Burned - The Winter Queen II

di heliodor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** OTTO ***
Capitolo 9: *** NOVE ***
Capitolo 10: *** DIECI ***
Capitolo 11: *** UNDICI ***
Capitolo 12: *** DODICI ***
Capitolo 13: *** TREDICI ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** QUINDICI ***



Capitolo 1
*** UNO ***


― Fen? Dove vai?
La voce della bambina risuona sull'acqua immobile. Capelli neri e lunghi danzano su di un viso ovale. Occhi grandi e chiari scrutano nell'oscurità. A piedi nudi percorre il molo di corsa, fermandosi solo quando l'ultima asse segna il confine tra la terra e il mare.
Una barca è legata a un palo da una corda. La bambina vi si aggrappa con entrambe le mani e si sporge. Dietro di lei si scorge la sagoma avvolta dal buio di una abitazione a due piani. Il tetto spiovente sormontato dalla figura di un drago intagliata nel legno. L'animale è raffigurato nell'atto di spalancare le fauci e protendere le zampe dotate di tre artigli ciascuno.
Un ragazzo dai capelli colore del grano, il corpo abbronzato e nudo dalla cintola in su, sta sciogliendo la corda che assicura la barca al palo.
Vicino a lui, un ragazzo più grande, capelli chiari e vestito con una tunica rossa lancia un'occhiata preoccupata alla bambina. ― Fen ― sussurra all'altro. ― Non è tua sorella quella?
Fen solleva la testa di scatto e sgrana gli occhi. ― Lise ― esclama. ― Che ci fai in piedi a quest'ora?
― Che stai facendo tu?  ― domanda Lise. ― È proibito uscire con la barca di notte.
Fen getta la corda sul fondo della barca. ― Non stiamo uscendo. Andiamo solo a fare un giro.
― Dove? Voglio venire anch'io. ― Lise salta nella barca senza attendere la risposta. Fen l'afferra al volo. L'imbarcazione ondeggia, quasi si rovescia, ma rimane a galla.
― Magnifico ― esclama l'altro ragazzo. ― Ora lo saprà tutto il villaggio.
― Tranquillo Morg ― dice Fen ― Lise non dirà niente. Vero?
Lise si porta una mano al cuore. ― Lo giuro solennemente. Dove andiamo?
― Alla montagna ― risponde Morg indicando un punto lontano col braccio teso.
Lise sgrana gli occhi. ― Sulla... montagna? ― Guarda Fen, che le fa un cenno con la testa. ― Ma è proibitissimo. Nessuno ci può andare.  Papà dice che è un posto pericoloso.
― Se hai troppa paura ― dice Morg con un ghigno. ― Puoi sempre rimanere qui.
La bambina guarda il molo e si morde il labbro. ― Io non ho paura. Voglio venire.
Fen ridacchia. ― Che ti dicevo, Morg?
L'altro fa spallucce e prende i remi.
La rada si apre a formare un arco circondato da case di legno alte due o tre piani, sostenute da palafitte che affondano nell'acqua limacciosa.
Fen porta la barca al centro della rada, stacca le mani dai remi e si fruga in una tasca dei pantaloni. Ne tira fuori un pezzo di legno intagliato.
Lise l'osserva con sguardo rapito. ― L'hai fatto tu?
Fen glielo porge.
Lise rigira tra le dita la creatura alata con le fauci spalancate.
― Ti piace?
Lise annuisce.
Fen le mostra il drago di legno che tiene legato al collo con un filo. ― Ne ho fatti due. Puoi tenerne uno. Porta fortuna.
― Davvero?
― È un'antica usanza. ― Fen annuisce. ― Le vecchie tradizioni funzionano sempre. Fidati.
Morg ride. ― Tienitelo stretto. Se siamo fortunati sulla montagna ne vedremo uno vero.
Lise sgrana gli occhi.
― È solo una leggenda ― dice Fen con tono rassicurante. ― Non spaventarla.
Morg scrolla le spalle. ― È tutto vero. L'ho letto in un libro.
― Sì, certo.
Morg tira fuori dal saio un foglio piegato in quattro e lo sventola sotto gli occhi di Fen. ― È lo stesso dove ho trovato questa.
Fen gli strappa di mano il foglio. ― È la mappa?
Morg annuisce. ― È incompleta, ma spiega come fare ad arrivare al Cuore di Fuoco.
― Il Cuore di Fuoco ― dice Fen facendo scorrere gli occhi sui segni tracciati sul foglio. La carta è così lisa e ingiallita che può guardarci attraverso.
― Esatto. ― Morg prende il foglio e lo rimette nel saio dopo averlo piegato con cura. ― E sai che cosa significa questo? Pietre del Fuoco in abbondanza.
― Saranno almeno mille anni che nessuno ne vede una.
― Diciamo anche duemila.
― Cos'è il Cuore di Fuoco? ― domanda Lise a Fen.
― È la fornace che alimenta il vulcano ― spiega il ragazzo remando con più foga.
― È il luogo più interno e caldo ― aggiunge Morg. ― Nessuno può raggiungerla senza correre enormi pericoli. E se non sai la strada rischi di perderti nel labirinto scavato nella montagna. Senza contare il drago che sorveglia l'entrata.
― Se è così pericoloso perché ci state andando?
Morg ridacchia. ― Sei proprio ingenua.
Fen gli rivolge un'occhiataccia. ― Vedi, Lise. Solo il calore della fornace riesce a creare le Pietre del Fuoco.
― E a che servono?
I due ragazzi si scambiano un'occhiata perplessa. ― Nessuno lo sa con precisione ― dice Morg dopo qualche secondo di silenzio. ― Ma lo scopriremo presto.
***
Fen salta giù dalla barca e atterra nell'acqua che gli arriva alla cintola. Stringendo tra le mani la cima di una corda trascina l'imbarcazione verso riva.
La spiaggia è una mezzaluna di sabbia bianca delimitata da una fitta boscaglia che a sua volta termina contro le pareti di roccia di una montagna.
Lise l'osserva mentre lega la corda a una roccia che affiora per metà dall'acqua.
Morg raggiunge la riva e si guarda attorno come se stesse fiutando l'aria. ― Il sentiero è da quella parte. ― Indica col braccio teso una macchia di alberi che si arrampica su per il fianco della montagna.
― Devi stare qui, hai capito? ― Fen prende un sacco e se lo getta sulle spalle. ― Torneremo prima dell'alba.
― Fen ― Lise guarda la sagoma della montagna che occupa metà del cielo.
― Andrà tutto bene ― risponde lui con un sorriso. ― Fai la guardia alla barca.
Lise fa una smorfia e si siede sul fondo dell'imbarcazione, il drago di legno stretto nella mano.
***
Lise spalanca gli occhi e solleva la testa. È buio. Il silenzio è rotto dalle onde che si infrangono contro la riva.
Lise si alza e getta un'occhiata alla spiaggia. Il vento agita le chiome degli alberi. Gli occhi della bambina si sollevano e si spalancano.
Il fianco della montagna è percorso da una lingua di fuoco che dalla cima scivola fino agli alberi. In lontananza si vede il chiarore di un incendio stagliarsi contro il cielo notturno.
Lise scivola dal fianco della barca e si ritrova in acqua sommersa fin quasi al petto.
― Fen ― grida mettendo il piede sulla spiaggia. ― Dove sei? Fen?
Un ululato risuona sopra la sua testa. Lise guarda in alto. Un'ombra scivola lungo il fianco della montagna e sparisce dietro il fianco. Un secondo urlo riecheggia nell'aria.
― Fen? ― Lise è scossa da un tremito che le fa battere i denti.
L'ombra riemerge dal fianco opposto della montagna, per un istante si staglia contro il bagliore dell'incendio. Un corpo sinuoso, ali dispiegate e una coda a forma di freccia.
Lise corre alla barca, inciampica, si rialza. Quando entra nell'acqua un rombo assordante la fa trasalire.
La cima della montagna esplode seminando proiettili di fuoco in tutte le direzioni.
Lise si aggrappa al bordo della barca.
Un fischio assordante copre il suo respiro affannoso. Le mani perdono la presa sul legno scivoloso e la barca si allontana trascinata via dalla corrente.
Lise annaspa nell'acqua ormai alta fino al collo, quando due mani l'afferrano per le ascelle e la sollevano oltre il bordo dell'imbarcazione.
Lise scivola sul fondo della barca sputacchiando acqua.
Morg si staglia su di lei, in controluce si vede il cielo di un rosso accesso. La pelle del viso è coperta di fuliggine, i vestiti sbrindellati come se le fiamme li avessero consumati. Dense nubi di fumo si levano dalla vegetazione in fiamme.
― Fen?
Morg prende i remi e si guarda indietro.
Lise si aggrappa al bordo della barca, gli occhi lucidi. ― Dobbiamo tornare indietro.
― È inutile ― dice il ragazzo. ― Il drago. Il drago l'ha preso.
― Il drago? ― esclama Lise sgomenta.
Dalla montagna in fiamme giunge solo l'eco di un lamento prolungato che si spegne in lontananza.
Lise si rannicchia sul fondo della barca, il drago intagliato nel legno stretto nella mano.
 
BURNED - The Winter Queen II
 
Anna scivola lungo il corridoio, le trecce che le ricadono sulle spalle. Si ferma davanti a una porta chiusa, si schiarisce la voce e bussa due volte. ― Elsa? ― chiede con voce cristallina. ― Sei sveglia, dormigliona?
Dall'altra parte giunge un mugugno sommesso.
― Elsa?
― Che c'è? ― risponde una voce assonnata.
― Posso entrare? ― Anna sfiora la maniglia e ritrae le dita.
Si sente il rumore di passi rapidi, una serratura che scatta. La porta si apre. Dall'altra parte il viso di Elsa, i capelli raccolti in una singola treccia che scivola sulle spalle strette e delicate.
― Chiudi ancora a chiave? ― domanda Anna.
Elsa apre la porta quel tanto che basta per lasciarla passare. ― Entra, dai.
Anna si infila nel passaggio. ― Lo sai che ore sono? ― La stanza è immersa nella penombra. L'unica fonte di luce filtra attraverso le imposte della finestra. Il letto è intatto.
Elsa richiude la porta a chiave. Indossa un abito di seta leggera con un mantello dall'intreccio così sottile da essere trasparente.
― Sei già vestita? ― Anna si avvicina alla finestra socchiusa. ― A che ora ti sei svegliata?
Elsa si tormenta le dita. ― La verità è che... sono stata sveglia tutta la notte. ― Ridacchia. ― Saranno almeno due o tre notti che non dormo.
Anna si copre la bocca con la mano, gli occhi spalancati. ― Due o tre...
Elsa le fa un cenno con le mani. ― Abbassa la voce. Sì, è per via di quel sogno. Te n ho parlato, ricordi?
― Il sogno ― dice Anna incerta.
― Quello in cui mi sento in trappola e ho tanto freddo...
Anna annuisce. ― Ora ricordo. Ma non era passato?
Elsa passeggia avanti e indietro per la stanza. ― Sì, ma poi è ricominciato.
― D'accordo ma... perché non me ne hai parlato prima?
― Ci ho provato ― dice Elsa con tono lamentoso. ― Ma tu sembravi così felice con Kristoff e poi eri così impegnata. ― Si ferma di botto, l'espressione perplessa. ― A proposito, cos'hai avuto di così importante da fare in questi giorni? Eri davvero indaffarata.
Anna ridacchia. ― Te lo sei dimenticato, vero?
― Cosa?
― Oggi è il giorno.
― Che giorno?
― Quello dei pretendenti. Ricordi? Te ne ho parlato circa un mese fa.
Elsa si acciglia. ― Mi ricordo vagamente che hai accennato a un ricevimento mentre eravamo a tavola...
Anna annuisce. ― Infatti.
― E io ti avevo diffidato dall'organizzarne uno...
― Infatti.
― E tu non hai...
― Infatti.
Elsa sospira. ― Meno male. Per un attimo ho temuto il peggio. Allora cosa...
Anna ridacchia e saltella sui piedi. ― Infatti, non si tratta di un ricevimento.
Anna spalanca la finestra con un gesto deciso. La luce del sole inonda la stanza. ― Guarda ― dice indicando il balcone.
Oltre di esso, in lontananza, si intravede il fiordo che circonda Arendelle, il porto con i moli di pietra che si protendono verso il mare di un azzurro cristallino e dozzine di navi che in fila ordinata attraccano e sbarcano i loro passeggeri.
Elsa sgrana gli occhi. ― Ci attaccano ― esclama. ― È la flotta di Badenton.
― Weselton ― la corregge Anna.
― È uguale ― risponde Elsa. ― Devo chiamare le guardie ― dice guardandosi attorno nervosa. ― E i golem. Evocherò dieci golem da battaglia. No, venti. Anzi, cento. Sì, cento dovrebbero bastare.
Anna l'afferra per un braccio. ― No, Elsa. Aspetta. ― Indica col braccio teso le navi. ― Non sono qui contro di te. Ma per te.
Elsa si acciglia.
― Vengono per chiedere la tua mano.
***
Kristoff si ferma davanti alla porta decorata con motivi floreali verdi e viola. Ai suoi piedi trotterella il pupazzo Olaf. In testa ha un capello lakki bianco con la visiera nera.
Kristoff lo guarda contrariato. ― Perché ti sei messo quell'affare?
― Ti piace? È l'ultima moda.
― L'ultima... ― Kristoff scuote la testa. ― I pupazzi di neve non indossano cappelli.
― Perché?
― Non ne hanno bisogno ― esclama.
― Io sì. Mi fa sembrare più alto.
― Tu non... lasciamo perdere. ― Kristoff appoggia la mano sulla porta. ― Anna è via da un'ora. Chissà se ha finito di parlare con la regina.
― Secondo te è una buona idea?
― Cosa?
― Elsa si arrabbia sempre quando viene disturbata.
― È cambiata ― dice Kristoff esasperato. ― Non è più la persona di prima.
― Allora bussa. Dai.
Kristoff esita, la mano sollevata a mezz'aria.
― Un altro che non sa bussare ― dice Olaf deluso.
Dall'interno giunge un grido che li fa sobbalzare.
― Che cosa? ― esclama una voce femminile.
Un velo di ghiaccio si forma sulla porta e si espande sul muro e il soffitto.
Kristoff fa un balzo all'indietro. ― Hai ragione tu. È una cattiva idea. ― Si volta e fa per andarsene. ― In fondo sono cose tra sorelle.
La porta si spalanca. Elsa si precipita fuori di corsa, i capelli arruffati. ― Voi due ― grida. ― Dove pensate di andare?
Kristoff scatta sull'attenti. ― Maestà. Io...
Elsa lo guarda furente. Anna la segue un passo più indietro. ― Voi sapevate tutto, non è così? ― domanda la regina marciando verso il montanaro.
― In verità Anna, la principessa voglio dire, ci aveva accennato qualcosa...
Olaf saltella di gioia. ― Oh, sì. Certo. L'abbiamo aiutata a spedire gli inviti, a organizzare il ricevimento e...
Kristoff gli tappa la bocca. ― Zitto.
Elsa si volta verso la sorella. ― Ricevimento?
Anna ridacchia, la testa incassata nelle spalle. ― Un piccolo ricevimento. Piccolissimo.
Una stalattite si forma a un centimetro dal viso di Anna.
― Oh, ti prego Elsa ― esclama la principessa. ― Cerca di essere ragionevole.
― Io sono ragionevole ― risponde Elsa a denti stretti.
― Sono venuti da ogni parte del mondo solo per te ― continua Anna.
Elsa agita una mano nell'aria e la stalattite si ritira. Il ghiaccio si dissolve in brina. ― Se vogliono la mia mano, dovranno guadagnarsela. ― La regina si volta e rientra nella stanza. La porta si chiude con un tonfo.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata preoccupata.
― Secondo voi era contenta? ― domanda Olaf.
***
In fondo alla scala a chiocciola, Anna agita le mani nell'aria, l'espressione dispiaciuta sul viso. ― Io credevo di fare la cosa giusta. Insomma, lei è sempre così sola, non vede mai nessuno. Che male c'è a desiderare che incontri quello giusto?
― Forse ― dice Kristoff, le mani dietro la schiena. ― Elsa è contenta della sua situazione.
Anna gli rivolge un'occhiataccia.
Kristoff deglutisce a vuoto. ― Quello che voglio dire è che potrebbe non avere bisogno di trovare quello giusto.
― E tu che cosa ne sai?
Il ragazzo si stringe nelle spalle. ― So cos'è la solitudine.
Anna sbuffa contrariata.
Un servitore spalanca le porte del palazzo. Nel cortile i valletti stanno sistemando sedie e panche.
Anna guarda i cancelli che dividono il cortile dal resto del regno. ― E ora? Cosa racconto a tutta quella gente?
***
― Benvenuti ad Arendelle. ― L'uomo in livrea si esibisce in un inchino plateale.
Davanti a lui, una ragazza con una lunga veste colore rosso scuro e capelli neri raccolti in una coda che le divide la schiena, guarda in direzione del castello, le mani sui fianchi.
Dietro di lei si snoda una fila di due dozzine di uomini abbigliati con costumi dai colori sgargianti e merletti ricamati.
L'uomo si raddrizza. ― Posso vedere il vostro invito... signora?
La ragazza si volta. Al suo fianco appare un ometto in livrea azzurra, un capello a falde larghe calcato sul cranio calvo e barba tagliata a punta.
― Isak ― dice la ragazza. ― Mostra il nostro invito al signore.
Isak infila una mano nella tasca della giubba. La mano fruga per qualche istante. ― Devo averlo dimenticato nella cabina. Sono mortificato.
― Mi spiace, ma senza l'invito non potete sbarcare.
La ragazza mostra un largo sorriso. ― Ma certo. Isak, accompagna il signore a bordo della nave. ― Indica il vascello alle sue spalle con un ampio gesto del braccio. ― E mostragli il nostro invito.
Isak si esibisce in un inchino. ― Da questa parte.
― Io non so se...
Un paio di marinai in livrea azzurra afferrano l'uomo per le ascelle e lo trascinano verso la passerella. Dietro di loro, Isak fa un cenno con la testa alla ragazza.
― Ciò è molto irregolare... ― protesta l'uomo. La sua voce si affievolisce mentre lo portano a bordo della nave.
Un omaccione dai capelli raccolti in piccole trecce si avvicina alla ragazza. ― E ora che facciamo, Lotte?
La ragazza si passa la mano sul petto e accarezza il ciondolo a forma di drago che porta appeso al collo. ― Procediamo con il piano. Entriamo nel castello e preleviamo la strega dei ghiacci.
― Ma ci serve un pretesto. Al castello possono accedere solo i pretendenti alla mano della regina.
― Ne troveremo uno ― risponde lei sicura.

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Capitolo 2
*** DUE ***


Un gruppo di marinai attende ai piedi di una passerella tesa tra il molto e la nave alle loro spalle. Il veliero ha tre alberi con le vele rattoppate, il legno delle assi macchiato e di colore diverso nei punti in cui lo scafo è stato riparato. I marinai indossano bluse di foggia e colore diverso, tutte lise e rattoppate.
Uno solo di essi, un ragazzo su venticinque anni, indossa una blusa blu su una camicia bianca, pantaloni marroni e stivali neri. Al fianco porta legata una sciabola dall'elsa arrugginita.
― Arendelle. ― Inspira l'aria a pieni polmoni. ― Finalmente. ― Si volta per guardare gli altri marinai. ― Andiamo. Non facciamo attendere la regina.
Fa un passo sul molo e viene investito da Lotte e i marinai che la seguono.
― Ehi ― grida indignato in direzione della ragazza.
― Guarda dove metti i piedi ― dice Lotte senza voltarsi.
― Con chi credi di avere a che fare? Sono il capitano Kastelgaard.
Lotte si ferma, i suoi marinai si voltano. Tra le mani appaiono balestre e sciabole.
Kastelgaard guarda i suoi, che si stringono nelle spalle. Nessuno di loro è armato. ― Non è... educato investire la gente ― dice dopo aver deglutito a vuoto.
Lotte si avvicina con passo lento. ― E tu chi saresti? Un altro pretendente?
― Capitano John Kastelgaard ― risponde con un inchino. ― Al vostro servizio.
Lotte lancia un'occhiata alla nave. ― E sei venuto fin qui con quella?
― Il Canto del Mare è una signora nave ― risponde indignato. ― Voi non sapete...
Lotte alza un dito. Sulla punta si accende una fiammella che danza nell'aria.
Kastelgaard la guarda affascinato.
Lotte scuote il dito e la fiamma scompare. ― Sei qui per farti ricevere dalla regina?
― In un certo senso...
― Che ne dici di unire le nostre forze? Noi siamo piromanti girovaghi e portiamo il nostro spettacolo in tutto il mondo.
Kastelgaard la guarda perplesso. ― Davvero? Non ho mai sentito parlare di...
― Ma certo che ne hai sentito parlare. Tu sei un vecchio lupo di mare, no? Tutti sanno dei piromanti di Valart.
Kastelgaard si volta verso i suoi, che fanno finta di guardare altrove. ― Ma certo. È ovvio. Tutti lo sanno. Cosa intendi per unire le forze?
Lotte mostra un largo sorriso. ― Vedi, noi vorremmo allietare la regina col nostro spettacolo e sono sicura che tu ci faresti un figurone.
Il viso di Kastelgaard si illumina. ― Continua.
― Te lo spiego strada facendo.
***
Anna si ferma davanti alla porta di Elsa, alza la mano per bussare ma questa si apre all'improvviso.
La regina la fissa da oltre la soglia. Indossa un abito lungo viola con ricami azzurri e il giglio di Arendelle in oro cucito sul petto.
― Wow ― esclama la principessa. ― Sei...
Elsa alza una mano. ― Sì, certo. Lo so già. Andiamo?
***
Elsa e la sorella entrano nella sala del trono tra due ali di soldati ritti sull'attenti.
La regina attraversa la navata con passo solenne e si siede sul trono di legno dopo essersi sistemata l'abito. Anna prende posto alla sua destra, in piedi. Accanto a lei, Kristoff in abito bianco e grigio da parata militare.
Anna gli lancia un sorriso. ― Come siamo eleganti oggi.
Kristoff si sistema il colletto. ― Questo? ― domanda con aria di superiorità. ― È solo uno straccetto che avevo nell'armadio.
Anna ridacchia.
Kai, in livrea verde e viola, si inchina. ― Maestà. I pretendenti aspettano nel cortile.
Elsa alza una mano. ― Fateli entrare uno alla volta.
Anna sospira. ― Speriamo bene ― sussurra a Kristoff.
***
Il ponte che collega la reggia al resto del fiordo è un'unica massa di corpi accalcati l'uno contro l'altro. Le guardie di fronte al portone faticano a contenere la folla.
Molti dei presenti indossano uniformi militari, altri completi da cerimonia. Un ufficiale con il petto carico di medaglie guarda indignato Lotte e i suoi marinai. La ragazza gli lancia un'occhiata di sfida e passa oltre. Kastelgaard evita per un soffio che la piuma che spunta dal cappello di un uomo gli si infili in un occhio.
― Mi scusi ― dice dopo aver urtato un uomo di colore vestito con una pelliccia di leopardo.
Lotte e i suoi si fanno strada spintonando tutti quelli che si mettono sul loro cammino.
― Impossibile procedere oltre ― dice Kastelgaard fermandosi a metà del ponte. ― Di questo passo la regina potrà riceverci solo a notte fonda.
Dietro di lui, Lotte e i suoi si guardano attorno.
Isak sopraggiunge in quel momento districandosi tra la folla.
― Hai sistemato la faccenda dell'invito?
Il marinaio le fa l'occhiolino. ― Tutto risolto, Lotte. Si è trattato solo di un increscioso malinteso.
Lotte sorride. ― Tutti pronti?
Gli altri annuiscono.
― Quando saremo dentro avremo poco tempo. Questione di minuti, forse. È tutto chiaro quello che dovete fare?
Kastelgaard si volta per guardare Lotte, gli occhi attratti dai costumi sgargianti dei marinai e dal drago dorato ricamato sul vestito della ragazza. Accenna un timido sorriso. ― Indossate uno strano abito.
La ragazza annuisce. ― Sì, è vero. L'ho cucito io stessa.
― Davvero?
Due uomini in uniforme grigia e bianca con vistosi gradi sulle spalline si voltano a guardare la scena. Uno di essi, capelli rossi e un ghigno sul viso, fa un cenno della testa in direzione della nave ancorata al molo. ― Ma quello non è John?
L'altro, capelli neri e viso piatto e largo, socchiude gli occhi. ― Sì. È proprio lui.
― Kastelgaard? Sei proprio tu? Che ci fai da queste parti? Westergaard non ti aveva cacciato via a pedate dopo l'incidente del faro?
Le teste si voltano di scatto verso i nuovi arrivati.
― Ci mancavano solo questi due ― sussurra Kastelgaard a uno dei marinai al suo fianco. Ai due mostra un sorriso forzato. ― Roland. Robert. Che piacere rivedervi, ragazzi.
I due lo fissano incuriositi. ― Sei stato invitato anche tu? ― domanda il rosso.
― Invitato?
Roland gonfia il petto. ― La regina Elsa sta cercando marito e oggi sceglierà il suo consorte.
― Consorte?
Roland lo guarda stupito. ― Certo. Siamo tutti qui per lo stesso motivo, no? Ottenere la mano della regina. E io ci riuscirò ― conclude battendosi il petto con la mano.
― Non illuderti ― dice Robert ridacchiando. ― Sarò io a conquistare il cuore della strega dei ghiacci.
― Strega?
Roland guarda Robert e si tocca la tempia. ― Troppo tempo passato in mare deve averti dato alla testa. Addio Kastelgaard. ― Si volta, poi torna sui suoi passi. ― Solo perché tu lo sappia. La mia prima decisione da re di Arendelle sarà nominarti buffone di corte. È quello il tuo posto.
Kastelgaard fa per avventarsi contro l'uomo, ma uno dei marinai lo trattiene per le spalle. ― Lasciami. Gliela faccio vedere io a quello lì...
― Non è il momento di attirare l'attenzione ― dice Lotte guardando i due allontanarsi.
Kastelgaard si sistema la blusa. ― Sono calmo. Sono calmo. Ma cos'è questa storia dei pretendenti? Voi ne sapete qualcosa?
I marinai fanno spallucce.
Kastelgaard sospira rassegnato. ― Non importa. Lo chiederò alla regina in persona.
Lotte guarda preoccupata il palazzo. ― Sarà difficile entrare senza farsi notare.
Isak la tira per la manica. ― Abbiamo un problema.
― Cosa? ― chiede Lotte allarmata.
― Dink è sparito. Di nuovo.
― Ci mancava solo questa. Trovalo e riportalo qui.
― Agli ordini. ― Isak si fa strada tra la folla.

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Capitolo 3
*** TRE ***


Kai si schiarisce la voce. ― Ser Wulfgard del Regno Occidentale.
Un ometto dall'aria impettita, lunghi stivali che gli arrivano al ginocchio e una palandrana grigia, marcia fino al trono e si inchina con aria marziale.
Elsa lo osserva incuriosita.
Ser Wulfgard rimane chinato per qualche secondo, poi si volta verso Kai che si stringe nelle spalle.
― Oh, certo ― esclama Elsa. ― Riposo, ser Wulfgard. Riposo.
L'ometto si raddrizza e scatta sull'attenti facendo battere i tacchi.
Elsa sobbalza sul trono.
― È per me un onore essere al vostro cospetto.
Elsa si schiarisce la voce. ― Anche per me è...
― Ho viaggiato per mari sconosciuti e terre disabitate per raggiungervi...
― Certo ― dice Elsa imbarazzata. ― Perché non mi raccontate qualcosa di voi, ser...
Wulfgard alza la voce. ― Mi sono battuto con i pirati dell'est e i corsari del sud...
― Davvero... interessante, ma io volevo chiedervi...
― Ho cenato all'ombra dei grandi monumenti delle isole perdute...
Elsa guarda Anna che sorride imbarazzata. ― Ma mi sta ascoltando?
― Gareggiato in astuzia con...
― Oh, insomma ― dice Elsa alzando la voce. ― Volete stare zitto o no?
Wulfgard la guarda sorpreso. ― Dicevate, Maestà?
Elsa indica il fondo della sala con il braccio teso. ― L'uscita è da quella parte.
Wulfgard si guarda attorno. ― In ogni caso, avevo terminato. ― Si inchina e gira sui tacchi.
Elsa si porta la mano al viso e scuote la testa.
― È solo il primo ― dice Anna con un sorriso forzato. ― Il prossimo sarà sicuramente meglio.
***
― Il Principe Ulfrid della Costa Pietrosa.
Ulfrid attraversa la navata impettito, il viso atteggiato in un sorriso forzato a trentadue denti. Indossa una blusa verde militare con ricami in oro e argento su pantaloni aderenti e stivali neri. Allacciata al fianco una spada dall'elsa d'argento istoriato e un pomello a forma di testa di leone.
Arrivato di fronte al trono estrae da una tasca interna uno specchio grande quanto il palmo della mano. Si umetta la punta dell'indice sulla punta della limgua e con rapidi tocchi liscia le sopracciglia folte e scure.
Elsa si sporge incuriosita. ― Principe Ulfrid?
Ulfrid la guarda spazientito. ― Vi ascolto, Maestà.
― Volete introdurvi?
Ulfrid infila lo specchio nella blusa e si esibisce in un ampio sorriso. ― Non sono bellissimo?
― Il prossimo ― dice Elsa ricadendo esasperata sul trono.
***
― Il Duca Kevan di Riva Gioiosa.
Un ragazzo poco più che adolescente attraversa la navata su gambe malferme e si ferma tremante davanti al trono.
― S-salve Maestà. Volevo dire, Regina Elsa. ― Quando si inchina, la spada scivola dal fodero e finisce a terra con un suono metallico. Kevan si guarda attorno imbarazzato.
Elsa si copre gli occhi con entrambe le mani.
***
― Il Barone Valery della Città dei Corvi.
― ...E la sapete quella del pupazzo di neve e della renna? ― Valery è uno spilungone dal naso adunco e la risata nervosa.
Elsa lo fissa accigliata.
― No? E quella del troll che viveva da solo in una caverna?
Elsa sospira rassegnata. ― Avanti un altro.
***
― Il Conte Gerhard di Corona.
― Fuori.
― Fredrik delle Lande Perdute.
― Il prossimo.
― Arthur della Penisola di Giada.
― Non ci siamo.
― Il...
Elsa si alza di scatto, le mani serrate. ― Ora basta. Basta.
― Elsa, ancora uno, dai. Vedrai che il prossimo sarà quello giusto.
La regina si risiede. ― Solo uno ― dice con tono esasperato.
Anna fa un cenno a Kai, che ricambia con un inchino.
***
Vicino al portone, Kastelgaard e Lotte attendono con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate sul petto.
― Voi ― dice Kai sopraggiungendo. ― La regina acconsente a ricevervi.
Kastelgaard si tocca il petto con l'indice. ― Dite a me?
Lotte lo spinge verso Kai. ― Certo che dice a te. Andiamo.
Kastelgaard si sistema la blusa e segue Kai. Dietro di lui, Lotte e gli altri marinai.
― No, voi no ― dice Kai voltandosi.
Lotte indica Kastelgaard. ― Siamo con...
― Siete troppi. Entrerete dopo.
― Ma...
Kai fa un cenno alle guardie, che si mettono in mezzo al corridoio.
Lotte lancia un'occhiata contrariata ai soldati.
***
― Non ho afferrato il vostro nome, signore ― dice Kai guidandolo verso la sala del trono.
― Kastelgaard. Capitano John Kastelgaard.
― Aspetti qui.
Kai si ferma davanti alla pedana rialzata che ospita il trono. ― Il Capitano John Kastelgaard.
Elsa fa un gesto vago con la mano.
Quando Kastelgaard avanza e si inchina davanti al trono, il viso di Anna si illumina.
― Questo sembra decente ― sussurra alla sorella.
Elsa solleva gli occhi al cielo. ― Anche quel tizio... quel marchese di non-so-dove sembrava un tipo a posto.
Anna arriccia il naso e scuote la testa. ― Oh. Non me lo ricordare. Avrò gli incubi per settimane.
― Beata te che riuscirai a dormire dopo averlo sentito cantare.
Le due sorelle ridacchiano.
Kai le guarda severo prima di ritirarsi.
Elsa si ricompone e si schiarisce la voce. ― Capitano Kastelgaard ― dice con un tono disteso. ― Parlatemi di voi. Siete un ufficiale?
― Ho il comando di una nave, mia regina. Il miglior veliero che abbia mai solcato i mari. Il Canto del Mare. Ne avrete certamente sentito parlare.
― Ma certo ― dice Elsa con un sorriso benevolo. Guarda Anna che fa spallucce. ― E ditemi, da dove venite e in quale flotta avete servito?
― Vengo da una terra in cui splende sempre il sole e il cielo è di un azzurro intenso, dove il mare è generoso e gli alberi danno buoni frutti.
― Sembra proprio... un bel posto ― dice Elsa perplessa.
― Bello? Chiunque vi sia stato, non potrebbe definire che splendide le Isole del Sud ― esclama Kastelgaard entusiasta.
Elsa sgrana gli occhi. ― Come avete detto?
Kastelgaard si guarda attorno. Le guardie lo squadrano minacciose, le picche rivolte verso di lui. ― Dicevo che le Isole del Sud sono splendide in questa stagione.
Elsa balza in piedi, gli occhi ridotti a due fessure. ― Isole del Sud? ― Grida minacciosa.
Kastelgaard indietreggia di qualche passo. ― Sì, Maestà. Regina Elsa. ― Deglutisce a vuoto. ― Ho servito sotto il comando dell'Ammiraglio Westergaard, che tecnicamente sarebbe mio cugino. Sa, lui ha dodici fratelli e, non per vantarmi, ma ho stretto un forte legame di amicizia con almeno un paio di essi...
― Elsa, mantieni la calma ― dice Anna alla sorella.
Una patina di ghiaccio si forma attorno a Kastelgaard, che indietreggia ancora. ― ...soprattutto con l'ultimo... ― riesce a dire prima che una stalattite di ghiaccio si fermi a un centimetro dalla sua gola.
― Elsa! ― grida Anna.
La regina respira a fatica, gli occhi che fissano Kastelgaard con odio. Il ghiaccio si scioglie.
― Amico, è meglio per te se te ne vai ― dice Kristoff a Kastelgaard.
― Ho detto qualcosa di male?
― Guardie ― grida Elsa. ― Buttatelo fuori.
I soldati circondano Kastelgaard.
― Se vi ho offesa chiedo perdono.
Le guardie lo trascinano via per le ascelle.
― Aspettate. Lasciatemi chiarire l'equivoco.
Il respiro di Elsa si calma.
Anna, in piedi al suo fianco, la guarda terrorizzata. ― Potevi fargli del male.
― Potevo? ― Elsa si volta furiosa. ― E lui poteva farne a me... a noi. Come ti è saltato in mente di invitarlo?
― Ora che ci penso, non ricordo di aver mandato un invito a un Kastelgaard delle Isole del Sud...
― Ne sei certa? ― la incalza Elsa.
Anna fa un passo indietro. ― Dovrei controllare...
Elsa scende dalla pedana. ― Fai con comodo.
Anna la segue. ― Dove vai? Non abbiamo ancora finito.
― Io sì. ― La regina marcia fuori dalla sala del trono.
Anna la raggiunge. ― Elsa, per favore. Ascolta un secondo.
― No. Ho già sentito abbastanza. Ti ho dato corda fino a questo momento perché ti voglio bene, ma c'è un limite a tutto. Sapevo che era una cattiva idea e ora ne ho la certezza.
― Ma cosa dico a tutte quelle persone? Sono venute fin qui per te ― dice Anna con tono supplice.
― Non m'importa. Lasciami solo in pace.
― Cosa?
― Hai sentito bene. Lasciami in pace. Non ho bisogno del tuo aiuto. Devo governare un regno, io. Ho delle responsabilità, non come te che puoi permetterti di giocare a fare la principessa delle favole.
Anna fa per risponderle, ma Elsa la supera e si avvia per le scale.

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


Le guardie trascinano Kastelgaard fino al portone. ― Aspettate. È un malinteso, ve l'assicuro. Posso spiegare. ― Le guardie lo scaraventano nel cortile, dove atterra sulle ginocchia. ― Che modi ― protesta spolverandosi i pantaloni.
Roland e Robert, al centro della fila, scoppiano a ridere.
― Lo sapevo che ti saresti fatto subito riconoscere, Kastelgaard ― grida Roland con le lacrime agli occhi.
Kai fa un cenno alle guardie vicino all'entrata. ― Chiudete tutte le entrate. La regina non riceverà altri candidati per oggi.
Lotte e i suoi si guardano preoccupati.
Dalla fila si alza un coro di proteste.
― Come sarebbe a dire?
― È tutto il giorno che aspetto.
― Non è giusto.
― Esigo di vedere la regina adesso.
La folla si accalca vicino al portone. Kai richiama l'attenzione di tutte le guardie presenti. ― Non lasciate che entrino.
I soldati si muovono verso il cortile, lasciando libero l'ingresso alla reggia.
Lotte si gira verso i suoi. ― È il nostro momento. ― Si volta indietro. I soldati di guardia pensano a trattenere la folla nel cortile e ignorano chi si trova già con un piede nella reggia. ― Adesso o mai più. Seguite il piano e andrà tutto bene, chiaro?
Gli altri annuiscono e la seguono.
***
Anna torna nella sala a testa bassa, l'espressione triste. Si avvicina al trono e vi si lascia cadere.
Kristoff la guarda preoccupato.
― E adesso che faccio? ― domanda la principessa passandosi le mani sulle guance. ― Non posso cacciare quelle persone.
― Non puoi semplicemente dire che la regina non si sente bene?
― Non andrebbero via lo stesso. Sono qui per vedere Elsa. Alcuni di loro hanno fatto un viaggio lunghissimo per essere qui oggi.
― Di' loro la verità, Anna. È la cosa più giusta da fare.
― La verità, dici? La verità è che sono una frana come sorella e come principessa di Arendelle.
Kristoff le rivolge un'occhiata sorpresa. ― Che dici? Tu sei...
― Una frana ― ripete Anna. ― Ho causato io la crisi di Elsa. Ho dato io tutto il potere a Hans. E le ho quasi fatto perdere i poteri.
― Non puoi incolparti di tutto. Tu sei semplicemente te stessa. Anna.
― A volte vorrei non essere me. A volte vorrei essere Elsa. Lei è perfetta. Lo è sempre stata. È bella, è intelligente e ha i poteri. Io sono solo lo scarto.
― Non mi piace quando parli così.
― Visto? Non piaccio più nemmeno a te. ― Anna si nasconde il viso tra le mani.
― No ― dice Kristoff allargando le braccia. ― Quello che volevo dire è che...
In piedi davanti alla pedana, Lotte si schiarisce la voce. Dietro di lei i marinai si sono disposti su due file di cinque, le braccia incrociate sul petto.
Anna e Kristoff si voltano verso i nuovi venuti. ― Voi chi siete? ― Domanda la principessa.
Lotte si esibisce in un inchino. ― Siamo piromanti girovaghi. Portiamo il nostro spettacolo per le corti di tutto il mondo. Solo per gli occhi di re e regine mostriamo la nostra abilità nel piegare la forza del fuoco al nostro volere. ― Alza le braccia al cielo e nello stesso momento una fiamma azzurra si accende sopra la sua testa.
Anna guarda con occhi sgranati la fiamma salire fino al soffitto, espandersi e poi esplodere in un fuoco d'artificio. Le scintille precipitano al suolo crepitando.
― Li hai chiamati tu? ― domanda Anna a Kristoff.
― Ti assicuro che non ne sapevo niente.
Kai e le guardie irrompono nella sala di corsa. ― Perdonate l'intrusione, ma eravamo impegnati a contenere la folla all'esterno. Faccio subito sgombrare la sala.
Lotte e i marinai si voltano verso i soldati, che avanzano con le picche spiegate.
Anna si alza dal trono. ― Aspettate.
Tutte le teste si voltano verso di lei.
― Non c'è motivo per allontanare queste persone ― dice con tono solenne. ― Sono qui per esibirsi davanti a una regina e lo faranno.
Kai la guarda perplesso.
Anna si accomoda sul trono. Kristoff si china e le sussurra: ― Che stai facendo?
― Cerco di rendermi utile.
― Come?
― Farò finta di essere la regina.
― Aspetta, che?
― Oh, insomma ― dice Anna spazientita. ― Quella gente si aspetta di parlare con Elsa... e noi li faremo contenti. Si tratta solo di fare qualche sorriso lì e un commento là. Non mi sembra così difficile.
― È una pessima idea.
― Ti prego Kristoff ― dice Anna con tono supplice. ― Per una volta voglio sapere cosa si prova a essere una vera regina. Come Elsa.
Kristoff sospira rassegnato. ―  E va bene. Tanto farai di testa tua in ogni caso.
Anna ride e si frega le mani. Tornata seria, si rivolge a Lotte. ― Iniziate pure ― dice con tono solenne.
Lotte e i marinai si scambiano delle occhiate perplesse.
― Me l'aspettavo diversa ― dice uno di loro.
― Anche io. Dicevano che era più alta.
― E bionda.
― Bionda, rossa, alta, magra ― dice Lotte spazientita. ― Che importanza ha? È lei la regina Elsa. Punto.
Lotte si volta di scatto, le mani incrociate sul petto. ― Vi narrerò la storia di una terra lontana. ― Le braccia si aprono. Il drago ricamato sulla tunica sembra danzare seguendo i movimenti della ragazza. ― È da lì che noi piromanti veniamo. Persa nel mare, lontana da ogni altra terra, sorge la Montagna di Fuoco.
Dietro di lei, i marinai si alzano e abbassano. Lingue di fuoco cremisi disegnano il profilo di un'isola dominata dal cono di un vulcano.
Anna guarda a bocca aperta l'isola di fuoco prendere forma e innalzarsi fino al soffitto. Le fiamme lambiscono il legno delle travi senza consumarlo.
Lotte esegue una piroetta disegnando una spirale di fuoco che la circonda e si innalza verso l'alto. ― Avventurieri coraggiosi, avidi pirati, sovrani in cerca di gloria. ― Dalle mani della ragazza scaturiscono due globi di fuoco. ― Tutti hanno provato ad impossessarsi dei tesori della Montagna, ma il guardiano veglia su di essi.
La montagna si dissolve, mutando in una massa informe di fiamme che guizzano in tutte le direzioni.
Kristoff socchiude gli occhi. ― Ma come ci riesce?
― Non lo so ― dice Anna con lo sguardo rapito dalle fiamme. ― Ma è bellissimo.
I globi fiammeggianti, la spirale e quella che era la montagna si uniscono formando una sola figura, la sagoma di una creatura alata dal corpo sinuoso, la lunga coda che termina con la punta e ali dispiegate per il volo.
― Una bestia figlia del fuoco e del terrore ― grida Lotte.
La testa della sagoma spalanca le fauci senza emettere alcun suono.
― Il guardiano della montagna. Più temuto di cento eserciti, più forte di mille cannoni. ― Gli occhi di Lotte riflettono le fiamme. ― Il più terribile di tutti gli incubi.
La creatura di fuoco spicca il volo perso il soffitto, sfiora le travi e si getta in picchiata verso il trono.
Anna si copre la testa con le braccia, Kristoff si frappone tra lei e la creatura. Fauci fiammeggianti si spalancano, li ingoiano e poi si dissolvono in una nuvola di scintille che ricadono al suolo crepitando.
Anna solleva la testa di scatto, gli occhi spalancati.
Lotte e i marinai attendono in silenzio, le braccia incrociate sul petto.
Anna si alza di scatto e applaude. ― Bravi. Bravi ― esclama entusiasta. ― Spettacolo magnifico non è vero?
Kristoff si aggiusta il colletto della blusa. ― Se lo dici tu. A me sembrava troppo reale come trucco.
Lotte si inchina. ― Lieto che vi sia piaciuto, maestà.
Anna continua ad applaudire. ― Non potete farlo di nuovo?
― Posso proporvi invece un numero che non vi abbiamo ancora mostrato?
― Certo ― esclama Anna entusiasta.
― Per eseguirlo avrei bisogno dell'aiuto di un volontario ― dice Lotte. Con il braccio teso indica la principessa. ― Voi, per esempio.
Anna sobbalza. ― Io?
― Sì, voi Maestà. Se non è chiedervi troppo, è ovvio. È un numero studiato apposta per un sovrano.
― Anna ― inizia a dire Kristoff.
La principessa si precipita giù dalla pedana. ― Cosa devo fare?
Lotte la porta al centro della sala. ― Deve solo restare qui, immobile. Al resto penseremo noi.
― Non sarà pericoloso? ― chiede Kristoff preoccupato.
― Affatto ― risponde Lotte sorridendo. ― Si troverà nel punto più sicuro.
― Oh ― risponde Kristoff grattandosi la nuca. ― Come sarebbe a dire che...
I marinai cominciano a danzare attorno ad Anna che li osserva divertiti.
― Questo numero è ispirato a una nostra antica usanza ― dice Lotte danzando attorno alla principessa. Al suo passaggio si forma un cerchio di fuoco che circonda Anna.
― Questo non mi piace ― dice Kristoff scendendo dalla pedana.
Lotte solleva una mano e un secondo cerchio, più ampio, si forma attorno a lei e i marinai.
Kristoff indietreggia, le braccia sollevate per proteggersi dalle fiamme. ― Anna ― esclama cercando con lo sguardo la principessa.
Anna è al centro dei due cerchi di fuoco, i marinai e Lotte che le girano attorno.
Kristoff si avvicina alle fiamme ma si ritrae. ― Ah.
Lotte solleva le braccia. ― Togliamo il disturbo, ragazzi. ― Le fiamme si sollevano fino al soffitto, si espandono e infine esplodono in un lampo.
Kristoff si getta a terra.
Un fumo denso e acre invade la sala del trono. Kai e le guardie, anch'esse a terra, si rialzano intontite.
Kristoff tossisce e si rimette in piedi. ― Anna! ― esclama con gli occhi sbarrati. Il fumo si dirada, la sala del trono riprende il suo aspetto normale. Lotte, i marinai e a principessa sono spariti.

 

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


Kastelgaard cammina tra la folla, gli occhi bassi e lo sguardo corrucciato. Evita un'anziana che cammina aiutandosi con un bastone e si scontra con un omaccione in piedi davanti al carretto di un ambulante. Nell'urto colpisce il carretto facendo cadere le bambole di pezza esposte.
― Mi scusi ― borbotta.
L'omaccione guarda le bambole con espressione assorta. ― Bella ― dice con voce cavernosa.
Una targa appesa sul fianco del carretto recita:  Emporio ambulante della Querciola Vagabonda.
Oaken, il viso sorridente, indica la merce esposta sul carretto. ― Benvenuto al mio emporio, gentile visitatore. Dia pure un'occhiata in giro. Vi interessano i nostro nuovissimi articoli? Sono appena arrivati. Una vera esclusiva. ― Oaken afferra con la mano una bambola dalla treccia bianca fasciata in un vestito viola. ― Un'autentica riproduzione della nostra amata regina. In offerta solo per oggi a dieci monete.
― Dieci ― brontola l'omaccione. La mano del marinaio si sposta su una bambola dalle fattezze maschili.
Oaken afferra la bambola e la tiene bene in vista. ― Kristoff il montanaro. C'è anche la sua renna di nome Sven. ― Una bambolina color marrone chiaro con due stecchetti al posto delle corna. ― Sempre dieci monete.
― Dieci.
Oaken mostra una bambola con due ciocche di cotone rosse legate a formare una treccia e un vestito lungo blu e verde. ― E questo è il nostro pezzo forte, la principessina Anna. Sia in versione classica. ― Tira una cordicella che spunta dalla schiena della bambolina. Il vestito diventa bianco con venature blu e celesti. ― Che in quella statua di ghiaccio. Sempre dieci monete ― conclude sorridendo.
L'omaccione prende tutte le bambole e le stringe al petto. ― Dieci.
― Sì. Per ognuna. In tutto sono quaranta.
― No. Dieci.
― Certo. Ma quelle sono quattro. Fa quaranta.
― Dieci.
Kastelgaard scuote la testa e prosegue dritto.
A testa bassa raggiunge il molo e sale sulla passerella che lo collega alla nave. Sul ponte un marinaio attende seduto, un terzetto gioca a dadi in un angolo e un ragazzo dalla zazzera rossiccia spazza le assi di legno consunte con uno strofinaccio.
Un marinaio dalla barbetta a punta e il naso adunco si avvicina. ― Com'è andata capo?
Kastelgaard sospira e si lascia cadere su uno sgabello. ― Male. La regina non mi ha voluto neanche ascoltare. Gull, non so nemmeno perché ho fatto questo viaggio. È stato tutto tempo sprecato.
Gull si gratta il mento. ― Almeno abbiamo visto la famosa Arendelle.
― Ho deluso tutti e non ho onorato la memoria di mio padre. Non diventerò mai un famoso capitano. ― Kastelgaard si strappa di dosso la blusa e la getta in un angolo.
― Cosa facciamo ora?
― Leviamo l'ancora.
― Facciamo rotta verso casa?
Kastelgaard scrolla le spalle. ― Un posto vale l'altro.
***
Kristoff si precipita nel cortile. Il viso e i vestiti sono anneriti dalla fuliggine. Dietro di lui Kai e le guardie si fanno strada tra la folla. ― Non possono essere lontani. Avvertite la regina. Io provo a inseguirli.
Kai annuisce e rientra nel palazzo.
Tra sguardi incuriositi Kristoff si fa largo tra i pretendenti. ― Avete visto una ragazza con dieci marinai?
― Qui è pieno di marinai ― gli risponde una voce.
― Sono le ragazze che mancano.
Risate.
Kristoff spinge da parte un ufficiale grassoccio che lo guarda indispettito.
― Attento a dove mettete i piedi giovanotto.
― Mi scusi, io...
Vicino al portone d'ingresso, Lotte e due marinai si lanciano di corsa verso il ponte.
― Voi ― grida Kristoff. ― Fermatevi subito. Guardie!
I soldati, sorpresi, si guardano attorno.
Kristoff li supera di corsa buttando giù un paio di comandanti in alta uniforme.
― Vi farò fucilare! ― grida uno di loro mentre il montanaro lo supera con un balzo.
Lotte si volta a guardarlo.
― Ci sta seguendo ― grida uno dei marinai davanti a lei.
― Dividiamoci ― ordina la ragazza.
Superato il ponte di corsa i tre si separano prendendo strade diverse. Lotte prosegue dritta verso il centro della città.
Kristoff la segue di corsa facendosi lago tra i carretti ingombri di mercanzie.
Lotte ne supera uno con un balzo, ma Kristoff è dietro di lei. Allunga la mano per afferrarle il cappuccio della tunica e tira.
― Presa! ― esclama prima di inciampare e cadere sul selciato. Quando si rialza si accorge di avere tra le mani un pezzo di stoffa.
Lotte, arrivata a un incrocio, si getta di corsa tra la folla. Ora indossa camicia bianca e pantaloni lunghi con stivali che arrivano al ginocchio.
Kristoff getta via la tunica e si rialza.
***
Kai bussa alla porta.
― Non voglio essere disturbata ― dice Elsa dall'interno.
― Maestà, riguarda la principessa Anna.
Rumore di passi. La porta di apre.
― Che ha combinato ancora? ― domanda Elsa esasperata.
***
Lotte corre a perdifiato sul molo di pietra. Due marinai sbucano da una stradina laterale. Uno di essi, il più grosso, porta sulle spalle un fagotto.
― Come sta? ― domanda Lotte col fiato grosso.
― Bene ― risponde il marinaio. ― Ha preso solo qualche scossone.
― Lasciatemi stare ― grida una voce proveniente dal fagotto.
― State tranquilla maestà ― dice Lotte sorridendo. ― Tra poco vi faremo uscire.
I marinai di Lotte si riuniscono davanti a una nave ormeggiata sul molo.
― Portatela su ― ordina Lotte. ― Prepariamoci a salpare, svelti.
I marinai salgono sul ponte e iniziano a slegare le cime che tengono la nave ormeggiata al porto.
― Isak e Dink non sono ancora tornati.
― Dannazione. ― Lotte guarda preoccupata il molo. Non ci sono guardie e nessuno guarda nella loro direzione.
Dink e Isak sbucano dalla parte opposta del molo.
Lotte fa loro cenno di sbrigarsi. ― Svelti. Tra poco li avremo tutti addosso.
Isak spinge Dink su per la passerella. Il marinaio ha le braccia ingombre di pupazzi e altri oggetti che sta seminando per tutto il ponte.
― L'ho trovato in un mercatino ― dice Isak.
― Le spiegazioni a dopo ― dice Lotte ritirando la passerella. Con la coda dell'occhio vede Kristoff arrivare di corsa sul molo.
― Fermi ― grida il montanaro. ― Lasciatela stare.
― Via, via ― grida Lotte.
La nave si allontana dal molo.
Kristoff si ferma un attimo prima di finire in acqua.
La nave si gira e si dirige a vele spiegate verso l'imboccatura del porto.
Kristoff arretra di una ventina di passi, trae due profondi respiri e poi si lancia di corsa verso l'acqua. Un attimo prima che il molo termini si stacca dalla pietra e compie un balzo verso il fianco della nave.
***
Kastelgaard guarda il castello di Arendelle sfilare alla sua destra, mentre la nave supera le due torri che sorvegliano l'imboccatura del porto.
― Capo ― dice Gull manovrando la ruota del timone con entrambe le mani. ― Non ci perdere il sonno.
Kastelgaard sospira e distoglie lo sguardo. ― Ero così sicuro che ce l'avrei fatta...
― Un grande capitano non si misura dalla grandezza delle sue imprese ― dice Gull sorridendo. ― Ma da quella del suo cuore.
― Dove l'hai sentita questa?
― L'ho pensata io l'altra sera. Ti piace?
Kastelgaard sospira.
La nave supera l'imboccatura e si ritrova in mare aperto. Da lì in poi il fiordo è sgombro di navi, tutte ancorate ai moli.
Tranne una che segue la scia del Canto del Mare.
Il vascello con la testa a forma di drago sulla punta avanza a vele spiegate verso l'imboccatura del porto. Altre due navi, più grosse e pesanti, la seguono a diverse decine di metri di distanza. Entrambe issano sull'albero maestro la bandiera col giglio dorato in campo verde e viola.
Lotte, in piedi sul castello di poppa, guarda nella loro direzione. ― Ci seguono. Preparate i fuochi d'artificio.
Isak e altri tre marinai corrono verso la stiva.
Quando ne riemergono, imbracciano ciascuno un tubo lungo due metri che termina con una testa di drago.
I quattro si piazzano sui fianchi della nave. ― Fuochi d'artificio pronti ― grida Isak.
― Al mio via ― risponde Lotte.
La nave supera l'imboccatura del porto lasciandosi dietro una scia che le altre due navi seguono.
― Ora ― grida Lotte.
Isak tira una cordicella alla base del tubo. Una fiammata seguita da un tonfo sordo, poi un fischio prolungato e la testa di drago all'estremità del tubo decolla in aria come un proiettile, seguita da una scia di fuoco.
Lotte l'osserva volare verso una delle torri. Un attimo dopo l'aria vibra per l'esplosione che manda in pezzi la costruzione.
Nello stesso momento anche l'altra torre viene colpita ed esplode in mille pezzi che precipitano in mare. Blocchi di pietra precipitano nel passaggio.
Lotte socchiude gli occhi al rumore dello schianto del legno sulla pietra quando la chiglia delle navi inseguitrici impatta contro le macerie disseminate dalle due torri.
Dai marinai in coperta di alza un grido di esultanza.
― E ora ― fa per dire Lotte, ma si blocca.
― Ehi voi ― grida Kristoff aggrappato a una fune che penzola dal fianco della nave. ― Tiratemi su.
Isak si sporge dal fianco della nave e guarda Lotte che scuote la testa. Estrae un coltello. ― Mi spiace, ma siamo già al completo ― dice prima di tagliare la corda.
― Aspetta! Non so nuo... ― Kristoff precipita in acqua.

 

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Capitolo 6
*** SEI ***


― Uomo in mare! ― grida un marinaio a squarciagola.
Gull si piega sul timone. ― Dove?
― Lì ― grida Kastelgaard indicando una figura che annaspa nell'acqua cercando di tenersi a galla.
Gull fa eseguire alla ruota due ampi giri.
La figura sparisce sotto il pelo dell'acqua e riappare un istante dopo, quindi scompare di nuovo.
― Non c'è tempo ― esclama Kastelgaard. Sale sulla murata e si getta in acqua.
― Capo! ― Gull tenta di bloccarlo. ― Che incosciente.
Kastelgaard raggiunge Kristoff con poche bracciate.
Il montanaro agita le braccia e le gambe cercando di tenere la testa fuori dall'acqua.
― Qui, reggiti a me. ― Kastelgaard lo afferra per le ascelle.
Kristoff si aggrappa all'altro.
― Che ti passa per la testa, amico?
― Non so nuotare ― riesce a dire Kristoff tra una boccata e l'altra.
― L'ho notato. Ehi, ma tu non eri nella sala del trono insieme alla regina?
― Sì. L'hanno rapita.
― Cosa? ― Kastelgaard lascia Kristoff, che affonda un attimo dopo. ― Hanno rapito la regina?
― No ― dice Kristoff riemergendo. ― La principessa. Sua sorella.
― Prendete ― urla Gull lanciando una corda ai due.
***
Elsa osserva sgomenta le macerie delle torri e le due navi incagliate vicino all'entrata del porto. Ritta sulla passerella di pietra che collega le torri al castello, rivolge lo sguardo al mare.
In lontananza si scorge la sagoma di un veliero che si allontana dal fiordo verso il mare aperto.
Dietro di lei sopraggiungono Kai e le guardie. ― Maestà.
Elsa si volta, lo sguardo determinato. ― Fate uscire tutte le navi.
― Il porto è bloccato ― dice Kai indicando le due navi incagliate tra le macerie. Si vedono le lance che trasportano a terra i marinai.
― Spostatele di lì ― ordina Elsa.
― Ci vorranno giorni per rimuovere le navi e altro tempo per sgombrare l'entrata dalle macerie ― dice Kai supplice. ― Fino a quel momento saremo bloccati qui.
― Abbattete le mura che circondano il porto ― grida Elsa esasperata. ― Possibile che non ci sia una nave che possa prendere il largo?
― Lì ce n'è una ― dice Kai indicando un veliero che sosta a qualche centinaio di metri di distanza. ― Ordino subito a una lancia di raggiungerla.
― Non c'è tempo. ― Elsa punta le braccia verso l'acqua. Dai palmi scaturisce l'energia che fluisce verso il mare. Una patina di ghiaccio si forma in quel punto e inizia a espandersi.
***
Kristoff, piegato sulle ginocchia, tossisce e sputacchia acqua sulle assi del ponte.
Attorno a lui i marinai lo guardano stupiti.
― Devi essere molto coraggioso ― dice Gull passandogli una coperta. ― O molto stupido per gettarti in mare senza saper nuotare.
Kristoff lo guarda di sbieco. ― Non mi sono buttato di proposito ― dice rialzandosi. Gli occhi corrono verso l'orizzonte. ― Dove si sono diretti?
― A nord ― dice Kastelgaard emergendo dalla follo di marinai. ― E andavano molto di fretta a quanto pare.
― Dobbiamo raggiungerli.
― Aspetta, calma ― dice Kastelgaard alzando le mani. ― Non ho idea di dove siano andati. Il mare è grande e potrebbero essere ovunque in questo momento.
― Dobbiamo provare lo stesso. Hanno preso Anna! ― Kristoff lo afferra per il bavero.
Gull e i marinai si allarmano, ma Kastelgaard fa loro cenno di fermarsi. ― Fermi. Ha ragione. Siamo venuti qui per aiutare la regina e penso che questa sia l'occasione giusta per dimostrare il nostro valore.
Gull lo guarda sbalordito. ― Capo, non starai dicendo sul serio, spero.
― Ehi, guardate ― dice uno dei marinai indicando l'acqua. ― Il mare è strano.
Kastelgaard si sporge dal fianco della nave. Una lastra di ghiaccio si forma vicino alla chiglia. Il veliero rallenta. Si sente il ghiaccio frantumarsi, poi la nave si ferma.
― Incredibile ― esclama Gull. ― Che magia è questa?
― Non è magia ― risponde Kristoff. ― È Elsa.
― Arriva qualcuno ― grida il marinaio di prima.
Una figura corre sulla superficie ghiacciata. Dietro di lei, una dozzina di soldati arrancano scivolando e rialzandosi.
Kastelgaard guarda nella stessa direzione. ― È la regina Elsa ― esclama sorpreso.
Elsa si ferma davanti al fianco della nave e tende le braccia in avanti. Una scala di ghiaccio si forma gradino dopo gradino.
I marinai sbalorditi la guardano saltare sul ponte della nave.
Kastelgaard si inchina. ― Maestà, è un onore per noi...
― Questa nave è vostra?
― Sì. Quello che volevo dirvi è che...
― Ora è mia ― taglia corto Elsa.
Gull e i marinai si lanciano occhiate perplesse.
― Maestà, sono a vostra completa disposizione...
― Arrestatelo ― grida Kai alle guardie salendo a bordo.
― Come?
― Era a palazzo con quella ragazza, la piromante.
Elsa si volta di scatto. Una patina di ghiaccio si forma sul ponte, intrappolando le gambe e le braccia di Kastelgaard e dei marinai.
― Un momento. Posso spiegare.
Elsa gli rivolge un'occhiata furiosa. ― Chi era quella gente? Perché hanno preso mia sorella?
― Non lo so.
Il ghiaccio risale per il corpo di Kastelgaard.
― Regina Elsa ― dice Kristoff calmo. ― Maestà.
Elsa respira a fatica. Il ghiaccio si ritira.
Kastelgaard inspira una boccata d'aria. ― Vi racconterò tutto. Forse so dove sono andati.
***
Gull getta la cartina sul tavolo.
Elsa, Kristoff, Kastelgaard e Kai occupano ognuno un lato. La cabina è spoglia, fatta eccezione per un quadro attaccato alla parete che ritrae un giovane capitano di marina in alta uniforme. Dall'unica finestra filtra la luce del sole.
Kastelgaard stende la cartina che riproduce il profilo di una terra frastagliata e punteggiata da piccole isole lungo la costa. ― Dicevano di venire da Valart.
― Mai sentita ― dice Gull pensoso.
― Nemmeno io. ― L'indice di Kastelgaard risale lungo la costa dirigendosi a nord. ― Però esiste una Valarden nell'estremo nord. È una piccola isola vulcanica.
― Avranno preso questa direzione per sfruttare le correnti ― spiega Gull.
Kastelgaard annuisce. ― Ma se passiamo vicino alla costa, guadagneremo qualche giorno di viaggio.
― È pericoloso, se il ghiaccio non si è ancora sciolto.
― Resta solo da stabilire quando vogliamo partire. Io direi di aspettare la primavera, è più sicuro.
― Partiamo subito ― dice Elsa convinta.
― Impossibile ― protesta Kastelgaard ricevendo un'occhiataccia della regina. ― Cercate di essere ragionevole. È un viaggio lungo e pericoloso, non conosciamo la rotta e la nave è bloccata dal ghiaccio.
― Quello non è un problema.
Elsa esce sul ponte e si avvicina al fianco della nave. Alza le braccia al cielo e il ghiaccio che ricopre il fiordo evapora.
Nello stesso momento, la renna Sven emette un verso di felicità alla vista di Kristoff.
― Sven! ― Il montanaro abbraccia la renna e le gratta il collo. ― Come hai fatto ad arrivare qui?
― "Ho seguito la tua puzza" ― risponde Kristoff in falsetto.
― Sei sempre lo stesso.
― Ci sono anche io ― esclama Olaf. Il pupazzo di neve si guarda attorno incuriosito. ― Quindi è così che è fatta una nave.
Gull e gli altri marinai fissano il pupazzo a bocca aperta.
Kastelgaard osserva Olaf che sgambetta sul ponte. ― È un pupazzo di neve. E parla.
Olaf annuisce. ― Sì, perché?
― E la regina può sciogliere e formare il ghiaccio a piacimento.
― Sì, perché?
― E anche la renna parla.
― Sì, perché?
Kristoff si schiarisce la voce. ― In realtà, non è esattamente così...
― E tu che potere hai? ― domanda Kastelgaard affascinato. ― Puoi volare? Fermare le palle di cannone al volo? Trasformare il piombo in oro?
― Io... sono una persona normale.
― Peccato ― fa Kastelgaard deluso.
― Kai ― dice Elsa.
― Maestà.
― Tu e i soldati restate qui a guardia di Arendelle. Sgombrate l'entrata del porto e mandate tutte le navi che potete sulla stessa rotta.
Kai si inchina. ― Sarà fatto maestà.
― Buona idea ― dice Kastelgaard. ― Anche se non so se sia saggio far partire le navi.
― Che volete dire?
Si schiarisce la voce. ― Ecco... riguarda il motivo per cui siamo venuti ad Arendelle. Stanno per attaccarvi.

 

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Capitolo 7
*** SETTE ***


Elsa sgrana gli occhi. ― Che cosa?
Una patina di ghiaccio si forma attorno ai piedi della regina e si espande fino a coprire il ponte.
― Fa sempre così quando si arrabbia? ― Kastelgaard si aggrappa all'albero maestro.
Kristoff annuisce grave.
Elsa fissa Kastelgaard con stupore. ― Come sarebbe a dire che stanno per attaccarci?
― Giravano delle voci nell'ultimo porto dove siamo stati. Un certo duca di Chesterton...
― Weselton ― lo corregge Gull.
― È uguale. ― Kastelgaard scrolla le spalle. ― Dicevo, il duca reclutava navi mercenarie per una guerra contro Arendelle. Quando ho sentito il nome del regno ho subito fatto rotta verso di voi per avvertirvi.
Il ghiaccio si ritira. ― Perché non me lo avete detto subito?
― Stavo per farlo, ma voi mi avete dato il tempo ― dice Kastelgaard allargando le braccia. ― Volevo dirvi il motivo del mio viaggio...
― Non ha importanza. ― Elsa guarda in direzione del castello. ― Anna viene prima di ogni altra cosa. Anche del regno.
― Maestà...
― Kai, i miei ordini sono immutati. Difendete Arendelle con tutte le vostre forze. Non appena avrò recuperato Anna, tornerò e mi occuperò di Weselton.
Kai si inchina.
Gli occhi di Elsa fissano il mare aperto. ― Spero solo che stia bene. Povera piccola.
I marinai mettono in acqua una lancia.
Kristoff si avvicina a Sven. ― Mi spiace amico, ma tu non puoi venire. Non c'è abbastanza spazio per te sulla nave.
― "Ma io non voglio restare a terra."
― Devi vegliare su Arendelle in nostra assenza.
La renna gonfia il petto con orgoglio.
― Così mi piaci.
Kristoff l'abbraccia. L'ultima occhiata la riserva alla renna che, ritta sulla lancia, si allontana verso Arendelle.
***
― Ehi, voi ― grida Anna, le mani aggrappate alle sbarre. La cella è ampia abbastanza da permetterle di muoversi. Una branda con un materasso è allineata lungo il muro e la luce filtra da una finestra posta in alto, anch'essa chiusa da sbarre.
Anna si allontana dalle sbarre. Il metallo delle catene che le bloccano i polsi tintinna nel silenzio rotto solo dallo sciabordio delle onde sullo scafo della nave.
― Dove mi state portando? Rispondete per favore.
***
Sul ponte, Lotte cammina avanti e indietro, l'espressione corrucciata. ― Sono ore che non smette di parlare ― dice in tono lamentoso.
― È quasi peggio del canto di una sirena ― dice Isak, le mani sulla ruota del timone.
― Se non fosse per la missione, l'abbandonerei su di una lancia.
― Forse dovresti scendere giù e spiegarle come stanno le cose. Tanto prima o poi dovrai farlo comunque.
― Sì, è una buona idea. ― Lotte fa per girarsi e quasi inciampa in Dink.
Il marinaio è disteso carponi sul ponte. In una mano ha la bambolina raffigurante Elsa e nell'altra quella di Sven.
― È per quelle che ti abbiamo quasi lasciato a terra? Dove hai la testa, Dink?
― Non è stato più lo stesso dopo quella volta a Corona ― dice Isak scuotendo la testa.
Lotte fissa con sguardo assente i pupazzi sparsi per il ponte. ― Già, Corona. ― Si scuote. ― Pensavo che ormai fosse acqua passata.
― Certe esperienze ti segnano per sempre.
Dink la tira per la manica.
― Ora non ho tempo per giocare. La prossima volta, Dink.
Mentre Lotte scende in coperta, Dink la osserva deluso.
***
― Maestà ― dice Lotte avvicinandosi alle sbarre. ― Spero che la cabina sia di vostro gradimento.
Anna si aggrappa alle sbarre e le scuote. ― Perché mi avete rapita? Che cosa volete da me?
― Da voi niente. Ci servono i vostri poteri.
― Poteri? ― Anna sgrana gli occhi. ― Io non ho nessun...
― Tutti sanno della vostra abilità con il ghiaccio. Vi chiamano la strega delle nevi.
Anna ridacchia. ― Ma quella... quella è mia sorella Elsa.
― Voi siete Elsa.
― No! Io sono Anna, la sorella minore della regina. L'inutile, pasticciona, piccola e insignificante Anna.
Lotte la guarda impassibile. ― Bel tentativo. Devo ammettere che siete molto convincente.
― Vi sto dicendo la verità ― piagnucola Anna.
― Mentire non vi servirà a niente.
Anna solleva le braccia. ― E queste catene? Sono proprio necessarie?
Lotte ghigna. ― Sono di un metallo speciale, forgiato con una magia antica e potente. Nemmeno i vostri poteri del ghiaccio possono spezzarle.
― Almeno ditemi dove stiamo andando.
Lotte socchiude gli occhi. ― Questo posso farlo. Siamo diretti a Valarden. Se non ne avete mai sentito parlare, è l'isola dalla quale io e il mio equipaggio veniamo.
― Perché mi state portando proprio lì?
― Lo saprete quando ci arriveremo. ― Lotte si volta, poi si gira di scatto. ― Volete qualcosa di particolare per cena?
Anna abbassa gli occhi. ― Del cioccolato, se possibile.
― Non so se è rimasto qualcosa in cambusa, ma dirò al cuoco di fare il possibile.
Anna si lascia cadere con le spalle appoggiate alle sbarre, l'espressione rassegnata.
Mentre si allontana con gli occhi bassi, Lotte stringe nella mano il ciondolo a forma di drago e trae un profondo sospiro.
***
In piedi sul ponte della nave, i capelli sferzati dal vento, Elsa fissa il mare. Alle sue spalle Arendelle si confonde tra gli altri fiordi che punteggiano la costa.
Alla destra della nave sfilano le montagne a picco sul mare, grigi titani di roccia che assistono in silenzio al suo passaggio.
Kristoff si avvicina quasi in punta di piedi, il berretto tra le mani e l'espressione contrita sul viso. ― Maestà. Regina Elsa. ― Si schiarisce la voce. ― Posso disturbarvi?
Elsa si volta. Gli occhi sono rossi e gonfi. ― Parla pure Kristoff. E impara a darmi del tu, una buona volta.
― Io... volevo chiederti scusa.
― Per cosa?
― Per non aver vegliato su Anna. ― Kristoff si appoggia al parapetto, l'espressione affranta. ― Dovevo impedire che quei piromanti la rapissero.
― Hai fatto quello che potevi.
― Ma se io...
― Kristoff ― dice Elsa alzando il tono della voce. ― Tu sei quello che sei, l'hai dimenticato? Sono io quella che ha la responsabilità. Io ho i poteri. Se non li uso per proteggere i miei cari, non servono a molto.
― È stato un errore invitare tutta quella gente. C'era da aspettarselo che sarebbero arrivati anche dei malintenzionati.
― Non pensarci.
― Nave in vista ― grida un marinaio in cima all'albero maestro.
Kristoff ed Elsa sollevano la testa e guardano davanti a loro. All'orizzonte si intravede l'albero di una nave.
Kastelgaard sopraggiunge con l'espressione corrucciata. Gull gli passa un cannocchiale. ― Come temevo ― dice dopo alcuni istanti.
― Chi sono?
― Weselton ― dice Kastelgaard scuro in viso. ― Date un'occhiata anche voi.
Elsa afferra il cannocchiale. Attraverso la lente vede gli alberi di una dozzina di navi stagliarsi all'orizzonte. In pochi secondi diventano trenta e poi cinquanta. ― Possiamo evitarli? ― chiede restituendo il cannocchiale a Kastelgaard.
― No.
― Ma se mi trovano a bordo...
― Non succederà. Ho un'idea. Gull.
Il marinaio scatta sull'attenti.
― Le abbiamo ancora quelle casse di salamoia nella stiva?
***
Gli occhi di Weselton fissano corrucciati l'orizzonte. Accanto a lui, un uomo in divisa con le mostrine da ammiraglio osserva la stessa scena con un cannocchiale. ― Che ne pensate? È una nave di Arendelle?
― No ― dice l'ammiraglio distogliendo lo sguardo. ― Batte bandiera delle isole del Sud.
― Isole del Sud? ― chiede Weselton contrariato. ― Ammiraglio Westergaard, pensavo che tutte le navi del vostro regno fossero qui con noi. Esigo una spiegazione.
― La nostra flotta è molto grande ― dice Westergaard spazientito. ― E in ogni caso, quella non fa parte delle nostre forze. Se ho visto bene, è il Canto del Mare.
― E che ci fa su questa rotta? Non sarebbe meglio affondarla, tanto per essere sicuri?
Westergaard lo guarda di traverso. ― Weselton, io non affonderò una nave che issa la bandiera del mio regno. Inoltre, il Canto del Mare è poco più di un peschereccio. Non c'è onore nell'affondare una barchetta.
― Onore, onore ― dice Weselton pestando il ponte con i piedi. ― Non sapete far altro che parlare di onore. Avete dimenticato di come la regina Elsa, la strega, ha calpestato il vostro?
― Sono ancora dell'idea che mio fratello Hans se la sia cercata.
― Io ero presente. Ho visto come è stato trattato ― protesta Weselton. ― Cercavamo solo di fare del bene a quella gente, ma la strega ci ha messo tutti contro, facendoci passare per i cattivi. Quella donna è pericolosa e bugiarda. Non dovete in alcun modo farvi abbindolare dal suo aspetto innocuo.
― Ho solo la vostra parola.
― La parola di un duca. E di un alleato fidato.
Westergaard sospira rassegnato. ― Segnalate a quella nave di rallentare e accostare ― ordina con voce imperiosa. ― Ma se rifiutano, aprite il fuoco.

 

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Capitolo 8
*** OTTO ***


― Capo, secondo me è una pessima idea ― dice Gull mentre con una mano governa il timone.
Kastelgaard osserva preoccupato le navi che si avvicinano. ― Ci ordinano di rallentare. Vogliono dare un'occhiata alla nave.
― Gran brutto segno.
― Restiamo calmi e andrà tutto bene.
La nave di Westergaard affianca il Canto del Mare.
Kastelgaard sale sul castello di poppa e agita un braccio. ― Cugino ― grida sorridente. ― Che sorpresa incontrarti qui in mezzo al mare.
― John ― dice Westergaard annoiato. ― Sei lontano dalle tue rotte abituali.
― Ho dovuto fare una piccola deviazione. E tu che mi dici, Karl?
Weselton si sporge dal parapetto. ― Voi venite certamente da Arendelle ― urla contrariato. ― Siete per caso una spia?
― Spia? ― Kastelgaard si tocca il petto con espressione indignata. ― Cosa dite mai? Voi chi siete?
― Chi sono io non è affar vostro.
― Weselton ― dice Westergaard con tono tranquillo ma deciso. ― Lasciate che me ne occupi io.
Il Duca incrocia le braccia sul petto. ― Come volete.
― John, nulla in contrario se un paio dei miei marinai vengono a dare un'occhiata alla tua nave?
Kastelgaard si morde il labbro. ― Certo che no, cugino. Mandali pure.
Gull lo guarda preoccupato.
Due marinai salgono sulla nave. Kastelgaard li riceve di persona. ― Prego, da questa parte. ― Li guida verso il boccaporto.
Appena i due marinai si sporgono, arricciano il naso e si ritraggono disgustati. ― Cos'è questo odoraccio?
Kastelgaard sorride imbarazzato. ― Trasportiamo un carico di salamoia. Gli abitanti della Costa Ghiacciata ne vanno matti. Gull, porta i signori di sotto.
― Il lavoro sporco tocca sempre a me ― borbotta il marinaio.
Una seconda nave si affianca al Canto del Mare.
Il veliero è un incubo di spuntoni e rostri, dipinto di nero e con tre file di cannoni su ogni fianco. Sul castello di poppa, fiero nella sua uniforme grigia e azzurra, un pirata dalla folta barba nera ride in modo sguaiato. ― Kastelgaard ― urla all'indirizzo del Canto del Mare. ― Vai ancora in giro con quel relitto? Ne hai di coraggio, ragazzo.
― Capitano Drake ― esclama Kastelgaard sorridente. ― Vecchio pirata barbuto. Che fine avevi fatto?
― Ho viaggiato per i sette mari fino all'estremo nord e al profondo sud dove una notte può durare anche metà anno ― risponde Drake. ― Ora mi chiamano Mangiaghiaccio.
― Come ti hanno convinto?
― Lesterton offre cinquantamila monete a chi gli porta la regina ghiacciolo.
― Weselton ― lo corregge Kastelgaard.
L'altro scrolla le spalle. ― È uguale.
I due marinai e Gull risalgono dal boccaporto.
― La stiva ― dice uno dei due, il volto dal colorito terreo. ― È a posto.
L'altro trattiene i conati di vomito con entrambe le mani sulla bocca.
― Visto? ― esclama Kastelgaard allargando le braccia. ― Siamo solo degli onesti commercianti.
Westergaard attende che i due siano tornati a bordo prima di dire: ― Meglio così. Sarebbe stato spiacevole dovervi affondare. Vi consiglio di girare al largo da Arendelle e da queste rotte per qualche tempo.
― Lo farò. Buon viaggio, cugino.
Westergaard risponde con un'alzata di spalle.
― Quel tipo non mi convince ― sussurra Weselton. ― Siamo sicuri che non sarebbe meglio sequestrare la nave e metterlo agli arresti?
― Sarebbe solo una gran perdita di tempo.
***
Quando la flotta è lontana, Kastelgaard abbandona il timone. ― Gull. Prendi tu il comando. Io vado a dare un'occhiata di sotto.
― Auguri.
***
Aiutato da due marinai, Kastelgaard rovescia sul e tutto ciò che contiene. Kristoff rotola per qualche metro spargendo salamoia sul pavimento. Nel liquido si intravedono pezzetti di olive.
Dal secondo barile escono Elsa e Olaf, entrambi ricoperti da un liquido appiccicoso misto a una verdura color marrone.
― Avrò gli incubi per tutta la vita ― si lamenta il pupazzo. In testa ha una tuba sgualcita dalla quale cola lo stesso liquido.
― A chi lo dici ― gli fa eco Kristoff. ― Ma perché puzza così tanto? Sembra quasi andata a male.
― È lì da sei mesi ― dice Kastelgaard con un sorriso imbarazzato. ― Abbiamo calcolato male i tempi di consegna e...
Elsa guarda disgustata la sua treccia impiastricciata di salamoia. ― Ditemi che questo odore andrà via.
― Sparirà nel giro di due o tre anni ― dice Kastelgaard.
La regina gli rivolge un'occhiataccia.
― Scherzavo. Abbiamo dell'ottimo sapone. Con un paio di lavaggi sarete a posto.
Elsa guarda in alto. ― Ha funzionato?
― Non si sono accorti di niente. La via fino a Valarden è libera.
― E il resto del carico di salamoia? ― domanda Kristoff.
― L'abbiamo gettato in mare per fare posto a voi nei barili.
***
Mangiaghiaccio si sporge dal parapetto della nave. Lungo il fianco del veliero una scia scura si allunga fino all'orizzonte. ― Salamoia, eh? Ragazzi, invertiamo la rotta.
La nave esegue una rotazione di centottantagradi.
Weselton, contrariato, fa affiancare la nave di Westergaard a quella di Mangiaghiaccio. ― Dove credi di andare, razza di pirata? Sei stato pagato lautamente per questo lavoro.
Mangiaghiaccio fa una risata sguaiata. ― Ancora non ho visto una moneta da parte tua.
― Le avrai quando mi porterai la regina.
― È quello che intendo fare.
― E dove credi di andare da quella parte?
― Diciamo che il mio fiuto per il ghiaccio mi dice che è quella la direzione giusta.
Mentre la nave di Mangiaghiaccio si allontana, Weselton la segue con espressione corrucciata.
***
Lotte si avvicina alle sbarre e vi passa un sacchetto che deposita sul pavimento.
Anna alza la testa di scatto e si avvicina.
― È tutto quello che siamo riusciti a trovare.
Anna apre il sacchetto e il viso le si illumina. Tra le dita regge una barretta di cioccolato.
― Spero che ti piaccia ― dice Lotte prima di voltarsi.
― Aspetta. ― Anna spezza la barretta e offre a Lotte una delle due metà.
La ragazza guarda con sospetto la mano di Anna che si sporge attraverso le sbarre. ― È un trucco? Userai i tuoi poteri? Perché se lo fai...
Anna sorride. ― Nessun trucco. Io non ho alcun potere, l'hai dimenticato?
Lotte allunga la mano e prende il pezzo di cioccolata.
Anna si lascia cadere vicino alle sbarre. ― Odio mangiare la cioccolata da sola. L'ho fatto per così tanti anni... ― Stacca un pezzo della barretta con un morso. ― Sai, uno dei primi ricordi che ho siamo mia sorella e io che mangiamo della cioccolata rubata nella dispensa.
Lotte mangia la sua metà. ― È buona.
Anna annuisce. ― Tu hai sorelle, fratelli?
― Ho ― Lotte chiude gli occhi. ― Avevo, un fratello. Molti anni fa.
― Mi dispiace.
― È acqua passata. ― Lotte si siede a qualche passo di distanza dalle sbarre, la schiena appoggiata alla paratia di legno. ― Cosa si prova a fare la regina? Deve essere davvero bello.
Anna si morde il labbro inferiore. ― In verità non lo è affatto. Non invidio mia sorella Elsa.
― Ci risiamo con questa storia.
― Ma è vero ― protesta Anna. ― Senti, qualsiasi cosa voi vogliate dai miei poteri, resterete molto delusi quando vi renderete conto che non li ho.
Lotte si rialza e si spolvera i pantaloni. ― Ne riparleremo quando saremo a Valarden.
Anna guarda attraverso la finestrella e sgrana gli occhi.
Il cielo, prima scuro, ora è un caleidoscopio di colori che vanno dal verde al viola passando per tutti quelli intermedi.
― Guarda ― dice Anna con espressione sognante. ― Il cielo si è svegliato. Chissà se mia sorella lo sta guardando.
― Quando tutto sarà finito ti riporterò ad Arendelle. Hai la mia parola.
― Grazie per la cioccolata ― dice Anna andandosi a sedere con la schiena rivolta alla paratia di legno.
Lotte scuote la testa e si allontana.

 

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Capitolo 9
*** NOVE ***


Una folata di vento spazza il ponte della nave. Gull rabbrividisce.
Kastelgaard gli getta addosso una coperta. ― Non prendere troppo freddo vecchio mio.
Gull ricambia con un sorriso.
Kastelgaard passa vicino a un paio di marinai che stanno arrotolando delle corde e gli porge un paio di coperte dal mucchio che porta sottobraccio.
Elsa guarda il cielo.
― Bella, vero? ― Kastelgaard si avvicina sorridente. ― L'aurora boreale, intendo.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Prenda una coperta. Fa freddo e sarà sempre peggio mano a mano che risaliamo la costa.
La regina scuote la testa. ― Mai sofferto il freddo. A parte una volta.
Kastelgaard si appoggia al parapetto. ― Un effetto dei vostri poteri?
Elsa annuisce.
― Da quando avete questo dono?
― Ci sono nata.
― Deve essere bello avere il controllo sul ghiaccio.
― In verità è una gran seccatura. Oltre che un'enorme responsabilità. Inoltre devo anche governare un regno e, sapete, essere considerata una strega non aiuta affatto.
― Vi capisco.
Elsa lo guarda perplessa.
Kastelgaard indica il ponte della nave. ― Anche io devo governare questa nave. Ho la responsabilità su questi uomini e le loro famiglie.
― Non è la stessa cosa.
― No?
― Arendelle non è una nave.
― Un capitano è come un re sulla sua nave ― dice Kastelgaard sicuro. ― Dal primo giorno che sono salito a bordo ho cercato di conoscere il mio equipaggio. Vedete Gull?
Elsa guarda il marinaio al timone.
― A casa ha lasciato una moglie e due figlie piccole. Lyly e Franny. Vanno matte per la torta di lamponi, così la prima cosa che fa Gull quando sbarca è precipitarsi da un fornaio di sua fiducia per farsene fare una. E quel marinaio lì, Snout? ― Kastelgaard indica un tipo grassoccio intento ad affilare dei coltelli. ― Non fatevi ingannare dall'aria innocua. Prima di rigare dritto era nella ciurma di un famoso pirata. Lo abbandonarono su di un'isola deserta dove lo raccogliemmo. E quel tipo dall'aria smilza? ― Indica un marinaio alto e magro, il viso simile a quello di un furetto. ― Quello è Lahti. Da quando è salito a bordo non ha mai aperto bocca. I marinai dicono che abbia fatto una specie di giuramento prima di partire.
Elsa sorride e annuisce. ― Li conoscete uno per uno.
― Devo. Altrimenti non potrei fidarmi di loro. E loro devono fidarsi di me. Non posso fare tutto da solo.
― Ma avete appena detto che voi siete come un re.
Kastelgaard apre la bocca per dire qualcosa, ma viene interrotto dalla vedetta che urla: ― Ghiaccio in vista.
Davanti a loro, splendente dei mille colori dell'aurora boreale, si estende una lastra di ghiaccio che prosegue fino all'orizzonte.
― Fine del viaggio ― dice Gull cupo.
― Questa non ci voleva. ― Kastelgaard sale sul castello di poppa. ― È troppo spesso per spaccarlo. Maestà, voi non potete fare qualcosa? Scioglierlo come avete fatto ad Arendelle?
― Ho il controllo solo sul ghiaccio che creo, non su quello naturale*.
― Non possiamo far altro che invertire la rotta e tornare indietro ― dice Gull.
Kristoff e Olaf salgono sul ponte. Il pupazzo fissa affascinato la distesa di ghiaccio che si estende fino all'orizzonte. ― È bellissimo.
― Perderemo troppo tempo ― dice Elsa. ― Deve esserci un modo per spaccare quel ghiaccio.
Olaf salta sul parapetto, scivola su una macchia di umido e si inclina verso il basso. Per un attimo rimane sospeso nel vuoto agitando gli stecchetti che ha al posto delle braccia come se fossero le ali di un uccello.
Kristoff l'afferra per il collo prima che cada in mare. ― Dove credi di andare?
― A fare una passeggiata ― risponde il pupazzo sistemandosi un berretto di lana sulla testa. Ricamato nel tessuto viola spicca un sole giallo con sette raggi che si dipanano dal centro.
― Tu non vai da nessuna parte.
― Peccato. ― Olaf, deluso, se ne va a testa bassa. ― Mi sarebbe piaciuto pattinare su quella enorme lastra di ghiaccio.
― Sarà per la prossima... un momento. ― Il viso di Kristoff s'illumina. ― Che cosa hai detto?
Olaf allarga le braccia. ― Che se avessi un paio di pattini me ne andrei a pattinare. Sei sordo per caso?
― No, ma tu sei un genio. ― Kristoff lo afferra e poi lo abbraccia.
― Ehi, non prenderti troppe confidenze.
― Vieni, andiamo a dirlo a Elsa.
Kristoff sale i gradini a due alla volta. Sul castello di poppa, Elsa e Kastelgaard discutono tra loro.
― Vi dico che non possiamo farcela.
― Ma se provassimo a...
― Ho avuto un'idea ― dice Kristoff depositando Olaf in mezzo ai due.
― Ehi ― protesta il pupazzo. ― È una mia idea.
Elsa si tocca la fronte con la mano. ― Kristoff, ti prego, stiamo discutendo di cose importanti.
― Maestà... Elsa, prima sentite la mia idea ― dice Kristoff entusiasta.
― Sentiamo ― dice Elsa spazientita.
― Costruiremo una slitta.
Elsa lo guarda incredula. ― Una... slitta?
Kristoff annuisce. ― Una slitta, certo. Ma grande quanto questa nave. Metteremo dei pattini...
― Pattini ― ripete Elsa atona.
― ...sotto il fondo della nave.
― La chiglia ― lo corregge Kastelgaard.
― Esatto. E con quelli scivoleremo sul ghiaccio.
Elsa scuote la testa. ― È l'idea...
― Migliore che abbia mai sentito ― dice Kastelgaard entusiasta. ― Ma come faremo a costruire i pattini? Non abbiamo abbastanza legno.
― Li faremo di ghiaccio.
― Ghiaccio? E come intendi fare? ― domanda Elsa
― Li farete voi, maestà... Elsa.
― Io? Non credo di esserne capace.
― Avete costruito un palazzo di ghiaccio. Che ci vorrà mai?
― Palazzo di ghiaccio? ― domanda Kastelgaard incredulo.
― Ma dovranno essere enormi per... ― Elsa scuote la testa.
Kastelgaard allarga le braccia, gli occhi spalancati. ― Avete costruito un palazzo di ghiaccio?
Elsa annuisce. ― È una lunga storia.
― Dovete raccontarmela ― la incalza Kastelgaard.
― Un'altra volta ― taglia corto la regina. ― Ora pensiamo ai pattini. Kristoff, visto che sei tu l'esperto, mi dirai come fare. E speriamo che funzioni.
― Funzionerà ― dice il montanaro sicuro.
***
Sostenuta da grandi pattini che brillano sotto il cielo, il Canto del Mare scivola sul ghiaccio. Spesse travi dello stesso materiale assicurano la chiglia della nave alla slitta.
In piedi sul castello di poppa, i capelli scompigliati dal vento, Elsa sorride.
― Visto? ― grida Kristoff entusiasta. ― Ha funzionato.
Kastelgaard guarda il cielo. ― Tempo un giorno e l'avremo superato. Incredibile.
Gull fa girare la ruota del timone. ― Come faccio a governare la nave?
Kastelgaard indica gli alberi. ― Con le vele. I miei cugini e io lo facevamo da piccoli. Costruimmo una minuscola zattera senza timone e usammo le vele per mantenere la rotta.
Gull scrolla le spalle. ― Sempre che il vento continui a spirare nella direzione giusta.
***
― Quanto odio avere sempre ragione ― dice Gull. Il marinaio è appoggiato con la schiena al parapetto della nave, le braccia incrociate sul petto.
Vista da lontano, il Canto del Mare sembra un enorme cetaceo arenato sul ghiaccio. Le vele sono immobili, fatta eccezione per una debole brezza che ogni tanto le agita.
― Tranquilli ― dice Kastelgaard. ― Il vento si alzerà di nuovo. È solo una questione di tempo. ― Guarda preoccupato l'orizzonte.
― Se fossimo in acqua almeno potremmo sfruttare la corrente ― dice Gull.
― È tutta colpa mia ― dice Kristoff triste.
Elsa fa per dire qualcosa ma il montanaro lascia il castello di poppa.
― Non è colpa di nessuno ― dice Kastelgaard sedendosi accanto alla regina.
― A volte Kristoff è molto duro con se stesso.
Kastelgaard distoglie lo sguardo. ― Voi due siete...
Elsa arrossisce. ― Noi? Oh, no. No, no. Lui e mia sorella sono... insomma...
Kastelgaard annuisce. ― Capisco. ― Fa una pausa. ― E non c'è un futuro re di Arendelle che vi aspetta alla reggia?
― Non ho il tempo per pensare a certe cose.
― Lo so, avete un regno da governare, le responsabilità...
Elsa sorride imbarazzata. ― Esatto.
― E tutti quei pretendenti?
― Un'idea di mia sorella.
― Deve volervi molto bene.
Elsa annuisce, l'espressione triste.
― Vedrete che la riporteremo sana e salva a casa. Avete la mia parola.
― A casa ci aspettano Weselton e la sua flotta.
― Risolveremo anche quello.
― E voi? Come mai siete corso ad avvertirmi del pericolo?
Kastelgaard si stringe nelle spalle. ― Era mio dovere farlo. Ho un debito con voi.
― Con me?
― Per essere precisi, con vostro padre. Vedete, molti anni fa l'isola dove noi Kastelgaard viviamo venne colpita da una grave carestia. Molte persone avrebbero sofferto la fame, così mio padre chiese aiuto a molti regni, ma uno solo rispose inviando il cibo necessario per superare l'inverno. Arendelle. Ero solo un bambino ma ricordo molto bene il giorno in cui le vostre navi giunsero portando la salvezza. Quando ne ho avuto l'occasione, sono venuto ad aiutarvi, come si fa tra buoni amici.
― Questo vi fa molto onore.
Kastelgaard si alza di scatto. ― Aspettate qui. Torno subito.
Elsa lo segue con lo sguardo mentre entra nella sua cabina. Dopo qualche secondo ne esce con un fagotto sotto braccio e lo srotola davanti alla regina.
Gli occhi di Elsa si spalancano meravigliati davanti al giglio dorato che campeggia in campo verde e viola. Il tessuto è liso e scolorito e si intravedono diverse toppe. ― Come... dove... ― dice Elsa con un filo di voce.
― Uno di quei capitani la regalò a mio padre come segno di amicizia ― spiega Kastelgaard.
― E voi l'avete conservata per tutto questo tempo?
Kastelgaard sorride imbarazzato e si accarezza la nuca. Sta per dire qualcosa ma un improvviso scossone, accompagnato da un rombo sommesso, lo fa voltare di scatto.
Gull è già all'erta sul castello di poppa quando Kastelgaard lo raggiunge. Lo scossone si è trasformato in una vibrazione costante.
― Guarda anche tu, capo ― dice il marinaio passandogli il cannocchiale.
Kastelgaard punta la lente verso l'orizzonte. Il rostro di una nave fende il ghiaccio sollevandolo e spaccandolo per crearsi un passaggio.
― Chi è? ― domanda Elsa allarmata.
― È Mangiaghiaccio. Ci ha trovati, non so come ma ci ha trovati.




*Questa è la prima nota in calce che metto in un racconto.
-Rullo ti tamburi-
Ok, scherzi a parte. Spero che nessuno di voi lettori storca il naso per questa piccola libertà poetica. Elsa ha o non ha il controllo sul ghiaccio "naturale" (cioè quello non prodotto da lei stessa)?
Forse è una questione di lana caprina (BEEEEE... zitta tu, torna nell'ovile), ma per me è importante. Voglio mantenermi il più fedele possibile al film e inserire questa limitazione non prevista mi causa molta sofferenza (SWISH... rumore di una lacrima solitaria che scende lungo la guancia).
Poiché nel film non compaiono ghiaccio e neve prodotti in modo naturale (tutto quello che si vede è frutto dei poteri ghiacciolosi di Elsa), ho dedotto che no, non ha alcun controllo sul ghiaccio non prodotto da lei medesima.
L'idea è meno campata in aria di quanto sembri e non è del tutto arbitraria.
Cerco di spiegarla in maniera semplice. In pratica, il ghiaccio prodotto da Elsa è esso stesso magico, quindi ne ha il pieno controllo perché condivide la stessa origine dei suoi poteri a differenza di quello naturale, che si forma in modo diverso. Inoltre, ciò introduce il concetto di equilibrio: Elsa non può sovvertire le leggi naturali (sciogliere il ghiaccio con la magia), ma solo intervenire su forze che ella stessa ha generato. È un concetto un po' contorto che non potevo certo inserire nel racconto, perciò ho deciso di esporlo in una nota. Non cambia niente ai fini del racconto, ma penso che potrebbe nascerne una discussione interessante.
Può darsi che in futuro gli autori di Frozen affrontino la spinosa questione (SPIN... rumore di una spina che punge un dito) stabilendo altrimenti. Io in ogni caso difenderò fino alla morte la mia decisione.
Se invece non siete d'accordo fatemelo sapere. Non cambierò niente ma ne terrò conto, fidatevi :D
Grazie per aver letto questo delirio :)

 

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Capitolo 10
*** DIECI ***


Mangiaghiaccio è in piedi sulla prua, con una mano si regge a una fune e con l'altra gesticola minaccioso verso la nave che si scorge all'orizzonte. ― Ah! Ecco come hanno fatto a sfuggirci.
Dietro di lui i marinai trafficano attorno ai cannoni sul ponte. ― Uomini. Non fate del male alla regina ghiacciolo o ve la vedrete con il sottoscritto. Intera vale molto di più.
***
Weselton osserva corrucciato la distesa di ghiaccio. Una crepa frastagliata si estende fino all'orizzonte.
Accanto a lui, Westergaard è impassibile.
― Un passaggio tra i ghiacci. Ordinate alla flotta di seguirci.
L'ammiraglio storce la bocca. ― Spero voi sappiate ciò che state facendo.
***
― Ha sempre avuto un gran fiuto per il ghiaccio ― dice Kastelgaard precipitandosi sul ponte.
I marinai tirano corde e sciolgono vele arrotolate.
Il vento si alza, la nave avanza sui pattini. Sotto di essa il ghiaccio si frattura. La spaccatura prosegue fino alla nave di Mangiaghiaccio.
― Gull ― grida Kastelgaard. ― Preparati a portarci lontano da qui.
Il marinai si aggrappa al timone.
Kristoff risale sul ponte. ― Che succede?
Elsa corre sul castello di poppa, gli occhi che scrutano l'orizzonte.
Il ghiaccio sotto la nave si spacca, il veliero affonda nell'acqua. Elsa alza le braccia e dissolve i pattini di ghiaccio.
― Finalmente siamo di nuovo nel nostro elemento ― esclama Gull raggiante.
Il vento gonfia le vele facendo avanzare la nave.
La nave di Mangiaghiaccio continua ad avanzare, ormai la strada è sgombra. Il rostro punta verso lo scafo del Canto del Mare.
Elsa si concentra, tende le braccia e un iceberg sorge proprio davanti alla nave.
***
Mangiaghiaccio ride sguaiato. ― La regina ghiacciolo vuole giocare. Jonas, prepariamo una bella granita.
I marinai puntano i cannoni verso l'iceberg. L'esplosione fa vibrare l'aria.
***
L'iceberg si frantuma in mille pezzi un attimo prima che la nave di Mangiaghiaccio lo passi da parte a parte sbriciolandolo con il suo rostro.
Elsa osserva con disappunto.
― È inutile ― dice Kastelgaard tornando sul castello di poppa. ― Una volta l'ho visto fare a pezzi un iceberg più grosso.
― Voi lo conoscete?
― In un certo senso. ― Kastelgaard si morde il labbro inferiore. ― Ero mozzo sulla sua nave.
Elsa si acciglia. ― Deve avere un punto debole.
― Niente punti deboli. Possiamo solo provare a scappare. E sperare che funzioni.
***
― Caricate gli arpioni ― ordina Mangiaghiaccio.
Dietro di lui i marinai si affollano attorno a tre cannoni posti sul fianco della nave. Dalla bocca di ciascuno di essi luccica la punta di un arpione.
Le due navi sono quasi affiancate quando i cannoni fanno fuoco.
***
Gli arpioni affondano nel legno del Canto del Mare. L'estremità libera è legata a una catena che corre fino alla nave di Mangiaghiaccio.
Kastelgaard si sporge per guardare, allarmato. ― Cosa stai facendo alla mia nave? ― urla.
Le catene si tendono, assi vengono divelte dagli arpioni che vengono tirati via da un verricello sul ponte della nave pirata.
― Così non vale ― grida Kastelgaard.
― Ti prenderò un pezzo alla volta, se necessario ― urla Mangiaghiaccio di rimando.
― Gull, portaci via di qui o ci farà colare a picco.
Il marinaio fa ruotare il timone. La nave si inclina sul fianco allontanandosi dal veliero pirata.
Elsa si regge al parapetto con entrambe le mani.
L'acqua si riversa nello squarcio provocato dagli arpioni.
Elsa si sporge e tende una mano. Un lastra di ghiaccio chiude la falla.
― Ben fatto ― dice Kastelgaard.
― Grazie.
Le due navi si allontanano, il Canto del Mare procede a zig-zag ed evita il secondo lancio di arpioni, che finiscono in mare.
Mangiaghiaccio leva il pugno minaccioso verso la nave nemica. ― Vuoi il gioco sporco, John? ― Si volta, gli occhi spiritati. ― Preparate l'artiglieria pesante.
Tre file di boccaporti quadrati sul fianco della nave si sollevano all'unisono. Da ognuno di essi spunta la bocca di un cannone.
Kastelgaard guarda inorridito i cannoni puntati verso la sua nave. ― Si mette male. Gull!
Gull si aggrappa al timone e inizia a farlo ruotare su se stesso, uno, due tre giri, poi il cannoni esplodono i colpi facendo vibrare l'aria.
Quattro proiettili cadono vicino al Canto del Mare sollevando colonne d'acqua che superano il fianco della nave e si abbattono sul ponte.
La nave si inclina sul fianco, Gull stringe i denti e spinge la ruota del timone nella direzione opposta.
― Gull!
― Non ce la faccio. Ci rovesciamo ― grida il marinaio.
Kastelgaard lo raggiunge e afferra il timone, spingendo a sua volta.
La nave si raddrizza.
Mangiaghiaccio indica il Canto del Mare col braccio teso. ― Avanti a tutta forza.
Kastelgaard, esausto, da una pacca sulla spalla a Gull. ― Ben fatto, vecchio mio. Ben fatto.
― Non è ancora finita ― grida Kristoff dal basso, la mano che indica la nave di Mangiaghiaccio, il rostro sulla prua che affiora dall'acqua schiumosa, che punta dritta verso il loro fianco.
― Vuole speronarci ― esclama Kastelgaard stupito.
Elsa si precipita sul ponte. ― Non ci riuscirà ― dice alzando le braccia. ― Lo fermerò.
― Elsa, no! ― grida Kastelgaard col braccio proteso in avanti.
Un muro di ghiaccio si forma davanti alla nave di Drake, ma viene fatto a pezzi dal rostro.
― Devi fare meglio di così regina ghiacciolo ― grida Mangiaghiaccio.
Elsa raccoglie le forze e punta le braccia in avanti. L'energia prorompe dalle mani e forma una lastra di ghiaccio davanti alla nave. Il rostro spacca il primo strato, ma la nave rallenta su quello successivo e poi ancora e ancora.
Kastelgaard trattiene il fiato davanti al rostro che si ferma a pochi metri dalla nave con uno scricchiolio di legno e ghiaccio.
Le due navi sono intrappolate da un iceberg che le circonda e lega insieme.
― Mai visto niente del genere ― dice Gull a bocca aperta.
Elsa si piega su di un ginocchio. Respira a fatica.
Kristoff accorre e la solleva. ― Elsa!
La regina si aggrappa al montanaro, le gambe che si piegano sotto il suo peso.
Mangiaghiaccio e due marinai balzano sul ponte del Canto del Mare. Tutti e tre imbracciano una sciabola e una mazza chiodata. ― Sei mia prigioniera, regina ghiacciolo. Arrenditi.
La regina di Arendelle si separa di Kristoff e scocca un'occhiata furiosa al pirata. ― Mi chiamo Elsa. ― Uno strato di ghiaccio si forma sul ponte, circonda i tre marinai e risale lungo le loro gambe, intrappolandoli. ― Tu sei mio prigioniero ― dice puntandogli contro l'indice.
― Sì ― grida Kastelgaard entusiasta.
Mangiaghiaccio scuote la testa. ― Bel trucco, ma ne conosco uno migliore. ― Da una tasca della blusa tira fuori un sacchetto e ne rovescia il contenuto - una sostanza simile a un cristallo - sul ghiaccio che si trasforma in poltiglia e si scioglie.
Elsa guarda incredula. ― Che cosa?
― Sale ― esclama Mangiaghiaccio. ― Non lo sapevi che scioglie il ghiaccio? La mia nave ne ha tonnellate nella stiva. E i miei uomini stanno caricando i cannoni con dei proiettili speciali che ne sono pieni. Ora, se vuoi farmi la cortesia di arrenderti...
Un'esplosione fa tremare l'aria. Colti di sorpresa, i marinai di Mangiaghiaccio si guardano attorno stupiti.
Due colpi cadono in acqua sollevando altrettante colonne d'acqua.
Kastelgaard si guarda attorno. ― Chi è che sta sparando?
***
Weselton guarda compiaciuto attraverso il cannocchiale. ― Lo sapevo che era una buona idea seguire quel pirata. Fate fuoco a volontà.
― Ma così colpiremo anche il capitano Drake.
Weselton arriccia il lungo naso adunco. ― Ottimo. Ci libereremo sia di lui che della strega dei ghiacci in una sola volta.

 

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Capitolo 11
*** UNDICI ***


― Wellington, che tu sia dannato ― grida Mangiaghiaccio agitando il pugno in aria.
― Weselton ― lo corregge Kristoff.
Il pirata scrolla le spalle. ― È uguale. Quel maledetto ci ha traditi.
― Che ti aspettavi, vecchio bifolco? ― grida Kastelgaard.
Due colpi di cannone esplodono a poca distanza dal Canto del Mare.
― Stanno aggiustando la mira ― dice Gull. ― Dobbiamo andare via.
― Libera la mia nave, regina ghiacciolo ― ringhia minaccioso Mangiaghiaccio. ― Continueremo la nostra chiacchierata più tardi.
― Mi chiamo Elsa. Lo farò, ma a patto che tu rinunci a darmi la caccia.
― E chi mi assicura che non mi intrappolerai nel ghiaccio dopo che ti sarai allontanata?
― Hai la mia parola di regina.
Mangiaghiaccio fa una smorfia.
Kastelgaard guarda preoccupato le navi di Weselton. ― Fidati di lei, Drake.
― E va bene ― esclama il pirata. ― Ma se provi a giocare sporco...
Mangiaghiaccio torna sulla sua nave. Elsa dissolve l'iceberg che intrappola i due velieri. Gull fa ruotare il timone e le vele si gonfiano. Le due navi si allontanano.
La flotta di Weselton spiega le vele e si avvicina.
Elsa sale sul castello di poppa. Mangiaghiaccio la fissa con aria di sfida. La regina punta le braccia in avanti e una lastra di ghiaccio si forma davanti alle navi nemiche.
― Questo li terrà occupati per qualche tempo ― dice Elsa sorridendo soddisfatta.
Mangiaghiaccio alza una mano in segno di saluto. La sua nave vira e si allontana.
***
Weselton fissa contrariato la lastra di ghiaccio che ha bloccato le navi.
― La vostra strega ha molte risorse ― dice Westergaard ammirato. ― Forse l'avete sottovalutata.
― O forse ho sopravvalutato voi.
L'ammiraglio lo fissa severo. ― Cercate di non tirare troppo la corda, duca. Abbiamo perso un buon alleato per colpa vostra e Arendelle non è stata conquistata come previsto.
― Mi state forse accusando di qualcosa, ammiraglio?
― No, ma cercate di non commettere altri errori.
Weselton pesta i piedi sul ponte. ― Metterò in conto anche questo, mostro.
***
Seduta sul pavimento, la schiena appoggiata alla paratia di legno, Lotte esplode in una sonora risata.
― Dico sul serio ― dice Anna trattenendo a stento le risate. ― Mangiai così tanta cioccolata che rimasi a letto per una settimana.
― Incredibile. ― Lotte si asciuga una lacrima. ― Non immaginavo che fosse così divertente fare la regina.
― In verità ― dice Anna triste. ― Non lo è affatto. Ora me ne rendo conto. Vorrei solo poter vedere mia sorella un'ultima volta per poterglielo dire.
― La rivedrai.
Anna sospira. ― E tuo fratello? Parlami di lui.
Lotte si incupisce. ― Che cosa vuoi sapere?
― Ti manca?
― Molto. Anche dopo tanti anni, il solo pensiero mi fa ancora male.
― Anche mia sorella e io siamo state separate per molto tempo. ― Anna sospira. ― Dimmi dei tuoi poteri, piuttosto. Ci sai fare col fuoco.
Lotte sorride imbarazzata. ― È solo un trucco che mi ha insegnato Morg.
― Morg?
― È l'uomo più saggio e sapiente di Valarden. Ha forgiato lui quelle catene. Era con Fen quando...
Due marinai appaiono in fondo al corridoio e fanno un cenno con la testa a Lotte.
La ragazza si alza e infila la chiave nella serratura. La porta della cella si apre.
Anna la guarda e sorride. ― Mi liberate? Finalmente vi siete accorti che è stato tutto un terribile malinteso?
Lotte sbuffa. ― Nessun errore. Siamo arrivati.
― Oh ― fa Anna delusa.
― Le catene le devi tenere, ma se provi a fare qualche trucco, ti legheremo come un salame. Intesi?
― Nessun trucco. Lo giuro ― dice Anna con tono solenne.
Lotte ride e scuote la testa. ― Da questa parte.
***
Anna strizza gli occhi non appena sale sul ponte. Davanti a lei si estende una mezzaluna di terra circondata da palafitte e pontili che le uniscono formando una intricata ragnatela di case di legno a due e tre piani.
Un molo di legno si protende verso il mare. Una folla variegata si affolla sulle assi di legno. Uomini, donne, giovani e anziani indossano vestiti dai colori sgargianti e decorati con motivi floreali.
Alcuni gridano, altri agitano le braccia in segno di saluto. I marinai che si sporgono dal fianco della nave ricambiano con grida di giubilo.
Imbarcazioni più piccole, a remi e a vela, accompagnano la nave dalla testa di drago fin nella rada.
Sopra le loro teste esplodono mortaretti e fuochi d'artificio che colorano di mille tonalità diverse l'acqua della rada.
Anna guarda affascinata lo spettacolo. ― È in corso una festa?
Lotte annuisce. ― Ci stanno solo dando il benvenuto. La vera festa ci sarà dopo.
― Dopo cosa?
― Dopo che tu avrai ucciso il drago.
Anna la fissa a bocca aperta.
***
Lotte salta giù dalla nave e atterra sul molo tra gli applausi delle persone che si accalcano per vederla.
Dietro di lei Anna scende riluttante dalla passerella, le mani strette tra le catene.
― Evviva Lotte ― grida qualcuno.
Una vecchietta, commossa, le va incontro e l'abbraccia. ― Cara sei tornata sana e salva.
Un uomo sui quarant'anni, alto e imponente con una barba folta e nera, si avvicina raggiante. ― Ce l'hai fatta.
Lotte annuisce.. ― Sì. E ho portato con me la regina di Arendelle, come promesso.
Alla vista di Anna la folla si ritrae e trattiene il fiato.
Anna si guarda attorno imbarazzata, accenna un timido sorriso e saluta con la mano. ― Salve. Come va?
Gli sguardi dei presenti sono tutti rivolti verso Anna. Il silenzio è rotto solo dal pianto di un neonato.
― È lei la strega? ― domanda una ragazza.
― La facevo più alta.
― E più bionda.
― Non abbiate timore ― dice Lotte. ― Non vi farà del male. È qui per aiutarci.
Una bambina sui cinque anni le corre incontro. Lotte l'acchiappa al volo e la stringe al petto.
― Lotte, Lotte, che bello vederti ― esclama la piccolina.
― Come sei diventata grande.
― Sono contenta che sei tornata ― dice la bambina stringendole il collo con le braccia. ― Tu sei sempre stata buona. ― Indica Anna e fa una smorfia. ― Non come quella stregaccia brutta e cattiva.
― Aspetta, che? ― esclama Anna indignata.
Lotte le fa un cenno con la testa.
― Se è qui per aiutarci ― dice una donna. ― Che bisogno c'è di quelle catene?
― Perché è pericolosa ― tuona una voce.
Un uomo sui trent'anni si fa strada tra la folla, che si divide al suo passaggio. Indossa abiti di seta rossi ricamati d'oro e d'argento. ― Non lasciatevi ingannare dal suo aspetto innocuo ― dice senza staccare gli occhi da Anna. ― Potrà sembrare una semplice ragazza, ma dentro di lei si annida il potere di una strega.
Morg le volta le spalle e si rivolge alla folla. ― Popolo di Valarden ― dice a voce alta. ― Per anni abbiamo atteso un segno e alla fine esso è arrivato. È scritto che solo il potere del ghiaccio potrà liberarci dalla maledizione che ci perseguita. Combatti il fuoco col ghiaccio, così è scritto.
― Così è scritto ― recita la folla in coro.
― Ebbene, oggi la profezia si compirà. La strega dei ghiacci, Elsa di Arendelle, si batterà per noi contro il campione delle fiamme, il drago che dimora nella montagna. ― Col braccio teso indica il monte a forma di cono che torreggia sull'isola.
Anna lo guarda a bocca aperta. ― Aspetta, che? ― Guarda Lotte. ― Allora dicevi sul serio?
― Portiamola subito alla montagna ― dice Morg deciso. ― Non voglio perdere altro tempo. Sento che il momento è propizio.
Lotte lo segue fino a una imbarcazione ormeggiata al molo. Morg salta nella barca e tende il braccio a Lotte.
― Morg ― dice Lotte esitando. ― Non è pericolosa come pensi.
Morg solleva un sopracciglio. ― Davvero? E tu cosa ne sai, Lise? Hai visto anche tu i suoi poteri. Senza quelle catene di metallo forgiate con la magia, ora saresti una statua di ghiaccio come sua sorella.
― Dico solo che le catene sono superflue. Forse.
― Vuoi liberarla? Saresti disposta a correre questo rischio, ora che siamo così vicini alla salvezza della nostra isola? E non dimenticare che così facendo non conosceresti mai il fato di tuo fratello.
Lotte sfiora con la mano il ciondolo a forma di drago. ― Fen.
Anna la fissa con sguardo triste. ― Hai fatto tutto questo per tuo fratello?
Lotte scuote la testa. ― Morg. Non posso farlo.
― E allora resta qui. Penseremo noi al drago. ― Prende Anna per il braccio e la fa accomodare sulla barca. ― Mi hai deluso ― dice a Lotte mentre l'imbarcazione si allontana dal molo. ― Ti ho insegnato tutto quello che potevo, ma dentro di te sei rimasta la bambina spaventata che salvai quella notte.
Lotte resta a fissarli per qualche istante, poi distoglie lo sguardo e si allontana.
***
Camminando a testa bassa, Lotte raggiunge un'abitazione più imponente delle altre, col tetto spiovente sovrastato dalla testa di un drago con le fauci spalancate.
Sospira e si siede sui gradini che portano al tempio che sovrasta la struttura. Il sole sta calando dietro la grande montagna che domina l'isola.
L'uomo barbuto che l'ha accolta al molo scende i gradini del tempio e si ferma accanto a Lotte. ― Che cosa c'è? Perché non sei andata con Morg?
Lotte scuote la testa. ― Thorvig, sento che quello che stiamo facendo è sbagliato.
L'uomo sospira. ― Morg dice...
― Lo so quello che dice Morg. Ma se si sbagliasse?
― Tu cosa ne pensi?
― Penso che dovrei raggiungerli e riportare Elsa a casa, da sua sorella.
― Così Valarden sarà condannata e non saprai cos'è successo a tuo fratello.
― Se Fen fosse qui sarebbe d'accordo con me.
― E se Elsa riuscisse nell'impresa? Lei in fondo è la strega dei ghiacci...
― Elsa potrà anche essere una strega, ma non ci ha fatto niente di male. Forse sono ancora in tempo a raggiungerli. ― Si alza di scatto.
Una bambina dai capelli neri e arruffati si avvicina e le sventola sotto il naso la bambola dalle trecce rosse che stringe nella mano. ― Guarda che mi ha regalato Dink. Ti piace?
― È molto bella ― dice Lotte con un sorriso. ― Ha anche un nome?
― Si chiama Anna.
Lotte guarda con occhi sbarrati le due trecce rosse della bambola. ― No. Questa è Elsa.
Un'altra bambina si avvicina. Tra le mani stringe una bambola di pezza dai capelli color argento legati in una lunga treccia. ― Elsa ha la corona ― dice toccando la testa della bambola, dove la mano di un artigiano ha piazzato una minuscola coroncina ricavata da un bottone di madreperla.
― Anna! ― Esclama Lotte guardando la montagna.
La sua voce viene sovrastata dal crepitio del ghiaccio che sta invadendo la rada, trasformandola in una immensa lastra luccicante.

 

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Capitolo 12
*** DODICI ***


Elsa balza sulla passerella di ghiaccio che collega la nave alla rada e si lascia scivolare. Kristoff e Olaf la seguono.
Kastelgaard si sporge dal fianco della nave. ― Non sarebbe meglio armarsi?
Gull scuote la testa. ― Quella lì non ha bisogno di armi.
Kastelgaard prende la sciabola e se la lega in vita, quindi salta sulla passerella.
I tre si avvicinano al molo. Al passaggio di Elsa il ghiaccio aumenta in spessore e superficie, invadendo il molo di legno e arrampicandosi sulle mura delle case.
Sguardi preoccupati la seguono mentre si avvicina a una scaletta.
Lotte corre verso di loro.
― È lei ― dice Kristoff indicandola. ― È quella che ha rapito Anna.
― Confermo ― dice Kastelgaard.
Elsa si acciglia.
Punte di ghiaccio si formano attorno alla regina e si espandono fino a raggiungere il molo e le case. La gente che osserva la scena si ritrae spaventata.
Lotte si ferma. ― Ti prego, non fare del male a quelle persone. È stata solo colpa mia.
Le gambe della ragazza vengono intrappolate nel ghiaccio, che risale lungo il corpo fino a immobilizzarla.
Kristoff lancia un'occhiata preoccupata a Kastelgaard. ― Non l'ho mai vista così arrabbiata.
― Elsa ― inizia a dire il capitano della Canto del Mare.
Elsa gli fa cenno di tacere. Si avvicina minacciosa a Lotte, che sostiene il suo sguardo. ― Dov'è Anna?
― Sulla montagna.
Il ghiaccio attorno alla ragazza scricchiola. ― Perché?
Un ruggito proveniente dalla montagna, seguito da un prolungato lamento, squarcia l'aria.
― Per quello ― dice Lotte.
Elsa fissa la montagna. Un pennacchio di fumo spunta dalla sommità. ― L'hai portata lì?
― Ti spiegherò strada facendo ― dice Lotte. ― Dobbiamo raggiungere la montagna prima che sia troppo tardi.
A un gesto di Elsa il ghiaccio che intrappola Lotte scompare. La ragazza si piega in due, il fiato corto.
― Portaci da mia sorella. Ora ― le intima Elsa.
Lotte si raddrizza. ― Prima devo prendere una cosa.
***
― Un drago ― esclama Kastelgaard reggendosi al muro di legno. ― Ci pensi, amico mio?
― Una volta ho cavalcato un golem di ghiaccio.
Kastelgaard lo guarda incredulo. ― Tu hai...
Kristoff annuisce tranquillo.
― C'ero anch'io ― dice Olaf gioviale. Il pupazzo indossa un cappello da marinaio calcato sulla testa a forma d'uovo.
Sul lungo pontile la gente si è raccolta e attende col fiato sospeso. Una bambina stringe la gonna a una donna di mezza età che le accarezza la testa. ― Tranquilla, andrà tutto bene.
― Mi chiamo Thorvig ― dice l'uomo barbuto a Elsa.
― Sei tu il capo?
― Non abbiamo capi qui a Valarden, ma io parlo a nome di tutti gli abitanti. ― Thorvig indica con un ampio gesto del braccio il villaggio e gli abitanti. La maggior parte indossa abiti laceri o di fattura grossolana. Il legno delle case, dove non è ancora stato consumato dal tempo, è marcio e cadente. I tetti presentano numerose toppe fatte con assi e pannelli. Quello che doveva essere un pontile giace semisommerso nella rada. Marinai dall'aspetto trasandato recuperano reti e ceste da un paio di imbarcazioni malmesse intrappolate nel ghiaccio. ― Come puoi vedere non ce la passiamo molto bene.
Elsa fissa la montagna. ― È per colpa del drago?
Thorvig sospira. ― Una volta la nostra isola era un importante centro di commercio. Le navi vi approdavano sapendo che avrebbero trovato un porto sicuro dove riparare in caso di tempeste o mare grosso. Ma da quando il vulcano si è risvegliato, e con esso il drago, le navi hanno iniziato a girare al largo. Morg ci convinse che lui poteva addormentare il vulcano, ma non aveva alcun potere sul drago. Dovevamo fare qualcosa per liberarcene.
― E avete pensato di rapire mia sorella.
― Lotte credeva che fossi tu. Morg le disse che solo il potere del ghiaccio può avere la meglio su una creatura figlia del fuoco.
― È stata una mossa stupida, la vostra.
Thorvig sospira e china la testa. ― A volte le persone disperate fanno cose stupide.
Lotte ritorna di corsa, un figlio che sventola con la mano. ― L'ho trovato. Thorvig, guarda.
― È una mappa ― dice l'uomo leggendo i segni e le linee tracciate sulla carta.
Lotte annuisce. ― È quella che mio fratello e Morg tracciarono. ― Si rivolge a Elsa. ― L'interno della montagna è un labirinto. Useremo questa per orientarci.
Elsa le strappa di mano il foglio. ― Io lo userò per orientarmi. Io andrò a riprendere mia sorella e io ucciderò il drago, se oserà mettersi sulla mia strada.
Lotte la guarda sbalordita.
La regina di Arendelle si è già messa in marcia verso la montagna, quando Kristoff le corre dietro.
― Non ti ho chiesto di venire ― dice Elsa senza voltarsi.
― Voglio bene ad Anna tanto quanto te.
Lotte si accoda ai due.
― Nemmeno tu sei obbligata a venire.
― Io vi ho messi in questo pasticcio ed  è mio dovere aiutarvi.
Olaf trotterella dietro i tre, ma Elsa si volta e gli fa cenno di fermarsi. ― Tu no, Olaf. È troppo pericoloso per te. Ti scioglieresti.
― Ma io voglio vedere il drago ― protesta il pupazzo.
― Lo vedrai la prossima volta.
Olaf china la testa e torna sui suoi passi.
Kastelgaard fa per muoversi, ma si ferma quando vede Gull arrivare di corsa.
― Capo ― grida il marinaio. ― Capo.
Kastelgaard lo raggiunge. ― Che succede? Ti avevo detto di restare sulla nave.
Gull indica l'orizzonte. ― Guarda tu stesso.
Nel punto in cui cielo e mare si confondono, sono spuntate dozzine di vele.
Kastelgaard si volta. ― Elsa ― grida indicando lo stesso punto di Gull.
La regina di Arendelle si volta e fissa l'orizzonte.
― Voi andate a salvare Anna ― grida Kastelgaard. ― Noi li terremo occupati.
Gull sgrana gli occhi. ― Capo...
Kastelgaard alza una mano azzittendolo. ― Non dire niente, vecchio mio.
Thorvig guarda preoccupato le navi all'orizzonte.
― Mettetevi al sicuro ― dice Kastelgaard correndo alla nave. ― Quelle navi non sono qui per commerciare.
Elsa, Kristoff e Lotte avanzano lungo la rada ghiacciata, diretti alla montagna.
***
La parete di roccia si innalza per decine di metri sopra la foresta di alberi rinsecchiti alla base della montagna.
― Da dove passiamo? ― chiede Kristoff, il naso rivolto verso l'alto.
Lotte guarda la mappa e scuote la testa. ― Qui non spiega come arrivare lassù. Deve esserci un passaggio da qualche parte.
― Non c'è tempo per cercarlo ― dice Elsa puntando le braccia verso la base della roccia. L'energia che fluisce dalle mani crea una scala di ghiaccio che si arrampica lungo la parete.
Lotte la fissa sbalordita.
― Sì ― dice Kristoff mettendo il piede sul primo gradino. ― Fa sempre questo effetto la prima volta, ma poi ci fai l'abitudine.
Il gradino si sgretola sotto il suo peso. La scala si scioglie e precipita, ma evapora prima di raggiungere il suolo.
Elsa fissa le mani. ― La mia magia non funziona.
Il viso di Lotte è imperlato di sudore. ― Fa troppo caldo qui. Cerchiamo quel passaggio.
― Aspettate ― dice Kristoff tirando fuori dalla cintura una corda e due picconi. ― Caldo o freddo, io so arrampicarmi. Raggiungerò la cima e vi tirerò su.
Senza attendere la risposta delle due ragazze, colpisce la parete con uno dei picconi.
***
Morg trascina Anna lungo un corridoio di roccia. L'eco dei loro passi si riverbera lungo le pareti.
― Grazie al tuo aiuto ― dice l'uomo. ― Finalmente potrò accedere alla camera interna.
― Sentite ― dice Anna guardandosi attorno. ― Ho già spiegato a Lotte che io non ho alcun potere.
― Lo so.
― Lo sai?
― Andiamo, pensi sul serio che io creda a quelle storie sulla strega dei ghiacci? ― Morg ride. ― Mi sorprendo di come i miei concittadini dalla mente semplice l'abbiamo bevuta.
― Allora anche il drago è tutta una bugia? ― chiede Anna speranzosa.
― Oh, no. Quello è reale. ― Morg la spinge in un corridoio più largo. In fondo al tunnel si intravede una fioca luce rossastra che pulsa. ― Mi serviva un'esca da offrire a quella maledetta creatura. Per quanto ingenui e semplici di mente, gli abitanti di Valarden sono terrorizzati dall'idea di mettere piede nel vulcano. Ma una straniera, una strega per giunta, un mostro... che male c'è a sacrificare un mostro per distruggere un altro mostro?

 

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Capitolo 13
*** TREDICI ***


Kristoff si regge all'unico piccone infisso nella roccia, in bilico lungo la parete di roccia. Sotto di lui si apre uno strapiombo di cento metri che termina con spuntoni di roccia affilati come rasoi.
― Ancora uno sforzo ― dice con voce rotta dalla fatica. ― Solo uno. Solo...
La montagna vibra, si scuote come un gigante addormentato. Kristoff perde la presa sul piccone, che precipita verso il basso e rimane aggrappato alla roccia con le mani.
Uno scroscio di pietre lo sfiora. Il montanaro si appiattisce contro la parete di roccia, aderendovi con il torace e le gambe. Trovato un appiglio col piede, mentre si regge con una mano usa l'altra per recuperare il piccone dalla cintura.
― Brontola quanto vuoi ― dice riprendendo la scalata.
Con un ultimo sforzo si issa sul bordo del dirupo e si lascia rotolare per qualche metro oltre di esso, il petto che si alza e si abbassa.
Di nuovo in piedi, scioglie la corda arrotolata in vita e la passa attorno a una roccia assicurandola con un nodo.
Si sporge oltre i dirupo e lancia la corda oltre di esso. ― Legatela stretta in vita. Vi tiro su io.
***
Il Canto del Mare lascia la rada congelata e si dirige a vele spiegate verso la flotta di Weselton.
Gull, le mani strette sul timone, guarda preoccupato le navi che si avvicinano. ― Non mi piace affatto.
― Non ti ho mai sentito dire niente di diverso, vecchio mio ― dice Kastelgaard gioviale. In piedi sul castello di poppa, il ponte ai suoi piedi, si sporge in avanti. ― Uomini del canto del Mare. Amici.
Le teste si alzano, visi si voltano verso di lui.
― Siamo insieme da molti anni. Alcuni di voi hanno servito sotto mio padre prima che io diventassi capitano. Abbiamo affrontato mille insidie e pericoli, navigato per mari tempestosi, combattuto contro burrasche e iceberg vaganti. E nonostante questo, mai ho temuto per la mia vita, perché sapevo di avere il miglior equipaggio del mondo. Oggi ci batteremo contro un nemico soverchiante per numero e forza, ma so che gli faremo ricordare questo giorno per tutti gli anni a venire. Quando parleranno del Canto del Mare e del suo equipaggio, da qui alla Costa Pietrosa, dalle dolci colline di Corona ai mille villaggi delle Isole del Sud, che sia re, principe o marinaio, tutti lo faranno con rispetto.
Dai marinai radunati sul ponte si alza un solo grido, un "hurrà" che risuona nell'aria limpida e tersa.
Gull guarda Kastelgaard con un sorriso sornione, poi scuote la testa. ― Sarà una fine gloriosa.
― Puoi dirlo forte.
***
Il viso contratto nello sforzo, Kristoff tira l'ultimo tratto di corda. Lotte si aggrappa al bordo del precipizio e con un movimento agile si issa al di sopra di esso.
Elsa si stacca dai due e si guarda attorno. Il pianoro sorge sul fianco della montagna. È brullo e desolato come tutto il resto che lo circonda. La roccia che lo forma è nera e tagliente.
― Attenti a dove mettete i piedi ― dice Lotte. ― Se cadete rischiate di tagliarvi e farvi male.
La ragazza li guida verso l'entrata di una caverna di forma circolare.
Kristoff passa una mano sui bordi. ― È perfetto. Non sembra naturale.
Lotte avanza in testa e li guida all'interno. Un chiarore rossastro si riflette sulle pareti lisce e lucide. A intervalli regolari ci sono dei segni tracciati sulla roccia.
Kristoff si avvicina per guardarli meglio. Una figura umana appare nel guazzabuglio di linee che si intersecano tra loro. Poco dopo la stessa figura è ritratta davanti a un oggetto a forma di uovo che gli arriva alle ginocchia, una mano protesa in avanti. Nella scena successiva la figura umana scompare e accanto all'uovo c'è ora una creatura alata con le fauci spalancate e la coda a forma di punta di freccia.
― Chi ha fatto questi disegni? ― domanda Elsa.
Lotte scrolla le spalle. ― I vecchi abitanti di queste isole. Tutte le pietre ne sono pieni.
― Perché?
― Nessuno lo sa. Sono spariti prima che arrivassimo noi. Adoravano la montagna come una specie di divinità. Furono loro a scavare questo labirinto.
― E tu come le sai queste cose?
― Me l'ha detto Morg.
― Morg ― dice Elsa pensosa. ― Che cosa spera di ottenere da mia sorella? Parlami di lui.
Lotte scuote la testa. ― È una specie di stregone. Non è nato qui. Si è presentato un giorno dicendo di essere l'ultimo dei piromanti. Io ero molto piccola allora, ma mio fratello Fen fece amicizia con lui. Divennero inseparabili. Fino al giorno in cui...
― Continua.
― Lui credeva di poter accedere alla camera interna del labirinto. Il Cuore di Fuoco, così la chiamava. Diceva che contenesse delle pietre molto preziose e che una sola di esse ci avrebbe resi ricchi oltre ogni nostra immaginazione. Una notte lui e Fen vennero qui e cercarono quel posto. Ma mio fratello non tornò indietro e da allora la montagna ha ripreso la sua attività.
― Morg ci spiegò che lo spirito che dimora nella montagna era adirato e che non ci avrebbe mai lasciati in pace. L'unico modo per placarlo era raggiungere il Cuore di Fuoco ed eseguire un rituale che solo lui conosceva. Ma per farlo doveva prima superare il guardiano, il mostro che sorvegliava l'accesso alla camera segreta.
― Stai parlando del drago?
Lotte annuisce.
― Ho paura che Morg vi abbia mentito per tutti questi anni ― dice Elsa con espressione dispiaciuta. ― E che anche il drago sia solo una menzogna per coprire la sua responsabilità sul destino di tuo fratello.
― No, Elsa ― dice Lotte fissandola negli occhi. ― Il drago esiste. È reale.
― Come fai a dirlo?
― Perché io l'ho visto e l'ho sentito quella notte spaventosa, quando tutto è cominciato.
Elsa fa per dire qualcosa, ma un ruggito simile a un tuono scuote le pareti del tunnel. Subito dopo l'eco di un grido lontano le mozza il fiato.
― Anna ― esclama Elsa gettandosi in avanti di corsa.
***
Il tunnel termina con un baratro che si tuffa in un lago colmo di lava bollente. Ai piedi del precipizio si intravede una sottile piattaforma di terreno.
― Così ― dice Morg fissando un gancio alla parete di roccia. ― Mentre il mostro sarà impegnato a divorarti. ― Passa una corda nel gancio e lega una delle estremità alla vita di Anna. ― Io avrò tutto il tempo di raggiungere la camera interna. Spezzerò il Cuore di Fuoco e prenderò tutte le Pietre che posso. Se il libro non mente, diventerò potentissimo.
Anna tenta di voltarsi, ma Morg la trattiene. ― Dove credi di andare? Ti perderai il gran finale.
Spinge la ragazza oltre il baratro. Anna annaspa nel vuoto trattenuta solo dalla corda legata in vita. ― Ti prego, non farlo.
Un ruggito profondo fa vibrare l'aria della caverna.
― Urla quanto vuoi, Fen ― grida Morg.
Anna lo fissa incredula.
― Oh, sì. Il mio grande segreto. La prima volta che venimmo qui, insieme, gli dissi di non toccare niente, ma lui non mi ha mai ascoltato. ― Morg inizia a calare Anna. ― Prese una di quelle pietre che io gli avevo proibito di toccare e si ritrovò trasformato in quella creatura. La montagna l'aveva reclamato come guardiano, capisci? Io non potei farci niente. Niente. ― Grida con voce tremante e occhi spiritati. ― Ma scommetto che è felice così. Lui è sempre stato quello che voleva difendere la montagna e i tesori che nascondeva. Sempre così rispettoso delle tradizioni, delle antiche usanze. È stato lui a scegliere di essere ciò che è diventato. Un mostro.
Anna tocca terra e nello stesso momento Morg lascia andare la corda, che precipita ai piedi della ragazza.
― Diglielo quando lo incontri. ― Morg ride e scompare nel tunnel.
Anna si guarda attorno, la testa incassata nelle spalle. La piattaforma termina in una galleria. Dalla parte opposta il baratro che si tuffa nella lava bollente.
La principessa di Arendelle si ferma all'ingresso della galleria. ― C'è... ehm, c'è qualcuno?
Un'ombra si staglia sulla parete. Un corpo sinuoso, ali nere raccolte lungo il corpo e le fauci spalancate.
Anna indietreggia. ― Non ti disturbare a venire. Posso anche cavarmela da sola.
La testa della creatura si affaccia dalla caverna. È simile a quella di una lucertola, ma grande quando un essere umano adulto. Le fauci spalancate mostrano due fila di denti lunghi e affilati come pugnali. La testa è sormontata da una corona di corna che si irradiano verso l'esterno.
Anna batte i denti, arretra, inciampa in una pietra e cade all'indietro. ― Tu... tu devi essere Fen, vero?
Gli occhi del mostro la fissano per qualche istante.
Annan ridacchia nervosa. ― Scommetto che in fondo in fondo sei buono. Sei solo un grosso, orribile, spaventoso cucciolone pieno di artigli e zanne affilate.
Il drago esce dalla sua tana, le ali ripiegate lungo il corpo si aprono rendendolo ancora più imponente. Il mostro spalanca le fauci e ruggisce all'indirizzo della ragazza.
Anna chiude gli occhi e lancia un grido acuto che risuona nella caverna.

 

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Capitolo 14
*** QUATTORDICI ***


La testa del drago, le fauci spalancate, incombe su Anna. La principessa alza un braccio per difendersi. ― Non mi mangiare, ti prego.
Il mostro esita, le narici si dilatano per annusarla.
Una pietra lanciata dall'alto lo colpisce sul muso facendogli scattare la testa all'insù.
In cima al dirupo, Lotte regge nella mano una pietra grande quanto il suo pugno. ― Lasciala stare.
Al suo fianco, Elsa punta le braccia in avanti.
Un attimo dopo schegge di ghiaccio volano attorno al corpo del mostro, che indietreggia e sbuffa contrariato.
Kristoff lega la corda al gancio lasciato da Morg. ― Vado a prenderla ― dice mentre si cala nel baratro.
Anna rotola tra le zampe del mostro. Attorno a loro i dardi di ghiaccio di Elsa esplodono in mille schegge che evaporano al contatto col suolo.
Lotte tira l'altra pietra ma questa cade a qualche metro di distanza dal mostro. ― Così non basta.
Kristoff è a metà della discesa.
Elsa crea un muro di ghiaccio tra il drago e Anna, ma il mostro l'abbatte con un colpo di coda. Migliaia di schegge cristalline volano in tutte le direzioni.
Lotte prende la rincorsa e si getta oltre il dirupo. Elsa allunga una mano per afferrarla, ma la manca.
Lotte sfiora Kristoff che si appiattisce contro il muro e finisce il suo volo sul dorso del drago.
La bestia si arcua sulle zampe posteriori e Lotte viene sbalzata via. La ragazza atterra sulla schiena e rotola per alcuni metri. Un istante prima di fermarsi la piattaforma termina e si ritrova a precipitare nel vuoto. La mano destra afferra una roccia sporgente. Sospesa sul baratro Lotte fissa il lago di lava che si apre sotto di lei.
― Lotte ― esclama Anna. Rotolando su se stessa arriva al bordo del precipizio e allunga le mani per afferrare la ragazza. ― Ti tengo io.
Elsa colpisce il drago con raffiche di ghiaccio. ― Vieni da me.
Il drago ruggisce e spiega le ali. Con gli artigli delle zampe anteriori si aggrappa alla parete di roccia e inizia scalarla. Sfiora Kristoff e si issa sul bordo del precipizio, fronteggiando Elsa.
Il drago si solleva sulle zampe posteriori, la testa coronata di corni appuntiti che sfiora il soffitto del corridoio. Al suo cospetto la regina di Arendelle sembra una bambola di pezza. Il mostro spalanca la bocca e ruggisce nella sua direzione.
Elsa si piega in avanti e distende il braccio destro. Dal palmo aperto e rivolto verso la creatura scaturisce un lampo di ghiaccio che la colpisce al muso, facendola indietreggiare.
Gli artigli del drago scavano nella roccia alla ricerca di un appiglio. Elsa avanza, l'espressione tesa, spingendo il mostro verso il baratro.
Il drago ruggisce e con un colpo di coda sfiora Elsa, che indietreggia. Il lampo di ghiaccio si interrompe. Il mostro ruota la testa e riprende ad avanzare verso la regina.
Anna volta la testa di scatto. ― Elsa non fargli del male ― grida. ― È Fen.
― Che cosa? ― La regina di Arendelle indietreggia di qualche passo.
Lotte sgrana gli occhi.
Anna, tesa nello sforzo, scivola con la parte superiore del corpo oltre il bordo del baratro. Ormai solo le gambe la separano dal precipitare insieme a Lotte. ― È così. Morg me l'ha confessato prima di calarmi qui sotto.
La roccia sotto Anna cede e lei scivola di qualche centimetro oltre il bordo.
Lotte guarda il lago di lava ribollente. Poi solleva la testa, gli occhi pieni di lacrime. ― Non posso permetterlo, Anna.
― Aspetta, forse c'è...
Lotte lascia la presa e precipita verso il lago di lava.
Il drago ruggisce di rabbia e si getta verso Elsa, che a sua volta si china a terra e lo evita d'un soffio. Il mostro si tuffa verso la lava. Un istante dopo riemerge dal baratro e con le ali spiegate vola fino alla sommità della caverna, dove passa attraverso un'apertura circolare dalla quale si intravede il cielo.
Anna perde l'equilibrio e scivola verso il baratro annaspando nel vuoto. Kristoff l'afferra per il braccio un attimo prima che precipiti.
I due si fissano per un istante.
― Ciao ― dice Anna sorridente. ― Che situazione complicata, eh?
― Anna. Mi hai fatto stare in pensiero.
Lei ridacchia. ― Non è strano? Finiamo sempre appesi da qualche parte. ― Anna guarda la lava sotto di lei. ― Cosa aspetti a tirarmi su?
― Dovrei lasciarti lì. ― Kristoff punta i piedi e la riporta sulla piattaforma di pietra. Anna, esausta, si getta tra le sue braccia.
Dall'alto, Elsa grida qualcosa.
I due sollevano la testa.
― Tornate su ― dice la regina. ― Non è ancora finita. Dobbiamo uscire di qui.
***
Vista dall'alto, il Canto del Mare sembra minuscola se confrontata con la flotta di Weselton. I cento velieri che la compongono puntano dritti verso Valarden.
Kastelgaard guarda con aria di sfida il tratto di mare che li separa dal nemico. ― Caricate i cannoni.
― Capo ― dice Gull preoccupato, gli occhi che puntano nella direzione opposta.
― Che cosa c'è?
― Guarda lì.
Una fila di navi procede verso di loro a vele spiegate. Alla sua testa, luccica il rostro della nave di Mangiaghiaccio.
Kastelgaard deglutisce a vuoto. ― Sarà una fine molto gloriosa.
***
Aggrappato all'albero maestro, la sciabola sguainata in segno di sfida, Mangiaghiaccio ride sguaiato. ― Veloci. Io pago sempre i miei debiti ― grida arringando i suoi marinai. ― E issate quella dannata bandiera, per tutti gli iceberg.
***
― Che cosa aspettate ad affondare quella nave? ― chiede Weselton con voce stridula.
Westergaard scruta l'orizzonte attraverso il cannocchiale. ― A quanto pare, la situazione è cambiata. Guardate voi stesso ― aggiunge passandogli il cannocchiale.
Weselton guarda attraverso la lente e sobbalza. ― Quel dannato pirata ci ha ripensato ed è tornato indietro. Forse spera nella nostra clemenza.
― Non credo, Duca. Guardate che bandiera ha issato.
Weselton torna a guardare nel cannocchiale e impallidisce. ― Non può essere.
― In fondo era quello che volevate, no? ― dice Westergaard fissando con occhi socchiusi l'orizzonte. ― Una guerra contro Arendelle.
***
In cima all'albero maestro della nave di Mangiaghiaccio sventola il giglio dorato in campo verde e viola. Come a un segnale prestabilito, anche le altre navi che lo seguono espongono la stessa bandiera. Sono pezzi di stoffa grezzi e cuciti malamente, ma ben riconoscibili.
― Ehilà ragazzo ― grida il pirata affiancando il Canto del Mare. ― Weselton ha organizzato proprio una festa coi fiocchi. Ho deciso di portare qualche amico, spero che non gli dispiaccia.
― Che cosa ci fai qui? E quelli chi sono?
Mangiaghiaccio ride sguaiato. ― Nessuno può offendere la fratellanza piratesca senza subirne le conseguenze. Ora è una questione personale.
Kastelgaard indica il vessillo che sventola sull'albero. ― E quello?
Mangiaghiaccio fa spallucce. ― È il mio modo per fare la pace con la regina ghiacciolo. A proposito, è proprio una gran donna. Hai buon gusto, ragazzo.
― Aspetta, che?
Mangiaghiaccio ride sguaiato.
Kastelgaard guarda Gull che gli risponde con un sorriso sornione. ― Issiamo il nostro.
― Arendelle ― gridano i marinai issando il giglio dorato sopra l'albero maestro.
***
Il corridoio si allarga diventando una sala ampia quando un anfiteatro naturale. Morg l'attraversa ignorando le pareti decorate con figure umane e di drago che sembrano danzare sotto la luce cupa del fuoco che arde al centro della sala.
― Finalmente ― sussurra Morg avvicinandosi al foro.
La lava raccolta nel pozzo ha un leggero tremolio quando Morg si avvicina a un gruppo di pietre a forma di uovo che, a intervalli regolari, ne  seguono tutta la circonferenza.
Tutte le pietre sono nere e opache, tranne una che emana una debole luce rossastra. Morg si avvicina e allunga una mano verso di essa. Il chiarore rossastro deforma i suoi lineamenti rendendoli grotteschi.
― Lo sapevo che avrei trovato il Cuore di Fuoco. Le leggende non mentivano. Esiste davvero e ora io ne sono l'unico padrone.
Sulla pietra, una figura umana stilizzata è raffigurata mentre allunga la mano verso la pietra ovale. Nell'immagine successiva, la figura è scomparsa e dalla pietra sembra emergere una creatura gigantesca, simile a un drago.
Morg allunga la mano e tocca la pietra. La lava nel pozzo gorgoglia. L'uomo si guarda attorno perplesso. ― Non accade niente? Ho fatto tutto come indicato nel rituale, non può essere. Ho sbagliato qualcosa? ― Quando tenta di staccare la mano si accorge di non poterlo fare. ― Ma cosa?
Il pozzo esplode trasformandosi in una colonna di lava che si innalza fino al soffitto della caverna, lì dove una pietra di forma ovale grande cento volte più di un uomo, sembra fusa nella roccia.
Morg fissa con occhi sbarrati la roccia che si fonde. Qualcosa si agita sotto gli strati più profondi. Un essere simile a una creatura alata che tenta di liberarsi e spalanca le fauci.
Un ruggito riecheggia nella sala. Morg, disperato, tenta di staccare la mano dalla pietra ovale.
***
Elsa tende la mano ad Anna, che l'afferra e si lascia trascinare oltre il bordo del precipizio.
― Anna ― dice la regina abbracciandola.
― Mi dispiace ― dice la principessa piangendo. ― Non proverò più a essere come te.
Elsa le accarezza la testa con un gesto affettuoso. ― Ma tu sei come me.
Kristoff si issa sul bordo con un ultimo sforzo. Guarda in basso, dove il lago di lava ha preso a gorgogliare e agitarsi come animato da vita propria, arrivando a invadere la piattaforma di roccia. ― Non vi sembra che il livello si stia alzando?
Elsa indica la galleria da cui sono venuti. ― Andiamo via.
I tre corrono a perdifiato attraverso il tunnel. Dietro di loro il chiarore rossastro aumenta d'intensità a ogni passo.
Elsa distende le braccia in avanti. L'energia che ne scaturisce dai palmi forma una lastra di ghiaccio che chiude la galleria come un tappo. ― Questo dovrebbe rallentarla un po'.
Giunti all'esterno, Anna guarda in alto con occhi sbarrati. Sul fianco del vulcano sono apparsi due crateri da cui zampilla la lava.
― È un'eruzione ― dice Elsa.
― Deve essere il nostro giorno fortunato ― esclama Kristoff.
Uno scroscio di lapilli infuocati li sfiora. Elsa solleva le braccia e crea una cupola di ghiaccio. I proiettili infuocati rimbalzano sulla superficie ghiacciata. La cupola si dissolve nell'aria e i tre riprendono a muoversi.
Kristoff guarda verso il precipizio. ― La corda è andata. Da lì non possiamo calarci.
La cima del vulcano esplode con un fragore assordante, proiettando fuoco e lapilli in tutte le direzioni.
La forza è tale che alcuni sfiorano le navi che si fronteggiano davanti a Valarden.
***
Aggrappata alla schiena del drago, Lotte combatte per non precipitare di sotto, i capelli scompigliati dal vento.
Spostandosi di un centimetro alla volta, guarda in basso verso Valarden e il vulcano. Sgrana gli occhi quando vede Elsa, Anna e Kristoff sul fianco del vulcano, circondati dalla lava che avanza inesorabile.
― Fen ― grida con voce strozzata. ― Dobbiamo tornare indietro e aiutarli.
Il drago emette un brontolio.
― Se sei davvero tu... se c'è ancora il Fen che conoscevo da qualche parte, sotto quelle scaglie, sai che è la cosa giusta da fare. Sono brave persone e hanno fatto un lungo viaggio per aiutarci.
Il drago risponde con un ruggito sommesso.
― Ti prego. Fen.
***
Elsa punta le braccia in basso. L'energia fluisce verso la lava, congelandola. Altra lava si sovrappone a quella vetrificata.
I tre si stringono l'un l'altro, spinti dalla lava verso il precipizio.
― È inutile ― dice Elsa affranta.
Kristoff cinge Anna per le spalle. ― C'è una cosa che devo chiederti.
― Cosa?
― So che avrei dovuto farlo prima ma...
― Sarà meglio che ti sbrighi, perché non c'è rimasto più molto tempo.
― Devo trovare le parole giuste...
― Kristoff!
I due si fissano per un lungo istante. Un'ombra passa sopra di loro facendo scattare le testa verso l'alto.
Il drago plana vicino al precipizio, con le zampe artiglia il terreno roccioso e si tiene in bilico, le ali dispiegate.
Lotte, a cavalcioni sulla schiena del mostro, fa un cenno col braccio. ― Svelti, venite qui.
Anna esita. ― È sicuro?
Il drago ruggisce.
Kristoff la spinge sulla schiena del mostro. ― È più sicuro della lava.
Dietro di loro, Elsa congela il fronte che avanza e salta sulla schiena del drago.
― Reggetevi ― grida Lotte un attimo prima che il drago si stacchi dalla roccia e inizi a precipitare verso il basso.
***
Una pioggia di massi infuocati investe le due flotte. Le rocce espulse dal vulcano piovono in acqua sollevando colonne d'acqua che sommergono i ponti delle navi.
I marinai di un veliero in fiamme si gettano in mare. Un'altra nave è inclinata sul fianco mentre l'equipaggio corre alle lance di salvataggio.
― Gull, raccogliamo quegli uomini ― ordina Kastelgaard.
― È la gente di Westergaard.
― Sono naufraghi, non ha importanza per chi combattono.
Gull si aggrappa al timone.
Sopra le loro testa risuona il sibilo dei proiettili espulsi dal vulcano. I marinai gridano, alcuni guardano in alto spaventati.
Kastelgaard alza gli occhi al cielo e spalanca la bocca per la sorpresa. Una creatura alata volteggia sopra le loro teste. Sul dorso sembra avere attaccato qualcosa.
― Gull, lo vedi anche tu?
Il marinaio scuote la testa. ― Ormai non mi stupisco più di niente.
Un ruggito gli fa alzare la testa di scatto.
― Come non detto ― dice Gull pallido in viso. ― Ora sì che sono sorpreso.
***
Weselton, l'occhio incollato al cannocchiale, strepita e batte i piedi sul ponte. ― È lei. La strega. E si è alleata con un mostro. Un drago!
Westergaard osserva a bocca aperta la creatura che volteggia sopra le navi.
― Che cosa vi dicevo? Ordinate ai vostri uomini di abbatterli.
***
― Che ne diresti di portarci giù? ― grida Kristoff, le mani aggrappate a un osso che spunta dalla schiena del mostro.
Dietro di lui, Anna si guarda attorno affascinata. ― Stiamo volando sulla schiena di un drago.
― Non mi piace volare ― protesta Kristoff.
― Ma è meraviglioso ― replica Anna con voce squillante.
― Elsa! ― esclama Lotte indicando i proiettili di fuoco che si dirigono verso le navi e il villaggio lasciandosi dietro una scia di denso fumo.
Elsa usa una mano per reggersi alla schiena del drago e l'altra per dirigere un getto di ghiaccio verso i proiettili infuocati, che deviano dal loro percorso e finiscono in mare.
Dardi provenienti dal basso sfiorano il fianco del drago, che si inclina di lato e si lancia in picchiata.
― Ci sparano addosso ― grida Anna indignata. ― Non è leale.
Altri dardi sibilano in tutte le direzioni. Elsa si afferra al dorso del mostro con tutte e due le mani.
Il drago si getta in picchiata verso le navi e si risolleva un attimo prima di colpire l'acqua.
Nell'eseguire la manovra i passeggeri aggrappati al suo dorso vengono sbalzati in aria perdendo la presa.
Elsa ricade sulla schiena del drago e con una mano riesce ad afferrarsi a un osso sporgente. Con la coda dell'occhio nota Anna che sta precipitando verso il basso e con la mano libera afferra la catena che imprigiona le mani della sorella.
Lotte e Kristoff precipitano giù finendo in acqua.
― Elsa ― grida Anna.
Elsa stringe i denti e la tira a sé. La principessa si aggrappa alla schiena della sorella.
***
― Uomo in mare ― grida Kastelgaard un attimo prima di gettarsi in acqua a sua volta.
Con poche bracciate raggiunge Kristoff che sta annaspando. ― Che ne diresti di imparare a nuotare, amico?
Due corde vengono gettate in acqua. Lotte si aggrappa a una di esse, Kastelgaard all'altra trascinandosi dietro Kristoff.
I tre vengono issati a bordo.
***
― Ben fatto ― esclama Weselton raggiante.
― Sospendete il tiro ― ordina Westergaard con tono imperioso.
― Aspetta, che?
I marinai abbassano le balestre.
Weselton lo fissa furioso. ― Posso sapere cosa state facendo, ammiraglio?
Westergaard indica il vulcano. ― Abbiamo un problema più grande di cui occuparci, Duca. Guardi lei stesso.
Weselton fissa la montagna e spalanca gli occhi per la sorpresa.
La sommità del vulcano è un ribollire di lava e lapilli, in mezzo al quale una gigantesca creatura alata che sembra fatta di fuoco tenta di farsi strada attraverso l'angusto passaggio di roccia.

 

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Capitolo 15
*** QUINDICI ***


― Il cuore ― dice Lotte tossendo, in ginocchio sul ponte del Canto del Mare.
I marinai fissano la montagna sbalorditi.
― È un sortilegio.
― Che magia è mai questa?
Kastelgaard sostiene Kristoff, che si lascia andare tossendo  acqua. ― Cosa hai detto?
Lotte si raddrizza. ― Il Cuore di Fuoco. Bisogna colpirlo. Non c'è altro modo per abbattere quella creatura.
***
Aggrappata alla schiena del drago, Elsa osserva accigliata lo spettacolo in cima al vulcano.
― Elsa ― esclama Anna disperata. ― Cos'è quello?
― Non lo so, ma sono certa che è stato quel Morg a risvegliarla. Deve avere a che fare con la camera segreta che stava cercando.
― Il Cuore di Fuoco ― esclama Anna. ― È così che l'ha chiamata.
― Fen ― dice Elsa rivolgendosi al drago. ― Tu sai di cosa parlava, vero?
Il drago emette un ruggito sommesso.
― Lo prendo per un sì. Come possiamo fermarlo?
Il mostro ruggisce in direzione del vulcano.
***
Kastelgaard fissa sgomento il drago che punta dritto verso il vulcano. ― Ma dove credono di andare?
― Devono spezzare il Cuore di Fuoco ― dice Lotte. ― È l'unico modo per distruggere quella cosa.
― Io non vedo nessun cuore ― dice il capitano del Canto del Mare.
― È da qualche parte all'interno della montagna.
― E come faranno a raggiungerlo?
― Non lo so.
Kristoff si nasconde il viso con la mano. ― Sempre con questi cuori da spezzare o da sciogliere.
Lotte e Kastelgaard lo guardano perplessi.
Kristoff agita una mano nell'aria. ― Fate finta che non abbia detto niente. Che facciamo adesso?
Kastelgaard guarda il vulcano, poi Gull. ― Portaci il più vicino possibile all'isola, vecchio mio. Cerchiamo di renderci utili.
***
Il fianco della montagna esplode proiettando nell'aria centinaia di lapilli e massi infuocati.
Il drago si fa strada tra di essi evitandoli con rapidi colpi di coda e cambi di direzione. Sulla sua schiena, Elsa e Anna faticano a restare aggrappate.
La regina usa la mano libera per indirizzare un getto di ghiaccio verso la sommità del vulcano. Quando il ghiaccio colpisce la creatura di fuoco, questa reagisce spaccando la roccia e aumentando i tentativi di liberarsi.
Elsa dirige il getto verso la roccia, il ghiaccio evapora pochi istanti dopo averla colpita. ― È inutile. Non riesco a spaccare le pietre con questo calore.
― Tenta ancora, Elsa.
― Mi spiace, Anna. I miei poteri sono inutili contro quel mostro.
La creatura di fuoco riesce a liberare un'ala. Lunghi filamenti di fuoco danzano nel cielo come fruste di fiamme che sferzano l'aria.
Uno di essi sibila a pochi metri dal drago, che si piega di lato per evitarlo. Anna si aggrappa a Elsa, che la tiene con la mano libera mentre con l'altra si afferra all'unico appiglio che le impedisce di precipitare.
― È finita ― dice Elsa. ― Dobbiamo ritirarci.
Un tuono squarcia l'aria.
― Weselton ci spara addosso ― esclama Anna spaventata.
La roccia sul fianco della montagna esplode al contatto con la palla di cannone.
Elsa e Anna guardano in basso. Vicino alla costa, il Canto del Mare e altre navi si stanno allineando. Tra di esse anche quella di Mangiaghiaccio e di Westergaard.
Kastelgaard, in piedi sul castello di poppa, indica il vulcano. ― Caricate quei cannoni.
― La regina Elsa si sta battendo per noi ― grida Westergaard.
― Apriamo un bel buco in quella montagna ― gli fa eco Mangiaghiaccio.
I cannoni ruggiscono all'unisono. Una pioggia di proiettili investe la roccia del vulcano, sgretolando una parte del fianco. I massi precipitano verso il basso.
La creatura di fuoco emette un lungo lamento. Ora più di metà del suo corpo si è liberata dalla prigione di roccia. Altre fruste di fiamma guizzano nell'aria dirigendosi verso le navi.
Mentre i marinai corrono per i ponti ricaricando i cannoni, le fiamme lambiscono le vele mandandole a fuoco. Una dopo l'altra le navi vanno in fiamme e l'equipaggio è costretto a spegnerle.
La seconda salva è meno potente. La roccia colpita si sgretola, ma ancora non si vede l'interno della montagna.
Altre lingue di fiamma colpiscono le navi. Westergaard accorre per dare una mano ai suoi marinai che tentano di spegnere un incendio. La nave di Mangiaghiaccio veleggia lontana cercando di sottrarsi alle fiamme, le vele che bruciano nel vento.
Il ponte del Canto del Mare è invaso dalle fiamme. I marinai fuggono abbandonando i cannoni.
Kastelgaard si precipita sul ponte. ― Gull, mantieni la nave in posizione di tiro.
― Senza vele? È un gioco da ragazzi.
― Kristoff, Lotte. Datemi una mano.
― Fuoco ― esclama Olaf con sguardo trasognato. ― Lo amo, ma qui si esagera.
Una vela in fiamme precipita sul pupazzo di neve, ma Kristoff lo trae a sé, proteggendolo.
― Torna in te ― gli grida il montanaro.
Il pupazzo si affloscia tra le sue braccia. ― Mi sto sciogliendo.
― Era meglio se restavi a terra.
― Sì, ma mi sarei perso tutto il divertimento.
Kristoff scuote la testa esasperato.
― Non abbiamo ancora finito il lavoro ― Aiutato da Kristoff e Lotte, Kastelgaard spinge l'ultimo cannone rimasto in posizione di tiro. ― Non finché avremo un cannone e almeno un proiettile da sparare.
Kastelgaard infila la palla di cannone e la spinge in fondo. Poi guarda lo stoppino. ― Qualcuno di voi ha da accendere?
Kristoff strappa un braccio a Olaf e corre via. ― Te lo riporto subito.
― Ehi ― protesta il pupazzo. ― Guarda che mi serve.
Kristoff avvicina il rametto alle fiamme. Il fuoco attecchisce su una delle dita.
Quando torna di corda e passa il rametto a Kastelgaard, Olaf lo guarda con disappunto.
Kastelgaard fa spallucce e avvicina la punta del rametto allo stoppino. La miccia si accende. ― Questo è per avermi bruciato la nave.
***
Aggrappata alla schiena del drago, Elsa e Anna lottano per non precipitare. Il fianco della montagna viene scosso da un ultimo, breve tuono. Per un attimo la roccia rimane immobile, poi inizia a sgretolarsi. Tonnellate si pietra precipitano al suolo, rivelando l'interno del vulcano. Lingue di fuoco si sollevano verso il cielo. La creatura che tenta di liberarsi è ormai trattenuta solo da poche rocce.
― Un passaggio ― esclama Anna.
― Ti porto giù ― dice Elsa. ― Così sarai al sicuro mentre Fen e io...
― No ― dice Anna con tono deciso.
― No cosa?
― Io resto qui con te.
― Non è il momento...
― Invece è proprio il momento. Elsa ― Aggiunge con tono più dolce. ― Tu vuoi sempre fare tutto da sola e non accetti mai l'aiuto degli altri, specialmente il mio. Per una volta, solo una, ti prego, lascia che ti aiuti.
― Ma, Anna, è pericoloso.
― Sento che sono più al sicuro con te. ― Anna la cinge con le braccia, usando le sue mani per ancorare sia lei che la sorella al dorso del drago. ― Così potrai usare tutte e due le mani.
― E va bene ― dice Elsa dopo un attimo di esitazione. ― Tanto faresti comunque di testa tua. Fen ― aggiunge rivolta al drago. ― Portaci dritti nel Cuore di Fuoco.
Il drago ruggisce e si lancia verso l'alto. Dietro di lui si scatena la tempesta di fuoco e fiamme. La roccia cede di schianto e il mostro si solleva nell'aria lanciando un ruggito assordante.
Il drago esegue una stretta virata e si dirige verso il basso.
Elsa solleva un braccio lo punta in avanti, mentre con l'altra mano stringe l'appiglio sul dorso del drago. La creatura dispiega le ali e spalanca le fauci. Lingue di fiamma si dirigono verso il drago. Nel punto in cui il fuoco e il ghiaccio si scontrano, il primo avvolge il secondo.
Elsa, Anna e il drago si ritrovano a precipitare in un inferno di fuoco e fiamme che li imprigiona e si chiude su di loro sempre di più.
Anna stringe in vita la sorella e affonda il viso nella sua schiena, gli occhi serrati. ― Elsa ― grida, la voce coperta dal sibilo delle fiamme che cercano di morderle.
Elsa socchiude gli occhi e stacca la mano con cui si tiene al drago, puntandola in avanti. Per un attimo le fiamme sembrano prevalere, ma il ghiaccio forma un guscio all'interno del quale il drago e si suoi passeggeri scivolano all'interno del fuoco.
La creatura si solleva e con fauci di fuoco ingoia il drago, che prosegue la sua corsa all'interno del suo corpo.
― Anna ― esclama Kristoff disperato.
La creatura di fuoco volteggia sopra il vulcano. Gli occhi scintillanti fissano con ostilità le navi e il villaggio ai piedi della montagna. Lingue di fuoco lambiscono le case e ciò che resta dei velieri. Il fuoco è sempre più vicino.
Kastelgaard si getta a terra. ― Al riparo ― grida.
Un attimo dopo la montagna implode su sé stessa e la creatura emette un lungo gemito che squarcia l'aria. Il fuoco si trasforma in fumo e cenere che ricade sul mare e le navi. Infine l'essere che sembra fatto di fuoco si dissolve nell'aria, lasciando come unica traccia della sua esistenza una nuvola di cenere che si disperde nel vento.
I marinai sulle navi scambiano occhiate incredule. Westergaard, in piedi sul castello di poppa della sua nave, fissa con espressione corrucciata il vulcano.
Un'ombra attraversa il velo di cenere e fumo che aleggia sulla rada e l'isola, confondendo i contorni delle case e delle imbarcazioni.
Un ruggito squarcia l'aria, poi l'ombra trapassa il velo di cenere e si trasforma nel drago. Sul suo dorso, Elsa e Anna guardano in basso.
Dalle navi si alza il grido di gioia dei marinai.
Kastelgaard abbraccia Gull.
― Sei stata grande, Elsa ― grida Anna con le lacrime agli occhi.
Elsa solleva le braccia. ― Siamo stati grandi ― esulta.
― Sì, grandi ― dice il drago con voce cavernosa. ― Che cosa? Parlo di nuovo.
Elsa e Anna si scambiano un'occhiata sorpresa. Le catene che legavano la principessa si dissolvono nell'aria come cenere.
Il drago cambia forma. Le ali si trasformano in braccia, la lunga coda si ritrae, le zampe diventano gambe e la testa assume i connotati di un viso umano. ― L'incantesimo si è spezzato ― esclama Fen.
― Tempismo perfetto ― esclama Anna mentre precipitano verso l'acqua.
***
Kristoff scavalca la murata della nave e si getta in acqua. ― Anna. Vengo a salvarti.
Kastelgaard tenta di afferrarlo. ― Amico, non sai nuotare... oh, dannazione. ― Segue il montanaro in acqua e lo afferra da dietro tenendogli sollevata la testa.
Kristoff annaspa con mani e piedi.
― Tieni duro, amico, ci sono qua io. Ecco, appoggia i piedi dove si tocca. ― Kastelgaard si guarda attorno sorpreso. ― Si tocca?
Qualcosa di scintillante emerge dall'acqua. Una colonna di ghiaccio, seguita da una piattaforma anch'essa ghiacciata.
Kastelgaard e Kristoff, avvinghiati l'uno all'altro, si ritrovano sul ponte di una nave di ghiaccio che emerge dalle acque davanti alla costa di Valarden. Scintillando sotto il sole, la nave torreggia su tutte le altre.
― Questa sì che è una nave ― esclama Kastelgaard.
― Questo sì che è ghiaccio ― gli fa eco Kristoff.
Un boccaporto si solleva e da esso emergono Elsa, Anna e Fen.
Lotte usa una fune per issarsi sulla nave di ghiaccio e si getta tra le braccia del fratello, che la stringe e la solleva per aria facendola volteggiare.
― Fen.
― Lise.
― Lise? ― fa Olaf accigliato. ― Ma non ti chiami Lotte?
Lotte sorride. ― Certo. Lise-Lotte.
― Allora io potrei chiamarmi O-Laf. Non è male, vero?
Kristoff si precipita verso Anna camminando e scivolando sul ponte. I due si stringono l'uno all'altra.
Elsa li osserva sorridendo, quando Kastelgaard l'abbraccia e la stringe a sé.
― Elsa!
La regina di Arendelle sorride imbarazzata.
Anna la guarda con espressione compiaciuta.
Kastelgaard scioglie l'abbraccio. ― Perdonatemi. Volevo dire, maestà. ― Si piega sul ginocchio e china la testa.
Dalle navi si levano grida di esultanza.
― Viva la regina ghiacciolo ― grida Mangiaghiaccio con voce sguaiata.
Gli abitanti di Valarden, raccolti sul molo, gridano ed esultano al passaggio della nave di ghiaccio.
Westergaard si inchina. ― È stato un onore combattere al vostro fianco.
― Che cosa state facendo? ― domanda Weselton con voce stridula. ― Colpite la strega dei ghiacci. È un mostro.
Westergaard gli rivolge un'occhiata severa. ― Qui l'unico mostro rimasto siete voi, Badenton.
― Weselton ― risponde il duca pestando i piedi. ― Mi chiamo Weselton.
Westergaard fa spallucce. ― È uguale.
Elsa si guarda attorno compiaciuta. Anna e Kristoff sono al suo fianco, Kastelgaard un passo indietro. ― Torniamo ad Arendelle. A casa. ― Mentre pronuncia quelle parole, l'ultimo velo di cenere si dissolve e il sole le illumina il viso.
 
*
*
*
 
Titoli di coda
 
Olaf trotterella lungo il ponte della nave, le gambe rotonde che scivolano sul ghiaccio. Sale sul castello di poppa facendo i gradini due per volta e si aggrappa alla ruota del timone. Con una mano libera si sistema il ciuffo di rametti sulla testa.
― Nessun nuovo cappello oggi? ― domanda Kristoff appoggiato al parapetto della nave.
Il pupazzo dà un colpo secco al timone. ― Naah, non vanno più di moda.
― Quindi niente più berretti, turbanti, zucchetti...
― No, no e no.
― Papaline, bombette, tube...
― No, no, no!
― Fez, toque, sombreri...
― Se ti dico di no, è no.
― Bene ― dice Kristoff tirando fuori un tricorno. ― Vorrà dire che questo lo terrò con me. È un regalo del capitano Kastelgaard per te, ma se tu non lo vuoi...
Olaf guarda il cappello con sguardo triste.
Kristoff fa per allontanarsi, torna indietro e cala il cappello sulla testa del pupazzo di neve. ― Sta meglio a te che a me.
― Puoi dirlo forte ― risponde Olaf. ― Ma potrei prestartelo qualche volta ― aggiunge con tono conciliante.
***
Gli occhi di Elsa vagano per l'orizzonte, il vento fa ondeggiare i capelli raccolti nell'unica treccia posata sulla spalla sinistra.
Kastelgaard compare alle sue spalle, le mani che si tormentano nervose.
Elsa si volta e si acciglia. ― Siete venuto a salutarmi prima di tornare nelle Isole del Sud?
― Io? Oh, no. Passavo solo di qui e ho pensato di fare un salto. Isole del Sud? Chi vi ha detto che ho intenzione di tornare nelle Isole del Sud?
― Ho sentito dire che un certo ammiraglio vi ha offerto una posizione di alto comando nella sua flotta.
Kastelgaard avanza un passo alla volta. ― Ah, sì. Quell'offerta. In verità l'ho rifiutata.
― Che cosa? Non direte sul serio, spero.
Kastelgaard fa spallucce. ― Non voglio il comando di una flotta. Non l'ho mai voluto.
― E cos'è che volete allora?
― Pagare il debito che ho con voi.
― Consideratelo estinto. Dopo tutto quello che avete fatto per me, è il minimo che io possa fare.
Kastelgaard si esibisce in un inchino. ― Vi ringrazio, ma vorrei comunque seguirvi fino ad Arendelle, se me lo concedete.
― Capitano, John ― dice Elsa con tono dolce. ― Diamoci del tu, vuoi?
― Come volete... vuoi, Elsa.
― Non siete obbligati a venire con noi, ma sarete sempre i benvenuti ad Arendelle. Ora siamo noi a esservi debitori.
Kastelgaard gonfia il petto e sorride. ― Mio padre sarebbe felice di saperlo. Da oggi in poi i Kastelgaard potranno camminare a testa alta davanti ai Westergaard.
― A proposito di Westergaard. Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, nel mio palazzo?
Kastelgaard sorride. ― Come potrei dimenticarlo? Mi avete... hai, quasi congelato.
Elsa ride. ― Vero. Mi ricordo anche che dicesti di essere un grande amico di Hans.
― In verità ho un po' esagerato la cosa. Volevo conquistare la tua fiducia. ― Si ferma e fa una smorfia. ― Col senno di poi, è stato un passo falso.
― E com'è che siete diventati amici voi due?
― Oh, è una storia lunga.
― Anche il viaggio verso Arendelle è lungo.
Kastelgaard prende un profondo respiro e dice: ― È stato qualche anno fa. Eravamo al largo di Corona e a corto di viveri per il viaggio di ritorno, così decidemmo di scendere a terra per fare rifornimento. Fu così che ci imbattemmo in Flynn Rider e la sua banda.
― Flynn chi?
Kastelgaard fa spallucce. ― Un ladruncolo locale. Tipo simpatico, di quelli che piacciono alle donne. Ora certamente sarà rinchiuso in qualche cella. Come ti dicevo...
***
Lotte sale i gradini del tempio a due a due, i capelli raccolti in due trecce che le ballonzolano sulla schiena. In cima l'attende Fen vestito con una tunica rossa e grigia, i capelli color grano tagliati cortissimi.
Thorvig sta accendendo un cero ai piedi di una statua intagliata nel legno che raffigura la testa di un drago.
― Sei in ritardo ― dice il ragazzo, le braccia incrociate sul petto.
Lotte sbuffa. ― Sei tu che ti alzi all'alba. Che bisogno c'è di essere così mattiniero?
― Non volevo che ti perdessi quello ― risponde Fen indicando la montagna. Il sole sta spuntando dietro il profilo frastagliato del vulcano, inondando di raggi luminosi la rada.
― È bellissimo ― dice Lotte con sguardo rapito.
― E quello ― dice Fen indicando la rada col braccio teso. ― È ancora meglio.
Lotte si volta e spalanca gli occhi. Ormeggiata al pontile c'è una nave. Marinai che indossano abiti vaporosi e turbanti multicolori stanno sbarcando barili e casse.
― Sono arrivati stanotte ― spiega Fen. ― È solo l'inizio, ma diffonderanno la notizia che Valarden è di nuovo un porto sicuro.
― La nostra isola rifiorirà ― dice Lotte sicura.
Fen annuisce. ― Ci vorrà del tempo, ma ce la faremo.
― È fantastico.
― Lotte ― dice Thorvig interrompendoli. ― C'è una cosa che Fen ti deve dire.
Fen indica la nave con la testa a forma di drago. ― So che cosa ti ha costretta a fare Morg per salvarmi.
Lotte arrossisce e abbassa gli occhi. ― Non mi vergognerò mai abbastanza.
― Non devi. Elsa e Anna ti hanno perdonata.
― Sono persone eccezionali.
― Lo so. È per questo che Arendelle diventerà uno dei nostri alleati.
― Alleati?
― È giunto il momento ― dice Thorvig. ― Che Valarden esca dal suo secolare isolamento. La crisi ci ha insegnato che senza l'aiuto di validi amici non ce l'avremmo mai fatta a riprenderci con le nostre sole forze.
― Ottimo ― dice Lotte. ― Ma io che c'entro?
― Tu ― dice Fen. ― Isak e chiunque vorrà unirsi a voi, sarete i nostri ambasciatori nel mondo. Ci sono molti altri regni oltre ad Arendelle e voi ne avete esplorato qualcuno, ma altri restano da visitare. Significa viaggiare a lungo per mari inesplorati.
― Ma ci siamo appena ritrovati ― protesta Lotte. ― Non voglio separarmi di nuovo da te.
Fen sorride.  ― Io verrò con voi. Ho passato troppo tempo chiuso in una caverna e ho voglia di vedere il mondo.
Lotte lancia un grido di esultanza. ― Quando si parte?
***
La nave si affianca al molo, i marinai gettano le corde per assicurarla al pontile. Altri marinai tendono una passerella per consentire lo sbarco.
Il primo a mettere piede sul molo di pietra è Weselton con il suo modo di fare impettito.
― Palmerston ― dice un uomo in livrea. ― Benvenuto a Palmerston, signore ― aggiunge rivolto al duca.
― Palmerston? ― esclama con voce stridula. ― Weselton. Dovevate portarmi a Weselton ― urla ai marinai.
Questi si stringono nelle spalle. ― È uguale.
***
Anna scivola sul ponte della nave. ― È divertente ― grida felice finendo la sua corsa contro il parapetto.
― Attenta ― dice Kristoff camminando in precario equilibrio. ― Rischi di cadere in acqua. E chi ti ripesca, poi?
― Tu?
― Non so nuotare ― dice il montanaro aggrappandosi al passante ghiacciato.
Anna ridacchia. ― Fatti dare lezioni da John. Lui è un nuotatore provetto.
Kristoff alza le mani come in segno di resa. ― Imparerò, te lo prometto, prima però lasciami dire una cosa.
― Ti ascolto ― dice Anna sedendosi sul parapetto, le gambe che penzolano nel vuoto.
Kristoff si schiarisce la gola. ― Ecco, è un po' difficile, spero di riuscire a trovare le parole giuste. ― Si arrampica sul parapetto e si siede accanto alla principessa. ― Insomma, pensavo che una volta tornati ad Arendelle, tu e io... potremmo...
― Cosa?
― Sì ― colpo di tosse. ― Quello che volevo dire...
― Kristoff ― dice Olaf passando lì vicino. ― Hai già chiesto ad Anna di sposarti?
Kristoff si volta di scatto, l'espressione contrariata. ― Grazie tante.
― Di niente ― risponde il pupazzo. ― Se non ci si aiuta tra amici...
Kristoff si volta verso Anna, le guance paonazze. ― Quello che stavo per dire...
― Sììì ― Anna gli lancia le braccia al collo e lo stringe a sé.
Kristoff sorride imbarazzato. ― Bene, grande. ― Si asciuga la fronte imperlata di sudore. ― Uff, è stato meno difficile di quanto pensassi.
Anna si gira di scatto. ― Devo dirlo subito a Elsa. ― Nel voltarsi, urta Kristoff che perde l'equilibrio e cade in acqua.
Anna si sporge dalla murata della nave. ― John ― grida. ― È successo di nuovo.
Kastelgaard si affaccia e sbuffa. ― Ancora? Amico, questa è l'ultima volta che ti salvo ― dice prima di tuffarsi.
***
Una folata di vento spazza la radura. I due soldati si stringono nelle uniformi. Sono seduti ai piedi di un albero dai rami frondosi, i visi illuminati dal fuoco di un bivacco. Lì accanto i cavalli nitriscono inquieti e tirano le briglie.
Uno dei soldati si alza e si avvicina agli animali. ― Buoni. Ma che vi prende?
Dal folto della boscaglia giunge il rumore di foglie che frusciano.
― Hai sentito? ― L'altro soldato si alza di scatto e guarda nella direzione del rumore.
L'altro accarezza la testa del cavallo. ― Ti stai solo impressionando. Dai, torna a sederti.
Le foglie si dividono, una figura umana appare nella radura. I due soldati si voltano verso di lei. È una donna dai capelli neri e lunghi che sotto la Luna luccicano come se fossero bagnati. Il viso è pallido come un panno e indossa una lunga veste bianca che sembra ricamata con sottili fili d'argento. Al collo pende un gioiello di cristallo dalle mille sfaccettature che luccicano.
― Chi siete? ― domanda uno dei soldati.
― È pericoloso andarsene in giro per la foresta a quest'ora, signora ― dice l'altro. ― Se vuole la riaccompagniamo in città.
La donna si ferma e li fissa in silenzio. Senza alcun preavviso il terreno attorno ai suoi piedi si ricopre di ghiaccio. La lastra si forma così in fretta che i soldati hanno appena il tempo di sospirare prima che li raggiunga.
Il ghiaccio imprigiona i loro piedi e risale per le gambe, bloccando le braccia e il torace. Alla fine solo il viso è libero dalla morsa gelata.
― Che... che volete? ― chiede uno dei soldati battendo i denti.
La donna si avvicina scivolando sul ghiaccio come se vi fosse sospesa sopra. ― Siete nella mia foresta. ― La voce è profonda e calma , il viso privo di espressione.
― Vostra? Questo è il territorio del regno di Arendelle.
La donna china la testa di lato. ― Arendelle?
Il ghiaccio si serra sul torace dei due soldati. ― Il regno... della regina Elsa.
― Regina Elsa. ― La donna sorride mettendo in mostra due file di denti appuntiti. ― C'è una sola regina in queste terre e l'avete di fronte.
Uno dei soldati scuote la testa. ― Voi non...
Il ghiaccio ricopre i loro volti, soffocando le proteste. Quando si dissolve, gli occhi dei soldati sono di un azzurro cristallino.
Si inginocchiano di fronte alla donna. ― Maestà ― dicono all'unisono.
― Ora và meglio ― dice la donna soddisfatta. Il gioiello al suo collo risplende per un attimo di un lucore bianco. Lei lo accarezza e il luccichio scompare.
Il terreno vibra, si sentono versi provenire dal folto della foresta.
Una dozzina di golem di ghiaccio emerge dalla boscaglia abbattendo alberi e arbusti. Dietro di loro, file di ragni e troll anch'essi di ghiaccio spazzano ciò che resta del sottobosco. E poi lupi giganti, guerrieri dalla livrea cristallina e orsi dal pelo fatto di sottili aculei ghiacciati.
I soldati si uniscono all'esercito di creature che emergono dalla boscaglia a ondate. Con la donna in testa iniziano ad avanzare nella radura travolgendo tutto quello che incontrano. ― Portatemi dall'usurpatrice ― dice la donna, il viso atteggiato in un sorriso affilato come un rasoio. ― Portatemi da Elsa.
 
FINE

 
Ed eccoci alla fine di una nuova cavalcata. Stavolta è stata addirittura travolgente. Che dire? Niente, se non che ringrazio tutti quelle/i che hanno commentato, recensito o semplicemente lurkato.
In particolare Starfighter e Franz07, veramente incredibili nei loro appassionati e puntuali commenti.
Spero che quest'ultimo delirio vi sia piaciuto.
Il prossimo episodio della serie si intitolerà CURSED - The Winter Queen Episodio III.
Ovviamente sarà incentrato sull'incontro (scontro?) tra Elsa e la Regina dell'Inverno che si intravede alla fine dei due precedenti episodi.
Come andrà a finire?
Per saperlo dovrete attendere i primi giorni dell'anno nuovo.
Per ora vi saluto e vi auguro lunga vita e prosperità.
 
Heliodor.

 

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