Cosi' è, se ti piace. So is if you like.

di kikka_67
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il migliore amico del mio capo. ***
Capitolo 2: *** L'insostenibile leggerezza dell'essere. ***
Capitolo 3: *** Comic con. Prima parte. ***
Capitolo 4: *** Comic Con. Seconda parte. ***
Capitolo 5: *** Una notte loca. ***
Capitolo 6: *** L'apparenza inganna. ***
Capitolo 7: *** Buon Compleanno. ***
Capitolo 8: *** Fidanzato per finta. ***
Capitolo 9: *** Te quiero. ***
Capitolo 10: *** Ma perchè capitano tutte a me? ***
Capitolo 11: *** Cucciolotta time. ***
Capitolo 12: *** Su quell'isola...ti amerò per sempre. ***
Capitolo 13: *** La forza dell'amore. ***
Capitolo 14: *** Buon Natale. ***
Capitolo 15: *** C'era una volta..... ***
Capitolo 16: *** Ti amo...Mr Hiddles! Addio! ***
Capitolo 17: *** Verso la fine. ***



Capitolo 1
*** Il migliore amico del mio capo. ***


 Ciao,  cito per nome alcuni personaggi che non ho il piacere di conoscere e la storia è il frutto della mia fantasia, se e quando userò delle foto per illuminare il racconto, lo farò senza conseguire un tornaconto personale, mi riservo solo il piacere di ammirarle. Grazie. Buona lettura.

 

La rappresentazione dell’apparente vacuità ed al contempo del grandioso mistero di complessità dell’esistenza umana, di cui l’immobile occhio sullo sfondo è disincantato e muto testimone. Pirandello.


Tre anni fa.

Mi sono trasferita  a Londra in cerca di fortuna, alcuni anni fa, armata di tanto ottimismo ho iniziato la ricerca di un  lavoro ma  dopo aver risposto ad ogni singolo annuncio ed essermi presentata a miliardi di colloqui dove puntualmente venivo scartata vuoi   per la mancanza di esperienza che  per il mio aspetto poco appariscente e scandalosamente per bene, ero riuscita solo a trovare un posto in un ristorante come aiuto cuoca. I miei colleghi  erano simpatici e quasi tutti nelle mie stesse condizioni, giovani laureati senza esperienza lavorativa e senza grosse riserve auree.  Avevamo trovato un appartamento in cui vivevamo in sette durante la settimana  e in tredici  nei weekend quando i partner dei miei amici si fermavano a dormire da noi.


Tutti i giorni andavo a trovare una delle mie coinquiline, che lavorava in un’agenzia di lavoro e mentre consultavo la bacheca in cerca di annunci interessanti,  Candy mi consegna una scheda, con aria soddisfatta.

- Questa richiesta sembra fatta apposta per te, cercano una laurea in lingue e scienze delle comunicazioni, bell’aspetto, cultura superiore e disponibilità immediata….c’è solo un “piccolo” requisito, richiesto con estrema chiarezza,  che potrebbe rappresentare  un problema……si richiede un candidato di sesso maschile.. – legge ironica.
- Cosa??!! Ma non è possibile! Mi è capitato di essere  stata scartata perché sono giovane, senza esperienza, poco appariscente, troppo per bene……e adesso anche per il sesso??!! Di chi è questa richiesta?? Un bastardo maschilista, sciovinista, vecchio retrogrado….e….. – Candy punta il dito sul nome del committente ed io rimango alcuni minuti a leggere quel nome senza riuscire a credere ai miei occhi: Thomas W. Hiddleston.
- Peccato… potevi unire l’utile al dilettevole, voglio dire chi non vorrebbe lavorare per quel figo da paura che  per giunta è pure single… - sospira trasognata.
- Già….peccato davvero, non avrei mai immaginato che Mr. Hiddles fosse un maschilista, sembra così…così….- incapace di trovare un aggettivo adatto, guardo sconsolata Candy.
- Quel lavoro è ciò che ho sempre cercato e possiedo tutte  le credenziali per ottenerlo… beh….tranne uno. Candy fissami un appuntamento, il più presto possibile! –
- Ma Violet…. – mi fissa indecisa.
- Ti prego, devo tentare! Questo è il lavoro per cui ho studiato per anni! –
- E va bene, lascia fare a me. Ti chiamo per comunicarti data e ora. – incrocio le dita e mentre esco dall’agenzia le mando un bacio.
 Entusiasta come non lo ero da settimane, mi precipito da Georgie e Sarah,  due mie coinquiline,  che gestiscono un beauty farm  in centro. – Trasformatemi in una sexy  girl di classe, devo presentarmi al top per  un colloquio importantissimo, non posso perdere questa occasione! – esclamo lasciandole basite.
- Tesoro, non vorrai ottenere un lavoro solo perché sei una bella ragazza, vero? Sei intelligente e hai dei titoli di studio eccellenti…. – si lamentano all’unisono.
- Ragazze, se mi presentassi al  colloquio in questo momento mi scarterebbero dalla lista dei  candidati adeguati perché non sono un uomo!! Io  valgo quanto se non di   più  di un uomo! Cosa ho da perdere? Se mi scartano,  sarà solo perché le mie credenziali non sono adeguate e non perché sono una donna!! Ho bisogno del  vostro aiuto!! –   la discriminazione sessuale è, purtroppo,   un fenomeno ricorrente in alcuni ambienti lavorativi.
La curata sala d’aspetto dell’ufficio di un importante manager, era gremita di distinti pappagalli in doppio petto e ovviamente io ero l’unica donna presente. L’impiegata, vedendomi,  aveva “ solo “ sollevato perplessa un sopracciglio ma alla fine ero stata invitata ad accomodarmi come tutti gli altri candidati.

Sono l’ultima ad entrare e vengo ricevuta da un uomo che cordialmente, ma senza alcun interesse, visiona il mio curriculum.
- Signorina, lei si presenta nei migliori dei modi, ma forse non ha letto bene i requisiti richiesti dal mio cliente. –
- Si sbaglia signor Windsor, ho letto attentamente la brochure consegnatami dall’agenzia. -  decido di mantenere la calma e di mostrarmi cordiale nonostante la rabbia che  m’invade. Maschilista!
- Lei ha delle  ottime credenziali e sarebbe la candidata perfetta, visto che incarna tutti i requisiti richiesti, tranne uno: lei è una donna. – constata l’ovvio puntandomi un dito contro.
- Potrei denunciarla per discriminazione sessuale, ma sarò clemente.  La prego di esaminare solo le mie credenziali e i miei titoli di studio. -
L’espressione assolutamente sbigottita che  il poveretto non era riuscito  a reprimere era impagabile ed io impietosa  continuavo a fissarlo tranquilla aspettando che raccogliesse le idee e  che trovasse le parole adatte per continuare il nostro colloquio.
- Vede….signorina….è stato richiesto un uomo, semplicemente perché il mio cliente ha recentemente avuto alcuni problemi con un’assistente e lei…certo capisce… -

Avevo letto tutti gli articoli sui giornali che riportavano i particolari penosi della denuncia per violenza sessuale e del processo che ne era seguito, da cui l’ attore era stato scagionato da ogni accusa. Uno scandalo che aveva occupato, per settimane,  le prime pagine delle più grandi testate giornalistiche.
- Sono al corrente dell’increscioso ehm… problema affrontato dal suo cliente da cui, mi pare, non abbia riportato nessun rilevante danno, visto che è stato scagionato da tutte le accuse ed ha ottenuto milioni di sterline in pubblicità…. gratis. – affermo mordace, sono arrivata al limite della sopportazione, sono gli  uomini come loro, la causa principale dell’alta percentuale di disoccupazione femminile, in particolare a livello manageriale. Si sa: il lupo non mangia il lupo.


- ….E nonostante sia alquanto sconcertata  nel supporre che il suo cliente ritenga che basti contornarsi di collaboratori di sesso maschile per riuscire ad evitare tali incresciosi accadimenti,  la informo altresì che sono una donna che “ama”  esclusivamente le donne, quindi il suo cliente non correrebbe  MAI  il rischio di essere  molestato da me, in nessun modo. – a questo punto mi aspetto di essere buttata fuori dalla stanza..e invece….
- Sei assunta! – esclama  una voce ilare dietro alle mie spalle.
Thomas entra  nella stanza sorridente,  dal vivo pare ancora più alto e affascinante che nel grande schermo,  il suo sguardo trasparente mi scivola addosso lentamente ed  esamina sfrontatamente i miei capelli lisci, illuminati sapientemente da meches  chiarissime, il  tailleur nero aderente, il viso rischiarato da un sapiente trucco leggero e il tacco dodici delle mie decolté.
- Thomas….forse dovremmo parlare un attimo, ti dovrei spiegare…. – inizia a farfugliare l’agente ansioso.
- Ho sentito tutto Luke, controllerò  le credenziali della signorina Prince più tardi. Ciao Violet, sono Tom. – la stretta della sua mano calda è salda, rassicurante,   ma è il suo sorriso spontaneo che mi incanta.
- Ciao Tom, avrei preferito parlare con te guardandoti negli occhi che essere spiata da dietro una porta, forse avrei usato più…diplomazia nell’esprimermi. – la sincerità forse non è tra i requisiti richiesti, mi ricordo all’improvviso.  
La sua risata divertita mi solletica le orecchie -  Mi piaci Violet, sono sicuro che andremo d’accordo. –



Quella sera sono  tornata a casa con delle bottiglie e abbiamo  festeggiato tutta la notte, la più divertente sbronza della mia vita.
- Cosa gli hai detto per convincerlo ad assumerti? – mi chiedono in coro.
-  Gli ho assicurato che “amo” solo le donne e quindi non corre il rischio di venire aggredito  da me!!! – esclamo scoppiando a ridere.
- Noooo! E…ti ha creduta??!! – mi chiedono sconvolte Georgie e Sarah.
- Non ho avuto nessuno scrupolo ad ingannare un individuo così meschino! Voglio solo per dimostrargli quanto valgo,  non si dovrebbe giudicare  una persona  a causa delle sue credenze  religiose, orientamento sessuale o politico! Tutti hanno diritto ad un’opportunità! – proclamo con voce stentorea, guidata dall’alcol ingurgitato.
- Sei sicura Violet? E’ un bel uomo….Cosa faresti se lui dovesse provarci? . – Candy  mi guarda preoccupata.
- Ti ricordo che ho dichiarato che amo solo le donne, quindi  non penserà mai  a me in quel senso… –



Ho avuto modo di  ricredermi sul mio capo, Tom è un uomo meraviglioso,  colto  e intelligente, è sempre cortese e generoso  con chiunque  ma è anche uno stacanovista, ha una volontà d’acciaio e una forza insospettabile.  E’  in grado di  uscire  da un set dopo svariate ore di riprese e poco dopo presentarsi  in uno studio fotografico e assumere  le movenze di una rock star e  poi   finire la serata scatenandosi  per tutta la notte in discoteca.


  Il mio lavoro è molto impegnativo, ma piacevole,  sono il suo autista, il suo personal trainer, sono quella che sceglie i suoi abiti e gli prepara valigie, sono la sua segretaria e la sua infermiera all’occorrenza. Parliamo e scherziamo su qualsiasi cosa, come due vecchi amici. Conosco  esattamente quali sono le cose che lo irritano, le sue manie e i suoi gusti su cibo, sport,  arte, vestiti, donne…sesso….insomma sono diventata il suo migliore amico.

Oggi.


                                    - ……..L’interpretazione intensa del giovane attore……bla bla….   dell’apparente vacuità ed al contempo del grandioso mistero di complessità dell’esistenza umana..bla bla……- le ultime righe dell’articolo del critico teatrale  apparso sui giornali dopo lo spettacolo di ieri sera, non lascia spazio ad alcun dubbio.
                                     - Capo, li hai conquistati! Non c’è una critica negativa! – commento osservando nello specchietto retrovisore l’uomo mollemente abbandonato sui sedili.
                                    - Lieto di aver partecipato….. – commenta serafico.


Recitando Tom regala al pubblico tanto di sé, conscio che la fama raggiunta, la deve in parte al sostegno dei suoi fans. Quando è molto stanco  ha bisogno di ritemprarsi, di ritrovare l’ equilibrio tra il personaggio pubblico e l’uomo che ora è seduto sul sedile posteriore della sua auto, senza forze e un po’ scoraggiato, depresso, schiacciato dalle luci  della ribalta.
- Violet hai mai pensato di far sesso  con un uomo, per provare qualcosa di diverso? –
- Capo, perché mi fai sempre le stesse domande? Ci ho provato te l’ho detto ma è stato un disastro….la mia vita sessuale mi va bene così’ com’è …e……questi non sarebbero affari tuoi…-
- Hai ragione naturalmente…..scusa… - borbotta.
- Ci hai dato dentro ieri notte vedo….quante bottiglie ti sei scolato?  - il tono di rimprovero nella mia voce lo fa sorridere.
- Ho perso il conto…..- risponde con voce atona.
- Dimmi di nuovo dove mi stai portando? –
- Andiamo sulla costa, ti ho preso un cottage sulla spiaggia, è abbastanza isolato, quindi avrai tutta la tranquillità di cui hai bisogno. –
- Avvilente… se sei da solo….. –
- E tu dove dormi? – mi guarda aprendo appena un occhio, in realtà mi sta chiedendo se ho intenzione di ritornare a Londra.
- Io ho preso una stanza in una pensione vicino al paese, verrò a prepararti  i pasti e poi ti lascerò in pace, contento? –
- No, non ho voglia di stare da solo, disdici la stanza e stai con me nel cottage, che ne dici? Mi fai compagnia…Ti prego….. – dev’essere proprio a terra, se ha paura di stare solo.
- Oh no, Tom ! Ti sarei solo d’impiccio!! Io…russo! E poi lascio sempre i capelli nel lavandino!  Se vuoi provo a chiamare Ben…. – ho citato due dei suoi peggiori tormenti,  invece di scoraggiarlo le mie patetiche scuse lo divertono,  d’improvviso mi abbraccia.
- Per fortuna che ho te Violet! Ti prego non lasciarmi da solo! Giuro che se non riuscirò a sopportare i rumori molesti che produrrai, me ne andrò  alla locanda senza discutere! . – mentre parla strofina la guancia ruvida sulla mia.
- Non vuoi dirmi cosa ti disturba? Lo sai che puoi parlare liberamente con me, se posso ti aiuto volentieri. Non ti crucerai per Olivia per caso? – la sua partner sul set e qualche volta nel letto, una donna bellissima, vuota e arrogante.
- No, non proprio….. – sospira passandosi una mano  tra i capelli.
- Se vuoi ci penso io a lei…. –
- E cioè…… vuoi…scopartela tu? Ci sa fare sai? –  svela sorridendo sornione.
- Si…beh…ha un bel culo…ma non è il mio tipo!! Grazie lo stesso! Pensavo solo  di malmenarla un pochino…o si tratta di qualcuno di cui non mi hai parlato?  -
Tom.


 Non  ho idea del momento in cui è iniziato questo tormento, per mesi ho ingannato me stesso ed evitato di comprendere ed accettare i chiari segnali,  che volutamente ignoravo, dell’imminente catastrofe …… di cui sarò il solo artefice, carnefice…….. e vittima.
Sono innamorato  di una donna che  desidero con tutto me stesso, ma so che non posso averla.  Violet con la sua dolce fermezza ha  riportato l’ordine nella mia  vita, l’apprezzo  per la sua intelligenza pronta, per la sua spensieratezza e per la sua generosità.  Ho  imparato ad amarla  con il tempo e senza rendermene conto mi  è  diventata indispensabile,  l’unico punto fermo delle mie  giornate.
Amarla in silenzio è uno strazio, un macigno enorme posato sul petto, averla vicina e non poterla toccare è una sofferenza che sopporto per rispettare la sua più intima essenza, lei che  è una  donna che ama solo le donne.
 La sua sola vicinanza è un’agonia e  dominare l’istinto di stringerla tra le braccia, mi sta consumando, ho paura di non aver  più forza sufficiente per continuare ad ingannare  anche Violet,  ignara di esser diventata il mio giubilo e la mia pena.  L’unico  diritto che  posso riconoscermi in questo amore desolante  è quello di confessarlo  a gran voce, forse per la prima e ultima volta.
 

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Capitolo 2
*** L'insostenibile leggerezza dell'essere. ***


Tom.


Passeggiare in riva al mare e camminare sulla sabbia a piedi nudi è  rilassante, perdersi nei propri pensieri non sempre lo è,  si rischia di sentire ancora più prepotentemente le proprie incertezze  rodere la mente e il corpo,  non  si  può sfugge a sé stessi.

- Tooommmm… - sobbalzo lievemente al richiamo, ma accolgo con un sorriso la mia piccola persecutrice.
- Ciao Violet. –
Con i capelli raccolti in  una coda, senza trucco e pantaloncini corti  sembra una ragazzina. - Buongiorno Capo! Hai dormito bene? Perché non mi hai svegliato? Sarei venuta volentieri a fare una passeggiata.. –
 Il rumore delle onde la distrae e tutto il piacere che le procura guardare il mare che si agita le illumina gli occhi e quel bagliore mi si riversa addosso,  quando incrocia lo sguardo con il mio, causandomi una dolorosa fitta di rimpianto, sono quasi sicuro che  quando Violet verrà a conoscenza  dei miei sentimenti, uscirà dalla mia vita.

Violet.

 Le leggere ombre che cerchiano i suoi occhi  rendono più cupo il suo sguardo trasparente, così  intenso da lasciarmi senza fiato. All’improvviso una voglia irrefrenabile di accarezzargli il viso imbronciato e di  consolarlo  si fa strada dentro di me prepotente.
- Ma….stai bene? – chiedo incerta e il suo sorriso amaro  mi rattrista.
- Mi passerà….stai tranquilla, ho bisogno solo di….ripiegarmi su me stesso per un po’, soffrire…..per poi gioire. Scusa sto divagando…. Mi stavi cercando? –
- Si… Capo, il pranzo è pronto… - gli prendo la mano e lo strascino per qualche passo, poi all’improvviso  Tom inizia a correre.
- Facciamo a chi arriva prima? –
- Ehi!! Così  non vale!! Tu hai le gambe più lunghe!! –

Nella rimessa del  cottage ci  sono delle  bici e dopo pranzo propongo  di  fare un  giro lungo  la costa. Per le strade s’incrociano poche macchine e l’aria  odora di terra ed erba appena tagliata. Decidiamo di  fermarci  su un’altura ad ammirare  il tramonto, non parliamo, ma non mi preoccupo,  il silenzio tra noi sa di tranquillità e di pace.
 
- Ehilà eremiti! – grida una voce stentorea dietro le nostre spalle.
Io e Tom sobbalziamo spaventati e  stupidi vediamo  Benedict, un amico di Tom,  scendere  dalla sua  macchina  ridendo  come un pazzo.
- Scusate…ma……avete fatto un salto!!! Ovviamente vi ho spaventati!!! –
- Ben! Che fai quassù?  - Tom gli va incontro per salutarlo.
- Niente di che….. ero da queste parti e quando vi ho visti pedalare vi ho seguiti fino qui…-
- Eri da queste parti eh…?? Dove l’hai mollata la donnina? – sussurra vicino all’orecchio dell’amico.
- Mi ha buttato fuori di casa quella stronza! – risponde con lo stesso tono sommesso. – Ciao Violet ! Come stai? –  la saluta a voce alta per coprire la risatina ironica di Tom.
- Ciao Ben, che sorpresa! Sei venuto a passare il weekend da queste parti? –  Ben le era simpatico, era sempre allegro e in sua compagnia ci si divertiva sempre.
- Beh…si avrei voluto…..ma la signora che doveva ospitarmi….era …..ah ecco….indisposta! Quindi abbiamo rimandato il weekend, stavo giusto tornando a casa. E voi che fate, qui? – chiede curioso, notando solo in  quel momento che eravamo da soli, lontano da Londra.
Tom aveva il  brutto presentimento  che il pomeriggio e tutto il weekend non sarebbero stati per niente rilassanti. Doveva impedire a Ben di fermarsi o meglio doveva impedire a Violet di invitarlo a fermarsi da loro.
- Qualche giorno di svago per far ritemprare le povere membra del mio capo. – scherzo sorridendo a Tom che mi fissa pensieroso.
- Siete alloggiati in un albergo?
- No, abbiamo preso un cottage, per la sua tranquillità…… Vuoi….
- Violet, Ben ha appena detto che stava tornando a casa, sicuramente ha degli impegni per questa sera….vero.. Ben?  – Tom sorride rigidamente e volge uno sguardo di avvertimento all’amico che capisce al volo la situazione.
- AAhh….si.. è vero ho un impegno a cui assolutamente non posso mancare!!  Sarei rimasto volentieri con voi ma…sai…gli impegni…- ridacchia falsamente divertito.
Intanto Tom,  a capo chino, prega tra sé . Ti prego…non dirlo….ti prego…non dirlo…….non dirlo!! 
- Sei sicuro  di  non volerti  fermare  almeno per  cena? – 
Ecco l’ha detto! Sospira rassegnato mentre ascolta l’amico ringraziarla calorosamente. – Questa me la paghi! -  gli sussurra irritato, mentre Violet si allontana pedalando verso il cottage.
- Ma che c’entro io? Hai sentito benissimo che ho rifiutato, ma dimmi, non sapevo che…. –
- Frena la fantasia amico! Non c’è nulla tra me e Violet e ….. – ma Ben  lo interrompe con veemenza.
- Allora non ti spiace se ci provo io, non mi dispiacerebbe farci un giro!! – sogghigna sardonico.
- Auguri! Se ce la fai, ti offro la cena! –
- Cosa vuoi dire? Esce con qualcuno? –
- Non lo so…..vedi….Violet è lesbica. – non aveva il diritto di parlare della vita privata di Violet, ma doveva bloccare sul nascere l’interesse dell’amico, per proteggerla.
- Cosa?! No..non è possibile! -
Lo sguardo  scettico di Ben, lo diverte e lo esaspera. – Che c’è non mi credi? Sono tre anni che lavora per me, mi segue in tutti i miei spostamenti, conosce tutto di me, mi ha visto nudo in più di un’occasione    quando mi devo cambiare per lavoro  e mai una volta che abbia colto uno sguardo….–
La risata divertiva di Ben gli urta le orecchie – Beh…questo vuol dire solo che....non sei il suo tipo….elementare  Watson!! –
- Grazie amico! – 
- Sono qui apposta, quando vuoi!! –


Dopo cena, seduti comodamente  sui divani, trascorsero la serata a ridere e a scherzare, intaccando seriamente la scorta di birra e whiskey mentre  Ben li  intratteneva  con  delle gag divertenti.
 Alle prime luci dell’alba Violet  dorme  profondamente, appoggiata sul bracciolo del divano,  mentre Tom e l’amico finivano l’ennesima partita a poker.
- Full!! Non c’è gusto a vincere con te, non fai attenzione!! Sono ore che fissi Violet  mentre dorme! Fatelo dire…..sei proprio ridotto male, amico - biascicò Ben, alzandosi per avvicinarsi alla ragazza.
- Non riesco a credere che esce  solo con le donne… Potrebbe essere un’esperienza interessante….diversa….. uscire con “una”  come lei… -
- Sei ubriaco Ben … vai a dormire…prima che ti ci mandi con la forza… -
- Ok…vuoi stare solo con lei? Bastava….dirlo….. credo sia ora che io vada a stendermi…-  barcolla pericolosamente mentre sale le scale ma dopo alcuni tentativi  riesce ad entrare nella sua camera.
Tom s’inginocchia vicino al divano e scuote leggermente Violet che prende a mugugnare. – Violet..svegliati. È ora di andare a dormire. –
- Mhmmmm…. Ho sonno Tom…che vuoi? Ho diritto al riposo notturno per contratto…lasciami in pace…. - 
- Dai vieni ti aiuto… - sorridendo  le sposta le gambe in modo che i piedi tocchino sul pavimento e l’aiuta a mettersi seduta e con un movimento veloce la tira su passandole un braccio intorno alla vita.
- Accidenti sei pesante!! –
- Non si dicono queste cose ad una signora…. – mormora con voce sommessa.
- Ma allora sei sveglia!! Cerca di camminare altrimenti cadiamo in due! –
- Non sono sveglia…… sono sonnambula…. E siccome non mi reggo in piedi…. Mi serve un passaggio….. – ridacchia scioccamente aggrappandosi a lui.
Salire le scale con un sacco di patate addosso sarebbe stato meno faticoso e quando finalmente arrivano in camera aiuta Violet a sedersi e mentre le toglie le scarpe, la ragazza gli prende il viso tra le mani e appoggia la fronte sulla sua.
- Grazie capo….. - 
- Prego…..dormi dai…- Violet lentamente gli accarezza una guancia e prende a strofinare la punta del naso contro il suo.
- Il mio bellissimo capo….. perché sei triste? – gli  chiede di nuovo mentre posa un piccolo bacio  sulla sua   fronte.
- Quella donna non ti merita…se non capisce quanto tu sia ……meraviglioso…. – farfuglia stancamente senza smettere di accarezzarlo. – Ti amerei …io….se potessi….davvero….. ma non posso…. – parla così piano che Tom intende appena ciò gli viene sussurrato vicino all’orecchio.
L’autocontrollo è una qualità fondamentale per un attore, Tom ne è cosciente,  ma sentire nuovamente le labbra di Violet sfiorargli il viso,  lo destabilizza, averla tra le braccia così arrendevole e morbida è una tentazione a cui sfugge utilizzando fino all’ultimo grammo di determinazione.  
- Stai buona ….. sei stanca … Buonanotte. – con  delicata fermezza la fa stendere e  mentre  la copre con una coperta Violet si abbandona fiduciosa  nel sonno.
Violet.

La testa mi pulsa dolorosamente e dopo aver aperto gli occhi e constatato di essere viva, tento di alzarmi ma le onde con cui si agita il pavimento mi causano una forte nausea. I ricordi della sera precedente sono abbastanza confusi, mi sembra di essermi avvinghiata a  Tom per salire in camera e di averlo pure  sbaciucchiato, oddio che depressione! Mi sono lasciata prendere la mano dalla smania di consolarlo. D’ora in poi devo rimanere al mio posto, dopotutto lui è il mio  datore di lavoro!
Scendo lentamente le scale per raggiungere la  cucina,  dopo essermi lavata e vestita con grande difficoltà, ho una necessità impellente di consumare della caffeina. In casa regna un silenzio assoluto  e immaginando  che i ragazzi siano usciti a fare un giro, quando una mano ghiacciata mi tocca una spalla lancio un urlo  impaurita.
- Violet calma! sono Ben.. –
- Vuoi farmi venire un infarto?? Pensavo di essere sola in casa…dov’è Tom? –
- Buongiorno anche a te e scusami per prima e…..per l’ultima domanda…non lo so. –
- Sembri fresco come una rosa… ma come fai? – non ha le occhiaie e lo sguardo vivace si sofferma sul mini vestito che indosso.
- Esperienza mia cara! Wow stai benissimo! –
- Grazie….. – vagamente imbarazzata dallo sguardo d’apprezzamento che vedo nei suoi occhi, Ben è  famoso per essere un  farfallone della peggior specie,  cerco di distrarlo con il caffè.
- Ne vuoi una tazza? –
- Si grazie, ti chiedo scusa se ti parlo sincero, ma sono rimasto molto stupito di trovare Tom in vacanza qui con te. –
- Perché? Sono la sua ombra durante tutta la settimana e lo sono anche per questo weekend. – la caffeina inizia a fare effetto e la mia mente ottenebrata sembra risvegliarsi, non mi piace né il tono né l’allusione di Ben.
- Forse dovrei trovarmi anche io un’assistente carina come te, che mi stia vicino giorno e notte…-
- Beh…avrai parecchie difficoltà a trovarla, io ho un orario fisso e solo eccezionalmente lo seguo di sera…o nei weekend…e sicuramente non nel suo letto! – sorrido rigida.
- Dai non te la prendere! Non stavo insinuando nulla di strano, Tom mi ha accennato… alle tue…ehm preferenze sessuali. Ma io non lo trovo un ostacolo insormontabile, quando c’è un’attrazione speciale tra due persone è giusto seguire l’istinto.. – sempre sorridendo si avvicina allo sgabello dove sono seduta, abbastanza vicino da sfiorarmi le ginocchia con le sue  gambe. 
- Non pensi che sarebbe eccitante per una volta uscire dai cliché e concederti il piacere di fare sesso con un uomo? –
 Non  posso credere che Tom abbia raccontato a questo imbecille una parte così privata della mia vita! Beh….quella che lui crede che  sia la mia vita.  Sempre più spesso mi sento pungolare dai sensi di colpa per  non aver  detto  la verità a Tom. Dovrei dirglielo, non merita una simile falsità specialmente da parte di un’assistente  personale, che sa tutto di lui e di quanto sia intransigente ma  corretto  nei rapporti con le persone che lo circondano.
- Se fosse solo per il sesso, mi sarei portata a letto il mio capo, nonostante sia un uomo mi attrae quanto una bella donna, ma dimmi, tu saresti interessato ad uscire dai “cliché”? Troveresti eccitante andare con un uomo …..così ……tanto per fare sesso?- non se l’aspettava una domanda del genere e tergiversa nel rispondermi.
- Ok…messaggio ricevuto! Quindi se adesso tentassi di baciarti, non otterrei nulla, immagino?! –
- Potresti tentare e correre il rischio di non arrivare alla mia faccia e magari di rovinare una simpatica amicizia.. –
 Il mio sorriso falsamente contrito non lo distrae dal suo intento, con una mossa repentina posa la mano sulla mia nuca e tenta di  baciarmi. Mi basta alzare con prepotenza un ginocchio per raggiungere il suo basso ventre e mentre Ben geme ai miei piedi colgo l’occasione per uscire dalla cucina.

Intravvedo da lontano una  solitaria figura sdraiata sulla sabbia ma sono ancora troppo arrabbiata per parlare con calma con  Tom  e comunque  non vorrei mai  causare  tra i due uomini degli screzi che potrebbero incrinare un’amicizia ventennale, la questione riguarda solo me e Ben. Con passo svelto dirigo la mia passeggiata sugli scogli, lontano da lui.
Quando ritorno verso il cottage vedo Tom che mi corre  incontro con un’espressione tesa. – Violet, ma dove ti eri nascosta? Ho girato tutto il paese! –
- Buongiorno capo, ero sugli scogli, non mi andava di restare in casa e sono uscita, perché mi cercavi? –
- Ben è andato via di corsa e ……cos’è quel segno sul collo? – il luccichio metallico che assume il suo sguardo è agghiacciante. Con una mano delicata mi sposta i capelli e osserva il segno rosso che dalla guancia finisce sulla nuca e si perde tra i capelli.
- Brutto…. Ti ha fatto male? Voglio dire questo è già abbastanza….ti ha toccata?! – trema dalla rabbia repressa.
Lo guardo in silenzio senza riuscire a  trattenere le lacrime che con dispetto asciugo con una mano. – Scusa è una reazione nervosa. No,  non mi ha toccata,  è stato un malinteso e Ben ha subito un dolore maggiore del mio. – Tom cerca nel mio sguardo una ferita dolorosa, un tormento che non trova e solo la calma tristezza con cui  gli sorrido, lo placa.
- Dimmi la verità Violet, conosco Ben da una vita e so come si comporta con le donne e…..se ti avesse…. Mi dispiace….– con la mano gli sfioro un braccio per rassicurarlo.
- Sto bene…. davvero, ci ha provato ed io ho reagito, fine della storia. Tanto perché tu lo sappia,  l’ho colpito con una ginocchiata. –
Le sue braccia mi stringono piano e le mie  lacrime silenziose si trasformano in breve tempo in singhiozzi disperati, solo per un attimo il gelo del terrore  di una violenza mi aveva sfiorata.   Il  tormento peggiore,  adesso,  è pensare  alle donne che l’hanno subita.

Stiamo tornando a casa e per una volta lo lascio guidare mentre osservo  senza vederlo il paesaggio tranquillo della campagna. – L’hai letto il libro di Kundera “ L’insostenibile leggerezza dell’essere” ?  -
- Si l’ho letto, parecchio tempo fa, più che altro  per curiosità… - risponde guardandomi di sfuggita.
- Ecco….stavo pensando che Ben potrebbe impersonare Tomas….. non riesce ad essere diverso da quello che è…. – mi giro ad ammirare il suo profilo, la rigidità della mascella mostra quanto sia solo apparente la sua calma.
- E tu potresti impersonare Franz….. –
- E tu chi saresti? Tereza o Sabina? – lo guardo serena mentre studio la sua espressione indecifrabile.
- Sicuramente io m’ identifico  in Sabina…. Che ama profondamente…. Franz… ma che alla fine…… lo abbandona. - 
 

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Capitolo 3
*** Comic con. Prima parte. ***


 Conformarsi alla pianificazione capillare degli eventi programmati per la promozione di un film nelle più grandi  città del  mondo è sicuramente una delle mansioni  più impegnative del mio lavoro. Avevo ricevuto una brochure dettagliata dall’ufficio di Luke su cui mi basavo per organizzare gli spostamenti: le auto a noleggio, gli alberghi e i biglietti d’aereo.
In occasione della première  a Londra del film più atteso dell’anno, erano stati fissati degli  incontri con i fans in alcuni  locali adiacenti al cinema e a tutto  il cast era stato richiesto un intervento di alcune ore. Avrebbero  dovuto mostrarsi e salutare il pubblico prima della proiezione in abiti “civili” e alla fine in abiti di “scena”.
Il solo pensiero di quella massa entusiasta e indomabile di giovani fans che urlavano i nomi dei loro idoli, mi metteva in ansia, in quelle occasioni fortunatamente  ero coadiuvata da Ethan, un collaboratore di Luke,  era un ragazzo simpatico con cui avevo legato subito, nelle trasferte all’estero, quando io collassavo sul letto, lui si occupava del mio capo.  Mentre controllo la posta, il  cellulare inizia a suonare  e con un gesto distratto   premo il vivavoce del telefono senza controllare il  numero che mi chiama.
- Pronto..? -
- Buongiorno Violet, come stai? -  riconosco all’istante  quella voce esitante.
Erano passate alcune settimane dalla “piccola”  discussione avuta con Ben e da allora, ogni giorno, immancabilmente,  chiamava per chiedermi scusa.
- Ben……perché non la smetti una buona volta di chiamare? –
- Sei tu che non mi vuoi vedere! Ti prego, scusami. Sono una bestia immonda, l’ombra di un uomo, anzi di una pulce…. Non ho giustificazioni, sono pentito e mi prostro davanti a te e chiederò venia fino allo sfinimento… -
- Hai dimenticato la parte, dove mi chiedi di trovarti un castigo adeguato e che ti rendi disponibile a farmi da schiavo per sette anni…. – dico con voce atona.
- Ci stavo arrivando…… Scusami…..Nessuno si merita un sopruso…..del genere….e non era mia intenzione……-
- Riprova…. -
Interrompo la chiamata  con un sospiro,  Ben è un uomo molto  particolare egocentrico, appassionato  e solare, un attore eccezionale,  ma come tutti,  ha un lato oscuro irascibile, incontenibile, aspro. Non ho paura di lui, ma farlo patire ancora un po’, mi sembra adeguato. Riprendo il cellulare in mano e compongo il numero di Tom.
- Buongiorno Capo come stai, questa mattina? -   
- Ciao Violet, sono al parco, se non è urgente mi richiami? Anzi raggiungimi tra un’ora con uno spuntino e il caffè, grazie cara. –
Devo rileggere per bene il mio contratto di lavoro, non ricordo di aver  sottoscritto che mi rendevo disponibile  a  svolgere le mansioni  di autista, di  facchino, di cuoca e governante e  di eseguire degli ordini perentori di uno schiavista!
Giunta al parco con il sacchetto di Starbucks,  gli mando un messaggio  – Se non arrivi tra cinque minuti all’entrata, giuro che mangio i tuoi cookies! – arriverà subito, tra le altre cose Tom è un bambino goloso.
- C-ciao…..V-Violet……non potevi darmi dieci minuti? – ansima mentre si siede accanto a me sulla panchina.
Con il cappuccio della felpa che gli copre quasi interamente il viso, non è facile riconoscerlo e le poche persone che  passano accanto alla nostra panchina  non fanno caso a noi.
- Sei in ritardo! Sono passati ben otto minuti!!   Mi hai fatto  “correre”  qui per portarti la colazione! –
- Ti ho  dato un’ora di tempo, mi sembra sufficiente, perché so che sei lenta! – sorride prima di addentare un biscotto.
- Vorrei farti notare che a quest’ora c’è un  traffico bestiale!! – borbotto
  incrociando le braccia per dissimulare il disappunto.
-  Hai vinto! Scusami, se ti ho chiesto di portarmi la colazione, e ti ringrazio di essere venuta fin qui… -   
- In effetti non sarebbe incluso nelle mie mansioni. A dire la verità non so più neanche io  che veste ricopro……so solo  che sono  alle tue dipendenze…. –
La sua risata è contagiosa  e con un gesto affettuoso mi scompiglia i capelli – Potresti essere mia moglie, sai tutto di me, mi scegli i vestiti, cucini per me… ecc….-
  E magari!!!…….se fossi sua moglie, l’avrei già  incitato ad andare a casa  a fare la doccia….insieme.
- Perché sorridi? A cosa stai pensando? –
- A fare la doccia…….ehm…..no…..ecco stavo pensando…..non mi ricordo più! – tossicchio imbarazzata e dirigo lo sguardo lontano dal suo sorriso sornione.
- Posso farti una   domanda indiscreta? – mi chiede all’improvviso,  guardandomi di sottecchi.
- Dipende…da quanto indiscreta è… - dico tornando a guardarlo curiosa.
- Stai uscendo con qualcuno? Pardon.. qualcuna? –
- Se ti rispondo, dopo posso farti,  anche io,  una domanda indiscreta? –  sono stanca di nascondermi dietro a delle bugie ma non sono pronta ad affrontare la sua delusione. Devo trovare il modo per  dirgli la verità con….delicatezza.
- Ok…. prima io!  Ti vedi…ehm…..assiduamente con qualcuna? – 
 Non capisco qual è la  causa della sua morbosa curiosità.  -  No, non mi vedo con nessuno,  ma…….perché me lo chiedi….cosa vuoi sapere esattamente Tom? -   
- Scusa…non avrei dovuto… e che… non riesco a vederti con una donna.  Se  non ti conoscessi…….non penserei mai…che….. ecco..che…tu…mi piacerebbe sapere cosa ti attira…cioè….cosa non trovi…in un uomo….. – la sua espressione imbarazzata è commuovente.
- Forse ti fai confondere dai luoghi comuni. Vedi Tom,  ci sono tante persone che mi attraggono….. donne e uomini  e non necessariamente a livello sessuale,  penso che sia più….giusto….. assecondare a prescindere  l’interesse che lega due persone….. –
- Interessante teoria, forse è  più difficile metterla in pratica…. –
- E perché? Ho visto ultimamente il lavoro di  una regista che  ha scelto,  tra un gruppo di persone che non si conoscevano,  delle coppie e  dopo ha  chiesto loro di baciarsi. L’esperimento  ha dimostrato che   esiste un’attrazione istintiva che va al di là di ogni convenzione sociale e  morale. –
- Quindi credi che se ti  andasse di baciare un uomo…ci riusciresti? -   
Mi costringo a non guardare le sue labbra – Se lo volessi….perché mai non dovrei riuscirci?  L’attrazione fisica è un’emozione potente,  in alcuni casi,  devastante che non si può controllare. Adesso tocca a me ..farti una domanda…-

                                                        - Ho voglia  di baciarti… - mormora senza riuscire a trattenersi.

  Il suo sguardo s’accende di un’emozione scevra di malizia     - .. non mi chiedere perché, non lo so neanche io…. ma è così.  Immagino sia difficile per te accettare…… una cosa del genere…perché…. io sono il tuo capo e….. anche se  ci conosciamo da qualche anno….non ho mai… perché rispetto le tue scelte….. e…. ti assicuro che non mi aspetto…certo che tu ricambi in qualche modo…e….solo .. che….io… – gesticola e balbetta al contempo e un soffuso rossore gli colora le guance e la fronte.
Assaporo le sue parole incredula e l’eco di una smania sopita per troppo tempo m’invade la mente e il cuore.  – Anche io…. ho voglia …..di baciarti…..non mi chiedere perché, non lo so neppure io…ma è così….-   
  Con mano esitante mi accarezza il viso,  un dito mi sfiora le labbra e   mi basta socchiuderle  per assaggiare la sua pelle,  lo  trattengo per un attimo con i denti mordendolo leggermente e sentirlo trattenere il fiato  mi provoca una scarica di pura adrenalina ovunque.
Si  avvicina al mio viso ancora cauto e indeciso,  i  nostri respiri sono ormai uno solo e  intrecciando le dita ai suoi capelli l’attiro di più a me. Tom  accoglie le mie labbra con un sospiro e si muove appena per prolungare al massimo questo nostro primo contatto,  d’istinto inclino la testa per approfondire quel bacio che anelavo. La sua lingua m’invade delicata e gioca con mia a lungo. Mi stringe  più forte a sé e mi ritrovo seduta sulle sue ginocchia.
Per un attimo abbandono la sua bocca per baciargli dolcemente le palpebre per poi raggiungere le guance morbide e lentamente  e con voluttà infilo le mani sotto  la sua  maglietta per raggiungere il suo calore. Lo sento tremare leggermente,   la sua pelle brucia…forse come la mia.
  Ci fissiamo  spaesati  e  avvinti dall’impeto  che ci spinge uno tra le braccia  dell’altro che   è   più forte di  un qualsiasi pensiero razionale. La sua mano si tuffa  tra i miei capelli per guidarmi verso il suo viso e con un gemito mi  bacia, ancora,  lentamente ed io mi lascio andare del tutto,  non m’importa se per lui sono una sfida, non voglio sapere se è guidato solo  da un impulso puramente fisico o se lo seduce il gusto del  proibito,  della trasgressione,  voglio solo viverlo fortemente, assurdamente,  senza nessuna riserva. 
- H-hai visto?  E’ stato facile…..baciarti… - ansimo sulle sue labbra.
- Anche per me….è stato facile, più facile di quanto tu non pensi…. - mormora tenero.
- Adesso…puoi farmi la tua domanda indiscreta….-
- Non ci crederai ma…..ho dimenticato cosa volevo chiederti…. -   
Sciogliamo l’abbraccio incerti e un lieve imbarazzo si frappone tra noi. La forte  attrazione fisica  verso il mio capo, mi disorienta, non voglio innamorarmi di lui, sarebbe una pazzia, una meravigliosa pazzia…. Ho  voglia di baciarlo ancora,  anzi di portarmelo a casa per un paio d’ore e……Scrollo  la testa per schiarirmi le idee e la mia espressione basita attira la sua attenzione. – Tutto bene? Sei stranamente silenziosa.-
- Si…tutto bene. Pensavo.. – rispondo con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ti spiace  dirmi a cosa pensavi? –
Affondo gli occhi nei suoi indecisa, c’è un modo delicato di dirgli, ti ho mentito su tutto ciò che mi riguarda in questi ultimi tre anni? Rischiare di sciupare tutto il lavoro svolto per lui con dedizione e  la fiducia illimitata ottenuta con fatica non sono nulla al confronto di perdere per sempre la sua stima. Questo bacio, purtroppo,  complicherà  le cose, tra noi. 
- Scusami, devo riflettere…. In questo momento non mi va di parlarne. Riesci a capirmi? –
- Si, credo di si. Non voglio farti pressioni di nessun tipo, ma vorrei che mi promettessi che quando ti sentirai pronta, me ne parlassi  sinceramente. –
- Va bene, te lo prometto. –

 

Le cene familiari organizzate da mia sorella sono sempre allegre e molto rumorose, con tutto il cibo che ho ingurgitato dovrò raddoppiare i giri di corsa nel parco. A causa di un incidente sono  costretto  a seguire una deviazione che porta in una zona della città che non conosco bene. Mentre controllo il navigatore per trovare la via più breve per tornare a casa, mi accorgo all’improvviso di una profonda spaccatura sull’asfalto e  per evitarla sterzo con forza  ma  inesorabilmente vado a finire sopra un marciapiede.
Scendo di corsa per controllare la macchina e dopo vari calci alle ruote e aver snocciolato  tutta la serie di imprecazioni che mi sono venute in mente, riprendo il controllo delle mie azioni e pacatamente telefono al centralino del soccorso stradale. Spiego brevemente cosa è successo alla centralinista che molto cortesemente mi assicura che invierà un carro attrezzi entro un’ora. Perfetto!
Guardandomi intorno, mi rendo conto all’improvviso che le persone ancora in giro a quest’ora di notte, forse non sono quelle che vedo tutte le mattine affrettarsi per correre in ufficio, quindi reputo opportuno, infilarmi dentro la macchina e chiudere tutte le porte. Non sono un piantagrane e mi difendo solo se provocato, ma sono coerente con me stesso, questo non è sicuramento uno dei quartieri più tranquilli di Londra ed io posso usare i miei  poteri magici  solo sul set!
Non mi resta altro da fare che aprire il mio account su un noto social network e digitare alcune parole.
“Chi è ancora sveglio a quest’ora?”
“Ho bisogno di compagnia, sono bloccato dentro la macchina in panne in un posto non ben precisato della città..”
Nel giro di pochi minuti arrivano, numerosi, i  commenti. I fans notturni sono,  alcune volte più partecipi di quelli diurni. Sono persone che lavorano di notte in ospedale, nei trasporti, nei locali. Al buio  i contorni della città sono indefiniti, oscuri e molto più  affascinanti.
Un commento da parte della mia fan preferita, attira la mia attenzione. Io e “Cucciolotta” siamo amici da tanto, non ci siamo mai visti naturalmente, ma è sempre presente ogni volta che “parlo” con i miei fans.
“Ciao Ibrido come stai? “
Una risata mi sfugge dalle labbra, sempre la solita!  Cucciolotta mi ha spiegato, tempo fa, che Loki era il suo personaggio preferito perché era perversamente carismatico.  Celava una natura mostruosa e violenta  dietro i bei tratti aristocratici  e pur non avendo una sessualità ben definita, il Dio degli Inganni  era,   si,  “diverso” ma proprio  per quel motivo, infinitamente più speciale e sensuale di chiunque altro.

“ Ciao Cucciolotta, sono nei guai, ma sto bene. E tu?”
“ Non ti preoccupare ti troveranno subito. Con i satelliti che abbiamo sopra la testa, riescono  a vedere anche dove butti il fazzoletto che hai usato per asciugarti il naso!”
T. “Vero! Adesso sono più tranquillo.”
C. “ Sono innamorata sai?”
T. “ Sono contento per te! E com’è lui? –
C. “Meraviglioso, solo che non lo posso avere….”
T. “Perché no? E’ occupato, sposato,  fidanzato?”
C. “ No, non sa che mi piace, non ho avuto il coraggio di dirglielo, non incarno certo  la sua donna ideale. Scusa ti sto annoiando..”
T. “No, mi fa piacere parlare con te, ti capisco non è facile. Attirare la sua attenzione con un gesto plateale?”
C. “ Tipo? Giro nuda davanti a lui  suonando una trombetta?”
T. “ :D ……….Dici che ha bisogno di una cosa del genere per accorgersi di te?”
C. “ Diciamo….che non si scorderebbe  di me tanto facilmente!”
T. “ Lo ami?”
C. “  Dire che lo amo….è riduttivo…per come mi sento…”
T. “ Allora troverai il modo, ti lascio, sono arrivati i soccorsi.”
C. “ Ciao Tom e grazie.”

Dubita che le stelle siano fatte di fuoco,
dubita che il sole si muova,
dubita che la verità sia bugiarda,
ma del mio amore non dubitare affatto. 
W. Shakespeare.
 

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Capitolo 4
*** Comic Con. Seconda parte. ***


Gli attori sfilavano nel passaggio transennato e strettamente sorvegliato da body gard e agenti della polizia che cercavano con difficoltà di trattenere l’entusiasmo dei fans che urlavano deliranti i nomi dei loro attori preferiti. Tom era accompagnato da Olivia, la coprotagonista e guardandoli tutti avrebbero pensato che sarebbero stati una meravigliosa coppia anche nella vita, belli, eleganti e sorridenti. L’avrei pensato anche io, se non  avessi sentito l’attrice denigrare pesantemente i suoi fans e Tom infastidito da quell’atteggiamento riprenderla con severo garbo. Prima di comparire davanti ai flash della stampa, era stata Olivia con parole dure a rimettere al suo posto il mio povero capo. 
Senza esitare e con il mio migliore sorriso sul viso vado incontro alla coppia e indico loro una un gesto della mano il punto in cui è prevista una sosta per le foto di rito.
- Prego da questa parte, appena raggiungete la x sul tappeto giratevi a destra  e sarete illuminati con la luce giusta per i flash della stampa. –
- Grazie tesoro..- mormora la donnina mentre mi supera senza neanche sfiorarmi con lo sguardo.
 Naturalmente senza volerlo, giuro, del tutto  casualmente il mio tacco rimane impigliato nella  stupenda coda ricamata  dell’abito che Olivia indossa, un abito che vale una cifra enorme,  creato da uno stilista europeo molto famoso  ed “affidato” alle gentili cure dell’attrice. Nonostante il frastuono il lieve gemito  del tessuto che si lacera paralizza l'attrice che terrorizzata si gira lentamente a fissare sgomenta la mia scarpa.
- Non osare muoverti! Guarda cosa hai combinato razza di idiota maldestra!! – sussurra muovendo appena i muscoli facciali immobili in un sorriso plastico.
- Oh mi spiace davvero, non so proprio come sia potuto accadere! – le rispondo falsamente contrita.
- Hai la più pallida idea di quanto costi quest’abito? – mormora rabbiosamente, mentre i suoi occhi diventavano di ghiaccio.
- Sono davvero dispiaciuta….ma adesso vi devo pregare di sorridere e farvi fotografare, ci sono dei tempi da rispettare e sono sicura….”tesoro” …..che i tuoi fans non si accorgeranno di nulla……sei perfetta……”quasi”  come prima…. – dico senza modificare la mia espressione cortese.
- Questa me la paghi…… - ringhia duramente lasciando intravvedere per un attimo tutta la rabbia che le deforma il viso.
- Si certo……buona serata…. -  prima di allontanarmi strizzo l’occhietto al mio bellissimo capo e gli aggiusto il papillon di seta nera.
- Perfetto………. –
- Grazie "tesoro"……… -  ringrazia con un lieve inchino.

Durante la proiezione del film, Tom riesce a “scappare”  per raggiungere il caffè che gli ho preparato con i vestiti di scena. – Grazie Viola, ti devo fare i complimenti, hai zittito quell’arpia con classe! Ma fai attenzione, quando vuole diventa cattiva. – mi avverte togliendosi la giacca.
- Grazie capo e non ti preoccupare…ho un asso nella manica. Se dovesse aggredirmi in pubblico, le combino uno di quelle scenate che non vorrà più avvicinarsi ad un giornale per un mese! -  ridacchio sadica.
La porta del camerino viene spalancata con violenza e Olivia rimane folgorata trovando Tom senza camicia,  con i pantaloni dello smoking slacciati da cui s’intravvedeva  chiaramente la biancheria intima ed io in ginocchio davanti a lui che l’aiutavo a togliere le scarpe.
- Avevi bisogno Olivia? – chiede rigido.
- Vedo che sei occupato…. Piacevolmente…. Scusate... ho sbagliato camerino… Ti dai molto da fare per essere “solo”  la sua assistente…. – aggiunge  maligna, squadrandomi dall’alto in basso.
Sorridendo lievemente  mi alzo  sfiorando il corpo di Tom con il mio e senza lasciarla con lo sguardo sgancio con un gesto  il  fermaglio della mia gonna portafoglio che cade ai miei piedi lasciandomi le gambe coperte solo dalla autoreggenti.
- Scusaci….. come vedi siamo “molto” occupati…..appena finisco di aiutarlo a “vestirsi” ….potrai parlare con lui…..ma adesso se puoi uscire…. – lascio in sospeso la frase mentre mi giro verso  Tom  “sono assolutamente sbigottito ma visto che sono un attore fingo di essere rilassato”  e languidamente  gli  annodo le braccia intorno al collo fissandolo intensamente mentre le sue braccia mi stringono, dopo un attimo  la porta viene  richiusa con violenza.
- Scusa…… non ho potuto resistere!! – gli dico ridendo come una matta chinandomi per raccogliere la mia gonna.
- Ci sei andata giù pesante.. – risponde deglutendo con difficoltà.            
-  E su con la vita capo! Al massimo dirà in giro che ti scopi la tua assistente e se qualcuno si permette di farmi delle domande, giuro che ti farò una pubblicità così entusiastica che faranno la fila per averti nel loro letto! –
- Viola, ti prego di evitare…la discrezione è una virtù da non sottovalutare! – precisa infilandosi il costume del Dio degli Inganni.
- E va bene….come vuoi. Però l’idea mi solleticava….. – sospiro delusa.
Si gira di schiena verso di me per permettermi di chiudere il costume, i muscoli che vedo  guizzare mentre inarca il busto per facilitarmi il compito  sviano la mia attenzione anche sul altri particolari del suo corpo che non avevo mai notato prima d’ora. La sua pelle è liscia e accaldata ed emana un profumo straordinario che mi stordisce.  All’improvviso bussano con veemenza alla porta per avvertire che il film sta per finire ed io  sobbalzo  imbarazzatissima,  come se fossi stata colta in flagrante ad osservargli  con  un’invadente molestia il  suo fondo schiena,  finisco velocemente  di chiudere il costume senza avere il coraggio di guardarlo.
- Ti aspetto fuori.. – mormoro in modo sbrigativo.
Nella fretta  di allontanarmi da lui, mi sfugge il sorriso di compiacimento con cui osserva  la mia fuga fuori dal camerino. Appena fuori dalla porta mi ritrovo tra le braccia di un uomo che ho praticamente investito uscendo di corsa dal camerino.
- Hola chica a dònde vas con tanta prisa? – ( Ciao bimba, dove vai così di fretta?) la voce leggermente roca  mi provoca dei brividi e alzando gli occhi incontro quelli incredibilmente intensi dell’uomo che ancora mi tiene stretta a sé sorridendo.
Riconosco immediatamente quel sorriso scanzonato e sensuale, Josè Martinez, uno dei più famosi cantanti di fama internazionale, d’origine spagnola, la sua voce roca e vibrante emoziona chiunque ascolta le sue canzoni. 
Con un sorriso incerto cerco di allontanarmi da lui – Le chiedo scusa sig. Martinez, non stavo guardando dove mettevo i piedi, spero di non averle causato nessun danno. –
- Certo che no, querida, puoi venire tra le mie braccia quando vuoi. – risponde sorridendo del mio imbarazzo.
- Ehm…se può lasciarmi…andare le sarei grata. –
- Lo farò… solo se usi il mio nome…. –
- Josè…per favore, puoi lasciarmi andare? Grazie –
- De nada. Cuàl es tu nombre? Scusami, mi rimproverano spesso per la mia maleducazione, non dovrei parlare nella mia lingua madre con chi non la conosce. Posso sapere come ti chiami? Visto che tu conosci il mio nome è giusto che io sappia il tuo,   non trovi? –
- Mi sembra giusto, il mio nome è Violet Price, è un piacere conoscerti Josè, la tua musica mi piace molto. Non sono troppo originale ma è la verità. –
- Gracias. La verità è sempre da preferire sopra ad ogni cosa.  Adesso devo andare, mi aspettano. E’ stato un piacere anche per me Violet Price. Asta luego. Arrivederci. –
Lo guardo allontanarsi canticchiando un motivetto a fior di labbra e non posso fare a meno di apprezzarne la corporatura atletica e l’andatura sciolta e sensuale.
- Perché hai quella faccia sconvolta? – chiede Tom uscendo dal camerino.
- Ho appena visto Josè Martinez, non credevo ai miei occhi! – rispondo con gli  occhi persi nel vuoto.
- Sapevo da Luke che sarebbe arrivato oggi, mi pare di capire che ti piacciono le sue canzoni? –
- Beh….non è Mozart….ma ha una voce che incanta. Nei suoi concerti riesce a coinvolgere tutto il pubblico. Fantastico! Andiamo?… anche il tuo pubblico ti aspetta.  –
 Tom chiude gli occhi per concentrarsi e respira profondamente, è meraviglioso osservarlo mentre adatta sé stesso alla personalità del personaggio che deve interpretare. Il mio bellissimo capo-Dio degli Inganni è pronto per entrare in scena . Il boato assordante che esplode nella sala dopo la sua apparizione è impressionante, Loki si muove per il palco sicuro incantando tutto il pubblico che obbedisce, soggiogato, ai suoi ordini.
Mentre Loki  ringrazia ed esce di scena, noi addetti nelle “retrovie” veniamo investiti dal corpo di ballo che  accompagna le canzoni di Josè Martinez. Mio malgrado mi  ritrovo ai piedi del palco incapace di sfuggire alla calca  di fans impazziti che improvvisamente si materializza alle mie spalle. Intravvedo da lontano Tom cercarmi tra la folla ma nonostante i gesti e i richiami con cui cerco di attirare la sua attenzione non riesce a vedermi.
Quando Josè sale sul palco le urla altissime delle ragazzine invadono la sala e dopo un breve inchino inizia a cantare. Dal vivo, devo dire,   è ancora più bello che nei video musicali. Con  la pelle leggermente ambrata, lo sguardo magnetico, il sorriso smagliante, il fascino sensuale e scanzonato tipicamente latino, incarna sicuramente l’ideale di uomo-amante  della maggior parte   delle donne presenti in sala.
Le note dell'ultima canzone che avrebbe concluso la sua apparizione erano struggenti e malinconiche e mentre Josè si preparava a cantare il suo sguardo vagava sui visi ridenti rivolti verso di lui. Passeggiava per il palco osservandoci come noi guardavamo lui.
- Vorrei che qualcuno mi aiutasse a cantare questa canzone… esta tarde…..un’amica..che venga vicino a me… - sussurra lentamente.
Un addetto alla sicurezza richiamato dal cantante si dirige verso il pubblico e  i  riflettori illuminano i fans intorno al palco e Josè inginocchiandosi indica qualcuno dalla mia parte. Curiosa scruto intorno a me per vedere la ragazza che aveva catturato il suo interesse.
- Violet…… quieres venir a mi lado? Vieni vicino a me?...-
Probabilmente la mia espressione sgomenta è talmente comica che il sorriso del cantante diventa una risata, mi tende una mano rassicurante e mi strizza l’occhietto mentre le ragazze intorno a me, iniziano a squadrarmi incredule.
- Ehm….no…no….grazie…..sono stonata! – gesticolo scuotendo il capo, cercando di fargli capire che non voglio salire sul palco sotto gli occhi di qualche milione di persone.
- Ma sei pazza??!! Cosa stai aspettando vai da lui!! – mi urlano le fans e iniziano a spingermi tra le braccia dell’omone della sicurezza.
- No..no davvero….non posso… - le inutili scuse che  mormoro  vengono interrotte dagli applausi e dalle urla che si alzano dal pubblico appena raggiungo Josè sul palco.
- Hola querida! Bienvenida…. Ciao mia cara…..Benvenuta.  -  mi prende per mano e mi trascina letteralmente al centro del palco.
- Josè…ti ringrazio …ma preferirei andarmene via….ti prego…. – lo supplico senza osare guardare i fans che dal palco  è come se fossero solo una massa uniforme di ombre urlanti.
- Tienes miedo de mì? Hai paura di me? – mormora abbassando il suo sguardo verso di me.
- Ehm….no certo….ma…-
- Bueno…  Bene…-
- Non sono esattamente abituata a stare davanti a tutta questa gente. Io di solito sto dall’altra parte dei riflettori e mi va bene così . Lasciami andare… - lo prego.
-  No, me encanta su compania. No, mi piace la tua compagnia. –
Quanti minuti può durare una canzone? Quattro, cinque minuti, mi dico per rassicurarmi e rassegnata lo seguo  mentre passeggia sul palco senza lasciare la sua mano, anzi senza che lui lasci la mia. Durante un intermezzo musicale tra una strofa e l’altra José mi stringe a sé per dondolarci sul posto come due idioti, le ragazze sotto il palco sono sicuramente in preda a crisi isteriche viste le urla strazianti che sento.
 Tutto questo non sta succedendo a me, penso sconsolata, ma  non immaginavo che verso la fine della canzone sarebbe andata anche peggio. José  intonando le ultime note della canzone, si ferma in mezzo al palco e mi attira  leggermente verso di sé guardandomi intensamente. Sono assolutamente frastornata e lo guardo trasognata mentre si china sul mio viso.
- Puedo? Posso? – mormora sfiorandomi le labbra per un attimo.
All’improvviso veniamo sospinti da una delle guardie della sicurezza mentre cerca di fermare delle ragazze  che erano riuscite a salire sul palco per abbracciare il loro idolo. José mi spinge dietro di sé mentre le ragazze inferocite lottano con le guardie.
- Tutto bene? – chiede guardandomi con la coda dell’occhio.
- Si grazie tutto bene, dovrò rivedere la mia opinione sulla tranquillità del vostro mestiere!! – ribatto guardando sbalordita una teenager dare del filo da torcere ad un uomo adulto.
La sua risata si unisce alla mia e quando, dietro ai musicisti,  intravvedo Tom-Loki che mi saluta con un cenno della mano, lo raggiungo subito  sorridendo.
- Ti lascio sola per un attimo e ti butti in un concerto?  Ciao José, come stai? – aggiunge rivolgendosi al cantante che mi aveva seguito.
- Hola Loki!!  Encantado de conocerte! Come stai Tom? E’ un po’ che non ci vediamo, -
- Ma vi conoscete? E come mai io non ne sapevo nulla? – borbotto indispettita guardando Tom.
- Violet è la mia assistente, organizza la mia  vita fuori e dentro il mondo del lavoro. –
- Ah …lavori per il mio amico, interessante! Ho passato un periodo qui a Londra frequentando la sua stessa Accademia di recitazione e abbiamo fatto amicizia.  Come sta Ben loco? – chiede sorridendo.
- Sta bene, se ti fermi abbastanza per bere qualcosa con noi, una di queste sere,  organizziamo, che ne dici? –
- Parto domani sera, quindi se sei libero questa sera, puoi contare su di me. Violet vieni anche tu? –
- Ehm….no grazie. Ho già un impegno, mi spiace. E’ stato un piacere conoscerti. -  gli tendo la mano per salutarlo ma José dopo averla afferrata, mi tira verso di sé baciandomi una guancia.
- Hasta luego….  Ciao, per ora… - mormora vicino al mio orecchio.


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Capitolo 5
*** Una notte loca. ***


Questa sera io e le mie coinquiline abbiamo  una lezione di danza latino americana sensazionale,  perché il nostro maestro ha  invitato un suo amico  ballerino e coreografo,   che si esibirà nella sua scuola, solo per noi.
L’ingresso della scuola  era  bloccato da una folla in fermento. Il nostro maestro Manuel Ortes, dirigeva il “traffico” molto severamente.
- Hola ragazze, entrate fast,  veloci, tra poco inizia la lezione. –
- Ma che succede Manuel? Perché è qui tutta questa gente? –
- Non vi preoccupate, andate a cambiarvi. – risponde seccamente.
L’ospite del nostro maestro arriva dopo una buona mezz’ora di attesa e mentre lo accompagnano a cambiarsi  negli spogliatoi, Manuel da le ultime disposizioni ai suoi collaboratori, nessuno deve interrompere la lezione.
- Fate tutti molta attenzione, il nostro ospite arriverà tra poco e dopo la sua esibizione potrete ballare con lui. Osservate bene i suoi passi. – raccomanda a tutti.
L’uomo  che segue Manuel è molto giovane, leggermente abbronzato con un fisico che sembra scolpito e sorriso smagliante.   Quando inizia a ballare, la maggior parte di noi rimane stupito dall’armonia dei movimenti fluidi e sensuali  con cui si muove  e  se dopo alcuni anni di lezioni, pensavamo di aver raggiunto un minimo di abilità,    dovevamo ricrederci umilmente.

Dopo aver accettato i nostri applausi e  complimenti alla fine della sua esibizione,  Carlos Ortega, inizia la lezione.  Ci osserva mentre balliamo, con calma  affabilità corregge alcune posizioni sbagliate e  sempre con  il sorriso sulle labbra  danza con  qualche allieva.
- E’ veramente uno schianto! – mormora Candy trasognata.
- Asciugati la bava Candy, quando si avvicina fatti avanti e balla con lui. – rido spingendola in mezzo alle altre coppie.
All’improvviso la musica viene interrotta e le luci vengono abbassate per creare una dolce atmosfera che introduce le note di una delle canzoni più famose  di José Martinez. Nella sala entrano altri ballerini che coordinati da Carlos eseguono una  coreografia perfetta. Il ritmo della musica diventa più frenetico, le luci vengono riaccese e i ballerini cambiano coreografia invitandoci a ballare con loro.  All’improvviso sento   qualcuno  prendermi per  mano.
                                  - Quieres bailar con migo? –  
                                  - Tom! Ma che ci fai qui? – esclamo sbalordita.
                                  -  Oh no, mi hai riconosciuto subito!! Non è giusto!  Carlos è il coreografo che collabora con Josè e sono venuti insieme  a Londra, dovevamo venire a prenderlo per uscire a bere una birra con Ben e Luke che ci aspettano al  Queens Tavern… Siamo entrarti dal retro, qualcuno ha avvertito la stampa della presenza di José e all’ingresso si è scatenato un putiferio! E’ arrivata anche la polizia!  – rivela ilare e con una piroetta mi guida in mezzo alle altre coppie di ballerini.
                                   - Sai ballare?! Ma quando hai imparato? Non ti ho mai visto…..ballare così!! –
                                   - Sai…ci sono proprio un “paio”  di cose che non ho ritenuto necessario dirti …...mia ...cara assistente personale…. – replica sorridendo.  Il tono è spensierato, ma le sue parole mi colpiscono profondamente.
In tutti questi anni Tom si è mostrato “solo”  per quello che voleva che si vedesse di lui, mi rendevo conto  in quel momento che l’unica ingenua ero io, che tentavo malamente di nascondere una bugia che mi pesava sull’anima come un macigno, mentre mi facevo in quattro per dimostrare che il mio lavoro meritava il suo apprezzamento. Il mio capo mi dimostrava ancora una volta che “l’inganno” era solo un mezzo da usare per muoversi davanti alle persone che lo circondavano senza scoprire la sua parte più intima.
- A cosa pensi Viola?  Hai un’espressione strana in viso. –
- Stavo pensando che sei un attore fantastico, davvero.  Credo proprio di essermi  ricordata la domanda indiscreta che  volevo farti  qualche giorno fa, per ricambiare la tua.  –
- Prima di farmi  la domanda, ti prego di  riflettere  bene se sei pronta ad accettare  la risposta. –
- Mi dirai la verità? – i suoi occhi chiari sono seri e scrutano i miei a lungo, prima di rispondere.
- Ti dirò la verità.  Andiamo via di qui. – decide improvvisamente trascinandomi verso l’uscita.
- Aspetta,  devo cambiarmi, la mia roba è nello spogliatoio!!
-  Va bene,  avverto José  e ti aspetto tra cinque minuti all’ingresso. –  ordina perentorio.
Dopo essermi cambiata, scrivo un breve  messaggio  alle ragazze e raggiungo Tom all’ingresso. Sembra teso e non sorride ilare come sempre. Siamo costretti a correre verso la sua macchina,  la lieve pioggerellina del pomeriggio si è trasformata in un vero e proprio acquazzone.
- Dove andiamo? –  chiedo tremando dal freddo.
- Andiamo a casa mia, se non ti spiace. Vorrei prepararti un tea caldo e magari riuscire a parlare con calma. Ti va? -
- Sei sicuro? Non dovevi andare da Luke e Ben? Non vorrei rovinarti la serata. Possiamo rimandare ad un altro momento. –
- No,  ho rimandato  per troppo tempo. I ragazzi capiranno.  – di nuovo il suo sguardo pensieroso mi sfiora, è preoccupato per qualcosa.
L’appartamento di Tom non è molto grande,  ma è molto luminoso.  Una camera, il soggiorno e una bella cucina con una grande finestra che si affaccia su un viale alberato. L’arredamento è un mix  di moderno classico  con qualche nota di colore sulle pareti, sono per lo più manifesti di spettacoli teatrali e foto della sua famiglia. L’unico quadro appeso alla parete vicino ai divani è un esplosione di colori e forme astratte. Tutto è in ordine e nell’aria aleggia un tenue profumo di  spezie.
- E’ venuta la signora Bridget oggi? – chiedo sedendomi su uno sgabello della cucina.
- Perché me lo chiedi? Sono perfettamente  in grado di tenere in ordine la casa, se ho tempo. – risponde piccato mentre traffica con pentola, teiera e tazze.
- E’ venuta oggi e ti ha fatto una torta con mele, noci e  cannella……- predico riconoscendo  gli aromi annusando l’aria, come un segugio.
- .L’hai mangiata tutta?  Dimmi che c’è ancora una fetta con  la crema al limone…- evita comicamente il mio sguardo indagatore.
- Eh va bene….è venuta oggi e mi ha fatto la torta, ma la signora Robber appena ha
sentito il profumo è venuta a  trovarmi con Philip e quindi….ho dovuto offrire…. -
- Mi stai dicendo che non ne è rimasta neanche una fetta? Se vuoi posso far finta di crederti…... –
- Molto gentile davvero…Allora quella domanda indiscreta? -  sorride scuotendo la testa leggermente.
- Tom ascoltami, lavoro per te ormai quasi da quattro anni, vista la natura delicata dei compiti che mi hai affidato con fiducia, ho sempre pensato di  conoscere abbastanza bene i tuoi gusti e le tue aspettative per lavorare in modo di  poter  soddisfare se non anticipare le tue richieste… - era appoggiato al bancone della cucina con le braccia incrociate sul petto e la fissava attentamente.
- Ci sei riuscita….non ho mai avuto occasione di dovermi lamentare del tuo operato…. Viola dove vuoi arrivare? –
- In tutti questi anni ti ho mentito….durante il colloquio d’assunzione, ho svelato le mie inclinazioni sessuali solo perché ero decisa a lottare con qualsiasi mezzo, pur di  avere quell’occasione per  dimostrare le mie capacità, occasione che mi sarebbe stata preclusa solo perché sono  una donna! –
- Lo conosci Luke, non usa mezzi termini, aveva deciso  che un uomo sarebbe stato un collaboratore…migliore, insomma un collaboratore da cui non  aspettarsi problemi similari a quelli appena superati con la mia ex assistente. Ma lasciamo perdere…cosa vuol dire che mi hai mentito? –
- Non te l’ho mai chiesto ma cosa è successo con la tua precedente assistente? –
- Non si risponde ad un domanda con un’altra domanda! E preferirei non parlarne, se non ti spiace. Non è inerente a ciò di cui stiamo parlando e  se ti decidi a rispondermi, lo saprei anche io di cosa stiamo parlando! –  stava per perdere la pazienza e lo sapevo bene, inspiro profondamente prima di iniziare a parlare.
- Io non sono lesbica, non lo sono mai stata. Mi sono presentata al colloquio anche se era indicato chiaramente sulla brochure che era richiesto un candidato di sesso maschile perché ero stanca di essere scartata alle selezioni, nonostante avessi le credenziali adatte. Ti ho mentito pur di ottenere il posto e ho continuato a mentirti, anche se non lo meritavi,  perché non avevo il coraggio  di rischiare di perdere la tua stima e di affrontare la tua delusione. Ti prego di perdonarmi. –  il senso di sollievo che finalmente mi libera dal peso della menzogna non basta ad arginare il dispiacere di vederlo amareggiato.
Tom  mi guarda senza in realtà vedermi, è completamente immenso nei suoi pensieri, ma la tensione sul suo viso è palese.

Tom.


Una gelida morsa di angoscia m’invade prepotente, la mia Viola è una donna speciale, a costo di mettere a repentaglio….ciò per cui si è tanto prodigata, ha deciso di essere finalmente sincera con me….…già….…con quasi quattro anni di ritardo, mi suggerisce una vocetta maligna dentro di me, distruggendo così  una delle poche sicurezze che avevo nella mia vita… la totale fiducia riposta in lei.
Mi chiedo se   è  solo questo il motivo che mi frena da prenderla tra le braccia e dirle che…… l’amo?   Ho bisogno di  fermarmi a riflettere bene sulla ragione che l’ha spinta a svelarmi in questo momento…..la sua verità. L’intenso trasporto con cui mi ha risposto  mentre la baciavo e il tremore delle sue mani mentre mi toccava è un chiaro segno dell’attrazione fisica che prova per me, talmente intensa che sembra appena saggiata……ma…. perché adesso? 
Senza che riesca a  frenare i miei pensieri, risento le dure parole d’accusa di Sarah, la mia ex assistente. Avevamo lavorato per anni con un’intesa perfetta.  Era una donna disinibita, non le interessava impegnarsi con un uomo e viveva la sua sessualità con fervore  e per un breve periodo avevamo  condiviso  un’intensa parentesi, ci divertivamo insieme senza nessun impegno sentimentale.  Finché non aveva deciso di ingannarmi,  fingendosi incinta di mio figlio.
 Una feroce ondata di nausea  torna a  togliermi il respiro, non avrei potuto sopportare di nuovo tutto il calvario  personale e il  biasimo  pubblico subito, finché non era arrivata l’assoluzione dalla terribile accusa di violenza.  Avevo  costretto Luke a mettere tutto a tacere ed a corrispondere a  Sarah una cospicua liquidazione che l’aiutasse durante la gravidanza. In seguito avevo scoperto che  si era liberata senza rimorsi  di suo figlio in una clinica e da conoscenze comuni che non ero  stato il suo unico amante.

- Tom……scusami. –
Il tono desolato della sua voce  mi  riscuote dal mio  torpore, ma il disagio che provo  è talmente intenso  che   credo  di non   riuscire, in questo   momento,  a controllare le mie azioni e soprattutto le parole che la rabbia mi  suggerisce.

- Avrei accettato le tue scuse volentieri quattro anni fa e spero che tu comprenda   il perché, adesso,  ti chiedo di uscire da casa mia,  ho bisogno di stare  da solo.  Ti assicuro che  ne parleremo di nuovo. –  non sembrava  una promessa,  ma una minaccia.

Viola.

 Retrocedo di qualche passo sgomenta, tremo  come se mi avesse colpita fisicamente.  Avrei preferito che inveisse contro di me,  che urlasse tutta la sua delusione,  ma Il freddo distacco con cui mi guarda è terribile da accettare.  Apro la bocca per ribattere, ma so di non avere il diritto di chiedergli di dimenticare un inganno che dura da troppo tempo.
Ad occhi bassi raccolgo la mia borsa ed esco dalla porta del suo appartamento senza proferire  parola. Lo conosco abbastanza da sapere di averlo profondamente deluso e che  mi  allontana da sé  per evitare di ferirmi  con parole che sarebbero  difficili da ignorare per entrambi.
  Fortunatamente la pioggia ha  smesso di bagnare le strade e due passi a piedi non mi  avrebbero permesso  scordare l’espressione dura del viso  di Tom,  ma forse sarei riuscita  a fare ordine nella confusione che mi paralizzava la mente.

Il rombo potente del motore di una moto di grossa cilindrata interrompe bruscamente le mie tristi elucubrazioni.
- Hola chica!!  - 
- Josè! Ciao…-  il tono poco entusiasta della mia voce e lo sguardo spento con cui lo squadro, lo preoccupano.
- Sei triste di tuo o perché ti ho disturbato? Non dovevi essere con Thomas? – chiede all’improvviso.
- Io….. – non riesco a trattenere le lacrime e poco dopo  mi ritrovo a singhiozzare sulla spalla del cantante, senza riuscire a smettere.
- Scusa…..non volevo. – mormoro imbarazzata asciugandomi le lacrime con il fazzoletto che mi porge.
- Sono sempre a disposizione per un’amica triste!  Ven con migo.. – m’invita con un gesto della mano. 
José si muoveva nel traffico notturno con un’abilità straordinaria ed in poco tempo ci fermiamo davanti ad un grande albergo.
- Andiamo a bere qualcosa, mi fai compagnia per un po’ e più tardi ti riaccompagno a casa. – mormora tranquillo, sorridendo incoraggiante.
- Ho approfittato anche troppo del tuo tempo libero. Ti ringrazio,  è meglio che adesso chiami un taxi e vada a casa. –
- Non se ne parla neanche! Mi casa es tu casa! Dai  vieni. –
Con una dolce fermezza José mi trascina con sé all’interno dell’albergo. Per un paio di ore non fa altro che raccontare dei suoi amici, dei fan, dei suoi concerti e delle disavventure che aveva dovuto affrontare con i ragazzi della sua band. Ed io  mi ritrovo a ridere sinceramente divertita.
- Allora mi vuoi dire che cosa è successo con Tom? Avete discusso? Io non mi preoccuperei tanto della discussione e mi concentrerei di più sulla maniera di fare pace…. – scherza sorridendo sornione.
- E’ una cosa un po’ complicata… - mormoro mogia.
- Sono sicuro che con l’amore si può superare qualsiasi ostacolo. –
- Può darsi che valga per la maggior parte delle persone ma non per  me e Tom. – sospiro rassegnata.
- In una coppia ci sono sempre dei momenti di tensione è normale… -
- Tom è il mio capo, non siamo una coppia….. –
Inizio a raccontargli tutta la storia. Gli anni passati a lavorare  il doppio di quello che mi veniva richiesto, le notti passate sugli aerei seguendo Tom in tutti i suoi spostamenti e il disagio che mi causava continuare a mentirgli.
- Gli hai detto di essere lesbica pur di essere assunta?? E lui non si  è mai accorto……che stavi mentendo??!! – urla stupefatto, scoppiando a ridere.
- Sii serio per favore! Non sto scherzando! – borbotto irritata, detto così sembra un’idea stramba di una psicopatica stressata!
- Ok…scusami. –

  Gli racconto della discussione di qualche ora prima  e mentre  cerco di descrivergli l’espressione seria e il dolore che avevo colto negli   occhi chiari del mio capo, mi asciugo con rabbia qualche lacrima.

- Wow! Questa è una trama degna di una pellicola hollywoodiana!!  Mi chiedo perché insistete sempre a complicarvi la vita voi inglesi!! Capisco che Tom questa sera sia rimasto folgorato dalla tua rivelazione e che dopo Sarah sia diventato prudente ma adesso credo stia rasentando il ridicolo! –
L’incauto commento del cantante sull’ex assistente di Tom, mi fa pensare che ci sia stato di più di un semplice rapporto lavorativo che poi è degenerato in una volgare denuncia per violenza carnale.
- Immagino….che tu conosca tutta la storia con …..Sarah….Io non potrei mai comportarmi come lei… – se riesco a farlo parlare, forse riuscirò a capire qualcosa in più sull’uomo amareggiato che ho lasciato qualche  ora fa a casa sua.
- Non penso che il tuo capo ci cascherebbe di nuovo!! Dopo essersi divertita con lui e con altri nello stesso periodo.  Sarah ha pensato bene di dire a Tom  di essere incinta di suo figlio. Quando le è stato  richiesto di sottoporsi ad  un semplice test è scoppiato il finimondo!! E’ arrivata la denuncia, la citazione davanti al giudice e poi finalmente l’assoluzione e dopo tutto questo calvario,   Tom  viene a sapere che  Sarah ha  abortito  e che dopo aver  intascato   i soldi della buona uscita che  le aveva corrisposto per aiutarla durante la gravidanza, è sparita nel nulla. Tu sei diversa per questo ti ama. –
Gli basta guardare la mia espressione sconvolta  per comprendere che mi ha appena fornito l’unica informazione,  che riguarda l’uomo con cui lavoro da quattro anni, che pensavo di conoscere bene, di cui non ero a conoscenza. La ragione per cui Tom si è trasformato in quell’ uomo controllato e prudente che in  tutti questi anni ha accuratamente evitato di palesare la sua vera personalità,  esibendo tutti i giorni a chiunque il sorriso affascinante del personaggio pubblico.  Non si fidava di me. Non si fida di nessuno. Alzo gli occhi allibita per fissare José.
- Viola…..stai bene? Perché ho come la vaga impressione che tu non sapessi nulla di Sarah? –
- Infatti non ero a conoscenza di tutti i dettagli e devo ringraziarti perché se non fosse stato per te, non mi sarei mai resa conto del perché   Tom non si fida più  di nessuno…ma quale  che sia la ragione  che ha causato il suo cambiamento, lo ritengo  un uomo abbastanza intelligente da riconoscere le motivazioni  delle persone che gli stanno accanto! – una gelida furia m’invade come un veleno.
- ……L’ho seguito in capo al mondo! Ero la sua schiava personale! Mi sono fatta in quattro per lui e……. dopo avergli confessato quanto mi pesava avergli mentito  e  averlo  pregato di perdonarmi…… Mi ha mandata via…… perché non vuole che nessuno invada la sua vita….. –
- Non vuole essere ferito ancora! Cerca di capire Viola! –  replica seccato.
- Io non gli farei mai del male……….lo amo! – urlo fuori di me.
- Non è forse ora che lo sappia anche lui, Viola? – mormora sorridendo José. 
 Lo amo…… mi sono ingannata per troppo tempo, l’unica ragione per cui utilizzavo tutta l’inventiva, l’energia e la dedizione di cui ero capace per svolgere al meglio il mio lavoro è che sono innamorata di Tom.
Amo il suo sorriso, lo sguardo trasparente, i suoi capelli, le sue mani….. la sua voce che cambia tonalità mentre recita.  Amo il profumo della sua pelle, la sua risata, il suo cipiglio quando è in collera.
Amo anche la sua fragilità……………..

- Scusami José ma devo andare, potresti chiedere alla reception  di chiamarmi un taxi? –  chiedo improvvisamente. Se voglio conquistarlo devo agire subito.
- Vai da Tom? – chiede speranzoso.
- Oh. No… ho finito di correre dietro al mio capo, adesso se ha bisogno di me,  deve venire a cercarmi! – uno scintillio sinistro accende il mio sguardo determinato.
- Povero Tom……. Vacci piano con lui, ha sofferto abbastanza. – chiede accorato.
- Non gli farò mai del male….. lo costringerò a fidarsi di me…Se soffrirà….soffrirà solo a causa sua. Se non si fida di me….come posso dirgli che lo amo? Mi capisci? Promettimi che non gli dirai nulla, qualsiasi cosa succeda!  –  lo prego stringendogli  una mano.
- Esta bien…. E tu prometti a me che al momento opportuno gli spiegherai che gli  ho mentito solo per il suo bene….. o non me la farà passare liscia! –  replica rassegnato.
José mi accompagna fino all’ingresso dell’albergo dove il taxi mi sta aspettando, all’improvviso una folla di fotografi ci circonda e veniamo immortalati mentre mi sfiora con un semplice bacio una guancia. Si sa che la vittoria è alla portata degli audaci….. per cui,  senza esitare,  infilo una mano tra i suoi capelli e ricambio lo sguardo stupito del cantante  con uno sadicamente intrigante.
- Perdonami…………. Spero di non crearti problemi con la tua donna. – sussurro sulle sue labbra prima di baciarlo.
 José per un paio di secondi rimane perfettamente immobile sbalordito, ma si riprende subito,  mi  stringe a sé e finge  di baciarmi con trasporto.  Sento i  flash delle  macchine fotografiche sibilare e le urla dei giornalisti che incitano il cantante a continuare lo spettacolo.  Dopo qualche minuto lentamente   interrompo il bacio e l’abbraccio.
–   Muy Gracias…. – lo ringrazio sottovoce   sorridendo. 
- De nada…..Adoro le donne arrabbiate………… - mormora baciandomi la mano.

Il giorno dopo leggo  soddisfatta i titoli delle maggiori testate giornalistiche.


SORPRESO IL FOCOSO ABBRACCIO DEL CANTANTE JOSE’ MARTINEZ CON UNA GIOVANE DONNA INGLESE.
 

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Capitolo 6
*** L'apparenza inganna. ***


SORPRESO IL FOCOSO ABBRACCIO DEL CANTANTE JOSE’ MARTINEZ CON UNA GIOVANE DONNA INGLESE.

 

Con una tazza di tea davanti e quattro quotidiani aperti sul tavolo della cucina leggo divertita gli articoli che accompagnavano le foto a colori del  famoso cantante spagnolo  con….. ah si…..” una bella  sconosciuta bionda”…wow che fantasia che hanno i giornalisti! In un altro articolo vengo citata addirittura come la futura  signora Martinez….Fantastico!  Sono abbastanza soddisfatta perché solo chi  mi conosce bene, sempre che ci sia qualcuno, tra i miei conoscenti e amici,  che perde  tempo a  leggere  questi articoletti,  che potrebbe farsi sfiorare dal dubbio che  nella foto  la  faccia appiccicata a quella di José, sia  la mia.
Mi sono buttata in questa sceneggiata, solo per scuotere un po’ il mio capo,  imparerà che fare di un filo d’erba un fascio  non è ammissibile per un uomo adulto e tanto meno per un uomo con la sua intelligenza, cultura e cognizione di un mondo fatuo come quello dello spettacolo, dove tutto è finzione fino a che sono accesi i riflettori. Imparerà che…..amare e donare sé stessi al proprio compagno con fiducia  è intrinseco al groviglio di emozioni che ti sconvolge il cuore quando sei innamorato.

Durante la settimana, se non seguo Tom per lavoro,  occupo una scrivania nell’ufficio di Luke, dove  organizzo la  vita  “pubblica” del signor Hiddleston, . Per la prima volta dopo quasi quattro anni,  ho chiamato Ethan per avvertirlo che non sarei andata in ufficio perché sono…. indisposta.
Lavorando a stretto contatto con varie personalità del mondo dello spettacolo, ho  conosciuto molte persone interessanti, persone che costruivano “dietro le quinte” pellicole, dei   colossal,  che guadagnavano  milioni di sterline, lasciando alle star le luci della ribalta. 
In questi anni avevo stretto amicizia  con alcuni ragazzi che lavoravano per una emittente emergente che ultimamente aveva prodotto dei lavori veramente notevoli.  Ero decisa a presentarmi, nei loro uffici,  con l’ intenzione di accettare una buona proposta se me l’avessero sottoposta.

Tom.

 Il giornale che avevo accartocciato ed  in seguito raccolto da terra  per leggere l’articolo che accompagnava una foto orrenda di José  immortalato  mentre bacia la sua ultima fiamma, era sul tavolo in cucina insieme al tea ormai freddo. Di primo acchito  non avevo fatto caso alla donna avvinghiata al mio amico, finché non avevo riconosciuto i capelli e gli abiti di Viola.
Non citavano    il nome della donna ma nell’articolo venivano formulate le più disparate ipotesi sulla natura del loro rapporto…..bella sconosciuta…..fidanzata…..futura moglie……amante. Non era possibile. La mia riservata e composta assistente che raggiunge un uomo appena conosciuto nel suo albergo e si congeda con un bacio appassionato? No…….
Immaginarla felice tra le braccia di un qualcun altro,  è una tortura.    La mia  parte razionale respinge con tutte le forze quell’immagine molesta e cerca veloce  un’altra ragione per cui Viola è finita tra le “grinfie” di quello che aveva sempre considerato un buon amico. Lo vedevo incontrarla per caso  e “costringerla” a salire nella sua stanza d’albergo….No,  neanche questa situazione era verosimile,  José  amava  profondamente  la sua Gabriela e il figlio che le cresceva nel grembo,  custodiva così gelosamente la sua vita privata che nessuno aveva mai scoperto che la sua amica d’infanzia era in realtà  sua moglie da ben cinque anni. Gabriela aveva accettato che l’immagine pubblica di José fosse legata alla figura affascinante di un latin lover, ma   la  fiducia che nutriva per il  marito, scaturiva da un amore vero,  non era mai venuta meno.

Gli uffici dell’emittente erano in una zona periferica della città, ricavati da quello che era stato un magazzino. Era stata ricevuta subito da Phil e Roberta  i due proprietari a cui aveva spiegato le motivazioni che  la spingevano a cambiare impiego.
- Lavorare con Thomas e Luke è stato meraviglioso e gli devo tutto ciò che so, ma per me è ora di cambiare , vorrei evolvermi e costruire io stessa qualcosa di solo  mio. Sono qui per chiedervi di  prendere in considerazione l’opportunità di accettarmi nella vostra squadra. –
- Abbiamo appena concluso un accordo con la BBC, una  collaborazione in più progetti e se i lavori che gli presenteremo saranno buoni la collaborazione diventerà permanente. Il tuo modo di lavorare ci piace e se ti interessa abbiamo giusto bisogno di una segretaria di produzione…. che ne dici? –
L’accordo fu presto preso e poco dopo  uscivo da quell’ufficio un po’ frastornata dalla velocità con cui si evolvevano  le cose, ma soddisfatta.  Avrei iniziato  la settimana seguente,  avevo bisogno di alcuni giorni per  sistemare alcune cose ancora in sospeso.      
- Ciao Ethan devo parlarti è urgente….possiamo vederci oggi? E per favore non dire a nessuno che mi hai sentita.  – 
Tom quel fine settimana sarebbe stato ospite in un paio di trasmissioni a Parigi e  nel pomeriggio tardi  lo aspettavano per un servizio fotografico per pubblicizzare un nuovo profumo di un noto stilista. Il suo aereo partiva alle sei di sera, perché il fotografo aveva richiesto anche delle foto in notturno  vicino alla Torre Eiffel illuminata. Perdurando la mia intenzione di fingermi malata per evitare di seguirlo in Francia, dovevo organizzare tutto per farlo assistere al meglio da Ethan. 
Il mio capo non avrebbe preso bene quel cambiamento dell’ultimo minuto, visto anche il discorso che abbiamo in sospeso. Ho bisogno di tempo per prepararmi….per vederlo….trovare  le parole giuste per convincerlo a comprendere le motivazioni che mi spingono  lontano da lui.
Mentre spiego  al mio collega nel dettaglio gli impegni previsti in Francia, inizia a squillare il cellulare, è  Tom.
- Ciao Tom.. – mi decido a rispondere al terzo squillo.
- Viola, mi hanno detto che non sei andata in ufficio oggi….. stai male? – sentire il suo tono incerto mi causa un senso di nausea, ma il fine giustifica i mezzi mi dico per superare il forte  senso di disagio che mi pervade accingendomi a mentirgli di nuovo.
- Non sto bene in effetti, nulla di grave,  solo un po’ di febbre. Ho  parlato con Ethan, ti accompagnerà lui  questa sera in Francia, gli ho inviato  uno schema dettagliato del programma, i biglietti dell’aereo e i tuoi vestiti sono pronti nel guardaroba nell’ufficio di Luke. Sarai costretto solo per oggi a prepararti la valigia da solo…- tento di scherzare.
- Grazie……Viola, quando torno dobbiamo parlare, ti devo chiedere scusa per ieri sera…..e…-
- Non ti preoccupare Tom, la colpa è solo mia. Ci vediamo presto…Ciao…..Buon viaggio. –  stringo forte gli occhi per fermare le lacrime e silenziosamente chiedo l’aiuto del cielo perché mi dia la forza di allontanarmi da quell’uomo.
- Wow! Mi vuoi spiegare che succede Viola? – mormora Ethan  allibito.
- S-scusa….quando avremo un po’ di tempo ti spiegherò, adesso ti prego, segui esattamente le istruzioni e occupati di Thomas. Adesso devo andare. Ci vediamo appena tornate. Buon viaggio. – mormoro con voce strozzata.
Entrando nell’elegante ufficio di Luke, mi soffermo un attimo a rimuginare sulla prima volta che ho varcato quella soglia, ero spaventata ma determinata, come in questo  momento. La segretaria di Luke mi guarda sorridendo.
- Ciao tesoro, come stai? –
- Ciao Eve, ho un po’ di febbre, ma nulla di grave. Posso parlare con Luke? E’ una questione importante, ti prometto che sarò molto breve e concisa. -   modificare la scaletta di appuntamenti ben programmati da  Eve è difficile….ma non impossibile.
- Hai dieci minuti…. – risponde dopo aver osservato la mia espressione tesa.
- Grazie. – mormoro sollevata.
- Signor Windsor c’è Viola che ha bisogno di parlare con lei…..per dieci minuti. –
Luke mi aspetta sorridente immerso nelle pratiche che affollano la sua scrivania. – Ciao Viola, scusami non ho fatto in tempo a mettere in ordine questo pasticcio. Prendi un caffè con me? Ho bisogno di una pausa. –
- Certo e ti ringrazio di avermi concesso questi minuti, so quanto sei occupato. –
- Non è un problema figurati, come posso aiutarti? –
- Accettando questa… - rispondo porgendogli una lettera con le mie dimissioni.
Sembrava presagire il contenuto della busta e con un’espressione seria la legge senza fiatare. – Posso chiederti la ragione di questa decisione improvvisa? – chiede fissandomi negli occhi.
- Vorrei essere sincera con te ma devi promettermi che non ne parlerai con Tom prima di me. –
- Come vuoi. –
Luke mi ascolta con attenzione per alcuni minuti poi alza la cornetta del telefono senza lasciarmi con gli occhi.
- Eve disdici tutti gli appuntamenti, spiega che ho avuto un contrattempo inderogabile e prega tutti di scusarmi e riorganizza la giornata  di  domani. Grazie. Adesso possiamo parlare con calma. – sorridendo tranquillo.
- Mi spiace…Luke. Al colloquio non ho  avuto remore a mentirti, volevo questo  lavoro con tutta me stessa. Volevo dimostrarvi che meritavo una chance anche se non ero un uomo!  -
Dopo aver bussato brevemente, Eve entra nell’ufficio con dei documenti in mano e li porge a Luke con un’espressione tesa ed esce dalla stanza senza degnarmi  di uno sguardo.
-  Dovrò chiedere scusa anche alla tua segretaria per averle rovinato la scaletta degli appuntamenti di oggi….Dici che ce l’ha con me? – chiedo mortificata.
- Molto probabile, ma non ti preoccupare, le darò una giornata di riposo, vedrai che si tranquillizza subito. Questa settimana è stata un inferno, come ti ho detto prima, abbiamo tutti  bisogno di una pausa. Così …hai deciso di lasciarci per lavorare in televisione. –
- Si, è un ottima occasione per me, è un’emittente giovane  ma in espansione.  Mi scuso ancora del breve preavviso, ma sono sicura che  Ethan è in grado di sostituirmi perfettamente. – mormoro pacata.
- Posso chiederti la..... "vera"...... ragione di questa decisione improvvisa? – il suo sguardo comprensivo, mi spinge ad essere sincera.
- Io…… Sono innamorata di Tom….. – confesso improvvisamente.
- E il problema quale  sarebbe? Hai paura di essere respinta? –
-  L’altra sera quando finalmente mi sono decisa a dirgli la verità e a chiedergli perdono, è diventato di ghiaccio…..e mi ha chiesto di uscire di casa sua…. di lasciarlo solo. Avrei preferito affrontare la sua rabbia e la sua delusione che tanto temevo…… - di nuovo le lacrime mi annebbiano la vista.
- Dopo aver saputo cosa è successo con Sarah…..ero sconvolta, volontariamente anche io ho tradito la sua fiducia……anche se gli confessassi i miei sentimenti…… non mi crederebbe mai….. – mormoro sfinita.
- La storia con Sarah lo ha segnato parecchio, ancora adesso lo strazia il dubbio che il bambino fosse suo. E di te ha imparato a fidarsi con il tempo… perché hai rivelato la verità solo  adesso? – il tono duro della sua voce mi ferisce, ma capisco che sta cercando di difendere il suo amico da un’ulteriore delusione.
- Ci siamo baciati per gioco…. E  mi sono resa conto di amarlo…. Sono pronta ad allontanarmi da lui per tentare di conquistare di nuovo la sua fiducia. Forse non è facile da capire…. Voglio provare a  fargli la corte…..e convincerlo che lo amo. –
- Hai una maniera strana di esternare il tuo amore, sai…. tutti leggiamo i giornali… -
- Se ti riferisci alle foto di ieri  ho convinto  José a fingere di  baciarmi dopo avergli spiegato ciò che sto dicendo a te, voglio che  Tom capisca  che ciò che è successo con Sarah non è una regola ma un’eccezione. Durante tutti questi anni ha avuto   fiducia   in me ed è il momento di scoprire se comportandomi contro ogni sua aspettativa crederà a ciò che legge sui giornali, alle chiacchere della gente  o  crederà alle mie parole…. ogni volta che gli dico  la verità.  Luke è l’unica possibilità che ho ….. ti prego…..non dirgli nulla. – lo prego accorata.
- Fai un gioco pericoloso Viola……potresti perdere tutto…. - mormora pensieroso.
- Lo so…..credimi  - 
 Viola aveva lasciato l’ufficio portandosi dietro la sua roba che aveva prelevato dalla scrivania e lasciando un messaggio di saluti per i suoi colleghi nella sala ristoro.  Luke, invece,  era rimasto a lungo a riflettere sulle ragioni che l’avevano spinto ad intraprendere il mestiere più ingrato della terra.  Per preservare la tranquillità del suo amico in procinto di  partire  per girare un film negli  States,  era  costretto a non rivelare   ciò che Viola gli aveva appena confessato. Conoscendo la natura indipendente e intransigente di Tom, era quasi certo  che Viola sarebbe  andata incontro ad una cocente delusione.  Doveva trovare il modo di convincere Tom della buona fede di Viola…….ma come?
-   Quando Tom lo verrà a  sapere…non me la farà passare liscia….. – mormorò sconsolato.

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Capitolo 7
*** Buon Compleanno. ***


L’attenzione ai dettagli con cui Viola aveva  organizzato minuziosamente gli appuntamenti a Parigi, aveva sorpreso Ethan. Appena fuori dall’aeroporto erano stati prelevati da un taxi che sapeva esattamente dove portarli e a che ora.  Arrivarono appena in tempo sotto  la Torre Eiffel per il servizio fotografico e dopo un paio d’ore, il taxi raggiungeva l’albergo dove avrebbero cenato e Tom avrebbe potuto cambiarsi per affrontare le interviste.
 Viola aveva richiesto che le fossero inviati i testi delle domande che i giornalisti avrebbero posto durante le interviste e   l’attore le aveva  visionate  sul portatile e in albergo avevano trovato  un’impiegata della reception che   attendeva le sue istruzioni  per inviare eventuali comunicazioni  alle stazioni televisive. Nonostante la sua assenza, Viola lo aveva assistito come al solito. Aveva sentito più che mai la mancanza della sua presenza silenziosamente rassicurante accanto a sé.
 Aveva rimuginato tutta la notte per cercare di capire cosa lo aveva frenato dal prenderla tra le braccia e dirle che l’amava ed era arrivato alla conclusione che era un vigliacco.  Nonostante Viola avesse ammesso di averlo ingannato per tutti quegli anni, si era reso conto di quanto il suo comportamento scevro di secondi fini fosse sempre stato corretto e rispettoso in qualsiasi occasione.  Era paralizzato dalla paura, la desiderava come l’aria ma aveva paura del dolore che poteva causargli, era conscio dell’enorme potere che inconsapevolmente Viola esercitava su di lui. Da quando era un ragazzino alle prime armi che non gli capitava di tremare dal desiderio per una donna e dire che  l’aveva solo baciata.
Fintanto che Viola non avesse saputo quanto era innamorato di lei, avrebbe potuto mostrarle  poco per volta la sua parte più intima e indifesa. Avrebbe potuto corteggiarla e conquistarla con delicatezza. L’imminente viaggio negli States gli sembrava un’occasione perfetta per attuare i suoi piani,  visto che  dormivano nello stesso albergo e anche se lui la maggior parte delle sere, durante le riprese,  crollava  senza forze sul letto, avrebbe trovato il tempo per affascinarla. Il ricordo delle sue labbra morbide contro le sue e i suoi gemiti lo tormentavano, avrebbe dovuto ricorrere a qualsiasi trucco lecito e non  per farle ammettere che anche lei lo voleva.

Senza che Viola se ne accorgesse Candy aveva copiato il numero del cellulare di Tom e tutti gli amici che aveva nella rubrica del telefono, con le sue coinquiline stavano organizzando una festa a sorpresa  per il compleanno della loro amica in un locale in centro e volevano invitare più gente possibile. Durante la serata era previsto uno spettacolo di spogliarellisti che Candy aveva visto in un'altra festa, erano assolutamente meravigliosi ed era certa che Viola avrebbe apprezzato il loro regalo.
 Viola.

Quel lunedì mattina mi presento agli studi televisivi armata di buona volontà e mentre vengo presentata ai miei nuovi colleghi ricevo la prima telefonata di Tom, a cui non rispondo. Ogni mattina viene dedicata una mezz’ora ad un briefing per organizzare il lavoro della giornata e vengo subito coinvolta in un paio di progetti interessanti e a cui posso apportare eventuali modifiche ed aggiungere od arricchire gli argomenti già trattati in totale autonomia e mentre espongo la mia opinione sul  progetto originale, ricevo la seconda telefonata di Tom a cui mi ostino a non rispondere.
- Forse è meglio che rispondi a quella telefonata…. – suggerisce Roberta sorridendomi comprensiva.
- Già…..lo penso anche io.  Scusate .–  mormoro imbarazzata uscendo dalla stanza.

Tom.
Appena vedo il numero che mi chiama rispondo subito ma  non le  lascio neanche sillabare un saluto. – Hai esattamente tre minuti per uscire da quell’ufficio prima che faccia irruzione io e ti porti via con forza…..Sono stato chiaro? – sibilo furente, interrompendo la chiamata violentemente.
Non avevo avuto il tempo di mettere piede nell’ufficio di Luke che Eve mi  informa “casualmente” che Viola era stata in ufficio a presentare le sue dimissioni e che si era intrattenuta qualche ora a parlare con il suo agente per chiarire la sua posizione.
Quando lo aveva affrontato per ottenere delle spiegazioni, Luke aveva adotto delle deboli scuse per giustificare il fatto che non lo avesse avvertito subito delle intenzioni della sua assistente  - E quando ti avvertivo ?? Mentre eri sull’aereo per Parigi? O mentre parlavi davanti a migliaia di persone in diretta televisiva? Mi ha esposto le sue ragioni e si è portata via i suoi effetti personali, cosa volevi che facessi? Dovevo legarla alla sedia in attesa del tuo ritorno??!! – esplode irritato il suo agente.
Quando la vedo scendere le scale e fissarmi  tranquillamente, la mia  irritazione raggiunge  il massimo livello e  non provo neanche a  modificare la mia  espressione severa.
- Ciao Tom… - cerco di sembrare indifferente ma è impossibile non accorgermi quanto sia meraviglioso  con la barba lunga e  gli occhi leggermente cerchiati, i jeans aderenti e il giubbotto in pelle che gli fascia alla perfezione le spalle larghe. Evito di  abbassare lo sguardo su suoi pettorali altrimenti inizio a sbavare come una lumaca!
- Ciao Tom? Tutto lì? Vado all’estero per un maledetto weekend e quando torno non trovo più la mia assistente e vengo avvertito da un’impiegata che non solo la mia assistente si è dimessa ma che si è presa la briga di parlare piacevolmente  per un paio d’ore con il mio agente……ma non    ha ritenuto necessario  parlare con il diretto interessato e cioè io!!! Mi vuoi spiegare che diavolo è successo? – chiedo freddamente.
-  Mi hanno fatto un’offerta e io l’ho accettata e questo è quanto. Ti avrei chiamato per parlarti quanto prima…. –
- Certo…. ne sono convinto! Sembra che tu abbia deciso di sorprendermi nel peggior modo possibile! E se non accettassi le tue dimissioni?  -
- Hai tutte le ragioni ad essere in collera e ti chiedo scusa….di nuovo….Sei libero di non accettare le mie dimissioni ma non per questo le cose cambieranno. – era decisa a non mostrargli nessun pentimento anche se un leggero tremore la scuoteva.
- Non avrei mai pensato di dirlo …ma oggi per la prima volta …. mi hai  molto deluso..-
- Sei deluso? Il  mio comportamento nei tuoi confronti è sempre stato più che corretto, mi sono annullata per soddisfare ogni tua richiesta! Ho lavorato il triplo di uno qualsiasi dei tuoi collaboratori dentro e fuori l’orario di lavoro e tu lo sai!! Mi sono auto punita per non essere stata sincera all’inizio e solo io so quanto mi sia costato continuare a mentirti  solo per non perdere la tua stima e per non deluderti…. – urlo rabbiosa avanzando di un passo verso di lui.
- Beh…..non ci sei riuscita….. – mormora pungente.
- Vedo che non sei in vena di essere ragionevole….. chiamami quando ti calmi così potremo parlare!  - tento di allontanarmi ma molto velocemente mi afferra un braccio e mi tira verso di sé.
- Io odio essere ragionevole…… me lo impongo tutti i santi giorni…..forse è ora che tu veda anche l’altra faccia di ciò  che sono….. -   così dicendo si china su di me e  il suo bacio  intenso e sensuale, mi sconvolge, non riesco a pensare a nulla, le gambe mi tremano e mi accorgo troppo tardi che le mia braccia sono avvinghiate alla sua vita e i suoni inarticolati che sento escono dalla mia bocca, sto gemendo di piacere come una mollusca invertebrata!
Lentamente interrompe il bacio e mi allontana da sé quel tanto che basta ad accorgersi che sono preda della più totale estatica confusione.
- Adesso va dentro…..ma quando…..più tardi… ti chiamo devi venire subito da me…..hai capito? – sussurra sottovoce vicino al mio orecchio sfiorando con le labbra la mia guancia….quel lieve contatto mi provoca tanti piccoli dolorosi brividi che raggiungono ogni angolo del mio corpo.
- Tom….io… - cerco di reagire a questa malia di cui sono ancora ubriaca.
- Rispondi! Hai compreso bene??! Qualsiasi cosa tu stia  facendo  l’abbandonerai e mi raggiungerai……inventati quello che ti pare, sono stato chiaro? – mormora,  sfiorando  con un ultimo bacio umido  la pelle sensibile del mio  collo. ODDIOOOO… svengo!!
- Si…..…devo raggiungerti….subito…. – rispondo  senza voce deglutendo con difficoltà.
Non riesco a credere che il Tom che conosco da quattro lunghi anni si sia trasformato in un dominatore prepotentemente sensuale e dispotico e  mentre lo seguo con gli occhi  allontanarsi  vengo colpita dolorosamente dall’armonia dei suoi movimenti,   non credo di essere così forte da resistere ad una sua eventuale chiamata, ragion per cui spengo immediatamente il telefono.

In quel momento il cellulare di Tom vibra per indicare l’arrivo di un messaggio:
“Ciao sono Candy, un’amica di Viola. Volevo invitarti alla festa  a sorpresa che stiamo organizzando per il suo compleanno. Ti prego di non dirle nulla. Ti aspettiamo. Ciao.”
Dopo aver letto un lento sorriso soddisfatto illumina il viso di Tom, all’improvviso aveva trovato un’ottima soluzione per tenere Viola legata a sé, il desiderio fisico era un’arma a doppio taglio lo sapeva bene ma era pronto a correre il rischio di perdersi in lei.
- Pronto Candy? Sono Tom…ehm…il capo di Viola. Vorrei chiederti un favore….-

Il locale dove Candy e le altre ragazze l’hanno obbligata a seguirle era gremito di gente, era tornata a casa con un’emicrania terribile dovuta all’ansia che l’aveva tormentata tutto il giorno, ma le ragazze dopo tante lamentele l’avevano convinta a  festeggiare il suo compleanno fuori di casa.
  La musica spaccatimpani suonata da un gruppo nell’angolo della sala,  viene interrotta all’improvviso, le luci vengo abbassate e il  leggero mormorio stupito dei clienti si trasforma in un applauso  mentre un paio di camerieri portano un’enorme torta con le candeline accese al nostro tavolo. Sorridendo felice della sorpresa, ringrazio le mie amiche e credendo che fosse finita li, rimango senza parole quando un bel ragazzo in smoking mi chiede di seguirlo.
- Che succede ragazze? – chiedo ansiosa.
- Tranquilla….è la seconda parte della sorpresa. Vedrai che ti divertirai. – mi assicurano sogghignando.
Vengo accompagnata davanti ad una porta che si apre su di  una stanza in penombra  - Tra poco verrà un mio collega a chiamarla, non si preoccupi  la lasceremo qui dentro solo per  qualche minuto e mi deve permettere di metterle questa benda sugli occhi ….fa parte dello spettacolo. –
Una strana eccitazione mi pervade e annuendo mi lascio bendare. Nella più totale oscurità i miei sensi si acutizzano  e quando colgo un forte spostamento d’aria intorno a me,  capisco  che qualcuno è entrato nella stanza ma che volutamente rimane in silenzio ad osservarmi.
- C’è qualcuno? Chi sei? Dobbiamo andare in sala? – non  ricevendo nessuna risposta, cerco di togliermi la benda ma una mano calda me lo impedisce.
- No….devi tenerla…..fa parte del gioco. Viola. Vuoi giocare con me? – chiede una voce roca dietro le mie spalle.
Colgo la presenza di un corpo che si avvicina al mio,  le sue mani  lentamente mi sfiorano  le braccia e si posano  sulle mie spalle, cerco di allontanarmi ma  vengo trattenuta  gentilmente.
- Non aver paura…non voglio  farti del male. Non farò nulla  che tu non voglia. Lasciati andare, questo gioco è solo per te. – sussurra quella voce sensuale.
Forse per l’effetto dell’alcol bevuto fin ora o forse per scacciare l’angoscia che mi tortura da qualche giorno, decido di rilassarmi contro di lui, mi fido di quella voce, so che non mi farà del male. Dolcemente mi culla come se stessimo ballando e solo quando sento le sue labbra su i miei capelli che mi ribello.
- Non sono qui per …. –
-   Ci siamo solo io e te qui, puoi chiedermi di fare qualsiasi cosa…-
- Io non  voglio nulla….inizio a stancarmi di questo gioco…forse è meglio che usciamo da qui..-  dico seccata ma le se braccia mi stringono e mi ritrovo appiccicata  al suo petto.
Quest’uomo ha un profumo meraviglioso   ma l’ improvvisa intimità m’imbarazza, lo sento chinarsi su di me e accarezzarmi lievemente la schiena.
- Non aver paura…io sono qui per te….prova a toccarmi. – m’invita con voce suadente.
Lentamente alzo una mano per posarla sul suo petto, mio malgrado inizio a respirare più velocemente e stupida  sento i suoi muscoli guizzare sotto le mie dita.
- Soffri il solletico? – chiedo dolcemente, divertita.
- Un po’…- risponde con voce roca.
 La sua pelle calda mi attira, vorrei assaggiarla ma freno l’impulso irrigidendomi.
- A cosa pensi Viola? –
- Che non dovrei essere qui…. e…… che vorrei poter riconoscere il tuo viso lontano dalla mia immaginazione…. – sussurro trasognata mentre lo sconosciuto     infila una mano tra i miei capelli massaggiando dolcemente la mia nuca.
- Puoi immaginare che io sia…chi vuoi….. dimmi cosa vuoi che faccia….. e lo farò…. – eravamo praticamente abbracciati, i nostri corpi ormai a stretto contatto  e all’improvviso   lo sguardo ardente di Tom mi balena in mente,  è il suo viso che vorrei davanti e le sue mani su di me.
- Non posso…..lasciami andare…. Forse ho bevuto troppo…. – dico ritraendomi di nuovo.    
Le sue labbra scendono sulle mie decise e mi stringe così forte che è impossibile sfuggirgli, la sua lingua mi invade, stranamente delicata  e mi ritrovo a rispondere a quel bacio con un abbandono che  ho provato solo un’altra volta….tra le braccia del mio capo.…
Mi solleva tra le braccia e mi spinge  contro la parete senza interrompere il bacio  ma quando si  china  per  sfiorare il mio seno lasciato scoperto dalla profonda scollatura del  vestito un gemito eccitato mi sfugge dalle labbra.
- Oh….Tom ….ti prego…. –
L’uomo si irrigidisce appena e con vergogna mi rendo conto di aver detto a voce alta ciò che il mio corpo grida.
- Chi è Tom? Il tuo uomo? – sussurra l’uomo continuando a stuzzicarmi la pelle con   baci umidi.
- No…. – rispondo incapace di articolare altro.
- Ma vorresti che lo fosse…. Lo vuoi…. con tutta te stessa.. –
- IO……. –
- Non riesci a dimenticare i suoi baci….. –
- No….. – ansimo.
- Grida il suo nome….come se fosse qui con te….. –
- Non posso…… - mormoro trasognata ma lentamente nella nebbia sensuale che m’avvolge la mente…..si fa strada dentro di me  un atroce dubbio che in pochi attimi mi schiarisce le idee…..uno spogliarellista  professionista che soffre il solletico…..
- Thomas….. -  mormoro freddamente mentre con un dito riesco  a sollevare un lembo della benda  che ho sugli occhi….e ciò che vedo non mi piace.
- Dillo di nuovo….gridalo! – insiste con veemenza.
- Thomas William…sei....un....- qualcosa nel  mio tono di voce dev’essergli sembrato strano, perché all’improvviso si ferma guardingo.
- Viola… -
Con un piacere puramente sadico gli infliggo un dolorosissimo pizzicotto sullo stomaco e Tom preso alla sprovvista mi lascia andare così all’improvviso che rotolo per terra come una palla.
- Brutto idiota!!…. pazzo!!!….maniaco!!!…. – urlo infuriata colpendogli una gamba con il tacco a spillo.
- Ahia!! Ma sei impazzita? – esclama dolorosamente sbigottito.
- Io sono impazzita? Ti sei infilato qui dentro e  sapendo che ero bendata, ti sei strusciato su di me come un.... pervertito!! – lo accuso fuori di me.
- Non mi sembrava che fossi molto dispiaciuta……fino ad un attimo fa!! – replica sardonico.
- Come ti sei permesso a venire qui a rovinarmi la festa?!! –
- Veramente sono stato invitato! E…ho pensato di dare il mio contributo al tuo regalo… -
- Ma davvero?? Molto bene!! Perché caro il mio EX capo …adesso… finirai il tuo spettacolo davanti a tutto il pubblico!! – e così dicendo gli butto in faccia la mia benda e apro la porta che si affaccia sul palco.

Tom.

Un’ovazione eccitata s’innalza dal pubblico femminile investendomi e deglutendo rumorosamente finisco di bendarmi, se in sala è presente anche solo un giornalista…sono un uomo finito…..mi perseguiteranno vita natural durante!!! L’effetto dell’eccitazione che mi suscita quella serpe traditrice della mia ex assistente è ancora presente sul mio corpo e uscendo dallo stanzino non trovo di meglio da fare che volgere le spalle al pubblico e cercare di distrarre le mie spettatrici dimenando i fianchi seguendo la musica. Che umiliazione!!
Disperatamente cerco di ricordarmi cosa mi ha spiegato uno dei ragazzi che lavora tutte le sere in quel locale e mentre eseguo le mosse  che mi aveva mostrato,  sento stupito i numerosi fischi di apprezzamento e le urla di incoraggiamento a continuare lo spettacolo.
Mi giro sorridendo  ma il terrore di essere assalito  per un paio di minuti mi paralizza! Sono accerchiato da un   manipolo di donne inferocite che sembrano pronte  a strapparmi i vestiti che indosso ed  urlano estasiate quando inizio a ballare  ma  solo incrociando lo sguardo incredulo di Viola che  trovo il coraggio di strapparmi i pantaloni per mostrare i miei boxer rossi con i pupazzi di neve, comprati per l'occasione.    
Solo il suo sorriso emozionato e le lacrime che intravvedo tra le sue ciglia mi consentono di trovare il coraggio di attraversare il pubblico per fermarmi davanti a lei sorridendo.
- Buon compleanno. -  bisbiglio baciandole una guancia.


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Capitolo 8
*** Fidanzato per finta. ***


Madrid.

- Liar !! Traidor !! Esta vez qué no lo manejas fácilmente! Fuera de mi casa ... AHORA! ( Bugiardo! Traditore!! Non te la caverai facilmente! Fuori da casa mia! Subito)
- Mi amor,  todavía! Te juro que ni siquiera he tocado con un dedo!! ( Amore mio,  calmati! Ti giuro che non l’ho toccata neanche con un dito!)  –
- Escuché sus mentiras por mucho tiempo! Ir !! No quiero verte nunca más! (Ho ascoltato le tue bugie per troppo tempo! Vattene! Non voglio vederti mai più!)

Le urla che giungevano dalla camera dei signori Martinez avevano traumatizzato tutto il personale che lavorava nella villa. Nel salotto la madre di Josè aspettava tesa la fine della sfuriata della nuora. Il fragore di una porta sbattuta con forza è il chiaro segno che Josè non è riuscito a convincere la  moglie della sua innocenza.
Non aveva fatto in tempo ad entrare in casa che Gabriela l’aveva attaccato duramente a causa delle foto che giravano in rete che lo ritraevano abbracciato a Viola. Non aveva voluto sentire ragioni e l’aveva buttato fuori dalla loro camera! Mujercita terco!!! Donnina testarda!!
- Josè!! –  sentendo il tono imperioso con cui  dona Maria lo chiama, si rassegna  ad essere  ripreso aspramente…..di nuovo.
- Mamà….mi querida…. –
- Silencio!! Tu mujer te va a dar un hijo..non debe inquietarse!! ( Silenzio! Tua moglie sta per darti un figlio e non deve agitarsi! )
- Però màma!! Yo no hice nada! ( Ma mamma! Non ho fatto nulla! )
- No me importa tu disculpa! Resolver el problema de inmediato!! ( Non m’interessano le tue scuse! Risolvi il problema subito! )
- Esta bien màma… -  mormora pacato uscendo dalla stanza.

Londra.


        Dopo aver ricevuto la telefonata di José, Viola aveva cercato più volte di rintracciare Tom senza riuscirci. Nel cellulare era stata attivata la segreteria telefonica.
- Tom , sono Viola. Appena riesci richiamami per favore, è urgente. – Primo messaggio.
- Tom, sono sempre Viola. Vuoi deciderti ad accendere il telefono è urgente! – Secondo messaggio.
- Maledizione Tom! Dove diavolo ti sei cacciato?! Devo parlarti subito! – Terzo messaggio.
-  ……Ti prego….chiamami….. – il tono accorato delle ultime paroline  sortisce l’effetto sperato.
Quando sente  il suo cellulare trillare,  Viola sobbalza violentemente dalla sorpresa  e  si affretta a rispondere. Avrebbe dovuto scegliere bene le parole per convincerlo a seguirla  in Spagna, per colpa sua José rischiava di non presenziare alla nascita del figlio.
- Pronto! Tom…grazie a Dio! Ho bisogno di te! –
- Ma davvero? Che strano….. avevo l’impressione che non fossi interessata a parlare con me… - il tono sarcastico che usa, non lascia spazio ad alcun  dubbio, è parecchio seccato per come l’ho trattato alla festa e di conseguenza sarà difficile se non impossibile convincerlo con le buone, dovrò scendere a patti.
- E-e…va bene….forse ero un po’ in collera la sera della festa…..ma…..ti chiedo scusa….sono veramente mortificata….e….. –
- E……..adesso hai bisogno di me…..- mormora sadicamente soddisfatto.
- Ti prego Tom è una cosa importante….non ti disturberei se non lo fosse…-
- Ti ascolto…. -
- Non possiamo vederci per un momento? Preferisco parlarti di persona. –
-  Sono al parco, hai mezz’ora per raggiungermi.  A dopo. –
Appena metto piede nel parco vengo superata un gruppo di oche starnazzanti che  inseguono un “poveretto”  che sta cercando di fuggire zizzagando tra gli alberi in cerca di un nascondiglio. Dopo una decina di minuti il “poveretto” mi si avvicina quel tanto che basta per sussurrare – Salvami!! –
Nonostante gli occhiali neri e il cappuccio della felpa che gli copre gran parte del viso, le ragazzine hanno riconosciuto il mio  ex capo e visto che non ho molto tempo e devo parlare con lui al più presto, mi piazzo in mezzo alla  pista allargando le braccia per bloccare l’allegro gruppetto di fans scatenate.
                                            
- Potreste fermarvi un attimo, Per favore? – chiedo gentilmente.        
- Spostati!! Stiamo inseguendo quel gran figo di Loki!! Se ci fai perdere tempo lo perdiamo! – esclama furiosa una ragazzina con i capelli verdi e piercing multipli sul labbro.
- Quello che state inseguendo è mio marito e non è certamente Loki, se non la finite sarò costretta a chiamare la polizia.. – replico pacata indicando il cellulare che ho in mano.
La maggior parte delle fans rinunciano a inseguire il loro idolo borbottando e solo alcune si “appostano” vicino al cancello d’entrata.  Mi siedo  su  una panchina in una zona un po’ appartata, aspettando che il fuggitivo esca allo scoperto.
- Sono   andate via? – mormora una vocina che proviene dal cespuglio alle mie spalle.
- Quasi tutte, ti sei spaventato? – sogghigno.
- Erano in troppe!! E pure esaltate!! – borbotta seccato sedendosi vicino a me.
- Allora cosa volevi dirmi? – chiede sbrigativo guardandosi intorno cauto.
- Ehm……allora…..ci sono alcune foto… che girano in rete di José….che….- esito,  cercando le parole giuste per esprimere la mia richiesta in modo convincente.
- Ah…si…….quelle foto hanno raggiunto anche…Parigi. Hanno fatto molto scalpore, visto che da tempo José non si mostrava in pubblico con una donna. Sono rimasto sorpreso anche io…. di venire a sapere dai social network….come la mia assistente finisce le sue serate….. è stato interessante.- dice sardonico.
- A-ah…..allora le hai viste….. Ma naturalmente lo sai che sono foto che non rispecchiano la realtà…. e …. – tento di rimanere indifferente alla sua occhiata scettica.
- Ah….. lo so? Nella foto è chiaramente  immortalata la tua faccia appiccicata a quella di José…. Non è così? –
- Non è questo il problema… solo che queste foto hanno raggiunto anche ….Madrid…e … - dico ad occhi bassi con la faccia in fiamme. La sua risata divertita mi urta le orecchie – Ma la vuoi finire di ridere? E’ una questione seria!! – strillo isterica.
- A me non sembra! Non mi vorrai dire che José ti ha chiamato per dirti che Gabriela l’ha buttato fuori di casa!! – chiede continuando a ridere estasiato.
- Ehm…. Purtroppo per causa mia ….. sembra che ……sia proprio così…- mormoro mortificata.
-  Impossibile!! Si amano troppo per lasciarsi…..ma…. come fai a sapere di Gabriela? Non lo sa nessuno! – chiede stupito guardandomi attentamente.
- Infatti non lo sapevo….fino ad oggi…quando José mi ha chiamato e mi ha raccontato cosa avevo combinato…. – pigolo triste.
- E cosa avresti combinato? Ti decidi a parlare?  E perché sei andata con lui in albergo?!! – chiede incapace di frenarsi.
- E’ una lunga storia…..Quando mi ha accompagnato all’ingresso  dell’albergo dove mi aspettava il mio taxi….. siamo stati assaliti  dai fotografi e….io…. – prendo un respiro prima di continuare, sicura che da li a poco si  sarebbe scatenato il finimondo.
- Tu…..? – m’incalza al limite della pazienza.
- L’ho baciato per forza per farmi fotografare con lui… - confesso sofferente.
- E perché mai avresti voluto farti fotografare…… per quale oscuro motivo……ma….ma sei impazzita? – chiede sbalordito.               
Mi copro il viso con le mani tremanti al culmine della vergogna, la seconda parte della confessione è di gran lunga peggiore della prima. – Non è colpa mia!! Quando sono arrabbiata,  esco fuori dalla grazia divina e combino mega casini come questo!! Ti ricordi …quella sera…ti avevo appena  confessato la verità….e tu ….mi hai mandata via….e …… -
- Viola! Non mi hai mai dato l’occasione di chiarirmi  con te! E’  da quando sono tornato che ti rincorro per cercare di parlarti! – urla furioso.
- E…..va bene hai ragione…… ma ritornando a José….. l’ho baciato guidata dalla rabbia che provavo a causa tua. –
- A causa mia? E io che cosa ho mai fatto? –
- Sembravi…. così deluso e…. sapevo, conoscendoti, che non saresti più riuscito a fidarti di me…come prima.. e io stavo così male che… Sono impazzita…..volevo  dimostrarti che delle foto su di un giornale o le chiacchere della gente potevano, forse,  influenzare la tua imparzialità nel giudicare una persona che non conosci…..ma non farti perdere la fiducia di una persona con cui hai lavorato per quattro anni e che ti ha dimostrato in più occasioni la sua serietà ed  etica morale…..anche se ha commesso un errore. …. –
- Hai ragione.. – mormora interrompendomi.
- Davvero? – chiedo stupita.
- Ti devo chiedere scusa Viola…..io…. –
- Ti prego…..ti prego per ora……mi basta solo  che tu sappia che io non sono avvezza a questo tipo di situazioni e che sono mortificatissima di essere l’involontaria causa del litigio tra  José e  sua moglie! Devo  aiutarlo!  Sua moglie non lo vuole vedere perché pensa che io e lui….. sta per partorire …. Lui vorrebbe assistere al parto ma lei non lo vuole vedere… Devi venire con me a Madrid……. Vuoi venire con me a Madrid e aiutarmi a chiarire con Gabriela?  Ho ancora da utilizzare….. le suppliche nel repertorio…. per convincerti…sei avvertito………. – dico sorridendo ansiosa.
-  Sei completamente pazza…..Non l’avevo mai…notato. – mormora scuotendo la testa incredulo.
- Lo so,  ho imparato a nasconderla bene… la pazzia….. mi dovresti vedere allo stadio……. Ti prego…vieni.. - giungo le mani a mo’ di preghiera  e mi metto in ginocchio pestandogli pure i piedi.
- Ahiaaa! E…va bene….ma…. quando questa storia sarà finita….. mi starai a sentire a costo di legarti ad una sedia!  – 
- Grazieee, Tom!! Sei il migliore!! – esclamo felice e d’impulso gli butto le braccia al collo e lo  stringo in un abbraccio soffocante.
- Ho paura a chiedertelo ma….quando si parte? - 
- Ho i biglietti in tasca e l’aereo parte alle dieci di domani mattina e José ci manderà una macchina per portarci a casa sua. – gli confesso fintamente desolata.
- Sei molto sicura di te stessa vedo….hai già fatto i biglietti.  E se mi fossi rifiutato? – chiede seccato.
- José mi ha detto di dirti che se non ti fossi deciso a venire con me, avrebbe raccontato in diretta televisiva una certa storia su di te e una certa “Magnifica”..? Mi ha detto che ti avrei convinto di sicuro.  –
L’espressione sbalordita del suo viso e l’improvvisa comparsa di chiazze rosse sulle guance è un chiaro segno che José ha usato un’ottima “strategia”  per obbligarlo a seguirmi in Spagna.
- Ti senti male? – chiedo ironica.
- E’ proprio disperato…… - mormora tra sé.
 La macchina avanzava silenziosamente sul viale che costeggiava il parco della villa, la campagna circostante non aveva nulla da invidiare ai vigneti che aveva ammirato in Francia qualche anno addietro. Tom sedeva silenzioso vicino a lei mentre consultava i vari social per rispondere alle numerose domande o saluti dei suoi  fans.
- Non c’è ancora… - mormora pensieroso.
- Cosa cerchi? – chiedo curiosa.
- E’ da tanto che non leggo un commento di una mia fan, sono quasi preoccupato, le mando un messaggio? –
- Si bravo così poi lo pubblica e ti danno la caccia come pedofilo e maniaco, chi è , una ragazzina? – mi sporgo per guardare sul display e stupita osservo la pagina di Cucciolotta.
- No, non penso sia una bambina, abbiamo passato alcune nottate a discorrere su tematiche che le bimbe non digeriscono. E’ interessante parlare con lei sai? Mi dà la sua opinione senza considerare che sta scrivendo al personaggio pubblico, è particolarmente critica quando si impegna.. – dice sorridendo.
- Non sapevo che passassi le serate a chattare…..un uomo come te. –
- Un uomo come me?....Un uomo come me arriva a casa stanco morto ed entra in un appartamento vuoto….. la maggior parte delle sere le passo a rilassarmi guardando vecchi film o leggendo. – ammette tranquillamente.
- Non m’incanti! Un uomo come te…. che viene rincorso nel parco e corteggiato da una qualsiasi bipede vivente! Da come descrivi le tue serate… se tu avessi anche un gatto….saresti l’immagine perfetta di un vecchio pensionato e non di un trentenne rincorso dalla metà delle cittadine londinesi! – rido davanti alla sua espressione imbarazzata.
- Oddio….. hai davvero un gatto? Non l’ho mai visto! –
- Beh….ecco è il gatto della vicina….si chiama Otello e viene da me quasi ogni sera, quando sono a casa,  ci  facciamo  compagnia sul divano…mentre guardiamo i film. -
- E…mentre guardi il film…. con Otello…chatti con Cucciolotta….. – intuisco.
- E immagino che invece le tue serate siano all’insegna della mondanità..??!! – ribatte ironico.
- Scherzi? Appena arrivo a casa….m’infilo il tutone felpato e con una ciotola di gelato passo la serata a …….guardare vecchi film….o a leggere…. – ammetto sconcertata, non avevo mai pensato a me stessa come una vecchia pensionata e la mancanza di mondanità non mi pesava affatto. Notando lo sguardo ironico di Tom mi affretto a precisare.
- Io non ce l’ho un gatto sia ben chiaro!! –
- Sembri l’immagine perfetta di una vecchia zitella…. – mi deride soddisfattissimo.
- E stai zitto!! – borbotto seccata.
- Oh…porc….. – sobbalza  violentemente  fissando allibito  lo schermo.
- Che succede? –
- Dai un’occhiata.. – dice volgendo il portatile verso di me.
PROPOSTA DI MATRIMONIO AL PARCO PER IL NOTO ATTORE LONDINESE.

Nella foto condivisa in rete, io sono in ginocchio sui piedi di Tom a mani giunte che lo fisso con uno sguardo che sembra adorante…….che umiliazione! Mentre Tom mi sorride felice ( Ma quando lo ha fatto??). Nella seconda foto lo abbraccio ridendo. D’impeto prendo il portatile e con alcune veloci ricerche riesco a trovare il nome di chi ha condiviso le foto. Il nome non mi dice nulla, ma appena guardo la foto dell’autore,  riconosco la ragazzina con i capelli verdi e i piercing multipli sul labbro che inseguiva Tom al parco.
-  Perfetto! Quella peste che ti correva dietro nel parco, ci ha fotografati! La denuncio! – sbraito furiosa.
- Queste foto arrivano al momento opportuno, se le abbiamo viste noi, le avrà viste anche Gabriela….quindi sarà più facile convincerla che tu non hai mai avuto mire su suo marito… - mi spiega arguto.
- E io cosa dovrei fare? Stare aggrappata a te tutto il tempo, chiamandoti amorellino?? – no..dai non ce la posso fare!
-    Sarebbe una buona idea….potresti dire che hai baciato José……per ingelosirmi…. – mormora ilare.
- Guarda che l’attore sei tu, io non riuscirei a convincere nessuno! –
- Io non direi… hai fregato anche me! – commenta candidamente.
Di nuovo l’ombra del mio inganno ci separa, ho come l’impressione di essere caduta in una trappola che mi sono costruita da sola!
- Cosa dovrei fare? – chiedo rassegnata.
Tom velocemente mi descrive a grandi linee il carattere di Gabriela e mi suggerisce alcuni dettagli per convincerla che sono  innamorata di lui.
- Cerca il contatto fisico…nel senso…. stai vicino a me il più possibile ehm…..dammi la mano intrecciando le dita con le mie e…..sorridimi spesso senza un’evidente ragione ..e…. chiamami con un nomignolo….se ne hai l’occasione ….servi prima me…o fammi assaggiare qualcosa….servendomi con le tue mani…. -  elenca compitamente… i dettagli segnandoli con le  dita della mano.
- Ma tu vuoi una schiava….non una fidanzata!!....Dai.. Tom! Siamo seri! Non siamo dei ragazzini! Secondo me non lo troverà normale se ti chiamo….. Cucciolotto …Tesorino…PioPio..no dai!! ….. Crederà che  sono una cerebro lesa! – esclamo ostinata, evitando di considerare che involontariamente ho accettato di recitare la parte della fidanzatina adorante.
- Lei tratta così suo marito, non troverà normale… se non lo fai! Credimi! Ecco siamo arrivati.. Stai tranquilla ti aiuterò io…- mormora sibillino.
- Perché ho  come la vaga impressione che …ti stai divertendo? – dico risentita.
- Beh ….. sarà una novità…. Essere vezzeggiato da te,   per una volta, invece di essere vilipeso. – commenta scoppiando a ridere davanti alla mia faccia incredula.
 José apre lo sportello dell’auto e ci saluta festosamente. – Bienvenido a mis amigos!  Gracias por venir hasta aquì! (Benvenuti amici miei! Grazie di essere venuti fin qui. )
- Ciao José .. – sorrido tendendogli la mano, se sua moglie sta guardando dalla finestra, vedrà anche che sono strettamente abbracciata a Tom.
- Hola Viola e Tom…… – mormora prendendomi la mano sorridendo.
- Ciao  José.. … la minaccia che hai suggerito a Viola, ha funzionato. –
- Soy un hombre desesperado! ( Sono un uomo disperato! )….Mi mujer…. Mi ha costretto a dormire in una delle camere degli ospiti! – rivela sconsolato.
- Mi spiace… - mormoro desolata.
- E’ anche colpa mia….. ma questo è un'altra storia! Allora…le foto che abbiamo visto in rete…. Per una volta ….esprimono la verità…. Vi siete innamorati? – chiede curioso notando la mano di Tom sul mio fianco.
- Ma…veramente.. –
- Si,  finalmente ci  siamo dichiarati! Vero tesoro? – mormora affettuoso baciandomi i capelli.
- A.ah….si …..s-sono pazza di lui! -
 AIUTOOO!

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Capitolo 9
*** Te quiero. ***


Gabriela Martinez è  una vera sorpresa,  non molto alta,  con la pelle leggermente ambrata, grandi occhi scuri profondi  e lunghi  capelli neri, non è  particolarmente bella ma sembra avvolta da una aura carismatica irresistibile, è  una di quelle donne che attira lo sguardo ovunque vada. Ci raggiunge,  camminando lentamente e  con un  sorriso smagliante abbraccia  Tom salutandolo affettuosamente.
- Hola Tom, còmo estàs? Y ‘a tu novia? ( Ciao Tom, come stai? E’ la tua fidanzata?)-
- Hola Gabriela, eres muy hermosa, my querida. ( Ciao Gabriela, sei bellissima, mia cara. ) Ti presento Viola Prince. Viola, Gabriela Martinez. –
- E’ un piacere conoscerti Viola, l’unica donna che ha fatto innamorare il nostro amico Thomas. – dice abbracciandomi leggermente.
- Il piacere è tutto mio. Grazie di averci invitato. Avete una casa bellissima. – come al solito,  non sono molto originale,  ma sono sincera.
- Grazie,  accomodatevi. Pablo vi mostrerà la vostra stanza, ci vediamo tra poco in veranda, stiamo aspettando alcuni amici  che si uniranno a noi per pranzo. –

Pablo si ferma davanti ad una porta di legno  finemente intagliata e dopo averla aperta ci invita ad entrare e dopo un breve inchino silenziosamente  la richiude. La nostra “stanza”  è  un piccolo appartamento con   due stanze da letto, un salottino  con grandi divani soffici e colorati e un bagno.
-  Wow! Tom vieni a vedere! – esclamo estasiata uscendo nella terrazza piena di fiori e piante.
- Viola vieni a vedere…-  Tom  mi chiama nello stesso momento.
La stanza da bagno è dominata da un’enorme vasca  con idromassaggio, è talmente grande che ci potrei stare sdraiata e mi ripropongo di usarla questa sera prima di andare a dormire.
- Stabiliamo i turni!  Vuoi usarla prima tu o aspetti che l’abbia usata prima io? – chiede Tom  ridendo.
- Prima tu, non voglio correre il rischio di essere interrotta mentre sguazzo qui dentro!
Mentre scendiamo per raggiungere in veranda i padroni di casa, notiamo che gli ospiti che stavano aspettando erano già arrivati.  
- Alvaro! Còmo estàs? – esclama cordialmente Tom mentre stringe la mano ad un ometto dallo sguardo allegro.
- My amigo Tom! Sto molto bene, grazie. Ti ricordi di mia moglie Christina? – chiede l’uomo avvicinandosi ad una bella donna bionda dallo sguardo altero.
L’atteggiamento di Tom cambia   lievemente mentre saluta Christina – Ma certo, còmo estàs?  Vi vorrei presentare la mia fidanzata Viola Prince. Viola, Alvaro e Christina Cordela. - 
Se  uno sguardo avrebbe potuto uccidere, sarei già bella stecchita, la signora Cordela  sfiora appena la mano che le tendo  e mi studia con un’attenzione che rasenta la maleducazione. Invece il signor Alvaro è l’incarnazione della cortesia. Certo che come coppia non mi pare molto ben assortita, che Alvaro un uomo  sia innamorato di sua moglie è evidente, ma il suo  aspetto distinto non regge il confronto con la bellezza della moglie,   Christina sembra una modella  ma il contegno  superbo con cui si atteggia non le dona.
- Sono veramente felice di conoscerla Viola, sono contento di sapere che il nostro amico abbia trovato finalmente la donna “giusta” per lui. –
- La ringrazio. – mormoro imbarazzata mentre mi siedo sul divanetto vicino a Gabriela.
- Ci raccontava Josè che lei lavora per il nostro amico, è decisamente molto pratico unire l’utile al…dilettevole…. –  mormora ironica.
 Non avrei mai pensato di provare per una persona appena conosciuta una così profonda avversione,  è una cosa istintiva e immediata io e quella donna non andremo mai d’accordo. Molto probabilmente solo Tom comprende lo sforzo immane che sto compiendo per restare indifferente ad un simile attacco e so che la pazienza è una virtù dei forti……ma io…purtroppo non lo sono.
- Può darsi che lei abbia ragione ….ma io non lavoro più per Thomas. Mi riserverò solo  il piacere di scegliere io stessa il suo nuovo assistente e ovviamente mi prodigherò con tutte le mie forze   affinché  il….”diletto”….. rimanga solo ed esclusivamente mio. -   rispondo pacata.
Il breve silenzio imbarazzato che segue le mie parole,  viene interrotto contemporaneamente da José e Tom che dopo essersi scambiati una breve occhiata allarmata,  iniziano a parlare di vecchie amicizie e di aneddoti divertenti riguardanti il periodo che entrambi frequentavano l’accademia di recitazione.
Durante la cena la conversazione continua tranquillamente finché non commetto l’errore di porre  a Gabriela le classiche domande che una futura mamma si aspetta di ricevere. Molto probabilmente l’argomento non garba molto alla signora Cordela, che all’improvviso si alza da tavola e raggiunge fuori nel parco gli uomini che stanno ammirando la nuova auto di Alvaro. Dalla portafinestra avvicinarsi “troppo” a Tom per scambiare qualche parola.
- Spero che tu non ti sia risentita dell’atteggiamento di Christina, ha passato un periodo di crisi con il marito è un po’ nervosa ma non è cattiva. – Gabriela mi osserva attentamente mentre io continuo a controllare  il mio “fidanzato”.
Lentamente distolgo lo sguardo dal parco e mi  volto verso Gabriela   - Non ti preoccupare, nessun problema. Dopo quattro anni lavorando a stretto contatto con artisti esaltati, incoerenti ed egocentrici  non m’impressiona più nulla……. – 
- Stai parlando di me “tesoro” ? – chiede Tom sedendosi vicino a me.
- No…”amore”….tu sei uno dei pochi attori che lascia la “maschera” sul palco… - rispondo dolcemente, accarezzandogli i capelli, come avrebbe fatto una brava fidanzata.
- G-grazie….. è un complimento? –  chiede dubbioso.
- Sicuramente la tua fidanzata intendeva dire che con lei non reciti mai… - s’intromette Christina rientrando dalla sua passeggiata.
- Ha ragione Christina, Tom è un uomo che sembra estremamente controllato  ma quando entra in casa è un uomo come  tutti gli altri. –
- Grazie … cara. Speravo che almeno per te…fossi un uomo speciale! – borbotta fintamente offeso.
- Quindi convivete  ? – chiede sorpresa Gabriela.
-   No e  non abbiamo piani a lunga scadenza. E poi non ho ancora avuto modo di dirgli che nel mio futuro prevedo tre figli e due cani….. e forse dopo aver digerito questa notizia non vorrà più avere a che fare con me. – sorrido vedendo sobbalzare dallo sgomento il mio ex capo.
- Tre figli e…due cani? Avremo bisogno di una casa più grande! – esclama preoccupato.
Per un attimo mi perdo nella contemplazione di una scenetta,  una cena familiare con  bimbi felici e chiassosi,  cani festosi e Tom che mi guarda sorridente dall’altra parte del tavolo. Mi vedo accompagnare i bambini nella loro camera e dopo aver letto per loro la storia della buona notte, spegnere la luce e raggiungere “mio marito”….. WOW! Mi riscuoto dalle mie dolci fantasie quando sento qualcuno toccarmi leggermente il braccio. Gabriela ha un’espressione tesa sul viso e l’improvvisa immobilità che la coglie è un chiaro segno che sono iniziate le doglie.
- Gabriela stai male vero? Quando sono iniziate? – chiedo velocemente inginocchiandomi davanti a lei.
- Durante la cena, ma non ero preoccupata è tutta la settimana che sento dei doloretti. - risponde con voce roca.
- Tom!  Chiama José dobbiamo portare Gabriela in ospedale! Sta per nascere il bambino! –
- Il bambino? – mormora spaesato mentre  un evidente panico che gli paralizza la mente.
Nel giro di pochi minuti siamo tutti  in preda all’agitazione, la governante porta velocemente  la valigia, mentre io e Tom sosteniamo Gabriela piegata in due dal dolore di un’altra contrazione,  José, nel frattempo,  corre a prendere la macchina cascando due volte per strada.
Durante il tragitto fino all’ospedale nessuno fiata, in macchina si sentono solo i gemiti sommessi e la respirazione affrettata   di Gabriela che sta dimostrando un autocontrollo meraviglioso, Tom aveva dovuto prendere il volante perché José non era grado di guidare e continuava a girarsi a controllare sua moglie, sembrava sul punto di dare di stomaco tanto  era sconvolto.
- Gabriela….. estàs bien? -  lo sguardo dolente con cui la guarda esprime solo una parte della paura e della angoscia che prova e Gabriela sembra comprendere il tormento del marito perché gli sorride brevemente.
- Yo estoy bien y tu hijo….. Jura que èl amarà para siempre.. (Io sto bene e anche tuo figlio…Giura che lo amerai per  sempre).
- Te lo juro yo le amarè para siempre…. que amo a sua madre.. ( Ti giuro che lo amerò per sempre…come amo sua madre. )
- Dime el nombre…. – sospira con le lacrime agli occhi sorridendogli dolcemente.
Per superare i mesi di lontananza,  Gabriela non aveva potuto seguirlo in tournée,  lei e il marito avevano  iniziato un gioco per cui lui avrebbe dovuto impegnarsi a  scegliere  il nome del bimbo/a  mentre  Gabriela  non gli avrebbe rivelato  il sesso del nascituro fino a quando non fosse tornato a casa.  Il loro bambino    racchiudeva in sé l’amore che li univa anima e corpo, in lui sarebbero diventati  una sola entità.
- Non avete ancora deciso il nome? – balbetta Tom cercando di alleggerire la tensione.
- Diego  Julio Martinez… - mormora emozionato.
- Me gusta… -
Dopo quattro ore di travaglio il bambino finalmente viene alla luce urlando disperato e José poco dopo schizza fuori dalla sala parto ancora con il camice e la cuffietta addosso per portarci  la buona notizia e crolla tra le braccia di sua madre piangendo dall’emozione.
Il piccolo Diego è un bel bambino con i capelli neri, nonostante le urla provenienti dalle altre culle, lui molto tranquillamente continua a dormire pacifico. José è ancora aggrappato al vetro della nursery in contemplazione di suo figlio.
- Pensi che riusciremo a farlo allontanare da quel vetro giusto il tempo di un panino? - sussurra Tom ridacchiando.
- Forse è meglio che vai  a prendere qualcosa e gliela porti, io vado da Gabriela. - 
Dona Maria mi fa cenno di entrare nella stanza appena mi vede, Gabriela sta dormendo come il figlio. Ha il viso un po’ segnato dalla fatica ma sulle sue labbra aleggia un dolce sorriso.
- Siedi pure cara, se non ti disturba vado a vedere mio figlio e mio nipote. – mormora sottovoce .
- Vada pure, rimango volentieri. –
Appena la signora esce dalla stanza Gabriela apre gli occhi indubbiamente sveglissima – E’ andata via? – bisbiglia.
- Si è appena uscita, va da tuo marito e da tuo figlio. – rispondo sorridendo.
- Non fraintendere, mia suocera è un vero tesoro, ma ho passato questi ultimi quattro mesi con lei e sono felice che adesso possa riversare il suo affetto su suo nipote. –
- Ti capisco perfettamente. Come stai? –
- Sono stanca, ma ho una grande emozione  che mi brucia dentro. José…?. –
- José è appiccicato al vetro della nursery e ..,.. non dovrei dirtelo ma…. Uscendo dalla sala parto ha pianto come suo figlio dall’emozione tra le braccia di sua madre. Ci siamo commossi tutti in realtà. Era così in ansia per te … Ti ama tanto… - non so perché ho pronunciato quelle parole e Gabriela affidando lo sguardo mi fissa decisa.
- Mi ama tanto? –
- Gabriela…ti devo chiedere scusa per quelle foto che hai visto in rete, ero io che baciavo José e non il contrario, ma non ero a conoscenza del legame che vi univa e…. l’ho fatto….perché…- incapace di finire la frase abbasso gli occhi desolata.
- Per Thomas…. Ho visto come lo guardi, la commedia che avete inscenato a mio beneficio non mi ha mai convinta finché non ho visto la gelosia nel tuo sguardo… sei innamorata di lui. – conclude pacata.
- Pensa che lui non l’ha ancora capito….. e naturalmente non ho intenzione di dirglielo…ancora. – inizio a raccontarle tutta la storia, non so per quale motivo, visto che la conosco appena, mi fido di lei.
- Hai finto di essere lesbica per poter avere quel lavoro??!!!  - esclama  guardandomi ammirata.
- Vedi perché devi credermi quando ti dico che ho costretto tuo marito a baciarmi solo a causa di Tom…ogni tanto un demone s’impossessa del mio corpo e scateno  delle catastrofi……scusami. Se avessi saputo che era sposato non l’avrei mai fatto! –
- Sei più unica che rara, avere un marito come il mio è una fatica immane se non sei sicura di lui, più di una volta la mia fiducia è stata messa alla prova, ma  non ha mai vacillato neanche quando ho visto con i miei occhi José  baciare ….Christina. –
- Che cosa? – sobbalzo allibita.
- E’ una storia vecchia, ormai superata, ma forse non sono in me stessa questa sera, per questo l’ho detto. Siamo cresciuti insieme io, José e Christina, mentre io non ho amato nessun altro all’infuori di lui, la mia  migliore amica aveva come  scopo della sua vita cercare un uomo abbastanza ricco da mantenerla nel lusso. Non ha mai considerato José come uomo, finché non è diventato famoso. Lei è una donna molto sensuale e bella e….. –
- …..Yo amo solo a ti… mi amor……..Te quiero ….- mormora una voce dietro alle mie spalle.
José entra nella stanza lentamente guardando sua moglie con uno sguardo così intenso e sensuale che decido immediatamente di lasciarli soli ed esco dalla stanza chiudendo silenziosamente la porta dietro di me.  Ho bisogno d’aria, non riesco a respirare dall’angoscia che mi preme dentro. Aprendo una porta a caso mi ritrovo nella tromba delle scale d’emergenza, fortunatamente non c’è nessuno e finalmente sono libera di dare sfogo alle lacrime trattenute fino ad allora. Non lo so perché piango, forse per l’emozione della giornata,  forse per aver intravvisto la  forza di un amore vero o forse..... solo per me stessa e un po’ per il mio bellissimo ex capo. Non ho mai avuto bisogno della presenza di quell’uomo come in questo momento.  Incredibilmente vengo esaudita,  Tom sale adagio le scale,  in silenzio osserva le lacrime che ancora mi rigano il viso  e s’inginocchia di fronte a me per guardarmi a lungo negli occhi , con una mano m’accarezza una guancia per consolarmi, ma quel lieve contatto  scatena dentro di me una smania di toccarlo  e senza smettere di fissarlo lo traggo verso di me. Le sue labbra dolci si aprono sulle mie e senza fretta ci stringiamo l’uno all’altro.
 

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Capitolo 10
*** Ma perchè capitano tutte a me? ***


Le maggiori testate giornalistiche avevano intrapreso una massiccia campagna pubblicitaria riguardante   il presunto fidanzamento tra Tom e una certa Madeleine Shafford, figlia di un Lord ricchissimo. Ogni settimana  arricchivano gli articoli,  delle foto “rubate” ai due piccioncini ogni qual volta decidevano di farsi vedere in pubblico insieme.
Madeleine Shafford, ventotto anni, nubile, sessanta kili distribuiti in un metro e settantacinque di altezza, laureata in Lettere e Filosofia a Cambridge. Occhi azzurri chiarissimi, lunghi capelli neri, elegante ed eterea. Oltre ad essere bella e ricca di famiglia, era anche una scrittrice famosa, il suo ultimo libro, da cui verrà tratto il film in cui reciterà anche Tom, è in testa alle classifiche da settimane. Insomma una donna perfetta e di successo. La odio immensamente! In ogni foto, Tom appare rilassato e sorridente mentre la “cara” Madelene viene immortalata sempre con un’espressione aristocraticamente composta.
Per l’ennesima volta ripenso all’ultima sera  trascorsa  a Madrid. Eravamo entrati nella villa abbracciati cercandoci con le labbra in continuazione, in sintonia perfetta,   finché non gli avevo detto  che non sarei partita con lui per New York, dove sarebbero iniziate le riprese del nuovo film.
All’inizio aveva  ascoltato  stranamente pacato,  il mio assennato discorso  sull’esigenza che sentivo di realizzarmi sul piano lavorativo lontano da lui, cioè dalle sue dipendenze. Gli avevo spiegato sinceramente della paura che mi paralizzava, essendo cosciente  che l’attrazione travolgente  che mi spingeva verso di lui,  potesse distruggere la mia volontà, annullarmi. Avevo paura che lui diventasse il fulcro della mia esistenza.  Mi aveva lasciato parlare fino allo sfinimento senza intervenire e senza pormi domande, l’unica cosa di cui ero certa  che non gradiva  la posizione in cui mi ponevo nei suoi confronti. Si era passato una mano tra i capelli per scacciare la tensione  e  mi aveva guardata a lungo  con uno  sguardo accigliato,  sembrava stesse riflettendo bene su ciò che gli  avevo appena  detto.  
- Tom….ti prego… di qualcosa… - l’avevo  pregato  accorata.
- Cosa vuoi che ti dica? Mi stai chiedendo di lasciarti spazio….. che  hai paura di amarmi perché sai che  questa…..attrazione…. potrebbe essere  così totalizzante…..che potrebbe….. come hai detto? Ah si….annullarti…. tu hai paura….Beh ti sembrerà strano ma  anche io ho paura di te.  Ma sono  pronto a correre il rischio,  perché …… io voglio amarti.  Io non posso assicurarti che le cose tra noi andranno sempre bene ma sono pronto ad  accettare tutti i problemi che si prospetteranno e a cercare di   superare le difficoltà insieme a te.  –
- Tom …cerca di capire… che io…. – avevo balbettato incapace di fargli capire le mie paure.
- Cosa dovrei capire?! Hai appena ammesso che sei attratta da me… ma che hai paura di amarmi perché non vuoi  perdere te stessa! E….sai cosa  deduco?? Che in realtà… tu non vuoi amarmi…. Forse vuoi solo un appassionato flirt… Ed è esattamente ciò che ho intenzione di darti! – esclamò furioso.
Non era stata la presa ferrea con cui mi stringeva, né il bacio violento pieno di rabbia con cui mi torturava le labbra a ferirmi ma la consapevolezza che solo per colpa mia Tom avrebbe odiato se stesso, l’avevo esasperato al punto da usare la forza per punirmi del dolore che gli stavo infliggendo. Ero rimasta inerme tra le sua braccia inebetita dall’angoscia e solo quando aveva sentito il sapore salato delle mie lacrime silenziose mi aveva allontanata da sé con veemenza e senza una parola  era andato via.
Sono passati tre mesi da quella sera ed io ho continuato a sperare che mi chiamasse o che rispondesse ai numerosi messaggi che gli avevo inviato. Non ero riuscita a mettermi in contatto neanche con  Ethan che era partito con Tom , sostituendomi,  mi aveva tagliato fuori dalla sua vita.     
                                                    
Quella mattina durante il briefing Roberta  assegna gli incarichi ai suoi giornalisti e per la prima volta mi viene richiesto di partecipare attivamente ai servizi. La conferenza stampa che precedeva la proiezione del film in cui recitava anche Tom era un servizio poco impegnativo,  ma che  avrebbe attirato l’attenzione dei fans più accaniti, si aspettava delle  riprese con il commento del pubblico prima e dopo il film e degli attori protagonisti. Non era stato difficile per  Roberta “convincermi”, dopo averle espresso le mie perplessità,   che aveva fiducia nelle mie capacità e che si aspettava dai suoi collaboratori la massima versatilità, insomma ….mi ha fregata.
Dopo aver concordato con l’addetto stampa la scaletta per i turni per le interviste e consegnato i documenti alla vigilanza io e Paul, il nostro cameraman, entriamo nella sala stampa  e  riusciamo a trovare solo dei posti nell’ultima fila, accanto ai maxi  schermi appostati un po’ ovunque per dare una buona visuale a tutto il pubblico. Il baccano è infernale, alcuni attori sono già arrivati e i fans sovraeccitati urlano e cantano.
Aspettando che tutto il cast faccia il suo ingresso,  abbiamo registrato parecchie interviste flash con i fans, ma dopo l’annuncio della produzione che gli attori  erano pronti per le domande, ritorniamo ai nostri posti. Tom entra nella sala scortato dagli agenti della sicurezza, salutando e sorridendo rivolto verso il pubblico e dopo aver salutato i suoi colleghi, prende  posto con un sospiro, dev’essere stanco, penso intenerita, ha gli occhi leggermente cerchiati e un accenno di barba incolta sulle guance, i suoi vestiti, jeans e maglietta sono stropicciati, come se ci avesse dormito sopra. E’ sexy da morire, con quell’aria da cowboy  trasandato…. E adesso   è fidanzato…..  So bene che queste notizie potrebbero essere il frutto della fantasia perversa  dell’ufficio marketing della produzione per ottenere pubblicità gratis per il film in uscita,  sfruttando  le foto che giravano nelle agenzie e mi resta solo un modo per scoprire la verità, andare io stessa ad indagare dietro le quinte.
Senza esitare  mi alzo e sgattaiolando sotto le transenne, m’intrufolo nelle quinte alla ricerca di Ethan, che trovo comodamente seduto vicino alla macchinetta del caffè. Quando mi riconosce balza in piedi quasi spaventato, forse la mia espressione non è esattamente rilassata e devo far  forza su me stessa per ricordarmi che io non lavoro più per il signor Hiddleston e quindi il suo look non mi riguarda.
- Ethan! …………..Ti dispiace venire a parlare con me due minuti… di là? – chiedo con quello che non dovrebbe essere un tono perentorio e vagamente minaccioso…ma che….in definitiva appare proprio così.
- V-viola! Come stai…? – chiede esitante il mio sostituto.
- Ma come diavolo l’hai vestito? Sono stata io a dire a Luke che poteva fidarsi di te! Sembra che abbia dormito con quello che ha addosso e che  non si sia neanche lavato il viso!! – l’aggredisco.
- Non è colpa mia!! I vestiti erano pronti…..ma non ha voluto cambiarsi! E’ diventato ipercritico! Non gli va bene nulla e s’infuria ogni cinque minuti non so come facevi a sopportarlo!  Sto seriamente pensando di chiedere a Luke di farmi sostituire! – mi risponde esasperato.
- Ti ho mandato un centinaio di messaggi, perché non mi hai risposto? Se mi avessi parlato dei tuoi problemi ti avrei aiutato! –
- Ecco…..ehm….. ho cambiato numero ….. e …anche Tom..- ammette incerto.
- Perfetto! Per caso ti ha costretto a cambiare numero pur di non rispondere ai miei messaggi??!! – chiedo allibita.
- Noo….dai… perché mai pensi…..ehm……in verità.. anche  per quello.. Senti Viola, se mi vede parlare con te, mi licenzia! Mi ha già minacciato….. perché non cerchi di risolvere….. i vostri problemi in un altro momento e soprattutto in un altro contesto? Ti prego…. – chiede accorato.
- Hai ragione Ethan ….scusa….non so cosa mi sia preso…. Dopotutto io non lavoro più …. –
- E te lo ricordi solo adesso? – mi chiede una voce fredda dietro di me.
Chiudo gli occhi sconfortata, sospirando pesantemente per ritrovare la calma, conscia di dover affrontare Tom in una situazione di grande svantaggio, mi sono imboscata in una zona vietata e mi sto impicciando in cose che non mi riguardano più e oltretutto capisco dal tono della sua voce che non è esattamente felice di vedermi.
Quindi mi volto,  rassegnata ad essere ripresa aspramente e incontrando il suo sguardo irato non mi aspetto di certo parole gentili e  quindi apro la bocca intenzionata a  chiedere scusa del disturbo e dileguarmi il più in fretta possibile….solo che…… - Ti sei fidanzato…..per davvero? –
NO! Non l’ho detto io! L’ho detto proprio io?! Oddio che vergogna!! Perché la mia lingua si dissocia dal cervello nel momento meno opportuno? La sua mano mi afferra fermamente e senza una parola, mi trascina in uno dei camerini e dopo avermi spinta dentro chiude la porta con forza.
- Sono tre mesi che aspetto di tornare a casa per avere la soddisfazione di guardarti negli occhi mentre blateri delle scuse puerili atte a giustificare le stupidaggini che ti invadono la testa perché sei un’immatura…..e… tu cosa fai? Conversi amabilmente con il mio assistente? – chiede furioso.
- Scusami se ritengo improbabile che tu sia riuscito a pensare a me tra un ciak e l’altro, visto e considerato che avevi qualcuno che ti preparava i vestiti!! –
- Già …guarda quel genio del mio assistente che diavolo mi ha preparato!!  - indicando degli abiti appesi diligentemente, un pantalone informale, scarpe nere e una shirt con sopra stampigliato il logo dell’università di…… Oxford.
Tom ha frequentato Cambridge e vista la rivalità  “pacifica” esistente tra le due università, nessuno gli avrebbe mai chiesto di indossare null’altro che il logo con  i quattro leoni. All’improvviso una terribile voglia di ridere m’invade ma riesco a  frenare l’impulso piantandomi le unghie nel palmo della mano.
-  Evidentemente Ethan ha fatto un errore… tutti possono sbagliare… o forse tu  sei così perfetto che non sbagli mai?!!! …E…. io non sono un’immatura e non blatero scuse!! E se non l’avessi capito… ti sto dicendo ben chiaro di andare a  quel paese!! – urlo e fuori di me esco dal camerino sbattendo  la porta così forte da far cigolare i cardini.
- VIOLA!! TORNA SUBITO QUI!! – mi ordina perentorio.
Ormai sono infuriata e quel tono da dittatore terrorista mi urta terribilmente che d’impulso giro sui tacchi e torno indietro pronta ad aggredirlo fisicamente e apro la porta violentemente……proprio nel momento in cui Tom è  con la mano sulla serratura….il risultato?  Due punti di sutura sul sopracciglio destro di Tom e un occhio nero e un bernoccolo per me, la porta aveva,  si,  urtato contro la  sua faccia ma il contraccolpo di ritorno mi aveva  centrata  in pieno.
Adesso siamo al pronto soccorso tutti e due con una borsa del ghiaccio in faccia, ci hanno lasciato in uno studio stesi su delle barelle, in attesa che arrivi Ethan con la macchina per riportarci a casa.
- Ethan….arriva tra dieci minuti. – mormora Tom stancamente controllando il messaggio sul cellulare.
- Bene.. – non ho voglia di parlare, il  mal di testa provocato dalla botta mi martella sulle tempie impietoso.
- Viola… -
E’ il tono dolce della sua voce che mi spinge a girarmi verso il mio ammaccato ex capo  e fissando il suo unico occhio aperto con il mio unico occhio aperto inizio a ridere istericamente seguita poco dopo da Tom. Con cautela riesco a mettermi seduta sulla barella e dopo essere scesa,  barcollando lievemente lo raggiungo e mi siedo vicino a lui.
- Scusami Tom, non volevo farti male. Mi spiace. – mormoro sinceramente pentita.
- E’ stato un incidente non ti preoccupare…. Per fortuna sono in “ferie”  per qualche settimana, quindi non sono costretto a farmi vedere in giro ridotto così. Ti fa male la testa?  -
- Abbastanza… mi passerà… - mormoro piano perdendomi nelle  trasparenze dei suoi occhi. Mi è  mancato da morire e dire che tutto questo pasticcio è merito mio!
Mentre Ethan guida piano nel traffico intenso della sera, io e Tom sonnecchiamo nel sedile posteriore, non siamo vicini e né ci capita di sfiorarci ma non sono mai stata tanto consapevole della sua vicinanza come in questo momento, per combattere  la tentazione di toccarlo incrocio le braccia sul petto e con la coda dell’occhio “aperto” noto che anche lui ha assunto una posizione rigida. Il trillo del suo  cellulare ci coglie all’improvviso e sobbalziamo entrambi.
                               
- Ciao Madeleine, non è necessario, sto bene, grazie. Non è successo nulla di grave. No, non mi hanno aggredito, è stato uno sfortunato incidente.  Mi hanno messo due punti di sutura e adesso vado a casa, sono stanco e oltre la botta,  risento ancora del fuso orario. Ci sentiamo domani? Grazie, Buonanotte. –
Un silenzio pesante e  imbarazzato cala nell’abitacolo, vedo Ethan avvicinare la mano allo stereo dell’auto e dopo un breve ripensamento, rinunciare ad alzare il volume. Forse vuole evitare di ascoltare o di essere costretto ad  ascoltare una conversazione a cui non vorrebbe assistere. Era stata una telefonata breve e concisa e  il suo tono incomprensibilmente distaccato  mentre parlava con la “fidanzata”, mi lasciava supporre che  non fossero tanto in sintonia, come volevano far intendere le foto pubblicate sui giornali.
- Dimmi pure ciò che la tua mente sta elaborando, sento i suoi ingranaggi stridere! – dice sarcastico guardandomi con attenzione.
- Io non ho nulla da dirti…..e ciò che stavo rimuginando sono solo cose che riguardano solo me. – rispondo pacata.
- Per rispondere alla domanda che mi hai fatto qualche ora fa  e premetto che ti rispondo anche se non ti riguarda assolutamente. Io e Madeleine abbiamo molte cose in comune, è una donna molto particolare e sensibile……una donna che sa quello che vuole.. –
- E con questo che cosa vuoi dire?...... No! Non me lo voglio sapere! Non sono affari miei! – borbotto irritata.
- Mi piacerebbe fartela conoscere, anche voi due avete parecchie cose in comune. –
- Non credo proprio! E non penso si presenterà mai l’occasione di conoscerla. Me ne farò una ragione! – mormoro fintamente dispiaciuta.
Nel frattempo che discutiamo Ethan parcheggia sotto casa mia ed esce di corsa dalla macchina fingendo di dover rispondere al telefono.
- Buonanotte Tom, grazie del passaggio e scusami ancora per la porta, mi credi se ti dico che non era mia intenzione ferirti….vero? –
- Perché sei venuta alla conferenza stampa? Pensavo che ci  fossimo ad un punto di stasi…..io e te. –
Il suo viso è in penombra e non riesco a cogliere la sua espressione ma devo essere sincera – Sono stata inviata per fare delle interviste e..poi….quando ti ho visto ….conciato in quel modo…ehm…..sono andata a riprendere Ethan….. Si lo so, ho sbagliato di nuovo, non dovrebbe interessarmi come diavolo ti presenti in giro……. Devo essere posseduta da qualche demone! Per colpa dell’incidente non sono riuscita a fare neanche un’intervista con i Vip……Roberta non sarà contenta. – sospiro depressa.
- Quindi stavi lavorando….. e io che pensavo che non riuscissi a starmi lontano! Che illuso! –
- Tom non ricominciare….. ho passato l’ultimo mese ad ammirare le  tue foto  con la tua fidanzata …..  –
- Mi pare che ti sei lasciata scoraggiare velocemente…sai come vanno queste cose, metà della notizia è opera della fantasia di qualche giornalista.. – risponde e colgo nella sua voce un misto di divertita esasperazione.
- Buonanotte Tom. - borbotto repentina aprendo la portiera dell’auto, non sto scappando, la mia è più una “ritirata” strategica.
- Buonanotte Viola. –

 

 

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Capitolo 11
*** Cucciolotta time. ***


Avevamo impiegato quasi venti ore tra volo in aereo e attese snervanti in aeroporti sconosciuti per raggiungere una minuscola isoletta sperduta in mezzo all’Oceano Pacifico. Io e i miei colleghi dovevamo riprendere e intervistare durante i collegamenti con la sede di Londra, una manica di disperati che avevano accettato di trascorrere 16 settimane in un’isola disabitata e cercare di sopravvivere…..combattendo contro la natura selvaggia. In pratica su quell’isola non vi era nulla di pericoloso tranne, forse, gli insetti e qualche erba velenosa, era un ammasso esiguo di rocce e sabbia e se non fosse per la  temperatura elevata e l’ottanta per cento di umidità che rendeva pesante l’aria, praticamente non si riusciva a respirare, sarebbe stata un paradiso terrestre dove rilassarsi,  prendere il sole e leggere un buon libro. Invece i mal capitati concorrenti di un ridicolo reality, erano stati privati anche dello stretto necessario e cioè  il cibo e gli attrezzi per procurarselo. I concorrenti erano dieci,  chi li aveva selezionati, aveva qualche problema, perché aveva creato un gruppo di  cinque uomini e cinque donne male assortiti  in base alle tendenze  sessuali, religione, ceto sociale e notorietà, insomma non avevano nulla in comune e  sicuramente avrebbero dovuto affrontare un mucchio di guai!
 Avevo accettato l’incarico dopo che Roberta mi aveva assicurato che con i  miei colleghi avremmo passato solo le prime quattro settimane sul quell’isola e che prima di Dicembre ci avrebbe inviato un’altra squadra per darci il cambio, purtroppo neanche Roberta poteva prevedere quello che le stazioni meteorologhe non avevano prognosticato, l’inizio anticipato della stagione delle piogge. Erano due settimane che diluviava ininterrottamente, non sapevo più cosa voleva dire avere degli abiti asciutti addosso e come se non bastasse non potendo uscire dalle casette in cui eravamo stipati, visto i violenti temporali che si abbattevano su quella parte di mondo dimenticata da ogni potenza divina e dalla civiltà, passavamo la maggior parte del nostro tempo,  sotto le coperte attaccati ai cellulari e ai portatili per restare in contatto con il resto del mondo. Purtroppo la connessione era lentissima e quasi inesistente durante le ore del giorno, ma di notte per qualche ora filava così bene che sembrava di essere a casa.
Inaspettatamente questa sera la linea è abbastanza veloce e tenendo conto delle ore di fuso orario a Londra sono più o meno le otto di sera. Dopo aver messaggiato un po’ con Candy e i miei coinquilini, non posso fare a meno di controllare l’account di un noto social network per cercare notizie recenti di Tom e con mia enorme sorpresa trovo un paio di suoi messaggi nella mia pagina.
- Ciao Cucciolotta come stai? E’ da tanto che non ti connetti. TH.
- Ciao Cucciolotta ancora non ci sei? TH.
Naturalmente Tom non è al corrente che Cucciolotta è il mio nickname e che quando chatta con lei,  in realtà  scrive a  me. Ero  una sua fan già prima di iniziare a lavorare per  lui, ho sempre avuto  un debole per Henry IV, mi faceva impazzire quella barbetta chiara intorno alle sue labbra….Con il tempo eravamo diventati amici telematici, Tom chiedeva sempre la mia opinione sui  suoi lavori perché sapeva che era sempre imparziale e onesta.
New Message.          
                               -   Ciao Cucciolotta! Non ci posso credere, sei connessa!! –
Guardo stranita lo schermo e balzo a sedere sul letto e con un sorriso enorme inizio a digitare velocemente.
C.                           -    Ibrido!! Ciaoooo, come stai? E’ da tanto che non ci si scrive! Mi sei mancato! –
T.                           -    Ciaooo,  io sto bene e tu? –
C.                           -    Sono fuori patria per lavoro in zona amazzonica, hai presente? –
T.                           -    O.o  davvero? Mi pare ricordare che  diluvia lì…. –
C.                           -    Da due settimane a questa parte, ormai sto aspettando che passi l’Arca di Noè!  Non ha mai smesso di buttare giù acqua a secchiate, non so più cosa vuol dire indossare degli abiti asciutti.-
T.                           -   Posso chiederti che lavoro fai quaggiù? Lo so che non ti dovrei chiedere delle informazioni personali, ma ormai ci conosciamo da tanti anni e mi auguro che tu non sia una dodicenne.
C.                          -     Hai ragione! Io so quasi tutto di te e …veramente non pensavo ti interessasse sapere qualcosa di me. Comunque sono una “normalissima”  donna maggiorenne e lavoro per una grande azienda internazionale, mi spiace,  non sono una crocerossina!  Sono sulla riva del maestoso Oceano Pacifico e non vedo l’ora di arrivare fino alle Isole Falkland per ritrovare un po’ del caro e vecchio clima inglese. E tu sei a Londra? –
So bene che è ancora a casa e  riesco ad   immaginarlo  mentre digita i messaggi come se ce l’avessi davanti. Quando è a casa Tom indossa delle tute e t-shirt con scritte impronunciabili e molto probabilmente ha accanto una tazza di tea caldo, poco zucchero e tanto limone.
T.                          -   Sono molto felice di sapere che sei maggiorenne e “normale”. Si, sono a casa. Sono convalescente da un piccolo incidente occorsomi qualche settimana fa. Ma ora va meglio. Il lavoro mi attende la settimana prossima.
C.                           -  Un incidente? Spero nulla di grave. –
T.                            – Una mia amica, mi ha sbattuto una porta in faccia... per sbaglio. –
C.                            -  E io che m’immaginavo scene apocalittiche ! Solo una porta in faccia?! Puah! –
T.                            -   Ehi! Mi hanno dato due punti di sutura! Un male bestia! –
Un male bestia? Scoppio a ridere da sola, mentre ripenso al contegno rigidamente composto che Tom aveva mantenuto davanti ai dottori in ospedale. Invece stava soffrendo e non ha esalato un lamento…chissà perché?
C.                           -  Davvero? Non ti sei buttato per terra gemendo come una larva afona, vero Ibrido? Hai fatto l’uomo duro che non sa cosa sia il dolore fisico…… almeno davanti alla tua amica…..-
T.                           -   Ecco… finché ero  vicino a lei non ho fiatato, ma quando è scesa dalla mia macchina, ho iniziato con i lamenti. –
C.                           -  Ma come,  ti ha sbattuto la porta  in faccia  e poi l’accompagni  anche a casa?! Io l’avrei fatta arrestare! –
T.                           -  Calma Dog! Non l’ha fatto apposta e poi la porta in questione l’ha ricevuta in faccia pure lei, occhio nero e bernoccolo! –
Già ho ancora l’occhio leggermente cerchiato da un alone  giallo verdognolo! Che carino, però, mi sta difendendo.
C.                           -  Ah..aha..ah…Chi la fa l’aspetti!! Poverina! Fate proprio una bella coppia! –
T.                           -  Si…. In effetti… solo che lei non lo vuole capire…. –
Oh Tom…  sono senza parole… guardo il cellullare che ho vicino a me, potrei tentare di chiamarlo…già per dirgli cosa? Sono scappata di nuovo…pur di combattere la tentazione di starti vicino e non ti ho neanche avvertito….non che fossi obbligata, naturalmente, Tom non è il mio uomo. Alcune volte non mi capisco nemmeno io, anelo la sua compagnia, ma appena posso scappo lontano da lui,  vorrei  parlargli, solo per poter sentire la sua voce e  avrei bisogno di guardarlo solo per soddisfare i miei occhi di..lui.
T.                           -  Ci sei? Cucciola? –
C.                           -  Si..sono qui, scusa,  stavo pensando. Ti sei fidanzato…per davvero? –
Questa volta fu Tom a farmi aspettare qualche minuto prima di rispondere e dopo aver controllato se la connessione era ancora in essere, vedo arrivare un nuovo messaggio.
T.                            -  Sai…… questa domanda… me l’hanno già posta…. Ma la persona che ha formulato la domanda usando le tue stesse parole…. dovrebbe essere a casa con un occhio nero e un bernoccolo in testa e non in mezzo all’Oceano Pacifico…. Non ci posso credere! Viola, sei tu?! –
Oddio!! Sono completamente paralizzata dallo stupore e dalla vergogna di essere stata  scoperta,  con le mani sulla faccia rovente, guardo sbalordita il display, non è possibile! Velocemente riguardo tutta la chat per vedere dove ho sbagliato,  dietro  quale mia espressione, ha potuto indovinare, che  Cucciolotta   fossi proprio  io? Non mi resta che negare!

C.                          – Bello quel nome, mi spiace deluderti ma non sono Viola, non è che sei un po’ paranoico per quanto riguarda quella donna? E io che pensavo che tu fossi una certezza….. ero sicura che non ti saresti mai innamorato ma  che ti saresti accontentato di rimanere sul piedistallo per essere idolatrato dai più… -
T.                          – Quello è un dazio che debbo pagare per la vita che ho scelto, ma ciò che cerco , ciò di cui ho bisogno…..  –
C.                          -  Metti un annuncio..O.o……Cerco…. –
T.                              -  ….una donna che sappia mettersi in gioco per me…. una donna …..a cui riserverò  pari dedizione…. baci ..e… carezze…-
Basta! Con le mani sulle orecchie leggo di nuovo quelle parole, mi sembra di sentire la sua voce leggermente roca, addirittura sento il suo profumo! Sto uscendo fuori di testa! Se chiudo gli occhi rivedo il suo sguardo intenso, nelle cui trasparenze ci si può  perdere e le sue labbra morbide che bruciano sulle mie….
Afferro il cellullare e digito il suo numero con una frenesia che mi spaventa, ma che sento  inarrestabile. Uno squillo….. chiudo gli occhi aspettando di sentire la sua voce e stringo forte le dita intorno al telefono, due squilli….. mi ritrovo a  respirare più lentamente per cercare di calmare il battito cardiaco….ecco….
- Ciao sono Tom, al momento non sono in casa. Se volete lasciarmi un messaggio, vi prego di    mormorarlo (eh…eh....eh) .. dopo il segnale acustico, sarete ricontattati al più presto... Ciao…….BIP…… -
Meravigliosa….morbida e corposa, vibrante e a tratti roca…(secondo me lo fa apposta ad abbassare di un tono quel sussurro!) ….Ciao sono Tom….Wow….. Silenzio, non ho il coraggio di parlare e se lui adesso è a casa sono sicura che sta aspettando di sentire un messaggio, sono quasi  sicura che sa che sono io e che come me è teso nell’attesa di una semplice parola che può cambiare tutta questa  giornata, magari tutta  la mia vita e anche  la sua.
New message.
T.                               -  Ti prego…..dì qualcosa…. –
- Thomas….. – mormoro con la voce tremante,  emozionatissima e  finalmente riesco a respirare.

 

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Capitolo 12
*** Su quell'isola...ti amerò per sempre. ***



Tom.

Sentire il mio nome sussurrato  da quella voce dolcemente emozionata mi colpisce nel profondo  e un leggero  spasimo  mi solletica lo stomaco e  il cuore. Non ho mai avuto a che fare con una donna così irrazionalmente sfuggente e  sono sicuro che Viola non è così perfida che volontariamente sceglie di ferirmi  ma   è veramente spaventata e indecisa per quanto riguarda il nostro…ehm… “non” rapporto. Se  analizzo bene la nostra situazione attuale, devo ammettere che rasenta il ridicolo se consideriamo che siamo due persone adulte che si conoscono abbastanza bene da quattro anni, che  siamo attratti l’uno dall’altro e  che pare  non ci siano impedimenti particolari affinché un’eventuale storia tra noi abbia inizio. Eppure non vuole starmi vicino  anzi tenta di starmi lontano senza riuscirci, lo sguardo triste con cui mi fissa e l’interesse che ancora dimostra …per tutto ciò che mi riguarda compresi i vestiti e  le donne con cui mi accompagno, non avrebbero senso se non fosse innamorata. In un’altra donna, questi ripensamenti,  li considererei uno “stratagemma”  per abbindolare  un uomo restio, ma credo di aver espresso più che chiaramente le mie intenzioni nei suoi confronti, allora qual è il problema?
- Viola…. Pronto? Viola…. Rispondi. E’ caduta la linea….Accidenti! -  mormoro mentre un’ondata di delusione mi sommerge.

Viola.

- Ciao Tom…fammi parlare ti prego... so che sei …. di  nuovo sorpreso e forse deluso….  perché non ti ho detto che Cucciolotta in realtà sono  io, ma ti posso assicurare che ero già una tua fan prima di iniziare a lavorare con te e non era raro che rispondessi ai miei messaggi e se ben ricordi è capitato spesso di parlare di tutto un po’  e non solo dei tuoi lavori e non ti ho mai chiesto nulla di personale,  per me era  una parentesi mia privata che esulava dai mei doveri e compiti verso di te quale tua collaboratrice, perché mai avrei dovuto interrompere quella che consideravo una piacevole amicizia virtuale?   Sono pateticamente ridicola lo so....mi manchi.. da morire.. e  se per un attimo lascio che il mio cuore influenzi la mente e il corpo….. mi ritrovo a desiderarti con tutta me stessa, vorrei  le tue carezze, i tuoi abbracci……so che non dovrei parlare così quando non ho il coraggio….  di mettere da parte  la paura e  di vivere con te ciò che potremmo essere insieme.  Tom… ti prego aspettami…. Non innamorarti di nessuna…...Non dici nulla....sei senza parole?..... – chiedo cautamente perplessa, ma dopo aver controllato il display del cellulare un’ondata di delusione e tristezza mi invade.


E’ caduta la linea e nonostante abbia riprovato più volte non sono riuscita a ripristinare un contatto, ma perchè??!! E' la prima volta che trovo il coraggio di dichiararmi e alla fine lui non ha sentito nulla di ciò che gli ho detto! NOO! –

Il bollettino meteorologico di questa mattina è decisamente confortante, entro una decina di ore la pioggia ci avrebbe concesso  una tregua di un paio di giorni.  Il lavoro della troupe viene immediatamente organizzato,  in  un lasso di tempo relativamente breve  dobbiamo registrare alcuni squarci di vita dei concorrenti  per coadiuvare,  con un sevizio adeguato, il  programma che verrà trasmesso in rete in settimana.  In questo periodo di convivenza forzata alcuni dei partecipanti aveva ceduto a crisi isteriche,  a  passioni frenate dovute alla noia e a violenti litigi per il poco cibo a disposizione. Noi addetti della produzione  non possiamo aiutarli in nessun modo e non era permesso che avessero contatti con nessuno  oltre che con  la guida che li assisteva nelle escursioni, sembravamo dei prigionieri in un lager.
 Ogni giorno online parlavamo con la sede di Londra e Roberta ci aveva assicurato che in breve tempo avrebbe inviato una squadra sull’isola per darci la possibilità di ritornare a casa, purtroppo non le era possibile dire con esattezza una data. Ormai eravamo quasi a metà Dicembre ed ero quasi rassegnata a passare le feste di Natale tra le palme e sotto una pioggia torrenziale. Non avevo più provato a mettermi in contatto con Tom, sapevo che stava lavorando e che difficilmente sarebbe stato libero prima dell’inizio dell’anno ed io avevo bisogno di tempo per studiarmi bene le parole che avrei usato per convincerlo che lo amavo.

Tom.
 
Le riprese del nuovo film di cui ero coprotagonista si stavano svolgendo nei tempi previsti, il regista e i produttori  sembravano  soddisfatti  del lavoro registrato fino a quel momento e   non avrebbe ritardato il momento in cui avrei potuto lasciare il set, le scene che mi  riguardavano strettamente, dove non potevo essere sostituito dalla mia controfigura erano ancora parecchie ma avevo  chiesto ed ottenuto di anticiparne  la registrazione adducendo come scusa un precedente impegno lavorativo molto  importante e non procrastinabile in nessun caso.
La verità era che volevo andare a cercare Viola, stavamo registrando vicino a Toronto e non mi interessavano le ore di volo che  avrei  dovuto sorbirmi per raggiungerla ma dovevo assolutamente vederla. Avevo controllato la mia segreteria telefonica a casa nella speranza di trovare un suo messaggio ed ero stato esaudito,  non sapevo  quale problema tecnico avesse ritardato la registrazione delle sue parole, ma ciò che avevo risentito più volte era …veramente interessante… “Ciao Tom…fammi parlare ti prego…”, il messaggio sicuramente risaliva all’ultima volta che avevo chattato con Cucciolotta e  se l’avessi ascoltato all’epoca sarei partito immediatamente verso quella stupida isola in mezzo all’Oceano Pacifico e l’avrei convinta in un modo o nell’altro a venire via con me.
Dovevo convincerla che la volevo vicino e che anche io sentivo la sua  mancanza, delle nostre chiacchierate, del suo sorriso che mi perseguita anche tra le braccia di un’altra donna.
Olivia, la protagonista femminile nel film che stiamo girando,  è una donna molto attraente e intelligente e dopo aver compreso che la mia assistente, che non ha mai sopportato, non lavorava  più con me, aveva usato tutti i suoi mezzucci per attirarmi nella sua camera,  senza  riuscirci.  Ma una sera in cui ero particolarmente avvilito e decisamente ebbro di alcool,  la mia mente ottenebrata si era ribellata al giogo dell’attrazione ossessiva per  Viola e mi convinsi  a cercare un sollievo fisico per colmare lo strazio spirituale.
Mentre  baciavo e  accarezzavo la pelle nuda di Olivia  non avevo smesso un solo istante di pensare a Viola,  ero riuscito a fermarmi  prima di  commettere un grave errore e in silenzio ho sopportato  le urla e gli insulti  della mia collega,  ma sono uscito da quella stanza con una nuova consapevolezza dei miei sentimenti per la mia ex assistente. Non era solo una semplice storia quella che volevo condividere con lei, volevo molto di più.


Viola.

Il paesaggio,  composto da basse colline e ampie praterie, mi ricordava vagamente l’Irlanda durante la primavera, un forte vento soffiava imperterrito spostando velocemente le nuvole nere che coprivano quel pezzo di cielo sopra di me. Finalmente era arrivata la squadra inviata da Roberta per permetterci di tornare in patria, il viaggio di ritorno era stato organizzato su di un piccolo aereo charter che doveva fare scalo sulle Isole Falkland e da li saremmo stati imbarcati per tornare a casa.
  Mancavano pochi giorni a Natale e prima di inviare il servizio per la puntata speciale dedicata alla  festività, a tutti i concorrenti era stato concesso di registrare un videomessaggio per la propria famiglia, naturalmente anche noi “addetti ai lavori” eravamo compresi e quindi qualche giorno prima di essere informata che sarei presto tornata a casa, avevo registrato anche io un messaggio natalizio per i miei cari, oltre alle frasi di circostanza, affettuose e un po’  sdolcinate pertinenti all’occasione, avevo colto l’occasione per salutare anche l’unica persona che avrei voluto vicino in quel periodo.
- Ciao…Tom.… questo  messaggio è per te.  Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata…. Volevo che sapessi che non c’è stato un solo momento in cui non abbia pensato a te e  che ti amo …. non ho avuto il coraggio di dirtelo di persona…….perché sono una vigliacca… e per farmi perdonare…ho deciso  di dichiararmi davanti ad una telecamera….. ti amo ……te lo ripeterò di nuovo e ancora,  ogni volta che vorrai  e per tutto il tempo che mi permetterai di starti vicino. Buon Natale…amore. -

Eravamo  nella piccola sala d’attesa dell’aeroporto di  Port Stanley, pronti per partire. I nostri colleghi erano appena sbarcati e dopo esserci scambiati abbracci e le ultime novità e dopo avergli consegnato tutta l’apparecchiatura, decidiamo di bere qualcosa tutti insieme per festeggiare il Natale.
- Certo che questo è proprio un posto tranquillo! Eravamo solo in sei sul nostro aereo! – esclama incredulo il fotografo.
- In sei? Quindi oltre a voi tre e i piloti, un  cristiano ha scelto di venire qui in vacanza? –chiedo incredula.
- No, non era in vacanza. Da quello che ci ha raccontato,  è  partito dal Canada  per cercare una persona, infatti appena siamo  sbarcati  è corso nell’ufficio immigrazione ..credo. –
Dopo una buona mezz’ora viene annunciato il nostro volo e dopo aver salutato i nostri colleghi, ci presentiamo al check-in. La verifica dei nostri documenti prende più tempo del previsto, gli addetti continuano a scrivere e a telefonare  ad altri uffici,  senza spiegarci la ragione del problema insorto. Poco dopo un’agente molto cortese restituisce i documenti e i biglietti ai miei colleghi e poi si gira verso di me continuando a sorridere serena.
- Lei è la signorina Viola Prince? –
- Certo, ha appena controllato per un’ora i miei documenti! C’è qualche problema con il mio biglietto? – esclamo irritata.
 Non dovrei agitarmi lo so,  è controproducente discutere in un paese straniero e soprattutto con un’agente che può impedirmi di partire adducendo come scusa un’ulteriore verifica ai miei bagagli e credenziali.
- La prego di seguirmi,  il mio superiore la sta aspettando. – replica serafica.
- Senta,  il mio aereo sta per partire. I miei documenti erano in regola quando sono arrivata due giorni fa, vuole dirmi qual è il problema? Io devo tornare a Londra! –
- La prego di seguirmi, se mi crea problemi sarò costretta ad arrestarla. Prego da questa parte. –
Non ci posso credere! Con stizza riprendo le mie valigie e seguo l’agente che continua a sorridere tranquilla, anche se ha appena minacciato di arrestarmi! La seguo lungo un corridoio stretto e dopo aver bussato ad una porta si sposta per lasciarmi passare. L’uomo  che mi scruta seriamente dalla sua scrivania,   con un gesto della mano mi indica una sedia.
- Buongiorno signorina Prince. Si sieda, prego. Il motivo per cui lei è stata fermata è molto semplice, abbiamo ricevuto una denuncia a suo carico.. e..-
- Una denuncia? Ma lei sta scherzando spero!! Si tratterà di un caso di omonimia, io non conosco nessuno in questo dannato posto se non i miei colleghi! Voglio parlare subito con un incaricato del Consolato britannico! Mi può dire almeno chi ha emesso la denuncia e perché? –
- Sono stato io. –
Quella voce leggermente roca …. Senza rendermene conto lascio cadere sia la borsa che le valigie vicino ai miei piedi, sento il cuore che sta per prendere il volo e  lo stomaco pieno di farfalle irrequiete. Mi volto lentamente con il terrore che la speranza, che fa tremare la mia anima,  venga delusa, invece  un bellissimo sguardo chiaro m’abbaglia. Tom con una tenera espressione incerta si avvicina,  mentre continuo a fissarlo sbigottita.
- Ciao Viola…. – mormora piano.
Il suo viso prende dei contorni sfuocati mentre le lacrime  scendono copiose bagnandomi le guance  e  in un attimo sono tra le sue braccia,  con un sospiro di sollievo respiro il suo profumo e  solo in quel momento realizzo fino a che punto amo quell’uomo che mi stringe forte.  Sono stata una pazza ad allontanarmi da lui e se me lo permetterà  lo ringrazierò per tutta la vita  di essere venuto fin qui da me. Mi scosto un poco per  guardarlo negli occhi e vorrei dirgli tutte le parole che  m’affollano il cuore e la mente  ma….
 -Ti amo….. –  sussurro e un timido sorriso sorpreso  mi piega le labbra. L’ho detto!
Il dolce sorriso che gli illumina il viso è il più bel regalo che potesse farmi, riesco a sentire il battito affrettato del suo cuore che corre veloce come il mio.  
 - Ti amo…. – ripeto emozionata mentre mi alzo in punta di piedi per baciarlo.
 

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Capitolo 13
*** La forza dell'amore. ***


Dei  colpetti di tosse  interrompono il nostro abbraccio. – Vi prego signori, questo è un ufficio pubblico. Non potreste continuare a …ehm….. chiarirvi in un altro luogo? – chiede sardonico l’agente, restituendomi i miei documenti e il mio biglietto.
Il volo per Londra parte  con una mezzora di ritardo per colpa nostra ma né io né Tom  facciamo   caso alle occhiate sdegnate che ci lanciano gli altri passeggeri, siamo  racchiusi in un’altra dimensione dove ci amiamo con lo sguardo.  Durante  il volo non abbiamo smesso di parlare un solo minuto, beandoci uno dell’altra, ma quando atterriamo siamo completamente stremati, ma felici. Non abbiamo voglia di separarci e quindi con un taxi raggiungiamo la casa di Tom.


Gentilmente mi lascia usare la doccia per prima e quando esco dal bagno con indosso il suo accappatoio, sono imbarazzata come una ragazzina al primo appuntamento. La sola idea di fare l’amore con lui mi fa tremare  il cuore e l’anima. E’ un passo che non compio alla leggera, sono riservata di natura e ogni gesto anche il più piccolo per me ha un grande significato,   ma  lo amo e lo  desidero con tutta me stessa e non potrei rinunciare ad essere sua.  Tom è steso sul letto che mi aspetta, è teneramente abbandonato sui cuscini e  quando lo raggiungo mi sfugge una risata, si è addormentato come un bambino. La sua espressione serena mi commuove. E’ la prima volta che dormiamo insieme e non voglio   stargli lontana, usando  mille precauzioni per non svegliarlo, riesco a stendermi vicino a lui e a coprirci con un piumone. Buona notte amore mio.


La mattina dopo  il trillo perentorio del cellulare sveglia  Tom che mugugnando lo spegne e lo lancia sulle coperte. Dopo qualche secondo sembra ricordare un particolare importante  della sera precedente e si solleva di scatto per cercarmi.
- Buongiorno… - lo saluto sorridendo.
- Buongiorno… mi sono addormentato.. ? – chiede imbarazzato, prendendomi la mano.
- Si… lo sai che bofonchi mentre dormi? … In continuazione! – lo accuso ridendo della sua espressione sorpresa.
- Davvero? Non lo sapevo…. –
- Non te l’ha mai detto nessuna? Non ho chiuso occhio per tutta la notte! –
- Mi farò perdonare appena esco dalla doccia.. se ieri sera non ci fossi rimasta così a lungo, forse io non mi sarei addormentato! – mormora ironico.
- Non cercare scuse! Sei crollato appena hai toccato il cuscino. Vado a prepararti una buon caffè forte così ti riprendi bene. –
Di nuovo il trillo del cellulare borbotta imperioso e alzando gli occhi al cielo in una muta richiesta di aiuto, dopo aver visto chi lo chiama, si decide a rispondere.
- Buongiorno Luke… mi auguro per te che sia veramente importante, perché oggi non ci sono per nessuno! Stai per esalare l’ultimo respiro? – chiede con un tono prepotentemente sarcastico.
   Dall’espressione desolata di Tom intuisco che Luke ha dei buoni argomenti – A che ora comincia il party? Ci vogliono due ore di macchina e sono già….. le …. TRE?!! – esclama fissandomi basito.
- Non ho neanche il tempo di vestirmi.. in pratica….Accidenti! E….si…. lo so che devo presenziare. Va bene ci vediamo tra due ore a casa tua. -  mormora sconfitto mentre mi guarda depresso.
- Stai tranquillo Tom, se Luke insiste così tanto è sicuramente un impegno importante… vai a fare la doccia e dopo aver mangiato qualcosa….. ti prepari, io chiamo un taxi per tornare a casa. – lo rassicuro tranquilla.
Mi prende tra le braccia e mi stringe sospirando profondamente, nascondendo il viso tra i miei capelli – Quanto mi sei mancata! Mi spiace di essermi addormentato e che il primo giorno di “NOI”  non sarà come lo avevo immaginato ma…. –
Il primo giorno di “NOI”….. mentre assaporo  quelle parole ricambio l’abbraccio e di nuovo le lacrime fanno capolino tra le ciglia. – Mi piace quello che hai detto…. Grazie. Ti aspetterò tutta la notte se necessario e quando tornerai… -
- Non  avevo  finito di parlare, Viola.  Oggi non andrà come avevo immaginato ma…. Tu verrai con me! Non ho nessuna intenzione di lasciarti. Forse ti ricorderai che la produzione dell’ultimo film ha organizzato un party e… -
- E non puoi mancare, lo so, devi coltivare le relazioni pubbliche. Fa parte del tuo lavoro. E se devo venire anche io, abbiamo meno di due ore per prepararci. I miei vestiti sono a casa mia….. –
In un attimo Tom è sotto la doccia ed io corro in cucina a  preparare un pranzo veloce poi mi sposto in camera sua per  preparargli i vestiti, rifaccio il letto e mentre esco dalla sua stanza, il mio bellissimo excapomafuturofidanzatosexi esce dal bagno coperto solo da un asciugamano legato  intorno alla  vita. L’ho già visto senza abiti, coperto solo dai boxer eppure in questo momento non riesco a staccargli gli occhi di dosso e purtroppo lui se ne accorge,  in un attimo  il suo sguardo diventa più intenso, avanza verso di me sorridendo sensuale,  sono cosciente  che se mi  sfiora non usciamo più da questa stanza.
F…fermati… dobbiamo andare via… non mi guardare in quel modo.. – mormoro  disperata mentre retrocedo per cercare una via d’uscita.
- In che modo ti guardo  Viola? Vieni qui… - m’invita tendendomi la mano.
- No…..  ti prego non mi toccare…  - .
Troppo  tardi m’avvedo dell’armadio alle mie spalle, non ho più speranza di sfuggirgli. Tom posa le mani ai lati  delle mie spalle, non mi sfiora ma è come se lo facesse, sento il suo sguardo ardente  su di me.  Per non perdere la testa chiudo gli occhi con forza  e irrigidisco le braccia per combattere la tentazione di toccarlo, lo desidero da morire ma abbiamo i minuti contati e quando lo amerò,  voglio farlo con calma. Appena sento le sue labbra sulle mie,  qualcosa dentro di me si scioglie e senza più remore apro le labbra per accogliere il suo bacio.  Tuffo le dita tra i suoi capelli e lo traggo a me forse con troppa veemenza perché si sbilancia e cadiamo di schianto sul letto avvinghiati.

Il party si teneva in una sontuosa villa nel Derbyshire, riuscimmo ad entrare nel salone dei ricevimenti solo con un decoroso, ma non eccessivo,  ritardo. Era stato difficile sia per me che per Tom non assecondare il devastante desiderio fisico che ci univa  e ogni volta che lo sfioravo una fastidiosa scossa d’eccitazione mi scuoteva la mente e il corpo.  In macchina mentre viaggiavamo, Luke aveva cercato in tutti i modi di intavolare una qualsiasi conversazione ma la tensione sensuale da cui eravamo ancora invasi si tramutava in una sorta di mutismo infastidito.
Mentre ci muoviamo per la sala conversando piacevolmente e scambiando convenevoli con personaggi  che rappresentano le maggiori case produttrici cinematografiche europee e d’oltre oceano,  veniamo avvicinati dall’unica donna che avrei preferito non incontrare. Olivia Levitt è una bella donna, un’ottima attrice ma una persona insopportabile, era gretta e superficiale e purtroppo  è attratta in un modo perverso da Tom. Il suo sguardo freddo osserva con insistenza la mano affusolata  del mio meraviglioso cavaliere, che sembra casualmente appoggiata sul mio fianco ma entrambe sappiamo che è un chiaro segno di possesso.
- E così sei di nuovo …. la sua ombra… – constata ironicamente.
- Buona sera Olivia, si come vedi…sono tornata. –
- Devi aver  “lavorato” veramente molto bene  per convincerlo a riprenderti. – insinua maligna.
Il ghigno perfido che le deforma i lineamenti non le dona, mi domando per quale oscura ragione insiste ad annoiarmi con la sua molesta presenza, non ho più voglia di sopportare i suoi modi supponenti e sprezzanti e con calma mi avvicino a lei.
- Non riuscirai mai ad averlo, Tom  non le considera le nullità di seconda mano come te… e ti avverto per la prima e ultima volta, stagli lontano….. lui è mio! – mormoro dolcemente.
Le mie parole la colpiscono duramente e ammiro davvero lo sforzo immenso che compie per mantenere un’espressione pacata.
- Sei molto sicura di te stessa vedo… ma forse dovresti chiedergli come ha ingannato il tempo di notte mentre eravamo a Toronto… -
- Ora basta Olivia! – interviene duramente il mio dolce orsacchiotto, lanciandomi, però, un’occhiata preoccupata.
- Hai ragione tesoro, sono cose che non la riguardano.. – ribatte l’arpia  sorridendogli allusiva.
Non ci vuole molto a capire cosa è probabilmente successo tra loro e la furiosa soddisfazione con cui Olivia squadra Tom  è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Con un’espressione sorpresa mi giro a scrutare l’uomo che ho di fianco.
- Eri ubriaco o lo hai fatto di tua spontanea volontà? –
- Viola…. – il suo tono di avvertimento appena accennato non basta a fermarmi.
- E….. ti è piaciuto? Ci sa fare? – chiedo soppesandola scettica.
- Non sono cose che un gentiluomo commenta in pubblico… - ribatte guardandomi sospettoso, sa che ho qualcosa in mente e sta decidendo se portarmi lontano da quella donna o allontanarsi lui per evitare di assistere ad  un massacro.
- Hai ragione. Thomas…. sei così gentile da prenderci qualcosa da bere, per favore? – gli  chiedo dolcemente, togliendolo dall’impiccio di cogliere una scusa per dileguarsi .
- Ma certo. -  Mentre lo osservo allontanarsi verso il bar, il mio tono cambia improvvisamente.
- Vedi…Olivia, io so perfettamente che Tom è un uomo molto generoso quando fa sesso e se ha scelto te vuol dire che sei stata ..ehm.... “ brava”. Vieni a trovarci quando vuoi, io non disdegno un ménage a trois….. – e per dimostrarle le mie “buone” intenzioni le stampo un bacio umido sulle labbra.
La parte più divertente non è stata  l’ espressione assolutamente sconvolta di Olivia ma sentire una serie di scatti di una macchina fotografica che immortala il mio gesto affettuoso. Avevo avvertito Marc, il fotografo che si occupava di scattare delle foto dell’avvenimento di quella sera, di tenere d’occhio Olivia, perché sapevo che era sempre in cerca di scoop e questo, se confermato, era una notizia che poteva fruttargli parecchio. 
- Se ti avvicini di nuovo a lui, vendo le foto al miglior offerente. –  le intimo duramente
- Questo è un ricatto! – risponde con voce strozzata.
- Assolutamente no… è uno scambio! Adesso scusami, raggiungo Tom, non vorrei che qualche altra gatta morta provi a portarmelo via!  Buona serata! –
Si lo so, sono veramente perfida se provocata, l’unica mia scusante che ho un limite di sopportazione molto alto e quando agisco è perché proprio non ne posso più. Sono sicura che Olivia si riprenderà velocemente da questo piccolo smacco, ha un’autostima profondamente radicata che la protegge  da qualsiasi offesa.
Raggiungo Tom davanti al buffet e con un sorriso prendo il flûte di champagne  che mi porge. – Olivia sembra in procinto di vomitare… posso sapere ….cosa le  hai detto? – chiede sardonico.
- Nulla di particolare… - rispondo con noncuranza.
- Viola…. – mi riprende dolcemente.
- E va bene…le ho proposto una serata a tre e poi l’ho baciata e quando Marc ci ha fotografate, le ho intimato di starti lontano e l ’ho minacciata che avrei venduto le foto al miglior offerente….e lei mi ha creduta…immagino. – concludo soddisfatta.
- Ti prego….. riconoscimi un minimo di senno, dimmi la verità … -
- Ok, le ho detto che hai appena scoperto che ti piacciono gli uomini  e quindi non avevi energie per nessun altra distrazione.  – rispondo pacata. Certo che gli uomini sono proprio degli ingenui.
- COSA?!!!! Ah..Ah..Ah….Quanto mi fai ridere!  Non ci avrà creduto spero?!!...  Ehm… come l’ha presa? – chiede sogghignando incredulo.
- Non era molto felice…. Ma non ti inquietare per lei, non ne vale la pena. Piuttosto volevo sapere, non sei  ancora stanco di questo party? – chiedo sorridendo.
- Ma.. non so….  cosa avevi in mente? – chiede ammiccando.
Delicatamente mi appoggio a lui e senza smettere di fissarlo intensamente, slaccio il bottone della sua giacca e poso la mano sul suo petto iniziando una lenta carezza che termina sul suo fianco. Tom sospira appena e si china a sfiorarmi una guancia con un bacino umido.
- Mi hai convinto….. andiamo? – sussurra tenero.
Entriamo in casa avvinghiati e   Tom  impaziente mi prende in braccio e mi adagia sul letto. Le sue labbra mi accarezzano ovunque e quando si allontana da me per spogliarsi, lo fermo con una mano.
- Lascia fare a me… lo sai quanto mi piace aiutarti con i tuoi vestiti….. –
Con un sorriso sensuale s’inginocchia sul letto e apre le braccia per facilitarmi il compito, è terribilmente eccitante averlo alla mia mercé.  Per ogni bottone che slaccio poso  un bacio sulla sua pelle, dopo aver  sfilato la camicia  dai suoi pantaloni,  la lascio  scorrere lungo le sue braccia e   approfitto della sua momentanea impossibilità di muoversi  per accarezzarlo voluttà, ma  quando raggiungo i suoi fianchi, con un gesto repentino mi ferma,  un leggero tremore lo scuote leggermente.
- Viola…. Ti prego…. – mormora  sofferente.
- Aspetta …. Non ho ancora finito… Vorrei torturarti ancora qualche minuto… per punirti … per non avermi detto nulla di Olivia.. – mormoro divertita continuando ad accarezzarlo .
- Non è successo nulla….credimi… ero entrato nella sua stanza deciso a dimenticarti…. ma ogni volta che la toccavo….  Immaginavo che ci fossi tu al suo posto.. e … -
Le mie labbra lo zittiscono, non ho bisogno che si giustifichi, stranamente sono sicura che  sta dicendo la verità, mi fido di lui, voglio fidarmi di lui. In pochi attimi mi spoglia e nel momento in cui diventiamo una cosa sola, ci sfugge lo stesso gemito estasiato – Guardami… - sussurra ansante.
Apro gli occhi ubbidiente e lo guardo serena mentre lentamente  inizia a  muoversi in quella danza antica come il mondo, che  solo gli  innamorati conoscono.  Ad ogni profonda spinta a cui vado incontro  sento una   una  potente ondata di piacere irradiare il mio corpo e  dopo aver raggiunto insieme il culmine della passione, assaporiamo ancora strettamente allacciati  il piacere di pronunciare le più tenere parole d’amore.
 

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Capitolo 14
*** Buon Natale. ***


 La luce pallida  dell’alba  filtra tra le fessure delle imposte e  illumina debolmente la stanza,  sono sveglia da ore, immobile ad ascoltare il suo lieve respiro che mi solletica il viso. Mi volto adagio per non disturbarlo e finalmente posso vederlo, la sua espressione è serena, il suo braccio è abbandonato sulla mia schiena, questa notte nel sonno mi ha cercata, forse  inconsciamente, ma il suo abbraccio ha rassicurato entrambi.
Non ho fatto altro che ripensare a tutto ciò che abbiamo vissuto insieme in tutti questi anni e sono ancora incredula che un uomo meraviglioso come lui  possa davvero amarmi….. adesso che ci penso non me l’ha detto chiaramente….. me l’ha dimostrato… non ho il minimo dubbio che mi ami….. certo che sentirselo dire… So che non vi sembra possibile, ma una  strana ansia  mi stringe la gola… e se quando apre gli occhi mi vede senza trucco,  con i capelli sparati per aria… si ricrede e decide che alla fine non sono così bella e interessante per lui?! …. E magari ho anche le occhiaie! Aiuto! Ho bisogno di un bagno e uno specchio subito ! 
Avete presente quei film  dove le eroine che  si alzano  nude dal letto e riescono senza difficoltà a tirare il lenzuolo e ad avvolgerlo intorno al proprio  corpo come un sari senza far sbalzare il proprio compagno sul pavimento? Hanno sempre avuto la mia più grande stima! Mi sono sempre chiesta che tecnica adottassero, naturalmente io rinuncio in partenza  dal provarci, anche perché le gambe del  mio pio-pio sono  strettamente avvinghiate a tutta la biancheria e difficilmente potrei riuscire a spostarlo senza svegliarlo, quindi mi avvento sulla sua camicia per coprirmi e saltello sul pavimento freddo per raggiungere il bagno.
Osservo attentamente il mio riflesso sullo specchio, i miei capelli con un paio di colpetti delle dita rientrano nella categoria spettinati con stile, le mie labbra sono un po’ tumide e la mia immagine mi rivolge un sorriso compiaciuto, Tom bacia da Dio ed  è veramente un uomo generoso in tutti i sensi!  Sotto il getto dell’acqua calda rivivo momento per momento quella notte meravigliosa, amarlo è stato teneramente eccitante.  Ho la mente e il cuore   saturi di lui, dei suoi sorrisi, dei suoi baci,  del suo profumo,  se andassi in camera adesso gli salterei addosso! Decido invece di andare in cucina per preparargli la colazione, ma nel frigo trovo ben poco, tutto sommato è rientrato in patria ieri notte dopo una lunga assenza. Senza far rumore mi vesto con l’intenzione di scendere e comprare qualcosina di buono nella pasticceria in fondo alla via e mentre cerco le sue chiavi nel capotto   le mie dita incontrano un “oggetto”  decisamente inquietante…… un paio di culottes di raso nere con inserti in pizzo.

 

Il profumo  invitante di croissant appena sfornato e  un meraviglioso aroma di caffè mi riempiono le narici, un sorriso pigro e soddisfatto mi piega le labbra e i miei pensieri si focalizzano sulla notte appena trascorsa.  Avevo scoperto che Viola  ama appassionatamente, mi ha  donato tutta sé stessa con baci e  carezze ed io  mi sono abbandonato tra le sue braccia  senza riserve. La trovo in cucina seduta con una tazza di tea in mano e un giornale aperto davanti, quando si accorge di me,  un dolce sorriso le illumina il viso e un attimo dopo è tra le mie braccia.

- Buongiorno…. Amore. – sussurra baciandomi.
- Ciao… come stai… mio… piccolo.. tesoro.. – replico intenerito intervallando ad ogni parola un piccolo bacino sul suo viso.
- Sto benissimo…grazie… vai a farti la doccia…. Ti aspetto… - mormora accarezzandomi piano il petto e prepotente il desiderio di lei m’invade di nuovo.
- Ehm… perché non vieni con me? –  chiedo tendendole la mano.
- Adesso… no…. magari vengo tra cinque minuti ad asciugarti.. – risponde con voce suadente.

L’immagino entrare in bagno con un completino intimo sexy e  spogliarsi lentamente….. solo per me…… lo so,  noi uomini non abbiamo molta fantasia in certi frangenti e ci accontentiamo di pochi ma coinvolgenti dettagli. Letteralmente volo in bagno e mi butto sotto la doccia lavandomi veloce, ma Viola s’attarda e quando torno in cucina è con enorme delusione che la trovo esattamente come l’avevo lasciata, vestita e intenta a bere il suo tea.
- Pensavo mi raggiungessi… - mormoro avvilito e la mia fantasia erotica svanisce come la neve al sole.
- Siediti e fai colazione,  sono scesa apposta questa mattina, questi croissant sono fantastici.. –

Il suo tono di voce ha un’intonazione stranamente dura e un vago sospetto m’invade la mente, l’osservo in silenzio e noto facilmente altri “dettagli” del suo disappunto… o meglio rabbia appena trattenuta. Tiene gli occhi bassi e stringe così forte la tazza che le sue nocche sono sbiancate, sta per scoppiare.

- Ehm…… involontariamente ….. ho fatto qualcosa di sbagliato? – chiedo esitante, preparandomi al peggio.
- No… perché me lo chiedi? – risponde pacata.

Senza guardarmi si alza e si avvicina al lavandino e afferra qualcosa con delle pinze e quando si gira mi mostra un grumo di stoffa nero – Volevo sapere cosa ci facevano…. queste…. dentro la tasca del tuo capotto…..Amore!!? -  tolta la maschera pacata,  uno furioso  scintillio le illumina lo sguardo.

- Viola…abbi pazienza ma dopo un giorno e  mezzo in aereo e due notti insonni… non sono esattamente in me stesso  e  in questo frangente…  sono pure  senza occhiali….non riesco a capire cosa mi stai mostrando…. Mi spieghi? – borbotto irritato.

- Ho trovato queste… culottes…. chiaramente  femminili e…..TI POSSO ASSICURARE CHE  NON SONO  MIE!  – chiede furiosa.

 

Un lento sorriso soddisfatto nasce sul suo viso e si avvicina fissandomi con uno sguardo intensamente determinato. D’istinto retrocedo di un passo ma Tom mi afferra il braccio e mi toglie dalla mano la pinza e le butta dentro il lavandino. Sono  troppo debole per allontanarlo da me e con un sospiro apro le labbra quando sento le sue reclamarmi con prepotenza. In un attimo mi ritrovo senza t-shirt e con un semplice gesto mi sfila anche il reggiseno, i jeans lo impegnano un paio di minuti in più ma velocemente si butta alle spalle anche quel mio ultimo indumento. Mi solleva e mi fa sedere sul bancone della cucina e riprende a baciarmi più intensamente. M’imprigiona  le mani con le sue, non mi permette di toccarlo di ricambiare le sue carezze. Ormai  sono  in balia dei miei ormoni e fluttuo in una dimensione di estatica e dolorosa  eccitazione, non posso più aspettare… ho bisogno di lui….. ma Tom lentamente… dirada i baci ….e si allontana da me di pochi centimetri, lasciandomi ansimante a fissarlo stranita. Tento di baciarlo ma di nuovo si sposta di poco, restando comunque vicinissimo a me. Il profumo della sua pelle accaldata mi stordisce.
- Tom….. ti prego…. – lo supplico sofferente.
- Ti prego cosa….Viola? Tom lasciami.. Tom…. dimmi la verità… o …. Tom amami..? - 
AMAMI! Non ho alcun dubbio! Ma è chiaro che mi sta chiedendo fiducia…. -  Perdona….  – mormoro con voce roca.

- E….. –  mormora continuando  imperterrito nella sua intenzione di torturarmi.
- E…. se mi dici che non sai come è finito nella tua tasca quell’indumento e che  non volevi tenerlo come  ricordo di un incontro  sessuale fugace e squallido,  consumato nei bagni dell’aereo su cui viaggiavi…. ti credo… e… ti amo… –

Non mi lascia finire, le sue labbra di nuovo sono sulle mie e finalmente mi libera le mani ed io mi aggrappo alle sue spalle  attirandolo verso di me. Ci amiamo in cucina tra le tazzine di caffè e i croissant,  ma per non danneggiare il  mobile e ciò che sta tintinnando pericolosamente al suo interno,  finiamo sul pavimento incuranti del freddo.
 


Che strano nevica…. rimugino, mentre siamo  accoccolati sotto una coperta sul divano, per tutta la mattina ci siamo  beati l’uno dell’altra, abbiamo parlato tanto, riso, scherzato e ci siamo amati ancora e ancora. Adesso Tom  sonnecchia vicino a me, povero amore  è stanco. Cerco di ricordare che giorno è oggi, cioè la data, mi sembra che siamo ormai vicino a Natale  e  ripensando alla  meravigliosa  evoluzione  degli eventi di  questi ultimi giorni, ancora sono sorpresa di trovarmi qui, stretta all’uomo che amo, quando qualche giorno fa m’immaginavo di trascorrere un triste Natale solitario su di un’isola.  Accarezzo piano i suoi capelli e poso un bacio là dove batte il suo cuore.   Che uomo meraviglioso sei, mio caro ibrido! Per puro dispetto gli solletico il naso con i  miei capelli, voglio vedere i suoi occhi e il suo sorriso.

- Mhmmmmm……. ?? C-cosa vuoi…. Viola…. Lasciami riposare ancora un po’… - biascica socchiudendo un occhietto assonnato.
- Ciao… - gli sorrido felice.
- Ciao…  cosa succede ? – chiede stringendomi di nuovo a sé.
- Nevica….. – rivelo.
- Bene…. Al momento non mi sovviene l’importanza della notizia… - risponde pacatamente ironico.
- Pensavo…. che ho delle commissioni da fare…. Improrogabili…. –
- Oggi? Rimandale! Oggi stai con me! – borbotta imbronciato. –
- Se vuoi… puoi venire anche tu...… - ridacchio intenerita.
- No! E poi fa freddo…. Siamo sotto Natale ci sarà mezza Londra in giro per le strade! . – si lamenta scontroso.
- Il bello mio caro  è proprio questo! Che c’è il mondo lì fuori, nessuno farà caso a te… a noi. – mi correggo sorridendo.

NOI….. Anche Tom sorride adesso, l’idea di congelarsi i piedi e di essere strattonati dalle migliaia di anime che girano per le strade della città sotto le luci natalizie come una qualsiasi coppia,  diventa affascinante.

- E va bene… mi hai convinto. Però paghi la cena. – ridacchia divertito.
- Ma certo! Scelgo io il ristorante però!! – esclamo saltando in piedi felicissima.
- E io… decido per …. il dopo cena… E’ una sorpresa!  - esclama divertito afferrando il cellulare. 

Il trillo del campanello d’ingresso interrompe la nostra pace – Aspetti qualcuno? –

- No, forse è la Signora  Bridget, le avevo chiesto di farmi la spesa prima delle festività, ma lei di solito suona e poi apre con le sue chiavi. – mi spiega tranquillissimo.

Il secondo trillo mette fine  alla conversazione, Tom si alza dal divano ed io vado in camera a vestirmi, se è la signora Bridget, non voglio che mi veda con addosso la tuta e una maglia del suo datore di lavoro. Mentre finisco di riordinare la stanza mi sembra di sentire delle voci nel soggiorno e piano piano scosto un pochino  la porta per verificare l’identità dell’ospite inatteso.

- Mi spiace che tu abbia avuto  un’errata percezione  dei miei sentimenti nei tuoi confronti  e se sei convinta che  io,  con il mio atteggiamento,  ti  abbia portato ad ingannarti sulla natura dei nostri rapporti, ti chiedo perdono….-

Ops.. a quanto pare.. nel soggiorno c’è un’altra donna che lo vuole, sospiro rassegnata e  richiudo la porta con l’umore sotto i piedi. Ci sarà mai una giornata, una sera, un’occasione qualsiasi in cui quell’uomo  non venga inseguito da donne infatuate? … e … ci sarà mai una donna…. che lo farà innamorare… che me lo porterà via? Nonostante tutte le ore meravigliose passate insieme, una ferrea morsa  di paura mi stringe il cuore…. di nuovo.  Piano, piano,  riapro la porta… Non riesco a riconoscere la voce femminile che gli risponde  ma  il suo tono angosciato mi urta, finché non colgo le parole di Tom. 


                                       -  Voglio essere sincero con te, sono innamorato di una donna che mi sta accanto da tanto  tempo, di cui mi fido,   mi ha conquistato senza saperlo e senza volerlo in verità. Ho dovuto aspettare parecchio prima che  comprendesse di amarmi, non potrei in nessun caso rinunciare a lei, perché mi completa. – 

Il suo tono è sincero ed io sento cedermi le gambe e con un tonfo mi ritrovo seduta per terra, meravigliosamente sbalordita…mi ama davvero! Quell’uomo bellissimo e sexy, corteggiato da tutte…. Vuole me?  Mi sento invadere da una calda emozione che mi stringe la gola e mi punge gli occhi e silenziosamente le lacrime mi sfuggono dalle ciglia. Sono talmente invasata dalla mia dolcissima euforia che mi accorgo  solo dopo qualche minuto che Tom è inginocchiato vicino a me fissandomi  perplesso.

- Ehm….. Viola stai bene? E’ una nuova posizione di yoga? – chiede esitante.
- Chi era? –
- Una persona a cui dovevo una spiegazione….. senza saperlo. – risponde brevemente e capisco che non ne vuole parlare in questo momento e sinceramente neppure io.
- Te l’ho già detto che ti amo? – rispondo sognante.
- Mi pare che me l’hai accennato.. si… Vuoi restare sul pavimento o preferisci uscire a guardare Londra agghindata per festeggiare il Natale?  - sussurra sorridendo.


Le luci colorate che illuminato le vie si riflettono sull’asfalto bagnato e la marea di gente che si muove per questa città è impressionante, ovunque risuonano risate e un vociare spensierato a cui si uniscono gli aromi delle leccornie ben esposte  nei vari negozietti e chioschi . Abbiamo raggiunto la pista di pattinaggio sul ghiaccio abbastanza presto e riusciamo a fare ben tre giri, siamo a  due voli fenomenali con atterraggio sul deretano per me e una mezza spaccata per Tom, senza finire al pronto soccorso e cosa veramente straordinaria nessuno fa caso a noi. Ci teniamo per mano come una qualsiasi altra coppia e ridiamo e urliamo come matti perché così ci va di fare in quel momento.

Tra le bancarelle del mercatino di Natale a Portobello Road, decidiamo di dividerci per un’ora, la caccia al regalo  “giusto” è iniziata! Grande problema.. cosa posso regalare ad un uomo che può comprarsi quello che vuole?  Per caso mi fermo davanti ad una libreria  nella cui vetrina è esposto un proiettore del primo ‘900 con una bobina contenente un film dell’epoca, Rodolfo Valentino in “Lo sceicco”, SIIIIIIII!!  Rido  e batto  le mani da sola, mi precipito dentro e dopo un paio di minuti di contrattazione, osservo  con un sorriso   il commesso impacchettarmi il regalo per  Tom.  Uscendo dal negozio un lieve guaito attrae la mia attenzione, in un angolo vicino alla vetrina un piccolo cucciolo nero trema spaventatissimo, senza esitare poso per terra la busta che ho tra le mani e raccolgo il piccolo che guaisce disperato. Con tante paroline dolci per tranquillizzarlo lo avvolgo nella mia sciarpa ed entro  subito dentro  un bar per procurarmi del latte, io adoro i cani ma purtroppo non ho mai potuto averne uno tutto mio e decido all’istante che questo cucciolo è il mio regalo di Natale, ringrazio il destino me l’ha mandato e mentre lo guardo  leccare  affamato il suo latte sento battere sul vetro  della porta del locale ed incredula vedo Tom felicissimo  con un cucciolo dal pelo dorato  avvolto nella sua sciarpa che sbuca dal suo capotto.

- Ciao, vedo che abbiamo avuto la stessa fortuna questa sera, lei è Desdemona. –
- Desdemona? Sei sicuro che è una lei? – chiedo ridendo.
- Ehm……. mi pare di si. E lui chi è? –
- Loki… ti presento Tom e Dessy. –  esclamo entusiasta, ma il cucciolo non è molto interessato a loro e rimane beatamente  accucciato sul mio petto.
- Loki?  -
- Si, io e Loki ci amiamo tanto e abbiamo deciso di convivere insieme e.. tu la terrai Dessy? –  chiedo accarezzando il piccolo musino morbido.
- Sei una donna dalle grandi passioni! Un amore a prima vista, perfetto! Beh….. io e Dessy  dobbiamo conoscerci un po’  meglio prima di decidere se vivere insieme e poi …. Io sono già impegnato…..anzi pensavo di essere impegnato…..invece mi ritrovo snobbato a causa di Loki!  Ironia della Sorte! – si lamenta fintamente desolato.
- Tesoro non ti preoccupare….. ho il cuore grande….. c’è amore per tutti. – sussurro schioccandogli un bacio  sulla guancia.
- Grazie….. Viola…. e….anche io…..Ti amo. -  mormora per la prima volta baciandomi dolcemente.
      


                                                                               BUON NATALE.                                          
                     
 

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Capitolo 15
*** C'era una volta..... ***


C’era una volta un bel principe che s’innamorò di una principessa complicata, insicura, irritante e appassionatamente invaghita di lui….. ecco, se dovessi scrivere una storia sul  periodo passato accanto a Tom  inizierei esattamente così.  L’unica differenza tra la mia e le tante storie che affollano i libri per bimbi è il finale, io non ho avuto un bel “ ..E vissero felici e contenti…”.

 Dopo un Capodanno meraviglioso  passato tra le sue braccia in una baita in mezzo alle montagne francesi,  avevamo iniziato una sorta di convivenza a giorni alterni, mi fermavo a dormire da lui più volte alla settimana se nessuno dei due aveva urgenti impegni lavorativi, i  nostri rari  momenti “bui” scaturivano dalle discussioni che  riguardavano,  il tempo che passavo lontano da lui a causa del mio lavoro e la mia gelosia nei suoi confronti.
Lo so, il suo lavoro si svolge in un ambiente fatuo e raramente gli amori e le amicizie tra colleghi funzionavano, ma ci sono  pur sempre alcune eccezioni. Tom non mi ha mai fatto mancare il suo amore né  la sua passione, era un uomo pieno di attenzioni e   anche durante i lunghi periodi che passavamo separati quando viaggiava per lavoro  ero subissata dai suoi messaggi e telefonate ma purtroppo la mia insicurezza aveva minato la fiducia che riponevo  in lui. Lo immaginavo adulato da sconosciute intraprendenti, donne bellissime, perfette a cui nessun uomo sano di mente avrebbe mai  detto di no.
Tutte le volte che tornava,  ci amavamo con una passione sfrenata che rasentava la disperazione,  sapevamo entrambi  che vivevamo quei momenti attendendo con angoscia  la prossima separazione. Tom  inconsciamente accusava me di non voler sacrificare il mio lavoro a cui dedicavo molte energie e  tutto il tempo che mi necessitava per registrare dei servizi anche all’estero ed io mi colpevolizzavo di non riuscire a renderlo felice. Non volevo rinunciare a realizzarmi lontano da lui,  dopo tanta gavetta ero riuscita a ritagliarmi uno spazio tutto mio nella scaletta dei programmi trasmessi dalla nostra emittente, che riscuoteva un discreto interesse nel nostro pubblico. Cercavo di convincermi ogni giorno che sarei riuscita a far fronte a tutti gli impegni senza trascurare l’uomo che amavo. Purtroppo mi sbagliavo.
Dopo alcuni mesi passati ad evitare di affrontare la penosa situazione in cui ci trascinavamo, un mio problema di salute causò  la rottura definitiva del nostro rapporto. Ero andata dal medico per un accertamento, avevo passato un periodo di malessere generale e dai risultati delle analisi avevano riscontrato nell’utero alcune “macchioline” che avrebbero potuto analizzare solo in sala operatoria. La decisione di non parlare a Tom dell’imminente operazione che avrei dovuto affrontare, perché coincideva al  periodo in cui lui sarebbe stato  impegnato a registrare un ruolo importante nel nuovo film della produzione  americana con cui aveva un contratto, fu il mio primo sbaglio, non volevo che si distraesse dal suo lavoro, la concentrazione e la tranquillità per un attore sono  basilari. Ma lo era anche la fiducia che riponeva in me e quando Luke gli telefonò avvertendolo che ero entrata in coma in sala operatoria a causa di un’allergia all’anestesia, Thomas non riuscì a perdonarmi. Fortunatamente tutto quel periodo è relegato in un angolo della mia memoria offuscato da ombre lievi e innocue. Mi sono  risvegliata in una stanza di ospedale circondata dai  miei genitori e amici e solo grazie ai loro racconti che ho saputo ciò che mi era successo e ciò che aveva patito l’unica persona che non era presente al mio capezzale.
Da Luke avevo saputo che gli  impegni oltre oceano del suo amico si sarebbero  protratti fino alla fine dell’anno e con delicatezza  aveva cercato di farmi capire che  lo stato d’animo di Tom   nei  miei confronti non era dei più lieti,  gli avevo mentito di nuovo e dopo aver passato  giorni e notti vegliandomi  tormentato  dalla paura che non sarei sopravvissuta,   non sarebbe riuscito  a starmi accanto senza riversare su di me tutto il dolore e l’angoscia sopportati in quel periodo. Mi aveva chiesto di dargli del tempo per riflettere bene su i suoi sentimenti, in pratica  aveva accettato una mole impressionante di lavoro pur di starmi lontano. Erano passate parecchie settimane ed io mi ero ripresa completamente ma  da parte di  Tom non avevo ricevuto nessun messaggio o telefonata, l’unico mezzo per procurarmi  sue notizie,  erano le foto e gli articoli che comparivano sui  giornali. 

 Avevo rimandato per troppo tempo un confronto, volevo sentire dalla sua voce che non mi amava più…. prima di rassegnarmi alla  terrificante realtà che non avrebbe fatto più parte della mia vita.  L’occasione perfetta si presentò durante una conferenza stampa, organizzata al fine di pubblicizzare il nuovo film in uscita nelle sale di tutta Europa. Alcune testate giornalistiche erano state invitate a mandare i loro giornalisti direttamente nell’albergo dove la maggior parte del cast soggiornava. Avevo inviato io stessa,  i nominativi e il numero delle persone  che avrebbero partecipato all’evento omettendo di aggiungere anche il mio nome, avevo come la vaga impressione che  fosse meglio evitare che l’ufficio di Luke avvertisse Thomas che sarei stata presente alla conferenza.

Eravamo stipati nella suite di uno dei migliori alberghi londinesi, avevo  camuffato  per bene il mio aspetto per passare inosservata, ero entrata per ultima e con calma avevo osservato Tom seduto vicino  ai suoi colleghi  salutare e scherzare con  i giornalisti, sembrava essere dimagrito, i suoi lineamenti si erano induriti e in fondo agli occhi leggevo una nota malinconica  che prima non c’era. Ogni  giornalista aveva un numero preciso di domande e quando fu il nostro  turno mi alzai lentamente precedendo il mio collega  e fissando attentamente l’unico attore che mi interessava,  iniziai  a parlare. Lo vidi impallidire quando mi riconobbe,  probabilmente dalla rabbia visto lo sguardo freddo con cui ricambiava il mio.

- La prima domanda è per il signor Hiddleston. In tutti questi mesi di permanenza all’estero,  ha mai sentito la mancanza dei suoi cani? -  i nostri cani in realtà pensai irritata.
- Lei è un membro  di qualche organizzazione animalista? – rispose  seccamente.
- No, mi chiedevo quale aspetto della sua vita ha dovuto sacrificare per il suo lavoro? – ribattei  imperterrita.
- Signorina questa domanda non è pertinente al motivo  per cui siamo qui, se anela ad  ottenere un’intervista esclusiva da uno dei nostri attori la richieda fuori da questa sede. – mi sbraitò  contro uno della produzione che fece  un gesto eloquente ad un agente  della sicurezza per scortarmi fuori dalla stanza.


Ero ormai per strada in mezzo alla gente schiumante dalla rabbia quando il mio cellulare iniziò a trillare fastidiosamente. Un numero sconosciuto.  – Pronto?! –

- Non voglio più vederti. Non cercarmi per nessun motivo. Mi auguro di essere stato chiaro. -             
                     
  Lo sbalordimento era tale che rimasi immobile sul marciapiede per parecchi minuti, non erano state  le parole dure che aveva usato, ma il tono freddo e determinato della sua voce  a ferirmi dolorosamente.  Camminavo per strada  come un automa, con la mente sconvolta e il corpo paralizzato dal dolore. Non  riuscivo  a credere a quello che mi stava accadendo, sapevo di meritarmi la sua rabbia ma non il suo odio.   Davanti ai miei occhi si susseguivano impietose innumerevoli immagini, una più dolorosa  dell’altra, Tom  che mi  sorride, il suo viso  rilassato nel sonno,  i suoi occhi rilucenti di allegria, i suoi baci, i suoi  abbracci …… TI AMO ANCHE IO………mi aveva detto……
NON VOGLIO PIU’ VEDERTI……. Quelle parole mi rimbombavano nelle orecchie, può un cuore smettere di battere e non ucciderti?……Può l’aria fluire nei polmoni senza farti respirare?....Può il sole risplendere e non riscaldarti? Io non ero più nulla…..non esistevo…..  avrei mai potuto vivere senza di lui? Sono cosciente che c’è di peggio che un amore in agonia…. Che ci sono persone che lottano contro malattie e realtà durissime ma so anche che ognuno di noi ha in fondo al cuore la forza di reagire al proprio dolore ed io ancora non avevo trovato quella forza …… NON  TI VOGLIO PIU’…….NON TI VOGLIO PIU’…. NON TI VOGLIO PIU’…………….. BASTA!!!
 

Ormai era buio quando ritornai abbastanza in me da chiedermi dove fossi e  come ci fossi arrivata su quella panchina di quel parco, non ricordavo nemmeno il mio nome, mi resi conto con sgomento,  quando un agente di polizia mi chiese i documenti. Mi portarono in ospedale,  forse il mio stato di prostrazione e confusione era così evidente che non misero in dubbio che avevo bisogno di aiuto. Ero seduta nella sala di aspetto del pronto soccorso  vicina ad un’agente in attesa del mio turno quando  all’improvviso un baccano infernale invase la stanza. Nell’ingresso dell’ospedale  qualcuno aveva scatenato   un pandemonio terrificante e poco dopo due agenti chiaramente in difficoltà che cercavano di trattenere  un indemoniato che scalciava e urlava oscenità senza freno,   entrarono di fretta dentro il primo ambulatorio libero.
Sentii l’agente che mi accompagnava chiedere informazioni al suo collega. – Quel tizio ha scatenato una rissa in un pub in centro, si è messo contro  a dei  teppistelli e  ne ha stesi da solo almeno tre, prima di venire mal menato dal resto della banda, gli è andata bene, alcuni di loro erano armati. E’ sbronzo da far paura,  l’alcool gli ha quintuplicato le forze, ci  ha sfasciato la nostra macchina di servizio.   Adesso è sedato e piantonato nella stanza che gli hanno riservato.  – raccontava con voce pacata.

Il trillo del mio cellulare   mi colse impreparata e sobbalzai impaurita. Non  volevo rispondere vagamente ricordavo che dopo l’ultima telefonata che avevo ricevuto  era iniziato il mio calvario. – P-pronto..? – dissi titubante.
- Buonasera Signora, sono l’agente Fassen. La chiamo perché abbiamo trovato il suo numero nella memoria del cellulare di un individuo che risulta sconosciuto, è  stato vittima di un’aggressione ed è senza documenti, avremmo  bisogno che lei gentilmente si prestasse ad effettuare un riconoscimento della persona che in questo momento è ricoverato al St Patrick…- smisi di ascoltare e mi alzai tremante e andai verso la porta.
- Me lo descriva… - ordinai sottovoce mentre realizzavo finalmente dov’ero,  chi ero e cosa significava la telefonata.
- In che stanza si trova? – chiesi di nuovo con voce più sicura, mentre una forte paura mi serrava lo stomaco. L’ultima persona che mi aveva chiamato era… Tom.

Spiegai all’agente vicino a me chi era al telefono e insieme attraversammo mezzo ospedale per giungere davanti ad una porta dove trovai l’agente Fassen ad aspettarmi.

- Buonasera, grazie di essere venuta subito. – disse il giovane agente osservandomi attentamente mentre si spostava per farmi entrare nella stanza.

Lentamente mi avvicinai al letto, il suo viso era quasi completamente tumefatto e il sangue appena rappreso ancora gli macchiava la bocca, l’occhio destro e lo zigomo. Gli avevano applicato due aghi per le flebo e il suo viso era di un colorito spaventosamente pallido. Sentii le lacrime pungermi gli occhi. In cuor mio sperai di non essere io la causa di tutto questo disastro.
- Cosa gli hanno fatto? E’ ferito gravemente? – chiesi angosciata.
- Sa dirmi chi è quest’uomo? Se ha una famiglia da avvertire, lei è una sua conoscente? – chiese l’agente di nuovo.
- Si lo conosco, lavoravo con lui e appena avrà risposto alla mia domanda le darò tutti i suoi dati.
- Il suo amico era ubriaco ha scatenato una rissa in un pub….. –
- Cosa gli hanno fatto?!! – urlai.
- Il paziente ha un paio di costole rotte, ma nessuna lesione interna e oltre ad ecchimosi  più o meno estese su tutto il corpo non ha riportato altri danni fisici. – intervenne il medico prontamente, entrando nella stanza.

Lentamente alzai il cellulare e chiamai Luke e gli spiegai brevemente cosa era successo, avvertii anche le sorelle e la Signora Bridget di andare subito a casa di Tom per  preparargli una borsa con lo stretto necessario  per passare la notte in ospedale e di spedire il tutto con  un taxi al St Patrick ed infine esausta chiesi all’agente e al medico di avvertire la sicurezza all’ingresso  che non venisse permesso a nessuno della stampa di fargli visita o di “rubare”  fotografie  al paziente senza il chiaro consenso del suo agente o dei suoi familiari.  Aspettai giusto il tempo di vedere Luke arrivare di corsa  e mentre parlava con il medico, mi dileguai.

 


Ho ritrovato una po’  della mia tranquillità in un piccolo paesino non molto distante dalla costa in Scozia, sono  la capo cuoca e la receptionist  di una locanda molto frequentata durante tutto l’anno da molti turisti attirati dalle molteplici attrazioni organizzate e supportate dal governo. In quel periodo dell’anno il lavoro nel locale  aumenta  enormemente a causa dell’imminente inizio di una serie di eventi culturali e sportivi che sarebbero durati parecchie settimane. Questa mattina devo accogliere una comitiva di turisti in arrivo dalla Francia e  occuparmi dei colloqui ai candidati che mi aveva proposto  l’agenzia per il lavoro che avevo contattato.  Nel frattempo che rileggevo i curriculum,  tenevo d’occhio i forni con le torte e i biscotti che avevo preparato per la colazione dei nostri ospiti.
Erano appena le otto del mattino ma qualcuno da qualche minuto, insisteva a far scampanellare il campanaccio appeso alla porta, molto probabilmente aveva fretta di entrare nel locale che apriva  per tutti i clienti di passaggio che ogni mattina si fermavano da noi a fare colazione o  forse voleva sfuggire al terribile temporale che per tutta la notte aveva infuriato sulle nostre case e che ancora sibilava rabbioso.
- Arrivo!! Arrivo…. Buongiorno e benvenuti….. – mi fermo sulla soglia con un sorriso ormai congelato sul volto mentre riconosco l’uomo che arranca tra le pozzanghere trascinando delle pesanti valigie dietro la donna che mi sorride riconoscente.
- Buongiorno! Grazie di averci aperto, siamo completamente inzuppati…. Può chiamare qualcuno per aiutare….. – chiede cordialmente indicando  con un gesto della mano il suo compagno.
- Ma certamente! Entri la prego… A-aveva una prenotazione o siete qui per caso? – chiedo con noncuranza spulciando velocemente il registro delle prenotazioni e  che mi venga un colpo se ho  accettato una prenotazione a nome Hiddleston!!!
- Dovrebbe esserci una prenotazione a nome Shafford. – risponde sorridendo la bella donna che mi pare di aver già visto da qualche parte.
- Infatti signora, ho due matrimoniali per quattro ospiti. Benvenuti. Se mi attende un attimo le chiamo un fattorino che vi mostrerà le vostre stanze. – mormoro gentilissima prima di fiondarmi nel retro per evitare così di essere vista da Tom.

Ma perché….. in tutti i locali del Mondo proprio qui dovevano finire i signori Hiddleston??! Ma cosa mai avevo fatto di male per meritarmi un castigo simile!!! Afferro il telefono in preda al terrore ed attivo la capillare organizzazione di emergenza del Regens Aderbeen, nel giro di pochi minuti Benny aveva recuperato le valigie dei nostri nuovi ospiti mentre Mary, una delle cameriere, dopo aver fatto firmare i registri,   li accompagnava  nella loro stanza. Ormai è troppo tardi per farmi sostituire in sala da pranzo, ma posso mandare tutte le ragazze a servire mentre io preparo le colazioni per i nostri clienti. Finché riesco eviterò di mostrarmi al mio personale persecutore.  Magari mi spaccio per malata!!

Avevo impartito ordini precisi ai miei ragazzi, dovevano fare in modo che quei clienti non avessero nulla da ridire sul servizio in modo che non richiedessero il mio intervento o ritenessero necessaria una lamentela. Quindi tutti si prodigarono per mostrarsi gentili e premurosi con quella giovane coppia, chiedendosi chi fossero mai per destare la preoccupazione della loro temibilissima ma amatissima capo cuoca. Avevo controllato la loro prenotazione che consisteva in cinque notti quindi sei pranzi,  ce l’avrei fatta ad eclissarmi ogni volta che sarebbero transitati davanti alla hall? Ogni volta che sarebbero entrati nella sala da pranzo? E ogni volta che ….sarebbero usciti dalla loro camera?..... Mi era venuta in mente un’idea pericolosamente attraente, non mi ricordavo più l’essenza delicata che caratterizzava gli abiti del mio ex capo e  quando ne avevo l’occasione  cercavo di avvicinarmi non vista al suo capotto per coglierne il profumo. Lo so, veramente patetica…ma qualcuno se la senti di biasimarmi? Ormai è  quasi un anno che non lo vedo e che  evito  accuratamente di leggere gli articoli che lo riguardano o di andare al cinema quando proiettano  uno dei suoi  film.  Da quello che ne so, quella donna poteva essere sua moglie, anche se la prenotazione era stata fatta dalla segretaria del padre di lei, infatti, Lord e Lady Shafford erano giunti qualche ora dopo la figlia e soggiornavano nella seconda stanza riservatagli.
Come  ogni  mattina, insieme alle ragazze andavo a rassettare le stanze degli ospiti ed è  solo per puro masochismo che riservo a me stessa di riordinare la stanza  308, la camera di Tom e signora. Con in mano le lenzuola di ricambio, chiudo la porta dietro alle mie spalle dolcemente e mi fiondo subito ad aprire le ante dell’armadio ed ecco ben allineati e appesi in ordine i suoi vestiti che  emanavano un buonissimo profumo speziato, con mano tremante sfioro  una  giacca, pensando con nostalgia  a tutte le  volte che  gli avevo preparato  i vestiti da indossare.  Sopra il letto ha lasciato il suo pigiama e contro ogni ragionevole logica lo indosso e lo annuso come un cucciolo smarrito che cerca il suo padrone. All’improvviso una voce inconfondibile risuona nel corridoio, nel giro di un nano secondo mi scaravento dentro all’armadio e chiudo le ante. NO! Non poteva essere vero! Mary mi aveva assicurato che i signori Shafford erano usciti tutti insieme per raggiungere il vicino campo di golf. Terribili immagini di scene apocalittiche in cui morivo dalla vergogna davanti agli occhi stupefatti  ma impietosi del mio ex capo,  mi affollano la mente, forse potrei  coprirmi la faccia  avvolgendomi il capo con la giacca del suo pigiama e sfruttando il fattore sorpresa sfuggire da quella situazione pazzesca  senza essere riconosciuta o  forse potrei  tramortirlo usando una gruccia e poi darmi alla fuga!! 

- Devo aver  dimenticato il cellulare dentro il capotto o nella giacca che avevo ieri sera… - mormora spazientivo a qualcuno che è ancora molto probabilmente fuori dalla stanza.

Ti prego ….ti prego fa che non entri dentro l’armadio! Sono con le mani giunte davanti alla viso e nascosta dietro le sue camicie, in ginocchio sopra una piccola cassettiera, se aprisse le ante solo grazie ad  un vero miracolo  non mi noterebbe. Ma naturalmente io i miracoli non so dove stanno di casa! Infatti Tom non  appena entra in camera  apre subito l’armadio ed io vengo attraversata da una scossa di puro terrore quando lo sento trattenere il fiato nel momento in cui mi  riconosce. Nei pochi secondi in cui i nostri occhi si scontrano, Tom sbalordito realizza  tutto ciò che ho combinato e coglie lo straziante lampo di supplica e panico  che esprime il mio sguardo.  Sentendo dei passi dietro di sé, si riscuote dalla sua immobilità,  infila la mano dentro la tasca della giacca,  trova il cellulare e con calma richiude le ante, fisssandomi con uno sguardo stranamente intenso .

- Visto? Era dentro la giacca, dai andiamo non vorrei far aspettare i tuoi. – continua serafico rivolgendosi alla graziosa compagna.
 

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Capitolo 16
*** Ti amo...Mr Hiddles! Addio! ***


Avevo appena fatto in tempo ad uscire dall’armadio sfilandomi  velocemente il pigiama di dosso per  farne un groviglio da nascondere dentro il carrello della roba per la lavanderia ed entrare di corsa nel  bagno di servizio, quando dei passi affrettati risuonarono nella tromba delle scale. Telefonai immediatamente a Rosie che si occupava delle pulizie del piano con me.

- Rosie, ti prego………devi coprirmi……... è una questione di vita o di morte!! Tu questa mattina stai lavorando da sola al piano e non hai visto nessuno aggirarsi per le stanze e non fare il mio nome a nessun cliente, dopo ti spiego! – mormorai accorata sottovoce.
- Ok ..tranquilla capo. – rispose la vocetta curiosa della sua amica.
Con l’orecchio incollato alla porta del bagno per sentire i rumori nel corridoio,  immaginai un Tom  di pessimo umore cioè incazzato  alla  massima potenza,  cercarmi  pronto ad  urlarmi contro o per aggredirmi fisicamente, non potevo escludere nessuna possibilità, pensai  deglutendo con difficoltà.  Molto probabilmente aveva  usato le scale per essere sicuro di incrociarmi prevedendo la mia intenzione di scappare lontano da lui  e non trovandomi, avrebbe tentato in tutti i modi di carpire informazioni alla piccola Rosie usando ogni mezzo lecito.

Per evitare di far squillare il suo cellulare, di nuovo,  le invio un messaggio.


- Verrà da te un tizio che chiederà di me….. TU NON MI CONOSCI! Nega! E non soccombere alle sue lusinghe!! – digito disperata.
- Calma Capo! Chiunque sia è in camera sua che sta ribaltando i mobili! Che hai combinato? O,o” – mi risponde veloce Rosie.
- POI TI SPIEGO!! Sono nascosta nel bagno di servizio. SALVAMIII! –
- Lascia fare a me! –

Poco dopo, potrei fare la veggente quanta è alta la probabilità che indovini qual è  la portata della catastrofe che incombe su di me, sento i passi di Tom   uscire dalla stanza  e per fermarsi a  chiedere informazioni a Rosie.

- No Signore, non ho visto nessuna donna in pigiama correre per il corridoio né verso le scale. Mi spiace, se la posso aiutare in qualche altro  modo mi chieda tranquillamente. – risponde Rosie gentile.
- Di solito non siete in due a pulire il  piano la mattina? Non puoi  informarti presso   le tue colleghe se hanno visto qualcuno entrare nella 308?  Ti  prego è importante! – mormora dolcemente.


Ecco…lo sapevo!! Ha adottato il tono di voce sexy e immagino che stia sorridendo e la stia fissando intensamente con lo sguardo collaudato di sciupafemmine! Così non vale! Rosie tra poco non riuscirà a ricordarsi neppure la domanda che le ha posto.

- ROSIE!!! Non lo guardare! E soprattutto non gli dire nulla!!! – scrivo velocemente.
- Ma quest’uomo è l’ottava meraviglia del mondo!! WOW!! : Q______ E non lo vuoi incontrare??? MA SEI FUORI?! –  Rosie risponde subito.


- Ho inviato un messaggio a tutte le mie colleghe per chiedere informazioni e se qualcuna ha visto la donna che cerca, glielo farò sapere. –  diceva nel frattempo che rispondeva a me.
- Ti ringrazio…..Rosie. Ci conto, ti ringrazio, sei stata gentile. Buona giornata. –
- Grazie,  anche a lei. Buon soggiorno. – risponde cortese la mia cara amica.

Forse per una volta le cose vanno per il verso giusto penso tremante  e mi permetto di riprendere a respirare tanto è grande il sollievo dello scampato pericolo, quando mi arriva un altro messaggio di Rosie.

- Non uscire è davanti alla porta del bagno!! –
- Va bene, grazie. –

Aspetto e spero, in silenzio,   di sentire i suoi passi allontanarsi ma rimango delusa e un brutto presentimento inizia ad invadermi.  Come nei peggiori film horror vedo girare a vuoto la maniglia della porta e con un balzo mi appiattisco contro il muro.

- So che sei lì dentro e non la passerai liscia. Esci fuori con le buone o scateno un casino e non puoi immaginare quanta soddisfazione mi darebbe vederti strisciare dalla vergogna davanti ad un folto pubblico. – bisbiglia una voce pericolosamente dura.

Urlo silenziosamente dallo spavento e con una mano sulla bocca digito un altro messaggio a Rosie che prontamente arriva,  dopo pochi minuti,  con una collega.

- Signor Hiddleston, la mia collega ha  visto una donna in pigiama scappare verso il sotterraneo, magari aveva la macchina parcheggiata  nella rimessa. – gli spiega senza dar segno di aver notato che sta cercando di forzare  la serratura  di una porta che non è quella della sua stanza.
- Ah..si? Questo bagno non si apre, non è agibile? – chiede con finta noncuranza.
- Si è fuori uso, stiamo aspettando ancora il tecnico, il bagno in camera sua non è in ordine? – risponde velocemente Rosie, le darò un aumento!
- Si è tutto perfettamente in ordine. Va bene, vi ringrazio per la cortesia.  – mormora irritato ma cordiale, mentre il suo cellulare inizia a  trillare.
- Pronto? Si arrivo, tutto bene. – replica teso.

Finalmente sento dei passi allontanarsi e solo dopo una decina di minuti che Rosie mi invia un altro  messaggio.


- Tutto bene, puoi uscire. Se n’è andato. –
- Sicura? Grazie. –


 

Giro lentamente la chiave, sposto di qualche centimetro la porta e  da una fessurina sbircio nel corridoio per accertarmi che non ci sia nessuno in giro, mi arrischio  con molta cautela ad aprirla   di più  ma  all’improvviso strillo inorridita  vedendo  Thomas  spingerla  con forza  e richiuderla dietro le sue spalle. La sua espressione è  severa e decisa, non mi darà tregua finché non avrà ottenuto ciò che vuole.
 
- Ciao Viola. Che strana coincidenza incontrarti… di nuovo….. nel giro di un’ora…… dopo mesi di silenzio. Sei anche tu qui, in vacanza? – chiede  pericolosamente pacato.

 Sono troppo allibita per rispondere, mi sento soffocare dalla nausea e dal terrore, sono in trappola dentro una stanzina con un uomo che mi odia! Aiutooooo! Cerco  in fretta con lo sguardo un oggetto contundente per difendermi ma oltre allo spazzolino del water e i  morbidi asciugamani appesi non trovo nulla di utile al mio scopo.

- Stai tranquilla, non ho intenzione di aggredirti. Voglio solo che mi spieghi dove sei stata tutti questi mesi! – sibila  perentorio strappandomi nel frattempo il cellulare dalla mano.
- E’ stata gentile la tua collega…ehm…Rosie….vero?  È una brava ragazza…-
- Come l’hai convinta a darti il  suo cellulare? Perché presumo che sia stato tu ad inviarmi   l’ultimo messaggio!! – che ingenua sono stata a fidarmi di lei!
- Non la biasimare… era veramente commossa e un po’ incredula quando…..le ho raccontato a gesti,  per non farti sentire nulla,  che tu mi avevi lasciato…..e  che  ti amavo ancora e che volevo riconquistarti….e un incoraggiamento di cento sterline ha  sortito l’effetto desiderato. -  conclude ironico.
- Perfetto.  Ora sono qui davanti a te……… cosa vuoi? – chiedo con un tono di voce duro,  l’attacco è la miglior difesa!
- Cosa facevi nella mia stanza….. con il mio pigiama addosso….nascosta dentro ad  un armadio? – chiede di nuovo muovendosi verso di me con fare minaccioso.
- I-io…… è stato uno sbaglio…. – mormoro con voce strozzata.
- Già è una tua speciale dote….. sbagliare…. E se non lo fai in grande stile non sei contenta.. –
- Hai ragione suppongo…… cosa vuoi da me? – chiedo di nuovo. Sono cosciente di essere dalla parte del torto,  ma lui non ha il diritto di intimidirmi, rimugino con ferocia, sentendo una rabbia violenta lacerare la  pseudo  tranquillità che mi sono costruita con grande fatica in questi mesi.
- Voglio sapere……. Perché sei sparita….. sei scappata da tutto e da tutti, senza lasciare un maledetto recapito??!! – sbotta al limite della pazienza.
- Cosa t’importa cosa ho fatto e dove sono andata a sbattere la testa per dimenticarti?  Mi  hai detto chiaramente che non volevi vedermi più!!! – lo accuso furiosa.
-  Dopo aver passato notti e giorni a fissare il tuo corpo inerme,  terrorizzato dal pensiero di perderti mentre eri in coma,  non ero dell’umore adatto di sopportare le tue stronzate!  Hai deciso di non parlarmi dell’intervento!!….. AVRESTI POTUTO MORIRE!! MALEDIZIONE VIOLA!! Ed io sarei stato  mille miglia lontano da te!!  Sarei tornato giusto in tempo per seppellirti!! Hai la vaga idea di come mi sono sentito??!! – sbraita afferrandomi con forza le braccia e scuotendomi con veemenza, palesando,  finalmente,  la rabbia repressa per tutti questi mesi.
-  N- non volevo che ti preoccupassi…… e si…. so….. come ti sei sentito….. l’ho capito quando mi hai scaricato!! LASCIAMII!! – grido scoppiando a piangere.

La gambe non mi reggono e tremando mi lascio cadere a terra trascinando  Tom con me.  Con le lacrime  tutta l’angoscia,   che come veleno,  mi aveva corroso l’anima si dissolve.  Le sue mani teneramente incerte mi accarezzano il viso e come un alito di vento  sento le sue labbra prima sui capelli e poi sulle  guance, il suo respiro affannato mi svela la terribile pena  che lo agita. Socchiudo gli occhi per guardarlo e vorrei chiedergli perdono per tutto il tormento che, involontariamente,  ho inflitto a tutti e due, ma lo strazio che colgo nei suoi occhi lucidi mi sconvolge. Con un gemito dolente mi stringo a lui e cerco le sue  labbra che dolcissime si aprono per  accogliere le mie. Assurdamente solo in quel momento riesco  a respirare per davvero,  il cuore riprende veloce  il suo battito, mi rendo conto che di nuovo ho mentito a me stessa, ho bisogno di lui per vivere, dei suoi sorrisi, dei suoi baci;  ho bisogno della sua voce, della sua risata, del suo amore…..Senza nessun ritegno e incapace di seguire un qualsiasi pensiero razionale continuo a baciarlo con una bramosia disperata cercando il contatto con la sua pelle.   

- Viola….. –  mormora ansimando ormai vicino a perdere il controllo.
- Non voglio sapere chi è,  per te,  quella donna che ti dorme accanto,  non voglio  ignorare la sua presenza nella tua vita….ma…adesso qui, siamo solo io e te…. Amami….ti prego…. – sussurro sulle sue labbra.

Dopo un attimo di esitazione Tom si arrende e ricomincia  a baciarmi,  con pochi gesti ci liberiamo dei vestiti e   l’impeto con cui ci amiamo, ci lascia senza fiato ed esausti. Per  un lungo momento,  ancora  strettamente avvinghiati,  restiamo immobili l’uno dentro l’altro, per rimandare il più possibile il momento della separazione. La sua fronte è appoggiata alla mia e i nostri respiri affannati  seguono il ritmo violento dei nostri cuori. Il senso di appartenenza appena ritrovato piano piano,  mentre ci dividiamo,  si trasforma in uno di rammarico e di rimorso. Ci siamo rivestiti in silenzio continuando ad amarci con lo sguardo,  siamo consci che questo amplesso non  risolverà  i nostri problemi né cambierà  le cose tra di  noi, che gli errori commessi  e il dolore patito non riusciremo mai del tutto a dimenticarli,   ma sono felice che Tom adesso  sa  che non ho mai smesso di amarlo.

 

 

Erano stati organizzati dei giochi tipici del medioevo  a cui potevano partecipare tutti gli ospiti della locanda,  mentre le signore vestite in costumi colorati  aiutavano a confezionare i premi per i  vincitori, noi in cucina avevamo preparato un banchetto che sarebbe stato servito alla fine delle  gare, a cui seguiva un intrattenimento musicale offerto dalla banda del paese. Per tutta la mattina  non avevo messo fuori il naso dalla cucina e avevo bisogno di una pausa, ero   seduta  in una delle panchine nel giardino per riprendere fiato con una tazza di tea fumante,  all’improvviso  delle  mani delicate si posano  sulle mie spalle.
- Tranquilla….. sono io…. Sei tesa…. lasciati andare… - mi suggerisce una voce meravigliosamente roca.
- Thomas….lasciami…..  non è il caso che ci vedano insieme…… -  sospiro godendomi il suo massaggio.
- Non essere paranoica…. non stiamo facendo nulla di male… - 
- No… non ancora…. Se continui così… potrei perdere tutte le mie buone intenzioni e saltarti addosso….. davanti a “tutti”! -
- Questa si,  che   sarebbe una scena molto divertente da vedere! – sogghigna ilare.
- Partecipi ai giochi oggi? –
- Non potevo tirarmi indietro! Nelle mie vene scorre puro sangue scozzese, sono uno dei discendenti del capo Clan!  Sono venuto da te, anche per un altro motivo…oltre  per “regalarti”  un massaggio, oggi arriva Ivonna… -
- Cosa?! E cosa stavi aspettando a dirmelo? – esclamo  balzando in piedi come una furia.
- E quando te lo dicevo? Sei rinchiusa in cucina dall’alba!! – si difende irritato.
- Non cercare scuse! Potevi  mandarmi un messaggio!! A che ora arriva tua nonna?! –


Avevo conosciuto Mrs Ivonna McLyod Hiddleston durante una delle sue rare visite ai nipoti a Londra, era una vecchietta meravigliosa, molto arguta e  con il suo sguardo penetrante,  dello stesso azzurro di Tom, era in grado di mettere a nudo la tua anima. L’adoravo  ma  il suo arrivo avrebbe reso tutto più difficile.
 
- Come l’hai convinta a spostarsi da Greenock? – chiedo osservando curiosa la sua espressione irrigidirsi.  
- Viene qui …per conoscere …… -
- Ah… certo..  Cerca di parlarle da solo e spiegale TUTTO…. -  mormoro pacata  tornando in cucina.


Con Rosie e altre ragazze avevamo assistito alla  gara di tiro alla fune, a quella  di scherma e con una marea di turisti e curiosi che arrivavano anche dalle contee vicine  eravamo sedute in una arena aspettando l’inizio della  gara di equitazione. Tutti i concorrenti indossavano il tipico kilt  con  i colori del proprio clan.  Tom sfilò a disagio  insieme agli altri concorrenti, cercando di tenere a bada il suo gonnellino. In mezzo al pubblico seduta nei palchi avevo riconosciuto la nonna di Tom che sembrava chiacchierare tranquilla  con Madeleine e sua madre, non era cambiata molto,  i  suoi capelli bianchi erano stretti in una piccola crocchia e i luminosi occhi chiari  seguivano con affetto il nipote che cavalcava.
 La tradizione voleva che il vincitore dedicasse la sua vittoria,  con un bacio,  alla propria donna e il mio bellissimo tormento personale dopo aver vinto la gara,  fece un giro solitario intorno al campo portando in trionfo la bandiera del clan a cui apparteneva,  ma stranamente non si diresse subito dalla  “fidanzata”,   mentre scendeva  da cavallo riuscì a  trovare   il modo di inciampare e fingere una dolorosa distorsione, anche se ho seguito la scena  da lontano, sono sicura che stava  recitando e   non capisco il motivo per cui sta montando tutta questa sceneggiata.

Eravamo quasi pronti a servire la cena ai nostri ospiti e mentre controllavo i piatti di portata  una vocetta querula mi aggredisce dalla porta della cucina. – Non sei venuta a salutarmi Viola! –

- Nonna Ivy!! Scusami, ero  occupata con le pentole! – esclamo  correndo ad abbracciarla.
- Non cercare scuse idiote, figlia! Ci ha già pensato quella sottospecie di nipote incapace, che mi ritrovo, a raccontarmi mucchi di fandonie, oggi pomeriggio. Adesso voglio che tu mi dica la verità! – ordina perentoria.
- V-verità? Cosa  ti ha raccontato Tom? – chiedo cauta.
- Mi ha propinato una storiella molto divertente! Visto che adesso stai lavorando, rimandiamo, ma  voglio che tu venga questa sera in camera mia a portarmi il tea e ti avverto che non accetterò altre scuse! Volevo anche chiederti il favore di portare la cena in camera a mio nipote, la caviglia gli duole molto. - 
- Ivy…… riconoscimi un po’ di senno…... Tom non ha nulla alla caviglia! Digli che per quanto mi riguarda  può anche restare digiuno! –  esclamo perfida.

La risata cristallina piena di allegria della nonna è  contagiosa e mi ritrovo a ridere spensierata  come non facevo da tempo. – Ci vediamo questa sera. – le prometto con un sorriso.

Eravamo nel caos totale del cambio piatti tra una portata e l’altra quando Tom si affaccia sulla porta della cucina. – Buonasera, scusate il disturbo,  ma devo parlare con la signorina Viola. – dice sorridendo alle mie ragazze che  interrompono  all’istante l’allegro vociare per fissarlo sconvolte.

Beh….  le capisco, se non fossi abituata a vederlo in tiro, rimarrei anche io a bocca aperta come loro. E’ semplicemente meraviglioso con il completo scuro abbinato ad una camicia azzurra  e devo dire che la leggera barbetta che gli circonda le labbra e il mento mi fa impazzire.

- Mi dica…. Signor Hiddles…… - esclamo a voce abbastanza alta da farmi sentire dalle ragazze che,  sono sicura,  hanno l’orecchio attaccato al muro per non perdersi neanche una parola.
- Sei una strega! – sussurra mentre si china  per baciarmi velocemente, lasciandomi basita a osservarlo mentre si allontanava sorridendo.

 

Era ormai mezzanotte inoltrata quando riuscii a andare  da nonna Ivy,  ero sicura di trovarla ancora sveglia e  mentre beveva il suo tea non smise mai di fissarmi con attenzione mentre le raccontavo tutta la verità, il leggero sorriso che le incurvava le labbra mi faceva sperare che comprendesse davvero le mie ragioni e che  perdonasse la mia stupidità.

- Quindi Viola …. Che hai intenzione di fare adesso? – chiese tranquilla.
- Non lo so… Non posso chiedere a Tom di rinunciare a quella donna che,  credo lo rassereni  con la sua dolcezza e …sicuramente lei lo ama,  forse è davvero la persona adatta per stare accanto a lui….. Io non faccio che combinare una pasticcio dietro all’altro. - mormoro  esausta psicologicamente e fisicamente.
- Si quella ragazza lo ama….. ma anche tu…. –  mormora pacatamente la nonna.  

 

 


 Durante l’ultimo ultimo giorno di permanenza degli ospiti della 308, non andai alla locanda, non volevo vederlo andare via, non sarei riuscita a fingere davanti a quella donna graziosa che gli sorrideva in continuazione, doveva essere proprio innamorata ed io non riuscivo ad odiarla anche se era  vicino all’uomo che amavo. Non odiavo neanche lui, che  rispondeva sempre ai suoi sorrisi….con teneri abbracci…. beh forse…lo odiavo un pochino,  quando per “errore” mi ritrovavo a spiarli e lo “beccavo” mentre la stringeva!  Ovviamente   “Cucciolotta”  aveva passato gran parte di queste  notti  a chattare con il suo più caro “amico”, tutto ciò che non potevo dirgli  a voce,   glielo  scrivevo. Mentre inviavo  i messaggi,  cercavo di non pensare che Tom  molto probabilmente era sdraiato nel letto vicino a Madeleine, che forse dormiva tranquilla vicino a lui…..al mio posto……. Forse sto covando qualche malattia, non riesco  a capacitarmi di riuscire non dico di accettare, ma solo di immaginare  senza “agitarmi”,  quello che fino a qualche mese fa,  era il mio uomo,  con un’altra donna……in un letto……magari…. nudi….. ehm… come …..ho appena scritto….CERCAVO DI NON PENSARE E DI NON AGITARMI!!


Primo messaggio.


C.  22.00  - Quando puoi…. rispondimi. -
T.   24.45  - Dog ….ci sei? –
C.   24.46  -  Si. -
T.   24.47 – Domani andiamo via.. –
C.   24.48 -  Lo so, domani io non ci sarò,  preferisco non  vederti mentre  parti. Odio gli adii! Ti aspetterò nel mondo dei miei sogni!   –
T.   24.49  -  E… nel tuo sogno cosa succede? –
C.   24.50  -  Nel mio sogno… tento in “tutti”  i modi di dividerti dalla tua fidanzata e alla fine ……torni da me….   –
T.    24.51  - E se non tornassi?   –
C.    24.52 – Beh…..potrei rinchiudermi in un convento! :P….. Oppure  potrei fare la missionaria…..sai quanto io adori le isole deserte piene di serpenti e scorpioni pronti a mordermi! –
T.    24.53 – Riprova….che forse mi convinci…. XP –
C.    24.54 -  Tentar non nuoce!! Sei perfido! Non hai pietà!!?? –
T.    24.55 – NO! –

 

Ultimo messaggio.


T.      04.45 -  Stai dormendo? –
C.      04.46 -  No, come farei a risponderti sennò?  :D……..Stavo pensando….. –
T.      04.47  -  Voglio vederti… -
C.      04.48  - Ok….. dove ci vediamo?  <3 -
T.      04.49  - Verresti davvero?    –
C.      04.50  -  No…… oggi  non “voglio” vederti…… Addio. –
T.      04.51   -  Non fare la melodrammatica! Viola rispondi!! Tanto lo vedo che sei On line!! –
C.      04.52  -   Uffaaaa!! Non posso neanche nascondermi!! Eri  preoccupato per me?  :D  -
T.      04.52  -  Sei proprio un’idiota!  -
C.      04.53  -  Ti amo Mr. Hiddles! …..Addio.. –

  OFF LINE.


Ha staccato la linea!! Quella donna mi farà diventare pazzo!!  Sono veramente nei casini questa volta!! Perché non ho seguito l’istinto e non sono andato a cercare Viola quando mi hanno detto che dopo essere venuta in ospedale da me,  mentre ero super sbronzo,  sedato e sotto custodia cautelare, ad accertarsi che stessi bene, ha dato le dimissioni dal lavoro che adorava ed è scappata via credendo davvero che non la volessi più!?!  Si…beh…ero incazzato come una bestia! Volevo farla soffrire e sono rimasto  lontano da lei per mesi, perché volevo dimostrare a  me stesso che sarei riuscito a “ sopravvivere “ senza di lei. Ma non avrei mai smesso di amarla, mai,  forse  l’ho odiata per un po’ mentre pregavo il Cielo che non me la portasse via, inconsciamente l’incolpavo  di avermi  costretto a  confrontarmi con la  parte più intima e  indifesa  di me in cui mi riscoprivo terrorizzato e disperatamente inerme davanti all’eventualità di perderla.  
  Ho  pensato stupidamente che sarei riuscito a dimenticare il profumo della sua pelle, il suo sorriso, la sua voce.  GRAVE ERRORE!  Come un disperato ho chiesto sue notizie a tutti i suoi amici,  ai suoi colleghi, a Luke, pensando sapesse qualcosa e che non volesse parlare per proteggere Viola da me, sono arrivato al punto di  minacciarlo fisicamente,   ma neanche lui  sapeva nulla. Avevo anche pensato di sporgere una denuncia alle autorità, ma sarebbe stato difficile per me spiegare che stavo cercando una ex fidanzata  a cui avevo intimato molto chiaramente  di non cercarmi più e poi in quel periodo non ero proprio ben visto dalla questura,  in quanto avevo a mio carico una denuncia per rissa,  aggressione a pubblico ufficiale (Fassen) e danni a beni pubblici (la macchina di servizio). Madeleine invece mi è rimasta vicina nonostante avessi scoraggiato il suo interesse nei miei confronti, ha sopportato i miei malumori e la mia freddezza,  la sua  dolce pazienza è stata come  un balsamo per le mie ferite e  non so come…  sono arrivato al punto di  chiederle di sposarmi. Che idiota!!
Non posso fare a meno di pensare che aver  ritrovato  Viola,  è un chiaro segno del destino!  Ero  un fatalista senza saperlo! O meglio lo sono diventato…  non appena ho posato gli occhi sul viso spaventato di Viola, mentre era nascosta dentro l’armadio con il mio pigiama addosso,  avrei esultato dalla gioia e se fossi stato da solo non mi sarebbe sfuggita!  E’ una peste esasperante, incoerente, pazza da legare, incosciente….ma non posso farci nulla, amo quella donna come l’aria che respiro!!

 

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Capitolo 17
*** Verso la fine. ***


Mi ero ripromessa di  non intromettermi più nella vita di Tom, invece per l’ennesima volta sto per invadere la sua privacy.  Solo a causa del mio insano desiderio  di soffrire,  che  mi ritrovo  seduta nell’ultima fila della chiesa di St. Marie,  aspettando insieme agli altri invitati l’arrivo della sposa. Già, oggi si sposano, non ci volevo credere e fino all’ultimo momento ho sperato in una smentita pubblica, invece  la maggior parte delle riviste esponevano le foto dei futuri sposi sorridenti e felici. Silenziosamente avevo osservato lo sposo, assolutamente meraviglioso in tait, entrare in chiesa accompagnato dalla madre e  dai familiari, nonna Ivy, elegantissima e visibilmente emozionata,  lo aveva baciato dolcemente prima di sedersi al suo posto. La chiesa era stata addobbata con numerose colonne di fiori bianchi ornate con edera e tulle, era affollatissima. I giornalisti erano stati relegati con l’aiuto della polizia fuori dalla chiesa e uno spesso cordone di agenti permetteva agli invitati celebri di entrare in chiesa indisturbati.

Le prime note suggestive dell’Ave Maria di Schubert, segnalavano l’arrivo imminente dell’unica donna che  avrei  invidiato per tutta la  vita, Madeleine, la  futura signora Hiddleston. Camminava accanto al padre sorridendo raggiante, fasciata da un vestito candido  che sembrava soffice  come una nuvola, nel momento in cui Tom accettò la sua mano e la strinse tra le sue, smisi di pensare, vedere, respirare. All’improvviso prepotenti e spietati,  come  fotografie imprigionate in un album, mi balenano  davanti agli occhi in una veloce sequenza tutti   i momenti meravigliosi passati insieme  a lui. L’ho perso per sempre! Una smania feroce di scappare mi soffoca, non posso più restare e tremando leggermente mi alzo dal banco intenzionata ad uscire subito dalla chiesa, quando il parroco pronuncia le ultime  parole per concludere il rito.

- …..se qualcuno dei presenti è a conoscenza di una ragione per cui quest’uomo e questa donna non debbano unirsi in matrimonio…… parli adesso o…. taccia per sempre… -

In quel momento mi volto un’ultima volta per guardarlo mentre è inginocchiato davanti all’altare teso ed emozionato come un qualsiasi novello sposo e purtroppo non mi avvedo in tempo della stramaledettissima colonna di fiori che qualcuno poco saggiamente ha posto proprio davanti ai miei piedi e  che nonostante tutti i miei sforzi di trattenerla nella sua posizione originale cade a terra con un fragore tremendo che fa vibrare tutte le vetrate finemente cesellate. Un migliaio di  occhi mi scrutano stupefatti e non per ultimi quelli azzurri di Tom,  quando mi decido a girarmi per guardare mortificata verso di lui. Un silenzio innaturale e impietoso  mi circonda ed io assolutamente incapace di spiccare parola, indico con un gesto patetico la colonna, come ad incolpare qualcun altro di ciò che è appena accaduto.  All’improvviso delle mani caritatevoli mi cingono e con dolcezza vengo accompagnata in una stanzina attigua alla sagrestia, sono sotto shock, perché …… perché sono venuta??!
  
-  Viola….. stai bene? – chiede la  voce preoccupata di Benedict.
- Io….. –
- Vuoi bere qualcosa? Chiamo Tom? –
- NO! Ti prego, Ben, portami via da qui…. non so come ….. io  abbia… Non posso vederlo! – esclamo con le lacrime agli occhi aggrappandomi alla sua giacca terrorizzata.
- Stai tranquilla, non lo farò entrare e ti porterò via subito. Ma devo parlargli brevemente, lo capisci vero? –
-  Io non volevo, non intendevo… è stato un incidente…. Digli che…. mi spiace… - mormoro tremando ancor più vistosamente.

I  mormorii irritati  che la spessa porta di legno non riesce a soffocare, mi lasciano intendere che lo sposo non è tanto propenso a lasciarmi andare via senza  discutere. Per fortuna le finestre della stanza si affacciano  su di  un giardino e velocemente,  senza soffermarmi a riflettere apro la finestra e salto giù.  Io non sono esattamente Catwoman e saltare  da una finestra posta ad un  metro di altezza con i tacchi alti, mi causa una distorsione dolorosissima,  ma pur di fuggire, stringo  i denti e  mi strascino saltellando fino al primo taxi che trovo.

- Hai veramente intenzione di farmi inquietare? Potevi ammazzarti! – sbraita Ben afferrandomi con una mano mentre cerco di salire sulla macchina.
- Lasciami Ben! Voglio andare via di qui il più velocemente possibile!! Lasciami!! – strillo isterica non riuscendo a fermarlo nel suo intento di caricarmi in spalla per poi posarmi senza tanti complimenti di fianco alla sua auto.
- Entra e zitta! – intima furioso.

Barricata dietro un muro di ostinato e oltraggiato silenzio,  non presto attenzione alla strada che stiamo percorrendo. Non  riesco a distogliere la mente dall’allucinante  catastrofe di cui sono l’autrice, penserà che l’ho fatto apposta, per rovinargli il matrimonio!  Beh…forse  l’intenzione  di rispondere all’appello del parroco, parli adesso o taccia per sempre,  mi ha sfiorato le labbra, ma distruggere l’addobbo floreale per interrompere il rito…… è tutta un’altra questione….  una gravissima questione….. non posso credere di  averlo deciso e attuato nello stesso istante!  Di nuovo ripenso  allo sguardo affilato e risentito di Tom che mi fissa accusatorio.  Ben mi sfiora la spalla con un dito, per attirare la mia attenzione. Siamo in quella che sembra una rimessa  sotterranea, esco dalla macchina con difficoltà e appena incontro il suo  sguardo dolcemente comprensivo scoppio a piangere e accetto la protezione delle sue braccia.

Davanti ad una tazza di tea e avvolta da una calda coperta, tremo  dal freddo a causa dello stress,  racconto a Ben ciò che è successo in questi mesi, anche lui era  occupato a girare un film all’estero ed è tornato solo per vestire i panni da testimone dello sposo.  Mi rendo conto di versagli addosso una quantità esagerata di parole e  inarrestabili mi sfuggono  anche le lacrime, non m’importa se gli sembrerò una maniaca persecutrice pazza isterica,  ho bisogno che mi  comprenda,  prima che mi dia  la sua opinione, conosce abbastanza bene Tom da darmi il consiglio giusto, se mi dirà di lasciarlo in pace…. Lo farò.

- Beh….accidenti, questo si che è un bel casino,  Viola. – mormora passandosi una mano tra i capelli.
- Già… Sei riuscito a parlare con lui? Pensi sia innamorato di…. –
- Non siamo riusciti a  restare da soli neanche un minuto, io sono arrivato molto tardi ieri sera e questa mattina… Tom non era in sé.. –
- In che senso? Era agitato? Se gesticolava e scattava per nulla,  era solo lo stress… - rispondo sicura.
- No, era come in catalessi, non ha mosso un muscolo, sembrava una statua, immerso nei suoi pensieri talmente profondamente che abbiamo dovuto chiamarlo più volte per farlo rinsavire. Ti sembrerà assurdo, ma per attimo ho avuto come l’impressione che stesse vivendo quegli ultimi attimi,  come un‘esperienza extracorporea fissava la scena come spettatore e non come protagonista. - 
- A-aveva le mani ghiacciate? – chiedo piano.
- Come fai a saperlo? Si, era un pezzo di marmo ibernato. Secondo te cosa vuol dire? –

 

Non ci posso credere l’ha rifatto di nuovo!! Nel momento in cui ho avvertito quel boato, sapevo già che avrei trovato lei dietro le mie spalle! Un altro segno del destino chiaro e forte….. non è la donna che è seduta vicino a te davanti all’altare quella giusta.. per te! Il sollievo di essere costretto di nuovo a mettere  in discussione le mie convinzioni,  per evitare di commettere un errore che influenzerà tutta la mia vita e quella dei miei figli mi ha stravolto così violentemente da lasciarmi senza fiato.  Un tremore furioso mi scuote  il corpo e l’anima. Lo sguardo dolorosamente incerto  con cui  Madeleine  mi fissava, attendendo ansiosamente la mia reazione, si è spento all’improvviso,  cogliendo  nel mio una profonda emozione. Quello sguardo  mi ha ferito, non volevo farle del male. Con lei sono stato sempre onesto, le ho chiarito più volte quanto amassi Viola e che non ero pronto a dimenticarla né lo volevo e quando le ho chiesto di sposarmi l’ho fatto per salvarmi dall’amore incoerente e assoluto che mi lega ad una donna che mi sfugge e che non riesce a superare le sue paure….. e  lei  ne era cosciente ma ha accettato lo stesso.  Ha  accettato, anche se sono  un uomo che non sarà mai suo completamente….. e adesso spetta a me, decidere  se continuare con il rito o sciogliere il nodo della cravatta che mi soffoca e correre da Viola e stringerla a me….. per sempre.

 

- Mi dispiace….. – mormoro piano.

 

Benedict mi ha accompagnata alla stazione in tempo per prendere il treno per tornare a “casa”…. In realtà sento che  non ho più nessun luogo che io possa chiamare in quel modo, la propria casa è vicino alle persone che ami ed io ho perso il mio uomo questa mattina. Ho immaginato più volte il  sorriso di Tom  rassicurare la sua sposa e il parroco riprendere il rito e concluderlo. Vi dichiaro marito e moglie.
L’angoscia prende il sopravvento e le lacrime mi soffocano, non avrei mai pensato di riuscire ha sopportare questo  dolore lacerante.  Una forte stanchezza  mi coglie ma neanche nell’incoscienza del sonno riesco   a frenare i miei pensieri. Nel mio sogno Tom mi  sorride  emozionato e felice mentre mi accarezza la mano e dolcemente  mi regala, infilandomi la fede al dito, il suo amore e la sua vita. Mi sveglio di soprassalto spaventata e basita fisso  il mio sogno   seduto davanti a me. Che strano però…. ha i capelli tutti arruffati come se vi avesse passato le mani in mezzo più volte, la camicia negligentemente sbottonata sul petto, la  giacca è appoggiata con noncuranza sul sedile insieme alla cravatta e il suo sguardo è  intensamente luminoso come non lo è mai stato. Molto probabilmente la mia espressione perplessa lo diverte perché il suo sorriso si allarga.
 
- Non sono un’allucinazione Viola…. – mormora divertito.
- Ma….. i sogni non parlano….. – rispondo allibita sbattendo più volte le palpebre e scuotendo la testa per schiarirmi le idee.
- No…. immagino di no….. –
- ODDIO THOMAS!! Ma  che ci fai qui? -  strillo raddrizzandomi di scatto, guardandomi intorno per accertarmi di essere ancora sul treno.
- Ben mi ha detto dov’eri, per  fortuna la mia macchina è  più veloce di questo treno, sono salito appena ti ho vista. – spiega tranquillo.
- Sei partito da Londra in macchina….. e …… sei salito….. – ripeto incredula.
 

Mi alzo barcollante per raggiungerlo e quando finalmente sento il suo calore con un gemito strozzato mi siedo sulle sue ginocchia senza forze.

 
-  Sei qui…… - sussurro accarezzandogli il viso.
- Mi farai impazzire…. se continui a scappare lontano da me. Noi abbiamo qualcosa che gli altri possono solo sognare.  Sei parte di me Viola,  mi sembra impossibile di aver immaginato anche solo un   momento nella mia vita senza di te accanto. L’amore  ti sceglie e non ti lascia scelta. Ti amo, amore.   Non lasciarmi mai più.   -  mormora sulle mie labbra.
- Tom…. devo dirti una cosa…. –
- Dimmi solo che mi ami….non m’interessa altro …… -
- No… cioè si ti amo, più della mia vita ma….. adesso le cose sono cambiate…… - sorrido davanti alla sua espressione allarmata.
- N-non capisco….. –
- Sono incinta…. – gli svelo al culmine della felicità,  adesso che è di nuovo vicino a me.
- Cosa? –
- Sono venuta a Londra due giorni fa, dovevo vederti, volevo che lo sapessi, ti giuro che non ero venuta per chiederti aiuto, né di rinunciare alla tua vita con….. tua moglie, per stare con me e tuo figlio.  Sono venuta a casa tua e mi ha aperto…. Madeleine, abbiamo avuto una conversazione ….breve ma intensa. E’ una donna veramente interessante…. mi ha sbattuto fuori di casa e per questo non la biasimo, io avrei fatto di peggio. Non le perdono il fatto che mi abbia impedito di parlarti, mi ha convinta che tu non ne volevi più sapere di me, che ti avevo già fatto soffrire abbastanza. Come potevo ribattere?…..aveva ragione. Le ho chiesto prima di andarmene di dirti che ero passata e che ti dovevo parlare urgentemente. Ho aspettato una tua chiamata, ti ho inviato milioni di messaggi, ma non hai mai risposto e questa mattina non sono riuscita ad arrivare in tempo per parlarti prima della cerimonia. Soffro di terribili nausee la mattina….e… –  interrompo la mia confessione per asciugargli  con un bacio una lacrima che solitaria gli inumidisce una guancia.
- Lei… sapeva… -
- In chiesa… non so come sia successo…. Ti giuro…. Non ho fatto apposta. Ero solo sconvolta, pensavo che non avessi voluto vedermi perché ….. volevi sposarla… e che forse l’amavi…. – gli spiego commossa.

 

Qualche mese dopo, camminavo  adagio accanto a mio  padre sorridendo raggiante, fasciata da un vestito candido  che sembrava soffice  come una nuvola e  nel momento in cui Tom accettò la mia mano e la strinse tra le sue…… arrivò intenso il dolore  della prima contrazione, ma decisi di non rovinare questo momento meraviglioso per un piccolo “doloretto”.  Durante la cerimonia quei “doloretti” aumentarono di intensità e di frequenza. Mi aggrappai alla manica di Tom con  forza. Gli bastò un’occhiata al mio viso per capire immediatamente la situazione.

-  Padre… può pronunciare subito la formula di rito….. mia figlia sta per nascere… - mormora velocemente sostenendomi.
- C-certo… Vuoi tu…Viola.... – iniziò solenne il parroco.
- Lo voglio!!! – urlai interrompendolo, sforzandomi di mantenere un minimo di contegno davanti ai nostri invitati.
- Ehm… e tu…Thomas…. –
- Lo voglio!! La prego dia la benedizione! – gli chiede accorato, mentre faceva segno a Ben di andare a prendere l’auto.
- Vi dichiaro marito e moglie!…. Può baciare la sposa. – sospirò infine esausto il povero religioso.
- Grazie. Anche oggi hai deciso di sorprendermi!!? Non potevi aspettare domani?!?! – sibila baciandomi velocemente.
- Non lo dire a me! Lo dirai a tua figlia appena la vedi….. è lei che ha fretta di uscire….. Tom …. Portami in ospedale! –


Elisabeth Rebecca Hiddleston è nata sotto gli occhi di suo padre,  a cui hanno dovuto somministrare un calmante e regalargli una fornitura industriale di fazzoletti che ha consumato davanti al vetro della nursery ammirando  sua figlia che dormiva tranquilla. Dopo averla lavata e visitata, il medico gliel’aveva  posta delicatamente tra le braccia, subito  la piccola aveva smesso di frignare e aveva  aperto gli occhi, come se sapesse che l’uomo che la stringeva era suo padre.  Tom l’aveva guardata a lungo emozionato, la sua espressione rapita  esprimeva un sentimento ineguagliabile,  un giuramento d’ amore eterno,  inesplicabile a chi non aveva mai donato il proprio cuore per amore.

 

 


                                                                THE END.

 

 

 


Grazie di essere stati vicino a me finora. Spero vi sia piaciuta la storia. Ringrazio una volta in più chi ha speso due parole di incoraggiamento  nelle recensioni. GRAZIE. KIKKA. :D


 

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