Lacrime di una notte

di Ginnever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inebriety ***
Capitolo 2: *** Crying ***
Capitolo 3: *** I love you ***
Capitolo 4: *** You'll never be alone again ***



Capitolo 1
*** Inebriety ***


Salve a tutti! Questa è una one-shot di circa 3-4 capitoli, non di più credo, che mi è venuta in mente non so esattamente per quale motivo xD Ripensando alle mie storie che di solito hanno come personaggi quelli della saga di Harry Potter, mi sono detta che non penso mai al mio videogioco preferito, Final Fantasy VIII, e quindi…eccomi qui! ^^
E’ la prima volta che uso questi personaggi in una mia storia, ma spero vi piacerà comunque^^
Buona lettura, Ginnever

 

*Inebriety*

 

 
Mi alzo dal letto un po’ intontita, sorreggendomi la testa con una mano.
Mmm…ma che cosa è successo ieri sera?
Non mi ricordo….
Tento di fare un passo, ma le mie gambe protestano, cedendo. M ritrovo di nuovo seduta sul letto sfatto a guardare il muro bianco.
Oddio….
Non mi ricordo...?
Scuoto il capo, e un senso di nausea si mescola nel mio stomaco, facendomi venir voglia di vomitare.
Cazzo…
Sospiro, sfinita.
Cazzo di nuovo.
C’è puzza di alcool….e proviene dalla mia bocca.
Mi porto subito una mano alle labbra, come se potessi nascondere il fastidioso odore che mi sta stuzzicando le narici.

Oh no….

Chiudo gli occhi un attimo, e il senso di nausea comincia ad affievolirsi.
Ieri sera…ho bevuto!
Ed ecco che ritorna il senso di nausea, e il desiderio di cacciare.
Oh no….no, no, no….e se non mi ricordo niente…..-perché non mi ricordo veramente un emerito cazzo-….mi sono….ubriacata!
Sento il vomito salire, liquidi mischiati a cibo che escono dallo stomaco e non per andare giù, ma per venire su a rompermi le balle e far puzzare ancora di più la mia bocca stamattina davvero disgustosa.
Mi copro le labbra con entrambe le mani e mi alzo di scatto. Senza badare al giramento di testa improvviso, mi catapulto in bagno e sul lavandino, vomito.

Lo stomaco e gli addominali mi fanno male…no…malissimo!
Dopo essermi lavata bocca e faccia, esco dal bagno, appoggiandomi con una spalla al battente della porta, sfinita e ancora con pericolosi giramenti di testa.
Sbuffo.
Cazzo, che risveglio di merda….
Ma le sorprese….non sono ancora finite.
Alzo gli occhi e dopo un secondo, li dilato.

Cos’è….cos’è quello strano rigonfio del letto??
Se mi fossi ricordata qualcosa della sera precedente, probabilmente non avrei detto esattamente ‘Cos’è’.
Ma quel coso…si…muove??
Oh…oh mio Dio!

E se guardi meglio, dice la vocina malefica nella mia testa che in ogni situazione di disagio libera la sua fantasia, ha anche i capelli marroni.

Deglutisco, terrorizzata. Decido di avvicinarmi per scoprire chi cavolo è quello che sta dormendo beatamente nel mio letto…a petto nudo, poi!!!
Respira…Rinoa, respira….
Mi avvicino a passo felpato…ormai sono a due metri…ancora un passo…un metro….
I suoi capelli castani e lunghi cadono morbidi sul cuscino bianco come la neve, le sue mani sono abbandonate sul materasso con i palmi bianchi e alzati.
Quella bocca…quel profilo…
Non c’è bisogno che veda il colore dei suoi occhi, per riconoscerlo.

“Aaaaah!!!!” Grido con tutto il fiato che mi è rimasto nonostante la gola bruciacchi ancora.

Mi copro gli occhi con le mani e indietreggio.
Mi volto e corro in bagno, chiudendomici dentro.

Oh cazzo….cazzo, cazzo, cazzo….
Quello che con quel maledetto sorriso sognate stava sorridendo sdraiato bella mente sul mio letto…era…è….
“Oh mio Dio…..” deglutisco di nuovo, mezza schifata. “…Che diamine ci fa Irvine nel mio letto???”

Mi giro di scatto, incontrando i miei occhi neri come la pece ma caldi quanti bracieri ardenti, anche se adesso sono un po’ spaventati, sulla superficie riflettente di fronte a me. quando sono venuta a vomitare, non ho pensato molto al mio aspetto estetico.
Mi osservo un secondo, con curiosità mista a terrore, facendo scorrere le mie iridi scure sulle guance diafane, le labbra arrossate, i capelli scomposti….e poi…
Sbarro gli occhi.
Un momento. Come mai le mie spalle sono…nude?
No…ti prego….dimmi che non è vero….è un incubo….ti prego…
Lentamente e con paura, abbasso il capo.

Due seni perfetti e nudi, come d’altronde il resto del mio corpo, non mi permettono di vedere i piedi, sicuramente senza niente nemmeno quelli. Il morbido tappeto mi fa il solletico.
Le labbra mi tremano all’improvviso.
Non è possibile….
Alzo gli occhi sullo specchio e vedo le mie iridi luccicare.
Cazzo….

“Ehm…scusa? Rinoa?”
Aah…colpita!
“Stai…stai bene?”
E affondata…..

Come cazzo credi che mi senta, eh?? Mi sono svegliata, nauseata, nuda nel mio letto….nel mio letto??
Oh porca vacca….quello non era il mio letto!! E questo…questo non è il mio bagno!

“Rinoa? Stai bene?”
Maledetto bastardo….hai anche una bella voce! Possibile che me ne accorga solo ora? Rinoa, Rinoa…
Bussa.
“Rinoa? Mi vuoi rispondere?”

Se ti rispondo?
Mi guardo un attimo attorno, soffermandomi ancora sul mio riflesso.
Sciupata…ecco cosa sono.
I miei lineamenti perfetti e morbidi, rovinati da una notte di alcool e sesso.
Certo che ti rispondo.

“Irvine, se sei nudo, ti consiglio vivamente di vestirti.”
Mi risponde, si, ma dopo alcuni secondi.
“Ehm…va bene…ma…?”
“Non provare a chiedermi perché o non esci da questa camera.”
Non risponde. Né ora né dopo qualche minuto.
Meno male, è andato a vestirsi.
Vado verso la porta e con uno scatto la apro.

Non lo vedo subito. C’è solo il letto mezzo sfatto…i miei vestiti per terra…oh, che orrore.
Ehi ma…io sono nuda!
Mi volto all’improvviso per rientrare in bagno, ma qualcuno me lo impedisce perché c’è davanti.
Irvine.
Ghigna.
“Sei più bella nuda, Rinoa…”
Maledetto figlio di…
“Sta’ zitto e levati di torno, porco.”
“Dovrai spostarmi tu allora.”
Lo guardo con gli occhi ridotti a due fessure.
“Spostati, Irvine.”
“Pronunciato da te, il mio nome è molto più sexi.”
“Ho detto spostati.”
“E io ho detto che sei sexi.”
“Non costringermi a usare le maniere forti…”
“Non vedo l’ora…”
Ma brutto stronzo!
Gli rivolgo uno sguardo omicida e poi…mi volto.

A che mi servono gli asciugamani se ho i vestiti in questa stanza.
“Stai pure lì, allora.”
So che mi sta guardando il culo e glielo lascio fare. Almeno lo distraggo.
Cammino lentamente verso il letto.
Sono tutti lì, dalla mia parte sparpagliati a terra.
Ancora un passo….e…
Mi abbasso veloce come un fulmine e li afferro.
Mi volto ghignando.
“Ti piace il mio culo?”
“A vederlo certo….ma sai, ora che so anche com’è da altre angolazioni…questa è roba vecchia…anche se divina.”
Che stronzo figlio di puttana.
Mi infilo la canottiera brillantinata, le mutande e i jeans. Il reggiseno lo getto nella borsa che è a terra, non perdo tempo a mettermelo.
Lo guardo con occhi schifati.
“Addio, lurido porco.”
“Ti ho chiesto anche se stavi bene prima.”
Aggrotto le sopracciglia.
“E allora?”
“Dovresti ringraziarmi.”
Che rabbia!

Gli volto le spalle e raggiungo la porta. Afferro la maniglia, ma la sua voce bellissima e ammaliante mi blocca ancora.
“Salutami Squall, tesoro. E’ fortunato ad avere una bella ragazza come te per fidanzata. Ricordaglielo.”

E con le lacrime agli occhi, esco dalla camera d’albergo sbattendomi la porta alle spalle.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Crying ***


--> Chiedo scusa a tutti per il piccolo errore cronologico commesso nel seguente capitolo, abbiate pietà! xD Per fortuna adesso è corretto, grazie alla segnalazione di Little_Rinoa (Che ringrazio personalmente ^__^’).  
PS: ovviamente, da quando Squall si sveglia e incontra Rinoa, passa un’ora, non 15 minuti xD Sorry ^^’

E ora…scusate e buona lettura!
Ginnever

*Crying*




Apro gli occhi ancora un po’ assonnati, stupito di non trovare il corpo della mia ragazza accanto a me.
Puntellandomi su gomiti, osservo confuso la parte del letto vuota che dovrebbe essere occupata da Rinoa, come l’aveva lasciata la sera prima lei stessa, poi, scuotendo la  mia chioma castana per allontanare un ciuffo fastidioso sull’occhio, mi alzo indispettito. Do un’occhiata alla sveglia che ha la lancetta puntata sulle 8.00, prima di andare in cucina, poi in salotto e infine in bagno con la speranza di trovarla. Ovviamente, di lei non c’è traccia.

Dove diavolo è andata a cacciarsi?

Penso alle cose più strane sino ad arrivare a quelle meno rassicuranti, come un’aggressione o una rapina, e mi infilo sotto la doccia, con l’ansia che cresce ad ogni mio respiro.

Giro la manopola del rubinetto e subito l’acqua scende leggera e fresca sulla mia pelle, accarezzandomi come farebbe una mamma con il suo bambino.

I capelli mi si appiccicano al volto e al collo, ma io li lascio fare. È come sentire le sue mani su di me, il suo tocco vellutato che mi scalda anche sotto una fredda doccia.

Rinoa….
Dove sei?

Lo scrosciare dell’acqua sempre più forte mi fa tornare alla realtà. Esco dal box-doccia annodandomi un asciugamano attorno alla vita e guardandomi allo specchio leggermente opaco: ho le occhiaie e i muscoli tesi, segni che mi caratterizzano sempre in negativo.
Sospiro, ripensando alla sera prima.
Maledetto lavoro!
Se non fossi stato impegnato ad arrangiare qualche appunto per oggi, sarei stato sicuramente io ad accompagnare Rinoa alla festa di Quistis per festeggiare la sua promozione in un noto albergo di Dollet, e non certo i miei migliori amici, Zell Dincht e Selphie Tilmitt.

Nudo, torno in camera a vestirmi.
Ad ogni indumento che indosso, l’idea di andare da Zell e Selphie prende forma sempre di più nella mia mente, fino a diventare una certezza.
Ho bisogno di sapere. E subito.

Esco dopo aver preso una felpa e le chiavi di casa con capelli ancora bagnati e una volta fuori, mi incammino verso la casa che i due miei amici dividono per il pagamento dell’affitto.

Una volta raggiunta la porticina in legno della loro dimora, busso un paio di volte.
Con mia grande sorpresa, non devo aspettare molto prima che la porta si apra.

“Squall! Che diamine ci fai qui a quest’ora?” Esclama Selphie, ovviamente meravigliata di vedermi a quell’ora sulla soglia di casa sua.
“Buongiorno anche a te, Selphie.” Rispondo con un sorriso.
La ragazza mi guarda un momento prima di scoppiare a ridere e farmi accomodare sul divano nel salotto.
“Zell! Abbiamo visite!” Grida subito, sedendosi accanto a me.
“Visite?? A quest’ora?” Risponde confusa la voce di Zell dal piano di sopra.
Ma Selphie non si scomoda a rispondergli, dato che il ragazzo scende in un baleno sedendosi poi sul tavolino al centro della stanza e guardandomi con un sorriso un po’ sorpreso.
“Squall?”
“Sì, scusate l’orario…”
“Non devi preoccuparti.” Risponde Selphie scuotendo il capo. “Siamo svegli da un sacco di tempo. Evidentemente la festa di ieri sera ha avuto l’effetto opposto su di noi.”
“Beh, su di lei…” Mormora Zell dal basso del suo tavolino, ricevendo un’occhiata torva dell’amica.
Noi, Zell, noi.” Replica la mora, calcando bene il pronome.
Abbozzo un sorriso alla solita scenetta comica dei due, ma senza però riuscire a ridere.
Il non sapere nulla di Rinoa, mi rende nervoso.
“Ecco, è proprio di ieri sera che volevo parlarvi.” Esordisco, ricevendo occhiate interrogative da Zell e indagatrici da Selphie.
“Ieri sera?? Perché, che è successo?”
“Sta’ zitto, Zell. Continua pure, Squall.”
Annuisco come a ringraziarla e riprendo.
“Sapete dove sia finita Rinoa? Non è tornata a casa stanotte.”
Zell apre bocca per rispondere, evidentemente, che non sa nulla, ma Selphie lo blocca con un braccio, gli occhi azzurri fissi nei miei, altrettanto chiari.
“Rinoa non è tornata a casa?”
Abbasso gli occhi.
“No. Sapete qualcosa?”
La mora scuote il capo, e la tenue speranza che si era accesa confidando nel loro aiuto, svanisce.
“Mi dispiace, Squall, ma sia io che Zell l’abbiamo persa di vista ad un certo punto della serata e non l’abbiamo più incontrata.”
"Non avete proprio idea di dove sia andata? Chi c’era alla festa?”
Stavolta Selphie viene anticipata da Zell, che alzando la voce, risponde: “Non sappiamo dove sia andata, ma chi c’era sì.”
Vedo la mora schioccargli un’occhiata truce, e il mio cuore perde un battito.

Non è come penso…dimmi che non è così..

“E…chi?” Chiedo, temendo la risposta che mi viene data sempre da Zell. - E il fatto che Selphie non parli, mi dà praticamente la certezza di quello che sto per sentire-.
“Dunque….Edea, il preside Cid, Quistis, la dott. Kadowaki, molti studenti del garden veterani come noi e anche altri non-SeeD…”

Colpito…
“…tra cui Irvine…”
e affondato.
 Sento il peso del mondo che mi cade addosso, lo sguardo preoccupato di Selphie sul mio viso, le parole di Zell rimbombarmi ancora nel cervello, beffarde.

Irvine…Irvine…
Maledetto….maledetto, cosa le hai fatto!

Mi alzo di scatto, la rabbia che mi bolle come veleno nelle vene, l’agitazione e il dubbio che mi appannano la mente.
Rinoa…
Non avrei dovuto mandarla sola…non avrei dovuto….
Senza dire una parola, mi avvio verso la porta e agguanto la maniglia con le dita, ma la voce di Selphie mi blocca sulla soglia.
“Squall!” Il suo tono è supplichevole e disperato. Ha capito, ha capito tutto…
Mi volto. Non si merita le mie spalle, lei.
“Squall…” Incateno le mie iridi cerulee con le sue color del cielo che luccicano. E aspetto. “…ti prego, non fare sciocchezze…”

Nonostante la rabbia, nonostante la tensione che le parole di Zell mi hanno suscitato, nonostante il rancore che porto ancora nel cuore, le sorrido.
Un sorriso che sa di amicizia, di grande, amicizia.
Poi mi volto e senza una parola esco da quella casa accogliente e calda, anteposta alla fredda aria del mattino che a contatto con miei capelli ancora umidi, mi gela il cranio, facendomi dimenticare solo per un attimo il pensiero delle mani di quel bastardo sul corpo di Rinoa, la mia ragazza.

 

---> Rinoa.<----

Mi catapulto giù dalle scale della stazione di Balamb e quasi ingambandomi esco in strada.

Mi guardo attorno per qualche secondo, prima di riprendere a correre verso casa mia. La borsa blu scintillante mi sbatte dolorosamente contro la coscia destra e il fiato comincia a mancarmi.
Do un’occhiata veloce all’orologio da polso che segna le 9.00 e rallento, ricominciando a respirare con un ritmo più regolare.
Sento alcuni capelli in bocca e con una mano li porto tutti dietro l’orecchio.
Riprendo fiato.
La porta in legno risponde muta al mio sguardo stanco e un po’ sconvolto.
Mi avvicino alla serratura e con le dita cerco le chiavi nella borsetta. Una volta dentro la toppa, le faccio girare senza sforzare troppo, convinta di dover continuare, sbagliando, perché la porta mi si apre davanti con uno scatto e io entro, totalmente confusa e con il cuore a mille. 

Squall sarebbe dovuto essere a casa, prima del mio ritorno.


Spalanco la porta ed entro, chiudendomela subito alle spalle. Poi mi mordo un labbro perché, non ci sono dubbi, lui si è svegliato ed è uscito, e le tapparelle alzate ne sono la prova.

 
Tutto inutile, quindi. La mia corsa sfrenata, tutto fiato sprecato.

Sicuramente Squall, dopo essersi accorto che non c’ero, si sarà catapultato da Zell e Selphie per capire dove potevo essere, e loro, nonostante non credo mi abbiano vista sparire con Irvine ieri sera, sapevano della sua presenza alla festa, perciò...come avrebbero fatto a mentirgli? E comunque, anche se Selphie fosse riuscita in qualche modo a nasconderglielo, Zell avrebbe parlato.

Niente, non c’è più niente da fare. La verità verrà fuori, che io lo voglia o no.
Ma da un lato…è meglio così.
Vivere con il peso del tradimento per tutta la vita…non mi permetterebbe di vivere.
Scuoto il capo, affranta e rassegnata, mentre guardando le mura accoglienti della casa che condivido con lui, la gola comincia a bruciare e gli occhi pizzicare.

 

Non piangere adesso, Rinoa…il tempo per farlo, verrà.

Maledetta vocina beffarda…

Una vocina beffarda che però aveva ragione. Non serve sprecare lacrime ora. Ci penserà il confronto con Squall ad usufruirne.
Squall….
Oh, Dio!
Io…l’ho tradito!

L’impatto con la casa ha avuto l’effetto temuto: quello cioè di scaraventarmi in faccia la realtà con la forza di un pugno, facendomi rendere davvero conto di ciò che ho fatto solo in quel momento.

Io...ho…tradito…Squall…

Gli occhi mi si appannano. Vedo solo i contorni sfumati del tavolo e la finestra.
Le lacrime cominciano a farsi strada nella mia gola…le sento….


Ma uno scatto improvviso, un respiro affannato, mi costringe a voltarmi sventolando la chioma nera, gli occhi sgranati dallo stupore e dalla paura.

Una figura in ombra è ferma sulla soglia, la porta alle sue spalle è chiusa. Non l’ ho nemmeno sentito aprire la porta ed entrare.

Sento i suoi occhi su di me, mi percorrono come per analizzarmi per parecchi secondi silenziosi, fino a quando non si mostrano alla tenue luce del mattino, insieme al resto del corpo.
E quelli che vedo riflessi nelle due pozze cerulee di Squall, sono i miei occhi colmi di lacrime e impauriti, che non hanno la forza di reagire.
Mi fissa intensamente senza parlare. Sento il suo respiro aumentare ad ogni passo, avvicinandosi a me. Sento il mio affannoso che si allontana.

Poi lui si ferma, ed io, non so perché, anche.
Ci guardiamo per un po’, concentrati uno nelle iridi dell’altro, fin quando non è lui, a parlare.

“Dove sei stata stanotte, Rinoa.”

Ti prego, non chiamarmi per nome….
Detto da te, sembra un insulto.
Non riesco, non lo sopporto. Abbasso lo sguardo, posandolo poi sulla finestra oltre il tavolo al centro della cucina.

“Dove…”
Ma il suo, capisco subito, non è un tono accusatorio. Non mi sta attaccando, mi sta quasi….oddio, non riesco a dirlo.

Implorando…?
Perché…perché, Squall? Credi che non sia colpa mia? Credi che Irvine mi abbia stuprata?

“Squall…” Tento, ma la voce è debole e lui lo capisce. Non sono convinta. Per niente.
“Rinoa, ti prego” No…Squall… “Dimmi dov’eri stanotte.”
E con tutto il coraggio che ho, mi volto verso di lui, e lo guardo.
I suoi occhi…sono bellissimi.
Di un azzurro prezioso con fili neri incastonativi, intensi e sempre vivi, adesso rabbiosi e sofferenti.
Sento un dolore al cuore pari a quello della morte, ma non sposto lo sguardo.
Devo guardarlo. Lui se lo merita, il mio rispetto.

“Sono stata in albergo.” Il cuore mi batte così forte che temo lui lo possa sentire nel silenzio della stanza. “Tutta la notte.”
Scorgo una piccola luce spegnersi nelle sue iridi sempre luminose, ma nient’altro. Rimane quasi impassibile.
Io abbasso lo sguardo.
Sentire il peso della colpa anche attraverso i suoi occhi, è straziante.Mi prendo le mani e comincio a tormentarle. La rabbia per la mia ubriachezza mi fa sentir male. Ho di nuovo voglia di vomitare.
La tensione….mi fa quest’effetto.

Ma poi…..

Quando meno te lo aspetti, l’amore fa il suo corso.
Riempie quei vuoti che si sono creati e ti scalda il cuore. Ti scalda la mente, ti sussurra parole, ti accarezza le guance e ti fa sentire importante.
Ti fa sentire viva. E pulita.

Anche quando meno te lo aspetti.
E l’amore, ha poteri miracolosi. Fa dimenticare, fa capire molte cose, fa perdonare. Fa amare.
L’amore, fa amare.

 E soprattutto quando meno te lo aspetti, ti si avvicina, stringendoti tra le sue braccia e facendoti sentire il suo calore, facendoti inebriare del suo profumo. Facendoti vivere. Facendoti piangere.
E piangere, è quello che sto facendo. Chiusa nel suo abbraccio rassicurante e caldo, verso lacrime amare, bagnandogli la maglia, ma non l’anima.

Squall…mi sta abbracciando.

Sento i suoi capelli bagnati profumare di shampoo, sento il suo cuore battere al ritmo del mio, sento il suo respiro premere sul mio collo nudo.
Lo sento. Lo sento vivo.
Proprio come lui, adesso, mi ha fatto diventare.

Viva.
Tra le sue braccia.

 

_Note autrice:_

Ecco il 2, spero vi piaccia^^. Volevo solo dire una cosa: lo scrivere tutto in prima persona non era una cosa programmata, all’inizio, infatti contavo sul fatto di usare la prima persona con Rinoa, ma poi mi sono accorta che questo rendeva più scorrevole la lettura e così…beh, spero vi piaccia lo stesso^^  Baci, Gin

 Ringrazio:

_Roxelle_: Ciao! Scusa la domanda, ma ci sei rimasta male per il fatto che Rinoa è fidanzata con Squall o perché il traditore è Irvine? Comunque sono contenta che ti sia piaciuta, grazie mille^^ Spero continuerai nella lettura^^ Baci Gin

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Capitolo 3
*** I love you ***


 

 

*I love you*

 


 

“Ma che ho detto di male, eh?”
Selphie scosse il capo rassegnata e in silenzio si diresse verso la cucina, seguita a ruota da uno Zell sempre più perplesso.
Prese la caffettiera dallo scola-piatti e la riempì di polvere di caffè. Dopo aver preso anche una tazzina dallo stesso scompartimento, mise la caffettiera sul gas e lo fece riscaldare.
Intanto Zell la guardava corrucciato appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate sul petto e una gamba davanti all’altra, incrociate.

Dopo aver lasciato che per qualche secondo il rumore del caffè che bolliva riempisse la stanza, disse, in tono spazientito:
“Selphie, allora?? Perché Squall ha reagito a quel modo alle mie parole?”
Selphie gli scoccò un’occhiata torva prima di sbuffare e lasciarsi cadere su una sedia vuota.
“Zell…ma possibile che tu non ti ricordi mai niente?”
Il biondo assunse un’aria stupita e offesa allo stesso tempo, ma la mora, vedendogli socchiudere le labbra per ribattere, lo anticipò.
“Per favore, abbi almeno il buon gusto di tacere.” Il ragazzo fece una faccia stizzita e si morse il labbro inferiore, nervoso. Ma perché lui non si ricordava mai niente??
I GF…forse…
Si ma Selphie non ha questo problema…no?
Già…no.
“Ti ricordi l’ultima guerra al Garden, tre anni fa?” Zell annuì, pronto alla frecciatina imminente, che puntualmente arrivò.“Allora siamo già a un buon punto.”
Selphie si alzò, beccandosi lei stavolta un’occhiata truce dall’amico, e spense il gas. Prese la caffettiera e versò un po’ del liquido nero e fumante nella tazzina, infine si risedette, soffiando leggermente sul caffè.
Si voltò verso Zell e alzando un sopracciglio, chiese: “Non è affiorato niente dalla tua testolina bacata?”
“Stamattina sei più odiosa del solito, Sel.” Ribattè Zell, ghignando. “ Ma per mia sfortuna non posso mandarti a quel paese subito, dato che devi rinfrescarmi la memoria.”
“Per tua informazione, caro Zelluccio, quello che io devo ricordarti non risale ad anni luce fa, perciò non sono obbligata a fare proprio niente.”
“Ma io devo saperlo…..Squall è mio amico!”
“Beh se lo fosse davvero ti ricorderesti perché ce l’ha tanto con Irvine, allora!”
“Non dire stupidaggini, Selphie, tu non sai che tipo di rapporto abbiamo, io e lui!”
 “Certo che non lo so.” Selphie bevve un sorso facendo schioccare poi la lingua. “Ma è perché non c’è nessun rapporto, no?”
Il biondo sciolse le braccia dal petto facendole scendere lungo i fianchi e chiudendo pericolosamente le dita in due pugni.
“Non provocarmi, Selphie.”
La mora bevve ancora un po’ del suo caffè prima di posare la tazzina sul tavolo e alzarsi.
“D’accordo, la finisco. Ma tu prova a concentrarti un po’ di più quando si parla. Chiaro?”
Zell fece schioccare la lingua contro il palato e si voltò.
“Andiamo in salotto.”
Selphie lo seguì, sedendosi poi sul divano lasciato vuoto proco prima da Squall, e Zell di fronte a lei.
“Allora…me lo dici adesso?”
La mora prese una sigaretta dal pacchetto aperto sul tavolo e, afferrando l’accendino che Zell le lanciò, la accese.
“Seifer, almeno lui te lo ricordi? La causa di tutto è lui.”
“Come farei a dimenticarmi di uno come…” Ma prima che finisse la frase, Zell si fermò, spalancando gli occhi.
“Seifer...” Mormorò con un filo di voce che poteva significare tutto e niente.
Selphie annuì, aspirando.
“Sì, proprio lui.” Disse, sbuffando il fumo poco dopo. “E successo tutto durante l’ultima guerra nel garden. Stavamo combattendo nei pressi dell’ascensore, quando Seifer, tra lo stupore generale, prese in ostaggio Rinoa, minacciando di ucciderla se avessimo continuato a combattere.
Ovviamente tutti noi, compreso Squall, abbassammo le armi, temendo qualche azione idiota da parte sua, che in quel periodo si era dimostrato capace di tutto.
Ma…qualcuno non gli badò.  E quel qualcuno …”
“…fu Irvine.” Concluse Zell.
Selphie annuì di nuovo, mestamente.
“Già…invece di fare come noi, sparì un colpo, uccidendo Seifer. E nel tempo in cui noi restammo impalati a guardare il corpo di Seifer senza vita, furiosi con lui ma anche con Irvine per aver rischiato così tanto che uccidesse Rinoa, lui la portò via.”
“Ma la sua fuga non durò molto.”
“Ti ricordi bene, Zell; infatti riuscì a malapena uscire dal Garden e lasciare Rinoa che si dimenava tra le sue braccia, perché Squall li aveva rincorsi e fermati proprio all’entrata dell’edificio.”
“Ora…ora collego tutto.”
“Squall gli dichiarò odio eterno dopo aver riportato Rinoa in salvo. E da quel giorno, ovviamente, Squall non lo vuole più vedere.”
Zell sbuffò, mortificato.
“Sono uno stupido.”
“…e sbadato.” Aggiunse Selphie, sorridendo tristemente.
Il biondo scosse il capo e si alzò.
“Non posso permettere a Squall di rovinarsi a causa mia.”
Selphie lo guardò con sguardo interrogativo, incastrando la sigaretta tra due dita.
“Zell, che cosa vuoi fare?”
Il bel ragazzo la guardò, abbozzando un sorriso.
“Quello che dovrebbe fare un vero amico.”
E così dicendo, uscì di casa, lasciandosi alle spalle non solo la porta chiusa, ma anche una Selphie turbata e per niente tranquilla.

***

“Squall, io…”
“Shhh…”
Sento il suo dito premere sulle labbra. È caldo, maledettamente caldo.
“La colpa è mia, non avrei dovuto mandarti da sola.”
La sua voce è morbida, rassicurante.

Non posso far a meno di amarlo. Non posso.
E mi perdo in quelle gemme color del cielo, assaporando in tutto il loro sapore la sua pelle chiara, le sue labbra, i suoi capelli che scomposti gli cadono sulla fronte.

E’ semplicemente…bello.
E io…lo amo.
Tra le sue braccia, mi sento al sicuro, protetta.

Ma, nonostante la sua bellezza incomparabile mi incanti sempre facendomi dimenticare ogni cosa, alle mie orecchie non sono sfuggite le sue parole appena mormorate ma udibili.
Colpa mia….
No! La colpa è mia, mia, e solo mia!

Scuoto il capo, e lui me lo blocca con le mani.
Ci guardiamo fissi negli occhi e il silenzio sale fino a farmi fischiare le orecchie.
Ho voglia di baciarlo….quelle labbra così invitanti e così tanto amate, non chiedono altro.
Ma non posso. Devo spiegare….devo parlare…
Perché diamine è così difficile, oggi?

Ma ti sembra una domanda da fare, quando hai un ragazzo del genere a un centimetro dal tuo naso e le sue mani sulle tempie??
Vocina bastarda…

“Squall…non è colpa tua…io…”
Scuote il capo sorridendomi.
Oh mio Dio….è un miracolo se resto ferma sotto la stretta delle sue mani e non gli salto addosso.
“Lo sai che sei ancora più bella quando piangi?”
Squall….
Non trattarmi così bene, sono una stronza….sono andata a letto con un bastardo…con l’uomo che odi più di quello che ha ucciso….

Squall…

Provo a rispondere socchiudendo le labbra, ma lui mi anticipa, coprendole con le sue.

Squall….Squall….

Le sue labbra a contatto con le mie scottano, quasi.
Ma come fa a baciarmi, dopo quello che ho fatto?
Come fa?
….

Squall….

Sento la gola bruciare mentre la sua lingua esplora il mio palato, danzando con la mia.
No…Rinoa, basta piangere…basta.…piangere…

Ma l’ amore, è più di qualche lacrima. L’amore è più di ogni cosa. Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il sentimento più forte che esista.
Ed è lo stesso che sto provando adesso io per lui, per l’uomo che mi sta baciando nella penombra della nostra cucina, tenendomi dolcemente il volto tra le sue mani.

Ti amo, Squall.
Amo te, il tuo corpo, i tuoi occhi, il tuo dolce profumo, le tue labbra.
Amo te, quello che pur di salvarmi e avermi, ha giurato odio a uno che un tempo era suo amico.

Io, Rinoa Hertilly, amo te, Squall Leonheart.

Poi, come se fosse lontano anni luce da casa nostra, e dalla città, e dal mondo, un sottile suono ovattato stuzzica le mie orecchie, adesso impegnate a sentire il suono del suo respiro con il mio, del suo cuore battere con me.

Ma quello strano suono lontano e senza armonia deve aver raggiunto anche le sue, di orecchie, perché lo sento allontanarsi, molto lentamente, uscendo dalla mia bocca, e poi staccandosi dalle mie labbra arrossate.
Mi tiene ancora il volto tra le mani.
Restiamo un momento a guardarci, mentre proviamo a tornare alla realtà così come ce ne siamo allontanati.

E la realtà non tarda ad arrivare.
Quel maledetto suono insistente che scopro essere il telefono, mi trapana i timpani quasi a farmeli scoppiare.
Decisamente, era meglio il nostro silenzio.

Fa scivolare lentamente le mani sulle mie guance arrossate e si volta, leggermente stizzito.
Ma non voglio che risponda.
Sento che le lacrime scenderebbero di nuovo e io…non voglio più.
Gli prendo un polso, e voltando la mano con il palmo verso di me, deposito un piccolo e dolce bacio sulla sua pelle chiara.

Lui mi guarda piacevolmente sorpreso e io…gli sorrido.
Il contatto con la sua pelle mi ha fatto rinascere.
Il suo dolce profumo, un’ effluvio che sa di limone, di ciliegio, di fragola…di noi, ha stuzzicato le mie narici, entrando con la forza di un uragano dentro di me e rinnovando la tempesta d’amore che già portavo dentro, conservando il suo ricordo.

Sorrido.

Mi sento più libera, ora, più pulita.
Di nuovo la Rinoa di Squall. La Rinoa innamorata. La SUA Rinoa.

Sorrido, di nuovo.

Poi lo supero e lentamente mi avvicino al telefono che insistentemente continua a suonare.
Afferro la cornetta e l’appoggio all’orecchio.
Respiro profondamente, prima di rispondere.
“Sì?”
Ho la voce roca, ecco cosa c’era che non andava.
Ma quello dall’altra parte del cavo sembra non farci caso.
Anche perché…è Zell.
“Ri…Rinoa?”
Sorrido. Sì, ancora.
“Sì, sono io. ciao, Zell.”
“Oh….ehm, ciao.” Balbetta.
Come sottofondo sento il rumore delle macchine. Dev’essere col cellulare.
“Vuoi dirmi….?”
“Stai bene?” Me lo chiede con troppa foga, troppa energia.
“Sì, io sto bene…ma, Zell, tu….?”
Un attimo di silenzio in cui sento Squall avvicinarsi.
“Io….” Tentenna. Non va bene. “..sì, sì, certo. Potresti passarmi…Squall?”
Ecco cosa c’è. Squall. Chissà perché, ma riesce sempre a mettere in soggezione anche i suoi più cari amici.
“Certo, Zell.”
Guardo Squall che mi sorride, prendendo la cornetta. Non c’è bisogno che disegni il contorno della parola ‘Zell’ con le labbra, dopo averlo ripetuto almeno due volte ad alta voce, non ce ne sarebbe stato bisogno.
“Che succede?”
Dalla faccia di Squall capisco che Zell gli sta dicendo le solite cose assurde, come al solito.
Ma poi…. sgrana gli occhi. Sembra che non creda alle sue orecchie.
Che cosa gli ha detto Zell di così strano?
Tento di capire qualcosa, ma non sento nulla.
Poi faccio un passo indietro, perchè a sorpresa Squall grida: “No, Zell! No!”

Guarda la cornetta che evidentemente non ha più la linea e riattacca.
Scuote il capo nervosamente e si volta a guardarmi.
Gli occhi…gli luccicano.
“Zell vuole andare da lui. Adesso.”

 


_Note autrice_:

Salve a tutti! ^^ Ecco qua il terzo e penultimo capitolo. Con il prossimo si chiuderà la mia prima fic (*___*) e spero vi sia piaciuta. Intanto, vi chiedo commenti su questo capitolo, al prossimo c’è tempo xP
Baci a tutti, lettori e non commentatori ^^

Ringraziamenti:

_Rinoagirl89_: Ciao! ^^ Spero che il piccolo problema sia risolto ^^’ Passando al capitolo…hai gradito? Il motivo della rabbia di Squall è stato svelato e ora…ci saranno le battute finali ^^ Al prossimo chap, cara! Grazie di aver commentato, baci Gin ^_^

_Little_Rinoa_:Ciao! Grazie dei complimenti, sei davvero gentile! *me arrossisce* Grazie dell’accorgimento sui dettagli, avevo fatto degli errorini di distrazioni ^^’ Spero che questo chap ti sia piaciuto^^ PS: lo so che la one-shot ne prevede uno di capitolo, ma come ho detto nel primo questa è, diciamo, una short fic, cioè una fic con pochi capitoli. Lo so è da matti…ma una one-shot non so se sn ancora in grado farla. ^^ Spero che continuerai a leggere e commentare…baci Gin ^_^

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Capitolo 4
*** You'll never be alone again ***


*You’ll never be alone again.*

 

 

 

 

L’ amore è più di qualche lacrima. L’amore è più di ogni cosa. Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il sentimento più forte che esista.

 

 

 

Sdraiato sul letto di una camera d’albergo, coperto fino al bacino da fresche lenzuola bianche e ripetendosi quelle parole nella mente come ad auto-flagellarsi, Irvine pensava.

Pensava all’amore.
Aveva mai amato lui? O meglio, era mai stato in grado di amare?
E se nemmeno lui sapeva darsi una risposta, allora non c’era speranza.
Perché lui…era solo.
Sì. Irvine Kinneas, era solo.
Tra i giocattoli, tra i banchi di scuola, tra le ragazze, tra quelle lenzuola.

Solo.

Viveva esclusivamente per misurarsi con sé stesso, saziare i suoi vizi, far godere la sua anima impura e ormai, sporca.
Sporca…

Il giovane chiuse gli occhi e le labbra gli tremarono.
Non sarebbe mai più stato in grado di pulirla. Mai più sarebbe stato il puro bambino che tanti anni prima era stato innamorato di Selphie Tilmitt, all’orfanotrofio.
Mai più.
Con uno scatto si alzò a sedere e tirò un pugno rabbioso sul materasso.

Selphie era stata dimenticata. Da tempo, ormai.

Quel posto, in un angolo del suo cuore –se ce l’aveva ancora, un cuore- lasciato vuoto dal suo ricordo, era stato riempito dalla ragazza più bella, più dolce e più sexy che Irvine avesse mai conosciuto.

Rinoa.

Poteva sentire ancora il suo profumo tra quelle lenzuola, il frusciare dei suoi capelli sul cuscino, il ritmo del suo respiro aumentare.
Poteva sentirla tra quelle coperte, come se non se ne fosse mai andata.
Inspirò profondamente, inebriandosi del suo dolce effluvio e gettando la testa all’indietro.

Aveva fatto sesso con lei.

Quella notte, l’aveva avuta.
Ma allora perché….perchè adesso si sentiva così vuoto? Così rotto a metà?
Sarebbe dovuto essere soddisfatto…compiaciuto della notte passata.
Eppure…

“Rinoa? Stai bene?”
“Ti ho chiesto anche se stavi bene prima.”
“Dovresti ringraziarmi.”

Impossibile.
Lui…
No, impossibile.
E allora perché le aveva chiesto se stava bene? Perché!?!

L’ amore è più di qualche lacrima. L’amore è più di ogni cosa. Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il sentimento più forte che esista.

Era vero. Senza dubbio, l’amore era il sentimento più forte e distruttivo che esistesse.
Si morse un labbro.
Quindi?
Si era...innamorato di lei?

 

Rinoa….

 

Ecco perché non si sentiva completo, quella mattina. Ecco perché si sentiva così vuoto, così spezzato a metà.
Lui aveva fatto sesso con Rinoa, non l’amore.

 

Si prese la testa tra le mani artigliando i morbidi capelli scuri.
Era diventato debole….debole…
Da quel maledetto giorno in cui aveva ucciso Seifer e tentato di rapire Rinoa, la sua preda da sempre prediletta, si era sentito così vulnerabile…vulnerabile all’amore.

 

Si alzò dal letto e fece in tempo a vestirsi, prima che dei colpi sulla porta lo facessero trasalire e lui alzasse lo sguardo confuso.

 

***

[Mezz’ora prima]

 
“Che cosa?? Ma…ma perché?”
Squall scuote la testa mestamente prima di voltarsi e infilare le mani in tasca nervosamente.
"Perché vuole dargli una lezione. La stessa che vorrei fare io…”
“No!”
“…Ma che non attuerò, perché so che non saresti d’accordo.”
Resto ferma con il braccio a mezz’aria per qualche secondo, prima di sorridere e abbassarlo lentamente.
Squall…
Com’è possibile che tu sia così affettuoso e dolce anche in un momento come questo?
Sei così…così ammirevole.
Dio…quanto ti amo.
“Squall…” Faccio un passo, e lui si volta.

Ci guardiamo per attimi lunghi intere stagioni, poi lui mi guarda serio, prendendomi una mano.
“Andremo. Non lascerò che Irvine gli faccia del male.”
“Oh, Squall…”
“E’ molto provato dalla guerra, non è al massimo della condizione. Non potrebbe mai farcela da solo contro di lui. Lo so bene.”
Le lacrime mi appannano la vista mentre stringo le dita attorno alla sua pelle calda e soffice.
Sì, Squall, sei proprio cambiato.

“Grazie…” Mormoro, sull’orlo delle ennesime lacrime.
E dopo un caldo sorriso, scioglie la stretta delle nostre mani, sussurrandomi: “Andiamo."

 

***

 

Irvine guardò la porta poi la finestra dalla porta opposta.
Poi si voltò di nuovo, posando gli occhi ora sul suo corpo nudo, in piedi, in attesa di un comando.

Ancora, le sue orecchie avvertirono quell’insistente bussare.

Afferrò i vestiti abbandonati a terra dalla notte prima e li indossò in un attimo.
Dopo un lungo respiro, infine, andò alla porta, cercando di riacquistare il suo solito atteggiamento rigido. Posò la mano sulla maniglia e guardò per secondi interminabili il legno davanti a lui.
Sentiva uno strano respiro venire da fuori…     

 

Aggrottò la fronte. Chi poteva essere?
‘Non lui’ Cercò di convincersi, colto da un dubbio. ‘Non lui’.
Abbassò la maniglia e con uno scatto la porta si aprì.

 

 

 

 

Fece in tempo a scorgere due occhi azzurrissimi che lo fissavano in tralice, una chioma bionda tenuta ferma dal gel, e due labbra stringersi, candide e conosciute, prima di venire scaraventato lontano, oltre la soglia, con un dolore lancinante allo zigomo destro.

Sbattè forte la testa sul pavimento e le tempie cominciarono a pulsargli.

Cazzo…

Non ebbe il tempo di pensare altro, rannicchiato per terra e con le mani sul capo, perché un calcio lo colpì in pieno stomaco, facendogli mancare il respiro per parecchi secondi.

Sputò qualcosa di caldo, forse saliva, mentre la testa cominciava a girare e a pulsare insieme, facendogli venir voglia di vomitare.
Ma quel dolore non cessò, ripetendosi invece più, più e più volte.

La testa vorticava, la nausea aumentava, vomitava sangue. Mentre con le mani e con le gambe cercava di proteggersi più che poteva dai calci che quel qualcuno gli scagliava senza pietà.

Ma poi, ad un tratto, proprio quando –ne fu certo- avrebbe potuto perdere i sensi, i colpi cessarono.
Il pulsare alla testa continuava come quello in tutto il resto del corpo, ma presto ci si abituò.

Sì, ci si abituò, perché colui che l’aveva aggredito così, entrando in casa sua di sorpresa senza dire nemmeno una parola, respirava a fatica tenendosi la gola in piedi davanti a lui -o a quello che ne era rimasto, di lui.

Irvine, una palpebra abbassata, l’altra affaticata, lo guardò dal basso, mentre il sangue continuava a scorrere sul suo viso donandogli un piacevole calore.
Vide Zell appoggiarsi a un mobile e riprendersi lentamente.
Stava male. Molto male.

Perfetto.
Irvine ghignò.
La sua anima sporca non avrebbe avuto nulla da temere. Le riflessioni di poco prima erano state solo una parentesi nella sua misera vita.

Una piccola parentesi in tutta una vita.

Sarebbe rimasta sporca, mai più avrebbe provato a pulirla, mai più l’avrebbe fatta ritornare un’anima.
Si alzò a fatica, riuscendo però a mantenere un insolito equilibrio, continuando a fissare la figura piegata del biondo, ancora le mani sulla gola.
Ebbe un improvviso giramento di testa, ma riuscì comunque a non cadere.
Si appoggiò al letto poco distante e riprese quel fiato che Zell gli aveva mozzato.

Chiuse gli occhi e dopo aver inspirato profondamente… li riaprì.
Il celeste candido delle sue iridi scintillò di una luce strana, di una vendetta, di un attacco…
Facendo pressione sul materasso sotto di lui, si mise in piedi, lo sguardo fisso sulle coperte.
Poi ghignò…pericolosamente.

Dopo aver dato un’ultima occhiata a Zell che, tenendosi la gola, non accennava a riprendersi, Irvine afferrò il materasso di fronte a lui e facendo più forza che potè, lo alzò.
Tremava leggermente, le braccia erano piene di graffi, ma riuscì comunque a tenerlo sollevato.
I suoi occhi azzurri si posarono per un attimo su qualcosa di scintillante sotto il materasso, prima che ghignasse e si abbassasse per prenderlo.

 

***

 

“E’ questo l’hotel?”
Guardo in alto e i miei occhi si posano su una scritta scintillante che recita: ‘Hotel in Dollet’.
Annuisco decisa..
“Sì.”
“Andiamo.”
Chiudo le dita nella mano di Squall e insieme a lui entro in quel maledetto hotel sporco di tradimento.

La hall è uguale alla sera precedente, solo un po’ meno affollata.
Vi sono dei divanetti disposti a ferro di cavallo sulla destra e la reception sulla sinistra.
Ma dopo solo un passo, mi blocco: riconosco un cameriere della sera prima che mi fissa con insistenza, prima che si allontani con un vassoio in mano senza dedicarmi altre attenzioni.

La mano di Squall stringe la mia e subito mi volto.
“Ehi… tutto ok?” Mi dice con dolcezza, capendo il mio problema.
Lo guardo un attimo godendo  del calore dei suoi occhi su di me, poi abbozzo un sorriso e mi sciolgo. Ero diventata tutta rigida.
“Sì.” Dico,a annuendo debolmente. “Scusa…”
Abbasso lo sguardo.
Oddio, che sensazione terribile.
Mi sembra di essere di nuovo tra quei vassoi pieni di bicchieri colmi di alcolici, mi sembra di sentire ancora voci indistinte che mi giudicano, che ridono, che mi gridano contro…vedo gente che mi spintona, mi fa male…
E infine –il cuore fa un balzo dalla sorpresa-…mi sembra di vedere lui. O meglio, i suoi occhi.
Sono spuntati dal buio, tra tutti quei corpi senza nome, porgendomi una mano grande.

Irvine.

Una fitta forte allo stomaco, alla testa, alle mani.
Ritorno alla realtà, e, come se cadessi da un burrone,  realizzo che quello che ho davanti, non è Irvine.
“Rinoa…” Alzo gli occhi sui suoi. Lo vedo a fatica con le lacrime agli occhi. “Non devi preoccuparti. Adesso, ci sono io.”

Sì, Squall. Ora, ci sei tu.
E la tua voce.

Non ammaliante. Ma dolce.

Annuisco e, la mano stretta nella sua, raggiungiamo all’ascensore.

 

 

***



L’avrebbe davvero fatto? Avrebbe davvero ucciso un suo vecchio amico di avventure per scappare? Per salvare la sua vita?
Per salvare….cosa aveva detto?
Lui non aveva una vita.
Aveva un’esistenza. Un’esistenza priva di scopi e felicità, solo cattiveria e vendetta. E lussuria.
Un crampo allo stomaco, un dolore lancinante all’altezza del petto.

E, nonostante tutto…era riuscito ad innamorarsi

Con rabbia strinse di più il fucile che teneva in mano, puntato al petto del suo vecchio amico biondo, del suo vecchio amico Zell.
Avrebbe davvero spezzato una vita per salvare la sua schifosa esistenza??
Davvero, sarebbe stato capace di farlo?

Le dita gli tremarono per un attimo a contatto con il grilletto.

“Devo farlo per mia madre… per mia madre!”

Zell aveva sempre amato sua madre….

“Edea, ti proteggerò io, non devi aver paura.”

Zell aveva sempre La Madre

Una rabbia mista a dolore e a sofferenza gli fecero pulsare le ferite riportate dopo lo scontro di poco prima con Zell.

Perché Zell…amava davvero.
Zell…era in grado farlo.
Zell, ne era capace.
Fece una leggere pressione sul grilletto.
Lui no.

 

***

 

“E’ la 155!”
“Ok… dai, andiamo!”
Io e Squall stiamo correndo per un lungo corridoio dalla moquette rossa alla ricerca della stanza di Irvine, dove sicuramente si trova anche Zell.

ZellStarai bene?

Non devo pensarci, non devo… Squall ha ragione, devo mantenermi più calma possibile e pensare solo ad arrivare da lui il prima possibile.
Svoltiamo l’ennesimo angolo.
“Dovrebbe essere…Oh!”

Ci fermiamo entrambi all’inizio del corridoio, fissando con sorpresa mista a curiosità la figura esile che sta correndo dalla parte opposta alla nostra.
Si ferma anche lei e ci guarda stupita, portandosi una mano alla bocca.
Restiamo così per almeno cinque secondi.

“Squall! Rinoa!” Esclama.
Squall stringe la mia mano e mi precede camminando verso di lei.
“Selphie…come mai sei qui?” Le chiede lui una volta raggiunta.
“Mi ha preoccupato il modo in cui Zell è uscito di casa e allora l’ho seguito. Voi?”

Sposta lo sguardo da uno all’altro, agitata -la vedo indugiare un secondo di più su di me, ma non dire niente-.
“Zell ci ha chiamato dicendo che sarebbe venuto qui.”
Selphie annuisce mestamente, poi chiude gli occhi.
“Ho paura per quello che possa accadergli.”

Le sue parole le si spezzano in gola, troncate dalla paura e dai ricordi dell’ultima guerra, scaldandomi il cuore.
La guardo con preoccupazione mista a tenerezza.
Selphie era sempre stata forte. Sempre. Fin dal primo giorno in cui ci siamo  conosciute, lei era quella più determinata, più
energica.
Questo rendeva forti anche noi, sempre, accanto a lei.
Come durante l’ultima guerra, nella quale avevamo combattuto fianco a fianco contro il male, lei ci aveva conferito coraggio, forza e unione.

 

Ma, si sa, quando una persona è troppo forte, prima o poi rischia di rompersi.
Quello che accadde proprio a lei, Selphie.
Da quando è finita la guerra e Zell vive con lei, lei si è molto attaccata a lui, e di conseguenza alla sua malattia, che i medici dicono incurabile.
La paura di perderlo, di vederlo morire sotto i suoi occhi, l’ha divorata, indebolendola e facendola diventare tanto, tanto fragile.

Il solo pensiero di non averlo più accanto a sé, la distrugge.

“Selphie…” Le prendo una mano, lasciando per poco quella di Squall, e lei mi guarda stupita, nonostante veda i suoi occhi brillare di una luce strana, simile alla gratitudine.

“Vedrai che andrà tutto bene. Ora dobbiamo solo raggiungerlo e assicurarci che stia bene… Non gli accadrà nulla.”

I suoi begli occhi celesti si riempiono di lacrime alle mie parole: vedo tutto il suo dolore riflesso in quegli specchi trasparenti, e la gola inizia a bruciarmi dalla commozione… ma poi, tristemente, annuisce.

“Sì…andiamo.”

 

***


Irvine strinse i denti. La fitta al cuore faceva male….tanto che, ne era sicuro, avrebbe potuto ucciderlo.

Per questo doveva farlo…doveva premere il grilletto.
Doveva uccidere. Lui.

Indietreggiò di un passo, il fucile stretto in mano.
Si fermò a fissare le sue iridi color del mare in quelle di Zell, sofferenti e impotenti -ma non impaurite.
Irvine doveva farlo.

Doveva…

Ma poi, come se avesse ricevuto l’ennesimo pugno, all’improvviso, spalancò gli occhi.
Avevano bussato alla porta.

Un silenzio irreale e quasi di terrore cadde nella stanza. Attesa.
Il suono si ripetè, accompagnato poi da delle voci che Irvine non riconobbe.

Doveva farlo…

Un ultimo grido da dietro la porta e questa si spalancò.

Irvine si voltò di scatto verso quest’ultima, morendo quasi di infarto nel vedere chi apparve.

 

 

***

 

 

 

Rimango senza fiato per un secondo.

No…un’ora.

No… un anno.

 

Senza capire. Senza connettere quelle che vedo. Senza dare un senso alle figure che sto guardando. Senza comprendere.

Spiazzata.

Completamente.

 

Mentre i miei occhi ruotano da Zell attaccato alla poltrona, una malo alla gola, Irvine in piedi di fronte a lui e… un fucile.

Con la punta a sfiorare la testa di Irvine.

 

 

 

***

 

 Avrebbe preferito che lo vedesse fare una fine migliore.
Avrebbe preferito essere lui migliore.
Avrebbe preferito amarla davvero.
Avrebbe preferito non approfittarsi di lei.
Avrebbe preferito non uccidere mai, nemmeno sé stesso.

E invece, con il fucile puntato alla testa, Irvine voleva suicidarsi.
E la rabbia? E la vendetta? E l’anima impura?

Irvine sorrise.
Forse sarebbe stata la volta buona
.
Addio Rinoa.
Non sono sicuro di amarti… ma…
“Perdonami.”

Fu un sussurro, quasi impercettibile, ma qualcuno poco lontano da lui, lo sentì.

 

***

 

“Perdonami.”

Sento mancarmi il respiro, le gambe cedermi, le forze abbandonarmi.
Una sequenza di immagini mi riempie la mente, l’urlo di Selphie rimbomba nelle orecchie, la mano di Squall che stringe la mia mi brucia la pelle.
E poi... accade.

BOM.

Le gambe tremano e mi accascio a terra, in ginocchio, le mani sul volto.
La mia non è tristezza.
Ma consapevolezza. Consapevolezza di sapere e di non aver fatto niente per salvarlo.
Solo andare a letto con lui.

“Zell!”
“Me ne occupo io!”

E’ stato il mio ultimo regalo, quindi?
Fare sesso con lui ubriaca?

“Oh mio Dio…”
“Tu prendi Rinoa! Prendila, Selphie!”

No.
Perché lui mi ha chiesto di perdonarlo.
E io…

“Rinoa…Rinoa ti prego alzati!”
Selphie…
Mi alza a fatica e insieme usciamo da quella stanza maledetta, seguite a ruota da Zell sorretto da Squall.

… un giorno, forse, lo perdonerò.

 

***

 

 Il profumo dell’erba fresca mi riempie le narici, inebriandomi del suo dolce effluvio.
Accarezzo il manto fatto di piccoli steli verdi e guardo davanti a me.

Un ragazzo alto e moro sta raccogliendo i fiori per me vicino a una quercia.
Quel ragazzo, è mio.
Sorrido.

Lentamente, alzo gli occhi al cielo.

Piccoli spruzzi di nuvole colorano un cielo blu della prima primavera.
Un cielo blu… come i tuoi occhi che ormai non ci sono più.
Sorrido amaramente ripensando a quella maledetta mattina di qualche mese fa, nella tua camera d’albergo.
E rivivendo quei momenti, le tue parole mi rimbombano di nuovo in testa, come una tortura.

 

Riascoltandole, adesso lo capisco.
Capisco ciò che devo fare.

Perdonare.
E ti perdono, Irvine Kinneas.
Io ti perdono.
E, forse, non sarai mai più solo.

-Fine-

 

_Note dell’autrice_:
Fine! Spero vi sia piaciuta… non ero molto sicura di essere riuscita a rendere perfettamente le circostanze come avrei voluto ma… beh, spero comunque che vi sia piaciuto nella sua drammaticità.
Ringrazio coloro che hanno letto e recensito con piacere e chi ha semplicemente letto senza commentare. E’ comunque un piacere, scrivere ^__^
E ora… i ringraziamenti.

 

_Selhin_: *_* Oh, grazie, sei gentilissima! *me arrossisce* Ti ringrazio anche per averla messa nei preferiti ^^. Dopo queste poche prime parole di ringraziamento…ti è piaciuto il capitolo? O meglio, la fine? E’ stato un po’ difficile scriverlo per me, e soprattutto i punti di vista di Irvine, un personaggio complicato e introspettivo.
Spero che ti sia piaciuto e che leggerai anche altro di mio! ^^ Ti mando un grande bacio, Ginnever *_*

 

_Rinoagirl89_: Ciao! xD si, ora è tutto a posto! Comunque grazie, spero che anche questo ti sia piaciuto ^^ Sì, Selphie fuma…non so da dove mi sia uscita sta cosa, ma quando ho scritto che si sedeva sul divano, me la immaginavo che fumava ^^ Spero comunque non sia stato un problema! xD Cmq si, spero presto di avere il tempo per leggere altre cose di te, ora anche con la scuola sono un po’ incasinata.
Ti ringrazio per aver recensito e averla messa trai preferiti^^
Un bacio, Ginnever.

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