Shadows of the Heart

di Windancer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One: Riza Hawkeye ***
Capitolo 2: *** Two: Roy Mustang ***



Capitolo 1
*** One: Riza Hawkeye ***


NdA:

Salve a tutti!  Eccomi a pubblicare a pubblicare per la prima volta in questo fandom. Sono veramente elettrizzata. Ho amato tanto Fullmetal Alchemist e tutti i suoi personaggi e questo altro non è che un piccolissimo tributo ad uno dei miei personaggi preferiti. L’ho sempre ammirata nel corso della serie e spero qui di aver colto almeno un po’ la sua personalità, ho voluto qui raccontare un momento di riflessione e tormento personale durante la guerra di Ishval e spero possa essere di vostro gradimento.

Scusate il titolo orrendo ma non me ne venivano altri in mente xD

Questa one shot sarà seguita da una seconda, prossimamente, incentrata invece sul personaggio di Roy in quello stesso periodo. Rimanete sintonizzati ;)

Fate la felicità dell’autrice recensendo ^///^

 

Disclaimer: I personaggi della ff non mi appartengono né la storia è stata scritta a scopo di lucro ma solo perché scrivere è una mia passione J

  

Shadows of the Heart

One: Riza Hawkeye

 

Riza Hawkeye non amava mostrare in pubblico le sue emozioni. Non era stato sempre così, ma gli orrori della guerra avevano alzato muri invalicabili intorno a lei e difendersi da sguardi indiscreti era diventato una necessità.

Quando rimaneva sola però niente bastava a proteggerla dagli incubi che la tormentavano:  li vedeva, ogni notte, i volti della gente che aveva ucciso, uomini, donne, anziani, bambini.

Dio, a quanti bambini aveva sparato senza neanche chiedersi quale fosse il loro nome? Nome, e lei che diritto aveva di portarne uno?

Le sentiva sempre nella sua testa, le urla di terrore dopo un colpo di cannone, i gemiti strozzati prima di esalare l’ultimo respiro. La chiamavano, la imploravano di risparmiarli, di avere pietà per i bambini.

Ti prego, ti prego! Non farci ancora del male. Dicevano, i volti contorti dal dolore in smorfie mostruose, ma lei continuava a sparare imperterrita.

La cosa peggiore era sognare continuamente i loro occhi. Occhi ingenui, vite innocenti strappate via in un momento e poi globi vuoti che la fissavano condannando il suo crimine.

Assassina, era quella la parola giusta con cui chiamarla.

Là un po’ tutti lo erano ma preferivano essere definiti soldati, che buffo quando la guerra che combattevano tanto animatamente non era altro che il sipario dietro al quale venivano commessi i più atroci delitti.

Assassini, spietati, dannati per sempre.

Una pallottola ben assestata era sufficiente nella maggior parte dei casi.

La bravura di Riza era leggendaria, chi non aveva mai sentito nominare l’Occhio di falco? La donna che in barba alle leggi era stata mandata sul campo di battaglia prima di terminare l’accademia e uccideva come se non avesse fatto altro nella vita.

Al mattino si appostavano in alto, il cappuccio ben calato sulla fronte, avvistato il bersaglio bastava una leggera pressione sul grilletto.

Ancora una volta, e un’altra, e un’altra ancora.

Alcuni cadevano subito, non si rendevano conto di essere morti finché non erano distesi ormai al suolo, incapaci di respirare, muoversi.

A fine giornata i cadaveri tappezzavano il campo nemico.

Non era così che doveva andare!  si ripeteva ogni notte dopo la fine del turno di guardia, prima di concedersi qualche ora di riposo, prima di tornare ad essere una macchina assassina.

Ah no? Non sembrava ti importasse molto di quelle persone.

Eccola che ritorna, la vocina petulante nella sua testa, sperava fosse andata via una volta per tutte ma si era rivelata tenace come pochi.

Non è vero, non è vero! mormorò ancora sottovoce, se qualcuno l’avesse sentita ora sarebbe stata certamente sottoposta a uno di quei controlli psicologici che avrebbe tanto preferito evitare.

Sì invece! Hai fatto la tua scelta, li hai uccisi!

Spalancò gli occhi ora Riza, era vero, era stata lei e solo lei, niente avrebbe potuto cancellarlo.

Che cosa ti avevano fatto?

Io… ho eseguito gli ordini.

Già, che cosa le avevano fatto? E che diritto aveva lei di togliere loro la vita?

Ti nascondi dietro ai tuoi superiori, ma gli ordini possono essere rifiutati,  e poi chi è stato a premere il grilletto? Chi?

Io! Io maledizione! E ora taci!

Le sembrò di udire una risata. Che stesse diventando matta?

Poi tutto tacque. Finalmente silenzio, si risistemò sulla branda, usando il braccio destro come cuscino.

Sperò di addormentarsi in fretta, la ronda della mattina toccava a lei l’indomani e si sarebbe dovuta svegliare molto presto per cui era stata mandata a riposare un po’ insieme ad altri commilitoni, ad un tratto però la vocina tornò all’attacco.

Scommetto che non riesci a dormire eh?

Ancora tu! Lasciami in pace. Strinse i denti cercando di scacciare ogni altro pensiero.

Non essere permalosa, in fondo sai che ho ragione.  Continuò quella, divertita.

Noi combattiamo per la salvezza del paese. Disse all’improvviso. Non voleva dargliela vinta.

Bugiarda!

Non puoi mentire a te stessa Riza: guarda le tue mani, non le vedi? Sono lorde di sangue, del sangue degli Ishvalan che hai ucciso senza pietà.

Le sfuggì un sussulto, si portò una mano alla gola, il caldo soffocante le rendeva difficile respirare.

Non rispose.

Era vero, tutto quanto. Aveva ucciso, pensando fosse facile dimenticare che quelle persone la guerra non sapevano neanche cosa fosse.

Guerra, no, sterminio, puro e semplice.

Aveva ucciso, tante persone erano morte e lei era viva.

Viva! Era ancora viva. Non era giusto.

Le si mozzò il fiato in gola.

Mostro

Lo sono.

Non cercò di ribattere stavolta.

Un ultimo soffio e la voce scomparve per quella notte.

Era ancora agitata e le tremavano le mani.

Sentì l’impulso di sciacquarle, ma per quanto facesse il rosso non andava via. Non sarebbe mai andato via davvero. Le sfregò con forza fino a farsi male.

Sfiorò con le dita il profilo del fucile, ancora poggiato a terra vicino alla branda, sarebbe stato così semplice anche allora, così dannatamente semplice, un colpo solo e tutto il dolore e il senso di colpa sarebbero svaniti, per sempre, nessuno avrebbe pianto per lei, e presto anche il suo ricordo sarebbe scomparso.

Improvvisamente un rimbombo fuori catturò la sua attenzione, la voce del generale li richiamava tutti all’attenti, i nemici avevano teso un agguato ed era necessario elaborare una strategia di contrattacco.

Afferrò l’arma, assicurandosi che fosse carica e scostò con un braccio un lembo della tenda  prima di uscire.

Alzò gli occhi al cielo, il sole aveva iniziato la sua parabola discendente.

Così bello e sconosciuto, lo vide colare a picco nel mare di sabbia, lento, inesorabile.

E desiderò annegare con esso.

 

I wish for this night-time to last for a lifetime
The darkness around me
Shores of a solar sea
Oh how I wish to go down with the sun
Sleeping
Weeping
With you
(Sleeping Sun- Nightwish)

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Capitolo 2
*** Two: Roy Mustang ***


NdA: Hola! :D Buona sera a tutti voi, ecco come promesso il secondo e ultimo aggiornamento che va a concludere questa mini raccolta. E ho voluto necessariamente aggiornare oggi perché partirò dopo domani e starò via un mese, e probabilmente quando tornerò avrò pochissimo tempo per fare qualsiasi cosa e volevo assolutamente darvi anche qualcosa su Roy :3

Giuro che ho sofferto insieme a lui mentre scrivevo T_T e ho cercato per quanto possibile di rimanere IC ma perdonatemi se qualcosa non vi tornerà.

La canzone da cui ho preso le due strofe è Face your demons degli After Forever ed è bellissima, vi consiglio di ascoltarla mentre leggete, perché secondo me era perfetta. Adoro scrivere ascoltando musica, su di me ha un effetto benefica e mi aiuta a trovare l’ispirazione. Per quanto riguarda questa ff in particolare ho avuto il lampo di genio ieri notte, alle 3 circa e mi sono messa ad appuntare tutto in fretta e furia per non dimenticare nulla. Ed ora vi lascio e vi auguro buona lettura. Ringrazio izzie_sadaharu che ha recensito e inserito nelle preferite e seguite e narclinghe che pure ha recensito. J

A presto, recensite e ditemi che ne pensate.

Windancer

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, la storia non è scritta a scopo di lucro ma solo per passione :3

 

Shadows of the Heart

Two: Roy Mustang

 

So did you know that all your memories

Color all you'll ever be in a dark and misty cloud that I am floating on

I'm still the voice that speaks inside your head

The demon under your bed

I am the one who haunts your soul with devlish lust for fright

 “Corri! Dannazione!” Imprecò fra i denti mentre gli spari lo assordavano e coprivano la voce flebile del bambino che gli stava ancora di fronte, sorreggeva qualcun altro con l’unico braccio che la prima esplosione gli aveva portato via cogliendolo alla sprovvista, la sorellina forse? Sembrava morta, non si muoveva più, ma lui non la lasciava andare.

Ancora provò ad urlare nel frastuono della battaglia, forse non aveva sentito.

“Ehi! Scappa ragazzino! Va via da qui!” gridò con forza, ma quello continuava a cullare la ragazza fra le braccia credendo probabilmente che fosse solo addormentata, insensibile al calore che si spandeva intorno a lui. Era diventato insopportabile persino per lui che aveva originato quel tumulto.

Roy si sorprese nel constatare che nonostante tutto continuava a restare lì, ignorando l’ordine di passare subito a nuovi obiettivi da eliminare.

“Nessuna pietà. La compassione può costarvi la morte, chiaro?” Parole dure che non aveva inteso subito, non era mai stato un tipo compassionevole nel vero senso del termine, ma d’altro canto prima non conosceva la guerra, non aveva mai visto tanta desolazione, e forse cominciava a capire cosa intendessero i suoi superiori.

Si era sentito forte, fresco di promozione, inviato subito in prima fila in un conflitto importante, lì avrebbe mostrato a tutti le sue capacità, avrebbe guadagnato il rispetto dei suoi compagni e realizzato il suo sogno: aiutare gli abitanti del suo paese e renderlo un posto migliore.

Pensò a questo quando si avvicinò scortato da pochi uomini all’abitazione designata come luogo X della prima missione assegnatali quel giorno.

Pensò a questo quando schioccò le dita per la prima volta e vide subito le fiamme avviluppare l’edificio.

Pensò a questo quando sentì le urla.

“Ma che succede? Queste sono le urla di una donna!”

Era tutto così confuso, cosa diavolo stava accadendo lì? Era stato mandato là a uccidere soldati nemici acquartierati in luoghi vicini alle loro basi, vero? Vero?!

Balbettava, la testa gli girava. Sentì le ginocchia farsi molli, un pensiero si faceva largo nella mente e lui tentò invano di ricacciarlo indietro.

Faceva male.

Non riuscì a muoversi. Non si curava dei soldati che lo strattonavano.

“Venga via maggiore! E’ pericoloso restare qui”

“Da questa parte!”

“Ah! Al diavolo! Lasciamolo qui, se ha fortuna lo rivedremo ma io non rischio la pelle per uno stupido idiota”

Ed erano spariti il più in fretta possibile.

Ma Roy non poteva andare via. Doveva sapere. Aveva paura. Il caldo gli dava alla testa.

Respirava affannosamente mentre il fumo gli costringeva i polmoni in una morsa serrata.

Le esplosioni intanto continuavano.

Una raffica di vento lo fece rinsavire.

Dove si trovava? Ah sì, iniziò a ricordare.

Mosse allora un piede in avanti, verso la casa semidistrutta. Il sudore gli colava sulla fronte ma non ci faceva caso, di fronte a sé alte lingue di fiamma si levavano alte nel cielo dando vita ad un’impenetrabile prigione di morte. Senza sapere bene come si ritrovò alla porta, non sentiva quasi più il caldo. Allungò la mano Girò il pomello e spinse, quella cadde in avanti con un tonfo misto al crepitio del legno che bruciava.

All’interno il fumo soffocante s’infilava ovunque.

Non riusciva a distinguere altro che i contorni sbiaditi degli oggetti.

Avanzò fra i resti di un grande tavolo e sedie carbonizzate.

Lo vide. Se ne stava raggomitolato in un angolo, i capelli bianchissimi mezzo bruciati, la pelle del viso scottata, ma quegli occhi, non aveva mai pensato di poter vedere tanto dolore ma quando si specchio negli occhi cremisi del piccolo Ishvalan senti qualcosa incrinarsi nel petto.

 Non sopportava quello sguardo su di sé, eppure non aveva visto odio o rancore, erano gli occhi fiduciosi di un bambino e Roy sentiva che sarebbe presto crollato.

Non parlava ma una domanda riecheggiava muta: “Perché? Perché ci uccidi?”

Non sopportava quello sguardo su di sé, eppure non aveva visto odio o rancore, erano gli occhi fiduciosi di un bambino e Roy sentiva che sarebbe presto crollato.

Ma era ancora vivo, forse poteva ancora salvarlo! Non era abbastanza per riscattare le sue colpe ma ci avrebbe provato. Era tutto quello che poteva fare.

Si rialzò in piedi con fatica e si fece largo fra i detriti.

All’improvviso una fitta lancinante alla spalla lo frenò, doveva essere stata una scheggia ma non si fermò.

Arrivò davanti al piccolo che se ne stava ancora fermo.

“Ehi tu! Vieni via da lì, sei ancora in tempo!” quello però continuava a stringere al petto un corpicino ormai freddo, i lunghi capelli sembravano una soffice coperta, forse la sorellina?

Alla fine dopo inutili tentativi il bambino alzò il capo lentamente e lo guardò, disse solo:

“Non c’è più tempo!”

Poi una grande vampata coprì tutto e fu costretto ad allontanarsi.

“No! Aspetta!”

Era troppo tardi.

Corse il velocemente possibile verso l’uscita, pregando che la creatura cui aveva dato vita non si rivoltasse contro il suo creatore.

Il fuoco l’aveva sempre affascinato, da poco tempo aveva provato l’ebbrezza di manovrarlo, sentirlo scorrere fra le dita, era energia pura, non era sangue a scorrergli nelle vene, ma fuoco scoppiettante, inebriante, potente.

Si piegava al suo volere con uno sciocco di dita. Era facile. Lo elettrizzava la vista delle eleganti volute cremisi che svettavano in altro per poi avvolgersi fra loro in una danza terribile e maestosa.

Era una magia terrificante eppure lo attraeva come poche cose.

Era lui stesso, il suo spirito, una fiamma che divampa e inghiotte tutto.

Quando oltrepassò nuovamente l’ ingresso dell’abitacolo, ormai poco più che una manciata di assi di legno, le fiamme lambirono il suo corpo senza ferirlo e intanto lui le sfiorava, le accarezzava con lo sguardo e pure ne temeva la forza incontrollabile, non si può domare il fuoco per sempre, solo imparare a controllarne la potenza e la direzione, il maestro glielo ripeteva sempre.

Si soffermò ancora sul cerchio alchemico inciso sui guanti candidi, simbolo di potere e sua condanna personale.

 Cosa aveva creduto di fare? Pensava davvero che…

Era stato un folle, un pazzo a pensare di poter cambiare il suo mondo da solo servendosi i quell’alchimia che aveva solo portato la morte.

Pianse, per quel bambino, per la sua sorellina, per tutti coloro che aveva ucciso prima loro abbandonando i loro corpi allo sfacelo.

Odiò immensamente sé stesso e fantasticò di essere lì a bruciare al loro posto mille e mille volte.

Ma cosa valeva la sua misera vita in confronto alle centinaia che aveva estirpato?

Si costrinse a guardare ancora mentre tutto moriva divorato dalle fiamme perché quell’immagine non lo lasciasse mai.

Qualcuno doveva portare con sé quel ricordo, a nessuno sarebbe stato concesso il lusso di dimenticare.

Non era giusto.

Ma la guerra non lo è mai e impietosa spazza via tutto, sempre.

Indietreggiò coprendosi naso e bocca con una mano, l’odore dei corpi bruciati gli dava la nausea.

Si fermò un ultimo istante a guardare l’edificio che si accartocciava su se stesso.

Aveva appena varcato le soglie dell’inferno e non era sicuro vi fosse via d’uscita.

Non avrebbe mai scordato quegli occhi rossi come il fuoco che lo penetravano, mentre ogni cosa intorno a loro si disfaceva in una miriade di scintille scarlatte.

Infine il vento portò con sé le ceneri della sua colpa.       

“Perdonatemi, perdonatemi!” Disse fra i singhiozzi, e urlò quasi, nella speranza di allontanare da sé il peso di quelle vite ormai spezzate e acquietare il senso di colpa che gli toglieva la ragione.

Ma che diritto ho io di chiedere perdono?

Che cosa sono se non un maledetto assassino?

E rise, di una risata isterica violenta e incontrollabile.

Le fiamme cominciavano a affievolirsi, piano piano.

Lacrime di sangue gli rigarono il volto.               

Non c’è pace per i peccatori.

Si voltò indietro e corse.          

Non dimenticherò.

Lo giuro.

Bleeding from a wound that you cannot see

And you're seeing things that can never be

God is not made up and he wants revenge

You just fear it all

Fear

You just fear, you can only fear

Face your demons

(After Forever- Face Your Demons)

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