Quello che ancor non sai, tu lo imparerai, solo qui tra le mie braccia.

di Sam__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Quello che ancor non sai, tu lo imparerai, solo qui tra le mie braccia.

« Euna storia da dimenticare, 
è una storia da non raccontare, 
è una storia un pocomplicata, 
è una storia sbagliata.»
Capitolo 1.


 
“Dovremmo rientrare.” Buttò lì Teddy, gettando a terra il suo mozzicone di sigaretta.
Arizona annuì distrattamente, aspirando un’ultima volta la sua sigaretta per poi buttarla a terra e rientrare nella struttura con Teddy.
 
Arizona Robbins era una diciassettenne un po’ troppo incasinata per la sua età.
Aveva due occhi blu come l’oceano, i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle e un sorriso completo di fossette capace di far innamorare chiunque. I pretendenti infatti non le mancavano, qualsiasi tipo di ragazzo le chiedeva un appuntamento e lei avrebbe quasi accettato…se non fosse stato che preferiva le ragazze. 
Studiava all’Evergreen State College di Seattle, o sarebbe meglio dire che praticamente ci viveva.
Infatti, alloggiava nel dormitorio interno del campus, chiamato più comunemente “EF”, in una stanza doppia, con la sua migliore amica Teddy, con la quale divideva il prezzo.
I genitori di Arizona avrebbero potuto pagarle il college, ma la ragazza fin troppo orgogliosa e ribelle, aveva deciso di fare da sé ed ecco che, cinque pomeriggi su sette, lavorava alla libreria Evans, lontana un paio di isolati dal campus.
 
Arizona e Teddy entrarono in classe e stranamente il professore di filosofia non era ancora arrivato.
Si sedettero ai loro soliti posti “siete fortunate che la supplente non sia ancora arrivata.” Affermò Lexie,  alle loro spalle.
Entrambe si girarono verso la loro interlocutrice, “supplente?” domandò Teddy straniata.
“Si, il professor Barnett si è preso un po’ di ferie aretrate…gira voce che deve risolvere alcuni problemi di famiglia.” Spiegò la ragazza.
“Secondo me sta per morire e vuole passare gli ultimi mesi di vita sperperando soldi tra donne e alcool!” esclamò Cristina che era seduta vicino Lexie, strappando una risata a tutte.
“Sei sempre troppo pessimista.” La riprese Meredith, seduta accanto all’amica, spingendola appena.
“Pessimista? Io direi più realista e ottimista! Chi non passerebbe gli ultimi mesi di vita con donne e alcool?” ribatté Cristina.
“Io lo farei di sicuro.” Rispose Arizona, facendo ridere le altre.
“Beh comunque, tralasciando il fatto che non starà per morire o mettiamo anche il caso che sia così…la supplente che è terribilmente in ritardo, sarà tanto vecchia quanto lui?” chiese Meredith sorridendo.
“Beh, almeno è una donna.” Buttò lì Arizona.
“Peggio, Arizona, molto peggio…le donne sono stronze più degli uomini  quando vogliono.” Affermò Cristina.
“Sai che anche tu sei una donna e che quindi questo include anche te fra le donne stronze, no?” domandò retoricamente Lexie.
“Infatti io sono una stronza coi controfiocchi!” esclamò Cristina alzando il pugno in aria.
“Si, signorina?” chiese una voce esterna che non apparteneva a nessuna della cinque donne che si trovavano lì. Tutte portarono la loro attenzione nella cattedra al centro di quell’aula.
“Cazzo, quando è arrivata?!” sussurrò Teddy ad Arizona.
Ma quest’ultima era fin troppo occupata a non farsi arrivare la mascella ai piedi e gli occhi fuori dalle orbite per quanta meravigliosa sorpresa l’aveva investita.
“No, io…ecco…non…”farfugliò Cristina.
“Direi che quel gesto era dovuto allo sghignazzare con le tue amiche e non ti ha fatto nemmeno notare che ero arrivata in classe.” L’interruppe la supplente.
Cristina annuì distrattamente.
“E lei sarebbe?” prese parola acida,  Arizona, alzando la mano.
“Prego?” ribatté sconcertata l’altra.
“Dico lei, chi sarebbe? Qual è il suo nome?” spiegò la bionda.
“Sai che non è educato rivolgersi a un tuo superiore così?”
“Un mio superiore? Quanti anni avrà al massimo, 25? Ringrazi che le dia ancora del ‘lei’” rise beffarda Arizona.
La donna prese un respiro profondo. “Come ti chiami?” chiese poi.
“L’ho chiesto prima io.” La sfidò Arizona.
“Allora credo che la tua risposta sia scritta alla lavagna da circa mezz’ora…signorina?!”
Callie Torres.
Lesse Arizona nella sua testa. “…R-Robbins.” Si affrettò poi a dire.
“Ora, se la signorina Robbins permette, vorrei iniziare la mia lezione.” Concluse.
Callie Torres. Lesse un’altra volta Arizona.
E pensò che si addiceva perfettamente alla persona che aveva davanti.
 
Callie Torres aveva ventiquattro anni, due occhi grandi e scuri, e dei capelli nero corvini che le ricadevano sulla schiena.
Quando indossava gonne e camicie, il suo corpo lasciava veramente poco alla fantasia…non che con un paio di jeans e una felpa ci fosse molta differenza.
Era troppo giovane per avere un posto fisso da professoressa. Infatti veniva mandata da una parte all’altra dello stato per fare da supplente.
Non aveva un posto da chiamare casa. Non aveva relazioni stabili. Perché averle del resto? Non si fermava mai in un posto più di un mese. E così Callie viveva alla giornata, non programmando mai niente per il futuro.
 
“E così tu sei Callie Torres.” Irruppe nell’aula Mark Sloan, non appena suonò la campanella.
“Si, sono proprio io.”
“Ti andrebbe di prendere un caffè con il sottoscritto?” ammiccò lui.
“Essere sfacciati sembra una cosa comune da queste parti.” Disse Callie più a se stessa che all’uomo che aveva di fronte.
In quel momento, Arizona stava per uscire dall’aula se non fosse stata richiamata dalla voce di Callie “Spero che stai andando in direzione.”
La bionda si fermò “E dovrei andarci per averle risposto ‘male’, giusto?” enfatizzò le virgolette con le mani.
La mora appoggiò le mani sulla cattedra e si voltò a guardarla “non importa che io abbia più o meno la tua età, è comunque irrispettoso rivolgersi così a qualcuno che nemmeno conosci. E penso che tu lo sappia.” Affermò con calma.
 “Mettiamo che io lo sappia e che non me ne freghi niente.” Ribatté con arroganza la ragazza.
Callie rise sarcastica “Va bene, Robbins, puoi andare.”
Arizona inarcò un sopraciglio. Non voleva più spedirla in direzione? Beh, tanto meglio così.
Scrollò le spalle e uscì dall’aula lasciando un Mark alquanto confuso dalla situazione e una Callie che riordinava la sua roba.
“Che è successo a quella ragazza?” chiese poi Callie.
“Come?”
“Cosa è successo ad Arizona Robbins? Perché qualcuno deve averle fatto talmente male che non ha rispetto per niente e nessuno, nemmeno per lei stessa.”
“Il rispetto deriva dal provare dolore?!”
“Vedi…”
“Mark!”
“Mark! Vedi, Mark…il rispetto deriva da quanto interesse hai verso tutto ciò che ti circonda. E tutti veniamo educati ad avere rispetto per qualsiasi cosa fin da piccoli. Ma a volte succede qualcosa, nella vita, per il quale perdi interesse per qualunque cosa ti circonda e da qui ne deriva il non avere più rispetto di niente e nessuno.” Spiegò Callie.
“E quindi non la punisci per la situazione difficile che ha?”
“…io studio le persone in modo da vedere se posso aiutarle. Sono fatta così. Non mi piace passare subito alla punizione. Voglio prima capire se la merita davvero o se il suo atteggiamento è solo una conseguenza. Quindi farò questo, la studierò e cercherò di aiutare.” Sorrise.
“Come vuoi.” Scrollò le spalle Mark, uscendo dall’aula, seguito da Callie.
“E comunque, sai quindi qual è la situazione difficile che ha?” domandò quest’ultima.
“Suo fratello è morto in guerra.”
*
 
“Ancora mi chiedo dove trovi il tempo per studiare.” Affermò Alex entrando in libreria.
Arizona lo salutò con un cenno del capo da dietro il bancone “sono già troppo intelligente, non ho bisogno di studiare.” Rispose sorridendo.
“Ah, è per questo che la notte invece di dormire, studi.”
“Teddy!” si lamentò la bionda.
Alex sorrise “comunque, sono qui per un libro.”
“Ma davvero?!” inarcò un sopraciglio Arizona.
Il ragazzo rise “mi servirebbe qualcosa sulla filosofia…qualche autobiografia di qualche filosofo famoso, magari.”
Filosofia? Un allarme suonò dentro la testa di Arizona.
“Ti prego, non dirmi che vuoi cercare di fare colpo sulla nuova professoressa di filosofia.”
“Perché no? Guarda che sono un gran bel ragazzo, solo che tu non lo vedi perché hai altri gusti.” Si mise subito sulla difensiva Alex.
“Non è per te Alex…insomma, è una professoressa!” esclamò Arizona incapace di capire come Alex non trovasse un ostacolo quel dettaglio così ovvio.
“Come se tu non la stessi spogliando con gli occhi.”
“Maddai! Che cazzo dici! E’ solo una superba venticinquenne che pensa di sapere tutto della vita e invece non ne ha la più pallida idea!” rispose acidamente.
“Ed ecco il tuo modo.” Scrollò le spalle Alex.
“Il mio modo?” chiese perplessa.
“Si. Quando una persona ti piace tu fai finta che non ti piaccia e che ti stia sulle scatole.” Si spiegò il ragazzo.
Arizona deglutì sconcertata.
Merda.
“Quindi, se il tuo è un modo per persuadermi a lasciar perdere solo perché vuoi provarci tu…è tempo sprecato! Provaci pure Arizona, ma io non mi farò da parte. Che vinca il migliore.” Le fece l’occhiolino Alex dirigendosi poi verso alcuni scaffali.
 
No. Arizona Robbins non avrebbe fatto la corte a nessuno. Men che meno a una professoressa. E ancor meno, a una donna tanto fastidiosa.
Lei era quella a qui tutte facevano la corte, non era di certo lei a farla.
Quindi no, Arizona Robbins non avrebbe mai fatto la corte a Callie Torres.
Anche perché, le relazioni tra studenti e professori non erano ammesse.

 
*

“Sicura di non volere venire?” chiese Teddy mentre si specchiava.
“Devo ancora studiare e sto per morire di sonno, quindi si, sono sicura.” Sbuffò Arizona.
“Come vuoi.” Scrollò le spalle l’altra.
Poi prese la borsa, s’avvicinò ad Arizona e le schioccò un bacio sulla guancia “non aspettarmi alzata.” Scherzò Teddy.
Arizona la spinse piano “vai e divertiti.” Disse sorridendo.
 
Arizona rispose al telefono al primo squillo “Teddy? Che è successo?”
La risata della ragazza dall’altra parte del telefono sfondò quasi il timpano di Arizona.
“Non crederai mai a cosa sta succedendo qui.”
“Teddy, sto studiando ti preg-“
“Alex ci prova con la Torres.” Scoppiò nuovamente a ridere Teddy.
“Torres è lì?” chiese stranita Arizona.
“Si, e sembra anche che si diverta parecchio.”
Arizona si alzò dal letto, recuperando la felpa “assicurati che Alex non faccia nulla di stupido. Arrivo.” E riattaccò mettendosi poi a correre per uscire dal College e raggiungere il locale.
 
Non appena arrivò lì, Arizona si accorse che le sue vesti non erano proprio adatte a quell’occasione: Una felpa blu, jeans strappati e converse.
Anche solo la gente fuori dal locale vestiva in modo nettamente migliore al suo e molto più adatto alle tematiche “sera” e “discoteca”, figuriamoci quella che c’era all’interno di esso.
…Fanculo. Pensò Arizona ed entrò nel locale.
Cercò di adocchiare qualcuno che conosceva e come era ovvio, mezzo Evergreen College era lì.
Sbuffò e chiese in giro se qualcuno avesse visto Alex o Teddy, quando una risata fin troppo familiare le arrivò alle orecchie. Si girò e vide Teddy scherzare e ridere con un uomo. S’avvicinò tirando Teddy per un braccio “scusa, eh! Torna subito.” Disse al tipo che ora la guardava perplesso.
“Arizona!” esclamò Teddy abbracciandola.
Arizona sciolse l’abbraccio “Cristo! Sei ubriaca persa!”
La ragazza rise scrollando le spalle.
Arizona scosse il capo “senti, dov’è Alex?”
L’amica allungò il braccio alla sua sinistra, indicando l’angolo riservato al bar.
E lì Arizona li vide.

Un’Alex troppo ubriaco e spavaldo s’avvicinava ad una Callie che…Teddy doveva essere ubriaca forte se l’espressione non molto consenziente di Callie, che cercava di allontanarsi lentamente da Alex, le era sembrata di puro divertimento.
“Ci vediamo dopo.” Disse Arizona dirigendosi poi verso di loro.
Afferrò Alex da un braccio e lo trascinò lontano da Cal-  dal locale.
“Che cazzo fai?” sbottò Alex strattonando la presa di Arizona.
“No, Alex, tu che cazzo fai!? E’ una professoressa, cristo santo! Non puoi provarci con lei.”
“Senti Arizona, puoi provaci pure tu con lei, ma non venire a fare storie a me, ok?”
Arizona alzò gli occhi al cielo “non voglio provarci con lei! Ho ancora un cervello a differenza di qualcuno, e so perfettamente che non è concesso avere relazioni con i professori.”
“Relazione …” ripeté Alex per poi scoppiare a ridere “una scopata io non la chiamerei relazione.”
La ragazza prese un respiro profondo e cerco di parlare con più calma possibile.
“Alex, non m’importa ciò che vuoi fare con lei. Il punto è che siete in un locale dove c’è mezzo college e le voci girano, la gente parla, lo sai. Se arrivasse alle orecchie della preside saresti buttato fuori a calci in culo. Non me ne frega niente della Torres. Vorrei solo che ragionassi con il cervello e non col tuo pene, per una buona volta. Ok? Non puoi giocarti il college per una professoressa. Sarebbe la più grande cavolata del secolo.”
Alex annuì lentamente “si, effettivamente hai ragione.”
Arizona trasse un respiro di sollievo. “recuperiamo Teddy e le altre e torniamo all’EF.”
“Ma non posso lasciare la Torres così, ci rimarrà male.”
“Credimi, dallo sguardo che aveva, non ci rimarrà per niente male.” Sorrise.
Alex ricambiò il sorriso.
“Però penso che dovresti farle delle scuse …” continuò poi Arizona mentre rientravano nel locale.
“Già …” acconsentì Alex.
 
Arizona andò a recuperare il gruppo e Alex si diresse da Callie.
“Ehm…”affermò impacciato alle spalle di Callie.
Quest’ultima si voltò e il sorriso che aveva dipinto in viso si trasformò in una smorfia.
“Senti, Karev…non verrò a letto con te quindi è megl-“
“mi dispiace!” l’interruppe subito il ragazzo “io..ehm..non volevo..ecco, la…ragazza che mi ha trascinato fuori prima…”
“Robbins! Spero non voglia uccidere me, visto che eri tu a provarci e io non acconsentivo.”
“Ucciderla? No, perché mai?”
“Non mi sorprenderei se la tua ragazza fosse così gelosa e accecata d’amore da scaricare tutta la colpa su di me.”
“Cos-? Arizona? No no, lei non è la mia ragazza. E’ come una sorella per me.” Rise divertito.
“Eppure, era abbastanza arrabbiata mentre ti trascinava fuori…” constatò la donna.
“Perché non voleva che facessi la più grande cavolata del secolo.”
Callie inarcò un sopraciglio.
“No, nel senso…cioè non per lei. Ecco il punto è che una relazione tra uno studente e una professoressa per quanto giovane sia, non è permessa. Lei si è solo preoccupata perché se ci avrebbero scoperti non sarebbe finita bene.”
“Non ci avrebbero scoperti perché io non sarei mai venuta a letto con te. Però è un bene che tu abbia una persona così intelligente, che ti vuole bene tanto da venire fin qui a dirti che stai sbagliando.”
Alex sorrise, annuendo. “Allora tutto a posto, vero? Non mi denuncerà, né verrò espulso…in fondo non è successo niente.”
“E’ tutto apposto.” Acconsentì Callie.
“Grazie. Buona serata, arrivederci.” Disse Alex voltandosi e raggiungendo le altre.

 
*
L’indomani mattina, Arizona non aveva per niente voglia di andare a lezione di matematica, così si era comodamente sdraiata sul prato del cortile del campus ad aspettare che quell’ora passasse.
“Ho sentito dire che sono la più grande cavolata del secolo.” Annunciò una voce che Arizona conosceva già. La ragazza aprì gli occhi e tirandosi su, notò la figura di Callie Torres seduta su una panchina a pochi passi da lei.
Arizona fece mezzo sorriso e si sdraiò nuovamente sul prato con le mani dietro la testa.
“Non hai davvero niente da dire a tua discolpa?” continuò Callie.
“Perché dovrei discolparmi? E’ davvero ciò che ho detto.”
Callie sorrise tristemente. “Non ti piace la matematica, eh?”
“Che fa, mi tiene d’occhio come uno stalker?”
“Diciamo che ho letto la tua scheda di valutazione.”
Arizona si alzò di scatto “che cosa? E con quale cavolo di permesso?”
“Con quello della preside?!” scrollò le spalle la mora.
Arizona rise amaramente. Ovvio che poteva leggerla.  Era una professoressa, e come tale aveva diritto a conoscere i voti dei suoi studenti.
“Era per capire se mordi tanto quanto abbai.” Sorrise Callie.
“E l’ha capito?” chiese scetticamente l’altra.
“A parte la sufficienza in matematica che non vuole arrivare…hai ottimi voti. Quindi si, ho capito che il tuo comportamento è solo una maschera che usi con chi non ti conosce.”
“Cavolo! I miei voti le hanno detto tutte queste cose?”
“Il comportamento da persona matura e buona amica di ieri me l’ha fatto capire.” Disse sinceramente.
“Lei non ha capito proprio un bel niente!” esclamò Arizona, estraendo il pacchetto delle sigarette da una tasca e l’accendino dall’altra, per poi accendersene una. Inspirò affondo.
“Non c’è nessuna maschera.” Espirò “sono semplicemente io che mi comporto come voglio con le persone che voglio.”
Fece un altro tiro della sigaretta. “Se una persona non m’interessa può andare al diavolo, non mi comporterò mai in modo gentile se la cosa non mi riguarda. Se una persona m’interessa allora può star sicura che non solo divento gentile, protettiva e rispettosa ma sarei pure capace di mollare tutto se avessero bisogno d’aiuto…e di rinunciare a tutto per farle restare.”
Ci fu un lungo silenzio.
“Hai già rinunciato a tutto una volta, vero?” chiese piano Callie.
“La cosa non le riguarda minimamente.”
Callie sospirò. Era sicura che le fosse capitato qualcosa del genere.
“Quella roba ti ucciderà, e tu lo sai.” Disse poi, riferendosi alla sigaretta.
“Tanto morirò comunque.” Scrollò le spalle la bionda.
“Che insensata risposta è mai questa?” chiese stizzita.
Arizona s’avvicinò alla panchina, stando in piedi davanti a Callie.
“Ma il suo dannato problema qual è? Lo so che mi fa male il fumo e so anche che lei non è proprio nessuno per pretendere che io smetta.” Sbottò.
Callie si alzò per andarsene “comunque, ero venuta per dirti che è stato gentile da parte tua preoccuparti del fatto che avremmo avuto problemi io e Karev, e venire fin lì per impedirgli di fare qualcosa di così stupido che mi avrebbe spedito dall’altra parte dello stato.”
“L’ho fatto per lui. Non per lei. Per quanto mi riguarda può andare a letto con chi le pare e piace, ma non mi va a genio che i miei amici possano essere espulsi a causa di una tizia qualsiasi che pur di pararsi il culo sarebbe capace di dire che la colpa è stata solo del ragazzo.” Rispose acida Arizona, per poi voltarsi e andare via, lasciando lì una Callie urtata dalle sue parole.
 
Perché Arizona Robbins faceva così quando qualcuno le piaceva.
Faceva finta di odiare quella persona sperando che un giorno l’avrebbe odiata davvero.


N.D.A.
Salve a tutti!
Allora ci tengo a precisare alcune cose:
1. L'Evergreen State College esiste davvero ed è ad Olympia in realtà, ma sempre nei pressi di Seattle più o meno e quindi ho preferito dire così per comodità e per familiarità con la nostra amata Seattle, che ne dite?! :)
2. Il titolo e la citazione all'inizio appartengono rispettivamente a due canzoni del grande Fabrizio De Andrè.
3. Il rating è arancione perché, come avrete potuto notare, Arizona e compagnia bella, essendo dei ragazzi, a volte si esprimono in modo non molto garbato e usando termini al quanto rozzi e spinti (i capitoli seguenti sono anche peggio per parolacce, credetemi!)
quindi mi è sembrato giusto mettere questo rating nel caso la cosa disturbasse a qualcuno...
4. Oltre che i personaggi sono molto OOC, in questa storia Arizona è molto me. C'è quando io scrivo di lei è come se scrivessi di me. E, devo ammettere, è la cosa più divertente che abbia mai fatto. Un personaggio che amo con la mia personalità è davvero esilerante!
Per questo, vi avverto che Arizona è un personaggio incasinato da morire e molto complicato...quindi capiterà che se in un capitolo la vedete in un modo, nell'altro è completamente diversa!
E' in base a come le (mi) piglia...quindi buona fortuna per chi cercherà di capirla :)

Premesse a parte, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e che mi seguirete in questa storia in cui mi sono avventurata!
Gli altri capitoli sono giò scritti ma non quello finale...devo ancora pensare bene a cosa fare ma... non voglio farvi spoiler ;)
Ci si rivede la prossima settimana con il secondo capitolo.
Uh, lasciate una recensione positiva o negativa che fanno sempre piacere!
Abbracci virtuali a tutti.♥
Sam__



 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
Un’Arizona esausta si lasciò cadere di schiena sul letto.
Calmò il respiro affannoso  e poi disse:”dovresti andartene adesso.”
La ragazza nuda accanto a lei si voltò per guardarla in faccia “non dirai sul serio.” Ribatté.
Arizona, malgrado sentisse lo sguardo dell’altra addosso, continuò imperterrita a fissare il soffitto.
“Si, dico molto sul serio.”
“E’ notte fonda.” Insisté la ragazza.
“Se eravamo nella tua stanza, sarei già andata via. Ma vedi, questa è la mia stanza e devi andartene perché fra esattamente” girò la testa verso il comodino “4 ore” lesse sul display della sveglia “ho lezione e ho bisogno di risposare.”
“Anch’io ho lezione tra quattro ore. Non potremmo dormire insieme?” chiese in tono provocante la ragazza, avvicinandosi maggiormente ad Arizona, allungando un braccio nel tentativo di abbracciarla.
Ma quest’ultima si alzò di scatto “senti non sono quel genere di persona, ok?” sbottò.
“Io non dormo abbracciata con la persona con cui ho fatto sesso. Sei fantastica e potremmo rivederci qualche volta, ma adesso devi davvero andartene.” Spiegò con un tono che non ammetteva replica.
La ragazza si alzò, con velocità e rabbia, cominciò a rivestirsi.
Si diresse verso la porta “che stronza!” esclamò per poi sbattere la porta dietro di sé.
Arizona ridacchiò per poi ristendersi sul letto e mettersi a dormire.
*
 
“Ti ha davvero mandata via nel cuore della notte?” chiese sbalordita una ragazza mora.
“Davvero! E ovviamente non la passerà liscia così facilmente.”
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Non lo so ancora…ma so che deve provare il mio stesso dolore.”
 
Callie alzò gli occhi al cielo sentendo quell’ultima frase.
Perché mai doveva capitare giusto dietro questo gruppo di ragazze mentre faceva la fila per il caffè? Adolescenti in piena crisi ormonale che progettavano vendetta al povero sventurato che si era imbattuto in quella altezzosa biondina.
Callie sbuffò, incominciando a battere ritmicamente il piede a terra per il nervosismo.
“Come hai detto che si chiama?” continuò la ragazza mora di prima.
“Arizona.”
 
A quel nome, Callie sgranò gli occhi e prestò molta più attenzione al discorso di quanto non avesse fatto prima.
Quante Arizona potevano esserci in quel college? Era già un nome improbabile per una persona, figuriamoci per più persone.
Si, Callie ne era sicura, parlavano proprio di quell’Arizona.
“Frequenta le nostre stesse lezioni?” chiese la ragazza di colore, rimasta in silenzio fino a prima ma appartenente a quel trio.
“No, per fortuna! O sarei stata costretta a vederla per il prossimo trimestre.” Rispose la bionda.
“E allora dove vi siete conosciute?” domandò la mora.
“In un pub, ieri sera. L’ho vista e mi sono avvicinata perché… dovreste vederla! Non solo è bella ma ha anche un viso così angelico che non mi aspettavo potesse fare una cosa così!”
“Quelle che sembrano buone sono sempre le più stronze!” commentò la ragazza di colore.
Ora che ci pensava, Arizona aveva davvero un viso angelico. Ma non ci era mai cascata perché fin dal loro primo incontro, era stata abbastanza esplicita sul proprio carattere.
La fila avanzava e sarebbe stato il turno di Callie tra altri 3 turni.
“Penso che pagherò qualcuno per sedurla, portarsela a letto e farla andar via nel cuore della notte.” Scrollò le spalle la bionda.
“Beh, se hai detto che è proprio il tipo che se ne va, non mi sembra una grande idea. Sarà esattamente quello che vorrà fare l’andare via.” Le fece notare la mora.
“Dovresti parlare con qualcuno che la conosce e cercare di scoprire quale sia il suo punto debole.” Suggerì la ragazza di colore.
“O potrei semplicemente prenderla a pugni.” Sghignazzò la bionda, facendo scoppiare a ridere le sue amiche.
 
Dopo aver finalmente ottenuto il suo caffè, Callie pensò che doveva assolutamente dire ad Arizona Robbins di stare attenta.

 
*
 
“Arizona, potresti aspettare un attimo? Vorrei dirti due parole.” Disse Callie non appena la campana fu suonata e Arizona stava per uscire dalla classe.
La ragazza fece un cenno a Teddy come segno che poteva andare.
Poi sbuffò, mise le mani nelle tasche dei jeans e si appoggiò al muro dietro la cattedra.
“Oggi alla caffetteria della scuola si parlava di te.” Iniziò Callie mentre sistemava la sua roba nella borsa.
“E quindi?”
“Quindi, non si dicevano cose abbastanza carine ma non è questo il punto.” Si voltò a guardarla, appoggiandosi nella cattedra. “Si parlava di farti provare dolore, di vendetta, quindi stai attenta.”
Arizona la fissò seria per un attimo e poi scoppiò a ridere.
“Mi creda, non c’è modo di farmi provare più dolore di quello che già provi.” Disse tornando seria.
“Non parlo solo di dolore come sentimento…si parlava di prenderti a pugni.”
“Mi chiamo Arizona, ho imparato a fare a pugni all’asilo!” ribatté, incominciando ad infastidirsi.
“Ti sto avvertendo perché è mio dovere di professore tutelare i miei studenti.”
“Si, certo.” Rise ironica Arizona.
Callie prese un profondo respiro “puoi andare.” La congedò.
Arizona uscì di corsa dalla stanza senza nemmeno salutarla o ringraziarla.
Corse verso il cortile, aveva bisogno d’aria.
Da quando qualcuno, all’infuori dei suoi amici, si preoccupava per lei?
E perché quel qualcuno doveva essere proprio Callie Torres?
 
Arrivò fuori e cercò di calmare il respiro affannoso e il battito accelerato dovuti non soltanto alla corsa. Alzò lo sguardo e vide Teddy salutarla da una panchina a pochi passi da lì.
Arizona le andò incontro, sedendosi accanto a lei.
“Che ti ha detto stavolta?” chiese incuriosita la sua amica.
“Mi ha messo in guardia su delle tipe che vogliono pestarmi o roba simile.” sminuì Arizona.
“Quindi qualcuno ti sta cercando per massacrarti di botte e tu lo dici così?”
“Sempre esagerata! Non vogliono massacrarmi di botte, vogliono una sorta di vendetta.” Spiegò meglio.
“Ma che cazzo hai fatto a questa gente per meritarti questo?” chiese preoccupata Teddy.
“Lo sai che mi comporto sempre benissimo.” Rispose Arizona, guadagnandosi un’occhiata scettica dall’amica.
“…beh penso sia la tipa di ieri, comunque. Non l’ho trattata nel migliore dei modi.” Continuò.
“L’hai mandata via dopo aver fatto sesso, vero?”
“Già.”
“Merda, Arizona! Ma che cazzo ti costa farle restare fino all’indomani mattina?” la rimproverò Teddy.
“Non voglio, lo sai. Non mi vanno gli abbracci e le coccole e tutte quelle cose lì.” Disse disgustata.
“La parte migliore, praticamente, e a te non piace.”
Arizona si limitò a scrollare le spalle.
“Quindi questa tipa vuole vendicarsi di come l’hai trattata?” continuò Teddy.
“In pratica, si.”
“E la prof ti ha detto di stare attenta.”
Arizona annuì.
“Beh, gentile da parte sua.” Osservò l’amica.
“Tze, per favore!” ridacchiò l’altra.
“Quindi che hai intenzione di fare?” domandò poi.
“Non preoccuparmi ed aspettare il “fatale” momento in cui vorrà attaccare.” Enfatizzò le virgolette con le dita.
“Non c’è da sottovalutarla. Un paio di ossa rotte fanno male.”
Arizona rise “lo sai meglio di me che so perfettamente fare a pugni.”
Teddy annuì “si, ma fa comunque attenzione! E cerca di stare da sola il meno possibile. Muoviti sempre con me o Alex, Mer, Cri o Lexie. Intesi?”
“Si si.”
Teddy si mise a braccia conserte, guardandola severamente “Arizona.”
Quest’ultima si girò a guardarla “okay, promesso! Va bene?” disse seria.
Teddy annuì compiaciuta di aver ottenuto ciò che voleva.
“Com’è andata col tipo di ieri, poi?” chiese Arizona quando si ricordò che la sua amica non era rientrata la sera prima.
“Henry?! Uhm bene molto bene.” Rispose vaga Teddy e Arizona sorrise maliziosa.
“Cosa?!” aggrottò le sopraciglia l’amica “oh no! Arizona, no, ti prego! Ma chi credi che io sia? E’ la seconda volta che lo vedo…e la prima ero pure ubriaca! Sono andata a dormire nella stanza di Cristina…visto che nella nostra c’era troppo…movimento.”
Arizona scoppiò a ridere “’movimento’? Quanti anni hai, dieci?”
Teddy alzò gli occhi al cielo “rientriamo, c’è lezione di scienze umane!” si alzò.
Arizona fece lo stesso e insieme si diressero all’interno del college.
*

Le lezioni erano finite ed Arizona era appoggiata al corrimano delle scale esterne del campus, ad aspettare Lexie.
Aveva pensato di dirigersi all’EF da sola, ma aveva promesso a Teddy che si sarebbe mossa sempre con qualcuno, e i dormitori erano distanti mezzo campus più un campo  da football.
Quindi Arizona avrebbe mantenuto la sua promessa e avrebbe aspettato che Lexie Grey finisse il suo corso pomeridiano di chimica.
Stava per accendersi una sigaretta quando una voce familiare arrivò alle sue spalle.
“Eccoti qua!” esordì.
Arizona si girò e ovviamente era la bionda della notte passata, in compagnia di alcune - o sarebbe meglio dire troppe – amiche.
“Sei contro una? Un po’ sleale, non trovi?” sorrise Arizona, accendendosi comunque la sua sigaretta.
“Oh ma io non voglio fare a botte…” continuò l’altra.
“Motivo in più per il quale loro non dovrebbero essere qui.” Fece un tiro alla sigaretta.
“Beh diciamo solo che con loro sarà ancora più divertente.” Sorrise acida la bionda.
 
Abbastanza persone passavano dal corridoio dietro le loro spalle, ma nessuna di queste sembrava preoccuparsi di ciò che stava accadendo.
Nessuna, eccetto, una.
Callie passò proprio davanti la porta e distinse subito la figura di Arizona, poiché la vide in volto, e di altre sei ragazze che le davano le spalle.
L’istinto le diceva di intervenire. Ma poi pensò che con Arizona Robbins le cose non andavano un granché bene, e un intervento del genere non gliel’avrebbe mai perdonato.
Ma non poteva lasciarla lì da sola, anche se Arizona pensasse già di essere sola, almeno lei sapeva che se le cose si fossero messe davvero male, Arizona avrebbe avuto qualcuno che l’avrebbe difesa.
Perciò si appoggiò nel muro interno, accanto alla porta dell’uscita, ascoltando la conversazione e pregando che le cose non si mettessero male.
 
“Le voci girano in un college...” Disse la bionda.
“Non me ne sorprendo.” Scrollò le spalle Arizona, continuando a fumare con indifferenza.
“E gira una voce in particolare, che mi ha colpito abbastanza …” continuò la bionda “… mi chiedevo se tu ne fossi a conoscenza.”
Arizona iniziò a incuriosirsi ma cercò di non mostrarlo. “Spara.”
“Gira voce che tuo fratello sia morto in guerra.”
 
E poi fu un attimo, un attimo in cui il cuore di Arizona si fermò per poi riprendere a battere il più velocemente possibile.
Un attimo in cui delle risate sghignazzanti le stavano per far scoppiare i timpani.
Un attimo in cui i suoi occhi si sgranarono e si sentì debole come non mai.
Un attimo in cui tutti i suoi sensi si amplificarono e si confusero tra loro.
Un attimo in cui le parse di essere stata colpita da un fulmine.
Fu un attimo e si precipitò addosso a quella ragazza che non doveva pronunciare quelle parole; perché una cosa era saperlo e cercare di non pensarci, un’altra sentirlo dire ad alta voce e sbattere per la milionesima volta contro quell’atroce realtà.
Arizona la spinse con violenza e le stava per sferrare un pugno in volto, ma in un attimo, due mani che non conosceva le bloccarono le braccia e due occhi che conosceva le apparvero davanti.
“Arizona, calmati!” esclamò una voce che conosceva bene ma che per la troppa confusione non sapeva riconoscere. E così continuò ad agitarsi cercando di liberarsi da quella morsa ferrea.
“Arizona, fermati, basta.” Disse nuovamente quella voce a cui Arizona adesso non riusciva ad attribuire nemmeno un volto, date le lacrime che le offuscavano la vista, minacciando di uscire.
 
“Andate via! Subito!” esclamò Callie alle ragazze che, da quando era entrata in scena lei, non ridacchiavano più. Senza nessuna protesta si mossero veloci e rientrarono dentro.
Così Callie si ri-dedicò alla ragazza che cercava di dimenarsi dalla sua presa.
Callie la lasciò, ma le prese subito il viso dalle mani “Arizona! Guardami!”
Arizona smise di guardare nel punto in cui si ricordava di aver visto quella ragazza quando aveva pronunciato quelle parole, e guardò Callie.
“Sono andate via, okay?” cercò di rassicurarla. La ragazza annuì e poi si sottrasse alla presa morbida che le mani di Callie avevano nel suo viso.
Si sporse dal corrimano avvertendo un forte senso di nausea.
Callie restò in silenzio. Non si mosse e nemmeno respirò a momenti. Qualsiasi tipo di cosa avrebbe potuto disturbare Arizona, in quel momento.
Così attese che fosse lei a parlare, a muoversi. Ma dei singhiozzi arrivarono alle orecchie di Callie.
Arizona Robbins stava piangendo.
Callie s’intristì e si sorprese al tempo stesso.
S’avvicinò alla ragazza, ma poi pensò che fosse una mossa troppo avventata.
“Posso abbracciarti?” chiese quindi con gentilezza.
Arizona annuì debolmente. Lei non era tipo da queste cose, ma ne aveva così tanto bisogno in quel momento.
E così Callie l’abbracciò forte, con sincerità. Arizona non ricambiò l’abbraccio, restando immobile nella sua posizione, stringendo il corrimano con forza; ma si lasciò cullare da quell’abbraccio, chiudendo gli occhi e incominciando a respirare affondo.


“Compressione delle terminazioni nervose.” Disse dopo poco Callie, continuando a stringerla tra le braccia. Arizona non proferì parola.
“Sto rilassando il sistema nervoso simpatico. Una stretta forte come questa ti rallenta il battito cardiaco. Ti calma.” Spiegò meglio Callie, pensando che il silenzio della ragazza fosse anche dovuto al non aver compreso.
E dopo poco tempo che a entrambe sembrò un’eternità, Arizona si calmò davvero e cercò di allontanarsi da quell’abbraccio che Callie sciolse subito.
“Devo andarmene.” Disse semplicemente la bionda, facendo per allontanarsi per attraversare il cortile e arrivare all’EF.
Callie le andò subito dietro “vengo con te.” Disse semplicemente.
“Non c’è bisogno.” Si limitò a rispondere la bionda, continuando la sua veloce camminata.
“Non importa, vengo lo stesso.”
Arizona sbuffò ma non replicò. Aveva fin troppi problemi in quel momento per soffermarsi anche su quello. Così continuò a camminare a testa bassa, con le mani nelle tasche e fin troppo veloce, portandosi dietro una professoressa non desiderata.

 
*
La porta della propria camera si spalancò mostrando a Teddy la vista di una persona che conosceva fin troppo bene e un’altra che non le parse vero trovare lì.
Ma non era ciò su cui avrebbe fatto domande, al momento.
“Dove cazzo eri finita?” urlò infuriata, entrando in camera e sbattendo la porta alla sue spalle.
Arizona alzò un attimo la testa dal cuscino su cui era sprofondata minuti fa.
“Ero qui, calmati.” Disse tranquillamente, per poi sprofondare nuovamente il viso nel morbido cuscino.
“Calmati?! Tu non mi dici di calmarmi quando ti avevo specificatamente detto di non muoverti da sola e invece Lexie non ti ha trovato quando è uscita dal corso, chiaro? Che cazzo ti dice il cervello?” continuò a sbraitare l’amica, non curandosi di usare un certo linguaggio davanti alla persona seduta compostamente nel suo letto.
A quelle parole, Arizona si alzò di scatto “Stavo aspettando Lexie quando sono arrivate in sei e invece di prendermi a pugni hanno detto quelle cazzo di quattro parole che mi hanno schiacciato davanti a loro, facendole sghignazzare. Ho a malapena trovato la forza di tornare qui. Quindi non usare questo cazzo di tono con me quando non sai nemmeno come siano andati i fottuti fatti perché giuro, Teddy, ti giuro che prendo a pugni anche te.” La fronteggiò mantenendo comunque un tono calmo.
Teddy rimase spiazzata dalle parole dell’amica. Non aveva idea che una cosa del genere potesse accadere davvero, ma specialmente, non aveva idea che fossero a conoscenza dell’unico punto debole di Arizona.
Quattro parole.
Bastavano quattro parole giuste, ed Arizona Robbins si spezzava.
Guardò finalmente la persona seduta sul suo letto che non aveva osato proferir parola, limitandosi ad assistere a quel battibecco.
“Professoressa?” annunciò Teddy stranita di vedere la propria professoressa in camera sua.
“Haltman.” Salutò Callie con un cenno del capo.
Lo sguardo di Teddy si spostò velocemente dalla figura di Callie a quella dell’amica.
“Era lì.” Si limitò a dire Arizona.
Teddy continuò a guardarla confusa.
“Era lì quando è successo quello che è successo e pensando che non fosse normale il modo in cui reagisco, mi ha seguita, accertandosi che stessi bene.” Spiegò.
“Penso ancora che non sia normale il modo in cui reagisci.” Affermò Callie.
“Si beh, non è un mio problema, visto che a me va più che bene così. E adesso c’è la mia migliore amica, sono in ottime mani, quindi può andarsene.” Disse Arizona, per poi lasciarsi andare nuovamente sul letto.
Callie stava per controbattere quando Teddy la interruppe “Posso parlarle un secondo?” le chiese facendo un cenno col capo verso la porta dalla quale era entrata.
La mora annuì, alzandosi e seguendola fuori.

“Arizona è così, non ne faccia una questione personale.” Sussurrò Teddy, scrollando le spalle.
“Non ne faccio una questione personale, ma lei reagisce davvero in modo anomalo. Dovrebbe farsi aiutare da qualcuno.” Rispose mantenendo sempre il tono basso, vista la presenza di Arizona nella stanza dietro le loro spalle.
Ma il tono basso non servì. Infatti, prima che Teddy potesse replicare, un’Arizona infastidita aprì la porta “non ho bisogno di essere aiutata da nessuno. Chi le dà il diritto di darmi della pazza consigliandomi anche di andare da un psicologo?!”
“Non mettermi in bocca parole che non ho detto, Robbins.” La avvertì Callie.
“Non le ha dette ma sappiamo tutti che intendeva questo.” Ribatté acida.
“Non penso assolutamente che tu sia pazza! E’ solo strano che tu non abbia ancora superato la seconda fase del dolore. Sei costantemente arrabbiata. E un psicologo potrebbe aiutarti in questo.” Si spiegò Callie.
“Lei non mi vede 24 ore su 24. Lei non ha idea di chi io sia davvero. Le ho già spiegato che solo perché tratto lei, ovvero una persona di cui m’importa meno di niente, in modo brusco, non vuol dire che tratti le persone a cui tengo davvero, come la qui presente Teddy, allo stesso modo. So quello che voglio fare, so chi sono le persone che voglio avere con me, con le quali devo comportarmi bene. E ora se ne vada e mi lasci in pace.” Disse Arizona, afferrando poi un braccio di Teddy e trascinandola dentro la loro stanza.
*

Un’Alex in preda al panico irruppe nella stanza di Arizona e Teddy.
“Arizona!” esclamò vedendola “Come stai? Ti hanno fatto male?”
“Alex, sto benissimo, sta tranquillo.” Lo tranquillizzò la ragazza.
Ma il ragazzo sbatté un pugno nell’armadio che aveva accanto “io le ammazzo!”
“Cristo, Alex, l’armadio!” sbraitò Teddy “puoi pagare tu i danni se lo rompi!”
“Alex, tu non ammazzerai proprio nessuno perché lo farò prima io.” Affermò Arizona.
“Allora è a chi arriva a ucciderle prima.” Ribatté il ragazzo.
“Ma perché tutto diventa una sfida, per te?”
“Non tutto! Solo le cose per cui non sono disposto a scendere a patti!”
“Ma qui non si tratta di scendere a patti! Dobbiamo trovare un piano per ucciderle senza destare sospetti!”
“Okay, ora ci diamo tutti una cazzo di calmata, va bene?” urlò Teddy, oramai fin troppo stressata per gli eventi della giornata.
Gli altri due ragazzi stettero in silenzio…erano davvero poche le volte in cui Teddy si arrabbiava sul serio.
Ma proprio mentre la ragazza si stava godendo quei secondi di silenzio, nella stanza fecero irruzione Cristina e Meredith, seguite da Lexie.
“Chi dobbiamo prendere a calci in culo?” chiese quasi urlando la prima.
Teddy alzò gli occhi al cielo, prese Alex per un braccio e lo spinse insieme alle altre ragazze.
“Fuori! Tutti fuori!”
“Ma noi…” cercò di dire Lexie.
“Voi un corno! Arizona sta bene, e siamo tutti troppo stressati per ragionare su cosa fare! Ci penseremo domani! Ora andatevene!” sbraitò, spingendoli poi fuori dalla camera e rilasciando un urlo frustrato, appoggiandosi di spalle a quest’ultima.
Arizona scoppiò a ridere, provocando anche sul viso di Teddy un sorriso.


NDA:
Ehilà!
Si accettano scommesse sul nome della tipa che ha fatto piangere la mia 'Riz >w<
Mi piace farla soffrire, perché così Callie le si può avvicinare :]
Okay, sproloqui a parte, che ne pensate di questo nuovo capitolo? Abbiamo visto un lato diverso di Arizona, un lato debole...
Spero che vi siate godute l'abbraccio con tanto di momento fluff perché nel prossimo capitolo...no, non voglio farvi spoiler! :D
Volevo dire una cosa che ho dimenticato di dire nello scorso capitolo: i personaggi di Greys sono tanti, lo sappiamo. E in questa storia, prima o poi, ne appaiono la maggior parte. Purtroppo ogni capitolo non basta per far apparire tutti nella vita di Callie e Arizona, quindi capiterà che se in un capitolo appare Mark, in un'altro nemmeno viene nominato (tanto per fare l'esempio del primo e secondo capitolo), e così per tutti i personaggi. Dipende da quanto mi servano i pareri e le azioni di quel determinato personaggio. La costante qui sono le Calzona, e se le amate tanto quanto le amo io, la cosa non credo vi dispiaccia, ma era giusto per spiegarmi! :)
Credo di avervi annoiato abbastanza.
Grazie a tutte quelle che hanno recensito, recensiaranno e alle lettrici silenziose.
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
Ci si rilegge(?) tra una settimana col capitolo 3.
Un abbraccio a tutte voi.♥
Sam__ 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
Quella sera, mentre erano al solito pub e aspettava che il cameriere le preparasse i drink che aveva chiesto, Arizona sentì parlare un gruppo di ragazzi della “sexy professoressa di filosofia”.
Si, era anche vero che Callie Torres era una bellissima donna, ma di certo, se avessero conosciuto il suo orribile carattere, tutti l’avrebbero lasciata perdere come aveva fatto la sottoscritta.
“L’altra volta ho sentito dei professori parlare del suo nome di battesimo.” Affermò un ragazzo.
“Ehi, mi chiedevo se avessi bisogno…” arrivò Teddy alle spalle della ragazza.
“Sssssh!” la zittì subito Arizona.
L’amica la guardò confusa “Cos-?” ma Arizona le afferrò il braccio, tirandola vicino a sé e intimandole di stare zitta con lo sguardo.
Si riconcentrò sui ragazzi che aveva accanto e le loro risate le fecero capire che aveva perso l’occasione di conoscere quel nome.
Stava per fare una ramanzina a Teddy, quando uno dei ragazzi prese parola “Calliope…ma davvero!?” scoppiò a ridere.

Idiota. Pensò Arizona alzando gli occhi al cielo.
Calliope. Ripeté poi nella sua mente.

“Mi hai fatto stare zitta per sentire un nome?” la risvegliò Teddy dai suoi pensieri.
“E’ il nome di battesimo della professoressa Torres.” Spiegò Arizona.
“E allora?”
“Niente, potrebbe tornare utile.” Scrollò le spalle.

Ma in verità, Arizona voleva davvero sapere quel nome che ora non si sarebbe più tolta dalla testa.
Calliope.
Era la sua nuova parola preferita.
*
 
Il mattino seguente, mentre pranzavano a mensa, si discuteva su come farla pagare al trio che aveva fatto star male Arizona.
“Io propongo sempre di ucciderle.” Scrollò le spalle Alex.
“Lo capite che non siamo assassini? Non possiamo fare una cosa del genere.” Ragionò Lexie.
“Allora potremmo almeno massacrarle di botte.” Buttò lì Cristina, ottenendo un’occhiataccia da Lexie.
“Okay, calcoliamo che non possiamo abbassarci ai loro livelli. Al massimo dobbiamo ripagarle con la loro stessa moneta.” Disse Teddy.
“Se abbassarsi ai loro livelli significa prenderle a pugni, a me sta più che bene.” Ribatté Arizona.
“Noi non uccideremo e tantomeno prenderemo a pugni qualcuno, intesi?” chiarì Lexie, davvero scocciata dalle assurde idee dei suoi amici.
“Dovremmo scovare un punto debole di quella tipa…come hai detto che si chiama?” domandò invece Meredith.
“Leah.” Rispose aspramente Arizona.
“E se proprio non riusciamo a scovare un punto debole, potremmo inventare una voce sul suo conto e spargerla per vera.” Sorrise Cristina.
“Cazzo, questo è davvero cattivo!” esclamò Alex divertito.
“Come se lei non si fosse comportata di merda con Arizona.” Ribatté Meredith.
“Beh, c’è da dire che in precedenza anche Arizona l’ha trattata male…” scrollò le spalle Lexie.
“Ma non le ha di certo detto in faccia che suo fratello è morto!” esclamò Teddy “scusa.” Si affrettò poi ad aggiungere, guardando la sua migliore amica.
“Fa niente.” Rispose Arizona per poi alzarsi dal tavolo in cui erano seduti “devo andare adesso, ci sentiamo dopo…e pensate a cosa dobbiamo fare!” e si diresse verso i corridoi.
 
*
Callie continuava a chiedersi perché cavolo il pensiero di studiare, capire e riuscire ad aiutare quella ragazzina la ossessionasse tanto.
Già. Una ragazzina.
Continuava a trattarla male, giorno dopo giorno, nonostante lei fosse sempre gentile nei suoi confronti. Eppure, non riusciva a mandarla al diavolo. E ora si ritrovava tra i corridoi dell’Evergreen a cercarla, per dirle che da quel pomeriggio in poi, avrebbero passato un’ora a studiare insieme matematica.
La trovò mentre riordinava la roba nel suo armadietto.
“Alle 17.00 inizia la tua ripetizione di matematica.” Annunciò alle sue spalle.
“Cosa?” chiese stranita Arizona, voltandosi per guardarla.
“Io e te faremo ripetizioni di matematica in modo che tu abbia quella benedetta sufficienza.” Spiegò Callie.
“Perché dovrei farle proprio con lei?”
“Perché agli altri corsi tenuti a scuola non vai e io non accetto che il potenziale che c’è in te venga buttato via così. Quindi mi sono proposta io per aiutarti, sono piuttosto brava anche in matematica.” Sorrise.
“E se mi rifiutassi?” chiese Arizona.
“Ma la mia non è una richiesta. Non te lo sto chiedendo. Ti sto solo informando.” Scrollò le spalle, per poi riprendere a camminare per andare nella sua classe.
Arizona la seguì con lo sguardo mentre andava via… no, non sarebbe andata a quell’incontro.
*
“Eh no! Tu ci vai!” esclamò Teddy.
“No, io non ci andrò.” Ribatté Arizona.
“E’ l’unica materia che non riesci mai a superare…un po’ d’aiuto ti farebbe bene.” Le fece notare Lexie.
“Vai almeno al primo incontro per vedere se è brava come dice. In caso contrario, la mandi al diavolo.” Scrollò le spalle Cristina.
“Infondo non hai niente da perdere.” Constatò Meredith.
“Okay datevi tutte una calmata!” si alzò da per terra Arizona “perché tutto questo interesse sul fatto di frequentare o meno quella cazzo di lezione?”
Le sue amiche la guardarono dal basso, ancora sdraiate a terra nella stanza di Meredith e Lexie, con i libri davanti. Si erano riunite come sempre per studiare, ma puntualmente avevano finito per parlare di altro.
Teddy guardò il suo cellulare “perché la tua lezione inizia tra 5 minuti.”
“Ma porc-” si affrettò a prendere la borsa da per terra e a correre fuori dalla stanza.
*
Entrò nell’aula di filosofia e Callie se ne stava appoggiata alla cattedra, a braccia conserte.
“In perfetto orario, Robbins. Complimenti.”
Arizona si limitò a riprendere il fiato finitole con la corsa che aveva dovuto farsi dall’EF alla classe .
“Prendi una sedia e accomodati accanto a me.” Disse Callie, andandosi a sedere dietro la cattedra.
Arizona prese una sedia, si tolse la borsa a tracolla e la giacca di pelle, posandole entrambe sulla spalliera.
Si sedette, prese un quaderno e una penna e si concentrò su ciò che la voce di Callie cercava di spiegarle.
 
Mezz’ora dopo, Arizona non ne poteva già più.
Si alzò causando un’espressione confusa nel viso di Callie.
“Non abbiamo finito.” Affermò quest’ultima.
“Lo so, ma devo fare una pausa. Troppo stress sa, ho bisogno di una sigaretta.” Spiegò semplicemente, estraendo una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca, mettendola in bocca.
Callie si alzò di scatto, togliendole la sigaretta dalle mani e gettandola nel cestino accanto la cattedra “Tu non fumi mentre studiamo e, soprattutto, non fumi qui e tantomeno in mia presenza. Intesi?”
Il viso di Arizona si corrucciò. “Mi prende per il culo?!” esclamò quasi urlando.
 “Robbins.” La richiamò con calma l’altra.
“Robbins un cazzo! Le sembra che le sigarette piovano dal cielo o che io i soldi li caghi, per caso???” sbraitò.
Callie non ne poteva più di quell’insolenza.
Sbatté le mani sul tavolo.
“Ti ho già detto di non rivolgerti a me in questo modo!” urlò, gli occhi in fiamme.
“E io le ho già detto che non me ne frega un cazzo!” ribatté sempre più incavolata, prendendo la borsa e la giacca e incamminandosi verso la porta.
“Robbins torna qui.” Intimò Callie.
Arizona si fermò e si girò a guardarla “si fotta! Lei e queste cazzo di lezioni pomeridiane. Io ho chiuso.” Affermò per poi andarsene.
No, Callie non ne poteva davvero più di tanta arroganza.
Era ora di prendere dei seri provvedimenti.
*
Il giorno dopo, durante l’ora di storia, l’interfono dell’aula rilasciò una voce potente che pur essendo tanto calma, non ammetteva repliche.
“La Signorina Arizona Robbins è richiesta in direzione immediatamente.” Ordinò la voce.
Teddy guardò l’amica confusa “che cazzo hai fatto stavolta?”
“Devo aver offeso una professoressa o altro…” sorrise ironica, per poi alzarsi dalla sua sedia e incamminarsi verso la direzione.
 
Entrata nella stanza, una donna di colore sulla cinquantina, seduta alla scrivania, le fece cenno di sedersi di fronte a lei…accanto alla donna dai capelli corvini.
“Preside Bailey.” Salutò Arizona andandosi a sedere. “Calliope.”
La professoressa e la preside sgranarono gli occhi e guardarono sorprese la ragazza che ora se ne stava seduta a braccia conserte con un risolino in viso.
“Come è a conoscenza di quel nome?” chiese la preside.
“Quando si è in amicizia intima…” accennò Arizona scrollando le spalle.
La Bailey  guardò la Torres “amicizia intima?” inarcò un sopraciglio.
“Oh, non le crederà davvero! E’ ovvio che deve aver letto quel nome da qualche parte.” Si difese Callie.
“E dove? Se dici sempre che non ti piace che ti chiamino col tuo nome di battesimo.” Ribatté Arizona.
Ciò che aveva detto era solo ciò che supponeva. Perché mai qualcuno non si presentava col suo nome di battesimo? Una professoressa per lo più? Era palese che a Callie quel nome non doveva proprio piacere.
Callie si voltò a guardarla “non farai sul serio.”
“Si, Calliope, faccio molto sul serio. Perché dovrei prendermi solo io carico delle nostre azioni? Hai deciso di vuotare il sacco? Okay bene, ma abbi almeno il coraggio di assumerti la responsabilità delle tue azioni.” Cercò di sembrare il più infastidita possibile Arizona.
“Veramente la signorina Torres era venuta a parlarmi del comportamento che avete avuto nel vostro incontro pomeridiano di ieri.” S’intromise la preside.
“Non posso credere che per un semplice battibecco tu sia andata a parlare con la preside.” Rispose Arizona rivolta alla donna che aveva seduta accanto.
“Non può dare davvero credito alle sue parole! Sta inventando tutto, è ovvio.” Ribatté Callie alla donna di fronte a sé.
“Calma!” intimò la preside “devo ammettere che è curioso che sappia il suo nome di battesimo, Torres. Ma non è detto che sia perché avete una storia.”
“Grazie.” Ritrasse un sospiro di sollievo Callie.
“Tuttavia, è meglio prendere le dovute precauzioni nel caso fosse vero! Quindi lei dovrà passare ogni pomeriggio, per due mesi, a fare servizi utili a scuola.” Disse rivolta ad Arizona.
“Non posso! Cinque pomeriggi su sette devo lavorare in libreria!” ribatté la ragazza.
“Doveva pensarci prima di comportarsi come un immatura.”
“La prego, io mi pago questo posto con quel lavoro.” Supplicò.
“Le ripeto: doveva pensarci prima.” Rispose per poi rivolgersi a Callie “E lei verrà spostata in un altro college. Garantirò io stessa che avrà un posto per i tre mesi in cui avreste dovuto supplire qui.”
“Che cosa? Ma io ho già pagato tre mesi d’affitto per un appartamento a soli due isolati da qui!” replicò la mora.
“Non la sto affatto buttando fuori a calci. Le assicurerò un posto dove lavorare solo perché voglio fidarmi della sua innocenza ma-“
“Allora non mi mandi via se si fida!” l’interruppe.
La Bailey la fulminò con lo sguardo “ma non significa che debba assicurarle il posto dove vivere! Quello è un suo problema.” Continuò.
Arizona e Callie stavano per replicare ma la donna le batté sul tempo.
“Adesso fuori dal mio ufficio, mi avete già fatto perdere abbastanza tempo.” Ordinò.
Le due si alzarono, dirigendosi fuori dalla porta.
 
“Complimenti.” Affermò Callie.
“Se l’é cercata.” Scrollò le spalle Arizona.
“Me la sono cercata? Davvero, Robbins? Volevo solo che ti facesse una ramanzina su come non ci si comporta con una persona più grande di te, e tu mi hai fatto praticamente espellere dalla scuola.”
“Ancora con la storia dell’essere più grande? Ha solo 25 anni.”
24.” La corresse Callie “strano che la tipa con cui ho una relazione sappia il mio nome di battesimo ma non la mia età, non trovi? Perché non rientriamo e glielo diciamo, così magari mette in punizione te a vita e io esco da questa storia?!”
Arizona non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Callie riprese subito a parlare.
“Ma no, Robbins, tranquilla! Non sono così stronza da fare una cosa del genere a qualcuno che nemmeno conosco. Spero che tu sia contenta adesso.” Le voltò le spalle, dirigendosi a passo svelto lontano da lì.

Mi dispiace.
Fu il flebile suono delle parole di Arizona.
O forse no, forse non fu un suono, ma solo un pensiero.

 
*
 
Mark incontrò Callie in aula professori quel pomeriggio.
“Mi chiedevo se volessi accettare il caffè dell’ultima volta…”
Callie stava per rifiutare, ma poi scrollò le spalle “perché no.”
“Davvero?” si sorprese Mark “anzi no, non rispondere prima che cambi idea. Ci vediamo in sala mensa tra dieci minuti.”
“Va bene.” Sorrise Callie.
 
“Ah, ecco perché non accettavi ancora quel caffè.” Scherzò Mark, dopo tutto il racconto su cosa era successo in presidenza di Callie.
“Certo! Non solo ho una relazione con una ragazzina immatura, ce l’avevo persino prima di arrivare qui!” rispose ironica.
Mark rise. “No comunque non puoi andare via per una stronzata del genere!”
“Lo so.” Si limitò a dire, sorseggiando il suo caffè.
“E se si spargesse la voce che io e te usciamo insieme? Arriverebbe anche alle orecchie della preside facendo risultare quel dubbio una conferma e ti farebbe restare!” sorrise entusiasta Mark.
“Certo, ci guadagni anche tu così, vero?”
“Veramente, considerando che è una balla…ci guadagno solo il vantarmene con gli amici.”
“Beh, direi che è un gran bel guadagno.” Scherzò Callie.
“Come se le altre non morirebbero d’invidia sapendo che esci col sottoscritto.”
“Quindi ottengo la mia permanenza e dell’invidia con una semplice bugia? Mmh.”
“a meno che…tu non decida di fare tutto in completa onestà decidendo di uscire davvero con me.” Ammiccò Mark.
“Vedremo.” Sorrise Callie.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per uscire da quella situazione.
Perfino uscire con un tipo tanto sfacciato. Qualsiasi cosa.
*

“Che cosa è successo?” chiese allarmata Teddy entrando nella libreria Evans.
Arizona sospirò. “Ho fatto una cosa.” Rispose vagamente.
“Cosa?” chiese Teddy sempre più preoccupata.
Arizona prese un altro respiro. Era difficile dover ammettere di aver sbagliato.
“Arizona, puoi dirmi tutto, lo sai.” Riprese Teddy gentilmente, offrendole un sorriso di conforto.
“Lo so.” Confermò Arizona, chiudendo gli occhi e sospirando nuovamente.
“Ho fatto una cosa orribile.” Disse poi.
La curiosità e il panico stavano divorando Teddy, ma la ragazza non parlò, aspettando che la sua amica si prendesse tutto il tempo necessario per fare la sua confessione.
“Ho…ho detto alla preside di avere una relazione con la professoressa Torres solo per non farmi mettere in punizione, ma alla fine mi c’ha messo lo stesso…e ha espulso la Torres dall’Evergreen.” Riuscì a dire Arizona.
“Tu hai fatto cosa???” esclamò Teddy sbalordita.
“E’ stato un gesto orribile, lo so.”
“Arizona, io sono la tua migliore amica e ti voglio un bene immenso…ma che cazzo ti dice il cervello?”
“Io…io davvero non lo so. Mi aveva gettato la sigaretta nel cestino e io mi sono infuriata e le ho risposto male e poi mi ha fatta chiamare in presidenza per una punizione ed io…l’istinto mi ha detto di agire così.” Spiegò la ragazza.
“’L’istinto ti ha detto di agire così?’ Ma che si fotta l’istinto, Arizona! Hai combinato un casino per una sigaretta? Te la ricompro, cristo santo! Ma non puoi reagire così alle minime cose, te l’ho già detto.” Ribatté l’amica.
“Vorrei poter rimediare.”
“Lo vuoi davvero?”
“Si, lo voglio davvero.” Rispose sinceramente. “Sarò fredda, acida e morta dentro ma non sono un essere così spregevole. Ho fatto una cazzata, voglio poterci rimediare.”
“Bene, allora sai già cosa devi fare.” Affermò Teddy.
“No, non ne ho idea. Per questo ti ho fatto venire qui.”
“No, tu mi hai fatto venire qui per sentirti dire che ‘ce la puoi fare, Arizona’.” Sorrise Teddy, prendendo le mani della ragazza tra le sue.
“Perché se ti dico che ce la puoi fare, allora ce la farai davvero.”
“Perché se mi dici che ce la posso  fare, allora ce la farò davvero.”
Dissero all’unisono.
Si sorrisero.
“Io credo che tu possa riporre rimedio a quello che hai fatto.” Disse fermamente Teddy.
“Grazie.” Affermò Arizona, per poi sporgersi dal bancone e stampare un bacio nella guancia dell’amica.

 
*
Mark aveva portato Callie in un ristorante elegante e fin troppo costoso.
Giusto per fare colpo. Si era detto.
Ma Callie era tutt’altro che colpita…solo, che era molto brava a fingere.
O forse, era Mark che era troppo stupido per accorgersi di quanto lei si stesse annoiando.
Gli uomini…che stupidi! Pensò Callie mentre annuiva a qualcosa che Mark le stava dicendo e che non aveva assolutamente voglia di comprendere!
“Quindi cosa ne pensi?” la richiamò alla realtà la voce di Mark.
“Penso di…ehm…si, cioè…”
“Non mi stavi ascoltando.” Constatò Mark.
Callie sorrise imbarazzata.
“Non ti va molto di uscire davvero con me, eh?” chiese Mark, mostrandole un sorriso sincero, stavolta.
“Non è per te, davvero. E’ che mi sposto continuamente, non posso avere relazioni stabili.” Spiegò Callie.
“Le relazioni stabili non sono proprio un problema per me.” Scherzò Mark “ma è comunque un’ottima scusa quella che hai.”
“Non è una scusa.” Borbottò la donna.
“Oh si, che lo è. Vedi, penso che nella vita puoi fare qualsiasi cosa se lo vuoi davvero…ma qui il punto è proprio questo: tu non vuoi. Non vuoi avere relazioni stabili, che è ben diverso dal non poterle avere.”
“Ma guarda! Sono io la laureata in filosofia, ma nemmeno tu te la cavi male.” Scherzò Callie.
“Beh, grazie!” sorrise Mark “…direi che potremmo essere amici, se la cosa ti va bene, è ovvio.”
“Mi va più che bene.” Ricambiò il sorriso.
“Sai, ti stai perdendo un grandissimo Dio del sesso.” Si elogiò l’uomo.
“Spero almeno di guadagnarci un buon amico.” Scrollò le spalle la mora.
“Credimi, Callie, io sono l’amico migliore che potesse capitarti.” Ammiccò Mark facendola scoppiare a ridere.
“Comunque, spero che troverai quella persona per cui valga la pena restare, un giorno…O magari che valga la pena portare con te.” Riprese l’uomo con tono serio.
“E io spero che troverai la donna che ti farà smettere di fare il cascamorto con tutte.” Sorrise Callie.
“E chi ha detto che sono un cascamorto?” chiese con finto tono offeso Mark, ottenendo un’occhiata scettica da parte di Callie.
Risero.
“Andrò io stesso a sistemare le cose con la preside, domani mattina.” Disse poi.
“Vuoi ancora aiutarmi?” chiese sorpresa la donna.
Mark scrollò le spalle “Credo che gli amici facciano così.”
E Callie gli rivolse il suo sorriso più sincero, per poi imitarlo nel mangiare la portata che era appena stata servita.
*
Il mattino seguente, Arizona Robbins fu chiamata nuovamente in direzione.
“Si accomodi.” Le disse la preside non appena varcò l’uscio della porta.
Arizona si sedette, restando in silenzio.
Perché non era lì anche Callie?
“L’ho mandata a chiamare perché-“
“Ho mentito.” La interruppe Arizona.
“Lo so.”
“Ecco, il punto è che mi son-…cosa? Lo sa?”
“Si, è proprio per questo che è qui.” Continuò la Bailey con calma “il professor Sloan è venuto a parlarmi stamattina, dicendomi che era impossibile che la professoressa Torres avesse una relazione con voi visto che esce con lui e passano tutto il tempo libero insieme.” Spiegò.
Arizona restò impassibile, rimuginando  su quelle parole.
Esce con lui.
“Signorina?” la richiamò la donna.
“Ehm…si scusi…io, ecco…ero venuta a confessare per l’appunto che non era vero e che è stato un momento di rabbia dove non-“
“Non ho bisogno delle sue motivazioni.” L’interruppe “L’ho mandata a chiamare per dirle che la sua punizione resta ugualmente, per quanto adesso sia tutto smentito. Ha pur sempre mentito su una questione delicata e risposto male a un professore.”
Arizona scrollò le spalle. “Lo sospettavo.”
“Bene, questo è tutto ciò che avevo da comunicarle. Può andare adesso.” La congedò.
Arizona si alzò, andando verso la porta, poi si fermò.
“La Torres non se ne va, quindi?” chiese piano.
“Certo che no!” rispose con ovvietà la Bailey.
La ragazza annuì “arrivederci.” Salutò per poi uscire da quella stanza.
 
Esce con lui.
Si ripeteva mentre tornava in classe.
Esce con lui.
Perché pensava continuamente a quelle tre parole?
Esce con lui.
Non doveva importarle.
Esce con lui.
Eppure, le facevano provare un fastidiosissimo calore allo stomaco.


NDA:
Buone vacanze a tutti *-*
Finalmente è finita la scuola e si va in vacanza, ma non temente...questa fic non si prende vacanze!
Ho deciso di assillarvi per tutta l'estate u.u
Allora, cosa dire di questo capitolo... 'Riz è un pochetto permalosa, eh? E in più Callie le fa un effetto che nemmeno lei riesce a capire bene.
Agisce d'istinto..tipo gli animali, vha. Il bellissimo animaletto domestico mio e di Callie è *w*
Okay, scusate (come sempre) i miei sfoghi post capitolo...
Anche la Bailey ha avuto la sua entrata in scena, che mi dite? Vi è piaciuta?
Mark ha rimediato al casino di Callie Arizona ma non temete, non si risolverà tutto così facilmente e 'Riz ha ancora delle scuse da fare a qualcuno è.é
Ringrazio chi legge e mi lascia recensioni (mi fate sempre contentissima, davvero) e i numerosi lettori silenziosi (non siate timidi, fatevi sentire che non vi mangio (?))
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e come sempre, ci si rilegge la prossima domenica!

Baci a tutti. ♥
Sam__ 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

 
“Robbins, corri!” urlò Mark per poi soffiare nel suo fischietto.
Arizona alzò gli occhi al cielo e invece di correre, si andò a sedere sulla panca appoggiata al muro.
Mark le si avvicinò “perché ti sei seduta? Ti senti male?” chiese con premura.
“Non ho voglia di correre.” Rispose con tono duro.
“Non hai vogl-,tze.” Sorrise l’uomo “Robbins, l’educazione fisica è una materia come tutte le altre. E come tale devi farla, oppure mi costringi a valutarti negativamente.”
“Okay, mettiamo il caso che oggi io non voglia farla. Mi valuterà negativamente perché per un giorno su un intero anno, non ho fatto questa cacchio di materia?” chiese acida.
“Possiamo valutarti negativamente solo per il fatto che il tuo atteggiamento non rientra nei canoni che lo definiscano ‘buono’. E tu lo sai.” Intimorì Mark.
Arizona scrollò le spalle.
“Okay, non hai voglia di correre? Va bene, ma la prossima settimana devi portarmi il sistema muscolare, l’apparato circolatorio e il Doping.” Concesse lui.
Arizona si alzò, voltandosi e incamminandosi verso gli spogliatoi senza proferir parola.
“Robbins, non voltarmi le spalle.” Intimò Mark.
Arizona si voltò “come scusi?!” rise con sarcasmo.
“Ho detto: non voltarmi le spalle.”
Arizona si girò nuovamente, e mentre camminava alzò il braccio destro e a seguire, il dito medio.
“Robbins, subito in direzione.”
E la ragazza sorrise compiaciuta.
 
“Okay Robbins, fai un’altra ragazzata e ti sbatto fuori da qui ancor prima che tu possa dire ‘mi dispiace’. Chiaro?” l’avvertì la Bailey dopo aver ascoltato gli ultimi eventi narrati da Mark.
Arizona annuì. Era stata in silenzio per tutto il tempo, non aveva voglia di replicare o giustificarsi.
Ne aveva abbastanza di tutto.
“Ottimo. Fuori dal mio ufficio.” Li congedò la donna.
“Grazie mille per la disponibilità, arrivederci.” Salutò Mark, seguendo Arizona fuori dalla stanza.
Non appena fuori, la ragazza continuò a camminare per la sua strada.
“Potresti almeno chiedere scusa.” Le disse l’uomo.
Ma Arizona continuò a camminare facendo finta di non sentire nemmeno quelle parole.
Se non  pronunciava nessuna parola, non avrebbe risposto male e non si sarebbe cacciata ancora una volta nei guai.
Non rivolgere mai più la parola a un qualsiasi individuo che si creda superiore a lei a scuola. Pensò Arizona.
Era un ottimo piano.
*
“Ti ha davvero fatto quel gesto?” chiese sbalordita Callie, mentre era a mensa con Mark.
Dopo la voce che si era sparsa, dovevano passare insieme più tempo possibile.
E, doveva proprio ammetterlo, Mark non era affatto male come amico.
“Si…è davvero senza vergogna.”
“Irrispettosa.” Gli fece eco Callie.
“Già, così tanto che ci hai rinunciato anche tu, vero?” sorrise Mark.
“Come?” chiese Callie, insicura di non aver compreso bene le sue parole.
“Avevi detto di volerla studiare, aiutare ma hai lasciato perdere.”
“Io non ho…” tentò di giustificarsi Callie ma l’uomo l’interruppe.
“Va tutto bene, non devi giustificarti. Dopo ciò che ti ha fatto, è giusto che tu abbia lasciato perdere.” Le sorrise confortante.
Callie restò in silenzio.
Era vero, si era arresa senza nemmeno rendersene conto.
Solo che…come fai a restare paziente ad aspettare che quella persona si accorga che vuoi solo aiutarla, mentre ti tratta nelle peggio maniere?
Non puoi stare ferma a guardare mentre pensa di poter fare tutto ciò che vuole.
Ci sono dei limiti nella vita. Limiti che non vanno superati.
E Arizona Robbins non li aveva solo superati…li aveva oltrepassati senza alcun permesso.
 
Ora che tutto si era “risolto”, Callie poteva anche tornare a provare a capire ed aiutare Arizona.
E lo voleva, lo voleva davvero. Ma c’era qualcosa in lei che la fermava.
Arizona Robbins aveva fatto una gran brutta cosa e non aveva nemmeno chiesto scusa.
E quando una persona ti fa del male, si dovrebbe lasciar perdere.
“Un’altra stupidata e la preside la butta fuori a calci.” La informò poi Mark, richiamandola dai suoi pensieri.
 
*
Arizona passò dal corridoio principale, scontrandosi con un paio di studenti.
Passò accanto all’armadietto di Alex e s’imbatté proprio in quest’ultimo.
“Ehi, Arizona!” esclamò vedendola “hai deciso cosa fare con…?” gettò uno sguardo alle sue spalle, e lì Arizona vide quell’insulsa biondina di Leah scherzare e ridere con le sue amichette.
“Ho appena deciso.” Disse dirigendosi a passo svelto verso le ragazze.
La prese per il colletto della camicetta che indossava e la spinse violentemente al muro.
Le stava per sferrare un pugno sul viso ma due braccia forti la bloccarono.
“Che cazzo stai facendo?” le urlò Alex alla sue spalle.
Arizona tentò di scrollarsi di dosso le braccia del ragazzo, mentre teneva lo sguardo fisso su Leah. Gli occhi in fiamme.
Voleva massacrarla di botte. E l’avrebbe fatto se non fosse stato per la voce di Alex che disse “la Torres! Cazzo, Arizona, smettila. C’è la Torres! Andiamocene.”
E la ragazza smise di contrapporsi a quella forza, per  voltarsi nella direzione opposta a quella da dove stava arrivando Calliope .
Stava per iniziare a camminare, trascinata da Alex, quando delle parole le fecero ripensare alla sua scelta.
“Sei completamente pazza!” esclamò Leah spaventata e arrabbiata al tempo stesso, allontanandosi dal muro.
Alex lo vide. Vide il momento in cui quel mare che Arizona si portava negli occhi, diventò una furiosa tempesta.
Cercò di fermarla ma la ragazza sfuggì alla sua presa, scagliandosi contro l’altra e facendola cadere a terra.
Si mise a cavalcioni su di lei, pronta per prenderla a pugni.
 
Questa è un’altra stupidata. Pensò Callie che aveva appena visto tutta la scena e che ora correva per fermare la ragazza.
Non poteva permetterle di fare una cosa del genere.
 
Arizona guardava Leah come un leone guarda la sua preda.
L’aveva presa, ed era il momento di distruggerla.
“Arizona no…non farlo-“ urlò la voce affannata di Callie, ormai quasi arrivata alle due ragazze.
Alex e le amiche di Leah cercavano di far alzare Arizona, ma la ragazza sembrava esser trattenuta dalle forze più oscure e potenti al mondo.
La rabbia e il dolore.
 
“Arizona, ti prego-“ continuò Callie.
Ma la ragazza alzò la mano chiusa a pugno…per poi scagliarla contro il pezzo di pavimento che stava a un soffio dal viso di Leah.
Si alzò da sopra la ragazza, spostandosi sul freddo pavimento e cominciando a prendere a violenti pugni quel punto che aveva appena colpito.
Le amiche di Leah l’aiutarono ad alzarsi per poi correre via da lì insieme.
Callie si avvicinò ad Arizona.
“Non la tocchi.” La avvertì Alex “lei fa sempre così per sfogare la rabbia…se la prenderebbe con lei se provasse a toccarla. Lo dico per esperienza. La lasci stare e aspetti che passi il momento.”
“Aspettare che passi il momento? Starai scherzando!” rispose, chinandosi poi davanti ad Arizona e prendendole le mani…oramai insanguinate per aver colpito così violentemente per terra.
Con gran sorpresa di Alex, Arizona non controbatté.
Avrebbe voluto, ma era così stanca.
Si limitò a guardarsi le mani per pochi secondi e poi alzò lo sguardo verso Calliope.
Quest’ultima le sorrideva nel modo più gentile e confortevole possibile.
Si alzò, tenendo sempre le mani della ragazza tra le sue e Arizona la imitò.
“Ora andiamo in infermeria, va bene?” chiese piano Callie.
La ragazza annuì. Callie guardò Alex che le fece un cenno d’assenso, per poi allontanarsi lentamente nella direzione opposta all’infermeria.
 
Callie passò accuratamente del cotone bagnato di acqua ossigenata sopra le nocche ferite di Arizona.
“Dov’è l’infermiera?” chiese Arizona poco tempo dopo.
“Ho pensato che meno persone sanno ciò che è successo, meglio è.” Spiegò Callie.
La ragazza annuì.
La mora si allontanò per prendere delle bende dall’armadietto.
“Ti dispiace che sia io a curarti?” chiese poi Callie, ritornando verso la ragazza.
“No.” Disse sinceramente Arizona, lasciando che la donna le bendasse le mani.
“Ecco fatto.” Disse Callie quando ebbe finito.
“Grazie.” Mormorò Arizona “Ehm…e scusi.”
Callie sorrise.
Sapeva esattamente per cosa Arizona stava chiedendo scusa, ma avrebbe fatto la finta tonta solo per sentirselo dire.
“Per cosa stai chiedendo scusa?” le chiese, quindi.
“Per ciò che ho detto alla preside su di noi. ”
“Perché… hai detto proprio una cosa così grave?” chiese Callie cercando di non risultare invadente.
“Perché…” la ragazza scrollò le spalle “…senta, ha ragione okay? Io reagisco in modo anomalo alle cose. Sono costantemente arrabbiata. Perché chiunque ci sia lassù si è preso qualcuno che mi apparteneva e che non ero pronta a perdere.”
Callie restò in silenzio, sperando che Arizona continuasse a parlare senza che lei dovesse farle pressioni.
“Ho cercato di andare avanti e beh, più o meno riesco a sopravvivere ma…un giorno mi sono accorta che non m’importava più di nulla e che tutto mi feriva a morte.” Ammise “volevo ucciderla davvero, Leah. Non riesco a far uscire dalla mia testa quel sorrisetto e quelle quattro parole.”
“E’ una realtà con cui prima o poi dovrai fare i conti.” Rispose piano Callie.
“Ma questo non le dà il diritto di inveire sul mio dolore.” Ribatté infastidita la ragazza.
“Lo so, ma non puoi ucciderla okay? Stavi facendo una grande cavolata e ti saresti giocata questo college.”
“L’ha già saputo.” Osservò Arizona.
“Si, e ho subito evitato che questa cosa accadesse oggi stesso.”
“Il ‘grazie’ valeva anche per quello.” Abbozzò un sorriso la ragazza.
Callie sorrise. “Arizona, un giorno arriverà quella persona giusta. La tua persona. Ma se tu avrai costruito mura troppo alte…lei come farà a scavalcarle?”
“Non arriverà.” Rispose sicura la bionda.
“Ma mettiamo il caso…”
“No! Non mettiamo per niente il caso!” l’interruppe “perché quella persona era già arrivata, ha preso tutto quello che poteva e mi ha lasciata a marcire. Quindi no, non arriverà un’altra persona.”
Callie sospirò. “Mi dispiace.”
“E perché mai? Non è mica colpa sua.” Scrollò le spalle Arizona.
“Si beh, ma si fa così quando qualcuno ti racconta qualcosa di triste.” Spiegò Callie.
“Si, ma non ha senso un ‘mi dispiace’. Non me ne faccio un cazzo di un ‘mi dispiace’…in specie da parte di una persona che nemmeno c’entra con quello che è accaduto.” Ribatté la ragazza.
“Sai una cosa? Hai proprio ragione.” Rise Callie.
E, forse per la prima vera volta, Arizona ricambiò quel sorriso con uno bello sincero.
 
“Allora…” riprese poi Callie “…direi che è un nuovo inizio.”
“Nuovo inizio?” chiese confusa Arizona.
“Tra me e te.” Scrollò le spalle la mora “mi hai fatto le scuse che volevo sentire.”
“…ero anche andata dalla preside a dirle che era tutto falso…in modo che non la mandasse via per…si, insomma…colpa della mia stupida bugia.” Buttò lì la ragazza.
Callie sorrise.
“E ho…ho sentito…” continuò poco tempo dopo la bionda.
“Cosa?” inarcò un sopraciglio Callie.
“Beh non l’ho proprio sentito…me l’ha detto la preside…”
“Okay, ma cosa?”
“Che il professor Sloan, come suo fidanzato, è andato a dire della vostra relazione per smentire, appunto, la mia accusa.”
“Ehi, frena! Non è il mio fidanzato! Usciamo solo insieme.” Spiegò la donna.
“E’ la stessa cosa.”
“No, non lo è. Se fosse il mio fidanzato ci sposeremmo a breve, invece posso lasciarlo quando voglio perché lo sto solo frequentando.” Constatò Callie.
Arizona scese dal lettino dell’infermeria “come le pare.”
“Mi ha detto che questa mattina non l’hai trattato nel migliore dei modi.” Le disse la donna prima che la ragazza andasse via.
“L’ho trattato nel modo in cui tratto tutti quando m’ impongono qualcosa.” Scrollò le spalle la ragazza.
“Quante volte ti ho detto che devi avere rispetto per chi ti circonda?” la rimproverò Callie.
“Il rispetto va guadagnato. Chi lo porta, lo ha portato.” Ribatté la bionda sorridendo.
“Non usare i proverbi con me, Robbins.”
“Okay, sa una cosa? Mi dispiace davvero per quello che ho fatto a lei, e ho chiesto scusa. Ma non mi dispiace per come mi sono comportata con il suo fidanzato, quindi no, non si aspetti che chiederò scusa.” Spiegò Arizona, per poi uscire fuori dall’infermeria.
“Non è il mio fidanzato!” le urlò dietro la voce stizzita di Callie che fece sorridere Arizona.
*
“Mi piacciono, ti danno un’aria da dura!” esclamò Meredith sorridendo, riferendosi alle bende che fasciavano le mani di Arizona, quando fece il suo ingresso in biblioteca.
“Grazie.” Sorrise orgogliosa la ragazza.
“Non c’è niente da sorridere!” le rimproverò Lexie “avresti potuto farti espellere, Arizona.”
“Eddai, rilassati! Non è successo.” Ribatté la bionda.
“Perché anche stavolta c’era la Torres.” Affermò Alex.
“Cosa vorresti dire con ‘anche stavolta’?”
“Sembra sempre lì quando hai bisogno d’aiuto.”
“Alex ha ragione! Sembra una specie di angelo custode.” Scrollò le spalle Teddy, sorridendo.
“Fatela finita! Non è nessuno, tantomeno il mio angelo custode.”
“Angelo custode inteso come una sorta di protettrice o guardia del corpo.” chiarì Meredith.
“Io lo vorrei un prof come angelo custode o protettore o quello che vi pare. Ci sono molti lati positivi.” Osservò Cristina.
“Dimmene uno.” L’esortò Arizona.
“Puoi fare qualsiasi tipo di cazzata ed è sempre lì a salvarti il culo. Come è successo a te negli ultimi giorni. Saresti stata sbattuta fuori subito se non fosse che lei sia stata lì a dirti di non fare cazzate.”
“Okay, sapete una cosa? C’è gente che deve lavorare e poi tornare qui a scontare la sua punizione. Quindi scusate, ma non ho tempo per le vostre considerazioni.” Borbottò Arizona, andandosene.
*
“Si, lo sapevo.” Rispose Teddy con nonchalance prendendo un sorso dal suo frullato e continuando a leggere la sua rivista, dopo che Arizona le ebbe detto della relazione tra le Torres e Sloan.
“Che significa che lo sapevi?!” ribatté Arizona.
“Che ne ero a conoscenza, tutti a scuola non fanno altro che parlarne.” Scrollò le spalle la ragazza.
“E perché non me l’hai detto?”
“Non pensavo fosse così importante…”
“Non pensavi…tze.” Rise sarcastica Arizona.
“Scusa, perché t’importa tanto? Saranno pure fatti suoi con chi esce o no?”
“Sono d’accordo con Haltman.” Rispose una voce esterna.
Arizona alzò lo sguardo “Che-che ci fa qui?” chiese incontrando lo sguardo della Torres.
Quest’ultima alzò la mano che teneva un libro “cosa potrei mai farci in una libreria?” chiese ironica.
“Salve prof.” Salutò Teddy continuando a sorseggiare il suo frullato e a leggere la sua rivista, appoggiata al bancone di fronte Arizona.
L’amica sospirò “Teddy, suppongo che la professoressa debba pagare ciò che ha preso.”
“Mmh-mh.” Annuì quest’ultima, tenendo gli occhi incollati a quel giornale.
Arizona le prese la rivista, scaraventandola a terra.
“Ehi!” la rimproverò Teddy.
“Peggio per te.” Rispose Arizona.
Teddy recuperò la sua rivista, lasciando il suo posto alla Torres.
“Ti odio.” Disse, per poi dirigersi verso l’uscita della libreria.
“Ti voglio bene anch’io.” Le urlò Arizona sorridendo.
 
“Azioni brusche e impulsive, come sempre.” Affermò Callie, poggiando il suo libro sul bancone.
“Girl Interrupted.” Lesse Arizona nella copertina del libro “lei legge davvero questa roba?”
“Nei sintomi della malattia di cui soffre questa ragazza, ci si possono ritrovare tutti.” Rispose Callie.
“Disturbo della personalità borderline.” Ribatté Arizona, battendo il libro alla cassa.
“Quindi hai letto anche tu questa roba.”
“Negli anni 60 in America, c’era qualcuno che arbitrariamente segnava col gesso il confine netto che separa la normalità dalla devianza, come se davvero quel confine fosse così stabile, così certo.” Disse la ragazza, dando a capire che aveva davvero letto e compreso quel libro.
“Borderline è il confine tra nevrosi e psicosi, adattamento e disadattamento. E’ il territorio del dubbio.” Le feco eco Callie, porgendole i soldi per pagare.
“Siamo tutti troppo concentrati a cercare un concetto astratto di normalità per capire che in realtà non c’è affatto. Qualsiasi cosa che sia diverso, estraneo, ci spaventa. E così cerchiamo quel confine che separa la pazzia dalla sanità mentale, ma come dice l’autrice: il territorio della pazzia è un luogo dove le false impressioni hanno tutte le caratteristiche della realtà. E se è così, come fai a stabilire cosa è reale e cosa no? E specialmente, chi è chiunque di noi per stabilirlo su qualcun altro?”
Si sfogò la bionda.
 
Callie deglutì. “Perché hai letto questo libro?” chiese piano.
“Lavoro in una libreria , dopo tutto.” Rispose Arizona.
“Si, ma perché proprio questo?”
La ragazza la guardò dritta negli occhi. “Dopo la morte di mio fratello, il  psicologo di famiglia me lo consigliò per farmi capire che non avevo motivo di andare da lui. Che quel confine esiste, anche se non in modo del tutto certo, ma che io non l’avevo superato e che, dovevo capire da sola che fosse davvero così.” Disse per poi porgergli la bustina che conteneva il libro “arrivederci.”
 
Callie strinse la sua mano nel prendere la busta “sono contenta che tu ti sia accorta che non c’è niente che non va in te.” Si limitò a dire, non volendo forzare la ragazza a rivelarle qualcosa per cui non era pronta.
Le sorrise, per poi dirigersi verso l’uscita.
*
Era appena finita la lezione di filosofia, quando Arizona si avvicinò alla cattedra prima di uscire dalla classe.
“Ho dimenticato di chiederle una cosa quando è venuta in libreria.” Annunciò.
“Cosa?” chiese Callie, guardandola curiosa.
“Perché lei ha comprato quel libro?”
La donna sospirò. “Volevo capire, per aiutarti.”
“Quindi pensava che fossi pazza.” Concluse la bionda infastidita.
“No, non lo pensavo e tu lo sai. Arizona, tu hai letto quel libro, sai perfettamente di cosa parla.”
La bionda sentì le lacrime pungerle gli occhi e minacciare di uscire.
Ma no, non l’avrebbe permesso.
“Volevo capire se tu fossi un soggetto borderline prima che decidessi di…”
“autodistruggermi.” Concluse per lei Arizona.
“Esatto. Tutto ciò che esternavi me lo faceva pensare: lo sforzo disperato di evitare il reale abbandono, le relazioni intense che poi terminano bruscamente, l’impulsività e la rabbia immotivata e l’intensa difficoltà a controllarla.” Spiegò meglio Callie.
“Non dica una parola in più!” esclamò Arizona, incominciando a sentire di non poter più trattenere le lacrime.
“Avevo paura, Arizona...” Provò Callie, avvicinandosi alla ragazza e accarezzandole le braccia con le mani, nel tentativo di rassicurarla.
Quest’ultima cominciò a scuotere il capo lentamente.
Non voleva sentirlo.
“Tutti i sintomi mi riportavano a quel concetto e io dovevo aiutarti. Non potevo di certo permettere che un giorno ti svegliassi e facessi qualcosa di stupido. Ma dovevo prima capire per aiutare. Ed è ancora meglio adesso che so che stai bene. Tu non sai che sospiro di sollievo ho preso quando mi hai detto che avevi capito da sola che non soffrivi di questo disturbo.” Le spiegò Callie, rafforzando la presa sulla ragazza.
No, Arizona non voleva sentire che qualcuno si fosse preoccupato per lei.
O sarebbe meglio dire, qualcuno che inspiegabilmente le piaceva, si interessasse a lei, cercando di capirla e di aiutarla.
No, Arizona non voleva che Callie si comportasse così.
Ed è proprio perché non voleva che, Arizona Robbins, si sporse in avanti, baciando Calliope Torres.
 
Un bacio a stampo, piccolo, ma che conteneva tutta la gratitudine di Arizona.
Perché la ragazza non era brava con le parole, e voleva baciare quelle labbra rosse da troppo tempo.
Un bacio a stampo che sembrò infinito ad entrambe e che Calliope interruppe solo quando sentì delle lacrime che non le appartenevano scivolarle dalla fine delle guancie per posarsi sulle sue labbra.




NDA:
tan-tan-taaaaan!
Il tanto attesissimo primo bacio è arrivato, eh?! Che ne dite? Vi è piaciuto?
Anche se c'è da chiedersi se a Calliope o Arizona sia piaciuto...xD
Allora, all'inizio capitolo vediamo un'Arizona che tratta Mark un pò troppo male...chissà perché ;)
Tutto ciò che ho scritto riguardo al libro Girl interrupted, non l'ho inventato. Tutto ciò che ho scritto, l'ho appreso da lì.
Ho letto davvero quel libro ed è meraviglioso, ve lo consiglio, davvero. 
Detto questo, il Mark-profdieducazionefisica lo dedico alla mia persona, visto che è la cosa che maggiormente le è piaciuta del capitolo xD
E la ringrazio per revisionare sempre i capitoli, consigliarmi e beh...sopportare me e le mie lune storte :) (ti adoro♥)
Vi ricordo, come sempre, che i pareri, i complimenti e le critiche potete lasciarle nelle recensioni.
Un grazie di cuore a chi legge e si fa sentire, e a chi legge e se ne sta zitto zitto >w<
Siete tutti meravigliosi.
Un bacio enorme.
Al prossimo capitolo.
Sam__ ♥


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
“Teddy, sei sveglia?” chiamò piano Arizona dal suo letto.
Quella notte era impossibile dormire, si era oramai arresa.
Anche a distanza di ore, riusciva ancora a percepire la sensazione di quelle labbra sulle sue.
Non l’aveva ancora detto alla sua migliore amica e quello, malgrado fosse notte fonda e Teddy stesse dormendo, era il momento giusto.
“Devo dire a qualcuno questa cosa che ho fatto. Sei tu il mio unico qualcuno, Teddy. Ti prego, dimmi che mi stai ascoltando.” Supplicò Arizona.
“Mmh-mmh.” Mugolò l’amica.
Arizona prese un respiro profondo.
“Ho baciato la professoressa Torres.” Ammise.
E quel peso che aveva dentro si fece pian piano più leggero.
 
Perché la sua amica non si era alzata per ucciderla mentre le urlava di aver completamente perso il cervello?
Un lieve russare arrivò alle orecchie di Arizona.
Ecco perché. Pensò la ragazza.
Beh l’importante era dirlo ad alta voce, poco importava se Teddy non l’avesse sentito.
Arizona affondò la testa sul cuscino.
Che male può farmi un’altra volta? Si chiese.
E così ripercorse quei momenti nella sua testa, per la millesima volta.
 
Callie riaprì gli occhi che non si era nemmeno accorta di aver chiuso.
Si allontanò piano da Arizona e la guardò.
Le lacrime salate che le erano arrivate sulle labbra, provenivano proprio dalla ragazza. Vista la presenza del segno del loro passaggio, sulle sua guance.
Arizona balzò all’indietro.
“Oh cristo! Scusi, mi dispiace, non volevo io…no-non so cosa mi sia preso.”
“Arizona, tranquilla, va tutto bene.”
“No! No! Niente va bene. Io non posso fare queste cose io- la prego non mi faccia espellere! Non mi vedrà mai più eccetto nelle ore di filosofia. Non la guarderò nemmeno, ma la prego non lo dica alla preside!” disse in preda al panico Arizona.
Era stato un impulso dettato dall’istinto. Lo stesso che ora le diceva di correre via, il più lontano possibile da lì.
Ed Arizona si mise a correre.
Corse e corse, senza una meta precisa.
Corse finché i suoi polmoni non chiesero pietà per l’aria che non circolava più al loro interno.
*
Callie invece, quella sera era uscita con Mark.
Stava per dirgli ciò che era successo ore prima con Arizona Robbins.
Perché aveva bisogno di dirlo a qualcuno, ma lei non aveva nessuno.
Mark era lì ed era l’unico con cui avesse un rapporto d’amicizia.
Stava per dirglielo quando pensò che non si fidava abbastanza di lui.
Chi le avrebbe garantito che non fosse corso subito a dirlo a qualche suo amico e se poi la voce si fosse sparsa?
No, non era il caso di alzare un polverone per un semplice e innocuo bacio.
Così prese la saggia decisione di tenerselo per sé.
 
*
Il mattino seguente, mentre facevano la fila per la loro solita colazione, Teddy scoppiò a ridere.
“Che succede?” le chiese stranita Arizona.
“Mi sono appena ricordata del sogno che ho fatto stanotte: mi confessavi di aver baciato la prof Torres.” Rise ancora.
Arizona la guardò seria, senza proferir parola.
L’amica sgranò gli occhi. “Non era un sogno?!”
Arizona scosse il capo.
“Oh ma porc-“ si trattenne, per poi tirare via Arizona da orecchie indiscrete.
“I pancakes.” Si lamentò Arizona, mentre seguiva Teddy nella sua imperterrita camminata.
“I pancakes un cazzo, Arizona!” esclamò Teddy, fermandosi all’uscita della mensa e mettendosi di fronte all’amica.
“Dimmi che non è vero, ti prego.” Supplicò, chiudendo gli occhi.
Ma l’amica non proferì parola.
Teddy riaprì gli occhi.
“Hai baciato una professoressa?! Cazzo!” esclamò furiosa.
“Sssh, qualcuno potrebbe sentire.”
“Non me ne frega niente, Arizona. Ma io ci terrei tanto a salutare quel verme maligno che ti sta mangiando il cervello giorno dopo giorno facendoti completamente uscire di testa!” urlò.
E a quel punto, Arizona le tappò la bocca con una mano.
Teddy cercò di ribellarsi ma più lo faceva e più Arizona aumentava la stretta, impedendole quasi di respirare.
“Non devi urlare, cazzo. Ora levo la mano ma giuro che appena gridi ti prendo a pugni.” Minacciò, allentando poi la presa e infine, togliendo la mano.
Teddy respirò affondo.
“Okay…dammi solo una buona ragione per il quale l’hai fatto.”
“Non c’ho nemmeno una ragione, figurati se ne ho una buona.” Ironizzò l’amica.
“Arizona, non mi sembra il momento adatto per scherzare. Tu non ti rendi nemmeno conto delle conseguenze che può avere il tuo gesto.”
“Non parlarmi come se fossi una bambina. Lo so perfettamente cosa ho fatto e conosco le conseguenze delle mie azioni. Ma non c’è da preoccuparsi, sta tranquilla.”
“Non c’è da preoccuparsi? Cazzo, lo vedi? Mi dici di non parlarti come una bambina ma è esattamente quello che sei.”
“Senti, non dirà niente okay? E’ stato un bacio a stampo, innocuo. Ero in preda al…panico e l’ho fatto. Non dirà niente. Voleva aiutarmi e non mi aspetto che dopo questo lo faccia ancora ma non mi farà buttare fuori a calci.” Cercò di tranquillizzarla Arizona.
“Merda, ma lo capisci che non me ne frega niente se ne parlerà o meno? Il punto qui è che ti ho detto sempre di contare fino a 10 prima di fare qualcosa!”
“Ah, quindi non ti frega niente se la cosa si viene a sapere e mi sbattono fuori?” chiese infastidita.
“Arizona, non mettere parole avanti.” L’avvertì Teddy.
“Non mettere parole avanti? Hai appena detto questo, cazzo.”
“Lo sai cosa intendevo quin-“
“No, sai una cosa? Non m’interessa.” L’interruppe Arizona.
“Te l’ho detto perché volevo qualcuno a cui dirlo e tu sei il mio qualcuno. Ma tu non fai altro che farmi ramanzine su ramanzine e per quello ci pensa già la mia fottuta coscienza.” Disse allontanandosi.
“Arizona!” la richiamò Teddy.
Ma la ragazza nemmeno si voltò.
*
 
Callie non avrebbe detto nulla. A nessuno.
Aveva vistola paura e il rammarico negli occhi di Arizona. Il terrore di essere espulsa per la stupidaggine che aveva fatto.
Stupidaggine? Era forse l’unica cosa buona che… Callie scosse il capo mentre camminava per i corridoi. A che cosa si metteva a pensare? Al bacio –se così poteva definirsi- che una ragazzina in preda al panico le aveva dato? Perché gli stava dando tutta questa importanza?
Aveva aumentato il passo senza nemmeno rendersene conto, e teneva lo sguardo incollato alle sue scarpe che toccavano il pavimento.
Fino a quando non sbatté contro qualcosa -o sarebbe meglio dire- qualcuno.
“Scusami! Non ti ho proprio vista!” era Addison, la collega di letteratura.
“No, scusami tu…ero distratta e non guardavo nemmeno dove stavo andando…”
“Sembri…triste?!” chiese la rossa con genuina curiosità.
“Ecco…a dire il vero non so nemmeno io come mi sento.” Scrollò le spalle.
“Vuoi parlarne? Ti offro un caffè.” Propose con un sorriso.
Callie stava per rifiutare.
Di cosa avrebbe dovuto parlare, se nemmeno lei sapeva che cosa le stava accadendo?
“Va bene.” Rispose.
Le avrebbe pur sempre fatto bene parlarne con qualcuno.
 
“Allora, cosa ti turba tanto da non guardare nemmeno dove vai?” scherzò Addison mentre si sedeva al tavolo.
“Ecco…io…” iniziò imbarazzata Callie, imitandola.
“So cosa stai pensando: non la conosco così bene da potermi fidare. E io farei lo stesso, credimi. Ma ecco, credo solo che ti possa fare bene parlarne…anche solo in maniera generale.” Scrollò le spalle la rossa.
Callie sospirò. “Mettiamo il caso che ci sia una persona che non ho mai guardato come un…”
“Un possibile amante?”
Callie deglutì a fatica. “Si, diciamo più o meno così. E mettiamo caso che d’improvviso mi avesse baciato. Cioè non proprio baciato…ecco, era preso dal panico e ha poggiato le sue labbra sulle mie…ma, mi è piaciuto.”
“Beh un bacio è sempre un bacio.” Scrollò le spalle Addison.
“Che vorresti dire?”
“Che anche se ha solo poggiato le labbra sulle tue, ti ha pur sempre baciato. E un bacio è sempre bello, no? Anche se delicato e innocuo, fa sempre piacere.”
Callie annuì titubante.
“Quello che voglio dire è che un bacio piace sempre, quindi magari ti è piaciuto per questo. O forse…è un bacio che ti sta facendo vedere tutto sotto un’altra luce.” Spiegò ammiccando la rossa.
“Ma io non voglio...non posso…vederlo sotto un’altra luce.”
“E perché mai?”
“Perché sarebbe sbagliato.”
“Ci sono figli, mogli o fidanzate di mezzo?”
“No!”
“E allora perché sarebbe sbagliato?”
Perché ha solo diciassette anni ed è una mia alunna. Avrebbe voluto dire.
Ma si trattenne a stento dal farlo.
“Perché… okay, ammetto che mi è piaciuto. Ma come hai detto tu: un bacio fa sempre piacere. Niente di più.”
Addison inarcò un sopraciglio “ne sei sicura?”
“Si, molto sicura. E ti ringrazio per aver risolto i miei dubbi.”
“Non c’è di che.” Scrollò le spalle la rossa.
 
Un bacio fa sempre piacere.
Era per questo che ci ripensava continuamente. Perché nessuno la baciava da mesi ed ora, la prima a farlo dopo così tanto tempo era proprio una sua alunna!
Scherzo del destino. Pensò Callie.
*
 
All’ora di pranzo, si ritrovarono tutti al solito tavolo.
“Avete litigato?” chiese Alex notando la strana aria che tirava tra Teddy e Arizona.
Le ragazze scossero il capo.
“Quindi avete litigato.” Constatò Cristina addentando il suo panino.
“…come mai?” chiese poi Meredith.
Arizona sbuffò, poggiando il suo panino sul piatto che aveva davanti con poca grazia.
“Okay visto che non si può nemmeno mangiare in santa pace, io me ne vado.” Disse per poi alzarsi e allontanarsi.
“Che le è preso?” inarcò un sopraciglio Cristina.
“E’ colpa mia. Invece di ascoltarla le ho dato addosso…” si accusò Teddy.
“E cosa stai aspettando? Valle dietro e risolvete! Tanto lo sanno tutti che non riuscite a stare l’una senza l’altra!” affermò Meredith sorridendo.
Teddy non ci penso neanche un attimo, si alzò di scatto e corse nella direzione in cui aveva visto sparire Arizona.
 
“Ehi!” la richiamò alle sue spalle.
Arizona si fermò a voltarsi.
“Mi-mi dispiace.” Disse affannata dalla corsa Teddy.
“Dispiace anche a me.” Si affrettò a dire Arizona.
“Io non-non dovevo darti addosso! Hai fatto una gran cavolata ma va bene, sono qui. Voglio starti vicino anche se le conseguenze saranno pessime.”
Arizona sorrise per poi abbracciare la sua migliore amica.
“Grazie.” Rispose sinceramente.
“Adesso, cosa hai intenzione di fare?” chiese poi Teddy, sciogliendo l’abbraccio.
“Evitare la Torres fino alla fine della scuola. Tanto è una supplente, se ne andrà alla fine dell’anno. Si tratta solo di stare attenta a dove me ne vado, per il resto del trimestre.” Scrollò le spalle Arizona.
“Quello che vorrei sapere è…perché proprio un bacio? Non potevi abbracciarla e basta? Da dove ti è venuto?” chiese il più gentilmente possibile.
“Senti, ammettiamo che è giovane e bella e che ha delle labbra che ti stuzzicano troppo. Era a pochi centimetri da me, mi stava accarezzando per rassicurarmi e io volevo solo farla stare zitta così…mi è sembrato l’unico modo, insomma.”
Teddy rise brevemente.
“Cosa?” chiese l’amica perplessa.
“Cazzo, Arizona! Hai baciato un professore e non sei stata neanche espulsa! Te l’ho sempre detto che sei fortunata da far schifo.”
Arizona sorrise fiera. “Mi fai venire voglia di vantarmene.”
“No! No!” ritornò seria “questa storia resta tra me e te. Chiaro?”
Arizona annuì. “E se la Torres l’ha detto a qualcuno?”
“Ma non hai detto che non avrebbe detto niente?”
“No dico, se l’ha detto a qualcuno di caro e speciale come sei tu per me.” Scrollò le spalle.
“Una migliore amica, tipo?”
“Si…o peggio, al suo fidanzato!”
Si guardarono in viso avendo pensato la stessa cosa.
“Sloan!” esclamarono all’unisono.
“Okay ora tu vai da lei e-“
“Io non vado proprio da nessuna parte!” l’interruppe Arizona.
“Okay e se l’ha detto? Che vuoi fare?”
“Io non credo lo abbia detto ma mettiamo il caso lo abbia fatto, suppongo che abbia detto anche a lui di tenerselo per sé.” Scrollò le spalle Arizona.
“Effettivamente anch’io penso che non gliel’abbia detto.” Confermò Teddy.
“Oh, e come mai?”
“Credo che sarebbe venuto a picchiarti o parlarti…ad eliminare la concorrenza, comunque!” esclamò.
“Teddy, io non sono la concorrenza. Ma ammetto che sarebbe venuto a dirmi qualcosa, roba tipo dell’essere uomini e una donna non poteva portargli via la ragazza o qualcosa del genere!” buttò lì Arizona.
“Bene, comunque sia, mai più una parola su questa storia, okay? Qui anche i muri hanno le orecchie!” si raccomandò Teddy.
“Le mie labbra non faranno più nessun casino di qualsiasi genere.” Sorrise innocente Arizona.
*
 
“Possiamo andarcene, adesso?” chiese esasperata Arizona per la quarta volta in quella serata.
Si gettò un’occhiata alle spalle, giusto per accertarsi che Callie fosse ancora lì…con Mark.
“Non mi faccio rovinare la serata dai tuoi problemi con la prof.” Rispose aspramente Alex.
“Ma poi qual è il problema? Fai finta che non sia qui.” Scrollò le spalle Cristina, continuando a ballare.
La bionda alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
Al diavolo, sarebbe tornata all’EF da sola.
Si guardò intorno cercando di intravedere Teddy tra tutta quella gente. Doveva almeno avvertirla che stava andando via.
Girò un po’ fra i tavoli finché non la trovò seduta a un tavolo a pomiciare con Henry.
Sospirò.
Era meglio lasciar perdere.
 
“Mark, andiamocene, ti prego.”  Supplicò Callie mentre beveva il suo quarto drink.
Era la sua unica distrazione…anche se non sembrava funzionare molto quella sera.
“No, no, tesoro! Non mi faccio rovinare la serata da una ragazzina.” Rispose la voce un po’ brilla di Mark.
“Andiamo in un altro posto, perlomeno.” Suggerì Callie.
“Sai dove andiamo?”
La donna scosse il capo.
“A ballare.” Sorrise Mark trascinando Callie in pista.
Iniziarono a ballare e la mora cercò di sciogliersi malgrado il suo sguardo vacillasse sempre tra tutta quella folla.
Era stupido non volere Arizona lì ma continuare a cercarla con lo sguardo.
Era stupido ma non riusciva a smettere di farlo.
 
Vide quei capelli biondi vicino al bancone dove prendere i drink.
Un qualcosa che neanche Callie seppe spiegare la costrinse ad andare verso quella ragazza, inventando una scusa a Mark.
Forse i numerosi drink avevano finalmente fatto effetto…
Si sedette accanto ad Arizona che invece se ne stava in piedi, ad aspettare di essere servita.
La ragazza diede un’occhiata alla sua sinistra giusto per vedere chi le si era seduta accanto.
Poi sgranò gli occhi.
Si girò a guardare Callie in viso.
“Oh merda! Questo per fermarmi a bere invece di andare via.” Imprecò.
“Sono così pessima come compagnia?” chiese Callie sorridendo.
“No no…che c’entra…è che…lo sa…” farfugliò Arizona per poi accorgersi del rossore che invadeva le guance di Callie.
Doveva essere sbronza.
“Senta noi abbiamo un patto che per colpa della sua sbronza sta spezzando, ma che io non intendo spezzare. D’accordo?”
Callie rise. “E quando l’avremmo stretto questo patto? Non abbiamo nemmeno avuto occasione di parlare. Sei scappata senza più farti viva.”
“Il ‘non la guarderò nemmeno’ le dice niente? Quello è un sufficiente accordo segreto.”
Non la guarderò nemmeno.” Le fece eco la donna. “Eppure non fai altro che guardarmi da tutta la sera.”
 
Perché le stava dicendo tutte quelle cose? Perché le si era anche solo avvicinata?
Arizona stava per andarsene quando poi sentì una voce interiore suggerirle di restare.
Voleva giocare col fuoco?
Okay giochiamo.
Sorrise Arizona.
“E per essersi accorta che l’ho guardata per tutta la sera è perché anche lei non faceva altro che tenere gli occhi piantanti su di me.”
Il suo drink arrivò e Arizona ne prese un sorso.
“Hai sempre la battuta pronta.” Constatò Callie continuando a sorridere.
“E lei sta cambiando discorso perché le ho sbattuto la verità in faccia.” Sorrise vittoriosa la bionda.
La donna scrollò le spalle.
“Forse dovremmo parlarne…”
“Parlare di cosa?” si mise sulla difensiva Arizona.
“Del perché hai fatto quel che hai fatto.”
“’ho fatto quel che ho fatto’? La fa sembrare come se abbia commesso un omicidio. Può dire la parola bacio, sa? Non ho mica 5 anni, e le ricordo che l’ho baciata io.”
“Okay…se lo consideri un bacio.” Scrollò le spalle Callie.
“Come? Perché che cosa le è sembrato?”
“Beh, direi più un bacio a stampo…un bacetto…ecco, il bacio è un’altra cosa.” Spiegò.
“Ha pure da ridire sul modo in cui ho fatto una cosa sbagliata?” chiese sorpresa la bionda.
“E’ questo il punto! Se fai cose sbagliate, falle almeno nel modo giusto!” esclamò la donna.
“Questo non ha il minimo senso!” ribatté la ragazza.
Callie scrollò le spalle.
“Aspetti…mi sta forse dicendo che avrebbe voluto più di un bacio?”
“Sto dicendo che avrei voluto almeno un bacio.”
“Perché non l’ha avuto?”
La mora sospirò. “Se ti ostini a chiamarlo bacio.”
Arizona le s’avvicinò pericolosamente. “Vuole per caso dimostrarmi come si da un bacio?”
Callie sorrise, sporgendosi dallo sgabello e annullando la distanza tra le sue labbra e quelle di Arizona.
Schiuse piano le labbra, sfiorando con la lingua il labbro inferiore di Arizona.
La ragazza recepì il messaggio e schiuse anche lei le labbra, permettendo alla propria lingua di giocare con quella di Callie.
I respiri si facevano sempre più affannosi e fu quando sentì le mani di Callie posarsi nel proprio bacino che Arizona pensò a quello che stava facendo e –con riluttanza- riuscì ad allontanarsi da Callie.
La mora aprì gli occhi bruscamente, alla perdita di quel contatto.
“Lei deve essere ubriaca persa.” Constatò Arizona.
Questo era un bacio.” Ribatté Callie sorridendo.
“Ora io per evitare di incasinarmi maggiormente me ne vado, okay? E spero che lei non ricordi assolutamente niente di ciò che ha fatto, domani. E tanto per la cronaca: anche i baci piccoli e dolci sono belli.”  Disse per poi passarle accanto, nel dirigersi verso l’uscita.
“Oh, un’ultima cosa…” si fermò “la smetta di uscire con lui.”
“E con chi dovrei uscire? Con te?” chiese divertita.
Arizona scrollò le spalle . “Magari.”
Rispose per poi dirigersi fuori da quel locale in cui l’atmosfera si era fatta così calda da riuscire a malapena a respirare.



NDA:
Surprise!
Capitolo anticipato perché parto e non posso pubblicare domani!
Si ma vi sto facendo troppo contente con capitolo anticipato e questi baci, e in più nel prossimo capitolo...NO, NON CI SIAMO PIU'!
Il mio intento era quello di farvi penare e ora ci ritroviamo in troppi momenti belli per queste due.
Arriveranno quelli brutti, non temete :))
Allora, questo benedetto bacio vi è piaciuto di più? Perché Calliope si è portata la testa per un capitolo e ne è rimasta piacevolmente contenta! E' apparsa Addison, ha dato un consiglio e se n'è andata..io bho.
AHAHAHAHAHA riapparirà, perché anche a lei la amo troppo quindi deve avere il suo ruolo u.u
Allora, spero vi sia piaciuto e che mi lascerete qualsiasi cosa nelle recensioni :D
Il prossimo capitolo arriva domenica prossima (si spera...in caso non sia possibile, anticipo perché sono buona, don't worry ;) )
Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e recensiscono, chi si è fatto coraggio a recensire l'ultimo cap e chi ancora legge silenziosamente.
Un abbraccio enorme a tutti e grazie mille.
Spero vi sia piaciuto.
Sam__♥

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

 
Callie si svegliò con un mal di testa fortissimo.
Aprì piano gli occhi per poi richiuderli l’attimo dopo a causa della forte luce che entrava dalla finestra.
Che ora era?
Perché si sentiva male?
Cos’era successo?
Aprì nuovamente gli occhi e mise a fuoco la vista.
Dove diamine si trovava? Perché quella non era sicuramente la sua camera da letto.

Si mise a sedere e il suo primo pensiero fu quello di vedere se era ancora vestita. Alzò la coperta e si, i vestiti di ieri sera c’erano tutti.
Ottimo.
Questo significava che ovunque si trovasse, non era almeno andata a letto con la persona che abitava lì.
Trasse un sospiro di sollievo quando poi pensò agli eventi della sera precedente.
Mark. Drink. Bere. Ballare. Arizona. Bac- cazzo!
Arizona. Il bacio.
No, ti prego, non posso trovarmi davvero qui.
“Ehi! Ti sei svegliata finalmente!” uscì da una porta con un asciugamano legato alla vita, Mark.
Callie sorrise e respirò a fondo a quella vista.
Si lasciò cadere sul cuscino.
Poi pensò che comunque anche quella situazione era alquanto strana.
Si rimise a sedere di colpo. “Ti prego, dimmi che noi non-“
“Non è successo niente, tranquilla. Eri ubriaca ieri e hai preso a vomitare e non me la sentivo di lasciarti a casa da sola.” Spiegò l’uomo.
“Grazie a Dio!” esclamò Callie.
“Che ora è?” chiese poi.
“Tardi.”
“E la scuola? Perché non mi hai svegliata?”
“Perché è domenica.”
Callie sorrise imbarazzata. “Fantastico!” disse per poi lasciarsi cadere nuovamente sul cuscino.
“Hai parlato un po’ ieri, a causa della sbronza, sai…”
“Mh-mh.”
“Dicevi di aver baciato…Arizona Robbins.”
Silenzio.
 
Okay, arrivati a quel punto, tanto valeva dirglielo.
“Già.” Rispose Callie scrollando le spalle.
“Già?” chiese Mark stranito.
“Si ecco, in realtà mi ha baciato per prima lei e ieri l’ho fatto io…”
“Ah, e me lo dici così? Hai pomiciato con una studente ma va tutto bene.” Disse sarcasticamente l’uomo.
“No, non va bene…ma che vuoi che ti dica? Ero sbronza. E non ho pomiciato, non sono mica un’adolescente!”
“Beh ma lei lo è! Oh magari si chiama in un altro modo quando un’incosciente come te bacia una sua alunna?” quasi urlò Mark.
“Non c’è bisogno di alzare la voce, Mark! Quando poi il problema non ti riguarda nemmeno.” Ribatté stizzita.
“Non mi riguarda nemmeno? Io mi sono esposto, per te! Ho preso le tue difese!”
“Quello era prima di tutto questo casino e comunque un semplice bacio è ben diverso!”
“Perché dovrebbe essere diverso? Sono andato dalla preside, le ho mentito per salvarti il culo e tu mi ripaghi così?”
“Ti ripago così? Dio, Mark! Non sei il mi fidanzato quindi smettila di fare così.”
“Faccio così perché…ma si può sapere che cazzo ti dice il cervello?”
“Senti, io non lo so! E’ successo, ma non accadrà mai più okay? E magari la prossima volta che ti dico di andarcene da un cavolo di pub, mi porti via davvero!” sbraitò, per poi alzarsi e dirigersi fuori da quella camera.
 
Callie si ritrovò a girare per l’appartamento di Mark.
Arrivata in cucina, si diede un’occhiata intorno.
“Ho fatto il caffè.” Disse una voce alle sue spalle.
Callie annuì, andandosi poi a sedere in uno sgabello vicino l’isola della cucina.
Guardò Mark appoggiato allo stipite della porta, e gli fece lo sguardo più supplichevole del mondo.
L’uomo sorrise, raggiungendola.
Versò il caffè su una tazza per poi appoggiarla sul bancone, sotto il naso di Callie.
“Oh, quanto ne avevo bisogno!” esclamò dopo un lungo sorso.
“Non volevo urlare prima.” Prese parola Mark.
“Nemmeno io, mi dispiace. Tu mi hai aiutato e ho mandato tutto al diavolo.”
L’uomo annuì piano.
“Che intenzioni hai?”
“Nessuna intenzione.” Rispose stranita la mora.
“Ah, quindi vi baciate ma niente, è tutto normale…e poi sarei io il cascamorto.” Sbuffò.
“Non è tutto normale…è solo che…io non posso avere intenzioni okay?”
“Quindi vuoi averle…ma non puoi. Ritorniamo sempre al volere, potere.” Sorrise.
“Non questa volta, Mark! Qui non conta quello che voglio io. Non si può e basta.” Affermò con tono che non ammetteva repliche.
Ci fu silenzio per un momento.
“Rispondi solo a questo: se lei non fosse una tua alunna, le cose sarebbero state diverse?”
“Se le cose fossero state diverse, le avrei già chiesto di uscire dopo che mi ha baciato.” Rispose senza nemmeno pensarci un’attimo.
“allora ti piace!” esclamò Mark, sorridendo.
“Non…è una bella ragazza, okay? E mi ha baciato. Quindi in una situazione normale questo significherebbe che magari anche io le piaccio. E due persone che si piacciono che fanno?”
“Escano insieme.” Concluse per lei.
“Esatto. Ma questa situazione non ha niente di normale.”

 
*
Teddy si rigirò nel letto, stropicciandosi gli occhi.
Guardo la sveglia del comodino.
12:03. Fortuna che era Domenica!
Diede un’occhiata al letto di Arizona, da dove quest’ultima la guardava.
“Dormito bene?” le chiese.
“Oh si!” rispose Teddy entusiasta “tu?”
“Non molto.” Rispose vaga l’amica, girandosi sulla schiena e guardando il soffitto.
“Dove sei finita ieri? Quando sono passata a salutare prima che Henry mi riportasse qui, non c’eri insieme agli altri.”
“Sono andata via molto presto.”
“Perché non me l’hai detto?” chiese stranita.
“Eri un po’ troppo impegnata per prestare attenzione a me.”
“Tu puoi sempre disturbare, lo sai.”
“Non mi sembrava il caso.” Scrollò le spalle Arizona.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ehi, ti conosco…cosa c’è che non va?” chiese Teddy.
“Ieri la Torres mi ha baciata. Intendo baciata davvero. E poi io le ho detto che non dovrebbe uscire con quel tipo ma che magari potrebbe uscire con me. E lei sorrideva, sai. Sorrideva tanto. Ma aveva bevuto e sono quasi certa che sia stato tutto effetto dell’alcool.” Rispose calma Arizona, fissando sempre il soffitto.
Teddy prese un respiro. “Io credo che non fosse effetto dell’alcool.”
Arizona lasciò finalmente perdere il soffitto per guardare l’amica.
“Non del tutto, almeno.” Aggiunse Teddy.
“Cosa vorresti dire?”
“Che magari tu le piaci, Arizona. Come lei piace a te.”
“Lei non mi piace!” ribatté l’altra, guadagnandosi un’occhiata scettica dall’amica.
“Okay, mettiamo che ciò che dici sia vero: che dovrei fare?”
“Niente, Arizona. Che vuoi fare? Non puoi stare con una prof. E poi sappiamo entrambe che tu non sei fatta per le relazioni. Quindi, cosa? Ci fai sesso e poi potete andare avanti tranquillamente? No! Tu vai avanti tranquillamente da ora okay? Fai finta che non si accaduto nulla.”
“Non so come fare finta…”
“Okay, bene: pensa come se fosse una delle ragazzette che ti sei portata a letto la notte prima e che ora, il mattino seguente, devi ignorare.”
Arizona annuì piano.
“E basta più casini con la Torres, promesso?”
“Ok. Promesso.”
*
 
Callie e Arizona s’incontrarono –o sarebbe meglio dire scontrarono- in corridoio.
Non appena si erano urtate, e Arizona aveva fatto cadere a terra Callie, si guardarono per istanti che sembrarono interminabili.
La ragazza voleva correre via ma…non poteva di certo lasciarla lì per terra, con tutti i libri che le erano caduti sparsi lì intorno.
Arizona le porse una mano, che Callie afferrò prontamente, e l’aiuto ad alzarsi.
“Mi scusi.” Affermò, per poi chinarsi e raccogliere quel che le aveva fatto cadere.
“Scusami tu.” Rispose la donna, mentre Arizona le porgeva i libri.
Le rivolse un sorriso tirato. “Bene, allora…arrivederci.” Disse impacciata, mettendosi le mani in tasca e facendo per andarsene.
Ma un’inaspettata presa nel suo braccio la fece fermare.
“Possiamo parlare?” chiese Callie in un sussurro, ma abbastanza forte da essere sentito da Arizona.
 
Arizona respirò affondo.
Fai finta che non si accaduto nulla. Le rimbombarono nella testa le parole di Teddy.
Si voltò a guardare la Torres. “Di cosa dovremmo parlare?” chiese con noncuranza.
Callie aggrottò le sopracciglia. “Di quello che è successo.”
Arizona pensò che potevano esserci due possibilità:
  1. Callie si riferiva al bacio che le aveva dato Arizona e quindi non ricordava niente di ieri sera.
  2. Callie si riferiva proprio a quello che era successo ieri sera.
Non deve importarti, Arizona. Si disse la ragazza.
Doveva seguire il consiglio di Teddy, senza porsi nessuna domanda.
“Senta ho sbagliato a baciarla, lo so. Le chiedo scusa, okay? Non parliamone più.” Rispose infastidita, per poi scrollarsi dalla presa di Callie.
Callie si chiese perché Arizona parlò di ciò che aveva fatto lei invece di quello che aveva fatto Callie.
Della sera precedente, insomma.
Non sapeva se doveva tirare in ballo l’argomento…
“Non hai nient’altro da dire?” chiese quindi.
Arizona deglutì. Sapeva benissimo a cosa si riferisse Callie.
“Ho chiesto scusa. Che dovrei fare? Vuole farmi espellere? E’ grave ciò che ho fatto, lo so, me ne rendo conto. Ma speravo capisse che ero solo in preda...a troppe…emozioni.”
La mora decise che no, non avrebbe tirato in ballo l’argomento.
Arizona non aveva neanche dato peso a ciò che era successo, a quanto sembrava.
Quindi non sarebbe stata lei a dargli peso…a un suo errore, per lo più.
“No okay, mi dispiace di averti diciamo…spinta a reagire in quel modo.” Scrollò le spalle Callie.
“Non volevo sentire ciò che aveva da dire…era un modo per zittirla.” Affermò Arizona imbarazzata.
“Va bene, allora…io non…non parlerò più, okay? Non cercherò di aiutarti o studiarti più, se la cosa ti infastidisce tanto.”
“Perfetto. Grazie.” Rispose Arizona stizzita, per poi andarsene.
 
Si c’era rimasta male, inutile negarlo.
Ma perché? Non era proprio quello che voleva ottenere?
Che la lasciasse in pace.
Eppure…forse non lo voleva più così tanto.
*
 
“Posso disturbare questa bella signorina?” disse una voce maschile che ad Arizona parve di conoscere.
La ragazza alzò lo sguardo dal suo libro “Nick!” esclamò contenta.
Si alzò dal prato e abbracciò fortissimo il ragazzo che a sua volta l’abbracciò, sollevandola da terra e facendola volteggiare.
La mise per terra, tenendola sempre abbastanza vicina.
“Che ci fai qui? E’ un secolo che non ti vedo.” Affermò Arizona, quasi con le lacrime agli occhi.
Nick sorrise. “Sono tornato adesso da un servizio di un anno. Le tue e-mail non sono più arrivate…mi sono domandato come stavano andando le cose…ed eccomi qua.”
La bionda lo guardò tristemente. “Sei…ritornato laggiù? Pensavo che dopo quello che è successo…”
“Dovevo tornarci, piccola.” La interrupe il ragazzo “o Tim sarebbe m-“
“No! Non dirlo!” quasi urlò Arizona, tappandosi le orecchie.
Nick le prese piano le mani, facendogliele abbassare.
“Arizona.”
“No! Non devi dirlo, okay? Non voglio sentirlo.” Lo guardò con occhi lucidi.
Nick sbuffò, ma poi annuì.
Mise un braccio sulle spalle di Arizona. “C’è un posto dove possiamo prenderci un caffè?”
La ragazza annuì, ed entrambi entrarono dentro l’Evergreen.

 
*
Passando dalla caffetteria, Callie fu attirata dalla presenza di un ragazzo moro seduto al tavolo con Arizona Robbins.
Non lo aveva mai visto lì. E, soprattutto, non aveva mai visto Arizona ridere e scherzare con un ragazzo che non fosse Alex.
Eppure, era anche abbastanza sicura che ad Arizona interessassero le ragazze.
O magari gli interessavano entrambi? Visto che sembrava perfettamente a suo agio con quel tipo…
 
Continuò a fissarli da poco lontano invece di dirigersi al bancone per consumare.
“Che tempo vuoi per due caffè?” le arrivò Mark alle spalle.
Callie sobbalzò, per poi voltarsi verso di lui. “…aaah, i caffè…si, certo…” balbettò.
“Che stavi facendo?” inarcò un sopraciglio l’uomo.
“Niente.” Rispose subito.
Mark guardò alle sue spalle e lì vide la ragione del ritardo di Callie.
Sorrise, dirigendosi al bancone lì vicino. “Due caffè da portar via.” Ordinò al ragazzo.
“Così stavamo spiando Robbins.” Affermò, voltandosi poi verso Callie.
“Non è affatto vero.” Controbatté
“Ah, no? Eh sentiamo…cosa stavi facendo?”
“Io stavo osservando l’uomo con Robbins. Mi sembra un po’ troppo grande per la sua età.”
“E un po’ troppo alto, moro, maschio…”
“Esattame-aspetta, che?!” sgranò gli occhi la mora facendo scoppiare a ridere l’uomo.
Il ragazzo gli servì i caffè e Mark ne porse uno a Callie.
Le mise un braccio attorno alle spalle, per poi incamminarsi fuori dalla caffetteria.
“Non pensavo fossi già alla fase gelosia.” La schernì.
“Non sono a nessuna fase, tanto meno in quella  della gelosia, chiaro?”
“Ehi! Quanto ci stiamo scaldando. Tu, hai proprio bisogno di rilassarti. Stasera si va a ballare!”
“Ah no!” si scrollò dalle spalle il braccio di Mark “dopo quello che è successo l’ultima volta, non ci vengo a ballare con te.”
Mark alzò le mani in segno di resa “okay, se vorrai andartene, ce ne andremo e non ti costringerò a bere…andata?”
Callie ci pensò su un attimo. “Mh, andata.”
*
 
“Stasera ti portiamo a ballare!” esclamò entusiasta Teddy.
“Effettivamente è un po’ che non mi diverto.” Rifletté Nick
“E conoscerai Henry! Ohuw, vedrai, ti piacerà. E’ perfetto. Andrete molto d’accordo, ne sono sicura e poi pot-“
“Wow! Teddy, calma!” la fermò Arizona.
“Scusami” rispose imbarazzata l’amica “è che non ci vediamo da tantissimo tempo e sono successe così tante cose.”
“Lo credo.” Sorrise Nick.
“Quanto resterai?” chiese Teddy.
“Fino a quando non mi sarò del tutto assicurato che Arizona stia bene.”
“io sto bene!”
Nick le sorrise.
“Dove stai?” chiese Teddy.
“Dai miei…fino al prossimo servizio.”
“Hai ancora tempo per fargliela pagare a Leah e le sue amiche.” Buttò lì Alex, rimasto in silenzio fino a poco prima.
“Chi sono Leah e le sue amiche?”
“Delle tipe che stavano per far espellere Arizona…hanno detto…quello quattro parole, sai.” Scrollò le spalle Teddy.
“Vuoi che le uccida?” sorrise Nick verso Arizona.
“Lasciate perdere. Non voglio più problemi.” Rispose la bionda “allora…si parlava di andare a ballare, mi sembra.”
“Yeah!” esclamò Teddy.
 
Mentre Teddy era troppo impegnata ad annoiare Nick con racconti su Henry, Arizona s’avvicinò ad Alex.
“Ho bisogno di un consiglio.” Sussurrò.
“Spara.”
“C’è una tipa che è più grande di me e non so se le piaccio o meno…” iniziò così la ragazza, sicura che menzionando la parte “sarebbe sbagliato provarci”, Alex avrebbe subito capito di chi si trattava… “e non so se fare l’audace e buttarmi o restare ferma ed aspettare.”
“Hai notato comportamenti strani? Tipo occhiate, sorrisini…”
“Ci siamo baciate in verità…due volte.”
“Che cazzo?! Hai già la strada spianata, Arizona e poi ricordati: se una tipa ti piace, provaci sempre a prescindere da come andrà a finire.”
*
 
Quella stessa sera, Mark e Callie si diressero al locale della sera prima verso le undici.
Callie insisteva per andarci a mezzanotte pensando che, essendo che l’indomani c’era lezione presto, anche se ci doveva essere Arizona con i suoi amici, sarebbero andati via da lì a breve…ma alla fine Mark l’aveva convinta per andarci alle undici.
Così, erano appena arrivati e, istintivamente, lo sguardo di Callie cominciò a posarsi su tutte le persone sparse per il locale in cerca di quella ragazza.
E poi la vide, quella chioma bionda che incorniciava occhi azzurri come il cielo e un sorriso completo di fossette.
Sorrise nel vederla, in qualche modo l’averla incontrata la faceva sentire bene…ma, non si poteva di certo dire lo stesso per il ragazzo moro e alto che le era di fronte.
Ancora lui. Pensò Callie.
Poi intravide anche tutto il resto degli amici di Arizona, accanto a loro.
E non erano da meno nel trattare con familiarità quel tipo.
Chissà chi è.
“Ehi, professor bollore chiama Callie?!” le sventolò una mano davanti, Mark.
“Cos-che? Professor bollore?”
L’uomo sorrise spavaldo. “E’ così che mi chiamano a scuola.”
“Oh, ma per favore!” lo spinse affettuosamente Callie.
“Allora? Un drink?” propose sorridendo.
“Mark!” lo richiamò la mora.
Lui alzò le mani in segno di resa “già, giusto: niente alcol, niente cavolate con la tua biondina.”
“Non è la mia biondina.” Ringhiò Callie.
“Ma potrebbe diventarlo.” Rispose sorridendo con malizia.
“Smettila.” Intimò con gli occhi ridotti a due fessure.
 
Arizona si propose per andare a prendere da bere ma nel momento esatto in cui puntò gli occhi all’angolo riservato al piano bar, intravide Callie.
Si risedette.
“Che succede?” chiese Nick stranito, notando lo sguardo preoccupato della ragazza.
“N-niente.” Balbettò.
Il ragazzo fece per girarsi nella direzione in da cui era attratto lo sguardo di Arizona…ma una mano sulla sua guancia glielo impedì.
“Sai cosa?” disse Arizona sorridendo “ho voglia di ballare.”
Prese la mano di Nick, trascinandolo in pista.
Il ragazzo cominciò a ballare in modo buffo e Arizona lo imitò, infondo, erano lì per divertirsi.
E tutti gli altri li seguirono a ruota.
 
Callie li vide gettarsi in pista e…non era ubriaca, non lo era davvero, ma decise comunque di fare ciò che le era appena balzato in mente.
Senza nemmeno porsi domande sul perché lo stesse davvero facendo, essendo perfettamente lucida.
“Gettiamoci in pista!” urlò a Mark, trascinandolo con sé.
Addison gli arrivò alle spalle “Ehi!” esclamò felice di vederli.
“Tutta sola?” le chiese Mark.
“Non poi così tanto adesso che ho trovato voi.” Ammiccò la rossa.
“Mi piace come pensi!” sorrise conquistatore Mark.
“Ehi, voi due, avrete tempo in seguito per scambiarvi occhiate sexy, adesso divertiamoci e basta.” Li richiamò Callie.
Ballarono per alcuni momenti.
Momenti in cui lo sguardo era sempre posato su quella ragazza, poco distante da loro, e su tutti quei sorrisi che non erano per lei.
Dio, Callie, perché t’importa tanto? Chiese a se stessa, mentre la fissava.
Poi vide Arizona avvicinarsi troppo al corpo di quel ragazzo e lì ebbe la sua risposta: non lo so ma…accidenti! Non riesco più a sopportarlo.
Congedò Mark ed Addison -che comunque non si sarebbero accorti della sua assenza tanto erano presi l’uno dall’altra- con la scusa di andare in bagno e poi lo fece…
 
Spuntò alle spalle di Arizona, la tirò per un braccio, facendola voltare verso di lei e ritrovandosela a pochi centimetri.
“Lascio qui Sloan se lasci qui questo tipo e vieni con me.”
Arizona aggrottò le sopracciglia. “Lei deve aver bevuto davvero tanto.”
“Non ho bevuto.” Rispose seriamente Callie.
La ragazza stava per rifiutare quando le parole di Alex le rimbombarono in testa:
se una tipa ti piace, provaci sempre a prescindere da come andrà a finire.
Si girò verso Nick, non rimasto sorpreso dal fatto che una ragazza si fosse fatta avanti con Arizona.
“Scusami.” Gli disse la bionda, sorridendo.
Il ragazzo le sorrise di rimando, annuendo.
Arizona si rigirò verso Callie, la guardò un momento negli occhi e poi la prese per mano, uscendo fuori da quel posto.


NDA:
Ma se non ci fosse Alex...no, aspettate! Ha fatto tutto Callie questa volta!
Ma Arizona ha accettato quindi...il merito è di entrambe(?)
Scusate, sto divagando...
Allora, il prossimo capitolo si prospetta carino, eh? Hanno fatto un bel casino uscendo dal pub mano nella mano ;)
Per chi non ricorda Nick: guardate la 8x22-8x23 :)
Per chi pensa che ci sarà qualcosa tra Addison e Mark: avete ragione! xD
Io sono una fan Slexie ma nelle prime stagioni i Maddison erano bellissimi. Li amo troppo entrambi e specialmente insieme! E poi Mark deve prima fare il farfallona per trovare Lexie pronta a cambiarlo, no? ;D
Come sempre ringrazio chi mi segue, chi recensisce...siete diventati davvero tantissimi e io ne sono troppo contenta.
Grazie di cuore a tutti, tutti, tutti! ♥
Vi lascio il mio
Ask nel caso abbiate qualche curiosità su di me e su ciò che amo e blablabla...
Vi lascio anche il mio
Facebook nel caso vogliate parlare un pò con me, fare la mia conoscenza o indasarvi la bacheca di otp su otp :')
E' sempre bello stringere nuove amicizie! u.u
Aaaargh, mi sono dilungata davvero troppo questa volta.
Perdonatemi e fatemi sapere che ne pensate del capitolo.
Alla prossima settimana.
Un abbraccio coccoloso. *^*
Sam__♥

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto.
Pensava Callie, sedendosi sul bordo del letto di Arizona.
Strinse le mani sul materasso, cercò di calmare il respiro ancora affannato per tutto quello che avevano fatto con la ragazza bionda che sentiva respirare dietro di lei.
Si tirò su gli slip che le erano finiti sulle caviglie e con la coda dell’occhio, vide Arizona fare lo stesso.
Poi prese la maglietta finita sul pavimento, se la infilò, e si alzò in piedi per rimettersi i jeans.
Doveva solo raccogliere le sue cose e uscire da lì. Poco importava se mezza vestita.
Arizona lo capì.
“Dove sta andando?” chiese piano.
“Oh ti prego, non darmi del lei dopo…questo!” rispose esasperata la donna.
“…Calliope, dove stai andando?” ripeté con calma Arizona.
“Non chiamarmi così.” Ribatté, senza però muoversi dalla sua posizione.
“E’ notte fonda.”
“Non posso restare qui.”
Di tutta risposta, Arizona si sporse e circondò la vita di Callie con un braccio per poi tirarla giù sul letto in una mossa veloce.
La mora si ritrovò a pancia in su, vicino ad Arizona, con il braccio di quest’ultima posato sulla sua vita.
“Rilassati.” Le disse Arizona chiudendo gli occhi, notando la tensione della donna.
“Hai praticamente cacciato Murphy a calci e invece a me mi costringi a restare?” chiese ironica.
“Dormi.” Si limitò a dire la ragazza.
Callie sorrise.
Aveva fatto un casino. E voleva andarsene prima che la realtà dei fatti la schiacciasse o che venisse cacciata fuori a calci.
Ma ora che le stava praticamente facendo capire che voleva restasse, ne era rimasta contenta.
Arrivata a quel punto, tanto valeva godersi l’attimo e poi pensare alle conseguenze.
Si girò, dando le spalle ad Arizona, e sistemandosi in posizione fetale.
Il braccio della bionda appoggiato sul suo fianco.
Si addormentarono.
 
Teddy rientrò nella sua camera la mattina seguente, dopo aver dormito a casa di Henry, giusto per farsi una doccia e prepararsi per andare a lezione.
Sorrise nel vedere che finalmente Arizona aveva fatto rimanere una ragazza a dormire…forse per la prima volta!
Ma il sorriso le morì sulle labbra quando si accorse con chi Arizona stava dormendo.
“Oh cazzo!” urlò.
Le due distese sul letto, sobbalzarono.
Callie spalancò gli occhi incontrando quelli impauriti di Teddy.
Quasi cadde dal letto nel tentativo di alzarsi velocemente “dovevo andarmene prima” disse mentre con foga recuperava gli ultimi indumenti.
“Calliope no va tutto bene, Teddy non lo dirà…”
La porta di quella camera sbatté con un tonfo.
“…a nessuno.” Concluse Arizona, emettendo poi un grido di frustrazione.
Teddy restò un paio di minuti a fissare Arizona, per poi scuotere il capo e dirigersi in bagno.
“Qual è il problema?” le urlò dietro Arizona.
“Hai davvero il coraggio di chiedermi quale sia il fottuto problema, Arizona? Sei stata a letto con una professoressa, cristo!”
“E’ stata lei ad avvicinarsi ieri sera…”
“Ti avevo detto di non incasinare maggiormente le cose!”
“Non ho incasinato niente! E’ stata lei!”
“Le cose si fanno in due, Arizona! Lo sai, cazzo! La colpa è d’entrambe!”
“Senti, nessuno lo verrà a sapere okay? Perché lei non lo dirà e tantomeno io e spero che anche tu tenga chiusa la bocca!” disse alzandosi e incominciando a vestirsi.
“Il punto è che non puoi avere una relazione con una professoressa e tu lo sai!”
“Non voglio averci una relazione!”
“E allora perché hai fatto tutto questo? Cos’è, un gioco per te? Una scommessa con te stessa su quanto puoi cadere in basso arrivandoti a scopare chiunque?”
“Fanculo!” esclamò per poi dirigersi verso la porta della camera.
“Stiamo parlando!” le urlò dietro Teddy.
“Ho bisogno d’aria. E mentre sono via datti anche tu una cazzo di calmata e forse ne riparleremo.”
Disse, per poi uscire sbattendo la porta alle sue spalle.
 
*
Chi diamine era a suonare al suo appartamento alle sette del mattino?
Pensò Mark mentre di controvoglia si alzava dal letto e andava ad aprire la porta.
“Sono un idiota.” Irruppe dentro casa Callie non appena Mark aprì la porta.
“Dio mio, Callie, sono solo le sette del mattino…” rispose l’uomo massaggiandosi le tempie.
“No senti, la cosa che devo dirti è troppo importante quindi presta molta attenzione…”
“Ti avverto che se riguarda tusaichi è meglio che tu sappia che di là c’è qualcuno che…”
“sono andata a letto con Arizona!”
“…potrebbe ascoltare.” Concluse Mark restando a bocca aperta.
“Aspetta, cos’hai detto?” chiese Callie confusa.
“No, tu cos’hai detto!” ribatté Mark.
E in quel momento Addison fece il suo ingresso in corridoio.
“Sei andata a letto con un’alunna?” chiese la rossa.
“Questo volevo evitare…” sbuffò Mark.
“Oh no…” sussurrò  Callie.
 
*
“Cos’è successo?” chiese Nick, avvicinandosi ad Arizona che se ne stava seduta sulla spalliera di una panchina a fumare.
“Suppongo che fumi ancora quando hai troppi pensieri per la testa…” continuò il ragazzo “…come a volerli annebbiare per un po’.”
Arizona sorrise a vedere quanto il ragazzo ricordasse così bene le sue abitudini. “Già. E’ proprio così…che ci fai qui?”
“Passavo a salutarti e a chiedere chi fosse la fortunata di ieri sera…” abbozzò un sorriso Nick.
Arizona abbassò lo sguardo, continuando a fumare.
“Qualcosa è andato storto con quella ragazza?” chiese sedendosi vicino a lei.
“No…” fece un tiro alla sigaretta “…è andato tutto fin troppo bene.”
“E allora chi ti ha fatto arrabbiare?”
“Teddy.”
“Ne vuoi parlare?”
“Non capiresti mai.” Buttò lì la ragazza.
“Io ti conosco da quando eri una bambina, sei come una sorella per me. Non c’è niente che non capirei che abbia a che fare con te.”
“Okay, vuoi sapere che c’è?”  gettò la sigaretta a terra, per poi alzarsi e stare in piedi di fronte a Nick “ho fatto sesso con una professoressa.”
“Cosa?” chiese confuso.
“La ragazza di ieri…è la mia professoressa di filosofia.”
“Così giovane?”
“E’ una supplente.”
Nick annuì distrattamente. “Arizona…che cosa hai fatto?”
“Ti ho detto che-“
“No, no” la interruppe “che cosa hai fatto?”
“Sono andata a letto con una ragazza che ha la tua età.”
“E’ una professoressa. La tua professoressa.”
“E’ capitato, okay?”
“Queste cose non capitano. Le fai succedere appositamente.” Ribatté il ragazzo.
“E anche se fosse?” sfidò Arizona.
“Non puoi stare con una professoressa!”
“Cristo, lo so! Perché tutti continuate a dirmi le stesse cose?! Vorrei ancora di più che Tim fosse qui in questi momenti…lui…”
“Anche lui ti farebbe notare quanto sia sbagliato ciò che hai fatto.” L’interrupe il ragazzo.
La ragazza lo guardò duramente. “No! Lui mi parlerebbe come una persona che mi vuole bene nonostante i casini che combino e poi scoppierebbe a ridere.”
E con le lacrime agli occhi, gli voltò le spalle rientrando nell’edificio.
*
 
“Devi giurare solennemente che non lo dirai a nessuno.” Supplicò Callie.
“Fammici pensare…”
“Addison!” la richiamò Mark.
“Okay, andata…ma solo se mi racconti tutta la storia.” Sorrise elettrizzata la rossa.
“Non c’è molto da raccontare.” Scrollò le spalle Callie “è capitato.”
“Non è capitato se usi il bagno come scusa per andarti a infilare nel suo letto.”
“Mark, ti prego.” Disse Addison.
“Okay non so come ma…fin dal primo giorno aveva quest’aria strana e misteriosa che mi ha preso subito e ho cominciato a studiarla e da lì mi ci sono sempre ritrovata vincolata in qualche modo fino a quando lei era in preda al panico e mi ha baciato e…non ho mai ricevuto un bacio tanto piccolo ma forte al tempo stesso.”
“Oh, ecco chi era il possibile amante.” Sorrise la rossa.
“Già.”
“Non puoi stare con lei.” Affermò Mark.
“Lo so.”
“Sembra che però tu voglia starci…” constatò Addison.
“Ha solo sei anni in meno di me…è più che normale che voglia starci ma okay, non si può.” Sbuffò la mora.
“Magari dopo che finisci il periodo di supplenza e cambi scuola potreste frequentarvi…” scrollò le spalle Addison.
“Certo, magari quando mi mandano dall’altra parte dello stato…”
“Tu non vuoi avere relazioni fisse, quindi qual è il problema?” chiese Mark.
“Il problema è che non posso nemmeno frequentare chi mi piace al momento!” esclamò Callie “aspetta un attimo…a proposito di relazioni…” notò solo allora Addison con addosso un accappatoio e Mark con solo i boxer. “Voi due!”
Addison sorrise imbarazzata.
“Non era abbastanza evidente?” chiese invece Mark.
“Ero così presa dai miei problemi da non accorgermi di cosa avevo visto…” sbuffò la mora “…quindi sai tutto di me e lui?” si rivolse poi ad Addison.
Quest’ultima annuì.
“Mi dispiace Callie, ma dovevo dirle come stavano davvero le cose per poterla frequentare.” Si scusò Mark.
“Oh, quindi è una cosa seria?”
Addison e Mark si guardarono.
“Stiamo provando, diciamo così.” Sorrise la rossa.
*
 
Arizona entrò nell’aula di filosofia senza bussare, mentre una lezione era in corso.
Non appena Callie si voltò e la vide, si bloccò, incapace di dire qualcosa.
“Scusi io…può uscire un secondo?” chiese imbarazzata Arizona.
Callie annuì per poi rivolgersi agli studenti in aula “ragazzi ci metto un attimo, voi continuate a leggere e appena torno qualcuno mi spiegherà ciò che c’è scritto.”
E poi seguì Arizona fuori dalla classe, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza le prese per mano trascinandola dietro di lei.
“Dove stiamo andando?” chiese Callie perplessa.
Arizona svoltò per i bagni femminili  e una volta entrate, chiuse la porta a chiave per poi spingere Callie al muro e bloccarla tra questo e il suo corpo.
Poi la baciò con foga, con fretta, come se ne fosse affamata.
Callie la spinse appena. “Sai di fumo.”
“Si, ho fumato ma non mi calmava quindi sono venuta a cercarti.”  Disse cercando di riappropriarsi delle sue labbra.
Ma Callie la spinse via. “Cos’è per te, un gioco? Non puoi interrompere una lezione per baciarmi.”
“E’ strano detto da una che ha interrotto la mia uscita con amici per scoparmi.”
E il suono di un sonoro schiaffo rimbombò dentro quel bagno.
Arizona si portò subito una mano sulla guancia.
“Cristo! Scusa.” Disse con una smorfia di dolore.
“Modera il linguaggio quando parli con me, Robbins.”
“Siamo tornate al ‘Robbins’?” sorrise con sfida la ragazza.
“Siamo tornate al Robbins e credo proprio non ci sposteremo mai più.” Rispose secca Callie.
“Cosa?”
“Senti, è stato tutto un…errore! Un grosso, enorme errore…”
“Stai prendendo la palla al balzo per finirla qui?” chiese infastidita Arizona.
“Finire cosa? Non abbiamo nemmeno mai iniziato!” ribatté la donna.
“E’ questo il punto. Lo so che non possiamo stare insieme. Hai un fidanzato, insomma. E sei una professoressa…non starebbe bene…ma…voglio dire…potremmo ugualmente vederci qualche volta, no?”
Callie sospirò. “Non ho un fidanzato.”
“Si, so che vi state solo frequentando e tutto il resto ma-“
“No Arizona, io e Mark siamo solo amici. Ha inventato questa storia per aiutarmi.” Spiegò la donna.
“Oh, fantastico! E siamo tornati ad ‘Arizona’.” Sorrise la ragazza “mi fa piacere sentirlo.”
“Sei un’alunna.” Scrollò le spalle Callie.
“E tu una professoressa.”
 “Sarebbe da stupidi rischiare per una storiella…” constatò Callie.
Ci furono attimi di silenzio.
“Sarebbe sempre meglio del non averci provato affatto.” Abbozzò un sorriso Arizona.
“Non so se ha davvero un senso ciò che hai detto.”
“Esci con me.”
“Non se ne parla.”
“Ti prego, esci con me, se le cose non andranno bene ti lascerò in pace.” Supplicò Arizona, avvicinandosi a Callie.
La donna la spinse affettuosamente. “Vedremo.”
“Lo prendo come un si.”
*
 
S’incontrarono davanti la libreria Evans, quella sera.
Quando Callie vide arrivare a piedi Arizona con una zaino in spalla, scese dalla sua Thunderbird azzurra del ’57.
“Cazzo, adoro questa macchina!” esclamò entusiasta Arizona mentre la raggiungeva.
“Okay, se vuoi uscire con me, non devi dire parolacce!” la fulminò Callie con lo sguardo.
La bionda sorrise imbarazzata. “Scusa.”
“Sali in macchina.” Disse secca, salendo dal lato del conducente.
Arizona salì dal lato del passeggero.
“Dove andiamo?” chiese la mora mettendo in moto e partendo, e ad Arizona parve di cogliere una leggere nota di fastidio nel suo tono di voce.
“Decidi tu.” Scrollò le spalle.
Callie rise sprezzante. “Mi hai chiesto tu di uscire, ricordi? Dovresti portarmi tu in qualche posto.”
“Allora fai guidare me.”
“Cosa diamine c’entra questo, adesso?” chiese sempre più infastidita la donna.
“Ferma la macchina.” Rispose Arizona.
“Che cosa?!”
“Ferma la macchina.” Intimò.
“Perché dovrei farlo?”
“Okay, scendo mentre l’auto è in corsa.” Disse Arizona e fece per aprire lo sportello.
A quel punto Callie accostò di colpo e per fortuna non aveva nessuna macchina dietro.
Arizona scese subito dalla macchina, camminando nella direzione dalla quale provenivano.
Callie scese dalla macchina “che cosa fai?” le urlò.
Arizona continuò a camminare. “Se non volevi uscire con me, bastava dirlo.”
“Ma di che stai parlando?”
La bionda si voltò. “Di questo sto parlando.” Allargò le braccia “che ti prende? Sei stata scontrosa fin da quando mi hai visto. Deduco che non ti vada a genio di uscire e va bene. Non devi farlo per dare un senso, una spiegazione a ciò che abbiamo fatto. Basta metterci una pietra sopra.”
Callie la raggiunse.
La guardò dritta negli occhi. “Io voglio davvero uscire con te.”
“E allora perché ti stai comportando così?”
“Mark ha fatto troppe domande, troppe battute. Mi ha fatto irritare.”
“Okay ma adesso non è qui. Quindi non pensarci più.” Rispose infastidita.
“Mi dispiace di essermela presa con te…non voglio rovinare la nostra uscita.” Disse sinceramente Callie, ma Arizona continuò a tenere un broncio che, la mora lo sapeva, sarebbe stato uno delle tante cose a cui non avrebbe mai più potuto resistere.
“Me lo fai un sorriso?” chiese quindi la donna, sorridendo a sua volta.
La ragazza scoppiò a ridere e insieme ritornarono alla macchina.
 
*
 
“Non ci credo che ho guidato 20km per questo…” disse Callie seguendo Arizona su per una collina buia.
“No..tu hai guidato 20km per questo!” la corresse la bionda, che non appena era arrivata in cima le aveva indicato il meraviglioso panorama di Seattle a luci notturne sotto di loro.
Callie rimase senza fiato. Non aveva mai visto Seattle così.
“Okay devo ammettere che è niente male…” sminuì “…ma resta il fatto che ho fame. Volevo andare a mangiare.”
Arizona aprì lo zaino, tirando fuori un telo e poggiandolo sull’erba.
“Mi aiuti?” chiese alla mora che prontamente prese l’altro lembo del telo e lo stese sull’erba.
“Ecco perché lo zaino.” Constatò Callie.
Arizona si sedette sopra il telo e Callie la imitò, sistemandosi di fronte a lei.
La bionda estrasse dallo zaino due contenitori e li poggiò tra loro, sul telo.
“Quanta roba hai lì dentro?!” scherzò Callie.
“Un semplice grazie è sufficiente.” Sorrise Arizona.
Callie aprì uno dei due contenitori. “Panini?”
“Non ti piacciono?” chiese allarmata la ragazza.
La mora rise. “Diciamo che preferisco la pizza.”
“La preferisco anch’io ma si sarebbe raffreddata il tempo di arrivare qui…” alzò le spalle la bionda.
“I panini andranno benissimo.” Le sorrise confortante Callie.
 
Erano sdraiate l’una accanto all’altra a guardare le stelle.
“Che scusa hai inventato con i tuoi amici?” chiese Callie.
“Non ci parliamo da stamattina quindi…sono uscita e basta.”
“…posso chiederti chi è il tipo di ieri?”
“Il migliore amico di mio fratello. E anche il mio, suppongo. Siamo cresciuti insieme. Si è sempre preso cura di me. Ha dormito per un mese nel divano di casa mia quando è successo quel che è successo…mi ha sempre aiutato moltissimo. Siamo sposati da quando eravamo appena dei bambini.”
“L’ultima parte mi piace un po’ meno.” Scherzò Callie.
Arizona rise.
“Hai litigato anche con lui stamani?” chiese tornando seria.
“Si…ha nominato Tim in un modo che non mi è piaciuto.”
“Prima o poi dovrai riuscire a parlarne…” disse con calma la mora.
 “Crede che non sappia le conseguenze delle mie azioni…come Teddy! Ed entrambi non fanno altro che dirmi che sei una professoressa e che non possiamo stare insieme.” Continuò, facendo finta di non aver sentito le parole di Callie e quest’ultima non obbiettò.
Aveva ormai capito che, con Arizona Robbins, le pressioni erano inutili.
“Però sei qui con me.” Constatò Callie.
“Perché faccio quello che voglio.”
Callie voltò il viso verso la ragazza e, sentendo lo sguardo puntato su di lei, Arizona fece lo stesso.
“Credo tu debba sapere che io andrò via finita la scuola…” iniziò la mora “…verrò spostata dall’altra parte dello stato …”
“E credo che tu, Calliope, debba sapere che io non ho relazioni fisse. L’hai detto anche tu: uscire insieme non significa fidanzarsi.” Rispose la ragazza, strappando un sorriso a Callie.
“Non devi chiamarmi in quel modo.” La richiamò.
“Calliope?”
La donna inarcò un sopracciglio.
“Non ho capito, non devo chiamarti Calliope?”
“No, non devi chiamarmi Calliope.”
“Come vuoi, Calliope.”
“Arizona.”
“Calliope.”
A quel punto Callie si sporse appena per baciarla. Era l’unica maniera di zittirla.
 
Callie aprì gli occhi e invece di trovare il soffitto di casa sua, si ritrovò un cielo stellato davanti.
“Oh, no!” esclamò, per poi voltarsi e vedere il capo di Arizona poggiato sull’incavo del suo collo.
“Arizona.” Chiamò piano, scuotendola appena.
“E’ già mattina?” chiese la voce impastata della ragazza che teneva ancora gli occhi chiusi.
“No, ci siamo addormentate. Alzati, ti riporto a casa.”
Di malavoglia si alzarono, raccolsero tutto e si diressero alla macchina.
 
 
Erano davanti l’entrata secondaria dell’Evergreen, quella col cancello che poi dava sui dormitori.
A tutti gli studenti che alloggiavano erano state date le rispettive chiavi del cancello e delle camere.
“Allora…com’è stato uscire insieme?” chiese Arizona.
“Strano e diverso da qualsiasi invito a uscire che abbia mai avuto. Sai, la gente di solito mi porta nei ristoranti o in discoteca…”
“Mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Che non sia stato come ti aspettavi.”
“E’ proprio per questo che mi è piaciuto. E’ stato sorprendente e piacevole.”
Arizona sorrise. “Ottimo.”
Callie le sorrise di rimando.
“Allora credo dovresti darmi il tuo numero.” Buttò lì la bionda “sai, nel caso voglia rinvitarti a una di queste sorprendenti e piacevoli uscite…”
Callie rise. “Dammi il telefono.”
La ragazza glielo porse e la mora aggiunse il suo numero in rubrica per poi ridarglielo.
Arizona si girò per aprire il cancello ma notò che Callie stava ferma lì.
“V-vuoi entrare?” chiese incerta la ragazza.
“No.”
“E allora perché stai ferma lì?”
“Sto aspettando che tu mi dia la buonanotte.”
“Oh…buonanotte?!” Rispose titubante.
Callie inarcò un sopraciglio sorridendo, andò verso la ragazza, si avvicinò alle sue labbra ma poi in un movimento veloce, spostò il viso e le diede un bacio in guancia.
Poi si allontanò di colpo.
“Che caz-?!” restò perplessa e delusa Arizona.
“Pretendi troppo per un primo appuntamento.” Si voltò per andare verso la macchina.
“Non era un appuntamento! Siamo solo uscite insieme, e non ci sono regole se si esce insieme! E poi mi avevi baciato anche prima, qual è il problema?”
 “Buonanotte, ragazzina.” Rise Callie.
“Notte prof.” Rispose la ragazza, sapendo di far infastidire Callie.
La donna si voltò incredula. “Arizona!”
La bionda rise. “Questo è solo un piccolo assaggio di ciò che pagherai per non avermi baciato, Calliope.”



NDA:
Okay, scusate...ma io non ce la facevo più a far succedere una cosa e da quella scatenare ogni volta il putiferio!
Perfino Teddy, Mark e compagnia bella si sono rotti e a metà capitolo sono usciti di scena. lol.
Volevo le calzona, volevo farle uscire insieme e volevo che ci scoppiasse il cuore di quanto sono belle!
Spero non mi odierete. E poi, suvvia, come settimo capitolo per "iniziare" questa relazione(?) direi che ci sta!
Che poi è più basato sui dialoghi che altro...! E spero che tutte abbiate colto il vero messaggio dell'uscita:
non stanno iniziando a stare insieme, non ancora almeno.
Nel prossimo capitolo sarà più chiaro, promesso.
E se non vi risulta/risulterà chiaro, sono io che faccio pena a scrivere T.T
Spero vi sia piaciuto.
Lasciatemi una recensione, se vi va.
Grazie a tutti quelli che hanno inserito nelle seguite, preferite, che semplicemente leggono e recensiscono.
Tanti abbracci a tutti voi *^*
Sam__♥

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
 
Era tornata tardi la sera prima e uscita presto la mattina seguente.
Per questo Arizona non si vedeva e parlava con Teddy da un giorno.
L’amica le sedette accanto mentre l’altra faceva colazione con Meredith e Cristina.
“Dobbiamo parlare.” Annunciò.
“Ma davvero?!” rispose acida Arizona.
“Avete di nuovo litigato?” chiese Meredith.
“Che cazzo vi prende in questo periodo?” chiese invece Cristina.
“Niente!” risposero entrambe infastidite.
Le altre due si alzarono dal tavolo, recuperando i loro vassoi “fateci sapere quando sarete propense a non rispondere male.” Disse Meredith, per poi spostarsi in un altro tavolo, seguita da Cristina.
“Eri con chi penso io, ieri sera, vero?” iniziò Teddy.
“Si. E allora?”
“Arizona, non vedi quanto sia pericoloso…”
“No, adesso basta!” l’interrupe la ragazza, voltandosi di scatto verso l’amica “so che è pericoloso, che è sbagliato e tutto quello che vuoi ma non posso evitarlo, va bene? A che scopo farlo, poi? Non frequentarla non diminuirà gli sguardi e i sorrisi che ci rivolgiamo. Ci piacciamo, fuori di qui non siamo alunna e professoressa. Ci frequenteremo per questi mesi, poi andrà via e tutto tornerà normale. Se non ti va bene, puoi andartene.”
Teddy sospirò.
“Io non vado da nessuna parte, chiaro? Sono tua sorella, la tua famiglia. Voglio solo sapere perché proprio una professoressa che in più se ne andrà tra un paio di mesi, quando puoi avere qualsiasi ragazza tu voglia.”
“Perché io voglio lei.” Scrollò le spalle Arizona.
“Touché.” Sorrise Teddy.
“Smetterai di dirmi quanti lati negativi ha questa cosa, finalmente?”
“Dovresti iniziare a raccontarmi tutto, più che altro.”
Le due risero per poi stringersi in un abbraccio.
“Nick ti ha parlato?” chiese poi Arizona.
“Si. Ieri. Gli ho detto che aveva sbagliato a nominare Tim, e che tu non sei ancora pronta. E poi che non ti avrebbe fatto cambiare idea su Callie. Ha semplicemente detto che si sarebbe fatto perdonare.”
*
“Quindi perché ieri non sei uscita con noi?” apparse alle spalle di Callie, Mark seguito da Addison.
Callie sobbalzò. “Non fatelo mai più!” Intimò.
“Sei uscita con Arizona, vero?” sorrise Addison.
“Ssssh!” esclamò Callie, anche se l’aula professori era vuota in quel momento.
“Quindi è un si.” Gongolò Mark.
 “Non sono uscita con voi perché siete una coppia e non mi va di fare il terzo in comodo.” Si giustificò la mora, ottenendo un’occhiata scettica dai suoi amici.
“Okay, sono uscita con Arizona. Non parliamone più.”ammise poi.
“E ammetterlo adesso da ammetterlo ieri sera, che differenza ha fatto?” inarcò un sopraciglio Mark.
“Voi la prendete troppo alla leggera.” Rispose Callie.
“Sei tu che la prendi troppo seriamente.” Controbatté l’uomo.
“Io la prendo con il giusto peso.”
“Va bene ragazzi, non litigate. Piuttosto, perché non usciamo tutti e quatto?” esultò Addison.
“Parlando del prenderla alla leggera…” constatò la mora.
“Beh, perché no? Fuori di qui siete due normali persone che escono insieme.” Scrollò le spalle Mark.
“Non possiamo uscire a coppie perché noi non siamo una coppia.” Rispose la mora.
“Non è che devi sempre etichettare tutto.” Sbuffò l’uomo.
“Ma questo è il caso di farlo visto che fra pochi mesi andrò via e non voglio niente di serio in questo tempo che passeremo insieme.”
“Come vuoi.” Alzò gli occhi al cielo Addison.
*
 
La suoneria di un cellulare, rimbombò nella classe di filosofia.
Callie guardò gli studenti, per poi accorgersi che il suono era provenuto dalla sua borsa.
“Scusate. Tolgo subito la suoneria.” Disse la donna, per poi prendere il telefono.
1 nuovo messaggio: numero sconosciuto.
Tanto valeva leggerlo, si disse Callie.
-Stasera che si fa?-
Alzò lo sguardo verso il banco dov’era seduta Arizona e quest’ultima le sorrise consapevole.
Callie silenziò il telefono per poi riporlo in borsa. Avrebbe risposto più tardi.
A fine lezione, Arizona si premurò di essere l’ultima a uscire dall’aula.
Passò accanto a Callie.
“Robbins, la prossima volta che usi il telefono in classe, te lo sequestro, chiaro?” intimò la mora.
Arizona sorrise.
“Ehi, dico sul serio!” abbassò il tono di voce Callie, ma mantenendolo sempre autoritario “l’uscire insieme non ti da il diritto di prenderti certe libertà qui dentro.”
La bionda alzò le mani in segno di resa. “Okay, non lo farò mai più…in tua presenza! Promesso.”
Callie sbuffò, incrociando le braccia al petto.
Atteggiamento che fece ridere la ragazza. “Uh, senti…so che tutto questo è un segreto ma ecco…Teddy ovviamente lo sa…e anche Nick.”
“Lo sanno anche Mark ed Addison.” Alzò le spalle Callie.
Arizona spalancò gli occhi “Parli di quei Mark ed Addison? Sloan e Montgomery?”
“Lo sapeva solo Mark…ma poi Addison è diventata una sorta di sua ragazza ed era a casa sua e mi ha sentito mentre parlavo di te e …beh non lo diranno a nessuno, comunque.”
“Si sono messi insieme?”
“Si stanno frequentando.”
“Oh…beh comunque anche Teddy e Nick manterranno il segreto.” La rassicurò.
Si guardarono per un lungo istante.
“Devo andare.” Disse Arizona, si guardò intorno e non vedendo nessuno, si sporse verso Callie, ottenendo uno spintone per risposta.
“Che cavolo ti dice il cervello?” chiese sbalordita Callie.
Arizona scrollò le spalle. “Adesso mi devi due baci. Non dimenticarti di rispondere al messaggio.” Sorrise per poi uscire dall’aula.
 
-E’ questo il tuo modo di chiedere a una donna di  uscire? Molto cavalleresco, complimenti.-
Rispose al messaggio Callie, mentre aspettava che l’altra classe arrivasse in aula.
-Mi perdoni,madame. Posso avere il piacere e l’onore di farla uscire dal suo castello in perfetta sicurezza con me a farle da scorta, questa sera?-
Callie scrollò il capo e sorrise allo schermo del suo telefono.
-Mmmh,vedremo.-
Si affrettò a scrivere, mentre gli studenti entravano in aula. Attese la risposta di Arizona.
-Alle 8 davanti l’Evans :)-
Sorrise e poi ripose il telefono in borsa. Iniziando la sua lezione.
*
“Ehi! Questa sera usciamo solo io e te!” fece il suo ingresso nella libreria Evans, quel pomeriggio, Nick.
“Questa sera?” si morse il labbro inferiore Arizona.
“Devo farmi perdonare e non accetterò un ‘no’ come risposta.” Sorrise il ragazzo.
Arizona scrollò le spalle, annuendo.
-Questa sera non posso, magari domani?-
Scrisse subito a Callie. Le dispiaceva tantissimo darle buca, e avrebbe preferito di gran lunga uscire con lei ma doveva ancora chiarire con Nick e il ragazzo era così entusiasta all’idea di uscire.
 
Callie si sorprese nel leggere quel messaggio.
O più che sorpresa, provò un senso di delusione.
-Okay.- si limitò a rispondere.
Se avesse saputo che non avrebbe visto Arizona, quella sera, magari avrebbe ceduto a quel bacio che la ragazza le stava dando quella mattina…aspetta, che fosse davvero per quello?
-E’ il prezzo che devo pagare per non averti baciato?- scrisse velocemente ad Arizona.
-Cosa?! No. Ho semplicemente da fare.-
 
Quella sera, Nick portò Arizona a mangiare la pizza.
“Sai sempre come farti perdonare.” Sorrise la ragazza, addentando un pezzo della sua maxi pizza.
“E già che siamo in tema…non volevo farti star male, okay? Penso che dovresti saper tenere una discussione su Tim ma va bene, non sono qui per questo. Ti voglio bene, Arizona, e nessuna delle scelte che fai o farai potrà mai allontanarmi da te, okay? Posso arrabbiarmi e dire delle cose che nemmeno penso davvero, a volte. Ma non significa che non sono più il tuo Nick.”
“Grazie. Ti voglio bene anch’io.”
“Allora…quando potrò conoscerla?”
Arizona quasi si strozzò con un pezzo di pizza. “Frena, frena! Non è la mia ragazza e mai lo sarà, usciamo solo insieme.”
“Perché ‘mai lo sarà’?” chiese stranito il ragazzo.
“Andrà via tra un po’…dall’altra parte dello stato più precisamente. E sai come sono io nelle relazioni…figurati in una a distanza.” Scherzò.
“Sicura che l’uscire insieme ed affezionarti per poi dirle addio, non ti spezzerà il cuore?”
“Non mi ci affezionerò. Quindi niente cuore spezzato. E in caso contrario…”
“Posso sempre dormire sul divano di casa tua.” Sorrise il ragazzo.
“Una cosa del genere, si.” Ricambiò il sorriso.
*
La sera seguente, Arizona declinò l’invito di Callie di andare al cinema insieme e quella dopo ancora, di andare a fare una semplice passeggiata.
Quel pomeriggio aveva appena rifiutato di andare a mangiare la pizza.
-Non ci vediamo da tanto…- avevo risposto Callie dopo che Arizona aveva rifiutato.
-Lo so. Mi dispiace. Mi farò perdonare.-
Ma a Callie non interessava che Arizona lo sapesse o che si sarebbe fatta perdonare.
La ragazza le mancava e in più le due più probabili possibilità la stavano facendo uscire pazza:
  1. Arizona la stava davvero punendo per non averle dato quel dannato bacio della buonanotte.
  2. Arizona usciva anche con altre ragazze.
Non avrebbe saputo dire perché ma…rabbrividì al pensiero e no, non poteva starsene con le mani in mano. Doveva sapere.
Così invece di andare a casa, dopo essere uscita da scuola, si diresse all’EF.
Bussò alla camera di Arizona e dopo l’’avanti’ proveniente da una voce a lei familiare, entrò.
“Prof, che posso fare per lei?” chiese stranita Teddy.
“Ehm…ciao Teddy…Arizona non è qui con te?” domandò imbarazzata.
“E’ successo qualcosa? Che io sappia non dovevate uscire insieme oggi …”
“Si. No. Non è successo niente ma avrei bisogno di parlarle …”
In quel momento, Arizona uscì dal bagno.
“Callie.” Disse stranita non appena vide la donna “che succede?”
“Possiamo parlare…da sole?”
E Teddy si alzò, ricevendo il messaggio. “Io vado a farmi un giro.”
Disse per poi uscire.
“Ora io ti farò due domande e devi rispondere sinceramente.” Iniziò subito Callie.
“Okay.”
“Mi stai punendo per quel cavolo di bacio? Per questo rifiuti di uscire con me?”
“No.”
“Allora esci anche con altre ragazze?”
“Cosa?! Assolutamente no.”
“Puoi spiegarmi, allora, perché diamine non vuoi più uscire con me? Cos’ho sbagliato?”
“Non hai sbagliato niente. E non è vero che non voglio più uscire con te.” Rispose sinceramente Arizona “è per la verifica.”
“Verifica?” Callie rilasciò un respiro che non si era nemmeno accorta di trattenere.
“Verifica di biologia, dopodomani. Dovevo studiare, per questo non potevo uscire. Studio sempre la sera perché non ho tempo durante il giorno…” si spiegò la ragazza.
“Perché non me l’hai detto?”
“Non lo so.” Scrollò le spalle Arizona.
“Non lo sai?” chiese confusa la donna.
“Io… non potevo uscire e basta, a chi importa il perché?!”
“Importa a me!” quasi urlò la mora “Sono stata due giorni a portarmi la testa con Mark su perché cavolo tu non potessi uscire con me, e tu, mi dici ‘a chi importa?’ Alla mia cazzo di sanità mentale importa!”
“Oh e poi rimproveri me per le parolacce?! E comunque, non dovrebbe importarti dal momento che usciamo solo insieme. Che t’importa di dove sono, con chi sono o cosa faccio? L’importante è frequentarsi e basta!”
Callie restò a bocca aperta a fissare Arizona. Scioccata dalle parole della ragazza.
Si leccò le labbra. “Okay, volevi farmi incazzare?! Bene, ci sei riuscita!”
Mise una mano sulla spalla di Arizona e spinse via la ragazza con forza e rabbia.
“Vaffanculo, Arizona. Sei solo una cazzo di ragazzina che a modo suo vorrebbe fingersi grande, matura e forte ma che invece sta solo giocando. Beh, indovina un po’? Mi sono rotta dei tuoi giochi. Cresci! Uh, già anch’io dico le parolacce, solo che a differenza tua, so quando e con chi è opportuno usarle.”
Disse, per poi voltarsi e aprire la porta della camera, ritrovando una Teddy appoggiata al muro esterno accanto la camera.
“Ciao Teddy.” Salutò, intraprendendo il corridoio.
“Prof.” Rispose la ragazza, rientrando dentro la stanza.
 
“Tu hai problemi seri.” Disse Teddy.
Arizona abbozzò un sorriso.
“No, non fare finta che non t’importi. O perlomeno, non farlo con me. Che cazzo ti prende? Prima fai di tutto per farti notare e farti volere e poi le dai addosso così? E’ un suo diritto sapere perché non puoi uscire con lei.”
“Diritto in qualità di cosa?” chiese irritata la ragazza.
“In qualità di persona che frequenti. Poco importa se la prendi seriamente o no, devi darle una motivazione per il quale declini i suoi inviti.”
“Non devo darle nulla! Volevo solo uscirci assieme e lei è venuta a complicare tutto.”
“Arizona, lei non ha complicato niente.” Ribatté Teddy “sei tu che ti complichi la testa su cosa o no questo rapporto sia e in cosa possa evolversi.”
“Sto solo attenta. Preferisco prevenire invece che curare. Visto com’è finita l’ultima volta.” Scrollò le spalle la ragazza.
“Callie non è Joanne, chiaro? Lasciati andare, vivi il momento.”
Arizona sospirò. “Cristo! Sono una fottutissima idiota. Perché non penso alle conseguenze prima di agire? Come cazzo rimedio, adesso?!”
“Io penso che tu sappia come rimediare.”
Arizona scosse il capo.
“L’hai saputo fin dal momento in cui l’hai lasciata dormire con te. Quel momento l’ha resa diversa e tu lo sai e lei lo sa, devi solo ricordarglielo.” Le sorrise confortante Teddy.
“Sei un genio.” L’abbracciò l’amica.
*
Arizona chiamò Callie quattordici volte. E le lasciò i medesimi messaggi in segreteria. E altri sei scritti.
Parole su altre parole. Scuse su altre scuse.
Ma Callie non rispose.
Così, il giorno dopo, tutta la comitiva notò il malumore di Arizona.
“Che succede?” chiese Meredith.
“Dobbiamo prendere a calci nel culo qualcuno?” domandò invece Alex.
“Ho trattato male la prof di filosofia.” Rispose Arizona.
“E quando mai!” sorrise Cristina ricevendo un’occhiataccia da Teddy.
“E allora?” rispose Lexie.
“Le volevo chiedere scusa ma è come se fosse sparita dalla scuola. Volevo andarci direttamente a casa ma non ho idea di dove abiti e chiederlo agli altri prof sembrerebbe…strano.”
“Posso mandare un messaggio al professor Sloan e chiederglielo, se vuoi.”
Sloan…Mark…Callie…lui sapeva tutto di loro…giusto! Perché non ch’aveva pensato prima?
Arizona scattò dalla sedia “giusto! Sei un genio, Lexie!”
Stava per andarsene quando poi rifletté… “aspetta…mandare un messaggio al prof Sloan? Perché hai il suo numero?”
“Ecco…io…” farfugliò la ragazza “…facendo entrambi parte del comitato stu-studentesco, lo avverto su quando sono gli incontri, o lo aggiorno su qu-quello che succede nel caso si assenti!” Cercò di sembrare il più convincente possibile la piccola Grey.
Arizona sorrise maliziosa. “Okay…ne riparleremo in seguito, ora devo andare!” disse uscendo di corsa dalla mensa.
“Ma non sembrava strano chiederlo agli altri prof?!” restò perplesso Alex.
 
*
Arizona giunse in palestra col fiatone.
Vide Mark e lo raggiunse. “Prof, ho bisogno di un favore.”
“Robbins…perché dovrei farti un favore dopo le maniere con cui mi tratti?” domandò continuando a guardare la sua classe che giocava a pallavolo.
“E’ vero. Ha ragione. Ma qui non si tratta di me e lei, ma di Callie. L’ho fatta davvero arrabbiare.”
“Lo so.”
Già, se non lo sapeva lui, chi altri doveva saperlo?
“L’ho chiamata, lasciato messaggi…non risponde ed io ho bisogno di scusarmi di presenza.”
“Non vuole vederti.”
“Lo so ma devo almeno provarci. La prego, mi dia il suo indirizzo.” Supplicò la ragazza.
“Callie merita una persona più matura di te.”
Arizona sospirò. “E Lexie merita di meglio di un doppiogiochista.”
“Cosa?”  e a quel punto Mark si voltò finalmente a guardarla.
“So di lei ed Addison. E so di lei e Lexie. Sono sicura che a nessuno delle due piacerà sapere dell’altra.”
“Abbassa la voce!” intimò Mark “ti aiuterò se non dirai niente.”
“Okay, andata. Ma deve accompagnarmi e suonare alla porta di Callie per me.”
“Che cosa?”
“Non aprirà sapendo che sono io. Ma invece a lei aprirà e poi entrerò io al posto suo.” Sorrise la ragazza.
“Sei un genio del male.”
“E’ un piacere fare affari con lei.”
*
“Chi è?” chiese Callie rispondendo al citofono del suo appartamento.
“Io.” Rispose la voce di Mark.
Callie aprì il cancello del condominio.
“Salite le scale, gira a sinistra. Appartamento 502.” Si raccomandò Mark.
“Perfetto.”
“Arizona…non dire niente a Callie su Lexie.” Si raccomandò l’uomo.
“Al momento, è l’ultimo dei miei problemi.” Ammiccò lei.
Mark annuì. “Buona fortuna.”
“Grazie.” Disse prima di incamminarsi.
Mark si voltò per tornare alla macchina.
 “Ehi!”
E l’uomo si rigirò sentendo la voce di Arizona.
“Però davvero…non è giusto ciò che sta facendo ad entrambe. Ci rifletta.”gli disse, per poi iniziare a correre su per le scale.
 
Una porta blu con scritto 502.
Era arrivata.
Deglutì a fatica, per poi bussare.
Sentì la voce di Callie dall’interno dell’appartamento avvicinarsi pian piano.
“Si può sapere quanto ci metti a-“ le parole le morirono in gola quando sulla soglia della porta vide chi non si sarebbe mai aspettata di trovare e soprattutto, chi non sapeva davvero se voleva che fosse lì.
“Ehi.” Disse imbarazzata Arizona.
Callie chiuse la porta ma Arizona mise le dita nella fessura di quest’ultima.
“AAAH!” urlò.
E la mora riaprì la porta di scatto. La ragazza strinse le dita con l’altra mano. “Porcaccia la miseria vacca!” inveì.
“Idiota.” La rimproverò Callie tirandola dentro il suo appartamento.
Si diresse nell’area cucina, mentre Arizona stava ferma sull’uscio della porta a trattenersi dall’urlare per il dolore.
Callie andò a sedersi nel divano con un sacchetto pieno di cubetti di ghiaccio. “Siediti.” Ordinò.
E la bionda non se lo fece ripetere due volte, andandosi a sedere accanto alla donna.
Immerse la mano nel sacchetto e gemette per l’impatto col freddo.
“Devi stare 20 minuti così.” Le disse Callie.
“Dopotutto non è stata un’idea tanto stupida, se ho 20 minuti per rimediare a ciò che ho detto.” Sorrise la ragazza.
“Non hai 20 minuti.”
“Ma hai detto che-“
“Non hai 20 minuti! Non hai nessun tempo con me, chiaro?” la interruppe la mora “non voglio sentire ciò che hai da dire. Non m’interessa. Ti sto aiutando perché mi sentirei in colpa se ti cascassero le dita e non voglio sensi di colpa. Soprattutto se si tratta di averli per te.”
Si alzò dal divano, per andare a sedersi in uno degli sgabelli nell’isolotto della cucina dove un attimo prima stava correggendo i temi dei suoi  studenti.
Arizona si alzò, strascinando con sé il sacchetto e sedendosi vicino a Callie.
“L’importante non è frequentarsi e basta…” iniziò la bionda.
“Non ti ho detto che puoi sederti lì, e non ti ho detto che puoi parlare.” Rispose con calma la donna.
La ragazza prese un respiro. “Sono impulsiva, agisco d’istinto, combino casini-“
“E poi pensi di risolvere tutto chiedendo scusa! Non è così che funziona.”
“Non ti capita mai di dire cose che non pensi quando sei arrabbiata?”
“Il punto è che tu sei sempre arrabbiata. Ti arrabbi per qualsiasi cosa. Non avevo fatto niente di male e tu mi hai attaccato come se ti avessi insultato l’attimo prima! Sei instabile e io non posso stare dietro ai tuoi continui attacchi di nevrosi! Ho chiuso, davvero.” scoppiò Callie.
Si alzò e si diresse alla porta d’ingresso, aprendola e mettendosi accanto ad essa con il braccio teso come per indicarle l’uscita.
“Puoi portarti il sacchetto col ghiaccio. Ricordati di lavare bene le dita con acqua e sapone e poi di applicare un cerotto. Se continua a farti male, vai da un medico.”



NDA:
Questa volta volete uccidermi davvero, me lo sento.
Vorrei solo dire che: Arizona è a come le prende, era scritto nelle note del primo capitolo, agisce senza pensare e non è tanto per ciò che ha detto in questo capitolo, ma più per quello che fa sempre.
Callie è come un vaso pieno d'acqua in questo caso. Questa è stata l’ultima goccia.
Perché è passata sopra a cose peggiori ma ha accumulato e poi arrivata una sciocchezza (che poi dipende dai punti di vista) così è ovvio che sia scoppiata.
Mi dispiace troppo se vi ho fatto penare (in specie dopo i numerosi messaggi su facebook e qui che supplicavano di aggiornare al più presto (siete coccolosissimi♥)) ma, il prossimo capitolo è già bello e pronto pieno di Calzona fluff e feels che morirete annegati, promesso!
Dovete solo attendere una settimana.
Uh, ho inserito alla meglio peggio (?) gli Slexie!
Le loro scene le vedrete solo quando sono insieme alla Calzona o con una delle due, perché la storia è loro e davvero non ho assolutamente il tempo di dedicarmi ad altre coppie all'infuori delle scene con le mie bambine.
Sorrynotsorry.
Scappo che sono con la connessione dati del telefono che internet stanotte non va e infatti dovevo aggiornare domani ma Ehi! Non potevo lasciarvi così dopo tutti i messaggi belli e teneri che mandate ^w^
Vi ringrazio per tutto il supporto, la pazienza e l'entusiasmo con cui mi seguite.
Siete fantastici.
Un bacio enorme.
Sam__♥

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.

 
“No.” Disse Arizona, rimanendo seduta dov’era.
“Cosa?”
“No, non me ne vado.” Ripeté, con calma.
“Ma io voglio che tu te ne vada, e questa è casa mia.” obiettò Callie.
“Dovrai prendermi di forza e buttarmi fuori. Io non mi muovo da qui.”
Callie rise sarcasticamente. “Assurdo, davvero. Non sono nemmeno padrona di poterti buttare fuori da casa mia, adesso?!”
“Voglio solo l’opportunità di parlare. Voglio che tu mi ascolti, senza interrompermi. E, se sarà ancora quello che vuoi, andrò via.”
“Io voglio che tu vada via adesso!”
“Non posso!” sbottò Arizona.
“Perché?”
“Se esco ora da quella porta, tutto ciò che c’è tra noi sarà finito davvero e io devo almeno prima provare a rimediare.”
“Tutto ciò che c’è tra noi? Ci stavamo solo frequentando, che io mi ricordi, quindi non-“
“Calliope, ti prego.” L’interruppe Arizona. “Fammi spiegare.”
E Callie non seppe se era per come Arizona diceva sempre il suo nome completo come fosse un complimento, un pregio, una cosa bella di cui vantarsi e parlare spesso, o per lo sguardo che Arizona aveva mentre aspettava che lei acconsentisse ad ascoltarla.
Sospirò e chiuse la porta, andandosi a sedere di fronte alla ragazza.
“Grazie.” Sussurrò la bionda prima di prendere un respiro.
Deglutì.
 “Si chiamava Joanne. E’ stata la mia prima ragazza, la prima che presentai ai miei genitori, la prima che credevo fosse quella giusta. Quando sei un’adolescente, pensi che la prima persona di cui t’innamori, resterà con te per tutta la vita…ma poi arriva il primo ostacolo e le cose iniziano a sfasciarsi senza che tu te ne accorga. Poi arriva il secondo, il terzo e il quarto ostacolo ma non vuoi porgli rimedio perché quella persona si è presa tutto di te, hai rinunciato a tutto per lei e dove puoi andartene se non hai niente oltre quella persona?! Poi, un giorno, in uno dei momenti peggiori della tua vita, la persona con cui hai passato di tutto ti viene a dire che se ne va, che non ti sopporta più perché l’hai portata al punto di rinunciare a te.”
Callie stava in silenzio ad ascoltare un’Arizona che finalmente si stava sfogando davvero.
Quest’ultima teneva la testa bassa e lo sguardo fisso nel pavimento. Persa in tutto quel dolore che si era lasciata alle spalle ma che faceva ancora male.
“Morto Tim e andata via Joanne, ho pensato che la vita richiede qualità che a me mancano. Sono un disastro e questo porta una sensazione cronica di vuoto e noia. Per questo le sigarette, per questo la rabbia intensa e sproporzionata, per questo il disinteresse. Non ho relazioni fisse perché le persone pensano che io sia fantastica fino a quando non mi conoscono davvero, vedono qualcosa che non gli piace e se ne vanno poiché io non cambierò mai.”
Chiuse gli occhi per un secondo e prese un respiro profondo.
Perché Arizona Robbins non era il tipo di persona che pregava qualcuno di restare, che ammettesse i suoi veri sentimenti o che si aprisse così con qualcuno.
Arizona Robbins non era il tipo ma questa volta lo sarebbe stata.
Perché era la sua ultima chance, e se c’è una cosa che Arizona sapeva fare…era giocarsela al meglio!
“Io non voglio relazioni fisse, non voglio più affezionarmi a qualcuno che poi se ne andrà. Ma con te…è diverso. Lo è stato dal momento in cui ti ho fatto rimanere a dormire e per quanto io finga che non lo sia e che non me ne importi niente, è inutile continuare a non ammetterlo. Cambierò e sarò tutt’altra persona ma, non rinunciare a me, ti prego.”
Ci furono attimi di silenzio che parvero un’eternità.
Callie le posò il dito indice sotto il mento, forzando la ragazza ad alzare il capo.
“Non rinuncio a te solo ad una condizione.” Disse seriamente.
“Quale?”
“Non devi cambiare e essere tutt’altra persona, perché non saresti più tu e a me piaci così come sei.” Rispose sorridendole.
La bionda annuì, guardando Callie intensamente.
“Cosa?” chiese la donna perplessa.
“Ho una voglia di baciarti che potrei morire.”
Callie sorrise, alzandosi dal suo sgabello e andando ad insinuare il suo bacino tra le gambe di Arizona.
La ragazza avvolse le gambe attorno al bacino dell’altra, e le mani attorno al suo collo.
E poi la baciò, piano, senza fretta, godendosi il momento.
Callie si allontanò appena “la vita non richiede qualità che a te mancano.”
Fece scivolare le mani sul sedere di Arizona “e non voglio sentire mai più che sei un disastro.”
La prese in braccio di peso, andò nella sua camera da letto e chiuse la porta dietro di se con un calcio al quanto delicato.
“Basta sigarette, basta rabbia e basta disinteresse. Tutto chiaro?”
Arizona annuì e Callie la baciò, camminando a tentoni per raggiungere il letto.
Trovatolo, gli appoggiò sopra con cautela la ragazza e poi le salì sopra.
“Promettimi che conterai fino a dieci e valuterai con calma le parole che vorresti dire, ogni volta che sentirai la rabbia ribollire dentro.” Le soffiò sulle labbra Callie.
“Va bene…te lo prometto.”
 
Bollente.
Ecco com’era la pelle di Arizona al contatto con le dita di Callie…e non avevano nemmeno iniziato!
Callie aveva le mani sui fianchi di Arizona, sotto la maglietta.
Le baciava il collo per poi risalire alle sue labbra e riscendere giù nel collo.
Questa volta sarebbe stato diverso, questa volta non avevano fretta, si sarebbero prese ogni istante.
“Che cazzo?!” esclamò Callie fermandosi e sollevandosi da sopra la ragazza.
Le guardò i jeans e lì vide la luce luminosa del telefono che stava vibrando.
“Ignoralo.” Disse Arizona avvicinandosi a Callie.
“No, ehi! Cosa ignoro che qua vibra tutto?”
Arizona sorrise con malizia.
La mora fece una smorfia di finta offesa “non pensarci nemmeno.” Disse spingendola nuovamente giù.
Scoppiarono in una sonora risata.
“Rispondi.” Affermò Callie, tornando seria e sistemandosi accanto alla ragazza.
Arizona sbuffò, per poi prendere il telefono dalla tasca e rispondere.
“Pronto?...Teddy…uhm, si…” girò il viso verso Callie “…tutto bene…” sorrise “…qui, con lei…oh porca tr-“ un sonoro schiaffo le colpì la coscia e Arizona piagnucolò per il dolore “ma che diamine?” disse rivolta a Callie che la guardò con sguardo severo. “No Teddy, non dicevo a te…” riprese ad ascoltare l’amica “…si, ho capito …okay, un bacio, ciao.”
Riattaccò e guardò Callie.
“Punto numero uno…” iniziò mettendosi a cavalcioni su di lei “…non puoi pretendere che non imprechi quando lo fai anche tu.” Si chinò per baciarla.
“Ma tu imprechi per qualsiasi cosa.” Ribatté Callie quando la ragazza si allontanò leggermente.
Arizona scosse il capo “Punto numero due…” altro bacio “…avevo diritto a imprecare…” ancora un altro bacio.
“Mmh?” mormorò Callie con le labbra di Arizona incollate alle sue.
La ragazza si alzò di scatto, lasciando una Callie intontita a quella mossa inaspettata.
“Mh-mh. Domani mattina ho la verifica, Teddy mi ha appena ricordato che devo ripassare.”
Callie la guardava tristemente rimanendo distesa nel letto. “Rimani un altro po’.” Supplicò.
“No davvero, se non torno all’EF, Teddy mi uccide e in più prenderò un pessimo voto poiché sarò troppo sfinita per studiare…”
Callie sbuffò.
“Dai, non fare così. Ci vediamo domani a scuola, okay?” sorrise avvicinandosi alla donna per baciarla.
“Sei venuta a piedi?” soffio Callie sulle labbra della bionda.
“Già.”
“Andiamo ti accompagno.” Fece per alzarsi ma Arizona la rimise a sedere.
“No, perché ci sarebbe la pomiciata in macchina e per quanto lo vorrei, non posso davvero.”
Callie la guardò sbalordita. “A volte mi sembri più matura di me.” Constatò poi.
“Sono più matura di te.”
“Non esageriamo.”
La ragazza sorrise, sporgendosi per un ultimo bacio casto a Callie.
“Non sentire troppo la mia mancanza.” Ammiccò, per poi uscire dalla stanza.
“Non la sentirò affatto, ragazzina.” Le urlò dietro.
“A domani, Calliope.” Le giunse un urlo soffocato dalle mura tra le stanze e poi il tonfo della porta che si chiudeva.
*
 
Quando Callie entrò in classe per la prima lezione di quel giorno, sulla sua cattedra trovò appoggiato un bicchiere col caffè, con su scritto
“Buongiorno, Calliope ♥”.
Sorrise e si sentì sciocca e felice come una quindicenne alle prese con la sua prima cotta.
Guardò l’ora nell’orologio appeso in classe: era ancora in tempo.
Prese il cellulare dalla borsa e chiamò.
“Pronto?” rispose una voce all’altro capo del telefono.
“Quante volte dovrò ancora dirti di non chiamarmi col mio nome completo?” fece la finta offesa la donna.
“Hai davvero chiamato per questo?”
“Mmh…volevo anche augurarti buona fortuna per la verifica.”
“Grazie.” Rispose sinceramente Arizona.
“Te la stai facendo sotto, vero?” rise Callie.
“Cosa? Affatto.” Ribatté con nonchalance.
“Lo so perché al menzionare il bacio, avresti fatto una delle tue battute ma ti sei limitata a rispondere con grazie perché sei troppo concentrata e preoccupata per pensare ad altro all’infuori della verifica.”
La ragazza sospirò. “Hai ragione.”
“Come sempre.” Sorrise la mora.
“Non esageriamo.”
“Volevo anche ringraziarti per il caffè, è stato un gesto molto carino eccetto per il fatto che mi piace con il latte.” Giocò.
“Mi dispiace, non lo sapevo.”
“…oddio, la paura si è mangiata tutta l’Arizona che mi teneva testa!”
La ragazza non rispose.
“Ehi, andrà benissimo. Okay?” disse seriamente.
“Okay.”
“Ci vediamo dopo, buona fortuna, un bacio.”
“Grazie, a dopo.”
*
-Da come ridete e scherzate, deduco che sia andata bene?!-
Lesse il messaggio Arizona, mentre era con i suoi amici a pranzo.
Si guardò intorno, ma di Callie nemmeno l’ombra.
-Dove sei?- scrisse alla donna.
-Sono passata da lì e vi ho visto…al momento sto andando in palestra, comunque. Sotto gli scaloni delle tribune, desolati e nascosti, sai…-
-Lo prendo come un invito o come un’informazione?-
-Come vuoi.-
-Arrivo.-

Si alzò dal tavolo, con la scusa di dover scappare in bagno e corse verso la palestra.
 
Arrivata lì, passò sotto la prima tribuna ma niente Callie, così si affrettò ad andare nella seconda.
E lì la intravide, grazie alla luce che filtrava dalle fessure tra gli scaloni, appoggiata alla parete interna.
Le piombò letteralmente addosso…e Callie non crollò solo perché era più alta e forte…o forse, perché aveva il muro a sostenerla.
La baciò frettolosamente ma con passione. E Callie rispose al bacio con veemenza.
Si staccarono per riprendere fiato, mantenendo la vicinanza dei loro corpi.
“Ciao, mi sei mancata.” Sorrise Arizona.
“Ciao.” Gongolò Callie.
Si baciarono castamente, poi Arizona storse il naso “ma l’hanno mai pulito questo posto?”
Scoppiò a ridere insieme a Callie.
“Accontentati. E’ il posto più nascosto che ho trovato. Almeno ché tu non voglia stare chiusa in due metri quadrati di bagno, occupato perfino dal water, appiccicata a me.”
 Arizona sorrise con malizia “ho mai detto che mi dispiacerebbe stare appiccicata a te?” la baciò all’angolo della bocca “l’ho mai detto?”
“Credimi, non ti piacerebbe starmi appiccicata con la puzza dei bagni sotto al naso…”
“Perché qui l’odore è tanto meglio, sai…”
Risero e si baciarono con più calma stavolta.
 
Stavano sedute l’una di fronte all’altra, quando ad Arizona balzò un’idea in testa.
“Questo! Questo sarà il nostro posto segreto! Possiamo vederci qui a pranzo o quando tu hai un’ora buca e io casualmente salterò la lezione di quell’ora.”
“Per il posto segreto ci sto! Ma non credere che ti farò saltare lezioni così facilmente.” Sorrise con sfida la donna.
“Che vantaggi ci sono a stare con una professoressa se non puoi rigirare le regole della scuola?” chiese mettendo su il broncio la bionda.
Callie le accarezzò il viso “guarda che aggirando la regola più importante, hai un vantaggio maggiore che aggirare qualsiasi altra regola.”
“Ora stai usando paroloni per confondermi.” Brontolò la ragazza.
“Non è vero! Rifletti: se infrangi la regola più importante, che gusto c’è a infrangere quelle che stanno sotto ad essa? Sei già arrivata a quella più importante, quindi a cosa ti servirebbe infrangere le altre se sei già arrivata al tuo obbiettivo?” spiegò con ovvietà la mora.
“Il gusto di aver infranto tutte le regole.” Sorrise la ragazza.
“Beh, non contare su di me. Non ti aiuterò a raggiungere i tuoi strani e inutili obbiettivi.”
Si sentirono risate dirigersi nella loro direzione.
“Cazzo.” Imprecò Arizona, alzando gli occhi al cielo.
Callie non la rimproverò. Lì davvero ci volevano un milione di parolacce!
Possibile che nemmeno in un posto del genere si poteva stare tranquilli?
Callie si alzò, tendendo la mano ad Arizona che prontamente l’afferrò, alzandosi.
“Dobbiamo uscire senza farci vedere.” Sussurrò la donna.
Arizona annuì, seguendola nella sua camminata a passo felpato.
Ma le persone che un attimo prima ridevano, si scontrarono letteralmente con loro, non appena girarono l’angolo per uscire da sotto le tribune.
Tutti e quattro si guardarono a bocca aperta per diversi secondi.
Poi l’uomo che le aveva appena urtate, prese parola.
“Noi non abbiamo visto voi e voi non avete visto noi?”
 
“Mark! Grey! Ma che diavolo…!?” esclamò confusa Callie.
Lexie fissava Arizona sconvolta.
Mark non sapeva come giustificarsi allo sguardo accusatorio di Callie e quest’ultima aspettava impazientemente una spiegazione.
L’uomo guardò Lexie “beh, poteva andarci peggio.” Alzò le spalle.
Callie inarcò un sopraciglio.
“Arizona…puoi portare via Lexie?…io e Mark dobbiamo parlare.”
L’uomo deglutì.
Arizona annuì, fece cenno a Lexie di seguirla e questa, senza esitare, girò sui tacchi e seguì l’amica.
 
*
“Quindi…anche tu…?” azzardò la piccola Grey mentre camminava di fianco ad Arizona.
“Già.”
“Hai idea di cosa la Torres voglia dire a Mark? Cioè…dal momento che lo fa anche lei…”
Arizona trattene a stento uno scatto d’ira.
L’aveva promesso a Callie dopo tutto.
Non avrebbe rovinato tutto per Lexie.
Respirò affondo.
“Non lo so…sono amici, sai…magari è rimasta sorpresa a non saperlo o…non lo so, davvero.”
Gli starà facendo una lavata di capo su quanto sia ingiusto stare con Addison e con te allo stesso tempo!  Avrebbe voluto urlare.
Camminarono fino alla classe di matematica, dove Arizona aveva lezione.
“Comunque sono felice che tu lo abbia scoperto…mi sento meno male a poter condividere questo segreto con qualcuno.” Sorrise Lexie.
“Già, anch’io.” Scrollò le spalle la bionda “ehi, non una parola con nessuno!” intimò.
Lexie mise la mano destra sul cuore e alzò quella sinistra. “Non lo dirò a nessuno, promesso.”
Arizona annuì, per poi voltarsi.
“Ehi!” la richiamò la ragazza “promettilo anche tu…”
“Non lo dirò a nessuno, Lexie, promesso.” Rispose per poi entrare in classe.
*
 
“Cosa diamine ti salta in mente???” quasi urlò Callie.
“Ma qual è il problema dal momento che lo fai anche tu?”
“Faccio cosa? Io non tradisco nessuno!”
E questo fece zittire Mark.
“Sapevo che eri un dongiovanni ma…questo! Ti accorgi di quanto moralmente ripugnante sia? Se non vuoi più Addison, metti un punto a questa storia e poi inizi con la Grey…non al tempo stesso!”
Ma l’uomo non ribatté. Era indifendibile d’altronde.
“E venivi a fare la predica a me per Arizona? Almeno io non faccio il doppiogioco!”
“Infatti poi non ho fatto più la predica … anzi, ti ho incitato!” ironizzò.
“Smettila Mark! Come puoi scherzare in una situazione simile?”
L’uomo sospirò. “Mi dispiace, va bene?”
“Ti dispiace?” chiese ancora più arrabbiata (se era possibile) la mora “non devi dirlo a me! Io non me ne faccio proprio niente del tuo ‘mi dispiace’.”
“Lo dirai ad Addison?”
“Io non…no, devi essere tu a farlo! Io…sai una cosa? Farò finta di non avervi visto perché davvero, non voglio centrarci nulla con questa faccenda!” rispose stancamente, superandolo e avviandosi per uscire fuori dalla palestra.
“Callie, aspetta!” le corse dietro Mark.
La donna si voltò “no senti…io sono troppo arrabbiata e delusa al momento…non seguirmi, ti prego. Peggioreresti solo le cose.”
“Sei l’unica amica che ho, ti prego, non abbandonarmi.”
“Non lo sto facendo Mark…solo, sistema le cose, okay? Devi scegliere e raccontare la verità a una delle due! Riflettici sopra e prendi la tua decisione…” gli suggerì, per poi andarsene.
 
*
“Come ho fatto a non accorgermene?” domandò Callie.
“Non potevi. Doveva dirtelo lui.” Rispose Arizona.
Se ne stava comodamente seduta nel divano di Callie, accarezzando i capelli di quest’ultima che aveva la testa appoggiata nelle sue gambe e il corpo disteso lungo il resto del divano.
“Chi pensi che sceglierà?” chiese poi la bionda.
“Nessuna delle due.”
“Rinuncerà ad entrambe?” chiese non molto convinta la ragazza.
La mora scosse il capo. “Non rinuncerà a nessuna. Terrà entrambe. Fino a quando non lo scoprir ranno e sarà troppo tardi per scegliere.”
“Wow.”
“Già.”
Arizona contò fino a dieci e poi pensò che la domanda che voleva porre non avrebbe fatto arrabbiare Callie.
“Tu chi sceglieresti?” chiese quindi.
“Tra chi?”
“Tra me e una donna che arriva mentre stai con me.”
“La donna.”
Arizona schiuse leggermente la bocca per protestare ma poi prese il cuscino accanto a sé e lo buttò con forza sull’addome di Callie. “Che stronza!” esclamò sorridendo appena.
“Ragazzina, faresti lo stesso anche tu!”
“Ma davvero? E tu che ne sai?” incrociò le braccia al petto.
“Arizona, tutti lo faremmo. Perché se davvero ti piace la persona con cui stai e ti da tutto ciò di cui hai bisogno, non te ne trovi una seconda…di conseguenza, quando questa seconda arriva e tu stai con entrambe le persone e devi fare una scelta, scegli la seconda persona. Perché se davvero ti bastava la prima, non ti saresti trovata la seconda.” Spiegò Callie come se fosse ovvio.
“Ragionamento che non fa una piega.” Constatò Arizona.
“Io ho sempre ragione, dovresti saperlo.” Rispose fiera la donna.
“Rare volte, lo ammetto.” Sorrise la bionda “quindi teoricamente sceglierà Lexie?”
“Teoricamente.”
Callie si mise a sedere sbuffando. “Comprati una borsa, odio questa vibrazione ogni volta che ti chiamano e il telefono è in tasca e io sono a contatto con te.”
Arizona sorrise, prendendo il telefono.
“E’ solo un messaggio…” Affermò per poi leggerlo.
Callie vide il sorriso di Arizona tramutarsi in una smorfia di terrore.
“Che succede?” chiese perplessa.
“E’ Nick…”
-Ehi, parto domani mattina presto…mi hanno chiamato per un nuovo servizio. Ci vediamo? Vorrei salutarti-.

NDA:
Visto che la parte più bella è stata all’inizio del capitolo e avete avuto tutto il tempo per riprendervi da tutte le emozioni Calzona, vi dispiacerebbe lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate e così farmi tanto contenta? :3
Spero di non avervi deluso e che il modo di far pace sia stato di vostro gradimento u.u
Volevo solo precisare che…Arizona è fin troppo ferita per l’età che ha e Callie lo sa e l’ha sempre saputo…e poi, andiamo…chi non cederebbe davanti ad Arizona Robbins che ti supplica di non rinunciare a lei?! *^*
Detto questo, Mark è messo peggio di Arizona xD
Ma anche lui saprà cavarsela ;)
Vi ringrazio sempre per tutte le recensioni, i messaggi e i complimenti.
Ringrazio anche chi legge e se ne sta in silenzio e chi ha aggiunto tra seguite, preferite o ricordate!
Siete meravigliosi, grazie di cuore.
Ci si risente la prossima settimana con il nuovo capitolo che è uno dei miei preferiti :))
Qui c’è il mio:  Facebook   qui il mio: Ask sempre a vostra disposizione! :D
Ricordatevi di recensire.
Tanti baci.
Sam__♥

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.
 
“Che dice? Perché quella faccia?” chiese Callie, cominciando a preoccuparsi.
“Devo…devo andare.” Farfugliò Arizona, alzandosi dal divano.
Ma Callie fu veloce ad alzarsi e afferrarla per il polso. “Dove vai?”
“Nick…Nick…devo andare da Nick.” Rispose strattonando la stretta di Callie.
“Che cosa è successo? Puoi spiegarti meglio?” insisté la donna.
“Lasciami, ti prego.” Sussurrò la voce della bionda che però arrivò ben chiara a Callie, dal momento che c’era silenzio.
“No, non ti lascio andare! Dimmi dove devi andare e perché!” incominciò a spazientirsi.
“Lasciami!” quasi urlò la ragazza e la mora sentì una nota incrinata nella sua voce.
 Strattonò più forte dalla sua parte, tanto da attirare Arizona vicino a sé, facendola voltare.
E lì vide le lacrime che minacciavano di cadere dagli occhi della ragazza.
“Che cosa è successo?” chiese con più calma.
Arizona scosse il capo, per poi chinare il viso verso terra.
Callie sospirò. Con Arizona Robbins le pressioni erano inutili.
Quindi fece scivolare la mano dal suo polso alla mano della ragazza, intrecciando le dita con quelle della mano di lei.
“Dove si trova? A scuola?” chiese.
Arizona la guardò, per poi annuire.
“Andiamo.” Disse, afferrando il mazzo di chiavi e tenendo stretta la mano di Arizona.
 
Per tutto il viaggio in macchina, la mano di Callie teneva sempre quella di Arizona e, anche se la donna voleva capire qualcosa di tutta quella faccenda, in quel momento non c’era bisogno di parole.
Arrivarono davanti l’Evergreen e, anche essendo ancora dentro la macchina, alla vista di Nick in divisa militare, Callie lasciò la mano di Arizona.
Perché malgrado Nick sapesse tutto…un conto era tenere certe piccolezze che le definissero come una “coppia” per loro, un altro era sfoderarlo davanti a tutti e ammettere ciò che la realtà dava a vedere.
Perciò lasciò la mano di Arizona e poi scesero all’unisono dalla TBird.
 
La ragazza corse e si buttò letteralmente addosso a Nick.
Il ragazzo ricambiò l’abbracciò mentre Callie stava un po’ dietro rispetto ad Arizona, mani in tasca e sguardo che vagava ovunque.
L’unica parola per descrivere lo stato emotivo di Callie in quel momento era: imbarazzo.
Forse non sarebbe dovuta venire…infondo che c’entrava lei?!
 Non sapeva nemmeno il motivo per il quale era venuta.
I due sciolsero l’abbraccio e Nick rivolse un sorriso alla mora che ricambiò prontamente.
“Non farlo.” Intimò Arizona guardandolo dritto negli occhi.
“Arizona.” La richiamò Nick, con calma.
“No! Cristo, non si può tornare sempre vivi! E’ il tuo quinto servizio! Tim non è tornato indietro dopo il terzo. Stai rischiando troppo! Non voglio perdere un altro fratello.” Ribatté la ragazza con lacrime di rabbia e dolore che le rigavano il volto.
E a quelle parole, Callie capì la reazione di Arizona. Riuscì perfino ad immaginarsi il testo del messaggio che l’aveva sconvolta.
“Tu non mi perderai mai, okay? Io devo farlo.” Cercò di spiegarle il ragazzo.
“No, cazzo, no! Anche Tim usava le stesse parole e poi l’ho perso! Io. L’ho. Perso. Quindi no, non è okay per niente! Non mi fido! Non dipende da voi morire o meno.”
“Ehi…”provò a dire Nick.
“No!” l’interrupe subito la ragazza “tu non hai idea di come si sta da questa parte della vicenda. Come si sta ad essere costretti a stare fermi a guardare mentre vai a farti massacrare e non poter far niente di niente. Quanto fa male, tu non lo sai!” urlò Arizona in preda alla rabbia, al panico, al pianto…
“Ho visto Tim morire, Arizona! E’ morto tra le mie braccia senza che io potessi aiutarlo! Io so perfettamente come si sta dalla parte di chi sta fermo a guardare.” Urlò di rimando.
Arizona scosse il capo, si voltò e correndo andò ad infilarsi in macchina, aspettando che Callie la portasse via.
Nick trasse un respiro profondo. “Puoi…puoi abbracciarla da parte mia quando si calmerà? Io devo andare…” affermò rivolgendosi a Callie.
E lì Callie capì perché era venuta.
Quest’ultima guardò Arizona seduta in macchina, la testa girata dalla parte opposta a quella dov’erano loro.
“Non andartene. Aspetta solo un attimo. Le parlo e le darai tu l’abbraccio. Non sarebbe la stessa cosa da parte mia.” Disse, per poi andare verso la macchina.
Si mise davanti al finestrino dal quale Arizona fissava un punto infinito con sguardo lontano.
“Dovresti rassegnarti all’idea che tutto ciò che fai non servirà a niente perché lui partirà comunque e andarlo a salutare come si deve.”
“Portami via.” Si limitò a rispondere Arizona.
“Pensa se ciò che temi si verificasse…l’ultimo tuo ricordo di lui sarà questa litigata.” Ribatté Callie non dando peso alle parole di Arizona.
La ragazza la guardò negli occhi. “E’ orribile ciò che hai detto.”
“Lo so. Ma potrebbe verificarsi e tu non gli avrai nemmeno dato un ultimo abbraccio. Quindi ora vai da lui.” Le disse, aprendo per lei lo sportello.
Arizona esitò un attimo per poi scendere dall’auto e correre verso Nick.
L’abbracciò forte e il ragazzo ricambiò con una stretta altrettanto forte.
“Non posso assicurarti che non morirò. Ma ti prometto, che farò tutto il possibile per restare vivo.” Le sussurrò all’orecchio.
“Grazie.” Rispose Arizona.
Poi sciolsero l’abbraccio e a quel punto, Callie s’avvicinò tendendo la mano a Nick.
“Cerca di mantenere la tua promessa.” sorrise.
“Ovviamente. E grazie.” Sorrise lui facendo un cenno del capo ad Arizona e stringendo la mano di Callie.
“E’ stato un piacere, Nick.”
“La sto lasciando nelle tue mani” disse riferendosi ad Arizona “non farmene pentire.”
“E’ in ottime mani.” Assicurò con tono fermo Callie.
Nick sorrise, riabbracciò Arizona e poi salì in macchina per andare via.
Quando anche l’auto sparì dalla loro vista, Calli si voltò a guardare Arizona che teneva gli occhi lucidi puntati dove la macchina di Nick era appena sparita.
“Ti accompagno all’entrata dei dormitori.” Le disse la donna.
Arizona si voltò senza dire una parola e, seguita da Callie, girò attorno all’Evergreen sino ad arrivare all’entrata secondaria.
Prese le chiavi dalla tasca ed aprì il cancello.
“Ehi, dobbiamo salutarci qui. Rischierei a farmi vedere in giro per l’EF.” Le ricordò la mora.
La ragazza sbuffò. “Okay, buonanotte.”
“Va tutto bene?” si premurò Callie.
“Sono solo stanca…buonanotte.” Rispose entrando, per poi chiudersi il cancello alle spalle e farsi strada verso i dormitori.
*
Mark posò sotto al naso di Callie un bicchiere di cappuccino fumante, sorridendo.
“Che hai combinato stavolta?” alzò un sopraciglio Callie, fissando il cappuccino.
“Nulla!” ribatté offeso l’uomo “volevo farmi perdonare.”
“Sai bene come devi farti perdonare…allora, hai scelto?”
Mark annuì. “Assolutamente.”
“E chi delle due?”
“La piccola Grey.”
Addison fece il suo ingresso in aula professori. “Buongiorno.”
Sorrise a Callie per poi andare a stampare un bacio nella guancia di Mark che sorrise imbarazzato.
Ma davvero? Mimò Callie con le labbra.
“Buongiorno.” Disse poi, prendendo un sorso del suo cappuccino.
“Giorno.” Fece eco Mark.
“Io vado che ho lezione…” affermò Callie alzandosi.
“Così presto?” chiese perplessa Addison.
“Devo sistemare alcune cose prima…”
“Va bene…buona giornata, allora.” Sorrise Addison.
“Buona giornata a te…e Mark, parleremo in seguito di quel progetto scolastico.” Gli lanciò un’occhiataccia, attenta a non farsi vedere da Addison, per poi uscire dall’ aula.
 
Mark si presentò nella sua aula appena l’intervallo fu suonato.
“Okay, ho mentito…”
“Maddai!” alzò gli occhi al cielo Callie.
“Vorrei prima uscire con lei per capire se ne vale davvero la pena…”
“E se non dovesse andare bene, hai sempre Addison come ripiego! Sei un idiota!”
“No, ascolta…usciamo tutti e quattro…”
“Perché mai?” l’interrupe Callie “Sei tu che devi stare con lei! Non tirarmi dentro i tuoi casini, Mark.”
“Voglio solo conoscerla davvero! Farla uscire con me in contemporanea con i suoi amici la farebbe essere quella che è davvero.” Spiegò l’uomo.
“E’ una cosa assurda!” ribatté Callie.
“E’ un esperimento. Aiutami ti prego.” Supplicò.
“Primo: è una cosa stupida. Secondo: ne parlerò con Arizona e ti farò sapere.”
Mark l’abbracciò. “Sei la migliore!”
*
“Non esiste!” rispose Arizona dopo che Callie le aveva esposto tutta la storia dell’uscire con Mark e Lexie.
“Eddai! Non usciremo da coppie! Loro non lo sono e noi non lo siamo, quindi dov’è il problema?” insisté Callie, sporgendosi dall’altro lato del bancone dell’Evans.
“Senti, starei lavorando al momento. Ne riparliamo più tardi.”
“No, dobbiamo uscire stasera. Prima usciamo, prima ci leviamo il problema. E non me ne vado finché non mi dirai di si.” Sorrise la donna.
“Okay, come vuoi.” Sbuffò la ragazza.
“Perfetto! Passeremo io e Mark a prendervi per le 8. A stasera!” disse per poi andarsene.
Ma Callie non sapeva che Arizona stava cercando di andarsene senza far rumore, senza dar a Callie la possibilità di accorgersene.
Perché sembrava assurdo voler troncare quella storia dopo tutto quello che aveva fatto, ma Arizona doveva farlo.
La partenza di Nick l’aveva fatta riflettere…Callie sarebbe andata via da lì a poco.
Non poteva affrontare un’altra volta tutto il dolore che la perdita di una persona cara portava.
*
Erano seduti a un tavolo per quattro persone in un pub lontano il più possibile dall’Evergreen.
Mark vicino a Lexie.
Callie vicino ad Arizona.
Gli uni di fronte agli altri.
Non spiccicavano una parola.
Eccetto qualche risata tirata a qualche squallida battuta di Mark.
Nessuno era a proprio agio lì.
Callie non ci voleva Lexie e viceversa.
Arizona non ci voleva Mark e viceversa.
Erano fuori da un contesto scolastico ma cavolo, ammettiamolo, erano sempre professori e alunni e l’uscire insieme…non era di certo normale.
Quindi l’idea di Mark era stata una pessima idea, come volevasi dimostrare!
“Vado a vedere che fine hanno fatto le nostre bibite.” Affermò Arizona, alzandosi dal tavolo e dirigendosi al bancone affollato di persone.
Trasse un sospiro di sollievo. Almeno per un po’ era riuscita a sfuggire a quella situazione.
“Da cosa stai scappando?” chiese una voce alla destra di Arizona.
La ragazza si voltò e restò quasi incantata da due occhi verdi, dei capelli biondi e un sorriso radioso appartenenti a una donna poco più alta di lei.
“Da nulla.” Rispose riprendendosi subito.
“Okay, fuggitiva. Ti va di scappare da qui insieme?” ammiccò la donna.
Bene Arizona, ecco qui la tua occasione.
“Tu chi sei?” domandò la ragazza sorridendo.
“Ha importanza?” scrollò le spalle l’altra.
“Mi hai appena chiesto di fuggire insieme, credo di aver diritto a sapere almeno il tuo nome.”
“Sono Lauren.” Le porse la mano.
La ragazza la strinse. “Arizona.”
“Uh, nome inusuale …” osservò, ritirando la mano, Lauren.
“Ha una gran bella storia.”
“Magari me la racconti davanti a un drink, un caffè o qualsiasi cosa tu voglia.”
Arizona non fece in tempo ad aprir bocca che una Callie furiosa si piazzò tra lei e Lauren, dandole le spalle.
“Scusa tanto, eh! Ma la tipa a cui hai appena offerto un drink, un caffè o qualsiasi cosa lei voglia, è la mia ragazza!” esclamò furiosa la mora, per poi voltarsi verso la ragazza “e la tua gran bella storia, devi ancora raccontarla a me!”
“Ecco da cosa scappava la ragazzina.” La squadrò dalla testa ai piedi Lauren.
“Non vali nemmeno la perdita del mio tempo.” Rispose Callie, per poi stringere il polso di Arizona “andiamo.”
“Arizona, resta con me.” Disse Lauren.
Callie chiuse gli occhi e si leccò le labbra. Poi si rigirò verso la tipa.
“Okay senti te lo dirò una volta sola e ti conviene prestare attenzione: semmai dovessi rivederti a mezzo metro da lei, io ti prendo a pugni.”
“Ehi! Qualcuno si sta scaldando un po’ troppo…”
Callie fece per avventarsi sulla donna ma davanti si ritrovò il viso di Mark e le braccia dell’uomo che la tenevano per i fianchi nel tentativo di fermarla.
“Fermati, Callie! Calmati!” esclamò l’uomo.
“Lasciami! ” ribatté la mora, opponendosi alla forza di Mark.
“Ehi!” le mise le mani sulle spalle Mark, spingendola indietro “non farlo. Sei migliore di così.”
Callie smise di opporre resistenza, guardò Mark negli occhi e sospirò.
“Andiamocene, okay?”
Fece girare Callie e quest’ultima afferrò il polso di Arizona per poi dirigersi verso l’uscita seguita da Mark mano nella mano con Lexie.
“Che cosa stavi facendo?” urlò Callie ad Arizona, fermandosi poco lontano dal pub.
Arizona guardò Lexie e Mark che si trovavano pochi passi dietro Callie.
“Noi ce ne andiamo…” affermò Lexie.
“Buonanotte…” disse Mark.
“Mark!” esclamò Callie.
L’uomo fermò la sua camminata.
“Mi dispiace.”
Lui scrollò le spalle. “Stava già andando male di suo, Callie, tranquilla.”
E si allontanarono per chiamare un taxi.
 
“Che cosa stavi facendo?” ripeté con tono duro ma calmo Callie.
“Niente.”
“Non provare a mentirmi!”
Arizona deglutì.
Fatti odiare da lei. E’ l’unico modo.
“Ci provavo con quella ragazza.” Affermò, cercando di sembrare il più menefreghista possibile.
Callie annuì. “Perché? Dopo tutto quello che hai e abbiamo fatto per stare insieme…perché mi stai facendo questo?”
“Te l’avevo detto: io non ho relazioni fisse. C’ho provato davvero ma non riesco a farne a meno…non so stare solo con una persona.” Scrollò le spalle.
“No. Non ci credo. Mi rifiuto.” Scosse il capo Callie.
“Beh…è così.”
“No, non è vero. Andava tutto bene prima che Nick partisse…che è successo poi?”
Arizona si ritrovò in trappola dalle parole di Callie.
La donna aveva capito che c’era di più.
Stette in silenzio aspettando che un’idea le venisse in mente.
Ma Callie capì quel silenzio.
S’avvicinò alla ragazza. “Hai paura che io me ne vada?” realizzò improvvisamente.
Come diamine fa a capire sempre tutto?
“No.”
“Per questo ci stavi provando con quella tipa?”
Arizona stette in silenzio.
“Io non me ne andrò.” Iniziò la donna.
“Lo farai invece. Me lo hai detto tu.” Ribatté la ragazza.
“Come tu mi hai detto che non hai relazioni fisse, eppure eccoci qua. Siamo una coppia. Lo siamo molto più di qualsiasi altra in questo mondo, anche se non vogliamo ammetterlo.”
“E questo cambia le cose?”
“Questo cambia tutto.” Rise Callie .“Andiamo. Ti porto a casa.”
Disse mettendole un braccio dietro le spalle e dirigendosi alla TBird.
*
 
Ti porto a casa.
Rimbombavano queste parole nella testa di Arizona mentre era stesa sul letto a pancia in aria a fissare il soffitto.
Ti porto a casa.
Il braccio di Callie attorno ai suoi fianchi e il viso della donna nell’incavo del suo collo.
Casa.
Callie aveva definito la sua casa come quella di Arizona.
E la ragazza capì in quel momento che era troppo tardi per tornare indietro.
Si era affezionata a Callie e da lì a poco, il suo addio le avrebbe spezzato il cuore.
“Stavi davvero raccontando la storia del tuo nome ad una perfetta sconosciuta?” scherzò Callie.
Il suo fiato che sfiorava il collo di Arizona.
La ragazza si destò dai suoi pensieri e rabbrividì.
“Non stavo nemmeno a capire cosa diceva quella tipa. Il mio unico pensiero era farmi odiare da te.”
“Io non potrei mai odiarti.”
Arizona sospirò, restando in silenzio.
“Mi hai davvero definito la tua ragazza.” Osservò poi.
“Già.”
Ci fu un attimo di silenzio e poi scoppiarono a ridere.
“Hai detto anche che siamo una coppia.” Disse poi Arizona.
“E’ così.”
“Per questo sono la tua ragazza e tu la mia.”
“Si. Direi di si.”
Restarono in silenzio per un po’.
“Ora mi racconti quella storia.” Non era una richiesta quella di Callie, era un’affermazione.
Arizona prese un profondo respiro.
“Mi chiamo come una nave da guerra. La U.S.S. Arizona.”
“E io che pensavo ti chiamassi come uno stato.” Scherzò la mora.
“ Mio padre, colonnello Daniel Robbins dei Marines, mi ha dato questo nome in memoria di mio nonno che era arruolato sull’Arizona quando i giapponesi bombardarono Pearl Harbor e salvò diciannove uomini prima di annegare.”
“Wow. Questa si che è una storia.” Sorrise Callie.
“Lui non ha mai tempo di stare in famiglia…” continuò Arizona “nonostante la famiglia sia tutto per lui, dato il suo lavoro. Eppure, malgrado la sua assenza, mi ha dato una cosa oltre al nome di una nave da guerra… un’ottima educazione.
Mi ha cresciuta per essere un bravo uomo nelle tempeste, educata ad amare il mio paese, la mia famiglia e a proteggere le persone che amo.”
La ragazza si ammutolì ma Callie stette in silenzio stavolta, sicura che ci fosse ancora dell’altro che Arizona voleva dire.
“Quando gli ho detto di essere lesbica, mi ha detto di volermi fare solo una domanda…’Arizona, sei ancora la ragazza che ho cresciuto?’ …Io sono ancora un bravo marinaio nelle tempeste, e quando amo le mie persone, io le proteggo….non che tu ne abbia bisogno ma…”
Prese un profondo respiro.
“Calliope, tu te ne andrai.” Sussurrò.
“Non devi chiamarmi così.” Borbottò la donna.
 “… Perché ti da così tanto fastidio il tuo nome completo?” chiese.
“Perché non mi piace…ma quello che mi da fastidio è il modo in cui lo dici. Quando lo dici tu, suona quasi perfetto.”
“Perché è perfetto.” Ribatté la ragazza.
Callie alzò la testa e rivolse il suo sguardo ad Arizona.
La ragazza, sentendosi guardata, si voltò a guardarla a sua volta.
“Io non vado da nessuna parte, okay? Rimarrò qui anche al costo di lavorare come cameriera per tutta la vita.”
“Ma tu ami il tuo lavoro. Ami insegnare.”
“Ma credo di amare te di più.” 



NDA:
Queste note saranno un pò più lunghe rispetto alle altre, perdonatemi.
Allora, intanto Lauren ha fatto la sua entrata e uscita immediata! E' stata molto utile, mi è servita da diversivo, ma non si farà mai più viva...per quanto mi riguarda, è morta sotto un treno ^^
Da questa fine, sono iniziate davvero le Calzona.
E' iniziata davvero la loro relazione e penso si sia capito.
Ora, mancheranno si e no 2-3 capitoli alla fine di questa storia...come c'è scritto nel primo capitolo: i capitolo sono pronti eccetto l'ultimo.
E, mi dispiace dirlo, è ancora così.
Andando avanti nella storia, ci sono state cose da dire, spiegare, far accadere e questo ha fatto allungare di molto la storia e quindi l'ultimo capitolo che doveva essere scritto, ora sono 2-3 (in base a come l'espongo) e non sono ancora stati scritti.
Quindi, mi dispiace, ma l'appuntamento non è alla prossima settimana ma a quando mi ritorna l'ispirazione.
Ho un blocco nello scrivere. E scrivendo con questo blocco combinerei solo pasticci.
Appena sarà andato via, ritornerò a postare ma non so dirvi tra quanto tempo...
Spero non mi abbandoniate perché: questo non è un'addio.
Ci tengo moltissimo a questa storia e presto la porterò a termine, ve lo prometto.
Fate solo passare questo brutto periodo in cui anche l'ispirazione mi ha abbandonata e tornerò.
Come sempre vi ringrazio e spero che mi aspetterete :)
Vi lascio la nuovissima e bellissima foto Capmirez sul table read della season 11 per chi non l'avesse ancora vista (cosa impossibile.)
 ♥
Ma quanto sono perfette?! *^*
Un abbraccio enorme a tutti.
Ci rileggiamo presto, promesso.
E scusate ancora per la lunghezza delle note e per quest'interruzione della fic.
Grazie a tutti.
Sam__♥

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.

 
Arizona aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu la sveglia che segnava le 10:07.
Merda, la scuola!
In un attimo l’assalì un’ondata di panico che pian piano regredì appena si ricordò che era domenica.
Lasciò andare un respiro e si rilassò, girandosi dall’altra parte del letto.
Callie non c’era. Eppure era sicura di aver dormito con lei la scorsa notte…e poi quella era casa della donna quindi dove poteva essere?
Si alzò, dirigendosi in cucina.
“Buongiorno.” La accolse un sorriso dal piano cottura della cucina.
“Che buon profumino!” affermò annusando l’aria, la ragazza.
Callie sorrise. “Ho preparato i pancake.”
Arizona si andò a sedere di fronte al bancone sul quale Callie poggiò prontamente il piatto con i pancake.
La bionda iniziò a mangiare, e la donna sorseggiò il suo caffè.
“Ho fatto delle ricerche stamattina presto, quando ancora dormivi.” Buttò lì Callie.
“Ma di quale malattia soffri per alzarti presto anche la domenica?” ribatté Arizona.
“Mi sono semplicemente svegliata.” Si giustificò.
“Mh…dicevi?”
“Che ho fatto delle ricerche…ci sono molti college a Portland.”
Arizona posò la forchetta con il boccone di pancake che stava per mangiare sul piatto.
“E’ lì che ti spediscono? Portland?”
“Già.”
“Come puoi stare ai loro ordini? Farti sballottare da un posto all’altro senza poter mantenere nemmeno il minimo contatto con niente e nessuno a causa loro?”
“Sono giovane. I posti fissi da insegnante sono rari e non lo darebbero sicuramente a me ma a qualcuno che ha più esperienza. Sono una supplente. E se non mi sta bene ciò che loro mi danno, mi mandano via e devo cercarmelo da sola il posto e non c’è cosa più difficile. Preferisco avere una buona parola sul mio conto e andare dall’altra parte dello stato piuttosto che rimanere in mezzo alla strada.” Spiegò Callie.
La ragazza annuì. “Beh perché hai cercato dei college visto che ieri sera hai detto che saresti rimasta qui?”
“Ho pensato…e sono arrivata alla conclusione che tu puoi continuare gli studi ovunque, io non so dove trovarlo un posto…”
“Certo e potrei trovare un lavoro part-time anche lì, qualcuno con cui dividere il prezzo del dormitorio anche lì…” rispose sarcasticamente.
“Dovrai pagarti solo il college. Non avrai bisogno di una stanza nei dormitori. Vivrai con me.”
“Dovrò pagarmi mezza casa invece di mezza stanza.”
“No, pagherò tutto io. E un giorno, quando finirai gli studi e troverai un lavoro, prenderemo una casa insieme e lì mi aiuterai a mantenerla. Ma non adesso. Mi basta che tu venga con me.” Ribatté Callie cercando di far capire ad Arizona quanto serio era tutto quel piano che aveva pensato.
“Se ti basta questo perché non mi paghi pure il college mentre che ci sei? Così non devo lavorare!” sbottò Arizona.
Callie restò in silenzio.
“Scusami. Solo che…potrei anche chiedere ai miei genitori di mandarmi dei soldi ogni mese ma non voglio. Non voglio dipendere da nessuno, men che meno da loro. Soprattutto non adesso, dopo che me ne sono liberata. Sarebbe chiedergli aiuto ed essergli debitrice e io non lo voglio.” Spiegò la ragazza.
“Quindi cosa proponi?” chiese la donna.
“Io-non…io…non credo di poter partire.”
“Oh, bene! Grazie per aver ammesso il vero problema! Quindi io dovrei restare qui per te ma tu non puoi andare via da qui per me?” alzò la voce Callie.
“Guarda che sei stata tu a dirmi che non saresti mai andata via! Io mi stavo allontanando da te e tu mi hai praticamente detto che mi ami e che saresti rimasta!” si difese Arizona.
“L’ho detto in quel momento perché era l’unica chance di non perderti!”
“Mi hai detto che mi ami perché era l’unica chance?”
“No, non mi riferivo a quello!”
“Quindi hai detto che saresti rimasta, anche se non era vero, solo per non farti lasciare? Ti rendi conto di quanto egoista e immaturo sia? Quella era una chance! Una chance per lasciarsi andare ma tu hai preferito incasinare tutto dicendo parole a cui non credevi nemmeno!” urlò la ragazza.
“Ci credevo! Ma ci sono altre cose da considerare oltre le parole!” ribatté.
“La prima cosa da considerare erano quelle! Le parole hanno un peso diverso per ognuno di noi, e tu dovevi pensarci prima di buttarle lì, come se non valessero niente!”
A quel punto, un cellulare squillò senza dare il tempo a Callie di ribattere.
Arizona si alzò, riconoscendo la sua suoneria, dirigendosi nella stanza da letto e rispondendo al telefono.
Parlava a bassa voce, quindi l’’unica cosa che arrivò alle orecchie di Callie fu il porca vacca! Che Arizona imprecò ad alta voce.
Riattaccò tornando dov’era Callie.
“Devo andare.” Disse.
“Dove? E’ domenica, non devi né studiare né lavorare.”
“Si. Lo so. E’ solo che…oggi è il mio compleanno e facciamo questa cosa con i miei amici da sempre…passiamo l’intera giornata insieme.” Scrollò le spalle.
Callie dischiuse le labbra, perplessa.
“Io non lo sapevo. Perché non me l’hai detto?”
“Non mi piacciono i compleanni…in specie il mio.” Rispose sinceramente.
“Ehm-io-non…ecco, spero di non averti rovinato la giornata.” Si scusò imbarazzata Callie.
“Non hai rovinato niente, tranquilla. Ora devo andare.”
Callie annuì tristemente.
Capiva l’abitudine annuale del gruppo, ma anche lei voleva passare del tempo con Arizona il giorno del suo compleanno. Specie dopo quella discussione.
Arizona le andò vicino, stampandole un bacio casto sulle labbra.
“Stasera puoi venire a festeggiare con noi, se ti va.”
“Davvero? Non ti sentiresti a disagio?” chiese premurosa la donna.
Arizona abbozzò un sorriso per poi scuotere il capo.
“Ti faccio sapere il posto e l’ora.” Disse, mentre usciva di casa.
*
 
“Chi si vede!” esclamò Alex non appena Arizona entrò nella sua stanza.
“Che ci fai qui?” chiese sorpresa la ragazza, sapendo che l’appuntamento per incontrarsi era da un’altra parte.
“Buon compleanno!” esclamarono un mucchio di voci, prima che Teddy, Lexie, Meredith e Cristina uscissero dal bagno.
Arizona rimase perplessa a fissarle. “Eravate tutte e quattro nascoste in quel buco di bagno?!”
“Anch’io ho detto che era una pessima idea.” Si lamentò Cristina, ottenendo un’occhiataccia da Meredith.
“Sapevo che saresti venuta prima a cambiarti, per questo abbiamo pensato di farti una sorpresa!” esultò Teddy.
“Beh, se sapevo che dovevamo uscire per festeggiare…non è che sia stata proprio una sopresa…sapevo già che vi eravate ricordati del mio compleanno…giorno che perfino io avevo dimenticato, tra parentesi.” Alzò le spalle Arizona.
Teddy la fulminò con lo sguardo “un semplice ‘grazie’ sarebbe bastato.”
Arizona rise. “Okay, okay...grazie.”
Teddy ricambiò il sorriso. “Va a cambiarti, abbiamo tantissime cose da fare.”
“Tipo?” chiese la ragazza, aprendo il suo armadio e rovistandoci dentro.
“Quello che ti va di fare, facciamo. Come ogni anno.” Rispose l’amica.
Arizona scrollò le spalle “mi basta che stasera andiamo a bere qualcosa in qualche bar.” Affermò per poi dirigersi in bagno “pensate voi a cosa fare da qui a questa sera.” Si richiuse la porta alle spalle.
“Potremmo andare al mare.” Propose Lexie.
“Andiamo a mangiare qualcosa.” Ribatté Cristina.
“Facciamo un giro al lunapark.” Buttò lì Alex.
“Possiamo fare ognuna di queste cose, abbiamo tutto il giorno.” Osservò Meredith.
“Esatto! Direi anch’io di fare un po’ di tutto.” Sorrise Teddy.
Arizona uscì dal bagno, trovandosi cinque paia d’occhi piantati addosso.
“Cosa?!” chiese confusa.
“Hai sentito ciò che abbiamo detto? Ti va bene?” chiese Lexie.
“Ho detto che possiamo fare quello che volete, quindi si, va bene.” Sorrise.
E così, uscirono dalla camera discutendo su cosa fare per prima.
 
Si stavano dirigendo al mare come prima tappa, quando Alex disse “non pensavo ti saresti davvero fatta viva.”
“Perché?” gli chiese Arizona perplessa.
“E’ un bel po’ che non stai con noi…e onestamente pensavo volessi passare anche il compleanno in compagnia di lei.” Spiegò il ragazzo.
La bionda restò sconcertata. “Lei chi? Teddy ti ha detto qualcosa?”
“Teddy lo sapeva! Ne ero sicuro! Ma continuava a dirmi che non c’era nessuna e invece c’è! E non me l’hai detto…perché non me l’hai detto?”
“Già. Siamo amici. Perché non ci hai parlato della tua nuova ragazza?” s’intromise Meredith.
“Quando poi sembra anche una cosa seria…visto che tu non sei tipo da ragazza fissa…” osservò Cristina.
Teddy rimase in silenzio come Lexie, non sapendo che dire, conoscendo già tutta la faccenda.
“Io…ehm…” tentò di pensare velocemente a qualche scusa ma, se tanto Callie doveva presentarsi quella sera, tanto valeva dire la verità.
“La conoscerete stasera.” Sorrise imbarazzata.
“Uh, fantastico!” esclamò Meredith.
“Rimane sempre il fatto che non ci hai mai parlato di lei.” Puntualizzò Alex.
“Perché non era una cosa ancora seria. Lo è appena diventata.” Si giustificò la ragazza.
Alex annuì incerto.
“Come si chiama?” chiese Cristina.
“Scoprirete tutto stasera.”rispose la ragazza, sorridendo misteriosa, cercando di mascherare la tensione.
 
“Verrà davvero stasera? O dirai che ha avuto un imprevisto?” chiese Teddy mentre rientravano in camera, quel tardo pomeriggio, per darsi una sistemata e riuscire.
“Verrà davvero.”
“Oh. E la cosa non ti crea alcun problema?” rispose sorpresa Teddy.
“Siete miei amici. Nessuno di voi mi metterebbe nei guai dicendo che sto con una professoressa, lo so per certo.”
“Si. Su questo hai ragione.”
Ci furono attimi di silenzio. Poi Arizona prese un respiro profondo prima di parlare.
“Mi ha chiesto di andare a Portland con lei.” Disse.
“Cosa?”
“Già, ma non ho intenzione di andarci, comunque.” Scrollò le spalle.
“E perché?” chiese stranita Teddy.
“Seriamente?” inarcò un sopraciglio Arizona “la mia vita è qui. Con te ed Alex e tutti gli altri. Siete la mia famiglia. Non posso lasciarvi.” Spiegò.
Teddy sorrise. “Si che puoi, Arizona, se è quello che vuoi.”
L’amica la guardò, terrorizzata da quelle parole. “Stai dicendo che dovrei andare?”
“Sto dicendo che dovresti farlo se è quello che vuoi, senza preoccuparti di me o di Alex. La famiglia ti aiuta a crescere, poi vai per il mondo a crearti la tua.”
“Non credo di riuscire a vivere lontano da voi. Da te.” Ammise la ragazza.
“La distanza non è un problema. Ci sentiremo ogni giorno per telefono e poi verrò io a trovare te o tu a trovare noi.” La rassicurò.
“Non…io ho bisogno di tempo, per pensarci…ci sono tante cose da valutare…”
“Io credo che tu voglia prendere tempo perché in verità non vuoi andarci per altri motivi oltre me e Alex, e non sai come dirlo a Callie.” Osservò l’amica.
Arizona sospirò. “Si okay, è vero.” Ammise. “Non mi sento pronta a fare le valige, abbandonare tutto ciò che conosco e andare a vivere dall’altra parte dello stato con…con una sconosciuta, in pratica! Stiamo insieme da quanto? Una settimana?! E’ una sconosciuta.”
“Ma vi siete piaciute da molto prima…dalla prima volta che vi siete viste, oserei dire, quindi questo implica circa tre mesi…” le fece notare Teddy.
“Si ma non…non so praticamente nulla di lei…e se l’andare a vivere insieme ci allontanasse? Magari non andremo più d’accordo vedendoci 24 ore su 24…” ribatté Arizona.
“Ma come fai a saperlo se non ci provi?”
“Sembra che tu debba convincermi per forza ad andare via…”
“Sembra che tu voglia qualcuno che ti dica di restare qua…”
Arizona sospirò.
E’ vero. Voleva qualcuno che le dicesse cosa fare.
Non che le desse due possibilità. Sapeva già di averle, e non sapeva quale delle due scegliere.
Voleva qualcuno che le imponesse una decisione…e magari, vedendosi costretta, avrebbe capito cosa voleva davvero.
“Arizona, non devi chiederti se litigherete e quanto spesso accadrà. La cosa da domandarti è: la ami? Perché se è così, avete una cosa al quanto potente a vostro favore che vi terrà per sempre unite. In caso contrario, è inutile anche continuare a parlarne.” Spiegò Teddy.
“Io…io non lo so.” Confessò Arizona.
“Va bene, lo saprai quando arriverà il momento. Ora, forza, a cambiarsi che rischiamo di arrivare in ritardo!”
*
 
Erano tutti riuniti intorno al tavolo del bar e Arizona aveva mandato un messaggio con l’indirizzo a Callie una quindicina di minuti fa.
Da lì a poco sarebbe arrivata, e definire Arizona nervosa in quel momento, era un eufemismo.
“Quando arriva?” chiese Cristina, mentre s’ingozzava di noccioline arrivate lì insieme agli aperitivi.
“Presto.” Rispose secca Arizona.
Teddy notò quel nervosismo e strinse una mano dell’amica tra le sue. “Sta tranquilla, andrà tutto benissimo.”
Arizona annuì piano ma non era per niente convinta.
Del resto era la prima volta che si facevano vedere in giro come coppia, ma soprattutto, che si facevano vedere in rapporti “intimi” davanti ai suoi amici.
Come cazzo ci si comporta quando si sta in una relazione? Pensò Arizona.
Magari devo far finta che gli altri non esistano e comportarmi come se ci fossimo solo noi due.
Ma io so che non ci siamo solo noi due!
Porca la miseria, Arizona, che cosa hai fatto?! Perché non potevi starti zitta e buona? Sempre a crearti da sola i problemi.
E mentre la bionda pensava tutto questo, Teddy le sussurrò un lieve “è qui.”
Alzò lo sguardo e la vide: bellissima come sempre, in jeans attillati, maglietta rossa e giubbotto di pelle con quello sguardo un po’ spaesato che si guardava intorno.
Si prese di coraggio. Respirò profondamente. “E’ arrivata.” Disse al gruppo, mentre alzava una mano per farsi notare da Callie.
La donna aguzzò la vista in un primo momento, per poi sorridere all’accettarsi che fosse davvero Arizona.
Tutti i presenti al tavolo dov’era seduta la ragazza, si girarono a guardare una professoressa di filosofia avanzare verso una sua alunna, baciarla castamente sulle labbra, sorriderle per poi porgerle un piccolo pacchetto e dire “buon compleanno.”
 
Gli amici di Arizona non furono gli unici a rimanere sconcertati dalla presenza di Callie e, soprattutto, dal bacio pubblico che aveva dato ad Arizona.
Infatti, anche quest’ultima era rimasta leggermente scombussolata e avrebbe voluto riavvolgere il tempo fino a tornare a quella mattina e rispondere con un: si, mi sentirei a disagio ad averti lì.
Prese il pacchetto dalle mani della donna “grazie.” Le regalò un leggero sorriso.
Gli altri rimasero ancora un po’ a guardarle a bocca aperta, eccetto Teddy e Lexie che si comportavano come se fosse la cosa più normale del mondo, e poi Alex fu il primo a proferir parola.
“Ma non era la più grande cavolata del secolo?!” disse.
Tutti lo guardarono ed Arizona si schiarì la gola.
“Beh si, le cose sono un tantino diverse ora…” sorrise colpevole.
“Un tantino diverse? Cazzo Robbins, potevi dirmelo che non volevi che ci provassi perché la volevi tu, invece di venire a farmi la morale!” sbottò il ragazzo.
“Alex, calmati.” Affermò Meredith, vergognata da tutte le persone che ora li guardavano a causa del tono di voce alto di Alex.
“Calmati un cazzo, Mer! Si è comportata da schifo!” ribatté.
“Alex, io non ho fatto niente! A quel tempo io non la volevo, è successo dopo e non era nemmeno una cosa seria all’inizio. Lo è diventata da pochissimo, ve l’ho detto.”
“Era lei la tipa vero?!” incalzò Alex “la tipa più grande che non sapevi se ti piaceva o meno!” rise sarcastico “E ti ho pure consigliato di provarci! Sono proprio un coglione.”
“Alex, non è vero, non è affatto colpa tua.” Rispose Arizona.
“Certo che no.” Ribatté risoluto il ragazzo “è colpa tua! Tu mi hai detto di non provarci, di non giocarmi il college per una scopata, ma tu adesso te lo stai giocando tranquillamente!”
“Okay, adesso basta.” S’intromise Callie. Stanca di tutte le persone che stavano guardando.
“Se sai mantenere un tono di voce moderato e un linguaggio civile, potete stare qui a discutere altrimenti andate fuori.”
“Io non voglio discutere proprio un cazzo! Ho chiuso.” Disse alzandosi e dirigendosi fuori dal locale.
Arizona si alzò prontamente, andandogli dietro.
Raggiunse Alex che camminava a passo spedito, mentre cercava di accendersi una sigaretta.
“Alex, lasciami spiegare.” Disse piazzandosi davanti a lui.
“Non voglio ascoltarti. Levati dalle palle.” La sigaretta che aveva in bocca si accese e ripose l’accendino in tasca.
Arizona gli mise le mani sulle spalle, fermandolo dalla sua camminata. “No, ora tu mi ascolterai che tu lo voglia o no.”
Alex guardò la ragazza, ormai stanco di ribattere.
“Non mi sto giocando il college per una scopata okay? Credi che l’avrei fatta venire qui se non ci tenessi davvero? Quando ti ho detto quelle cose, ci credevo davvero. Per questo la prima volta che l’ho baciata, mi sono nascosta da lei nella speranza che non vederla avrebbe cancellato quello che provavo e quando mi ha baciata lei, ho fatto finta di niente convincendomi che fosse solo un rischio ciò che volevo intraprendere a tutti i costi. E Teddy mi ha fatto la predica, non sai quante volte, ma poi Calliope è venuta da me e i tuoi consigli sono rimbombati nella mia testa e mi sono buttata. E poi Nick ha fatto la predica e io non ne potevo più di persone che mi dicevano ciò che era meglio fare o non fare e ho tenuto questa cosa per me. Per questo non te ne ho parlato. Perché a me non serve un’altra predica. ” Abbozzò un sorriso la ragazza “so cosa ti ho detto quella sera e credimi, niente di tutto questo era nei miei piani…ma è successo. Ed io non porrò rimedio a una cosa che mi va bene esattamente così com’è.”
Tolse le mani dalle spalle del ragazzo, facendo un passo indietro.
“Io ti voglio bene, Alex. E spero che, come mio amico, tu possa capirmi.”
Il ragazzo sospirò.
“Cazzo, ti piace davvero, eh?” rise.
Arizona abbassò lo sguardo, sorridendo timidamente.
Alex fece un tiro alla sigaretta per poi porgerla ad Arizona. “In segno di riappacificazione.”
La ragazza scosse il capo. “Sto cercando di smettere.”
“E da quando?”
“…te l’ho detto…le cose sono diverse ora.”
Alex spalancò la bocca. “Altro che piacere…tu sei innamorata persa.” Fece scoppiare a ridere la ragazza.
Poi le mise un braccio intorno alle spalle e rientrarono nel locale.
 
All’inizio serata, Arizona era terrorizzata dal comportamento che doveva assumere con Callie davanti a tutti.
Ma poi, con la naturalezza di Callie, tutto divenne più facile.
Fuori dalla scuola non dovete trattarmi come una professoressa. Sono un essere umano come voi.
 
Era stata questa la premessa di Callie dopo che Arizona ed Alex erano rientrati.
E adesso, se ne stava a ridere e scherzare con Cristina e Meredith, come fossero amiche di lunga data, mentre la sua mano era saldamente stretta alla mano di Arizona, posate entrambe sulla coscia di quest’ultima.
Callie le aveva perfino scoccato qualche bacio durante la serata.
Tutto sembrava così naturale.
Ed Arizona si accorse di essere così felice in quel momento che quasi le si spezzò il cuore poiché da lì a poco non avrebbe più avuto momenti così.




NDA:
Guess who's back! :D
Rieccomi qui, più tardi di quanto avrei voluto ma prima di quanto avessi sperato.
Eccoci all'undicesimo capitolo, il penultimo di questa storia.
Il dodicesimo è già scritto e arriverà entro la prossima settimana, promesso!
Allora, è il compleanno di Arizona..e so che ha fatto 18 anni e quindi tipo "la festa grande?", ma ricordate che sono in America e lì la maggiore età si raggiunge ai 16, la "grande festa" la fanno ai 16 ^^
Quindi, ha presentato Callie ai suoi amici e sembrava andare tutto bene ma 'Riz ha deciso di sviglarsela çç
E di certo, Callie che decide di punto in bianco di non restare ma di far partire Arizona con lei..non è d'aiuto!
Non le piacciono molto i cambiamenti...diciamo così.
Se ci siete ancora, vi ringrazio per avermi aspettato e ricordate di recensire! **
Detto questo, alla prossima settimana (non so dirvi il giorno preciso) con l'ultimo capitolo!
Baci.
Sam__♥

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.
 
Arizona non aveva la più pallida idea né di dove si trovasse né di come c’era arrivata.
L’unica cosa di cui era sicura era di avere un bicchiere con…qualcosa dentro[1], davanti.
E che erano circa le due e mezza del mattino…o almeno l’orologio nella parete di fronte a sé segnava questo.
Oh, e anche di essere troppo ubriaca pure solo per fare un passo.
 
 
“Perché non l’ho seguita! Perché perché perché!” si maledì Callie, mentre sul ciglio della strada di fronte al bar, era rimasta insieme agli amici di Arizona a vederla scappare via.
“Ma se le sei andata dietro per mezzo isolato…” osservò Alex.
“Si ma poi mi sono fermata!” ribatté la mora.
“Tutti ci siamo fermati! Ha svoltato per stradine secondarie, buie e strette.” Le fece notare Lexie.
“Arizona sa come non farsi prendere o trovare quando vuole…” affermò invece Teddy.
“Dio mio! E se le fosse successo qualcosa? Non risponde al telefono e non ho idea di dove andare a cercarla.”
“Callie, ti cercherà lei quando vorrà. Fa sempre così. A volte va via per un po’, sta con se stessa, ma torna sempre.” La rassicuro Teddy.
“Perché è scappata? Stava andando tutto così bene…”
“Questo devi chiederlo a lei.” S’intromise Meredith.
Ci furono attimi di silenzio.
“Allora, che facciamo?” chiese Cristina.
“Io vado a cercarla.” Disse Callie dirigendosi verso la TBird.
“E dove vorresti andare? Non hai idea di dove sia.” Le fece notare Teddy.
“Girerò ogni singolo vicolo di questo maledetto vicinato e la chiamerò fino allo sfinimento. Io devo trovarla. Non posso tornare a casa e fingere che vada tutto bene perché non va tutto bene se lei è da sola, qui fuori, chissà dove!” quasi urlò la donna.
“Callie, aspetta!” la richiamò Lexie “facciamo così: ci dividiamo. Ognuno di noi la cerca in una zona visitando qualsiasi cosa aperta ci sia a quest’ora e il primo che la trova avverte gli altri, okay?”
Tutti annuirono in accordo.
“Ottimo! Speriamo di trovarla al più presto.” Concluse la rossa.
Poi si separarono.
 
 
“Ehi ragazzina, devo chiudere! Posso chiamarti qualcuno?” chiese il barista a un’Arizona con la testa un po’ troppo in confusione.
Qualcuno… pensò Arizona.
Chiamare…qualcuno…
E perché mai avrebbe dovuto chiamare qualcuno? Stava bene così.
“Sto b-benissimo, grazzzie!” sorrise.
“No senti, devo chiudere il bar, capisci? Devi andare via.” cercò di spiegarle l’uomo.
Andare via… ma dove?
“Non voglio andare via.”
L’uomo alzò gli occhi al cielo. “Hai un telefono?”
Bhe si, il telefono ce l’hai.
“Ce l’ho!” disse fiera, prendendolo dalla tasca dei jeans e poggiandolo sul bancone.
Il barista prese l’aggeggio. “Chiamerò questa ‘Calliope’, va bene? Hai una ventina di chiamate perse da parte sua…deve essere molto preoccupata.”
Calliope…sta chiamando Calliope, Arizona.
Oh, no.
Proprio la persona da cui voleva scappare.
No, è la persona giusta, Arizona!
“Appena risponde le vuoi parlare tu?” chiese il barista.
La ragazza annuì.
 
Callie sterzò pericolosamente per poi accostare in doppia fila per prendere il cellulare.
Lesse quel nome.
Grazie a Dio.
“Arizona!” rispose in preda al panico.
“Ciao…” rispose una voce indubbiamente brilla dall’altro capo “…mi vieni a prendere?”
La donna rilasciò un respiro che non si era accorta di trattenere. “Dove sei?”
“Mmmh…Getapt’s, St.Miller street.”
“Non muoverti da lì. Arrivo.” Disse per poi riattaccare e mettere in moto la macchina.
 
Callie arrivo al Getapt’s in 10 minuti.
Entrò, chiese al barista quanto gli dovesse e pagò.
Prese Arizona per un braccio, uscirono dal locale e la fece entrare in macchina.
E tutto questo mantenendo un perfetto e ininterrotto silenzio.
Poi guidò fino a casa sua.
Fece scendere Arizona dalla macchina, la fece entrare in casa e la condusse in camera da letto.
Le tolse i vestiti impregnati di puzza d’alcool e fumo, e l’aiuto a mettersi una maglietta abbastanza grande da coprirla fino a metà coscia e poi la fece sdraiare sotto le coperte.
Ed era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
“Non hai detto niente.” Disse improvvisamente la voce stanca di Arizona.
Callie si limitò a scuotere il capo.
“Perché non mi hai ancora rimproverata?” continuò la ragazza.
“Non ho voglia di prendermela con qualcuno che al momento non è nel pieno delle sue capacità. Parleremo domani, o comunque tra un paio d’ore…dormi adesso.”
“Almeno dormi con me.”
“No che non ci dormo con te!” sbottò Callie “puzzi terribilmente di fumo e alcool ed è già tanto che ti abbia fatto dormire nel mio letto…smettila di parlare prima che cambi idea.”
Arizona diede ascolto a Callie.
Perché aveva un mal di testa e delle nausee terribili. E non aveva davvero la forza di insistere.
“Pensi che vomiterai?” le arrivò la voce lontana di Callie alle orecchie.
“Cosa?” chiese confusa.
“Ho detto: pensi che vomiterai?” ripeté la donna, più lentamente.
Arizona scosse piano il capo.
“Io penso che lo farai…con il conto che ho pagato avrei bevuto più del dovuto. E il tuo corpo non sarà capace di digerire il tutto e rimetterai. Quindi ti prego, appena senti che stai per vomitare, corri in bagno.”
Arizona fece un cenno stanco col capo.
Poi la mora spense la luce ed uscì dalla sua camera dirigendosi nella camera degli ospiti.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans.
Scese i contatti fino alla lettera “T”.
“Teddy, sono Callie… l’ho trovata. Era in un bar. Ora è qui a casa mia a riposare… d’accordo. Buonanotte.” E riattaccò.
 
Callie aprì gli occhi a due fessure, ritrovandosi sprizzi di luce tenue che entravano dalla finestra semiaperta…doveva essere più o meno l’alba.
Poi sentì dei conati di vomito dal bagno e si ricordò del perché si era svegliata.
Arizona.
Si alzò dal letto e andò in bagno.
La trovò con le ginocchia per terra, china sul water.
Sembrava che stesse rimettendo anche l’anima.
In un primo momento Callie restò a guardare…non voleva avvicinarsi, ferita ancora dal comportamento avuto la sera precedente.
Poi la situazione le fece inevitabilmente sparire la rabbia.
S’avvicinò alla ragazza e delicatamente le raccolse i capelli in una coda improvvisata.
Quest’ultima si accascio dopo poco contro il water.
Callie prese un pezzo di carta igienica, si mise seduta dietro Arizona e la tirò indietro facendola appoggiare contro il suo petto.
“Datti una ripulita.” Disse porgendole la carta.
La bionda la prese di malavoglia e si pulì la bocca per poi gettare la carta nel water e allungarsi fino a premere il bottone che tirava l’acqua.
Poi si lasciò cadere stancamente sul petto di Callie.
La donna le baciò la tempia. “Devi alzarti e andare all’EF per sistemarti …ti ricordo che tra due ore hai scuola. Anzi, abbiamo. Anch’io dovrei prepararmi.”
“Lasciami qui a morire.” Rispose la bionda.
“Oh avanti, hai solo rimesso tutto quell’alcool che avevi ingurgitato …ti sentirai subito meglio.”
“Perché sei qua? Ti ho fatto incazzare da morire ieri notte.” Disse improvvisamente Arizona.
“Semmai sei tu che sei a casa mia.” Sdrammatizzò la mora.
“Io sono esattamente dove dovrei essere.” Ribatté la ragazza.
“Ma davvero?!”
La bionda annuì piano. “Tra le tue braccia. E’ questo il mio posto.”
Callie sorrise, alzando gli occhi al cielo per poi dare un pizzicotto al braccio di Arizona.
“Ahi!” si lamentò la ragazza.
“Non fare la romanticona, non ti si addice per niente…e poi non te la caverai con quattro parole dette a caso, dopo che ieri te ne sei scappata senza alcun motivo!”
Quel dialogo si stava facendo improvvisamente più serio ed Arizona sapeva esattamente dove Callie voleva andare a parare.
“Me ne sono andata perché non avrei mai più avuto un momento come quello…” confessò piano Arizona.
“Che cosa vuol dire?”
“Che non avrei avuto mai più un momento con te e i miei amici, tutti insieme.”
“Per questo dovevi ‘cogliere l’attimo’.” Osservò la mora.
“No, il pensarci quando sarei stata lontana da te o da loro, mi avrebbe uccisa. Ho preferito scappare.”
“Da me o da loro…devi ancora decidere se partire con me o restare?”
“Ci sono tante cose in ballo.” Rispose vaga.
“No Arizona, ci sei tu e ciò che tu vuoi fare.” Ribatté muovendosi di colpo, facendo spostare Arizona dal suo corpo.
Si alzò in piedi. “E adesso alzati, dobbiamo andare a scuola.”
*
“Dove diamine ti eri cacciata?” la rimproverò Teddy quando Arizona entrò nella sua stanza del dormitorio.
“Ero a casa di C-“
“So perfettamente dov’eri! Grazie a Dio Callie non è una sprovveduta come te! Intendo dov’eri ieri notte! E perché diamine sei scappata via in quel modo?”
“Senti Teddy io non…non lo so! Io non so che fare! L’unica cosa che vorrei è restare qui, con Callie. Non posso tenervi tutti con me, devo fare una scelta e questo mi distrugge!” spiegò frustrata.
“Tu non devi scegliere un bel niente! Perché noi saremo sempre amici, anche se ci sarà qualche kilometro a dividerci! Con Callie non funziona così! Se lei va senza di te, tu la perdi per sempre.”
“Mi stai dicendo che dovrei andare, quindi.”
“Si Arizona, ti sto consigliando di andare via con Callie…e vuoi sapere perché? Perché tu la ami. Non m’importa se non lo ammetti, è così. E lei lo sa. Lo vede in ogni tuo gesto, esattamente come lo vedo io. Se così non fosse, non ti avrebbe mai chiesto di andare con lei.”
“Sai, magari ha cambiato idea…l’ho fatta parecchio incazzare!” sorrise beffarda.
“Non cambiare discorso e spiegami, invece, cosa diamine ti trattiene ancora qui!” la richiamò Teddy.
“Te l’ho detto, voi.”
“Smettila, Arizona! Sappiamo entrambe che quello è un problema più che stupido! Esistono i telefoni, skype e gli aerei. E presto o tardi ci saremmo comunque tutti divisi poiché finiremo il college e tutti cercheremo un lavoro lontano da questo dannatissimo posto!” sbottò l’amica “dimmi, cos’è che ti trattiene qui realmente.”
Arizona sospirò. “I-io ho…ho paura, okay? Se dovesse andare male con Callie, avessimo una brutta litigata e io scapperei perché lo sai che quando le cose si fanno difficili io me ne vado e…non posso pensare di dovermi fare tutti quei kilometri solo per venire da te e abbracciarti e sentirmi confortata.” Ammise.
“Oh tesoro.” L’abbracciò Teddy.
“Ma se le cose non andassero male?” chiese sciogliendo l’abbraccio “Non puoi vivere nella paura che le cose si mettano male e nel non saperle affrontare. E poi, ammettiamolo, Callie non è proprio il tipo che dopo una litigata ti farebbe scappare.” Le fece l’occhiolino.
Arizona abbozzò un sorriso. “Devo andare a darmi una ripulita.” Indicò se stessa.
L’amica annuì.
Stava per entrare in bagno quando esitò un attimo. “Teddy…e se scegliessi di restare?”
L’amica scosse il capo, sorridendo. “Stai indugiando troppo per andare.”
 
*
“Ehi, guarda un po’ chi si fa viva.” Disse Mark, non appena Callie entrò in aula professori.
“Non ci vediamo da sabato…” rispose la donna.
“Mi sei mancata.” Ribatté Mark con un sorriso conquistatore.
“E questo significa che hai qualcosa da raccontarmi.”
“Esattamente!” esultò l’uomo “Lexie è fantastica. Credo davvero che sia quella giusta. E’ una gran bella persona, sai.”
“Ed Addison?”
Mark si rattristò di colpo.
“Non l’ha presa molto bene…ha detto qualcosa sul fatto che tutti la lasciassero…”
Callie si crucciò. “…è già arrivata? Voglio parlarle. Avrà bisogno di un’amica.”
“A dire il vero aveva bisogno di cambiare aria.” Scrollò le spalle Mark.
“Che cosa intendi?” inarcò un sopraciglio Callie.
“E’ partita per Los Angeles.”
“Che cosa?!?! Quando?” quasi urlò per la sorpresa.
“Ieri notte.”
“L’hai ferita davvero.”
“Credo di essere stato per lo più la goccia che fa traboccare il vaso, sai…” osservò l’uomo.
“Bene…sembra che tutti stiamo andando via.”
“Dove ti mandano?”  chiese Mark dopo un attimo di silenzio.
“Portland.”
“Ci terremmo in contatto e verrò a trovarti e tu verrai qui e…aspetta, e Arizona?”
“Dovrebbe venire con me.” Scrollò le spalle Callie.
“Dovrebbe?”
“Non ha ancora deciso.”
“Se ti ama avrebbe dovuto dire si nell’istante in cui gliel’hai chiesto.” Osservò Mark.
“Lo so…ma è più complicato di così.” Sospirò la donna.
Mark l’abbracciò. “Mi mancherai. Sei l’unica vera amica che io abbia mai avuto.”
Callie ricambiò la stretta “l’unica amica che non ti sei portato a letto, vorrai dire.”
Risero.
Poi Mark districò la presa e le baciò la fronte. “Non so davvero come farò senza le tue frecciatine quotidiane.”
“Chiamerò almeno una volta al giorno per non permettere al tuo ego di farti montare troppo la testa.”
 
*
Arizona uscì dal bagno con un asciugamano avvolta intorno al corpo e un biglietto in mano.
“Il regalo di Callie mi era rimasto in tasca e…l’ho aperto.” Disse terrorizzata.
“E?” chiese confusa Teddy.
“E’ un biglietto aereo.” Disse alzando la mano nella quale teneva suddetto biglietto “mi ha regalato un biglietto di sola andata per Portland.”
“Oh! Beh…wow…” commentò Teddy, ritrovandosi a corto di parole.
“Cazzo…oh, cazzo!”
“Che cosa?”
“Ma non capisci? E’ un obbligo. E’ come non avere possibilità di scelta oramai.”
“Ma che stai dicendo? Ti ha solo risparmiato le spese per un viaggio che farai.” Spiegò Teddy.
“Che farò?! Non l’ho ancora deciso.” Ribatté la ragazza.
“Ancora? Ma che davvero?”
Arizona sospirò. “Vado a vestirmi. Tu chiama gli altri e digli di vederci tra 10 minuti in sala mensa. Questione di vita o di morte!” esclamò, ritornando in bagno.
 
“Quindi... qual è la questione così urgente?” chiese Meredith col fiatone, arrivando al tavolo dove tutti erano già riuniti.
“Aspettavo che ci fossero tutti…” iniziò Arizona, facendo segnò a Meredith di sedersi. Deglutì e prese un respiro profondo prima di parlare “…Callie mi ha comprato un biglietto di sola andata per Portland.”
“Non ci andrai, vero?”
“Alex!” lo richiamò Teddy, con sguardo minaccioso.
“E’ fantastico?!” azzardò Lexie, insicura di ciò che Arizona voleva sentirsi dire.
“Wow.” Commentò Meredith.
“Quindi?” chiese distrattamente Cristina, mordendo un pezzo di pancake.
“Cosa devo fare?” chiese esasperata la bionda.
Tutti si guardarono in faccia e poi Lexie si schiarì la voce. “Dovresti andare se è ciò che vuoi. Se ti renderà felice…e credo di parlare a nome di tutti.” Scrollò le spalle.
“Visto? E’ la stessa cosa che ti ripeto io da giorni.” Sorrise vittoriosa Teddy.
Arizona sospirò, abbandona dosi con la schiena sulla sedia.
“Ehi, sai una cosa?” le chiese retoricamente Alex “io non ci andrei perché non sono il tipo che s’innamora e che rinuncerebbe a tutto per una persona. E nemmeno tu sembravi il tipo…ma guardati adesso! Tu sei innamorata di Callie e non andare via con lei ti farebbe soffrire..e tu hai sofferto abbastanza.” Le diede una pacca nella schiena. “Vai. Se dovesse andare male, potrai almeno dire di averci provato…e di non averci perso nemmeno i soldi del viaggio.”
Arizona sorrise.
“Se dovesse andare male, saremmo sempre qui.” Rassicurò Lexie.
“Stessa cosa che ti ho detto io.” Sorrise fiera Teddy.
“Non è che perché una cosa la dicono in tanti, è vera.” Scrollò le spalle Cristina, guadagnandosi un’occhiataccia da tutti eccetto da Arizona. “Cioè, è grandioso, davvero! Vai e sii felice! Se non va bene, puoi tornare qui a fare la muffa con noi!” sorrise il più convincente possibile.
“E se dovesse andare bene?” chiese la bionda.
“Direi di assicurarti che in quella casa ci sia una stanza per gli ospiti con almeno cinque posti letto.” Sorrise Meredith “non ci faremmo mancare di certo l’occasione di andare in vacanza con tanto di vitto e alloggio gratis.”
 
*
 
-Io e te dobbiamo ancora parlare.- Lesse Arizona sul display del cellulare.
-lo so.- rispose.
-Nel nostro posto alla pausa pranzo?-
-Okay.-

 
“Ehi.” Salutò Arizona non appena vide Callie arrivare.
“Ehi.” Rispose la donna.
La bionda mise le mani in tasca e guardò in basso, impacciata, non sapendo proprio come comportarsi dopo la discussione avuta quella mattina.
“Ho aperto il tuo regalo.” Disse improvvisamente.
Callie la guardò, senza dire parola.
“Io…ho parlato con i miei amici e-“
“Ti hanno dato il permesso di partire?” la interrupe Callie, con tono di scherno.
“Mi hanno detto che posso fare quello che voglio.” Ribatté la ragazza.
“E’ quello che ti ho detto anch’io.”
“Ma mi hai comprato un biglietto! Sarebbe come dire ‘vieni con me. Non hai scelta.’”
“Ma che stai dicendo? Il biglietto voleva dire ‘ti sto pagando il viaggio se vuoi rinunciare a tutto per me.’ Puoi anche stracciarlo, per quanto mi riguarda. Al momento vorrei solo una risposta sicura su ciò che hai in mente di fare.”
“Penso di venire.” Buttò lì Arizona.
“Pensi? Non mi basta. Voglio una risposta certa, in modo di sapere se queste sono le ultime settimane che passerò con te e di godermi ogni singolo secondo che passerò con te.”
“Sai, è una cosa stupida.” Sorrise Arizona.
“Che cosa?”
“Il godersi ogni attimo nel caso non dovessi venire con te. Anche se venissi con te, non è detto che abbiamo ‘per sempre’. Gli incidenti possono accadere, le cose capitano, le persone cambiano e l’amore muore. Quindi anche se staremo insieme per sempre, dovresti vivere ogni attimo come se fosse l’ultimo.” Spiegò la ragazza infastidita.
“E ho intenzione di farlo, nel caso verrai o no con me. Voglio solo una risposta. Perché ci sono cose da fare che non posso rimandare se la tua risposta è ‘no’.”
“Tipo cosa?”
“Anche il semplice baciarti.” Rispose ovvia Callie.
“Perfetto…allora non vengo.” Abbozzò un sorriso la ragazza.
“Solo perché vuoi un bacio? Rinunceresti a una vita con me, per un bacio?” scherzò Callie avvicinandosi alla ragazza.
Arizona l’abbracciò. Nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e dandole piccoli baci.
“Ne varrebbe la pena.” Sussurrò, tra un bacino e l’altro.
“Guardala così, se vieni con me, puoi baciarmi ogni volta che vuoi.” Sorrise la donna.
“Anche se resti, potrei farlo.”
Callie sospirò. “Io resterei per te, davvero. Ma non avrei niente da offrirti restando, sarei al verde in meno di un mese e mi ritroverei a vivere per strada…”
“Potresti vivere nella mia stanza.”
“Ma certo, e dormire nell’armadio, magari.” Rise la mora.
“No, dormiresti con me. E’ ovvio.” Rispose la ragazza.
Callie le baciò i capelli.
“Hai detto che il tuo posto è tra le mie braccia…allora perché non sei ancora sicura di venire con me?”
“Perché non mi piacciono i cambiamenti.”
*
 
 
 [3 settimane dopo]
“Allora ci siamo…” affermò Callie guardando in basso, con imbarazzo.
“Già.” Scrollò le spalle Arizona.
“I passeggeri  del volo 524 per Portland, sono pregati di imbarcarsi.” Disse una voce attraverso un altoparlante.
“Dovresti andare…” suggerì Arizona.
Ebbene si, Arizona non era riuscita a fare le valigie e a seguire Callie.
Perché rispetto alla donna, era troppo legata ai luoghi e alle persone che lasciava dietro di sé.
“Lo so.” Sospirò Callie.
Arizona deglutì. “Ti amo.”
La mora sorrise. “Lo dici solo perché stai per andartene.”
“Veramente è il contrario.”
“Sai cosa voglio dire.” Ribatté tornando seria.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ciò che ho detto lo provo davvero.” Sussurrò la ragazza.
“Ma non abbastanza da venire insieme a me.” Osservò la donna.
“Ne abbiamo già parlato…”
“E abbiamo deciso di lasciarci in pace. Si, lo so…vieni qui.” Disse annullando la poca distanza che rimaneva tra il suo corpo e quello della ragazza e baciandola piano, con passione, assaporando quel bacio e cercando di imprimerlo nella sua mente il più possibile poiché non avrebbe mai avuto nemmeno un secondo come quello.
Si divisero per prendere respiro e Callie chinò il capo fino a toccare quello di Arizona.
“Non dimenticarmi.” Sussurrò la bionda.
“E tu non combinare guai. Non sarò lì per porgli rimedio.” Sorrise tristemente la mora.
“Passeggeri del volo 524 per Portland…ultima chiamata.”
“Devo andare davvero.” Affermò Callie, afferrando con una mano la valigia accanto a lei.
“Okay…” disse Arizona, ricreando distanza tra i loro corpi e prendendo la mano di Callie “…al tre?”
La donna annuì, strinse la mano di Arizona e indietreggiò.
E la ragazza fece lo stesso.
“Uno…due…” contarono insieme “…tre.” E ognuno lasciò la presa sulla mano dell’altra, voltandosi per la propria direzione, senza guardarsi indietro.

































 
 
 
 
 
 
 
 
 
Callie udì dei passi lontani, avvicinarsi sempre più alle sue spalle…e poi due braccia che le si avvolgevano attorno al corpo e un viso premuto contro la sua schiena.
“Voglio che mi manchi l’aria per gli abbracci troppo stretti e non perché non ci sei.”
Disse una voce che conosceva fin troppo bene.
 
« Dimmi solo se è possibile
raccontare una cosa del genere a qualcuno,
e sperare che capisca davvero. »

 
 
A te, S.
Perché senza di te tutto questo non sarebbe mai iniziato.  E’ tutta colpa tua. Per quale motivo, se non per te, avrei dovuto scrivere una cosa del genere?
E non importa se noi il lieto fine non l’avremo mai, hai lasciato un segno indelebile nella mia vita e non c’è giorno in cui non sentirò la tua mancanza.
Grazie per ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo, ogni sorriso.
La tua micia.


 
NDA:
[1] In America non servono gli alcolici ai minori di 21 anni ma who cares, questa è una fic e tutto può succedere.

Ed eccoci arrivati alla fine di questo piccolo viaggio.
Non poteva finire male, le mie bambine meritano sempre un lieto fine, e spero che il finale pseudo-aperto vi sia piaciuto.
Mi sembra impossibile aver davvero completato questa fic. La cosa mi rende triste e felice al tempo stesso.
Ho un paio di ringraziamenti da fare:
Intanto ringrazio tutti voi che avete letto, recensito, aggiunto alle seguite, preferite e ricordate.
Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio e per avermi aspettato quando la mia ispirazione aveva smesso di esistere.
Ho conosciuto persone stupende grazie a questa fic, persone con la mia stessa situazione, innamorate di professori e alcuni di loro hanno perfino avuto un lieto fine con questi!
Ma a tutte voi, che siete innamorate dei vostri prof, dico solo che: so cosa si prova. So quanto sia bello e brutto al tempo stesso. E spero che almeno voi riusciate a rubargli un bacio, o perché no, a stare davvero con loro.
Ognuno di voi mi ha reso sempre contentissima con ogni recensione piena di complimenti (che non merito affatto) e con tutti i messaggi con suppliche di aggiornare, mi avete fatto sentire davvero importante ahahahaha
Quindi ancora grazie mille a tutti voi che mi avete seguito fin qui.
A Alleru per il supporto morale nei momenti di panico e confusione, e per l’aiuto e i consigli :) (I love you, kid)
Alle Calzona perché se non fossero così belle e non si farebbero amare tanto, non avrei mai fangirlato così su di loro.
A Tumblr per le parole finali di Arizona.
A D. Grossman per la citazione finale.
Un abbraccio enorme a tutti voi e un immenso Grazie.
 
Spero di ripassare presto con qualche altra fic sulle mie bambine♥
Sam__♥

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