Come (non) sposare un milionario

di Kleio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Begin the begin ***
Capitolo 2: *** Us and them ***
Capitolo 3: *** Old friends ***
Capitolo 4: *** Hello, I love you ***
Capitolo 5: *** The way old friends do ***
Capitolo 6: *** Everything's out in the open ***
Capitolo 7: *** Little lies ***



Capitolo 1
*** Begin the begin ***


1. Begin the begin (modificato)







Begin the begin

Tom Riddle aveva una vita perfettamente normale, e grazie tante. Ok, forse no... Magari la signora Figg di Wisteria Walk avrebbe potuto affermare che la vita di Tom Riddle era ben lungi dall'essere perfettamente normale, ma sono punti di vista. D'altra parte, è del Ministro della Magia che stiamo parlando, un uomo troppo impegnato per accompagnare la figlia al binario 9 e 3/4 il primo di settembre, figurarsi per dar peso a certi dettagli. E poi sarebbe stato rieletto. Certo, la campagna elettorale era appena iniziata, ma la sua vittoria era già data per scontata persino dai sostenitori di Cornelius Caramell. Siamo seri, quell'ometto iracondo e vanaglorioso con, tra l'altro, un pessimo gusto in fatto di cappelli, non aveva la minima possibilità contro l'erede di Salazar Serpeverde, ex studente modello e genio di Hogwarts che da sempre intratteneva con Albus Silente rapporti di cortese ed educata collaborazione. Tutti amavano Tom Riddle. Ok, forse no... Magari l'ex moglie avrebbe qualcosa da ridire in proposito, ma la cosa non lo turbava più di tanto e il suo divorzio aveva messo di incredibile buon umore metà della popolazione femminile. Perché Tom Riddle era bello e, particolare non del tutto irrilevante, schifosamente ricco. Sì, effettivamente, la sua vita era ben lungi dall'essere perfettamente normale. Era semplicemente perfetta.

Almeno sino ad ora...

***

Terence Higgs non le aveva scritto. Neanche una volta.
Non che si aspettasse di trovare la casa sommersa da una valanga di gufi, ma un bigliettino, almeno il giorno del suo compleanno, non le avrebbe fatto proprio schifo. Per carità, erano usciti insieme soltanto una volta l'anno precedente, dopo una partita di Quidditch particolarmente fortunata in cui Terence era riuscito ad acchiappare quel cazzo di boccino (cosa che aveva ripetuto... beh, diciamo parecchie volte, per tutta la durata del loro appuntamento). Ma era molto carino e avrebbe dovuto scriverle, punto.
Ripose con metodica efficienza l'ultimo paio di calzini nel baule e lo chiuse con uno scatto, facendo sobbalzare lo splendido barbagianni appollaiato sul pomello del letto.
-Fermo un po', Evaristo! Ci sono piume ovunque ...-
Evaristo tubò contrariato.
Afferrò baule e mantello e uscì, lasciando Evaristo a svolazzare per la stanza.


-Ecco la mia principessa!- la salutò Tom Riddle non appena la vide entrare in cucina. -Dormito bene?-
-Buongiorno, papà!- rispose lei vivacemente, dandogli un bacio sulla guancia e prendendo una lucida mela rossa dal portafrutta al centro del tavolo.
-Mi accompagnerai alla stazione quest'anno?- chiese, appoggiandosi con la schiena alla parete di fronte e dando un morso alla mela.
Tom ripiegò la Gazzetta del profeta e la guardò.
-Elettra, tesoro, mi dispiace tanto...- cominciò lui in tono pacato.
Elettra scoppiò a ridere.
-Andiamo, papà, so che sei impegnato.- lo interruppe lei con leggerezza. -Era tanto per dire.-
-Lo sai che mi dispiace, è il tuo ultimo anno... mi sarebbe piaciuto, davvero.- replicò lui serio.
-Non mi vedrai mai salire sull'Espresso per Hogwarts... che dramma!-
-La tua sensibilità mi commuove.-
Elettra sorrise.
-In fondo ti sto facendo un favore! Pensa se fossi una ragazzina disturbata che non accetta la cosa... nuocerei alla tua campagna elettorale! Insomma, chi vuole un Ministro che trascura gli affetti famigliari?! -
-Sì, effettivamente non trasmetterei un messaggio molto positivo.- convenne lui. -A proposito, stavo pensando che il prossimo anno potresti iniziare un internato al Ministero, così...-
-... la gente penserebbe che faccio carriera perché sono la figlia del Ministro.- completò Elettra, buttando il torsolo della mela nel cestino e prendendo una fetta di pane.
-Non succederà. E poi non è detto che io sia ancora Ministro, l'anno prossimo... fare colazione seduti è passato di moda?- aggiunse, notando che Elettra era ancora appoggiata alla parete.
-Ma dai!- disse lei andandosi a sedere vicino al padre. -E' ovvio che sarai tu a vincere! Se no chi? Caramell?-
-Potrebbe anche darsi.- rispose Tom tranquillo, versandosi del succo di zucca.
Elettra stava per replicare, ma venne interrotta da sua nonna, che entrò in cucina accompagnata da un sonoro tintinnio di collane e braccialetti.
-Buongiorno a tutti!- esordì Merope Gaunt, sfiorando con la mano ingioiellata i capelli del figlio - che la guardava come se si fosse trattato di un'Acramantula - e andando a schioccare un rumoroso bacio sulla fronte della nipote.
Merope non era mai stata una bella donna, ma l'esperienza e, soprattutto, l'enorme patrimonio accumulato da Tom nel corso della sua carriera avevano acuito determinati aspetti della sua personalità che, come spesso diceva Elettra per sdrammatizzare, era più luminosa di un calderone nuovo di zecca. Tom, invece, in modo meno poetico e forse un po' cinico, si limitava a ripetere di tanto in tanto che i soldi le avevano dato alla testa. A parte questo era una donna adorabile e  appena un po' eccentrica, che stravedeva per Elettra e, in fondo, anche per quell'antipatico di suo figlio.
-Dove pensi di andare conciata in quel modo?- chiese Tom, fissando perplesso il suo mantello rosa shocking e il cappello a punta tempestato di pietre.
-A me piace.- si intromise Elettra prontamente.
Merope annuì compiaciuta in direzione del figlio.
-Visto, Tom? Ho sempre detto che la ragazza è intelligente.-
-E temo sia l'unica cosa su cui siamo d'accordo.- 
-Hai idea di quanto mi sia costato?- replicò lei indignata.
-Quanto mi sia costato.-
-Spiritoso. Io lo adoro.-
-Sì, piacerebbe anche a Dolores Umbridge...-
-Qualcuno vuole dell'altro succo?- chiese Elettra, nel disperato tentativo di interrompere quello spiacevole scambio di battute.
-Oh, no, grazie dolcezza. Vado piuttosto di fretta.- rispose lei soave.
-Non mi dire.- bofonchiò Tom, che aveva ripreso in mano il giornale e lo sfogliava senza particolare enfasi.
Merope lo ignorò.
-Alla fine si è fatto vivo Terence?-
-No.- rispose Elettra mesta. -Non uno straccio di notizia per tutta l'estate.-
-E chi sarebbe questo Terence?-
-Tom, sta' zitto.- replicò Merope secca.
-Non me ne hai mai parlato!- riprese lui rivolto alla figlia.
-Sì, invece. E' successo tempo fa, ricordi?-
Suo padre la fissò in silenzio. Evidentemente non se lo ricordava.
-E comunque non ha importanza: non siamo neanche amici.-
-Meglio.-
Elettra non poté fare a meno di sorridere.
-Merlino!- inveì sua nonna. -Dolcezza, fatti un favore: non dar retta a tuo padre. Segui i miei consigli e quel ragazzo ti cadrà ai piedi...-
-Ma certo!- replicò Tom gelido. -Perché non affidarsi ai consigli di una donna che ha stregato il marito con un filtro d'amore ed è comunque riuscita a farselo scappare?!-
Il suo tono grondava sarcasmo.
-E vedo quanto la cosa ti rattristi! La tua sensibilità mi commuove, Tom.- lo rintuzzò lei piccata.
-Già, a quanto pare la sensibilità non è di casa.- commentò Elettra giocherellando con un cucchiaino. -Ad ogni modo, passerei tutta la giornata a sentirvi litigare, ma ho un treno da prendere. - aggiunse preoccupata, dopo aver lanciato una fugace occhiata all'orologio appeso al muro.
-Ellie, amore, hai ragione!- Merope volò verso di lei e la strinse in un abbraccio soffocante. -Mi mancherai così tanto!-
-Anche tu, nonna!- rispose Elettra, cercando di liberarsi dalla sua stretta.
-Se non ti dispiace, mamma, vorrei salutare mia figlia anche io.- le fece notare Tom in tono piatto.
Merope lasciò finalmente andare la nipote e guardò il figlio con aria truce.
-Mi mancherai tanto anche tu, papà.- disse Elettra correndo ad abbracciarlo.
Tom le diede un bacio.
-Fa' la brava, mi raccomando. Studia, non andare a letto troppo tardi... e stai lontana dai ragazzi.- aggiunse sorridendo.
Elettra rise di nuovo.
-Ciao, papà.- disse e, suo malgrado, la voce le si incrinò leggermente. -Ciao, nonna.-
Merope la salutò con la mano, mentre con l'altra si tamponava gli angoli degli occhi con un fazzoletto di pizzo.
Elettra afferrò le sue cose e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Suo padre e sua nonna, invece, rimasero lì in piedi, in silenzio.
-Non andavi di fretta?!- chiese lui dopo qualche istante.
-Sta' zitto, Tom.-


Narcissa Malfoy era piuttosto contrariata. La sera prima si era psicologicamente preparata... ma, per Salazar, sembrava che l'intera Londra Babbana si fosse riversata sulla piattaforma del binario 9 e 3/4! E non poté fare a meno di trattenere una smorfia di disgusto alla vista di una coppia che studiava incredula un galeone d'oro e della bambina con i capelli crespi che si guardava intorno stupefatta, fissando un grosso gatto nero come se si fosse trattato di una pantera.
-Non trovi che il livello medio sia molto calato? Almeno da quando andavamo a scuola noi, intendo...- chiese alla sorella, che le si era avvicinata con un'espressione se possibile ancora più disgustata.
-Ti riferisci alla feccia che invade questo posto?- domandò Bellatrix Lestrange. -Io credo sia sempre la stessa, invece. E' il livello dei maghi Purosangue ad essersi spaventosamente abbassato.- disse, scrutando torva Alice Paciock e suo marito, che riempivano di baci un bimbo grassottello dall'aria terrorizzata.
-Guarda quel bambino, per esempio.- aggiunse Bella malevola. -Sembra un tacchino, eppure è un purosangue.-
-Non è il figlio dei Paciock?- chiese Narcissa, guardandolo come avrebbe potuto guardare una macchia di sugo su un abito bianco.
-Esattamente.-
-Lavorano con te al Ministero, no?-
-Sì.- rispose Bellatrix con un sorrisetto soddisfatto. -Sono miei subordinati.- aggiunse, sottolineando con cura l'ultima parola.
-E questa cosa ti rattrista molto, immagino.-
-Non sai quanto, Cissy.- rispose lei sardonica. -Non vedo Patrick e Draco.- aggiunse, cercando con lo sguardo tra la folla. -Tu li vedi?-
-Là.- fece cenno Narcissa con la testa. Due bambini confabulavano poco lontano, ridacchiando e  sussurandosi di tanto in tanto qualcosa all'orecchio.
-Probabilmente stanno facendo i nostri stessi discorsi.- osservò Narcissa compiaciuta.
-Non stento a crederci.- convenne Bella, che intanto aveva cambiato obbiettivo e fissava in modo poco incoraggiante una giovane donna dagli occhi verdissimi.-
-E' meno carina di come la descrivono.- osservò Bellatrix velenosa.
-La Evans, dici? Io la trovo così scontata. Senza parlare poi di quell'idiota del marito.-
-Eppure Severus Piton la trova assolutamente meravigliosa. Che razza di idiota.-
-Insegna Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts, però.-
-Per carità!- sbottò Bellatrix.
-Almeno Ninfadora Tonks si è diplomata, così non siamo costrette a vedere Andromeda.- le fece notare Narcissa, continuando a tenere d'occhio figlio e nipote.
-Parla per te!- replicò la sorella fulminandola con lo sguardo. -Quella mocciosa ha deciso di diventare Auror e io sono la responsabile della sua formazione. Appena potrò la scaricherò a Malocchio Moody, ma ho bisogno dell'approvazione del Ministro, prima.-
-A-ah.-
-Già.-
-A proposito, non dovresti essere al lavoro, ora?-
-C'è Rod.- rispose Bella pratica, passando davanti alla sorella e andandosi a sedere sopra il baule del figlio.
-E il Ministro è d'accordo?-
-Figurati! Dovrà accompagnare anche lui la figlia alla stazione, no?- concluse sbrigativa.
In quel momento una ragazza alta e magra, con una folta chioma di capelli rossi, varcò la barriera del binario.
-Merda.- sussurrò Bellatrix.
-Cosa c'è?-
-La vedi quella ragazza?- disse Bella indicandola con discrezione. -E' la figlia di Riddle. Ed è qui da sola.-
Elettra, intanto, aveva raggiunto una ragazza mingherlina e piuttosto bassa, con un caschetto di capelli viola e una folta frangia che le copriva la fronte per intero. Narcissa e Bellatrix le seguirono con lo sguardo.
-Chi è quell'altra?- chiese Narcissa perplessa.
Bellatrix scoppiò a ridere.
-Non ci crederai mai, Cissy: è la figlia di Mafalda!-
-Cosa?- Narcissa sgranò gli occhi per la sorpresa. - Mafalda Hopkirk ha una figlia fosforescente?-
-Credo sia un autentico disastro. Mafalda in ufficio non ne parla mai.-
Narcissa scosse il capo sconcertata.
-Credo sia ora.- aggiunse, alzando la testa verso il grande orologio che sovrastava il binario.
Bella annuì e si alzò dal baule. Evidentemente i due ragazzini stavano pensando la stessa cosa, perché raggiunsero le madri di propria iniziativa.
-Avete visto quella con i capelli viola?- chiese il più alto dei due, capelli scuri e occhi grigi.
Draco sghignazzò.
-E' difficile non vederla, tesoro.- replicò Bellatrix, sistemandogli il colletto della camicia.
-Madre!- protestò Patrick. -Non trattarmi come un bambino!-
-Hai ragione.- sospirò Bellatrix. - Un bacio posso dartelo o devo stringerti la mano?-
Patrick la guardò malissimo.
-Un bacio me lo puoi dare.- concesse lui serio. -Ma soltanto uno.-
Bellatrix lo abbracciò forte e gli diede un bacio sulla testa.
-Mi mancherai così tanto!-
-Anche tu.- rispose Patrick, che in fondo non voleva saperne di staccarsi da lei.
-Salutami papà.- aggiunse, quando finalmente lo fece.
Narcissa, in tanto, si stava raccomandando con Draco di cambiarsi le mutande, lavarsi bene dietro le orecchie, e cose simili.
-Andiamo?- chiese Patrick al cugino, che fu ben felice di afferrare il baule e seguirlo a bordo del treno.
Bellatrix e Narcissa li aiutarono con i bagagli e, dopo che entrambi furono saliti sull'Espresso e immediatamente assorbiti da quel mare di bambini, rimasero a guardare la carrozza per un po', proprio come Alice, Frank, Lily, James, quella coppia di genitori Babbani e tanti altri. Da qualche parte, sicuramente, ci saranno stati anche i Weasley.



Kleio dice:
Vi sembrerà strano o solo tremendamente OOC, e magari io vi sembrerò completamente tuonata, ma, a mio avviso, la morte di Merope ha fortemente influenzato la vita e le scelte del figlio (come ho cercato di far capire nella one-shot Non ti perdonerò mai), così ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se, al contrario, avesse preso l'eroica decisione di restare in vita.  Ed eccomi tornata con una What if per eccellenza, perché sì, signori miei, qui Merope è viva e vegeta (forse anche troppo) e Lord Voldemort non esiste. Questa è la storia di Tom Riddle, felice e realizzato, di sua figlia secchiona, di Bellatrix e del (finora) ambiguo Patrick... e di tutti i casini che nasceranno da qui in avanti. E saranno davvero tanti, promesso.
La fiction è ambientata nel 1991, durante il primo anno di Harry, per intenderci, e ho cercato di mantenere il più possibile inalterata l'età dei personaggi. L'unico che sono stata costretta a ringiovanire è proprio Tom (con tutta la buona volontà, ma quindici anni di differenza con Bella sono davvero troppi) che qui ne ha solo (solo?) una cinquantina.
And that's that, my friends, recensite numerosi!
Ah, un'ultima cosa: tutti i titoli dei capitoli faranno riferimento a vecchie e babbanissime canzoni (già, come in Grey's Anatomy...)

riferimento titolo: Begin the begin dei R.E.M.

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Capitolo 2
*** Us and them ***


2. Us and them (modificato)





Us and them



-Perché li hai tinti?- chiese Elettra, tentando di farsi largo tra gli studenti e far passare il baule per gli angusti spazi che separavano gli scompartimenti.

-Ero stufa di somigliare così tanto a mia madre.- rispose l'amica con semplicità.
Elettra guardò il suo caschetto con un'espressione indecifrabile.
-E poi ho sempre adorato i capelli di Tonks! Darei la mano destra per poter essere un Metamorfus Mago!-
-Ah... allora è di Tonks che stiamo parlando...- osservò Elettra incolore.
-Sì, è stata lei ad incoraggiarmi a farlo!- continuò la sua amica con entusiasmo. -Insomma, ci pensavo già da un po', ma è stata Tonks a convincermi in maniera definitiva... siamo andate insieme!-
-Capisco.-
-Ehy, adesso non fare la gelosa! Nella vita c'è posto per tutti...-
-Non sono gelosa, Miranda.- replicò Elettra formale. -Penso solo che avresti potuto invitare anche la tua migliore amica.-
-Ma se eri a Parigi!-
-Potevi aspettare...-
-Non saresti venuta comunque!-
-E' un processo alle intenzioni, questo?-
Miranda la guardò esasperata.
-Ma fai sul serio?-
-Dove ci sediamo?- chiese invece Elettra, guardandosi in giro con aria altera.
-Decidi tu.- replicò Miranda, contenta che avessero abbandonato l'argomento. Scartò una Cioccorana, si alzò sulle punte dei piedi e allungò il collo al di sopra della folla, per cercare di riconoscere un volto familiare in mezzo quelle figure anonime.
-Tutti gli anni la stessa storia.- sbuffò Elettra contrariata. -Quelli del primo anno non hanno la minima idea di cosa fare e intasano il treno, quelli del secondo anno fingono di non ricordarselo... e quelli del settimo di non averlo mai saputo!- aggiunse, notando che l'amica era ancora piantata in mezzo allo scompartimento, intenta a guardarsi attorno e masticando cioccorane.
-Ciao, Marcus!- esclamò vivacemente Miranda all'indirizzo di un ragazzo moro e robusto, che le sorrise mettendo in evidenza i denti storti.
-Andiamo, Ellie, rilassati!- aggiunse notando lo sguardo di Elettra. -E' il primo giorno per tutti... guarda c'è Cedric! Ehy!- gli urlò, sventolando il braccio in aria. Cedric le fece un entusiastico cenno di saluto. Elettra sbuffò di nuovo.
-Se non ci muoviamo non troveremo più posto!- la incalzò.
Miranda afferrò il baule e si decise a seguirla lungo il corridoio.
-Ciao, Randy!- la salutarono all'unisono due ragazzi che, sfrecciando tra lei e un'Elettra di pessimo umore, sembravano solo due indistinte macchie di colore rosso.
-Non si corre per il treno!- urlò Elettra, con un'alterigia che la rendeva mostruosamente simile ad un incrocio tra il padre e la professoressa McGranitt.
Miranda rise.
-Sì, e credi che ti abbiano sentita?-
-Sono un Caposcuola.- ribatté Elettra serissima, come se avesse appena annunciato di appartenere alla famiglia reale.
-Non credo che a Fred e George importi... dai, ormai li conosci! E poi non indossi nemmeno la divisa.- le fece notare Miranda ragionevole.
Aprì la porta di uno scompartimento e rivolse ad Elettra un sorriso innocente.
-Visto? E' vuoto!-
Le ragazze caricarono i bauli sopra i sedili e presero posto l'una di fronte all'altra, vicino al finestrino.
-Hai salutato praticamente tutta Hogwarts.- osservò Elettra, sfilandosi di tasca una lucida spilla d'oro e lucidandola con la manica, per quanto la scritta Caposcuola non sarebbe potuta risultare più evidente.
-Addirittura.- commentò Miranda, guardandola incredula mentre l'applicava sul mantello pervinca.
-A breve andrò a controllare che sia tutto in ordine e non voglio fraintendimenti, questa volta.- replicò con una fiera dignità che quasi stonava, in quella situazione così del tutto priva di solennità.
-Se lo dici tu.- disse Miranda perplessa. -Comunque sì... ci sono molte persone simpatiche a scuola.-
-Come Flint?- chiese Elettra levando un sopracciglio.
-Marcus è un grande capitano, ed è simpatico, quando lo conosci meglio.-
-Per favore, quello ha la segatura al posto del cervello.-
Questa volta fu Miranda ad alzare un sopracciglio.
-Non siamo tutti dei geni con la media della E e una O se proprio ci va male. E poi non credo sia solo questione di voti, perché non ti piace nemmeno Cedric.-
-Cedric è piccolo.-
-E allora?-
-E allora è piccolo.- rispose Elettra semplicemente.
Evidentemente Miranda ritenne più opportuno lasciar cadere l'argomento, perché cambiò discorso:
-Hai già pensato a cosa fare dopo la scuola?-
-Mi piacerebbe lavorare al Ministero, ma dipende da mio padre... non voglio che la gente pensi che io venga favorita.-
-Con i voti che prendi non lo penserebbe neanche un Ippogrifo.- affermò Miranda incoraggiante.
Elettra sorrise.
-E tu, Randy?-
-Beh, ho inviato alcuni miei pezzi ad una rivista e hanno detto che appena avrò terminato gli studi potrò partecipare ad uno stage e, se li convinco, potrei essere assunta!- rispose lei tutto d'un fiato, visibilmente emozionata.
-Wow, Randy, è meraviglioso!- ribatté Elettra sinceramente contenta.
-Grazie!-
Miranda sembrava davvero soddisfatta.
-E di che rivista si tratta?- chiese Elettra incuriosita.
-Oh, ne avrai sicuramente sentito parlare.- disse Miranda estraendone una copia dallo zainetto. -Si tratta del Cavillo!-
L'entusiasmo di Elettra si spense immediatamente.
-Non credi che dovresti mandare i tuoi scritti ad un giornale più attendibile?- cominciò Elettra con cautela. -Insomma, il Cavillo è un po'... sopra le righe.- concluse, pensando che quella definizione fosse la più adatta al contesto.
-Mi sembri mia madre...-
-No, davvero, è che... ma dai! Non vedi che il titolo è scritto al rovescio!- replicò esasperata.
-E' il loro stile!- ribatté Miranda risentita, ma per nulla disposta a cedere. -Sono freschi, originali... e riportano le notizie utilizzando un criterio oggettivo, senza lasciarsi influenzare dalla politica.- aggiunse dopo un attimo, come se solo all'ultimo si fosse decisa a pronunciare anche quelle parole.
Elettra sbuffò.
-So bene perché a voi non piace.- continuò Miranda. -Tu, mia madre... Perché non esita a mettere in luce gli aspetti che non quadrano, anche del Ministero, e non sempre condivide le decisioni di tuo padre.-
-Il Ministero funziona perfettamente e così mio padre...- sbottò Elettra scocciata.
-Senti- la interruppe Miranda, cercando di evitare che la discussione degenerasse in un altro dei loro litigi, -non ho niente contro tuo padre. Stavo solo cercando di spiegare perché apprezzo la rivista: la trovo mille volte più trasparente della Gazzetta del Profeta.-
-Certo, se preferisci una brodaglia di informazioni folli e senza senso alla logica dei fatti.-
-Adesso sei ingiusta, però.-
-Parlano di Gorgosprizzi!-
-Soltanto in una rubrica!-
-Oh, ora sì che va meglio.- rispose sarcastica.
Miranda non replicò, ma voltò la testa verso il finestrino, guardando in ostinato silenzio il paesaggio che sembrava muoversi insieme al treno.
-Non intendevo offenderti, Randy. Mi dispiace.- disse Elettra, dopo qualche attimo di esitazione in cui aveva giocherellato impacciata con il bracciolo del proprio sedile.
-Sei una stronza.- fu la risposta di Miranda, che ormai sorrideva.
-E tu sei fuori di testa.- ribatté Elettra, in quello che sembrava uno scambio di battute diventato abituale.
-Ma è il motivo per cui funzioniamo.-
-Non scordiamocelo mai.- concluse Elettra come da copione.
Detto questo si andò a sedere vicino all'amica.
-Mi piacciono i tuoi capelli, sai?-
-Non ti credo, ma sei stata gentile a dirlo.- osservò Miranda con un sorriso.
-Dai, passami il Cavillo.- disse Elettra, sorridendo di rimando.
-Solo se non lo butti fuori dal finestrino.-
-Affare fatto.-


-Ma ... quanta ... roba ... mi ... ha ... messo ... qua ... dentro ...- ansimò Draco, cercando di issare il baule sulla reticella al di sopra del sedile.
-Ti serve una mano?- chiese Patrick in tono piatto, mollemente abbandonato sulla poltrona, con una mano negligentemente a penzoloni e la testa inclinata da un lato, appoggiata al finestrino.
-No, ce la faccio.- rispose Draco con il fiato mozzo. Colpì il baule con la spalla, ma questo, già in equilibrio precario, cadde con un pesante tonfo sul pavimento, mancando Draco per un soffio.
-Come preferisci.- replicò Patrick tranquillo.
-Tiger, Goyle, pensateci voi!- disse a due ragazzini grossi che per tutto il tempo se ne erano rimasti sulla porta dello scompartimento con espressione imbambolata, aspettando che Draco desse loro il permesso di entrare.
Draco prese posto vicino al cugino e osservò divertito i due che cercavano goffamente di sollevare il baule; Patrick, dal canto suo, sembrava più interessato a leggere i messaggi che qualche studente prima di loro aveva lasciato incisi sul suo tavolino pieghevole.
Tiger e Goyle riuscirono finalmente a portare a termine il compito e si andarono a sedere con andatura ciondolante di fronte a Patrick e Draco. Nonostante i quattro ragazzini avessero la stessa età, la differenza non sarebbe potuta essere più abissale. I due cugini avevano entrambi l'aspetto tipico di chi è stato molto curato, persino adorato, dai genitori, ma differivano nettamente nel portamento e nei modi. Draco, come la madre, ostentava sul viso pallido e affilato un'espressione di arrogante superiorità, Patrick, invece, dava l'idea di essere incredibilmente disinvolto per la sua età, ma, allo stesso tempo, perennemente annoiato e scarsamente coinvolto in tutto ciò che lo circondava. L'atteggiamento distaccato di Patrick sembrava essere per Tiger e Goyle fonte di stupore misto ad ammirazione, motivo, questo, per cui continuavano a fissarlo con sguardo vitreo.
-Hai visto un Dissennatore?- chiese Draco sprezzante, notando che Tiger continuava a tenere la bocca aperta.
Tiger la chiuse di scatto, rimanendo in silenzio.
-Vi ho già presentato, no?- chiese di nuovo Draco, rivolto a nessuno in particolare.
Tiger e Goyle si guardarono come se volessero mettersi d'accordo sulla versione da fornire ad un poliziotto e annuirono in silenzio.
-Ho già avuto questo onore, sì.- rispose Patrick senza enfasi. Rivolse una fugace occhiata a Tiger e Goyle,  guardò Draco e poi ricominciò a fissare un punto lontano al di là del finestrino.
-Conosci già anche Zabini e Nott?- continuò Draco.
Patrick si sedette un po' più dritto sulla sedia.
-Sì, mia madre è amica della madre di Blaise, mentre il padre di Nott lavora al Ministero.- rispose tradendo per la prima volta una lieve curiosità. -Dove sono ora?-
Draco alzò le spalle.
-Non lo so. Probabilmente li vedremo dopo.-
In quel momento entrarono nello scompartimento due ragazzini che non potevano avere più di undici anni; uno con i capelli rossi e la faccia piena di lentiggini, l'altro, castano e occhialuto, che trascinava, oltre al baule, una civetta candida in una grande gabbia.
-Possiamo sederci qui?- chiese quello con i capelli rossi. -Gli altri scompartimenti sono tutti occupati.-
-Non c'è posto per te, Weasley.- rispose Draco con un sorrisetto beffardo, suscitando delle sciocche risatine da parte di Tiger e Goyle.
-Ci conosciamo?- replicò immediatamente l'altro, guardandolo male.
-Capelli rossi, lentiggini, un vecchio mantello di seconda mano... siete facili da riconoscere.-
Tiger e Goyle ridacchiarono di nuovo e Draco sfoderò un ghigno compiaciuto. Patrick, intanto, osservava il ragazzino con gli occhiali che, a sua volta, assisteva alla scena e ne sembrava piuttosto seccato.
-Esattamente- riprese Draco con lo stesso tono beffardo, -quale dei Weasley saresti?-
-Sono Ron.- rispose quello irritato. -E tu devi essere il figlio di Malfoy.-
-Draco, per la precisione. E adesso vattene.-
-Lo scompartimento non è tuo.- intervenne l'amico di Ron, visibilmente infastidito dal suo atteggiamento.
Draco stava per ribattere, ma Patrick lo precedette.
-Lascia che facciano quello che vogliono.- disse spiccio. -Come ti chiami?- chiese all'altro ragazzino.
-Mi chiamo Harry. Harry Potter.- rispose quello con circospezione.
-Non l'ho mai sentito.- s'intromise Draco.
-Ma sì, è il figlio della Evans.- replicò Patrick, che sembrava deluso dalla risposta. -Io sono Patrick. Patrick Lestrange.- aggiunse, facendogli un pigro cenno con la mano.
-Tua madre è Bellatrix Black?- chiese Harry riconoscendolo.
Ron si illuminò.
-Ma certo, avrei dovuto saperlo! I tuoi genitori sono Auror! Ma allora conoscerai Neville!-
-Di vista. E non ho nessun interesse ad approfondire.-
Draco scoppiò a ridere e Tiger e Goyle lo imitarono.
-Conosco Neville.- replicò Harry gelido. -E' simpatico.-
-E' un imbranato.- ribatté Draco. -Uno così potrebbe anche finire in Tassorosso.-
-E allora?- chiese Harry con aria di sfida.
-E allora?!- gli fece verso Draco. -Ma lo senti, Patrick?-
-E' chiaro che non sai come funzionano le cose.- disse Patrick senza slancio, ma con uno scintillio negli occhi grigi che, tuttavia, scomparve quasi subito. -Grifondoro è la casa del coraggio, Corvonero quella dell'intelligenza e Serpeverde di entrambe...-
Draco annuì soddisfatto.
-A Tassorosso finiscono quelli che non hanno né l'una né l'altra cosa.-
Harry alzò un sopracciglio.
-Sapete cosa vi dico? Voi due e le due scimmie che vi stanno appresso, siete tutti dei gran...- cominciò Ron furente.
-Tutto a posto qui?-
Un ragazzo alto e allampanato, sui quindici anni, con corti capelli rossi e degli occhialetti cerchiati di corno, era appena entrato nello scompartimento.
-Ma è un'invasione!- esclamò Draco, a metà tra il divertito e il contrariato.
-Percy! Che ci fai qui!?- soffiò Ron.
-In qualità di Prefetto di Hogwarts è mio dovere controllare che sia tutto in ordine.- replicò Percy altero e tranquillo.
-Sì, va tutto benissimo!- sibilò Ron, che avrebbe voluto scomparire davanti alle occhiate divertite di Draco e all'espressione indecifrabile di Patrick.
-Tutto bene qui?-
Un'altra ragazza era entrata nello scompartimento.
-Di nuovo!?- Draco non avrebbe potuto chiedere di meglio. -E tu chi saresti? Una Weasley formato Premium?-
Patrick gli tirò una gomitata, ma Draco non ci fece caso.
-Elettra! Non sapevo fossi qui!- disse Percy, le cui orecchie erano diventate più rosse di quelle del fratello.
-Che cosa stai facendo?- chiese Elettra brusca.
-Beh... sai... controllavo che...-
-Non è compito tuo, questo.- lo interruppe lei seccamente.
-Mi dispiace!- si difese Percy, che stava arrossendo sempre di più. -Non pensavo...-
Draco stava per morire dalle risate, Ron sembrava sul punto di sprofondare, Harry era leggermente confuso, Tiger e Goyle assistevano alla scena come due doccioni e Patrick studiava attentamente Elettra.
-Non pensavo che ce ne fosse un'altra!- osservò Draco ad alta voce, con la chiara intenzione di farsi sentire da lei.
-Smettila.- sussurrò Patrick.
Draco lo ignorò.
-Non sono una Weasley.- ribatté Elettra irritata.
-Non c'è bisogno di mostrarsi così offesa.- borbottò Ron più a se stesso che a lei.
Elettra non lo sentì.
-E non usare questo tono arrogante con me.-
-Oooooooh- la canzonò Draco. -Perché? Chi è tuo padre? Il Ministro della Magia, per caso?-
-Precisamente.- replicò Elettra trionfante.
Draco sgranò gli occhi.
-Idiota.- mormorò Patrick.
-Ma non è questo il punto, Malfoy.- riprese Elettra.
-Mi conosci?-
-Sì, ti conosco. E sono un Caposcuola, quindi ti conviene cambiare atteggiamento.-
-Più che giusto!- asserì Percy con vigore.
Elettra lo fulminò con lo sguardo.
-E ora, se non vi dispiace, torno nel mio scompartimento.- concluse, non abbandonando la sua consueta compostezza. -Ah! Ciao, Patrick!- aggiunse, accorgendosi di lui solo in quel momento.
-Ciao.- rispose Patrick con il solito tono piatto.
-Buona giornata a tutti.-
E se ne uscì facendo ondeggiare la lunga chioma rossa.
Percy la guardò andare via, imbambolato.
-Percy!?- lo richiamò Ron dopo qualche istante.
-Eh?-
-Vattene.-
-Oh... sì... certo... buona giornata!- e anche lui uscì dallo scompartimento.
Tra i sei calò il silenzio.
-Come fai a conoscerla?- chiese Draco poco dopo, in imbarazzo.
Patrick scrollò le spalle.
-Io e mia madre andiamo a mangiare a casa loro, ogni tanto.-
-E perché?- chiese Draco, che sembrava quasi offeso dalla notizia.
-A quanto pare lei e suo padre sono amici.-
-Mio padre non è mai stato invitato.- osservò Draco risentito.
-Poverino!- commentò Ron.
-Chiudi il becco, Weasley!-
-Se ti consola, neanche mio padre è mai venuto; aveva sempre da fare in quei giorni.- replicò Patrick.
-Certo però che avresti potuto dirmelo prima!-
Patrick gli lanciò un'occhiata significativa.
-Davvero, Draco?-
Harry e Ron si scambiarono un sorrisetto e Patrick ricominciò a guardare fuori dal finestrino; da qualche parte, ben oltre l'orizzonte, Hogwarts li stava aspettando tutti.



Kleio dice:
EFPiani, cari colleghi e onorati Mangiamorte (questa viene diretta da Fatidious Notes ^^), eccomi tornata con il secondo capitolo di questo esperimento malefico. La trama inizierà a delinearsi e a diventare più chiara con il procedere della storia, per adesso devo introdurre i personaggi (anche se li conoscete tutti), sperando di non risultare troppo noiosa!
Come sempre vi invito a RECENSIRE, non per un patologico bisogno di attenzioni, come direbbe la nostra Rita Skeeter, bensì perché ho bisogno delle vostre opinioni e dei vostri consigli; sto dando vita alla Fiera delle Mary Sue? DITEMELO State piangendo e non certo perché trovate tutto questo molto commovente? FATEMELO SAPERE Pensate che un bambino della materna, il vostro pesce rosso o una badante ucraina parlino un italiano più correggiuto (sì, correggiuto) del mio? NON FATEVI SCRUPOLI. Dopo questo sfogo illuminato ci tengo a ringraziare zeke per i complimenti e l'incoraggiamento, Marty Evans e Queen Black per aver inserito la storia tra le preferite e saeko94 per averla inserita tra le seguite. Grazie mille ragazzi, sono contenta che la long vi piaccia e spero che questo capitolo non vi abbia deluso!
Hasta Luego
(No, non sono Suino Giallo...)

riferimento titolo: Us and them dei Pink Floyd

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Capitolo 3
*** Old friends ***


3. Old friend (modificato)





Old friends


-Beviamo qualcosa?- chiese Narcissa.

Il treno rosso brillante era ormai scomparso oltre l'orizzonte, lasciando dietro di sé una sottile striscia di fumo bianco. I genitori si stavano lentamente allontanando dalla piattaforma, alcuni lanciavano un ultimo sguardo al binario, altri controllavano l'ora e se ne andavano con passo svelto; Alice Paciock e Lily Evans si erano fermate a chiacchierare, mentre i rispettivi mariti avevano raggiunto una coppia di genitori e una bambina rossa e lentigginosa, che non poteva avere più di dieci anni.
-Sì, ma in fretta. Devo tornare al lavoro.- rispose Bellatrix, che guardava torva la scena.
-I Paciock non sembrano averne molta, di fretta.- osservò Narcissa.
-Appunto. Se arrivo al Dipartimento prima di loro, Cissy, avrò il pretesto per fare una scenata.-
-Piuttosto sadico da parte tua, Bella.-
-Sopravviverò.-
I Paciock, infatti, non sembravano aver intenzione di andarsene e continuavano a parlare animatamente con i loro amici.
-Buongiorno, signore!- una voce alle loro spalle richiamò l'attenzione delle due donne.
Bellatrix e Narcissa si voltarono immediatamente; Narcissa, dal canto suo, non sembrava particolarmente contenta del nuovo arrivo.
-Ciao, tesoro! Come stai?- salutò la prima con un entusiasmo che non aveva ancora manifestato.
-Non c'è male, grazie.- rispose una splendida donna dalla pelle scura, con una folta e lucente chioma di capelli neri, che somigliava molto a quella di Bellatrix, e occhi lunghi e obliqui - Ma guardati, Bella: sei una meraviglia!-
Le due donne si scambiarono un bacio sulla guancia.
-Ciao, Dalila.- disse Narcissa, assumendo il suo consueto atteggiamento distaccato.
-Cissy.-
-Sei venuta a portare Blaise?- chiese Bellatrix.
-Sì- rispose Dalila con un sorriso. -Se vi avessi viste prima avrebbe potuto unirsi a Patrick, ma lo troverà sul treno.-
Narcissa si fece sfuggire un verso sarcastico, ma né Bellatrix né Dalila diedero l'impressione di averlo notato.
-Ti va di venire con noi a bere qualcosa?- chiese Bellatrix. -Offro io.-
-Molto volentieri! E' da un po' che io e te non facciamo quattro chiacchiere, no?-
-Sì...- s'intromise Narcissa, -magari andate voi, mi sono appena ricordata di avere un impegno.-
-D'accordo.- rispose Bellatrix assottigliando gli occhi scuri.
Narcissa ricambiò lo sguardo.
-Nessun problema.- ribatté Dalila.
-Immagino.- replicò Narcissa. -Beh, allora ciao, Dalila; piacere di averti rivista. A dopo, Bella.-
Narcissa lanciò a Bellatrix la stessa occhiata significativa che Patrick avrebbe rivolto a Draco poco dopo e si avviò verso la barriera.
-Dove andiamo?- chiese Dalila a Bellatrix, che stava fissando la parete oltre la quale era scomparsa la sorella.
-Il Paiolo Magico?- propose Bellatrix. -Non è distante, possiamo smaterializzarci.-
-Ti seguo, cara.-
Bellatrix le offrì il braccio, Dalila lo strinse e in un attimo si ritrovarono nel bel mezzo della Londra Babbana, di fronte ad un famoso locale che, paradossalmente, i londinesi non conoscevano. L'interno era accogliente e relativamente affollato, tre camerieri si muovevano con maestria tra i tavoli, portando piatti e prendendo ordinazioni, mentre Tom, il barista, era piazzato al bancone, intento ad asciugare alcuni boccali di Burrobirra.
-Madame Lestrange, signora Zabini.- Tom chinò il capo ossequioso.
-Non sono la signora Zabini da due mariti.- replicò Dalila con un sorrisetto inquietante, nel suo essere malizioso, mentre prendeva posto vicino a Bellatrix su uno sgabello del bancone.
Tom chinò nuovamente il capo.
-Due Acquaviole.- chiese Bellatrix sbrigativa.
-Subito, Madame.-
-Come ai tempi di Hogwarts.- osservò Dalila con lo stesso sorrisetto.
-Ma questa volta non c'è nessuno a farci la predica.-
-Vecchia antipatica, neanche si fosse trattato di Whisky incendiario!-
Bellatrix rise.
-E Patrick? Pensi che sarà un Serpeverde?- chiese Dalila.
-Non mi aspetto nulla di diverso.- rispose Bellatrix, con una sicurezza che lasciava ben poco spazio ai dubbi.
-Domanda superflua.-
-D'altra parte, non credo che Blaise sarà un Grifondoro.-
-No, neanche io.-
Dalila continuava a giocherellare con gli anelli della mano destra; l'attenzione di Bellatrix fu attirata da quello che l'amica portava al dito medio, con una vistosa pietra nera che si distingueva dalle altre per le sue notevoli dimensioni.
-Nuovo?-
-Sì, è un regalo di Richard per l'anniversario.- rispose Dalila compiaciuta. -Viene dritto da Magie Sinister, l'ha pagato una fortuna.-
-Li vale tutti.- replicò Bellatrix guardandolo ammirata.
Dalila sorrise e gettò indietro i capelli, mettendo in evidenza i preziosi orecchini che indossava.
-Ma quelli non sono un regalo del padre di Blaise?- chiese Bellatrix perplessa.
-Sì, sono esemplari unici, lavorati dai folletti.-
-E a Richard non dà fastidio?-
Dalila fece spallucce.
-E' morto in circostanze tragiche, buttare le uniche cose che mi rimangono di lui non mi sembra un buon modo per commemorarlo.- rispose con un tono lieve, che non si addiceva per nulla all'argomento.
-E la collana è un regalo del tuo secondo marito.- osservò Bellatrix incerta.
-Sì, e allora?- chiese Dalila, con il tono di chi non afferra il punto del discorso.
Bellatrix era poco convinta.
-Ma avete appeso sia il manifesto di Riddle che quello di Caramell?!- chiese a Tom, che era di ritorno con le Acquaviole.
Effettivamente, nel locale erano disseminati centinaia di volantini, alcuni sparsi sulle sedie e sui tavoli, altri sul bancone e il pavimento, altri ancora erano appesi alle pareti, alcuni addirittura di traverso o al contrario. Sembrava che un impiegato ministeriale fosse entrato nel pub con una pila di manifesti e li avesse lanciati in aria, lasciando che sommergessero ogni superficie disponibile. La cosa più insolita, però, era che alcuni, verdi e argento, raffiguravano un Tom Riddle che sfoggiava un sorriso incoraggiante, altri Carmell e la sua bombetta verde acido.
-Beh, Madame, anche se Riddle è in vantaggio, nessuno può sapere come potrebbe evolversi la situazione.-
-Encomiabile.- commentò Bellatrix sprezzante.
-E' una buona idea, invece.- disse Dalila prendendo il suo bicchiere. -In un modo o nell'altro bisogna pur sopravvivere.-
Tom chinò il capo per la terza volta e Bellatrix levò un sopracciglio.
-E poi come fai? Voti per tutti e due?- chiese Bellatrix sardonica.
-Non lo so! Io di politica non ci capisco niente! Penso che voterò per il più carino ed è senza dubbio Riddle.-
-Se fossero tutti come te il Primo Ministro sarebbe Gilderoy Allock!-
-Sembra un uomo simpatico. Ho letto i suoi libri.-
-Anche Ludo Bagman è un uomo simpatico, ma nessuno ha ancora pensato di candidarlo!- 
-Il giocatore di Quidditch...- Dalila finse di pensarci su, -quello bello e ricco... Io lo voterei!-
-Per favore, a Barty Crouch verrebbe un'ulcera! -
-Che importa?- dichiarò Dalila. -E' un vecchietto astioso!-
Questa volta Bellatrix non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
-Sentiamo, sottuttoio, tu per chi voterai?- chiese infine Dalila.
-Senza dubbio Caramell.- rispose Bellatrix senza esitazione.
-Davvero? Non lo avrei detto.-
-E' meno drastico sotto alcuni punti di vista e apprezzo il suo sguardo più distaccato nei confronti di Silente e dei suoi progetti per la scuola. Riddle e Silente, invece, sembrano fin troppo amici.- spiegò Bellatrix sorseggiando l'Acquaviola.
-Sì, effettivamente Silente non è una piaga da poco.- convenne Dalila. -Ma Riddle ha davvero un gran fascino.-
-Ti sei innamorata?!- il tono di Bellatrix era lieve, ma sembrava leggermente infastidita.
-No, per adesso c'è Richard.-
-Per adesso?!- ripeté Bellatrix.
-Nessuno può vivere per sempre.- fu la sibillina risposta di Dalila.
Bellatrix sembrava sul punto di osservare che l'età media degli uomini che aveva sposato era più bassa di quella di un paese del terzo mondo, ma si limitò a rispondere:
-Vero.-
-Ci porta il conto?- aggiunse rivolta a Tom.
-Devi già andare via?- chiese Dalila.
-Scusa, Lily, ma il nostro affascinante Ministro della Magia non sarebbe molto soddisfatto di sapere che ho deliberatamente saltato una giornata di lavoro.- rispose Bellatrix con un sorriso.
-Ci vediamo nel weekend, però?-
-Sicuro. Andiamo a fare un giro a Diagon Alley.-
-Ci conto!-


-Come sta Tom?-
Hephzibah Smith aveva sempre avuto un debole per quel ragazzo, sin da quando, appena diciottene, andava da lei per conto di Magie Sinister, cercando di convincerla a vendere o a comprare qualsiasi oggetto raro o antico passasse per la testa al signor Burke.
-Oh, è sempre il solito bastardo.- rispose Merope Gaunt, sorseggiando il té che un'elfa raggrinzita di nome Hokey le aveva appena servito.
Hephzibah ridacchiò.
-Suvvia, Merope, non essere così dura con lui. Tuo figlio è un uomo straordinario.-
-Risulterebbe più simpatico, a volte, se solo ne fosse un po' meno consapevole.- replicò Merope.
Hephzibah era una donna ormai molto anziana e decisamente sopra le righe, ma, se per Merope, il suo stile stravagante contribuiva ad attribuirle un aspetto nel complesso piacente, Hephzibah, che non era mai stata bella, e che l'età aveva reso ancor meno attraente, sembrava decisamente fuori luogo. Tuttavia, pareva non rendersene conto e ogni volta che si guardava allo specchio, le labbra sottili le si curvavano in un sorrisetto compiaciuto. I commenti entusiastici di Hokey, tra l'altro, che, come aveva già sottolineato Tom più di una volta, non potevano che far parte del suo 'contratto lavorativo', non facevano che accrescere la concezione che l'anziana signora aveva di sé.
-Ha il nostro voto assicurato, giusto Hokey?-
-Sì, padrona.- squittì l'elfa domestica.
-Voterò per lui anch'io.- disse Merope. -Ma a lui ho detto il contrario.-
-Una donna tutta d'un pezzo.-
-Oh, andiamo! Qualcuno dovrà pur farlo tornare con i piedi per terra, no? Tutti lo adorano, rischia di perdere il senso della realtà.-
-E' straordinario, straordinario, ti dico.- asserì Hephzibah con vigore. -Se lo merita.-
-Lo so, lo so ... ho un figlio straordinario, ma non glielo dico, no. Non glielo dico.-
Merope sembrava quasi seria, ma si tradì lasciandosi sfuggire una risatina molto simile a quella di Hephzibah.
-Non ci credi neanche tu!-
-E poi ha una figlia eccezionale...-
-Oh, sì, quel tesoro di Elettra!- disse Hephzibah con gli occhi che luccicavano. -Come sta la mia piccolina?-
-Dovresti vederla, Hephzibah, è sempre più bella! Un po' troppo simile alla madre, per i miei gusti, ma gli occhi... quelli sono di Tom! E poi a scuola è un genio, è sempre stata bravissima, anche il padre d'altra parte, due secchioni... ma sono queste le cose che contano nella vita nella vita, no?-
-Tale padre, tale figlia.- sospirò Hephzibah. Sembrava quasi gelosa di Merope.
-Non mi stupirebbe se tra qualche anno anche lei diventasse Ministro della Magia.-
-Anche lei?- chiese Hephzibah ammirata.
-A dire la verità, non lo so. Ma potrebbe riuscire bene in qualsiasi cosa, ne sono più che convinta.-
-Tale padre, tale figlia.-
-Ed è piena di ammiratori!- continuò Merope, che, per quanto riguardava la nipote, invece, non si risparmiava di certo.
-Racconta!-
-Non che ci sia molto da dire... Tom è geloso, ovviamente, ma con una figlia così... io la trovo una bella cosa, però!-
-Senz'altro. In fondo, tale padre...-
-... tale figlia.- completò Merope.
-E Tom, invece? Ha una relazione?-
-No, non al momento.- rispose Merope con leggerezza. - Esce, per carità, ogni tanto, ma ora come ora è così preso dal suo lavoro!-
-Non si sarebbe mai dovuto sposare con quella donna orribile.- osservò Hephzibah contrariata.
-Con il senno di poi, no.- ribatté Merope. -Ma nessuno avrebbe potuto prevedere come sarebbe andata a finire, no? L'amore funziona così...- Merope ebbe un attimo di esitazione. -Pensa che quando vuole farmi arrabbiare mi viene a dire che l'ha sposata perché gli ricordava me!-
-Che uomo straordinario...-
Merope alzò un sopracciglio; Hephzibah non sembrava propensa a dire di Tom nulla di diverso da un complimento.
-Mi piacerebbe tanto vederlo, e anche quel tesoro di Elettra... magari potreste venire tutti per un té, un giorno! Potrei preparare i biscotti...-
-E' un'idea carina.- replicò Merope, modulando con cautela il tono della voce. -Come ti ho detto, ora è molto preso dal suo lavoro ...-
-Sì, certo.-
-E anche Elettra non tornerà a casa prima delle feste.- proseguì Merope. -Ma quando le cose saranno sistemate, sai, la campagna e tutto il resto, potremmo organizzare qualcosa di carino.-
Merope sorrise incoraggiante, Hephzibah squittì soddisfatta.
-Che famiglia meravigliosa!- dichiarò Hephzibah con aria trasognata.
Merope annuì e si versò dell'altro té; in fin dei conti, marito permettendo, poteva andarle peggio.


Kleio dice:
Provate a scrivere Hephzibah per una ventina di volte senza dimenticarvi una h, è da diventarci matti!
Ad ogni modo, l'ultima parte del capitolo questa volta è più corta, per il semplice fatto che non sapevo davvero come prolungare il colloquio delle due allegre comari di Windsor senza risultare ripetitiva. Ho inoltre inserito la madre di Blaise per il ruolo di amica di Bella e, sebbene all'interno della saga venga nominata almeno una volta, è praticamente un OC, dal momento che è semplicemente descritta come una donna molto affascinante i cui sette mariti (per ora siamo solo a tre) sono tutti morti in circostanze misteriose (sì, come no...). Ho quindi pensato che con simili precedenti e una fedina penale piuttosto ambigua la gentile signora sarebbe stata per la nostra Bella un'amica ideale ^^ Le ho dato il nome Dalila perché è di origini africane e Blaise ha la pelle scura, tutto qui.
Devo inoltre specificare una cosa: ho riscontrato con orrore che i font che ho utilizzato per la storia non sono universali e, per tanto, i caratteri che ho scelto non vengono visualizzati da nessun computer al di fuori del mio (utile, no?!). Così mi trovo costretta a difendere la mia reputazione di impaginatrice (?) con il dirvi che il titolo - che, chi ha Firefox, vede mostruosamente grande - è, in realtà, molto più proporzionato (sta in una riga) e in perfetto Harry Potter style, con tanto di lettere a forma di saetta. Come dovrebbero essere a forma di saetta anche gli spaghetti fritti che dividono le scene dei capitoli. Senza contare poi che il delizioso miscuglio di lettere che potete ammirare nel capitolo iniziale dovrebbe essere, per zia Petunia!, una successione di miniature raffiguranti i principali personaggi di Harry Potter e la Pietra Filosofale. Vi prego dunque di superare questo piccolo inconveniente tecnico e, se per caso qualcuno di voi conoscesse una possibile soluzione al problema, mi faccia sapere ^^
 

riferimento titolo: Old friends di Simon e Garfunkel

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Capitolo 4
*** Hello, I love you ***


4. Hello, I love you (modificato)





Hello, I love you


Bellatrix camminava velocemente; era più in ritardo di quanto non avesse voluto e trovandosi nel bel mezzo della Londra Babbana - cosa che già di per sé la metteva di pessimo umore - non poteva usufruire, per ovvi motivi, della Metropolvere, a meno che non avesse trovato un caminetto in un vicolo di Regent Street. Sarebbe dovuta passare per l'ingresso impiegati, e l'idea le piaceva ancora meno.
Si fece largo tra i passanti, scansando malamente qualche ignaro e flemmatico turista, e si infilò in un'anonima stradina laterale completamente inutile, se non vi si fosse trovato un lurido bagno pubblico. Entrò storcendo il naso, assumendo un'espressione molto simile a quella di sua sorella Narcissa, lieta che non ci fosse coda più per il fatto che nessuno l'avrebbe vista; salì la rampa di scale che conduceva ai bagni delle Signore e mise mano al portafogli.
-Dov'è...?- borbottò tra sé, cercando tra i galeoni.
Estrasse quello che sembrava essere un gettone d'oro e lo inserì nell'apposita fessura della porta.
-Che schifezza!- mormorò nauseata mentre si chiudeva la porta alle spalle, senza, tuttavia, girare il chiavistello, e metteva i piedi nel water, reggendosi al porta carta igienica per non cadere. Tirò lo sciacquone e si lasciò scivolare lungo l'interminabile scivolo che conduceva ad un caminetto dell'Atrium. Questo era gremito e caotico come sempre; impiegati correvano in ogni direzione tenendo in mano pile di fascicoli e urlando disposizioni a destra e a manca, la fontana dei Magici Fratelli troneggiava maestosa nel bel mezzo, in tutta la sua ipocrisia, e un enorme cartellone, più simile ad un arazzo, raffigurante Tom Riddle che con atteggiamento sicuro guardava fieramente oltre l'orizzonte, pendeva dal soffitto, sovrastandola. Io lavoro per voi, la fortunata frase che Riddle aveva pronunciato durante una conferenza stampa e che tanto era piaciuta, persino a coloro che ancora non erano suoi sostenitori, era ormai onnipresente nei suoi eleganti caratteri argentati ed era diventata il motto di tutta la sua campagna elettorale; gli anziani la sussurravano nei pub, i dipendenti la ripetevano a pranzo... c'erano persino delle magliette. Inutile dire che Caramell, meno carismatico di Riddle e decisamente meno attraente, non godeva della stessa attenzione mediatica, ma, nonostante tutto, ancora qualcuno lo dava come possibile vincitore.
-Vedrai, prima o poi Riddle farà un passo falso!- dichiaravano le male lingue.
-Anche in tal caso, Caramell non vincerebbe comunque.- replicavano prontamente le mogli infatuate delle male lingue.
Bellatrix uscì dal camino, si scrollò la polvere di dosso e riavviò i capelli.
-Alla buon ora.-
Bellatrix si voltò: Lucius Malfoy era davanti a lei, altero e tranquillo come sempre, e la osservava beffardo.
-Lucius.- salutò Bellatrix secca.
-Hai usato l'ingresso impiegati?- chiese lui levando un sopracciglio e guardando con mal celato divertimento gli orli fradici dei pantaloni della cognata.
Bellatrix lo squadrò con sufficienza e con un colpo di bacchetta asciugò pantaloni e scarpe.
-Wow, Lucius, sei come sempre dotato di grande perspicacia.- 
-Avresti potuto usare la Metropolvere.-
-Se ne avessi avuto la possibilità, lo avrei fatto.-
-Ad ogni modo, tuo marito chiede di te.- la informò Lucius, che non aveva ancora abbandonato il suo tono sarcastico. Dal canto suo, Bellatrix sembrava sopportarlo a stento.
-Ci vado subito.- replicò, avviandosi lungo l'Atrium con passo deciso. Lucius la imitò.
-Anche il Ministro chiede di te.- aggiunse deliziato, come se la cosa lo riempisse di soddisfazione.
-Andrò anche da lui.- rispose Bellatrix incolore.
-Non sei preoccupata?-
-Per te, Lucius.-
Lucius accusò il colpo, mentre Bellatrix continuava a camminare tranquillamente al suo fianco.
-E Rodolphus ti ha sposata...-
-Sì, questa cosa non piace neanche a me...-
-Bellatrix- Lucius questa volta dovette fare uno sforzo per non cedere alle sue provocazioni, -sei in ritardo, il Ministro potrebbe non esserne contento.-
-Lucius- ribatté Bellatrix, impaziente di toglierselo dai piedi, -ho una motivazione, il Ministro potrebbe essersene accorto.-
Si stavano avvicinando agli ascensori; Bellatrix scattò verso quello che stava per salire, lasciando indietro Lucius che le scoccò un'occhiata contrariata, mentre le porte gli si chiudevano in faccia. Al suo interno erano stipate almeno una decina di persone.
-Bellatrix!- la salutò una voce sorpresa.
-Ah... buongiorno, Amelia.-
-Ma lei di solito non scende?-
-Cambio di programma.-
Amelia sembrava perplessa.
L'ascensore si fermò al Nono Livello, mentre una fredda voce femminile scandiva le parole 'Ufficio Misteri'. Bellatrix scese e con lei altre due persone che parlottavano concitate e sparirono senza degnarla di uno sguardo lungo il corridoio buio. Bellatrix si guardò attorno e imboccò di corsa le scale in discesa, ma si bloccò di colpo, constatando con orrore che, un pianerottolo più in basso, Lucius Malfoy stava amabilmente discutendo con il Ministro della Magia.
-Stronzo...- mormorò, -scommetto Lestrange Manor che l'hai fatto apposta.-
In quel momento Lucius alzò lo sguardo e un'espressione di pura soddisfazione gli si disegnò sul volto pallido, Tom Riddle fece altrettanto, ma assunse un'aria interrogativa e a Bellatrix non restò che cercare di sembrare il più disinvolta possibile. Scese gli ultimi gradini e si avvicinò ai due con estrema nonchalance.
-Signor Ministro, Lucius.- salutò garbatamente.
-Bella!- esclamò Lucius, il tono delicatamente modulato a simulare incredulità che lo faceva sembrare così simile a Piton; cosa, questa, che lo rendeva ancor meno gradito agli occhi di Bellatrix. -Cosa ci fai ai piani alti? Ti avevo detto, no, che il Signor Ministro aveva necessità di parlare con te?-
-Dovevo vedere una persona...- Bellatrix esitò. -Ci stavo giusto andando...-
Lucius alzò le sopracciglia per l'ennesima volta, come a rimarcare quanto, ai suoi occhi, quella non  fosse una scusa convincente. Bellatrix arrossì suo malgrado.
-Non ha importanza.- tagliò corto il Ministro. -Madame, al momento ho delle questioni importanti da sbrigare, ma, per nostra fortuna, si risolveranno piuttosto rapidamente. L'attendo nel mio ufficio tra venti minuti.-
-Non mancherò.-
-Si spera.- sussurrò Lucius a Bellatrix.
Né lei né il Ministro diedero segno di averlo sentito, ma per un solo, fugace, istante quest'ultimo sembrò quasi rivolgergli uno sguardo di rimprovero.
-Lucius- proseguì il Ministro, -riprenderemo la nostra discussione un'altra volta. Buona giornata, signori.-
Detto questo, se ne andò.
-Quale discussione?- chiese Bellatrix brusca.
-Mi dispiace doverti rispondere che non sono affari di tua competenza.- replicò Lucius soave.
-Sei un disgustoso bastardo.- ribatté Bellatrix con tutto il disprezzo che riuscì a mettere insieme; sembrava sul punto di tirargli un pugno.
-E perché? A volte ho solo fortuna.-
E si avviò verso il piano superiore con insopportabile tranquillità.


-Alla buon ora!- la salutò Rabastan non appena la vide entrare nel dipartimento.

Bellatrix lo fulminò con lo sguardo.
-Chiudi il becco.- replicò secca.
Rabastan guardò esitante il fratello maggiore, pigramente abbandonato sulla poltrona della sua scrivania, che scosse il capo annoiato.
Bellatrix abbandonò mantello e borsa sul pavimento e guardò il marito con disapprovazione.
-Vuoi che ti porti qualcosa da bere?- chiese sardonica.
-Sarebbe carino, da parte tua.- rispose lui con uno sbadiglio.
Bellatrix sbuffò.
-I Paciock sono già arrivati?-
-Da un po'.- rispose Rabastan. -Si stanno occupando dei verbali.-
-Tutte quelle cose noiose che io preferisco non fare.- aggiunse Rodolphus, che fissava con occhi vuoti la parete di fronte.
-E la Tonks?-
-L'abbiamo mandata di là a compilare scartoffie.- disse Rabastan, sollevato dalla reazione meno aggressiva di Bellatrix. -Malocchio non si è ancora fatto vivo.-
-E voi? Che cosa avete fatto per tutto questo tempo?-
Rabastan aprì la bocca per ribattere, ma Rodolphus lo precedette.
-Assolutamente niente.-
-Stai scherzando?-
-Bella, guardami: ho la faccia di uno che scherza?- chiese Rodolphus, guardandola negli occhi per la prima volta da quando era entrata.
Bellatrix era più incredula che arrabbiata.
-La vedi, la parete?- proseguì Rodolphus. -La parete è vuota.-
Bellatrix guardò il muro giallognolo e screpolato dove di solito venivano appese le foto dei ricercati.
-Sorprendente.-
-E, se la parete è vuota- continuò lui ignorandola, -significa che non c'è un cazzo da fare e IO MI ANNOIO.- aggiunse, scandendo con forza le ultime tre parole.
Rabastan, preoccupato, guardava alternativamente ora l'uno, ora l'altra; Bellatrix rimase interdetta per un attimo, ma si riprese quasi subito.
-Preferisci pulire la casa?-
-No.- replicò. -Ma se a qualche idiota, per caso, saltasse in mente di tentare una rapina alla Gringott, o sterminare una famiglia di Babbani, o evadere da Azkaban, o rapire la figlia del Ministro, gliene sarei immensamente grato e, per un solo secondo, fingerei di non crederlo un idiota!-
-Solo perché ti ha trovato qualcosa da fare?- chiese Bellatrix scettica.
-Esattamente.-
-Sei fuori di testa.-
Rabastan annuì in silenzio.
-Madame?-
Una ragazza si era appena affacciata alla porta.
-E' tornata testa viola.- ghignò Rodolphus.
Rabastan sorrise di rimando.
-Cosa vuoi?- chiese Bellatrix brusca.
La ragazza era titubante, ma, nel sentirsi interpellare con così tanta sopportazione, assunse un'espressione altera e si avvicinò a Bellatrix con passo sicuro, cercando di ostentare indifferenza nei confronti di Rabastan e Rodolphus, che la guardavano divertiti. Non riuscì tuttavia ad evitare di inciampare, e ribaltare, il cestino dei rifiuti ai piedi della sedia di Rabastan, suscitando, da parte di quest'ultimo e del fratello, una serie di risatine soffocate.
-Ci hai provato.- commentò Bellatrix sprezzante, strappandole di mano il foglio che le stava porgendo.
-E' l'autorizzazione per la liberazione di Albert Runcorn: l'hanno assolto e serve la firma del Ministro.- spiegò Ninfadora Tonks seriamente.
-Quello sospettato di aver ucciso un Babbano?- chiese Rabastan.
Bellatrix annuì.
-Tutta la fatica che ho fatto per catturarlo e lo lasciano andare come se niente fosse.- si lamentò Rodolphus giocherellando con una spillatrice.
-Rod, l'hai inseguito per cinque metri.- osservò Bellatrix piatta.
-Ma se è così innocente allora perché è scappato?- chiese Rodolphus provocatorio.
-Aveva paura.-
-E perché aveva paura?-
-Puoi stare zitto un secondo?- lo interruppe malamente Bellatrix. -Va bene, Tonks. Puoi andare. E non rovesciare nient'altro, se ti riesce.- la congedò, accennando un sorrisetto vagamente ironico.
-Certamente.- replicò Tonks secca. -Signori.-
Né Rodolphus né Rabastan ricambiarono il saluto.
-E adesso dobbiamo anche ritrovarcela tra i piedi.- sibilò Rodolphus, non appena se ne fu andata.
-Perché? A me fa così piacere!- ribatté Bellatrix sardonica.
-Andiamo a pranzo?- chiese Rabastan. -Muoio di fame.-
-Vi raggiungo- rispose Bellatrix. -Devo passare dal Ministro, prima.-
-Puoi portarlo anche dopo, il foglio. Non è così urgente, quell'idiota di Runcorn aspetterà.- disse Rodolphus alzandosi dalla poltrona.
-Non è per questo. Mi sta aspettando per parlare d'altro.-
-Perché succede così spesso?- chiese Rodolphus alzando un sopracciglio.
Bellatrix alzò le spalle.
-Che ne so? E' pignolo, avrà qualcosa da ridire sul ritardo di oggi.-
-L'altro ieri non eri in ritardo, però. E nemmeno mercoledì scorso.-
-Rod, smettila, o arrivo in ritardo sul serio.-
Tirò su dal pavimento borsa e mantello e uscì dal dipartimento senza lasciare al marito il tempo di replicare.
Quando arrivò davanti alla porta del suo ufficio fu felice di constare che il corridoio era insolitamente deserto. In effetti, l'ora di pranzo era il momento ideale per fare qualcosa senza correre il rischio di essere disturbati; nessuno, neppure il praticante più diligente, avrebbe rinunciato alla propria pausa. Bussò.
-Avanti.- la voce del Ministro la incoraggiò ad entrare.
-Ciao!- salutò Bellatrix aprendo la porta.
-Ma che combini?!- chiese Tom Riddle, alzandosi e andandole incontro per prenderle il mantello.
-Tranquillo.- lo fermò lei. -Non mi trattengo molto o Rodolphus potrebbe iniziare ad insospettirsi. Scappo da Lucius, comunque. O per lo meno ci provo.-
-Con scarsi risultati. Ho incrociato Amelia Bones, mi ha chiesto se fossi diventata un'Indicibile.- disse lui con un sorriso.
Bellatrix rise. 
-Speravo di non dare così tanto nell'occhio.- si giustificò, arrossendo lievemente.
-Spero che per quanto riguarda noi, dissimulare ti venga un po' meglio.-
-Uomo di poca fede.- lo rimproverò bonariamente Bellatrix. -Sono bravissima, invece: davanti a Narcissa ho finto di non sapere che Elettra sarebbe andata alla stazione da sola e tutti i miei amici e familiari sono fermamente convinti che io ti detesti, in più pensano che voterò per Caramell.-
-Geniale.- osservò Tom tranquillo. -Se a causa della tua pubblicità negativa non vengo rieletto, mi avrai sulla coscienza.-
Bellatrix rise di nuovo.
-Come se fosse possibile.- replicò avvicinandosi a lui e mettendogli le braccia attorno al collo. -E poi, se venissero a sapere che hai una relazione con una donna sposata sarebbe decisamente peggio.-
-Concordo.- asserì lui. -Ma appena finisce la campagna elettorale, Ministro o non Ministro, tu chiedi il divorzio.-
-Questo è il piano.- confermò Bellatrix. -E smettila di far finta di avere dubbi, perché sappiamo entrambi come andrà a finire: Caramell non ha possibilità.-
-Meglio gioire per un trionfo insperato, piuttosto che rimanere delusi da una sconfitta inattesa.- dichiarò semplicemente.
-E' seccante, avere sempre ragione?-
-Dopo un po' ci si fa l'abitudine.-
Bellatrix sorrise e Tom la baciò sulle labbra.


Kleio dice:

Eccomi qua, quasi puntuale con l'aggiornamento ^^ E ci sono novità: ora ho una Beta! E una bravissima Beta, puntigliosa quanto basta, che approfitto per ringraziare di cuore! Adesso basta, con le figure di cioccolato... Grazie Valpur!
E così avete scoperto la verità: Bellatrix e Tom già si frequentano. Sarò sincera, il piano originale prevedeva che si innamorassero nel corso della storia, ma, indovinate un po', non sapevo come farlo accadere in modo originale e realistico, perché... ehm *fischietta* mi manca l'esperienza personale e siamo, direi, tutti stanchi del solito 'incontro in libreria'.
Adesso, avanti con le precisazioni: le descrizioni del Ministero della Magia provengono dal sito RadioPotter e, se Amelia si stupisce per il fatto che Bellatrix salga, è perché il Dipartimento Auror si trova al secondo livello e l'Atrium, invece, all'ottavo. L'ufficio del Ministro è al primo.
Concludo ringraziando (Di nuovo! Penserete voi. Eh sì, perché i ringraziamenti del capitolo precedente sono misteriosamente scomparsi. No, ok, in realtà sono idiota, perché, apportando alcune modifiche al capitolo e ripostandolo le ho, erroneamente, cancellate. E non vorrei fare un torto a nessuno!) tutti quelli che mi seguono, quindi grazie a: Annica, BlackLestrange4ever, Morrigan7, Nihal, Ouden, Persaneisuoiocchi, poppy13, Queen Black, saeko94, vale_misty e miscredo. E poi grazie anche a Moony_98, che ha inserito la storia tra le ricordate e croncoco e _Elthanin_Riddle_, che l'hanno inserita tra le preferite! Grazie del supporto, non immaginate quanto sia importante per me!
D'accordo, vi avevo promesso che sarei stata più stringata, nelle note, ergo per cui perciò mi eclisso!
 

riferimento titolo: Hello, I love you dei Doors

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Capitolo 5
*** The way old friends do ***


5. The way old friends do





The way old friends do


Un discreto bussare alla porta li trovò ancora l’uno tra le braccia dell’altra; Bellatrix si irrigidì, Tom si staccò dalle sue labbra con riluttanza e guardò la porta con un’intensità tale che sembrava potesse vedere attraverso di essa.
-Chi è?- chiese. Il suo tono di voce era talmente disinvolto che chiunque da fuori non avrebbe potuto immaginarlo se non seduto alla sua scrivania, intento a spedire gufi e firmare documenti.
-Signor Ministro- rispose da dietro la porta una limpida voce femminile, -E’ arrivato il professor Silente.-
Bellatrix strabuzzò gli occhi.
-Che cosa?- sussurrò concitata.
-Mi dia dieci minuti.- fu l’imperturbabile risposta di Tom alla sua segretaria, che subito si allontanò facendo risuonare per tutto il corridoio il deciso rumore dei tacchi sul pavimento di marmo.
-Cosa facciamo?!- chiese Bellatrix con un filo di voce, tradendo il panico che si era immediatamente impossessato di lei. –Se me ne vado adesso mi vedrà!-
-Bella, rilassati.- la tranquillizzò lui con dolcezza, spostandole dal viso una ciocca dei suoi capelli lisci e lucenti. –Sei solo una normale dipendente nell’ufficio del suo superiore.-
-Giusto.- acconsentì lei, annuendo con il capo. –Ma sei sicuro che non sospetterà di nulla?-
-Se non ci facciamo trovare abbracciati magari no.- replicò lui con un sorriso furbo.
Bellatrix lo lasciò andare controvoglia e si andò a sedere sulla sedia di fronte alla sua scrivania, incrociando le caviglie e spostandole di lato con grande eleganza.
-Che seccatura!- dichiarò, accompagnando l’esclamazione con un sonoro sbuffo. –Non avevo alcuna intenzione di andarmene adesso!-
-Avresti dovuto farlo comunque.- le fece notare Tom con tranquillità, prendendo posto sulla sua morbida poltrona di velluto e rivolgendo un rapido sorriso ad un’Elettra dodicenne, che lo salutava allegramente da una lavorata cornice d’argento sulla scrivania. –Non devi andare a pranzo con tuo marito?-
-Giusto.- confermò Bellatrix rassegnata. –Ma anche tu! Ricevere le persone a quest’ora indecente…-
-A dire la verità, lo aspettavo per le due. Io avevo altri programmi.-
-Ma a quanto pare Silente si arroga il diritto di arrivare quando gli fa più comodo…- disse Bellatrix, sottolineando la frase con profondo sarcasmo.
Tom alzò le spalle.
-Se lo può permettere.-
-Accidenti.-
-Bellatrix- ribatté lui con la calma decisa che usava per parlare alle folle, e che rendeva difficile a chiunque non rimanere ammaliato dalle sue parole, -l’appoggio di Silente è indispensabile per la causa; lui è il paladino dei Mezzosangue e dei Giganti, filoBabbano dichiarato e convinto difensore del popolino: senza di lui sarebbe quasi impossibile ottenere i voti della maggioranza.-
Bellatrix levò un sopracciglio.
-La tua amicizia è del tutto disinteressata, insomma.-
-Non è questo il punto, ma ora come ora bisogna essere cauti. Un passo falso potrebbe rovinarmi.-
-Tutto questo è politicamente corretto aldilà del sopportabile.-
-Cerca di metterti nella mia posizione.- replicò Tom con diplomazia.
-E ai Purosangue non pensi? Per noi Silente è solo un ostacolo da rimuovere. Le sue idee sono decisamente…-
-Dimentichi, tesoro mio- la interruppe Tom, -che io ce l’ho già, l’appoggio dei Purosangue.-
-L’erede di Salazar… giusto.-
-E, nel caso in cui si rendesse necessario- proseguì lui, -ho altre carte da giocare.-
-Va bene, va bene, mi fido.- si arrese Bellatrix, che nonostante tutto pendeva dalle sue labbra. –Non mi resta che rimettermi alle tue decisioni!- concluse con un sorrisetto ammirato.
Tom le sorrise a sua volta.
-Ti andrebbe se questa sera…- cominciò lui, ma s’interruppe non appena sentì bussare nuovamente alla porta.
-Avanti.- scandì sonoramente.
Una signorina dall’aspetto stucchevole ed efficiente, con un monotono completo grigio e un paio di occhiali dalle lenti squadrate, entrò nella stanza seguita da un uomo molto anziano e vistosamente vestito di prugna. L’aspetto eccentrico di quest’ultimo contrastava in modo bizzarro con la nera e lineare figura della sua accompagnatrice che, se anche fosse stata perplessa, non lo avrebbe mai dato a vedere. Il nuovo venuto, dal canto suo, sembrava molto divertito dal contegno impassibile della segretaria, ma si limitava a sfoggiare un sorriso cordiale sotto la barba lanuginosa. I suoi occhi chiari vagarono inquisitori per la stanza sobria ed elegante e brillarono per un istante dietro gli occhiali a mezzaluna quando incontrarono l’espressione indecifrabile di Bellatrix, così simile, in quel momento, a quella del suo Patrick.
-Signor Ministro, il professor Silente.- lo introdusse la segretaria.
-Grazie.- replicò Tom alzandosi dalla poltrona, imitato da Bellatrix. –Prego, professore, si accomodi.- aggiunse con cortesia, indicandogli con la mano una sedia vuota vicina a quella di Bellatrix.
-Domando scusa per l’interruzione…- disse Silente, facendo qualche passo all’interno della stanza e lasciando sull’uscio la segretaria, che non sembrava disposta ad andarsene fino a quando Tom non le avesse dato il permesso di farlo.
-Nessun problema, professore; abbiamo finito proprio adesso.- lo interruppe gentilmente il Ministro. –Madame.- la salutò, stringendole la mano. La sicurezza e la formalità con cui la stava congedando erano tali che avrebbero potuto fugare i dubbi dell’osservatore più sospettoso.
-Signor Ministro.- lo salutò Bellatrix a propria volta. –Professor Silente.-
-Buona giornata, Madame Lestrange.- ricambiò Silente, il sorriso cordiale sostituito da un rapido scintillio ironico. –Le auguro che Patrick sia un Serpeverde.-
-La ringrazio…- replicò Bellatrix, leggermente confusa.
-La accompagni fuori, per cortesia.- aggiunse Tom, rivolto alla segretaria. Questa fece un cenno d’assenso con il capo e scortò Bellatrix – a confronto con la quale sembrava un manico di scopa - fuori dall’ufficio, lanciando discrete occhiate in tralice al suo corpetto aderente e alla borsa griffata, che la strega faceva penzolare dal braccio con assoluta disinvoltura.
-Sai, Tom, la tua segretaria mi sta davvero molto simpatica- cominciò Silente non appena furono soli, prendendo posto sulla sedia lasciata vuota da Bellatrix, -nonostante la sua fastidiosa tendenza a sottolineare l’ovvio.-
-In teoria, la pago per questo.- replicò Tom accennando un sorriso e sprofondando nuovamente nella sua morbida poltrona.
-Soldi ben spesi.- asserì Silente. –Detto questo, temo di dovermi scusare anche per l’anticipo, Tom: una serie di imprevedibili coincidenze ha fatto sì che mi trovassi al Ministero quattro ore prima del previsto.-
-Non si preoccupi. Tuttavia non posso fare a meno di notare che le succede piuttosto di frequente.-
Silente posò su di lui gli occhi chiari e gli rivolse una breve, intensa, occhiata indagatrice, quindi si appoggiò con leggerezza allo schienale della sedia e congiunse le dita in un gesto che il Ministro aveva già più volte avuto occasione di osservare.
-Sono mortificato, Tom. Spero solo di non averti arrecato troppo disturbo.-
-Assolutamente, professore…- si affrettò a ribadire Tom, modulando accuratamente l’enfasi del suo tono di voce.
-Permettimi- lo interruppe Silente, che continuava a fissarlo con insistenza, -di assumermi le mie responsabilità; il minimo che posso fare a questo punto è invitarti a pranzo. Conosco un locale Babbano, in cui fanno degli ottimi sorbetti al limone.-
-La ringrazio molto, professore – rimanga inteso che non la ritengo responsabile di niente - ma sono costretto a reclinare la sua allettante offerta a causa di un precedente impegno.-
-La signorina Black?- insinuò Silente.
Tom rimase interdetto per un istante, ma si riprese quasi subito.
-Madame Lestrange.- lo corresse. –E non ne vedo il motivo, lei è una semplice dipendente.-
-In tal caso, non mi farò ulteriormente gli affari tuoi, Tom.-
-Nessun problema.- ribatté lui meccanicamente.
-E ora, veniamo al motivo per cui sono qui. Come sempre mi vedo costretto – non che trovi la cosa sgradevole, Signor Ministro, ma confido che in futuro sarà possibile limitare, se non addirittura eliminare, questa procedura – a sottoporti il programma di quest’anno, nonché il nome dei professori attualmente di ruolo e varie altre piccole incombenze burocratiche.-
-Ma le lezioni iniziano domani, professore.- osservò il Ministro con un tono più freddo del solito. -Nell’eventuale caso in cui – sebbene ne dubiti fortemente – io mi trovassi in disaccordo con una delle decisioni – immagino più che motivate – da lei prese, non ci sarebbe il tempo materiale per intervenire.-
-Mi rendo conto che mi sarei dovuto presentare con più anticipo – e per questo mi scuso nuovamente – tuttavia, perdonami, non ho attribuito al ritardo il giusto peso, dal momento che, a quanto sembra, libertà e tolleranza nei confronti della mia politica – permettimi di chiamarla in questo modo – sono  due delle parole chiave della tua campagna. Tu stesso non hai sostenuto, in passato, che consentire ad Hogwarts di autogestirsi, nei limiti del possibile, sia di vitale importanza per il bene suo e dei suoi studenti?-
-Non posso negarlo, professore.- replicò Tom serio. –Ma ho ritenuto opportuno mantenere l’abitudine, già in uso ancor prima che io assumessi la carica di Ministro, di visionare il programma scolastico annuale, poiché io stesso ho a cuore l’interesse degli studenti ed è giusto, a mio modesto parere, che ci sia un intermediario tra la scuola e la comunità magica. E, in quanto Ministro della Magia, mi faccio carico della responsabilità di tale ruolo.-
-Non potresti trovarmi più d’accordo, Tom, se entrambi abbiamo a cuore gli interessi della scuola e dei suoi studenti.- rispose Silente sorridendo affabile. –E per questo adesso sono qui, a porgerti le mie più umili scuse.-
Tom sospirò.
-Ha con lei il programma?-
Silente fece apparire un fascicolo sottile con un lieve cenno della bacchetta e lo porse al Ministro sorridendo educatamente. Tom sfogliò distrattamente le prime pagine, ma si soffermò su quella concernente i nominativi del personale.
-Sono sempre gli stessi.- osservò.
- Precisamente.-
Tom alzò gli occhi scuri dal foglio di carta e si concentrò su quelli azzurri di Silente.
-Vedo che Argus Gazza riveste tutt’ora il ruolo di custode.-
-Lo confermo.-
-E, perdoni la domanda, le sembra saggio affidare questo compito ad una persona… priva di poteri magici?-
-Riteniamo che questa sua caratteristica non pregiudichi affatto il lavoro che svolge; d’altra parte, lo fa da molti anni.-
-Definisce le condizioni irreversibili del Signor Gazza una ‘caratteristica’?- chiese Tom tagliente.
-Non si potrebbe trovare una definizione migliore di questa.- confermò Silente tranquillo.
-Capisco.-
Silente rivolse a Tom un’altra delle sue occhiate indagatrici.
-Hai avuto qualche lamentela, Tom?-
-Casi isolati.- rispose lui secco, deciso ad evitare l’argomento; Silente non vi fece caso.
-Lucius Malfoy?- suggerì, con una sagacia che infastidì non poco il suo interlocutore.
-Onnisciente come sempre, vedo.- replicò Tom gelido.
-Oh, no, solo molto intuitivo.- rispose Silente in tono leggero, ma senza distogliere lo sguardo da lui. –E ora, Tom, parliamoci chiaro: quanto ancora credi di poter andare avanti con questa storia?-
-Non capisco a che cosa si riferisce, professore.- ribatté Tom incolore.
-E invece lo sai benissimo: non puoi mettere d’accordo tutti. Non riuscirai, come direbbe un Babbano, a salvare capra e cavolo: se vuoi tenerti stretto Lucius, non puoi pretendere di avere me come alleato. E non credo nemmeno, da uomo intelligente quale sei, che tu sia convinto di poterci riuscire, ma perseveri in questa ipocrisia certo che ti porterà ad una nuova vittoria. Ma cosa farai quando le persone si accorgeranno che non stai facendo l’interesse né di una fazione né dell’altra?-
-Ha funzionato fino ad adesso, non vedo perché qualcosa dovrebbe andare storto proprio ora.-
-Perché – rispose Silente con gravità, -puoi ingannare tutti per un po’, puoi ingannare qualcuno per sempre, ma non puoi ingannare tutti per sempre, Tom.-
-Mirabile aforisma.-
-Non è mio.- replicò lui con leggerezza. –Devi prendere una decisione; scegliere da che parte stare prima che sia troppo tardi. Non puoi avere tutto, Tom.-
-Non ho mai avuto questa ambizione.- rispose lui in tono piatto.
-Davvero?-
-Davvero.-
-Mi accontento di molte cose.- mormorò tra sé mentre si dirigeva verso il luogo del suo appuntamento. Era un lussuoso ristorante nel cuore della Londra Babbana, unico posto in cui la gente non lo avrebbe riconosciuto, e infastidito. Il locale era illuminato da una calda luce soffusa, i tavoli apparecchiati con gusto e i camerieri, elegantemente vestiti, si muovevano leggeri come fantasmi.
Merope Guant, seduta ad un tavolo per due con espressione scocciata e le gambe accavallate, faceva dondolare un piede con marcata impazienza.
-Mamma, perdonami…- cominciò Tom avvicinandosi.
-TOM RIDDLE!- lo interruppe lei bruscamente. –Quaranta minuti di ritardo?! Non ti ho mai insegnato che non si fanno aspettare le signore?-
-Abbassa la voce!- sibilò lui, prendendo posto a tavola. –Mi dispiace molto, Silente è arrivato in anticipo…-
-… e tu sei in ritardo. Logico.-
-Mamma, per favore, è stata una mattinata pesante, ti chiedo scusa.-
-Va bene, va bene, sei perdonato.- disse Merope come se gli avesse appena concesso la Grazia.
-Ma come sei magnanima.-
-Com’è andata con Silente?- chiese invece lei, prendendo il tovagliolo e mettendoselo sulle ginocchia.
-Polemico e strampalato come sempre.- rispose Tom annoiato. –Ha esordito con una battuta sulla mia segretaria…-
-Minerva McGranitt?-
-Che cosa?- chiese Tom sconcertato.
-Minerva McGranitt.- ripeté Merope con semplicità. –La tua segretaria è identica.-
-D’accordo.-
-Dovremmo ordinare dell’acqua, e anche il cestino del pane.- osservò Merope, guardandosi intorno in cerca di un cameriere.
-Sei qui da quaranta minuti e non l’hanno ancora fatto?- chiese Tom perplesso.
-Ti aspettavo.- rispose lei con un’alzata di spalle.
-Ma non ti hanno portato neanche il menù?-
-Disorganizzati, questi Babbani, eh?-
Tom guardò sospettoso la madre, che continuava a guardarsi intorno a propria volta.
-E va bene!- esclamò lei all’improvviso. –Sono arrivata adesso anch’io!-
Tom la guardò, imperturbabile.
-Ma non mi dire. E dove sei stata, di grazia?-
-Hephzibah.- rispose con disinvoltura.
Tom fece una smorfia involontaria.
-E non ti è venuto in mente di avvisarmi?- chiese, irritato. -Per colpa tua ho fatto la strada di corsa.-
-No, in quel momento non mi sei venuto in mente.-
-Plausibile. Dal momento che Hephzibah mi avrà nominato soltanto centosettantasette volte…- replicò lui sardonico.
-Mi ha chiesto se hai una relazione, sai?- disse Merope con un sorriso furbo.
-E tu le hai detto di Bellatrix?- chiese Tom, sgranando gli occhi.
-Certo, Tom, perché io sono cretina! Gliel’ho detto apposta, così può andarla ad ammazzare…- ribatté Merope, tradendo l’impazienza.
-Meglio.- replicò Tom tranquillo. –Ma se succede qualcosa a Bella sappi che ti riterrò responsabile.-


-Ma quanto ci mettono?! Sto morendo di fame.- dichiarò Miranda stravaccata tra i Tassorosso, ma dando le spalle al proprio tavolo.
-Tranquilla, Randy, saranno qui a momenti.- replicò Elettra, seduta nello stesso modo tra i Serpeverde, con la schiena dritta e le gambe accavallate.
Alla luce tremolante delle migliaia di candele che, sospese a mezz’aria, illuminavano la Sala Grande, il volto pallido di Elettra sembrava una lanterna di carta velina, mentre i capelli viola di Miranda, che facevano a pugni con il giallo della divisa, emanavano strani bagliori azzurrini.
Miranda lanciò un’occhiata desiderosa al suo piatto vuoto e luccicante e tornò a guardare Elettra, intenta a stringersi la lunga chioma rossa in una coda di cavallo, senza smettere di mugugnare.
-Ti faccio notare che sull’Espresso hai fatto fuori quasi tutto il carrello dei dolci.- osservò Elettra, accennando un sorriso.
-Quello era solo uno spuntino, adesso pretendo la cena.-
-Ma dove la metti tutta quella roba?!- chiese Elettra, guardando perplessa il fisico minuto dell’amica.
Miranda alzò le spalle.
-L’hai più sentito Terence?-
-Neanche per sogno.- rispose Elettra con uno sbuffo.
-Lascialo perdere, allora.-
-Lo farò, infatti.-
In quel momento, una donna alta e dall’aria severa, con uno scintillante mantello verde smeraldo, entrò nella Sala alla testa di un’ordinata fila di undicenni tremanti, che si disposero silenziosamente davanti al tavolo dei professori.
Il brusio generale si trasformò in un caloroso applauso e subito dopo tra gli studenti calò il silenzio.
-Finalmente!- disse Miranda a bassa voce, entusiasta e sollevata allo stesso tempo.
Sulle labbra di Elettra si disegnò un sorrisetto furbo.
-Mia nonna ha ragione.- sussurrò. –Sembra la segretaria di mio padre.-
-Chi? La McGranitt, dici?-
Elettra annuì.
-Sì.- concordò Miranda. –Ho sempre pensato che avesse l’aria da segretaria.-
La professoressa McGranitt, intanto, aveva collocato uno sgabello a quattro gambe davanti agli studenti del primo anno, sul quale aveva posto un lurido cappello malandato.
-Oh, no!- mormorò Miranda guardandolo preoccupata. -Adesso inizia con la ballata!-
-E quando mai ce l’ha risparmiata?- sospirò Elettra, guardandolo a sua volta.
Il cappello non si fece attendere e, dopo quello che aveva tutta l’aria di uno spasmo, una fessura nella stoffa si spalancò come una bocca e il cappello si profuse in una filastrocca che tutta la Sala ascoltò in religioso silenzio.
-Alleluja!- disse Miranda non appena ebbe terminato di cantare, battendo le mani insieme a tutti gli altri studenti. –E così quest’anno noi Tassorosso siamo dei giusti, pazienti e leali gran lavoratori.-
-Non è una novità.- replicò Elettra.
Nel frattempo, la professoressa McGranitt si era fatta avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
-Quando chiamerò il vostro nome vi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati.- disse. -Abbott Hannah!-
Una ragazzina impacciata dal volto roseo, con un paio di codini biondi, si fece avanti incespicando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette.
-Tassorosso.- disse Miranda a bassa voce.
-TASSOROSSO!- urlò il cappello subito dopo.
-Accidenti.- commentò Elettra, la cui voce venne subito sopraffatta dagli applausi dei compagni di Casa di Miranda.
-Ne aveva tutta l’aria.-
-Brown Lavanda!- chiamò la McGranitt.
-Mmmm.- mormorò Miranda. –Grifondoro.-
-GRIFONDORO!- stabilì il cappello. Dal tavolo di Grifondoro si levò un boato.
-Bulstrode Millicent!-
-Serpeverde.-
-SERPEVERDE!-
-Ok.- disse Elettra battendo le mani, decisamente sconcertata. –Come fai ad indovinare?-
-Vado per esclusione.- spiegò Miranda in tono lieve.
- Finnigan Seamus!-
-Non lo so.- cominciò Miranda dubbiosa. -Ha un aspetto ambiguo. Grifondoro, forse.-
E, infatti, il cappello impiegò quasi un minuto prima di assegnare il ragazzino alla Casa predetta da Miranda.
-D’accordo.- bisbigliò Elettra. –Hai la cattedra di Divinazione assicurata.-
Miranda rise.
-Granger Hermione!-
Una ragazzina con una massa crespa e cespugliosa di capelli castani e un’aria particolarmente sveglia raggiunse lo sgabello quasi correndo e si calcò con foga il cappello sulla testa.
-Sembra scaltra.- osservò Elettra. –Per me, Corvonero.-
-GRIFONDORO!- sentenziò invece il cappello.
-Mia cara, l’Occhio Interiore non vede a comando!- replicò Miranda, in una splendida imitazione della professoressa Cooman.
-E’ per una magia che somiglia al cielo di fuori.- la sentì Elettra spiegare alla coetanea accanto alla quale si era seduta, mentre i Grifondoro continuavano ad applaudire. –L’ho letto in Storia di Hogwarts!-
-Già mi piace.- disse Elettra.
-Solo perché è l’unica persona al mondo, oltre a te, ad aver letto Storia di Hogwarts!- ribatté Miranda con un sorrisetto.
-Lestrange Patrick!-
Un ragazzino alto, per la sua età, con i capelli scuri e penetranti occhi grigi, si avvicinò allo sgabello con calma e indossò il cappello con grande disinvoltura.
-Non è il figlio degli Auror?- chiese Miranda.
-Sì.- confermò Elettra. –Sua madre è il capo del dipartimento. Sono venuti spesso a casa nostra.-
-Ma allora lo conosci?-
Elettra annuì.
-Vedrai che sarà un Serpeverde.- aggiunse, mentre Miranda, corrucciata, non gli staccava gli occhi di dosso.
Ma i secondi passavano e il cappello ancora taceva. Patrick sembrava piuttosto nervoso, le mani serrate intorno ai bordi dello sgabello, le nocche bianche; dietro di lui, Draco Malfoy aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di un coetaneo di colore, senza smettere di fissare il cugino con un ghigno teso stampato sul volto affilato.
-Il capello ci sta mettendo un po’, però.- constatò Miranda.
-E’ molto strano.- mormorò Elettra. –E poi Silente; sembra quasi…-
-… soddisfatto.- completò Miranda, lanciando un’occhiata in tralice al Preside, che guardava la scena con gli occhi che scintillavano. –Piton invece ha un’espressione più schifata del solito.-
-Sembra quasi che non abbia digerito qualcosa.-
-O magari ha solo fame.- sbuffò Miranda. –Non sarebbe l’unico.-
Elettra si guardò attorno: gli studenti iniziavano a mostrare i primi segni d’inquietudine, persino la professoressa McGranitt sembrava stanca di aspettare.
-SERPEVERDE!- esclamò finalmente il cappello, dopo un minuto e mezzo di ostinato silenzio.
Patrick si tolse il cappello con un gesto fluente, il sollievo disegnato sul volto che – notò Elettra – era molto più pallido rispetto a quando si era seduto, e si avviò verso il tavolo dei Serpeverde con andatura meno spedita.
-Lovegood Luna!-
-Non ci posso credere!- esclamò Miranda emozionata, senza darsi neanche la pena di abbassare il tono della voce, tanto che alcuni studenti si girarono a guardarla e la McGranitt le lanciò un’occhiataccia. –Suo padre è il direttore del Cavillo!- aggiunse, a voce più bassa.
-Ha un’aria così stranita.- disse Elettra. –Tassorosso.-
-Non ci scommetterei.-
-CORVONERO!- stabilì il cappello.
-Wow. Oggi non me ne va bene una!-
-Malfoy Draco!-
-Serpeverde.- cantilenò Miranda.
-SERPEVERDE!-
-E’ un Malfoy.- replicò Elettra. –Ci sarei arrivata anche io!-
Draco raggiunse il tavolo dei Serpeverde tra le urla di approvazione e si sedette vicino al cugino.
Ormai erano rimasti in pochi.
Nott e Parkinson, una ragazzina piccola con la faccia da carlino, vennero smistati in Serpeverde, mentre le due gemelle Patil vennero assegnate l’una a Grifondoro e l’altra a Corvonero.
-Potter Harry!-
Il cappello lo spedì tra i Grifondoro con una velocità tale che Miranda non fece nemmeno in tempo ad avanzare un’ipotesi.
-Se prima Piton aveva mal di stomaco- osservò Miranda, mentre il professore guardava il ragazzino occhialuto con aria disgustata, -adesso sta per vomitare.-
-Weasley Ron!-
-Grifondoro, come tutti gli altri Weasley.-
-GRIFONDORO!-
-Scontato anche questo.- asserì Elettra.
A chiudere la cerimonia Blaise Zabini, Serpeverde. La McGranitt ripiegò la pergamena e portò via il cappello.
Terminato il succinto discorso di benvenuto del Preside (-E’ fuori di testa!- aveva bisbigliato Elettra a Miranda, alle inconsuete parole pigna, pizzicotto, manico, tigre. –Perché?- aveva replicato questa con disinvoltura. –Io lo trovo geniale.-), i vassoi si riempirono di pietanze succulente; Miranda era in estasi, si voltò verso il tavolo con un guizzo felino e riversò sul suo piatto un’enorme quantità di patatine fritte.
Elettra si girò con più grazia, si mise il tovagliolo sulle gambe e si versò un po’ d’acqua.
-Ciao, Ellie.- la salutò una bella ragazza bionda dell’ultimo anno, seduta di fronte a lei.
-Ciao, Alexis.- rispose Elettra con un sorriso cordiale.
Nello stesso momento, poco più in là, Draco Malfoy attaccava una salsiccia con fare famelico, mentre Patrick assaggiava lo Yorkshire pudding con molto meno entusiasmo.
-Perché ci ha messo così tanto, il cappello.- chiese Draco, con la bocca ancora piena per metà.
Patrick alzò le spalle.
-Era indeciso.-
-Con che cosa?-
-Corvonero.- replicò Patrick tranquillo.
Draco alzò le spalle a sua volta e tornò a concentrarsi sulle salsicce.


Kleio dice:

Ho cambiato radicalmente la grafica. Bene. Scusate, ma prima faceva proprio schifo. A questo punto mi trovo obbligata a specificare i nomi dei presta faccia del nuovo banner (vi piace?): la splendida Molly Quinn nei panni di Elettra Riddle, l’unica ed inimitabile Helena Bonham Carter per Bellatrix Lestrange, Arthur Bowen nel ruolo di Patrick (lo so, lo so… è il figlio di Harry. Chiedo venia, ma non ho potuto farne a meno: lo immagino esattamente così!) e i soliti Harry e Draco in basso a destra.
Premetto che non ho nessuna intenzione di scrivere una cosa alla James Joyce, dove in duemila pagine si sviluppa una vicenda di appena ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale (nulla di incredibile, comunque), ma era indispensabile delineare certe dinamiche.
Spero, inoltre, che non vi sia risultato troppo insopportabile rileggere (più o meno) la scena dello Smistamento; inutile dire che mi sono rigorosamente attenuta alle descrizioni presenti in Harry Potter e la Pietra Filosofale. Mi sono presa – scusate, scusate, scusate – un’unica licenza: il tavolo dei Tassorosso non è vicino a quello dei Serpeverde, ma era l’unico modo per consentire ad Elettra e Miranda  di parlare senza urlare; sapete, temevo potesse risultare, come dire… inappropriato. Perdonate questo affronto alla trama originale, se non potete farlo capirò.
Se Harry viene spedito tra i Grifondoro alla velocità della luce, invece, è perché Tom Riddle non ha mai provato ad ucciderlo, quindi… ma sì, dai, lo sapete!
Per quanto riguarda la prima parte del capitolo, il mio espertissimo pubblico potteriano si sarà sicuramente accorto dei riferimenti a La richiesta di Lord Voldemort in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, a partire da quel meraviglioso Onnisciente come sempre, vedo; l’aforisma citato da Silente è di Abramo Lincoln.
Un ringraziamento speciale a darckmagic31 e eltaninmalfoy9698, che hanno aggiunto la storia tra le preferite e Anonimadelirante, Lidialovesmarcomengoni, LilsMalfoy e LunaMist6692, che hanno deciso di unirsi al mio codazzo di seguaci. Coraggioso da parte vostra, ragazze.
Spero di non avervi annoiato, tediato, indotto al suicidio, con questo capitolo.
Detto questo (per Salazar, un altro papiro!), pigna, pizz… ok, no.
Un abbraccio a tutti.


riferimento titolo: The way old friends do degli ABBA

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Capitolo 6
*** Everything's out in the open ***


6. The name of the game





Everything's out in the open


-Tutta questa umidità mi farà arricciare i capelli.- protestò una ragazzina minuta con una vocina querula, mentre si passava freneticamente una mano tra il caschetto di capelli neri e cortissimi. -Dovrebbero trovare una soluzione!-
-Certo.- replicò Patrick, seduto vicino a lei su una poltrona di pelle nera. -Quando troveranno il modo per spostare il Lago Nero da sopra le nostre teste ti farò sapere, Pansy.-
Pansy si bloccò con la mano tra i capelli e le guance le si tinsero di un rosa acceso.
Draco, appollaiato su un divano di fronte a loro, guardò il cugino divertito, mentre Theodore Nott, un undicenne secco e dall'aspetto conigliesco rannicchiato nell'angolo alla sua destra, sorrise beffardo. Il ragazzino di colore sdraiato prono sul pavimento, invece, trovò la battuta meno divertente.
-Qualche problema, Blaise?- chiese Patrick, con una voce spaventosamente priva d'interesse.
-Se non ne hai tu.- rispose quello secco, puntellandosi sui gomiti e assottigliando gli occhi obliqui.
-Che cosa abbiamo oggi?-  domandò Draco a nessuno in particolare.
Theodore fece per estrarre il programma dalla borsa, ma Patrick lo precedette:
-Due ore di Difesa con i Grifondoro, poi Incantesimi,  a seguire Trasfigurazione e questo pomeriggio si va alle serre con i Tassorosso.-
-Che schifo!- esclamò Pansy disgustata. -Grifondoro e Tassorosso nello stesso giorno!-
-Una buona occasione per dimostrare chi è il migliore.- replicò Theodore con un sorriso furbo.
-Secondo voi quale delle due è peggio?- chiese Pansy, che ora aveva afferrato un pettine e si lisciava la frangetta.
-Tassorosso.- asserì Patrick con decisione.
-Su questo non posso che essere d'accordo.- convenne Blaise dal pavimento. -Quelli sono delle piaghe.-
-Anche i Grifondoro sono messi male, però.- osservò Draco malevolo. -Hanno i Weasley.-
-E Paciock.- aggiunse Theodore. -Paciock! Boh...-
-Anche il cappello può sbagliare, no?- disse Patrick. -In fondo, è solo un cappello.-
-Il cappello non sbaglia.- replicò Blaise con convinzione.
Patrick gli lanciò un'occhiata in tralice, ma lui non se ne accorse.
-Almeno abbiamo Piton.- disse Draco. -Lui è grande; favorisce sempre quelli della nostra Casa!-
-Davvero?- Patrick non sembrava sorpreso da quell'affermazione, ma non era per nulla convinto. -A mia madre lui non piace per niente.-
-A mio padre sì.-
-Anche al mio!- s'intromise Theodore.
-E poi c'è Lumacorno, che non è male.- continuò Draco.
-Anche lui favorisce i Serpeverde?- chiese Pansy interessata.
-Ama radunare attorno a sé un gruppetto di studenti selezionati- spiegò Blaise, -che poi possono partecipare alle feste o alle riunioni che organizza, ma non occorre essere un Serpeverde.-
-E come fai ad essere scelto?-
-O sei molto bravo...-
-... o hai un genitore famoso.- completò Draco con un ghigno.
-O entrambe le cose- aggiunse Patrick, -come Elettra Riddle.-
Draco arrossì violentemente.
-Elettra Riddle? La figlia del Ministro?!- chiese Blaise curioso.
Patrick annuì.
-Qual è?-
-Molto alta, capelli rossi, anche lei Serpeverde.- la descrisse Patrick. -Il mio adorato cugino l'ha conosciuta sul treno.- aggiunse, con un sorrisetto sarcastico.
Draco lo incenerì con lo sguardo e Blaise aggrottò la fronte.
-Ma sì, dai!- intervenne Pansy, ancora ostinatamente impegnata a pettinarsi. -Quella che se ne va sempre in giro con Tassorosso Testaviola.-
Blaise sembrò aver capito.
-Che poi...- continuò Pansy divertita, -se io fossi la figlia del Ministro non mi farei vedere in compagnia di un fungo catarifrangente.-
Tutti i presenti, meno Patrick, sogghignarono.
-Già.- replicò Patrick con freddezza. -I capelli a caschetto sono così out! Vero, Pansy?-
Draco e Theodore scoppiarono a ridere e Pansy si immobilizzò per la seconda volta, con il pettine in mano.
-I miei almeno non sono viola.- mugolò lei risentita.
-Sicura?!- chiese Patrick sardonico. -Perché con questa luce verde...-
-Oooooooh!- esclamò Draco, che ancora non aveva smesso di ridere.
-Ma cosa ti prende?!- chiese Pansy stizzita, scattando in piedi come una molla.
Patrick la squadrò da capo a piedi, ma non rispose.
-E' quello che vorrei sapere anch'io.- disse Blaise, alzandosi dal pavimento e spolverandosi la divisa. -Io vado; non ho nessuna intenzione di arrivare in ritardo il primo giorno.-
E uscì dalla Sala Comune seguito a ruota da Pansy.
-Meglio se andiamo anche noi.- osservò Patrick, che non sembrava per nulla turbato dalla reazione dei compagni alle sue parole. -Dove sono Tiger e Goyle?-
-In Sala Grande a rimpinzarsi come gorilla.- rispose Draco sprezzante, alzandosi a sua volta dal divano imitato da Theodore, che si precipitò di corsa in Dormitorio a prendere il libro di Difesa.
-Patrick- cominciò Draco non appena furono soli, -ho capito che vuoi metterti in mostra, ma se continui così...-
-Mettermi in mostra?!- ripeté Patrick esterrefatto. -Ma che cavolo dici?!-
-Sì, insomma, hai capito...-
-No.- sentenziò Patrick seccamente.
-Da che parte stai?- insistette Draco. -Non puoi fare l'antipatico proprio adesso o rimarremo soli con Tiger e Goyle!-
-Se non sbaglio, anche tu hai riso...- gli fece notare Patrick alzando un sopracciglio, -e poi che ti serve un'oca coma Pansy? Non ho mai incontrato nessuno di più superficiale...-
-Pansy?!- Draco era confuso. -Io parlavo di Blaise! Non ha senso metterti contro i compagni di Casa!-
-Mi metto contro solo alle persone che mi stanno antipatiche.- replicò Patrick freddamente. -E Pansy è tra queste. Di Blaise non mi importa un bel niente.-
Draco sbuffò spazientito, come se il cugino non riuscisse a cogliere il nocciolo della questione.
-Dovrebbe, invece. E poi, sicuro che Pansy proprio non ti piaccia?- chiese in tono vagamente irrisorio.
-Che cosa?!- sbottò Patrick.
-Non diceva delle cose così sbagliate, in fondo...-
-Tu scherzi.-
-Perché dovrei?-
-Oh, Draco, non credi anche tu che dovrei cambiare balsamo?!- disse Patrick con voce acuta e stridula.
-Parlavo di quello che ha detto sull'amica di Elettra.-
-Della tua cara amica Elettra.-
-Finiscila.-
-Potevo capire se l'avesse presa in giro in quanto Tassorosso- concesse Patrick, -ma - sorpresa, sorpresa - ha parlato solo dei suoi capelli!-
-Secondo me ti piace.-
-Hai la capacità intuitiva di un cucchiaino.-
-Dico davvero.-
-Sei fuori come un geranio.-
-Come vuoi tu.-
-Ma perché dovrebbe piacermi, se ti ho appena detto che è stupida!- esclamò Patrick spazientito.
-Credevo volessi attirare la sua attenzione.- replicò lui con un ghigno.
-Ti assicuro che non è così.- rispose Patrick categorico.
-Beh, allora cerca di farti andare a genio Blaise. E' sempre utile una bacchetta in più contro i Grifondoro.- concluse Draco con un'alzata di spalle.
Non dovettero fare molta strada per raggiungere l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, che, su espressa richiesta del professor Piton, si trovava nei sotterranei: buia, umida e pervasa da un'inquietante luce verdastra, ricordava la Sala Comune dei Serpeverde sotto molti punti di vista.
Il professor Piton
, avvolto nel suo mantello nero come un grosso pipistrello, li aspettava immerso nella penombra di un angolo della classe, tanto che alcuni studenti sobbalzarono, colti alla sprovvista dalla sua tetra presenza. Con la sua voce atona e mostruosamente serica, fece l'appello senza guardare in faccia nessuno di loro, ma arrivato a Patrick si bloccò, alzò il capo lentamente e le sue labbra si incresparono in un sorrisetto vagamente beffardo.
-Sei il figlio di Bellatrix e Rodolphus?- chiese, con un'impercettibile vena sarcastica.
-In persona.- rispose Patrick candidamente.
-Credi di essere spiritoso?-
Patrick non rispose, ma continuò a sostenere il suo sguardo.
-O forse credi di sapere già tutto?- insistette lui, mellifluo.
Patrick rimase ostinatamente in silenzio e il sorrisetto beffardo di Piton si allargò, diventando una vera e propria smorfia di scherno.
-Mi sarei aspettato più ardimento da parte tua.- replicò con un ghigno, tornando poi a concentrarsi sull'elenco.
-Beh, mi dispiace averla delusa, professore- disse Patrick con disinvoltura ben simulata, -ma non sono stato abituato a rispondere male ad un mio superiore.-
Alcuni tra i Grifondoro sorrisero, i Serpeverde, invece, sembravano disorientati.
-Due punti in meno a Serpeverde per la tua fastidiosa arroganza, signor Lestrange.- dichiarò Piton secco, alzando la testa di scatto.
Draco, incredulo, fissava il cugino con aria contrariata.
Ma Patrick si rese conto quasi subito di non essere l'unica persona nella classe su cui il professore aveva deciso di riversare il proprio odio:
-E tu, invece, devi essere il figlio di James Potter?- aveva chiesto allo stesso ragazzino occhialuto che avevano conosciuto sull'Espresso.
-Precisamente.- aveva risposto quello, ricambiando il suo sguardo lugubre con un'occhiata limpida.
-C'è solo da augurarsi che tu non sia come tuo padre- aveva commentato Piton in tono aspro, -o come il tuo sciagurato padrino.-
Harry aveva aperto la bocca per ribattere, indignato, ma una ragazzina dai capelli crespi, la stessa che durante la cerimonia dello Smistamento aveva agguantato il cappello con tale foga che sembrava quasi avesse paura che volasse via, gli aveva prontamente assestato un calcio sugli stinchi, che lo aveva convito a desistere.
-Qualcosa non va?- aveva chiesto lui, tradendo un'ombra di soddisfazione.
-Nulla.-
-Nulla, professore.- lo aveva corretto, soave, cogliendo immediatamente il pretesto per togliere due punti anche a Grifondoro per la sfacciata mancanza di educazione del signor Potter.
Draco, dal canto suo, non poteva certo lamentarsi del trattamento che gli veniva riservato e fece riguadagnare a Serpeverde i punti persi soltanto prestando a Piton il libro di testo.
-Favorisce sempre noi, eh?!- disse Pansy a metà tra l'ironico e il lamentoso, mentre si avviava insieme a Patrick e Draco verso l'aula di Incantesimi.
-E' così.- rispose Draco convinto. -Se Patrick non gli avesse risposto male...-
-Io non ho fatto niente!- protestò Patrick. -E' lui che ha iniziato ad attaccarmi! Avrei dovuto dargli ragione, così sarebbe stato ancora più soddisfatto?-
Draco alzò le spalle.
-Potevi stare zitto.-
-Ci ho provato!- replicò, irritato. -Ma, se non l'hai notato, ha trovato il modo per togliere punti anche a Potter.-
-Potter se l'è meritato.-
-Non più di quanto me lo sia meritato io.-
-Che importa se se l'è meritato o meno!- sbottò Draco animatamente. -Meglio così, no?!-
-No!- esclamò Patrick. -Non ha alcun senso vincere la Coppa delle Case se veniamo favoriti!-
-Ma che stai dicendo?!- Draco sembrava sconvolto, mentre Pansy fissava Patrick sdegnata.
-A quel punto non dimostreremmo un bel niente!-
-Tu sei matto.- disse Pansy sprezzante.
-Nessuno ha chiesto la tua opinione.- ribatté Patrick glaciale. -Ma state pure tranquilli, non ci farò perdere altri punti; se è per questo, io devo essere un vero e proprio conflitto interiore
per Piton.-
-Che intendi?- chiese Draco con scarso interesse.
-E' ovvio, no?- disse Patrick. -E' combattuto tra l'antipatia per me e la sua preferenza per i Serpeverde; non mi toglierebbe mai dei punti se poi non avesse la certezza di farceli recuperare, in un modo o nell'altro.-
-E allora che senso ha?-
-Vaglielo a chiedere.-


-Il programma di quest'anno è piuttosto complesso.- esordì il professor Lumacorno, la massiccia mole incastrata tra la sedia e la cattedra. -Un disegno ambizioso, lo riconosco, che verterà sulle pozioni curative, andando a tracciare un parallelo con gli antichi preparati Babbani, che questi ultimi avevano la presunzione - chiaramente erronea - di considerare pari ai nostri per efficacia. Tuttavia, come sapete da sette anni a questa parte, sebbene nel Medioevo i Babbani fossero ferocemente convinti che alcuni dei loro intrugli possedessero capacità magiche, non sarebbero mai stati in grado di preparare una Pozione funzionante
anche se in possesso di tutti gli ingredienti necessari, dal momento che è indispensabile una bacchetta magica.-
Elettra, seduta in primo bianco con una piuma in mano e la pergamena dispiegata, annuì con fervore.
-Mi rendo conto- proseguì Lumacorno, -che si tratta di un progetto impegnativo e per tanto mi aspetto da tutti voi la serietà che si addice ad una classe dell'ultimo anno di corso. Studiate sodo fin da subito e non avrete nessun problema a superare in modo soddisfacente i vostri M.A.G.O.-
Elettra non gli staccava gli occhi di dosso, attentissima, mentre Miranda, seduta accanto a lei, aveva un'espressione preoccupata.
-Ora, c'è qualcuno di voi che abbia una vaga idea del concetto che i Babbani avevano di 'pozione magica'? Perché è da lì che dobbiamo partire se vogliamo mettere a confronto la nostra sottile scienza con le loro sterili imitazioni.-
La mano di Elettra scattò in aria all'istante, Miranda ridacchiò.
-Qualcun altro, oltre a lei?- insistette Lumacorno con un largo sorriso.
Un Tassorosso, dal fondo dell'aula, alzò la mano.
-Molto bene!- disse Lumacorno incoraggiante. -Prego!-
-Beh- cominciò quello dopo essersi schiarito la voce, -in origine, per i Babbani il termine 'pozione' era associato alla medicina e, più precisamente, ad un preparato che veniva somministrato ai malati per via orale. Da qui alla magia il passo è breve, tant'è che nel loro immaginario collettivo il matraccio, quel contenitore vitreo utilizzato nei laboratori, è diventato popolare come contenitore specifico per le loro cosiddette 'pozioni'.-
-Ottimo, ottimo!- si complimentò Lumacorno. -Cinque punti in più a Tassorosso! Qualcun altro?-
Elettra alzò la mano di nuovo.
-Signorina Riddle?-
-Senza dubbio il Medioevo è il periodo più fecondo, per quanto concerne i tentativi Babbani di emulare la magia.- asserì Elettra con voce chiara. -In quest'epoca, infatti, le conoscenze scientifiche derivate dai popoli antichi quali greci e romani, e ancor prima egizi e babilonesi, erano andate ormai perse nella loro integrità; gli scienziati medievali, dunque, furono costretti a basare la propria sapienza su trattati naturali più recenti e più facilmente reperibili, in genere risalenti al 300 d.C. Tali manuali erano però pieni di inesattezze e superstizioni, che venivano spesso descritte come tipiche di alcune erbe e delle pozioni con le quali venivano realizzate. Ed è per tale ragione se queste bevande sono state così spesso associate alla magia.-
-Non avrei saputo dirlo meglio!- dichiarò Lumacorno soddisfatto. -Sette punti a Serpeverde! Adesso, le pozioni che studieremo e proveremo a distillare quest'anno avranno scopi curativi e...-
Lumacorno si interruppe: Elettra aveva alzato la mano un'altra volta.
-Signorina Riddle?-
-La pozione Antilupo può essere considerata una pozione curativa?-
-Ah, caso particolare quello della Antilupo, sì.- rispose Lumacorno a voce bassa, con gli occhi che brillavano. -Come tutti voi dovreste sapere è stata inventata da...-
-... Damocles Belby.- completò Elettra.
-Precisamente, signorina Riddle, precisamente. E, come forse non saprete, Damocles Belby era...-
-... un suo allievo.-
Questa volta Lumacorno la guardò interrogativo, come gran parte della classe; Miranda, invece, non sembrava affatto sorpresa.
-E' sulle mensole, signore.- spiegò Elettra semplicemente.
-Sì, certo, le mensole.- annuì Lumacorno con un sorriso compiaciuto. -Ad ogni modo sì, la pozione Antilupo è da annoverarsi tra le pozioni curative, ma suppongo che tuo padre - salutamelo molto, a proposito - ti abbia spiegato che la sua preparazione è considerata una pratica illegale dal Ministero della Magia, dal momento che vige una politica atta a sorvegliare il fenomeno del Licantropismo. Bisogna avere un'autorizzazione speciale e, a meno che tu non riesca a convincerlo a cambiare parte del nostro Statuto, noi non possiamo fare assolutamente nulla, se non, ovviamente, studiarne la composizione in modo prettamente teorico.-
Elettra annuì.
-Tornando a noi- proseguì Lumacorno, - la mia esperienza come insegnante mi suggerisce di cominciare da qualcosa di più accessibile e - perché no? - legale. Pensavo di iniziare, solo grazie alla preziosissima collaborazione della professoressa Sprite, con il ricostituente alla Mandragola. Mafalda...-
-Miranda.- lo corresse lei con un sorriso.
-Perdonami.- disse Lumacorno gentile. -Miranda, sapresti descriverci le caratteristiche di questa pianta?-
-Ehm, la Mandragola è una pianta dal fusto grosso e nodoso che al posto delle radici ha una specie di... neonato urlante... e il suo pianto può uccidere una persona o farla svenire per molte ore. I suoi effetti sono proporzionali all'età della pianta.-
-Bene, Marianna. Perdona la domanda di Erbologia, disciplina che cedo volentieri alla mia espertissima collega, ma era necessario introdurre l'argomento. E, dimmi, saresti capace di indovinare a quale scopo si utilizza il ricostituente alla Mandragola?-
Miranda fece una smorfia e Elettra sventolò in alto la mano.
-Risvegliare le persone pietrificate, credo...- provò lei, esitante.
Elettra si rimise a sedere composta e Miranda fu certa di aver dato la risposta giusta.
-Ci siamo.- disse Lumacorno in tono di lode. -Altri due punti a Tassorosso. Per preparare correttamente il ricostituente dovete tenere a mente che...-
-Mi scusi, professore.- lo interruppe Miranda confusa.
-Dimmi pure, Marietta.-
-Ma in quale caso potrebbe rivelarsi utile il ricostituente? Insomma, per le persone che vengono paralizzate durante un duello dovrebbe essere sufficiente un controincantesimo...-
Elettra, interessata, si sedette più dritta sulla sedia.
-Beh, signorina- replicò Lumacorno in tono serio, -il ricostituente è ad uso terapeutico e viene utilizzato anche per curare ferite e traumi, ciò non toglie che la sua funzione principale rimanga quella di risvegliare una persona pietrificata; potrebbe sempre tornare utile nel caso in cui un semplice controincantesimo non fosse sufficiente.-
-Per esempio?-
-Non siamo qui per indagare i casi specifici.- rispose Lumacorno evasivo. -Temo che questo vada al di là del settore di mia competenza e, forse, trovereste nel professor Piton una fonte di informazioni più attendibili di quelle che vi potrebbe fornire un semplice insegnante di Pozioni.-
Miranda non era soddisfatta, mentre Elettra si era fatta pensierosa, Lumacorno, tuttavia, non sembrava affatto propenso a continuare quella conversazione.
-Tuo padre non avrebbe potuto fare di meglio.- gongolò Lumacorno a lezione conclusa, contemplando inorgoglito il liquido verde smeraldo che fumava nel pentolone di Elettra.
Lei sorrise smagliante e ringraziò educatamente.
-Anche tu, Millicent, hai fatto un buon lavoro!- aggiunse, mentre Miranda contemplava soddisfatta e allo stesso tempo sollevata il bollente liquido verde pisello.
-La ringrazio, professore.-
Le due ragazze raccolsero il materiale e si diressero in fretta verso la porta, ma Lumacorno, che adesso guardava le personcine ammiccanti e sorridenti delle cornici sulle mensole con la stessa espressione inorgoglita di poco prima, richiamò Elettra
indietro .
-Ti aspetto fuori.- disse Miranda all'amica, e li lasciò soli nella stanza.
-Mia cara ragazza- disse in tono allegro, non appena lei gli si fece vicino, -non ti preoccupare, non ti tratterrò a lungo... volevo solo farti presente che anche quest'anno è mia intenzione continuare ad organizzare un certo numero di riunioni riservate a studenti selezionati...-
-Certamente, professore.-
-Ribadirlo nel tuo caso è inutile, ma sei caldamente invitata a partecipare, come tutti gli anni, d'altra parte. Ci riuniremo in settimana.-
-La ringrazio infinitamente, professor Lumacorno. Non mancherò.- rispose Elettra con un sorriso educato.
-Che ti ha detto Lumacorno?- chiese Miranda quando lei la raggiunse.
-Oh, niente di particolare.- replicò Elettra con un'alzata di spalle. -Le solite cose che organizza lui, sai...-
-Ah, giusto, i meeting tra secchioni.-
-Sono una cosa carina...- mormorò Elettra in tono di scusa.
-Immagino.- rispose Miranda. -Mi dispiace solo che non si ricordi il mio nome...- disse, sarcastica.
-Non esagerare!-
-Mafalda?-
Elettra alzò le spalle.
-Marianna? Marietta? Millicent?- insistette lei, a metà tra il divertito e il contrariato.
-Va bene, va bene!- si arrese Elettra con un mezzo sorriso. -Forse non si ricorda il tuo nome...-
-Già... forse.-
-Eh oh!-
-E poi non ha nemmeno risposto alla mia domanda...-
-Se non ha risposto è perché non voleva rispondere.-
-Appunto!- esclamò Miranda sdegnata. -Se non è disparità di trattamento questa!-
-Non lo è, infatti.- spiegò Elettra con un tono paziente particolarmente fastidioso. -Evidentemente, sei andata involontariamente a toccare un punto delicato. Forse rientra in quelle cose che gli insegnanti non possono spiegare a noi studenti.-
-Sì, come no...- ribatté Miranda lugubre. -Neanche gli avessi chiesto come si pratica un rito vudù... la verità è che il vecchio tricheco non  mi può vedere.-
-Non lo so.- replicò Elettra tranquilla.
-Te lo dico io. Dove devi andare ora?- chiese.
-Trasfigurazione, ma ci vediamo dopo per Rune, no?-
-Rune, giusto! Che cosa tediosa...- brontolò lei, roteando gli occhi.
-E' facoltativa...- osservò Elettra. -Smetti di farla.-
-E la cultura generale dove la metti?-
-Ti serve per il curriculum, eh?-
-Già.- ribattè Miranda afflitta. -Niente Rune, niente giornalismo... a volte vorrei essere una Babbana, così le rune non esisterebbero e basta!-
-Teoricamente, non è esatto.- la corresse Elettra con semplicità. -Vedi, già Tacito nella sua opera De Origine et situ Germanorum del 98 d.C. riferisce che i sacerdoti e i capitribù Babbani praticavano la divinazione gettando a caso su un telo bianco alcuni pezzetti di legno su cui erano incise le rune, mentre in un passo del poema epico del X secolo Havamal si legge che il dio Odino si sarebbe sacrificato per apprendere il significato delle rune.-
Miranda la fissò sbattendo le palpebre.
-Tacichi?-
-Publio Cornelio Tacito. Era uno storico romano Babbano.-
-Ah.- disse Miranda in tono atono. -Però ora non le studiano più!-
-Certo.- concesse Elettra. -Ma studiano il latino. E anche il greco antico.-
-Ma come cavolo fai a sapere tutte queste cose?!-
-Me le raccontava papà quand'ero piccola.- rispose Elettra con noncuranza.
-Ma tu pensa! A me raccontavano le favole...-



Kleio dice:

E ho cambiato anche il titolo... Beh, buonasera a tutti. Sarete felici di sapere che anche questa volta ho una serie infinita di cosette da comunicarvi. Partiamo da quelle semplici: mi auguro che nessuno dei personaggi descritti in questo capitolo risulti OOC. E' la prima volta che scrivo di Lumacorno, di Piton e anche solo di Draco, e spero vivamente di non aver combinato un emerito casino; ad ogni modo, siete caldamente invitati a farmelo sapere, miei cari. Spero anche che non vi stiate annoiando a morte: vi assicuro che la storia segue una trama ben precisa, ma non posso far accadere determinati avvenimenti senza prima avervi tediato almeno un pochettino. Perdonatemi, ve ne prego.
Passando alle questioni burocratiche (si dice così, vero?), per le descrizioni di luoghi e pozioni mi sono attenuta alle informazioni fornite da RadioPotter e Potterpedia, mentre alcune delle spiegazioni che ho messo in bocca agli studenti provengono dal libro Guida completa alla saga di Harry Potter di Francesca Cosi e Alessandra Repossi, pubblicato da Avaliardi.
Come sospettavo, la scuola - brutta bestia - non mi lascia lo spazio per respirare... figurarsi quello per scrivere! E questo comporta un delizioso ritardo negli aggiornamenti, che - prego sia così - non dovrebbe mia arrivare ad oltrepassare il mese, comunque.
E adesso spazio ai ringraziamenti... ora, io mi limiterò a riportare tutti i nomi nuovi comparsi nella lista dei followers (all'inglese, che è più figo...), onde evitare di commettere torti, tuttavia, qualcuno di voi deve aver cambiato nick (no, non tu, Euterpe... mi dispiace), altrimenti i conti non tornano... ad ogni modo, un grazie non meno sincero a: Avigail, Elvass, helena31527, Kimaira Malfoy, LadyIce92, LysandraBlack, Maggie_Koala, Mm Marla Thernadier, Singer Wilde e thelovelylidia.
Concludo avvisandovi tutti, sebbene a malincuore, che potrei anche (non è detto, magari riesco a sbrigarmi) aggiornare tra un mese, perché tra tre giorni parto per la Tasmania (quell'isoletta alla fine del mondo
superato il Big Ben, dopo la seconda stella a destra tra l'Australia e il Polo Sud) e tra un Koala e un ornitorinco non credo proprio avrò il tempo materiale per scrivere il prossimo capitolo.
Detto questo, vi saluto! Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Un abbraccio virtuale, ci rivediamo (per così dire...) quando torno!
E come direbbe mago Merlino: Tasmania, arrivo!


riferimento titolo: Everything's out in the open di Johnnie Taylor

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Capitolo 7
*** Little lies ***


7. Little lies





Little lies



Tom si versò un altro bicchiere di vino. Le fiamme del caminetto danzavano gioiosamente sulla superficie convessa di una polverosa bottiglia di vino Elfico, che troneggiava dignitosa su un basso e massiccio tavolo di legno scuro, ingombro di libri e documenti ingialliti.
Il Ministro, abbandonato su un prezioso divano di velluto scarlatto, si portava distrattamente il bicchiere alle labbra, mentre gli occhi, scintillanti di orgoglio, vagavano concentrati sul foglio che teneva in mano. Muto spettatore, in quel silenzio cadenzato dal battito regolare di un antico pendolo di mogano e dall’allegro crepitio delle fiamme nel camino, uno splendido barbagianni se ne stava maestosamente appollaiato sul bracciolo di una poltrona, gli occhi gialli e penetranti fissi in quelli limpidi e azzurri di Merlino che, un braccio serrato intorno alla vita di Morgana nella sua lavorata e imponente cornice, ricambiava con un’espressione di dileggio lo sguardo ostile del volatile.
-Non ti inquieta sentirti perennemente osservato da quell’antiquato dipinto?-
Merope era entrata nella stanza nel vortice di perline luccicanti di un ingombrante strascico magenta, accompagnata dal consueto ed inevitabile scampanellio.
-Ti si sente arrivare da May Fair, mamma- disse Tom senza levare gli occhi dal foglio. –Faresti prima a legarti un campanello al collo.-
-Non sapevo che la simpatia fosse come le malattie ereditarie- replicò lei candidamente, prendendo posto sulla poltrona, -ma a quanto pare ha saltato una generazione.-
-Deliziosa. Ci hai pensato tutta la notte?-
-Rispondi alla domanda, tesoro di mamma- replicò Merope con un sorrisetto soddisfatto, affondando con delicatezza le dita nel morbido piumaggio del barbagianni. –Anche Evaristo ha un’aria piuttosto seccata.-
-Forse perché gli hai appena conficcato le unghie nella carne.-
Merope gli scoccò un’occhiataccia.
-Non mi dà alcun fastidio- asserì Tom. -E non è antiquato, mamma, è antico. Quel quadro ha un valore inestimabile.-
-Se lo dici tu. Per me è terrificante.-
Morgana proruppe in uno sbuffo seccato.
-Zitta, tu!- abbaiò Merope stizzita.
Tom ridacchiò.
-Stai litigando con un dipinto.-
-Sto litigando con il tuo dipinto.-
-È un regalo- precisò Tom. –Un regalo che sarebbe molto maleducato non esibire.-
-Davvero? Io pensavo che la tua fosse la strenua difesa di un artista fulminato…- replicò lei sardonica, – È di Ellie?- chiese, accennando al foglio che Tom teneva ancora in mano.
-Indovinato.-
-Oh, non l’ho indovinato- lo corresse Merope dolcemente. –Non ti ho mai visto sorridere così per nessun altro, caro.-
-E come potrei non sorridere?- disse lui con un sospiro. –La scuola è iniziata da poco più di una settimana e ha già preso Eccezionale nel test d’ingresso di Difesa contro le Arti Oscure e centodieci su cento in quello di Pozioni.-
-Come si fa a prendere centodieci su cento?- chiese Merope allibita.
-Rispondendo non solo in modo adeguato, ma aggiungendo elementi originali, dimostrando un’ottima padronanza dell’argomento e utilizzando una prosa elegante. In altre parole, consegnando un lavoro piuccheperfetto- rispose lui con lo stesso tono che avrebbe usato per spiegare un’ovvietà. –D’altra parte, ne ho preso uno anch’io, a suo tempo.-
-Tranquillo, me lo ricordo- rispose lei accennando un sorrisetto. –E non ho mai avuto dubbi su Ellie. Che altro scrive il mio tesoro?-
-Nulla in particolare. Ha già un’idea per la tesi dei M.A.G.O., ma non vuole ancora dirmi quale, e il Lumaclub si riunisce questa sera stessa.-
-E per quanto ancora hai intenzione di continuare a mentirle?-
Tom la guardò, il capo lievemente inclinato, perplesso.
-Scusami?-
-E poi sei tu, quello intelligente- replicò Merope caustica. –Per quanto ancora hai intenzione di tenerle nascosta la tua relazione con Madame Lestrange?-
-Fino a quando Madame Lestrange non lo dirà a Patrick; dopo aver chiesto il divorzio, terminata la campagna elettorale.- spiegò Tom, scandendo ogni frase con una pausa calcolata.
Merope levò un sopracciglio.
-Condivido la scelta di Bellatrix, Tom, ma non sono affatto d’accordo con te.-
-Strano.-
-Patrick ha appena undici anni. E la situazione civile di Bellatrix è… come dire… più complessa della tua- continuò Merope in tono polemico. – È giusto che si prenda il tempo necessario per preparare il ragazzino. Ma Elettra è quasi maggiorenne e tu le stai nascondendo una parte della tua vita che presumo sia importante…-
-Mamma...- disse Tom stancamente, -le voci girano. Una chiacchiera di troppo e siamo rovinati…-
-Non ti fidi di tua figlia?-
-Non è questo!- ribatté Tom con veemenza. –Ripongo in lei la massima fiducia, ma non mi sembra né corretto né responsabile caricarla di un simile onere. Non adesso.-
-Tom…-
- È la mia ultima parola, mamma.-
Aveva appena terminato la frase quando le fiamme del camino si tinsero di un acceso verde smeraldo e una pioggia di scintille si mescolò al fumo prodotto dalla combustione, improvvisamente diventato di un bianco perlaceo; Evaristo, contrariato dall’inaspettato corso degli eventi, arruffò le piume e sbatté le ali stridendo rumorosamente, e mentre Merope tossiva e dimenava in aria un fazzoletto di pizzo e Merlino gridava entusiasta all’indirizzo di un Evaristo ancor più contrariato: -Ho vinto! Hai distolto lo sguardo!!-, Bellatrix Lestrange fece la sua apparizione nella stanza.
-Perdonatemi!- si affrettò a dire. – È  la Metropolvere di Rod… Salazar sa da quanto tempo è lì…- E con un colpo di bacchetta fece Evanescere il fumo che come bruma autunnale aveva inghiottito la stanza e il suo contenuto.
-Non ti preoccupare- replicò Tom, che nel frattempo era rimasto immobile sul divano e sorrideva pacatamente. –Accomodati.-
Ma Bellatrix si rivolse a Merope, che aveva un’aria decisamente frastornata:
-Scusa per il trambusto… non era mia intenzione…-
-Non ti preoccupare, bellezza.- la interruppe lei, usando la mano che le stava porgendo per riemergere dalla poltrona, e dandole un bacio sulla guancia.
Bellatrix sorrise di rimando, si sfilò il mantello e prese posto vicino a Tom, mentre Merope si lasciava di nuovo cadere tra le pieghe della poltrona, sventolando la mano con fare teatrale. Evaristo, dal canto suo, guardava truce Merlino, che stava improvvisando una danza della vittoria sotto lo sguardo perplesso di Morgana.
-Che quadro orrendo!- esclamò subito Bellatrix.
-Lei mi è sempre piaciuta.- cantilenò Merope soddisfatta.
-È un regalo di Lucius Malfoy, Bella; puoi capire in quale posizione mi trovo. Per quanto possa essere brutto…-
-Come?!- trillò Merope indignata.
-Spero proprio che a Lucius non venga mai l’idea di farmi un regalo…- osservò Bellatrix.
-Dev’essere costato un patrimonio, tra l’altro.- aggiunse Tom.
-Bel ruffiano…-
-Tom, sei insopportabile.-
-Mamma, per favore…-
-Quanto odio Lucius.- asserì Bella in tono atono.
-Ok, state a sentire- Tom sembrava determinato a chiarire la situazione una volta per tutte, -quel quadro rimane dov’è. Perché se quel quadro rimane dov’è, anche Lucius rimane dov’è e, cosa ancora più importante, anche i soldi di Lucius rimangono dove sono: al sicuro, nelle casse del Ministero.-
Bellatrix sospirò.
-In sintesi- replicò Merope annoiata, -hai appena ammesso di fronte alla tua ragazza di approfittare in modo squallido dei soldi del cognato…-
-Fa’ pure.-
-È diplomazia, mamma.-
-Come sta Elettra?- chiese Bellatrix prima che Merope trovasse il tempo per ribattere.
-Bene, grazie- rispose Tom con un sorriso. –Mi ha scritto che anche Patrick è stato invitato alla cena del Lumaclub.-
-Sì- confermò Bellatrix compiaciuta, -ma non sono stupita. Lumacorno ha una passione malsana per la famiglia Black; ci considera la sua collezione personale, o qualcosa del genere. Narcissa mi ha detto che anche Draco è stato invitato.-
-Il piccolo Malfoy?-
-Esattamente.-
-E a quanto pare Lumacorno si è lasciato coinvolgere dalla politica leccaBabbani di Silente, perché, a detta di Draco, sarà presente una quantità scandalosa di Mezzosangue e figli di Babbani, come Potter Numero Due e un certa Granger. Dove andremo a finire di questo passo?!- Bellatrix era disgustata.
-La madre del giovane Potter era tra i preferiti di Lumacorno, se non sbaglio. Non mi stupisce che ora riservi al figlio lo stesso trattamento. E per quanto riguarda i figli di Babbani, tenterà, immagino, di raggiungere un equilibrio…-
-Equilibrio!- sbottò Bellatrix. –Ma a te sta bene che Elettra sia posta sullo stesso piano di mocciosi anonimi come questa Granger? Granger?! È un cognome piuttosto comune tra i Babbani, sai?-
-Non si può fare altrimenti, Bella- spiegò Tom con condiscendenza. –Non possiamo impedire a tutti quelli che non sono Purosangue di frequentare Hogwarts. E per quanto io stesso preferirei criteri di selezione più rigorosi devo, lo sai bene, cercare di accontentare tutti.-
-Mancano solo Centauri e Goblin e avremo trasformato la scuola in un Gran Bazar…-
-Ti posso assicurare che questo non accadrà mai.-
-Be’, grazie.-
-Non essere così drastica. Lumacorno si è sempre comportato in questo modo, non è una novità e tu questo lo sai bene; non a caso, la Evans è più o meno tua coetanea. Non c’è nulla di diverso, ti assicuro, Bella: Hogwarts è come l’hai lasciata ed è mia priorità che rimanga tale.- concluse lui, esibendo uno dei suoi sorrisi più incoraggianti.
Bellatrix non sembrava ancora soddisfatta, ma non replicò; Merope, che fino ad allora era rimasta in silenzio, studiava le reazioni del figlio con la coda dell’occhio, giocherellando nervosamente con uno dei suoi numerosi pendagli.
-D’accordo- acconsentì infine Bellatrix. –Forse hai ragione. Cerca solo di non dimenticare da che parte stai veramente.-
-Non succederà.- assicurò lui.
-Scusate ancora per la confusione- disse, alzandosi dal divano e prendendo il mantello. –Il vostro Elfo avrà di che spazzare.-
-Non c’è problema, davvero- la tranquillizzò Tom, accompagnandola in prossimità del camino.
-No, basta Metropolvere per oggi. Merope, ci vediamo presto.-
-Senz’altro, tesoro.- replicò lei, soffiandole un bacio.
Bellatrix baciò Tom e girando elegantemente su se stessa scomparve nel nulla con un sonoro pop.
-Ma tu lo sai da che parte stai?- chiese piano Merope, mentre Tom, l’espressione indecifrabile, tornava a sedersi sul divano.
-Certo.- rispose senza enfasi.
-E allora perché non le hai ancora detto la verità?- insistette Merope con cautela. –Tom, perdonami, ma non è un caso che tutti continuino a farti lo stesso discorso; questa sera, Bella non ha detto nulla di diverso da quello che, immagino, ti abbia detto Silente la settimana scorsa. A modo suo, certo, perorando la causa a cui è così disperatamente devota, ma in fondo il concetto è sempre lo stesso.-
-Non posso agire diversamente- replicò Tom con convinzione. –Perderei la maggioranza, mamma. Farei prima a rassegnare le dimissioni.-
Merope rise.
-Per la barba di Merlino, tesoro, non ti sto chiedendo di chiamare a raccolta i giornalisti e rivelare al mondo intero che in realtà sei un Mezzosangue perché alla fine l’amore trionferà e tanti saluti… ma Bellatrix ha il diritto di saperlo!-
-Non adesso.-
-Non adesso?- ripeté lei sconvolta. –Di nuovo?! È la sola risposta che conosci?-
-Non capisci.-
-Tu non capisci!- Merope sembrava sul punto di perdere il controllo. –Ma tu l’hai ascoltata?! Lei mi piace, sai? È bella, intelligente, ha un buon odore e ti ama… ma, per carità, mi è sembrato di risentire i deliri di onnipotenza di mio padre! Quella donna è fermamente convinta della superiorità dei Purosangue, Tom. E se scopre da altri che l’uomo che venera è in realtà uno dei più grandi bugiardi della storia…-
-Mamma, calmati- Tom era tranquillo, ma sembrava assente. –Le cose tra noi vanno bene, ma prima di farle una rivelazione del genere devo aspettare che vadano ancora meglio…-
-Si arrabbierà. Si arrabbierà da morire. Non puoi fondare una relazione su una menzogna colossale.-
-Da che pulpito…-
-E allora fidati!- strillò lei. –Fidati, per Salazar! So quello che dico! Prendi me, guarda come sono finita io… con un figlio navigato che crede di sapere tutto e un quadro orrendo in salotto…-
-Mamma…-
-No, sai cosa c’è?- lo interruppe lei, traendo dei respiri profondi. –Fa’ quello che vuoi. Fa’ quello che vuoi, non ha importanza. Lasciale credere che ci sia un Elfo Domestico da qualche parte, in questa casa, e che tutto il denaro di cui disponiamo sia l’eredità di generazioni a cui il tuo purissimo padre ha gloriosamente contribuito, autoconvinciti pure che Silente abbia torto, che Lucius Malfoy sia indispensabile e che mentire alla donna che dici di amare non sia poi così sbagliato… Finirà molto male!-
-Perfetto- replicò Tom seccamente. –E dopo questo apocalittico e affidabile presagio di morte puoi unirti a Sibilla Cooman nel predire una settimana piovosa e quotazioni in ribasso. Nient’altro?-
Merope lo incenerì con lo sguardo e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Tom sospirò e si lasciò sprofondare ancora di più nel divano. Evaristo gli volò sulle ginocchia e si lasciò accarezzare la testa.
-Ha ragione, sai?- disse Morgana, scuotendo il capo contrariata.
Tom si versò un altro bicchiere di vino.


-Propongo un brindisi!- disse Lumacorno gioviale. –Mi auguro che la semplice Acquaviola non svilisca la solennità del gesto, ma temo non si possa fare altrimenti: d’altra parte, non vogliamo che il nostro stimato preside nutra dei sospetti sull’incontestabile moralità e l’importanza accademica delle nostre riunioni.-
L’atmosfera era piacevole e accogliente, la stanza illuminata da calde luci soffuse; il professor Lumacorno, che con il bicchiere proteso verso l’alto e il panciotto rosso ciliegia sembrava la caricatura di un personaggio folkloristico, si ergeva in tutta la sua imponente mole al centro di un eterogeneo gruppo di studenti. I più grandi, mollemente abbandonati su morbide poltrone di velluto, sembravano particolarmente oltraggiati dall’assenza di alcolici, i più piccoli, che la notizia aveva lasciato per lo più indifferenti, se ne stavano seduti sul pavimento e ascoltavano le parole del professore in un silenzio reverenziale. Nessuno di loro indossava la divisa.
Patrick, accoccolato a ridosso della parete, studiava i presenti con interesse, mentre Draco, seduto tra lui e Blaise, giocherellava con il lembo del tappeto.
-A che cosa brindiamo, professore?- chiese Elettra Riddle, seduta su una poltrona molto vicina a Lumacorno. Indossava un semplice vestito rosso, troppo elegante per un contesto così informale, e i capelli, raccolti in una lunga treccia che le ricadeva sulla spalla, lasciavano volutamente intravedere la spilla di Caposcuola. Percy, che non riusciva a straccarle gli occhi di dosso, aveva avuto la sua stessa idea, perché anche lui sfoggiava, appuntata sulla camicia azzurra, la spilla di Prefetto.
-Al successo, mia cara ragazza- rispose Lumacorno compiaciuto. –Al successo che, ne sono più che sicuro, nessuno di voi farà fatica a raggiungere.- E levò più in alto il bicchiere. Elettra, gli occhi azzurri che brillavano, lo imitò, e così fecero gli altri.
-Tutti gli studenti del Lumaclub sono diventati famosi?-
Era stato Harry Potter a parlare, stravaccato su una pila di cuscini vicino alla solita ragazzina con i capelli crespi.
-Non mi sembra che tua madre sia spesso sulla copertina di Strega Oggi.- intervenne Blaise in tono strascicato. Molti sogghignarono.
-Nemmeno la tua.- replicò Patrick con noncuranza. Risero quasi tutti; Elettra levò un sopracciglio, sorpresa. Anche Harry sembrava sorpreso, mentre Blaise si voltò di scatto verso Patrick, furente. Draco tormentava il lembo del tappeto con maggiore insistenza, a disagio.
-Per la barba di Merlino, si è fatto tardi!- esclamò Lumacorno con mal simulata disinvoltura. –È decisamente ora di andare a dormire! Lestrange, voglio la tua relazione per domani o finirai in punizione. E lo stesso vale per te, Avery!-
Patrick annuì distrattamente e rimase seduto sul pavimento, mentre gli altri studenti si avviavano lentamente verso la porta. Blaise si alzò immediatamente ed uscì dalla stanza senza degnarlo di uno sguardo; Draco invece rimase immobile per qualche secondo prima di alzarsi a sua volta e chiedere:
-Tu vieni? O hai intenzione di farti qualche altro nuovo amico?-
-Non farla tanto lunga- tagliò corto Patrick. –Vai avanti. Ti raggiungo subito.-
Draco era piuttosto contrariato, ma non replicò. Quando Patrick finalmente si alzò, nella stanza era rimasta soltanto Elettra; la cosa non lo stupì. Lumacorno si era appena recato nel proprio ufficio per prendere alcuni libri di Pozioni.
-Tu vieni?- le chiese con un sorrisetto vagamente ironico, avvicinandosi alla poltrona su cui la ragazza era ancora seduta.
-Vai avanti. Ti raggiungo subito.- replicò Elettra, ricambiando il sorriso.
-Molto astuta- concesse Patrick, -ma è quello che normalmente si dice per liberarsi di qualcuno di troppo.-
-Trai le tue conclusioni.-
-Che stai tramando?-
-La cosa non ti riguarda.-
-Ma mi interessa.-
-Patrick- disse con un tono vagamente divertito, -vattene.-
Non c’era nulla di scontroso nei suoi modi di fare, né di impaziente; era solo decisa a porre fine alla discussione.
Patrick assottigliò gli occhi chiari.
-D’accordo.- si arrese.
-D’accordo.- ripeté Elettra senza smettere di sorridere.
-Sei irritante.-
-Tu un ficcanaso.-
-A domani, allora.-
-A domani, caro.-
Lumacorno, stringendo tra le braccia una traballante pila di libri, tornò poco dopo che Patrick ebbe lasciato la stanza.
-Elettra cara!- esclamò stupito. –C’è qualcos’altro che posso fare per te?-
-A dire la verità, professore- cominciò Elettra, alzandosi e andandogli in contro, -desideravo semplicemente sottoporle… vuole una mano?-
-Oh, davvero gentilissima, ma ho quasi…- tenendo la pila in equilibrio con una sola mano, il professore riuscì ad estrarre la bacchetta giusto prima che i libri franassero rumorosamente sul pavimento, e con un gesto fluente li dispose con ordine sopra una mensola vuota, -… fatto. Stava dicendo, signorina Riddle?-
-Mi chiedevo soltanto, professore- riprese Elettra educatamente, -se avesse voglia di fornirmi qualche chiarimento in più a proposito del ricostituente alla Mandragola.-
Lumacorno si accigliò.
-C’è qualcosa in particolare che la lascia perplessa, signorina?-
-Proprio così, signore. Non capisco in quale circostanza potrebbe rivelarsi utile se, come ha giustamente sottolineato una mia compagna di classe qualche giorno fa, è normalmente sufficiente un semplice Controincantesimo.-
Il professore si incupì e cominciò a guardare nervosamente l’orologio appeso alla parete di fronte.
-Mi rendo conto- continuò, -che nella medesima situazione ha suggerito a Miranda di rivolgersi al professor Piton, però, vede, lui non è come lei; potrebbe… fraintendere.-
Lumacorno trasse un profondo sospiro.
-Posso chiederle come mai l’argomento le sta tanto a cuore, mia cara ragazza?-
Elettra fece una pausa tattica.
-Temo di non avere una motivazione- rispose lei semplicemente. –È mera curiosità, la mia. Trovo strano, nella mia ingenuità, che al ricostituente sia attribuita tanta importanza in letteratura se, di fatto, i riscontri pratici sono così esigui. Tutta accademia, signore.-
-Tutta accademia- ripeté Lumacorno meccanicamente. –Be’, signorina, posso solamente dirle che il ricostituente si rivela insostituibile, in determinate situazioni. Situazioni, come lei certamente comprende, di pericolosità superiore a quella di un qualsiasi duello. La magia, in particolare quella Oscura, ha numerose manifestazioni; manifestazioni che spesso sfuggono al controllo del mago più capace.-
Elettra lo guardò imperturbabile: Lumacorno non sembrava disposto ad aggiungere altro.
-La ringrazio infinitamente.- disse infine lei, esibendo un largo sorriso.
-È soddisfatta?- Lumacorno ne sembrava piacevolmente sorpreso.
-Assolutamente sì, signore- assicurò Elettra, -mi scuso per averle arrecato disturbo.-
-Nessun disturbo, cara ragazza, nessun disturbo!- replicò Lumacorno con ritrovata giovialità.
-Ne sono lieta. Buona notte, professore.-
-Buona notte, signorina Riddle!-
Elettra lasciò immediatamente la stanza e si diresse verso il dormitorio a passo svelto.
Patrick, dall’angolo buio in cui si era rintanato per origliare la conversazione, la guardò allontanarsi; quell’insolito scambio di battute lo aveva lasciato decisamente confuso. Fece per andarsene, ma si bloccò quasi subito, terrorizzato dall’approssimarsi di una vocina acuta e piuttosto sgradevole: Pix. Canticchiava un motivetto pieno di espressioni colorite che Patrick avrebbe trovato quasi divertente, se non fosse stato il preludio di un’imminente catastrofe. Poi successero molte cose l’una dopo l’altra: una mano apparentemente senza corpo, comparsa all’improvviso dal centro del corridoio, lo afferrò per un polso e lo trascinò sotto a quella che, sul momento, Patrick scambiò per una tenda; non fece nemmeno in tempo ad urlare per la sorpresa che si ritrovò faccia a faccia con Harry, che con l’indice premuto sulle labbra gli faceva segno di tacere. Osservò Pix volare sopra le loro teste e continuare il proprio itinerario notturno nella più totale indifferenza: i suoi contorni apparivano vagamente sfocati, come se lo stesse osservando attraverso un velo d’acqua, o un vetro appannato. Fu solo quando non riuscirono più a distinguere le parole del motivetto che Harry e Patrick uscirono dal loro nascondiglio.
-Ma questo è…?- chiese Patrick, a metà tra l’esterrefatto e l’entusiasta.
-Esattamente- rispose Harry soddisfatto, piegandolo con cura e riponendolo in una tasca interna del mantello. –Niente male, eh?-
-Credevo fosse solo una leggenda.-
-Ti sbagliavi.-
-Come hai fatto a…?-
-Mio papà.-
-Te lo lascia tenere?!-
-Non ho detto questo- replicò Harry con disinvoltura, -non so se l’abbia già scoperto; al momento sto ignorando le sue lettere. Me ne avrà già mandate una decina.-
-Roba da non credere…- mormorò Patrick, -hai un Mantello dell’Invisibilità.-
Harry lo guardò compiaciuto e si avviò lungo il corridoio. Patrick lo imitò.
-Ehm… grazie.- disse dopo un attimo di esitazione. Dalle sue parole, tuttavia, non trapelava la benché minima emozione.
Harry inarcò le sopracciglia.
-L’ho fatto solo perché non mi piace essere in debito con qualcuno- puntualizzò Harry piccato. –Soprattutto se è un Serpeverde.-
Questa volta fu Patrick ad inarcare le sopracciglia.
-Non ti illudere, Potter: era un dispetto a Blaise, non certo un favore a te.-
-Ti illudi se pensi che io m’illuda.- ribatté prontamente lui. In quel momento, aveva lo stesso sorrisetto furbo che poco prima aveva visto in faccia ad Elettra.
-Perché hai origliato la conversazione?-
-Nessun motivo in particolare.- replicò Harry candidamente.
-Che cosa?? Ma fai sul serio?-
-Lo giuro solennemente.-
Il tono disarmante di Harry lo spiazzò.
-Volevo provare il Mantello- concluse con un’alzata di spalle. –E tu?-
Patrick gli lanciò una lunga, limpida, occhiata calcolatrice.
-Tutta accademia.- rispose con circospezione.
-Non avrei potuto chiedere di meglio.- Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi.
-Lestrange e Potter che passeggiano al chiaro di luna; vi state godendo la bella serata, signori?- la voce melliflua del professor Piton risuonava in modo sinistro nel corridoio buio. Con il suo lungo mantello nero e un ghigno soddisfatto stampato sul volto cereo sembrava una pericolosa creatura notturna.
-Torniamo da una riunione del Lumaclub, signore.- disse Patrick con tono atono e sguardo impassibile.
-Non essere sciocco, Lestrange, la riunione si è conclusa più di venti minuti fa, ormai. È quindi chiaro che né tu né Potter avete una motivazione valida per aggirarvi nella scuola a quest’ora indecente.- Piton non stava facendo alcuno sforzo per celare il compiacimento nella sua voce.
-Io e Patrick abbiamo avvertito l’irrefrenabile necessità di recarci al gabinetto.- asserì Harry con la consueta nonchalance.
-Ma davvero?- il tono di Piton trasudava sarcasmo. –In bagno? Per venti minuti? Entrambi?-
Harry e Patrick annuirono all’unisono; gli occhi di Piton si illuminarono di una luce malevola.
-E magari avete anche delle prove, per avvalorare la vostra personale versione dei fatti?-
Patrick sgranò gli occhi.
-Prove?-
-Sì, signor Lestrange, prove- ripeté Piton sardonico. –La cosa costituisce per te un problema insormontabile?-
-No… è solo che… che schifo!!-
Harry riuscì a stento a soffocare una risata.
-Cinquanta punti in meno a Serpeverde- disse Piton glaciale, -per il suo straordinario senso dell’umorismo, signor Lestrange. E grazie al geniale intervento del signor Potter, che a quanto pare ritiene di poter ingannare noi poveri comuni mortali con l’inimitabile maestria delle sue bugie, saranno sottratti cinquanta punti anche a Grifondoro. Siete in punizione: giovedì pomeriggio, presentatevi nel mio ufficio alle due. E ora filate a letto.-
-Rischi il linciaggio- osservò Harry non appena furono soli. –Ma mi sei piaciuto.-
-Ci avrebbe puniti comunque- disse Patrick in tono piatto, -e nello stesso modo.-
-Non credevo che Piton sapesse come togliere punti a Serpeverde.-
-Tanto domani Draco farà qualcosa di incredibilmente eroico e salverà la situazione.-
-Non ne dubito.-
Patrick trasse un profondo sospiro.
-Notte, Potter.- disse, con ritrovata freddezza.


Kleio dice:

Be’, salve. Non ho scuse, ma ve le faccio lo stesso. Di nuovo. E prometto solennemente di avere buone intenzioni, questa volta.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento; la trama sta lentamente prendendo forma e vi sono i presupposti per alcune delle complicazioni future.
Ad ogni modo, i riferimenti a Harry Potter e il Principe Mezzosangue sono parecchi, ma Lumacorno non ha mai sostenuto una conversazione analoga con Tom Riddle. O magari sì, ma sicuramente gli Horcrux, in questa particolare realtà, non sono mai stati menzionati.
E… mmm… mi rendo conto che Harry Potter sia piuttosto presuntuoso, e forse vi starete chiedendo il perché: ho pensato che essendo stato amorevolmente cresciuto da figlio unico e, tra l’altro, da un padre e da un padrino che non hanno certo un passato da studenti modello, Harry potrebbe coerentemente essere diventato un preadolescente normale, coccolato e un po’ viziato e con una naturale propensione ad infrangere le regole, ma questa volta per semplice piacere e non per salvare il mondo.
C’è ancora un’ultima cosa che vorrei specificare: avalonne, che approfitto per ringraziare, mi ha fatto giustamente notare che Luna è coetanea di Ginny, e non di Harry, quindi la sua comparsa nella storia è decisamente prematura. Si tratta purtroppo di una svista che non posso correggere essendo, Luna, un personaggio importante ai fini dell’intreccio. Sono mortificata, non ne avevo la benché minima idea!
Un grazie di cuore anche a tutti coloro che sono rimasti con Patrick fino… al settimo capitolo… spero di non avervi delusi!
E buon primo di settembre a tutti, gente. Ci si vede ad Hogwarts.
A prestissimo (giuro).



riferimento titolo: Little lies dei Fleetwood Mac

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