ci incamminiamo dietro di lui e raggiungiamo l’aula dei docenti.
“Bene, proveremo qui”. Esclama l’uomo ciuffo. Mi piace questo soprannome…
Prendiamo posizione davanti ad Alex e, quest’ultimo, dopo averci squadrati brevemente, ci sorride rassicurante e dice: “Allora ragazzi. Ho visto che siete molto dotati dal punto di vista canoro. Avete anche una certa tecnica. Quindi, per ora, lavorerete solo con me. Volevo iniziare le nostre lezioni, lavorando su un pezzo che ho scelto appositamente per ognuno di  voi.”
Prende dei fogli dalla sua  ventiquattrore, che prima non avevo notato, e ce li distribuisce.
Leggo il titolo sul mio foglio: Torn.
Bene, proprio quello che mi ci vuole. Una bella canzone rabbiosa ed energica. Per una volta sono d’accordo con Alex, ha scelto proprio una bel brano.
Inizio a leggere velocemente il testo, che conosco abbastanza bene e sorrido, rassicurata.
E’ un brano che conosco… Devo provare a farlo decentemente anche dal punto di vista espressivo!
“Chi vuole incominciare? E’ solo una prova, anche per ascoltare la musica e il ritmo della canzone, se non la conoscete”.
Ovviamente, la prima che si fa avanti è Anna, con il suo solito sorriso mellifluo.
Ancheggia fino a raggiungere il leggio e, sorridendo in modalità gatta morta on, inizia a leggere le parole del testo che ha davanti.
In seguito Alex accende lo stereo e ascoltiamo tutti insieme la canzone che le ha assegnato.
Scoppio a ridere non appena capisco di che brano si tratta: Anaconda.
Beh, che scelta azzeccata per lei… Anche gli altri cinque alunni presenti nell’aula trattengono a stento le risate. Anna è rossa dalla rabbia. Appena finisce il brano ripete il testo di quest'ultimo, a bassa voce, ovviamente. Alla fine, dopo alcune brevi prove, riprende il foglio dal leggio e, sorridendo in maniera sempre più sfacciata, se ne ritorna al suo posto ancheggiando.
Alex scuote la testa divertito. Almeno su una cosa siamo d’accordo noi due: odiamo le esibizioniste.
Ci lanciamo un breve sguardo, prima che Mara si faccia avanti, con il foglio della sua canzone in mano.
                                                                            *                                   *                                   *
E’arrivato il mio turno: Mattia, Francesco e Mara hanno fatto un ottimo lavoro, davvero.
Sospiro e mi avvicino al leggio con il mio foglietto, malamente ripiegato.
“Bel modo di ridurre i fogli che ti consegnano le altre persone”. Esclama Alex con un sopracciglio alzato.
“Non sapevo che fare, ho fatto una barchetta per passare il tempo. Inoltre la canzone la conosco. Non ho bisogno di questo”. Gli mostro il foglietto e me lo infilo distrattamente nella tasca posteriore dei jeans.
Lui scuote la testa, con un sorriso divertito, ma non risponde alla mia frecciatina.
“Bene, visto che la conosci, possiamo partire direttamente con le prove. Ok?”.
“Certo”. Deglutisco, ansiosa. Probabilmente lui si accorge del mio gesto e, con un sorriso rassicurante, mi dice:”Su, parti e incazzati, mi raccomando”.
Annuisco convinta e gli faccio un breve sorriso che assomiglia più ad una smorfia.
La musica parte ed io inizio a cantare. Ovviamente, dopo neanche un minuto, Alex blocca la musica.
“Lo so, non ci siamo”. Affermo, precedendolo.
Lui mi osserva ma, al contrario dell’altra volta, sembra più incavolato.
“Bene, se lo sai allora fai qualcosa, no? O sei del tutto priva di talento? Hai così poca fiducia in te stessa?”.
Quella parola… Fiducia… E’ anche uno dei termini chiave della canzone. In questo momento mi sento  così incazzata e triste. Ho voglia di sfogarmi. Sono così senza speranze? Non può essere vero. Perché non mi lascia in pace come facevano i miei vecchi insegnanti di canto? Perché continua ad offendermi.
Ci fissiamo e, senza interrompere il nostro contatto visivo, lui accende lo stereo.
Mi sento così… Piena. E’ la prima volta che provo questa sensazione, voglio svuotarmi di tutto la desolazione che ho dentro, in questo momento.
La canzone inizia:
Pensavo di aver visto un uomo riportato in vita
Era caldo, mi girava intorno con dignità
Mi ha mostrato cosa volesse dire piangere.
Cavolo, mi sento così vicina a provare quello che esprime il brano. Alex mi gira intorno, con sicurezza e dignità, esattamente come dice la canzone, ed è lo stesso ragazzo che mi ha fatto conoscere le lacrime vere, dovute alla mia scarsa espressione e al suo assente tatto.
Beh,non potevi essere l’uomo che ho adorato
Non sembri preoccuparti di ciò che dice il mio cuore
Non lo riconosco più
Non lo riconosco più il frontman della mia band preferita. E’ così diverso. Alex, non puoi essere lo stesso ragazzo che adoravo. O forse, sei di più?
Non c’ è niente su cui mentisse
La conversazione si è spenta
Ecco quello che sta succedendo
C’è qualcosa che nascondi, Alex? O tu sei davvero questo ragazzo che mi trovo davanti? Non riesco a capire, che cosa succede?
Niente di buono, sono lacerata
Ho perso ogni fiducia…
Questo è ciò che sento
Ho freddo e mi vergogno distesa nuda sul pavimento
L’illusione non è mai diventata realtà
Sono sveglia e riesco a vedere che anche il cielo perfetto è lacerato
Sei un po’ in ritardo, sono già lacerata
Alex, mi dispiace ma ormai ho perso la speranza. Sei arrivato troppo tardi. Il canto non è per me, tutte le speranze, i desideri che avevo da bambina, si sono infranti miseramente di fronte alla dura realtà: non so comunicare nulla. Le illusioni non diventano mai realtà.
Con questi pensieri termino anche la seconda strofa. Appena finisco il brano, nella sala scende un silenzio tombale.
Nessuno fiata e Alex mi guarda intensamente. Dopo alcuni secondi, sempre quest’ultimo, mi sorride e inizia a battermi le mani, subito seguito dalle altre persone presenti nella stanza.
Sbatto le palpebre sorpresa e nella mia mente si fa strada una sola domanda: “Perché applaudiscono?”.
Successivamente  Alex, esclama:”Brava, come ti ho detto devi solo impegnarti di più e abbattere i tuoi muri. La lezione è terminata, a dopodomani ragazzi”.
Lo guardo scioccata e, prima di uscire definitivamente dall’aula, mi fa un breve sorriso e alza il pollice verso l’alto, esclamando:”Ottimo, tigrotta. Sei stata bravissima”.
Dopo aver detto ciò, chiude la porta alle sue spalle e io rimango impalata a fissare il vuoto.
Oddio, ho davvero comunicato qualcosa?
 
ANGOLO AUTRICE
Ma ciaoo! Spero di non avervi fatto attendere troppo, questa volta. “ Fa gli occhioni da cucciola”, dovete perdonarmi sono sempre più indaffarata e la settimana prossima ha compito di fisica, sono disperata(Nd.voi: e a noi cosa frega?Nd.io: ….)
Ehm allora, partiamo dall’inizio, visto che questo capitolo è particolarmente corposo: Cosa ne pensate di Laura, in quanti condividono i suoi pensieri? Personalmente la adoro… Assomiglia ad una mia amica…
E di Sara cosa ne pensate? Avete visto che è successo? E’ riuscita a sbloccarsi, almeno per poco. Con questo non voglio dire che ha risolto i suoi problemi, anzi…
E di Alex? Non lo trovate adorabile *_* . Io lo amo, anche con i suoi difetti.
Volevo dire che ho attribuito alla band dei Leones, una canzone di un’altra band che mi piace molto i Dear Jack, quindi non mi mangiate quando leggete quel pezzo di Domani è un altro film.
Detto questo, cosa ne pensate del capitolo? Sbizzarritevi con i commenti, please. Ci ho messo l’anima, in questo. O almeno ci ho provato…
Vi adoro e volevo ringraziare le persone che recensiscono, che seguono, che preferiscono, che ricordano o solo che leggono questa “storia”.
Ovviamente non la interromperò, volevo solo farvi sapere questo. Anche se gli aggiornamenti non sono molto frequenti.
Alla prossima lettrici/ lettori speciali.
Se vi va passate da Only for you love, l’altra mia storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 11
*** Qual è la verità? ***




 

Capitolo 11: QUAL E' LA VERITA'?

“Tesoro, sono seriamente preoccupata per te. Ultimamente mi sembri un po’ con la testa tra le nuvole”. Mi dice la mia amata mammina. Sorrido non curante, continuando a girare il cucchiaino nel bicchiere di latte, ormai freddo.
“Come mai non contraddici tua madre? Lo fai sempre!”. Continua, in tono più ironico, mio padre.
Rivolgo un sorriso ebete ad entrambi, seguito da un sonoro sospiro di pura felicità.
“Si può sapere che cavolo hai?”. Sbotta offesa la mia amata riccia crazy, alias la mia genitrice.
“Ottimo, tigrotta. Sei stata bravissima”. Quelle parole risuonano ancora nitide nella mia mente. E’ da ieri che continuo a ripetermi questa frase, sono così felice. Ho comunicato, me lo hanno detto anche gli altri alunni presenti nell’aula prove. Io, Miss Ghiaccio, ho espresso qualcosa attraverso una semplice canzone. E, in fondo, chi devo ringraziare? Alex… E’ riuscito ad assegnarmi la canzone giusta nel momento giusto. Chi lo avrebbe mai detto? Sospiro nuovamente e continuo a fissare il vuoto con gli occhi a cuoricino. Sono cosciente del mio stato da ebete al momento, però sono troppo euforica. Persino i miei pensieri sono monotoni e ormai privi di sfaccettature. L’unica frase di senso compiuto che il mio cervello riesce ad elaborare al momento è: Ottimo, tigrotta. Sei stata bravissima”.
“Amore, chiama un’ambulanza. Nostra figlia non sta per niente  bene. Non è normale che sia così allegra, soprattutto a quest’ora del mattino”. Esclama, con un tono ansioso mio padre. E’ strano che si preoccupi così per una cosa di poco conto. E’ una persona così razionale, un maniaco del controllo, persino nel suo aspetto. Nonostante abbia quarantacinque anni, è un uomo dal fisico atletico, dai capelli neri come le tenebre e dal viso squadrato, privo di rughe. In sintesi è molto attraente, avrei voluto prendere da lui il suo charme naturale. I suoi occhi blu, così simili ai miei, sono sempre freddi e controllati.  Si illuminano solo con me e la mamma. Dice che siamo le sue donne, le sue uniche ragioni di vita. E so che è così. Il suo comportamento serio e rigoroso probabilmente è dovuto al suo lavoro, è l’amministratore delegato di un’importante catena di industrie. E’ normale che abbia l’abitudine di tenere sempre tutto sotto controllo.
Scoppio a ridere, ma rimango muta. Non riesco seriamente a fare nulla al momento, figuriamoci dialogare con i miei.
Mia madre mi fissa circospetta. Ad un tratto, però, alzandosi dalla sedia, mi punta il dito contro ed esclama:”Sei innamorata! Come ho fatto a non pensarci prima?”.
Tutto il mio buon umore svanisce all’istante. La mia espressione da beata si fa, dapprima guardinga e successivamente infervorata.
Salto anche io dalla sedia, proprio come se fossi stata punta da una tarantola, ed esclamo:” Non sparare questo genere di cavolate! Io non sono innamorata!”
“Non dire bugie alla tua mammina, non ti ho mai vista così. O meglio sì”. La sua espressione si fa pensierosa e io ne approfitto per interromperla:” Non c'è niente da dire. Semplicemente sono andata bene ad una lezione di canto. E’ per questo che sono così felice”.
Mio padre emette un sospiro di sollievo, prima di sussurrare:” Menomale, tua madre mi ha fatto prendere un accidenti con quella storia della cotta...”.
Arrossisco notevolmente, scuotendo la testa. I miei genitori non cambieranno mai, resteranno sempre due adorabili impiccioni protettivi. Faccio una breve risatina prima di allontanarmi da tavola per prendere lo zaino, poggiato sul divano del salotto.
Appena sono pronta, bacio sulla guancia mio padre e, quando arriva il turno di salutare mia madre, vengo trattenuta bruscamente da quest’ultima. Alzo un sopracciglio e la guardo con un’espressione interrogativa.
Lei mi sorride enigmaticamente e, avvicinandosi furtivamente al mio orecchio, sussurra:”Tanto lo so che mi stai mentendo. Non è solo per questo che sembri sul punto di dispensare coccole e sorrisi a tutto il mondo. Riconosco quell’espressione: è la stessa che hai sempre quando guardi qualche concerto dei Leones in tv. Com’è dal vivo il famoso cantante che ti fa battere il cuoricino?”.
La fisso con un’espressione sgomenta e cerco di assumere un’aria indignata. Sfortunatamente il rossore che mi imporpora le guancie mi tradisce. Dannazione!
“Mamma, non so che idee tu ti sia messa in testa. Ma io non sono assolutamente innamorata di nessuno, non insistere”.
Dopo aver detto ciò, strattono il braccio che mia madre mi tiene saldamente con la sua mano, ed esco correndo fuori dalla mia adorata abitazione.
Io non sono cotta proprio di nessuno! Figuriamoci!
Ormai lo hanno capito persino la tua amica Laura e la tua adorata mammina… Manca solo che lo capisca il diretto interessato…
Scuoto vivacemente la testa, ripensando alle supposizioni della mia stupida coscienza. Io non sono innamorata di quel tipo: è arrogante, pieno di sé, testardo, odioso… Sensibile, generoso, talentuoso… Eh no! Non sono cotta di lui!
Presa dai miei pensieri, non vedo la macchina che sta passando in mezzo la strada. Avverto solo un braccio che mi trascina fuori dalla traiettoria del mezzo di trasporto.
“Ma sei idiota? A che cavolo stavi pensando?”.
Davanti a me vedo Francesco, il mio vecchio amico che purtroppo, negli ultimi tempi, si è allontanato dalla sottoscritta… Non si sa per quali ragioni!
“Scusami… Io… Ecco mi ero distratta, stavo pensando ad altro”.
“L’ho visto, sta più attenta la prossima volta”.  Il mio interlocutore ha un’espressione furiosa. Abbasso la testa  di fronte al suo sguardo contrariato.
A quel punto sento uno sbuffo. Francesco mi rialza dolcemente il viso con l’indice.
Fissa il suo sguardo al mio e, con un sorriso, mi sussurra:” La prossima volta che pensi al tuo innamorato, sta più attenta”.
A quelle parole cambio espressione. Mi stacco bruscamente  da lui e, battendo i piedi a terra, in una delle dimostrazioni della mia radicata maturità, esclamo:”Io non sono innamorata!”.
Lui scoppia a ridere, poi mi prende la mano e mi trascina verso la scuola che entrambi frequentiamo.
Fisso sgomenta le nostre mani intrecciate.
“E questo per cos’è?”. Sussurro allibita.
“Ho deciso di confessarti una cosa. Non  posso più trattarti male affinchè tu possa allontanarti dal sottoscritto. E’ inutile. Sarai tu a scegliere se accettarmi o no…”. Mi risponde enigmatico.
Che cosa vuol dire che sarò io a decidere se… Che cosa sta cercando di dirmi?
Continuo a camminare stringendo la sua mano. Non voglio pormi altre domande al momento. Sono così confusa…
“Quando me lo dirai?”. Sussurro.
“Alla fine di questa giornata scolastica”.
“OK… Però ricordati che non ti sto prendendo a schiaffi in questo momento, solo perché sono felice e non voglio rovinarmi la giornata… Mi hai trattato male per così tanto tempo e adesso invece…”.
Improvvisamente si gira verso di me, con un' espressione così sofferente, che blocco a metà la mia frase.
“Ti prego, ascoltami e poi deciderai tu cosa fare”.
“Va bene”. Gli rispondo con uno sbuffo.
Stiamo ancora camminando per raggiungere la porta della nostra classe, nessuno di noi due parla. Ognuno perso nei propri pensieri … Sinceramente non riesco a capire cosa lo turbi così tanto. La nostra amicizia è sempre stata molto solida, negli ultimi due mesi però, lui è cambiato. Ha iniziato a prendermi  in giro, davanti ad altre persone, ad evitarmi, a farmi rimpiangere di essere stata sua amica. Eppure adesso sembra così fragile, è per questo che non riesco a scacciarlo. E’ come se il suo piccolo equilibrio si sia dissolto.
E non ne capisco il motivo. Scuto la testa, sbuffando infastidita da me stessa e dalla mia mancanza di forza di volontà. Forse sono troppo buona. Camminando per i corridoi mi imbatto in Laura che mi scocca un’occhiata scioccata. Francesco era anche un suo amico, prima che decidesse di troncare i punti con noi.
Le faccio un cenno con la testa e un lieve sorriso. Anche Francesco le rivolge un debole ciao. Non penso abbia voglia di affrontare anche lei in questo momento.
“Sara…”. Ad un tratto sento una voce, o meglio la sua voce. Quella voce che riesce a provocarmi sempre brividi in tutto il corpo…
Mi giro verso la direzione da cui ho sentito chiamare il mio nome e vedo Alex.
“Ciao, Alex”. Esclamo con un sorriso. In fondo potrei essere più gentile con lui, mi sta aiutando molto ultimamente per quanto riguarda il canto.
Lui si avvicina e, alzando un sopracciglio, esclama:”Non mi presenti al tuo amichetto?”.
Solo in quel momento mi ricorgo della presenza di Francesco al mio fianco…
“Ehm lui è…”. Cosa dovrei rispondere? Ultimamente non si è rivelato proprio un amico.
“Mi chiamo Francesco, sono un compagno di classe di Sara”.
Alex ci squadra per alcuni secondi, poi si sofferma sulle nostre mani intrecciate. Il suo sguardo è attento, gelido. Lo stesso che assume quando è pensieroso o concentrato su qualcosa.
Arrossisco all’idea che lui possa pensare che tra me e Francesco ci sia qualcosa di più di una semplice amicizia.
Dopo alcuni interminabili secondi fa schioccare la lingua, gesto che non mi passa per niente inosservato, purtroppo. Ed esclama:” Francesco… Anche il mio bassista si chiama così. Tu frequenterai i corsi di canto?”.
Il modo in cui ha pronunciato quella domanda aveva un non so ché di inquietante… Era troppo cordiale e freddo. La sua voce, quando si abbassa in questo modo, diventa davvero suggestiva, quasi minacciosa… O forse è solo una mia stupida impressione.
“No, purtroppo non sono bravo a cantare. Però so che Sara è una brillante solista”. Afferma ciò con un sorriso e mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia.
Alex ci fissa impassibile e poi afferma:” Sara ha molta strada da fare, non penso proprio che sia il caso di affibbiarle determinati complimenti e soprattutto di vantarla in questo modo. Non mi sembra giusto illudere la persone, soprattutto se non riescono a comunicare bene”.
Il mio cuore a quelle parole si ferma, poi ricomincia a battere frenetico. Lascio velocemente la mano di Francesco e mi alzo svogliatamente la spallina dello zaino. Devo sembrare indifferente, non devo piangere. E’ cosi facile passare dallo stato di felicità assoluta a quello di tristezza immensa. Tutto a causa di un’unica persona.
“Io non penso che Sara abbia problemi di comunicazione e non la sto illudendo. Sono sicuro che riuscirà ad esprimere quello che vuole. E’ la mia migliore amica, lei può tutto”. Francesco cerca di difendermi, che dolce. Almeno non è proprio del tutto stronzo. Però, come mai  ha calcato in quella maniera sulla parola amica?
Alex sbatte le palpebre un paio di volte e lo fissa dubbioso. Dopodiché punta i suoi occhioni marroni nei miei occhi azzurri e mi guarda con un’espressione rammaricata? Sicuramente è solo una mia stupida impressione… Una mia illusione.
“Si, è vero. Sara ha talento”. Nella discussione si intromette anche Lorenzo, il chitarrista di Alex, arrivato chissà quando. Ero troppo persa nei miei pensieri per accorgermi della sua presenza.
Francesco lo guarda di sfuggita e, con una strana smania afferma:”Adesso dobbiamo proprio andare, ciao ad entrambi”. Mi afferra per un braccio e sfreccia verso la nostra classe.
E’ finita la lezione da un paio di minuti e Francesco mi ha raggiunta subito dopo il suono della campanella.
“Dobbiamo parlare”. Afferma serio.
“Lo penso anche io”. Ribatto.
“La cosa di cui volevo discutere con te è molto importante. Una vola che ti dirò la verità, non so se tu vorrai essere più mia amica. Scusa se in questi mesi mi sono comportato male, io ero spaventato”.
“Spaventato da cosa?”.  Sussurro confusa.
“Dalla tua reazione. Sono terrorizzato dalla tua reazione, spero che tu mi rimarrai vicina anche dopo che ti dirò tutta la verità. Non voglio che tu mi diprezzi o peggio…”.
“Francesco sputa il rospo”. Lo interrompo.
“Ecco… Io… La verità è che ….”
 
ANGOLO AUTRICE
Sì, lo so. Mi odiate e mi volete ammazzare perché ho terminato in questa maniera il capitolo. Il problema è che amo la suspense… Quindi mi potete minacciare come volete ma non vi svelerò il segreto di Francesco. So benissimo cosa state pensando e soprattutto le ipotesi che vi state facendo. Ma no… Secondo me vi sbagliate. Non potete lontanamente immaginare  cosa ho in serbo per voi. E, nel prossimo capitolo, ci sarà il
BOOM (ndvoi: Ma ti sei drogata prima di scrivere le note d’autrice? Ndio: NO, colpa della febbre, purtroppo)
Cosa ne pensate dei comportamenti dei personaggi? Vi prego recensite anche scrivendo le cose che non vanno, perché altrimenti non sono sicura che la storia vi piaccia. E non posso migliorare.
Grazie a tutti anche ai lettori silenziosi. Vi amo perché mi sopportate e continuate a leggere la storia.
Alla prossima <3

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Capitolo 12
*** Fidati di me ***


Capitolo 12

Fidati di me

 
“Ecco, la verità è che…”. Francesco si blocca nuovamente, abbassando il capo.
“Mi vuoi dire che diamine ti prende? Se è una cosa che  ti turba in questo modo, io…”.
“Sono gay, ecco l’ho detto”. Afferma, quasi urlando.
Lo fisso per  alcuni secondi con uno sguardo stralunato.
Poi, alzandomi di scatto, esclamo:”Razza di deficiente, tu non mi parli praticamente da mesi, mi eviti come la peste, mi insulti dalla mattina alla sera e per cosa? Ho versato tante di quelle lacrime e perché? Perché sei  omosessuale? Che cavolo di collegamento ha con me? Questa la voglio proprio sentire!”. Sono furibonda, anche perché non capisco minimamente il suo atteggiamento.
“Io… Avevo paura di non essere accettato da te… Non sapevo come l’avresti presa…”. Adesso i suoi meravigliosi occhi azzurri sono velati dalla tristezza e dall’angoscia. Mi si spezza il cuore.
“Ma come ti è saltata in mente una cosa del genere? Mi hai preso per un omofoba? O qualcosa del genere?”. Sussurro con un  tono leggermente più dolce.
“Io… Non lo so. Ero terrorizzato all’idea che anche tu mi odiassi…”. Sussurra.
Ha un’espressione così addolorata. Non sembra il solito Francesco sempre allegro e felice.
Non mi sarei mai immaginata di vederlo in uno stato del genere. Con le spalle curve, gli occhi lucidi e il viso stravolto dalla sofferenza.
“ Voglio sapere tutto, adesso. Voglio la verità. Che significa quel, anche tu?”.
Il mio amico, rialza lo sguardo verso di me e, sospirando, sussurra:”Luca… E’ lui che adesso mi detesta”.
Il suo migliore amico lo ha abbandonato solo per questo? Perché ha scoperto le sue preferenze sessuali?
“Come ha potuto farlo? E’ davvero uno stronzo”.
“No. Non lo è. Sara, che cosa faresti se la tua migliore amica ti verrebbe a dire di essere innamorata di te? Prova a pensarci… Luca ha ragione a trattarmi da schifo. Io non lo merito come amico, sono una persona squallida.”.
Sussulto, scioccata dalle sue parole. Come può considerarsi una persona orribile?
Mi avvicino di qualche passo a lui e, abbracciandolo, gli sussurro all’orecchio:”Tu non sei assolutamente una persona orribile, anzi. Non è colpa tua se ti sei innamorato di lui, non sei un mostro”.
Francesco si  stacca bruscamente da me e, iniziando ad urlare, afferma:”Sì, invece. Sono un frocio, mi faccio ribrezzo. E’ ovvio che Luca mi reputi un essere ripugnante e schifoso. Il giorno in cui gli ho confessato i miei sentimenti  eravamo sdraiati sul letto di casa sua. All’inizio è scoppiato a ridere, credendo che fosse solo uno scherzo. Poi, quando ha capito che non si trattava di una semplice battuta, si è alzato di scatto e mi ha guardato con disprezzo… Non potrò mai dimenticare il suo sguardo, era pieno di odio. Ha iniziato ad urlarmi degli insulti e mi ha letteralmente cacciato di casa. Come posso biasimarlo? Gli faccio schifo, è normale… E poi ho trattato malissimo anche te? Sono solo un essere ripugnante… Io”.
Non gli lascio terminare la frase perché l’istinto ha la meglio sul mio autocontrollo. Gli do uno schiaffo, che gli va voltare la testa verso destra.
Quando si riprende dallo shock si volta nuovamente verso di me e mi fissa scioccato.
“Sei un coglione, non un mostro. Come cavolo puoi pensare tutte queste cose di te stesso? Sei un ragazzo splendido e le tue preferenze sessuali non sono assolutamente un problema…”.
Questa volta è lui ad interrompermi:” Sì che lo sono. Hanno distrutto un’amicizia. Io avrei dovuto contenere i miei sentimenti, avrei dovuto comportarmi da persona normale ed innamorarmi di una qualsiasi adolescente della mia età e invece…”.
“Sta zitto o giuro che ti schiaffeggio di nuovo e questa volta non ti lascio solo il segno delle cinque dita… Tu sei normale! Non osare dire il contrario. Ci sono tantissimi uomini che, come te, sono interessati a persone che hanno il loro stesso sesso. E con questo? I mostri sono gli assassini, gli stupratori, i ladri e via dicendo. Tu sei semplicemente un ragazzo stupendo. Il coglione, in questo storia, è solo Luca… E sai perché? Perché un vero amico affronta un problema quando lo ha davanti. Avrebbe dovuto guardarti e dirti espressamente che  non prova i tuoi stessi sentimenti. Di sicuro, un vero amico non ti guarda con odio, non ti offende… Anche se sconvolto da una rivelazione del genere. Ti prego, ascoltami. Io ti voglio bene e, adesso che ho saputo la verità, ti adoro ancora di più”. Affermo convinta.
Lui scoppia a piangere e mi abbraccia. Mi stringe come se fossi la sua unica ancora di salvezza. Sono sicura che, in questi mesi, si è comportato da stronzo, soltanto perché aveva paura di rivedere, nel mio sguardo, quello di Luca. Sembra un ragazzo così forte e invece… E’ così dannatamente fragile.
Sento i singhiozzi che gli scuotono violentemente il petto, probabilmente non si è mai sfogato in questa maniera… Aveva bisogno di me, e io l’ho capito solo adesso.
“France, smettila di piangere. Ci sono io qui con te. Adesso ho capito perché ti sei comportato da stronzo: volevi scoprire se, cambiando il tuo atteggiamento, io avrei modificato il mio comportamento nei tuoi confronti. Sono stata una stupida, non mi sono nemmeno chiesta come mai tu fossi cambiato così tanto nei miei confronti. Ho pensato solo a piangere e a giudicarti come un bastardo. Scusami”.
A quel punto Francesco si stacca leggermente da me e, asciugandomi le lacrime, sussurra:” Shh, non dirlo nemmeno per scherzo. Sono io quello che ha sbagliato, perdonami. Da adesso in poi ti giuro che ti dirò tutto, mi fiderò di te. So che posso farlo”.
Gli sorrido tra le lacrime e lo stringo nuovamente a me. Quanto mi è mancato il mio migliore amico? Il ragazzo che, fin da quando ero piccola, mi ha sempre protetta da tutto e tutti? Adesso è il mio turno di fargli capire quando è speciale e unico.
Non so per quanto tempo rimaniamo abbracciati, però alla fine siamo costretti a staccarci perché sentiamo la campanella della prima ora suonare.
Ci incamminiamo mano nella mano verso la nostra classe. Prima di entrare però, siamo fermati da una gelida voce:” Sara, oggi pomeriggio dobbiamo provare. Vieni a scuola alle 16.00”.
E’ Alex. Mi giro verso di lui e noto che, uno strano sorrisetto acido, gli adorna il viso.
Il sexy viso…
Arrossisco sconvolta dai miei stessi pensieri e annuendo mi precipito verso la classe, tirando per una mano Francesco.
“Hey, hai deciso di  staccarmi la mano?”. Urla il mio amico.
“No, ehm io ecco…”.
Lui fa uno strano sorrisetto malizioso e, avvicinandosi al mio orecchio, sussurra:” Shh, lo so lo so. Ormai sei la sua tigrotta..”.
Sto per rispondergli per le rime ma, l’entrata della prof nella nostra classe, mi blocca. Gli scocco semplicemente un’occhiata minacciosa a cui lui risponde con una sonora risata.
Sono le 16.30 e Alex è in ritardo di circa mezz’ora, sono seriamente incazzata. Io odio i ritardatari.
Sto girando intorno alla scuola da circa trenta minuti e trentacinque secondi. Sì, sto contando anche i secondi.
Ad un tratto lo vedo. Cammina disinvolto sul marciapiede con una mano in tasca e l’altra che scivola lungo il fianco. Indossa dei semplici jeans e una camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. I capelli sono sistemati, come sempre, in un ciuffo terribilmente disordinato e sexy… Sì, purtroppo non posso negare la realtà dei fatti. E’ un bellissimo ragazzo, però è odioso.
“Finalmente sei arrivato! Sei terribilmente in ritardo!”. Esclamo quando me lo ritrovo di fronte.
“Scusami, ho avuto un contrattempo”. Afferma con un tono stranamente freddo.
Dopo aver aperto il cancello della scuola, incomincia ad avviarsi verso l’aula prove, non mi aspetta nemmeno.
Affretto il passo per raggiungerlo, sbuffando.
Appena entriamo nella piccola classe, lui si siede di fronte a me e, continuando a non rivolgermi la parola, mi consegna un foglio.
Leggo il titolo della canzone che è:  Wonderful life di Lara Fabian.
Io adoro questo brano, è un autentico capolavoro.
Sospiro, sorridendo.
“Grazie, è un bellissima canzone”. Affermo contenta.
“Non l’ho fatto per te. Semplicemente ritengo che la tua voce sia perfetta per interpretare questo brano. E’ per questo che oggi proveremo da soli”.
Strabuzzo gli occhi. Ma certo, ecco perché non era ancora arrivato nessuno. Ero così presa da lui, o meglio dalla mia incazzatura per il suo ritardo, che non mi ero resa conto di essere da sola ad aspettarlo.
Annuisco, anche se un po’ scioccata.
Leggo velocemente il brano e segnandomi qualche appunto sulla pronuncia, comincio a provarlo con la musica.
Alex accende lo stereo e la melodia risuona nella mia testa:

Eccomi di nuovo al mare 
la luce del sole riempie i miei capelli 
e i sogni sono appesi all'aria 

e ho bisogno di un amico 
che mi renda felice 
invece che stare qui tutta sola 

guardami mentre sono qui da sola di nuovo
proprio alla luce del sole
 
Ad un tratto, però, la musica si blocca. Oh, no. Qualcosa chiaramente non va.
“Sembri un inespressivo manico di scopa”. Ecco appunto.
“Non è colpa mia, è la prima volta che la provo”. Affermo per scusarmi.
“Un brano del genere ha bisogno di forza, di decisione, non puoi interpretarlo in quella maniera”. Afferma con uno sguardo gelido.
Sospiro e annuisco, prima di scusarmi.
Quindi Alex rimette la musica, per poi interromperla dopo pochi secondi, ovvero dopo i primi cinque righi della canzone.
“Faceva letteralmente schifo”. Uffa, oggi è proprio acido e cattivo. Sembra mestruato.
Abbasso lo sguardo sentendomi, per la prima volta dopo tanto tempo, sconfitta.
“Perché invece di abbracciarti con il tuo fidanzatino, non ti alleni ad interpretare i brani che ti assegno?”
Rialzo immediatamente lo sguardo verso di lui e noto che mi fissa con una strana aria contrita e un sopracciglio inarcato.
“Ma che cavolo dici?”. Esclamo, scioccata.
“Dico solamente la verità”. Afferma convinto, con una punta di sarcasmo.
“Tu stai dando letteralmente all’acido”. Sussurro sconvolta.
“No, io ti ho vista. Non mi sto inventando proprio niente”.
“O hai le allucinazioni o magari mi adori così tanto che mi vedi ovunque”.  Dico, sorridendo.
Lui mi si avvicina con una strana espressione determinata, non l’ho mai visto così convinto.
“O sei una bugiarda o hai una memoria piuttosto corta, ti ho visto abbracciare il tuo ragazzo”.
“Ma come cavolo faccio ad abbracciare il mio ragazzo se  non ne ho uno?” Esclamo, alzando teatralmente gli occhi al cielo.
Lui mi fissa per qualche secondo con un’espressione chiaramente sorpresa, poi però, si riprende e con un sorrisetto malizioso, esclama:” Certo che sei strana.  Ti ho visto mano nella mano con un ragazzo, lo stavi abbracciando e dici di essere single. Non ti sembra una cosa piuttosto bizzarra?”
“Ohh ma certo, il misterioso caso della ragazza che abbraccia il suo migliore amico. Hai ragione sono pazza e strana”. Esclamo sarcasticamente.
Alex cambia espressione, è abbastanza scettico ma allora stesso tempo determinato.
“Io non ne sono così convinto, però se lo dici tu…”.
“Ovvio, io dico sempre la verità. Non è colpa mia se oggi sembri mastruato”. Affermo con un tono da bambina sofferente.
Lui scoppia a ridere poi, cogliendomi di sorpresa,  si sposta dietro di me.
Mi sto per girare ma lui mi blocca le spalle.
“Devi rimanere girata, adesso voglio provare una cosa con te”. Sussurra vicinissimo al mio orecchio.
Deglutisco improvvisamente imbarazzata e ansiosa.
Sento che la musica riparte e Alex mi chiede di iniziare a cantare.
Attacco la prima strofa ma sono terribilmente a disagio. Sento il respiro di Alex infrangersi sul mio collo e non so perché tutto ciò mi provoca delle stranissime sensazioni alla bocca dello stomaco.
Ad un tratto avverto qualcosa di soffice coprirmi gli occhi, probabilmente è una sciarpa . Vedo tutto buio. Alex però, mi incita a continuare il brano e a comunicare quello che voglio attraverso il linguaggio del corpo.
Sono leggermente confusa ma determinata a fare del mio meglio.
Per questo continuo a cantare.

Guardami mentre sono qui da sola di nuovo
proprio alla luce del sole 

non ho bisogno di ridere e urlare 
è una vita meravigliosa 
non ho bisogno di correre e nascondermi 
è una vita meravigliosa 

 
Mentre canto ciò, cerco di muovermi a ritmo di musica. Dolce ma nello stesso tempo intensa. Lascio correre le mani su e giù dal microfono, lo stacco dall’asta, cammino per la stanza ma, sento indistintamente che questo non è quello che devo fare.
Perciò mi blocco e, tastando lo spazio circostante, trovo uno sgabello. Mi siedo sopra e, attraverso le espressioni del mio viso, cerco di interpretare  la felicità, la delusione e il rammarico che provo in questo momento.
Non è facile ma ci voglio provare.

I gabbiani volano nel cielo 
e con i miei occhi blu 
sai che sembra ingiusto 
c'è magia ovunque 

guardami mentre sono qui da sola di nuovo
proprio alla luce del sole 

Uno dei grandi pregi di Alex è che riesce a trovare la canzone giusta nel momento giusto. Ero da sola e adesso ho ritrovato il mio migliore amico. Quante lacrime, sofferenze, ma adesso sono di nuovo qui, più forte di prima.
Mentre canto sento indistintamente i passi di Alex, è vicino. Lo percepisco.

Non ho bisogno di ridere e urlare 
è una vita meravigliosa 
non ho bisogno di correre e nascondermi 
è una vita meravigliosa 

guardami mentre sono qui da sola di nuovo
proprio alla luce del sole 


E’ una vita meravigliosa, nonostante tutto. Malgrado le sofferenze, le critiche, i pianti, sono ancora qui a fare quello che so fare meglio.
Ripensando a tutto questo, proprio quando la musica si ferma,  una lacrima silenziosa mi scende sul viso ma viene prontamente raccolta da una mano gentile.
Il tocco è premuroso, dolce e io non posso fare a meno di rabbrividire.
A quel punto avverto indistintamente un tocco leggero sui miei capelli, come una folata di vento passeggera che scuote lievemente le chiome degli alberi. Un paio di labbra depositano un bacio pieno di calore e tenerezza sulla mia fronte. Dopo un paio di secondi, sento quella voce che tanto mi fa emozionare, vicinissima al mio orecchio:” Bravissima Tigrotta, migliori di giorno in giorno”. A quel punto, il buio che mi circondava, scompare e viene sostituito da una luce quasi accecante. Sono libera dalla benda che mi copriva gli occhi, posso finalmente riaprirli.
La prima cosa che vedo è Alex che, con un sorrisetto, mi saluta muovendo la mano per poi uscire dalla porta dell’aula.
Il  mio cuore batte frenetico, sembra voler uscire fuori dalla gabbia toracica. Non so se sono emozionata per la canzone e per le sensazioni che ho provato interpretandola, oppure… Per lui…
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli. Che cosa mi sta succedendo?

Angolo autrice
Ta dan J Avete visto? Non mi sono fatta aspettare tanto, è passata a malapena una settimana. Sto trascurando seriamente i compiti per voi XD
Allora vi aspettavate  la rivelazione di Francesco? Mentre scrivevo quella parte mi si stringeva il cuore, perché percepivo chiaramente il disagio del mio personaggio. Non è facile essere accettati dagli altri per come si è veramente, ma ci sono delle persone speciali, come Sara, che ci vorranno sempre bene.
“Asciuga i lacrimoni”. Voi che ne pensate? Vi è piaciuta quella parte?
Per quanto riguarda Alex, lui  è geloso( nooooo, figuriamoci XD) o è solo acido di suo? ( Forse è mestruato)
Lascio a voi i commenti. E la parte finale vi è piaciuta? Spero di si.
Sara si è posta una domanda alla fine, voi cosa rispondereste al posto suo?
Vi amo, siete tantissimi e cresciamo sempre di più. Quindi GRAZIE A TUTTI DI CUORE.
Alla prossima bellissime/i  lettrici/lettori.
DEVO DIRVI UN’ALTRA COSA IMPORTANTISSIMA: HO CREATO UN GRUPPO  SU FACEBOOK CHE SI CHIAMA TORNERO’ AD AMARE PER TE, ADESSO VI METTO IL LINK
https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/
 
Basta incollarlo e inserirlo nella casella di google, fa tutto in automatico. Mi raccomando vi aspetto in numerosi, per condividere con voi foto dei personaggi, spoiler, aggiornamenti e tanto altro.

 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Mia ***



 

CAPITOLO 13

Mia 

 
“Qualcuno ha un cotta mastodontica per un cantante assai figo…”. Afferma in tono cantilenante il mio amico Francesco,  o forse dovrei dire ex, visto che tra un po’ morirà per mano mia, se continua a dire certe cose.
Gli lancio l’ennesimo cuscino e lui, scoppiando a ridere, lo scansa abilmente.
Odio il suo essere dannatamente atletico.
“Hai una mira orribile”. Esclama in tono canzonatorio.
“Ricordami il motivo per il quale ho scelto di tornare ad essere tua amica…”. Sibilo, in tono irritato.
“Perché mi ami, tesoro”. Sarebbe ovvio dire che scoppia nuovamente a ridere, vero?
“Oh, qualcuno mi aiuti”. Prego, alzando gli occhi al cielo.
Da quando ho descritto dettagliatamente il precedente pomeriggio passato con Alessio, Francesco non mi lascia in pace. Mi prende in giro e continua a ripetermi che ho sempre gli occhi a cuoricino, quando parlo del mio fidanzatino.
Come se non me ne fossi accorta da sola… Sto cominciando a credere che, forse,  e solo in alcuni momenti e ripeto, non è sicuro, Alex sia una persona piacevole. E anche odiosamente dolce…  Una cosa è certa: è schifosamente lunatico. Il momento  prima è allegro, quello dopo ti sta rimproverando, quello dopo ancora ti bacia sulla fronte e infine ti sbatte la porta in faccia. Sicuramente io ho qualche problemino mentale ma lui mi supera. Sbuffo e sconfitta dalla tortuosità dei miei pensieri, mi distendo sul mio amato lettino, accanto a Francesco, seppellendo la testa sotto il cuscino.
Proprio in quel momento la porta della mia camera si spalanca e sento la voce di Laura. Sarebbe inutile dire che ha un tono eccitato, vero?
“Oddio! Sara è la volta buona che ti ammazzo. Francesco mi ha detto tutto! Cosa aspettavi a dirmi che sei innamorata di Alex? Io lo avevo capito, però non sapevo che te ne fossi accorta anche tu!”.
Ecco, dalla padella alla brace. Prima si parlava di cotta, adesso addirittura di amore.
Emetto un lamento esasperato da sotto il cuscino, ma non proferisco parola.
Infatti i miei due migliori amici si sono lanciati in un discorso ricco di: oddio, è innamorata, non vedo l’ora si mettano insieme, lui è figo, anche Alex è cotto di lei.
Da quando anche Laura ha scoperto il segreto di Francesco, i due sono tornati più amici di prima. La mia amica ha deciso di perdonarlo e il loro legame è più forte che mai. Anche perché sono molto simili caratterialmente, basti pensare alla loro riappacificazione: entrambi sono scoppiati in lacrime e sono rimasti abbracciati per due ore, sussurrandosi parole dolci.
All’inizio mi sono sembrati teneri, dopo un’ora, però, mi è venuta la nausea. Sono stata io a staccarli.
“Ma si vede che Alex è cotto di lei! La fissa tutto il tempo”. Esclama euforico Francesco.
Io sbuffo, anche se  aguzzo l’udito. Non che mi interessi… Però sono curiosa di sapere le cazzate che sparano i miei due amici.
Certo, a te non interessa minimamente…
Zitta coscienza!
“Si! Hai visto come scherza con lei, come la sprona a dare il meglio di se stessa, è innamorato cotto!”. Conferma Laura.
“Senti, noi dobbiamo aiutarli altrimenti non si metteranno mai insieme!”. Continua il deficiente del mio amico.
Sono seriamente preoccupata per la loro salute… E soprattutto per la mia fedina penale.
Mi dimeno,  cercando di attirare la loro attenzione. Ovviamente mi ignorano.
“Si, Francesco sei un genio. Organizzeremo un piano con i fiocchi e i contro fiocchi”. Grida gioiosa la mia amica, demente anche lei.
Ma tutte io le trovo le persone così? E dire che mi ero liberata di Francesco, una volta… Mi sta facendo rimpiangere di averlo perdonato…
“Bisogna solo aspettare il momento giusto. Ho anche notato che è geloso di me!”. Afferma seriamente il riccio.
“Allora sfruttiamo questa cosa!”. Grida isterica la bionda…
Non ce la faccio più… Cosa avrò mai fatto di male. Ok, forse non sono una santa. Mi arrabbio facilmente, a volte mangio troppa cioccolata e non vado sempre a messa… Però non mi sembra di essere così perfida da meritarmi un trattamento simile.
Emetto un lamento soffocato, scalciando nuovamente. Sarebbe inutile dire che non mi hanno nemmeno notata, vero?
“Bene, allora questa sera ci incontriamo a casa mia e organizziamo un piano, ok?”. Sussurra Laura per non farsi sentire da me… Peccato che si trovi esattamente a due centimetri dal mio letto e quindi, da me.
Ora sono davvero stufa!
“Certo bionda, saremo come cupido e la fatina dei denti!”. Afferma Fra.
Stanno delirando…
“Perché tu devi fare  cupido e io la fatina dei denti? Non è giusto”. Laura sta sbuffando sonoramente.
Stanno davvero discutendo di personaggi inesistenti, vero?
Mi sposto il cuscino dalla testa e mi alzo, osservandoli.
Si saranno fatti una canna…
“Laura non ho trovato un personaggio migliore… Senti facciamo così: Io sono cupido e tu sei la mia fedele assistente. Ti potresti chiamare Wendy, va bene?”.
“Si, il nome Wendy è adorabile. Al lavoro”.
Dopodiché, senza degnarmi di un saluto, si avviano dalla porta e, sempre urlando e cospirando escono da casa mia.
Ripeto: Cosa ho fatto di male?
 
Il mattino dopo mi sveglio, come sempre, in ritardo e mi precipito a scuola.
Le ore si susseguono veloci e il mio unico pensiero fisso, durante tutta la mattinata, sono le lezioni che dovrò sostenere nel pomeriggio con Alex.
Non riesco a riflettere su altro. Mi si contorce lo stomaco ogni volta che ricordo il suo dolce bacio sulla mia fronte.
Sospiro, forse per la centesima volta e continuo a seguire, o meglio a osservare, la prof che parla di strane espressioni algebriche con delle linette ai lati… Forse si chiamano moduli…Ma non ne sono sicura visto che non ho ascoltato granchè e poi si sa, io e la matematica siamo sue mondi opposti.
A fine ora esco velocemente dalla classe e vengo investita dai miei due amici pazzi.
“Sara, sono cosiì felice di vederti”. Afferma, contenta Laura
“Anche io sono felice di vederti, Laura”.
“No, per oggi chiamami Wendy”. Esclama tutta eccitata.
Ancora con questa storia...
Scuoto la testa ma non posso fare a meno di sorridere. Nonostante siano due matti, io adoro i miei compagni di avventure e non li cambierei per nessun altro al mondo.
Saluto anche Francesco con un cenno della mano, e lui mi abbraccia calorosamente.
Mentre ci avviamo verso i corridoi della scuola, parliamo del più e del meno.
Ad un tratto Laura, esclama:” Ora!”.
Io aggrotto le sopracciglia, ma il mio stupore generale viene immediatamente cancellato da Francesco che, scattando velocemente in avanti, mi prende tra le sue braccia, lasciandomi un bacio all’angolo della bocca.
Quando lui si scosta con uno strano sorrisetto, io lo guardo sorpresa.
“Si può sapere che succede a voi due?”. Sussurro, quando il mio amico si stacca da me.
“Niente, provavamo una cosa”. Afferma con un sorrisetto enigmatico Laura.
Scuoto la testa ma rinuncio a capirci qualcosa , perché sono troppo agitata per via  delle lezioni di oggi pomeriggio…

ORE 15.00

Sono davanti al cancello della scuola ed io insieme ad altre tre ragazze, aspettiamo l’arrivo di  Alex.
Ad un tratto lo vediamo: cappuccio in testa, andatura veloce ed espressione scazzata.
Sorrido istintivamente, è sempre sconcertante vedere un ragazzo dalla simile bellezza.
Ma è lunatico e… Niente.
Lo saluto con un cenno della mano e un’espressione felice.
Lui, stranamente, non contraccambia. Anzi, fa finta di non vedermi.
Il mio viso da sereno, si fa preoccupato. Cosa ho combinato questa volta?
Le altre lo abbracciano calorosamente e lui, stranamente, accetta volentieri le loro attenzioni.
Strano… Non lo ha mai fatto prima d’ora…
Sento lo stomaco contorcersi, una scarica di adrenalina scorre per tutto il mio corpo e, mi sento stranamente nervosa… Ho voglia di far appezzi qualche cosa, nello stesso tempo, però, mi sento debole e… Delusa…
Gelosa…?
Scuoto la testa e seguo gli altri verso l’aula prove. Mentre cammino mi manca la terra sotto i piedi. Sono letteralmente furiosa e non mi spiego il perché.
Giungiamo nella stanza e ci mettiamo in riga.
Le ragazze ridono come oche ma, a differenza delle altre volte, Alex ascolta le cazzate che sparano senza scocciarsi più di tanto.
Io sbuffo tre volte si e una volta no.
Dopo  dieci minuti di chiacchiere, per la sottoscritta inutili, quel deficiente ci consegna i fogli delle canzoni.
Quando mi porge il mio non mi guarda nemmeno negli occhi.
Sbuffo ancora una volta, stranamente colpita dalla sua indifferenza.
Dopo alcuni secondi leggo il titolo sul foglio e leggo:  Mia, dei Modà.
Secondo me, qualcuno si sta divertendo con me in questo momento.
Magari qualche pazzo scrittore che sta giocando a giostrare le redini della mia vita a suo piacimento.
Ma proprio in questo momento dovevano darmi una canzone sulla gelosia…?
Scuoto la testa, io non sono gelosa…
“Alex, ma questa canzone è meravigliosa!”. Esclama una biondina.
“Sì, esattamente come te, piccola”. Sussurra con voce roca lo stronzo.
Accartoccio il foglio che ho tra le mani, poi faccio un respiro profondo.
Io non sono gelosa, io non sono gelosa…
Le ragazze provano le loro canzoni, tra risate e carezze varie.
Io cosa faccio nel frattempo? Rimango seduta su un banco, accartocciando il foglio che ho tra le mani e meditando un piano per distruggere il pianeta Terra.
“Sara, tocca a te”. Esclama Alex, con un tono freddo.
Abbasso il capo, ancora una volta delusa.
E mi avvicino al leggio.
“Cerca di impegnarti e non farmi perdere tempo”. Afferma risoluto lui.
Sento le risate di scherno delle altre ragazze e punto  il mio sguardo infuriato su di lui. Stranamente anche lui mi sta fissando scazzato e ... Furioso…
Fa lo stronzo e poi è anche arrabbiato? L’ho detto io che non è normale…
“Certo”. Sibilo, freddamente.
La canzone parte e questa volta so esattamente cosa voglio comunicare, non potrebbe essere più facile…
Non ti voglio vedere neanche nell'abbraccio di uno sguardo 
Sai che penserei forse che qualcuno stia cercando 
Di fare di te un suo pensiero e.. 
E non sopporto neanche l'idea che lui ci provi perchè 
Perché tu sei solo mia.. 

Non voglio vedere le altre che scherzano con te, che ti guardano lascivamente… Il perché non lo so, ma non possono farlo. Non voglio che tu sia l’oggetto dei loro pensieri, devi essere solo nei miei. Non devono provare a toccarti perché… Non lo so il perché…
Penso a quelli che dicon che 
Il geloso non sa amare 
Gli risponderei che per te per noi potrei morire 
Loro non sanno che vorrei guarire ma 
Come una farfalla ormai dovrò morire cosi 
Finchè ci sarai tu.. 

Io non sono innamorata di te… Non posso esserlo…. Non voglio esserlo perché mi fa male il pensiero che io possa stare peggio di così. Detesto il  fatto di provare  questi sentimenti contraddittori…

Che fino a quando sarai con me 
Da ogni cosa ti proteggerò 
E non permetterò mai a niente e nessuno 
Di portarti lontano da me 
Quindi se vorrai starmi vicino 
Dovrai accettarmi per quello che sono 
Se non ne hai voglia cammina lontano 
Potrei impazzire a vederti mano per mano 
Con uno che non sono io 
E la tua bocca che sorride per 
Dei discorsi non miei 
So che non potrei mai rassegnarmi 
A vederti con lui 
Ma dentro me sento che tu mi vuoi 
Che il nostro amore non finirà mai 
Ti prego stringi più forte che puoi 
Dimmi geloso va bene 
Restiamo insieme 

Sto impazzendo nel vederti così vicino alle altre, scherzi con loro, parli con loro. Tu lo facevi solo con me…
Mi prendevi in giro, mi chiamavi Tigrotta, lo sai che adoro quel soprannome anche se non te l’ho mai detto?
Tu sorridi con loro, quando lo facevi solo con me. Ti ricordi i nostri sguardi complici, mentre vedevamo come le altre ti guardavano? Perché ora permetti loro di farlo?
Sento che è successo qualcosa, mi stai facendo scontare qualcosa. Lo sento, perché non è possibile che da un giorno all’altro tu sia cambiato così…
Non ci voglio credere! Sarò anche gelosa… Ma non posso farci niente!
Sai che non sopporto,se la sera tu non sei al mio fianco 
Sento dentro me,che la tua presenza per me è tutto 
Vorrei guarire ma il mio problema è 
Che finchè ci sarai tu malato sarò io 
Ma ti prometto che..

Non sopporto l’idea di vederti distante da me, non riesco a tollerarlo.
Ti prometto che…
Attacco nuovamente con il ritornello e la mia voce assume una strana nota malinconica.
Non è mai successo prima d’ora che il mio tono si modificasse a seconda dei sentimenti che provo…
Immagino sia una miglioramento…
Termino la canzone e, tornando silenziosamente al mio posto, guardo il pavimento sconsolata.
Tutte le altre ragazze si avvicinano ad Alex, lo abbracciano e lo salutano.
Io rimango volontariamente ultima, voglio parlargli.
Quando la porta si chiude, io mi avvicino a lui, che è intento a riordinare le sue cose.
“Perché cazzo non mi parli?”. Esclamo, furiosa.
Sì, sono ancora incazzata nera.
Lui fa finta di non avermi sentita e continua a riordinare le sue cose.
Sbuffo e gli ripongo la domanda ma, ancora una volta, fa finta di niente.
Allora perdo il controllo, prendo la sua cartellina e, capovolgendola, rovescio tutto il suo contenuto sul pavimento dell’aula.
A quel punto sposta lo sguardo su di me.
Forse ho un tantino esagerato. Ha un’espressione furiosa… Sembra fuori di sé…
Ignorando del tutto le carte sul parquet si avvicina minacciosamente verso di me…
Io indietreggio, alla fine arrivo con le spalle al muro.
Lui mi è di fronte ed è talmente vicino che percepisco indistintamente il suo fiato sulla pelle. Non mi blocca le mani, ma è chiaro che mi stia sbarrando la strada. Dopo un po’, sibila:” Che cazzo vuoi?”.
“Volevo solo attirare la tua attenzione, a quanto pare ci sono riuscita!”. Esclamo, decisa.
Cerco di sostenere il suo sguardo e di mantenermi calma, malgrado l’ansia che mi opprime la bocca dello stomaco.
“Non so che cazzo di domande fai, semplicemente non mi va di parlarti. Chi ti credi di essere, mocciosa?”.
Le sue parole mi feriscono come lame taglienti, ma non so perché non riesco a mandarlo a fanculo.
Sembra più deluso lui di me… Cosa ho fatto?
Aggrotto le sopracciglia, sostenendo il suo sguardo.
“Ma una volta non mi chiamavi tigrotta? Adesso sei passato a mocciosa?”.
La sua espressione si fa per un momento divertita, poi torna furiosa.
“Senti, lasciami in pace. Non so che strane idee ti sei fatta, ma non mi va di seguire i tuoi giochetti. Conosco le tipe come te”. Sussurra, freddamente.


“Allontanati dal sottoscritto..”. Continua.
Eppure, invece di indietreggiare lui si avvicina ancora un po’ a me...
Sono scossa, cosa ho fatto?
“Mi vuoi spiegare che cavolo stai dicendo?”. Esclamo.
Lui scuote il viso con un sorriso amaro:” Non tradirlo, è un bravo ragazzo. Starebbe male per te, non essere cattiva”.
Inarco le sopracciglia:” Ma di che cosa stai parlando?”.
Lui fa una risata amara e si scosta da me, esclamando:” Sei proprio una bugiarda, se neghi l’evidenza”.
Sono colpita non tanto dalle sue parole, ma dalla sua espressione furiosa e delusa.
Non ci sto capendo un tubo…
Nemmeno io…
Per una volta sono d’accordo con la mia coscienza…
Lui si avvicina alla porta e cerca di aprirla ma, stranamente non riesce nel suo intento…
“Dannazione, anche la porta si ci mette adesso!”. Esclama, furioso.
A quel punto scoppio a ridere, la situazione è così paradossale che sembra irreale.
Lui si gira verso di me ed esclama:” Che cavolo ti ridi?”.
Mi asciugo alcune lacrime che sono scese lungo le mie guance e rispondo:” Non ci sto capendo niente!”.
Alex sembra risvegliarsi e si avvicina a me, schiacciandomi nuovamente contro il muro.
Ci starà facendo l’abitudine…
“Te lo spiego io che succede. Tu baci quel ragazzo ricciolino e poi mi chiedi il perché del mio mutismo. Pensavo fossi una ragazza diversa…”.
“Senti io non bacio proprio nessuno…”. Sussurro alzando gli occhi al cielo.
“Oggi, ti ho vista. Non mentire”.
Ad un tratto capisco tutto e scoppio a ridere, di nuovo.
“Cosa c’è da ridere”. Sibila, sempre più nervoso.
“Quello è il mio amico Francesco, mi ha abbracciato e baciata all’angolo della guancia, stamattina”.
“Certo, come no”. Sussurra ironico.
“Senti, nessuno ti obbliga a credermi, comunque puoi chiedere al ricciolino, come lo chiami tu!”. Sussurro, sempre più divertita.
“Ti stai divertendo, vero”. Sussurra, più pacato.”
“Immensamente…”. Esclamo, ridendo.
“Ti dovrei credere?”. Domanda con un sorrisetto…
Eccolo l’Alex che conosco…
“Allora ti spiego cosa  è successo. I miei amici sono convinti che io abbia una cotta per te…”.  A quel punto mi interrompo, stranamente tesa.
“Continua…”. Mi incalza seriamente Alex.
“Così hanno deciso di organizzare un piano, farti ingelosire sfruttando Francesco. Lo so, sembra assurdo ma ti assicuro che è la verità”. Sussurro.
“ A quanto pare ci sono riusciti”. Afferma dolcemente.
Immediatamente punto il mio sguardo su di lui..
“Cosa stai dicendo?”. Domando, ansiosa.
Lui sorride, poi afferma:” Questo…”.
Avvicina lentamente il suo viso al mio e mi bacia. Prima dolcemente poi in maniera sempre più passionale.
Le nostre bocche si fondono e penso che come primo bacio… Sia davvero wow. Il mio cuore batte furiosamente e le mie mani corrono a stringere i suoi capelli, sono morbidi come ho sempre immaginato…
Lui mi accarezza la schiena con una mano, mentre con l’altra mi tiene delicatamente il capo.
Mi sento in paradiso…
Rimaniamo abbracciati anche dopo il bacio e successivamente mi sussurra, vicino all’orecchio:” Sei stata bravissima a lezione, tigrotta”.
Sorriso e avvicinandomi al suo viso, dico:” Ero gelosa, quella canzone era proprio per me”.
Scoppiamo a ridere, poi in tono minaccioso, esclamo:” Non farlo mai più, non guardare le altre”.
Alex annuisce:” Agli ordini, tigrotta”.
Quindi gli do un schiaffo scherzoso sul braccio e lui incomincia a ridere, abbracciandomi.
A quel punto scatta la serratura della porta e sentiamo dei passi frettolosi lungo il corridoio.
Dopo alcuni secondi Alex, sussurra:” Devo ringraziare i tuoi amici, penso sia stato merito loro”.
Annuisco e lo stringo ancora più forte.
L’unica cosa che mi interessa al momento è lui, noi.
 
Angolo autrice
Non riuscivo più a fermarmi, continuavo a scrivere senza interruzione XD Che ve ne pare di questo capitolo?
Aww, personalmente li adoro. E’ scattato il primo bacio, ovviamente grazie a Francesco e Laura. Cosa faremmo senza di loro? Niente.
Penso siano dei personaggi cardine.
La storia entra nel vivo, quindi tenetevi pronti.
Sono distrutta perché ho trascorso tutto il pomeriggio a scrivere questa e l’altra mia storia, quindi mi scuso se ci sono molti errori. Prometto di revisionare, domani.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Se volete lasciare una recensione, ne sarei contentissima.
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono, preferiscono, ricordano e recensiscono questa storia.
Grazie, vi amo!.
Buon Natale e Auguri. Ci sentiamo verso il 29, perché sarò in viaggio.
Vi lascio il link del gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/

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Capitolo 14
*** Lotta per me ***



 

CAPITOLO 14: Lotta per me

POV ALEX
 
Ero disteso sul mio letto, immerso nei miei pensieri. Quello che era successo con Sara, sarebbe stato l’inizio della fine, dovevo assolutamente troncare il tutto, mettere un freno ai sentimenti che provavo per lei. Il mio cuore aveva iniziato a battere per Sara, durante quel fottuto bacio. Mi ero sentito così bene, così a casa. L’unico pensiero che avevo in mente , in quel momento, era  quello di continuare a baciarla, di tenerla stretta a me. Sentire il suo esile corpo avvinghiato al mio, in un abbraccio, era una sensazione stupenda ma dolorosa. Non  avrei dovuto spingermi mai più oltre, con lei. Ho sempre saputo che quella ragazza era diversa: quello sguardo così azzurro, nei quale potresti perderti. Quegli occhi, li guarderei per ore, sia quando mi fissano con un’ ombra di irritazione mal celata, sia quando mi osservano con dolcezza e una punta di curiosità. Sì, una punta di curiosità. La mia tigrotta ha capito che nascondo qualcosa, si è accorta del mio sguardo assente, del muro che isso con la gente. E questo gliel’ho permesso io nel momento in cui l’ho baciata. Per un momento sono diventato quello che ero un tempo, dolce, premuroso, inn…. . Non voglio nemmeno pensare a quella parola. Io ho promesso di non innamorarmi mai più e manterrò la parola data. Le donne portano dolore e anche se Sara non fosse quel genere di ragazza, ormai quello diverso sono io. La farei solo soffrire.
“Hey Alex, che ti prende?”. Il mio amico Lorenzo, fortunatamente, blocca il flusso impetuoso dei miei pensieri.
“Perché?”. Rispondo, con voce strozzata. Mi schiarisco immediatamente la voce.
“Perché sembri strano, sei spento e allo stesso tempo… Non lo so. Mi sembri diverso”.
“Sono solo stanco”. Affermo, facendo vagare lo sguardo per la stanza.
“Cazzate. C’entra per caso la tigrotta?”. Afferma, con un sorriso malizioso.
Come temevo, il mio cuore perde un battito.
“Non rompere e smettila di nominare quella mocciosa”. Esclamo alzando la mia voce di un tono.
Lorenzo mi fissa scioccato, poi dopo alcuni secondi, risponde:” Ti piace, non è così?”.
Mille pensieri mi attraversano il cervello di fronte a questa domanda: sicuramente non mi è indifferente, ma ciò non vuol dire che mi piaccia.
“No, non mi piace”. Affermo scoppiando a ridere. Non so se per la domanda irreale di Lorenzo o per disperazione.
Il mio amico si siede al mio fianco e, sbuffando, mi dice:” Alex, smettila di fare così. Sai benissimo che non puoi restare per sempre in questo stato di  gelo interiore… Tu puoi…”.
Blocco il suo flusso inutile di parole e, con un sorriso glaciale, affermo:”Lollo, sai come sono cambiato. Sai cosa sono diventato. Mi sono stancato di tutto e di tutti. Le uniche persone a cui sono legato siete voi, la mia band. Nessun altro. Non ho più una famiglia, perché nel momento del bisogno non c’è mai stata, non ho degli amici perché si sono rivelati dei traditori e non ho una ragazza perché sono stanco delle poco di buono”. Finito il mio monologo, mi alzo e infilo una felpa, afferrando il mio mp3.
Sto per aprire la porta ma la voce del chitarrista, richiama nuovamente la mia attenzione:” Alex, Sara non è Kathrine. Sei uno stupido se pensi questo e se non vuoi dare un possibilità a lei ma soprattutto a te, a voi”.
Sorrido ironico e affermo:”Probabilmente Sara non è come lei, ma ormai sono io quello diverso”.
Apro la porta della stanza e la richiudo velocemente alle mie spalle. Il vento gelido  mi sferza il viso, ma preferisco fare una passeggiata piuttosto che ascoltare le frasi fatte di Lorenzo.
Sono stanco di chi mi vuole dare consigli.  Adesso farò a modo mio. L’unico modo per allontanare Sara da me è ferirla. Il solo pensiero mi fa male, ma non posso fare diversamente. Devo proteggerla dal mostro che sono diventato. Io non ho più un cuore.
Ad un tratto, dal mio mp3, parte una musica:  Set fire to the rain.
La mente vaga e non posso evitare la lacrima che scende silenziosa sulla mia guancia.
Non mi capitava di piangere da molto tempo… E’ una sensazione liberatrice, in ogni caso.
Sorrido, ripensando alle parole della canzone: mi piacerebbe essere salvato da qualcuno, mi piacerebbe che qualcuno lottasse per me, che mi dimostrasse qualcosa. Sono sicuro, però, che appena Sara riceverà una batosta da parte mia, si dimenticherà del bacio e di tutto il resto…
Devo proteggere me stesso e soprattutto lei…
 
POV SARA

 
Il sole filtra dalle finestre semiaperte illuminando parte del mio viso. Per una volta non è stato lui a darmi un dolce risveglio. Questa notte avrò dormito si e no quattro ore.
Però, stranamente, non mi sento stanca o indolenzita, l’unica parola che, in questo momento, può rappresentare al meglio il mio stato d’animo è: soddisfazione.
Sì, per una volta non sono scontenta di me stessa  e del mondo che mi circonda, non avverto quel peso opprimente dei problemi scolastici e familiari, non sono triste o annoiata. Sono semplicemente contenta e soprattutto serena. Molte delle mie compagne di classe, durante le serate in cui uscivamo insieme, parlavano dei loro primi baci, delle loro esperienze sessuali con i ragazzi. Decantavano la bellezza del loro partner o magari una loro particolare dote fisica e caratteriale. Ciò che mi colpiva di più, nel loro atteggiamento, era la loro smania nel  raccontare ogni minimo particolare, sembrava quasi una gara a chi fosse più fortunata dal punto di vista sentimentale. Personalmente, non condividevo la loro visione dell’amore. Ho sempre temuto che, se mi fossi innamorata di qualcuno, sarei diventata come loro.
Mi sbagliavo, fortunatamente. La sensazione delle labbra di Alex sulle mie è ancora impressa nella mia mente, il suo calore, la sua mano che mi accarezzava dolcemente il viso, quasi temesse di spezzare qualcosa di fragile. E sono gelosa di questo ricordo, stranamente non ho il desiderio di raccontarlo a nessuno. Voglio custodirlo nel mio cuore, nella mia mente e soprattutto voglio condividerlo solo con lui. Probabilmente sia Laura che Francesco si accorgeranno che c’è qualcosa di strano in me, sono la prima a rendermene conto,  ma saranno le uniche persone che conosceranno questo mio piccolo segreto, che poi tanto piccolo non è.
Sento il cuore pulsare violentemente, è una sensazione stranissima. Ogni volta che penso ad Alex, il mio stomaco inizia a formicolare, le labbra si incurvano involontariamente verso l’alto e soprattutto sento una sensazione di calore che mi invade il corpo. Sembro sotto un sortilegio, probabilmente ho la malattia di cui tutti parlano: l’amore. Sarebbe insensato negare i miei sentimenti, anche perché mi sembrano ormai così ovvi: gelosia, farfalle nello stomaco, brividi lungo la spina dorsale, tutto questo è causato da lui. Quello scorbutico di un cantante mi è entrato nel cuore.
Sorrido compiaciuta dai miei stessi pensieri: per una volta voglio essere serena, voglio pensare positivo.
Devo essere ottimista, sono sicura che anche Alex prova qualcosa per me, l’ho visto nel suo sguardo, così dolce e premuroso, così passionale e vivace e così dannatamente diverso dal freddo che i suoi occhi comunicano normalmente. E’ come se si fosse eretto un muro intorno.
Anche ieri, mentre mi abbracciava, ad un certo punto ho avvertito indistintamente il suo battito del cuore. Forse si è accorto anche lui di ciò, infatti mi ha staccata immediatamente da l suo petto e, dopo avermi dato un ultimo bacio a fior di labbra, mi ha salutato con una frase particolare, delle parole profonde che mi hanno fatto sperare:” Lotta Tigrotta, lotta sempre per ciò che ami”.
Devo lottare e lo farò.
Dopo essermi preparata, mi incammino di buon grado verso scuola. Durante il breve tragitto che mi separa dall’ edificio, i pensieri corrono veloci  ad Alex e mi sento stranamente ansiosa. Probabilmente ho paura che si comporti freddamente nei miei confronti, ho paura che per lui sia stato solo un gioco. Cosa dovrei fare in quel caso? Non lo so e al momento l’unica cosa che voglio è preoccuparmi in anticipo.
Mi fermo di fronte al cancello dell’istituto e  vedo la mia amica Laura venirmi incontro…
“Sara, scusami sono di nuovo in ritardo non…”.  Improvvisamente blocca il suo monologo concitato e io alzo un sopracciglio invitandola a continuare il suo discorso.
“Oh mio  Dio… Tu…”. Continua, sempre più sorpresa.
“Io, cosa?”. Sussurro sempre più stranita.
“Hai un’ espressione compiaciuta e …. Soddisfatta… Dimmi che il mio piano ha portato degli eventi positivi…”.
Scoppio a ridere. Immaginavo che dietro il piccolo incidente della porta  chiusa ci fosse lei.
“Sì, grazie”. Concludo con un sorriso malizioso.
“Oh. Mio. Dio”. Esclama, prima di fiondarsi tra le mie braccia.
Le nostra risate si confondono con il suono della campanella. Mi stacco docilmente da Laura ed esclamo:”Su, sbrighiamoci. Ti racconto tutto in classe, pettegola”.
“Agli ordini capitano. Ti lascio passare il pettegola solo perché oggi devi essere euforica”. Sussurra con un broncio minaccioso.
Sorrido e mi avvio verso la classe con la mia migliore amica.
Sono felice, serena e per una volta sento di poter essere me stessa…
Sicuramente, presa dalla fantastica situazione, non avrei mai potuto immaginare  che, gli eventi che si sarebbero verificati nelle prossime ore, mi avrebbero spezzato il cuore…

Angolo autrice
Ragazze mi scuso per il ritardo. Ma il periodo non è dei migliori. Sto lottando tra interrogazioni e compiti in classe per mantenere una certa media e quindi il tempo scarseggia. Non è una giustificazione, vi chiedo di scusarmi. Questo è un capitolo di passaggio perché il prossimo… Sarà particolare, preparatevi psicologicamente. ( Premetto una cosa: amo comunque i lieto fine, quindi non insultatemi tantissimo xD)
Alex è confuso, molto. Ha paura dei suoi  sentimenti, mentre notiamo come Sara sia pronta ad affrontare quello che l’aspetta. Il capitolo sarà revisionato, perdonate gli errori di vario genere.
Ringrazio sempre tutti, vi amo <3 Anche perché non mi abbandonate quindi GRAZIE DI CUORE.
Vi lascio il link del gruppo facebook:
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Se volete passate dall’altra mia storia<3 Baci.

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Capitolo 15
*** L'inizio della fine ***


CAPITOLO 15 : L’INIZIO DELLA FINE

POV SARA

“Sara io ti odio, sul serio!”. Esclama la mia amica Laura.
E’ davvero esilarante osservarla mentre, presa dalla curiosità, cerca di estorcermi qualche informazioni su me è il mio cantante strafottente. 
“Ti ho già detto che non ti dirò i dettagli. Ti basti sapere che forse il tuo piano ha funzionato”. Contorno la frase con un’ occhiata indifferente  e un sorriso malizioso che so, la farà impazzire.
Infatti la mia migliore amica sbuffa, ancora una volta, sempre più irritata dal mio atteggiamento.
A questo punto ci raggiunge anche Francesco che, con aria di nonchalance, mi circonda le spalle con un braccio e mi sussurra all’orecchio:”Allora tigrotta come è andata con quel gran pezzo di figo?”.
Non riuscendo più a trattenermi, scoppio a ridere. E quando affermo di star piangendo a causa delle risa, non scherzo. I miei due amici mi guardano a metà tra il curioso, l’irritato e il divertito.
Alla fine, non sopportando più i loro sguardi inquisitori, affermo:” E va bene. Ci siamo baciati. Contenti?”.
Forse non avrei dovuto dire una cosa del genere visto che, subito  dopo aver pronunciato questa frase in mezzo al corridoio della scuola, l’intero comitato studentesco, si è voltato nella nostra direzione, attirato dalle urla dei pazzi che, purtroppo, sono le persone a cui sono più affezionata al mondo.
Finalmente dopo alcuni minuti in cui Francesco e Laura si complimentano con loro stessi per la loro trovata geniale, il resto degli studenti della scuola torna a farsi gli affari propri.
Scuoto la testa confusa, frastornata ma felice. Sono sicura che non sarà facile intraprendere un qualsiasi rapporto con Alex ma sono anche certa di aver intravisto qualcosa nel suo sguardo, mentre ci baciavamo.
Quindi perché essere preoccupata? Dovrò parlarne con lui ma un punto di incontro si trova sempre.
Sbuffo, scuotendo la testa. Ma a chi voglio darla a bere? Sono agitatissima e spero di vederlo il prima possibile per chiarire con lui e soprattutto per essere rassicurata dai suoi meravigliosi occhi verdi.
“Sono contento per te. Sono certo che sarete una coppia stupenda”. Esclama Francesco, gongolando tutto eccitato”.
Un momento… Io non ho parlato di relazione. Certo vorrei che Alex fosse il mio ragazzo ma lui che ne pensa?
“Ehm Fra, io veramente..”.
“Zitta Sara. E’ il turno della tua migliore amica, adesso. Che dire? Sono così felice di vederti finalmente accasata, ti vedo già in futuro con quattro pargoletti in una bellissima dimora, con il tuo adorato maritino”. Laura dopo aver detto ciò mi abbraccia, stritolandomi. Guardo Francesco in cerca di aiuto, purtroppo però, lui è troppo occupato a ridere per l’assurda frase della mia amica.
Dopo un paio di minuti ci stacchiamo, fortunatamente. Mi guardo intorno, sistemandomi i capelli. Improvvisamente però,  il mio sguardo incontra un paio di occhi verdi. Ci fissiamo per alcuni interminabili secondi ma nessuno dei due si avvicina all’altro. Appena sto per muovere un passo nella sua direzione, lui si risveglia dall’incantesimo e voltandomi le spalle si avvia verso l’aula della presidenza.
Mi blocco in mezzo al corridoio, sconcertata. Perché non si è avvicinato? Perché ha fatto finta di non conoscermi? Mille domande mi attraversano la mente e purtroppo per nessuna di esse riesco a trovare delle risposte soddisfacenti. Abbasso la testa, leggermente delusa. 
Prima mi bacia e poi fa finta di non conoscermi? Ma cosa gli frulla in quel cervello bacato? 
La tristezza lascia spazio alla rabbia e alla frustrazione. Oggi pomeriggio, durante le lezioni pomeridiano di canto, gli parlerò. Non può assolutamente comportarsi così.
“Hey Sara, non fare quella faccia. Magari Alex era in ritardo e non poteva salutarti come di deve”. Sussurra Francesco, appoggiandomi una mano sulla spalla.
“Ma è normale! Visto che non riesce a trattenersi dal baciarti ha preferito avviarsi verso la presidenza, piuttosto che attirare l’attenzione di tutta la scuola. Non farti inutili complessi… Ti conosco!”. Continua Laura.
Io annuisco ad entrambi, prima di voltarmi in direzione del cancello dell’istituto scolastico. Forse hanno ragione… Che motivo avrebbe per non salutarmi?
Sono sicura che ci deve essere una giustificazione a tutto ciò. Non può essere così lunatico.
Nonostante i miei propositi positivi riguardo il nostro rapporto, la sensazione opprimente che avverto in questo momento è davvero orribile.

ORE 15. 30

Sono di nuovo a scuola e sono più agitata che mai. Ho raccolto i capelli in una treccia improvvisata, mi sono truccata leggermente e ho indossato dei jeans aderenti e un golfino azzurro, che si abbina splendidamente ai miei occhi… Il motivo? Beh, non c’è bisogno che lo spieghi. Voglio fare una bella figura con Alex e soprattutto voglio chiarire con lui. Perché questa mattina si è comportato in quel modo? Sono ancora arrabbiatissima per questo. Mi dovrà delle spiegazioni, eccome.
Sto per aprire la porta dell’aula di canto quando, ad un tratto, avverto degli strani rumori.
Inarco leggermente le sopracciglia, spalancando l’uscio.
In quel momento il cuore si ferma. Gli occhi si riempiono di lacrime e non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Tutto mi sarei aspettata da lui, eccetto questo.
Lo spettacolo che mi si para davanti è davvero stomachevole. Alex e un’altra ragazza di cui ignoro il nome, sono avvinghiati l’uno all’altra e si stanno baciando. La ragazza sembra davvero… Soddisfatta.
Sono disgustata e l’unica cosa che riesco a fare in questo momento, è voltare le spalle alla persona che mi ha appena spazzato il cuore. Ad un tratto però, qualcuno mi chiama:” Sara, ciao. Non sapevo fosse già arrivata l’ora della lezione. Quando si fanno cose divertenti, il tempo corre”.
Alla battuta di Alex, la sua amichetta, scoppia a ridere. 
Raccolgo tutta la dignità che posseggo e, con un filo di voce, sussurro:”No, hai ragione. Volevo parlarti, ecco perché sono arrivata prima. Scusatemi, vi lascio soli”.
Detto ciò, corro fuori dall’aula. Le uniche sensazioni che fanno da cornice alla mia persona sono: la delusione e la rabbia. La prima perché, per una volta, mi fido di una persona che riesce a trafiggermi e a spezzarmi il cuore in mille pezzi. La seconda perché sono innervosita dal mio atteggiamento…
Cosa mi aspettavo? Le lacrime scorrono veloci sulle guancie, mentre un sorriso amaro mi imperla le labbra.
I miei pensieri, però, vengono interrotti nuovamente da lui. Il suo braccio mi afferra per le spalle e, con decisione, mi volta verso di lui.
“Cosa ti aspettavi?”. Mi domanda, con una punta di ironia nella voce.
“Non mi aspettavo niente, adesso lasciami”. Sussurro, ma un singhiozzo sfugge al mio controllo.
Nonostante sia convinta che ad Alex non freghi niente della sottoscritta, lo sento irrigidirsi. Probabilmente gli faccio pena.
“Allora perché piangi? Pensavo che fosse chiaro il fatto che io non ho relazioni con nessuno. Il nostro è stato un semplice bacio. Mi dispiace tu abbia frainteso…”. Sussurra, con una punta di amarezza.
Se non sentissi ogni parte del corpo dolorante, forse mi soffermerei di più sull’insicurezza con cui pronuncia determinate frasi.
“Non sei stato chiaro e soprattutto sincero con me”. Sibilo freddamente, sollevando finalmente il mio viso da terra e osservando i suoi occhi verdi.
Mi blocco sconcertata. Tutto avrei  creduto di trovare nel suo sguardo, eccetto dolore. 
Forse si è accorto anche lui di ciò, infatti sfugge ai miei occhi e con freddezza, afferma:”Sono stato chiaro fin dall’inizio… Una mocciosetta come te… Ma cosa ti eri messa in testa?”.
Forse sono masochista eppure… Non gli credo fino in fondo.
“Stai mentendo…”. Sussurro.
Lui si irrigidisce ma, ritrovando la sua aria spavalda, afferma:” Credevi davvero che ci potesse essere qualcosa tra di noi? Ti dico la verità: sono stato attratto da te ma adesso mi è passata la voglia. Sei troppo inesperta”. Scoppia a ridere e, con un ultimo sguardo, sibila:”Non importunarmi più, ok?”.
Il mio cuore si blocca nuovamente. La mia mente formula tante domande e soprattutto non si spiega minimamente perché Alex, in questo momento, abbia gli occhi lucidi.
Già, perché nonostante le frasi usate da Alex mi trafiggano più di un coltello, il suo sguardo è quello che mi fa più male. E’ tornato freddo ma il muro che aveva eretto con me, non è del tutto ritornato. C’è una punta di malinconia e di rancore in quelle pagliuzza smeraldo.
Chiunque a questo punto sarebbe scappato, urlando uno stronzo oppure un ti odio.
E allora perché io rimango impalata come uno stoccafisso mentre le lacrime scorrono copiose lungo le mie guancie? Come se non bastasse Alex continua ad osservarmi …
Ovviamente io non sono normale ma non pensavo fino a questo punto… Perché mi preoccupo di lui e non di me? Sono io quella che è stata appena pugnalata, umiliata eppure…
Lotta per ciò che ami,  tigrotta…
In questo momento non riesco a lottare, l’immagine di lui e di quella ragazza è impressa nella mia mente ed è veramente troppo.
“Va bene, se vuoi scappare, fallo. Torna da quella ragazza ma ricordati, per me tu non esisti più”. Sussurro.
Nel suo sguardo vedo una punta di nervoso… E’ arrabbiato? Per cosa? Non ci sto  capendo più nulla e soprattutto, in questo momento, non voglio capirci niente.
Gli volto le spalle e procedo velocemente fuori dall’aula. Addio Alex, sei uno stronzo ma… Non riesco ad odiarti.
Con questa consapevolezza corro, lasciandomi alle spalle tutto e tutti, mentre il vento mi sferza i capelli e goccioline salate corrono rapide lungo le mie guancie. 

POV ALEX

Una lacrima scende silenziosa lungo la mia guancia, mentre un sorriso amaro fa capolino sul mio viso.
La ragazza che avevo rimorchiato poche ore prima, si avvicina con passo seducente verso di me.
“Allora continuiamo quello che avevamo iniziato?”. Sussurra, maliziosa.
“Sparisci”. Le sibilo.
“Cosa? E’ per quella ragazza? Oh ma insomma, non puoi lasciarmi così”. Afferma, innervosendosi.
“Trova qualcun altro che ti soddisfi, sparisci”.
La bionda di cui non ricordo nemmeno il nome, si allontana, riservandomi uno sguardo indispettito.
Appena chiude la porta alle sue spalle, appoggio il capo su un banco e inizio ad osservare il cielo…
Azzurro come i suoi occhi… Quegli occhi che, pochi minuti fa, erano pieni di lacrime.
Perché il mio cuore ha avuto un sussulto quando l’ho vista piangere? Non era previsto. 
Perché l’ho seguita fuori dall’aula? 
Perché avevo gli occhi lucidi quando mi parlava? 
Perché mi facevo schifo, mentre le dicevo menzogne su menzogne? 
Perché avevo solo voglia di abbracciarla e di calmare il suo dolore? Perché sono arrabbiato per il fatto che non mi abbia chiesto molte spiegazioni? 
Scuoto la testa e mi maledico mentalmente per la mia sbandata. Non posso davvero essermi preso una cotta per quella ragazza. Non posso.
Lotta per ciò che ami, tigrotta
Fortunatamente, o forse no, non ha  ascoltato le mie parole…

ANGOLO AUTRICE
Sono tornata prima. Avete visto? Sto migliorando xD.
Allor, lo so che volete uccidermi per quello che ho appena scritto, ma credevate veramente che per Alex e Sara sarebbero stare rose e fiori già dal 13 capitolo? Ehm no, sono crudele ( ma adoro i lieto fine, quindi non inferocitevi troppo)
Avete visto cos’ha fatto il nostro amat… Ehm il nostro cantan… No forse è meglio se per ora lo chiamo solo Alex, sono sicura che non vi è particolarmente simpatico in questo momento. Proprio no.
E Sara? Povera ragazza… Ma siamo ancora all’inizio, Alex deve ancora riscoprire quello che è veramente.
Ringrazio tutte del vostro sostegno, appoggio e anche per i commenti che mi lasciate nonostante gli impegni. Domani revisionerò il capitolo, perdonate eventuali errori.
Questo è il link del gruppo facebook:  https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/
Baci a tutti <3

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Capitolo 16
*** Azzurro ***


CAPITOLO 16

AZZURRO

Pov Riccardo

Su una cosa sono sicuro, Alex è un dannato masochista. E’ disteso da circa due ore su quel dannato letto, non muove un muscolo e continua  a fissare il soffitto. Sembra immerso nel suo mondo, non lo vedevo in questo stato da moltissimo tempo. Prima del “fattaccio”, era un ragazzo davvero diverso da quello che è diventato oggi. Si fidava della gente, era altruista e soprattutto credeva sia nell’amicizia che nell’amore… Ora, invece,  è diffidente nei  confronti di tutti quelli che lo circondano, non sono neppure sicuro che si fidi veramente di me e degli altri componenti della band. Emetto un lieve sospiro, ma lui non sembra nemmeno accorgersene. Gli unici rumori che avverto nella stanza dell’albergo sono la pioggia che batte sulle vetrate della finestra e il respiro pesante di Alex. Ad un inesperto e sconosciuto occhio esterno, potrebbe  sembrare una situazione normale, un momento di relax. Potremmo apparire come  due semplici ragazzi che rimangono in silenzio per non sprecare inutilmente del fiato. Eppure… Nulla di tutto ciò potrebbe essere più falso. Questa è solo la calma dopo la tempesta.
Il mio migliore amico è distrutto e io so anche il perché. Poche ore fa mi ha raccontato del disastro che ha combinato con Sara… Quella povera ragazza sicuramente starà  soffrendo moltissimo… Farle credere che tutto quello che ci sia stato tra loro era tutto un capriccio è stato davvero meschino da parte di Alex, tuttavia nonostante ciò, provo pena per lui. Fino a pochi minuti ero impegnato a urlargli  ogni genere di insulto… Ora, invece, lo compatisco. Già, perché quello che è diventato è solo il frutto di tradimenti, di prese in giro, di mancanza di amore. Come si farebbe ad incolparlo, pienamente, per ciò che è accaduto?
“Alex, scusami se prima ho alzato il tono della voce. Potremmo chiarire?”.
Come previsto, nessuna risposta. C’era da aspettarselo, in fondo.
“Alex, gradirei una risposta.” Affermo, lievemente più scocciato.
All’ennesimo silenzio decido di avvicinarmi e di strattonarlo per una manica della felpa che indossa.
“Dannazione, Alex. Rispondi quando ti p…”.
Improvvisamente perdo la voce e le parole che stavo per dirgli cadono come farebbe un soldato atterrato, durante una battaglia, da un suo nemico.
Alex sta piangendo. Il mio migliore amico è davvero disperato.
Lo abbraccio perché è l’unica cosa che mi viene da fare in questo momento. Lui risponde lievemente alla mia stretta, per poi sussurrare con un tono di voce particolarmente basso:” Sono una cattiva persona… Vero?”.
Lo stringo a me con maggiore per forza, per poi dire:” No, non sei una cattiva persona, Alex. Sei solo ferito”.
“Io le farei del male….”. Sussurra, nuovamente.
Mi si stringe il cuore nel sentire il tono strozzato con cui pronuncia queste parole…
“Alex, se non provi non puoi sapere cosa potrebbe accadere…”.
Improvvisamente si allontana da me e alzandosi dal letto, si dirige verso la porta e prima di uscire definitivamente dalla stanza, afferma:” I mostri non cambiano”.
Pov Sara

Stranamente le lacrime scorrono da circa due ore ma non si fermano. Sembro un fiume in piena, non pensavo che un essere umano potesse espellere così tanta acqua. Sono sicura che presto avrò bisogno di bere un po’, altrimenti mi disidraterò  e poi come farò il compito di fisica, domani? Sorrido amaramente, mentre un altro singhiozzo sfugge al mio controllo. La professoressa De Marco sarà sicuramente entusiasta all’idea di trovarmi nuovamente impreparata nella sua materia. Altro singhiozzo. Magari riuscirà a mettermi un bel quattro e, finalmente, potrò piangere per motivi giusti.
Un altro singhiozzo più forte dei precedenti mi scuote. Non posso continuare così. Sto pensando a tutto fuorchè lui, eppure…
Il telefono suona  ininterrottamente da ore ma io non riesco a muovermi, figurarsi a parlare.
Quando mi sono affezionata così tanto ad Alex? Quando l’ho lasciato entrare nel mio cuore?
E’ tutto così strano, soprattutto per una come me, che non aveva mai sperimentato le gioie e i dolori dell’amore… Perché io sono innamorata, giusto? Spero vivamente di no, altrimenti sarà ancora più dura riuscire a togliermelo dalla mente.
Ad un tratto la porta della mia camera si spalanca e dall’uscio fa capolino un caschetto biondo.
“Porca miseria, mi spieghi perché non rispondi al telefono? Sono dovuta venire fino a casa tua perché tua madre è preoccupata, non capisce cosa ti sia preso e soprattutto il motivo per il quale…”.
Improvvisamente blocca il suo monologo, i suoi occhi nocciola, mi osservano e scrutano.
Come se avesse visto un fantasma, strabuzza gli occhi e mi fissa con una strana espressione, sembra preoccupata… Ho davvero una cera così orribile?
“Oh mio dio, che cosa ti è successo?”. Sussurra.
Tento di parlare ma visto che non esce nemmeno un suono dalla mia bocca, Laura si precipita verso di me e mi abbraccia. Di solito lei e i suoi abbracci sono sempre così caldi.
Perché in questo momento avverto solo tanto freddo?
“Cucciola, che cavolo è successo?”. Sussurra sempre più sconcertata.
“Alex…” MI schiarisco la voce.
“Che ha fatto… Quel..”. Urla Laura, già furiosa. Non voglio immaginare la sua reazione, quando le avrò  raccontato tutta la storia…
“Si stava baciando con un’ altra…”. Sussurro, mentre le lacrime riprendono a scorrere impetuose sul mio viso.
“Quel brutto….”.
“E ha detto che ero solo un capriccio”.
La sua espressione, in questo momento, è tutto un programma. Se non stessi piangendo forse scoppierei anche a ridere.
“Cosa? Lui si è preso il tuo primo bacio e ha il coraggio di dire che eri solo un misero capriccio? Ma si è visto? Sei tu quella che non merita un tipo del genere… Sai quanti ne puoi trovare di tipi come lui?
Amica mia, vieni qua”.
Laura torna ad abbracciarmi e ad urlare offese di ogni tipo ad Alex… Io, però stranamente, riesco solo a riflettere sull’espressione del frontman prima di dirmi definitivamente addio… Era così strano…
I suoi occhi erano lucidi… Perché?
Sospiro nuovamente. Sono troppo stanca per provare a pensare lucidamente in questo momento.
Lotta per quello che vuoi, tigrotta…
Perché questa dannatissima frase mi sta tormentando? Io lo dovrei odiare, dovrei odiare quel ragazzo che mi ha rapito il cuore… Ma come faccio? Mi sembra assurdo solo pensarci…  Sono sicuramente una masochista, cosa ci trovo ancora in un tipo del genere?
Forse  tieni così tanto a lui perché è stato l’unico che è riuscito a tirare fuori altri lati del tuo carattere, che è riuscito a sbloccarti. Che è riuscito a liberare la vera te stessa, dalle stesse catene che ti eri autoimposta…
La mia cara coscienza, probabilmente, ha ragione…
Lotta per quello che vuoi, tigrotta…
E se decidessi di affrontarlo ancora una volta? E se decidessi di lottare per lui?
Puoi farlo…
Con questi pensieri mi allontano dalla mia  migliore amica e, dopo averle sorriso dolcemente, affermo:”Laura, io esco devo fare una cosa importante”.
Lei mi guarda sconcertata,  cerca addirittura di bloccarmi la strada, ma io non  l’ascolto. Ho un compito da portare a termine.
POV ALEX

E’ in momenti come questi che mi viene voglia di scrivere. Ho solo voglia di liberare tutto quello che ho dentro me stesso. Anche perché, è da circa cinque ore che non faccio altro che prendermela con gli altri, accusandoli ingiustamente di colpe soltanto mie. Sono diventato un mostro e forse sarebbe meglio smetterla di autocommiserarsi. Ho fatto la cosa giusta, Sara non meritava un amico o… Un compagno come me… Lei merita di più. E’ così dolce, simpatica, peperina e dannatamente bella, perché dovrebbe lottare per un coglione  che è solo capace di far soffrire gli altri. L’ho tradita, le ho detto che per me era solo un capriccio e poi l’ho lasciata così da sola, con le sue lacrime.

Ti lascerei così
se mai ti lasciassi
Guardandoti negli occhi
ma senza abbracciarti


La penna scorre veloce, i miei pensieri prendono vita e, come se non esistesse altro al mondo, inizio a mettere nero su bianco i miei sentimenti.

Eviterei l'elenco degli errori
e dei danni
per non mortificare i traguardi


Gli errori sono stati commessi solo dal sottoscritto e, purtroppo, non posso più tornare indietro. Ormai ha conosciuto il vero me stesso.

E ripercorrerei
tutti gli attimi vissuti
come quadri alla parete
i miei ricordi impressi
Difenderei il mio cuore e il tuo
dagli insulti
che presi dalla rabbia
potremmo dedicarci


Sara, quanto ho condiviso con te. Sei  stata un boccata d’aria fresca per me… I momenti in cui ci prendevamo   in giro, tutti svaniti a causa mia… Riuscirai almeno a guardarmi in faccia?
Vorrei continuare a scrivere ma le lacrime sgorgano impetuose dai miei occhi, non riesco a fare niente .
Vorrei solo tornare indietro… Perché ho fatto una cosa del genere?
Adesso sto singhiozzando… Questo peso che mi opprime il petto è il minimo…. Mi merito tutto questo…
Una nuova lacrima scende silenziosa sul mio viso ma viene improvvisamente bloccata da qualcosa…
Alzo il viso verso l’alto e incontro…
L’AZZURRO.

Angolo autrice.
Scusate l’increscioso ritardo ma purtroppo non sono stata bene e dopo il periodo di malattia ho dovuto recuperare diversi compiti in classe. Vi chiedo umilmente scusa e vi ringrazio per essere rimasti.
Posterò molto più spesso, promesso.
Grazie a tutti, davvero. Un bacio.

 

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Capitolo 17
*** Scalfire la tua anima ***





Avviso: Leggete questo capitolo ascoltando la canzone Rock and Soul di Elisa <3

CAPITOLO 17: Scalfire la tua anima

Pov Alex

Non posso credere ai miei occhi… Sicuramente è solo un’allucinazione, un altro brutto scherzo del mio cervello totalmente compromesso. Sbatto le palpebre  a più riprese ma l’immagine di Sara è ancora nel mio spettro visivo. Le lacrime scorrono ancora sulle mie guance ma, talvolta, lei ne blocca qualcuna e l’asciuga con il pollice.  I suoi capelli rossi risplendono alla luce del sole e, mossi dal vento, sembrano delle fiamme ardenti, capaci di riscaldare persino me. I suoi bellissimi occhi azzurri mi fissano interrogativi e  mentre sbatte le palpebre, le sue lunghe ciglia, rivelano gocce cristalline. Sta piangendo anche lei ed è colpa mia.
Ad un tratto, però, come sempre, lei mi sorprende e mi sorride. E io non posso fare a meno di capitolare, il mio cuore non può fare a meno di accelerare i suoi battiti. E’ qualcosa di assurdo ma non riesco a fermarlo, anche se vorrei…  Vorrei poter essere indifferenze alle sue fossette, ai suoi occhi, alle sue labbra… A lei, ma non lo sono.
Non riesco a parlare e nessuno dei due riesce a spiccare una singola parola. Sono sorpreso, amareggiato e… felice. Sì, felice di vederla nonostante tutto quello che io abbia combinato. Non so perché è qui, probabilmente vuole solo rinfacciarmi il fatto di essere un doppiogiochista, un immaturo, un insensibile e avrebbe sicuramente ragione. Eppure, nonostante sappia tutte le offese che potrebbe rivolgermi e che  mi farebbero sentire peggio, non riesco ad essere triste, perché il solo vederla mi rende felice. Non so quando mi sono affezionato a lei, in questo modo. So solo che è entrata nella mia vita e l’ha stravolta, è arrivata come un uragano. Così diversa dalle altre, così dura eppure in fondo dolce. Con la mia stessa passione per il canto… Un’altra lacrima scende, senza preavviso, dai miei occhi. A quel punto,  però , perdo il fiato. Sara mi abbraccia e io non posso fare a meno di ricambiare. Spalanco gli occhi sorpreso e allo stesso tempo soddisfatto. Il suo profumo alla vaniglia invade il mio campo olfattivo e non posso fare a meno di ricambiare. Una domanda però  mi sorge spontanea… Perché? Perché dopo tutto il male che ti ho fatto sei ancora qui… Perché non mi abbandoni, in fondo lo fanno tutti. Non ti merito e soprattutto non potrei darti l’amore di cui necessiti…
Questi pensieri si riflettono sulla mia espressione del viso, che si contrae, e non riuscendo più a trattenere tutte queste considerazioni, esclamo:”Perché?”.
La mia voce è molto bassa e rauca ma Sara riesce a sentire perché si stacca leggermente da me e, ponendosi a pochi centimetri dal mio viso, sussurra:” Perchè, una persona, un giorno, mi disse di lottare per quello che volevo…”. Sussulto alle sue parole e lei, sorridendomi dolcemente, si siede accanto a me.
Restiamo alcuni secondi in silenzio, fino a quando, lei non lo interrompe, esclamando:”Perché hai fatto quella cosa con quella ragazza? Insomma, prendimi pure per una stupida, un’illusa, ma io sono sicura che, tu abbia provato qualcosa quando eravamo insieme.  Io ho visto come mi hai guardato quando mi hai detto addio, non era un’espressione soddisfatta, era delusa e sofferente. Non sono sicura che tu voglia avermi vicino a te, però io…”.
Blocco il fiume delle sue parole e sussurro:”Hai ragione… Ero deluso e amareggiato da me stesso”.
Tanto vale essere sincero per una volta in vita mia.
“Tu… Mi stai dicendo che ti sei pentito di quello che hai detto o fatto? Se eri triste….”. La sua voce si affievolisce.
La interrompo, ed affermo:” No, non mi sono pentito”.
Mi volto per vedere la sua reazione e i suoi occhi delusi, mi colpiscono come uno schiaffo.
Inspira profondamente e mi aspetto che si alzi e se ne vada via… Invece...
“Potresti almeno provare a spiegarmi cosa circola in quel cervello che ti ritrovi? Voglio dire, fino ad adesso sono rimasta molto calma. Sto cercando di capirti perché prima dici delle cose e poi me ne fai capire altre. Hai appena detto che eri triste per aver commesso quell’errore con quella ragazza, però non  te ne sei pentito. Mi hai detto di lasciarti in pace perché ero solo un capriccio e invece ora ti ritrovo qui, in lacrime. Oddio, non  so nemmeno il  motivo per il quale tu adesso stia piangendo però deduco sia a causa mia, fermami se sto sbagliando”.
Si blocca e io non cerco nemmeno di contestare quello che sta dicendo, perché so che è tutto così maledettamente vero.
Dopo un po’ inspira e continua:” Bene, pensavo di stare facendo la figura della cretina. Io voglio solo capire perché, perché hai deciso di troncare tutto. Non ti piaccio, abbastanza?”.
“Non è per questo, tu mi piaci molto”. Sussurro.  A questo punto vedo che i suoi occhi, come la sua bocca, si sgranano.
Non sa che dire dopo  questa confessione, non se l’aspettava, proprio come il sottoscritto.
“Allora… Perché… Tu…”. Balbetta, e io sorrido. Sorrido sfacciatamente perché adoro il suo essere aggressiva e allo stesso tempo timida.
Lei prende la mia espressione come una presa in giro, infatti mette il broncio. A quel punto scoppio a ridere e lei fa per alzarsi, ma la blocco prontamente per il polso, perché non posso farne a meno, non voglio che se ne vada.
“Scusa, ridevo per la tua espressione. Comunque io non ho intenzione di avere una relazione seria con te, non perché tu non mi piaccia ma perché non voglio stare più con nessuno. Quella ragazza che hai visto prima, l’ho usata per farti allontanare da me… Perché non volevo che tu ti affezionassi ulteriormente al sottoscritto…”.
“Ma io mi sono già affezionata a te…”. Di fronte a questa risposta, stringo più forte il suo polso e abbasso il capo, esclamando:” Tu non mi conosci, io non sono più fatto per  amare. Innamorati di un ragazzo normale, sei ancora in tempo…”.
“Io non voglio innamorarmi di un ragazzo normale. Purtroppo mi piace un emerito cretino, ma non ci posso fare niente. “.
Sorriso di fronte alla sua sfacciataggine e, sussurro:” Ti piace un mostro?”.
Di fronte alla mia rivelazione, sgrana gli occhi e, dopo avermi fissato per un paio di secondi,  libera il suo polso dalla mia stretta e mi da uno schiaffo.
Sì, mi ha appena schiaffeggiato.
Mi alzo furioso, perché se c’è una cosa che odio è la violenza fisica, e le urlo:” Ma sei impazzita? Che cazzo ti salta in testa?”.
Lei non risponde, mi fissa neutrale mentre alcune lacrime scorrono sulle  sue guancie, poi afferma:” Dì un’ altra volta che sei un mostro e ti lancio una sedia!”.
Sgrano gli occhi sorpreso, mentre lei continua a fissarmi trucemente. Poi affermo:” Ho detto solo la verità”.
Mi preparo a parare un altro schiaffo, che però non arriva.
Infatti, sorprendendomi nuovamente, lei mi sorride e afferma:” Tu saresti un mostro? Tu che mi hai aiutato a liberarmi dai fantasmi del passato? Tu che mi stai aiutando a sbloccarmi e a cantare con il cuore e non solo con la voce? Tu che sei stato sempre pronto ad aiutarmi per poi sminuire i tuoi gesti, con prese in giro varie. Beh, se questi sono i mostri, sono contenta di amarne uno”.
Sgrano gli occhi e mi lascio scappare un sussurro:” Tu non puoi…”.
“Perché non posso? Perché non posso amarti?”. Esclama con un’espressione infastidita.
“Tu non sei innamorata di me, non puoi esserlo!”. Urlo, in preda al panico.
“E invece lo sono, perché non potrei esserlo? Non solo alla tua altezza?”. Sussurra tristemente.
“Non è per questo, dannazione. Sono io che non sono in grado di amare gli altri, perché disprezzo me stesso e quello che sono diventato. Non mi fido di nessuno e non mi confido nemmeno con i miei migliori amici…  Ti prego allontanati da me, prima che ti ferisca”.
“No, non lo farò, mi dispiace ma non ti credo. Sono sicura che non sei un essere tanto spregevole. Io ho sempre visto un ragazzo spiritoso, certo un po’ stronzo ma mai irrispettoso.”.
“Ma se ti ho ferita? Ho tradito la tua fiducia, e non te ne sei resa  nemmeno conto”.
“Ti sbagli, adesso ho capito perché lo hai fatto. Io voglio sapere perché sei così, perché non ti fidi di nessuno e perché non riesci ad amare”.
Socchiudo gli occhi per alcuni secondi, non sono pronto a raccontare a qualcuno la mia storia. Non sono pronto ad aprirmi con lei. Non voglio rivivere il disprezzo di una vita passata che, per fortuna, adesso non mi appartiene più. Voglio solo dimenticare, rimanere da solo… Oh Sara, perché sei entrata nella mia vita?
“Ti prego lasciami entrare nel tuo cuore…”. Sussurra.
“Non posso, quel cuore è troppo freddo ormai. Non batte per niente e per nessuno..”.
“Non è vero… Io so  che batte, l’ho sentito quando ci baciavamo. Il tuo cuore correva veloce, quasi quanto il mio. Ti prego, abbi fiducia in te”.
Le sorrido ma scuoto la testa.
“Allora se non capisci parlando, te lo farò capire cantando”.
Alzo un sopracciglio scettico e la fisso mentre prende il suo cellulare e fa partire una canzone  che riconosco subito: è Rock your Soul, di Elisa.
 
Tanto più penso, tanto meno capisco                                       
Se sono capace di agire 
Sono la regina del mio mondo 
Lascio che piova sulla mia pelle 
Non mi lascio abbattere 
Non mi lascio abbattere 
Voglio semplicemente essere una cosa con te 
Una cosa con te.

 
 
Traduco mentalmente quello che Sara sta cantando con la sua splendida voce. E’ testarda, non c’è che dire, ma forse questo suo continuo insistere è motivato anche dal fatto che io le dico una cosa ma le dimostro tutt’altro. Anche io vorrei poter amare, essere una cosa con te, ma non ce la posso fare. Tu sei la regina del tuo mondo ma non riusciresti ad essere anche la sovrana del mio cuore, perché io un cuore ormai non ce l’ho più.

E tutto quello che voglio è scuotere la tua anima 
Tutto quello che voglio è scuotere la tua anima 
Tutto quello che voglio è scuotere la tua anima 

 
Ripete questo ritornello più e più volte, sempre più convinta di quello che sta esprimendo. E’ davvero brava per un momento riesce a convincere persino me, mettendo  in dubbio le mie idee… Non so che fare o che dire, lei mi guarda sorridendo e armonizza ogni singola frase nel miglior modo possibile. Posso affermare, con sicurezza, di non averla mai sentita cantare in questo modo.

Mi sento più vicina alle nuvole 
Sto toccando le foglie più alte 
Sulla cima degli alberi 
È la mia liberazione di desideri 
Lasciamo che piova sulla nostra pelle 
Mi stai tenendo per mano 
Ti sto tenendo l’anima 
E mi sento come se fossi una cosa sola con te 
 

Mi prende per mano, e continua a cantare mentre una lacrima scende silenziosa sulla mia guancia.
Perché Sara mi fai questo? Io non voglio amare… Io non posso soffrire di nuovo… Non voglio essere ferito o pugnalato. Tu sei diversa ma… Non so fino a che punto, non so se posso fidarmi di te, non so se posso fidarmi di me stesso.
Vorrei solo… Averti incontrata prima.
Termina il ritornello e mi abbraccia. Io non riesco a muovere nemmeno un muscolo perché, in fondo, c’è riuscita…  A scuotere la mia anima.
 
Angolo autrice
Ciao, scusate il ritardo. Volevo ringraziarvi per non avermi abbandonata e per avermi aspettata.  Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Sara e Alex, stanno facendo progressi, secondo voi?
Vi prego se, vi va, lasciate una recensione, per me i vostri commenti sono molto importanti.
A presto ( si spera xD)
P.s : Dedico questo capitolo a tutte le sognatrici che lottano per il loro amore, a tutte le persone che non hanno paura di osare perché provano qualcosa di forte, a tutte le ragazze che, si sentono inappropriate, poco attraenti. Sappiate che non è così, ognuno di noi ha qualcosa di speciale, quindi non demordete, abbiate fiducia in voi stesse. Ve lo dice una che, purtroppo, non ha molta autostima ma che allo stesso tempo dovrebbe cercare di lottare di più per quello che vuole. Perché vivere di rimorsi non è bello.
Baci <3
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Black and... White ***




 

CAPITOLO 18: Black and... White

 
POV SARA
Lo sto abbracciando e mi sento a casa. Non ho mai provato una sensazione del genere, non ho mai avvertito le pulsazioni del mio cuore correre così velocemente, sembrano dei cavalli imbizzarriti che non riescono ad essere placati nemmeno dai loro padroni.  Sorrido, avvertendo la sua stretta sui miei fianchi, aumentare. Si è lasciato andare, almeno in parte. Sento ancora quel muro che ha issato contro tutti  e tutto ma avverto anche che qualcosa è cambiato tra di noi.
Alla fine si stacca dal mio corpo  e a quel punto avverto intorno a me il gelo, placato, solo in parte, dai suoi occhi che continuano a fissarmi speranzosi.
“Vuoi dirmi qualcosa in più di te?”. Affermo, con voce parzialmente spezzata. Sto tremando e non certo per il freddo.
Alex, abbassa lo sguardo. Sembra stia rimuginando su qualcosa, purtroppo non so su cosa. Alla fine rialza il viso e mi fissa intensamente per poi dire:” Sara, per ora non voglio dirti niente. Solo che la mia adolescenza non è stata facile e che sono cambiato per alcuni avvenimenti che hanno sconvolto la mia vita. Le uniche persone di cui mi fidi ancora sono i miei compagni di band. Non me la sento di confidarmi con qualcun altro e soprattutto di rivangare il passato. Ti ringrazio per tutto quello che mi hai detto ma non mi sento ancora pronto a corrispondere i tuoi sentimenti…”.
A questo punto fa una breve pausa, ma avverto indistintamente il sospiro che fuoriesce dalle sue labbra prima di continuare il suo lungo e doloroso monologo.
Ha appena detto di non provare niente per me. Di non riuscire ad amarmi. Quindi… Tutto quello che ho fatto o che sto facendo è stato inutile. Ho solo contribuito a incasinargli di più la vita…
Che stupida ed io che pensavo… Una lacrima scende, senza che io riesca in alcun modo a fermarla.
Sto per alzarmi perché non voglio dargli ancora un’altra ragione per reputarmi una stupida. Non voglio che mi guardi con pietà.
Alex si accorge del mio movimento e, inizialmente, sembra anche che voglia fermarmi. Infatti solleva  un braccio per bloccare il mio polso ma, poi, lo riabbassa.
“Scusami… Non voglio ferirti ma per ora è così. So cosa vuol dire amare, un tempo ero innamorato di una ragazza e posso affermare con assoluta certezza che non è minimamente paragonabile a quello che provo per te. Con lei era tutto diverso, ti giuro che non vorrei farti soffrire. Sei la cosa più bella che mi sia capitata dopo tanti anni ma… Non voglio mentirti. Mi piaci però…”.
Non lo lascio continuare e fermo il suo  inutile farneticare, mettendogli un dito sulle labbra.
A quel punto gli sorrido e mi alzo dalla panchina su cui ero precedentemente seduta.
C’è stato un momento, in cui ho davvero pensato che lui provasse qualcosa di sincero nei miei confronti.
Stava piangendo per me, mi guardava in un determinato modo e… Le sue parole…
Lui cercava solo di non ferirmi, mi voleva allontanare non  perché avesse paura di quello che poteva provare nei miei confronti ma perché aveva capito che io mi stavo innamorando di lui… Mentre lui, beh provava solo una spicciola attrazione.
Le lacrime ricominciano a scorrere impetuose.
Sono ad un punto di non ritorno, quando, improvvisamente, avverto due mani afferrarmi per i fianchi.
“Sara io non voglio perderti. Sono sinceramente affezionato a te, dammi del tempo. Ok?”.
Sorrido e mi rigiro sempre tra le sue braccia.
“Non si può creare l’amore dal nulla. Puoi solo donarmi la tua amicizia, Alex. Sta a me decidere se posso accettare tutto questo oppure… Oppure no.  Quella che ha bisogno di tempo sono io. Adesso lasciami, per favore”. Sussurro queste semplici parole per poi avvertire la sua presa  diminuire sempre di più.
Mi volto e corro verso casa mia.
Stupida, stupida, stupida mi ripeto a ritmi regolari.
Appena giungo nella mia abitazione, mi precipito verso la mia camera. Non voglio farmi vedere dai miei genitori in queste condizioni, non voglio che  soffrano per me.
Mi rinchiudo nel mio angolo di paradiso, nel mio rifugio, per poi accucciarmi in un angolino e scivolare lentamente verso il pavimento.
Sembrerebbe proprio la descrizione di una di quelle scene  strappalacrime presenti  nei libri romantici ma, in questo caso, non lo è. Il mio gesto è una delle poche cose che faccio quando mi sento a disagio, quando sono triste o spaventata. Fin da piccola, quando avevo difficoltà a reggermi in piedi o a parlare, mi piaceva gattonare per casa e nascondermi negli angoli più reconditi della mia abitazione. Mi piaceva restare sul pavimento, nascosta, riparata da tutto e da tutti.
In questo momento mi sento così. Con le ginocchia al petto e la testa appoggiata al muro, continuo a ripetermi di essere stata una vera idiota. Come ho potuto non capire tutti quei messaggi che mi mandava? Lui non era innamorato di me, non era interessato ad avere una relazione. Lui cercava solo l’affetto che io ero in grado di dargli.
Tra i mille pensieri che mi passano per la mente, c’è anche il disprezzo per la sua ex ragazza. Sono sicura che non può averla lasciata lui perché è chiaro che la ami ancora. Quindi è stata lei… Scoppio a ridere tra le lacrime, singhiozzando sempre più forte. Quella tizia non ha nemmeno idea di cosa ha perso.
Io potrei dargli il cuore, l’anima, non tradirei mai la sua fiducia. Eppure… Eppure lui non mi ama.
Forse non sono abbastanza bella? O forse non sono alta? O sono troppo stramba?
Tutti interrogativi a cui non avrò mai una risposta.
Dopo dieci minuti, durante i quali rimango raggomitolata a terra, mi alzo, mi riaggiusto il trucco e afferro le mie cuffiette.
Mi dirigo in cucina e inizio a cantare. Mia madre mi guarda con un sopracciglio alzato, capisce che c’è qualcosa che non va. Io mi avvicino a lei e tirandola per un braccio, inizio a volteggiare sulle note della canzone che sto ascoltando. Lei non fa domande, mi osserva pensierosa, poi si lascia andare e iniziamo a fare le pazze per tutta casa. Se c’è una cosa che amo di questa donna è la capacità con cui riesce a comprendermi. Sa che mi è successo qualcosa, ma non chiede nulla perché reagirei male, scoppiando a piangere o urlando.
Alla fine, ormai  stanche, ci sdraiamo sul divano. Mia madre mi abbraccia e, baciandomi i  capelli, dice:” Andrà tutto bene…”. E per qualche motivo, in quel momento ci  credo davvero.

Una settimana dopo…

“Sara, mi stai ascoltando, vero?”. Afferma la mia amica Laura.
Come al solito sono distratta e non la stavo ascoltando, ma annuisco ugualmente. Non ho voglia di sorbirmi un altro rimprovero.
Lei ricomincia a parlare, come se  niente fosse. Abbasso il capo e faccio finta di prestarle attenzione.
Lo so, sono un’amica pessima ma, purtroppo, non riesco a concentrarmi su quello che sta dicendo, sono troppo impegnata ad evitare una certa persona per i corridoi della scuola.
Da una settimana esatta ho smesso di andare alle lezioni  di canto di Alex, per ora non ho intenzione di vederlo.
Mi farebbe troppo male.
Rilascio il fiato, che avevo precedentemente trattenuto, appena arriviamo in classe che, stranamente, ormai considero uno dei pochi posti sicuri di questa dannata scuola.
Mi lascio scivolare sulla sedia, giusto in tempo per l’arrivo della mia adorata prof di Matematica, la De Marco.
Stranamente la vipera ha uno strano sorriso. Alzo un sopracciglio, lanciando una strana occhiata a Laura, seduta accanto a me, lei fa altrettanto. Tutti siamo stupiti, di fronte a questa nuova versione della De Marco.
“Allora ragazzi, vorrei darvi una buona notizia, oggi”. Prorompe la vipe... Ehm la nostra prof.
Sono preoccupata. Voglio dire già è una cosa strana che abbia un sorriso stampato in faccia ma addirittura belle notizie…
“Da oggi in classe avremo un nuovo alunno, molto meritevole. Ha una borsa di studio e, nonostante la nostra scuola abbia numerosi talenti in campo letterario  e matematico, posso affermare con certezza che lui sia davvero un ragazzo eccezionale”.
Ha gli occhi a cuoricino… Bleah…
Sicuramente sarà un secchione… Con gli occhiali, i brufoli l’aria snob e… Speriamo non abbia anche l’abitudine di scaccolarsi in classe. Porca miseria, se c’è una cosa che odio più della De Marco sono i tipetti che si credono chi sa chi perché magari ne capiscono di equazioni di secondo grado fratte, letterali e… Basta mi viene la nausea solo a nominarle certe cose…
“Vi presento Luca White”.
Un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi azzurri entra dalla porta dell’aula.
Ehm… Non è esattamente come lo avevo  immaginato… Sento dei sospiri da parte delle mie compagne e scoppio a ridere, attirando l’attenzione della prof che mi guarda trucemente. Il ragazzo invece alza un sopracciglio e mi sorride. Ok, ha veramente un sorriso da oscar.
Non avrei mai immaginato che i secchioni potessero anche essere ali, muscolosi, senza occhiali e soprattutto senza brufoli. Nella vita si imparano tante cose…
La prof fa le presentazioni di rito, per poi chiedere al nuovo arrivato il luogo dove si sarebbe votuto sedere.
Sicuramente sceglierà uno tra  i primi banchi. Sarebbe una tipica scelta da ragazzo studioso.
“Ehm, vorrei sedermi vicino a quella ragazza dai capelli rossi. Quella negli ultimi banchi a desta”.
Ultimi banchi a desta… Strano. Ho sbagliato di nuovo, possibile che non ne azzecchi nemmeno una su di lui?
Aspetta un fottuto attimo ma… Sono io quella con i capelli rossi.
Sgrano gli occhi mentre Luca  o come si chiama mi fa un sorriso e un occhiolino per poi sedersi, abbastanza velocemente,  al suo nuovo banco.
Un’ondata di colonia mi coglie impreparata.
“Ciao, mi chiamo Luca”. Il ragazzo si presenta, amichevolmente.
Io mi giro verso di lui e gli faccio un cenno di saluto con il capo, per poi dire:” Io Sara”. Mi  rigiro verso  la prof ma lui richiama nuovamente la mia attenzione con la voce divertita ma decisa al tempo stesso.
“Spero di non averti turbata mettendomi vicino a te ma… vedi… io odio i primi banchi…”. Mi rigiro verso la sua direzione, esclamando:” A chi lo dici”.
“Sai, la prof mi guardava in modo strano e le altre ragazze sembravano più lupi affamati, inoltre i ragazzi o  mi scrutavano come se fossi un intruso oppure pensavano a scaccolarsi… Quindi…”.
Scoppio a ridere, silenziosamente.
Lui mi sorride, per poi girarsi verso la prof.
Oggi ho scoperto una nuova cosa: mai giudicare un libro dal titolo. E non ho sbagliato il proverbio in quanto,  in questo caso, si tratta proprio di questo perché la copertina, beh… E’ tutto un programma.
 
Angolo autrice.
Scusate, come sempre, per il ritardo. Finalmente è arrivata l’estate, quindi udite udite, a parte imprevisti spero di aggiornare come minimo una volta a settimana.
Che ve ne pare di questo capitolo? Alex ha detto a Sara di non provare amore nei suoi confronti… Voi cosa ne pensate? Spero di leggere un vostro commento. Nello scrivere questo capitolo, soprattutto nel primo pov  di Sara, ci ho messo l’anima. Mi sono commossa, forse perché ho visto me in lei.
Spero di avervi emozionato almeno un po’… <3
E cosa ne pensate di Luca White… ;) Lascio a voi qualunque commento sul suo conto. Per ora, voglio essere misteriosa.
A presto, bellissime. Non potete immaginare quanto sia contenta di avervi come lettrici.
Alexiases

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Capitolo 19
*** Amore altrove ***


CAPITOLO 19: Amore altrove

 
POV SARA
E’ passata esattamente una settimana dall’arrivo del nuovo alunno. La nostra classe è ancora in subbuglio, o meglio il genere femminile è particolarmente attivo. Voglio dire, capisco che sia un bel ragazzo, inoltre è anche intelligente, divertente e disponibile però, a tutto c’è un limite.
“Sara, hai visto Luca? Volevo consegnargli  questi appunti, gli ho fatto una piantina della scuola in caso si dovesse perdere. E’ qui da così poco tempo!”. Alzo un sopracciglio, scuotendo la testa.
Quando dico le cose, purtroppo, non esagero mai. Il senso di disegnare una piantina della scuola, dopo una settimana dal suo arrivo, che senso potrà mai avere?
La ragazza che mi ha appena posto la domanda, fa una faccia abbastanza dispiaciuta, poi si allontana.
Sbuffo per l’ennesima volta, non ce la faccio più.
Oltre a risolvere i miei problemi devo anche fungere da centro informazioni. Già, sembro una centralinista.
Purtroppo, essendo la compagna di classe del nuovo playboy della scuola, tutte le ragazze mi chiedono dove sia, cosa faccia, quante volte raggiunge il cortile della scuola, quali sono le sue materie preferite e blah blah  blah.
Un giorno di questi, probabilmente, risponderò, ad una di loro, in maniera non proprio gentile.
Continuo a sfogliare il libro di matematica in cerca di un’illuminazione dal cielo. Oggi la mia adorata prof di matematica mi dovrebbe interrogare, il problema è che non so niente.
E non è assolutamente un disagio provocato da uno  scarso impegno, ieri sono stata tutto il pomeriggio sui libri.
Devo avere proprio qualche problema  con le materie scientifiche.
“Sara, tutto bene?Hai bisogno di aiuto?”. Un paio di occhi azzurri fanno capolino nel mio spettro visivo.
“No, purtroppo anche se mi mettessi di impegno, il quattro in matematica non me lo leverebbe nessuno”. Sbuffo, seccata.
“Sono sicuro che, con un adeguato supporto, potresti farcela. Vuoi che ti dia ripetizioni?”. Eccolo il sorriso da premio oscar che fa capitolare ogni ragazza. Personalmente lo considero troppo appariscente, troppo perfetto. Non ha niente a che fare con quello di…
Mi tiro uno schiaffo, mentre Luca mi fissa scioccato.
Non posso nominarlo, non devo. Lui non fa più parte della mia vita.
“Hey Sara, hai cambiato completamente espressione. Ti senti bene?”. Il mio nuovo vicino di banco ha uno sguardo preoccupato. Ovvio, quando penso a lui, il mio viso assume  una strana piega malinconica.
“No, tranquillo sto bene. E per le ripetizioni, non preoccuparti. Vedrò di sbrigarmela da sola”. Gli faccio un grosso, quanto finto, sorriso, sperando che non riesca a scrutarmi dentro, come una certa persona.
Lui non sembra accorgersi del mio disordine interiore, infatti ricambia il mio sguardo, per poi esclamare:”Come vuoi, se hai bisogno di aiuto, io ci sono”.
Proprio in quel momento la campanella suona e, puntuale come un orologio svizzero, si presenta al nostro cospetto la vip… Accidenti, finirò davvero per chiamarla così, un giorno di questi.
Dicevo, la mia condanna a morte è firmata, è appena entrata la De Marco e non sembra nemmeno di buon umore.
Faccio un sospiro, che non sembra sfuggire alla mia amata prof, che mi guarda tra il famelico, il disgustato e il divertito.
Bene, ottimo inizio.
“Signorina Sara, oggi è il suo turno di venire alla lavagna. Prego,si alzi ”. Oddio, mi  ha chiamata per nome. Non è per niente un bel segno.
A passo di marcia funebre mi reco verso il mio patibolo. Prendo, con la mano che trema leggermente, un gessetto e, dopo un sospiro, mi giro verso il mio aguzzino.
Non scherzo quando dico che la mano non è ferma. Sono agitata, probabilmente è una della ultime interrogazioni del quadrimestre e se non prendo almeno un sei, con la media che mi ritrovo, sono fregata.
“Bene. Sara  svolgi, per prima cosa, questa semplice disequazione letterale”. No, tutto ma le disequazioni letterali no!
Prendo in mano il libro e inizio a trascrivere il testo dell’esercizio. Accidenti, cosa devo fare come prima cosa? Mi sembra che queste si dovrebbero discutere, quindi dovrei calcolarmi prima il delta. Però c’è un problema, c’è una lettera anche al termine con la x alla seconda. Quindi dovrei occuparmi prima di quello.
Accidenti, cosa cavolo devo…!.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta della classe che si spalanca, rilascio il fiato che avevo precedentemente trattenuto.
Mi giro e, purtroppo, questa volta, è il mio cuore che si blocca.
In classe sono appena entrati i Leones, al completo.
“Buongiorno professoressa, ci scusiamo per averla interrotta”. Ad intervenire per primo è Riccardo, gli sono grata. Il suo sguardo, in questo momento, mi crea abbastanza disordine in testa. Figurarsi sentire la sua voce.
“Ormai lo avete fatto, cosa volete?”. Vipe… Ehm, antipatica come al solito la mia adorata prof.
“Non volevamo interrompere la sua lezione ma, come sa, siamo agli sgoccioli, per quanto riguarda il concerto di beneficenza. Avremmo bisogno delle persone che devono cantare e, quindi, anche dell’alunna che sta interrogando”.
La De Marco mi fissa, strabuzzando gli occhi. Probabilmente se fosse uno di quei cartoni in bianco e nero di un tempo, sarebbe descritta con il fumo che le esce dalle orecchie.
“Mi dispiace, ma non si può. La sto interrogando”.
“E non potrebbe finire di interrogarla un altro giorno? Noi non siamo sempre a scuola e avremmo bisogno di provare, altrimenti il concerto sarà solo un disastro”. Esclama Alex, leggermente stizzito. Io non lo guardo, non voglio. Stranamente, però, avverto il suo sguardo sul mio viso.
“Come si permette ragazzino? Ma sa con chi sta parlando?” Esclama, la mia prof.
“Sì, con la mia ex, quanto esaurita, prof di matematica”. Sussurra, Alex. Sono sicura che starà sfoderando il suo miglior ghigno.
L’intera classe scoppia a ridere, io compresa.
“Come ti permetti, ragazzino? Sei solo un montato, non credere di essere cambiato da quando eri un mio alunno.  Potrai essere diverso esteriormente, ma non mentalmente. Sei il solito…”.
“Prof, mi scuso per la maleducazione del mio compagno di band”. Ad intervenire, per smorzare la situazione è Lorenzo.
La prof sembra tranquillizzarsi, leggermente. Già mi sembra che circolassero delle voci sul fatto che il batterista dei Leones fosse stato, un tempo, uno dei migliori alunni dell’Istituto.
“Mi scuso a nome di tutti i miei compagni di band ma, purtroppo, la situazione è abbastanza drammatica. Avremmo bisogno urgentemente della sua alunna, per provare. Non so davvero come giustificarmi ma…”.
“Non preoccuparti Lorenzo, potete andare. Bastava solo un po’ di educazione e ve l’avrei mandata immediatamente”.
Alex, sussurra delle cose a mezza voce, non riesco a capire esattamente cosa. Lorenzo e gli altri, invece, ringraziano la mia prof.
Io mi precipito in corridoio, per poi esclamare:”Grazie mille, Lollo, mi hai salvata!”.
Lui mi fa un gran sorriso, mentre io corro verso la palestra. Non voglio averlo vicino, avrei preferito, mille volte, l’interrogazione di matematica a tutto questo. Dannazione.
Raggiunta la destinazione prefissata, mi accomodo insieme alle altre coriste e cantanti.
Sono agitata, le mani continuano a tremarmi e sto sudando.
Mi sento stupida, eppure non riesco a mantenere la calma. Il pensiero di vederlo, dopo una settimana, mi provoca disagio ma anche… No!
Devo solo apparire rilassata e spensierata. Il consiglio di Francesco e Laura è stato questo. Non devo sembrare turbata o altro. Non deve vedere che sto male per lui, non deve essere a conoscenza del male che mi ha fatto.
“Bene, ragazzi. Per prima cosa voglio dirvi che siamo molto in ritardo con i brani e i singoli da provare. Soprattutto perché il festival è agli sgoccioli. Quindi, mi raccomando, impegnatevi al massimo”. Afferma Alessandro.
Io annuisco, mentre avverto uno sguardo su di me e so anche di chi è.
Ma che cavolo vuole, deve solo ignorarmi. Sono stanca.
“Sara, incominciamo da te. Mi sembra che avevi un duetto con Alex, giusto? Quello non lo avevamo mai provato”.  Il mio respiro si spezza, presa dalla confusione avevo completamente dimenticato del brano in comune con Alex…
“Non potrebbe farlo qualcun altro?”. Le parole mi escono come un flebile sussurro, come una preghiera.
Tutti mi fissano stralunati, per le altre sarebbe un piacere cantare con lui mentre, per me, è solo una sofferenza.
“No, abbiamo poco tempo a disposizione. Avevamo già prefissato che lo avresti fatto tu, te n’eri dimenticata?”. Ad intervenire, con la sua gelida voce, è proprio il mio peggior incubo.
Annuisco, arrendendomi definitivamente. Se facessi vedere il mio turbamento, sarebbe soltanto un’altra vittoria per lui. Scuoto la testa e afferro il leggio.
Mi metto di fianco a lui e, insieme, cominciamo a cantare. La canzone è: l’amore altrove.

Ma chi siamo noi in questo universo 
per pretendere tutto e pretenderlo adesso 
E le stelle ad un tratto hanno smesso persino di indicarmi il percorso che tu chiamavi destino. 
 
Alex comincia a pronunciare le prime parole. Sembra turbato, proprio come richiede la canzone.
E’ confuso, smarrito. Come se avesse perso davvero il percorso della sua vita, come se non sapesse, neanche lui, cosa vuole. Io, però, continuo a non guardarlo. Nonostante il tono della sua voce sembri quasi spezzata.
A quel punto attacco io, con la mia strofa.

La colpa qui è di nessuno, abbiamo entrambi sbagliato e se da te ho preso tutto l'amore che ho meritato 
E perché anch'io io d'altro canto 
ti ho dato tutto il mio mondo, 
adesso urlo da sola 
con le mi impronte sul muro. 

Sorrido, mentre canto questi pochi righi che sembrano essere stati scritti proprio per me.
Nessuno ha la colpa di quello che è successo. Semplicemente lui non è riuscito ad innamorarsi di me.
Ho saputo sfruttare ogni minimo istante con lui. Anche la più piccola ed insignificante litigata, per me, è stata molto importante. Ti ho dato me stessa, il mio cuore, ma non è bastato.
Adesso urlo, piango ma non te lo posso dimostrare. Perché, in fondo, tu non hai nessuno colpa di tutto ciò, sei stato sincero.
Insieme attacchiamo il ritornello e ci voltiamo, inconsciamente, verso le reciproche posizioni.
Non dovrei farlo ma la sua voce mi chiama e non posso non accettare il suo invito. Farei una violenza al mio cuore, a me stessa. D’altronde la musica è sempre stata la mia valvola di sfogo.

E non importa se sono più bravo 
a parlare o a lasciare cadere 
ogni tua minima provocazione 
che mi ferisce anche senza colpire 
Noi cercheremo l'amore altrove 
Solo una cosa rimane sicura 
ognuno avrà la propria vita 
e proprio questo fa paura 

Ci stiamo guardando negli occhi, per la prima volta, dopo una settimana.
Non posso fare a meno di sentire il mio cuore che batte velocemente. Perché, perché mi sono innamorata di te? Io, che non avevo mai provato alcun interesse per un ragazzo, io che avevo come unico obiettivo quello di diventare una scrittrice, io con le mie paure e la mia timidezza.
E’ assurdo. Non riesco minimamente a pensare al fatto che troverò l’amore altrove, come dice la canzone, fa troppa paura pensare di allontanarmi da te.
Perché mi guardi anche tu come se fossi importante?  Perché non la finisci di illudermi?
Il mio sogno ad occhi aperti si blocca, nel momento in cui Lorenzo ferma la base.
Insieme ci voltiamo nella sua direzione, mentre sentiamo uno scroscio di applausi.
“Complimenti, siete stati bravissimi”. Afferma, Lorenzo.
Io abbasso il capo imbarazzata e sto per allontanarmi da Alex, ma la voce di Francesco mi ferma:” Sara, aspetta. Volevo informarti che stasera si terrà una festa al liceo, lo so sembra una notizia alquanto inaspettata, però, come ben sai, noi siamo così, imprevedibili.”.
Nel dirlo mi fa un leggero sorriso.
“Ci piacerebbe che tu, insieme agli altri ragazzi veniate. Non è nulla di impegnativo. Solo che, visto che dobbiamo partire per un paio di giorni, vogliamo festeggiare insieme a tutti voi”. Afferma, Lorenzo.
“Potete venire accompagnati”. Continua Riccardo, facendomi l’occhiolino.
Non voglio partecipare a nessun party, almeno non in questo momento.
“Io non penso di..”.
“Certo che verrà”. Una voce fin troppo conosciuta mi interrompe.
“E tu chi sei?”. Chiede Alex.
“Un compagno di classe di Sara, piacere mi chiamo Luca. Stasera l’accompagno io alla festa. Ora, se volete scusarmi, ve la devo rubare, perché la prof De Marco sta dando letteralmente di matto. Ho cercato di trattenerla, ma è inutile”. Scoppia a ridere insieme a tutta la band, ad eccezione di Lorenzo e del frontman.
“E come mai sei venuto tu?”. Domanda, sempre il cantante. Quante domande che fa! Non può semplicemente starsene zitto?.
“Mi sono offerto io di chiamarla, d’altronde sono il suo compagno di banco”.
“Luca, scusami ma non penso che stasera..”. Lui mi blocca nuovamente, mettendo il suo dito indice di fronte al mio viso.
“Non si discute, una festa fa bene a tutti. Soprattutto perché devi prepararti psicologicamente a quello che ti aspetta da domani”.
“Cioè?”. Sussurro, sempre più sconcertata.
“Come cioè? La prof di mate ti starà col fiato sul collo, preparati a molte interrogazioni”. Afferma, sempre sorridendo.
Io scuoto la testa, scoppiando a ridere.
“Purtroppo lo so”. Sussurro.
“Sei nuovo? Non ti ho mai visto qui…”. Sussurra Alex.
“Sì, sono arrivato da poco. Praticamente ho fatto amicizia solo con Sara e Francesco, per ora”.
Il frontman annuisce, distrattamente.
“Sara, vieni un attimo. Ti consegno il foglio con l’ultima canzone che devi imparare”. Mi sussurra, sempre il cantante.
Annuisco e mi dirigo verso i leggii.
“Sono contento che tu mi abbia già dimenticato. Non ci hai messo molto”. E’ lui ad interrompere il silenzio.
Socchiudo la bocca, cercando di non scoppiare a piangere.
“Luca è… Solo un amico”. Sussurro.
“Non devi giustificarti, a me fa solo piacere sapere che tu stia meglio. Perché è così, no? Tu non mi pensi più?”. Nella sua voce traspare solo il gelo più totale, non sembra nemmeno divertito da quello che sta dicendo. Quindi non mi sta prendendo in giro, eppure non sorride. Non mi sembra così felice.
Decido di non rispondere e prendendo il foglio con il testo della canzone, mi precipito verso Luca.
Lui prontamente mi prende per mano. E io sussulto. Dovrò dirgli di non prendersi certe confidenze.
Insieme ci dirigiamo verso la classe, mentre Luca, urla:”Ci vediamo stasera, è stato un piacere conoscervi!”.
Fino a quando non arrivo alla porta della palestra, avverto lo sguardo di Alex su di noi.
Alla fine sciolgo la mia mano da quella di Luca.
E’ davvero possibile che lui pensi che io possa dimenticarlo in così poco tempo?
 
ANGOLO AUTRICE
Sono in ritardo solo di un giorno. Wow, sto migliorando xD.
Cosa ne pensate del capitolo? Allora, come avete visto, non sono successi avvenimenti radicali che hanno sconvolto la situazione ( O forse si?) .
Alex  e Sara hanno avuto un piccolo confronto diretto… Nel prossimo capitolo ci sarà una festa.
Secondo voi cosa accadrà?
Ovviamente, eccetto imprevisti, aggiornerò entro una settimana o giu di li.
Grazie a tutte le persone  che seguono, preferiscono, ricordano la storia. Aumentate sempre di più davvero.
Un ringraziamento particolare a Arianna Ary, A Papera82, a Dike 9 e a flaffylovethenet per aver recensito lo scorso  capitolo e a tutte le persone  che hanno recensito i precedenti. Sapete, una delle cose più importanti per me è sapere cosa ne pensate della storia e soprattutto vi ringrazio per non averla abbandonata nonostante  i  ritardi.
Vi adoro, a presto <3
Questo è il link per iscrivervi al gruppo facebook ed essere sempre aggiornate su tutto: https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/

Basta incollarlo e inserirlo nella casella di google, fa tutto in automatico. Mi raccomando vi aspetto in numerosi, per condividere con voi foto dei personaggi, spoiler, aggiornamenti e tanto altro.
Se volete passate dall'altra mia storia: Only for yuor love 

 

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Capitolo 20
*** Magari col tempo... O forse no. ***




 

CAPITOLO 20: Magari col tempo… O forse no

Narratore: terza persona

Sara giocherellava distrattamente con una ciocca dei suoi capelli rame da circa mezz’ora. Questo gesto che compiva fin da quando era una bambina, riusciva sempre  a tranquillizzarla, a placare ogni sua più recondita preoccupazione.
Tuttavia, questa volta, era diverso. Proprio non riusciva a smettere di pensare al party che si sarebbe tenuto da li a poche ore. Aveva una strana sensazione alla bocca dello stomaco e nulla avrebbe potuto rassicurarla.
Non era uno stato d’animo, si sentiva solo a disagio. Come se da lì a pochi attimi  la sua vita sarebbe nuovamente mutata. Sara, fin da piccola, era stata in grado di percepire quando qualcosa sarebbe andato storto o quando, al contrario, sarebbe andato per il verso giusto. Prima di qualsiasi occasione aveva quelle sensazioni, quegli stati d’animo che la mettevano in guardia. Potrebbe sembrare stupida come cosa ma lei credeva a queste emozioni.
Questa volta, però, non sapeva cosa pensare. Era semplicemente agitata. Il suo continuo sbuffare, però, non avrebbe sicuramente portato a nessuna soluzione.
Ormai il danno era fatto. Quel nuovo compagno di classe l’aveva messa nei pasticci. Come si era permesso di prendere delle decisioni al posto suo? Non aveva alcun diritto di dare per scontato che avrebbe accettato la partecipazione a quello stupido party per salutare i Leones. In fondo li avrebbe rivisti solo tra una settimana.
“Purtroppo…”. Pensò, sempre più amareggiata.
Non era riuscita a declinare l’invito, non era riuscita ad arrabbiarsi con Luca e  non era riuscita a dimenticare quel frontman da quattro soldi.
Ogni qual volta ripensava ad Alex, un senso di ansia le attanagliava lo stomaco, il suo cuore incominciava a battere forte e le lacrime minacciavano di scendere impetuosamente dai suoi occhi.
Lei, però, era più forte di questi pensieri. Quindi cercava in tutti i modi di riprendere il controllo del proprio corpo smettendo di pensare a lui. Era l’unico modo che aveva per  dimenticarsi di Alex.
Stare sdraiata sul letto a fissare il soffitto della propria camera, non era certo qualcosa di particolarmente stimolante e questo Sara lo sapeva, ma non poteva farne a meno. In un momento delicato come quello, alzarsi avrebbe comportato pensare, il pensare avrebbe portato a ricordare e il ricordare, in quei giorni, aveva solo un nome.
Immersa com’era nei suoi pensieri, la rossa non si accorse nemmeno della presenza della madre nella sua camera.  L’entrata in scena dell’adorata riccia crazy, inoltre, era stata tutto fuorchè silenziosa: lo sbattere della porta, il ticchettio dei  tacchi e la voce acuta della donna, avrebbero dovuto distrarre Sara dai suoi pensieri, ma ciò non era avvenuto.
“Sara, si può sapere che hai, oggi?”. Chiese  infatti la riccia.
La rossa si riscosse lievemente dal suo contemplare il soffitto, ma non ebbe particolari reazioni.
“Sara se non mi rispondi immediatamente mi incavolo!”. Esclamò, la donna.
“Mamma, per favore lasciami in pace. In questo momento ho solo voglia di starmene da sola”. La ragazza era riuscita a pronunciare quella semplice frase, anche se il tutto si era rivelato particolarmente difficoltoso.
Non riusciva proprio a comportarsi normalmente. Tentava in tutti i modi di togliere dalla sua anima quella malinconia ma non ci riusciva, forse col tempo…
“Dannazione. Ascoltami: sono tua madre e ho il diritto di sapere cosa ti succede. Sono sicura che ha a che fare con quel cantante da strapazzo, non mi devi dire niente, ma almeno non mentirmi. Non fingere di star bene o di voler stare da sola. Sono salita per dirti che Laura è preoccupata sul fatto che tu possa non venire al party di stasera di cui, per inciso, io non sapevo niente”. La donna aveva pronunciato quel monologo talmente velocemente da non riuscire a prendere nemmeno fiato.
Era arrabbiata con sua figlia ma soprattutto era preoccupata. L’unica cosa che voleva era la serenità di Sara ed era furiosa al pensiero che, un ragazzo, avesse potuto togliere ciò alla sua bambina.
“Quindi schioda quel sederino dal letto e preparati. Hai una party a cui partecipare, un’amica da non deludere e il tuo cuore da curare”. La donna pronunciò queste semplici parole con una dolcezza tale da smuovere l’imperturbabilità della ragazza. Una lacrima rigò il viso della giovane mentre un sorriso le imperlò le labbra rosee.
“Grazie mamma”. Sussurrò, con una voce secca ma allo stesso tempo piena di affetto.
La donna, con un sorriso dolcissimo a colorarle il volto segnato dagli anni ma pur sempre testimone della bellezza della sua gioventù, si avvicinò alla figlia, dandole un lieve bacio sulla fronte.
Entrambe sorrisero consapevoli che niente e nessuno avrebbe mai potuto distruggere il loro reciproco amore. Perché in fondo non c’è niente di più vero dell’affetto  di una madre per il proprio figlio.
 
Tre ore dopo…

Truccarsi, pettinarsi e curare il proprio corpo non erano sicuramente cose che appartenevano al vocabolario di Sara e di questo piccolo dettaglio erano a conoscenza anche Laura e Francesco, che al contrario avevano al centro della proprio lista giornaliera un obiettivo: apparire sempre al meglio.
In realtà questa loro priorità derivava da una logica non del tutto errata: il modo migliore per abbattere il nemico, i problemi e  per affrontare la vita era quello di non apparire mai frustrati, tristi o trascurati.
Tralasciare il rispetto di sé stessi è il primo errore che si fa quanto si è amareggiati per qualcosa.
Proprio in rigor di questo mantra, i due ragazzi avevano deciso che nel pomeriggio sarebbero andati a casa di Sara.
Il loro obiettivo? Renderla stupenda.
Avevano subito le lamentele, le urla e persino gli insulti che la rossa aveva dispensato loro per tutto il pomeriggio, ma non si erano lasciati abbattere. D’altronde avevano un obiettivo in mente e non si sarebbero arresi prima di averlo portato a compimento.
Laura era l’addetta al trucco, mentre Francesco al parrucco e alla scelta dei vestiti.
“Ma perché tutte a me?”. Era la frase che Sara dispensava ai suoi amici mentre loro cercavano in tutti i modi di placare la sua rabbia.
La ragazza, infatti, non aveva una pazienza particolarmente radicata e soprattutto odiava impersonare il ruolo della bambolina mentre i suoi due migliori amici si divertivano a renderla, come la definivano loro, una principessina.
Finalmente, però, dopo due ore Sara fu libera dalla sua personale tortura.
“Guardati allo specchio!”. Esclamò Laura, molto eccitata.
Con uno sbuffo la ragazza si avvicinò all’armadio della propria stanza, aprì una delle due ante e guardò il proprio riflesso sullo specchio affisso all’interno del mobile.
Dovette spalancare a più riprese la bocca, perché la mascella sembrava volesse arrivare a terra.
Francesco sghignazzava soddisfatto dietro di lei, mentre la rossa non riusciva ancora a credere ai suoi occhi.
“Diventerei etero per te, baby”. Esclamò il ragazzo, lasciandole una delicata pacca sul sedere.
Laura scoppiò a ridere mentre Sara non riusciva a distogliere lo sguardo dallo spettacolo che le si presentava davanti.
Per la prima volta in vita sua si sentiva soddisfatta del proprio aspetto.
Non era mai successo. Lo specchio le rimandava l’immagine di una ragazza magra, slanciata, formosa al punto giusto, fasciata con un vestitino  rosso con lo scollo a cuore. Era incredibile come quell’indumento risaltasse ogni suo punto forte e nascondesse le piccole imperfezioni che la caratterizzavano.
I capelli erano raccolti sul lato destro della testa e ricadevano ordinati sulle spalle.
Il trucco era leggero ma si abbinava perfettamente ai suoi indumenti. L’ombretto rame con la matita nera risaltavano i suoi bellissimi occhi azzurri, mentre il rossetto rosso evidenziava la forma pronunciata e piena delle sue labbra.
Era perfetta. Sorrise, prima di andare ad abbracciare i suoi migliori amici. Quella sera si sarebbe divertita, non avrebbe deluso le persone più importanti della sua vita.
 
Ore 21.30

Camminare con quei tacchi altissimi era sicuramente un’impresa ardua, ma Sara non osava lamentarsi.
Temeva un rimprovero della sua migliore amica che non sarebbe tardato se  si fosse anche solo azzardata a dire qualcosa. Aveva rifiutato di indossare delle decollete nere perché troppo alte e alla fine avevano dovuto arrangiarsi con un paio di scarpe della madre della rossa.
Luca continuava a tenerla per braccetto e la cosa non le dava particolarmente fastidio, anzi la faceva sentire protetta, al sicuro.
Quando il ragazzo era venuto  a prenderla a casa era rimasto letteralmente scioccato e non aveva proferito parola per un bel po’. Era stato Francesco a farlo  rinvenire dalla sua estasi personale con una battuta, sicuramente poco fine. Le aveva fatto mille complimenti come: Sara sei bellissima, oggi sei ancora più raggiante degli altri giorni, il vestito risalta il colore dei tuoi capelli, ecc….
La ragazza era rimasta lusingata da tanti commenti positivi ma… Qualcosa le mancava per esserne soddisfatta… O meglio qualcuno le mancava.
Se fossero provenuti da un’altra persona sicuramente avrebbe fatto i salti di gioia, sarebbe arrossita, avrebbe abbassato il capo imbarazzata a avrebbe risposto con una battuta tagliente delle sue.
Questo, però, non era il suo caso.
Considerava Luca come un amico e questo non sarebbe cambiato da un giorno all’altro… Magari col tempo… Era la seconda volta in quella giornata che pronunciava la medesima frase ma non riusciva proprio a cambiare atteggiamento.
“Sara mi sembri distratta, stasera. Va tutto bene?”. Luca la distrasse dai suoi pensieri. Quel ragazzo a volte era particolarmente invadente, o forse era lei che non era socievole negli ultimi tempi.
“No, va tutto bene. Ti va di bere qualcosa?”.  Sussurrò Sara con un sorriso a imperlarle le rosse labbra.
“Certo, come vuoi tu!”. Esclamò Luca. Quel ragazzo era davvero gentile, accondiscendente.
Non ti contraddiceva mai. Non… Era così monotono. Sicuramente alcune ragazze avrebbero apprezzato questo suo lato ma non Sara. Lei voleva qualcuno che riuscisse a tenerle testa, che sapesse anche contrastare il suo volere, se sbagliato, e questo con Luca non sarebbe mai accaduto mentre con…
“Cosa preferisci? Io prendo quello che scegli tu”. Affermò  Luca con un sorriso a trentadue denti.
Sara emise un piccolo sospiro mentre la pazienza cominciava pian piano ad essere sostituita da un leggero strato di irritazione.
“Ma tu non contraddici mai le persone?”. Sussurrò la rossa.
“Solitamente no. A meno che non abbiano detto qualcosa di completamente sbagliato. Ho il mio pensiero ma preferisco non infastidire gli altri esponendolo”. Spiegò il ragazzo.
“Beh, con me impara a farlo. Altrimenti non andremo d’accordo”. Esclamò la rossa, mettendo subito in chiaro il suo pensiero.
“Vedrò che fare per esaudire il suo desiderio, miss”. Scherzò Luca.
Entrambi scoppiarono a ridere.
Almeno riuscivano a conversare piacevolmente e soprattutto riuscivano a capirsi con poco.
“Luca, Sara sono contento di vedervi!”. Tra i due ragazzi, fece capolino Riccardo con un bicchiere di wodka in mano.
“Andiamo già sul pensate”. Scherzò la ragazza.
“Tranquilla baby, questo è il primo e l’ultimo. Non mi piace bere a fine serata quindi finisco il mio bicchierino appena inizia il party”. Sussurrò il batterista dei Leones.
“Beh, strane abitudini ma va bene… Così, contento tu!”.  Sussurrò la ragazza, leggermente contrariata.
“Sei uno schianto stasera, Sara”. Esclamò Rick, scrutando la rossa che, abbassò immediatamente il capo imbarazzata.
Odiava i complimenti perché la mettevano a disagio.
“Già e questa sera è tutta mia”. Sussurrò Luca, prendendo Sara per i fianchi e portandola verso la pista da ballo.
“Io non so ballare, fermo!”. Esclamò la ragazza a disagio.
“Tranquilla, ti conduco io, vedrai che andrà tutto per il meglio”.
La rossa emise un lieve sospiro, arrendendosi al suo destino.
Raggiunsero il centro della pista e Luca fece combaciare i loro corpi, abbracciandola. Erano davvero molto vicini ma Sara non provava assolutamente nulla. Se non  un profondo imbarazzo.
Continuava a scrutare la stanza, abbellita per la festa. La palestra della scuola poteva davvero essere trasformata in una bellissima sala per ricevimenti, con un po’ di impegno.
Erano stati sistemati molti tavoli con bibite e stuzzichini di ogni tipo. I canestri erano stati abbelliti con ghirlande ed era stata installata persino una piattaforma dj.
“Sara, sono contento di essere qui con te, stasera”. Sussurrò Luca, sempre più vicino al viso della ragazza.
“Ehm… Grazie Luca… Io ti ringrazio dell’invito”.
“Senti, dovrei dirti una cosa. Da quando ti ho visto per la prima volta tu… Mi sei piaciuta e… Io volevo farti sapere quello che provo quando sono in tua presenza”. Affermò, con non poco imbarazzo il ragazzo.
Sara strabuzzò gli occhi, ma il momento di stupore durò poco perché si rese conto che il suo accompagnatore aveva il viso pericolosamente vicino al suo e continuava a farsi sempre più vicino.
“No, aspetta!”. Sussurrò la rossa.
Il moro si allontanò di colpo, sembrava dispiaciuto e imbarazzato.
“Io, scusa non volevo metterti a disagio, non era mia intenzione”.
“Tranquillo, sono io che non sono ancora pronta per una cosa del genere. Io … devo andare fuori adesso, voglio prendere una boccata d’aria, ci vediamo più tardi”. Sussurrò Sara, paonazza in viso.
La rossa non lasciò al suo accompagnatore nemmeno il tempo di rispondere, si precipitò in giardino, afferrando distrattamente la sua borsetta.
“Non ci posso credere, non ci posso credere”. Ripeteva questa frase come fosse un mantra. Tanto che non mancarono gli studenti che la guardarono stupiti.
Raggiunse, alla fine, il cortile posteriore all’edificio scolastico e si lasciò scivolare a terra, su uno dei gradini.
Non poteva credere a quello che era appena successo. Luca aveva tentato di baciarla e aveva persino
detto di provare qualcosa di serio nei suoi confronti. Lei, però, non avrebbe mai potuto accettare una proposta di fidanzamento qual’ora lui gliel’avesse posta. Era innamorata di un altro. Nonostante Luca fosse un bravissimo ragazzo, intelligente ed educato lei… Lei era una cretina che non aveva la minima intenzione di prendere in giro i sentimenti delle altre persone. Lei non era come… lui…
Si premette le mani in fronte con un’espressione abbastanza affranta.
Persa tra i suoi pensieri non si accorse nemmeno del ragazzo che le si era seduto di fianco e che cercava di offrirle una sigaretta, probabilmente per rimorchiare.
Alla fine, accorgendosi della presenza dell’individuo di fianco a lei decise di rifiutare l’offerta, ma il ragazzo continuava ad insistere.
Ci mancava solo questa, oltre al ragazzo che aveva tentato di baciarla, anche un povero pervertito che cercava di intravedere qualcosa sotto la sua gonna.
Stava per mandare letteralmente a quel paese il suo interlocutore, quando sentì una voce.
“Ha detto che non vuole la tua fottuta sigaretta, sparisci”. Il tono era gelido e Sara riconobbe immediatamente il proprietario di quella stupenda voce.
“Hey amico calmati, mi sto liquidando”. Sussurrò  il ragazzo, scoppiando a ridere. Probabilmente era ubriaco fradicio. Dopo pochi secondi abbandonò il cortile, traballante e con il suo ghigno infastidito.
“Ora te la fai anche con i drogati?”. Esclamò Alex, irritato.
Sara si innervosì all’istante. Quel cantante da strapazzo non aveva il diritto di parlarle a quel modo.
“Non sono fatti che ti riguardano”. Sussurrò, gelida.
“Beh, a me no ma al tuo ragazzo sì. E’ rimasto dentro, poverino, era così spaesato. Non sapeva che tu fossi in buona compagnia qua fuori”.
Sara scattò in piedi rossa dalla rabbia. Decise di non rispondergli, inforcò ancora una volta la propria borsa e si allontanò velocemente aggirando il cortile. Era decisa a tornare dentro l’edificio e ad allontanarsi da lui.
“Che fai? Scappi? Te la sei presa perché in fondo è vero. A quanto pare ti piace cambiare ragazzo come se non ci fosse un domani!”. Urlò Alex leggermente affannato, probabilmente stava correndo anche lui per raggiungerla.
Sara si bloccò di colpo, non riusciva a trattenersi, stava per scoppiare. Questa volta aveva davvero superato il limite.
Aspettò l’arrivo del ragazzo e appena se lo ritrovò di fronte, tentò di tirargli uno schiaffo, ma la mano della giovane fu intercettata da quella di Alex che la fermò, con una stretta decisa ma non dolorosa.
“Cosa fai? Adesso mi picchi anche?”. Il ragazzo sghignazzò rilassato mentre Sara lo guardava con odio.
“Tu non sai niente, lasciami in pace. Non intrometterti nella mia vita. Sono cambiata”. Sussurrò la ragazza, socchiudendo gli occhi.
“E quindi adesso ti metti a tradire il tuo ragazzo?”.  Esclamò Alex con uno sguardo serio ma irritato.
“Non sono affari che ti riguardano! E poi Luca non è il mio ragazzo!”. Non sapeva perché ma aveva il bisogno di giustificarsi. Si odiava per questo ma era più forte di lei. Non voleva che lui pensasse quelle cose squallide.
“Allora ti baci chiunque adesso?”.
“Non ho baciato proprio nessuno!”. Urlò la ragazza.
“Ah no? E dentro che cavolo stavi facendo? Mi sembra che steste ballando vicini, lui si è avvicinato al tuo viso!”.
“Ma non mi ha baciato. E poi anche se lo avesse fatto non sarebbero comunque affari tuoi!”. Sara stava perdendo il controllo ma non riusciva più a contenersi: la rabbia e la delusione erano troppo grandi.
“Giusto, a me non frega niente di te, però ero preoccupato per il tuo ragazzino. E’ rimasto lì dentro tutto solo!”. A quelle parole dalla guancia della rossa sfuggì una lacrima…
Giusto, a me non frega niente di te
Alex cambiò espressione da arrabbiato, divenne preoccupato, quasi dispiaciuto.
Ormai, però, era troppo tardi .
Sara si voltò pronta a scappare via, ma qualcosa la fece voltare e tornare alla sua posizione iniziale.
Questa volta, però , c’era qualcosa di diverso. Era stretta in un abbraccio confortante, si sentiva a casa.
Tentò inutilmente e con poca convinzione di staccarsi da lui ma non ci riuscì. Perché in fondo non ne aveva neanche più la forza. Non riusciva ad andare contro i suoi sentimenti.
“Vedi? Faccio solo pasticci…”. Sussurrò il ragazzo.
La ragazza si strinse a lui, abbandonandosi al suo abbraccio. Non stava pensando, stava solo seguendo il suo cuore.
“Io non voglio farti soffrire, io volevo lasciarti andare. Volevo che tu fossi felice con un altro ragazzo ma non ci riesco, non ce la faccio io…”.
“Perché?”. Lo interruppe Sara, sempre premuta contro il suo petto.
Sentiva il cuore del cantante martellare ferocemente contro la cassa toragica, era uno dei motivi per i quali non aveva ancora deciso di staccarsi.
“Perché sono un egoista…”.
“Perché?”Ripetè Sara.
“Perché non voglio vederti con gli altri, impazzisco se ti vedo anche solo parlare con un ragazzo che non sia io!”.
“E perché?”. La rossa adesso sorrideva, non poteva credere alle proprie orecchie.
“Perché penso di essermi fottuto con le mie stesse mani, innamorandomi di te….”. Sussurrò Alex.
La rossa si staccò da lui fissando gli occhi verdi del ragazzo che amava.
“Ne sei sicuro. Tu mi avevi detto che…?”.
“Sara te l’ho detto non voglio ferirti, ma sono troppo egoista per rinunciare a te, quindi…”.
La ragazza non lasciò al moro il tempo per terminare la frase. Era ancora furiosa con lui ma gliel’avrebbe fatta pagare in un altro momento, adesso era troppo felice per pensare lucidamente.
Le loro labbra si unirono, per la prima volta consapevoli di quello che i loro cuori provavano l’uno per l’altra.
Forse nemmeno il tempo avrebbe distrutto quello che entrambi provavano…
 
ANGOLO AUTRICE
Scusate per il ritardo. Ho avuto dei contrattempi e soprattutto speravo che qualcuno lasciasse un commento. Io sono contenta di vedere come voi lettori aumentiate e inseriate la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite, però mi farebbe veramente piacere sapere cosa ne pensate riguardo la storia.
Anche via messaggio privato o tramite il gruppo face book. Più che altro per sapere se i capitoli vi piacciono, se ci sono cose che non vanno molto bene. In modo che io possa anche migliorare.
Ve lo chiedo perché ho proprio il desiderio di crescere nello scrivere e quindi mi piacerebbe molto leggere le vostre critiche o i vostri commenti positivi. Accetto con entusiasmo entrambi.
Detto ciò, dopo questo appello vi voglio ringraziare per rimanere a leggere la storia nonostante i ritardi.
Un ringraziamento speciale a Papera82 e ad Arianna Ary per aver recensito lo scorso capitolo.
Detto ciò cosa ne pensate della nostra nuova coppietta??? Non sono dolcissimi? E’ stata una dichiarazione un po’ particolare ma ricordiamoci che stiamo parlando di Alex e lui ha una mentalità controversa.
Ma lo amiamo anche per questo, no?
Scusate la lunghezza del capitolo. Come avete potuto vedere ho descritto gli eventi in terza persona, questo evento doveva essere letto in chiave più oggettiva, secondo me.
Povero Luca, perché ha ricevuto un duo di picche però c’est la vie. Comunque i problemi non sono finiti… Ci sono molte cose irrisolte… ;)
Questo è il link per iscrivervi al gruppo facebook ed essere sempre aggiornati su tutto:
https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/
 
A presto, belli <3
Alexiases

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Capitolo 21
*** Sogni che si realizzano ***


CAPITOLO 21: Sogni che si realizzano

 
Sara tormentava inutilmente il lenzuolo che le lambiva dolcemente i fianchi. Quella sera non  faceva troppo freddo, dalla finestra della sua stanza entrava solo una lieve brezza che le accarezzava dolcemente i capelli.
Ciò che però attirava maggiormente l’attenzione della ragazza, quella sera, era la luna che svettava in cielo, illuminando parte della sua cameretta.
Era piena, tonda, così perfetta e luminosa. Fin da piccola era convinta che non avrebbe mai visto qualcosa di tanto perfetto… Eppure, in quel  momento, nemmeno quel corpo celeste riusciva a distrarla dall’unico pensiero che vorticava nel suo cervello, da quando era tornata  da quel party.
Aveva concretizzato il suo sogno, Alex  aveva detto di essere innamorato di lei, di provare qualcosa che lo spaventava ma a cui non poteva rinunciare.
Sara si sentiva al settimo cielo, non riusciva nemmeno a comunicare a gesti o a parole quello che provava in quel momento.

Non era nemmeno sicura che sarebbe riuscita a raccontare tutto ai suoi due migliori amici, che l’avevano vista abbandonare la festa poco dopo il suo arrivo.
Aveva visto i loro sguardi sbigottiti e aveva soffocato una risata. Aveva deciso di lasciare il party per due motivi: il primo era che, dopo la dichiarazione di Alex, non era riuscita ad affrontare Luca. Non sapeva come spiegargli tutto e soprattutto come scusarsi per averlo in parte illuso, anche se aveva messo le cose in chiaro fin dall’inizio, alcuni suoi atteggiamenti potevano essere stati fraintesi. L’indomani mattina avrebbe affrontato anche questo ultimo ostacolo.
Il secondo motivo era che il bel frontman aveva l’intenzione di accompagnarla a casa. Quindi avevano abbandonato il party insieme, stretti in un tenero abbraccio per poi raggiungere la casa della rossa.
Arrivati a destinazione si erano scambiati un tenero bacio e si erano guardati sinceramente negli occhi, per la prima volta, erano entrambi vittime e carnefici.
Il cuore di Sara batteva ancora impazzito contro la cassa toracica, sentiva lo stomaco in subbuglio, un’ansia strana mai provata prima di allora.
Non riusciva a dormire perché temeva che tutto quello che stesse vivendo fosse soltanto un brutto gioco della sua coscienza, che fosse solo un sogno.
Dall’altra parte della città  in cui viveva Sara c’era un  ragazzo che avvertiva le stesse sensazioni precedentemente elencate.
Con un’aggiunta: la paura di fidarsi troppo delle sue emozioni e della ragazza di cui si era innamorato.
Aveva cercato di negare i suoi sentimenti in tutti i modi, era arrivato persino a mentire alla rossa e a strapparle il cuore facendolo in tanti piccoli pezzettini.
Alla fine, però, non era riuscito a mentire fino in fondo al suo cuore, quell’organo che da sempre gli aveva provocato non pochi problemi .
Non poteva ignorare le pulsazioni che aumentavano ogni volta che la vedeva, non poteva ignorare il forte desiderio di sfiorare i suoi capelli o di abbracciarla ogni qual volta incrociava il suo sguardo, non poteva ignorare la pressante gelosia che lo attanagliava ogni volta che la ragazza dedicava attenzioni a un qualunque ragazzo che non fosse lui.
Quella sera poi, non ci aveva visto più a causa della rabbia. Era da un po’ di giorni che aveva notato quel ragazzino dagli occhi azzurri che si  chiamava… In un modo che non ricordava mai perché sinceramente lo annoiava il solo nominarlo.  Lo aveva notato per un solo motivo: girava costantemente intorno alla sua tiger (tigre) . Li aveva osservati molto e con non poca vergogna, perché aveva ripromesso a se stesso di distrarsi da tutto ciò che riguardava un paio di occhi azzurri e una folta capigliatura rossa.
Quella sera, però, non ce l’aveva fatta. Vedere il viso della persona  amata vicino a quello di un altro ragazzo era una delle cose che aveva fatto perdere il controllo al frontman.
L’aveva seguita, raggiunta  e in cortile, vedendola insieme ad un poco di buono, la gelosia aveva ripreso il sopravvento.
Accecato dal nervosismo aveva iniziato a sparlare, a dire cose che nemmeno pensava però era rimasto felicemente sorpreso nello scoprire che Sara non fosse fidanzata ancora con nessuno.
Alla fine, aveva visto una lacrima scendere da quei bellissimi occhi e aveva capito: non poteva fare a meno di farla soffrire eppure, pur essendo così imperfetto, non poteva fare a meno di lei.
Era uno schifoso egoista e si odiava per questo ma, per una volta, aveva deciso di combattere per la sua felicità.
Aveva abbracciato la ragazza e dopo averle rovesciato addosso un fiume di parole che esprimevano in sommi capi e solo minimamente ciò che provava per lei… Aveva visto un piccolo sorriso spuntare sulle labbra della sua tiger.
In quel momento aveva capito un’altra cosa: poteva far soffrire e far felice una persona, la sua piccola combina guai, con piccoli gesti ed era per questo che doveva almeno provare a tornare quello che era un tempo. Perché, in fondo al suo cuore, l’Alex svampito e buono di cuore c’era ancora.
Doveva solo riaffiorare e accostarsi all’Alex stronzo e poco socievole che era diventato. Sarebbe stata sicuramente una combinazione poco longilinea e molto stravagante ma poteva riuscirci.
Doveva riuscirci per lei. Perché, purtroppo o per fortuna, la sua tiger era l’unica in grado di fargli perdere il controllo e di farlo tornare il ragazzo istintivo e fuori controllo che era un tempo.
 
La Mattina seguente…

Quella mattina Sara era agitatissima, aveva dormito poco o niente, infatti aveva preso sonno soltanto alle quattro di notte e adesso erano già le sette di mattina.
Era preoccupata perché temeva che Alex, quel giorno , si sarebbe rimangiato tutto quello che era successo tra di loro.
D’altronde era già successo un’altra volta…
Decise di scacciare quei pensieri facendosi una bella doccia calda. Mentre l’acqua scorreva sul suo corpo, accarezzando e distendendo i suoi muscoli tesi, Sara si chiese come si sarebbe comportata anche nei confronti di Luca, doveva parlargli e spiegargli la situazione. Non sarebbe stato facile, ma glielo doveva, quel ragazzo aveva speso molto del suo tempo con lei e non aveva mai dimostrato segni di maleducazione nei suoi confronti.
Era dolce, accondiscendente ma non vero fino in fondo. Al contrario di Alex, sapeva nascondere alla perfezione ogni minima sfaccettatura del suo carattere e questo a Sara non piaceva proprio per niente.
Terminata la doccia, decise di infilarsi un magliettina rosa abbinata a dei jeans aderenti.
Durante il tragitto casa-scuola si mangiucchiò le unghie, era un vizio che aveva fin da quando era bambina, ultimamente, però, aveva cercato di eliminare questa brutta abitudine.
Tuttavia, nei momenti in cui l’ansia prendeva il sopravvento, le  sue unghie diventavano il suo maggiore anti-stress.
Arrivata a destinazione percorse il cortile della scuola a passo di carica, vide i suoi due migliori amici di fronte al cancello dell’edificio  e li raggiunse.
I due avevano delle strane espressioni sorridenti. Fin troppo felici.
“Non hai niente da dirci, rossa?”. Sbottò Laura, con un ghigno.
Sara incominciò a preoccuparsi seriamente: o i sue due migliori amici erano diventati veggenti e avevano particolari doti oniriche oppure…
“Non ditemi che mi avete spiato quando sono corsa fuori in cortile…!”. Sussurrò la rossa.
“Intendi, dopo che hai respinto quel fustacchione di Luca?”. Esclamò Francesco, fischiettando allegramente.
“Sì, proprio in quel fottuto momento!”. Affermò Sara, ormai sull’orlo di una crisi nervosa, dovuta anche al fatto che non aveva visto ancora il suo bel frontman.
“Beh, diciamo che ci siamo preoccupati per te, quindi siamo andati in cortile e… Abbiamo visto delle cose. Poi ce ne siamo andati per non turbare troppo la tua privacy. Inoltre hai abbandonato la festa quasi subito… Siamo rimasti straniti quando ti abbiamo visto andare via con chi sai tu”. Rispose Laura.
Sara pensò che la reazione dei suoi migliori amici fosse molto strana,  in situazioni normali avrebbero reagito saltando in aria come molle invece, adesso, erano completamente immobili e nonostante avessero dei ghigni soddisfatti… Erano piuttosto freddi.
“Che succede?”.  Chiese la ragazza.
“Spero solo che quel coglione non ti faccia soffrire, voglio dire ieri sera ci sembrava sincero, però non possiamo dimenticare come ti abbiamo vista nei giorni precedenti e ….”.
Sara, bloccò il flusso di parole di Francesco e disse:” Per me va bene così, davvero. Lo metterò alla prova. Non  pensate che adesso mi fidi di lui, devo ancora chiarire molte cose e, per ora, voglio solo godermi il momento”.
Laura e Francesco di fissarono per alcuni secondi, poi annuirono in sincronia e abbracciarono la loro migliore amica.
Il ragazzo disse:”Stiamo dando un’opportunità a quel tipo solo perché ieri sembrava sincero e perché, in fondo, eravamo convinti che lui ti amasse e si allontanasse da te solo per degli stupidi complessi… Però se ti fa soffrire lo tempesto di pugni…”.
“Grazie, amici miei”. Sussurrò Sara, lievemente commossa.
Era fiera di avere delle persone così al suo fianco e non li avrebbe barattati con nessuno al mondo…
Proprio in quel momento vide Luca, fermo di fronte alla porta della loro classe.
Era arrivato il momento propizio.
“Scusate, devo ancora risolvere una faccenda”. Affermò la ragazza.
“Certo ma torna presto, devi raccontarmi ancora tutti i dettagli di ieri sera”. Urlò Laura.
Sara raggiunse velocemente Luca, la sua mente era occupata da mille pensieri tutti contrastanti.
Alla fine optò semplicemente per dire la verità il più velocemente possibile.
“Ciao, Luca”. Sussurrò, placidamente.
Il ragazzo sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, accennando un segno di saluto con il capo.
Passarono alcuni secondi durante i quali il silenzio regnò sovrano, l’imbarazzo era evidente da entrambi le parti.
Alla fine fu Luca a spezzare questo momento di tensione, affermando:”Scusami per ieri, non volevo turbarti. Ho notato che quello che ho fatto e ho detto ti ha leggermente contrariato. Non voglio rovinare la nostra amicizia, perciò anche se mi piaci e questo penso sia evidente, vorrei poter continuare  a frequentarti … Pensi sia possibile?”.
Sara si sentì improvvisamente più leggera, era consapevole che Luca fosse un bravo ragazzo ma non si aspettava fino a questo punto.
Rilasciò il fiato che aveva precedentemente trattenuto.
Non era sicura al cento per cento sulla veridicità delle  parole di Luca ma decise di concedergli il beneficio del dubbio, gli sorrise e disse:”Per me va bene rimanere buoni amici, scusami se ti ho fatto credere che tra noi due ci potesse essere dell’altro… Non avevo  idea che tu…”.
Sottointese la fine della frase.
“Sta tranquilla, allora ci vediamo in classe”.
Sara lo salutò con un cenno della mano, anche lei stava per avviarsi verso la sua meta  ma fu trattenuta da due braccia che la circondarono al livello dei fianchi.
Una scarica di adrenalina corse lungo la sua spina dorsale, avrebbe riconosciuto quel tocco ovunque.
Il cuore incominciò a battere ferocemente e un sorriso le imperlò le rosse labbra.
Allora non si era dimenticato di lei… Pensò la ragazza.
“Beh, dove credevi di andare? Non si saluta nemmeno più?”. Un sussurro… Il sussurro di Alex.
Sara si voltò sempre stretta nel suo abbraccio, erano nel bel mezzo del corridoio, erano entrambi consapevoli che molte persone li stessero guardando ma, persi com’erano l’ uno negli occhi dell’altra, non ci fecero caso.
“In realtà non ti avevo ancora visto, nonostante tu non passi inosservato…”.
“Io invece ti osservavo... Come mai parlavi con quel tuo amico?”. Chiese Alex, con un sopracciglio alzato.
Che Alex fosse geloso? Il pensiero sfiorò Sara ma fu soltanto per un attimo…
“In realtà abbiamo chiarito in che rapporto siamo…”.
“E in che rapporto siete?”.
“Siamo amici..”
“Nonostante lui provi qualcosa per te?”. Domandò il frontman, un po’ contrariato.
“Sì… Ma come mai tante domande?”. Chiese Sara, speranzosa.
“Beh, volevo chiarire anche io la situazione, siccome stiamo insieme non voglio che altri ragazzi pensino di avere chance con te!”.
A quelle parole il cuore di Sara si fermò, un sorriso le spuntò birichino… E disse:”E chi lo ha deciso che noi stiamo insieme?”.
“In realtà pensavo lo avessimo chiarito ieri sera, no?”. Sussurrò il frontman, più insicuro.
“Stavo scherzando ovviamente, stupido!”. Esclamò la ragazza, gettandogli  le braccia al collo e baciandolo.
“Allora ci vediamo dopo, abbiamo le prove!”. Affermò sempre la ragazza.
“Ok, tiger. E vedi di non fare tardi come al solito!”.
La rossa gli face la linguaccia prima di avviarsi verso la porta della sua classe.
Per una volta le cose stavano andando per il verso giusto!


Angolo autrice
Buonasera cari lettori. Vi ringrazio per seguire sempre la storia.
Un  grazie particolare a tutti quelli che lasciano un commento.
Ho aggiornato oggi perché sto per partire per un viaggio, tornerò il 10 Agosto o giù di lì aspettatevi un aggiornamento entro quei giorni.
Mancano ancora pochi capitoli alla fine della storia, nel prossimo vedremo la preparazione per la serata di beneficenza.
Lasciate un commento se vi va.
Un bacio a tutti <3
Alexiases <3

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