La Ragazza Caduta dal Cielo

di Astrea9993
(/viewuser.php?uid=575247)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In cui la nostra eroina desidererebbe avere con se un paracadute ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2  In cui Melanie dopo essere stata redarguita da un vecchio cappello e da un ritratto  giunge alla conclusione che i maghi siano piuttosto strani ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3  In cui Mel si trova a ringraziare quei Babbani dei suoi genitori per le loro idee malsane che, a quanto pare, non sono poi così malsane ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4  In cui Melanie, dopo essere giunta alla conclusione di essere allergica a James Sirius Potter, fa una pietrificante scoperta. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 Dove Melanie riscopre l'antica arte della guerra e l'ancor più antico odio nei confronti dei Grifondoro ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 Questioni di famiglia, questioni di sangue ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7  In cui Melanie si trova a dover concordare con il buon vecchio Oscar Wilde ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8  In cui  si risveglia lo spirito investigativo di Melanie ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9  In cui Melanie preferirebbe passare le vacanze di Natale a fare la pulizia dentaria ad un Dorsorugoso di Norvegia ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 Casa dolce casa ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11  Dove Melanie si augura che, il nuovo anno, non faccia schifo come quello che si appresta a terminare ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12  Dove Melanie scopre che la verità rende liberi ma che, a volte, l'ignoranza è una benedizione ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13  Cinque domande ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14  In cui Melanie riflette sulla propria stupidità ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15  Life has a funny way of sneaking up on you when you think everything's okay and everything's going right ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16  life has a funny way of helping you out, when you think everything's gone wrong and everything blows up in your face. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17  Requiem per un'amica ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18  La coppa del Quidditch ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19  In cui Mel inizia a sviluppare un serio odio nei confronti del Quidditch ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20  La ragazza caduta dal cielo ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** In cui la nostra eroina desidererebbe avere con se un paracadute ***


Capitolo 1
 
In cui la nostra eroina desidererebbe avere con se un paracadute
 
 
Era ormai notte profonda ma io non riuscivo proprio a chiudere occhio: non mi ero mai sentita così ispirata prima d'ora e volevo ultimare il primo capitolo della mia nuova fanfiction prima che il fuoco che mi aveva animata si spegnesse.
Scrutai per un attimo la sveglia posta sopra alla scrivania: le tre del mattino.
Avrei dovuto spegnere il computer e andare a dormire ma in quel momento non potevo farlo. Avevo bisogno di rifuggire da me stessa e da ciò che mi circondava, in quel momento volevo dimenticare Melania Rossellini la diciassettenne Italiana che conduceva una vita piuttosto noiosa. In quel momento avevo bisogno di fuggire in un mondo diverso, un mondo in cui non c'erano versioni di Greco e Latino, un mondo in cui non dovevo avere a che fare con acide insegnanti di Matematica, un mondo in cui non avrei dovuto assistere alle liti dei miei genitori...
Volevo immergermi in quel mondo magico e scordare la mia esistenza da Babbana perché, in fin dei conti, non potevo fare a meno di pensare che la vita ad Hogwarts sarebbe stata molto più semplice.
Ad Hogwarts avrei trovato una nuova casa, una nuova famiglia.
Certo, anche i romanzi di Harry Potter erano costellati di avversità ma, alla fine, il bene trionfava sempre mentre non si poteva dire lo stesso della vita reale...
Se fossi vissuta all'interno dell'universo di Harry Potter avrei ultimato gli studi ad Hogwarts e poi avrei trovato immediatamente un impiego senza troppe difficoltà, nel mondo reale, invece, finito il liceo sarei andata all'Università dove mi avrebbero attesa per lo meno altri cinque anni di studio terminati i quali, naturalmente, non avrei avuto la certezza di trovare un impiego...
Nel mondo di Harry Potter non avrei mai dovuto assistere alle liti dei miei genitori in attesa dell'inevitabile divorzio.
Sospirai amaramente mentre, ancora seduta alla scrivania, mi voltavo a scrutare fuori dalla finestra il cielo in tempesta. 
Era da giorni ormai che pioveva senza interruzioni ma, dovevo ammettere che scrutare il cielo squarciato dai lampi, per lo meno quando ero a casa al caldo, era piuttosto appagante, in fin dei conti quel temporale ben si accompagnava alla tempesta interiore che scuoteva il mio animo...
 
Certo questo era quello che pensavo primo che accadesse il peggio, prima che accadesse ciò che sarebbe stata la mia benedizione e nel contempo la mia più grande maledizione...
 
Improvvisamente sentii un enorme fragore, il boato era stato talmente forte che, in un altro momento molto probabilmente mi sarei spaventata ma, in quell'istante la rabbia aveva preso il posto della paura:
"dannazione no!" esclamai mentre infastidita colpivo con un pugno la tastiera del computer che si era improvvisamente spento...
Ore di lavoro andate per sempre...
"razza di inutile ammasso di circuiti, non puoi tradirmi così!" continuai io, il mio tono era a metà tra la supplica e la crisi di nervi ma, data la mia leggendaria scoordinazione riuscii semplicemente a complicare le cose rovesciando la mia tazza di tè e ricoprendo con quel liquido ambrato schermo e tastiera del computer...
Con rassegnazione iniziai a ripulire lo schermo del mio ormai distrutto pc.
Fu in quel momento che accadde l'impensabile.
Appena avevo posato le mie mani sullo schermo del computer avevo avvertito una strana sensazione, come se un gancio si fosse attaccato al mio ombelico ed ora mi strattonasse, poi tutto attorno a me aveva iniziato a vorticare e, le forme ed i colori che ben conoscevo si erano confusi fino a scomparire del tutto...
Ad un tratto mi accorsi che faceva molto più freddo e che, a giudicare dall'aria fredda e pungente dovevo essere all'esterno.
Anche se non l'avevo mai provata personalmente conoscevo bene quella sensazione, l'avevo sentita descrivere e ne avevo letto ma era impossibile che il mio computer fosse una passaporta... Insomma la magia non esisteva... O almeno questo era ciò che credevo, ma fui ben presto costretta a cambiare il mio punto di vista quando tutto attorno a me smise di vorticare e mi resi conto di trovarmi dinanzi ad un panorama che ben conoscevo:  dinanzi ai miei occhi un anello di montagne e, su di una scogliera che si affacciava su di un profondo lago sorgeva arroccato l'enorme castello costituito da fabbricati svettanti, torri e torrette...
Conoscevo bene quel castello... Per quanto potesse apparire impossibile e surreale io ero ad Hogwarts.
Certo, in un altro momento tutto questo mi avrebbe scioccata ma, in quell'istante, avevo ben altre preoccupazioni per la mente, in quell'istante infatti io non stavo osservando il castello con i piedi ben piantati per terra, in quel momento stavo scrutando il panorama dall'alto, da troppo in alto per i miei gusti e, quando dico dall'alto intendo dire che stavo letteralmente fluttuando nell'aria, quindi comprenderete che per quanto la vista fosse davvero bella mi sarebbe piaciuto ritornare con i piedi per terra... In fin dei conti ero una ragazza della vergine e si dava il caso che il segno zodiacale della vergine fosse un segno femminile e mutevole e, soprattutto, un segno di terra quindi l'aria non era proprio il mio elemento...
Avevo appena finito di formulare questo pensiero quando iniziai a precipitare verso il suolo.
Naturalmente rischiare di morire schiantandomi al suolo non era per me sufficiente, io ovviamente dovevo fare le cose in grande ed era per questo che se non avessi cambiato traiettoria avrei di certo centrato in pieno il platano picchiatore...
Istintivamente chiusi gli occhi per poi riaprirli rendendomi conto che tenere gli occhi chiusi non mi avrebbe di certo aiutata a sopravvivere ed io ancora confidavo in qualche modo di riuscire a sopravvivere...
Decisa a cercare di evitare quell'albero dagli istinti per i miei gusti fin troppo omicidi cercai di modificare la traiettoria del mio schianto affannandomi e compiendo movimenti decisamente ridicoli...
Quella situazione era degna di Willy il coyote...
Dopo qualche misero ed inutile tentativo mi resi però conto di star sprecando solo energie e del preziosissimi tempo che avrei potuto passare urlando e sperando di non farmi troppo male...
 
Urlare
 
Effettivamente quella di mettermi ad urlare come un ossessa pregando di non farmi troppo male era una possibilità molto allettante che non avevo ancora preso in considerazione...
 
Fu così che urlando e chiudendo gli occhi mi preparai ad andare incontro al mio destino...
 
E poi lo schianto...
Effettivamente lo schianto era stato meno doloroso di quanto pensassi: certo, ero distesa a terra ma per lo meno ero atterrata sul morbido e riuscivo ancora a muovere le braccia e le gambe inoltre credevo di essere ancora tutta intera... Molto lentamente mi preparai ad aprire gli occhi...
Fu allora che compresi che la cosa morbida su cui ero atterrata era un ragazzo che, al momento, giaceva disteso, io lo avevo letteralmente travolto finendo, per così dire, tra le sue braccia...
Ancora intontita stavo giusto per scusarmi e spostarmi quando una voce femminile piuttosto preoccupata mi richiamò alla realtà:
"James! Stai bene?" esclamò la ragazza mentre si affrettava a raggiungere me e la mia vittima che, a quanto pareva, si chiamava James...
 
James
 
Fu in quel momento che nel mio cervello piuttosto debilitato e vagamente traumatizzato parve risuonare un campanello d'allarme:
Il ragazzo che avevo appena travolto si chiamava James mentre la ragazza era bionda, molto bella e aveva un lieve accento francese, inoltre, tutto attorno a noi erano sparsi diversi fogli di pergamena...
Fu a quel punto che, con un misto d'orrore e stupore, compresi:
ero finita dentro alla mia Fanfiction...
 
Ripensai a ciò che avevo scritto solo poche ore prima:
 
Melanie Starlight osservava vagamente distratta il castello che le si parava dinanzi agli occhi: quella era Hogwarts, la scuola che per ben sette anni sua madre aveva frequentato e che ora sarebbe divenuta la sua nuova casa.
Mel non sapeva dare un nome alle emozioni che le attraversavano in quel momento il cuore: aveva abbandonato casa sua, la sua America ed ora si apprestava a concludere l'ultimo anno di studi ad Hogwarts.
Aveva lasciato i suoi amici, aveva lasciato tutto ciò che amava e conosceva ed ora dinanzi ai suoi occhi si stagliava l'ignoto.
Doveva essere meno catastrofica, si disse la ragazza mentre allontanava dagli occhi una ciocca di capelli ribelli, in fin dei conti non sarebbe stata proprio da sola, ad Hogwarts ci sarebbe stata anche suo cugino Scorpius anche se forse presentarsi come l'ultima arrivata ed ammettere di essere imparentata con un Malfoy in un paese in cui il ricordo di Voldemort era ancora così vivo non era poi una bellissima mossa...
Ma lei non si sarebbe fatta intimidire, in fin dei conti lei era una Starlaight ed Hogwarts sarebbe stato per lei un nuovo inizio.
Melanie aveva appena finito di formulare questo pensiero quando sentì giungere delle voci  concitate a pochi metri di distanza da lei...
 
"James Sirius Potter! Fermati e restituiscimi i miei compiti, come ti ho già detto non ho alcuna intenzione di farteli copiare!" esclamò concitata una ragazza dai capelli biondi ed il lieve accento francese
"andiamo Dominique! Solo una sbirciatina!" replicò un ragazzo dai capelli incredibilmente scompigliati mentre si dava alla fuga con diversi fogli di pergamena tra le mani
 
Mel era appena giunta alla conclusione che il ragazzo stesse giusto giusto venendo nella sua direzione quando questi la travolse facendola cadere a terra e spargendo tutti attorno a loro i preziosi compiti di Dominique...
"oh, scusa!" esclamò subito lui mentre tendeva una mano per aiutare Melanie a rialzarsi "ehi!" aggiunse subito dopo quello che supponeva si chiamasse James "ma non sei troppo  grande per essere una nuova arrivata?!" concluse dopo aver constatato che la cravatta della ragazza non aveva ancora i colori di alcuna casa
"davvero perspicace" commentò sarcastica Melanie mentre si alzava da sola da terra, stava giusto per far notare al genio che le stava dinanzi che, a dirla tutta, quello non era neppure il primo giorno di scuola e che quindi era ovvio che lei fosse una nuova studentessa che si era appena trasferita ad Hogwarts e di certo non una primina, quando ad interrompere la sua ormai probabile sfuriata comparve suo cugino Scorpius...
"scusa il ritardo, Mel!" esclamò il ragazzo mentre l'afferrava per un polso, seppur con discrezione, Scorpius Hyperion Malfoy sapeva bene che un' arrabbiata Melanie Artemis Starlight era piuttosto pericolosa e, in quel momento, la sua adorabile cugina era piuttosto irritata...
 
Questa era l'ultima cosa che avevo scritto prima che il mio computer si spegnesse e, per quanto fosse evidente che stessi vivendo la mia stessa fanfiction nei panni della protagonista, all'interno della mia storia Melanie Starlight non era mai precipitata dal cielo uccidendo James Sirius Potter figlio di Harry Potter e Ginny Weasley, eppure, in quel momento, avevo il sospetto di aver appena ucciso il suddetto ragazzo...
Ok, non avevo avuto la prestanza di spirito di controllare se il cuore di James stesse ancora battendo, ciò che sapevo era che in quel momento James Potter era privo di sensi, disteso a terra e piuttosto pallido e che io mi ero scusata almeno una ventina di volte dicendo che non sapevo neppure io di preciso cosa fosse successo, dal canto suo, Dominique aveva esaminato per un paio di minuti le condizioni in cui verteva il cugino poi, aveva estratto la sua bacchetta ed aveva esclamato un deciso "Reinnerva"
Subito James riprese conoscenza e, seppur ancora visibilmente dolorante, iniziò a rialzarsi
"grazie al cielo!" esclamai visibilmente sollevata
"che cosa è successo?" domandò piuttosto confuso James
"stavi facendo lo stronzo ed è intervenuta una punizione divina... È stato piuttosto divertente..." rispose piuttosto emblematica Dominique
"ti sono accidentalmente precipitata addosso... Mi dispiace, non l'ho fatto a posta è stato del tutto accidentale" spiegai io scorgendo la confusione negli occhi del ragazzo
"quindi saresti caduta dal cielo come un angelo?" disse James rivolgendomi un sorriso piuttosto ammiccante, non sembrava poi essere molto arrabbiato
"ho avuto qualche problema con una passaporta" dissi io immaginando che quella fosse la scusa più credibile...
"e dimmi bell'angelo, sei una nuova studentessa? Se ti avessi già visto mi sarei di certo ricordato di te..." continuò James...
Era ufficiale, James Sirius Potter ci stava provando con me ed io ero troppo sconvolta dai recenti avvenimenti per potermi dire lusingata o, al contrario, infastidita quindi decisi che per il momento mi sarei limitata ad ignorare tutti i suoi tentativi di flirt...
"si, sono nuova, ed ora dovrei raggiungere la preside nel suo ufficio... come potrete aver notato devo ancora essere smistata..." dissi mentre mi allontanavo di qualche passo ma, a quanto pareva, James Potter non aveva preso solo il nome da suo nonno ma anche la persistenza...
"come ti chiami?" domandò infatti
Effettivamente quella di James era una bella domanda... Come mi chiamavo? Il mio nome era Melania Rossellini oppure ora ero Melanie Artemis Starlight?
"sono Mel" dissi alla fine, in questo modo non avrei rischiato di espormi troppo...
"piacere di conoscerti, Mel, io sono James Sirius Potter... Si, sono il figlio di quell'Harry Potter"
Per un istante tra di noi calò il silenzio, se come pensavo ero finita dentro alla mia stessa fanfiction ero riuscita a trovare un'altra differenza tra la mia storia e questo nuovo mondo di cui ora sembravo far parte anche io: questo James Potter era dannatamente arrogante e pieno di se, era molto diverso dal James Sirius Potter che avevo immaginato...
Insomma dopo che si era vantato di essere il figlio del Salvatore del mondo magico cosa si aspettava che facessi? Che sgranassi gli occhi stupita? Che mi inchinassi alla sua magnificenza dicendogli che aveva un superbo corredo genetico? O magari avrei dovuto dire che, per aiutare l'intero genere umano a ripagare il debito che ancora aveva nei confronti di suo padre mi sarei offerta a lui, qui, ora, nel cortile di Hogwarts e davanti a sua cugina...
A dirla tutta a giudicare dal modo in cui James, quando era certo che fossi distratta, continuava a guardarmi le tette, avrebbe forse gradito quest'ultima opzione...
Incerta su cosa dire per non rischiare di sembrare troppo maleducata incrociai involontariamente lo sguardo di Dominique che stava scuotendo il capo vagamente sconsolata, sembrava che la bionda Weasley fosse ormai abituata agli eccessi del cugino...
"complimenti" dissi alla fine prima di allontanarmi, era ormai giunto il momento di battere in ritirata...
"aspetta" disse James mentre mi bloccava per la seconda volta, questa volta afferrandomi delicatamente per il polso
"cosa c'è?" domandai cercando di non apparire troppo spazientita
"la tua reazione è stata... Piuttosto strana" disse lui confuso
Non sapevo se ridere o piangere...
"e di grazia come avrei dovuto reagire? Harry Potter è senza alcun dubbio un eroe e come tutti gli sono grata per ciò che ha fatto. Non so con che genere di persone tu abbia avuto a che fare fino ad ora ma, se credi che basti sfruttare la fama di tuo padre per riuscire a far colpo su di una ragazza... Be' ti sbagli di grosso, se proprio vuoi vantarti vantati dei tuoi meriti, non di quelli di tuo padre" dissi io decisa ad essere sincera e scatenando l'ilarità di Dominique...
Forse avrei dovuto essere un po' meno sincera...
Ma, per fortuna, prima che potesse accadere qualsiasi altra cosa apparve Scorpius Malfoy.
Non avrei mai potuto essere più lieta di vedere quel ragazzo che ora, pur mantenendo il suo portamento elegante e, soprattutto senza correre, si avviava ad ampie falcate verso di me, accanto a lui stava un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi verdi che, supposi essere Albus Severus Potter.
Immediatamente mi diressi verso il mio presunto cugino, ero stanca degli psicodrammi di James Sirius Potter...
"ti ho cercata dappertutto!" si lamento Scorpius mentre incrociava le braccia al petto, eppure, nonostante tutto, un luccichio nei suoi occhi mi diceva che era preoccupato per me.
Melanie era più grande di Scorpius di un anno ma al momento, la ragazza si trovava in un paese per lei straniero ed era lontana dai suoi affetti, era quindi normale che il ragazzo volesse stare accanto alla cugina. Ed io ero quella cugina...
"mi dispiace ma ho avuto dei problemi con la passaporta" dissi io
"e poi, vediamo se indovino, sei stata molestata da quell'idiota di mio fratello..." si intromise Albus
"più che altro ho quasi ucciso tuo fratello..." ammisi io mentre, istintivamente, mi voltavo ad osservare James e Dominique per un ultima volta, lo sguardo di James era fisso su di noi e, al momento, il ragazzo appariva piuttosto contrariato...
Qualcosa mi diceva che tra i Potter ed i Malfoy vi fossero ancora parecchie tensioni e che i due fratelli Potter non andassero molto d'accordo tra loro...
 
Ancora confusa, intontita e con la testa piena di domande mi avviai, accompagnata da Albus e Scorpius, all'ufficio della professoressa McGranitt.
Mentre percorrevo le varie rampe di scale non potevo fare a meno di pensare che di li a poco sarebbe avvenuto il mio smistamento ed io non ero pronta.
Ciò che mi accadeva attorno appariva estremamente reale ma come potevo essere certa che questa fosse la realtà?!
Ma se ciò che mi accadeva attorno non era reale come potevo giustificare razionalmente ciò che mi circondava?!
A causa di un tornado Dorothy Gale era stata trasportata nel mondo di Oz ed io, a causa di un temporale ero finita all'interno della mia fanfiction.
Certo, "Il meraviglioso mago di Oz" era solo un romanzo ma io non sapevo come  giustificare ciò che mi stava accadendo attorno se non pensando alla magia.
Non c'era altra spiegazione: ero finita all'interno della mia stessa fanfiction ed ora non sapevo come uscirne e, a dirla tutta, non sapevo neppure se volessi farlo!
C'era solo un piccolo problema: prima di essere trasportata all'interno del mondo di Harry Potter non avevo avuto il tempo di concludere la mia storia ed ora questa era fuori controllo ed io non sapevo più cosa mi riservasse il futuro...
Ero appena giunta ad Hogwarts, non era ancora trascorso il primo giorno ed io ero già quasi riuscita a rompermi l'osso del collo e a portare James Potter all'altro mondo assieme a me...
Se questi erano i presupposti qualcosa mi diceva che d'ora in poi le mie giornate sarebbero state piuttosto movimentate...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Inizio subito col dire che lo so, sono già alle prese con un altra long e molto probabilmente non avrei dovuto iniziare anche questa storia ma l'ispirazione è arrivata e non sono riuscita a trattenermi...
Ovviamente cercherò di privilegiare la mia prima long (persona priva di poteri magici) alla cui conclusione tra l'altro non dovrebbero mancare poi molti capitoli, ad ogni modo, dato che non amo lasciare in sospeso un progetto mi impegnerò a portare avanti entrambe le storie cercando di aggiornare con regolarità.
Tornando ora al capitolo ci terrei soltanto a dire che, essendo questo il primo capitolo della storia ci terrei particolarmente a sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo!
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2  In cui Melanie dopo essere stata redarguita da un vecchio cappello e da un ritratto  giunge alla conclusione che i maghi siano piuttosto strani ***


Capitolo 2
 
In cui Melanie dopo essere stata redarguita da un vecchio cappello e da un ritratto  giunge alla conclusione che i maghi siano piuttosto strani
 
"Ancora cinque minuti mamma..." mormorai con la voce ancora impastata dal sonno.
 
In risposta alle mie suppliche ottenni solo una risatina divertita, fu a quel punto che nella mia mente i singoli pezzi tornarono al loro posto ed io ricordai:
Il giorno prima ero stata risucchiata all'interno della mia stessa fanfiction, avevo atterrato James Sirius Potter dopo di che, non ancora contenta, aveva pensato bene di inimicarmi l'arrogante figlio del Salvatore del mondo magico...
Poi ero stata smistata ed ora mi trovavo nel mio dormitorio e cercavo dentro di me la forza necessaria per alzarmi da questo dannato letto.
 
Il giorno prima era stato pieno di avvenimenti ed ero ancora stordita da quella marea di emozioni contrastanti.
Non avevo mai pensato che lo smistamento potesse essere così emozionante e spaventoso allo stesso tempo, insomma l'idea che un vecchio cappello potesse leggere i miei pensieri e cogliere la mia più profano essenza era piuttosto spaventosa ma il pensiero che, per lo meno nel mio caso, l'intero corpo studentesco non avrebbe assistito a quella cerimonia estremamente personale mi aveva tirata su di morale.
Il mio smistamento era infatti avvenuto all'interno dell'ufficio dalla preside e, oltre alla McGranitt, vi avevano assistito Scorpius ed Albus e poi, ovviamente, vi erano i ritratti degli ex presidi di Hogwarts che mi avevano da subito osservata molto incuriositi.
 
"come immagino ti avrà anticipato tuo cugino ad Hogwarts gli studenti vengono smistati ed assegnati ad una delle quattro casa che sono rispettivamente Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. La cerimonia dello smistamento è molto importante perché per tutto il tempo che resterai ad Hogwarts la tua casa sarà un po' come la tua famiglia. Frequenterai le lezioni con i tuoi compagni di casa, dormirai nei dormitori della tua casa e passerai il tuo tempo libero nella sala ritrovo della tua casa. Per il tempo che resterai ad Hogwarts, i trionfi che otterrai faranno vincere punti alla tua casa, mentre ogni tua violazione delle regole glie ne farà perdere. Alla fine dell'anno, la casa che avrà totalizzato più punti verrà premiata con una coppa, il che costituisce un grande onore." spiegò la professoressa McGranitt, una cosa era certa: quella donna sapeva davvero come riuscire a mettere sotto pressione le persone...
Cosa sarebbe successo se fossi stata assegnata alla casa sbagliata? Se fossi stata davvero Melanie Artemis Starlight sarebbe stato tutto più semplice, se fossi stata lei non appena la professoressa McGranitt avesse avvicinato il Cappello Parlante al mio capo questo avrebbe esclamato Serpeverde senza pensarci troppo su, purtroppo però io ero solo Melania Rossellini e quindi non avevo idea di quale sarebbe stato il verdetto del cappello parlante.
"ha qualche domanda signorina Starlight?" domando la preside sorridendo, sembrava avesse colto la mia preoccupazione
"è tutto chiaro, procediamo" dissi io mentre mi ricomponevo, non ero più Melania Rossellini, ora ero Melanie Artemis Starlight, ero la nipote di Draco Malfoy e non mi sarei comportata come una ragazzina spaventata.
"D'accordo allora" disse la preside mentre mi posava delicatamente il Cappello Parlante sul capo.
 
"oh non capita poi molto spesso di dover smistare una diciassettenne!" esordì immediatamente il cappello "ma dimmi Melanie, cosa ti ha portato qui ad Hogwarts?"
Quella era una bella domanda. Sapevo che Melanie aveva deciso di abbandonare l'America di sua spontanea volontà ma non sapevo cosa l'avesse spinta a maturare quella decisione, quando avevo iniziato a scrivere la mia fanfiction non lo avevo ancora deciso, sapevo solo di non poter tornare negli Stati Uniti.
"non è di questo che sto parlando" intervenne il Cappello Parlante "parlo del fatto che tu, Melania, non dovresti essere qui. Questo non è il tuo posto. Ad ogni modo se proprio sei così convinta di voler restare ad Hogwarts..."
Sapevo di non essere Melanie Starlight ma non avevo idea di come fossi finita ad Hogwarts e non sapevo come fare a tornare a casa.
"Tu sei Melanie, mi pare più che evidente che Melanie e Melania siano la stessa persona, ad ogni modo dato che vuoi restare ad Hogwarts procediamo col tuo smistamento" concluse il cappello in modo piuttosto autoritario
"vediamo... Hai un cervello niente male ma forse ti manca quello spirito di ricerca... E no, il lavoro duro non ti piace: sei troppo impaziente, vuoi tutto e subito. Oh, aspetta, vedo molto, molto coraggio e orgoglio anche se forse, se fossi davvero così coraggiosa avresti già lasciato Hogwarts... D'altro canto però, se fossi una vigliacca, non avresti rischiato di inimicarti James Sirius Potter il tuo primo giorno di scuola... E poi ci sono l'astuzia e l'ambizione... Ma forse a Grifondoro riusciresti a crescere e a far emergere quel coraggio che ti ostini a nascondere dentro di te..."
"NO!!!" esclamai istintivamente a voce fin troppo alta, avevo capito la metà di ciò che il Cappello Parlante aveva detto ma sapevo una cosa con certezza: non volevo finire a Grifondoro. Dover dividere la sala comune con James Sirius Potter era qualcosa che non potevo sopportare, se fossi stata assegnata a Grifondoro alla fine dell'anno solo uno dei due ne sarebbe uscito vivo...
"ed ecco di nuovo emergere la codardia..." mi canzonò il cappello parlante
"io non sono una codarda!" protestai, questa volta sussurrando "ho solo un forte istinto di preservazione! Non voglio finire ad Azkaban per colpa di uno come Potter!" conclusi senza riuscire a fare a meno di alzare la voce
"come vuoi Starlight, come vuoi, anche se, secondo me, ti saresti trovata molto bene tra i Grifondoro..."
"non azzardarti a mandarmi a Grifondoro"
"come vuoi Starlight, come vuoi" disse il cappello parlante prima di esclamare a voce più alta una sola parola:
"Serpeverde"
 
Quando mi levai il cappello dal capo la professoressa McGranitt sembrava piuttosto sconvolta mentre Albus tratteneva a stento le risate, Scorpius, invece, era più abile a dissimulare ma ero certa che anche lui non vedesse l'ora di scoppiare in una sonora risata. Qualcosa mi diceva che i presenti fossero stati resi partecipi delle mie paranoie legate a James Potter ed Azkaban...
Quel dannato cappello me l'avrebbe fatta pagare.
"bene" disse la preside sforzandosi di ricomporsi "credo che ora il signor Potter, voglio dire  Albus Severus Potter... In quanto Prefetto potrà condurla nella sua sala comune ed indicarle il suo dormitorio e poi sono certa che suo cugino, in caso di necessità, saprà rispondere ad ogni sua domanda" concluse la preside mentre ci congedava.
Avevamo appena chiuso la porta dell'ufficio della preside alle nostre spalle quando Albus e Scorpius scoppiarono a ridere
"tu sei davvero fuori di testa, Starlight" disse Albus divertito
 
Subito dopo Albus e Scorpius mi avevano fatto fare un primo giro di perlustrazione del castello e poi mi avevano condotta nella sala comune di Serpeverde.
 
Credevo di sapere cosa mi attendesse dietro a quella porzione di muro, insomma avevo letto i libri della Rowling e letto le descrizioni della sala comune di Serpeverde ma poi, quando avevo varcato la soglia avevo compreso che tutte le parole del mondo non sarebbero bastate a descrivere lo spettacolo che mi si presentava dinanzi agli occhi:
Innanzitutto quella stanza era molto più grande di quanto pensassi e, se inizialmente avevo temuto che il clima nei sotterranei potesse essere fin troppo rigido mi sbagliavo di grosso, la stanza infatti era riscaldata da ben cinque caminetti all'interno dei quali il fuoco ardeva vivacemente. La stanza era poi arredata con poltrone di pelle nera dall'aria elegante e nel contempo comoda.
Alle pareti erano appesi diversi ritratti che nei giorni a venire avrei avuto modo di osservare più da vicino e magari, già che c'ero, avrei potuto fare conversazione con i loro occupanti.
Le ampie vetrate della sala comune davano poi sul lago nero e contribuivano a proiettare nella stanza una strana luce verde che appariva ai miei occhi misteriosa e conturbante.
L'ala Est della stanza era infine occupata dalla biblioteca di Merlino e da diversi libri alchemici.
Non avevo avuto bisogno di sprecare parole, semplicemente guardandomi negli occhi Albus e Scorpius avevano compreso che quel luogo mi aveva già conquistata.
Ora ne ero certa: Serpeverde era stata per me la scelta migliore, certo tutti quegli ornamenti a forma di serpente erano un po' inquietanti.
Una volta, quando ero bambina, avevo sognato di avere dei serpenti nel letto e da quel giorno quegli animali mi avevano fatto una certa impressione ma, al momento, la repulsione che provavo per i serpenti mi appariva trascurabile.
 
"quella scala conduce ai dormitori" mi spiegò Scorpiuna mentre mi indicava una scala a chiocciola in mogano su cui erano intagliati dei serpenti, mio cugino mi aveva permesso di osservare la sala comune in tutta tranquillità e solo ora, quando sembravo aver placato la mia curiosità mi aveva indicato il dormitorio intuendo che dovessi essere stanca.
"grazie" risposi sorridendo mentre mi avviavo verso la scala fu solo allora che accanto alla scalinata scorsi un quadro raffigurante il professor Pinto, quella doveva essere una novità introdotta dopo la fine della seconda guerra magica, pensai tra me e me mentre mi preparavo a raggiungere il mio dormitorio. Fu allora che per la prima volta il ritratto del professor Piton mi rivolse la parola
"tu non dovresti essere qui" fu ciò che mi disse prima che io, senza dire una parola, continuassi a salire la scalinata.
Era già la seconda volta in pochissimo tempo che mi veniva detto che non avrei dovuto essere ad Hogwarts eppure qui io mi sentivo a casa mia. Era con questo pensiero nella mente che mi preparavo a conoscere le mie compagne di stanza.
 
Amelia Zabini e Cordelia Nott, questi erano i nomi delle due ragazze con cui, nei giorni a venire, avrei dovuto condividere il dormitorio.
Ripensandoci col senno di poi il cappello parlante doveva avere ragione ed io dovevo essere più coraggiosa di quanto pensassi per non essermela data a gambe dopo aver scorto le mie due coinquiline infatti, non appena avevo varcato la soglia, le due ragazze si erano voltate di scatto verso di me e avevano compiuto quel movimento con una tale foga che non mi sarei sorpresa se fossero riuscite a voltare la testa di 360 gradi in puro stile esorcista inoltre le loro espressioni erano tutt'altro che amichevoli anzi, non mi sarei sorpresa se avessero avuto il potere di uccidere con lo sguardo come il basilisco.
Probabilmente se fossi stata sufficientemente intelligente me ne sarei andata ma ero troppo orgogliosa per poter solo pensare di farlo quindi sfoderai il mio migliore sorriso di circostanza e mi presentai.
 
Nonostante la prima impressione non fosse stata delle migliori dopo le presentazioni iniziali la situazione sembrava essere migliorata, infatti, dopo aver udito il mio nome ed avermi squadrata dall'alto in basso le due ragazze sembravano essere giunte alla conclusione che fossi degna di respirare la loro stessa aria. Certo, qualcosa nei modi di fare di Amelia mi suggeriva che io non le andassi molto a genio ma, per il momento, potevo passare sopra alla cosa: eravamo compagne di stanza e questo non implicava che dovessimo essere necessariamente amiche, anzi, a dirla tutta, ciò che al momento mi premeva era unicamente avere un posto dove dormire.
Amelia e Cordelia mi avevano poi spiegato che, negli ultimi anni, probabilmente a causa della guerra e della pessima fama che questa casa aveva acquistato, vi erano pochi studenti a Serpeverde pertanto, nonostante vi fossero cinque letti, avremmo diviso la stanza solo in tre.
Lieta di avere più spazio a disposizione per me stessa mi ero preparata a svuotare il mio baule che era già stato portato nella stanza e posto accanto ad un letto a baldacchino a sua volta collocato a fianco ad un enorme vetrata che si affacciava sul lago.
Con curiosità mi ero avvicinata al mio baule, fino ad allora non ci avevo pensato ma ora ero curiosa di riscoprire gli effetti personali di Melanie Starlight e di capire che tipo di ragazza lei fosse.
Nella mia mente avevo dato per scontato che una Purosangue fosse necessariamente una "vera lady" una ragazza posata, elegante e dal portamento impeccabile ma poi, dopo aver scorto le mie compagne di stanza, avevo compreso di sbagliarmi il che, a dirla tutta, era piuttosto strano dato che in linea di principio mi trovavo all'interno della mia stessa storia ma ormai, dopo essere stata rimproverata da un quadro, avevo imparato a non dare nulla per scontato e la mia decisione di non dare nulla per assodato era stata rafforzata dopo aver conosciuto Amelia Zabini e Cordelia Nott.
Nella mia mente avevo sempre pensato che due purosangue, per di più Serpeverde, dovessero essere altere e in un certo senso distaccate e, le due ragazze che mi stavano dinanzi erano di certo altere ed orgogliose inoltre sembravano avere un innata eleganza, qualcosa di insito in loro sapeva di nobiltà ma il loro aspetto sapeva anche di ribellione e di una nobiltà ormai decaduta che non voleva dimenticare i fasti del passato e che faticava a trovare il suo posto in un mondo in continua evoluzione.
 
Entrambe le mie coinquiline erano di certo molto belle e nello scrutare Amelia Zabini non potevo fare a meno di pensare alla sinuosità di una pantera inoltre, come questo animale, la giovane rampolla della famiglia Zabini doveva essere molto pericolosa.
Amelia Zabini appariva una creatura passionale e volubile che non avrei faticato a definire una mangiatrice di uomini.
Cordelia Nott invece, era dotata di un fascino molto più eccentrico, la ragazza infatti aveva un look di influenza Babbana.
I lunghi capelli lisci che le arrivavano alle spalle erano tinti di uno sgargiante rosa fucsia, aveva un pircing sul labbro e, abbinati alla divisa scolastica portava un paio di anfibi neri.
Non conoscevo bene quelle ragazze ma sentivo che le loro vite erano in un certo senso simili sia a quella di Melania che a quella di Melanie.
Come loro anche io avevo vissuto nell'agio eppure, ciò che mi era sempre mancato era stato l'affetto dei miei genitori che, assorbiti dal lavoro, apparivano sempre distanti e distratti quindi sapevo bene che dietro al look appariscente di Amelia e all'eccentricità di Cordelia vi era il desiderio di ottenere, finalmente, l'attenzione dei genitori.
Anche io un tempo ero come loro e, probabilmente, anche Melanie aveva ricercato l'attenzione dei propri genitori in maniera analoga ma ora si era stancata di rincorrere quei genitori assenti, era per questo che probabilmente aveva lasciato gli Stati Uniti ed era per questo che all'interno del suo baule, che a giudicare dalla capienza doveva essere stato ampliato con un incantesimo estensivo irriconoscibile, oltre ad un numero incredibile di scarpe erano contenuti degli abiti molto eleganti e raffinati, di certo costosi ma allo stesso tempo semplici. Melanie Artemis Starlight aveva rinunciato a conquistare l'affetto e l'attenzione dei genitori.
Oltre ai molti vestiti ed ai libri di testo avevo poi trovato diversi romanzi, molti dei quali Babbani, ciò probabilmente era dovuto al fatto che pur essendo anche Melanie una purosangue lei era cresciuta in America dove vi erano da sempre stati rapporti migliori tra i maghi ed i Babbani.
 
Quella sera avevo riordinato le mie cose in tutta calma, io e le mie coinquiline non avevamo parlato molto ma, nonostante avessi la sensazione di non essere molto simpatica ad Amelia, il silenzio che era calato tra noi era un silenzio piuttosto rilassato e privo di ogni forma di tensione.
Quella sera mi era addormenta scivolando in un sonno senza sogni senza neppure aver cenato ed era stato così che il giorno dopo, affamata e piuttosto intontita mi ero svegliata invocando il nome di mia madre...
 
Dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte e aver scrutato il mio orologio mi resi conto che era presto, fin troppo presto per i miei gusti e, come se tutto questo non fosse sufficiente le mie compagne di stanza sembravano aver preso in ostaggio il bagno. Meraviglioso.
Iniziai ad infilarmi svogliatamente la divisa domandandomi nel frattempo perché mi fossi svegliata un ora e mezza prima dell'inizio delle lezioni quando avrei impiegato dieci minuti a vestirmi ed altri dieci minuti a bere il mio caffè.
Con mia somma gioia mi resi conto che attaccato alla parete della camera da letto vi era un ampio specchio. Da quando ero arrivata ad Hogwarts non avevo ancora avuto modo di guardarmi allo specchio e quella era la prima volta che mi apprestavo a farlo.
Non sapevo che aspetto avessi, io mi sentivo la stessa ma ero davvero ancora la stessa?
Fu con timore che mi preparai a vedere il mio riflesso.
Per un momento rimasi stranita dal mio aspetto.
Ero senza alcun dubbio ancora io, la ragazza che dallo specchio mi rivolgeva un'occhiata indagatrice era ancora Melania Rossellini ma, allo stesso tempo, ero diversa. Ero come una versione fotoshoppata di me stessa e tutti i lievi difetti che un tempo scorgevo nel mio aspetto erano spariti.
I miei capelli ricci e lunghi erano ora più luminosi e i boccoli cadevano sulle mie spalle più morbidi, inoltre, se normalmente i miei capelli erano già di per se di un biondo intenso ora erano quasi dorati. La mia pelle era priva di qualsiasi imperfezione, sembravo essere uscita da una qualche pubblicità Babbana sulle creme per il viso!
Infine, dettaglio di certo non trascurabile, ora dovevo avere almeno una taglia in più di reggiseno. Ma forse questi cambiamenti non avrebbero dovuto sorprendermi poi molto dato che ero in una realtà in un certo senso da me creata. Eppure, nonostante in questa  realtà fossi diversa, ero ancora io e questo mio nuovo aspetto sembrava rispondere maggiormente all'immagine che di me avevo nella mia mente, in un certo senso mi sentivo più libera e me stessa.
 
 

*****
 


Dopo aver constato che non ci fosse nessuno nei paraggi feci un respiro profondo e mi preparai a varcare la soglia della Sala Grande.
In qualche modo che ancora non riuscivo a spiegarmi neppure io ero riuscita ad infilarmi in bagno così ero riuscita a finire di prepararmi e a scendere lasciando Amelia e Cordelia a finire di vestirsi, quindi ora ero da sola.
Ero da sola.
Ero da sola, ero la nuova studentessa e per di più ero una Serpeverde il che, agli occhi di molti, mi avrebbe fatto perdere parecchi punti. Dovevo essere decisa e procedere ignorando gli sguardi degli altri.
Dopo aver scrutato la porta per un altra manciata di secondi stavo giusto giusto per aprirla quando fui improvvisamente afferrata per le braccia da entrambi lati e letteralmente trascinata all'interno della stanza...
"mi ha sorpreso non vederti ieri a cena ma Albus ha detto che sembravi piuttosto stanca quindi ho immaginato fossi a letto... A proposito, non mi sono ancora presentata! Io sono Dominique Weasley e lei è mia cugina Roxanne" disse allegramente la bionda come se fosse naturale prendere in ostaggio una sconosciuta e trascinarla via di peso.
"È un piacere conoscerti! Dominique ci ha parlato molto di te" aggiunse Roxanne lasciandomi piuttosto perplessa: come era possibile che Dominique avesse parlato molto di me se mi aveva vista solo il giorno prima per non più di venti minuti?!
"em... Grazie" mormorai a disagio, a quanto pareva oltre ad essere la casa dei coraggiosi Grifondoro era anche la casa degli invadenti "io ora dovrei andare al mio tavolo..." aggiunsi mentre mi voltavo e scrutavo il tavolo di Serpeverde come fosse la mia ultima ancora di salvezza
"neanche per sogno!" disse Dominique autoritaria "probabilmente Scorpius si sarà scordato di dirtelo ma dalla fine della guerra ad ogni studente per mangiare è permesso sedersi dove vuole, quindi tu ora verrai con noi e non accetto un no come risposta"
"e poi ti dobbiamo presentare agli altri" soggiunse Roxanne
Per un momento mi fermai a meditare sul fatto che la McGranitt dovesse aver introdotto questa novità per permettere agli studenti di diverse case di socializzare maggiormente tra loro, poi mi tornarono a mente le parole di Roxanne...
 
"ti dobbiamo presentare agli altri"
 
Non avevano davvero intenzione di presentarmi a tutti i membri della famiglia Weasley-Potter, vero?!
Questo era troppo: non ero mai stata una persona socievole inoltre, come se per me non fosse già di per se difficile farlo dovevo chiacchierare allegramente con i cugini di un ragazzo che avevo atterrato e apertamente denigrato, quindi le cose erano due:
 
1) O i Weasley-Potter erano totalmente pazzi
2) O avevano in mente un piano segreto per farmela pagare ed io non avevo alcuna intenzione di fidarmi dei parenti di Fred e George Weasley per non parlare poi dell'influenza dei geni di James Potter senior.
Come minimo mi avrebbero appesa a testa in giù alla  Torre di Astronomia!
 
Mi guardai attorno disperata alla ricerca di una buona scusa per non accettare l'invito di Dominique e per un attimi mi sentii sollevata nello scorgere Amelia, per un attimo la mia compagna di stanza mi scrutò negli occhi ed io pensai che fosse intenzionata a rispondere alla mia muta richiesta d'aiuto, invece lei si limitò a sorridermi e a voltarmi le spalle.
Era ufficiale:
Amelia Zabini mi odiava ed io ero morta.
 
 
Quando ero giunta al tavolo di Grifondoro avevo compreso due cose.
 
Per prima cosa avevo appreso che i Weasley-Potter erano dannatamente numerosi.
Effettivamente questa constatazione era pressoché un' ovvietà, aveva sempre saputo che quella famiglia era molto numerosa ma saperlo e vederlo con i propri occhi erano due cose completamente diverse.
 
La seconda cosa che avevo compreso era stata che quando Roxanne aveva pronunciato quelle fatidiche parole che avevano segnato la mia condanna a morte non intendeva dire che voleva presentarmi soltanto il resto della sua famiglia, o no, lei e quella sadica della cugina volevano presentarmi anche i Lovegood ed i Paciock...
 
Pertanto ora ero seduta al tavolo di Grifondoro circondata da almeno tredici sconosciuti che mi guardavano piuttosto incuriositi.
Ovviamente Albus e Scorpius, gli unici che avrebbero potuto salvarmi da quella situazione, mancavano all'appello e, l'unico lato positivo che scorgevo in tutto questo era la momentanea assenza di James Potter.
"ragazzi, questa è Melanie Starlight" mi presentò Dominique mentre mi intimava di sedermi tra lei e Roxanne ed io mi trovavo ad ubbidire di buon grado.
"sicura che sia lei?" si intromise un ragazzino dai capelli rossi che doveva essere di un paio d'anni più piccolo di me "da come ne hai parlato credevo che questa Starlight fosse una sottospecie di Benshee lei invece sembra piuttosto normale" concluse indicandomi
"ti sbagli!" intervenne un ragazzo che, a giudicare dalla carnagione ambrata e dai capelli scuri, doveva essere Fred Weasley "anche Dominique sembra piuttosto normale ed è anche molto carina ma quando la fai arrabbiare diviene piuttosto pericolosa..."
"per non parlare dello strano modo in cui dilata le narici e arriccia le labbra" rincarò la dose un ragazzo che fino ad ora sembrava essere stato intento a leggere il proprio libro di Erbologia e che ora si univa, seppur distrattamente, alla conversazione
"taci, Louis" protestò Dominique
"nulla è bello tranne il vero: il vero soltanto è amabile" replicò il ragazzo in una citazione di Nicolas Boileau prima di richiudere il libro e togliersi gli occhiali che evidentemente utilizzava solo per la lettura.
"e poi" si intromise nuovamente il ragazzo dai capelli rossi "non capisco come possa aver placcato James, insomma è così magra!"
Bene, se prima tutti gli occhi erano puntati su di me ora stavano parlando di me come se io non ci fossi e questo iniziava ad essere piuttosto irritante...
"piantetela!" sbottai infatti adirata "in primo luogo è maleducazione indicare una persona e in secondo luogo è altrettanto maleducato ignorare gli altri e parlare di loro come se non fossero presenti! Per lo meno dovreste presentarvi dato che non so neanche chi voi siate!"  conclusi rendendomi conto solo in seguito di essermi alzata in piedi e di aver sbattuto le mani sul tavolo
"ora capisco!" esclamò per tutta risposta il rosso che indubbiamente non ne capiva nulla in fatto di donne...
"ignora quell'idiota di mio fratello" intervenne una ragazza dai capelli ricci e rossi "io sono Rose Weasley"
"piacere, Rose" risposi io decisa a comportarmi come una persona civile
"io sono Lily Potter" si presentò una ragazzina dai capelli rossi e l'aria piuttosto distratta
A quanto pareva le donne della famiglia sapevano comportasi, gli uomini... Be' quelli erano un problema...
"io sono Lysander e lui è Lorcan: lieti di conoscerti. Ora che abbiamo finito con i convenevoli passiamo a cose serie: da che altezza sei caduta quando hai atterrato James?" si intromise uno dei due gemelli biondi mentre, assieme al fratello, tirava fuori inchiostro e piuma ed iniziava a fare strani calcoli su di un tovagliolo.
Questo era il motivo per cui non riuscivo a comprendere i Corvonero.
Va bene, la conoscenza è una gran bella cosa ma il sapere fino a se steso dal mio punto di vista era inutile pertanto non riuscivo a comprendere che importanza avesse fare strani calcoli per comprendere con quanta forza dovessi aver colpito James Potter quando ormai quella questione era risolta.
Noi Serpeverde eravamo molto più pratici!
"ricordatevi di tenere conto della forza di gravità e dell'attrito dell'aria!" si intromise Rose, ovviamente anche lei era una Corvonero.
Ora anche Louis ed un'altra ragazza dai capelli castani e l'aria piuttosto saccente si erano uniti nel tentativo di risolvere quell'enigma Fisico e, con loro, ora tutti i membri del Clan Potter-Weasley-Lovegood-Paciock appartenenti alla casa di Corvonero stavano cercando di redimere quel dannato mistero.
"Piantatela!" si intromise Dominique "quello che importa è che ora Melanie ci potrà aiutare a far ragionare James"
"cos'è che dovrei fare?!" domandai io frastornata mentre sputacchiavo del succo di zucca
"sta diventando insopportabile" spiegò Lily
"a me non pare che la situazione sia poi così grave" disse invece Fred che fu subito brutalmente zittito dai presenti, persino da alcuni Corvonero che smisero di eseguire calcoli solo per intimargli di chiudere la bocca
"una volta sono entrata nel dormitorio maschile e l'ho trovato a guardarsi allo specchio facendosi degli apprezzamenti da solo" rincarò la dose Roxanne
"ha bisogno di farsi un bagno di umiltà" spiegò Dominique mentre gli altri annuivano, immaginai che anche le due ragazze, che andando per esclusione supposi essere Molly Weasley ed Alice Paciock, da brave Tassorosso quali erano non potessero sopportare l'atteggiamento superficiale di James Potter ma ad ogni modo non riuscivo a capire cosa questo centrasse con me...
"va bene, avete perfettamente ragione ma non capisco cosa tutto questo centri con me, francamente non ho alcuna intenzione di avere a che fare con James Potter" sentenziai io
"oh ma James ora è interessato a te e ti perseguiterà fino a quando non otterrà ciò che vuole, lui non accetta un no come risposta" spiegò Roxanne in tono per i miei gusti fin troppo allegro
"da quel che ho potuto intuire Potter trova sufficientemente gratificante avere a che fare con ragazze che cedono facilmente alle sue lusinghe" replicai io
"perché prima nessuno lo aveva respinto così apertamente e platealmente" disse Dominique
"James è il figlio del Salvatore del mondo magico, è bello ed è il Caposcuola di Grifondoro e questo a molte ragazze basta" soggiunse Rose, lei e gli altri Corvonero sembravano aver rinunciato al loro progetto di Fisica dopo che mi ero rifiutata di dire loro quanto pesassi
"e non dimenticare che è anche il capitano della squadra di Quidditch, James lo dice all'infinito. Fino alla nausea" mormorò quello che avevo compreso essere Frank Paciock, sembrava piuttosto traumatizzato ma io nella mia mente riuscivo a pensare solo ad una cosa: James Sirius Potter era un Caposcuola quindi se avesse scoperto che ero una Serpeverde dopo ciò che gli avevo detto come minimo avrebbe tolto cento punti alla mia casa!
"ti prego dimmi che mi aiuterai ad insegnare a mio fratello cos'è l'umiltà" mi supplicò Lily afferrandomi per le mani "se vuoi puoi anche uscire con lui ma ti prego: fallo penare almeno un po', Io e Albus con lui ci dobbiamo vivere!" concluse la più giovane di casa Potter che aveva abbandonato la sua aria sognante vinta dalla disperazione, disperazione che al momento mi sentivo di condividere con lei...
"dimmi: tuo fratello è davvero un caposcuola?" domandai stringendo a mia volta le mani di Lily
"em... Si" rispose Lily confusa
Fu a quel punto che io esclamai un ben poco purosangue "merda" mentre in tutta fretta mi affrettavo a levarmi la cravatta coi colori di Serpeverde dal collo: se James non avesse compreso a che casa appartenevo non mi avrebbe potuto togliere punti...
"Melanie cosa stai facendo?" domandò confusa Rose
"Potter è un Caposcuola e mi può togliere punti, non voglio che capisca a che casa appartengo" sbottai mentre appallottolavo la cravatta e la infilavo nella mia borsa, sapevo che i presenti a quel punto si dovevano star domandando se non fossi pazza ma non aveva alcuna importanza.
Poi arrivò lui, l'aria sembrava essere divenuta più gelida come in seguito all'apparizione di un dissennatore
"James!" aveva esclamato Dominique a mo' di saluto
"oh, Angela, ci sei anche tu! Ero certo saresti finita a Grifondoro" esclamò James mentre, per i miei gusti, si chinava fin troppo su di me
"il mio nome è Melanie non Angela" esordii infastidita
"sei bella come un Angelo e sei caduta dal cielo come un Angelo quindi suppongo che Angela ti si addica come nome"
"chiamami ancora Angela e ti schianto e cerca di non invadere il mio spazio vitale, io non ti conosco quindi vedi bene di mantenere le distanze!" aggiunsi infastidita mentre lo allontanavo con una leggera spinta "e, per la cronaca" aggiunsi mentre, stando attenta a nascondere lo stemma di Serpeverde, mi alzavo e raccoglievo la mia borsa "non sono una Grifondoro"
Avevo già quasi raggiunto l'uscita della Sala Grande quando le parole di James mi spinsero a voltarmi
"io non ti piaccio"
"mi domando come tu abbia fatto a capirlo!" esclamai divertita
"be' Angela, sappi che ti farò cambiare idea"
"se fossi in te investirei il mio tempo in modo migliore" dissi prima cercando di guadagnare la porta per la seconda volta
"ci vediamo più tardi a Pozioni, Grifondoro e Serpeverde seguono quella lezione assieme" disse James spingendomi a voltarmi nuovamente, per un attimo mi domandai come avesse fatto Potter ad indovinare a che casa appartenessi poi James, intuendo la mia momentanea confusione, indicò le mie scarpe. Fu a quel punto che ricordai: quel giorno avevo indossato delle belle decoltè verde scuro...
"vuoi farmi cambiare idea, Potter?" domandai decisa a non lasciare a James l'ultima parola
"certamente, Angela"
"e allora inizia smettendola di guardarmi le tette, se non l'avessi notato ho anche degli occhi e si, prima che tu lo dica sono anche bellissimi, sono azzurri come il cielo o qualcosa del genere quindi ora che abbiamo appurato che i miei occhi sono belli risparmiami i tuoi banali complimenti" sentenziai mentre raggiungevo la porta poi, esattamente prima di aprirla, mi voltai verso James e dissi "non guardarmi neanche il sedere"
Richiusi la porta alle mia spalle soddisfatta:
Starlight  1 Potter 0
 
 
*****
 
 

Era tutta colpa di James Potter, ancora non riuscivo a comprendere di preciso come la colpa potesse esattamente ricadere su James Potter ma di una cosa ero certa: era colpa sua.
Quella giornata di lezioni era iniziata così bene, sembrava tutto così promettente e poi ero andata a lezione di Pozioni.
Fino a quella lezione mi ero illusa che tutto potesse andare bene: avevo avuto due ore di Erbologia con i Tassorosso ed una di Incantesimi con i Corvonero, avevo quindi assistito alle lezioni in compagnia di Molly Weasley e assieme ai gemelli Lovegood.
Dovevo ammettere di sentirmi ancora un po' a disagio ad avere a che fare con quelle persone così espansive ma Molly si era rivelata molto gentile e paziente anche con me che, pur non essendo di certo una palla al piede, avevo avuto bisogno di rilegger la spiegazione un paio di volte prima di capire come gestire la Tentacula Velenosa. I gemelli Lovegood dal canto loro erano totalmente pazzi ma geniali.
La mattina era quindi trascorsa serenamente ed io mi ero resa conto di riuscire, dopo un primo momento di incertezza, ad eseguire anche gli incantesimi più complessi come se una parte del mio cervello inconsciamente li conoscesse già.
Certo, ancora non riuscivo a fidarmi pienamente dei Potter-Weasley-Lovegood-Paciock, questi infatti con me erano gentili ma non riuscivo a fare a meno di domandarmi se si comportassero con me in quella maniera solo perché, seppure in modo strano e contorto, ero loro utile o se davvero stessi loro simpatica ma, quella mattina, avevo deciso che per il momento trovare la risposta a questo quesito non era importante, avevo pranzato con mio cugino e tutto stava andando stupendamente.
Poi mi ero recata nei sotterranei per la lezione di Pozioni...
 
Quando avevo raggiunto l'aula dove si sarebbe svolta la lezione la maggior parte degli studenti era già arrivata. Quel giorno infatti, decisa a seminare Potter, avevo rifiutato l'aiuto offertomi da Dominique e Roxanne per trovare l'aula e me l'ero data a gambe. Avrei potuto chiedere a Scorpius di indicarmi l'aula di Pozioni ma non mi andava di fargli perdere tempo e poi credevo di riuscire ad arrangiarmi.
Invece mi sbagliavo.
Fortunatamente quando ero arrivata avevo scorto un posto libero accanto a Cordelia e, stavo giusto per sedermi, quando Amelia mi precedette.
"mi dispiace ma è occupato" disse sorridendo
Fu a quel punto che giunsi alla conclusione che Amelia Zabini era entrata a far parte della mia lista nera.
"Angela, se vuoi questo posto è libero" richiamò la mia attenzione Potter ed io stavo giusto per dirgli che piuttosto mi sarei seduta in cortile quando, per mia sfortuna, entrò il professor Lumacorno che, a quanto pareva, non aveva alcuna intenzione di andare in pensione o forse quella di far lavorare gli insegnanti fino al giorno della loro morte era la nuova politica di Hogwarts...
"mi sembra un ottima idea, signorina Starlight" disse l'insegnante mentre mi indicava il posto accanto James "anzi, credo che quella del signor Potter sia un ottima idea!" continuò il professore "è giunto il momento di cambiare un po' le cose: ogni Grifondoro si sieda accanto ad un Serpeverde" concluse mentre un moto di protesta si innalzava tra gli studenti.
Io, dal canto mio, ero giunta alla conclusione che dalla lezione successiva mi sarei seduta accanto a Roxanne o Dominique quando Lumacorno disse le parole fatidiche:
"dovrete mantenere questi posti fino alla fine dell'anno"
Era ufficiale: anche Lumacorno era entrato a far parte della mia lista nera.
Piuttosto irritata mi preparai a seguire la lezione...
 
"esci con me" disse Potter
Era da almeno quaranta minuti che avevamo iniziato a preparare le nostre pozioni ed era da almeno quaranta minuti che Potter mi assillava, era talmente persistente che faticavo a sentire persino i miei stessi pensieri, non avevo neppure capito di preciso che pozione stessi eseguendo! Sapevo solo che stavo eseguendo meccanicamente una serie di procedure sperando che lo strano istinto che finora mi aveva guidata continuasse ad assistermi.
"come credo di aver già detto una ventina di volte no Potter, non intendo uscire con te" dissi piuttosto annoiata
"che ne diresti di chiamarmi James?"
"il cognome aiuta a prendere le distanze" spiegai mentre mescolavo la mia pozione: due giri in senso orario e tre in senso antiorario
"io non ti piaccio" constatò per l'ennesima volta Potter
"esatto, Potter"
"per quale ragione non ti piaccio?"
"semplicemente perché siamo incompatibili, non amo i perfettini arroganti e pieni di sé"
"quindi credi che io sia perfetto?"
"di certo tu pensi di esserlo ma, se fossi in te, cercherei di ultimare la mia pozione al posto di perdere tempo"
"so quello che faccio, piuttosto quella ad essere indietro con la preparazione sei tu"
"se la smettessi di distrarmi io sarei più veloce"
"se tu mi dessi una possibilità io la smetterei di distrarti"
"non accetto questi ricatti"
"non credi di essere piuttosto superba? Non mi conosci eppure pretendi di giudicarmi"
"oh ti sbagli di grosso Potter, io ho semplicemente deciso di non voler avere nulla a che fare con te, sei tu a tenere alla mia opinione e, se proprio devo essere sincera la mia opinione si fonda su dati oggettivi"
"illustrami allora questi dati oggettivi"
"appena mi hai vista hai pensato bene di provarci con me senza neppure conoscermi, hai l'abitudine di guardare il sedere alle ragazze quando passano e di vantarti sfruttando il nome dei tuoi genitori per rimorchiare le ragazze il che ti rende frivolo e superficiale, inoltre io e te, a prescinde da questi tuoi fin troppo lampanti difetti, siamo completamente diversi. Tu sei Grifondoro ed io sono Serpeverde, tu sei il figlio del Salvatore del mondo magico ed io, qualora ancora non lo sapessi, sono la nipote di Draco Malfoy... Insomma siamo come l'acqua e il Whisky Incendiario"
"anche mio fratello è un Serpeverde e Scorpius è il suo migliore amico" replicò James alle mie obiezioni
"e, dal modo in cui ti rivolgi a tuo fratello, direi che la cosa non ti va a genio, o forse sbaglio?" intervenni io
"sono due cose diverse..." disse James improvvisamente sulla difensiva
"oh si, è molto diverso: io sono bionda e ho le tette" dissi sprezzante mentre mi preparavo ad ultimare la mia pozione
"io non lo farei se fossi in te" disse James mentre mi afferrava la mano impedendomi di aggiungere l'ultimo ingrediente alla pozione
"mollami subito, Potter"
"non farlo" ripeté il ragazzo
"oh certo: se il grande James Potter comanda gli altri ubbidiscono!" dissi sprezzante mentre con uno strattone mi liberavo dalla sua stretta
"lo dico solo per il tuo bene" disse lui paziente
"so quello che faccio" sentenziai fredda mentre mi preparavo ad aggiungere gli aculei di porcospino alla pozione
 
Immediatamente il mio calderone iniziò a produrre un denso fumo verde, poi emise un profondo sibilo ed io per un attimo rimasi immobile, spiazzata da ciò che stava accadendo
"te lo avevo detto" esclamò James prima di prendermi in braccio e salire sopra alla propria sedia con una tale disinvoltura da sorprendermi.
Potter era appena riuscito a compiere questa manovra quando il mio calderone, dopo essersi fuso, iniziò a disperdere il pericoloso liquido per l'aula
"ho dimenticato di togliere il calderone dal fuoco prima di aggiungere gli aculei" fu l'unica cosa che riuscii a mormorare.
 
Inutile dire che la lezione era finita in anticipo a causa del mio piccolo incidente, avevo preso una T in Pozioni e mi ero giocata la possibilità di entrare a far parte del Lumaclub e, cosa ancora peggiore, avevo dovuto ringraziare James Sirius Potter. L'unica cosa positiva era che per lo meno, essendo quello il mio primo giorno, Lumacorno aveva deciso di essere generoso e di non togliere punti a Serpeverde.
Ad ogni modo mentre entravo in sala comune ero piuttosto amareggiata:
Il mio primo giorno ad Hogwarts si era rivelato terribile e la colpa era tutta di Potter o forse il problema era legato al fatto che io non fossi davvero Melanie Artemis Starlight, se fossi stata lei non avrei mai fatto un errore così stupido.
Stavo giusto per dirigermi verso le scale che mi avrebbero condotta al mio dormitorio quando posai gli occhi sul ritratto del professor Piton, seppur un po' titubante mi avvicinai al quadro.
"professore, come mai è stato posto qui un suo ritratto?" domandai interessata, avevo bisogno di parlare con qualcuno che sapesse chi davvero fossi e, in quella scuola, gli unici a conoscere le mie origini sembravano essere quel dannato cappello e il professor Piton o, per meglio dire, il ritratto del professor Piton.
"credevo che le idee più balorde fossero quelle di Silente" esordì l'ex preside "poi la McGranitt è diventata preside e ho compreso di essermi sbagliato. Credevo avessimo toccato il fondo quando la Professoressa ha permesso agli studenti di personalizzare un po' le divise scegliendo liberamente che scarpe indossare poi, ha avuto questa brillante idea: appendere i nostri ritratti nelle diverse sale comuni affinché potessimo guidare le nuove generazioni o qualcosa del genere" concluse Piton visibilmente infastidito
"quindi lei è qui per parlare con gli studenti?" domandai io
"esatto ma, per fortuna, gli studenti di Serpeverde sono piuttosto riservati"
"quindi lei non ha niente da fare?"
"e sono felice di non avere niente da fare" specificò il professore affrettandosi a rifilarmi un' occhiataccia preventiva io, per tutta risposta, con un colpo di bacchetta feci levitare una poltrona fino a collocarla più vicina al ritratto e, solo dopo essermi accomodata su di essa ripresi a parlare.
"ho combinato un disastro!" piagnucolai
"morire per poi essere costretti ad ascoltare le lamentele di una ragazzina..."
"è il suo lavoro ascoltarmi!"
"o no, ti sbagli di grosso Melania, tu non dovresti proprio essere qui"
"ancora con questa stupida storia!" mi lamentai prima di continuare con il mio sfogo
"ho fuso un calderone si rende conto?! Sono più incapace di Paciock! Lui per lo meno quando lo ha fatto aveva solo undici anni mentre io ne ho diciassette! E tutto per colpa di Potter, se lui non mi avesse distratta mi sarei ricordata di aggiungere gli aculei di porcospino solo dopo aver tolto il calderone dal fuoco!"
"come dissi anche a Paciock all'epoca: sei proprio un idiota"
"questo non è per niente rincuorante"
"ho detto che sono qui per guidare le nuove generazioni, non ho mai parlato di consolare qualcuno. Ad ogni modo la tua idiozia esattamente quanti punti ha fatto perdere a Serpeverde?"
"per fortuna nessuno, Lumacorno ha tenuto conto del fatto che fosse il mio primo giorno"
"quell'uomo ha il cuore tenero"
"senti da che pulpito viene la predica: dubito che lei avrebbe tolto davvero dei punti a Serpeverde, probabilmente avrebbe accusato Potter di avermi distratta e avrebbe tolto dei punti a Grifondoro! E James Potter se lo sarebbe meritato! È così arrogante! E la cosa più irritante è che quel dannato pallone gonfiato mi ha anche aiutata!"
"oh si, Albus Severus Potter si lamenta spesso dell'arroganza del fratello" commentò il professor Piton piuttosto annoiato
"e non faccia il disinteressato!" protestai io "lei ha passato anni a tormentare Harry Potter quando non aveva una briciola dell'arroganza del padre e poi è morto lasciandomi da sola a litigare con quell'arrogante di James Sirius Potter!"
"sei tu che hai deciso di venire qui quindi, dato che questa è stata una tua decisione, arrangiati con Potter"
"io non ho deciso proprio niente!"
"e poi" continuò Piton ignorando le mie parole "l'ultima ragazza che si è accanita contro un Potter con tale foga ha finito per sposarlo" concluse l'ex preside e non potei fare a meno di scorgere nei suoi occhi una vena di rimpianto
"non sono Lily Evans" risposi io "lei era senza alcun dubbio una donna in gamba ma era una Grifondoro mentre io sono una Serpeverde" conclusi omettendo il fatto che il Cappello Parlante avesse preso seriamente in considerazione l'ipotesi di mandarmi a Grifondoro...
Decisi che quello era un dettaglio insignificante: io ero una Serpeverde, non una Grifondoro, e soprattutto non ero minimamente attratta da James Sirius Potter!
"grazie per avermi ascoltata" dissi mentre mi dirigevo verso il mio dormitorio e, in cuor mio, mi auguravo che i giorni a venire non fossero tutti così impegnativi...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 









Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Per prima cosa ci tenevo a ringraziare:
  • GinnyW, Keira Lestrange, Luna_Lovegood26, Sabaku No Konan Inuzuka, Selene Potter93, Uthisha  e _Heautontimorumenos che hanno aggiunto questa storia alle seguite
  • aleboh che l'ha aggiunta alle preferite
  • Keira Lestrange, Sabaku No Konan Inuzuka e Uthisha che hanno recensito lo scorso capitolo
 
Tornando al nuovo capitolo ci tenevo unicamente a precisare che, come forse alcuni di voi avranno notato, il secondo capitolo è molto più lungo del primo (è più del doppio del primo) ma ci tenevo ad inserire tutti questi avvenimenti in un unico capitolo.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3  In cui Mel si trova a ringraziare quei Babbani dei suoi genitori per le loro idee malsane che, a quanto pare, non sono poi così malsane ***


Capitolo 3
 
In cui Mel si trova a ringraziare quei Babbani dei suoi genitori per le loro idee malsane che, a quanto pare, non sono poi così malsane
 


Due sfere di luce così intense da abbagliarmi si dirigevano verso di me, poi un rumore assordante, un botto ed uno stridio e infine un dolore, un dolore così intenso da farmi desiderare la morte e solo un'ultima sfera di luce ad apparirmi quasi come una muta consolazione prima che mi svegliassi di colpo respirando affannosamente.
 
Era ormai fine Settembre ed era da settimane che quest'incubo mi perseguitava.
Ancora vagamente assonnata mi accomodai al tavolo di Corvonero sedendomi tra Albus e Scorpius. Era una Sabato mattina e quel giorno in base all'ordine di rotazioni dei tavoli che Dominique ci aveva imposto avremmo mangiato li.
"tutto bene, Mel? Mi sembri piuttosto stanca" domandò Rose che era seduta accanto ad Albus, era ormai da settimane che mi trovavo ad avere a che fare con i Weasley-Potter-Lovegood-Paciock e, senza alcun dubbio, coloro con cui andavo più d'accordo, al momento, erano Rose ed Albus, loro infatti pur essendo tendenzialmente espansivi come gli altri membri della famiglia risultavano più calmi e riflessivi inoltre erano di gran lunga molto meno invadenti il che rendeva per me molto più semplice rapportarmi a loro e, a giudicare dal suo contegno, supponevo che anche Scorpius la pensasse come me, ovviamente nessuno dei due aveva qualcosa contro gli altri Weasley o Potter (escluso James si intende, lui non mi piaceva e basta) ma per noi che eravamo figli unici era difficile concepire una famiglia così unita e, molto spesso, quando i Potter-Weasley-Lovegood-Paciock erano tutti assieme non sapevamo bene come comportarci, era come se fossimo spettatori di una commedia che si svolgeva accanto a noi ma non riuscissimo a prendervi davvero parte. Non sapevo ciò che provasse mio cugino ma io non riuscivo a sentirmi davvero parte di quel gruppo.
Certo, nelle ultime settimane avevo imparato a conoscere meglio Dominique, Roxanne, Lorcan, Lysander e Molly che, come me, erano studenti dell'ultimo anno e con cui mi trovavo quindi a frequentare delle lezioni.
Roxanne Weasley, come avevo ben presto appreso, aveva ereditato la propensione agli affari dal padre ma, al contrario di questi e del fratello, la bella mora non amava particolarmente correre rischi inutili la ragazza infatti era giunta alla conclusione che vendere all'interno delle mura di Hogwarts i prodotti del padre e incrementare i guadagni importando prodotti tipicamente Babbani era più che redditizio. Avevo ben presto appreso che, se ne avevi bisogno, Roxanne Weasley era in grado di procurarti qualsiasi cosa, a patto che tu fossi disposto a pagare, ovviamente.
"quelli che mi permettono di guadagnare molti galeoni sono i purosangue" mi aveva confidato una volta Roxanne "certo, anche i nati Babbani spesso sentono nostalgia di casa e mi chiedono di procurare loro qualche prodotto tipicamente Babbano ma questi sanno qual'è il prezzo di mercato della merce che mi hanno commissionato mentre coi purosangue posso alzare il prezzo senza troppi problemi, inoltre posso chiedere loro un sovrapprezzo per la segretezza. Sembrerà strano ma ci sono ancora dei purosangue che non vogliono che i loro amici vengano a conoscenza del loro interesse per il mondo Babbano ma la parte divertente è il fatto che spesso queste persone sono disposte a pagarmi per mantenere il loro segreto quando anche i loro amici, ovviamente in segreto, sono miei clienti"
Non avevo potuto fare a meno di giungere alla conclusione che quegli idioti meritassero di essere spennati ma allo stesso tempo mi ero domandata come mai Roxanne Weasley non fosse finita a Serpeverde.
Anche Fred Weasley aveva preso molto dal padre e se Roxy preferiva darsi agli affari Fred preferiva darsi al crimine o, per lo meno, preferiva passare il suo tempo libero a cercare sempre nuovi modi per cacciarsi nei guai.
Lorcan e Lysamder Scamandro erano di certo intelligenti e brillanti quanto la madre, avevano una mente creativa e aperta che non conosceva alcuna restrizione ma, allo stesso tempo, apparivano molto più pratici e concreti di Luna Lovegood.
La vena eccentrica dei Lovegood, infatti, nei due gemelli aveva preso la forma di una smodata passione per la fisica e la chimica Babbana che li portava a passare le loro giornate a cercare di abbinare strane formule fisiche al Quidditch e ad aver tramutato il loro dormitorio in un laboratorio chimico che rischiava di esplodere un giorno si e un giorno no (per non parlare delle esalazioni tossiche).
Inutile dire che Roxanne aveva l'incarico di procurare strane sostanze chimiche per i loro esperimenti, ovviamente dietro un lauto compenso, anche se i gemelli potevano avvalersi dello sconto parenti e amici.
Molly Weasley era a mio avviso l'angelo di quella strana combriccola: dolce, amorevole, materna e paziente. Era lei che aveva il compito di mettere in riga i più scavezzacollo, certo anche Rose era molto responsabile ma non era altrettanto paziente anzi, ad essere precisi, io non avevo ancora avuto il piacere di vedere Rose Weasley arrabbiata ma, da quello che si diceva una Rose arrabbiata non era una gran bello spettacolo...
Infine c'era Dominique. Non c'era bisogno di utilizzare molte parole per descrive quella ragazza, lei era semplicemente pazza e testarda ma la follia di Dominique era una follia sottile e particolare che la portava ad impuntarsi su questioni che sarebbero parse stupide a tutto il resto del mondo (magico e non) e che, nonostante tutto, a lei apparivano fondamentali.
 
Distrattamente mi versai un altro po' di caffè latte, avevo come la sensazione che una grande sventura incombesse su di me ma non riuscivo a capire di che cosa si trattasse...
 
"Mel, ho sentito che oggi parteciperai anche tu ai provini per entrare a far parte della squadra di Quidditch di Serpeverde, forse Scorpius non te l'ha detto ma io gioco come cacciatrice" era stata Cordelia a parlare, la ragazza si era appena seduta accanto a me, i capelli rosa raccolti in una treccia all'Americana e un'espressione piuttosto incuriosita.
Era la prima volta che la mia compagna di stanza mi rivolgeva così tante attenzioni, Cordelia, infatti, non mi era di certo ostile come Amelia ma non era neppure incoraggiante eppure, ora che la ragazza era venuta a sapere delle mie presunte abilità nel Quidditch, sembrava decisa a rivalutarmi, c'era solo un piccolissimo problema: io non sapevo giocare a Quidditch...
"bella, intelligente e sa anche giocare a Quidditch..." esordì James mentre si sedeva dinanzi a me "dove sei stata per tutto questo tempo?!"
decisa ad ignorarlo affogai i dispiaceri nel caffè, in fin dei conti avevo di meglio da fare come ad esempio trovare un modo per non morire sfracellandomi al suolo.
"ad ogni modo dubito che Serpeverde abbia qualche possibilità di vincere, non ce la fareste neppure se Krum in persona giocasse con voi"
"Potter, che ne diresti di strozzarti?!" sbottai infastidita
Non sopportavo che quell'idiota di Potter sottovalutasse Serpeverde in questa maniera come non sopportavo che si prendesse gioco degli sforzi di Scorpius ed Albus.
L'anno prima infatti Serpeverde era arrivata seconda battuta da Grifondoro e, quest'anno, Scurpius, che era il capitano della squadra di Quidditch, aveva deciso di approfittare del fatto che la squadra fosse a corto di membri per costruire una squadra ancora più forte ed in grado di mettere in seria difficoltà Grifondoro.
Sia per Scorpius che per Albus vincere era molto importante, entrambi provavano un forte desiderio di rivalsa e se il primo desiderava portare in trionfo la propria squadra dimostrando finalmente a coloro che ancora lo consideravano il figlio di un Mangiamorte il proprio valore il secondo voleva per una volta riuscire a battere James che sembrava non perdere mai un occasione per denigrarlo. Albus era il primo e l'unico Serpeverde della famiglia ed era fiero della propria casa, lui aveva, a mio avviso, tutte le migliori qualità di un Serpeverde: era intelligente e furbo, ambizioso e molto legato alla propria famiglia ed alla tradizione ma il suo amore per la tradizione non era un amore che portava alla staticità, era un amore che permetteva di comprendere, conservare e dare valore a ciò che di più bello c'era nel nostro passato.
Eppure se la maggior parte della famiglia aveva accettato che lui fosse un Serpeverde James sembrava ancora non voler accettare la cosa.
Albus all'apparenza sembrava ignorare le frecciatine di suo fratello ma io sapevo che in verità il rifiuto di James lo faceva soffrire e che ormai Albus credeva che batterlo fosse l'unico modo per ottenere il rispetto di James.
Albus e Scorpus erano ammirati e nel contempo condannati da un nome e da un passato che risultavano per loro troppo grandi ed importanti e forse,in un certo senso, era su questo che si fondava il loro sodalizio, sul desiderio di sfuggire al proprio nome ed essere se stessi.
Era forse per tutte queste ragioni che quando Scorpius mi aveva chiesto di fare il provino per entrare a far parte della squadra di Quidditch di Serpeverde non me l'ero sentita di rifiutare. Per loro era importante vincere e loro riponevano la loro fiducia in me o, per essere più precisi, riponevano la loro fiducia in Melanie Artemis Starlight abile cacciatrice e membro della squadra di Quidditch della sua scuola negli Stati Uniti.
C'era solo un piccolissimo problema, io non sapevo come cavolo si facesse a volare su di un manico di scopa ma, per quanto la possibilità di morire in modo estremamente disonorevole ed imbarazzante non fosse allettante, non ero riuscita a trovare una scusa plausibile per rifiutare di sostenere quel provino.
Perché diavolo avevo dovuto creare un eroina bellissima con delle abilità magiche eccezionali ed amante del Quidditch?! Perché avevo dovuto creare una ragazza perfetta?! Non avrei potuto scegliere come protagonista una ragazza comune, imbranata e che per giunta odiava volare?!
"non sapevo giocassi a Quidditch" intervenne Dominique piuttosto interessata, anche lei giocava a Quidditch ed era una delle cacciatrici di Grifondoro
"in un altra vita ero una cacciatrice" risposi io piuttosto evasivamente
"non sapevo fossi così modesta" mi canzonò Scorpius
"d'accordo: in un altra vita ero una cacciatrice ed ero anche piuttosto brava" mi corressi
"quest'anno vinceremo noi, James" soggiunse Albus
"continuate pure ad ignorarci così, quando vi strapperemo la coppa di mano, sarà ancora più divertente" si intromise Rose, lei era la Cercatrice di Corvonero
"Rosie, col portiere che vi ritrovate siete fuori gioco in partenza" disse James
"Potter, sei davvero sicuro che la tua scopa riesca a reggere il peso di tutta questa arroganza?!" mi intromisi io
"ora stai anche dalla parte dei Corvonero?" domandò lui
"non sto dalla parte dei Corvonero, sto dalla parte di tua cugina, quindi trattieni il testosterone e ricordati che stai parlando con i tuoi familiari prima di aprire la bocca. Detto questo ci tengo a sottolineare che per quanto io desideri portare al trionfo Serpeverde preferisco veder vincere Corvonero o Tassorosso piuttosto che darti un altra ragione per montarti ulteriormente la testa"
"e allora, per quanto dubito fortemente che tu ne sia in grado, battimi, tu e la tua squadra di serie B potete provare a vincere"
"James! Stai esagerando!" tuonò Dominique
"lascialo pure parlare, ormai siamo tutti abituati alla sua arroganza" replicò Albus, il suo viso era ormai una maschera di freddezza mentre io... Be' ero tutt'altro che fredda, ero solo incavolata...
"è una promessa Potter, ti farò implorare pietà!" sentenziai mentre mi alzavo di scatto e mi apprestavo a lasciare la Sala Grande, lo stomaco mi si era chiuso.
 
 
 

******
 
 
 

Ti farò implorare pietà
 
Al momento era sembrata un'uscita di scena così brillante...
Ma ora c'era solo un piccolo ed insignificante problema: mi trovavo nel campo da Quidditch assieme ad un'altra ventina di aspiranti giocatori mentre, sulle tribune, Rose, Dominique, Lorcan, Lysander, Roxanne e quel decelebrato di Potter sembravano non vedere l'ora di assistere alla mia performance ed io sapevo solo una cosa: al momento quella che voleva implorare ero solo io.
"sbaglio o sei un po' pallida?" mi domandò Albus mentre mi passava accanto
"ti sbagli" sbraitai più infastidita di quanto volessi "questa è la mia carnagione naturale"
"va bene" rispose Albus piuttosto accondiscendentemente, crescere circondato da tutte quelle cugine doveva avergli insegnato che spesso era meglio assecondare le donne.
"Scorpius mi ha detto che non hai la tua scopa, puoi prendere in prestito la mia" aggiunse poi
"grazie" risposi sforzandomi di rivolgergli un sorriso.
Dovevo trovare una soluzione. Ignorando il fatto che non fossi mai salita su di una scopa in vita mia c'era un altro problema: non ero mai stata in grado di eseguire un lancio decente e tutti si aspettavano che io fossi una cacciatrice eccezionale.
Nella remota possibilità che anche in questa situazione l'istinto mi guidasse e, come  già mi aveva suggerito il giusto procedimento per eseguire gli incantesimi mi dicesse come cavalcare una scopa, non sarei mai riuscita a superare il provino come cacciatrice.
Poi l'illuminazione: alla squadra servivano anche dei nuovi battitori.
Ok, la mia idea all'apparenza poteva apparire piuttosto suicida ma la verità era che io non ero mai stata una grande sportiva, nonostante questo i miei genitori avevano sempre avuto l'idea malsana di cercare di farmi praticare dello sport, inutile dire che la loro idea si era rivelata piuttosto disastrosa: avevo fallito miseramente nella danza, nel basket e nella pallavolo, poi mia madre aveva deciso di provare a farmi giocare a baseball e con stupore avevo scoperto di essere una grande battitrice.
Ora di certo non mi aspettavo che battere una palla da baseball o un bolide fosse la stessa cosa ma se c'era una cosa che sapevo bene era che spesso la tecnica poteva compensare la minor forza fisica ed io sapevo di avere una tecnica ineccepibile.
Se avessi deciso di presentarmi come cacciatrice avrei avuto molte meno probabilità di essere presa ma avrei nel contempo ridotto le possibilità di farmi male, se mi fossi presentata come battitrice, con un po' di fortuna, avrei potuto farcela ma se avessi commesso un errore mi sarei fatta male. Molto male.
"salve a tutti" disse Scorpius dando inizio alle selezioni "come ben saprete la Squadra di Serpeverde cerca due nuovi battitori e due nuovi cacciatori. Facciano ora un passo avanti coloro che si presentano per il ruolo di Cacciatori"
Fu in quell'istante che presi la mia decisione e rimasi immobile.
"Starlight?" domandò confuso Scorpius
"non ho mai detto che mi sarei presentata per il ruolo di cacciatrice, Malfoy" risposi io cercando di apparire più calma di quanto in verità non fossi
"voi due" disse Scorpius piuttosto frettolosamente mentre indicava due aspiranti cacciatori senza fare davvero caso a chi questi fossero "voglio vedere come volate: fate cinque giri del campo assieme a Nott e fate dei passaggi. Ricordate che se sarete presi nella squadra dovrete collaborare con lei ed io tengo molto all'opinione di Cordelia"
"cosa diavolo ti passa per la testa" sbottò Scorpius mentre Cordelia si affrettava ad eseguire gli ordini
"voglio semplicemente vincere e credo di essere migliore come battitrice che come cacciatrice" spiegai io
"ti farai male"
"so badare a me stessa"
"lo credevo anche io ma ora inizio ad avere qualche dubbio..."
"Scorpius Hyperion Malfoy, vuoi vincere si o no?!" sbottai infastidita
"zia Daphne mi ucciderà" mormorò lui mentre si allontanava visibilmente combattuto
Ero riuscita ad ottenere ciò che volevo, ora non potevo fare a meno di sperare che funzionasse.
Attendendo che giungesse il momento della verità mi apprestai ad assistere alle performance degli aspiranti cacciatori.
 
 
Ero talmente persa dei miei pensieri da non essere neppure riuscita a comprendere quanto tempo fosse trascorso, ero talmente persa nei miei pensieri da non essere neppure riuscita a comprendere chi fossero i nuovi cacciatori, so solo che fu quando Scorpius disse agli aspiranti Battitori di prepararsi a fare cinque giri del campo per dimostrare la loro abilità nel volo che tornai in me.
Lentamente afferrai la mazza da battitore (che ognuno di noi avrebbe dovuto tenere tra le mani mentre volava) e mi avvicinai alla scopa di Albus che giaceva al suolo.
"su" ordinai alla scopa.
Non accadde nulla.
Per un momento mi sentii raggelare mentre gli altri aspiranti Battitori, che a giudicare dalle loro stazze sembravano essere imparentati con dei Troll di montagna, mi rivolgevano occhiate divertite.
Poi chiusi gli occhi e mi presi qualche secondo per riflettere, era tutto spiegato all'interno di Harry Potter e la pietra filosofale: se avevo paura la scopa non avrebbe risposto ai miei ordini.
"su" ordinai questa volta con decisione ed immediatamente la scopa finì tra le mie mani con una tale forza da farmi persino barcollare per un attimo.
"io sono la scopa. Io non ho paura" mormorai come un'idiota prima di spiccare un balzo e decollare.
Per un momento rimasi sospesa ad un paio di metri dal suolo come per valutare la situazione, poi sentii il fresco vento di fine settembre sul volto e mi resi conto di avere tutto sotto controllo e di sapere cosa fare: era l'istinto a dirmelo.
Mi piegai maggiormente sulla scopa per guadagnare velocità mentre mi lanciavo sempre più in alto per poi ridiscendere in picchiate ed arrestarmi a mezzo metro dal suolo. Iniziai a volare dimenticandomi delle selezioni e di ciò che mi accadeva attorno, iniziai a volare divertendomi a scoprire i miei stessi limiti e divertendomi ad eseguire evoluzioni che non avevo sognato di fare nemmeno nei miei sogni più arditi.
Fu con dispiacere che rimisi piede a terra quando mi resi conto che anche gli altri stavano atterrando. Non sapevo se avessi eseguito cinque giri di campo ma una cosa era certa: sapevo volare.
Dopo la prima prova quattro degli aspirati battitori erano stati scartati, a giudicare dalle loro stazze quei quattro dovevano avere una notevole forza ma, sulla scopa, avevano dato prova di scarso equilibrio. Il lato positivo era che ora eravamo rimasti soltanto in sei, ciò voleva dire che, dato che i posti in squadra erano due, mi erano rimaste solo quattro persone da battere.
"Ora verrete divisi in gruppi da due, verranno quindi formate tre coppie. Libereremo i bolidi e, a turno, i componenti di ogni gruppo si sfideranno tra loro" concluse Scorpius mentre si apprestava a formare le coppie, non prestai molta attenzione ai nomi degli altri candidati: erano tutti uomini ed erano tutti più grossi di me quindi conoscere i nomi dei miei avversari non avrebbe di certo reso più semplice il mio compito, era molto più importante cercare di concentrarmi.
"Starlight" mi richiamò Scorpius notando probabilmente la mia distrazione "questa volta cerca di rispettare la consegna" mi rimproverò mio cugino.
Sapevo che Scorpius mi riservava questa durezza solo per sottolineare che non avrei ottenuto alcun favoritismo: se volevo un posto nella squadra dovevo guadagnarmelo ed io me lo sarei presa, ad ogni modo la durezza di mio cugino era piuttosto fastidiosa.
Decisa a mantenere alta la concentrazione mi apprestai ad osservare le performance dei battitori che mi avrebbero preceduta.
Sarei stata l'ultima a sostenere la prova ma non mi ci volle molto per comprendere che quella che si sarebbe svolta tra le varie coppie sarebbe stata una vera e propria sfida uno contro uno, i battitori infatti tendevano ad indirizzare i bolidi l'uno contro l'altro sfidando l'avversario a respingere il potente colpo. Quella che si stava svolgendo finora era una sfida basata unicamente sulla forza fisica e sulla resistenza.
 
"Starlight" mi chiamò ad un tratto Scorpius.
Era già arrivato il mio turno.
 
Mi presi un minuto per osservare il mio avversario: era all'incirca tre volte più grosso di me.
Non potei fare a meno di maledire mentalmente Scorpius Hyperion Malfoy e la sua futura progenie: un conto era non rendermi le cose facile, un altro era tentare di uccidermi.
Con finta disinvoltura salii sulla scopa.
Io e lo sconosciuto energumeno ci fronteggiamo per un attimo al centro del campo, poi apparve il primo bolide.
Velocemente mi inserii nella traiettoria della palla.
Per prima cosa strinsi meglio le gambe attorno al manico di scopa, poi mi preparai all'impatto.
Il bolide volò dall'altro lato del campo ed io mi ritrovai a barcollare leggermente ma riuscii subito a recuperare l'equilibrio.
Come avevo immaginato per respingere un bolide non era necessaria una notevole forza fisica ma bastava colpire la palla nel punto giusto e mantenere una forte presa, i bolidi infatti giungevano con una tale forza da rendere perfettamente inutile imprimere ulteriore forza per scagliare la palla più lontano, se lo avessi fatto avrei solo sprecato forze inutilmente.
In quell'istante arrivò un nuovo bolide, questa volta scagliato dal mio avversario ma, anche questa volta, riuscii a respingere il colpo e questa volta ci riuscii persino con minore difficoltà.
Per un attimo mi fermai a studiare il mio avversario: di certo era fisicamente più forte di me ma, essendo molto più robusto e pesante non era di certo altrettanto veloce sulla scopa inoltre se io non potevo competere in quanto a forza di certo potevo farlo in quanto a mira e precisione dei lanci.
Se volevo vincere dovevo effettuare lanci veloci indirizzando i bolidi in aree che lui non avrebbe potuto raggiungere senza doversi necessariamente spostare.
Dovevo riuscire ad eseguire lanci più precisi. Con questo intento mi preparai a respingere il bolide che si stava dirigendo verso di me.
Fu un impresa un po' più difficile di quanto pensassi ma riuscii ad indirizzare il bolide a diversi metri di distanza dal mio avversario costringendolo ad una brusca virata. I miei lanci erano calibrati in modo tale da costringere quell'energumeno a spostarsi per recuperare la palla. ovviamente ora che era costretto a quegli spostamenti i lanci del mio avversario erano meno precisi ed anche io ero costretta a muovermi di più ma per me spostarmi era molto più semplice: ero più leggera e veloce e riuscendo ad arrivare prima sui bolidi, al contrario del mio avversario, avevo il tempo necessario per prendere la mira e indirizzare i lanci a mio piacimento.
L'energumeno ormai era costretto a seguire il mio ritmo troppo stanco per cercare di prendere in mano il gioco.
Era solo questione di tempo ma pian piano il mio avversario iniziò a perdere colpi, a rallentare, a commettere errori.
"Starlight, Pucey, a terra" ci richiamò Scorpius ed io mi affrettai ad atterrare rendendomi conto solo allora di quanto in verità fossi stanca.
"ringrazio tutti coloro che si sono presentati per i provini ma, come credo sia evidente, Nott, Starlight e Belby si sono dimostrati superiori agli altri candidati. Ovviamente però in squadra c'è posto solo per due giocatori, non è stata una scelta semplice ma i nuovi membri della squadre di Serpeverde sono Nott e Starlight, suppongo che il loro stile di gioco si possa integrare meglio con quello del resto della squadra. Grazie a tutti" concluse mio cugino.
"ben venuta in squadra" si complimentò Albus "non ero certo che ce l'avresti fatta ma sono lieto di essermi sbagliato"
"a dire il vero neanche io ero certa di  sopravvivere" ammisi mentre restituivo ad Albus la sua scopa
"Edward Nott" si presentò il nuovo battitore "spero che riusciremo a lavorare bene assieme"
"lo spero anche io" risposi mentre studiavo il ragazzo, a giudicare dal nome supponevo fosse il fratello di Cordelia o qualcosa del genere ma la mia compagna di stanza non sembrava molto felice della presenza del ragazzo nella squadra, anzi sembrava piuttosto contrariata
"sono il gemello di Cordelia anche se effettivamente non ci assomigliamo molto" spiegò il ragazzo notando la mia confusione.
Probabilmente mi sarei intrattenuta ancora a parlare con i miei nuovi compagni di squadra ma in quell'istante fui raggiunta da Dominique, Roxanne, Rose, Lorcan, Lysander e persino da quel decelebrato di Potter.
"ce l'hai fatta!" esclamò Dominique gettandomi le braccia al collo "credo che tu sia la prima battitrice donna che vi sia mai stata ad Hogwarts!" la bionda Grifondoro sembrava quasi essere più emozionata di me
"potevi dirlo subito che intendevi presentarti come battitrice! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare!" intervenne Rose
"credimi, io ero molto più preoccupata di te e poi io non ho mai detto che mi sarei presentata come cacciatrice"
"complimenti, Angela" intervenne James "dovevo immaginarlo che un angelo caduto dal cielo fosse abile a cavallo di una scopa ma una donna come battitrice non potrà mai tenere testa ad un uomo"
"oh giusto! Mi mancava ancora un discorso sessista da parte tua"
"andiamo dolcezza, tra la mazza da battitrice, la tua passione per i tacchi e l'odio che dimostri nei miei confronti inizio a credere che tu abbia un serio problema di invidia del pene" continuò Potter
"sei davvero un deficiente" sentenziai mentre mi allontanavo da James per evitare di colpirlo con la mazza da battitrice che ancora tenevo tra le mani
"andiamo! Dovresti apprezzare la mia cultura"
Infastidita non potei fare a meno di tornare sui miei passi, raggiungere Potter e puntargli un dito al petto piuttosto infastidita
"io sono brava quanto un uomo, anzi, posso essere più brava di un uomo! E ti prometto una cosa Potter, non solo Serpeverde batterà Grifondoro ma prometto anche di abbatterti con un bolide!" sentenziai adirata
"non ci riuscirai mai, dolcezza!"
"secondo me invece ci riuscirà" intervenne uno dei due gemelli Scamandro
"è vero che la forza fisica di un uomo è superiore a quella di una donna ma con la giusta tecnica si può compensare e la tecnica di Mel è molto buona" aggiunse l'altro gemello
"sento odore di scommesse" cinguettò Roxanne che amava molto il Quidditch o, più precisamente, le scommesse sul Quidditch...
"noi scommettiamo 20 galeoni che Mel riuscirà a colpire James con un bolide" intervenne uno dei due gemelli
"se ci riuscirà girerò vestito di verde e argento per due mesi" disse James sprezzante
"prendi nota Roxanne" continuò poi James "scommetto 20 galeoni che Grifondoro batterà Serpeverde" disse sfidandomi apertamente ad accettare la sua sfida
"ci sto Potter, ma mi sembra troppo semplice giocarci del denaro, che ne dici di rendere le cose più interessanti?"
"questa ragazza mi piace!" esclamò Roxanne
"ci sto Starlight, che proponi?" convenne James
"se Serpeverde vincerà dovrai presentarti nei sotterranei alla festa per la vittoria, inginocchiarti e chiedere perdono ammettendo di essere solo un pallone gonfiato viziato e arrogante"
"affare fatto ma dato che di sicuro vincerà Grifondoro quando questo accadrà tu dovrai uscire con me" replicò lui
"questo è fuori questione, non riesco a sopportarti per cinque minuti un intero appuntamento potrebbe uccidermi" sentenziai incrociando le braccia al petto
"va bene" convenne Potter Sorridendo "allora ti presenterai alla festa per la vittoria di Grifondoro vestita di rosso e oro e dovrai darmi un bacio"
Per un momento rimasi in silenzio valutando la situazione: in fin dei conti un bacio era molto più veloce ed indolore di un appuntamento e poi James aveva parlato di un bacio molto genericamente, non aveva specificato che tipo di bacio volesse...
"e quando parlo di bacio intendo un bacio vero" aggiunse Potter come leggendomi nel pensiero
"accetto" cedetti alla fine
"la vittoria sarà ancora più dolce" mormorò James
"finiscila Potter!" sbottai mentre finalmente mi allontanavo dal campo da Quidditch avevo davvero bisogno di una doccia calda, di silenzio e soprattutto di allontanarmi da Potter.
Sapevo che più tardi, quando la rabbia fosse svanita mi sarei resa conto che accettare quella scommessa era stato da parte mia molto stupito anzi, ad essere sinceri iniziavo già a pentirmene.
 
"Melanie" mi richiamò la voce di Dominique quando ormai ero a metà strada verso il castello
"cosa c'è?" domandai mentre mi fermavo per permetterle di raggiungermi
"va tutto bene?" domandò la ragazza
Sapevo che da parte mia era scorretto comportarmi in questa maniera ma non potei fare a meno di sorridere, non riuscivo davvero a comprendere cosa volesse Dominique Weasley da me, anzi, a dirla tutta non riuscivo a capire cosa volesse tutta la sua famiglia da me.
Nessuno faceva niente per niente ed io avevo ormai compreso che tutti loro si aspettavano che insegnassi, non sapevo neppure io come, dell'umiltà a James Sirius Potter ma se ciò che volevano da me era solo questo che bisogno c'era di essere così gentili?! Tutta quella gentilezza mi stordiva e confondeva. Gli unici legami familiari che conoscevo erano fondati sull'apparenza, la necessità e l'interesse e tutta questa familiarità, questa spontaneità e questo calore mi spiazzavano.
"Va tutto a meraviglia, James imparerà ad essere più umile quindi va tutto a meraviglia" mentii.
Non andava per niente a meraviglia. Ero arrabbiata, stanca e tormentata dagli incubi inoltre, grazie alla mia brillante idea, Serpeverde doveva ad ogni costo battere Grifondoro perché non avevo nessuna intenzione di baciare quell'arrogante sessista di Potter!
"non mi importa di James, quello che voglio sapere è come stai tu" disse Dominique
"va tutto bene" dissi nuovamente
"quello che voglio dire è che quando ti ho invitata a sedere con noi volevo offrirti la mia amicizia. Tu mi piaci Melanie Artemis Starlight. Sei intelligente ed hai carattere e si, credo che la tua presenza faccia bene a mio cugino ma questa è un' altra storia, voglio che tu sappia che io tengo alla tua amicizia" concluse Dominique
"grazie" dissi sorridendo lievemente
Non avevo pronunciato molte parole ma sapevo che Dominique aveva capito, come aveva compreso la mia incertezza Dominique aveva compreso la mia indole schiva e la difficoltà che avevo ad esprimermi.
Al momento nulla andava meravigliosamente ma di certo mi sentivo un po' sollevata.
 
 
 


******
 
 
 


Ero in biblioteca, tra le mani una lettere.
Avrei dovuto immaginarlo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato ma ora che questo momento era arrivato non sapevo che fare.
Rassegnata aprii la lettera che tenevo tra le mani.
 
Cara Melanie,
Astoria mi ha detto che, come era piuttosto prevedibile, sei stata smistata nella casa di Serpeverde. Ovviamente sono molto fiera di te.
P.S tieni pure il corvo e cerca di dare tue notizie più spesso.
Daphne Greengrass Starlight
 
Istintivamente strappai la lettera riducendola a brandelli.
Ero arrabbiata e non sapevo neppure perché.
Certo, Daphne si era rivolta a Melanie con supponenza ed alterigia, come se stesse parlando con una stupida bambina viziata e capricciosa, ma c'era qualcosa di più.
C'era qualcosa di più dietro al fastidio che provavo ed era qualcosa che non conoscevo o che non riuscivo a ricordare, eppure, come guidata dall'inconscio e dall'istinto mi sentivo furiosa ed indignata.
Come osava quella donna fingere di conoscermi?! Come osava quella donna utilizzare il nome degli Starlight con tutta quella disinvoltura?!
"Reparo" esclami con decisione mentre osservavo quell'odiosa pergamena ricomporsi davanti ai miei stessi occhi.
Poi, dopo aver girato la pergamena mi affrettai a scrivere un'unica frase:
 
Cara Madre,
se ho deciso di lasciare gli Stati Uniti è stato per evitare di dovervi dare mie notizie e soprattutto per evitare di riceverne di vostre.
Cordiali Saluti.
Melanie Artemis Starlight
 
Era stata una risposta che mie era uscita spontanea e di getto e che, nonostante tutto, continuava a sembrarmi corretta.
Non sapevo che problema vi fosse tra Melanie e sua madre, sapevo solo che l'unica cosa che mi suscitava Daphne Greengras era repulsione.
Dopo aver riposto piuma ed inchiostro all'interno della borsa mi avviai verso l'uscita della biblioteca. Volevo spedire quella lettera il prima possibile e chiudere definitivamente questa faccenda. Ovviamente per rispondere a mia madre avrei utilizzato uno dei gufi della scuola, avevo deciso di tenere Iris, questo era il nome che avevo deciso di dare al corvo, e non volevo che il mio corvo avesse nulla a che fare con quella donna.
Iris era il nome della dea greca messaggera degli dei e questa, al contrario di Hermes, aveva il compito di portare agli uomini i messaggi funesti. Credevo che quel nome si adattasse bene al mio corvo che, in fin dei conti era un regalo di mia madre, una donna che non faceva altro che portare guai.
La mia mente era ancora affollata da questi pensieri quando andai a sbattere contro qualcuno.
"scusa" dissi quasi istintivamente mentre, senza neppure scrutare la persona contro cui ero andata a sbattere riprendevo il mio cammino
"ehi! non così in fretta, Angela"
 
Angela
 
Solo una persona mi chiamava in quel modo...
 
"ancora tu, Potter" sbuffai irritata
Avevo appena finito di fare la doccia quando era arrivata la lettera di mia madre e, come se le missive di Daphne Greengrass non bastassero ad indispormi ora ecco apparire James Sirius Potter in tutta la sua fastidiosità
"ti sono mancato?"
"come mi manca essere colpita da un bolide"
"che cosa fai tutta sola in biblioteca?"
"non sono affari tuoi"
"oh, abbiamo ricevuto posta!" esclamò James mentre mi strappava la lettera dalle mani
"ridammela!" esclamai saltellando piuttosto ridicolmente nel tentativo di riafferrare il prezioso foglio di pergamena
"Cara Melanie..." disse James iniziando a legger la lettera
"ho detto di ridarmi quella dannata lettera!" esclamai infastidita
"oh una lettera da mammina..." continuò James imperterrito
"ti ho detto di smetterla" sentenziai duramente mentre mi arrestavo e la smettevo di cercare di afferrare la lettera
"ti arrendi?" mi punzecchiò lui
"accio" esclamai con decisione mentre la lettera finiva tra le mie mani
"così non vale"  si lamentò James
"piantala Potter! Non gira tutto intorno a te e, soprattutto, questo non è un gioco" sbottai mentre superavo Potter e mi allontanavo dalla biblioteca
"andiamo, è solo una lettera di tua madre"
"io odio quella donna!" sentenziai e, solo quando pronunciai quelle parole, mi resi conto che era vero.
Non ero Melanie Artemis Starlight e non avevo i suoi ricordi eppure sembravo condividere i suoi sentimenti.
"non tutte le famiglie sono perfette Potter, non tutti vanno d'accordo con i propri parenti e, se fossi meno egocentrico, ti saresti reso conto che molto probabilmente se non avessi dei problemi familiari non avrei deciso di abbandonare gli Stati Uniti per venire qui perciò fammi un favore e non parlare mai più di quella donna davanti a me."
"va bene" ammise James "hai ragione, io sono un egocentrico superficiale ma tu, dolcezza, sei dannatamente arrogante. Pretendi di giudicarmi senza neppure conoscermi e senza concedermi alcuna possibilità. La verità è che tu mi piaci Starlight"
"non mi conosci neppure!" mi lamentai io
"so che sei brava nel Quidditch, che sei un disastro in pozioni, che sei piuttosto mattiniera che di mattina bevi solo caffè latte con un cucchiaino di zucchero di canna ed uno di zucchero normale, so che ti piace leggere ed ora so che non hai un buon rapporto con i tuoi genitori. Se solo me lo permettessi potrei scoprire molte più cose sul tuo conto Melanie Artemis Starlight"
"dimenticati di me ed io mi scorderò di te"
"mi dispiace ma non posso permettertelo. Posso accettare di non piacerti ma non posso permetterti di scordarti di me."
"sei un idiota"
"si, sono un idiota ma se comportarmi da idiota è l'unico modo che ho per attirare la tua attenzione mi comporterò da idiota, se vuoi odiami pure."
Per un momento rimasi immobile totalmente spiazzata, quelle parole che mi risuonavano nella mente
 
se comportarmi da idiota è l'unico modo che ho per attirare la tua attenzione mi comporterò da idiota
 
Quindi quei modi, quei comportamenti irritanti e quei dispetti infantili erano volontari? Era il modo che aveva Potter per attirare la mia attenzione? E se era così chi era il vero James Sirius Potter?
Forse Dominique si sbagliava e la mia presenza era più dannosa che utile.
 
"Posso trovarti irritante ma io non ti odio" dissi alla fine "ed ora, se non ti dispiace, devo spedire una lettera" conclusi prima di riprendere il mio cammino.
 
 
 


******
 
 
 


Quella sera ero in sala comune, a quell'ora la maggior parte degli studenti era già in Sala Grande intenta a cenare e la stanza era quasi completamente vuota.
Silenziosamente mi lasciai scivolare a terra esattamente sotto il ritratto del professor Piton, la mente affollata da mille pensieri. Delicatamente appoggiai il capo alla parete, il ritratto esattamente sopra alla mia testa.
"sono entrata nella squadra di Quidditch di Serpeverde" mormorai ad un tratto
"ancora tu" si lamentò Piton
"è il suo compito ascoltare gli studenti" gli ricordai io
"e sarebbe educato guardare in faccia le persone quando ti stanno parlando" mi rimprovero lui
"sono la nuova battitrice"
"battitrice... Forse non sei totalmente inutile"
"ho fatto una stupida scommessa con Potter"
"ed ecco che ti comporti nuovamente da idiota"
"Lo so di essere un idiota non ho bisogno che lei me lo dica!" esclamai io
"e allora perché sei qui?"
"Daphne Greengrass mi ha scritto"
"mi sembra naturale che lo abbia fatto, Melanie, in fin dei conti lei è tua madre"
"non è mia madre e non la sopporto anzi, per essere più precisi Melanie la odia e, di conseguenza, la odio anche io ma non conosco le ragioni di questo sentimento" ammisi rassegnata. Era strano, era come se, in un certo senso, non fossi più padrona delle mie emozioni.
"tralasciando il fatto che tu non dovresti essere qui Melanie e Melania sono la stessa persona pertanto smettila di preoccuparti inutilmente. Anche se per il momento le cose non ti appaiono chiare a tempo debito verrai a capo anche di questa situazione"
Sospirando sonoramente e mi accoccolai meglio sul pavimento.
James, il Quidditch, i Weasley ed ora anche Daphne Greengrass...
In che situazione mi ero cacciata?
Forse avrei dovuto andarmene, lasciarmi tutto questo alle spalle e tornare alla tranquilla vita di Melania Rossellini.
No, non potevo farlo. Non sapevo ancora cosa mi riservasse il futuro ma qualsiasi cosa sarebbe stata meglio del mondo reale.
Questo era quello che pensavo quella sera di fine Settembre ma c'era un piccolo dettaglio che avevo trascurato: in ogni Fanfiction o più in generale in ogni storia le cose per i protagonisti non possono filare troppo liscio, in ogni storia gli eroi, per poter sperare in un lieto fine, devono prima essere disposti ad affrontare delle avversità e a combattere i propri demoni interiori.
Quello che ancora non sapevo mentre, persa nei miei pensieri, scrutavo il fuoco che ardeva nel camino era che i guai dovevano ancora arrivare  e che presto mi avrebbero travolta con la stessa forza del mare in tempesta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 














Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Per prima cosa ringrazio:
  • benee16  e love_for_books per aver aggiunto questa storia alle preferite
  • CcBradshaw_ e Haley_Malfoy14  per averla aggiunta alle seguite
  • Keira Lestrange per aver recensito lo scorso capitolo
 
Ci tenevo poi ad avvertirvi che prossimamente al fine di aggiornare sia questa storia che la mia altra long (Persona Priva di Poteri Magici) non aggiornerò più ogni settimana ma ogni quindici giorni inoltre il giorno in cui posterò i nuovi capitoli potrebbe slittare da giovedì a lunedì.
 
Spero che il capitolo vi piaccia e che continuerete a leggere questa storia.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4  In cui Melanie, dopo essere giunta alla conclusione di essere allergica a James Sirius Potter, fa una pietrificante scoperta. ***


Capitolo 4
 
In cui Melanie, dopo essere giunta alla conclusione di essere allergica a James Sirius Potter, fa una pietrificante scoperta.
 
Era ormai fine Ottobre ed io avevo compreso di essere totalmente incapace in pozioni.
Avrei dovuto comprendere di essere un caso disperato quando avevo visto quel luccichio di puro terrore negli occhi di Lumacorno, insomma quell'uomo era sopravvissuto a ben due guerre magiche, era stato l'insegnate di migliaia di studenti potenzialmente inetti eppure temeva quello che io avrei potuto produrre durante le sue lezioni.
Questo avrebbe dovuto spingermi ad accettare la realtà, a smetterla di impegnarmi in quella materia che per me era più incomprensibile del greco antico e invece no.
Avevo perseverato e il risultato era quella strana poltiglia che avrebbe dovuto essere distillato della morte vivente e che invece aveva la strana peculiarità di rendere coloro a cui veniva somministrato iperattivi ed incapaci di dormire per almeno una settimana intera.
Naturalmente gli effetti della mia fallita pozione erano stati testati direttamente su Fred Weasley che aveva perso una scommessa con Hugo...
Era stato allora che avevo compreso di essere giunta ad un punto di non ritorno e anche Lumacorno doveva pensarla come me perché aveva deciso di assegnarmi un tutor: James Sirius Potter.
Ovviamente Mr. perfezione-sono-caposcuola-e-capitano-della-squadra-di-Quidditch aveva anche degli ottimi voti in pozioni così Lumacorno, dopo aver constatato che i miei voti nelle altre materie erano piuttosto alti, aveva deciso di ricorrere a quella misura estrema per cercare di alzare almeno un po' la mia media.
C'era solo un piccolo problema e quando parlo di un piccolo problema non mi riferisco al fatto che se avessi passato più di quindici minuti in compagnia di Potter avrei rischiato di ucciderlo, no, il problema questa volta era una altro: avevo scoperto di essere allergica a James Sirius Potter.
Inizialmente avevo pensato che il mio problema fosse pozioni ma poi, dopo una serie di incidenti, avevo compreso che il vero problema non era pozioni, il vero problema era la presenza di James che, guarda caso, durante le lezioni di pozioni mi era fin troppo vicino.
Non capivo come esattamente funzionasse ma quando James Potter era nei paraggi o mi arrabbiavo o mi comportavo come una totale imbranata.
Ok, lo so che questa tesi può apparire totalmente assurda o surreale, anche io inizialmente la pensavo così ma poi Lily Potter, che per prima mi aveva fatto notare come fossi allergica a suo fratello, aveva provveduto ad illustrarmi i fatti. Tralasciando i miei problemi con pozioni, infatti, in quelle settimane avevo causato altri piccoli incidenti e, ogni volta, James Sirius Potter sembrava essere in qualche modo connesso ad essi.
 
Il primo incidente si era verificato a lezione di Erbologia, materia nella quale pur non essendo la migliore me la cavavo piuttosto bene. Quel giorno, il professor Paciock mi aveva invitata ad avvicinarmi maggiormente al suo raro esemplare di Mimbulus mimbletonia e mi aveva chiesto di illustrarne le caratteristiche al resto della classe.
"la Mimbulus mimbletonia è una pianta molto rara originaria dell'Assiria" iniziai io "come potete vedere il suo aspetto ricorda quello di un cactus nano dal colore grigiastro che però, al posto delle spine, è cosparso da delle bolle che ne ricoprono l'intero fusto. Queste bolle svolgono una funzione di..." improvvisamente mi interruppi, non sapevo neppure io di preciso perché lo avessi fatto, probabilmente ero stata distratta dal vociare degli studenti che si recavano a lezione di Cura delle Creature Magiche e, in particolare, dalla voce di quell'idiota di Potter che spiccava sopra le altre...
"signorina Starlight" mi invitò gentilmente il professore a continuare
"mi scusi" dissi io prima di riprendere il mio discorso, seppur ancora vagamente distratta "come dicevo queste bolle svolgono per la pianta una funzione difensiva, infatti qualora questa si senta minacciata secerne dalle bolle una sostanza verde e densa, irritante ma non velenosa chiamata puzzalinfa, inoltre come si può intuire dal nome stesso della sostanza questa è molto puzzolente"
"grazie, signorina Starlight" disse il professore congedandomi, fu a quel punto che la situazione precipitò
"dimenticavo!" dissi io rendendomi conto di aver omesso un dettaglio "la Mimbulus mimbletonia è caratterizzata anche dal suo lento pulsare continuo" e, nel pronunciare queste parole istintivamente mi avvicinai maggiormente alla pianta.
Fu in quell'istante che, dall'esterno, sentii provenire una risata, la risata di James.
Non so esattamente cosa mi passò in quel momento per la mente, non so se ad attraversarmi fu un brivido di puro disgusto o cosa, fatto sta che urtai il vaso della pianta che per poco non cadde a terra ma, per fortuna, istintivamente l'afferrai al volo.
Giunti a questo punto la mia piccola disavventura si sarebbe anche potuta dire conclusa se quella dannata pianta, sentitasi minacciata non avesse ricoperto di puzzalinfa me, il professor Paciock e chiunque si trovasse a meno di un metro di distanza da noi...
 
Ma questo era stato solo il primo esempio di come la vicinanza di James Sirius Potter si rivelasse per me effettivamente nociva. Solo pochi giorni dopo l' incidente nelle serre, infatti, mi stavo avviando tranquillamente in Sala Grande quando avevo scorto a pochi metri di distanza da me James. Il ragazzo aveva appoggiato comodamente le spalle al muro ed era attorniato da due ragazze. A giudicare dalle divise dovevano essere due Corvonero di due o tre anni più giovani di noi e, a giudicare dal modo in cui la bionda sbatteva le ciglia ed aveva casualmente posato una mano sul petto di James doveva trovare Mr perfezione molto attraente....
Era solo grazie a ragazze come quella che le bionde venivano considerate stupide, e dire che quella era pure una Corvonero!
Ero talmente assorta in questi pensieri da non essermi neppure accorta che ora il terzetto si stava giusto dirigendo verso di me. Fu a quel punto che, desiderosa di svignarmela prima che Potter mi scorgesse, indietreggiai travolgendo ed abbattendo un'armatura. Il risultato era che, oltre ad essere stata individuata e raggiunta da James, ero stata costretta ad ascoltare per un paio di ore la stupida canzoncina ideata da Pix ed avente per oggetto la mia sbadataggine poi, stanca di quello stupido motivetto, avevo deciso di pietrificare il poltergeist.
 
Ma se queste disavventure erano state per me di certo spiacevoli il peggio doveva ancora venire e la situazione era davvero precipitata durante una lezione di Trasfigurazione.
Per comprendere a pieno quanto forte fosse la mia allergia a James Sirius Potter va però innanzitutto fatta una precisazione: Trasfigurazione era la mia materia preferita, questa infatti non era di certo una materia semplice anzi, richiedeva una notevole dose di concentrazione ma questa era anche una materia che richiedeva molta immaginazione e questa a me di certo non mancava. Trasfigurazione non era una materia facile ma io sembravo essere particolarmente dotata per essa e, se in Incantesimi ed Erbologia avevo comunque avuto dell'incertezza iniziale, in Trasfigurazione ero riuscita ad eccellere fin dall'inizio, potete quindi immaginare il mio stupore per ciò che accadde in seguito...
Quella mattina i Tassorosso e i Serpeverde del settimo anno erano impegnati a cercare di trasfigurare un puntaspilli in un porcospino. Trasfigurare un oggetto inanimato in un oggetto animato non era per niente semplice ed io, eccitata dall'idea di una nuova sfida ero concentrata nel mio compito quando Lui era apparso.
A quanto pareva il professor Paciock aveva bisogno di parlare urgentemente con la  professoressa Wood, l'insegnante di Trasfigurazione, e ovviamente tra tutti gli studenti che abitavano il castello a chi avrebbe mai potuto chiedere di rintracciare la suddetta insegnate?! Ovviamente a Mr perfezione ed ora Potter, al posto di ascoltare ciò che l'insegnate aveva da dirgli sembrava essere più interessato ad ammiccare ad una moretta di Tassorosso di cui al momento non ricordavo il nome. Io, dal canto mio, non potevo di certo dire di essere più concentrata infatti al momento ero troppo distratta dalla stupidità di Potter per prestare attenzione al mio puntaspilli...
 
Porco
 
Pensai tra me e me mentre James rivolgeva un nuovo sorriso alla brunetta e, nel mentre, agitavo distrattamente la bacchetta...
Non mi accorsi di ciò che era accaduto fino a quando una certa Tassorosso di nome Allyson Smith non lanciò un urlo. Alla fine ero riuscita a trasfigurare qualcosa, il sedere della Smith che ora era divenuto in tutto e per tutto il fondoschiena di un maiale con tanto di coda a riccio annessa...
 
Immagino che ora, dopo aver udito anche voi le mie disavventure potrete comprendere che quelle ripetizioni di Pozioni apparivano ai mie occhi non come un'occasione per migliorare ma solo come un eminente disastro.
Un eminente disastro di cui, ancora prima che la lezione iniziasse potevo già prevedere il risultato.
Certo, il fatto che James come prima pozione avesse deciso di farmi preparare la pozione scacciabrufoli, una pozione che si eseguiva al primi anno, mi era parso piuttosto umiliante ma, allo stesso tempo il fatto che per la seconda volta avessi rischiato di fondere il mio calderone non mi aveva di certo sorpresa
"sei piuttosto recidiva" mi aveva canzonata Potter
"se tu mi stessi lontano io riuscirei a concentrarmi su ciò che sto facendo" avevo detto decisa
"se ti stessi lontano non riuscirei ad impedirti di far esplodere l'intera Hogwarts"
"non sono così disastrosa"
"da quando ti conosco hai combinato un guaio dietro l'altro"
"esagerato!"
"dillo al sedere della Smith!" mi canzonò James irritandomi
"se tu non mi stessi sempre a torno io riuscirei a concentrarmi!" sbottai alla fine pentendomene subito dopo
"oh, quindi io ti distraggo?!" disse James visibilmente divertito mentre si piegava maggiormente su di me e giocherellava con una ciocca dei miei capelli.
"no, è diverso Potter" mi affrettai a correggerlo mentre lo allontanavo da me con una leggera spinta "io sono allergica a te e alla tua arroganza, la mia è solo una malattia che mi spinge a comportarmi come un'idiota quando tu sei nei paraggi pertanto fai un favore a me e a tutta Hogwarts e stammi lontano così che io possa tornarmi a comportarmi come    una persona intelligente e posata quale sono quando non ti ho tra i piedi" conclusi tutto d'un fiato
"o forse, più semplicemente, non puoi fare a meno di togliermi gli occhi di dosso perché sei attratta da me..."
"continua a sognare, Potter" replicai ridendo mentre mi avviavo all'uscita dell'aula.
Tutto era andato come previsto, ancora una volta avevo rischiato di combinare un disastro e, come sempre, avevo ceduto alle provocazioni ma, se avevo potuto prevedere come si sarebbero svolte le ripetizioni di pozioni di certo non potevo prevedere come sarei riuscita a comportarmi durante una partita di Quidditch.
Come mi sarei comportata trovandomi a giocare contro James? Sarei riuscita a concentrarmi sul gioco o avrei finito per colpirmi da sola con la mia stessa mazza?
Non potevo permettermi errori, c'erano troppe cose in gioco.
Questo era il pensiero che mi guidava e che mi aveva spinto a mettere anima e corpo negli allenamenti di Quidditch. Ero determinata a vincere come mai lo ero stata in tutta la mia vita.
In quei giorni inoltre io e Cordelia ci eravamo avvicinate molto, probabilmente la mia compagna di dormitorio era lieta di aver trovato un'altra ragazza all'interno della casa di Serpeverde appassionata di Quidditch almeno quanto lei.
In verità non sapevo se la mia fosse esattamente passione per il Quidditch, al momento sapevo solo che non volevo baciare Potter...
Forse il mio non era amore per il Quidditch ed io e Cordelia avevamo semplicemente uno scopo comune: battere Grifondoro.
 
Era stato all'incirca durante la prima settimana di Ottobre che avevo compreso che i miei obiettivi e quelli di Cordelia Nott erano molto più simili di quanto pensassi.
Quella domenica mattina mi stavo infatti avviando a fare colazione quando mi ero stranamente imbattuta nella mia compagna di stanza. Era molto raro vedere Cordelia in piedi a quell'ora di domenica mattina ed era ancora più scioccante scoprire che avesse fatto colazione prima di me...
"Starlight!" aveva esclamato vedendomi "ci vediamo al campo da Quidditch, tra un ora"
"abbiamo allenamento?!" avevo esclamato confusa
"no, ho ottenuto un permesso speciale da Lumacorno per poter allenare la nuova Battitrice" aveva spiegato con naturalezza Cordelia
"hai promesso a Potter di abbatterlo e dovrai mantenere quella promessa costi quel che costi!" aveva esclamato poi notando la mia aria perplessa "ha osato definire quella di Serpeverde una squadra di serie B!" concluse adirata la mia amica.
 
Era stato proprio quella mattina mentre mi allenavo che avevo appreso una grande verità: Cordelia Nott non scherzava mai quando si trattava di Quidditch.
 
Cordelia era considerata all'interno della propria famiglia un po' come la pecora nera, infatti la giovane Nott era di certo piuttosto eccentrica per non parlare del suo look di stampo Babbano.
Cordelia ed Edward Nott erano l'uno l'opposto dell'altra: tanto anticonformista lei quanto il tipico purosangue lui. Edward era l'orgoglio dei Nott mentre Cordelia era la vergogna della famiglia.
C'era solo una cosa in cui Cordelia eccelleva e di cui i suoi genitori erano orgogliosi e questo era il Quidditch.
Era per questo che Cordelia era decisa a vincere ed era per questo che non era felice della presenza del fratello nella squadra, il Quidditch era sempre stata una cosa sua ed ora mal sopportava quell'intromissione.
Ad ogni modo anche Cordelia come Scorpius ed Albus era decisa a vincere. Voleva vincere ad ogni costo per se e per la sua famiglia ed io di fronte a dei compagni di squadra così determinati non potevo che fare del mio meglio.
 
Ogni domenica io e Cordelia ci incontravamo per un allenamento speciale il cui svolgimento era di per se molto semplice: Cordelia si limitava a volare mentre io dovevo cercare di colpirla con un bolide.
Di per se poteva sembrare piuttosto pericoloso ed inizialmente avevo avuto difficoltà a fare sul serio poi avevo compreso una cosa: colpire Cordelia Nott non era affatto semplice e ogni mia remore era andata a farsi fottere.
Cordelia era stata molto chiara con me: se non fossi riuscita a metterla per lo meno in difficoltà non avevo alcuna speranza di colpire James Sirius Potter.
Cera solo un piccolo problema: al momento quella in difficoltà ero solo io.
Indubbiamente ero una brava battitrice e la mia tecnica non era male ma ciò che mi mancava era l'esperienza ed era proprio per ovviare a questa mia carenza che io e Cordelia avevamo deciso di allenarci anche la mattina del 31 Ottobre, in fin dei conti la prima partita del campionato che avrebbe visto scontrarsi Grifondoro e Serpeverde si sarebbe tenuta soltanto la settimana seguente. 
 
"devi essere meno prevedibile!" mi incoraggiò Cordelia, era da almeno una trentina di minuti che avevamo iniziato ad allenarci ed io ero piuttosto stanca
"è difficile essere creative quando le uniche presenti in campo siamo io e te, questo non mi permette di studiare molte varianti di gioco" le feci notare, dopo settimane di allenamenti iniziavo ad essere frustrata dai continui fallimenti.
"devi studiare le mie mosse e cercare di prevedere i miei spostamenti successivi, solo se ci riuscirai potrai mettermi davvero in difficoltà" spiegò Cordelia
"molto più facile a dirsi che a farsi" mormorai mentre riprendevamo a giocare
Questa volta cercai di concentrarmi sulle evoluzioni che la mia avversaria compiva nel tentativo di schivare i bolidi per cercare di ricostruire uno schema logico dei suoi spostamenti ma al momento riuscirci mi sembrava del tutto impossibile.
Fu con frustrazione che mi ritrovai per un attimo a scrutare gli spalti e fu a quel punto che scorsi qualcosa di strano.
Era fine Ottobre e le foglie che cadevano dagli alberi ormai secche venivano trasportate dal freddo vento autunnale, distrattamente avevo scorto una foglia cadere e all'apparenza scontrarsi con quello che sembrava essere un ostacolo, il problema era che non vi era alcuno ostacolo o per lo meno non vi era alcun ostacolo visibile... Subito un pensiero si fece strano nella mia mente sospettosa...
"tutto bene, Melanie?" domandò Cordelia che sembrava aver notato la mia improvvisa distrazione
"certo, possiamo fare solo una pausa?" domandai mentre, senza aspettare la sua risposta, tiravo fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e, dopo averla puntata nell'esatto punto in cui mi sembrava di aver scorto quello strano movimento esclamavo "petrificus totalus"
Se mi fossi sbagliata mi sarei sentita un idiota ma, al momento, non volevo correre rischi.
"Melanie?!" esclamò Cordelia, a giudicare dalla sua espressione sembrava pensare che fossi completamente impazzita.
Senza darle alcuna spiegazione mi apprestai ad atterrare e a rinchiudere i bolidi
"Mel!" mi chiamò nuovamente la mia compagna di squadra mentre si ritrovava suo malgrado ad aiutarmi nel mio ingrato compito
"sei per caso impazzita?!" esclamò Cordelia
"forse" ammisi mentre mi dirigevo ad ampie falcate verso gli spalti e, dopo essermi chinata, iniziavo a palpare l'aria come un'idiota.
Si, senza alcun dubbio Cordelia stava pensando di chiamare il San Mungo...
Poi, prima che la mia compagna di stanza potesse decidere di farmi interdire trovai ciò che stavo cercando o per meglio dire calpestai qualcosa di invisibile.
Immediatamente mi affrettai a levare il mio piede da quella che supponevo essere una qualche parte anatomica di qualcuno e finalmente riuscii a togliere ciò che stavo disperatamente cercando: un mantello dell'invisibilità
"voi!" esclamai stupita mentre scrutavo i gemelli Scamandro, a quanto pareva con il mio maldestro incantesimo ero riuscita a centrare uno dei due gemelli che, pietrificato, era ricaduto al suolo trascinando il fratello con se e bloccandolo a terra.
"un aiutino?" domandò quello che dei due ancora riusciva a muoversi mentre mi rivolgeva il più smagliante dei sorrisi
"tu... Voi!" esclamò molto intelligentemente Cordelia
"finite incantem" dissi io decisa a mettere fine alle sofferenze di Lorcan o forse di Lysander... Non avrei mai imparato a riconoscerli.
"come diavolo hai fatto?" esclamò il ragazzo non appena fu libero dall'incantesimo
"non c'è di che, si, lo so, è molto magnanimo da parte mia liberati da questa fattura nonostante voi abbiate provato a spiare gli allenamenti di Serpeverde ma sono fatta così: sono molto caritatevole" replicai io
"no, seriamente, come hai fatto a capire che eravamo qui?" intervenne l'altro gemello mentre, finalmente, i due riuscivano a rialzarsi.
Per un momento mi dipinsi la scena: io che scrutavo negli occhi Lorcan e Lysander e dicevo loro di aver capito che probabilmente qualcuno mi stava spiando nascosto sotto al mantello dell'invisibilità dopo aver notato la strana traiettoria con cui cadeva una foglia e, dopo aver letto sette libri in cui Harry Potter passava la maggior parte del suo tempo a gironzolare nascosto sotto a quel dannato mantello avevo pensato bene che qualcuno della famiglia avesse avuto la stessa brillante idea. ovviamente avrei dovuto dire ai gemelli che tutti questi erano solo vaghi indizi ma la mia natura paranoica aveva fatto il resto e avevo deciso di scoprire se il mio sospetto fosse fondato.
Immediatamente giunsi alla conclusione che non potevo dire la verità.
La verità era pericolosa.
Dovevo inventarmi una balla, una balla sensata o, per lo meno, un diversivo decente...
"ho visto dei Gorgosprizzi fluttuare nell'area in cui vi trovavate!" esclamai alla fine, era la prima cosa che mi era venuta in mente e, probabilmente, la più stupida...
"Gorgoche?!" esclamò ancora più confusa Cordelia
"oh Melanie! Dolce ingenua Melanie!" Esclamò quello che supponevo, per lo meno a giudicare dalla fossetta che aveva sul mento, essere Lysander "non dovresti credere a tutto ciò che dice Lily: i Gorgosprizzi non esistono, quella ragazza dovrebbe smetterla di leggere il Cavillo"
Perfetto, i figli di Luna Lovegood non credevano nei Gorgosprizzi...
"perché ci stavate spiando?" domandai decidendo di passare all'attacco
"io non lo chiamerei spiare... La nostra era solo una ricerca..." intervenne quello che avevo deciso fosse Lorcan
"vi manda Potter, non è vero?" domandò Cordelia che sembrava essere tornata in se
"casualmente i nostri interessi e quelli di James coincidevano: noi eravamo curiosi di scoprire come se la cavasse Mel e James in cambio di informazioni era disposto a prestarci il mantello" continuò Lorcan
"questa volta me la paga!" esclamai io adirata
"non così in fretta Starlight!" intervenne Lysander "noi non sappiamo nulla della vostra strategia di gioco e, neanche volendo, potremmo riferire molto ai Grifondoro quindi voi evitate di fare una scenata a James e noi vi portiamo alla festa di compleanno di Sir Nicholas"
Per un momento rimasi in silenzio meravigliata da quella totale assenza di logica
"per quale ragione dovrei voler venire alla festa?! Di sicuro non ci sarà nulla di commestibile per noi esseri umani" replicai io
"riusciresti ad evitare James per tutta la serata..." mi fece notare Lysander
"affare fatto!" esclamai mentre mi affrettavo a stringere la sua mano, in fin dei conti avevo promesso di non dire nulla a James ma niente mi impediva di riferire l'accaduto a Rose che, ne ero certa, avrebbe fatto rimpiangere al cugino di essere nato...
 
 
 
*****
 
 

Chi è causa del suo mal pianga se stesso
 
Questo era ciò che recitava un detto Babbano ed io, senza alcun dubbio, ero la causa del mio stesso male.
Stavo andando alla festa di compleanno di Sir Nicholas, indossavo un bellissimo tubino di velluto nero e delle vertiginose decoltè argentate. C'era  solo un piccolissimo problema: alla festa non saremmo andati solo io Lysander, Lorcan e Cordelia (che aveva inspiegabilmente legato molto con i gemelli) ma sarebbe venuto anche James.
Avrei dovuto aspettarmelo, in fin dei conti avevo spifferato tutto a Rose che aveva rimproverato molto aspramente James quindi era normale che i gemelli avessero un tiro mancino in serbo per me, in fin dei conti, seppur indirettamente, ero stata io ad infrangere il patto...
"credo che andrò in Sala Grande" mormorai non appena vidi Potter
"andiamo Mel! Se non venissi Sir Nicholas sarebbe molto dispiaciuto!" esclamò uno dei due gemelli sorridendo fin troppo innocentemente
"dubito che Sir Nicholas sappia chi sono" replicai io
"oh James gli ha parlato così tanto di te!"
Che fosse dannato lui e anche la sua boccaccia! Pensai mentre mio malgrado mi preparavo ad affrontare il mio tremendo destino: un'intera serata in compagnia di James Sirius Potter.
 
 
la sala in cui si sarebbe tenuta la festa di complemorte di Sir Nicholas era esattamente come me l'ero sempre immaginata.
L'ingresso della stanza era addobbato da un panneggio di velluto nero mentre all'interno le lucide candele nere proiettavano una luce spettrale che diffondevano un bagliore malinconico tutt'attorno.
Lo stridio di una trentina di seghe suonate con altrettanti archetti diffondevano una musica assordante e graffiante.
Per un essere umano l'atmosfera in quella stanza gelida ed affollata da centinaia di fantasmi era a dir poco invivibile eppure, secondo me, quel luogo aveva il suo fascino. A modo mio riuscivo ad apprezzare la bellezza di quel macabro luogo.
"ben venuti! Che piacere vedervi!" ci accolse Sir Nicholas mentre si levava il cappello e  rivolgeva un lieve inchino a me e Cordelia "e questa signorina così elegante deve essere Melanie Starlight! Ho sentito parlare molto di te" continuò poi il fantasma
"piacere di conoscerla, Sir Nicholas e grazie mille per il suo invito" dissi gentilmente
"non posso essere che lieto di avere come ospite una fanciulla dai modi così educati!" disse Sir Nicholas poco prima di congedassi ed avviarsi ad accogliere gli altri ospiti
"qui si gela" si lamentò James non appena il fantasma si fu allontanato, effettivamente Lorcan e Lysander che erano degli ospiti ricorrenti alle feste di Sir Nicholas si erano preparati ed indossavano dei maglioni dall'aria piuttosto pesante, Cordelia, su mia indicazione, aveva portato con se un caldo mantello mentre io avevo ricevuto in prestito da parte di Rose la borsetta di perline che un tempo era appartenuta a sua madre. Rose infatti aveva deciso di ripagarmi in questa maniera "per l'idiozia di suo cugino e dei membri della sua squadra di Quidditch".
Ovviamente avevo accettato quel prestito con molta gioia e avevo utilizzato la borsetta di perline per portare con me un pesante mantello nero rivestito di pelliccia, del cibo e un termos contenente del tè caldo.
"se fa troppo freddo puoi sempre andarmene" dissi io mentre mi infilavo il mantello
"oppure tu potresti darmi una mano a scaldarmi..."
"continua a sognare, Potter" replicai infastidita mentre mi ravvivavo i capelli distrattamente
"vogliamo dare un occhiata in giro?" intervenne Cordelia mentre istintivamente non poteva fare a meno di stringersi le braccia al petto rabbrividendo
"hai freddo?" domandò premurosamente Lorcan
"un po' " ammise la mia amica
"andiamo a ballare! Per scaldarsi bisogna fare movimento" replicò il ragazzo mentre, dopo aver afferrato Cordelia per un braccio, la trascinava sulla pista da ballo
"oh! Ho visto la dama grigia!" esclamò Lysander mentre se ne andava lasciandomi da sola con Potter...
"andiamocene, ho fame" si lamentò James
"se vuoi vattene anche perché dubito che qui tu possa trovare qualcosa di commestibile. Sir Nicholas è stato gentile ad invitarci alla sua festa e andarcene ora sarebbe piuttosto maleducato da parte nostra"
"oh dimenticavo che tu sei una Serpeverde e di conseguenza ami i sotterranei bui"
"dimenticavo che sei un Grifondoro arrogante se così non fosse di certo sapresti già che la Sala comune di Serpeverde è la più grande di tutte, che è molto calda dato che vi sono ben cinque camini e che si, forse può avere un'atmosfera un po' malinconica ma questo non fa che accrescere il suo fascino elegante e raffinato" snocciolai irritata
"siamo sempre sulla difensiva"
"e tu ti fermi sempre all'apparenza"
"va bene, dato che a quanto pare non ce ne andremo da qui molto presto che ne diresti di ballare? Immagino che tu mi dirai che sono estremamente superficiale e che io non comprendo la bellezza di questa melodiosa musica ma tu potresti farmi cambiare idea"
"no Potter, questa volta non vi è alcun mistero: questa roba è totalmente imballabile, certo Lorcan ci sta provando ma credo che lui sia totalmente pazzo..." risposi ridendo
Potter restava sempre un borioso arrogante ma il suo tentativo di compiacermi mi appariva tenero fu questo che forse mi spinse a cercare di venirgli incontro
"tieni" dissi mentre gli porgevo uno dei panini che gli elfi domestici mi avevano gentilmente preparato
"cos'è Starlight, ti stai finalmente innamorando di me?" disse James sorridendo
"sei sempre il solito, Potter! Per una sola frazione di secondo mi ero illusa che non fossi poi così arrogante ed egocentrico e poi sei riuscito a farmi ricredere" sbottai mentre mi avviavo alla porta, avrei dovuto immaginare che passare una serata in compagnia di James Sirius Potter fosse per me impossibile.
"Melanie!" mi richiamò James mentre uscivo dalla stanza
"Mel!" mi chiamò ancora mentre continuavo a camminare diretta verso la sala comune di Serpeverde
"Melanie Artemis Starlight" mi richiamò ed io finalmente mi fermai
"oh! Era ora!" esclamò James mentre mi raggiungeva, poi scorse ciò che stavo fissando con tanta insistenza come incapace di voltarmi e, istintivamente, mi strinse a se come per proteggermi da ciò che accadeva di fronte ai nostri stessi occhi.
Avrei dovuto immaginare che le cose stessero andando troppo bene e avrei dovuto comprendere che prima o poi la situazione sarebbe precipitata.
Disteso a terra e completamente immobile stava un enorme bulldog, gli occhi spalancati e fissi nel vuoto mentre sulla parete risplendeva una scritta tracciata con quello che sembrava essere sangue.
 
"temete nemici dell'erede"
 
Le parole risuonarono nella mia mente.
Quello era il cane del nuovo custode ed io non potevo fare a meno di provare un tremendo senso di deja vu...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Ecco a voi, come promesso, il nuovo capitolo!
Ringrazio:
 
  • Aregilla, googletta, Hayley_chan e tatatakako che hanno aggiunto la storia alle seguite
  • ellidada che l'ha aggiunta alle preferite
  • Keira Lestrange che ha recensito anche lo scorso capitolo
 
Spero che il capitolo vi piaccia e che sia valsa la pena aspettare.
Astrea
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 Dove Melanie riscopre l'antica arte della guerra e l'ancor più antico odio nei confronti dei Grifondoro ***


Capitolo 5
 
Dove Melanie riscopre l'antica arte della guerra e l'ancor più antico odio nei confronti dei Grifondoro
 
 
Improvvisamente il corridoi fu invaso dal vociare degli studenti che avevano appena finito di cenare e che ben presto ci raggiunsero.
Non avevo bisogno di voltarmi ad ammirare i volti spaventati e le occhiate accusatorie per comprendere cosa gli altri studenti stessero pensando.
Non avevo bisogno di ascoltare i loro sussurri per sapere cosa avrebbero detto.
Tutto mi appariva ora così distante come se io fossi ancora Melania Rossellini e tutto questo non stesse accadendo davvero, come se stessi leggendo una semplice storia.
Mi sembrava di essere in una bolla.
Quasi non mi resi conto che Biggins, il nuovo custode, fosse sopraggiunto e che ora mi stesse accusando di aver ucciso il suo cane.
Fu solo quando Biggins mi strattonò per un braccio che ritornai in me.
Improvvisamente mi ricordai che non ero più Melania, che ora ero Melanie e che tutto ciò che stava accadendo era reale.
"non toccarmi!" esclamai mentre con uno strattone mi liberavo dalla presa del custode, un ometto arcigno e ricurvo il cui capo era avvolto da strane bende come se fosse stato ferito in passato e quell'antica ferita non si fosse ancora rimarginata "il tuo cane non è morto, credo sia stato pietrificato" mormorai mentre mi chinavo ad osservare l'animale più da vicino.
"sei stata tu!" mi accusò il custode
"che succede?" esclamò il professor Paciock che era appena apparso riportando la situazione sotto controllo.
Per un attimo l'insegnante di Erbologia scrutò la scena e subito dopo un ombra parve attraversargli il volto
"Potter, Starlight, con me" sentenziò mentre ci faceva cenno di seguirlo verso l'ufficio della preside...
 
 
 
 
"tutto questo è assurdo!" esclamò James mentre continuava a camminare avanti e indietro "non possono trattenerci qui!"
Io e Potter eravamo bloccati da almeno quaranta minuti nell'ufficio della McGranitt. La preside infatti, subito dopo aver udito l'accaduto, si era precipitata fuori dal suo studio e noi eravamo stati lasciati ad attendere.
Inutile dire che era da quaranta minuti che Potter dava di matto.
"e invece possono farlo e lo faranno quindi fattene una ragione e siediti" sbottai io
"come puoi essere così tranquilla?!"
"a tuo padre al secondo anno è accaduta esattamente la stessa cosa. Mrs. Purr, la gatta del custode, era stata pietrificata dal Basilisco e lui fu accusato di aver aperto la camera dei segreti. Col susseguirsi degli attacchi i sospetti nei confronti di tuo padre aumentarono dato che, come si scoprì in seguito, Harry Potter era un rettilofono." spiegai io
"non so come tu faccia a sapere tutte queste cose ma non so come questo possa aiutarci"
"tuo padre era innocente come lo siamo noi quindi non dobbiamo temere nulla e poi, se la cosa ti può consolare, nessuno accuserà mai il figlio del Salvatore del mondo magico" soggiunsi sorridendo amaramente
"Angela..." iniziò a dire James ma in quel momento la porta dell'ufficio si spalancò e sulla soglia, accompagnati dalla professoressa McGranitt, apparvero Ron Weasley ed Harry Potter in persona.
"Papà!" esclamò James sorpreso
"James"  lo salutò freddamente in risposta suo padre, mi appariva ormai chiaro che in quel momento Harry Potter si trovasse ad Hogwarts non come padre bensì come Auror e, a giudicare dalla sua espressione, pareva che ora anche James se ne fosse reso conto.
"Quindi siamo sotto accusa senza neppure poter raccontare la nostra versione dei fatti?" Domandai io visibilmente infastidita
"Non siete accusati di nulla ma data la gravità dei fatti abbiamo ritenuto che fosse il caso di allertare gli Auror affinché raccogliessero le vostre deposizioni" spiegò la preside
"Ma davvero?!" Esclamai sarcastica "e in tutto questo non vede un conflitto di interessi?!"
"I signori Potter e Weasley sono intervenuti unicamente per evitare che si diffondano inutili chiacchiere in merito a questo incidente prima che i fatti vengano accertati"
Melania Rossellini avrebbe risposto la massima fiducia in Harry Potter e Ronald Weasley ma ora Melanie Artemis Starlight non poteva fare a meno di pensare che al momento in quella stanza vi fossero troppi Grifondoro...
Ignorando il mio istinto che mi spingeva ad esigere un avvocato feci un respiro profondo
"Immagino che le circostanze di questa notte siano molto simili a quanto accadde diversi anni fa ma ora non c'è più alcun Basilisco e probabilmente questo è solo uno stupido scherzo, di cattivo gusto, ma pur sempre uno scherzo" snocciolai cercando di mantenere la calma
"A quanto pare sei molto ben informata, signorina Starlight" disse Ron in un tono che non mi piacque per nulla
"Cos'è, dato che questa volta non puoi accusare Draco Malfoy ora te la vuoi prendere con sua nipote?" Replicai io, mi stavo comportando in modo molto sgarbato ma oltre ad essere piuttosto irritata non potevo far a meno di associare l'uomo che mi stava dinanzi al ragazzino che si era quasi fatto soffiare la ragazza da Krum e finivo mio malgrado con lo scordare che stavo parlando con un adulto a cui dovevo rispetto e non con un mio coetaneo.
D'altra parte se Ron l'avesse piantata di comportarsi da bambino io avrei anche potuto essere più rispettosa ma, a giudicare dal rossore che si era diffuso sul volto di Ron Weasley fino a raggiungere le orecchie, al momento non aveva alcuna intenzione di crescere...
"Non è il caso di fare tante storie, Melanie avrà semplicemente letto i libri di Hermione" intervenne Harry deciso ad evitare che la situazione degenerasse "ora potreste dirci che è successo e se per caso avete visto qualcosa?" Aggiunse poi l'Auror
"Eravamo andati alla festa di Nick-quasi-senza-testa" intervenne James per la prima volta
"Sir Nicholas" lo corressi io "sai bene che odia quel soprannome"
"Va bene" acconsentì James "eravamo andati alla festa di Sir Nicholas e quando l'abbiamo lasciata... ci siamo imbattuti in quello spettacolo"
"Ci siamo semplicemente trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato" soggiunsi io mentre mi alzavo dalla sedia su cui fino ad ora ero rimasta seduta, per me quella conversazione era finita.
"Signorina Starlight!" Mi richiamò la preside
"Questo è tutto ciò che so e, a dispetto di ciò che molto probabilmente da domani l'intera Hogwarts penserà di me,  è impossibile che io abbia pietrificato quel cane dato che sono sempre stata assieme a James quindi, a meno che anche lui non sia un sospettato, mi pare ovvio che io sia innocente"
"Non sei mai stata una sospettata, Melanie" intervenne Harry "abbiamo unicamente bisogno di sapere cosa avete visto"
Per un momento rimasi in silenzio, c'era qualcosa che mi sfuggiva.
Melanie Starlight in una situazione del genere era di certo la perfetta sospettata: era una Serpeverde purosangue nipote di un ex Mangiamorte e, per giunta, era appena arrivata ad Hogwarts. Anche l'Auror più sprovveduto avrebbe visto un nesso tra la sua improvvisa venuta ad Hogwarts e questo strano scherzo.
"C'è qualcosa che non ci avete detto?"domandai io mentre scrutavo intensamente negli occhi Harry Potter,  lui sapeva perfettamente cosa si provasse quando qualcosa ti veniva nascosta e sapevo altrettanto bene che, se cercavo la verità, sarebbe stato lui a rivelarmela.
"Quello che è stato utilizzato su quel cane non era un semplice incantesimo di pietrificazione, si tratta di magia oscura molto avanzata con cui non ci era mai capitato di scontrarci prima e francamente dubito che voi siate capaci di eseguire incantesimi così complessi, nessuno studente di Hogwarts dovrebbe conoscere le arti oscure così bene" spiegò infatti l'Auror
"Ma il cane sta bene?" Domandai improvvisamente preoccupata.
Improvvisamente tutti i presenti parvero rabbuiarsi ed io compresi che non volevo conoscere davvero la risposta a quella domanda eppure dovevo sapere per quanto la verità potesse essere dolorosa.
"Il tipo di pietrificazione a cui è stato sottoposto è diverso dalla consueta pietrificazione. È una pietrificazione irreversibile che culminerà con la morte" intervenne la professoressa McGranitt
"Ed è doloroso?"
"Al momento la pietrificazione è solo esterna ma si sta lentamente espandendo fino agli organi interni che lentamente smetteranno di funzionare uno ad uno" continuò la preside
"L'unica speranza è quella di riuscire a sovvertire l'incantesimo prima che colpisca cuore e polmoni" intervenne questa volta Harry.
Improvvisamente fui invasa dalla consapevolezza di quanto tutto questo fosse crudele. Essere intrappolati all'interno del proprio corpo, essere vigili eppure non poter reagire ed essere costretti ad attendere che giunga la fine senza riuscire ad abbandonare completamente la speranza e continuando a confidare in un miracolo...
Lentamente portai le mani al volto e fu con stupore che mi accorsi delle lacrime che mi rigavano il viso.
 
Perché stavo piangendo?
 
Poi, senza capire bene cosa fosse accaduto, mi ritrovai tra le braccia di James e, stranamente, non mi liberai da quella stretta che appariva ora così rassicurante...
 
Ovviamente fu proprio in quel momento che accade l'impensabile: la porta dell'ufficio della McGranitt si spalancò con un botto ed improvvisamente apparve un Draco Malfoy sul piede di guerra che per prima cosa si trovò dinanzi sua nipote in lacrime e stretta tra le braccia di un ragazzo che non solo era un Grifondoro ma anche un Potter...
Immediatamente feci la cosa che ogni persona dotata di un minimo di istinto di sopravvivenza avrebbe fatto ovvero allontanai Potter da me con uno spintone che lo fece visibilmente vacillare.
A quanto pareva James Sirius Potter doveva essere totalmente privo di istinto di sopravvivenza data l'occhiata perplessa che mi rivolse.
Ma io, d'altro canto, avevo di meglio da fare che pensare a Potter Junior
"Zio Draco!" Esclamai infatti Mentre mi gettavano tra le sue braccia.
Era strano ma come istintivamente avevo provato quel moto di disprezzo nei confronti di Daphne provavo un profondo affetto nei confronti di Draco e mi era bastato scorgere la luce che aveva per un attimo illuminato gli occhi di Draco Malfoy per comprendere che i miei sentimenti erano ricambiati e che per lui ero la figlia che non aveva mai avuto.
Con la delicatezza ed il timore di un uomo che non era abituato a lasciarsi andare a slanci d'affetto in pubblico, Draco mi accarezzò delicatamente il capo prima di sciogliere il nostro abbraccio.
"Come avete potuto interrogare Melanie senza la mia presenza!" Esordì mio zio senza però riuscire a fare a meno di rifilare un occhiataccia anche a James Potter che, a suo dire, aveva avuto l'ardire di toccare la sua bambina.
"Questo non è un interrogatorio, James e Melanie sono dei testimoni e noi ci siamo solo limitati a prendere le loro deposizioni" spiegò Harry Potter.
"Se avessi dovuto interrogare tuo figlio io ti avrei avvertito" continuò imperterrito Draco.
Improvvisamente un flash mi attraversò la mente che fu invaso da quelli che dovevano essere i ricordi di Melanie:
Quello che mi stava dinanzi non era il Draco Malfoy di cui avevo letto, era un nuovo Draco, diverso e migliorare. Era un Draco Malfoy che dopo la fine della guerra aveva compreso di non poter ottenere ciò che desiderava facendo valere il proprio nome e che aveva imparato cosa volesse dire lavorare duramente. Era un Malfoy che aveva scoperto cosa fosse la meritocrazia e che aveva ricostruito la propria fortuna dal mare di macerie che lo circondavano.
Questo era il nuovo Draco e questo era l'unico Draco che Melanie Artemis Starlight conoscesse, un Draco che amava ed ammirava, un Draco che ora svolgeva una mansione molto simile a quella del Pubblico Ministero per il Wizengamot e che da solo era riuscito a riabilitare, almeno parzialmente, il nome dei Malfoy.
Inoltre, nell'esercizio delle sue mansioni, il nuovo Draco Malfoy si trovava spesso a dover collaborare con l'ufficio degli Auror e, di conseguenza, con Harry Potter e Ronald Weasley.
Ovviamente i tre non sarebbero mai riusciti a diventare amici, il ricordo del passato era troppo radicato in loro ma, almeno tra Harry e Draco si era instaurato uno strano legame di rispetto reciproco inoltre, al contrario dei loro mariti, Astoria, Hermione e Ginny erano divenute molto amiche.
Era forse in virtù di tutto questo che mio zio sembrava sentirsi molto tradito.
"Invece è stato Scorpius a riferirmi l'accaduto! Quando intendevate di grazia informarmi?!" Sbotto Draco
"Oh, quindi correre a piagnucolare da papà è un'abitudine di famiglia" commentò in risposta Ron che non aveva mai sepolto il rancore nei confronti dell'antico nemico
"Basta" intervenne la McGranitt impedendo che la situazione precipitasse "smettetela di comportarvi come dei bambini o sarò costretta a punirvi!" Sentenziò la preside con una tale durezza da bloccare sul nascere ogni possibile protesta
"E voi, Potter e Starlight, tornate pure nei vostri dormitori, il coprifuoco è scattato ormai da molto" aggiunse poi rivolta a noi due ed io non me lo feci ripetere due volte...
 
 
 
 
"Non serve che mi accompagni" dissi per l'ennesima volta, eravamo finalmente usciti
dall'ufficio della McGranitt e James aveva deciso di accompagnarmi fino al mio dormitorio ed era quindi ormai da diversi minuti che il ragazzo mi seguiva come un ombra scura e silenziosa.
"Andiamo Mr. Perfezione, lo so che per te è strano essere rimproverato ma non è poi andata così male" lo provocai io stanca di quel silenzio
"Sto solo pensando, Angela" replicò lui.
E come dargli torto! Cera molto a cui pensare ma forse in quel momento ero stanca di farlo.
"Secondo te gli attacchi continueranno?" Domandò ad un tratto James, ero quasi giunta dinanzi all'ingresso della mia sala comune.
"Non lo so" risposi io, sapevo che la mia era una mezza verità: speravo che gli attacchi non continuassero ma credevo che sarebbero continuati inoltre se la storia si fosse ripetuta le prossime vittime sarebbero stati gli studenti...
 
Hermione Granger era stata l'ultima vittima.
 
"Se gli attacchi dovessero continuare Rose dovrà stare molto attenta" dissi in un sussurro
"Non permetterò che le venga fatto del male" Sentenziò James e nel suo tono c'era talmente tanto calore da far nascere persino in me un moto di tenerezza
"Andrà tutto bene" dissi mentre gli sfioravo leggermente il volto in una carezza quasi impercettibile per poi svanire all'interno della mia sala comune.
Lentamente mi trascinai verso il dormitorio. Piton non era più nel suo ritratto, di certo doveva essere intento a parlare con la McGranitt della nuova minaccia che si stava abbattendo su Hogwarts perché, ne ero certa, gli attacchi non si sarebbero arrestati.
 
 
 
*****
 
 
 
Era Novembre, era passata una settimana dalla notte di Halloween e quel giorno si sarebbe tenuta la fatidica partita Grifondoro contro Serpeverde ed io, ovviamente, provavo l'impulso di vomitare. Trattenendo quest'impulso ed ignorando le occhiataccia che da una settimana a quella parte mi seguivano mi accomodai al tavolo di Serpeverde.
Per un momento mi fermai ad osservare Hugo e Dominique che si ingozzavano come se non ci fosse un domani e non potei fare a meno di domandarmi come facessero a mangiare tutta quella roba...
"Quando sono agitati mangiano più del solito" giunse a sciogliere i miei dubbi Albus. 
Era bello sapere che anche loro erano umani inoltre ero più che certa che se Hugo avesse ingurgitato solo un'altra fetta di torta alla melassa sarebbe morto sul colpo e Serpeverde avrebbe vinto per abbandono il che, dal mio punto di vista, non sarebbe stato male.
Era da quella mattina quando, dopo una notte tormentata dai miei strani incubi mi ero alzata, che tutta la mia convinzione era andata a farsi fottere. Avevo dormito male, ero terrorizzata e il mio stomaco sembrava essersi raggomitolato su se stesso.
Se per lo meno Dominique e gli altri mi avessero creduta una pazza omicida avrei per lo meno potuto sperare che guardandoli sufficientemente male i miei avversari avrebbero lasciato cadere la pluffa come se niente fosse invece, per mia sfortunata, i membri della tribù (così avevo ribattezzato il clan Potter-Weasley-Lovegood) erano gli unici a credere alla mia innocenza, anzi, trovavano le accuse rivolte nei miei confronti piuttosto divertenti.
I gemelli Scamandro dopo aver visto per la prima volta qualcuno additarmi spaventato si erano lasciati andare ad una lunga risata per poi concludere seraficamente che non avrei mai fatto del male ad un cane, se quello pietrificato fosse stato James sarebbe stata tutta un'altra storia ma di certo io non ero una che se la prendeva con gli animali. Era bello sapere che i miei amici mi consideravano una specie di ambientalista pazza.
Roxanne e Dominique invece, guidate dal loro fervente spirito imprenditoriale, avevano trovato il modo di rigirare la situazione in cui vertevo a proprio vantaggio. Roxanne infatti aveva aperto un nuovo giro di scommesse e partendo dal presupposto che 3/4 di Hogwarts aveva scommesso che io fossi una pazza criminale quando fosse stata finalmente provata la mia innocenza Roxy si sarebbe ritrovata ricca. Il suo era un gioco rischioso che richiedeva una buona dose di pazienza ma Roxanne Weasley non temeva il rischio e, come ogni predatore, sapeva attendere il momento propizio.
Dominique invece, al contrario della cugina, si accontentano dei piccoli piaceri della vita e il fatto che al mio ingresso la Biblioteca si svuotasse era per lei un incentivo più che sufficiente. Da una settimana a quella pare io, e di riflesso Dominique, non avevamo più dovuto fare una fila né ci eravamo trovate in mezzo alla calca. Essere temute aveva i suoi vantaggi.
 
E poi c'era James.
 
James che da una settimana a quella parte mi stava ancora più fra i piedi del solito.
Come avevo immaginato la sua reputazione non aveva minimamente risentito di quanto accaduto durante la notte di Halloween e l'unico cambiamento rilevante che da allora si era verificato era la mania che Potter aveva sviluppato di seguire ogni mio spostamento.
Era stato solo qualche giorno prima che avevo compreso la natura delle sue intenzioni.
 
Quella mattina mi stavo dirigendo in biblioteca quando avevo compreso che qualcosa non andava, qualcuno mi stava seguendo. Non ci avevo messo molto ad individuare due Grifondoro dell'ultimo anno e ci avevo impiegato ancora meno a comprendere cosa volessero da me. Loro erano due Grifondoro senza macchia e senza paura mentre io ero la strega cattiva che andava punita.
Nel loro piano c'era  solo un piccolo problema, infatti, sebbene non sapessi più chi fossi né che cosa ci facessi ad Hogwarts una cosa era certa: sia Melania Rossellini che Melanie Starlight odiavano i bulli e nessuna delle due si sarebbe fatta aggredire tanto facilmente. Io non ero una preda ed ero tutt'altro che indifesa e quelle due lo avrebbero scoperto sulla loro pelle.
Senza che le Grifondoro se ne rendessero conto modificai la mia rotta e mi diressi nel primo luogo appartato che mi venne in mente: il bagno di Mirtilla.
Le due ragazze nel tentativo di non farsi scorgere avevano iniziato a seguirmi più da lontano ed io approfittai del leggero vantaggio per chiudermi all'Interno di uno dei cubicoli prima che mi scorgessero e, per sicurezza, mi accovacciai sopra la tazza del water con i piedi sollevati così da celare il più possibile la mia presenza.
"Dove si è cacciata quella sgualdrina?!" Esordì come da programma una delle ragazze mentre si apprestava ad esaminare la stanza.
Rimasi ferma, in attesa, e poi, quando avvertii una presenza dinanzi alla porta del bagno la spalancai con un calcio colpendo la prima Grifondoro in pieno volto e facendola cadere a terra. A quel punto la seconda ragazza levò la propria bacchetta ma io ero già pronta e bloccai il suo attacco senza alcuna difficoltà.
"Tarantallegra" Esclamai poi a mia volta mettendo fuori gioco anche il secondo dei miei aggressori.
"Sapete, non è molto intelligente cercare di attaccare da sole quella che supponente essere una sottospecie di psicopatica" esordii poi mentre osservavo quelle stolte che avevano pensato di mettermi fuorigioco sfruttando semplicemente la superiorità numerica
"Ma in fin dei conti voi Grifondoro non siete noti per le vostre capacità deduttive" continuai mentre per sicurezza allontanavo con un calcio la bacchetta della ragazza distesa a terra e che al momento sembrava essere impegnata a tamponarsi il naso sanguinante. "Qualora vi interessasse non sono stata io a pietrificare quel cane, d'altro canto sono una persona piuttosto vendicativa..." conclusi la mia arringa mentre levavo nuovamente la bacchetta...
Poi un rumore.
Istintivamente mi volta verso la porta, sulla soglia stava James Sirius Potter.
"Impedimenta!" Esclamò James impedendo alla ragazza a terra di raggiungere la propria bacchetta.
"Expelliarmus" aggiunse poi disarmandomi
"Ehi!" Esclamai indignata
Mentre James mi ignorava e liberava l'altra ragazza dalla mia fattura
"60 punti in meno a Grifondoro e 30 in meno a Serpeverde" Sentenziò "ed ora voi due andatevene" intimò alle due Grifondoro che, cogliendo l'ira nella voce di James, si affrettarono ad ubbidire
"Dammi la mia bacchetta, Potter" intimai io che ero adirata almeno quanto James
"Non così in fretta"
"Non c'è nulla da discutere: quelle due hanno provato ad aggredirmi ma come duellanti fanno piuttosto schifo e il fatto che tu, Mr. Perfezione, mi abbia tolto dei punti è ingiusto! Avrei dovuto ricevere dei punti per la mia intelligenza e le mie abilità strategiche!" Dissi tutto d'un fiato
"La tua era vendetta, non autodifesa, ti ho solo impedito di infierire su un nemico già vinto"
"Prendine uno e fanne un esempio, questa è la mia filosofia, non ho il tempo di difendermi da mezza Hogwarts"
"se avessi lasciato fare a me tutto questo si sarebbe risolto molto più facilmente invece con le tue azioni non hai fatto altro che aumentare i sospetti nei tuoi confronti"
Fu allora che compresi.
Potter mi seguiva unicamente per proteggermi.
Per la seconda volta nell'arco di una settimana mi ritrovai a pensare che James Sirius Potter fosse dolce.
Probabilmente stavo impazzendo.
"Piacere agli altri per me non è poi così fondamentale" dissi mentre, decisa a scacciare dalla mia mente questo pensiero, afferravo  la bacchetta e mi avviavo alla porta.
"Forse più che un angelo caduto dal cielo sei un angelo decaduto" mormorò James prima che la porta si chiudesse alle mie spalle...
 
Un angelo decaduto...
 
Ripensai tra me e me mentre, tornata finalmente alla realtà, mi affrettavo a finire di bere il mio succo di zucca.
Che fossi un angelo o meno al momento l'importante era non cadere dalla scopa mi dissi mentre mi decidevo ad alzarmi dal tavolo e a raggiungere il campo da Quidditch.
Dovevo vincere e il fatto che ultimamente Potter apparisse più dolce non mi avrebbe impedito di umiliarlo.
 
 
 
 
*****
 
 
 
Noi eravamo gli sfigati.
 
Questa era la conclusione a cui ero giunta mentre mi apprestano ad uscire in volo dagli spogliatoi di Serpeverde.
La squadra di Serpeverde era composta da Scorpius che era figlio di un ex Mangiamorte, da Cordelia e Albus che venivano considerati le pecore nere delle rispettive famiglie e poi c'ero io  che ero considerata dai più un assassina di cani.
Certo c'erano anche Edward e gli altri due cacciatori ma questo non cambiava le cose. Per Hogwarts noi eravamo la squadra degli sfigati e con sfigati non intendo i nerd simpatici dei film americani su cui nessuno scommetterebbe neanche mezzo galeone e che poi riescono a sovvertire lo status quo suscitando l'ammirazione di tutti, no, noi eravamo gli outsiders che molto probabilmente tutta Hogwarts avrebbe voluto vedere sfracellarsi al suolo.
La tribuna della tifoseria di Serpeverde era quasi deserta, avevo quasi il sospetto che persino i nostri compagni di casa ci avessero piantati in asso e sulle tribune gli unici a risaltare erano i gemelli Scamandro con addosso degli strani copricapi a forma di serpente.
Però, purtroppo per coloro che ci avrebbero voluto vedere morti, noi sfigati eravamo piuttosto bravi a giocare a Quidditch e, dopo i primi venti minuti di gioco, Serpeverde era in vantaggio di almeno sei punti.
Non avevo mai visto Cordelia così in forma: i suoi movimenti erano scattanti, i lanci precisi e mirati mentre, dall'altra parte, per quanto Fred e Dominique avessero una notevole intesa tutto veniva rovinato dal terzo cacciatore di cui, tra l' altro, non ricordavo bene il nome... ad ogni modo, quel ragazzo, oltre ad eseguire azioni piuttosto ripetitive e prevedibili lanciava la pluffa sempre e solo nell'anello centrale. Mi stupiva che Grifondoro non fosse riuscita a trovate un giocatore migliore, pensai tra me e me mentre lanciavo un bolide verso quell'imbranato che, preso dal panico, lasciava cadere a terra la pluffa che veniva prontamente intercettata da Cordelia.
Una cosa era certa: a prescindere dall'esito della partita Dominique avrebbe ucciso quell'idiota.
Con rapidità respinsi un bolide diretto contro Cordelia e, nell'allontanarlo dalla mia compagna di squadra, per poco non colpii Fred che, per tutta risposta, mi scrutò allarmato. Non avevo di certo intenzione di uccidere nessun Weasley ma in guerra, in amore e anche nel Quidditch (quando dovevo evitare di baciare James) non c'erano regole anche se, ormai ne ero certa, l'esito della partita non dipendeva più da me.
Per quanto infatti Serpeverde fosse in vantaggio tutto dipendeva dal boccino d'oro e questo James Potter, a giudicare dal modo in cui perlustrava il campo, lo sapeva bene. Quella misera pallina d'oro avrebbe potuto sovvertire completamente il risultato della partita ma, se Grifondoro voleva ancora vincere, James doveva acciuffare il boccino il prima possibile.
Quindi, data la situazione, non potevo far altro che confidare nelle capacità di Albus.
 
Poi l'urlo del cronista:
 
"Potter sembra aver avvisato il boccino!"
 
Immediatamente iniziai a guardarmi attorno con affanno cercando di capire quale dei due Potter avesse avvistato il boccino. Sembravo essermi totalmente dimenticata della partita al contrario di Cordelia che continuava a segnare indisturbata. Nella mia mente c'era spazio solo per James che si era appiattito sulla scopa per guadagnare velocità mentre Albus si lanciava al suo inseguimento, ora erano quasi alla pari, il baluginio dorato a meno di un metro...
Poi con un ultima spinta James riuscì, seppur di poco, a distanziare il fratello ed io compresi che avevamo perso.
Ma non potevo arrendermi, dovevo fare qualcosa.
 
In amore, in guerra e nel Quidditch non ci sono regole.
 
Mi ripetei nella mente mentre prendevo bene la mira e colpivo  James con un bolide.
 
La caduta non fu poi molto dolorosa dato che James era già a pochi mente i di distanza dal suolo ma mi sarei comunque potuta dire soddisfatta se non fosse stato che mentre Potter cadeva stretto tra le sue mani avevo scorto un luccichio dorato.
 
"Ti dedico la vittoria, Angelo mio" esclamò James mentre, dopo aver mostrato il boccino d'oro in segno di trionfo, mi rivolgeva un sorriso ammiccante.
 
 
 
*****
 
 
 
"Tu, Dominique Weasley, sei completamente pazza se credi davvero che io voglia indossare quella roba!"
Esclamai mentre osservavo con aria vagamente terrorizzata l'abito rosso che Dominique mi stava mostrando. Era lungo, aderente, con una scollatura profonda ed un enorme spacco per non parlare poi della schiena nuda. Dominique me lo aveva spacciato per la creazione di non so quale stilista francese mentre a me ricordava solo un incrocio tra il tipico abito di Jessica Rabbit e la divisa da lavoro di una meretrice.
"Ma James ha detto che voleva vederti addosso qualcosa di sexy"
"Questo l'ho capito ma non vorrei essere fermata dalla Buon costume" replicai tagliente "che cosa?" Domandò perplessa la bionda Weasley... benedetta l'innocenza...
"Lascia stare" tagliò corto Rose che, al contrario di sua cugina, possedeva ancora una cosa chiamata tatto.
Ci trovavamo all'interno del dormitorio di Serpeverde che al momento sembrava essere totalmente a lutto ed io mi preparavo ad andare al patibolo e, l'unica cosa che sembrava interessare a Dominique era vestirmi come una sgualdrina d'alto Borgo.
Rose, dolce Rose, lei si che mi comprendeva a fondo. Lei era stata la prima a raggiungere la squadra quando ancora era all'interno dello spogliatoio e a complimentarsi con tutti noi per come avevamo giocato, era stata l'unica a complimentarsi con Scorpius per come avesse allenato la propria squadra.
Gli uomini erano davvero strani e non era facile trovare la giusta chiave per arrivare al cuore di un uomo ma Rose Weasley aveva fatto centro. Era strano spiegarlo ma per un momento in quello spogliatoio mi era parso che Scorpius stesse vedendo Rose per la prima volta, ora lei non era più la cugina del suo migliore amico, era solo Rose.
Rose era stata per tutti noi di conforto e anche in questo momento di profonda disperazione mi aggrappavo a lei.
"La scommessa diceva che qualora Serpeverde avesse perso avrei  dovuto vestirmi di rosso ed oro e baciare quell'idiota di James, nessuno ha parlato di abiti sexy e sarà tanto se mi sarò lavata i denti e se non avrò ingoiato una testa di aglio crudo prima che giunga quel momento!" Sbottai adirata mentre mi alzavo di scatto in piedi.
"Non sarebbe una mossa molto intelligente da parte tua" disse tranquillamente Rose sorprendendomi "se non ricordo male anche James ha perso una scommessa" mi ricordò la giovane Weasley.
Subito un ricordo si fece strada nella mia mente, uno dei gemelli Scamandro che scommetteva 20 galeoni che avrei atterrato James con un bolide e poi la risposta di quest'ultimo:
 
"se ci riuscirà girerò vestito di verde e argento per due mesi"
 
Immediatamente scoppiai a ridere totalmente incapace di controllarmi, dovevo sembrare una pazza ma non me ne importava nulla.
Stavo ancora ridendo quando afferrai l'abito di Dominique e un paio di sandali dorati.
"Ti adoro, Rose Weasley!" Esclamai prima di scomparire all'interno del bagno.
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
Un ora più tardi mi apprestano a scendere le scale del mio dormitorio.
Indossavo l'abito rosso che mi fasciava il corpo come un guanto, i sandali dorati slanciavano la mia figura longilinea ed infine, sul volto circondato da una criniera di boccoli dorati, un trucco leggero effetto nude.
"Potrei vomitare" mormorò una voce strascicata che ben conoscevo
"Ho perso una scommessa" dissi fin troppo allegramente al professor Piton che aveva finalmente ripreso posto all'interno del proprio quadro
"E da quando perdere ed umiliarti ti rende felice?" Continuò lui mentre scrutava malamente Dominique e Rose che stavano in piedi alle mie spalle
"Ma io non vado ad umilianti, vado a rovinare la festa a Potter" sentenziai mentre percorrevo gli ultimi gradini quasi saltellando
"Dopo ti racconterò tutto" promisi prima di chiudere la porta alle mie spalle senza dare il tempo a Piton, sul cui volto avevo scorto una smorfia di disgusto, di replicare.
 
Era con esitazione che mi ero decisa ad entrare in territorio nemico per poi perdermi a scrutare la sala comune di Grifondoro. Di certo questa appariva più accogliente di quella di Serpeverde ma tutto quel rosso ed oro a lungo andare mi avrebbe dato al voltastomaco...
Ad ogni modo ero talmente intenta a scrutare l'ambiente circostante da essermi quasi scordata le ragioni che mi avevano portata nella tana del lupo ma bastarono gli sguardi ed il mormorio a riportarmi alla realtà. Non c'era alcun dubbio, ad Hogwarts le notizie si diffondevano piuttosto velocemente...
Poi delle risa che sovrastarono i sussurri ed infine uno scarmigliato James Potter, seguito a ruota da Fred ed Hugo Weasley, apparve.
Per un momento i nostri sguardi si incontrarono e per un momento James parve pietrificarsi sul posto come se non si fosse mai davvero aspettato di vedermi e, soprattutto, come se non si fosse mai aspettato di vedermi vestita in quella maniera.
Poi Potter parve riprendersi parzialmente e dopo avermi squadrata dall'alto in basso il suo sguardo si arrestò sulla profonda scollatura
"Potter, credevo di averti già detto di non guardarmi le tette" lo rimproverai io.
Al suono delle mie parole James parve riscuotersi e lentamente colmò la distanza che ancora ci separava, lo sguardo ora fisso sulle mie labbra.
Era strano ma ora la sala comune si era fatta improvvisamente silenziosa, a quanto pareva nonostante la metà dei presenti mi considerasse una psicopatica tutti erano curiosi di scoprire cosa sarebbe accaduto tra me e Potter.
Gli studenti di Hogwarts erano dei dannati pettegoli.
"Non sei obbligata se non vuoi" disse James, ovviamente da bravo Grifondoro doveva comportarsi cavallerescamente...
"Andiamo Potter! Una scommessa è una scommessa e Melanie Artemis Starlight mantiene sempre la parola data" dissi infastidita mentre, senza dare neppure a James il tempo di replicare lo afferravo violentemente  per la camicia e lo baciavo.
Inizialmente James parve spiazzato dalle mie azioni  ma ben presto tornò padrone di se e approfondì il bacio mentre le sue mani calde percorrevano la mia schiena nuda ed io mi ritrovavo ad esplorare quell'ampio petto.
Era strano ed incomprensibile eppure quel bacio che avrebbe dovuto ripugnarmi mi piaceva. Amavo il tocco delicato e allo stesso tempo deciso delle mani di James sul mio corpo e amavo quel calore, quel misto di passione e desiderio che per la prima volta mi assaliva così prepotentemente.
 
Avrei voluto crogiolarmi in quel bacio in eterno.
 
Fu forse l'entità di quest'ultimo pensiero a farmi tornare in me.
A me non piaceva James Sirius Potter, non mi piaceva lui e non mi piacevano i suoi baci, mi dissi decisa seppur ancora sconvolta dai miei stessi pensieri.
Avrei voluto allontanare Potter da me con una spinta ma non potevo farlo, avevo un piano che volente o nolente mi obbligai a seguire.
 
Fu con delicatezza che posi fine a quel bacio.
"ora tocca a te mantenere la parola data" sussurrai ancora ad un palmo dal volto di James, la voce ridotta ad un mormorio sensuale
"cosa?" domandò lui ancora stordito, lo sguardo fisso sulle mie labbra.
"Serpeverde ha perso ma io sono ugualmente riuscita ad abbatterti..." spiegai mentre, con le dita, mi divertivo a tracciare invisibili arabeschi sul suo petto.
Poi, improvvisamente, il volto di James fu attraversato da un bagliore di consapevolezza e, molto probabilmente, il capitano della squadra di Grifondoro avrebbe protestato se io, prima che lui potesse aprir bocca non avessi trasfigurato la sua camicia in un meraviglioso maglione verde...
"Melanie!" protestò James mentre io mi catapultavo verso il buco del ritratto incurante dei Grifondoro che stavo travolgendo nella mia fuga, Dominique dal canto suo era troppo impegnata a ridere per aiutarmi mentre Rose era intenta a discutere con suo fratello.
"dannazione Mel, fermati!" continuò Potter nel disperato tentativo di fermare la mia fuga, ero certa che in quel momento si stesse domandando come facessi a correre con quei trampoli mentre io pregavo solo di non rompermi una caviglia...
"quello di darti alla fuga è proprio uno stramaledetto vizio..." sbottò mentre mi afferrava per  un braccio e mi traeva a se.
Ormai ci trovavamo fuori dalla sala comune, nel corridoio buio.
"mentre quella di inseguirmi è una tua abitudine" replicai mentre, dopo essere riuscita a liberarmi da quella stretta, mi allontanavo nuovamente per poi, come era accaduto solo una settimana prima arrestarmi nuovamente.
Disteso a terra e pietrificato giaceva un nuovo corpo e, questa volta, non si trattava di un animale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
 
Per prima cosa ci tenevo a ringraziare:
  • eliseCS che ha aggiunto la storia alle preferite
  • ImbrattaCartaVirtuale che l'ha aggiunta alle seguite
  • Keira Lestrange che finora ha recensito tutti i capitoli 
 
 
Spero che il capitolo vi piaccia.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 Questioni di famiglia, questioni di sangue ***


Capitolo 6
 
Questioni di famiglia, questioni di sangue
 
 
Disteso a terra e pietrificato giaceva un nuovo corpo e, questa volta, non si trattava di un animale.
 
Per un momento restai immobile incapace di fare qualunque cosa, le parole della McGranitt che mi risuonavano prepotentemente nella testa
 
"Al momento la pietrificazione è solo esterna ma si sta lentamente espandendo fino agli organi interni che lentamente smetteranno di funzionare uno ad uno"
 
Avrei voluto urlare, lasciarmi andare ad una sana crisi di panico eppure la voce non voleva saperne di uscire, era come se anche io fossi pietrificata, poi, improvvisamente ed inaspettatamente mi ridestai da quello stato di shock. Inizialmente non capii cosa fosse stato a farmi tornare in me, lo compresi solo un attimo dopo.
Non so come non avessi potuto rendermene conto subito, forse era il mio cervello che istintivamente stava censurando la scena per preservare la mia già labile salute mentale ad ogni modo ciò di cui non mi ero resa conto era che quel ragazzino non era pietrificato, per lo meno non completamente ed ora si stava trascinando verso di me in una muta richiesta d'aiuto mentre le membra si facevano sempre più rigide ed immobili...
"finite incantatem" esclamai inutilmente mentre puntavo la bacchetta contro il ragazzino dai capelli biondi ed arruffati che giaceva a terra
"finite incantatem!" esclamai di nuovo disperatamente per poi, nel constatare la mia impotenza, gettarmi a terra per afferrare quella mano che si tendeva disperatamente verso di me, per cercare di dare conforto a quell'anima ormai perduta ma, prima che potessi raggiungere lo sventurato ragazzino delle forti braccia mi afferrarono
"lasciami!" esclamai dimenandomi nella stretta di Potter
"mollami dannazione!" intimai quasi disperatamente, non potevo lasciarlo da solo, non in quel momento, non potevo negargli il calore umano che magari avrebbe potuto alleviare parzialmente le sue sofferenze!
"non puoi toccarlo!" esclamò James scuotendomi rudemente e costringendomi a guardarlo in volto "potrebbe essere pericoloso anche per te, non conosciamo questa magia oscura!"
"non posso lasciarlo da solo" mormorai mentre la forza mi abbandonava e cessavo di dimenarmi, ormai la luce aveva abbandonato quegli occhi chiari.
La rabbia aveva lasciato il posto al dolore e la necessità di agire era stata sostituita dalla nausea.
"mollami, Potter" dissi questa volta con più calma e qualcosa nella mia voce o nel mio innaturale pallore riuscì a convincere James che si affrettò ad eseguire l'ordine ed io riuscii a spostarmi giusto in tempo prima di vomitare a terra tutto ciò che avevo nello stomaco, era come se il mio corpo cercasse di rigettare tutta quella situazione, come se svuotando il mio stomaco cercassi contemporaneamente di svuotare anche la mia mente da quei ricordi e da quelle emozioni confuse e dolorose che mi stavano lentamente uccidendo.
Non so quanto tempo trascorse, so solo che quando mi ripresi James era di nuovo accanto a me, con delicatezza mi aveva cinto le spalle ed allontanato i capelli dal volto.
In un altro momento lo avrei allontanato bruscamente, avrei celato questo mio attimo di debolezza ma in quel momento erano crollate anche le difese che avevo costruito attorno a me con tanta perizia.
"ora puoi lasciarmi" mormorai quando fui finalmente certa di poter parlare senza rischiare di vomitare di nuovo
"dobbiamo chiamare la McGranitt" dissi poi nonostante non avessi alcuna voglia di ottemperare a questo mio dovere, avrei voluto andarmene in camera mia, dormire e sperare di non svegliarmi più.
Dannazione! Questo era il mio mondo, il mondo che io avevo creato! Ok, non lo avevo creato proprio io, lo aveva creato la Rowling ma questa era la mia fanfiction. Ero io che decidevo cosa accadeva, quindi perché stava accadendo tutto questo?! Io non volevo questa morte, questo dolore, io volevo una vita tranquilla, una tranquilla routine.
Improvvisamente sentii la rabbia montare dentro me. Ero arrabbiata con me stessa, col mondo reale e con questo mondo fittizio, con i miei genitori e con Daphne Greengrass e con la sventura che sembrava seguirmi ovunque andassi.
"ho inviato un patronus alla preside poco fa, dovrebbe raggiungerci" mi disse James mentre io non potevo far altro che continuare a camminare in circolo, incapace di stare ferma. Avrei preferito sbraitare, prendermela con qualcuno e, non potendolo fare, avevo iniziato a camminare, la mente affollata da mille pensieri.
Tutto questo era troppo.
Avrei voluto andarmene.
Ma se me ne fossi andata dove sarei potuta tornare? Non volevo tornare ad essere Melania Rossellini. Non potevo tornare a casa.
"Potter, Starlight!" esclamò la McGranitt mentre ci correva incontro, l'espressione stanca e tirata "state bene?" domandò tralasciando il fatto che io mi trovassi dinanzi alla sala comune di Grifondoro dopo il coprifuoco e che fossi vestita come una squillo...
 
"state bene?"
 
Poteva esserci una domanda più stupida?! Era ovvio che non stessimo bene!
"di certo stiamo meglio di lui" replicai freddamente mentre, per la prima volta, tornavo a posare lo sguardo sul ragazzino a terra e, per la prima volta, scorgevo nuovi dettagli di quell'agghiacciante spettacolo:
A terra, proprio accanto al ragazzo, giaceva una macchina fotografica di stampo Babbano ma dubitavo che, a giudicare dallo sgargiante colore rosa, fosse davvero appartenuta alla vittima, era come se qualcuno avesse cercato di ricostruire quanto era avvenuto anni prima a Colin Canon... Ma quella non era la parte peggiore, ora una strana patina grigia stava iniziando a ricoprire le gambe del ragazzo. Mi ci volle un attimo per comprendere cosa stesse succedendo ma alla fine capii, lentamente, un po' alla volta, quel ragazzino stava diventando letteralmente una statua di pietra.
Improvvisamente sentii di nuovo l'esigenza di vomitare...
"chiariremo cosa ci faceste qui e sopratutto il motivo del vostro strano vestiario più tardi, ora ditemi che cosa è successo" disse la McGranitt in modo piuttosto autoritario mentre ci osservava piuttosto accigliata
"le sembra che ci sia qualcosa da spiegare?!" sbottai invece io senza più riuscire a controllare la mia rabbia "non sappiamo cosa sia successo!"
"quando siamo arrivati non doveva essere trascorso molto tempo dall'aggressione" intervenne James che al contrario di me era dotato di una cosa chiamata calma, o forse aveva semplicemente dei nervi più saldi. "la pietrificazione non era ancora completa e Mel ha provato ad invertire l'incantesimo seppur senza successo"
"avete visto qualcuno allontanarsi da qui? Avete sentito dei rumori?"
"se così fosse stato avremmo agito diversamente, non le pare?!" sbottai in modo molto poco educato prima di avviarmi verso il mio dormitorio
"signorina Starlight!" mi richiamò la McGranitt
"sono stanca di farmi interrogare e sono stanca di rispondere a stupide domande che non porteranno a nulla! Sono stanca di brancolare nel buio e di questo orrore! Voglio solo andare nella mia stanza e provare a dormire, ammesso che ci riesca, e se lei vorrà punirmi o perché no, espellermi, potrà sempre farlo domattina" conclusi con foga mentre lasciavo James e la preside alle mie spalle e con loro speravo di lasciarmi alle spalle anche quelle immagini ricche di orrori che continuavano a lampeggiarmi nella mente.
 
 
 
*****
 
 
 
Quando rientrai in dormitorio mi sentivo spossata, era come se tutto ciò a cui avevo assistito mi avesse totalmente privata delle mie energie e destabilizzata.
"credevo che il migliore a cacciarsi nei guai fosse Harry Potter ma neanche tu scherzi, ragazzina" mi accolse la voce di Piton "per lo meno questa volta il mio compito non è quello di proteggerti"
"però sei stato incaricato di sorvegliarmi" replicai io
"complimenti per le capacità di deduzione"
"be' dato che sei qui per spiarmi puoi tranquillamente dire alla McGranitt che sto dando di matto!" Sbottai adirata "tutto questo fa schifo! Era solo un ragazzino! E questo... Tutto questo..." esclamai incurante del fatto che stessi ormai urlando e che ben presto avrei svegliato l'intero dormitorio di Serpeverde "tutto questo è frutto della mia immaginazione e io non voglio questa sofferenza!" esclamai mentre lottavo per trattenere le lacrime, sembravo quasi una bambina troppo cresciuta intenta a fare i capricci
"smettila di fare la Babbana presuntuosa" esclamò Piton freddamente "tu non puoi decidere un bel niente, hai a malapena il controllo di te stessa quindi piantala di montarti la testa. Certo la tua venuta ha modificato la nostra realtà ma di certo non puoi cambiare gli avvenimenti a tuo piacimento. Ciò che vedi non ti piace?! Vattene finché sei in tempo per farlo. Ed ora smettila di urlare prima di svegliare gli altri studenti"  concluse l'insegnante.
Andarmene? Probabilmente se fossi stata intelligente lo avrei fatto ma io non potevo, non volevo tornare a casa.
"oh per me può tranquillamente svegliarsi tutta Hogwarts! Non me ne potrebbe importare di meno!" continuai decisa a non darla vinta a Piton "e poi ormai Serpeverde è praticamente deserta! Piuttosto di essere assegnati a questa casa gli studenti preferirebbero dormire nella foresta proibita! La guerra ha distrutto Serpeverde. Per le persone non c'è alcuna distinzione tra Serpeverde e Mangiamorte e dimenticano che senza la collaborazione dei Serpeverde Voldemort non sarebbe mai caduto! Regulus Black è stato il primo a cercare di distruggere un Horcrux, tu hai protetto Hogwarts e consegnato la spada di Godric Grifondoro a Harry Potter, è stata Narcissa Malfoy a mentire a Voldemort dicendo che Harry era morto ed è stato mio zio a fingere di non riconoscerlo! La mia famiglia ha commesso molti errori ma Serpeverde non merita di essere eccessivamente colpevolizzata! E io non merito di essere accusata solo perché un membro di questa casa!"
"il mondo è un posto ingiusto, Starlight e prima lo scoprirai meglio sarà per te. Vuoi dimostrare il valore di Serpeverde?! Rimboccati le maniche e datti da fare anche se forse è chiederti troppo, tu non sei una che agisce sei una che si lamenta e attende che gli eventi mutino da soli, sei una che rifugge le difficoltà."
"non sono una codarda"
"ma davvero?! E allora perché hai chiesto al Cappello Parlante di non assegnarti a Grifondoro se non per codardia?!"
"l'ho fatto unicamente perché Grifondoro non era il posto giusto per me e il fatto che io sia una Serpeverde non fa di me una codarda e questo tu dovresti saperlo meglio di tutti." sentenziai furiosa "ti dimostrerò quanto valgo, dimostrerò a tutti il valore di Serpeverde. Stai a guardare" conclusi mentre mi incamminavo a passo di marcia verso il mio dormitorio
"e voi che cavolo avete da guardare!" esclamai in direzione di uno sparuto gruppo di primini prima di richiudermi nel mio dormitorio.
 
 
 
*****
 
 
 
Il mattino giunse richiamandomi con prepotenza alla realtà e, quella mattina, la sveglia si presentò sotto le sembianze di un patronus inviatomi da Minerva McGranitt in persona e che mi intimava di raggiungere il suo ufficio il prima possibile. Sbadigliando mi alzai dal letto. Non ero riuscita a chiudere occhio. Non sapevo perché ciò che avevo visto mi avesse turbata poi così tanto. Io non ero una persona dal cuore tenero inoltre fin da quando ero piccola, come Melania Rossellini, avevo spesso girato per gli ospedali a causa di mia madre. Ambra Rossellini era infatti una delle donne più belle che avessi mai visto, un' ex attrice affascinante e conturbante quanto volubile che si era innamorata di un illustre e serio avvocato. Ambra era una sognatrice irresponsabile ed infantile che si comportava da madre solo a sprazzi, quando si ricordava di avere una figlia. Marco Rossellini era una creatura razionale che valutava
il mondo tenendo unicamente conto delle possibili componenti di guadagno economico. Un uomo distratto che dava per scontata la famiglia e che pensava solo alla carriera, un uomo che si ricordava della nostra esistenza solo quando aveva bisogno di sfoggiare a un ricevimento la sua bella mogliettina e la sua figliola amorevole. In questo scenario, non so bene se consciamente o inconsciamente, il modo che Ambra aveva trovato per attrarre l'attenzione su di se era la policondria. Ero solo una bambina la prima volta che mi ero trovata ad attendere spaventata gli esiti degli esami perché, secondo Ambra, il suo mal di testa era senza alcun dubbio un tumore al cervello. Conoscevo gli ospedali e avevo visto da vicino la sofferenza ma nulla mi aveva ma turbata così tanto. Mi dissi mentre mi alzavo dal letto ed iniziavo a prepararmi. Forse avevo sbagliato nel definire la mia vita come Melania Rossellini noiosa, quella vita mi era apparsa noiosa perché avevo lasciato che mi scivolate accanto  limitandomi a rispondere alle aspettative altrui, forse la definizione migliore per quella vita era la definizione di Schopenhauer: "un pendolo tra la noia e il dolore".
"A quanto pare, Starlight, sei proprio una calamita per i guai" commentò fin troppo divertita Amelia Zabini, doveva essere sveglia ormai da un po' ed ora era intenta a leggere un libro
"Non sono affari che ti riguardano" replicai lapidaria pur sapendo che questi erano in verità affari che riguardavano l'intera Hogwarts...
"Mel!" Esclamò Cordelia mentre varca di fretta la soglia del dormitorio, Era strano vedere Cordelia che era sempre così calma e composta affannarsi in quella maniera
"I gemelli mi hanno raccontato ciò che è accaduto, perché non mi hai detto niente?!"
"Ieri, quando sono rientrata in dormitorio, era piuttosto tardi" spiegai io anche se, in tutta sincerità, la sera prima non avrei ugualmente avuto voglia di parlare dell'accaduto...
"Quel povero ragazzo! Per te deve essere stato terribile!"
"Di certo è stato molto più terribile per lui" risposi io, era quel ragazzino di cui non conoscevo neppure il nome a combattere tra la vita e la morte e i miei possibili traumi emotivi erano irrilevanti.
"Andiamo!" Intervenne Amelia ridacchiando "siete davvero ridicole! Era solo un Grifondoro, che ve ne importa?! Tutte le volte in cui ad Hogwarts si sono verificati strani attacchi i Serpeverde ne sono sempre usciti indenni, quindi perché preoccuparsene tanto?!"
Amelia aveva parlato distrattamente, il libero ancora aperto stretto tra le mani. Fu casualmente che scorsi la copertina del libro, era una raccolta di racconti di Lovecraft. Ad Hogwarts gli studenti venivano aggrediti e condotti ad una lenta ed inevitabile morte e lei non aveva niente di meglio da fare che leggere dei racconti dell'orrore. In tutto questo poi c'era anche di peggio! Quel libero era mio e lei lo aveva preso senza permesso...
"Prima di essere un Grifondoro quel ragazzo è una persona e ogni persona è  importante. Sono le persone come te che macchiano il buon nome di Serpeverde!" Sbottai adirata
"Risparmia i moralismi per qualcuno a cui importino" replicò lei prima di riprendere la lettura
"E tu impara a non prendere le cose altrui senza permesso" dissi io, decisa a non dargliela vinta, mentre le strappavo di mano il libro
"Davvero interessante detto da te, mi pare che tu e tua madre non vi facciate molti problemi a prendere ciò che non è vostro"
"Senti Zabini, sono stanca dei tuoi giochetti. Se hai qualcosa contro di me dillo forte e chiaro ma non osare paragonarmi a quella donna!"
"Non sono io quella che fa strani giochetti"
"Lascia che ti spieghi come stanno le cose: io sono arrivata dall'America e non sapevo neanche chi tu fossi, non sapevo della tua esistenza e questa mi era del tutto indifferente. Tu invece mi hai odiata dal primo istante in cui mi hai vista quando non ho mai fatto nulla per provocare tutto questo odio da parte tua"
"Non hai fatto nulla?! Tu e tua madre mi avete rovinato la vita!"
"Io non ho niente a che fare con quella donna, io ho lasciato l'America per non avere a che fare con lei quindi non osare metterci sullo stesso piano!" Sbottai mentre, con la divisa ancora in disordine, uscivo dal mio dormitorio.
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
Ero di pessimo umore. Mentre mi dirigevo verso l'ufficio della McGranitt il mio umore era davvero pessimo.
Ma non ero adirata al pensiero di essere interrogata nuovamente. Non ero spaventata al pensiero di essere espulsa, ciò che mi faceva impazzire era essere paragonata a Daphne Greengrass.
Infastidita mi passai una mano tra i capelli prima di varcare la soglia dell'ufficio. Per fortuna prima di precipitarmi a parlare con la preside avevo avuto la decenza di invadere il dormitorio di Albus e Scorpius così, ignorando un ragazzo ancora in mutande che sembrava essere piuttosto imbarazzato, avevo finito di truccarmi e di sistemare meglio la divisa ed ora, a dispetto del malumore, mi sentivo pronta ad affrontare l'ignoto. Quel giorno l'ufficio della professoressa McGranitt era piuttosto affollato e tutti i presenti sembravano essere turbati almeno quanto me. C'erano Harry Potter e Ron Weasley e questa volta, assieme a loro, riconobbi anche Ginny Weasley, lo sguardo preoccupato puntato sul figlio che era ancora in piedi e tra tutti era quello più vicino alla porta da cui ero appena entrata. Istintivamente James puntò lo sguardo su di me ed io improvvisamente mi ricordai di quel dettaglio che, in seguito alla tragedia, avevo rimosso: il bacio. Mi affrettai a distogliere lo sguardo e fu con gioia che, accanto ai Potter scorsi zio Draco e zia Astoria. Mia zia indossava un completo molto elegante e i capelli erano raccolti in un serio chignon ma il suo volto era il volto dolce e preoccupato di una madre. Fu solo dopo che in un angolo della stanza, lontani dai Potter e dai Malfoy che si erano già accomodati dinanzi alla scrivania della McGranitt, scorsi quella donna, Daphne Greengrass, accanto a lei un uomo affascinante ed elegante che immediatamente identificai come Blaise Zabini. Per un momento rimasi immobile a scrutare quella che era la madre di Melanie, quella che ora era mia madre. Era così diversa dalla sorella e in lei non vi era nulla di materno. Con fastidio mi trovai a constatare che fisicamente eravamo molto simili, possedevamo entrambe lo stesso tipo di bellezza eterea eppure, in quegli occhi chiari si leggeva una determinazione quasi feroce. Tutto il lei emanava un senso di egoismo infantile e vanità. Tutto in lei partendo dai capelli finemente elaborati in un piega costituita da morbide onde fino agli abiti costosi mi provocava un moto di disgusto. Fu con fastidio che constatai che entrambe portavamo  un rossetto scarlatto.
"Vedo che ti sei cacciata nei guai, Melanie" disse infastidita ed il suo non era il rimprovero accorato di una madre, era il fastidio di una donna che aveva dovuto modificare i propri piani a causa mia.
"Sarebbe stato meglio se non fossi venuta" replicai io senza poter fare a meno di pensare che quella donna era molto diversa anche da Ambra. Certo, anche Ambra era spesso egoista ed infantile ma il suo animo non era crudele e, quando aveva una buona giornata sapeva mostrarmi, seppur a modo suo, affetto. Ogni volta che ci dovevamo presentare per qualche evento Ambra, che era sempre così bella, prendeva me, la sua scialba figlia per mano e mi faceva accomodare dinanzi allo specchio. Poi operava la sua magia ed io con il giusto trucco e la giusta acconciatura iniziavo a sembrare per davvero sua figlia
"Sei bella, Mel" diceva "e hai il cervello di tuo padre. Realizzerai cose grandi nella tua vita, non come me" diceva con un po' di tristezza in quei rari momenti madre e figlia. Daphne Greengrass non sarebbe mai stata capace di tanto, lei era una donna crudele e consapevole della propria bellezza che non voleva essere seconda a nessuno, lei pensava solo a se stessa e neppure sua figlia era degna di troppe attenzioni.
"Hanno richiesto la presenza dei tuoi genitori" spiegò lei irritata
"E allora puoi anche andartene visto che ormai non sei più mia madre!" Esclamai io incapace di trattenermi
"Signorina Starlight!" Mi richiamò la preside
"Sapevo che sarebbe finita in questa maniera" mormorò sconsolata Astoria mentre scuoteva il capo e Draco le cingeva le spalle in un tenero abbraccio ma, nonostante quel gesto protettivo, leggevo nei suoi occhi che comprendeva i miei sentimenti.  Dal canto loro i Potter sembravano spiazzati dalla scena a cui stavano loro malgrado assistendo.
"Ho già 17 anni, per il mondo magico sono maggiorenne, se vuole può anche espellermi ma la prego, mandi questa donna e il suo amante fuori da questa stanza" dissi io rivolta alla preside, le mie parole apparivano ora una disperata supplica.
 
Fu un istante.
 
Avevo appena pronunciato quelle parole, avevo appena pronunciato quella rivelazione e subito i ricordi iniziarono a scorrermi nella mente, quei ricordi che non mi appartenevano mi invasero con una tale prepotenza da causarmi una fitta di dolore alla testa. Rividi Philips Starlight, mio padre, il sorriso gentile e quell'amore, quell'affetto profondo ed inestinguibile, quella tenerezza che dimostrava nei miei confronti e l'amore che lo legava a Daphne Greengrass e poi era giunto il giorno in cui era tutto finito. Quel giorno mio padre aveva promesso di portarmi a vedere la partita delle Holyhead Harpies ed io, nonostante stessi poco bene, avevo infantilmente insistito per andare a vedere la partita. Morale della fiaba a metà della partita eravamo dovuti tornare a casa ed era stato allora che avevamo scoperto Daphne assieme ad un altro uomo. Molti altri uomini al posto di Philips Starlight avrebbero ripudiato la moglie ma non lui. Lui amava troppo Daphne Greengrass per lasciarla. Certo, c'erano stati urli, pianti ed insulti ma alla fine lui l'aveva perdonata.
O almeno ci aveva provato.
Aveva provato inutilmente a dimenticare l'accaduto, aveva provato a fingere che quella relazione extraconiugale che andava avanti da anni non fosse mai esistita ma, alla fine, neanche lui era più riuscito a sopportare quella vita coniugale costellata di menzogne e tradimenti.
"Mi dispiace" mi aveva detto mentre, prima di andarsene per sempre, mi stringeva a sé e mi baciava il capo "ma non posso continuare a vivere vedendoti e stringendoti a me senza neppure sapere se sei davvero mia figlia o se tuo padre è quell'uomo, non posso averti sotto agli occhi ogni giorno senza sapere se sei anche tu un ennesimo inganno all'interno di quella che un tempo era la mia vita. Ormai, Melanie, non mi resta più alcuna certezza" queste erano state le sue ultime parole prima di lasciarmi per sempre.
Era stato solo allora che avevo compreso la vera natura di Daphne Greengrass, quella donna che aveva tradito Philips Starlight fin dal primo giorno e che non sapeva neppure chi fosse mio padre. Era stato allora che avevo deciso di lasciare l'America e di permettere a Daphne di vivere la sua squallida vita assieme all'amante.
 
Tutte queste informazioni attraversarono la mia mente con una rapidità sconvolgenti e, quando mi ripresi, ero seduta su di una sedia, Draco e Astoria chini su di me.
"sto bene" mi affrettai a rassicurarli
"quindi ora che hai finito di farci perdere tempo con le tue sceneggiate possiamo iniziare a parlare" intervenne Daphne impassibile
"dannazione quella di cui stai parlando è tua figlia..." iniziò James indignato ma venne interrotto dalla preside
"noi possiamo parlare, lei, signora Greengrass, è libera di andarsene" intervenne la professoressa McGranitt, lo sguardo severo
"non intendo andarmene, sono venuta fin qui per mia figlia"
"ciò che la professoressa McGranitt è troppo cortese per dire è che tutti noi esigiamo che lei se ne vada. La sua presenza qui è sgradita" intervenne Ginny Weasley duramente. Per un attimo Daphne si guardò attorno spiazzata, come ricercando un qual forma di appoggio, magari da parte della sorella, ma in risposta ottenne solo il silenzio.
"andiamo" sentenziò a quel punto mia madre mentre abbandonava la stanza seguita a ruota da Zabini. Per un attimo mi fermai a scrutare negli occhi Blaise e nel suo sguardo lessi qualcosa di ciò che avevo scorto negli occhi di mio padre e fu a quel punto che compresi che Daphne Greengrass lo aveva in pugno. Quella donna era un demone sputato fuori direttamente dalla bocca dell'inferno eppure grazie al suo fascino sembrava essere in grado di ottenere qualsiasi cosa. Quanti uomini aveva già manipolato? Quante vite aveva distrutto?
Per un attimo scrutai Blaise Zabini e nel suo sguardo lessi la stessa confusa incertezza che avevo letto negli occhi di Philips Starlight e subito nella mia mente si riaffacciò quell'ultimo doloroso ricordo.
 
Una Melanie Artemis Starlight in lacrime che si precipitava nella camera della madre, Daphne Greengrass era intenta a pettinare i lunghi capelli biondi mentre si rimirava in una specchiera di foggia antica, il suo volto privo di emozioni non aveva fatto una piega neppure quando aveva avvertito lo stato di agitazione in cui verteva la figlia e aveva continuato a spazzolare i capelli senza neppure voltarsi, il bel volto d'alabastro privo di emozioni.
"dimmelo! Dimmi chi è mio padre! Tu lo devi sapere!" aveva esclamato Melanie incapace di controllarsi, il corpo scosso dai singhiozzi
"mi pare evidente che tuo padre sia Philips Starlight, la somiglianza tra voi è enorme, chiunque se ne renderebbe conto" aveva risposto lei, la spazzola che continuava a muoversi imperterrita, la voce atona.
"se è così perché hai mentito?! Perché non glie lo hai detto?"
"perché lui ti amava più di quando non amasse me" rispose tranquillamente Daphne, neanche ora nella sua voce riuscivo a cogliere alcuna emozione. 
 
Era stato a quel punto che avevo compreso.
Daphne Greengrass non avrebbe mai potuto provare affetto nei confronti di un altra donna. Le altre donne, per lei, non erano altro che nemiche ed io, che ero sua figlia e a lei ero così simile ero forse la minaccia più grande di tutte.
 
"vuole bere qualcosa, signorina Starlight?" domandò dolcemente la preside
"no grazie" risposi io cercando di ricompormi, non volevo la pietà di quelle persone "se non sbaglio c'è un motivo se siamo stati convocati qui"
"Come desidera, signorina Starlight" esordì la preside "per il momento tralascerò il vostro abbigliamento poco consono e la violazione del coprifuoco"
"Fuori dall'orario delle lezioni possiamo vestirci come vogliamo senza essere tenuti ad indossare la divisa" ci tenni a precisare io
"Bene, allora dato che ne è consapevole la prego di ricordare al signor Potter che invece, durante le lezioni, deve vestirsi in modo più appropriato" disse la professoressa McGranitt mentre rivolgeva un occhiata torva a Potter che, me ne resi conto solo in quell'istante, stava indossando la divisa di Serpeverde, istintivamente mi venne da ridere. Sapevo che i membri maschili della squadra di Serpeverde erano riusciti a ricostruire una perfetta divisa per James così da permettergli di mantenere la parola data. Sapevo anche che Albus gli aveva recapitato la suddetta divisa questa mattina ma non credevo che Potter si sarebbe davvero conciato in quella maniera per incontrare la McGranitt!
"James è Caposcuola, di certo conosce il regolamento meglio di me"
"Esatto, Angela, ed è proprio perché conosco bene il regolamento che so che questo prescrive che durante l'orario delle lezioni gli studenti debbano indossare la divisa scolastica ed io sto indossando la divisa scolastica" intervenne James ma, a quanto pareva Ginny non sembrava gradire molto l'arguzia del figlio...
"James Sirius Potter! Smettila di fare il buffone!" Esclamò infatti la donna contrariata
"Ma mamma! Ho perso una scommessa!" Si lamentò lui
"Tutto questo per una stupida scommessa?!"
"Suo figlio aveva scommesso che, durante una partita di Quidditch, essendo io una donna, non sarei mai riuscita a colpirlo con un bolide. Si sbagliava" intervenni io
"James Sirius Potter!" Tuonò Ginny con ancora più foga di prima "non credevo di aver allevato un figlio così idiota e sessista!"
"Dato che non mi pare si tratti di nulla di contrario al regolamento scolastico trovo che sia terapeutico per il signor Potter rispettare quanto pattuito nella scommessa" intervenne pacatamente la preside. Qualcosa nello sguardo di quella donna mi diceva che doveva essere una fervente femminista...
"Non vi è assolutamente nulla di contrario al regolamento, deve solo sfoggiare i colori di Serpeverde per due mesi" dissi io soddisfatta
"Bene, ora sappiamo per quale ragione indosso la divisa di Serpeverde ma non le sembra, professoressa McGranitt, che Melanie abbia dei seri problemi con il decoro?" Intervenne James deciso a mettere nei guai anche me mentre continuava a scrutare di sottecchi mio zio che si stava visibilmente irrigidendo sulla sedia mentre Ron Weasley, a quanto pareva, trovava lo spettacolo piuttosto divertente. Era bello sapere che il destino del mondo magico era nelle mani di Auror capaci come lui.
"Il mio unico problema, Potter, è il fatto che tu sia un porco" dissi io cacciandolo nuovamente nei guai
"Questa volta sono innocente" replicò lui alzando le braccia in alto in segno di resa
"Non fare tanto l'innocentino, sei stato tu a dire a Dominique che dovevo indossare qualcosa di sexy!"
"Io non le ho detto proprio nulla" rispose James ridendo "conoscendola probabilmente voleva solo vedere se sarebbe riuscita a farti indossare quel vestito e, in quel caso, quale sarebbe stata la mia reazione. Ad ogni modo mi devo ricordare di ringraziarla"
"Io l'ammazzo" mormorai tra me me
"Potter, Starlight!" Ci richiamò all'ordine la McGranitt "le vostre infrazioni al regolamento scolastico al momento non sono rilevanti ma se non la pianterete immediatamente sarò costretta a farvi pulire a mani nude i vasi da notte dell'infermeria per un mese, siamo intesi?!"
"Cristallina" dissi io decisa ad evitare la punizione. Sapevo che avevamo cose più importanti di cui discutere ma, allo stesso tempo, il solo pensare a quanto accaduto la sera prima mi atterriva e spaventava profondamente, nonostante ciò feci un respiro profondo e iniziai a raccontare:
"Grazie alla fortuna sfacciata di James ieri Grifondoro è riuscito a battere Serpeverde ed  è per questa ragione che mi sono recata alla Torre di Grifondoro. Avevo fatto una scommessa con James e, confidando nella vittoria della mia casa, avevo perso. Dopo aver pagato pegno ho abbandonato la festa e James mi ha inseguita. È stato allora che abbiamo scorto il ragazzo. Questa volta dovevamo aver mancato l'aggressore di poco perché la pietrificazione non era completa quindi ho provato a sovvertire l'incantesimo ma è stato inutile"
"Avete visto o udito qualcuno allontanarsi dal luogo dell'aggressione?" Domandò Harry Potter ma, a giudicare dal tono con cui aveva posto quella domanda sapeva già quale sarebbe stata la risposta
"Non abbiamo visto nulla inoltre,  dato che Mel sembrava piuttosto scossa ho preferito non lasciarla sola" intervenne James
"Non ero scossa" minimizzai io "l'accaduto mi ha solo colpita un po'"
"Starlight" mi richiamò la preside per invitarmi ad evitare le inutili divagazioni
"Che formula hai usato per cercare di arrestare la pietrificazione?" Chiese ancora il signor Potter
"Finite incantatem, l'ho utilizzata due volte ma non ha prodotto alcun risultato" risposi io
"Potrei sapere il nome della vittima?" Domandai a mia volta dopo un momento di esitazione. Evitare di associare un nome a quel volto sarebbe stato per me molto più semplice ma, allo stesso tempo, sentivo che dovevo sapere.
"Colin Canon" rispose Harry Potter dopo aver a propria volta esitato un attimo
"come?!" esclami confusa prima di riuscire a collegare gli eventi "il figlio di Dennis Canon" dissi poi, la consapevolezza che si faceva lentamente strada dentro di me "stanno attaccando i discendenti di coloro che un tempo erano stati pietrificati?" domandai io, avevo bisogno di risposte, risposte che molto probabilmente neanche gli Auror che mi stavano di fronte erano in grado di darmi "no, è più giusto dire che stanno ricostruendo quanto accaduto nel 1992 dato che, in assenza di un gatto come prima vittima è stato scelto il cane del custode... E poi... La macchina fotografica che era a terra, non apparteneva a Canon, giusto?" domandai ponendo improvvisamente fine alle mie lunghe elucubrazioni mentali.
Ricordavo nitidamente la macchina fotografica abbandonata a terra, era di foggia Babbana ma la cosa davvero strana era il colore: la macchina fotografica era rosa, era come se qualcuno l'avesse posata li unicamente per ricostruire un'immagine, per seguire un copione.
"la macchina fotografica appartiene ad una Nata Babbana di Tassorosso, le era stata trafugata qualche giorno fa" intervenne Ronald Weasley "sei piuttosto in gamba, ragazzina" soggiunse poi
"chiunque documentandosi un po' potrebbe giungere alle mie stesse conclusioni. Ma perché? E perché adesso?" domandai piuttosto perplessa
"i motivi purtroppo crediamo che siano sempre gli stessi in quanto alla scelta del tempo non siamo riusciti a giungere a conclusioni plausibili. Gli unici comuni denominatori che siamo riusciti a trovare oltre i riferimenti a quanto accaduto nel 1992 siete tu e James ed è per questo che ho bisogno che ci aiutiate a capire" rispose il signor Potter, le sue parole erano quelle di un uomo che, memore del proprio passato, non sottovalutava l'intelligenza dei più giovani.
"be' forse anche in questo caso lo scopo era ricostruire quanto accaduto nel '92. In fin dei conti, se non erro, siete stati voi a scoprire Mrs. Purr" ipotizzai io "e poi, in fin dei conti, io sono il perfetto capro espiatorio"
"Melanie..." intervenne Draco ed io lessi il dolore nei suoi occhi, mio zio era ben conscio del fatto che uno dei motivi per cui ero un facile sospetto era il nostro legame di sangue, nel mondo magico infatti i Malfoy erano ben visti.
"È da quando io sono ad Hogwarts che sono iniziati questi attacchi" lo interruppi io, volevo che capisse che, questa volta, non era colpa sua.
"non sappiamo se tra la vostra presenza sui luoghi in cui sono stati rinvenute le vittime e gli attacchi vi sia un vero legame ma d'ora in poi cercate di fare molta attenzione" concluse  Minerva McGranitt.
Non ci fu bisogno di dire altro, era ormai chiaro che la conversazione era giunta al termine e, mentre per la seconda volta nell'arco di poche settimane abbandonavamo l'ufficio della preside, un proposito si faceva già strada nella mia mente: avevo bisogno di consultare dei libri, libri che si trovavano nella sezione proibita...
"tu stai tramando qualcosa" mi sussurrò James all'orecchio
"non so di che cosa tu stia parlando, Potter"
"non sei una brava bugiarda, Starlight e, qualsiasi cosa tu abbia in mente, sappi che ci sto. In questa storia siamo dentro in due"
Per un momento soppesai le parole di Potter, indecisa sul da farsi.
"lo terrò presente" risposi alla fine, non sapevo ancora se fosse il caso di coinvolgere James nei miei piani "ora però devo andare" conclusi mentre mia avviavo in tutta fretta verso il dormitorio di Serpeverde, James e la biblioteca potevano aspettare, ora dovevo fare qualcosa di più importante: dovevo parlare con Amelia Zabini.
 
"mia madre è una sgualdrina" tuonai mentre varcavo la soglia della stanza come una furia,  Amelia era esattamente come l'avevo lasciata: intenta a leggere e, al suono delle mie parole, sollevò a malapena lo sguardo dal libro "quale sublime verità" commentò Amelia
"e io odio quella donna con ogni fibra del mio corpo, pertanto non accomunarmi mai più a Daphne Greengrass" continuai il mio discorso "quella donna è una manipolatrice senza cuore ma è stato tuo padre a decidere di abbandonare la propria famiglia per lei. Io non approvo la loro unione e questo è uno dei motivi per cui ho lasciato l'America" continuai mentre, stanca di essere ignorata, estraevo la bacchetta e la puntavo al petto di Amelia "quindi se vuoi odiarmi per ciò che sono fai pure ma piantala di incolparmi delle decisioni altrui. Siamo intesi?" conclusi il mio discorso
"d'accordo" sibilò Amelia.
Nei suoi occhi leggevo un odio, un odio vero che non era indirizzato al fantasma di mia madre, questa volta era tutto per me.
Che mi odiasse pure se voleva, ora che avevo esorcizzato il fantasma di Daphne Greengrass ero pronta a tutto.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Forse, come avranno notato alcuni di voi, questa settimana sono riuscita a postare ben due capitoli quindi rimando le chiacchiere al secondo capitolo che mi appresto a postare ora!
P.S questa settimana ho aggiornato in anticipo ma non abituatevici troppo
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7  In cui Melanie si trova a dover concordare con il buon vecchio Oscar Wilde ***


 
AVVISO: Questa settimana ho postato due capitoli quindi prima di procedere alla lettura di questo capitolo controllate di aver letto il capitolo 6.



Capitolo 7
 
In cui Melanie si trova a dover concordare con il buon vecchio Oscar Wilde
 

Anche Novembre era ormai volto alla fine e, per la gioia di tutti, in quelle ultime settimane non si erano più verificate aggressioni. Le giornate ad Hogwarts sembravano essere finalmente tornate alla normalità e, nonostante le ombre di tristezza e paura che di tanto in tanto sembravano affliggere le anime degli studenti l'aria che si respirava era ora meno tesa.
Pian piano, mentre Colin Canon giaceva in un profondo sonno simile alla morte all'interno dell'infermeria, la vita ad Hogwarts era andata avanti: Tassorosso e Corvonero si erano sfidati in un emozionate partita di Quidditch che aveva visto i Corvonero vincitori ed ora che finalmente anche Dicembre era iniziato la mente degli studenti era già volta alle vacanze, le enormi zucche avevano lasciato il posto a dei mastodontici abeti ed ovunque si respirava un aria diversa, un aria che sapeva di festa.
E, in questo scenario mi collocavo io o, per meglio dire, si collocavano i miei problemi perché io mi trovavo in dei guai molto grossi o, per essere più precisi, ero afflitta da un enorme problema che rispondeva al nome di James Sirius Potter.
Ok, lo so che quest'affermazione potrebbe apparire da parte mia alquanto ripetitiva ma questa volta era diverso. Il problema non era il fatto che James Sirius Potter fosse alquanto fastidioso, certo continuava ad essere irritante ma il vero problema era che ora oltre alla sua fastidiosità e alla sua arroganza vedevo altro.
Era stata tutta colpa di quel bacio, perché dal giorno del bacio continuavo ad essere irrimediabilmente attratta da James. Ovviamente l'attrazione che provavo per James non aveva nulla di romantico era lussuria, era puro desiderio fisico che quel bacio aveva risvegliato. Era tutta colpa di Potter, dei suoi baci e dell'astinenza!
Quei giorni erano stati un inferno, giorni in cui avevo cercato di evitare Potter come se fosse stato affetto dalla spruzzolosi perché quando mi era accanto ero fin troppo consapevole del suo corpo, di quel petto ampio che avrei voluto percorrere con le mani... con la bocca...
Potter doveva starmi alla larga. Ne andava della mia salute mentale.
Eppure neanche evitarlo sembrava essere una buona soluzione perché per quanto lo rifuggissi Potter tornava a perseguitarmi nei miei sogno, sogni fatti di carezze e baci ardenti che venivano loro malgrado interrotti dai miei soliti incubi e così, la mattina, mi risvegliavo stanca, irritata e soprattutto terribilmente frustrata.
Ma la cosa peggiore erano le lezioni di pozioni dove io e James ci trovavamo a pochi metri di distanza l'uno dall'altra e Potter, per impedirmi di fare qualche danno, era costretto a piegarsi su di me ed io mi trovavo a lottare per vincere l'impulso di sbatterlo contro una parte e strappargli gli abiti di dosso. Possibile che fossi solo io ad avvertire quella tensione sessuale?!
Non sapevo più quante volte per trattenermi dal fare qualcosa di stupido avevo continuato a ripetermi che io avevo dei principi morali, che potevo controllare i miei istinti e che io non ero una da rapporti occasionali eppure, in quel momento, i valori morali, mi apparivano solo una grande scocciatura.
 
Poi ero esplosa.
 
Quel giorno mi stavo preparando ad un'altra interminabile lezione di pozioni che per me corrispondeva ad una tortura per la mia libido inappagata. I miei nervi erano quindi già di per se tesissimi, poi Lumacorno aveva avuto la sua brillante idea: "dato che quest'anno avete dimostrato di essere degli abili pozionisti e il livello è piuttosto alto ho pensato che potremmo provare a preparare l'amortentia" aveva esclamato allegramente il professore "trattandosi però di una pozione molto complicata lavorerete a coppie di due su di un solo calderone"
Fu a quel punto che compresi due cose importantissime:
1)Lumacorno doveva essere totalmente deficiente se voleva insegnare a dei diciassettenni con gli ormoni in subbuglio come preparare un potentissimo filtro d'amore illegale.
2)I miei ormoni in subbuglio non avrebbero sopportato tutto questo
"Non posso!" Esclamai quasi istintivamente, senza riuscire a comprendere cosa esattamente stessi facendo
"Signorina Starlight, qualche problema?" Chiese pazientemente Lumacorno
"Si" dissi dopo un momento di iniziale esitazione "non voglio morire giovane né rischiare accidentalmente di uccidere qualcuno e suppongo che anche lei sia intenzionato a preservare la salute dei suoi studenti"
"Certamente..." balbettò confuso l'insegnante
"E allora mi cambi di posto" esclamai io, probabilmente il professore doveva aver colto la disperazione nella mia voce o forse, più semplicemente, temeva i danni che avrei potuto causare, fatto sta che accolse la mia richiesta.
Fu con gioia che mi accomodai accanto a Dominique.
Certo, sarebbe stato meglio se James Non fosse stato seduto dietro di me e non avesse continuato a scrutarmi insistentemente ma ad ogni modo non potevo lamentarmi del risultato. Lavorando senza Potter ero riuscita a concentrarmi di più. Certo, sia io che Dominique eravamo piuttosto negate in pozioni e la nostra amortentia oltre ad avere un colore un po' diverso dal cangiante madreperla descritto nel libro era priva delle spirali di fumo che, a quel punto, sarebbero dovute apparire ma almeno non avevo fatto esplodere il calderone.
"La lezione è terminata, mettete la vostra pozione in una fialetta e consegnatemela" intervenne Lumacorno ponendo fine a quella lezione.
Fu a quel punto che, non so bene neppure io per quale ragione mi voltai, fu un attimo e il mio sguardo cadde sull'amortentia di James e Cordelia, subito il mio naso fu invaso da quel profumo.
Quello che percepii fu una strana combinazione di profumi che amavo e che però, mescolati assieme, sarebbero dovuti apparire piuttosto sgradevoli e che invece si erano combinati in una strana armonia che mi stordiva e nel contempo attraeva. Riconobbi l'odore dell'inchiostro e dei libri nuovi, il profumo della rosa e quello dell'orchidea, i miei fiori preferiti, il profumo del tè all'arancia e cannella, l'odore di cuoio della mia mazza da battitrice e il profumo fresco e pungente dell'aria più rarefatta che mi riempiva i polmoni quando volavo con la scopa e mi alzavo sempre più su fino a raggiungere le nubi... infine c'era un profumo, un profumo che non riuscii ad identificare immediatamente. Era un profumo maschile, era l'odore della pelle di James, quell'odore che inconsciamente associavo al gusto delle sue labbra...
"Stai bene?" Domandò James mentre mi afferrava per un braccio e così facendo mi riportava alla realtà
"Non toccarmi!" Esclamai più duramente di quanto volessi mentre mi liberavo dalla sua stretta, il mio tono a metà tra lo spaventato e il rabbioso. Sembravo un animale braccato che in una situazione di pericolo si trovava a scegliere tra l'attacco e la fuga.
 
Scelsi la fuga e, dopo aver raccolto rapidamente le mie cose abbandonai l'aula di pozioni.
 
Da quel giorno era come se io e James Potter stessimo giocando a guardia e ladri: lui cercava di trovarmi, di parlarmi e di comprendere le ragioni del mio strano comportamento mentre io cercavo di rifuggirlo in tutti i modi possibili e, soprattutto, cercavo di evitare ogni forma di contatto fisico.
"Ultimamente le cose vanno meglio, non ti pare?" Domandò Rose, era l'ora di pranzo e noi tutti eravamo seduti al tavolo di Serpeverde.
Effettivamente Rose aveva ragione: le condizioni di Colin Canon erano stabili e gli Auror avevano trovato un metodo per rallentare il processo di pietrificazione così, pian piano, il sospetto nei miei confronti stava andando sciamando. Le cose stavano migliorando ma, in quel momento, ero troppo distratta per dare a Rose una risposta degna di questo nome.
"mmmmm..." risposi quindi mentre scrutavo James che era appena entrato in Sala Grande.
Dominique aveva ragione, Potter era indubbiamente bello e non riuscivo a comprendere come avessi fatto a non accorgermene subito.
Aveva anche un bel culo, pensai tra me e me mentre mi umettavo distrattamente le labbra.
"Melanie, sbaglio o stai guardando il sedere di James?" chiese Dominique facendomi sobbalzare, la testa inclinata per seguire la direzione del mio sguardo
"assolutamente no!" mentii io
"andiamo! Avevi la stessa espressione di Hugo di fronte la vetrina di Mielandia" mi canzonò Roxanne
"abbassate quella voce!" le rimproverai io mentre mi guardavo attorno con aria circospetta, Rose, Scorpius, Albus e Cordelia avevano gli occhi puntati su di noi ma, per fortuna, gli altri erano troppo distratti a cercare di capire chi, tra Hugo e Fred, sarebbe riuscito ad infilarsi più bignè in bocca senza masticare per prestare attenzione a noi.
"quindi ti piace James?" bisbigliò confusa Rose
"assolutamente no!" sibilai io "continuo a pensare che sia terribilmente arrogante, il modo in cui ammicca quando si scorge su di una qualche superficie riflettente è ridicolo! Inoltre il modo in cui schiavizza i primini è imbarazzante!"
"è solo... Una questione fisica" spiegai poi dopo aver scorto la confusione negli occhi di Rose. Lei si che era una brava ragazza. Lei non provava l'impulso di abusare sessualmente di persone che neanche le andavano a genio.
"ti prego Melanie, risparmiami i particolari" si lamentò Scorpius
"ma piantala!" replicai io "qualora non lo sapessi anche le donne provano impulsi sessuali e questa storia mi sta uccidendo! L'astinenza mi sta uccidendo!"
"questo lo so, è solo che preferivo illudermi che mia cugina fosse una creatura asessuata"
"mi dispiace deluderti"
"vedi il lato positivo, almeno Mel ha buon gusto" intervenne Dominique guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Scorpius, Cordelia e persino da parte di Albus
"Ma Melanie! Tra tutti dovevi essere attratta proprio da Potter!" intervenne Cordelia
"è tutta colpa di quel bacio!" mi lamentai "e comunque a dispetto di tutto io sto combattendo i miei istinti" replicai con decisione
"lo credo bene! E comunque se il problema è l'astinenza potrei presentarti qualche ragazzo..." iniziò Cordelia ma io la interruppi
"sono una brava ragazza, so controllare i miei istinti e non intendo abusare di nessuno" conclusi mentre mi alzavo da tavola e mi avviavo in biblioteca, li era poco probabile che Potter mi venisse a cercare.
"qualcuno glie lo spiega che, fintanto che l'altra parte è consenziente, non si può parlare di abuso?" disse Dominique alle mie spalle
"troppe informazioni potrebbero turbarla" rispose Roxanne
Queste furono le ultime parole che sentii prima di lasciare definitivamente la Sala Grande alle mie spalle.
 
 
 
*****
 
 
"sono una brava ragazza, so controllare i miei istinti e non intendo abusare di nessuno"
 
Più facile a dirsi che farsi.
 
Io non ero una brava ragazza e, per quanto mi sforzarsi di diventarlo, non ero una ragazza fatta per i rapporti di coppia e poi, se avere una relazione stabile significava vivere in un mondo di apparenze e bugie come facevano Ambra e Marco o mentire come faceva Daphne erano di gran lunga meglio  i rapporti occasionali.
Insomma se il matrimonio non era altro che una grande farsa non era molto più semplice e coerente evitare di stringere legami duraturi con gli altri?
Quando avevo esposto questa mia tesi allo strizzacervelli da cui mi aveva costretta ad andare Ambra lui mi aveva risposto che avevo un blocco emotivo che mi impediva di relazionarmi pienamente con gli altri, che rifuggivo le relazioni stabili per paura e che il mio atteggiamento denotava un' intrinseca incapacità di dare il giusto valore alla mia vita e alla mia persona.
Io, prima di andarmene e non tornare mai più, gli avevo dato del maschilista retrogrado dalla mente ristretta.
Però, nonostante tutto, stavo provando a seguire le dritte di quel buon vecchio strizzacervelli: mi aveva detto di smetterla di vivere passivamente la mia vita e di diventare padrona della mia esistenza ed io lo stavo facendo. Una persona passiva non sarebbe entrata nella squadra di Quidditch della sua casa né si sarebbe fatta degli amici e io avevo degli amici.
Una persona con scarsa autostima e la paura di impegnarsi si sarebbe buttata a capofitto tra le braccia di Potter e io non lo avevo fatto. Stavo evitando Potter perché per me sarebbe stato semplice intraprendere una relazione basata unicamente sul sesso ma avevo scelto la strada più difficile.
Ma allora, se era davvero così, perché dopo aver visto quel biglietto stavo esitando?
Non mi piaceva Potter, era un figlio di papà convinto che nella vita tutto gli fosse dovuto, era arrogante, costringeva i primini a fargli i compiti e il modo in cui trattava le ragazze era vergognoso. Ovviamente quando mi lamentavo del modo in cui trattava le ragazze non volevo dire che Potter avrebbe dovuto evitare i rapporti occasionali, il vero problema era che le ragazze che  gironzolavano attorno a James spesso e volentieri erano innamorate di lui e Potter, immancabilmente, spezzava loro il cuore. James non lo faceva con cattiveria era semplicemente talmente incentrato su se stesso da non percepire la sofferenza altrui. Era talmente abituato alla sua vita perfetta da non rendersi conto che non tutti erano così fortunati.
Certo, in quei mesi avevo scorto anche i lati positivi di James e avevo visto la sua dolcezza ma tutto questo per me non era sufficiente. Io e James eravamo come il sole e la notte.
Allora, se ero consapevole di tutto questo, perché continuavo a rigirarmi quel biglietto tra le mani con aria combattuta?
 
Ero in biblioteca quando avevo ricevuto quel foglietto, un pezzo di pergamena piegato a forma di fiore. Era stato quando lo avevo sfiorato che si era aperto rivelando quelle poche righe vergate in tutta fretta.
 
Biblioteca. Questa notte alle 23:00.
J.S.P
 
Era da allora che continuavo a leggere e rileggere quelle parole senza sapere bene cosa fare. Mi ero ripetuta che non era così scontato che dietro a quella sigla si celasse James eppure dentro di me ero convinta fosse stato lui ad avermi inviato quel biglietto. Ma se davvero a richiedermi quello strano appuntamento era stato Potter questo cosa comportava per me? Non avrebbe dovuto cambiare niente, in fin dei conti io stavo evitando James. Eppure morivo dalla voglia di presentarmi a quell'appuntamento. Morivo dalla voglia di scoprire cosa sarebbe successo anche se, dentro di me, sapevo che era sbagliato, che non avrei dovuto assecondare quel desiderio bruciante e travolgente...
"Melanie, dove stai andando?" Mi chiese una perplessa Cordelia mentre usciva dal bagno
"Mi è venuta fame, credo che farò un salto nelle cucine" mentii mentre mi infilano la divisa in fretta e furia.
"Vuoi che ti accompagni?" Domadò la mia amica, leggevo nei suoi occhi che non credeva ad una parola di quanto le avevo appena detto.
"Non serve, e poi non dovrei metterci molto" mi affrettai a dire mentre chiudevo la porta alle spalle.
Mentre percorrevo i corridoi di Hogwarts che non mi erano mai parsi così bui e silenziosi le parole di Oscar Wilde mi risuonavano nella mente:
 
"Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni"
 
I miei passi leggeri erano l'unico suono nella notte.
Sapevo che non avrei dovuto infrangere il coprifuoco, che probabilmente nei meandri del castello si nascondeva qualcosa di pericoloso ma in quell'istante tutto questo era improvvisamente passato in secondo piano e l'unica cosa che avvertiva era quel misto di adrenalina ed eccitazione.
La biblioteca era ormai a pochi metri di distanza quando fui afferrata alle spalle, una mano a tapparmi la bocca per impedirmi di urlare...
"Che diavolo ci fai qui?!" Esclamò James mentre chiudeva la porta di uno stretto sgabuzzino alle nostre spalle
"Io?! Sei tu che mi hai fatto fare un infarto!" Replicai mentre cercavo di prendere le distanze, quello spazio era dannatamente angusto...
"Se non violassi il coprifuoco io non ti spaventerei! Oggi sono di ronda con la Williams e lo sai che lei non tollerare le infrazioni alle regole" spiegò James mentre si guardava attorno come tremendo che, da un minuto all'altro, potesse apparire la temutissima Caposcuola di Corvonero
"Quindi non sei stato tu ad inviarmi questo" constatai io mentre estraevo dalla tasca il famoso biglietto
"No..." mormorò lui mentre esaminava velocemente la pergamena 
"In questo caso..." mormorai io mentre afferravo la maniglia della porta
"Aspetta!" Mi bloccò lui mentre mi afferrava per un braccio e, istintivamente, mi traeva lievemente a se.
Da quella distanza potevo sentire il respiro di James solleticarmi la fronte, potevo avvertire il calore della sua pelle e quell'odore indefinito che l'amortentia aveva richiamato alla mia mente...
"Non toccarmi" mormorai in una supplica mentre chiudevo gli occhi per cercare di trovare la forza di resistere dentro di me, la mia povera mente ormai giunta al punto di non ritorno che, nel tentativo di ritrovare la forza di volontà ormai irrimediabilmente perduta, si aggrappava al ricordo del mio buon vecchio strizzacervelli. Non avevo mai visto un uomo meno sexy e poi tutti quei discorsi sul complesso di Edipo erano così castranti...
"Lasciami subito" riuscii a dire questa volta con più decisione
"Non andare" replicò lui mentre, pur obbedendo al mio ordine mi sovrastava fino a costringermi spalle al muro, le sue braccia posate ai lati del mio volto.
"Prima mi eviti e poi violi il coprifuoco per vedermi... si può sapere che diavolo ti passa per la testa?! Stai forse cercando di farmi impazzire?!" Continuò mentre si piegava su di me.
Quella che stava impazzendo ero io pensai tra me e me anzi, lo dissi, mentre posavo le braccia sul petto di James allo scopo di allontanarlo per poi rendermi ben presto conto che la mia era stata una mossa piuttosto stupida: nonostante fosse Dicembre James indossava solo la camicia ed ora che le mie mani avevano trovato quel petto non volevano più lasciarlo...
Quindi feci l'unica cosa che qualunque persona intelligente avrebbe fatto al mio posto: mi alzai sulle punte e lo baciai.
Poi ero stata trascinata in un vortice fatto di sospiri e sensazioni e tutto si era fatto piuttosto confuso, so solo che, quando ero tornata parzialmente in me, mi ero ritrovata spalle al muro, le gambe intrecciate attorno alla vita di James che al momento era impegnato ad accarezzarmi le cosce nude. Immediatamente ringraziai la pigrizia per avermi spinta ad uscire dal dormitorio senza calze... fu a quel punto che feci ciò che desideravo fare da settimane: strappai a James quella camicia di dosso facendo saltare tutti i bottoni ed iniziai a percorrere quel petto da prima con le mani per poi scendere a baciarlo...
"Melanie..." mi chiamò James in un sospiro "fermati"
Per un momento mi domandai se mi stesse prendendo in giro e fu con riluttanza che puntai i miei occhi in quelli di James.
I suoi occhi erano dei profondi pozzi di desiderio. James Potter era eccitato quanto me e mi desiderava almeno quanto io desideravo lui.
"Che cosa significa tutto questo?" Fu a quel punto che in quegli occhi scorsi qualcosa che per intensità superava persino la lussuria: il desiderio di risposte. Per Potter non era stato facile fermarsi ma aveva bisogno di sapere, il problema era che io non avevo risposte o, per lo meno, dubitavo di avere le risposte che lui desiderava.
"Lussuria, attrazione fisica e, spererei, dell'ottimo sesso. Non cercare altri significati nelle mie azioni" risposi con tutta la sincerità di cui ero capace
"Non posso" disse James piuttosto duramente mentre mi posava a terra e raccoglieva la sua camicia dal pavimento "tu non sei come le altre, per me non è solo sesso"
"James io sono esattamente come le altre, è solo che non mi conosci e quando mi conoscerai meglio te ne renderai conto anche tu"
"Tu mi piaci Melanie Artemis Starlight" esclamò con decisione, nei suoi occhi c'era una tale intensità da farmi battere forte il cuore.
Fu con rapidità che James mi prese il volto tra le mani e mi diede un ultimo bacio profondo ed intenso, forse un po' rude, ma quello era di certo uno di quei baci talmente coinvolgenti da farti tremare le gambe.
"Non ti bacerò più né ti toccherò fino a quando non ti deciderai ad innamorati di me"
 
Non ebbi mai il tempo di rispondere a quella dichiarazione perché, a quel punto, risuonò l'urlo, quell'urlo così forte e agghiacciante da risvegliare l'intera Hogwarts...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Rieccomi!
 
Per prima cosa ringrazio:
 
  • Marty Evans, vale_misty e Weasleiuccia che hanno aggiunto la storia alle seguite
  • sousou che l'ha aggiunta alle ricordate
  •  Keira Lestrange che ha recensito anche lo scorso capitolo
 
Tornando alla storia ci tenevo a precisare che questa settimana ho deciso di postare due capitoli in virtù del fatto che ero particolarmente ispirata e ci tenevo a descrivere la nuova evoluzione (se di evoluzione si può parlare) nel rapporto tra James e Melanie. D'altro canto trovavo che fosse necessario separare la questione relativa alle aggressioni e alla situazione familiare di Mel (piuttosto seria) dalla questione relativa al rapporto tra James e Melanie che appare in un certo qual senso più leggera.
Ci tenevo a pubblicare assieme i capitoli 6 e 7 perché,  dal mio punto di vista, è in essi che si iniziano a delineare meglio diversi aspetti della  personalità di Melanie  che, a dispetto dei nomignoli di James, non ha nulla di angelico. D'altro canto il capitolo 6 (in cui mi sono accanita molto sulla povera Mel) è risultato molto cupo e questo ha contribuito a farmi maturare la decisione di postare anche il capitolo 7 che, nonostante questa volta mi sia un po' accanita contro il povero James, è più leggero.
Che dire, dopo avervi annoiato con queste note infinite, spero che i capitoli vi piacciano e che ora Melanie non vi appaia troppo stronza e cupa.
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere questa storia.
Astrea 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8  In cui  si risveglia lo spirito investigativo di Melanie ***


Capitolo 8
 
In cui  si risveglia lo spirito investigativo di Melanie
 
"Quindi tu... Lui..." farfugliò Dominique senza riuscire a smetterla di ridere, era ormai da cinque minuti buoni che continuava a ridere sguaiatamente tenendosi la pancia con le mani.
"potresti piantarla?!" protestai io "ci stanno osservando tutti" dissi infastidita mentre mi guardavo attorno. Io, Dominique e Cordelia ci eravamo sedute ad uno dei tavoli più appartati della biblioteca, il piano era studiare, poi Dominique mi aveva posto la fatidica domanda:
 
"che è successo tra te e James?"
 
La sua era una domanda sensata.
Era infatti da quel giorno che James mi trattava piuttosto freddamente ed io non potevo fare a meno di sentirmi una sottospecie di mostro che aveva impunemente attentato alla sua virtù.
Va bene, avevo ceduto alla lussuria ma era stato James a chiudermi dentro ad uno sgabuzzino buio, se lui non lo avesse fatto io non gli sarei saltata addosso.
Ok, avevo dimostrato di avere meno autocontrollo di un ungaro spinato ma almeno ero stata sincera e, in fin dei conti, non credevo di dispiacere poi molto a James, il problema era solo che volevamo cose diverse...
Io volevo scopare e lui... Be' a quanto pareva voleva qualcosa di serio.
Non avevo fatto nulla di male, eppure mi sentivo dannatamente in colpa! Era come se mi fossi approfittata di una povera verginella seducendola e poi abbandonandola.
Dannazione! Se proprio dovevo sentirmi in colpa che almeno fossi riuscita a concludere!
"scusa..." mormorò Dominique mentre si asciugava una lacrima "è solo che è dannatamente divertente!"
"che cosa c'è di divertente nel fatto che io abbia violato la purezza virginale di tuo cugino?" replicai io
"credimi Starlight, in James non c'è nulla di virginale da molto tempo..." disse Dominique trattenendo a stento le risate.
Bene, era interessante sapere che l'unica a spingere Potter a comportarsi come una verginella ritrosa ero io.
"anzi, spesso e volentieri è stato James a spezzare il cuore di qualche ingenua che, dietro una notte di sesso, vedeva di più di quanto in realtà vi fosse" continuò Dominique
"be', l'ultima volta che l'ho visto, James non sembrava molto interessato ai rapporti occasionali"
"questo perché tu gli piaci" spiegò Dominique
"che fregatura!" mi lamentai
Non sarei mai riuscita a comprendere la logica di James Sirius Potter: non faceva sesso con me perché gli piacevo ma, a quanto pareva, se non gli fosse importato nulla di me sarebbe stato più che di sposto a soddisfarmi.
Sapevo bene che per fare sesso con qualcuno questo non ti doveva necessariamente piacere ma se gli piacevo questo non doveva essere un ulteriore incentivo per una bella scopata?!
"te l'hanno mai detto che ragioni come un uomo?" domandò Dominique divertita
"se questo significa che non sono una mocciosetta smielata e romantica allora si, ragiono come un uomo"
"lascia che ti dia un consiglio, Melanie" intervenne la bionda Grifondoro "sbrigati ad innamorarti di James"
"ancora con questa storia!" sbuffai infastidita "e poi tu non volevi che lo facessi penare?!"
"ti ho detto di farlo penare, non di rifiutarlo, credo che voi due stareste bene assieme..."
"non sono fatta per le relazioni" tagliai corto io
"che ne direste di parlare di questioni più importanti?!" intervenne Cordelia ponendo fine alla disquisizione
"va bene..." mormorò Dominique anche se, qualcosa nel suo tono, mi diceva che sarebbe tornata alla carica...
"dimmi, Melanie Artemis Starlight: come hai potuto essere così idiota?!" quella era una domanda molto interessante che mi ponevo pure io...
"come hai potuto fidarti di quello stupido biglietto!" continuò la mia amica "e come ho fatto io a lasciarti andare da sola!"
"non è stata colpa tua, Cordelia" la interruppi io.
Indubbiamente la mia era stata una mossa stupida ma non era giusto che Cordelia si facesse carico di colpe non sue. Ero stata io a presupporre che quel biglietto fosse di James ed ero stata io ad avventurarmi per i corridoi di Hogwarts in piena notte nonostante gli Auror mi avessero raccomandato la massima attenzione.
Probabilmente ciò che era successo a quella ragazza era colpa mia.
 
Inevitabilmente ritornai con la mente a quanto accaduto una settimana prima.
 
Io e James che ci precipitavamo fuori da quello stupido sgabuzzino, i capelli scompigliati e gli abiti strapazzati, James aveva addirittura la camicia aperta dato che nel strappargliela di dosso avevo fatto saltare tutti i bottoni ma, in quel momento, nulla di tutto questo era importante. Entrambi ci eravamo immediatamente precipitati verso la biblioteca, il cuore che ci martellava nel petto. Ormai sapevamo cosa avremmo trovato in quella Biblioteca ed entrambi sapevamo di non poter fuggire a quella realtà.
Impietrita, sulla soglia della biblioteca, stava la Williams, la caposcuola di Corvonero. Nulla restava della ragazza che terrorizzava gli altri studenti togliendo loro centinai di punti per ogni stupida infrazione ora, la bionda Corvonero, sembrava solo una bambina spaventata che con mani tremanti ci indicava una figura seduta ad un tavolo collocato accanto ad una finestra.
La biblioteca era buia e la Williams, nello spavento, aveva lasciato cadere a terra la sua bacchetta che si era spenta.
Inutile dire che se fossimo stati  ancora in guerra non sarebbe durata neanche cinque minuti.
Dopo aver tratto un profondo respiro mi avvicinai alla misteriosa figura.
Era strano eppure, per quando fossi spaventata, una parte di me si stava abituando a tutto quell'orrore e i miei pensieri, questa volta, erano più lucidi e coerenti.
Con lentezza mi avvicinai alla figura illuminata dalla pallida luce lunare
"lumos maxima" mormorai prima di procedere ulteriormente
Seduta al tavolo stava una ragazza dai capelli neri e dalla carnagione scura, indossava la divisa di Corvonero e, appuntata al suo petto, stava una spilla da caposcuola il che era un dettaglio piuttosto strano dato che la ragazza doveva avere al massimo tredici anni.
Osservai per un altro istante la scena, la giovane vittima questa volta appariva così viva, sembrava quasi che stesse studiando il pesante tomo che era aperto dinanzi ai sui occhi...
"Clarissa..." mormorò James che, dopo essere riuscito a tranquillizzare la Williams, mi aveva raggiunta.
"la conosci?" domandai sorpresa
"È Clarissa Jordan" mormorò atono, in quel momento era troppo sconvolto per poter comprendere a pieno la portata di ciò che era successo, ma forse era stato quel misto di dolore che avevo scorto nei suoi lineamenti ad avermi spinta ad agire.
In quei giorni, nonostante la quiete apparente avevo pensato.
Non ero una Corvonero ma questo non significava che fossi una stupida e quindi mi ero interrogata su come gli Auror fossero riusciti a rallentare il processo di pietrificazione, avevo cercato di capire cosa avessi sbagliato e cosa avrei dovuto fare per aiutare Colin e poi avevo capito.
Non avevo alcuna certezza di riuscire nel mio intento ma dubitavo di poter peggiorare la situazione, inoltre la pietrificazione che aveva già colpito le caviglie di Clarissa si stava ora propagando.
"arresto momento!" esclamai con decisione
"che cosa stai facendo?!" intervenne James
"le salvo la vita" replicai decisa "cerco di impedire che la pietrificazione si propaghi ulteriormente ma dubito che l'incantesimo possa resistere a lungo quindi sbrigati a chiamare la McGranitt" conclusi più duramente di quanto fosse mia intenzione fare.
 
Poi eravamo stati trascinati dal consueto vortice.
Ci eravamo recati nell'ufficio della preside assieme alla Williams che, dopo aver spiegato che le era stata rubata la spilla da caposcuola pochi giorni prima, era stata congedata. A quel punto eravamo rimasti solo io e Potter.
Come sempre avevamo raccontato l'accaduto a Ron Weasley e a Harry Potter e, come da copione, ero stata redarguita per la mia condotta irresponsabile.
Non avevo potuto replicare in alcun modo, i due Auror avevano pienamente ragione. Ero stata tremendamente stupida. Certo, essere rimproverata da uno che aveva tentato di scagliare l'incantesimo "mangia lumache" con una bacchetta rotta e che ora continuava a guardare sconvolto il nipote bisbigliando qualcosa di molto a simile "una Malfoy in famiglia" con aria sconsolata era piuttosto triste ma me ne ero dovuta fare una ragione.
Quella notte, infatti, l'abbigliamento di James non lasciava molto spazio all'immaginazione e, nonostante la prudente omissione di qualche dettaglio era piuttosto evidente cosa stessimo facendo prima di udire quell'urlo il che, ovviamente, era piuttosto imbarazzante anzi, per essere più precisi Ronald Weasley era imbarazzante.
Grazie al cielo Potter Senior aveva mantenuto la sua aria professionale e sembrava comprendere che, il fatto che lui e Ron si fossero sposati con i loro amori del "liceo" non faceva di me la futura signora Potter.
Nonostante i più che meritati rimproveri il signor Potter si era complimentato con me per aver utilizzato l'incantesimo arresto momento, questo, aveva detto l'Auror, probabilmente aveva salvato la vita alla ragazza o, per lo meno, ci aveva fatto guadagnare tempo.
Poi era arrivato il momento delle supposizioni, supposizioni che fino ad ora si erano rivelate inutili.
In quei giorni infatti gli Auror si erano concentrati sugli spostamenti dei Tassorosso e, in particolar modo, su quelli dei discendenti di Justin Finch-Fletchley, la seconda vittima del Basilisco, ma, a quanto pareva, il misterioso aggressore non attaccava le sue vittime seguendo un ordine cronologico e, l'ultima aggressione, sembrava richiamare la pietrificazione di Penelope Light quella che, assieme ad Hermione Granger, era stata l'ultima vittima. Inoltre se Colin Canon oltre a portare il suo stesso nome assomigliava molto allo zio la giovane Clarissa Jordan non aveva nulla di Penelope. Avevano un età diverse, il loro aspetto era completamente diverso ed appartenevano a case differenti.
Questo aveva portato Harry e Ron a presumere che, queste aggressioni che sembravano richiamare un passato ormai lontano fossero volte a colpire delle vittime precise e che le ragioni di tutto questo fossero più profonde di quanto pensassimo.
Poi i due Auror avevano esaminato il biglietto che mi era stato recapitato ed erano giunti ad elaborare quella tesi che tuttora mi tormentava: l'impegno che aveva messo l'aggressore nel trasfigurare la divisa di Clarissa faceva presupporre che la vittima designata non fossi mai stata io e allora perché attirarmi in quel luogo?
Prima di quel giorno io e James non ci eravamo più trovati da soli e di fatti non vi erano state altre aggressioni, era come se l'aggressore ci avesse scelti come il suo personale pubblico e per poter colpire avesse voluto riunirci nello stesso posto.
James aveva liquidato la cosa dicendo che era un'assurdità eppure io non potevo fare a meno di sentirmi in colpa, se davvero fosse stato così significava che ero stata io ad uccidere Clarissa Jordan perché se io fossi rimasta nella mia stanza nulla di tutto questo sarebbe accaduto.
Nessuno aveva apertamente parlato di colpe ma io non potevo fare a meno di sentirmi responsabile.
James mi aveva detto di smetterla, che non era colpa mia eppure, da quel giorno, il suo atteggiamento nei miei confronti era cambiato ma forse era meglio così perché forse se io e lui ci fossimo nuovamente avvicinati le aggressioni sarebbero ricominciate.
 
Mi ero recata un paio di volte in infermeria, mi sentivo come in dovere di andare a trovare i ragazzi pietrificati ma, alla fine, non avevo trovato il coraggio di varcare quella soglia neppure una volta.
Un giorno però, avevo incrociato Lee Jordan, il volto tirato e l'aria di uno che non dormiva da giorni. Mi ero immediatamente bloccata sul posto in attesa delle accuse e degli insulti, invece, a sorpresa, l'uomo mi aveva stretta in un abbraccio.
"grazie per averla trovata, grazie per averle dato tempo"
Immediatamente mi ero sentita ancora più in colpa, come potevo dire a quell'uomo che forse era colpa mia se sua figlia verteva in quelle condizioni?!
 
"se ci sono delle colpe quella che ha sbagliato non sei di di certo tu" sentenziai decisa mentre raccoglievo i libri e li riponevo nella borsa "devo assolutamente finire un tema di Erbologia e oggi dubito che assieme riusciremo a concludere qualcosa" dissi mentre mi avviavo verso il mio dormitorio.
Ero stanca di aspettare, era giunto il momento di agire, avevo bisogno di risposte ed ero certa di poterle trovare nella sezione proibita...
 
 
 
*****
 
 
 
Per mia sfortuna (o forse fortuna, al momento ero indecisa) non vi era alcun insegnante incompetente che potesse distrattamente autorizzarmi a consultare la sezione proibita pertanto avrei dovuto intrufolarmi al suo interno di nascosto.
Per farlo avrei avuto bisogno del mantello dell'invisibilità o della Mappa del Malandrino o meglio di entrambe e, per mia sfortuna, nessuno dei due oggetti mi apparteneva.
Al momento la mappa era nelle mani di James mentre il mantello, dopo il tentativo di spionaggio ai danni della nostra squadra di Quidditch, era stato sequestrato da Albus.
Mi si paravano davanti quindi ben due possibilità: chiedere aiuto a James o chiederlo ad Albus.
Alla fine, dopo qualche riflessione avevo deciso di chiedere al minore dei fratelli Potter di prestarmi il mantello dell'invisibilità.
Certo, James mi aveva pregato di renderlo partecipe dei miei piani ma se lo avessi fatto ci saremmo trovati assieme da soli e per di più di notte ed io non volevo altre vittime sulla coscienza. Così mi ero avviata con decisione verso il dormitorio maschile del sesto anno.
 
"Starlight" mi aveva richiamata la voce di Piton, subito avevo sentito un brivido corrermi lungo la schiena, se c'era una cosa che avevo imparato era che quando Severus Piton mi parlava di sua spontanea volontà dovevo preoccuparmi.
"professore..." avevo mormorato diffidente
"ho bisogno del tuo aiuto, Starlight" aveva detto l'ex preside, la smorfia sul suo volto sottolineava come pronunciare quelle parole gli venisse difficile.
"mi dica" dissi io senza riuscire a celare la soddisfazione che vederlo in difficoltà mi provocava, così imparava a darmi della vigliacca.
"quel vecchio balordo mi sta facendo impazzire"
"vecchio balordo?" domandai perplessa
"Albus Silente" si spiegò Piton "pur di evitarlo sto evitando di tornare nel mio ritratto collocato nell'ufficio della preside da giorni"
"e con tutto questo io che c'entro?" domandai confusa
"James Sirius Potter è depresso, almeno a giudicare da ciò che dice Silente"
"mi dispiace per lui..." mormorai poco convinta e senza ben sapere che cosa avrei dovuto dire o fare
"quell'idiota di Silente si sente una sottospecie di Cupido ed è da giorni che vomita cavolate sulla forza dell'amore e sulla bellezza della gioventù quindi, Melanie Artemis Starlight fai qualcosa"
"perché dovrei essere io a trovare una soluzione?!" mi lamentai, se Piton pensava che mi sarei messa a parlare dei miei problemi di cuore si sbagliava di grosso.
"per quanto io non riesca a capire come mai ragazze belle ed intelligenti finiscano col sentirsi attratte da quei palloni gonfiati dei Potter, l'ultima volta che vi ho visti assieme tu e James Potter sembravate... Intimi" disse Piton senza celare una punta di disgusto
"io e Potter non siamo intimi" mi affrettai a sottolineare
"quindi è per questo che Potter è depresso?"
"lo sa che si sta comportando come una vecchia pettegola?!" lo redarguii io
"ne va della mia sanità mentale"
"non è colpa mia se Potter è peggio di una verginella ritrosa!" sbottai infastidita, perché dovevo fare sempre io la parte della cattiva?! "ora devo andare" soggiunsi poi.
Giunta a questo punto ero più decisa che mai a non coinvolgere James Potter in questa storia, mi dissi mentre percorrevo le scale che mi avrebbero condotta al dormitorio maschile e, per un istante, mi parve di sentire una risata riecheggiare alle mie spalle ma doveva trattarsi di un allucinazione uditiva, era impossibile che Severus Piton stesse davvero ridendo...
 
Lentamente salii le scale del dormitorio domandandomi cosa avrei dovuto dire.
Non ero incline a rivelare i miei piani ad Albus, in fin dei conti era un Potter e, per i miei gusti, i Potter tendevano a fare fin troppo gli eroi. D'altro canto Albus Severus Potter non era uno stupido e non sarebbe stato facile raggirarlo quindi alla fine decisi di optare per la sincerità.
Armata di una nuova convinzione bussai alla porta della stanza per poi rendermi conto di aver tralasciato un piccolo dettaglio: Albus in quel momento non era da solo ma in compagnia di Scorpius e Rose.
Per un istante la mia testa fu invasa da diverse plausibili scuse per giustificare la mia presenza. Avrei potuto dire che ero venuta a trovare Scorpius ma di certo mio cugino si sarebbe insospettito, non ero il tipo di ragazza che faceva le improvvisate senza alcuna ragione apparente. Avrei potuto dire che stavo cercando Rose e che i gemelli mi avevano detto che si trovava a Serpeverde ma non volevo rischiare che parlando con gli Scamandro Rose scoprisse la mia bugia. Avrei potuto dire che avevo una nuova strategia da mettere in pratica per la prossima partita di Quidditch ma, al momento, non avevo elaborato alcuno schema così, dopo aver sospirato sonoramente, piantai i miei occhi in quelli del giovane Potter
"Albus, ti devo parlare" dissi con decisione "in privato" specificai poi
"non vedo perché tu non possa parlare anche di fronte a noi" intervenne Scorpius, dimenticavo sempre quanto la sua iperprotettività fosse noiosa
"d'accordo" dissi io mentre rivolgevo un sorriso divertito a mio cugino "sono incinta e credo che il tuo migliore amico sia il padre" mentii desiderosa di prendermi gioco di lui e della sua mania di ficcanasare.
Fu divertente vedere Scorpius sbiancare prima che si rendesse conto del fatto che stavo ridendo sonoramente incapace di rimanere seria troppo a lungo. Persino Albus, che per solidarietà nei confronti dell'amico cercava di trattenere le risate, mi rivolse un lieve sorriso.
"come vedi, Scorpius, ci sono delle cose che preferisci non sapere..."
"Melanie, Scorpius e Rose sono i miei migliori amici e alla fine racconterei loro tutto in ogni caso quindi impedire loro di ascoltare la nostra conversazione sarebbe solo una perdita di tempo" rispose tranquillamente Albus mentre io mi trovavo a maledire mentalmente i Potter e la loro incapacità di nascondere qualcosa ai propri amici.
"va bene" mi decisi alla fine "mi serve in prestito il mantello dell'invisibilità e no, non ho intenzione di dirvi a che cosa mi serve, vi basti sapere che intendo infrangere molte regole"
"cos..." iniziò Scorpius ma io lo interruppi
"ho già detto che non intendo fornire alcun dettaglio relativo alle mi intenzioni." dissi con decisione "puoi dirmi di si oppure di no" aggiunsi poi scrutando Albus
"c'entra Potter?!" ripartì alla carica mio cugino
"no, Scorpius, James non c'entra niente e francamente non mi sorprende che lui sia così egocentrico dato che sembrate essere tutti così fissati con lui" mi lamentai
"e allora se non è per lui..."
"devo consultare la sezione proibita" sbottai stanca di quelle stupide insinuazioni
"è per quelle aggressioni..." intervenne per la prima volta Rose che, a quanto pareva, per mia fortuna aveva ereditato i geni Granger...
"non credo riuscirai a scoprire qualcosa di più di quanto non abbiano scoperto gli Auror" intervenne Albus
"se come dice tuo padre l'aggressore ci tiene ad avermi come spettatrice del suo piccolo show personale può darsi che io sia in grado di cogliere qualche dettaglio in più"
"Da quello che dice mio padre anche James è parte del delirio di quel pazzo pertanto, secondo il tuo ragionamento, mio fratello dovrebbe venire con te"
"Se vuoi avere altre vittime sulla coscienza vai pure a spifferare tutto a James" intervenne Rose
"L'aggressore vuole avere me e James riuniti, gode nel farci scoprire le sue vittime e fino a quando tutto questo non sarà chiarito è meglio che James mi stia lontano" chiarii io
"Ma non puoi andare da sola" intervenne Scorpius "e se fosse una trappola?"
"Se avesse voluto ferirmi lo avrebbe già fatto"
"Scorpius ha ragione" intervenne Rose "non puoi andare da sola, noi verremo con te"
"Lavoro meglio da sola"
"Vedila in questa maniera: per portare a termine il tuo piano hai bisogno del mantello dell'invisibilità e il prezzo per ottenerlo è il lavoro di squadra"
Per un momento scrutai Albus sperando che almeno lui la pensasse diversamente ma poi fui costretta ad arrendermi
"Va bene" Sbottai infastidita "ma le cose si faranno a modo mio"
"Va bene, Melanie" consentì Rose "ora andiamo a procurarci la Mappa del Malandrino"
 
 
 
*****
 
 
 
Come avevo ben presto appreso per Rose Weasley "ora andiamo a procurarci la Mappa del Malandrino" voleva all'incirca dire "andiamo a torturare mio fratello per farci dire la parola d'ordine per accedere alla sala comune di Grifondoro e derubare mio cugino"
Normalmente avrei detto a Rose che era il casi di trovare un modo per agire più discretamente ma, dopo un attenta analisi, ero giunta alla conclusione che non vi fossero soluzioni migliori, era per questo che mentre Rose bloccava suo fratello contro la parete e gli intimava di parlare se non voleva che Hermione fosse informata di quel troll in Erboligia, non avevo battuto ciglio. Piegare Hugo Weasley era stato piuttosto semplice ed era così che io e Rose ci eravamo preparate ad entrare in territorio nemico.
Il piano era molto semplice: qualora ve ne fosse stata necessità io mi sarei occupata del diversivo mentre Rose si sarebbe occupata della mappa. Avevamo appena raggiunto il ritratto della signora grassa quando ero stata invasa dal terrore di fallire ancora prima di iniziare. Infatti, nel corridoi proprio davanti al ritratto, si trovava James Sirius Potter in persona. Per un attimo avevo esitato, poi mi ero resa conto che era voltato ed intento a parlare con Amelia Zabini, di certo era quindi troppo distratto per fare caso a noi. Come leggendomi nel pensiero Rose si era affrettata verso il ritratto ed io avevo seguito il suo esempio.
Poi avevo visto la scena.
 
Le loro labbra che si univano, le braccia di Amelia che andavano ad affondare nei capelli di James...
 
Rapidamente mi ero intrufolata all'interno della sala comune, un moto di fastidio che mi attanagliava le viscere.
Quindi io ero intoccabile ma ad andare a letto con Amelia Zabini quello stronzo non si faceva alcun problema! Ed io che mi ero persino sentita in colpa! Pensai mentre raggiungevo un'ignara Rose. La mia amica era infatti entrata nella sala comune prima di aver modo di assistere alle performance del cugino.
"La via è libera" bisbigliò Rose
Effettivamente la sala comune di Grifondoro era in fermento, al momento infatti, Fred e Roxanne erano intenti a vendere dei nuovi prodotti del padre pertanto nessuno aveva fatto caso a noi.
Velocemente, prima che qualcuno potesse rendersi conto della nostra presenza, ci avviammo verso il dormitorio del settimo anno.
Dovevo concentrarmi eppure, mentre seguivo le mosse di Rose, non potevo fare a meno di provare quel moto di fastidio.
Per un momento mi domandai se la mia fosse gelosia, poi dedussi che no, non ero gelosa, piuttosto mi sentivo ferita nell'orgoglio e, molto infantilmente avevo la sensazione che Amelia si fosse presa qualcosa di mio.
Amelia Zabini faceva sesso, tanto sesso e lo faceva nella mia stanza così che, un paio di volte, io e Cordelia eravamo state costrette a cambiare camera, poi avevo compreso che Amelia lo faceva apposta, che si divertiva a sbattermi fuori dalla mia stessa stanza. Era stato allora che avevo deciso che non avrei mai più lasciato la mia camera e, dopo aver tirato le tende ed aver insonorizzato il mio baldacchino ero andata a dormire. La conseguenza di tutto questo era che ormai ero piuttosto ben informata sull'intensa vita sessuale della mia compagna di stanza che, di certo, non era in astinenza, ed era per questo che sapevo che Amelia Zabini aveva invaso il mio territorio allo scopo di sfidarmi.
"Aspetta un attimo" mi bloccò Rose mentre estraeva dalla borsetta di perline il mantello dell'invisibilità ed entrambe ci affrettavamo a nasconderci sotto di esso, non potevamo rischiare che qualcuno dei possibili  occupanti della stanza ci vedesse.
Con esitazione Rose fece scattare la maniglia ed entrambe esalammo un sospiro di sollievo nel renderci conto che la camera era vuota.
Subito ci affrettammo a sfilare il mantello e Rose si precipitò a frugare nel baule del cugino per poi estrarne un piccolo cofanetto.
"È qui che James tiene le cose importanti" spiegò la ragazza "ora si tratta solo di individuare la parola d'ordine, una volta era 'Sono davvero un figo', poi però Fred ha rubato la scorta di caccabombe di James e quindi lui ha cambiato parola d'ordine" mi spiegò
"Rose, non abbiamo tutto questo tempo!" Esclamai allarmata
"Non ci metterò molto, James non è poi mica tanto creativo" mi assicurò lei  "tu stai davanti alla porta" aggiunse poi
"Serpeverde fa schifo" iniziò Rose "Fred puzza, sono il Potter più bello, tette, Melanie Starlight ha delle belle tette"
"Ehi!" Protestai sentendomi chiamata in causa
"Scusa ma devo ragionare come James" si giustificò lei "Melanie ha un bel culo" continuò Rose imperterrita poi, all'improvviso sentiamo un rumore ed entrambe ci prendemmo conto di essere state stupide: ci eravamo scordate del bagno e non avevamo fatto caso allo scrosciare dell'acqua che da questo proveniva...
"Angelo" mormorò Rose in un ultimo tentativo e, contro ogni previsione il cofanetto si aprì in un clic
"Vieni!" Mi esortò Rose mentre, afferrata la Mappa, si nascondeva sotto il mantello dell'invisibilità
"Un attimo" risposi io mentre, ignorando il suono dei passi che si avvicinavano alla porta, riponevo il cofanetto al suo posto.
E poi era stato troppo tardi per fare qualunque cosa.
Davanti ai miei occhi era apparso un bel ragazzo dai capelli scuri e i lineamenti vagamente orientali, i capelli bagnati tirati indietro e il corpo unicamente coperto da un asciugamano legato in vita, alcune gocce d'acqua che gli bagnavano ancora il petto ben delineato.
Per un momento eravamo rimasti entrambi immobili.
Lui probabilmente si domandava che ci facesse una bionda con la divisa di Serpeverde nella sua stanza mentre io mi domandavo per quale ragione, tra tutti i possibili momenti, un figo mezzo nudo doveva apparire proprio ora...
Poi mi ricordai che dovevo andarmene, dovevo uscire da quella porta il prima possibile, così mi avvicinai lentamente allo sconosciuto.
Sapevo che se volevo andarmene di li limitando il più possibile i danni dovevo agire tempestivamente, sfruttando quel momento di iniziale stupore.
"scusa" mormorai cercando di assumere un'espressione il più innocente possibile "cercavo Dominique e... Devo essermi persa" soggiunsi mentre colmavo la distanza tra noi
"la prossima volta prometto di stare più attenta" conclusi sorridendo maliziosamente prima di posargli un delicato bacio sulle labbra.
Il fatto che dovessi andarmene da quella stanza non voleva dire che non potessi divertirmi un po', pensai tra me e me mentre indietreggiavo lievemente per poi voltarmi e richiudermi la porta alle spalle.
 
 
 
*****
 
 

Era mezza notte ed io al posto di riposare sotto le coperte mi apprestavo ad esplorare la biblioteca. Io, Rose, Scorpius ed Albus avevamo deciso di agire quella sera stessa consapevoli che James non ci avrebbe messo molto ad accorgerai della sparizione della mappa specie se, come aveva gentilmente sottolineato Scorpius, il suo compagno di stanza gli avesse riferito che una bionda pazza si era introdotta nel loro dormitorio e lo aveva molestato.
Ovviamente avevo fatto notare a mio cugino che se aveva qualcosa contro i miei metodi poteva farsi strada da solo nella camera di Potter.
Ad ogni modo data la necessità di agire destando meno sospetti possibile avevamo deciso di colpire quella sera stessa. Rose ci aveva raggiunti a Serpeverde celata dal mantello poi, quando finalmente ci eravamo riuniti, avevamo deciso che io e Scorpius ci saremmo nascosti sotto il mantello dell'invisibilità mentre Rose e Albus ci avrebbero preceduti controllando che la via fosse libera mediante la Mappa, in fin dei conti loro erano prefetti e in caso di necessità avrebbero potuto inventarsi qualche scusa.
Con un po' di fortuna riuscimmo a raggiungere la meta senza imbatterci in Pix o qualche altro ostacolo.
"Alohmora" esclamò Albus dopo aver constato che ora la porta della biblioteca era chiusa, possibilità questa che non avevamo preso in considerazione ma, per fortuna, la porta si aprì senza alcun problema.
"Rose, Scorpius, voi occupatevi delle sezioni di difesa contro le arti oscure, pozioni e cura delle creature magiche. Io e Albus ci occuperemo di incantesimi, trasfigurazione ed erbologia" stabilii, il piano era molto semplice: trovare i volumi che ci sembravano pertinenti e proporli nella borsa di perline di Rose o nella pochette a cui ero riuscita, dopo diversi tentativi, ad applicare un incantesimo di estensione irriconoscibile.
"Se fossi venuta da sola ci avresti impiegato delle ore a controllare tutte le sezioni" mi fece notare Scorpius
"Più cercare e meno parlare" lo rimbeccai mentre mi immergendo negli scaffali.
La ricerca si era rivelata molto più difficile di quanto pensassi visto che, memore di quanto era accaduto a Ron ed Harry quando avevano frugato tra i volumi della sezione proibita, preferivo non aprire i libri, così mi ritrovavo a scegliere i tomi da consultare guidata più dall'intuito che da una ponderata scelta razionale e, l'unico dato certo su cui potevo basarsi erano i titoli di quegli antichi volumi.
Avevo appena trovato un interessante volume che parlava del rapporto tra piante e pietrificazione quando un urlo lancinante squarciò l'aria.
Subito ci precipitammo verso Scorpius e Rose per trovare i nostri amici intenti a scrutare un libro di difesa contro le arti oscure, ormai finito a terra, che continuava ad emettere quel tremendo grido.
"Incarceramus" esclamai e subito il pesante tomo si chiuse in un tonfo per la gioia delle nostre povere orecchie.
"Dobbiamo andarcene" Sentenziò Scorpius mentre Rose si affrettata ad estrarre il mantello.
Mio cugino aveva perfettamente ragione, quello era il momento di levare le tende ma, disgraziatamente, era stato in quell'istante che avevo trovato ciò che stavo cercando o, per meglio dire, era stato allora che avevo compreso cosa stessi cercando.
"sta arrivando qualcuno?" domandai ad Albus
"Biggins, ma è ancora lontano"
"andate, io vi raggiungerò in qualche modo più tardi" sentenziai mentre mi dirigevo verso la sezione di cura delle creature magiche.
"Melanie!" mi richiamò Scorpius
"devo prendere quel libro!"
"ti aspettiamo all'uscita" intervenne Rose ponendo fine al dibattito
Senza più perdere tempo mi affrettai a cercare tra gli scaffali certa che in quel libro avrei trovato la risposta ai miei quesiti.
 
'creature magiche tra mito e leggenda'
 
Questo era il titolo del libro, quel libro che avevamo trovato aperto davanti a Clarissa.
La prima volta in cui avevo scorto quel volume era aperto ad una pagina in cui si parlava del basilisco ma io ero certa che vi fosse altro, ero certa che quel libro contenesse degli altri indizi.
Con malagrazia esaminai gli scaffali. Nessuna traccia del volume che cercavo.
Dovevo sbrigarmi.
Con questo pensiero nella mente iniziai a rovistare tra le carte di Madama Pince in cerca di un registro che mi indicasse la posizione del volume in questione, i passi pesanti e strascicati di Biggins che si facevano sempre più vicini...
Poi trovai il registro.
Il volume era collocato fuori dalla sezione proibita e si trovava nel reparto di Cura delle Creature Magiche, più precisamente, si trovava sulla terza libreria del reparto di Cura delle Creature Magiche, nel quarto scaffale ed era il decimo volume.
Fu con esultanza che afferrai il tomo e lo infilai all'interno della borsa per poi correre verso l'uscita ma, per la seconda volta nell'arco della giornata ero arrivata tardi.
"tu!" esclamò il custode mentre mi strattonava violentemente per un braccio, il capo come sempre fasciato e il volto coperto di cicatrici "l'ho sempre detto che una mela marcia resta sempre una mela marcia e i colpevoli tornano sempre nel luogo del delitto!" continuò mentre mi strattonava con una forza impensabile per un uomo della sua età
"mi lasci, così mi fa male" protestai io
"ti piacerebbe!" replicò il vecchio "questa volta la professoressa McGranitt mi sentirà!"
"se non sbaglio la signorina Starlight ha detto che le sta facendo male" intervenne James mentre allontanava bruscamente il vecchio custode da me, non sapevo da dove sbucasse Potter ma non ero mai stata così felice di vederlo.
"la signorina Starlight sta violando il coprifuoco" replicò Biggins infondendo, nel pronunciare il mio nome, tutto il disprezzo possibile.
"la signorina Starlight era stata incaricata dal professor Paciock di riordinare la biblioteca quindi ora che è stato tutto chiarito se ne può anche andare, Biggins" disse James congedando il custode e trascinandomi all'interno della biblioteca.
"Colloportus" esclamò poi James
"che diavolo stai facendo!" protestai infastidita d'accordo, ero grata a Potter per avermi aiutata ma questo era troppo!
"Muffliato" continuò James imperterrito
"Potter!" lo richiamai io
"sto solo cercando di lasciare fuori il nostro pubblico, da sotto il mantello sporgevano le scarpe di Albus" replicò freddamente lui
"che vuoi?" domandai rassegnata mentre mi sedevo sopra ad un tavolo pronta, mio malgrado, ad affrontare quella conversazione, il ricordo di James e Amelia ancora vivo nella mente.
"hai chiesto aiuto ad Albus e non a me?!" esclamò lui "Ti avevo chiesto di informarmi prima di agire"
"Non mi pare di aver mai promesso che lo avrei fatto"
"Tu e Rose vi siete introdotte nella mia stanza per prendere la Mappa del Malandrino, Jordan ti ha vista"
"Jordan?!" domandai perplessa prima di capire "ah! Intendi il tipo carino e mezzo nudo che ho baciato?!"
"tu cosa..." mormorò lui mentre si lasciava cadere su una sedia
"non guardarmi con quella faccia!" mi lamentai io, ero stanca di fare la parte della cattiva "è da giorni che mi ignori!"
"ti ignoro solo perché se non lo facessi probabilmente non riuscirei a trattenermi dal baciarti!" replicò rabbioso mentre si rialzava in piedi e riempiva la distanza che ci separava fino a fermarsi a pochi centimetri di distanza dal mio volto
"nessuno ti ha detto di non farlo" gli soffiai sulle labbra
"no" si limitò a dire lui
"va bene!" sbottai mentre lo allontanavo con una spinta
"Melanie..."
"No! Appartati pure in uno sgabuzzino con Amelia se vuoi ma non osare avvicinarti a me!"
"tu hai... Visto..." disse James per poi non riuscire più a trattenersi e proruppere in una sonora risata
"che hai da ridere?!" sbottai io incrociando le braccia al petto per trattenermi dal prenderlo a pugni
"hai baciato Jordan solo perché eri gelosa" disse sorridendo maliziosamente
"non sono gelosa, per essere gelosa dovrei essere innamorata e io non sono innamorata, io non sono una che si innamora!" esclamai mentre mi alzavo in piedi e gli puntavo un dito contro il petto "il mio è solo desiderio di possesso, è come quando ero bambina e desideravo il pastello colorato che aveva in mano Scorpius solo per la semplice ragione che lo aveva in mano lui!" conclusi decisa, in un altro momento il modo in cui quel ricordo mi aveva attraversato fulmineamente la mente mi avrebbe spaventata o, per lo meno stupita, ma in quel momento ero troppo presa a chiarire la mia posizione per rendermene davvero conto
"va bene" acconsentì James "comunque, se questo ti fa sentire meglio, non ho baciato Amelia, lei mi è praticamente saltata addosso!"
"per me puoi baciare chi vuoi, Potter, solo non dire che sono speciale se poi devi baciare un'altra"
"innamorati di me e non guardare gli altri" disse James con una tale determinazione da farmi battere per un momento il cuore
"seriamente, bacia ancora Jordan e giuro che lo uccido"
Fu forse quella parola a farmi tornare in me, 'uccido' aveva detto James e quella semplice parola era bastata a ricordarmi che per Hogwarts si aggirava qualcosa che uccideva davvero, qualcosa che attendeva in agguato ed ora io e James eravamo di nuovo assieme mentre da soli, dietro quella porta chiusa ermeticamente si trovavano Scorpius, Albus e Rose e noi avevamo appena fornito all'aggressore un pretesto per tornare a mietere vittime.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Per prima cosa ringrazio:
 
  • James Sherlock Kudo che ha aggiunto la storia alle preferite
  • Clio93 e Dobby00 che l'ha aggiunta alle seguite
  • clo_smile che l'ha aggiunta alle ricordate
  • Keira Lestrange che ha recensito i capitoli 6 e 7 e GinnyW che ha recensito il capitolo 7
 
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere la mia storia e spero che il capitolo vi piaccia. 
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9  In cui Melanie preferirebbe passare le vacanze di Natale a fare la pulizia dentaria ad un Dorsorugoso di Norvegia ***


Capitolo 9
 
In cui Melanie preferirebbe passare le vacanze di Natale a fare la pulizia dentaria ad un Dorsorugoso di Norvegia
 

"Melanie" mi chiamò Dominique, la sua voce era dolce e suadente ma sapevo di non potermi fidare, dovevo resistere, fuggire prima che riuscisse ad individuarmi e, soprattutto, dovevo smetterla di nascondermi sotto ai banchi, era piuttosto patetico.
Rimasi in ascolto per qualche secondo, fino a quando non fui certa che la mia amica si fosse allontanata, poi, cautamente, mi preparai a riemergere dal mio nascondiglio: meglio viva vergognosamente che morta onorevolmente.
"Mel!" Esclamò Cordelia prima di chinarsi su di me dall'alto rischiando di farmi fare un infarto "Devi smetterla di nasconderti! Non posso mica coprirti in eterno!" Si lamentò lei
"Non intendo nascondermi in eterno, mi basta riuscirci per altri quattro giorni!"
"Melanie!"
"D'accordo" Mi arresi mentre uscivo dal mio nascondiglio "me ne andrò così che tu la smetta di sentirti in colpa!" Conclusi mente mi apprestano ad attraversare furtivamente i corridoi, c'era un luogo in cui Dominique Weasley non si sarebbe mai addentrata neppure sotto tortura, un luogo in cui sarei stata salva: la biblioteca.
Il tragitto mi parve eterno, erano troppi i Weasley da cui mi dovevo nascondere! Quella famiglia era troppo numerosa!
Fu con un moto di sollievo che scorsi la biblioteca che era stata scenario di così tanti avvenimenti.
Ricordai il ritrovamento di Clarissa seduta a quel tavolo che, da quella notte, non era più stato occupato da nessuno.
Ricordai la discussione con James e la paura che anche Rose, Scorpius ed Albus potessero essere divenuti vittime del misterioso aggressore, io che mi apprestavo ad aprire la pesante porta quasi spasmodicamente e James che tentava di tranqullizzarmi.
Il mio cuore aveva ripreso a battere solo quando i miei amici erano riemersi incolumi da sotto il mantello dell'invisibilità.
Scossi la testa cercando di scacciare quei tristi ricordi. Dovevo essere un idiota per mettere nuovamente piede in biblioteca. Ora che ci pensavo, ultimamente, sembrava essere diventata mia abitudine fare cavolate... 
Avevo appena finito formulare questo pensiero quando scorsi Dominique passare davanti alla biblioteca, pregando che non decidesse di entrare, mi lanciai su di una sedia ignorando deliberatamente il fatto che quel tavolo fosse già occupato e, già che c'ero, afferrai un libro dietro al quale mi nascosi fingendo di leggere.
Distrattamente mi apprestai a scoprire quale fosse l'argomento del libro che avevo preso tra le mani e usato a mo' di scudo: la Vita Nova di Dante.
Solo una persona ad Hogwarts poteva leggere, nel tempo libero, un libro del genere, mi dissi con un tuffo al cuore mentre abbassavo il libro.
"Salve, Louis" salutai guardinga il fratello di Dominique mentre abbassavo il libro, non credevo che lui fosse una minaccia ma non potevo esserne certa al cento per cento.
"ti stai ancora nascondendo da mia sorella?" domandò distrattamente mentre continuava a sfogliare il libro che, fino a poco prima, stava leggendo.
Tipico di Louis Weasley: quel ragazzo era estremamente intelligente e perspicace ma non sembrava mai prestare seriamente attenzione a ciò che lo circondava, tutto sembrava essere troppo noioso per Louis tranne, ovviamente, i suoi libri, così nonostante il giovane Weasley fosse molto bello e affascinante, le ragazze spesso si sentivano intimidite da quell'apparente distacco e si limitavano ad osservarlo da lontano con sguardo trasognante. Non sapevo se Louis fosse conscio del successo che riscuoteva tra il gentil sesso oppure no ciò che era certo era che quel ragazzo era uno dei pochi Weasley conscio di che cosa fosse la riservatezza.
"non mi sto nascondendo, sto solo evitando Dominique con elegante discrezione" risposi io
"sbaglio o per te nasconderti è ormai un abitudine, Starlight?!" intervenne il compagno di lettura di Louis.
Ci impiegai qualche minuto a capire di chi si trattasse poi riconobbi i capelli scuri e gli occhi a mandorla dietro agli occhiali...
"ah! Jordan, giusto?" domandai io, avrei voluto aggiungere che con gli occhiali e vestito avevo faticato a riconoscerlo ma poi decise che era meglio portare nella tomba certi pensieri "comunque, per la cronaca, l'altra volta non mi stavo nascondendo, stavo frugando nel baule di James, se avessi voluto nascondermi non mi avresti di certo vista" aggiunsi senza dare il tempo al mio interlocutore di rispondere, avevo il sospetto che Jordan fosse risentito per quanto accaduto al nostro primo incontro...
"mi dispiace" mi scusai quindi decisa a seppellire lascia di guerra, c'erano già abbastanza persone convinte che fossi una pazza omicida, non avevo bisogno di altri nemici.
"di cosa?! Di esserti presa gioco di me?!" replicò lui
"non era mia intenzione prendermi gioco di nessuno, era solo un modo come un altro per evitare che mi ponessi troppe domande, certo avrei potuto affatturarti ma ho pensato che baciarti fosse più divertente e meno doloroso" spiegai, certo poi c'era il fatto che, solo pochi istanti prima, avevo assistito al bacio tra James ed Amelia ma decisi che per il momento quello era un dettaglio trascurabile...
"lo sai che sei completamente pazza?!" esclamò Jordan ma, a giudicare dal fatto che si era lasciato sfuggire un lieve sorriso, doveva avermi perdonata
"mai detto il contrario" convenni io
"ed ora perché ti nascondi?" domandò Jordan
"sto cercando di evitare che Dominique e Rose mi invitino a passare le vacanze di Natale alla Tana" risposi io
"non sarebbe più semplice rifiutare?" intervenne Louis
"lo farei se fossi intenzionata a rifiutare" replicai molto sagacemente
"mi domando se tutte le ragazze siano così stupide o se ad esserlo siano solo quelle che conosco" disse Louis, mi dimenticavo quanto a volte la sua sincerità fosse irritante
"mi piacerebbe accettare l'invito di tua sorella ma non credo che sia un bene per me e James passare troppo tempo assieme e non vorrei creare scompiglio, non credo che tuo zio sarebbe felice della mia presenza" spiegai vagamente esasperata
"sai, forse non sono la persona migliore con cui parlare di quello strano rapporto di amore e odio che ti lega a mio cugino, per quanto riguarda mio zio devi essere più precisa: io ho molti zii"
"ed io che pensavo che i Corvonero fossero intelligenti!" lo punzecchiai infastidita "parlo ovviamente di tuo zio Ron"
"ah be' a lui non piacciono i Serpeverde in generale, è solo per un atto di grande amore che non ha ripudiato Albus. Ad ogni modo, a meno che tu e James non decidiate di dare spettacolo, sarà troppo impegnato a guardare male Scorpius per fare caso a te" disse Louis, conoscendo il Corvonero probabilmente quelle parole dal suo punto di vista dovevano essere incoraggianti invece quelle parole non avevano fatto altro che ricordarmi il secondo problema che mi affliggeva: Scorpius avrebbe passato le vacanze di natale alla tana mentre Draco ed Astoria sarebbero dovuti andare in Francia per lavoro.
"io e James non diamo spettacolo" precisai mentre decidevo di ignorare momentaneamente quel piccolissimo problema "io e James non..." continuai decisa a chiarire una volta per tutte la mia posizione, avevo la spiacevole sensazione che la maggior parte dei Weasley-Potter, compresi gli adulti, supponesse che tra me e James ci fosse molto di più di quanto in realtà non vi fosse.
"sapere cosa tue e James fate o non fate non è poi così rilevante" mi interruppe Louis
"noi non facciamo proprio niente"
"ma davvero?! Da quello che dice zio Ron..."
"tuo zio è peggio di una vecchia pettegola!"
"vieni alla Tana, vuoi davvero passare le vacanze di Natale da sola, Melanie?!" disse Louis sorprendendomi
"qualcosa mi dice che anche mio cugino dovrebbe imparare a tenere la bocca chiusa"
"No, questo significa che data la vostra scarsa capacità di osservazione voi Malfoy come spie fate schifo. Scorpius dovrebbe evitare di parlare dei propri fatti personali in biblioteca" replicò il Corvonero facendo ridere Jordan
"non so come se la cavi Scorpius nello spionaggio ma io sono riuscita perfettamente nel mio intento" dissi piccata
"e di grazia qual era il tuo intento?" intervenne Jordan
Sorrisi divertita mentre, per la prima volta da quando era iniziata quella conversazione, richiudevo la Vita Nova e la posavo sul tavolo, Louis, nel frattempo, continuava a sfogliare imperterrito il suo libro anche se era ormai evidente che, in verità, stesse seguendo attentamente la nostra conversazione.
"Volsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare" dissi prima di alzarmi e di avviarmi all'uscita della biblioteca.
"sbaglio o Melanie Starlight ha appena citato Dante al fine di dirmi di chiudere il becco e di non fare domande?!" domandò Jordan alle mie spalle
"puoi dirlo forte" rispose Louis e non avevo bisogno di vederlo per sapere che nel pronunciare quelle parole stava sorridendo.
 
 
 
*****
 
 
 
Era ormai il 18 Dicembre ed io mi stavo ormai apprestando a lasciare Hogwarts.
Preoccupata mi apprestai a preparare il mio baule. Avevo deciso di portare con me tutti i miei effetti personali, quell'anno infatti Amelia Zabini sarebbe rimasta ad Hogwarts ed io non volevo che quella ragazza che già mi odiava avesse modo di toccare le mie cose. Ringraziando il buon vecchio Salazar e tutti i fondatori di Hogwarts per l'esistenza degli incantesimi estensivi irriconoscibili infilati un bitorzoluto maglione verde all'interno del baule. In quei giorni, dopo essere giunta alla conclusione che io Melanie Artemis Starlight (o Melania Rossellini che dir si voglia) avevo dei gravi problemi di autocontrollo mi ero data ad un nuovo passatempo: il lavoro a maglia alla Babbana.
Ben presto mi ero resa conto che quel passatempo da nonne aiutava a distendere i miei nervi e a rendermi meno impulsiva. Quell'orribile maglione era stato uno dei primi tentativi ma ora ero molto migliorata.
Dopo un momento di indecisione decisi di infilare tutti e i dieci gomitolo di lana che avevo nascosto sotto al letto all'interno del baule: alla fine Dominique aveva vinto ed io avrei passato le vacanze alla Tana il che voleva dire che avrei dovuto lavorare molto a maglia.  Questo o assumere qualche calmante Babbano.
Avrei dovuto saltare quel dannato allenamento di Quidditch! Pensai con rimpianto.
Era stato infatti proprio alla fine di un massacrante allenamento di Quidditch che Dominique Weasley e i suoi emissari avevano colpito.
Scorpius quel giorno si era accanito su di noi più del solito e, complici la pioggia e il forte vento io ero ormai stanca ed infreddolita. Era stato proprio approfittando di questa mia debolezza che Rose e Roxanne avevano colpito: le due ragazze, dopo essere apparse praticamente dal nulla si erano messe ai miei lati mi avevano afferrata per le braccia e trascinata via di peso, l'unica spiegazione che avevo ottenuto era stato un vago "Starlight vieni con noi"
All'improvviso mi ero ritrovata all'interno delle cucine dove Dominique mi attendeva comodamente seduta su di una sedia collocata accanto al fuoco
"bene, bene, Starlight, ti stavo aspettando" aveva detto con aria minacciosa e nel contempo teatrale.
Alla fine, dopo aver provato ad opporre un'inconsistente resistenza, avevo accettato l'invito ed era così che ora mi apprestavo a passare le vacanze alla Tana.
Ero felice di passare il natale in compagnia di Dominique, Roxanne e Rose il problema era che non sarei stata solo in loro compagnia e sapevo già che tutto sarebbe stato dannatamente imbarazzante.
L'ultima volta che avevo visto Harry Potter avevo appena strappato di dosso la camicia a suo figlio ed ora mi apprestavo a partecipare ad una bella cena di famiglia.
Perché non avevo trascorso quella sera a lavorare a maglia?! Ora tutto questo sarebbe stato meno imbarazzante.
Ma una cosa era certa: se io fossi caduta avrei trascinato James Sirius Potter con me.
"non fare quella faccia, andrà tutto bene" mi consolò Cordelia
"che cos'hai che non va la mia faccia?"
"sembrava che tu abbia appena ingoiato una gelatina tutti i gusti+1 al sapore di caccola"
"meraviglioso" borbottai mentre finivo di inserire le ultime cose nel baule.
Distrattamente mi rigirai la pochette nera tra le mani.
All'interno di essa vi erano ancora i volumi che avevo trafugato dalla biblioteca.
Non ero ancora riuscita a consultare con la giusta attenzione tutti quei tomi e, per il momento, mi stavo concentrando sul volume di cura delle creature magiche che era aperto accanto alla povera Clarissa.
Il mio istinto mi diceva che le risposte alle mie domande fossero all'interno di quel libro eppure, al momento, non avevo notato nulla di strano.
Il libro in questione era un saggio in cui venivano studiate le principali creature magiche e venivano annoverati i miti che i Babbani avevano elaborato attorno a quelle figure ma, la parte più interessante, era la seconda parte del libro in cui l'autore, partendo dalla mitologia Babbana, ipotizzava che molte altre creature esistenti nei miti Babbani e al momento considerate alla stregua di pura fantasia in verità fossero reali ed esistenti.
L'autore, a quel punto, si soffermava in particolar modo su miti come quello del Minotauro,  dell'idra, quello delle Erinni e analizzava addirittura il pantheon Greco/Romano.
Quel libro era di certo molto affascinante ma al momento non avevo trovato nulla di veramente utile.
Sospirando inserii la pochette all'interno del baule: durante le vacanze avrei terminato il libro sperando di scoprire qualcosa di importante.
Forse, per poter comprendere meglio quel saggio avrei avuto bisogno dei miei libri di Mitologia. Libri che al momento si trovavano a casa mia. In Italia.
Era da molto che non pensavo a casa mia, ai miei genitori, e, per la prima volta mi chiesi se loro fossero in pena per me, se mi stessero cercando.
Probabilmente Ambra doveva aver dato di matto dando sfogo alla sua natura drammatica per poi dire che sentiva una terribile fitta al cuore o qualcosa del genere e Marco sarebbe stato costretto a portarla all'ospedale per poi scoprire che si trattava solo dell'ennesimo falso allarme.
Forse Marco, preso com'era dal suo lavoro, non avrebbe fatto caso alla mia assenza fino al giorno di Natale quando si sarebbe accordo di non poter sfoggiare alla cena col capo la sua figlia perfetta.
"Melanie, sei pronta?" domandò Scorpius mentre faceva capolino nella stanza
"si, arrivo" dissi sforzandomi di sorridere mentre mi infilavo le scarpe
"divertiti, ricordati di scrivermi e non cacciarti nei guai" disse Cordelia prima di stringermi in un abbraccio, i capelli rosa raccolti in una treccia.
"ci proverò" mormorai nel rispondere alla stretta.
 
 
 
*****
 
 
 
E poi anche quel momento era arrivato.
Il viaggio di ritorno era stato più veloce di quanto potessi immaginare ed ora l'Hogwarts Express aveva arrestato la sua corsa.
Per un momento restai bloccata ferma e immobile, la schiena appoggiata al sedile
"Mel dovremmo scendere" mi fece notare Rose
"voi andate avanti... Io arrivo" mormorai mentre valutavo la possibilità di ritornare ad Hogwarts
"sicura di stare bene?" intervenne Molly
"credo stia avendo un attacco di panico" constatò Louis mentre chiudeva un libro e lo riponeva nella propria borsa.
Ero rinchiusa in uno scompartimento che, dal mio punto di vista, si era fatto improvvisamente piccolissimo, ed ero circondata dall'intero clan Weasley-Potter-Lovegood-Paciock mentre fuori tutti quei genitori ci stavano aspettando.
Tutto questo per me era troppo, credevo di essere stata catapultata nella versione magica di una pubblicità del Mulino Bianco! Io non ero fatta per una sana famiglia unita! Io non sapevo come interagire con una sana famiglia unita!
"te la stai facendo sotto, Starlight?!" mi canzonò James mentre si chinava su di me, nel vagone, senza che neppure me ne rendessi conto, eravamo rimasti solo io, lui, Scorpius, Rose e Dominique.
"e tu, a quanto pare, sai parlare" replicai io infastidita
Per tutto il viaggio Potter non aveva fatto altro che scrutarmi rispondendo a monosillabi solo se direttamente interpellato.
"a giudicare dalla risposta acida direi che stai bene" constatò James prima che lo allontanassi da me con uno spintone.
Non mi sarei comportata come una ragazzina spaventate, mi dissi con decisione mentre mi apprestavo a scendere da quel dannato treno, il baule che fluttuava accanto a me e la gabbietta di Iris stretta al petto, lo sguardo di James che mi perforava la schiena e che in un certo qual senso mi faceva sentire al sicuro.
 
Poi vi era stato il momento delle presentazioni.
Che Roxanne e Dominique Weasley potessero essere paragonate a due uragani era per me ormai un fatto assodato ma non credevo che nella fretta di presentarmi ai rispettivi genitori avrebbero rischiato di farmi vomitare tutte le gelatine tutti i gusti+1 che avevo ingoiato durante il viaggio.
"Papà, lei è Melanie Starlight!" esclamò Dominique mentre mi strattonava per un braccio
"piacere di conoscerla, signor Weasley" mormorai imbarazzata mentre cercavo di aggrapparmi alla poca dignità che mi restava anche se, d'altro canto, non potevo fare a meno di pensare che una terapia d'urto avesse il beneficio di impedirmi di pensare troppo a cosa stessi facendo.
"chiamami Bill" rispose lui, il bel volto segnato dalle cicatrici "e quindi tu saresti quella che ha steso James" commentò poi l'uomo "credevo fossi più grossa"
Immediatamente arrossii mentre mi apprestavo a rifilare un'occhiataccia a Dominique che, a quanto pareva, ci provava gusto a mettermi in imbarazzo.
"È stato un incidente con una passaporta" mi apprestai a spiegare "gli incantesimi difensivi che attorniano Hogwarts hanno interferito con la passaporta e ho steso James solo perché sono precipitata da diversi metri di altezza"
"non sono molto brava a raccontare le storie" si giustificò Dominique mentre ignorava l'occhiataccia che sua madre le stava rivolgendo e Louis si ridacchiava.
Si, ora era chiaro, per i Weasley dovevo essere una sottospecie di clown o qualcosa del genere...
"Melanie!" esclamò allegramente Roxanne mentre, dopo essere praticamente apparsa dal nulla, mi afferrava per il braccio ormai dolorante e mi portava con se.
"mamma, papà! Lei è Melanie"
"piacere di conoscervi, signori Weasley" mormorai io conscia che mi sarei trovata a ripetere quelle stesse parole all'infinito
"lascia perdere queste inutili formalità, chiamaci pure Angelina e George" intervenne la signora Weasley mentre sorrideva dolcemente, i capelli scuri raccolti in una pratica coda di cavallo.
Era evidente che Angelina Jonson fosse una donna giovanile, atletica e alla mano.
"come preferisce, Angelina" mormorai ancora un po' a disagio.
Trovarsi di fronte a tutte quelle persone di cui fino ad ora avevo solo letto era così strano...
"ed evita anche di darci del lei" intervenne George "sono ancora bello e affascinante e in questa maniera mi fai sentire vecchio"
"va bene" convenni lasciandomi sfuggire un sorriso, pensandoci bene vi erano troppi signori e signore Weasley perché io potessi pensare di chiamarli tutti per cognome
"e così tu saresti la nuova battitrice di Serpeverde" continuò George "dopo aver sentito che la nuova battitrice di Serpeverde era una ragazza e che aveva steso James mi ero aspettato fossi più grossa... Più sul tipo di Millicent Bulstrode... Ma effettivamente non credo che James possa essere attratto da una ragazza come..." prima che George potesse terminare la frase Angelina lo colpì cono uno scappellotto mentre io, dal canto mio, non potevo fare a meno di boccheggiare imbarazzata, accanto a me Fred stava ridendo sonoramente mentre Roxanne, probabilmente per amore nei miei confronti, si stava sforzando disperatamente di non farlo.
"scusalo, è un idiota" intervenne Angelina mentre continuava a scrutare il marito con aria arcigna.
Con tutte le mie forze mi augurai che qualcuno mi salvasse da quella situazione imbarazzante ma, a quanto pareva, Scorpius era impegnato a parlare con Ronald Weasley che continuava a guardarlo come se fosse uno schiopido sparacoda ed Albus e Rose avevano intuito che se tenevano alla sopravvivenza di mio cugino non era il caso di lasciare i due soli troppo a lungo.
"Melanie è un piacere vederti, per una volta, in circostanze più allegre" esordì Harry Potter mentre lui e la moglie ci raggiungevano, James era rimasto indietro, lo sguardo fisso su di me.
"sono davvero felice che tu abbia deciso di venire!" esclamò Ginny Weasley prima di stringermi in un abbraccio probabilmente, dopo aver visto quanto mia madre fosse stronza, era giunta alla conclusione che fossi un cucciolo abbandonato e doveva aver deciso di adottarmi.
 
Le presentazioni erano poi continuate, Harry e Ginny mi avevano presentata ad Hermione. A detta di Harry ero molto simile ad una giovane Hermione Granger io, francamente, non vedevo molte similitudini tra Hermione Granger e Melanie Artemis Starlight. Certo entrambe erano intelligenti e molto brave a cacciarsi nei guai ma vi era una differenza fondamentale: Hermione veniva trascinata nei casini dagli altri mentre io ero molto brava a cacciarmici da sola.
Poi era intervenuto Percy Weasley ad annunciarci con tono pomposo e piuttosto noioso che dovevamo muoverci ad andare e così, dopo esserci scambiati gli ultimi convenevoli, eravamo usciti dalla stazione.
Poi, per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, la paura mi aveva attanagliato lo stomaco: dovevano davvero raggiungere la Tana in macchina?!
"Guido io" disse Hermione prima di rivolgermi un sorriso rassicurante, finalmente avevo compreso in che cosa io ed Hermione Granger fossimo simili: nessuna delle due sarebbe salita a bordo di un trabiccolo guidato da suo marito.
Rassicurata salii sull'automobile che, ovviamente, era molto più grande all'interno che all'esterno e che ci avrebbe permesso di raggiungere comodamente la Tana.
Per un momento mi soffermai a scrutare James che era seduto accanto a me e che continuava ad ignorarmi scrutando fuori dal finestrino.
Era da settimane che James mi evitava, certo, quella notte, in biblioteca, era stato costretto a parlarmi ma poi era ripiombato nella solita inerzia.
Ovviamente non mi importava nulla di ciò che faceva James, ovviamente lui era libero di fare ciò che voleva ma ciò non mi impediva di provare quel fastidio che mi attanagliava le viscere.
Avrei passato più di due settimane alla Tana, James mi ignorava e un pazzo mieteva vittime su vittime ad Hogwarts.
Indubbiamente andava tutto a meraviglia.
 
 
 
*****
 
 
 

Ben presto arrivammo alla Tana ed io mi soffermai ad osservare l'edifico ammirata.
La struttura asimmetrica della casa aveva una bellezza eccentrica e tutta sua anche se, istintivamente, mi ritrovai a chiedermi come, con tutte quelle stanze aggiunte in qua e in la, l'edificio non fosse ancora crollato, poi mi diedi mentalmente della stupida ricordandomi il piccolo dettaglio che non avevo considerato: la magia.
Prima che potessi perdermi in altri pensieri i signori Weasley giunsero a riportarmi alla realtà. I capelli di Molly erano ormai grigi ma la donna aveva mantenuto la consueta vitalità e, dopo aver accolto ed abbracciato i nipoti con fare materno e nel contempo autoritario si era soffermata a scrutarmi per poi decretare che ero troppo magra e sciupata. Certo, come ci aveva tenuto a precisare Louis, per nonna Molly tutti erano troppo magri e sciupati e questo le permetteva di rimpinzare di cibo i suoi adorati ospiti.
"È piuttosto tardi e forse è meglio che i ragazzi portino i bauli in camera prima di cena" intervenne Hermione, effettivamente aveva ragione, il viaggio in treno aveva portato via la maggior parte della giornata ed era ormai l'imbrunire.
"James, potresti accompagnare Melanie" intervenne Ginny ed era chiaro che la sua non fosse una domanda ma un ordine. Certo, avrei voluto dire all'ormai signora Potter che no, James non poteva accompagnarmi dato che a malapena mi parlava e che no, il fatto che suo figlio non mi parlasse ma si limitasse a consumarmi con gli occhi non era per niente fastidioso Ma che Dominique, Roxanne, Rose o qualunque altro membro di quella famiglia sarebbe stato molto più lieto di accompagnarmi alla mia stanza.
Questo era ciò che avrei voluto dire invece, mi ritrovai a camminare accanto a James diretta verso il cortile sul retro mentre nel contempo ero intenta a ringraziare mentalmente Salazar che quella fosse apparentemente la destinazione comune anche a tutti gli altri Weasley/Potter.
Per quel giorno avevo fatto il pieno di momenti imbarazzanti e, restare sola con James, non mi sembrava una buona idea.
All'improvviso dinanzi a noi apparve una piccola casetta in legno che a prima vista appariva di certo molto carina ma era altrettanto certa che fosse dannatamente piccola, pensai quindi che fosse una specie di deposito degli attrezzi o qualcosa del genere, pertanto fui molto stupita nel veder Molly estrarre con disinvoltura una chiave e, una volta aperta la porta, varcare la soglia della piccola abitazione immediatamente seguita dai cugini. Per un momento rimasi immobile
"Non è un po' piccola?" Domandai perplessa mentre scrutavo  James dubbiosa 
"Entra" mi invitò divertito James ed io, seppur poco convinta, mi apprestai a seguirlo all'interno dell'edificio.
Subito mi fermai ad osservare ciò che mi circondava ammirata.
"più piccolo all'esterno, più grande all'interno" spiegò semplicemente lui.
L'arredo dell'enorme stanza che mi trovavo dinanzi ricordava un po' quello delle diverse sale comuni di Hogwarts.
A terra vi era una morbida moquette beige mentre un enorme camino in pietra dominava l'intera stanza e, attorno ad esso, erano stati collocati dei morbidi puff dai colori sgargianti.
Nel lato più ad est della stanza, collocati in una porzione più appartata della camera che voleva essere separata da quel piccolo salottino si trovavano sei letti a baldacchino, del tutto simili a quelli che si trovavano ad Hogwarts.
Dei sei letti due erano decorati da tendaggi verdi, uno da tendaggi blu e gli ultimi tre erano di un caldo e sgargiante rosso.
"questa è la nostra stanza" spiegò James "quella delle ragazze è al piano di sopra" concluse indicandomi una ripida scale a chiocciola che, fino ad allora, non avevo notato. Effettivamente, mi resi conto solo in quell'istante, Molly stava già aiutando Lily a portare il baule al piano di sopra mediante la magia, sarebbe stato piuttosto difficile farlo alla Babbana.
Subito mi diressi verso la scala curiosa di vedere la mia stanza e, già che c'ero, mi affrettai ad assistere Rose prima che si rompesse una gamba nel tentativo di spostare il proprio baule.
La prima cosa che vidi dopo aver raggiunto il piano superiore fu un'enorme finestra da cui si godeva una vista meravigliosa, da quell'altezza, infatti, si scorgevano le fronde degli alberi ormai spoglie ed imbiancate dalla morbida neve che era caduta nei giorni prima ma, oltre ad avere una buona visuale sulla Tana e sul cortile circostante, da li si scorgevano in lontananza i tetti delle case del vicino villaggio.
Poi mi soffermai ad osservare il resto della bizzarra stanza.
Quello su cui mi ero arrestata, incantata dalla vista, era infatti un ampio pianerottolo, dove Dominique e Roxanne, che mi avevano preceduta, si erano già tolte le scarpe e le avevano riposte in un ampio portascarpe, i bauli erano stati adagiati accanto alla parete.
Immediatamente mi apprestai ad imitare le miei amiche che, al momento, erano impegnate a disfare le valige a colpi di bacchetta.
Quella all'interno della quale avevo messo piede era la Camera da letto più strana che avessi mai visto. Ogni centimetro del pavimento infatti era ricoperto da uno spesso e nel contempo morbido materasso così che la stanza stessa era costituita da un enorme letto. Ovunque si trovavano cuscini di tutte le forme i colori e le dimensioni mentre le coperte, dalle più disparate fatture, erano ordinatamente e piegate in un angolo della stanza.
Sulle travi del soffio a vista Dominique, Molly e Roxanne avevano legato le gabbie dei rispettivi gufi che ora volavano liberi e si apprestavano ad uscire dalla finestra aperta. Immediatamente mi affrettai a liberare Iris e a sistemare la sua gabbia per poi osservarla spiccare il volo.
Senza alcun dubbio non avevo mai visto una camera simile. Di certo era eccentrica ma quell'accogliente senso di calore mi piaceva molto.
Come mi aveva poi spiegato Dominique mentre mi indicava le due porte alle mie spalle (rispettivamente il bagno e la cabina armadio) l'arredamento della stanza era stata un'idea di sua sorella Victorie. Quando infatti Arthur e Molly avevano deciso di ampliare la Tana al fine di ospitare i figli e i nipoti era stato chiesto ai bambini come avrebbero voluto arredare le proprie stanze e, tra le varie proposte, (molte delle quali piuttosto assurde) aveva prevalso la richiesta dalla piccola Victorie che, fissata com'era con i film Babbani, aveva richiesto un grande letto per fare i pigiama party.
La proposta della piccola era parsa molto divertente alle donne di casa e così era nata quella strana stanza che di certo, per un pigiama party, era l'ideale.
Mi guardai attorno.
Quella camera era favolosa, mi trovavo con le mie amiche e non ero ancora morta dall'imbarazzo.
Forse sarei riuscita a sopravvivere a quelle vacanze.
 
 
 
*****
 
 
 
Probabilmente Molly Weasley mi voleva morta.
Questo era il pensiero che si era ormai fatto strada nella mia mente. 
Inizialmente credevo di andare a genio a quella dolce nonnina ma ora credevo di essermi sbagliata perché le cose erano due: se solo quella donna dopo avermi detto cortesemente "vuoi ancora, cara" mi avesse versato nel piatto dell'altro arrosto, delle altre patate o qualsiasi altra forma di cibo o sarei esplosa oppure avrei dovuto fare come gli antichi romani ovvero mettermi due dita in gola, vomitare, e ricominciare a mangiare.
Inizialmente tutto era sembrato piuttosto semplice: avevo disfatto i bagagli, mi ero cambiata, e con indosso il mio bel tubino grigio ed un cardigan nero ero scesa per cena.
Poi quella montagna di cibo era piovuta su di me ed io ora temevo di non farcela e credevo che sarei morta sotto tutto quel cibo.
Io non ero una Weasley e il mio corpo non era un pozzo senza fondo.
Per un momento mi ero chiesta come avesse fatto tutto quel cibo a non uccidere Harry Potter prima che Voldemort avesse il tempo di attentare alla sua vita, poi mi ero ricordata che i Dursley, durante l'infanzia, gli avevano fatto fare la fame e tutto si era fatto più chiaro: l'unico modo che Harry aveva per sopravvivere alle lunghe estati dai Dursley era strafogarsi di cibo mentre era ad Hogwarts o dai Weasley.
 
"vuoi ancora, cara"
 
Domandò per l'ennesima volta la signora Weasley e al solo suono di quelle parole avvertii un conato di vomito.
"oh certo, se il tuo scopo è quello di ucciderla credo che dovresti servirle delle altre patate" intervenne George Weasley guadagnandosi immediatamente la mia eterna gratitudine "ma non credo che Malfoy sarebbe felice se uccidessimo la sua nipote prediletta" concluse poi.
Al suono del nome "Malfoy" Ron Weasley parve improvvisamente ridestarsi e, dopo aver sollevato il volto dal piatto, dilatò le narici in modo piuttosto inquietante ma, prima che Ron potesse dire qualsiasi cosa, Hermione gli assestò un poderoso calcio sotto al tavolo. 
"andiamo Ronnie!" rincarò la dose George a cui non era passata di certo inosservata la reazione del fratello "lo sai bene che ormai è molto probabile che anche Melanie entri a far parte della nostra famiglia" un sorriso malandrino a piegargli le labbra, sorriso che scomparve non appena Angelina gli pestò il piede da sotto il tavolo, dal canto mio io mi limitai a rivolgere a George uno sguardo omicida, il sentimento di gratitudine era evaporato nell'arco di pochi secondi.
Istintivamente il mio sguardo si posò su James, non sapevo neppure io cosa mi aspettassi di leggere sul suo volto so solo che il suo sguardo era attraversato da troppe emozioni contrastanti perché io potessi sperare di riuscire ad interpretare i suoi pensieri.
Avrei potuto dire che tra me e James non vi era niente di niente ma temevo di peggiorare quella situazione già di per se imbarazzante.
"Ronnie caro! dovresti seppellire l'ascia di guerra e scordare tutti questi pregiudizi contro i Serpeverde, potresti far sentire a disagio i nostri ospiti" continuò George ignorando il dolore che il tacco ormai penetrato nella carne doveva avergli provocato io, dal canto mio, per poco non mi strozzai con il sorso d'acqua che stavo disgraziatamente bevendo.
"non c'è alcun pericolo che appartenere alla casa di Serpeverde mi faccia sentire a disagio, sono fiera di appartenere alla mia casa, inoltre sono stata io stessa a chiedere al Cappello Parlante di non assegnarmi a Grifondoro" conclusi mentre, dopo essermi ricomposta, bevevo un altro sorso d'acqua.
Era irritante come i Grifondoro dessero per scontato che la loro casa fosse la migliore di tutta Hogwarts ed era forse per questo che avevo rivelato ciò che non avevo mai detto a nessuno.
Inutile dire che le mie parole avevano provocato gli effetti più disparati: Scorpius e Albus, a cui molto probabilmente era tornato in mente il mio smistamento, erano scoppiati a ridere, Dominique si stava lamentando del fatto che se solo avessi chiuso il becco avremmo potuto essere compagne di dormitorio, Ron si era strozzato col succo di zucca mentre Hermione mi aveva rivolto un sorriso complice e di approvazione.
Ad un tratto le risate di Albus e Scorpius, che si erano fatte più forti, avevano finito con l'attirare l'attenzione generale così avevamo finito per parlare del mio smistamento e mio cugino aveva sostenuto di non aver mai visto nessuno litigare così animatamente col Cappello Parlante.
L'atmosfera si era lentamente alleggerita ed avevamo iniziato a parlare della cerimonia dello smistamento e tutti, almeno all'apparenza, sembravano essersi scordati di me e James.
Dopo Cena ci eravamo tutti riuniti in salotto, Hugo e Fred si erano ingozzati di dolci mentre Louis leggeva un libro seduto accanto al fuoco e gli altri giocavano a scacchi e a Spara Schiocco.
Quando avevamo deciso di andare a letto, ovviamente su insistenza di Hermione e nonna Molly, era piuttosto tardi ed io stavo già sbadigliando quando Harry mi aveva affiancata
"posso parlarti per un momento, Melanie?"
Per un momento avevo valutato la possibilità di dirgli che no, non avevo alcuna voglia di parlare ma purtroppo o per fortuna ero troppo intelligente per illudermi di poter avere  facoltà di scelta.
"di che cosa vuoi parlarmi?" domandai decisa a sbrigarmela velocemente evitando inutili giochetti.
"Ad Hogwarts sono spariti diversi libri dalla sezione proibita" disse lui senza giri di parole
"Se è per questo ad Hogwarts la gente rischia di morire pietrificata, fossi in voi rivedrei le mie priorità"
"Melanie..." iniziò lui ma io lo interruppi
"Non tutto ciò che accade ad Hogwarts riguarda necessariamente me!" Sbottai mentre mi maledicevo per aver dato per scontato che nessuno avrebbe notato l'assenza di quei libri. Io e la mia dannata impulsività! Se solo mi fossi presa del tempo per riflettere e lavorare a maglia tutto questo non sarebbe mai successo!
"Non credo che tu sia coinvolta in tutto ciò che accade ad Hogwarts ma ho semplicemente pensato a ciò che avrei fatto io alla tua età se mi fossi trovato al tuo posto e poi ho pensato che, molto probabilmente, Hermione avrebbe cercato le risposte ai suoi interrogativi sui libri" rispose semplicemente lui
"Se avessi avuto la brillante idea di svaligiare la biblioteca sarei stata sufficientemente accorta da utilizzare l'incantesimo geminio  per evitare che qualcuno si accorgesse della sparizione dei libri" conclusi mentre mi davo mentalmente dell'idiota per non averci pensato prima
"D'accordo Melanie, ma ricorda sempre che puoi fare affidamento sugli altri, se solo io lo avessi fatto delle vite sarebbero state salvate" disse Harry, un velo di tristezza ad attraversargli il volto
"Non è stata colpa tua" mormorai istintivamente per rendermi conto subito dopo di aver parlato a sproposito ma ormai era tardi.
"Sirius Black... la sua morte non è stata colpa tua, chiunque sarebbe caduto in quella trappola" conclusi prima di battere coraggiosamente in ritirata e varcare la porta che dava sul cortile.
Non avevo mai desiderato come in quel momento una boccata d' aria fredda.
 
 
 
*****
 
 
 
Dopo la conversazione con il signor Potter ero giunta alla conclusione che dovessi darmi una mossa a leggere quei dannati libri e che, una volta tornata ad Hogwarts, avrei dovuto farli improvvisamente ricomparire. Era quindi con decisione che avevo varcato la soglia della mia camera, quella notte avrei terminato il primo libro, costi quel che costi.
Ovviamente però non avevo fatto i conti con le forze dell'armata Weasley perché, ovviamente, quando ero entrata nella mia camera avevo trovato i miei amici intenti a chiacchierare e a mangiare (ancora) dolciumi. Mi sorprendeva che Hermione, figlia di due dentisti, permettesse ai suoi pargoletti di mangiare tutti quei dolci ma, soprattutto, mi sorprendeva che i pargoletti non avessero ancora vomitato.
Ad ogni modo, alla fine, ero giunta alla conclusione che avrei potuto dedicarmi alla lettura solo quando loro avessero deciso di andare a letto dato che, ovviamente, non potevo tirar fuori il frutto delle mie spedizioni davanti a tutte quelle persone nonostante sapessi bene che, almeno la metà di loro, non aveva idea di che cosa fosse il regolamento scolastico.
Ovviamente sapevo altrettanto bene che, con tutto quello zucchero in corpo, non sarebbero andati a letto molto presto.
Alla fine, quando ero riuscita a sgattaiolare fuori dalla stanza e a raggiungere il cortile dove mi ero accomodata su di una panchina che avevo adocchiato al ritorno dalla cena, erano già le tre del mattino.
Alle quattro avevo terminato di leggere il libro e avevo iniziato a sfogliarlo alla ricerca di non sapevo neppure io cosa.
Probabilmente la mia era solo ostinazione, forse era solo che mi rifiutavano di credere che il libro per il quale avevo rischiato di farmi scoprire fosse completamente inutile.
Ormai iniziavo a sentire la stanchezza incombere e, trattenendo a stento uno sbadiglio, ritornati ad esaminare la sezione dedicata al Basilisco. Forse avrei fatto meglio ad andare a dormire e a continuare le ricerche l'indomani a mente più fresca, mi dissi mentre sollevavo lo sguardo dal libro e, nello scorgere James sobbalzavo.
"Cosa ci fai qui!" Esclamai sorpresa
"Io sto andando a farmi una tazza di tè, la vera domanda è cosa ci fai tu qui" replicò lui
"Leggo" mi limitai a dire riportavo la mia attenzione sul volume
"Non hai freddo?" Ripartì alla carica James
Era ovvio che avessi freddo, ero in cortile alle quattro di mattina di una fredda giornata di Dicembre: chiunque avrebbe avuto freddo.
"Sto bene" dissi mentre mi sforzavo di non tremare.
A quanto pareva però James non doveva aver trovato le mie parole molto convincenti perché lentamente si sedé accanto a me e, delicatamente, mi prese il viso tra le mani per costringermi a guardarlo negli occhi
"Sei fredda" disse poi prima di stringermi maggiormente a se come per scaldarmi "si può sapere da quanto tempo sei qui fuori a leggere libri di contrabbando?!"
"Da un po'" ammisi "per mia sfortunata tuo padre è un ottimo Auror e sospetta che io abbia svaligiato la biblioteca di Hogwarts quindi devo finire questi libri velocemente e rimetterli al più presto al loro posto" spiegai
"Ti do una mano" disse James in un sospiro mentre io lo guardavo vagamente perplessa
"Andiamo, lo so che li dentro hai almeno una decina di libri" disse lui mentre indicava la mia pochette nera.
"Come vuoi, Potter" mi arresi mentre gli proverò un libro a caso.
Poi tra noi era calato il silenzio, ognuno intento a studiare il proprio volume.
Non doveva essere passata neppure una decina di minuti da quando avevo ripreso a leggere e poi, finalmente, scorsi ciò che tanto a lungo avevo cercato.
Era sempre stato li, sotto ai miei occhi, scritto sulla stessa pagina che era stata aperta dinanzi agli occhi ormai ciechi di Clarissa.
Ero stata stupida a non capirlo prima.
"James, devo andare in Italia" dissi mentre mio malgrado sorrideva vittoriosa. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Per prima cosa ringrazio:
  • InazumaElevenGo che ha aggiunto la storia alle preferite
  • bluecoffee e tonks_flamel che l'hanno aggiunta alle seguite
  • Keira Lestrange che ha recensito lo scorso capitolo
 
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia! Spero che questo capitolo vi piaccia!
Astrea 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 Casa dolce casa ***


Capitolo 10
 
Casa dolce casa
 
"Sei sicuro di sapere cosa stai facendo?" Domandai terrorizzata mentre mi rendevo conto che forse era ormai tardi per porre questa domanda.
"Vuoi o non vuoi arrivare in Italia?!" Replicò James
"Ci voglio arrivare viva, in Italia" dissi ancora spaventata mentre guardavo in basso, i tetti delle case che svanivano ad uno ad uno e le persone che apparivano piccole come tante minuscole formiche.
Sapevo che i Potter e le macchine volanti non andavano d'accordo e allora perché avevo deciso di salire su quella vecchia utilitaria che cigolava in modo raccapricciante?!
Avrei fatto meglio a raggiungere l'Italia a bordo del mio manico di scopa specie visto che il modo in cui l'auto sbandava mi faceva dubitare delle abilità di James come autista.
"rilassati, l'auto è invisibile, nessuno ci vedrà e noi non precipiteremo" cercò di rassicurarmi lui mentre era costretto ad una tremenda virata per evitare uno stormo di anatre che stava per andare a schiantarsi contro il nostro parabrezza. Che fossero dannati quegli stupidi uccelli!
"certo..." mormorai poco convita senza riuscire a trattenermi dal chiudere gli occhi ed emettere uno squittio spaventato
"andiamo Starlight! Non ti facevo così fifona!" mi canzonò James ridendo
"la mia non è fifa, è solo prudenza. Se avessi la patente sarei più tranquilla"
"mio zio Ron ha guidato la sua prima auto volante a soli dodici anni" mi ricordò James
"già, ed è finita molto bene: si è fatto avvistare dai Babbani, si è schiantato contro il Platano Picchiatore rompendo la propria bacchetta, è stato punito e ha ricevuto una strillettera" replicai ancora più spaventata di prima. Non volevo morire, ero giovane e mi attendeva ancora una vita ricca e piena, non potevo morire.
"ok, zio Ron forse non è l'esempio migliore..." convenne James "ma se ti tranquillizza potresti guidare tu..."
"non pensarci nemmeno James Sirius Potter! Se vuoi morire giovane posso guidare ma se ci tieni alla tua misera vita non osare cedermi il volante" mi affrettai a dire io, le immagini dei miei miseri tentativi di andare sugli autoscontri che mi attraversavano la mente ed il ricordo di come riuscivo immancabilmente ad incastrarmi in un angolo per poi divenire il bersaglio prediletto dagli altri giocatori.
"come vuoi, Angelo, nonno Arthur non mi perdonerebbe mai se distruggessi la sua auto"
Avrei voluto far notare a James che non vi era molto da distruggere dato che quest'auto era già di per se un rottame ma decisi di essere grata per quell'automobile che mi avrebbe riportata in Italia e per James che si era adoperato per aiutarmi senza fare domande.
"sei sicuro che nessuno si accorgerà della nostra assenza?" domandai invece
"ho chiesto a Fred di coprirmi" si limitò a dire lui
"ed io l'ho chiesto a Roxanne e Dominique" soggiunsi io
"quei tre assieme dovrebbero essere in grado di cavarsela" disse James ed io non potei che essere d'accordo, i suoi cugini ne sapevano una più del diavolo, mi dissi mentre osservavo il pallido sole ormai alto nel cielo.
"qualora ci scoprissero molto probabilmente zio Ron farebbe un colpo mentre zio George, allo scopo di irritare il fratello, non farebbe altro che fare commenti imbarazzanti ed insinuazioni per tutto il resto della vacanza ma, del resto, probabilmente questo lo farebbe ugualmente. Tutt'al più mio padre ti torchierebbe per capire cosa ti stia passando per la mente, il che non sarebbe male dato che anche io sarei curioso di sapere cosa stiamo cercando... Ora che ci perso forse, farci scoprire non sarebbe poi male..." 
"James!" esclamai io
"ok, ok non ci faremo scoprire ma potrei sapere perché stiamo andando in Italia?" chiese lui.
James si era fidato di me lasciando alle prime luci dell'alba casa propria al solo scopo di seguire una mia intuizione.
Glie lo dovevo, avrei dovuto dirgli la verità, ma come potevo dirgli che stavamo andando in Italia perché era da li che venivo? Che mi stavo per intrufolare all'interno della mia stessa casa per prendere i miei numerosi libri di Mitologia, libri specifici che, difficilmente, avrei trovato in una normale biblioteca o in una normale libreria.
Come potevo dirgli che io ero Melania Rossellini?!
"devo andare a casa di una mia amica per recuperare dei libri che non riuscirei mai a trovare a Londra" dissi dopo averci pensato un po' "credo di iniziare a comprendere cosa sia a pietrificare quei ragazzi ma la mia è un'ipotesi molto azzardata e prima di condividerla con qualcuno vorrei avere delle prove più consistenti" conclusi poi
"è assurdo come pensare che la bacchetta di sambuco esista davvero?!"
"forse è più assurdo dato che ho bisogno di consultare dei libri di mitologia Babbana"
"e per farlo devi andare in Italia"
"esatto Potter, so per certo che lei ha tutto ciò di cui ho bisogno"
"quindi dobbiamo andare in Italia da una tua amica appassionata di testi Babbani"
"lei non è appassionata di testi Babbani, lei è Babbana"
"dobbiamo andare in Italia dalla tua amica Babbana per prendere dei libri Babbani"
"Potter, la vuoi piantare di ripetere ciò che dico con questo tono dubbioso?!"
"trovo solo strano che la nipote di Malfoy abbia amici Babbani e sia appassionata di letteratura Babbana"
"Rossella è una ragazza intelligente e io e lei siamo... Molto unite" cercai di spiegare... certo io e lei eravamo molto vicine, quasi come fossimo la stessa persona...
"va bene" si arrese James "Sei sicura che la tua intuizione sia esatta?"
"se avessi trovato quelle informazioni in un altro libro non vi avrei dato molto peso ma le ho trovate nel testo che era aperto dinanzi a Clarissa, sulla stessa pagina che era aperta davanti a lei e, prima di essere pietrificate Hermione e Penelope Light avevano scoperto la verità sul Basilisco" spiegai io
"credi che l'aggressore sia così folle da svelarci così facilmente i suoi piani?!"
"James, tutto ciò che sta facendo è folle e questo non sarebbe poi nulla di molto più strano di quanto non abbia già fatto" gli feci notare, poi, improvvisamente, mi resi conto che stavamo scendendo in picchiata...
Osservai l'acqua, i ponti e poi vidi le cupole, la piazza affollata da centinaia e centinai di persone e l'auto che scendeva sempre di più...
"qui non c'è spazio a sufficienza per parcheggiare" si lamentò James
"James!" esclamai io terrorizzata
"andiamo Melanie, rilassati un po'"
"James!"
"che cosa c'è?!"
"siamo a Venezia e questa è piazza San Marco"
"e allora?!"
"a Venezia non possono circolare le automobili e tu non puoi parcheggiare una fottutissima macchina volente al centro di piazza San Marco!" sbottai, l'ira che iniziava a sostituirsi al panico
"e io dove dovrei parcheggiare?"
"a Padova forse?! dove ti avevo chiesto di portarmi fin dall'inizio?!"
"se non lo avessi notato quest'auto non ha il navigatore satellitare e io mi sono semplicemente perso ma comunque, se non erro, Padova non è poi molto distante da Venezia quindi, a questo punto, potremmo semplicemente parcheggiare, fare un giro dato che ho sempre desiderato visitare Venezia, e poi smaterializzarci in tutta calma dalla tua amica"
"quante volte devo ripeterti che questa non è né una gita di piace né un appuntamento?!"
"questo mi era divenuto chiaro già dopo la terza volta che me lo hai detto, dolcezza, ma già che siamo qui potresti accontentarmi..."
"d'accordo" mi arresi alla fine sospirando sonoramente "ma dopo prometti di fare ciò che ti chiederò senza porre inutili domande"
 
 
 
*****
 
 

Ci trovavamo al centro di piazza San Marco.
Non era una meta molto originale ma non avevo voglia di perdere tempo in inutili giri turistici.
Eravamo arrivati in Italia da un paio d'ore e avevamo parcheggiato l'auto in un luogo non ben identificato, era una zona di campagna a giudicare dagli sterminati campi di pannocchie che ci circondavano. Io e James avevamo scelto quel luogo unicamente in virtù del fatto che era piuttosto isolato e avremmo potuto atterrare senza che nessun Babbano rischiasse di veder apparire improvvisamente un automobile dal nulla poi, senza fare troppo caso a dove ci trovassimo, ci eravamo smaterializzati.
Anzi, ora che ci pensavo meglio, speravo solo che, al nostro ritorno, fossimo in grado di ritrovare l'auto... Quanto sarebbe costato in biglietto aereo per Londra? Aspetta, ora che ci riflettevo meglio con me non avevo degli euro, avevo solo dei galeoni e qualche sterlina...
Scuotendo la testa allontanai dalla mente quelle preoccupazioni, me ne sarei preoccupata quando fosse giunto il momento di ritornare indietro, con questo pensiero nella mente puntai lo sguardo su James.
Dovevo ammettere che visitare Venezia con lui era piuttosto divertente James, infatti, trovandosi ad ammirare per la prima volta una città unica come Venezia si stupiva per quelle piccole cose che io davo ormai per scontate.
James non guardava alla città come un adulto che ne ammira l'arte e l'architettura ma sembrava piuttosto un bambino curioso che si trovava a scoprire qualcosa di nuovo e sorprendente.
"certo che i Babbani ci sanno davvero fare" commentò James dopo che gli spiegai di come quella città fosse sorta in un territorio fluvio-palustre.
Era stato divertente spiegargli come funzionasse il fenomeno dell'acqua alta, avvenimento che, a giudicare dalla sua espressione, doveva ritenere simile ad un secondo diluvio universale e che invece non era altro che un normale fenomeno che, tutt'al più, rendeva gli spostamenti più fastidiosi.
Era divertente pensare che mi ero ritrovata a ripetere a James che il nostro non era un appuntamento quando ora mi sembrava di essere più che altro la baby-Sitter di un bambino fin troppo cresciuto.
Da quando eravamo arrivati a Venezia, infatti, aveva importunato un povero gondoliere fino a quando questi, prendendo James in simpatia, non aveva deciso di farci fare un giro gratis e, alla fine, avevo dovuto placcare James che desiderava ad ogni costo ripagarlo in qualche modo, impedendogli di regalare dei galeoni ad un Babbano. A quanto pareva, per Potter, il trattato sulla segretezza era solo un optional.
Avevo rincorso Potter per tutto il giorno ed ora che ero riuscita a riprendere fiato per un attimo mi trovavo ad osservare James che, utilizzando uno dei panini che ci eravamo preparati alla tana, cercava di attirare dei piccioni alquanto diffidenti e che proprio non ne volevano sapere di farsi prendere in mano.
"Hai visto?! Ce l'ho fatta!" Esclamò James soddisfatto mentre mi mostrava il piccione coraggioso che vera tranquillamente posato sulle sue mani.
"Non ho mai detto che non ce l'avresti fatta, ho solo detto che non avresti dovuto farlo e che i piccioni portano malattie" risposi io pazientemente rivolta a quello che doveva essere un mago diciassettenne e che si comportava come un bambino troppo cresciuto. Un bambino troppo cresciuto e armato di bacchetta che prima aveva quasi affatturato un bambino tedesco perché rincorreva i piccioni spaventandoli...
"Ma sono così carini!" Esclamò James mentre un grosso esemplare di quegli animali 'carini' si posava sulla sua testa e iniziava ad ingaggiare una spietata lotta con un rivale per il possesso del panino. Speravo solo che non arrivassero anche i gabbiani.
"Il tuo concetto di 'bello' e 'carino' è piuttosto strano" conclusi io.
Ora Potter era anche senza pranzo. Sarebbe stato bello portarlo in un osteria Veneziana, in fin dei conti se c'era qualcosa in cui noi italiani eravamo maestri questo era l'arte e la cucina, poi però mi ricordai di non avere denaro...
Inoltre non avevamo tempo da perdere, avevo una missione da compiere, una missione che forse stavo deliberatamente evitando. Stavo per tornare a casa mia. E se qualcuno mi avesse vista? I miei genitori mi stavano cercando? Mi avrebbero riconosciuta?
Dovevo allontanare questi pensieri dalla mente, era inutile preoccuparsene ora, quando fosse giunto il momento avrei deciso il da farsi.
"James, metti giù quei cosi prima di prenderti qualche malattia contagiosa e andiamocene" dissi con decisione, fu in quell'istante che vidi un sorriso per nulla rassicurante farsi strada sul suo volto.
"James Potter!" Esclamai mentre, nello scorgere quelle braccia protese, indietreggiavo "non osare"
"Andiamo Starlight, paura dei germi di piccione?" Mi canzonò mentre davamo inizio ad uno strano inseguimento che si concludeva con io che inciampavo sui miei stessi piedi e cadevo a terra trascinando James con me
"Sei davvero un bambino" mi lamentai per poi zittirmi nell'incontrare gli occhi di James che era ricaduto pesantemente sopra di me.
Perché queste cose accadevano solo quando ci trovavamo in una piazza affollata?! Non poteva succedere che ne so, quando ci trovavamo in una stanza, magari magicamente chiusa ed insonorizzata?!
Per un momento restammo entrambi immobili, per un attimo pensai che mi avrebbe baciata, invece, seppur lentamente, James si allontanò da me con aria riluttante.
"Andiamo" disse poi sforzandosi di rivolgermi un sorriso
"Andiamo" convenni anche io, era arrivato il momento della verità, il momento in cui avrei trovato la risposta a molte domande, speravo solo di essere pronta ad accogliere quelle verità.
 
 
 
*****
 
 
 
Andare a Padova sembrava così semplice poi mi ero ricordata un piccolo dettaglio: dovevamo materializzarci, dovevamo eseguire una materializzazione congiunta, o meglio, io avrei dovuto eseguirla, c'era solo un piccolo problema: Melanie Artemis Starlight si sapeva materializzare, io non ero certa di saperlo fare o, per lo meno, non ci avevo mai provato e non avevo alcuna voglia di spaccarmi.
"Qual è il problema?" Mi domandò James mentre mi osservava perplesso, ci trovavamo in una stretta calle che pareva essere stata dimenticata da tutti ed io stavo prendendo disperatamente tempo...
"È da molto che non lo faccio" ammisi decisa a provare, per prima cosa, a materializzarmi da sola e a pochi metri di distanza: Non era il caso di spaccarci in due.
Respirai a fondo mentre ripensavo alle regole della materializzazione.
"Destinazione, determinazione e decisione" ripetei tra me e me come un mantra.
Fissai attentamente lo spazio vuoto alle spalle di James cercando di memorizzare il maggior numero di dettagli possibili e poi feci un bel respiro profondo. Nella materializzazione non c'era spazio per paure od esitazioni,  dovevo essere decisa e aver fiducia nelle mie capacità.
Velocemente ruotai su me stessa per poi svanire nel vuoto e ricomparire alle spalle di James.
Ce l'avevo fatta mi dissi mentre ringraziavo mentalmente il mio corpo che sembrava saper eseguire quasi istintivamente quelle manovre.
"Ora possiamo andare" stabilii prima di prendere James per mano e, assieme a lui, svanire nel nulla.
 
"Si può sapere perché,  tra tutti i posti, proprio qui?" Domandò James non appena fummo riapparsi
"Ci troviamo alla stazione dei treni di Padova e questo bagno di norma è sempre fuori uso quindi ho pensato che qui nessuno ci avrebbe visti" spiegai pazientemente mentre scrutano le pareti del cubicolo domandandomi se la via fosse libera o se qualcuno si sarebbe accorto che stavamo uscendo dal bagno senza mai esservi entrati
"Io volevo sapere solo perché hai scelto proprio il bagno delle donne" si lamentò James affranto
"Forse perché quello degli uomini non l'ho mai visto?!" Replicai io ovvia
"Uscire da qui è imbarazzante!"
"Mentre girare con un piccione sopra la testa non lo è?" Domandai divertita per poi arrendermi nello scorgere quell'espressione da cane bastonato
"Va bene" mi decisi alla fine "stai fermo" Intimai poi mentre con rapidi movimenti gli aprivo il giaccone, sbottonavo  i primi  bottoni della sua camicia e gli spettinavo i capelli
"Cosa stai facendo?" Domandò lui confuso mentre io mi apprestavo a fare altrettanto con i miei abiti
"In caso di necessità la versione ufficiale è che ci stavamo dando da fare in bagno, ora è meno imbarazzante?!"
"Chi farebbe certe cose nel bagno di una stazione?!"
"Più persone di quando immagini" risposi domandandomi se davvero James fosse così ingenuo o se stesse fingendo ma poi, dopo aver incontrato il suo sguardo, dedussi che fosse sincero.
"Nelle stazioni Babbane gira gente piuttosto strana" soggiunsi quindi mentre uscivo dal cubicolo
"Starlight, dato che ti ho portata fin qui che ne diresti, per ringraziarmi, di uscire con me?"
"Scordatelo Potter, tutto questo non cambia nulla"
"Lo immaginavo" concluse James sorridendo mentre uscivamo dalla stazione e ci immettevamo nel traffico della città "ma dovevo almeno provarci"
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
E poi era giunto il momento della verità.
Forse, inconsciamente, avevo cercato di rimandare quel momento, sapevo che quei libri erano indispensabili eppure, il pensiero di tornare a casa mi spaventava.
Mi ero dibattuta così tanto per fuggire da Melania Rossellini eppure ora, il destino beffardo, mi riportava li, in quel luogo che mi ero disperatamente lasciata alle spalle.
Con il cuore che batteva a mille avevo ripercorso le strade familiari della mia infanzia, ero passata dinanzi al Bo presso il quale, per un periodo, aveva insegnato mio padre, ero passata dinanzi all'immenso albero di Natale e poi, alla fine, ci eravamo ritrovati in Piazza dei Signori.
Una strana paura mi attanagliava il petto mentre scrutavo la pianta rettangolare della piazza dominata dalla Torre dell'Orologio.
Mentre scrutavo il magnifico orologio che, oltre a mostrare lo scorrere del tempo indicava il giorno, il mese, il corso del sole nei dodici mesi dello zodiaco, gli aspetti della luna col sole e il crescere e scemare della luna, non potevo fare a meno di sentire i brividi percorrermi la schiena.
Avevo una brutta, bruttissima sensazione.
Con lentezza mi avviai verso l'abitazione che si affacciava sui portici e che presentava ancora delle decorazioni di foggia medioevale.
Poi, proprio quando avevo quasi raggiunto il portone d'ingresso, ecco apparire la signora Zanin...
Per un momento rimasi impietrita: era da mesi che ero scomparsa da casa, cosa avrebbe detto la mia vicina di casa nello scorgermi?!
Rimasi ferma senza sapere cosa fare per poi, dopo quell'iniziale momento di paura, apprestarmi a salutare la donna che di sicuro mi aveva vista e che, in caso di necessità, avrei sempre potuto obliviare.
Fu forse in quell'istante che il presentimento iniziale iniziò lentamente a tramutarsi in  orrore perché, la mia vicina di mezza età, mi passò accanto guardandomi stranita, come se non mi avesse mai vista prima, per poi rispondere timidamente al mio saluto.
Sentivo lo guardo perplesso di James puntato sulla schiena, probabilmente si doveva star domandando chi fosse quella donna e come mai io conoscessi anche la lingua Italiana ma, in quell'istante, tutto questo veniva in secondo piano perché, in quell'istante in cui la paura iniziava ad attanagliarmi il cuore, non avevo potuto far altro che estrarre la bacchetta ed aprire rapidamente il portone di ingresso per poi iniziare a correre su per le scale desiderando raggiungere quel secondo portone di legno massiccio per poi trovarmi in quelle stanze familiari decorate con mobili d'antiquariato.
Non capivo neppure io perché ma ora sentivo la necessità di rivedere quella casa, assicurarmi che andasse tutto bene per potermi poi lasciare definitivamente alle spalle Melania.
"Melanie!" mi richiamò James mentre si lanciava al mio inseguimento, probabilmente domandandosi per quale ragione stessi invadendo senza alcun ritegno la casa della mia fantomatica amica Rossella ma, neanche questo, mi importava.
Poi ero arrivata all'ultima rampa di scale, quel tragitto non mi era mai parso così lungo, mi dissi mentre mi apprestavo a salire l'ultimo gradino, il portene in legno scuro a pochi metri di distanza da me e poi, proprio quando stavo per raggiungerlo mi ero ritrovata di nuovo ai piedi della scala.
Mi guardai attorno stupita per poi riprendere a correre con la stessa foga e ritrovarmi, nuovamente, punto a capo.
Salii quelle scale una, due, tre, quattro volte mentre lacrime di frustrazione mi rigavano il volto, sentivo la voce di James chiamarmi ma nella mia inutile ostinazione avevo perseverato ignorandolo.
Poi era subentrata la rassegnazione.
Tremante di rabbia, paura e frustrazione tornai all'esterno.
"Melanie!" esclamò James mentre mi stringeva a se in un abbraccio "avrei voluto seguirti ma qualcosa, una specie di barriera, mi ha impedito di entrare" mormorò mentre mi stringeva saldamente a se "ora va tutto bene" sussurrò evitando di pormi domande.
Avrei voluto con tutte le mie forze che fosse vero ma, mentre da sotto la spalla di James, scorgevo una vecchia bicicletta che giaceva distrutta accanto al portone di ingresso, non potevo fare a meno di chiedermi dove fossero i miei genitori e che cosa fosse loro accaduto.
Cos'era accaduto alla mia famiglia mentre io fuggivo dalla realtà?!
Mille domande mi attraversavano la mente eppure, nonostante tutto, non potevo fare a meno di pensare al fatto che quella bicicletta, che mi provocava istintivamente un moto di terrore, fino a pochi istanti prima non c'era.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo. Forse è un po' più corto degli altri ma ho ritenuto fosse necessario concluderlo in questa maniera.
Ringrazio Music_My_Life che ha aggiunto la storia alle preferite e  Ariel_Jackson11 che l'ha aggiunta alle seguite.
Grazie a tutti.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11  Dove Melanie si augura che, il nuovo anno, non faccia schifo come quello che si appresta a terminare ***


Capitolo 11
 
Dove Melanie si augura che, il nuovo anno, non faccia schifo come quello che si appresta a terminare
 
 
Era ormai il 31 Dicembre.
Lentamente mi apprestai a chiudere il libro che stavo leggendo, a giudicare dall'inquietante silenzio che stava pervadendo la stanza o Dominique e Roxanne si erano uccise a vicenda oppure avevano smesso di litigare per decidere chi dovesse usare il bagno per prima ed erano riuscite a finire di prepararsi. In entrambi i casi sarebbe toccato a me pulire il macello che avevano combinato.
Dopo qualche secondo di iniziale incertezza decisi di azzardarmi a lasciare incustodito il mio libro, in fin dei conti in quella casa credevo di essere l'unica a conoscere l'italiano.
"Siete vive?" Domandai mentre mi avvicinavo alla scena del crimine
"Certamente" rispose Dominique facendo capolino.
Era quasi raccapricciante constatare che le mie amiche fossero elegantissime nei loro abiti, i capelli perfettamente raccolti, mentre, attorno a loro, il bagno era completamente allagato.
Immediatamente rimpiansi di non essermi allontanata da quella stanza assieme a Rose e agli altri quando ancora ne avevo l'opportunità.
Osservai il pavimento ricoperto da almeno tre centimetri d'acqua e mi dissi che, questa volta, un semplice gratta e netta non sarebbe bastato e, dato che non conoscevo alcun incantesimo utile a salvare la situazione stabilii che se ne sarebbe occupata più tardi Molly.
"andiamo, gli altri ci staranno aspettando" dissi apprestandomi a scendere le scale senza mio malgrado riuscire a fare a meno di lanciare un occhiata carica di rimpianto al mio libro, il frutto di quelle disperate ricerche condotte in Italia.
Di certo quel libro non era all'altezza dei tomi che avevo lasciato nella casa che, molto probabilmente, non avrei mai più rivisto ma mi ero dovuta accontentare.
Istintivamente il pensiero tornò a quel giorno, all'istante in cui mi ero lasciata andare alla disperazione, al momento in cui James aveva lasciato che piangessi tra le sue braccia...
 
"torniamo a casa" aveva mormorato James al mio orecchio, di certo non poteva comprendere il vortice di dolore, angoscia e paura che mi aveva travolta ma aveva cercato di consolarmi senza pormi domande a cui sapeva bene che non avrei mai risposto mentre io non potevo fare a meno di domandarmi che ne fosse stato della mia famiglia, poi quelle parole mi avevano riportata realtà.
Non potevo fare nulla per me stessa ma potevo fare qualcosa per evitare che altre persone morissero.
"no" mormorai mentre cercavo di ricompormi e mi asciugavo distrattamente gli occhi "dobbiamo andare in una libreria, i libri di Rossella sarebbero stati più utili e pertinenti ma posso cercare qualcosa di altrettanto valido" avevo concluso con una tale decisione da vincere persino le resistenze di James.
Era stato così che ci eravamo ritrovati in una filiale della Gringott doveva avevo cambiato quanti più galeoni possibili in euro e, infine, ero entrata in quella tra le librerie di mia conoscenza che mi appariva più promettente e li avevo acquistato un dizionario mitologico.
Poi vi era stato il viaggio di ritorno, un viaggio piuttosto silenzioso in cui ognuno era perso nei propri pensieri e, durante il quale, James aveva evitato di pormi le domande che di certo gli stavano attraversando la mente.
Al nostro ritorno avevamo scoperto che i nostri amici erano stati abili nel coprirci, avevano detto che quella mattina io e James non stavamo molto bene e, utilizzando i più disparati sotterfugi erano riusciti a celare la nostra assenza.
Certo, George Weasley aveva passato l'intera giornata a fare battute sulla nostra misteriosa malattia ed Harry Potter, al nostro rientro, ci aveva scrutati con sospetto ma, alla fine, eravamo riusciti a farla franca.
 
"Melanie Artemis Starlight!" intimò Dominique facendomi trasalire "è da quando tu e James avete fatto -tu sai cosa- che sei distratta e assente! Non fai altro che leggere quello stupido libro, anzi ad essere precisi non fai altro che leggere incessantemente la stessa voce di quello stupido libro ma, per sta sera, cerchiamo di divertirci!" concluse la mia amica con decisione.
Dominique aveva ragione, da quando ero tornata dall'Italia ero estremamente distratta, non facevo altro che consultare libri e prendere appunti. Certo, alla Tana mi ero davvero divertita tantissimo ma, anche nei momenti di ilarità collettiva, la mia mente era sempre stata lontana, distante.
Probabilmente se non mi fossi trovata alla Tana e se non fossi stata circondata da tutte quelle persone sarei impazzita invece, nonostante l'ombra che incombeva su di me, ero riuscita a rilassarmi e a lasciarmi andare.
Con nostalgia ripensai al giorno di Natale e a quel dinamico scambio di regali, io che regalavo a James una sciarpa fatta a mano su cui risaltavano i colori di Serpeverde e gli dicevo che quando avessimo vinto la coppa del Quidditch e la coppa delle Case sarebbe stato carino indossare i colori dei vincitori e lui che, per tutta risposta, dopo aver detto che effettivamente avevo ragione si apprestava ad avvolgermi attorno al collo la propria sciarpa di Grifondoro ed io non potevo fare a meno di constatare che quella sciarpa aveva ancora il suo odore...
Dominique che mi porgeva un pacchetto al cui interno si trovavano delle striminzite mutande di pizzo rosso che avevo prontamente nascosto sotto al tavolo mentre Dominique mi spiegava con disinvoltura di aver sentito dire che il rosso era di buon augurio per l'anno nuovo.
Scorpius e James che, in una strana alleanza, cercavano di requisirmi i prodotti dei Tiri Vispi Weasley che Fred mi aveva appena regalato sostenendo che, nelle mie mani, erano fin troppo pericolosi ed io che nel tentativo di sbarazzarmi di entrambi, finivo con l'affatturarli...
Ripensai alla partita di Quidditch che avevamo giocato tutti assieme e in cui noi ragazzi avevamo fronteggiato gli adulti.
Ovviamente avevamo perso ma per lo meno avevo avuto la soddisfazione di colpire George Weasley con un bolide o, per meglio dire, col pallone da basket che fungeva da bolide. Probabilmente quello era stato l'unico istante nell'arco dell'intera vacanza in cui io e Ronald Weasley ci eravamo scambiati uno sguardo di complice solidarietà.
Erano stati piacevoli quei pomeriggi in cui Molly Weasley mi insegnava dei nuovi punti per il lavoro a maglia.
"d'accordo, questa sera prometto di divertirmi e di scordare il resto ma per favore: smettila di dire che io e James abbiamo fatto -tu sai cosa- quest'espressione è piuttosto equivoca" risposi dopo un momento di riflessione
"oh andiamo, come se ti dispiacesse davvero l'idea di fare -tu sai cosa- con James!" intervenne Roxanne ridendo mentre entravamo in cucina giusto in tempo per assistere alle ultime raccomandazioni che Angelina e Ginny stavano rivolgendo ai figli con aria minacciosa, raccomandazioni che, a giudicare dagli sguardi che George e Fred si stavano scambiando erano perfettamente inutili...
Forse sarebbe stato più saggio supplicare Hermione di portarmi con se...
Quella sera infatti Harry, Hermione e gli altri avrebbero partecipato ad una festa che si sarebbe tenuta al Ministero della Magia pertanto noi ragazzi avremmo festeggiato l'anno nuovo da soli ed io dubitavo fortemente che i signori Weasley al loro ritorno avrebbero trovato la loro casa ancora in piedi. Ora che ci pensavo bene era stato stupido da parte mia vestirmi così in ghingheri ma Roxanne e Dominique avevano insistito così tanto e alla fine avevo optato per indossare un abito di paillettes nere molto corto con una profonda scollatura sulla schiena.
Avevo promesso di godermi la serata ma, non appena gli adulti erano usciti non avevo potuto fare a meno di sentire il sangue gelarmisi nelle vene. Avevo un pessimo, un tremendo presentimento.
"muoviamoci, gli invitati arriveranno tra poco" disse infatti Fred confermando la peggiore delle mie ipotesi.
Mi bastò scrutare per un istante Rose e Molly negli occhi per comprendere che neppure loro avessero la più pallida idea di cosa stesse accadendo.
Avevo davvero un pessimo presentimento...
 
 
 
*****
 
 
 
"voi siete completamente pazzi!" esclamai cercando di sovrastare con la mia voce il clamore della musica
"ti rivelerò un piccolo segreto, Starlight, con la magia è facile rimettere in ordine" replicò tranquillamente James mentre faceva l'occhiolino a delle ragazze che ridacchiavano nella nostra direzione.
"con la magia è altrettanto facile fare danni! In camera nostra c'è ancora un bagno allagato che aspetta di essere sistemato e questa non è casa tua!" continuai irritata
"andiamo Melly, avevi promesso di goderti la serata!" intervenne Dominique mentre mi offriva un bicchiere di Whisky Incendiario.
"quando l'ho promesso non sapevo steste organizzando una festa!" sbottai
"e dire che pensavo che i Serpeverde fossero furbi..." commentò James
"te lo avrei anche detto, Melly, ma ero certa che avresti reagito in questa maniera... Ora che hai chiarito la tua posizione bevi, rilassati e goditi la festa"
"Dominique Weasley, chiamami ancora Melly e giuro di estrarti manualmente le budella e di utilizzarle per saltare la corda" esclamai senza riuscire a trattenermi e finendo mio malgrado con lo scatenare l'ilarità di Dominique e James
"potreste dirmi dove sono Rose e Molly? Vorrei parlare con qualcuno la cui intelligenza sembri essere superiore a quella di un Vermicolo morto!"
"A quanto pare è scontrosa anche con te, ed io che credevo lo fosse solo con me!" commentò James
"no, è la sua natura ad essere scontrosa, ma quando si arrabbia è più carina!"
"al diavolo!" mormorai ormai rassegnata ad essere circondata da tanta idiozia
"credo si stiano aggirando per le varie camere da letto" intervenne James forse trovando all'interno del proprio cuore un briciolo di pietà
"grazie" mormorai mentre mi apprestavo a cercare le uniche persone apparentemente sane di mente della casa
"ehi Melanie!" Mi richiamò Dominique spingendomi a voltarmi "hai messo il completino che ti ho regalato?" domandò mentre io per tutta risposta boccheggiavo incredula
"oh quello è un si!" esclamò Dominique ridendo, non sapevo bene se di me o della ridicola espressione del cugino...
Avevo senza alcun dubbio bisogno della cara dolce piccola Rose, mi dissi mentre mi avviavo verso le camere da letto ed ignoravo Lucy ed i gemelli Scamandro che giocavano a quella che, ad occhio e croce, sembrava essere la variante magica del "Birra Pong" ovviamente i tre Corvonero stavano vincendo, quindi, se volevano sbronzarsi, quello non era senza alcun dubbio il modo migliore per riuscirci, se invece il loro piano era umiliare e far ubriacare quel grosso energumeno fino a fargli dimenticare il suo stesso nome che proseguissero pure in quella maniera...
Fu con un moto di sollievo che mi riunii a Rose e Molly, come preannunciato le ragazze si trovavano nel corridoio che conduceva alle camere da letto, accanto a loro stavano un Louis piuttosto infastidito e una Lily ed un Hugo contrariati.
"i vostri cugini sono degli idioti!" esordii io non appena li ebbi raggiunti
"non dirlo a me!" sbottò Rose "io li ammazzo"
"qui tutto a posto" intervenne Scorpius mentre lui e Albus uscivano da una delle camere
"sigilla la porta" sentenziò Molly, a quanto pareva i quattro avevano deciso di assicurarsi che nessuna coppietta si appartasse al piano superiore della casa, Louis stava semplicemente cercando un posto in cui leggere, mentre supponevo che a Lily ed Hugo fosse semplicemente stato proibito dai fratelli maggiori di partecipare alla festa...
"posso esservi utile in qualche maniera?" intervenni io e, non avevo neppure finito di formulare quella frase che udimmo un ridacchiare sospetto provenire da quella che un tempo era stata la camera di Ginny
"questo è il motivo per cui le feste sono belle solo quando non sei tu a darle!" mi lamentai mentre mi affrettavo ad aprire la porta, la bacchetta già stretta in pugno.
"fuori dai piedi, questo non è un albergo ad ore!" sbottai infastidita mentre rivolgevo a quello che riconobbi come un Serpeverde del sesto anno un occhiataccia talmente raggelante da fargli comprendere che, per il suo bene, sarebbe stato molto più saggio ubbidire.
"il piano superiore è libero, abbiamo già controllato le altre stanze" intervenne Molly con la consueta calma che sempre la caratterizzava.
"bene, io resterò qui a leggere" sentenziò Louis mentre, prima che Albus potesse sigillare anche quella porta, entrava nella stanza.
"qual'è il piano d'azione?" domandai io a quel punto
"rinchiuderci in questa stanza e quando i nostri genitori torneranno scaricare tutta la colpa su quei mentecatti che si trovano al piano inferiore" sentenziò Rose tagliente, erano senza alcun dubbio questi i momenti in cui ricordava maggiormente sua madre... Dal canto mio io mi limitai a soppesare per un attimo la proposta, mi sentivo ancora in debito con James per la storia dell'Italia ma in fin dei conti...
"eccovi qui!" esclamò Fred in quell'istante mentre entrava nella stanza seguito da James, Dominique e Roxanne
"che cosa volete?" domandò Rose alquanto scocciata
"non è evidente?! Stavamo cercando voi guastafeste!" spiegò Roxanne con un alzata di spalle
"ehi! Siete voi ad essere degli..." iniziò Rose prima di essere bruscamente interrotta da Molly
"quella della festa è stata una pessima idea ma quel che è stato è stato, è inutile recriminare."
"ben detto, Molly!" esclamò Fred "e per riappacificarci propongo un brindisi!" concluse mentre con un rapido gesto della bacchetta appellava a se dieci calici carichi di un liquido bluastro.
 
Col senno di poi probabilmente avrei dovuto comprendere che fidarsi di Fred Weasley era una cosa molto stupida da fare, in fin dei conti nelle sue vene scorreva lo stesso sangue che scorreva in quelle di George Weasley e, mi sembrava ormai evidente che da quei Weasley non sarebbe mai giunto nulla di buono...
Invece avevo finito col cadere nella trappola...
 
"che cos'è questa roba?" domandai mentre scrutavo il mio calice diffidente
"c'è anche da chiederlo?!" replicò Fred ridendo "alcol, è un cocktail di mia invenzione... Dovrei chiamarlo oblivion perché, dopo averlo bevuto, dubito che domani ricorderete qualcosa di quanto accaduto oggi"
"davvero una mossa saggia" intervenne Rose "quando torneranno i nostri genitori e al posto dei loro figli troveranno un branco di teste di Troll e la casa distrutta sarà tutto molto divertente!"
"si occuperanno di tutto Lucy e gli Scamandro o forse hai paura, Rosie" la canzonò il cugino che sapeva bene quali erano i tasti giusti da toccare per far scattare Rose.
"va bene" sentenziò infatti questa dopo aver cercato il sostegno nel mio sguardo poi, quasi simultaneamente, ci affrettammo tutti a prendere un calice tra le mani, persino Louis dopo aver mormorato qualcosa di molto simile a "va bene ma dopo non osate più scocciarmi" si preparò a trangugiare il contenuto del suo bicchiere.
"ehi, non così fretta" sentenziò Rose mentre, prima di bere, faceva evanescere il contenuto dei calici di degli estremamente contrariati Hugo e Lily...
"Rosie..." si lamentò Hugo
"ehi, qualcuno dovrà pur assicurarsi che io non faccia nulla di imbarazzante o pericoloso" spiegò la sorella in un alzata di spalle prima di portare il calice alla bocca subito imitata da tutti gli altri.
 
Fu a quel punto che commisi il secondo errore: sapendo che stavo bevendo un cocktail estremamente alcolico avrei dovuto berlo un sorso alla volta centellinandolo invece, lo trangugiai tutto in un solo sorso.
Se avessi bevuto la bevanda più lentamente avrei capito che qualcosa non quadrava, o per lo meno, lo avrei compreso prima che fosse troppo tardi...
 
"questa bevanda non è alcolica!" esclamai stupita mentre, istintivamente, afferravo la bacchetta e la puntavo su di Fred "che diavolo ci hai fatto bere?!" esclamai minacciosa
"Melanie ha ragione" convenne James mentre posava su di una vecchia scrivania il calice ormai vuoto.
Complice il buon sapore della misteriosa bevanda tutti noi avevamo già scolato i nostri calici...
"credo che andrò a vomitare" mormorò Rose mentre si avviava alla porta
"Fred Weasley muoviti a parlare! Che diavolo c'era in quel calice!" sbottò Molly mentre levava a propria volta la bacchetta
"credo sia tardi per vomitare, Rosie, a giudicare dal comportamento di Molly direi che ha già fatto effetto" disse tranquillamente Fred
"ti conviene sbrigarti a dirci che cosa ha fatto effetto, mi dispiacerebbe se ti facessi male" dissi rendendomi conto con sommo raccapriccio che il mio tono era privo di sarcasmo e che, cosa ancora più grave, avevo abbassato la bacchetta.
Non avevo voglia di affatturare Fred, in fin dei conti quel ragazzo mi piaceva.
Avevo appena finito di formulare questo pensiero quando avevo compreso di essermi completamente fottuta il cervello.
"è una delle ultime trovate di nostro padre" intervenne Roxanne "al momento non è ancora in commercio ma è una pozione che serve a tirare fuori le emozioni represse di coloro che l'assumono"
"e di grazia perché l'avresti bevuta anche tu se sapevi che si trattava di una pozione?" chiesi interessata, sembrava che il cinismo, l'ironia e quei modi sprezzanti avessero lasciato il mio corpo in favore di una strana e melensa dolcezza...
"perché ha un buon sapore e perché io non ho nulla da nascondere, non è mia abitudine reprimere i sentimenti" spiegò Roxanne con un'alzata di spalle
"hai perfettamente ragione, Roxy, ha davvero un buon sapore! Potrei averne ancora?" intervenne Dominique
"ricapitolando" mormorai mentre mi lasciavo cadere sul letto "Molly sta tirando fuori la rabbia repressa, Lily, Hugo e Fred non hanno assunto la pozione mentre questa, a quanto pare, non ha alcun effetto su Roxanne e Dominique..." iniziai io
"mentre tu ti stai lasciando andare ai moti d'affetto che solitamente reprimi" continuò Dominique "James ti guarda come se ti volesse magiare, Rose e Scorpius... Be' in un altra circostanza avrei pensato ad un filtro d'amore..."
Effettivamente Scorpius e Rose continuavano a scrutarsi vicendevolmente negli occhi e, probabilmente, se Hugo e Lily non si fossero impegnati a dividerli si sarebbero lasciati andare anche a ben altre attività...
"questa pozione è geniale! Quali sono gli ingredienti? Aspettate, davvero voi vi sentite normali?! Gli effetti della pozione ricordano un po' il Veritasierum ma credo di essere ancora in grado di mentire... Centra davvero il Veritasierum?! Provate ad interrogarmi?!" esclamò tutto d'un fiato Louis
"e Louis è diventato irritante?!" mormorò Molly incrociando le braccia al petto
"credo che stesse reprimendo il proprio entusiasmo..." intervenne per la prima volta Albus attirando l'attenzione su di se
"tu... Stai bene?" domandai con un live accenno di apprensione nella voce
"oh, io non ho bevuto la pozione, ho semplicemente fatto evanescere il contenuto del calice: è da stupidi fidarsi di Fred!"
"avresti potuto avvertirci!" esclamò Molly, in un altro momento mi sarei arrabbiata ma, in quell'istante, potevo solo pensare a quanto amassi quell'enorme famiglia che mi aveva accolta al suo interno.
"e tu smettila di fissare le gambe di Melanie, lo so che quella gonna è molto corta, ma per le mutande di Merlino! un po' di dignità, James!" continuò Molly facendomi arrossire
Se stavo arrossendo era davvero grave, io non arrossivo mai, dannazione!
"Mel si comporta come una ragazza!" esclamò Dominique raggiante facendomi arrossire ancora di più
"piantala" mormorai imbarazzata
"ehi! Ora che ci penso questo è il momento migliore per chiedere a Melanie cosa ne pensa di..." iniziò Fred ma prima che potesse terminare la frase lo interruppi
"non provarci nemmeno" dissi nel ritrovare la mia risolutezza
Da quando ero arrivata ad Hogwarts avevo custodito molti segreti e represso molti sentimenti, avevo represso paure e dolori ai quali, se avessi dato libero sfogo, molto probabilmente mi avrebbero distrutta ma il dolore e la paura non erano nulla in confronto a quello.
non volevo pensare ai sentimenti che provavo o forse non provavo per James perché forse quei sentimenti erano la parte più spaventosa...
"sai Mel, in questo momento non sei molto intimidatoria" mi canzonò Fred
"hai ragione Fred, in questo momento non sono molto spaventosa e, ad essere sinceri, non ho alcuna voglia di farti del male perché, nonostante tu sia dannatamente irritante, mi piaci ma, se sarò costretta a farlo non esiterò a levare la bacchetta contro di te"
"che cosa provi" iniziò Fred scandendo lentamente le parole ma, prima che potesse terminare la frase ricadde a terra colpito dal mio schiantesimo.
"in questo momento mi sento dannatamente in colpa e voglio bene a tutti voi ma provate ad interrogarmi e giuro che non esiterò a colpirvi!" sentenziai prima di decidere di battere in ritirata ed abbandonare la stanza
"forse il dosaggio della pozione era troppo basso, dovrei proporre a mio padre di alzarlo un po'" disse Roxanne alle mie spalle ma, in quel momento, ero troppo impegnata a cercare una via di fuga per dar peso alle sue parole.
Rapidamente mi immersi nel corridoio.
Avrei potuto tornare alla festa ma, fintanto fossi stata sotto l'effetto di quella pozione, sarebbe stata una mossa piuttosto rischiosa, così alla fine mi limitai a rinchiudermi all'interno di una delle altre camere da letto.
Purtroppo però fuggire dai propri pensieri non era facile come fuggire dalle persone e i miei pensieri continuavano a tornare a James come un lupo mannaro che si morde la coda.
Quella pozione avrebbe dovuto aiutarmi a fare chiarezza, a capire cosa provassi invece mi sentivo ancora confusa, forse più di prima.
Sapevo di volere bene ai Weasley e sapevo che James per me era ormai speciale come, per quanto avessi cercato di negarlo, sapevo ormai bene che quella che provavo nei suoi confronti non era solo attrazione fisica. Questo voleva forse dire che mi ero innamorata di lui?! Non mi ero mai innamorata prima quindi come potevo sapere se quello che provavo era amore?! Ripensai ai miei genitori, sia a quelli Babbani che a quelli dotati di poteri magici. Da quello che avevo visto l'amore portava solo dolore e problemi.
 
In quell'istante avvertii un lieve cigolio, subito mi voltai di scatto...
 
"vattene! Non puoi stare qui, non ora almeno!" esclamai mentre, dopo essermi alzata in piedi, cercavo di spingere, piuttosto inutilmente, James fuori dalla stanza.
"sono stanco" mormorò lui senza retrocedere di neanche un passo "sono stanco di reprimere i miei sentimenti, di starti lontano quando vorrei baciarti e stringerti a me. Vorrei solo che tu fossi mia"
La vecchia Melanie avrebbe obiettato che io non ero e non sarei mai stata di nessuno, che io appartenevo solo a me stessa ma, in quell'istante, non potevo fare a meno di scorgere quel desiderio e quella bruciate passione negli occhi di James, quel desiderio che non era meramente fisico ma che abbracciava totalmente la mia persona.
Probabilmente la vecchia Melanie avrebbe ignorato i sentimenti di James, avrebbe pensato unicamente a ciò che voleva e avrebbe approfittato della situazione ma, per mia sfortuna, quella pozione mi aveva resa emotiva e stupida.
Delicatamente James prese il mio volto tra le mani mentre si chinava su di me e le nostre labbra si univano da prima in un bacio delicato, quasi esitante, per poi lasciare posto ad una bramosia a lungo sopita, le mani di James che percorrevano la mia schiena nuda mentre io stringevo i suoi capelli tra le dita.
La vecchia Melanie si sarebbe lasciata andare ma la nuova e più stupida Melanie non era d'accordo.  
"basta... Dobbiamo fermarci" mormorai mentre ponevo fine a quel bacio lungo e passionale e posavo le mani sul petto di James allontanandolo lievemente da me.
"dammi solo una buona ragione per farlo" replicò lui
"perché non è quello che vuoi, perché tuo cugino ci ha fottuto il cervello ed io so solo che ci tengo troppo a te per spingermi oltre pur sapendo che domani potresti pentirtene e se ora noi due facessimo sesso tu te ne pentiresti sicuramente perché io non so ancora se ti amo" conclusi tutto d'un fiato.
"va bene" disse James in un sospiro mentre si allontanava di un passo "sarà meglio tornare dagli altri" soggiunse poi mentre si avviava alla porta ed io, senza neppure sapere cosa stessi facendo, lo trattenevo afferrandolo per un braccio.
Sapevo bene che, restare ancora da soli in quella stanza, molto probabilmente sarebbe stata la peggiore delle torture, eppure non volevo che tutto finisse così.
"io..." farfugliai arrossendo imbarazzata mentre James mi scrutava con aria interrogativa
Poi, inaspettatamente, giunse a salvarmi il conto alla rovescia...
 
Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno...
 
"buon anno, Potter" mormorai prima di posargli un lieve bacio all'angolo delle labbra poi, prima che potesse fare qualunque cosa lo trascinai fuori dalla stanza prendendolo per mano.
 
"ecco dove vi eravate cacciati!" esclamò Fred mentre ci correva incontro "È da almeno mezz'ora che l'effetto della pozione si è concluso ed è da almeno mezz'ora che Rose e Molly vi cercano dappertutto dando di matto ed io, grazie a qualcuno, ho ancora mal di testa! Inoltre quelle due sono talmente irritanti che ho pensato di rifilare loro nuovamente la pozione ma, ad essere sinceri, la Molly arrabbiata fa paura... Voi non avete fatto nulla di cui pentirvi vero?! Perché se così fosse Rose mi ucciderebbe mentre Dominique vorrebbe sapere tutti i dettagli..."
Per un momento restai immobile improvvisamente a corto di parole.
Fred aveva detto che l'effetto della pozione era finito almeno mezz'ora fa, ciò voleva dire che l'effetto della pozione era svanito all'incirca quindici minuti dopo che avevo abbandonato la stanza ed io supponevo di essere rimasta da sola per almeno una decina di minuti, questo voleva dire che quello che avevo detto e fatto non era stato condizionato da alcuna pozione, ero stata io a dire a James di non essere ancora certa di amarlo e non la stupida Melanie lobotomizzata.
Per un momento valutai seriamente l'idea di materializzarmi sul sole poi, dopo aver lasciato andare la mano di James, sfoderai il migliore dei miei sorrisi.
"non è successo niente di niente, in fin dei conti quando James è arrivato la pozione era ormai praticamente svanita" dissi con un'alzata di spalle mentre mi avviavo al piano di sotto "ah, dimenticavo" mormorai prima di arrestarmi e voltarmi indietro "Fred Weasley, prova a somministrarmi nuovamente una pozione, ad incantarmi o affatturarmi e giuro che la maledizione Cruciatus ti sembrerà ben poca cosa rispetto a quello che ti farò"
"andiamo, Starlight, mi sembra ormai evidente che in fondo in fondo io ti piaccio" mi canzonò Fred.
Questo era un problema: Fred sapeva di essermi simpatico e, cosa ancora più grave, James sapeva che ormai mi stavo lentamente innamorando di lui.
Se questo era solo l'inizio il nuovo anno si preannunciava uno schifo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo, questa volta pubblicato un po' in ritardo.
Scusate ma gli esami mi stanno uccidendo T.T
 
Ringrazio:
  • 16th che ha aggiunto la storia alle preferite 
  • Robs_Draco1 che l'ha aggiunta alle ricordate 
  • Roxy_14 che l'ha aggiunta alle seguite
  • Keira Lestrange che ha recensito lo scorso capitolo
 
Ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia.
Astrea  

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12  Dove Melanie scopre che la verità rende liberi ma che, a volte, l'ignoranza è una benedizione ***


Capitolo 12
 
Dove Melanie scopre che la verità rende liberi ma che, a volte, l'ignoranza è una benedizione
 
 
"Quale parte dell'espressione -fuori dai piedi- voi teste di Troll non riuscite a capire?!" domandai piuttosto minacciosamente mentre scrutavo uno sparuto gruppo di primini
"ma questa è la Sala Comune..." farfuglio uno dei mocciosetti
"ma davvero?! Non me ne ero accorta!" esclamai sarcastica "immagino che sia a causa di questa arguzia che non sei finito a Corvonero" soggiunsi poi
Per un momento i ragazzini restarono a scrutarsi a vicenda come se fossero incerti sul da farsi o, più probabilmente, da bravi Serpeverde quali erano, stavano cercando di capire se, quando avevo promesso di trasfigurarli in tanti piccoli furetti, stessi bluffando o se io fossi una reale e seria minaccia.
Partendo dal presupposto che in giro per il castello c'era ancora chi pensava fossi una pazza omicida avrebbero dovuto fuggire senza guardarsi indietro ma, a quanto pareva, non c'erano più i primini di una volta!
"sentite: io devo parlare col professor Piton" sentenziai mentre indicavo il ritratto alle mie spalle "e non voglio avere voi vermicoli tra i piedi." continuai mentre estraevo la bacchetta "quindi avete due possibilità rientrare nei dormitori ormai praticamente deserti di Serpeverde dove troverete tantissimi spazi inutilizzati e potrete continuare a fare le cose inutili che stavate facendo qua, oppure potete supplicare" conclusi mentre levavo la bacchetta da cui stavano iniziando a sprizzare scintille di avvertimento.
Per mia fortuna, se i primini non erano più quelli di una volta, i Serpeverde ci tenevano ancora alla propria integrità fisica e morale pertanto, prima che potessi batter ciglio, i mocciosetti si erano affrettati a precipitarsi nei dormitori che di certo erano molto più sicuri della Sala Comune.
"Lieto di vedere che le vacanze non hanno addolcito il tuo carattere" mi accolse Piton "d'altra parte il tuo gusto estetico è stato seriamente minato" soggiunse poi con una nota di disgusto nella voce, fu solo seguendo lo sguardo del professore che mi resi conto di indossare ancora la sciarpa di James...
In quei giorni alla Tana, Potter  aveva preso l'abitudine di indossare la sciarpa che gli avevo regalato ed io, senza nemmeno accorgermene, avevo finito con l'indossare la sua il che, finché eravamo alla Tana, andava bene ma ora eravamo ad Hogwarts.
"Faceva freddo e Dominique mi ha prestato la sua sciarpa" dissi con un alzata di spalle "sai, i Grifondoro e la loro mania di sacrificarsi per il prossimo..."
"Ignorerò le iniziali ricamate sulla sciarpa di Dominique che, da questa distanza sono piuttosto nitide... J S P" replicò Piton infondendo più sarcasmo possibile nel pronunciare il nome Dominique
"Ad ogni modo non sono qui per parlare di questo" tagliai corto, non avrei permesso al quadro di un ex preside morto di farmi sentire a disagio!
"E di cosa vorresti parlare?! Tanto,  a quanto pare, non ho niente di meglio da fare che ascoltare i capricci di una ragazzina" si lamentò il professore
"Ora sono pronta ad ascoltare. Lei ha detto che mi resta poco tempo se voglio tornare a casa..."
"Quindi dopo aver svelato l'entità della minaccia che affligge Hogwarts e aver sufficientemente illuso Potter vuoi svignartela?"
 
Era il primo Gennaio ed io ero giunta alla conclusione che fosse arrivato il momento di svelare le mie carte. In fin dei conti, dopo tante menzogne e sotterfugi, era giunto il momento di un po' di sincerità. Non sapevo se a convincermi fosse stato il filtro di Fred o magari il messaggio recapitatomi da George Weasley mediante un aeroplanino di carta (che per poco non mi aveva colpita in un occhio) in cui il più che responsabile genitore ci avvertiva che avevamo mezz'ora per porre fine alla festa e rimettere tutto in ordine se non volevamo farci beccare...
Ma forse, più probabilmente, avevo compreso che, per quante ricerche potessi fare, non avrei mai trovato prove certe, quindi,  se volevo salvare delle vite, era il caso di farmi avanti e chiedere aiuto.
Fu con riluttanza che bussai alla porta della camera di Harry e Ginny Potter.
Io odiavo chiedere aiuto, per chiedere aiuto bisognava fidarsi ed affidarsi e io mi fidavo solo di me stessa, eppure, negli ultimi tempi, chiedere aiuto ai Potter sembrava essere diventata un' abitudine.
Una pessima abitudine.
"Avanti" mi invitò ad entrare la voce di Harry Potter ed io, dopo aver assunto l'espressione più dignitosa della mia gamma di espressioni dignitose, mi apprestai a varcare la soglia.
Ora non si tornava più indietro.
Appena entrata nella stanza fui sorpresa nel trovarvi Ron Weasley, erano appena le sette del mattino del primo Gennaio eppure i due Auror, a giudicare dalle foto che stavano esaminando, avevano già ripreso ad indagare sulle misteriose aggressioni avvenute ad Hogwarts e, cosa ancora più strana, a giudicare dal suo sguardo, Harry Potter mi stava aspettando. 
Per un momento esitai, l'essere attesa, al posto di incoraggiarmi a farmi avanti, mi faceva solo sentire in trappola.
"Come facevate a sapere che sarei venuta?"
"Non lo sapevamo ma eravamo certi che prima o poi ti saresti fatta avanti" spiegò Harry Potter
"e come facevate ad esserne così certi?"
"Sei abbastanza intelligente da sapere quando è il caso di chiedere aiuto" intervenne Ron
"D'accordo" dissi stabilendo che, per il momento, mi sarei accontentata di quella spiegazione.
Poi, senza alcun indugio, assieme i miei appunti, iniziai ad estrarre dalla borsa i libri che avevo consultato in quei giorni di affannose ricerche
"Tu parli l'italiano?!" Esclamò Ron sorpreso mentre esaminata con sospetto i miei libri
"Forse fareste prima ad esaminare i miei appunti" proposi io
"Che ne diresti di un riassunto a voce?" Intervenne Harry
"Va bene" acconsentii io "ma ci tengo a precisare che la mia è un' ipotesi, un' ipotesi folle, azzardata ed incredibile..."
"Però credi che la tua ipotesi sia corretta" mi interruppe il signor Potter
"Certamente" convenni io
"Be' non sarà più folle di un lucertolone che striscia nei condotti pietrificando le persone" mi fece notare Ron
"Credo proprio che lo sia" ammisi prima di iniziare a raccontare "tutto è iniziato quando, sul luogo dell'ultima aggressione, ho rinvenuto questo" spiegai mentre mostravo il famoso libro ai due Auror
"Credevo non centrassi nulla coi libri svaniti dalla biblioteca" mi fece notare Harry
"Il fatto che abbia preso un libro in prestito non credo debba fare di me una sospettata" replica io prima di continuare il mio racconto "Penelope Lighte ed Hermione erano state pietrificate solo dopo che quest'ultima aveva già scoperto l'esistenza del Basilisco pertanto ho pensato che, se l'aggressore sta davvero  ricostruendo quanto avvenuto al vostro secondo anno, in questo libro dovesse esservi un indizio" spiegai tutto d'un fiato "ho letto il libro dall'inizio alla fine, anzi, a dire il vero l'ho letto un paio di volte" precisai "si tratta di un saggio in cui vengono studiate le principali creature magiche e vengono annoverati i miti che i Babbani hanno elaborato attorno a quelle figure ma, la parte più interessante, è la seconda parte del libro in cui l'autore, partendo dalla mitologia Babbana, ipotizza che molte altre creature esistenti nei miti Babbani e al momento considerate alla stregua di pura fantasia in verità esistano davvero..."
"Arriva al punto" mi interruppe Ron
"Non me ne sono resa conto subito ma poi l'ho visto: nella stessa pagina in cui si parlava del Basilisco, sulla stessa pagina che l'aggressore ci aveva fatto trovare aperta dinanzi a Clarissa, venivano nominate le Gorgoni e Medusa."
"Gorgani?" Domandò perplesso Ron
"Gorgoni" lo corresse Harry "sono delle creature appartenenti alla mitologia Babbana, se non sbaglio le Gorgoni erano tre sorelle: Steno, Euriale e Medusa. Di aspetto mostruoso, avevano ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli, inoltre, chiunque le guardasse direttamente negli occhi, veniva pietrificato..." continuò l'Auror sorprendendomi, ed io che pensavo che l'unica a possedere un briciolo di cultura fosse Hermione!
"Aspetta, non vorrai forse dirmi che credi davvero che una creatura del genere, ammesso che esista, si aggiri davvero per Hogwarts?! Se così fosse qualcuno l'avrebbe notata..." intervenne Ron
"È ovvio che ad Hogwarts non si aggira nessuna Gorgone, Ronald!" Sbottai infastidita dall'interruzione "ma se solo mi lasciassi finire di parlare..."
"Continua" intervenne Harry
"Le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale ed infine Medusa la perversione intellettuale. Delle tre Medusa, la regina delle Gorgoni, era l'unica mortale ed è proprio la sua figura quella che mi interessa maggiormente" spiegai "secondo autori quali Ovidio, Apollodoro ed Esiodo in origine Medusa era una bellissima fanciulla che venne mutata in una Gorgone dalla dea Atena. Vi sono diverse versioni per quanto concerne i motivi che spinsero la dea a compiere quest'atto, alcune versioni, ad esempio, dicono che lo fece perché Medusa l'aveva sfidata in una competizione di bellezza, altre che Medusa avesse giaciuto con Poseidone nel tempio dedicato alla dea. Ad ogni modo, ciò che conta, è che Il re di Serifo, Polidette, inviò Perseo ad uccidere Medusa. L'eroe, con l'aiuto di Atena che gli insegnò a distinguere Medusa e che gli donò uno specchio affinché potesse scorgere la Gorgone senza venire pietrificato, riuscì nell'impresa e decapitò Medusa nel sonno..."
"Potresti arrivare al punto?!" Mi interruppe nuovamente Ron
"Il punto è" dissi scocciata "che la testa di Medusa non perse il suo potere e Perseo poté usarla contro i suoi nemici e avversari prima di donarla alla Dea Atena che la pose sulla propria egida allo scopo di spaventare i nemici" conclusi io
"Quindi tu pensi..." iniziò Harry
"Che qualcuno abbia trovato la testa di Medusa e la usi per pietrificare degli studenti innocenti" lo interruppi io
"Le Gorgoni non esistono" mi fece notare Ron
"Molti credevano che anche quella dei doni della morte fosse solo una fiaba" gli feci notare io "nelle loro leggende i Babbani parlano di streghe, fantasmi, lupi mannari e vampiri e di molte altre creature magiche realmente esistenti. Certo, queste storie sono romanzate e poco realistiche ma le creature esistono davvero, quindi perché le Gorgoni non dovrebbero esistere?! Atena potrebbe essere stata una strega e quella scagliata su Medusa una semplice maledizione, inoltre, il fatto che nessuno sappia come invertire la pietrificazione che ha colpito le vittime conferma la mia tesi, tesi che a giudicare da ciò che è scritto in quel libro non sono la sola a condividere" conclusi la mia arringa.
Per un momento nella stanza calò il silenzio più completo.
"Proveremo a seguire questa pista" sentenziò poi Harry e, con mia somma sorpresa neanche Ron parve avere nulla in contrario...
"Potete tenere il mio materiale" soggiunsi prima di avviarmi alla porta
"Per quanto riguarda i libri della biblioteca di Hogwarts..." iniziò Harry ma io lo interruppi
"Come le ho già detto, signor Potter, non ho la più pallida idea di chi abbia preso quei libri ma se io fossi nei panni del ladro non me ne farei niente di quegli inutili e noiosi volumi, probabilmente i libri ricompariranno da soli in un paio di giorni..." conclusi sorridendo innocentemente prima di andarmene.
Io avevo fatto la mia parte, ora toccava agli Auror. 
 
"non c'è niente di certo e la mia è solo un ipotesi" feci notare a Piton
"ipotesi che personalmente mi sento di condividere" intervenne il professore
"il fatto che lei la pensi come me mi fa supporre che la mia teoria sia esatta" dissi "ma non è questo ciò di cui ho bisogno di parlare... Io voglio sapere, non so se voglio tornare a casa ma devo sapere" soggiunsi tornando sull'argomento che mi premeva
"cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"sono tornata a casa"
"sei andata da Daphne Greengrass?! Non mi sembrava che il vostro rapporto fosse dei migliori..."
"Figurati! Non mi recherei da quella donna neppure se ne andasse della mia stessa vita!" Esclamai disgustata "intendevo dire che sono andata a casa di Melania Rossellini, non a casa di Melanie" spiegai
"Impossibile" replicò Piton "Melania Rossellini e tutto ciò che la riguarda non esiste più, lei esiste unicamente in Melanie, ovvero in te, ma non c'è alcuna traccia del suo passato né tanto meno del suo futuro"
"Melania esiste, io sono Melania!" Dissi con foga, una nota di panico nella voce "sono andata in Italia" continuai sforzandomi di dominarmi "ho visto la mia casa"
"Quindi sei italiana..." commentò Piton distrattamente "e allora se l'hai vista cos'è che ti spaventa così tanto, Melania?" Soggiunse poi pronunciando il mio nome con un briciolo di sarcasmo
"Non sono riuscita ad entrare"
"Non sei riuscita ad entrare perché quella casa non esiste!"
"Severus Piton! piantala di giocare con me e dimmi una buona volata come stanno le cose!" Esclamai fuori di me, avevo paura e la rabbia, quando avevo paura, era la prima risorsa a cui istintivamente ricorrevo.
"Questa è una dimensione parallela Mel, tu vieni da un altra dimensione" per un momento restai a balbettare perplessa, troppo confusa per dire qualcosa troppe domande per capire da dove cominciare.
"Come?" Fu l'unica parola che riuscii a pronunciare
"Questo dovresti essere tu a spiegarmelo, indubbiamente si tratta di magia, una magia molto potente e sconosciuta, una magia che ha colpito tutti coloro che ti circondano e che ora si comportano come se avessero sempre conosciuto Melanie Artemis Starlight quando lei, invece, non esiste" concluse il professore
"Se questo è un universo parallelo Melanie deve esistere per forza, se esiste Melania anche Melanie deve esistere!" Intervenni io
"Una Melanie Artemis Starlight esisteva, ma quella bambina, la figlia di Daphne, è nata morta ed è probabilmente per questo che hai potuto viaggiare tra le due dimensioni"
"La tua memoria... come mai la tua memoria non è alterata?"
"Se non l'avessi notato io sono morto."
"Quindi lei e Silente..."
"I nostri ricordi non sono stati alterati"
"E non sono riuscita ad entrare a casa mia..."
"Perché in questa dimensione non esiste, sei riuscita a vederla solo perché, a causa tua, le due dimensioni, in quel punto, sono tra loro molto vicine"
Per la seconda volta tra noi calò il silenzio mentre io elaboravo tutte quelle informazioni.
"Non so come io sia potuta arrivare qui... nella mia dimensione non sono una strega, la magia non esiste e voi siete solo i personaggi di dei libri"
"Quindi è grazie a quei libri se sai molte cose sul nostro conto..."
"Esatto"
"In quanto alla magia" intervenne nuovamente Piton "questa è come l'energia di cui parlate voi Babbani: si trasforma ma non si distrugge, probabilmente ha un aspetto diverso ma, anche nel tuo mondo la magia esiste e ti ha portata qua."
"Io stavo scrivendo... scrivevo di Melanie e poi, all'improvviso, sono arrivata qui. Sapevo già delle cose sul suo conto, credevo fosse un personaggio frutto della mia fantasia"
"quindi, come vedi, in entrambi i mondi hai un talento naturale nella magia..."
 
 
 
*****
 
 
 
La verità rende liberi
 
Cristo era stato il primo ad utilizzare quest'espressione e, di fatti, era stato crocifisso.
Per mia fortuna ero quasi certa di scampare alla crocifissione ma, aver rivelato che probabilmente un pazzo pietrificava gli studenti utilizzando la testa di Medusa non mi avrebbe aiutata a sopravvivere come, sapere di provenire da un universo parallelo, non mi aiutava a vivere la mia vita più serenamente. La faceva facile Piton "se vuoi tornare nella tua dimensione devi sbrigarti a trovare un modo per farlo, se no resterai intrappolata per sempre qui"
Io non sapevo ancora se volevo tornare a casa e quel dannato ritratto di un ex preside morto mi aveva messa sotto pressione.
Amavo questa dimensione ma 'per sempre' era molto, moltissimo tempo...
 
"Starlight! Smettila di fantasticare e torna sulla terra!" esclamò Scorpius, la faceva facile mio cugino! non era lui quello che, solo poche ore prima, aveva scoperto di provenire da un'altra dimensione!
"mi pare di essere riuscita a respingere tutti i bolidi" feci notare io a mio cugino che, al momento, era in modalità "capitano pronto a tutto per la vittoria" e con pronto a tutto volevo dire che era disposto anche a far impazzire i propri compagni di squadra...
"tra poco più di una settimana giocheremo contro i Corvonero e, se vogliamo vincere, dovrai fare molto più che respingere i bolidi che accidentalmente ti passeranno accanto!"
Eravamo rientrati ad Hogwarts da un paio di giorni e avevamo già iniziato ad allenarci, sapevamo che la partita conto i Corvonero era fondamentale, se volevamo sperare di vincere il campionato dovevamo battere a tutti i costi i Corvonero ma, negli ultimi giorni, Scorpius era davvero insopportabile! Dal giorno di capodanno mio cugino non aveva più parlato con Rose il che era piuttosto strano dato che Scorpius era riuscito a rimorchiare anche quella volta che Albus lo aveva colpito accidentalmente con una maledizione e gli erano spuntate coda e orecchie da gatto ma, la cosa più fastidiosa, era che Scorpius riversava lo stress su di noi massacrandoci più del dovuto.
"forse, se vogliamo vincere, il nostro capitano, almeno durante la partita, dovrebbe evitare di scrutare Rose Weasley come se cercasse di leggerle nella mente..." lo canzonai io scatenando l'ilarità dei presenti.
Certo, per vincere dovevamo assolutamente battere in Corvonero e, ovviamente, sperare che i Grifondoro perdessero, ma questo non significava che dovessimo smettere di giocare a Quidditch con gioia.
Per mia sfortuna mio cugino non sembrava pensarla come me e, a giudicare dal pesante allenamento a cui ci aveva sottoposto dopo il mio commento, non doveva neppure avere senso dell'umorismo...
Quando gli allenamenti erano finalmente terminati ero esausta oltre che in un bagno di sudore.
Non potevo far altro che sperare che ne fosse valsa la pena e che i Grifondoro perdessero una dannata partita.
Forse avrei potuto sedurre James, rapirlo e rinchiuderlo in qualche ala di Hogwarts da tutti dimenticata così che Grifondoro perdesse a tavolino, poi mi ero detta che, calcolando che negli ultimi giorni James Potter mi aveva evitata come se fossi affetta dalla Spruzzolosi probabilmente il mio piano sarebbe fallito.
Quel ragazzo era impossibile! Mi dissi mentre varcavo la porta dello spogliatoio femminile, se gli dicevo che volevo del sesso mi evitava e se gli dicevo che forse mi stavo innamorando mi evitava lo stesso!
Avrei dovuto essere io ad evitarlo, non il contrario! Pensai mentre mi infilavo sotto la doccia.
Odiavo lavarmi in spogliatoio ma Amelia aveva preso l'irritante abitudine di occupare per dispetto la doccia ogni volta che io tornavo dall'allenamento, così io e Cordelia, eravamo costrette a fare la doccia in spogliatoio.
L'acqua calda che scorreva sul mio corpo stanco era il migliore dei tocca sana pensai mentre, come il mio solito, mi dilungavo più del previsto sotto la doccia e, come da copione, quando uscii dalla doccia Cordelia, che ormai mi conosceva bene, si doveva già essere recata in Sala Grande.
Velocemente mi infilai un paio di Jeans a sigaretta abbinati al consueto maglione Grigio e alla camicia bianca, ai piedi un paio di stivali neri col tacco.
Normalmente avrei indossato la divisa scolastica ma, ultimamente, faceva molto freddo così al di fuori dell'orario delle lezioni, al posto della gomma mettevo un paio di pantaloni.
Per un secondo scrutai lo spogliatoio godendomi il tepore e la solitudine di quel luogo per poi uscire da quel luogo caldo e accogliente reinserendomi nel freddo della notte invernale.
"ce ne hai messo di temo!" esclamò James facendomi trasalire
"hai di nuovo spiato i nostri allenamenti?!" lo accusai io
"stavo solo aspettando te" replicò lui
"credevo fosse ormai chiaro che voglio te" aggiunse semplicemente "e mi pare altrettanto chiaro che tu vuoi me, ma non sei ancora pronta ad ammetterlo a te stessa" soggiunse poi
"sei uno sbruffone arrogante e pieno di te" sentenziai incrociando le braccia al petto
"può darsi" convenne James con un alzata di spalle mentre si avvicinava a me di qualche passe "ma ti piaccio anche per questo" ed io mi trovai ad ammettere a me stessa che aveva ragione, quell'arroganza che un tempo mi infastidiva ora mi faceva sorridere perché lui era James e anche quell'aria da sbruffone faceva parte di lui che era così gentile, che mi amava e mi appoggiava nelle mie folli ed inspiegabili decisioni.
"che cosa vuoi, Potter?" sospirai "sono stanca, fa freddo e vorrei  tornare al castello..."
"ho deciso che se tu non sei ancora disposta a lasciarti andare ai tuoi sentimenti non posso fare altro che starti accanto fino a farti capire che senza di me non puoi vivere" rispose avvicinandosi di un altro passo
"credevo avessi deciso di aspettare che io mi innamorassi di te"
"questo era prima che mi rendessi conto del fatto che sei già innamorata di me e che sei solo spaventata..."
"io non ho paura!" protestai infastidita
"e allora esci con me!"
"e di grazia quando dovrei uscire con te?!"
"ora"
"tu sei pazzo!"
"esci con me!" sussurrò James ad un palmo dalle mie labbra "o forse ai paura di innamorarti di me..." avrei voluto porre fine a quella tortura e baciare James fino a dimenticare tutto: il presente, il passato e tutte le mie preoccupazioni, e invece allontanai James da me con una spinta.
"d'accordo, usciamo"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco a voi un nuovo capitolo in cui, finalmente, vengono fornite alcune risposte... Come aveva intuito Eltanin Adelaide Malfoy (che ringrazio per la sua recensione) Medusa in qualche modo indubbiamente c'entra...
Che dire, spero che il capitolo vi piaccia!
Ringrazio finlin91  ed Helena Lily per aver aggiunto la storia alle seguite!
A presto!
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13  Cinque domande ***


Capitolo 13
 
Cinque domande
 

"Senza alcun dubbio sai proprio come conquistare una ragazza!" Canzonai James mentre ci apprestavamo ad entrare alla Testa di Porco.
"Preferivi che ti portassi da Madama Piediburro?!" Replicò lui sorridendo divertito.
"come non detto, la scelta del locale mi pare meravigliosa!" Mi affrettai a dire senza poter evitare di rivolgere un ultima occhiata titubante all'insegna a cui era appesa la testa mozzata di un cinghiale dalla quale del sangue continuava a gocciolare su di un panno bianco.
Qualsiasi cosa era meglio della sala da tè di Madama Piediburro ma, se solo Aberforth avesse dedicato un po' più di cura alla pulizia, avrei esitato meno prima di addentrarmi in quel locale dall'aria poco raccomandabile.
"Salve, Aberforth!" Esclamò James come se fosse ormai avvezzo a questo genere di uscite.
"A quanto pare, Potter, non ti stanchi mai di violare il coprifuoco." Replicò lo scorbutico barista mentre serviva una bevanda piuttosto sospetta ad un mago completamente avvolto in un mantello.
"Che vuoi che ti dica, quelle mura mi stanno strette." ammise James in un'alzata di spalle.
"Quindi, in realtà, Mr Perfezione è un ribelle!" esclamai fingendomi sorpresa "se la McGranitt fosse a conoscenza delle infrazioni compiute del suo amato Caposcuola ne morirebbe!" conclusi con aria teatrale.
"Non c'è alcun bisogno che lo venga a sapere." Disse James ammiccando.
"Quest'anno voglio che Serpeverde vinca la coppa delle case e se per farlo dovrò sacrificarti  non credo che questa sarà una grande perdita." Replicai io mentre mi accomodavo al bancone, era chiaro che lo stessi solo provocando e che non avessi davvero intenzione di denunciare le violazioni del regolamento scolastico compiute da James, in fin dei conti, se lo avessi fatto, avrei finito col dover necessariamente ammettere anche le mie effrazioni ed io non avevo alcuna voglia di confessare; ad ogni modo se minacciando James potevo evitare di toccare argomenti più delicati lo avrei minacciato tutta la sera se necessario.
"Andiamo! Ti piaccio troppo perché tu possa davvero pensare di denunciarmi, Starlight."
"Sei davvero sicuro di volermi sfidare?" Chiesi sprezzante.
Era stato ferendo il mio orgoglio che James mi aveva convinta ad uscire con lui e se credeva che l'orgoglio non mi avrebbe spinta a commettere altre sciocchezze si sbagliava di grosso.
"Va bene!" Esclamò James "concedimi una tregua." Soggiunse poi proprio nell'istante in cui Aberforth si apprestava a prendere le nostre ordinazioni.
"Questa volta non hai portato Fred con te." Commentò il barista.
"Mio cugino è in punizione" spiegò James "e poi Melanie è più carina." Soggiunse prima di ordinare del Whisky Incendiario. "Del Whisky Incendiario anche per me." Intervenni io "se devo sopportare Potter tutta la sera ho bisogno di alcol, molto alcol." Mi affrettati a specificare notando l'occhiata perplessa di Aberforth.
"Quando eri sotto l'effetto del filtro di Fred eri più simpatica" mi canzonò James.
"Anche tu!" Replicai ridendo.
"Ma davvero?!" Esclamò lui piegandosi su di me, i nostri bicchieri di whisky che giacevano sul bancone intonsi e già dimenticati.
"Concedimi dieci domande."
"Cosa?" Domandai piuttosto confusa.
"Dieci domande, dieci domande a cui dovrai rispondere in tutta sincerità." Si apprestò a spiegare James, un lieve sorriso a piegargli le labbra.
"Ed io che cosa ci guadagno?!" Domandai tergiversando, c'erano troppe domande a cui sapevo di non poter rispondere e forse c'erano anche molte domande a cui sapevo di non voler rispondere.
"Io risponderò alle tue domande." Spiegò James.
"Tu risponderesti comunque alle mie domande, sempre ammesso che io ne abbia."
"Cos'è, la verità ti spaventa?!"
"James Sirius Potter! Si dà il caso che io non sia una stupida Grifondoro quindi, se pensi di poter ottenere da me tutto quello che vuoi semplicemente mettendo in dubbio il mio coraggio ti sbagli di grosso!"
"E allora, se è così, perché sei così arrabbiata?!"
"Cinque domande e, qualora non fossero di mio gradimento mi rifiuto di rispondere." Mi arresi alla fine.
Mi auguravo solo che le domande di Potter non fossero troppo indiscrete, pensai tra me e me mentre mi apprestavo a svuotare in un sorso il calice di Whisky Incendiario.
Qualcosa mi di ce va che avrei avuto bisogno di molto alcol. 
"Qual è il tuo colore preferito?" Domandò tranquillamente James.
"Stai scherzando?" Risposi inarcando un sopracciglio, che senso c'era nell'insistere affinché fossi sincera per poi farmi una domanda così banale?!
"Rispondi e basta"
"Ad una domanda del genere avrei risposto anche se non mi avessi pregata di essere sincera."
"Se non avessi fatto questa premessa mi avresti solo detto di piantarla di fare domande stupide e di tornare a studiare per i M.A.G.O."
"Non ti ho mai detto di tornare a studiare per i M.A.G.O, devi avermi confusa con Rose."
"Credimi Starlight, non potrei mai confonderti con Rose." Replicò James con decisione e nella sua voce c'era qualcosa di così profondo e carico di convinzione che, se non fossi stata dotata di un alto livello di autocontrollo, avrei finito con l'arrossire come una scolaretta alla sua prima cotta.
"Rispondi alla domanda e smettila di tergiversare."
"Il rosso" ammisi in un sospiro. "Il mio colore preferito è il rosso ma, purtroppo, il modo in cui se ne abusa ad Hogwarts mi sta portando ad odiarlo. Quindi non montarti la testa." Conclusi sperando che quella rivelazione non lo rendesse più odioso del solito.
"Una Serpeverde a cui piace il rosso..." mormorò James ridendo come da copione.
"Se è per questo adoro anche il viola e il verde."
"La prima risposta è quella che conta."
"Al diavolo!" Sbottai mentre facevo cenno ad Aberforth di versarmi dell'altro whisky.
"Ora tocca a te farmi una domanda." Mi invitò James.
"Prosegui pure con le domande, voglio pensare bene a cosa chiederti." Replicai piuttosto pensierosa.
"Che forma ha il tuo patronus?"
"Non ti pare di essere un po' indiscreto?!"
"Mica ti ho chiesto che taglia porti di reggiseno." Replicò lui senza poter fare a meno di posare lo sguardo sul mio seno.
"Sbaglio o forse ti ho già detto di non guardarmi le tette?!"
"La tua è una domanda?" Chiese James. "È una terza o una quarta?" Continuò poi tra se e se.
"La tua è una domanda?" Gli feci il verso "perché, per quel che mi riguarda, sé sei tanto curioso puoi venire qui e scoprirlo da solo." Lo provocai con malizia.
"Il tuo patronus?" Chiese James cambiando argomento e trangugiando tutto in un sorso il suo bicchiere di Whisky Incendiario, questa volta era lui ad essere in difficoltà. 
"Non sono capace di evocare un incanto patronus" ammisi spiazzandolo "probabilmente non ho ricordi abbastanza felici." Conclusi prima di svuotare il mio calice.
L'incanto patronus era uno dei primi incantesimi che avevo provato ad eseguire e, fino ad ora, era l'unico che non mi fosse riuscito.
"Il tuo patronus che forma ha?" Domandai a mia volta, non volevo che Potter avesse pietà di me o mi considerasse una povera infelice.
"Il mio patronus è un leone." Rispose lui ed io gli fui grata per avermi assecondata cambiando argomento.
"Avrei dovuto immaginarlo!" Dissi ridendo "persino il tuo patronus è egocentrico!"
"Come fa un leone ad essere egocentrico?!"
"È il re degli animali!"
"Non è colpa del leone se le persone riconoscono che alcuni animali sono meglio degli altri!"
"La tua modestia è incommensurabile!"
"Come la mia bellezza!"
Ok, era ufficiale, rinunciavo a discutere con Potter, mi dissi mentre affogavo i dispiaceri nel Whisky.
"Il leone, oltre a rappresentare notoriamente il coraggio, rappresenta anche la protezione.  I leoni vivono in branco e sono tra i felini più socievoli inoltre, se è vero che il più delle volte sono le leonesse a cacciare, il compito del leone è quello di proteggere il territorio ed il branco e particolar modo i cuccioli." Disse James facendosi improvvisamente serio e facendomi passare nel contempo la voglia di prendermi gioco di lui.
"La tua infanzia è stata davvero  così tremenda?" Chiese James.
Per un momento restai in silenzio, senza sapere se dovessi parlare di Melanie o di Melania, poi le parole uscirono da sole senza che potessi far nulla per trattenerle.
"Non è che sia stata una brutta infanzia, è solo che ho dovuto crescere velocemente." Mormorai incerta, stavo parlando di Melania anche se sapevo di non doverlo fare.
"Le circostanze mi hanno portata a finire col fidarmi solo di me stessa" entrambe, sia Melanie che Melania tendevano a diffidare del prossimo.
"Mi sentivo un'estranea nella mia stessa casa, a volte mi sentivo invisibile ed altre avrei voluto esserlo così, alla fine, me ne sono andata." Conclusi in un sospiro.
Avevo bisogno di altro Whisky.
"Come ti trovi ad Hogwarts?"
"Mi sento più me stessa di quanto io non lo sia mai stata." Risposi prontamente sorprendendomi della veridicità delle mie stesse parole.
"Mi resta solo una domanda" intervenne James ridestandomi dai miei pensieri.
"Esatto Potter" intervenni io "e dato che è l'ultima pensa bene a ciò che vuoi sapere."
Non avrei dovuto farlo, c'erano troppe domande che James avrebbe potuto farmi e a cui non avrei potuto rispondere, avevo troppi segreti ed era stupido da parte mia invitare Potter a riflettere attentamente sulla sua domanda, eppure non ero riuscita ad impedirmi di farlo.
"Sono pronto a porti la mia ultima domanda!" Esclamò James dopo un minuto di riflessione.
Istintivamente trattenni il fiato.
"Qual'è il tuo cibo preferito?"
"Stai scherzando?"
"Preferivi che ti chiedessi qual'è il tuo fiore preferito?!"
"Hai l'opportunità di pormi una domanda, di chiedermi qualsiasi cosa e tu mi fai una domanda così stupida... va bene, se proprio vuoi saperlo, il mio piatto preferito è la pizza..."
"Pizza?! Pensavo qualcosa di più raffinato."
"E il mio fiore preferito è la rosa."
"Non è un po' banale?"
"La rosa mi piace perché ha le spine, è un fiore con carattere." Spiegai infastidita e vagamente confusa.
Ora che ci pensavo, molto probabilmente, era l'essere confusa ad infastidirmi più di ogni altra cosa.
"Chiedimelo." Intervenne James deciso.
"Cosa dovrei chiederti?" Risposi perplessa.
"Hai quattro domande a tua disposizione, chiedimi perché ho deciso di farti proprio queste domande."
"Perché lo hai fatto?"
"Perché voglio conoscerti meglio e ci sono molte cose che vorrei sapere ma, allo stesso tempo, mi rendo conto che vi sono cose di cui non vuoi parlare perciò non voglio forzarti a farlo, preferisco aspettare che tu sia pronta, ma tu promettimi di non fuggire. Non intendo permetterti di farlo."
"Sei davvero un idiota Potter e, come se questo non fosse sufficiente, sei completamente pazzo." Mormorai sorridendo "ma forse è anche per questo che non riesco a starti lontana."
Forse accettare l'invito di Potter non era poi stato un errore.
Stare assieme a James era così naturale e forse era stata proprio quella naturalezza a spaventarmi inizialmente ma, ora che ero con lui, avrei voluto che il tempo a nostra disposizione non finisse mai.
Era strano, non avevo mai provato nulla di simile, non avevo mai desiderato che il tempo si dilatasse all'infinito ma, alla fine, i secondi, i minuti e le ore erano inesorabilmente trascorsi e noi eravamo rientrati ad Hogwarts.
Quella sera era stata simile ad un sogno, l'ennesimo segreto che non avrei rivelato a nessuno.
 
 
 
Poi  i giorni erano trascorsi ed infine era arrivato anche il momento della partita contro i Corvonero.
 
 
 
Quel giorno mi ero alzata presto, incapace di dormire un solo momento di più e sbadigliando avevo raggiunto la Sala Grande ed il mio posto al tavolo di Serpeverde.
Nervosamente mi aggiustai  i capelli per l'ennesima volta mentre mi facevo violenza per impedire a me stessa di voltarmi  a scrutare il tavolo di Corvonero.
Quando in occasione della mia prima partita avevo sentito quella sensazione di nausea alla bocca dello stomaco che mi aveva fatto supporre che all'interno delle mie viscere degli ungari spinati stessero combattendo tra loro, avevo pensato che quella sensazione fosse passeggera e riconducibile unicamente al fatto che quella fosse la mia prima partita.
Ora ero certa di essermi sbagliata.
Dopo essere giunta alla conclusione che precipitare giù dalla scopa a causa di un calo di zuccheri non fosse una buona idea mi costrinsi a trangugiare del caffè-latte.
Per quanto potesse sembrare assurdo questa partita si preannunciava forse più dura di quella che avevamo giocato contro Grifondoro perché, nonostante i legami di sangue, per tutti noi Grifondoro era sempre stato il nemico da battere mentre i Corvonero erano nostri amici, se mai avessimo dovuto perdere contro qualcuno avremmo voluto che questi fossero i Corvonero.
Purtroppo per noi non potevamo più permetterci di perdere come non potevamo permetterci errori quindi, nonostante la stima reciproca che legava le nostre due squadre, avremmo dovuto condurre un gioco serrato e feroce perché se solo avessimo lasciato ai Corvonero spazio di manovra loro ne avrebbero approfittato.
In tutto questo c'era solo un piccolo problema e quel problema si chiamava Rose Weasley.
Nessuno di noi aveva voglia di essere spietato con Rose Weasley e questo era un problema, un grosso problema, ma forse c'era un problema ancora più grosso ovvero l'aria pallida e stanca di Scorpius ma, a giudicare dal mondo in cui mio cugino stava evitando di guardare i Corvonero ed in particolare una certa Corvonero avevo il sospetto che il problema fosse ancora una volta Rose.
"Trovo anche io che Rose Weasley sia molto carina ma cerca di non fotterti il cervello prima della partita." Sussurrai a Scorpius assicurandomi che nessun altro ci sentisse.
"Mi sono impegnato troppo per fallire proprio ora." Replicò mio cugino e, la fermezza della sua voce, riuscì confortarmi.
"Tu piuttosto evita di distrarti ammirando Potter."
"A quale ti stai riferendo?! A quello che ho colpito con un bolide?!" Replicai sarcastica proprio prima che il Potter in questione ci raggiungesse apparendo praticamente dal nulla.
"Potter, fossi in te starei attenta" esordii io "il giorno della partita rivolgi la parola a dei Serpeverde e per di più con addosso una sciarpa verde e argento!"
"Mi sembra il momento migliore per sottolineare il fatto che potrei accidentalmente affatturare chiunque ti si avvicini più del dovuto."
"Di certo questo è il momento giusto per sottolineare che non sono di tua proprietà!"
"Sbaglio o sei piuttosto nervosetta?! Che ne diresti di un bacio porta fortuna?"
"Solo perché ultimamente trovo la tua compagnia migliore del solito non tirare troppo la corda" Replicai mentre, imitata dal resto della squadra, mi alzavo e mi apprestavo a raggiungere il campo da Quidditch.
"Starlight!" Mi trattenne James "ora sembri molto meno tesa." Commentò aprendosi in un sorriso.
"Quando tutto questo sarà finito vieni con me." Continuò poi
"Dove?" Domandai perplessa per poi maledirmi subito dopo per non aver obiettato a quella sottospecie di invito.
"Alla festa per la vittoria!" Rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo prima di andarsene.
Era superfluo spiegargli che, qualora avesse vinto Serpeverde, sarebbe toccato a me invitarlo, mentre, se avesse vinto Corvonero, non avrei avuto nulla da festeggiare.
Potter era un caso irrecuperabile eppure, dopo aver parlato con lui, mi sentivo più leggera e il sorriso non voleva saperne di abbandonare il mio volto. 
 
 
 
*****
 
 
 
La partita era iniziata da più di un' ora e Serpeverde era in vantaggio.
Ovviamente condurre il gioco era sempre positivo ma quando si giocava contro degli avversari così abili  cantare vittoria troppo presto sarebbe stato un fatale errore.
Anche ignorando il fatto che, partire leggermente in svantaggio per poter studiare il gioco degli avversari e poter poi contrattaccare meglio, era lo schema di gioco dei Corvonero, non potevamo trascurare il fatto che, il boccino d'oro, avrebbe potuto stravolgere gli equilibri in un istante.
Certo era vero che, se Corvonero ci aveva concesso un certo vantaggio, Scorpius aveva detto ad Albus di non afferrare il boccino prima che fossimo riusciti a conquistare un significativo vantaggio, di conseguenza non sapevo se il nostro cercatore avesse già individuato il boccino d'oro e stesse semplicemente prendendo tempo o se invece nessuno dei due cercatori fosse riuscito ad individuare la veloce pallina dorata.
Nel frattempo Cordelia continuava a segnare dominando il campo da Quidditch più agguerrita che mai e gli avversari che all'inizio avevano faticato a starle dietro iniziavano solo ora ad acquisire  il suo ritmo.
Come ci aveva dimostrato la partita contro Grifondoro solo il boccino d'oro avrebbe potuto determinare i vincitori.
Sospirai frustrata.
Avrei voluto poter aiutare maggiormente i miei compagni di squadra ma, per mia sfortunata, i gemelli Scamandro erano degli abili battori.
Era da quando era iniziata la partita che noi battitori continuavamo a respingere gli uni i bolidi lanciati dagli altri senza alcuna sosta col risultato che fino ad ora nessun giocatore era stato sfiorato dalle pericolose palle e questo era dannatamente frustrante. 
Insomma, il bello di giocare come battitrice era proprio sorvolare il campo da gioco ed abbattere i nemici!
Era giunto il momento di sfoderare il piano B, pensai tra me e me mentre io e Nott ci scambiavamo un occhiata di intesa.
Il piano B non era molto onorevole ma, a mali estremi, estremi rimedi, conclusi mentre mi lanciavo su di un bolide proprio nello stesso istante in cui quello che credevo essere Lorcan si apprestava a fare altrettanto. 
Poi, proprio quando ero all'incirca ad un metro di distanza dal bolide mi arrestai.
Per un momento scorsi la confusione negli occhi di Lorcan ma, subito dopo, il ragazzo si ricompose, non si sarebbe di certo lasciato sfuggire un bolide a causa della mia esitazione.
Fu proprio a quel punto che agii:
"Cordelia!" Esclamai infondendo nel mio tono una vena di terrore e osservando un punto non ben definito alle spalle del Corvonero.
Come da copione Lorcan si voltò ed io ne approfittai per colpire con il bolide una delle Cacciatrici di Corvonero.
Probabilmente sfruttare i sentimenti che supponevo Lorcan nutrisse per Cordelia era un colpo basso ma, in fin dei conti, io volevo vincere e nessuna norma impediva di prendersi gioco degli avversari inoltre dubitavo di poter distrarre anche Cordelia con la mia manovra dato che la mia amica quando giocava a Quidditch aveva la tendenza ad estraniarsi. 
Osservai la Corvonero sbandare e lasciar cadere a terra la pluffa che veniva prontamente intercettata da Cordelia senza riuscire a nascondere la soddisfazione.
Una partita di Quidditch era priva di ogni senso se non potevo neppure abbattere i miei avversari!
"Questa me la paghi, Starlight!" Mi intimò Lorcan, di certo il Corvonero era più che intenzionato ad ottenere la sua vendetta ma, allo stesso tempo, non poteva tenermi il muso troppo a lungo, in fin dei conti non poteva non ammirare l'astuzia che si celava dietro alla mia manovra.
"Accomodati pure, Lorcan, sempre che tu ne sia in grado, ovviamente." Lo provocai mentre intercettavo un bolide e lo proiettavo dall'altra parte del campo.
Probabilmente sarei riuscita a colpire la sventurata cacciatrice per la seconda volta se non fosse stato per l'intervento di Lysander.
Immediatamente ricercai con lo sguardo Nott, era compito suo tenerlo impegnato ma, a quanto pareva, aveva fallito.
"Ehi Mel, hai visto James..." Iniziò Lysander ma io lo interruppi prima che avesse modo di terminare la frase.
"Vediamo se indovino: Potter è attorniato dalle sue ammiratrici... oppure sta flirtando con una bella mora..." dissi divertita "James non è il mio ragazzo e ciò che fa non è affar mio." Conclusi cercando di infondere nella mia voce quanta più convinzione possibile.
Ci avrei pensato più tardi ad affatturare quell'ipocrita e le sue sciacquette.
"Veramente volevo dirti che James è seduto nelle tribune di Serpeverde, ma se questo non ti interessa..." Intervenne Lysander mentre, dopo aver lasciato volutamente in sospeso la frase, lanciava un bolide verso Cordelia che, mentre io boccheggiavo come un idiota, venne prontamente intercettato da Edward.
"È impossibile!" Esclamai decisa, piuttosto ti tifare per Serpeverde Potter avrebbe pulito il mio calderone leccandolo con lingua!
"Se non ci credi dai un'occhiata tu stessa" mi invitò il Corvonero in modo fin troppo gentile.
Sapevo che non avrei dovuto distrarmi eppure, dopo un iniziale momento di esitazione, mi voltai e lui era lì.
Ero appena riuscita a formulare quel pensiero quando avvertii le urla.
Subito vidi Albus e Rose intenti ad inseguirsi a vicenda per poi scendere in picchiata ed io mi stavo già maledicendo da sola per quell'istante di debolezza quando Albus salì all'improvviso in picchiata, per un attimo trattenni il fiato poi lo vidi, il boccino d'oro era lì, stretto tra le sue mani.
 
A quel punto tutto si era fatto caotico e confuso.
Vi erano state le urla, la gioia e la trionfanza.
Tutta Serpeverde era stata scossa da un vortice di orgoglio e gioia che non provava più da tempo.
Non sapevo quanto tempo fosse passato quando, finalmente, avevo raggiunto lo spogliatoio e mi ero infilata sotto la doccia ma, quando vi ero uscita, una cosa mi era stata subito chiara: io ero ancora troppo lenta e, neppure dopo una vittoria, i miei compagni di squadra mi avevano aspettata.
Subito mi ero rivestita e affrettata verso Hogwarts desiderosa di raggiungere i miei amici ma ben presto mi ero resa conto di essere più lenta di quanto pensassi dato che avevo già quasi raggiunto la Sala Comune senza essere riuscita ad intercettarli.
Avevo giusto terminato di formulare questo pensiero quando fui afferrata e trascinata all'interno di una nicchia collocata sul muro e nascosta da due armature che la tenevano in ombra.
"Certo che ce ne hai messo di tempo." Sussurrò James al mio orecchio. 
"be', lo sai che non sono molto veloce" gli feci notare "piuttosto io non sapevo che tu fossi un tifoso di Serpeverde." conclusi nel voltarmi verso di lui e ritrovandomi ad un palmo dalle sue labbra.
"sono un uomo pieno di sorprese..." mormorò piegandosi su di me.
"credevo volessi aspettare..." lo canzonai
"oggi dobbiamo festeggiare..." rispose lui prima di annullare ogni distanza.
Era da troppo tempo che agognavo quel contatto e me ne rendevo conto solo ora mentre stringevo i capelli di James nelle mie mani e il cuore mi batteva nel petto come se volesse esplodere, non mi ero mai sentita così viva e consapevole di ogni particella del mio corpo come in quell'istante tra le braccia di James Sirius Potter.
 
 
Poi avevamo udito gli strepiti che avevano interrotto quell'istante di pura perfezione.
Per un istante l'immagine della biblioteca mi era riaffiorata nella mente ma questa volta era pieno giorno, mi ero detta mentre io e James seguivamo quelle voci fino a raggiungere la folla spaventata che attorniava l'ingresso della Sala Comune di Serpeverde.
Era stato solo allora che facendomi largo tra la folla la vidi.
Alice Paciock giaceva a terra pietrificata ed Albus era li, al centro di quella folla, e stringeva quel corpo ormai inerme tra le braccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Lo so, sono in ritardo, ma queste settimane sono state a dir poco un inferno!
Mi scuso per il ritardo e spero che il capitolo sia valsa l'attesa.
 
Ringrazio:
  • emalwaysreal che ha aggiunto la storia alle preferite
  • Choo, mijulles e Phoebe_dolphin che l'hanno aggiunta alle seguite
  • Lidja_ che l'ha aggiunta alle seguite
  • Eltanin Adelaide Malfoy e  mijulles che hanno recensito lo scorso capitolo
 
Ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, mi scuso ancora per il ritardo e prometto di rispondere il prima possibile alle recensioni!
Grazie.
Astrea 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14  In cui Melanie riflette sulla propria stupidità ***


Capitolo 14
 
In cui Melanie riflette sulla propria stupidità
 
Non era la prima volta che scorgevo uno studente pietrificato, eppure questa vola era diverso.
Certo, vedere quelle vittime mi aveva sempre spaventata inoltre avevo visto il dolore negli occhi di coloro che avevano amato quelle persone di cui ora rimaneva solo un guscio vuoto e sapevo bene che coloro che restavano non potevano far altro che sentirsi morire lentamente dentro e domandarsi se avrebbero più riabbracciato i loro cari.
Sapevo bene tutto questo eppure ritrovare Alice Paciock era stato devastante.
Non conoscevo bene Alice e sarebbe stato ipocrita dire che a sconvolgermi fosse stato il suo ritrovamento, ciò che mi aveva davvero sconvolta era stato il dolore di Albus.
Non credevo che si potesse soffrire così tanto e continuare a vivere.
Era strano vedere tutta quella sofferenza nel volto di Albus Severus Potter, in fin dei conti lui era un Serpeverde e, per quanto molte dicerie sulla nostra casa fossero infondate, fino ad ora ero riuscita ad appurare una grande verità: noi Serpeverde non amavano mostrare i nostri sentimenti, specie le nostre debolezze.
Ad Hogwarts non esistevano case formate da persone buone e case formate da persone cattive, le persone erano semplicemente persone e non si poteva fare di tutta l'erba un fascio ma, alcuni elementi, accomunavano tutti i Serpeverde che avevo conosciuto: la riservatezza e la fedeltà nei confronti di amici e famiglia.
Noi Serpeverde non eravamo inclini a grandi slanci di eroismo e raramente mostravamo i nostri sentimenti ma quando qualcuno guadagnava la nostra fedeltà questa era per sempre.
Quindi, data la riservatezza tipica di noi Serpeverde, non potevo dire di conoscere bene Albus ma una cosa la sapevo: in quel momento, mentre abbracciava il corpo ormai inerte di Alice senza curarsi di dove si trovasse il giovane Potter aveva lasciato cadere ogni maschera.
Tutto mi era apparso distante, come se si trattasse soltanto di un brutto sogno, e poi mi ero avvicinata lentamente ad Albus senza sapere neppure io cosa stessi facendo. 
Stavo giusto per posargli una mano sulla spalla quando era intervento James:
"Lascia fare a me." Si era limitato a dire prima di chinarsi e sussurrare poche parole all'orecchio del fratello.
Ed io ero rimasta li, incapace di fare qualsiasi cosa.
Poi, lentamente, Albus aveva lasciato andare il corpo di Alice e si era alzato da terra gli occhi asciutti come se neppure le lacrime bastassero ad esprimere quel dolore.
Appena avevo scorto Albus avevo compreso la tragicità della situazione ed inizialmente avevo pensato che la situazione non potesse assolutamente peggiorare, poi avevo compreso di essermi sbagliata quando il professor Paciock era arrivato sul posto.
Era stato allora che avevo compreso che al dolore non c'era mai fine ed era stato allora che avevo compreso di non voler vedere altro.
Subito mi ero affrettata a pronunciare la parola d'ordine desiderosa di fuggire a quella situazione ed immediatamente James mi aveva seguita trascinando con se il fratello.
"Lasciami!" Sbottò Albus mentre si divincolava dalla stretta del fratello.
"Ti ho detto di lasciarmi!" Esclamò mentre, finalmente, riusciva a liberarsi con uno strattone.
"Che cosa vuoi?" Continuò poi il più giovane dei fratelli Potter.
Sapevo bene che tra Albus e James vi erano dei contrasti ma questa era la prima volta che assistevano ad una lite tra i due anche se, più che altro, al momento sembrava che Albus avesse trovato nel fratello una valvola di sfogo, un pretesto per riversare il dolore che gli attanagliava l'animo.
"È da quando sono stato smistato che hai smesso di degnarmi della tua considerazione se non per ricordarmi quanto Grifondoro sia magnifica e come il fatto che io mi trovi a Serpeverde sia una vergogna! Ed ora, improvvisamente, hai voglia di fare il fratello modello?!"
"Albus..." cercai di intervenire, tutti e tre sapevamo bene che il fulcro della questione non era James, che in quel momento Albus aveva semplicemente bisogno di prendersela con qualcuno ed era proprio per questo che non potevo permettergli di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito.
"E poi" continuò imperterrito il Serpeverde "per una ragazza hai finito per rinnegare le tue stupide convinzioni, le convinzioni che non eri riuscito a mettere da parte per tuo fratello! Da quel che vedo sei proprio disposto a tutto pur di riuscire a fartela! Che ne dite di prendervi una stanza così da risolvere al più presto questa stupida situazione di stallo?!"
E poi, prima che potessi riuscire ad elaborare una qualsivoglia reazione, James aveva colpito Albus con un pugno e questi era finito a terra.
"Dannazione, Potter!" Esclamai mentre, nonostante fossi ancora stordita da tutti quegli avvenimenti mi frapponevo tra i due.
"Di tanto in tanto potresti cercare di comportarti d'adulto!" Mi lamentai mentre, con le braccia incrociate al petto, lanciavo occhiate penetranti a James.
"Stanne fuori, Starlight." Mi intimò per tutta risposta il Grifondoro, "Albus è mio fratello e posso dire di conoscerlo piuttosto bene, per questo posso garantire che quando da di matto ogni forma di mediazione, comprensione e dolcezza risulta inefficace." Continuò James ed effettivamente mi trovai a dover ammettere che il Grifondoro aveva ragione: nello sguardo di Albus ardeva ancora la rabbia ma ora il Serpeverde sembrava aver riacquistato il controllo di se.
"Negli ultimi anni sono stato un idiota." Ammise James riuscendo a stupirmi profondamente.
"Avrei dovuto essere un fratello maggiore migliore, invece mi sono fatto accecare dalla delusione e dal senso di tradimento che ho provato nel vedere mio fratello assegnato ad un'altra casa." Continuò poi, era evidente che quella confessione gli pesasse molto.
"Ma l'apparente lontananza che c'era tra noi non mi ha di certo impedito di capire come stessero davvero le cose. Io sono tuo fratello! Era impossibile che non me ne accorgessi! Ho visto il modo in cui guardi Alice! E per rispondere alla tua domanda voglio solo stare vicino a mio fratello e ricordargli che non ha perso la ragazza di cui si è innamorato, che lei si risveglierà e che noi la salveremo!"
Solo ora si era palesato ciò che nessuno di noi aveva visto perché, neppure Scorpius, era riuscito a vedere i sentimenti che Albus provava per quella timida Tassorosso.
Non avevo mai avuto modo di interagire con Alice, lei era piuttosto timida mentre io, molto più semplicemente, non ero brava a socializzare.
Certo, andavo d'accordo con i Weasley/Potter, ma questo solo perché la loro esuberanza compensava la mia natura schiva.
Inoltre essendo Alice più piccola di me non avevamo neppure  avuto modo di incontrarci a lezione.
Sapevo che, come gli Scamandro, anche Alice conosceva i Potter da tempo ma raramente si univa alle caotiche conversazioni che dominavano la Sala Grande e, nonostante sembrasse andare molto d'accordo con Molly, il più delle volte preferiva la compagnia delle sue amiche Tassorosso.
Eppure, solo ora, rivedevo quei dettagli che, presa da me stessa, Avevo ignorato: rivedevo il modo in cui Alice scrutava Albus quando era certa di non essere vista, ricordavo le volte in cui avevo scorto Albus intento ad aiutarla con pozioni.
Al momento opportuno non avevo saputo dare il giusto peso alla cosa ma, ora che ci pensavo, Albus non avrebbe mai perso tempo aiutando qualcun altro nei compiti, a meno che, ovviamente, non si trattasse di una persona speciale.
Albus non era una persona espansiva e, anche quel piccolo gesto, per lui doveva aver significato molto.
Eravamo ciechi e ci eravamo accorti di quel sentimento troppo tardi, solo James sembrava essere riuscito a scorgere i sentimenti del fratello, James che per lungo tempo era stato distante da Albus non aveva mai smesso di vegliare su di lui.
"Ora è troppo tardi." mormorò Albus, la rabbia era svanita per lasciar nuovamente spazio al dolore.
"Non è troppo tardi! Non ancora!" Ribadii io, questo era il problema di noi Serpeverde: eravamo intelligenti e questo ci permetteva di vedere i rischi, le incognite e le probabilità ma, se c'era una cosa che avevo imparato, era che di tanto in tanto ciò che serviva era un po' di stupidità Grifondoro.
Solo uno stupido si sarebbe messo contro Voldemort ma era solo grazie a quegli stupidi che il mondo non era stato distrutto, era solo grazie a quegli stupidi che noi eravamo liberi ed anche io avevo deciso di voler essere una Stupida Serpeverde.
"Melanie ha ragione, non è ancora troppo tardi!" Convenne James mentre finiva per sedersi accanto ad Albus che, dopo essere stato colpito, era rimasto a terra.
"Troveremo il colpevole." Rincarai la dose prima di sedermi a mia volta accanto ai fratelli Potter.
Poi tra noi era calato un silenzio carico di dolore e preoccupazione.
"Cercate di non sprecare anche voi il vostro tempo." Erano state le ultime parole che Albus aveva pronunciato prima di rinchiudersi nel suo mutismo ed io non avevo potuto fare a meno di chiedermi se anche io e James non fossimo come Albus ed Alice, se anche il mio cuore avrebbe potuto essere lacerato da quel dolore e da quel rimpianto.
No, io non volevo quel dolore ma allora cosa avrei dovuto fare per evitarlo? Ero ancora in tempo per rifuggire l'amore o avrei dovuto cedere a quest'ultimo per non avere rimpianti?!
Eravamo ancora lì, stretti gli uni agli altri e ad uno ad uno a noi si erano silenziosamente aggiunti anche Scorpius, Cordelia, i gemelli e il resto della famiglia Potter/Weasley.  All'apparenza eravamo tutti inerti eppure, il mio cervello che non aveva mai smesso di arrestarsi un attimo, stava per esplodere.
Non potevo fare a meno di pensare ad Alice, a Colin e a tutti gli altri, non potevo fare a meno di pensare a cosa avrei potuto fare per impedire che tutto questo si ripetesse ancora.
Poi era arrivato quel gufo.
Era stato come risvegliarsi da una trans, solo allora mi ero resa conto che fosse già sera.
Con un sospiro mi ero alzata da terra, era finito il tempo dell'inerzia, era giunto il momento di agire.
Subito mi ero affrettata verso l'uscita della sala comune.
Nella lettera della McGranitt c'era solo scritto di raggiungerla nel suo ufficio ma io ero ormai certa che li avrei trovato anche gli Auror e, questa volta, avrei preteso delle risposte. 
 
 
 
*****
 
 
 
L'ufficio della McGranitt negli ultimi tempi era diventato fin troppo familiare per i miei gusti.
Ad essere sincera ero persino stanca di vedere la faccia di Ronald Weasley, in quanto ad Harry Potter c'era già un Potter che mi stava tra i piedi e questo mi bastava e avanzava.
Ma, più di ogni altra cosa, ero stanca di vedere tutte quelle vittime ed ero stanca di parlare e fare ipotesi senza poi riuscire a concludere nulla.
Per un momento mi ero illusa di poter avere il controllo su ciò che mi circondava, per un momento avevo pensato che questa fosse la mia fanfiction, che fosse tutto frutto della mia fantasia.
Ora sapevo che non era così e che per qualche strana ragione avevo travalicato spazio e tempo per giungere in un altra dimensione.
Una dimensione in cui le persone continuavano a morire ad una ad una ed io ero solo una spettatrice inerme.
"Dovete fare qualcosa!" Sbottai incapace di trattenermi mentre facevo saettare lo sguardo da Potter a Wesley.
"Io ho fatto la mia parte, ora tocca a voi catturare il responsabile e, fossi in voi, cercherei di farlo prima che l'intera Hogwarts venga pietrificata!" Continuai senza riuscire ad impedire che la voce mi si spezzasse.
Avevo paura.
Io non ero una Grifondoro incosciente e ci tenevo alla mia integrità psicofisica.
"Starlight, sono anche io lieto di vederti." Intervenne Ronald Weasley guadagnandosi un occhiataccia.
"Capisco i tuoi sentimenti ma il Castello è popolato da molte persone e non è facile restringere il campo dei possibili sospettati" intervenne Harry Potter "ma credo che questo potrà esserci d'aiuto." Soggiunse poi mentre mi porgeva un semplice foglio di pergamena.
 
"Tutti voi, traditori del vostro sangue, pagherete."
 
"Chiaro e conciso." Commentai dopo aver letto quelle poche parole che mi avevano gelato il sangue nelle vene.
"Questo biglietto era stretto tra le mani di Alice." Spiegò Ron.
"Quindi non si tratta di una semplice ricostruzione di avvenimenti passati, si tratta di vendetta nei confronti di coloro che hanno sfidato Voldemort."
Tutto questo era solo un gioco perverso e lo psicopatico che lo stava conducendo aveva probabilmente deciso di lasciare il gran finale per ultimo, questo era l'unico motivo per cui i Potter erano ancora vivi, pensai tra me e me, e nel formulare questo pensiero non potei fare a meno di provare paura e, questa volta, non temevo per me stessa ma per James, Rose, Dominique e tutti gli altri  perché, tutti i miei amici, erano in pericolo.
"Doveste allontanare i vostri figli da Hogwarts."
"Dovremmo catturare il responsabile e proteggere i figli di tutti." replicò Ron tagliente, eppure, nei suoi occhi, potevo scorgere la preoccupazione.
"Chi se ne frega di tutti gli altri!" Replicai io "essere i figli dei salvatori del mondo magico conterà pur qualcosa!"
"Credi davvero che James accetterebbe di andarsene?" Intervenne Harry rivolgendomi un'occhiata eloquente.
"Voi Grifondoro siete stupidi!" Dissi incrociando le braccia al petto.
"Abbiamo scoperto un'altra cosa" intervenne Potter cambiando argomento "abbiamo esaminato le foto contenute nella macchina fotografica rinvenuta accanto a Colin Canon, al suo interno vi era una foto di Clarissa Jordan mentre il libro aperto davanti a quest'ultima era stato preso in prestito da Alice Paciock solo pochi giorni prima che lo rivenissimo accanto alla giovane Jordan"
"Quindi in ogni aggressione c'è un indizio per individuare la prossima vittima e, molto probabilmente, la prossima vittima sarà un Serpeverde." Mi limitai a constatare. Questa storia non mi piaceva per niente.
"Dovete muovervi a fare qualcosa e non lo dico solo perché voglio vivere!" Mi lamentai "chi potrebbe avercela con voi?"
"Non è molto semplice dirlo, abbiamo molti nemici." Intervenne Potter.
"Di cui una metà è morta, l'altra è ad Azkaban e i rimanenti sono membri della tua famiglia." Soggiunse Ronald riuscendo suo malgrado a strapparmi un sorriso.
"Sarebbe divertente se un pazzo omicida non girovagasse per la mia scuola in cerca di vittime." mormorai in un sospiro "inoltre non sono poi così sicura che la persona che cerchiate sia un Serpeverde." soggiunsi poi "partendo dal presupposto che io non ho aggredito nessuno gli altri Serpeverde che si trovano ad Hogwarts e che hanno un qualsivoglia legame con i Mangiamorte sono Scorpius, Cordelia ed Edward Nott ed infine Amelia Zabini. Partendo dal presupposto che dubito che mio cugino, il migliore amico di Albus, abbia tentato di uccidere qualcuno direi che possiamo toglierlo dalla lista dei sospettati. Cordelia è più Babbanofila di me e neanche suo fratello ha l'aria dell'assassino. In quanto ad Amelia... Be' se avesse ucciso qualcuno la prima vittima molto probabilmente sarei stata io." conclusi la mia arringa.
Certo Amelia era piuttosto sgradevole ma era troppo vigliacca per poter solo pensare di aggredire qualcuno e poi nessun Serpeverde avrebbe mai pensato di aggredire i membri della sua stessa casa.
Non avevamo ancora alcun indizio che ci guidasse verso il colpevole, pensai tra me e me sospirando amaramente.
Era tardi, io ero stanca, e la gioia della vittoria aveva ormai da tempo lasciato posto al dolore e a questo vago senso di impotenza.
"Tutto questo è inutile, anche questa conversazione è una perdita di tempo." Ammisi frustrata, l'ottimismo non era mai stato un mio punto di forza e di certo tutte queste aggressioni non mi incoraggiavano a vedere il lato positivo della situazione, sempre ammesso che vi fosse un lato positivo.
"Se pensavate che io potessi aiutarvi a scoprire qualcosa di nuovo, mi dispiace deludervi, ma purtroppo non ho la più pallida idea di chi ci sia dietro a tutto questo." Continuai poi concitata.
"Melanie" intervenne Harry interrompendo il mio pessimistico sproloquio "la nostra intenzione era unicamente metterti in guardia: la prossima vittima sarà di Serpeverde e tu sei una Serpeverde."
"Mi pare che la mia famiglia abbia servito per lungo tempo Voldemort" replicai quasi divertita "certo, alcuni di noi erano dei pazzi omicidi ma dubito che un Mangiamorte ci definirebbe dei traditori del nostro sangue inoltre, il mio sangue è purissimo, pertanto ritengo di essere al sicuro." Continuai poi  "Quello che dovrebbe guardarsi le spalle è Albus." Conclusi infine senza poter evitare che una vena di tristezza trasparisse dalla mia voce.
"Chiunque sia l'aggressore sembra essere particolarmente interessato a te..." intervenne Ronald ma prima che potesse finire di parlare lo interruppi.
"Non intendo nascondermi e, se è questo ciò che state suggerendo, non intendo lasciare Hogwarts. Non lo faranno i vostri figli e non lo farò neppure io. Questa è casa mia e se quello psicopatico vuole la mia testa che provi a prendersela!" Sbottai con orgoglio prima di abbandonare adirata l'ufficio.
Mi stavo indubbiamente comportando da stupida Grifondoro ma, molto probabilmente, se fossi stata intelligente avrei abbandonato questa pericolosa dimensione già dopo là prima aggressione.
Invece ero rimasta e, a dispetto di tutto, volevo rimanere perché solo qui mi sentivo pienamente a casa mia. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Per prima cosa inizio con lo scusarmi per questo tremendo ritardo nell'aggiornamento ma la sessione d'esami è stata tremenda!
Ora, fortunatamente, con l'inizio delle lezioni, dovrei riuscire ad aggiornare con maggiore regolarità.
 
Ringrazio:
  • Herondale7 che ha aggiunto questa storia alle preferite
  • Fancy_dream99 che l'ha aggiunta alle ricordate e che l'ha recensita
  • ladyw e Silver Eagle che l'hanno aggiunta alle seguite
 
Grazie a tutti.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15  Life has a funny way of sneaking up on you when you think everything's okay and everything's going right ***


Capitolo 15
 
 Life has a funny way of sneaking up on you when you think everything's okay and
everything's going right
 
 
"Ho bisogno del tuo aiuto." Sentenziai con decisione, le braccia conserte e l'espressione decisa di chi non è intenzionato ad ammettere un no come risposta.
"Te l'ho mai detto che sei piuttosto fastidiosa?!" Replicò Albus sollevando a malapena lo sguardo dal libro di Trasfigurazione.
"All'incirca una quarantina di volte ma, se non lo avessi notato, non me ne importa un fico secco di risultare fastidiosa, invadente o antipatica." Conclusi impassibile prima di sedermi accanto ad Albus,  in fin dei conti la biblioteca era pubblica e nessuno poteva impedirmi di accomodarmi ad un tavolo.
"Non mi pare di averti invitata a sedere."
"Oh scusa! Mi sono forse seduta sopra al tuo amico immaginario?!"
"Ahah, molto divertente. Ora fai silenzio, qualora non te ne fossi resa conto in biblioteca è vietato parlare."
"Hai ragione! Dovrei fare silenzio, oppure potrei alzare la voce e farci bandire entrambi dalla biblioteca per una o due settimane..."
"Cosa vuoi?" Sbuffò rassegnato Albus mentre richiudeva il proprio libro.
"Ora si che ragioniamo!" Esclamai raggiante mentre un sorriso che non prometteva nulla di buono mi illuminava il volto.
Era il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino. Erano passate diverse settimane da quando Alice era stata aggredita e il mondo era andato avanti. La sete di potere e la crudeltà di Voldemort non avevano impedito alle persone di amarsi, di farsi una vita e di avere dei figli e, allo stesso modo, le recenti aggressioni non impedivano agli studenti di andare avanti, di spendere i propri risparmi da Madama Pie di Burro o di pomiciare per i corridoi ma, ovviamente, anche a tutto questo c'era un eccezione.
Il professor Paciock aveva momentaneamente rinunciato al proprio posto di lavoro per stare accanto alla figlia e Frank aveva ottenuto il permesso di allontanarsi da scuola per almeno un paio di settimane.
E poi c'era Albus che ignorava ogni tentativo fatto da amici e parenti di risollevargli l'umore, Albus che sembrava crogiolarsi nella propria sofferenza e che si era rinchiuso in biblioteca.
Tutti avevano provato ad aiutarlo e tutti avevano fallito ed era proprio per questo che quel giorno ero in biblioteca, perché tutti avevano fallito ed ora toccava a me aiutare Albus Severus Potter e, già che c'ero avrei fatto qualcosa anche per Rose e Scorpius...
"Avrei bisogno che sta sera, diciamo sulle 19, portassi Rose nell'aula di pozioni." Dissi quindi evitando inutili giri di parole.
"Non potresti portarcela tu stessa?!" Replicò Albus inarcando un sopracciglio.
"No, non posso, purtroppo io sarò impegnata ad attirare mio cugino in trappola." Replicai prontamente, la verità era che avrei potuto tranquillamente agire da sola ma volevo l'aiuto di Albus, volevo che agisse e uscisse da quel vortice d'apatia all'interno del quale era stato risucchiato.
"Ti prego, dimmi che non mi stai davvero proponendo di rinchiudere mia cugina e il mio migliore amico all'interno dell'aula di pozioni."
"Andiamo, Potter! È per una buona causa! Sono stanca di vedere quei due osservarsi di nascosto l'uno dall'altra e sospirare come delle ragazzine alla prima cotta!"
"Scorpius non sospira."
"Ma si comporta ugualmente come una sciocca donnicciola."
"Sai, sono questi i momenti in cui mi chiedo cosa ci veda mio fratello in te..."
"Mi vuoi dare una mano?! Si o no?!"
"Non credi che ciò che quei due potrebbero fare da soli chiusi in una stanza sia più preoccupante degli sguardi che tanto ti irritano?"
"Più preoccupante ma meno irritante."
"Nella remota ipotesi in cui io decidessi di aiutarti come pensi ti poter entrare all'interno dell'aula?"
"Facile! Ho le chiavi, Lumacorno non vuole che io faccia esplodere Hogwarts esercitandomi in pozioni, così mi ha messo a disposizione l'aula, inoltre, dati i potenti incantesimi che sono stati apposti all'aula di pozioni per evitare che gli studenti rubassero qualche ingrediente  potenzialmente pericoloso, una volta chiusa la porta, Rose e Scorpius non dovrebbero più essere in grado di uscire." Spiegai fiera del mio infallibile piano.
"Hai pensato proprio a tutto... permettimi un'ultima domanda: perché dovrei aiutarti?!" Replicò Albus freddamente, a quanto pareva spingere quell'idiota a reagire era più difficile di quanto pensassi.
"Vediamo, ci sono diverse ragioni: per prima cosa non la smetterò di assillarti fino a quando non ti deciderai ad aiutarmi, poi credo che di tanto in tanto aiutare gli amici sia una bella cosa -e credimi, Scorpius e Rose hanno indubbiamente bisogno del nostro aiuto- e infine, ma non meno importante, dovresti smetterla di piangerti addosso e reagire." Conclusi con fermezza scrutando attentamente Albus negli occhi, per un momento pensai che mi avrebbe mandata a quel paese ma poi la calma tornò a dominare i lineamenti del suo volto.
"Non hai neanche un briciolo di tatto." Concluse tranquillamente.
"E a che mi servirebbe il tatto?!" Replicai io "Rose, Molly, Lily, Lucy, Hugo, Fred, James, Louis e persino Roxanne e Dominique hanno avuto tatto, sono state gentili e accondiscendenti e questo è servito solo a spingerti a crogiolarti nel tuo dolore ma, per quanto questo possa essere scioccante ho un'importante notizia da darti: non sei l'unico a soffrire. Quindi basta, basta con il vittimismo: tu non sei morto e neanche Alice è morta quindi non smettere di lottare." Conclusi con decisione. Ero stata dura e brutale ma speravo che le mie parole raggiungessero Albus, che capisse quante persone tenessero a lui ed Alice e come il suo comportamento facesse soffrire chi lo circondava.
"Sei davvero una stronza."
"Si, ma sono una stronza che non si arrende e prometto di prendere chiunque abbia aggredito Alice." Sentenziai decisa, chiunque vi fosse dietro a quelle aggressioni era andato troppo oltre e ora più che mai sentivo che era una cosa personale tra me e lui, dovevo trovarlo ad ogni costo.
Era mossa da questo pensiero che, per la prima volta avevo condiviso volontariamente i miei ipotesi ed i miei sospetti con James perché, per quanto odiassi ammetterlo, eravamo dentro a questa storia assieme inoltre l'intelligenza di James sarebbe potuta tornarmi utile.
"Oltre che stronza e priva di tatto sei anche arrogante" mi schernì Albus "ma ad ogni modo ti devo ringraziare" soggiunse mentre mi rivolgeva quello che era il primo sorriso che illuminava il suo volto dopo molti giorni. "Ci vediamo alle 19." Concluse poi prima di alzarsi ed andarsene, a quanto pareva ce l'avevo fatta.
 
 
 
*****
 
 
 
"Sei certo che verrà?" Domandai perplessa mentre mi sforzavo di nascondermi dietro ad un'armatura.
"Certo che verrà! Rose, al contrario di te, è gentile ed ha tatto perciò non pianterebbe mai in asso il suo povero cugino sofferente."
"Giocare con i sensi di colpa di una povera ragazza! Dovresti smetterla di manipolare le persone."
"Volevi che portassi qui Rose e io ce l'ho portata."
"Silenzio!" Ammonii Albus mentre osservavamo Scorpius entrare all'interno dell'aula.
"Ora manca solo Rose" commentò Albus "ma toglimi una curiosità" soggiunse poi il Serpeverde "oggi è San Valentino, non dovresti essere appartata da qualche parte con mio fratello?"
"Trovo che San Valentino sia una stupida festa commerciale e poi tuo fratello oggi aveva l'ultimo allenamento prima della partita."
"Una volta avresti detto qualcosa tipo 'Non mi importa cosa fa quell'idiota di Potter e francamente non è affar mio' dire che James è impegnato mi sembra già un notevole passo avanti."
"Ho semplicemente risposto alla tua domanda, Potter, smettila di psicoanalizzarmi e, qualora non sapessi cosa fosse uno psicologo, questi è..."
"So che cos'è uno psicologo e so bene che oggi la squadra di Grifondoro ha l'ultimo allenamento prima della partita contro Tassorosso" Mi interruppe Albus "a quanto pare mio fratello ha finalmente deciso di sostituire quell'incapace di Thompson."
"Be' effettivamente quel Thompson è davvero un inetto." Convenni io, non potevo fare a meno di ripensare a tutti i punti che quell'imbranato ci aveva praticamente regalato durante la partita giocata contro Grifondoro.
"Questo è poco ma sicuro, ad ogni modo non posso fare a meno di chiedermi cosa tu ci faccia ancora qui, la partita è domani, potresti cercare di distrarre James almeno un po'." Mi fece notare Albus.
"Non ti pare un po' meschino?!"
"Credimi Starlight, se mio fratello fosse qui mi ringrazierebbe: sarebbe lieto di farsi distrarre da te." Replicò Albus strappandomi una risata.
Capivo bene la preoccupazione di Albus infatti, per poter ancora sperare di vincere la Coppa del Quidditch, Grifondoro avrebbe dovuto necessariamente perdere una partita.
"Anche qualora Grifondoro vincesse contro Tassorosso non avrebbe speranze contro Corvonero." Dissi con decisione, forse più decisa a convincere me stessa che Albus.
Probabilmente il mio interlocutore avrebbe voluto dire qualcosa a proposito della squadra di Corvonero ma, in quell'istante apparve Rose.
La ragazza era un po' in ritardo e sembrava essere piuttosto trafelata.
"Tieniti pronto" sussurrai ad Albus.
Poi, non appena Rose ebbe messo un piede all'interno della stanza, mi affrettai a chiudere la porta a chiave.
"Più facile del previsto." Commentai mentre Albus provvedeva ad insonorizzare la stanza.
Distrattamente osservai l'orologio. Erano le 19 e 15, forse, se mi fossi affrettata, avrei potuto fare ancora a tempo...
"Tirarli fuori tra un ora... forse è meglio un ora è mezza." Sentenziai mentre lanciavo le chiavi dell'aula ad Albus.
"Come dovrei fare a..." iniziò lui ma io lo interruppi prontamente: "sei un prefetto, hai la mappa del malandrino e il mantello dell'invisibilità: troverai un mondo."
"Dove stai andando?"
"Non è ovvio?" Domandai sorridendo "a distrarre tuo fratello!"
 
 
 
*****
 
 
 
Osservai distrattamente lo spogliatoio di Grifondoro, forse era un po' più grande di quello di Serpeverde ma di certo l'arredamento era più scialbo.
Sbuffando mi lasciai cadere su di una panca, a quanto pareva non ero l'unica a restare fin troppo tempo sotto alla doccia.
Ora che ci riflettevo più attentamente forse avrei dovuto aspettare fuori dallo spogliatoio ma, a mia discolpa, dovevo dire che erano state Dominique e Roxanne (che a quanto pareva era diventata la nuova cacciatrice di Grifondoro) a spingermi frettolosamente all'interno dello spogliatoio dicendo che James sarebbe arrivato nell'arco di qualche minuto.
Ovviamente dopo aver compreso che quello era lo spogliatoio maschile avrei dovuto uscire da lì ma in fin dei conti erano solo i primi di febbraio e la sera ad Hogwarts faceva ancora parecchio freddo e, se c'era qualcosa di certo, questo era che né Melania Rossellini né Melanie Artemis Starlight sarebbero mai morte congelate per un ragazzo.
Ok, probabilmente ero rimasta li perché ero curiosa di vedere la faccia che avrebbe fatto James quando fosse uscito dalla doccia e mi avesse trovata all'interno dello spogliatoio e poi, In fin dei conti, avevo promesso ad Albus di distrarre suo fratello...
Poi James era apparso dinanzi ai miei occhi e, se per un solo istante avevo pensato di andarmene si era ormai fatto troppo tardi.
Per un momento ero rimasta a scrutarlo, i capelli bagnati e l'asciugamano legato attorno alla sua vita.
Dovevo ammettere che James era proprio bravo infatti, se per lui era stata una sorpresa  scorgermi all'interno dello spogliatoio, era riuscito a mascherarlo piuttosto bene e, se non avesse sgranato impercettibilmente gli occhi per un istante, non avrei colto il suo stupore.
"A quanto pare molestare i ragazzi che fanno la doccia è una tua abitudine." Disse James rivolgendomi un sorriso sarcastico.
"Ti sbagli, sono piuttosto selettiva e molesto solo i bei ragazzi che sono appena usciti dalla doccia." Replicai sorridendo a mia volta e calcando volutamente sulla parola 'bei'.
"Che cosa ci fai qui, non che la tua presenza mi dispiaccia..."
"Oggi è San Valentino."
"Come se ti importasse davvero festeggiarlo!"
"D'accordo Potter" Mi arresi mentre mi alzavo dalla panca su cui ero seduta e, lentamente, colmavo i metri che ci sparavano "sono pronta a confessare" soggiunsi nell'arrestarmi a pochi centimetri di distanza dal suo volto "sono semplicemente venuta a distrarti." Sussurrai al suo orecchio.
Forse la semplice verità era che avevo voglia di vedere James, forse la verità era che non volevo sprecare il tempo che avevamo a nostra disposizione come era accaduto ad Albus ed Alice ma, in fin dei conti, non era necessario che lui sapesse tutto questo.
"Ti do un consiglio" rispose James scrutandomi profondamente negli occhi "se vuoi davvero distrarmi quella nuda dovresti essere tu e non il contrario." Concluse sorridendo con malizia. 
"Tu dici?!" Esclamai allontanandomi di qualche passo "a questo si può rimediare velocemente." Soggiunsi prima di sfilarmi lentamente il maglioncino della divisa per poi procedere a sbottonare i bottoni della camicia con una lentezza a dir poco esasperante, assaporando lo sguardo di James che studiava ogni mio singolo movimento come un predatore in attesa del momento opportuno per attaccare.
E poi slacciai anche l'ultimo bottone.
Fu a quel punto che James si avventò sulle mie labbra, come se ormai non potesse più aspettare oltre.
E poi furono solo labbra che si ricercavano, carezze ardenti e corpi che desideravano esplorarsi vicendevolmente...
"Basta." Mormorò James mentre con lentezza mi allontanava da se, se quello che mi stava di fronte non fosse stato James Sirius Potter probabilmente gli avrei chiesto se non stesse scherzando invece, ancora ansimante e tremante mi allontanai di qualche passo prima di iniziare a rivestirmi.
"Melanie Artemis Starlight, hai davvero la magnifica abitudine di rendere le cose più difficili." Mormorò James, la voce ancora roca.
"Per me è tutto molto semplice, quello complicato sei tu." Replica io mentre gli davo le spalle per permettergli di rivestirsi.
Non potevo dire ancora con certezza di amare James ma sapevo che quel senso di necessità che mi aveva spinto a ricercarlo voleva dire qualcosa, eppure non riuscivo ad esprimere quei sentimenti a parole.
"Non vuoi goderti lo spettacolo?!" Mi canzonò James divertito da quell'improvviso moto di pudore.
"No, e tu non vuoi ancora fare sesso?" Replicai vagamente stizzita senza alcuna ragione apparente "perché se è così me ne vado."
"Aspettami fuori." Disse invece James sorprendendomi.
"Perché dovrei farlo?"  Domandai resistendo alla tentazione di voltarmi.
"Perché voglio stare un po' con te." Mormorò James con una tale sincerità da risultare spiazzante.
"Va bene."
 
 
 
*****
 
 
 
Infilai le mani in tasca nel disperato tentativo di scaldarle, a quanto pareva avevo trovato qualcuno che a cambiarsi ci impiegava più tempo di me, constatai vagamente infastidita.  Probabilmente un tempo non mi sarei presa la briga di aspettarlo ma, effettivamente, un tempo non lo avrei neppure cercato ma poi, molto lentamente le cose erano cambiate. Probabilmente era stata la sua sincerità a fregarmi, il modo schietto e diretto con cui diceva ciò che voleva senza preoccuparsi del resto, senza temere di esporsi troppo, senza temere il giudizio altrui. Io non né ero capace, o meglio, non avevo alcuna paura di risultare antipatica, poco femminile o stronza ma, per quanto anche io desiderassi restare ancora un po' con lui, non sarei mai riuscita a chiedergli di restare con me con una tale franchezza. Era stupido ma, fino ad allora, ero stata abituata a contare solo su me stessa e chiedere a qualcuno di restarmi accanto mi appariva quasi un' ammissione di debolezza.
"Dovresti coprirti di più." Sussurrò James al mio orecchio facendomi trasalire.
"Non sarei così infreddolita se tu fossi più veloce."
"Va bene, a quanto pare dovrò prendermi la responsabilità delle mie azioni." Concluse James mente mi avvolgeva delicatamente una sciarpa attorno al collo.
"Si può sapere per quale strana ragione giri con due sciarpe? E poi non sarebbe meglio fare il contrario?" Dissi nel voltarmi verso di lui e nel constatare che attorno al collo portava ancora la sciarpa coi colori di Serpeverde che gli avevo regalato per Natale.
"Trovo che il rosso e l'oro ti stiano meglio." Replicò James.
"Non per contraddirti ma credo che l'argento..." iniziai per poi interrompermi "ma questa è la mia sciarpa... sei entrato in camera mia?!"
"Tecnicamente questa era la mia sciarpa."
"Esatto Potter, era."
"E tecnicamente tu sei entrata per prima nella mia stanza."
"Come diavolo hai fatto ad entrare?" Domandai accigliata.
"Be' la Zabini fa entrare praticamente chiunque..."
"Ti sei fatto dare la parola d'ordine da Amelia Zabini?!" Escamai ben più infastidita di quanto volessi apparire.
"Ci sei cascata... dovresti vedere la tua faccia!" Esclamò per tutta risposta lui ridendo "nel caso te ne fossi dimenticata mio fratello è Serpeverde e ho usato la Mappa del Malandrino per assicurarmi di non incrociare nessuno."
"Va bene, Potter, lo dirò una sola volta quindi ascoltami bene: nonostante l'indiscussa fama della Zabini, Hogwarts è piena di ragazze facili quindi semmai in futuro avessi mai voglia di una sveltina per favore evita di farti l'unica ragazza che probabilmente godrebbe nel vedermi morta."
"Ehi" disse James mentre mi prendeva il volto tra le mani "lo sai che per me esisti solo tu, ti stavo semplicemente prendendo in giro, e poi non credo che Amelia ti odi fino a quel punto!"
"Mia madre si è fatta suo padre finendo col distruggere inevitabilmente la sua famiglia. Credimi, mi odia." Replicai prontamente, il fatto che Daphne non fosse una buona madre era ormai un dato assodato ma questa era la prima volta che raccontavo qualcosa sulla mia famiglia.
"Prometto di non provarci mai con la Zabini." Si limitò a dire James "ma tu promettimi di non girare più intorno al mio compagno di stanza, non sarebbe carino doverlo affatturare..."
"Va bene."
"Anzi! Ancora meglio! Prometti di non guardare nessun uomo... o meglio di non parlare con nessun uomo!"
"James, secondo questo principio non dovrei più parlare neanche con Scorpius o Lumacorno." Risposi ridendo
"E allora prometti di guardare solo a me e di pensare solo a me."
"Non posso farlo." Ammisi in un sospiro "in questo momento l'unica cosa che so è che per me tu sei importante." Soggiunsi poi prima di cercare di sfilarmi la sciarpa, improvvisamente avevo molto caldo... potevo solo augurarmi di non essere arrossita...
Pensai mentre continuavo a litigare disperatamente con la sciarpa: era tutto strano troppo strano...
"Potter, spiegami perché non riesco a togliere questa dannata sciarpa." Tuonai minacciosamente, probabilmente Grifondoro avrebbe perso perché io avrei ucciso il loro cercatore il giorno prima della partita. 
 
 
 
*****
 
 
 
"Che sia appiccicata mediante un incantesimo di adesione permanente?!" Mormorò tra sé e se Fred mentre si piegava ad esaminare con attenzione la sciarpa dai sgargianti colori rosso e oro che avvolgeva il mio collo.
"Questo non è un incantesimo di adesione permanente!" Sbottai mentre afferravo brutalmente Fred per il bavero della maglia "e sai perché non è un incantesimo di adesione permanente?! Perché permanente vuol dire permanente e permanente vuol dire per sempre e se entro ventiquattro ore questa cosa non sparirà dal mio collo giuro che riuscirò in ciò in cui Voldemort ha fallito ovvero sterminare la vostra dinastia!" Conclusi nel lasciare andare Fred, dovevo ammettere che dopo quella sfuriata mi sentivo un po' meglio.
"Andiamo Starlight, bevi il tuo caffè e rilassati e, soprattutto, non massacrare il mio cacciatore prima della partita." Intervenne James guadagnandosi un'occhiata degna di un basilico.
"Bevi il caffè, quando non hai sufficiente caffeina nel sangue sei piuttosto irritabile." Continuò imperterrito Potter. Questi erano i momenti in cui mi domandavo se fosse davvero così stupido o se fingesse solo di esserlo.
"Sono irritabile perché tu mi hai raggirata."
"Ti ho detto che alla fine della partita ti toglierò la sciarpa, fino ad allora rilassati assistendo alla mia vittoria."
"Ti auguro di cadere dalla scopa." Boffonchiai prima di trangugiare il mio caffè. Su di una cosa Potter aveva ragione: il livello di caffeina nel mio sangue era spaventosamente basso.
"Potresti cercare di essere un po' più gentile." Si lamentò James.
"E tu, di tanto in tanto, potresti usare il cervello." Replicai distrattamente.
Era stata una follia decidere di accomodarmi al tavolo di Grifondoro proprio prima della partita ma, al momento, mi era parso il male minore.
Quella mattina infatti Cordelia si era recata a terminare un tema in biblioteca e aveva promesso di raggiungermi direttamente alla partita. In quanto ad Albus non sapevo di preciso che ne fosse stato di lui ma, il fatto che la sera prima, al mio rientro, avessi trovato la chiave dell'aula di pozioni nella mia stanza mi faceva supporre che avesse "liberato" Rose e Scorpius senza troppi problemi.
Certamente era strano che Albus non fosse ancora sceso a fare colazione ma, il fatto che non ci fosse neanche Scorpius, mi faceva pensare che mio cugino avesse deciso di ucciderlo.
Così avevo deciso di non interrogarmi troppo sulle sorti del più giovane dei Potter, in fin dei conti fin tanto che Scorpius e Rose fossero stati impegnati a prendersela con lui per me sarebbe stato più facile sfuggire alla loro possibile ira.
Ok, non era molto carino da parte mia sacrificare Albus in nome della mia sopravvivenza ma, in fin dei conti, dovevo ancora fargliela pagare per aver lasciato che Fred mi rifilasse quella pozione a capodanno.
Quella mattina ero quindi scesa in Sala Grande lieta di aver evitato Rose e Scorpius ma avevo bene presto concluso di non potermi sedere al mio tavolo prima di aver compreso se è quanto Scorpius fosse arrabbiato e, per le stesse ragioni, non potevo sedermi a quello di Corvonero.
Certo il tavolo di Tassorosso sarebbe stato molto più tranquillo ma sapevo altrettanto bene che se Rose e Scorpius non si sarebbero fatti problemi a raggiungermi a quel tavolo non avrebbero mai approcciato un James in modalità pre-partita. Il problema era che avevo scordato un piccolo dettaglio ovvero quanto un James in modalità pre-partita fosse odioso.
Poi, come se i miei poveri nervi non fossero già stati sufficientemente provati era apparsa Rose e, cosa davvero allarmante si stava dirigendo verso di me.
Avevo solo pochi istanti per reagire e fu così che mi trovai ad appellarmi al mio istinto di sopravvivenza.
"Vado con Molly!" Esclamai mentre mi alzavo di scatto dalla sedia, era stato per caso che, con la coda dell'occhio, avevo visto Molly alzarsi dal suo posto e avevo preso l'occasione al volo.
"Non oserei andare nelle tribune di Tassorosso!" Protesto James.
"Puoi anche colorarmi i capelli di rosso e oro ma non puoi costringermi a tifare per te." Lo rimproverai nell'allontanarmi a passo svelto e lieta di essere riuscita a sfuggire a Rose. 
 
 
 
*****
 
 
 
La partita di quel giorno era più avvincente di quanto mi aspettassi. Tassorosso era davvero migliorata rispetto alla precedente partita ma, la vera sorpresa, era Roxanne. Da quando lei era entrata in campo il gioco di Dominique e Fred era di molto migliorato. Non credevo sapesse giocare così bene.
Era stata poi Molly a chiarire tutto: il fatto che Roxanne non fosse entrata subito nella squadra non era dovuto a mancanza di abilità, semplicemente Roxy trovava gli allenamenti troppo noiosi.
Lascia saettare liberamente lo sguardo sul campo da gioco ignorando gli sguardi perplessi di coloro che probabilmente si chiedevano se, a giudicare dalla sciarpa che mi avvolgeva il collo, avessi sbagliato tribuna.
Quel giorno Grifondoro era in ottima forma, James era in ottima forma.
"Sarei curiosa di sapere cosa tu stia aspettando ad andare nella tribuna di Grifondoro. Direi che hai tenuto sufficientemente sulla corda mio cugino." Mormorò distrattamente Molly facendomi trasalire.
Probabilmente, se James avesse evitato di incollarmi quella dannata sciarpa addosso, alla fine, avrei deciso di fare il tifo per lui. Certo, stare a stretto contatto con tutti quei Grifondoro non sarebbe stato divertente, ma lo avrei comunque fatto, invece lui non mi aveva chiesto di stare dalla sua parte, aveva preferito cercare di manipolarmi affinché facessi ciò che voleva e questo mi aveva portata ad impuntarmi e a decidere di schierarmi contro di lui per puro principio. Forse era infantile ma non riuscivo a farne a meno.
"Avrebbe potuto chiedere il mio appoggio al posto di fare l'idiota." Mi lamentai.
"Andiamo! È di James che stiamo parlando! Il fatto che il suo atteggiamento sia di molto migliorato non cambia il fatto che in fondo in fondo sia un idiota! E poi a volte non è facile esprimere apertamente i propri sentimenti." Disse tranquillamente Molly.
Fu a quel punto che compresi quanto fossi stupida. Fino ad allora avevo dato per scontato che per James fosse facile dar voce ai propri pensieri e non avevo capito che lui stava facendo tutto questo per me, stava semplicemente facendo ciò che io ero troppo spaventata per fare e stava lottando per conquistare il mio cuore mentre io ero troppo vigliacca per ammettere la semplice verità ovvero che il mio cuore era già suo.
"Devo andare..." farfugliai nel congedarmi sbrigativamente da Molly.
Glie lo avrei detto, quando fosse finita la partita gli avrei detto che lo amavo.
Con questo pensiero nella mente e uno stupido sorriso sulla faccia iniziai a scendere le gradinate diretta alla tribuna di Grifondoro. Improvvisamente non mi importava più nulla della partita, improvvisamente non mi importava più della vittoria o della sconfitta.
"Ecco la mia cospiratrice preferita!" Esclamò Scorpius facendomi sobbalzare, assieme a lui c'era Rose ed i due si stavano dirigendo in quell'attimo verso la tribuna di Tassorosso.
Probabilmente quella stessa mattina incontrarli mi avrebbe preoccupata ma non in quel momento,  in quel momento era tutto perfetto.
E poi quell'istante di pura perfezione si era infranto per sempre.
Erano bastate pochissime parole: "James Potter sembra aver perso il controllo della scopa." Mi erano bastati pochissimi istanti per capire ma, allo stesso tempo, mi era bastato altrettanto poco per comprendere che sarebbe stato tutto inutile.
"Stanno facendo il malocchio alla scopa!" Iniziai ad urlare spaventata col solo risultato di far dilagare il panico ancor di più.
Inizia a guardarmi furiosamente attorno senza riuscire ad individuare alcun colpevole, la paura che mi attanagliava il petto.
E poi James era caduto dalla scopa ed aveva iniziato a precipitare inesorabilmente verso il suolo ed io mi ero precipitata giù dagli spalti come illudendomi di arrivare in tempo per poter fare qualcosa mentre  speravo di non udire quello schianto tremendo ed agghiacciante.
Poi, all'improvviso mi ero ritrovata accanto a James.
Non sapevo come fossi arrivata li, sapevo solo che eravamo entrambi riversi a terra e che lo stringevo a me.
Probabilmente ero troppo sotto shock per comprendere cosa stessi facendo o cosa mi stesse accadendo attorno.
Sapevo solo che ora tutto mi sembrava così stupido, avevo tenuto il muso a James per una stupida sciarpa ed ora era troppo tardi.
E, una delle ultime cose che gli avevo detto quel giorno, era stata: "ti auguro di cadere dalla scopa".
Queste erano state le mie ultime parole ed ora era troppo tardi.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo, per ultimarlo ci ho impiegato un po' più di una settimana ma, in compenso, è un po' più lungo del solito.
Vi informo inoltre che, da ora in poi, l'aggiornamento tornerà ad essere all'incirca ogni due settimane (giorno in più giorno in meno) per permettermi di portare avanti anche l'altra long che sto scrivendo.
 
Ringrazio Felice e Smaels che hanno aggiunto questa storia alle preferite e Azar che l'ha aggiunta alle seguite.
Ci tengo inoltre a ringraziare Felice che, pur avendo da poco scoperto questa storia, ha già recensito ben tre capitoli.
Ringrazio poi emalwaysreal, Keira Lestrange e eliseCS che, nonostante abbia lasciato passare così tanto tempo prima di aggiornare, hanno subito provveduto a recensire il nuovo capitolo. Mi ha fatto piacere vedere che non avete dimenticato questa storia.
 
Grazie a tutti.
Astrea
 
P.S il titolo di questo capitolo è tratto dal testo della canzone Ironic di Alanis Morissette.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16  life has a funny way of helping you out, when you think everything's gone wrong and everything blows up in your face. ***


Capitolo 16
 
 life has a funny way of helping you out,
when you think everything's gone wrong and everything blows up in your face.
 
 
"Sta bene!" Esclamò Scorpius, la sua voce appariva così distante...
"Sta bene." Ripeté ancora mentre mi afferrava per le spalle e mi scuoteva lievemente.
Inizialmente mi opposi a quella stretta confusa e sopraffatta da tutto ciò che mi circondava e dalle mie stesse emozioni poi, lentamente, scivolai in quell'abbraccio.
"Potter è un eccellente Cercatore e di certo sa volare, quando ha capito che qualcosa non andava nella sua scopa e sceso verso terra. Non è caduto da molto in alto ed è solo svenuto." Continuò Scorpius mentre mi accarezzava dolcemente il capo.
"Va tutto bene." Disse ancora Scorpius.
Era sempre stato così, fin da bambini lui era sempre stato il solo in grado di consolare Melanie, l'unico in grado di vedere la sua fragilità e l'unico in grado calmarla.
Poi era arrivato James...
"Ora dobbiamo portare James in infermeria, Melanie." Disse pacatamente mio cugino, con quella calma e serena decisione che sempre riusciva a rassicurarmi e, fu solo allora che mi resi conto di stringere ancora le mani di James nelle mie.
"Si, l'infermeria." Biascicai ritrovando la lucidità e lasciando, seppur con riluttanza, quelle mani.
Lentamente e sorretta da Scorpius mi rialzai da terra.
Per la prima volta mi ritrovai a guardarmi attorno.
I giocatori di entrambe le squadre erano scesi a terra mentre il resto della famiglia aveva raggiunto il campo come avevamo fatto anche io e Scorpius, assieme a loro gli Scamandro.
Osservai quelle facce attonite e spaventate, sofferenti.
Osservai Lily mentre si stringeva tra le braccia di Albus, gli occhi pieni di lacrime.
Era evidentemente sotto shock ed il fatto che me ne rendessi conto significava che stavo tornando in me.
"Professor Lumacorno, accompagni il signor Potter in infermeria." Tuonò la preside ponendo fine a quel momento di stallo "la partita è annullata." Soggiunse poi.
Per un momento restai immobile, quelle parole che risuonavano nella mia mente. La partita non era stata sospesa, non vi sarebbe stato un altro incontro.
Il campionato si sarebbe davvero concluso così?
O forse Grifondoro si sarebbe ritirato dal torneo?
Scrutai i giocatori avviarsi lentamente verso i rispettivi spogliatoi.
"Vi va davvero bene così?! Volete davvero arrendervi?!" Dissi senza riuscire a frenare il flusso delle parole.
"Non possiamo fare nient'altro." Intervenne Dominique.
"Fermarsi ora corrisponderebbe a rinunciare alla coppa e sapete bene che James non lo permetterebbe mai. Potete decidere di giocare e perdere con dignità totalizzando più punti possibili. Il regolamento del Quidditch prevede che la partita continui anche in assenza dei giocatori infortunati. Giocate e perdete ma non rinunciate alla coppa, fatelo per James. Io gli starò accanto fino alla fine della partita." Conclusi prima di allontanarmi imbarazzata e mi affrettai a seguire James, non lo avrei lasciato da solo neppure per un attimo. 
 
 
 
*****
 
 
 
Per un istante James rimase immobile, gli occhi ancora chiusi.
Sentiva il corpo dolorante come se fosse stato ingoiato e risputato da un Ungaro Spinato oppure come se fosse stato investito da una di quelle schiaccia sassi babbane che tanto affascinavano suo nonno Arthur.
Ancora ad occhi chiusi cercò di ricordare cosa gli fosse accaduto e poi tutto fu chiaro: la partita, la sua scopa fuori controllo e la caduta.
Ricordava vagamente l'odore di Melanie, quel profumo che ben conosceva e amava e che allo stesso tempo non riusciva ad identificare, quella fragranza che era unicamente sua.
Ora che ci pensava maglio non sapeva se quel profumo fosse reale o frutto della sua fantasia, in fin dei conti era appena caduto dalla scopa.
Doveva smetterla di pensare a ciò che era accaduto e contrarsi su dove si trovasse.
A giudicare dalla scomodità del materasso doveva essere in infermeria.
Non era nuovo agli infortuni e quel materasso duro come la pietra era indimenticabile.
Madama Chips doveva aver riparato le inevitabili fratture a colpi di bacchetta e allontanato tutti i suoi rumorosi cugini sostenendo che il paziente aveva bisogno di riposo.
Se non fosse stato per il malocchio fatto alla sua scopa James avrebbe detto che era tutto nella norma, probabilmente gli restava poco tempo prima che Fred piombasse nella stanza trascinando una tazza del water o qualcosa di ancora più strano e potenzialmente pericoloso...
Poi James urtò qualcosa di ingombrante posato al margine del suo letto e, istintivamente, aprì gli occhi.
Quello non era nella norma, il fatto che Melanie Artemis Starlight fosse lì non era nella norma.
Il capo adagiato sul suo letto e gli occhi chiusi come se avesse preso sonno nel vegliarlo.
No, quello non era nella norma, e forse avrebbe dovuto cadere più spesso dalla scopa pensò tra sé e sé mentre osservava la ragazza assopita.
Mel aveva ancora la bacchetta stretta tra le mani e James non si sarebbe di certo stupito nell'apprendere che, per restare lì, aveva finito persino col minacciare Madama Chips.
A dispetto del sonno la stretta sulla bacchetta era forte e decisa mentre la sua espressione era leggermente tesa, la fronte aggrottata.
Per un momento James si chiese se stesse avendo l'ennesimo incubo, ovviamente era stata Dominique a parlargli degli incubi ricorrenti che tormentavano Mel anche durante le vacanze alla Tana, lei non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai fatto nulla che la potesse far apparire fragile.
Delicatamente si piegò su di lei deciso a ridestarla da quel sonno tormentato.
"Avresti dovuto vegliare su di me ed hai finito con l'addormentarti" le sussurrò delicatamente all'orecchio solleticandole volutamente la pelle col proprio respiro. 
Di certo James, nello svegliare Melanie, non si sarebbe aspettato quella reazione.
La ragazza, infatti, sollevò la testa di scatto, come se fosse stata colta in flagrante, per poi sbilanciarsi sulla sedia e cadere all'indietro.
Prontamente James l'afferrò per le braccia ignorando i muscoli ancora doloranti e traendola verso di se.
"C'è mancato poco." commentò nello stringerla al suo petto.
James si sarebbe aspettato che Melanie accampasse qualche scusa, che dicesse che se non fosse stata per la sua irruenza non sarebbe mai caduta ma, quel silenzio, lo spiazzò.
"Ehi, va tutto bene?" Chiese mentre le sollevava delicatamente il mento per poterla guardare meglio negli occhi.
E in quegli occhi chiari e sinceri dove fino ad allora aveva scorto malizia, orgoglio, rabbia, gioia, paura e persino dolore, per la prima volta vide la dolcezza una dolcezza così profonda da attanagliare l'animo e stordire.
In quegli occhi c'era finalmente l'amore che aveva sempre desiderato vedervi.
E James si ritrovò a pensare che Melanie non gli era mai parsa più bella.
Ora, con i capelli scompigliati e gli occhi arrossati dalle lacrime che probabilmente aveva versato per lui era più bella di quando gli sorrideva con malizia o di quando, a dispetto dei consueti modi eleganti e raffinati, finiva per inciampare suoi suoi stessi piedi in modo impacciato e James amava quei momenti perché sapeva che era solo davanti a lui che Mel perdeva la compostezza. In quel momento era più bella di quando volava sulla sua scopa ed era più bella di quando lo sfidava trincerata nel suo orgoglio.
"Io..." mormorò Melanie alla ricerca delle parole giuste.
"Io..." ripeté visibilmente imbarazzata prima di arrendersi alle parole che si rifiutavano categoricamente di uscire dalle sue labbra e, frustrata, si decideva ad agire e posava delicatamente le sue labbra su quelle di James.
Un contatto lieve, quasi impercettibile, il volto imporporato in un moto di pudore che era stato a lei sempre così estraneo.
"Io riesco a vedere solo te e a pensare solo a te." Mormorò impacciata, lo sguardo basso e l'aria imbarazzata. 
Per un momento James restò in silenzio, intento ad assaporare il suono di quelle parole che attendeva ormai da lungo tempo perché lui, che prima d'allora non aveva dato poi molta importanza ai sentimenti, aveva finito con l'innamorarsi di quella ragazza rude e diretta che, per di più, era anche una Serpeverde.
Melanie Artemis Starlight era piombata dal nella sua vita demolendo uno ad uno i suoi preconcetti e sconvolgendo la sua esistenza ed ora, finalmente anche lei lo amava.
"Ce ne hai messo di tempo." Disse James prima di baciarla come mai aveva fatto prima d'allora, riversando in quel bacio l'amore che per lei provava ma anche il desiderio che in tutti quei mesi lo aveva torturato e la frustrazione, la passione che fino ad allora aveva soffocato per impedirsi di spingersi troppo oltre.
Era stata dura soffocare i propri istinti e di certo Melanie non gli aveva reso le cose più semplici ed ora che lei era lì, accanto a lui, ora che nei suoi occhi leggeva lo stesso sentimento che vedeva nei propri, non poteva più trattenersi.
Con delicatezza e nel contempo con fermezza trasse Melanie a se per poi invertire le loro posizioni e sovrastarla.
Per un istante si soffermò a scrutarla: i morbidi boccoli biondi sparsi per il cuscino e un lampo di stupore negli che svaniva subito dopo, soffocato dal languido abbandono. 
Con rapidità James le sfilò la sciarpa.
Pochi giorni prima aveva ritenuto così importante fargliela indossare ed ora, l'ormai inutile capo di vestiario, giaceva a terra.
Poi, dopo essersi liberato di quell'ingombrante indumento, James si dedicò alla camicetta di Melanie.
Avrebbe potuto slacciare i bottoni uno ad uno ma questo avrebbe richiesto troppo tempo e James non era disposto ad aspettare tutto quel tempo.
Con uno strattone fece saltare i bottoni dalle asole, in fin dei conti sarebbe bastato un semplice reparo per rimetterli al loro posto e, in quel momento, la sua priorità non erano certo i bottoni. La sua priorità era quella pelle morbida, pelle da baciare, mordere, assaporare...
"James..." ansimò Melanie "siamo in infermeria..."
Come se in quel momento gli fosse importato qualcosa dell'infermeria o dei suoi muscoli doloranti, come se potesse fermarsi ora, dopo che quell'angelo dell'inferno che era magicamente caduto tra le sue braccia lo aveva torturato per mesi.
"ma davvero?!" le sussurrò prima di prenderle il lobo dell'orecchio tra i denti.
"signorina Starlight! Signor Potter!"
Ovviamente era tutto troppo perfetto perché potesse durare, si disse James mentre un indignata Madama Chips faceva il suo ingresso.
James non sapeva di preciso quanti anni avesse quella donna ciò che era certo era che fosse sopravvissuta a ben due guerre magiche e che anche ora che gli acciacchi della vecchiaia iniziavano a farsi sentire non avesse perso quell'aria altera ed i modi decisi e autoritari.
Madama Chips era una delle poche in grado di mettere in riga suo cugino Fred e, a giudicare dal modo con cui Melanie si era alzata allontanandolo da se con uno spintone poco gentile che aveva rischiato di scaraventarlo giù dal letto, James supponeva che neanche la sua bella Serpeverde fosse immune al potere di quelle occhiate di severo biasimo.
Probabilmente James avrebbe riso se nella foga di andarsene Mel non gli avesse rifilato un pugno nello stomaco ma, nonostante il dolore, non poté fare a meno di sorridere nel vederla varcare la porta come un fulmine, la camicetta ancora aperta e le guance arrossate.
Melanie non gli era mai parla parsa così bella pensò tra se e se.
 
 
 
*****
 
 
 
Lentamente mi lasciai scivolare a terra nel tentativo di calmarmi e di riconquistare il controllo delle mie gambe che mi apparivano dannatamente molli e instabili.
Era la prima volta che mi sentivo in questa maniera, travolta dalle emozioni, incapace di controllarmi e di ragionare lucidamente.
Era strano e spaventoso ma nel contempo eccitante.
Basta.
Dovevo ricompormi al più presto è tornare la solita Melanie e, soprattutto, trovare un modo per chiudere quella dannata camicia, constatai nel rendermi conto delle condizioni in cui vertevo.
"questa me la paghi, Potter!" bofonchiai tra me e me mentre impugnavo la bacchetta e guardavo la porta dell'infermeria ormai chiusa con evidente fastidio.
"Accio bottoni!" esclamai con decisione.
Ovviamente non riuscii ad ottenere alcun risultato utile, la porta dell'infermeria era chiusa e, per quanto ne sapevo, i miei bottoni vi stavano sbattendo contro.
"Dannati bottoni, dannata porta e dannato Potter!" imprecai infastidita, ormai la mia dignità era andata a farsi fottere da un pezzo, tanto valeva che imprecassi.
"Mel che cosa stai facendo?" esclamò una voce alle mie spalle facendomi trasalire.
"io?! Niente! stavo giusto andando via." dissi mentre mi voltavo verso Roxanne ed il resto della famiglia Potter, il mio tono era talmente tranquillo da risultare quasi impertinente.
"oh! A quanto pare James sta meglio!" esclamò Dominique mentre osservava la mia mise che lasciava ben poco all'immaginazione...
Certo, avrei potuto tentare di coprirmi maggiormente ma sarebbe stato inutile, inoltre ero convinta che nulla avrebbe potuto mettermi in imbarazzo a patto che io non glie lo permettessi.
"si, sta bene." acconsentii "la partita?" chiesi di rimando.
"abbiamo perso con dignità." intervenne Fred, apprezzavo gli sforzi che stava facendo per guardare la mia faccia e non le mie tette.
"Grifondoro è ancora in gioco, James ne sarà felice." dissi senza riuscire ad evitare di farmi scappare un sospiro di sollievo.
"sarà meglio che vada." commentai nel constatare che il corridoio stava divenendo fin troppo affollato.
Velocemente mi allontanai diretta verso i sotterranei.
Ero confusa, tutto mi appariva quasi surreale eppure, ne ero certa, ero felice.
Mi ero innamorata.
Era così strano, era la prima volta che mi innamoravo di qualcuno e, dovevo proprio ammetterlo, essere innamorate era bello.
Mentre varcavo la porta della sala comune dovevo avere ancora quello stupido sorriso stampato in faccia.
Avevo sempre odiato le persone che sorridevano senza alcuna ragione apparenta ma, in quel momento non riuscivo ad allontanare quel sorriso ebete dalla mia faccia.
"Cordelia!" esclamai mentre salivo le scale.
Era da quella mattina che non la vedevo, che fosse ancora in Biblioteca?
Mi sembrava impossibile che non sapesse nulla di James e del suo infortunio.
"Nott, ci sei?!" continuai nel chiudere la porta della mia stanza alle mie spalle.
"Cor..." riuscii a mormorare prima che la voce mi morisse in gola...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo che, questa volta, per i miei standard è piuttosto breve.
Come avrete notato per la prima volta la storia, seppure brevemente, viene raccontata dal punto di vista di James.
Spero che questo capitolo, anche se in esso in concreto non avviene molto, vi sia piaciuto e spero di non essere risultata troppo melensa.
 
Ringrazio:
  • NarcissaBlack666, Philofobia e Stella_Potter394 che hanno aggiunto la storia alle preferite.
  • asder e  Stella_Potter394 che l'hanno aggiunta alle seguite.
  • Keira Lestrange che ha recensito lo scorso capitolo.
 
Grazie a tutti!
Astrea

P.S mi scuso per il ritardo, avrei voluto postare il capitolo già ieri ma internet non funzionava.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17  Requiem per un'amica ***


Capitolo 17
 
Requiem per una amica
 
 
15 Febbraio, dormitorio di Serpeverde
 
Ansimai incapace di respirare.
Cercai di calmarmi mentre la stanza sembrava ruotare attorno a me.
Non volevo vedere ciò che mi circondava, non potevo sopportare anche questo.
Era troppo, tutto questo era troppo per me.
Non volevo, non potevo osservare il corpo di Cordelia che giaceva abbandonato sul mio letto.
Cercai di ripetermi che lei era viva, che lei non era morta, che c'era ancora speranza ma in fondo non riuscivo a crederci neppure io.
Mentre avanzavo verso il corpo pietrificato di quella che era una delle mie più care amiche non potevo fare a meno di pensare che tutto questo fosse tremendamente ingiusto, non potevo fare a meno di chiedermi perché.
Perché?
Quella domanda continuava a martellarmi incessantemente nella tesa dolorante.
Avrei voluto urlare, distruggere tutto quello che mi circondava, piangere.
Ma la voce sembrava essermi morta in gola e il mio corpo non sembrava essere in grado di rispondere alla mia mente.
Mi sentivo inerme ed impotente come accadeva nei miei incubi, ero inerme come Cordelia che giaceva accanto a me, intrappolata all'interno del suo stesso corpo.
Meccanicamente osservai la scritta che spiccava sulla parete alla mia destra:
 
"Tutti i traditori del loro sangue pagheranno."
 
Noi dovevamo pagare.
Io, Cordelia e persino Amelia, tutte noi dovevamo pagare perché eravamo andate avanti, perché la caduta di Voldemort non aveva comportato alla completa distruzione delle nostre famiglie, perché Theodor Nott, Blaise Zabini e Draco Malfoy erano riusciti a guadagnassi un posto nel mondo magico e noi dovevamo pagare per gli errori dei nostri padri.
Fu con calma glaciale e lentezza esasperante che afferrai lo specchio situato accanto al mio letto e lo scaraventai a terra fino a ridurlo in frantumi e, come se quel gesto fosse stato sufficiente a far scattare qualcosa dentro di me lanciai a terra i libri che giacevano abbandonati sulla scrivania, scaraventai a terra il mio baule come se tutto questo potesse alleviare il mio dolore.
E poi, sulla soglia della porta apparve Amelia.
"hai detto a qualcuno la parola d'ordine?!" esclamai adirata mentre la scaraventavo contro la parete.
"a quanti di quegli stupidi ragazzi da una botta e via hai dato la parola d'ordine per accedere alla sala comune di Serpeverde?!" sbraitai fuori di me.
Sapevo che forse da parte mia era ingiusto ma prendermela con qualcuno mi aiutava a sentirmi meglio.
"mi hai presa per deficiente?!" replicò lei altrettanto duramente "non consegnerei mai la parola d'ordine a nessuno!"
Fu solo a quel punto che riuscii a riacquistare parzialmente il controllo di me stessa e a calmarmi perché Amelia Zabini non mi era mai parsa più sincera perché, nonostante tutto, Cordelia era la sua unica amica ed io non ero la sola ad aver perso qualcosa.
Eppure, nonostante tutto, non potevo fare a meno di continuare a chiedermi che senso vi fosse dietro a tutto questo.
Era davvero valsa la pena di giungere ad Hogwarts?!
Era valsa la pena incontrare e affezionarmi a tutte queste persone per poi perderle ad una ad una?!
Mi ero illusa di poter cambiare le cose ma mi sbagliavo.
Non ero riuscita a fare niente da quando ero giunta ad Hogwarts, il sogno si era tramutato in un incubo e, attorno a me, c'era solo disperazione e sofferenza.
Rapidamente uscii dalla stanza e mi precipitai giù dalle scale fino a raggiungere la sala comune.
"non posso restare ancora qui." dissi con calma rassegnazione.
"non ti sei ancora stancata di fuggire?!"
"non sto fuggendo, sono solo stanca! Che senso ha restare qui per vedere ad una ad una sparire le persone che amo senza poter fare niente per aiutarle?!" sbottai nell'incrociare le braccia al petto.
"quindi, pur di non soffrire, sarebbe stato meglio non conoscere nessuno di loro?!" intervenne Piton dal suo ritratto regalandomi uno di quei rari sorrisi malinconici "quindi è meglio abbandonarli?! È meglio fuggire come sei fuggita da Melania Rossellini?! Mi dispiace deluderti ma, per quanto tu possa scappare, non puoi davvero fuggire da te stessa."
"voglio andarmene."
"davvero?! E cosa intendi dire a James?!"
Già, cosa avrei detto a Potter?! Sarei svanita nel nulla senza lasciare alcuna traccia come se non fossi mai esistita?!
Sarebbe stata la scelta più facile...
 
 
 
 
20 Febbraio, Sala Grande, Tavolo di Grifondoro
 
Non me ne ero ancora andata.
Avrei voluto farlo, sarebbe stato più saggio farlo, eppure ero ancora li.
 
"...Quando l'ho visto ho subito cercato di guadagnare la porta, lo so che è stato stupido ed infantile ma mi sentivo così in imbarazzo, non sapevo come comportarmi, come fronteggiarlo e nonostante volessi più di ogni altra cosa restare lì il mio corpo sembrava avere una volontà propria..."
 
Erano passati cinque giorni da quando Cordelia era stata pietrificata.
Erano passati cinque giorni da quando avevo cambiato stanza perché, ora che Cordelia non c'era più non avevo nulla per cui valesse la pena rimanere in quella camera.
Vedere ogni giorno i suoi effetti personali sparsi per la stanza sarebbe stata per me una tortura.
Non avrei più potuto dormire nel mio letto, il letto in cui avevo trovato il corpo pietrificato della mia amica.
 
"...Ma, ovviamente, la porta era sigillata. E poi lui mi ha raggiunta, mi ha guardata negli occhi e mi ha chiesto di smetterla di scappare, ad essere sinceri il suo è stato più un ordine che una richiesta..."
 
In passato mi sarei ripromessa di trovare il colpevole ma ora mi appariva tutto così futile.
La verità era che non avevo idea di come trovarlo, conoscere il "come" non mi aiutava a scoprire il "chi".
E poi c'era quella minaccia.
Cordelia era stata adagiata sul mio letto il che voleva dire che, molto probabilmente, la prossima sarei stata io ma, tutto sommato, questa notizia mi risollevava.
Forse ne sarei uscita vittoriosa o, molto probabilmente, sarei stata pietrificata pure io ma, per lo meno, tutto questo sarebbe finito molto presto.
 
"...Mi ha chiesto se fosse tanto orribile restare da sola con lui in una stanza e, in quell'istante, ho scorto nel suo sguardo una tale tristezza..."
 
Ovviamente James non la pensava come me.
Lui che mi era stato accanto più di chiunque altro, lui che mi amava più di chiunque altro non avrebbe mai permesso che mi trovassi ad affrontare da sola colui che aveva ormai aggredito così tanti studenti.
Ovviamente avevamo litigato, c'erano state le urla e gli strepiti, James mi aveva definita un'autolesionista ed io lo avevo definito un maschilista iperprotettivo.
E poi avevamo fatto pace perché quando non sai quanto tempo ancora ti resti è inutile perdere tempo a litigare.
 
"...poi si è allontanato da me di qualche passo e si è lasciato cadere su di una sedia. È stato allora che mi sono avvicinata lentamente, quasi con circospezione, e gli ho detto che non odiavo affatto restare da sola con lui..."
 
Avrei dovuto andarmene.
Sarebbe stato più saggio andarmene ma, da quando ero giunta ad Hogwarts, sembravo aver perso quella ragionevolezza e quell'istinto di sopravvivenza che mi avevano sempre caratterizzata.
Un tempo ero un'individualista, un individualista vagamente menefreghista ma, a quanto pareva, ora ero cambiata.
La mia vita era molto più facile quando pensavo solo a me stessa.
 
"....un sorriso malizioso è apparso sul suo viso prima che mi traesse a se e..."
 
"Starlight!" tuonò Albus facendomi trasalire e richiamandomi violente alla realtà "smettila di perderti nei tuoi pensieri, se devo ascoltare la storia di come mia cugina e il mio migliore amico hanno iniziato ad uscire assieme te la devi sorbire pure tu!" concluse nel rivolgermi un occhiata torva.
"stavo ascoltando."
"certo Starlight! Come no!" intervenne Roxanne ridendo.
"va bene!" mi arresi "ma risparmiatemi i particolari!"
"ma che dici! I particolari sono la parte più interessante!" protestò Dominique.
"alla fine di tutto questo vorrei essere ancora in grado di guardare in faccia mio cugino."
"mettiamola ai voti..." iniziò Roxanne.
"niente particolari." sentenziò Albus, un misto di decisione e terrore tale nel volto da porre fine ad ogni disquisizione.
 
La pietrificazione di Cordelia non cambiava le cose, la vita continuava ad andare avanti per tutti.
Ma, per quanto potessimo fingere che andasse tutto bene, la paura e il sospetto serpeggiavano per Hogwarts.
Tutti sospettavano di tutti e il dolore non lasciava più il volto di coloro che avevano perso i propri cari.
 
 
 
23 Febbraio, Sala Comune di Serpeverde
 
"State scherzando?!" Esclamai cercando di trattenere la rabbia.
"nessuno scherzo." precisò Scorpius, a giudicare dalla sua espressione sembrava essere consapevole del fatto che stessi per scatenare l'inferno in terra ma, sembrava essere anche consapevole del fatto che una menzogna mi avrebbe fatta adirare ancora di più.
"abbiamo bisogno di una nuova cacciatrice." rincarò la dose Albus.
"Cordelia è la nostra Cacciatrice ed io non intendo prendere il suo posto! Volete sostituirla?! Fate pure, ma non sarò di certo io a prendere il suo posto! Io sono una Battitrice!"
"sei una Battitrice che ha giocato per anni come Cacciatrice!" esclamò Scorpius, anche lui iniziava ad innervosirsi.
"la mia risposta definitiva è no. Insisti ed oltre che di una nuova Cacciatrice avrai bisogno di una nuova Battitrice."
"sei dannatamente testarda!"
"E tu sei uno stronzo!"
"Va bene, io sarò anche uno stronzo ma tu spiegami che cosa staresti cercando di dimostrare!"
"non voglio dimostrare niente!" sentenziai adirata, avvertivo un'improvvisa voglia di piangere ma non potevo piangere, non ora "semplicemente non voglio rubare a Cordelia ciò che più di ogni altra cosa ama."
Era infantile ma volevo aggrapparmi a quella stupida e labile speranza, volevo sperare che i medici del San Mungo che stavano lavorando ad un antidoto ormai da tempo trovassero il modo di risvegliare i ragazzi pietrificati.
Volevo rivedere Cordelia scendere nuovamente le scale del dormitorio con la sua solita aria calma e composta che contrastava così tanto con il suo look eccentrico.
Se solo lei si fosse risvegliata sarei stata un'amica migliore.
Non mi sarei lamentata più per i suoi eterni monologhi sul Quidditch, non avrei più occupato il bagno inutilmente per ore e non le avrei più chiesto di farmi copiare i suoi compiti di Storia della Magia.
Avrei fatto i suoi compiti per un mese, avrei fatto qualsiasi cosa ma rivolevo la mia amica.
"ciò che è più importante per Cordelia è vincere." intervenne Edward, la voce ferma e lo sguardo fiero "mia sorella ti ha sempre stimata molto e sarebbe felice se giocassi al suo posto." soggiunse poi.
"abbiamo bisogno di te Mel" disse Scorpius "non riusciremo mai a trovare un degno sostituto per Cordelia, tu sei l'unica che può farlo."
"inoltre Cordelia andrebbe su tutte le furie se permettessi ad un incompetente qualsiasi di prendere il suo posto." mi fece notare Albus ed io mi ritrovai mio malgrado a sorridere.
Si, indubbiamente Cordelia Nott si sarebbe infuriata come non mai se il suo rimpiazzo non fosse stato alla sua altezza e, per nostra sfortuna, nessuno era all'altezza di Cordelia, neppure io.
Nessuno era come Cordelia.
Nessuno sapeva volare con una tale forza e nel contempo con una tale grazia.
"va bene" mi arresi alla fine "lo farò, però dobbiamo vincere. Promettetemi che vinceremo. Dobbiamo farlo per lei." conclusi senza riuscire a nascondere il tremito della mia voce.
Ci eravamo spinti troppo oltre per poterci permettere di fallire, questo era era l'ultimo anno di Cordelia ad Hogwarts e noi avremmo vinto per lei.
 
Non potevo andarmene, non ancora, non prima di aver portato Serpeverde alla vittoria.
A Cordelia dovevo almeno questo.
 
28 Febbraio, Dormitorio di Grifondoro
 
Era strano.
Non avevo mai amato il contatto fisico e, soprattutto, non avevo mai amato dividere il letto con altri.
Non avevo mai dormito con un uomo.
Di sesso ovviamente ne avevo fatto tanto ma, dormire con un uomo era un altra cosa.
Forse rilassarmi e abbandonarmi al sonno accanto a qualcun altro mi appariva un atto ancora più intimo, si trattava di essere vulnerabile ed io odiavo essere vulnerabile.
Eppure ora, mentre giacevo accanto a James non mi ero mai sentita più al sicuro.
Dopo aver emesso un incomprensibile mugugno mi accoccolai maggiormente tra le braccia di James.
Si, indubbiamente, a dispetto di quanto pensassi, stare stretta tra le sue braccia era piuttosto piacevole.
Ora che ci pensavo erano molte le cose su cui mi ero dovuta ricredere, ad esempio non avrei mai pensato di finire col trascorrere così tanto tempo nella Torre di Grifondoro ma, ora come ora, passavo più tempo li che nei sotterranei di Serpeverde.
Era come se, da quando non c'era più Cordelia anche Serpeverde avesse perso il suo fascino.
Ora avevo un dormitorio tutto per me ma il silenzio della mia stessa stanza mi appariva insopportabile e così avevo finito per ripiegare su Grifondoro.
A volte mi fermavo a dormire da James ed altre venivo ospitata da Roxanne e Dominique.
E così le mie giornate si dividevano tra il campo da Quidditch e la Torre di Grifondoro.
Gli allenamenti a volte erano talmente duri da farmi temere che Scorpius stesse segretamente  cercando di uccidermi ma, nonostante questo, continuavo a perseverare con sorprendente stoicismo.
In fin dei conti essere una degna sostituta era tutto ciò che potevo fare per Cordelia.
Ad un tratto sentii la stretta di James farsi lievemente più decisa, segno che doveva essersi svegliato.
"Sei sveglia da molto?" Mi sussurrò ad un orecchio.
"Da un po'" risposi io.
"Hai fatto di nuovo un incubo?"
"Si, lo sai che faccio ogni notte lo stesso sogno." Risposi sbrigativamente nel tornare con la mente a quel sogno piuttosto vago fatto di luci abbagliati e suoni assordanti.
"Avresti potuto svegliarmi."
"Non ti sveglieresti neppure se un Ungarospinato entrasse nella stanza sputando fuoco."
"Io pensavo a qualcosa di più delicato, tipo ad un bacio, mi pare accada spesso nelle fiabe babbane."
"Come vuoi..." acconsentii nel voltarmi verso di lui e nel baciare le sue labbra, subito quello che doveva essere un bacio casto e delicato si trasformò in qualcosa di più mentre le mani di James vagavano sul mio corpo...
"ragazzi vi ricordo che non siete soli." si lamentò Jordan mentre faceva capolino tra le tende del baldacchino.
"grazie mille." replicò ironico James mentre nostro malgrado ci decidevamo a prepararci per andare a lezione.
Quella che mi attendeva era una giornata faticosa mi dissi nel ricordare che quella sera mi attendeva un nuovo allenamento di Quidditch...
"allenamento anche oggi?" domandò James che doveva aver colto qualcosa dalla mia espressione.
"noi giochiamo solo per vincere." replicai io sorridendo.
"cerca solo di evitare di farti male." disse lui nell'indicare un livido violaceo che spiccava sulla mia spalla.
"a quanto pare lanciare bolidi è più facile che schivarli ma non preoccuparti, imparo velocemente."
"ne sono consapevole ma tu fa ugualmente attenzione." rispose lui, entrambi sapevamo che non stavamo parlando solo di una partita di Quidditch ma di molto altro, di forze oscure che si aggiravano per Hogwarts pronte a braccarci.
"certamente." mormorai in un sussurro.
 
 
 
*****
 
 
 
3 Marzo, Campo da Quidditch
Il momento della verità era arrivato.
Respirai a fondo cercando di mantenere la calma.
Era l'ultima partita che Serpeverde avrebbe giocato all'interno del campionato ed io avrei ricoperto un ruolo che non sentivo come mio.
In preda al panico il mio pensiero andò istintivamente a Cordelia.
Dovevamo vincere anche per lei, perché tutto l'impegno e i sacrifici non fosse stati invano.
Mancava poco, solo un piccolo, ultimo sforzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Ringrazio:
  • insegnamiavivere ed __Estella__ per aver aggiunto questa storia alle seguite.
  • __Estella__ che l'ha aggiunta alle ricordate.
  • Insegnamiavivere e Sid Draco che l'hanno aggiunta alle preferite.
  • Sid Draco ed emalwaysreal per aver recensito lo scorso capitolo.
 
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia! Grazia a tutti!
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18  La coppa del Quidditch ***


Capitolo 18
 
La coppa del Quidditch
 

Essere una cacciatrice faceva schifo, questa era la conclusione a cui ero giunta dopo una lunga riflessione.
Essere una cacciatrice significativa avere un bersaglio tatuato a caratteri cubitali sulla schiena.
I cacciatori erano dei birilli umani che i battitori cercavano di abbattere a forza di bolidi e, più il cacciatore era bravo, più importante era impedirgli di afferrare la pluffa.
Naturalmente io ero una brava cacciatrice il che voleva dire che se fossi riuscita ad uscire viva da quel dannato campo da Quidditch mi sarei dovuta ritenere fortuna.
Con ancora profondi dubbi sulla mia incolumità afferrai la pluffa e, dopo aver dovuto eseguire una repentina virata per evitare l'ennesimo bolide riuscii a segnare.
Dovevo cercare di segnare il più possibile se volevamo riuscire a vincere la coppa, il che implicava che Albus non avrebbe dovuto afferrare il boccino velocemente per darmi il tempo di segnare.
Mi lanciai in picchiata nello schivare un nuovo bolide e, nel contempo, recuperai la pluffa.
No, non sarei sopravvissuta a quella partita, conclusi rassegnata.
Non avevo idea di chi avesse diffuso il mito che i Tassorosso fossero degli inutili mollaccioni ma, dal mio punto di vista, chiunque la pensasse così, avrebbe dovuto provare a sfidarli a Quidditch perché, a giudicare dal modo in cui sembravano decisi ad abbattermi, non si risparmiavano di certo.
Solo ora che giocavo come cacciatrice mi rendevo conto di quanta fiducia Cordelia avesse accordato a me ed Edward.
Mentre si lanciava sulla pluffa Cordelia non pensava mai ai bolidi che avrebbero potuto colpirla, certa che noi le avremmo guardato le spalle.
Questo era il segreto del suo successo: la fiducia.
Ed io, purtroppo, non ero come lei, non riuscivo a giocare estraniandomi da tutto il resto e pensando solo alla pluffa, ciò che amavo era scrutare il gioco nella sua interezza ed influenzarlo, incalzare gli avversari a suon di bolidi, individuare i loro punti deboli...
La mia adorata mazza non mi era mai mancata così tanto!
Per mia fortuna, a dispetto dell'odio che provavo per il ruolo che ero costretta a ricoprire, giocare come cacciatrice mi veniva abbastanza naturale, a quanto pareva anche questa era una capacità di Melanie che giaceva sopita dentro di me attendendo il momento propizio per risvegliarsi. 
Schivare, passare la pluffa, segnare e compiere delle finte, tutto questo mi veniva piuttosto naturale. Certo, c'era voluto un po' perché questa mia dote si risvegliasse e, molto probabilmente, non sarei Mai stata all'altezza di Cordelia ma, quel giorno, Serpeverde non avrebbe perso a causa mia.
A dispetto di ogni avversità avevamo lavorato duramente, giorno e notte. Avevo ricreato un nuovo equilibrio con gli altri cacciatori, avevo imparato i loro schemi e, assieme, ne avevamo coniato di nuovi.
I bolidi sfrecciavano verso di noi, a volte ci sfioravano ma il nostro attacco era inarrestabile.
Quando Albus pose fine alle partita afferrando il boccino avevo la sensazione che fosse passata un'eternità da quando il gioco era iniziato.
Ero stanca come non mai e sudata come non mai.
Avevamo vinto, avevamo annientato Tassorosso e chiuso il campionato al meglio.
Mancava solo una partita ancora per concludere il campionato: Grifondoro contro Corvonero.
E, qualora Corvonero avesse battuto Grifondoro la coppa sarebbe stata automaticamente nostra.
Eravamo a un passo dalla vittoria, avremmo dovuto essere al settimo cielo ma, quella sera, non ci sarebbe stata alcuna festa perché Cordelia non era lì per gioire con noi.
 
 
 
 *****
 
 
 
La conclusione del campionato era ormai alle porte.
Normalmente l'ultima partita si sarebbe tenuta ai primi di giugno ma forse, per alleggerire il clima di tensione che sembrava ormai dominare Hogwarts, o forse per porre al più presto fine ad un torneo potenzialmente pericoloso, la McGranitt aveva deciso di anticipare la partita che, questa volta, si sarebbe tenuta i primi di Aprirle.
Era così che, dalle ultime settimane di Marzo ai primi di Aprirle, mi ero ritrovata a vivere come una reietta affetta da spruzzolosi. 
James, Dominique e Roxanne erano alle prese con allenamenti sempre più duri, per la prima volta, infatti, c'era la concreta possibilità che la vittoria gli venisse soffiata dalle mani.
Ogni minuto libero era dedicato all'elaborazione di nuove strategie e quindi io, come Serpeverde, finivo con l'essere naturalmente esclusa.
D'altro canto, vinti dall'agitazione prepartita, anche Rose, Lorcan e Lysander tendevano a starmi alla larga e, una volta, avevano mormorato qualcosa di incomprensibile riguardo al fatto che andassi a letto col nemico.
Io, dal canto mio, non potei far a meno di meditare sul fatto che mi sarei sentita più appagata se davvero fossi andata a letto col nemico.
Infatti, per quanto i momenti piccanti tra noi due non fossero mai mancati Io e James non avevamo ancora avuto modo di andare fino in fondo.
Era come se le forze dell'intero universo avesse deciso di mettersi contro di noi.
Eravamo stati interrotti da Madama Chips e da un pazzo omicida, per non parlare poi delle volte in cui, ad interromperci, erano stati i compagni di stanza di James...
E tutto perché ci eravamo scordati di sigillare la porta!
Ed ora, come se le continue interruzioni non fossero di per se sufficienti ad impedirci di approfondire il nostro rapporto, ora vi erano anche gli sfiancanti allenamenti che tenevano impegnato James nelle ore più improbabili del giorno e della notte così ché, alla fine, quando dopo una faticosa giornata riuscivamo a restare finalmente assieme James era talmente stanco che finiva con l'addormentarsi.
Una volta probabilmente non avrei tollerato questa situazione ma il modo in cui James  abbassava la guardia in mia presenza finiva con l'incantarmi ed io mi ritrovavo a scrutare i suoi lineamenti rilassati come un'idiota.
Anche quei momenti erano preziosi e sentivo la necessità di imprimere nella mia mente ogni traccia del volto di James come se potesse svanire da un momento all'altro e quello fosse il solo mezzo a mia disposizione per ricordarlo.
Immancabilmente il giorno dopo James si svegliava di soprassalto, imbarazzato per aver preso come sempre sonno nel bel mezzo della conversazione ed io mi divertivo a tenergli il muso per un po', tanto per vederlo penare e per non dover ammettere quanto bello fosse osservarlo dormire.
Era strano come il sesso che un tempo era stato per me la cosa più importante avesse finito con l'occupare una posizione di minor rilievo.
Certo, se il Quidditch e l'universo fossero stati così gentili e avessero riservato a me e James più tempo per approfondire la nostra conoscenza ne sarei stata molto lieta...
Mi ritrovai a pensare tra me e me mentre rileggevo per la quarta volta la stessa pagina del mio libro di pozioni.
Ecco, mi ero tramutata in una ragazzina innamorata e piagnucolosa che amava passare il tempo a scrutare il volto del suo ragazzo addormentato e che aveva la libido di un'ottantenne e, cosa ancora peggiore, ultimamente passavo fin troppo tempo in biblioteca, mi dissi mentre scrutavo con un misto di sospetto e disgusto gli scaffali ricolmi di libri che mi circondavano.
Dovevo porre rimedio a tutto questo, e dovevo farlo in fretta, mi dissi mentre mi alzavo di scatto dalla sedia su cui ero seduta.
"Che cosa stai facendo?!" Si lamentò Scorpius.
"Arrivo tra un attimo." Conclusi mentre guadagnavo la porta. 
Uscii dalla biblioteca ed iniziai a correre senza sapere bene neppure io dove fossi diretta, sapevo solo che volevo vedere James.
Molto probabilmente doveva trovarsi al campo da Quidditch, era lì che ultimamente passava la maggior parte del suo tempo, conclusi tra me e me.
Avevo appena finito di formulare questo pensiero quando James apparve davanti ai miei occhi.
Per un istante entrambi ci arrestammo stupiti per poi gettarci l'uno tra le braccia dell'altra ed unire le nostre labbra con la stessa foga di un assetato che trova un oasi nel deserto dopo aver vagato per giorno.
Sorrisi nel constatare che James indossava già la divisa da Quidditch e che doveva aver tardato l'inizio di un allenamento per poter correre da me.
Entrambi ci ricercavamo e attraevamo vicendevolmente come i poli opposti di una calamita.
Non avevamo mai avuto alcuna scelta, non potevamo restare separati.
Baciai James con foga mentre stringevo i suoi capelli tra le mani ed il mio corpo andava ad aderire al suo. Le mani di James percorrevano la mia schiena fino ad insinuarsi sotto alla camicetta...
Distrattamente riuscii ad individuare un aula alle mie spalle e ad aprirne la porta.
Per poco io e James non vi ruzzolammo dentro.
Fu con movimenti concitati che James mi prese in braccio per poi adagiarmi su di un banco.
Mi guardai distrattamente attorno, ci trovavamo in quella che sembrava essere un aula di incantesimi ma non avrei saputo dire altro, a dire il vero io e James eravamo talmente occupati che era una fortuna che non fossimo entrati per errore nell'ufficio della McGranitt.
"Sono stanco di aspettare..."
"Taci e datti da fare, Potter." Replicai io nell'afferrarlo rudemente per la divisa e nel catturare nuovamente le sue labbra nelle mie, avevo la spiacevole sensazione che se non ci fossimo dati una mossa saremmo stati nuovamente interrotti...
"James Sirius Potter! Dove diavolo ti sei cacciato?! Abbiamo una partita da vincere e tu non mi costringerai a comportarmi da persona responsabile!" Tuonò la voce di Dominique, la sue voce proveniva dal corridoio ma non doveva essere molto distante da noi.
"Ignorala." Mormorai io vagamente frustrata dalle continue interruzioni.
"La porta!" Replicò James.
"Dannazione!"
Possibile che ci dimenticassimo sempre di sigillare e insonorizzare quella dannata porta?!
"Starlight! Non intendo sprecare il mio prezioso tempo con te quindi datti una mossa, non sono io quello che rischia di non prendere il suo M.A.G.O in pozioni."
Ci mancava solo Albus.
"Si può sapere perché ho deciso di aiutare tua cugina?!"
"Perché è fastidiosa e perseverante."
Ci mancava pure Scorpius...
Scrutai James negli occhi e vi vidi ciò che probabilmente era riflesso anche nei miei: rassegnazione.
"Dopo la partita." Sentenziò con decisione James mentre prendeva il mio volto tra le mani "qualunque cosa accada dopo la partita..." convenni io prima di sigillare quella promessa con un bacio. 
 
 
 
*****
 
 
 
Finalmente era giunto anche quel giorno.
Era incredibile come il tempo fosse passato velocemente ma quelle giornate erano state talmente piene da scivolarci tra le mani senza che neppure ce ne rendessimo conto e così ora mi trovavo sugli spalti, ad osservare la partita.
Sorridendo come un idiota osservai James sfrecciare nel cielo e, senza poterne fare a meno, mi ritrovai a pensare a quella mattina.
 
James si era svegliato molto presto svegliando suo malgrado anche me.
Mi stiracchiai distrattamente mentre osservavo i suoi movimenti, la sua fronte era lievemente corrugata.
A quanto pareva anche Mr. perfezione avvertiva l'agitazione pre-partita mi dissi trovandomi mio malgrado a ridacchiare.
"che c'è di tanto divertente?!" disse lui lievemente risentito.
"la tua espressione è divertente!" lo canzonai nel risollevarmi puntellandomi sul letto "a quanto pare Mr. Perfezione è agitato... Paura di perdere?!"
"Lo sai che sei davvero poco incoraggiante?!" Disse James lievemente accigliato.
"Andiamo!" Esclamai io nell'alzarmi definitivamente dal letto e nel colmare la distanza che ci separava, le mie labbra a pochi centimetri dalle sue e le mie braccia a cingergli le spalle.
"Lo sai Grifondoro vincerà, le probabilità sono a vostro favore e tu sei un grande capitano..." Mormorai in un sussurro sensuale.
"Purtroppo però non vincerete il campionato." Conclusi poi bruscamente nell'allontanarmi di qualche passo, un sorriso malandrino a piegarmi le labbra.
"Ma davvero?!" Replicò lui, uno sguardo di sfida ad illuminargli il volto.
"Certamente!" Sentenziai decisa "Serpeverde vincerà il campionato ma io sarò qui, pronta a consolarti..." soggiunsi in un sussurro intriso di promesse.
"Molto probabilmente sarò io a doverti consolare, Ma non preoccuparti, mi assumerò quest'onere con estremo piacere..." replicò lui calcando volutamente sulla parola piacere e nel contempo colmando nuovamente la distanza che ci separava e facendo aderire tra loro i nostri corpi.
"Lo vedremo, Potter..." mormorai distrattamente nell'unire le mie labbra alle sue.
Una sola cosa mi era chiara, a prescindere dall'esito della partita, entrambi quel giorno avremmo vinto. 
 
"Sono bravi." Disse Albus richiamandomi alla realtà.
"Lo abbiamo sempre saputo." Replicai in un sospiro.
Quel giorno io ed Albus avevamo finito per occupare le tribune di Grifondoro mentre Scorpius avrebbe sostenuto la sua ragazza occupando quelle di Corvonero.
Indubbiamente, in quel momento, tifare per Grifondoro era difficile come non mai, infatti, se Rose avesse acciuffare il boccino d'oro portando Corvonero alla vittoria,  Serpeverde avrebbe automaticamente vinto la coppa del Quidditch ma, se avesse vinto Grifondoro, per determinare il vincitore ogni punto guadagnato dai cacciatori sarebbe divenuto indispensabile.
Sia io che Albus desideravamo una vittoria leale, avremmo vinto dimostrando il nostro valore e non saremmo ricorsi a sporchi mezzucci.
Eppure, per quanto fosse facile dirlo farlo era un'altra cosa.
Per quanto volessi sostenere James non potevo fare a meno di sentire l'agitazione salire per ogni pluffa che i cacciatori riuscivano a far passare tra gli anelli.
"A quanto sono?" Chiesi rendendomi conto di essermi estraneità per l'ennesima volta e, questa volta, non stavo pensando a quanto James fosse Sexy ma alla possibilità di manomettere la sua scopa...
"70 a 30 per Grifondoro." Rispose Albus lapidario.
Non serviva essere dei legilimens per sapere che, molto probabilmente, i nostri pensieri seguivano lo stesso filo conduttore...
"Quanto siamo nei guai?" Chiesi in un sospiro.
"Per batterci dovrebbero aver totalizzato 100 punti da sommare ai 150 ottenuti grazie alla cattura del boccino."
"Quindi abbiamo perso" dissi sospirando amaramente "se solo ci fosse stata Cordelia al mio posto..."
"Sei davvero egocentrica" mi interruppe Albus "la nostra squadra è composta da sette persone e sia il peso della vittoria che il peso della sconfitta ricade su tutte e sette le persone inoltre, neppure quando avevamo Cordelia siamo mai riusciti a totalizzare più di 100 punti. Hai giocato bene."
"Se siamo fortunati loro non riusciranno neppure a totalizzarne 100." Dissi aggrappandomi a quella labile speranza.
Solo tre volte.
La pluffa avrebbe dovuto passare tra gli anelli solo per altre tre volte.
 
"Dominique Weasley segna per l'ennesima volta! 80 a 30 per Grifondoro che oggi sembra davvero inarrestabile!"
 
Esclamò il cronista guadagnandosi tutto il mio odio.
 
"E la pluffa viene intercettata da Roxanne Wealey! 90 a 30 per Grifondoro!"
 
Esclamò nuovamente il cronista ponendo fine a tutte le nostre speranze.
Eravamo talmente vinti e rassegnati al nostro destino che non ci accorgemmo subito di quanto stesse accadendo, fu la cronaca a richiamarci alla realtà.
 
"Ecco che Rose Weasley avvista il boccino e si lancia in picchiata! James Potter si lancia a sua volta al suo inseguimento ma ce la farà a giungere in tempo?!"
 
Entrambe le squadre parvero arrestarsi sorprese dell'accaduto, nessuno sembrava essersi aspettato che Rose avvistasse il boccino prima di James.
Entrambi si lanciarono in una folle picchiata mentre James spingeva la scopa con una tale foga da farmi gelare il sangue nelle vene.
L'intero campo da Quidditch sembrava essersi arrestato a scrutare quel testa a testa.
Il terreno si faceva sempre più vicino...
"Se vanno avanti così si schianteranno!" Esclamai improvvisamente preoccupata.
E poi, quando ormai mancava pochissimo all'impatto, Rose si risollevò verso l'alto, per un attimo pensai avesse afferrato il boccino poi compresi di essermi sbagliata: Rose aveva rinunciato.
Osservai James frenare bruscamente per poi cadere a terra e ruzzolare.
"James!" Esclamai preoccupata.
Poi vidi il suo sorriso e il luccichio dorato tra le sue mani e compresi che quel sorriso era solo per me.
Grifondoro aveva vinto.
Grifondoro aveva vinto la battaglia ma questo non era tutto pensai senza riuscire a fare a meno di ridere: all'interno del campionato sia Grifondoro che Serpeverde avevano totalizzato complessivamente 560 punti, eravamo pari.
Il mio pensiero tornò al nostro primo bacio e a quella futile scommessa che era stata l'inizio di tutto.
Ancora una volta tra non c'era un vero vincitore, ancora una volta avevamo vinto entrambi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Ecco qui il nuovo capitolo anche se un po' in ritardo!
Mi dispiace di non essere riuscita ad aggiornare prima ma, con l'inizio della sessione d'esami mi sono ritrovata in quello stato di studio forsennato/annullamento della vita sociale che ogni studente universitario ben conosce XD
Per cui avendo due esami, uno il 13 ed uno il 14 non credo riuscirò aggiornare in orario né questa fanfiction né, per quelli che la leggessero, l'altra mia long.
Ovviamente, non appena dati gli esami, tornerò a lavorare ad ambo le storie, non intendo lasciarle inconcluse (tant'è che ho già iniziato a lavorare al seguito di "La ragazza caduta dal cielo"). Mi spiace essere costretta a prendermi questa piccola pausa specie ora che manca poco alla conclusione di "La ragazza caduta dal cielo", ad ogni modo posso promettervi che la sera del 14 sarò già a lavorare al nuovo capitolo.
 
Ringrazio:
  • Hazza69_1D che ha aggiunto questa storia alle ricordate.
  • lililisa_jb69 e Rosye per averla aggiunta alle preferite.
  • cielofieribolt17324, giorgio evans e rosa di vetro che l'hanno aggiunta alle seguite.
  • Rosye, Sid Draco e Stella_Potter394 che hanno recensito lo scorso capitolo.
  • rosa di vetro che ha recensito il primo capitolo.
 
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Grazie a tutti.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19  In cui Mel inizia a sviluppare un serio odio nei confronti del Quidditch ***


Capitolo 19
 
In cui Mel inizia a sviluppare un serio odio nei confronti del Quidditch
 
 
Perché ero sempre così inutilmente ottimista?!
Mi chiesi mentre osservavo torva e contrariata quell'inutile pezzo di pergamena appeso alla bacheca collocata nella sala comune di Serpeverde e, per l'ennesima volta, sospirai.
Dopo la partita, avevamo detto io e James ma, ovviamente, avevamo sottovalutato la natura fastidiosa ed invadente dei Grifondoro.
Iniziavo a odiare quegli irritanti perfettini rosso e oro mi dissi sbuffando ancora e trattenendomi dall'accartocciare quel dannato pezzo di pergamena.
Ora che ci pensavo non odiavo tutti i Grifondoro, di certo non odiavo James e, alcuni  Serpeverde, erano odiosi almeno quanto i Grifondoro mi dissi mentre guardavo male mio cugino.
Se solo gli sguardi avessero potuto uccidere o, per meglio dire, se solo il mio sguardo avesse avuto lo stesso potere dello sguardo di un Basilisco...
Era trascorso solo un giorno da quando il il campionato si era concluso e, naturalmente, la sera della partita io e James non eravamo riusciti a restare assieme nemmeno un minuto.
James era il capitano che aveva abilmente guidato Grifondoro alla vittoria e, nonostante il campionato si fosse concluso con un pareggio, la sua casa era decisa a festeggiarlo.
Tutti volevano parlare con James, congratularsi con James, offrire da bere a James o magari semplicemente la sua attenzione.
La festa era durata tutta la notte e noi eravamo riusciti a scambiare a malapena qualche parola mentre i nostri sguardi continuavano a ricercarci inesorabilmente.
Avevo passato la serata ad assecondare i deliri senza senso di un' ubriaca Dominique e a sperare che tutto questo finisse il prima possibile.
Ed ora, ora che finalmente tutto questo era finito, ora che finalmente stavo tornando frustrata, infastidita e stanca nel mio dormitorio dove avrei trovato finalmente un po' di quiete era giunta questa stupida pergamena a tormentarmi.
Quello stupido pezzo di carta annunciava che il campionato di Quidditch non era ancora concluso.
Poteva esserci solo un vincitore e, per stabilirlo, si sarebbe tenuta un'ultima partita che avrebbe visto contrapporsi Grifondoro e Serpeverde.
Avevo appena finito di leggere la pergamena maledicendo mentalmente la McGranitt e tutta la sua stirpe quando Scorpius pronunciò le parole che avrebbero segnato la fine della mia già scarsa vita sessuale:
"stai alla larga da James." disse con decisione quel decelebrato di mio cugino.
Ecco quindi spiegato perché io, Melanie Artemis Starlight, mi trovassi seduta su di un divanetto di pelle nera intenta a sbadigliare e a cercare di dare fuoco a mio cugino con la sola forza del pensiero e dello sguardo ma, purtroppo, per sua fortuna, non avevo il potere della pyrocinesi, per cui non potevo far altro sperare che quella riunione di emergenza finisse presto.
Si, perché a quanto pareva noi Serpeverde non avevamo nulla da fare se non riunirci negli orari più improbabili della notte (o forse del giorno, al momento ero troppo confusa per comprendere che ora fosse di preciso) per decidere quale fosse la strategia migliore da adottare contro i Grifondoro.
"dovrei giocare come battitrice." mormorai ad un tratto, se non potevo batterli non mi restava nient'altro da fare se non unirmi a loro.
"abbiamo bisogno di una brava cacciatrice." replicò Scorpius.
"purtroppo per noi io non sono una cacciatrice, ok di tanto in tanto quel ruolo può essere interessante ma non è il mio ruolo." ribadii con decisione.
"dobbiamo pensare all'interesse generale della squadra e la squadra ha bisogno che tu giochi come cacciatrice." intervenne Albus.
Per un momento mi ritrovai a mordermi la lingua per evitare di lasciarmi andare a qualche non molto femminile imprecazione.
"e poi ora saresti davvero disposta ad abbattere il tuo ragazzo a suon di bolidi?!" intervenne nuovamente Scorpius guadagnandosi una mia occhiata irata e nel contempo sdegnata.
"in ogni istante, Malfoy."
"oh, Starlight si sta arrabbiando, siamo addirittura passati al cognome!" esclamò Edward ridendo.
"indovinato Nott, sono molto, molto arrabbiata." puntualizzai mentre mi alzavo e mi dirigevo verso il mio dormitorio.
"evita i contatti con Potter!" si raccomandò Scorpius ed io, senza neppure voltarmi, mi limitai a mostrargli elegantemente il dito medio.
 
 
 
*****
 
 
 
"quanto tempo abbiamo prima che si accorgano della nostra assenza?" mormorai mentre allacciavo le braccia attorno al collo di James e nel contempo facevo morire la sua risposta sulle mie labbra.
"Al massimo cinque minuti..." mormorò James
"E allora vediamo di sfruttare a pieno questi cinque minuti!" Sentenziai nel far aderire il mio corpo a quello di James che, a causa del peso del mio corpo, si ritrovò a barcollare  leggermente e finì con l'urtare un secchio.
"Non posso che concordare con te Starlight!" Soggiunse prima di fiondarsi sulle mie labbra.
Ero stanca, stanca di questa situazione in cui io e James dovevamo rubare qualche istante della nostra routine quotidiana per riuscire a stare un po' assieme ed ero stanca di pensare al bene della squadra ma, soprattutto, ero stanca di appartarmi in questo dannato sgabuzzino.
Se Biggins ci avesse beccati ci avrebbe uccisi.
"Dobbiamo andare" mormorò James contrariato nel riaggiustarsi la divisa da Quidditch.
"Sarei stata molto più felice se il campionato si fosse concluso con un pareggio." Mi lamentati nel riaggiustarmi i capelli.
L'unico motivo per cui non avevo mandato tutto a farsi fottere era per il senso del dovere che provavo nei confronti di Cordelia perché, se per il bene della squadra, dovevo limitare i miei contatti con James, il Quidditch era più un peso che un divertimento.
Persino i contatti con Dominique e Roxanne erano stranamente circospetti.
Era come se l'antica e mai sopita rivalità tra Grifondoro e Serpeverde si fosse riaccesa tutta d'un tratto.
"E allora, dato che arrivare seconda non ti scoccia, potresti dirmi in che ruolo giocherai..." mi provocò James.
"Ti piacerebbe saperlo..." mormorai suadente mentre tornavo a colmare la distanza che ci separava "ma come ben sai sono una donna piena di misteri." Conclusi ad un palmo dalle sue labbra.
Sarebbe bastato così poco per colmare quella distanza, invece mi limitai ad allontanarmi nuovamente da lui.
"Come vuoi donna del mistero tanto, a prescindere da quale sarà il tuo ruolo vinceremo ugualmente." Disse James nell'afferrare la sua scopa o, per meglio dire, quella che credeva essere la sua scopa.
"Ma davvero?!" Lo schernii io "secondo me sarai troppo impegnato ad ammirarmi per riuscire a prendere il boccino."
"Ti sbagli di grosso Starlight, per quanto tu sia sexy nulla può distogliermi dalla vittoria!" Disse lui nel trarmi a se.
"Mi correggo, Potter" sussurrai sulle sue labbra "la partita non arriverai neppure a giocarla! Sarai pure il capitano e suo cugino ma, se ti presenterai all'allenamento con la bocca ancora sporca di rossetto e con quella scopa in mano, Dominique ti ucciderà." Conclusi calcando volutamente sulla parola scopa.
"Merda!" Esclamò James nel rendersi conto che la sua scopa giaceva ancora abbandonata contro la parete mentre, quella Che stringeva tra le mani, era una comune scopa con la quale di certo non avrebbe potuto alzarsi in volo...
Per un momento rimasi a scrutarlo divertita mentre si ripuliva freneticamente chiedendomi se fosse il caso di fargli notare che le tracce di rossetto erano già svanite... ripensandoci era divertente vederlo così agitato.
"Ci vediamo più tardi, James." Mormorai nel posargli un delicato bacio sulla guancia e nell'abbandonare lo sgabuzzino.
Di preciso nessuno dei due sapeva quando sarebbe stato quel 'più tardi'.
Sapevo solo che fortunatamente mancavano solo sette giorni alla partita.
La McGranitt sembrava voler concludere il torneo al più presto ed io non potevo che essere d'accordo con lei, il ricordo di James che precipitava dalla scopa ancora vivido nella mente.
La conclusione del torneo avrebbe implicato meno occasioni per festeggiare, meno studenti in giro per i corridoi e minor probabilità che qualcuno si facesse male.
La fine del torneo avrebbe implicato più tempo libero e più tempo per pensare a come aiutare Cordelia, Alice e tutti gli altri.
 
 
 
*****
 
 
 
Lasciai scorrere lo sguardo sulla sala grande.
Era giunto il giorno in cui avremmo giocato l'ultima partita.
Ripensai alla mia prima partita, alla prima volta in cui ero salita su di un manico di scopa senza sapere se ne sarei uscita viva.
Ripensai all'aiuto che mi aveva fornito Cordelia e al fatto che lei ora non era accanto a me per accompagnarmi per l'ultima volta su quel campo.
Mi concentrato sul battito irregolare del mio cuore, su quella tensione nervosa che si impadroniva delle mie membra prima di una partita e che probabilmente non avrei avvertito mai più perché quello era il mio ultimo anno ad Hogwarts.
L'ultima partita dell'ultimo anno.
Ripensai a tutto quello che era cambiato e non potei fare a meno di posare il mio sguardo su di James.
Mi ritrovai a sorridere nell'incrociare il mio sguardo con il suo e nell'intercettare un ammiccante occhiolino.
Era l'ultima partita e questo implicava che alla fine di tutto questo io e James avremmo avuto un po' di tempo per noi.
Questa stupida guerra fredda che aveva contrapposto Grifondoro e Serpeverde sarebbe terminata e le cose sarebbero tornate alla normalità.
Eppure quel fastidioso nodo alla bocca dello stomaco non voleva saperne di sciogliersi ed io non potevo fare a meno di essere preoccupata.
Tutte le volte che avevo provato questa sensazione era accaduto qualcosa di brutto ed io ero stanca di tutto questo, odiavo tutta questa sofferenza.
Sbuffai infastidita ripetendomi che non era il caso di dare peso a queste sensazioni, probabilmente a preoccuparmi erano soltanto le notizie poco rassicuranti che avevo ricevuto solo pochi giorni prima.
Era stato Albus a darmi la brutta notizia: la prima vittima della pietrificazione era deceduta nonostante le cure che le erano state fornite al San Mungo.
Il cane di Biggins era morto.
Ovviamente ero grata che a morire fosse stato solo uno stupido cane ma, d'altro canto, non potevo che temere per le vittime umane.
Anche per loro il tempo iniziava a scarseggiare.
Egoisticamente mi ripetevo che Alice e Cordelia erano state le ultime vittime e che loro avevano più tempo ma, nonostante questo, avevo paura.
E poi c'era stata quella conversazione con Piton.
 
"Quindi, alla fine, Potter è riuscito a far breccia nel tuo cuore." Mi apostrofò Piton, la consueta voce strascicata intrisa di disprezzo.
"Almeno da morto potresti lasciar stare il rancore!" Lo canzonai io.
"Lo dirò soltanto una volta: sei troppo intelligente per stare con un Potter."
"Ti prego Severus, non dire certe cose, potrei commuovermi!" Dissi portandomi teatralmente una mano alla bocca ma, in fondo in fondo, ero certa che ci fosse dell'altro di cui l'ex preside volesse parlarmi, qualcosa più importante della mia vita amorosa.
Istintivamente mi guardai attorno per essere certa che la sala comune fosse vuota ma, del resto, a quell'ora gli studenti erano tutti a cena.
"Ti resta poco tempo Melania, se vuoi tornare a casa non ti resta ancora molto tempo a disposizione." Disse Piton ed io per un momento rimasi impietrita.
Sapevo di non avere ancora molto tempo per prendere la mia decisione.
Più i giorni passavano e più l'immagine di Melania Rossellini diveniva pallida e sfocata eppure, nonostante tutto, non ero pronta ad abbandonarla.
Non ero ancora pronta a decidere.
L'unica cosa che sapevo era solo di non potermene andare prima di aver salvato Cordelia, Alice e tutti gli altri.
"Non posso ancora andarmene." Avevo detto in un sussurro, la confusione nella mente e nel cuore.
 
Doveva essere questo il motivo della mia agitazione, mi dissi nel bere l'ultimo sorso di caffè, era colpa delle aggressioni e dei cambiamenti, delle decisioni che non ero ancora pronta a prendere.
Ma ora non era il momento di pensare a tutto questo, ora dovevo solo pensare a vincere per Cordelia. 
 
 
 
*****
 
 
 
"Niente di personale!" Esclamò Dominique nell'intercettare la pluffa a me indirizzata e segnare.
Quanto rimpiangevo la mia mazza da battitrice!
La partita era ormai iniziata da un' ora, l'ora più estenuante di tutta la mia vita.
Per reggere il ritmo dei tre cacciatori ed evitare che Grifondoro si portasse troppo in vantaggio ero stata costretta a superare i miei stessi limiti e, nonostante tutto, i tre Weasley continuavano ad incalzarmi ed io non potevo fare a meno di sentirmi intrappolata all'interno del loro gioco serrato.
Io non ero una cacciatrice ed ora che mi trovavo a fronteggiare dei veri cacciatori appariva evidente quanto questo ruolo mi risultasse scomodo.
Quanto avrei voluto abbattere quei fastidiosi Weasley a suon di bolidi.
E ovviamente in questo non vi sarebbe stato nulla di personale...
Indubbiamente avevo ragione: avrebbero dovuto permettermi di giocare come battitrice e, se in quel momento i Grifondoro non mi avessero massacrata, mi sarei crogiolata nella consapevolezza di aver avuto ragione ma purtroppo i Grifondoro mi stavano massacrando e io odiavo perdere.
Un bolide sfiorò Dominique facendole cadere la pluffa di mano ed io la intercettai prontamente per poi segnare.
Stavo giocando in un ruolo che non mi si addiceva ma questo non mi avrebbe fermata.
Mi concentrai per un attimo sul gioco dei Grifondoro cercando di trovarvi una falla, ovviamente senza successo.
I loro lanci erano veloci e precisi, molto difficilmente sarei riuscita ad intercettare la pluffa ma, per lo meno, dovevo tentare.
Velocemente sfrecciai tra Roxanne e Fred riuscendo ad intercettare la pluffa che quest'ultimo aveva lanciato per poi passarla ai miei compagni di squadra.
Era giunto il momento che fosse Serpeverde a condurre il gioco ma, se Albus si fosse affrettato a prendere quel dannato boccino, glie ne sarei stata estremamente grata.
Non credevo di poter resistere ancora a lungo, mi dissi amaramente.
E poi, come se mi avesse letto nel pensiero, Albus si lanciò in picchiata ed io stavo già meditando sul fatto che se fosse riuscito a prendere quel dannato boccino ponendo fine al mio supplizio sarebbe diventato il mio Potter preferito, quando James si lanciò a sua volta in picchiata appiattendosi sulla scopa per guadagnare velocità e colmare la distanza che lo separava dal fratello minore ed io, per la seconda volta, mi ritrovai ad assistere ad un testa a testa tra James ed Albus ma, questa volta, mi auguravo si concludesse tutto diversamente.
Osservai i due fratelli tendere le mani senza riuscire a capire chi sarebbe arrivato prima.
E poi tutto accadde troppo velocemente:
Vidi James ed Albus entrare in collisione l'uno con l'altro pur di non rinunciare alla vittoria e poi, quando già stavo trattenendo il fiato, i due Potter svanirono nel nulla.
A terra le loro scope, unico segno del loro passaggio.
Quasi in trans mi ritrovai ad atterrare, a raggiungere il punto in cui giacevano abbandonate le scope pur sapendo che ora era tutto inutile.
Non potevo fare a meno di ripetermi che in passato qualcosa di simile era già accaduto e, quella volta, le cose non erano finite bene.
Un solo pensiero continuava a martellarmi nella testa: quel boccino era una passaporta ed io dovevo fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Finalmente, dopo un po' di attesa, ecco il nuovo capitolo!
Ormai manca davvero poco alla conclusione della storia: uno o due capitoli (dipende dalla lunghezza)  più l'epilogo.
Come avevo già più volte accennato questa non sarà la conclusione definitiva della storia essendo previsto un seguito ma, essere già quasi giunta alla conclusione di questa prima parte delle vicende riguardanti Melanie mi rende felice.
 
Ringrazio rosa di vetro che ha recensito lo scorso capitolo e Eltanin Adelaide Malfoy che ha aggiunto questa storia alle preferite.
 
Spero che il capitolo vi piaccia.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20  La ragazza caduta dal cielo ***


Capitolo 20
 
La ragazza caduta dal cielo
 
 
E così, alla fine, anche Hogwarts si era arresa.
Questo era ciò che pensavo mentre osservavo il sole levarsi dalla finestra della Sala Grande. Dopo la partita infatti la McGranitt aveva annunciato che, per assicurare la sicurezza degli studenti, la scuola avrebbe dovuto chiudere.
Hogwarts che era sopravvissuta al Basilico, alla tirannia della Umbridge, a Voldemort e alla guerra si era ora arresa.
Avevamo così passato quella notte di angoscia stretti gli uni agli altri all'interno della Sala Grande, la preside aveva infatti annunciato che per assicurare la nostra incolumità avremmo dormito tutti assieme e, la mattina seguente, avremmo abbandonato Hogwarts.
Quella notte era stata la notte peggiore della mia vita.
Il dolore che tutti noi provavamo era tale da non poter essere espresso e così avevamo finito semplicemente con lo stringerci attorno a Lily che, in un solo istante, aveva visto svanire entrambi i suoi fratelli.
Quella notte ad Hogwarts erano giunti anche Harry Potter e Ron Weasley.
Il loro arrivo sembrava aver parzialmente rincuorato la piccola Lily ed i Weasley ma io non potevo fare a meno di pensare che la loro presenza non cambiasse le cose:
Non sapevamo dove fossero James ed Albus e noi eravamo inermi, tutti i tentativi fatti per trovarli erano stati vani.
E così io non avevo la più pallida idea di dove fosse l'unico uomo che avessi mai amato e soprattutto non sapevo se fosse ancora vivo.
Il mio istinto continuava a dirmi che James ed Albus erano vivi, che per forza di cose dovevano essere vivi ma questo non mi aiutava a frenare il battito del mio cuore che sembrava voler esplodere, questo non arrestava il tremore delle mie membra.
Avevo paura, non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita.
Ripensai a quando James era precipitato dalla scopa, era stato tremendo ma quella sofferenza e quel sentimento di perdita erano durati pochi istanti mentre ora sapevo che questo sentimento non mi avrebbe abbandonata fino a quando non avessi ritrovato James.
Non potevo lasciare Hogwarts e non potevo continuare a perdere tempo, mi dissi con decisione.
Avevo già perso fin troppe ore mi dissi mentre istintivamente mi guardavo attorno.
Lily dormiva ancora, gli occhi rossi ed il capo posato sul grembo di Molly che la cullava dolcemente.
Anche Fred, Hugo e Lucy dormivano, la stanchezza alla fine aveva avuto la meglio anche su di loro.
Roxanne e Dominique erano sedute l'una accanto all'altra, erano sveglie ma sembravano essere incapaci di dire qualsiasi cosa.
Entrambe erano pallide e avevano gli occhi cerchiati da spesse occhiaie ma, ad essere sinceri, probabilmente neanche il mio aspetto doveva essere dei migliori.
Anche Lorcan e Lysander si trovavano in condizioni simili a quelle di Roxanne e Dominique e, pur essendo svegli, continuavano a fissare un punto non ben definito della parete.
Louis stava tormentando da ore le pagine di un libro senza trovare la forza di leggere.
Infine c'erano Rose e Scorpius, che erano stretti l'uno all'altra nel tentativo di farsi forza a vicenda.
Nessuno di noi quella notte era riuscito a chiudere occhio se non al massimo per un paio d'ore, io dovevo aver riposato per un' ora vinta dallo sfinimento per poi svegliarmi ansante a causa dei miei soliti incubi.
Quella tremenda notte che non saremmo mai riusciti a scordare ci eravamo sforzati di ascoltare gli adulti, di rispettare le regole ma ora il tempo di fare i bravi bambini era finito.
Restare immobile ad aspettare non mi avrebbe ridato James, sarei andata a riprendermelo ma, per farlo, avevo bisogno di risposte, risposte che non avrei mai trovato all'interno della Sala Grande.
Dovevo andarmene da lì.
Senza avere neppure il tempo di elaborare un vero e proprio piano d'azione mi alzai di scatto dal davanzale su cui ero restata accoccolata fino ad allora e mi diressi con passo di marcia verso l'uscita della stanza. 
"dove pensi di andare, Melanie?" mi bloccarono prontamente Ron ed Harry, indubbiamente erano certi che non avrei accettato questa situazione di buon grado.
"semplicemente al bagno, troppo succo di zucca a cena." replicai prontamente e con più prestanza di spirito di quanto mi aspettassi.
"potevi almeno sforzarti di inventare una scusa migliore." disse Ron inarcando lievemente un sopracciglio ma, anche quello che voleva essere un commento sarcastico, era stato pronunciato con un tono tremendamente stanco.
Per un momento osservai quei due uomini.
Senza alcun dubbio erano stanchi e devastati quanto noi se non addirittura di più, eppure erano lì a fare il loro dovere e, nonostante tutto, continuavano a pensare al bene dell'intero corpo studentesco.
Al loro posto, molto probabilmente, avrei afferrato i miei figli e sarei scappata il più lontano possibile da quel dannato castello, invece loro erano ancora lì.
Avevano setacciato per gran parte della notte i dintorni di Hogwarts alla disperata ricerca di James ed Albus e poi stanchi, impolverati ed afflitti erano tornati da noi.
I loro volti erano tirati e all'apparenza inespressivi ed io non riuscivo neppure ad immaginare che sforzo sovrumano stessero compiendo per dominarsi.
Non avevo mai ammirato così tanto quei due uomini come in quell'istante ma, a dispetto dell'ammirazione quei due uomini erano l'unico ostacolo che si frapponeva tra me e la porta.
"Devo semplicemente andare al bagno, per favore." Mormorai e, questa volta, la mia voce era intrisa di tutta la stanchezza e di tutta quell'agitazione che mi avevano tormentata per ore ed ore.
Loro non potevano essere morti, James doveva stare bene, io lo amavo e quindi avrei dovuto sentirlo se gli fosse successo qualcosa di grave, mi dissi per l'ennesima volta mentre mi sforzavo di respirare a fondo, di fermare il tremore delle mani, di dominarmi.
"Stai bene?" Chiese Harry mentre mi posava delicatamente un braccio sulle spalle, potevo solo immaginare come dovessi apparire: gli occhi azzurri pesantemente segnati dalle occhiaie, la carnagione ancora più diafana del solito, le labbra esangui.
"Mai stata meglio! Non si vede?!" Replicai sforzandomi di essere sarcastica ma anche quelle parole suonarono tremendamente amare.
"Devo solo andare al bagno." Dissi per l'ennesima volta decisa a non arrendermi.
Probabilmente se fosse stato necessario li avrei supplicanti pur di varcare quella porta.
"L'accompagniamo noi." Sentenziò decisa Dominique giungendomi inaspettatamente in soccorso.
"Se siamo assieme non potrà accaderci nulla di male." Soggiunse Roxanne.
Per un momento osservai i due Auror tentennare: il ragionamento delle due Grifondoro non faceva una piega ma, d'altro canto, loro non erano molto affidabili.
"Posso accompagnarle pure io." Si intromise Rose decretando la nostra vittoria.
 
Ci eravamo appena lasciate alle spalle la sala grande quando fu Dominique la prima a parlare:
"Qual è il piano?" Chiese decisa, lo sguardo puntato su di me.
Per un momento mi dissi che quella di Dominique era decisamente una bella domanda, fino ad ora avevo pensato esclusivamente a come uscire da quella stanza e non avevo idea di cosa avrei fatto dopo.
Sapevo solo di aver bisogno di trovare delle risposte.
Poi, improvvisamente, compresi cosa dovevo fare.
"dobbiamo andare alla torre di Grifondoro, ho bisogno della Mappa del Malandrino." dissi decisa.
"l'ha cercata anche zio Harry senza successo, probabilmente James doveva averla con se." intervenne Rose.
"James non aveva alcun motivo di portare la Mappa con se, sono certa l'abbia nascosta nella sua stanza." ribadii io.
Dopo che ero riuscita a sottrargli la Mappa del Malandrino, James si era visto costretto ad escogitare nuovi modi per tenerla al sicuro ed aveva finito col creare un nuovo nascondiglio, nascondiglio che aveva finito col rivelarmi visto che nell'ultimo periodo avevo passato molto tempo alla torre di Grifondoro.
"so dove si trovi la Mappa" ripetei tra me e me mentre percorrevo con frenesia le scale che mi avrebbero portata alla torre.
Da quando ero arrivata ad Hogwarts non avevo mai percorso quella distanza con tanta velocità.
In quel momento tutto ciò che mi guidava era l'istinto e tutto ciò a cui riuscivo a pensare era James.
Attraversai velocemente la sala comune di Grifondoro senza neppure controllare che Dominique e le altre mi stessero seguendo.
Rapidamente percorsi le ultime scale che mi separavano dalla mia meta.
Per un istante esitai nel vedere la stanza di James.
Era esattamente identica a come l'avevo vista l'ultima volta, i libri erano sparsi sulla scrivania e per un istante mi aspettai di vederlo apparire come nulla fosse successo, per un attimo sperai si trattasse solo di uno scherzo di pessimo gusto.
Poi tornai in me.
Mi inginocchiai a terra spostando il pesante tappeto e ripensai a quando avevo visto James compiere quegli stessi gesti.
Contai le lastre di pietra e poi picchiettai per due volte con la bacchetta sulla terza, la più vicina al letto a baldacchino di James che, immediatamente, si scostò rivelando una nicchia piuttosto ampia e li, come immaginavo, accuratamente riposta, ci attendeva la Mappa del Malandrino.
"molto ingegnoso." constatò Rose incapace di celare l'ammirazione.
"James è sveglio." risposi io nel sorridere amaramente.
"giuro solennemente di non avere buone intenzioni." esclamai poi nel puntare la bacchetta contro quello che, in quell'istante, appariva solo un vecchio e lacero foglio di pergamena e poi, pian piano, iniziarono a delinearsi i contorni di Hogwarts.
"cosa stiamo cercando?" intervenne per la prima volta Roxanne, in fin dei conti sarebbe stato ingenuo da parte nostra aspettarci di veder comparire sulla mappa i nomi di James ed Albus come se niente fosse.
"non so cosa sto cercando" ammisi in tutta sincerità "cerco qualche dettaglio strano, qualcosa di importante che posso aver tralasciato."
"come questo?!" esclamò Rose nell'indicare un nome, l'unico nome appartenente all'unica persona in tutto il castello che non si trovava nella sala grande.
"questo era esattamente ciò che cercavo..." mormorai talmente stupita da non essere in grado di dire altro.
"deve esserci un errore..." soggiunse Rose che, a quanto pareva, come me comprendeva la portata di quella scoperta.
"la mappa non sbaglia mai!" sentenziai incapace di alzare lo sguardo da quel nome, da quel puntino apparentemente insignificante.
"chi è questo Quirinus Raptor?" si intromise Dominique mentre il suo sguardo e quello di Roxanne oscillavano da me a Rose.
"una persona che dovrebbe essere morta." spiegai per poi sussultare nel vedere quel nome improvvisamente sparire dalla mappa.
"dannazione!" esclamai mentre l'angoscia tornava ad attanagliarmi il petto, se Raptor aveva abbandonato Hogwarts doveva essere con James ed Albus.
Senza neppure riflettere e stringendo malamente la mappa tra le mani mi precipitai giù dalle scale, istintivamente volsi lo sguardo al ritratto di Albus Silente che capeggiava in quella stanza ma, come quando eravamo entrate, l'ex preside non si trovava nel suo ritratto.
"dannazione!" imprecai per l'ennesima volta prima di iniziare a chiamare il nome di Silente a gran voce come illudendomi che potesse sentirmi e correre in mio soccorso.
"Melanie!" esclamò Roxanne nell'afferrarmi per le spalle e ponendo fine a quell'attacco di panico "abbiamo bisogno che tu mantenga la calma." concluse severamente.
"va bene" mormorai nel respirare a fondo e nel ritrovare il controllo di me stessa "dobbiamo raggiungere l'ufficio della preside, devo parlare con Piton." sentenziai con decisione e sperando di aver fatto la scelta migliore.
 
 
 
*****
 
 
 
Osservai i due gargoyles di pietra immobili ed arcigni.
Eravamo davanti all'ufficio della preside, purtroppo per noi c'era solo un problema: non conoscevamo la parola d'ordine.
In silenzio levai la bacchetta.
"che cosa vuoi fare?!" chiese Rose nel bloccarmi il polso, probabilmente doveva aver scorto qualcosa di molto simile ad un forte intento omicida nei miei occhi.
"abbatto la porta." risposi pacatamente.
"non puoi farlo!"
"sentiamo: perché non dovrei farlo?! Per non danneggiare il castello?! Lo hanno già ricostruito una volta, potranno riparare una stupida porta!" sbottai infastidita.
"perché se lo facessi un' intera squadra di Auror piomberebbe su di noi!" replicò Rose.
Effettivamente il ragionamento non faceva una piega...
"qualche idea?" domandai rassegnata.
"indovinare la parola d'ordine." replicò Roxanne.
"come se fosse facile! dubito che questa porta si aprirà dicendo qualcosa come 'sorbetto al limone' " esclamai sarcastica.
Tutto accadde per incanto: immediatamente i Gargoyles si spostarono permettendoci di entrare ed io mi ritrovai a ringraziare il caso ed il fatto che, a quanto pareva, la McGranitt fosse una nostalgica.
In un altro momento avrei trovato tutto questo molto divertente, ma non ora, ora ogni singolo istante era indispensabile.
Appena varcammo la soglia dell'ufficio catturammo l'attenzione dei ritratti degli ex presidi e, almeno una ventina di sguardi si puntarono su di noi.
"cosa ci fai qui, Starlight?!" tuonò immediatamente la voce di Piton.
"avevo bisogno di parlarle." esclamai con decisione.
"Se pensi che io abbia il tempo di ascoltare i tuoi piagnistei di sbagli di grosso." Replicò Piton col solito tono di voce strascicato.
"E se pensi che io sia qui per piagnucolare hai sbagliato persona." Ribattei decisa "Quirinius Raptor è ad Hogwarts, o per meglio dire era ad Hogwarts fino a pochi istanti fa. Ho letto il suo nome sulla Mappa del Malandrino." Mi affrettai a spiegare.
"Se non lo avessi notato, Melanie, io sono morto. Dovresti dirlo a Potter o a Weasley, di certo non a me."
"Loro non possono trovali, anche sapendolo non potrebbero arrivare in tempo." spiegai disperata.
"Mentre tu pensi di riuscirci?!" replicò Piton, il tono di voce a metà tra lo scherno e la sfida.
Per un istante mi soffermai a guardare Dominique, Roxanne e Rose: loro non sapevano chi fossi, di fronte a loro non potevo parlare liberamente.
Le osservai ancora per alcuni istanti, poi pensai a James, Albus, Cordelia e a tutti gli altri.
Che mi prendessero pure per pazza ma la salvezza di tutte quelle persone era più importante.
"L'ho già fatto una volta." Sentenziai "mi sono trasportata in un'altra dimensione, in un luogo a me sconosciuto. L'ho già fatto una volta e posso farlo ancora."
"Melanie, di che cosa stai parlando..." intervenne Dominique confusa.
"Mi risulta che pur avendolo già fatto una volta tu non sia in grado di controllare i tuoi poteri." Disse Piton ignorando totalmente Dominique.
"È per questo che ho bisogno di lei, mi dica come fare." Dissi io, il tono della voce terribilmente simile ad una supplica.
"Non ho mai incontrato nessuno in grado di fare ciò che hai fatto tu, come puoi pensare che io ti possa insegnare in pochi istanti come dominare un potere così grande!"
"Le tue capacità sono emerse in situazioni di pericolo..." Si intromise Silente ma venne subito interrotto da Piton.
"È troppo pericoloso!" Sbottò infatti quest'ultimo.
"Che cosa devo fare?" Intervenni io, questa volta rivolta a Silente.
"Trovarti in una situazione di vita o di morte potrebbe permetterti di veicolare i tuo poteri." rispose pacatamente l'ex preside.
Ora era tutto più chiaro.
I miei poteri erano istintivi e strettamente connessi all'istinto di preservazione e, trovarmi in pericolo, mi avrebbe aiutato a localizzare James ed Albus.
"Grazie dell'aiuto." Dissi risoluta mentre il mio sguardo saettava da Silente a Piton e poi, armata di nuova determinazione corsi fuori dall'ufficio.
"Melanie!" Mi richiamò indietro Piton mentre la sua voce si mischiava a quelle di Rose, Dominique e Roxanne.
Udii i passi concitati delle mie amiche ma io ero più veloce e avevo dalla mia qualche secondo di vantaggio.
Velocemente salii le scale armata di determinazione.
Ora sapevo cosa fare.
Piton non mi avrebbe mai aiutata, di lui si potevano dire molte cose: era spesso sgradevole, cinico, iniquo e a volte sapeva essere persino crudele ma era un uomo fedele e coraggioso che, in fondo in fondo, aveva finito col provare affetto nei miei confronti e non avrebbe mai voluto mettermi in pericolo.
Al contrario Silente, che non si era fatto problemi a chiedere ad un ragazzo che aveva visto crescere di sacrificarsi allo scopo di eliminare Voldemort, non aveva alcun problema a chiedermi di mettere a repentaglio la mia vita in virtù di un bene più grande.
Io per lui ero solo una pedina e questo in un altro momento mi avrebbe fatta arrabbiare ma non ora.
Ora ero grata ad Albus Silente e, mentre dall'alto della Torre di Astronomia guardavo il vuoto sottostante, nel mio cure non c'era spazio per l'esitazione.
Feci un respiro profondo e poi, senza più guardarmi indietro, saltai nel vuoto.
Dal cielo ero venuta e dal cielo, per la seconda volta, sarei tornata a James.
Mentre serravo gli occhi e il vento mi fischiava nelle orecchie tutti i miei pensieri ruotavano attorno a lui: ai suoi occhi, ai suoi capelli, alle sue labbra e alla sua voce.
Ogni dettaglio era fondamentale affinché io potessi ritrovarlo ovunque fosse.
E poi, ad un tratto, mi accorsi che qualcosa era cambiato, non sapevo dire neppure io cosa fosse, forse la pressione dell'aria o l'atmosfera che mi circondava ma, qualsiasi cosa fosse, mi spinse ad aprire gli occhi.
Mi ci vollero pochi istanti per capire dove mi trovassi: ero nel cimitero di Little Hangleton, lo stesso luogo dove anni prima era stato condotto Harry Potter non appena aveva sfiorato la   coppa del torneo tre maghi.
Pensandoci era quasi ovvio e un po' scontato mi dissi mentre, lentamente, discendevo verso il suolo e nel contempo mi sforzavo di individuare James ed Albus ma, attorno a me, vi erano solo le lapidi di un cimitero abbandonato, poco distante da esse si trovava una chiesa e, su di una collina un'antica dimora.
Per un istante temetti di aver sbagliato, di aver fallito e che James non fosse li.
Poi, improvvisamente, vidi un lampo di luce in lontananza e subito avvertii un tuffo al cuore.
Fu solo allora che, probabilmente a causa dell'improvvisa sconcentrazione iniziai a precipitare verso il suolo...
Fortunatamente solo pochi metri mi separavano dal terreno, l'impatto fu doloroso ma me la cavai unicamente con delle ginocchia sbucciate.
Velocemente mi rialzai ignorando il bruciore.
Dovevo raggiungere James ed Albus.
Ignorando il dolore iniziai a correre nella direzione da cui vedevo giungere le luci e sentivo provenire i suoni della battaglia.
E poi li vidi.
Vidi James e tutto scomparve, i lampi di luce, il cimitero, nulla di tutto questo c'era.
C'era solo lui.
Aveva i capelli scarmigliati, gli abiti strappati e un taglio piuttosto profondo gli percorreva la guancia ma era vivo.
Senza neppure pensare a cosa stessi facendo mi precipitai verso di lui ignorando gli incantesimi che saettavano tutt'attorno.
"a terra!" esclamò Albus nello spingermi di lato impedendo che una maledizione mi colpisse.
"state bene?" chiesi ancora confusa, grata ed intontita.
"Melanie!" esclamò James nello stringermi a se.
Avrei voluto restare in eterno tra le sue braccia perché, solo ora che ero nuovamente con lui, ero tornata a respirare ma mi rendevo conto di dover abbandonare quel riparo sicuro ed accogliente.
Eravamo ancora sotto attacco e nascosti dietro a delle lapidi.
"come hai fatto ad arrivare qui?" chiese Albus intento a guardarsi attorno con circospezione.
"è una storia lunga." tagliai corto io.
"hai chiamato i rinforzi?" chiese ancora il giovane Serpeverde.
"nessuno all'infuori di me avrebbe potuto raggiungervi." spiegai io.
"quindi siamo sempre nella merda." concluse Albus.
"possiamo farcela, noi siamo in tre mentre Raptor è uno solo!" esclamai con decisione mentre, con riluttanza, mi allontanavo lievemente da James.
"Raptor?!" chiese lui perplesso.
"Quirinius Raptor è stato lui che..." iniziai mentre, per la prima volta da quando ero giunta fin li, mi soffermavo ad osservare colui che ci stava attaccando e che aveva causato tutta questa sofferenza e, non appena lo vidi le parole mi morirono in gola mentre, improvvisamente, tutto acquistava un senso.
In piedi dinanzi a noi stava quello che fino a pochi istanti prima avevo creduto essere Biggins, Maganò e custode di Hogwarts e che invece avevo scoperto essere un Mangiamorte.
Improvvisamente quello che avevo creduto essere un odioso ma innocuo vecchietto si era tramutato in un assassino misteriosamente scampato alla morte.
Ora tutto si era fatto improvvisamente chiaro: le consunte bende che coprivano il capo di Biggins servivano a coprire le ustioni e le vesciche che ricoprivano il suo capo li dove Voldemort si era fuso col suo corpo.
Era stato Biggins a pietrificare il suo stesso cane.
Era stato lui a fare il malocchio alla scopa di James ed era stato lui ad aggredire Cordelia.
Non doveva essere stato difficile per lui intrufolarsi nella Sala Comune di Serpeverde, come custode doveva conoscere le parole d'ordine per accedere ad ogni Sala Comune.
Fu con un moto d'ira che ripensai alle parole con cui mi aveva apostrofata quando mi aveva sorpresa in biblioteca nel cuore della notte:
 
"l'ho sempre detto che una mela marcia resta sempre una mela marcia e i colpevoli tornano sempre sul luogo del delitto!"
 
L'unico ad essere tornato sul luogo del delitto era lui.
 
"Biggins non è mai esistito" spiegai dopo essere riuscita a riacquistare la calma "quell'uomo è  Quirinius Raptor, non so come possa essere vivo ma è senza alcun dubbio lui." conclusi con convinzione.
Non sapevo se per sopravvivere avesse continuato ad assumere il sangue di unicorno o se forse fosse stato l'allontanamento di Voldemort a permettergli di continuare a vivere, ciò che era certo era che quello fosse Quirinius Raptor. 
"non mi importa chi sia quello psicopatico, ciò che importa è trovare un modo per andarcene da qui." intervenne Albus.
"dobbiamo prendere il boccino d'oro, il boccino è una passaporta e ci ricondurrà ad Hogwarts" spiegai mentre mi guardavo attorno alla ricerca della minuscola pallina d'oro.
"più facile a dirsi che a farsi..." intervenne James.
"siete due Cercatori, i migliori Cercatori di Hogwarts, potete farcela!" li incoraggiai.
Poi lo vidi, notai il sacco appeso alla cintura di Raptor e compresi che non potevamo andarcene.
"dobbiamo prendere quel sacco!" esclamai con foga "sono certa che contenga la testa di Medusa, è l'unico modo che abbiamo per salvare Cordelia ed Alice!"
"va bene" acconsentì James.
"ci vuole un piano." intervenne Albus.
"Io lo distraggo, James afferra la testa e Albus ci copre le spalle." proposi mentre mi preparavo ad entrare in azione.
"quell'uomo è completamente fuori di testa." mi avvertì James nell'affiancarmi.
Fu solo a quel punto che compresi in che condizioni vertesse la mente di quello che un tempo era stato Quirinius Raptor. 
Fino ad allora Raptor aveva continuato ad attaccarci sporadicamente ma solo quando uscii allo scoperto compresi la gravità della situazione: lo sguardo folle di Raptor era puntato su di me ma era come se non mi vedesse davvero.
 
"poi... Quattro anni fa... I mezzi per il mio ritorno parvero assicurati. Un mago - giovane, sciocco e ingenuo - attraversò la mia strada vagando nella foresta che avevo eletto a mia abitazione. Oh parve proprio l'opportunità che sognavo... Perché lui insegnava alla scuola di Silente... Fu facile piegarlo al mio volere... Mi riportò in questo paese, e dopo un po' presi possesso del suo corpo, per sorvegliarlo da vicino mentre eseguiva i miei ordini. Ma il mio piano fallì. Non riuscii a rubare la Pietra Filosofale. Non sarei riuscita ad assicurarmi l'immortalità. Fui ostacolato... Ostacolato ancora una volta da Harry Potter..."
 
Osservai stranita Raptor pronunciare quelle parole mentre fissava il vuoto e poi compresi.
Avevo già sentito quelle parole o, per meglio dire, le avevo già lette.
Quelle parole erano state pronunciate da Lord Voldemort dopo essere risorto.
Lord Voldemort non aveva mai completamente lasciato Quirinius Raptor e una parte di lui aveva continuato a vivere all'interno dell'ex professore di difesa contro le arti oscure anche dopo la caduta di Voldemort.
Raptor aveva continuato a vivere nei ricordi, ricordi che nemmeno gli appartenevano fino a precipitare nel baratro della follia, una follia lucida in cui presente e passato si intrecciavano e fondevano e che lo aveva portato a commettere quei crimini atroci.
Indubbiamente Raptor doveva essere riuscito a riacquistare, per lo meno in alcuni istanti, la lucidità, in caso contrario non sarebbe riuscito a coprire le proprie tracce ma ora era in preda alla follia più totale.
 
"So che molti di voi vorranno combattere; alcuni di voi penseranno perfino che combattere sia saggio, ma è una follia! Consegnatemi Harry Potter! Fatelo e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e io lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e sarete ricompensati."
 
Disse poi Raptor, questa volta citando Harry Potter e i doni della morte, mentre si guardava attorno, forse alla ricerca di un immaginario interlocutore o forse alla ricerca di Harry.
 
Avrei dovuto intervenire e cercare di recuperare quella testa ma Raptor era troppo imprevedibile, avrebbe potuto tornare ad attaccarci in qualunque istante.
 
"Avete combattuto con valore, ma invano! Io non desidero questo: ogni goccia di sangue magico versata è un terribile spreco. Pertanto ordino alle mie forze di ritirarsi. In loro assenza, disponete dei vostri morti con dignità."
 
Appena Raptor ebbe pronunciato quelle parole io e James ci scambiammo uno sguardo di intesa: che fosse davvero deciso a concederci una tregua?!
Rapidamente mi avvicinai di qualche passo...
"non osare toccarmi schifosa Sangue Sporco!" esclamò Raptor nello scagliare una maledizione contro di me che riuscii a malapena a schivare gettandomi a terra.
La bacchetta mi scivolò dalle mani rotolando a diversi metri di distanza.
"Melanie!" esclamò James nel frapporsi tra me e Raptor, la bacchetta stretta tra le mani.
 
"Ti è stato insegnato come ci si sfida a duello, Harry Potter?"
Chiese Rapror dolcemente, in quell'istante appariva quasi lucido, lo sguardo fisso su di James.
 
"non intervenite!" "non intervenite se non ve lo ordino"
Soggiunse poi nel guardarsi affannosamente attorno.
 
Improvvisamente le maledizioni iniziarono a piovere su di noi con una tale rapidità da sconcertarci.
Osservai James rispondere agli attacchi seppure con difficoltà e, lentamente, cercai di allontanarmi di qualche metro al fine di raggiungere la mia bacchetta.
Vidi Albus uscire allo scoperto nel tentativo di soccorrere il fratello ma, immediatamente, gli attacchi iniziarono a piovere anche su di lui.
Nella sua follia Raptor era un avversario temibile, nessuno di noi era in grado di prevedere dove sarebbe giunto il prossimo attacco.
"Chi di voi è il vero Harry Potter?! Esci allo scoperto!" Esclamò Raptor mentre faceva scorrere lo sguardo da James ad Albus.
Immediatamente ripensai a quando, nell'ultimo libro, Harry aveva lasciato per sempre la casa dei suoi zii e, per facilitargli la fuga, i membri dell'ordine avevano bevuto la pozione Polisucco e assunto il suo aspetto.
Raptor, incapace di capire chi fosse il vero Harry tra James ed Albus, era tornato con la mente a quell'istante.
 
"Stanotte, hai consentito che i tuoi amici morissero per te, piuttosto che affrontarmi di persona: non c'è disonore più grande. Raggiungimi nella Foresta Proibita e affronta il tuo destino! Se tu non lo farai, io ucciderò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che cercherà di nasconderti a me!"
Esclamò Raptor con rabbia.
 
E poi la situazione precipitò.
Approfittando della distrazione di Raptor, Albus, cercò di raggiungerci ma fu subito sbalzato all'indietro da una maledizione.
Lo vidi cadere violentemente a terra battendo la testa.
"Albus!" Esclamai istintivamente nel cercare di raggiungerlo.
Questo fu il secondo grave errore.
Nell'udire la preoccupazione nella mia voce James si voltò distraendosi e Raptor ne approfittò colpendolo con una maledizione, molto fortunatamente James riuscì a scostarsi all'ultimo momento ma la maledizione lo colpì ugualmente al braccio destro facendolo cadere a terra e la bacchetta gli sfuggì dalle mani rotolando  accanto a me.
 
"Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire." Disse Raptor mentre si avvicinava a James di qualche passo.
 
"No!" Esclamai con foga mentre mi alzavo da terra, la bacchetta di James stretta tra le mani.
Sapevo come sarebbe finita.
Non poteva finire così, non doveva finire così.
"No!" Esclamai nel frappormi tra James e Raptor.
"Vattene!" Mi ordinò James mentre cercava di rialzarsi da terra, il braccio ricoperto dal sangue e da tagli profondi.
"Non posso farlo." Dissi sorridendo amaramente, le lacrime che mi rigavano il volto.
"Allontanati da lui e ti sarà risparmiata la vita." Intervenne Raptor.
"No!" Dissi per l'ennesima volta mentre levano la bacchetta.
"Avada Kedavra!" Esclamò lui.
"Protego!" Esclamai in un ultimo e disperato tentativo di salvare le nostre vite.
Se dovevo morire sarei morta lottando.
Osservai i lampi di luce scontrarsi e respingersi vicendevolmente, vidi il lampo di luce verde farsi sempre più vicino.
"Vattene!" Urlò per l'ennesima volta James "non devi morire anche tu!"
"No! Non posso lasciarti andare! Non posso!" Esclamai disperata nel serrare gli occhi, le lacrime che mi scorrevano sul volto.
E poi, all'improvviso, tutto scomparve.
 
Come era avvenuto poco prima, nonostante gli occhi serrati, mi resi conto che qualcosa attorno a me era cambiato.
Lentamente aprii gli occhi.
Attorno a me un luogo asettico in cui il colore predominante era il bianco.
Mi ci volle un attimo ma poi mi resi conto di trovarmi alla stazione di King's Cross.
Che fossi morta? Mi chiesi tra me e me mentre mi guardavo attorno e poi ecco apparire qualcuno che avrebbe potuto rispondere alle mie domande: Albus Silente.
"Sono morta?" Chiesi cercando di nascondere un tremito di paura.
"No Melania, non sei morta." Rispose pacatamente il vecchio mago.
"E allora perché mi trovo qui?" Chiesi nel guardarmi attorno.
"Hai deciso tu di venire, sei stata tu ad arrestare il tempo, forse è stato lo spirito di preservazione a spingerti a farlo o forse la paura o forse lo hai fatto per non dover decidere."
"Io ho già deciso."
"Ma non vuoi morire."
"Non voglio morire." Ammisi in un sospiro.
"È il momento di svegliarti Melania."
"Di cosa stai parlando?" Chiesi confusa.
"Puoi salvare entrambi, te stessa e James ma per poterlo fare devi decidere di svegliarti, devi comprendere la tua condizione."
"Tutto questo sta avvenendo nella mia testa?!" Esclamai sempre più preoccupata.
"Forse si e forse no ma questo non significa che non sia reale."
"Non mi fido di lei." Dissi mentre mi allontanavo di qualche passo dal mago che mi stava di fronte "l'ultima volta che ho parlato con lei mi ha spinta a buttarmi giù da una torre." Soggiunsi aspramente.
"Aggressiva e diffidente come sempre." Disse Piton nell'apparire dal nulla.
"Cosa ci fa lei qui?" Chiesi stupita.
"Sei stata tu a volermi qui, ragazzina." Rispose Piton vagamente annoiato.
"La situazione è questa Starlight: vuoi salvare James? Per farlo Melanie deve morire ma questo non significa necessariamente che debba morire anche Melania." Spiegò Piton.
"Posso tornare a casa?"
"Si, quando la maledizione ti colpirà potrai decidere di risvegliarti ma, per poterlo fare, devi comprendere in che situazione ti trovi, devi ricordare Melania."
"Che cosa devo ricordare?" Esclamai esasperata.
"Come hai fatto ad arrivare qua."
"Ero in camera mia e..."
"Non eri nella tua stanza, ricorda!" Intervenne Silente.
"Non ti resta ancora molto tempo a disposizione." Rincarò la dose Piton.
"Io..." mormorai mentre, improvvisamente, i ricordi si facevano strada nella mia mente.
Come avevo fatto a scordare tutto questo?
"Sono uscita di casa e ho preso la bicicletta..." mormorai cercando di riportare alla luce i ricordi sopiti "volevo andare da Sara..." dissi quasi tra me e me.
Come avevo potuto dimenticare tutto, come avevo potuto scordare Sara, l'unica mia vera amica.
"Speravo potesse aiutarmi a riparare il portatile ma pioveva così tanto..." continuai mentre mi tornavano alla mente i miei sogni, quelle luci abbaglianti: i fari dell'auto che mi avevano investita.
"Io sono morta." Mormorai incredula "sono stata investita da un auto."
"Non sei morta, non ancora, ma devi tornare indietro prima che sia troppo tardi."
"Tutto questo non è reale..." mormorai mentre sentivo le gambe cedermi.
"Tutto questo è reale!" Esclamò Piton nell'afferrarmi per le spalle "neppure con la nostra magia possiamo spiegare cosa ti sia accaduto, tu sei unica Melanie ma l'unicità della tua situazione non la rende meno reale."
"Quando me ne andrò cosa accadrà a James ed Albus." Chiesi dopo aver fatto un respiro profondo.
"Gli Auror stanno arrivando." Mi rassicurò Piton mentre mi sosteneva con una delicatezza che non credevo gli appartenesse.
"E quando non ci sarò più James..."
"Non soffrirà." Intervenne Silente "non sei mai appartenuta a questa dimensione e, quando te ne sarai andata sarà come non fossi mai esistita. Per James non sarai mai esistita."
Non potei evitare che le lacrime mi scendessero nuovamente nel pensare a James, a quello che avevamo e che avremmo perso.
Non volevo che James soffrisse per me ma il pensiero che tutto sarebbe svanito faceva male.
James mi aveva insegnato ad amare ma non lo avrebbe mai saputo.
"Sono pronta." Dissi nell'asciugarmi le lacrime "grazie per tutto ciò che ha fatto per me, non lo dimenticherò mai." soggiunsi nel rivolgere un lieve sorriso a Piton.
 
Poi mi ritrovai catapultata nuovamente al centro dello contro.
Il lampo di luce verde che si faceva sempre più vicino ma, questa volta, non avevo paura.
"Melanie!" Mi supplicò un ultima volta James.
"Ti amo." Fu l'ultima cosa che riuscii a dire prima di cadere a terra, una lacrima solitaria che mi rigava la guancia e il sollievo nel cuore perché, in lontananza, avevo udito le voci degli Auror.
 
 
 
*****
 
 
 
 
Mi svegliai di scatto, respirando a fondo come se avessi trattenuto a lungo il fiato.
"Infermiera!" Esclamò una voce a me sconosciuta e distante.
Ero tornata a casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ebbene si, questo è l'ultimo capitolo di questa storia a cui seguirà un breve epilogo.
Prima che mi linciate per questo finale agrodolce ci tengo a ribadire per la millesima volta che questo non è un finale definitivo.
Si è conclusa una fase delle vicende di James e Melanie ma la loro storia non è ancora  conclusa per cui non odiatemi troppo.
Fin dall'inizio avevo previsto che questa storia si concludesse in questa maniera ma poi, lentamente, forse perché col tempo ho finito con l'affezionarmi maggiormente a James e Melanie, (o semplicemente perché il mio sadismo si è attenuato), si è fatta strada in me l'idea di una nuova long.
Tra pochi giorni posterò quindi il primo capitolo di una nuova long "La ragazza caduta dal cielo - Al di là del tempo e dello spazio" in cui proseguirà la storia di Melanie e James.
Spero che il finale di questa storia vi sia piaciuto e non sia risultato deludente.
 
Ringrazio:
 
  • Tonks_thebest che ha aggiunto questa storia alle preferite.
  • http_icr che l'ha aggiunta alle ricordate.
  • Robs_Draco1, eliseCS e ImbrattaCartaVirtuale che hanno recensito lo scorso capitolo.
Astrea

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Epilogo ***


Avviso
Ho postato l'ultimo capitolo e subito dopo l'epilogo quindi, qualora non lo aveste fatto, prima di continuare a leggere leggete il capitolo 20.
 
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
 
Epilogo
 
 
Tutto quello che era avvenuto in seguito mi era apparso così confuso.
I controlli medici ed i miei genitori che, dopo tanti mesi, avevo riabbracciato e, mentre tutto attorno a me appariva così confuso e distante una sola domanda mi vorticava nella mente: era stato tutto un sogno? Piton aveva detto che era tutto reale che, una parte di me, aveva valicato lo spazio ed il tempo.
Silente lo aveva definito un potere istintivo, una difesa che molto probabilmente mi aveva trasportata lontana per difendermi dallo shock dell'incidente.
Ma potevo davvero credere che tutto questo fosse reale?
Potevo credere a quelle voci nella mia testa?
No, James non poteva essere frutto della mia immaginazione.
Non potevo spiegarmi come fossi giunta a lui, non sapevo spiegarmi come avesse potuto toccarmi e stringermi a se ma di una cosa ero certa: non avrei mai potuto immaginare un ragazzo così irritante ed affascinante.
E poi c'erano le mie ginocchia.
Quando i medici mi avevano visitata si erano resi conto del fatto che le mie ginocchia fossero sbucciate, le ferite erano fresche e nessuno era riuscito a spiegarsi come avessi potuto procurarmi quelle ferite.
No, non era stato tutto un sogno, ricordavo distintamente come mi fossi procurata quelle ferite cadendo a terra.
Era tutto reale come lo erano quelle ferite, come lo erano gli occhi arrossati dal pianto e la bacchetta che stringevo tra le mani perché, quando mi ero risvegliata, la bacchetta di James era ancora stretta tra le mie mani.
Era tutto reale e James, da qualche parte, al di là del tempo e dello spazio, era vivo.
Questo era il pensiero che mi aveva sostenuta durante i primi giorni che avevo trascorso in ospedale mentre attendevo di essere dimessa, la bacchetta di James sempre accanto a me perché quella era l'unica cosa che mi restava di colui che mi aveva già scordata.
E poi, il secondo giorno d'ospedale era apparso lui.
Aveva bussato impacciato alla porta della mia camera ed io non avevo potuto fare a meno di scrutarlo a bocca aperta.
Avevo scrutato incredula i capelli e gli occhi scuri e quelle labbra che ben conoscevo.
"James..." Avevo sussurrato in un mormorio strozzato.
"Come fai a conoscere il mio nome?" Aveva chiesto lui confuso.
"Non lo so." Risposi io senza riuscire a smetterla di fissarlo e, nel contempo, nuovi ricordi si facevano strada nella mia mente.
"Tu mi hai soccorsa là notte dell'incidente..." mormorai sforzandomi di ricordare.
Ripensai ai sogni che mi avevano tormentata ad Hogwarts, le tre luci che vedevo erano quelle dei fari dell'auto che mi aveva investita e poi vi era l'ultimo fanale, il fanale di una moto da cui era sceso lui.
Imbarazzata iniziai a far vagare lo sguardo per la stanza finendo ad osservare i fiori accuratamente riposti sul comodino della mia camera, quei fiori che venivano quotidianamente sostituito e di cui i miei genitori non sapevano la provenienza.
"Sei stato tu a portare i fiori?" Chiesi curiosa.
"Si" rispose lievemente imbarazzato, probabilmente ora che la ragazza sconosciuta che per mesi era venuto a trovato in ospedale si era risvegliato, si sentiva una specie di stalker.
"Grazie, per quello che hai fatto." Lo rassicurai sorridendo, il primo vero sorriso da quando ero tornata.
Ripensai a quanto mi aveva detto Piton.
Per mesi avevo vissuto in un universo parallelo e, per tutto questo tempo, il James del mio mondo era rimasto lì, ad attendermi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Ecco a voi l'epilogo di questa storia.
Spero che questa fan fiction vi sia piaciuta e che leggerete anche "La ragazza caduta dal cielo - Al di là del tempo e dello spazio".
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito la mia storia, l'hanno inserita tra le seguite, le preferite o le ricordate.
Ringrazio inoltre tutti coloro che l'hanno semplicemente letta.
Grazie a tutti.
Astrea

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2808866