L'amore e la paura

di sangallo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Note introduttive: in questa fanfiction Frozen è indicato come il cognome di Elsa, Anna e dei loro genitori; le due protagoniste non appartengono ad una famiglia reale;
Hans Westergaard ricopre il ruolo di ammiraglio;
Le Isole del Sud coincidono con la Danimarca;
La vicenda si svolge nel 1840 come indicato nel libro "The Art of Frozen" e il compleanno di Anna è stabilito nel giorno del solstizio d'estate.

Frozen ed i relativi personaggi sono di Proprietà del marchio Disney. Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro.

Per Arendelle, un piccolo comune della Norvegia del sud, l’arrivo degli ufficiali in città rappresentava indubbiamente il momento più mondano e divertente dell’anno, o almeno così pensava la minore delle sorelle Frozen. Due treccine rosso rame e un visetto rotondo e tutto spruzzato di lentiggini, facevano di Anna una ragazza in cui si potevano facilmente indovinare allegria ed esuberanza. Figlia dell’imprenditore Agdar Frozen e della moglie Idun, faceva parte della famiglia più ricca della regione, pertanto non aveva avuto bisogno di implorare i suoi genitori quando, per il suo diciottesimo compleanno, aveva richiesto di celebrare la festa con un ballo sontuoso a cui avrebbero preso parte le personalità più in vista della città oltre che, ovviamente, gli ufficiali. Che fossero dell’esercito o della marina, le mostrine, i calzoni bianchi e gli stivali neri lucidissimi, accendevano la fantasia di molte ragazze alla ricerca di un fidanzato, e nella giovane Anna erano indissolubilmente legati all’immaginario dei racconti di corsari e gentiluomini che tuttora leggeva estasiata.

Gran parte degli invitati avevano confermato la loro presenza, mancavano soltanto i rappresentanti dei paesi limitrofi, tuttavia Anna si sentiva terribilmente indietro con i preparativi: doveva ancora passare dalla sarta per le prove generali del suo abito, e soprattutto doveva assolutamente trovare un paio di nastrini che si abbinassero con la sua acconciatura. Non che non fosse già provvista di un vasto assortimento, ma per lei cambiare colore in occasione di ogni suo compleanno era un concetto imprescindibile e, siccome per i suoi diciassette anni ne aveva indossato un paio color “verde mela” e che per i diciannove aveva già deciso per un “verde alloro”, concluse che per i suoi diciotto il “verde basilico” sarebbe stata la scelta ideale. Rimaneva soltanto da acquistarli, e questo era il motivo per cui era uscita quella mattina del 19 giugno 1840.

Le imbarcazioni ormeggiate al porto, di varie dimensioni, con le vele bianche dispiegate al vento e con i vessilli variopinti, dettero ad Anna un senso di eccitazione tale che per un attimo chiuse gli occhi e piroettò su se stessa, cosa che le fece perdere l’equilibrio portandola a sbattere contro qualcosa di peloso, grosso e poco profumato. 

“Ehi!” esclamò indignata, scoprendo di trovarsi faccia a faccia con il muso umido di una renna.

“Chiedo perdono, ti sei fatta male?” fu la risposta che le diede il proprietario dell’animale. Questi era un giovane uomo dai fluenti capelli biondi ma dai tratti virili, vestito con una giacca elegante, calzoni chiari e stivali. Allungò una mano ad Anna per aiutarla ad alzarsi, dimenticandosi di qualsiasi formalità. La ragazza avrebbe voluto protestare perché il cavaliere non era stato abbastanza attento e che il capitombolo le aveva procurato una macchia grigia sul vestitino bianco, ma la brusca stretta di mano offertale dal ragazzo la fece piombare tra le sua braccia. Anna non si era mai trovata così vicina ad uomo dalla stazza così imponente e ne fu subito intimorita, ma dopo una rapida occhiata al suo abbigliamento, concluse che doveva trattarsi di un ufficiale, quindi tutta la situazione si ribaltò.

“Ehm... No! No, non devi scusarti... cioè, è stata colpa mia eh eh, sono molto distratta! Come ti chiami?”

“Kristoff Bjorgman” rispose il giovane.

“E che ruolo ricopri? Sei un ammiraglio? Un tenente? Un capitano? Un incontro tra noi due non può che essere voluto dal destino, voglio dire, un ragazza si scontra per caso con un uomo attraente che le porge la mano in questa giornata di sole... ah, già mi immagino la storia tra la signorina Frozen e l’ufficiale Bjorgman...”

“Un momento, sono un commerciante di renne, non un ufficiale!”  la interruppe Kristoff, infrangendo tutte le sue fantasie.

“Aspetta che?” domandò incredula Anna “oh no, no... questa non me la bevo... come può un commerciante di renne - con tutto rispetto, eh?- andarsene in giro così ben conciato?”

Kristoff la fissò alzando un sopracciglio. “ Pensi forse che un commerciante di renne non debba fare incontri importanti in città?”

“Certo che no, è possibilissimo, ma con quei calzoni chiari... insomma, pensavo fossi un ufficiale! Mmh... beh comunque sappi che sarà difficile togliere questa macchia...”

“Come mai tanto interesse per gli ufficiali?”

Chiamata a rispondere ad una simile domanda. Anna riacquistò l’aria sognante: “Gli ufficiali sono tutto ciò che una ragazza può desiderare... sono eleganti, spiritosi e hanno girato il mondo...”

“E si dice che abbiano una donna in ogni porto!” ancora una volta Kristoff la riportò alla realtà, ma stavolta con un sorriso malizioso.

“Ma come ti permetti! quelle sono solo malelingue... beh a pensarci bene tu non sei proprio adatto per essere un ufficiali, sei troppo muscoloso...”

“Fino a poco fa avevi detto che ero attraente” constatò scambiando un’occhiata con la sua renna “non importa, potresti ripetermi il tuo nome”

“Sono Anna Frozen”.

Kristoff si fece serio e si fece ripetere il cognome di Anna. “Frozen...sei la figlia del signor Agdar Frozen?”

“Sì” rispose Anna.

“E sei la sorella di Elsa?”

“S-Sì”affermò di nuovo Anna, molto stupita dal fatto che qualcuno mai visto prima conoscesse la sua famiglia e in particolar modo la sorella Elsa.

“Quindi tu sei l’altra Frozen...” concluse Kristoff, lasciando Anna un po’ stizzita per il tono con cui si era espresso.

“Sono venuto in città per dare una comunicazione importante alla famiglia Frozen” disse Kristoff con aria grave “ti sarei infinitamente grato se tu potessi indicarmi dove si trova la loro villa” il giovane aveva pronunciato queste ultime parole con una espressione talmente mesta che Anna si offrì di accompagnarlo senza chiedergli ulteriori spiegazioni.

Poi però, improvvisamente protestò con voce squillante: “Prima di tornare a casa, signor Bjorgman, devi accompagnarmi dalla sarta e in merceria: dato che dopodomani sarà il mio compleanno, non posso arrivare alla festa senza il mio abito e i miei nastrini. Consideralo il minimo per sdebitarti di avermi macchiato il vestito.” 

Kristoff rispose all’autorità di Anna con un fischio, poi, molto diplomaticamente, rispose che  era un compromesso accettabile e, con più grazia rispetto a prima, l’aiutò a salire in groppa alla sua renna.

“Ti presento Sven” disse Kristoff indicando il suo amico a quattro zampe.

“Piacere Sven, io sono Anna!” rispose la ragazza, accomodandosi con disinvoltura sulla renna.

“A proposito, Kristoff” chiese Anna  “qual è secondo te il colore che si abbina meglio al verde basilico?”

Kristoff assunse una espressione molto meditativa e infine rispose: “ il rosso pomodoro!”

Anna gli mollò una pacca in pieno petto, ma ebbe solo l’effetto di far ridere ancor di più il giovane.

Nel frattempo, una elegante imbarcazione straniera, battente bandiera dallo scudo giallo con i leoni azzurri delle Isole del Sud, attraccò finalmente al molo. A dispetto delle dimensioni, sembrava essere occupata da un solo individuo, che coincideva con il timoniere e di cui, in quell’istante, la fresca brezza marina scompigliava la capigliatura rosso vino. 

“Arendelle” pronunciò l’uomo.”Sono arrivato”. 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Note introduttive: il bunad è l'abito tradizionale norvegese

Anna e Kristoff arrivarono a villa Frozen all’incirca verso mezzogiorno, dopo aver trascorso quelle che Kristoff descrisse come le ore più drammatiche della sua esistenza. Sotto il suo naso era passata tutta la gamma cromatica di tutti i nastrini, di tutti gli spessori e di tutti i materiali possibili di Arendelle e, malgrado avesse cercato di dimostrare che il “verde basilico” sostanzialmente assomigliava al “verde menta”, non convinse affatto Anna, la quale impiegò una buona mezzora per confutare la sua tesi. L’esperienza dalla sarta poi, rappresentò l’apice della sua scarsa voce in capitolo e, dopo una rovente ora e mezza in cui aveva tentato di formulare un’opinione molto personale, uscì dall’atelier coperto dagli insulti di due donne inferocite, Anna e la sua sarta, le quali lo avevano liquidato come un rozzo sempliciotto che non capiva che per esaltare un vitino da vespa una gonna a campana era più adatta che una mise stile impero.

Esausto, frastornato, umiliato e assetato almeno quanto Sven, finalmente Kristoff arrivò alla sua destinazione.

“Mamma! Papà! Elsa!” chiamò a gran voce Anna “Sono tornata! ho portato anche un ospite”.

In poco tempo tutte le persone chiamate da Anna si presentarono nel cortile della villa. Il signor Frozen era un uomo dal corpo slanciato, vestito con una elegante giacca nera e calzoni grigi stirati impeccabilmente. La signora Frozen era una donna minuta, dai capelli scuri raccolti in uno chignon e indossava un austero bunad color prugna. Per ultima apparve Elsa, la sorella maggiore di Anna. Il primo aggettivo con cui si poteva descrivere Elsa era niveo. Il biondo dei suoi capelli tendeva al bianco, la carnagione del suo viso sembrava alabastro e il bianco che caratterizzava il sua aspetto era ancora di più messo in risalto dal blu cobalto del suo raffinato bunad. Quando vide Anna le rivolse un sorriso che le illuminò tutto il volto. Le due sorelle si salutarono, poi Anna introdusse Kristoff. Non appena Elsa lo vide chiamò il suo nome con grande calore e corse ad abbracciarlo.

“Kristoff! Ma sei proprio tu? Quanto tempo!” esclamò Elsa con inusuale entusiasmo.

“Elsa! Sono passati tanti anni... Sei diventata davvero una donna bellissima!”

Anna aveva assistito alla scena con la bocca spalancata, in primo luogo perché la sorella era una ragazza molto composta che raramente si lasciava andare alle effusioni, in secondo luogo perché in due ore che lei e Kristoff avevano speso a cercare una soluzione per enfatizzare la sua bellezza, lui non era stato in grado di farle uno straccio di complimento.

Anche i genitori di Elsa ed Anna si erano uniti alla gioia dell’incontro e salutarono Kristoff con altrettanto affetto. Prima che Anna potesse chiedere finalmente spiegazioni su una vicenda in cui si sentiva l’unica estranea, Kristoff prese la parola e spiegò il motivo della sua visita. “In verità sono venuto a trovarvi per comunicarvi una cosa molto triste” sussurrò con aria addolorata “la signora Bjorgman... mia madre... ieri notte è stata richiamata alla Casa del Signore”. La notizia procurò molto sgomento e dolore nei presenti e tutti pretesero la descrizione degli ultimi giorni della defunta. 

“come sapete mia madre è sempre stata la più cagionevole della famiglia, e dopo la scomparsa di mio padre la sua salute è peggiorata. Una infezione polmonare ha contribuito ad aggravare irreversibilmente la sua salute. Perdonatemi se sono stato messaggero di tristezza, ma, come ultimo superstite dei Bjorgman, ho ritenuto opportuno avvisarvi dell’accaduto, in nome della immensa gratitudine che provo nei vostri confronti, in particolar modo verso Elsa”. Quest’ultima e Kristoff si scambiarono uno sguardo triste, ma colmo di buoni sentimenti.

L’atmosfera compassionevole venne involontariamente e bruscamente interrotta da Gerda, la cuoca della famiglia, che annunciava il pranzo pronto in tavola. date le circostanze, tutta la famiglia Frozen convenne che Kristoff dovesse unirsi a loro per il pranzo e Anna sperò di sapere finalmente tutta la verità.

Prima di spiegare per intero la vicenda che univa le famiglie Frozen e Bjorgman, diverse portate passarono sul tavolo, dalle fettine di salmone affumicato alla torta di marzapane tuffata nella panna montata.

A tavola Elsa aveva recuperato il suo tipico atteggiamento distaccato ma irrequieto. Continuava a fissare i suoi guanti neri  di seta con inserti di brillanti, belli tanto quanto inutili per il mese di giugno, ma che lei non sembrava intenzionata a sfilarsi.

Kristoff ed Elsa si erano conosciuti una decina di anni prima, in una notte in cui la famiglia Bjorgman era impegnata a traslare alcune renne che sarebbero state vendute al mercato il giorno seguente. Il padre di Kristoff aveva perso accidentalmente l’equilibrio, quando qualcosa di scivoloso aveva permesso che la sua caduta si trasformasse in una discesa dolce e tutt’altro che pericolosa. Come ringraziamento i genitori di Kristoff avevano ospitato l’intera famiglia Frozen presso la loro baita e i due bambini avevano giocato insieme.

“La vecchiaia molti anni dopo si è portata via il mio povero babbo, ma se quella volta si è salvato, è stato merito di Elsa e del suo dono”  disse Kristoff appoggiando una mano su quella guantata di Elsa. Anna aveva ascoltato l’intero racconto con il batticuore e aveva capito perfettamente a cosa alludeva Kristoff. Le rimanevano ancora molti dubbi, i quali trovarono spiegazioni più complete quella stessa sera.

“Elsa? Posso entrare?”

“Entra pure, Anna!” rispose Elsa, che aveva udito la sorella minore bussare alla sua porta.

Elsa indossava la camicia da notte ed era intenta a pettinarsi davanti allo specchio della sua toeletta. Anna si sedette sul suo letto e chiese: “Ehm... ti dispiace se ti chiedo qualcosa  in più riguardo alla storia di Kristoff? Come mai non mi hai mai raccontato niente e soprattutto... io dov’ero?”.

Elsa la guardò e poi rispose alla sue curiosità. “Come hai scoperto oggi io e Kristoff ci siamo conosciuti da bambini, è successo molto tempo fa e non abbiamo avuto altre occasioni per incontrarci da quel giorno. A poco a poco ci siamo persi di vista, forse è per questo che mamma e papà non ti hanno mai raccontato nulla e io... mi sono dimenticata. Eri ancora piccolina ed eri in viaggio con i nonni verso la città di Corona per cercare un rimedio per... quell’incidente... che ti ha procurato la ciocca bianca tra i tuoi capelli.” Elsa era diventata improvvisamente più triste, sembrava disperata. Anna le si avvicinò e la abbracciò da dietro.

“Quindi Kristoff sa del tuo dono...”

“Sì, ammesso che di dono si tratti...” sospirò Elsa guardandosi di nuovo le mani.

“Elsa... te la senti di partecipare al ballo per i miei diciotto anni?” chiese Anna con apprensione.

“Ma certo Anna! Basterà che indossi i guanti e non ci sarà pericolo...” la rassicurò la sorella maggiore.

“Sai Elsa, con i capelli sciolti sei davvero bellissima” disse Anna con un sorriso.

“Anche tu sei bellissima, Anna... e se ti fa piacere porterò i capelli sciolti per la tua festa” le fece l’occhiolino Elsa.

Anna cinguettò con gioia e abbracciò forte forte Elsa. Poi le due sorelle si augurarono la buonanotte e andarono a coricarsi.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


La mattina dopo Kristoff e la famiglia Frozen parteciparono al funerale della signora Bjorgman. Fu una cerimonia molto intima e toccante. Kristoff si commosse e pronunciò parole devote e affettuose per la defunta madre; per tutta la funzione Elsa lo aveva tenuto a braccetto mentre Anna lo aveva tenuto per l’altra mano, bagnandogli le maniche della giacca con le sue lacrime.

Anche per quella giornata Kristoff fu invitato a intrattenersi per il pranzo su insistenza di tutti. Nonostante villa Frozen fosse un’abitazione molto ampia, notò che ad eccezione di Gerda e Kai, i domestici della famiglia, non vi era altro personale ad occuparsi dei locali. Il giovane ipotizzò che gli uomini di servizio fossero ridotti al minimo per evitare che il segreto di Elsa trapelasse all’esterno. Notò che nel cortile era annessa una piccola scuderia, dove immaginò che un tempo vivesse un cavallo e dove temporaneamente aveva trovato alloggio Sven. Kristoff dedicò le ore del tardo pomeriggio alla cura della sua renna, ma tutto il processo di strigliatura e controllo degli zoccoli gli misero addosso una tale calura che decise di togliersi la casacca, rimanendo a torso nudo. 

Finito il lavoro Kristoff si stiracchiò, pronto per farsi un bagno rinfrescante prima di lasciare  villa Frozen e ritornare alla sua baita in alta montagna. Quando fece per rientrare in casa si imbattè in Anna, la quale lo fissò con gli occhi spalancati e il viso in fiamme.

“Ho p-pensato...di portare...le carote a S-Sven” disse la ragazza tutto d’un fiato e con voce stridula senza staccare i suoi occhi da quelli di Kristoff per evitare che il suo sguardo scivolasse più in basso.

“Ah... va bene...cioè, grazie mille” rispose Kristoff, sperando di aver compreso tutte le parole che Anna aveva pronunciato così velocemente. Poi decise di punzecchiarla un po’.

“Scusa, furia scatenata, mi rivesto subito, dimenticavo che a te non piacciono gli uomini con i muscoli ma solo gli ufficiali magri come acciughe...”

“Furia che? C-Come mi hai chiamata?!” strillò Anna, ancora più rossa perchè Kristoff aveva capito il motivo del suo imbarazzo.

“E comunque non è solo questione di muscoli, gli ufficiali sono dei gentiluomini, che sanno fare i complimenti alle belle ragazze” precisò mettendo il broncio.

“Anch’io, so fare i complimenti alle belle ragazze come a tua sorella, ad esempio” constatò Kristoff.

In realtà Anna con la sua precisazione alludeva proprio a quell’episodio, e le riuscì male il tentativo di nascondere la gelosia per il fatto che lui avesse notato prima Elsa che lei. Kristoff però colse il malumore di Anna e, sogghignando, disse:

“Se qualcuna, invece di darmi dello zoticone perchè non riuscivo a vedere le sfumature del verde zucchino mi avesse lasciato parlare, forse avrei detto che non c’era colore che non la facesse apparire splendida...”

Basilico!” Esclamò Anna, ancora più paonazza con il cuore che le batteva all’impazzata nel petto per l’inaspettato complimento che le aveva rivolto Kristoff.

“Beh comunque” cercò di sviare impedendo che lui si accorgesse quanto era compiaciuta “sono qui per farti una proposta... Mamma e papà sono già d’accordo e penso che anche Elsa ne sarebbe contenta.”

Kristoff  la esortò a proseguire.

“Non so quanto sia redditizio il commercio di renne, ma...insomma ti andrebbe di lavorare qui da noi? Anche solo temporaneamente! Sei l’unico amico che Elsa abbia mai avuto, conosci, beh... conosci il suo segreto e come puoi vedere siamo a corto di personale... ti andrebbe? Per Sven posso darti una mano io!”

Kristoff fu molto sorpreso, in realtà non sapeva quanto un lavoro da domestico potesse compensare gli introiti della sua precedente attività, ma le sorelle Frozen gli erano simpatiche e pensò che avrebbe avuto diritto a vitto e alloggio in una villa bellissima adatta anche alla sua renna, quindi accettò.

A proposito di Sven (il quale senza farsi pregare aveva cominciato a sgranocchiare le carote che gli aveva portato Anna) Kristoff chiese se poteva continuare ad utilizzare la stalla e chiese informazioni anche sul precedente occupante.

“Una volta avevo un cavallino, ma poi è morto... è scivolato involontariamente su una lastra di ghiaccio...”

Kristoff capì e cercò prontamente di cambiare discorso in modo che Anna non fosse troppo dispiaciuta, ma fu lei stessa a parlare d’altro.

“Che cosa rappresenta il ciondolo che porti al collo?” gli chiese indicando un gioiello che indossava il giovane. Aveva una forma molto particolare, assomigliava ad un quarzo.

“Questo è un ciondolo che ho ereditato dai miei genitori... è chiamato il Talismano della Memoria, perchè secondo una antica leggenda troll ha il potere di controllare i ricordi della gente.”

“I troll?” chiese Anna “quelle creaturine ricoperte di muschio che si trasformano in pietra alle prime luci dell’alba?”

“Esatto, furia scatenata, non hanno ancora inventato gli ufficiali troll” scherzò Kristoff mandandola in bestia.

 

Quella stessa mattina l’ammiraglio Hans Westergaard se ne stava placidamente a fumare un sigaro sul balcone della pensione più centrale di Arendelle, coperto soltanto da un asciugamano annodato debolmente sui suoi fianchi.

Quando ebbe finito, spense il mozzicone ed entrò nella sua camera, lasciando cadere l’asciugamano. Sfiorò l’elegante frac nero appoggiato sul letto, passò tra l’indice e il pollice la cravatta color Borgogna e accarezzò gli stivali perfettamente lucidati. Quindi, completamente nudo, si posizionò davanti al suo specchio e bevve un sorso di acquavite. A distanza ormai di molte ore dalla colazione, Il liquore gli provocò un immediato senso di ebbrezza e avvertì un lieve bruciore diffondersi nel corpo.

“Si dice che tu faccia l’effetto di un distillato da una percentuale di quaranta volumi in uno stomaco a digiuno” disse fissando la sua immagine allo specchio “Staremo a vedere se sei davvero ghiaccio bollente, Elsa Frozen.”

Cercò i due oggetti che aveva portato con sé dalla sua traversata solitaria: una scatola rettangolare di velluto rosso scuro rifinita in oro e un barattolo di biscotti delle Isole del Sud. Quindi decise di prepararsi per raggiungere villa Frozen, ma essendo ancora tremendamente  in anticipo, con molto alcool in circolo e con il pensiero fisso di una bella donna in testa, decise di vestirsi con estrema lentezza.

 

 

Note dell’Autrice: Carissimi lettori de L’amore e la paura, arrivata al terzo capitolo della mia storia desidero ringraziarvi per le vostre recensioni e per aver inserito la mia storia tra quelle seguite: sappiate che i vostri commenti sono stati per me di grande incoraggiamento e, considerato che questa è la primissima fanfiction che scrivo, mi hanno motivato a proseguirla. Come ha giustamente notato Star Fighter per questa storia mi sono ispirata allo stile e alle ambientazioni dei romanzi di Jane Austen. Ho pensato come sarebbe stata la vicenda di Frozen raccontata dalla scrittrice britannica e ho provato a far incontrare la magia del ghiaccio con la mondanità dell’epoca sperando di fare un “matrimonio felice”.

Ho immaginato che Elsa e Anna fossero cresciute insieme, come una famiglia normale ma con un potere insolito da celare e gestire.

Per la gioia delle loro fan, ho deciso di mostrare Kristoff e di Hans in tutto il loro splendore, ma ora che l’ammiraglio è in città provocherà senz’altro scompiglio ;-)

Spero che continuerete a leggere e a lasciarmi le vostre impressioni: ho in mente molte sorprese per voi ;-)

A presto!

Sangallo

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Elsa contava le ore chiusa nella sua stanza, aveva già deciso quale abito indossare, quale acconciatura sfoggiare e quali guanti infilarsi. Ormai quello era un rituale che eseguiva da ventun anni: i guanti erano cresciuti con lei e sapeva che erano un accessorio irrinunciabile. A differenza di Anna, Elsa non aveva mai celebrato un compleanno in grande stile, soltanto festicciole modeste con la sua famiglia, come un giorno qualunque. Tuttavia, per la sua adorata sorella, aveva deciso di fare uno strappo alla regola, di partecipare ad un evento mondano come se niente fosse; ma la questione del suo problema rimaneva eccome ed Elsa era comunque terrorizzata all’idea che celarlo dietro a una barriera di stoffa poteva non bastare a trattenerlo.

Anna irruppe nella stanza di Elsa in biancheria, con tutti i capelli arruffati: “Elsa! Elsa ci sei? Oddio, sono in ritardo! Devo ancora pettinarmi... mi daresti una mano?” chiese Anna passando dall’agitazione alla supplica.

“Quest’anno cosa vuoi, una treccia alla francese o una alla olandese?” si informò Elsa.

“Alla olandese! quella alla francese l’abbiamo fatta l’anno scorso, ricordi? Poi mi piacerebbe che me la arrotolassi in uno chignon sulla nuca. Questi sono i nastrini... Alla fine anche Kristoff ha dovuto ammettere che sono belli” sentenziò Anna con molto orgoglio.

“Kristoff ha accettato di lavorare per noi?”

“Sì, certo! Gli ho già chiesto di portarmi a fare un giro sulla slitta con Sven quest’inverno!”

“Sono certa che Kristoff avrà molto da fare con te” rise Elsa.

“Secondo me faticherò molto di più io per farlo diventare un gentiluomo come si deve!” alzò gli occhi al cielo Anna.

Quando Elsa ebbe terminato la sua acconciatura, Anna si ammirò nello specchio con gran soddisfazione. “Ma ci pensi, Elsa? Questa sera un sacco di persone verranno per vedere noi!”

“Credo che questa sera verranno più per vedere te” la corresse Elsa.

“Ma li puoi sbirciare anche tu, no?” aggiunse maliziosa Anna.

La maggiore delle sorelle Frozen non era abituata ad essere al centro dell’attenzione. Non che non attirasse gli sguardi, ma preferiva rimanere defilata per evitare spiacevoli inconvenienti. Non ricordava di avere mai avuto uno spasimante, perché i giovanotti che avevano provato a farle la corte erano stati sportellati il giorno stesso del loro tentativo.

“Pensa se stasera io ti presentassi l’uomo della tua vita.” ipotizzò Anna.

Elsa la guardò con tanto di occhi e con un’espressione inorridita. “Quando avevi quattro anni volevi farmi conoscere Babbo Natale e a dodici volevi appiopparmi l’Abominevole Uomo delle Nevi, scusa, sorellina, ma non mi fido del tuo giudizio.”

“Ma ormai hai un’età in cui potresti dirmi da sola qual è il tuo tipo ideale! Anche perché io e te ci sposeremo lo stesso giorno, su questo non ci piove. Sono ancora indecisa se per quella data mi metterò dei fiori tra i capelli oppure una tiara, però tu avrai un abito di seta bianca che impreziosirai con dei cristalli di neve creati con la tua magia che assomiglieranno a tanti piccoli diamanti...”

“Anna, per favore, non cominciare. Lascia perdere questi discorsi: non mi interessa avere un uomo e in ogni caso non ne esiste uno che possa stare con me. Goditi il tuo compleanno. Balla, canta, divertiti e se proprio incontri un tipo affascinante tienilo per te.”

Elsa rispose in maniera un po’ seccata: sua sorella sperava di contagiarla invano con le sue fantasie senza immaginare di ferirla. Già era difficile trovare un posto nel mondo con il potere che si ritrovava, non era il caso di rincarare la dose propinandole un fidanzato che se la sarebbe data a gambe non appena lei avesse prodotto un fiocco di neve.  

“Suvvia Elsa, che male fa un po’ di romanticismo?”

“Tu sei un po’ troppo sentimentale, sorellina mia. Io invece sono più ragionevole.” puntualizzò Elsa.

“Speriamo solo che il mio sia un ufficiale”. sospirò infine Anna. 

“Oh...Ma Elsa! Sono troppo agitata, non riesco a calmarmi! ti andrebbe... di fare un pupazzo di neve?” chiese con un sorrisetto ed estrasse una carota dalla tasca della sua camicia.

Elsa guardò Anna con aria esasperata e sulle prime si rifiutò, ma vedendo che la sorella non si tranquillizzava, decise di accontentarla.

“Soltanto per cinque minuti” precisò la sorella maggiore, poi si sfilò un guanto con circospezione e cominciò a ruotare le mani finché sui suoi palmi si formò della brina, che poco a poco si trasformò in neve e che finì per assumere le sembianze di un pupazzo simile a quello che fanno i bambini in inverno, con dei bastoncini come braccia e con un solo dente sporgente come quello dei conigli. Anna infilò la carota che aveva portato con sé all’altezza di un eventuale naso del pupazzo di neve e quest’ultimo aprì gli occhi come per magia, ed iniziò a parlare.

“Ciao a tutti, mi chiamo Olaf e amo i caldi abbracci

Le due sorelle ridacchiarono e Anna parlò alla creazione di Elsa: “Ciao Olaf, sai che oggi è il mio compleanno?”

“Ah! Ma allora è appena cominciata l’estate! Ooh... io adoro l’estate!” disse il pupazzo con aria trasognata.

“E dimmi, Olaf” proseguì Anna “come faccio a sciogliere la tensione per il ballo di stasera?”

“Devi concentrarti e pensare a ciò che ami di più. Il ricordo dell’amore più caro scioglie anche il ghiaccio più freddo” commentò saggiamente Olaf.

Elsa sorrise pensando che il consiglio era valido anche per il suo tormento. Perché temere il peggio quando aveva al suo fianco la sua sorellina, la persona che amava di più al mondo?

Le due ragazze continuarono a conversare con il pupazzo di neve fino a quando Elsa udì i passi della madre che si avvicinava alla sua stanza; a quel punto riavvolse le mani come quando aveva evocato Olaf facendolo sparire, poi si rinfilò i guanti.

La signora Frozen entrò nella stanza della figlia e si accorse che aveva utilizzato la sua magia dalla temperatura dell’ambiente, sensibilmente più bassa rispetto all’esterno.

“Elsa, mi aspetto che tu non faccia ricorso al tuo potere in questi giorni” si raccomandò la madre “ti ricordo che domani a cena ospiteremo il signor Weselton e suo figlio, i quali si intratterranno ad Arendelle qualche giorno. Mi aspetto che non si accorgano di nulla.”

Elsa promise alla madre che avrebbe fatto come le era stato richiesto.

Note dell’autrice: buongiorno a tutti cari lettori e lettrici! Grazie, ancora grazie per aver recensito il capitolo precedente e per avere inserito la mia storia tra le vostre preferite.

In questa parte ho voluto cogliere un momento di intimità tra sorelle e per descrivere la loro relazione mi sono ispirata alle protagoniste di Ragione e Sentimento. Elsa è la composta e razionale Elinor, mentre Anna è l’impetuosa e sentimentale Marianne. Confesso di aver fatto questo paragone dalla prima volta che ho visto Frozen: due sorelle che non potrebbero essere più diverse ma che condividono un grande amore reciproco.

Come potete vedere il nostro cast dei personaggi si sta espandendo, ma ormai il ballo è imminente, l’atmosfera è elettrizzante! Nel prossimo capitolo arriverà Hans (promesso) e ha tutte le intenzioni di rimanere a lungo ;-)

Non vi anticipo altro!

Alla prossima,

Sangallo

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


L’ammiraglio Westergaard arrivò a villa Frozen con un’ora di anticipo rispetto a quanto era stato scritto sul biglietto e ne approfittò per guardarsi intorno. La crème de la crème della Norvegia meridionale, ma anche gran parte del resto del paese, era concentrata in un solo edificio: banchieri, architetti, politici... tutti sembravano essere in ottimi rapporti con il signor Agdar e la sua famiglia, ma molti giovanotti erano lì per conoscere personalmente Anna Frozen nel giorno del suo debutto in società.

In realtà l’invito alla festa non era stato inizialmente indirizzato ad Hans, ma a suo fratello maggiore,  il quale aveva chiesto al padre di essere sostituito a causa di un inconveniente dell’ultimo minuto. Il vecchio Westergaard e il signor Frozen gestivano entrambi la costruzione nei cantieri navali, e proprio il più giovane della famiglia era stato delegato dal padre per approfondire il nuovo codice Morse, un sistema di comunicazione da poco brevettato in Italia e che poteva essere installato con successo a bordo delle imbarcazioni. 

Hans aveva all’epoca ventitré anni, era scapolo, era un ufficiale e non aveva nessuna intenzione di intraprendere un viaggio in mare di più giorni per parlare solo di affari. Amante del bel vivere, si era subito informato sulle donne più avvenenti di Arendelle e in molti avevano indicato in Elsa Frozen un tipo di donna affascinante, ma terribilmente sfuggente e misteriosa. Una simile descrizione aveva infiammato il suo spirito avventuriero, e, considerato che la visita villa Frozen faceva parte dei suoi programmi diplomatici, la conoscenza di Elsa univa l’utile al dilettevole. Da gentiluomo quale si riteneva, non aveva trascurato la festeggiata, alla quale avrebbe consegnato un souvenir dalle Isole del Sud.

I membri della famiglia Frozen erano intenti ad intrattenersi con tutti i presenti, mentre Kai, Gerda e il novello maggiordomo Kristoff, erano impegnati a rimpinzare il buffet e servire calici di Champagne francese.

Ad un tratto il signor Frozen fece tintinnare un cucchiaino su un bicchiere di cristallo attirando l’attenzione di tutti ed annunciò la figlia minore. Anna scese le scale che portavano alla sala da ballo prestando attenzione a non inciampare e, quando arrivò all’ultimo gradino, rivolse un timido sorriso alla folla, che invece la ricambiò con un fragoroso applauso. Aveva raccolto i capelli ramati in uno chignon e i nastrini “verde basilico” le ricadevano lungo le spalle; anche il resto del vestito, un’ampia gonna a campana con un corsetto dalla scollatura a cuore, era della stessa tonalità.  Kristoff, con un vassoio in equilibrio su una mano, le lanciò un’occhiata e si profuse in un maestoso inchino. Anna lo intercettò, fece finta di guardare altrove e gli offrì un sorrisetto civettuolo.

Anna ringraziò per l’accoglienza e inaugurò le danze: i suoi cavalieri furono più numerosi del solito, perché ogni volta che pestava i piedi a uno di loro, questi non osava ripetere l’esperienza, così che la giovane doveva ogni volta scegliersi un nuovo partner non infortunato. Nel momento in cui si sedette sul divano per riposarsi, Hans le si avvicinò.

“Signorina Anna, permettetemi di ringraziarvi per il vostro invito e di presentarmi ufficialmente. Sono l’ammiraglio Hans Westergaard delle Isole del Sud”.

Anna fissò il suo interlocutore con ammutolito stupore, non aveva mai visto un uomo tanto affascinate: aveva occhi verde giada e un paio di basette rasate ad arte; inoltre, poiché entrambi avevano i capelli rossi, i loro volti erano punteggiati di lentiggini.

“Lietissima, ammiraglio Westergaard! chiamatemi pure soltanto Anna... siete un ufficiale navale? Sapete io adoro gli esploratori come voi... avete mai visto le sirene? oh ma che sciocca! so che esistono solo nelle fiabe...”

Hans interruppe Anna sull’argomento ed estrasse la scatola rettangolare di velluto che nascondeva nella giacca.

“Vi sbagliate, Anna, si dice che nelle Isole del Sud esista uno scoglio dove le sirene si siedono a contemplare  i velieri... e se tanto vi attirano simili creature, ho fatto bene a portarvele in dono.” Hans mostrò il contenuto della scatola: un bracciale in argento formato  da tante sirene stilizzate, dagli occhi in diamante.

Anna rimase del tutto sconcertata di fronte ad un regalo così splendente e prezioso, e cercò di agganciarselo per poterlo indossare subito, ma poiché il bracciale sembrava costruito sul suo polso, l’operazione era molto complicata.

“Credo proprio di non riuscire a infilarmi il vostro dono... aspettate, chiamo mia sorella! Permettete che vi presenti Elsa, ammiraglio?” Anna intravide la sorella tra la folla e le fece cenno di avvicinarsi.

Elsa aveva scelto un vestito di varie tonalità di azzurro che combinava le geometrie dei decori norvegesi con lo stile napoleonico, e indossava dei guanti morbidissimi che le arrivavano a metà braccio dello stesso colore del suo abito. Come aveva promesso alla sorella aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle, con l’eccezione di due trecce laterali che le incorniciavano il volto.

Anna presentò rapidamente Elsa ad Hans e, quando quest’ultimo la vide di persona per la prima volta, pensò che il brindisi solitario della mattina le aveva reso pienamente giustizia.

“Sono onorato di fare la vostra conoscenza, signorina Elsa Frozen” si inchinò Hans.

“Il piacere è mio, ammiraglio Westergaard” ricambiò educatamente Elsa.

Anna mostrò alla sorella il dono portatele da Hans, e anche Elsa non poté fare a meno di lodarne la fattura. Poi in sala risuonò una melodia vivace associata ad un ballo di gruppo, ma Anna era davvero esausta per riprendere le danze, così decise di andare a cercare la madre per mostrarle il bracciale.

Rimasto solo con Elsa, Hans le chiese di ballare con lui. la ragazza era riluttante, ma, per amore della sorella e se non altro per dare l’impressione di far parte del contesto come tutti, decise di accettare l’invito.

“é la prima volta che venite ad Arendelle, ammiraglio?” chiese Elsa.

“Proprio così, signorina Frozen, in realtà l’invito era destinato ad un mio fratello, che ha già soggiornato nella vostra città in passato, ma un contrattempo improvviso lo ha costretto ad uno scambio.” rispose Hans. “normalmente non mi piace prendere il posto dei miei numerosi fratelli, ma posso ritenere che in questo caso la sostituzione è stata più che gradita.”

“Di cosa si occupano i vostri fratelli?”

“Oh sono davvero troppi  e sarebbe un discorso troppo lungo e noioso elencare tutte le loro professioni.” tergiversò l’uomo.

Tra una giravolta e l’altra Hans ed Elsa parlarono di argomenti molto formali, tra cui il motivo per cui l’ammiraglio era stato invitato al compleanno di Anna. Poi, la musica divenne più lenta, indicando che la serata stava per volgere al termine e che vi era spazio per gli ultimi balli di coppia. Prima che Elsa potesse scivolargli dalle dita, Hans cinse la vita  della ragazza con la sua mano, e con quella rimasta libera afferrò quella di Elsa. Lei si irrigidì al contatto ravvicinato e Hans percepì il gelo sotto al guanto della compagna.

“Il vostro profumo mi ricorda la Francia, signorina Frozen” affermò Hans, sperando di entrare un po’ più in intimità con la ragazza.

“Avete indovinato, ammiraglio, la mia fragranza è Huile de Lavande che mio padre mi ordina direttamente dalla Provenza” confermò Elsa.

“Avete visitato quei luoghi?”

“No, non sono abituata a viaggiare molto spesso. Li conosco solo attraverso il profumo dolce della lavanda.”

“Sapete, signorina Elsa? La lavanda viene utilizzata come medicamento contro il morso dei serpenti, ma in realtà i cespugli stessi fungono da tana per rettili e insetti.”

“Non ne ero a conoscenza, ammiraglio. A dir la verità ora mi sento in colpa ad adorare un profumo così gradevole ma che attira creature così pericolose...”

“A volte le piante nascondono le stesse contraddizioni degli uomini”

Hans sapeva di essere un bravo ballerino e di avere una buona parlantina. Non che Elsa avesse esperienza della danza o dei rapporti interpersonali, ma l’ammiraglio sentiva di avere la situazione sotto controllo: la sua dama non si muoveva con scioltezza, ma non dava nemmeno l’impressione di essere costretta. Un altro cavaliere si sarebbe scoraggiato di fronte a una tale ritrosia, ma Hans sembrava al contrario disposto a tutto pur di non demordere.

Dal canto suo, Elsa non si preoccupò più di tanto di apparire sfuggente, poiché sapeva che lo straniero se ne sarebbe prima o poi tornato alle sue terre e forse non si sarebbero visti mai più.

“Quanto pensate di intrattenervi ad Arendelle, ammiraglio?”

Hans socchiuse gli occhi e fissò un punto indefinito nella stanza “La durata della mia permanenza dipende da due fattori: il primo è in funzione del tempo che impiegherò a convincere vostro padre a sfruttare la nuova tecnologia per le nostre imbarcazioni...”

“Ed il secondo?” si incuriosì Elsa.

“Dipende da quanto tempo mi concederete voi per scoprire se dietro ai vostri begli occhi blu si nasconde un mazzo di lavanda o un covo di serpi”. Le bisbigliò all’orecchio Hans.

Elsa istintivamente si divincolò dalla sua presa. Lui era un estraneo, un uomo che l’aveva incontrata quella sera per la prima volta e che dava segno di voler approfondire la sua conoscenza. Che intenzioni aveva? La sua voce suadente aveva avuto solo l’effetto di innervosirla e, se non fosse stato per Anna che in quel momento la afferrò per mano, probabilmente avrebbe rimproverato l’ammiraglio per la sua sfrontatezza.

“Elsa, è arrivata la torta al cioccolato! Cantiamo insieme buon compleanno! Venite ad ascoltarci Hans? Io e mia sorella siamo più intonate delle sirene...” disse Anna tutta entusiasta.

“Allora parlerò della vostra esibizione in tutte le Isole del Sud” scherzò Hans.

Il grazioso duetto tra Anna ed Elsa, la quale suonò anche il pianoforte, concluse la serata, quindi tutti gli invitati tornarono ai propri alloggi pienamente soddisfatti.

Hans fu l’ultimo ad andarsene e sperò di poter conversare ancora un po’ con Elsa, ma dovette accontentarsi di un freddo: “Buonanotte, ammiraglio Westergaard”.

 

Note dell’autrice: gentili signore, egregi signori, ogni promessa è debito, l’ammiraglio Westergaard è arrivato a villa Frozen (ora la mia testa è al sicuro, Tomoe Mami? ;-)) e pare proprio che sia intenzionato a restare il più a lungo possibile per la gioia delle sue fHans XD. Per descrivere la scena del ballo mi sono vagamente ispirata all’indimenticabile dialogo tra Elizabeth ed il signor Darcy, ma trattandosi del nostro Hans, non è detto che sarà un gentiluomo ortodosso ;-) chissà... staremo a vedere, anzi, a leggere ;-)

Alla prossima e grazie ancora per le vostre recensioni!

Sangallo

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Nonostante le vesciche sotto ai piedi e l’emicrania ereditate dalla sera precedente, Anna si era offerta di accompagnare Kristoff alla sua baita per rifornirsi di abiti e di altri effetti personali. Il giovane era rimasto sorpreso nel constatare che, nonostante la ragazza fosse stata allevata in una famiglia aristocratica, amava trascorrere le giornate all’aria aperta, non temeva situazioni che altre fanciulle avrebbero ritenuto sconvenienti e non aveva paura di sporcarsi le mani. Anna era letteralmente pazza di Sven, spesso gli portava personalmente le carote e aiutava Kristoff a sellarlo o a cambiargli gli zoccoli.

Tuttavia Anna rimaneva pur sempre il tipo a cui bisognava concedere l’ultima parola, perciò, non appena aprì il guardaroba di Kristoff criticò tutti i suoi vestiti, sostenendo che non ce ne era uno il cui colore fosse appropriato, moderno o coordinato. Kristoff tentò di difendersi spiegando che ad un commerciante di renne bastavano quei due o tre colori che non lo confondessero con l’animale stesso, ma Anna sentenziò che da quel momento in poi il suo maggiordomo avrebbe dovuto attenersi ai suoi consigli di stile. Kristoff rabbrividì all’idea di finire conciato con il colore di qualche ortaggio.

“Hai visto che bel regalo ho ricevuto?” canticchiò Anna facendo tintinnare il bracciale con le sirene.

“Ah, è quello che ti ha portato Capitan Basetta?” la canzonò Kristoff.

“Capitan chi?! Vorrai dire l’ammiraglio Hans Westergaard!” precisò Anna, che comunque aveva afferrato benissimo l’allusione.

“Finalmente hai incontrato un ufficiale con i fiocchi...”

“Oh sì! Hans è così affascinate. E galante. E ha charme” sospirò Anna con voce soave.

“Bah, non so cosa tu intenda con sciarm, ma io vedo solo un braccialetto con delle donne nude e non mi sembra un gran tocco di stile” concluse brutalmente Kristoff.

“Certe volte sei più pignolo del signor Weselton!” protestò Anna.

“Sarebbe a dire l’ospite di stasera?” chiese Kristoff?

“Sì purtroppo... Di solito non lo coinvolgiamo mai nei nostri affari, ma questa volta si è praticamente invitato da solo, con un’ urgenza tale che ha finito per incuriosire mamma e papà. Vorrei trovare un modo per svignarmela, ma so già che non mi è permesso perché non sta bene... come posso fare... Ma certo!” borbottò Anna illuminandosi improvvisamente “proporrò ad Hans di unirsi a noi! Oh Kristoff, stasera dovrai aggiungere un posto in più a tavola!” esultò Anna.

“Se insisti, furia scatenata, apparecchierò anche per Capitan Basetta” disse Kristoff.

 

Nel tardo pomeriggio Hans venne ricevuto dal signor Frozen e insieme discussero con successo dell’implementazione del codice Morse a bordo delle navi delle rispettive compagnie. La loro conversazione era deviata anche su argomenti più conviviali e i due uomini scoprirono di avere gli stessi gusti letterali.

“Prendetevi qualche minuto per visitare la nostra biblioteca, ammiraglio” propose il signor Frozen, “A quest’ora le mie figlie stanno prendendo lezioni private dal loro precettore: non appena avranno finito potreste unirvi a loro per il tè.

“Con vero piacere” accettò Hans.

La biblioteca di villa Frozen era simile ad un museo in cui erano custoditi i più importanti testi dell’umanità, senza distinzione tra i più antichi e i più recenti, spesso nelle edizioni più rare ed elegantemente rilegate. Le due sorelle erano intente ad ascoltare una lezione di letteratura inglese, Anna era in piedi e gesticolava con foga, mentre Elsa prendeva appunti in silenzio. “Niente capelli sciolti oggi” pensò Hans con rammarico. Quando la lezione terminò, le ragazze si alzarono e Hans si mise in disparte, fingendo di leggere un atlante di carte nautiche.

“Cercate la destinazione del vostro prossimo viaggio, ammiraglio Westergaard?” chiese qualcuno alle spalle di Hans.

“Davvero queste mappe mi tornerebbero utili per le mie scorribande, signorina Frozen, ma al momento la mia unica destinazione è la vostra ricchissima biblioteca” rispose Hans, riconoscendo la voce della rossa Anna.

Elsa non fu entusiasta di incontrare di nuovo l’ammiraglio. Si ricordava che lui doveva discutere con suo padre, ma si chiese se la sua presenza nella loro biblioteca fosse puramente casuale.

“Sono lieta che tu non debba allontanarti troppo, così posso offrirti una tazza di tè”.

“E io posso offrirti qualcosa con cui puoi accompagnarlo?” Hans porse ad Anna una scatola di biscotti al burro tipici delle Isole del Sud che lui aveva portato appositamente in omaggio alla famiglia Frozen.

L’improvvisa confidenza tra l’ammiraglio e sua sorella preoccupò Elsa: da quando in qua i due erano diventati amici?

“Devono essere buonissimi! Allora vado ad avvertire Gerda di mettere a bollire l’acqua!” Anna uscì saltellando dalla biblioteca e disgraziatamente Elsa e Hans si trovarono nuovamente da soli. La giovane tenne gli occhi bassi, ma l’ammiraglio attaccò subito un discorso: “Naturalmente anche voi potete favorire, signorina Elsa.”

La ragazza pensò che se fosse stata impegnata ad assaggiare i dolcetti non avrebbe potuto parlare con l’uomo e in quel modo avrebbe evitato la sue domande fastidiose: perciò prese un biscotto. “Sono davvero deliziosi...” si limitò ad apprezzare.

“Non vi togliete i guanti per mangiare?” chiese Hans.

Elsa fu colta di sorpresa e tossì. Per lei indossare i guanti in qualunque occasione era diventata un’abitudine a cui non pensava neanche più, ma sarebbe stato difficile motivarla ad Hans. Elsa decise di tentare di cambiare discorso.

“Cosa pensate di mia sorella Anna, ammiraglio?”

“Vostra sorella Anna è terribilmente simpatica! Non ho mai visto una fanciulla più frizzante e spensierata... credo che i suoi corteggiatori dovranno mettersi in fila! Ma ditemi, la ciocca bianca che ha in testa è un vezzo per essere più simile a voi?”

Hans aveva toccato un argomento ancora più spinoso di quello precedente ed Elsa si trovava davvero con le spalle al muro. Come faceva ad avere un simile senso dell’osservazione? Sembrava che avesse un telescopio puntato fisso su di lei. Prima che potesse inventarsi una scusa qualunque,  venne interrotta alle grida gioiose di Anna, che camminava lentissima per tenere in equilibrio il vassoio con la teiera e le tazzine.

“Sai Hans, oggi abbiamo studiato l’Amleto.”

“Davvero? Lui è il mio più illustre conterraneo, anche se, a dire il vero, non ci fa una gran pubblicità...” affermò Hans.

“Ci sono rimasta male... io pensavo che alla fine si mettesse con Orfelia...”protestò Anna.

Ofelia!” la corresse Elsa.

“No, non l’hai mai amata veramente; lei era solo una povera vittima, sedotta e abbandonata ” commentò Hans.  

“Ma Anna, bevi il tè  senza intingerci i biscotti che ti ho portato apposta?” sdrammatizzò improvvisamente l’uomo.

“Facciamo un patto” propose Anna con un finto broncio “io assaggio i tuoi biscotti se tu stasera accetti l’invito a cena da noi.”

“Poiché rischieresti di perderti una vera delizia, accetterò il tuo invito, ammesso che anche la signorina Elsa sia dell’idea” suggerì Hans.

Elsa si sentì come congelata: ancora una serata in balia di quell’uomo così irriverente?

“Per favore Elsa” la prese in disparte la sorella “stasera viene quel tacchino di Weselton, di solito con le persone che non conosce sta un po’ più zitto!”

Quella serata avrebbe messo a dura prova la pazienza e la diplomazia: due ospiti, uno invadente e l’altro insopportabile. Il loro faccia a faccia prometteva scintille. Ma per buona educazione si diventa tutti un po’ ipocriti. Elsa quindi acconsentì e tutti si congedarono per andarsi a preparare.

 

 

Note dell’autrice: carissimi lettori e lettrici: grazie, grazie di cuore per le splendide recensioni che avete postato, sappiate che le vostre parole mi hanno dato davvero tante soddisfazioni e che conoscere la vostra opinione è molto importante. Sono davvero felice di avere nuovi seguaci di aver sentito le voci dei recensori nuovi ed abituali. Grazie mille!!! In questo capitolo notiamo che Hans sta entrando sempre più in confidenza con la famiglia Frozen e che il nostro Kristoff comincia ad ingelosirsi ;-)

Per chi fosse nuovo da queste parti, ribadisco che in questa storia le Isole del Sud coincidono con la Danimarca, e questo spiega perché Hans si riferisce ad Amleto come ad un suo conterraneo. Per quanto riguarda i dolcetti... sì, sono proprio quelli che oggi trovate al supermercato nella scatola di latta! Scommetto che d’ora in poi mangerete biscotti al burro immaginando che ve li abbia portati Hans XD.

Nel prossimo capitolo incontreremo il signor Weselton, ispirato per l’occasione ad un altro indimenticabile personaggio austeniano. Non mi resta che dirvi alla prossima!

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


“Innanzitutto desidero portarvi le scuse di mio figlio, che non ha potuto aggregarsi a me in quanto impegnato con un’importante causa.” Esordì il signor Weselton, il quale entrò a villa Frozen avvolto in una mantella grigio topo che consegnò a Kai con aria di sufficienza, mentre con una mano si sfilava un cappello a cilindro, scompigliandosi i pochi capelli posticci che attecchivano ormai solo sulla nuca. La famiglia Frozen e il personale di servizio rimasero immobili a fissare il nuovo arrivato, senza trapelare alcun sentimento di dispiacere per l’ospite mancante. “A volte desidererei che mio figlio mi accompagnasse a tutti i numerosi ricevimenti a cui la nostra famiglia viene frequentemente invitata, ma, ahimè, il mestiere d’avvocato lo appassiona, ed essendo in lui lo zelo una virtù innata le serate mondane vengono riservate a me medesimo, l’unico, a quanto pare, a trarre beneficio dalla vita sociale.”

Arrivato ai sessant’anni, il signor Weselton avrebbe potuto vivere di rendita, essendo imparentato con la famiglia reale di Arendelle, ma come spesso capita agli aristocratici annoiati e privi di particolari capacità, si era inventato un mestiere, precisamente quello di direttore di un settimanale scandalistico, “Il Ninnolo”, che a detta del suo fondatore descriveva un vivace spaccato della cronaca vera della città, ma che in realtà non era altro che un fascicolo di pettegolezzi e di altre cianfrusaglie su cui la gente di buon senso non sentiva urgente necessità di documentarsi. Eppure, pur essendo la testata più inutile della città, era presente nella maggior parte delle ville della bella società, poiché il signor Weselton si era comprato pian piano l’amicizia di tutti a suon di donazioni cospicue ad enti di beneficenza e doni raffinati alle signorine capricciose, e si era guadagnato la fiducia di molti imprenditori  dei quali pubblicizzava gli appalti dietro compenso. Il matrimonio del signor Weselton era stato uno dei più felici, in quanto in una comare sull’orlo di rimanere zitella aveva trovato sia una moglie, sia la principale corrispondente del Ninnolo; il figlio poi, era degno di casa Weselton , in quanto a trent’anni suonati rischiava di rimanere scapolo per sempre e già dava i segni di calvizie precoce del padre. Il signor Weselton aveva anche una figlia, una ragazza poco più che ventenne di cui nessuno sapeva niente.

La famiglia Frozen non era mai stata al centro dell’attenzione per le storielle piccanti, ma rimaneva pur sempre una famiglia nobile in cui il signor Weselton non aveva ancora ficcato il naso. Quella sera sembrava essere arrivato il loro turno.

Anna ed Elsa si erano sedute vicine, cercando di stare il più lontano possibile dal signor Weselton, il signor Agdar era a capotavola e la signora Idun alla sua destra. Per ultimi entrarono i domestici e Kristoff, i quali finirono per sistemarsi più vicino all’ospite.

“Davvero non ho mai mangiato costine d’agnello più deliziose, signor Frozen” cominciò con le sue adulazioni il signor Weselton, “si gustano bene senza sporcarsi le mani, non come quelle della signora R., unte al punto che lasciano chiazze ovunque, anche sui miei calzoni, che vergogna! Sicuramente è colpa dei loro cuochi incapaci, non come i vostri, intendiamoci, signor Frozen! Essi sono senz’altro degli chef di prima categoria e voi siete molto magnanimo a permetter loro di sedere al vostro tavolo... ah, senz’altro voi avete la vocazione dell’autentico benefattore, non come il signor T. che si limita a infilare qualche centesimo nella cassetta delle offerte in parrocchia... e questo giovanotto biondo di cosa si occupa? Sicuramente troverà gradevole lavorare in presenza di due signorine così belle! Signor Frozen dovrà davvero tenere a bada le sue figlie, un giorno sono bambine e l’altro sono donne formate che lasciano la casa paterna per poi tornare con un pargolo in braccio...”

“Elsa ti prego, congelagli la lingua.” implorò sottovoce Anna alzando gli occhi al cielo. Elsa guardò la sorella con la coda dell’occhio e soffocò una risatina.

“Siamo lieti di sapere che apprezzate la nostra cucina, signor Weselton” tentò di interromperlo il signor Frozen “ma tutti siamo desiderosi di sapere cosa vi ha condotto fino a noi.”

“Certamente io stavo proprio per spiegare il motivo, riallacciandomi a quello che vi ho detto poc’anzi...” ma prima che lo sproloquio potesse rincominciare, il rumore di un battente attirò l’attenzione di tutti. Venne annunciato l’arrivo dell’ammiraglio Westergaard, della cui accoglienza si occupò Kristoff. Hans arrivò in sala da pranzo con un allegro bouquet di gerbere: “un omaggio alla signorina Anna a cui devo questo piacevole invito e che ora spero vorrà concedersi un assaggio dei biscotti delle Isole del Sud”.

“Ma sono i miei fiori preferiti!” cinguettò Anna.

In men che non si dica comparve un nuovo centrotavola a ravvivare la tovaglia.

“Ammiraglio Westergaard, questa sera vi presentiamo un nuovo ospite, il signor Weselton” disse la signora Idun.  

Il logorroico direttore si era zittito dal momento in cui Hans era entrato nella stanza e da allora non aveva fatto altro che squadrarlo dall’alto al basso. Il discorso che aveva iniziato non venne più ripreso nel corso della serata ed il resto della cena venne consumato in relativo silenzio.

Al termine della cena gli uomini decisero di sedersi in poltrona a fumare e a discutere e tutta l’aria venne presto impregnata dall’odore dolciastro dei sigari. Quando gli argomenti iniziarono a farsi troppo seri, Anna decise di cambiare il tono della conversazione.

“Hans, sai che al mio compleanno non mi hai mai chiesto di ballare con te?” protestò fingendosi molto indignata.

“Sul serio sono stato così sgarbato, mia cara Anna? Qui bisogna rimediare al più presto...”

“Che cosa ballate nelle Isole del Sud?”

“Ci sono vari tipi di danza tradizionale, le signorine vivaci come te adorano la Contadinella

“Oh, ti prego, mostrami qualche passo! Kristoff, per favore, suonaci un motivetto con la fisarmonica!”

Kristoff, che osservava Hans da  quando aveva messo piede nella stanza, andò a prendere una fisarmonica. Obbedì non tanto per accondiscendenza, quanto piuttosto per confermare la sua teoria, secondo cui, non appena sarebbe partita la musica, quel volpone di Capitan Basetta avrebbe allungato le mani su Elsa.

“Con grande piacere!” rispose allegramente Hans “Ma poiché si tratta di un ballo a cui partecipano due dame, confido che la signorina Elsa vorrà unirsi a noi, altrimenti non avremo possibilità di dare alcuna dimostrazione di danza.”

Se nelle Isole del Sud c’erano tanti tipi di balli tradizionali, perché sceglierne proprio uno a tre? Si domandò Elsa: quello sembrava un ricatto più che un invito. Avrebbe preferito rifiutare, ma gli occhi imploranti di Anna la costringevano di fatto ad accettare per l’ ennesima volta di avvicinarsi nuovamente all’uomo che più di tutti avrebbe preferito osservare in silenzio e a debita distanza.

Hans prese per mano le due sorelle, poi, formando un ponte con la mano che teneva quella di Elsa, indicò ad Anna che doveva passare sotto all’arco creato dalle loro braccia.

“Siete fidanzato, ammiraglio Westergaard?”  con quella domanda il signor Weselton spezzò il suo silenzio e mise le ragazze sull’attenti.

“No, signore. A dire il vero non sono nemmeno il tipo da matrimonio facile”.

“E che caratteristiche deve avere una ragazza per attirare la vostra attenzione?” incalzò nuovamente il signor Weselton.

“Indubbiamente un bel portamento, una solida istruzione, una grazia innata e la capacità di sopportare un ufficiale così esigente” elencò l’ammiraglio e la sua battuta finale suscitò qualche risata.

“Eppure io credo che l’illustre casata Westergaard spinga affinché il proprio rampollo giramondo trovi al più presto una sistemazione stabile”.

“Fortunatamente non penso di essere io il rampollo dei Westergaard e devo proprio contraddirvi signore, perché baratterei volentieri la stabilità con il mistero.” Hans cercò di interrompere l’interrogatorio, poi, stringendo la mano di Elsa e guardandola intensamente negli occhi disse: “Come afferma il più famoso filosofo delle Isole del Sud, l’amore ama il mistero: un fidanzamento è una rivelazione.*” Elsa ricambiò lo sguardo di Hans sostenendolo fino alla fine: non importavano le mire che lui poteva avere su di lei, non importava che lui si fosse intestardito nel voler cercare a tutti i costi di svelare i suoi segreti... Non appena il minimo cenno di pericolo si fosse rivelato ai suoi occhi, lui avrebbe fatto la fine di tutti gli altri, e sarebbe tornato a casa con la sua passione ridotta in cenere a causa della sua ostinata brama di sapere, senza alcuno sforzo da parte di lei.

La danza finì con Anna così entusiasta che viaggiava col sorriso stampato in faccia, ma così esausta che per poco non si addormentò sul divano. Con le prime ore della notte finì anche l’interrogatorio inquietante del signor Weselton, che per molto tempo se ne stette in silenzio a meditare con buona pace dei timpani di tutti.

 

*Søren Kierkegaard - Diario del seduttore.

 

Note dell’autrice: poteva forse mancare “quell’impasto di orgoglio e di servilismo, di vanagloria e di umiltà” del signor Collins? Ovviamente no, e chi se non il signor Weselton poteva essere il suo alter-ego? XD Non si tratta di un pastore come nella versione originale, ma sicuramente sarà un personaggio ancora più inquietante e pettegolo rispetto a quello che abbiamo conosciuto in Orgoglio e Pregiudizio. ;-)

Se siete interessati alla danza in cui si cimentano Hans, Elsa ed Anna, si tratta della Bondepigen, un ballo tradizionale danese (ma che esiste anche in altre culture) traducibile circa come “Contadinella”. In sé e per sé non è niente di speciale, ma intanto Hans è riuscito a sfruttarla per ballare con Elsa. Davvero un furbacchione il nostro Capitan Basetta XD

Grazie mille per le vostre recensioni e per aver aggiunto la mia storia tra le vostre seguite e preferite. Ci risentiamo presto ;-)

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Se la settimana del compleanno di Anna era stata soleggiata e mite, quella in procinto di iniziare prometteva cattivo tempo e un clima decisamente più freddo, quindi Kristoff pensò  che andare a tagliare qualche ceppo di legna per il camino avrebbe impedito alla famiglia Frozen di essere impreparata se la temperatura in casa fosse stata troppo bassa. Si alzò presto e partì con Sven alla ricerca di un bosco nei paraggi. Quando tornò a villa Frozen vide Anna seduta al tavolo, con un bicchier di latte e la scatola di biscotti delle Isole del Sud.

“Sei già in piedi, furia scatenata?”

“Si dice che la mattina abbia l’oro in bocca quindi mi sono svegliata presto e ho deciso di iniziare la giornata con un buon libro” disse Anna senza distogliere gli occhi dal tomo voluminoso che teneva aperto sul tavolo.

“E che cosa leggi?” volle informarsi Kristoff.

“La Critica della ragion pura di Immanuel Kant” scandì Anna con un’aria di colta superiorità.

“Quindi hai già finito Il gatto con gli stivali?”  

“Ormai ho diciotto anni e devo pensare a costruirmi una solida istruzione” annunciò Anna alzandosi in piedi; poi prese La Critica della ragion pura e se la mise in testa “ad imparare ad avere un bel portamento” disse barcollando per evitare di fare cadere il libro “e una grazia innata!” e in quel momento Anna si sbilanciò, il volume crollò sul tavolo e urtò il bicchiere di latte che si rovesciò sul pavimento.

Anna era davvero mortificata, ma Kristoff cominciò a ridere: “da quando in qua prendiamo le parole di Capitan Basetta come oro colato?”

“Adesso basta con quel nomignolo, Kristoff! Hans è un vero gentiluomo, merita rispetto... non hai visto come è stato galante con me ieri sera?”.

“Oh sì, proprio il ritratto della galanteria: è arrivato a metà cena, ti ha invitato a ballare perché tu gli hai fatto notare che al tuo compleanno si era scordato e ha blaterato qualche frase ad effetto per far tacere quel ficcanaso di Weselton. Un vero signore di altri tempi”.

Anna incrociò le braccia e sbuffò. Possibile che Kristoff fosse così antipatico? Possibile che ogni volta che lei decantava le qualità di Hans lui le demoliva una ad una? Possibile che mentre era intento a suonare la fisarmonica fosse riuscito ad ascoltarla, a guardarla e a non perdersi una parola di Hans?

“Sai, io sono bravo ad osservare le persone” sembrò anticiparla lui “e da come si comporta Capitan Basetta mi sono fatto una teoria molto personale...” l’ammonì lanciandole uno sguardo obliquo.

“Aspetta, che? Secondo te Hans avrebbe un secondo fine? E quale sarebbe?” si allarmò Anna.

“E quale sarà mai...” sogghignò il giovane guardando la ragazza negli occhi come a sperare che capisse da sola.

“N-Non ne ho idea!” balbettò Anna. Kristoff scoppiò a ridere e si sedette a tavola: “facciamo che te lo dico stasera, non sono abituato a fare discorsi impegnati a pancia vuota” disse versandosi un bel bicchiere di latte.

“Come stasera?! Ma se è da poco sorto il sole! Come faccio ad aspettare così tanto! Cosa posso fare nel frattempo?!”

“Potresti portare le carote a Sven” propose Kristoff “ovviamente camminando con la testa dritta e la pancia in dentro, come le vere signorine.” ammiccò.

 

Quando più tardi tutta la famiglia Frozen si riunì in sala da pranzo per la colazione, trovarono il signor Weselton in piedi accanto al tavolo ad aspettarli e, con più probabilità, ad aspettare di essere invitato a mangiare con loro. I signori Frozen si sentivano molto imbarazzati, le due sorelle erano molto contrariate e alla fine tutti dovettero accogliere l’intruso.

“Sapete signor Frozen, la colazione è il momento più bello in cui si può assaporare la gioia dello stare in famiglia. L’aria mattutina è frizzante, si è tutti più riposati e le idee affiorano alle nostre menti con più lucida rapidità. Siete così fortunati ad avere le vostre belle figliole tutti i giorni sotto il vostro stesso tetto. Potessi avere io un figlio più presente! Ma ahimè il suo lavoro me lo tiene così lontano! Per non parlare del mio! Oh certamente la gente ha sete di sapere e il mio giornale è lì per dissetarla. Non avete idea di che viaggi io debba intraprendere per scovare le notizie più fresche.”

Anna si stava attrezzando per il sermone del signor Weselton fabbricando palline di mollica, mentre Elsa cercava di strappare un filo inesistente dal suo bunad.

“Signorina Elsa!” si interruppe con voce squillante l’anziano: “quando avrete finito di rassettarvi il vostro abito, sareste così gentile da concedermi qualche minuto per conferire con me in privato?” La maggiore delle sorelle Frozen si voltò di scatto verso il signor Weselton come se fosse stata svegliata di soprassalto. 

“Desiderate parlare con me?” Elsa cercò nello sguardo dei genitori una spiegazione per quella richiesta così bizzarra, ma loro si limitarono a ricambiarla con la stessa ignoranza, scuotendo la testa. Anna le fece due occhi inorriditi e una smorfia di disgusto.

“Non vi tratterrò a lungo, signorina. Al termine del nostro colloquio avrete l’opportunità di comunicare una lieta notizia ai vostri cari che senz’altro ci perdoneranno la nostra riservatezza.” A quel punto ai signori Frozen non rimase altro che lasciare la stanza insieme ad Anna, che mimò il gesto di un pugno dietro la testa del signor Weselton.

Elsa rimase immobile al suo posto con il doppio del disagio di pochi istanti prima; il signor Weselton le si avvicinò.

“Ehm, signorina Elsa... prima di cominciare... desideravo chiedervi se voi credete nella Misericordia Divina...”

Elsa piegò di lato la testa come per essere sicura di aver capito la domanda: “Siamo credenti, signore, se è questo che volevate sapere...” rispose.

“E la vostra fede può definirsi autentica?”

“Non siamo bigotti, signore.”

“Molto bene, signorina. Ecco, il motivo per cui vi ho convocato è che voi avete un’ottima reputazione: si dice che siete una ragazza leggiadra e l’ho appurato con i miei occhi, ma si dice pure che siete molto discreta e riservata e trovo che queste siano doti encomiabili in una fanciulla della vostra età.”

Elsa continuava a non capire dove volesse andare a parare, ma più di ogni altra cosa era stupita dal fatto che il direttore della testata più scandalistica della città potesse apprezzare in una donna la discrezione e la riservatezza.

“Vedete, era mia intenzione farvi visita assieme a mio figlio, ma come sapete è impossibilitato per via dei suoi impegni; tuttavia io oggi mi posso tranquillamente proclamare suo portavoce ed esprimervi il mio pensiero, che senz’altro coincide con il suo: ho pensato a voi, Elsa, come la consorte ideale per mio figlio, pertanto io sono qui a chiedere la vostra mano.”

Elsa si alzò di scatto e il rumore della sua sedia stridette sul pavimento. “Come avete detto?”

“La vostra sorpresa è del tutto plausibile, Elsa. Eppure pensate: mio figlio si dedica anima e corpo ad una professione prestigiosa e voi siete l’erede della più importante compagnia di costruzioni navali dell’intero paese. Dal vostro matrimonio non può che nascere un connubio di intenti e di obiettivi economici, perché infatti...”

“Fermatevi signore!” Intimò Elsa “Non mi avete ancora lasciato parlare ma già posso dirvi che la vostra proposta è folle: quale persona di buon senso accetterebbe di sposarsi con un uomo che non ha mai incontrato?”

“Come vi ho detto è il foro a trattenerlo, la sua assenza non dipende dalla sua volontà.”

“Per conoscere la donna con cui si intende passare il resto della propria vita il tempo si trova, signore! E come fate ad essere certo che vostro figlio desideri una ragazza di cui non ha mai visto il volto?”

“Signorina Frozen, chi non vorrebbe una ragazza come voi al vostro fianco? Ho portato a mio figlio una vostra immagine rappresentata in un dagherrotipo e da quel momento ha deciso che eravate voi la prescelta! Suvvia, Elsa, siate ubbidiente...” cercò di incalzarla “...avete ventun anni anni, siete nubile, presto i vostri genitori vi proporranno qualche pretendente, io gioco in anticipo suggerendovi un partito di tutto rispetto. Siete senz’altro troppo intelligente per non valutare l’occasione. Sono il direttore di un giornale, sono imparentato con la famiglia reale: posso offrirvi un matrimonio da fare invidia a tutte le donne della regione e posso far decollare la notorietà della vostra azienda per mezzo di un solo articolo. Scegliete bene con chi interrompere la vostra solitudine. Scegliete un uomo che renderà i vostri genitori orgogliosi della loro figlia.”

Elsa si sentì assalita dalla vergogna e dall’indignazione. Avrebbe voluto piangere, sentiva già gli occhi umidi, ma riacquistò il suo contegno. “Signor Weselton” scandì con voce tremante “La mia risposta è no, non sposerò mai vostro figlio. Venite qui con impudenza, mi costringete ad accettare una proposta assurda basandovi su delle motivazioni ancora più deliranti e cercate di scatenare il mio senso di colpa inventandovi pressioni che non ho mai ricevuto dalla mia famiglia. Sappiate che in questo modo non riuscirete a convincere nessuno, perché non abbiamo bisogno della pubblicità sul vostro sciocco giornale per essere notati. Siete del tutto sprovvisto di dignità e se sperate di ottenere ancora il mio saluto quando avrò la sfortuna di incontrarvi per la strada, sparite all’istante dalla mia casa e non entrateci mai più” ringhiò con tutta la rabbia che aveva in corpo e che brillava nei suoi occhi gelidi.

Il signor Weselton, vedendosi respinto, cambiò immediatamente atteggiamento : “peggio per voi piccola bisbetica arrogante! Morirete zitella, dipinta da tutti come frigida e odiosa; quando su di voi si sentiranno soltanto le malelingue rimpiangerete questo giorno e la vostra testardaggine!” poi alzò i tacchi, avendo cura di camminare nel modo più rumoroso possibile prima di uscire dalla porta principale.

Elsa rimase con gli occhi fissi al suolo, e due lacrime scesero lungo le sue guance. Non si era mai sentita così umiliata: malgrado fosse riuscita ad allontanarlo, quel serpente era riuscito ad evocare tutte le sue paure, tutta la sua fragilità. Fissò i suoi guanti e lo strato di brina che si stava formando sulle sue falangi; se ne sfilò uno che gettò a terra e agitò la mano nuda producendo uno strato di ghiaccio che ricoprì buona parte del mobilio della casa. Con un urlo stizzito scatenò una serie di lastre taglienti e probabilmente avrebbe distrutto il tavolo se non fosse stata interrotta da un grido di dolore.

L’ammiraglio Westergaard, comparso da chissà dove sulla soglia della sala da pranzo, la fissava con occhi sbarrati sfregandosi una mano arrossata nel punto in cui era stata colpita da una scheggia di ghiaccio.

 

Note dell’autrice: ciao a tutti, carissime lettrici e carissimi lettori!  Il signor Weselton ringrazia tutte le recensioni a lui dedicate e promette di farsi odiare ancora di più XD. Ovviamente, essendo la controparte del signor Collins, non poteva che fare una proposta di matrimonio alla nostra Elsa-Elizabeth, forse ancora più assurda di quella originale! Ma fortunatamente la nostra eroina non si è lasciata intimidire, anche se stavolta quell’insistente ammiraglio Westergaard pare essere diventato un testimone scomodo! Il prossimo sarà un capitolo di svolta, perciò attendo i vostri commenti ;-)

Come sempre grazie di cuore per tutto!

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Elsa era immobile e spaventata nella sala da pranzo surrealmente arredata da stalattiti di ghiaccio scaturite dai suoi poteri. Hans la fissava sbigottito e pallidissimo.

Hans! Hans, che ci fate qui?” boccheggiò Elsa “No! Vi prego non avvicinatevi!” Elsa indietreggiò e si aggrappò al tavolo per sostenersi, ricoprendolo di brina con un solo tocco.

“Elsa... che cos’è questo ghiaccio?” 

La giovane era terrorizzata, con quello stato d’animo la magia era incontrollabile ed il gelo non faceva che aumentare nella stanza. 

Che cosa ci faceva lì Hans? Perché era arrivato proprio in quel momento? Non appena il minimo cenno di pericolo si fosse rivelato ai suoi occhi, lui avrebbe fatto la fine di tutti gli altri, le sue stesse parole risuonarono inquietanti nella sua testa. Voleva allontanarlo, doveva allontanarlo ma non così. Non in quel modo così eclatante... così pericoloso!

“Elsa, calmatevi vi prego” disse Hans con un tono più tranquillo avvicinandosi ad Elsa senza invadere troppo i suoi spazi vitali. Teneva le braccia alzate per rassicurarla ulteriormente.

“Vi ho ferito... sono stata io” mormorò accorgendosi del rossore sulla sua mano destra.

“Non è sangue... è una semplice scorticatura...”

Elsa prese la mano di Hans tra le sue e produsse dei piccoli ghiaccioli che gli diedero sollievo. “Ammiraglio mi dispiace, mi dispiace! Come posso spiegare...” lo implorò Elsa che rabbrividiva per la paura e che parlava con un filo di voce rotta dalle lacrime.

Hans continuava ad osservarla, ma più con curiosità che con terrore.

“Pensate di riuscire a sciogliere... tutto questo?” domandò.

Elsa deglutì, chiuse gli occhi e si concentrò: molto lentamente e con fatica il ghiaccio si liquefece, lasciando chiazze d’acqua laddove si era materializzato.

“Bene, Elsa. Vi sentite meglio ora?” La ragazza annuì pur continuando a tremare.

“Allora avvisate la vostra cuoca: oggi pranzerete insieme a me.” decise Hans con un sorriso.

 

Nonostante il cielo plumbeo, Arendelle rimaneva una città amabile. Le imbarcazioni erano cullate dalle acque del fiordo giù al porto, i colori squillanti delle abitazioni in legno continuavano a risaltare nonostante il grigiore; anche i cittadini sembravano gli stessi di tutti i giorni. L’unica cosa davvero insolita era vedere Elsa Frozen camminare per le vie del centro a braccetto con Hans Westergaard come una coppia qualsiasi.

“Elsa, mia cara, fareste meglio a togliervi l’unico guanto che indossate. Se non avete tasche posso tenervelo in quelle dei miei calzoni”.

“Non credo che sia opportuno. Se prima ho scatenato una muraglia di ghiaccio è stata per colpa della mia insensata idea di sfilarmi un guanto”

“Ma sarete d’accordo con me che portandone uno soltanto finiranno tutti per guardarvi storto.”

Elsa quindi consegnò l’unico guanto ad Hans, che lo mise nel posto che aveva a disposizione. Alla fine aveva dovuto cedere all’invito dell’ammiraglio: si sentiva responsabile per averlo ferito, era preoccupata all’idea che lui potesse raccontare in giro del suo potere e soprattutto era stata talmente sopraffatta dalla paura da aver meccanicamente avvertito Gerda che non avrebbe pranzato assieme agli altri. Solo adesso cominciava a rendersi conto che forse lui si stava approfittando del suo senso di colpa. Cercava di evitare gli sguardi dei passanti, ma era difficile passare inosservati: forse perché nessuno era abituato a vederla passeggiare con qualcuno; forse perché lui era tremendamente elegante con il cappello a cilindro e l’ombrello nero con il manico in argento; forse perché con quella classe che li accomunava e quel modo di muoversi a testa alta, sembravano due innamorati alla conquista del mondo.

“Immagino che abbiate molte domande da farmi...iniziate pure, Hans...”disse Elsa in tono grave.

“Vi piacciono i sandwiches?”

“Prego?”

“Vi ho chiesto se vi piacciono i sandwiches perché sono il mio spuntino preferito e il mio programma per il pranzo era quello di portarvi a fare un pic nic al parco sfruttando gli ultimi raggi di sole prima del temporale.”

Elsa non poteva credere che, dopo quello a cui aveva assistito in mattinata, potesse considerare la loro uscita come un appuntamento romantico.

“Mi piacciono, ammiraglio... ma non ho denaro con me, non saprei come pagarli.”

Hans osservò Elsa come se avesse detto una frase solo per essere smentito. “Per favore, signorina. Siete in libera uscita con un ufficiale. Uno di quelli che è pure un gentiluomo: non avete bisogno di nient’altro per oggi”.

Poiché Elsa continuava ad insistere che era necessario un chiarimento, Hans iniziò ad interrogarla, ma non tanto sulle origini della sua magia, quanto piuttosto sul suo compleanno, la sua materia scolastica preferita, il dolce che amava di più e così via. Quando Elsa si rilassò cominciò a sua volta ad interessarsi alla storia del suo compagno, il quale rispondeva allegramente a tutte le domande eccetto quelle sulla sua famiglia, su cui si manteneva vago.

Per la degustazione dei sandwiches Hans si impuntò per andare alla taverna più esclusiva di Arendelle e pretese che Elsa provasse quelli alle uova di storione e quelli spruzzati con l’olio al tartufo.

Quando si sedettero sulla panchina del parco Elsa raccolse tutte le sue forze per porre ad Hans a domanda di cui più temeva ed allo stesso tempo desiderava conoscere la risposta. 

“C-come mai avete tutta questa premura nei miei confronti?” mormorò sforzandosi di guardare in un punto casuale davanti ai suoi occhi.

“Quando sono arrivato ad Arendelle ho chiesto in giro chi fosse la donna più bella della città e mi hanno fatto il vostro nome. Mi hanno detto che eravate come un croco che cresce in alta montagna dal profumo inebriante e dal sapore letale e così io, che amo scalare le vette per cogliere i fiori più rari, ho cercato in tutti i modi di accarezzare i vostri petali, sperando un giorno di strappare quel gambo per portarmelo sempre vicino al cuore.”

“S-siete soltanto un adulatore...” balbettò Elsa arrossendo poiché era certa che tra i suoi compaesani nessuno avrebbe usato parole tanto raffinate per descriverla, perciò quelle dovevano essere senz’altro le impressioni di Hans su di lei “E mi fate sentire come un numero estratto alla lotteria”.

“A volte capita che si sfidi la sorte e che sia la sorte a uscirne vittoriosa. è una questione culturale, sapete? Noi uomini delle Isole del Sud siamo seduttori” sogghignò Hans.

“Ammiraglio Westergaard! State forse tentando di corteggiarmi?”

“Non mi sembra di aver fatto altro dal giorno del mio arrivo, Elsa. E ora la domanda è: hanno qualche speranza le mie avances?” chiese Hans con una naturalezza disarmante.

Elsa era davvero frastornata e confusa, il suo cuore galoppava e le guance ardevano. Mai un uomo si era spinto così lontano con lei, mai nessuno le aveva fatto proposte così inequivocabili o, più semplicemente, mai nessuno l’aveva trattata come una donna normale alla luce dei suoi poteri.

“Il mio predecessore di oggi non si è posto particolari problemi a farvi la stessa domanda, signorina Elsa, lui sarebbe stato disposto a prendervi alla cieca addirittura. Ma io, che ci vedo benissimo, sono venuto a candidarmi di persona invece di sguinzagliare mio padre. Ma davvero, mia cara, avete degli spasimanti così rammolliti? Se i maschi di Arendelle sono tutti così fossi in voi punterei agli stranieri.” suggerì Hans indicando se stesso.

“Non pensate di essere un po’ troppo avventato, Hans? Non ci conosciamo abbastanza per fare progetti su di noi.” cercò di temporeggiare Elsa.

“E con questo? davvero siete sicura di non conoscere nulla su di me? Facciamo un gioco: ora spezzerò questo sandwich in parti più piccole. Ognuno farà delle domande e ogni volta che darà una risposta esatta si aggiudicherà un boccone dalle mani dell’altro. Vi prometto che tornerete a casa a stomaco pieno”.

“Avete un cavallo prediletto di nome Sitron” cominciò Elsa.

“Centro!” ed Hans ingoiò un boccone dalle mani di Elsa, leccando il caviale dalle dita della ragazza.

“La vostra materia preferita è la geometria.”

“Avete indovinato” ed Hans imboccò Elsa.

“Sapete ballare il walzer meglio di chiunque altro nel vostro paese.”

“L’avete sperimentato voi stessa.”

“Non sapete resistere ai dolci al cioccolato.”

“Purtroppo è vero.”

“Tirate di scherma.”

“Sono un maestro.”

“Siete nata il giorno del solstizio d’inverno.”

E presto il gioco terminò con i due partecipanti che si erano nutriti a vicenda e che ora erano completamente sfamati.

“Che vi avevo detto Elsa? se davvero non aveste saputo nulla sul sottoscritto a quest’ora sareste a digiuno, invece scommetto che siete sazia. Posso dunque sperare di essere il vostro pretendente privilegiato?”

“Non credo di essere un soggetto adatto al matrimonio in ogni caso” obiettò Elsa.

“Oh credetemi, non lo sono nemmeno io, l’ho già detto. Penso che arriverei al grande passo solo se fossi costretto, ma nel frattempo potremmo iniziare a frequentarci come abbiamo fatto oggi, fino a quando non potremo più mentire a noi stessi e ci abbandoneremo alla passione.”

Assurdo. Ridicolo. Come poteva uno straniero arrivato dal nulla avere già scritto il copione della loro vita? Come poteva essere così sicuro e allo stesso tempo folle da pensare che lei avrebbe ceduto al suo fascino? Ma come mai lei non era ancora riuscita a mandarlo via, continuando piuttosto ad assecondarlo?

Troppe domande frullavano in testa, ma la pioggia costrinse entrambi a tornare verso casa, stretti sotto l’ombrello di Hans.

Quando furono davanti al portone, Hans notò che qualche ciocca ribelle era fuoriuscita dalla treccia della ragazza. Era così irresistibilmente bella che sembrava averlo ipnotizzato; Elsa, dal canto suo, sembrava rapita da quello sguardo verde giada che la fissava con tanto ardore e per un attimo non si accorse che il volto di Hans era così vicino al suo, che le loro fronti si toccarono.

Desistete, ammiraglio Westergaard.” sussurrò quasi sfiorando le sue labbra “non sono una ragazza come quelle che si addicono a voi. Siete pieno di vita, di entusiasmo, di vigore... io sono l’inverno freddo e silenzioso. Vi stancherete di me, avrete paura di me prima o poi. Non so cosa sia la passione ma so che un’avventura potrebbe solo che spezzarmi il cuore. Mi dimenticherete in men che non si dica. Credetemi. Dimenticatemi.” Elsa si incamminò verso l’ingresso senza voltarsi a guardare Hans per l’ultima volta.

 

Nascosto dietro alle tende scure di una diligenza, da dove poteva guardare senza essere visto, il signor Weselton aveva assistito a tutta la scena.

 

Note dell’autrice: lo sfogo glaciale di Elsa non poteva rimanere senza conseguenze, ma chi si aspettava un romantico appuntamento sotto la pioggia con Hans? XD sempre furbo il nostro ammiraglio, peccato che qualche osservatore indesiderato stia tramando nell’ombra :-(

Come state carissime lettrici e carissimi lettori? 

aspetto con ansia le vostre bellissime recensioni, un grande abbraccio a tutti voi,

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Elsa si rifugiò nella sua stanza e andò a sedersi sul davanzale interno della grande finestra triangolare che occupava quasi tutto il muro. La pioggia era leggera ma non accennava a smettere, l’ammiraglio Westergaard se ne era andato da un pezzo. Elsa si strinse ne suoi vestiti come se avvertisse un senso di freddo che in realtà non aveva mai provato. Cercò di ripercorrere mentalmente tutto ciò che aveva vissuto quel pomeriggio, cercò di darsi delle spiegazioni, ma ebbe il mero risultato di allineare delle contraddizioni. 

Hans non le era mai piaciuto, le metteva soggezione, era come se con quello sguardo volesse indagare i suoi segreti più nascosti, era come se ogni volta vi fosse una sfida, una provocazione dietro alle sue parole ed ai suoi gesti. Avrebbe dovuto emarginarlo, trattarlo con freddezza ma poi concluse che nemmeno il disprezzo avrebbe sedato la caparbia di quell’uomo. 

Lei. Perchè proprio lei? Perchè proprio a lei?

Si era sempre sentita estranea alle vite degli altri, convinta che per la sua condizione fosse in un certo senso condannata a non aver diritto a provare certi sentimenti. Celare e trattenersi sembravano i principi a cui avrebbe dedicato la sua esistenza, gli unici grazie ai quali gli altri avrebbero potuto accettarla. Se qualcuno si avvicinava troppo allora bisognava mettersi in difesa. Inutile illudere, inutile illudersi. Sarebbe stato troppo difficile da spiegare, troppo pericoloso, sarebbe stato peggio se gli altri avessero saputo.

Hans ora sapeva e fin troppo, ma non gli importava, a lui interessava lei, non il suo potere. Non aveva fatto domande sulla sua magia, nessun riferimento e tutto ciò rendeva Elsa molto apprensiva. Fino a che punto ignorare il problema avrebbe influito sul loro rapporto? Ma poi... che rapporto era il loro?

Elsa ripensò a quegli occhi verdi mesmerizzanti, al profumo di Vetiver del suo dopobarba e al calore del respiro di lui che aveva sentito così vicino al suo. Sentì il battito del suo cuore accelerare e le guance arrossarsi. Se non lo avesse respinto quello sarebbe stato il suo primo bacio: aveva fatto bene a dissuaderlo o avrebbe dovuto lasciarsi andare? Era troppo tardi per saperlo. Oh, come le sarebbe piaciuto essere Anna in quel momento! Le passeggiate sotto la pioggia, i balli con gli ufficiali, i baci rubati... quelli erano sogni che appartenevano a sua sorella, per lei erano soltanto miraggi proibiti.

Elsa fissò le sue mani nude e si ricordò che Hans si era tenuto uno dei suoi guanti: chissà se sarebbe tornato per restituirglielo. Provò a materializzare le forme che le venivano in mente: pensò ai fiocchi di neve e creò delle trame perfettamente geometriche, simili a ricami all’uncinetto; pensò alle renne che trainavano le slitte e proiettò gli animali dalle corna maestose; pensò a quell’idea che le rimbalzava in testa e che rimbombava nel suo cuore e apparve il volto di Hans: i capelli fatti di soffice brina, i lineamenti del viso di ghiaccio affilato. E poi scomparve al tocco gentile delle sue dita. Da quando aveva imparato a padroneggiare la sua magia? Fino a quel momento era riuscita a creare solo forme indistinte, massicce ed acuminate, ma ora sembrava modellare i suoi pensieri come creta sotto le sue dita.

“Bentornata Elsa!” era stata Anna ad aver parlato con voce squillante “mi ha detto Gerda che sei stata fuori per pranzo. Dove sei stata?”

“Ho pranzato...assieme all’ammiraglio Westergaard” rispose Elsa. Per un attimo considerò di confidarsi con sua sorella: lei avrebbe capito i sentimenti di Hans e senz’altro avrebbe saputo diagnosticarle cosa stava provando in quel momento.

“Sul serio? Ma Elsa! Non indossi i guanti?”

“Ah! Quelli... Li ho consegnati ad Hans... Mi ha chiesto se potevo toglierli...”Ma poi riconsiderò l’idea di raccontare ad Anna l’incidente di quella mattina e decise di non accennare alla vicenda.

“E non è successo nulla?”

“N-no...”

Anna sorrise e prese le mani di sua sorella tra le sue: “Hai visto? Hai trovato qualcuno che ha saputo infonderti fiducia ed è andato tutto bene. Non trovi che Hans sia una persona fantastica?”

Elsa rifletté sul commento di sua sorella. Non aveva mai concepito Hans come una persona fantastica, anzi tutt’altro. Ma se quel giorno non era accaduto l’irreparabile, forse poteva concedergli quel merito.

Con una dose di coraggio e timore in parti uguali, Elsa si presentò a cena senza guanti. Guardò i volti di tutti con circospezione, ma nessuno sembrò esserne scandalizzato, anzi tutti sembravano molto soddisfatti di quella scelta. Elsa toccò le posate, la stoffa della tovaglia, il pane come se stesse accarezzando petali delicati. Si aspettava che tutto si sarebbe rotto, rovinato sotto le sue dita, ma nessun materiale perse la sua forma. Si rese allora conto che mentre il mondo esterno rimaneva fedele a se stesso, il suo cuore la tradiva con inquietudini inedite.

 

“Allora, mi spieghi la tua teoria?” domandò Anna a Kristoff intanto che questi era intento a sparecchiare la tavola.

“Caspita, ma allora insisti.” constatò Kristoff.

“Prima però che tu comincia a sputare sentenze su Hans, volevo informarti che oggi lui ed Elsa hanno pranzato insieme e lui l’ha convinta a togliersi i guanti!” premise Anna.

“Ce l’ha fatta. Capitan Basetta è riuscito ad avere il suo appuntamento con Elsa, come mai non sono sorpreso?”

Anna, al contrario era molto stupita dall’affermazione di Kristoff. “In che senso? Non capisco!”

“Ah, furia scatenata, da te non mi aspettavo una simile ingenuità” la canzonò il giovane “è da quando è arrivato a villa Frozen che l’ammiraglio ha puntato gli occhi su tua sorella, oggi ha fatto un passo avanti, a quanto pare.”

Anna era rimasta ammutolita e si era fatta molto seria. “Tutti guardano Elsa... anche tu l’hai notata...”

“Sì, ma non con gli stessi occhi. Quello si vede benissimo che è invaghito di lei: durante il ballo del tuo compleanno non l’ha lasciata stare un momento, la sera che è venuto Weselton le ha assestato un paio di frecciatine e oggi l’ha portata fuori. Mi sembra la prova definitiva che la sta corteggiando.”

Anna si sentì come colpita violentemente in pieno petto. Non aveva notato i segnali che Hans mandava ad Elsa, anzi, per dirla tutta, li aveva proprio fraintesi!

Kristoff guardò Anna come a cercare una scintilla di comprensione, aspettandosi da un momento all’altro che lei si mettesse a ridere perché aveva sospettato tutto fin dall’inizio, ma non trovò nulla di tutto ciò nella sua espressione.

“Dunque... non voleva ballare con me, non ha portato i fiori per me, n-non... pensava a me?” Anna si era portata una mano alla bocca come per ricacciare indietro le lacrime.

Kristoff non aveva previsto una simile reazione: “Hai mai sentito parare di buona educazione? Di gratitudine verso l’ospitalità? Se lui è un gentiluomo l’avrà fatto per cortesia nei tuoi confronti, ma si vedeva lontano un miglio che... Anna, che succede?”

“è sempre stato così. Come quelli con cui ho ballato al mio compleanno. Loro provano a stare con me, provano a fare amicizia con me, ma alla fine non scelgono mai me! Perché non sono sufficientemente bella, aggraziata, istruita... perché non sono come Elsa!” strillò Anna in preda ai singhiozzi.

Kristoff la fissò a bocca aperta, sconvolto e del tutto impotente: “ma cosa stai dicendo? Non ti sarai mica innamorata di quell’Hans?”

Ma Anna non trovò parole per rispondere: si portò le mani sul volto e cominciò a piangere.

Kristoff non riuscì a consolarla. La guardò come se avesse ridotto in frantumi un vaso di porcellana. Si sentì mortificato, incredulo, arrabbiato, mentre il suo cuore, che ora batteva all’impazzata, si stava spezzando irrimediabilmente.

 

Note dell’autrice: un solo uomo e due sorelle che si struggono per lui. E adesso come reagiranno? I prossimi capitoli saranno assolutamente sconvolgenti, non anticipo nulla. ;-D

Come sempre grazie mille per le vostre recensioni e a presto!!!

Vostra 

Sangallo

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


I primi giorni di luglio furono caratterizzati dalla malinconia, dal silenzio e dalla pioggia.

Dal giorno della sua uscita con Hans, questi non si era più fatto vedere a villa Frozen ed Elsa cominciò a sospettare che con il suo rifiuto lo avesse persuaso a tornare alle Isole del Sud. Si sarà convinto che nascondo un covo di serpi, si rassegnò la ragazza ricordando le parole che lui le aveva rivolto la sera della festa di compleanno di sua sorella. 

In realtà era riuscita a dissuadere se stessa più che chiunque altro, raccontandosi che senz’altro Hans aveva meditato a lungo sulle conseguenze del potere di Elsa e che pertanto aveva abbandonato ragionevolmente qualsiasi velleità di corteggiarla. Coerente con il pessimismo tipico del suo carattere, aveva deciso di tornare ad indossare i guanti e aveva cercato di non pensarci più. 

Da quello stesso giorno anche Anna aveva cambiato atteggiamento: se prima era vivace ed estroversa, ora si era chiusa in se stessa e aveva sempre un’espressione nervosa. I suoi genitori avevano collegato il suo malumore al tempo deprimente che durava ormai da diversi giorni. Lei e Kristoff non si erano più rivolti la parola e tendevano ad evitarsi per la maggior parte della giornata.

Fu una mattina in cui le donne di casa erano riunite in salotto a ricamare che successe qualcosa che spezzò la tensione e l’apatia.

“Hans!” strillò Anna quando l’ammiraglio Westergaard entrò nella stanza. Era vestito di tutto punto in alta uniforme: la giacca rosso vermiglio decorata con i leoni azzurri, gli spallotti e i bottoni dorati, il doppiopetto e i mocassini con la fibbia dorata; il cappello a tricorno in una mano e qualche goccia di pioggia sulle calzature e sui capelli, che rendevano più verosimile quell’uomo così perfetto. Quando Elsa lo vide sentì il suo telaio scivolarle dalle mani: temette che così abbigliato fosse venuto a congedarsi, forse per avvertirle che era in procinto di partire per una battaglia.

“Signorina Frozen” scandì Hans con voce perentoria ed emozionata allo stesso tempo, guardando fisso Elsa con la quale condivideva lo stesso sguardo impaziente “ho portato oggi con me tutte le mie contraddizioni, le mie frustrazioni, i miei dubbi e le mie risposte confidando che anche voi abbiate vissuto la stessa mia inquietudine e che, considerato ciò, possiate comprendermi e condividere le mie angosce.”

“N-Non capisco” mormorò la ragazza.

“Vi amo, Elsa.”

“Se volete biasimarmi non vi fermerò: sono stato insistente, inopportuno, indiscreto. Sono giunto ad Arendelle con il mio carico di superficialità e con la stessa arroganza ho voluto giocare a dadi con il destino, perdendo miseramente. Fin da quando vi ho incontrata il mio sguardo è stato vostro ostaggio, il mio cuore non rispondeva più ai miei comandi. Ho viaggiato, esplorato, conosciuto bellezze e pericoli che voi nemmeno immaginate, ma da quando l’ancora della mia nave si è adagiata sul fondo delle acque del fiordo, è come se anche il mio corpo avesse attraccato al molo definitivo. Vi amo, per tutto quello che ho imparato su di voi e per quello che ancora ignoro: amo i vostri capelli quando fluttuano nel vento, amo i vostri occhi profondi e glaciali, amo il vostro profumo così dolce e pericoloso. Non ho dormito pensando a voi o forse ho sempre sognato a occhi aperti col vostro volto onnipresente.” Poi prese la mano di Elsa e si inginocchiò davanti ad essa. “Se anche voi avete vissuto il mio stesso tormento e non sapete ancora dargli un nome, vi dico che quello si chiama amore. Se siete rimasta indifferente o infastidita dalle mie azioni e dalle mie proposte, allora congelatemi. Qui e ora. Scatenate tutta la furia del vostro potere per ostruire il sangue nelle mie vene, fatemi morire di ipotermia, ma almeno abbiate la premura di risparmiarmi l’agonia. Se invece sentite il vostro battito riecheggiare in tutto il vostro corpo e le guance arrossire per me, allora accontentate il mio ultimo paradosso: concedetemi la vostra mano, amore mio. Sì, lo so di aver detto di essere poco incline al matrimonio e che voi stessa non vi sentite tagliata per questo legame, ma ho paura che se non diventerete mia moglie potreste scivolarmi via e non oserei perdonarmelo. Sono sempre stato tuo, Elsa. Sposami.”

Anna lasciò cadere il suo lavoro all’uncinetto e una lacrima precipitò dai suoi occhi annebbiati. Certa di non essere vista, uscì dalla stanza di corsa. Kristoff, che in quel momento stava lucidando l’argenteria, fu l’unico ad accorgersi dei suoi passi, ma non la rincorse e non la fermò.

Elsa sentiva i brividi affiorare alle sue mani e tutto il corpo percosso dalle sue emozioni. Le sembrò che il sole, caldo, giallo, fosse entrato nella stanza e ora si trovasse sopra la sua testa. Immaginò i crochi spuntare sotto gli sprazzi di neve, sentì il disgelo scorrere fino alle sue dita e allora si proiettò in un’eterna primavera. L’Elsa ubbidiente, remissiva, l’Elsa bambina  della sua coscienza spingeva affinché trovasse la risposta più consona, ma l’Elsa donna, preponderante, sapeva che non doveva più guardarsi attorno per cercare l’approvazione generale. Esistevano soltanto due occhi, carichi di aspettative: quelli dell’uomo inginocchiato davanti a lei. Elsa strinse le sue mani attorno a quelle di Hans e sorrise. Tuttavia, prima che la sua risposta fosse tradotta in parole, udì il suono inaspettato di un applauso sovrastare la sua voce.

Il signor Weselton stava camminando nel salotto di villa Frozen con una lentezza innaturale, sincronizzando i suoi passi con i battiti delle sue mani.

“Bene, bene quale spettacolare dimostrazione di ardore giovanile!” Hans e gli altri si voltarono nella direzione del nuovo, sgradito arrivato. “Due proposte di matrimonio in due giorni, signorina Elsa, la media delle vostre conquiste amorose si è vertiginosamente impennata, ve lo aspettavate? Personalmente sono basito dall’arrendevolezza dell’ammiraglio Westergaard, a quanto pare non gli è rimasta altra soluzione che sposarvi per penetrare i vostri misteri (a proposito, perdonate la mia allusione oscena).” Il signor Weselton parlava come se fosse invasato, con gli occhi fuori dalle orbite e il volto contorto in un’espressione indefinibile.

“Che cosa volete, signore, chi vi ha dato il permesso di entrare?” gridò Elsa.

“La mia coscienza, signorina Frozen. E i miei scrupoli di padre.” pronunciò queste ultime parole con una gravità indescrivibile.

“Signor Weselton, non capisco a cosa sia dovuta questa vostra antipatia nei miei confronti: se mi siete ostile perché la signorina Elsa ha respinto la vostra proposta di matrimonio, devo dedurre che vedete me e vostro figlio come rivali”. disse Hans cercando di mantenere a calma. “tuttavia non avete alcun diritto di insinuare simili calunnie nella mente di quella che, spero, accetterà di essere la mia fidanzata.”

Le labbra del signor Weselton si incresparono in un sorriso triste e beffardo allo stesso tempo. “Se non fossi certo della vostra solidità economica e personale potrei affermare che cercate di comprarvi il favore della famiglia che più di altre può offrirvi una collaborazione profittevole.”

Hans assottigliò gli occhi e protestò con foga: “non cerco un matrimonio di convenienza, razza di insolente! Non concepite i sentimenti umani, signore? Per voi valgono solo i pettegolezzi, immagino... sappiate che da questa vicenda non trarrete alcuno scoop per il vostro giornale” poi, voltandosi verso Elsa con uno sguardo più gentile “è solo perché amo la signorina Frozen se oggi sono qui a domandare la sua mano, lo giuro sul mio onore.”

“Ah, ammiraglio! adesso sì che vi siete inguaiato con le vostre mani. Siete sicuro di essere sempre stato uomo d’onore, oppure ora vi state soltanto costruendo un alibi?” a quel punto estrasse dalla tasca un dagherrotipo che raffigurava una ragazza poco più che ventenne con in braccio una bambina. “Dove si trovava il vostro onore quattro anni fa, ammiraglio? Dove lo avevate messo mentre concepivate questa creatura assieme a mia figlia, nel più totale disprezzo del pudore, della morale e della castità?” 

Nel salotto di villa Frozen piombarono un silenzio ed uno stupore immobilizzanti. Elsa fissò Hans senza riuscire ad aprir bocca, mentre Kristoff lasciò cadere lo scopino, producendo l’unico rumore che si udì in quel momento.

Hans strappò il dagherrotipo dalle mani del signor Weselton e lo squadrò da cima a fondo: la bambina assomigliava spiccatamente alla madre, eccetto per il volto lentigginoso.

“Da chi avrà ereditato quelle simpatiche lentiggini?” chiese il signor Weselton con un tono più infelice che ironico.

“Io non ho mai conosciuto vostra figlia. E finora non sapevo neanche della vostra esistenza!” ringhiò furiosamente Hans mordendosi le labbra.

“Dite il vero solo a metà, ammiraglio. Se vi avessi incontrato all’epoca del fatto avrei arrangiato le cose in modo da mettervi di fronte alle vostre responsabilità. Ma il vostro ménage era noto solo a voi e a mia figlia.” Quindi sfoderò la successiva reliquia, un anello in argento al cui interno era inserita una sottile ciocca color rubino. “L’ha fatto con i vostri capelli” disse, appoggiando l’oggetto sul palmo della mano di Hans. Elsa si avvicinò e lesse all’interno della vera il nome della signorina Weselton con una dicitura: Io e te insieme per sempre, Hans Westergaard.

Improvvisamente Hans sembrò destarsi da un sonno profondo, come quando qualcosa che si cerca di ricordare a tutti i costi affiora finalmente alla mente. Osservò l’anello in silenzio, con un’espressione di disperazione, di rabbia ed infine di rassegnazione. 

“Io vi disprezzo, ammiraglio. Ma se davvero vi ritenete un uomo d’onore, allora mantenete la promessa che avete fatto a mia figlia. Salvate la sua dignità e la vostra sposando la donna che è ha più bisogno di essere vostra moglie.” disse con un tono sommesso mentre le lacrime scendevano sul suo viso.

Hans si voltò verso Elsa nel tentativo di darle un’ultima spiegazione, ma si accorse che la ragazza era avvolta nell’abbraccio di sua madre e si guardava intensamente i guanti, perforati da tante piccole spine ghiacciate. Per impedire che lo sfogo della magia di Elsa davanti agli occhi del signor Weselton potesse aggravare ulteriormente la situazione, Hans  si rivolse all’anziano: “Farò ciò che devo, signore.” Ed entrambi uscirono dalla villa, lasciando Elsa in preda allo sconforto, circondata dai suoi monoliti gelati. 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Anna non era scappata nella sua stanza. Non si trovava da nessuna parte all’interno di villa Frozen. Dopo la clamorosa débâcle dell’ammiraglio Westergaard, era davvero imbarazzante rimanere nello stesso luogo in cui era avvenuto il fattaccio, così Kristoff pensò di andare a cercare Anna, senza aver bene in mente cosa dirle. Si aspettava di trovarla inconsolabile, con la faccia sepolta nel suo cuscino a piangere disperatamente, ma la sua camera era vuota. Dopo che ebbe ispezionato gli altri locali senza trovare traccia della ragazza, Kristoff cominciò a preoccuparsi sul serio. La pioggia cadeva fitta e in quelle condizioni restare all’aperto poteva significare prendersi un brutto malanno. Kristoff si addentrò nel boschetto antistante villa Frozen, chiamò Anna a voce alta ma non udì alcuna risposta. Fu solo quando il bagliore del braccialetto in argento con le sirene affiorante da una pozzanghera di fango attirò la sua attenzione, che si accorse della ragazza, rannicchiata alle radici di un albero, fradicia da capo a piedi e con il volto esangue. Kristoff prese la ragazza tra le sue braccia e si accorse che era priva di sensi. Camminò il più velocemente possibile verso villa Frozen, cercando di scaldare le ragazza contro il suo petto.  Quando il giovane entrò con Anna incosciente e inzuppata di pioggia, Elsa gridò e si precipitò da sua sorella. Fece portare Anna nella sua stanza e, assieme a sua madre e a Gerda, la rivestì con abiti asciutti quindi richiamò Kristoff, che accese la legna del camino.

Elsa, al capezzale di sua sorella, si abbandonò ad un pianto irrefrenabile: il giovane pensò che in quel modo stesse sfogando anche tutto il dolore e l’umiliazione che aveva subito poco prima per colpa di Hans. Kristoff si sedette accanto ad Elsa e le cinse le spalle con le sue mani: avrebbe voluto confortarla, ma temeva di rievocare dei ricordi troppo freschi e strazianti; avrebbe voluto assicurarla che sua sorella si sarebbe presto ripresa, ma avrebbe significato rivelarle che la sua fuga era dovuta alla disperazione per non essere stata ricambiata dall’uomo di cui si era invaghita. Kristoff si convinse che la reazione esagerata di Anna era probabilmente derivata dal diverbio che avevano avuto la sera precedente e si sentì mostruosamente in colpa per tutto ciò.

Anna si risvegliò con un rantolo ed Elsa si voltò immediatamente verso la sorella.

“Elsa?” chiamò debolmente Anna

“Sono qui Anna, tesoro mio.” le rispose dolcemente Elsa.

“Elsa... il tuo matrimonio... mi sono persa qualcosa? Ti sei già sposata con Hans?”

Elsa si sentì lacerare dal dolore: sua sorella era sempre stata una sostenitrice di Hans e ora avrebbe dovuto rivelarle lo scandalo in cui si era trovato coinvolto. L’avrebbe profondamente delusa e avrebbe dovuto rivivere sulla sua stessa pelle l’oltraggio di cui era stata protagonista poco prima. Anna sembrava ancora febbricitante, e almeno per quel motivo Elsa poteva rimandare di qualche ora il suo penoso racconto.

“Non c’è stato e non ci sarà nessun matrimonio... ora riposa, poi ti spiegherò ogni cosa.”

L’ammiraglio Westergaard voleva Elsa fin dall’inizio. le sue intenzioni erano state cristalline dal primo momento, aveva modi seduttivi e affettati, ma la sua presenza avrebbe potuto essere del tutto indifferente per Kristoff. E invece non era così. Lui odiava quell’uomo: lo odiava perché aveva regalato quel volgare bracciale ad Anna, lo odiava per essere rimasto a guardarlo ballare con Anna, lo odiava da quando aveva capito che Anna si era innamorata di lui. La notte che lo aveva scoperto era corso nel bosco a spaccare grossi ceppi di legno a mani nude, imprecando contro l’universo intero per evitare di maledire l’unico che avrebbe dovuto incolpare per aver appreso quella verità: se stesso.

Ascoltò il racconto di Elsa appoggiato fuori dalla porta della stanza di Anna. La voce della sorella maggiore era incrinata dalle lacrime, ma cercava di mantenere la calma nel descrivere i particolari compromettenti della rivelazione del signor Weselton; la sorella minore non parlava, ma esclamava monosillabi con incredulità.

Verso sera Elsa uscì dalla stanza della sorella con aria stravolta e poco dopo Anna invitò Kristoff ad entrare.

“Ti senti meglio?” chiese vagamente il giovane.

“Sì, mi sono scaldata... Ti ringrazio molto per avermi riportato a casa.”

Piombò il silenzio e nessuno dei due sembrava intenzionato ad alzare lo sguardo dalla punta delle loro scarpe.

“Ah, ti ringrazio anche per... avermi riportato questo...” Anna aprì il palmo della sua mano e mostrò a Kristoff il braccialetto che le aveva regalato Hans; ma la richiuse subito, e ripose il gioiello all’interno della sua scatola originaria, per poi seppellirlo in fondo al cassetto.

“Io... non volevo offenderti ieri sera... non volevo farti arrabbiare...” mormorò Kristoff.

“Non è stata colpa tua e in ogni caso avevi ragione tu: Hans si era innamorato di Elsa fin da subito. Sono stata io ad equivocare...”

“Ma tu... lo amavi?”

“No. O forse sì. Del resto è un ufficiale, giusto?” Anna sembrava parlare più a se stessa che a Kristoff. Poi si strinse in uno scialle che le aveva confezionato la madre: “Sai, i nostri genitori non ci hanno mai fatto mancare nulla. I migliori precettori, i vestiti alla moda, le amicizie altolocate... ma Elsa è sempre stata sola. Mi diceva che le bastavo io, ma so che non era così; è stato dal giorno in cui involontariamente mi procurò un incidente: avevamo litigato e lei mi colpì alla testa con una esplosione ghiacciata. Da quel momento sui miei capelli è comparsa una ciocca bianca e lei si è defilata per sempre, temendo di fare del male a qualcuno, rinunciando così alla sua infanzia e la sua adolescenza. Mia sorella ascoltava i miei sogni, i miei segreti e si sforzava di capirmi, ma non ci riusciva. Non poteva comprendere ciò che non si era mai concessa di vivere. Poi è arrivato Hans e si è accorta che forse c’era qualcun altro oltre a me che poteva amarla, ma in modo diverso, in un modo che fosse esclusivo, soltanto per loro. E io credo che anche lei ora si sia innamorata di lui.”

Kristoff ascoltava Anna con gli occhi bassi, con la strana sensazione che, se li avessi alzati, gli sarebbe sfuggita una lacrima.

“Kristoff... promettimi che qualunque sentimento io possa aver provato per Hans tu non dirai mai niente ad Elsa. Io lo dimenticherò, penserò solo alla sua felicità assieme a mia sorella.” chiese Anna.

“Perché lo difendi? Ha disonorato una ragazza e ha avuto una figlia illegittima.” protestò Kristoff.

“Ho la sensazione che le cose non stiano esattamente così, io non mi fido di quello che dice il signor Weselton. Se ama davvero Elsa, senza temere i suoi poteri, sono certa che Hans non sia una cattiva persona.”

Kristoff e Anna si fissarono a lungo, assorti nei loro pensieri.

“Bene! Direi che adesso mi sono ripresa del tutto... che ne diresti di portarmi a fare un giro con Sven? Voglio andare al fresco, andiamo a raccogliere i fiori vicino alla tua baita. Sai, sono una donna che deve dimenticare!” ridacchiò facendo l’occhiolino. Tuttavia Kristoff non ricambiava lo stesso entusiasmo; non diceva una parola e sembrava soffrire in silenzio.

“Non mi hai sentito? Che ti succede?”

Allora lui afferrò le mani di lei con le sue e le strinse forte al petto: “Ho avuto paura. Quando ti ho trovata svenuta e pallida ho pensato a mia madre e all'idea di perderti come avevo perso lei mi si è gelato il sangue nelle vene. Ho fatto una cosa terribile. Ho rischiato di mettere te contro tua sorella per via di un uomo e non so dirti se l’abbia fatto più o meno intenzionalmente”. Anna sobbalzò, travolta dalla veemenza di Kristoff. “Ho sempre detestato Hans senza mai trovare un motivo valido per farlo fino a quando non ti ho visto piangere per lui: in quel momento ho capito che ciò che realmente odiavo era ciò che da tempo temevo, e cioè che tu ti fossi innamorata di lui. Sapevo che lui guardava Elsa, ma inconsciamente sospettavo che tu provassi qualcosa per Hans e quel pensiero mi ha mandato in bestia. Non capivo perché tu, così spontanea, coraggiosa, così autentica rispetto a quelle bamboline impostate che piacciono agli aristocratici potessi esserti invaghita di un uomo che non avrebbe mai apprezzato il tuo cuore. Ma il problema non era di Anna, non era di Hans, era soltanto mio.  Odiavo il fatto che lui fosse nella tua mente, che ti guardasse, che ti potesse toccare e che potesse darti false speranze. Odiavo l’idea che lui potesse portarti via da me, giorno dopo giorno. So che non sei mia, so che non lo sarai mai, ma mi sentivo l’unico autorizzato ad osservarti, a parlarti, a starti vicino: ma questo pensiero folle mi ha portato alla gelosia. Io non so esprimermi con i giri di parole, non so fare discorsi complicati, ma so dire le cose come stanno e nient’altro che quello. Tu invece puoi capire, perché hai un cuore pieno d’amore e già avrai intuito quello che provo per te. Devo andarmene. Devo lasciare questa casa e questo lavoro prima che possa farti soffrire di nuovo e prima che possa illudermi che tu un giorno possa amarmi come ti amo io”.

Anna respirava a fatica mentre le sue lacrime fluivano senza sosta. Cercò di parlare, ma Kristoff baciò entrambe le sue mani e corse svelto verso l’uscita di villa Frozen, ignorando la ragazza che chiamava il suo nome per il corridoio.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Se c’era qualcosa che per il signor Agdar Frozen era più caro della sua stessa vita, si trattava senza dubbio delle sue figlie. Perciò, quando venne informato di quanto era accaduto nel salotto di casa sua negli ultimi giorni, fu facile indovinare la sua reazione. Dapprima si mostrò scandalizzato per come il signor Weselton si era approcciato ad Elsa: non si aspettava che la sua visita a villa Frozen fosse finalizzata ad una proposta di matrimonio (o meglio ad una delega di proposta di matrimonio) quanto ad Hans, il suo umore aveva degli sbalzi contraddittori. Gli aveva fatto subito una buona impressione, gli piacevano i suoi modi disinvolti e la sua intelligenza critica; inoltre avrebbe anche apprezzato la sfrontatezza di chiedere in moglie la figlia del suo principale partner commerciale, se non fosse stato per quel vergognoso scandalo di cui si era reso protagonista. Ma più se ne parlava, più emergevano delle coincidenze inquietanti, ed era veramente impossibile valutare la vicenda con occhi imparziali: per evitare di amplificare ulteriormente il problema, si decise di proclamare il signor Weselton e l’ammiraglio Westergaard ospiti non graditi a villa Frozen. Ma come era stato facile bandire due uomini da una casa, altrettanto era difficile scacciarli dai pensieri Elsa. Le sembrò finalmente di capire come mai il signor Weselton sosteneva di apprezzare in lei la discrezione e la riservatezza così come mai le aveva chiesto ragguagli sulla sua fede cristiana: di certo se una ragazza con il carattere di Elsa avesse sposato il figlio del signor Weselton non avrebbe mai sbandierato la  vergognosa tresca della cognata, un po’ per pudore, un po’ per misericordia. Ma anche le affermazioni di Hans, con il senno di poi, sembravano celare un inquietante presagio: No, non l’hai mai amata veramente; lei era solo una povera vittima, sedotta e abbandonata, le parole che Hans stesso aveva usato per descrivere Ofelia, sembravano alludere spaventosamente al suo comportamento con la signorina Weselton; possibile che l’ammiraglio Westergaard fosse come il principe Amleto che si dilegua non appena scopre di avere illuso la sua amata? Hans aveva pure ammesso di essere un seduttore, ma quale uomo non si considera tale? Eppure ora sembrava che quella definizione fosse terribilmente letterale. Quando Elsa aveva rivelato la sua magia ad Hans aveva provato una sensazione di disagio, come se lui l’avesse vista tutta nuda, ma non era nulla a confronto al disonore che aveva dovuto affrontare la signorina Weselton. Ripensò alle lacrime sul volto del signor Weselton: se un uomo dedito esclusivamente a farsi gli affari degli altri dimostrava una simile commozione, forse il caso della figlia era molto più disperato di quanto si potesse credere. Elsa dedicava le sue notti a cercare di far combaciare i pezzi di quella sinistra profezia, rinunciando al sonno e alternando sensazioni di delusione e smarrimento per se stessa a profonda compassione per la povera ragazza ingannata.

Se non fosse stato per Kai, che una mattina portò l’ultimo numero del Ninnolo a villa Frozen, il signor Agdar e la sua famiglia si sarebbero sbarazzati anche del fastidioso giornale del signor Weselton, ma, come ammise lo stesso domestico: “è inarrestabile, signori. Non si parla altro per le vie di Arendelle. Leggete qui” e indicò un trafiletto che annunciava le imminenti nozze tra la signorina Weselton e il signor Hans Westergaard. A quanto pare il lupo non aveva perso il vizio: pur di avere un pettegolezzo da sbattere in prima pagina, il signor Weselton non aveva esitato a rendere pubblico un matrimonio che aveva tutta l’aria di essere riparatore, ma che, essendo quello di una ragazza imparentata con la famiglia reale, era perfetto per fare notizia. Forse l’annuncio in sé non meritava poi tanta pubblicità, ma se l’obiettivo era quello di arrivare alla signorina Elsa, aveva fatto centro. A quel punto anche la più robusta lancia da spezzare a favore di Hans aveva ceduto: penso che arriverei al grande passo solo se fossi costretto, anche quelle parole erano uscite dalla bocca dell’ammiraglio e, in nome della sua coerenza e del suo senso dell’onore, le nozze erano la conclusione più logica.

L’ultima persona da informare sull’evento rimaneva Anna, tanto valeva farlo subito e poi cavarsi il dente per sempre. 

Quando Elsa entrò nella stanza di sua sorella, fece fatica a muoversi tale era lo stato di disordine generale: il letto era sfatto e i cuscini ammassati dalla spalliera, il cassetto con gli adorati nastrini era spalancato ed il suo contenuto sparpagliato dappertutto ed infine Anna se ne stava seduta sul davanzale della sua finestra, con espressione imbronciata, i capelli spettinati e con ancora indosso la camicia da notte nonostante fosse mattina inoltrata. Se non avesse già abusato di quel paragone, Elsa avrebbe potuto dire che Anna assomigliava ad Ofelia trascinata dalla corrente del fiume.

“Che cosa è successo, Anna? é passato un tifone?” chiese Elsa schioccandole un bacio su una tempia. Ma Anna non rispose: era concentrata a fissare il vuoto dalla finestra con gli occhi rossi che le bruciavano. Non aveva dormito e aveva trascorso le ore di veglia a piangere. 

“Sei tutta rossa, ti senti ancora la febbre?”

“No, sto bene, grazie.”

“Vuoi che leggiamo qualche pagina di Pamela?” propose Elsa.

“Mr. B mi fa schifo.” replicò secca Anna.

Elsa cercava di tirare su il morale ad Anna, ma in realtà era lei ad aver bisogno di essere consolata: di solito sua sorella minore riusciva a meraviglia in quest’intento, ma sembrava che quel giorno anche lei fosse mogia per motivi misteriosi. E vedere tristezza moltiplicata per due era ciò che Elsa voleva evitare a tutti i costi.

“Allora adesso mi metto qui e ti faccio due bellissime trecce a spina di pesce e le arricchiamo con questi favolosi nastrini color verde ago di pino” Anna sembrò rianimarsi appena venne nominato il nastrino, ma il suo non era entusiasmo.

“Elsa, devi dirmi qualcosa?” chiese Anna prima che sua sorella iniziasse a pettinarla.

La sorella maggiore si bloccò, ma poi, con un respiro profondo, rivelò ciò che si teneva dentro.

“Hans si sposa con la signorina Weselton. Domani.”

Solo in quel momento Anna alzò gli occhi e incontrò quelli di Elsa.

“Ah. E tu come ti senti?” domandò seriamente preoccupata.

“Come vuoi che mi senta? Delusa, certo. Ma se non altro qualcun’altra avrà la vita dignitosa che si merita. Per un motivo o per l’altro io e l’ammiraglio Westergaard non eravamo fatti per stare insieme. Me ne farò una ragione e lo dimenticherò per sempre.” rispose Elsa con aria mesta ma decisa.

“Mi dispiace...”

“Non preoccuparti, Anna. Piuttosto, quando ritornerà Kristoff?”

Anna sussultò a quella domanda e tutti i ricordi dell’ultimo incontro tra lei ed il giovane affiorarono alla mente. Kristoff era determinato a lasciare per sempre il suo lavoro a villa Frozen, ma Anna aveva semplicemente riferito che aveva bisogno di sistemare alcune faccende e che sarebbe tornato il prima possibile: riportare il vero motivo per cui lui aveva deciso di licenziarsi sarebbe stato troppo scioccante. E così aveva mentito a sua sorella per la seconda volta, dopo aver giustificato la sua fuga sotto la pioggia come un disperato desiderio di raccogliere delle ciliegie. In quel momento Elsa era così sconvolta che aveva preso per vera anche quella scusa irrealistica.

“N-non lo so... spero che torni presto” mormorò Anna.

“Tra poco è pronto il pranzo, ti lascio sola, così puoi vestirti. Bada di far presto perché abbiamo il budino al cioccolato come dessert e se non ti sbrighi finisco anche la tua porzione.” rise Elsa.

Almeno Elsa riusciva a fingere di essere serena, ma Anna non era il tipo che sapeva mascherare i suoi sentimenti. Dalla sera in cui Kristoff aveva deciso di andarsene aveva cambiato completamente atteggiamento. Si sentiva una stupida per essersi infatuata di un uomo che non aveva mai incoraggiato i suoi sentimenti e che le aveva preferito fin da subito la sorella, e si sentiva ancora più idiota per non aver intuito i sentimenti che Kristoff provava per lei. Al ricordo di come lui aveva dichiarato di amarla, il suo cuore iniziò a battere furiosamente e le sue guance si arrossarono. Ti amo, era la prima volta che quelle parole erano rivolte a lei: mai nessuno tra quei damerini che gironzolavano per villa Frozen era arrivato ad ammettere di amarla, mentre lui, così ruvido, pragmatico e per niente sentimentale si era espresso con una tale passione che lei non era riuscita a ribattere. Chi era per lei Kristoff? Il suo confidente, e di sicuro quello era il ruolo più sbagliato che potesse attribuirgli. Aveva passato la maggior parte del tempo a lodare Hans senza preoccuparsi di ferire Kristoff, senza accorgersi che, malgrado facesse fatica ad ammetterlo, lui non cessava di osservarla, di vederla e di apprezzarla proprio per quello che era. Ripensò al loro primo incontro: Kristoff l’aveva colpita subito perché lei credeva che fosse un ufficiale. Ah, quanto odiava ora quella parola! Se solo fosse riuscita a rimangiarsela... Ma poi era rimasta imbambolata di fronte ai suoi muscoli e si era ingelosita quando lui aveva fatto i complimenti prima ad Elsa che a lei. Da quel momento erano stati inseparabili e da quella maledetta sera le mancava terribilmente. Si alzò dirigendosi verso il suo armadio per vestirsi. Non le importava con che colore sarebbe scesa per il pranzo. Non le importava se non c’era lui a guardarla.

 

La notizia del matrimonio tra la signorina Weselton e Hans Westergaard era ormai sulla bocca di tutti e anche chi non aveva letto il Ninnolo non poteva che incuriosirsi di fronte alla ghirlande variopinte e pacchiane che ornavano l’ingresso della chiesa di Arendelle. Kristoff, che quella mattina si era recato sulla tomba di sua madre, avrebbe preferito evitare di essere inondato da decorazioni tanto chiassose, a maggior ragione perché, avendo assistito alla penosa rivelazione del signor Weselton, non capiva cosa ci fosse di così importante da festeggiare. Mentre era assorto nelle sue riflessioni, la sua attenzione fu rapita da una suora che teneva per mano una bambina: non ci mise molto a ricordare che la ragazzina era la stessa ritratta nel dagherrotipo del signor Weselton. Nonostante sua madre fosse un’aristocratica, la bambina era dunque cresciuta in un istituto per ragazze madri, probabilmente per evitare lo scandalo. Ma la sorpresa fu enorme quando vide un uomo avvicinarsi alla bambina e prenderla in braccio. Era l’ammiraglio Westergaard! Vedendo i due vicini era impossibile non notare la straordinaria somiglianza del colore dei capelli e del viso lentigginoso. “A quanto pare ti dedicherai ai tuoi doveri di padre” pensò tra sé e sé Kristoff, senza accorgersi che il suo sguardo insistente era stato intercettato da Hans e che ora si stava avvicinando proprio a lui.

“Signor Bjorgman!” si sentì chiamare da Hans. L’uomo che si appropinquava verso Kristoff era molto diverso dall’ammiraglio tirato a lucido che era abituato a vedere a villa Frozen: aveva la barba di più di un giorno ed indossava abiti più trasandati rispetto al solito. Per completare il quadro di sciatteria, non era nemmeno molto profumato.

“Signor Bjorgman, sono contento di vedervi. Come sta la signorina Elsa?” chiese Hans con molta apprensione.

“Non ne ho idea, ammiraglio Westergaard. A dire il vero mi sono licenziato di recente da villa Frozen.” Hans accolse la notizia con molto sconforto: ”sono andato e tornato dalle Isole del Sud in fretta e furia, ho bisogno di vederla.”

“Tutti sappiamo che domani vi sposerete, non credo che abbiate molto da aggiungere, ammiraglio. Inoltre mi pare di vedere che siete già entrato nel ruolo con vostra figlia.”

Hans fissò Kristoff con le sopracciglia aggrottate e con lo sguardo fisso: “Vorrete dire con mia nipote, signor Bjorgman.”

 

Note dell’autrice: Buongiorno a tutti voi cari lettori e lettrici! Vi sono piaciute le dichiarazioni di Hans e Kristoff? Nei capitoli precedenti ho preferito non inserire le note in modo da permettervi di gustare gli eventi senza influenzarvi ;-) 

Pare che Hans ed il signor Weselton finiranno per imparentarsi, ma sembra che non sia il nostro ammiraglio il padre della bambina: l’identità di quest’ultimo verrà rivelata nel prossimo capitolo. Un nuovo sentimento si sta inoltre facendo strada nel cuore di Anna, vedremo come si evolverà la nostra vicenda ;-)

Vi ringrazio davvero di cuore per le vostre recensioni che mi danno sempre tanta soddisfazione ;-)

A presto! Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Il signor Oaken, un omone rubicondo dagli occhi azzurri come il cielo, era il proprietario della Querciola Vagabonda, una taverna situata nei paraggi del porto di Arendelle, frequentata da gente di tutti i tipi, in particolare da uomini che non badavano troppo alle formalità e all’igiene personale: come l’ammiraglio Westergaard e il signor Bjorgman fossero finiti in quel posto si poteva spiegare con l’esigenza di chiarire quello che prima era stato accennato al cimitero. Era davvero ironico osservare come un distinto ufficiale di marina e un rude commerciante di renne potessero starsene seduti ad un tavolo come due vecchi amici; ma a giudicare dal fatto che con il loro attuale aspetto si amalgamavano perfettamente con la clientela abituale della Querciola, i due avevano in comune molto più di quanto si pensasse, a partire dal bisogno disperato di un barbiere, di un bagno purificante e di un bicchiere di grappa.

“Quindi la bambina della signorina Weselton è la figlia di tuo fratello?” chiese stupefatto Kristoff.

“Sì, come io avevo già ribadito, non ho mai avuto a che fare con quella donna.” rispose Hans, ordinando un altro bicchierino, che in circostanze come quelle non guastava mai.

“Ma come è possibile che uno abbia un fratello con il suo stesso nome?” Le obiezioni di Kristoff erano più che legittime e richiedevano di essere approfondite. Hans fissò a lungo il legno tarlato del tavolo, indeciso se riferire o meno al suo compagno la storia della sua vita, ma, viste le operazioni che intendeva mettere in atto ora che era tornato ad Arendelle,  forse quella confidenza era necessaria.

Il racconto di cui Kristoff fu ascoltatore, era la storia più triste e squallida che avesse mai sentito: non dubitava che nelle famiglie benestanti ci fossero sempre degli intrighi, ma non immaginava che quella dei Westergaard fosse dedita a piazzare i propri figli come pedine su una scacchiera. Hans aveva un numero spropositato di fratelli, ben dodici, e ognuno di loro sembrava avere un destino già scritto: l’ammiraglio seduto di fronte a lui sembrava essere vittima di una congiura proprio perché  il suo ruolo nel mondo non era stato ancora definito. Kristoff non avrebbe mai ammesso a se stesso che dopo quella chiacchierata aveva rivalutato Hans, ma pensò che, nonostante l’aplomb da cacciatore di donne, tutto sommato poteva essere un persona ben più meschina e pericolosa, considerata la sua stirpe. 

“Ho bisogno che tu mi faccia un favore” disse Hans estraendo una busta dalla sua giacca. “Ti chiedo per cortesia di consegnare questa lettera ad Elsa. Le ho scritto tutto quello che oggi ho narrato a te e sono disposto a spiegarle anche di più se acconsentirà ad incontrarmi.”

Kristoff prese la lettera: ancora non aveva capito se Elsa amasse o meno Hans, ma alla vigilia di un matrimonio il cui sposo era stato confuso con un altro, forse l’ammiraglio Westergaard meritava una seconda possibilità.

Quando i due uomini uscirono dalla taverna (dopo aver rigorosamente pagato ognuno la sua parte) si sentirono come in procinto di partire per una missione dall’esito incerto: tutto dipendeva dalla capacità di perdono di una donna e dalla speranza che quella stessa donna ricambiasse i sentimenti dell’uomo che l’amava. Le premesse apparivano del tutto pretenziose anche per i due maschi che le avevano formulate. Rimanevano da mettere in chiaro le ultime disposizioni: “comunque io vorrei darti un consiglio, così, da amico...” suggerì Kristoff “Se ti vuoi vedere con Elsa mettiti a posto quelle basette: hai due cespugli che non si possono guardare.”

“Anch’io ti do un suggerimento: quando vai a consegnare la lettera alla mia fidanzata vedi di lavarti le ascelle: puzzi come una renna umana!” controbatté Hans.

 

Le brutte giornate di pioggia di inizio mese erano ormai un lontano ricordo, il sole era tornato a splendere e il clima era così piacevole che era impossibile starsene chiusi in casa. Se non fosse stato per le chiacchierate nozze della signorina Weselton sarebbe stato piacevole fare una passeggiata, ma Elsa non se la sentiva di uscire e magari incontrare casualmente gli sposi.

Quando Kristoff arrivò all’ingresso di villa Frozen fu assalito dal mal di stomaco: erano passate poche settimane dall’ultima volta che era uscito per sempre da quell’abitazione, ma il ricordo del motivo di quella decisione era più vivido che mai. A volte ripensava alla sua dichiarazione d’amore ad Anna: era stato un fiume in piena al punto che non l’aveva nemmeno lasciata parlare. Ma forse era stato meglio così. Anna non lo aveva mai guardato con occhi diversi da quelli di un’amica e se anche avesse espresso un’opinione non c’era fortuna per loro come coppia. Anna sarebbe stata destinata ad un abbiente aristocratico mentre lui era soltanto un semplice commerciante: per quanto vi fosse affetto tra la famiglia Bjorgman e la famiglia Frozen, dubitava che il signor Agdar potesse concedere la mano di sua figlia ad un uomo così modesto come lui. Un conto era la riconoscenza, un conto erano le aspettative sul futuro della ragazza. Quando vide Elsa sola in giardino si sentì sollevato perché avrebbe potuto consegnare la lettera di Hans e dileguarsi senza il pericolo di incontrare Anna.

“Kristoff! Che piacere rivederti! Io e Anna non vedevamo l’ora che tu tornassi!” Elsa accolse il giovane in modo festoso, ma Kristoff non si aspettava che le sorelle Frozen attendessero il suo ritorno.

“Elsa... Questa mattina ho incontrato Hans che mi ha pregato di darti questa lettera.” Elsa fissò Kristoff con sospetto e prese la busta con mani tremanti. “Le cose non stanno come sembrano, Elsa. Ti consiglio di leggerla e di prendere le decisioni del caso”. La ragazza cominciò a tempestare il giovane con mille domande, trattenendolo più di quanto aveva previsto, e il loro dialogo aveva finito per attirare l’attenzione di Anna che, dopo aver visto dalla finestra Kristoff e sua sorella parlare concitatamente, si era precipitata in giardino.

“Kristoff! Kristoff!” gridò trafelata.

Ora che lei lo aveva visto, lui non poteva più sottrarsi: “Salve, Anna. Ti trovo in buona salute.” Cercò di mantenersi vago.

“Kristoff, ti prego, entriamo in casa. Ti devo parlare!” implorò Anna.

“Mi sono licenziato, Anna. Non ho intenzione di tornare” la liquidò Kristoff.

“No, non puoi andartene! Prima devi sentire quello che ho da dirti!”

Kristoff fu tentato di rimanere, ma poi ritornò alla sua decisione iniziale: “Il mio compito qui è finito. Vi auguro buona giornata signorine Frozen.” e con un accenno di inchino si allontanò.

Anna lo rincorse fino al cancello di casa: “Kristoff, se non mi vuoi parlare lo farò io! Ti cercherò fino a che non ti avrò trovato e a quel punto mi ascolterai fino alla fine!” Poi scoppiò in un pianto a dirotto. Elsa si avvicinò alla sorella tentando di calmarla.

“Lui se ne andato per colpa mia, Elsa” mormorò tra le lacrime “ora non vuole sentire ragioni e non vuole tornare e io mi odio per questo!” gridò mentre affondava il viso tra le braccia di sua sorella.

“Buona, Anna, stai tranquilla: che cosa è successo tra te e Kristoff?” Raccontare tutto avrebbe richiesto molte omissioni, soprattutto per la parte che riguardava Hans.

“Non me ne importa niente dei miei vestiti, degli ufficiali, dei libri impegnativi e dei miei stupidi nastrini che tanto sono tutti verdi!”

“E questo cosa c’entra, Anna?”

“Io lo amo, Elsa!”

“Come hai detto?”

“Io amo Kristoff. Ci ho messo un’eternità per capire i miei sentimenti, ma mi è bastato un giorno senza di lui per temere di averlo perso per sempre.” Anna era diventata isterica ed Elsa pretese di avere spiegazioni. Anna accennò che qualche sera prima aveva avuto un diverbio con Kristoff ma, complici i singhiozzi, non era scesa nei particolari; Durante la loro discussione il giovane aveva ammesso di amarla ma che non riusciva più a stare accanto a lei per paura di coltivare false speranze. Anna era talmente irrequieta che era molto difficile  distinguere le parole che pronunciava, ma ad Elsa bastò l’ultima parte del discorso per capire come, ancora una volta, non era riuscita a capire i sentimenti delle persone che vivevano al suo fianco. “Lascialo andare, vedrai che se tu lo ami e lui ti ama non riuscirete a stare lontani ancora per molto.” fu l’unico consiglio che Elsa fu in grado di dare alla sorella, mentre con una mano le accarezzava le guance, levandole alcuni capelli che le erano entrati in bocca.

“E che cos’è quella lettera che ti ha portato?” 

Elsa si ricordò improvvisamente della missiva che teneva tra le mani: “Q-questa... è una lettera di Hans. Lui in persona a chiesto a Kristoff di recapitarmela...” ma la ragazza accartocciò la busta tra le sue dita, ricoprendola di uno strato di brina.

“Non congelarla, Elsa, o non riusciremo a leggerla!” Anna sfilò la lettera di Hans dalle mani di sua sorella  e, riacquistando una voce più ferma, si offrì di leggerla:

 

Mia adorata Elsa,

se in questo momento pensate che io mi trovi dietro ad un altare con la signorina Weselton, sappiate che siete in errore. Non voglio che veniate trascinata nel fraintendimento di cui io stesso sono stato vittima. Quando ho letto l’incisione sulla vera della signorina Weselton, un inquietante presagio si è fatto strada nella mia mente, ma per sciogliere il dubbio è stato necessario che io tornassi alle Isole del Sud per constatare di persona come stavano realmente i fatti.

Quando ci siamo incontrati la prima volta vi raccontai che non avevo mai visitato Arendelle e in quel momento dissi il vero; aggiunsi che, al contrario, uno dei miei fratelli aveva soggiornato nella vostra città e per quella affermazione non mentivo. Soltanto per un particolare mi sono censurato, e cioè che il mio nome completo è Hans II Westergaard: se siete sorpresa dell’omonimia tra fratelli, vi dico solo che il mio non è un caso isolato nella mia famiglia. Ebbene, mio fratello Hans I si recò ad Arendelle circa quattro anni fa e all’epoca conobbe la signorina Weselton, con cui ebbe una relazione immorale da cui nacque la mia nipotina, che voi avete potuto osservare nel dagherrotipo del signor Weselton. Oltre a condividere lo stesso nome, io e mio fratello abbiamo in comune la chioma fulva, e questo spiega come mai la ciocca rossa incastonata nell’anello sia dello stesso colore dei miei capelli. Le lentiggini, invece, penso siano l’unica caratteristica che la bambina abbia ereditato da suo zio. Se pensate che questa situazione esilarante sia soltanto frutto del caso, vi devo smentire, poiché mio fratello era perfettamente memore della sua avventura con la signorina Weselton, ma per evitare di accollarsi una simile responsabilità o, più semplicemente, per evitare di finire nel mirino di uno scandalo, ha scelto di delegare a me l’invito per la festa di compleanno della signorina Anna, originariamente indirizzato a lui, sicché, in caso di guai, io avrei potuto essere additato come responsabile, per poi eventualmente rimpiazzarlo nel ruolo di sposo che invece si ritroverà a ricoprire d’ora in poi.

Le motivazioni per cui oggi quei due si uniranno in matrimonio sono talmente deplorevoli e vergognose che non meritano di essere scritte, ma poiché la vostra curiosità è legittima, sono disposto a chiarirvele di persona, se vorrete venire domani nel primo pomeriggio al parco di Arendelle, dove abbiamo mangiato i sandwiches in quella bellissima giornata di tanto tempo fa.

Ho molte ragioni per arrossire della condotta della mia famiglia, ma solo un motivo mi rende felice in questo assurdo scambio di persona: avere incontrato voi. 

Concludo la mia lettera ricordandovi la mia stima e il mio amore, che dal giorno del nostro incontro sono rimasti immutati.

Irrimediabilmente vostro,

Ammiraglio Hans II Westergaard.

 

“Lo sapevo! Lo sapevo che Hans era una brava persona e che non avrebbe mai fatto quello di cui era stato accusato” gridò Anna tutto di un fiato, cominciando ad agitarsi. Elsa invece era rimasta ancorata alla sua sedia senza muovere un muscolo eccetto le palpebre, appesantite per le lacrime: la sua prima reazione fu di sgomento, eppure, mano a mano che Anna proseguiva con la lettura, nella sua mente cominciò a formarsi la strana sensazione di aver già previsto l’estraneità di Hans a quella vicenda. Sul Ninnolo aveva letto delle nozze tra la signorina Weselton e il signor Hans Westergaard e in quel momento, inconsciamente, si era chiesta come mai un ufficiale della marina delle Isole del Sud potesse essere indicato con un titolo così generico. Ma la sua desolazione era comunque tale che attaccarsi a quella minuscola inezia poteva sembrare un modo per non rassegnarsi all’evidenza; invece, proprio quel signor Hans aveva fatto la differenza tra un Westergaard qualsiasi e il suo ammiraglio.

“Elsa, guardami. Per favore riconosci che Hans si merita di essere perdonato, che si merita di diventare tuo marito, e ti prego” supplicò la sorella stringendo le mani sul suo grembo “ ammetti che sei innamorata di lui.”

Elsa guardò la lettera che Anna aveva già spiegazzato e poi posò gli occhi su quelli eccitati di sua sorella: “... ” sussurrò mentre la voglia di piangere veniva sostituita dalla sensazione di sollievo che si diffondeva in tutto il suo corpo. “Sì, io amo Hans!” esclamò con un sorriso entusiasta. Le due sorelle risero di cuore e si abbracciarono forte. Poi Anna cominciò a saltare di gioia e ad improvvisare un balletto assieme alla sorella.

“Andiamo a prenderci gli uomini che amiamo.” Sentenziò determinata Anna, poi, mano nella mano con la sorella Elsa, si precipitò nella sua stanza.

 

Note dell’autrice: Carissimi, come va? Siete contenti dell’innocenza di Hans? Meno male che Capitan Basetta è estraneo ai fatti!!! XD di certo però il signor Westergaard e la signorina Weselton sono una coppia decisamente sopra la righe! I prossimi capitoli saranno rispettivamente un’ Helsa e una Kristanna passionali e romantici e finalmente i nostri personaggi chiariranno i loro sentimenti gli uni per le altre. Aspetto con gioia le vostre recensioni, alla prossima ;-)

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


I preparativi per il rendez-vous tra Elsa e l’ammiraglio Hans II Westergaard fornirono ad Anna il pretesto per uscire dalla malinconia in cui si era rintanata nelle settimane precedenti, ma non costituirono un incentivo a riordinare la sua stanza, la quale, ormai ridotta in uno stato di disordine perenne, sembrava destinata a divenire un ancor più martoriato campo di battaglia, con quelle trincee di vestiti accatastati sul letto e quei poveri nastrini colorati stramazzati sul pavimento senza onore né gloria.

“Elsa, hai già pensato a cosa metterti per vederti con Hans? secondo me dovresti provarti il corsetto che ti ha regalato la zia.”

“No, Anna, non è decisamente adatto: la scollatura è molto ampia ed è troppo aderente sul punto vita!”

“Non vedo perché dovresti farti tanti scrupoli, Elsa” osservò Anna “dopotutto Hans diventerà tuo marito.” 

“Non si mostra mai ad un uomo più di quanto lui possa immaginare, sorellina!” disse Elsa con un tono di rimprovero “Quanto al fatto che  possa diventare mio marito dipende da quanto saranno convincenti le sue motivazioni.” Dopo quell’ennesima resistenza Anna divenne esasperata.

“Non capisco perché farla tanto difficile, Elsa! Mettiti piuttosto nei miei panni: devo parlare con Kristoff e non so cosa mettermi! devo rivelargli i miei sentimenti, e per essere ancora più incisiva devo essere bellissima. Oh! Mi presti i tuoi trucchi, sorellina? Caspita devo fare presto! Tra poco si concluderanno le ultime trattative al mercato e lui se ne andrà via!” si disperò Anna con le mani nei capelli per poi lasciarsi cadere a faccia in giù sul letto di Elsa.

“Sono convinta che tu non abbia bisogno di tanti artifici per essere bellissima ai suoi occhi, Anna” sorrise Elsa “tuttavia, solo per oggi, ti presterò la mia cipria rosata.” A quel punto gli occhi di Anna si illuminarono per la gioia e la ragazza saltellò per tutta la stanza.

 

L’ammiraglio Westergaard uscì dal negozio del barbiere con un aspetto più ordinato ma con molti pensieri caotici per la testa. Per lui raccontare la storia della sua famiglia, con le annesse ragioni pazzesche che avevano portato a quell’infelice scambio di persona, era ben più che una semplice ammissione: metteva in gioco la sua reputazione e la sua credibilità, e il minimo dubbio da parte di Elsa avrebbe significato perderla per sempre.

L’uomo che camminava per i viali del parco di Arendelle non era l’ufficiale spavaldo partito alla ventura per conquistare la donna più bella della città, ma un qualunque pretendente titubante, la cui sorte era totalmente nelle mani della donna medesima.

Lo stato d’animo di Elsa mentre attraversava le strade alberate non poteva essere più smanioso: aveva cercato di respingerlo per poi rischiare di cedere del tutto al suo fascino, lo aveva visto in ginocchio ad implorarla di divenire sua moglie e se lo era visto strappare via a causa di un presunto crimine contro la morale; da quel giorno troppi sospetti, troppe congetture, troppe delusioni e, nonostante tutto, un barlume di speranza che non aveva accennato a spegnersi. Da quando sua sorella le aveva letto la lettera che Hans aveva scritto per lei, un solo desiderio lampeggiava nella sua mente: essere sua. Ora che aveva capito finalmente di amarlo, non desiderava più negarsi, voleva solo provare quelle sensazioni di calore e di dolce smarrimento che soltanto in sua compagnia era in grado di vivere. Se si fosse preparata per quell’appuntamento esclusivamente con lo spirito di accettare la sua proposta di matrimonio, sarebbe stata solo che entusiasta, ma l’antico timore resisteva e, malgrado ne avesse scelto un paio di pizzo color avorio, continuava ad indossare i guanti.

Quando i due innamorati si incrociarono a metà strada, Elsa si fermò aspettando che Hans la raggiungesse. L’ammiraglio aveva un’espressione molto seria e camminava alzando lo sguardo di tanto in tanto. Era vestito in maniera molto meno impeccabile del solito: calzoni scuri infilati in un paio di stivali impolverati sulle punte e una lunga giacca rendigote che gli arrivava alle caviglie, lasciata aperta su una casacca leggera parzialmente sbottonata sul petto.

“Credevo che fossi andato al matrimonio di tuo fratello...” mormorò Elsa quando Hans finalmente arrivò di fronte a lei, con emozione ma senza sarcasmo.

“Non mi interessa assistere ad una messinscena in abito bianco. Volevo vedere te, Elsa. Nient’altro mi preme come parlarti ora.” poi, offrendole il braccio, le disse “andiamo a bordo della mia nave. Lì potremo discutere con calma, lontani da occhi e orecchi indiscreti.”

 

Hans fece accomodare Elsa all’interno dell’imbarcazione ancorata nel porto di Arendelle: nonostante fosse da poco andato e tornato dalle Isole del Sud, la cabina era pulita e in ordine. Hans cedette ad Elsa un posto sul suo letto, mentre lui si posizionò accanto ad una poltrona, ma non si sedette.

“Sono l’ultimo di tredici fratelli e il secondo Hans della famiglia. Quando mio padre capì che sua moglie era in grado di dargli più di cinque figli, decise di creare un registro con i nomi dei suoi primi quintogeniti, e da allora duplicò i nomi in modo tale da ricordarseli più facilmente. Ogni qualvolta uno di noi raggiungeva la maggiore età, aggiungeva delle nuove caselle: il titolo di studio, la professione e la sua preferita... il matrimonio” Hans pronunciò queste parole con grande imbarazzo, fissando un punto al di là delle sue spalle pur di non incontrare gli occhi di Elsa. “La famiglia Westergaard è rinomata in tutte le Isole del Sud poiché ciascun membro è perfettamente occupato nei principali mestieri che danno prestigio: abbiamo Westergaard banchieri, Westergaard notai, Westergaard cardinali, e naturalmente Westergaard impiegati nell’attività navale di nostro padre, tra cui mio fratello Hans. Questo spiega perché inizialmente l’invito era indirizzato a lui: quattro anni fa si recò ad Arendelle per incontrare il signor Frozen, che poteva essere un potenziale collaboratore. Durante quel soggiorno conobbe la signorina Weselton. Si videro per la prima volta in una taverna frequentata da militari: all’epoca la ragazza era poco più che maggiorenne e (perdonami, Elsa se sono costretto a descrivere in questo modo una signorina) piuttosto frivola. Mio fratello non dovette faticare molto per sedurla e per convincerla a condividere lo stesso letto: bastò un anellino con una falsa promessa per tenersela buona giusto il tempo di completare la sua permanenza ad Arendelle. Quando si congedarono, mio fratello ignorava che dalle sue sconcezze fosse derivata una gravidanza, tuttavia, per evitare di trovarsi nello stesso luogo in cui aveva commesso il fatto e con alte probabilità di trovarsi di fronte la signorina Weselton, decise di delegare a me l’invito, con la speranza di cavarsi di impiccio.”

Fino a quel momento Elsa aveva ascoltato in silenzio il racconto di Hans, provando un senso di ribrezzo verso il comportamento di suo fratello. Ma rimaneva una questione: se la relazione tra il signor Westergaard e la signorina Weselton era stata soltanto una scappatella, come mai i due avevano deciso di unirsi in matrimonio?

Chiamato a rispondere a quella domanda, Hans arrossì per la vergogna. “Dato il suo comportamento libertino e superficiale, mio fratello pensava che la signorina Weselton fosse una povera ragazza facile. Ignorava che invece si trattava di una nipote del sovrano di Arendelle. Quando mio padre ha appreso da me questa notizia, ha convocato mio fratello Hans e ha spinto affinché i due ufficializzassero la loro relazione con un sacramento. La nascita di una figlia illegittima è stata accolta con insolito giubilo, poiché costituiva un ulteriore vincolo che poteva unire le famiglie Westergaard e Weselton.”

“Ma come è possibile approvare con tanta euforia un matrimonio riparatore?” obiettò Elsa.

“Che siano regolari o meno... mio padre concede sempre la sua benedizione alle ragazze dotate di una cospicua dote.” E in quel momento fu impossibile incrociare lo sguardo con Elsa.

La verità era stata rivelata e in essa era incluso il terribile sospetto che Hans avesse agito fin dal principio con l’obiettivo di impalmare la figlia del ricchissimo signor Agdar Frozen. Se Elsa non fosse stata del tutto persuasa della sincerità dei sentimenti di Hans, avrebbe potuto di sicuro accusarlo di essere un meschino cacciatore di dote, ma il suo primo impulso, quando vide l’ammiraglio prostrato con le mani a coprirgli il viso, fu quello di accarezzare i suoi capelli.

“Quante sono le coppie unite da un amore sincero, Hans? Contiamole sulle nostre mani e ci accorgeremo che non avremo bisogno di più di dieci dita. Ma pensi forse che nell’ipocrisia nel nostro tempo io non sappia distinguere l’eccezione che sei tu? Sono stata allevata dai genitori più affettuosi che potessi mai desiderare, ma da loro non ho ereditato la fiducia ed il calore; al contrario tu hai avuto una famiglia numerosa da cui non hai ricevuto un granello di affetto, ma nel tuo cuore hai saputo coltivare i buoni sentimenti che mi hai sempre espresso. Per tutta la vita ho dovuto proteggere gli altri da me stessa e non mi sono mai posta il problema di cosa potessi desiderare per me poiché mi ero convinta che nulla mi sarebbe spettato di diritto considerato il mostro che sono. E così ti respingevo, temendo che la mia corazza di ghiaccio potesse andare in frantumi come vetro, senza capire che era proprio negando i miei sentimenti per te che il mio cuore si spezzava sempre di più. Sei preoccupato perché credi che io possa pensare che vuoi sposarmi solo per far contento tuo padre e intascarti il mio patrimonio? Non essere preoccupato, allora. Ti sei intestardito su una donna che potrebbe manifestarti il suo ardore con stalattiti di ghiaccio e le sue frustrazioni con coltri di brina: fossi in te mi farei venire delle angosce quando saremo marito e moglie.”

Hans si lasciò sfuggire una risata ma poi guardò Elsa con una meraviglia indescrivibile: “è un , Elsa?”

La ragazza annuì con un sorriso timido ma del tutto sincero. Allora Hans le si avvicinò e attirò il suo viso a quello di Elsa per serrarle le labbra in un bacio. Fu travolgente ed appassionato al punto che la ragazza cedette sotto al peso dell’uomo, trovandosi coricata sul suo letto. Nessun angolo della stanza venne ricoperto dal ghiaccio, le mani di Elsa non fabbricarono fiocchi di neve, ma indugiarono sul corpo di Hans, sfiorando la pelle del suo petto che si lasciava accarezzare sotto la sua camicia.

Hans si staccò dalle sue labbra solo per permettere ad entrambi di recuperare un po’ d’aria, e nel mentre sfilò i guanti di Elsa, esigendo che lei non li indossasse più in sua presenza.

“Oh Elsa, potrai anche avere la fama di essere una regina della neve, ma sapessi quanto mi scalda il tragitto che stanno compiendo le tue mani! è un bene scoprire che la mia futura moglie nasconde tesori inesplorati, credo che dedicherò il nostro matrimonio a scoperchiare i forzieri che li tengono custoditi!” sogghignò mentre lasciava una scia di baci nell’incavo del collo della ragazza.

“Ora comincio io a preoccuparmi, Hans Westergaard!” puntualizzò Elsa. “E la verità è che non so se è per le cose che dici o come le dici: pensavo che le cacce al tesoro si addicessero più ai corsari che agli ufficiali, ma credo che fino a quando non ci saremo scambiati le promesse davanti all’altare, non saprò mai se avrò sposato un ammiraglio o un pirata.”

 

Note dell’autrice: quando ho creato il personaggio di Hans per questa fanfiction volevo che attorno a lui si formassero i pregiudizi dei lettori, un po’ per il ricordo del suo comportamento nel film, un po’ per il suo atteggiamento da dongiovanni che ha in questa storia. Per Hans mi sono ispirata a molti personaggi austeniani: il suo flirtare con Anna lo rende simile a Willoughby, la sua dichiarazione d’amore ad Elsa lo accosta al signor Darcy e lo scandalo di una presunta relazione con un’altra donna rispetto a quella cha ama veramente lo trasforma in una sorta di Edward Ferrars. Non bisogna dimenticare il fratello di Hans, creato apposta per screditare il nostro eroe, ma che allo stesso tempo ne esalta le virtù. Le relazione libertina sfociata poi in un matrimonio riparatore è analoga a quella tra il signor Wickham e Lydia Bennet, ma il dono dell’anello con incastonata la ciocca dei capelli  è simile a quello tra Edward Ferrars e la signorina Lucy Steele. In questo caso la signorina Weselton è un po’ la Lydia sfacciata che corre dietro agli ufficiali, un po’ l’opportunista Lucy che ripiega sul fratello, come succede in “Ragione e Sentimento”. In realtà, per quanto il personaggio austeniano che più si addice alla personalità di Elsa sia (a mio parere) Elinor Dashwood, Hans non può essere considerato il pallido e indeciso Edward Ferrars: purtroppo le figure dei seduttori non sono mai positive e mai redente nei romanzi di Jane Austen, ma per il minore dei Westergaard ho pensato a questa combinazione di sensualità e onestà di mia invenzione. Anche per il padre di Hans mi sono ispirata ad un personaggio austeniano, Sir Walter Elliot di “Persuasione”, il quale, nel tempo libero, si dilettava a leggere l’Albo dei Baronetti, simile al registro che il vecchio Westergaard ha compilato per annotare i successi dei propri figli.

Nel prossimo capitolo (che aggiornerò in settimana) leggeremo come andrà a finire tra Anna e Kristoff.

Come sempre vi ringrazio tantissimo per le vostre recensioni e ne attendo altre! ;-)

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


La ricerca di Kristoff Bjorgman al mercato cittadino fu più complicata del previsto. Le nozze tra la signorina Weselton e il signor Westergaard avevano attirato molti volti nuovi ad Arendelle, e le strade erano pacificamente invase da soggetti di ogni tipo agghindati per l’occasione. Anna cercò di sbirciare tra un crocicchio e l’altro se intravedeva Sven ed il suo padrone, ma il solo panorama che si stagliava davanti ai suoi occhi era una parata di signore ingioiellate e di gentiluomini in ghingheri. Ogni tanto si fermava davanti a qualche vetrina e cercava di specchiarsi nel riverbero: le trecce annodate negli immancabili nastrini non avevano una ciocca fuori posto, con quelle guance delicatamente arrossate dalla cipria era il ritratto della salute e il corsetto le stava che era una meraviglia, dal momento che modellava il suo vitino da vespa come se fosse stato cucito sul suo corpo. Piacersi non era un problema, calmarsi lo era. Dopo aver cercato disperatamente Kristoff in ogni angolo della piazza senza riuscire a trovarlo, Anna iniziava a diventare insofferente ed ansiosa, e, perfino un tipo cocciuto come lei stava cominciando a rassegnarsi. Arrabbiata, delusa e con i piedi che le facevano male a causa degli stivaletti col tacco, adocchiò una panchina nei pressi del molo e partì con l’idea di sprofondarcisi. Ma mentre marciava a braccia incrociate e con gli occhi puntati al suolo, qualcuno la urtò, rischiando di farla cadere.

Chiedo perdono!” si affrettò a scusarsi l’uomo con cui si era scontrata e che le aveva messo istintivamente un braccio attorno alla vita per sostenerla. Anna vacillò riconoscendo la voce e la situazione in cui si era trovata tempo prima, quando era uscita con l’intento di acquistare i nastrini per l’acconciatura del suo compleanno, quando lui e lei si erano incontrati per la prima volta. Anna sperò, pregò di trovarsi nuovamente tra le braccia di Kristoff e venne esaudita, ma non si trattava dello stesso giovane che aveva conosciuto quel giorno. Kristoff indossava una elegantissima giacca color grigio perla, calzoni panna infilati in un paio di lucidissimi stivali neri e un panciotto a coste color antracite. Se non fosse stato che il suo torace muscoloso non gli permetteva di agganciare tutti i bottoni della camicia e che la cravatta era troppo stretta per essere annodata attorno al collo, sarebbe stato un gentiluomo da cartolina. Anna lo osservò come se fosse stato una statua di marmo: solo i capelli appena umidi, come se fossero stati lavati da poco e lasciati asciugare all’aria, erano l’unica traccia del ruvido Kristoff di un tempo.

“Ehm...io...scusa! Cioè... Io ti ho cercato dappertutto!” balbettò Anna, insistendo sulle ultime parole con una nota di polemica.

“Mi dispiace, per oggi non avevo in programma di recarmi al mercato” disse Kristoff “infatti avevo un’altra destinazione...” sussurrò Kristoff arrossendo lievemente.

E dove voleva andare vestito così? Tutte le volte che lei aveva insistito che doveva migliorare il suo stile lui aveva fatto orecchi da mercante, e ora come mai si era tirato a lucido? C’era forse un’altra ragazza di mezzo?

“Vorrei parlare con te, se non ti dispiace...” propose Kristoff con voce gentile. “Possiamo andare in un luogo più tranquillo?”

Anna annuì a comando, indecisa se essere rincuorata o gelosa.

Kristoff aiutò Anna a salire in groppa al fedele Sven, e insieme cavalcarono in silenzio fino ad una piccola radura caratterizzata dalla presenza di numerose rocce ricoperte di muschio dalla insolita forma sferica. Kristoff si sedette su una di esse ed Anna lo imitò. Quindi calò il silenzio e i buoni propositi di dialogare sembrarono essere rimandati.

“Volevo ringraziarti per aver consegnato la lettera di Hans ad Elsa...” ruppe il ghiaccio Anna, ma subito dopo si morse la lingua perché si era promessa di non nominare più l’ammiraglio in presenza di Kristoff.

“Dovere. Tua sorella ha già preso la sua decisione?”

“Sì. Alla luce di quello che c’era scritto sulla lettera ha capito di ricambiare l’amore di Hans ed è intenzionata ad accettare la sua proposta di matrimonio.”

“Mi fa piacere per loro.” commentò Kristoff con serenità, ma in maniera talmente laconica da rischiare di arenare per sempre il discorso.

“Io... volevo scusarmi con te...” si fece coraggio Anna: “tu avevi capito subito che Hans voleva Elsa e che le attenzioni che mi riservava erano solo cortesie. Io invece sono stata vanitosa e mi sono convinta che lui fosse attratto da me e invece non era così e io... ho creato un gran pasticcio, ecco tutto.” mormorò mortificata Anna. 

Kristoff dapprima non disse nulla, poi parlò : “gli uomini come Capitan Basetta nascono con la camicia: hanno potere, denaro, donne che si prostrano ai loro piedi solo con uno schiocco di dita. Non devono faticare, ma guadagnano sul lavoro degli altri. Li ho sempre criticati, non li ho mai sopportati e in un certo senso mi sono sempre sentito superiore a loro. Ma quando ne ho incontrato uno in carne e ossa ho finito per essere pazzo di gelosia.”

Anna continuava ad ascoltarlo in silenzio con il cuore che rimbombava nel suo petto.

“Poi una mattina mi trovo seduto al tavolo di una locanda con l’ufficiale più disperato e sfortunato che potessi mai incontrare e improvvisamente provo pena: per lui che deve salvarsi la faccia, e per me che invece l’ho persa scappando come un codardo.”

“Non credo che tu debba sentirti vigliacco, Kristoff” intervenne Anna “ho iniziato a sbagliare molto prima di te, quando mi sono illusa senza ragionare, quando ho cercato conforto nelle mie frivolezze per poi capire che dentro di me si stava diffondendo un vuoto. Non sono mai stata abituata ad essere considerata speciale, ho sempre vissuto all’ombra di mia sorella e molti mi conoscono come la seconda Frozen. Ci sono momenti in cui nemmeno io mi so definire, altri in cui l’opinione di me stessa viene smentita dagli altri.”

Poi si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro “Quando tu te ne sei andato... quando tu mi hai rivelato i tuoi sentimenti...Io...ho capito...ho capito che... avrei avuto bisogno di te sempre!” Anna aveva parlato con voce malferma e molto concitata. Se mai si era prefissata un copione delle cose da dire, in quel momento la memoria la stava tradendo.

Kristoff  si avvicinò e con una mano accarezzò una delle trecce di Anna: “prima di conoscere le tue teorie sui colori credevo che ci fossero solo due sfumature di verde: quello invidia e quello speranza. Conosci già il livore che ho provato per Hans. Ma forse non sai che quando ieri ti ho visto rincorrermi fuori dal cancello, per un attimo ho iniziato a sperare.”

“Come puoi aver pensato che ti avrei lasciato andare via così, senza ascoltare le mie ragioni?!” gridò Anna con commozione. “Come puoi aver pensato che non provavo dei sentimenti per te?”

Ma Kristoff le appoggiò l’indice sulle labbra come per zittirla. “Lasciami parlare, Anna.”

“Vivo in una baita sperduta e possiedo giusto due vestiti della domenica. Il mio unico amico è una renna e il mio livello d’igiene è di qualche punto superiore al suo (beh, niente che non possa essere migliorato, a dire il vero) non so ballare, non so conversare in maniera accattivante e non possiedo un reddito tale da garantirti una vita all’altezza delle tue aspettative.”

“Possiedo centinaia di vestiti e non so mai cosa mettermi” lo interruppe Anna “quando mangio i dolci al cioccolato mi sporco tutta la faccia, uso i libri di filosofia come fermaporta e il mio passatempo preferito è cavalcare per i boschi.” I due si scambiarono uno sguardo intenso e battagliero.

“è diverso” concluse Kristoff “non bastano le abitudini simili per...” e il giovane si interruppe guardando il suolo e arrossendo.

“Per...?” lo incalzò Anna.

“Per sperare di... chiedere la tua mano.”

Per un istante l’unico rumore udibile all’esterno fu il fruscio delle fronde degli alberi, mentre il battito furioso di due cuori scuoteva due corpi innamorati.

“A-a dire il vero un po’ di coraggio me lo sono fatto venire” balbettò Kristoff “visto che qualcuno mi ha insegnato che c’è un vestito adatto per ogni occasione, mi sono conciato come un damerino con l’idea di andare a villa Frozen e chiederti in sposa a tuo padre. Solo che non avevo fatto i conti con il caldo e il fatto che questi accessori sono strettissimi e io non ci sono abituato. Però quello è il problema minore, il vero dramma sarebbe stato essere respinto e rischiare di fare una pessima figura...”

Ma il suo discorso venne interrotto da Anna, che, alzandosi sulle punte dei piedi e avvinghiando le sue braccia attorno al collo di Kristoff, aveva intrappolato le sue labbra in un bacio. Il giovane mormorò qualche suono indistinto per l’imbarazzo, ma alla fine dovette cedere al dolce abbraccio della sua compagna.

“Scusami se non so rispettare l’etichetta, se non lascio che sia l’uomo a prendere l’iniziativa: non sono fatta per stare un ufficiale o con un aristocratico. Sono uno spirito libero e selvaggio e i miei sentimenti si impennano e precipitano con la stessa intensità. Ma adesso il mio futuro mi appare davanti agli occhi, stabile e splendente. L’unico uomo adatto a me è quello che mi ama: e quello sei tu.” disse Anna guardando Kristoff con una sguardo pieno di amore, di gratitudine e di gioia. “Devo anzi ringraziarti per avermi baciato con le stesse labbra che hanno pronunciato parole dolcissime” disse teneramente Kristoff “sei la mia voce quando mi mancano le parole e la mia allegria nei momenti di sconforto, mi completi e mi compensi e ora io non riesco più a fare a meno di te.”  E allora non fu difficile per il ragazzo ricambiare il primo bacio con uno più avvolgente e appassionato.

“Sai che cosa rappresentano queste rocce rotonde?” domandò Kristoff indicando la radura circostante.

“A dire il vero no! Mi sembrano tanti profiteroles!” commentò Anna.

“Sempre dietro a pensare al cioccolato, eh furia scatenata?” rise Kristoff “secondo la leggenda si tratta dei Troll, che durante le ore diurne dormono raggomitolandosi come grandi sfere rocciose. Sai, a differenza delle storie che li vogliono brutti e malvagi, posso dirti che si tratta di creature molto sagge e amorevoli.”

“Tu li hai incontrati?” chiese Anna con gli occhi spalancati.

“No, ma mia madre sì e le lasciarono un dono.” quindi si sganciò il ciondolo a forma di quarzo che teneva legato al collo. “Le regalarono il Talismano della Memoria, che si dice abbia il potere di influire sui ricordi delle persone.” Anna riconobbe quell’oggetto perché lo aveva notato quando aveva chiesto a Kristoff di lavorare per la sua famiglia. Poi, agganciando la collana attorno al collo di Anna, le disse “io oggi voglio donarlo a te così che ogni volta che ti sentirai una seconda scelta qualsiasi, ti ricorderai che per me sei il primo pensiero.”

Quante belle emozioni tutte in una volta! E quante poche parole per esprimerle tutte. I baci furono l’unica alternativa che Anna e Kristoff scelsero per sostituire discorsi che in nessun caso avrebbero reso giustizia ai loro sentimenti.

“Ma ci pensi Kristoff? Io e mia sorella ci sposiamo! Oh, questo va oltre i miei sogni più sfrenati... Lo stesso giorno! Dobbiamo assolutamente fissare la data lo stesso giorno!” stabilì Anna con determinazione ed euforia.

“Aspetta, mi è appena venuta in mente un’idea fantastica!” gridò Anna incrociando le sue mani con quelle di Kristoff. “Io ed Elsa potremmo arrivare davanti alla chiesa in groppa a Sven!”

“Scusa, furia scatenata, ma ti sembra che una renna sia l’animale adatto per accompagnarti all’altare?” domandò Kristoff un po’ divertito e un po’ perplesso.

“Perché no? basterà decorare la sua sella con dei nastrini bianchi!”

 

 

Note dell’autrice: il primo personaggio austeniano che mi ha dato l’ispirazione per descrivere Anna è stato Marianne Dashwood di “Ragione e Sentimento”: entrambe sono sentimentali, irrequiete, innamorate ed affezionatissime alla propria sorella; tuttavia entrambe hanno subito una delusione amorosa che le ha profondamente turbate e cambiate. Marianne si prende una devastante cotta per Willoughby mentre Anna si invaghisce di Hans, ma entrambe capiscono che il vero amore è un altro uomo, rispettivamente il Colonnello Brandon e Kristoff. Come Marianne, Anna fugge sotto la pioggia quando viene disillusa, e, come il colonnello, Kristoff si precipita a cercare la sua amata, indipendentemente che quest’ultima ricambi o meno i suoi sentimenti. Tuttavia, tra le coppie austeniane, quella formata da Marianne e Brandon mi è sembrata la più forzata e meno appassionata, perciò ho deciso di ispirarmi ad altri due splendidi personaggi che meglio descrivono l’amore autentico e sofferto tra Anna e Kristoff: Emma e Mr. Knightley. I due crescono insieme, litigano, battibeccano e si separano per un certo periodo. Emma inizialmente pensa di essere attratta da Frank Churchill, ma è solo quando inizia  sospettare che possa nascere qualcosa tra l’amica Harriet Smith e Mr. Knightley che si accorge dei sentimenti che prova per quest’ultimo. Come Kristoff, Mr Knightley è generoso, altruista, sincero fino ad essere tagliente e reprime i sentimenti per l’amica; anche la dichiarazione che fa alla sua amata è schietta come quella di Kristoff; come Emma, Anna capisce di essersi innamorata dell’uomo giusto solo quando ne sperimenta la lontananza. Anna e Kristoff rappresentano l’amore che si evolve a partire dall’amicizia e che scavalca le classi sociali.

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, assisteremo ai preparativi del doppio matrimonio, ma non mancheranno il romanticismo, l’ironia e le situazioni imbarazzanti ;-).

Vi aspetto la settimana prossima e vi ringrazio con tutto il cuore per le vostre splendide recensioni.

Vostra

Sangallo

 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Il doppio matrimonio delle signorine Frozen era una notizia talmente sensazionale da non poter essere ignorata dagli abitanti di Arendelle, i quali di certo avrebbero voluto sapere i minimi particolari della cerimonia, dagli abiti degli sposi ai colori delle bomboniere, e di certo un boccone succulento come l’esclusiva delle nozze avrebbe potuto placare la fame di sapere della maggior parte dei pettegoli della città. Normalmente il signor Weselton avrebbe allertato l’intera tipografia del Ninnolo per stampare lo scoop dell’anno, ma la notizia che presto ci sarebbe stata una nuova signora Westergaard, a così breve distanza dalle nozze di sua figlia, lo gettava in uno stato di nervosismo e di isteria tale che per un attimo meditò di posporre la sua etica professionale. Perché quella frigida, testarda, supponente Elsa Frozen si sposava con quell’antipatico, arrogante, pomposo ammiraglio Hans II Westergaard? Indubbiamente la loro era una subdola tattica: volevano distogliere l’attenzione dalle chiacchieratissime nozze della signorina Weselton, ancora molto vive nella memoria dei lettori del Ninnolo; e il fatto che le due sorelle si fossero messe in combutta per celebrare la cerimonia lo stesso giorno, costituiva una prova sufficiente per gridare al complotto.

 

Ma la notizia delle imminenti nozze delle loro figlie non mancò di stupire anche i coniugi Frozen. Le due coppie si presentarono mano nella mano nel salotto di casa, e i due pretendenti dovettero far appello a tutte le loro forze per rimanere calmi, lucidi e composti. il primo a proporsi fu Kristoff, al quale Anna aveva annodato la cravatta attorno al collo e aveva agganciato, con molta fatica, i bottoni mancanti della camicia. “Signora Idun, signor Agdar, le famiglie Frozen e Bjorgman si sono conosciute in un modo del tutto accidentale e a distanza di anni si sono rincontrate in maniera ancora più straordinaria. Non so spiegare se il nostro riavvicinamento sia stato frutto del caso o se il corso degli eventi era già stato predeterminato, ma i miei sentimenti di sicuro si sono arresi all’inevitabile.” Quindi guardò Anna negli occhi e la prese per mano. “Mi ci è voluto uno scontro con questa ragazza per capire che una vita appartata in compagnia di una renna non faceva più per me e che i miei desideri di vivere sotto il vostro stesso tetto non erano solo finalizzati ad una collaborazione lavorativa. Mi sono innamorato di Anna. So di essere esplicito, forse brutale, tremendamente presuntuoso: chiedo il vostro permesso di essere lo sposo di vostra figlia.”

La dichiarazione di Kristoff era stata così semplice ma anche così tenera, che Anna lo abbracciò con trasporto. Hans ed Elsa lo osservarono con muta ammirazione e i signori Frozen con positivo stupore. 

“Qual è la tua risposta, Anna?” domandò il signor Agdar.

“Lo voglio con tutto il mio cuore.” Pronunciò quelle frase con un tono di voce felice, ma non  con la tipica frenesia delle sue decisioni d’impulso, piuttosto con una serenità più consapevole e matura. 

I suoi genitori si scambiarono un’occhiata di comprensione reciproca e diedero la loro benedizione al matrimonio dei due giovani.

Kristoff, raggiante, afferrò Anna per la vita e la sollevò in aria scatenando le sue risate. Prima di riappoggiarla sul pavimento le diede un bacio sulla guancia e le sussurrò un “ti amo, furia scatenata!” che la fece rabbrividire di piacere dalla testa ai piedi.

Se Kristoff, malgrado la sua umile estrazione sociale, godeva della fiducia incondizionata della famiglia Frozen, lo stesso non poteva dirsi di Hans; non c’era bisogno per lui di ripetere la plateale proposta di matrimonio a cui la madre di Elsa aveva assistito, ma era necessario chiarire la spinosa situazione che si era creata tra lui e il signor Weselton.

Hans quindi spiegò tutto il malinteso con dovizia di particolari, e nelle parti più compromettenti venne sostenuto da Elsa e da Anna, che si erano schierate a suo favore. 

“Comprendo il vostro imbarazzo, ammiraglio Westergaard, e sono disposta a perdonarlo. Tuttavia è mio scrupolo domandarvi se siete intenzionato a maritarvi con mia figlia malgrado la sua magia glaciale.” affermò perentoria la signora Idun.

“Ho conosciuto persone dal cuore molto più freddo del ghiaccio e sono stato accarezzato da mani ben più violente ed assiderate. C’è della bellezza nella magia di Elsa. è strano, è paradossale, è perfino banale: non riesco a percepire calore più grande quando sono con lei. Forse tutte le donne possono esercitare questo potere sugli uomini prima o poi e io non so se definirlo stregoneria, ma che sia fatta di carne o che sia fatta di neve, soltanto Elsa è il mio incantesimo personale.” E la ragazza lo strinse tra le sue braccia, facendo in modo che lui adagiasse la  testa sulle sue spalle.

Istintivamente il signor Agdar posò la mano su quella di sua moglie e le diede un cenno di consenso. Se Elsa poteva fidarsi di Hans  e se lui era davvero innamorato come sosteneva di essere, allora non stava alla madre della sposa ostacolare la felicità della figlia.

 

Il matrimonio venne fissato a tre mesi dalla data del fidanzamento delle due sorelle, il tempo necessario per inviare gli inviti e calcolare le spese organizzative. I coniugi Westergaard non ebbero il tempo di riposarsi dopo i festeggiamenti per le nozze di loro figlio Hans I, che subito dovettero rimettersi in pista per quelle di Hans II. Quando il signor Westergaard varcò la soglia di villa Frozen salutò suo figlio con una pacca talmente vigorosa che per poco non gli fece perdere l’equilibrio: nessuno riuniva in un unico corpo sentimenti di entusiasmo, compiacimento e trionfo come il padre di Hans. Ogni volta che si era recato ad Arendelle era tornato a casa con dei successi, prima grazie agli accordi commerciali con il signor Frozen, poi grazie ai suoi due figli, i quali, nel giro di due mesi erano riusciti ad inanellare rispettivamente la nipote del re e la figlia del suo principale socio in affari: non poteva essere più orgoglioso della sua progenie! 

Quando i futuri suoceri incontrarono Elsa furono volgari e inopportuni dall’inizio alla fine. La signora Westergaard spese parole molto positive nei confronti della nuora, lodando la sua bellezza e la sua compostezza; soltanto sul colorito a suo dire troppo pallido ebbe da lamentarsi, perciò trovò immediatamente il modo di farla arrossire affermando che, grazie ai fianchi non eccessivamente stretti, era senz’altro in grado di eguagliarla, se non superarla, nel partorire tredici figli. Il signor Westergaard, giusto per corroborare la sfida lanciata dalla moglie, regalò ad Hans un registro a caselle multiple su cui avrebbe potuto annotare tutti i progressi dei futuri eredi come da tradizione famigliare.

Durante la loro permanenza i coniugi Westergaard furono trattati con la massima premura da tutta la famiglia Frozen, ma gli unici con cui si sentivano veramente compatibili erano i signori Weselton: le mogli trovavano sempre tempo per spettegolare e i mariti di predisporre matrimoni combinati. Nonostante la costernazione del primo momento, quando il signor Weselton aveva appreso che i coniugi Westergaard avevano sfornato solo figli maschi, si era successivamente ringalluzzito quando era riuscito a spuntare il diritto di prelazione sulla figlia del loro primogenito, che sarebbe stata senz’altro papabile per il suo rampollo, talmente impegnato che non era riuscito a presenziare nemmeno per le nozze di sua sorella.

 

Nei mesi precedenti al matrimonio, Kristoff riprese il suo lavoro di commerciante di renne, ma data la sua incredibile manualità, continuò a rendersi utile in casa Frozen, senza mai pavoneggiarsi della sua nuova condizione di genero del signor Agdar. Hans invece aveva deciso di trasferirsi ad Arendelle, un po’ per stare vicino alla sua fidanzata, un po’ per stare lontano dalla sua famiglia. Nel frattempo entrò un po’ più in confidenza con suo cognato: i due continuarono a chiamarsi “Capitan Basetta” e “Renna umana” e, per quanto non si potesse dire che avessero imparato a fraternizzare, avevano fissato un giorno tutto per loro, la domenica pomeriggio, in cui si davano appuntamento alla Querciola Vagabonda per bere un bicchierino di grappa.

I rapporti furono molto migliori con le loro cognate ed entrambi si offrirono di aiutarle con gli ultimi ritocchi il giorno prima delle nozze.

“Che ne pensi, Elsa?” chiese Kristoff indicando alla ragazza la magnifica torta nunziale a tre piani, al gusto di cioccolato, vaniglia e crema preparata con le sue stesse mani: “non per vantarmi, ma credo che si mangi già con gli occhi.”

“Stavo per dire la stessa cosa, Kristoff. Penso che già prima di sera non ne rimarrà nemmeno un pezzettino!” rispose Elsa.

“Buona è senz’altro buona. Però potrebbe essere un po’ più bella, non trovi?” suggerì Kristoff con un sorriso. “Prova a decorarla con la tua magia!”

Dapprima Elsa esitò, ma poi provò a concentrarsi: pensò ad Anna e a tutti i momenti belli che avevano condiviso insieme, pensò al primo bacio dato ad Hans e al loro viaggio di nozze che avrebbero trascorso in Provenza, ad ammirare dal vivo i campi di lavanda: le immagini della sua mente si tramutarono in forme meravigliose, fiocchi di neve simili a ricami e nastri di brina soffici come seta che scendevano delicati lungo i vari strati della torta.

“Così è perfetta!” commentò Kristoff.

“Però dovremmo avvertire gli ospiti che il ghiaccio non si mangia!” rise Elsa. Poi avvertì la sensazione che un’idea insolita ma straordinaria le attraversasse la mente. Rammentò nuovamente tutti i bei ricordi che aveva evocato per decorare la torta e con gli stessi ghirigori e fantasie impreziosì il suo vestito da sposa, che ora risplendeva come se fosse stato tempestato di diamanti. “Sono sicura che ad Anna piacerà” disse fra sé e sé “dopotutto è stato suo il suggerimento.”

Quella stessa sera Hans portò il suo regalo di nozze ad Anna: nientemeno che il velo da sposa, bianco, in seta e in pizzo e con un lungo strascico.

“Oh mio Dio, Hans è stupendo!” squittì Anna saltellando di gioia “mi aiuti a metterlo, per favore?”

“Ma certo, mia cara!” quindi puntò la coroncina del velo sulla testa della ragazza e allargò il tessuto in modo che fosse aperto in tutta la sua ampiezza. “Non te l’ho mai detto, ma da quando ti ho conosciuto ho sempre pensato che tu fossi la sorella che non ho mai avuto. Eri così allegra e spensierata. Mi piaceva farti dei regali per vederti sorridere. Vorrei tanto che Elsa mi desse una bambina, così lascerei che la sua adorata zia la viziasse da mattina a sera.”

Anna fissò la sua immagine nello specchio, osservando il volto di Hans, che, essendo impegnato a sistemarle il velo, non poteva guardarla negli occhi. “Avrei voluto saperlo prima” pensò, con una lieve punta di dispiacere. Ma poi il malessere svanì.

“Sai Hans, devo confidarti un segreto che riguarda te” lo provocò improvvisamente Anna.

“Cosa? Non oserai tenere sulle spine tuo cognato!”

“Ebbene, se domani diventerai mio cognato lo devi solo a me, perché sono stata io a convincere Elsa che tu eri fantastico per lei.”

Hans assunse un’espressione molto seria: “caspita, ignoravo di avere una sostenitrice così accanita.”

“Questo come minimo ti costerà un rifornimento perenne di biscotti delle Isole del Sud.”

“Ah, cara Anna, non credere di essere meno in debito nei miei confronti: chi credi che abbia persuaso il tuo fidanzato a vestirsi come un gentiluomo per venire a chiedere la tua mano?”

“Aspetta, che? Sei stato tu?!” sgranò gli occhioni Anna, che non si capacitava di come Kristoff avesse potuto accettare un consiglio di Hans.

“Non credo che mi sarai mai grata a sufficienza per averti procurato un marito elegante e soprattutto profumato.Tuttavia se da domani dovrò diventare il tuo fornitore ufficiale di biscotti, così sia. Purché anche tu sappia ricompensarmi in modo adeguato.” sibilò con uno sguardo pericolosamente malizioso.

“E come dovrei ripagarti, pretenzioso Capitan Basetta?” mormorò Anna con un serpeggiante timore di conoscere la sua risposta.

“Potresti convincere tua sorella a indossare per una volta il corsetto che le ha regalato vostra zia?”

 

Il giorno delle nozze iniziò alle prime luci dell’alba, con le due emozionatissime sorelle che si erano riunite in camera di Elsa per la loro vestizione.

“Elsa, ho un problema terribile!” mugolò Anna “non so che fiori mettere nel bouquet. Che colore potrebbe stare bene sul bianco?”

“Oh Anna, mi sembra un colore piuttosto versatile, non credi?” ribatté la sorella.

Ma la piccola di casa Frozen appariva inflessibile. “Facciamo un pupazzo di neve?”

“Anche il giorno del tuo matrimonio, signora Anna Bjorgman?”

“Osi dirmi di no il giorno delle nostre nozze, signora Elsa Westergaard?”

La maggiore delle sorelle Frozen evocò Olaf che, vedendo le due ragazze in abiti candidi come la neve, saltellò ed agitò le sue braccine di legno. 

“Ciao Olaf! sapresti darmi un consiglio? Ti piacciono le rose gialle abbinate al mio abito?” chiese Anna.

“Oh no, no! il giallo sulla neve è un obbrobrio!” sbottò il pupazzo di neve scuotendo la sua testa. “Meglio un bel rosa squillante!”

“Peonie! Ma certo, mi farò un bel bouquet di peonie! Oh, Olaf fatti dare un caldo abbraccio!” cinguettò Anna con entusiasmo, mentre Elsa contemplava il suo bouquet di crochi lilla.

“Ma qui vedo un nuovo amico!” esclamò Olaf affacciandosi alla finestra e accorgendosi di Sven che sgranocchiava la sua porzione di carote in giardino. “Chi è questo simpatico asinello dalle lunghe corna tutto vestito per la festa?”

 

Anche Elsa si affacciò e notò che l’inseparabile renna di Kristoff era tutta bardata con nastrini di seta e tulle lungo tutto il perimetro della sella e due soffici pom pom di lana che scendevano dall’attaccatura delle briglie.

“Credo che la mise nunziale di Sven sia una tua creazione.” sospirò Elsa guardando sua sorella con la coda dell’occhio. “Kristoff lo sa?”

“Avvertito l’ho avvertito” rispose Anna “ma probabilmente non si aspetterà che l’ho fatto per davvero.” commentò ridacchiando. “Entreremo in chiesa in groppa a Sven!”

“Che cosa? Ma come pensi che riusciremo a montare sulla sua schiena con i nostri abiti? Ce li strapperemo tutti!” protestò Elsa.

“Una carrozza! Una carrozza fatta tutta di ghiaccio e splendente come il cristallo!” suggerì Olaf con una gioia incontenibile.

“Questa sì che è un’idea favolosa! Dai, Elsa facciamolo! Weselton schiatterà per l’invidia!” gridò Anna.

“Weselton è tra gli invitati?” domandò Elsa con un’ espressione di disgusto.

“Beh lui è lo suocero del fratello di Hans. Tecnicamente è un lontano parente acquisito. Più tuo che mio, per fortuna.” commentò Anna.

Elsa rifletté un poco poi agitò le sue mani, materializzando in giardino una carrozza fredda e lucente: “sembrerà fatta di cristallo, non di ghiaccio. Facciamo vedere al vecchio cosa siamo capaci di fare.” sogghignò con un sorriso obliquo.

 

Il passaggio per le vie di Arendelle della carrozza con a bordo le due future spose venne accolto con applausi e fischi di ammirazione, con la sola eccezione del signor Weselton, al quale, a forza di rimuginare su come le due sorelle Frozen fossero riuscite a procurarsi un simile veicolo, spuntò un capello bianco tra la sua non proprio folta chioma.

Elsa ed Anna vennero aiutate a scendere dai loro genitori e dai fedeli Gerda e Kai, che si erano offerti di essere i loro testimoni di nozze. 

Le due sorelle si presero per mano e si prepararono per attraversare la navata; ma prima che muovessero il primo passo all’interno della chiesa, un dubbio le colse sulla soglia.

“E se per l’emozione finissi per congelare tutto?” si allarmò Elsa.

“E se per distrazione inciampassi nel mio velo?” si preoccupò Anna.

Ma le loro paure si dissolsero rapidamente quando, tra la folla degli invitati, intravidero i volti sorridenti, incoraggianti ed innamorati dei due uomini che le attendevano davanti all’altare.

 

Fine

 

 

Note dell’autrice: carissime lettrici e carissimi lettori, siamo arrivati alla fine de “l’amore e la paura”! Desideravo innanzitutto scusarmi per il ritardo con cui ho aggiornato, ma purtroppo ho avuto numerosi impegni in questo periodo.

Devo dirvi che sono commossa: mi avete sempre lasciato delle bellissime recensioni, accurate, simpatiche e soprattutto incoraggianti; è la prima volta che scrivo una fanfiction e  devo dire che è stata un’esperienza bellissima. Qualcuno afferma che si tratti del genere letterario 2.0 e forse è così: è vero, maneggiamo storie e personaggi di cui non deteniamo i diritti d’autore, talvolta ci inventiamo le loro vite e spesso le sconvolgiamo, ma non è forse un modo per dichiarare il nostro immenso amore per i personaggi che più ci fanno sognare? 

Frozen non è soltanto il mio film preferito, è stata un’ispirazione, una fonte di entusiasmo che mi ha permesso di incontrare, anche solo virtualmente, molte altre persone con la mia stessa passione; posso dire lo stesso per i romanzi di Jane Austen, di cui vi consiglio caldamente la lettura: troverete delle storie emozionanti, romantiche, narrate con uno stile impareggiabile ed un’ironia fulminante.

E ora i doverosissimi ringraziamenti a Star Fighter, Mergana, Hime Elsa, Tomoe Mami, Generale Kesserling, Weepingangel, Harley Sparrow, Revan,Belle Jones, Kirah and Arkhaniel, Mangaloveanimeloveio, Amberly_1. Molti di voi hanno creduto fin dall’inizio nella mia storia e hanno recensito puntualmente ogni capitolo. 

Grazie anche a tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, le seguite, le ricordate, o che semplicemente l’hanno silenziosamente letta fin qui :-)

è stato bellissimo interagire con voi e conoscere i vostri punti di vista e suggerimenti.

Se vorrete scrivermi quale momento del racconto vi ha colpito di più, sarò felicissima di leggerlo.

Ancora grazie mille di tutto!

A presto ;-)

Vostra

Sangallo

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