Hunter Games

di SilviaDG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Mietitura ***
Capitolo 2: *** La Mietitura (part 2) ***
Capitolo 3: *** Addio distretto 12 ***
Capitolo 4: *** Shadowhunters ***
Capitolo 5: *** Tributi ***
Capitolo 6: *** La shadowhunter di fuoco ***
Capitolo 7: *** Jace ***
Capitolo 8: *** il barattolo ***
Capitolo 9: *** Scalpore ***
Capitolo 10: *** Titolo: Intervista ***
Capitolo 11: *** Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle ***
Capitolo 12: *** L'arena ***
Capitolo 13: *** Fratelli ***
Capitolo 14: *** Ave atque Vale ***
Capitolo 15: *** I sogni non son desideri ***
Capitolo 16: *** Pollo e caffè ***
Capitolo 17: *** Grazie per averla protetta ***
Capitolo 18: *** Un'assassina ***
Capitolo 19: *** L'Arena fa impazzire ***
Capitolo 20: *** La falsa alleanza ***
Capitolo 21: *** Rischiare o non rischiare? ***
Capitolo 22: *** È la legge: qui non si risparmia nessuno ***
Capitolo 23: *** Il cerchio si restringe ***
Capitolo 24: *** Cospirazione ***
Capitolo 25: *** Un colpo di cannone ***
Capitolo 26: *** Il fiume ***
Capitolo 27: *** Lieto fine ***
Capitolo 28: *** "Per me" ***



Capitolo 1
*** La Mietitura ***


Mi rigiro nel letto,è da una notte intera che continuo a farlo ininterrottamente mentre si alternano in me momenti di freddo ghiacciante e caldo da inferno.
Non sono riuscita a dormire neanche un'ora,ho tenuto gli occhi spalancati per tutto il tempo e non ho provato neanche a socchiuderli,il sonno non mi ha nemmeno sfiorata,come se la fatina della notte si fosse completamente dimenticata di passare dalla mia camera e spargere la polvere magica dei sogni.
Scosto le coperte con foga e porto le mani sudate di freddo sugli occhi,mi bruciano e sono pesanti, non riesco a tenerli aperti ma nenache chiusi.
Mi alzo e sposto le tende strappate,guardo fuori dalla finestra.
Il cielo è completamente coperto da nuvoloni neri,si intravedono solo ,raramente,degli spiragli di azzurro,che fanno ricordare che sotto quella coperta di disperazione e tristezza si cela un timido cielo limpido.
Ora però quel cielo limpido è nascosto e senza la presenza del sole non riesco a capire che ore siano, ma decido di rimanere alzata,svolgerò qualche azione utile invece di starmene a letto a battere le dita sul lenzuolo o a inventare canzoncine stupide a mente.
Mi guardo intorno,non c'è altro che la mia solita stanza,considerata "lussuosa" ma che in realtà contiene sono un letto ammuffito,una scrivania in legno mangiata dai tarli,una specie di armadio senza ante e uno specchio per metà rotto,dove ti puoi appena intravedere, tutto materiale scadente e già usato di Capitol City.
Ma non mi lamento, ho due-tre "pasti" al giorno,una casa senza buchi nel tetto e una stanza tutta mia.
Nel nostro distretto c'è chi muore di fame,abita in una specie di baracca ed ha una sola stanza che condivide con tutta la famiglia.
Noi invece abitiamo accanto al sindaco,nella zone residenziale,siamo i "benestanti".
Mi sento sempre fuori posto a scuola e in città, tutti mi guardano come per dire "eih eccola,quella è la ragazza ricca che mangia col sindaco mentre noi moriamo di fame".
Non è solo una mia impressione, tutti mi fissano con quello sguardo maligno e la pensano così, tutti tranne Simon,il mio migliore amico.
Ci conosciamo da quando avevamo pochi anni,io gli insegnavo a disegnare, anche se con pochi e mostruosi risultati,e lui mi raccontava storie di eroi coraggiosi,maghi e streghe dai poteri strabilianti,troll dall'aspetto terrificante. 
Siamo cresciuti insieme,diversi in tutto ma uniti da qualcosa...
Entrambi i nostri padri morirono per aver infranto la legge, furono giustiziati insieme ma nessuno dei due sa veramente il motivo.
Mio padre lavorava come guardia del corpo del sindaco,anche per questo lui ci respetta parecchio,si dice che gli abbia salvato la pelle più di una volta;invece il padre di Simon possedeva un forno ma questo fu incendiato poco dopo della sua morte e la madre di Simon non aveva abbastanza denaro per ricostruirlo.
Così lì ci sono ancora le rovine ,che giacciono indisturbate,non c'è gente in posizione di comprare il terreno e ormai questo è abbandonato alla sua triste sorte.
Oggi,proprio vicino a quel forno si svolgerà la mietitura, il motivo della mia ansiosa insonnia.
Mi devo vestire a dovere,con gli abiti più lussuosi ed eleganti che possiedo,devo pettinare e acconciare perfettamente i miei capelli e devo sorridere,come se andassi ad una festa.
Ma vado incontro a tutto tranne che ad una festa.
Durante la ceriminia verranno estratti due nomi,uno maschile e uno femminile,e il ragazzo e la ragazza estratti dovranno lasciare la famiglia,gli amici e la propria dimore per,probabilmente, morire.
Verranno mandati in un'arena con altri 22 ragazzi,due per ogni altro distretto e lì dovranno lottare per la sopravvivenza,uno solo,fra i 24 partecipanti,rimarrà in vita.
E allora sarà festa nel distretto del vincitore, che sarà fornito di cibo e rifornimenti,qui nel 12 non succede da anni,solitamente i nostri concorrenti sono quasi i primi a morire.
Tutto questo per ricordare a noi della rivolta che i ribelli avevano organizzato contro Capitol City ma che è fallita,tutto questo per ricordarci che siamo solo pedine controllate da qualcosa di più potente di noi,di indistruttibile,a cui dobbiamo obbedire ciecamente. 
 In realtà non dovrei preoccuparmi più di tanto,ho pochissime probabilità di essere estratta per andare a quei maledetti giochi sanguinosi ,non come Simon...
Io per guadagnarmi da vivere dipingo quadri insieme a mia madre,venderli non è difficile, il sindaco compra sempre le nostra opere per abbellire la sua "umile dimore",dentro la sua residenza ci sono miliardi di quadri,tutti dipinti da me e da mia madre.
Qualche volta vendiamo anche ai commercianti che hanno raccolto un gruzzolo non indifferente per comprare un regalo speciale, ma succede raramente. 
Invece Simon deve lavorare senza pause,prendere un sacco di tessere e cercare anche di convincere il sindaco a far esibire la sua band durante le feste,impresa impossibile,in più non accetta nessun tipo di aiuto,è maledettamente troppo orgoglioso per usufluire dei nostri soldi.
Il suo nome è ripetuto tante volte quante sono le tessere che ha preso in questi anni... troppe per ricordarle o contarle.
Spero che non lo estraggano,non ce la farei ad andare avanti,sarebbe un incubo,senza di lui non avrei più nessuno con con cui confidarmi,divertirmi le poche volte in cui posso e piangere.
Se venisse estratto sono sicura che non resisterebbe un giorno dentro l'arena,neanche io resisterei ma lotterei,lui no.
Si immobilizzerebbe aspettando che superman arrivasse in volo a salvarlo.
Ama leggere fumetti in cui dei supereroi salvano il mondo da malefici uomini e nel suo subconscio crede davvero che un giorno,lanterna verde o spiderman verranno in nostro aiuto,uccidendo i pacificatori e assicurandoci una vita serena.
Naturalmente questo non succederà mai qui e neanche nell'arena dove,oltretutto, nessuno lo risparmierebbe,sarebbe il primo obiettivo, perchè debole e ingenuo.
Ma mi piace farlo sognare,invento sempre fumetti,li rappresento e li regalo a quel bambinone poco cresciuto del mio migliore amico.
Amo donarglieli perché, quando lo faccio,il suo volto si illumina e comincia a sorridere come un fanciullo senza pensieri per la testa,poi mi abbraccia con foga e si ricorda di lasciarmi solo dopo qualche minuto,per andare a leggere. 
Finisce sempre i fumetti in pochi minuti e si maledice per non averli letti gradualmente.
Per questo,qualche giorno fa ho deciso che gli darò poche pagine alla volta,così dovrà per forza leggere con calma e godersi la storia.
Forse è anche colpa mia se crede ancora in queste favolette...dovrei smettere di buttare benzina sul fuoco della sua personalità credulona.
Il rumore metallico di una pentola che cade mi fa saltare,sicuramente mia madre starà cucinando,sbadiglio rumorosamente, vorrei dormire,anche per due minuti,accoccolarmi fra le poche coperte del mio letto e rimanere lì per quel poco tempo,a sognare solamente unicorni e sirene ma non ne sarei capace.
Indosso una tuta logora,di quelle che uso a casa per dipingere,lego i capelli in una coda alta e infilo le scarpe,non mi interessa rovinarle usandole a casa,fa troppo freddo per stare scalza.
Mi guardo nel vecchio specchio rotto,riesco ad intravedere la mia figura ossuta e piatta,i miei ricci ribelli rosso fuoco,le lentiggini che coprono gran parte del mio viso e del mio corpo,gli occhi verdi brillanti...sono la tipica ragazza che passando per strada viene notata,non per la magnificenza,per le super curve,per il viso dai tratti rari e fini,ma per l'aspetto da clown che è scappato da un circo.
Ritorno alla realtà, non è importante l'aspetto fisico, soprattutto in questo distretto... potrei facilmente trovare marito per la mia "ricchezza".
Non mi va di pensare al mio futuro,dato che sicuramente sarà un frangente di tempo vissuto in modo forzato, controllato da Capitol City,senza un briciolo di libertà,come adesso.
Scaccio via i miei inutili pensieri,rinchiudendoli in una cassaforte di sicurezza e scegliendo un codice a caso che dimentico subito.
 Decido di rilassarmi,di sfogare la mia vena artistica con qualcosa di mio,non di "ordinato" dal sindaco,oggi niente lavoro,solo relax.
Non voglio andare in cucina a fare colazione, sono certa che la rimetterei tutta e sarebbe uno spreco di cibo prezioso quindi comincio subito.
Prendo la morbida coperta di lana,la stendo sul freddo pavimento.
Mamma non lo sa ma dipingo sempre a terra sulla coperta,mi sento,per qualche strano motivo,più libera.
È una fortuna non sporcarla mai,altrimenti il mio segreto non sarebbe più tale.
Apro,non con poche difficoltà, il cassetto dell'armadio dove sono riposti i materiali.
Prendo un pennello,una tela nuova,la pittura e rimango ferma per qualche minuto,a fissare quegli oggetti,senza pensare,immobilizzata,a contemplare la semplicità,l'utilità e le opere che quegli attrezzi riescono a produrre. 
Maneggio il pennello,lo rigiro fra le dita,decido di non creare una bozza confusionaria,come è da mia abitudine, comincio subito a dipigere.
I colori di oggi sono un rosso profondo,un blu notte, un giallo tenue , un verde speranza,il bianco.
Le mie mani non rispondono ai comandi,cominciano a lavorare da sole,vedo le immagini di un inquietante cielo scuro,di stelle che le mie mani dipingono con pochi e semplici gesti,di una immensa pianura verde che si estende anche oltre l'orizzonte e di un fiume che scorre in mezzo a questo colore che incute speranza.
Sto quasi per sorridere alla mia opera quando mi accorgo che il fiume è diverso, unico,pauroso: è un fiume di sangue .
Scrivo,senza accorgermene,una frase in primo piano,con il colore bianco: "Hunter Games".
Il pennello mi cade di mano,sporcando la morbida coperta ,impreco sotto voce e spingo tutto il materiale sotto il letto.
Sento dei passi, quelli di mia madre,è l'ora di lavarsi,vestirsi e recarsi in piazza,sperando che il mio nome non venga estratto alla mietitura. Butto velocemente la coperta sul letto,in modo che la macchia di pittura non sia visibile,mi faccio coraggio,spero che la fortuna mi stringa fra le sue confortevoli e calde braccia ed esco sorridendo falsamente dalla mia stanza.
Il sorriso scompare dopo qualche secondo,cerco di essere forte,di sembrare sicura...
Sento una stretta allo stomaco, di certo non dovuta alla mancata colazione,chiudo gli occhi e respiro profondamente.
"Non succederà nulla".
Lo ripeto mille volte nella mia mente ma so che è una previsione azzardata e non convincente,lo stomaco brontola più forte,superando il "rumore" dei miei pensieri che sono furtivamente fuggiti dalla cassaforte in cui li avevo rinchiusi.

ANGOLO AUTRICE: 
Bene eccoci qui.
Finalmente abbiamo pubblicato la prima parte della nostra ff :3.
Ok,io scrivo e sono Silvia :D ,per me è la prima ff :O.
Mi aiuta ispirandomi e anche dandomi una o meglio due mani a scrive il testo la mia musa Kiakkiera♡, che ha già qualche esperienza nel campo delle ff u.u.
Quindi...che altro dire... Giusto!
RECENSITE!VI PREGO!
Vogliamo recensioni, positive o negative che siano,in realtà saranno molto gradite le critiche perché ci aiuterebbero a crescere.
Quindi fateci sapere se sono presenti errori di battitura,virgole messe male o altro.
Detto questo vi salutiamo,alla prossima :D.
 
                              Silvia e Kiakkiera :)

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Capitolo 2
*** La Mietitura (part 2) ***


Sento il tonfo della porta di casa che sbatte alle mie spalle e ho la certezza della sua chiusura,ormai l'ora tanto aspettata e temuta si avvicina.
-Clary possiamo andare?-la voce dolce e familiare di Luke risuona nella mia mente.
Mi blocco,no,non possiamo andare. 
Non sono pronta,sto male,mi sento scombussolata,ho una paura infinta e...
-Clary?-mia madre mi richiama,in attesa della mia risposta.
-Ho...-cerco di inventare una scusa valida-ho sbagliato a prendere il coprispalle-
Prendo le chiavi e comincio a riaprire la porta- ci sta meglio quello argentato su questo vestito blu vero mamma?-chiedo,senza dare il tempo per rispondere-Allora io vado un attimo e torno,voi potete incamminarvi nel frattempo.
Vedo mia madre sorridere e cominciare ad allontanarsi ma appena giro completamente per entrare in casa sento una mano possente e calda sulle mie spalle.
-Clary,è tutto ok?-non mi volto,rimango ferma sulla soglia e muovo timidamente la testa dal basso verso l'alto. 
-Bene, però fai in fretta,non vuoi mica che dei pacificatori arrivino a casa tua armati e ti trovino con due coprispalle in mano,mentre scegli il più adatto?!-percepisco un briciolo di sarcasmo nella voce di Luke e sorrido sotto i baffi però so che se non mi presentassi arriverebbero davvero i pacificatori. 
-Allora vado,a dopo.-si congeda e va via,sento che si allontana ed entro in casa.
Lancio il mazzo di chiavi a terra, appoggio le spalle alla porta e scivolo verso il basso fino a ritrovarmi seduta sul pavimento,con la testa fra la ginocchia,rannicchiata,come per nascondermi da tutto e da tutti.
Guardo il mio vestito blu notte,lo stesso colore del cielo del mio quadro,vedo le rifiniture in pizzo, la gonna bombata e sotto le ballerine bianche nuove,mi sento stupida con indosso quegli abiti.
Desidererei correre nella mia camera e mettere una tuta comoda e confortevole,vorrei togliermi di dosso questa maschera da barbie,da perfettina sorridente che prende il tè e gioca a farsi bella con le amiche,noncurate di ciò che accade al di fuori della sala giochi.
Io non ero,non sono e non diventerò mai così e Luke lo sa bene.
A volte mi capisce lui più di mia madre,lo so che non ha creduto dal primo momento alla storia del coprispalle, non sono il tipo di ragazza che rimane ore ed ore davanti allo specchio a truccarsi,acconciarsi e a chiedersi se il colore rosso sta meglio del verde o del blu.
Certamente, come ogni normale ragazza, alcune volte rifletto sul mio aspetto esteriore,mi chiedo se qualche ragazzo vendomi potrebbe pensare che sono carina o bella o stupenda...ma non mi ci fermo più di tanto.
Sento il cuore,qualche minuto fa in taticardia,che comincia a placarsi.
Mi alzo,aggiusto il vestito e respiro,non posso rimanere qui all'infinito e Luke me lo ha ricordato...
Prendo le chiavi,esco fuori e questa volta ci rimango.
 
 
 
 
La piazza è stracolma di visi sconvolti e impauriti,di ragazzi poco cresciuti che stanno ancora appiccicati alla gonna della madre e di altri troppo adulti che salutano appena con uno sguardo i genitori.
Io faccio parte della categoria dei ragazzi troppo cresciuti...non ho la forza di andare da mia madre e da Luke per salutare,sarebbe come un atto di scoraggianento,come se sapessi già di dover andare dentro l'arena a morire.
E poi se ci andassi non mi staccherei mai più dalle braccia muscolose di Luke e dall'abbraccio amorevole di mia madre, mi perderei in quegli istanti di falsa felicità come un bambino si perde in una città sconosciuta.
O forse no,forse se ci andassi sarebbe un saluto freddo e senza emozioni,sentirei solo la paura incombere su di me come un enorme grattacielo grigio che non mi fa guardare oltre quei mattoni e quella malta,che mi tiene lontano dall'amore e dell'affetto dei miei genitori. Perché in fondo,anche se mia madre e Luke non stanno insieme lui è come un padre per me,è da quando sono piccola che mi tratta come se fossi sua figlia . 
E poi mio padre non l'ho mai conosciuto. 
Una volta chiamarlo con solo con il suo nome mi sembrava poco carino e avevo paura di chiamarlo papà...magari mamma si sarebbe arrabbiata e lui sarebbe rimasto spaesato quindi decisi di chiamarlo "zio Luke" pensando nella mia mente "papà".
 Poi lui mi chiese di smetterla,così da un pò di tempo lo chiamo semplicemente Luke, ma non mi sa di distaccato come una volta,ora il suo nome mi piace,pronunciarlo è piacevole e ascoltarlo è come udire una dolce melodia.
Preferisco non scoprire quale delle due opzioni si avvererá,rimango al mio posto,ad aspettare di essere estratta,avrò più tardi l'occasione di salutare mamma e Luke.
Ormai so per certo che sarò estratta, me lo sento dentro, percepisco una dolorosa sensazione mai provata dentro di me,che gli altri anni non esisteva.
Cerco di essere positiva,di pensare che all'estrazione partecipa tutto il distretto 12,che io sono solo una su un milione... ma non ci riesco,la paura,per me,è più forte di qualsiasi altro sentimento.
Mi rendo conto che devo agire solo accettandolo,non devo respingere il destino,è inutile.
Mi giro un'ultima volta per guardare i miei,almeno questo non mi farà male,ma mi accorgo di non poter più cercarli,mi trovo fra gli altri ragazzi,siamo già riuniti,tutti in attesa del l'estrazione che deciderà la morte di due nostri coetanei,perchè la situazione più probabile in cui puoi trovarti nell'arena è morire.
Intorno a me si raccolgono sempre più capi scuri che mi ostruiscono la vista e mi permettono di vedere solo dei visi tristi e provati.
Guardo il ragazzo che è accanto a me,è parecchio carino,naturalmente magro,ma leggermente muscoloso,con degli occhi grigi ,dei capelli corti,lisci e mori ,una carnagione olivastra tipica del Giacimento e un unico fascino naturale.
Il suo volto,però,nonostante sia giovane,è segnato dalla stanchezza e ha l'aspetto di quello di un uomo che ha lavorato per tutta la vita.
Lo fisso,non riesco a staccare lo sguardo,ho circa la sua età eppure,se non fosse per la paura dovuta agli Hunter Games sarei serena,invece lui no.
Ricordo di averlo visto qualche volta,mentre portava della selvaggina in città,va a caccia oltre la recinsione per sfamare la sua famiglia,infrange la legge per sopravvivere,sopravvive infrangendo la legge.
Fa parte di una di quelle famiglie povere e numerose che devono coinvolgere anche i figli nei lavori,è il più grande,se non mi sbaglio,cerca di prendersi cura lui di tutti.
Immagino di averlo accanto durante gli Hunger Games, sarebbe un avversario da temere,sa cacciare,potrebbe uccidermi lui.
Vedo che si volta ma non ho la forza di rivolgere lo sguardo altrove,chiudo gli occhi,mi aspetto una risposta acida del genere "cosa guardi ragazzina" invece sento la frase che non mi sarei mai aspettata. 
-Anche tu lo senti?-apro gli occhi,provo a ribattere ma è come se non avessi voce.-Forse lo sentiamo tutti,forse tutti sentono il peso delle morte su di loro come noi due.
Abbasso lo sgaurdo e trattengo l lacrime.
-Per ognuno è diverso-continua-ognuno crede di essere il più sfortunato e che nessun altro si senta come lui-si ferma-ma qualcuno dovrà essere estratto e allora il ragazzo in questione si dirà che lo sapeva e andrà a testa alta contro la morte,forse per questo in questi anni nessun tributo ha mai pianto,tutti pensavano di saperlo.
Mi soffermo a riflettere sulle sue parole,forse ha ragione ma questo non mi toglie quel grosso peso di sopra,è ancora lì e credo che ci resterà. 
Alzo lo sguardo per guardare il ragazzo ma non c'è più, al posto suo vedo il solito palco basso, eretto di fronte al Palazzo di giustizia per l'occasione,prima nascosto dalla sua figura.
Su di esso sono posizionate due grandi bocce trasparenti,una contenente i nomi maschili e l'altra i nomi femminili,riesco a vedere ogni singolo biglietto,bianco,piegato alla perfezione,uguale a tutti gli altri.
Eppure quei pezzi di carta tutti identici decideranno la sorte di due fanciulli,scriveranno il loro distino.
Mi viene difficile credere che quei piccoli fogli influiscano sul mio destino più di me e di ogni altra persona che conosco ma è così. 
Imogen Herondale, con la sua aria tedesca e affatto carina sta in piedi sul palchetto,si avvicina lentamente alla prima boccia,quelle della ragazze e la studia,scrutando con attenzione prima essa poi noi,poveri e sventurati,perchè non ci sono altri aggettivi che ci descrivono meglio di questi.
Non so perché abbiano scelto proprio lei,solitamente gli accompagnatori e le accompagnatrici sono prodotti sorridenti realizzati da Capitol City, che indossano vestiti bizzarri e parrucche stragavanti,lei no.
Ha un "semplice" vestito verde smeraldo che non si addice alla sua personalità e alla sua età, sicuramente gli stilisti avrebbero immaginato su quell'abito sul corpo formoso di una giovane donna alla moda,dal sorriso smagliante, gli occhi penetranti e l'aria frizzante e accattivante. 
Invece quel tessuto di alta moda lo indossa con poca grazia e con molto odio tipico di una signora di "mezza età",dal volto impenetrabile, che non esprime emozioni e sentimenti. 
In effetti non è così strano che abbiano scelto lei,siamo nel distretto 12,l'ultimo e non calcolato distretto.
Vedo il sindaco,qualche minuto fa seduto su una sedia alzarsi,salire sulla pedana,aggiustare l'abito viola dalle fantasie gialle e schiarsi la voce.
Comincia a parlare come ogni anno della rivolta che ha tolto pace e serenità a Panem che prima appariva come una nazione forte,unita e pacifica.
Narra di come i ribelli abbiano agito senza pensare,rovinando un'intera nazione,elogia gli Hunter Games, la giusta punizione per aver solo pensato di poter essere liberi ed indipendenti.
Viene il tempo di elencare i vincitori delle passate e lontane edizioni dei giochi,la lista è breve,solo 2,uno è rimasto in vita: Tessa Gray.
È una ragazza,eppure ha vinto molti anni fa,più di 40... non capisco. 
Sembra della mia età però è parecchio più alta di me,ha dei lunghi e mossi capelli castani, il suo viso è giovane,ne sono sicura.
Aguzzo la vista e vedo meglio il suo volto,appare più giovanile e fine di prima,è identica tutti gli anni passati,penso sempre di sentire male l'anno in cui ha partecipato ai giochi ma questa volta sono sicura, vinse 40 anni fa... 
-Bene,la parola a te Imogen-il sindaco dà una pacca sulla spalla a quella signora dall'aria arrabbiata,che risponde ricevendo uno sguardo truce,quasi assassino e prendendo il microfono.
Non parla per molto,si limita a recitare un discorso,utilizzando sempre lo stesso monotono tono di voce,esprimendo la sua "indescrivibile felicità",la sua "immensa gioia",il suo "infinito onore"... Poi smette di discutere,posando il microfono e facendosi largo lungo la pedana.
Mi rendo conto che questi,forse, sono gli ultimi momenti che trascorrerò in questo distretto, che non rivedrò più Simon,mia madre Luke, che non potrò più dipingere,che non mi sveglierò più nella mia camera.
Forse non sentirò più l'odore familiare del pane appena sfornato,delle erbe selvagge, della pittura, del bucato appena lavato...
Forse morirò. 
Vedo quella figura affatto giovanile che si posiziona davanti alla boccia,infila il braccio e comincia a mescolare,più di una volta prende un pezzo di carta ma,indecisa,lo fa ricadere fra la massa e ne pesca un altro.
Finalmente estrae quello giusto,vedo il suo volto diventare teso e deciso.
Imogen Herondale prende il foglio con il nome della ragazza che parteciperà agli Hunter Games e lo apre.
Chiudo gli occhi e comincio a respirare a fatica,sento le lacrime scendere lungo il mio viso e comincio a rabbrividire. 
Mi mordo le labbra carnose e sento il sangue sgorgare da esse,abbasso il capo e riapro gli occhi,guardo i miei piedi,le scarpe che ho appena rovinato,strofinandole una con l'altra senza rendermene conto.
-Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena.
-Bene! Una meravigliosa ragazza. Sono sicura che ci difenderà splendidamente! -Imogen mi rivolge uno sguardo,quasi triste,come se sapesse quello che sto provando in questo momento. 
-Andiamo avanti. -si dirige verso l'altra boccia e infila il braccio anche dentro questa.
Questa volta è decisa,il primo biglietto è quello giusto.
Mentre cerco con gli occhi Simon intravedo il ragazzo che ho incontrato poco prima dell'inizio della mietitura, mi guarda dritta negli occhi e scuote la testa,forse si sta maledicendo per avermi fatto credere che non sarei stata estratta.
-Meliorn-mi soffermo sul nome e non sento il cognome del ragazzo.
Vedo una figura avanzare a testa alta e posizionarsi accanto a me.
Mi sorride e schiaccia l'occhio,sento un'ondata di calore attraversarmi,spero che non si sia capito,spero che chi guarda attraverso quelle odiose telecamere non mi abbia letto dentro.
Mi sento ancora strana,"felice"...quei piccoli gesti mi hanno rapita,portata in un mondo diverso,di soli divertimenti,scherzi e svaghi.
Mi hanno rapita così tanto che non mi rendo conto di quello che mi sta succendo,di ciò che dovrò affrontare,non capisco dove mi trovo, non so se mi sono mossa o sono rimasta ferma,so solo che non ho mai visto niente di più fatato di quel sorriso.
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Eccoci qui :D.
Per la verità non sono molto convinta di questo capitolo... avrei voluto mettere più descrizione,atmosfera e mi sembra un pò noioso >.> ma non potevo tagliarlo >.> kiakkiera mi ha costretta.
Era ovviamente ovvio ma dovevamo scriverlo.
Come sempre vi invitiamo a recensire e ad esprimere le vostre opinioni pisitive,negative,perplesse o odiose che siano :"D
Grazie mille per la considerazione e per i commenti della volta scorsa che ci hanno ridotte in lacrime :") 
A presto... spero :)
Uhh dimenticavamo!
Un ringraziamento speciale alla nostra amica Martina(tini fray),consulente addetta al computer ahahah :D
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 3
*** Addio distretto 12 ***


Quando esco finalmente dal mio stato di trance mi ritrovo in una lussuosa ed elegante sala dalle mura dipinte di un giallo tenue e qualche quadro rappresentante Capitol City appeso qua e là. 
Sul pavimento sono riposti degli spessi tappeti da varie fantasie policrome,quasi allegre ma che,in realtà, dietro quella maschera di benevolenza, appaiono oscure ed inquietanti.
Sono presenti varie sedie scure in legno d'ebano,rivestite di un tessuto verdastro,un comodo divano dello stesso colore,che somiglia molto ad una versione di prima mano di quello che abbiamo a casa nel salone, e alcune poltrone sullo stesso stile.
Mi siedo sul divano,l'unico oggetto a me vagamente familiare.
Faccio mente locale. 
I tributi estratti,dopo la mietitura, vengono portati al Palazzo di Giustizia dove salutano i cari,gli amici,i genitori... sono nel luogo dove vedrò tutte le persone che amo per l'ultima volta.
Devo sembrare più forte del solito perché le ultime immagini che le persone più importanti della mia vita avranno di me saranno queste e voglio che mi ricordino come una ragazza forte,simpatica, spigliata e che accoglie il destino a braccia aperte,anche quando è più spietato e crudele del previsto.
Sento la porta aprirsi e vedo Simon venirmi incontro lentamente e sedersi accanto a me.
-Eih-la mia voce appare più provata di quello che vorrei.
-Eih-mi stringe la mano,così forte da farmi male,ma non ci faccio caso.
Aspetto che parli,che si esprima ma...niente, silenzio assoluto. 
Spetta a me cominciare,dire qualcosa di vero e orgoglioso.
-Simon- non voglio mentire, non a lui -non tornerò, accettalo da adesso e non farti false speranze perché posso provare a convincere mia madre,Luke e le telecamere ma non te.-
Forse questa improvvisa bastonata non è stato il modo migliore per cominciare, ma almeno così ho tolto un peso dalle spalle.
-Tu sei l'unica persona a cui non ho mai mentito e non voglio farlo adesso.- Allenta leggermente la presa ma non la molla.
-Proverò a vincere, te lo giuro,ma siamo 24 ragazzi,alcuni sono esperti in lotta libera,tiro con l'arco, lancio del coltello...-
-Tu sai disegnare...- prova a dire ma si interrompe subito.
-Si ma non credo che dipingere un magnifico quadro mi farà vincere,di certo non sono queste le qualità che servono dentro l'arena.-abbasso lo sguardo. 
-Quindi-si blocca-non tornerai?-sento la sua voce tremante e insicura,alzo lo sgaurdo e sorrido.
-Probabilmente no.- poggio il viso sulla sua ossuta spalla -Nella mia camera,dentro l'armadio ci sono alcuni fumetti-sento il tipico odore di Simon,quello che sa "di ragazzo" e lo assaporo,perchè so che questa è l'ultima volta che lo sentirò-avrei voluto darteli a poco a poco ma ti autorizzo a prenderli tutti adesso, appena esci fuori di qui. 
Mi accarezza la testa e gioca con i miei riccioli mentre stiamo in silenzio,come se non ci fosse niente intorno a noi,come se il tempo e lo spazio non esistessero.
Passo lentamente la mano,ancora tremante,sul tessuto morbido del divano,sento un'ondata di piacere avvolgermi come una pesante coperta di lana e mille ricordi raffiorare nella mia mente.
-Ricordo quando mamma mi rimboccava con amore le coperte,prima di cantarmi una melodiosa canzone della buonanotte e di stamparmi un silenzioso e piacevole bacio sulla fronte.-sposta la sua mano,prima posizionate intorno al collo,lungo i fianchi, arrossisco- Ogni sera-cerco di continuare lasciando perdere il calore che il suo gesto mi provoca- facevo finta di dormire,chiudevo le palpebre e cercavo di rimanere più rilassata e composta possibile,trattendo un malizioso sorriso che voleva sfuggire al mio controllo.-mi scosta una ciocca di capelli che mi era ricaduta sul viso- Mamma non ha mai creduto al mio "teatrino" ma mi ha sempre fatto pensare il contrario, così io,puntualmente,recitavo la mia inutile commedia,mentre lei cantava,come meglio poteva.
Continuai per anni,poi,una sera,di botto,mia madre non si presentò.
Rimasi ore ed ore ad aspettarla ma non arrivò,non lo fece neanche la sera dopo e l'altra ancora...
E lì mi resi conto che erano finiti gli anni in cui venivo coccolata,abbracciata,curata e rimboccata:dovevo crescere.
Dovevo imparare ad essere indipendente,a svolgere tutto da sola e dovevo cominciare ad aiutare mamma nei lavori.
Così in quei giorni cominciai a dipingere,a volta rovinavo delle opere spettacolari ma per mia madre non era un problema,le presentava al sindaco dicendo che era un nuovo tipo di arte e lui ci cascava in pieno.-sorrido e guardo Simon negli occhi,ora più dolci e meno preoccupati di prima- In quegli anni tu mi raccontavi delle storie fantastiche strepitose,create da te o no.
Quindi decisi che,per passare il tempo ed esercitarmi, cominciare a disegnare quelle scene epiche fosse la soluzione migliore.
Così tu raccontavi e io disegnavo.
In quel periodo capii che non ti avrei lasciato mai perché eravamo,siamo e saremo,anche non vedendoci mai più- sento il il suo caldo respiro sul mio collo-la coppia di migliori amici che insieme può sconfiggere anche- sorrido lievemente- un clan di cattivoni riuniti per distruggere il mondo.
Sorride anche lui,e vedo che una lacrima scende lungo il suo viso.
-Ti voglio bene Fray-mi guarda solamente e senza più girarsi si alza e va via.
 
 
Passa qualche minuto prima di sentire la porta riaprirsi e vedere apparire mia madre e Luke, con gli occhi in lacrime, che cercano di sorridermi.
Si siedono sulle poltrone davanti a me e per qualche secondo mi fissano,poi la voce maschile e imponente di Luke comincia a fuoriuscire dalla sua bocca.
-Clary -percepisco che non sa cosa dire,che non ha,come sempre, la risposta pronta-devi lottare per noi, ce la puoi fare.
Scuoto la testa e guardo il pavimento, solitamente sono io quella fragile,insicura,che viene consolata,non loro.
Loro di solito sono la mia salvezza,la mia ancora che non mi fa perdere in un immenso oceano di pericoli.
-Lotterò-non piango,questa volta andrò via senza ancora,sarò esposta al pericolo degli squali, della sete,della fame...ma dovrò affrontare tutto a testa alta e accettarlo-e cercherò di vincere,per voi.
-Clary-alzo lo sguardo e vedo il viso di mia madre,coperto di lacrime-
Avrei duvuto parlartene prima-si asciuga le lacrime con la manica del vestito- ma... adesso non c'è tempo,voglio godermi questi istanti con te anche se non credo che saranno gli ultimi,ce la farai.
Sorrido, non con sincerità come prima con Simon ma con amarezza,mi dispiace che mia madre ci creda e non accetti il destino,molto. 
Non capisco questo suo comportamento, lei non è questo tipo di donna,dice sempre la verità, mi ha insegnato questo.
So che,probabilmente, morirò per prima perché non ho la minima idea di come si utilizzi un'arma e pensare di uccidere qualcuno...mi fa solamente venire i brividi, preferirei essere la vittima che l'assassino.
Mia madre deve essere fuori di sè per credere che tornerò illesa dall'area e che tutti festeggeremo insieme allegramente.
Ma non ribatto,non è il luogo nè il momento. 
Le sorrido.
-Grazie mamma perché credi in me.
Vedo entrare dei pacificatori,il tempo è volato via troppo in fretta...
Mi alzo e vado incontro a Luke e a mamma che si sono appaena alzati.
Vado,per prima cosa,ad abbracciare Luke,vorrei rimanere accoccolata fra i suoio muscoli per sempre,vivere sotto la sua sicura protezione.
-Su-mi sussura,sorrido. 
-Ti voglio bene-lo devo dire...non lo vedrò più probabilmente-Ti voglio bene papà-gli sussurro.
Non rimane spaesato ma mi abbraccia con più amore,vedo che piange,gli sorrido nuovamente e mi stacco dal suo possente abbraccio. 
È la volta di salutare mia madre,mi getto su di lei, la stringo forte,più forte che posso.
-Ti voglio bene mamma,voglio bene a te e a Luke-sento che sto per piangere ma mi trattengo-tornerò-mento spudoratamente. 
-So quando menti,so che non mi credi ma tu... puoi farcela,puoi uscirne.
Non ho tempo per spiegarti...-mi guarda e mi bacia con leggerezza sulla guancia-Tessa Gray-mi sussurra prima di staccarsi da me e poi la vedo scomparire,insieme a Luke,in un attimo.
Credevo che solo gli attimi più spettacolari come l'eleganza della "caduta " di una stella cadente o un lampo nel cielo accadessero troppo in fretta ma,a quanto pare,anche i saluti più tristi e le lacrime peggiori si materializzano troppo velocemente,lasciando alle spalle solo un confuso ricordo e facendoti rimpiangere di non aver agito in un modo "strano" per ricordare meglio,per non dimenticare mai più.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Bene ci siamo.
Non vogliamo dire altro che la solita pappardella :RECENSITE!
Vogliamo opinioni! 
Potete anche dire che il vostro cane cieco scrive meglio di noi e che facciamo più schifo di non so che o che stiamo rompendo dicendo di recensire ma RECENSITE!
Altrimenti non sappiamo se vale la pena continuare o no,onestamente abbiamo molti impegni e non ci va do perdere tempo anche se è tempo speso bene...
Quindi a 6 recensioni continuiamo a scrivere,dobbiamo sapere se qualcuno ci tiene davvero alla nostra ff o no.
Visto che potrebbe essere l'ultima volta che vi parliamo vi salutiamo calorosamente e ringraziamo i rcensitori per i complimenti e gli appunti e anche chi non ha recensito...anche se sarebbe stato MOLTO gradito!
A presto o a mai più♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 4
*** Shadowhunters ***


Guardo fuori dal finestrino del treno mentre sto seduta su una morbida poltrona vicino ad esso.
Vedo immagini sfocate e affatto chiare,il treno è troppo veloce per riuscire a cogliere dettagli del paesaggio,ma so per certo che siamo già lontani da casa.
Mi sembrano passati solo pochi minuti da quando mi sono lasciata alle spalle il mio distretto 12,da quando ho salutato per l'ultima volta la mia povera e amata terra.
Non mi sembra vero che non vedrò più Simon e non lo sentirò più suonare con la sua band dagli infiniti nomi,che non abbraccerò più i miei genitori, che non potrò più ridere sentendo le stridule urla della vicina Dorothea che si lamenta ogni giorno per qualcosa di diverso, di non poter più rifugiarmi nei dipinti quando mi sento sola,di non poter avere più indietro la mia vita...
Non ci posso credere ma devo accettarlo.
Mi ripeto sempre che devo essere forte,che il mio destino è questo e che lo devo accogliere,come un amico di vecchia data che torna dopo anni da un lungo e faticoso viaggio.
Ma riesco a comportarmi in modo appropriato solo per poco tempo,poi ricado nel solito burrone del timore,dell'insicurezza e della nostalgia e desidero che il destino non esista,che muoia esso,per una volta,e non la sua indifesa vittima.
E mentre maledico il destino mi avvicino sempre di più ad esso, mi allontano sempre di più dal passato,trascorro troppo velocemente il presente e vivo il futuro pensando agli attimi già trascorsi. 
Adesso sono qui,su un treno che mi porterà a Capitol City, la città per eccellenza,ciò che sta all'apice della "scala del potere dei distretti".
Sento bussare alla porta, ma non vado ad aprire, non ne ho voglia. 
Mi accoccolo fra le coperte e immagino di avere accanto a me Simon,di parlare con lui del prossimo fumetto che realizzerò,chissà se ha già preso quelli già completati nel mio armadio...
-Clarissa Fray! Ti ordino di aprire questa porta! La cena è pronta-la voce di Imogen somiglia a quella di un comandante d'esercito molto autoritario e soprattutto antipatico.
Non ci faccio caso,affondo la testa nel morbido e profumato cuscino del letto dove sono coricata e non rispondo.
E se Simon trovasse anche il quadro? Quello degli Hunter Games... non so cosa potrebbe pensare,non so neanche io cosa ne penso...
-Clarissa Fray!-la sua voce si fa più insistente.
Non è di certo Imogen Herondale a comandarmi. 
Avrei dovuto strappare subito la tela e bruciarla...però poi mamma avrebbe visto la macchia sulla coperta e si sarebbe chiesta dove fosse andato a finire il quadro e...
-Clarissa!- adesso è più furibonda di prima ma non ci faccio caso- Clarissa!-è l'ultima volta che urla il mio nome- Se non vieni a cena entro dieci minuti precisi la passerai più che brutta!- sento tossire ed imprecare, percepisco il rumore dei tacchi che si allontanano e capisco che è andata via.
La cena dovrebbe essere un'occasione per rimpizzarmi di gustoso cibo in modo da non morire subito di fame nell'arena ma non mi interessa,prima o poi morirò ugualmente. 
È da ieri che non mangio ma non ho fame,per niente, sento un profondo buco nello stomaco che mi costringe a rimanere rannicchiata nel letto ad oziare e ad immaginare scene fantastiche che non accadranno mai,sarebbe più probabile vedere un asino volante che tornare a casa ed essere felice.
Forse,però, è meglio concentrarsi sulla realtà invece di vivere in un mondo immaginario e l'unica realtà che per me è certa è l'arena.
Dai racconti dei ragazzi in città ho sentito che ogni anno c'è un paesaggio diverso,una volta i tributi sono stati costretti a scontrarsi in una foresta foltissima,quell'anno i giochi durarono più del previsto perché gli sfidanti si incontravano poche volte e vinse uno strano abitante del 5,tutti dissero che,secondo loro,stava male,perché aveva un colorito pallidissimo; un altro anno l'ambientazione era un'isola minuscola,circondata dal mare,la maggior parte dei tributi dormivano in acqua,fra uno scoglio e l'altro, più al largo possibile.
Per non parlare di quell'anno in cui vi era solo un vasto prato,con qualche albero qua e là, i giochi durarono solo un giorno e vinse una ragazza del distretto 7 che riuscì a mimentizzarsi fra l'erba e rimanere impassibile per ore ed ore.
Due rumori familiare e che avrei preferito non udire più mi distraggono. 
Sento di nuovo bussare,ma la voce è un'altra. 
-Clary apri,subito!- è una voce femminile,che cerca di essere dura ma non ci riesce... e mi ha chiamata Clary!?
-Clary sono Tessa.-ecco spiegato tutto,era ovvio che fosse lei,ci sarei dovuta arrivare per esclusione.
Penso alle ultime parole che ha pronunciato mia madre,non sono state nè "ti voglio bene" nè "sei la persona più importante della mia vita" ma "Tessa Gray".
Di certo non l'avrà detto perché non sapeva cosa dire...era sicuramente qualcosa di sensato. 
Quindi decido di alzarmi.
-Arrivo-sussurro timidamente,ma so che mi ha sentita.
Apro la porta e trovo la sua alta e snella figura da ragazzina che mi guarda dall'alto.
-Hai intenzione di morire di fame prima di entrare nell'arena?-alza un sopracciglio e mi guarda con un'aria dolce e con un pò di rimprovero. 
-Non sarebbe poi così male-ritorno sul letto e mi siedo.
-So cosa provi...anche io ci sono passata.
Guardo il pavimento e poi lei.
-Si ma tu hai vinto-affermo,con voce tremante- non so come ma hai vinto.. Io -mi guardo intorno-io non ho neanche mai guardato gli Hunter Games e non ho idea di come si uccida una persona e...
-Avrei preferito morire lì dentro-mi guarda negli occhi- con me c'era il mio ragazzo-abbassa lo sguardo -Will Herondale-sorride-l'ho ucciso io. -si ferma-io...
Rimango in silenzio..."Herondale",che fosse forse il figlio di Imogen? 
Adesso non ha importanza. 
La faccio sedere sul letto e poggio la mia mano sulla sua spalla,vorrei confortarla ma non ne sono capace.
Non piange,si limita a guardare un punto fisso e a concentrarsi su quello,proprio come faccio io quando cerco in tutti i modi di non apparire debole.
-Mi-scuoto la testa- mi dispiace...
Si gira verso di me e accenna un triste sorriso,poi ricomincia a parlare.
-Sai,mi ricordi una ragazza che conosco-ride-come le mie tasche. 
Adesso è più che una ragazza ma da giovane era il tuo ritratto caratteriale: ingenua,che non sapeva nemmeno quale fosse la propria identità ma che andava avanti,lottando a denti stretti,anche sapendo di non potercela fare.
Non chiedo di chi parla,forse le farebbe male,cerco di deviare il discorso, toccando però un argomento importante. 
-Le ultime parole che mia madre ha pronunciato sono state il tuo nome e non credo sia stata una coincidenza.
Quindi faresti meglio a dirmi quel che mi devi dire se lo devi fare o a spiegarmi perché. 
-E così è arrivato il momento?-sorride- bene.
La scruto con uno sguardo interrogativo.
-Promettimi che mi crederai,qualunque e dico QUALUNQUE cosa dica, non ti mentirei mai,non ce ne sarebbe motivo, davvero.
-Va bene-rispondo senza neanche pensarci su.
-Gli Hunter Games,come sai già,sono dei giochi in cui partecipano 2 ragazzi di ogni distretto,tutti sono contro tutti,nessuno ha pietà. 
Alzo gli occhi al cielo...non c'era bisogno di ricordarmelo...
-Ma non sai che- sospira-ecco...
-Vai dritta al punto, odio i preamboli,servono solo a perdere tempo...
-All'estrazione-si fa seria- partecipano solamente pochi ragazzi,i più "speciali".
Rifletto: non ho niente di speciale oltre ad una massa ribelle di ricci rosso fuoco,ma non credo che estraggano solamente persone con dei "capelli speciali"... non avrebbe senso.
-Continua.- si schiarisce la voce.
-Andiamo per gradi... Prima dovresti sapere qualcosa sulla tua famiglia-sorride nuovamente e ricambio,amo le persone che sorridono sempre,in qualunque situazione.
- Ecco,la storia comincia dal matrimonio dei tuoi genitori. 
Tua madre era riuscita a sposare uno degli uomini più desiderati,affascinanti e divertenti di tutti i distretti e di tutta Capitol City e questo era un pò uno-ci riflette su-scandalo.
Mille donne gli correvano dietro,era come se fosse una calamita,non si parlava che di lui,del suo carattere perfetto,del modo in cui riuscisse a conquistare ogni donna ricca,povera,intelligente o stupida che fosse.
Tutti pensavano che avrebbe sposato qualche persona importante, di successo invece-sorride-si innamorò di tua madre,un'artista. 
Lei era arrivata dal distretto 4 per dipingere un quadro che lo raffigurava e lui,quando la vide non se la tolse più dalla testa, la chiamava ogni settimana,incaricandola di dipingere sempre più quadri e un giorno beh,si ebbe la nostizia del loro fidanzamento, così, di botto.
Da quel momento diventò una donna importante e di successo anche lei.-tendo le orecchie- Tutti la conoscevano,era la moglie del pacificatore capo del distretto 2,il più affascinante,comico e duro pacificatore.
-Pacificatore?-chiedo,quasi con riluttanza- Distretto 2? Distretto 4?-spalanco gli occhi.
-Si. Tua madre era originaria del 4 e tuo padre del 2.
Vissero serenamente nel distretto 2 per vari anni finché non scoppiò la rivolta-mi guarda-tuo padre prese,come previsto,le parti di Capitol City -si blocca-invece tua madre decise di stare dalla parte dei ribelli,non lo disse a tuo padre.
Lui era diventato più violento,sicuro e non la calcolava più,per lui era solo un oggetto da usare e buttare via,era troppo occupato a programmare attentati per amarla.
Un giorno tua madre scoprì,per caso, che tuo padre aveva intenzione di distruggere l'ospedale dove risiedevano tutti i ribelli feriti e allora decise che quello non era più il suo uomo,era diventato un assetato di potere che non si fermava di fronte a NESSUN ostacolo che credeva che tutto sarebbe dovuto diventare suo e che si doveva bloccare,prima che combinasse il peggio.
Tua madre pensò spesso di scappare ma c'era-mi guarda-il bambino.
-Il bambino?-sbatto velocemente le palpebre-mio...?
-Tuo fratello-mi stringe la mano- Tua madre decise di scappare per salvare i ribelli e lasciò tuo fratello con tuo padre,se se lo fosse portato dietro sarebbe morto...-scuote la testa-Poi si accorse,fin troppo tardi di te e,dopo aver avvisato i ribelli dell'attentato, si ritirò dalla rivolta.
Per il tuo bene si trasferì,in un modo o nell'altro,nel distretto 12,più lontano possibile da tuo padre.
Tuo padre che intanto continuava la guerra e vinceva,era diventato il capo,anche questa volta.
Nonostante i suoi seguaci fossero di meno,stavano avendo la meglio perché i ribelli potevano essere anche infiniti ma,infiniti mondani,nascosti e qualche nephilm,non potevano fare niente contro-chiude gli occhi-il circolo,un intero esercito di abilissimi shadowhunters.
-Di cosa?-chiedo incredula- Gli shadowhunters sono- butto giù un'ipotesi- dei pacificatori esperti? 
Tessa mette la sua mano dalle dita sottoli sulla fronte,massaggiandola.
-Gli shadowhunters sono-mi guarda implorante,come per dire "ti prego credimi"-dei cacciatori di demoni,che hanno sangue umano e angelico,mescolato. Essere uno shadowhunters è una rarità, solo da due shadowhunters può nascere un nephilim.
-Quin-non finisco la parola. 
-Tu sei una shadowhunter, una persona speciale. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Anche se non siamo arrivate alle 6 recensioni abbiamo continuato perché:
1- Sembrava una minaccia quella di imporre 6 recensioni :"D
2- Abbiamo capito che un lettore è più importante anche di 3000♡
3- Le 4 recensioni ci hanno fatto piangere :")
4- Non riusciamo a tenerci tutta la storia,già programmata,dentro xD
Ok,dateci delle bugiarde e tutto il resto ma abbiamo deciso così♡
Il nostro invito a recensire è ancora valido hahahah.
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e se ci sono errori,orrori o altro fateceli notale♡
~Silvia e Kiakkiera ~

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Capitolo 5
*** Tributi ***


Guardo la minestra verdognola,servitami in un piatto di ceramica dalle decorazioni dorate,giro il cucchiaio d'argento in senso orario,in attesa che si raffreddi.
Qualche minuto fa,nel tentativo di mangiare velocemente e tornare subito nel mio scompartimento, mi sono scottata tutta la lingua e ho ricevuto, parte più imbarazzante,una risata fragorosa da parte di Meliorn.
Quindi,per evitare nuove figure "poco carine",ho deciso di aspettare un pò e farla raffreddare.
In realtà non dovrei essere qui cioè non vorrei.
Sarei voluta rimanere in camera a pensare... tutto quello di cui mi ha parlato Tessa mi ha leggermente scombussolata. 
Insomma, qualche giorno fa ero nel mio distretto a dipingere insieme a mia madre e adesso ho scoperto che mio padre non è morto ma che è come il "batman oscuro" del fumetto di Simon,che ho un fratello e che sono una shadowcosa che dovrà lottare nell'arena non contro semplici ragazzi ma contro guerrieri addestrati da una vita,dai poteri strabilianti,come quelli che ho io...solo che loro li sanno utilizzare. 
Così, arrivati a Capitol City, avrò solamente qualche giorno per imparare almeno a governare i miei poteri e poi comincerà il peggio.
Dovrò scontrarmi contro cacciatori,come me e Imogen,e contro nascosti, come Tessa e Meliorn.
A quanto pare,noi cacciatori,siamo i combattenti "più temibili" e rari e abbiamo del sangue angelico che scorre dentro le nostre vene...cioè ho del sangue di angelo dentro le mie vene...wow!
In realtà preferirei essere una normale "mondana" senza poteri perché non correrei alcun rischio di essere estratta. 
Già, Capitol City fa morire di paura milioni di mondani e poi solamente noi del mondo nascosto abbiamo "l'onore" di essere estratti.
Almeno Simon non correrà rischi per i prossimi pochi anni,vorrei avvertirlo,per non farlo morire di paura,ma non credo che potrò mai riuscirci.
-Credo che sia tiepida-alzo lo sguardo dal piatto,incontrando il sensuale viso di Meliorn. 
Si,non posso negarlo,il suo viso è sensuale,mi attira molto,troppo.
Tessa mi ha detto di stare sempre attenta e di tenermi lontana da lui,nelle sue vene scorre il sangue di fata,il suo DNA è nato per ingannare senza mentire,sedurre per controllare,essere angelico e demoniaco allo stesso tempo.
-Se la lasci raffreddare ancora,di questo passo,diventerà un ghiacciolo- mi fa vedere il suo piatto vuoto mentre comincia a gustare la portata successiva.
Assaggio il mio pasto e mi dispiace dare ragione al mio sfidante: la mia minestra è abbastanza fredda,più che abbastanza... ma la mangio,fingendo di gustarla e di compiacermi del divino sapore,tanto per non darla vinta a Meliorn.
-Così alla fine ti sei decisa a venire a cenare?- Imogen mi guarda con aria arrabbiata e altezzosa.
"Sorridi e annuisci, sorridi e annuisci" la voce di Simon mi rimbomba nella mente.
Così sorrido...e annuisco... e improvvisamente il volto di Imogen si rilassa,divenendo leggermente più carino.
Insomma,carino è una parola grossa per un viso di una donna in "età avanzata" come lei,è meglio dire che guardandolo,adesso,si prova un pizzico in meno di nausea.
Durante le altre portare non parlo e non guardo nessuno,nonostante senta Imogen ridere come una gallina alle battute idiote di Meliorn,mi limito a concentrarmi a far danzare di gioia le mia papille gustative,mai state così soavemente felici.
Passano secondi,minuti,ore e mi ritrovo ad aver finito di cenare e a dover stare muta,a sopportare l'irritante ma melodiosa voce di Meliorn.
-Così mi avvicinai a quella oscura e disabitata casa, che per il distretto 12 è come un castello infestato da fantasmi,pronto ad affrontare qualunque pericolo,pronto a morire per scoprire i segreti di quel riluttante posto.-sento Tessa sospirare ma né Imogen né Meliorn le danno retta-Spalancai con un formidabile calcio la porta e...
-E pensare che stavo quasi per non venire a cenare,il cibo è delizioso. - interrompo Melior nel bel mezzo del suo racconto di coraggio dove il protagonista è naturalmente lui e trasformo il mio pensiero in parole.
Imogen mi guarda con disprezzo, come per rimproverarmi per aver interrotto quel momento così intrigante per dire una tale banalità mentre Tessa,sentendo la mia voce,sorride,sicuramente non sopporta Meliorn.
-Stanno quasi per cominciare le sintesi delle mietiture- Imogen si alza mentre rimane con la solita aria annoiata e seccata- conviene andare.
Ci facciamo strada verso un altro,naturalmente elegante e confortevole, scompartimento, per guardare la TV.
Mi siedo su un divanetto color panna in pelle e mi lascio andare,godendomi la sua morbidezza rilassante.
Tessa mi si posiziona accanto.
-Stai bene attenta,guarda i tuoi avversari-mi sussurra all'orecchio. 
Mi raddrizzo.
Arei voluto rispondere con qualcosa del genere "intendi dire cerca di indovinare chi ti ucciderà? "ma lascio perdere perché il programma sta per iniziare.
Si vede lo scenario del distretto 1,i ragazzi che attendono preoccupati e l'estrazione di due tributi che sospirano con sollievo vedendo farsi avanti e offrirsi volontari una ragazza dai capelli chiari,la pelle pallida e l'aspetto accattivante e un ragazzo biondo, dagli occhi dorati,dal fisico scolpito,gli zigomi alti,il sorriso compiaciuto e ammaliante e...
-I favoriti si preparano tutta la vita per questo momento, sono i nemici peggiori.-Meliorn interviene.
Perfetto! Quel tributo maschio che mi sta vagamente "simpatico" non potrà mai essere mio alleato,un buon inizio!
Mi conforto pensando che non è qualcosa di importante.
Gli alleati,alla fine,possono solo aiutarti a morire in ritardo.
-Sono una- Tessa mi guarda con affetto,come per dire "sto cercando le parole per esprimermi semplicemente"-una vampira e un cacciatore.
Non apprezzo il suo atteggiamento.
È vero,mi sembra tutto strano ed impossibile ma arrivo a capire cosa voglia dire "vampiro" o "cacciatore".
Nel distretto 2 si ripete la stessa scena e si offrono volantari una ragazza che ho appena intravisto e un ragazzo dai cappeli così chiari da sembrare bianchi.
-Il ragazzo è uno shadowhunters-si sente tossire ma non capisco chi sia stato-uno shadowhunters anche molto preparato e la ragazza quasi sicuramente è una figlia di Lilith-questa volta è intervenuta Imogen.
-Maga-mi sussurra Tessa, come per darmi una spiegazione-come me.
So che vuole essere solamente gentile ma essere trattata come una stupida non mi piace.
Nel 3 lo scenario cambia completamente, viene estratta una ragazzina,appena di 12 anni ma viene salvata da un'accattivante ragazza alta e dai lunghi capelli color della pece che si offre volontaria.
Per il ragazzo,invece,non si presentano volontari,non si sente volare una mosca.
La telecamera inquadra il viso provato della ragazza dai capelli neri,si vede perfettamente la bocca rossa come il sangue aperta e i magnifici occhi ben delineati,che trattengono le lacrime.
Capisco che conosce il ragazzo.
Forse sono una coppia che si ama e la sorte ha voluto questa fine per loro. 
-Sono fratello e sorella-è Meliorn a parlare-due cacciatori.
Ancora peggio!
Magari l'amore, anche se non so bene come funzioni,può finire... ma la famiglia non ti lascerà mai,almeno credo...
Però mio padre in un certo senso mi ha lasciata.
Mia madre è scappata da lui perché lui ha preferito il combattere allo stare con sua moglie e suo figlio e ,probabilmente, si sarebbe comportato allo stesso modo con me se avesse saputo della mia esistenza. 
Quindi lui chi ha abbandonati... La famiglia,forse,ti può lasciare... E l'amore può rimanere eterno? O tutto prima o poi svanisce?
Niente sentimenti, niente sentimenti...
Se voglio lottare e morire con onore non posso lasciarmi trasportare dal mio maledetto animo, non posso permettermelo.
Il tempo scorre e arriviamo alla fine dell'estrazione del distretto 11.
Otre ai ragazzi dei primi distretti ricordo vagamente solo qualche viso come quello di una ragazzina-vampira,all'apparenza fragile come un bicchiere di cristallo; quelli di una coppia affiatata di licantropi che non è riuscita a sfuggire al crudele destino;quello di una fascinosa fata.
Arriva il turno del nostro distretto,vedo la scena che non avrei mai voluto rivedere,è come ripercorrere per filo e per segno un incubo che si sperava tanto di dimenticare per sempre.
Mi sembrano passati secoli e in realtà,questo maledettissimo momento, è accaduto neanche un giorno fa.
L'ultima immagine che si vede è il mio viso,che non trasmette emozioni,alla fine sono stata abbastanza brava ...e poi la TV si spegne.
Presto si spegne anche il sole,il cielo,la lampadina del mio scompartimento, la mia mente,si spengono i miei occhi e,finalmente, posso lasciarmi andare,posso cadere nel sonno e dimenticare,per qualche ora,questo odioso mondo.
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Questo capitolo è di super passaggio,l'abbiamo scritto solamente ieri in modo un pò frettoloso perché questa settimana siamo state piene di compiti in classe fino al collo :P
Vi prego,diteci che ci capite!
Quindi speriamo che vi sia piaciuto nonostante sia solamente un piccolo pezzettino anche se, in realtà, rivela parte degli sfidanti di Clary.
Ci dispiace per la notizia ( e speriamo che dispiaccia anche a voi!) ma,a quanto pare,prima dell'Arena, ci saranno più capitoli del previsto perché non vogliamo essere troppo frettolose e tralasciare particolari importantissimi.
Però, per "rallegrarvi" vi diciamo che non dovrebbero essere capitoli molto annoianti... al contrario :O
Mmmmhh...basta parlare :D
Vi invitiamo,come sempre,a recensire e ringraziamo tuttii i recensori *-* ogni volta che esprimete un vostro parere ci cambiate, naturalmente in meglio,la giornata. *-*
Grasciiiee ancora *-*
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera ~

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Capitolo 6
*** La shadowhunter di fuoco ***


Una giovane donna grassoccia e alta circa come me gira intorno al mio esile corpo,vergognosamente nudo.
-Complimenti davvero!-la voce euforica e strillante di quella ragazza ,che Tessa ha definito come una semplice mondana con il dono della vista,mi coglie di sorpresa-Non ci vorrà molto lavoro,sei già quasi alla modalità "bellezza zero"-mi sorride- hai bisogno solo di qualche ritocchino qua e là.
In effetti a casa mi permettevo il grande lusso di curare il mio aspetto fisico,quando ne avevo la possibilità. 
Saranno rimasti tutti sorpresi perché, solitamente, i ragazzi e le ragazze del 12 sono meno curati di un barbone di Capitol e sono pelosi come delle scimmie... ma non voglio giudicarli,essere presentabili non è il loro primo pensiero,piuttosto si preoccupano di trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
La "bellezza" nel 12 non esiste o meglio non importa a nessuno.
Invece qui sono tutti indaffarati a truccarsi,stando attenti alle giuste sfumature di colore,ad acconciare i tinti capelli 
,ad indossare parrucche stragavanti e dai colori brillanti o fluorescenti,a seguire con interesse ogni singola moda. 
Qui non si limitano ad essere presentabili ma mirano instancabilmente ad essere perfetti.
Qui un ciuffo fuori posto, un trucco sbavato,un pelo sul braccio e delle sopracciglia troppo folte sono tutti particolari che ti stampano come una persona "inguardabile" o "indecente" e da quando sono arrivata a Capitol City tutti me lo ricordano.
Presentare i tributi di qualsiasi distretto con delle imperfezioni sarebbe imperdonabile, per questo dobbiamo essere magnifici ed amabili perché, altrimenti, quei cosi che vengono chiamati "persone" ci eticchetterebbero come "poverelli",gli faremmo pena e lo stilista e tutti i suoi aiutanti sarebbero,naturalmente, licenziati.
Nel giro di pochi minuti gli assistenti hanno già finito.
Si sono limitati a sfoltire leggermente le mie sopracciglia e a fare una sbrigativa manicure a mani e piedi.
-Hai dei capelli- la ragazza prende un mio ciuffo-fan-sospira-ta-fissa il ciuffo-sti-alza il tono di voce-ci-molla,finalmente la ciocca che ricade sul mio viso. 
In realtà non credevo che i miei rossi sarebbero piaciuti così tanto,non avrei mai accostato un aggettivo così importante a quella specie di cespuglio del colore del sangue che mi è cresciuto in testa.
-Staranno alla perfezione con il tuo costume-tutti borbottano le stesse parole-Raphi sarà al settimo cielo!
Raphi?
-Chi è Raphi?-chiedo,curiosa.
-Oh lui è...
-Salve ragazzi-una voce maschile mi fa girare verso la porta e incontro il viso pallido di un vampiro...si,sembra proprio un vampiro-mi correggo,ragazze.
Mi fa l'occhiolino e mi indica e una "ochevole" risata generale riempie la sala.
Mi piace utilizzare il termine "ochevole" anche se non esiste perché è l'unico che fa capire sul serio il carattere di quelle persone dall'aria..."ochevole".
-Piacere,tu devi essere Clarissa. Io sono Raphael, il tuo magnifico stilista- schiaccia di nuovo l'occhio destro,mi prende la mano e la bacia.
A quanto pare i capitolini sono tutti dei fanatici idioti dall'aria odiosa,nessuna eccezione per il mio stilista. 
-Non ha dei capelli favolosi? Questi uniti al vestito saranno particolari indimenticabili!-la mondana batte le mani euforicamente,prendendo l'aspetto di una foca,le somiglia sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista di comportamento ed intelligenza.
Mi permetto di sorridere.
- Perfettamente perfetto!-non capisco chi sia stato a gridare.
-Non truccatela,non acconciatela, non rendetela un'altra persona!-Raphael ha un'aria leggermente afflitta-Voglio che sia se stessa il più possibile o nell'arena non la riconosceranno.
Sospiro e guardo sorridendo Raphael, almeno non mi truccheranno così tanto da sembrare un clown.
Forse "Raphi" non è poi così male.
Sorrido di nuovo e vedo che mi fissa con interesse... mi ricordo di essere nuda.
Spalanco gli occhi e porto le braccia davanti al mio piccolo seno.
-Posso-sento che sto arrossendo-posso indossare l'accappatoio?-mi schiarisco la voce.
-Ovviamente.- afferma Raphael-Vado a prendere l'abito, tu aspettami qui.-mi indica e va via.
Sospiro e guardo la "foca",da oggi in poi la chiamerò così. 
-Non devi vergognarti- la mondana sorride e mi porge l'accappatoio- qui è naturalissimo essere viste nude anche dai ragazzi cioè, non mi fraintendere-muove le mani- gli stilisti non sono visti come uomini,svolgono solo il loro mestiere, mi capisci?
Annuisco ma in realtà non capisco,mi vergogno ancora...non mi era mai capitato di farmi vedere nuda da un ragazzo e non pensavo proprio che la prima volta...beh...sarebbe successa così, senza sentimenti, solo per mostrare il mio fisico in modo da accertarsi che un vestito stia addosso a me in modo divino.
Dopo qualche ora ho indosso proprio quel vestito.
Non ci vedo niente di speciale, è un semplice abito nero e liscio,troppo aderente e scomodo.
-Cosa ne pensi?-la voce stridula della foca mi fa innervosire. 
-È l'indumento più penoso che abbia mai indossato-non so dove abbia trovato il coraggio di pronunciare quelle parole-e vengo dal distretto 12-assumo un tono di disprezzo mescolato ad un pizzico di ironia.
-Oh- Raphael assume un'aria offesa-non hai ancora visto niente. 
Esce dalla stanza con il broncio e,tornando,dopo qualche minuto,si dirige verso di me con un accendino.
Un accendino!?
Indietreggio.
-Cosa-strillo nervosamente mentre Raphael si avvicina sempre di più a me- cosa intendi fare? Chiamo,chiamo subito le guardie o come cavolo si chiamano!-finisco contro il muro e il mio stilista spegne di colpo l'aggeggio che ha in mano.
-Calma rossa!-mi guarda con un'aria divertita-ti fidi di me?
Adesso sono più furiosa che mai.
-No-lo fisso-ovviamente non mi fido di te.-sto gridando.
Da quando sono diventata isterica e coraggiosa?
-Quelli del 12 sono tutti strani!-sento dire- Il nostro Raphi non farebbe male ad una mosca!
-Ok-affermo-non mi fido ma devo farlo per forza.
Però cerca di non terrorizzarmi perché non è stato affatto piacevole vederti come un piromane che cercava di incendiarmi!
Sento che tutti ridono,ridono di me, non lo sopporto.
-Siamo pronti-una ragazza è entrata di fretta nella sala ed è uscita subito.
-Non c'è tempo,sii amabile sul carro e soprattutto-ride-non allarmarti per nessun motivo. 
 
 
 
 
"Non allarmarti per nessun motivo. Per nessun motivo."
Penso alle ultime parole di Raphael mentre salgo sul carro del 12,nero anche questo con qualche fantasia rossa dalle varie sfumature calde.
-Sei pronta? Domineremo la scena!-Meliorn mi guarda divertito.
Non capisco proprio. 
Come dovremmo dominare la scena? Con degli stupidi e orrendi abiti neri creati da uno stilista privo di un minimo di creatività?  
-Si,sono pronta.-rispondo,non è il momento di discutere. 
Sento una insopportabile musica rimbombare nelle mie orecchie e si fa avanti il carro del distretto uno.
È addobbato in stile gotico,contornato di pietre preziose dai colori scuri e i cavalli sono color viola che tende al nero.
Dominano,su tutto questo,vestiti con abiti di alta moda sicurissimi,i volti pallidi e i capelli chiari di quella vampira insopportabile e di quello shadowhunters da cui non riesco a staccare gli occhi.
-Ricorda-è Meliorn-sono i nemici.-lo fisso e scuoto la testa, è come se mi leggesse nel pensiero, come se capisse che provo un minuscolo debole per quel ragazzo.
La folla grida con entusiasmo quando la ragazza manda baci verso di loro mentre il ragazzo si limita a stare fermo, ma basta quello per attirare l'attenzione e far cadere ai suoi piedi milioni di capitolini.
Sono certa che ai favoriti non mancheranno gli sponsor.
In pochi minuti avanzano anche il carro con il ragazzo dai capelli bianchi,che conquista con pochi movimenti la folla,quello con i due fratelli,entrambi elegantissimi e con uno stile azzaccato,quello dei due licantropi innamorati che decidono di tenersi a distanza e rimangono freddi per tutta la durata della sfilata.
 Si fanno avanti carri colorati e non,fantastici e bizzarri, incantevoli o inguardabili e,con il passare del tempo, tutti i carri precedenti al nostro terminano.
È il nostro turno.
Il mio cuore batte così velocemente che riesco a sentire perfettamente il suo rumore,regolare e fastidioso. 
Sono agitatissima, sto entrando nel panico...
Questa sfilata segnerà il mio destino.
Se riuscissi a conquistare qualche sponsor potrei sopravvivere, forse potrei tornare a casa e...
Basta, basta,basta.
Niente illusioni.
Il nostro carro si fa avanti e la folla batte le mani in modo ristretto,tutti sembrano poco interessati e annoiati.
Mi sento debole,impotente,devo trovare un aggancio,qualcosa che mi renda sicura, un supporto.
Così mi aggrappo alla prima cosa che trovo accanto a me:la mano di Meliorn.
Le nostre dita si sfiorano prima timidamente e poi con più forza e sicurezza e,col passare del tempo,le nostre mani sono intrecciate così saldamente che giurerei di non potermi staccare più dalla stretta del ragazzo.
-Ti prego non lasciarmi-lo imploro-non riuscirei ad andare avanti-lui mi guarda e stringe la presa,sorrido appena. 
La folla sta in silenzio,abbiamo sfidato tutti,siamo al centro dell'attenzione,dominiamo la scena.
Persino i due lincatropi,due innamorati, non hanno osato sfiorarsi e si sono sottomessi al potere di Capitol City.
E noi invece abbiamo stupito tutti.
 Le nostre mani unite sono un simbolo di ribellione,come se non volessimo partecipare a questi giochi,come se desiderassimo che tutto questo fosse un incubo.
Un gesto troppo difficile da spiegare anche per me.
Tutto rimane fermo per qualche minuto poi,in un istante, il calore e la tranquillità che mi aveva donato Meliorn svanisce.
Vedo che le fiamme ci circondano,penso che sia successo qualcosa di strano e pericoloso quindi cerco di divincolarmi in tutti i modi.
Il panico mi avvolge come un maligno serpente che tenta di stritolarmi e di uccidermi e il mio stomaco si sta contorcendo,dubito che sarà intatto alla fine di tutto questo,se ci sarà una fine.
Mi guardo intorno confusa,cerco di lasciare la stretta di Meliorn che però non intende mollarmi.
Non posso scappare.
Sono intrappolata dalle fiamme.
Morirò.
"Non allarmarti per nessun motivo."
Ricordo le parole di Raphi.
Mi calmo e guardo il volto soddisfatto di Meliorn e tutto in un colpo mi rendo conto che il pubblico è impazzito e grida con entusiasmo. 
C'è chi lancia rose verso di me e Meliorn,chi manda baci e cerca di attirare l'attenzione e chi non crede ai suoi occhi e fissa la scena con gli occhi sbarrati.
Dopo qualche secondo di urla confuse si sente gridare con fervore il mio nome e, qualche volta,quello di Meliorn.
Lo spettacolo di colori e felicità supera tutti quegli urli o sorrisi che il pubblico ha concesso agli altri distretti e all'improvviso sento che forse posso permettermi di sperare,per qualche secondo,di sopravvivere.
Finché ci saranno gli sponsor ci sarà vita.
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Salve a tutti :)
Abbiamo finalmente pubblicato♡ speriamo che ne siate felici *^*
E speriamo anche che vi sia piaciuto il capitolo e l'idea di Raphael - stilista :)
Ringraziamo i recensori che ci strappano sempre un sorriso :") e anche chi si sta nell'ombra... anche se ci teniamo a dire che non mangiamo nessuno e non stiamo giocando a nascondino u.u
Il nostro invito a recensire e ad esprimere quindi le vostre opinioni,negative o positive che siano, si rinnova♡
Alla prossima. 
~Silvia e Kiakkiera ~

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Capitolo 7
*** Jace ***


Un invitante odore di cibo prelibato mi induce ad annusare intensamente l'aria fresca della stanza, ricevendo, così, parecchie occhiate interrogative da parte di Tessa, Imogen e Meliorn.
Sorrido.
Non mi interessa il loro giudizio. 
Sul carro sono stata fantastica e ancora il mio umore è alle stelle, sono fiera di me e niente potrà indurmi a non essere felice.
 E non sono megalomane o vanitosa, ma solo modesta.
Conclusa la sfilata ho ricevuto migliaia di complimenti da parte dello staff, grida euforiche da parte dei capitolini e persino sguardi invidiosi da parte dei miei sfidanti... e credo che ci sia una ragione. 
Nonostante sia alla modalità "forse sopravviverò, sorridiamo", questa giornata si è rivelata più pesante del previsto e fatico a rimanere sveglia e lucida.
Appoggio la testa sul tavolo dove presto ceneremo, per riposarmi qualche minuto.
Non mi interessa dell'educazione, sono a pezzi.
Imogen comincia ad elogiarci con un lungo e noioso discorso.
-É un onore essere qui con voi- farnetica- siete stati i più acclamati della sfilata e sono fiera del vosto successo.
Ascolto solo la prima frase e poi vago fra i miei pensieri.
Fino a qualche giorno fa credevo di non poter vincere per nessun motivo e adesso... adesso che ho gli sponsor potrò tornare trionfatrice a casa, potrò riabbracciare e i miei cari e il distretto 12 godrà di benessere e benefici per un lungo periodo.
Mi sfugge una risatina dovuta alla mia strana sicurezza e tutti mi fissano nuovamente male.
A quanto pare devo aver interrotto il discorso in una parte davvero cruciale perché anche Tessa sembra leggermente infastidita.
-Su Imogen, continua- afferma Meliorn, riempiendo la sua voce di falsa ammirazione.
-Oh no!- strilla lei -quella marmocchia ha riso di me e io non continuerò, potete scordarvelo!
La voce di Tessa interrompe il piccolo litigio che stava per crearsi e per questo la ringrazio.
-Inutile che lo ripeta ma- Tessa sfoggia un sorriso così brillante da risultare quasi accecante- siete stati fantastici!
Si alza, credo con l'intento di sedersi accanto a me e Meliorn, dato che prima era dalla parte opposta del tavolo, ma qualcosa, o meglio qualcuno, le blocca la strada.
Infatti quel gran pezzo di ragazzo-fata, o come diavolo si dice, si è alzato e adesso sta sbarrando la strada alla nostra mentore.  
Cosa vorrà mai fare?
Oh... quel tizio è davvero imprevedibile. 
Che se la sia presa con Tessa per qualche strana ragione?
No.
Vedo che le stringe la mano e le parla a bassissima voce, un suono impercettibile anche per me che sono a pochi metri di distanza da loro.
E dopo, di botto, Meliorn la stringe a se, rinchiudendola nel cerchio delle sue possenti braccia, come per ringraziarla.
Il ragazzo poggia la sua testa sulla spalla di Tessa e annusa il suo femminile maglione.
Annusa il suo maglione?
Ma cosa sta succedendo? 
La sta davvero ringrazio? 
O è un gesto che significa "ti amo" o "non lasciarmi"?
Cosa dico?
Meliorn e Tessa?
Sembra una barzelletta.
È altamente improbabile. 
Guardo nuovamente i due ragazzi.
Un'ondata di gelosia mi colpisce e divento naufraga nell'immenso e profondo mare dell'invidia.
Cerco di raggiungere la spiaggia con l'intento di salvarmi, cerco di tornare alla realtà... ma non ci riesco.
"Devi tenerti alla larga da Meliorn. È pericoloso."
Sento la dolce e apparentemente sincera voce della mia mentore.
 Mi parla, mi da consigli, ma non viene a salvarmi dalle onde che mi stanno per uccidere.
Magari Tessa mi ha rifilato tutti quei falsi consigli perché vuole Meliorn tutto per lei, non lo vuole dividere.
Magari sono in complotto contro di me.
Magari non siamo alleati e, appena entrati nell'arena, sarò il primo bersaglio di Meliron.
Magari.
-Non ho fame- affermo senza neanche pensarci.
Mi alzo con poca grazia, facendo crollare la sedia sulla quale ero seduta ed esco velocemente dalla sala, sbattendo con furia la porta.
Riesco a udire ugualmente la voce di Imogen che urla "Domani mattina sessione di addestramento, ne parliamo a colazione".
Faccio finta di non averla sentita e continuo per la mia strada.
Raggiungo la mia stanza e mi butto sul letto, raggomitolandomi tra le eleganti lenzuola di lino che lo ricoprono.
Affondo la testa nel cuscino.
Mi sono salvata dall'annegare, ho raggiunto la riva, ma ho ancora paura che una nuova ed enorme onda mi riporti dentro quell'inferno.
E dall'inferno puoi sfuggire una sola volta, le altre devi evitarlo.
Devo stare isolata, vivere sulle montagne della solitudine oppure morirò. 
 
 
 
 
Non mi sembra di aver dormito nenache per un minuto quando mi sveglio, coccolata dai flebili raggi del sole.
Rimango per qualche minuto nel letto, mentre i miei pensieri volano nel firmamento della beatezza,noncurati della brutale guerra che si svolge sulla terra ferma. 
Premo uno strano pulsante verde che si trova accanto al letto.
La la parte finale del materasso si alza lentamente e i miei piedi e le mie gambe si alzano con questo.
Gioco per qualche minuto con i pulsanti che "comandano" il materasso finché il mio momento di inusuale relax viene interrotto e le ali dei miei pensieri spezzate.
-Un'ora-grida una voce,ma non capisco di chi si tratti.
Così sospiro e lentamente mi alzo,infilo le ciabatte e mi dirigo verso il bagno, dove faccio una frettolosa e ghiacciata doccia,dato che non riesco a regolare il calore dei getti d'acqua. 
Nel giro di mezz'ora sono già pronta e,nonostante sia in anticipo sull'orario prefissato,i miei tre "compagni di viaggio" sono già riuniti.
-Ei- Meliorn mi sorride ma non ricambio.
Mi siedo di malavoglia accanto a lui e improvvisamente mi ricordo di non aver cenato.
Il mio stomaco brontola, così forte che anche i miei vicini riescono ad udirlo.
Così comincio ad abbuffarmi, mangiando cibi dolci e salati,senza seguire un ordine o uno schema.
-Come sapete,fra qualche ora si terranno le prime sessionioni dell'allenamento, quindi credo sia essenziale discutere con voi delle vostre abilità-sentenzia Tessa, mentre addento una morbida fetta di pane.
Abilità.
Ieri ho pensato agli sponsor, ho creduto di potermi salvare, ma ho dimenticato un piccolo particolare: nell'arena devo combattere ed uccidere. 
E non so neanche impugnare una spada, utilizzare un arco o semplicemente un coltellino.
- Immagino che, nelle sessioni private, vi vogliate allenare insieme. - è stata Imogen ad intervenire. 
- No. - rispondo per entrambi e vedo il viso di Meliorn che si contorce,cercando di capire la mia strana mossa.
-In realtà, Clary - Tessa assume quella maledetta aria dolce - era un'affermazione ... vi allenerete insieme e sarete alleati.
Non esserlo dopo il comportamento di ieri sul carro sarebbe una mossa azzardata e stupida,vi fareste sfuggire i fan, tutti il lavoro svolto sarebbe perso.
-Bene- Meliorn si raddrizza e scrocchia le dita.
- Torniamo a noi. In realtà le vostre abilità dipendono soprattutto dalle vostre "razze", ma c'è sempre un "preferito". 
C'è sempre, ad esempio, chi ama di più tirare con l'arco e chi lanciare coltelli. 
Meliorn, qual è il tuo "preferito"?- chiede Tessa.
-In realtà - sorride maliziosamente - non ho un "preferito", credo di essere un secchione nel mio campo.
Deglutisco.
Almeno sarà un mio alleato.
-E tu, Clary? - mi porge Imogen la domanda.
E io?
Io cosa?
Io non so un bel niente. 
-Invece io credo di essere- mi schiarisco la voce - l'idiota della classe - abbasso lo sguardo sul tavolo, colmo di ogni inimmaginabile pietanza.
E, tutto in un colpo, un rumoroso e tagliente silenzio circonda la stanza.
Eppure Tessa sapeva che non ho doti nascoste, io non ero a conoscenza dei miei poteri fino a poco tempo fa, come potrei essere una combattente esperta?
-Meliorn, stupisci un pò gli avversari, ma non troppo- ordina Tessa-Clary - mi fissa- fa' quel che ti pare.
Mi alzo, ho finito di consumare la mia colazione e non ho voglia di rimanere insieme a quella specie di strega, a quell'imbecille di fata e a quell'incrocio fra una shadowhunter e una capitolina.
-Alle dieci in punto davanti all'ascensore,Imogen vi guiderà.- comunica Tessa.
Comincio ad andare via ma la voce della figlia di Lilith mi richiama.
-Clary, Meliorn, cercate di essere più amichevoli possibile davanti agli altri tributi.
Non ribatto e torno nella mia stanza.
 
 
 
Alle 10 in punto arrivo davanti all'ascensore e trovo ad aspettarmi Imogen e Meliorn che spettegolano come due ragazzine impiccione.
Ci mettiamo appena qualche minuto per arrivare al centro di addestramento, che si trova nei sotterranei. 
All'arrivo noto che la maggior parte dei tributi sono in anticipo sull'orario dell'appuntamento e ci vuole appena un minuto perché gli altri ci raggiungano.
Dopo circa 5 minuti dalla partenza in ascensore siamo tutti riuniti,ognuno con il numero del proprio distretto attaccato sulla schiena.
Una fata dall'aria burbera,la nostra istruttrice,si limita ad indicarci le posizioni e a spiegarci che tutte sono importanti ed essenziali per riuscire a sopravvivere nell'arena. 
Meliorn,per cominciare, si dirige verso la postazione dei nodi,ignorando l'ordine di Tessa per cui dovremmo stare uniti.
Anche io dimentico l'ordine e non lo seguo.
Mi guardo intorno.
Quasi tutti i tributi hanno già scelto una postazione così mi dirigo verso quella vuota del tiro con l'arco. 
L'istruttore mi spiega in termini semplici come usare l'arma, e io annuisco, non deve essere poi così difficile come sembra.
Così scocco la mia prima freccia,che manca il bersaglio di almeno due metri.
Ci riprovo una, due, tre, quattro, venti volte, finché il mio istruttore si allontana, stufo del fatto che non riesca a centrare neanche la parte più esterna del bersaglio.
Sto per allontanarmi anche io quando sento che una mano si poggia sulla mia spalla.
-Posso?- poggio un attimo l'arco e vedo il ragazzo dagli occhi dorati che è vicinissimo a me,sento il cuore battere all'impazzata- Posso aiutarti?
Ti mostro come si fa,quell'istruttore non è un gran genio.- sorride e rimango colpita dal suo ammaliante gesto.
L'effetto che mi provocano le risate di Meliorn non sono niente in confronto ad un solo sguardo rivolto allo shadowhunter.
-Terra chiama Clary- muove la mano davanti ai miei occhi - Jace chiama Clary.
Jace,è così che si chiama il ragazzo dagli occhi dorati.
Mi riprendo.
-Certo- rispondo- cioè puoi aiutarmi.
Prendo di nuovo arco e freccia e assumo la posizione che mi ha indicato in precedenza il mio istruttore. 
Jace si colloca alla mia sinistra e "aggiusta" leggermente la mia posizione.
-Siamo pronti?- mi chiede.
Annuisco appena e comincio a tirare la corda.
-Tira di più - ride-non hai forza per tirare questa corda?- con una mano sola,all'improvviso, "agguanta" il mio braccio , tirandolo verso dietro e muovendo, così ,anche la corda.
-E adesso molla la presa.- sto ferma- Su, molla.- mi incoraggia.
E così faccio, ma nel farlo perdo l'equilibrio e cado a terra,su Jace.
L'arco cade con un rumoroso tonfo alla mia destra.
Vedo che tutti gli occhi degli altri tributi sono puntati su di noi.
Da quanti tempo ci stanno fissando?
-Scusa-sussurro a Jace.
A separare le nostre labbra è un minuscolo ostacolo, quasi inesistente.
I nostri respiri si intrecciano, il mio incontra il suo, il suo incontra il mio.
Rimango ferma su di lui e studio con ammirazione i suoi dorati, innaturali e unici occhi.
Come può una persona reale essere così perfetta?
E se non fosse reale?
Magari tutto questo è creato dalla mia immaginazione e sto sognando tutto, forse, quando mi sceglierò, potro disegnare un nuovo fumetto con questa storia.
-Ti scuso- sussurra- ma sarebbe meglio se ti alzassi. So che molte ragazze mi ammirano ma non è il caso di provarci davanti a tutti,Clary.
Mi alzo di scatto e mi guardo intorno.
La ragazza del distretto di Jace sorride in modo beffardo, Meliorn fa lo stesso, i due innamorati ci rivolgono appena uno sguardo curioso,la ragazzina-vampira mi guarda con un'aria superiore,lo shadowhunters dai capelli bianchi mi fissa,come per rimproverarmi. 
Ma non sono quei visi beffardi e stranati a darmi fastidio bensì il viso scandalizzato del ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri,che è attento più a Jace, che adesso si sta alzando, che a me.
-Alec torniamo ad allenarci-gli suggerisce la sorella.
E scompaiono insieme.
-Credo che adesso puoi riuscirci da sola- Jace raccoglie l'arco, me lo porge e poi, dopo avermi salutato con la mano, scompare fra i tributi. E mentre va via capisco che sono fregata.
Sono davvero fregata.
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Siamo delle super-eroine :D
Abbiamo pubblicato in tempo u.u
Comunque... facciamo un giochino? :3♡
Alla fine della vostra recensione scrivete un voto da 1 a 10 per la ff ,ci va bene anche l'1 *-*
A presto (speriamo!!!!)
~Silvia e Kiakkiera ~
Ps: RECENSIIITEEE♡♡

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Capitolo 8
*** il barattolo ***


I primi due giorni di addestramento sono trascorsi in fretta.
Io e Meliorn, ignorando gli ordini di Tessa, siamo rimasti separati per tutto il tempo.
La maggior parte delle ore le ho passate con Jace...
Potrà sembrare strano, ma mi trovo più che bene con quel ragazzo.
Se non fossimo qui per allenarci e andare in una arena ad ucciderci potrei persino farci un pensierino...
Meliorn naturalmente si è accorto del mio debole per il ragazzo, ma anche io mi sono accorta del SUO di debole.
Quindi abbiamo stretto un patto per evitare inconvenienti. 
Io non parlo dei suoi incontri con "Isabelle Lightwood" (ho imparato nome e cognome di quella ragazza per quanto Meliorn ne parla!) e lui non rivela a Tessa e a Imogen che trascorro gli allenamenti in compagnia di Jace.
Un patto che si è rivelato abbastanza utile.
Durante ogni cena , infatti, Tessa e Imogen hanno interrogato me e Meliorn sulla giornata trascorsa e lui ha guidato ogni serata, narrando storielle in cui noi vagavamo insieme fra le postazioni. 
Non so proprio come faccia a raccontare diversamente i fatti , ingigantendoli, ma senza rendere il tutto una grossa bugia.
Ad esempio ha detto a Tessa e a Imogen della mia ridicola ma educativa prova di tiro con l'arco ,tralasciando il fatto che il mio istruttore era Jace e dicendo, senza mentire, che lui era lì accanto a guardare la scena.
Naturalmente le due "ragazze" hanno bevuto tutto e si sono anche complimentate per il nostro comportamento esemplare.
Agli strateghi, invece, non è sembrato un problema che io trascorressi del tempo con Jace e che Meliorn sbavasse dietro Isabelle.
In realtà non credo che ci abbiano visti, erano troppo occupati ad ingozzarsi con ogni genere di ghiottoneria e a divertirsi fra loro, invece di studiarci.
E adesso è il terzo giorno, quello della sessione privata con gli strateghi. 
Come sempre il 12 è l'ultimo ad essere chiamato e, dopo un'interminabile attesa, arriva il turno di Meliorn. 
-Fatti valere...-gli stringo la mano- per entrambi. 
-Lo farò- mi sorride, quasi con tenerezza.
So che si impegnerà al massimo per mettere in primo piano il 12, giocherà tutti i suoi assi nella manica per sè e per me, perché sa che io non brillo da sola, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.
Ci vuole circa mezz'ora prima che mi chiamino e adesso è il mio turno.
Respiro profondamente, cercando di scacciare via tutta la preoccupazione che ho in corpo.
Meliorn li avrà conquistati, non devo agitarmi più di tanto.
Forse vedere me dopo di lui sarà una grande delusione,o forse non rimarranno stupiti, forse non è una novità vedere un tributo del 12 incapace.
Certo, Jace mi ha insegnato qualcosa, ma è sempre troppo poco.
Potrei tirare con l'arco, ma ho circa 2 probabilità su 10 di prendere il bersaglio in un punto abbastanza accettabile, lanciando coltelli farei solamente figure non troppo buone, non so riconoscere le piante velenose e il solo nodo che so fare è quello delle scarpe...
Magari, anche se ci sono stati tributi incapaci, io sarò la peggiore e verrò ricordata nella storia per essere stata l'unico tributo a prendere il voto 0.
Già, le sessioni private sono segrete ma gli strateghi, i nostri giudici, hanno il compito di assegnarci un voto, in modo che gli spettatori sappiano su chi scommettere.
"Abbiamo valutato con attenzione la situazione" immagino la voce imbarazzata ma decisa di uno degli strateghi che dà la strana notizia " e secondo noi il voto 0 è il più adatto alla shadowhunter Clarissa Fray".
Sento di nuovo che mi chiamano, devo muovermi.
Chissà cosa succederebbe se non adassi alla sessione privata, se cercassi di scappare...
Non voglio scoprirlo, non in questo momento, quindi entro velocemente nella palestra.
Mi fa impressione vederla così, spoglia, senza gli altri tributi che si allenano, con solo gli strateghi che mi fissano come se fossi un piatto prelibato che presto sbraneranno.
Mi posiziono al centro della palestra e stranamente gli strateghi mi prestano attenzione...
Pensavo che si sarebbero messi a magiare e a scherzare, come al loro slito, sopratutto perché sono l'ultima che deve essere giudicata e sono stanchi di assegnare voti.
Ma non lo fanno, si interessano a me, mi fissano tutti con attenzione, come se fossi una persona importante. 
Valuto la situazione. 
Attorno a me ci sono migliaia di armi magnifiche, ho una scelta più che vasta.
Ma non sono un arco splendido, una spada forgiata alla perfezione o dei coltelli dalle lame affilatissime che mi attirano, bensì della pittura, quella che si usa per mimetizzarsi.
Come ho fatto a non pensarci prima?
Potrei mostrare loro il mio talento artistico e nello stesso tempo fare qualcosa di utile.
Prendo tutto il materile che trovo e mi siedo sul pavimento. 
Ho acchiappato anche un foglio per poggiare i pennelli usati e i barattoli aperti, così da non sporcare il pavimento della palestra.
Comincio scegliendo un marrone scuro, che userò come base colorata per il mio braccio sinistro, ho deciso di decorare quello.
Così, dopo qualche minuto il mio arto sinistro superiore potrebbe essere confuso senza problemi con il tronco di un albero. 
Ma non mi fermo qui, sarebbe troppo facile.
Così poso il barattolo appena utilizzato sul foglio e apro quello contenente il colore verde.
 È un verde chiaro, più chiaro di quanto mi aspettassi, dovrò accontentarmi ed adeguarmi.
Disegno sul mio braccio-tronco delle macchie verdi, rappresentanti del muschio.
Il risultato è abbastanza accettabile però sono solo all'inizio e ho già sbavato un pò il verde.
Sarà l'emozione o il fatto che non dipingo da un pò di giorni, ma ho sbagliato, non mi sarei mai aspettata errare dipingendo qualcosa di così elementare.
Ma non è niente di irreparabile, basta riprendere il marrone e passarlo sopra, comprendo così la sbavatura.
Così guardo il foglio su cui avevo poggiato il barattolo, ma sopra di esso non si trova un bel niente.
Scruto l'ambiente circostante , in cerca del barattolo, ma non trovo nessuna traccia.
Cerco di ricordare un programma che una volta Capitol City ha trasmesso e che, stranamente, ho visto.
Il protagonista era un investigatore che cercava di scoprire dove fosse finita una collana di perle che la proprietaria aveva perduto.
La prima ipotesi fu quella del furto, ma questa ipotesi fu subito smentita perché la proprietaria aveva visto la collana appena si era svegliata e solo due minuti dopo, dopo essere andata in bagno a prendere le ciabatte,tornando, non l'aveva trovata sul comodino.
In questo frangente sarebbe stato impossibile per dei ladri entrare ed uscire dalla casa, dove già le figlie e il marito erano svegli.
Non si trattava di furto.
E anche questa volta non è un furto, non credo che gli strateghi abbiano avuto ragione o tempo per rubare il materiale, sarebbe stata un'azione inutile.
Fisso gli strateghi, che stanno mormorando, stupiti e hanno la bocca aperta, come quelle stupide donzelle che vengono salvate dai super eroi.
Non credevo che si sarebbero fatti impressionare da così poco, ancora sono a metà della mia opera e non ho fatto niente di speciale. 
Mi alzo e vado in cerca del barattolo, senza di quello non posso continuare a dipingere. 
Dopo qualche minuto comincio ad infuriarmi: come fa un barattolo di pittura a scomparire nel nulla?
-Vogliate scusarmi- parlo timidamente- avete visto il barattolo contenete il colore marrone?- chiedo.
Non ricevo una risposta chiara, sento solamente gli strateghi bisbigliare fra loro.
-Questa ragazza è speciale- mormorano- e fa finta di niente!
Ma cosa stanno farneticando? 
-Davvero vuole prenderci in giro?- continuavano, come se non ci fossi.
-Scusate- schiarisco la mia voce- avete per caso visto il barattolo contenente il colore marrone?- ripeto.
Solo uno stratega risponde, usando un tono di voce beffardo.
-Lo sa benissimo dov'è il barattolo, signorina Fray- sorride e beve un bicchiere di quello che sembra spumante. 
Mi guardo intorno. 
Se lo sapessi perché dovrei chiederlo a loro?
- Mi dispiace deluderla, signor stratega, ma se lo sapessi non verrei di certo a chiederlo a voi tutti, bensì continuerei a mostrarvi le mie capacità. 
Tutti bisbigliano eccitati.
Ma cosa succede?
-Signorina- sbuffa lo stratega - la smetta di giocare, ormai abbiamo scoperto il suo talento, vogliamo solamente che finisca la sua "opera".
Questi tizi sono davvero stupidi!
In che lingua devo dirgli che senza quel colore non posso continuare? 
-Senza il barattolo non posso!- affermo, scocciata- se mi rivela dove si trova,o semplicemente mi dice che non lo sa, continuo in qualche modo, però mi deve rispondere, signor stratega.
I giudici cominciano a parlare con un tono di voce più alto, che quasi sovrasta quello dello stratega che mi risponde.
-Silenzio!- urla, e l'ordine viene eseguito- terremo conto del suo modo di fare da finta tonta. Ma se la mette così le rivelo un "segreto". Il barattolo è nel foglio.
Nel foglio?
Forse intende sopra o sul foglio..
Magari questi capitolini non sono così istruiti e raffinati come si pensa e si confondono anche con le parole più semplici. 
In più non credo di essere cieca, prima ho controllato, ho guardato foglio, e sopra di esso il barattolo non c'era. 
Ma per non contraddire i giudici e per mostrarmi ubbidiente torno alla mia postazione, dove naturalmente non trovo il barattolo.
-Dove dovrebbe essere?- chiedo, arrabbiata.
E poi sarei io a prenderli in giro?
Prendo il foglio e lo rigiro fra le mani.
-Non credo che sia...- mi blocco.
Perché, mentre giro foglio fra le mani percepisco qualcosa di ruvido al tatto, ruvido come il tappo del barattolo. 
Guardo il foglio e vedo il disegno di un tappo in legno, identico a quello del barattolo che sto cercando. 
-Signorina, come vede e come sapeva già il barattolo si trova nel foglio.- guardo lo stratega, incredula.
Come ho fatto a non accorgermi che il foglio era disegnato?
"Clarissa, Clarissa, fai lavorare la tua testolina rossa, forse il foglio prima non era bianco" la voce della mia coscienza mi fa riflettere, odio riflettere.
"Stai zitta" penso.
Prima che il dialogo fra me e me si sviluppi il mio corpo si stacca dalla mia mente e faccio qualcosa, il mio corpo fa qualcosa.
È ovvio che una cosa del genere è impossibile, ma le mia mani agiscono senza ricevere comandi, non posso fare niente per fermarle.
Con mia grande sorpresa vedo che le mie scaltre dita afferrano per il tappo il barattolo e lo portano lentamente alla realtà, fuori dal pazzo di carta.
Il foglio cade lentamente sul pavimento e il barattolo rimane nella mia mano.
Cosa succede?
Cosa ho fatto?
Adesso ho anche le visioni?
A che gioco stanno giocando gli strateghi?
-Può bastare signorina Fray.- il solito stratega mi congeda, mentre sorride con soddisfazione. 
Così, senza ribattere esco fuori dalla palestra e ancora i miei occhi non credono a quello a cui hanno appena assistito. 
Ma qualcosa la so: la collana la indossava la proprietaria.
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Abbiamo il fiatone :P
Ci combiniamo sempre a scrivere il capitolo un giorno prima. 
La scuola ci uccide e gli impegni pomeridiani sbranano il nostro cadavere. :O
Comunque alla fine ci riusciamo, fortunatamente. 
Se questo capitolo non è stato di vostro gradimento lo capiremo davvero, perché è stato scritto in fretta ):
Quindi vi comunichiamo, con rammarico, che probabilmente qualche volta ritarderemo ,ma cercheremo di essere puntuali :)
Grazie per i voti wow *0* della volta scorsa *-*
RECENSITEEEE♡♡♡♡♡
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 9
*** Scalpore ***


Non ci vuole molto tempo prima che raggiunga l'ascensore. 
Appena entro sospiro per il sollievo, finalmente sono uscita da quel maledetto posto.
Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stato difficile agire in modo normale mentre degli uomini che neanche mi conoscono, ma che sicuramente mi disprezzano, mi fissavano in modo interessato, per giudicarmi, per dirmi "morirai" o "forse tornerai a casa".
Mi accascio sul pavimento dell'ascensore e porto le ginocchia alla testa.
Che voto mi avranno assegnato?
Meriterei un 4, massimo, ma, per sbaglio, non so neanche come, ho fatto qualcosa di speciale, straordinario...
-Com'è andata?- una voce beffarda e ormai conosciuta mi fa rialazare di scatto.
-No, no, no, no, no!- Jace mi prende le mani e mi fa riscendere lentamente verso il pavimento, poi si siede accanto a me - Com'è andata?
Com'è andata? Come fa a chiedermi una cosa del genere?
Sa che sono una frana... anche se durante la sessione privata sono sembrata tutt'altro.
-Sai che non posso dirlo, è un segreto e- mi blocco perché Jace sta sbuffando.
-Sai che ho bloccato l'ascensore e non ho intenzione di farlo ripartire finché non mi dirai tutto?- mi guarda, sfidandomi.
-Sarebbe una specie di ricatto?- chiedo, con un tono di voce che va dallo stupore alla rabbia.
-Calma rossa!- si allontana di qualche centimetro- volevo solo sapere se ti è andata bene!- sorride e si riavvicina.
Sorride, e non posso non sorridere anche io quando compie quel gesto.
-E a te, come è andata?- chiedo, curiosa.
-Come sarebbe dovuta andare?- mi chiede- Sono il più forte, duro e abile shadowhunter mai esistito, sai che sono il migliore.
Porto nuovamente le ginocchia alla testa.
Come fa ad essere così...così insopportabile ma nello stesso tempo amabile?
-Credo che mi meriterei un 12, ma...- lo blocco.
-Ma i giudici saranno stati gelosi di te e ti avranno sicuramente abbassato il voto.- lo guardo negli occhi- Sei sempre così o ti pavoneggi solamente con me?
-Non concedo l'onore solamente a te, lo sai.- si alza e mi porge la mano- Dato che non mi racconterai mai della tua prova ti propongo qualcosa di diverso: ti faccio scendere se nell'arena sarai una mia alleata.
-Io e Meliorn alleati di un- mi blocco- favorito?- chiedo con disprezzo. 
-Togli il secondo nome- risponde- solo tu ed io. Quando morirà Meliorn non sopravviverai mai da sola. Cosa ne dici?
Cosa dovrei dire?
Perché mai non dovrei accettare?
Se mai Meliorn morisse prima di me, io rimarrei sola e anche la minima probabilità di rimanere in vita svanirebbe.
Abbasso il capo, accetto.
L'ascensore riparte e, dopo qualche secondo, siamo arrivati al suo piano.
Mi saluta con la mano, scende e va via.
 
 
 
Dopo l'incontro con Jace sono tornata subito al mio piano e il tempo è trascorso così in fretta che non ricordo neanche cosa ho fatto durante tutte queste ore.
Prima di quanto avrei immaginato siamo tutti riuniti davanti alla TV, in attesa di scoprire i nostri voti e quelli dei nostri avversari, che presto diverranno pubblici.
-Clary, non ci hai raccontato della tua sessione!- dice Imogen. Macano 5 minuti, poi sapremo quale voto mi hanno assegnato gli strateghi.
- Meliorn ci ha raccontato tutto, se gli strateghi hanno giudicato bene dovrebbe meritarsi almeno un 6.
Meliorn sorride.
Il 6 non è un voto eccellente ma neanche così basso, è la media, e per il 12 anche il 6 va bene.
Prima della rivolta e degli Hunter Games gli shadowhunters e i nascosti potevano allenarsi liberamente e cominciare a cacciare demoni ,o comunque a fare tutto quello che fanno i nascosti( in realtà ancora non l'ho capito molto bene...), anche prima di diventare maggiorenni. 
Adesso, invece, ci si può allenare solo dopo l'età maggiore, quando non si può più essere estratti per gli Hunter Games, o almeno si potrebbe.
Tutti invece si allenano già da bambini, per non trovarsi del tutto impreparati arrivati ai 18 anni.
E poi, si sa, i bambini imparano più in fretta degli adulti, quindi i genitori cercano sempre di spronarli ad allenarsi già dalla tenera età. Questo succede in tutti i distretti, escluso il 12, dove ci si allena appena.
Io non mi sono allenata neanche per un giorno nella mia breve vita, prima degli Hunter Games, perché vivevo nel 12 e, in più, ero del tutto ignara delle mie origini e dei miei poteri.
Insomma, sono stata davvero fortunata ad essere estratta!
-Credo di essermela cavata, circa- rispondo.
È vero.
Non so in realtà cosa abbia fatto per la precisione, ma di certo non ho fatto brutte figure, anche se non ho idea del voto che mi hanno assegnato. 
-Sta cominciando.- Tessa interrompe i nostri discorsi.
Le immagini scorrono in fretta.
Si vede prima il viso del tributo e poi il voto assegnato.
Bene.
Così potrò scoprire i nomi dei miei sfidanti.
Jace Herondale.
Appare la sua foto.
Ha un viso così angelico, puro, senza imperfezioni... perché mai un angelo come lui vive in un mondo così crudele?
10.
Un angelo che combatte. 
Chissà per quanto tempo si è allenato, quante spade angeliche (mi ha insegnato ad usarle, sono delle armi tipiche di noi cacciatori, a quanto pare) ha impugnato, quante freccie ha scoccato, quante ferite si è procurato...
Ok, se uscirò di qui mi dedicherò alle poesie, sono brava con le rime.
Comunque... cavolo, se la è cavata! 
Guardo Meliorn che ricambia.
Dovrei forse dirgli dell'accordo mio e di Jace?
Non credo... è qualcosa fra Jace e me, di personale, di intimo...
Forse ha ragione, è lo shadowhunters migliore in assoluto.
Sorrido, ho un buon alleato.
Camille, la vampira bionda, insopportabile, antipatica (ok, meglio che mi fermo qui) prende un 8.
Anche lei se la cava.
Jonathan Cristopher Morgenstern, il ragazzo dai capelli così biondi da sembrare bianchi, prende 11.
Morgerstern.
Leggendo quel cognome un gelido brivido percorre la mia piccola schiena.
Ha preso 11.
Immagino il volto scioccato di Jace.
Era così siciro di sè... ha detto di essere il "migliore shadowhunter in assoluto" e anche io gli ho creduto, ci credevo fino a qualche secondo fa.
Eppure lo strano ragazzo dai capelli bianchi l'ha superato.
Forse è stato un colpo di fortuna... oppure è davvero più esperto di Jace.
Mi sono persa la ragazza del 2, ma non mi interessa.
Alexander Lightwood, il ragazzo dai capelli scuri, che è stato estratto dopo la sorella che si è offera volontaria, prende 9.
Solo adesso, guardando la sua foto, mi rendo conto di quanto è affascinante.
I suoi occhi sono di un blu così unico e spettacolare che qualunque persona con un cervello sano rimarrebbe a fissarli per ore ed ore, fino alla morte.
Sono di una sfumatura così strana e magica da farti rimanere a bocca aperta, da farti chiedere "perché lui e non io?".
Dovrebbero aggiungerli alle 7 meraviglie del mondo.
"Signori e signori ecco l'8 meraviglia del mondo: i magnifici occhi di Alexander".
Suona anche bene.
Però, nonostante sia un ragazzo molto fascinoso, è molto diverso da Jace.
Jace è più...perfetto, diciamo...
Scaccio via i miei strani pensieri, tornando a guardare la TV.
Isabelle, la sorella, se la cava con lo stesso voto.
A quanto pare somigliare a delle preziose e raffinate bambole di porcellana è un vizio di famiglia. 
I suoi tratti sono quasi uguali a quelli del fratello, escludendo gli occhi, che sono scuri, ma ugualmente fantastici.
Comunque non seguo tutto il programma, anche se dovrei.
 So che lo farà Meliorn per tutti e due, quindi mi rilasso leggermente, guardando la TV di sfuggita.
E poi i voti delle persone che mi interessavano di più sono finiti.
Insomma, si sa che dal 4-5 distretto in poi i voti calano.
Nonostante questo ci sono alcuni volti che mi rimangono impressi, come quello di una certa shadowhunter di nome Helen, che si merita un sostanzioso 6, o un'altra shadowhunter di nome Aline, che prende un soddisfacente 7.
A dispetto di tutte le previsioni la piccola vampira, di nome Maureen, prende un 9.
Cavolo, 9!
Come avrà fatto a convincere la giuria?
-I vampiri rimangono fermi all'età in cui vengono morsi, comunque la ragazzina è stata sicuramente morsa da poco. Non so cosa abbia fatto per stupire così tanfo.- Meliorn è intervenuto, anche lui è stupito.
Una fata di nome Kylie e un altro shadowhunter di nome Sebastian Verlac si meritano un 8.
-Quest'anno c'è l'invasione degli shadowhunters- Meliorn porta le mani al viso- maledetti.
Non rispondo, ma mi ricorderò che mi ha definita "maledetta".
Non sono la ragazza che dimentica facilmente. 
I due fidanzati se la cavano bene: Jordan prende 7 e Maia 6.
E adesso, dopo tutti questi volti e questi voti, arriva il nostro turno.
Fanno vedere prima Meliorn, ma non so per quale ragione. 
Prende 7.
Ad Imogen scappa un urlino isterico.
È un voto in più rispetto ai pronostici. 
Anche Tessa gli fa brevemente i complimenti, ma dopo qualche secondo torna ad essere composta e a concentrarsi sulla mia foto.
In effetti sono uscita bene in quella foto, sono fiera di me.
"Clary, non è il momento!" la mia testolina mi ricorda che quella foto non è per un calendario. 
"Scusa, testa." rispondo tristemente. 
Guardo lo schermo, concentrandomi sulla mia foto.
Perché ci mettono così tanto tempo a far vedere il mio voto? Perché? 
Passava davvero così tanto tempo anche con gli altri tributi? 
Spero di non aver preso un voto indecente!
Ti prego Raziel, fa che non abbia preso un voto indecente.
Raziel?
E questa da dove mi è uscita?
"Concentrazione, svuota quella testolina rossa!" commenta
 il mio cervello. 
Questo non si fa mai i fattacci suoi, vero?!
Fisso lo schermo e... vedo il mio voto.
Il mio voto!
Nessuno parla, stanno tutti in silenzio, ma non capisco perché. 
Il mio voto, dopotutto, è più che accettabile...
Ho preso 10!
10!
Ho preso quel 10 che mi sognavo in storia, in matematica, in scienze, in tutto!
Questo voto è, come dire, il mio riscatto.
È uno schiaffo doloroso diretto verso chi mi crede inutile...quindi anche verso di me?
Ok, sono confusa... magari è la confusione che mi ha fatto vedere un voto diverso...magari ho preso 1!
-Vedo male io o...- non finisco la frase che già Tessa e Imogen mi sono addosso, gridando come delle pazze.
Non ho visto male, la confusione non ha colpa, ho davvero preso 10!
-L'orgoglio del distretto!- Imogen si stacca da me e va ad aprire una bottiglia di vino, che sembra più costoso di tutta la casa che avevo nel 12.
La donna versa la pregiata bevanda in 4 bicchieri, che distribuisce a me, a Meliorn, a Tessa e a lei stessa.
Mi dimostro un pò incerta, inizialmente. 
Insomma, non ho mai bevuto del vino...
C'è sempre una prima volta!
Prendo il vino e lo bevo tutto in un sorso.
Ok, lo ammetto, è fantastico. 
Un sapore nuovo e inebriante fa letteralmente danzare le mie papille gustative, che da quando sono stata estratta per gli Hunter Games stanno esultando e brindando fra loro.
"Al pregiato e buon cibo che ci fa danzare!"
Le papille gustative parlano?
E se parlano si chiamano?
Hanno un nome?
Magari fra loro si chiamano Jonny, Tina, Osvaldo...
Magari noi siamo solamente papille gustative di un gigante e il mondo è solo la sua bocca.
Quindi se noi siamo papille gustative...anche le nostre papille gustative si sposano e si innamorano!
Magari sono anche tecnologiche!
"Papille e papille , benvenute a TG papilla. Oggi è stato trovato il corpo si una papilla..."
Fermi tutti.
Le papille si uccidono?
Si, mi sa che il vino mi fa un effetto un pò strano, meglio non berne più. 
Non berrò più per questo e poi perché...mi sento di botto in colpa.
Sicuramente nel 12 a quest'ora staranno morendo di fame e pregando Dio o chiunque altro di non morire e io sto bevendo qualcosa di così costoso che potrebbe sfamare tutta la popolazione. 
Vedo che Meliorn si siede su una poltrona, non ha bevuto e non è affatto contento per me.
Lo seguo, accomodandomi sul divano, così Tessa ed Imogen fanno lo stesso.
-Allora- Meliorn è più scocciato del solito- cosa avrai mai fatto per meritarti un 10?
Mi correggo: non è scocciato, è incavolato nero perché ho preso più di lui.
Si sarebbe aspettato di tutto ma non che io prendessi "10", dopotutto non sono una grande lottatrice e tutti lo hanno potuto notare durante le sessioni private.
-Racconta nei minimi particolari!- mi sprona Imogen.
-Quando sono entrata tutta l'attenzione era rivolta verso di me. 
Non c'era pietanza o distrazione che potesse eguagliarmi, gli strateghi volevano me.- comincio- Pensavo che non mi avrebbero rivolto neanche uno sguardo, perché siamo del 12, perché siamo gli ultimi. Invece hanno svolto il loro lavoro alla perfezione, vero Meliorn?
Meliorn mi guarda, in un misto fra stupore e rabbia.
-Così esistono anche i favoriti del 12!- ride in modo rumoroso- Complimenti, Clarissa , godi ad essere raccomandata?
Raccomandata? Non capisco! Cosa dice? 
-Meliorn, cosa farnetichi?- non mi piace attaccare subito, magari ho capito male... perché dovrebbe dire una cosa del genere?
-Ho detto "godi ad essere raccomandata?". Smettila di fare la finta tonta, Clary.
-Oh si- rispondo, incavolata.
No, non avevo capito male.
-Mi ha raccomandata mia madre con la sua fama da pittrice del 12 o Simon, a quanto pare è diventato famoso grazie alla sua band! Sono felice per lui!
Come fa a dire una cosa del genere?
Cosa gli passa per la testa?
-A quanto pare hai già dimenticato le tue origini- Meliorn si alza dal divano e io lo copio, seguendo i suoi movimenti.
- Rifletti, Clarissa!- mi guarda, quasi schifato- è ovvio che eri al centro dell'attenzione! Chi non vorrebbe vedere la figlia della shadowhunter che ha praticamente fatto scoppiare la rivolta e del Pacificatore che l'ha repressa?
Quindi è questo il motivo del mio voto alto, per questo gli strateghi mi guardavano con attenzione...
- Sicuramente tuo padre avrà messo una buona parola su di te! Insomma, 10! Davvero, non te l'aspettavi neanche tu!- sta gridando.
Tutte quelle attenzioni da parte di Jace, la sua richiesta di essere sua alleata... ha fatto tutto solo per le mie origini. 
-E poi stai facendo scalpore!- le urla di Meliorn interrompono i miei pensieri- insomma, quest'anno ci sono una coppia di innamorati, una di fratelli affiatati e un'altra, costituita da te e Jonathan, di due fratellini di sangue che non si erano mai incontrati prima! Che storia triste! Quasi quasi mi commuovo!
-Meliorn!- Tessa ha urlato, arrabbiata.
-Cosa c'è, cara mentore? Non avevi rivelato alla tua allieva preferita che suo fratello è nell'arena?- Meliorn sorride- Mi dispiace, carina.
Mi prendo un pò di tempo per assimilare il concetto.
Comincio dalle cose più facili.
"Mi chiamo Clarissa Fray. "
Fray?
È questo il mio vero cognome?
No, il mio cognome è quello del ragazzo dai capelli bianchi: "Morgestern"
Ricominciamo.
"Mi chiamo Clarissa Morgestern. 
Ho 16 anni.
Sono stata estratta per gli Hunter Games. 
Sono una shadowhunter, figlia di due genitori che, durante la rivolta, si sono divisi per seguire due strate diverse, anzi contrastanti. 
Ho un fratello.
È qui, nell'arena, con me.
Probabilmente morirò. 
Speriamo che vinca lui, mio fratello, almeno la mia famiglia, alla fine di questo inferno, avrà un solo componente in meno.
Cercherò in tutti i modi di aiutarlo. "
In un attimo Meliorn si alza e si allontana, seguito da Imogen e Tessa che lo seguono, dopo avermi rivolto uno sguardo triste e compresivo.ANGOLO ROTONDO:
Scusate il ritardo D:
Chiediamo perdono :"(
Abbiamo avuto un pò di problemini in questa settimana ):
Oltre il fatto che essere stato compleanno di Silvia...(che lei avere passato mangiando riso .-. Maledetto virus intestinale) Silvia si essere appunto sentita male .-.
Yeppaaa :(
Quindi, come regalo di compleanno (in ritardo) di una povera malata D": recensite!
RECENSITE, RECENSITE *-* se ci volete un pizzichino di bene :3
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 10
*** Titolo: Intervista ***


Indosso un lungo abito rosso fuoco di seta lungo fino ai piedi che non contiene fronzoli e non è molto elaborato, è semplice, ma splendido, quasi magico. 
Non c'è una scollatura, anche perché il mio seno non è prosperoso.
Il vestito è semplicemente dritto,finisce appena sopra il mio petto, passando sotto le mie ascelle, senza alcuna manica che lo regge. 
Le mie spalle sono scoperte e libere, si vede la mia pelle ricoperta da un folto bosco di lentiggini.
Sui bordi dell'abito si possono notare delle piccole rifiniture dorate, lo stesso dorato degli occhi di Jace.
"Lascialo perdere, non pensare a lui." brontola il mio cervello. 
"Amalo." consiglia il mio cuore.
Ma cosa posso fare?
Fingere di non amarlo è impossibile, perché adesso lo so, lo amo, ma lui mi ama?
E se mi amasse davvero cosa potremmo fare? 
Uno di noi due morirà nell'arena, forse sia io che lui moriremo nell'arena. 
Stare insieme ci farebbe solo del male, eppure non posso scartare l'idea. 
Ormai è da svariate notti che lo sogno, che sogno di sfiorare le sue labbra delineate alla perfezione, di toccare i suoi magnifici capelli, di abbracciarlo con forza e passione, di vivere accanto a lui...
Ma tutto questo è impossibile, è una stupidaggine, probabilmente lui mi vuole come alleata per le mie origini... insomma, chi potrebbe mai amare una frana come me?
-Sta per cominciare. - Tessa poggia la sua mano sulla mia nuda e lentigginosa spalla, sfiorando i miei ricci capelli, lasciati liberi.
Da quando Meliorn mi ha detto di Jonathan non ho più avuto una normale conversazione con nessuno, non mi sono neanche preparata per l'intervista, ho solo indossato il vestito, nient'altro. 
Sorrido tristemente, falsamente.
Raggiungo lentamente il palco.
E proprio quando arrivo alla mia destinazione mi accorgo di soffrire del cosiddetto "panico da palcoscenico".
Le mie gambe tremano, il mio cuore è in tachicardia, il mio corpo è impaurito, la mia mente è in panico.
Quante telecamere saranno puntate su di me?
Adesso chi mi sta guardando?
Simon sarà lì a fissare lo schermo con mia madre e Luke?
Tutta Panem è davvero sintonizzata per sentire le interviste di ragazzi che presto moriranno?
Mi sento svenire, sento che mi accascerò a terra e farò la figura della debole. 
-Ei- Jace è corso in mio soccorso e adesso mi ha preso a braccetto, per sostenermi.
Il pubblico è in silenzio, la trasmissione non è ancora iniziata, ma ci stanno già riprendendo, e il fatto che Jace sia corso in mio soccorso è leggermente strano.
-È solo un capogiro.- mollo il suo braccio e mi siedo al posto assegnatomi, Jace si allontana.
Lo guardo mentre va via, indossa un semplice completo nero, con una cravatta dorata, che mette in risalto i suoi occhi, anche se non ne avrebbero bisogno.
Si siede al suo posto e mi saluta con la mano, sorrido spontaneamente per rispondere, mi sento già meglio.
Ancora tutti i tributi non sono sistemati ai loro posti, alcuni, come Isabelle Lightwood, corrono ancora fra camerini e palco per rifinire gli ultimi dettagli. 
Mi guardo intorno.
Una confusione regna per il palco, e fra quella insopportabile confusione vedo Jonathan, mio fratello Jonathan, che si avvicina.
Tutto il calore e la tranquillità che mi aveva infuso Jace scompaiono, e il panico mi imprigiona nuovamente. 
Il ragazzo indossa un completo bianco, candido.
"Il bianco è per i funerali" ricordo la voce di Jace.
Un brivido, uguale a quello che ho provato la prima volta leggendo il suo cognome, percorre la mia schiena.
Perché scegliere questo colore?
Perché non l'azzurro, il nero, il grigio, o qualunque altro colore?
-Ciao sorellina.- mi saluta, non mi sono mai sentita così male, non sono mai stata in compagnia di una persona così riluttante, che incute così paura.
"È tuo fratello" mi ricorda la mia mente, che in questi giorni si sta intromettendo troppo nei miei affari.
Guardo Jace, che sta fissando con odio Jonathan.
-Tutti ai propri posti, su, fra 1 minuto si gira!- la voce squillante del un mago "glitteroso" del nostro conduttore fa allontanare Jonathan dalla mia postazione.
Sospiro, devo DAVVERO ringraziare Magnus Bane.
Magnus Bane, una figura "leggendaria".
È da praticamente...sempre che conduce il programma.
Essendo immortale non ha problemi di nessun tipo e nessuno si è mai lamentato di lui, almeno per quello che ho sentito dire.
Indossa un abito color prugna, tutto sbrilluccicoso, e il suo corpo è completamente cosparso di glitter, glitter dappertutto! 
I suoi occhi gialli da gatto sono magnifici, se non fosse per quello non avrei mai capito che si tratta di un mago.
Ogni figlio di Lilith ha un segno particolare che lo distingue, lui ha gli occhi da gatto.
-4- sento una voce fuori campo- 3; 2- comiciamo a sorridere- 1...
-Signori e signore, ragazzi e ragazze, benvenuti alla 74 edizione degli Hunter Games! - dice con enfasi Magnus, ma bastano quelle poche e semplici parole per far impazzire la folla di capitolini.
Dopo quelle parole schiette e dirette il conduttore inizia a pronunciare una noiosa introduzione che non ascolto per niente. 
-Diamo inizio alle interviste!- esclama, finalmente, dopo circa un quarto d'ora. 
 Si fa avanti Camille, per cominciare la sua intervista.
Indossa un lungo abito verde smeraldo, con un'ampia scollatura a V.
-Allora, Camille, come va qui a Capitol?- le parla con un tono confidenziale, come se la conoscesse da anni, ma forse agisce con tutti così, per farli sentire a loro agio.
-È tutto fantastico!- recita la parte della damigella commossa.
Quanto è odiosa.
-I mentori, gli altri tributi, la città, i miei amati abitanti- ruffiana- è tutto un sogno, davvero! Vincerò, ma se in caso ci lasciassi la pelle , almeno lo farei dopo aver realizzato il mio più grande sogno: vedere la madre di Panem, visitare Capitol.
Un applauso estasiato e commosso arriva appena dopo un secondo della fine del discorso di Camille.
Non è stato molto lungo ma l'ha pronciato lentamente, fra una lacrima e l'altra, e il tempo è quasi già volato via.
- Sono sicura che hai tutte le carte in gioco per vincere!- continua Magnus- Insomma, hai preso 9! Si vede che sei una combattente nata.
La "ragazza" sorride, fingendosi imbarazzata.
-Grazie Magnus!- dice con un tono così dolce da sembrare il miele che poche volte ho avuto la fortuna di assaggiare. 
Camille lo abbraccia e lui inizialmente rimane un pò spaesato, poi risponde stringendola, e dandole delle leggere pacche sulla schiena.
Che sceneggiata.
Come fa la gente ad essere così falsa?
Rimangono stretti per qualche secondo, finché si sente il segnale acustico, i tre minuti sono terminati.
Si fa avanti Jace e delle urla di acclamazione riempiono il teatro.
-Calme ragazze!- sorride e schiaccia l'occhio. 
-Jace Herondale, il fascino rimane anche dopo generazioni! I tuoi geni non mentono!- esclama Magnus.
Si riferisce a Will, il ragazzo di Tessa.
Guardo la mia mentore, seduta fra il pubblico, che ora tiene lo sguardo basso e fisso sul pavimento. 
Se lei era la ragazza di Will...forse hanno avuto un figlio, forse Jace è un suo lontanissimo nipote... adesso non ha importanza. 
-Eilà Magnus!- esclama Jace-anche dopo generazioni non perdi il tuo fascino!
Il pubblico scoppia a ridere e anche Magnus lo fa.
-Andiamo avanti, vincerebbe lui questa sfida di parole! - il conduttore sorride- Allora, Jace, parliamo del tuo voto: 10.
È un voto abbastanza alto, anche se non è stato il più alto e altri l'hanno ricevuto. 
-Onestamente non mi interessa il mio voto, insomma, non ho certo bisogno di un voto alto per avere sponsor!
Urla, urla e ancora urla.
Solo un sentimento mi circonda: gelosia.
- Andiamo avanti,come è stato venire qui, a Capitol?
-Oh beh, lasciare le mie ammiratrici è stato molto complicato.- GELOSIA- Insomma, quando sono partito erano tutte piagnucolanti, ma dopotutto, chi non mi ama?- scherza, ma è odioso lo stesso.
È odioso ma amorevole, come fa?
-E dimmi, Jace- continua Magnus- fra queste ammiratrici ce ne era una a cui eri particolarmente affezionato?
Jace torna serio.
GELOSIA.
-No- risponde, netto.
Sollievo, non ama nessuna delle sue ammiratrici del distretto 1.
-Davvero non c'è nessuna ragazza nella tua vita? Sei un ragazzo così attraente!
Vedo che Jace mi guarda per un attimo, per poi ripuntare lo sguardo verso le telecamere. 
Meliorn, accanto a me, se ne è accorto.
- La ragazza che amo- ama qualcuna, quindi. 
GELOSIA.
-Non è nel distretto 1, è qui.
Un mormorio riempie il teatro.
-E chi...
Segnale acustico.
-Alla prossima, Magnus, ci vediamo alla fine degli Hunter Games- saluta con la mano e torna al suo posto.
Il pubblico deve essere davvero impazzito.
Insomma, ha appena dichiarato di amare una ragazza, che però non è nel distretto 1.
È una ragazza che è qui.
Immagino le scommesse dei capitolini, sicuramente punterebbero tutti su Isabelle, anche io lo farei, chi non lo farebbe?
Forse ama davvero lei...
Sarebbe davvero strano se amasse me, io non scommetterei mai su di me.
Vedo avanzare la figura sinuosa della maga del 2.
Scopro il suo segno particolare: ha una lunga coda da leone.
Come faceva a nasconderla, fra i mondani?
-Oh oh- esordisce Magnus- Eccola, la nostra leonessa.
La ragazza ride.
-Allora, Molly, come va?
La ragazza è davvero strana.
Si vede che è determinata, si è visto quando si è offerta volontaria, ma adesso sembra quasi timida, come se non volesse parlare.
Indica la sua gola.
-Oh, non hai voce!- Magnus abbraccia Molly- un applauso per la nostra leonessa che non può ringhiare!
Urla, grida, schiamazzi, sembra di essere " al mercato", come dice la mamma.
L'intervista prosegue con un divertente e breve spettacolino dove la ragazza cerca di rispondere con i gesti e Magnus capisce tutt'altro. 
Segnale acustico.
La ragazza torna a posto, salutando con la mano.
Tocca a mio fratello, mio fratello.
Avanza, fra le urla della folla.
Non sono forti come quelle rivolte a Jace, ma mio fratello è ammirato, e anche molto.
Intravedo, fra il pubblico, un cartello con scritto:
" Jonny vinci per noiii!"
Jonny?
Per loro?
Ok, che gente che c'è in giro.
-Ecco a voi il nostro ragazzo dell'11!- Magnus stringe la mano a mio fratello, non ha sulle labbra lo stesso sorriso che ha rivolto agli altri tributi fino ad adesso, Magnus ha un'espressione "incerta".
-Ci terrei a precisare che non sono del distretto 11, ho preso 11.
Odio quel suo commento, lo odio dal profondo del cuore.
Cosa vorrebbe dire "ci tengo a precisare"?
Considera inferiori quelli dell'11 e così anche quelli del 12.
Emano un suono che è una mezza risata stupita ed incavolata, mi hanno sentito tutti.
Odio sempre di più mio fratello.
 Magnus si volta verso di me, poi continua.
-Raccontaci di tua sorella.
Sua sorella?
Di me?
Il clima si fa più serio.
-In questi giorni ho avuto l'occasione di conoscerla meglio, cioè di conoscerla e basta, è una ragazza fantastica.
Capisco che le telecamere sono puntate su di me, cerco di assumere l'aria più arrabbiata del mondo, quando sarò io al centro dell'attenzione gli farò vedere chi ha conosciuto chi.
-Cercherò di salvarla- un mormorio riempie la sala- in tutti i modi.
Percepisco qualcosa di sbagliato nel suo tono, non mi piace per niente.
Sta mentendo.
Guardo Jace, ormai è come se ci capissimo con uno sguardo.
Anche lui ha la stessa senzazione.
- Quest'anno, gente, sarà un'edizione straordinaria!- percepisco un pizzico di dispiacere nella voce di Magnus.
Segnale acustico, mio fratello torna al suo posto, senza preoccuparsi di salutare.
Lo fisso e lui mi fissa, sorridendo.
Sposto lo sguardo e vedo la sinuosa figura di Isabelle che raggiunge Magnus.
Indossa un vestito turchese strettissimo, corto e scollato e ai piedi ha degli alti tacchi neri.
Si può descrivere con un aggettivo: provocante.
Ha i lunghi e neri capelli sciolti, che ricadono sulle sottili spalline del vestito.
-Isabelle Lightwood! La shadowhunter più ammirata di tutta Panem! - tuona il presentatore, ha di nuovo l'aria serena.
-Magnus Bane- comincia Isabelle- Magnus Bane!- sorride al pubblico, schiaccia l'occhio e manda baci.
-Come va la vita qui a Capitol?- a quanto pare Magnus rivolge quasi sempre lo stesso tipo di domanda.
- Capitol è- Isabelle si blocca, sta cercando le parole adatte- la mia città. Mi spiego, sembra che sia stata creata apposta per me! I vestiti alla moda- ha un'aria di ammirazione- le scarpe firmate- è una ragazza più che superficiale- lo staff di preparatori- manda un bacio al suo staff, fra il pubblico- tutto, davvero! Amo anche il tuo glitter!
Magnus si concede una sobria risata.
-Passiamo ad altro, come è stato vedere tuo fratello estratto, dopo il tuo atto coraggioso?
La ragazza si irrigidisce, si vede che non avrebbe voluto affrontare questo argomento. 
- Difficile.- pronuncia la porola con un tono nervoso e abbassa lo sguardo sul pavimento. 
Silenzio.
Non ci sono appausi o urla isteriche per Isabelle Lightwood, c'è solo un imbarazzante silenzio. 
Segnale acustico.
La ragazza si alza e si risiede al suo posto, non piange.
Il fratello le dà una pacca sulla spalla e riaggiunge Magnus.
- Ciao, Alec- la voce di Magnus è imbarazzata.
Imbarazzata?
Come fa ad essere imbarazzato?
E soprattutto, per cosa?
- Ciao, Magnus- il ragazzo tiene lo sguardo fisso sul pubblico. 
-È interessante e bello per te- l'omino glitteroso si gratta i (naturalmente) glitterosi capelli- essere- tossisce, ma cosa gli prende? -qui a Capitol?
Alec continua a non guardare Magnus, il suo minuscolo oceano studia i capitolini.
- Abbastanza.
Wow, che risposta, è davvero molto fantasioso. 
- Chi hai lasciato nel 3?- l'intervistatore ha cambiato discorso per favoreggiare il ragazzo - Voglio dire, chi ti manca- Magnus poggia la mano sulla spalla di Alec che (finalmente!!!!) lo guarda- o chi ti mancherà quando sarai nell'arena? 
Alec arroscisse, si vede che non è abituato alle telecamere. 
-Oltre che Izzy, che sarà con me- risponde tristemente- mio fratello Max, mia madre, mio padre e il mio tutore. 
-La tua ragazza?- chiede in tono compiaciuto Magnus- ti mancherà? 
Alec sobbalza.
-Si, cioè no, nel senso- respira- non ho una ragazza, ma la persona che- mette le mani sugli occhi- la mia ragazza mi mancherà. 
Il pubblico è confuso, solo Magnus sorride.
-Immagino che la tua ragazza sia davvero affascinante- sorride ancora- per meritarsi uno come te.
È un complimento, a lui e alla sua ragazza.
Alec guarda Magnus, mentre un mezzo sorriso gli si forma in viso.
-Non molto.- adesso è stato Magnus a sobbalzare, ma subito dopo si mette a ridere.
-Signori e signore, Alexander Gideon Lightwood!- appena Magnus finisce di parlare si sente segnale acustico.
Le altre interciste proseguono velocemente: Maureen si mostra molto spontanea davanti alle telecamere, Maia scoppia in un pianto e va via dal palco subito dopo del segnale acustico, Jordan rimane impassibile a Maia, ma si vede che i suoi occhi vorrebbero piangere, si è scoperto che Helen e Aline hanno una storia ( l'hanno gridato ai quattro venti...) e risate, urli, le solite scene. 
E adesso è il mio turno.
Avanzo, avvicinandomi a Magnus.
Lui mi prende le mani e me le stringe.
Le sue mani sono lisce e sbrilluccicanti, calde e confortevoli, mi sento un attimo meglio, anzi mi sento bene, non sono affatto in panico come prima.
-Clarissa Fray- Fray... non è il mio cognome, ma va bene- la ragazza in fiamme!- grida Magnus, alzando il mio braccio verso l'alto. 
E accade di nuovo.
Ci sono ancora urla, grida, schiamazzi.
I capitolini sono tutti in piedi e mi fissano, salutandomi cone mani.
I loro vestiti sono strani, si, strani.
Tutti indossano delle parrucche fucsia, verde, gialle, rosse, di colori forti, che risaltano.
-Allora, posso chiamarti Clary?- chiede Magnus, con una "faccia da cucciolo".
-Gli amici mi chiamano così, quindi, si- rispondo, un pò incerta.
-La ragazza di fuoco mi ha definito suo amico!- mi abbraccia per pochi secondi- Continuiamo con l'intervista, cosa ne pensi del tuo voto? 10!
Perché non ha cominciato chiedendomi di Capitol? Perché mi ha messo in difficoltà? 
Guardo Jace, sta parlando a bassa voce? Perché? 
"Sono davvero felicissima ed onorata, il 10 è un voto magnifico" sibila, poi mi fa segno con la testa, devo ripetere le sue parole.
Non è un pò pericoloso?
Insomma, se lo vedessero?
"Di solito inquadrano il tributo intervistato, parla." sibila ancora Jace.
-Sono davvero felicissima- rispondo, come se mi fossi svegliata da una trance- ed onorata, il 10 è un voto magnifico.- sorrido. 
-Sei una ragazza davvero semplice e fantastica Clary, dimmi, quanti ammiratori hai nel 12?
Arrossisco.
Io fantastica?
Cioè ha chiesto a me se ho ammiratori.
Sorrido.
-Stai scherzando?- dico e poi mi giro verso Jace.
"Io non ho dei semplici ammiratori, ho dei super ammoratori" sibila.
Dovrei dirlo?
-Io non ho dei semplici ammiratori- mi blocco- ho dei super ammoratori!
L'ho davvero detto?
La folla urla, urla e sorride per me.
Magnus sorride.
-Chi c'è ad aspettarti nel 12?- chiede.
-Il mio migliore amico Simon, mia madre e- si, lo dico- mio padre.
Sento un mormorio.
È ovvio.
Sono tutti rimasti spaesati, mio padre è un pacificatore e non abita nel 12, ma quello è il mio "papino di sangue", mica quello che mi ha cresciuta.
Segnale acustico.
Saluto con la mano i capitolini e vado a posto, sono fiera di me.
Non ascolto l'intervista di Meliorn, non ci penso neanche, quello per me può morire.
Ma devo fare la parte della migliore amica, nell'arena saremo alleati, purtroppo.
Sento il segnale acustico, ha finito, finalmente. 
Vedo che si avvicina e stacco lo sguardo, rivolgendolo verso Jace.
"FINALMENTE" sibila.
A quanto pare aspettava da molto che mi girassi.
"Dopo cena, sul tetto" dice, e non posso fare a meno di abbassare il capo e sibilare un chiaro "si".
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Alluoraaa♡
Abbiamo deciso di approfondire le interviste, concentrandoci sui personaggi più importanti e inventando "Molly" per non rompere l'equilibrio.
Non ci riandava di scrivere " non ho sentito" cosa diceva la ragazza del 2 o cose del genere.
Invece la scelta di non inserire Meliorn nelle interviste non è stata fatta per guadagnare tempo, abbiamo deciso di inserire questa specie di piccola "rivalità" fra i due "alleati".
L'odio di Clary sta crescendoo *-*
Comunqueeeee.... recensite magnifici *-*
Ahh... siamo nella classifica delle storie più popolari *0* 
È UN SOGNO *-*
Ringraziamo di cuore le 16 persone che ci preferiscono, le 21 che ci seguono e le 5 che ci ricordano♡ e anche tutte le altre che leggono e basta♡
E adesso che siamo nella classifica dobbiamo lottare ancora di più per rimanerci :")
Grazie ancora a tuttiii♡ :"""""""""")
~Le solite♡~
PS: Vinci per noi Jonny *-*

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Capitolo 11
*** Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle ***


Una brezza gelida ma confortante mi fa stringere nel mio vestito rosso, lo indosso ancora, non mi sono cambiata, sono subito corsa qui sopra.
La mia chioma di fuoco volteggia nell'aria, ogni ricciolo ribelle vola nell'immenso cielo di Capitol City, ma senza perdersi, rimane attaccato alla mia testa, come se avesse una sicura imbracatura.
Mi siedo sul pavimento gelido, costruito con mattonelle di ceramica nere decorate con insensati disegni, che solo guardati da una certa angolazione formano un magnifico schema dell'universo, con tanto di stelle e pianeti. 
Aggiusto con le dita il vestito, stando attenta a non rovinarlo, so che non lo indosserà mai più nessuno, che verrà messo in un armadio ad ammuffire o buttato in qualche cassonetto, ma mi sembra ugualmente un peccato strapparlo o macchiarlo.
Mentre attendo seduta alzo il naso all'insù, in cerca delle mie adorate stelle, in cerca di quelle luci calorose che rendono la notte meno paurosa e tormentosa, più elegante ed affascinante.
Ma quel solito luccichio che mi fa rilassare non c'è, il cielo è cupo, nero, inquinato dallo smog di Capitol City. 
-Clary- un sussurro, fra il rumore del vento.
Non mi giro, so che è Jace.
- Siediti tu, muovermi con questi vestito è impossibile.- ironizzo leggermente, anche se so che non è il luogo nè il tempo.
Fra poco, pochissimo tempo, sarò dentro l'arena, saremo dentro l'arena. 
-Grazie per l'intervista...- sorrido tristemente- mi hai salvato la pelle.
Jace avanza e si siede accanto a me, incrociando le gambe e facendomi ricordare la "farfallina" che facevo da piccola nel prato di casa.
Porto le ginocchia alla testa, come faccio sempre, abbracciando le gambe e lasciando il capo rivolto verso Jace, poco lontano da me.
-Perché mi hai fatta venire qui?- chiedo- insomma... Dovremmo stare più lontani possibile, l'arena è vicina... Doremmo essere con i nostri mentori a sistemare gli ultimi dettagli, ad organizzare un eventuale piano B, o C, o Z che sia... Invece siamo qui- guardo i suoi occhi, che risplendono nel buio della notte- da soli, sotto questo cielo così- lo guardo- cupo e pauroso ed insulso, che non merita neanche le stelle.
-Qui non c'è amore, per questo non ci sono stelle.- afferma Jace, atonalmente, come se avesse detto qualcosa di naturale e scontato.
-Cosa vuol dire?- lo guardo, in un misto fra curiosità e divertimento. -Questo mondo è troppo apparente, elegante, stressante... Anche per me. - allunga le gambe sul pavimento- Qui c'è odio, non amore, l'amore è messo al secondo posto, sotto i soldi e l'aspetto fisico.
Quando l'amore viene messo al secondo posto- mi guarda- la luce che illumina i momenti bui scompare, c'è solo un fioco bagliore appena visibile in lontananza.
E io ho vissuto le tenebre sulla mia pelle, ho provato la crudeltà di un cuore solo che batte meccanicamente e in modo poco convinto.
Poi ho raggiunto quel misero bagliore, mi sono salvato per miracolo, pochi ci riescono...
Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. 
Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.- conclude.
Guardo il cielo, ancora cupo, instancabilmente pauroso.
-Quindi adesso non c'è amore?- chiedo- Qui, a Capitol City, non c'è alcun sentimento buono?
Lui ci riflette per qualche secondo, poi si sdraia letteralmente a terra.
- Ancora è coperto. - guarda la distesa nera- Esiste, l'amore c'è, ma è nascosto dalle nuvole e dallo smog, dall'apparenza e da tutti i sentimenti negativi dei capitolini e non.
Acora non capisco il discorso di Jace.
È troppo profondo, complesso, anche se quando fuoriesce dalla sua bocca sembra un concetto semplicissimo.
-Adesso- continua- vorrei distruggere quelle nuvole, non lo vorresti anche tu? Non vorresti amare senza problemi? Dimenticare tutta la crudeltà del mondo? Dimenticare tutto? Vivere sempre col sorriso stampato sulle labbra?- ha lo sguardo perso nel cielo, come se cercasse una stella, come se sperasse in un cambiamento. 
Sta pensando ad Isabelle... la ama davvero?
Ama davvero lei? O me?...
No, insomma, chi mi ama?
Mi ama mia mamma, Luke mi ama, Simon mi ama come amico, ma Jace, un ironico e splendido ragazzo, non potrebbe mai amarmi.
Mi sdraio anche io sul pavimento. 
-Ti sei confessato?- azzardo- hai detto "ti amo"-mi fermo- alla ragazza di cui parlavi durante l'intervista?
-No- mi guarda- non ancora, e tu? 
E io? Io amo? So cos'è l'amore? 
Guardo il volto perfetto di Jace, la sua indecifrabile e bizzarra espressione, i suoi lineamenti spigolosi ma morbidi, la sua carnagione di una sfumatura perfetta, le sue labbra, che mi fanno fremere dal desiderio.
Si, amo.
- Sarebbe inutile,- ammiro ancora il suo viso- amo qualcuno che ama qualcun altro... è una specie di triangolo- è complicato da spiegare anche per me- solo che sono così insulsa che i due innamorati non si rendono conto di trovarsi in un triangolo, forse non sanno neanche che esisto.
Jace mi guarda.
- Io e la ragazza che amo, invece, siamo seperati solo- muove le dita sulle mattonelle come se suonasse un pianoforte immaginario, l'ho visto fare molte volte a parecchi musicisti, quando sono rilassati e hanno i pensieri sulle nuvole- dalla morte.
-È qui, vero?- chiedo.- La persona che ami, intendo.
"È Isabelle, vero? State insieme, vero?"- vorrei chiedergli, ma mi trattengo. 
-Fin troppo vicina a me.- sospira- Forse dovrei starle lontano, insomma, moriremo entrambi probabilmente. 
- Io credo l'esatto contrario- non amo molto Isabelle, ma non la odio- dovresti dichiararti e stare con lei il più possibile. 
Mi sposto su un fianco e lui fa lo stesso.
I suoi occhi contro i miei, il dorato dei raggi del sole contro il verde delle foglie. 
Mi sento inutile, come potrebbe mai il sole amare una semplice foglia?
- Farebbe male.- sussurra. 
- La vita fa male.- sussurro anche io, come se avessi paura che qualcuno ci sentisse.
E solo adesso mi rendo conto di quanto siamo vicini, mi accorgo che le nostre mani sono intrecciate , i nostri petti respirano uno contro l'altro, sono come sincronizzati , le nostre labbra sono separate solo da un granello di sabbia.
- Penso che l'avrai già capito- sento il mio cuore battere così forte da sovrastare il rumore del vento.- Quando ho detto che sono innamorato di una ragazza parlavo di...
-Isabelle- lo interrompo e mi allontano, ricoricandomi sulla schiena.
-Cosa?- sento la risata amara e divertita di Jace- Isabelle?- cosa ci trova di tanto divertente?
-Beh, lei- capisco che il mio viso è diventato dello stesso colore dei miei capelli- è così perfetta, sinuosa nei movimenti, elegante anche solo negli sguardi, è la ragazza modello, insomma. 
-Allora non sono il tipo "da ragazza modello"- dice.
Mi rimetto su un fianco e lo guardo, sorride ancora.
- Non mi accontenterei mai di Isabelle.
Bene.
Se non si accontenta di lei...
-Molly!- esclamo, senza neanche pensarci.
Ride, di nuovo.
-Sei più stupida di quanto immaginassi- mi guarda.
-Stupida?- mi alzo di scatto, ma lui mi acciuffa per un braccio e cado sul suo corpo.
-Mi disp...- provo a dire, ma vengo interrotta da qualcosa che non mi sarei mai immaginata di sentire. 
Tre semplici e schiette parole.
-Amo te, Clary- sussurra.
E ora capisco.
Capisco l'aiuto che mi dava durante gli allenamenti, senza chiedere niente in cambio, riesco a leggere gli sguardi che mi rivolgeva furtivamente, gli splendenti sorrisi che mi regalava, la sua inaspettata proposta di essere alleati, i suoi suggerimenti durante l'intervista.
-Tu- sento che un'ondata di felicità sta per farmi annegare- tu non mi sei stato vicino perché sono figlia- sono ancora su di lui- dei miei genitori, insomma- dico.
E poi mi rendo conto dell'errore che ho appena commesso.
Il ragazzo che mi ama si è confessato e io? Io non gli rispondo, ma parlo dei miei genitori!
-Dimenticavo- mi abbraccia i fianchi- anche io ti amo.
Sorride e poi le sue labbra sfiorano con leggerezza le mie, si tengono quasi a distanza, come se fossi una bambola di porcellana che potrebbe rompersi all'istante. 
Ma non lo sono, non voglio esserlo.
E come se avesse sentito i miei pensieri Jace si abbandona al bacio, il bacio più passionale, fantastico, il più emozionante e desiderato che abbia mai ricevuto. 
Sento il sapore delle sue labbra, dolce ma amaro, piccante ma piacevole, speziato al punto giusto... con un pizzico di cannella, un qualcosa di diverso, unico, speciale.
Lo rinchiudo anche io nel cerchio nelle mie braccia e guardo i suoi occhi che brillano, che puntano la loro attenzione tutta su di me.
Senza staccarci l'uno dall'altro, rotoliamo sul pavimento ghiacciato.
Lui è sotto di me, io sopra di lui, lui sopra di me, io sotto di lui, e non riesco a credere di essere io la protagonista di questo sogno fantastico.
E, mentre ci baciamo, mentre stiamo avvinghiati l'un l'altra, mentre trascorriamo i nostri primi e probabilmente ultimi istanti insieme, rivolgo lo sguardo verso l'alto, dove un brillio tenue ma esistente sovrasta il buio profondo ed infinito del cielo di Capitol City.
L'amore esiste.
L'amore siamo noi.








Dei passi, sento dei passi.
Mi stacco malavoglia dalle labbra carnose di Jace, e mordo le mie. 
Ci alziamo di scatto e lui mi prende la mano.
Ci dirigiamo verso un angolo particolarmente buio, riparato da alcune piante grasse , che ci nascondono, lì ci accucciamo, sicuri che nessuno potrebbe notarci.
Sento delle risate e guardo Jace, che ha la mia stessa espressione interrogativa.
- E così Alec Lightwood fu messo in imbarazzo durante la sua intervista.
Aguzzo la vista, e vedo lo scintillio dei capelli di Magnus e poi il rossore delle guance di Alec.
- Non, non- balbetta- non ero imbarazzato, è solo che mi hai chiesto di- vedo che i ragazzi si posizionano nello stesso punto in cui eravamo io e Jace- te, praticamente, solo che hai detto "ragazza"... mi hai messo in difficoltà, insomma.
Mi giro verso Jace, che mi guarda con un mezzo sorriso e mi prende la mano.
- Perché mi hai portato qui?- è la stessa domanda che ho posto qualche secondo fa io a Jace, prima che lui...
Uno schiocco di dita e appare un tavolo rotondo in legno, apparecchiato con una elegante tovaglia bianca, con dei piatti posati sopra, contenenti delle pietanze fumanti. 
- E questi da dove arrivano?- chiede stupito Alec, gli occhi blu che guizzano, cercando quelli gialli dello stregone.
- Forse la cuoca si insospettirà un pò- riesco a vedere un sorriso malizioso sulla bocca di Magnus- ma non importa. 
Sorrido anche io, facendomi sfuggire una specie di risatina gutturale.
Jace mi tappa prontamente la bocca. 
- Hai sentito anche tu?- Magnus si guarda intorno e io chiudo gli occhi.
Sento un altro schiocco, e quando li riapro il tavolo è scomparso.
- Andiamo già via? - chiede Alec, con un tono triste e deluso.
-No- Magnus continua ancora a guardarsi in giro- è solo che non sono il tipo da cenette romantiche, preferisco andare al sodo, insomma.
Bugia. 
Mi ha sentita e ha preferito far scomparire le prove, per sicurezza.
Vedo il viso di Alexander diventare rosso, paonazzo.
- Oh no, Alexander! - Magnus scoppia in una fragorosa risata- Siamo già andati al sodo, insomma, perché ti imbarazzi così tanto?
Guardo Jace, che ancora tiene la mano sulla mia bocca, ma lui ha occhi solo per la scena che si sta svolgendo. 
- Sai che mi dà fastidio- Alexander cerca di apparire serio ed intraprendente e di cambiare discorso- intendo che tu mi chiami Alexander, chiamami Alec, insomma, Alexander mi sa di "vieni qui che sei nei guai".
- Allora...- Magnus sorride maliziosamente- Vieni qui, Alexander. 
Il ragazzo non si muove, così si avvicina lo stregone.
Cerca di mettere le sue mani sbrilluccicanti intorno alla vita stretta del nephilim, ma quest'ultimo lo ferma.
-No- mette la mano sul petto dello stregone- non adesso...
Si allontana e guarda il cielo.
-Domani sarò...
-Domani è un altro giorno- Magnus sembra più rigido e preoccupato.- Oggi siamo io e te, qui, da soli.
Da soli più me e Jace.
-Domani potrei essere morto, Magnus- gli gira le spalle- non posso stare qui con te pensando a questo e al fatto che noi ce la spassiamo senza pensare che domani un sacco di ragazzi innocenti lasceranno questo mondo...
Guardo Jace.
"Noi l'abbiamo fatto" gli urlo con gli occhi, e mi sento in colpa, mi sento scossa da un brivido.
Jace molla la presa sulla mia bocca e mi stringe con forza fra le sue calorose braccia.
-Ma tu non morirai- Magnus afferra il braccio di Alec- tu tornerai qui per me, uscirai da quell'inferno perché PUOI RIUSCIRCI e quando tornerai non ti lascerò andare mai più, starò sempre accanto a te e non smetterò mai di perdermi nel tuo celestiale sguardo.- fa girare Alexander verso di lui.
Il ragazzo dagli occhi blu si morde le labbra, forse per desiderio, o per paura, o per rabbia, o per sua sorella, perché sa che se lui tornasse lei...
- Promettilo- dice con voce strozzata lo stregone, sembra quasi "fragile" - Promettimi che tornerai qui e quando tornerai vivrai per sempre con me, che ci sposeremo, senza preoccuparci di quei panzoni senza cervello del Conclave, dimmi che vivrai con me a Capitol City... Se vuoi lascerò una volta per tutte questo maledetto lavoro per non perdermi un istante accanto a te. Promettimi che mi amerai sempre, sempre.
-Te lo prometto- risponde lo shadowhunter, tutto d'un fiato.
Questa volta, quando Magnus si avvicina per baciarlo, non si sposta, rimane ad assaporare quel perfetto momento, mentre una lacrima scende lungo il viso dello stregone e un'altra nuvola si sposta, un'altra stella si fa vedere.
L'amore esiste, purtroppo esiste qui, fra chi non puoi amarsi.
Cupido ha scoccato le sue frecce nel momento sbagliato. 








ANGOLO ROTONDO:
Allora genteeeee♡
Per questo capitolo ringraziamo:
- La finestra di casa di Silvia da cui si vedono le stelle; 
- Lo smog presente nel mondo intero;
- I nostri momenti poetici inaspettati;
- Il pavimento di una casa del sogno di Silvia :") ;
- Ari Youngstairs , Tini Fray e tutte le malate di Malec che ci hanno ispirate♡;
- Il copriletto del letto di Silvia dove, fra le tante rappresentazioni, c'è disegnato un angelo con un arco ( Cupidoooo);
- Tutti voiii♡ che ci regalate ogni giorno un sorriso.
Recensite e fateci sapere cosa ne pensate♡
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 12
*** L'arena ***


-Sveglia rossa! Oggi è il grande giorno!- la voce euforica e squillante di Raphi mi sveglia nel modo che avrei meno desiderato.
Produco una specie di mugolio stanco e nascondo la testa sotto il cuscino.
È già arrivato il momento.
-E se non ti muovi una scorta di pacificatori, meno carini e simpatici di me, verranno a prenderti.- è una voce di sfida, ma anche un avvertimento. 
Preferisco il mio insopportabile stilista a quei cosi-ammazza-tutti, quindi mi alzo, indosso delle morbide ciabatte e vado subito ad aprire la porta.
Il vampiro mi guarda, quasi scandalizzato.
- Spero che nell'arena i tuoi capelli non diventeranno così, perderesti una marea di fan!
Come fa a pensare ai capelli?
Capitolini.
E poi è ovvio il fatto che siano in disordine, mi sono appena svegliata, no?
- Fammi indovinare- cerco di imitare il suo tono di voce e il suo accento strano- Ci vorrà un bel pò di lavoro, forse qualche spuma, o forse li taglieremo!
- Non se ne parla- rispondo a me stessa- meglio mille spume che tagliarli.
Raphael mi guarda come se fossi pazza, forse lo sono.
Mi porge una camicia a quadri bianca con le righe arancioni e un paio di pantaloni marroni.
Wow, dei vestiti normali.
- Mi vestirò così nell'arena? - chiedo stranita e poi prendo gli indumenti e li poggio sul letto.
- Oh no, quei vestiti li toglierai presto, sono dei "supplenti", in attesa della tuta che metterai fra poco.
Raphael esce dalla stanza- Ti do 5 minuti. - grida.
 
 
 
 
 
 
 
 
Subito dopo essermi vestita siamo saliti su un hovercraft, diretto verso l'area.
Il viaggio è stato abbastanza tranquillo e adesso siamo sotto l'arena, in attesa di entrarci.
Raphael mi porge una tuta, che somiglia a quella dei sub.
- È impermeabile, morbida ma rigida, non avrai bisogno di scarpe, avrai come una calzamaglia super resistente. È elastica e, se riesci a non rivinarla nell'arena, sarà un grande punto in più. - la guarda- Sarà una coincidenza il fatto che abbiano inserito nel tessuto un antidoto per un veleno?
Lo guardo sbalordita, come si possono iserire così tante cose in una tuta, che al primo sguardo sembra semplicemente una tuta da sub?
- Ora indossala- me la porge- Tienila stretta, è la tua ancora di salvezza. Fanno sempre così: danno un qualcosa che può salvare la pelle, spetta poi ai tributi saperla mantenere in buono stato.
Mi sorride.
Indosso velocemente la tuta, dimenticandomi anche di chiedere a Raphi di uscire, ma adesso non mi interessa più di tanto.
- Non ho visto Tessa e Imogen- abbasso lo sguardo- Pensavo fossero felici per il mio voto e pee la mia intervista e che volessero venire a salutarmi...- affermo, speranzosa.
Forse staranno arrivando...
Non sono le persone che amo di più al mondo e odio ammetterlo, ma in questi giorni loro, nonostante le idee contrastanti e tutto il resto, sono state la mia famiglia. 
- Stavano aggiustando alcuni particolari con gli sponsor, stavano pensando a te, non hanno fatto in tempo a venire qui.
- Bene- sorrido in modo falso, dopotutto mi avrebbe fatto piacere vederle, ma non fa niente, davvero...
- Clary- un cilindro si materializza accanto a me- non affezionarti troppo al ragazzo- utilizza un tono di voce quasi paterno. 
- Meliorn?- chiedo.
Ci entro dentro e questo comincia a salire.
Lui scuote il capo e mi guarda dritto negli occhi, mentre mi allontano sempre di più. 
- Sai di chi parlo.- la sua voce è carezzevole- Mi dispiace Clary, mi dispiace davvero, ma ricorda: è impossibile. 
Poi non lo vedo più. 
 
 
 
- Signori e signore, che i settantaquattresimi Hunter Games abbiano inizio!
La voce squillante di Magnus Bane rimbomba nella mie orecchie.
Colgo, in quella felicità eccessiva, una punta di tristezza, come se fosse dispiaciuto o preoccupato.
Forse è in ansia per Alec.
Probabilmente è in ansia per Alec.
Sicuramente è in ansia per Alec.
Sessanta secondi, è questo il tempo che manca all'inizio di questi maledetti giochi, che più che giochi chiamerei "uccisioni in diretta". Fra un minuto il gong suonerà e, nel giro di pochi minuti, di ore o di giorni, vite saranno perse per il gusto di far sorridere delle persone irrazionali e idiote. 
Ventitrè sorrisi verranno spenti e non ci sarà un interruttore per riaccenderli, 46 occhi non risplenderanno più, io stessa potrei cadere in un sonno eterno, senza una vera ragione.
Riuniti in cerchio, alla stessa distanza, ci sono gli altri tributi, ci sono altri 23 ragazzi, la maggior parte dei quali morirà. 
Li studio, per il poco tempo che mi rimane. 
Gli occhi dorati di Jace guizzano da un avversario all'altro, cogliendo i particolari, non si lasciano sfuggire niente, neanche la minima frivolezza.
Guarda il paesaggio e così lo copio.
Possibile che non abbia pensato di guardare il posto in cui siamo capitati?
C'è un bosco foltissimo, una pianura più piatta del mio busto e un terreno pieno di colline, dove in lontananza si intravede un lago.
Sento sopra di me lo sguardo di qualcuno.
Meliorn, l'alleato con cui non parlo da giorni, mi fissa, spaesato, forse sta cercando di dirmi qualcosa.
Stacco lo sguardo, per ritrovarmi di fronte una visione meno piacevole. 
 Camille, l'affascinante vampira bionda, mi sorride mostrando gli affilati canini bianchissimi, non ho voglia di guardarla.
Guardo gli altri tributi.
Maia tiene lo sguardo basso e morde nervosamente le sue labbra.
 Jordan fissa colei che sarebbe dovuta divenire sua moglie.
Molly tiene la sua coda sotto controllo, stando attenta a non lasciarsela sfuggire.
Isabelle, che sembra perfetta anche adesso, ma che in più ha un che di fragile, come se potesse rompersi all'istante, ha lo sguardo perso.
Alec sposta lo sguardo da un posto all'altro, il colore dei suoi occhi sembra in tempesta e il rossore delle sue labbra sembra il sangue delle vittime di quel mare agitato. 
Maureen, la più giovane ed apparentemente fragile come un ramoscello, sembra adesso la più determinata e sicura.
Tutti indossano la mia stessa ed aderente tuta nera, che si fonde con il corpo, come se fosse fatta su misura, sicuramente lo è. 
Mi sento nuda e vulnerabile, come un cavaliere senza scudo che viene minacciato da un abile nemico con una spada affilata.
Gli altri tributi, dei quali non ricordo il nome, hanno dipinta sul viso la stessa espressione di paura, panico, che chiede pietà. 
Non mi faccio intimorire, potrebbero essere delle strategie, qui non ci si può fidare di nessuno.
Nel centro del cerchio che formiamo torreggia la cornucopia.
Lì ci sono zaini, solo zaini rossi, gialli, verdi, arancioni, marroni, neri, nessun oggetto è allo scoperto. 
Anzi, uno c'è.
Aguzzo la vista e vedo un blocco da disegno nuovo di zecca, a cui è saldamente attaccata una matita, il tutto sbuca fuori da un piccolo zaino marrone e verde, che ha la cerniera leggermente aperta.
Guardo Meliorn. 
" Verso le colline" sibila.
Io indico lo zaino con lo sguardo, lui mi guarda come se fossi pazza, io sorrido come una psicopatica, lui scuote la testa come una madre arrabbiata.
E poi il gong suona, il tempo a disposizione è finito.
Agisco senza pensare. 
Comincio a correre verso la cornucopia, cercando di essere più veloce possibile.
Non sono mai stata un asso nella corsa, non ho mai amato praticare neanche educazione fisica a scuola, solo adesso mi rendo conto della vera importanza di quella fastidiosa materia.
- Clary!- sento l'urlo furioso di Meliorn, ma non mi fermo, continuo per il mio cammino, non lo guardo nemmeno, invece guardo il terreno colmo di strani fiori colorati dai petali sottili e raffinati, che pesto con i piedi.
Scusa, natura.
Alzo lo sguardo sulla cornucopia, a cui mi avvicino sempre di più, lo zaino è lì, accanto agli altri.
Potrei farcela se...
- Ferma, stupida ragazzina!- grida una voce.
Vedo dietro di me le ombre degli altri tributi.
Camille, Jordan e Molly mi stanno seguendo.
Come fa Camille a stare alla luce del sole?
" È tutto artificiale" ricorso la voce di Tessa.
Ritiro le mie scuse, quei fiori non sono naturali.
Sono a due metri dalla cornucopia, se mi fermo per prendere lo zaino mi raggiungono, se non mi fermo mi inseguono, devo prendere il block notes, devo farlo, non ho scelta.
Lo zaino è proprio davanti a me, i miei avversari sono alle mie calcagne e io scelgo di rischiare, acchiappo al volo lo zaino con la mano sinistra e...
- Credevi davvero di potercela fare, razza di mondana?- Camille mi ha bloccata, tiene stretto il mio braccio destro- Stupida- lo gira leggermente- ragazzina- dà un colpo secco al mio arto.
Grido per il dolore, come non ho mai gridato.
Sento che non ho più il controllo del mio braccio e non so se Camille lo stringe ancora, non ho mai sofferto così tanto.
 Molly e Jordan mi guardano, accanto alla vampira, ma nessun altro tributo mi presta attenzione.
Solo adesso mi accorgo che intorno a me si sta animando una vera e propria lotta fra rivali, che si fronteggiano in modo spietato, un bagno di sangue.
-Lasciami andare- cerco di dire, ma sto stringendo i denti per resistere al dolore e il suono che esce fuori dalla mia bocca è quasi incomprensibile. 
- Stai scherzando, ragazzina?- però Camille l'ha compreso.
Mi butta a terra, fra i fiori, che attutiscono la mia caduta.
- Brutta scelta quella di venire alla cornucopia, saresti dovuta scappare come il tuo " amichetto- fatina"- ride con gusto.
Perché non mi uccide? Perché parla con me? Perché punta la sua attenzione su una ragazzina dai capelli rossi e non la uccide subito prima che qualcun altro la attacchi?
- Mi dispiace di non avere i tacchi.- ha l'aria afflitta.
I suoi occhi, da qui sotto, sembrano più grandi e minacciosi i suoi capelli più chiari ed artificiali.
Camille muove il suo piede verso il mio viso e poi lo lascia andare sulla mia faccia, la spiaccica con tutta la forza che ha in corpo.
Non ha i tacchi, ma soffro lo stesso, un piede in faccia non è mai piacevole o rilassante.
Aumenta la forza, schiacciando il mio naso come se fosse qualcosa di inutile, come se stesse uccidendo una formica.
Affondo le dita, coperte dalla tuta, nella terra bagnata e chiudo gli occhi.
- Camille! - sento una voce in lontananza. 
Non è arrabbiata, ma neanche calma.
È sconvolta, strana, troppo lontana per essere studiata.
 Percepisco dei passi che si avvicinano.
Camille tiene ancora il piede sul mio viso e io ho ancora lo zaino stretto nella mano destra.
E in un attimo la vampira molla la presa, ma non mi azzardo ad aprire gli occhi.
È Jace.
Me lo sento.
È venuto a salvarmi.
- Non la passerai liscia- un brivido percorre la mia schiena.
Non è Jace, non è la sua voce.
Sento che qualcuno mi trascina via per il polso.
Apro gli occhi, ma vedo solo immagini sconnesse : sangue, cadaveri, zaini, spade, un terreno senza fiori, delle foglie autunnali, il bosco, il viso di mio fratello. 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Ed ecco l'arena♡
Speriamo di non avervi delusi, anche se non siamo molto convinte del capitolo.
Chiara: Stai zitta
Silvia: Ai suoi ordini, padrona D:
Comunque nel prossimo capitolo cercheremo di fare di meglio, in caso anche facendo un pò di ritardo♡
Speriamo (almeno) di avervi sorpresi con Jonny :3
Fateci sapere cosa ne pensate, vi preghiamo D:
Alla prossima♡
~ Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 13
*** Fratelli ***


Mentre corriamo i rami degli alberi sembrano come allungarsi verso di noi per sfiorarci i visi, o meglio per graffiarli come farebbe un gatto selvatico, infastidito da un cane, un topo, un umano, o da qualunque altro essere vivente. 
Ogni tronco sembra bloccarci il cammino con la sua corteccia ruvida e scura, come se qualcuno cercasse di rallentarci facendoci percorrere un sentiero più difficoltoso.
I nostri ostacoli sono degli alberi uguali a quelli che crescono fuori dal 12 e che si vedono da casa, solo che sono almeno alti il triplo e hanno i rami che, invece di cercare il sole, scendono verso il buio e coprono il cielo.
È inutile anche che io cerchi il sole, è coperto.
Adesso il mio sole è il lampo di capelli bianchi di mio fratello, il mio cielo sono degli alberi quasi spogli, le mie nuvole le poche foglie che si intravedono qualche volta.
Ormai è da circa venti minuti che corriamo ininterrottamente, ma diventa sempre più difficile resistere a causa del terreno che diventa a volte più tortuoso e a tratti paludoso, degli strani animali ibridi che a volte scorgiamo fra i cespigli, che una volta hanno cercato di attaccarci e anche e sopratutto a causa della paura. 
Almeno io ho paura.
Ho paura che Camille ci raggiunga, ho paura che questo bosco sia una trappola mortale, che qualcuno ci attacchi, ho paura di morire, ho paura che Jace mi lasci per sempre.
So che è forte, abile, addestrato alla perfezione, so che è superiore rispetto agli altri, so che probabilmente non avrà problemi...
Ma quando si ama qualcuno ci si preoccupa sempre, almeno io mi preoccupo sempre.
Col passare del tempo il mio respiro diventa più affannoso, i miei passi più lenti, il mio pensiero meno lucido, il mio cuore pulsa più in fretta, il terrore aumenta.
 Se mio fratello non mi stringesse per il polso sarei già crollata a terra, aspettando che qualcuno mi infliggesse il colpo letale.
- Non ce la faccio più!-grido.
Jonathan non molla la presa, il polso brucia e ho la vaga sensazione che se continuerà a mantenere la stretta sarà sempre peggio.
- Ti fidi di me?- si gira dietro e mi guarda, senza smettere di correre.
Un sorriso malizioso e maligno illumina il suo viso così strano da far ribrezzo.
- No!- do una strattonata e lo faccio fermare, facendogli mollare la presa.
- Finalmente!- si allontana da me, si appoggia ad un albero e comincia a ridere.
Non è una risata normale, è come quella dei cattivi, quella che immaginavo mentre disegnavo i fumetti per Simon, quella di Batman oscuro o di qualunque altro maligno supercattivo che voleva conquistare il mondo.
 Mi siedo il più lontano possibile da mio fratello, ma non troppo per non destare sospetti, su un letto di foglie che hanno una sfumatura simile a quella dei miei capelli.
Mi guardo intorno. 
Siamo in una zona con un terreno meno ripido, a quanto pare, fra montagna e collina, ci sono più foglie di quante ne abbiamo viste durante tutto il nostro percorso. 
- Che venga ad uccidermi, quella vampira.- dico, ma non voglio che succeda, per niente - Non mi importa più niente. 
Controllo il mio polso.
Anche se non c'è per niente luce i miei occhi sono già abituati e riesco a notare il rossore causato dalla stretta di Jonathan.
Comincio a muoverlo un pò, girandolo in senso orario.
- Ti ricordo che non è passato neanche un giorno dall'inizio dei giochi.- mio fratello mi guarda, è seduto davanti a me, a tre alberi di distanza. 
La sua tuta è leggermente strappata lungo il fianco destro e si riesce e vedere una parte di pelle leggermente lacerata.
Ricordo le parole di Raphael: devo mantenere la mia tuta in buono stato.
La guardo.
Il tessuto nero aderisce alla perfezione al mio corpo minuto, più di prima, adesso la trovo anche comoda e confortevole, fortunatamente non è strappata nè rovinata, anche se è un pò sporca nei piedi.
Non sporca nel senso piena di terra, sporca nel senso che nei miei piedi ci sono una miriade di rametti conficcati nel tessuto della tuta, eppure non me ne sono accorta, non fanno affatto male.
Dovrei sfilarli.
- Perché non ti fermavi?- chiedo, ho ancora il fiatone.
Sfilo il primo rametto, che mi fa comparire sul viso una smorfia di dolore e mi fa emettere una specie di grugnito.
- Volevo scegliessi tu il nostro accampamento- mi raggiunge e si siede accanto a me.
- Stai scherzando? Non potevi dirmelo?- sono infastidita, no, sono super arrabbiata.
Mi ha fatto correre per così tanto tempo per farmi scegliere l'accampamento? 
- Così è stato più divertente. - sorride.
Sospiro e sfilo il secondo rametto, il dolore è lancinante, per niente minore rispetto a prima.
- Per l'angelo!- dico, stringendo i denti.
Non è la prima volta che uso qeusta espressione, ormai mi è familiare.
Terzo rametto.
Metto un braccio davanti agli occhi e mi appoggio al tronco dell'albero, cercando di non pensare al dolore.
- Aspetta- Jonathan mi ferma prima che lo sfili, si alza e si posiziona proprio davanti ai miei piedi.- Posso?
Comincia a sfilare i rami.
- Aia!- grido, portando d'istinto le gambe, prima distese, verso di il mio busto.
- Facciamo così- Jonathan sorride tristemente e mi accarezza le gambe, facendole distendere nuovamente- Cerca di distrarti un pò mentre io lavoro ai tuoi piedi, magari apri quel tanto amato zaino per cui stavi per suicidarti.
Giusto, lo zaino!
L'ho ancora sulle spalle.
Lo prendo e lo metto sulle mie cosce, è più grande di quanto mi sembrasse, circa quanto lo zaino che usavo per andare a scuola nel 12.
Apro lentamente la cerneriera, incrostata di terra e foglie e butto tutto quello che c'è all'interno dello zaino accanto a me.
- Bel metodo- dice Jonathan e poi sfila il primo rametto.
Tremo per un attimo. 
- Scusa sorellina.
"Sorellina", come se mi avesse sempre conosciuta.
Sto al gioco.
Guardo gli oggetti accanto a me.
Per primo vedo quello che mi ha fatto impazzire: l'album con la matita attaccata lateralmente. 
Lo prendo e lo abbraccio, come se fosse il mio peluche preferito.
- Stai scherzando? Un album? Ti sei fatta in quattro per - si ferma per valutare la situazione-quello?
Vorrei dirgli cosa posso fare.
Vorrei mostrargli il mio talento, magari mettendo qualcosa dentro al foglio, ma non mi fido.
Se riuscissi a scappare, se poi riuscissi a seminarlo e lui sapesse il mio talento sarebbe un punto in meno per me.
- Amo l'arte- dico, posando l'album e facendo finta di niente. 
Poi c'è un borsellino arancione, di quelli a forma di cilindro, con un'altezza di circa 20 centimetri. 
- Il raggio sarà sui 5 centimetri. La superficie laterale quindi di potrebbe calcolare e anche quella di base...
- Cosa fai?- mi chiede scandalizzato mio fratello. 
- Sto testando l'utilità della geometria nell'arena. - rigiro fra le mani il cilindro. 
- E quindi?...- sfila un rametto e mi scappa un gridolino- A che conclusione sei arrivata?- sembra quasi curioso.
- Che sarebbe più utile saper parlare il greco e il latino per comunicare in codice.- dico, sovrappensiero.
- Io preferisco la matematica, non mi hanno mai fregato soldi al supermercato.- dice, con aria fiera.
- Non posso dire lo stesso- sorrido.- Comunque questo coso- gli metto davanti al naso il borsello arancione- È molto carino, se esco di qui lo porto a casa per metterci le matite- dico.
- Hai preso davvero uno zaino inutile, lo sai?
-Si- gli rispondo, sorridendo, ma so che non è affatto vero.
Apro il borsellino. 
Dentro ci sono tre matite, tre gomme, un temperino e qualche colore.
- Materiale da disegno, sembra anche abbastanza buono.
Prendo una matita e la rigiro lentamente fra le dita.
- Se lo dici tu.- risponde Jonathan, come se stesse parlando con una bambina e non volesse perdere tempo con lei.
Poso la matita e chiudo la cerniera del borsello, poggiandolo accanto all'album.
- C'è qualcos'altro.- mio fratello alza lo sguardo.
Prendo una specie di scatolina rossa, sembra una versione maxi costruita in lunghezza di una di quei contenitori eleganti dove si ripongono gli anelli di fidanzamento. 
- Apriamo la scatolina magica?- la scuoto vicino all'orecchio. 
- Si, sono curioso, magari dentro c'è un pennello firmato.- è troppo spiritoso per i miei gusti.
Vado per aprire la scatola...
- Aspetta! Aspetta!- gli occhi di Jonatahn si illuminano- Forse è uno di quei pennarelli magici che fanno vedere le scritte solo al buio.
Sospiro e apro il pacchetto. 
Di certo non è un pennello firmato nè un pennarello magico, sembra più...non so neanche io cosa sembra.
Lo giro verso mio fratello che alla sua vista sbarra gli occhi e molla i miei piedi, ormai quasi liberi di quei rametti demoniaci.
- Uno stilo? Nell'arena? - prende il pacchetto- Non avevo mai visto niente del genere, solitamente non mettono armi di questo genere, non capisco. 
Neanche io, non ho idea di cosa sia uno stilo.
L'ho solo sentito nominare, è una specie di arma per shadowhunters, qualcosa del genere...
E adesso mi viene in mente una domanda: i "mondani" come fanno a non vedere queste scene? C'è una specie di censura? O cosa?
- Hai presente quando ho detto che hai preso uno zaino pieno di strumenti inutili?- continua ancora a maneggiare lo "stilo".
Annuisco.
-Ecco, stavo scherzando. 
 
 
 
 
 
- Davvero non sai cos'è uno stilo?- chiede Jonathan, come una professoressa che sgrida un alunno dopo un'interrogazione penosa.
- Fino a qualche giorno fa non sapevo neanche cosa fosse uno shadowhunter, o un demone, un figlio di Lilith, un succhiasangue o una "fatina"- rispondo, imbarazzata.
- Sei davvero messa male, sorellina.- si risiede accanto a me- Aspetta.
- Si?- lo guardo negli occhi. 
- Non sapevi di essere una shadowhunter e sei riuscita a prendere 10? Come lo spieghi?
Come lo spiego?
Di certo non gli dirò del mio talento.
- Fortuna- spero che non capisca che sto mentendo- Ho tirato con l'arco una volta e ho fatto centro, poi mi sono mimetizzata e li ho lasciati a bocca aperta.
In realtà sono rimasti a bocca aperta perché ho nascosto un barattolo dentro un foglio...
- Allora dovrò diventare un professore per un pò.- assume un'aria fiera e da saputello.
- Per l'angelo! Pensavo di non dover studiare nell'arena!- nascondo la testa fra le gambe.
- Dovrai ricrederti- comincia a giocare con i miei riccioli- Emmh- tossisce- Pretendo di essere guardato negli occhi mentre spiego.
- Si signor capitano.- mi siedo e lo guardo, girando la testa.
- Io ti propongo una posiziona più comoda- sorride, mi mette una mano sul busto e mi fa scendere, finché non ho la testa sulle sue ginocchia....
Mi sento leggermente fuori posto, ho sempre immaginato una scena così con una ragazzo carino e simpatico, non con mio fratello. 
- Ok- rispondo debolmente. 
Lui mi scioglie la coda dei capelli e comincia a infilare la mani nei riccioli, sono costretta a guardarlo negli occhi.
- Lo stilo è l'oggetto personale più importante di uno shadowhunter- il mio cuore, che si era appena ripreso dalla corsa, comincia a rientrare in tachicardia. - Con lo stilo si disegnano le rune.
Strappa leggermente la manica del braccio sinistro, prende l'oggetto e comincia a disegnarsi una runa che sembra una specie di rombo con "delle corna".
- Questo è una runa "iratze": cura- guardo la ferita che prima era nel suo fianco, adesso sta cominciando a rimarginarsi lentamente.
- Hai qualche ferita?- chiede, poi guarda i miei piedi, la tuta leggermente strappata dove prima c'erano i rametti, adesso da quegli strappi esce del sangue.
Sì, ho una ferita, anzi una decina di ferite.
Non gravi, ma sono sempre delle ferite.
- Vuoi dire che vuoi farmi un tatuaggio per guarirmi? - chiedo, incredula. 
Però ho visto, ho visto la ferita di mio fratello rimarginarsi lentamente, anche se ancora non è scomparsa del tutto.
- Si, voglio farti una runa per guarirti, se permetti.
- Devi strappare la tuta?- non sono convinta, soprattutto perché se la strappasse nei piedi sarebbe un gran problema riuscire a camminare.
E poi devo cercare di mantenerla in buono stato.
- Non molto e non per forza.- dice, sovrappensiero- Le rune sono più efficaci se si applicano vicino al cuore.
La tuta finisce appena sotto il collo, disegnarla vicino al cuore vuol dire strapparla.
-Posso?- chiede.
Non rispondo, non so cosa voglia fare.
Avvicina le mani al collo e strappa leggermente la tuta, formando una scollatura a V non troppo profonda.
Poi gira il tessuto, senza strapparlo di più e lasciando scoperta la parte superiore del mio seno, a sinistra.
Ora non mi sento fuoripsoto, di più, non vorrei proprio essere qui...
Insomma, mio fratello ha strappato la mia tuta e ha formato una scollatura a V, mio fratello, che conosco appena, mi sta tatuando sul seno, mio fratello, che non considero mio fratello, sembra volermi bene in un modo sbagliato. 
Jonathan prende lo stilo e comincia a disegnare lo stesso simbolo che ha disegnato sul suo braccio sulla parte superiore del mio seno, tenendomi ferma con l'altra mano.
All'inizio la pella brucia, ma poi provo un calore rilassante e splendido, mai provato niente di simile.
Il ragazzo si allontana e guarda la mia scollatura...
Non è il tipico atteggiamento di un fratello, mi fa piuttosto paura..
Poi si riavvicina e prende con le mani la mia tuta, cercando di legarla dove è strappata e ottenendo un risultato per niente male.
Riesce a coprirmi, anche perché la tuta è di uno strano tessuto elastico e modellabile.
- Non vorrei che qualcuno veda mia sorella con un abbigliamento non da lei.- mi sorride.
Cosa sa cos'è da me e cosa no?
Avvicina la sua testa al mio viso, stampandomi un bacio sulla guancia, vicinissimo alle labbra.
Sembra non volersi più staccare, sembrano gli istanti più lunghi della mia vita, poi si allontana leggermente, ma restando sempre vicino al mio viso.
- Riposa un pò- mi sussurra all'orecchio- fra 20 minuti ripartiamo, starò io di guardia.
Non rispondo.
Chiudo solo gli occhi e mi accoccolo sulle gambe di mio fratello, mentre lui mi prende un ricciolo ribelle e lo posiziona dietro al mio orecchio.
Devo scappare al più presto.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
ok, hahahahaha, ci siamo... Ahahahahahahah... stra-divertite a scrivere e recitare :"""D questo capitolo.
Recensite e fateci sapere cosa ne pensate♥♥
Alla prossimaa♥♥♥
~Silvia e Kiakkiera~
PS: vi amiamo tantoooo♥ recensite e vi sposiamo... 
PSS: Siamo fumate O.o

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Capitolo 14
*** Ave atque Vale ***


Il panorama che ci circonda è così pauroso e riluttante che quasi mi fa pentire di essere ancora viva.
È come se ci fossimo catapultati improvvisamente al polo nord, non ho mi avuto così freddo, non mi sono mai sentita così sola.
Non ci troviamo più nella foresta folta e buia, siamo in un posto più luminoso ma peggiore: la Cornucopia.
Per qualche strana ragione, dopo aver camminato per ore, siamo tornati al punto di partenza, dove eravamo qualche ora fa.
Solo che non è più come prima, non è uguale.
Avevo intravisto, nel correre verso la foresta con mio fratello, la lotta che di stava svolgendo.
Nella mia mente erano rimaste delle immagini confuse di sangue e corpi, corpi e sangue, ma sono così lontane, nascoste in un angolo remoto della mia "scatola della memoria", che quasi stento a credere che le abbia davvero viste.
Ma se non le ho viste davvero qualche ora fa le vedo adesso. 
Quei magnifici fiori colorati dalle forme strane e delicate, che prima mi avevano tanto colpita, sono quasi irriconoscibili.
Non sono più azzurri, gialli, verdi, bianchi.
Tutto è ricoperto da un velo rosso di sangue e da qualche sprizzo di nero e di rosa che indica dei cadaveri.
Non è più un prato.
È un campo dove si è tenuta una battaglia.
È anche peggiore dei luoghi che ho immaginato mentre studiavo la Rivolta.
- Ho sentito 6 colpi di cannone, se non sbaglio.- afferma una voce.
Mi ero quasi dimenticata della presenza di mio fratello.
- Dovrebbero essere quelli scarsi e stupidi che rimangono alla Cornucopia, ancora c'è tempo per uccidere i più resistenti.- lo dice come se fosse una buona novella, come se non vedesse l'ora di stroncare la vita degli altri tributi.
Ora si muove verso di me e mi raggiunge, mi stringe fra le sue braccia, ma non sento affatto meno freddo. 
Cominciamo ad avanzare lentamente fra i cadaveri e il sangue, schivando gli arti staccati dai corpi e scavalcando le teste non più attaccate ai colli.
Almeno cerco di scavalcare...
Inciampo in una testa e cado a terra, su un corpo maschile.
- Oh, oh- dice Jonathan, porgendomi la mano- che sventura... La sorellina e il fidanzato saranno di certo dispiaciuti- sorride.
Poi si china e prende la testa, tenendola dai capelli corvini.
- Alexander Lightwood- avvicina il capo del ragazzo al mio viso e io faccio un passo indietro- Detto anche belloccio dagli occhi azzurri, fratello di una sventola, omosessuale non accettato dal padre- gira la testa verso di se- Ave atque vale, Alexander.
- Perché- parlo con fatica- gli hovercraft non hanno ancora recuperato i corpi?
Jonathan getta la testa a terra e si pulisce le mani.
Sento che ho le lacrime agli occhi e gli volto le spalle, non voglio che capisca quanto io sia fragile.
Non conoscevo Alec, eppure...
Ricordo ancora la sua conversazione con Magnus, la paura nella sua voce e la determinazione nei sui occhi.
Molti, da oggi in poi, chiameranno Alexander Gideon Lightwood anche in un altro modo: ragazzo deceduto. 
- Forse- Jonathan sta rispondendo alla mia domanda.
Sento il rumore, anche se fievole,dei suoi passi.
- Gli hovercraft non li prenderanno mai perché sono quel che serve ai tributi per sopravvivete.
- Cosa vuoi dire?- mi volto, trattenendo le lacrime, e studio il viso indecifrabile di mio fratello.
- Non ho visto niente di non velenoso che si possa magiare. Forse loro sono il nostro cibo.
Lo guardo, spaesata.
Vuol dire che, per sopravvivere, dovremmo mangiare i corpi degli altri tributi?
- Stai scherzando?- chiedo, con la voce rotta.
- Per niente- risponde lui, tornando ad abbracciarmi.
Continuiamo a camminare e rabbrividisco ad ogni passo di più. 
Riesco a individuare la maggior parte dei possessori di quel che resta dei loro corpi: Maia, i due ragazzi del distretto 8, Molly. 
Poi vedo qualcosa che attira la mia attenzione: uno sprizzo dorato, un capo biondo.
- Non sarà mica...- Jonathan sorride e io lo guardo, incredula.
Non pensa mica che quello è Jace...
Cioè non può farlo, Jace è lo shadowhunter più abile del mondo nascosto, Jace è... Jace. 
Eppure quel colore ricorda tanto il suo, è troppo singolare, speciale.
Ma non può essere. 
Prima che possa muovermi mio fratello mi ha già lasciato ed ha cominciato ad avanzare verso quel corpo.
Lo gira, mostrando il suo viso, prima rivolto verso la terra.
Ed è inutile che menta.
Anche da dove sono, da metri di distanza, capisco che quello è il corpo è di Jace.
 Jace, il mio Jace, è disteso a terra, sul suolo bagnato da sangue.
Il viso è pallido, cereo come se quello un vampiro.
Non è come dovrebbe essere il viso di un nephilim ed è segnato da un lungo e profondo taglio che rovina la delicatezza dei suoi tratti angelici.
 Il taglio finisce appena sotto i suoi dorati ed affascinanti occhi.
Ma, anche guardandoli da questa distanza, si capisce che non sono i soliti occhi.
Normalmente quel brillio dorato mi fa pensare ad un felino determinato ed elegante, adesso penso solo che i suoi occhi somigliano a quelli di una antica bambola di porcellana.
Sono vitrei, sbarrati, inespressivi, senza vita.
Sono rivolti verso l'alto, non danno alcun segno.
Alzo lo sguardo, ma non vedo niente di interessante da guardare oltre una falsa distesa turchese che sembra cielo ma che, in realtà, è il tetto dell'Arena. 
Nessuno ha quello sguardo.
Nessuna persona viva ha quello sguardo.
Lui non può essere andato via per sempre.
Mi blocco e cado a terra, non preoccupandomi più di quel che mi circonda.
Non mi sembra la realtà, non sembra vero, non può essere.
Il ragazzo che mi amava, la prima persona che ho amato, non c'è più. 
Sono confusa, comincio a respirare a fatica.
Mio fratello mi raggiunge, sedendosi accanto a me.
- Lo sapevi, o tu o lui.- è sereno, come se non si preoccupasse di niente- E poi non ti avrei mai permesso di sposarlo.- un ghigno si crea sul suo viso.
Una battuta. 
Ha cercato di scherzare in questo momento. 
Lo guardo, disgustata, mentre il mio cuore comincia a battere sempre più in fretta e il mio respiro diventa più affannoso.
Chiudo gli occhi e vedo delle immagini.
Lui quando si è offerto volontario.
Lui sul carro.
Lui agli allenamenti. 
Lui che mi insegna a tirare con l'arco. 
Lui che si offre di essere mio alleato.
Lui che mi aiuta durante l'intervista. 
Lui che mi dà appuntamento sul terrazzo.
Lui che parla, come fosse un poeta.
Lui che mi bacia, sotto il cielo buio di Capitol City.
Lui che mi trascina dietro le piante.
Lui che ascolta la conversazione tra Magnus e Alec.
Lui che mi tappa la bocca.
Lui che mi riporta al mio piano. Lui nell'arena mentre scruta gli altri tributi.
Lui disteso a terra, in un lago di sangue.
Una lacrima solca il mio volto e mi rendo conto di quanto lo amassi davvero e di quanto lo ami ancora.
Lo conosco da così poco tempo, ma lo amo come non ho mai amato nessuno.
E non ci credo.
Non riesco a credere che non mi sorriderà mai più. 
Un'altra lacrima fugge dai miei occhi.
Non mi parlerà mai più. 
Non serve a niente cercare di non piangere.
Non mi sfiorerà mai più. 
Scoppio in un pianto straziante.
Sono debole, inutile, fragile, sono una ragazza indecisa, stupida.
Non sono una shadowhunter, non sono una combattente, non sono nata per uccidere.
Sono solo una stupida mondana portata per il disegno.
Eppure lui mi amava per ciò che ero e per ciò che sono.
-Jace!- urlo, mentre continuona piangere e il mio urlo squarcia il silenzio, lo uccide.
Comincio a tremare come una foglia scossa dal vento. 
Apro gli occhi, trovando accanto a me mio fratello che mi consola.
- Jace.- sussurro.
- Ci sono io.- mi dice Jonathan e mi accarezza la testa- Ci sarò sempre, sorellina.
- Ave atque vale, Jace- sussurro.
Poi chiudo di nuovo gli occhi, timorosa di riaprirli e di vedere per l'ennesima volta quella scena raccapricciante. 
Adesso sono sicura.
Vorrei essere già morta.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Scusate il ritardo e il capitolo breve...
Alla prossima...
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 15
*** I sogni non son desideri ***


Mi sveglio ansimando e spalanco gli occhi di botto.
Mi metto a sedere di scatto, stupendo Jonathan, disturbato mentre era intento a pensare tranquillamente.
-Cosa succede?- chiede, preoccupato.
Mi appoggio all'albero dal tronco ruvido che si trova dietro di me e affondo le dita della mano destra nella terra umida, mentre con la sinistra strappo quei pochi fili di erba che riescono a crescere in questo posto strano. 
Alzo lo sguardo.
Sopra la mia testa non c'è alcun cielo, ma c'è una coperta formata da possenti rami che si incontrano, coprendo quella falsa distesa azzurra che funge da tetto all'arena. 
Finalmente smetto di ansimare e comincio a respirare l'aria umida della foresta.
- Clary?- Jonathan mi raggiunge, sedendosi accanto a me e guardandomi come se fossi pazza.
- Un sogno- sbarro gli occhi- era tutto uno stupido sogno- sussurro.Rido.
Comincio a ridere, come farebbe una pazza in un manicomio.
Tutto un sogno.
Sospiro per il sollievo, ma per poco.
Perché adesso inizio a piangere. 
Piango e nel contempo rido.
Piango per Alec, per un ragazzo che non conosco di cui ho visto la testa mozzata in un sogno; per quei corpi distesi in quel lago di sangue; per Jace.
E rido, rido perché ho creduto che fosse tutto vero.
- Un sogno.- sussurro.
Mi giro verso mio fratello e lo abbraccio con tutta la forza che ho, affondando il viso nella sua spalla.
-Clary?- mi dà delle pacche incerte sulle spalle- Stai bene?
Continuo ad alternare pianti a risate, non riesco a smettere.
Mi ricompongo e mi allontano da mio fratello. 
- C'eri tu insieme a me.- comincio a raccontare mentre cerco di fermare le mie emozioni contrastanti che mi mettono in difficoltà - Eravamo tornati alla Cornuciopia in qualche modo strano. C'era- rido- un mare di sangue- Jonathan mi gaurda, stranito- E Alexander era morto- rido ancora di più- Anche Jace era morto- la mia risata aumenta- Dopo un giorno!
Poi gli occhi ricominciano a lacrimare perché penso che se quei tributi non sono morti adesso probabilmente moriranno fra poco...
- Parlando di Alexander Lightwood...- Jonathan prende il mio zaino e ci fruga dentro- Sembra un bravo ragazzo anche a te, no? Lui e sua sorella sono ok, giusto? 
Che domande fa?
Mi porge una pagnotta, sembra "pane buono".
Quello che si mangia una volta al mese, con una forma ben definita, un colore fantastico e un sapore divino.
- Dove le hai prese?- chiedo.
Se mi vedessi noterei il luccicare dei miei occhi, ammirerei quella luce che si accende sempre in me quando vedo del cibo invitante.
- Sponsor.- sorride- Molto utili qui nell'arena. 
-Miei o tuoi?- chiedo mentre stacco un pezzo di pane.
Anche lui ne stacca un pezzo, lo lancia per aria e questo arriva dritto dentro la sua bocca.
Ricordo che da piccola ci provavo, prima di capire quanto fosse importante il cibo, soprattutto nel 12, ma non ci riuscivo mai, il pane cadeva sempre a terra.
- Gli sponsor sono nostri.- afferma una voce femmile.
Mi alzo, spaventata, e mi guardo intorno.
Cosa succede?
- Cos'è? Non mi trovi, rossa?- sento una risatina.
Continuo a studiare il paesaggio.
Alberi.
Alberi.
Buio.
Alberi.
Non vedo nessuno.
-Jonathan, che succede?- chiedo, mentre lui si alza.
- Guarda bene.- continua a mangiare tranquillamente, io invece stringo il pane nelle mie mani, come se potessi usarlo come un'eventuale arma, e cerco di capire qualcosa di questa situazione.
Qualcuno sbuffa.
- Guarda davanti a te, l'albero più alto.- dice qualcuno, una voce maschile.
Aguzzo la vista e finalmente li vedo.
Una figura alta e snella, femminile, che si mimetizza con il buio della foresta e un'altra alta, maschile, che sta accanto alla prima.
Vedo un guizzo azzurro.
- Ti presento i nostri alleati, Clary- le due figure cominciano ad avanzare e i contorni iniziano a diventare più chiari. 
Non c'è bisogno che mi dica i loro nomi.
Li ho capiti appena ho visto quel guizzo azzurro.
- Isabelle ed Alexander Lightwood.- dice Jonathan.
- Non è carino?- Isabelle si avvicina sempre di più.
Quando mi raggiunge mi porge la mano- Quattro fratelli alleati.
Allungo la mano e gliela stringo.
- Chiamami pure Izzy- sorride.
- Chiamami pure Clary- rispondo. 
Sembra una normale presentazione, niente di che.
Non mi sembra di essere dentro l'arena. 
Alexander si fa avanti.
- Alec, lei è Clary, ricordi?- molla la mia mano- La tizia per cui Jace stava per morire.- Isabelle sorride di nuovo.
- Cosa?- chiedo, con un filo di voce.
- Appena ha visto che correvi con tuo fratello verso la foresta si è paralizzato, per poco Camille non lo infilzava con i suoi denti.
- Smettila, Izzy. - il ragazzo affianca la sorella- Jace sta bene- dice, seccato- tranquilla.
Forse mi vuole aiutare.
Forse sa che sono super preoccupata perché anche lui ama qualcuno.
- Comunque puoi chiamarmi Alec. - dice, ma, al contrario della sorella, non sorride.
- Staranno con noi per un bel pò, sorellina- Jonathan mette il suo braccio intorno alle mie spalle- Puoi fidarti- schiaccia l'occhio ad Isabelle.
- Mi ha detto Jace che vi siete salutati alla grande.- Izzy sorride.
Un calore improvviso di materializza sulle mie guance.
Perché lei ha parlato con Jace?
- Jace- sento la rabbia salirmi dentro- ha detto cosa a chi?- deglutisco.
- Calma- Isabelle ride- ci conoscevamo perché mi era permesso fare qualche giretto nell'1 ogni tanto.- si appoggia ad un albero- E poi questa mattina ci siamo incontrati e abbiamo parlato un pò.
Jace si è incontrato con Isabelle?
Non capisco, davvero...
- A nessuno è permesso di fare qualche giretto in distretti diversi- mi siedo a terra e continuo a mangiare il mio pane. - E poi- la guardo- perché mai Jace si sarebbe dovuto incontrare con te questa mattina?- forse il mio tono è troppo ostile. 
Tutti si siedono e formiamo un cerchio dove al centro c'è il mio zaino arancione.
- Ho alcune conoscenze riguardo alle mie vacanze nei distretti.- Isabelle comincia a giocare con i suoi capelli perfettamente ordinati.- E stai calma, quel tizio non fa per me- mi fulmina con lo sguardo, come per dire "se facesse per me lo avrei già in pugno"- abbiamo solo parlato.
- Ma perché- alzo il tono di voce, ma vengo interrotta.
- Bene, cosa decidiamo?- chiede Jonathan per sviare il discorso, rimanendo calmo- Per questa notte restiamo qui?- guarda me, Isabelle e Alec, puntando gli occhi prima su uno e poi sull'altro. 
- Credo che spostarci adesso non avrebbe senso.- afferma Alec- Direi di muoverci domani, con il nuovo giorno.
- Come dici tu, fratellone.- Isabelle gli dà una pacca sulla spalla- Credete che da qui si possano vedere le proiezioni?
- Le cosa?- chiedo mentre assaporo il sapore magnifico del pane.
- Mai visto gli Hunter Games da casa, vero?- scuoto la testa- Bene, ogni sera c'è una specie di "resoconto" e nel cielo appaiono i visi dei tributi morti.
- 2- dice Alec- Ho sentito solo due colpi di cannone.
Ho finito il pane più in svelta di quanto avessi mai fatto.
- Come fai a mangiare così tanto e a mantenerti in forma?- chiede Isabelle.
Sembra un pò una barzelletta.
Isabelle che dice a me che sono in forma.
Forse per in forma intende magra e piatta.
- Nel dodici non mangiamo molto spesso.- dico- Non sono una favorita come voi.- l'ho detto quasi con disprezzo- Lì io e mia madre siamo le più ricche, ma non stiamo ugualmente benissimo. Siamo l'ultima ruota del carro.
Acchiappo lo zaino istintivamente, per fare qualcosa.
Lo apro.
Ho voglia di disegnare.
- Credo che sia ora di riposare- dice Jonathan.
Bene.
Richiudo lo zaino, niente disegno. 
- Credo di aver dormito abbastanza- dico io.
Magari mi lascerà libera e potrò scatenarmi sul foglio.
- Allora io e Izzy ci riposeremo un pò, tu e Alec starete di guardia.- Jonathan si alza e porge una mano a Isabelle che non l'accetta e si mette in piedi con uno scatto.
Come non detto.
Addio, album.
Poi si allontanano di poco e si appoggiano ad un albero.
-Allora?- Alec si alza- Hai intenzione di restare lì o vieni a stare di guardia?- i suoi occhi blu, ora non più in tempesta, mi fissano.
- Vengo- sussurro e poi mi alzo con poca grazia.
- Tieni.- mi porge un coltellino.- Usalo se ce ne sarà bisogno.
Ci mettiamo nell'albero di fronte a quello dove sono Izzy e Jonathan, a qualche metro di distanza.
Stanno discutendo tranquillamente e i loro visi sono troppo vicini per i miei gusti.
Io mi metto di fronte a loro e Alec si posiziona dalla parte opposta dell'albero. 
- Questa parte è più difficile da coprire- mi dice- quindi sto io, se non ti dispiace. 
Annuisco.
Poi ci mettiamo in posizione e silenzio insopportabile cala fra di noi.
Tengo in pugno il coltellino e mi guardo intorno, paurosa che posso succedere qualcosa.
- Allora- mi schiarisco la voce, devo dire qualcosa per rompere il silenzio- Come va?
Come va?
Che domanda idiota.
Ho chiesto ad una persona che ha una probabilità su 22 di rimanere in vita "come va?".
Ho chiesto ad un ragazzo che è lontano dal suo amore e dai suoi affetti "come va?".
Ho chiesto ad Alec, la quale sorella morirà se lui resterà in vita "come va?".
- Non c'è male. - risponde- Almeno non sono ancora morto.
Sento delle risate e punto lo sguardo su mio fratello.
Izzy è seduta sulle gambe di Jonathan e gli accarezza i capelli così chiari da sembrare bianchi.
- Si stanno riposando bene, quei due.- sibilo, ma Alec mi sente.
Sono, per qualche strana ragione, indignata.
- Izzy è così. - il suo tono è cupo- Non ha mai trovato l'amore anche se è una ragazza grandiosa.- si blocca- È la "ragazza modello", ma nessuno è disposto a volerla seriamente e lei non aiuta. Tratta tutti come zerbini, li pesta con i suoi stivali alti "mai meno di 7 cm"- sospira- Farà lo stesso con tuo fratello. Si metterà con lui perché è fatta così. Spera magari di trovare l'amore durante quello che potrebbe essere l'ultimo periodo della sua vita.-conclude, ha detto tutto ad un fiato.
Sto un attimo in silenzio.
Poi ricomincia, ha dimenticato di dire qualcosa.
- Ma non giudicarla. Non è una di quelle ragazze facili o cose del genere. Lei è- sta cercando il termine giusto- Izzy, non c'è un aggettivo. Spero che, conoscendola, capirai.
Adesso non capisco proprio.
Però qualcosa capisco, capisco qualcosa di Alec.
- E tu?- chiedo- Tu hai trovato il vero amore? 
Non so perché l'abbia chiesto.
- Non...- si blocca.
Anche se non lo vedo posso immaginare il suo viso, rosso dalla vergogna. 
Di certo non si aspettava una domanda del genere.
- Tu non...- si ferma di nuovo.
-Magnus?- dico mentre sorrido.
- Come fai a saperlo?- sembra scandalizzato. 
Sospiro rumorosamente. 
- Ognuno di noi ha un segreto. Ma i segreti esistono per essere scoperti.
- Pascoli?
- Non credo. - sorrido- Credo di averla inventata io.
È strano. 
Solitamente parlo attraverso le matite, i colori, i pennelli.
Di solito non uso le parole.
- Comunque si- risponde- Credo sia vero amore.
Forse si è dimenticato delle telecamere.
Forse dovremmo dimenticarcene tutti.
- Come si fa- sussurro- ad esserne sicuri?
Sento la risata di Izzy e poi vedo che comincia a baciare con passione mio fratello.
E lui non oppone per niente resistenza.
- Se hai dubbi- dice- pensa ai momenti passati con lui- si ferma, come se stesse immaginando in quel momento quegli istanti- e pensa che non potresti più rivivere momenti simili insieme alla persona in questione. Pensa a cosa faresti se non lo vedessi mai più. 
Ci penso.
Penso a Jace.
Ai pochi momenti passati insieme.
E poi penso che non trascorrerò mai più momenti del genere con lui.
Deglutisco.
No.
- Se ti senti come se ti avessero strappato il cuore dal petto, se non ritieni possibile tutto questo, allora è vero amore. 
- Il problema è- punto lo sguardo verso un albero in lontananza- che non è possibile e non lo sarà mai. Se lui vince io muoio. Se io muoio lui vince.- non c'è bisogno che nomini Jace, ha capito di chi parlo- se perdessimo entrambi non sarebbe possibile ugualmente a meno che non ci sia qualcosa di favoloso dopo la morte. 
Chiudo gli occhi e immagino.
Immagino un futuro impossibile mio e di Jace, una Capitol City inesistente, nessuna barriera fra i distretti.
Una villetta a schiera ammobiliata in modo semplice e caloroso, un camino nel salone, una terrazza in camera da letto, una culla in una camera azzurra...
Chiudo gli occhi e penso a quanto sia insensato il fatto che i capitolini possano avere questo e anche di più, mentre noi dei distretti dobbiamo comportarci come schiavi.
- Niente è impossibile.- sussurra Alec- Si può trovare sempre una soluzione, non lo credi anche tu?
Sento le risate di Izzy e di mio fratello. 
Non voglio aprire gli occhi, riesco lo stesso ad immaginare la scena: Isabelle stesa su mio fratello, che lo bacia e si trattiene dal fare di più. 
Sto per rispondere ad Alec quando sento un urlo lungo, straziante e acuto.
- Izzy!- riconosco la voce di Alec.
Apro gli occhi e vedo Alec che si dirige verso Izzy, sdraiata a terra, con una freccia conficcata nella spalla sinistra.
Vedo mio fratello guardarsi intorno freneticamente e poi vedo, fra gli alberi, un guizzo dorato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Salve a tutti♡
...
Davvero ci avevate creduto? :")
Oh Dio... :")
Davvero! Cioè se una persona chiude gli occhi li dovrà pur riaprire :")
E poi avevamo già anticipato il fatto che avremmo descritto tutto nei minimi particolari... quiiiiiiindiiiii....
Secondo voi avremmo ucciso due dei personaggi principali così? In un attimo?!
Naaaa... :"""D
Comuuuunqueee
Inizialmente, leggendo le recensioni, siamo morte dalle risate, ma poi ci siamo davvero sentite in colpa D:
Adesso è tutto ok :")
Vi abbiamo solo preparati alle morti! Allegria :")
*si accettano insulti rivolti a Silvia :")*
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 16
*** Pollo e caffè ***


Non so quanto fosse buio prima, ma so che adesso lo è di più. 
Qualche ora fa avevo immaginato che non potesse esistere una tonalità di nero più scura di quella, ma ora so che esistono miliardi di sfumature di nero.
E so anche che le tenebre che ci circondano sono della sfumatura più scura e terrorizzante che esista.
È notte.
 Solo che qui non ci sono quelle odiose luci di Capitol a illuminare ogni zona, non c'è niente oltre il buio.
E vedo solo quello.
Non che ci vedessimo molto, prima, ma c'era qualcosa di più rassicurante in quell'oscurità, per quanto fosse possibile.
Queste tenebre, invece, sono più terrificanti.
Ti fanno sentire piccolo e inutile come un filo d'erba che viene calpestato, ti disorientano più di quel contorto gomitolo di strade piene di negozi di Capitol City.
Lì, almeno, ci sono delle indicazioni, qui riusciresti a perderti anche restando fermo.
Così decidiamo di accendere un piccolo focolare. 
Sappiamo che è rischioso, potrebbero vederci e venire con calma a ucciderci tagliandoci la testa o lanciandoci un pugnale nel cuore, cose così.
Potrebbero anche traformarci in vampiri o in lupi mannari.
Sarebbe davvero figo.
Comunque non possiamo farne a meno, dobbiamo vedere cosa succede intorno a noi e Izzy insiste così tanto da non lasciarci scelta.
-Sono appena stata colpita da una freccia!- brontola- Devo stare al caldo.
In realtà le è bastata qualche runa per rimetterla in sesto, è tornata come nuova, anche più attiva.
È per questo che la sua teoria non regge per niente, ma decidiamo di accontentarla, accontentando così anche noi stessi.
Prendiamo alcuni rami e poi Alec e Jonathan fanno qualcosa di strano per accendere il fuoco.
Non so se sia stato merito dello stilo o del loro ingegno, comunque adesso una fiamma rossa e arancione con qualche sprizzo di blu divampa davanti a noi, illuminando tutto ciò che ci circonda.
- Sa tanto di film dell'orrore- mi avvicino alla fiamma- sarebbe bello se cominciassimo a raccontarci storie di vampiri e lupi mannari, soprattutto perché esistono davvero, quindi sarebbe ancora più tarrorizzante.
- Cominciamo da questa. Siamo nell'arena e il pane è finito, abbiamo lo stomaco vuoto come il cervello di un nascosto e fra qualche ora morirò di fame.- borbotta Jonathan.
Prendo lo zaino per controllare, in caso avessimo dimenticato di mangiare qualche pezzo di pagnotta. 
- Si, il pane è finito e mi sa che non ceniamo.- dico- Ma guardate il lato positivo: siamo ancora vivi- tossisco- per ora.
Continuo a togliere tutto dallo zaino...
Magari sotto, sotto, sotto, fra il borsellino e lo stilo, c'è una briciola di pane.
- Stilo- commenta Isabelle e guarda ciò che tiro fuori- Album da cento fogli con sconto del 50%?- chiede, scrolla le spalle e va avanti- borsellino con quei cosi che servono per disegnare- ci guarda, stranita.- Cos'è? Ci hanno rifilato uno zaino destinato ad una scuola di arte di Capitol?
Rimetto tutto dento, non c'è neanche una briciola.
- È lo zaino che ha acciuffato Clary- sottolinea Jonathan- non è poi così inutile, c'è uno stilo. E poi mia sorella è un'artista eccezionale.- mi schiaccia l'occhio. 
Non so come faccia a saperlo, probabilmente l'ha intuito.
In effetti ho rischiato la vita per qualche foglio e del materiale. 
Posso dichiarare senza problemi di essere maldestra, un pò goffa nei movimenti, con i capelli che sembrano un cespuglio dove è caduto del colorante per torte, insomma non perfetta...
Però, in effetti, sono un'artista eccezionale.
E sono anche modesta.
Izzy mi dà una pacca sulla spalla.
Sono seduta accanto a lei e dall'altro lato del focolare ci sono Alec, con la testa china e lo sguardo perso, e mio fratello. 
- Una dimostrazione?- chiede Isabelle- Disegna, magari riuscirai ad allontanarci da qui con la mente. Facciamo finta di essere in un posto più- ci pensa su- accogliente e meno spaventoso, dove non corri il rischio di morire senza ragione. 
- Tipo?- chiedo.
- Una lotta contro dei demoni, lì almeno uccidi per una buona causa- dice Jonathan- e poi è abbastanza rilassante e divertente- sorride- disegna un combattimento. 
Alec muove in modo appena percettibile il capo.
Ha espresso il suo giudizio: un timido "si, uccidere quei cosi raccapriccianti per noi valorosi guerrieri tatuatori è come per voi stupidi mondani andare ad uno di quegli stupidi parchi pieni di stupide giostre."
- Io direi di provare a disegnare qualche vestito. Magari scoprono la tua dote da stilista e non ti fanno crepare qua dentro perché sei talentuosa.- commenta Izzy.- In più hai una modella perfetta!- sorride e schiaccia l'occhio. 
Di certo non si riferisce ad Alec e Jon.
Scommetto che un abito da sera con la scollatura a V e la gonna a balzi non sarebbe il massimo per due ragazzi.
Per niente. 
- Pollo.- Alec alza di scatto la testa e tutti lo fissiamo.
- Alec? - chiede Iz- Tutto ok?- pronuncia le parole lentamente, per far capire bene il significato al fratello.
- Dico che- Alec si schiarisce la voce e si scompiglia i capelli con le mani con fare nervoso - ho voglia di pollo. Una di quelle cosce giganti, gustose, che ti fanno andare in paradiso- sta sognando ad occhi aperti- quindi non cucinate da te, Izzy.- è tornato alla realtà. - Disegna una di quelle- mi consiglia.
La ragazza sospira.
- Non comprendete le mie doti culinarie- mette il broncio per scherzare- sono così esperta che faccio un baffo a quella specie di mondano, quel tizo lì che c'è sempre in tv, quello per il quale la mamma ha un debole da qualche anno...- assume un'aria seria- Com'è che si chiama?- gira il capo verso di me- Cordone Rasato!
- Gordon Ramsay, Izzy- Alec sogghigna- e ti batte alla grande.
- È solo geloso di me- mi sussurra la ragazza all'orecchio, ma per qualche strana ragione credo di fidarmi di più di Alec, in questa situazione. 
E credo anche che, se troveremo qualcosa da mangiare qui dentro, non la farò cucinare a lei o, in caso, non la mangerò. 
- Allora? Cosa disegni?- interviene Jonathan.
- Potrei disegnare- ci penso su per qualche secondo, poi mi viene in mente un'idea geniale, fantamitica, superfantasmagorica!
- Una lotta- comincio ad immaginare la scena- tra un demone e una tizia...
- Io- mi blocca Izzy- starei benissimo in quel contesto.
-Allora- mi concentro e ricomincio- una lotta tra un demone e Izzy. 
Mentre si scontrano Isabelle indossa un vestito di quelli che espongono nelle vetrine dei negozi più importanti, ma disegnato da me. Durante tutto questo il demone, o Izzy, o entrambi, mangia del pollo!- propongo.
- Caffè!- esclama Jonathan.
-Ma cos'è? - Izzy mi guarda come se tutti intorno a lei fossero pazzi(il che non è poi così sbagliato)- Voi uomini non sapete stare qualche ora senza abbufarvi? E tu- mi fissa- da che razza di manicomio sei uscita?
-Caffè!- ripeto- mi piace!
- Oh Dio!- Izzy si stringe nella tuta e porta le mani al viso, poi scuote vistosamente il capo.
- Una tazza piena di caffè- farnetico- dove c'è rappresentata la battaglia della quale parlavo prima! 
Alec alza un sopracciglio.
Jonathan mi guarda con aria soddisfatta.
"È mia sorella" dicono i suoi occhi "e ne sono fiero".
Oppure "È mia sorella e me ne preoccupo davvero".
Non che cambi molto.
Izzy sta per ribattere, ma il nostro divertente dialogo fra amici in campeggio finisce presto.
Sentiamo una musica inconfondibile: l'inno di Capitol City.
- Si vedrà da qui?- chiede Jonathan.
Parla delle "proiezioni", le ha chiamate così, Izzy.
Non risponde nessuno, siamo troppo impegnati a guardarci intorno.
E poi presto capiremo se sarà possibile vedere da qui le proiezioni.
Anzi, lo capiamo adesso.
I rami cominciano improvvisamente ad intrecciarsi fra di loro in modo contorto, formando nodi di diverse grandezze, in modo naturale, come se fossero lacci per scarpe, inventati per essere legati.
Poi creano, mentre si intrecciano, un cerchio che si apre sopra le nostre teste e rende visibile il cielo.
- Wow- sussurro.
All'improvviso si materializzano nel cielo delle immagini giganti, delle "schede", o meglio delle carte di identità dei tributi morti.
La prima a comparire è una ragazza dal viso leggermente tondeggiante, con degli unici e favolosi occhi scuri e luccicanti.
Ha, o meglio aveva, i lineamenti morbidi e ben definiti, non spigolosi, ma ugualmente perfetti. 
Anne Powell, c'è scritto.
16 anni.
Era una nascosta, una "fatina", come Jonathan aveva definito Meliorn.
Era del Distretto 9.
Non so se immaginare i familiari.
Non so se aveva amici o parenti... I nascosti hanno amici e parenti? 
Non lo so, non conosco questo mondo.
Poi quella carta d'identità svanisce nel nulla e ne appare un'altra. 
Questa volta è un ragazzino dall'aria ancora infantile. 
Aveva la pelle chiara, quasi cerea, gli occhi verdi e spenti, una spruzzata di lentiggini sul naso.
Scommetto che se fosse cresciuto sarebbe diventato un ragazzo affascinante e amato.
Ma non crescerà mai.
Si chiamavi Paul Lee e aveva 14 anni.
Un nascosto, un figlio della notte.
Forse aveva 14 anni da secoli...
Sicuramente non sarebbe cresciuto ugualmente. 
Spero che non ci siano altri visi, altri morti, ma nello stesso tempo prego perché ne appaiano altri, perché così avrò più probabilità di vincere.
E appare un altro viso.
Un viso maschile.
Un viso conosciuto, uno di quelli che mi ero ricordata.
Jordan.
Non c'è bisogno di leggere, so chi era e cosa era.
E so anche per certo che qualcuno lo piangerà: Maia.
Mi immagino il suo volto rigato dalle lacrime, lo stupore, il rimpianto.
Forse non si sono neanche salutati.
O forse si.
Fose l'ha salvata lui.
Nessuno ha creduto alla sua scena da duro senza cuore, tutti sanno che la amava e la ama più di ogni altra cosa.
Sento una stretta allo stomaco.
Basta.
Per oggi può bastare...
Invece non è finita.
Appare un altro viso, quello di Sebastian Verlac.
Mi rifiuto di continuare a guardare e mi concentro sul fuoco, lasciando stare il cielo.
Non ci vuole molto perché gli altri lo facciano, il resoconto della giornata è finito.
4 vite perse.
Siamo 20 tributi, adesso.
Ho una probabilità su 20 di rimanere in vita, come tutti gli altri, del resto.
Ma la matematica, in questi casi, non aiuta molto e mi fa sentire come un oggetto inutile...
Quante probabilità ci sono che si estragga un 6 di cuori da un mazzo di carte?
Quante probabilità ci sono che Clarissa Fray, Fairchild, Morgernstern o come cavolo si chiama, viva?
La matematica mi considera uguale ad un 6 di cuori, è questo il problema. 
Poi parlano di diritti dell'uomo e della donna.
- Va bene, circa, se continuano a morire così in 5 giorni sarò a casa- commenta Jonathan, attirando l'attenzione- Però non posso non mangiare per 5 giorni, sto già morendo adesso.
- Ok, ragazzi, ringraziatemi, ci penso io- Izzy si alza- Ei! Affascinanti abitanti dei distretti e di Capitol!- alza le mani al cielo- Ci mandate qualcosina da mangiare? Tipo del pollo e del caffè? Se lo fate ve ne sarò sempre riconoscente- urla con voce suadente verso il cielo e poi manda dei baci.
Passa mezz'ora, ma non c'è traccia di niente. 
-Forse non si può far entrare del pollo e del caffè- Jon cerca di consolare Izzy.
- Potrebbero mandare anche caviale, ma non lo mangerei- Alec guarda il fuoco- ho voglia di caffè e pollo.
- Sicuri che non siete "incinti", ragazzi? Perché tutte queste voglie che avete mi preoccupano- Izzy controlla le sue unghie- Maledetto smalto.
I ragazzi si guardano e poi fissano Izzy in modo decisamente ostile. 
- Vogliamo del pollo e del caffè!- dicono all'unisono- Adesso.
Prendo l'album.
- Vi accontentate di un disegno?- chiedo- magari potete provare a mangiare la carte disegnata immaginando di assaporare pollo e caffè. - Buona notte- lagna Izzy, ormai si è arresa e ne ha abbastanza dei miei pensieri sui disegni- Ho sonno e non mi piace la carta.- si sdraia sul terreno umido.
- Tu e Izzy riposatevi- consiglia Alec e si alza.
A quanto pare a nessuno piace la carta.
- Io e Jonathan staremo di guardia.
Annuisco, ma so che non dormirò.
Ho paura di fare altri incubi, di svegliarmi di nuovo con gli occhi fuori dalle orbite, di sentire il terrore avvolgere il mio corpo come un serpente che non desidera altro che uccidermi.
Ormai ho voglia di disegnare una bella tazza di caffè e del pollo.
E magari anche qualcos'altro. 
O almeno credo di voler disegnare quello.
Quando poso la matita sul foglio, invece, ho in mente una scena del tutto diversa.
Così cerco di immortalare gli istanti in cui io e Jace ci salutavamo sul tetto, cerco di dimenticare di trovarmi nell'arena. 
Ma non ci riesco.
"Dove sei, Jace?" 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Eccoci qua, le vostre supereroine sono tornate♡
Allora, vogliamo darvi delle comunicazioni:
- Abbiamo capito che quando succede qualcosa di spiacevole recensite con più piacere... quiiiiindi... saremo sadiche al massimo... se non vi farete sentire e non ci direte se amate anche quando siamo buone e care♡
- Abbiamo reso questo capitolo leggermente più "ironico", se si può dire, per staccare un pò da combattimenti, Jace, stelle, romanticismo, gente che morirà ecc... ma non vi preoccupate, NON LASCIAMO COSE IN SOSPESO, col tempo si capirà della freccia ecc ecc...
- Se non vi è piaciuto il capitolo capiremo perché l'abbiamo scritto in pochissimo tempo (come sempre, ora che ci pensiamo...) e, in più, non sappiamo quanto lucido fosse il nostro cervello in quel momento perché questa settimana la scuola ha deciso di ammazzarci e sono successi tanti casini fuori dalla scuola e abbiamo il cervello morto... vabbè, caPeeta! 
-Ehhh basta♡
Alla prossima♡
~S&K~
(PRIMa era troppo lunga la firma u.u)

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Capitolo 17
*** Grazie per averla protetta ***


-Sotto attacco!- sento l'urlo preoccupato e determinato di Jonathan e alzo di scatto la mia testa rossa dal foglio scarabocchiato con schizzi di ritratti di Jace.
- Alzati!- un'altra voce, quasta volta femminile, mi sorprende.
Izzy si avvicina di corsa a me e mi afferra da un braccio, senza preoccuparsi della stretta troppo caricata di forza che, se tenuta eccessivamente sul mio arto, potrebbe bloccarmi la circolazione.
Lascio cadere sul terreno il mio album e il mio materiale e gli rivolgo uno sguardo triste e malinconico: se potessi non smetterei mai di disegnare.
-Usalo bene- Isabelle mi porge dal manico un coltello dalla lama così affilata che basterebbe toccarla per ferirsi...
Non voglio neanche immaginare il tipo di ferita che infliggerebbe se si usasse con abilità o si lanciasse, diretto verso il cuore di un avversario.
- Stai davvero di guardia, questa volta.- mi raccomanda in modo ammonitorio.
Ci appiattiamo contro un albero.
- Qui dovremmo essere al...
Una freccia finisce accanto a me, a un centimetro dal mio orecchio, fra il mio capo e quello di Izzy.
-Sicuro- completo la frase.
Ma non lo siamo, così ricominciamo a correre e raggiungiamo Jonathan e Alec.
- Vengono dalla foresta!- esclama mio fratello. -Le frecce vengono da lì.
Sembra quasi...
Eccitato? Soddisfatto?
È possibile? 
Davvero vuole lottare, ferire, infliggere ferite mortali, uccidere?
-Io vado a vedere, dobbiamo fermare l'attacco, sconfiggere il nemico- Jonathan mi prende il braccio- tu vieni con me.
- Non è una buona idea- sussurra Izzy a denti stretti, non molla la presa del mio braccio- Potresti morire con lei, è solo un impiccio.
Grazie mille, Izzy.
Mio fratello, però, non sembra preoccuparsene, mi strettona via e comincia a dirigersi lontano dal nostro luogo appartato.
Stiamo quasi per diventare invisibili agli occhi di Izzy ed Alec quando una freccia mi colpisce nella gamba destra.
Lancio un urlo acuto e straziante, di quelli che si sentono solamente nei film e che credevo esistessero solamente in quei film.
Chiudo gli occhi per il dolore e anche perché non voglio vedere la mia ferita, poi mi accascio sul terreno, appoggiando la schina ad un albero.
- Porca puttana!- urla infuriato Jonathan, ma non chiede come sto, non si preoccupa più di tanto della mia ferita.
Lo guardo, aspettando una frase come "sorellina, stai tranquilla", o "non vado da nessuna parte, prima curiamo te", invece dice tutt'altro. 
- Isa! Alec!- urla- Venite a prendere Clary, è ferita.
Poi mi getta una sguardo e fa per andare via, ma all'ultimo si volta.
- Resta ferma lì e aspetta.- urla.
Come se potessi davvero muovermi.
Subito dopo ricomincia a correre con furia, inoltrandosi nella foresta, in cerca del tributo che sta attentando alla nostra vita.
La figure di Izzy e Alec si avvicinano.
- Bastardo- sussurra lei, guardando nel punto in cui è scomparso.
- Non è colpa sua, Izz, e poi una runa iratze basterà- Alec cerca di tranquillizzarmi, ma il dolore è così lancinante che vorrei non avere proprio la gamba destra.
-Stringi i denti- Alec mi avverte, ma non lo ascolto.
Con un movimento così veloce da non poter neanche essere visto sfila via in un secondo la freccia dal mio arto.
Lancio un altro urlo e mi pento di non aver ascoltato Alec.
- Non obbedisce, la ragazza fa tutto di testa sua- Izzy sospira.
- È la mia caratteristica più nota- affermo a denti stretti. 
- Come ci organizziamo?- Izzy guarda il fratello. 
- Tu rimani di guardia, l'iratze lo applico...
-Io- dice una voce, una voce conosciuta, calda, preoccupata, dolce e nel contempo dura.
Izzy si mette di guardia, prendendo due coltelli e tenendoli stretti nelle mani, mentre cerca il proprietario della voce.
Vorrei tanto sapere dove hanno preso tutte queste armi...
Davvero hanno avuto la fortuna di trovarle negli zaini?
- Clary, dillo tu che non farò niente di male.- continua la voce.
Io?
Chi potrebbe mai...
-Jace?- chiedo, lasciando stare la mia gamba e scacciando via il dolore. 
Una figura scaltra scende da un albero con pochi movimenti sinuosi.
I capelli e gli occhi dorati scintillano nel buio della foresta, aggiundicandosi il primato di prima fonte di luce qui nella foresta, dato che il fuoco si è spento.
-Jace!- esclamo, sorridendo.
Il dolore adesso sembra scomparso, anche senza aver avuto bisogno dell'iratze.
Cerco di alzarmi, vorrei andargli incontro, ma il dolore ritorna quando provo a muovermi.
Come non detto.
- Ferma, ragazza- mi dice Izzy- Mi dispiace, ma non ci sarà nessun abbraccio alla film per mondani, devi stare seduta.
Jace mi raggiunge e scaccia via Alec, che gli porge lo stilo.
Come fanno a fidarsi così tanto di lui?
Dopotutto è un tributo...
Si siede accanto a me.
-Sei tu?- chiedo.
Ancora non ci credo.
Raddrizzo la schiena e con una mano accarezzo il suo viso.
-Altrimenti chi?- domanda, mi prende con delicatezza la mano e la porta alla bocca, lasciando un delicato bacio.
Mi sembra di essere in uno di quei film che piacciono alla mamma, quelli antichi, di dame e cavalieri, di principesse che devono essere salvate e principi che agiscono con onore, dignità e coraggio.
Io, quei film, non li ho mai amati.
Preferisco buttarmi da una torre piuttosto che aspettare che il principe azzurro venga a salvarmi.
- Sarei scappata anche da sola- sussurro.
- Ho velocizzato i tempi- risponde.
- Piccioncini- tuona Isabelle- mi dispiace annunciarvi che adesso siete in pericolo e che Jonathan potrebbe tornare da un momento all'altro. 
Jace diventa improvvisamente serio.
- C'è Molly a trattenerlo, ma non si sa mai.- dice.
Molly... trattenerlo...
Sta rischiando la vita per noi?
Jace comincia a muovere lo stilo nelle mani, come faccio io alcune volte quando rifletto prima di riportare un dipinto sulla tela.
- Se permetti- si schiarisce la voce- la runa vicino al cuore è più...
-Efficace- completo la frase per lui.
- Hai già la tuta strappata- mi guarda stranito- se permetti io...
-Jace- sorrido- fai ciò che devi fare.
Lui slega il nodo che mio fratello aveva fatto velocemente per coprirmi il seno e comincia ad applicare l'iratze proprio nel punto in cui lo aveva disegnato Jonathan.
- Mi dispiace di averti colpita- adesso ha un'aria afflitta- ma non potevo lasciarti andare con tuo fratello... Altrimenti il mio piano sarebbe saltato- ha finito di applicare l'iratze e cerca di aggiustare la tuta.
- Dovrei scusarti perché mi hai salvato la vita?- alzo un sopracciglio- Non devi proprio farti questi problemi- scuoto il capo.
Lui si avvicina e me e mi stampa un delicato bacio sulle labbra.
- Per questo ti avrei perdonato anche se mi avessi tagliato le mani- sorrido.
- Emh, emh-Izzy tossisce.
-Naturalmente- sussurra Jace e si stacca da me.
- Avreste bisogno di una stanza, anche se non credo che ci sia un Hotel dentro l'arena- afferma Izzy.
Immagino mia madre...
Spero che non mi stia guardando in questo momento...
-Ah, Izzy- Jace sembra essersi svegliato da un sogno- Il piano A era uccidere Jonathan con una freccia, ma eravate avvinghiati- stacca lo sguardo- c'era confusione ed era tutto buio e ho preso per sbaglio te.
- Nessun problema- risponde lei.- però... se non ho capito male vuoi lei- mi indica con il capo- perché dovremmo farti portare via Clary? Jonathan potrebbe prendersela con noi.
- Izzy...- interviene Alec- lasciala andare.
Hanno l'abilità di cambiare improvvisamente discorso, parlando di me come se non ci fossi e come se fossi una stupida merce di scambio. 
Magari Jace offrirà tre capre per portarmi via.
- E se le facesse del male?- chiede lei, i suoi occhi hanno una lucentezza strana, come se fossero terrorizzati- se la uccidesse?
-Izzy, lui- Alec poggia una mano sulla spalla della sorella- la ama...
-E come lo sai?- risponde con un'altra domanda.
- Si vede- Alec abbassa lo sguardo- dai suoi occhi, dal modo il cui la guarda, da quello che ha fatto per raggiungerla. Se avesse voluto l'avrebbe uccisa quando ha ferito te. Avrebbe ucciso tutti.
- Non sono convinta- risponde lei.
-Izzy- intervengo- perché? 
-Cosa perché? - si gira verso di me.
Alleluia! Si è accorta che sono qui.
-Perché ti preoccupi per me?- la scruto attentamente, ma non riesco a ricavare nessuna informazione importante dal suo viso.
-Io non mi- muove le mani- io non mi preoccupo per nessuno.
Gli rivolgiamo tutti degli sguardi ammonitori e lei dà un calcio ad una pietra per risposta.
-Ok- la sua voce trema leggermente- ci conosciamo da poco, ma tengo a te... e so che qui, anche se per poco... forse...saresti al sicuro...
-Ma con Jace...- rispondo.
-Vivrebbe i momenti più splendidi della sua vita- continua Alec la frase- forse gli ultimi- dice con voce strozzata- si amano e- ci guarda- mi dispiace dirlo- poggio la testa sulla spalla di Jace, ancora seduto accanto a me- ma non potranno uscirne insieme...- gli trema la voce- quindi, Izzy, per quanto ti sia affezionata a lei, anche se vuoi proteggerla per qualche strana ragione- sorride tristemente- devi lasciarla andare- guarda la sorella- lei ha trovato l'amore, capisci?
-Non capisco- sussurra lei- perché io non troverò mai l'amore- ci guarda- ma farò finta di capire, andate pure, vi copriremo.
Riesco a percepire una puntata di tristezza nella sua voce.
Forse tiene davvero a me.
Comunque, adesso che ci penso, questo dialogo è "leggermente strano"...
Quattro tributi che, invece di uccidersi, parlano pacificamente di amore.
Wow...
Jace mi aiuta ad alzarmi e lo uso come supporto per riuscire a camminare. 
- Grazie, Izzy- indico a Jace la ragazza e cominciamo ad avvicinarci a lei lentamente. 
Appena la raggiungiamo mollo Jace e mi butto su di lei, stringendola in un abbraccio.
-Eih, eih- mi sorride mentre una lacrima solitaria attraversa il suo viso-vacci piano, specie di mondana.
Mi stacco leggermente e la guardo negli occhi.
-Sembra strano sai, quasi non ci conosciamo,ma...-sospiro- sei la migliore amica che io abbia mai avuto.
- Sembra strano anche a me- chiude gli occhi- non sono la tipa da baci e abbracci, sai? 
- Ovviamente.- rispondo.
Lei mi guarda per qualche secondo senza aprire bocca, così decido di parlare io per prima, per l'ultima volta.
- Addio, Izzy- mi stacco dalle sue braccia e ritrovo Jace dietro di me a supportarmi.
- Magari lo troverai il vero amore, un giorno- sussurro.
Magari è vero.
È forte e potrebbe uscirne.
Magari, se ne uscirà, troverà davvero il vero amore.
- Magari, se ci incontreremo in un'altra vita, saremo di nuovo amiche.- risponde.
Stacco lo sguardo perché so che, se la guardassi ancora, comincerei io a piangere. 
-Alec- comincio a parlare mentre cerco di muovermi verso di lui.
Jace mi prende e mi porta da lui, che si trova poco lontano da Izzy.
Gli stringo entrambe le mani e lo guardo in viso, studiando i suoi magnifici occhi blu.
- Magnus- non saprei cosa altro dire, in realtà. - per lui- sorrido tristemente. 
- Grazie- mi abbraccia per qualche secondo e poi mi lascia.
- Credo che sia ora di andare via- Jace mi circonda in un abbraccio da dietro le spalle.
- Solo una cosa...- davvero lo sto per dire?- Jonathan.
I due fratelli si guardano, confusi.
-Non fategli del male.- sussurro.
- Cosa?- Izzy sembra più che confusa e in effetti non posso non darle ragione.
-Devo essere io- abbasso lo sguardo- a ucciderlo. 
- Sicura?- chiede Alec- Sei certa di volerlo fare?
-Mai stata più sicura.- deglutisco.
Loro abbassano il capo in un movimento appena percettibile e capisco che è davvero il momento di andare.
- Mi sa che è il momento- sussurro a Jace- Andiamo.
- Grazie- Jace si rivolge ad Izzy ed Alec- per averla protetta- mi stringe con più forte fra le sue braccia.
Lo guardo per un attimo negli occhi e poi andiamo via, senza dire più niente, addentrandoci nella foresta.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Salve a tutti :)
Abbiamo notato che nello scorso capitolo c'è stato un calo di interesse...?
In più molti sono indecisi e le persone che seguono, ricordano o preferiscono la nostra storia aumentano e diminuiscono...
Vorremmo capire cos'è che non va( se c'è qualcosa che non va)
Quindi vi chiediamo in ginocchio di recensire, solo per questo capitolo, vi preghiamo...
Anche per dire "non seguirò più e non recensirò più perché la storia si sta evolvendo in un modo che non mi piace".
Saremmo più che soddisfatte anche con queste poche parole.
Potete anche toglierci tutti dalle storie preferite, potete non seguirci più e non ricordarci, però, se lo fate, almeno fateci capire il motivo, anche con solo due parole.
Alla prossima♡
Non ci deludete...
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 18
*** Un'assassina ***


Credevo che orientarsi dentro una folta foresta tenebrosa fosse impossibile, ma mi sbagliavo.
Jace si muove velocemente e con sicurezza, come se conoscesse ogni singolo angolo di questo posto, come se ci fosse cresciuto.
Immagino un piccolo Jace, alto quanto una sedia, vestito solo con uno straccio che somiglia a quello che indossava Tarzan, che cammina con difficoltà sul terreno fangoso del bosco.
- Mamma! Mamma sono qui!- immagino la sua voce da bambino, anche se non so per certo se somiglisse a quella di un monello o a quella di un moccioso angelico.
Lo immagino mentre vaga per la foresta in cerca di una mamma che non troverà mai e intanto memorizza ogni singolo percorso con i suoi occhi vispi... o spenti?
 Quando cercava la mamma in questo bosco scintillavano nello stesso modo in cui brillano adesso quando mi guarda?
Jace sorride, come se mi avesse letto nel pensiero.
- A cosa pensi?- tiene ancora la presa sul mio polso, ma non è opprimente come quella di Jonathan, è delicata, leggera, amorevole.
- A niente- rispondo con gli occhi trasognanti ancora proiettati verso una impossibile esistenza di Jace.
-Come- fisso i suoi capelli che ondeggiano nel buio- come fai a conoscere perfettamente la strada? Si capisce che non stai vagando senza una meta.
Continuiamo a correre, svoltando verso quello che dovrebbe essere SUD, secondo alcuni miei calcoli, ma non sono mai stata brava a svolgere i calcoli.
- Un piano è un piano, non mi sono fermato un minuto, io e Molly abbiamo studiato alla perfezione la strada da percorrere.
"Io e Molly".
Lui e Molly. 
Lui ed un'affascinante figlia di Lilith con una caratteristica fisica tipica di quei maghetti, che non fa altro che renderla più elegante. 
Un brivido mi attraversa la schiena.
No, no, perché sono invidiosa?
Dopotutto, se non mi amasse, non sarebbe venuto a cercarmi...
Giusto?
- Alec e Isabelle- continuiamo a muoverci- sarebbero potuti venire con noi...- affermo, rendendomi conto dopo di aver parlato ad alta voce.
Possibile che ci ho pensato solo adesso?
Potremmo tornare indietro e...
Jace scuote la testa.
- Devono coprirci e poi- mi lancia un'occhiata sfuggente- se fossero venuti con noi alla fine saremmo stati costretti ad ucciderli, invece così possiamo sperare che qualche altro tributo svolga questo "compito".- sorride tristemente. 
Tu dici che avremmo dovuto uccidere loro quindi...
Mi blocco, facendo quasi cadere Jace, che molla la presa della mia mano.
- Cosa fai?- mi chiede- Dobbiamo andare e anche in fretta! Se qualcuno ci stesse seguendo, sarebbe...- si guarda intorno. 
- Jace- sussurro e lui si avvicina a me-avremmo dovuto uccidere loro quindi...- lo guardo negli occhi- tu dovrai uccidere me- non voglio dirlo- o io te?
Mi accarezza leggermente la guancia e io chiudo gli occhi per assaporare il momento, per sentire il tocco morbido della sua mano che mi fa provare un caldo piacere unico.
- Troveremo un modo- sposta la mano sui miei capelli e comincia a giocare con i miei riccioli, apro gli occhi.
Porto la mano alla sua e la stringo, facendola ricadere lungo i fianchi e spostandola dalla mia foresta di riccioli.
Mi sembra ancora di sentire il suo tocco sulla mia guancia e percepisco un brivido frizzante ma leggero come una piuma.
Lui si avvicina a me ancora di più e preme il suo naso contro il mio.
Percepisco il battito esageratamente veloce del mio cuore in ogni punto del mio corpo.
- E se non lo trovassimo- sussurra- se non uscissimo da qui insieme- sospiro- allora farò di tutto per far vincere te, ti proteggerò a costo della mia vita.
A costo della sua vita.
Deglutisco e scuoto il capo. 
Non posso permetterlo.
- Jace non è...- provo a ribattere.
- Giusto?- mi fissa, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa- Sì che lo è- appoggio la mia testa sulla sua possente spalla- io non ho nessuno nel mio Distretto, tu hai una famiglia e...
- Non permetterò che tu ti sacrifichi per me- mi accoccolo su di lui, posizionando le mia mani intorno al suo collo, trovando il mio viso appena sotto il suo- promettimi che metterai la tua vita al primo posto, altrimenti- sento gli occhi pizzicare, ma non piangerò, non posso- altrimenti non ti seguirò, e sai che se mi fisso su una cosa...
Lui scuote il capo.
- Giuro sull'angelo che non ti mentirei mai- scuote leggermente il capo- per questo non posso prometterlo.
Provo a staccarmi dalla sua stretta, togliendo le braccia dal suo collo, ma lui mi racchiude nel suo cerchio, facendo incontrare le sue mani dietro la mia stretta vita.
Non posso permettere una cosa del genere, non posso far morire qualcuno per me, non lo permetterò.
- Ma devi rimanere insieme a me- si avvicina al mio viso- ti prego. Non ho mai amato e- sento il suo respiro sul mio collo- e adesso che amo voglio almeno vivere questo amore per un po', anche se dentro un'arena dove rischiamo la morte- le nostre labbra sono a distanza di un granello di sabbia- non essere stupida e testarda, vivi questo amore con me, ti prego.
Si china su di me e morde con passione ma con delicatezza il labbro inferiore.
- Non distruggere tutto perché voglio proteggerti- si è staccato per un attimo per parlare.
Poi mi solleva leggermente da terra e si avventa sulle mie labbra come se aspettasse questo momento da tempo.
Forse lo aspettava da tempo, come lo desidero io in ogni minuto da quando mi ha baciata sulla terrazza.
Mi sciolgo grazie al calore del suo bacio e il mio corpo e la mia mente si lasciano schiacciare da una tranquillità improvvisa, così perfetta da essere indescrivibile. 
È la prima volta che mi abbraccia, questa tranquillità, non mi aveva mai toccato quando ero a casa, o con Simon, o a scuola, o in qualunque altro posto. 
Il mio corpo è così accaldato che mi sembra di essere all'inferno, ma la sensazione che mi pervade è così unica e piacevolo che mi fa capire che sono in Paradiso.
- Sai che non ti permetterò di morire per me, dovesse cadere il mondo- mi stacco da lui per un secondo.
- Allora sarà una gara- mi sorride- vedremo chi riuscirà a salvare chi- continua a baciarmi. 
Mi sottovaluta, crede che non riuscirò a salvarlo, ma farò si tutto per vincere questa scommessa.
All'improvviso sento dei passi, delle foglie che vengono pestate.
Jace mi lascia, mi lancia uno sguardo e si mette di guardia, prendendo il suo arco.
- Stai alle mie spalle- mi sussurra e mi metto dietro di lui, poggiando la mia schiena, piegata leggermente dal peso per niente oppressivo del mio zaino arancione sulla la sua, che sta dritta nonostante il peso molto più eccessivo che porta. 
Cominciamo a girare lentamente, con piccoli passi.
- Mi sa tanto di film di mafia- sorrido, ma mi rendo conto che non è il momento. 
- Stai di guardia, picciotta- mi permetto di guardarlo un attimo, abbassando la guardia, e studio la sua posizione per niente rigida, il modo il cui tiene l'arco, la maniera in cui muove gli occhi in cerca del nemico.
- Stai di guardia- mi ammonisce e torno alla mia posizione, sfilando dallo zaino un coltello che Izzy mi ha regalato all'ultimo minuto, prima di andare via.
Vedo una figura muoversi fra gli alberi, veloce ma un pò rigida nei movimenti. 
- Jace- mi fermo, tengo stretto il coltello.
Vedo le foglie degli alberi spostarsi leggermente e capisco che il tributo si è posizionato sul ramo più basso di uno di questi enormi giganti naturali.
- Se vuoi ci scambiamo, attacco subito io con l'arco. 
Dalla sua posizione non può vedere, ma non può neanche esporsi, non sapendo se ci sono altri nemici in giro.
- Potrebbe attaccare nel momento in cui ci muoviamo leggermente e abbassiamo, anche se per pochissimo, la guardia- osservo.
- Possiamo muoverci a piccoli passi, come prima, se non ti senti di attaccare...- prova a dire.
- Me la sento.- abbasso il capo in segno si consenso- non voglio che succeda qualcosa mentre ci muoviamo.
Ed è vero.
Il movimento è cessato, ma adesso riesco a scorgere una figura china su un ramo.
Poi non la vedo più e la cerco con gli occhi, voglio capire in che albero si sta spostando.
Ma prima che comprenda la figura balza improvvisamente dall'albero più vicino a me, cadendo davanti ai miei piedi.
Non aspetto di vedere il suo viso, conficco il coltello nel suo fianco, a destra.
Sono stata più veloce di quanto credessi, non ha avuto il tempo di attaccare.
Un urlo maschile mi fa gelare il sangue nelle vene.
Un tributo maschio.
Il ragazzo si accascia a terra, tenendo la mano accanto alla ferita.
Chiudo gli occhi, se potessi non li riaprirei mai più. 
Aveva ragione Jace, lui avrebbe dovuto uccidere il tributo, non io, non...
Ma poi non sento nessun colpo di cannone, ancora non è finita.
Lo sarà fra poco, ma non è finita.
Posso almeno scoprire chi è, posso chiedergli perdono, anche se non avrebbe senso.
Mi siedo accanto a lui, poggiando la sua testa sulle mie ginocchia.
Per quanto cerchi di vederlo in viso non capisco di chi si tratti, non ha nessun segno particolare e i suoi capelli non hanno un colore brillante, neanche i suoi occhi. 
- Clary...- sussurra.
E all'improvviso...
All'improvviso capisco di chi si tratta.
-M... M...Meliorn?- sussurro.
- Bella pugnalata, rossa- vedo il luccichio di un sorriso- ero venuto a cercarti, ero davvero preoccupato, ma a quanto pare te la cavi da sola- si blocca- o meglio, te la cavi con il tuo fidanzatino- cerca di ridere, ma invece comincia a tossire e poi emette un mugolio stridulo.
Lacrime, restate dentro, dentro.
Non sono fragile, no.
- Io- provo a giustificarmi- io non sapevo- guardo il suo viso e noto improvvisamente, adesso che so che è lui, i suoi tratti familiari- che fossi tu- alzo leggermente la voce. 
- Non devi- adesso ha il respiro più affannoso di prima- scusarti- tossisce- sono un tributo come gli altri, anzi, sono peggio perché non valgo niente- sento il suo sguardo posarsi su di me- nessuno sentirà la mia mancanza, anche se tornassi a casa non succederebbe niente di che, quindi grazie, Clary.
Grazie.
Mi ha ringraziato di averlo ucciso...
- Almeno mi ha ucciso qualcuno che conosco- scuoto il capo- è un grande regalo, sai?
Non capisco, non capisco proprio.
Rimango ferma per un istante, poi mi rendo conto che devo parlare.
Non posso lasciarlo andare così, no.
- Non devi affatto ringraziarmi- dico- e poi ci tengo a te- sussurro- abbiamo trascorso del tempo insieme e- lo guardo- nonostante tutto, sei stato un aiuto, per me.
- Mi sono comportato da imbecille geloso, non ti ho aiutata- ammette, con un filo di voce.
- Mi hai spronata- provo a sorridere- con il tuo comportamento, sei- sto per dirlo?- sei stato come un fratello, non come Jonathan, migliore, di gran lunga- scuoto il capo- un fratello che è geloso, litiga e tutti i cavoli stupidi-lo fisso mentre capisco che si fa sempre meno lucido- ma sempre un fratello- sussurro- solo che abbiamo avuto poco tempo.
- È la cosa più gentile che mi abbiano detto- tossisce- addio Clary- tossisce di nuovo- e grazie.
Cerca la mia mano e io la allungo, stringo la sua.
Poi sento un colpo, un colpo di cannone, e so che è andato via, per sempre.
Non era il mio amico del cuore, non era Simon, non era neanche il mio amore, non era Jace, ma gli volevo bene ugualmente. 
Ci tenevo in un modo strano, ma ci tenevo.
- Molly ci aspetta alle colline- Jace si siede accanto a me.
Come può essere così insensibile? 
Come può dire una cosa del genere dopo quel che è accaduto?
- Vacci tu- lo guardo, quasi schifata- non mi interessa, non mi interessa, io rimango qui.
Non posso lasciare il suo corpo qui, nella foresta.
- Verrà l'hovercraft, fra poco- mi mette una mano sulla spalla.
Stringo i denti per non piangere, ma ormai è troppo tardi.
Le lacrime cominciano a scappare via dal mio viso, cadendo sul corpo inerme di Meliorn.
È morto, così, lo ho ucciso io, e mi sento uno schifo, uno straccio, mi sento un'assassina.
Non mi sento uguale a prima.
Sono un'assassina.
Sono un'assassina.
Non merito di vivere. 
- Era mio amico- singhiozzo, ma cerco ancora di scacciare le lacrime- e l'ho ucciso io- guardo Jace- io, capisci?
Eppure ho deciso io di attaccare, ho deciso io di pugnalarlo.
Dopotutto, se fosse stato un altro tributi, cosa sarebbe cambiato?
Sarei ugualmente un'assassina.
Il rumore dell'hovercraft si fa sentire, e dopo pochi secondi vedo i rami degli alberi aprirsi e una specie di braccio metallico protendersi verso il basso.
Quando il veicolo è abbastanza vicino, quando sono sicura che mi stanno riprendendo urlo.
- Ero mio amico- ci metto tutta l'energia che ho in corpo- e voi siete dei luridi bastardi! Luridi bastardi- scoppio in un pianto ancora più straziante e Jace mi allontana da Meliorn.
Lo lasciamo lì, a terra, mentre recuperano il suo corpo.
Era solo un tributo, solo un tributo.
E io l'ho ucciso.
Addio, Meliorn.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Scusate, forse il capitolo fa schifo e ci dispiace, ma stiamo per morire.
Prima Chiara ha finito la saga di Divergent ed era disperata, così a Silvia è venuta la brillante idea di leggersi tutti e tre i libri in tre giorni.
Mai ci fu errore più grande.
Quella scrittrice è così sadica, così.... oh Dio...
Silvia ha finito il libro alle 2 e, per i pensieri, si è addormentata dopo le 4 passate, svegliandosi alle 9, naturalmente, perché i cavoli di cani non possono non abbaiare di prima mattina quando è ancora vacanza.
Ma noo, devono fare svegliare Silvia e farle ricordare come è finito il libro! 
E ora, dopo qualche giorno, siamo ancora scandalizzate...
Alla prossima (se non ci arrestano per l'omicidio di una certa Veronica Roth)
~S&K~
 
 
 
Ps: Grazie mille a chi ha recensito e ci dedica sempre del tempo♡

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Capitolo 19
*** L'Arena fa impazzire ***


-Stavo quasi per preoccuparmi!- la voce suadente e arrabbiata di Molly arriva lontana, come se ci parlasse da un altro pianeta. 
Per esempio la Luna, o Marte.
Quanto vorrei andare su Marte...
- C'è stato un imprevisto- Jace la rassicura.
Torno alla realtà, dimenticandomi di Marte, e analizzo la frase di Jace: "c'è stato un imprevisto".
Imprevisto?
Meliorn è stato un "imprevisto"?
Mi allontano da Jace e mi lascio cadere a terra, fra l'erba alta.
Nonostante non si veda neanche una nuvola, l'erba è un pò bagnata. Sicuramente la pioggia la avrà inzuppata questa notte e ancora non si è asciugata del tutto.
Non che mi dispiaccia, anzi, quella sensazione di umidità che mi viene regalata da quelle poche goccioline fresce che riescono a penetrare nella tuta, lasciandomi con degli appaganti brividi di freddo,mi rilassa leggermente. 
In realtà qui mi sento più protetta, qui è tutto diverso da quell'oscura foresta, è tutto più tranquillo, persino il silenzio è più amichevole. 
Ma ciò che amo di più di questo posto è il "pavimento": nessuna casa, neppure quella più elegante e costosa della terra, ha delle piastrelle che possano eguagliarne la bellezza. 
Non amo usare il termine "bellezza", è troppo generico e popolare, ma, questa volta, non c'è altro modo di descrivere questo posto.
Ogni singolo filo d'erba è di una sfumatura diversa che varia dal verde brillante al giallo spento.
Se si ammira la collina da una postazione alta, come la montagna che abbiamo attraversato per arrivare qui, sembra di guardare una singolare opera astratta di un pittore così esaltato da apparire geniale, che ha utilizzato le sfumature di questi colori per creare un intrigo di caos e ordine.
Dato che l'erba è alta, non si riescono a scorgere i particolari.
Ad esempio, prima di riuscire a vedere la mia chioma rossa, gli occhi in questione dovrebbero essere a circa 100 metri da me.
Quindi, secondo me, questo è un ripare persino più sicuro della foresta, dove, invece, bastava salire su un albero e avere una buona vista al buio per uccidere qualcuno.  
Qui non c'è una postazione abbastanza vicina e alta dalla quale si possano cogliere tutti i particolari, l'unico modo per scovare il nemico è vagare per tutto lo spiazzio, sperando di essere visti troppo tardi per rispondere all'attacco. 
Ma ci vuole un bel pò di tempo per raggiungere e scovare la nostra postazione. 
Infatti siamo arrivati alle colline dopo circa due ore di cammino straziante poichè abbiamo deciso di non attraversare la cornucopia, ma di arrivare senza uscire dalla foresta.
Il percorso si è dimostrato più tortuoso e complicato, ma, escluso quell'incontro con Meliorn, non abbiamo dovuto affrontare nessun altro pericolo.
Durante questo frangente di tempo, non ho parlato per niente, non ho proferito parola, mi sono limitata a respirare, cercando di allontanarmi il più possibile dalla realtà, e a tenermi stretta al corpo di Jace, come fa una bambina piccola con il suo orsacchiotto preferito.
Ma, nonostante tutto, non sono riuscita ad allontanarmi dalla verità, non si può nascondere sotto un lenzuolo una grande lampada accesa: ho ucciso un mio amico.
In realtà non so se fosse davvero un mio amico, non so perché gli abbia detto che era come un fratello per me...
Forse l'ho detto per farlo morire in pace, o forse l'ho detto perché, in fondo, è la verità. 
- Strana, la tua ragazza- commenta Molly, allontanandomi dai miei pensieri.
Sarei strana perché, dopo che Jace ha definito "un imprevisto" la morte di Meliorn, mi sono allontanata da lui?
Non mi sento proprio di risponderle, non capirebbe, non sa cosa è successo in realtà. 
E poi non la conosco, lei non mi conosce.
Come fa a dire che sono strana?
Odio le persone che si fanno giudizi affrettati basati su pochi particolari... anche se a volte giudico anche io così...
Comunque "strana" non è il termine giusto, non credo.
Mi andrebbe bene sbadata, irascibile, persino stupida, ma non strana.
Non sono strana, giusto?
- Forse per questo la amo- risponde Jace.
Non lo guardo.
Il mio sguardo è ancora perso nelle sfumature dell'erba, le studia, così da farle rimanere impresse nella mia mente.
Forse, un giorno, le ricorderò e cercherò di riprodurne anche solo una, aggiungendo il bianco, il nero, o il giallo, finché la creazione non sarà precisa all'originale.
Però, forse, una persona che pensa alle sfumature di verde dell'erba non è molto "normale".
Forse è perché sono un'artista e vedo tutto in modo diverso, forse per questo sono strana.
In più Jace non ha negato l'affermazione della nascosta, anzi, la ha usata come "complimento": mi ama perché sono strana.
E io? Io lo amo? E perché lo amo, se lo amo?
- Spero che ti ami anche lei- Molly si siede a qualche metro di distanza da me, indovinando i miei pensieri.
In effetti spero di amarlo.
- Perché quel suo fratellino- continua il suo discorso guardandomi con odio, come se fosse colpa mia, come se gli somigliassi- stava quasi per ammazzarmi.
Allunga la gamba verso di me e mostra la tuta strappata, una benda logora e macchiata dal sangue che ricopre un pezzo di pelle.
- Dove l'hai presa?-indico la benda.
- Sei molto riconoscente- sorride- ti salvo la vita e mi chiedi dove ho preso la benda.
Forse non è stata una domanda molto gentile, ma so che mio fratello l'ha ferita, so che le ha provocato del male perché lei lo stava distraendo mentre Jace cercava di salvarmi, so la storia.
Non so solamente dove ha preso la fasciatura o come l'ha realizzata.
Fa scorrere le dita sulla benda, toccando i contorni delle macchie di sangue, come se stesse studiando un mappamondo e stesse cercando di memorizzare i confini degli Stati.
Cerco di trovare una risposta che non mi faccia somigliare ad un agnellino stupido, ma neanche ad un leone affamato.
Direi che dovrei provare ad essere una volpe curiosa, astuta e intelligente.
- Magari non mi fido di te- cerco di usare un tono intimidatorio, ma, non credo di riuscirci perfettamente- Anche se mi hai salvata, forse hai un secondo fine, forse qualche altro tuo alleato ti ha dato la benda.
In effetti non ho detto niente di sbagliato, ho solo formulato un'ipotesi abbastanza possibile. 
Accade molto spesso, nell'arena, che qualcuno si guadagni la fiducia dell'altro per poi pugnalarlo alle spalle.
Almeno erano queste le voci che giravano nel 12.
Forse Molly si è addirittura ferita da sola...
- Giustamente- Molly è più furiosa di un toro- ti salvo il culo e non ti fidi- si alza- Non so come tu faccia a sopportala- dice rivolgendosi a Jace- già dopo un minuto mi viene da ammazzarla.
Che capacità che ho...
Riesco a farmi nemici in un minuto...
Interessante. 
- Se dice un'altra cosa che non mi piace- mi rivolge un'occhiata assassina- salvarla non avrà avuto alcun senso, perché la ucciderò con le mie mani.
Mi alzo anche io.
Con le sue mani.
Ma chi si crede di essere?
- Provaci- stendo le braccia- non ho armi, non ho niente, non so combattere- ammetto- non è difficile uccidermi- sibilo- e scommetto che se morissi sarebbe meglio per tutti- non c'è niente e nessuno che adesso mi fermi dal dirlo- perché non sono altro che un'assassina.
Jace ci guarda dalla parte opposta, senza dire una parola, come se non fosse interessato al nostro dialogo. 
Ma so che ci sta ascoltando, so che interverrà nel momento cruciale, forse quando Molly mi punterà un coltello alla gola. 
E non posso permetterlo, devo attirare adesso la sua attenzione prima che accada il peggio.
- Sarebbe stato meglio davvero se mi avessi lasciato lì- punta lo sguardo su di me.
Sono un genio, anche se non credo di aver usato uno stratagemma molto intelligente per farmi notare.
Ma devo continuare a parlare, se non voglio destare sospetti.
- Ero al sicuro- affermo con un filo di voce- e stavo molto meglio con...- mi blocco prima di capire quello che sto dicendo. 
No, il mio diversivo per non essere uccisa non è molto conveniente. 
- Tuo fratello maniaco e due ragazzi che probabilmente ti avrebbero ucciso?- Molly mi blocca e continua la mia frase- Non ci metto niente a riportarti lì dove eri, rischio di meno anche io. Jonathan non mi darà la caccia, se ti riporterò lì.
Mi ributto a terra e porto le mani alla testa, scostando le chiocche ribelli dal viso. 
- Mi riposo qualche minuto e me ne vado, non preoccupatevi, tolgo il disturb...
- No!- urla Molly- Dopo che ti ho salvata e ho rischiato la vita non lascerò che tu te ne andrai...
La fisso, socchiudendo leggermente gli occhi per vedere meglio e per cercare di assumere un'aria seria, stupita e superiore. 
- Fammi capire- comincio- prima mi dici che ti converrebbe riportarmi lì e poi...
- Non te ne andrai...- sibila.
Ah giusto! Adesso ho capito.
- Senza una ricompensa? - chiedo con tono pacato- Ti do tutto il mio zaino- rispondo- c'è uno stilo e del materiale da disegno, se ti interessa- non credo che le interessi- oppure mi stacco un pezzo di tuta e lo metti sulla tua ferita, dentro il tessuto della tuta c'è un antidoto contro il veleno, credo che agirà sulla ferita, se ne hai- rifletto- così ti avrò salvato il culo anche io e saremo pari, se è questo che vuoi.
Ecco, adesso ho combinato il peggio.
Per non farmi ammazzare sto rischiando di tornare da mio fratello.
E probabilmente Molly non mi avrebbe uccisa davvero, adesso che ci penso.
Sono un'idiota.
Perché mi sto comportando così? 
- Clary- ci interrompe Jace.
Alleluia! Finalmente!
Avevo attirato la sua attenzione, ma per farlo parlare ho dovuto minacciare di andare via.
- Cos'è?- chiedo- Dopo che prendo la decisione di andarmene intervieni? Cosa facevi mentre riflettevo? Ammiravi i tuoi capelli o....- mi blocco.
No, no, no!
Cosa sto blaterando?
Perché mi sto comportando così? 
Credo proprio che non abbia parlato per attirare la sua attenzione...
Forse, senza volerlo, ho detto la verità. 
- Clary!- dice- Lo capisci o no che ti stai comportando come una bambina invidiosa?- è leggermente lontano da me, ma è come se mi stesse spuntando le parole in faccia- Smettila di fare la stupida, se ti abbiamo salvata...
È vero che mi sto comportando non da me...
Ma è vero anche che non sono una stupida principessina che piange e aspetta che il principe arrivi da lei, in groppa al suo cavallo bianco, per salvarla.
- Mi sarei salvata da sola- forse no, forse non ci sarei riuscita, ma almeno non mi sarei mai sentita in debito con nessuno, soprattutto con Molly. 
Se Jace avesse organizzato tutto da solo, se fossimo stati io, lui e i nostri pensieri, forse avrei potuto accettarlo.
Ma non mi piace per niente essere in debito con questa qui. 
- E non sono di certo invidiosa di- so che dicendolo somiglierò molto a mio fratello, ma non mi interessa- di questa nascosta- pronuncio la parola in modo dispreggiativo- con la coda da leone!- mi faccio sfuggire un risolino.
Jace mi guarda sconvolto, come potrebbe non esserlo?
Adesso non solo non mi sto comportando come faccio di solito, sto anche utilizzando il comportamento di mio "fratello".
Cosa sta succedendo? 
- Troppo tardi, a quanto pare- commenta Jace, rivolgendosi a Molly- quel suo fratellino le ha messo queste idee in testa ed è riuscito a farle il lavaggio del cervello in poco tempo- si avvicina lentamente a me.
Ha uno sguardo diverso, quasi "cattivo".
- Se non torni in te sarò io stesso a ucciderti.- sibila, quando arriva di fronte a me.
Scuoto il capo.
Non dovrebbe essere così, no.
Lui mi ha salvata per stare con me, per trascorrere del tempo con lui e io...
Io mi comporto come un'idiota.
Complimenti, Clary.
Hai praticamente costretto il tuo "ragazzo" a farti minacciare.
Scommetto che nessun altro può vantarsi di aver fatto una cosa del genere.
Mi sdraio completamente fra l'erba. 
- Scusate- sussurro, portandomi le mani sugli occhi.
- Non ho sentito bene- riconosco la voce divertita di Molly.
- Scusatemi- dico con un pò più di voce e poi tolgo le mani dagli occhi, cominciando a guardare il "cielo".
È giorno, sicuramente è ancora mattina.
Almeno da qui posso capire in che momento della giornata ci troviamo. 
- Adesso va meglio- Molly viene verso di me e mi si siede accanto- Su, torna in te- sorride.
Possibile che sia la stessa persona che ha minacciato di uccidermi? 
- Non guardarmi in quel modo- mi dà una pacca amichevole sulla spalla proprio nel momento in cui mi metto a sedere- Sono crudele solamente con chi non mi sta simpatico- ammette- ma tu hai l'aria simpatica, nonostante la scenata di prima.
Fatemi capire.
Prima mi minaccia insieme a Jace e poi dice che sono simpatica e mi scusa per la scenata inutile che ho appena recitato?
- Sei davvero- la fisso- strana anche tu- sorrido leggermente- comunque non è da me...- cerco di dire.
- Non scusarti di nuovo- mi interrompe- qui dentro impazziscono tutti, anche a me succede.
Che informazione carina.
- In realtà avrei formulato una teoria su questo posto- getta uno sguardo a Jace, come se lui capisse.
Lui si siede accanto a me.
- Adesso che sei tornata in te...- mi guarda in un modo che mi fa sciogliere come un ghiacciolo al sole, anzi, in meno tempo- Sei tornata in te, vero?- chiede, alzando un sopracciglio.
- Credo di sì- mi mordo il labbro inferiore- scusa- basta questa semplice parola?- non so proprio cosa mi sia successo...
- È lo stress, posso capirlo- sorride con tristezza- secondo uno studio- assume un'aria pensierosa- un modo per togliere lo stress è...
- Parlare dei propri problemi, lo so- dico- ma credo che tu sappi a quali sono i miei problemi, circa- in effetti è vero- anche se il fatto che tu mi abbia minacciata...- dico-Non riesco ancora a credere che due minuti fa ci minacciavamo fra di noi e adesso siamo seduti sull'erba tutti insime, quasi in procinto di organizzare un pic-nic.
In effetti, se avessimo una tovaglia a quadro rossa e bianca, un cestino di vimini, dei bicchieri, una bottiglia di aranciata, qualche panino e un dolce, sarebbe proprio un pic-nic perfetto. 
- Uno- la voce di Jace, adesso, è più calma, sta quasi per riprendere quel suo "tipico accento sarcastico".
Non riesco ancora a capire come siamo riusciti a riappacificarci.
L'Arena fa davvero impazzire.
- Uno- ripete Jace- non sto parlando di quello studio...due- mi fissa, quasi dispiaciuto- ti ho minacciata perché ero fuori di testa anche io- sospira- secondo te ti ucciderei?- sorride.
No, non mi ucciderebbe.
- Ok, dimentichiamo la nostra discussione da pazzi- propongo- però voglio sapere come togliere lo stress- mi ha incuriosita- quello studio cosa afferma? 
- Credo che sia più facile metterlo in atto che spiegarlo- alzo un sopracciglio.
Questa è la tipica frase che dicono i professori quando non sanno come spiegare qualcosa e cominciano a scrivere cose incomprensibili alla lavagna.
Possibile che Jace mi ricordi la mia professoressa di francese?
Senza nessun preavviso vedo Jace avvicinarsi a me.
Ok, professoressa di francese, esci dalla mia testa.
Siamo vicinissimi, vicini come...
Il gesso sulla lavagna quando la prof di francese "spiega".
Cavolo, basta.
Però la prof non se ne va dalla mia testa finché, esattamente un secondo dopo, Jace mi bacia, facendomi ricoricare a terra.
Sento il corpo formicolare, il mio cervello staccarsi da me e volare via, le mie labbra diventare un tutt'uno con le sue...
E poi finisce troppo presto.
- Quello scienziato, che esista o no, è un genio- sussurro- forse dovrei essere stressata più spesso- noto.
Lui, adesso coricato accanto a me, mi guarda, come se cercasse una risposta.
- Mmhhh- mette il suo braccio intorno alla mia vita- lo studio dice di aumentare le dosi se il paziente è meno stressato- mi bacia di nuovo e io mi muovo verso di lui, finendo sopra il suo corpo.
- Non dovrebbe essere al contrario?- domando- Niente stress, niente cura.
Solitamente si fa così, in effetti.
- È uno studio rivoluzionario- sorride, poi sta quasi per ricominciare a baciarmi quando...
Qualcuno tossisce.
Molly, naturalmente. 
Mi ricompongo e mi siedo.
- Sono felici che siate innamorati e tutte quelle cose vomitevoli- ha un tono leggermente schifato- ma se non vi avessi fermati avreste rischiato di andare troppo oltre- sorride- e sono sicura che non vorreste farlo con delle telecamere puntate su di voi- comincia a ridere.
Jace si siede e mette un braccio intorno alle mie spalle.
- Beh, non credo sia una buona idea- mi guarda- vero?
- Non credo- sorrido- soprattutto con mia mamma che ci guarda- sussurro al suo orecchio- sono sicura che adesso sarà su tutte le furie.
Lui sorride. 
- Amo far andare su tutte le furie la gente- mi risponde.
- È maleducazione parlare all'orecchio delle persone- sbotta Molly.
Questa, invece, è la tipica frase che la gente pronuncia quando è curiosa, si dice per far capire in modo indiretto che si vuole partecipare alla conversazione. 
Almeno ho sempre pensato questo.
- Okay- dice Jace- mi ha detto che sua madre ci sta guardando e sicuramente sarà scandalizzata e avrà istinti da omicida contro di me, qualcosa del genere.
Gli tiro uno schiaffo amichevole sul viso.
- Ops- continua- forse non voleva che lo dicessi a tutta Panem- sorride- per questo lo avevi detto all'orecchio? - chiede.
- Idiota- sibilo mentre sorrido.
Poi gli do una pacca sulla spalla e lo allontano leggermente, ma lui si riavvicina subito.
- Posso salutare tua madre?- sussurra al mio orecchio.
- Ancora?- dice Molly- Allora è un vizio! Non si parla nelle or...
- No!- urlo di scatto, lasciando stare la voce di Molly, che continua a blaterare indisturbata.
- Sei pazzo?- comincio a ridere.
Questi sbalzi di umore non sono molto carini, diciamo.
- Sai che lo farò lo stesso- mi guarda divertito, come fa un bambino quando trova finalmente una giostra che fa per lui, o quando ha voglia di zucchero filato e localizza un negoziante che lo vende a pochi soldi proprio vicino al punto in cui si trova.
Comincia a scrutare l'ambiente, sicuramente in cerca di telecamere. 
Dove hanno messo le telecamere? 
Le hanno appese nel nulla, dato che qui non c'è proprio nessun posto in cui nasconderle?
- Non siamo in un telefilm!- gli rivelo- Potremmo morir...
- Per questo ci tengo- sorride- non avrò altre occasioni. 
Non avrò altre occasioni.
Mi si stringe lo stomaco.
- Mi fate capire cosa sta succedendo? - chiede Molly, sicuramente offesa.
Jace si schiarisce la voce e si alza.
Nascondo la testa fra l'erba e cerco di tapparmi le orecchie. 
- Non è luogo nè tempo- sento la voce di Jace.
Oh no, lo sta facendo davvero. 
Pensavo fosse uno scherzo, cavolo.
- Ma, cara mamma di Clary- cavolo, cavolo, cavolo- di cui non conosco il nome.
No, no, no, ma cosa sta facendo?
- Sono Jace Herondale, il ragazzo- si ferma- figo, direi, di sua figlia.
Oh, oh....
Immagino il viso sconcertato e furioso di mia madre.
Spero che non stia guardando. 
Ma so che sta guardando, lo sento.
- E vorrei dirle- adesso ha la voce seria- che la amo veramente- sospira- no, no! Non amo lei!- grida subito dopo, mi faccio sfuggire un risolino.
- Mi lasci spiegare, amo sua figlia Clary, ecco, la amo tanto- si blocca- ma davvero tanto- mi tira un calcio leggero negli stinchi, consapevole del fatto che non lo sto guardando. 
- Aia!- urlo e mi alzo malavoglia. 
Lui mi prende per un braccio e mi avvicina a sè.
- Che cavolo stai facendo?- sussurro- Potremmo morire e ti metti a fare idiozie?
Lui mi guarda per un momento, poi continua.
- E, come ho detto prima - mi guarda in modo ammonitorio- non è luogo nè tempo- appoggio la mia testa alla sua spalla- ma credo che non esisterà altro luogo nè altro tempo...
- Muoviti!- urla Molly, quasi divertita.
Una dichiarazione d'amore...
Qui?
Davvero! L'Arena fa impazzire!
- Allora, mamma di...
- Jocelyn...- sussurro. 
- Jocelyn, ecco- mi guarda- quello che le voglio dirle è che quella notte, o quel giorno, o quel pomeriggio, o quella sera...- comincia a giocare con i miei riccioli- ha fatto davvero un bel lavoro.
Sorrido come una stupida, poi lui cerca di baciarmi e io mi allontano.
- Mamma!- urlo- Ti voglio bene- penso a cosa posso dire per tranquillizzarla- e sono ancora vergine!
Jace scoppia in una risata fragorosa e si butta a terra, fra l'erba. 
Possibile che tutto questo sia succedendo dentro l'arena? 
Possibile che ci stiamo davvero " divertendo"?
Possibile che Jace stia parlando a mia madre attraverso una telecamera nascosta che dovrebbe riprendere le morti dei tributi? 
- Scommetto che questa è la prima volta che due tributi si divertono dentro l'arena- sorrido.
- E anche l'ultima- dice una voce.
Prima che capisca cosa sta succedendo sento che qualcuno mi sta dando degli ordini.
- A terra!- urla Jace.
Mi butto in mezzo all'erba, facendomi male ad una caviglia. 
E da qui vedi soltanto due cosa: una chioma bianca e un pugnale che si conficca nella pelle di Molly, ancora in piedi.
E non posso fare a meno di urlare.
No, qui non ci si può divertire.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO DOVE DUE DISPERATE CERCANO CONFORTO:
Oh figo Anubi!
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate!
Siamo in ritardo catastrofico e il capitolo non ci convince.
S: Ok, Chiara, stuppati, per oggi.
Scusate davvero :"(
Ma non abbiamo tempo, dobbiamo studiare sempre di più e dobbiamo cominciare preparare le tesine...
Cioè siamo già in ritardo, in realtà...
Abbiamo solo qualche idea e già i professori ci pressano quiiiindi...
Scusate se capiterà ancora di arrivare in ritardo :"(
Vorrà dire che staremo studiando e cercando di metterci a lavoro per non fare tutto all'ultimo (S: come succede sempre, aggiungerei)...
È solo che non vogliamo fare figuracce e vogliamo essere preparate♡
Ci perdonerete mai? :"(
Alla prossima♡
Scusate, scusate, scusate ancora♡
~S&K~

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Capitolo 20
*** La falsa alleanza ***


Vedo Jace alzarsi all'improvviso e seguo con lo sguardo le sue azioni.
Con un movimento così veloce da far invida alla luce, impugna l'arco e si dirige con passi piccoli e cauti verso Jonathan.
Molly ha appena smesso di urlare, ma il brivido gelido che la sua voce mi aveva procurato non è scomparsa quando questo è finito, anzi, è aumentato.
Forse sto peggio perché so che quel grido non potrà far più rabbrividire nessuno.
Molly non c'è più. 
Un altro tributo, una ragazza, una nascosta, una figlia di Lilith.
Non la conoscevo, ho parlato con lei per poco tempo e stava per uccidermi, ma alla fine mi ha detto che sono "okay", qualcosa del genere.
Non mi dispiace perché la conoscevo, anzi, non mi dispiace per niente. Il mio corpo trabocca così tanto di rabbia che probabilmente la mia parte fragile, quella che avrebbe pianto per Molly, è stata seppellita sotto una valanga di urla non espresse e insulti non sputati contro Capitol City.
Ma prima di gridare, diventare isterica e vendicarmi devo salvarmi la pelle, devo tornare alla realtà. 
Mio fratello sfila il pugnale dal cuore di Molly, la quale cade a terra in un secondo. 
Gli occhi sbarrati mi ricordano quelli di una bambola, la bocca leggermente schiusa mi fa capire che stava cercando di dire qualcosa, probabilmente le sue ultime parole, le gambe che si lasciano cadere come se non avessero più ossa e si poggiano sull'erba mi fanno pensare ad una marionetta che, se non comandata più con dei fili, si lascia cadere al suolo.
- Non muoverti- dice mio fratello. 
Tiene il coltello davanti a sè e lo punta verso Jace, che, però, non è disarmato, ma tiene l'arco ben teso verso di lui.
Mi alzo all'improvviso, attirando l'attenzione dei due che mi rivolgono uno sguardo, ma che tengono sempre la guardia.
- Clary, scappa- Jace ha ricominciato a guardare mio fratello. 
- Vai nei bosco, ti raggiungo- commenta Jonathan, senza degnarmi di uno sguardo.
Messi vicini, i due ragazzi, sono uguali ma diversi: stessa corporatura, all'incirca, stesso sguardo concentrato e furioso, stesse mani abili che tengono strette le loro armi, ma diverso fascino.
La bellezza di Jonathan è più dura, quasi cattiva, come se volesse saltarti addosso; Jace ha lineamenti più morbidi e angelici, come se volesse saltarti addosso, ma prima volesse chiederti il permesso.
Rimango ferma, i piedi come cementati sul terreno, le braccia lasciate cadere lungo i fianchi, la testa dritta, rivolta verso i due ragazzi.
- Clary- ripete Jace a denti stretti- vai via. 
Dovrebbe saperlo: non prendo ordini da nessuno, anzi, quando cercano di comandarmi faccio tutto di testa mia.
E, improvvisamente, mi accorgo di avere un piano.
Un piano e un coltello.
- Jonathan- sussurro, Jace assume un'espressione confusa per un attimo.
- Sorellina- risponde lui, sorridendo.
- Mi hai trovata- sospiro, come se ne fossi felice- quasi mi stavo preoccupando.
Jace continua a tenere la guardia, ma sembra improvvisamente più teso.
E lo capisco.
- Dubitavi di me?- Jonathan si lascia sfuggire un risolino.
- Assolutamente no- sorrido anche io, poi comincio ad avvicinarmi a mio fratello. 
Non possi dare segnali a Jace, non posso rischiare di farmi scoprire, devo solo sperare che il mio piano funzioni.
- Ci capiamo con lo sguardo, io e Clary- afferma Jonathan, rivolgendosi a Jace.
Mi immagino come si sente dentro: tradito, confuso, umiliato.
In questo momento pensa che sia alleata con Jonathan, che sia stata tutta una falsa, pensa che io non lo ami.
Ma forse è meglio così, magari, se lo avessi reso, in quale modo, partecipe del mio piano, si sarebbe comportato in modo poco credibile. - Clary...- sussurra.
Sono accanto a Jonathan, cerco di avvicinarmi il più possibile, ma di non guardarlo negli occhi, potrebbe capire le mie intenzioni. 
- Jace Herondale- spero solo di essere credibile- quanto mi sono divertita- sorrido, ma dentro mi sento uno schifo- è sempre meglio ingannare ed uccidere che uccidere direttamente- pensa, pensa, pensa a qualcosa di credibile-volevo giocare un pò con te.
Jonathan sorride e annuisce.
Sì, fino ad adesso sono stata abbastanza credibile.
Concentrazione, concentrazione. 
- Cosa?- chiede Jace.
I suoi occhi non brillano più, come se qualcuno abbia spegnento quel luccichio unico e fantastico.
Vorrei tanto corrergli incontro, dirgli che è tutta una falsa, ma...
Lo saprà presto, no?
Funzionerà, vero?
- Vuoi avere l'onore?- Jonathan mi porge il coltello.
- Ovviamente- rispondo, sorridendo.
Non dovrò neanche prendere il coltello dallo zaino, mi sta porgendo un'opportunità, la devo cogliere.
Ma non posso attaccarlo da qui, una coltellata non potrebbe bastare e lui potrebbe mettermi al tappetto con qualche mossa, credo.
Così comincio ad avanzare verso Jace, tenendo in coltello con la lama puntata verso di lui che, in risposta, ad ogni mio passo indietreggia.
- Clary- sussurra- non fare stupidate.
- No, assolutamente- rido, per farmi sentire da mio fratello. 
Spero che non si muova con me, altrimenti mi vedrebbe.
- Jace, Jace- comincio, sento un nodo stringere alla gola- sei stato davvero una preda divertente.
Indietreggia, cavolo, indietreggia ancora.
Come se mi avesse sentito si muove ancora più veloce, allontanadosi da me.
Jonathan non ci vede da qui, ma è meglio aspettare che indietreggi ancora di quale passo, solo di poco, per essere più o al sicuro. 
Lui si ferma all'improvviso, ma io non mi blocco subito. 
Così mi trovo col viso davanti all'arco, la freccia puntata sulla mia guancia destra.
Riesco a sentire il dolore della ferita, il graffio che la punta affilata mi sta procurando, riesco a percepire il sangue che sgorga dalla mia pelle e attraversa la mia guancia, per poi cadere sul suolo, diventando l'unica macchia di colore rosso in un campo verde.
Sorrido, faccio finta di aver calcolato tutto, Jonathan non deve avanzare.
- Ferma, Clary- la voce di Jace trema leggermente, è ancora scombussolato dalla situazione. 
Mio fratello si sta avvicinando, cavolo. 
Cavolo, cavolo, cavolo.
Devo trovare una frase in codice, qualcosa che possa dire ad alta voce, che possa far capire tutto a Jace e lasciare tranquillo mio fratello. 
E devo fare in fretta.
Se cercassi di parlare con il labbiale mio fratello mi vedrebbe perché adesso si è avvicinato troppo, è quasi accanto a me.
Pensa testolina rossa, pensa.
- Le stelle- è la prima cosa che mi viene in mente- sono luminose e fragili- devo trovare qualcosa, ragiona, ragiona- c'è sola una stella che brilla qui e io- io cosa?- io sono lo smog di Capitol City- affermo- voglio far diventare il cielo scuro- lo guardo, sperando che capisca- voglio coprire tutto tranne- la freccia sta andando in profondità nella pelle, sento il dolore che cresce sempre di più- tutto tranne una stella, composta da due persone, Jace, quella non la spengo- dico ad un fiato- voglio solo fingere di spegnerla, ma lei brilla ancora, io voglio spegnare qualcos'altro. 
Chiudo gli occhi per un secondo, sperando che abbia compreso il mio discorso apparentemente incomprensibile e che, in realtà, non è neanche tanto facile da capire per me.
Non sono per niente sicura di aver formulato una frase sensata.
Quando riapro gli occhi vedo Jace sorridere.
- Quando?- chiede.
Ha capito! Ha capito!
- Adesso- rispondo, mentre sospiro per il sollievo.
Poi ci voltiamo entrambi verso Jonathan, puntandogli addosso le armi.
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Ok, il capitolo è davvero corto e non è il massimo, ma abbiamo voluto pubblicarlo per non perdere il ritmo.
Se avessimo pubblicato tardi poi avremmo dovuto pubblicare tardi anche la prossima volta e così via...
Quindi vi lasciamo con questo piccolo pezzo, anche perché non siamo sicure che tutti abbiano avuto il tempo di leggere il capitolo precedente. 
Alle prossima♡
~S&K~

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Capitolo 21
*** Rischiare o non rischiare? ***


Jonathan rimane fermo come una statua, le gambe piantate sul terreno, le braccia alzate come un ladro che si arrende alla polizia.
- Clarissa- comincia a parlare lentamente, con una voce sensuale e bassa, come quella che avrebbe un serpente, se potesse parlare.
Tiene gli occhi neri come un pozzo leggermente socchiusi e mi fissa in modo pauroso, studiandomi, come se io fossi la sua preda e volesse sbranarmi da un momento all'altro. 
- Sei degna sorella di tuo fratello- nota, cominciando a ridere come un pazzo e iniziando a battere i piedi per terra, mentre le mani sono ancora rivolte verso il cielo.
La sua risata si propaga velocemente per tutto l'ambiente e il suono crudo, freddo e malefico del suo tono di voce arriva al mio orecchio, che lo manda al cervello, memorizzandolo nella categoria "suono che spero di non sentire mai più".
- Mi hai stupito!- ricomincia a parlare e inizia ad avvicinarsi cautamente e con passo lento a me.
Ad ogni passo che lui compie io indietreggio, mentre Jace tiene costantemente l'arma puntata su mio fratello. 
Continuiamo un pò di tempo così, io che cammino come un gambero e lui che cerca di raggiungermi, ma senza scattare, perché sa che Jace lo ucciderebbe.
- Di' le tue ultima parole- sibila Jace a denti stretti, tendendo la corda dell'arco e preparandosi a prendere la mira in modo perfetto, per non sbagliare neanche di un millimetro.
- Ho un patto da offrirvi- risponde in modo tranquillo, come se fosse un venditore di macchine da caffè che entra in un bar e comincia a esporre le qualità eccellenti del prodotto.
- Le ultima parole più strane che abbia mai sentito- commenta Jace, sorridendo e facendomi leggermente rabbrividire. 
Quanto ultime parole di persone in fin di vita ha udito?
 - Addio, Jonathan.- sussurra.
Tende l'arco più di prima, basta un movimento piccolissimo per scoccare la freccia ed uccidere mio fratello. 
- Aspetta!- urlo, agendo d'istinto e stupendomi di me stessa.
Non voglio salvarlo, non tengo a lui, non nutro sentimenti verso di lui, eppure ho fermato Jace.
Jonathan rimane fermo a pochi passi da me, un sopracciglio alzato e un'espressione soddisfatta sul viso.
È tranquillo, come se il suo piano stesse lentamente diventando realtà, come se ammirasse la facilità con cui si sta avverando.
E ho paura che il mio urlo sia stata la prima mossa per la realizzazione di quest'ultimo. 
Jace non scocca la freccia, ma lascia l'arco ben teso, pronto a contrattaccare in caso Jonathan cerchi di ucciderci.
- Fallo parlare- spiego a Jace, rivolgendogli un'occhiata supplichevole.
Lui scuote in modo appena percettibile il capo, ma non lo uccide.
- Grazie, sorellina- Jonathan mi schiaccia l'occhio, io in risposta lo guardo intensamente, disgustata- Ecco la persona giusta che vi farà sopravvivere- si indica e poi abbassa il capo- proprio io, signori e signore, vi salverò il sedere.
Ha usato una voce seria ma sarcastica, paragonabile a quella di un conduttore televisivo, non di un tributo disperato che cerca di allearsi con due shadowhunters.
Jace comincia a ridere, diveritito, stupito, nervoso.
- Non abbiamo bisogno di nessuno per salvarci- spiega, improvvisamente serio, avvicinandosi a me e posizionandosi al mio fianco.
Tiene ancora l'arma tesa.
- Gli innamorati dell'Arena rimasti in vita non sopravviveranno a lungo- spiega- mettendosi contro di me- sorride- non riuscirete a uccidermi e anche se lo farete i miei alleati- rabbrividisco pensando a Alec e Izzy- mi vendicheranno.
No.
I due fratelli non potrebbero mai farlo, ma Jonathan potrebbe anche avere altri alleati, altri aiutanti, altri tributi dalla sua parte.
Potrebbero essere più spietati, meno buoni e simpatici di Alec e Izzy.
- In più conosco questo posto- continua- l'ho studiato in ogni minuto, so ogni cosa di tutta l'Arena. Posso condurvi in posti sicuri, aiutarvi a nascondervi, lasciarvi pomiciare mentre faccio la guardia, potrei...
- Perché?- lo interrompo- Perché dovremmo credere che non ci stai mentendo?
- Se avvessi voluto, ti avrei uccisa mentre eri con me- scuote il capo- io tengo a te, Clary, e- guarda Jace- di conseguenza devo sopportare quel biondino Herondale- si schiarisce la voce- perché lo ami.
No, non capisco proprio. 
Cosa vuole fare? Vuole atteggiarsi come un fratello maggiore? 
E poi prendendolo come nostro alleato correremmo un rischio troppo grande e pericoloso, potrebbe rivoltarsi contro di noi e attaccarci.
È anche vero, però, che siamo due contro uno e che, se provasse a toccarci, potremmo ucciderlo senza problemi. 
Forse o forse no.
Forse è più potente di noi e dovremmo sfruttare questa occasione per ucciderlo.
- Come ne siamo sicuri?- chiede Jace- Come facciamo ad essere sicuri che non ci ucciderai appena abbasseremo le armi?
Ci sta pensando anche Jace, sta prendendo anche lui in considerazione la matta idea di allearci con lui.
Sa che è rischioso, ma sta riflettendo, come me.
- Lo giuro sull'Angelo- risponde, sorridendo.
"Sull'Angelo".
Non avevo mai sentito questa espressione, eppure mi sembra sacra, non un giuramento espresso come se fosse niente, ma uno importante, che si utilizza solamente nelle occasioni in cui è indispensabile. 
L'Angelo mi sembra qualcuno di divino, non un semplice messaggero alato, ma qualcosa di più, eppure non oso chiedere in questo momento. 
- Che mi fulmini, se non manterrò il giuramento- dice, poi abbassa le
braccia e si avvicina a noi.
Mi sembra tutto così stupido, eppure sarebbe un buon alleato.
È un buon lottatore, è astuto, si muove bene, conosce l'Arena.
E poi sono sua sorella e nessun fratello degno di questo nome ucciderebbe la sorella.
È un maniaco, forse, fa paura, forse, ma so che tiene a me, per qualche strana ragione. 
Porge una mano a Jace, il quale la guarda, indeciso, puntando l'arco verso il viso di Jonathan, a qualche metro di distanza da lui.
Accettare o non accettare?
Rischiare di morire uccisi da un alleato o rischiare comunque di essere ammazzati da alleati di mio fratello? 
Rischiare, scoprendo di sopravvivere per un pò di tempo in più o scoprendo di morire subito, o non rischiare, magari perdendo una possibilità che avrebbe potuto aiutarci? 
Il risultato non cambia.
Alla fine moriremo tutti, probabilmente. 
E nell'Arena è bene sempre rischiare.
Per un momento sembra che il tempo si sia fermato, mentre rifletto, tutto sembra immobile, la scena rimane la stessa, non cambia niente, come se fossimo dentro un quadro.
Non si muove niente, neanche io oso spostarmi di un millimetro dalla mia postazione, il mio cuore e il mio cervello mi dicono che non sarebbe una mossa astuta, come se, facendolo, sfidassi il tempo e lo spazio. 
Poi tutto finisce.
Jace butta l'arma a terra, la quale cade elegante e silenziosa sul terreno.
Poi comincia a muovere il muscoloso braccio destro e lo fa arrivare vicino a quello altrettanto allenato di mio fratello. 
Dopo avermi guardata un attimo e aver capito che sono d'accordo con la sua decisione, stringe la mano di mio fratello. 
E siamo alleati.
 
 
Eih, siamo tornate, più sadiche e libere di prima e completamente fatte a nuovo :3
Esami finiti *esultano*
Ammettiamo che ci siete mancati tanto tanto e siamo state tentate più volte di posare quei caspio di libri e venire a pubblicare qualcosa.
Abbiamo finito oggi e siete stati il nostro primo pensiero u.u
Quindiiiii...ci siete ancora tutti? 
Fatevi sentire! :3
Se siete un numero decente, continuiamo, altrimenti, se d'estate non amate molto seguire, continuiamo a Settembre ;)
Quindi, gente, voi che siete 90 e più persone fra gente che segue, preferisce e ricorda, fateci vedere, se ci siete, che avete le manine♡
Con amore
~Le vostre sadiche Silvia e Kia~

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Capitolo 22
*** È la legge: qui non si risparmia nessuno ***


Non mi sembra ancora reale, vero, tanglibile il fatto che abbiamo accettato di far parte di un'alleanza con mio fratello Jonathan.
Mio fratello. 
Non ci ho mai pensato seriamente, non ho mai preso in considerazione l'idea che quel ragazzo alto, attrente, con i capelli candidi quasi quanto la neve e gli occhi neri come il cielo di Capitol City è mio fratello.
Quella concentrazione di astuzia, malignità e maestria è frutto dell'unione di mio padre e di mia madre, figlio di quella Jocelyn alla quale assomiglio tanto e di quel capo pacificatore che non ho mai conosciuto e che probabilmente non consoscerò mai.
Forse, però, sarà un bene, perché se mia madre, quella madre che mi ha amato tanto e mi ama tanto, mi ha tenuta lontana da lui, come per nascondermi da ciò che avrebbe potuto fare di me, vuol dire che non è di certo il padre migliore del mondo.
E Jonathan è l'esempio lampante di ciò che sarei potuta diventare, lui che adesso è in piedi e sta di guardia al posto mio e di Jace mentre noi stiamo semplicemente seduti fra l'erba, accoccolati, senza parlare, stretti l'un l'altro, proprio questo tributo mi rende felice al pensiero di non essere cresciuta con mio padre. 
Non si giudica un libro dalla copertina, ma a volte, giudicando dalla copertina, si indivina.
Mio fratello non è un libro aperto, non posso leggere niente in lui, non posso sfogliare le pagine della sua vita semplicemente guardandolo e proprio questo mi fa paura.
Il suo essere chiuso, freddo, misterioso, il suo assomigliare ad una macchina che deve portare a termine il suo compito mi fa raccapezzare la pelle.
Se fossi cresciuta con mio padre, forse anche io sarei padrona solo dell'essere sicura di me e del lottare in ogni modo, anche nel più brutale o codardo, per sconfiggere tutti e vincere tutto. 
Dalla sua copertina capisco questo, ma non posso neanche leggere la trama del suo libro.
Ma se lui fosse cresciuto con me e mia madre sarebbe forse una persona diversa? O sarebbe sempre quel tomo impossibile da aprire e da leggere?
Magari avremmo trascorso del tempo insieme e lui sarebbe stato il fratello modello, invidiato da tutti.
Avremmo corso, quando appena avevamo imparato a farlo, per le strade mal ridotte del distretto 12, urlando e schiamazzando, recitando la facile e divertente parte di due bambini che cercano di divertirsi e di creare colori in un paesaggio così grigio e cupo che non sembra neanche che sia stato creato da Dio.
 Jonathan forse mi avrebbe protetta dalle voci che giravano sulla nostra famiglia, evitando così numerosi miei pianti nella mia camera "di lusso".
Lui avrebbe intimato a quei ragazzacci gelosi di lasciarmi in pace, impartito lezioni a chi mi escludeva perché stavo meglio.
Avrebbe inventato battute esilaranti o freddure idiote che mi avrebbero fatta sorridere o sbattere il capo contro il muro; mi avrebbe trattata come una sorella minore e io l'avrei sempre tenuto a mente come un fratello maggiore.
Anche durante la mietitura mi avrebbe stretto con forza la mano e mi avrebbe rassicurata, promettendomi che non saremmo finiti in quel luogo pauroso, brutale e mortale.
Magari mi avrebbe anche raccontanto la natura di paesaggi, luoghi e personaggi che non conoscevo, permettendomi così di utilizzare quelle descrizioni come modello per rappresentare e miei fumetti e per far sì che divenissero perfetti. 
I fumetti.
Simon.
Chissà se ha già letto tutti quelli che erano riposti dentro il mio armadio, sotto le coperte e i piumini più pesanti, se ha già scoperto il finale della storia della ragazza invisibile o se freme dalla voglia di sapere se la ragazza del giustiziere è morta o viva. 
Ovviamente li avrà già letti tutti, per quanto è veloce...
E adesso cosa starà facendo?
Ancora non avevo pensato neanche a lui, solo ora capisco che in questo preciso momento potrebbe essere a guardare gli Hunter Games, a cercare il mio viso fra le scene che mandano in onda.
Avrà visto tutto, ogni cosa, ogni mia azione, ogni avvenimento accaduto da quando ero alla cornucopia ad adesso.
E sicuramente sa anche di me e di Jace, ma sono sicura che l'ha presa bene, che spera che io e lui riusciamo, in qualche modo impossibile, ad uscire di qui.
Anche io lo spero, in realtà, anche se so che è impossibile. 
Mi accoccolo ancora di più fra le braccia muscolose e calde di Jace che, in qualche modo, mi confortano, mi fanno sentire meglio e riempiono il silenzio assordante che si è creato fra noi alleati.
Lo stare tutti con le bocche sigillate non è un atto cauto che compiamo per evitare di essere sentiti, tutti stiamo semplicemente ancora riflettendo per capire se le nostre scelte siano state giuste.
Tutti tranne me, io vago per i miei pensieri, senza avere una meta da raggiungere, e rischiando di perdermi.
- È tutto okay?- chiede Jace, sussurrando la domanda al mio orecchio e accarezzando i miei capelli.
"Ci siamo alleati con mio fratello, un fratello con il quale non sono potuta crescere per colpa di un padre che non conoscerò mai . 
Non trascorrerò mai dei veri momenti con lui e non scoprirò mai la vera persona che si nasconde sotto la sua maschera." vorrei dire.
-È okay- rispondo, però. Di certo non posso condividere i miei pensieri con Jace quando Jonathan è vicino a noi- Per quanto possa esserlo dentro questo posto, è okay- cerco di sorridere, ma con scarsi risultati. 
Lui mi stringe più forte e mi avvicina a sè, come se volesse proteggermi da tutto questo posto, da tutto questo male.
No, non vuole, lo sta già facendo.
- Per me è okay, se sei accanto a me- sussurra.
- Per me è okay, se solo ti penso- rispondo, fissando i suoi occhi che, per qualche magica ragione, sembrano quasi dorati, come se il marrone dei suoi occhi avesse rubato un pò di polvere dorata alle stelle.
- Fa schifo, tutto questo- dice, fissandomi a sua volta.
Il suo sguardo dolce, la sua espressione sincera, il suo sorriso amaro, tutto mi fa sciogliere lentamente e ho paura di diventare dello stesso colore e della stessa consistenza della lava che fuoriesce da un vulcano. 
- Fa schifo, sì- rispondo e poi sospiro.
È come se qualcuno ci avesse rubato le parole.
Dovremmo parlare, conoscerci, amarci il più possibile, invece non sappiamo neanche cosa dire.
- Ragazzi- Jonathan si avvicina a noi- il mio turno di guardia è quasi...
Un urlo acuto, gelido, femminile interrompe la frase di mio fratello, che si lascia cadere velocemente accanto a noi.
Un brivido gelido mi attraversa, camminando prima sul mio capo e proseguendo fino ad arrivare alla fine della mia colonna.
Rimango seduta a terra, terrorizzata, l'urlo che ancora rimbomba nella mia testa.
- Sdraiatevi- ordina mio fratello, e così faccio, grazie anche all'aiuto di Jace- non sono lontani, i tributi che hanno ferito...- risuona il rumore di un colpo di cannone- che hanno ucciso il tributo. Non fatevi vedere, nel momento opportuno attacchiamo.
Un altro rumore inaspettato raggiunge il mio orecchio.
Un altro colpo di cannone.
Ci sono stati due colpi di cannone.
Due tributi morti.
- I tributi...- correggo la frase di mio fratello. 
Posso solo sperare con tutta me stessa che non si tratti dei due fratelli...
Se non vinco io, se non vince Jace, spero che vinca uno di loro.
Si sentono due urla in lontananza, questa volta non strazianti, non di dolore, ma sicuramente di chi ha ucciso i tributi.
Riesco a individuare, fra le urla indistinte dei tributi, la parola "hovercraft" e "allontanarsi".
Poi si sentono dei passi veloci di chi corre, che si interrompono quando al mio orecchio risultano vicinissimi, anche fin troppo.
Non possiamo parlare o scambiare pareri perché i tributi potrebbero essere a pochi metri da noi, noi che non possiamo vederli, quindi rimaniamo in silenzio. 
È una posizione strategica, questa, strategica ma pericolosa.
- Sei un idiota!- dice una voce femminile, pericolosamente vicina a noi- Stavano quasi per ucciderci!
- Ma cosa volevi che facessi?- replica un ragazzo- Erano davanti a noi e ho agito prima che ci attaccassero loro!
- Hai agito come un idiota!- sbotta la ragazza, poi sospira- Potevamo nasconderci!- urla-Non so ancora perché abbia accettato di essere tua alleata- sussurra. 
- Forse perché ho promesso a quell'idiota del tuo ragazzo di proteggerti!- risponde lui.
Poi si sentono due tonfi e so che si sono seduti fra l'erba. 
- Il mio ragazzo?- chiede la ragazza, la voce ha un tono superiore, quasi sarcastico, come se non credesse alle parole del tributo alleato con lei.
- Chi credi che sia venuto a trovarmi per salutarmi?- chiede lui in modo brusco- È venuto il tuo ragazzo, Gaia, mi ha detto che era compito MIO- accenta l'aggettivo- e solo MIO proteggerti. Ha detto che tu saresti dovuta tornare per forza, per tua figlia...
- Non nominare Cloe...- sussurra.
Adesso la sua voce, prima così sicura e scherzosa, sembra quasi fievole, sensibile, quasi tremante.
Il silenzio regna per pochi secondi. 
- Sono stato io- adesso la voce del ragazzo è dispiaciuta, come se lui stesse soffrendo e anche il tono è più basso e non sta più urlando- a farti diventare così e quindi io a farti arrivare in questo posto...
- Essere figli della notte- la voce della ragazza adesso è dolce- non è una colpa. E non è colpa tua, se mi sono trasformata...
- Ah no?- chiede lui, in modo scherzoso- tu sapevi tutto e per proteggere tua figlia...
- Basta- lei lo interrompe- so che non avresti mai fatto una cosa del genere perché volevi...
- È troppo- sussurra Jonathan.
 Jace e mio fratello si alzano scattando con una velocità sovrannaturale, senza però prima avermi fulminata con lo sguardo, intimandomi di rimanere a terra.
Vorrei gridare, urlare di non ucciderli, dire che la ragazza è una madre e che lascerà una figlia, di lasciarli in pace, di farli uccidere da qualcun altro, ma so che non posso.
Affondo le dita nel terreno e attendo.
Attendo di sentire il rumore della freccia che scocca, il suono straziante delle urla dei ragazzi e i tanto amati dagli altri tributi colpi di cannone.
Rimango ferma a terra, immobile, come mi è stato ordinato, finché non succede e anche dopo.
Non importa chi fossero, non importa se la ragazza fosse una fin troppo giovane madre, non importa niente...
È la legge: qui non si risparmia nessuno.
 
 
 
 
ANGOLO ROTONDO (delle ragazze FINALMENTE in supervacanza):
Salve a tutti. 
Cosa diciamo? 
WOW.
Siete fantasmamitici, unici, inimitabili, davvero!
Non potevamo aspettarci ritorno migliore!
Grazie di cuore a chi ha recensito e a tutte quelle persone che ci hanno aggiunto fra le storie preferite, da ricordare o che si seguono.
E poi... 35 preferiti, ragazzi!
Stiamo quasi per svenire!!!
Grazie di cuore, grazie per tutto, grazie anche perché siete ancora qui e ci sostenete.♡
Grazie anche a chi non ha recensito, ma continua ugualmente a seguirci senza dire nulla.
GRAZIE.
Speriamo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e non e che non vi abbia delusi.
Ammettiamo che non è presente parecchia azione e non ci sono tanti colpi di scena, ma crediamo che un pò di ""relax"" ci voglia.
Attendiamo con ansia le recensioni per sapere cosa ne pensate♡
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 23
*** Il cerchio si restringe ***


Non so quanto tempo sia passato nè come abbia fatto ad allontanarmi insieme ad i miei alleati dall'hovercraft che si stava dirigendo verso il corpo dei due ragazzi, so solo che adessia siamo seduti fra l'erba delle colline, così che non possano avvistarci.
Abbiamo camminato per qualche ora e del lungo e stressante percorso ricordo solamente il rumore fievole dei nostri respiri, che cercavamo di rendere più silenziosi possibile.
La camminata, però, non è stata così distruttiva, grazie anche alle poche e utili provviste che abbiamo trovato negli zaini che la nostra alleanza ha rubato ai due cadaveri: due utilissime borracce piene d'acqua, anche se adesso ne è rimasta solamente una.
In più c'era della carne secca, ancora riposta dentro il mio zaino arancione, che abbiamo lasciato da parte per un secondo momento. 
Ci siamo fermati, interrompendo il nostro camminare, nel momento in cui abbiamo udito il suono squillante, familiare e pauroso delle note che compongono l'inno di Capitol City.
Abbiamo guardato il resoconto della giornata, il secondo dall'inizio dei Giochi, e abbiamo avuto la possibilità e la "fortuna" di vederlo e di non essere, invece, i visi protagonisti di quest'ultimo.
Dalle proiezioni è emerso che non ci sono più, come già sapevamo, i due ragazzi che Jonathan e Jace hanno ucciso, Gaia e Logan, che abbiamo scoperto essere stati del distretto 10; i due ragazzi del distretto 5 che le nostre prede avevano ucciso; Meliorn, il ragazzo che io e solo io ho ucciso e altri tributi dei quali non ricordo nè nomi nè visi, che sono solamente vite che sono state spente in un attimo come una candela che oramai non serve più. 
Il cerchio si restringe, siamo in dieci, adesso, dieci di ventiquattro tributi: io, Jace, Jonathan, Camille, Isabelle, Alec, Helen, Aline, Maureen e Maia.
-Notevole risultato- esordisce Jonathan, come se parlasse di una partita di poker e mi allontana dai miei pensieri.
Non è da molto tempo che l'inno di Capitol City è terminato e non è da molto tempo che sto riflettendo, ancora seduta fra l'erba alta della collina.
Siamo arrivati quasi alla fine di quest'ultima e, se si guarda con attenzione dal punto in cui siamo, si riesce a scorgere il vasto prato fiorito dove torreggia la Cornucopia.
- Rimangono sette avversari. Per oggi il programma è di uccidere altri due tributi, di far diminuire il numero dei nostri avversari- spiega.
- C'è un piano preciso o stiamo semplicemente vagando in cerca di due prede?- chiede Jace, seduto poco distante da me, le gambe incrociate, il viso concentrato, gli occhi che studiano ogni particolare intorno a noi, la bocca piegata in una smorfia preoccupata.
Sembra forte, sembra una roccia, ma, se si osserva attentamente, si possono notare dei particolari che fanno intuire che la sua personalità è invasa da nervosismo e paura.
Non paura di morire, lo capisco da quegli occhi dorati così forti e fragili al tempo stesso, ma paura di fallire.
- Ovvio che ho un piano- Jonathan sorride, fiero, come se fosse ovvia la sua scaltrezza nell'organizzare in tempo record uno schema di guerra- Ho due nomi e un piano.
-E quali sarebbero, questi due nomi?- chiedo, aprendo lo ziano, prendendo la borraccia e sorseggiando un pò d'acqua, non resistendo alla mio corpo che grida rifornimenti e infrangendo il nostro "schema delle provviste" che prevede di bere solamente una volta al giorno per non sprecare la poca acqua che abbiamo a disposizione.
- Isabelle e Alec Lightwood- sorride in modo maligno.
- No- obietto, senza pensare- Non loro- abbasso lo sguardo.
- Ancora, sorellina, non hai imparato che tutti sono nemici, qui- poggia una mano sulla mia spalla, come per rassicuarmi, e la toglie solamente quando alzo lo sguardo e lo fisso, inviandogli il messaggio chiaro e tondo che urla "non mi toccare".
- Sì- schiarisco la gola e cerco di assumere un'aria sicura, di mostrarmi forte- Lo so, ma credo che sarebbe meglio colpire prima i tributi meno pericolosi...
- Sappiamo dove sono- sibila- Hanno detto che si sarebbero diretti alla cornucopia e ci avrebbero aspettati lì. Sono dei nemici da temere, sprecheremmo un'opportunità, se non li attaccassimo adesso.
-Credo che abbia ragione- interviene Jace- Sprecare un'opportunità del genere sarebbe da stupidi- mi guarda e capisco che anche per lui è difficile, comprendo che sta cercando di addolcire il suo sguardo per convincermi.
Però non mi convincerò di certo con uno sguardo, no, non posso.
Mi hanno salvata, mi hanno lasciata scappare con Jace, hanno rischiato di essere attaccati da Jonathan per farmi stare insieme a lui.
No. 
Punto gli occhi prima verso le iridi nere di mio fratello e poi verso quelle ambrate di Jace e scuoto visibilmente il capo.
- Il piano prevede che Jace venga con noi, ma rimanga nascosto, così da far credere che io ti abbia rapita, o meglio abbia ripreso ciò che è MIO,- sottoline mille volte il termine "mio"- e che stiamo andando da loro, okay?
-No- rispondo, scuotendo il capo- non va bene, Jonathan, non posso- sussurro a denti stretti.
-Non dovrai fare nulla- mi rassicura Jonathan- Ce la vedremo io e Jace.
- Okay- la voce di Jace è sicura- continua a esporre il piano.
Non c'è modo di convincerli.
Batto con forza un pugno a terra, ricevendo occhiate intimidatorie dai miei alleati, i quali però, due secondi dopo continuano a discutere, fingendo che non sia accaduto nulla.
-Quando?- provo a dire, la voce che mi trema, interrompendo il loro discorso che non sto minimamente ascoltando- quando partiamo?- tengo lo sguardo basso, ormai rassegnata al fatto che non posso fare niente per bloccarli.
- Adesso, esattamente- Jonathan mi sorride- Siamo vicini alla cornucopia e ci metteremo poco, ma Jace dovrà nascondersi... Ci converrebbe fare il giro attraversando la foresta, ma- scuote il capo- non è possibile, non c'è tempo.
-Mi mimetizzerò fra i fiori che riempiono il prato vicino alla cornucopia, non dovrebbe essere un problema- risponde Jace, sicuro.
-Allora andiamo- annuncia mio fratello, alzandosi- Per strada vi spiegherò tutto nei particolari. 
E in un secondo anche io e Jace siamo in piedi.
 
 
 
 
 
-Ei- sussurra Jace al mio orecchio.
Siamo a pochi passi dalla cornucopia, sdraiati a terra, Jonathan ci ha concesso "un secondo per i nostri momenti da vomito", come li ha definiti lui, anche se nel suo sguardo vedevo più che semplice ribrezzo per calorose dimostrazioni di affetto.
Vedevo rabbia, furia, desiderio.
- Lo sai che ci vedremo fra poco, vero?-chiede- È solo un...
-Meglio prevenire che curare- lo blocco- So che ci vedremo, ma se poi non succedesse...
-Uno di noi potrebbe considerare questo momento come un addio- continua lui.
- Esatto- dico io e poi deglutisco.
Mi guarda, sorride e poi avvicina la sua mano alla mia guancia, toccando questa e poi scendendo verso il basso e disegnando con una matita invisibile il profilo delle mie labbra.
- A dopo, o addio, dipende dal fato- sussurra lui, poi fa scivolare la sua mano dietro al mio collo e mi avvicina al suo corpo, stampadomi un bacio leggero sulle labbra.
- Spero che questa volta il fato sia dalla nostra parte- sussurro quando si stacca.
Mi allontano da lui, rotolando fra l'erba fiorita, e raggiungo Jonathan, non poco lontano dalla mia precendente postazione. 
- Adesso, andiamo- mi sussurra all'orecchio. 
E so cosa devo fare.
 
 
 
Comincio a correre disperatamente, mio fratello che mi tiene stretta a sè mentre attraversiamo il prato e arriviamo alla cornucopia quando ancora il mio fiato fa fatica a tornare ad un ritmo costante.
Due secondi. 
Esattamente due secondi perché Isabelle e Alec ci vedano e comicino a correre verso di noi, le armi in mano, pronti ad attaccare.
Mi stacco da mio fratello e porto le mani in alto, in segno di resa, facendo capire che siamo lì pacificamente, che li abbiamo raggiunti perché siamo alleati.
Se cominciassero ad attaccare, non esiteremmo a rispondere e avremmo sicuramente la prontezza per riuscire a contrattaccare, anche senza l'aiuto di Jace, nascosto qui vicino.
Ma non ci attaccano, abbassano i pugnali, perché siamo alleati, perché pensano che non gli faremo nel male.
Mi lascio cadere a terra, sull'erba, come se fossi sfinita.
- Isabelle, Alec, aiutatela!- urla mio fratello, fingendo di essere preoccupato per me come non mai.
Isabelle si siede accanto a me e mette una mano sulla mia fronte.
- È tutto okay, Clary- sussurra con voce materna, facendomi stringere il cuore- Cosa hai?- è preoccupata, è seriamente preoccupata, mi vuole davvero aiutare.
E io la voglio uccidere.
La guardo e serro le labbra, scuoto in modo appena percettibile il capo.
Non posso partecipare a questa falsa.
- Jace?- chiede- Il tributo che l'ha rapita dov'è?- si rivolge a Jonathan.
Pensa che sia morto, pensa che io stia male perché Jonathan l'ha ucciso.
L'ha ucciso da poco, secondo lei, dato che solamente pochi minuti fa c'era il resoconto finale della giornata.
- È scappato- dice Jonathan, la voce piena di rabbia- ho lottato, ma è abile, è riuscito a sfuggirmi.
Isabelle mi sorride tristemente, i suoi occhi trasmettono comprensione.
"Almeno è vivo" dicono "ancora è vivo".
Sembra superficiale, sembra una ragazza che non si preoccupa di nessuno, eppure, non so se è perché siamo alleati o per pura bontà, adesso si sta prendendo cura di me come se fossi una sorella minore.
- Qui c'è acqua- dice una voce maschile e Isabelle si gira, prendendo la borraccia che Alec le sta porgendo.
- Da quanto non bevi?- chiede Isabelle, fissandomi.
- Poco- risponde Jonathan al posto mio- ha bevuto qualche sorso poco fa, abbiamo trovato delle borracce negli zaini dei ragazzi del 7 che abbiamo ucciso, ma un pò d'acqua non le farebbe male, certamente. 
Su questo non può mentire, si vede dalle mie labbra che non sono assetata, non ho le labbra asciutte e screpolate di chi non beve da tempo, ma quelle leggermente segnate da un'idratazione non abbondante, ma che di certo non porterà alla morte.
Isabelle apre la borraccia e me la porge, così da farmi bere qualche sorso.
Bevo avidamente perché so che quando li uccideremo queste provviste saranno nostre, so che non devo sprecarle.
Alec si allontana e si siede in un punto che di certo non si può dfinire vicinissimo a noi, inizialmente stando attento a scorgere ogni minimo movimento nella notte.
Poi abbassa lo sguardo e chiude un gli occhi blu, assalito da chissà quale pensiero che lo tormenta.
Forse sta pensando a Magnus.
Quel Magnus che non vedrà mai più, che fra qualche minuto, se il piano andrà bene, piangerà la sua morte.
E la promessa, quella promessa che Alec strinse, quella secondo cui sarebbe tornato, si spezzerà in un istante e di questa rimarrà solo uno stupido ricordo, una speranza riposta per fin troppo tempo.
Izzy mi aiuta, cerca di aggiustare la mia tuta nelle parti in cui è strappata, si prende cura di me e non si preoccupa di altro.
Sarebbe il momento perfetto per attaccare, è il momento perfetto, e so che Jonathan lo sa.
- Grazie, vi siamo riconoscenti- dice Jonathan, sorridendo.
Quattro parole, quattro termini, suoni che segnano l'inizio del piano di mio fratello. 
Stringo i denti e ordino al mio cervello di chiudere gli occhi, eppure non ci riesco perché il mio cuore sarebbe troppo vigliacco se si ritirasse in un posto sicuro per non vedere la scena.
Mio fratello si alza in un momento in piedi e strappa Isabelle da me, portandola a sè.
Prende il coltello che aveva lasciato a terra e lo punta alla gola della ragazza.
- ISABELLE!- urla Alec, la voce segnata dal dolore e dalla preoccupazione. 
-È peccato che un bocconcino come te debba morire- sussurra alla ragazza.
Jace ancora non è arrivato da Alec, che cerca di raggiungerci correndo verso di noi.
Non mi trattengo. 
-SCAPPA!- urlo- ALEC, SCAPPA!
-STAI FERMO!- controbatte mio fratello- O LE TAGLIO LA GOLA!
Lui si ferma a poca distanza da noi, gli occhi sbarrati, il respiro affannoso.
Jace è lì, poco distante da lui, il coltello già fra le mani.
Mio fratello, in un istante, fa scattare con un abile movimento il suo coltello e taglia la gola di Isabelle, la quale un attimo prima che questo la raggiunga urla.
Un urlo gelido, freddo, che mi fa raccapezzare la pelle.
L'urlo di Isabelle, l'urlo della ragazza che mi ha salvata e che adesso morirà anche per colpa mia.
Poi l'urlo si disperde, gli occhi di Isabelle diventano vitrei e un fiotto di sangue comincia a scendere dalla sua gola.
E si sente il rumore ovattato di un colpo di cannone.
-SCAPPA ALEC! NON SIAMO DA SOLI!- urlo, alzandomi, e lui si guarda intorno in cerca del o dei nostri alleati- SCAPPA!
Mio fratello lascia il corpo, il quale cade a terra, inerme, in un secondo, come un burattino che non viene più guidato dal suo burattinaio.
Jonathan mi raggiunge e mi blocca dalla spalle, mi copre la bocca con la mano sporca di sangue, facendomi lacrimare gli occhi e facendomi salire alla gola un conato di vomito.
-Così metti in pericolo Jace!- urla al mio orecchio.
Sbarro gli occhi.
Jace.
Se Alec lo vedesse, potrebbe cominciare a lottare con lui, e avere la meglio.
Ma mio fratello potrebbe raggiungerli...
No, sì, no.
Non lo so!
Alec comincia a correre.
- Stupida ragazzina, non dire una parola!- mi dice Jonathan, lasciandomi poi andare.
Comincia a correre insieme a Jace, cercano di raggiungere Alec.
Mi lasciano qui, scoperta, senza nessuno a farmi di guardia.
Ma non sono una stupida, c'è un coltello accanto a Isabelle, potrei usarlo, in caso.
Isabelle.
La guardo.
È bella, bellissima, di una finezza mozzafiato.
I suoi tratti, anche adesso, anche quando non potrebbero, sono eleganti, fini.
Solo gli occhi, aperti, che fissano il cielo anche se non possono guardare, solo quelli e il sangue che imbratta il suo corpo fanno capire che lei, che quel capolavoro una volta vivente, ormani non è altro che una statua con un cuore che non batte.
- Mi dispiace- sussurro, sedendomi accanto al suo corpo- mi dispiace davvero- stringo i denti, ma non posso evitare che le lacrime comincino a scappare dai miei occhi e bagnare il viso di Isabelle.
Mi faccio coraggio e, con le mani che mi tremano, dirigo le mie dita verso gli occhi della cacciatrice e li chiudo.
- Ave atque vale- sussurro- ave atque vale, Isabelle Lightwood.
Poggio il mio capo sul suo petto e continuo piangere. 
Continuo a piangere anche quando sento il rumore dell'hovercraft che si avvicina, continuo a piangere quando vedo le figure di Jace e Jonathan tornare e correre verso di me, continuo a piangere quando mi staccano dal corpo morto di Isabelle, continuo a piangere quando l'hovercraft porta via il cadavere della ragazza e continuo a pinagere anche quando sono fra le braccia calorose di Jace.
Continuo a piangere e penso solo alle ultime parole che le ho rivolto : "Ave atque vale, Isabelle Lightwood".
 
 
 
 
Angolo rotondo:
Dispiace da morire anche a noi.
Aspettiamo le recensioni. 
Alla prossima♡
~Silvia e Kiakkiera~

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Capitolo 24
*** Cospirazione ***


Siamo rimasti alla Cornucopia.
Secondo Jonathan è un luogo abbastanza sicuro e appartato, lontano dagli altri tributi, o almeno questa è la falsa verità che ha cercato di rifilarci.
La verità, quella che cerca di nascondere senza ottenere risultati, è che la Cornucopia è il posto strategico per eccellenza dei favoriti e Jonathan non vuole abbandonarlo, vuole vantarsi, far sapere a tutti quanto vale, sottolineare che è un favorito.
La sua strategia, quindi, è più morale, un gesto per dimostrare di essere superiore alla massa di tributi capitati qui dentro per caso, di voler essere qui, di meritare la Cornucopia, di essere il re indiscusso di questo posto.
Se ogni pensiero fosse moralmente giusto, si intreccerebbe alla perfezione con l'altro, così da formare un ragionamento logico, invece ogni ideale è contorto, malato, e il risultato è un aggrovigliarsi di idee che formano una psicologia malata, assetata di potere.
Ogni piccolo gesto, ogni minima azione, ha un significato preciso, è scelto con minuzia, ogni dettaglio è indispensabile perché i suoi piani si realizzino.
E anche il rimanere alla Cornucopia fa parte del suo schema mentale che lo porterà ad essere guardato dagli altri con ammirazione. 
La verità è ineluttabile: mio fratello vuole solo avere nelle mani lo scettro del potere, vuole arrivare in alto e sono sicura che, se vincesse questa "gara", non si fermerebbe.
-E adesso?- chiede Jace, tenendomi stretta fra le sua braccia.
-Il ragazzo ci è sfuggito- Jonathan mi rivolge un'occhiata furiosa- ma non è un problema- ringhia- anche perchè,sorellina, non so se tu abbia sentito i colpi, ma durante il tragitto abbiamo incontrato le due amanti- sorride- abbiamo preso due piccioni con una fava.
Helen e Aline.
Una coppia, come me e Jace, come Maia e Jordan, due giovani donne innamorate che avevano sfidato la lontananza dei distretti amandosi ugualmente e utilizzato la vicinanza dell'Arena per gridare il loro amore a tutta Capitol City.
Sono morte insieme, almeno, forse rimarranno unite per sempre.
-E poi qualcuno ucciderà il "Signorino occhi azzurri 
" e sicuramente non ci darà fastidio. Stiamo diminuendo a vista d'occhio- Jonathan sorride.
È vero, sono pochi giorni che siamo qui e già l'Arena si sta per concludere, sta per terminare.
- Il luogo è grande, ma ognuno, come abbiamo fatto noi, ha puntato il proprio obiettivo e qualcuno è riuscito a ucciderlo e qualcun altro è morto nell'intento- continua mio fratello- Eravamo quasi tutti esperti, tutti strateghi, e siamo diminuti più in fretta per questo. Mi capite?
Jace abbassa leggermente il capo e io copio la sua mossa.
-Ora possiamo riposarci, direi- propone quindi mio fratello, stiracchiandosi.
Riposarsi.
No, non possiamo.
-Non credo che sia- inizio a parlare, senza pensare che pochi minuti fa era stravolta, e la mia voce appare rotta, affatto sicura- una mossa ingegnosa riposarci- azzardo- Non possiamo stare qui a girarci i pollici- abbasso lo sguardo.
-E perché no, sorellina?- il tono di Jonathan è scherzoso, sarcastico, non mi crede.
Per lui ho detto una stupidaggine.
Solo i suoi piani sono perfetti, solo i suoi ragionamenti sono logici, solo lui può creare schemi, gli altri devono guardare e sottostare e, soprattutto, non contraddirlo.
-Perché- mi schiarisco la voce, cercando di essere forte- qui è pericoloso, qualcuno dovrebbe dare un'occhiata al posto- suggerisco- potrebbe esserci qualche tributo qui intorno...
La verità è un'altra.
Mio fratello ha ragione: siamo pochi, davvero un numero ridotto.
E quando il cerchio si restringe, non si possono mantenere le alleanze, non possiamo continuare a rimanere insieme a Jonathan.
Lui non ci deve essere, dobbiamo rimanere solo io e Jace.
La nostra non è un'alleanza, non è un patto, è una sfida contro il tempo, un modo per amarci di più, e rimarremo insieme fino alla fine.
Ma lui no, Jonathan no, non ci serve più.
Voglio rimanere sola con Jace, voglio parlargli, voglio pianificare, ragionare, trovare un modo per farla finita.
- Hai ragione- sbarro gli occhi appena odo la risposta di mio fratello- Io rimango qui, tu e Jace setacciate la zona qui intorno, ma non vi allontanate troppo.
Detto questo ci alziamo e cominciamo la nostra ronda.
 
 
 
 
 
-Ho un piano- bisbiglio tutto ad un tratto quando la distanza fra noi e Jonathan è segnata e lui non può sentirci.
- Siamo pochi- spiego- E lui è astuto e potente e...- sospiro- dobbiamo liberarcene.
Lui abbassa appena percettibilmente il capo, la pensa come me, e credo che anche lui stesse pensando di dirmi al più presto ciò che ho appena rivelato io.
-Ci ho appena pensato... dopo Izzy ho- deglutisco- pensato molto, anche se ho avuto poco tempo.
-Parla- dice lui, mentre si guarda intorno, rimanendo davvero di guardia e non dimenticando che qualcuno potrebbe assalirci improvvisamente. 
-Quante armi ha?- chiedo. 
-Più di quanto credi- ci stiamo muovendo nella parte esterna della cornucopia, vicino alla foresta- Escludendo le mie e le tue, ha due pugnali e una spada- scuote il capo- non so proprio dove le abbia prese...
Ci addentriamo leggermente nella foresta, cercando di vedere nel buio che si cela dentro questa.
Ricordo la prima volta che vidi l'oscurità del posto, il modo in cui mi stupii delle ombre oscure che lo abitavano, il viaggio con Jonathan, l'incontro con Isabelle e Alec, la fuga.
-Il piano?- chiede, muovendosi furtivamente dentro la foresta, stando attento a non calpestare ramoscelli o qualunque altra fonte di eventuale rumore presente.
Avanziamo per pochi metri, guardandoci attorno, aguzzando la vista in cerca di ombre sospette, poi ci avviciniamo ad un punto, ad una parete rocciosa.
Nei pressi della parete è buio, anche perché è notte, ma il buio non è oscuro perché il luogo è vicino alla Cornucopia e non nel pieno della foresta.
Per precauzione cominciamo a esplorare la parete e dopo parecchi minuti riusciamo a trovare un passaggio, quasi invisibile, che porta ad una grotta.
Dimentico il piano e la domanda di Jace ed entriamo furtivamente, pronti ad attaccare eventuali nemici.
Dentro, però, non c'è nessuno. 
La grotta è una cavità scavata nella roccia, uno spazio circolare abbastanza largo per far entrare quattro persone e alto almeno dieci braccia.
Stalattiti e stalagmiti sono gli abitanti della grotta e creano un'atmosfera lugubre e misteriosa.
-Non c'è nessuno- sussurra Jace al mio orecchio- è vuota. Parla adesso.
-Durante le sessioni private- mi decido a rispondere visto che capisco che il posto è disabitato, che siamo al sicuro e che, sicuramente, da qui le nostre voci non potrebbero mai raggiungere le orecchie di Jonathan.
- Ho scoperto che ho una specie di "potere speciale"...-comincio, cercando un modo per dirlo rapidamente, ma senza sembrare una pazza che blatera- so inserire gli oggetti dentro la carta- scuoto il capo- è strano.
-Vuoi mettere Jonathan dentro un pezzo di carta?- un sorriso sarcastico compare sul volto di Jace.
-Qualcosa del genere- sorrido.
So che dietro la domanda scherzosa di Jace si cela curiosità, capisco che mi crede perché si fida e questo mi fa sentire meglio, più sicura.
-Avrò bisogno del tuo aiuto-sentenzio.
 
 
 
 
-Abbiamo trovato una grotta- rivela Jace appena torniamo da mio fratello- è un posto appartato, potremmo stanziarci lì per qualche tempo- suggerisce.
-Ed è nei pressi della Cornucopia- aggiungo, vedendo che il volto di mio fratello stava assumendo una strana espressione di disappunto.
-Dopo che abbiamo spostato tutto qui?- chiede, scuotendo il capo, ancora non convinto.
Eppure DEVE convincersi.
-Non c'è molto- rivelo, facendomi cadere accanto a lui, seduto fra i fiori- l'acqua, il cibo e poi?- chiedo con un'aria innocente da agnellino.
-Non è tanto, ma ci sono pure le armi, anche se non sono questo assai pesante fardello- Jonathan sospira.
-Le potremmo portare io e Jace- suggerisco- come "punizione"- sorrido debolmente. 
-Va bene- Jonathan non è convinto, ma alla fine la sua risposta è positiva.
Qui, in effetti, non siamo al sicuro come sostiene lui, e lo sa.
- Di certo la grotta non è un fortino inespugnabile- dico mentre mi alzo- ma prima di trovarla ci vuole del tempo e rimanendo lì potremmo anche sentire i passi di eventuali nemici che si avvicinano.
Jonathan abbassa il capo con più sicurezza.
Non c'è voluto molto tempo per convincerlo.
Il primo minuscolo passo è compiuto e il nostro piano è all'inizio della sua realizzazione.
 
 
 
 
Mi alzo, prendo il mio zaino, ormai segnato dai vari viaggi nell'Arena e non più arancione come un tempo, e lo metto sulle spalle.
Acchiappo anche tutte le armi di Jonathan e cerco di trovare un equilibrio stabile per riuscire a tenerle senza ferirmi, assicurando poi che ce la farò a portare il peso, assolutamente non oppressivo e esagerato, dei due pugnali e della spada corta. 
Mi dirigo per prima verso la grotta, inizialmente camminando con un'andatura nella norma per non destare sospetti e poi, appena esco dal loro campo visivo, inizio a correre con foga verso la mia destinazione.
Jace, secondo il piano, sta trattenendo Jonathan e arriverà con lui fra poco, ma il tempo dovrebbe essere sufficiente per riuscire nel mio intento. 
Appena arrivo entro rapidamente nella grotta e non perdo tempo.
È scura, anche perché l'entrata e coperta da piante rampicanti che la mimetizzano fra la roccia, ma riesco ugualmente a orientarmi, dato che sono già stata dentro qualche minuto fa.
Poso tutte le armi al centro del luogo e apro frettolosamente la cerniera del mio zaino.
Estraggo il blocco da disegno e lo poggio a terra. 
"Funzionerà, funzionerà, stai tranquilla" continuo a ripetermi "andrà tutto bene, fra pochi minuti finirà tutto. Adesso devi agire. In fretta."
Afferro un pugnale e lo muovo verso la carta.
Potrebbe non succedere nulla, l'arma potrebbe semplicemente rimanere appoggiata sul blocco, magari nella sessione privata ho avuto solamente fortuna.
Cerco di concentrarmi, di focalizzare nella mente il mio obiettivo, di essere più sicura e di contare sulle mie capacità. 
Muovo lentamente la mano tremante verso il blocco e il pugnale inizia a scendere verso il foglio bianco. 
La punta sfiora la carta, lasciando un puntino paragonabile una piccola ferita superficiale nel corpo di un umano.
Mi fermo.
"Ce la posso fare, ce la posso fare".
Con più determinazione avvicino nuovamente l'arma e, questa volta, la lama non ferisce il mio amico.
Lascio andare completamente il pugnale, ma non cade con un tintinnio sulla pietra, bensì la sua proiezione di una sua vista dall'alto rimane disegnata dentro il foglio.
"Ce l'ho fatta. Devo solo farlo di nuovo. Altre due volte."
Giro il foglio del blocco e mi ritrovo davanti un altro pezzo di carta completamente candido.
La prima volta un barattolo e solo un barattolo è rimasto disegnato dentro il foglio e non voglio perdere tempo per sperimentare se in un foglio entrino o no più oggetti, quindi vado sul sicuro e uso un foglio per ogni arma.
Prendo l'altro pugnale e ripeto l'operazine. 
Questa volta la mia mano si muove con sicurezza e l'arma entra subito dentro il pezzo di carta.
Giro il foglio, ritrovandomi davanti una nuova piccola distesa bianca.
Prendo la spada corta, ma prima che riesca a inserirla dentro il foglio sento delle voci, ma non rinuncio.
Continuo, cercando di dimenticare i brusii che si avvicinano sempre di più, sfidando il tempo.
E ci riesco.
Poso il blocco dentro lo zaino e mi appoggio al muro della grotta, cercando di recitare la parte di chi ha un'aria afflitta.
Proprio nel momento in cui cominicio a recitare scorgo la figura dei ragazzi che entrano nella grotta.
Spero solo che funzioni.
 
 
Comincio a tremare come una foglia e mi mordo le labbra, facendo finta che la paura mi stia assalendo.
-Pensavo...credevo...- sussurro, ma so che mi stanno sentendo- è tutto okay- cerco di sorridere.
Jace e Jonathan si avvicinano a me, preoccupati
-Cos'hai?- chiede mio fratello, prendendomi una mano.
-È che...- lo guardo- nel tragitto ho sentito come delle voci e ho pensato che fossero dei tributi e per la paura le tue armi mi sono cadute a terra- il suo viso si irrigidisce per un istante- avevo il terrore che arrivasse qualcuno e che non facessi in tempo a prenderle- comincio a smettere di tremare e cerco di dimostrarmi leggermente più calma- così le ho lasciate lì e sono corsa velocemente verso questo posto...- chiudo gli occhi- scusami, Jonathan, sono un disastro, non avrei dovuto...
-Shhh- apro gli occhi e vedo che mi sta guardando- stai tranquilla, Clary- mi consola- Jace, vai fuori e stai di guardia- ordina, e lui esce senza ribattere. 
Rimanere sola con Jonathan non mi fa stare affatto bene, ma devo resistere.
Mi accarezza il viso e cerco di trattenermi dall'allontanarlo.
Poi mi stringe ancora di più e finisco fra le su braccia. 
"Calma, Clary, stai calma."
Invece di scostarmi mi accoccolo ancora di più e poggio il capo contro il suo petto, ma con riluttanza, anche se cerco di dimostrare il contrario. 
-Abbiamo l'arco di Jace e tu hai un pugnale, no?- mi rassicura.
Abbasso leggermente il capo e mi impegno per far sgorgare una lacrima dai miei occhi.
-Ei- mi allontana da lui quanto basta per guardarlo negli occhi- è tutto okay.
-È che...- faccio una pausa teatrale- sei mio fratello e siamo in questo posto e- lo guardo- ti voglio bene, Jonathan- azzardo.
Lui sorride, ma il suo sorriso ha sempre un che di maligno, malvagio, calcolatore.
Non parla, mi avvicina solo di più a lui, e mi ritrovo in qualche modo sdraiata accanto al suo corpo, stretta a lui.
Poi muove la mano e prende il mio viso, avvicinandolo al suo.
"Cosa fa?"
Mi costringo a piegarmi al suo volere.
Lentamente i nostri visi si avvicinano e poi, in un istante, le sue labbra toccano con foga e passione le mie.
Vorrei allontanarmi, vorrei urlare, ma non posso, non posso.
La sua lingua comincia ad esplorare violentemente la mia bocca, mentre le mani di Jonathan scendono lungo il mio corpo e cominciano a palparlo.
Sento la sua mano sinistra, quella che per raggiungermi passa sotto di me, avvolgere il mio corpo sino ad arrivare al mio piccolo seno e palparlo.
La destra, invece, massaggia le mie cosce, costringendomi ad alzare la mia gamba sinistra su di lui, portandola sul suo arto inferiore destro.
Nel frattempo la sua lingua continua ad esplorare con foga, poi comincia a mordermi le labbra con rabbia, come se mi stesse attaccando, uccidendo.
Cerco di staccarmi, ma è più forte, e lui vede nel mio muovermi un invito a continuare.
Poi lui, di sua iniziativa, si stacca dalla mia bocca e comincia a baciarmi il collo, smettendo di palpeggiarmi e di toccarmi, ma rimane ugualmente nella stessa posizione.
Poi mi guarda.
Cerco di non assumere un'aria schifata, di non pensare che quello davanti a me è mio fratello, di non dimostrarmi scandalizzata.
Avvicina la sua bocca al mio orecchio destro.
-Sapevo che mi amavi- sussurra- tu sei mia, mia, Clary.
Una lacrima scende lungo la mia guancia, ma questa volta non è affatto teatrale.
È di rabbia, di disperazione, di odio.
Perché sono qui dentro a morire, perché mio fratello è un maniaco e, se potesse, sono sicura che mi violenterebbe, perché non riesco a difendermi e sono una nullità. 
-È tutto okay?- asciuga quella goccia salata, in un gesto che, se compiuto da qualcun altro, si sarebbe potuto dire dolce.
-Sì- sussurro- ma vorrei riposarmi un pò...- cerco di sorridere-Voglio stare con te- dico poi frettolosamente- se potessi, farei anche di più- dico, mentre un'altra lacrima scende lungo il mio viso- sono solo stanca- spiego con voce rotta.
-Come desideri- dice lui, mollando la sua stretta su di me e alzandosi.
Io rimango lì e chiudo gli occhi, facendo finta di dormire e cerco di scacciare i pensieri.
Quando poi, qualche ora dopo, sento che Jace e Jonathan si danno il cambio, non smetto di fingere per la paura che aprendo gli occhi Jace capisca tutto. 
Rimango qui, ferma, ad aspettare che il sole sorga.
 
  
 
 
 
 Angolo rotondo:
Ormai la fine è vicina e, per prepararvi, vi "spoileriamo" un piccolo particolare: i capitoli rimanenti ormai diventano sempre di meno e il loro numero di aggiornamenti mancanti dovrebbe essere 4, secondo i nostri schemi.
Comunque grazie mille a chi ha recenisto donandoci un sorriso, alle 37 persone che ci preferiscono, alle 63 che ci seguono e alle 13 che ci ricordano e a tutti i lettori silenziosi che rimangono in disparte.
Recensite e fate sentire che ci siete ancora♡
Alla prossima♡
~S&K~

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Capitolo 25
*** Un colpo di cannone ***


-È ora- annuncia una voce conosciuta e carezzevole mentre una mano dal tatto gentile mi accarezza con dolcezza il capo.
Non stavo dormendo, ma fingo di essere stata svegliata e sbadiglio teatralmente, poi apro lentamente gli occhi, li strabuzzo e mi metto a sedere con mosse rallentate e semplici.
Accanto a me, glorioso e affascinante come un angelo custode, gli occhi che brillano, come se il sole avesse regalato alle due iridi delle piccole parti dei suoi abbaglianti raggi, c'è Jace.
Mi sciolgo di fronte al suo sguardo sincero e amorevole e sorrido tristemente. 
-Come fai?- chiede, mentre mi circonda le spalle con un braccio.
Rabbrividisco pensando a ieri, a quello che è successo in questo esatto posto, nel punto in cui ci troviamo adesso.
Cerco di farmi forza, soprattutto per non far insospettire Jace, perché non voglio che si preoccupi troppo per me, perché, per adesso, ci sono pensieri più urgenti ai quali rivolgere la nostra attenzione. 
Forse, se il piano riuscirà e Jonathan morirà, gli rivelerò tutto.
-A fare?- controbatto con una domanda perché non ho realmente compreso il suo interrogativo.
-A essere così fantastica anche quando sei appena sveglia.- spiega, sorridendo- Pensavo che ti avrei trovata con i capelli tutti in disordine e l'espressione addormentata e che avresti gridato "oh no! Sono così brutta, non mi guardare!"- rivela, mostrando una pessima imitazione di una voce femminile. 
Muovo la mano e lascio un buffetto scherzoso sulla sua guancia e lui approfitta del mio piccolo slancio che mi ha fatto avvicinare per stamparmi un bacio dolce e pieno di desiderio, anche se un po' goffo.
Le sue labbra non sono come quelle di Jonathan, sono più delicate, e la sua lingua non è furiosa come quella di mio fratello, cerca la mia in modo passionevole ma dolce.
Scaccio quei pensieri dalla testa e mi allontano leggermente da lui, con movimenti cauti.
-È ora?- chiedo, ricordandomi improvvisamente del piano.
-È ora.- risponde lui, alzandosi e andando a chiamare Jonathan.
 
 
Quando i ragazzi rientrano, il cibo e l'acqua che abbiamo trovato negli zaini dei fratelli Lightwood sono già posizionati a terra.
In un altro momento sarei stata schizzinosa e non avrei mai poggiato qualcosa sul pavimento ruvido e lurido di una grotta che si trova in mezzo ad una foresta misteriosa, ma siamo dentro l'Arena e il cibo è essenziale, qualunque esso sia.
Inizialmente l'idea di mettere un foglio sotto i nostri viveri mi era sembrata abbastanza ingegnosa, ma poi ho pensato ad un'eventualità affatto divertente in cui una borraccia d'acqua cadrebbe dentro la carta davanti agli occhi stupiti di Jonathan.
Così è tutto sul pavimento, in bella mostra.
-Buongiorno- tuona Jonathan, sedendosi di fronte a me e facilitando, così, la riuscita del piano.
Lo avrei comunque convinto a spostarsi, ma meno ostacoli ci sono più le probabilità di riuscita del piano aumentano. 
Mio fratello sfoggia un riso mefistofelico e io cerco di ricambiare con uno altrettanto crudele, pensando a ciò che potrebbe succedere, pensando che presto sarà finita.
Jace si siede accanto a me, come da piano, ma mantenendo un po' la distanza. 
 Comincio a spizzicare in modo avido le provviste, trattenendole per un eventuale futuro, e anche Jace copia le mie mosse.
-Potete anche abbuffarvi! - esclama Jonathan, addentando un pezzo di carne secca- Presto uccideremo il prossimo tributo e prenderemo i suoi viveri- spiega con sicurezza- e comunque la fine è vicina, non vogliamo mica lasciare questo gustoso cibo agli strateghi, vero?-chiede, sarcastico.
Fingo un sorriso divertito e, per dargli ragione, acchiappo un po' di carne secca, inghiottendola in un sol boccone.
-Ragazzi- li richiamo poi, cercando di mostrarmi sicura.
Da ora, esattamente da questo momento, inizia la seconda parte del piano, quello che determinerà la sua riuscita. 
Devo essere convincente e mostrarmi innocua, o tutto andrà all'aria.
- So che non è luogo, ma...- abbasso lo sguardo- è da tanto che non disegno e tutto sta per finire- deglutisco- e vorrei...
-Certo- mi interrompe Jonathan- ovvio che puoi disegnare.
Alzo il capo, fingendomi quasi commossa davanti alla sua risposta positiva e poi rivolgo uno sguardo a Jace, il quale abbassa leggermente la testa in segno di consenso.
Quando siamo insieme a Jonathan, assume un comportamento di sottomissione, si finge quasi un servo e non prende parola, se Jonathan stesso non gli fa capire che deve esprimere dei pareri.
-Pensavo- prendo lo zaino- che potrei improvvisare la bozza di un ritratto- mi fingo imbarazzata- Jonathan, posso?- chiedo, guardandolo con un'aria da cane bastonato.
-Ma certo- sorseggia un po' d'acqua- smettila di porre richieste inutili e fa' ciò che devi.
Non credo che sappia ciò che in realtà ho intenzione di fare e, se lo sapesse, di certo non mi inviterebbe a continuare.
-Jace- lo guardo- potresti venire più vicino? Avrei bisogno di un assistente- sorrido. 
Lui si sposta leggermente, uccidendo la lontananza che ci divideva, mentre io apro la cerniera e sfilo l'album e il materiale da disegno dallo zaino.
Comincio ad abbozzando i tratti spigolosi del viso di mio fratello, accentuando il ghigno malefico, rendendo scuri gli occhi penetranti, sfumando con leggerezza i capelli candidi.
Qualche volta Jace mi consiglia di allargare le narici, di rifinire la bocca o di ricalcare le sopracciglia, tanto per non destare sospetti e per fingersi interessato e pronto ad aiutarmi.
Non so quanto tempo passi prima che diventi siddisfatta dello schizzo, ma, quando il ritratto sembra abbastanza accettabile, stacco il foglio dall'album, ritrovandomi davanti il mio amico bianco dove è riposto il primo pugnale. 
Fingo di non notarlo e giro il foglio dove è abbozzato il ritratto verso Jonathan, mostrandoglielo.
Lui lo studia per qualche secondo, come un professore intento a scegliere un voto adeguato da assegnare ad un allievo, poi sorride, quasi soddisfatto
-Sei davvero talentuosa- nota, quasi interessato.
-Oh, ho dimenticato un particolare! - dico poi, con la voce di qualcuno che ha scordato un elemento essenziale, come le chiavi di casa dopo essere usciti, o il regalo per un compleanno mentre si va alla festa.
Giro la matita fra le dita, quasi pensierosa, poi appoggio il foglio sull'album e aggiungo il dettagli finale, la ciliegina sulla torta, un mio riscatto, uno sfizio, anche se piccolo ed inutile, quello che non si trovava neanche nel piano.
Poi giro il foglio, in un istante, e gli occhi di Jonathan si spalancano, increduli, confusi, interrogativi.
Ma non fa neanche in tempo ad alzarsi.
Lascio cadere il foglio e sfilo velocemente il coltello dalla carta, impugnandolo per il manico. 
Dovrei passarlo a Jace, dovrebbe essere lui l'assassino, ma il mio istinto, la mia mente e il mio cuore mi dicono di agire da sola e, per la prima volta, nel mio pensiero naviga un termine nuovo: "vendetta".
Non tremo, non esito, sono sicura.
Forse sono così perché è la situazione che modella i miei comportamenti, forse è l'istinto di sopravvivenza, forse è la pazzia che si sta facendo strada verso di me, o forse è semplicemente che qui dentro sono cambiata più di quanto abbia mai fatto da quando sono nata.
Non sono più la Clary ingenua, quella che avrebbe voluto continuare l'attività della madre, quella che disegnava fumetti, quella che non reagiva agli insulti dei compagni, ora sono Clary la shadowhunter, la guerrira, l'assassina.
E so che compiendo questa azione il mio animo diventerà ancora più scuro, forse un giorno arriverà ad essere un pozzo nero e profondo, una scatola svuotata dalle emozioni, eppure voglio agire.
Devo, voglio, desidero ucciderlo, vedere il suo corpo inerme, il sangue che cosparge la grotta, il viso inespressivo non più attraversato da quel maledetto ghigno di sfida, ma dallo stupore per quello che avrò appena compiuto. 
Agisco, semplicemente, mentre una miriade di pensieri vagano per la mia mente, e lancio il coltello, come se fossi nata per fare ciò. 
L'arma si muove con velocità, colpendo con precisione la gamba destra di Jonathan.
Un fiotto di sangue inzia a farsi strada fuori dalla sua pelle e un urlo soffocato di dolore fuoriesce dalla bocca di mio fratello. 
Cerca subito di alzarsi, come un vero combattente, e, nonostante i movimenti rallentati e la fatica, riesce a mettersi in piedi, tenendosi dalla parete della grotta, ma non ha armi, o almeno è quello che credo.
Con mia sorpresa, comincia a sfilare con riluttanza il coltello dalla ferita, il viso bianco e sofferente, ma l'espressione ancora convinta.
Prima che abbia il tempo di agire, strappo il foglio ormai vuoto dove era riposta l'arma e prendo l'altro coltello, lo impugno e lo lancio.
L'arma si conficca, questa volta, nello stomaco di mio fratello, costringendolo a riccasciarsi a terra e facendo cadere sul pavimento, a poca distanza da lui, l'arma che teneva stretta fra le dita.
Jace, che in un momento in cui ero occupata ad attaccare si è alzato, ha recuperato il coltello sporco di sague e adesso è accanto a Jonathan, che cerca ancora, senza risultati, di alzarsi o di attaccare Jace.
-Sei sicura?- chiede Jace, il volto preoccupato.
Ha capito, ha agito senza sgridarmi perché non ho seguito il piano, si è adattato con dimestichezza alla situazione. 
-Sì- rispondo, mentre sfilo l'ultima arma.
Lui allora prende Jonathan, come fosse un fantoccio.
Il ragazzo cerca ancora di dimenarsi, mentre Jace lo costringe a posizionarsi davanti a lui, stringendolo in una morsa e puntando il coltello affilato alla gola.
-Siete dei traditori- sussurra lui, le forze che stanno per abbandonarlo.
Mi alzo, rendendomi conto di essere rimasta per tutto il tempo seduta, come se non fossi in mezzo ad una vera lotta, e mi dirigo verso mio fratello, che mi guarda con odio.
-Era tutta una falsa?- chiede, squadrandomi, mentre mi fermo a pochi passi da lui.
-Ieri- sibila- fingevi?- tossisce.
Vedo curiosità e confusione negli occhi di Jace, ma fingo di non notare. 
-Non ti ho mai amato e non potrò mai amare una persona come te. Nessuno ti amerebbe- rivelo- Sei un verme, non sei mio fratello.- confesso, sicura.
-Nessuno può insultarmi- dice, la voce flebile, ma ancora convinta- e nessuno riesce a battermi.
In qualche modo, si libera dalla stretta di Jace e prende il suo pugnale, anche se in una mano, non si sa in che modo, ha il pugnale che prima era nel suo stomaco.
Conficca un'arma nel petto di Jace, pericolosamente vicino al suo cuore, o nel suo cuore.
Non lo so, non capisco.
Lui barcolla come un ubriaco e si appoggia al muro della grotta, tentando di reggersi in piedi, ma cade ugualmente a terra, ansimante.
-NO!- urlo, in preda alla disperazione, ma non mi perdo in chiacchiere, la rabbia ribolle troppo dentro di me per farmi rimanere ferma.
Avanzo a cerco di compiere un affondo nel petto di Jonathan, che però para l'attacco con il solo pugnale, costringendomi a far cadere la spada corta e ad appiattirmi contro il muro della grotta, intrappolandomi.
Posiziona le mani sulle pareti, alla destra e alla sinistra del mio capo, tenendo ancora in una mano la sua arma.
-Cosa credevi di fare?- chiede, la voce sicura e suadente che grida "ho la vittoria in pugno".
Eppure si vede: è debole, fragile, come un esile ramo scosso da un vento impetuoso.
Riesce appena a reggersi in piedi e sposta con nervosismo il peso sulla gamba sana, riuscendo a sembrare forte grazie all'equilibrio che mantiene appoggiandosi alla parete.
In più, le due ferite sono ancora aperte e la tuta è squarciata in varie parti e anche il suo respiro, che incontra il mio viso, è affannoso.
Sì, è debole, e basterebbe solo un'altra piccola ferita, o semplicemente del tempo che aggraverebbe i mali già inflitti, per farle crollare.
-Tu e quel ragazzo da strapazzo non siete alla mia altezza- sussurra al mio orecchio, cominciando poi a morderlo e a baciarlo con foga.
Cerco di dimenarmi, di raggiungere con i piedi la mia arma, ma lui non me ne dà modo.
-Stai calma, sorellina- dice, tornando alla sua vecchia posizione, guardandomi negli occhi, avvicinando il suo viso al mio e fermandosi quando le nostre fronti sono una contro l'altra, anche se lui, per farlo accadere, deve abbassare leggermente il capo.
Mi stringe ancora di più contro la parete, avvicinando il suo corpo al mio, schiacciandomi ancora di più e facendoci quasi sembrare una sola persona.
La vicinanza, l'odore metallico e nauseante del sangue che sta macchiando i miei vestiti, il suo respiro caldo sul mio collo, il ricordo di ieri, i suoi occhi che ancora urlano desiderio, il pensiero di Jace ferito, dalla parte opposta della grotta, la consapevolezza che tutto sta per finire, la paura della morte...tutto mi gira intorno e,nonostante gli sforzi, una lacrima solalitaria solca la mia guancia destra. 
-No, sorellina, stai tranquilla, non ti ucciderò- dice- Voglio te, Clary, ti voglio.
Fissa la lacrima che scende per la mia guancia e la intercetta, non voglio sapere se per necessità o per sfizio, a metà del suo cammino con la lingua.
Un brivido percorre la mia schiena e urlo per la frustazione, scostando il capo e allontanandolo.
-Hai paura delle telecamere, Clary? Non vuoi dire a tutta Panem quanto mi ami?- sussurra.
Si avvicina di nuovo e appoggia di botto le sua labbra sulle mie, cominciando a morderle, poi comincia a giocare con la sua lingua.
No, non di nuovo.
Mi dimeno, cerco di urlare e di allontanarmi, ma la forza che ha in corpo mi assale e prendo consapevolezza del fatto che non riuscirò mai a batterlo.
Proprio quando sto quasi per cedere, quando ho intenzione di non lottare più, vedo gli occhi di Jonathan sbarrarsi e percepisco il suo corpo diventare improvvisamente rigido.
Cade a terra in un lago di sangue, il corpo inerme, il pugnale che era prima nel petto di Jace conficcato nella sua schiena e, dietro di lui, Jace, bianco in viso, rosso dove la ferita è aperta e un'espressione di dolore impressa nei lineamenti angelici.
Si ode il rumore di un colpo di cannone e il viso di Jace diventa improvvisamente più tranquillo e sereno.
Il ragazzo accascia a terra, ansimante, dalla parte opposta in cui si trova Jonathan, mentre sibila, incredulo e felice, "Ti ho salvata".
 
 
 
 
 
Vorrei cadere anche io a terra, piangere come una debole e urlare per la disperazione, ma il cuore batte con troppa fretta e il cervello pensa troppo velocemente per permettermi di fermarmi.
Nessun colpo di cannone, Jace è ancora vivo.
Per prima cosa prendo con riluttanza il corpo di Jonathan e lo lascio fuori, davanti alla grotta, così che l'hovercraft possa recuperarlo, poi rientro velocemente e mi dirigo verso il mio zaino.
"Stilo" è la parola che mi assilla.
Lo estraggo velocemente dallo zaino e mi dirigo accanto a Jace, disteso a terra, il sangue che ricopre il petto.
Cerco di ricordare il primo giorno nell'arena, Jonathan che mi medicava.
"Questa è una runa iratze, cura" aveva detto, dopo aver disegnato sulla sua ferita una specie di tatuaggio.
Sforzo la memoria, cercando di ricordare, e improvvisamente, come se stesse per accadere un miracolo, un simbolo mi appare davanti agli occhi: una specie di "E" stilizzata che continua verso il basso con una linea che finisce in un arrotondamento.
Dalla parte superiore della "E" inzia una linea flessuosa che somiglia ad una sagome ad una spada, che attraversa in diagonale la parte superiore della runa.
Non aspetto altro e poggio lo poggio lo stilo accanto alla ferita di Jace, vicino al cuore.
"Le rune sono più efficaci, se si applicano vicino al cuore" la voce di mio fratello rimbomba nella mia mente.
Disegno le linee del simbolo che ho appena visto, cercando di concentrare tutta la mia attenzione in quel minuscolo indispensabile gesto che potrebbe salvarlo.
Quando finisco, però, non accade nulla per qualche istante e il panico mi avvolge.
"Fa' che funzioni, fa' che funzioni" penso, gli occhi che lacrimano di nuovo, ricordandomi quanto sono debole.
Lentamente, la ferita sembra migliorare e il colorito di Jace torna alla sua sfumatura naturale.
Sospiro, sollevata, rendendomi conto di avercela fatta.
Quando alzo gli occhi dal corpo di Jace, vedo, accanto a me, il ritratto di mio fratello e ammiro il mio particolare, la scritta che fortunatamente si è avverata, quella che torreggia sulla sua figura, le lettere che dicono "Ave atque vale, Jonathan".
 
 
 
 ANGOLO ROTONDO:
Scusate il ritardo, ma abbiamo preferito preparare meglio il capitolo, prima di pubblicarlo, dato che è uno degli ultimi.
Gradiremmo, però, che esprimeste i vostri pareri, anche per dimostrarci che ci siete e che seguite.
Grazie mille.
Speriamo che arrivino più recensioni, questa volta♡
Alla prossima♡
~S&K~

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Capitolo 26
*** Il fiume ***


Sembrano passati numerosi anni, se non secoli e secoli di noiosa storia, quando finalmente Jace torna completamente in sè, anche se, probabilmente, è trascorso meno tempo di quanto io stessa possa immaginare. 
Si stiracchia un po', muovendo verso l'alto le braccia muscolose e strabuzzando gli occhi, come se si fosse svegliato da un lungo sogno, invece di essere appena sopravvissuto ad un accaduto terrificante. 
Sembra che, per lui, riprendersi da un'esperienza che porta ad un passo dalla morte sia qualcosa di normale e giornaliero, e forse è vero, dato che ha sempre saputo di essere un cacciatore e ha vissuto come tale.
Cancello i pensieri, buttandoli in un cestino dei rifiuti con la scritta "Riflessioni inutili...per ora" e guardo Jace.
Anche lui poggia il suo sguardo stanco e provato su di me, trasmettendomi un intruglio di emozioni differenti che vanno rabbia per gli eventi accaduti alla disperazione per il trovarsi qui alla tristezza per aver ucciso nuovamente alla speranza di riuscire a vincere e a cominciare una nuova vita fuori da questo inferno.
Sfoggia un sorriso triste e finto come quello che si cela sotto il trucco sgargiante di un pagliaccio, rendendomi nostalgica verso quel riso spavaldo che mostrava, invece, prima dell'inizio dei giochi. 
Mi raggiunge lentamente, spostandosi senza alzarsi, e finendo accanto a me, le sue spalle che sfiorano le mie, la schiena dritta contro la parete ruvida della grotta.
-Grazie- sussurro, chiudendo gli occhi, tenendoli fissi nel buio irreale della solitudine, in quel nero che rimarrà sempre oscuro e che non sarà mai sfiorato dal calore della luce.
Cerco di immergermi in quel mare di tristezza privo di colori, di dimenticare il luogo in cui sono, di rimuovere ogni singolo istante che ho trascorso dentro l'Arena e, sopratutto, all'interno di questa grotta maledetta.
Cerco di cancellare tutto, come se gli avvenimenti fossero un semplice disegno e bastasse una gomma per farli svanire... purtroppo, però, l'artista ha prodotto il suo schizzo con una penna e il suo inchiostro non può sparire.
Dovrei strappare il foglio dove è riposto lo schizzo di questi ultimi giorni della mia vita, ma ciò vorrebbe dire uccidere anche gli altri scarabocchi presenti lì e mettere fine alla mia breve esistenza. 
-Niente ringraziamenti... ci siamo salvati a vicenda.- sento la sua voce vicina e lontana, come può essere la morte di una persona che non si conosce o una canzone ascoltata su uno stereo.
Anche il suo tono di voce è fievole, come se si spaventasse di far sentire a questo posto i suoi pensieri, come se questo potesse rubarceli, come ci stava portando via prima.
Apro gli occhi di malavoglia e abbasso leggermente il capo, cercando di assumere un'aria serena, anche se la serenità mi sembra solamente un miraggio. 
-Clary- mi stringe la mano con fare protettivo- Jonathan voleva...
-Non dire altro- lo interrompo, facendogli capire che non ne voglio parlare, almeno per adesso.
Mi rifugio fra le sue confortevoli braccia, poggiando il mio capo sul suo petto muscoloso che profuma di sangue, di quell'odore metallico e insopportabile che mi ricorda ancora una volta tutti gli eventi accaduti pochi minuti fa.
Eppure non mi muovo.
-Almeno stai bene...o benino... o poco bene... o qualcosa che non sia male?- chiede, stringendomi ancora di più.
-Sto quasi bene...- mento- ma sei tu quello che stava per morire...- rispondo, scuotendo il capo e fissandolo intensamente, perdendomi nei suoi occhi che alla luce dell'oscurità sembrano di un colore ancora più vicino a quello dell'ambra.
-Sei tu quella che stava per perdere me...- risponde, fissandomi, così da creare un dialogo non solo vocale, ma anche costituito da sguardi intensi.
- Sei tu che hai appena perso tuo fratello...anche se non ti trattava affatto come se fossi sua sorella...- sospira- Potrei continuare all'infinito, sei tu che hai sofferto di più, Clary.
Abbasso lo sguardo, riflessiva.
Forse è vero, o forse no, ma non ho abbastanza forza per riuscire a parlare.
Potrei uscire da questo posto e correre ad una velocità inimmaginabile per chilometri e chilometri, potrei allenare il mio corpo per ore ed ore, sottopondendomi a sforzi non adatti al mio fisico gracile, ma non potrei, in questo momento, riuscire a comporre quel miscuglio logico di termini che costituisce un discorso compiuto. 
Jace gira il capo verso di me, avvicinandosi, facendo finire la sua fronte contro la mia, le sue labbra a un istante dalle mie.
Il mio corpo comincia a fremere, il mio cuore inizia a battere al ritmo di una movimentata canzone rock, le mie labbra cominciano a rammentare il calore indescrivibile e passionale della bocca di Jace, desiderandola.
Cerco i suoi occhi, aspettandomi quella sensazione benevola che mi trasmettono, quella tanto dolce da fare un baffo alla torta più calorica del distretto 12.
Vado alla ricerca di quello sguardo così unico che riuscirebbe a rabbonare anche la me isterica e frustata.
Invece, per un attimo, vedo degli occhi neri, paurosi, un pozzo di oscurità che brucia di passione e l'unico sentimento che riesco a provare è unico, ma ormai noto: un terrore frustrante mescolato ad una furia paragonabile all'ira funesta, le sensazioni che provavo trovandomi con Jonathan. 
Un brivido percorre gelido il mio corpo, come se del ghiaccio stesse scivolando lentamente lungo la mia schiena.
Un dolore indescrivibile mi pervade, un male scaturito dalla tristezza per aver perso un fratello e dalla rabbia che i ricordi con lui mi provocano.
Stringo i denti per soffocare un grido e chiudo per un attimo gli occhi, determinata a non far cadere sulla roccia neanche una inutile lacrima.
Quando riapro le palpebre, Jace aggrotta per un secondo le sopracciglia, come se non riuscisse a comprendere il perchè del mio insolito comportamento, ma ci vuole solo qualche secondo perché capisca, poi sorride tristemente e si allontana da me, sciogliendo anche il nostro abbraccio. 
E mi addolora anche questo, la sua lontananza mi colpisce come una pallottola che penetra nella carne, anche se so che l'ha fatto per me e, da un lato, quella pallottola mi procura anche del sollievo.
-Mi dispiace...- sussurro, fissando le mie mani intrecciate e posate sulle mie gambe.
-Sono un disastro, un disastro-continuo, sforzandomi, in modo da riuscire ad usare le mie corde vocali.
Smetto di fissare le mie dita che si muovono nervosamente e appoggio il capo alla parete della grotta, guardando davanti a me, dove una macchia di sangue brilla nell'oscurità.
- Il tempo ci stringe nella sua morsa e io non riesco neanche a baciarti, in questo momento- mi sfugge una risata nervosa.
-Non provare a dirlo- risponde lui, con un tono quasi offeso, mentre mi accarezza con delicatezza le mani, come se avesse paura di potermi ferire, se mettesse un pizzico in più di passione.
- Non è colpa tua e non mi interessa dei baci, voglio solo stare con te, mi basta guardarti- si interrompe- e poi hai bisogno di tempo per assimilare tutto e non voglio farti anche io del male...
Mi capisce meglio di quanto avessi pensato, e questo mi fa sentire meglio, accrescendo la fiducia che ripongo in lui.
Rimaniamo così per qualche minuto, le mani vicine e gli sguardi lontani, i corpi separati, ma i cuori uniti come non mai, come se ci stessimo stringendo con il solo pensiero.
Sto quasi prendendo il considerazione l'opportunità di riposare, di assopirmi e lasciarmi andare, finendo fra le braccia di Morfeo, quando odo il rumore schietto e inaspettato di un colpo di cannone.
Guardo Jace, in un misto fra esultanza e preoccupazione, gli occhi illuminati dalla gioia e al contempo spenti dalla pena per il tributo appena deceduto. 
La speranza comincia a prendere il sopravvento su di me: siamo rimasti in cinque, ma , da sconfiggere, ci sono solamente tre avversari. 
Il mio cervello inizia a creare immagini di un eventuale futuro con Jace, di una vita tranquilla vissuta in un mondo alternativo dove il potere opprimente detenuto da Capitol City è inesistente e tutti possiedono gli stessi diritti, dove le risate sostituisco il nutrimento e nessuno soffre la fame, dove le effusioni, gli abbracci, i baci, gli sguardi amorevoli, le notti passate con il proprio uomo sono quotidianità e non sono interrotte da nessun pensiero spiacevole.
Poi sento un altro rumore che mi allontana dal mio mondo inesistente, uno di un volume più basso, e capisco che si tratta del suono che i passi producono a contatto col terreno irregolare e ricco di ramoscelli e piante della foresta.
E i passi sono pericolosamente vicini, un tributo è a poca distanza da noi.
Quando mi giro di impulso verso l'entrata della grotta e vedo, attraverso uno spiraglio presente fra le piante che mimetizzano il nostro rifugio, un'ombra muoversi furtiva nella foresta, mi sento rinvigorire e mi rendo conto dell'opportunità che sta bussando alla nostra porta.
 
 
 
 
 
 
Jace scatta in un attimo in piedi e capisco che anche lui ha visto e sentito tutto come me, quindi copio le sue mosse, alzandomi in un istante. 
-Vado a controllare la situazione, rimani qui- ordina, stringendomi la mano, e sento la rabbia ribollirmi dentro.
Mi sembra di essere comandata, troppo protetta, come se dovessi rimanere rinchiusa dentro una campana di vetro, e non devo, devo agire e non crogiolarmi più, mai più, devo lottare. 
-Non se ne parla- sussurro- vengo insieme a te.
Per qualche ragione, l'aver avvistato l'ombra di un tributo da queste parti, il tributo che, morendo, abbassarebbe il numero di sfidanti e ci lascerebbe con due soli avversari, ha fatto fatto scattare in me un qualcosa di strano.
Forse è speranza, forse è sollievo, forse è stato solamente un qualcosa, come poteva essere qualsiasi altro colpo di scena, che mi ha fatto capire quanto debole e inutile stavo cominciando a mostrarmi.
Non so, so solamente che sento i miei muscoli urlare di uscire fuori e cercare il tributo e il mio cervello pronto ad agire, che ha lasciato per un attimo da parte il resto dei pensieri e delle preoccupazioni.
-Potrebbe essere un'occasione irripetibile per uccidere quel tributo, chiunque sia.- spiega Jace- Se lo facciamo fuori, rimaniamo in quattro, devo andare. Tu sei ancora scossa, rimani qui- mi ordina- io riuscirò da solo a uccidere il tributo in questione.
No, non posso rimanere qui a girarmi i pollici.
- Potrebbe essere anche Alec- butto giù l'ipotesi, sentendomi improvvisamente inquieta- Da solo non ci riusciresti a batterlo, hai bisogno di me.
- Ma tu hai appena...
-Ce la faccio- garantisco, cercando di utilizzare un tono di voce saldo, ma ricevendo un'occhiata preoccupata da parte di lui.
-Non c'è tempo per discutere- spiego- Andiamo- dico, dirigendomi verso l'uscita.
 Jace prende il suo arco, un pugnale e la spada corta e mi segue.
 
 
 
 
 
 
Non so che ore siano, ma, essendo stata più volte nella foresta, l'istinto mi dice che è pomeriggio e che, dell'uccisione di Jonathan, è trascorso un lasso di tempo che, ipoteticamente, dovrebbe essere massimo di due ore.
-Seguiamo le tracce- sussurra Jace al mio orecchio, mentre copriamo l'ingresso in modo che nessuno possa scoprire la nostra tana. 
Torneremo e rimarremo ancora lì dentro, è pur sempre un posto appartato, e abbiamo anche lasciato dentro i nostri zaini e le nostre provviste. 
Sarebbe imprudente portarli con noi, anche perché, dato che stiamo seguendo una preda, renderebbe i nostri movimenti più goffi e magari il tributo in questione ci potrebbe scoprire.
Avanziamo cauti, seguendo le tracce del tributo che, troppo impegnato a scappare dal luogo in cui sarebbe arrivato l'hovercraft, quindi posto facilmente visibile e raggiungibile da un eventuale tributo che si fosse trovato nei paraggi, ha dimenticato di agire con buon senso e cancellare i suoi passi.
Non credo che sia Alec, l'istinto mi dice che è troppo furbo per commettere un'azione così stupida.
I miei sospetti girano intorno a Maureen, una vampira, ma pur sempre giovane e inesperta, Maia e Camille, anche se una delle tre è morta.
Perché Alec, di questo sono sicura per qualche strana ragione, è vivo. 
Avanziamo, guidati da tracce chiare, così visibili che ancora stento a credere che qualcuno sia stato così irresponsabile da non cercare di depistare un eventuale inseguitore con qualcue stratagemma. 
Qualche volta un ramo si spezza o qualcuno di noi compie un passo falso, ma, dopo esserci fermati per qualche minuto, ricominciamo a seguire i passi.
Ci stiamo addentrando in una parte della foresta dove non ero mai stata, più folta, per quanto possa essere incredibile. 
Dovremmo essere nella parte più ad ovest, secondo i miei calcoli, quella più lontana dalla Cornucopia.
Ci muoviamo furtivi fra gli alberi e a volte saliamo su qualche ramo, speranzosi di vedere, nel buio, la figura del tributo, ma non la scorgiamo mai.
Evidentemente sta scappando velocemente, quindi siamo in netto svantaggio, anche perché dobbiamo seguire il suo percorso. 
L'unica speranza è che questo si fermi per riposarsi, così che noi possiamo coglierlo di sorpresa.
Dopo circa mezz'ora appare davanti ai nostri occhi un fiume che scorre placido e pulito, così tanto che si riescono anche ad intravedere, sul fondo, pietre e conchiglie e, a volte, pesci che sguazzano.
Il rumore dell'acqua, così pacato e naturale, sembra quasi una voce che sibila, invitandomi a bere e gettarmi fra le sue braccia.
Guardo Jace, chiedendo con lo sguardo se posso azzardarmi bere da questo per rinfrescarmi, perdendo così qualche minuto, prima di continuare a seguire le tracce che proseguono lungo la riva. 
Noi non abbiamo mai dovuto procurarci cibo o acqua dalle risorse dell'Arena, abbiamo sempre rubato a tributi morti i viveri, abbiamo trascorso questi giorni come dei favoriti.
Ma, evidentemente, non tutti se la sono cavati così, e hanno cercato risorse "naturali" per poter sopravvivere. 
Quindi, se i tributi non favoriti sono sopravvissuti, evidentemente hanno utilizzato risorse come questo fiume, fiume quindi sicuro. 
Non aspetto che Jace risponda e, sicura dei miei pensieri, mi lascio cadere sulle ginocchia e immergo il mio capo nell'acqua, bevendo senza preoccuparmi di sprecare risorse. 
Sento una corrente gelida che mi pizzica il viso, un pesce sguazza davanti a me, facendomi sorridere, e improvvisamente inizio ad ammirare il fondale del fiume, senza preoccuparmi di non poter respirare.  
In effetti non ricordo il motivo per il quale sono qui, magari non sono neanche viva, forse sto per morire e tutto questo è un'illusione, magari questo fiume non esiste neanche. 
Riesco a sentire il suono ovattato di alcune urla come "trappola" e "torna su", ma non capisco perché mai qualcuno dovrebbe chiamarmi, quindi non mi preoccupo e continuo a rimanere nell'acqua, ordinando anche al resto del mio corpo di raggiungermi.
Scendo sempre più in basso, muovendo mani e piedi come se fossi nata per nuotare, e continuando, per qualche strana ragione, a sorridere.
Mi sento libera, pura, come se fossi appena nata, ed è una sensazione fantastica.
Chiudi gli occhi e cerco di abbandonarmi alle correnti del fiume che mi cullano dolcemente, ma qualcosa mi disturba.
Sento una mano che mi abbraccia per la vita, una mano maschile, chissà, magari è quella di un bel ragazzo. 
Comincio a salire sempre più su, guidata dal mio rapitore e, dopo pochi secondi, la mia testa emerge e mi ritrovo nel bel mezzo di un fiume, bagnata fradicia.
Ansimo, tossisco e respiro a pieni polmoni, assaporando l'aria, come se fosse la prima volta.
Scosto una ciocca rossa dal mio viso e guardo la figura accanto a me, quella che mi tiene stretta per la vita.
È un ragazzo biondo, alto, dal fisico allenato, gli occhi ambrati.
Mi fissa per un attimo, poi mi stringe ancora di più a sè e mi porta fuori dal fiume, esattamente dalla parte opposta rispetto al lato in cui prima ero in acqua. 
Mi stende su un terriccio duro e scomodo, mentre continuo a tossire per mandare via l'acqua che ho in corpo.
Lui si guarda intorno, studiando me e il paesaggio, poi si stende a poca distanza dalla mia postazione, sfinito.
-Chi sei?- chiedo, mentre mi guardo intorno con curiosità. 
Alzo gli occhi verso il cielo, ma non c'è nessun cielo, ma una coperta di foglie e rami appartenenti ad alberi stranamente alti.
-Chi sei?- chiedo nuovamente, dato che non ho ricevuto risposta, e giro il capo verso il viso del ragazzo.
Ha un'espressione così persa che sembra essere una maschera costruita con miliardi di punti interrogativi. 
Mi chiedo se anche io abbia lo stesso aspetto. 
-Non lo so...- sussurra, rispondendomi e aggrottando le sopracciglia. 
Eppure, più lo guardo più ogni parte di lui mi sembra familiare, conosciuta, come se facesse anche parte di me.
Una voce dentro di me si chiede se lo abbia realmente mai consociuto, ma il mio cervello mi garantisce che è la prima volta che lo incontro. 
Lo fisso con curiosità e noto con riluttanza che in mano tiene stretto un pugnale e accanto a lui si trovano, sul terreno, un arco e una faretra dove giacciono alcune frecce. 
Mi alzo, in preda al panico, mente un pensiero attraversa la mia mente: "potrebbe uccidermi".
-Stai lontano da me- intimo, cominciando a camminare verso dietro, come un granchio, e iniziando a creare una distanza fra noi.
-Non voglio farti del male- risponde lui, alzandosi a sua volta e guardandomi, ma tenendo le mani in alto, in segno di resa.
Poi, alzando lo sguardo, nota che in una mano ha un coltello, come se ancora non lo sapesse.
- Sento che non dovrei fatene- sussurra, scuotendo il capo e lasciando cadere l'arma a terra.
Continuo ad indietreggiare, costeggiando il fiume, non fidandomi ancora di quel bizzarro ragazzo.
Lui, in risposta, comincia a camminare verso di me, come se mi stesse studiando, come se fossi una sua preda.
-Stai alla larga da me!- ripeto, la voce più salda, mostrandogli la spada che tengo stretta in mano.
Da quando ho una spada corta?
-Io penso che...- prova a dire, ma qualcosa lo interrompe, qualcuno ci interrompe.
Una creatura, quella che nei romanzi fantastici sarebbe definita un lupo mannaro, balza su di lui, buttandolo a terra e cominciando a rotolare con lui, negli occhi un baluginio che urla la voglia di uccidere dell'animale.
Il ragazzo cerca di liberarsi e di allungare le mani verso il pugnale che poco prima aveva in mano e che adesso è a terra, ma senza alcun risultato.
La creatura comincia a graffiarlo e morderlo, strappandogli dal petto parte della tuta che indossa e lasciando scoperti gli addominali. 
Poi, mentre il biondo cerca di liberarsi, comincia a lacerargli pezzi di carne, costringendolo a lanciare urla di dolore che fanno soffrire anche me.
Dentro di me sento una voce che mi suggerisce di aiutare il ragazzo, di soccorrerlo, ma un'altra voce prende il sopravvento sulla prima, bisbigliandomi una semplice e schietta parola: "sopravvivenza".
Mi accorgo di avere una sicurezza, di sapere, almeno, che devo rimanere in vita.
E, rimanendo qui, non ho molte probabilità di salvarmi la pelle.
Uno dei due, terminata la battaglia, si avventerà anche su di me, e a quel punto non ci sarà nessuno in grado di salvarmi. 
Comincio a correre lontano, seguendo il percorso del fiume e lasciandomi alle spalle le urla e i rumori della battaglia. 
Una parte di me, quella più nascosta, desidera ardentemente che il ragazzo sopravviva, ma so che non posso agire in nessuno modo per aiutarlo.
Corro lungo la riva, saltando massi che sbarrano il sentiero o rami che cercano di prendermi fra le loro grinfie finché, all'improvviso, il fiume termina il suo corso, buttandosi sottoterra, e lasciandomi senza alcun modo di orientarmi. 
Rifletto per un attimo e capisco che devo ancora allontanarmi per far sì che non riescano a trovarmi e credo che, fiondandomi dalla parte opposta della riva del fiume sotterraneo, tornerei da dove sono venuta, al rifugio. 
Ma quale rifugio? Da dove provengo? Dove sono?
Cancello quelle domande confuse e inizio a correre di nuovo, zigzagando fra gli arbusti imponenti e allontandomi dalla corrente d'acqua.
Pian piano il rumore così familiare del fruscio dell'acqua viene sostituito da un silenzio irreale, terrificante e familiare.
Senza alcun preavviso, un'immagine di me che corro qui, seguendo il ragazzo, invade la mia mente.
Confusa, mi blocco e mi appiattisco contro la corteccia di un albero, appoggiando la schiena contro questa. 
Sto quasi per ricominciare a correre, diretta verso la mia meta ignota, quando sento qualcosa.
-Alexander Gideon Lightwood- sussura una voce femminile dal timbro suadente, fancendomi ritornare in mente ricordi nascosti. 
 
" I suoi occhi sono di un blu così unico e spettacolare che qualunque persona con un cervello sano rimarrebbe a fissarli per ore ed ore, fino alla morte.
Sono di una sfumatura così strana e magica da farti rimanere a bocca aperta, da farti chiedere 'perché lui e non io?' "
 
Il ricordo svanisce in un attimo, come se non ci fosse mai stato, e mi chiedo se sia stato reale o il mio cervello mi stia giocando brutti scherzi.
-Camille- interviene una voce maschile e capisco, in qualche modo, che appartiene ad Alec- Sei sicura di voler blaterare così tanto prima di morire? Non dovresti pensare e riflettere, invece?
Curiosa di assistere alla scena, cambio prudentemente posizione, appiattendo il mio busto contro la corteccia e sporgendo leggermente la testa dall'albero contro cui sono schiacciata.
Riesco a vedere una ragazza bionda appiattita di schiena contro un albero ed Alexander che la stringe in una morsa che non le dà la possibilità di muoversi.
"Una vampira" sussurra uma voce dentro di me " e uno shadowhunter."
Shadowhunter, un cacciatore, un assassino, qualcuno come me.
 
"Tu sei una shadowhunter, una persona speciale" la voce di una donna riempie la mia testa. 
 
-Oh- sibila la vampira- tutti abbiamo diritto di pronunciare le nostre ultime parole.
-Allora parla, prima che mi penta di averti donato questa possibilità- sussurra la voce nervosa del ragazzo.
-Vorrei solamente che, se uscissi di qui, salutassi il mio Magnus.
Magnus...
 
 
" -Clarissa Fray- Fray... non è il mio cognome, ma va bene- la ragazza in fiamme!- grida Magnus, alzando il mio braccio verso l'alto. "
 
Chiudi gli occhi e li riapro velocemente, cercando di allontanarmi da quelle visioni.
-Cosa...?- gli occhi di Alec si spalancarono in un istante.
-Oh, sei il nuovo giocattolo di quello stregone glitteroso, o sbaglio?- chiede, un sorriso aleggia maligno sulla sua bocca.
-Io non sono il suo giocattolo- la voce del ragazzo è arrabbiata, nervosa, e in un secondo avvicina la lama che teneva stretta in mano alla gola pallida della vampira.
-Oh andiamo, dolcezza, sei solo uno dei suoi tanti amanti- spiega Camille- Come lo sono stata io, dopotutto- ride, soddisfatta-Non credere che, appena uscirari da qui, avrai un futuro con lui-fissa Alec, lo sguardo sicuro-Sicuramente adesso starà già facendo l'amore con qualcun altro, avendoti dato per morto.
Gli occhi di Alec sembrano spegnersi in un istante, come se la sua ancora di salvezza fosse all'improvviso scomparsa.
 
"Promettimi che tornerai qui e quando tornerai vivrai per sempre con me, che ci sposeremo, senza preoccuparci di quei panzoni senza cervello del Conclave, dimmi che vivrai con me a Capitol City..."
 
Cancello l'ennesima visione, cercando di tenermi ancorata al presente.
-Un'ultima cosa- procede la vampira- se ne avrai la possibilità, ricorda a lui che, quando stavamo insieme, mi divertimentivo sempre a "giocare"- accentua con enfasi l'ultimo termine, mentre il suo suo sorriso si allarga- insieme a lui.
Alec non aspetta un istante, muove il coltello e sgozza la ragazza, la quale lancia, qualche secondo prima, un urlo.
 
"Fa scattare con un abile movimento il suo coltello e taglia la gola di Isabelle, la quale un attimo prima che questo la raggiunga urla."
Sgozzata, come Isabelle.
 
" -Isabelle Lightwood! La shadowhunter più ammirata di tutta Panem! - tuona il presentatore, ha di nuovo l'aria serena."
 
Una lacrima scende, per qualche motivo, lungo il mio viso, e mi sembra quasi di ritrovarmi di nuovo sul corpo di Izzy, a piangere la sua morte. 
Mi sento confusa, fuori posto, e le immagini e i suono percepiti cominciano ad accavallarsi nella mia testa, come se stessero cercando di ricomporsi, ma mancassero ancora dei pezzi.
Vedo Alec lasciarsi cadere a terra, gli occhi sbarrati, colmi di tristezza. 
Un colpo di cannone, un altro, risuona, e qualcuno mi dice che oggi ce ne sono stati fin troppi.
Il ragazzo non piange, non si lamenta, tiene semplicemente lo sguardo fisso sul corpo di Camille, mentre il rumore di un hovercraft comincia a riempire le mie orecchie.
Hovercraft.
 
"Per prima cosa prendo con riluttanza il corpo di Jonathan e lo lascio fuori, davanti alla grotta, così che l'hovercraft possa recuperarlo"
 
Respiro profondamente, facendomi sfuggire un verso simile ad un singhiozzo, scossa e confusa da queste inusuali visioni.
Alec scatta in piedi, consapevole improvvisamente che qualcuno si trova vicino a lui, che io sono qui.
Trattengo il respiro, sperando che non mi trovi, ma poi, appena lui comincia a scrutare l'oscurità, mi rendo conto che da un momento all'altro potrebbe scovarmi.
E scappo, corro vai, cercando di non produrre rumori, e percorrendo una strada che mi sembra familiare.
"Grotta" urla una voce dentro di me, e mi rendo improvvisamente conto di dove sto andando. 
Arrivo davanti ad una parete rocciosa e mi dirigo in un angolo dove ci sono delle piante, piante che, lo so, coprono un ingresso.
Mi fiondo dentro la grotta, cominciando a camuffare, poi, l'entrata. 
Appena finisco mi lascio cadere a terra con un tonfo, scossa dagli accaduti visti, senza preoccuparmi del dolore che ho provocato al mio corpo buttandomi sulla pietra come se fosse un materasso.
Poggio la schiena contro il muro ruvido della grotta, e dei brevissimi flash invadono la mia mente, delle immagini che vanno subito via, come lampi.
 
"Mi raggiunge lentamente, spostandosi senza alzarsi, e finendo accanto a me, le sue spalle che sfiorano le mie, la schiena dritta contro la parete ruvida della grotta."
 
 
"-No, sorellina, stai tranquilla, non ti ucciderò- dice- Voglio te, Clary, ti voglio.
Fissa la lacrima che scende per la mia guancia e la intercetta, non voglio sapere se per necessità o per sfizio, a metà del suo cammino con la lingua."
 
" -Ho un piano- bisbiglio tutto ad un tratto quando la distanza fra noi e Jonathan è segnata e lui non può sentirci."
 
" Non mi sembra ancora reale, vero, tanglibile il fatto che abbiamo accettato di far parte di un'alleanza con mio fratello Jonathan.
Mio fratello. "
 
"-Isabelle ed Alexander Lightwood.- dice Jonathan.
- Non è carino?- Isabelle si avvicina sempre di più.
Quando mi raggiunge mi porge la mano- Quattro fratelli alleati."
 
 
"-Signori e signore, che i settantaquattresimi Hunter Games abbiano inizio!"
 
"-Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. 
 
Ricordo tutto.
E quando sento nuovamente il rumore di un colpo di cannone, non posso fare a meno di lasciarmi andare ad un pianto straziante, uno da deboli, da stupidi, da colpevoli.
Perché, se lui è morto, è colpa mia.
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Oh Dio, crediamo che questo sia il capitolo più impegnativo che abbiamo mai scritto e speriamo che vi abbia soddisfatti perché abbiamo lavorato davvero molto (considerando anche che scriviamo dal cellulare D: )
Speriamo anche che possiate perdonarci il ritardo, ma speriamo che concordiate sul fatto che questo è un capitolo più "incasinato" del solito.
Grazie a chi ha recensito, a chi ci ha aggiunto fra le storie seguite e quelle da ricordare e grazie ai 42 (diciamo...42! C": ) utenti che ci preferiscono.
Alla prossima e penultima volta...(che cosa brutta D:)
O terzultima? Siamo confuse hahahah
Aspettiamo i vostri SEMPRE GRADITI pareri♡
~S&K~
 
 
Ps: scusate eventuali errori di battitura, ma il capitolo è molto lungo e abbiamo paura che ci sia sfuggito qualcosa. Naturalmente, se notate errori, fatecelo sapere♡

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Capitolo 27
*** Lieto fine ***


COME SAPETE, questo è il penultimo capitolo e, per non interrompere la storia e per altri motivi, abbiamo deciso di spostare l'angolo all'inizio e di annunciarvi che nel prossimo capitolo non ci saranno i nostri "appunti".
In più speriamo che scusiate il ritardo catastrofico, anche se non abbiamo alcuna scusa che lo giustifichi pienamente; in realtà siamo state liberissime in questi giorni, ma non riuscivamo proprio a scrivere e ci dispiace di avervi fatto attendere così tanto.
Purtroppo il capitolo non ci convince molto e scusate se non è uno dei migliori o se tutto accade troppo velocemente.
Speriamo di farci perdonare con il prossimo ed ultimo capitolo, che sicuramente sarà più lungo e curato meglio, a costo di farvi aspettare (purtroppo) anche un mese (speriamo di no).
Grazie per essere stati sempre con noi, per averci seguito e per essere ancora qui, siete fantastici.
Speriamo di tornare al più presto con il prossimo capito e, poi, con un'altra storia.
Buona lettura.
~Silvia a Chiara~



-Sei bellissima- sussurra Jace al mio orecchio, cogliendomi di sorpresa e facendomi sorridere.
Guardo lo specchio, posizionato a qualche passo da me, nel quale si riflette la mia esile figura e, più in lontananza, appoggiata alla porta chiusa, quella di Jace.
-Non dovresti essere qui- gli faccio notare, sorridendo, mentre torturo il vestito che indosso, fecendo scivolare le dita fra la seta dorata dell'abito nunziale.
Ricordo perfettamente il momento in cui lo provai per la prima volta e, dissociandomi dall'opinione di Izzy che lo riteneva troppo semplice per l'evento, pensai che fosse perfetto.
-Lo so- dice lui, avanzando a passi lenti e finendo accanto a me.
Mi stringe la mano, facendomi quasi commuovere per il gesto così semplice e al contempo amorevole e protettivo.
-Solo che non ho resistito, passando da qui- ammette, guardando poi lo specchio e pensando chissà cosa mentre fissa le nostre figure.
-Lo sposo non deve vedere la sua promessa prima della cerimonia- spiego, sorridendo e guardando anche io lo specchio.
"Clarissa Adele Herondale" è il mio primo pensiero.
- Jace, per me non è un problema,  ma stare qui è...
-JACE HERONDALE!- urla una voce, e percepisco furia e rabbia nel tono- FUORI! IMMEDIATAMENTE!
-Pericoloso...- sussurro, terminando la frase.
Il mio sorriso si allarga, mentre dallo specchio vedo una figura solcare la soglia della porta ormai aperta, per poi dirigersi correndo verso me e il mio futuro sposo.
Appena arriva accanto a Jace, lo guarda in cagnesco, con uno sguardo così intenso che anche un bambino capirebbe che il messaggio che vuole inviare è "potrei ucciderti, in questo momento".
La ragazza incrocia le braccia al petto, coprendo per un attimo la scollatura del suo fine ed elegante abito lungo fino al ginocchio che accentua e rende ben visibili le sue curve perfette.
Jace mi guarda con dolcezza e, dopo aver incontrato lo sguardo della mora, si morde il labbro inferiore e sgattaiola via.
-Ai suoi ordini, capitan Isabelle- dice, mentre esce dalla camera.
Izzy alza gli occhi al cielo e sospira, frustrata, cominciando a scuotere il capo.
Sembra quasi che sia lei quella che si sta per sposare.
-Lo sai che sono disposta ad andare a comprarti un altro vestito, adesso?- chiede, cominciando a battere freneticamente un piede, naturalmente in equilibrio su alti tacchi, sul pavimento di marmo- Adesso lui ti ha vista e...
-Calma, Izzy- la ferma qualcuno, e vedo entrare Simon, dirigersi ed arrivare affianco a lei e cingerle la vita con il braccio sinistro.
Nel suo smoking elegante sembra quasi un'altra persona e mi sciolgo pensando che è lo stesso bambino con cui ho trascorso la mia infanzia, il ragazzo con il quale ho passato la mia adolescenza, colui con il quale ho condiviso la mia vita.
-Clary- sorride, indicandomi con il capo- sei un incanto.
-Anche tu, Simon- rispondo, cercando di trattenere le lacrime di fronte alla sua figura che mi ha ricordato quanto tempo è passato, quanto sono cresciuta, quanto è cresciuto, quanto siamo cresciuti.
-Non c'è da stare calmi!- urla la ragazza, chiudendo gli occhi, nervosa, per poi li riaprirli qualche secondo dopo- LUI ha visto il vestito!- spiega, gli occhi rivolti verso il mio migliore amico.
Sorrido e scuoto il capo, ancora allibita dal comportamento euforico, esagerato e nervoso della mia amica.
-Aspetta- dice poi, spalancando gli occhi- TU- rivolge un'occhiata assassina a Simon- COSA CI FAI QUI?- chiede, urlando.
Lui si sposta in un istante, ridendo, e si avvicina a me.
-Sono solo venuto a dire a Clary una cosa- spiega, con voce seria- Qualcuno vorrebbe incontrarti per farti gli auguri... Deve subito andare via, dopo, quindi...
-Certo, Simon- sorrido- fai entrare questo qualcuno.
Lui sorride tristemente ed esce dalla camera e Izzy, dopo aver ricevuto un suo sguardo pieno di significato, esce a sua volta.
Si sentono dei passi che indicano che "qualcuno" si sta avvicinando e, subito dopo, sento qualcos'altro.
-Clary- sussurra una voce maschile, e vedo la persona che ha parlato appoggiata allo stipite della porta.
Gli abiti sgualciati, sicuramente indossati frettolosamente, lo fanno sembrare più disinvolto del normale e i capelli biondo cenere scompigliati aggiungono quel pizzico di disordine non da lui, così inusuale che mi fa spalancare gli occhi per la sorpresa.
-Jonathan!- sorrido e gli vado incontro, anche se i tacchi non mi permettono di muovermi in modo adeguato, e finisco fra le sue braccia.
-Non pensavo che saresti venuto- sussurro, la testa poggiata contro il suo petto, mentre cerco di trattenere le lacrime per non rovinare il trucco.
Credo che, se Isabelle sapesse che ho anche rovinato il trucco, si metterebbe a strapparsi i capelli, urlare e minacciare di rimandare il matrimonio.
-Lo sai che dovrei essere a lavoro, adesso- dice, stringendomi-Ma ho fatto uno strappo alla regola per venire a trovarti.
Certo, il lavoro.
-Come va a voi pacificatori, adesso?- chiedo.
-I ribelli sono tanti, molti, troppi- spiega, stringendomi ancora di più- e noi "interni" siamo pochi, per ora, ma stiamo aumentando di numero di giorno in giorno, ce la possiamo fare.
Sta rischiando, sta aiutando i ribelli dall'interno, vuole rovesciare Capitol City.
Da quando, negli ultimi Hunter Games, tutti i partecipanti si sono rifiutati di combattere e sono riusciti a scappare dall'Arena, è iniziata una vera e propria rivolta e noi la stiamo sorreggendo.
Lui la sta aiutando.
È da due anni che continiamo così, che scontri di ribelli e sostenitori di Capitol City si alternano, ed è proprio per questo che adesso mi sto sposando.
Forse è un po' presto, ma non importa, ho rischiato molte volte la vita, Jace ha rischiato molte volte la vita, e anche se siamo giovani, vogliamo compiere questo passo, prima che sia troppo tardi.
Jonathan non dovrebbe essere qui, è un matrimonio fra due tributi ribelli che si tiene nel Distretto 13, in incognito.
È tanto, se siamo ancora vivi, e lui è un pacificatore: è, ufficialmente, dalla parte opposta e, se venisse scoperto, sarebbe un problema.
Lavora ai confini del distretto 12, è riuscito a far credere di non essere dalla parte dei ribelli e ad ottenere un impiego minore, ma che comunque lo etichetta come sostenitore di Capitol City.
Non ha dovuto percorrere molta strada per raggiungerci, ma sta comunque rischiando molto, ha rischiato anche solo pensando ad un atto del genere.
Quando l'hanno ripreso fra loro, grazie anche all'aiuto e all'influenza di nostro padre, sono stati chiari: un passo falso e niente avrebbe più potuto aiutarlo.
Deve essere sempre attento e all'erta, anche perchè ci servono più spie possibili, e questo non è stato per niente un atto cauto, per quanto lo possa gradire.
Eppure ha preso le giuste precauzioni: il suo abbigliamento insolito, ad esempio, quello che mi ha colpita.
Nonostante sia ugualmente riconoscibile, se qualche pacificatore irrompesse qui dentro e lo vedesse di sfuggita, magari potrebbe non riconoscerlo e lui riuscirebbe a scappare.
-Sono fiera di essere tua sorella- ammetto, e lui mi lascia un bacio sulla testa- Vai, Jonathan- dico, a malincuore, ma sapendo che, trattenendolo, potrei rovinarlo.
Non voglio neanche immaginare quello che succederebbe, se lo scoprissero.
Lui si stacca da me e sorride tristemente.
-Auguri, sorellina- scuote il capo e mi guarda, come per dire "guarda come sei diventata grande" - e di' a quel ragazzo di non farti del male, altrimenti gli rompo le ossa.
Sorrido tristemente, mentre va via, e rimango ferma, i piedi piantati a terra, sulla soglia della porta della camera.
-Clary...- la voce di Isabelle mi giunge come lontana e mi accorgo che è davanti a me, che deve essere arrivata adesso, aspettando che Jon se ne andasse- Tutti ti aspettano.
Annuisco e prendo Izzy per un braccio, immaginando già Jace che mi attende, fantasticando sulla cerimonia, ma, mentre attraversiamo il corridoio, mi trovo davanti qualcuno.
-Ei, Clary.
È Alec, che viene correndo verso di me, la voce allarmata e il viso imperlato di sudore, come se avesse corso per chilometri per venire da me.
-Alec-rispondo- Come mai qui? Insomma...
-Clary, non capisci, manca poco- dice, agitato.
-Oh, lo so- sorrido- mi sposerò fra poco...
-Clary- sbarra gli occhi- Clary, non capisci, devi muoverti, devi svegliarti.
-Svegliarmi?- chiedo, guardando con aria preoccupata tutto cio che mi circonda.
-Clary, svegliati.




-Clary.
È un sussurro, il mio nome pronunciato in modo flebile, un rumore appena percettibile, ma che giunge chiaro e limpido alle mie orecchie.
Sento il mio corpo venire trasportato via dal mondo dei sogni e ritornare alla realtà, percependo la durezza del pavimento della grotta sopra il quale sono stesa, la sensazione di asciutto presente nella mia bocca e quella di bagnato sulle mie guance.
Apro le palpebre, accorgendomi della fatica che provo a compiere un gesto così piccolo,  come se fossero attaccate fra loro, strette in un abbraccio, e non volessero più allontanarsi l'una dall'altra.
Inizialmente mi sembra quasi di non aver aperto gli occhi, dato che il buio mi circonda, e non riesco a capire come sia finita qui, in questa oscurità, quando poco prima mi trovavo in un corridoio luminoso.
"Sogno" è la parola che rimbomba dentro di me, e accolgo con tristezza quella voce che giunge dalla mia testa e dà risposte alle mie domande nel modo più semplice e diretto possibile.
Sento una fitta allo stomaco, come una ferita di cui mi sono appena resa conto, anche se so che non è una sofferenza fisica, quella che adesso mi pervade, bensì la consapevolezza che tutto ciò che il mio cervello ha creato non potrà mai accadere.
Qualche volte ho sentito dire che il ritorno alla realtà, dopo un illusorio sogno perfetto, è sempre un doloroso lasso di tempo che sembra infinito, dei momenti che trascorrono come lunghe ore, degli attimi cui capisci che sei fuggito da quella bellezza effimera per ritornare in quella che è una cruda esistenza, e anche io, adesso, posso confermarlo.
Il mio sogno era il desiderio più nascosto e irrealizzabile che viveva nella mia mente, la realtà è la paura più consapevole che io abbia mai avuto: l'Arena.
E ricordare ogni minuto trascorso qui dentro, paraganandolo a quella finta vita così invitante, è una delusione.
Ma ciò che delude di più è sapere che l'ultimo ricordo che ho della mia vita reale è un lungo pianto, le lacrime strazianti che ho versato, l'opprimente senso di colpa che sembrava un flagello che mi volesse piegare sotto il suo peso insopportabile, le mie idee su quello che probabilmente era successo, le percentuali che affermavano la morte di Jace, le mille domande riguardanti quel fiume che volteggiavano nella mia testa.
-Clary- il suono si ripete e questa volta la voce mi sembra più calda.
Per quei brevi, infiniti istanti avevo dimenticato ciò che mi aveva strappato via dal mio sogno: la voce, quel sussurro che urlava a squarciagola.
Ci metto qualche secondo a mettermi in piedi, o forse qualche istante, e un lasso di tempo che il mio cervello non riesce a misurare per rendermi conto della figura in piedi a poca distanza da me.
Il primo pensiero che mi passa per la testa è di fiondarmi ad abbracciare il tributo che, secondo il mio cervello, può essere solamente Jace, ma qualcosa mi ferma.
Vedo, nell'oscurità, un baluginio blu, di quel colore che ho visto solamente negli occhi di una persona.
L'ho visto quando scoprivo con Meliorn, Tessa e Imogen chi erano i miei sfidanti; l'ho ammirato quando eravamo sui carri; l'ho studiato durante gli allenamenti; l'ho visto brillare la notte in cui ero nascosta con Jace in terrazza; l'ho riconosciuto quando Jonathan mi ha rivelato che avevamo degli alleati; ho colto tristezza e disperazione in esso nel momento in cui Isabelle andava via; ho riconosciuto sete di vendetta, delusione e debolezza quando sgozzava Camille.
E lo vedo adesso, spento eppure scintillante, uguale eppure diverso, impaziente eppure calmo, amorevole eppure assassino.
Riconosco ancora una volta quello sguardo.
-Alec...-sussurro, e punta il pugnale contro di me.



-Mi dispiace- dico.
Sono le uniche parole che riesco a sussurrare, mentre chiudo gli occhi e mi appiattisco contro il muro.
-Per Isabelle- spiego- mi dispiace tanto- bisbiglio.
-È questo che vuoi dire? Sono le tue ultime parole?- chiede, la voce non spavalda, ma confusa, quasi dispiaciuta.
Apro gli occhi e lo guardo, cercando di mettere a fuoco il suo viso, così da riuscire a decifrare la sua espressione, ma non riesco a vedere altro che i suoi occhi, quelli che ormai sono il suo biglietto da visita.
-Non avrei mai voluto ucciderla- sussurro- siamo qui per ucciderci a vicenda, ma- scuoto il capo- non avrei mai voluto che Jonathan le facesse male in quel- deglutisco- modo, né in altri.
-Neanche io vorrei ucciderti- scuote il capo, avvicinando la lama al mio corpo- ma- socchiude leggermente gli occhi- devo.
-Lo so- bisbiglio.
-E poi hai abbassato la guardia- spiega- si è presantata davanti a me un'occasione irripetibile.
Mi aveva vista, dopo aver ucciso Camille, e mi ha seguita, io stessa l'ho guidato da me attraverso le mie tracce, compiendo lo stesso errore di Maia.
È arrivato qui e mi ha trovata dormiente, una preda così facile da uccidere che chiunque avrebbe potuto sconfiggerla.
-Ma non capisco bene una cosa- ammetto- perché mi hai svegliata e non mi hai uccisa...
-Nel sonno?- chiede- È da codardi e poi- sospira- non ci sarei mai riuscito.
-Perché?- aggrotto le sopracciglia, desiderando quasi la mia morta come avrebbe dovuto essere: nel sonno, tranquilla, durante quel sogno ammaliante.
-Non sai chi è morto qualche ore fa, vero?- chiede.
-No- deglutisco- non so se Jace è vivo o morto...- rivelo.
-È vivo- risponde.
Sentendo quelle parole, il mio cuore comincia a battere più velocemente, mi lascio sfuggire una risata liberatoria e sorrido ampliamente, anche se un'arma è puntata contro di me e probabilmente, anzi, sicuramente, fra poco lascerò questo mondo.
-Grazie- dico- grazie, Alec.
Non posso dire che svegliarmi sia stato il gesto più intelligente da compiere, avrei potuto attaccarlo, ma è stato l'atto più gentile che abbiano mai compiuto per me.
E poi lo sapeva, lo sa, non sono una combattente esperta, non avrei mai potuto vincere contro di lui in un corpo a corpo.
Devo ammettere, però, che se fossi stata nei suoi panni, avrei agito nello stesso identico modo: avrei pensato a Jace, avrei pensato che se fosse stato lui al posto di Magnus l'avrei fatto, e credo che Alec abbia seguito lo stesso ragionamento.
-Se non vincerà Jace- dico- sarei comunque felice per te.
-Perché?- chiede, quasi confuso, eppure sono sicura che, nel profondo, sa già quale sarà la mia risposta.
-Per lo stesso motivo che ha spinto te a svegliare me per dirmi che Jace è vivo- sorrido tristemente- saresti felice con Magnus e mi piace pensare che almeno qualcun altro possa avere una storia a lieto fine.
Lui non risponde, rimane in silenzio, ma in quegli occhi così profondi leggo, adesso, una sfumatura che non avevo mai avuto il piacere di vedere: gratitudine.
-Se non fosse necessario, Clarissa, non lo farei- ammette, avvicinando il coltello al mio corpo- ma è pericoloso, Jace potrebbe arrivare, e non posso perdermi in chiacchiere. Ci tengo a vincere e ad avere il mio lieto fine- spiega.
Annuisco, capendo cosa intende: se Jace arrivasse, potrebbe attaccarlo e, dato che anche io sono dalla sua parte, anche se non sono un'abile combattente, potremmo sovrastarlo.
Per un istante spero che succeda questo, che Jace irrompa qui e uccida Alec, anche se vedere anche lui morire, sarebbe una tortura.
Ma poi cosa succederebbe?
Non potremmo mai tornare a casa insieme, è stato stupido sperare sempre, nel profondo, di poter vincere INSIEME a Jace.
È semplicemente impossibile, come lo è ciò che ho sognato poco tempo fa.
E sarebbe una situazione orrenda rimanere sola con Jace, essere sua nemica, vederlo sacrificarsi per me.
Perché so che lo farebbe, è questo il suo piano, che forse si sarebbe anche potuto realizzare, ma che adesso sta per diventare impossibile, o meglio i ruoli si stanno invertendo, forse, e lui potrebbe vincere grazie alla mia morte, se sconfiggesse Alec.
Aveva trovato un'altra soluzione, sicuramente meno piacevole, dato che ha sempre saputo che uscirne insieme sarebbe stato impossibile.
Io, invece, ho sempre sperato nell'impossibile.
Se Jace non ce la farà, la vittoria di Alec sarà più che corretta, ci sarà un lieto fine, una conclusione con i fiocchi e, da una parte, sarei davvero contenta per lui, per loro.
Eppure, dall'altra, se tutto ciò succederà, io, se da morta potrò, sarò invidiosa di non essere potuta essere al suo posto.
-Possa la fortuna essere sempre a tuo favore, Alexander- sussurro, sentendo una lacrima scendere lungo la mia guancia.
Ho versato troppe lacrime in questi giorni, sono stata troppo debole, mi sono arresa alla tristezza troppe volte, eppure mi abbandono di nuovo a tutto questo, nonostante avessi promesso a me stessa di non commettere più questo errore.
A cosa serve morire con onore, senza piangere, con un'espressione sicura, quando di onore non ne ho più da quando sono entrata qui, da quando hanno usato la mia vita come intrattenimento per degli stupidi capitolini?
Forse dovrei essere forte, mostrarmi salda per mia madre, che mi guarda da casa, che ha già visto morire un figlio qui dentro, per Luke, perché so che soffrirà come soffrirei io per lui, per Simon, che si renderà conto che non potrà mai arrivare un supereroe a salvarmi, in questo momento.
-Mamma, Luke, Simon, vi voglio bene- sussurro, mentre altre lacrime solcano il mio viso-Alec, se vedi Jace, digli che- deglutisco- che lo amo.
-Salutami Isabelle, Clary- risponde.
Poi si avvicina a me e, con un movimento esperto, infila il coltello nel mio petto.
Sento un dolore lancinante, qualcosa di indescrivibile, e vedo un fiotto di sangue sgorgare dalla ferita.
E non posso fare a meno di urlare.





Mi accascio a terra, contorcendomi, e percepisco il dolore nel mio corpo, paragonabile a nessuna ferita fisica o morale che mi sia stata inflitta fino ad adesso.
Mi piego sul pavimento della grotta, accogliendo il dolore come un vecchio amico, eppure volendo che se ne vada per sempre, che tutto finisca.
Chiudo gli occhi.
Non voglio vedere il viso di Alec, non voglio vedere il mio sangue, né la mia ferita, né altro.
-Alexander- riesco a sussurrare- ti prego...
Ha capito, ne sono sicura.
Voglio che mi infligga un altro colpo, per farmi morire più velocemente, perchè sarebbe una tortura rimanere agonizzante a terra per un altro solo secondo.
Ma non si avvicina, non percepisco dolore in altri punti del mio corpo.
Mi sempre di udire un urlo, come un richiamo, ma forse è solo qualcuno che mi invita ad avvicinarmi di più alla morte.
Chissà, forse c'è qualcuno che mi aspetta, che mi prenderà per mano e mi condurrà in qualche luogo sconosciuto.
"Lasciami andare" dice il mio corpo, dice il mio cervello, dice il mio cuore, eppure percepisco ancora il pavimento della grotta, capisco di essere ancora viva, agonizzante, ma viva.
Poi sento qualcos'altro, un romore flebile, ovattato, qualcosa che inizialmente non riesco a capire, come un oggetto che viene lanciato, come...
"Come una freccia che scocca e si infila nella carne di qualcuno".
E Alec non ha un arco.
Sento ancora delle urla, delle parole, suoni che non riesco a capire, anche se vorrei sapere il significato di ogni singolo termine della conversazione, e poi, ancora una volta, quel rumore.
E poi arrivano altri rumori: un'altra freccia che viene scoccata, quello che sembra un corpo che cade a terra e, un secondo dopo, qualcosa di inaspettato, che fino a qualche minuto fa mi avrebbe fatto esultare o tremare, ma che adesso mi giunge lontano e irreale: un colpo di cannone.
Mi sembra di aver raggiunto l'ultima pagina di un libro, gli ultimi minuti dentro questo posto, perché so che morirò, e con la mia morte anche i giochi termineranno.
E i morti saranno 23 e fra quelli ci sarà il mio nome, che diverrà solo uno stupido pegno da pagare perché i cittadini non si sono mostrati ubbidienti e accondiscendenti.
Poi sento dei passi, dei passi che mi raggiungono.
Percepisco una mano posarsi sulla mia guancia, e so di chi sono quelle dita, quelle dita abili, che riescono a volare sui tasti di un pianoforte, a impugnare delle armi letali, a stringersi fra le mie e a farmi sorridere, che sembrano state inventate per giocare con i miei riccioli.
-Non lasciarmi, non ora.
È un sussurro che mi giunge lontano, una voce sofferente, come non l'ho mai sentita, e non voglio morire con un ricordo infelice della sua voce.
-Raccontami qualcosa, Jace- sussurro, senza sapere neanche dove ho trovato le forze per parlare.
-C'era una volta un ragazzo- comincia, esaurendo il mio desiderio, mentre continua a formare cerchi sulla mia guancia col suo pollice- che era follemente innamorato di una ragazza che ai suoi occhi era perfetta- continua- ma il loro amore era impossibile, lei era un angelo e viveva in paradiso, lui viveva sulla terra- sospira- eppure trovarono il modo di amarsi. Bastava pensarsi e nel cielo una stella brillava più intensamente del solito, mentre sulla terra un albero allungava i suoi rami verso il cielo. A volte, i rami e la stella riuscivano a toccarsi, ma anche quando non lo facevano, il ragazzo e la ragazza ricordavano il loro amore- fa scendere il suo pollice verso le mie labbra, mentre sento le mie forze abbandonarmi- brilla per me, continua ad amarmi, come farò io- sussurra.
-Per me- sussurro, sperando che abbia capito, perché non ho forze per dire altro.
Spero che abbia capito che io brillerò per lui, come lui vivrà e crescerà per me, che vincerà, fra poco, per me, che dovrà sorridere per me, cantare per me, suonare per me, aiutare la gente per me, ribellarsi nelle piccole cose per me, non sottostare a Capitol City per me, bisbigliare messaggi di ribellione per me, ricordare, per me, che ciò a cui siamo stati sottoposti noi e saranno sottoposti gli altri è ingiusto.
E chissà, forse, un giorno, qualcuno ricorderà questi messaggi, qualcuno si ribellerà, vincerà, esulterà.
E il ragazzo e la ragazza potranno vivere insieme, unendo cielo e terra, acqua e spiaggia, fuoco e ghiaccio.
Due innamorati, un giorno, avranno un lieto fine, ma non noi.

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Capitolo 28
*** "Per me" ***


La fine di un viaggio, di una storia. 
Sembra essere passato fin troppo tempo dell'inizio di tutto, dai sorrisi e dai pianti, dalle recensioni che attendevamo e dai risultati a volte straordinari e a volte deludenti.
Per la prima volta, vorrei parlare senza sembrare il Divino Otelma e separare un attimo la mia entità da quella di Chiara(direi).
Ecco, da Silvia vi rivelo che non dimenticherò mai questa fantastica esperienza che mi ha temprata sicuramente, che mi ha indotta a capire che scrivere è l'unico modo in cui possa sentirmi me stessa, anche se devo rivelare che il rapporto che mi lega con le parole è più difficile di quanto sembri ed è anche per questo il capitolo viene pubblicato dopo troppo, troppo tempo.
Non avrei mai immaginato di bloccarmi, di non avere idee, di non pensare a voi e mi dispiace davvero, davvero molto.
Questo capitolo era già pronto da tempo e sinceramente forse non l'ho pubblicato perché avevo paura di non trovare nessuno ma adesso va bene così: anche se non ci fosse nessuno, sarei felice di aver inserito il punto a questa grande frase, ad Hunter Games.
Non so se mai leggerete e mi scuso per le troppe parole di quest'angolo.
Mi auguro solo che, in caso, amerete questo finale. 
Grazie di tutto.
A presto, forse.
Spero.
Speriamo.















-SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, BENVENUTI ALL'EDIZIONE SPECIALE SUI 74ESIMI HUNTER GAMES!
Sento rimbombare la voce fin troppo entusiasta di Magnus Bane che viene coperta sul finale da applausi, fischi, grida isteriche e cori dei capitolini.
La notizia della "intervista extra" è arrivata pochi minuti dopo rispetto alla mia vittoria: non ho avuto neanche il tempo per riflettere sulla realtà degli avvenimenti, sono stato semplicemente catapultato fuori dall'Arena.
Mi sono stati spiegati senza tanti preamboli i "programmi" per i mesi a venire: 
-Dovrai, naturalmente, intraprendere il tuo tour della vittoria ma prima parteciparai ad una intervista extra richiesta a gran voce dai capitolini- ha spiegato un pacificatore, la voce neutra e lo sguardo perso.
Così mi ritrovo qui, in attesa di entrare in scena, i nervi tesi come corde di violino, il cuore e il cervello chiusi a chiave nelle proprie  per non causare problemi durante l'intervista
-SIGNORI E SIGNORI- tuona Magnus-Jace Herondale!
Cerco di tirare fuori il coraggio, eppure sembra più facile essere intrepidi uccidendo demoni che riuscire a superare questo evento.
Entro in scena a passo lento.
"Troppo lento"
Velocizzo la mia andatura, guardando i miei piedi avanzare e contando i movimenti che compiono.
"Troppo veloce"
Rallento leggermente, cercando di non essere però troppo brusco nella variazione di velocità. 
"Devi solo camminare, Jace, solo camminare, devi solo..."
Percepisco una mano poggiarsi leggiadra e calda sulla mia spalla, facendomi trasalire.
La stretta intrappola dolcemente la seta dello stravagante abito che indosso, anche se il contatto si dimostra così intimo e significativo che sembra che sia la mia pelle ad essere accarezzata.
Poi lo stringere si scioglie e la mano che prima mi confortava scivola in basso, muovendosi verso il mio braccio e più in basso in direzione del mio pugno stretto; rilasso i muscoli e accolgo l'invito della mano davanti alla mia, ricambiando la stretta e percependo questa volta realmente il calore della pelle morbida e poi qualcosa di strano, ruvido...
Sorrido quando noto unghie pitturate con uno smalto blu ricoperto da brillantini.
Alzando gli occhi incontro due fessure gialle che mi fissano in un misto di preoccupazione, compassione; mi guarda, mostrando un riso triste e stanco e io cerco di trasmettere attraverso l'insieme dei gesti troppe frasi che forse non recepirà mai: 'mi dipiace' e  'ti capisco' e  'scusa' e infine 'io lo ho ucciso'.
Egli però trasforma lo stringere saldo in una dolce carezza, quasi amorevole, rendendomi partecipe al suo aver decodificato il mio messaggio, al suo aver recepito il referente e sembra anche quasi che mi stia rispondendo, credo che intenda un 'non è colpa tua', solo questo...
Forse, però, è semplicemente ciò che vorrei che mi rivelassero tutti, la frase che vorrei pronunciassero tutti.
Solo quando lo scambio di informazioni termina e i nostri corpi diventano nuovamente due enti distinti e separati, giungono al mio udito schiamazzi ancora più convinti di quelli presenti prima del mio esordio.
Sono sicuro: sono inziati da poco, solo da quando sono entrato; la stratta di mano fra me e lo stregone è stata più breve di quanto possa essere sembrata, anche se l'intensità è stata così potente da estraniarci dal mondo circostante.
La voce melliflua di Magnus mi allontana dai miei pensieri, invitandomi ad accomodandarmi su una poltrona bianca posta al centro della sala, accanto ad una identica sulla quale è seduto lui.
Mi lascio cadere sulla morbida pelle candida, poggiando gli arti superiori sui comodi braccioli e accogliendo con riluttanza il senso di tranquillità che cerca di pervadermi, come se l'oggetto stesse cercando di persuadermi, bisbigliando qualcosa come "addromentati, non ti accadrà alcun male".
Ma è finta, come tutto, è una finta verità, una bellezza camuffata.
Sospiro.
"È solo una poltrona, non ti ucciderà"
-Per questa edizione speciale- alzo gli occhi sull'uomo, accorgendomi adesso del fine ed elegante completo in tinta blu che indossa, il quale spiega lo smalto della stessa sfumatura, perfettamente abbinato. 
Blu.
Come gli occhi di Alec.
-Abbiamo deciso di mettere in atto qualcosa di davvero particolare- la cadenza invitante e sensuale utilizzata sull'ultimo termine scatena numerosi fischi-Infatti qui- mostra un taccuino viola- ho 10 quesiti scelti con cura fra gli innumerevoli inviatici dai fan. Cosa ne dici, Jace, ti piace l'idea? 
Rispondere con un no sarebbe un'idiozia, un sì sarebbe troppo ovvio e scontato....
"Ti hanno in pugno, sii amorevole"
-Fa parte delle domande o è una tua curiosità?- chiedo, alzando un sopracciglio e facendo scoppiare un'ilarità generale.
-Non era compresa nel prezzo- chiarisce lui, sorridendo- Direi che possiamo subito partire con le domande, vero, gente?
Sento un peso sul cuore: "hai chinato il capo".
In che altro modo avrei dovuto agire? 
Stringo i denti.
Nel frattempo i capitolini rispondono euforicemente alla domanda retorica di Magnus attraverso rumori insopportabile, fra cui persino un battere di piedi che sicuramente è da attribuire a bambini.
Invece il coro "JACE, IL SOGNO DI OGNI DONNA" sicuramente non è intonato da bambine; mi costringo a non guardare per troppo tempo le ragazze vestite con degli scollati e inusuali abiti rosa: se fissassi per troppo tempo la scena, sicuramente sarei costretto ad andare via per il disgusto.
Mi trattano come se fossi un attore famoso, piuttosto che un sopravvissuto ad una carneficina.
"E tu contribuisci, abbassandoti al loro livello"
-La prima domanda è: qual è stata l'attrazione che ti ha colpito di più, dentro l'arena? 
"Attrazione...Oh, sapete, le giostre erano molto carine. Se mai avrò un bimbo, non esiterò a fargliele provare tutte oppure ad invitarla a giocare con gli altri bambini in quel fantastico luogo, dato che alla fine anche loro sono da considerare parte delle attrazioni per voi pezzi di..."
-Chiamarle attrazioni non è il termine giusto- mi costringo a rispondere semplicemente. 
"Non scaldiamoci troppo, Jace"
-Comunque il fiume era davvero interessante, anche se non ho ben compreso il suo funzionamento- rivelo.
Non sarebbe servito ribellarsi in questo momento: in effetti, mentre gli avvenimenti si susseguivano non ho indagato molto sul corso d'acqua, dato che non era una priorità in quella particolare situazione ma adesso la curiosità mi sta stringendo nella sua morsa.
"È una scusa, vuoi sottostare a Capitol City"
-È strano che tu non l'abbia capito, Jace!- esclama l'uomo. 
"Oh sì, naturalmente ragiono come quegli strateghi che inventano di tutto per riuscire ad uccidere persone che non hanno colpe quindi..."
-Mi dispiace ma anche la perfezione ha qualche difetto- uso un tono neutro, sospirando.
Risate compiaciute.
"Calma, mantieni la calma e sii trattabile, almeno per adesso. La risposta ti sarà utile"
-Il fiume era una specie di riproduzione rivisitata del fiume Lete, solamente che la tua memoria è andata persa solamente per qualche minuto- spiega. 
Davvero astuto.
"A cosa è utile, adesso che lo sai, Jace?"
"Per me" ha sussurrato Clary prima di lasciarmi.
Come si sarebbe comportata lei in questa situazione? 
"Per lei"
-Già. Sapete, l'arena era l'entrata al Paradiso, anzi forse il Paradiso stesso- ironizzo, preso da un attacco di furia- insomma, come in Dante, no? Dimentichiamo i nostri peccati per meritare di rimanere in quel luogo armonioso e...
Smetto di parlare, accorgendomi che tutti si sono zittiti e mi guardano sconcertati, come se percepissero nella mia voce quel velo di amarezza che ho spruzzato in quantità troppo elevate.
-Bene, andiamo avanti- sussurra Magnus, rivolgendomi un'occhiata che inizialmente sembra un rimprovero ma che poi si svela quasi essere quasi un invito a continuare con questo "stile".
- Seconda domanda!- annuncia- C'è stata una relazione segreta da amici di letto fra te e Isabelle, prima dell'Arena?
Spalanco gli occhi, incredulo, scuotendo il capo e guardandolo, come per dire "Che razza di domanda è?"
Il figlio di Lilith scuote il capo, disgustato: non ha scelto personalmente i quesiti.
-No, non c'è stata alcuna stupida relazione fra me e Isabelle- scuoto il capo- vai avanti, Magnus.
Il pubblico è improvvisamente meno euforico, avrebbe preferito un "sì" sicuro e la narrazione delle mie mille avventure d'amore prima dell'Arena.
Conoscevo Isabelle, in realtà ma non...
-Quindi, Jace?
Mi desto dai miei pensieri, fissando interrogativo lo stregone.
-C...cosa?- chiedo, deglutendo. 
-Ho chiesto: "Come mai hai scelto di unirti a Jonathan e non l'hai ucciso da subito?"
Abbasso il capo.
"Una domanda lecita, almeno"
-Era utile, molto- rivelo, guardando il pavimento in parque del palco- e dovevo proteggere Clary, era quella la priorità. Con lui era al sicuro: teneva a lei, anche se in un modo...- mi blocco- non fraterno, ecco.
Non ci tengo a rivelare a tutti i distretti il rapporto fra i due ma probabilmente sanno tutti quanti molto più di quanto sappia io realmente. 
-Allora- Magnus si schiarisce la voce ed evita il mio sguardo, come se l'intervista stessa andando male e al contempo bene -In realtà la tua vittoria era un piano congetturato alla perfezione che comprendeva la morte di Clary?
Mi giro verso di lui, furioso, mentre un silenzio imbarazzante ci circonda.
Inutile, stupida, odiosa intervista.
"Per me"
Inutile, stupido, odioso pubblico.
"Per me"
Inutile, stupida, odiosa vita.
"Per me"
Inutile, stupido, odioso me.
"Per me"
Utile, azzardata, stupida risposta.
-Oh sì- mi alzando dalla poltrona- TUTTO UN PIANO- urlo.
"Per me"
- NON LO SAPETE? NOI NELL'ARENA CI DIVERTIAMO AD UCCIDERCI A VICENDA E IO- poso una mano sul petto- IO, PARTICOLARMENTE, OLTRE A VINCERE VOLEVO ILLUDERE CLARY.
"Per me"
- Non è finita.- sussurro, eppure sono sicuro che tutti mi stiano sentendo- Non è finita! Un giorno, un giorno tutti voi perderete, perderete per...
Sento qualcosa colpirmi il capo e mi accascio a terra.
"Per me"















-L'intervista non è stata mandata in onda.
Sono seduto in una accogliente stanza con tende dorate e divani rossi.
Accanto a me siede sullo scomodo divano rosso una ragazza dai lunghi capelli scuri e profondi gli occhi grigi.
-Che peccato- sussurro, cercando di riprendermi completamente. 
Porto una mano sulla testa, tastando un bernoccolo che però sta quasi scomparendo grazie ad una runa tracciata sul braccio. 
-Ti hanno dovuto tirare un qualcosa in testa e metterti K.O, eri incontrollabile. 
-Stavo dicendo la verità- sussurro, deciso.
-Lo so-dice ella- Solo che sei andato leggermente fuori dagli schemi- sorride- addio immagine del Jace perfetto vincitore: la notizia del "Jace ribelle" si spargerà presto.
-Non minacceranno gli spettatori?- chiedo, stranito.
Il mio è stato quasi un atto di ribellione e questi comportamenti solitamente vengono arginati; una volta io stesso sono stato costretto a tacere difronte ad un simile gesto.
Ella si avvina leggermente a me, poggiando le sue labbra carnose sul mio orecchio.
- E chi garantisce che saranno i capitolini a spargere la notizia?- sussurra, allontanandosi subito dopo aver finito di pronunciare la frase.
Mi lascio sfuggire un ghigno divertito.
-Sei con me?- domando, fissandola, stranito.
-Ovvio- schiaccia un occhio e inizia a giocare con le ciocche dei capelli.
-Dove siamo?- mi guardo intorno, notando la sontuosità dell'ambiente tipica degli alloggi di Capitol City che però non appartiene a nessuna sala, palazzo o luogo già visitati. 
-Sul treno, questo è lo "scompartimento del vincitore"- allarga le braccia per mostrarare il luogo che in effetti sembra ancora più lussuoso del solito- sta cominciando il tuo tour.- spiega
-Come fai ad essere qui?- chiedo, sconcertato. 
Non è il mio mentore.
-Ho i miei trucchi- svela, sorridendo in modo intrigante- Comunque adesso tutto continuerà normalmente. Tutti si aspettano un tour.
-Mi stai dicendo che non mi puniranno o frusteranno o uccideranno?
-Ci tieni così tanto?- scherza, alzando gli occhi al cielo.
-In realtà...- provo a dire, scuotendo il capo.
-Non credo che Clary ne sarebbe felice- sussurra.
Sento una stretta al cuore.
Vorrei richiamarla, puntualizzando che non si può permettere di nominarla, che non sa di chi parla, che non può sapere cosa vorrebbe ma probabilmente, essendo suo mentore, la conosceva forse tanto quanto me.
-Ti amava- sussurra- e voleva che tu continuassi a ribellarti per lei.
-Lo so- rispondo- è ciò che ho fatto stasera.
Scuote il capo.
-Oggi sei esploso- mima un'esplosione con i segni, alzando poi le spalle come a dire "e che ci vuoi fare?"- è stato intenzionale, sì, ma azzardato- accentua il termine- per questa volta non è stato un problema, è un solo episodio che si può giustificare con Capitol City con un "era ancora sconcertato dalla morte della ragazza" e che permette nel contempo di diffondere questo piccolo atto di ribellione - mi rassicura- ma non è bene dimostrare al mondo il tuo odio. Da ora dovrai agire in segreto e ribellarti in seguito, quando saremo tanti, abbastanza da sopraffarli.
Abbasso il capo, consapevole del suo avere ragione.
-Ci vorranno anni, forse, magari noi non ci saremo neanche più- spiega- ma sarà una vera insorgenza, te lo prometto.
Dopo aver pronunciato ciò si alza, dirigendosi verso l'uscita. 
-In caso contrario?- chiedo, esasperato.
-In caso contrario avrai compiuto il tuo dovere.
Si dirige verso la porta e, prima di aprire la porta, scorgo dei capelli biondi al posto della chioma scura e un abbigliamento da cameriera.
"Ha i suoi trucchi."
Sorrido.























Epilogo







Il treno si ferma con una frenata brusca e un pacificatore annuncia che è il momento di scendere dal mezzo.
Mi alzo, barcollante e confuso e cerco di mantenere lo sguardo alto e fiero mentre scendo dal treno. 
Mentre miei piedi vengono a contatto con della terra odo delle urla di gioia forzate.
Guardandomi intorno, riconosco strade non asfaltate in alcuni punti, case sul punto di cadere, uomi giovani dal viso anziano, bambine appena donne con rughe di preoccupazione impresse sul volto puerile.
La differenza fra questo e gli altri distretti è impossibile da non notare.
Fra la folla di abitanti dalle risa piangenti riconosco una ribelle chioma rossa.
Cerco di farmi spazio fra la gente, avvicinandomi sempre di più e riconoscendo una donna bassina, sulla trentina.
La vedo davanti a me, il volto risoluto, l'espressione di chi è sul punto di piangere, le labbra serrate, gli occhi blu che mi fissano con un'espressione impossibile da decifrare.
Non potrei non riconoscerla.
Ricordo quando, mentre io e Clary eravamo con Molly, mi sono messo a parlare ad una telecamera, rivolgendomi proprio a questa donna, sicuro che non l'avrei mai vista di persona.
Sicuro che avrei salvato Clary.
Rimango fermo ed è ella ad avvicinarsi ancora di più a me, stringendo le braccia e tenendo il capo alto.
Credo di non aver mai ammirato donna più forte di lei.
-Congratulazioni- sussurra, porgendomi la mano.
Scuoto il capo, stringo i denti e non accolgo i suoi auguri, piuttosto li ignoro.
-Mi...dispiace- sussurro, sospirando, non sapendo come altro rapportarmi, se non con la solita, irritante frase fatta.
-Non ne dubito- risponde, abbassando il capo.
Poi fa qualcosa di completamente inaspettato.
Viene verso di me, annullando la poca distanza che ci divideva e mi circonda in un abbraccio, in uno di quegli abbracci dolci e colmi di calore, una stretta ricca di emozioni così profonde che neanche le parole riuscirebbero a descriverle.
Deve essere così che le madri abbracciano i figli.
Appoggia il suo capo sul mio petto e sento qualcosa di bagnato sulla mia maglietta, delle lacrime che lascia scorrere, senza cercare di scacciarle.
Non importa la presenza pacificatori, dei vecchi, degli uomini, delle donne, dei bambini. 
Siamo solo noi e il dolore.
Stringo ancora di più il corpo esile della donna, aggrappandomi a lei.
Solo lei sta soffrendo tanto quanto me, se non di più. 
Perdere un amore, soprattutto in una maniera così ingiusta, è una frustazione insopportabile; perdere un figlio, però, è ciò che di meno naturale possa esistere, una sofferenza così enorme che non posso neanche immaginare di eguagliare. 
-La amavo- sussurro, mentre si allontana leggermente da me, ricomponendo il viso in una maschera  dall'espressione neutrale- la amo- ripeto, guardando i suoi occhi lucidi- e non smetterò mai di amarla.
Abbassa il capo e mi guarda amorevolmente e riesco a vedere il dolore che si cela dentro quegli occhi.
-Sei giovane- scuote il capo- non la amerai per sempre, hai molto da imparare.
-Forse sposerò qualcun altro, costruirò una mia nuova vita- ammetto- ma sarà solo un finto e perfetto rimpiazzo: non la dimenticherò mai, lo giuro.
Stringe le labbra e si torce le mani, lo sguardo fisso sulla terra.
-Spero solo che tu protrai perdonarmi- aggiungo- anche se io non mi perdoneró mai.
-Non hai di che essere perdonato- sussurra, alzando il capo e guardandomi con amore- È colpa loro- accentua con disprezzo il termine-non tua- sorride tristemente- In un'altra situazione probabilmente ti odierei- ammette-sai, madri gelose che vorrebbero che le figlie diventassero suore di clausura- scuote il capo forzandosi di sorridere- ma in questo momento non posso far altro per ringraziarti per...- deglutisce- per averla amata e averle insegnato ad amare.
Non riesco a rispondere in nessun modo, se non stringendo le sue mani dalle abili dita da artista.
Si allontana leggermente, ponendosi alla mia sinistra ma rompendo il contatto solo fisicamente poiché nella mia mente mi sembra ancora di stringerla e di ricevere il suo calore.
Adesso vedo avanzare due uomini: uno più giovane, probabilmente della mia età, e uno che sembra essere più o meno dell'età di Jocelyn.
Quest'ultimo mi raggiunge, mostrando un sorriso maliconico.
-Luke- si presenta.
-Il padre di Clary- rispondo, consapevole che la mia affermazione è solo parzialmente vera.
-In realtà...- prova a controbattere.
-Il padre di Clary- ribadisce Jocelyn.
Poi l'uomo raggiunge la donna, circondando le sue spalle con un braccio.
-E io sono- vedo avanzare il ragazzo- Simon- alza una mano, aggiustandosi gli occhiali- Il- deglutisce- il...migliore amico di Clary- svela.
Dovrei forse essere geloso in questo momento ma in realtà mi sento molto vicino al ragazzo, come se condividessimo le stesse emozioni.
Si avvicina, inciampando e rialzandosi goffamente. 
-Sai, sembri il mio personaggio di Skyrim- esordisce.
Alzo un sopracciglio.
-È un gioco- arrossisce- me l'ha regalato Clary, un volta, insieme ad un fumetto. È il mio gioco preferito- spiega- in realtà l'unico, ci giocavo nella vecchia console di Clary; sai, i capitolini a volte buttano queste cose- borbotta- ma non è un problema, è fantastico- si corregge- La parte divertente era riuscire a ricreare con il gioco la storia del fumetto. Era- solleva le braccia- WOW. Sai, in realtà manca ancora un fumetto per completare la storia, il finale lo sceglieva interamente lei per sorprendermi ma...- i suoi occhi si incupiscono- non ho il coraggio di leggerlo, anche se Clary lo aveva già realizzato-scuote il capo- preferisco immagianre, finire il gioco a modo mio. Sai, a volte i finali non sono... quello che ci aspettiamo, ecco, e non vorrei illludermi e rimanere deluso- sorride tristemente- Forse ho parlato troppo ma non scarico tutto da tempo. Nel senso, di solito discutevo di queste cose con...
Sospira e passa le dita fra i capelli scuri.
-Simon, stai calmo- dice Jocelyn, non davvero convinta, mentre lei e Luke cominciano a camminare e ci sorpassano, consapevoli che dovremmo essere già da quelche minuto nella casa del sindaco.
Simon rimane inizialmente fermo, guardandoli andare via, così lo raggiungo.
-Sai, ci sono alcuni quadri che ha dipinto Clary, nella villa del Sindaco. Sono davvero spettacolari- Simon si costringe a sorridere- Era un talento indescrivibile. L'hai mai vista disegnare?- chiede, mentre cominciamo ad incamminarci.
-Sì- rispondo, indeciso- ricordi il ritratto di Jonathan?- chiedo.
-Sì- bisbiglia lui, triste- era un piano brillante, comunque. 
-Già- scalcio una pietra.
-Sembrava davvero una situazione da fumetti- si fa sfuggire una risata nervosa- probabilmente- si corregge- In realtà non ho avuto la fortuna di conoscere una grande varietà di fumetti, oltre quelli realizzati da me e Clary.
Abbasso il capo.
Probabilmente in un altro contesto le sue parole sarebbero anche insopportabili e il suo tono di voce mi irriterebbe, probabilmente parla troppo e troppo di argomenti insensati.
Eppure adesso mi costringo a "sopportarlo", in fondo è uno degli unici legami rimanenti con Clary.
-Tu e Clary siete cresciuti insieme?- domando, avanzando per le strade degradate.
-Oh sì- risponde subito lui, un luccichio negli occhi.
-Raccontami di...lei- suggerisco con un sussurro.
Inizialmente rimane spaesato, poi scuote il capo e sfoggia un riso malinconico.
-Da dove cominciare? Oh, certo!- eslama- Un giorno, quando aveva appena 5 anni mi ha preso per i capelli, era davvero una peste! E non sai di quando...
Mentre racconta, sorrido, divertendomi quando lui si diverte e preoccupandomi quando le situazioni diventano intricate.
Mentre ascolto la sua storia, mi sento libero, sembro me stesso, chiunque io sia.
Mi rendo stranamente conto di quanto mi piaccia stare qui, in questo strano posto, in mezzo alla distruzione, per i gomitoli di strade dove lei ha corso durante la sua vita, guardando gli stessi luoghi che lei ha disprezzato o in cui ha trovato rifugio.
Tornerò in questo posto, in un modo o nell'altro,  tornerò a casa.
Nella sua casa e nella mia casa.
-Oh! E amava disegnare ritratti ironici, pensa che una volta disegnò il nostro prof che...

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