Fire Melts Ice (BAWM Final Episode)

di Sunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dove eravamo rimasti? ***
Capitolo 3: *** Bersaglio Identificato ***
Capitolo 4: *** Segreti ***
Capitolo 5: *** Ombre e polvere ***
Capitolo 6: *** Tutto sta cambiando ***
Capitolo 7: *** L'Incubo Continua ***
Capitolo 8: *** Merry Weasley Christmas ***
Capitolo 9: *** Sopravvivere ***
Capitolo 10: *** Il Mio Raggio di Sole ***
Capitolo 11: *** Cuori a pezzi ***
Capitolo 12: *** Che scoop! ***
Capitolo 13: *** Ti Amo ***
Capitolo 14: *** Ti Odio ***
Capitolo 15: *** Il vero coraggio ***
Capitolo 16: *** Punti di vista ***
Capitolo 17: *** Un soffio di serenità ***
Capitolo 18: *** Responsabilità e conseguenze ***
Capitolo 19: *** Fight Club ***
Capitolo 20: *** Buongiorno notte ***
Capitolo 21: *** Non dire addio ***
Capitolo 22: *** Morte al nemico! ***
Capitolo 23: *** Non guardarti indietro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prima di tutto… un grazie speciale a tutti, ma proprio a tutti quelli che hanno letto la luuunghissima BAWM e si sono appassio

Prima di tutto… un grazie speciale a tutti, ma proprio a tutti quelli che hanno letto la luuunghissima BAWM e si sono appassionati… il vostro entusiasmo ha travolto anche me, ed ecco il risultato! Dato che io non scrivo per professione ma per puro piacere, quando un’idea viene perché cacciarla… figuriamoci quando ne vengono centomila tutte insieme in stile bombardamento! ^____^  Ora come ora sto facendo la fine di George Lucas! ^_____- E così è nata quest’ultima parte di BAWM… spero veramente di riuscire a regalarvi qualche momento di emozione e distrazione, o almeno ci proverò! ^_^ Sono abbastanza sicura che troverete la trama più imprevedibile di quanto non possa sembrare, soprattutto se consideriamo che stavolta potrebbe anche scapparci il morto… *.* Non voglio dilungarmi oltre, vi lascio alla lettura… state tranquilli se all’inizio non vi sono chiare alcune cose o se vedete tanti personaggi e vi gira la testa perché sono in troppi, in realtà il primo paio di chaps servirà piuttosto a recuperare i contatti con i nostri eroi che abbiamo lasciato qualche anno indietro… poi si comincerà a fare chiarezza! ^___^  oh, e devo anche avvertirvi che potrei aggiornare un po’ più lentamente del solito… il terzo liceo è molto, molto crudele, credetemi… ç_____ç  Però vi prometto chaps lunghi almeno il doppio di quelli a cui vi ho abituati! Questo dovrebbe compensare…

 

P.S.: a questa cosa ci tengo particolarmente: voglio dedicare tutta la storia e il suo eventuale successo alla mia super amicissimissima Kim, che non solo ha avuto la santa pazienza di sentire tutte le mie ispirazioni improvvise (ed è stata fonte di ispirazione a sua volta), ma mi ha anche convinto a scrivere FMI facendomi leggere una sua opera d’arte (quando non ci sarà rischio spoiler la pubblicherà, vedrete quant’è bella!) … Kimmy, love love, ti adoro! Smack smack! E un bacio speciale a mia sorella e alla mia infaticabile beta Sara Lee! ^_^

 

…ok, ok, adesso sto veramente zittissima… buona lettura! ^_________^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

PROLOGO

 

 

 

Se volessi presentarmi come fanno tutti direi chi sono, come mi chiamo… ma non posso pronunciare un nome che ha perso ogni rispetto e onore. Quando sono nato io eravamo già una stirpe segnata, marchiata come bestie per inettitudine da alcuni e per tradimento da altri.

 

L’ultima volta che qualcuno ha onorato il nome che porto risale ai tempi in cui mio nonno era a piede libero, ricco, potente e più ambizioso che mai. E mio padre… di lui so poco o nulla, a parte che è morto troppo presto e troppo male… un’altra voce da aggiungere alla mia lista nera.

 

Io sono quello che oggi chiamano il figlio della vendetta, ed è quello che realmente sono. Cerco vendetta e riscatto, voglio quello che mi è stato sottratto prima ancora che potessi difendermi. Sulla tomba di mio padre ho giurato che avrei restituito al nostro nome tutto l’onore che aveva un tempo, e terrò fede alla mia promessa.

 

Ora finalmente abbiamo l’opportunità che aspettavamo da tutta una vita, io e chi prima di me si è impegnato per portare a compimento i nostri piani di riscossa: la situazione è quasi completamente sotto controllo, presto i nostri contatti ci spianeranno la strada… elimineremo quelli che in passato ci hanno fermato. Il nostro piano è perfetto fin nei dettagli, ed è di una crudeltà che quasi mi sorprende.

 

Quelle stesse persone che vent’anni fa erano pronte a tutto e non si sarebbero fermate davanti a niente, stavolta avranno paura perfino di respirare e si faranno volontariamente indietro per lasciarci agire, perché Stephen ha ragione: è facile essere coraggiosi e spavaldi quando siamo noi stessi a metterci in discussione, ma è sacrificare quelli che amiamo che mette alla prova le nostre convinzioni.

 

Presto, molto presto potrò dirmi fiero del nome che porto. Sarò in prima linea in questa guerra, e un giorno non lontano piegheranno tutti la testa quando sentiranno parlare di Alexander Malfoy.

 

 

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Capitolo 2
*** Dove eravamo rimasti? ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 1:  DOVE ERAVAMO RIMASTI?

 

 

 

When I see my babies run

When all the madness has been and gone

I'll raise my family and live in peace

Now that's what's real to me

                                                           Real To Me, Brian McFadden

 

 

***************

 

 

 

“Katie, la colazione è pronta!”

 

“Arrivo, mamma!”

 

Katie Weasley si guardò frettolosamente in giro nella sua stanza, cercando di capire che fine avesse fatto la sua scarpa rossa visto che l’altra l’aveva al piede… sbuffando impercettibilmente s’infilò sotto il letto, appiattendosi sul pavimento e allungando la mano…

 

“…finalmente!” Katie si affrettò ad allacciarsi la scarpa da ginnastica, quindi si tirò su e si guardò allo specchio per una sommaria e rapida controllatina: i suoi grandi occhi azzurri spiccavano sulla faccia ancora abbronzata, e i morbidi capelli ricci biondi le incorniciavano il viso fino alle spalle. Erano biondi… l’ennesimo segno di unicità che la contraddistingueva.

 

Saltellando lungo le scalette e canticchiando sottovoce, Katie raggiunse la cucina. C’era sua madre, che osservava con aria piuttosto corrucciata una torta dalla forma strana… incredibilmente gonfia al centro e piena di crepe ai lati.

 

“Cos’ha che non va?” le chiese allegramente Katie, scoccandole un bacetto sulla guancia.

 

“Mmh… non saprei…” Hermione inarcò un sopracciglio. “Ancora non riesco a capire perché mi vengono sempre tutte così…”

 

“La cottura è quella che ti ha consigliato zia Ginny?”

 

“Si, più o meno si…”

 

“Cos’è questo odorino che sento?”

 

Katie si voltò a sorridere a suo padre. “Mamma ha colpito ancora.

 

“Fa’ un po’ vedere…” Ron baciò sulla guancia moglie e figlia, e puntò lo sguardo sul dolce. “…ehm… che cos’è esattamente?”

 

“Era partita come una torta di mele…” Hermione ne tagliò una fetta. “Dai, assaggia.

 

Ron si offrì come cavia… ma dopo il primo morso fece una smorfia disgustata. “…bleah… ma quanta farina ci hai messo?”

 

“Questa è una bella domanda…”

 

Ron ridacchiò e le passò un braccio attorno ai fianchi. “Non ti abbattere, amore, tu resti pur sempre il miglior colonnello della War Mage Team.

 

Katie rise e scosse la testa. Eccoli lì, i suoi genitori… la coppia di 47enni più fresca e scoppiettante che conosceva. Fin da quando era piccola aveva sempre sognato di poter costruire un giorno un rapporto solido e forte come il loro. Certo litigavano, oh se litigavano…ma erano sempre l’uno la spalla dell’altra, si completavano alla perfezione… come tutti gli opposti.

 

“Va bene, visto che la torta di mele ha fatto cilecca…” Hermione aprì un mobiletto e ne tirò fuori una scatola colorata. “A qualcuno vanno i cereali?” un po’ ridendo e un po’ scherzando sull’argomento, i tre Weasley si misero a tavola per fare finalmente colazione. Hermione si versò un po’ di latte nella tazza e poi controllò l’orologio. “Mi sa che stamattina Simon non vuole saperne di sentire la sveglia… vado a buttarlo giù dal letto.

 

“…sono qua, sono qua…” un ragazzo piuttosto alto, con dei corti capelli castani e gli occhi nocciola, si trascinò nella cucina tra uno sbadiglio e un altro. “…niente più cene coi parenti la domenica sera, per favore…” brontolò mentre si lasciava cadere sulla sua sedia.

 

Ron gli diede un’affettuosa pacca sulle spalle. “I tuoi doveri di quasi marito sono appena all’inizio, figliolo…”

 

“E’ stato piacevole stare con i parenti di Mel?” gli chiese Hermione, sorseggiando il suo cappuccino.

 

“Si, li conosci… sono gente simpatica, molto alla mano. Tranne la zia sorda, quella mi mancava.” Simon afferrò pane e marmellata. “A parte le duecento volte che ho dovuto ripeterle che sono il fidanzato di sua nipote Melanie, è andato tutto molto bene.”

 

“Indovina dove vanno mamma e Mel stamattina!” esclamò vispa Katie, incapace di dare al fratello il tempo per risponderle. “A scegliere il vestito da sposa!”

 

Simon sorrise largamente a sua madre. “Sono contento che l’accompagni tu… questa è una cosa che Mel avrebbe tanto voluto fare con la mamma, ma con te sono sicuro che non si farà prendere dalla malinconia.”

 

Hermione rispose al suo sorriso. “Mel è una ragazza dolcissima, le voglio molto bene.”

 

“E poi è fortunata da paura.” Fece Katie. “Di ragazzi come Simon ce ne saranno si e no tre o quattro in tutto il mondo.” Simon le arruffò amorevolmente i capelli.

 

“Che programmi hai tu per l’ultimo giorno di vacanze, Katie?” Ron abbandonò la sua tazzina di caffè, ormai vuota.

 

“Vado con Julie a Diagon Alley, devo finire di comprare alcune cose.” Katie guardò Hermione. “Mammina, quando abbiamo finito possiamo raggiungervi a Londra? Voglio vedere anch’io i vestiti da sposa…”

 

“Va bene, tanto penso che ci metteremo un bel po’.”

 

Ron fece una smorfia. “Non sei un po’ troppo piccola per queste cose?”

 

Katie spalancò occhi e bocca, inorridita. “Papà, ho quindici anni!”

 

“Comincia ad abituarti all’idea, pa’.” Disse divertito Simon, mentre si alzava per andare ad aprire a chi aveva appena bussato alla porta. E fu ben felice di averlo fatto, perché così potè accogliere per primo la bella ragazza coi capelli scuri e gli occhi azzurri che si ritrovò davanti. “’Giorno, amore.” Le disse con un sorriso a trentadue denti.

 

Mel gli stampò un paio di baci sulle labbra e gli sorrise. “Ciao.” Sussurrò.

 

“Ehi, c’è la sposina!" esclamò allegramente Katie.

 

Mel sorrise entrando. “Buongiorno a tutti.”

 

“Ehi, Mel!”

 

“Ciao, tesoro.”

 

“Mi piace averti per casa a quest’ora.” Fece vispo Simon, tornando a sedersi al suo posto.

 

“Bravo ragazzo, sta facendo le prove generali.” Ron lo indicò con un cenno della testa e un sorrisetto, facendo sorridere tutti.

 

“Sei il solito amore, ma non sono venuta per te.” Mel si sedette sulle ginocchia del suo fidanzato e gli sfiorò il naso con un dito. “Sono qui per la tua mamma.” Simon mise su un simpatico broncio deluso.

 

Katie inclinò la testa e sospirò sognante. “Vi rendete conto che tra quattro mesi esatti voi due sarete marito e moglie?”

 

“L’unica differenza rispetto agli ultimi cinque anni sarà la fede al dito, Katie.” Fece sornione Ron, strappando a tutti una risatina.

 

“Perciò oggi sceglieremo il più bel vestito da sposa che c’è.” Hermione rivolse un amabile sorriso a Mel, che gliene fece uno molto felice in risposta.

 

Simon fece una smorfia. “Mmh… quasi quasi oggi faccio sciopero a lavoro e vengo con voi.”

 

“Oh no, non se ne parla proprio.” Mel gli infilò in bocca un biscotto. “Il mio vestito lo vedrai solo all’altare. E poi i tuoi draghi sentirebbero la tua mancanza, no?”

 

Simon protestò qualcosa a bocca piena, e Ron ridacchiò. “Almeno ci hai provato, campione.”

 

“Non ti preoccupare, fratellone, ci andiamo io e Julie a dare un’occhiata.” Fece allegra Katie.

 

Mel si accigliò. “A proposito di Julie… come vanno le cose?”

 

Ron si strinse nelle spalle. “Sempre la stessa cosa, lei e suo padre litigano in continuazione.”

 

“Sempre per la storia di Chad?”

 

Hermione si alzò per sparecchiare la tavola. “Harry non vuole accettare la decisione di Julie di andare a vivere con uno come lui.”

 

“L’ultima volta che siamo usciti con loro siamo stati bene, e lui mi è sembrato molto simpatico…” fece incerta Mel, guardando Simon.

 

Ron inarcò uno scettico sopracciglio. “Si, è simpatico se non pensi alla sua moto da metallaro che un giorno sì e uno no è dal meccanico, al fatto che è un Auror con delle note di condotta anche piuttosto basse, per di più, ai piercy o come diavolo si chiamano quegli affari che si è fatto attaccare al sopracciglio, ai suoi dodici tatuaggi…”

 

Fischiettando con aria falsamente distratta, Hermione scoprì il braccio destro di Ron, su cui figurava ancora chiaramente il tatuaggio di un leone ruggente che si era fatto prima di entrare nei War Mage. Mel e Katie risero.

 

“Ah ah.” Fece ironico Ron. “Vorrei proprio vedere se mi fossi riempito di tatuaggi cosa avresti fatto tu, signorina studentessa modello.”

 

Hermione arricciò il naso. “Chad non è riempito di tatuaggi…”

 

“Nooo…”

 

“Come la metti e come la giri, papà, non sono né i tatuaggi né i piercing il problema di zio Harry.” Disse asciutto Simon. “Il fatto è che Julie è la bambina di casa Potter, e per zio Harry sarà sempre troppo presto per lasciarla andare. Se fosse un problema di moralità, come dici tu, si dovrebbe preoccupare molto di più della donna misteriosa con cui se la fa Dan tutte le volte che sparisce dalla circolazione.”

 

Mel trattenne a fatica un sorrisetto. “Ancora non si è scoperto chi è?”

 

Katie scosse la testa. “Nah… però abbiamo cominciato a scommetterci su, vuoi fare la tua puntata?”

 

Simon fece un sorrisetto. “Mi gioco le mutande che Jack e Amelia sanno benissimo chi è.”

 

Ron si grattò una tempia. “Certo che Harry ne ha di pensieri per la testa da un po’ di tempo a questa parte… la storia del nuovo generale di sicuro non ci voleva.”

 

Katie fece una smorfia corrucciata e scosse la testa. “Io non ho ancora capito perché invece di dare la promozione a generale a zio Harry, come si aspettavano tutti, hanno fatto venire un tizio da fuori.”

 

“Si chiama politica, Kat.” Fece annoiato Simon.

 

“Al Dipartimento della Difesa le cose non stanno andando troppo bene ultimamente.” Il tono di Hermione non era più sereno. “Ci sono un po’ troppe coincidenze… c’è più di un caso di corruzione accertata.”

 

“Faranno meglio a non mandarne uno qui da noi.” Fece duro Ron. “Non c’è posto per un politico nei War Mage.”

 

“Già, beh…” Hermione controllò l’orologio. “Ragazzi, è ora di andare per tutti quanti. Ah, Katie? Li abbiamo già presi tutti i libri di scuola, vero?”

 

“Mammina, me l’hai già chiesto tre volte.”

 

“Bisogna fare molta attenzione, tesoro, quest’anno devi studiare particolarmente duro perché…”

 

“…è l’anno dei G.U.F.O.” le voci a cantilena di Ron, Simon e Katie fecero sorridere Mel.

 

“Non ti preoccupare, mammina, lo so.” Katie le strizzò un vispo occhiolino. “Quest’anno non ci saranno distrazioni, solo libri. Promesso.”

 

 

***************

 

 

Jack Weasley  sbadigliò largamente e si stropicciò gli occhi mentre si trascinava in cucina, a quello che lui aveva sempre definito un orario immondo. D’altra parte le cinque del mattino erano la sveglia obbligatoria per tutti i War Mage, specie per quelli più giovani come lui. Eppure, nonostante l’ora, non si meravigliò per niente di sentire una musica allegra e ritmata provenire proprio dalla cucina… e d’impulso sorrise.

 

Amelia Sheffield era tutta presa a fare quello che faceva ogni mattina: preparava i panini per entrambi, e lo faceva a tempo di musica. A vederla così, esile e magrolina, non ci avrebbe scommesso nessuno che anche lei era un War Mage… e invece lo era eccome, aveva preso il distintivo insieme a lui due anni prima, più o meno il periodo in cui si erano comprati la casetta che ora dividevano. Amelia non faceva altro che scappare di casa, Jack voleva i suoi spazi e a casa sua non riusciva a trovarli… e così avevano messo da parte un gruzzoletto e si erano trovati un posto tutto loro. E per due persone che avevano un rapporto così intenso, un’amicizia così solida e cementata, questo era il paradiso.

 

Jack ridacchiò vedendo che Amelia spalmava la mostarda sul pane a tempo di musica, e quando la vide saltellare nel tentativo di afferrare il barattolo sullo scaffale troppo alto per lei, decise di venirle in soccorso.

 

“’Giorno, Popò.” Le mormorò allegramente, stampandole un bacio sulla guancia e passandole il barattolo.

 

Amelia sorrise vivacemente e con un colpetto spense la radio. “Ehi!”

 

Jack si lasciò cadere su una delle sedie e sbadigliò largamente, appoggiando il gomito sul tavolo e il mento in una mano. “Stamattina non riesco a tenere gli occhi aperti… hai già fatto il caffè?”

 

Amelia gliene fece arrivare una tazzina con un distratto colpo di bacchetta. “A che ora sei tornato stanotte?”

 

“Credo fossero le quattro… non lo so, non ho guardato l’orologio.” Jack bevve un sorso di caffè, quindi si accigliò. “A proposito… gli incantesimi di difesa erano piazzati malissimo, sono riuscito a entrare con un banalissimo Alhomora.”

 

Amelia fece una smorfia. “E’ che me n’ero completamente dimenticata, mi sono alzata dal letto e li ho fatti che dormivo in piedi…”

 

“E credi che questa sia una scusa? Se fossi stato un mangiamorte, sai quanto me ne sarei fottuto della tua giustificazione?”

 

“Andiamo, Jack, non fare la lagna.” Amelia taglio in due anche il secondo panino e iniziò a imbottirlo. “Questi mangiamorte sono lo scarto di quelli di una volta, non avrai mica paura di un branco di rammolliti allo sbaraglio, no?”

 

“Zio Harry ha detto che dobbiamo tenere gli occhi aperti, almeno finchè non avremo capito che diavolo vanno a fare in giro a sparare il Marchio Nero dopo tanto tempo.” Jack incrociò le braccia sul petto. “E io non posso passare la sera fuori sapendoti esposta.”

 

“Ho capito, paparino.” Amelia alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Certo che ti sei dato alle ore piccole, eh?”

 

Jack ridacchiò piano. “E’ che quando si sta bene il tempo vola.”

 

“No, non scendere nei dettagli, per favore.” Amelia si scansò i capelli dal viso, tenendo gli occhi bassi e puntati sul panino che stava imbottendo.

 

“E tu, piccoletta?” Jack le sfiorò la mano con un dito. “Come hai passato la sera?”

 

Amelia scrollò le spalle. “Ho letto. Sto leggendo un libro molto bello…”

 

“Ecco, adesso sono circondato. Mia mamma, mio fratello, tu…”

 

“Un po’ di cultura non ti farebbe male, sai?”

 

“Nah, il mio tempo libero è già tutto impegnato.” Jack incrociò le braccia dietro la testa e si ciondolò sulla sedia.

 

“Capirai, il signorino ha un appuntamento diverso ogni sera.”

 

Amelia alzò gli occhi e fece un gran sorriso, vedendo entrare dalla porta-finestra il ragazzo bruno a lei tanto familiare. “Ehi Dan.”

 

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio.” Jack fece un sorrisetto. “Sei venuto di nuovo a scroccare la nostra colazione.”

 

Dan gli strizzò un occhiolino allegro. “Semmai la colazione di Amelia, mantenuto che non sei altro.”

 

“Santa anima pia, tu si che capisci.” Amelia gli tirò un biscotto che lui afferrò al volo. “Hai vinto il bonus.”

 

“Che ci fai qui, comunque?” Jack osservò incuriosito il modo stanco con cui il cugino si stava sedendo.

 

“Scappo da casa.” Dan addentò il suo biscotto. “Dai miei genitori che vogliono capire che sto combinando, da mia sorella che sta facendo esaurire mio padre…”

 

“Julie ha una pazienza che io non avrei.” Commentò morbidamente Amelia, arricciando il naso.

 

“Questo non è un buon momento per tuo padre.” Fece Jack, stringendosi nelle spalle. “Dovreste avere tutti un po’ più di comprensione.”

 

Dan si grattò la nuca. “Ma me lo spiegate una volta e per tutte che sta combinando il Ministero, e che sta succedendo ai War Mage?”

 

Amelia mise via i panini e si pulì le mani con un tovagliolo. “Tuo padre doveva avere la promozione a generale, e lo sapevamo praticamente tutti. Poi da un giorno all’altro c’è stato un cambio ai vertici del Dipartimento della Difesa… hanno nominato generale un tizio che dovrebbe arrivare a breve, e sono stati riformati i criteri di ammissione dei War Mage.”

 

“Criteri che ammettono soggetti che dovremmo catturare, e invece li addestriamo a diventare sempre più forti e pericolosi.” Jack fece una smorfia di disgusto. “E’ corruzione, ecco cos’è… non era questo l’esercito in cui volevamo militare.”

 

Amelia annuì. “Pensa a chi, come tuo padre e i tuoi zii, ha dedicato una vita ai War Mage… vedere questo degrado è una delusione tremenda.”

 

Dan sbuffò. “Bello il mondo in cui viviamo… ma che ne è di quella bella vita che facevamo tutti una volta? Prima la storia del Marchio Nero, ora questo… “

 

“Noi vorremmo batterci perché tutto questo non accadesse, se i colletti bianchi del Dipartimento ce lo lasciassero fare.” Jack si accigliò e si guardò in giro. “…a proposito di War Mage, Amy la nostra passaporta?”

 

“Ma è possibile che sei così disordinato?”

 

“Senti chi parla!”

 

Amelia si inginocchiò davanti all’armadietto dove custodivano attentamente le armi d’ordinanza, e ci infilò la mano sotto. “Tanto per cambiare l’avrai fatta finire qua sotto…”

 

Dan inclinò la testa e fece un sorrisetto a Jack. “Ehi Amy, te lo posso dare un pizzico su quel gran bel culetto che ti ritrovi?”

 

Amelia continuò a frugare sotto l’armadio. “Se ci provi ti stacco una mano.” Gli rispose tranquillamente.

 

Jack rise. “Non li fanno più i Koala di una volta.”

 

“E meno male.” Amelia si rimise in ginocchio, guardando vittoriosa la passaporta che aveva in mano. “Perché il pizzico non vai a darlo a Sarah?” disse con un perfido sorrisetto malizioso. “Parliamo di lei.”

 

“Grande manager.”

 

“Grandi tette.”

 

“Gran bel paio di cosce.”

 

“E vedessi il resto…”

 

Amelia fece una smorfia disgustata. “Non so chi dei due mi fa più schifo.”

 

Dan rise e scosse la testa. “Stavamo scherzando, lo sai che Sarah è speciale per me.”

 

“Sempre sia lodata.” Fece divertito Jack.

 

“Mi piace Sarah, è molto femminile ma anche tosta.” Amelia inarcò un sopracciglio. “Quando direte di voi al resto del mondo?”

 

“Dopo i mondiali. Non so ancora se sarò convocato in nazionale, ma se così fosse sarebbe meglio aspettare che le acque si siano calmate. Non so come la prenderebbero gli altri se all’improvviso dicessi che la manager dei Cannoni è la mia ragazza.”

 

Amelia intuì quello che voleva dire, e annuì. “Direbbero che si sta dando da fare solo per te, ti farebbero fare la figura del raccomandato e lei perderebbe credibilità.”

 

“Appunto.”

 

Jack fece un sorrisetto. “Colpa del padre di Mel, che vi ha dato per manager una venticinquenne che avrebbe tutti i numeri per fare la modella.” Il suo sorrisetto si ampliò. “Brav’uomo il padre di Mel… che tra qualche mese diventerà anche il suocero del mio caro fratellino.”

 

“A proposito di Simon.” Amelia balzò in piedi, tutta vispa. “A che punto siamo con le idee per il regalo?”

 

Jack scosse la testa. “Fino a prova contraria la scelta del regalo tocca a voi ragazze. Noi dobbiamo pensare alla festa di addio al celibato.”

 

Dan annuì ridacchiando. “Cosa che ti renderai conto quanto è più delicata.”

 

“A parte che questa idiozia è fresca fresca di tre secondi fa.” Amelia appoggiò le mani sui fianchi e guardò severamente i due ragazzi. “Non vi azzardate a far spuntare la solita spogliarellista del cavolo, non toccate Simon che è l’unico maschio intelligente che c’è in giro, chiaro?”

 

“Spiacente, bellezza.” Dan si alzò e le stampò un bacio sulla guancia. “La festa del piccoletto è territorio off-limits per le signore. E adesso, se volete scusarmi, ho un allenamento tra dieci minuti e una donna che si nasconderà nel bagno delle signore ad aspettarmi tra meno di cinque.”

 

Jack rise e salutò il cugino con un cenno della mano quando lo vide lanciare la sua manciata di polvere magica nel camino e sparire. “Che testa di cacchio…” mormorò, quindi si alzò e si stiracchiò i muscoli, scompigliandosi ancora di più i capelli rossi. “Mmh… doccia. Pari.”

 

Amelia, che lo stava fissando intensamente, scosse impercettibilmente la testa e tese anche lei il pugno, come stava facendo il suo amico. Li agitarono tre volte, quindi estrassero le dita per segnare i numeri…

 

“Primo.” Fece allegramente Jack, più che soddisfatto di aver vinto alla conta.

 

Amelia sbuffò. “Ok, ma almeno lasciami il lavandino libero, così comincio a lavarmi i denti.”

 

“E’ tutto tuo, Popò.” Jack le strizzò un occhiolino e si avviò verso il bagno, fischiettando un motivetto familiare.

 

Amelia sospirò e si scansò leggermente i capelli dal viso. Ma perché Jack doveva essere così bello e affascinante già fin dalle prime ore del mattino?

 

 

***************

 

 

Vera Warrington si scansò dalla spalla i capelli color miele e continuò la sua sinuosa camminata lungo il corridoio buio, illuminato dalle fiaccole che facevano luce alla maggior parte del sinistro maniero. La sua testa era alta e il suo passo sicuro e armonico, in linea con la sua ostentata fierezza. Indubbiamente essere la nipote del proprietario del castello, nonché secondo in grado nella Ribellione, le conferiva una presunzione estrema.

 

Le ci vollero solo pochi passi per raggiungere la stanza in fondo al corridoio, e naturalmente non si preoccupò di bussare prima di aprire la porta. Non avrebbe avuto senso mostrare tanto pudore con una persona che l’aveva vista nuda un’infinità di volte.

 

Vera fece un piccolo sorriso quando trovò il ragazzo con i corti capelli biondi seduto nella sua poltrona preferita, intento a leggere qualcosa con un cipiglio concentrato e un po’ oscuro. Lei non si fece troppi problemi ad interromperlo, e si sedette morbidamente sulle sue ginocchia.

 

Il tempo delle grandi famiglie del Mondo Magico europeo.” Vera lesse il titolo del libro dalla copertina. “E’ proprio un chiodo fisso, eh?”

 

Il ragazzo abbassò il libro e fece un sorrisetto, mostrando un paio di occhi grigi freddi mille volte più del ghiaccio. “S’impara molto leggendo gli errori dei grandi uomini del passato. Dovresti saperlo… sono parole di tuo zio.”

 

Vera gli sfilò sinuosamente il libro dalle mani e lo appoggiò su un comodino. “Ho di meglio da fare che imparare a memoria le parole di mio zio.”

 

“Oh, immagino…”

 

“Il mio contributo alla causa consiste nel mantenere alto il… morale dei combattenti…” sfiorandogli la pancia con un dito, lei gli sbottonò molto lentamente il primo bottone del pantalone.

 

Lui inarcò un sopracciglio. “…un impegno notevole…”

 

“…a proposito…” Vera si fermò quando le sue labbra erano a millimetri da quelle del ragazzo. “…mio zio ti sta cercando…”

 

Lui s’irrigidì e la respinse, alzandosi e abbottonandosi i jeans. “E te lo fai uscire solo adesso?”

 

Vera rise e scosse la testa. “Alex, Alex, Alex… che incredibile senso del dovere che hai…” si alzò e gli sorrise, prima di rubargli un breve quanto passionale bacio. “Mmh… vorrei avere di nuovo diciassette anni anch’io…”

 

Alex rise. “Ne hai a stento ventitre, non fare tanto il vecchio saggio della montagna.”

 

Vera si appoggiò alla porta mentre lui usciva. “Ti aspetto qui… abbiamo un discorso in sospeso.”

 

“Più di uno.” Con un sorrisetto dei suoi, Alex si allontanò lungo il corridoio scuro. Aveva ragione Stephen, le donne erano la rovina degli uomini… o comunque della loro concentrazione. Era una fortuna che tra le altre cose Stephen gli avesse insegnato anche a non amare mai. Desiderare si, possedere sempre, ma amare mai.

 

In pochi passi veloci raggiunse una stanza con delle porte particolarmente alte e robuste. I gargoyles di guardia si fecero da parte senza problemi per lasciarlo passare, socchiudendo la porta quel tanto da lasciarlo entrare. La sala era avvolta nel silenzio e nella semi-oscurità, anche se nella tenue luce del tramonto Alex poteva distinguere alla perfezione tutto l’arredamento… e la sagoma robusta in piedi davanti alla finestra.

 

“Sei in ritardo.”

 

Alex si infilò le mani nelle tasche. “Sono qui.”

 

L’uomo fece un sorrisetto e si voltò lentamente a guardarlo, con il solito cipiglio ferocemente cupo che la sua faccia aveva a ogni ora del giorno. Alex ricordava ancora quanta paura gli aveva fatto quell’espressione le prime volte che l’aveva visto.

 

“Tu e io dobbiamo fare un lungo discorso sul senso dell’obbedienza, Alexander.”

 

Alex scrollò le spalle, senza distogliere i suoi occhi glaciali dall’uomo che l’aveva addestrato fin da quando portava i pannolini addosso. Stephen McNair era un animale assetato di sangue, non un uomo… ma era da tempo che aveva smesso di nutrire paura per lui.

 

“Alex, ho una bella sorpresa per te.” Stephen incrociò le sue possenti braccia sul petto e assunse un’aria fiera. “Credo che ti farà molto, molto piacere.”

 

“Fatti avanti, giovane Malfoy.” Una voce vibrante e cupa risuonò nell’aria, proveniente dalla parte della poltrona voltata verso la finestra. “Vieni dove posso vederti.”

 

Alex si accigliò, lanciando un’occhiatina poco convinta a Stephen, e lentamente raggiunse un angolo di luce nei pressi della finestra davanti alla poltrona. La prima cosa che lo colpì fu la postura dell’uomo lì davanti a lui: aveva un’aria tronfia e sicura, come se ritenesse che da quella sedia poteva governare il mondo. I capelli nerissimi sembravano parte integrante del suo cranio tanto erano corti, mentre i suoi occhi… perfino ora che appariva calmo, i suoi piccoli occhi neri saettavano silenziosamente di una macabra follia. Lo stesso sguardo, gli stessi occhi di quella donna che compariva così spesso negli annuari che lui amava tanto leggere… quella donna infernale dal nome di Bellatrix Lestrange.

 

Riconoscendo finalmente chi era quell’uomo, Alex si sporse in avanti e chinò la testa. “Mio signore.”

 

L’uomo emise un verso simile a una risata gutturale, accompagnata da un sorriso piccolo e stretto. “L’hai tirato su bene, Stephen… il ragazzo sembra svelto a capire.”

 

“Lo è, Mortimer.”

 

Ad Alex non piacque la sensazione di essere scrutato in lungo e in largo dagli occhi perforanti di Mortimer Lestrange, ma non avrebbe osato neanche fiatare. Non con l’uomo che comandava l’intera armata dei Ribelli.

 

Mortimer Lestrange inclinò leggermente la testa da un lato. “Conosco la storia della tua famiglia.” Disse in tono neutrale. “So anche di tuo padre… lo conoscevo vagamente. Non è riuscito a resistere laddove io ho ripreso la mia strada. Triste destino, ma era un debole.”

 

Alex s’irrigidì ma non rispose, si limitò ad annuire una volta.

 

“Stephen mi ha detto che sei un ragazzo sveglio. E che non desideri altro che riscattare il tuo nome.”

 

“E’ così, mio signore.”

 

Lestrange si prese qualche secondo di silenzio per guardare a fondo negli occhi color ghiaccio del ragazzo. “Immagino che tu sappia perché ci stiamo muovendo solo ora alla luce del sole, dopo tutti questi anni.”

 

Alex annuì. “Abbiamo trovato ciò che cercavamo.”

 

Lestrange annuì a sua volta. “L’ultimo ingrediente che mi separa dal potere assoluto… la capacità di essere invincibile è alla mia portata ormai. Dopo tutti questi anni abbiamo trovato la creatura che stavano cercando… colei che mi renderà immortale.” Disse lentamente, pregustando ogni parola. “Ne nasce una ogni cento anni… e la sorte ha voluto farmi questo dono. Peccato solo che sia ben custodita fra le file del nemico.”

 

Alex si accigliò. “Vuoi che vada a prenderla? Dammi un pugno di uomini e l’avrai.”

 

Lestrange rise compiaciuto. “Giovane irruento, tieni a freno il tuo impeto.”

 

“La creatura che deve esercitare il suo potere smisurato non può essere toccata né costretta.” Gli spiegò Stephen. “Deve agire di sua spontanea volontà e contaminare volutamente la purezza del suo cuore.”

 

“Quindi il mio ruolo…”

 

“Sarà quello di portarci la ragazza su un piatto d’argento.” Fece perentorio Lestrange. “Stephen ti spiegherà nel dettaglio da cosa devi guardarti, e di cosa è capace lei… la sedurrai e la porterai sulla strada dell’oscurità, la nostra strada… mi dicono che non dovresti avere problemi in questo campo.”

 

Alex si morse la lingua. Avrebbe preferito mettere in chiaro che intendeva riscattare l’onore della sua famiglia su un campo di battaglia, e non sotto le lenzuola… ma si trattenne.

 

“So che non è il tipo di missione che ti saresti aspettato, ma quella ragazza è più importante di ogni altra cosa in questo momento.” La voce di Lestrange era atona e priva di emozioni. “Dunque, anche il tuo contributo è fra i più importanti.”

 

Alex annuì. “Accetto l’incarico. Non resterete deluso, mio signore.”

 

“Complimenti, giovane Malfoy.” L’uomo fece un sorrisetto sinistro. “Il tuo zelo non passerà inosservato, posso garantirtelo.”

 

Alex si voltò verso Stephen. “Chi è la ragazza?”

 

McNair fece una smorfia. “Non avrai problemi, è una quindicenne tutta famiglia e amichetti. Parte domattina per Hogwarts, e lì sarà vulnerabile lontana da mamma e papà. Ma sta attento… è molto, molto potente… la tua unica fortuna è che ancora non ha capito come si usa la sua forza, ed è capace di manipolare a malapena il dieci per cento delle sue potenzialità.”

 

“Il suo nome?”

 

“Katie Weasley.”

 

 

***************

 

 

“Certo che c’è una differenza enorme rispetto a quando ci si allena con tua madre, eh Jack?”

 

“Prega che la riunione vada bene e che il nuovo generale non sia uno stronzone… tu nemmeno immagini cosa sono i miei quando sono veramente incazzati.”

 

E in effetti allenarsi da soli era molto più riposante e ‘libertino’… Jack non ricordava altri allenamenti in cui lui e i suoi compagni avevano potuto parlare così liberamente e fare tante pause fra una flessione e l’altra.

 

“No, per carità…” George Lime, un ragazzo con i capelli neri tremendamente ricci, interruppe per qualche secondo i suoi addominali. “…tua madre già è severa così, figurati quando le salta la mosca al naso.”

 

“Sono tutti così nervosi ultimamente per questa storia del nuovo generale.” Justin Leery fece una smorfia. “Non è che mio padre sia diverso.”

 

“L’unico che non è neanche lontanamente scocciato, chissà come mai, è Jack.” Lucas Lilton, un ragazzo di un anno più grande degli altri, strizzò un occhiolino eloquente che fece ridere tutto il gruppetto di ragazzi.

 

George gli diede una pacca sulle spalle. “Questa settimana chi è la fortunata, Weasley?”

 

“Incredibile ma vero… sempre Steacy.”

 

Justin fece tanto d’occhi. “La stessa della settimana scorsa?! Ma allora è una cosa seria!” tutti risero.

 

Jack ridacchiò. “Oh, piano con le parole.”

 

“Deve essere senz’altro splendida se è riuscita a durare addirittura due settimane.” Esclamò vispo George.

 

Jack si passò una mano fra i capelli umidi di sudore. “Su questo hai fatto centro… Steacy è una cosa unica.”

 

Lucas alzò allegramente il pugno in aria. “Vai che questa è la volta buona!”

 

 

 

 

Amelia continuò ad osservare il gruppo di ragazzi che ridevano dall’altra parte della grande palestra, senza smettere di saltare ritmicamente la corda. Si fermò per riprendere fiato e si appoggiò a una delle corde sospese dal soffitto, chiudendo gli occhi e sbuffando.

 

“Io non so come fai ad avere un autocontrollo così ferreo, credimi.”

 

Amelia fece un piccolo sorrisetto amaro e aprì gli occhi, contenta di potersi sfogare un po’ con la sua compagna e amica Susan. Susan Heinsen, al contrario di lei che era magrolina e più bassa, era una ragazzona con delle belle spalle larghe e un sorriso dolcissimo esattamente come il suo carattere, alta quasi quanto Jack e forte come tutti gli altri ragazzi.

 

Susan, appoggiata al muro con le braccia conserte, fece una piccola smorfia e scrollò le spalle. “Al tuo posto io non sarei riuscita a contenermi così tanto.”

 

“Non è che abbia molta scelta.” Amelia si sfilò i capelli dalla coda e se ne rifece un’altra, poi appoggiò le mani sui fianchi. “Va bene così, davvero.”

 

Cioè ti va bene di essere innamorata di un ragazzo che salta da una donna all’altra come se fosse la cosa più naturale del mondo?” Susan scosse la testa.

 

Amelia rimase per un attimo in silenzio a guardare Jack ridere. Quanto amava quel sorriso. “Io lo amo… non so neanche io perché riesco ad accettare i suoi difetti… mi fanno rabbia, ma evidentemente non abbastanza.

 

Susan inclinò la testa. “Non hai mai pensato di dirgli tutto?”

 

“Per finire nella sua collezione di notti magiche? No, grazie tante.” Amelia si scansò la frangia umida dalla fronte. “Jack mi vuole bene… non credo che mi amerà mai come lo amo io. Ma la nostra amicizia è la cosa più importante del mondo per me.”

 

“Se è per questo, anche per lui lo è.” Susan le fece un sorriso dolce. “Ma sarebbe molto più sano se tu cercassi qualcuno con cui costruire il tuo futuro.”

 

“La cosa è un po’ complessa… come faccio a dimenticare qualcuno che vedo ora, minuto e secondo?”

 

“Intanto per cominciare, la prossima volta che Peter e io usciamo insieme tu vieni con noi.”

 

“Ottima idea.” Fece Amelia, fingendo la stessa espressione determinata di Susan per non cedere al sorrisetto che voleva a tutti i costi comparirle sulla faccia. “Reggere la candela a te e al tuo fidanzato è proprio quello che ci vuole per farmi sentire meglio, si.

 

Susan avrebbe voluto spiegarsi, ma la faccia buffissima di Amelia la fece scoppiare a ridere… ridevano entrambe, per la verità. “Ah, Amelia…” Susan l’abbracciò col suo solito modo di fare materno e affettuoso. “Sei una piccola discola, ma quando vuoi sei proprio un batuffolino da coccolare.”

 

Amelia rise e alzò gli occhi al cielo. “Meno male, con te me la sono cavata meglio che con Jack…l’ultima volta che mi ha abbracciato mi ha chiamata cosino morbido.”

 

Susan scoppiò a ridere ancora più forte. “No, non ci posso credere… ehi, Jack!”

 

Jack, dall’altra parte della palestra, smise di parlare col suo amico Lucas per voltarsi verso di lei. “Che c’è?”

 

Susan ancora rideva. “Hai chiamato Amelia cosino morbido??” tutti scoppiarono a ridere, Jack incluso, e Amelia scosse allegramente la testa.

 

“Ehi, Amelia!” fece George, ancora ridacchiando. “Posso abbracciarti pure io, così posso confermare che sei tutta morbida?”

 

Amelia gli lanciò l’asciugamano in faccia. “Fatti una doccia fredda, George.”

 

“Nah, meglio ghiacciata.” Annuì Lucas.

 

Amelia uscì sorridendo dalla palestra, abituata all’umorismo un po’ rude dei suoi compagni, e gettò un’occhiatina alle sue spalle quando li sentì ridere di nuovo… un attimo di distrazione che le costò uno scontro con qualcuno… la botta presa con la nuca contro il muro alle sue spalle le fece emettere un piccolo gemito, ma tutto passò in secondo piano quando sentì due mani fredde avvilupparsi attorno ai suoi avambracci… capì di chi erano prima ancora di verificarlo con gli occhi.

 

“Bene bene…” una voce profonda e viscida le sibilò a poca distanza dall’orecchio. “…questa è una situazione ideale… tu e io contro un muro…”

 

Amelia lo respinse indietro con una spinta. “Levati di dosso, Frank.”

 

Il ragazzo moro e alto fece un sorrisetto crudele e la squadrò in lungo e in largo. “Sempre pronta a rispondere con la tua piccola lingua biforcuta…”

 

Amelia lo stava guardando con odio. Frank Famble era uno dei ‘nuovi’ War Mage, quelli che erano stati scelti secondo i criteri del Dipartimento della Difesa, e per questo era un uomo senza onore. Jack lo detestava, una volta era stato costretto ad andare in missione con lui e le aveva raccontato che erano stati molto meno pericolosi i nemici di lui. E per di più… Amelia si sentiva più a disagio che mai a stare sola con lui: che scherzasse o facesse sul serio, le sue attenzioni per lei non le piacevano per niente.

 

“Io saprei come tenerla impegnata in qualche modo…” Frank le prese il mento in una mano. “…questa boccuccia…”

 

Amelia gli schiaffeggiò la mano. “Tieni a posto quelle manacce.”

 

Frank fece un sorrisetto e incrociò le braccia sul petto. “Non illuderti troppo, Sheffield, non vali abbastanza sul mercato dei maghi per travolgere il mio cuore… considerate le tue origini…” sibilò crudelmente.

 

Gli occhi di Amelia saettarono per la rabbia. “Se in quel mercato fai spese tu, mi considero molto fortunata a non farne parte.”

 

Frank annuì ridendo. “E questo è precisamente il mio punto, Amelia… tu sei fatta di fuoco…” lui fece un passo avanti, lei ne fece uno indietro. “…mi eccita il pensiero di domarti… di vederti mentre invochi il mio nome come una preghiera… sconvolta dal dolore e dal piacere…”

 

“Tu sei pazzo e mi fai schifo.” Amelia fece per superarlo, ma lui la trattenne per un braccio. Lei si voltò, furibonda. “Lasciami immediatamente andare.”

 

Il sorrisetto maniacale del ragazzo era tutto un programma. “Tu sarai mia, Amelia… è meglio che te ne fai una ragione… che tu lo voglia o no non ha importanza, ti avrò in qualunque modo. Sarai mia e mi apparterrai come il mio cane, il mio gatto o il mio cavallo… solo che con te spenderò del tempo qualitativamente migliore. I tempi stanno cambiando, diventerà di moda avere una sgualdrinella mezzosangue che ti scalda le lenzuola…”

 

Amelia lo strattonò. “Verme schifoso, dovrai uccidermi prima che io mi lasci sfiorare da una sola delle tue sudice dita.” Ringhiò, e scansò violentemente il viso quando lui le sfiorò con un dito la guancia arrossata.

 

“L’idea mi ha sfiorato più di una volta…”

 

“Sarò io a sfiorarti, e con qualcosa di molto più solido di un’idea se non la lasci andare immediatamente.”

 

Amelia ingoiò il vuoto quando vide Jack avanzare minacciosamente verso di loro. Lei sapeva resistere alle tentazioni di Frank Famble, Jack no… e l’ultima cosa che doveva fare lui ora era beccarsi una nota per condotta impropria per un War Mage. C’era già andato vicino troppe volte, e tutte per colpa di quel viscido individuo.

 

“Guarda che sorpresa.” Frank inarcò brevemente un sopracciglio. “Il figlio del colonnello Weasley.”

 

Amelia si liberò dalla presa del ragazzo e andò incontro a Jack. “Lascia perdere, andiamo…”

 

“Come stanno mamma e papà, Weasley? Immagino che avranno le chiappe parecchio doloranti, per come l’hanno presa in culo stamattina…”

 

Jack chiuse i pugni forte, facendosi scrocchiare rumorosamente le dita. “Famble, te lo ripeto per l’ultima volta… sta’ lontano da Amelia.” Ruggì fra i denti, contenendo a fatica la furia che si agitava nel suo petto.

 

“Hai paura che ti rovini il matrimonio?” Frank fece una smorfia. “Dal momento che già vivete insieme non sarà un mistero che…”

 

“Pensa ai cazzi tuoi, Famble, è l’ultimo avvertimento.” Jack era al suo limite. Le mani gli prudevano troppo per essere ignorate dal suo temperamento focoso e guerriero.

 

“Jack, stai facendo il suo gioco… andiamo.” Amelia avvertì i fremiti di Jack… il suo amico era prontissimo a saltare addosso a quella irritante e viscida faccia che aveva davanti, avrebbe colto il più piccolo pretesto…

 

“C’è qualche problema qui?”

 

La voce imperiosa e dura di Harry Potter fece sussultare Amelia, e per fortuna si rivelò l’unica cosa in grado di evitare una scazzottata che sembrava sempre più certa a ogni secondo che passava. La sua sagoma solida e imponente sembrava conferire alla sua voce una nota quasi minacciosa.

 

“No.” Sibilò Jack, senza staccare gli occhi dal suo nemico.

 

“No.” Fece anche Frank. Con un mezzo saluto per Harry e un ultimo sguardo penetrante ad Amelia, il ragazzo si avviò verso le scale.

 

“Lurido bastardo…” fece fra i denti Jack.

 

“Jack, calmati.” Il tono di Harry non ammetteva repliche. “Questo non è il momento per farsi dare una sospensione.”

 

Amelia lo guardò. Harry era un eccellente War Mage e un colonnello come pochi, ma il sorriso non gli era mai mancato… era quel segno che lo contraddistingueva ancora di più della sua leggendaria cicatrice. Ma da qualche tempo a quella parte Harry non sorrideva più così spesso.

 

“Quello stronzo non dovrebbe essere qui.” Ringhiò Jack, ancora fremente di rabbia.

 

“Molte cose non dovrebbero andare come stanno andando, è inutile piangerci addosso.” Harry gli appoggiò una mano sulla spalla. “Sta per cambiare tutto qui, Jack, e non in meglio… devi imparare a dominare la rabbia, perché ti assicuro che da oggi in poi avrai motivo di provarne ogni due secondi e non la potrai sfogare.”

 

“E’ andata così male la riunione?” domandò piano Amelia.

 

Jack si accigliò. “Chi è stato scelto come nuovo generale?”

 

Harry si mise le mani in tasca. “Thomas Taventoon.”

 

Amelia chiuse forte gli occhi. Taventoon era uno dei casi di corruzione del Ministero più palesi ed eclatanti (nonché impuniti…)… e ora il Dipartimento lo mandava a dirigere i War Mage? Non si rendevano conto che questo significava portare la corruzione anche lì da loro? E che senso aveva fare una cosa del genere mentre l’ombra del Marchio Nero incombeva di nuovo sul Mondo della Magia? Possibile che nessuno si rendesse conto di questo?

 

 

***************

 

 

“…e non dimenticarti di scrivere, capito?”

 

“Si, mammina, non ti preoccupare.” Katie abbracciò forte sua madre e poi suo padre, che le diede un bacio sulla guancia.

 

“Vai tranquilla, i bagagli te li ho già sistemati io sul treno.”

 

“Grazie, papy.” Katie fece un sorriso limpido e si sistemò meglio lo zainetto sulla spalla. “E fate i bravi fino a Natale, capito?”

 

Hermione sorrise e le accarezzò la guancia. “Ricordati di studiare molto, questo per te è l’anno dei G.U.F.O….”

 

Ron scosse la testa. “…Hermione…”

 

“Vuoi farmi parlare?! Katie, mi raccomando…”

 

“Ma lasciala andare, che il treno parte!”

 

“…sei peggio di una zecca…”

 

Katie rise. “Va bene, va bene, farò la brava studentessa e prenderò un numero decente di G.U.F.O… di sicuro ne prenderò più di Jack.”

 

Ron fece un sorrisetto furbastro. “Questo non ti riuscirà difficile, tesoro.”

 

Il treno sbuffò rumorosamente. “Questo è il segnale per me…ciao, vi voglio bene!”

 

“In bocca al lupo per la Coppa di Quidditch!”

 

“Non ti cacciare nei guai, e studia!”

 

Una volta a bordo del treno, Katie si affacciò dal finestrino per salutare ancora i genitori: suo padre teneva un braccio attorno alle spalle di sua madre, e lei gli stringeva la mano. Erano inquieti, benchè lo mascherassero bene… certo, c’era la gioia del matrimonio di Simon in arrivo… ma gli eventi alla War Mage Team si erano fatti troppo preoccupanti per non essere presi in considerazione. E finchè c’era stata lei aveva potuto aiutarli con le sue capacità, ma ora…

 

“Ehi! Ehi, Katie!”

 

Katie vide i suoi migliori amici, Quinn e Billy, salutarla da uno scompartimento vuoto. Li raggiunse subito, e lì ebbero modo di sistemarsi e salutarsi per bene, e di parlare del più e del meno.

 

“Hanno fissato la data del matrimonio di tuo fratello?” chiese sognante Quinn, appoggiando il mento sulle mani e sporgendosi in avanti.

 

Katie si passò un ricciolo biondo dietro l’orecchio. “Dopo le feste di Natale… il dieci di Gennaio.”

 

“Non vedo l’ora.” Quinn sbattè gli occhi. “Perché tu mi porti, Katie, vero?”

 

Billy alzò gli occhi al cielo e si sfilò gli occhiali per pulirseli. “Che poi tutto questo che ti credi, è per rivedere tuo fratello Jack.” Katie rise.

 

“Beh, che c’è di male.” Quinn si scansò un ciuffo corvino dagli occhi. “Una ragazza deve pur sistemarsi… ehi, ma che ridi?”

 

Katie scosse la testa, senza smettere di ridere. “No, è che… ti sei scelta proprio il tipo giusto per questo genere di cose.”

 

“E che vorresti dire? Jack è bellissimo…”

 

“… ma la parola ‘sistemarsi’ non rientra nel suo vocabolario.”

 

Billy fece un sorrisetto. “A quanto pare è un vizio di famiglia.”

 

Katie scrollò le spalle. “Io almeno neanche li illudo quando ci provano.”

 

“Stai diventando una specie di leggenda, qualcosa come la suora di Hogwarts…”

 

“Ehi, non è colpa mia se nessuno mi fa provare uno straccio di emozione travolgente!”

 

“A proposito di uomini travolgenti…” Quinn si mise a sedere con le gambe all’indiana. “Ho sentito che c’è un nuovo studente quest’anno…”

 

Billy storse la bocca. “Ma è possibile che tu non pensi ad altro? Sei una ninfomane!”

 

“Sta’ zitto, prefettino…”

 

Katie spalancò occhi e bocca. “Ti hanno fatto Prefetto?!”

 

“Non te l’ho detto?” Billy fece un sorrisone. “Aspetta, ti faccio vedere il distintivo…”

 

Quinn strizzò l’occhio alla sua amica. “Il suo momento di gloria.”

 

“Altrochè se è gloria questa!” Katie si sporse in avanti per guardare meglio. “E dai, fammi vedere…”

 

Billy emerse dallo zaino in cui si era affondato tenendo una spilla in mano. “Eccola qua, non la trovavo più fra tutta la roba… Katie?”

 

Quinn si accigliò vedendo la sua amica che guardava fisso fuori dallo scompartimento, nel corridoio del vagone, e si voltò per capire. Fuori stava passando un ragazzo alto, biondo, con delle volitive spalle larghe e un fisico asciutto e tonico, ma soprattutto con un paio d’occhi di un colore tremendamente raro… ghiaccio puro. Camminava a testa alta e guardava freddamente in avanti, tradendo un’espressione alquanto arrogante nella sua austerità.

 

“Oh. Mio. Dio.” Mormorò Quinn, che aveva la mascella spudoratamente sprofondata.

 

“Che rogna.” Billy sbuffò.”Katie, almeno tu che sei immune a questo genere di cose, vuoi darmi retta?”

 

Katie sbattè gli occhi e smise finalmente di seguire con gli occhi i movimenti dello sconosciuto… ma continuò a guardare nella sua direzione con uno sguardo un po’ stranito.

 

… però…

 

Billy inarcò le sopracciglia e stese le gambe sul sedile che aveva davanti a sé, intrecciando le mani sullo stomaco. “Ho idea che quest’anno sarà moooolto lungo…”

 

 

 

*********************

 

 

 

*__________*  Si, lo so… quanta gente! Tranquilli, è solo l’inizio… sembro completamente svitata, ma ho le idee piuttosto chiare in proposito… ^___-  Perciò avrete sicuramente notato che manca qualcuno all’appello, no? Ooh, lo so bene… un solo chap introduttivo sarebbe venuto un po’ troppo lunghetto, per questo ho parlato di due… chi non si è visto ora non lo perderemo la prossima volta, e poi faremo un po’ di ordine… ^________^  Mi raccomando, non vi dimenticate di dirmi che ne pensate… critiche e consigli ammessissimi! Vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb

 

Sunny

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Capitolo 3
*** Bersaglio Identificato ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 2: BERSAGLIO IDENTIFICATO

 

 

I’m on fire
When you’re near me
I’m on fire
When you speak
And I’m on fire                         
Burning at these mysteries
These mysteries...

                                                           On Fire, Switchfoot

 

 

***************

 

 

“Da questa parte c’è il parco… vieni, ti mostro la strada per il campo di quidditch. Noi ci alleniamo lì.”

 

Alex evitò accuratamente di sbuffare e seguì il prefetto di Serpeverde – la casa in cui il cappello parlante lo aveva mandato la sera prima – che gli stava mostrando Hogwarts in lungo e in largo. Già era stato abbastanza penoso doversi presentare con un nome e un passato diversi – Alexander Templeton, ex studente modello di Durmstrang – ma il giretto turistico stava davvero mettendo alla prova la sua pazienza.

 

“…e infatti si stanno già allenando.” Il prefetto gli indicò sette ragazzi in uniforme gialla e rossa che svolazzavano ad altitudini differenti nel campo davanti a loro. “Sono i Grifondoro. Oggi il campo tocca a loro, noi facciamo i turni.”

 

Alex osservò con attenzione i giocatori mentre provavano gli schemi che il loro capitano nonché portiere urlava con frenesia. Il cercatore non sembrava una cima ma i battitori erano svelti, e poi c’era un cacciatore… cacciatrice… che volava più velocemente degli altri, sfuggiva a tutte le marcature, sembrava quasi inarrestabile… Alex ne seguì i movimenti finchè non le vide lanciare la pluffa dove il portiere non sarebbe mai potuto arrivare in tempo e segnare.

 

“E’ in gamba quella ragazza.” Alex la indicò. “La cacciatrice che ha appena segnato. Chi è?”

 

“La bionda? Si chiama Katie Weasley, è del quinto anno.”

 

Alex inarcò leggermente un sopracciglio. Così quella era la ragazza che doveva conquistare… la osservò attentamente mentre scendeva a terra insieme ai suoi compagni, su ordine del loro capitano. Aveva dei bellissimi occhi così azzurri da sembrare quasi verdi, vispi e pieni di vita, e i capelli biondi che teneva stretti nella coda le incorniciavano il viso angelico… anche se quella ragazza sembrava più un peperino che un angelo.

 

“…voglio anche provare lo schema numero tre, quello in cui…”

 

“Attento, Albert, non ti scoprire davanti a quelli.”

 

Sollecitato da uno dei battitori, il capitano e il resto della squadra si voltarono a guardare le due ‘spie’ di Serpeverde. “Avete così tanta paura di noi che venite a spiarci già dal primo allenamento?” il tono del portiere era palesemente beffardo e provocatorio.

 

“Non vi lusingate troppo, siamo qui solo per vedere la scuola.” Replicò asciutto il prefetto di Serpeverde, indicando Alex con un cenno della testa.

 

“Non che ci fosse molto da vedere, poi.”

 

Alex si assicurò di aver colpito il suo bersaglio quando vide tutti i ragazzi della squadra irrigidirsi vistosamente. “E tu chi saresti?” fece uno dei battitori in tono piuttosto ostile.

 

“Alexander Templeton.”

 

Il capitano si accigliò. “Quello nuovo… che viene da Durmstrang, eh?”

 

Alex annuì, con la sua solita faccia indisponente e arrogante. “E a Durmstrang la farebbero a pezzi una squadra di mezze calzette come voi.”

 

“Mezze calzette a chi?!”

 

“Ma guarda questo…”

 

“Senti un po’, tu…”

 

Alex ignorò gli altri commenti per concentrare la sua attenzione sulla reazione di Katie Weasley: lo guardava più stupita che infuriata. Forse era molto meno combattiva di quanto si aspettasse… valeva la pena stuzzicarla ancora un po’. “Tu, ad esempio.” Le disse. “Voli bene, ma i tuoi tiri sono lenti e prevedibili.”

 

Katie avanzò fino a pochi centimetri da lui, quindi lo guardò e s’inumidì le labbra, inclinando leggermente la testa di lato. “Mi chiedo se insultare gli altri ti faccia sentire migliore di quello che sei veramente.” Mormorò asciutta. “Perché in tal caso sei molto deludente. E neanche troppo originale, a Serpeverde sono tutti così.”

 

Il tono secco e duro di quella ragazza irritò Alex ancora più che se quelle parole gliele avesse urlate. Così la piccola Weasley aveva un invidiabile autocontrollo… perché non metterlo alla prova? “Se riesci a tirare la pluffa con la stessa bravura con cui ti difendi, forse hai qualche possibilità.” Alex incrociò le braccia sul petto e la guardò con aria decisamente sfacciata. “Scommetto che a me non riusciresti a fare neanche un gol.”

 

Katie inarcò un sopracciglio e mise le mani sui fianchi, mentre una leggera brezza di fine stagione le agitava i morbidi capelli biondi. “Mi stai sfidando?”

 

“Ignoralo, Katie.” Fece l’altra cacciatrice.

 

“Andiamo, abbiamo altro da fare che accettare queste stupide provocazioni.” Ribadì il capitano.

 

Katie non aveva staccato gli occhi da Alex per un solo istante. Lui aveva sempre lo stesso sguardo provocatorio e le braccia conserte in attesa di una risposta. Katie rimase immobile… finchè le sue labbra non si curvarono in un graziosissimo sorrisetto furbo. “Tre tiri, tu stai in porta.” Disse alla fine.

 

Alex annuì una volta e le strizzò un occhiolino. “Non ti tratterò con riguardo.”

 

“Neanch’io.” Katie si voltò verso i suoi compagni di squadra. “Ci metto un attimo, ragazzi… dategli una scopa. Dai, davvero ci metto un secondo!”

 

Molto poco volentieri uno dei battitori tirò la scopa ad Alex, che ci salì sopra e subito si alzò in volo, sistemandosi davanti ai tre anelli e assaporando la sensazione del vento fra i capelli. Volare gli era sempre piaciuto. Rimase lì a mezz’aria ad osservare Katie che si sollevava in aria con la pluffa sottobraccio. Aveva decisamente l’aria di chi non temeva le competizioni… anzi, a giudicare dallo sguardo vispo e furbo che aveva mentre palleggiava in aria la pluffa in attesa di dare inizio alla loro sfida, tutto questo era molto piacevole per lei.

 

Alex continuò a guardare la sua avversaria mentre spronava in avanti la sua scopa e partiva alla carica. I capelli biondi le svolazzavano attorno al viso come una cornice d’oro, e la casacca rossa col vento le lasciava scoperte le gambe… Stephen aveva detto la verità quando gli aveva preannunciato un lavoro decisamente piacevole. Peccato che la proprietaria di quelle gambe strepitose fosse anche maledettamente veloce, perché aveva approfittato della sua distrazione per fare una finta molto rapida, gettarsi a sinistra e poi a destra e infine tirare…

 

Un boato di acclamazione della squadra di Grifondoro accolse il punto di Katie, ma il sorrisetto di Alex rimase intatto… specie quando le ritirò la pluffa. “Bel colpo.”

 

Katie afferrò la palla e inarcò leggermente un sopracciglio. “Era lento e prevedibile.” Fece vispa, e lui rise. Aspettò che lui le facesse un cenno per ripartire, quindi schizzò in avanti per la seconda volta. Alex la vide procedere dritta… furba la ragazza, avrebbe deviato all’ultimo secondo… lui fece un sorrisetto e si sporse a destra, Katie si spinse a destra e lanciò a sinistra… la finta di Alex era riuscita, e il tiro fu respinto di pugno.

 

“Peccato.” Alex le tirò la pluffa, recuperata da uno dei battitori. “Sai fare bene le finte, ma a quanto pare non le sai riconoscere altrettanto in fretta.”

 

Katie afferrò la pluffa al volo. “Sei un po’ troppo chiacchierone per i miei gusti.”

 

Per la terza volta in pochi minuti, la ragazza bionda ripartì a razzo… ma stavolta era ancora più veloce. Alex capì che puntava alla soluzione di potenza quando se la vide arrivare a tutta velocità e con la pluffa già pronta per il tiro. Katie aspettò di essere vicinissima… e all’ultimo momento schizzò in alto e tirò da su. Alex non si alzò alla sua stessa altezza, sapeva che non avrebbe fatto mai in tempo. Piuttosto arretrò bruscamente e si piazzò sulla traiettoria della pluffa… parando con una certa durezza. Il tiro in effetti era davvero forte.

 

Katie si morse le labbra, irritata. Alex le volò affianco e le fece un gran sorriso. “Non sei andata male, ragazzina. Forse con un po’ di allenamento in più riuscirai a farmi due reti su tre.”

 

“Io spero solo di vederti con la casacca verde addosso quando ci scontreremo coi Serpeverde.” Ringhiò Katie.

 

Alex rise. “Ci vediamo in giro.”

 

Katie lo guardò andare via con un cipiglio furibondo sul viso. Che razza di arrogante… un arrogante molto profumato, ma sempre un arrogante.

 

 

***************

 

 

“Ehi, a che punto sono quei panini?”

 

“Piantala un po’, o vieni a dare una mano!” Amelia fece una smorfia quando sentì Jack e Dan ridere fuori nel giardinetto. “Sempre la solita storia, la pigrizia personificata.”

 

Steacy rispose al sorriso della ragazza e continuò a darle una mano a preparare i panini per tutta l’allegra brigata lì fuori. Aveva avuto finalmente ‘l’onore’ di conoscere alcune delle persone che Jack amava di più – suo fratello e i suoi cugini – ma soprattutto… era faccia a faccia con la famosa Amelia. Non immaginava quasi che fosse veramente così uguale a come l’aveva descritta il suo ragazzo: magra e piuttosto esile di fisico, con un sorriso dolcissimo e un caratterino tutto particolare… la conosceva veramente benissimo, allora, se con due parole riusciva a renderle giustizia fino a quel punto. Steacy sapeva di non doverla temere per l’aspetto fisico, in quello era certa di non avere problemi… alta, bionda e con gli occhi azzurri, di sicuro era ben più appariscente di lei. Però…

 

Però c’era qualcosa. La stava guardando mentre si dava da fare con i panini, qualche volta si fermava per rispondere alle battutine che Jack urlava di fuori… aveva la grazia di un maschio, eppure… allo stesso tempo aveva un fascino tutto suo. Aveva i capelli scompostamente tenuti su da un fermaglio, ma erano di un bel castano riflessante… aveva anche delle belle labbra, ma naturalmente trucco zero… canticchiava a bassa voce qualcosa, e accennava un piccolo movimento dei fianchi… probabilmente sapeva ballare bene, ma Steacy era pronta a giurare che non lo faceva quasi mai in pubblico… eppure tutto in quella piccola casetta accogliente urlava la sua presenza, e quel che era peggio… tra le mura del loro piccolo mondo la personalità sua e di Jack sembravano fuse talmente bene che non si riusciva a distinguere dove avesse messo mano lui e dove lei. Perfettamente integrati. Come un’anima sola.

 

“Sei sicura che non ti stai annoiando qui?” fece piano Amelia, sistemando i tramezzini sul vassoio.

 

“Come? Oh, no… no, è un piacere.” Steacy si pulì le mani. “E poi mi fa piacere passare un po’ di tempo con te. Avevo voglia di conoscerti.”

 

“Davvero?” Amelia inarcò leggermente un sopracciglio e continuò a fare quello che stava facendo.

 

“Si.” Steacy esitò, giocherellando con una delle fettine di pane. “Jack parla sempre di te… dice che sei il suo Koala.”

 

Amelia fece un piccolo sorriso. “Jack adora prendermi in giro. Mi chiama così perché io ho l’abitudine di camminare sulle sue spalle.”

 

“Vi conoscete da molto tempo, giusto?”

 

“Da quando avevamo nove anni.”

 

“Oh. Beh, si vede… ti è molto affezionato.”

 

“Anch’io gli voglio molto bene.”

 

“Certo.” Steacy abbandonò il tramezzino. “A volte sai che sensazione ho? Che tu sia lo standard in base al quale misura le sue compagne. Un po’ come se tu fossi… il suo ideale di donna, diciamo.”

 

Amelia si fermò e la guardò per un lungo momento. La bellissima ragazza bionda le aveva appena lanciato l’amo… ora lei doveva solo scegliere se abboccare o evitarlo. Ma lei era sempre stata diretta e franca, e fare orecchio da mercante non rientrava nelle sue capacità. “Ho capito benissimo dove vuoi arrivare, Steacy.” Le disse, guardandola negli occhi. “Puoi anche rilassarti… non devi temermi. Tra me e Jack c’è un’intimità ben diversa da quella che credi tu.”

 

Steacy ebbe la decenza di sembrare imbarazzata. “Mi dispiace di esserti sembrata così diretta… ma vedi… neanche per me è facile. Tu vivi con lui, lo conosci da sempre, mentre io…”

 

“Tu ci stai insieme da due settimane, Steacy, e credimi quando ti dico che è un record.” Amelia evitò di guardarla e finì di sistemare i panini sul vassoio. “Dovresti ritenerti fortunata.”

 

“Oh, lo sono.” Steacy fece un sorriso sognante. “Jack è il ragazzo più meraviglioso che abbia mai avuto, e poi…”

 

“Andiamo a portare i panini, vieni.” Amelia la interruppe bruscamente, prendendo in mano il vassoio e aprendo la porta-finestra di schiena. Ci mancava pure di sentire la sviolinata su quanto era magnifico il ragazzo dei suoi sogni mentre stava con un’altra!

 

“Ooh, finalmente!” Jack, spaparanzato sulla sua sedia preferita, prese a volo un panino dal vassoio e fece spazio a Steacy per farla sedere sulla sdraio insieme a lui. Il giardino non era particolarmente grande ma era accogliente come la casetta, e le sdraio erano un tocco di comodità in più di cui Jack si vantava sempre di essere stato l’ideatore.

 

“Ma come lo sopporti?” fece allegramente Julie, prendendo anche il suo tramezzino.

 

“Non lo so, guarda.” Amelia mise sul tavolino il vassoio coi panini e si andò a sedere sulle ginocchia di Simon, porgendogli il braccio. “Ho un bisogno disperato di coccole.” Simon ridacchiò e cominciò a passarle lentamente e con dolcezza le dita lungo il braccio, facendola sentire subito più rilassata.

 

Julie si scansò i capelli ramati dalle spalle, aggiustandosi la gonna di jeans sulle ginocchia. “Ehi, cuginetto, bada che mi prenoto anch’io dopo.” Gli disse allegramente, sedendosi sulla sedia più vicina al ragazzo.

 

“Ma guardalo, è disgustoso!” esclamò Dan, scuotendo la testa. E’ sempre pieno di donne, e non deve neanche schioccare le dita! Sei quasi peggio di un Veela, lo sai, pannolone?”

 

Simon fece una simpaticissima faccia buffa. “Quando uno ci nasce con la classe…”

 

“Non è classe, è qualcosina che potresti aver sentito nominare una volta o due, fratellone…” Julie inarcò le sopracciglia in quel suo solito modo di fare furbino ed estremamente femminile. “Hai presente la sensibilità?”

 

“Vero, ce l’hai presente, Dan?” Simon infierì con un  sorrisetto perfido stampato in faccia, continuando il suo massaggio ad Amelia.

 

Jack rise. “Insopportabile piccoletto.”

 

Steacy accarezzò il braccio che Jack le teneva attorno ai fianchi e osservò quei ragazzi con molta attenzione… erano molto, molto affiatati, si avvertiva dall’atmosfera giocosa e complice che emanavano le loro parole e le loro battute… voleva inserirsi anche lei nel discorso, ma si sentiva come un pesce fuor d’acqua… il che era una sensazione del tutto nuova per lei. “Vediamo se mi ricordo bene tutto quello che Jack mi ha raccontato di voi… tu ti sposi con la giornalista, giusto?”

 

Simon scosse la testa. “Mel fa la fotografa per la Gazzetta del Profeta.”

 

“Ah, ecco.” Steacy guardò Julie, quella che il suo ragazzo definiva come ‘la cuginetta’… e che invece era un gran bel pezzo di ragazza, alta e sinuosa. “Mentre tu dovresti stare col metallaro…”

 

Metallaro?” Julie inarcò minacciosamente un sopracciglio, Amelia si voltò dall’altra parte per non ridere, mentre Dan esplose in una sonora risata.

 

Steacy guardò con aria interrogativa Jack, che stava ridendo di gusto. “E’ tutto ok, tesoro, non ti preoccupare.” Le disse lui fra le risatine sghignazzanti.

 

“Zia Hermione ha ragione, sei un troglodita.” Julie gli fece una smorfia.

 

Simon ridacchiò. “E dai, Julie, perché sei così infame e usi questi paroloni, lo obblighi a cercare un vocabolario…” tutti risero, inclusa Steacy.

 

“Perché usare un vocabolario quando nei paraggi ci sei tu?” fece ridacchiando Jack, con quel suo solito irritante sorrisetto paterno.

 

Julie incrociò le braccia sul petto. “Dan, perché non dici a Steacy invece come si chiama la tua ragazza?”

 

Il fratello rise e scosse la testa. “Nah, non ci casco.”

 

“Tanto prima o poi lo scopro chi è.” Brontolò lei, arricciando il naso.

 

Amelia si stiracchiò i muscoli e allungò un braccio sotto la sedia… tutto quel chiacchierare le aveva messo voglia di un po’ di movimento. “Ooh, guardate un po’ cos’ho trovato…” disse vispa, mostrando a tutti un pallone da basket.

 

Simon lo prese e se lo fece rigirare su un dito. “Partitone?”

 

Jack gli strizzò l’occhiolino. “Chi perde lava in cucina?”

 

Amelia fece un sorrisetto losco. “Allora io sto contro di te, ti voglio distruggere.”

 

“Simon e le ragazze contro noi due.” Dan indicò Jack con un cenno del mento. “Così almeno avrete un po’ di vantaggio numerico.”

 

Julie gli fece un verso ironico. “Ma sentili…”

 

“Falli parlare, Julie, falli parlare…” le disse complice Simon, mentre aspettava che Amelia si alzasse per mettersi in piedi anche lui.

 

Jack ridacchiò, poi notò l’aria smarrita di Steacy. “Dai, facciamo le cose per bene… Steacy sta con noi, ok?”

 

“Oh, no no, lascia perdere…” la ragazza si affrettò a scuotere la testa. “Non so giocare così bene…”

 

Amelia sorrise. “Qui nessuno è un campione, ci vogliamo solo divertire.”

 

Steacy si strinse nelle spalle. “…ho i tacchi…”

 

“Se è per questo io ho la gonna.” Disse allegramente Julie, che non sembrava minimamente toccata dall’impedimento.

 

“Resta ferma un secondo.” Simon si sfilò la bacchetta dalla tasca e la puntò contro le scarpe della ragazza, mormorando qualcosa a bassa voce.

 

Steacy si guardò le scarpe, ora due comode scarpette da ginnastica basse e sportive. “…oh, ehm… grazie.”

 

Dan tirò il pallone ad Amelia, spostandosi i capelli corvini dalla fronte. “Prima le signore.”

 

Amelia fece un sorrisetto e passò la palla a Julie, facendo subito iniziare la partita. Julie palleggiò bene sotto il cesto – attaccato alla parete laterale della casa – e quando si ritrovò di fronte Jack tirò subito la palla a Simon, che con un tiro ben piazzato la mise dentro. Dan e Jack non fecero attendere la risposta: un paio di veloci passaggi e ottennero anche loro il primo punto. Amelia raccolse la palla e corse verso il centro del piccolo campo.

 

“Marcala, Steacy, marcala!” urlò Jack.

 

Steacy provò a pararsi davanti alla sua avversaria, che la scartò con un’abile quanto facile finta e passò a Simon, che la buttò di nuovo dentro senza troppi complimenti.

 

“Cominci già a sentire il pavimento della cucina che ti chiama, Jacky?” fece spietata Amelia, mentre lei e Julie schiacciavano il cinque a Simon.

 

“Tutta fortuna.” Dan palleggiò e si avvicinò al cesto… finchè Julie, nella foga di rubargli la palla, non gli graffiò tutto il palmo della mano. Dan vide le stelle. “Porca vacca!! Julie, ma che hai al posto delle unghie?! Rovi?!”

 

Julie si coprì la bocca con le mani e poi subito cercò di constatare il danno per porvi rimedio. “Ooh, scusami! Mi dispiace, guarda qua…”

 

Jack raccolse la palla e la passò a Steacy. “Vai, tesoro, ti copro io!”

 

Steacy provò timidamente ad avanzare, ma Amelia le rubò la palla senza problemi e la passò a Simon. Il suo tiro venne fermato da Jack, che ne approfittò per cominciare la sua cavalcata verso il cesto…

 

“No! Tu devi lavare in cucina!” Amelia balzò sulle spalle di Jack, incrociandogli le gambe e le braccia sull’addome e restando attaccata a lui come faceva sempre.

 

Jack quasi perse la palla, un po’ per la spinta e un po’ per le risate, e quando avanzò con Amelia addosso – e quindi molto più lentamente – continuò a ridere forte… ridevano tutti, per la verità. Il tiro di Jack finì contro il cesto, e Simon prese al volo la palla e infilò il canestro. Ancora ridendo, Jack allungò un braccio indietro e prese per la nuca Amelia, che gli stava sempre incollata addosso come un degno Koala, e le scoccò un lungo e sonoro bacio sulla guancia.

 

Steacy non provò nemmeno a forzarlo un sorriso.

 

 

 

 

 

 

“Scusa, ci siamo lasciati un po’ andare.” Jack sorrise amabilmente mentre si chiudeva la porta alle spalle.

 

Steacy si scansò i capelli lunghi e biondi dalle spalle. “Mi dispiace di avervi fatto perdere.”

 

Jack scosse la testa e le prese la mano. “Nah, non ti preoccupare… e poi hai fatto un favore a quella graziosa piccola tigre della mia coinquilina, che dice che sono un lavativo.”

 

Steacy fece un sorriso teso. “Già. Senti, mi accompagni fino alla fine della strada? Ho voglia di parlare un po’.”

 

“Certo.” Lui le sorrise allegramente, incamminandosi senza lasciarle la mano.

 

Steacy moriva dalla voglia di fargli quella domanda… ma si costrinse ad evitare di essere troppo diretta. “Uhm… tuo fratello sembra molto diverso da te. Praticamente in comune avete solo le lentiggini.”

 

“Lui assomiglia a mamma, io a papà.” Jack si arruffò assentemente i capelli. “Poi c’è mia sorella che assomiglia a tutti e a nessuno… è un po’ un puzzle. Ma ha parecchio di mamma.”

 

Steacy annuì. “Mi piacerebbe conoscere i tuoi genitori.”

 

Jack fece una smorfia e si massaggiò la nuca. “…ehm…”

 

Steacy lo guardò con la coda dell’occhio… e sorrise amaramente. “Ho capito, ho capito…” mormorò, fermandosi e quindi interrompendo la loro andatura lenta. “Sto correndo troppo, vero?”

 

Jack ebbe la decenza di sembrare almeno un po’ in imbarazzo, anche se solo per un secondo. “…già. Scusami.”

 

Lei storse la bocca, ma annuì. “Non ti devi scusare… lo so che tipo sei. Non ti leghi facilmente alle ragazze.”

 

Lui le sfiorò la guancia col dorso della mano. “Però tu mi piaci sul serio, il che è una cosa più unica che rara… li hai sentiti gli altri, no?”

 

Steacy rispose al suo sorrisetto e riprese a camminare. In effetti i suoi cugini le avevano detto che era la prima volta che lo vedevano così preso da una ragazza, anche se naturalmente questo non era il livello che desiderava lei… ancora. Per un attimo provò l’impressione di sentirsi più sicura… però poi le venne in mente lo strano sguardo che il fratello di Jack aveva rivolto ad Amelia mentre loro parlavano… si erano solo guardati e niente di più, ma come se dietro quello sguardo ci fosse stato ben altro… e la domanda tornò a bombardarle insistentemente il cervello. Ora voleva una risposta.

 

“Amelia li conosce bene i tuoi genitori. A quanto ne so li chiama addirittura dandogli del tu.”

 

“Amelia è una figlia per loro, è normale. Non ti dimenticare che siamo cresciuti insieme.”

 

“No, non potrei mai dimenticarlo. Neanche volendo ci riuscirei.”

 

Jack si fermò e la trattenne per la mano. “Sbaglio o era un po’ acida quest’ultima affermazione?”

 

Steacy sospirò. “…Jack, lo so che tu ci tieni molto a me, e anch’io sapessi quanto tengo a te… perciò forse se ti faccio una domanda personale, tu… potresti rispondermi. Dicendomi la verità.”

 

“Non ci sto capendo molto.” Jack incrociò le braccia sul petto e la guardò attentamente. “Che c’è che non va?”

 

E’ ora o mai più.

 

“Che c’è fra te e Amelia?”

 

Jack inarcò le sopracciglia, poi scoppiò a ridere. “E’ questo il problema?”

 

“Beh, allora non ti costerà niente rispondermi.” Protestò Steacy, irritata dal fatto che lui stesse ridendo di una cosa che lei riteneva tanto seria.

 

“Tesoro, non c’è proprio motivo di innervosirsi.” Jack scrollò le spalle, senza smettere di sorridere genuinamente. “Amelia è la mia migliore amica in assoluto, punto.”

 

“Ma siete così… intimi…”

 

“E certo, la conosco da quando avevo nove anni!”

 

“Non è solo questo… c’è qualcosa di diverso.”

 

“Sei solo gelosa, Steacy.”

 

“Allora dimmi che non l’hai mai baciata!” lui esitò e fece una smorfia, e lei alzò le braccia al cielo. “Ecco, lo sapevo!” brontolò, voltandosi e incamminandosi per la strada.

 

“Ma no, non è come pensi tu!” Jack la rincorse e la fermò, appoggiandole le mani sulle spalle. “Eravamo dei ragazzini, non è durata neanche due mesi…”

 

Steacy si morse ripetutamente le labbra. “Così ci sei stato pure insieme, perfetto.”

 

Jack scosse la testa. “Avevamo tredici anni, ci puzzava la bocca di latte… era più un esperimento che altro.”

 

Steacy lo guardò un attimo. “Perché è finita?”

 

“Perché io sono sempre stato uno stronzo.” Jack si grattò la nuca e fece una smorfia. Non era fiero di quel che diceva. “Ho baciato un’altra ragazzina mentre stavo ancora con lei… abbiamo litigato e non ci siamo parlati per mesi, è stato orribile. Ma almeno abbiamo capito che non eravamo fatti per stare insieme… non nel senso romantico del termine, almeno.”

 

Steacy sbattè gli occhi, cercando di credere a quello che le stava dicendo. “Sul serio? …quindi lei è veramente solo un’amica?”

 

“La migliore che abbia mai avuto e che mai avrò, ma si.” Jack le sorrise, scansandole i capelli dal viso. “Non devi essere gelosa di lei, capito? Io con te voglio davvero fare sul serio… ti chiedo solo un po’ di tempo e un po’ di fiducia, prometto che saprò meritarmela, ok?”

 

Steacy osservò a lungo i suoi grandi occhi blu… e si rese conto che per quanto inaffidabile potesse essere, Jack era un ragazzo sincero. Anche nell’ammettere i propri errori. Questo la fece sentire più serena… così sorrise e annuì, e accolse con piacere il bacio che lui le diede. Ora che sapeva che Amelia non rappresentava una minaccia si sentiva decisamente più tranquilla.

 

 

***************

 

 

“Grazie ancora per essere intervenuti!”

 

Harry e Ron salutarono il grassoccio proprietario del negozio di paioli e calderoni, dove solo qualche ora prima un paio di mangiamorte – almeno i testimoni li avevano descritti come tali – avevano fatto una rapina e molta confusione. Per un caso fortunato Harry e Ron si erano trovati proprio nelle vicinanze, e subito avevano provveduto a interrogare il proprietario del negozio per capirci di più.

 

“Viviamo tempi veramente duri se i mangiamorte si riducono a rubare calderoni.” Osservò Ron, mentre si incamminavano lentamente lungo la stradina alle spalle della stazione di Londra.

 

Harry scosse la testa. “Qui c’è tutto che non quadra. Con Graham e Liam avremmo già controllato e ricontrollato tutte le facce sporche del Ministero per trovare l’elemento più marcio, invece ora che facciamo? Aspettiamo che siano i mangiamorte a fare il primo passo. Fantastico, decisamente la politica che abbiamo imparato noi in più di vent’anni di carriera.”

 

Ron fece una smorfia. “Onestamente non credo che si possa andare avanti così ancora per molto.”

 

“Seguiamo il suo esempio. Lasciamo che sia Taventoon a fare il primo passo falso.”

 

“Ci servirebbe a poco, ti dimentichi che al Dipartimento gli coprono le spalle.”

 

“Non ce ne può fottere più di tanto del Dipartimento, la cosa più importante sono i nostri ragazzi, gli altri War Mage. Finchè restiamo tutti uniti, possiamo ancora capovolgere questa situazione.”

 

Ron annuì. “Speriamo solo che lo faccia in tempi utili, questo passo falso.”

 

“Oh, lo farà… Taventoon è un burocrate, non sa cosa vuol dire comandare dei…” Harry s’interruppe mentre guardava dritto davanti a sé, e quando il suo volto s’incupì il primo pensiero di Ron fu quello di mettere mano alla bacchetta… ma la lasciò subito quando vide che cosa aveva fatto perdere il buonumore a Harry.

 

Davanti alla vetrina di un negozio di mobili c’erano Julie… e il ragazzo che più di tutti suo padre avrebbe voluto a miglia di distanza da lei. Chad Davidson era alto e biondo, coi capelli tagliati in modo asimmetrico e un ciuffo blu. Aveva tre orecchini a un orecchio e il piercing al sopracciglio – Harry ricordava ancora la mega litigata quando anche Julie si era presentata a casa con quell’affare al naso – e due dei suoi cinque tatuaggi spiccavano sul braccio destro. Ai jeans portava appesa una catena, e la sua maglietta era il tocco di classe finale: una freccia rossa gli indicava il basso ventre, sovrastata dalla scritta ‘DIO SALVI LA REGINA DA ME’.

 

Ron smise di sorridere quando vide il suo migliore amico marciare verso i due ragazzi. “No, Harry, lascia perdere… lasciali stare, Julie non apprezzerà…”

 

“Voglio solo andare a salutarli, che c’è di male?” Harry aveva un’espressione che era tutta un programma.

 

“C’è tutto di male quando fai quella faccia.” Osservò cauto Ron, seguendolo nella speranza che un briciolo del suo autocontrollo lo facesse rinsavire prima di fare stupidaggini.

 

 

 

 

“Guarda il divano a conchiglia, è splendido…” Julie si sentì chiamare e si voltò, e subito sorrise. “Ciao papà, ciao zio Ron!”

 

Chad abbozzò un informale ed allegro saluto militare. “Colonnelli.”

 

Ron li salutò amichevolmente con un cenno della mano, e Harry raccolse il bacio di sua figlia. “Che ci fate voi qui a quest’ora?”

 

Julie smanettò un poco, facendo inevitabilmente comparire davanti agli occhi di suo padre l’immagine di una giovanissima rossa che tanti anni prima gli aveva conquistato il cuore… una rossa tutto fuoco che muoveva le mani proprio in quel modo tutte le volte che era in imbarazzo per qualcosa. “Oh, sai… Chad aveva un’ora libera, così ho preso un permesso anch’io per mangiare qualcosa insieme.”

 

Harry fece una smorfia di falso stupore. “Un’ora libera, eh?” disse, lanciando un’occhiata eloquente a Ron. “E’ bella la vita dell’Auror, decisamente.”

 

Chad inarcò un sopracciglio in modo quasi divertito, ma non replicò. Julie, viceversa, si tolse gli occhiali da sole con fare seccato. “Papà, non è divertente.”

 

“Non doveva essere divertente, era un’osservazione.” Disse placidamente Harry, alquanto irritante nel suo atteggiamento.

 

“Ha ragione, colonnello, è una bella vita.” Annuì tranquillo Chad, infilando le mani nelle tasche.

 

Ron osservò attentamente lo sguardo di Julie, e decise di darle una mano. “Harry, noi abbiamo un po’ da fare, no?”

 

“Già.” Harry fece una piccola smorfia. “Putroppo per noi, non godiamo tutti degli stessi agevoli orari di lavoro.”

 

Julie ridusse gli occhi a due fessure e inarcò un delicato sopracciglio. “Il tuo sarcasmo è decisamente fuori luogo.”

 

Harry le scoccò un rapido bacio sulla fronte. “Ci vediamo stasera a casa.”

 

“Tieni duro.” Ron strizzò a Chad un occhiolino comprensivo, che il ragazzo ricambiò.

 

“Ah, colonnello Potter?”

 

Harry si voltò verso Chad. “Si?”

 

Il ragazzo gli fece un sorriso vispo e furbo, sollevando entrambi i pollici in aria. “Complimenti per il suo tatuaggio. Ottima scelta, le fenici sono animali splendidi… piacciono molto anche a me.”

 

“Ci vediamo.” Prevenendo una reazione fin troppo scontata, Ron voltò Harry di spalle con una bottarella amichevole e lo spinse di qualche passo più avanti.

 

Julie li guardò mentre si allontanavano… e inevitabilmente le sfuggì un sorrisetto. “Colpito e affondato.”

 

Chad le prese la mano e continuarono a passeggiare come stavano facendo fino a un momento prima. “Tuo padre mi ama, lo so, fa così ma sotto sotto mi ama.”

 

Julie sorrise amaramente. “Non lo so perché si comporta così con te, di solito è diverso… beh, ha anche lui i momenti in cui non ne vuole sapere di niente e di nessuno, ma poi gli passa. Non riesco proprio a capire…”

 

“Tiro a indovinare… forse non sono il suo tipo ideale.”

 

Julie sospirò, passandosi una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio. “Non è proprio così… non pensare che lui sia il tipo che si ferma alle apparenze.”

 

“No, forse no… ma in ogni caso uno come me con la sua adorata principessina è abbastanza per fargli uscire il cervello dalle orecchie.” Chad scrollò le spalle. “E’ piuttosto normale, tutti i padri sono così.”

 

“Mio padre non è all’antica, se è questo che vuoi dire.”

 

“Noo, è per questo che fa i salti di gioia all’idea che la sua bambina voglia andare a convivere con il lupo cattivo.”

 

Julie si fermò e lo guardò storto. “Non mi piaci quando parli così.”

 

“E questo è proprio il mio punto.” Chad incrociò le braccia sul petto e scosse stancamente la testa. “Io ti amo, Julie, ma così non andiamo né avanti né indietro. Ti rendi conto anche tu che siamo arrivati a un punto morto?”

 

“Ma non è vero! Avevamo detto che avremmo cominciato a cercare la casa, che poi mio padre si sarebbe dovuto abituare all’idea…”

 

Per come stanno adesso i rapporti, se io e te andassimo a vivere insieme come minimo scoppierebbe la guerra.” Chad tirò su col naso. “Non voglio che tu sia costretta a scegliere fra me e la tua famiglia. E non voglio più avvertire tutta questa tensione nell’aria, lo sai che la odio.”

 

“Insomma cosa vuoi da me?”

 

“Che sistemi questa faccenda quanto prima puoi.”

 

“La fai facile.” Pensò avvilita Julie. Fosse facile come una volta parlare con papà…

 

 

***************

 

 

“…assolutamente non se ne parla, fin quando non l’avrà capito io non desisterò.”

 

“Harry, tua figlia è abbastanza grande per fare tutto quello che vuole, e tu non hai il diritto di impedirle di fare le sue scelte.”

 

“Ho il diritto di impedirle di fare stronzate, maggiorenne o no resto sempre suo padre. E poi non farti tanto maestro, hai una figlia femmina anche tu.”

 

“Calmati un po’, il mio era solo un consiglio.”

 

“Beh, tienitele per te le tue perle di saggezza.”

 

Ron alzò gli occhi al cielo e sbuffò, seguendo malvolentieri Harry nella sua stanza al terzo piano del quartier generale. Parlare con Harry era molto difficile da un po’ di tempo a quella parte, ma ora era diventato proprio impossibile.

 

“E a parte tutto, vorrei anche ricordarti che…”

 

“Colonnello Potter!! Colonnello Potter!!”

 

Harry e Ron si fermarono e si voltarono. Cindy, la nuova occhialuta segretaria, veniva verso di loro di corsa e con l’aria trafelata.

 

“Colonnello, mi dispiace… non ho potuto impedirglielo… non ha voluto sentire ragioni…”

 

Harry si accigliò. “Si può capire cosa è successo, Cindy?”

 

La ragazza parve più mortificata che mai. “C’è il generale nel suo ufficio.”

 

Harry vide subito rosso e senza troppi preamboli raggiunse la porta della sua stanza e la spalancò. E infatti Taventoon era proprio lì dentro… seduto dietro la sua scrivania, con alcuni dei suoi documenti in mano. Harry palesò la sua presenza chiudendo la porta in modo assai poco delicato.

 

Taventoon alzò lentamente lo sguardo. “Finalmente ho il piacere di scambiare quattro chiacchiere con gli elementi più conosciuti del gruppo.” Mormorò con tutta calma, senza che neanche un angolo del suo viso quadrato s’increspasse.

 

Ron incrociò le braccia sul petto, senza mascherare in nulla il proprio fisico imponente. “Se cercava noi non doveva fare altro che bussare alla nostra porta.” Taventoon colse la sassata, ma non fece più che una piccola smorfia beffarda.

 

“A quanto vedo le interessava firmare di suo pugno quei documenti.” Fece tagliente Harry.

 

“No… non esattamente.” Taventoon mise via la consistente cartellina di fogli. “Ma vedo che ne ha di lavoro arretrato.”

 

“Anche se sono in grado di esercitare la magia in quasi tutte le sue forme, l’ubiquità non rientra ancora nel mio repertorio. Non posso essere per strada e nella mia stanza contemporaneamente.” Il tono di Harry era glaciale quanto lo era il suo sguardo. “D’altronde la gestione del proprio tempo lavorativo è una questione soggettiva, non le pare?”

 

“Il suo concetto non è sbagliato. Ma il suo grado le imporrebbe di prendere le decisioni più tempestivamente, credo.”

 

Ron inarcò un sopracciglio. “Francamente penso che non sia dietro una scrivania che si prendono le decisioni.”

 

Taventoon si tirò fuori dalla tasca un sigaro e lo accese lentamente, sputando fuori il fumo con una calma irritante. “Mai sottovalutare l’importanza del proprio grado, Weasley. Ci sono nuove forze qui alla War Mage Team, incluso suo figlio, se non sbaglio… dovremmo lasciare ai più giovani il compito di agire, a noi più… cresciuti… compete un ruolo più complesso e delicato qui in sede, come quello di gestire e coordinare le forze.”

 

“Complesso davvero, firmare scartoffie e archiviare dati.” commentò aspro Ron. “C’è l’amministrazione per queste cose.”

 

“Siamo nei War Mage da più di vent’anni, generale, e i nostri superiori sono sempre stati in strada con le nuove leve e con noi più giovani, per creare un equilibrio tra irruenza ed esperienza.” Harry inarcò leggermente un sopracciglio. “E’ sempre stato così, e tutto ha funzionato perfettamente finora.”

 

Taventoon lo guardò coi suoi piccoli occhi scuri e soffiò fuori altro fumo. “Molte cose stanno per cambiare, Potter. L’innovazione è il progresso, è per questo che il Ministero mi ha mandato qui.”

 

“Per stravolgere tutto?”replicò bruscamente Ron.

 

“Tutto ciò che va modificato, si.”

 

Harry provò un’irrefrenabile voglia di prendere per il collo quell’insopportabile ameba e suonarlo di testa contro il muro a ripetizione. “E cosa vorrebbe cambiare, signore?”

 

Taventoon lo guardò con una beffarda espressione ghignante e si alzò lentamente dalla sedia. “Voglio tutti i colonnelli qui in sede, a stretto contatto con i più giovani fuori attraverso talismani e trasmittenti.”

 

Harry scosse la testa. “Non è prudente.”

 

Taventoon scoprì i denti non molto bianchi in una smorfia di soddisfazione. “Ma questo è un ordine, non un’opzione.”

 

Ron lo guardò cupamente. “Generale, riconsideri bene la cosa prima di emettere l’ordine ufficiale.”

 

Taventoon gli si avvicinò. “Weasley, mi stupisce… proprio lei dovrebbe fare salti di gioia. A quanto ne so il colonnello Granger è sua moglie, le sto offrendo la possibilità di metterla al sicuro da rischi inutili…”

 

“Il colonnello Granger prima di essere mia moglie è un War Mage, forse il migliore in circolazione.” Ron alzò leggermente la voce. “E non mi sento di fare salti di gioia sapendo che i nostri ragazzi devono vedersela da soli là fuori.”

 

“I War Mage non sono impiegati ministeriali.” Ribadì Harry. “Ci pensi bene, generale, sarebbe un errore imperdonabile.”

 

“La decisione è stata presa con la dovuta riflessione, Potter.” Taventoon finse un sorriso. “Ci vediamo nei corridoi… signori.”

 

“Figlio di puttana.” Sibilò Ron quando l’uomo fu uscito, stringendo forte i pugni.

 

“Al diavolo!!” con tutta la rabbia e la frustrazione che aveva in corpo, Harry rovesciò a terra la pila di cartelline che stava sulla sua scrivania. Non riusciva a crederci… aveva amato quel lavoro fin dai tempi del loro addestramento, e adesso doveva finire a fare lo scribacchino dietro a una scrivania stracolma di mucchi e mucchi di scartoffie! Era semplicemente assurdo… e quello era solo l’inizio!

 

 

***************

 

 

Dan atterrò con la sua solita agilità, smontò dalla scopa e afferrò al volo la bottiglietta d’acqua che il suo preparatore atletico gli lanciò.

 

“Potter, quante volte devo ripeterti che quando sei in aria non puoi fare quella specie di… giro della morte, o come diavolo lo chiami tu?” un uomo calvo e con un vistoso cappellino arancione smise di seguire il resto dei giocatori che si allenavano in aria, e si rivolse al suo cercatore. “Una di queste volte ci rimetterai l’osso del collo, te lo dico io.”

 

Dan fece un sorrisetto e smise di bere. “Me lo sono mai rotto, Mike?”

 

Mike Royson, l’allenatore dei Cannoni di Chudley, scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. “Non sfidare tanto la sorte, pazzo scatenato che non sei altro.”

 

“Dacci un taglio, paparino, è sempre tutto sotto controllo lassù.” Dan si asciugò con la manica il viso sudato, e i capelli neri che gli aderivano alla fronte umida si proiettarono in tutte le direzioni possibili e immaginabili. E nonostante questo, metà delle sue fans lo veneravano proprio per quei ciuffi indomabili e corvini. “Tanto lo sai che so anche cadere.”

 

“E poi il pubblico ama quando Dan Potter fa il presuntuoso, no?” fece una morbida voce femminile alle loro spalle.

 

Dan fece un sorriso a dir poco straripante, e indicò con un cenno della testa la bella mora alta che aveva appena parlato. “Sentito cos’ha detto la nostra manager?”

 

Mike si tolse il cappellino e si grattò la testa pelata. “Tu gli dai troppa corda, Sarah, te l’ho sempre detto.”

 

Sarah gli diede una pacchetta sulla schiena, mentre il vento le scompigliava i morbidi capelli lisci. “Te lo posso rubare per dieci minuti, Mike? Devo dargli i biglietti per la partita di sabato prossimo.”

 

“Che siano solo dieci minuti, però, questo lavativo ha un allenamento da completare.”

 

Dan ridacchiò. “Hai un bel coraggio a chiamare lavativo il tuo uomo migliore.”

 

Royson si rimise il cappello in testa. “E chi l’ha detto che sei tu il mio uomo migliore?”

 

Sarah scosse la testa e sorrise. “Andiamo, dovrei lavorare anch’io se non vi dispiace.”

 

Dan fece un cenno con la mano per salutare il suo allenatore, quindi seguì la sua manager oltre il corridoio che dallo stadio portava agli spogliatoi dei Cannoni, su fin nella stanza riservata alle conferenze… e lì, appena chiusa la porta, il ragazzo si ritrovò addosso una Sarah decisamente assatanata, e per questo più bella che mai. Si baciarono come due pazzi invasati contro il muro, su una delle sedie, sul tavolone coi microfoni… non si capiva niente.

 

Sarah interruppe malvolentieri un bacio per riprendere fiato, e le scappò da ridere. “… c’è tutta la squadra là fuori…”

 

“E chi se ne frega.” Dan ripartì alla carica. Adorava gli occhi verdi della sua donna quando erano scuriti dal desiderio come in quel momento.

 

Qualche istante dopo Sarah lo spinse leggermente indietro. “Sono passata negli uffici di Scarlett stamattina.”

 

Dan continuò a baciarle il collo. “…si?...”

 

Sarah gli passò le mani fra i capelli. “…si… mi ha confermato che le convocazioni in nazionale si aspettano per Aprile prossimo… ma stanno già spuntando i primi nomi…”

 

“…mh mh…”

 

“Daniel Potter, hai capito quello che ho detto?”

 

Lui si fece indietro e annuì. “Tutto.”

 

“Bene.” Sarah lo agguantò per le spalle e lo baciò di nuovo, spingendolo contro la parete. Dan le mordicchiò il collo mentre lei gli sbottonava i primi bottoni della casacca. Stava avvenendo tutto così magnificamente in fretta, così perfettamente…

 

KNOCK KNOCK

 

“Dan, sei qui?”

 

Miseria ladra!

 

Dan e Sarah si staccarono al volo, e il giovane cercatore si risistemò i bottoni a tempo di record. “Mamma?” balbettò, affannando lievemente.

 

Ginny Potter fece capolino dalla porta con la sua solita espressione vispa e birichina, che negli anni non aveva mai perso. I suoi occhi nocciola si posarono ora sul figlio ora sulla ragazza che era davanti a lei. “…ehm… scusate, ho interrotto qualcosa? Mi hanno detto di cercarti qui…”

 

“No, non ti preoccupare, mamma.” Dan cercò di mostrarsi disinvolto il più possibile. “Ti presento la nostra manager, Sarah Douglas. E lei è la mia cara mammina.”

 

Sarah le tese subito la mano. “Molto piacere di conoscerla, signora Potter.”

 

“Il piacere è mio.” Ginny gliela strinse amichevolmente. “Sei una manager davvero molto giovane.”

 

“E anche molto brava.” Fece orgoglioso Dan. “Nell’ambiente si fa rispettare meglio di chiunque altro.”

 

Sarah gli rivolse un sorriso grato, quindi tornò a guardare la signora rossa davanti a lei. Con lo svolazzante taglio corto e gli occhi ancora molto pieni di vita, la mamma di Dan aveva l’aria di chi la sapeva lunga. “Suo figlio ha il suo stesso taglio d’occhi. E anche il suo naso, a guardarla bene.”

 

“Per sfortuna sua, di me ha solo questo.” Ginny sorrise tranquillamente. “Per il resto Dan è tutto suo padre. Li vedi quei capelli? E’ una vita che combatto contro i suoi e quelli di mio marito, ormai mi sono arresa.”

 

Sarah rise vedendo Dan che si appiattiva inconsciamente i ciuffi ribelli. “Che hanno che non va i miei capelli?” protestò il ragazzo.

 

Ginny scrollò le spalle. “Almeno lui ha la scusante che passa otto ore al giorno su una scopa.” Sarah sorrise di nuovo.

 

“Ah ah.” Fece ironico Dan. “Si può capire che ci fai qui, mamma?”

 

“Mi hai detto tu di passare a prendere i biglietti per la partita.”

 

“Li ho io.” Sarah frugò nella sua borsa ed estrasse un blocchetto colorato. “Quanti gliene servono?”

 

“Undici. Viene tutta la famiglia al gran completo.”

 

“Ecco qui undici posti per la tribuna d’onore.” Sarah glieli porse.

 

“Fantastico, tutti gli svitati di famiglia a far baccano allo stadio.” Dan si accigliò. “No, un momento… uno di quei biglietti daglielo per la curva invece che per la tribuna.”

 

Sarah lo guardò confusa. “Perché, scusa?”

 

“E’ per Jack… non vorrai trovarti addosso quell’arrapato di mio cugino per tutta la partita, no?”

 

“Dan.” Ginny scosse la testa, ma era un rimprovero allegro il suo. Quasi rassegnato.

 

Sarah sorrise sorniona. “Non c’è bisogno, Amelia fa trottare tuo cugino già molto bene, direi.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Conosci Jack e Amelia?”

 

Dan fu abile a mantenere i nervi saldi. “Sono venuti a un paio di allenamenti.”

 

“Ah.”

 

Dan si schiarì la gola. “Bene, io adesso dovrei tornare agli allenamenti. Ci vediamo in giro, Sarah… vieni, mamma, ti accompagno all’uscita.”

 

“E’ stato un piacere conoscerla, signora Potter.”

 

“Anche per me. Ci vediamo alla partita.” Ginny ricambiò il sorriso della ragazza e uscì, seguendo suo figlio lungo il corridoio. “Molto carina la manager.”

 

Dan scrollò le spalle. “Si, non c’è male.”

 

Ginny si morse le labbra per non ridere… e per non far notare a suo figlio che si era abbottonato la casacca tutta storta.

 

 

***************

 

 

Katie si sollevò sulle punte dei piedi e prese il grosso volume dallo scaffale polveroso, soffiandoci sopra per togliere almeno uno strato di polvere e poterlo aprire. Tornò a sedersi nell’angolo più tranquillo della biblioteca, quello che lei preferiva, e riprese a dedicarsi alla sua ricerca, scorrendo fra le pagine e le righe del libro con uno sguardo particolarmente attento.

 

“Sono sfinita.” Quinn si lasciò crollare sulla sedia accanto alla sua, abbandonando la testa contro la spalliera. “Ho appena finito il saggio per la Bloomfield, e mi scoppia ancora la testa.”

 

Katie non alzò gli occhi dal libro. “Io lo sto finendo adesso, perciò non mi distrarre.”

 

“Siamo un po’ acidine, eh?” Quinn fece un sorrisetto. “C’entra qualcosa il figurone che di oggi pomeriggio?”

 

“Non so di cosa parli, Quinn.”

 

“No, eh? Beh, Alyssa Morris mi ha raccontato della sfida con quella specie di divinità greca di Templeton, quello nuovo.”

 

“Alyssa Morris ha la bocca come una fontana.” Katie continuò a prendere appunti indisturbata. “E Templeton è tutto meno che una divinità greca.”

 

Quinn inarcò maliziosamente un sopracciglio. “Però ti ha battuto.”

 

“Per un punto.” Sibilò lentamente Katie, alzando per un attimo gli occhi dal libro. “E sono convinta che sia più fortunato che abile.”

 

Quinn fece una smorfia divertita. “Sarà… comunque perché non mi dici com’è da vicino?”

 

“Come deve essere, Quinn?” fece irritata l’amica. “Due occhi, un naso, una bocca…”

 

“Cretina, è carino?”

 

“No.”

 

“Katie, potresti per un attimo dimenticarti che ti ha fatto rimediare un due a uno?”

 

Katie esitò e smise di scrivere. “E’… profumato.”

 

Quinn sorrise sognante. “Davvero?”

 

“E i suoi occhi sono freddi come il ghiaccio…” Katie si sfiorò la fronte con la punta della penna. “… ma sono di un bel colore, devo ammetterlo.”

 

“Non ho ancora deciso se essere lusingato o onorato.”

 

Quinn sobbalzò e Katie spalancò gli occhi… Alex Templeton era in piedi appoggiato a uno degli scaffali del mobile alle sue spalle, e con aria divertita e vispa si andò a sedere proprio accanto a Katie.

 

La biondina non si scompose. “Ritieniti fortunato… mi hanno chiesto un parere puramente estetico.”

 

Alex si sporse in avanti. “Oh, ma io mi accontento… è un buon inizio, se consideri che la prima volta che mi hai visto volevi buttarmi giù dalla scopa.” Quinn rise, e lui la guardò. “E tu sei…?”

 

“Quinn Allister, piacere.”

 

“Ciao, Alex Templeton.” Lui le strinse la mano. “Sei amica della biondina?”

 

“La biondina ha un nome.” Sibilò Katie.

 

Quinn la indicò con un cenno della testa. “Miss Simpatia si chiama Katie Weasley.”

 

Alex annuì. “La cugina del cercatore dei Cannoni di Chudley, giusto?”

 

Katie si accigliò. “E tu che ne sai?”

 

“Leggende di corridoio.” Alex sfoderò un sorriso che Quinn si perse a rimirare. “E poi il tuo stile di volo non è lontano dal suo.”

 

Quinn appoggiò il mento in una mano. “Così te ne intendi di quidditch.”

 

“Si, abbastanza.”

 

“Ooh…”

 

“Se voi due avete finito.” Esclamò irritata Katie. “Io avrei un saggio da completare.”

 

Alex le si avvicinò. “Ti posso aiutare?”

 

“Grazie, ma ce la faccio benissimo da sola.”

 

“Perché? Non hai appena detto che sono profumato?”

 

Katie fece un sorriso beffardo. “E sei anche molto arrogante e presuntuoso, se è per questo.”

 

“Ahi ahi, pessima accoppiata.” Alex le rivolse un gran sorriso. “Che fai questo sabato?”

 

“Devo studiare.” Katie si accigliò. “Che t’importa?”

 

“Vuoi uscire con me?”

 

Katie sorrise largamente, si sporse in avanti e avvicinò il proprio viso al suo. “Non se ne parla neanche.” Quinn si passò una mano sulla faccia.

 

Alex ridacchiò e scosse la testa. “Bene, secondo la tabella di marcia ti mantieni stabile… al nostro prossimo incontro probabilmente mi bacerai in uno dei corridoi più bui di Hogwarts, e magari dopo mi tirerai anche un ceffone.”

 

“Aspetta e spera, Templeton.” Katie riprese a prendere appunti.

 

Alex si alzò e strizzò un impertinente occhiolino a Quinn. “Io so aspettare, non temere… ci si vede in giro.”

 

“Ciao.” Quinn si voltò verso la sua amica e le disse distintamente a bassa voce un accorato e avvilito ‘Ma sei scema?!?

 

Alex se la rise, ma non permise a quell’episodio di fargli perdere la concentrazione. Doveva mantenere gli occhi ben aperti e raggiungere il passaggio segreto per uscire da Hogwarts. Era quasi ora di cena, i ragazzi stavano studiando e i professori non si vedevano da nessuna parte, così fu facile per lui trovare il quadro con lo specchio che una volta aperto lo condusse – attraverso una serie di cunicoli e grotte sotterranee – esattamente sulla fiancata occidentale dell’isolotto dove sorgeva Hogwarts, poco prima del lago. E lì, appoggiato ad una roccia a braccia conserte, c’era un ragazzo con dei cortissimi capelli castani e uno strato sottile di barba.

 

“Cominciavo a pensare che non saresti venuto.”

 

“Per darti buca al primo appuntamento, Anthony? Nah, non è da me.”

 

Il ragazzo rise. “Povero te, questa vita da studentello perfetto finirà per rovinarti la cera.”

 

“Vallo a dire a quel genio di Stephen.” Alex scrollò le spalle. “Sviluppi?”

 

“Calma piatta.” Anthony gettò via la sigaretta che aveva fra le dita. “Stephen vuole sapere se hai agganciato la ragazza.”

 

Alex annuì. “Ci sto già lavorando. E’ un tipo tutto pepe, non particolarmente socievole ma decisamente un gran bell’esemplare. Lavorarla sarà uno scherzo, vedrai… è sempre uno scherzo.”

 

Anthony si passò una mano fra i cortissimi capelli scuri. “Vacci sempre molto cauto, capito, Malfoy?”

 

“Tranquillo.” Alex si grattò assentemente la nuca. “Ti terrò aggiornato.”

 

Anthony gli diede una pacca sulle spalle. “Corri a cena, studentello… potrebbero sentire la tua mancanza.”

 

“Ti darò notizie migliori la prossima volta che ci vedremo.” I due ragazzi si salutarono con un cenno della mano e si allontanarono, uno per tornare a scuola, l’altro per prendere la passaporta che l’aveva portato fin lì. C’era ancora parecchio da fare… e il tempo delle parole era già finito da un pezzo. Molto presto sarebbero stati i fatti a parlare.

 

 

*********************

 

 

 

*0* …io sono davvero senza parole… o meglio, sono onorata! Davvero, non ci credevo nemmeno io… ho ricevuto una quantità di recensioni per lo scorso chap che mi ha riempita di gioia! Ma ragazzi, graaaaaazie!!! ^____________^  Scusate il ritardo, ma a scuola ormai i ritmi sono diventati insostenibili… -_____-  Non vedevo l’ora di pubblicare questo nuovo chap per poter ringraziare tutti voi, uno dopo l’altro, perché FMI è nato un po’ come un esperimento e tante conferme mi hanno entusiasmato infinitamente… vi adoro, grazie! ^______^ E adesso, prima di passare ai thanks personali, vorrei dare un paio di risposte ‘comuni’ (nel senso che sono state le domande fatte dalla maggior parte di voi): chi è Alex Malfoy? Eh eh… -_____- credo sia abbastanza chiaro a tutti almeno vagamente di chi possa essere figlio il giovanotto, ma per quanto riguarda la sua vita e i suoi natali… beh, diciamo che Mr. Alexander Malfoy è un tipo alquanto arrogante e non gradisce che siano gli altri a parlare di lui… perciò la sottoscritta si chiama fuori, sarà lui stesso a rivelarvi tutti questi segreti quando sarà il momento opportuno… ^_____- E per quanto riguarda Harry, Ron, Hermione e Ginny stagionatelli… credetemi sulla parola, nessuno di loro avrà il tempo di sedersi a tavolino a contare le candeline sulla torta… li aspetta una nuova sfida molto diversa da quelle che hanno sempre affrontato, e che li metterà in gioco nuovamente… li vedrete attivi come mai prima! ^___^ E adesso… special thanks to:

 

Kim: tesoruccio, la dedica è il minimo! Già sai tutto quello che ti voglio dire, soprattutto che sono in attesa di un certo paio di cosette… ^____^

Vale: amicissima, adoro te e le tue recensioni lunghe, mi mettono sempre di buonumore! Eh eh, per il momento quello di Alex e Katie più che un incontro è stato uno scornamento in piena regola… aspettiamo di vedere come si muoveranno! Si, Katie ha dei poteri speciali che sarà lei stessa a raccontare più in là… w il mistero! ^___^ Quanto al Pannolone Nazionale, beh lui è sensazionale proprio per questo… calmo calmo guarda cos’è capace di combinare! ^___^ Jack e Frank? Si schifano un tantino, ma mica si nota… -______-  Ti voglio un bene infinito…e aggiorna!!! *___*

Didi: sono molto felice di aver stuzzicato la tua curiosità! E spero che continuerai ad appassionarti! ^__^

Dorothea: il piacere è mio di aver ricevuto la tua recensione! Un bacio!

Alewen: grazie! ^___^ Si, posso confermare la tua intuizione: Alex è partito tutto sparato… ma poi? *___* Quanto a Jack e Amelia… diciamo che il giovanotto è un po’ troppo farfallone… secondo te la mette la testa a posto? ^__-

Luna Malfoy: amica!! Che bello sentirti! Ehi, ehi… leggi pure la mia storia, ma non osare distrarti dalle tue! Sei una pietra miliare in questa sezione dell’EFP ormai! ^___- Cmq sai, lo zio Strek sa bene che anche io ho dovuto reprimere istinti omicidi nei suoi confronti… ti aiuto eccome, cara! Ma nel frattempo… va bene lo stesso il figliolo del tuo Dracuzzo per consolarti un po’? ^___^

Daffydebby: che bello, allora stavolta mi godrò tutte le tue recensioni chap per chap! ^___^ Jack simile a Ron? Noooooo, da cosa lo deduci mai? ^__________^ Eccola qua la Ginny, non l’avevo dimenticata… è che in un chap solo tutti gli ‘aggiornamenti’ non ci stavano! Mi sa che dovranno darsi un po’ il cambio!

Blacky: ma grazie, tesoro! Eeh, Frank non sta simpatico quasi a nessuno… -____- Si, lo so che lo vorresti vedere morto ucciso squartato, ma purtroppo mi sa che ce lo ritroveremo tra i piedi ancora per un bel po’… °_____°  Anch’io sono molto affezionata a Simon e Mel! Un bacio forte forte!

Daisy: e io sono contenta che a te piaccia questo seguito! Hai fatto perfettamente centro, Katie è il classico tipo fresco e puro e semplice che ne trovi tipo cinque o sei uguali in tutto il pianeta… ama la vita e adora la sua famiglia, e cerca sempre di dimostrarlo in ogni circostanza. E Julie… il suo metallaro è un grande! ^____^

Eli: amore mio!! Se ti dicessi grazie sarebbe qualcosa come la seicentesima volta, ma non farci caso… te lo devo troppo dire di nuovo! Sei adorabile! Si, love, Simon e Mel sono belli perché non si stanno a fare tutti i casini mentali che si fanno tutti… si amano, dunque cosa gli impedisce di vivere felici insieme? Beati! Mentre Jack e Amelia… qualcosina mi dice che il tuo presentimento sia giusto… *____* Ron resta il solito affascinantissimo Ron… e ha fatto la sua comparsa… l’uomo dei tatuaggi! (io e mia sorella ancora ci ridiamo per questo nome… sei grande! ^^) Un bacio schioccoso e pieno di love! *3*

Eugenie: e tu sei dolcissima, grazie mille millissime! ^_____^ Seguili bene Alex e Katie, ne faranno di numeri… ^___- Un bacio bacioso!

Strekon: amicissimo! *sunny si affretta a calmare la nuvoletta rosa che ha già sfoderato il coltellaccio* Beh, zio Strek, livelli alti mi sembra un po’ tanto… diciamo che cerco di raggiungerli, è più adeguato! ^__^ Si, caro, la tua Julie e il metallaro… *_____* Non ti preoccupare, c’è sempre in cantiere quella cosuccia… ^___- Wow, mi piacciono questi commenti tutti professionali… grazie mille e smack smack!

Fabry: grazie! Sai che sono in parecchi a volere la stessa cosa che vuoi tu? Mmh… vediamo che si può fare, chi lo sa… ^___-

Vega: amica infinita! Che monella che sono, a pubblicare a tradimento così… ^___- Eh si, love, i cattivi sono cattivissimi stavolta, e credimi non hai ancora visto niente… è per questo che non ho dato per certo che ci arriveranno tutti sani e salvi alla fine di FMI, perché abbiamo a che fare con dei veri mostri! Ma non ti preoccupare, adesso stacco qui e vado a strozzare Frank! ^___- P.S.: hai ricevuto la mia mail? Smack smack!

Angèle87: looove! Ma dove sei finita… DAAB cercasi disperatamente! *____* Ebbene si, Ron è rimasto il solito figo e la cara Hermione è rimasta una frana coi dolci… mi diverte molto vederli così, dopo tanto tempo così affiatati e ancora tanto innamorati! Si, tesoro, ci hai preso… Amelia non passerà dei momenti facili in questa parte della saga… come andrà a finire? Eeh… non saprei! *___* Katie è mooolto speciale, lo vedrai col tempo… eh si, ce l’hanno proprio con lei! *sunny spalanca gli occhi sotto lo sguardo truce di angèle* Un bacio colossale!

Daphne: si, tante novità! E tante sono ancora in arrivo, anzi tantissime! ^____^ Carini Simon e Mel, hanno fatto la sorpresa a tutti! ^____- Un bacio, alla prossima!

Oryenh: grazie mille, tesoro! Si, anch’io adoro Jack e Amelia… brutto segno però quando io adoro qualcuno… poi finisco sempre per… come dire? Tormentarlo un po’? ^____- Un bacio esplosivo!

Pepita: Pepy carissima! Devi essere stata bellissima a ballare la danza del ringraziamento! ^___^ Non farti influenzare dal parere di Harry, tesoruccio, il ragazzo di Julie non è un mollaccione… ma è il classico tipo che fa venire i capelli bianchi a un papà! ^_____^ Un baciotto!

Seyenne: e infatti hai fatto centro, tesoro: Alex è Serpeverde! (ma nooo, come mai? °_____°) E Ron e Hermione sono più affiatati che mai! Povero Harry, meno male che c’è Ginny perché come papà lo tortureremo un po’… *___* E Povera Amy, che quel tonto…! Ah, questi uomini! ^____- Vorrei poter aggiornare prima, ma purtroppo a scuola non hanno pietà di me! ç_______ç

AvaNa Kedavra: il mio mito, come te la passi? Comincia a sorridere, amica, ce ne saranno di dolcissimi Harry/Ginny moments in questa parte della saga! Guarda, le shotty le lascio sempre aperte… per qualsiasi ispirazione lampo che mi venga! ^_____- E non preoccuparti per l’età dei ‘giovincelli’… li vedrai indaffaratissimi e ancora più affiatati di prima! ^___^

Elivi: mi fa un gran piacere sapere che mi hai sempre seguita! Non mi perdere di vista, allora! ^_____^ Bacioni!

Solarbeam: povera anima, veramente hai fatto le quattro di notte con tutta BAWM? Bella, ti sei distrutta! *____* Sono onorata… sei molto gentile! Brava, è precisamente il modo giusto di definire questa FMI… un episodio a tutto figlioli pestiferi! ^_____^ Bacissimissimi!

Ruby: grazie mille, sei dolcissima! Spero di non deluderti! ^___-

Lallotta12: grazie! Cercherò di aggiornare sempre quanto prima! ^___^

Marta: mi piace la tua richiesta bella diretta! ^_____^ E hai una gran ragione, Jack e Amy hanno molto di Ron e Hermione… Ron però a un certo punto è rinsavito. E Jack? Per lui la situazione è un po’ diversa… tu continua a fare il tifo! ^____^ Baci!

Vale86: la mia disegnatrice da 110 e lode! A proposito… mi mancano i tuoi capolavori! Novità? *.* Rimanda l’infarto, tesoro, resta qui con noi e continua ad elettrizzarti… qui non siamo che all’inizio! Baci schioccosi e tanti tanti!

Iceygaze: tu mi fai troppo morire dalle risate, amicissimo! ^_____^ I tuoi suggerimenti sono stati presi in seria considerazione, tranquillo… Jack e Amelia… perché ho la sensazione che mi odierai una volta o due durante questa storia? °.°  Mentre per Alex e Katie… guarda, mai dire mai… ^___- Il caz-zone generale ti stava lì dove non batte il sole… ho paura che arriverà anche più in fondo, credimi! ^___-  Quanto al puzzone da rosolare… ho la vaga sensazione che avrai più di un motivo per odiarlo a morte più in là… *.* Ehi, buona sciata! Io adoro la neve, soprattutto quella che si è depositata nel mio giardino negli ultimi giorni! ^___^

Bebba: grazie mille! Mi piace il tuo entusiasmo, è contagioso! ^___^

Marilia: caaara, che bella recensione lunga lunga… e utile, perché quel bellissimo riassunto lo si può utilizzare per fare una sintesi di tutta BAWM finora… bravissima! ^____^ Grazie, tesoro, sei sempre dolcissima… sono felice di saperti così entusiasmata! E dì a papà di fare attenzione a tutto il riso che gli hai lanciato nell’ufficio! ^_______- Baci baci baaaaaci!

Hiromi91: ciao amica! Ricevuta la mail? Visto, c’è la Katie (quella presentazione da cantante mi è piaciuta troppo, sei fenonemale! Diciamo che al momento la signorina avrà un po’ da fare e si limita a fare la studentessa… ma mai precludersi niente! ^___^) e c’è questo benedetto di Alex Malfoy… e tu ci hai azzeccato in pieno, ma sshh… non lo dire a nessuno! ^___- Ehi, voi altri che state leggendo! Girate alla larga un momento, devo parlare con la mia amica! +__+ Ooh… dicevo… le shotty? Tranquilla, quelle me le lascio sempre aperte… non si sa mai! ^___-

Ginny: mi ricordo benissimo di te, e mi fa un gran piacere ritrovarti! Mi mancavi! Grazie, carissima, e non sparire di nuovo! ^_____^

Clo87: tesoro, maestra mi sembra un po’ troppo! ^___^ Sono felicissima di sapere che ti piace FMI e che ti appassiona… vedrai che ti rassicurerai con i ‘senior’, e i ‘junior’… per niente casinari, eh? ^___^ Bacissimi!

vale: niente da fare, i Malfoy sono peggio dei sassolini nelle scarpe! ^___^ Dunque, vediamo… Harry &co. sono grandicelli perché altrimenti non ci troviamo con le età dei figlioli… Dan e Jack e (quasi) Amelia si aggirano intorno ai 25 anni, Julie ne sfoggia 23, Simon il ‘piccoletto’ appena 22 (ma è molto più adulto degli altri, alla fine… ^^), Alex ne ha 17 e Katie 15… ci troviamo? Smack smack! ^___^

Giulietta89: mi fa piacere saperlo, allora sei una lettrice accanita! ^___^ Vedrò di non farti rimpiangere niente, e poi mi farai sapere se questa parte di BAWM ti ha emozionato come le altre! Un baciotto!

Lulu: ma grazie non mille, mille milioni! Sei molto gentile! ^____^ Spero proprio di trovare ancora altre tue recensioni andando avanti! E vediamo un po’ se questo Alex, pur essendo un Malfoy, ti intrigherà… con Katie sicuramente dovrà sudare, ma… *___* E come dice mia sorella, se puede, se puede… ^_____^ Un bacio grande grande! P.S.: e non scusarti…le recensioni lunghe sono la mia passione!

Saturnia: no, tesoro, non mi crollare dalla sedia! Ti voglio tutta intera! ^____^ Farò il possibile per non tenerti troppo in attesa, ok? Un kissone!

Cloudy: bravissima, questo è proprio un futuro disastrato! ^___^ Rassicurati, cara: la ffic sarà molto più lunga del solito (anche i chaps diventeranno più lunghi!) e tutti a turno si prenderanno i loro spazi… Harry/Ginny e Julie/Chad inclusi! ^____^ baci baci!

Yaya: grazie! Mi sento di rassicurarti per Harry &co…. e lo sai che il tuo nick mi è molto caro? Le mie cuginette mi chiamano sempre così, perciò adoro questo nomignolo! ^____^ Baci!

Judie: Giulietta mia!! Innanzitutto salutami tua sorella, che adesso che ho finito il chap posso darmi alla sua lettura… ti fidi di me? Non te ne accorgerai nemmeno che Harry&co. sono così grandicelli, invece li vedrai in un’inedita versione ancora più affiatata e alle prese con un lavoro clandestino… ma non ti anticipo altro! ^____^ Bacissimissimissimi!

Giuggy: sei tornataaaaaaaa!!!!!!!!!! *me lancia coriandoli* Giuggy, finalmente! Quanto mi hai fatto preoccupare… ehi, bada di dire a mamma e papà che DEVONO comprarti il pc nuovo, altrimenti mi avranno sulla coscienza! E guarda che quando tornerai dovrai farti perdonare per l’assenza, eh! ^_____^ …cosa stai facendo ancora lì? VOLA a disegnare! Guarda che ti riammetto solo se quando ritorni hai un minimo di dieci fanny da postare, eh? *_____* Kissonissimi!

Maga Magò: la tua recensione mi ha regalato un sorriso immenso! Sei molto gentile, ti ringrazio infinitamente! E’ stato un vero piacere poterti sorprendere… spero di continuare! Un bacio grandissimo!

Sissy: grazie mille! Sai, i ragazzi sono tutti opera mia e non di mamma Rowla, per cui quando mi dici che ci sei tanto affezionata è come se mi facessi un complimento doppio! Per cui un doppio grazie! ^_____^ Jack, beato pollastro felice e distratto… si, in effetti bisogna essere proprio ciechi per non vedere certe cose… o è Amelia che ha un controllo ineccepibile? Ti lascio nel dubbio! ^_____^ Un bacio grande grande grande!

 

 

…benissimo, quasi quasi è più lunga la lista dei thanks del chap! Ma è così che vi voglio, lovosissimi amici, così! ^____^ (…si, in effetti sembro un tifoso che fomenta la propria squadra allo stadio… contegno! ^^) Bene… e adesso torno ai miei pallosissimi libri, ci si rivede al terzo chap “Segreti”… ehi, me la fate fare una bella listona grande grande di thanks anche la prossima volta? ^_____^ Vi adoro tutti! Un bacio grandissimo e innevato

 

Sunny

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Capitolo 4
*** Segreti ***


Un momentino, please: la scena iniziale di questo chap appartiene a una cosa che ha scritto per me la Kim un bel po’ di tempo

Un momentino, please: la scena iniziale di questo chap appartiene a una cosa che ha scritto per me la Kim un bel po’ di tempo fa… era troppo bella e troppo perfetta, non potevo lasciarla fuori dalla storia! Quindi questo iniziale dolcissimo Jack/Amy moment è tutta opera sua! ^_________^

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 3 : SEGRETI

 

 

Lie to me, say that you need me
That's what I wanna hear
That is what makes me happy
Hoping you'll be near
All this time how could I know
Within these walls I can feel you
Another day goes by, will never know just wonder why
You made me feel good, made me smile

                                                                       Another Day, Lene Marlin

 

 

***************

 

Amelia era distesa sul suo letto, con le spalle appoggiate alla spalliera, i capelli castani che le cascavano morbidi sulle spalle, una leggera camicia da notte addosso, mentre le stelle e la luna illuminavano la sua stanza. Si rigirò tra le mani le pagine del libro che aveva in mano, la sua mente del tutto altrove… era inutile, non ci riusciva proprio a concentrarsi. Diamine… si sentiva confusissima, e soprattutto non riusciva a pensare ad altro che…

Chissà dov’era Jack in quel momento? Di sicuro era con Steacy, la bellissima Steacy, che aveva avuto la fortuna di riuscire a fargli girare la testa… e che probabilmente neanche se ne rendeva conto.

Magari erano a mangiare insieme, o a fare una camminata per Diagon Alley… sorrise quasi con sarcasmo, rendendosi conto del fatto che stava escludendo l’ipotesi più verosimile… magari erano semplicemente e dannatamente uno tra le braccia dell’altra, confessandosi quanto si amavano… e Jack avrebbe mentito ancora. Avrebbe mentito ad un’altra. Era un ragazzo magnifico, e neanche lei sapeva come mai avesse deciso di non innamorarsi… chissà, magari un giorno avrebbe trovato quella giusta, quella che avrebbe fatto veramente battere il suo cuore esattamente come era successo ai suoi genitori da giovani, da quanto raccontava Ron… ma perché diamine si era innamorata di Jack Weasley? Del suo migliore amico… forse era lei che era stata stupida a farsi delle illusioni, forse con l’amicizia nessuno dei due avrebbe sofferto… ma lei soffriva eccome vedendolo uscire ogni stramaledetta sera, tutto tirato a lucido, sapendo che di lì a due o tre ore sarebbe finito a letto con un’altra… Forse era vero, il Jack-amico era molto meglio del Jack-fidanzato… ma quale dei due voleva veramente lei? Quanto sarebbe stata capace a sopportare…?

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da qualcuno che bussava alla porta.

Istintivamente Amelia chiuse il libro e afferrò la bacchetta dal comodino con la velocità tipica di un War Mage, prima di puntarla contro la porta. Chi diavolo poteva essere, che aveva irrotto a casa sua?!

“Chi è?”

Ma l’estraneo non rispose, bensì aprì la porta con un sorriso divertito, e ad Amelia ci volle un attimo per realizzare la situazione, tanto che rimase per qualche secondo immobile con la bacchetta tesa in avanti.

“Jack…?”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio e sorrise. “Ehi, avevo qualche dubbio che le tue intenzioni fossero di farmi fuori al più presto…”

“Ma… cosa ci fai qui?” fece confusa lei, riponendo la bacchetta sul comodino.

“Se vuoi esco” fece lui, fingendosi offeso.

“NO!” esclamò lei, sorprendendosi da sola di tutta l’enfasi che mise. Jack la guardò con tanto d’occhi, facendola arrossire terribilmente. “Ehm… Steacy?” chiese Amelia, mordendosi un labbro, cercando di distogliere l’attenzione di Jack dal suo ormai evidente rossore.

Jack si grattò la nuca. “Beh… sono passato a prenderla a casa, ma aveva mal di testa e quindi…”

Si avvicinò al letto di lei, mentre Amelia si sentiva mancare il fiato… Dio, come stava bene… indossava un paio di jeans e una maglietta senza maniche nera e aderente che gli metteva in evidenza il suo corpo statuario, mentre i capelli erano un po’ più pettinati del solito e - Amelia l’aveva sempre preso un po’ in giro per questo - come al solito ci era andato giù pesante col profumo, che su di lui donava incredibilmente..

“Che ci fai ancora sveglia?”

Amelia assunse un’espressione da bambina intimorita. “Scusami, papà, a che ora era il coprifuoco stasera…?”

Jack rise. “Ma che simpatica… posso?” fece poi, indicando il letto.

“Sì, certo” rispose subito lei, tirando indietro le gambe, in modo da fargli un po’ di posto.

Jack si lasciò cadere sul letto, sospirando. “Uff… fa un caldo micidiale” così dicendo si sfilò la maglietta, senza il minimo imbarazzo… peccato che Amelia fosse nella situazione opposta. Divenne tutt’ad un tratto scarlatta e abbassò il capo per non darlo a vedere.

“Sì, ehm… un caldo micidiale, sì…” balbettò, aggiustandosi i capelli dietro le orecchie. Perché diavolo doveva reagire così?! Non era certo la prima volta che vedeva Jack a petto nudo, andavano al mare insieme da quando avevano dodici anni e vivevano insieme da più di due anni… ma Jack non era solo bello, era qualcosa di… di… indescrivibile.

“Com’è che sei strana, stasera?” domandò dubbioso lui, arricciando il naso.

“Uh, niente” Amelia cercò di suonare il più casuale possibile. “… trovi?”

“Mh mh”

“… che so, magari è la stanchezza”

“Sarà” dedusse Jack “quindi ti disturbo se resto un po’ qua?”

“No, che dici” rise lei “rimani”

Jack sorrise, poi si sistemò comodo con le spalle contro un cuscino, dopodiché seguì qualche istante di silenzio, durante il quale Amelia cercò disperatamente di non perdere la calma.

“Sai, avevo proprio voglia di parlare un po’ con la mia migliore amica”

Istintivamente Amelia sorrise. “Beh, mi fa molto piacere… è un po’ che non parliamo”

“Già” annuì Jack, prima di lasciarsi scappare un sorrisetto “anche se stavolta l’argomento non è proprio dei più comuni, diciamo”

“Dai, spara”

“Beh… è strano parlarne, è solo che… insomma, con la mia ragazza non ci riesco a parlarne, non so se capisci cosa intendo…”

“Dimmi che cos’è!”

“Promettimi di non scoppiarmi a ridere in faccia”

“Promesso”

“E’…”

“…è?”

Jack sospirò. “Il sesso”

Amelia sentì che le sue buone intenzioni la stavano pericolosamente tradendo quando avvertì che il suo viso stava diventando rosso… ma fortunatamente riuscì a calmarsi, soprattutto vedendo che, assorto com’era, Jack non si era accorto di niente.

“Oh” fece lei.

“Voglio dire” proseguì Jack “è una cosa bella, no? E io ogni tanto mi sento come se la stessi sprecando… tutti gli uomini si ricordano la loro prima volta come la più speciale e cose del genere… e io a stento me la ricordo, la prima volta. Capisci cosa intendo?”

“Forse io non sono la persona più adatta a darti consigli su questo” fece Amelia.

“E’ che mi sento uno stronzo” fece Jack sbuffando “ho fatto stare male un sacco di ragazze che magari ci tenevano davvero a me…”

“Il fatto che tu te ne renda conto è già un segno di maturità” cercò di consolarlo lei, sentendo le viscere che le si contorcevano… mai e poi mai avrebbe immaginato di poter parlare con lui di queste cose, proprio in quel momento!

“… tu dici?”

“Certo” sorrise lei.

“Che poi non è che di loro non me ne fregava niente, comunque… cioè, in quel momento mi piacevano!”

“Non basta che ti piaccia una ragazza mentre ci sei a letto” fece Amelia “lì ti piace per forza… se ne sei innamorato, devi esserlo sempre. Facendo il tipo di vita che fai tu, devi considerare che ci sono due casi: o hai la fortuna di trovare una ragazza come te, stile ‘una botta e via’, magari anche molto carina, che ci stai insieme per una notte e poi amici come prima o magari non vi vedete più… oppure te ne può capitare una che ci tiene veramente, e vedendo che ventiquattro ore dopo che le hai detto ‘ti amo’ finisci tra le braccia di un’altra… ci sta male di brutto”

“E’ che io non so se riesco a distinguere un caso dall’altro”

“Ah, non ci credo che non ci riesci” rise lei, e per un istante Jack arrossì.

“Ecco, io…uhm… ecco…” sbuffò “tutto per questa stradannatissima paura delle relazioni serie!”

“Come mai ti fanno così paura?”

“… perché… perché io non ci so stare con le donne. Tutto quello che so dare loro è una notte di sesso, punto e basta, ma poi, oltre quello… una relazione seria non si può basare solo su quello. Metti che io vengo a letto con te” fece ad un tratto Jack.

Amelia diventava paonazza. “Ehm… sì”

“… fai conto che tu ti innamori di me e io di te, decidiamo di iniziare una relazione seria… ma poi? Come si va avanti? Io proprio non saprei da dove cominciare, come affrontare la cosa…”

“Che intendi dire?”

“… i miei genitori, pensa ai miei genitori. Loro ora sono felici, ma hanno sofferto per un sacco di anni, e sono stati davvero male di brutto”

“Beh, ma ne è valsa la pena, no?” sorrise lei.

“Sì sì, ne sarà valsa la pena… ma io non so se ce la posso fare” nonostante fossero in penombra, Jack notò che il viso della sua migliore amica era ancora leggermente colorito. “Ehi… ho detto qualcosa che non va?”

“N-no, certo” fece subito lei “io credo che comunque se sei innamorato davvero ce la puoi fare a sopportare un po’”

“Mh”

“Ma parlami di Steacy” fece Amelia “con lei com’è… come le altre?”

La ragazza notò che le orecchie del ragazzo si stavano arrossando. “Beh… forse non esattamente. Per carità, è bella, non è che le manchi qualcosa, e… porca puttana, bella è dir poco… e mi piace anche come persona, è dolce… e poi ci esco da quasi un mese, voglio dire, Dan dice che è un record”

Amelia sfoderò un sorrisetto sarcastico. “Concordo”

“… dicevo quelle cose proprio perché ho paura che con Steacy stia succedendo… e se scoprissi di piacerle davvero non saprei proprio cosa fare…” Jack si coprì il volto con le mani “Merda… perché non ci capisco più niente…”

“Sai, è normale essere confusi… capita a tutti, ogni tanto”

“E’ che… ma sì, insomma, perché io sono così diverso da Dan, Simon, Julie… tutti gli altri… loro ci riescono a mettere la testa a posto”

“Vorresti essere come loro?”

“… beh, non lo so… io… credo di essere felice così, ma quante persone devono pagare perché io sia felice? Forse è ingiusto”

“Ti dirò una cosa” fece Amelia, tirandosi su a sedere meglio “che tu sia uno stronzo non è in discussione” entrambi risero, mentre Jack arrossiva leggermente “e non posso certo negare che sei irresponsabile, inaffidabile e poco raccomandabile…”

“… ancora qualcosa?”

“Sì” confermò lei, mentre Jack si preparava al peggio… “come migliore amico non ti cambierei con nessuno al mondo” disse dolcemente.

Jack sorrise. “Vieni qua” così dicendo le passò le braccia attorno alle spalle, tenendola stretta forte a sé “Tu sei una delle persone più importanti per me, capito?” le disse rassicurante e dolce allo stesso tempo “molto di più di qualsiasi ragazza con cui possa andare a letto. E non farei mai niente per far soffrire la mia migliore amica” così dicendo le diede un bacio sulla guancia.

“… posso chiederti una cosa?” fece Amelia, un po’ intimidita.

“Certo, spara”

“… tu sei mai stato innamorato… innamorato per davvero?”

Jack inarcò entrambe le sopracciglia. “Credo di no… insomma, il termine ‘innamorato’ è piuttosto importante, non posso sprecarlo per le storiucole che ho avuto io… e tu, sentiamo?”

Amelia arrossì. “Io lo sono ora”

Jack si illuminò. “Noo!! Questa sì che è una rivelazione! Chi è, sempre Kennie?”

Amelia gli fece una linguaccia. “No, questo è un altro, anche se Kennie resta sempre il mio preferito”

Jack afferrò l’orsacchiotto che Amelia aveva praticamente da sempre, il mitico e leggendario Kennie. “Dovevi dirmelo, Amy, che mi hai sostituito!” fece Jack con una vocetta stridula, muovendo il peluche.

Amelia rise, prima di riprendersi il suo orsacchiotto.

“Adesso però devi dirmi chi è”

“E perché?”

Jack assunse un’espressione indignata. “Ma come, non puoi dirmi tutte queste cose, che ti sei innamorata e tutto il resto e poi lasciarmi così!”

Amelia si morse un labbro. “E’ che… non posso, Jack, io… è tutto un casino…”

“D’accordo, d’accordo, facciamo un’altra volta” la rassicurò lui, mentre lei sbadigliava e si appoggiava al cuscino.

“Comunque, Miss Sheffield, non me la conti giusta”

Nessuna risposta. Che strano, Amelia era abituata a rispondere alle sue battutine provocatorie…

“…Amy?”

Jack voltò la testa quanto bastava per notare che la sua migliore amica si era pacificamente addormentata, stringendo a sé il suo orsacchiotto, proprio come una bambina stravolta dopo una giornata passata a giocare al sole. Sorrise intenerito, prima di coprirla con un lenzuolo leggero fino alla vita e darle un bacio sulla guancia. “’Notte, Amy” e così dicendo si appoggiò all’altra spalliera del letto e si addormentò anche lui, proprio come facevano da piccoli, quando un letto singolo era più che comodo per entrambi.

 

***************

 

Quinn sbuffò e si lasciò cadere di spalle sull’erba, incrociando le braccia dietro la testa. “Io non ce la faccio più.”

“Sforzati di farcela.” Brontolò Billy, inforcando gli occhiali dopo averli sommariamente ripuliti. “Gli incantesimi di controllo saranno molto probabilmente materia dei G.U.F.O., tanto vale che li impari bene da subito.”

Katie mosse il polso delicatamente, facendo vibrare la bacchetta nel modo corretto… e l’incantesimo le riuscì. Con un sorriso si voltò verso il suo amico. “Piega di più il polso, Billy, così… ok, riprova.”

Billy effettuò correttamente il suo incantesimo. “Oh, in fondo era semplice… bastava solo trovare l’angolazione giusta del polso e…ehi!” una zaffata di vento gli fece volare via un foglio dei suoi appunti, che andò a finire fra i rami del pino che stava facendo ombra ai tre studenti.

Katie fermò la mano del suo amico, pronto a recitare un incantesimo di appello, e si alzò. “Lascia, faccio io. Ho voglia di sgranchirmi un po’ le gambe.”

Molte cose le riuscivano bene, ma tutto ciò che le aveva a che fare con la natura Katie lo faceva ancora meglio… la biondina fu in cima all’albero in una manciata di secondi, ma quando allungò la mano il foglio dispettoso misteriosamente arretrò… Katie si accigliò e salì più in alto per controllare… e sussultò quando si ritrovò faccia a faccia con un divertito Alex Malfoy.

“Ma sei impazzito?!” protestò lei. “Potevi farmi cadere!”

“Chi, tu? Nah, non ci credo…” Alex le porse il suo foglio. “Te la cavi fin troppo bene a saltare da un ramo all’altro.”

Katie glielo strappò di mano e cominciò la discesa. “Che facevi quassù, ci spiavi?”

“E adesso chi è l’arrogante?” Alex fece un sorrisetto e scese a sua volta. “Mi stavo solo godendo le ultime giornate della bella stagione, proprio come te.”

Balzarono entrambi giù e Katie si sistemò sommariamente la divisa. “Io veramente sto studiando.”

“Posso aiutarti?”

“Non ti disturbare, è roba da quinto anno.” Katie tornò a sedersi coi suoi amici. Quinn era già scattata in piedi sentendo la voce di Alex, e si affrettò a salutarlo festosamente. Billy, invece, lo guardava con attenzione dietro gli occhiali.

Alex rispose al saluto di Quinn e si infilò le mani in tasca. “Però è un peccato… i compiti li puoi fare anche stasera, mentre questo bel sole se te lo perdi non lo puoi recuperare da nessuna parte.”

“E’ quello che dico anch’io.” Fece subito Quinn.

Billy la guardò con aria di pena. “Guarda che tu sei anche più indietro di noi.”

“Ma perché non pensi agli affaracci tuoi, proprio tu che non ne vuoi sapere quando ti chiedo…”

Alex ignorò il battibecco in corso, continuando a fissare Katie. “E se ti proponessi una passeggiata lungo il lago? Un’ambientalista come te non dovrebbe rifiutare.”

Billy zittì rumorosamente Quinn e lei gli suonò un libro in testa. Katie inarcò un sopracciglio. “Che ne sai che sono un’ambientalista?”

Alex sorrise largamente. “Sono un mago.”

Katie non si trattenne e scoppiò a ridere. “Che tipo che sei, Alexander Templeton… vediamo se indovino, non cederai finchè non sarò venuta con te, giusto?”

“Esatto.” Alex le offrì la mano. “Andiamo?”

Katie esitò, quindi prese la sua mano e si alzò, scrollandosi la polvere dalla gonna con delle manate. “Ragazzi, scusatemi per qualche minuto… mi immolo per la causa.”

“Divertitevi!” gli urlò dietro Quinn, e Alex ridacchiò quando le sentì sussurrare distintamente “Questa è la volta buona.”

Katie scosse la testa, incamminandosi. “Ignora la mia amica. Lei ha una… vita sentimentale molto attiva, e si è messa in testa che anch’io dovrei fare come lei.”

“Com’è invece la tua vita sentimentale?”

“Normale.”

“Cioè zero?”

“Cioè fatti gli affari tuoi.”

Alex ridacchiò. “Ok, ho afferrato.”

Katie si riparò gli occhi dal sole per guardarlo in faccia mentre camminavano. “Come mai se sei inglese andavi a Durmstrang?”

Alex scrollò le spalle. “Mia madre era una nobile Ungherese.”

Katie sbattè gli occhi. “Era?”

Lui guardò dritto davanti a sé. “E’ morta quando ero ancora un ragazzino.”

“Oh.” Katie fece una piccola smorfia. “Mi dispiace.”

“E di che, non è colpa tua.” Alex la guardò brevemente. “E tu, invece? Porti un cognome importante.”

“…come?”

“Ho il pallino degli annuari.” Le spiegò Alex. “Mi piace leggere le storie delle grandi famiglie… e la tua ha un albero genealogico parecchio importante. Si sente molto parlare dei tuoi genitori, per non dire poi di tuo zio Harry Potter.

“Ah.” Katie fece una smorfia delusa… che scontato. “Ecco il motivo della passeggiata… ti interessa la mia famiglia.”

“A dire il vero mi interessi tu.”

Katie si scansò un ricciolo dalla faccia. “E cosa ti interessa di me?”

Alex fece un sorrisetto da canaglia. “Eh no, questa è la classica domanda trabocchetto… se ti dico che mi piaci ti offenderai, e se ti dico che sono interessato al tuo quoziente intellettivo mi darai dell’ipocrita… mi avvalgo della facoltà di non rispondere.”

Katie non potè fare a meno di ridere, e scosse la testa. “L’autoironia è il tuo forte, eh?”

“Vogliamo chiamarla simpatia e non se ne parla più?” entrambi risero, mantenendo un passo tranquillo e per niente affrettato.

“Sei un tipo molto particolare, Alex…” osservò piano Katie, attirando su di sé lo sguardo del ragazzo… che non potè non notare il bellissimo riflesso che faceva il sole in quella massa di capelli biondi. “Ti credevo il solito marpione a caccia di ragazze dagli occhi languidi… non sono ancora del tutto sicura che non sei così, ma una cosa è certa: sei diverso dagli altri ragazzi che conosco.”

“Si?”

“Si.” Katie rise. “Sei più contorto.”

Alex tirò un plateale sospirone di sollievo e sorrise. “Mi piace sapere che mi consideri diversamente dalla massa.”

Katie lo guardò incuriosita. “Sei uno che ama prevalere?”

“Sono uno che ama vincere, specie quando la posta in gioco è alta.”

Katie ridacchiò. “Figlio unico, eh?”

Alex fece una smorfia. “Si vede proprio tanto?”

“Noooo…” tutti e due risero e continuarono a passeggiare attorno al lago, parlando del più e del meno e godendosi il sole mite di un piacevole pomeriggio di fine Settembre. Quando ebbero fatto – molto più lentamente del previsto – il giro del lago, Katie si fermò a si voltò a guardarlo col mento alto e un’espressione adorabile e sbarazzina sul viso. “Contrariamente a quanto pensavo, non è stato male parlare con te.”

Alex sorrise soddisfatto. “Visto, faccio sensibili progressi.”

Lei rise e scosse la testa. “Adesso devo tornare a studiare. Ci vediamo in giro?”

Lui annuì. “Ok.”

“Ciao, allora.” Katie gli sorrise prima di voltarsi e andarsene.

Alex la guardò mentre si allontanava, e incrociò le braccia sul petto con un sorrisetto. Katie Weasley era una ragazza molto dolce oltre che bella, e come tutte le quindicenni era il classico tipo in attesa del principe azzurro. Beh, in questo poteva senza dubbio accontentarla… forse molto prima di quanto quella testolina bionda e riccia potesse immaginare.

 

***************

 

Susan si asciugò il viso umido di sudore, e continuò ad osservare i movimenti di Amelia mentre colpiva ripetutamente il sacco con calci e pugni. Amelia era sempre stata un ottimo War Mage per la sua agilità e la fluidità dei suoi movimenti… ma quei colpi erano tutto meno che fluidi.

“Sei tesa.”

Amelia sferrò due pugni al sacco. “Non è un buon momento.” Mormorò, senza staccare gli occhi dal suo obbiettivo.

“Ne vuoi parlare?” Susan aveva previsto una risposta negativa, perciò non si stupì… conosceva Amelia, sapeva che l’unico che riusciva a prenderla per il verso giusto era Jack, ma col tempo anche lei si era creata una sua strategia vincente. “Ok, vediamo se riesco a riassumere tutti i tuoi problemi in una sola parola… Steacy.”

Amelia colpì così duramente il sacco da farlo dondolare avanti e indietro per qualche secondo, cigolando nel silenzio della palestra.

Susan strinse le labbra in un muto ‘oh’ di falso stupore. “Lo prendo come un si.”

Amelia fermò il sacco, che ormai aveva rallentato la sua andatura, e ci appoggiò la fronte contro, respirando forte. “Non riesco a gestirla.”

“Cosa non riesci a gestire?”

“Questa situazione. Mi sta sfuggendo di mano.” Amelia si scansò inutilmente la frangia dalla fronte. “Prima, con le altre… Jack era sempre e comunque il mio migliore amico… adesso è anche il ragazzo di Steacy.”

Susan esitò. “Si sta innamorando di lei?”

Amelia si morse le labbra… sospirò stancamente e andò a sedersi accanto alla sua amica, appoggiandole la testa sulla spalla e sbuffando.

Susan le passò un braccio attorno alle spalle. “Lo so, è molto difficile.”

Amelia tirò su col naso. “Jack è tutta la mia famiglia, non potrei mai rinunciare a lui… ma sapessi quanto è diventato pesante il silenzio ultimamente.”

Susan annuì. “Immagino… di lei che ne pensi?”

Amelia fece una smorfia. “Chi, Miss Universo? Con le sue tettone, i suoi occhioni blu a pesce bollito, i suoi dentini di perla e i suoi due metri e mezzo di altezza? L’adoro.”

Susan scoppiò a ridere. “Tesoro, qui il grado di acidità sta salendo pericolosamente. Stai per entrare nella fase in cui non riuscirai a rimanere nella stessa stanza con lei per più di quindici secondi.”

“Mi passerà… mi deve passare.” Amelia sospirò e si rialzò, sfiorando il sacco con le sue dita sottili. “Devo… solo abituarmi all’idea, suppongo.”

“Io invece direi che dovresti crearti una distrazione.” Susan si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. “Un amico di Peter è in cerca di una lei, si è lasciato da poco con la sua ragazza e ora vorrebbe una bella relazione distensiva.”

“Mmh…”

“Non ti sto offrendo l’uomo della tua vita, semplicemente uno svago.”

“…per caso ha i capelli rossi, gli occhi blu e le lentiggini sugli zigomi?”

“Tesoro, non è Jack Weasley.”

Amelia fece una smorfia avvilita. “Sono ridotta proprio male, eh?”

Susan rise e annuì. “Un po’ si, piccola…” le disse dolcemente, accarezzandole una mano. “Però se segui il mio consiglio…” le due ragazze si interruppero sentendo dei passi pesanti provenire dal corridoio.

“Bene, a quanto pare è così che vanno le cose qui… solo allenamenti per voi signorine, mentre noi uomini duri sempre in missione e in servizio esterno…”

“Lascia perdere, Frankie, sono solo donne... razza inferiore per natura, non c’è gusto.”

“Già… e quello stecchino è pure la cocca del graaaande colonnello Weasley…”

Amelia strinse forte i pugni mentre Susan scattava in piedi, pronta a rispondere per le rime. “Esatto, ragazzi, siamo donne… e girate alla larga se non volete vedere veramente chi è di razza inferiore qui.”

Frank Famble fece qualche passo avanti e lasciò lì dov’erano i suoi due compagni, tutti presi a fare il verso a Susan. “Adesso non si saluta più il proprio uomo, Sheffield?”

Amelia fece una smorfia disgustata e si tappò il naso. “Puzzi di fogna, Frank… abbi almeno il buon gusto di riempirti di deodorante quando vieni direttamente da casa tua.” un fischio e un ululato  dei compagni di Frank stizzirono ancora di più le due ragazze.

Frank fece un sorrisetto divertito. “Non è fantastica? Sa che quando fa la focosa mi arrapa ancora di più… non è ancora la mia sguattera e già esaudisce tutti i miei desideri, che amore…”

“Vaffanculo.” Ringhiò Amelia.

“Andiamocene.” Fece seccamente Susan, ancora presa a fulminare i due rumorosissimi ragazzi che le stavano girando attorno provocatoriamente. “Questi sono solo zotici.”

“Dove credi di andare tu?” Frank afferrò Amelia per i fianchi e la strinse a sé, godendosi la sensazione del suo corpo femminile schiacciato contro il proprio… e distraendosi abbastanza da non veder arrivare il pugno che lo colpì in piena faccia, facendolo arretrare di buoni tre passi.

Amelia continuò a fissarlo inviperita. “Non osare toccarmi mai più.” Sibilò.

“Wow, ti sei scelto una gattina che graffia pesante, eh, Frank?” fece uno degli altri due War Mage.

Susan avanzò verso di loro, facendoli arretrare. “Perché non andate a cercare i vostri cervelli fuori da qui?!”

Frank si avvicinò minacciosamente ad Amelia, che non si mosse di un muscolo. “La prima regola che devi imparare, piccola Amelia, è che io ti tocco quanto mi pare e dove mi pare… e presto non mi limiterò solo a qualche toccatina.” Le sussurrò con un ghigno dipinto sul viso. Amelia fece per colpirlo di nuovo, ma lui le afferrò entrambi i polsi e la trattenne, avvicinandosela per poterle sussurrare ancora all’orecchio. “Che dici, bella puledra selvatica… preferisci scalciare? O ti piace sentirti dominata…?”

Lei lo respinse bruscamente, con una tale violenza che si divincolò i polsi da quella presa ferrea e disgustosa. “Mi fai schifo, esci da qui!!”

Susan affiancò la sua amica, vedendola rossa in volto. “Per l’ultima volta, Famble, fuori!”

Frank fece un sorrisetto e incrociò le braccia sul petto. “Ah si, Heinsen? E da quando devo eseguire gli ordini di un semplice capitano?”

“Da quando coincidono con quelli del tuo diretto superiore, per esempio.

Amelia tirò un impercettibile sospiro di sollievo nel sentire la voce robusta e dura di Ron, e quando lo vide lì in piedi sulla soglia della porta, col viso accigliatissimo e scurito in un’espressione di furia a malapena contenuta, si sentì infinitamente più tranquilla.

Ron avanzò fino a frapporsi fra Amelia e Frank. “Perché non sei a fare rapporto, Famble?”

Frank s’incupì… guardando seccato il suo superiore decisamente meglio piazzato di lui. “Ci stavamo andando, signore.”

“Ecco, e allora vedi di muoverti. Non mi piacciono i lavativi.” Fece brusco Ron. “E bada che la prossima volta che ti pizzico a dare fastidio alle tue colleghe… quel distintivo te lo faccio restituire coi denti. Mi sono spiegato?” ruggì.

Frank non disse nulla, il suo sguardo astioso e collerico diceva fin troppo… si limitò a fare un cenno minimo della testa e uno schiocco di dita per i suoi compagni, prima di uscire dalla palestra insieme agli altri due.

“Viscido idiota bastardo…” Ron sembrò calmarsi quando si voltò verso le due ragazze, e scompigliò paternamente i capelli ad Amelia. “Tutto bene, si?”

Amelia gli strizzò l’occhiolino. “Certo, non ti devi preoccupare… quello è solo un povero imbecille.”

“Lo so… ma sarei molto più tranquillo se cercassi di evitarlo, ok? Lo puoi fare?”

Amelia sorrise e annuì. Normalmente le avrebbe dato fastidio un atteggiamento tanto protettivo, ma per Ron e Hermione faceva sempre un’eccezione… la facevano sentire così amata che non si sentiva un’aggiunta alla famiglia, se ne sentiva parte e basta.

“Io non so come ce li ritroviamo dei miserabili del genere qua in giro.” Fece avvilita Susan, appoggiando le mani sui fianchi.

“Sai quanti altri ne arriveranno ora.” Fece stancamente Ron.

“Ehi, che diavolo voleva Famble qui?” Jack entrò nella palestra piuttosto contrariato, seguito dal suo amico Lucas, mentre continuava a guardarsi indietro.

“Niente d’importante.” Amelia lo zittì. “E non mi chiedere se sto bene.”

Jack alzò le mani in segno di resa, e Ron soppresse un sorrisetto a fatica. Aveva ragione Hermione quando diceva che Jack non aveva difese contro la sua migliore amica. “Da dove venire voi due?”

“Da Hogsmeade, abbiamo fatto quel controllino che ci aveva chiesto mamma. Jack si accigliò. “Tu lo sapevi che adesso bisogna fare rapporto anche al generale in persona per ogni missione?”

Ron fece una smorfia disgustata e incrociò le braccia sul petto. “Fa parte delle sottili novità, si.”

Lucas annuì. “Beh, noi ci abbiamo mandato George.”

Susan inarcò le sopracciglia, trattenendo un sorrisetto. “Ci avete mandato George?”

Lucas sorrise perfidamente. “Ha perso alla conta.”

Ron scosse la testa e rise. “Con un po’ di fortuna farà saltare il sistema nervoso di Taventoon prima di sera.”

“E noi gli faremo una statua d’oro.” Annuì divertita Susan.

Jack si piazzò alle spalle di Amelia, le passò entrambe le braccia attorno alle spalle e le appoggiò il mento sulla testa. “Grande Padre, il cosino morbido e io possiamo prenderci un paio d’ore di permesso?”

Ron inarcò un sopracciglio, divertito. “Il… cosino morbido?”

“Sono io.” Fece sconsolata Amelia, facendo ridere di cuore tutti.

“Dove ve ne andate di bello?” chiese Susan.

“Un nostro amico di Hogwarts comincia oggi come guaritore tirocinante al San Mungo.” Le rispose Jack. “Gli facciamo una sorpresa.”

Lucas fu il primo a sentire il rumore del gufo, che si infilò nella fessura del finestrone socchiuso e planò elegantemente nella palestra. “Ehilà, posta…”

Il gufo sbattè con estrema leggiadria le ali e depositò con un movimento elastico il biglietto fra le mani di Jack, quindi riprese la via del ritorno.

Ron si accigliò. “Chi ti scrive?”

Jack lesse il biglietto più volte ripiegato, quindi lo appallottolò con una piccola smorfia dispiaciuta. “Uhm… Amy? Ti secca proprio tanto se la sorpresa a Marsh la facciamo domani?”

Amelia sbattè gli occhi. “Ma che senso ha, è oggi che comincia… e poi anche Dan…”

“Si, lo so, però… ehm…” Jack si massaggiò la nuca e fece un sorriso incerto. “Steacy mi ha fatto una sorpresa, e mi sta aspettando per andare a mangiare qualcosa insieme.”

“Ah.” Amelia evitò accuratamente lo sguardo di Susan. “Va bene, che ti devo dire… vai, lo dico io a Dan che da Marsh ci andiamo domani.”

Jack le sfiorò la guancia con le dita. “Scusami…”

“Vai, vai, non ti preoccupare.” Fece stizzita lei.

“Sicura?” l’occhiataccia che ricevette fu più che eloquente. “Ok… ci vediamo più tardi.” Jack salutò tutti e uscì fischiettando dalla palestra.

Ron sorrise divertito. “Però, questa tipa l’ha proprio preso, eh?”

Lucas annuì. “Noi sospettiamo che sia quella giusta.”

“Finalmente, speriamo.”

Già, pensò amaramente Amelia mentre fissava il pavimento. Finalmente.

 

***************

 

Alex si domandò per l’ennesima volta cosa facesse sentire i professori di Hogwarts tanto tranquilli da non aver bisogno di controllare i corridoi del castello durante le ore serali. Che stolti. Era buio fuori, e quasi tutti gli studenti erano già nei loro dormitori, solo pochi finivano di studiare nelle proprie sale comuni… una massa di ragazzi tanto monotoni e barbosi che perfino i loro professori non ritenevano necessario sorvegliarli, pensò annoiato Alex. Avrebbe volentieri fumato una sigaretta, ma per fare il bravo studentello non ne aveva portate con sé… doveva aspettare di andare a incontrarsi con Anthony.

Sbuffando, Alex rallentò la sua andatura per osservare il parco fuori dalle finestre… e si fermò quando gli sembrò di aver visto qualcosa… qualcuno.  Fece un sorrisetto: la figura che si aggirava guardinga vicino al lago altri non era che Katie Weasley. La ragazza si guardò con attenzione in giro per essere sicura di essere sola, poi si spogliò fino a restare solo con la camicia e le mutandine addosso, quindi si tuffò nel lago. Alex la osservò mentre nuotava con grazia e riemergeva in superficie con i morbidi ricci biondi tutti bagnati… probabilmente avrebbe deciso di raggiungere quella sirena anche senza missione, pensò divertito fra sé e sé. Quella splendida e giovane creatura era pane per i suoi denti affilati.

Alex si avvicinò in silenzio al lago, nascondendosi dietro un albero per osservare meglio la situazione… poi uscì allo scoperto, ormai certo di avere campo libero, e raggiunse la riva del lago. “Allora ho fatto centro quando ho detto che sei un’ambientalista.”

Katie sobbalzò e si voltò, scattando in piedi… poi si ricordò di avere addosso solo le sue mutande e una camicia che con l’acqua era diventata pure trasparente, e ripiombò giù più rossa di un peperone. Lui rise e lei s’infuriò ancora di più. “Non è divertente!”

Alex incrociò le braccia sul petto. “Non sapevo che amassi le passeggiatine ecologiche notturne.”

Katie lo guardò male. “Ok, mi hai trovato fuori dal castello oltre il coprifuoco… va’ pure a fare la spia e fammi togliere pure tutti i punti che vuoi, ma levati dai piedi!”

Alex la guardò con un cipiglio divertito… e dopo un attimo cominciò a sbottonarsi la camicia con una certa rapidità.

Katie fece tanto d’occhi. “Che stai facendo?!”

Alex si sfilò di dosso prima la camicia e poi il pantalone, finchè non gli rimasero solo le mutande, e le strizzò un occhiolino furbetto. “L’ultimo bagno di stagione.”

Katie arrossì furiosamente quando lo vide tuffarsi nel lago in posizione perfetta, ma dopo un po’ le spuntò un sorriso curioso sulle labbra… nessuno dei suoi amici aveva mai fatto una cosa simile.

Alex riemerse e sputacchiò un po’ d’acqua. “Però, niente male… è bella tonica a quest’ora, eh?”

Katie annuì, continuando a muoversi per restare a galla. “E’ splendida. E’ incontaminata.”

Alex osservò il riflesso della luna sul lago e sorrise… in effetti era uno spettacolo piacevole. “Certo che tu ami molto la natura.”

“Mi piace sentire la sua anima che palpita e respira, quando sussurra col venticello o quando ruggisce col tuono… è come sentirla parlare, mi fa sentire più sicura.” Katie si costrinse a non dire una parola in più sull’argomento… rischiava di finire per parlare delle sue capacità, e non poteva assolutamente farlo con un estraneo.

Alex la osservò per un lungo momento in silenzio, e si sforzò di non sorridere quando la vide arrossire sotto il suo sguardo penetrante… era decisamente carina in quel momento, coi riflessi della luna in quella cascata di morbidi ricci biondi… gli veniva perfettamente naturale guardarla così, non aveva alcun bisogno di fingere. Nuotando lentamente le si avvicinò abbastanza da invadere il suo spazio personale, e trattenne ancora una volta un sorrisetto quando lei si fece indietro ma urtò con la schiena contro la riva del lago. Si limitò a rivolgerle un sorriso dolce, e la guardò dritta negli occhi chiari… lei s’inumidì le labbra e se le morse, ma non abbassò lo sguardo. “Te l’ha mai detto nessuno quanto sei bella?” le sussurrò.

Katie avvampò ancora di più, ma riuscì a fare un breve, piccolo sorriso. “In mezzo a un lago di notte no.”

Alex ridacchiò, ma non smise di guardarla fisso… e gli occhi gli caddero inevitabilmente sulle sue labbra rosee e invitanti. “Meglio, allora… te lo dico io adesso che sei irresistibile…”

Katie gli vide chinare il viso e subito si scansò leggermente. “…che stai facendo… vuoi baciarmi?”

“Altrochè se lo voglio, piccola…” Alex fece un sorrisetto… e incredibilmente arretrò di qualche passo. “Ma non lo farò.”

Katie non capì esattamente per quale motivo, ma invece di essere sollevata come avrebbe dovuto… si sentì un po’ delusa. Leggermente irritata, sbattè gli occhi e si accigliò. “No?”

“No… perché penseresti che l’unica cosa che mi attrae di te è il tuo bellissimo aspetto fisico… e non è così.” Alex le sfiorò il naso con un dito. “Tu mi piaci tutta, Katie Weasley… dentro e fuori. E se hai bisogno di procedere piano, ok. Faremo a modo tuo.”

Katie si morse le labbra ripetutamente… non si aspettava quella mossa. Allora forse era vero che quel profumatissimo maschio che aveva davanti a lei non era solo un cacciatore di ragazze… sembrava genuinamente interessato a lei. I suoi occhi di ghiaccio sembravano impenetrabili, però… per quanto furbo e sicuro di sé potesse essere, non percepiva pericolo nella sua vicinanza. “A… modo mio?” mormorò.

Alex sorrise in modo disteso. “Si… parliamo, conosciamoci.”

“Oh.” Katie annuì e finalmente sorrise a sua volta. “Ok, comincia tu.”

Alex si rilassò nella classica posizione del morto, restando a galla. “Su di me non c’è molto da dire… sai già di mia madre, invece mio padre era inglese, a capo di una fondazione a favore dei diritti dei Magonò nella comunità magica.”

“E’ una cosa molto nobile.” Osservò Katie, muovendo lentamente le mani sotto l’acqua.

“Già. Comunque sia, è morto quando io ero ancora piccolo. Stroncato da un infarto.”

Katie gli nuotò accanto con un’espressione sinceramente dispiaciuta. “Non devi aver avuto una vita facile… senza genitori, voglio dire. Senza una famiglia alle spalle.”

“No. Infatti.” Alex per un istante guardò lontano… questa risposta non gli era costata fatica… non era un’invenzione. “Beh, questo sono io… tocca a te, adesso.”

Katie sorrise e continuò a sguazzare nell’acqua limpida. “Vediamo un po’… sono la terza e unica figlia femmina di famiglia, i miei genitori fanno i War Mage… hai presente?” lui annuì. “Ho due fratelli più grandi che adoro, Jack e Simon…Jack ha venticinque anni e fa anche lui il War Mage, Simon invece ne ha ventidue, è il miglior allevatore di draghi d’Inghilterra e si sposerà fra poco più di tre mesi, più o meno. E poi ci sono io.”

Alex le strizzò l’occhiolino. “La cocca di papà, eh?”

“Si, e me lo merito.” Katie fece un sorriso orgoglioso. “In famiglia sono l’unica che non crea problemi… i combinaguai li lascio fare ai miei fratelli, grazie tante.”

Alex fece un piccolo sorriso. “Hai l’aria di chi vive una vita piena d’amore.”

Katie lesse una distinta nota di malinconia nella sua voce, e annuì piano. D’istinto sollevò un po’ la mano, ma poi si fermò… non poteva aiutarlo in quel modo, non lo conosceva ancora abbastanza per poter rivelare un segreto simile. Così cercò di cambiare argomento. “Sentiamo, cosa pensi di fare una volta finita Hogwarts?”

“Non ho ancora deciso… ma gioco bene a quidditch, non mi dispiacerebbe provare a fare del professionismo. Tu, invece?”

“Vorrei studiare per diventare guaritrice.”

“Una dottoressa che ha le sembianze di un angelo…” Alex fece un sorrisetto malizioso e le fece scorrere le dita lungo un braccio. “…mmh… sai che mi fa incredibilmente male la spalla, perché non cominci a fare pratica con me? Mi offro come cavia.”

Katie arrossì di nuovo e gli scacciò via la mano… ma stavolta sorridendo. Quella canaglia bionda le sapeva muovere bene le mani, per quel poco che aveva visto…

Alex la vide indugiare con lo sguardo su di lui… e ne approfittò per avvicinarsi ancora e cercare il suo sguardo con il proprio. “Non dirmi che ti sei già stancata di conoscermi e vuoi passare ai fatti…” le sussurrò all’orecchio, scansandole un capello ondulato dalla fronte.

Katie fece un sorriso furbo e lo allontanò. “No, mi devi ancora dire il tuo colore preferito e per che squadra di quidditch tieni.”

Alex rise di gusto… quella ragazzina era una vera sfida al suo autocontrollo. “Uno a zero per te, Miss Weasley.”

Lei gli sorrise vispa e allegra. “Andiamo adesso, comincia a fare un po’ troppo freddo.”

Lui le fece cenno di muoversi e incrociò le braccia sul petto. “Vai, allora, esci pure.”

Katie rise. “Ehi, casanova, devi prima chiudere gli occhi.”

Alex fece una smorfia di falsa delusione. “Non indulgi proprio in niente tu, eh? Impietosa.” Borbottò, voltandosi di spalle.

Katie ridacchiò e nuotò fino alla riva, ma prima di uscire esitò e sorrise. “Alex?”

“Mh?”

“Non ho detto una bugia ieri… hai davvero dei bellissimi occhi.”

Alex sorrise e la ringraziò, facendo bene attenzione a non voltarsi per non tradire la sua fiducia… ma guardando con la coda dell’occhio tutto quello che aveva voglia di vedere.

…però… hai capito la ragazzina…

Decisamente una missione piacevole la sua. Quasi quasi avrebbe portato a Lestrange un fascio di fiori per ringraziarlo del compito. Non poteva andargli meglio.

 

***************

 

Jack chiuse piano la porta di casa alle sue spalle, notando che non c’erano luci accese in giro… visto l’orario era più che prevedibile. Camminò senza scarpe nel corridoio per non svegliare Amelia… ma passando davanti alla sua camera vide che c’era la lucetta sul comodino ancora accesa. Gli venne da sorridere, sia Amelia che Simon avevano lo stesso vizio di addormentarsi con la luce ancora accesa… entrò per spegnerla lui, ma si fermò quando sentì i piccoli singhiozzi e notò che le spalle della sua migliore amica stavano tremando.

“Amelia?” Jack si accigliò, e sentendola tirare su col naso ebbe la conferma che gli serviva. “Ehi…” salì piano in ginocchio sul letto e le accarezzò il braccio mentre lei continuava a dargli le spalle, restando voltata verso la parete. “Che è successo, perché piangi?”

“…non è successo proprio niente.” La voce di Amelia era quantomai lacrimosa. “…va’ via, per favore…”

“Non ci penso neanche.” Mormorò pacato Jack, scansandole i capelli dal collo e dalla tempia in quel modo che lei amava tanto. “Prima voglio sapere perché stai piangendo.”

Amelia chiuse forte gli occhi, ma le lacrime non le obbedirono e continuarono a scenderle di loro spontanea volontà.

Jack le baciò la tempia. “E’ per quel tipo, vero? Quello di cui sei innamorata?” il silenzio rotto da un debole singulto fu la sua risposta. “Ecco, lo sapevo… vedi perché innamorarsi porta solo rogne…”

Amelia si voltò quel tanto da poterlo guardare in faccia. “Ma che ne sai tu dell’amore… per te esistono solo la seduzione e il sesso, ma se veramente sapessi cosa significa essere innamorati tante cose le vedresti, le capiresti…”

Jack si accigliò. “Ce l’hai con me?”

Amelia tornò a dargli le spalle. “…no, scusami. Lasciami perdere, è meglio.”

Jack riprese ad accarezzarle il braccio. “Senti, perché non mi dici chi è lui? Voglio farci quattro chiacchiere io con questo stronzone.”

“Jack…”

“Uno che fa piangere una ragazza come te è solo un grandissimo stronzone, Amy.”

Amelia fece un sorriso amaro. “Ti prego, non insistere. E poi nemmeno lo conosci, è inutile.”

Jack sbuffò. “Non mi piace vederti piangere, lo sai.”

Amelia si asciugò le lacrime con il lenzuolo e s’impose di calmarsi. “Adesso mi passa, qualche volta sfogarsi fa bene… vai a letto, non ti preoccupare per me.”

“Vuoi che resti qui con te?”

“…no, vai. Davvero, Jack, vai.”

Jack le accarezzò lentamente i capelli. “… io ho… ho la sensazione che tu e io ci stiamo… ci stiamo allontanando da un po’ di tempo a questa parte.”

Amelia ingoiò a fatica il nodo che le stringeva la gola. “E infatti e così.”

Lui la prese dolcemente per la spalla e l’attirò indietro, per poterla guardare in faccia. “Ma questo è ingiusto e non è neanche vero, Amelia, non succederà… io non lo permetterò, è solo che ultimamente abbiamo passato un po’ meno tempo…”

“Guarda le cose come stanno realmente, Jack.” Lo interruppe lei. “Tu ti stai innamorando della tua ragazza… lentamente sentirai il bisogno di passare più tempo con lei… finchè non ti chiederà di convivere, e tu accetterai.”

Jack scosse la testa. “No…”

“Si, invece si.” Amelia chiuse forte gli occhi per un istante, cercando inutilmente di bloccare i due lacrimoni che le scivolarono lungo le guance pallide. “E’ così che deve succedere… e poi non devi preoccuparti per me, Jack, sono abituata a cavarmela da sola.”

“Non dire idiozie! Io per te ci sarò sempre, è chiaro? Tu non sei assolutamente sola e mai lo sarai, non finchè io vivrò!”

Amelia fece una smorfia amara e s’inumidì le labbra. “Non promettere cose che non puoi gestire, Jack… io mi sono abituata ad essere sola, non ho più paura, davvero.” Gli sussurrò, tornando a dargli le spalle. “…ti prometto che domani mattina starò di nuovo bene, ma adesso lasciami stare… per favore…”

Jack esitò… quanto avrebbe voluto infilarsi in quel letto e tenerla abbracciata a lui e coccolarla fino a farla sentire di nuovo bene, come facevano sempre da piccoli… ma aveva la sensazione che stavolta lei volesse davvero starsene un po’ per conto suo. Così si alzò dal letto, sussurrandole “Ti voglio bene” mentre le baciava la fronte, e uscì dalla camera in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle.

Amelia si sentiva sola… soffriva, ma perché? Non le era più successo da anni… l’ultima volta che le era capitato di piangere così era stato anni prima, quando suo padre aveva accettato di trasferirsi in Congo per lavoro e l’aveva lasciata da sola in quella grande villa vuota… ma da allora non le era più successo di sentirsi sola, perché avevano preso la loro casetta, la sua famiglia le aveva dato tutto l’amore che poteva desiderare… cosa non andava ora? L’innominabile stronzone di cui è innamorata, pensò irritato Jack, e le mani cominciarono già a prudergli. Averlo per le mani, avrebbe pagato ogni singola lacrima che le aveva fatto versare. Se ne sarebbe assicurato lui personalmente di questo.

 

***************

 

Gli occhi piccoli e neri di Mortimer Lestrange si assottigliarono quanto le sue labbra, che si stesero in qualcosa di molto simile a un sorriso soddisfatto, e la sua mano continuò ad accarezzare lentamente il dorso del gatto nero che aveva sulle ginocchia. L’unico rumore che si sentiva nella stanza era il crepitio del fuoco nel camino, l’unico tentativo di riscaldare quelle mura gelide su cui la luce del sole sembrava non voler battere mai.

“Direi che sono ottime notizie.” Fiero e ruggente, il vocione tonante di Stephen McNair non strappò alcun tipo di reazione al suo interlocutore. L’omone massiccio e vibrante famelica rabbia da tutti i pori se ne stava di spalle contro il bordo del camino, con le braccia possenti incrociate sul petto massiccio. Tamburellava lentamente le dita sul bicipite gonfio… tutta quell’attesa era snervante, ma necessaria… anche se, fatta a modo suo, la Ribellione avrebbe seguito strade ben diverse. Molta meno politica, molto meno spionaggio… e molto più sangue. Che magnifico sapore che aveva il sangue del nemico…

“Placa la tua sete, Stephen.” Fece la voce solida ma calma di un placido Mortimer Lestrange. “Posso sentire i tuoi pensieri… e non ti porteranno a nulla di buono.”

“Mi porteranno a un po’ di azione.” Replicò McNair. “Che stiamo aspettando? Non hai sentito quello che ci hanno riferito? I nostri contatti ormai sono pronti. Aspettano solo una data per cominciare a prepararsi.

“Pazienza.”

“Ne ho abbastanza della tua pazienza.”

“Lo so bene.” Il sorrisetto di Lestrange non si ampliò né si ridusse, né il suo sguardo si spostò. “E’ per questo che non prenderai parte al primo ballo, ora che daremo inizio alle danze.

I muscoli di Stephen McNair si tesero visibilmente, ma non un fiato uscì dalla sua bocca.

Finalmente Lestrange si decise a guardarlo… sorridente più di prima. “Ottimo, mio carissimo amico… vedo che stai imparando a dominarti. Fai dei progressi eccellenti… come il tuo pupillo, a quanto mi dici.”

McNair preferì cambiare argomento. Tutto quello che riusciva a sentire era una voglia di sangue che gli oscurava quasi la vista. “Quando hai intenzione di cominciare?”

Mortimer Lestrange accarezzò le orecchie a punta del suo gatto nero, che emise una specie di miagolio basso molto simile a un rantolo. “Adesso.”

Un ghigno felice comparve sul viso di McNair, che scoprì i denti in una smorfia di soddisfazione estrema. Vero, non avrebbe partecipato lui all’attacco… ma almeno sangue nemico avrebbe cominciato a scorrere…”Quando?”

“Cosa ci riferiscono i nostri… occhi esterni?”

“Che abbiamo a disposizione molti tentativi… tutti di sicuro vincenti. Risparmiatene uno, però… quello ci servirà più avanti. E dobbiamo ancora capire con precisione quale sarà.

“Questo è compito del tuo prediletto, amico mio. Ma a quanto ne so, pur lasciandoci fuori un paio di possibilità il campo delle scelte resta ampio.” Anche Lestrange sorrise perfidamente. “Cominciamo dall’altro alfiere, per essere sicuri di non bruciarci da subito il jolly.”

McNair inarcò per un attimo un sopracciglio. “Quale dei due pedoni vuoi buttare giù?”

Lestrange lo guardò in modo beffardo. “Sei tu il cacciatore… sta a te selezionare la preda migliore in questo momento.”

Stephen McNair strinse gli occhi come se avesse bisogno di un momento di riflessione. “Io dico di cominciare con i fuochi d’artificio. Tanto per mettere in chiaro che nessuno scherza qui.”

“Dunque?”

“Dunque facciamo le cose in grande stile… credo di sapere anche quando. Un evento mondano è decisamente quello che ci serve…” McNair contrasse il viso in un ghigno di piacere, e un lampo di soddisfazione gli illuminò gli occhi. “Ti ricordi, no? C’è un pettirosso che dovrebbe svolazzare a breve…”

“E tu spezzagli le ali, amico mio.” Lestrange gli restituì lo sguardo. “Occupati tu di tutto. E mi raccomando… sii spettacolare. E’ il nostro marchio di fabbrica.”

McNair gli fece una specie di saluto militare con due dita, quindi uscì dalla stanza a passi pesanti ma veloci… avrebbe quasi potuto avere la bava alla bocca per l’esaltazione… sangue, sangue in arrivo, poteva già sentirne l’odore. Quella belva aveva quasi più sete di sangue di quanta ne potesse avere un vampiro affamato.

Mortimer Lestrange trasse un respiro profondo e riprese a guardare il fuoco con lo stesso sguardo soddisfatto ed elettrico di prima. Continuò ad accarezzare lentamente il suo gatto quasi come se accarezzasse lo scettro del potere che già sentiva fra le mani, ora che la vittoria era vicina… che buon profumo che aveva la vittoria. Inebriante.

 

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Lo so, lo so che non sono più puntuale come una volta…  prendetevela con i miei prof (che ci hanno piazzato compiti in classe fino al 28 febbraio! ç____ç) e col mio corso di giornalismo, è tutta colpa loro! *.*  Ma promesso promessissimo che il prossimo chap sarà pubblicato più in fretta… mi credete? *sunny fomenta le folle ad alzare le mani*

^_____________^ Angolo della felicità e dei ringraziamenti sconfinati per tutte le recensioni che mi lasciate ogni volta… vi adoro! Veramente tanto e veramente tutti! Talmente tanto che mi vergogno di dire una piccola, insignificante cosuccia a tutti quelli che l’hanno chiesto: …uhm… -_- si, ragazzi e ragazze, il punto è che… quell’adorabile testa rossa di Mr. Jack Weasley adora alla follia la sua amica Miss Amelia Sheffield… ma io non ho mai detto che ne è innamorato, proprio no… *sunny corre a nascondersi disperatamente dentro un baule* Ehi, ehi, calma, calma!! “__”  Ho detto che non è innamorato di lei, ma non ho neanche detto che è innamorato della sua ragazza… *x*  …mi volete bene ancora, veeeeeeero? *sunny fa gli occhioni da cucciolo bastonato* Ma sii… *__________*  E adesso… special thanks!

Kim: amoruccio! Mi sa che già sai tutto quello che c’è da sapere, oltre al fatto che io venero quelle tue manine sante sante… ^________^ E intanto in attesa del secondo tempo, io mi rileggo il primo… ^___-  Ti adoro!

vale: mi sa che devo proprio deluderti, qui le cose se succederanno sarà con tuuuuutta calma… °.°

Daphne: grazie mille! Mi sento di tranquillizzarti, cara: anche a me Simon e Mel piacciono molto, e io le shotty non le ho mai ufficialmente concluse, quindi… ^___-

Seyenne: bravissima, ci hai azzeccato in pieno… Katie è esattamente come l’hai descritta tu! Eh, tiro a indovinare che dopo questo chap Steacy ti sta ancora meno simpatica di prima! -_____-  Consolati, però… cos’è che volevi vedere tu? Beh… sarai esaudita! ^__-

Pepy: abbiamo recuperato il mollaccione… ma come mai ho la sensazione che stai costruendo una bambolina di Steacy per farle qualche rito Voodoo? ^__________^

Angèle: bella la mia divina Angele, e così ti piace Jack, eh? Eh eh… ^___^ …e anche Alex, si direbbe… beh, allora in questo chap ti sei sfogata! ^____-  Sapessi che gioia averti appassionata! Un bacio immenso… e ancora perdono per la recensione ritardataria! *v* Un bacio immenso!

Nene89: oh, lo spero! Bisogna vedere cosa combineranno questi due ragazzi… tu che dici? ^___-

Meggie: sono io che ringrazio te, tesoro! E sono sempre felicissima se riesco a trasmetterti emozioni, e la cosa a cui tengo di più! Un bacione!

Caillean: sei adorabile, Caillie, credimi! ^____^ Gli abbracci mi sono arrivati tutti… adesso vediamo se ti arrivano i miei! *sunny si abbraccia lo schermo del pc* ^____^

Eugenie: perdonami il ritardo, spero tanto di non averti lasciata in sospeso troppo a lungo! Mi farò perdonare… parola di fanwriter! ^_____- Bacissimi!

Avana Kedavra: tesorino, i tuoi “vecchiacci” li vedrai al meglio… e avrai a che fare con un nuovo lato dei loro profondissimi legami soprattutto da un dato momento in poi… non si può dire altro! ^____- Visto che roba? Per una volta Harry e Ron si sono scambiati i ruoli! ^___^ Un bacio grande!

Iceygaze: ohi ohi… tra il caz-zone e la ragazza di Jack… perché ho la netta sensazione che mi stai odiando tanto tanto? *_______* E quanto ancora mi odierai, aiuto! °________° …e se ti chiedo scuuuuusa? ^______________^

Phoebe80: tesoro mi mancavi! Sono felice di averti ripescata! Ottima osservazione, è questa l’idea giusta per vedere i nostri eroi “grandicelli”. E hai una ragione che neanche ti immagini quando hai detto quella cosa su Jack e Amelia… ^___^ Un bacio schioccoso!

Vale: amore mio! Amicissima, passato il febbrone? Eh, super-penna-magica-manina-fatata che non sei altro? ^__________^ Grazie, love, mi fa piacere sapere che FMI ti ispira… e si, hai proprio ragione, Harry ha un paio di situazioncine difficilose appena un goccino… ^_______- E Jack… ops… *.* Quanto al “mio” Ron…guarda, conosco una certa signorina che ne ha sfornato una versione alquanto gradevole… (Vocabolario di Sunny: gradevole = GNAM!) ^_______^ Ti adoro!

Daffydebby: che bello risentirti! Eeh si, Harry è decisamente nero… tanto da scambiarsi i ruoli con Ron! E Alex è tutto suo papà (che è quello che pensi tu), ma la piccola Katie è un numero… ahi ahi, qua c’è da sudarselo il pane! ^_________- Baci baci!

Lizzie: tesoro, tu sei stata l’unica a fare un’osservazione molto, molto interessante… sono in tanti, ma ci arriveranno tutti alla fine? Beh, posso solo dirti… non è detto. *.* Taventoon sta molto sulle scatole anche a me, se ti può consolare! ^____^ Meno male che c’è il metallaro… ^_____- Kissoni!

Pyros Ikari: buona lettura, allora! Mi sa che ti stai facendo la maratona di BAWM! ^____^

Giulietta89: interessante osservazione la tua… ^____^  E anche a me Amelia piace moltissimo! Un baciotto!

Marta: non ho potuto fare a meno di ridere rileggendo la tua recensione… prima di questo chap Steacy ti stava leggermente antipatica… adesso secondo me la vorresti scuoiare viva! ^_________^ Tieni duro, amica! Un bacio di consolazione!

Didi: grazie mille! Oh, non preoccuparti… vedi con chi parli, anch’io ultimamente sono sempre di fretta!

Cloudy: ma bravissima la mia Cloudy che ha bruciato tutti sul tempo e ha notato una cosa interessante… Dan è molto simile al papà, vero… ma ancora di più assomiglia al nonno paterno! ^______^ Occhio al ragazzo, ho idea che te lo vedrai sempre in giro… ^____- Bacissimi!

Bebba: sei troppo divertente! Homer sbavoso! ^____________^ Grazie mille, e bacioni!

Vega: amicissima mia, come stai adesso? Passata l’influenza? A me è venuta la settimana scorsa, quando se n’è andata la neve! ^____^ …eh eh… tesoro, ti prudono ancora le mani? Ahi ahi… ti pruderanno tantissimo ancora, mi sa… e viva ‘er metallaro’! ^_______- Smack smack!

Ale69: grazie mille! E’ un piacere leggere la tua recensione entusiasta… spero proprio di continuare a coinvolgerti così! Un bacio!

Vale86: la mia “matitara” meravigliosa! Brava, cara, fai il tifo per Amy che è un po’ giù di morale… vedrò di impacchettarti Mr Malfoy jr e di spedirtelo per posta celere… ^_____- Che tenerezza ricordarsi di Katie picciola così, sai? Bella, sembra passato ieri! *sunny si commuove come una pollastra*  ^___________^  Un bacio a te e uno alla manina che disegna! ^___-

Fabry: non ti disperare, cara! Ti riferisci a Jack e Amelia? …uhm… continuerai a leggere FMI? Beh…  ^______- Un bacetto consolatorio!

Carol87: che bello, ho trovato un’anima gemella sadica come me! *sunny tira coriandoli per festeggiare* Finalmente qualcuno che mi capisce… ^___________- Un bacio grandissimo, compagna! E grazie! ^__-

Daisy: il metallaro ti ringrazia e ti promette un autografo quanto prima! ^_____- Brava, carissima, anche tu ci hai azzeccato… Dan assomiglia tanto tanto a James! E grazie per i complimenti! Bacioni! ^___^

Alewen: anch’io! ^___^ Eh eh… l’hai detto, sorella, Amelia è una bella ragazza… perché starsene con le mani in mano? Chi lo sa… *____* Smack smack!

Saturnia: XD tu mi hai fatto letteralmente sbellicare dalle risate con quella recensione… fenomenale! La Capitana D’Azienda informa la relatrice e tutta la platea che ringrazia, che provvederà a prendere a schiaffoni Mr Weasley jr n°1, che sistemerà personalmente la bomba per il nuovo generale, che Miss Weasley ha il cervello fino della sua mamma oltre al peperino del suo papà, e che i club “Sono una manager non sono una santa” e “Anche i metallari hanno un cuore” saranno operativi a brevissimo! ^____________^ Sei troppo forte, un bacio grande grande grandissimo! ^_____-

Lily: grazie tesoruccio! Anch’io adoro Amelia… e le tue previsioni mi piacciono molto! Vedremo cosa si può fare, ma… ^_____^ Baci!

Blacky: la preghiera è stata esaudita un po’ in ritardo stavolta, chiedo perdono! ^_____^ Anch’io sono molto affezionata a Simon, il Pannolone Nazionale! ^____- Grazie mille, baciottoni!

Lady Numb: Sissiy, tesoro, grazie! Mmh… vediamo, Jack è in un momento… confuso della sua esistenza, Julie mi sa che le adori le magliette di Chad (^____^) e Dan… adorabile rampollo che non ha ancora capito niente delle mamme! ^_____- Sei adorabile, grazie ancora! Un bacio sconfinato! *sunny va a chiamare Jack per una strigliata…* ^___-

Hiromi91: ciao amica! Hai ricevuto la mia risposta? Mi è piaciuto molto quello che mi hai mandato! Un bacio! ^_____^

Maga Magò: grazie, cara, sei molto dolce! Le età dei ragazzi? Allora: Dan, Chad, Jack e Amelia attorno ai 25 (chi qualche mese più, chi meno), Julie 23, Simon e Mel 22, Alex 17 e Katie 15. Ti trovi? E salutami molto la tua amica! Un bacione a entrambe! ^_______^

Ginny: mi hai fatto un complimento che da solo mi manda in orbita!! ^________________^ *sunny si avvolge nella bandiera della roma e canta graaaaazie romaaa…* ^^  Ups, mi pare di capire che la Steacy non ti è gradita… ^________- Baci schioccosi e romani! ^________-

Fanny: grazie per i complimenti, sei molto gentile! Ooh, è proprio vero… Alex è un Malfoy proprio nelle vene! Un bacione enorme! ^____^

Lulu: hola a te, chica! ^___________^ Io adoro lo spagnolo ma non lo so parlare manco un po’… mannaggia! -_____- Dimenticati gli orrori che neanche me li ricordo… grazie! Sai che quasi quasi te lo mando Alex? ^_______- Nah, non ti preoccupare… è legittimo avere una coppia che piace meno delle altre! Hai la mia benedizione ugualmente! ^______- Bacioni grandi!

Giuggy: *sunny afferra i pon-pon, si piazza al centro dell’Olimpico e fomenta la folla a fare la ola in attesa del comply di giuggy con tanto di conto alla rovescia ritmato* …tu non hai idea di quanto sono felice che ti stia per arrivare il nuovo pc… dai, papy e mamy di Giuggy, prestoooo! ^______^ Mi ero quasi dimenticata che io e te abbiamo gli stessi gusti musicali… anch’io adoro gli Switchfoot! Sorpresa! ^___________- Torna presto, amica mia! Un kiss smisurato!

Eli: loooooove! A te perdonerei tutto, lo sai! Ginny è fortissima, lo è sempre stata… Sarah avrai modo di conoscerla, vedrai… un po’ tutti qui hanno un cammino da percorrere per crescere… e l’uomo dei tatuaggi ti ringrazia tanto! ^_________- Ti voglio benissimo, love, e sinceramente approfitterei del tuo suggerimento anche ora… *__________*

Karien: ciao! Wow, poverina… ti sei fatta proprio la maratona con BAWM! Sarai stanca! ^_____^ Sai che hai ragione, se svuotiamo i War Mage dei Weasley rimangono davvero in pochi! ^_______- Un bacio forte forte, e ancora bravissima per il tuo italiano!

 

 

Wow, che listona! Sono molto felice, e spero proprio di fare il bis la prossima volta! ^_____- Bene, questo chappy non è che proprio mi sia riuscito benissimissimo, ma cmq… per il momento va bene così. Anche perché nel prossimo… ops, non si può dire, però… ahi ahi, mi sa che cominceranno le batoste! *.* Appuntamento alla prossima con “Ombre e Polvere”. Vi adoro tutti! Bacissimi!

 

Sunny

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Capitolo 5
*** Ombre e polvere ***


FIRE MELTS ICE

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 4: OMBRE E POLVERE

 

 

 

I’ll be misunderstood,
By the beautiful and good in this city,
None of it was planned,
Take me by the hand,
Just don’t try and understand

                                                   Robbie Williams, Misunderstood

 

 

***************

 

 

Il mese di Ottobre quell’anno si era annunciato a suon di belle giornate per la gioia di Katie, che invece di studiare in biblioteca andava a sedersi all’ombra degli alberi, per godersi il venticello autunnale. Alex la trovò così, sorridente mentre leggeva da un foglio che aveva in mano, all’ombra niente di meno che… di un platano picchiatore, che ora sembrava assurdamente pacifico.

 

Sei sempre così bella quando usi le tue capacità, biondina?

 

Katie lo sentì arrivare dai movimenti dei rami del platano; accarezzò il tronco robusto, e l’albero cessò di agitarsi.

 

Alex inarcò le sopracciglia. “Sei un’ambientalista alquanto dotata per saper calmare addirittura gli alberi.”

 

Katie sorrise vispa. “In realtà sono Madre Natura in incognito, non potevo dirtelo.”

 

Alex fece un sorrisetto maledettamente fascinoso e si andò a sedere sull’erba accanto a lei… chiaramente con tutto lo spazio a disposizione lui fece ben attenzione a sederle così vicino che poteva sentire il profumo di lavanda dei suoi capelli… fiero e sicuro che anche lei sentisse in pieno la sua presenza maschile. “Adesso si spiega il perché della tua media stratosferica in tutte le materie che hanno a che fare con piante e animali.”

 

Katie, che aveva le gote leggermente più rosse del solito, si limitò a scrollare le spalle senza guardarlo. “In realtà capisco la natura molto meglio delle persone. E viceversa.”

 

“Ecco perché sei così misteriosa.” Alex le scansò un ricciolo dalla tempia… e scoprì che non era semplice come al solito restare concentrato sui suoi obbiettivi. C’era un’atmosfera di pace e tranquillità che gli entrava in corpo attraverso l’aria che respirava, e tutto gli sembrava meritevole di un sorriso… poi le parole di Stephen gli tornarono chiare nella mente, e si ricordò che doveva fare attenzione alle capacità di quella ragazza. Così cercò di distrarsi e portarsi avanti con una parte del piano. “Cosa leggi?”

 

“E’ una lettera di mio fratello Simon.” Katie lo guardò con un sorriso malinconico. “Mi manca molto. Lui, mamma, papà, Jack e Amelia, i miei cugini e i miei zii… sai, tutti loro sono molto importanti per me.”

 

Lui la guardò tranquillo. “Chi di loro ti manca di più?”

 

Lei scrollò le spalle e scosse la testa. “Non c’è un preferito in particolare, a parte mia mamma per tutte le belle chiacchierate che ci facciamo sempre… ma li adoro tutti, non c’è differenza. Simon è solo… leggermente diverso.”

 

Alex inarcò un sopracciglio. Interessante… “Allora è lui il tuo preferito.”

 

“No, non è una questione di preferenze…” lei allungò le gambe sull’erba fresca e si sistemò meglio la gonna sulle ginocchia. “In pratica, rispetto agli altri io sono arrivata un bel po’ in ritardo… sono tutti più grandi di me, perciò quando ero più piccola Jack e Simon facevano sempre le cose da ragazzini più grandi e soprattutto maschi… poi è arrivata la migliore amica di Jack, che lui venera letteralmente, e così Simon e io abbiamo cominciato a farci un po’ più di compagnia fra di noi. E lui è diventato il mio migliore amico in assoluto, è dolce, sensibile, comprensivo, paziente… non ho mai trovato qualcuno che abbia un cuore grande come il suo.”

 

Alex continuava a osservare incantato il movimento delle labbra di Katie. Era come ipnotizzato da lei, gli piaceva sentirla parlare con quel tono sereno e pacifico… aveva una voce rassicurante. Sembrava parte di quella natura che tanto amava.

 

Katie lo guardò e gli sorrise. “Che c’è, ti sei bloccato?”

 

Lui fece una piccola smorfia. “No, stavo solo pensando… non riesco a capire come fa una ragazza bella come te a non avere la fila di pretendenti dietro la schiena.”  

 

Katie si morse le labbra e riprese a guardare dritto davanti a sé. “Non è sempre tutto facile come pensi tu… la bellezza ti serve solo per attirare l’attenzione, ma poi…”

 

“Poi?”

 

Katie sospirò. “E’… non te lo so spiegare. Hai mai avuto l’impressione di essere… diverso dalla realtà che ti circonda?”

 

Alex fece un  piccolo sorrisetto amaro. “Tu non hai idea quante volte.”

 

“Davvero?” Katie cercò il suo sguardo per verificare se era serio… lo era. “Non lo so, è come se certe volte mentre parlo con i miei amici avessi l’impressione che neanche loro riescono a capirmi. Come se io vedessi delle cose che loro non vedono, ed è frustrante, perché nessuno lo seguirebbe un discorso come questo… scommetto che anche tu ti sei perso a metà.”

 

“Assolutamente no.” Alex le sorrise in modo rassicurante e le si avvicinò ancora di più, passandole un braccio attorno alle spalle. “Lo capisco benissimo… anch’io ho la sensazione di venire da un’altra galassia la maggior parte del tempo. Penso delle cose che gli altri non pensano, dico delle cose che gli altri non dicono… ed è molto frustrante, perché… mi sento solo.”

 

Katie non riusciva a staccare gli occhi da quelli ghiaccio del ragazzo accanto a lei. Sembrava quasi vulnerabile mentre scopriva questo aspetto di sé con lei… che stesse mentendo? No, se ne sarebbe accorta… aveva la possibilità di accorgersene. Stava dicendo la verità, ma la cosa più bella e strana era che davvero la capiva… e lei riusciva a capire lui. Sorprendente, non le era mai capitato prima… per questo non oppose la minima resistenza quando lui l’attirò a sé un po’ di più.

 

“E adesso ti confido un segreto.” Le sussurrò. “Da quando sono morti i miei genitori non sono mai riuscito a confidarmi con nessuno… invece con te ci riesco benissimo. Me lo spieghi come fai, piccolo angelo? Erano anni che non mi fidavo di qualcuno… ti conosco solo da pochi giorni e già sento che invece a te posso dire tutto.”

 

Katie non riusciva a decidere se guardargli di più quegli splendidi occhi glaciali o quelle labbra così armoniose nei loro movimenti… ma fortunatamente il suo cervello non aveva smesso di funzionare, così riuscì ad appoggiargli una mano sul petto per allontanarlo di qualche centimetro.

 

Lui si accigliò. “Ho detto qualcosa che non va bene?”

 

“N-no, anzi…” lei si morse le labbra ed esitò a lungo. Aveva una voglia matta di sfogarsi a sua volta, era così difficile tenersi sempre tutto dentro come se dovesse vergognarsi di essere diversa… quanto avrebbe voluto chiedere un consiglio ai suoi genitori. Però… in fondo poteva già immaginare la loro risposta. Le avevano insegnato che la chiave di tutto, prima ancora della testa, era sempre il cuore…

 

“C’è qualcosa che non va?”

 

“C’è qualcosa che voglio dirti.” Ora si sentiva più decisa e più sicura di sé. “Anch’io ho un piccolo segreto da confessarti.”

 

Alex inarcò un sopracciglio. “Sono tutt’orecchie.”

 

Katie esitò un istante… poi sollevò la mano e gli sfiorò la tempia. Lui chiuse gli occhi, mentre un’espressione di puro benessere gli compariva sulla faccia. Katie continuò ad accarezzargli la tempia e la fronte con la delicatezza di un petalo di rosa, e sorrise nel vederlo così rilassato.

 

Da qualche parte nella sua mente c’era Stephen che gli urlava di fare attenzione… ma Alex era troppo perso in quell’oceano di sensazioni che stava provando per dargli retta. C’era un senso di piacere, di pace, come se il mondo fuori non esistesse… gli sembrava di camminare in un giardino pieno di luce dove gli uccellini cantavano e l’acqua dei ruscelli emetteva il più rilassante dei rumori… e più camminava in quel giardino, più gli sembrava di acquistare energie, più forze…

 

…quando sentì che stava recuperando un po’ di lucidità, Alex aprì gli occhi e vide Katie che lo guardava con apprensione, mentre si torceva le mani in grembo. Lui sbattè gli occhi un paio di volte… il giardino bellissimo era sparito. “…come… cosa hai fatto?” mormorò.

 

Katie s’inumidì le labbra. “Nessuno sa spiegarsi il come né il perché, è una cosa che ho scoperto di saper fare poco prima di entrare a Hogwarts… riesco a far sentire bene gli esseri viventi col tocco delle mani. Persone, animali, piante, tutto. Se mi concentro riesco a percepire l’anima di chi tocco… e posso regalare sensazioni di benessere e serenità.”

 

Alex annuì lentamente, sforzandosi di mostrarsi un po’ più stupito di quanto non si sentisse… benchè sentir dire quelle cose da lei con quella spontaneità e dolcezza era l’opposto delle macchinazioni di Stephen. Lo stava fissando con un’espressione insicura… era davvero la ragazza innocente e pura che gli avevano descritto.

 

“Non dici niente?” Chiese piano lei.

 

Lui le sorrise. “Mi sembra una cosa bella…”

 

Katie sembrò accennare un sorriso rassicurato. “Si, è bella.”

 

Alex allungò una mano per accarezzarle il viso morbido. “Non devi vergognarti di un dono simile…”

 

“No, non me ne vergogno…” Katie si strinse nelle spalle. “Ma preferisco tenere per me questa cosa. Sai, non vorrei che… si, insomma… mi trattassero come un fenomeno da baraccone, ecco.”

 

“Un fenomeno da baraccone tu?” Alex ridacchiò e l’attirò ancora una volta a sé. “Sei soltanto bellissima… solare e bellissima, e io non mi stancherò mai di ripeterlo.”

 

Katie sorrise… si sentiva più rilassata. Quel ragazzo aveva il potere di irritarla e farla sentire benissimo appena un secondo dopo… si stava chinando su di lei, voleva baciarla. E sorpresa sorpresa… non le dispiaceva affatto. Anzi, aveva voglia di essere baciata da quelle labbra così sbarazzine… eppure c’era quella domanda che le randellava il cervello, e non riuscì a cedere ai propri istinti. “…aspetta un secondo.” Gli sussurrò, appoggiandogli un dito sulle labbra.

 

Alex rischiò di urlare per la frustrazione… aveva davvero una grande, grandissima voglia di baciarla e quella piccola peste bionda sembrava inaccessibile! “Cosa c’è adesso?”

 

Come faccio a spiegartelo… “…ascolta, sei sicuro di avermi detto tutto? Tutto quello che dovrei sapere?”

 

Alex inarcò le sopracciglia. “Che altro c’è da sapere?”

 

“…uhm…”

 

“Katie?”

 

Lei si morse le labbra prima di trovare il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. “Prima ho sentito la tua anima.” Lui si accigliò. “Ecco… per metà è chiara e luminosa, ma l’altra metà è.. è buia. Senza luce.”

 

Alex si mise seduto più dritto. Gli parve quasi di poter sentire già le urla feroci di Stephen, che lo incolpava di non aver saputo mantenere il controllo. Cercò comunque di dominarsi e di recuperare un po’ del suo proverbiale sangue freddo. “Hai letto la mia mente?” disse in tono accusatorio.

 

Katie scosse subito la testa. “No, assolutamente! Mi è solo sembrato che ci fosse qualcosa di triste in te che…”

 

“Ti ha fatto sentire autorizzata ad invadere la mia intimità.”

 

Lei colse il risentimento nella sua voce e il gelo nel suo sguardo glaciale. “…Alex, mi dispiace… io credevo solo…”

 

“Credevi solo che io dovessi raccontarti di punto in bianco tutti i fatti miei, visto che tu mi avevi detto i tuoi.” Alex si alzò bruscamente in piedi. “Che mentalità infantile…”

 

Anche Katie scattò in piedi. “Non stanno così le cose, e non ti permetto di darmi dell’infantile!”

 

Alex scosse la testa. “Non hai pensato nemmeno per un minuto che io potessi avere i miei tempi per dirti le cose?”

 

“Stai facendo un gran baccano per nulla, e poi io non ho assolutamente visto…”

 

“Dì un po’, hai letto la mente a tutti quelli che hanno cercato di mettersi con te? Perché così si spiegherebbero molte cose…”

 

Katie inorridì solo per un istante, perché subito recuperò il pieno controllo delle sue facoltà. Senza esitare neanche per un attimo alzò la mano e schiaffeggiò Alex con tutta la forza della sua indignazione, quindi raccolse la sua lettera e si allontanò a grandi passi in direzione del portone di Hogwarts.

 

 

***************

 

 

“Signor Potter, molto piacere.” Sarah strinse gentilmente la mano a Harry, che le fece un amichevole sorriso in risposta, e con lui terminò il giro delle presentazioni… che fatte col trambusto dello stadio in sottofondo non erano state semplici, ma Ginny si era dimostrata molto gentile – come al solito – e aveva messo a suo agio Sarah presentandola a tutta l’allegra brigata.

 

“Però, lo stadio ha fatto il pienone stavolta, eh?” notò Hermione, approfittando degli occhiali da sole per dare un’occhiata alla folla sotto il sole.

 

“E’ la prima partita di stagione.” Le spiegò Ron, che aveva approfittato del corridoio stretto per passarle un braccio attorno ai fianchi e tenerla vicina a sé. La sua vicinanza lo faceva sempre sentire bene, e a quanto sembrava valeva lo stesso per lei. “E poi quest’anno le prestazioni individuali contano il doppio, per le convocazioni in nazionale.”

 

“Ah.” Hermione gli sorrise amabilmente. “Com’è complicato il quidditch.”

 

Harry rise. “Ci rinuncio, con te è una battaglia persa.”

 

“Tu pensa a me che l’ho sposata.” Fece ridendo Ron.

 

“Come se la cosa ti fosse dispiaciuta.” Ginny strizzò un occhiolino complice a sua cognata e lasciò la mano di Harry per sistemarsi la borsa che le stava scivolando dalla spalla.

 

“Si, ma c’è un limite a tutto!”

 

Hermione rise e scosse la testa. “Sono sopravvissuta tutti questi anni senza sapere niente di questo sport, non penso proprio che mi metterò a studiarne tutte le regole adesso.”

 

Harry ridacchiò. “Sventola pure bandiera bianca, Ron, è il tuo momento.”

 

Ron fece una smorfia. “Non ho sentito il din-don stavolta, però.”

 

Sarah sorrise divertita. “Venite, vi faccio vedere i vostri posti.”

 

“Wow, ci andiamo di lusso qui… tribuna Vip.” Osservò Chad, la cui maglia arancione dei Cannoni strideva pesantemente coi capelli biondi e il ciuffo di capelli blu.

 

Julie, che invece indossava il cappellino arancione dei Cannoni coordinato con la maglietta dello stesso colore annodata in vita, lo prese per un braccio. “No, tesoro, vieni a sederti qui.” Con fare alquanto disinvolto lo fece sedere proprio accanto a Harry, che non aveva l’aria affatto entusiasta. Ron, seduto alla sua destra, si voltò dall’altra parte e rise, esattamente come ridacchiò Hermione – seduta nella fila dietro – quando la sua vicina Ginny le sussurrò qualcosa all’orecchio.

 

Mel, che stava prendendo posto vicina a Simon senza lasciargli la mano, sorrise vedendo la scena. “Julie ha deciso di rallegrare la giornata a tuo zio, eh?”

 

“E fa benone.” Simon annuì con orgoglio. “Questa è una situazione che va presa di petto.”

 

Mel si guardò un po’ in giro. “Non vedo tuo fratello…”

 

“Sta arrivando adesso con la sua nuova bambola di porcellana.” Fece ironicamente Amelia, lasciandosi cadere sul sediolino alla sinistra di Simon. “Vi dispiace se vi reggo la candela, ragazzi? Meglio a voi che a quei due.”

 

Mel le sorrise amichevolmente. “Non hai candele da reggere, Amy, mi fa piacere se rimani qui con noi. Anche se noi due siamo quelli meno appassionati di quidditch…”

 

Amelia scrollò le spalle. “Oggi mi basta vedere la prestazione di Dan, non sono in vena di fare il tifoso invasato.”

 

Simon inarcò un sopracciglio. “Amely, è per la nuova fiamma di Jack questo buonumore, perché credi che stia facendo sul serio con lei? Mi meraviglio di te, pensavo che lo conoscessi almeno un po’.”

 

Mel fece una piccola smorfia, e un attimo dopo insieme agli altri due salutò Jack e Steacy che erano appena arrivati, rispondendo al loro saluto. “Beh, certo che l’ha portata alla partita in mezzo alla famiglia al completo, in presenza dei tuoi genitori…”

 

“Che conoscono già la filastrocca in questione.” Simon fece un sorrisetto. “Occhio alle presentazioni: niente mano, niente sguardo languido… papà, mamma, questa è la mia amica Steacy.” Amelia verificò che in lontananza stava avvenendo esattamente quello che aveva appena descritto il suo amico, e le venne da sorridere.

 

Mel si grattò una tempia. “Però, è vero…”

 

“E adesso, per completare la procedura standard di presentazione del mio originalissimo quanto volubile fratello…” Simon fece una smorfia divertita. “…lei si siede e gli tende la mano, lui sorride e la evita.”

 

Amelia scoppiò a ridere quando vide che Jack stava facendo proprio tutto quello che diceva Simon, e la facevano sorridere ancora di più le espressioni di Ron e Hermione: Ron scosse la testa e sorrise, Hermione alzò gli occhi al cielo e annuì preoccupata quando Ginny le domandò qualcosa a bassa voce.

 

Simon strizzò un occhiolino alla fidanzata, che lo guardava con aria divertita. “Non ci crederai, ma siamo fratelli.”

 

“Signore e signori, buon pomeriggio!” una voce amplificata risuonò nello stadio, e qualche strillo si placò. “Oggi, sabato dieci Ottobre, si inizia di nuovo a fare sul serio… si riparte con il campionato di quidditch!” si sollevò un gran numero di applausi. “Il vostro Kevin Broffman è ben lieto di presentarvi la squadra campione in carica della passata stagione… i Cannoni di Chudley!!” strilli e applausi accolsero l’annuncio.

 

Ron fece un gran sorriso. “Guarda che massa di ipocriti, la metà di loro sono ragazzine urlanti che vogliono l’autografo dei giocatori.”

 

Hermione scosse la testa. “Tutto questo sproloquio per dimostrare che lui è da sempre il primo vero tifoso perfetto di questa squadra.” Harry rise.

 

“… e dunque, signore e signori, ragazzi e ragazze, facciamo un caloroso applauso e accogliamo col solito gran tifo… Steiger! Hollard! Gometh! Dalton! Jordan! Marington! Eeeeee…. Potter!!” a ogni nome esplodeva un boato di applausi mentre uscivano i giocatori, e al nome di Dan un gruppo di ragazzine con tanto di striscione in mano urlarono ‘Sei bellissimo Daniel’.

 

Harry annuì. “E’ chiaro, è mio figlio, è identico a me.”

 

“Ma le cose più belle le ha prese da me.” fece orgogliosa Ginny.

 

Harry le fece un adorabile sorrisone, che a dispetto di tutto gli fece ottenere una carezza sulla guancia. “Vuoi negare la bellezza del tuo adorato marito?”

 

“Non si preoccupi, signora Potter.” Replicò allegramente Chad, mentre il cronista presentava anche la squadra avversaria. “Julie è più che bella, ed è praticamente il suo ritratto.”

 

“Questo si chiama parlare, Chad.” Ginny gli schiacciò allegramente il cinque.

 

Harry si voltò verso Ron, inarcando pericolosamente un sopracciglio. “Tu lo senti questo ruffiano…”

 

Ron rise. “Dilata i polmoni e respira a fondo, amico, rilassati. Va tutto benissimo.”

 

Il fischio d’inizio e gli agitati commenti del cronista attirarono l’attenzione di tutti, e Sarah ne approfittò per andare a sedersi accanto ad Amelia. “Quasi mi veniva un colpo, Dan è identico a suo padre in modo quasi incredibile.” Le mormorò.

 

Amelia sorrise, continuando a guardare la partita. “Quando avevamo dodici anni, Jack e io gli abbiamo disegnato sulla fronte la stessa cicatrice di suo padre… abbiamo fatto prendere un colpo a mezza Hogwarts.”

 

Sarah rise. “Deve essere stato uno spasso per voi.”

 

Amelia si guardò cautamente in giro: erano tutti impegnati ad esultare per il tiro da venti punti realizzato da Lory Dalton, una compagna di Dan. “Come procede fra voi?”

 

“Va molto bene.” Sarah assunse un bel colorito rosato sulle guance. “Certe volte mi stupisco di quanto va bene, viste le condizioni in cui ci vediamo.”

 

Tutta la tribuna protestò rumorosamente per la mancata assegnazione di un fallo alla squadra avversaria. “Se ti può far piacere, con Dan sei capitata bene in quanto a fedeltà… se sta con te non lo vedrai mai uscire con un’altra, neanche alle feste ufficiali.” Le disse Amelia.

 

“E’ un ragazzo fantastico.” Sarah sorrise. “E merita più di chiunque altro quel posto in nazionale.”

 

La partita andò avanti in modo abbastanza equo, altalenando fra punti segnati  e falli… i Cannoni si mantenevano a una distanza di buoni cinquanta punti – vincevano per 280 a 230 – quando Dan intravide finalmente il boccino d’oro e partì alla carica, deliziando subito le folle con una strettissima curva a gomito che strappò applausi al pubblico e strilli al suo fan club. L’altro cercatore lo seguì a ruota e gli tagliò la strada passando in mezzo a due cacciatori, ma il capriccioso boccino invertì la sua rotta e schizzò improvvisamente alla sua destra, spiazzando tutti.

 

Mentre il cronista saltava continuamente dalle descrizioni dei gol a quelle delle capriole dei cercatori, Dan sterzò bruscamente verso l’alto per avere una visuale più chiara della situazione, e vide il boccino poco più in basso, proprio davanti a lui. Subito spronò la scopa ad abbassarsi, ma stranamente incontrò una certa resistenza nel suo manico, tanto che dovette usare un po’ più di forza per farsi obbedire.

 

Chad si accigliò. “C’è qualcosa che non va nella scopa di Dan.” mormorò.

 

Sia Harry che Julie si voltarono di scatto. “Come fai a dirlo, sta volando bene come al solito…” replicò insicura lei.

 

Chad scosse la testa. “Guarda come sono tesi i muscoli delle braccia… sta facendo pressione come se la scopa stesse spingendo nella direzione opposta.”

 

Harry serrò la mascella. “Ha ragione.”

 

Ron strinse gli occhi per cercare di vedere meglio. “Potrebbe essere un vuoto d’aria?”

 

Harry scosse la testa, mettendosi a sedere più dritto sulla poltroncina. Ora che ci faceva caso poteva vedere come suo figlio teneva serrate le dita attorno alla scopa, in modo alquanto innaturale e troppo energico, e a guardarlo bene aveva anche un’espressione accigliata sul viso.

 

“…papà…” mormorò tesa Julie, voltandosi a guardarlo.

 

Dan sterzò a destra per una curva stretta, ma gliene riuscì una larghissima e radente alla tribuna, cosa che provocò vari strilli – di panico e di eccitazione.

 

“Eccolo che fa il presuntuoso.” Sarah sorrise orgogliosa. Gli piaceva da morire Dan quando faceva lo spericolato.

 

Amelia non rispose… le era sembrato che più che presuntuoso, Dan non avesse sufficiente controllo della sua scopa. Ed ebbe la conferma della sua intuizione quando vide Jack, piuttosto accigliato e scuro in volto, raggiungere suo padre e suo zio e accovacciarsi vicino alle loro poltroncine.

 

“A me quella scopa non sembra tanto normale, come mai?” fece a bassa voce il giovane rosso.

 

Harry vide suo figlio urlare qualcosa a uno dei battitori, che a sua volta cominciò a sbracciarsi per segnalare all’arbitro di fermare la partita. Questo lo fece scattare in piedi. “Voglio parlare con l’allenatore.”

 

“Che sta succedendo?” fece Ginny, allarmata.

 

Sarah si accigliò. “Qual è il problema?”

 

Fu un attimo… un attimo fin troppo lungo, considerando che lo usarono tutti quelli della tribuna Vip per balzare in piedi. Dan si spinse in avanti per andare incontro al suo compagno battitore che lo stava raggiungendo con la mano già tesa, ma la sua scopa schizzò in alto alla velocità di un proiettile e riuscì ad evitare tutti i ragazzi della squadra accorsi ad aiutare il loro cercatore.

 

“Oddio mio!!” Ginny stringeva fortissimo le sbarre della balconata della tribuna. “Harry, fa’ qualcosa, presto!!”

 

“Cercate qualcuno che muove freneticamente le labbra, è lui che sta gettando il malocchio!” urlò Hermione, ben sapendo che la sua richiesta aveva dell’impossibile… era uno stadio enorme, pieno fino all’inverosimile e tutti parlavano o urlavano o commentavano la scena… era come cercare un ago in un pagliaio.

 

La scopa di Dan arretrò con una violenza paradossale, rischiando per un istante di disarcionare sia lui sia la cacciatrice che si era lanciata al suo inseguimento, e Dan rimase sulla scopa solo con un braccio e una gamba durante la curva assurdamente stretta e veloce che compì il manico – per evitarlo la gente dovette abbassarsi sui sediolini, o qualcuno ci avrebbe rimesso la testa.

 

“Qui non si capisce niente, così il bastardo non lo troviamo!” fece Jack a sua madre, urlando per farsi sentire nel chiasso infernale dello stadio e del cronista, ormai prossimo a una crisi di nervi.

 

Harry si voltò verso Sarah, che era pallida da far paura e fissava la scena impietrita. “C’è un maledetto deposito di scope in questo stadio?!”

 

Sarah annuì freneticamente. “Alle spalle degli spogliatoi, ci si arriva prendendo la scala E su questo pianerottolo.” In un battito d’occhi Harry, Ron, Chad, Jack e Amelia corsero verso le scalette che riportavano all’interno della tribuna.

 

“Ma dove vanno, che vogliono fare?” chiese preoccupata Steacy.

 

Mel, che stringeva forte le mani e si mordeva le labbra, le rispose senza staccare gli occhi dalla scopa impazzita. “Sono quelli che volano meglio, probabilmente cercheranno di prenderlo in aria.”

 

“DAAAAAN!!!!!!” Julie strillava così forte che se Simon non l’avesse tenuta, probabilmente sarebbe caduta giù dagli spalti.

 

“Resisti, ti prego!!” urlò disperata Ginny. “Mio Dio, fate qualcosa!!!!”

 

“…dove sei…” mormorò tra i denti Hermione, che con un binocolo di fortuna continuava a cercare tra la folla l’autore del maleficio. “…dove diavolo sei, avanti…”

 

Lory Dalton e Marcus Steiger riuscirono ad afferrare Dan per una mano, ma la scopa si girò su sé stessa a velocità folle e li travolse completamente, tanto che entrambi quasi caddero giù. Dan gli urlò di stare lontani, ma il fiato gli rimase mozzo in gola quando la scopa esattamente nella posizione orizzontale in cui era schizzò a una quota incredibile verso l’alto, finchè al ragazzo lo stadio non sembrò che un puntino lontano. Dan ebbe pochissimo tempo per aver paura… la scopa si rigirò col manico verso il basso e cominciò una discesa ad accelerazione massima, spinta ancora di più dalla forza di gravità. Era peggio di un proiettile, perfino restare attaccato alla scopa era difficilissimo. Sentiva il vento pungergli il viso, gli lacrimavano gli occhi, non riusciva quasi a respirare… sentiva gli strilli della folla come ovattati man mano che si avvicinavano, quasi non riusciva a credere che stesse succedendo proprio a lui…

 

L’ultima cosa che Dan Potter vide distintamente fu il prato polveroso dello stadio che si avvicinava sempre di più, e poi più niente.

 

 

***************

 

 

Alex controllò per l’ennesima volta l’orologio e sbuffò, visto che la campanella stentava a suonare. Quello che era successo quella mattina era proprio ciò che Stephen gli aveva raccomandato di non fare… aveva perso il controllo, spaventato all’idea che Katie gli avesse letto nel pensiero il suo piano, aveva mandato il suo sangue freddo a farsi quattro passi e aveva compromesso la sua missione. Katie gli era sembrata sinceramente offesa per quello che le aveva detto… riconquistare la sua fiducia ora sarebbe stato complesso.

 

E a parte tutto… gli dispiaceva di averla attaccata così. Non lo meritava, non aveva l’aria della curiosa… qualsiasi cosa gli avesse visto nella testa, non era colpa sua se per natura aveva la possibilità di vedere oltre il proprio naso… era lui che doveva essere preparato a questo, ma quelle splendide sensazioni provate lo avevano intontito come un banalissimo dilettante. Che errore stupido, Stephen avrebbe riso di lui. E lo avrebbe punito. Anche se oggettivamente McNair non gli aveva detto che la biondina innocente fosse anche una tipa così sveglia… si immaginava la solita scialacquata con gli occhi da pesce bollito, e si era ritrovato davanti un angioletto tutto pepe… forse era giusto che la sua missione fosse leggermente più difficile del previsto. In fondo, era anche molto più piacevole di quanto si era immaginato… moltissimo, anzi.

 

Finalmente la campanella si decise a suonare e Alex raccolse in fretta le sue cose, evitando di soffermarsi a ridere delle battutine idiote dei suoi compagni rammolliti. Uscì dall’aula a passo rapido… e si bloccò. Katie era lì fuori nel corridoio, appoggiata di spalle al muro e con la cartella fra le mani, e quando lo vide gli venne incontro a testa alta.

 

“Ti posso parlare?” gli disse semplicemente.

 

Alex annuì. “Vieni.” Le appoggiò la mano sul gomito e la spinse gentilmente verso un corridoio alla sua destra, isolato dal resto della massa di studenti che stava uscendo dall’aula.

 

Katie si guardò in giro per assicurarsi che non ci fossero orecchie indiscrete, quindi lo guardò con estrema serietà. “Vorrei dirti delle cose molto importanti, e ti prego di ascoltarmi in silenzio. Lo puoi fare?”

 

Alex annuì una volta e mise giù la borsa. “Va bene.”

 

Katie trasse un respiro profondo. “Io non ti ho letto la mente, non rientra nelle mie capacità. E se anche avessi potuto farlo non l’avrei fatto, perché questo sarebbe contro i miei principi. Credo fermamente nella libertà e nella riservatezza, e sono la prima a cui darebbe fastidio una situazione come questa… ma non è colpa mia. E’ nella mia natura cercare la sofferenza e il dolore interiore per alleviarli. Non dipende da una mia scelta, è una sensazione… un impulso. Non volevo violare la tua intimità… ma tuttora non so perché la tua anima è in parte oscura, so solo che è così. E se invece di sbraitare stamattina mi avessi lasciata parlare, avrei anche potuto spiegartelo con calma.” Katie fece una piccola smorfia. “Ma d’altra parte è chiaro che ti sei sentito travolto da quello che ti ho raccontato, è normale… non dovrei prendermela con te, sono io quella strana.”

 

Alex sbattè gli occhi. Era ammirato: Katie si era scusata… senza in realtà scusarsi. Senza abbassare la testa. Dignità integra, spiegazione chiara…

 

…hai capito la bambina…

 

L’unica cosa che non quadrava era l’ultima frase… le sue capacità la facevano sentire diversa, perfino strana… addirittura sembrava quasi che le pesassero un po’. E mentre la guardava torcersi le dita e fissarsi le scarpe, per la prima volta nella sua vita provò una sensazione di scrupolo per averla strapazzata tanto quella mattina. Sensazione che naturalmente passò nell’immediato istante dopo.

 

“Ho reagito esageratamente stamattina.” Le disse piano, sollevandole il mento con un dito per guardarla negli occhi.

 

Katie scosse la testa e un ricciolo le scivolò giù dalla coda in cui teneva stretti i capelli. “Io ti ho spiazzato, tu hai solo reagito.”

 

“In modo stupido.” Alex sorrise amaramente. “E ti ho delusa.”

 

Katie si morse il labbro inferiore. “Più che altro mi hai fatto riflettere.”

 

Alex si accigliò. “Su cosa?”

 

Katie sospirò. “Esiste una possibilità che qualche volta mi dimentico…” mormorò. “Che chi mi sta accanto può sentirsi minacciato… invaso da queste mie capacità.”

 

Alex scosse la testa. Questo era decisamente quello che secondo i suoi piani non doveva accadere… e in fondo, oltre che per la sua tabella di marcia, ebbe l’impulso di rassicurarla subito. Una persona dolce e onesta come lei non meritava di doversi fare scrupoli. “No, Katie, sbagli… credimi, io non volevo reagire come ho fatto… solo che ci sono cose che non… non mi sento di dirti ancora.”

 

Katie annuì tristemente. “Lo capisco… e mi dispiace.” Sentendolo sospirare pesantemente, lei alzò lo sguardo.

 

“Senti… quando sono morti i miei genitori non ho passato un bel momento, tutto qui. Un giorno te ne parlerò, promesso… solo non ora.” Alex si meravigliò con se stesso: gli veniva perfettamente naturale mentire, lo faceva da sempre… però con lei non aveva il sapore che aveva di solito. Mentire ad Anthony era divertente, con Vera era una sfida, con Stephen aveva un gusto inebriante anche se non gli riusciva sempre… ma quella biondina così ingenua gli toglieva tutto il pepe. Troppo facile… era una ragazza comprensiva e fiduciosa, e fin troppo ottimista. Gli faceva passare la voglia di montare su tutte quelle idiozie.

 

“Va bene… non mi dire niente che non senti.” Katie gli prese dolcemente una mano fra le sue. “Posso aspettare… sappi che quando avrai bisogno di me, io ci sarò.”

 

Alex sorrise, stringendole la mano. “Sai cosa? Ti facevo molto più… testarda, credevo di dover essere io a rincorrerti per parlare. Mi ero anche preparato all’idea di un altro set dei tuoi ottimi ganci destri.”

 

Katie sorrise e scrollò le spalle. “L’orgoglio si può mettere da parte se la cosa a cui tieni è più importante.”

 

Alex rimase in silenzio a guardarla. Aveva appena detto qualcosa che sapeva di illogico… accantonare l’orgoglio? E cedere così ai sentimenti, rendersi vulnerabile? Pura follia. Eppure lei ne sembrava convintissima, perfino fiera… viveva quella sua tenerissima ingenuità fresca e genuina con una naturalezza disarmante.

 

Katie si ciondolò sui piedi. “Beh, adesso… ehm… io torno al mio saggio di Trasfigurazione, ci… ci vediamo in giro.”

 

Alex la trattenne per un braccio, guardandola dritta negli occhi confusi. Per un piccolo, insignificante, brevissimo, fugace istante gli parve quasi di non sentire la voce martellante di Stephen McNair nelle orecchie, mentre provò l’istinto di muoversi secondo le sue sensazioni. Non emozioni, quelle non ne aveva mai avute… sensazioni si, però… e le sue sensazioni gli fecero chinare la testa finchè il suo naso non sfiorò quello di Katie. Le accarezzò una guancia soffice con le dita e cercò il suo sguardo per un momento… e la baciò nel più puro e semplice dei modi, limitandosi ad appoggiare le labbra contro le sue. Non pretese altro né si spinse oltre, infatti Katie non si irrigidì che per il primo istante… aveva le labbra morbide, morbide e inesperte, eppure quel piccolo contatto gli piacque non poco. Buffo, aveva pensato a un modo molto diverso per baciarla la prima volta, certo non questo bacetto casto che gli era venuto fuori… eppure sentì che andava tutto benissimo in quel modo.

 

E’ la seconda volta in dodici ore che mi fai deviare dal piano, biondina…non deve succedere mai più, non so se mi spiego…

 

Katie sbattè gli occhi un paio di volte, e finalmente si rese conto che il bacio era finito… dolcemente così come era iniziato. S’inumidì le labbra e rimase immobile ad osservare Alex che si allontanava rapidamente lungo il corridoio, poi si tastò leggermente le labbra… e fece un sorriso enorme e incredulo.

 

 

***************

 

 

Julie accettò ben volentieri il bicchierino di tè bollente che le porse il suo ragazzo. Forse quella sensazione di freddo che provava dipendeva dai suoi nervi ancora molto tesi… ma di sicuro l’aria del corridoio dell’ospedale San Mungo calda non era. Senza muovere la mano che la sua amica Mel le teneva stretta forte nella sua, Julie sorseggiò il suo tè e dopo un po’ fece un piccolo sorriso a Simon e Chad, che stavano in piedi davanti a lei.

 

“Meglio?” le chiese il cugino.

 

“Si, grazie.” Julie finì con calma il suo tè.

 

Chad le strizzò l’occhiolino. “Colorita sei decisamente più carina.”

 

Mel sorrise alla sua amica. “Vedi come sono gli uomini, non puoi neanche impallidire che ti rompono le scatole.” Julie fece un sorriso fugace.

 

Amelia, che insieme a Jack e Steacy era in piedi qualche metro più indietro, incrociò le braccia sul petto e sospirò. “Julie si è un po’ ripresa.”

 

Jack annuì. “Si è tranquillizzata, adesso piano piano le passa tutto.”

 

Steacy scosse la testa. “Cielo, io ancora non riesco a crederci… ti rendi conto che se tua madre non fosse stata così veloce a rallentare la caduta di tuo cugino…”

 

“Per fortuna mia madre ha il cervello che ha.” Jack si appoggiò di spalle al muro, scuro in volto. Continuava a stringere e distendere i pugni… era nervoso e arrabbiato, e lo emanava ogni fibra del suo essere.

 

Steacy si strinse nelle spalle. “Chissà chi può aver fatto questo…”

 

Amelia fece una smorfia. “Il bastardo ha le ore contate.” Steacy sbattè gli occhi… le sembrava quasi assurdo che una ragazza gracilina e piccoletta come Amelia avesse quell’atteggiamento così sicuro e soprattutto aggressivo… di certo era molto più simile a Jack che non a una ragazza come Julie o Mel.

 

Dopo qualche minuto le porte della Sala Emergenze Ortopediche si socchiusero, e ne uscirono Ron e Hermione. Avevano entrambi un’aria stanca ed appesantita, ma almeno era scomparsa quell’espressione di panico che si era stampata sulle facce di tutti loro fino a qualche ora prima. Harry era dietro di loro; sulla soglia della porta abbracciò forte Hermione e lei gli baciò la guancia con un sorriso, poi lui tornò dentro la sala e loro uscirono.

 

“Sta meglio?” chiese subito Simon.

 

Hermione incoraggiò tutti con un sorriso rincuorante. “Gli stanno rimettendo a posto la spalla. Deve passare la notte qui per precauzione, ma domani potrà tornare tranquillamente a casa.”

 

Julie fece finalmente uscire l’aria che aveva trattenuto fino a un istante prima. “Sia ringraziato il cielo.”

 

Jack appoggiò le mani sui fianchi. “E adesso vogliamo cercare di capire che diavolo è capitato oggi?”

 

“Partiamo dal fatto che la scopa di Dan è stata manomessa.” Ron si accigliò. “Possiamo dare per certo che era malocchio?”

 

Simon annuì. “Per un incantesimo ci sarebbe voluto molto più tempo e concentrazione.”

 

“Il che ci riporta a un’altra cosa.” Hermione storse la bocca. “Potremmo essere di fronte a un caso più complesso di magia nera… con tutta quella confusione come ha fatto il nostro uomo a mantenere placidamente un perfetto contatto visivo tanto forte e tanto a lungo?”

 

Chad si accigliò. “Dove vuole arrivare esattamente?”

 

“Secondo me il malocchio è stato confezionato e ultimato prima, e non durante la partita.”

 

Jack fece una smorfia amara. “Un lavoretto pulito.”

 

Chad esitò. “Probabile… ma di sicuro questa non è materia che insegnano nelle scuole, direi piuttosto che si impara per strada.”

 

“Io farei un giro per Knockturn Alley e dintorni, ce n’è di bella gente in quei paraggi.” Amelia si scansò bruscamente la frangia dalla fronte. “Anche se non ci troviamo il nostro uomo, quella è una bella famiglia in cui tutti conoscono tutti, no?”

 

Ron annuì, rivolgendole uno sguardo fiero. “Ottimo suggerimento, Amelia. Domani sera ci facciamo un bel giretto da quelle parti.”

 

Julie scosse la testa. “Io proprio non capisco… ma perché un ubriacone ladruncolo dovrebbe avercela con Dan?”

 

“Molto semplice, Julie… questo non è un ubriacone ladruncolo, è lucidissimo e preciso.” Simon rimase per qualche istante in silenzio, con le braccia conserte. “Come si conviene a un lavoretto su committenza, dico bene?”

 

Ron annuì. “Già.”

 

“Ma che vogliono da Dan?!” stavolta Julie sembrava arrabbiata.

 

Chad scrollò le spalle. “Il mandante può essere chiunque, ma se proviamo a procedere per tentativi visto che siamo un po’ a corto di prove… ci conviene restringere il campo d’azione alla professione di tuo fratello.”

 

Hermione fece una smorfia di dubbio. “Per esperienza so che niente è abbastanza assurdo nella vita, ma sinceramente mi chiedo come si possa arrivare a rischiare Azkaban per una stupida partita.”

 

Amelia scosse la testa. “E’ molto più che una stupida partita, quello che realmente conterebbe è la convocazione in nazionale. Quest’anno si è deciso che i posti in squadra dovranno essere solo titolare più riserva, e non titolare più due riserve… praticamente la squadra è dimezzata. Perciò la competizione è più accesa del solito. Se poi mettiamo anche in conto che la prossima estate ci saranno i mondiali…”

 

“Kinkade e Ox.” Fece Jack, scuro in volto. “Benjamin Kinkade dei Tornado e Ethan Ox delle Api di Liverpool hanno la stessa media di Dan, e le sue stesse probabilità di passare come cercatore titolare. Anzi, per essere precisi Ox rispetto a Dan e Kinkade è quotato al novantacinque per cento delle possibilità.”

 

“Il motivo ci sta tutto.” Fece Chad.

 

Simon scosse la testa. “Non mi convince… non mi convince affatto.”

 

“Non abbiamo prove che questa sia la pista giusta, ma non possiamo restarcene con le mani in mano.” Il tono di Ron era duro e risoluto. “Domani mattina Harry vorrà il nome del bastardo che ha fatto fare a suo figlio un volo di oltre quattrocento metri, e sinceramente lo voglio anch’io. Perciò cominceremo col fare due chiacchiere con questi due tizi, i due cercatori.”

 

“In questo forse posso aiutarvi io.” Mel si alzò in piedi e si avvicinò al gruppetto. “Il mio giornale ha una sezione sportiva molto completa, che in genere ha l’abitudine di marcare a uomo gli atleti più quotati del momento… in pratica, per ogni giocatore che vive un particolare momento di successo c’è un fotografo che lo segue dappertutto per strappargli gli scatti più strani. Kinkade e Ox saranno stati sicuramente seguiti ultimamente con la storia della nazionale, perciò magari possiamo avere qualche foto dei loro spostamenti più recenti.”

 

“Bravissima, questa è decisamente un’ottima idea.” Le rispose entusiasta Hermione.

 

“La mia ragazza.” Fece entusiasta Simon, strappando un sorriso a Chad.

 

“Quando puoi farci avere queste foto, Mel?” le chiese Ron.

 

“Posso andare anche adesso in redazione.” Mel afferrò il giubbottino dall’attaccapanni.

 

“L’accompagno.” Fece Simon, prendendola per mano.

 

Salutati Mel e Simon, Hermione prese a sua volta dall’attaccapanni la sua giacca e il pullover del marito. “Sarà meglio che io e te torniamo allo stadio… ho come la sensazione che Natan stia sudando parecchio per strappare questo caso alla giurisdizione degli Auror.”

 

“Se quei pupazzi credono che gli lasceremo gestire questo caso, hanno fatto molto male i loro maledettissimi conti.” Ruggì Ron. “Senza offesa, Chad.”

 

“Nah, ci ho fatto il callo, colonnello.” Fece tranquillamente il ragazzo, e Julie gli prese la mano.

 

Hermione gli appoggiò la mano sul braccio. “Però lascia parlare me o Natan, ti prego… sulla carta pare che abbiano ragione loro, perciò cerchiamo di risolvere la cosa diplomaticamente.”

 

Ron sbuffò, e Jack gli diede una comprensiva pacca sulle spalle. Anche lui avrebbe preferito un approccio molto più… diretto.

 

Hermione baciò Julie sulla fronte. “Tesoro, tu perché non vai a casa? Mamma e papà ti raggiungeranno tra poco, tanto qui non fanno restare nessuno.”

 

Julie annuì, e Chad strizzò un occhiolino a sua zia. “Ci penso io, l’accompagno a casa e aspetto che tornino i suoi genitori.”

 

“Grazie, Chad.” Hermione gli rivolse un sorriso grato. “Andiamo, facciamo un po’ di strada insieme.”

 

“La stessa cosa vale per voi.” Ron guardò Jack e Amelia. “E’ stata una giornata pesante, andate a casa a riposarvi.”

 

Jack annuì. “Va bene.”

 

“Ci vediamo domani.” Replicò Amelia.

 

Hermione baciò entrambi e salutò Steacy, quindi anche loro scomparvero oltre le scale del lungo corridoio ospedaliero.

 

Jack sbuffò. “Che giornata di merda.”

 

Amelia fece per appoggiargli una mano sul braccio, ma poi Steacy lo abbracciò e tutto il resto, con sua grande amarezza, sarebbe stato inutile. A distrarla dai suoi pensieri fu l’arrivo di Sarah, trafelata e pallida, che percorse correndo il lungo corridoio.

 

“Sono rimasta bloccata in quella dannatissima conferenza stampa, non riuscivo più a liberarmi…” disse con una parlantina più frenetica che mai, sistemandosi nevroticamente la borsa sulla spalla. “Come sta?”

 

Amelia le fece un sorriso rassicurante. “Meglio, lo stanno rimettendo in sesto… erano solo fratture a un paio di costole e a tutto il braccio destro, niente di irreparabile.”

 

Jack annuì, convenendo in silenzio con Amelia che non era il caso di dire a Sarah che le ossa di Dan si erano sbriciolate al punto che i guaritori avevano preferito disossarlo dalla spalla fino alle dita, per poi fargli ricrescere l’intero arto intatto.

 

Sarah si accigliò, appoggiandosi una mano sul petto. “Buon Dio, ti ringrazio… ed è sveglio?”

 

“Sta già rompendo, si.” Jack riuscì finalmente a fare il primo sorrisetto della serata.

 

“Vorrei…” Sarah si morse le labbra. “…credete che sia possibile vederlo un istante?”

 

Amelia la prese per mano. “Lascia fare a me.”

 

Jack le osservò mentre oltrepassavano la porta della Sala Emergenze Ortopediche, e fece un sorrisetto. E brava Amy, a tempo perso anche Cupido fai…

 

“Jack?”

 

“Si?”

 

Steacy sbattè i suoi grandi occhi azzurri. “Sono un po’ stanca… vorrei tornare a casa.”

 

“Ma certo.” Jack la prese per mano, avviandosi lungo il corridoio. “Andiamo, ti trovo una Passaporta…”

 

“Veramente io… speravo che volessi venire anche tu.”

 

“Preferirei restare ancora qualche minuto. Magari saluto Dan, gli zii e poi mi faccio un giro… non mi va di andare a dormire, ho un po’ di adrenalina in eccesso da scaricare.”

 

Steacy si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli accarezzò il viso. “Lo immagino… per questo ti ho chiesto se vuoi restare con me. Forse posso aiutarti.

 

Jack le fece un piccolo sorriso stanco. “Ti sembrerà incredibile detto da me, Steacy, ma stasera non tira proprio aria.”

 

Steacy sorrise in modo genuino. “Non cambierai mai… chi ti ha detto che voglio portarti a letto? Ti ho solo detto che voglio starti vicina. In qualunque modo tu voglia.”

 

“…qualunque modo?”

 

“Qualunque modo.” Lei annuì e lo guardò dritto negli occhi. “Vieni a stare da me stanotte.”

 

Jack esitò.

 

 

 

 

“Si può?” Amelia entrò nella Sala Emergenze Ortopediche tenendo per mano Sarah, e subito si diresse verso il gruppetto di persone che stavano vicino al letto nell’angolo destro dello stanzone.

 

Harry era in piedi, con le braccia conserte e l’aria tanto cupa da far presumere che il primo malcapitato che gli fosse finito per le mani ci avrebbe lasciato la pelle, mentre Ginny era seduta accanto a suo figlio sul lettino e gli stringeva amorevolmente la mano sana. Dan aveva ancora addosso i pantaloni della sua casacca, e a parte il pallore e un paio di lividi sull’addome sembrava a posto… naturalmente ad eccezione delle smorfie di dolore che faceva quando il guaritore seduto vicino a lui gli faceva ricrescere le ossa senza particolare grazia.

 

“Visite!” esclamò vispa Amelia, spingendo in avanti Sarah.

 

Dan s’illuminò nel vederla, poi cercò di dominarsi. “Ciao Sarah, è bello vederti.” Amore, sei qui…

 

Sarah sentì per un istante lacrime di gioia pungerle gli occhi, ma le ricacciò subito indietro. “E’ bello vederti tutto intero, campione.” Dio sia lodato, ho creduto di morire dallo spavento…

 

“Sarah è il portavoce della squadra.” Spiegò Amelia. “I Cannoni vogliono sapere come sta il loro cercatore, ma sono rimasti bloccati per via degli interrogatori e hanno mandato avanti lei.”

 

Ginny le sorrise amabilmente… e con un pizzico di malizia. “Hanno fatto una saggia scelta, direi.” Sarah fece un sorriso un po’ timido in risposta, mentre Dan guardò incuriosito sua madre con la coda dell’occhio.

 

Harry si voltò verso Amelia. “Che novità ci sono?”

 

Amelia scrollò le spalle. “Non moltissime… vogliono assegnare il caso agli Auror.”

 

Negli occhi di Harry fiammeggiò un lampo di rabbia. “Cosa?!”

 

“Pare che ci sia stata un’esplosione non so dove, e il generale ha detto che è quella la nostra giurisdizione.”

 

“Gliela faccio vedere io la giurisdizione a quel…”

 

“Papà, ci sono delle signore.” Fece Dan, strizzando l’occhiolino a Sarah. “A parte Amy, naturalmente.” Amelia apprezzò il tentativo di sdrammatizzare un po’ la situazione, e gli fece un’allegra linguaccia. Era contenta di vederlo già molto meglio.

 

Harry sbuffò e si passò una mano sul viso stanco. “Che dicono Ron e Hermione?”

 

Amelia si scansò la frangia dalla fronte, come faceva sempre quando si sentiva tesa. “Non abbiamo elementi, ma stiamo seguendo la pista dell’esasperato agonismo… un velato invito a stare fuori dalla competizione per la nazionale. Ci sono un paio di nomi sospetti, ma è tutto da verificare.”

 

Sarah annuì. “C’è più di una persona che arriverebbe a tanto nell’ambiente.”

 

Dan fece una smorfia. “Io vorrei ritrovare lo stronzone solo per farmi ridare i 150 galeoni di scopa che mi ha sfilato dalle tasche, accidenti a lui… ahia! Ehi, amico, ma non puoi andarci un po’ più piano con quel pollice? Ho avuto già una giornata di schifo, ti ci metti anche tu adesso?”

 

Ginny gli accarezzò la spalla sana. “Sei quasi peggio di tuo padre… avanti, cerca di restare immobile.”

 

“E’ una parola, mi stano venendo i crampi a furia di stare qui.”

 

“Sarah.” Mormorò Harry. “Hai detto che c’è più di una persona capace di fare tutto questo… te la senti di dirmi tutto quello che sai?”

 

“Più che volentieri.” Sarah appoggiò la borsa su una sedia e si sfilò la giacca.

 

Amelia fece un piccolo sorriso. “Ok, adesso che non avete più bisogno di me… io andrei. Ci vediamo domani mattina, va bene?”

 

“Amy?” Dan le rivolse un gran sorriso, e Sarah fece altrettanto. “Grazie di tutto.”

 

Lei rispose con un piccolo occhiolino e si chinò a ricevere il bacio di Ginny, Harry le diede un pizzicotto sul naso come faceva sempre, quindi Amelia uscì dalla sala… sentendo le proteste di Dan contro il guaritore, che evidentemente gli aveva di nuovo dato un pizzico di troppo.

 

E così Amelia si ritrovò di nuovo nel lunghissimo corridoio bianco… e vuoto. A quanto pareva, Jack era andato via con Steacy. E lei, tanto per cambiare, era rimasta sola. Sospirando profondamente prese il suo giubbino di jeans dall’attaccapanni e lo infilò, nascondendo le mani nelle tasche. Non era una tragedia essere soli, poi nel caso suo non era nemmeno una novità… l’unica cosa, quella sera non se la sentiva di tornare a casa e stare lì tutta sola, meglio farsi quattro passi per la strada prima. Era sabato, almeno un po’ di gente c’era…

 

Scese lentamente le scale sbuffando leggermente, quindi raggiunse il dispensatore automatico di bibite al piano terra. Una burrobirra era decisamente quello che ci voleva… inserì la moneta e pigiò il bottone, ma non successe niente. Diede un paio di scossoni alla macchina, ma ancora niente… così si allontanò verso l’uscita, più irritata e frustrata di prima. Alle sue spalle sentì un colpo netto, e poi…

 

“Beh, non la vuoi più?”

 

Amelia spalancò gli occhi e subito si voltò. “Jack!”

 

Jack fece un sorrisetto e le tirò la sua lattina di burrobirra, quindi bevve un goccio da quella già aperta che aveva in mano. “Dove te ne stavi sgattaiolando, razza di koala fuggitivo che non sei altro?”

 

“Beh, veramente facevo quello che avete fatto tutti, me ne stavo andando via.” Amelia si accigliò. “Che ci fai qui? Pensavo che fossi con Steacy…”

 

Jack alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Ma sei veramente cretina… secondo te dopo una giornata come questa di chi posso aver più bisogno, della mia ragazza di neanche due mesi o di quello scemo del mio cosino morbido?”

 

Amelia sentì un sorriso spuntarle sulle labbra, e un senso di allegria le fece tirare un piccolo sospiro. Si aprì la sua lattina di burrobirra e ne bevve un paio di sorsi, ma il sorriso era ancora lì. Jack le fece cenno di incamminarsi e insieme uscirono dall’ospedale, apprezzando entrambi l’impatto con l’aria fresca della notte libera da quell’odore di pozioni medicinali che avevano respirato fino a qualche momento prima.

 

“Me lo faresti un piacere, Popò?”

 

“Che piacere?”

 

“Finiscila di pensare che perché c’è Steacy tu passi in seconda fila, perché non è affatto così… semmai è il contrario. Mi sono spiegato?”

 

Amelia sorrise ancora contro la sua lattina. “Ok.”

 

Jack fece un sorrisetto e le passò un braccio attorno alle spalle. “Accidenti a quel testone duro che ti porti in giro, piccoletta…” le disse teneramente, arruffandole i capelli.

 

“Ehi, giù le zampacce.” Ridendo, Amelia gli afferrò la mano per mettere al sicuro i suoi capelli.

 

“Bene… e adesso direi che un bel panino ci sta tutto.

 

“Io non ho così tanta fame, in realtà…”

 

Ma no, che sorpresa.” Fece ironico Jack. “In ogni caso la cosa non mi riguarda, adesso ce ne andiamo a mangiare qualcosa.”

 

Amelia lo guardò male. “Da quando sei tu a decidere se devo mangiare o meno?”

 

“Da quando sono in guerra col tuo apparato digerente pigro e lavativo, cioè praticamente da sempre.” Continuando a camminare, Jack si fece scrocchiare le dita. “Non so tu, ma mentre gli altri sembravano tutti pronti per la dormita della loro vita… io non ho neanche una goccia di sonno.”

 

Amelia annuì. “Vedi con chi parli.”

 

Il sorrisetto losco di Jack la diceva già lunga. “Il Settimo Pentolone non è lontano da qui… e neanche Knockturn Alley…”

 

Amelia inarcò un sopracciglio. “Stai pensando quello che credo tu stia pensando?”

 

Jack le strizzò l’occhiolino. “E se ci portassimo un po’ avanti con le indagini invece di perdere tempo prezioso?”

 

Amelia gli rispose con la stessa aria vispa e sbarazzina. “Da quant’è che non ci prendiamo una bella sbronza io e te?”

 

“Così parla un vero koala arruolato nei War Mage.” Jack fu più che contento quando la sua amica gli balzò sulla schiena come faceva sempre… adesso si che la sentiva più serena, finalmente… si era rassicurata. Ed era anche molto più felice… lo avvertiva dal modo in cui si teneva affettuosamente stretta a lui. Piccola, dolce Amelia… quanto poco le bastava per essere felice… poco abbastanza da rendere felice anche lui, a quanto sembrava, perché solo in quel momento potè sentire veramente la tensione della giornata abbandonare il suo corpo. Adesso andava molto, molto meglio.

 

 

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…acc, avrei voluto far prima a postare questo chappy… mannaggia il super test di storia del 28! Ah, ma dopo… eh eh… dopo sarò una donna libera! ^__________^ Non finirò mai di ringraziarvi abbastanza, ragazzi… mi commuovete, è il quinto episodio di quella che è ormai diventata una saga, e nonostante tutto ricevo sempre così tante conferme… vi voglio una marea di bene! E vi adoro ancora di più perché siete stati più o meno una cinquantina a recensire lo scorso chap… wowowow, astronomico!!! Spero di poter continuare a meritare tanto e non deludervi mai! ^__________^

 

E senza ulteriori indugi passiamo agli… special special veeeeeery special thanks! ^___^

 

Marta: …ecco, non ho bruciato Steacy ma almeno stavolta l’è andata buca! Contenta? ^______-

Daffydebby: …ho messo la testolina fuori dal baule… *.* … che dici, sguscio lentamente fuori? ^_____- Suvvia, tesorino, vorrei tranquillizzarti ma non posso dirti niente… non è più bello il mistero? ^____- Un kissotto!

Lily: …tiro a indovinare che Alex dopo questo chap ti piace un goccetto in più ancora… ^_____- Eh, cucciolosa la nostra Amelia, eh? Però stavolta l’è andata già un po’ meglio! ^____^ Quanto a Jack… *sunny si mette in posizione da buddah e medita*  Un bacione!

Angele: cucciola! No, non piangere… non si sa mai il futuro cosa possa riservare a due persone come quei due signorini che ti stanno appassionando tanto… *.*  Quanto ad Alex e Katie… tira fuori gli striscioni di incitamento, love, so che ce li hai nascosti dietro la schiena… ^___________^  Cambi di bandiera per Mr Malfoy jr? Uhm… interessante teoria… adesso bisogna vedere la pratica… aggiorna presto, tesorino! Un bacio mega!

Pepy: ehi biondona! ^________-  Ooh, tesoro, mi faresti un piacere immenso se potessi smaciullarmi i miei prof in un inceneritore comunale… -______- …mi sto lasciando influenzare da Ron… *_____* Bacetti!

Kim: amorino!!! Ooh, beh… tu sei il solito tesoro e soprattutto sei la mia ‘cassaforte privata’… *sunny gira la manopola della kimmy, infila dentro tutte le idee di FMI, chiude la porticina segreta con il lucchetto e la combinazione e si guarda in giro con aria circospetta*  ^_____________-  Non vedo l’ora di poter vedere il secondo tempo… e tu bada che c’è sempre quel famoso regalo in arrivo a brevissimo! *cough*comply*cough* ti adoro!

Caillean: ed è un piacere per me ritrovare sempre le tue recensioni, carissima! ^__________^ Eccoti accontentata, una bella dose di Harry in gelosopapy/mode on… aah, quanto lo vedrai in queste vesti durante la storia… ^______- Bacioni!

Daphne: ma ciao, carissima! Vediamo un po’… diciamo che Jack e Steacy stanno insieme per ora, ma è da vedersi in quale modo quell’adorabile scemo d’un Weasley gestirà questa relazione… Alex è una vera peste, quindi… ahi ahi, le signore in questa fic sono un po’ inguaiate! ^_______- Kissotti!

Nene89: eccoti accontentata, adesso sai in cosa consistono i poteri di Katie! O almeno, quelli che lei sa di avere… però ti devo un po’ deludere, sai… Alex ne ha raccontate di frottole alla povera Katie, si è inventato una specie di famiglia di brava gente per avvicinarla… è inglese, quella piccola peste, credi a me… inglese tutto quanto per intero! In compenso, sì… è biondo e ha gli occhi azzurri come il tuo ciccino! ^__________^

Seyenne: tesorino! Eh eh, sarebbe divertente questo tuo piano… *sunny infila in mano alla seyenne una bacchetta e osserva divertita mentre la sua amica abbatte Steacy, Frank e gli altri*  ^_________^ E in risposta alla tua domanda sì, Katie e tutti i suoi familiari sanno delle capacità speciali di Katie, mammina e papy inclusi. ^______- Bacissimi!

Meggie: mi hai fatto troppo ridere con la storia della velina tettona! ^________^  Eeh, che posso dirti di Jack… maschietti! Spesso e volentieri hanno una specie di velo davanti agli occhiuzzi belli… -______-  E la dolce Katie alla fine sta cedendo, perché come dicevi giustamente tu… non si può resistere a quel diavolo tentatore! ^_____- Uuh, anche tu hai scritto una ffic!! *_________*  Dammi solo ancora qualche giorno per finire questo benedetto super test di storia, poi mi metto in poltrona, me la leggo e aspettati una super recensione! ^_______^ Baciottoni!

Ale69: dimmi tutto, bimba mia! ^_____^  Ebbene si, il bello di Alex è che la sua rete la sta gettando… poi bisogna vedere se non s’ingarbuglia tutto da solo o se prenderà il pesiolino in trappola… °_____°  E si, Katie è consapevole di saper fare qualcosa di speciale, come hai notato. Ma saprà fare davvero solo questo? ^____- Kisses kisses!

Iceygaze: *.*  *sunny corre a nascondere in cassaforte la nuvoletta rosa*  … Icey, mi fai tanta paura! °.°  Aspetta un attimo, contrattiamo… e se ti costruissi una bella nuvoletta azzurra tutta per te e me ne prendessi cura personalmente? Prometto di darle da mangiare gli ossicini di Frank Famble! ^________^  Bacissimi nuvolosi!

Strekon: amicissimo, ciao! Grassie mille e duecento per i complimenti! ^_____-  La tua Julie se l’è scelto proprio con la lanterna il suo metallaro… ^^  Wow, sei l’unico che finora ha mostrato un po’ di pietà per Steacy! *_____*  *cough*anchegliassassinihannouncuore*cough* ^^  E Alex… enigmatico, eh? Oh, lo so bene… diciamo pure che il signorino Malfoy deve un po’ fare ordine nella sua vita e nelle sue priorità… e poi vedremo come vuole mostrarsi agli altri. ^_____-  Bacissimi!

vale: farò il possibile, ma non prometto miracoli! *.*

Vale86: tesoro! Innanzitutto un bacio schioccoso alla manina santa che usa la matita! ^_____^  Mannaggia questa posta, hanno perso il pacco postale con Alex dentro… ^_____-  Ebbene, amicissima disegnante, gli eroi della “vecchia” guardia li vedrai affiatatissimi più che mai, perché per loro è appena cominciata un’era nuova che nemmeno si aspettavano di dover vivere… e si dovranno rimboccare le maniche per… beh, diciamo che dal prossimo chap avrai un’idea vaga di quello che sto dicendo! ^_____-  Eh si, Jack ha la stessa sensibilità del papà… un cucchiaino! ^_____-  Aspetta che ti prendo Steacy per prenderla a pedate… ^^ Smack smack smackkoso!

Phoebe80: che onore, tesoro, quante recensioni! *_____*  Quanto ti invidio per la tesi… niente più studio! O_____o Eh eh, hai fatto un’interessante osservazione… Ron se la ride tanto quando vede Harry che va in bestia per Chad… e quando toccherà a lui conoscere il ragazzo della sua piccolina? ^_________^  Mi sento di tranquillizzarti… tutte le tue domande avranno una risposta, anche se a differenza degli altri episodi questo si preannuncia molto più misterioso… e Ron e Hermione ne avranno di momenti di love, credimi, al momento opportuno ne avranno eccome! ^___- Quanto a Jack… ecco, lui è il classico ragazzo che è contento di giocare con la vita… ma non si può giocare per sempre, prima o poi avviene qualcosa che ti fa cambiare… *.*  Bacissimissimi e in bocca al lupo per la tesi!

Vale: amore! Dea della penna… pardon, tastiera! ^______^  Si, love, Jack è decisamente cieco in fatto di sentimenti… sai che ti dico, dovrebbe crescere un po’, sotto questo aspetto è piuttosto immaturo… tu che dici, ne avrà di motivi per crescere durante FMI? ^____-  Mi hai fatto sbellicare dalle risate per il crampo alle mani di Frank! XD Simon non ti preoccupare che non te lo perderai, in questa storia è fondamentale per più di un motivo… Ebbene si, Alex è moooooolto sicuro di sé, Katie a quanto pare no… da che mondo è mondo gli opposti si attraggono, ma bisogna vedere che miscela ne esce… e complimentissimi, amicissima mia, sei stata la prima ad indovinare che la partita di Dan era l’obbiettivo di quel pazzo invasato di Stephen McNair! ^_________^ Ti voglio benissimissimissimo!! P.S.: …e se volessi aggiornare, qui c’è qualcuno che farebbe i salti di gioia… ^_____-

Lizzie: piccola, mi sono persa la Lizzie sotto un mare di clinex! *_____*  Eh eh… soddisferò la tua voglia di vedere la reazione di Ron al ragazzo di Katie, parola di scout! ^_____-  Per quel benedetto Jack, mi sa… diciamo che ti consiglio di continuare a seguirlo, quel ragazzone che in fatto di sentimenti tende a perdersi in un bicchiere d’acqua! ^____-  Tesoro, i complimenti fanno sempre piacere… non mi stancheranno mai, mi renderanno solo felice! Un bacione grande!

Pyros Ikari: grazie! I Malfoy non sono gente proprio simpatica, lo so… ma siccome il mondo è fatto anche di cattivi oltre che di buoni, direi che sono abbastanza utili. ^___-

Hiromi91: chissà se hai invitato la tua amica anche oggi! ^___- Accidenti, non ti è arrivata la mia risposta? Guarda, ti dico in breve che mi è piaciuto molto, molto carino e fantasioso quel finale, e bellissime le canzoni! Adesso bisogna vedere se davvero le cose andranno così… *.* Un bacio forte!

Cloudy: bravissima, tesorino, era proprio Dan il pettirosso di cui parlavano quei due invasati cattivoni! *.*  Eccolo qua Chad! Credimi, te lo ritroverai sempre fra i piedi, questo simpaticissimo metallaro dal cuore d’oro! E il figone stavolta ha fatto ancora di più il principe azzurro, ahi ahi… ^_______-  Tranquilla, adoro sia le tue che le recensioni di Daisy! Un bacione grandissimo!

Carol87: anch’io! ^_____^  Aspetta un attimo… *sunny strappa l’arma di mano a Jack* …ooh, ecco… dunque, certo che ti rispondo, tesoro! Allora, Amelia è alta ma non troppo (arriva più o meno al collo di Jack), molto magrolina di fisico (molta della sua insicurezza viene dal fatto che, a differenza delle bellone che frequenta il suo migliore amico, lei ha un bel sederino ma piccolo, e non è provvista di troppe curve), ha i capelli castani corti fino alle spalle e gli occhi color cioccolato… scuri scuri! E si, a differenza della maggioranza dei giovanotti e signorine della storia, Amelia è ancora beatamente vergine e si sente bene così com’è. Beh, sarei pronta a scommettere che per qualcuno farebbe volentieri uno strappo alla regola… ^____-  Bacissimissimi!

Avana Kedavra: grazie, tesorino! ^_____- E in tuo onore, in questo chap mocciosetti e vecchiacci al gran completo! ^_________- Baci baci baci!

Luna Malfoy: mi hai fatto troppo ridere… se non sto attenta pure va a finire che al posto di Steacy scrivo Barbie! XD  E hai proprio ragione… Miss Weasley in miniatura ce la stiamo decisamente giocando qua! Eh beh, il fascino dei Malfoy è indiscutibile… ^______- Perdona il ritardo, tesoro, colpa di quella scuolaccia schifosa di… ahem! ^_____^  Bacetti bacioni!

Saturnia: *sunny prende una pinzetta, si siede vicino alla sua amica e le sfila via tutte quelle spinacce cattive* ^___^  Vediamo un po’ cpsa posso dirti… mh, di sicuro non hai sbagliato quando hai parlato di trovare un antistress per la piccola Amelia… ^____-  Jack mi sa che ha un unico neurone in stile particella di sodio… magari lo fa funzionare, mai perdere la speranza! ^___- Simon eccolo qua, per Frank aspettati di ricevere direttamente a casa un paio di cesoie da giardino con tanto di fiocco rosso (omaggio della sunny) per fare ZAC là sotto, Quinn è tutta un numero, Katie è bella perché a volte è un po’ fuori dalla norma, e Alex… ohi ohi, il ragazzo è ben messo, mi rendo conto che odiarlo deve essere difficile… ^___^  E per quando è nato e in che circostanze, sarà lui stesso ad illuminarti d’immenso al momento giusto. Sai com’è, molto arrogantello il ragazzo… ^______^ Kissottissimi e dasvidania!

Daisy: tranquilla per le recensioni, tesoro! Uhm… Sirius e Remus dovrebbero essere… un po’ tanto vecchietti a questo punto! Non ce la faccio a descriverli col bastone e la dentiera! #________#  Poooovera piccola, ti ho sconvolto la vita amorosa! ^_________^  Succede, tesoro, poi ti farò seguire il programma di disintossicamento che facciamo anche noi altre… ^___-  Pensa un po’ che matte risate devi esserti fatta stavolta, quando quella peste di Alex si crogiolava… Katie è troppo fiduciosa, questo è il suo grande problema. Crede troppo nel bene, lo vede in tutti… *.*  Bacissimi grandi!

Eli: amore mio! Mi sono divertita tanto tanto in chat con te, aspetta che mi libero da questi compitacci e poi… yuhuuu! ^_____-  Sai che ce lo vedo Jack a spaccarsi la faccia davanti a uno specchio? *____*  La piccola Amelia ha avuto la sua consolazione stavolta, però… la vita è un’altalena! Quanto a Katie… esattamente, love, Katie è cresciuta piena d’amore e di serenità, per di più ha quelle strane capacità che influiscono sul suo carattere, e il mix ne fa venire fuori una ragazzina felice che vede il bene in tutti e ha fiducia che basti poco perché il mondo possa diventare un posto migliore… ma è moooolto vulnerabile, credi a me… sembra più sicura di quanto non sia in realtà (tieni conto di quale compagnia di fratelli e cugini l’ha circondata…^^) e soprattutto è ingenua all’ennesima potenza… e questo potrebbe essere molto, molto pericoloso… *.*  Quanto a Frank Famble, lo schifosone… *sunny lo afferra per la manica della maglietta e lo scaraventa giù dal balcone* …oh, decisamente meglio così! ^_______-  Ti voglio benissimissimissimo!!!

Alewen: hai detto proprio bene, Jack deve crescere un po’ e solo allora potrà accorgersi di quello che prova Amelia… altrimenti, spostato com’è pure combina qualche guaio! ^____- Bacioni!

Ale: amicissima ominima, ciao! Sono felicissima di averti coinvolto così tanto! E si, ce ne sono di gatte da pelare, e anche Alex avrà la sua, malgrado tutta quell’aria da macho… ^_____- Ron & co. saranno in forma più che mai, perché… *x* ops, non te lo posso ancora dire! Un baciotto grande!

Lady Numb: eh eh… si, tesoro, Jack è un gran bel figliolo… ma fa funzionare il cervellino solo a metà! Il fatto è che si pensa sempre che le cose siano scontate… -_____-  Il cosino morbido non sarebbe mai capace di saltare addosso al suo amico, è troppo timida… oddio, mai dire mai, però… ^____-  Ordinerò il monumento per Ron in settimana, tesorino, così potrai metterlo dove vorrai! ^____-  Ah ah ah!! Mi piace troppo immaginare la scena… con la mia amica che fa ingoiare i fiori a quel testone biondo di Alex! ^________^  Sei fortissima! Un bacio graaaaaaaaande!

Lilychang: grazie mille, sei molto gentile! Un bacio! ^___^

Fabry: …mi sa che la Steacy è sempre più in pericolo, se la prendi la metti in lavatrice! ^_____^  Però vedi, ogni tanto il tifo un po’ effetto fa… ^___- Baci baci baci schioccosi!

Blacky: …sai che si fa? Ti organizzo un bell’harem con tutti e sette imaschioni in questione tutto per te! ^________^  Certo, questo vuol dire cercare una sistemazione alle signore per qualche ora… *_____*  Un bacio grandissimo… e uno da ciascuno dei tuoi boys! ^_________-

ChantalReady: Rosy, tesoro! Ricevuta la mail? Corri a postare, amicissima, o te li ritrovi sotto casa i fan assatanati! Io per prima! Sempre se riescono a schiodarmi dal set dove mi trovo al momento, è chiaro… ^_____-  Eeeh, povera Amelia si… forse si renderà conto che deve prendere in mano la situazione, perché così non si può più andare oltre… *.*  Un bacio enorme gigante, ti voglio tanto bene!

Giuggy: amooore diciassettenne, ormai il momento si avvicina… sento già profumo di fanny!!! Ne hai fatte un centinaio, che per meno vengo lì e ti incateno alla sedia finchè non hai raggiunto la cifra? ^______^  Non temere per la piccola patatonzola… te lo ricordi quel piccolo segretuccio che ti ho spifferato? @_____@  … ci vuole ancora un bel po’ di tempo, però… ^______- Ti voglio benissimo, torna presto fra noi!

Lulu: ma grassie mille, tesoro! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto… i tuoi macho men (il figone e quello col prosciutto sugli occhi…^^) hanno fatto la loro apparizione… e la piccola Amy è stata un po’ più felice! Magari hai ragione tu… Susy l’idea dello svago gliel’ha data… adesso deve elaborare un po’ il concetto, pensarci su e decidere se le conviene… *.*  Per quanto riguarda Alex… *sunny fa scivolare distrattamente nella tasca del ragazzo in questione il numero di telefono della lulu* Bacissimissimi!

Dorothea: sei scusatissima, tesoro! E crepi il lupo! ^____^  Grazie mille per i complimenti, mi mettono sempre di buonumore! Un bacio forte forte forte!

Kaho-chan: benvenuta fra i recensitori, allora, è un onore! E mi fa piacere sentire che non sei rimasta delusa! Un bacione grande, e grazie! ^_____^

Lilyciuffetty: grazie tesoro! ^____^  Uhm, mi hai fatto venire un dubbio… ho sempre pensato che Ginny avesse gli occhi scuri (non ricordo dove l’ho letto…) ma per distrazione potrei aver detto il contrario in qualche altra fic… se è così, me lo segnali, per favore? Procedo subito alla correzione! Un bacetto forte!

Maga Magò: hola amicona! ^____^  Eh eh, Flambè lo odiano un po’ tutti… sai che ki piace un sacco chiamarlo così? ^_____- Quanto a Katie, decisamente beata lei… la natura è parte integrante dei suoi poteri speciali, ma tutto questo lei lo sa in parte… seguila, insieme a lei capirai bene che potenzialità ha veramente! ^____^ Bacissimi!

Oryenh: sei perdonatissima, tesoro! E ti chiedo perdono anch’io se non ho ancora letto la tua storia, ma purtroppo con questo schifo di scuola che mi tartassa quel po’ di tempo libero che ho avuto l’ho usato per scrivere questo chap! Appena finisco col super test, contaci che la leggerò! ^_____^  Ti adoro anch’io, e ti confermo un’ottima intuizione… vediamo se sarà valida anche stavolta, ma è cmq un’ottima intuizione! ^____-

Ginny: brava cucciolotta giallorossa, hai indovinato! Il titolo di questo chap è dedicato a uno dei miei film preferiti in assoluto, Il Gladiatore! *sunny si getta in ginocchio e bacia i piedi a Ridley Scott*  Rooooomaaaa…. ^______-  Guarda, visto che anche tu odi il greco hai vinto un premio speciale… una settimana in vacanza alle Hawaii con quel gran bel figliolo di Jack Weasley! ^_____-  Bacetti col gonnellino! ^___^

Alexys: maystrooooo!!!! *________*  Bentornato! Sai che è stata una sorpresa anche per me scrivere questa parte della storia? Chiamala ispirazione improvvisa! ^____^  Posso rassicurarti, la storia è già tutta completa nel mio cervelluzzo schizzato e folle… so già come andrà a finire, chi ci rimetterà la pelle, chi no… e dovrebbe venire bella lunghetta, direi… qualcosina meno di trenta chaps, ad occhio e croce. Se mi interessa lo spagnolo??? Amigo, la tua allieva sta sempre qui! Hasta luego e besitos! ^______-

Cerlyn: grazie cara! Anche a me quella scena piace molto! Un bacio forte! ^____^

Judie: love! Scusami infinitamente con la Sery, ho dovuto sospendere quasi tutte le attività di tempo libero per questo super test di storia del 28, e nei ritagli di tempo ho cercato di aggiornare… così non ho più potuto leggere la sua storia! ç____ç  Prometto che mi farò perdonare! Quanto a quella povera pollastrella tenera di Katie, che sta proprio rosolando alla grande… speriamo in una redenzione di Alex, Mr Odioso e Bellissimo… si accettano scommesse! ^____^ Bacissimissimi… e aggiorna presto quel capolavoro che stai scrivendo!

Giulietta89: anch’io sono ansiosa di dedicarmi a Jack e Amelia! ^____^  E ti assicuro che vedrai la reazione di Ron ad Alex, prima o poi lo vedrai… ^_____- Un bacione!

Sibillara: viva l’onestà, amica, è vero… Alex è decisamente un tipo sexy! ^_____-  Ah, quante altre volte li vedrai così arrabbiati Harry e Ron… *.*  Un bacio forte, e grazie!

Vega: amorino, come ti capisco! Noi per il 28 abbiamo questa prova di storia… sui programmi di tutto il tirennio! ç____ç  Cara, cara ragazza… l’unica a cui ha fatto un po’ di tenerezza Jack, che è stato meritatamente maltrattato… ma io dico che avrà modo di riscattarsi… ^_____-  E come sempre ci azzecchi, amicissima: Alex è un furbastro spaventoso, si diverte a far credere cose che poi non fa… o a non far credere cose che poi fa! …che scioglilingua! ^_____^ Ti voglio benissimo, love! E farò in modo di spedirti Frank per pacco postale, così me lo rimandi a rate… ^_____-

Lilith: ma benvenutissima! ^___^  Ti ringrazio moltissimo, spero di continuare a tenerti appiccicata allo schermo! Un bacione!

 

 

ma quanto adoro questi elenconi di ringraziamenti! Ho recentemente menzionato che vi adoro? *________*  E prima di lasciarvi, un paio di notizie al volo: innanzitutto grazie a Eli per avermelo ricordato, i Visi Noti di FMI sono nel Sottoscala come al solito. E poi, un consiglio sentito: correte a leggere l’ultima grandissima intervista che ha scritto Kim, i cui protagonisti sono niente meno che… Miss Katie Weasley e Mr Alexander Malfoy in persona! ^______-  Ci si vede la prossima volta (speriamo prima!) con “Tutto sta cambiando”. Besitos a tutti! ^3^

 

Sunny

 

P.S.: cliccare sulla scritta blu qua sotto è uno sport che le dita amano molto, lo sapevate? ^______-

 

 

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Capitolo 6
*** Tutto sta cambiando ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 5: TUTTO STA CAMBIANDO

 

 

 

You say you wander your own land
But when I think about it
I don't see how you can
You're aching, you're breaking
And I can see the pain in your eyes
Says everybody's changing
And I don't know why

                                               Everybody’s Changing, Keane

 

 

***************

 

 

Alex smise di fischiettare quando finalmente il quadro della Signora Grassa si aprì e fu Katie ad uscirne. Era in ritardo, avevano deciso di fare colazione insieme ma al tavolo dei Grifondoro non si era vista… la sua amica intraprendente gli aveva detto che aveva ricevuto un gufo molto presto, perciò forse era quello il motivo del suo ritardo.

 

E quando la vide, Alex si rese conto che non doveva aver ricevuto buone notizie. Era pallida e camminava distrattamente, senza alzare gli occhi da terra. Lui la trattenne per un braccio. “Ehi, qualcosa non va?”

 

Katie lo guardò come se lo stesse vedendo per la prima volta, e si passò una mano fra i capelli con fare teso. “Mi ha scritto mia mamma… ieri mio cugino Dan, quello che gioca come cercatore, ha avuto un incidente… non tanto casuale.”

 

Alex si accigliò. “Cioè non è stato un incidente?” Prudenza non è una parola del tuo vocabolario, eh Stephen?

 

Katie scosse la testa. “La sua scopa è impazzita all’improvviso e l’ha fatto precipitare. Mamma dice che aveva il malocchio.”

 

“E lui come sta?”

 

“Per fortuna niente di grave, si è solo rotto un braccio.”

 

Alex sospirò. “Stanno già indagando su quello che è successo?”

 

Katie scrollò le spalle. “Immagino di si… mamma è stata molto vaga, ha detto di non preoccuparsi… però io non mi sento affatto tranquilla. Se chi ha fatto questo voleva uccidere Dan, di sicuro ci riproverà.”

 

Purtroppo, biondina, il tuo cervello funziona nel modo giusto… ci sei andata vicina… “Nah… ora lo beccherebbero, gli conviene restare fermo dov’è.”

 

“Non lo so… non mi convince.”

 

Alex inarcò le sopracciglia. “Cosa non ti convince?”

 

Katie guardò fuori dal vicino finestrone con aria triste. “L’aria… è tesa.”

 

Alex esitò… a volte dimenticava fin troppo facilmente che l’ingenuità di Katie non era stupidità. “Non è che sei tu ad essere troppo tesa?”

 

“Si, è vero, sono molto tesa. Ho fatto dei sogni strani, ho dormito male, non riesco a…”

 

Alex la interruppe nel modo più elementare possibile… con un bacio. La sentì irrigidirsi per la sorpresa, ma un attimo dopo si rilassò… socchiuse le labbra, perfino. Alex nella sua mente sorrise, mentre le prendeva il viso fra le mani per accarezzarglielo. Era così inesperta… era tenera, tutto quello che faceva lo faceva per istinto, si capiva lontano un miglio che non doveva aver avuto molti ragazzi. Come maschio, lui potè sentire il suo petto gonfiarsi di orgoglio… essere il primo ad insegnarle queste cose lo faceva sentire dieci volte più fiero di sé. E poi, visto l’esemplare in questione, non gli dispiaceva neanche un po’ allenarla.

 

“Uhm…” Katie rimase leggermente stordita dopo quel bacio, e sbattè gli occhi per un attimo prima di allungare leggermente le labbra in una piccola smorfia adorabile che fece sorridere Alex.

 

Lui le accarezzò ancora la guancia. “Io non ho il tuo potere per aiutarti… però vorrei starti comunque vicino, se me lo permetti.”

 

Lei si fece scappare un sorrisetto incredibilmente tipico di tutti i Weasley. “Non è un modo malvagio per starmi vicino…”

 

Alex rise e si chinò di nuovo su di lei, felice di vedere di nuovo i suoi occhioni azzurri allegri e vispi. Le fece scorrere le labbra lungo la guancia in un modo che la fece rabbrividire, le sfiorò appena le labbra con le sue, e poi…

 

“Ehi Katie, hai letto cosa dice il giornale di tuo cugi…oh, scusate…” la ragazza di Corvonero con un giornale in mano si bloccò subito quando vide cosa aveva interrotto.

 

Katie s’inumidì le labbra e rivolse un piccolo sorriso avvilito ad Alex, quindi si voltò. “Dimmi, Hellen.”

 

“…mi dispiace tanto…”

 

“No, non ti preoccupare. Cosa volevi chiedermi?”

 

Alex le strizzò un occhiolino e si avviò lungo il corridoio, pensando che avrebbe dovuto parlare un po’ con Anthony quanto prima a proposito di una serie di cosette… tipo, per esempio, la sua ricompensa per quella missione. Lestrange gliene aveva promessa una. Beh, aveva appena deciso quale doveva essere.

 

 

***************

 

 

Amelia evitò con un saltello la gigantesca cacca di drago – l’ennesima ammassata nel grande campo verde – e sorrise fra sé e sé. Le avevano detto che poteva trovare Simon con Celeste, e questo le aveva fatto ricordare una cosa che le aveva raccontato Mel: un episodio simile, in cui a lei avevano detto che il suo futuro sposo si trovava in compagnia di una certa Lin-Ling, facendole venire una crisi di gelosia in piena regola, e alla fine aveva scoperto che Lin-Ling non era altro che una femmina… di drago.

 

E infatti Simon era in piedi in mezzo a una grande vallata verde recintata, e stava accarezzando quello che Amelia riconobbe come un cucciolo di drago – non era alto più di tre metri.

 

“L’allevatore dell’anno ha un momento per la sua amica che lo ama alla follia?”

 

Simon fece un sorriso furbesco, molto simile a quello di sua madre. “L’allevatore dell’anno ha sempre tempo per la sua amica più cara.”

 

Amelia si appoggiò coi gomiti al recinto e sorrise allegramente. Le piaceva vedere Simon nel suo elemento, era uno spettacolo di armonia; tanto per cominciare si capiva perfettamente perché lui era sempre più abbronzato di tutti gli altri: lavorava tutto l’anno all’aria aperta, al sole, e tranne che d’inverno gli piaceva usare semplici canotte o a volte neanche quelle, perché si sentiva più libero. Mel una volta le aveva confessato che ci perdeva la testa quando lo vedeva così, sereno, libero, felice del suo lavoro, col tatuaggio del drago che spiccava sulla schiena e le lentiggini sparse un po’ per tutto il corpo. E beh, c’è da capirti, Mel…, pensò divertita Amelia.

 

“Amely, ti presento la mia cocca… la piccola Celeste.” Simon accarezzò il dorso del drago, che sembrò gradire. “Celeste, lei è Amely.”

 

Amelia annuì. “Piacere.”

 

Celeste emise uno sbuffo, e Simon si voltò a guardarla. “Celeste è abituata a salutarle da vicino le persone.”

 

“Non mi pare il caso…”

 

Simon rise. “Avanti, fifona, ci sono io qui.”

 

“Se mi brucia i capelli, ti riterrò personalmente responsabile.” Amelia scavalcò il recinto e si avvicinò lentamente.

 

“E’ ancora troppo piccola per sparare fuoco a destra e a sinistra, Amely. Celeste non ha più di tre giorni.”

 

“Beata lei che è già così alta.”

 

Simon le prese la mano e l’avvicinò al muso del piccolo drago. “Dai, falle una carezza.”

 

Amelia sobbalzò quando vide uno sbuffo di fumo uscire dalle grosse narici del drago. “No, no, aspetta…”

 

“Shh, i rumori violenti le danno fastidio… stai ferma, non ti fa niente.”

 

“…e che sta facendo?”

 

“Ti annusa.” Simon appoggiò le mani sui fianchi. “Per i draghi l’odore dice tutto… basta quello e capiscono al volo se si possono fidare di te.”

 

Amelia rimase immobile e trattenne il fiato… finchè Celeste non le urtò la mano col muso, e lei capì che voleva essere accarezzata. “Bella…” Amelia l’accontentò, e scoprì che le piaceva sentire sotto le mani la pelle di drago. Incredibile come degli esseri apparentemente così spaventosi poi si rivelassero così docili e mansueti.

 

“Visto, le piaci.” Disse fiero Simon.

 

“E’ tenerissima.” Rispose sorridente lei.

 

“E’ un’adorabile piccola peste.”

 

Celeste singultò un paio di volte e si tirò su dritta… e un secondo dopo fece quello che si rivelò essere uno starnuto, sputando una fiammata sull’albero che stava lì davanti.

 

Simon rise vedendo la faccia spaventata di Amelia. “Sto cercando di insegnarle a comportarsi, ma mi sa che ci vorrà un bel po’ di lavoro.” Le spiegò, spegnendo con un colpo di bacchetta l’incendio sull’albero.

 

“Non ti invidio.” Replicò Amelia, arricciando il naso.

 

Simon scrollò le spalle. “Che ci fai da queste parti?”

 

Amelia si sedette sulla trave più alta del recinto. “Ho bisogno di parlare col mio amico più intelligente.”

 

“Uh.” Simon accarezzò il dorso di Celeste, che si accovacciò ai suoi piedi. “Puoi dirmi tutto senza preoccuparti, non credo che Celeste andrà in giro a raccontare i fatti tuoi.”

 

Amelia sorrise per un attimo. “Anche perché l’argomento in questione è top-secret.”

 

“E come mai qualcosa mi dice che riguarda mio fratello?”

 

“Secondo te sta diventando evidente?”

 

Simon fece una smorfia. “Solo quel salame di Jack può essere così cieco da non vedere come lo guardi. Ma stai tranquilla… hai un autocontrollo invidiabile e sei circondata da rimbambiti, nessuno si è accorto di niente. Ancora.”

 

“Sei schifosamente intuitivo e deduttivo, fai paura.”

 

“Noi geni incompresi…”

 

“Adesso ti faccio una domanda da genio.” Amelia inspirò profondamente. “Rispondimi sinceramente, ok?”

 

“Spara.”

 

Amelia esitò. “Esiste una possibilità che si smetta di essere innamorati di qualcuno che si ama alla follia?”

 

Simon arricciò il naso. “Tecnicamente no.”

 

Amelia sospirò e abbassò lo sguardo. “Appunto.”

 

“Esistono tre soluzioni relative, il risultato non è assicurato ma tentar non nuoce.” Simon si grattò il naso. “Prima: ti prendi un anno sabbatico e ti allontani per un po’… ma personalmente sconsiglio questa opzione, è la meno valida.”

 

“…e la seconda?”

 

“Gli dici tutto.”

 

Amelia scosse la testa. “No, è fuori discussione. La nostra amicizia è troppo importante, non lo metterò nelle condizioni di fare una scelta simile.”

 

“Jack è un uomo adulto, e sarebbe anche ora che mettesse la testa a posto e capisse cosa vuole fare veramente della sua vita. Non puoi continuare a proteggerlo da se stesso all’infinito, prima o poi ci sbatterà il muso contro e gli farà molto, molto male.”

 

Amelia guardò un punto lontano davanti a sé, beneficiando dell’effetto del venticello fresco contro il viso e fra i capelli. “Qual è la terza possibilità?”

 

“Esci con un altro.”

 

“Ma come faccio…”

 

“Lo fai, esattamente come tutte le ragazze normali che troncano una storia.” Simon sospirò. “Amely, sei una ragazza molto bella e interessante, hai tutti i numeri per costruirti una storia d’amore come la sognano tutte le donne. Devi fare una scelta, e hai le palle abbastanza solide per farla. Hai deciso di non dire niente a Jack, ma questo non deve fare di te una martire… non ha senso e non è affatto giusto. Se rinunci a lui allora basta, volta pagina e pensa alla tua vita.”

 

Amelia s’inumidì le labbra e fece un sorriso timido. “Una mia amica vuole presentarmi un ragazzo.”

 

Simon le sorrise. “Ottimo.”

 

“E’ un po’ più grande.”

 

“Di quanto?”

 

“Ha quasi otto anni più di me.”

 

“E’ una differenza accettabile, e poi non è scritto da nessuna parte che te lo devi sposare.”

 

Amelia annuì, e si strinse nelle spalle. “Magari mi ci trovo bene.”

 

“Magari è un gran fustaccio.”

 

“Magari è un tipo in gamba.”

 

“Magari risveglia la pornodiva che c’è in te.”

 

“Magari ha i capelli rossi.” Lui la guardò male. “Ok, ok… magari è castano.”

 

Simon sorrise sornione. “Quelli sì che sono roba di qualità.”

 

Amelia rise e scosse la testa, poi però si morse le labbra, assalita nuovamente dai dubbi. “E se non mi piace?”

 

“Te ne scelgo io uno all’altezza.” Simon le fece un occhiolino. “Come vedi, cadi sul morbido.”

 

Amelia fece una faccia buffa. “Ricordami perché non mi sono innamorata di te dal primo istante in cui ti ho visto.”

 

Simon fece una smorfia esilarante. “Non chiedermelo perché non lo so, fatto sta che ti sei scelta il fratello scemo.”

 

“E’ vero.” Fece ridendo Amelia. Forse Simon aveva veramente ragione… a malincuore, ma il tempo di cambiare le cose era proprio arrivato. “Allora… devo proprio arrendermi, eh?”

 

Simon provò un gran senso di tenerezza a vederla in quello stato, e le diede un pizzicotto sul naso. “Amely, tu sei padrona di te stessa, in qualunque momento puoi decidere di parlare con Jack e dirgli la verità… ma visto che per ora non ne vuoi sapere, almeno cerca di svagarti un po’. Stai buttando via i migliori anni della tua vita, è un peccato. Sei tutta casa e lavoro, finirai per ammuffire prima dei trent’anni.”

 

Amelia arricciò il naso all’idea e annuì. “Sto diventando proprio patetica… è veramente ora di girare pagina.”

 

“Ooh, questo è lo spirito giusto.” Simon le diede una pacca sulle spalle. “Impara il tuo nuovo mantra: sono una donna, non sono una santa.”

 

“Sono una donna, non sono una santa.” Ripetè Amelia, sorridendo. “Sono una donna, non sono una santa. Sono una donna, non sono una santa.”

 

“Così!” la incitò il ragazzo, ridendo nel vedere che lei ci aveva preso gusto.

 

“Sono una donna, non sono una santa.” Continuò a ripetere allegramente Amelia, mentre si alzava e gli scompigliava i capelli. “Sono una donna, non sono una santa.”

 

Simon rise della grossa quando la vide urlare il suo nuovo mantra a gran voce per tutta la vallata, e soprattutto lo fece piegare in due la faccia che fece Mel, che stava arrivando proprio in quel momento, quando Amelia le strillò felicemente quella frase prima di stamparle un bacio sulla guancia e andare via.

 

“Ma…” ridendo anche lei, Mel continuò a guardarsi alle spalle. “Che le hai fatto?”

 

“Il mio contributo per la fauna da salvare.”

 

Mel scoppiò a ridere e gli passò le braccia attorno al collo, abbandonandosi con piacere a un bacio dolce e soprattutto molto desiderato… era tutta la mattina che andava in giro, e non aveva fatto altro che desiderare di andare a trovare il suo amatissimo futuro sposo, che in quel momento era più bello e solare che mai. “Mmh… quanto sei bello oggi, cos’hai combinato?”

 

Simon sorrise vispo contro le sue labbra. “Ti riferisci alla pettinatura? Ho provato un nuovo parrucchiere, lo devo fare anche il giorno prima del matrimonio. E’ pure economico… basta che ti metti con la testa nei paraggi della bocca di questa giovanotta qua sotto, e il gioco è fatto.”

 

Mel ridacchiò e accarezzò il muso curioso del piccolo drago che si era praticamente attaccato ai pantaloni di Simon. “E meno male che non te li ha bruciati tutti, questi capelli… in determinate circostanze mi sarebbero un po’ mancati…”

 

Simon le strizzò l’occhiolino. “Ah, ecco… solo i capelli ti mancherebbero? Celeste, amore, bruciami pure tutto il resto, la mia futura moglie mi ha appena detto che basta che ha i capelli…”

 

Mel rise e gli diede uno schiaffetto sul braccio, felice quando lui l’avviluppò nel suo abbraccio. “Quanto mi piaci quando sei qui…” gli sussurrò piano, accarezzandogli la nuca. “Sembri una parte di questo mondo cristallino.”

 

Lui per tutta risposta le rubò un piccolo bacio. “Molla il lavoro, ti faccio assumere qui in tre secondi.”

 

“Ma amore, che cosa ci farei qui? Un book ai draghi?”

 

“Beh? Non sarebbe una buona idea? Sono molto fotogenici, sai.”

 

Mel rise e gli appoggiò la testa sulla spalla. “Accidentaccio a quanto sono innamorata di te, signor Weasley… vorrei farti piccolo piccolo e metterti in una tasca, così riuscirei ad averti sempre con me. Non esiste un’altra persona che mi faccia sentire come fai tu… sei la persona più speciale di questa terra, e io non so chi devo ringraziare per averti meritato.”

 

Simon sorrise e le accarezzò lentamente i capelli, baciandole la fronte e tenendola stretta fra le sue braccia allenate. “Non sarei così speciale se non ci fossi tu vicino a me… non lo sai che accanto ai grandi uomini ci sono sempre grandi donne?”

 

Mel gli baciò la spalla e gli accarezzò il braccio. Una strana sensazione lungo la gamba la spinse ad accigliarsi. “Amore?”

 

“Mh?”

 

“Ma sei veramente un mago… come fai a farmi piedino mentre sei in piedi?”

 

“Tesoro, quella è la lingua di Celeste.”

 

Mel sussultò e arretrò bruscamente fra le risate, sue e del suo ragazzo. “Ma noo…”

 

Simon, ancora ridendo, accarezzò il muso del piccolo drago e con un paio di pacchette gentili le fece cenno di tornare nel recinto. “E’ buongustaia, la ragazza.”

 

Scuotendo la testa e ancora ridendo, Mel tornò ad avvicinarsi e a occupare il suo posto fra le braccia del suo amore. “Piccolo, ti ricordi che dobbiamo andare a vedere i mobili per la camera da letto domani, vero?”

 

“Naturalmente.” Simon le fece scorrere un dito lungo il naso. “E ora che ci penso, potremmo anche cominciare a sgombrare qualche scatolone nella casetta.”

 

Mel perse qualche secondo in più a sorridere felice… ogni volta che pensava alla loro casa, piccola e confortevole e soprattutto in attesa di loro, sentiva il cuore mancarle un battito. “Lo faremo… prima la dobbiamo inaugurare, no?”

 

Simon rispose all’occhiolino con uno dei suoi. “Tu aspetta che riesco a trovare un angolo un po’ più pulito.

 

“A proposito di pulizia.” Mel fece il broncio. “Ho dovuto disdire la prenotazione per la torta… la mia collega Jennie mi ha detto che quella pasticceria ha una pessima fama in quanto a catering, e il nostro matrimonio deve essere perfetto, perciò…”

 

Simon scrollò le spalle. “Con tutta la buona volontà, amore, queste sono cose che puoi vedere più con mamma che con me.”

 

“Però la torta la dobbiamo scegliere insieme… non abbiamo ancora deciso cosa metterci sopra.”

 

Simon si accigliò. “Gli sposini di plastica, no?”

 

“Non sono più belle le rose?”

 

“Vuoi scherzare? I pupazzetti sono impagabili.”

 

Mel rise e annuì. “Va bene, vorrà dire che chiederò di infilarci vicino qualche bocciolo di rosa, ok?”

 

“Ottimo.” Simon si chinò per un altro bacio… e colse l’occasione per accarezzarle la schiena. Adorava la sensazione di completezza che gli dava la presenza di quella ragazza. “Mmh… uno di questi giorni facciamo filone e ci barrichiamo nella casetta per dodici ore di fila.”

 

“Sono assolutamente d’accordo con te.” Mel gli diede un piccolo bacio sulla punta del naso. “Senti un po’, bell’uomo… ci sei andato dal sarto per il vestito, si? E’ quello che ti ha consigliato papà, è il migliore…”

 

Simon fece una smorfia e si grattò la nuca. “Qua mi sa che abbiamo un problema bello grosso.”

 

Mel sbattè gli occhi. “Perché?”

 

“Tu lo sapevi che era… un po’ gay?”

 

Mel scrollò le spalle. “Si, e allora? E’ un professionista, il migliore nel suo campo…”

 

“Ah, non lo metto in dubbio, però…” Simon trattenne una risata. “Si è preso una ricca sbandata per Jack.”

 

Mel scoppiò a ridere. “Ma dai, che male può fare, è innocuo…”

 

“Vallo a raccontare a Jack.” Fece ridendo Simon. “E’ ancora sotto shock per la mano che si è ritrovato sul sedere.”

 

 

***************

 

 

“Julie? Sei qua?”

 

Chad entrò a fatica attraverso la botola e salì sulla soffitta – per fortuna non particolarmente polverosa – di casa Potter, facendo bene attenzione a non inciampare nei bauli… in particolar modo in quelli con il nome di Harry.

 

Julie, che era seduta vicino alla finestrella, si voltò e gli sorrise. “Ehi, non pensavo che venissi.” Gli disse, scansandosi il ciuffo di capelli ramati che le era scivolato giù dalla treccia francese.

 

Chad si inginocchiò a terra vicino a lei e le stampò un piccolo bacio sulle labbra invitanti. “Sono passato a salutare Dan… tua madre lo sta leggermente soffocando di attenzioni qua sotto, sai?”

 

Julie sorrise e annuì, continuando a fare quello che stava facendo… incollava fotografie su un libro piuttosto spesso.

 

Chad inarcò un sopracciglio. “Ma che fai?”

 

“Sto preparando un regalo che voglio dare a Simon prima del suo matrimonio.” Julie incollò con estrema cura una foto su una pagina bianca. “E’ un album con un sacco di foto su di noi… c’è un po’ tutta la nostra vita qui.”

 

“Ah si?”

 

“Si.” Julie annuì. “Simon sta per entrare in una fase molto importante della sua vita, da ragazzo a uomo di casa a tutti gli effetti… voglio che si ricordi sempre di quanto è importante per noi, e di quanto tutti noi siamo sempre a sua disposizione. Non deve temere di assumersi tutte le responsabilità sulle sue spalle così, dalla sera alla mattina. Sai com’è… potrà anche essere pronto per sposarsi, ma per me resterà sempre il mio cuginetto coccoloso.”

 

“E’ un bel pensiero.” Chad si sporse in avanti per sfogliare il librone. “Accidenti, ce ne sono un bel mucchio…”

 

“L’ho quasi finito.” Fece orgogliosamente lei. “Ci lavoro da un mese.”

 

Chad sfogliò le prime pagine, soffermandosi con curiosità su tutte le foto più interessanti. Una delle più carine era senz’altro quella in cui c’erano Simon e Julie, ancora molto piccoli e coi grembiulini dell’asilo addosso, che si tenevano per mano e salutavano allegramente… finchè non piombavano Jack e Dan cominciando a fare boccacce e smorfie varie, e Julie li cacciava via a suon di botte ricambiate. La sequenza terminava con Simon, che si succhiava beatamente il pollice e guardava gli altri coi suoi grandi occhioni nocciola.

 

“Era il suo primo giorno all’asilo.” Julie sorrise intenerita. “Sembrano secoli fa.”

 

Chad continuò ad osservare le foto. In una altrettanto bella il paesaggio era una funivia imbiancata dalla neve, e man mano che passavano le grosse sedie quelli che ci stavano seduti sopra salutavano gioiosamente. Così cominciarono Hermione e Ginny, poi toccò a Ron e Simon, quindi a Harry e Julie, e infine fu la volta di Dan, Jack e Amelia, che più di dodici anni non potevano avere, e che si stavano sbellicando dalle risate per qualcosa. Dan tirò via il cappello dalla testa di Amelia, che fece per riprenderselo ma fu agguantata alle spalle da Jack, e Dan ne approfitto per farle il solletico nel collo senza pietà. Tutti avevano gli scii ai piedi, ed erano imbacuccati per bene con sciarpe, cappelli e guanti.

 

“Il Natale più divertente che abbiamo mai passato.” Gli spiegò Julie. “In Norvegia a sciare. Sapessi che cadute…”

 

“Immagino.” Disse divertito Chad. In effetti era piacevole guardare quell’album di foto… la famiglia di Julie era davvero bella.

 

“Guarda questa.” Lei gli indicò una foto in cui Jack e Simon erano tutti tirati a lucido, e stavano in piedi su due sedie per farsi vedere così eleganti. Jack passò furtivamente una mano dietro la nuca del fratello per mimargli un paio di corna, Simon se ne accorse e rispose con una sberla netta, e da lì pugni e calci finchè non caddero entrambi dalle sedie. Sullo sfondo si vedeva sopraggiungere rabbiosamente Ron – anche lui elegantissimo e con un fagottino bianco in braccio – che mentre aiutava i figli a rimettersi in piedi urlava qualcosa in toni duri.

 

Chad scoppiò a ridere. “Questa poi…”

 

Julie annuì ridendo. “La mattina del battesimo di Katie.”

 

“Ma litigavano sempre, eh?”

 

“No, si ammazzavano sempre.” Julie fece un sorriso divertito. “Ma Jack e Simon sono così, quello è il loro modo di dirsi che gli vogliono bene.”

 

Chad le restituì l’album. “E’ un regalo molto carino, a Simon piacerà molto.”

 

Julie si guardò allegramente la sua creazione. “Qualche volta crescere spaventa… i bei momenti passati insieme aiutano a superare qualche piccola crisi. Allontanano il malumore e la tristezza.”

 

Chad tirò su col naso e si accigliò. “Quando perderai questo vizio?”

 

“Quale vizio?”

 

“Quello di avere paura del futuro.” Chad sospirò, scansandosi senza grazia il ciuffo blu dagli occhi. “Di sicuro tuo padre ha un carattere difficile e una doppia dose di gelosia paterna, però dovresti essere tu a fare qualcosa.”

 

Julie fece tanto d’occhi. “Io?! Ma se glielo dico sempre…”

 

“Che cosa gli dici, eh?” Chad scosse la testa con una smorfia. “Gli hai sbattuto in faccia questa nostra storia più come un colpo di testa che non come un progetto serio… devi essere più forte, più sicura di te, altrimenti che fiducia vuoi comunicare?”

 

Julie aprì la bocca un paio di volte. “Perché metti sempre in dubbio il mio atteggiamento?”

 

“Perché tu sei cresciuta, Julie… dici che non vuoi essere trattata come la bimba di casa, ma sotto sotto ti fa sentire sicura e ti piace. Fare un salto nel mondo scombinato delle persone adulte ti spaventa ancora.”

 

“Questo non è vero. Io ti ho sempre dimostrato di poter cambiare tante cose nella mia vita, e di saperlo fare anche bene…”

 

“Perché non hai parlato decentemente con tuo padre di noi? Perché non gli hai spiegato le nostre intenzioni? Perché non hai ancora affrontato un discorso serio e maturo sul fatto che sei cresciuta abbastanza da fare le tue scelte?”

 

Julie scattò in piedi. “Neanche farmi tutte queste pressioni è giusto, però! Che cosa pretendi, che ora che Dan è appena stato dimesso dall’ospedale io prendo mio padre, gli faccio un bel sorriso e gli dico che me ne vado di casa?!”

 

“Io ti avevo detto di farlo prima.”

 

“Beh, sai che ti dico? Sono stanca di sentirmi sotto pressione, è meglio chiarire una cosa qui: mio padre sta attraversando un brutto periodo, e non sarò io a dargli un altro pensiero… gli parlerò bene di noi, certo che lo farò, ma nei miei modi e nei miei tempi, è chiaro?”

 

“Tanto non c’è bisogno che te lo faccia notare io, sei intelligente abbastanza da sapere che ti stai nascondendo dietro il dito. Ma va benissimo così.” Le rispose seccamente Chad. “Però ricordati che finchè non avrai chiarito le cose, scordati la casa insieme. Non sono abituato a fare le cose per ripicca.”

 

“Bene.” Replicò asciutta Julie. Forse Chad aveva ragione sotto certi aspetti… ma la sua impazienza e la sua irruenza complicavano troppo la situazione. Avrebbero dovuto cambiare entrambi molte cose dei loro atteggiamenti se volevano costruirsi davvero un futuro insieme.

 

 

***************

 

So little time
Try to understand that I'm                                       
    
Trying to make a move just to stay in the game
I try to stay awake and remember my name
But everybody's changing
And I don't feel the same

                                               Everybody’s Changing, Keane

 

***************

 

 

Alex ringraziò il barista e tornò al tavolo di Katie con le due burrobirre in mano. “E’ proprio carino questo posto.” Le disse mentre si sedeva.

 

Katie assaggiò la sua burrobirra. “L’hai detto anche di Florian, di Mielandia e dell’ufficio postale. Alexander Templeton, devo dedurre che Hogsmeade ti piace?”

 

Alex sorrise dietro il suo bicchierone e annuì.

 

Katie ridacchiò. “E pensare che neanche ci volevi venire.”

 

“Credevo che non fosse poi un granchè… sai com’è, conosco più l’Ungheria che l’Inghilterra.”

 

Katie si scansò i capelli dalle spalle. “Conosci Londra?”

 

“Non molto.”

 

“Ti ci devo portare, allora. Ti piacerà.”

 

Alex le prese una mano nella sua. “Mi piacerà visitarla con te.”

 

Lei gli sorrise in risposta. “Questo mi fa venire in mente che non ti ho ancora chiesto una cosa…”

 

“Cosa?”

 

Katie si sporse in avanti e si appoggiò sui gomiti. “Io e te… stiamo insieme adesso?”

 

Alex le fece scorrere un dito lungo il naso, quindi le prese delicatamente il viso fra le mani e la baciò. Chissà se un po’ delle potenzialità di Katie si liberava anche nei suoi baci… perché ogni volta che aveva questo genere di contatto con lei, dopo si sentiva molto meglio. Tanto che smettere poi era una vera seccatura… anche se ne valeva la pena, visto che gli piaceva da morire arretrare e vedere lei con gli occhi socchiusi e l’aria di chi aveva voglia di essere ancora baciata. “Questo risponde alla tua domanda?”

 

Katie fece un sorrisetto furbo e sbattè gli occhi. “…mmh… non lo so, il concetto non è chiaro, puoi ripetere?”

 

Alex ridacchiò e l’accontentò più che volentieri. E quando la mano sottile di lei gli scivolò fra i capelli, il ragazzo rabbrividì. Buffo, Katie non aveva la metà dell’esperienza di Vera, eppure era appena riuscita a strappargli un brivido che normalmente Vera si guadagnava solo dopo un bel po’ di…impegno.

 

Katie si tirò indietro e sorrise. “Mi piace il tuo modo di spiegare le cose.”

 

Alex rise e sorseggiò un po’ di burrobirra dalla sua bottiglia. “Cosa facciamo adesso?”

 

“Voglio portarti a vedere la Stamberga Strillante.” Katie si passò un ricciolo dietro l’orecchio. “E’ un posto molto particolare, pieno di mistero e di racconti strani. Molti dei quali hanno a che vedere con le avventure dei miei genitori e dei miei zii quando erano a Hogwarts. So che ti piacciono questo genere di storie.”

 

“Altrochè. Poi se sei tu a raccontarmele…”

 

“Sai che i miei fratelli la usavano come nascondiglio privato? Ci hanno nascosto un’infinità di cose là dentro, magari ci troviamo anche qualcosa di interessante…”

 

Alex si accigliò. “Nascondiglio privato? Un posto dove la gente va a fare giretti turistici?”

 

Katie scosse la testa. “La Stamberga Strillante è chiusa al pubblico, ci puoi arrivare solo usando un passaggio segreto sotterraneo. Simon mi ha detto che quando Hogwarts è stata ricostruita hanno lasciato le stesse fondamenta del vecchio castello, perciò è bastato corrompere papà e zio Harry… e hanno trovato un’infinità di cunicoli che portano all’esterno.”

 

“Ho capito.” Alex fece un sorrisetto. “E dì un po’, che ci facevano in un posto così segreto?”

 

“Alt, stop, ferma tutto.” Katie alzò le mani. “Non voglio sapere che ci facevano Jack e Simon là dentro, così come non voglio sapere cosa fanno mamma e papà… mi imbarazza pensarli… in quel modo lì.”

 

Alex sorrise e le accarezzò una guancia morbida. Katie era di un’innocenza e di una purezza disarmante, i suoi occhi limpidi erano lo specchio della sua anima dolce e sincera.

 

E dovresti anche cominciare a lavorarci su quest’anima da angelo, genio, altrimenti ti ritroverai in ritardo con la tabella di marcia…

 

Comunque non sarebbe successo niente se per quel giorno rimandava la missione, in fondo cos’erano ventiquattro misere ore… era in anticipo sulle previsioni, non c’era bisogno di correre inutilmente. Così Alex decise di reprimere in fondo al suo animo i pensieri negativi… incredibile come fosse facile ignorare la voce petulante di Stephen quando era alla presenza di quella ragazzina.

 

Katie fece un gran sorriso contro le sue labbra e gli accarezzò la guancia. “Mi piace parlare con te… mi sento capita, mi sento a mio agio… non mi succede spesso.”

 

“A me piace ascoltarti.” Alex le strizzò un occhiolino. “E non solo.”

 

Katie alzò gli occhi al cielo con un sorriso, e poi controllò l’orologio. “Ehi, avrei una mezza idea per stasera, se sei d’accordo.”

 

Alex finì la sua burrobirra. “Vai con la proposta.”

 

“Oggi qui a Hogsmeade si festeggia l’Autunno, lo fanno con una fiera e una festa… è molto divertente e si fanno un sacco di cose, si gioca, si balla, si canta, si mangia tanto e bene…”

 

“Sembra una bella idea, ma come la mettiamo con Hogwarts e il coprifuoco…?”

 

Katie curvò le labbra in un sorrisetto furbesco. “Mi offendi, Alexander Templeton.”

 

Ad Alex scappò da ridere. “Hai un passaggio segreto anche per questo?”

 

Katie si sporse in avanti. “Li vedi tutti questi studenti?” gli sussurrò. “La metà di loro stasera sarà alla fiera.”

 

Alex rise e scosse la testa. “Hai capito l’angioletto, mi sta portando sulla cattiva strada…”

 

Katie si rimise dritta e gli strizzò l’occhiolino. “E chi ha mai detto che sono un angioletto, sono anche figlia di mio padre, sai. Per di più sto facendo il mio dovere di brava padrona di casa… tu non conosci l’Inghilterra, e io te la sto mostrando.”

 

Entrambi risero, e la risata allegra e gioiosa di lei spazzò via gli ultimi dubbi di lui. Quella sera avrebbe dovuto incontrare Anthony per aggiornarlo sui nuovi sviluppi e per dirgli del suo successo… per riferirgli che era riuscito a fare breccia nel cuore della sua bellissima preda, che adesso la strada era tutta in discesa, e soprattutto che voleva mettere in chiaro con Stephen che alla fine di tutto l’avrebbe tenuta per sé… ma la fiera c’era solo quella sera, no? E sembrava una cosa divertente… oltretutto Katie si sarebbe insospettita, mentre Anthony poteva sempre tornare…

 

…perché deludere quel piccolo angelo davanti a lui? In fondo non cadeva mica il mondo se rimandava tutto di qualche ora…

 

 

***************

 

 

“Mamma, la vuoi finire… toglimi questo asciugamani di dosso, non sono sudato!”

 

Ginny sbuffò. “Sei peggio di tuo padre, mamma mia… i guaritori hanno detto che te ne devi stare buono immobile per un paio di giorni, e mi sembri accaldato…”

 

Dan si passò una mano sulla faccia… la mano che sua madre non gli aveva letteralmente legato alla poltrona su cui stava sdraiato, naturalmente. “Non sono accaldato…con la mano sinistra non riesco a fare bene le cose, e mi sono rovesciato un po’ d’acqua addosso, tutto qui.”

 

“E non potevi chiederlo a me il bicchiere d’acqua?”

 

“Ma non fai prima a togliermi questo ridicolissimo fazzoletto dal collo??? Non me l’hanno messo i guaritori il gesso, mi immobilizzi tu?!”

 

Ginny scosse la testa e appoggiò le mani sui fianchi. “I guaritori sono estranei, io sono tua madre. E dal momento che ti ho tirato su per quasi ventisei gloriosissimi anni, giovanotto, e sei venuto su bene, ti suggerirei di fare meno domande e di fidarti di più.”

 

Dan sbuffò. “Una cosa giusta l’hai proprio detta, cara mammina, ho quasi ventisei anni e non mi pare il caso di…”

 

“Silenzio, ne ho sentite anche troppe per stamattina.” Fece sbrigativamente Ginny, ignorandolo completamente. “Hai bisogno di qualcosa? Un po’ di tè, succo di frutta, latte…”

 

Dan avrebbe voluto rispondere a sua madre per le rime, ma il campanello lo interruppe. “Ecco, vai a vedere chi è, vai…” sua madre gli diede una bottarella dietro la nuca uscendo, e lui scosse la testa e sbuffò. Gli dava un fastidio enorme quel braccio penzoloni che gli era stato raccomandato di non muovere per un paio di giorni, e che per volontà materna si reggeva nel fazzolettone allacciato dietro la nuca. Ci mancava solo l’attacco di apprensione materna in piena regola… il ragazzo appoggiò la testa alla spalliera della poltrona e chiuse gli occhi stancamente. “Beh, e adesso che vuoi fare? Accompagnarmi in bagno e darmi una mano mentre faccio la pipì?”

 

“Mi sa che non è il caso.”

 

Dan scattò seduto ben eretto. “Sarah!”

 

“Ciao campione.” La giovane gli rivolse un gran sorriso, ma non entrò nella stanza… era ancora sulla soglia della porta insieme a sua madre, e Ginny aveva un buffissimo sorriso sulle labbra.

 

Dan era tutto un sorriso. “Che ci fai qui?”

 

“Sarah è stata così gentile da passare a farti firmare dei documenti.” Ginny incrociò le braccia sul petto e sorrise gentilmente alla ragazza, ma l’espressione furbesca e sorniona non si dileguò. “Per la tua assicurazione.”

 

“Vieni, accomodati.” Dan con una manata liberò la poltrona vicina alla sua dai giornali.

 

“Grazie.” Gentilmente Sarah si sfilò la giacca e l’appoggiò all’attaccapanni.

 

“Vi porto qualcosa da bere?” chiese Ginny.

 

“Per me no, grazie.” Le rispose con un sorriso Sarah mentre si sedeva.

 

Dan le fece un cenno sbrigativo con la mano. “Grazie, mamma, va bene così. Ti dispiace chiudere la porta?”

 

“Come vuoi.”

 

Dan aspettò un secondo… poi afferrò il viso di Sarah fra le mani e le stampò sulle labbra uno di quei memorabili baci che amava tanto darle. Lei non fu da meno, e subito gli infilò le mani fra i capelli spettinati che la facevano impazzire sempre. Non avevano avuto un minuto per stare insieme senza occhi indiscreti dal giorno precedente, e tutto quel bisogno di stringersi e rassicurarsi esplodeva adesso come una bomba atomica. Vedersi e non potersi neanche abbracciare era stata una vera tortura… ora nessuno dei due aveva intenzione di perdere un solo secondo della presenza dell’altro.

 

 

 

 

 

 

“Ehi, sono a casa.” Harry si chiuse la porta di casa alle spalle e appoggiò il giaccone sull’attaccapanni all’ingresso, quindi si guardò un po’ in giro. Gli venne da sorridere… nessuno in vista, che evento raro. “Gin?” a quanto sembrava di sua moglie non c’era traccia. Di sicuro Dan doveva esserci, l’aveva lasciato sotto le cure per niente pressanti di sua madre, probabilmente era ancora sulla poltrona del salotto dove l’aveva lasciato quella mattina. Harry decise che scambiare due chiacchiere con suo figlio era l’ideale dopo una giornata come quella, e così si diresse verso la stanza… ma non si aspettava di trovare quello che vide.

 

Sua moglie Ginny Weasley Potter era sdraiata a pancia a terra, con una lama di coltello leggermente sotto lo stipite della porta, e sembrava darsi molto da fare per orientare il coltello nel verso giusto e usarlo come specchio.

 

“…Gin?” alquanto confuso e senza parole, Harry le si inginocchiò accanto. “…uhm… amore…”

 

“Sshh!!”

 

Harry ridusse la voce a un sussurro. “Potrei capire anch’io che stai facendo?”

 

Ginny si morse le labbra… non riusciva nel suo intento. “…sto cercando di vedere che succede là dentro…”

 

“Ma… che bisogno c’è, scusa?”

 

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Dan ha visite… è venuta a trovarlo Sarah, la manager.”

 

Harry si grattò una tempia. “E tu li spii?”

 

“Ho il sospetto che sia lei la donna misteriosa.”

 

“La ragazza segreta di Dan?” Harry fece un sorrisetto. “Però, niente male.”

 

“E finiscila.” Ginny cercò di nuovo di orientare il coltello.

 

Harry si stese a pancia a terra a sua volta. “Amore, lo sai che tutto questo non è molto morale, vero?”

 

Estremamente frustrata, Ginny mise giù il coltello e lo guardò male. “Vuoi rovinare tutto, fammi capire?”

 

“Ma no, vorrei solo vedere anch’io…” Harry cercò di posizionarle meglio la mano che impugnava il coltello. “Scusa tanto, ma dei due se non ti dispiace sono io quello che lavora nello spionaggio…”

 

“Sarai anche il migliore col resto del mondo, ma a pedinare i tuoi figli vali meno di zero. Lascia fare a me, che oltretutto ho la mano più sottile.”

 

Harry le rivolse un’occhiata assai poco lusinghiera. “Ti stai facendo insopportabile ultimamente, come mai?”

 

“Chiamala menopausa.” Rispose sbrigativamente Ginny, armeggiando con la lama.

 

“Mamma, hai un momento?” Julie si affacciò dalla porta della sua stanza con un’aria molto sconsolata… ma quando vide in che assurda posizione erano i suoi genitori, tutti i suoi problemi finirono nella parte più remota del suo cervello. “Ma che…” mormorò, raggiungendoli.

 

Suo padre si avvicinò un dito alle labbra. “Fa’ piano, tesoro, tua madre sta facendo la grande spia mondiale.” Ginny gli diede uno schiaffetto sulla gamba.

 

Julie li guardò come se fossero impazziti entrambi… s’inginocchiò accanto a loro ed esitò. “Uhm… siete… sicuri che vada tutto bene, si?”

 

“Perché non dovrebbe andare bene, piccola?” le chiese gentilmente Harry.

 

“No, è che…” Julie si passò una mano fra i capelli, lasciando che le ricadessero morbidamente sulle spalle. “Non è che sia tanto normale trovare mio padre e mia madre stesi a terra davanti alla porta chiusa del soggiorno con un coltello in mano…”

 

Harry si lasciò sfuggire un sorriso rumoroso. “No, è che tua madre è convinta che in questo momento lì dentro ci sia la donna misteriosa di Dan, alias la sua manager.”

 

Julie fece tanto d’occhi. “Sarebbe quella Sarah qualcosa? Però, mica male.”

 

“Vero, molto distinta e piuttosto professionale.”

 

Julie ridacchiò. “Professionalissima, guarda come si prende cura del suo assistito…”

 

Ginny posò il coltello a terra e si coprì il volto con le mani. “Posso sapere come diavolo faccio a vedere là dentro con voi che fate tanto baccano?!” sibilò a bassa voce, irritata. “Volete chiudere quelle boccacce?!”

 

“Scusa.” Fecero insieme padre e figlia, lanciandosi un occhiolino complice a vicenda.

 

“Bene.” Ginny riprese il coltello. “E adesso, se voi due avete finito…”

 

La porta si socchiuse improvvisamente… Dan la aprì solo di poco, quanto bastava per vedere tutta la famiglia appostata lì fuori, e fece un piccolo sorriso gentile. “Psst, mamma?” sussurrò.

 

Ginny era tutta dello stesso colore dei capelli. “…si, tesoro?”

 

“Ti dispiacerebbe portarci un po’ di succo d’ananas?” disse il ragazzo, sempre molto piano. “Grazie mille.”

 

“Si, ehm… vado subito.” Ginny si alzò e si diresse verso la cucina, non prima però di aver fulminato con un’occhiataccia marito e figlia.

 

“Bene, e ora se volete scusarmi… papà, Jay-Jay…” con un cenno di saluto e un sorrisetto furbesco, Dan richiuse piano la porta.

 

Harry e Julie scoppiarono a ridere simultaneamente. “Oddio, che figura…” mormorò la ragazza, accettando di buon grado l’abbraccio di suo padre.

 

“Ormai una più, una meno…” fece bonariamente Harry, dandole un bacio sulla testa. Julie tirò un gran sospiro e si lasciò tenere un po’ in collo da suo padre… sembrava strano quanto sentisse il bisogno di un po’ di stabilità familiare quella sera. Ne aveva voglia più del solito.

 

 

***************

 

 

Ron sbuffò per la centesima volta prima di bussare alla porta del generale Taventoon. Aveva un cipiglio imbronciato e poco incline a un discorso con un verme che puzzava di corruzione da un miglio, ma per come stavano andando le cose era più opportuno seguire il consiglio di Hermione. Non conveniva sventolare apertamente il proprio disgusto per le istituzioni marcite con cui si doveva per forza aver a che fare, perché così si finiva solo per offrire il fianco al nemico.

 

“Avanti.”

 

Ron entrò nell’ufficio del generale e lo trovò in piedi, rivolto verso la finestra e con le mani incrociate dietro la schiena. Non si prese neanche la briga di voltarsi.

 

“Mi hanno detto che mi cercava, signore.”

 

“Buongiorno a lei, Weasley.”

 

Dio, quanto odio quella merda di voce strascinata… “C’è qualcosa che posso fare per lei?”

 

“Più di una, a dire il vero.” Taventoon finalmente si voltò e gli fece un cenno con la mano, indicandogli la sedia al di là della sua scrivania. “Accomodiamoci pure, colonnello, desidero fare quattro chiacchiere con lei.”

 

Ron si sedette e rimase in silenzio, osservando il modo lento e scivoloso con cui Taventoon si sedeva e si accendeva un sigaro, buttando fuori una grossa boccata di fumo.

 

Se stai cercando di farmi saltare i nervi, amico mio, sei decisamente fuori strada… tu non sai che ottima maestra è quel capolavoro della natura di mia moglie, stronzo, quindi fai prima a rinunciarci…

 

“Weasley… lei sa dov’è in questo momento il suo collega Harry Potter?”

 

Ron non battè ciglio. “Ha preso un permesso ed è uscito prima.”

 

“E non sa dov’è andato?”

 

“No.”

 

“No? Strano.”

 

“Il colonnello Potter è un uomo grande e grosso, e anche abbastanza cresciutello da poter andare in giro da solo, non crede?”

 

Il generale aspirò dal suo sigaro senza interrompere il contatto visivo. “Le ho fatto questa domanda per un motivo ben preciso. Fonti alquanto attendibili mi riferiscono che proprio ora, mentre stiamo parlando… il colonnello Potter sta tenendo un colloquio non autorizzato col signor Benjamin Kincade.”

 

Ron serrò la presa sui braccioli della sedia. “Ha fatto seguire Harry?” sibilò in tono accusatorio e rabbioso.

 

Taventoon sbuffò fuori il fumo con calma. “Da quando sono qui ho dato degli ordini precisi… e uno di questi è di lasciare ai gradi inferiori le indagini dirette sul campo. A noi spetta la logistica, ma a quanto pare suo cognato non vuole saperne di attenersi a quanto ho detto.”

 

Ron mantenne un contegno invidiabile… la sua Hermione sarebbe stata fiera di lui. “In permesso non si è in servizio, o è cambiata anche questa regola, generale?”

 

“Questo ci porta a un altro punto della questione.” Taventoon lo ignorò completamente. “A che caso sta lavorando Potter? No, non occorre che me lo dica, Weasley… riguarda l’incidente di suo figlio, vero? Il giocatore di quidditch, se non vado errato.”

 

Ron ridusse gli occhi a due fessure. “Quello che lei definisce incidente è stato un attacco personale, figlio o non figlio di Harry noi abbiamo il dovere di indagare!”

 

“Questo chi lo dice?”

 

“Come, scusi?”

 

“Chi dice che è compito nostro seguire questo caso?” Taventoon scosse la testa. “Non è un caso di nostra pertinenza, spetta agli Auror occuparsene.”

 

Ron si sporse in avanti, con gli occhi che gli fiammeggiavano per la rabbia. “Li ha letti i nostri rapporti, generale? Abbiamo fatto analizzare il tipo di malocchio lanciato sulla scopa, e ne è venuto fuori che era magia nera nel vero senso della parola… non è roba che si fa tanto per farsi una risata, e quando si finisce in questo genere di settore il caso diventa necessariamente di pertinenza dei War Mage.”

 

Taventoon spense lentamente il suo sigaro, premendolo nel posacenere. “Le ripeto, Weasley, che non ci sono gli estremi per aprire un caso qui da noi. Gli Auror vivono per casi come questi… gli incidenti sportivi sono pane per i loro denti.”

 

Ron serrò i denti e lottò per controllare la rabbia che gli era salita fino in gola. Gli bolliva nelle vene come lava, e gli ci volle ogni briciola del suo già carente autocontrollo per dominarsi. Un po’ di razionalità gli tornò alla mente solo quando richiamò davanti agli occhi il viso di sua moglie. “Lei non può decidere per l’estromissione di un caso senza prima aver consultato i suoi più alti in grado.” Sibilò. “Quella poltrona appartiene a un generale, non a un dio.”

 

Taventoon inarcò lievemente un sopracciglio. “Devo interpretare come offensivo il suo sarcasmo?”

 

“Faccia come le pare, ma si ricordi che se l’istituzione della War Mage Team ha retto bene finora è perché è andata avanti basandosi su un lavoro di collaborazione.” Fece accesamente Ron, con le orecchie arrossate. “E adesso arriva lei, ci lega le mani, assume dei delinquenti…”

 

“Avevo avuto l’impressione che la nuova politica di arruolamento non le piacesse più di tanto.”

 

“Su questo ha maledettamente ragione, generale, la disapprovo completamente.” Ruggì cupo Ron. “E non sono il solo. Stiamo accettando e addestrando elementi che hanno scontato fino a tre anni di reclusione ad Azkaban, praticamente ci siamo lasciati fuori solo gli assassini…”

 

“Pregiudizi, colonnello.” Taventoon fece una smorfia. “Stiamo parlando di persone che hanno già scontato la loro pena, e quindi hanno estinto il loro debito nei confronti della società.”

 

“Sono avanzi di galera.” La voce e lo sguardo di Ron adesso potevano realmente incutere una certa paura. “Una delle prime regole di questo esercito, prima che arrivasse lei, era quella di ammettere solo chi avesse la fedina penale completamente pulita… non si può controllare un ex-detenuto di Azkaban che è rimasto a contatto coi Dissennatori per più di cinque minuti!”

 

Taventoon mosse la mano in un gesto annoiato. “Quando comincerà a capire che il tradizionalismo è un errore?”

 

“Quando lei mi proverà il contrario. Ma non lo farà, perché non lo può fare… e io non sono disposto a lasciare che degli innocenti paghino per i suoi esperimenti sull’evoluzione della mente umana.

 

Il generale inarcò un sopracciglio. “Questa è una dichiarazione di insubordinazione, colonnello?”

 

“Dipende da molte cose.” Replicò durissimo Ron. “Soprattutto da come lei ha intenzione di gestire questo diavolo di esercito.”

 

Taventoon fece una smorfia molto simile a un sorrisetto e si appoggiò comodamente contro la spalliera della sua poltrona. “Il suo senso del dovere è commuovente, se mettesse altrettanto zelo anche nel rispettare i suoi superiori vincerebbe il premio per il soldato dell’anno.”

 

Non ti alzare, se ti alzi lo prendi e lo strangoli, e non lo puoi fare… hai una moglie e dei figli che ti aspettano a casa, non sarebbe una mossa geniale farsi sbattere ad Azkaban per aver stritolato questo rifiuto umano…

 

Taventoon si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulla sua scrivania. “Mi dica, colonnello… cosa mi risponderebbe se le chiedessi di occuparsi personalmente dell’addestramento delle nuove reclute?”

 

Ron si alzò lentamente in piedi, ergendosi in tutta la sua statura imponente. “Se lo scordi, generale. Non insegnerò quello che so a un gruppo di ex-ergastolani e potenziali traditori che ho faticato anni per arrestare.”

 

Taventoon fece un sorrisetto compiaciuto e tornò a rilassarsi nella sua poltrona. “Lo sa, Weasley, spero per lei che abbia saputo coltivare più di un hobby in tutti questi anni. Ne avrà bisogno adesso che di tempo libero ne avrà in abbondanza… perché da questo momento in poi deve considerarsi sospeso dal suo servizio. A tempo indeterminato.”

 

 

***************

 

 

Mortimer Lestrange s’inumidì le labbra e osservò la scacchiera con aria distaccata. Attese ancora qualche secondo, poi fece la sua mossa e mangiò il cavallo avversario con il suo alfiere. “E che mi dici delle nostre… truppe di appoggio?”

 

Stephen McNair aveva un modo di giocare a scacchi ben più irruento di quello del suo avversario, ma sapeva tenergli testa ugualmente bene. Fece avanzare la sua regina di qualche casella, e si toccò il mento barbuto. “Sono in fase di assestamento… presto potrai considerarle pronte.”

 

Lestrange inarcò leggermente un sopracciglio. “Sarà difficile far coesistere pezzi bianchi e neri…”

 

“Il nostro… re… mi ha assicurato che la depurazione è cominciata.” McNair fece un sorrisetto maniacale. “E pare che un alfiere sia già fuori dalla scacchiera.”

 

Lestrange assaporò quella notizia come se fosse stata un dolce squisito e succulento, e annuì languidamente. “Un ottimo punto di partenza… credevo che avremmo ottenuto un risultato simile solo a metà partita.”

 

“I pezzi bianchi sono al solito troppo zelanti, direi.”

 

“Buon per noi.”

 

“Precisamente. Il nostro avversario avverte qualcosa, ma non riesce a capire di essere già sotto scacco. La sua difesa è confusa e poco solida… io dico di affondare adesso.”

 

Lestrange mangiò la torre nera con la sua regina. “E che mi dici del nostro cavallo nero?”

 

McNair s’incupì… la distrazione di un attimo gli costò la sua regina. “Se ti riferisci al fatto che York sia tornato per due volte a mani vuote…”

 

Lestrange gli rivolse uno sguardo indecifrabile, ma i suoi piccoli occhi neri erano assai più penetranti del solito. Pessimo segno. “Il tuo pupillo ha l’abitudine di farsi desiderare?”

 

McNair scosse il capo. “Ho addestrato personalmente Alexander Malfoy… è leale e devoto, e maledettamente ambizioso. Si sta giocando tutto, so che è determinato a vincere su tutti i fronti. Si farà vivo lui.”

 

“Lo spero per te… amico mio.”

 

McNair colse l’allusione. “Non sono uno sprovveduto. So come riagganciare Alex, posso farlo quando voglio… ma voglio dargli ancora tempo.”

 

“Va bene. Posso darti ancora qualche settimana. Poi riprendiamo col piano A.” Lestrange scosse leggermente l’indice, muovendo senza il minimo sforzo la sua torre. “Scacco matto.”

 

McNair fece una smorfia. “Perché far marcire i pezzi… perché dargli il tempo di organizzarsi? Dammi retta, Mortimer, colpiamoli di nuovo adesso… so anche già quale sarà il nostro prossimo obbiettivo.”

 

Con aria perfettamente controllata, Lestrange appoggiò il mento sulla mano. “Chi ti sei scelto stavolta?”

 

Il ghigno di McNair era perfido. “Li abbiamo scombussolati con i fuochi d’artificio… adesso sconvolgiamoli nel privato. Spezziamo qualche foglia al fiorellino bianco.”

 

Lestrange curvò le labbra in un sorrisetto. “Eccellente scelta. Prepara tutto per il meglio… ma agirai solo tra due settimane, non prima.”

 

McNair dominò la sua voglia di sangue… due settimane erano un lunghissimo tempo… ma almeno lui poteva divertirsi ad organizzare tutto per il meglio. Non poteva coglierlo completamente, il fiorellino, ma almeno qualche bella foglia verde gliel’avrebbe strappata… poteva già sentire fra le labbra il sapore del sangue. Che sapore gustoso…

 

 

 

***********************

 

 

 

*.*  …ops… sembrava un tranquillo chap di transizione, e invece… botto finale! x_____x  Si, però… non fate quelle facce cattive, suvvia! Se mi ammazzate adesso poi chi la continua la storia? ^_______-  Si, mi rendo conto che quanto è successo ha dell’incredibile… ma sapete una cosa? Niente è incredibile in FMI… e se ve lo dico io che la storia la conosco piuttosto bene, potete fidarvi… ah, quante altre cose vi sembreranno incredibili! ^_____-  Bene, se siete arrivati a leggere fin qui vuol dire che mi odiate solo in parte, buon segno! ^_______^  Dunque posso passare senza indugi ai ringraziamenti, ma prima un grazie speciale a quelli che hanno recensito la mia shotty su Any e Padmè. Siete al solito dei tesori! ^3^

 

Dunque, special thanks! Prima di tutti, un bacio proprio special alla mia beta Sarah Lee, che ha beta-letto questo chap a tempo di record, e alla Kim, santa donna che mi ha dato un suggerimento utilissimo e soprattutto che è l’ideatrice del soprannome di Julie usato da Dan in questo chap. ^___^

 

Ale69: bimba mia! Sono molto fiera di averti trascinato almeno un po’ nel mondo dedicato a Ron e Hermione! ^____^  E la tua osservazione sulle mie ‘torture’ sono moooooolto vicine ai miei progetti… ^______-  Un bacio gigante!

Daffydebby: tiriamo un sospiro di sollievo, a Dan è andata bene! ^___^ Ti ringrazio perché il tuo complimento è fra i più belli che si possano ricevere, e come hai visto ti ho ascoltato… abbiamo ufficialmente aperto la campagna per salvare poveri koala disperati per amore! ^_____-  Ti abbraccio forte forte!

Marta: grazie cara! Non preoccuparti, adesso che finisco qua prendo Steacy e la infilo in una lavatrice, ok? ^_________-  Un bacione!

Caillean: è un piacere descrivere Harry-papà… è divertente perché è un testone! ^_____^  Sono felice che ti piaccia, anche perché questo è stato un chap tutto dedicato alla famiglia Potter… ma per Harry, Julie e Chad c’è ancora taaaaanto da vedere, procurati i popcorn, tesorino! Un bacissimo!

Sibillara: grazie carissima! Stavolta non ti ho tenuta col fiato sospeso, ma scommetto che alla fine ti ho un po’ sconvolta… *_____* Quanto a Jack e Popò… uuh, prevedo tempi un po’… particolari… sta di fatto che Amelia ha deciso di voltare pagina, no? Uhm… -___________-*  Un kiss mega!

Iceygaze: *.* …Icey, sei ancora lì o stai già contattando l’assassino da mandarmi nella notte mentre dormo nel mio lettuzzo? “°.°”  …aspetta che possiamo trattare: 1) ti posso giurare che ho preso in considerazione tutte le richieste, 2) Alex piace molto anche a me, vedrò un po’ cosa si può fare, 3) Steacy, donna ingombrante, è una cozza! Ho provato a staccarla da Jack, giuro, non ci riesco! “___”  Pietà, non mi ammazzare! FMI è luuuuunga, sai… ^_____- Un baciotto!

Pepy: *sunny scrive l’elenco dei prof con relativo indirizzo, sigilla la busta, la spedisce a pepy e ride sadicamente* Brava la mia killer specializzata, prometto che sarai ripagata a dovere! Innanzitutto ti prometto ufficialmente che avrai una shotty su Mel e Simon il prima possibile, perché anch’io li adoro tanto! Intanto rifatti un po’ gli occhi qui, e poi… eh, se ne vedrai di Simon e Mel in questa storia! ^____^ Quanto a Ron… santa donna, quanta ragione che hai! ^____-  Un bacione-one-one!

Kim: luvvie, incredibilmente sono riuscita a sorprendere anche te che di FMI sai vita, morte e miracoli… non te l’aspettavi la sospensione di Ron, eh? ^_____^ Inutile dirti quante volte mi sono riguardata quella meraviglia di filmato che mi hai mandato, sei grandissima come al solito! Occhio ai biondini, love, mi sa che ti sei appagata abbastanza in questo chappy! ^____-  Ti adoro!

Carol87: eh si, Amelia è un personaggio che adoro anch’io… e devo darti proprio ragione, amica mia, Jack è un gran bel pezzo di figliolo… e come tutti i gran bei pezzi di figlioli, ha un gran bel pezzo di salame ungherese sugli occhi! ^_____^  Posso solo consigliarti di non perderli di vista, notato che ci sono stati degli sviluppi? *.*  Un bacissimo!

vale: grazie cara! Povero Dan… meno male che almeno l’abbiamo recuperato! ^____^ Baci baci!

Phoebe80: tesoro! Allora, vediamo di risponderti per gradi. Dunque, Katie è empatica per alcune cose, ma come giustamente hai notato, le manca di sapere molto su quello che può fare… povera piccola, Alex è un bastardello dentro, eh? Però… ^x^  Jack e Amelia? Uhm… beh, vediamola così: lei è cotta, lui l’adora ma non in quel senso… hanno una strada tutta in salita se vogliono costruire qualcosa insieme, giusto? Perciò… *.* Un bacissimissimo!

ChantalReady: tesoro mio! Innanzitutto aggiorna presto perché io fremo per sapere… ^____-  E poi… ma grazie, love! Sono felice di aver avuto il tuo parere così positivo per quelle cose che ti ho detto, ci tenevo al tuo parere! Un bacio forte forte forte!

Avana Kedavra: tesora, hai visto quanta famiglia Potter in questo chappy? Ti ho pensata mentre lo scrivevo! ^_____^  Sbaglio o anche tu sei una fanatica di Star Wars? Oh, allora mi aspetto di sapere cosa ne pensi di quel piccolo esperimento che ho scritto! Povera cara, ti immagino alle prese con la scuolaccia fetente perché io ci ho messo due mesi per trovare un po’ di pace! -_______-  Bacissimissimissimi!

Angèle87: amore mio! Anche detta La Signora Degli Striscioni! ^__________^ Ne hai sventolati parecchi in questo chappy, eh love mia? Magari quello di Jack e Amy aveva qualche buco… #______#  Quelli del batuffolo biondo e del suo frescone lavorano a mille, he? ^_____^  Bella, lo sai che adesso ogni volta che mi occupo di una coppia penso già allo striscione che mi sventolerà la mia amicissima Angèle? ^______-  Un bacio supremo enorme cosmico, e grazie ancora per la recensione sull’altra shotty!

Fabry: sai che il fatto di ‘baldry’ mi ha fatto troppo ridere? ^__________^  Eh, mannaggia, la baldry spadroneggia per il momento! Ma mai dire mai… ^________- Un bacione grande!

Judie: tesorino! Non riesco a inserirti nemmeno io tra i miei contatti di MSN! ç_____ç  Speriamo che ti abbiano già riparato il pc, così puoi ancora sbellicarti per Harry e Chad! Ecco, magari non stavolta che c’è poco da stare allegri, ma nel prossimo futuro… ^_____- E si, love, Katie si sta proprio facendo cuocere a puntino… ma lui? @______@  Un bacio cosmico e schioccoso!

Vale: amore mio amicissimissimissima! Aspetta, prima di risponderti… uhm… *cough*sonodisperatamenteinattesadiunaggiornamentodiDG*cough* Ahem! Dicevamo? Ah, si! ^____^ Ti adoro tanto, le tue recensioni sono sempre fra le più belle che ricevo, le aspetto sempre con molta curiosità per essere sicura che il chappy ti sia piaciuto! Si, love, hai ragione… Jack è un testone, ma la storia è lunga, e lui deve ancora crescere… vedrai che differenza dopo, quando… eh no, censura! ^_____- Quanto alla tua considerazione da Sherlock Holmes… vediamo un po’ come posso risponderti… mh. Il tuo intuito ti ha guidato una volta a dire che Dan era il pettirosso di cui parlavano McNair e Lestrange, giusto? Bene… dunque ci hai azzeccato, no? Io direi che ci hai azzeccato anche stavolta… “°________°” Ti voglio un bene smisuratissimo!

Oryenh: a occhio e croce direi che hai un debole per Jack e Amelia! ^______- Grazie, tesoro, sei dolcissima come al solito! Ops, non ti ho ricambiato molto bene, visto che in questo chap Amelia ha comunicato al mondo di voler smettere di star dietro a Jack in quel modo… perdono! *________*  Beh, cmq dobbiamo ancora vederlo questo tipone con cui vuole dimenticare il suo amore storico, no? ^____^ Un bacio colossale!

Lilyciuffetty: grazie carissima, spero che continuerai a pensarla così fino alla fine! Un baciotto! ^_______^

Lizzie: tesorino! Visto, ti ho accontentata? Mel e Simon piacciono molto anche a me. Accidenti, sono talmente in tanto che se lo devono dividere il palcoscenico! *__________* Si, ci hai preso, Jack è adorabile ed è tutto suo papà… e devi ancora vedere quanto! Diciamo che in comune hanno, oltre che la maggior parte delle caratteristiche fisiche, lo stesso identico modo di reagire davanti alle situazioni, qualsiasi esse siano… poi troverai conferma di questo! ^_____- Un bacissimissimo big big!

Lulu: *sunny sghignazza, indica i cattivoni e si fa da parte per lasciare strada a lulu* ^_________^  Ups, per il momento pare che l’oca detenga il primo posto… secondo te il nuovo interesse di Amelia riuscirà a distrarla da Jack? Si accettano scommesse! ^___^  E quel figlio di buona e brava madre momentaneamente non meglio identificabile di Alex appare molto sicuro del fatto suo… appare… *______*  Bacissimissimissimissimi!

Bebba: grazie tesoro, sei dolcissima! Eccoti accontentata con il chap successivo! Un bacio forte! ^___^

Cloudy: anima, ti ho sconvolto… ti vuoi trovare il fidanzato metallaro!! ^______________^  Occhio che abbia le magliette di Chad, eh? In questo chap l’abbiamo visto in un’inedita versione seria… wow, non lo credevo possibile che Chad fosse anche sobrio a volte! ^____^ Tesorino, puoi cercare di indovinare quanto vuoi, è anche interessante vedere fin dove riesci ad azzeccare! Diciamo così… che l’indicazione che cerchi sul prossimo povero/a disgraziato/a che è a rischio te l’ha data McNair… ^______- E per Remus e Sirius… uhm, facciamo così: ti prometto che troverò il modo di citarli o inserirli, non so se a breve termine o no, ma farò il possibile! ^____-  Baci schioccosissimi!

Hiromi91: mmh, di sicuro Katie e Alex si sono imbarcati in qualcosa, adesso però bisogna vedere se ci sarà davvero il lieto fine, perché Alex se la fa con delle personcine un po’ pericolose… °.°  Quanto a Jack e Amelia… e beh, hanno un po’ di grane al momento! Ma bisogna vedere la reazione di Jack al nuovo ragazzo di Amelia… *.* Quanti chaps? Taaaanti, e lunghi! ^_____-  Bacissimi!

Vale e Mely: quanto vi capisco, amiche mie, il liceo è un carcere duro! -______-“ Visto, stavolta ho fatto la brava con Dan! ^___- Quanto a Jack… eh eh, divertentissima e acutissima osservazione! ^______________^  Un baciotto grande grande a testa, e grazie ancora!

Karien: ciao carissima! Grazie mille, sei sempre un amore! E incredibile ma vero, per quanto cattivissimi possano essere, stavolta i malvagi di turno mi piacciono un sacco… e mi fa piacere che piacciano anche a te! ^_____^ Un bacione grande!

Fanny: sei perdonatissima, soprattutto perché amo le recensioni lunghe e adoro Tiziano Ferro! ^______- Eh si, tesorino, c’è un po’ di maretta nell’aria… Alex, bravo ragazzo, alterna momenti di bastardaggine acuta ad attimi di umanità (uuh, è umano anche lui!! Wowowow! ^______-), Jack è proprio lui… con la particella di sodio nel cervello e tanta buona volontà che però al momento è un po’ messa da parte (…al momento… ma la vita alla lunga cambia tutti… *.*), Chad che è uno dei personaggi più divertenti da descrivere è lieto di piacerti, Simon il Pannolone Nazionale che stavolta era nel suo elemento *parte il lancio di riso e confetti*… insomma, che folla!! ^________^  Bene, tesoro, sono molto contenta di sapere che non riesci a indovinare come andrà a finire FMI… perché stavolta mi sa che vi sconvolgo tutti! ^_______- Un bacissimissimo! Oh, e ti verrò a recensire quanto prima! ^___-

Lady Numb: ^______^ stavolta lo splendido arrogante ha colpito ancora, e ha colpito al cuore… Katie si sta cuocendo a fuoco lento, ahi ahi! Ma chi dice che non voleranno altri ceffoni in futuro… ^________- Mi hai fatto troppo ridere con la storia del cervello di Ginny! ^____^ Ti ho pensata molto mentre scrivevo quel pezzetto dei due coniugi curiosoni! ^____^ Uuh, povero Roooon… mi sa che conviene mettere qualche fiore ai piedi del monumento, perché ho la vaga sensazione che la prossima volta lo ritroveremo leggermente indiavolato nero… *.*  Grazie, amorino, sei dolcissima! Ti dirò, è tutto frutto di una mente moooolto contorta che sembra avere più ‘cassettini’ di idee e ispirazioni di quanto sembra umanamente normale! *.* Un bacione-one-onissimo! *parte la musica del GF con Alex che si guarda stranito nella caaaaaasa…* ^____________-

Giuggy: ehi vacanziera! Sono felice che Dan e Sarah t’ispirino! Jack e Amy sono molto patatonzoli, chissà che faranno adesso che pare che lei abbia mollato la spugna… #______#  Bisogna provvedere a un Jack anche per te, allora! *sunny prende ordinativi* Uuh, love, non mi dire delle fanny che poi vado in crisi di astinenza! Un kiss!

Luna Malfoy: oh, tesoro, il tuo desiderio di vedere Jack e Amelia insieme credo di averlo già sentito da qualche parte… *un’orda di Jack/Amy fans alzano le mani come degli assatanati* ^______^  E Alex, beh… sempre sia lodato, eh? ^____-  Ho una bella notizia per te, love: la shotty su Dan la puoi leggere quando vuoi! C’è già, e si chiama “And The Winner Is”, ed è tutta su di lui! ^_____- Un bacionissimissimo!

Saturnia: imperdonabile sorellona! ^_____- Non ti preoccupare, tesoro, ho torturato Dan e adesso gli lascio un po’ di pace, promesso! Quanto ad Alex… brava, aspettalo col mitra in mano per vedere cosa combinerà più avanti! ^_____^  Prenderò in considerazione l’idea del cespuglio di more per Jack e Amy! ^______________^ Anche se adesso pare che Amelia il cespuglio di more intenda condividerlo con qualcun altro… °.° Simon, cucciolotto, mica si vede che la Mel lo adora alla follia? Noooo…. ^_____- E ha le sue ragioni, la ragazza! ^_____^  Un bacio morbidoso e abbraccioso forte forte!

Maga Magò: hola amiga! Non potrei mai dimenticarmi di voi, tranquilla! Ehi, chi ha fatto prima stavolta? Tu o Lilith? ^____^ Sono felicissima di sapere che la storia ti ha preso! Per Jack e Amelia… vediamo un po’ la sua reazione alla notizia del nuovo giovanotto del koala? ^____- Ti ringrazio tantissimo, tesoro, sei molto gentile! Un bacio galattico!

Pyros: e beh, meno male visto che i Malfoy sono i cattivi della situazione! Buon per te se sono il tuo contrario! ^____^ Però dato che il mono è fatto di buoni e cattivi – purtroppo per tutti, più cattivi che buoni – sono presenti anche qui… ciao, alla prossima!

Marti: grazie mille, cara! Alex è decisamente fascinoso, ci sta sconvolgendo la Katie… mamma mia! *.* Un bacio grande!

Lily: ^________^ sunny = molto onorata! Alex = fetentone/uomo in procinto di scoprire la vita, Harry = pover’uomo! ^______________- Un baciottone!

Ginny: …adesso sono sicura che i miei chaps ti piaceranno sempre! ^___________- Che donna comprensiva e pietosa che sei, tesoro, Amelia ringrazia sentitamente! ^____- Ma ceeeerto che ti do l’indirizzo del gruppo di mia sorella! Eccolo qua: http://it.groups.yahoo.com/group/il_favoloso_mondo_di_Harry/  Un bacione enorme e giallorosso!

Dorothea: che bello, qualcuno che mi dice che ho aggiornato in fretta! ^____^ Grazie, tesoro, come sei clemente! Rassicuro anche te, carissima, troverò il modo di inserire un cenno a Remus e Sirius, miticissimi nonnetti… ^____-  …e per quella puzza che sentivi… funziona bene il tuo nasino, sai? ^____- Grazie ancora per i complimenti e un bacio enorme!

Kaho-chan: arieccote! ^_______^  Brava amica, hai fatto un’acuta osservazione che finora nessuno aveva fatto… in effetti la calma e la tranquillità di Katie in una famiglia di impulsivi cronici come i Weasley è decisamente una novità! Sono felice che lei ti piaccia! Un bacio con schiocco! ^___^

Daisy: ^___^ succede, tesoro, non buttarti giù! Braaava, ci hai azzeccato in pieno: proprio come suo papà prima di lui, Dan stava facendo lì lo sboroooone… e nella scopa gli hanno messo il motore della Ferrari! ^______________-  Jack sta stranamente bene, e Julie è un tipetto molto particolare. Guarda, per le foto noi abbiamo l’abitudine di tenere una cartellina in cui sistemiamo i ‘Visi Noti’, attori che se fossimo dei registi sceglieremmo per interpretare i nostri personaggi. Lì ne trovi a caterve di foto! Sono nel Sottoscala, che è l’archivio del gruppo di mia sorella. L’indirizzo sta un po’ più su, la scritta in blu. E no, quando ho concluso BAWM III pensavo che mi sarei fermata lì, al massimo alle shots… poiche vuoi farci, le ispirazioni travolgono! ^_____- Bacissimi grandi!

Lilith: grazie cara, sei come sempre molto gentile! Mi piace sapere che riesco ad incollarti allo schermo! ^_____^ E Dan non ti preoccupare, è di fibra resistente il giovanotto… ^____-  Un bacione grande!

Meggie: tesoro, beata te!! In Inghilterra!!! *___________*  Sono onoratissima di essere il primo aggiornamento che hai letto! Ma cerrrrto, il TUO Dan, mia cara manager, adesso se l’è vista brutta ma ora te lo affido… quindi non me lo strapazzare troppo perché quest’uomo mi serve ancora vivo per un po’, eh? ^__________-  Eh eh… ^____^  la vedo la velina tettona in fuga dopo le tue minacce, sai? ^_____- Un bacio fortissimissimo!

Eli: amorino! Ti è arrivata la mia mail? Che bella lettura è stata la tua storia su Takeru e Hikari! *____________*  Sono felicissima che i due biondi ti abbiano conquistato, almeno per un po’ vivranno una realtà a parte a Hogwarts e si conosceranno sempre meglio… che poi uno come Alex sarebbe meglio conoscerlo meno e farci altro, perché se lo conosci potrebbero sorgere dei piccoli problemuzzi, ma… ^_____^  Mi fa piacere che anche Sarah ti stia coinvolgendo, e per quanto riguarda Dan e quello che gli è successo… diciamo che è solo un piccolo pezzo del puzzle che i nostri eroi faranno meglio a ricostruire nel minor tempo possibile, altrimenti… *.* Grazie per l’incoraggiamento, love, ti voglio benissimissimissimissimo!

Ale: perdonatissima! ^___^  Acuta osservazione, se un Potter non passa per l’Ossofast non è un Potter! ^___- Jack e Amelia fanno sempre questo, si avvicinano e si allontanano come due molle, ma anche le molle a un certo punto si fermano… chissà in che posizione si fermeranno loro! *.*  E il dono della Katie è molto bello, almeno per come lo usa lei… inutile dire che è solo la punta dell’iceberg… un bacio forte fortissimo, in bocca al lupo per le tue verifiche, compagna!

Blacky: *sunny osserva confusa la Steacy che si libra in volo e scompare oltre l’orizzonte* …ne sai qualcosa, signorina? ^_______-  Alex si sta lasciando andare, dici? Potrebbe anche essere, ma non ti dimenticare di che pasta è fatto il giovanotto… *.*  Un bacione grandissimo!

 

 

Che tristezza non poter uscire perché fuori c’è un tempo da lupastri! -_______________-  Uffa, proprio il sabato che è sacro… X___X  Mi consolate voi con la solita bella recensioncina? ^______________^  Vi voglio una marea di bene, e grazie a tutti per il supporto immenso che mi date sempre! Un bacio formato fiocco di neve, ci si rivede col sesto chap “L’incubo continua”. ‘Notte notte! ^____-

 

Sunny

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** L'Incubo Continua ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 6: L’INCUBO CONTINUA

 

 

With a taste of your lips I’m on a ride

You’re toxic, I’m slippin’ under

With a taste of poison paradise

I’m addicted to you

Don’t you know that you’re toxic?

And I love what you do

Don’t you know that you’re toxic?

                                                           Toxic, Britney Spears

 

 

***************

 

 

“Che poi io ancora non so come ho fatto a non rompergli tutti i denti in quel momento.”

 

Nonostante la situazione non fosse per niente ridicola, a Harry scappò un sorrisetto. “Beh, tecnicamente uscendo gli hai demolito la porta dell’ufficio.”

 

“Sempre troppo poco.” Ron continuò ad aiutare Harry ad apparecchiare la tavola. “Ti rendi conto che è passato solo un mese, e io già sto dando di matto? Voglio tornare al mio lavoro, dannazione!”

 

Harry fece una smorfia. “Non ti piacerebbe quello che troveresti.”

 

“La pasta sta cuocendo, ancora qualche minuto.” Annunciò Ginny, entrando insieme a Hermione. Si andò a sedere sul divanetto accanto a Harry, mentre Hermione preferì il bracciolo della poltrona dove stava seduto il marito. “Di che stavate parlando?”

 

Harry scrollò le spalle. “Ron soffre a stare a casa senza far niente, e ha ragione.”

 

“Non è vero che non fa niente.” Replicò tranquilla Hermione. “Mi dà una mano con le pulizie, scrive a Katie, pensa alla casa, aiuta Simon con i preparativi del matrimonio…”

 

“Tranne quello che faccio coi ragazzi, il resto è tutta roba che faccio per non sentirti nelle orecchie.” Bofonchiò Ron. “Ma insomma, mettiti nei miei panni! Per una vita ho lavorato tutto il giorno e ho fatto quello che ho sempre amato fare… e ora tu vorresti trasformarmi in un casalingo felice? Ma dove vivi?!”

 

Hermione scosse la testa. “Questo lo posso capire, ma non dimenticarti che stai pagando il prezzo della tua irruenza.”

 

“E che avrei dovuto fare, secondo te?! Ooh, hai ragione, avrei dovuto stendermi a terra e suggerire a Taventoon di passarmi sopra e pulirsi gli stivali, oppure ancora si, potevo dirgli che Harry sta seguendo un’indagine che non è sua e sputtanarlo alla grande, magari mi dava anche una promozione!”

 

“Come al solito travisi le mie parole.” Replicò stizzita Hermione. “Non credere che io abbia meno voglia di te di farmi giustizia di quell’essere spregevole, ma se restare nei War Mage è l’unico modo che ho per arginarlo, allora mi morderò la lingua e cercherò di evitare ogni contrasto aperto. Tu avresti potuto fare altrettanto.”

 

Ginny scosse la testa. “Non è mai stato capace di fingere, nemmeno quando era un bambino ci riusciva.”

 

“Senti, ringrazia il cielo che non l’ho ammazzato subito, quella canaglia.” Ruggì Ron, più torvo che mai.

 

Harry sbuffò. “Da un mese a questa parte le cose sono anche peggiorate, se lo vuoi sapere. Ormai fioccano decreti nuovi ogni giorno, noi fuori e gli avanzi di galera dentro… l’altro giorno Ike ha fatto la tua stessa fine. Quando l’ho raccontato a Sirius e Remus non ci credevano.”

 

Ron fece una smorfia. “Ecco, appunto. Vedi?”

 

Hermione scosse la testa e gli appoggiò una mano sulla gamba. “No, finchè ci siamo noi un minimo lo possiamo arginare.”

 

“Non contate un accidenti, Hermione…”

 

“Ha ragione lei.” Fece risoluta Ginny. “Che preferiresti fare, stare a guardare mentre questo corrotto trasforma i War Mage in un branco di assassini a ruota libera?”

 

Harry serrò i pugni. “So io che dovremmo fare.” Sibilò.

 

“Bravo, così sospende anche te.” replicò scettica Ginny. “Vuoi lasciare Hermione da sola ad opporsi a quello?”

 

“Non ci pensare neanche.” Ribattè immediatamente Ron, palesemente poco propenso a trattare sull’argomento.

 

Harry guardò la moglie. “E che proponi di fare?”

 

“Tenere i nervi a freno, ecco che puoi fare.” Gli rispose Hermione, sistemandosi una ciocca di capelli mossi. “Taventoon è un fantoccio di carta, non c’è lui dietro questa storia dei cambiamenti per corruzione, c’è qualcuno che muove i suoi fili dietro… qualcuno che non vuole i War Mage fra i piedi. Come se gli servisse il campo libero per fare qualcosa.”

 

Ron si accigliò. “Dici che questa sia solo la punta dell’iceberg? Che c’è qualcuno che sta preparando i fuochi d’artificio, e non sappiamo né chi sia né che idee abbia?”

 

Hermione sospirò. “Potrebbe essere così.”

 

Harry si grattò il mento. “A questo punto mi viene da pensare… ai mangiamorte di qualche mese fa.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Avevi detto che con molta probabilità erano solo dei fanatici…”

 

“Forse.” Hermione strinse le labbra. “O forse no. Fatto sta che dobbiamo stare addosso a Taventoon, e al primo errore lo avremo in pugno.”

 

Ron annuì. “Marcatelo a distanza… cercate di capire quali sono i suoi movimenti. Io vedo se riesco a scambiare quattro chiacchiere in giro… magari c’è qualche nostra vecchia conoscenza che sa qualcosa in più su tutta questa storia.”

 

Hermione fece un piccolo sorriso. “Come ai vecchi tempi, eh? Investigazioni private e silenziose.”

 

“Con l’unica differenza che stavolta non stiamo cercando la pietra filosofale.” Fece Harry con un sorrisetto.

 

Ginny incrociò le braccia sul petto. “Già, e speriamo anche che l’esperienza sia un’altra differenza… magari stavolta vi insegnerà a non prendere iniziative pericolose senza prima averci riflettuto su. E se non lo farà l’esperienza, bada che lo farò io.”

 

“Si, signor generale.” Harry annuì e sorrise, accarezzandole un ginocchio.

 

“Fa veramente paura, è identica a mamma.” Osservò divertito Ron.

 

“Ecco, e non te lo dimenticare.” Ginny sorrise soddisfatta. “Adesso basta parlare di queste cose… andiamo a mangiare e godiamoci cinque minuti di pace, ok?”

 

“Ottima proposta.” Hermione annuì e si alzò, tirando suo marito per un braccio. “Avanti, lumacone, si mangia… stai diventando pigro, lo sai?”

 

“Sei fortunata che ho troppa fame per ribattere.” Ron si alzò pigramente.

 

“Ooh, povera anima denutrita…”

 

“Beh? Non vedi che sono grande e grosso, ho bisogno di tenermi in piedi!”

 

“Si, e la tua costanza è inversamente proporzionale al tuo aspetto fisico.”

 

“Ma vedi come sei, perché devi farmi fare i conti pure a tavola?”

 

Harry rise di cuore. Era decisamente confortante sapere che certe cose non erano cambiate negli anni… il tempo gli aveva dato molto e gli aveva anche tolto un bel po’, ma per fortuna la gioia di vivere era ancora molto forte sia in lui che nel resto della sua famiglia. Ed era proprio quella gioia a dargli un motivo per non arrendersi e continuare a lottare… ne avevano superate tante, avrebbero superato anche questa. Insieme. Come sempre.

 

 

***************

 

 

Katie non riusciva a smettere di ridere felice mentre trascinava Alex nel parco di Hogwarts, tutto imbiancato dalla prima neve di Dicembre. Nonostante fossero entrambi ben imbacuccati per affrontare il freddo pungente della mattina, avevano il naso e gli zigomi rossi… e per qualche ragione a lui oscura, lei lo trovava divertentissimo. Ma in fondo, cosa non trovava divertente Katie? Ogni scusa era buona per sorridere. E la cosa buffa era… che anche Alex si sentiva così allegro quella mattina.

 

“Ti sei guardato allo specchio?” Katie lo indicò e scoppiò a ridere. “Sembri uno gnomo senza il cappello!”

 

“Gnomo a me??” Alex si chinò rapidamente, afferrò un mucchietto di neve e glielo tirò addosso.

 

Katie per sfuggire alla palla di neve arretrò… e cadde col sedere per terra, e la cosa la fece ridere ancora di più… e la sua risata era contagiosa, perché anche Alex si piegò in due per ridere. Non era abituato a divertirsi tanto, non credeva quasi di esserne capace.

 

“Ora mi ripaghi con gli interessi!” Katie si affannò nella neve per raccoglierne quanta più poteva e ricambiare il tiro di prima, ma ne prese troppa e alzandosi scivolò e ci cadde con la faccia dentro.

 

Alex si dovette tenere una mano sullo stomaco… gli faceva male a furia di ridere. Provò a darsi un contegno e le porse la mano. “Andiamo, bionda, ti aiuto a tirarti su.” Le disse, trattenendo a fatica un sorrisetto.

 

Katie allungò la mano e prese la sua… poi alzò gli occhi, vispi e vivi come al solito, e con uno scatto improvviso lo attirò giù… così anche Alex finì con la faccia nella neve, e lei infierì gettandogliene anche fra i capelli.

 

“Piccola vipera!” ridendo, Alex cercò di inseguirla mentre lei annaspava carponi per sfuggirgli… nessuno dei due poteva correre in mezzo alla neve e soprattutto non avevano grosse speranze di acquistare velocità perché ridevano troppo… ma alla fine Alex riuscì a raggiungerla. La trattenne per una caviglia e la ribaltò supina, bloccandole le gambe e i polsi e poi guardandola fiero dall’alto in basso. “Dove credi di scappare, angioletto? Non lo sai che io sono un ottimo cacciatore?”

 

“Non sei un cacciatore… i cacciatori devono uccidere le loro prede. Invece tu sei il mio principe azzurro.” Katie sorrise e chiuse gli occhi, assumendo un’espressione sognante. “Il mio cavaliere con l’armatura che è venuto a portarmi gioia e felicità… come nelle favole, quelle belle che ci raccontavano da piccoli.”

 

Alex non sorrise… la guardò a lungo senza parlare. “Non conosco le favole.”

 

Katie sembrò molto stupita. “Neanche una? Ma con cosa ti addormentavano da bambino?”

 

Non credo che lo vorresti sapere…

 

“Mi sono sempre addormentato anche senza. A che servono le fandonie per bambini, il mondo è tutto diverso da come lo dipingono. Tanto vale imparare da subito a guardare in faccia la realtà.”

 

Katie dolcemente si liberò le mani dalla sua presa e gli accarezzò il viso. “Il mondo non è un posto così brutto… ci sono tante cose belle per cui vale la pena lottare. E c’è tanto bene, solo che a volte andiamo tutti un po’ troppo di fretta e dimentichiamo di cercarlo, ma c’è… ce n’è tanto, sai.”

 

Alex sospirò. Katie era proprio una bambina, credeva in cose che non esistevano. Però… con quanta forza ci credeva.

 

“E poi le favole non sono fandonie.” Katie gli sorrise amabilmente. “Questa che stiamo vivendo noi come la chiami? E’ una favola bellissima… io sono la principessa che si sentiva sola, tu sei il cavaliere errante che ha attraversato mille terre prima di raggiungere quella giusta… è tutto come la principessa aveva sempre sognato. Soprattutto considerando che il suo principe azzurro è bello come il sole.”

 

Alex fece un piccolo sorriso e le sfiorò la guancia fredda con le dita… piccola Katie, era veramente una sognatrice, sognava un mondo tutto suo. Però era proprio un bel mondo… non che lui fosse un amante delle cose sdolcinate, però il modo sereno in cui lei descriveva quella realtà alternativa lo faceva sentire veramente bene. Se non altro, non si sentiva in dovere di dimostrare niente a nessuno con lei.

 

“E come finisce la favola?” le sussurrò.

 

“Che la principessa e il principe vissero per sempre felici e contenti.” Katie gli strizzo l’occhiolino. “E la principessa sarebbe ancora più contenta se quel gran bel pezzo di ragazzo del principe le desse un bacio ora.”

 

Alex ridacchiò e chinò il viso sul suo… le accarezzò la guancia più volte, soffermandosi a guardare in quei limpidi e felici occhioni azzurri che tanto lo attiravano, poi la baciò dolcemente. Le tuffò una mano fra i capelli, la strinse a sé… quella ragazzina gli dava delle sensazioni mai provate. E maledettamente pericolose. Naturalmente nessuno, nemmeno lei, avrebbe mai potuto intaccare il suo autocontrollo e dunque non c’era motivo di preoccuparsi, ciò non toglieva che con lei era decisamente tutto nuovo… tanto per cominciare si meravigliava con se stesso della sua capacità di trattenersi, normalmente in circostanze simili non si sarebbe mai fermato ad un solo bacio… però Katie era infinitamente timida, per quanto estroversa e solare, e incredibile ma vero, lui non voleva darle motivo di sentirsi in imbarazzo. Tanto non aveva fretta.

 

…col cazzo che non ho fretta… biondina, se non la smetti di accarezzarmi con quella mano, qua va a finire male…

 

Stephen gli aveva detto più volte che l’amore non era una cosa reale, che i rapporti fra uomo e donna si limitavano a bisogni fisici animali, e che quindi non doveva vergognarsi se ogni tanto aveva delle… pulsioni verso una femmina della sua specie. Questo rassicurò Alex… perché a furia di baciarla e di sentire la sua mano più piccola che gli accarezzava i capelli e le spalle, stava veramente perdendo ogni forma di controllo… ma la fisicità non era un segno di debolezza, al contrario, secondo Stephen significava dominio… dominio dell’uomo su qualcosa che gli apparteneva di diritto. Katie si accorse del cambiamento perché sentì le sue mani farsi più esigenti, scendere un po’ troppo in basso, e questo la fece irrigidire.

 

Alex si fermò immediatamente. “Scusa.” Le mormorò con un sorrisino, leggermente a corto di fiato. Si rimise seduto e le porse la mano per aiutarla a tirarsi su. “Accidenti a quanto sei bella, bionda…”

 

Katie ridacchiò, ancora rossa in viso. “E proprio tu hai ragione di parlare, guardati quanto sei brutto.”

 

Lui sorrise. “Sei proprio una peste.”

 

“Anche tu.” Gli rispose vispa lei. “Vedi? Ce ne sono di cose belle nel mondo.”

 

Alex fece una piccola smorfia. “Tu vedi il bello anche dove non c’è.”

 

“Ah, davvero?” Katie assunse un cipiglio di sfida. “Dimmi, ti piace questo paesaggio attorno a te?”

 

Alex fece una smorfia e scrollò le spalle. “E’ normale. E’ solo un terreno ricoperto di neve, che c’è di speciale?”

 

“Me l’ero immaginato.” Katie si alzò in piedi e lo tirò per una mano, costringendolo a seguirla finchè non furono davanti a un tronco d’albero a poca distanza che emergeva dalla neve, e lì lo fece sedere. Lei gli sedette sulle ginocchia e con una mano gli chiuse gli occhi. “Occhi chiusi, per favore.”

 

“Cosa…”

 

“Ssh, fidati di me.”

 

Alex le obbedì volentieri. Katie si inginocchiò sul tronco alle sue spalle e gli appoggiò delicatamente le dita sulle tempie, iniziando un massaggio lento e leggero come se a toccarlo fossero i petali di un fiore. “Rilassati…” gli sussurrò all’orecchio.

 

Alex lo fece… e avvertì una serie di sensazioni miste. Sentiva il canto degli uccelli che rimbombava ovattato nel paesaggio innevato, il rumore soffice del vento fra i rami pieni di brina mattutina, la risata contagiosa di un paio di ragazzini del primo anno che sembravano veramente dei bambini mentre si rincorrevano nella neve, in tutta la semplicità dei loro anni ignari, il fruscio dell’acqua nel lago del parco della scuola, e l’aria non era pungente per via del freddo… tonica, piuttosto, ma incredibilmente piacevole… gli venne una voglia pazza di sorridere. Si sentiva forte e pieno di vita, più tutto ciò che lo circondava lo inebriava, più il suo corpo sembrava trarne beneficio e si riempiva di una vitalità del tutto nuova, sarebbe riuscito a scalare anche una montagna per come si sentiva bene… e fu proprio con quella vitalità che rispose al bacio di quelle labbra conosciute che gli stavano sfiorando dolcemente le sue.

 

Katie si fece indietro e sorrise nel vederlo aprire gli occhi. “Pensi ancora che questo paesaggio sia normale e basta?”

 

Alex si guardò in giro… vide in lontananza i ragazzini che giocavano, vide l’acqua incresparsi leggermente per quel gradevole venticello, vide un paio di uccellini che cinguettavano allegramente su un ramo pieno di brina… tutte cose che prima non aveva neanche notato, adesso le vedeva senza problemi. Gli venne da fare un sorrisetto… quella piccola peste aveva decisamente provato il suo punto. Quel posto era maledettamente bello.

 

Katie rise e scosse la testa. “Non lo ammetterai mai che ho ragione io e tu avevi torto, eh?”

 

“Il fatto che tu abbia ragione non implica necessariamente che io avessi torto.”

 

“Che faccia da schiaffi…”

 

Ridendo, Alex l’attirò di nuovo sulle sue gambe e la baciò, abbracciandola forte. Era così pura, così semplice e onesta, e così forte… gli mostrava la sua anima a testa alta, e gli dava tutto senza avere dubbi né riserve… gli aveva appena regalato delle sensazioni di benessere che sembravano non volerlo abbandonare più, era tutto così luminoso… non potè trattenersi, le passò una mano fra i capelli riccioluti e chinò il viso a baciarle il collo profumato. Profumava di fresco… di pulito. Quando sentì il piccolo gemito sfuggirle dalle labbra, Alex potè veramente dirsi in serissima difficoltà col suo autocontrollo… quella ragazzina era spaventosamente provocante senza volerlo né saperlo, avrebbe potuto baciarla in quel modo anche all’infinito, e anche di più…

 

Katie Weasley era la più grande contraddizione mai esistita sulla faccia della terra… innocente, timida, dolcissima, pura, delicata, eppure così forte, così determinata, così sicura e soprattutto… un dannatissimo osso duro. Stephen aveva decisamente sbagliato a fare i conti… l’aveva mandato a sedurre una mocciosetta viziata e anche un po’ stupida, invece si era trovato di fronte lei… quella piccola peste dal cuore immenso che tutto era fuorchè stupida. Ingenua sì, infinitamente ingenua. Vedeva troppo amore in tutto… quando l’amore non era un sentimento reale, non esisteva. Non era mai esistito, almeno per lui. Dunque non c’era di cui preoccuparsi, l’angioletto biondo non era una minaccia per lui e per il suo glaciale autocontrollo, però… vero era anche che quando era con lei sentiva il fuoco nelle vene, sensazioni che non aveva mai provato in vita sua. Katie era decisamente il suo angolo di paradiso, ammesso che questo posto fosse mai realmente esistito. Stephen diceva che solo i deboli credevano in cose simili. Però quella ragazzina non gli sembrava affatto debole, anzi.

 

Qualcosa scattò in Alex quando sentì le sue labbra delicate e inesperte sfiorargli il collo… strinse forte gli occhi, e serrò la sua presa su di lei. Probabilmente non sapeva neanche lei cosa fare, ma seguiva l’istinto… e faceva benissimo, oh se faceva bene… altro che quella sanguisuga di Vera, quei piccoli baci semplici e delicati lo stavano infiammando all’ennesima potenza. E Katie si lasciò sfuggire un gemito quando lui la baciò con un impeto del tutto nuovo e molto più audace, come audace era il movimento appena accennato che era scappato ai suoi fianchi contro quelli più sottili e impacciati di lei… istinto, era tutto istinto e passione, e una voglia pazza di sfogare quelle sensazioni così potenti che provava…

 

“…uhm… scusate, ehm… A-Alex, non vorrei disturbarti, però… uhm…”

 

Alex si voltò verso il suo compagno di Serpeverde che aveva appena parlato, e lo guardò decisamente molto, molto male. “Ma che diavolo c’è?!” ruggì, mentre Katie sbatteva gli occhi e riprendeva fiato.

 

Il ragazzo fece un passo indietro. “Scusa l’interruzione, non è colpa mia… mi ha mandato a chiamarti il professor Povrek. Dice che è venuta a trovarti tua sorella.”

 

Alex e Katie si accigliarono. “Ehi, non mi avevi detto di avere una sorella… credevo fossi figlio unico.”

 

Alex si passò nervosamente una mano fra i capelli. “Infatti… è la mia sorellastra.”

 

Katie s’illuminò. “Sorellastra o sorella, è lo stesso! Dai, fammela conoscere!” esclamò vispa, balzando in piedi e tirandolo per una mano.

 

Le sensazioni positive si polverizzarono all’istante quando Alex comprese chi era venuto a trovarlo.

 

 

***************

 

 

Jack fece una smorfia avvilita quando ad aprirgli la porta di casa fu un più che mai ironico Simon. “Aah, accidenti… scusami, pannolone, è che siamo andati a fare la spesa e abbiamo perso la cognizione del tempo…”

 

Simon ridacchiò, facendo entrare lui e Steacy. “Non mi dire che ce l’hai mai avuta, una cognizione del tempo.”

 

Steacy sfoderò il suo splendente sorriso mentre Jack appoggiava le buste della spesa sul tavolo della cucina. “Scusaci ancora, Simon… ti preparerò una cenetta coi fiocchi per farmi perdonare.”

 

“Ah, lo spero bene.” Simon si appoggiò ad un bracciolo del divano. “Se non ci apriva Amely, potevamo anche marcire al freddo tutta la sera… io, Mel e la sua torta…”

 

Jack spalancò gli occhi. “Quella che sa fare lei al cioccolato buona buonissima?” il fratello ridacchiò e annuì. “Dio, questa sì che è vita!”

 

Steacy si guardò in giro. “Scusate, ma non manca qualcuno?”

 

“Mel è con Amely in camera sua, arrivano subito.” Le rispose Simon. “Anzi, a giudicare da quello che sento, direi che stanno già arrivando.”

 

“Vieni qui, non fare la timida!” Mel saltellò allegramente nella stanza da pranzo, tirandosi dietro Amelia, che borbottava qualcosa contro gli eccessi di esibizionismo. “Ehi, ragazzi, guardate quant’è bella Amelia!”

 

E in effetti, malgrado facesse di tutto per non farsi mettere in mostra dalla sua amica, Amelia stava davvero bene. Indossava un pantalone bianco molto aderente che metteva in risalto le sue gambe lunghe e toniche, e un’altrettanto aderentissima camicetta azzurra, mentre i capelli che di solito teneva sempre legati erano lasciati liberi e le scendevano armoniosamente fino alle spalle. Sorprendentemente oltre al solito lucidalabbra aveva anche un po’ di trucco agli occhi che non faceva altro che renderli più belli di quanto già non fossero.

 

Jack fischiò in segno di apprezzamento. “Ah, però…!”

 

Simon sollevò in alto i pollici. “Sei bellissima, Amely… uno spettacolo quasi quanto Mel.” Mel gli fece un sorrisone e accolse l’occhiolino allegro di Amelia, che diede un pizzicotto al suo amico.

 

Jack scosse la testa e rise. “E poi dicono che sono io il cascamorto.” Anche le ragazze ridacchiarono.

 

“Stai molto bene stasera, Amelia.” Fece un po’ più freddamente Amelia, mentre si incollava a un braccio di Jack.

 

“Grazie.” Le rispose educatamente Amelia. “Non è niente di che, perciò vi sarei grata se la smetteste coi complimenti perché mi mettono in imbarazzo.”

 

Simon fece un divertente cenno di ovvietà con la mano. “Eccola qua, ci eravamo illusi per un secondo che fosse cambiata, ma no, non se ne fa niente.”

 

Jack la osservò con notevole interesse. “Come mai hai deciso di onorarci tanto e farti così carina solo per noi?”

 

“Non ti sopravvalutare tanto.” Amelia si avviò in direzione dell’attaccapanni. “Non resto a cena con voi… ho un appuntamento.”

 

“Davvero?” Steacy fece un larghissimo sorriso. “Chiunque sia deve essere molto importante per te, se ti sei fatta così bella per lui.” Simon nascose una risata in un colpo di tosse, e Mel gli rifilò una piccola gomitata.

 

Amelia scrollò le spalle e prese il cappotto e la sciarpa. “E’ appena la terza volta che lo vedo… ci stiamo conoscendo.”

 

“E’ sempre quel Toby, allora.” La voce di Jack era cupa quanto il suo sguardo. “Il matusalemme.”

 

“Tobias.” Lo corresse Amelia. “E piantala di chiamarlo matusalemme.”

 

“Preferisci nonnetto?”

 

“Preferisco che ti cuci quella boccaccia.”

 

Steacy spostò lo sguardo da Jack ad Amelia, notando l’espressione alquanto rabbiosa che si stavano scambiando. “Perché matusalemme, quanti anni ha?”

 

“Quasi trentatre.” Le rispose Simon, mentre afferrava una bottiglia dalla busta sul tavolo e la stappava.

 

“E che sarà mai, Jack.” Steacy provò a fargli un sorriso. “Chissà che mi credevo io, a sentire te…”

 

“E’ un uomo, lei è una ragazza.” Sibilò lui.

 

Amelia alzò gli occhi al cielo e cominciò ad infilarsi il cappotto. “Eccolo che comincia… prima il cibo, adesso anche questo… c’è una paternale per tutto, non ci facciamo mancare niente.”

 

Jack avanzò fino a raggiungerla. “Perché non è venuto a prenderti? Cos’è, ti ha invitato a casa sua e sta già preparando le lenzuola? E tu te la devi fare a piedi fino da lui?”

 

“Non essere ridicolo. Ci vediamo tutti a casa di Susy. Lui è amico di Peter e quindi vengono insieme.”

 

“Che razza di stronzo, far camminare la sua donna da sola di sera…”

 

“Io non sono la sua donna.” Sibilò dura Amelia. “E comunque questo non è il momento né il luogo per questo genere di conversazione.”

 

“Altrochè se lo è!” sbottò Jack. “Se gliele passi sempre tutte così, quello avrà ben ragione di continuare a pretendere! Qualcuno dovrà pure farti rinsavire in tempo!”

 

“Beh, forse quel qualcuno non devi essere tu!”

 

“Brava, bravissima! Continua pure ad assecondare tutte le richieste di questo pezzo d’idiota! Ma questo vuol dire che non dovrai venire a piangere da me quando ti accorgerai di aver sprecato così la tua prima volta!”

 

Calò un silenzio tombale. Simon si passò una mano sulla faccia, Mel si guardò distrattamente le mani e perfino Steacy ebbe la decenza di guardare altrove.

 

Amelia rimase immobile, poi si abbottonò in fretta il cappotto e s’infilò la sciarpa. “Grazie, Jack.” Mormorò, con la voce gelida e tremante. “Spero proprio che tu ti diverta stasera, e che ti strozzi con un osso del pollo.”

 

Jack la vide uscire e sbattersi forte la porta alle spalle… lui non aspettò neanche un secondo, e la rincorse subito. Attraversò di corsa quei due o tre metri che lo separavano da lei, e l’afferrò solidamente per un braccio.

 

“Ehi, aspetta…”

 

“Vaffanculo!!” gli urlò lei, respingendolo con rabbia e forza. “Non toccarmi!!”

 

Jack cercò di arginare le sue spinte. “Che diavolo ti prende?! Calmati!”

 

“Che mi prende?!?” Amelia gli colpì un braccio con una sberla a mano aperta per niente indolore. “Come hai potuto, pezzo d’idiota egoista che non sei altro!! Ma perché alla prossima partita di Dan non lo urli a tutto lo stadio che sono ancora vergine, eh?!?”

 

Jack le immobilizzò i polsi nella sua presa vigorosa. “Come se la cosa potesse interessare a qualcuno! Invece a me interessa capire dove vuoi arrivare con questo Tobey!”

 

Amelia cercò invano di liberarsi le mani. “Non sono affari tuoi! E’ una vita che mi dite tutti che sono asociale e che non esco mai, e quando lo faccio non ti sta bene?! Sei ipocrita e incoerente!”

 

“Apri gli occhi, Amelia! Io mi preoccupo per te!”

 

Lei riuscì finalmente a sottrarsi alla sua presa. “E sei anche quello che riesce a farmi più male di tutti, perciò sta’ zitto e lasciami vivere la mia vita!!”

 

Jack rimase immobile a guardarla mentre andava via. Strinse forte i pugni lungo i fianchi, e dominò la voglia travolgente di correre da lei, caricarsela su una spalla senza troppi complimenti e riportarla in casa, lì dove avrebbe potuto proteggerla innanzitutto da se stessa e dalle sue idee mezze spostate. Ma se quel Tobys avesse alzato anche soltanto un dito per sfiorarle una guancia… ecco, se non avesse avuto ospiti a cena sarebbe volentieri andato al quartier generale a sfogare in palestra un po’ di tutta quella rabbia che sentiva in corpo. Imponendosi un po’ di calma, si voltò e fece per tornare in casa. C’era Simon sulla soglia della porta, e aveva sul viso una simpatica espressione tra il curioso e il divertito.

 

“Hai visto che roba?” gli mormorò nervosamente Jack.

 

“Eh, ho visto si.” Simon annuì, con quell’aria buffissima e palesemente ironica che in un altro momento avrebbe fatto ridere suo fratello. “Che schifo queste ragazze di oggi, non ti puoi proprio più fidare.”

 

Jack non si soffermò a replicare alla battutina sarcastica di suo fratello… non con Steacy che lo stava fissando alle sue spalle con un’espressione alquanto interrogativa. Quello non era il momento per le domande.

 

 

***************

 

 

Katie si accigliò. Più lei e Alex si avvicinavano al dormitorio maschile di Serpeverde, dove il preside aveva mandato Miss Templeton, più lui le teneva stretta la mano nella sua.

 

“Alex… tutto ok?” gli chiese, cedendo a un piccolo sorriso. “Cos’è, sei nervoso? Non dirmi che tua sorella ti mette in soggezione.”

 

Alex fece una smorfia. “Ci mancherebbe altro.”

 

“Mi sarei meravigliata, in tal caso.” Osservò divertita Katie. “Il mio ragazzo non è il tipo da lasciarsi sconvolgere tanto facilmente.”

 

Alex si morse le labbra. Provava una strana sensazione… era teso. E sentiva il bisogno di tenere Katie lontana dal pericolo che il suo fiuto di cacciatore aveva rilevato. Sentiva chiaramente la presenza della longa manus del suo ambiente… e voleva tenerne fuori lei. E non era una debolezza la sua, si preoccupava del piano… in fondo.

 

“Ho capito, signor ghiacciolo, dovrò fare io gli onori di casa.” Katie gli diede un bacio sulla guancia e  gli strizzò l’occhiolino, quindi spinse la porta del dormitorio maschile di Serpeverde.

 

Era esattamente come sospettava lui… a spacciarsi per sua sorella c’era proprio Vera Warrington, che in quel momento stava guardando con aria distratta fuori dalla finestra del dormitorio. La sua solita aria sensualissima e regale era sempre lì, accentuata dal cappotto impellicciato che la faceva sembrare quasi una nobile russa.

 

Te la sei studiata bene la parte, eh Vera?

 

“Sorella carissima.” Mormorò freddamente Alex.

 

Vera si voltò verso di lui, e con uno sguardo significativo spalancò le braccia. “Alex, fratellino.” Gli disse languidamente, e ad Alex venne un profondo disgusto alla vista di tanta falsità.

 

Katie notò con un certo stupore il modo rigido e freddo con cui il ragazzo stava abbracciando la sorella, ma non disse nulla… attese che la bella ragazza la guardasse per farle un sorriso gentile.

 

Vera sbattè gli occhi. “Ciao… sei un’amica di Alex?”

 

“No.” Rispose seccamente il ragazzo. “E’ la mia ragazza… Katie Weasley.” Rispose a malincuore.

 

Vera gli rivolse una beffarda occhiata di compiacimento, quindi sorrise a Katie e le tese la mano. “E’ un piacere conoscerti, Katie…scommetto che questo simpaticone di mio fratello non ti ha mai parlato di me. Io sono sua sorella maggiore, Vera.”

 

“In effetti è una bella sorpresa conoscerti.” Il sorriso di Katie vacillò quando strinse la mano della giovane donna, e la colse un leggero pallore. “Io… ehm… è un piacere anche per me.”

 

“State insieme da molto?” le domandò Vera, fingendo uno sguardo interessato.

 

Katie si strinse nelle spalle, senza più tutto l’entusiasmo di prima. “No, è… è poco più di un mese.”

 

Alex notò che lo sguardo di Katie aveva perso parte della sua vitalità di sempre… e senza starci a pensare due volte, decise che allontanarla da Vera era senza dubbio la cosa migliore da fare. “Senti, Katie… ti dispiacerebbe lasciarci soli per un po’? Dobbiamo parlare di una serie di cose.”

 

Katie annuì, stringendosi nelle spalle. “Va bene, ti aspetto a pranzo.” Alex le fece un sorriso incoraggiante. “Arrivederci, Vera.”

 

Vera le rivolse un sorriso languido. “E’ stato un piacere, Katie.”

 

Alex si sentì infinitamente meglio quando Katie fu uscita dalla stanza, riprese a sentirsi libero abbastanza da poter guardare Vera col suo sguardo di ghiaccio più freddo che mai. “Che diavolo sei venuta a fare qui?!” ringhiò.

 

Vera inarcò un sopracciglio. “Speravo in un benvenuto migliore, francamente.”

 

“Altro che benvenuto dovrei darti… che vuoi fare, compromettere la mia missione? Se Stephen sapesse che sei qui…”

 

“A dire il vero, è per conto suo che sono venuta. Mi ha mandata lui.” Lentamente e deliberatamente, Vera si sfilò il cappotto e lo lasciò cadere su una sedia, sedendosi su uno dei letti. “Sentivamo la tua mancanza.”

 

Alex rimase glaciale come al solito, e si limitò a spostare lo sguardo verso la finestra. “Non abbastanza, dato che se non erro non è stata una mia idea quella di mandarmi qui.”

 

Vera scrollò una spalla. “Anthony si sente molto solo e abbandonato… continui a dargli buca ad ogni appuntamento, non ti vergogni?”

 

Alex non battè ciglio. “Non posso muovermi così liberamente qui, ci sono degli orari da rispettare… per di più passo la sera con Katie, e non posso raccontarle sempre scuse. S’insospettirebbe, non è stupida.”

 

Vera sorrise. “Sembri molto credibile.”

 

“Ti ho detto quello che volevi sapere, se vuoi credermi o no non sono affari miei.”

 

“…come sei rigido…” col suo solito fare sinuoso, Vera scivolò giù dal letto e gli si parò alle spalle, facendogli scivolare una mano lungo il petto e una sull’addome. “Forse hai bisogno di scaricare un po’di tensione accumulata…”

 

Alex le fermò la mano prima che potesse insinuarsi nei suoi pantaloni. “Basta così, Vera.”

 

Lei inarcò le sopracciglia e si spostò alla sua destra, incrociando le braccia sul petto e fissandolo intensamente. “Ti trovo molto cambiato, Alex.” Lui non disse niente, e lei decise di cambiare tattica. Conosceva abbastanza gli uomini da sapere quali corde toccare per farli cantare… “La tua ragazza è molto bella. Nel senso più verginale del termine, ovviamente.”

 

Alex distolse lentamente lo sguardo e le lanciò un’occhiata alquanto penetrante.

 

Vera gli sfiorò la guancia con un dito. “Sono pronta a scommettere che non è stato difficile conquistarla… è una bambina o poco più. Quelle come lei perdono la testa per i coetanei biondi con gli occhi azzurri. E devo dire che il tuo corteggiamento non è stato neanche lungo…” lui rimase immobile mentre lei gli sfiorava le labbra con il pollice. “…vediamo se indovino… ti ha lasciato a secco per tutto questo tempo, giusto? Non hai bisogno di rispondermi, lo sento da me che sei sessualmente frustrato… povero caro, magari la piccola è anche vergine…”

 

Alex le afferrò bruscamente il polso. “Katie non è un affare che ti riguarda. Adesso vieni al punto, mi stai facendo perdere solo tempo.”

 

Vera raggelò il proprio sguardo, e si divincolò il braccio. “Vedo che ci hai preso gusto, te la stai prendendo comoda.”

 

“Sto eseguendo i miei ordini, non puoi pretendere di avere tutto e subito.” Ruggì Alex, guardandola male. “E se non sbaglio, Katie non deve assolutamente essere obbligata.”

 

“Obbligata no, convinta si.” Vera inarcò le sopracciglia e appoggiò le mani sui fianchi. “Ti conosco bene, Alexander Malfoy, sei molto più efficiente e veloce quando e se vuoi… che ti sta succedendo?”

 

Alex scosse la testa. “Non immischiarti nella mia missione, Vera. I tempi e i modi in cui agire li scelgo io… e non voglio intromissioni, tantomeno tue.”

 

Vera passò un lungo momento a guardarlo storto, quindi gli si avvicinò ulteriormente e si inumidì le labbra. “Tieni bene a mente questo, Alex. In questa guerra non sono ammessi errori di nessun tipo, perciò se hai ricevuto un ordine vedi di attenerti senza divagare. Non è il momento per le… cottarelle adolescenziali.”

 

Alex strinse gli occhi in due fessure. “Fuori. Di. Qui.”

 

Vera non distolse lo sguardo fino alla fine, poi girò sui tacchi, prese il suo cappotto e uscì dal dormitorio sbattendo forte la porta.

 

Alex respirò profondamente e serrò forte i pugni sulla spalliera della sedia davanti a lui. Vera era stata come una doccia gelata che non si aspettava di dover ricevere… un durissimo richiamo all’ordine nel tipico stile di Stephen McNair, lo stesso misericordioso maestro che da piccolo lo puniva a colpi di Cruciatus anche per le cose più banali. Vera poteva essere anche piuttosto inutile ai fini più concreti della guerra… ma quel giorno aveva svolto molto bene il compito che le avevano assegnato. Chiara e lapidaria, era stata fin troppo maledettamente acuta nelle sue affermazioni. Certo, se pensava che lui si fosse innamorato della piccola Weasley si sbagliava di grosso, l’amore non esisteva né sarebbe mai esistito per lui.

 

Ma era vero che doveva agire andando contro i suoi ‘nuovi’ interessi… un interesse per la pace interiore e l’allegria di quel piccolo angelo bellissimo e ingenuo, ad esempio. Katie col suo sorriso illuminava una stanza intera, e Alex non era abituato alla luce o a tanti sorrisi… e non era abituato a ridere. Mentre con lei rideva eccome, a volte doveva riprendere fiato per quanto rideva. La semplicità disarmante di quella ragazzina inesperta era diventata un ostacolo, perché se Stephen avesse saputo che la mattina Alex si svegliava già allegro al solo pensiero di rivederla, non gli sarebbe piaciuto un granchè. Anzi. Probabilmente lo avrebbe accusato di tradimento. E lo avrebbe punito.

 

Ma Alex sapeva bene che non stava assolutamente tradendo la sua causa, proprio no… avrebbe portato a termine la sua missione come gli era stato ordinato. A qualunque costo. Ciò non toglieva il fatto che avesse riflettuto in quei giorni… e avesse capito anche che col tempo avrebbe dovuto imparare a fare a meno del sorriso di Katie, perché sarebbe lentamente sparito dal suo bel faccino delicato.

 

E sarebbe stato proprio lui a spazzarglielo via.

 

 

***************

 

 

“…ma come diavolo faccio io a ricordarmi dell’anno della prima rivolta dei Goblin? …ma tu guarda che roba… ehi, Katie! Meno male che sei arrivata!” Quinn si sistemò i capelli in una coda e indicò alla sua amica il librone che teneva aperto sul tavolo della sala comune. “Questa stronzissima ricerca di storia non mi riesce per niente…”

 

Katie si lasciò cadere nella sedia accanto a quella della sua amica e sbuffò. “Non sono in vena, mi dispiace.”

 

Quinn inarcò le sopracciglia. “Tu non sei in vena?! Bella, intelligente e ora pure fidanzata col più bono della scuola, non ti puoi permettere di non essere in vena, bellezza!”

 

Katie fece una smorfia. “Ti perdono perché so che dai i numeri quando sei sommersa dai compiti.”

 

Quinn si accigliò. “Ti è successo qualcosa?”

 

Katie esitò per un lungo momento. “Lo sapevi che Alex ha una sorella più grande?”

 

“Davvero?”

 

“Già… buffo, eh? Io non lo sapevo.”

 

Quinn si appoggiò coi gomiti sul libro. “Oh beh, dopotutto state insieme da poco, sai quante altre cose dovete ancora raccontarvi.”

 

“Non mi è sembrato molto contento di rivederla, per la verità.” Katie si accarezzò assentemente il braccialetto di stoffa che le aveva regalato suo padre prima di entrare a Hogwarts, da cui non si separava mai. “E poi…”

 

Quinn si guardò in giro per essere sicura di non essere ascoltata, quindi si sporse in avanti. “Hai avuto una delle tue percezioni?”

 

Katie si strinse nelle spalle. “Quando le ho stretto la mano è stato orribile.” Mormorò, con lo sguardo angosciato. “Ho sentito un gran freddo… e tristezza… un senso di angoscia, ho visto una radura deserta e ghiacciata… è stato un bombardamento di immagini e sensazioni, non capivo più niente.”

 

Quinn inspirò profondamente. “Potresti aver percepito sensazioni sbagliate…”

 

“No, no, era tutto troppo chiaro e distinto.” Katie scosse la testa. “Quella Vera ha qualcosa che non va dentro… quello che non mi spiego è la violenza con cui ho avuto queste percezioni.”

 

“Forse perché quanto più sei coinvolta, tanto più è intenso quello che provi.” Quinn le appoggiò una mano sul braccio. “Non ti angosciare così adesso…”

 

“Mi preoccupo per Alex. E’ chiaro che non è in buoni rapporti con la sorella, e adesso so che lei puzza di marcio, ma il suo passato è un tabù… vorrei aiutarlo, ma lui mi tiene a distanza. Come faccio a dargli una mano così?”

 

“Facendoti i fatti tuoi.”

 

“Non ti sopporto quando fai la cinica.”

 

“Non è cinismo, è realismo.” Quinn scosse la testa. “Katie, tu e Alex state insieme da poco più di un mese… non è ancora arrivato il momento dei discorsi seri, dovete godervi la novità e pomiciare a più non posso! Non puoi alleviare le sofferenze del mondo intero per tutta la vita, Weasley!”

 

Katie la guardò scura in volto. “Io posso farlo sentire meglio.”

 

“Te lo deve chiedere lui, o finirai per sentirti dire che hai invaso la sua privacy!” Quinn storse il naso. “Sei sempre la solita ingenua, non ti ho insegnato proprio niente sugli uomini, eh? Sono tutti uguali, e se parli li metti pure in fuga.”

 

“Alex è diverso.” Katie si alzò in piedi con risolutezza. “E preferisco correre il rischio, piuttosto che lasciarlo soffrire.”

 

Mentre usciva dalla sala comune, Katie poteva quasi giurare di sentirsi addosso lo sguardo rassegnato di Quinn… ma era decisa comunque a perseguire le sue idee fino in fondo, finchè le trovava giuste. Questo l’aveva imparato da sua madre e suo padre, e le aveva sempre dato la forza di lottare a testa alta per i suoi ideali.

 

Trovò Alex che usciva dalla sala comune di Serpeverde con l’aria ancora più cupa di prima e lo sguardo assente, e andandogli incontro lo sorprese non poco, al punto che lo vide quasi sussultare.

 

“Ehi… stavo venendo da te.”

 

Katie si morse le labbra. “Aspetta un attimo, devo dirti una cosa importante e voglio dirla tutta insieme.”

 

Alex si accigliò. “Che devi dirmi?”

 

Katie poteva sentire nell’aria la sua tensione, e avrebbe tanto voluto aiutarlo a rasserenarsi… ma sua madre una volta le aveva detto che non sempre usare le sue capacità era la scelta migliore. A volte anche una buona chiacchierata amichevole poteva sortire lo stesso effetto tranquillizzante. Così decise di seguire il suo insegnamento. “Ok, senti… lo so che è passato poco tempo, e che noi… si, insomma, che non stiamo insieme proprio da tanto… però voglio che tu sappia che io ci sono. Se vuoi parlare con me, se ti vuoi sfogare un po’… puoi farlo quando vuoi.”

 

Alex inspirò profondamente. “Cosa ti fa pensare che io abbia qualcosa da raccontarti?”

 

Katie si strinse nelle spalle. “Io credo che tu abbia tutto un mondo da raccontare… ma non lo fai. E non ti fa tanto bene tenerti dentro sempre tutto.”

 

Alex inarcò freddamente un sopracciglio. “Proteggere la propria persona dalle intrusioni esterne è un bene, non lo sai? Il mondo è pieno di curiosi che vogliono sapere i fatti tuoi solo per interesse loro.”

 

“Ma io non sono una curiosa.” Katie gli fece un piccolo sorriso. “E poi non partire sempre dal presupposto che il mondo è un posto gelido e crudele, non è così…”

 

Alex le afferrò bruscamente gli avambracci fra le mani, facendola sussultare. Il suo sguardo era freddo e tagliente. “Devi smetterla, hai capito?” le disse crudelmente. “Piantala di pensare che sia sempre tutto così perfetto, così bello… niente è bello o perfetto in questo mondo di merda, niente e nessuno è pronto a stendere la mano per aiutarti! Solo ed unicamente tu puoi costruire la tua felicità, e per farlo devi andare anche contro gli altri! Non c’è nessuno che provveda a te, ragazzina, siamo tutti esseri soli al mondo!”

 

Katie lo fissò con gli occhioni azzurri spalancati… non disse nulla, ma lo guardò intensamente… abbastanza intensamente da costringerlo ad abbassare gli occhi, e a lasciarle le braccia.

 

“La verità è che siamo troppo diversi io e te, bionda.” Le disse piano Alex, guardando a terra.

 

Katie lo spiazzò completamente… prima che potesse aggiungere altro, gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò, appoggiando la testa sul suo petto. Non pretese di essere abbracciata a sua volta, semplicemente gli cinse i fianchi con le braccia e rimase ad ascoltare il battito solido e regolare del suo cuore.

 

“Lo so che devi aver sofferto infinitamente…” gli sussurrò piano. “…sono cresciuta così serena grazie all’amore che mi ha dato la mia famiglia, e posso solo immaginare come deve essere stato orribile per te non averla neanche, una famiglia… i tuoi genitori, tua… tua sorella… Alex, lo so, adesso ti sei convinto che il mondo sia solo dolore, ma non è così. Non ti chiedo di pensarla come me, però… puoi fidarti di me?”

 

Alex serrò la mascella e sostenne a fatica lo sguardo speranzoso e pulito della ragazza che aveva fra le braccia. Lo faceva sentire… come se qualcosa non andasse.

 

Katie gli sorrise. “Andiamo, signor ghiacciolo… lo so che sei un uomo tutto d’un pezzo, che ti fidi prima di tutto di te… ma io non ti chiedo niente, sai? Voglio solo aiutarti a ritrovare un po’ di gioia, un po’ di sana allegria… ci penserò io, tu non dovrai fare proprio niente, basta che ti fidi.”

 

Alex sospirò e lentamente le circondò i fianchi con le braccia, ricambiando finalmente il suo abbraccio. Ma come faceva a mentire a una persona così? Con quegli occhi limpidi e quel sorriso genuino, Katie era semplicemente spiazzante… non c’era gusto a raggirarla, perché lei non solo ci credeva ingenuamente, ma addirittura si era decisa ad aiutarlo. E in una situazione diversa, forse…

 

Katie ridacchiò. “Andiamo… ammettilo che ti fidi, tanto lo so che è così. E sai perché? Perché per fidarsi basta voler bene. Tu mi vuoi un po’ di bene? Anche solo un pochetto?”

 

Alex sorrise suo malgrado… si maledisse per quella sensazione strana che non aveva mai provata, una sensazione per cui McNair lo avrebbe punito a morte… tenerezza?! Quando mai ne aveva provata?! Mai… e mai aveva incontrato qualcuna come Katie. Gli tornarono in mente le parole di Stephen sull’amore, sul fatto che nessuno dà mai niente per niente… verissimo, ma Katie Weasley che aveva da chiedergli? Zero assoluto, niente di niente. Mentre lui avrebbe preso da lei eccome. Le avrebbe fatto male, molto male…

 

D’impulso Alex si chinò su di lei e la baciò, passandole una mano fra i capelli riccioluti e un’altra attorno alla vita per stringerla forte a sé. Non voleva pensare. Non voleva riflettere. Non voleva studiare la situazione. Non voleva portarsi avanti col piano. Voleva solo baciare quella creatura così diversa da lui, così pura e semplice, e così maledettamente ingenua e innamorata della vita. E voleva farlo a modo suo, basta bacetti per assecondare la sua timidezza… voleva un bacio di quelli che era abituato a dare lui.

 

E quello si prese.

 

 

***************

 

 

Steacy salutò ancora una volta Simon e Mel, agitando la mano mentre Jack li accompagnava alla porta. Contrariamente a quanto si era aspettata dopo quella scenata fra lui e Amelia, Steacy aveva passato una serata molto piacevole… a quanto sembrava – e per fortuna di tutti – Simon sapeva bene come prendere suo fratello: tra un sorriso e un occhiolino complice, una risata e un cenno di assenso, bene o male era riuscito a distrarre Jack. Era sorprendente come nella loro diversità i fratelli Weasley riuscissero a bilanciarsi perfettamente.

 

Canticchiando un motivetto a bassa voce, Steacy ritornò nella camera da pranzo e si mise a raccogliere le bottiglie di burrobirra che avevano seminato in giro e in particolar modo sul tavolo… e lì lo sguardo le cadde sulle fotografie incorniciate e sistemate con cura in cima al caminetto.

 

Ce n’era una di Jack e Amelia mentre erano in piedi su due sgabelli, a provarsi le uniformi per Hogwarts che una signora grassoccia stava sistemando con degli spilli sotto lo sguardo attento della mamma di Jack. Amelia teneva la bocca aperta e fingeva di ficcarsi le dita in gola e vomitare, Jack faceva finta di impiccarsi con la cravatta… così piccoli, eppure già così discoli. Ce n’era un’altra con loro due piccoli e in costume insieme di un buffissimo Simon ancora senza i due denti davanti, un’altra di una tenerissima bimba bionda con il ciucciotto in bocca – la sorellina di Jack – e ancora, una di una Amelia probabilmente sedicenne o giù di lì, che scartava felice il manico di scopa dalla forma elegante e sportiva che le avevano regalato i genitori di Jack, con relativo dolcissimo abbraccio, e infine c’era la foto del giorno in cui Jack e Amelia avevano avuto il distintivo di War Mage, e tutta la famiglia al completo aveva posato per una foto ricordo…

 

“Lascia stare, Steacy, le raccogliamo dopo quelle.” Jack si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona che più amava, finendo in un sorso la burrobirra che teneva in mano.

 

Steacy lasciò perdere le bottigliette e si andò a sedere proprio accanto a lui, accavallando le gambe lunghe. “E’ stata una bella serata, eh?”

 

Jack annuì senza particolare entusiasmo. “Piacevole, si.”

 

Steacy lo guardò per un momento… aveva un’aria accigliata e scura, non aveva niente del solito ragazzo allegro e brioso a cui era abituata. La litigata con Amelia doveva averlo scosso molto più profondamente di quanto non volesse ammettere… e lei che poteva fare per avere un po’ d’attenzione? Possibile che dovesse sempre ricevere le briciole di quello che lasciava Amelia, quella ragazzina così… così insignificante in apparenza, eppure col potere di dominare la volontà di Jack anche a distanza… sembrava abbastanza assurdo.

 

Jack è il mio ragazzo, non il suo… è con me che sta, è me che desidera, è con me che fa l’amore, è a me che dice ti amo… non dovrei dubitare di chi viene prima fra noi due. Assolutamente no.

 

Con maggiore decisione e sicurezza di quanto si aspettasse, Steacy si sporse verso di lui e lo baciò, stuzzicandogli le labbra con le proprie in quel modo tutto seduttivo che lui amava tanto… ma quella sera la sua reazione era pigra e per niente entusiasta, completamente diversa dal solito. Lei pensò di ottenere maggiore attenzione passandogli le mani lungo il corpo, ma quando gli infilò una mano sotto la camicia per accarezzarlo a pelle, lui la respinse gentilmente indietro.

 

“Steacy, no.” Mormorò cupo, quasi infastidito. “Non stasera.”

 

Lei inarcò le sopracciglia, stupita più che mai. “C’è qualcosa che non va?”

 

Jack fece una faccia strana e scosse la testa… poi controllò l’orologio. “E’ quasi l’una.”

 

Steacy intuì dove voleva arrivare e annuì, tornando a sedere compostamente accanto a lui. “Certo. Amelia non è ancora tornata, giusto?”

 

Jack era imbronciato. “Se quello stronzo di Tibbs o come diavolo si chiama lui la lascia tornare a casa da sola a quest’ora, quant’è vero Merlino io…”

 

“Non sei suo padre né suo fratello, Jack.” Replicò asciutta Steacy. “E non avresti voce in capitolo neanche se lo fossi.”

 

Lui scosse la testa. “Non capisci, non è la prima volta che Amelia si prende una sbandata per uno più grande di lei… mamma dice che è perché l’è sempre mancata la figura del padre per casa, ed ecco le conseguenze.”

 

“Oh.” Steacy inspirò profondamente e guardò altrove. “Immagino anche, però, che se non è la prima volta avrà già capito come vanno le cose e quindi sarà in grado di gestire perfettamente da sola la situazione.”

 

Jack scosse la testa. “Ma quando mai… guarda, l’ultima volta aveva sedici anni e la testa più calda che si possa trovare in una ragazzina di quell’età… si era incaponita per uno che aveva quasi il doppio degli anni suoi.”

 

Lei inarcò un sopracciglio più che mai irritato. “E’ anche una questione di scelte, sai.”

 

“Beh, vallo a raccontare a mio padre.” Jack fece un sorrisetto. “Me lo ricordo come se fosse ora… sistemò la faccenda a modo suo, cioè andando molto poco per il sottile. Capirai, gli avevano toccato una delle sue bambine… mi meraviglio che non gli abbia staccato la testa a quello. Papà è piuttosto protettivo nei riguardi di Katie e Amelia, guai a chi gliele tocca.”

 

Steacy si passò le mani sul viso, ufficialmente stufa. “Ma ti rendi conto o no di quello che mi chiedi?”

 

Jack smise di sorridere e si accigliò. “Come, scusa?”

 

Steacy scosse la testa. “E’ così difficile per me… devo fare i conti con una persona che tu adori, che i tuoi genitori considerano al pari di una figlia, che i tuoi amici stimano alla follia…e tu arrivi a rifiutarti di fare l’amore con me per aspettare lei che torna da un appuntamento! Almeno ti rendi conto delle tue pretese?”

 

Jack sospirò stancamente. “Lo sai che cosa significa Amelia per me, mi sembra che abbiamo già ampiamente affrontato questo discorso.”

 

“Ma come pretendi di rassicurarmi dicendomi che mi ami, e poi rifiutandoti di stare con me per aspettare lei?!”

 

“Lo so di non essere una persona affidabile, però hai il diritto di temere che ti tradisca con tutte tranne che con Amelia. Lei è troppo intelligente e troppo forte per commettere certi errori da idiota che sono una mia prerogativa.”

 

Steacy smanettò. “Tu non capisci… non è di Amelia che sono gelosa, non la temo… sono gelosa del modo in cui tu ne parli. Ti brillano gli occhi quando parli di lei, Jack… perché con me non è così?”

 

“Perché tu ti ostini a rivaleggiare con lei.” Le rispose duro il ragazzo. “E non vuoi capire che non viaggerete mai allo stesso livello.”

 

“Ma lei sarà sempre più importante di me di questo passo… addirittura ci vivi insieme, è inevitabile che lei sia su un piedistallo ogni attimo della giornata…”

 

Jack si accigliò e la guardò dritto negli occhi… non gli ci volle molto a capire cosa voleva suggerirgli la sua ragazza. E la cosa lo irritò non poco. “Non provare neanche a farla la tua proposta, tanto sai già che la mia riposta è no.”

 

Steacy sospirò. “E invece se tu considerassi quello che ti ho detto… se decidessi di venire a stare da me…”

 

“Per convivere con te, o semplicemente perché devo stare lontano da Amelia?”

 

“Ma io non ce l’ho con lei, te lo giuro, è solo che è così difficile per me…”

 

“Mettiamo in chiaro definitivamente un paio di cose.” Jack la guardò duramente. “Amelia è una delle cose più belle della mia vita, e non rinuncerò mai a lei. Ti ho già assicurato che non interferisce con la nostra storia, ma sia chiaro che neanche tu devi interferire con la nostra amicizia. Non posso stare con una donna che mi chiede di non essere me stesso, perché Amelia è una parte di me e negarla vorrebbe dire negare me. Io posso offrirti il mio amore, e intendo dartelo, ma se le tue condizioni includono che io rinunci a lei… non se ne fa proprio niente, Steacy. La scelta è solo tua, a me sta bene come stiamo procedendo… ma se per te la presenza della mia migliore amica è insostenibile, io non posso farci assolutamente niente. Tocca a te decidere se il gioco vale la candela.”

 

Steacy ingoiò un boccone amaro, e quando parlò la sua voce era stranamente rauca. “Questo significa che se scelgo te non posso sperare in una vera storia, dico bene? Perché Amelia sarà sempre fra di noi, in un modo o nell’altro.”

 

“No, ti sbagli.” Jack scosse vigorosamente la testa, i suoi occhi blu profondi più che mai. “Vorrei che tu imparassi a volerle bene, non immagini neanche quanto è stata dura la vita con lei… è sempre stata sola al mondo, i suoi stessi genitori l’hanno praticamente abbandonata… ha ricominciato a vivere solo quando è entrata a far parte della mia famiglia, tu non sai neanche lontanamente quanto ha sofferto… vuoi veramente che io l’abbandoni di punto in bianco per le tue manie di gelosia?”

 

Steacy sospirò e abbassò lo sguardo. “Mi dispiace se credi che fra me e lei sia una cosa personale, ti giuro che non lo è… ma vorrei più conferme da parte tua. Credo sia giusto.”

 

“Certo che le avrai. Nel momento stesso in cui smetterai di fare la guerra a una ragazza che non ti ha fatto niente, e che chiede solo un po’ di quell’affetto che l’è sempre mancato.” Jack non si scompose affatto, sicuro del fatto suo. “Su questo te lo dico prima, Steacy. Non ho intenzione di transigere.”

 

“…va bene.” Steacy si alzò in piedi e raccolse lentamente la sua borsa e il suo cappotto, dirigendosi verso il camino dove tenevano un piccolo vasetto colmo di Polvere Volante. “Tu sei stato molto chiaro… e ti ho capito. E ti prometto che penserò alle tue parole… io voglio che fra di noi funzioni.”

 

Jack fece una piccola smorfia, senza alzarsi dalla poltrona. “Allora sai già cosa devi fare.”

 

Steacy annuì lentamente, e senza aggiungere altro prese una piccola porzione di Polvere Volante e si diresse verso casa sua.

 

Jack inspirò profondamente. Steacy doveva assolutamente capire… capire che Amelia non era una realtà da cui poteva prescindere. Soprattutto se col tempo volevano fare realmente sul serio.

 

A proposito di tempo…

 

L’una e mezza. Fuori tempo massimo, non poteva fare così tardi con uno tanto più grande di lei. Jack si alzò e prese il giubbotto dall’attaccapanni, deciso ad andare a riprenderla dovunque fosse. Avrebbe cominciato a cercarla a casa di Susy, e povera lei se avesse scoperto che l’aveva lasciata andare da sola a casa di quel Tommy… Tony… il matusalemme, insomma. E sarebbe uscito veramente se non avesse sentito delle voci in lontananza… riconobbe la voce di Amelia, e scansò leggermente la tenda dalla finestra per guardare… effettivamente stava tornando verso casa accompagnata da un tizio non troppo alto e coi capelli ricci e scuri, con tanto di occhiali da intellettuale sul naso.

 

…e tu saresti il matusalemme?! Ma dove credi di andare, minchione, non sei assolutamente il tipo di Amy…

 

Amelia sembrava alquanto sulle sue, nonostante sorridesse all’uomo che l’accompagnava e gli prestasse ascolto. Arrivarono a poca distanza dal piccolo cancelletto di casa e si fermarono per i saluti, e dal modo in cui lei sembrava in imbarazzo – e anche perfettamente ordinata e coi capelli pettinati – Jack potè desumere che non era successo assolutamente niente di serio fra loro.

 

E vorrei anche vedere! Questo intellettualoide da strapazzo… topo da biblioteca che non sei altro, credevi veramente che una come Amelia si sarebbe abbassata al tuo livello?

 

Si scambiarono un paio di parole a voce bassa e lei sorrise, restando però a distanza di sicurezza. E quando lui le appoggiò una mano sul fianco e le si avvicinò, a Jack non sfuggì l’impercettibile senso di imbarazzo che le era calato sul viso.

 

…togli quella mano o giuro che te la cionco!!

 

Amelia gli sorrise e accettò abbastanza di buon grado il piccolo bacio a fior di labbra che l’uomo le diede… ma quando la cosa si lasciò trasportare un po’ di più, gentilmente si sottrasse all’abbraccio e al bacio, sorridendo imbarazzata. Fortunatamente per lei, l’intellettualoide sembrò dirle qualcosa che la mise subito a suo agio, e le strappò un sorriso.

 

Guardalo, guardalo come non demorde… ancora non hai capito che tra un minuto vengo fuori e te ne faccio otto di occhi?!

 

Finalmente la strampalata coppia si salutò… l’uomo riprese la strada in direzione opposta alla loro casetta, e Amelia aprì il cancello per entrare e lo richiuse alle sue spalle. Jack immediatamente si tolse il giubbotto e lo appese all’attaccapanni… non era il caso di darle un motivo in più per avercela con lui.

 

Amelia entrò in casa senza fare troppo rumore, chiudendo la porta a chiave con un colpo di bacchetta e sospirando mentre la infilava di nuovo nella tasca dei pantaloni. Rimase alquanto sorpresa di trovarsi di fronte Jack… ma scelse di non dargli retta, semplicemente si avviò verso la sua camera e una volta dentro chiuse piano la porta.

 

Jack sospirò profondamente. Eccola lì, tipico… il silenzio era la strada che sceglieva il più delle volte quando qualcosa non andava. E ultimamente quanti silenzi fra loro… fu con un peso nel cuore che Jack raggiunse a sua volta la sua stanza e con aria alquanto infastidita si spogliò, infilandosi il pigiama senza troppa grazia. Non riusciva a togliersi dagli occhi il bacio che quel Tuxon le aveva dato vicino al cancelletto… quella mano che le aveva posato sul fianco… quel porco! Ah, ma se ci avesse riprovato ancora… razza di vecchio, come osava provarci proprio con la sua piccoletta?

 

Niente, non riusciva neanche ad addormentarsi… aveva un bisogno folle di andare da lei e abbracciarla… assicurarsi che nel suo cuore lui occupasse quel primo posto incontrastato che lei occupava nel suo. Si, voleva abbracciarla… stringerla a sé. Riappropriarsi dei suoi diritti. E doveva farlo subito, altrimenti sarebbe impazzito.

 

Jack si alzò dal letto e si diresse verso la stanza della sua amica. La porta era chiusa, ma sicuramente lei non era ancora andata a letto… tanto valeva assicurarsene e bussare.

 

“Piccola?”

 

Passò qualche secondo di attesa, poi finalmente la porta si aprì… Amelia si era già struccata, era tornata il suo piccolo e semplicissimo Koala di sempre, con tanto di pigiamone felpato che la faceva sembrare ancora più giovane dei suoi anni.

 

“Che c’è?” gli chiese lei, senza rancore o rabbia… stanchezza, più che altro.

 

Jack si ciondolò sui piedi, indeciso su cosa dirle. “Sei ancora arrabbiata con me per prima?”

 

Amelia lo guardò coi suoi grandi occhi scuri da cerbiatta, adesso piuttosto tristi però. “Mi hai umiliata prima.” Gli disse piano. “Davanti agli altri, ma soprattutto davanti a Steacy.”

 

“Non erano queste le mie intenzioni.” Le disse subito lui. “E’ solo che… ho perso la testa a saperti con uno tanto più grande, avevo paura che potesse approfittarsi di te…”

 

“E non hai pensato neanche per un attimo che so prendermi cura di me stessa?”

 

Jack fece una piccola smorfia imbarazzata. “Sai come sono fatto… prima agisco e poi penso. Sono il solito imbecille… un imbecille che però ti adora.”

 

Amelia inspirò profondamente, e dopo un lungo momento di silenzio gli accarezzò con la mano sottile una guancia. “No, non sono arrabbiata con te.” gli disse piano.

 

Jack sorrise e le coprì la mano con la sua. “E’ andata bene la serata?”

 

“…si.” Amelia cercò di sorridere e annuì. “E’ andata bene.”

 

Jack annuì e si guardò i piedi per un momento. Buffo come si sentisse… non aveva voglia di allontanarsi da lei. Tornò a guardarla… aveva i grandi occhioni scuri come velati da una patina di tristezza, e questo gli fece male. “…stai bene, vero, piccoletta?”

 

Amelia si strinse nelle spalle e annuì, guardando altrove. “Si. Si, sto bene… sono solo un po’ stanca.”

 

“Hai mangiato a sufficienza, si?”

 

Amelia fece una smorfia amara e alzò gli occhi al cielo. “Si, papà.”

 

Jack scosse la testa. “Non mi riguarda se ti dà fastidio… ho bisogno di sapere che è tutto a posto.”

 

Hai ragione, non è colpa tua… è mia, che non sono capace di parlarti né tantomeno di andare avanti… sono proprio una cretina. Una perfetta, colossale cretina che non ha ancora trovato il suo posto in questo mondo schifoso… a questo punto dubito che capirò mai cosa fare della mia vita. Sono davvero una povera idiota senza speranza.

 

Jack le accarezzò dolcemente il viso… il fatto che non si truccasse quasi mai rendeva la sua pelle liscia e morbida almeno il doppio di quella delle ragazze a cui era abituato. “Posso… posso restare a dormire con te stanotte?”

 

Amelia si morse le labbra. “Non credo che sia giusto… nei confronti di Steacy, nei confronti di Tobias…”

 

“E da quando sono gli altri a decidere della nostra amicizia?”

 

“No, non è per questo… è che stiamo diventando adulti per davvero, Jack… stiamo prendendo strade diverse… dobbiamo anche dar conto alle persone con cui…”

 

“Beh, a me non importa proprio niente degli altri.” La interruppe Jack, i cui occhi blu erano vivi e decisi più che mai. “Nessuno può capire quello che c’è fra noi… la nostra amicizia deve restar fuori dai nostri rapporti, ce l’eravamo promesso tanto tempo fa… nessuno ti capisce come ti capisco io, e nessuno capisce me come mi capisci tu.”

 

Si, aveva ragione lui… e le mancava tanto la loro complicità. Voleva tornare ad essere la sua migliore amica, voleva tornare a beneficiare della sua presenza amorevole senza dover pensare che non poteva esserci quello che sognava lei… voleva tornare a sorridere. E soprattutto rivoleva il suo Jack. Che non poteva essere suo, ma almeno poteva essere il migliore amico meraviglioso che era sempre stato. Le era sempre bastato… doveva tornare a farselo bastare, anche perché così feriva pure lui.

 

Per questo Amelia finalmente fece un piccolo sorriso e annuì, perché scoprì che era proprio del suo migliore amico che aveva bisogno… e quando si infilarono nel letto e lui la prese fra le sue braccia forti e vigorose, lei si accoccolò come se quello fosse l’unico rifugio che poteva metterla al sicuro dal mondo intero e soprattutto da se stessa. Amelia sorrise col viso contro il suo collo. Forse stava riuscendo nel suo progetto, in fondo… stava riscoprendo Jack innanzitutto come il grandissimo amico che era sempre stato, e questo le faceva bene. Si… adesso poteva andare solo meglio. Col suo migliore amico al suo fianco.

 

Jack sorrise fra sé e sé quando la sentì rilassarsi fra le sue braccia, ma non era ancora sufficiente… voleva sentirla sorridere. Ridere. Sentiva la mancanza della sua risata contagiosa e vispa. Qualunque cosa le avesse strappato una risata sarebbe andato bene per lui… “Ehi, te lo ricordi Tommy Thong di Corvonero, quando eravamo al quarto anno?”

 

Amelia lo guardò e inarcò un sopracciglio, incuriosita da una domanda tanto strana. “Come no… quello che masticava marijuana a ogni ora del giorno e protestava pure contro l’aria.”

 

“E ti ricordi anche che si è messo a fare il cantante rock con un’altra banda di fumati come lui, no?”

 

“Si, con quel nome assurdo… ma perché me lo chiedi?”

 

“Dan dice che l’ha incontrato in un negozio mentre sponsorizzava un nuovo gadget…” Jack ridacchiò. “Una bambola con la sua faccia che se tiri la cordicella spara parolacce in venticinque lingue diverse.”

 

Amelia scoppiò a ridergli nel collo, e lui sorrise ancora di più… finalmente, allora si ricordava ancora come si rideva! La strinse ancora di più a sé, accarezzandole dolcemente la schiena e cercando di comunicarle con la sua sola presenza amorevole quello che a parole non le stava dicendo. Che le sarebbe stato sempre vicino, che le voleva un bene immenso… e quando sentì la sua piccola mano aggrapparsi al suo pigiama, mentre si accoccolava contro di lui, Jack potè finalmente chiudere gli occhi più sereno… la sentiva più tranquilla ora, e per questo a sua volta si sentiva molto meglio.

 

Davvero molto, molto meglio.

 

 

***************

 

 

Chad controllò ancora una volta l’orologio e corse più in fretta, facendosi largo fra il fogliame fitto del piccolo boschetto adibito a parco pubblico che gli era tanto familiare. Uno dei luoghi più importanti della sua vita, quanti momenti felici avevano condiviso lì dentro lui e la sua Julie… quella pazza, sconsiderata folle che aveva avuto il coraggio di mandargli un messaggio per avvertirlo che lo aspettava proprio lì… a notte inoltrata! Come se quelli fossero tempi che consentissero a una ragazza come lei di andarsene in giro da sola a quell’ora! Ah, ma gliene avrebbe dette di tutti i colori una volta raggiunta… questione di secondi, e l’avrebbe sentito!

 

E finalmente ci arrivò… il luogo dell’appuntamento era un piccolo ponte su cui i bambini giocavano la mattina, quando era illuminato dai raggi del sole, e dove alla luce notturna dei lampioncini poco distanti lui e la sua Julie si erano detti il primo ‘ti amo’ parecchi mesi prima… vederla lì, seduta con aria assente sul muretto del ponticello, suscitò in Chad sensazioni decisamente contrastanti ma ugualmente forti. Sollievo, nel vederla tutta intera e ora di nuovo protetta da lui… rabbia, perché si era messa in pericolo quando già le cose stavano andando decisamente uno schifo in quel periodo.

 

E il fatto che sotto la luce della luna lei fosse bellissima più che mai, con i lunghi capelli ramati che le accarezzavano il corpo snello fino ai fianchi e le forme eleganti del suo corpo perfettamente proporzionato, decisamente non lo aiutava a mantenersi furibondo abbastanza da farle la lavata di capo che meritava.

 

Julie lo sentì arrivare e subito balzò giù dal muretto, sorridendogli genuinamente. “Ciao…”

 

“Ciao un corno!” replicò lui, sforzandosi di mantenersi a distanza di sicurezza. Già doveva bacchettarla alla grande, il che non gli sembrava affatto facile, aggiungendo poi che erano tre giorni che non si vedevano – ostinazione da parte di entrambi a mantenere il punto dopo l’ultima litigata – e quasi gli fischiavano le orecchie per la voglia che aveva di abbracciarla. “Ti sembra questa l’ora di andare in giro da sola?! Sei completamente fuori, vai in giro indifesa e senza protezione?!”

 

“Non sono mai indifesa.” Julie gli mostrò la bacchetta, poi la infilò di nuovo nella tasca dei pantaloni. “Non è così tanto tardi… sinceramente parlarti era più importante.”

 

“E non potevi dirmi di venire da te?”

 

“Dobbiamo stare a litigare ancora per molto per via dell’appuntamento?”

 

Chad buttò fuori l’aria che stava trattenendo e quando lei fece un passo avanti, rimase perfettamente immobile. Dio solo sapeva se non desiderava mandare al diavolo tutte le questioni e baciarla, coerente col suo desiderio galoppante… gli faceva sempre quell’effetto, quella ninfa.

 

Julie gli fece un sorriso e si avvicinò finchè non potè appoggiargli una mano sul petto. Sentirlo fisicamente presente e vicino le fece sentire di nuovo quella sensazione di benessere e vivacità che solo lui le aveva sempre regalato. “Se sono stata imprudente l’ho fatto perché non c’è niente che non farei per te… perché voglio chiarire questa storia, perché voglio tornare a sorridere con te. non ho intenzione di rinunciare alla nostra storia senza prima aver combattuto con tutte le armi a mia disposizione… convenzionali e non.”

 

Chad inarcò un sopracciglio, senza poter trattenere un sorrisetto. “Perché dovrei meravigliarmi della grinta del padre, se la figlia è una pantera con gli artigli belli affilati di questa maniera?”

 

Julie ridacchiò e gli accarezzò il viso, sentendo finalmente l’armonia e l’allegria di sempre riaccendersi fra di loro. Aspettò che lui le circondasse la vita con le braccia, quindi gli prese il viso fra le mani e lo guardò dritto negli occhi. “Sono finiti i tempi delle indecisioni e dei dubbi, amore… hai ragione tu, con papà ho impostato il discorso nel modo sbagliato. Volevo fare la ribelle, pensavo che avrei risolto tutto dicendogli che avevamo trovato casa e mettendolo direttamente davanti al fatto compiuto… lo credevo il modo migliore, non so neanche io perché. Ti ho messo contro papà senza nemmeno volerlo…”

 

Chad ridacchiò. “Noo, messo contro mi sembra un termine esagerato, non credi? Diciamo piuttosto che se potesse mettermi sotto con la macchina, lo farebbe più che volentieri.”

 

Julie fece una piccola smorfia amara. “Io ti ho messo in questo pasticcio, e io ti ci toglierò… parlerò con papà, gli parlerò quanto prima.”

 

“Si?” Chad le sfiorò la pelle liscia della guancia col dorso della mano. “E cosa gli dirai, amore? Sai com’è, Jay… tu e tuo padre vi assomigliate più di quanto non credi, secondo me ci scappa uno scontro di quelli titanici.”

 

“Niente scontri, sarà un confronto civile.” Julie scrollò le spalle. “Non ho mai avuto problemi a parlare con papà in passato… poi mi sono creata da sola la paura di ferirlo, e come una cretina ho solo ingarbugliato le cose… ma l’ho capito, sai. Ok, magari con un po’ di aiuto esterno, ma adesso è tutto chiaro.”

 

Chad inarcò un sopracciglio, divertito e curioso. “Hai per caso parlato con Simon nelle ultime ventiquattro ore?”

 

Julie rise e annuì. “Si nota?”

 

Chad chinò il viso sul suo e sorrise largamente contro le sue labbra. “Quanto amo tuo cugino.” Le sussurrò, un attimo prima di dare ascolto ai suoi bisogni e baciarla… quanto desiderava farlo? Infinitamente più gli interessi, visti i tre giorni di forzata astinenza. La strinse a sé e le tuffò una mano nella cascata di capelli lisci e lunghi, sentendo il proprio desiderio centuplicarsi quando anche lei gli si avvinghiò alle spalle con la stessa urgenza. Irrimediabilmente le mani gli scivolarono su quell’adorabile sederino alto che gli era sempre piaciuto moltissimo, e la replica di lei non si fece aspettare. Era tutto perfetto… non mancava niente. Tutto era infinitamente armonico, inclusi i rumori della natura circostante… il vento fra le foglie, i pesciolini che giocherellavano lungo la superficie del laghetto sotto di loro, il click metallico…

 

Julie sbattè gli occhi e si accigliò. Quel bacio spettacolare era finito così all’improvviso e la cosa, per la verità, non le faceva un gran piacere. “…ma che c’è?”

 

Chad si stava guardando in giro con un’espressione stranamente seria – quasi assurda, sul suo viso sempre sorridente e allegro – e concentrata, gli occhi stretti in due fessure che sembravano scannerizzare l’area circostante in cerca di qualcosa.

 

Julie si voltò a destra e a sinistra. “Chad, si può sapere che ti prende?” il ragazzo la zittì appoggiandole una mano sulla bocca, e lei strinse furiosamente gli occhi in quell’espressione furibonda che normalmente lui definiva ‘harrypotteriana’.

 

Il rumorino si fece sentire di nuovo, stavolta più forte e più acuto, e Chad si chinò sulle ginocchia per guardare lungo il ponticello… ancora niente, eppure era sicuro che provenisse da lì… proveniva sicuramente da lì…forse dalla parte esterna, dall’archetto sottostante… ancora, ancora quel rumore! Era diventato improvvisamente insistente, perforante, continuo…

 

Julie si coprì le orecchie. “Che diavolo è???” Chad non le lasciò il tempo di aspettare una risposta… improvvisamente l’afferrò per i fianchi e insieme a lei si gettò nel laghetto, imponendole di restare sott’acqua…

 

Un botto attutito solo dalla superficie del lago fece spalancare gli occhi a Julie, che subito cominciò a dimenarsi nella stretta del suo ragazzo per risalire dall’acqua e vedere. Chad lasciò passare una manciata di secondi in più, quindi insieme risalirono… che spettacolo orribile li attendeva.

 

Il ponticello era completamente crollato nel laghetto a poca distanza da loro, e quanto ne rimaneva stava bruciando violentemente insieme agli alberi lì vicino. L’esplosione aveva sradicato l’alberello più basso, che pendeva come un braccio morto verso l’acqua.

 

“…esploso…” Julie tremava come una foglia. Era inorridita… inorridita e addolorata, quello era il loro posto speciale… ed era andato distrutto in un secondo. “…l’hanno fatto esplodere… l’hanno fatto esplodere!!!”

 

“Ssh, amore, calmati!” Chad cercò di prenderla fra le braccia, ma lei era decisamente sotto shock perché lo respinse indietro.

 

“L’hanno distrutto!! Ci volevano uccidere!!”

 

“Julie!!” Chad le prese il viso fra le mani. “Amore, calma… respira… respira, per favore…”

 

Finalmente la ragazza si lasciò stringere nel suo abbraccio, e i suoi tremolii si attutirono leggermente. Qualcuno aveva distrutto il loro posto speciale, era l’unico pensiero che le ronzava nel cervello… Chad, invece, si guardava freneticamente in giro con la bacchetta puntata e pronta ad agire. Cercò di vedere se c’era ancora qualcuno lì intorno, pronto a finirli… ma per fortuna sembrava di no.

 

“Perché??” singhiozzò Julie nel suo collo.

 

Chad le baciò la fronte e la punta del naso, quindi l’aiutò a raggiungere la riva insieme a lui. “Amore, aspetta ancora un secondo… dobbiamo pensare a tornare immediatamente a casa ora, mi servi lucida… ce l’hai la passaporta, vero?” Julie annuì e si sfilò dalla tasca del cappotto una pallina di gomma. “Ok, perfetto… brava… sei pronta?”

 

Grazie al sangue freddo di Chad, i due ragazzi si ritrovarono nel salotto di casa Potter in pochi istanti… una calma quasi irreale quella che ora si presentava ai loro occhi dopo quegli attimi di terrore di poco prima. Si intravedevano gli altri membri della famiglia Potter dalla cucina… il padre di Julie era seduto su una sedia e stava ridendo per qualcosa, la madre aveva quella faccia furbesca tanto simpatica che puntava dritto un Dan più impacciato del solito, erano tranquilli…

 

Chiaramente quella tranquillità divenne solo un ricordo nello stesso istante in cui Julie corse piangendo fra le braccia di sua madre. Ginny l’abbracciò immediatamente, più confusa e stupita che mai quando la sentì tutta bagnata fino alle ossa. Dan, altrettanto senza parole, le appoggiò una mano sulla schiena per farla sentire subito protetta, ma si voltò in cerca di una spiegazione.

 

“Che diavolo…” Harry balzò in piedi, portando immediatamente il suo sguardo su Chad. Nella confusione del momento non riuscì neanche a decidere se inorridire o meno per il ciuffo di capelli blu più elettrico del solito, per il fatto che il ragazzo fosse inzuppato come un pulcino, o per la sua felpa con la gigantesca scritta ‘WANNA TRY MY BAMBOO?’ “Che accidenti è successo?!?”

 

Chad si passò una mano sulla nuca, facendo una smorfia. “Questo non le piacerà, colonnello…”

 

 

***************

 

 

Thomas Taventoon non si scompose minimamente quando sentì le porte del suo ufficio che si aprivano con un tonfo netto, né tantomeno si mosse vedendo lo sguardo omicida di Harry Potter emanare odio all’ennesima potenza. Continuò a leggere il rapporto che aveva fra le mani e si sistemò pigramente gli occhiali sul naso. “Non ricordavo di avere appuntamento con lei stamane, Potter.”

 

Harry sbattè i palmi sulla scrivania con forza, attirando l’attenzione dell’uomo. Emanava rabbia da ogni fibra del suo essere, e questo Hermione – in piedi accanto alla porta – lo capiva perfettamente… tanto da accantonare la propria rabbia per essere pronta ad impedirgli di commettere errori fatali.

 

“Sarà soddisfatto, immagino.” La voce di Harry era rauca e rabbiosa, tagliente come una lama. “Ora che la sua maledetta politica del non intervento sta fruttando così abbondantemente.”

 

Taventoon si tolse gli occhiali e li appoggiò sulla scrivania. “Ho saputo dell’incidente di sua figlia, perciò posso comprendere il suo stato d’animo. Ma cerchi di non approfittarsi della mia pazienza, e dosi le parole… la mia comprensione non è illimitata.”

 

Incidente?!” Harry era una furia, e a nulla servì il tentativo di Hermione di calmarlo. “Mia figlia stava per saltare in aria su un ponte in mezzo a un parco pubblico!! Secondo lei è capitato perché giocava coi fuochi d’artificio?! Perché questa è la definizione corretta di incidente!!”

 

“L’esplosione non può essere stata casuale.” Sibilò Hermione. “E i ragazzi della Incantesimi Impropri ci hanno appena fatto sapere che non si è trattato di una maledizione, ma di un ordigno strutturato per esplodere su un comando esterno, anche a distanza.”

 

“E questa, generale, è la definizione più palese di attacco.” Harry serrò i pugni. “Che combinazione, il secondo ai miei figli.”

 

Taventoon inarcò un sopracciglio. “Vedo che avete già elaborato una vostra teoria senza neanche acquisire le prove necessarie, complimenti.”

 

“Sei mesi fa abbiamo visto ricomparire il Marchio Nero di Voldemort, e non una volta ma tre… e adesso, guardacaso, qualcuno ha preso di mira due ragazzi che guardacaso portano il cognome Potter, l’uomo che ha eliminato Voldemort tanti anni fa…” Harry aveva gli occhi ridotti a due fessure. “Lei questa la chiama fantascienza?”

 

“Sapevo che il caso di suo figlio è stato archiviato come tentato delitto a sfondo competitivo.”

 

“Evidentemente non ha letto il nostro rapporto.” Intervenne acida Hermione. “Non c’erano abbastanza prove per incriminare gli altri due cercatori… per essere precisi non c’era proprio nessuna prova a loro carico. Il caso è tuttora irrisolto.”

 

“E come ha intenzione di spiegare l’attacco a mia figlia?” ruggì Harry. “Lei non è una sportiva, non fa politica e non ha nemici. Mi dica, come riuscirà a mettere a tacere anche questo caso?”

 

“Harry.” Hermione gli appoggiò una mano sul braccio, nel tentativo di fermarlo in tempo.

 

Taventoon lo guardò in faccia per un lungo momento. “Le suggerisco di darsi una calmata, colonnello.”

 

Harry serrò la mascella. “I miei figli devono essere tutelati al pari degli altri cittadini del Mondo Magico, è per questo che esiste questo dannato esercito.”

 

“Non mi dica cosa devo o non devo fare.” Sibilò Taventoon. “E le ripeto che è il caso di calmarsi… ho sospeso Weasley per molto meno.”

 

Gli occhi di Harry fiammeggiarono di rabbia, ma Hermione fu pronta a intervenire in sua vece. “Veniamoci incontro, generale. Si riprenda il caso dei ragazzi Potter, però non lo assegni a lui. Me ne occuperò io personalmente.”

 

Taventoon fece una smorfia beffarda. “Le risulta di poter essere abbastanza distaccata da potersi occupare di un’indagine sui suoi nipoti? Io non credo, colonnello Granger… siete tutti una così bella famigliola, mi sembrate entrambi eccessivamente coinvolti.”

 

Hermione inarcò pericolosamente un sopracciglio. “Se mi fossi lasciata veramente coinvolgere, generale, mio marito non sarebbe a casa a fare il casalingo… creda a me, ci sono almeno un milione di cavilli burocratici a cui avrei potuto appellarmi, senza contare che avrei potuto sollevare un polverone non indifferente attraverso la stampa. Il nome di Ron è abbastanza conosciuto in giro, sa? Ma forse lei non ha avuto ancora modo di vedermi all’opera quando sono davvero coinvolta, se crede posso colmare questa lacuna anche subito.”

 

Taventoon la squadrò dall’alto in basso con uno sguardo che dire furioso era poco. “E’ una minaccia, Granger?”

 

“E’ una constatazione.” Hermione non battè ciglio. “Sua, peraltro.”

 

Taventoon incassò il colpo. Quella donna era davvero pericolosa come gli avevano detto… la pubblicità di cui parlava era davvero l’ultima cosa di cui aveva bisogno. “Bene, Granger, allora segua lei il caso Potter… voglio relazioni giornaliere e puntuali, sia chiaro. E naturalmente la osserverò con particolare attenzione.”

 

Hermione annuì una volta e si avviò verso l’uscita della stanza, tenendo la porta aperta. Harry si chinò all’altezza di Taventoon e lo incenerì con gli occhi verdi più che mai inferociti. “Si ricordi bene… se ai miei figli succede qualcosa, la gerarchia non avrà alcun valore per me.” uscendo, l’uomo sbattè la porta così forte da far tremare i vetri delle finestre.

 

 

 

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…lo so, lo so che ci ho messo una vita ad aggiornare, ma non è colpa mia! Con una mano mezza ingessata non è proprio il massimo digitare a una tastiera! #____________#  Però il chappy è più lungo del solito, quindi pace fatta! ^_________________^ Bimbini, auguroni di cuore, anche se in ritardo! Non vi ho fatto proprio la sorpresa dell’uovo, ma meglio tardi che mai, no? E adesso passo subito a ringraziare ciascuno di voi stelle che mi ha lasciato una recensione… che bello, quante anche stavolta! *____________* Sono onorata!! E adesso passo a rispondere…

 

…ma prima consentitemi di ringraziare ancora una volta le magnifiche autrici che ultimamente mi hanno dedicato qualcosa scritto brillantemente da loro… Fanny e Yelle, amucuzze dalla manina fatata, e vorrei anche segnalarvi la bellissima storia di Meggie (…veramente ne ha scritte più d’una, e sono tutte splendide!) perché vi renderete conto di quanto è diventato alto il livello di questo sito! ^___________________^

 

Oh, quasi dimenticavo… per la maglietta di Chad si ringrazia il medico della mutua africana mezzo spostato di Zelig, che è uno dei miei eroi! ^________________-

 

Dunque! Special thanks to:

 

Caillean: uuh, tesoro, e meno male che mi avevi chiesto di non sconvolgerti troppo tutto in una volta… figurati stavolta, che in questo chappy è successo di tutto di più! ^____^ Un bacione grandissimo!

Pepy: ah, il mio killer preferito! ^___^ Sono d’accordo con te per la solidarietà femminile, tesorino! Per quanto riguarda Sarah e Chad… continua a seguirli e vedrai che completerai il tuo quadro su di loro! ^__________- Un bacio fortissimo!

Marta: acuta osservazione! ^____^ Diamo sempre tutti troppo per scontato quello che abbiamo, cominciamo a renderci conto delle cose solo quando rischiamo di perderle… ^____- Un baciotto!

Ale69: bimba! ^___^ Ups, tesorino, stavolta ci ho messo un po’ di più ad aggiornare per colpa di due dita mezze ingessate, sorry… in compenso c’è Alex che si è lasciato analizzare un po’ di più stavolta, quindi qualche risposta forse l’hai trovata… forse, però! ^_____- Un bacissimo!!!

Phoebe80: amica ciao!! Ebbene si, alla fine Ron si è trattenuto alquanto… in altri tempi avrebbe sfasciato tutto, ma a quanto pare essere sposati con Hermione dà qualche frutto nel tempo! ^_____^ E si, credo anch’io che occuperà buona parte del tempo in quel modo lì… ^_____- E per quanto riguarda l’empatia, io ci faccio il tifo! ^___^ Secondo me Ginny Weasley sarebbe un’ttima scelta per la Rowla, ci sarebbero molto più chiare anche altre cose…  un kissone mega!!

vale: eh, e quante ne dovrai ancora vedere in quanto a bastarderia! *.* Un bacio!

Meggie: ehi grande autrice!! *_________* E’ stato un onore e un piacere leggere qualcosa di tuo… ti ho lasciato una recensione lunga due metri! ^________^ Ooh, love, sono curiosa di vedere la siglia che hai adottato per questi sbarbatelli stavolta! ^_____- Un bacio kolossal!

Fabry: ih ih ih… c’è una buona possibilità che Ginny ci sia proprio entrata in menopausa alla fine! ^_______________^ Un bacio forte forte!

Angèle: magico tesorino! *__________* Ma quanto sono curiosa di vedere gli striscioni di stavolta! Mi sa che davvero quelli per i due biondini di Hogwarts si sono consumati stavolta… e ti ho fatto ritornare alla grande Jack stavolta, oltre a spupazzartelo in privato c’è posto per uno striscione anche per lui… ^__________^ Grazie ancora per il tuo adorabile commento alla storia di Any e Padmè, love! Tvttttttttttttttb, un baciotto di quelli ultra!!!

Marti: grazie mille, love, ti ringrazio io a nome di Alex… che purtroppo per Katie deve proprio averle queste sembianze di principe azzurro, per farle perdere la testa alla grande… *.* Quanto ad Amelia… povera cucciola, è taaanto timida… ^____^ Un bacio forte forte!!

Lulu: picciola, spero tanto che le nubi si siano dissipate del tutto! Eh eh… *Sunny impacchetta Jack & Alex e li spedisce alla Scuola Serale per Fighi Cecati gestita dalla Lulu* ^_________^ Tesorino, posso dirti che vagamente dovrebbe venire una trentina di chaps o pocomeno questa storia, così come posso dirti che il tuo presentimento non è assolutamente da buttare via… “°.°” Un bacio immensamente grande e schioccoso!

ChantalReady: amiiiica! Adesso che sai… ih ih ih… certe cose le leggi in chiave diversa, eh? Immagino! ^________^ Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, e stavolta credo di averti accontentato un po’ di più perché ci sono quasi tutti! ^__________- Ti mando un bacio baciosissimo e ipercalorico! ^_____-

Kim: amore mio!! *cough*ispirazionivariekenobiane&co./trailertatuatitipoambigrammaaddossoallasunny*cough* ^__________^ tesorino, inutile dirti che già sai… io sono sempre in attesa!! E in cambio ti impacchetto tutti i giovanotti e gli stagionatoni di FMI e te li spedisco su una mongolfiera fino a casa… lasciameli in vita, mi raccomando! ^________- Ti adoro come al solito e anche di più! Smack smack!

Fanny: tesoro, ciao! Grazie ancora per la dedica, e complimentissimi perché sei stata una piacevolissima scoperta! Eh eh.. si, hai detto proprio giusto: rimanda oggi e rimanda domani, questo Alex alla fine farà il conto con gli interessi o manderà tutto a monte? *.* E Jack è tornato fra noi… stavolta non le ha neanche fatte quelle ‘certe cosine’ con Steacy! ^____- E bravissima, ci hai azzeccato in pieno… il fiorellino era proprio la povera Jay Jay! “°.°” Un bacio schioccosissimo!!

Hiromi91: grazie cara! Perdonami se ti ho fatto aspettare un po’, ma purtroppo ho questa manina mezza ingessata che non mi fa digitare bene né velocemente… che strazio! Però mi sono fatta perdonare in lunghezza, dai! ^_____^ Un bacissimo!!

Daisy: tesorino, quanto mi fa piacere che ti appassioni! ^____^ Eh si, Simon è strepitoso perché di tutti quanto è quello con la testa più a posto, malgrado sia il più piccolo… la rivalsa di noi secondogeniti! ^___________- E Julie è divertente da analizzare, sai? E’ un misto di sicurezza e insicurezza, e scatti d’ira tipo il suo papà… e si, mi piace molto fare riferimenti alla ‘vecchia’ famiglia Weasley! ^______- Un bacio formato famiglia!!

Lizzie: eh eh, amicissima, il Grande Ron Weasley alla fine non ha saputo scendere a compromessi… e guarda tu come si è ridotto! Ma saprà stare fermo ancora per molto? Io dico di no… ^_____- Chad incredibilmente è capace anche di discorsi seri! *_____* E Alex… eeh, la piccola Katie è una Weasley dentro e fuori, sinceramente non lo invidio…ma fidati quando ti dico che non invidio nemmeno lei! @_____@ E si, love, il cagnolino di Simon lo vedrai ancora… naturalmente se ne parlerà in una shotty (l’ho promessa a qualcuno, ma non lo dico perché è sorpresa…^^) ma qui… sarebbe un po’ troppo vecchiotto! Un bacio grandissssimo!!

Daphne: …per stavolta il barista e il calzolaio si sono salvati! ^________^ Simon è proprio puccioso con la sua Mel, con loro mi sfogo in quanto a dolcezza e stabilità perché sono gli unici che le cose le sanno gestire in modo intelligente! ^______^ E quanto a Dan… si, tesoro, ha aperto apposta la porta perché padre e sorella si erano fatti sgamare e lui ha deciso di metterli a figurella! ^_____- E per Alex e Katie… purtrooooppooo… in effettiii….. ^___________________- Bacissimissimissimissimi!!

Daffydebby: grazie mille milioni, love! ^_________^ Quanto hai ragione, tra Alex e Katie non si sa chi è cotto di più! *________* Quanto ad Amelia, credo anch’io che abbia fatto la scelta giusta… o no? ^_____^ E adesso aspetta che ti spedisco Ron per posta celere, tanto la mattina la moglie neanche se ne accorge che manca, è al lavoro! ^____________- Un baciotto infinito!

Sibillara: ciao dolcissima! Eh eh, anche io ho adorato la scena del drago, per non parlare di Amelia che fa tanta tenerezza anche a me… e Alex ha decisamente dei progetti tutti personali, in fondo ha il diritto di scegliersi un premio per le sue prestazioni e si è scelto la piccola Katie… “*.*” Quanto a Ron… ih ih ih, tesorino, tu e io abbiamo lo stesso problema di autocontrollo, allora! ^_____- Un bacetto grande così!

Eli: amorucciooo!!! Ma quanto mi manchi! Visto love che Chad e Julie alla fine sono riusciti a trovare una linea di accordo? Eh beh, stavolta la figliola si è resa conto di aver torto, il che per una Potter è già un grande passo avanti! ^___^ Quanto ad Alex… acutissima osservazione, amica, lui non è affatto una marionetta e insegue i suoi piani prima che quelli altrui… il guaio è che per il momento questi piani coincidono con quelli di quell’esaltato pazzo del suo… datore di lavoro, come dice la Kim! ^_____^ Ti voglio benissimissimissimissimissimo!!!!!!

Vale: gioiello mio!! *Sunny si inchina profondamente alla sua amicissima dotata di cervello e manine d’oro a 24k* ^________^ Tanto è inutile che ti ripeto che venero te e la tua storia, credo di avertelo ripetuto una ventina di volte nell’ultima recensione! ^___^ Ti ho pensato molto mentre scrivevo quel momentuzzo tutto dedicato a Simon, lo sapevo che la mia amicissima l’avrebbe gradito! ^___- Ora, convincere la Mel a farsi da parte la vedo difficile, ma mai dire mai… ^________- Ho già promesso una shotty su di loro, tranquilla che in quella sede ogni tua curiosità verrà saziata! ^___^ E ci hai proprio azzeccato coi riferimenti agli scacchi! Ti voglio un bene da mattiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Cloudy: *Sunny sguscia fuori dalla valigia della Cloudy e fa un sorrisone abbronzato* …ma quanto ci è piaciuta la montagna??? ^_____________^ Grazie dell’onore che mi fai, tesoro, mi riempie di gioia sapere che almeno in formato cartaceo ti ho accompagnato durante la tua vacanza! ^___- Alla fine sei riuscita a entrare nel gruppo di Nenè, si? Kim è stata così gentile da spiegarti in persona chi sono i vari faccini della situazione, ma se hai ancora qualche dubbio non hai che da chiedere! Un bacissimissimo!!!

Giulietta89: sei perdonatissima e grazie mille! Un bacio forte! ^___^

Giuggy: ave, mano magica! ^__________^ Già, tu eri cottapersa di Simon già da prima! ^__^ Ecco, allora ti ho fatto un regalo senza saperlo con lo scorso chap! ^___- E tu ne hai fatto uno immenso a me con quelle meraviglie che hai sfornato… *cough*aquandoleprossime*cough* ^____^ E poi si, luvvie, Ron ha sempre in mente la sua Hermione, in ogni momento… che belli loro! *_______* Tvtttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb!

Ale: eh eh eh… Mel fa invidia un po’ a tutte, tesoro, me inclusa! ^______^ E mi sa che con Amelia… ti ho fatto felice perché lei e Jack hanno avuto dei momenti un particolari stavolta, ma a quanto pare lei è decisa a guardare altrove… *.* Beh… vediamo dove riuscirà ad arrivare coi suoi nuovi propositi! Un bacio grandissimo!!! ^________-

Karien: ciao carissima! Ma grazie, sono sempre molto felice dei tuoi complimenti! Celeste la cucciola non ci abbandinerà, la ritroveremo più avanti… quanto ad Alex, bravissima! Mi è piaciuta proprio l’analisi che hai fatto su di lui, sai? ^_____- E adesso vado ad avvertire Taventoon che rischia la pelle! ^___^ Un baciottone grande grande!

Saturnia: …è vero, col gioco delle associazioni viene in mente anche a me Ron se penso a un War Mage! ^_______^ E brava la mia amica… e adesso stendi una bella relazione e portala all’attenzione dell’attuale generale! ^________- Allora, per te ho un sacco di baci lasciati da Amelia che ti ringrazia profondamente per  l’ottimo suggerimento che hai dato a quella zucca vuota del suo amico (le molestie del sarto sono una vendetta divina! ^_______-), e c’è Simon che è tutto puccioso e soddisfatto dei tuoi nomignoli che sono i più belli del mondo! ^________^ E non ci dimentichiamo la testolina di vitello tonnato, che stavolta è stata proprio tonnatissima… ^___^ Non c’è che dire, le tue recensioni sono fra le più divertenti e originali che ricevo, le aspetto sempre con moltissima curiosità! ^_________^ Un bacio formato gigante!

Carol87: che dici, mi sono fatta perdonare stavolta? Direi che di Jack e Amy ne abbiamo avuti in abbondanza! ^_____- Non proprio con la testa completamente chiara e decisa da parte di nessuno dei due, però… però vediamo un po’! ^__^ Eh, per il ragazzo di Amy… direi che la signorina al momento è alla ricerca dell’opposto di Jack, e dato che Jack è molto carino, sportivo e ha i colori chiari… si è scelta un intellettuale coi capelli scuri che non è che sia Mister Universo… ah, queste ragazze d’oggi! ^___^ Un bacio enorme!

Blacky: la Ginny ha uno 007 dentro di sé, bisogna ammetterlo! ^_________^ E meno male che Julie conosce i suoi genitori e sa che sono un po’ svitati sotto sotto… ^_________- Quanto a Ron… io non c’entro, eh! ^__________^ un baciotto!

Kaho-chan: eh, lo so… vedere Ron sbattuto fuori è stata dura per tutti, perfino per me che l’ho scritto! *.* Purtroppo sono arrivati tempi nuovi… ahi ahi! Meno male che c’è Ginny che ci solleva il morale! ^_______^ Un bacio forte!

Maga Magò: hola amica mia! Ma no che non mi dimenticherò mai di voi, ci mancherebbe altro… mannaggia che non ho potuto aggiornare prima, colpa della manina mezza rotta! ç____ç Buono studio e un bacio fortissimo! ^___^

Vega: amica!! Meno male che alla fine sono riuscita a recensirti, sinceramente non me lo sarei perdonato se mi fossi persa una tua storia! Anche perché i tuoi complimenti sono sempre molto importanti, sai quanto ci tengo al tuo parere! ^_________^ Ebbene si, i tempi dell’avvicinamento fra Alex e Katie sono stati volutamente accorciati… perché è vero che lui la sta giocando alla grande, ma è altrettanto vero che lei lo sta prendendo grandemente in contropiede… ^______- E si, love, Dan si è accorto eccome che la sua famigliola faceva la spia… e si è preso la soddisfazione di beccarli in flagrante! ^_____- E il ruolo di Taventoon in tutta questa storia lo scoprirai… insieme a Harry e Ron. ^______- Uh, sai che non mi ricordo più se Florian è a Diagon Alley? Me ignorante! ^________^ Un bacio interplanetario!

Iceygaze: buon compleanno amico!!!!!!!!!!!!!! XD Non sapevo!! Auguri!! Beh, oddio… con tre settimane di ritardo… -_______-“ Ah, vediamo di riparare… *Sunny afferra Amelia per un braccio, la incarta in una bella carta da regalo, la circonda con un bel fiocco rosso e la va a spedire all’indirizzo dell’amico compleannizzato* Ecco, va meglio, ora? ^___________^ E poi su che un po’ di Jack e Amy moment lo abbiamo avuto stavolta… ok, vero, sembrano tutti e due due instabili assurdamente confusi, però… ^________- Ancora buon compleanno, un bacio forte forte al festeggiato!

Lady Numb: buonasera a te, amicissima mia! ^_____^ Ih ih ih… mi piace la tua petizione anti-Taventoon, posso farne parte anch’io? ^____- Concordo anche con te quando dici che Simon va sigillato in casa per star sicure ^____- e Chad è proprio il classico caso di… anche i duri hanno un cuore! ^____^ Mi hai fatto veramente divertire un sacco sia con le attività interattive di Amelia che con Alex, finito a fare il fattore in Brasile… XD Sei proprio una grande, amicissima! Ih ih ih… l’omino dei vestiti è sempre in agguato! ^______________^ Un bacio puccioso schioccoso e abbraccioso!

Avana Kedavra: a morte la scuola! ^____^ Grazie, tesoro, spero per te che i tuoi impegni scolastici ti lascino respirare un po’! Un bacetto forte!

Dorothea: grazie carissima! E non preoccuparti affatto se andavi di fretta, tesoro, a me bastano anche due righe per capire se sono riuscita ad entusiasmarti… e con mia grande gioia anche la volta scorsa ci sono riusicita! Grazie! ^_________^ Un bacio forte!

Judie: tesorino mio! Sono molto felice di vederti così coinvolta, il tuo parere è sempre importantissimo per me! E quest’idea del maglione senza buco per il collo alias War Mage senza Ron è troppo bella, mi piace un sacco! Sei grande! ^_______^ Mi raccomando, se hai un momentino di tempo scrivi, che mi manchi! ^_____^ Un bacio grandissimissimissimo!!!!!

Ginny: beeeella la mia amica che medita di farsi trasformare in drago per farsi curare da Simon! XD Sei uno spettacolo! Figurati stavolta cosa non vuoi combinare a Steacy tu, tesorina! ^_____________^ La vedo male quella povera donna… ma ome giustamente notavi tu, quando ce vo’ ce vo’… ehi, l’hai trasmesso telepaticamente anche a Jack questo concetto! ^___________- Un bacio enorme e giallorosso! ^_______-

Strekon: amicissimo! E ti è andata anche bene stavolta, perché non solo in questo chap c’è la tua Julie, ma sono stata anche fulminata sulla via di Damasco per il tuo regalo di comply! ^______^ Grazie per i complimenti, amicissimo, fatti da te hanno sempre un gran sapore! E mi fa un gran piacere quello che hai detto di Amelia, sai? E ti spiego perché: mi piace che questi personaggi sbaglino, mi piace che siano confusi, mi piace che se la debbano sudare la loro strada anche commettendo errori stupidi e poi imparando a loro spese… perché questo li rende umani, e un personaggio mio o è umano o è out! ^______^ Non li vogliamo gli stereotipi né quelli a  posto qui, gli spostati sono più divertenti! ^___________- Un bacione tutto pasquale! Oh, e hai ragione… la piccolina di quel film si chiama proprio Sunny! Siiiiiiiiiii!!! *coriandoli e stelle filanti da tutte le parti*

 

 

ma quanto bene vi voglio quando rileggo tutte le vostre numerosissime recensioni?? Ma tantissimoooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!! ^_________________^ Grazie, ragazzi, non finirò mai di dirvelo! Mi rendete sempre felicissima! Adesso mi sa che devo proprio andare a nanna, io e la mia manina mezza ingessata che per fortuna la settimana prossima la recupero in pieno… uuff! Prometto che il prossimo chap sarà molto più puntuale, parola… e la cosa divertente è che concludo lasciandovi ancora gli auguri di Pasqua… quando il prossimo chap si intitolerà “Merry Weasley Christmas!” ^______________^ ‘Notte notte, bimbi e bimbe belle! Vvtttttttttttttttttttttttttb!

 

Sunny

 

 

P.S.: …e dato che a Pasqua siamo tutti più belli grassi per via di dolci e cioccolata di vario genere, perché non iniziare a fare un po’ di movimento…a cominciare dalle dita! Qua sotto se si clicca sulla scritta blu le aiutiamo a perdere peso! ^___________________-

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Capitolo 8
*** Merry Weasley Christmas ***


…ho fatto dediche un po’ a tutti, qui, perciò stavolta mi prendo la libertà di dedicare questo chap al mio adoratissimo Any, i

…ho fatto dediche un po’ a tutti, qui, perciò stavolta mi prendo la libertà di dedicare questo chap al mio adoratissimo Any, il mio cricetino che non è stato troppo bene e che ora finalmente pare che stia guarendo… in gamba, culone, guarisci del tutto e in fretta!! ^________^

 

P.S per la simpaticissima Saturnia: tesoro, leggi un po’ lungo il chap, potresti trovare qualcosa di familiare… ^____________-

P.P.S.: Buon compleanno Blacky!!!! Un po’ in ritardo, ma con gli auguri miei, dei protagonisti di FMI e soprattutto di Alex! ^_________-

 

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 7: MERRY WEASLEY CHRISTMAS

 

 

Here by my side’s  an angel
Here by my side’s the devil
Never tur
n your back on me

Here by my side you are destruction
Here by my side’s a new colour to paint the world
Never turn your back on it
Never turn your back on it again
Here by my side it’s heaven

                                                                       Weapon, Matthew Good

 

 

***************

 

 

Alex aspettò che il quadro alle sue spalle si fosse chiuso completamente, prima di voltarsi e abbottonarsi il mantello. Si tirò su il cappuccio e si avviò lungo i sotterranei, dando un’ultima occhiata all’orologio. Anthony lo aspettava già da un buon quarto d’ora, ci mancava solo una ramanzina per il ritardo. Voltò in fretta l’angolo del corridoio… e si scontrò contro qualcuno. Il suo primo istinto fu di sbatterlo contro un muro e puntargli la bacchetta alla gola, chiunque fosse… un chiunque con degli splendidi occhi azzurri.

 

“Ehi!” Katie sbattè gli occhi. “Sei impazzito?”

 

Alex si fece subito indietro. “Che diavolo ci fai tu qui a quest’ora?!” la osservò per un attimo, stupito. “E in vestaglia, per di più!”

 

Katie rise e scosse la testa. “Beh, fra me e te mi sembra che non sia il mio il look più strano.” Gli abbassò dolcemente il cappuccio, scoprendogli la testa. “Dove stavi andando, alla riunione di una società segreta?”

 

“Eh, più o meno.” Alex fece un sorriso tirato. “No, uhm… un mio amico ha dimenticato i compiti già fatti nell’aula di Aritmanzia, se non li prende adesso non potrà presentarli domani, e allora…”

 

“E allora tu ti sei offerto volontario per andare a riprenderglieli, che dolce.” Katie gli accarezzò la guancia. “Sei adorabile quando aiuti gli altri.”

 

Alex la osservò per un lungo momento, squadrandola da capo a piedi, e alla fine gli venne fuori un sorrisetto. “Sei sempre così carina la notte?” le disse, passandole le braccia attorno ai fianchi.

 

Katie sorrise e rabbrividì quando lo sentì chinarsi a baciarle il collo. “…sono contenta di piacerti…”

 

Alex inalò il profumo fresco dei suoi capelli e della sua pelle immacolata… un profumo che gli dava al cervello. Prima ancora di capirlo, o tantomeno di ricordarsi che era atteso altrove, la strinse a sé e la attirò in un angolo più buio del corridoio per essere libero di baciarla senza inibizioni… Katie non si negò, e rispose al bacio… un fremito le percorse la schiena quando sentì le mani del ragazzo accarezzarle voluttuosamente i fianchi, e il suo mugolìo rafforzò gli intenti di Alex. Sussurrò il suo nome contro il suo collo, mentre sentiva un bisogno sempre maggiore di lei… e a giudicare dalla sua reazione, probabilmente anche lei era venuta per lo stesso motivo… benissimo, perché ci stavano ballando attorno da parecchio, ormai, e il suo autocontrollo era arrivato veramente ai minimi termini… pur di averla avrebbe veramente fatto follie, e adesso finalmente aveva questa possibilità…

 

Katie cercò di respingerlo dolcemente quando avvertì le sue mani farsi più aggressive… Alex non si spostò affatto, e anzi, cominciò a tirarle su la vestaglia e la camicia da notte con una certa urgenza… e a quel punto Katie interruppe il bacio, visibilmente ai limiti del panico, e con uno spintone deciso riuscì ad allontanarlo da sé.

 

Alex rimase immobile per un attimo, col fiato affannoso, e la guardò. Katie sembrava spaventata, ma soprattutto… soprattutto delusa.

 

“…che ti è saltato in mente?” sibilò lei.

 

“E a te, allora?” replicò lui, confuso.

 

“Stavi esagerando!” Katie arrossì violentemente e si chiuse meglio la vestaglia. “Perché non ti sei fermato quando te l’ho chiesto?”

 

Alex aprì la bocca ed esitò… “…perché credevo che lo volessi anche tu! Andiamo, perché saresti scesa qui da me vestita così?”

 

Katie fece una smorfia indignata e incrociò le braccia sul petto. “Sono scesa qui da te così conciata perché ho appena ricevuto una bellissima notizia, e non potevo aspettare fino a domani per dirtela. Non credevo che questo facesse di me una facile.”

 

Alex scosse la testa. “Perché fare l’amore con me significherebbe essere una facile, eh?”

 

“Non è questo…”

 

“No? E allora cos’è?” Alex fece una smorfia. “Correggimi se sbaglio, bionda, ma ogni volta che io ci prendo gusto e oso un po’ di più… zac! Scatta il campanello d’allarme, ci dobbiamo coprire tutti perché guai se ti vedo una gamba o figuriamoci altro…”

 

Katie si morse le labbra. “Non te ne importa niente che non mi sento pronta?”

 

Alex inarcò le sopracciglia. “Questa è bella, non mi importa niente… guarda che non sarebbe successo proprio nulla senza il tuo consenso qui.”

 

Katie si strinse nelle spalle. “Non mi piace il tuo sguardo accusatorio… allora è vero che anche tu sei come tutti gli altri.”

 

“E con questo che vuoi dire?”

 

“Che ti interessa farlo… e il fatto che io ti dica no ci mette in crisi, e questo per me non è giusto.”

 

“Qui secondo me c’è un concetto di base che è sbagliato.” Alex le si avvicinò. “Katie, cos’è per te il sesso? Perché per me è un momento di intimità e completezza… io mi sento bene con te, sto bene come non sono mai stato… è tanto assurdo che voglio sentirti completamente mia?”

 

Katie si morse le labbra. “Se fosse come dici, non credo che ti sarebbe bastato vedermi in pigiama per non capirci più niente.”

 

Colpito e affondato.

 

“Vuoi sapere cosa penso?” continuò lei, abbandonando il tono irritato. “Penso che tu abbia avuto al tuo fianco delle ragazze che non ti hanno fatto capire il vero senso dell’amore. Per te il sesso è un momento importantissimo, vitale direi… certo che è importante, ma non è vitale. E quanto a complicità e intimità, non mi pare che ci manchino… tranne quando tu ti chiudi a riccio e non mi dici cosa pensi, ma anche quello è normale… non sei d’accordo?”

 

Alex storse la bocca. “Non completamente.”

 

Katie sospirò e annuì. “Va bene… non dobbiamo per forza concordare su tutto. Però… ecco, questo argomento ogni volta che lo tocchiamo mi mette in ansia… io ti giuro che ci voglio stare con te, Alex, ci voglio stare eccome… però adesso no. Non ancora… puoi darmi un altro po’ di tempo? Per favore? Ti chiedo solo di riparlarne un’altra volta, tutto qui.”

 

Alex la vide ciondolarsi sui piedi in modo incerto, stringersi nelle spalle… era incredibilmente imbarazzata, e questo non andava bene. Per il piano, innanzitutto… e poi perché sinceramente non era giusto. In fondo l’aveva letteralmente aggredita, e lei non se lo meritava. Con quei grandi occhioni da cucciolo… “Ehi…” le prese una mano e le fece un sorriso. “Ok, ho capito… non sei pronta. Va bene, vuol dire che aspetterò… aspetterei anche una vita intera per te, anche se ti imploro di non metterci così tanto perché potrei anche suicidarmi nell’attesa.”

 

Katie ridacchiò e tornò ad alzare lo sguardo. “Allora avevo visto giusto io che non sei come gli altri… ti hanno solo abituato male, tutto qui.”

 

“Abituato male?”

 

“Beh, si… insomma, se altre volte una ragazza si è presentata da te in pigiama e tu le hai fatto la stessa proposta però con successo… di chi è la colpa se un pigiama per te è sinonimo di sesso?”

 

Arguta, la piccola…

 

“Ooh… e tu, invece, piccola Suora di Hogwarts…” Alex l’abbracciò e le fece il solletico sui fianchi, strappandole una risatina. Eccola qua, la Katie Weasley che conosceva lui… allegra e spensierata. “Che cos’è che volevi dirmi, poi?”

 

“Oh.” Katie fece un sorriso largo quanto tutta la mascella. “Ho appena ricevuto la risposta che aspettavo da mamma e papà…”

 

“La risposta a cosa, esattamente?”

 

“Tu sai che fra due giorni torno a casa per passare il Natale coi miei, no?” lui annuì e lei sorrise largamente. “Ho chiesto se potevo portare anche il mio ragazzo… e loro hanno accettato!”

 

Alex sbattè gli occhi. “Come?”

 

“Si!” Katie vibrava emozione da tutti i pori. “Si sono meravigliati perchè non sapevano che avessi un ragazzo, ma hanno detto che saranno felici di conoscerti! Perlomeno mamma sarà felice…”

 

Alex si grattò la nuca. “Io…ehm…non so cosa dire.”

 

“Andiamo, dì di si!” Katie saltellò. “Tipregotipregotipregotiprego!”

 

Alex fece un sorriso imbarazzato. “…è che…”

 

Katie si morse le labbra. “So che vuoi dire, che è presto per conoscere i genitori… ma non è per questo che l’ho fatto. E’ solo che tu non passi un Natale in famiglia dalla notte dei tempi, secondo me non ti ricordi neanche più quant’è bello, e io volevo farti provare di nuovo questa sensazione… tutto qui.”

 

Alex era ancora un volta senza parole. Katie era sempre così buona e altruista, così amorevole e pura… maledettamente splendida. Le accarezzò dolcemente la guancia e non potè fare a meno di chinarsi su di lei e baciarla… ma fu un bacio dolce, nulla che la potesse far ritrarre in ricordo di quello che stava per succedere pochi minuti prima.

 

“Inseriscimi nella lista degli invitati di Natale, bionda.”

 

Katie rise di gioia e lo abbracciò. “Grazie! Come sono felice, non vedo l’ora di farti conoscere la mia famiglia!”

 

Alex ridacchiò. “Ok, ok… ma adesso vai. Non voglio che un altro abbia la fortuna di vederti così… solo io dovrei vederti con questa roba addosso.”

 

“Agli ordini.” Katie lo baciò un’ultima volta, poi si allontanò verso le scale della sala grande, guardandosi in giro guardinga.

 

Alex la guardò col sorriso sulle labbra… e fu solo quando non la vide più che gli tornò in mente il suo appuntamento. Si coprì nuovamente la testa col cappuccio e corse verso il cunicolo segreto e buio che l’avrebbe portato molto in basso, sotto la scogliera dell’isolotto su cui sorgeva Hogwarts. Una volta lì si guardò in giro, e imprecò in malo modo quando non trovò nessuno.

 

“Guarda un po’ chi mi ha fatto il grande onore di presentarsi.”

 

Alex si voltò di scatto. “Anthony, meno male…”

 

“Già, puoi dirlo forte.” Anthony si alzò dalla piccola roccia su cui era seduto e gli si avvicinò a passi pesanti. “Stavo quasi per andarmene.”

 

“Mi avevano scoperto, ho dovuto temporeggiare.” Fece semplicemente Alex, ricomponendosi.

 

“Ogni volta è una scusa diversa, eh? Tanto la tua fortuna è che qui ci sono io, e che a Stephen riferisco quello che decido io…”

 

“Se continui a parlare così forte ci farai scoprire.”

 

Anthony serrò la mascella. “Stammi bene a sentire, Malfoy… tu stai scherzando col fuoco. Rischi grosso. Stephen sta cominciando a insospettirsi… e io faccio fatica a coprirti con Vera che mi sta addosso.”

 

“Vera può andare a farsi fottere.” Sibilò Alex.

 

“Ti assicuro che è uno sport che non ha mai abbandonato, ciò non toglie che non ha fatto un bel rapporto sulla tua missione, e ha messo in allerta gli altri.” Anthony fece una smorfia. “Ancora un po’ è non mi crederanno quando mi inventerò ancora aggiornamenti che tu non mi hai dato.”

 

Alex guardò verso il lago. “Nessuno di loro ha il diritto di rompermi le palle.”

 

“Stronzate.” Anthony scosse la testa. “Se tu non fossi in ritardo con la tua tabella di marcia, nessuno ti direbbe niente. Ma io proprio non ti capisco! E’ una vita che aspetti la tua grande occasione, e adesso che ce l’hai…”

 

Alex lo guardò rabbiosamente. “La mia grande occasione doveva essere su un campo di battaglia, non fra le gambe di una ragazzina!”

 

Anthony esitò, mentre sul viso gli si disegnava un’espressione incredula. “…tu sei innamorato…”

 

“No.”

 

“…ti sei innamorato… che figlio di puttana, ti sei innamorato proprio adesso! Proprio tu che dicevi di volerle solo usare le donne, ti sei innamorato di una tua nemica!”

 

Alex lo afferrò per il colletto del mantello e lo sbattè contro il muro. “Apri bene le orecchie, io non sono innamorato proprio di nessuno, è chiaro?!” sibilò ferocemente.

 

Anthony lo guardò male e lo spinse indietro. “Lo spero per te… e se te ne venisse la voglia, ricordati dei tuoi affezionatissimi mandanti… non penso che ti regalerebbero dei confetti per celebrare il lieto evento.”

 

Alex si voltò. “Torna da Stephen, e digli di non mettere più il naso negli affari miei. Ho fatto i miei progressi e non devo renderne conto a nessuno.”

 

“A parte che questo non è vero.” Anthony inarcò un sopracciglio. “Ma se mi dici di che progressi parli, forse riesco a zittire quella stronza di Vera e a farti guadagnare un altro po’ di tempo.

 

…tempo… proprio quello che mi serve…

 

“Passerò le vacanze di Natale a casa Weasley.”

 

Anthony fece una smorfia orgogliosa e infilò le mani nelle tasche del giubbotto.”Finalmente, Malfoy… era ora che ti dessi una strizzata di palle.”

 

“Già.” Alex inspirò profondamente. “Finalmente.”

 

 

***************

 

 

Amelia continuava a canticchiare allegramente mentre appendeva l’ennesima pallina colorata all’albero di Natale, sorridendo vispa. Fare l’albero era sempre stata una sua passione. “A che punto sei, là dietro?”

 

“…benissimo, tutto… tutto sotto controllo…”

 

Amelia si sporse per guardare… dietro l’albero Jack si stava strozzando con le lucine colorate, che erano tutte attorcigliate attorno al suo corpo invece che sull’albero. “Ma che fai?” lei scoppiò a ridere forte.

 

“Sta’ zitta.” Borbottò cupo Jack, che dopo un ultimo tentativo decise di liberarsi e sistemare tutto usando la magia.

 

“Che schiappa…” Amelia ridacchiò. “Ancora non ha imparato a fare l’albero tutto da solo.”

 

“Ma sentila, lei, che ci vuole ad appendere due palline?! Avanti, prova a metterle tu le lucette!”

 

Amelia rise. “Pusillanime.” Gli porse una scatola di palle colorate, e lei prese ad occuparsi dei fiocchi. “Non credevo che saresti rimasto a fare l’albero con me, a quanto ho capito dovevi uscire con Steacy.”

 

“No… lei ha detto che aveva da fare.” Jack scrollò le spalle. “E tu, invece? E’ un po’ che stai sempre a casa… non ci esci più con quel coso, là… com’è che si chiamava, Tommy…Thomas…”

 

“Tobias.” Amelia si passò una mano fra i capelli, al solito spettinati. “E’ già un po’ che fra noi è finita… divergenze d’obbiettivi.”

 

Jack si bloccò con una pallina in mano. “Ti ha messo le mani addosso, quel figlio di…”

 

“Non ha alzato un dito, paranoico che non sei altro.” Amelia prese le lucette e cominciò a distribuirle lungo l’albero. “Il sesso sarebbe stato solo una conseguenza, lui voleva fare sul serio e io no.”

 

“Perché no?”

 

“Perché tu non fai mai sul serio con le donne?”

 

“Chi ti dice che non abbia messo la testa a posto?”

 

Amelia non lo guardò. “…buon per te, in quel caso.”

 

Jack la guardò con la coda dell’occhio. “E che mi dici dell’Innominabile Stronzone?”

 

“Se è innominabile, perché ne stiamo parlando?”

 

Jack sospirò e mise giù la pallina che stava appendendo. “Perché è un periodo che ti vedo molto meglio… eppure non hai nessuno.”

 

Amelia fece una smorfia ironica. “Paura che mi sto trasformando in una specie di misantropa?”

 

Jack fece un piccolo sorriso. “Più o meno…”

 

“Togliti la paura.” Amelia gli fece un largo sorriso. “Sto molto meglio, ultimamente… solo perché ho recuperato un po’ più di fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità. E ho deciso che d’ora in avanti sarò io a far soffrire gli uomini, e non il contrario.”

 

“Ottimo.” Jack le fece un sorrisone. “Mi sembra un programma eccellente, così si fa, cosino morbido… alla fine tutti i miei insegnamenti sono serviti a qualcosa.”

 

Amelia ridacchiò e gli tirò addosso un cuscino. “Ma finiscila… questa è tutta farina del mio sacco, cosa credi… sono una donna indipendente, io.”

 

“E ti manca solo il cespuglio di more.”

 

Amelia sbattè gli occhi. “Scusa?”

 

Jack fece un irritante sorrisetto furbastro e incrociò le braccia sul petto. “Il cespuglio di more… andiamo, piccoletta, non ci arrivi? Ti ci vuole un uomo che ti rapisca in grande stile durante una notte stellata, possibilmente cullata dalle onde del mare, ti porti dentro il cespuglio di more… e buonanotte!”

 

Amelia scoppiò a ridere. “E serve il cespuglio, la notte stellata, le onde che cullano…”

 

“Elementi essenziali, cara mia.” Jack le strizzò un occhiolino. “Quanto più una donna è indipendente, quanto più il cespuglio di more è necessario… fidati del parere dell’esperto.”

 

Amelia afferrò un altro cuscino e glielo tirò addosso, ma stavolta lui lo scansò e rispose al fuoco centrandola in pieno. Lei rise. “Tu sei tutto scemo… tu e il tuo cespuglio.”

 

“Ad ogni modo domani vado a comprare i semi per piantarne uno nel nostro giardinetto.” Jack ridacchiò. “Nella peggiore delle ipotesi, ci ritroveremo le more in primavera.”

 

Amelia ridacchiò e scosse la testa, tornando a occuparsi dell’albero di Natale. “Usalo tu il cespuglio di more, tu e la biondona…”

 

“Eh no, il cespuglio funziona solo per i cosini morbidi come te.”

 

“Quindi per le cosone toste come lei…”

 

Jack rise fino alle lacrime. “Ma… Amy, piccola vipera! Hai chiamato la mia donna… cosona tosta!”

 

Amelia fece un sorrisino vispo e una smorfia buffissima e impertinente.

 

“Che piccola peste…” ridacchiando, Jack sistemò anche le ultime palline colorate e si rimise in piedi. “Che altro manca qua… ah, il puntale! Dove l’hai messo?”

 

“E’ sul tavolino.” Gli disse distrattamente lei, mentre continuava ad attorcigliare attorno all’albero le lucette colorate.

 

Jack raggiunse allegramente il tavolino, dove effettivamente c’era il puntale… ma poi il sorriso gli sparì dalla faccia. Per terra c’era un foglio tutto appallottolato, e prima ancora di aprirlo per verificare capì da chi veniva… gli diede un’occhiata rapida per controllare che avesse ragione, poi sospirò. Ancora quella storia. Si voltò verso la sua amica… era così allegra che quasi gli venne voglia di desistere dall’idea di parlarle… ma sentiva la necessità di farlo.

 

Amelia si vide calare davanti agli occhi il biglietto che solo poche ore prima aveva appallottolato, e si voltò a guardare Jack con un cipiglio non esattamente amichevole.

 

“Ancora questa storia, eh?” Jack scosse la testa. “Perché non riesci ad affrontare questo discorso serenamente…”

 

Amelia lo ignorò, e riprese ad armeggiare con le decorazioni. “Tu ti prendi un po’ troppa libertà con le mie cose, sai.”

 

…vorrei tanto poterti venire a trovare, tesoro mio, ma ancora non mi hai detto che intenzioni hai per Natale…” Jack mise giù il foglio che stava leggendo. “Andiamo… è pur sempre tuo padre…”

 

Amelia fece una smorfia ironica. “Qualcuno avrebbe dovuto farglielo notare più o meno venticinque anni fa.”

 

“E’ vero che non ti ha mai saputa prendere, ma so che ti vuole bene.” Jack si chinò alla sua altezza. “E il giorno che ammetterai che anche tu gliene vuoi, sarà sempre troppo tardi.”

 

Amelia evitò il suo sguardo. “L’unico padre a cui voglio bene è il tuo.”

 

“No, tu sei proprio innamorata di mio padre.”

 

“Mettila un po’ come vuoi.”

 

“E dai, Amy… tuo padre non è il verme che ora pensi che sia, è solo un uomo che non è mai stato capace di gestire i propri affetti… ma non credere che tu lo abbia aiutato più di tanto, scappando in continuazione da casa invece di parlarci.”

 

Amelia gli scoccò uno sguardo furibondo. “Perché lui, invece, con le duecento femmine che si è sposato…”

 

Jack fece un sorrisino. “Ah, aspetta che ora che me le ricordo… vediamo un po’, prima c’è stata Samantah, e a quella hai messo una rana nel letto… poi Denise, e lei hai dato fuoco ai capelli… a Georgia hai distrutto la macchina, a Fatma hai riempito la sedia di puntine da disegno…”

 

Amelia sbuffò. “Cosa credi di dimostrare con questo?”

 

“Voglio dimostrarti che tu quando sai già che stai per ricevere un trattamento che non ti piace, previeni il tutto e attacchi per prima… e così è stato con tuo padre. Io c’ero quando ti ha chiesto se poteva accettare il lavoro in Congo oppure no… e mi ricordo anche che tu non hai battuto ciglio, anzi, hai addirittura riso!”

 

“E che dovevo fare?” Amelia lo guardò malissimo. “Gettarmi ai suoi piedi e supplicarlo di farmi da padre?”

 

“Un semplice ‘non andare’ sarebbe stato sufficiente.”

 

“Lui voleva andare.”

 

“E’ per questo che ora non rispondi mai alle sue lettere, poveraccio? Lo stai punendo?”

 

Amelia si alzò in piedi, gli prese la pallina di carta e la gettò senza il minimo dubbio nella spazzatura. “Se hai finito, possiamo anche continuare con questo caspita di albero.”

 

Jack sospirò e annuì. Tanto lo sapeva bene che sarebbe andata a finire così, Amelia non aveva altro tipo di reazioni quando si trattava l’argomento famiglia. “Va bene, ho capito… avanti, prendi quel benedetto puntale che…”

 

Il campanello stupì entrambi. “Aspettavi qualcuno?” gli domandò Amelia.

 

Jack scosse la testa. “Veramente no…”

 

Amelia, decisamente incuriosita, andò ad aprire… e con sua grande sorpresa si ritrovò di fronte Steacy Phillips, bellissima come al solito. “Ah… ciao.” Le mormorò, senza entusiasmo ma senza neppure astio. “Non sapevo che avessi un appuntamento con Jack… aspetta, vado a chiamartelo…”

 

“No, no, non sono qui per lui…” Steacy le fece un piccolo sorriso. “Sono qui per te.”

 

Amelia si accigliò. “Per…me?”

 

Steacy si strinse nelle spalle per un momento. “Posso entrare un attimo?”

 

Amelia subito si fece indietro. “Certo… certo, entra.”

 

“Grazie.” Steacy si tolse il cappotto di dosso, lasciandolo cadere morbidamente sulla poltroncina all’ingresso. Era una ragazza infinitamente leggiadra, e in sua presenza Amelia riusciva a sentirsi sempre inadeguata… “Ti ho disturbata?”

 

“No, no… stavamo...”

 

“Steacy?” Jack fece un largo sorriso, entrando. “Allora avevo sentito bene la tua voce.”

 

“Ciao, amore.” Lei gli sorrise. “Sono venuta perché volevo dire una cosa ad Amelia.”

 

Jack inarcò un sopracciglio. “Ah si?”

 

Amelia si passò una mano fra i capelli arruffati… ora se li sentiva ancora più arruffati di prima. “Dimmi tutto.”

 

Steacy tirò un respiro profondo. “Ok… ascolta, penso proprio che io e te abbiamo cominciato col piede sbagliato… e gran parte della colpa va a me, lo ammetto con serenità. Ti ho sempre vista come una minaccia per me… voglio dire, per Jack sei una costante imprescindibile, non è facile convivere con una situazione simile… è difficile sentirsi sicure quando il tuo ragazzo abita con la ragazza che più adora al mondo.”

 

Amelia scosse la testa. “Guarda che io non ho mai fatto niente per…”

 

“No, no, aspetta… lasciamo finire.” Steacy scosse la testa. “Non è colpa tua… tu ci sei da molto prima di me, solo che io finora non volevo accettarti… pensavo che Jack alla lunga si sarebbe lasciato convincere a dare a me quel posto di supremazia a cui ho aspirato per tutti questi mesi… poi però mi sono accorta che stavo inseguendo un pugno di mosche. Jack non rinuncerà mai a te.”

 

Amelia sospirò. “Steacy, io non so cosa…”

 

“E’ per questo che ho deciso che voglio abbattere definitivamente l’ascia di guerra.” Steacy le sorrise in modo del tutto genuino. “Tu come persona mi piaci molto, e probabilmente senza questa situazione per mezzo avrei voluto fare amicizia con te fin da subito… perciò basta pensare sempre che tu sia una minaccia. Non ci vivo bene io e non ci vive bene Jack, e sono convinta che tutta questa tensione non fa piacere nemmeno a te.”

 

“No, infatti.” Amelia incrociò le braccia sul petto. “Ma vorrei che fosse chiara una cosa qui… non ci ho mai provato con lui, mai. E mai lo farei. Ma non per questo non lo adoro… Steacy, io capisco che non deve essere facile neanche per te, però io… Jack è il mio migliore amico. Non lo voglio perdere.”

 

“E lui non vuole perdere te, credimi.” Steacy scrollò serenamente le spalle. “E’ per questo che voglio far pace con te e ricominciare tutto dall’inizio… ti va? Vogliamo riprovarci?”

 

Amelia guardò per un attimo la mano che la ragazza le stava tendendo… ecco, questo era un chiaro segno del cielo che la strada che aveva imboccato era quella giusta. Che Jack doveva restare solo ed unicamente un amico per lei… nell’ultimo periodo era stata molto meglio, questa forse era la vera soluzione a tutti i suoi guai…

 

Jack fece un gran sorriso quando vide le due ragazze stringersi la mano amichevolmente. “Così mi piacete, brave le mie ragazze.”

 

“Mi fa piacere che tu abbia accettato la mia amicizia.” Steacy sorrise. “Ci tenevo molto.”

 

Amelia sembrava più serena di quanto non lo fosse mai stata in presenza di quella ragazza. “E a me fa piacere che tutta questa faccenda si sia chiarita una volta per tutte.”

 

“Ti va di uscire insieme a noi stasera?” le chiese gentilmente Steacy.

 

“Ok… vado a prendere la giacca.”

 

Jack guardò la sua amica andare via, e poi si voltò per sorridere alla sua ragazza. “Hai idea del bellissimo regalo che mi hai appena fatto?”

 

Steacy sorrise e scrollò le spalle. “Ci ho riflettuto… non mi va di fare la paranoica per tutta la vita. E visto che con te voglio fare sul serio… ho deciso di accettarti con tutti i tuoi pro e contro.”

 

Jack le circondò i fianchi con le braccia vigorose e si chinò a stamparle un bacio sulle labbra. “Sei stata dolcissima… conosco Amelia, so già che l’hai resa molto felice con questo tuo gesto.”

 

“Anche io mi sento meglio…” Steacy appoggiò la testa sul suo petto e sospirò. “Per me è molto importante trovare un equilibrio insieme a te… e voglio davvero che le cose funzionino con Amelia.”

 

“Funzionerà tutto.” Jack le baciò la testa. “La vita è così bella, perché non dovrebbe funzionare?”

 

 

***************

 

 

Alex fece un sorrisetto quando Katie gli mollò improvvisamente la mano e corse, scansando tutti i presenti che affollavano la stazione di King’s Cross. Aveva appena visto i suoi genitori… erano due giorni che le brillavano gli occhi al pensiero di rivederli, a quanto sembrava la famiglia Weasley doveva essere davvero speciale. O almeno lo era per lei. Alex si fece largo fra i passanti e vide Katie balzare in collo a un uomo alto e rosso dalla figura decisamente imponente, che la strinse amorevolmente a sé, poi fu il turno di una bella donna mora alquanto distinta ed elegante nel portamento.

 

Chi lo avrebbe mai detto, guardandoli, che quella bella coppia in forma era l’obbiettivo dei piani di Lestrange? Visti così, mentre abbracciavano la figlia, sembravano così tranquilli e normali…

 

“Non stare lì impalato, vieni qui!”

 

Alex fu letteralmente travolto dall’entusiasmo di Katie, che lo trascinò davanti ai suoi genitori. “Mamma, papà… lui è Alex Templeton. Alex, loro sono mio padre e mia madre… Ron e Hermione Weasley.”

 

Hermione sorrise gentilmente, stringendo la mano del ragazzo. “E’ un piacere conoscerti, Alex.”

 

Alex le sorrise in risposta, notando che Katie aveva decisamente preso i colori chiari di suo padre, ma i tratti somatici e il sorriso erano senza dubbio di sua madre. Gran bella donna, comunque. “Il piacere è tutto mio, signora Weasley. Katie parla sempre di voi.”

 

Ron lo stava fissando molto accigliato, ma smise dopo il pestone della moglie. “Ciao, Alex.” Gli strinse la mano anche lui, ma un po’ meno cordialmente.

 

“Sei un compagno di classe di Katie?” gli chiese Hermione.

 

“No, io sono già all’ultimo anno.” Alex cercò di essere il più disinvolto possibile… gli riusciva piuttosto bene con madre e figlia, ma col padre si sentiva leggermente osservato a fondo… “E sono a Serpeverde.”

 

Gli occhi di Ron raggiunsero le dimensioni di due palline da golf. “Serpe…”

 

“Benissimo!” Hermione battè le mani. “Perché non ci avviamo? Abbiamo già la macchina pronta qui fuori… Katie, i ragazzi sono ad aspettarti a casa e non vedono l’ora di abbracciarti.”

 

“Sapessi che voglia ho io! Dai, Alex, vieni!” Katie lo prese per mano e cominciò a correre verso l’uscita della stazione, facendo ridere genuinamente il ragazzo per tutto quell’entusiasmo.

 

“Ma siamo impazziti???” Ron finalmente potè esplodere. “Un Serpeverde?!?”

 

“Sshh, Ron!” Hermione gli tappò la bocca. “Non fare lo stupido, non sono più i nostri tempi! Non puoi tacciare un ragazzo di malvagità solo perché è a Serpeverde!”

 

“Se non avesse neanche un briciolo di marcio in corpo, il cappello parlante non lo avrebbe spedito in quella feccia di casa!” protestò lui.

 

Lei alzò gli occhi al cielo. “Bravo, fatti sentire da tua figlia che parli così del suo ragazzo…”

 

“E poi non hai sentito?? Quello è maggiorenne!”

 

“E allora?”

 

E allora?!? La mia bambina è ancora piccola, lui è un uomo… non ti rendi conto?!”

 

Hermione fece una faccia disgustata. “Purtroppo per noi, Ron, voi uomini siete uomini a tutte le età… credimi, due anni in più o in meno non fanno nessuna differenza.”

 

Ron scosse la testa. “Se credi che gli permetterò di…”

 

Hermione appoggiò le mani sui fianchi e lo guardò minacciosamente. “Stammi bene a sentire, Ronald Bilius Weasley! O ti comporti come un bravo papà e fai felice tua figlia trattando bene il suo ragazzo, o ti assicuro che possiamo anche dormire in un letto a castello da ora in poi, perché non ci sarà alcun tipo di contatto fisico tra me e te per molto, moltissimo tempo!”

 

Ron la guardò allontanarsi orgogliosamente e a testa alta, e dopo un attimo di esitazione la seguì… brontolando fra i denti qualcosa a proposito dell’utilità del divorzio.

 

 

***************

 

 

Amelia entrò di corsa nel salotto di casa Weasley, ansimando vistosamente. “…eccomi…qua…”

 

Mel, che stava aiutando Steacy ad apparecchiare la tavola, rise nel vederla così affannata. “Non ti preoccupare, non sono ancora tornati.”

 

Steacy si accigliò. “Ma dov’eri finita?” Amelia le mostrò un portachiavi, incapace di parlare per il fiatone.

 

Anche Jack entrò nella stanza con una pila di piatti in mano, ma quando vide Amelia li appoggiò sul tavolo e le andò incontro. “E’ a posto?” lei annuì, riprendendo fiato, e gli tirò le chiavi al volo. “Ti adoro, Popò, e ti devo un mega favore.” Le disse allegramente, baciandole rumorosamente la guancia.

 

Steacy inarcò un sopracciglio. “Che favore?”

 

Jack fece una smorfia. “Ho preso la moto di papà di nascosto ieri… sai com’è, per lui è un cimelio… e siccome ho un po’ ammaccato il bolide, e il Grande Padre diventa tutto uno zucchero con Amy e non le direbbe mai niente…”

 

Steacy annuì, sorridendo. “…per stare tranquillo hai mandato lei a recuperare la macchina dal meccanico, capito. Povera Amelia, non c’è una volta che non la sfrutti…”

 

Mel alzò gli occhi al cielo. “Io dico che la faranno santa.”

 

Jack ridacchiò. “Ma guarda un po’ la mia quasi cognata che fa le prove generali… dì un po’, Mitchell, ti stai preparando a come diventerà la tua vita tra meno di un mese?”

 

Mel fece un sorriso felice mentre sistemava i bicchieri sulla tavola. “No, caro quasi cognato, apparecchiare sarà compito di tuo fratello… io penserò a preparargli pranzetti luculliani, e la sera gli farò anche qualche massaggino rilassante quando torna stanco a casa… magari gli preparerò anche un bel bagno caldo, al mio amore…”

 

Un coro di miagolosi “ooh” inondò la stanza, e Jack rise e scosse la testa. “Quel pidocchio ha tutte le fortune, adesso anche la mogliettina affettuosa e premurosa!”

 

Steacy controllò l’orologio. “A proposito, ma a che ora arrivano i tuoi con tua sorella e il fidanzato?”

 

Jack arricciò il naso. “See, adesso questi paroloni grossi… fidanzato… ragazzino, semmai.” Amelia lo guardò con aria di pena.

 

Anche Mel guardò per l’ennesima volta l’ora. “Anche Simon è in ritardo… se tarda ancora un po’ si perderà…”

 

La ragazza s’interruppe quando sentì la porta di casa che si apriva, e subito le voci di Ron, Hermione e Katie riempirono la stanza. Katie fu la prima ad entrare nella stanza, e appena vide gli altri lanciò uno strillino felice e balzò in braccio a Jack, che ridendo le scompigliò i capelli e le baciò la testa, quindi fu il turno di un lungo abbraccio ad Amelia e poi ancora a Mel. Infine Jack presentò a sua sorella la sua ragazza, a cui Katie strinse cordialmente la mano, tenendo fortunatamente la lingua a freno ed evitando di chiedere al fratello da quanto durava con la bionda stavolta.

 

“Che bravi, avete già apparecchiato!” esclamò contenta Hermione, che entrando diede un bacio sulla fronte a Mel.

 

Jack fece una smorfia. “E’ un lusso interessato, ma’, abbiamo accelerato un po’ i tempi perché moriamo di fame.”

 

“Mi pareva troppo bello.” Mormorò Hermione ad Alex, che ridacchiò in risposta, proprio mentre Katie lo prendeva di nuovo per mano e lo attirava in avanti, soffermandosi lungo la strada a dare un bacio a suo padre.

 

“Signori e signore.” Disse, rivolta verso il gruppetto giovane. “Questo è Alex Templeton, il mio ragazzo.”

 

“Ciao.” Mel gli strinse la mano. “Io sono Melanie.”

 

“La futura sposa, giusto?” lei gli sorrise e annuì. “Ciao e auguri, allora.”

 

Jack lo stava squadrando in un modo vagamente familiare… uno sguardo molto simile a quello che gli aveva fatto una radiografia al volo alla stazione di King’s Cross solo poco prima. “Scusa un po’, ma quanti anni…”

 

Amelia gli rifilò un pestone che lo fece sussultare bruscamente. “Questo è il suo modo di dire che è contento di conoscerti.”

 

Alex non potè evitare di ridere. “Vado per un’idea… Jack e Amelia, giusto?”

 

“Già.” Borbottò Jack, guardando male Amelia che invece stava accogliendo molto bene il nuovo arrivato, per la gioia di Katie. Cercando di non continuare a voler capire l’età di quel ragazzo, che sembrava tanto più grande della sua sorellina, il ragazzo indicò Steacy con un cenno della testa. “Lei è la mia ragazza, si chiama Steacy.”

 

Alex la salutò gentilmente, e nella sua mente osservò che il fratello di Katie aveva davvero buon gusto in fatto di donne: la sua era un vero schianto.

 

Katie si guardò in giro. “Ma Simon?” chiese, un po’ delusa.

 

Mel la rassicurò. “E’ in arrivo, non ti preoccupare.”

 

“Bene, che ne dite se adesso ci diamo da fare per preparare il pranzo?” Hermione fece scivolare distrattamente le mani attorno a un braccio del marito. “A stomaco pieno si chiacchiera meglio. Chi si offre volontario per darmi una mano?”

 

“Vengo io.” Disse subito Mel.

 

Hermione guardò il marito. “Beh, e tu?”

 

“Io che?”

 

“Non vieni ad aiutarmi? Tutti sanno che cucini bene.”

 

Ron s’incupì. “Ho da fare qui. Katie è appena tornata…”

 

“E hai tutto il Natale davanti per godertela.” Hermione si tirò dietro Ron, che brontolò ancora qualcosa fra i denti, e strizzò un occhiolino sornione a Katie.

 

Alex li vide uscire dalla stanza e fra sé e sé si chiese come fosse possibile che un uomo grande e grosso come il padre di Katie prendesse ordini da sua moglie, ma preferì non indagare. La madre gli stava fin troppo pericolosamente simpatica.

 

“Sei stato ufficialmente salvato dalle grinfie di papà.” Fece vispa Katie, mentre si sedevano.

 

Amelia scrollò le spalle. “Non ti lasciar intimidire, è solo un po’ di iperprotettività iniziale.”

 

“Speriamo che sia solo iniziale.” Commentò Alex.

 

“Beh, come sta andando l’anno?” chiese Jack alla sorella, passandole un braccio attorno alle spalle. “Hai fatto perdere almeno una ventina di punti a Grifondoro, vero?”

 

Katie scosse orgogliosamente la testa. “Ne ho guadagnati venticinque finora.”

 

Jack fece una smorfia. “Niente, preferisce spudoratamente fare come il piccoletto.”

 

“Buon per lei.” Fece Amelia. “E tu, Alex? Come te la cavi a scuola?”

 

“In modo accettabile.” Alex scrollò le spalle. “Però di punti la mia casa ne ha meno della sua.”

 

Jack inarcò un sopracciglio. “Non sei a Grifondoro?”

 

Alex scosse la testa. “Serpeverde, ultimo anno.”

 

Jack subito aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi gli uscì solo un lungo “aahhh” di assenso un po’ strozzato. Steacy si accigliò e si sporse indietro… le venne da ridere nel vedere che, con fare del tutto distratto e disinvolto, Amelia gli stava pizzicando senza pietà un lato della coscia. Le venne da ridere… e anche da serrare un po’ le labbra. Era ancora molto difficile soffocare gli istinti di gelosia.

 

“Alex è un portiere imbattibile.” Disse fiera Katie. “Appena possiamo organizzare un partitone, vi farò vedere quant’è bravo.”

 

“Finalmente, è una vita  che non giochiamo.” Disse Amelia.

 

Jack si fece scrocchiare le dita. “Per me si può giocare anche oggi pomeriggio.”

 

Katie si rivolse ad Alex. “Jack e Amelia erano due cacciatori fortissimi quando stavano a Hogwarts.”

 

Alex annuì. “Ottimo. E con il cugino cercatore, lo squadrone è al completo.”

 

Jack rise e annuì. “Il cugino cercatore te lo facciamo conoscere domani. Noi festeggiamo il Natale sempre insieme.”

 

Katie ridacchiò. “E siamo così tanti che ci servono due tavoli per pranzare.”

 

Alex sorrise, divertito. “Però…”

 

Katie si voltò verso Steacy. “Anche tu giochi a quidditch?”

 

La ragazza scosse la testa. “Oh no, io non amo gli sport… preferisco guardare.”

 

“Vuol dire che durante la nostra partita farai la tettona bonazza che segna il punteggio.” Le disse incoraggiante Jack, facendo arrossire lei e ridere gli altri.

 

Passarono ancora pochi minuti trascorsi a parlare del più e del meno, poi si sentì il rumore della porta che si apriva, e ne entrò un ragazzo castano tutto sporco e coi capelli spettinati. Alex capì immediatamente chi era quando vide Katie urlare di gioia il suo nome e balzargli in collo, aggrappandosi a lui come un cucciolo di canguro addosso alla sua mamma. Simon Weasley sorrise largamente e abbracciò forte la sorella, entrando nella stanza senza metterla giù.

 

Amelia rise di cuore. “Ma che hai combinato, dragatore?”

 

Simon fece un sorrisetto, mentre Katie finalmente balzava giù. “Di chi è stata la brillante idea di sostituirmi la passaporta per casa con una per Knockturn Alley?”

 

Steacy fece tanto d’occhi quando vide che Jack dalle troppe risate era piegato in due, e non riusciva a smettere. “Sei stato tu?” gli chiese stupita, mentre una sorridente Amelia gli rifilava uno schiaffetto sulla nuca.

 

Alex era incredulo. Per uno scherzetto simile lui si sarebbe inferocito… e invece Simon era il primo a ridere! C’era un’atmosfera tutta particolare in quella casa… straordinariamente leggera. Strana per davvero.

 

“Simon, lui è il mio Alex.” Katie sorrise al fratello. “Alex, mio fratello Simon.”

 

Alex gli strinse la mano. “Ciao, piacere.”

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “Ti hanno già messo a ferro e fuoco col terzo grado?”

 

“Ancora no, veramente.”

 

Simon sorrise, e Alex non potè non notare che faceva la stessa espressione di Katie. “Allora non ti preoccupare, basta che fai attenzione a restare nella stessa stanza di papà quando c’è anche mamma e sei a posto.” Alex ridacchiò e annuì.

 

“Come sei bello abbronzato, beato te.” fece Katie, che ancora non aveva smesso di beneficiare del braccio del fratello sulle sue spalle.

 

Simon le stampò un bacio in fronte e si guardò in giro. “E la mia metà?”

 

“La tua metà sta dando una mano in cucina, cosa che dovrei fare anch’io.” Amelia si alzò e si avviò verso la stanza, e nel momento in cui aprì la porta – che si affrettò a richiudere – si sentì una voce piuttosto imperiosa…

 

SMETTILA DI PARLARE A VANVERA E DAMMI UNA MANO, PORCA MISERIA!! E’ IL TERZO PIATTO CHE ROMPI PER PENSARE AI TUOI DANNATI COMPLOTTI DA FOLLE, RON!!!”

 

Jack fece una smorfia divertita e strizzò un occhiolino. “Benvenuto in casa Weasley, Alex.”

 

 

***************

 

 

Anche Alex scoppiò a ridere forte come tutti gli altri, il racconto di Simon era esilarante: aveva riferito come era andata la visita del suo ‘supremo’ capo (cioè il tizio che finanziava la tenuta e l’allevamento), e la parte in cui il poveraccio era stato inseguito da tre cuccioli di drago assai vispi e ansiosi di imparare a centrare il bersaglio aveva davvero fatto sbellicare tutti.

 

C’era da dire che era stata una giornata veramente piacevole: dopo il buonissimo pranzo tutti, sposini inclusi, avevano giocato un’esaltante partita di quidditch…e Alex aveva incassato – ma anche parato – parecchi dei tiri dei due cacciatori, Jack e Amelia… in particolare Jack tirava delle bombe di potenza difficilmente recuperabili. Alex se la rise fra sé quando lasciò passare volutamente un tiro di Katie che avrebbe potuto parare benissimo… valeva la pena prendere un gol in più se poi poteva vederla ridere. E quanto ne fu contenta, la piccola, di aver segnato proprio a lui… ma la cosa che sorprese il ragazzo fu l’atteggiamento nei confronti di chi non sapeva giocare. Ridevano… ma non di scherno, ridevano di gusto… il padre di Katie si era praticamente trascinato sua moglie sulla scopa, ed erano uno spettacolo quando lui prendeva quota e lei gli urlava di rallentare… Steacy si era appoggiata sulla scopa di Mel, e per quanto fossero entrambe molto carine, Alex dovette ammettere che erano negate nello sport… però ogni volta che sbagliavano un passaggio o un tiro ci ridevano su, e nessuno urlava contro di loro… anzi, addirittura a un certo punto Amelia passava solo a loro, spronandole a segnare… e perfino lui, ridendo, non si era accorto di essersi lasciato trasportare da quell’anomala allegria e le aveva lasciate palesemente segnare. E quanto ci avevano riso…

 

Dopo una rapida ma efficace sfida all’ultima palla di neve, tutti erano rientrati in casa per godersi il calduccio del camino e della cioccolata calda della mamma di Katie. E quando Jack aveva annunciato che era l’ora dello ‘scontro fra titani’, Alex non avrebbe mai creduto che si riferisse a una partita a scacchi fra Simon e suo padre… e con sua grande sorpresa, anche lui era entrato nello spirito della sfida e aveva assistito con molto interesse assieme agli altri, perché la partita – vinta con un po’ di sofferenza da Simon – era stata decisamente avvincente.

 

E ora erano tutti lì, nel salotto vicino al camino, a parlare del più e del meno al calduccio della casa mentre fuori la neve scendeva sempre con maggior decisione.

 

Alex non si era mai sentito così rilassato in vita sua. Aveva riso, scherzato, giocato… e ogni volta che vedeva Katie sorridere gli si riempiva il cuore… era veramente bellissima e spensierata. Uno spettacolo. In quel momento era seduta sulle ginocchia di suo padre e rideva per una battuta; Alex aveva intuito quanta voglia potesse avere di stare un po’ coi suoi genitori, e quanta voglia avessero loro di coccolarsi la loro bambina, così le aveva lasciato la possibilità di stare di più con loro. La sua vicinanza e la sua mano gli mancava, però… d’altra parte stare in mezzo a quella gente lo faceva sentire bene, si stava divertendo. Un po’ troppo, per essere precisi.

 

“…e l’ha fatto veramente!” Mel ridacchiò. “L’ha fotografato col sederone all’aria e le mutande coi cuoricini!”

 

Steacy rise insieme agli altri. “Le celebrità sono strane… hanno sempre bisogno di fare cose bizzarre per sentirsi al centro dell’attenzione.”

 

Hermione scrollò le spalle. “A volte neanche ci fanno caso, rientra nel loro stile di vita.”

 

“Sono spacconi.” Fece altezzoso Jack, allungando le gambe sul tappeto.

 

“Alcuni sono semplicemente stravaganti.” Ron fece un sorrisetto. “Tipo quello che va in giro dicendo che sa ipnotizzare la gente, come si chiama…”

 

“Al momento anche gli sportivi stanno allentando le rotelle nel cervello.” Osservò Simon. “Come Dan, per esempio.”

 

Mel si accoccolò nel suo abbraccio. “Dan non è strano…”

 

“Nooo… si è solo fatto la relazione del secolo in gran segreto e sta tenendo tutti col fiato sospeso.”

 

Katie guardò i suoi genitori. “Quindi non si sa ancora niente della donna misteriosa?” Hermione scosse la testa e Ron fece una smorfia divertita. Notando l’espressione di Alex, Katie gli sorrise. “Non sappiamo perché, ma Dan ci tiene nascosta la sua fidanzata anche se sappiamo tutti che ne ha una.”

 

“Ooh.” Alex annuì.

 

Amelia si affrettò a cambiare argomento. “Sapete cos’è veramente assurdo?”

 

Jack sollevò di scatto la testa. “No! Non lo farai!”

 

Amelia fece un sorrisino perfido. “L’altra notte, ancora non si capisce come né perchè, Jack si è alzato e si è messo in mezzo al corridoio… e senza svegliarsi si è messo a cantare come un ossesso!”

 

Tutti esplosero in una risata forte, Alex incluso, mentre Jack imprecava a bassa voce e li guardava male. “…uuh… non ce la faccio…” Ron si asciugò le lacrime che gli erano venute per le troppe risate.

 

“E che ti cantavi?” chiese ridendo Simon. “Stonato come sei…”

 

“Stonato? Stava spaccando i vetri!” esclamò Amelia.

 

“Piccola iena, vieni qui!” Jack balzò in avanti per afferrare Amelia, che però ridendo corse a nascondersi sull’altra gamba di Ron.

 

Katie rise e la riparò dalla furia del suo inseguitore. “Tana! Qui è tana, non ti puoi avvicinare, vero papà?”

 

Ron rise e annuì. “Giù le mani dalle bambine, giovanotto.”

 

“Aspetta di uscirci dalla tana…” Amelia rise e gli fece la linguaccia, nascondendosi dietro il vigoroso braccio che Ron le aveva passato attorno alle spalle.

 

Mentre ancora rideva di gusto, Hermione diede un’occhiata all’orologio. “Oh, si sta facendo tardi… devo andare a preparare il panettone per domani.” Mormorò, alzandosi.

 

Mel spalancò gli occhi e si mise dritta, cercando freneticamente lo sguardo di Amelia. “Noi possiamo dare una mano?”

 

Amelia annuì velocemente. “Si, possiamo renderci utili?”

 

“Cucinare insieme è sempre più divertente.” Disse sorridente Hermione.

 

“Allora vengo anch’io.” Anche Katie si unì al gruppetto diretto in cucina.

 

“Steacy, vieni.” Hermione si fermò ad aspettare la ragazza, mentre Jack la incoraggiava con una pacchetta sulle spalle, e la ragazza la raggiunse subito.

 

“Mamma è negata coi dolci.” Spiegò sottovoce Simon ad Alex, che nascose il suo sorrisetto dietro una mano.

 

Ron aspettò che tutte le donne fossero uscite, poi si voltò a guardare Alex con quella stessa espressione che gli aveva rivolto alla stazione… solo un po’ più inquietante ora che non c’era sua moglie a tenerlo a bada.

 

“Oh oh…” Simon finse di tossire.

 

“E così, Alex… sei un Serpeverde, eh?”

 

“Si, è così.” Alex annuì, facendo attenzione a mantenere alta la guardia… il padre di Katie non sembrava il tipo a cui sfuggivano facilmente le cose.

 

Jack inarcò le sopracciglia. “E come mai? Hai le mani già sporche?”

 

…beh… “Veramente no.”

 

“Progetti di sporcartele?”

 

Alex inarcò un sopracciglio. “Cioè?”

 

Jack scrollò le spalle. “Cioè hai in programma di fare casini, farti sbattere ad Azkaban, vivere da latitante a vita…” Simon nascose una risata in un colpo di tosse.

 

Un sorriso divertito si fece largo sulla faccia di Alex. Dunque la questione non era personale… ma certo, volevano assicurarsi della persona che stava con Katie. Quanta premura, e soprattutto… quanto amore.

 

“Jack, non penso proprio che la carriera del vandalo sia l’aspirazione di Alex…” provò Simon.

 

“Ssh, fammi fare il mio dovere, piccoletto.” Jack si accigliò. “E dì un po’… da uomo a uomo… come stai messo a donne?”

 

Simon fece un irritante sorrisetto. “Traduzione: sei il tipo fedele o no?”

 

Alex increspò le labbra, divertito da quella scenetta. “Se vi state preoccupando per Katie… nessuna mi è mai piaciuta tanto quanto lei, perciò non ho bisogno di andare a cercare altrove altre attenzioni.”

 

Jack abbozzò un sorriso. “Ecco, mettiamo in chiaro proprio questo… mia sorella non è una ragazza comune… quindi va trattata come una dea, è chiaro?”

 

Simon inarcò un sopracciglio. “…ma non si dice come una regina?”

 

Jack lo guardò male. “Cos’è, adesso è vietato venerare le divinità?”

 

“No, ma non è il detto che…”

 

Alex rise… poi sentì su di sé gli occhi del padre di Katie e gli restituì lo sguardo. Ron sembrava un po’ più rilassato, ma lo stava ancora fissando dall’alto in basso con uno strano cipiglio.

 

“…lo sai, Alex…” Ron si accigliò. “Tu mi ricordi moltissimo qualcuno…”

 

Cercando di non manifestare il minimo timore, Alex si limitò a inarcare un sopracciglio. “Si?” …riflettendoci, quell’uomo aveva conosciuto suo padre…

 

Ron esitò, poi scosse la testa. “No, no… era solo una sensazione. Hai molto di una persona che conoscevo un po’ di tempo fa, con cui però non puoi aver avuto a che fare.”

 

Alex annuì… e ringraziò il cielo fra sé e sé.

 

“…e comunque, io me ne devo assicurare…” Jack smise di replicare al fratello. “Insomma, Alex, ti è chiaro che è con la mia sorellina che stai, no?”

 

“E se ho capito bene, stai per minacciarmi di morte se le farò del male… dico bene?”

 

“La farai soffrire?”

 

La domanda di Ron era lì, a vibrare nell’aria, e Alex ne sentì il peso due volte… una perché la menzogna che stava per dire riguardava l’unica persona realmente umana che avesse mai incontrato nella sua vita… e una in più per la serietà e la profondità dello sguardo dell’uomo seduto davanti a lui. Ebbe bisogno di tirare un respiro profondo prima di rispondergli. “Katie è speciale per me.” gli disse, guardandolo dritto negli occhi. “E anche se non posso promettervi di comportarmi come un santo, di sicuro posso dirvi che quello che provo per lei non l’ho mai provato per nessun’altra.”

 

Per un lungo momento tutti rimasero in silenzio… poi le labbra di Ron s’incresparono in un sorrisetto. “Ho sempre ammirato l’onestà e la sincerità.”

 

Alex si lasciò andare a un sorriso liberatorio. “Beh, grazie.”

 

“Aspetta…” Ron fece una piccola smorfia. “Ti sto dando il permesso di frequentare mia figlia solo ed esclusivamente perché voglio che anche lei possa godersi un sentimento bello come l’amore, ma sappi che resta sempre la mia bambina… e io continuerò a tenerti d’occhio perché al primo errore…”

 

Alex si grattò la nuca. “Ho afferrato il concetto.”

 

“Bene, mi fa piacere che ci intendiamo.”

 

Jack annuì. “E anch’io ti controllerò a distanza.”

 

Alex fece una smorfia avvilita e guardò Simon, in attesa che anche lui ripetesse la frase di rito… ma il ragazzo moro fece un sorrisetto e scosse la testa. “Io preferisco tenere sotto controllo la bionda, sinceramente dei due mi sembra la più pericolosa.”

 

Jack ridacchiò. “In effetti…”

 

“Congratulazioni, Alex.” Simon gli diede una piccola pacca sulle spalle. “Hai ufficialmente passato l’esame, ora nessuno più ti darà in pasto ai leoni.”

 

“Peccato, mamma dovrà cambiare menù.” Fece Jack, e tutti e quattro scoppiarono a ridere.

 

 

 

 

 

 

“E poi… è sempre così dolce e premuroso!”

 

Mel ridacchiò. “E’ proprio cotta.”

 

“Innamorata persa.” Amelia annuì, osservando Hermione che impastava l’impasto per il panettone… e Mel che faceva la stessa cosa accanto a lei.

 

Katie fece un sorrisone sognante. “Si.”

 

“Mi sembra un bravo ragazzo.” Fece Hermione, mentre aggiungeva altra farina alla sua pasta. “E da come ti guarda, direi che ricambia ampiamente.”

 

“Si vede così tanto, mammina?”

 

“Altrochè.”

 

Katie fece un sorrisone e l’abbracciò. “Sono così felice!” Hermione rise e la strinse fra le braccia, baciandole la fronte.

 

Steacy osservò – dapprima confusa, poi divertita – come, appena la mamma di Jack si era voltata, Amelia aveva sollevato rapidamente il suo impasto fra le mani per dare il tempo a Mel di sostituirlo con il proprio preparato. A operazione completata, Katie liberò la madre dal suo abbraccio. Ci erano abituate… non era la prima volta che lo facevano, a giudicare dalla naturalezza dei loro movimenti… e una punta di gelosia le punse di nuovo il cuore.

 

Amelia incrociò il suo sguardo e le strizzò l’occhiolino, e Steacy non potè evitare di sentirsi più confusa che mai… tecnicamente quella ragazza non le aveva davvero fatto niente, motivo per cui si era offerta di superare la sua diffidenza in nome di un sacrificio che sperava le potesse fruttare l’attenzione completa di Jack, ma non essere gelosa di lei, così tanto parte integrante della famiglia Weasley, così energica e schietta e forte, così amata da tutti… avrebbe fatto qualunque sacrificio per far funzionare la storia con Jack, ma doveva ammettere con se stessa che anche se non avrebbe più attaccato gratuitamente Amelia, di sicuro sotto sotto non si sarebbe auto-colpevolizzata perché le portava una grande e silenziosa invidia.

 

Katie si passò un ricciolo biondo dietro l’orecchio. “Secondo voi papà lo sta spennando là dentro?”

 

“Nah…” Amelia scosse la testa.

 

“Gli sta facendo qualche…” Hermione fece una smorfia. “…domandina.”

 

Steacy inarcò un delicato sopracciglio. “Jack non si fida perché è un Serpeverde…”

 

“Jack è un pregiudizio ambulante, ignoralo.” Fece tranquilla Hermione. “Tale padre, tale figlio.”

 

“E poi ha quell’arietta misteriosa…” Mel ridacchiò. “Complimenti, piccola Katie, proprio il classico bello e dannato.”

 

“Ehi, il mio tesoro non è dannato…”

 

Amelia rise. “Bella, lo chiama già il suo tesoro!”

 

Hermione inarcò le sopracciglia e si grattò una tempia. “Ai miei tempi avevo un compagno di scuola che era così… niente da dire, fisicamente non gli mancava proprio nulla… ma era un essere spregevole.”

 

“Sotto sotto ti piaceva?” le domandò Amelia.

 

“Per carità. Ci detestavamo a vicenda.”

 

“E che fine ha fatto, non lo sa?” le chiese Steacy.

 

Hermione scrollò le spalle. “Ai tempi di Voldemort era un mangiamorte… poi è finito ad Azkaban e ci è rimasto per molti anni. Pare che a un certo punto sia riuscito a scappare per un brevissimo periodo, comunque alla fine si è suicidato… è stato esposto per troppo tempo all’opera dei Dissennatori.”

 

Mel arricciò il naso. “Che storia orribile.”

 

“Mh.” Hermione si accigliò. “In alcune cose, Alex me lo ricorda… forse saranno i suoi colori…”

 

“Ci mancherebbe, il mio Alex non ha niente in comune con questo brutto ceffo.” Esclamò fiera Katie.

 

Hermione rise. “Che Dio ti benedica, tesoro, ci mancherebbe davvero! Alex mi sembra molto carino e dolce.”

 

“E poi se sopravvive a Ron e ai ragazzi, è pure forte!” la battuta di Amelia fece ridere allegramente tutte le presenti.

 

 

***************

 

 

Sarah si sfilò i guanti e salutò il portiere che le stava aprendo la porta dell’albergo, quindi si diresse alla reception guardandosi in giro nella affollatissima hall dell’albergo.

 

“Signorina Douglas, buonasera.” La signorina della reception le porse la chiave della sua stanza. “Prego.”

 

“Grazie.” Sarah la prese, e si diede un’ultima occhiata alle spalle. “Non ha chiamato nessuno per me?”

 

“No, nessuno.”

 

Alquanto delusa, Sarah salutò la donna e si diresse verso l’ascensore, ignorando volutamente la coppia di sposi novelli che era appena entrata con tanto di ospiti al seguito per festeggiare le nozze nel salone dell’albergo. Sospirando malinconicamente, Sarah pigiò il bottone dell’ascensore e controllò l’ora. Era un po’ difficile trovare una scusa per andare a trovare l’uomo che amava proprio alla vigilia di Natale, mentre era sicuramente barricato in casa con la famiglia… ma il fatto di doverlo aspettare per altre quarantotto ore la faceva sentire incredibilmente triste.

 

“Le dispiace se salgo con lei, bella signora?”

 

Sarah fece un sorriso immenso e si voltò di scatto… quell’adoratissimo sorrisetto da furbastro ci stava proprio a pennello sul viso da bravo ragazzo di Dan, che era anche mezzo coperto dalla visiera del cappello scuro che portava.

 

“Che ci fai qui?” esclamò felice lei. “Credevo che ci saremmo visti dopo le feste…”

 

“E secondo te io potevo aspettare tanto per darti il mio regalo di Natale?” Dan le fece cenno di entrare nell’ascensore. “Dai, andiamo su… sono in incognito.”

 

La stanza d’albergo di Sarah era grande ma accogliente, con tanto di camino e tappeto che riscaldavano piacevolmente l’ambiente. Appena entrati, la prima cosa che fecero i due ragazzi fu togliersi cappelli e cappotti e sdraiarsi sul divano davanti al caminetto acceso con un colpo di bacchetta.

 

“Come hai fatto a scappare da casa?” gli chiese Sarah, mentre si accoccolava nel suo abbraccio.

 

Dan fece un sorrisetto. “Ho detto che andavo a prendere una birra con la squadra. Normalmente forse non ci avrebbero creduto, ma al momento le mie uscite extra sono l’ultimo dei problemi… papà è molto in pena per Julie, è lei la più indifesa di noi.”

 

Sarah annuì, accarezzandogli una mano. Sapeva bene che anche lui condivideva quell’angoscia. “Non la fa ancora uscire da casa, eh?”

 

“No, e fa benissimo.” Dan serrò leggermente la mascella. “Un conto è che se la prendono con noi… ma Julie no. Lei devono lasciarla stare.”

 

Sarah avvertì la determinazione nella sua voce… ma anche tanta rabbia. E comprese che aveva più bisogno di lei di quanto lui stesso volesse ammettere. “Non devono prendersela con nessuno, amore…” gli sussurrò, accarezzandogli una guancia. “Né con lei né con te, né con nessun altro.”

 

Dan fece una smorfia. “Da me faranno bene a stare alla larga, perché io altri duecento galeoni di scopa non ho intenzione di spenderli.”

 

Sarah appoggiò la testa sul suo petto e si lasciò abbracciare protettivamente… all’improvviso si accorse di averne bisogno anche lei. “Non scherzare… tu non sai cos’è stato per me vederti precipitare quel giorno…”

 

Dan le baciò la fronte. “So che fosse stata la situazione inversa, sarei impazzito.”

 

“E io non ho avuto neanche questo diritto…” Sarah sospirò. “Non ho potuto neanche starti vicino come avrei voluto, perché ti avrei messo nei guai… se tu sapessi quanto ho pianto in quelle ore, io che non piango mai…”

 

Dan le stampò un piccolo bacio sulle labbra. “Amore… sei stata perfetta come al solito. E ti ho sentita vicina molto più di quanto tu credi… lo sai che con te mi basta anche solo uno sguardo e so tutto quello che devo sapere.”

 

Sarah si strinse nelle spalle. “Non era facile da capire in quel momento... io non sono tranquilla.”

 

“Non devi avere paura.”

 

“Come se fosse facile.”

 

“Lo so… ma vedi, se chi è dietro a questi attacchi ci vede impauriti ha raggiunto il suo obbiettivo… si è preso la soddisfazione che voleva,, ci ha intimiditi. Invece questo non deve succedere… non ci possiamo mostrare sfiduciati e non gliela dobbiamo dare vinta. E quindi dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto.”

 

Sarah lo guardò in faccia e appoggiò la fronte contro la sua. “Il tuo coraggio e la tua determinazione mi fanno stare in ansia… non vorrei che i tuoi principi al momento opportuno ti costassero troppo. Io non… non potrei sopportarlo.”

 

“Ti prometto di essere sempre prudente, ok?” Dan le sorrise e la baciò. “Ehi, è la vigilia di Natale… basta con questi pensieri tristi, dobbiamo festeggiare… è il nostro primo Natale insieme, è un evento!”

 

Sarah sorrise e annuì, lasciandosi baciare e stringendoselo a sé… pregando con tutta se stessa che non dovesse mai arrivare il giorno in cui qualcuno avrebbe messo alla prova il coraggio di Dan Potter.

 

 

***************

 

 

Alex quasi fischiettava mentre si avviava nella sua stanza – quella dei fratelli di Katie, in cui il letto di Jack era vuoto e disponibile per lui. Era stata una giornata piacevolissima… aveva riso e scherzato più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita, e si era sentito straordinariamente incluso in un ambiente familiare tutto particolare… se la maggior parte dei giorni era così, non c’era da meravigliarsi che Katie fosse cresciuta così ottimista e innamorata della vita. Chi non lo sarebbe stato a vivere in quella casa?

 

…io… io la vita la odio, e la odio da sempre…

 

Quasi completamente perso nei suoi pensieri, Alex si stupì entrando nella stanza e trovando la madre di Katie, che rifaceva il letto… manualmente.

 

“Le serve una mano?”

 

“Non preoccuparti… certe cose vengono meglio alla maniera babbana piuttosto che con la magia.” Hermione gli sorrise e continuò a sistemare le lenzuola. “Ecco qua, un bel letto fresco e pulito per il signore.”

 

Alex la osservò per qualche attimo. Nessuno gli aveva mai rifatto il letto da quando… beh, da quando. E ne erano passati parecchi di anni da allora… anni in cui si era sempre dovuto fare tutto da solo, pena una ricca scarica di Cruciatus a bruciapelo. Stephen aveva sempre detto che nessuno al mondo si preoccupa per un altro… eppure quella donna lo stava facendo, perché?

 

“Signora Weasley, io… uhm… non l’ho ancora ringraziata per avermi ospitato.”

 

“Sono io che devo ringraziare te.” Hermione sorrise. “Non ho mai visto la mia Katie così felice, e so che è merito tuo.”

 

Alex accennò un sorriso e abbassò lo sguardo, fissandosi i piedi. “Katie è straordinaria. Mi fa… desiderare di essere sempre migliore.”

 

Hermione annuì, mentre piegava con cura il piumone. “Si, fa questo effetto su tutti. E’ solare e sempre allegra, forse perché abbiamo sempre cercato di tenerla fuori dagli orrori del mondo… lei è il nostro miracolo.”

 

“Mi ha raccontato delle sue capacità.”

 

“Allora ti ama davvero.” Hermione gli strizzò l’occhiolino. “Katie sa tenere bene i segreti, e del suo ne ha parlato con pochissime persone al mondo.”

 

Alex si meravigliò… si era aspettato una reazione ben diversa. Per un attimo si sentì un verme quando fu costretto a fare una delle domande di rito del suo piano. “E’ una cosa che ha ereditato da qualcuno in famiglia?”

 

Hermione scrollò le spalle. “Ce lo siamo sempre chiesto, e anche se ho fatto approfondite ricerche all’epoca, non ho mai trovato nulla in proposito… la famiglia di Ron, comunque, conta parecchi maghi e streghe famosi fra i suoi avi, probabilmente è qualcosa che si sono passati un po’ a tratti di generazione. Ron e io sospettiamo che anche Simon abbia una punta di queste capacità, altrimenti non si spiegherebbe come mai anche i draghi più violenti e aggressivi con lui diventano degli agnellini… ma non ne abbiamo mai parlato per non creare suggestioni. E’ una cosa talmente rara che nessuno ne ha mai parlato.”

 

Alex annuì. “Capisco.”

 

“Ecco qui, il tuo letto è prontissimo.” Hermione sorrise largamente. “Ho il dovere morale di avvertirti che Simon russa un po’, ma dovresti riuscire a sopportarlo. Altrimenti diglielo, è abituato a insonorizzarsi, povero caro.”

 

Alex ridacchiò. “Non ce ne sarà bisogno, nel dormitorio a Hogwarts è anche peggio.”

 

“Anche a me tanto bene non andava.” Hermione gli si avvicinò e gli pizzicò il naso fra le dita in un gesto molto dolce e materno. “Se hai bisogno di qualcosa, vieni pure a chiamarmi.”

 

“Grazie ancora per tutto, signora.” Alex le rivolse un sorriso genuino e spontaneo. “Buonanotte.”

 

“Buonanotte a te, Alex.”

 

Il ragazzo rimase letteralmente spiazzato nel ricevere un bacio sulla fronte… era un gesto affettuoso e materno che non aveva ricevuto più da tanto, tantissimo tempo. Con un sorriso allegro sulle labbra, Alex si chinò a cercare il pigiama nel suo baule… e quasi per una maledizione del destino la prima cosa che si ritrovò fra le mani fu il piccolo rotolo di pergamena auto-trasformante che gli aveva dato Anthony appena poche ore prima.

 

 

“Stephen vuole sapere dove vive il figlio dei Weasley… il maggiore. Scrivilo su questa pergamena, è incantata per decomporsi e ricomporsi direttamente nelle nostre mani. Malfoy… non fare stronzate stavolta. Stephen è pericoloso quando perde le staffe… e tu lo sai meglio di chiunque altro.”

 

 

Sospirando lentamente, Alex si ripetè infinite volte nella sua mente la risposta che avrebbe voluto scrivere… e quella che invece doveva inviare. Questa era la sua missione, l’occasione che aspettava da mesi… anni… Stephen non aveva realmente bisogno di quell’indirizzo, avrebbe potuto far seguire Jack come aveva sempre fatto coi suoi nemici… o alzare un dito e chiedere al suo contatto… no, quella era una prova. Una prova per testare la sua lealtà.

 

Alex respirò profondamente… sapeva cosa doveva fare. Doveva solo trovare il coraggio per farlo.

 

 

 

*************************

 

 

 

 

Dum dum dum duuuuum… il resto alla prossima puntata! ^_________^ Lo so, loooo so… sono imperdonabile perché sono in tremendo ritardo… ma non è stata colpa mia! Prima si è ammalato il mio cricetino adorato, e fare via-vai dal vet ogni giorno non è stato proprio facile, poi mi sono beccata il raffreddore io (…ringraziamo mia sorella, donna dolcissima, che ha detto che io e il piccolo Any sembravamo Elliott ed E.T. alla fine del film, quando si ammalano… ^^), e infine il pc sta ufficialmente collassando! ç__________ç Insomma, non è stato un periodo facilissimo! E mi dispiace anche perché i chaps di transizione non sono proprio la mia specialità, ma piuttosto che riscriverlo e farvi aspettare ancora, ho preferito postare questo… non è il massimo, ma non si può fare altro…

 

…in compenso posso promettervi che il prossimo chap cercherò di scriverlo più in fretta (tempo permettendo, c’è una shotty su Mel e Simon che ho promesso a Vale, e che ha l’assoluta precedenza!) perché è uno dei punti chiave della storia… vi posso dire fin d’ora che s’intitolerà “Sopravvivere” e vi annuncio un evento che si aspetta e non si aspetta… una sorpresa/non sorpresa riguardante uno dei personaggi… non rivelerò neanche sotto tortura di chi parlo! ^_________^

 

E adesso… spazio agli special thanks, numerosissimi e più che mai graditissimi! Oh, e dimenticavo… chiederemo a Chad dove sia il suo negozio di magliette per comunicarvi quanto prima una risposta, mentre per Ron-massaio-beato… controllate al banco frigo in tutti i supermercati! ^____________-

 

Caillie: tesoro, anch’io devo ancora imparare molto, e questo chap lo testimonia… ma ti ringrazio infinitamente! E buona passata Pasquetta anche a te! ^____^ Un bacio fortissimo!

Oryenh: tesorino! Ooh, si direbbe che Steacy si sia comportata in modo imprevedibile, eh? Per la serie stupiamo le masse! ^____- Ora la palla passa di nuovo a Jack, ma… chissà! ^____- Un bacio gigante!

Maria-chan: grazie mille! Bisogna dire che hai ragione, quelle due teste matte avrebbero un qualcosa di speciale se succedesse… ah, questi maschietti col prosciutto sugli occhi! ^____^ Un bacissimo!

Marta: non ti preoccupare, cara, puoi continuare pure! ^_____^ Steacy sembrava fuori dalle scatole, eppure… e ora? “*.*” Un bacione forte!

Vale: amore mio! In bocca al lupooooo!!!!! *maracas, coriandoli, stelle filanti, trombette da stadio, bengala* Più tardi controlla la posta! Come al solito le tue recensioni le adoro, e condivido in pieno… Amy è stata decisamente autolesionista… è il brutto è che si è convinta pure di stare andando nel verso giusto! “°.°” Quanto ad Alex… che ragazzo difficile! ^____- Ti adoro!!

Giuggy: love! Sono in astinenza da fanny, non è che qualcosina bolle in pentola? *sunny intreccia le dita con aria distratta* In cambio prenderò ordinativi per mandare Jack a ciondolarsi davanti alla tua stanza! ^______- Un bacio immenso!

Ale69: bimba! Sai che potrei sinceramente prendere spunto da questo tuo progetto guerrafondaio? ^______- Tesorino, non voglio sciuparti la sorpresa… per la mamma di Alex bisognerà aspettare che il signorino Malfoy si degni di raccontarci qualcosa in più della sua vita, armati di pazienza perché il giovanotto è un osso duro… ^___- Un bacio schioccosissimo!

Pepy: mi piace la tua versione di Tobias! ^______^ Ahia, mi sa che puoi già cominciare a segnare Alex sull’agenda, tesoro… per quanto riguarda Ron… *sunny fa un fischio, chiama il postino e gli affida un pacco di 190cm da far arrivare direttamente a casa della pepy* ^____- Un bacissimo!!

Fabry: tiro a indovinare… la Steacy ti ha decisamente tirato le… scatole… ^_______________^ Prometto di prendere dei provvedimenti! ^________- Un bacione grande e uno pure alla povera gamba martorizzata come la mia mano!

Julie: grazie mille! Gentilissima! ^____^ Ooh, Alex è davanti a un bivio, direi… senso di responsabilità nei confronti dei suoi ideali, o emozioni tutte nuove e particolari per la Katie… mi sa che possiamo solo vedere cosa ci combina! ^___- Un baciottone!

Luna Malfoy: piccola! eh eh, anch’io amo Harry e Hermione incavolati, e devo dire che l’uomo metal si sta distinguendo sempre di più… ^_____- Ottima analisi quella di Alex! Quindi scommetto che potresti perfino indovinare cosa sceglierà di fare, il nostro amato ghiacciolino… *.* Un bacissimissimo!!!

Angele87: amore mio! La mia striscionara!! *_______* Eh eh, lo striscione di Alex mi ha fatto morire dalle risate, sono curiosissima di vedere gli altri di stavolta! Ups, sono veramente un’assassina… ho distrutto il posticino magico di Chad e Julie, sto per scatenare l’inferno… “*.*” chiedo umilmente perdono! ^____^ Un bacio disumanamente grande!!!!

Marilia: ciao! Eh eh, Ron in versione Cenerentola è bellissimo! ^______^ Jack è proprio figlio di suo padre, prima agisce e poi riflette… marca Weasley, ecco cos’è! ^________- Eh, non sono stata tanto più veloce stavolta… farò meglio la prossima! Un bacio grande grande!

Giulietta89: ottimo paragone il tuo, brava! E Amelia alterna decisamente fasi in cui è tenerissima fasi in cui si mangerebbe il mondo… e poi dicono che quello svitato è Chad! ^_______- Un bacio grandissimo anche a te!

Lulu: no, tesoro, non potrei mai volerti morta! In ogni caso, mai dopo aver visto le foto di quel simpatico giovanotto di Adam! ^________- Quanto mi piace la definizione di Katie come caramella! ^___^ E per gli attacchi… lo scoprirai presto, parola! E intanto… sotto coi corsi per i giovanotti di FMI! ^_________^ Un bacio immenso e schioccoso!

Kim: luvvie mia! Anche per te c’è una bella letterona in arrivo! Mi mancano le nostre chattate, bisogna che ci ribecchiamo al più presto! Scommetto che ti ho stupita con Steacy… ma se ti ricordi bene tutto… saprai anche il perché… qui è tutto censurato, poi ne parliamo! ^______- Ti adoro!!

Carol87: mi perdoni anche stavolta?? ^____^ Prometto che cercheremo un ragazzo per Amelia e uno per te, magari due bei gemelloni con gli occhioni verdi! ^________- Un bacissimo!!

Yelle: grazie, tesoro, troppo buona! Mi dispiace solo di averti fatto aspettare, mannaggia i raffreddori animali e umani! -_______- Un bacio galattico!

Iaia: grazie! Eh eh, Harry è leggermente possessivo, ma magari col tempo una possibilità a Chad potrebbe anche darla… molto dipende da come la gestirà Julie! ^_____- Un bacissimo!

Kaho-chan: ciauz! Che dici, il ghiacciolo che Alex ha al posto del cuore si è veramente sciolto? Si accettano scommesse! ^___- E per Taventoon… c’è un fanclub per la sua fucilazione in piena piazza, vuoi aderire? ^_______- Un bacio grande grande!

Saturnia: amica!! Le considerazioni recensionistiche sono tornate, che bello!! *maracas, prego… grazie, molto gentili* ^________^ Innanzitutto cespuglio superstar! E poi… abbiamo sfiorato i punti 2 e 3! Per il 4 stiamo provvedendo… il 7 è terribilmente veritiero, e non dico altro… l’11 può considerarsi ratificato… il 12 è magnifico… il 14 è acclamatissimo… e così pure il 15! E tu sei il massimo! ^____^ Un bacio immensamente grande!!

Daffydebby: grazie per gli auguri, cara! Beh, diciamo così… pur non essendo fatti di legno, Jack e Amelia dormono insieme da quando erano piccoli, per loro è un istinto naturale… al momento opportuno ce li hanno avuti i loro stimoli, ma al momento sembra di no… e devo dire che dopo questo chap la cosa pare anche peggio! -_______________-* Mannaggia la posta, mi sa che dobbiamo andare a cercare Ron fra gli oggetti smarriti! ^____^ Un bacio forte forte!

Lilith: sei perdonatissima! Ooh, capiti a fagiolo, cara… Alex sta facendo la sua scelta… tu cosa dici che sceglierà? “°.°” Dubbio amletico… mi sa che mi toccherà aggiornare prima! ^____^ Un bacio cosmico!

Cloudy: tesoro! La Barbie è tornata alla carica, acci… Eccolo qua l’indizio per il riscatto della Cloudy: Alex deve fare la sua scelta, che sarà… che sarà? ^____^ E si, anche a me piace far scontrare Hermione e Taventoon… ora come ora è l’unica che sa tenergli testa per davvero! E ti prometto di citare ancora Remus e Sirius, parola mia! Un bacissimo!

Meggie: tesoro mio, assassina! ^_____^ Domani mattina con calma ti lascio una recensione per benino… farti pubblicità è stato un vero piacere, ti ritengo davvero bravissima! Ron “NonChiamateloCasalingo” è bellissimo!! Alex stavolta è stato più SUDT del solito! ^________- E sono felicissima che i mitici quattro restino sempre loro! Un bacio gigantoso!

Hiromi91: ci ho messo un po’ di più, ma contiamo che c’era anche la shotty di mezzo… mi perdoni? Pleeeeeease?? ^________^ Un baciotto!

Phoebe80: tesoro mio! Eh eh… eh si, per quanto riguarda Jack ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale… ^____^ Sono felicissima di sentirti dire che anche se gli assomigliano tanto, Jack e Amelia hanno un rapporto diverso da quello di Ron e Hermione… ci tengo che pur assomigliandosi siano diversi! E c’è stato il grande match Ron vs Alex! ^____^ Non posso specificarti in cosa… ma ci hai quasi azzeccato con una teoria, sai? Sei grande! Un bacio da 100Gb!

Karien: mi hai fatto davvero morire dalle risate, qua veramente va a finire che i War Mage si trasferiscono negli Auror! Sei grande, Karien! ^________^ Ora ti manca solo di conoscere Taventoon! ^_____- Un bacio grandissimo!

Lady Numb: ma ciao a te, carissima! Eh eh, qua se Alex fa la scelta sbagliata sento odore di Fattoria e Lecciso! ^_______^ Il petardo ogni mille firme mi ha fatto scoppiare a ridere! ^______^ Sei grandiosa! Ih ih ih… la maglietta di Chad l’ho amata fin dal primo istante in cui l’ho scelta! ^____- E mi hai decisamente dato un’idea, bisogna prenderlo con le minacce Jack… minacciato a mano armata dall’omino dei vestiti! ^____^ Sei adorabile, tesorino, grazie per i complimenti… un bacio formato famiglia con Ron incluso!

Opalix: sono felicissima di sentirti e ti ringrazio infinitamente per i complimenti! Ho ancora parecchio da migliorare, ma sentirsi gratificare piace a tutti, è inutile negarlo! ^____^ Spero di poter continuare ad emozionarti ancora, soprattutto considerando che i tuoi preferiti, Jack e Alex, hanno ancora parecchie cartucce da sparare… ^________- Un bacio grande!

Ale: e brava la mia Ale, ci hai azzeccato in una cosa… Simon avrà un ruolo determinante in più di una situazione, direi! E si, mi sa che invidiamo tutte Mel, autrice compresa… *sospirone* ^_____^ Un bacio gigante, e grazie per la solidarietà alla manina smontata!

Fanny: brava cara, con Jay-Jay ci avevi azzeccato! Adesso mettiamo alla prova il tuo sesto senso con la scelta di Alex… che oltretutto il freno a mano lo stava proprio mollando! ^______- Mi sa che è proprio ora di mandartelo… e per quanto riguarda la tua domanda, beh diciamo… diciamo che nel prossimo chap avrai la tua risposta, giuro! ^_____^ Un bacissimone!

Lily: anch’iooo! ^_____^ Non ti preoccupare, anch’io ultimamente vado sempre di corsa, ti capisco! Un bacio forte forte!

Strekon: amicissimo! Come procede il trailer? *per la serie Sunny non è mai stata impaziente, e sfido il mondo a dire il contrario…* ^_______^ Eh eh, Hermione è stata un momento di profonda soddisfazione! ^___^ E Jack… Jack è decisamente imprevedibile al momento, sai? Pericoloso questo ragazzo, alterna momenti di umore decisamente contrastante… ringraziamo il caratterino ereditato da parte di padre… ^_____- La Julie era in pericolo! “*.*” Ma bravo, Strek, FMI è piena di punti X… il prossimo è previsto nelsuccesivo chap, resta sintonizzato! Un bacissimo!

Eli: amorina! Ehi, sai che quando ho scritto di Ron in cucina ti ho pensato un sacco? ^______^  E sono curiosa di sapere il tuo parere sulla scelta di Alex… lo hai inquadrato benissimo, se non sbaglio! ^____- E per Simon e Mel… ringrazia la Vale, perché in suo onore è in arrivo qualcosa tutto per loro! Ti adoro!

Ginny: tesoro giallorosso! ^____^ Neanch’io amo Britney Spears, ma le parole di quel testo mi sembravano proprio azzeccate… a quel ghiacciolo di Alex, che ci ha lasciati col fiato sospeso… *.* E Steacy non demorde… mi viene da pensare a cosa non le starai augurando! ^_____^ Un bacione fortissimo!

Blacky: in quanto a maledizioni ai prof, mi troverai sempre, sempre dalla tua parte! ^____^ Bravissima, cara, Jack è decisamente una canaglia adorabile! E Alex… te lo incarto come regalo di compleanno, tesoro! ^______^ Un bacio gigante!

Miyu: oh, ma certo che mi ricordo di te, bentornata! Sono felice che le cose siano tornate a posto, e grazie ancora per tutti i complimenti! ^___^ Un bacio grande!

Avana Kedavra: super tesora! Sono felice che ti sia piaciuto tutto, soprattutto sono felice di averti fatto una sorpresa! Vediamo se te ne ho fatta un’altra anche stavolta! ^____- Un bacissimo!

Maga Magò: grazie tesoro, sei dolcissima! Stavolta mi sento ancora più colpevole del solito perché il finale del chap è molto ambiguo… prometto di darmi da fare quanto prima! ^____^ Un baciottone!

Daisy: ufficialmente perdono, sono sempre in ritardo ultimamente! ^______^ Sei ti prometto che avrai il confronto fra Harry e Julie molto presto? ^____- E si, hai proprio ragione, i geni Weasley sono duri a morire! ^____^ Un bacio con schiocco!

Sibillara: ci mancherebbe, non è mai tardi per recensire! ^___^ Ahi ahi, mi sa che stavolta a Steacy un bel ceffone in faccia non glielo toglie nessuno… “*.*” Non ti preoccupare, cara, Ron avrà presto il suo da fare… molto presto… ^_____- Un bacio gigante!

Judie: tesoruccio! Ih ih, per le magliette di Chad mi sa che mi toccherà aprire un negozio tipo bancarella! ^_____^ Per Alex… diciamo che alterna qualche secondo di umanità a quelli da ghiacciaio umano! ^______- Sai che il Culo sta un pochetto meglio? Quant’è bello, dovresti vederlo com’è felice nella nuova gabbia con la scaletta! ^______^ *Sunny si squaglia* Un bacio immensamente immenso!

Ilaria: grazie mille, sei stata dolcissima! Spero di non deluderti mai! Un bacio forte!

 

 

…scusatemi se stavolta sono stata un po’ più sintetica, ma sarà meglio andare a letto altrimenti domani non mi sveglio neanche per ora di pranzo… ^^ Prima di salutarvi vorrei ringraziare tutti quelli che si sono interessati alla mia manona… che ora sta proprio bene! Lo dice sempre il doc che io sembro fatta di gomma… ^______- E con un altro bacio schioccosissimo, la Sunny va a nanna… mi raccomando, lasciatemi i vostri commentini che sono molto più che graditi! ^_________^  Vvtb! ‘Notte notte!

 

Sunny

 

 

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Capitolo 9
*** Sopravvivere ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 8: SOPRAVVIVERE

 

 

I wish I hadn't seen all of the realness
And all the real people are really not real at all
The more I learn, the more I cry
As I say goodbye to the way of life
I thought I had designed for me

                                                        Try, Nelly Furtado

 

 

***************

 

 

Katie non perse tempo a cambiarsi, corse in pigiama verso la stanza dei suoi fratelli. Voleva essere la prima a dare gli auguri di buon Natale al suo ragazzo, e voleva farlo col sorriso entusiasta sulle labbra. Saltellò festosamente lungo il corridoio e fece capolino dalla porta della camera, curiosa di vederlo ancora sotto le coperte.

 

“Buon Natale, dormiglione!”

 

La delusione di Katie si poteva leggere a caratteri cubitali: Alex era in piedi davanti alla finestra, con le mani dietro la schiena e lo sguardo alquanto accigliato e fisso nel vuoto. Evidentemente non l’aveva sentita.

 

“Alex?”

 

Il ragazzo non le stava prestando la minima attenzione… i suoi pensieri erano altrove. Continuava a ripercorrere momento per momento la giornata precedente, e soprattutto gli ultimi istanti… non poteva rimproverarsi nulla, aveva riflettuto a lungo prima di prendere la sua decisione e sapeva di aver preso quella giusta, ma non per questo non temeva le conseguenze.

 

“Non mi stai ascoltando?”

 

Finalmente Alex si riscosse dai suoi pensieri quando vide Katie davanti a sé, che lo guardava senza capire. “Oh, scusami… che stavi dicendo?”

 

Katie sbattè gli occhi. “Perché quell’aria preoccupata?”

 

Alex scosse la testa. “Non è niente. Stai tranquilla.”

 

Lei inarcò un sopracciglio. “Sicuro?”

 

“Sicurissimo. Ehi, buon Natale.”

 

Katie ritrovò il suo sorriso gioioso. “Buon Natale a te! Ci tenevo a essere la prima a dirtelo!”

 

Alex si chinò a baciarla, e per un magico momento Stephen e la missione scomparvero dalla sua mente. “Sei stata la prima in assoluto.”

 

“Bene!” Katie lo prese per mano e uscì di corsa dalla stanza, tirandoselo dietro mentre correva lungo il corridoio. “Dai, muoviti! Dobbiamo aprire i regali!”

 

Alex rise al suo entusiasmo travolgente. “Aspetta… siamo in pigiama!”

 

“Chi se ne frega, i regali hanno la precedenza su tutto!”

 

Ridendo, Alex la seguì.

 

 

***************

 

 

Steacy fece un piccolo saltello per evitare la neve che si era posata a mucchietti nel piccolo giardinetto della casa di Jack, e quando bussò alla porta mentalmente si rimproverò per non aver portato con sé uno specchietto da borsa… poteva sembrare strano, ma ogni volta che andava a casa sua sentiva sempre una folle esigenza di controllare il suo aspetto, di trovarsi almeno esteticamente proprio come la voleva lui, bellissima. Cosa non avrebbe dato per essere al primo posto nel suo cuore…

 

Jack le aprì già tutto vestito e col giaccone addosso, ma aveva una coperta in mano. “Buon Natale.” Le disse sorridendo, scoccandole un bacio a fior di labbra. “Mi dai un secondo?”

 

“Certo.” Steacy si sporse in avanti per vedere… c’era Amelia nel salottino, che dormiva sul tappeto davanti all’albero illuminato. Jack la prese delicatamente in braccio e la stese sul divano, mentre lei mormorava qualcosa nel sonno e si girava su un fianco. Lui la coprì con la coperta e le scansò amorevolmente i capelli dal viso e dal collo… e Steacy non potè condannarsi per quell’attimo di profonda invidia che le si era riversata addosso.

 

“Eccomi qua.” Fece allegramente Jack, chiudendosi la porta alle spalle e prendendola per mano.

 

Steacy gli sorrise, mentre iniziavano a camminare con una tranquilla andatura lenta. “Amelia dorme sempre per terra la notte?”

 

Jack ridacchiò. “No… è che la notte prima di Natale le piace andare a mettere i regali sotto l’albero mentre io dormo… e puntualmente si addormenta perché si ferma a guardare decorazioni e lucette.”

 

Steacy annuì… e si ricordò che non doveva essere gelosa di lei. Faceva male prima di tutto a sé stessa, e poi in fondo… Amelia non aveva colpa. Così decise che cambiare argomento era la soluzione migliore. “Auguri di buon Natale, amore… il primo insieme.”

 

“Ehi, un momento… è così che tu dai gli auguri?” Jack si fermò, l’afferrò per i fianchi e la strinse a sé, facendo aderire perfettamente i loro corpi e lanciandole quello sguardo da adorabile canaglia per cui era tanto famoso. “Perché dalle mie parti facciamo così.”

 

Steacy rise e lo baciò… aveva una voglia pazza di farlo. Di baciarlo e sentirlo solo suo. Gli sorrise amabilmente dopo… si sentiva proprio bene fra le sue braccia. “Devo riconoscere che dalle tue parti si fa decisamente meglio.”

 

Jack rise. “Già… sai che oggi sei particolarmente bella?”

 

Steacy gli rivolse uno sguardo ammiccante. “Servizio offerto dalla casa, signor Weasley.”

 

Jack ridendo si separò da lei a la prese per mano, riprendendo a camminare. “Non ti aspettare che facendo quegli occhioni dolci avrai prima il tuo regalo… ho detto che lo voglio aprire sotto l’albero con te e così sarà.”

 

“Ok, immagino che tu non sia esattamente il tipo corruttibile… dico bene?”

 

“Se tieni le mani a posto, si.”

 

Steacy sorrise e rimase in silenzio per qualche secondo, mentre il vento freddo di prima mattina le scompigliava la chioma setosa. “Jack?”

 

“Mh?”

 

“Mi ami?”

 

Jack sbattè gli occhi. “Certo, perché me lo chiedi?”

 

Steacy si morse le labbra. “No, ascolta… non ti sto chiedendo se quando facciamo l’amore e mi dici che mi ami è vero… ti sto chiedendo se bruci per me. Se mi desideri e mi vuoi al tuo fianco ogni momento della giornata, se quando sei lontano da me senti la mia mancanza come se ti mancasse l’aria, se quando ti svegli la mattina la prima faccia che vorresti vedere è la mia… questo è quello che io definisco amore. E per te io provo queste cose.”

 

Jack inspirò profondamente. “Wow… è che non pensavo che tu…”

 

Steacy  inarcò un sopracciglio. “Cosa non pensavi?”

 

Jack si massaggiò assentemente la nuca. “Se devo essere sincero non credevo che tu mi amassi sul serio… nel senso che la passione fra me e te è innegabile, e tra l’altro stiamo benissimo insieme, perciò il nostro rapporto va a gonfie vele… ma l’amore come lo intendi tu è un sentimento bellissimo e altrettanto distruttivo, sai?”

 

“Distruttivo?”

 

“Ti rode dentro alla lunga. Se non lo sai gestire, ti tormenta fino alla morte.”

 

“E tu non lo sai gestire?”

 

Jack abbassò lo sguardo. “No.”

 

Steacy esitò per un lungo momento… poi gli prese una mano e gliela accarezzò con le dita. “E non ti andrebbe di metterti alla prova?”

 

Jack fece un sorrisino sfuggevole. “Come si fa a dire di no a una donna simile, dico io?”

 

Steacy rise e gli sfiorò le labbra con le sue. “Cominciamo a fare sul serio per davvero… anche io ho sbagliato, non credere, non è solo colpa tua se non ti sei ancora innamorato di me nel modo che dico io, in fondo ho passato la metà del mio tempo a dare la caccia alla povera Amelia, non è stata esattamente quella che si definisce una mossa furba. Sono stata avventata.”

 

“Bene, a quanto pare è vero che ce ne vuole uno per riconoscerne un altro.” Fece allegro e vispo Jack, strappandole un sorriso e un bacio.

 

Steacy sorrise in modo speranzoso. “Dunque ora possiamo incominciare tutto dall’inizio, facendo tesoro dei nostri errori… vero?”

 

“Ci puoi contare, bellezza.” Jack le strizzò l’occhiolino e la baciò, incapace di resistere oltre alla tentazione. Sentì fra le dita i suoi morbidi capelli biondi e la strinse di più a sé, rilassandosi nel suo abbraccio.

 

Steacy poteva giurare che quello era il bacio più intenso e più bello che Jack le avesse mai dato… per questo rimase ancora più di sasso quando quel contatto venne bruscamente interrotto così, improvvisamente. Lo guardò in modo interrogativo, e lo vide osservare con la coda dell’occhio la strada alle sue spalle, senza voltare la testa né muovere un muscolo… e la sua espressione accigliata non prometteva niente di buono.

 

“Cosa c’è?”

 

Jack scosse impercettibilmente la testa e guardò dall’altra parte, facendo scivolare la mano sulla bacchetta nella tasca posteriore dei jeans. E poi…

 

E poi accadde tutto in un secondo troppo maledettamente veloce.

 

Steacy sentì Jack urlarle di abbassarsi e un istante dopo avvertì il suo corpo vigoroso che la schiacciava a terra. Lei fece un tentativo ad alzare la testa, quel tanto da riuscire a vedere cosa  stesse succedendo.

 

Con una velocità di cui non lo avrebbe creduto capace, Jack si rialzò e centrò uno dei due uomini col mantello nero che stavano correndo nella loro direzione, investendolo con una luce verde che lo lasciò esanime a terra. Ad una incredibile rapidità per uno del suo fisico, Jack si liberò dell’altro tirandogli addosso il pugnale che si era sfilato dallo scarpone, e un terzo uomo in nero – spuntato apparentemente dal nulla – fu abbattuto con un velocissimo schiantesimo di tripla intensità.

 

“Jaaaack!!!” Steacy strillò quando lo vide digrignare i denti per una ferita che gli era comparsa all’improvviso sul braccio, preso di striscio da un incantesimo scagliato da un incappucciato che non sembrava essersi arreso.

 

“Scappa, Steacy, scappa!!!” Jack si fece scudo col palo della luce, che gli parò un paio di colpi, poi si sporse e centrò il suo nemico con un potente incantesimo di stordimento.

 

Steacy inorridì quando comprese che con l’ultimo uomo in nero rimasto in piedi – disarmato, a quanto sembrava – Jack avrebbe cercato lo scontro corpo a corpo. L’uomo a sorpresa gli gettò le mani intorno alla gola e strinse forte, ma dopo qualche attimo di smarrimento il giovane rosso gli conficcò la bacchetta nell’occhio, e si liberò tra le urla di dolore dell’uomo.

 

Mentre Jack finiva l’ostinato nemico, Steacy si guardò in giro con un misto fra angoscia e disperazione nel cuore… e quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene.

 

Un uomo completamente coperto da un mantello nero aveva la bacchetta puntata alle spalle di Jack. Era a pochissimi metri di distanza, di certo non avrebbe sbagliato e lui non se ne sarebbe mai accorto in tempo…

 

“NOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Jack si voltò di scatto… e non capì più nulla. L’unica cosa che avvertì fu il peso del corpo che gli era crollato addosso, facendolo cadere a terra. Un corpo bellissimo e sinuoso, e ormai tremendamente immobile.

 

“…no…”

 

Jack scosse freneticamente la testa e scansò i capelli dal viso della ragazza che fino a un momento prima gli aveva sorriso e gli aveva dichiarato il suo amore… e che ora lo guardava fisso con un viso pallidissimo, gelido e spettarle, e gli occhi spalancati… sbarrati in un’espressione di muto orrore…

 

No, no, no… quel colpo era per me… era per me, maledizione!!!

 

“Steacy!!!” Jack la scosse violentemente, anche se da qualche parte nel suo cuore sapeva che era tutto inutile. Con gli occhi gonfi di lacrime di rabbia, guardò l’uomo che aveva scagliato la maledizione mortale.

 

Era soddisfatto, il bastardo.

 

Era soddisfatto, e stava sollevando la bacchetta di nuovo per finire il lavoro.

 

Jack non seppe mai se fu l’accecante rabbia, l’odio, il dolore, la sete di vendetta, o forse l’istinto di conservazione… ma qualunque cosa fu, lo spinse a muoversi prima ancora che il suo nemico potesse scagliare un altro incantesimo: prese la bacchetta da terra, la puntò veloce come un fulmine e urlò “Avada Kedavra!!” con tutto il fiato che aveva in gola.

 

La risata dell’uomo cessò bruscamente, seguita dall’inesorabile tonfo sordo del suo cadavere a terra.

 

Qualche secondo dopo Jack lasciò cadere la bacchetta, e facendo appello a tutte le sue forze si costrinse a guardare di nuovo il bel viso di Steacy, di quella ragazza così bella e così sfortunata.

 

Non ti ho salvata… è stata tutta colpa mia…

 

Jack si coprì il viso con le mani per un momento, boccheggiando vistosamente come se i suoi polmoni non riuscissero a fare il loro lavoro, come se gli mancasse l’aria. Non riusciva a sentire la gente che si avvicinava, non sentiva le urla, non sentiva niente… sentiva solo un cupo ronzio che gli ripeteva quella terribile verità che non riusciva ancora ad accettare né a capire… serrando forte gli occhi, strinse al suo petto la ragazza come per costringerla a non andare via da lui, anche se ormai era troppo tardi…

 

… un’ondata di rabbia, odio e disperazione gli invasero la gola, e Jack gettò indietro la testa e urlò a squarciagola tutto il suo dolore al cielo.

 

 

***************

 

 

Dan dovette attendere che i War Mage in borghese che suo padre aveva piazzato fuori dalla casa di suo cugino lo identificassero – e non ci volle molto – e poi finalmente potè bussare alla porta… gli sembrarono secoli i minuti che servirono perché si aprisse…

 

Gli si strinse il cuore quando vide in che stato era Amelia: aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli arruffati e spettinati, il maglione di Jack addosso a lei magrolina sembrava un vestito, e aveva l’aria sfibrata. Dan non riuscì a trovare niente di utile da dirle mentre entrava, ma le accarezzò calorosamente un braccio. “Come sta?”

 

Amelia tirò su col naso. “Tu non puoi neanche immaginare… non l’ho mai visto così, mai…” un singulto la scosse, e una lacrima le scivolò clandestinamente lungo la guancia. “E’ tutto come un incubo.”

 

“Ssh, vieni qua…” Dan in due passi le fu accanto e l’abbracciò, lasciandola sfogare col viso nascosto nel suo collo. “Ci sono qui anch’io, adesso… troveremo il modo di aiutarlo…”

 

Amelia si tirò indietro e scosse la testa, ingoiando il resto del pianto e asciugandosi le lacrime con le maniche del maglione verde. “No, tu non puoi neanche lontanamente immaginare…” mormorò, tirando su col naso e cercando di recuperare un po’ di controllo. “Jack è come impazzito… non ci lasciava neppure avvicinare prima, sembrava una belva… è dovuta intervenire Katie per calmarlo almeno il minimo necessario, eppure neanche così… ha cacciato via lei, me, Hermione… perfino Simon…”

 

Dan si passò nervosamente una mano fra i capelli. “Chi c’è ora con lui?”

 

“Ron.” Amelia scrollò le spalle. “E’ l’unico che è riuscito a restare in quella stanza per più di cinque minuti.”

 

Dan annuì e le diede un lungo bacio sulla fronte, le accarezzò amorevolmente la guancia e poi si diresse verso la stanza del cugino a passo sostenuto.

 

Amelia si strinse nelle spalle e si lasciò cadere su una poltrona quasi fosse stata una marionetta senza fili. Si sentiva così confusa… non sapeva a quale delle sue emozioni dare la precedenza. Allo stupore per l’ingiusta e improvvisa scomparsa di Steacy, una ragazza che non aveva mai amato particolarmente, ma che a venticinque anni si era ritrovata a dire addio alla vita… niente di più ingiusto e crudele. E questo le svegliava dentro una rabbia accecante, una sete di giustizia che la lasciava scosse nella sua violenza. E poi c’era specialmente il dolore… il dolore che prova nel vedere Jack soffrire in quel modo, il senso di impotenza che doveva subire perché l’aveva respinta. Amelia chiuse forte gli occhi forte quando sentì Jack urlare che voleva essere lasciato solo perché nessuno era in grado di capirlo, e il rumore della porta sbattuta con forza la fece sobbalzare.

 

Dan e Ron rientrarono pochi attimi dopo, Dan senza alzare gli occhi da terra, e Ron che per la prima volta da che lo conosceva mostrava tutti i suoi anni e la stanchezza accumulata in tutte le battaglie combattute. Amelia sentì un fortissimo bisogno del suo abbraccio, e si rese conto che anche lui aveva bisogno di un po’ di calore umano perché la strinse forte a sé, facendola sparire fra le sue braccia robuste.

 

“Che cosa succede ora?” chiese in un soffio Dan, che aveva il viso perso e smarrito.

 

“Loro hanno fatto la loro mossa, e ci hanno messo sotto scacco.” Sibilò gelido Ron. “Adesso tocca a noi.”

 

Dan sospirò. “Jack non si lascia avvicinare.”

 

Ron rimase in silenzio per qualche istante. “Non è il momento di stargli addosso, ha bisogno di calmarsi. Non possiamo imporgli un aiuto che rifiuta, sarebbe peggio.”

 

“Comunque io resto qua stanotte, può darsi che…”

 

“No.” Amelia si districò gentilmente dall’abbraccio di Ron. “Non è una buona idea.”

 

Dan si accigliò. “Amy, tu sei sconvolta e lui…”

 

“Lui ha bisogno di calma e delle sue abitudini, deve ritrovare se stesso.” Amelia sembrava aver ripreso il controllo. “Credo di sapere come prenderlo… voglio provarci. Voglio che lui capisca che nessuno gli vuole dare fastidio, vogliamo solo essergli accanto… Jack mi ha aiutato per una vita intera, ora che tocca a me voglio dimostragli tutto il bene che gli voglio. So che ce la posso fare.”

 

Dan esitò. “Sei sicura di sentirtela?” lei annuì vigorosamente. “Ok, allora.”

 

Ron le appoggiò le mani sulle spalle. “Ci sono dieci War Mage in borghese qua fuori, Harry gli ha ordinato di restare per tutta la sera e la notte. E se hai anche solo un presentimento, una strana sensazione, o anche semplicemente se ti serve una mano di qualunque tipo…”

 

“…infilo la testa nel camino e ti chiamo, lo so.” Amelia annuì e si sforzò di fare un piccolo sorriso. “Me la caverò.”

 

Ron sembrava molto combattuto, ma alla fine annuì. “Non c’è nessun altro al mondo a cui affiderei mio figlio stasera.” Le sussurrò. “Tu puoi fare molto più di tutti noi messi insieme.”

 

Amelia si strinse nelle spalle, accettando con piacere il bacio paterno di Ron sulla fronte. “Io ci provo.”

 

“La stessa cosa vale per me.” Le disse Dan. “Fai un fischio, e mi troverai davanti alla tua porta.”

 

Amelia lo abbracciò forte. “Grazie.”

 

Quando ebbe chiuso la porta, la brunetta ci appoggiò la fronte contro e chiuse gli occhi forte. Sentiva ancora le voci fuori… sentì Ron dare degli ordini ai War Mage e poi dire a Dan che l’avrebbe accompagnato fino a casa, ma poi le voci si fecero troppo lontane per poter essere sentite ancora.

 

E Amelia si sentì profondamente sola.

 

Non sapeva neanche lei come fare… non riusciva a immaginare cosa dire, perché tutto quello che avrebbe detto in circostanze normali per aiutare il suo migliore amico, Jack non l’avrebbe neanche voluto sentire. Si era chiuso a riccio nel suo dolore, sbattendo fuori tutti gli altri… una cosa che aveva sempre fatto lei, mentre lui era il cavaliere con l’armatura che veniva a liberarla da quella sensazione di tristezza e solitudine… ora i ruoli si erano invertiti. E l’unica cosa che Amelia sapeva era che non si sarebbe lasciata sbattere fuori così.

 

A passi lenti e stanchi, ma allo stesso tempo decisi, la ragazza raggiunse la stanza del suo amico. Esitò un attimo prima di aprire la porta, inspirò lentamente e la socchiuse.

 

Jack era seduto sul bordo del suo letto, guardava fisso a terra e ignorava completamente lo spettacolo – di solito tanto amato – di Londra illuminata in lontananza così come la si vedeva dalla finestra a tutto giorno della sua camera, illuminata a malapena dalla calda lucetta del comodino.

 

“Vattene.”

 

Amelia si morse le labbra e sospirò, ma non arretrò… avanzò lentamente, invece.

 

Jack non alzò lo sguardo, ma strinse i pugni. “Ho detto di uscire.”

 

“Non ti darò fastidio.” Amelia riuscì a piazzarsi davanti a lui, torcendosi le dita che a malapena uscivano dalle maniche del maglione.

 

Jack la guardò… la guardò male. “Che cosa vuoi?” sibilò con una spaventosa durezza. “Dirmi che sono forte, che supererò questo momento? Mh? Che quello che è successo non è colpa mia?”

 

Amelia scosse la testa. “Voglio solo stare qui con te.”

 

Jack scattò in piedi e avanzò minacciosamente nella sua direzione, ma lei non arretrò. “Io non voglio stare con nessuno, va bene?!”

 

Amelia non battè ciglio, né cambiò il suo tono dolce. “Ti vuoi punire perché pensi che quanto è successo sia colpa tua?”

 

“Perché, non è così?!” urlò lui. “Vedi qualche altro colpevole in questa stanza, un altro rinnegato che ha permesso che la sua ragazza perdesse la vita così??”

 

Lei non fece un solo passo indietro. “Steacy ha dato la sua vita per te volontariamente.”

 

“Secondo te voleva morire???”

 

“Non voleva morire, ma le premeva molto di più che non morissi tu… perché ti amava.”

 

“Tu non capisci.” Jack appoggiò stancamente la fronte contro il finestrone. “Io non avrei dovuto permetterglielo… che cazzo di soldato sono…”

 

“Eri da solo contro sei di loro.”

 

“Ho commesso un errore stupido da matricole, mi sono lasciato prendere in trappola come un perfetto coglione.”

 

“Hai fatto quello che tutti avremmo fatto.” Fece animosamente Amelia. “Non puoi rimproverarti se non hai gli occhi anche dietro la testa!”

 

Jack si voltò e la fulminò con uno sguardo feroce. “Ma che vuoi tu da me?! Vuoi farmi i complimenti per come ho gestito le cose, vuoi applaudirmi?!”

 

“Voglio solo stare qui con te.” Amelia lo guardò dritto negli occhi. “Ora non mi credi, pensi che dico queste cose per pena, ma per quanto mi riguarda sei il miglior War Mage che conosco, e sarà sempre troppo tardi quando tornerai a credere in te. Ma nel frattempo io mi accontento di starti vicina, tutto qui.”

 

Jack scosse rabbiosamente la testa. “Che ne sai tu… che cosa ne sai tu di quello che sto passando io, eh?? E’ come se improvvisamente tu vivessi in un mondo in cui tutti sono diversi da te… e tu sei maledettamente solo… CHE DIAVOLO NE SAI TU?!?”

 

Amelia si morse le labbra e abbassò gli occhi. “So tutto quello che c’è da sapere.” sussurrò. “Mi sono sentita sola tutta una vita, solo che c’eri tu accanto a me… sei stato il mio raggio di sole in un mondo di ombre, e non parlarmi come se improvvisamente tu e io non ci capissimo più.”

 

Jack si fermò, le parole gli morirono in gola… la guardò semplicemente, confuso e smarrito.

 

Amelia gli fece un piccolo sorriso. “Una volta ero convinta che la mia vita sarebbe stata grigia e senza significato, con mia madre che mi aveva abbandonato e mio padre che mi lasciava a festeggiare il compleanno col maggiordomo e la tata… ero sicura che sarei stata sempre sola, c’era solo tristezza nel mio cuore. E poi sei arrivato tu, e mi hai dato tutto… un sorriso, una spalla su cui appoggiare la testa o farsi un pianto, una famiglia, degli amici… mi hai ridato la speranza e la voglia di vivere, mi hai salvata. E anche se tu in questo sei molto meglio di me, è il mio turno per darti una mano e non ho intenzione di sprecarlo.”

 

Jack esitò. “Io non lo merito il tuo aiuto.”

 

“A parte che non è vero, ma poi…” dolcemente Amelia gli prese la mano sinistra e la rivolse col palmo verso l’alto, sfiorandogli una sottilissima linea più chiara che glielo attraversava verso il centro.

 

Jack la fissò per un lungo momento. Se la ricordava quella cicatrice… avevano undici anni, e Amelia era caduta su una bottiglia mezza rotta e si era letteralmente bucata la mano. Non riusciva a non piangere per il dolore, e lui per farla sentire meglio aveva preso la bottiglia e si era procurato la stessa ferita… così invece di piangere, avrebbero potuto riderci su perché avevano una mano bucata a testa. In quella occasione si erano ripromessi di prendersi sempre cura l’uno dell’altra, soprattutto nei momenti più difficili. E adesso avevano la stessa cicatrice nello stesso punto per ricordarselo.

 

“Sai qual è stata l’ultima cosa che mi ha detto?” mormorò Jack, con la voce che gli tremava per un pianto inespresso. “Mi ha detto che mi amava… e io non ero innamorato di lei come voleva che fossi… sono un uomo di merda, tutto quello che so fare è far soffrire chi mi vuole bene…”

 

“No, non è vero.” Amelia scosse energicamente la testa. “Sei troppo duro con te stesso.”

 

Jack si lasciò cadere seduto sul bordo del letto, e nascose il viso fra le mani. “Va’ a stare dai miei…” disse stancamente. “…lì sarai al sicuro… se succedesse qualcosa, io non potrei proteggerti… non sono capace di proteggere nessuno…”

 

“Non me ne frega niente della protezione.” Amelia provò ad accarezzargli una mano… lui non si scansò. “Non ti lascio da solo nemmeno morta. E se mi cacci di casa, giuro che mi metto a dormire sulla porta.”

 

Passò un lunghissimo momento di silenzio totale, e Amelia per un attimo pensò che l’avrebbe cacciata per davvero… ma poi lentamente Jack le prese una mano e l’avvicinò a sé, finchè potè cingerle i fianchi con le braccia e nascondere il viso nel suo stomaco. Quando lo sentì singultare e cedere finalmente al pianto, Amelia lo abbracciò forte e gli accarezzò la testa e le spalle, lasciando che sfogasse un po’ di tutto quel dolore che gli leggeva negli occhi e che la faceva star male… avrebbe voluto prenderlo lei quel dolore, per vederlo di nuovo sorridere come solo lui sapeva fare… ma tutto quello che ora poteva fare, purtroppo, era stargli vicina e tenerlo stretto a sé. Fargli sentire tutto il suo amore, tutta la sua fiducia… e sperare che si riprendesse il prima possibile.

 

 

***************

 

 

“Colonnello, siamo noi.”

 

Lucas e Susan aspettarono il permesso di poter entrare, e solo dopo essersi assicurati che nessuno li avesse seguiti entrarono nella stanza, chiudendosi rapidamente la porta alle spalle. Harry era seduto alla sua scrivania e stava scrivendo rapidamente qualcosa.

 

“Abbiamo fatto tutto come ci ha ordinato, signore.” Gli disse Lucas. “Tutte le scorte sono state sistemate.”

 

Harry non smise di scrivere, anzi aumentò il ritmo. “Jack e Amelia sono coperti?”

 

Susan annuì. “C’è la squadra di Rogers appostata fuori casa loro. I ragazzi di Stamp sono dai Weasley, e casa sua è coperta da Loopey e i suoi.”

 

“Bene.” Harry firmò il foglio che aveva scritto così febbrilmente, poi raccolse più fogli dalla sua scrivania e li infilò in una cartellina, che rimpicciolì ed infilò nella tasca della camicia.

 

Susan esitò. “Mi scusi, colonnello… si sa qualcosa di Jack?”

 

“E’ sconvolto, furibondo… disperato.” Harry frugò nel suo cassetto ed estrasse altri fogli, che rimpicciolì di nuovo. “Ha bisogno di un po’ di tempo per rimettere ordine nella sua testa e nel suo cuore.”

 

“Crede che potremmo andare da lui?” provò Lucas.

 

Harry scosse la testa. “Jack è figlio di suo padre, e per esperienza personale vi dico che è molto meglio se almeno per ora gli lasciamo i suoi spazi. Tutto quello che possiamo fare per lui, per il momento, è guardargli le spalle.”

 

“A proposito delle scorte…” Lucas si accigliò. “Ma come ha fatto a ottenere il permesso da quel gufo di Taventoon?”

 

Harry fece una smorfia di indifferenza. “Infatti non l’ho avuto. Per il momento stiamo agendo secondo il protocollo della situazione d’emergenza.”

 

Susan inarcò le sopracciglia. “Ma quanto può reggere lo stato d’emergenza senza l’autorizzazione del generale?...”

 

Lucas serrò la mascella. “Colonnello, se ha un piano… sappia che può contare su di noi, su tutti noi. Le saremo fedeli fino alla morte.”

 

Harry gli appoggiò una mano sulla spalla, rivolgendogli uno sguardo grato. “Voglio fare un ultimo tentativo prima di scatenare una guerra interna. Ho delle conoscenze al Ministero… e i rapporti sull’inefficienza di Taventoon che ho accumulato dovrebbero essere abbastanza per farlo sbattere fuori dai War Mage. Ora vado a presentare queste scartoffie, e vediamo se riusciremo a battere questi bastardi sul loro stesso terreno.”

 

“Colonnello, la prego, li dia a noi questi rapporti.” Replicò Lucas. “E’ pericoloso per lei, se la scoprissero con questa roba addosso…”

 

“Abbiamo troppo bisogno di lei, signore.” Gli fece eco Susan.

 

Harry scosse la testa. “Vi ringrazio, ragazzi, ma devo…”

 

La porta si aprì e si richiuse velocemente, e la sagoma femminile appena entrata si sfilò il mantello di dosso e si diresse a grandi passi verso la scrivania. “Allora sei qui, grazie al cielo stai bene…”

 

“Gin.” Harry accolse con preoccupazione l’abbraccio di sua moglie. “Che è successo, stai bene?”

 

“Si, si, stiamo tutti bene.” Ginny si passò dietro l’orecchio una ciocca dei suoi corti capelli rossi. “Non tornavi a casa, mi stavo preoccupando.”

 

“Non dovevi venire.” Fece duro Harry. “Julie e Dan…”

 

“Sono con la scorta che ci hai mandato.” Ginny scosse la testa. “Non potevo saperti da solo.”

 

Harry sospirò profondamente… capiva cosa provava sua moglie, e lui stesso aveva una pazza voglia di tornare a casa, chiudere porte e finestre e assicurarsi che Ginny, Julie e Dan fossero al sicuro… ma era proprio per proteggere loro che doveva fare quello che stava facendo. “Tornerò quanto prima… ora devo andare al Ministero.”

 

“Va bene.” Fece subito Ginny. “Allora io vengo con te.”

 

“Non se ne parla neanche.”

 

“Infatti non c’è bisogno di parlare, io ti accompagno punto e basta.”

 

“Non cominciamo…”

 

“Non mi interessa affatto.”

 

Harry si passò una mano sulla faccia. “Ginny…”

 

La porta si spalancò di botto e rumorosamente, e sulla soglia comparve un’incredibilmente furibondo Thomas Taventoon… che aveva il volto tirato e le labbra così serrate che non si vedevano quasi.

 

“Tutti fuori.” Sibilò.

 

Lucas e Susan cercarono con gli occhi l’approvazione di Harry, che fece un cenno con la testa per dare il suo assenso. Ginny si accigliò e incrociò provocatoriamente le braccia sul petto, rivelando per l’ennesima volta quello spirito di fuoco (caratteristica dei Weasley) che non si era mai spento in lei.

 

Taventoon la guardò molto male, ma tornò a fissare torvo Harry. “Colonnello Potter.” ringhiò. “Le avevo già detto una volta che la gerarchia e il rispetto hanno il primo posto in questo esercito. E io non amo ripetermi.”

 

“Io non amo ascoltarla una volta, si figuri due.” Replicò durissimo Harry, assumendo una postura completamente intimidatoria. “E’ qui per un motivo pratico, o per deliziarmi con una delle sue solite prediche?”

 

“Non si preoccupi, colonnello, stavolta non sarà soltanto una predica.” Sibilò Taventoon. “Sarebbe una predica se riuscisse a fornirmi una spiegazione valida e coerente in merito a dove sono finiti gli uomini dei maggiori Stamp, Loopey e Rogers, in tal caso potrei limitarmi a ricordarle che tre squadre di War Mage devono essere autorizzate dal loro generale per poter uscire in missione… ma un uccellino mi ha riferito che qui il problema non è tanto la scomparsa dei tre battaglioni, ma proprio la missione… che non ha ricevuto l’autorizzazione necessaria.”

 

Ginny osservò Harry con un fremito lungo la schiena…e notò con una certa tensione che per quanto suo marito mantenesse un autocontrollo invidiabile, aveva stretto i pugni nelle tasche dei pantaloni… brutto segno.

 

Taventoon incrociò le braccia sul petto, orgoglioso di sé. “Cosa mi dice, Potter?”

 

Harry non si scompose minimamente. “Tanto per cominciare, mi complimento con lei per la sua rete di informatori alati. Ingegnoso ed economico servirsi di uno stormo di pennuti per ottenere  informazioni sui suoi uomini.”

 

“Crede che la sua triste ironia le farà guadagnare tempo prezioso, Potter?”

 

“Non mi serve altro tempo.” Harry fece un paio di pesanti passi in avanti. “Ho mandato io Stamp, Loopey e Rogers in missione stasera, ho preso la decisione in suo luogo come prevede il protocollo di emergenza.”

 

Taventoon inarcò un sopracciglio. “Io sono stato sempre in sede, non mi sono mosso dalla mia stanza. Non c’era bisogno di applicare questo secondo protocollo.”

 

Harry fece una smorfia di disgusto. “Se avessi perso tempo a venire da lei per sentirmi dire no, a quest’ora non parlerei di emergenza.”

 

Taventoon ebbe un lampo di avidità negli occhi. “Si rende conto, colonnello, che quello che ha appena detto equivale a un’ammissione del suo reato?”

 

Lo sguardo di Harry fiammeggiò di rabbia. “Se lei per reato intende disobbedienza alle leggi che da una vita regolano questo esercito, allora non solo non sono colpevole ma non ho motivo di formulare una difesa.” Fece accesamente. “Ma se con reato vuole indicare il desiderio di ristabilire ordine, giustizia e disciplina in un organo di potere militare come questo, allora sono fiero di dichiararmi colpevole al cento per cento.”

 

Taventoon gli si avvicinò. “Le sue belle parole non resteranno senza conseguenze, Potter.”

 

“Ho combattuto per una vita contro nemici di ogni genere, ma uno come lei non l’avevo mai incontrato.” Harry espresse il suo disgusto con una smorfia. “Non cerchi di farmi minacce, non hanno mai fatto effetto su di me.”

 

“Vuol dire che non la spaventa perdere il suo prezioso posto qui alla War Mage Team?” Taventoon ghignò. “O forse si è reso conto da solo che questo bel clan familiare a cui appartiene ha osato un passo falso di troppo trasformando i War Mage in un gruppo di guardie del corpo personali?”

 

Harry ridusse gli occhi a due fessure… emanava odio da tutti i pori, metteva paura. “Le ho già detto una volta che la mia famiglia ha la precedenza sul suo dannato ordine gerarchico.” Sibilò, glaciale. “E non è colpa mia se lei non sa fare il generale.”

 

Taventoon lo video voltarsi e andare a raccogliere alcune cose dalla sua scrivania. “Complimenti, Harry Potter. E’ un bene che abbia già sospeso suo cognato, così adesso avrà qualcuno con cui passare tutto il suo tempo libero giocando a carte.” Harry lo ignorò, continuando a raccogliere documenti per poi rimpicciolirli e metterli in tasca. “O meglio, può dedicarsi personalmente alla salvaguardia dei suoi preziosissimi bastardi.”

 

Harry s’interruppe bruscamente e avanzò furibondo, quasi fosse un leone inferocito. “Tu, brutto figlio di…”

 

“Harry, no!” Ginny si mise di mezzo e lo trattenne. “Lo sta facendo apposta, vuole provocare una tua reazione per poi trascinarti davanti alla Corte Marziale del Wizengamot!”

 

“Non me ne fotte un accidenti!” Harry si dimenò contro sua moglie, guardando in cagnesco il suo generale.

 

Taventoon rise forte. “Bravo, continui pure… niente può darmi più soddisfazione di aggiungere altre motivazioni alla lettera delle sue dimissioni.”

 

Ginny si voltò e lo guardò col fuoco negli occhi. “Sa cosa dicono i cinesi a proposito della vendetta, signor generale?” gli ringhiò contro. “Non occorre andare a cercare il proprio nemico, basta sedersi davanti al fiume e aspettare che il suo cadavere passi da solo trascinato dalla corrente… mi creda, mai attesa sarà più gradita di questa.”

 

“E mai attesa sarà più lunga.” Taventoon inarcò le sopracciglia. “Dottoressa Weasley, a questo punto direi che…”

 

“Non si disturbi, Taventoon, sono io che me ne vado.” Ginny gli si avvicinò e lo guardò con odio. “Non posso continuare a lavorare in un posto dove comanda a suo piacimento un viscido lurido verme come lei.”

 

Taventoon la guardò uscire con un’espressione indolente… ma arretrò di un passo quando si ritrovò a un centimetro di distanza il volto di Harry contratto dalla rabbia, e gli occhi verdi scintillavano di odio in modo quasi spaventoso.

 

“Non è finita qui.”

 

“Invece è proprio finita, Potter. Lei ormai appartiene al passato.”

 

“Lo vedremo.” Harry gli rivolse uno sguardo di aperta sfida…e quando uscendo si chiuse la porta alle spalle, fece tremare i vetri delle finestre.

 

 

***************

 

 

Ron aprì piano la porta di casa e non si stupì quando si ritrovò la bacchetta di sua moglie puntata alla gola. La sorveglianza era massima, i nervi erano alle stelle.

 

“Scusami.” Mormorò Hermione, rinfoderando la bacchetta e tirando su col naso. Il pianto della mattina non aveva neanche lontanamente esaurito la tensione che aveva in corpo… la sua mano di solito così ferma tremava visibilmente.

 

Ron gliela strinse nella sua e non la lasciò mentre entrava con lei nel salotto, alla ricerca del resto della sua famiglia. “State tutti bene?” chiese stancamente.

 

Alex, a braccia conserte e in piedi vicino al caminetto, annuì… altrettanto fece Mel, seduta sul divano e intenta a stringere la mano di Simon, che aveva la testa appoggiata pigramente sulla sua spalla. Sembravano tutti più stanchi. Assurdamente più stanchi.

 

“Come sta Jack?” chiese timidamente Mel. “Si è un po’ calmato?”

 

Ron scosse la testa. “Preghiamo che Amelia riesca a sbloccarlo.”

 

Mel cercò di fare un sorriso speranzoso. “Se c’è una persona che Jack ammette vicino, quella è Amelia… sono sicura che la sua sola presenza riuscirà a farlo sentire meglio.”

 

“La scorta è rimasta con loro?” chiese accoratamente Hermione, e Ron annuì per rassicurarla.

 

“E adesso?” chiese cupo Simon.

 

Ron si passò una mano fra i capelli. “Adesso procediamo con ordine. Innanzitutto Katie e Alex domani stesso devono tornare a Hogwarts… almeno loro li mettiamo al sicuro. Come sta Katie?”

 

Hermione fece una smorfia triste. “Come puoi immaginare.”

 

Ron annuì e sospirò pesantemente. “Dov’è ora?”

 

“Di sopra, le ho preparato un bagno caldo.”

 

“Va bene. Aiutala a preparare le sue cose, domani mattina presto li portiamo a King’s Cross. Prestissimo, all’alba se è possibile… cerchiamo di approfittare della scorta finchè ce l’abbiamo.”

 

Simon fece una smorfia. “Sta’ a vedere che adesso ci mettiamo tutti a vivere sotto scorta, sai che bel matrimonio che ci esce a noi con l’esercito a portare il cuscino con le fedi…”

 

Ron appoggiò stancamente le mani sui fianchi. “Questa è un’altra cosa da chiarire.”

 

Simon inarcò un sopracciglio. “E cosa vuoi chiarire, le posizioni dei tuoi uomini nella chiesa mentre fra due settimane Mel e io ci sposiamo?”

 

Ron scoccò un veloce sguardo penetrante a Hermione. “No, Simon… ragazzi, mi rendo conto che adesso questa cosa vi darà un fastidio immenso, però…”

 

Simon, ancora più accigliato, si sedette più eretto sul divano e guardò intensamente suo padre. “Dove vuoi arrivare, papà?”

 

Ron si massaggiò gli occhi. “Dovete rimandare il matrimonio.”

 

Mel sbattè gli occhi più volte. “…ma…”

 

Hermione le appoggiò una mano sulla spalla. “E’ per la vostra sicurezza… chiunque siano questi pazzi che si stanno accanendo contro di noi, dargli un’occasione in più per prenderci alla sprovvista è l’ultima cosa da…”

 

Mel scosse la testa. “Ma se ci organizzassimo… sistemando bene una sorveglianza non potremmo… abbiamo già tutto preparato! Noi non…”

 

“Non li stare neanche a sentire, Mel.” La voce di Simon era tesa e palesemente provocatoria… dura come raramente lo era mai stata. “Noi il dieci gennaio alle cinque in punto ci sposiamo, e questo è tutto.”

 

“Simon…”

 

“EH NO!!!” l’urlo di Simon fece sobbalzare tutti, con la sola esclusione di Ron. “Non andare avanti, non voglio neanche starti a sentire!!!” fece rabbiosamente, alzandosi.

 

Ron scosse la testa. “Lo so che ti sto chiedendo un sacrificio ingiusto…”

 

“No, tu non hai il diritto di chiedermi questo!!” Simon era livido di rabbia… e Alex lo stava guardando molto colpito dalla sua reazione. “E’ una vita che di tutti quanti in questa cazzo di casa io sono quello paziente, quello tranquillo, quello obbediente… ho sempre cercato di non fare idiozie, di seguire le regole della casa, maledizione, non ho fatto neanche la metà delle stronzate che hanno fatto gli altri mio fratello e i miei cugini… e adesso anche questo!! No, papà, te lo scordi!!!”

 

“Non è un capriccio il mio!” anche Ron alzò la voce. “L’hai visto cos’hanno fatto a Dan, Julie e Jack?! Vuoi che succeda a Mel?? Vuoi che succeda a te?!”

 

“Hai organizzato scorte e protezioni a degli estranei per una vita!” ruggì Simon. “Possibile che non sei capace di proteggere tuo figlio??”

 

“Vuoi mettere un estraneo con te?! E poi che facciamo, veniamo tutti in luna di miele con voi?!?”

 

“Rinunceremo alla maledetta luna di miele!!!”

 

“Dannazione, lo vuoi capire che è una cosa seria?! E’ la vita della ragazza che ami che metti in gioco, la tua vita…”

 

Simon scosse la testa. “Sei tu che non capisci un cazzo di niente, papà… per noi quella data è speciale, è legata a dei ricordi importanti, e l’abbiamo scelta per questo… ho lavorato anni per potermi comprare una casa senza chiedere niente a nessuno, e né io né Mel prendiamo gli stipendi astronomici che spettano a voi grandi eroi… abbiamo messo da parte i soldi per i nostri progetti, abbiamo fatto sacrifici che non immagini neanche, noi ce lo siamo sudato il nostro angolo di paradiso… e adesso tu vieni a dirmi che dobbiamo rimandare tutto questo solo perché un branco di pazzi vuole monopolizzare le nostre vite mettendoci paura… no, io non cedo affatto!!!”

 

“Tesoro, papà e io questo lo capiamo benissimo…” Hermione intervenne con un tono tanto materno quanto disperato. “Se non fossimo a questo punto, neanche ci saremmo sognati di prendere in considerazione un’idea simile, ma la situazione è troppo difficile e pericolosa, non possiamo…”

 

“Ma allora che diavolo ci state a fare voi, eh?!?” la interruppe bruscamente Simon. “Chi cazzo proteggete?!”

 

“Amore, ti prego, calmati!” Mel gli prese il viso fra le mani, attirando su di sé l’attenzione del suo fidanzato. “Forse è meglio fare come dicono i tuoi genitori… io non voglio una parata militare, voglio una cerimonia festosa… da celebrare con gioia e serenità, non con l’angoscia che da un momento all’altro può scoppiare l’inferno.”

 

Simon rimase senza parole… e Ron provò una fitta al cuore nel leggere la delusione sul suo viso. “Mel, anche tu… ma che diavolo… possibile che l’unico idiota qui sono io?!?”

 

“Io ci tengo quanto te, Simon!” Mel provò a fargli un sorriso rassicurante. “Ti amo, e diventare tua moglie è la cosa che più desidero al mondo… ma voglio che sia il giorno più bello e più indimenticabile della nostra vita, e se per questa felicità devo aspettare qualche mese, così sia.”

 

Hermione si avvicinò al figlio. “Certo che è un sacrificio terribile, e mai e poi mai ve lo chiederemmo ma è troppo importante… la guerra ha chiesto tanto anche a noi a suo tempo, eppure siamo riusciti a costruire tutto questo insieme.”

 

“Ma noi non siamo in guerra, mamma!!”

 

“BASTA COSI’!!!”

 

Alex finalmente ebbe modo di constatare che la possanza fisica di Ron Weasley si misurava anche nella sua capacità di ottenere silenzio e attenzione… le qualità di un vero capo, stando a quello che diceva Stephen.

 

Ron appoggiò le mani sulle spalle di Simon e lo guardò negli occhi. “Io lo so perfettamente che ti sto chiedendo qualcosa che non dovrei chiederti, e capisco la tua rabbia… ma non cambierò la mia decisione. Voi ragazzi e vostra madre siete le cose più importanti della mia vita, non permetterò che vi facciano del male… perciò, anche se fa soffrire anche me darti un dolore, io devo pensare alla tua salvezza e alla tua vita. Odiami pure se ti fa sentire meglio, sono pronto a pagare qualunque prezzo pur di saperti al sicuro, perché sei mio figlio e ti adoro e non me ne importa se sei abbastanza adulto da poter formare una famiglia tutta tua… io resto sempre tuo padre. Finchè avrò fiato in corpo non lascerò che rischi la vita, se lo posso impedire. Mi dispiace, campione, ma stavolta non posso proprio fare altro.”

 

Simon aveva la sconfitta, la delusione e una rabbia rassegnata tutte scritte in volto chiaramente. Non osò aprire bocca perché non sapeva nemmeno lui cosa sarebbe riuscito a dire se avesse trovato un po’ di fiato nei polmoni. Così non replicò, semplicemente alzò i tacchi e uscì di casa sbattendosi forte la porta alle spalle. E Ron si augurò con tutto il suo cuore che non si accorgesse dei quattro War Mage a cui aveva chiesto di tenerlo d’occhio se fosse uscito.

 

Mel esitò, quindi raccolse la sua giacca e quella del suo fidanzato. “Va… va bene, faremo come volete voi.” Mormorò piano, con la voce che le tremava per un pianto silenzioso e inespresso. “Gli parlerò io, vedrete che capirà.”

 

Hermione l’abbracciò forte, cercando di comunicarle tutto il suo affetto e le tristezza che quella decisione le stava causando. Quando l’accompagnò alla porta, Alex intuì che quello era un ottimo momento per defilarsi e lasciare ai genitori di Katie un po’ di intimità.

 

Ron si lasciò cadere stancamente sul divano, coprendosi il volto con le mani per un attimo. “Al suo posto, avrei preso mio padre e lo avrei buttato giù dalla finestra.” Mormorò avvilito. “Quel ragazzo è un santo.”

 

Hermione annuì nervosamente. “S-si, lui è… è…”

 

Ron si accigliò, e quando la sentì singultare per un pianto che finalmente era esploso, violentemente e all’improvviso, subito si alzò e la strinse fra le sue braccia forti. “…calmati, amore…”

 

“…non…non faccio che pensarci…” Hermione singhiozzò violentemente, stringendo nei pugni il maglione del marito e nascondendo la faccia nel suo petto. “Se Steacy non si fosse messa di mezzo…”

 

“…lo so.” Ron chiuse forte gli occhi e l’abbracciò ancora di più. “Però non è successo, e ti giuro che non succederà.”

 

“…come fai a dirlo…”

 

“Perché non lo permetterò.” Ron le baciò la fronte, cullandola col suo respiro. “Li difenderemo e li proteggeremo, finchè avrò vita i nostri ragazzi non verranno toccati. A qualsiasi costo.”

 

Hermione singhiozzò più forte. “Io non ce la faccio più… abbiamo combattuto per una vita intera, abbiamo lottato per un mondo migliore, eppure non ci hanno dato mai tregua… e adesso anche i ragazzi…” un singulto più forte le mozzò il respiro in gola. “…credevo che avessimo smesso di combattere, e invece l’incubo è tornato… non ce la faccio più, non ce la faccio più, non ce la faccio più…”

 

Ron la lasciò piangere, incapace di dirle qualcosa in grado di confortarla… perché aveva perfettamente ragione, anche lui provava le stesse sensazioni e lo stesso senso di stanchezza e sfiducia… per la prima volta nella sua vita sentiva sulle spalle il peso di tutti quegli anni così intensamente vissuti, e quella pace che si era guadagnato a caro prezzo in passato sembrava lontanissima… ancora una volta. Una volta di troppo.

 

 

 

 

 

Alex sospirò e si allontanò dalla rampa delle scalette, convinto che sentire i singhiozzi disperati di Hermione Weasley non gli stesse affatto facendo bene, né tantomeno lo avrebbe aiutato a continuare a fare quello che andava fatto. Stephen si era implicitamente complimentato con lui per la sua lealtà, quando in cambio dell’indirizzo di Jack non gli aveva fatto altre richieste di alcun tipo. Ma d’altronde non ce n’era bisogno, le istruzioni erano chiare… qualcosa era andato storto perché il fratello di Katie era ancora in vita, ma la cosa aveva ugualmente sconvolto tutti. Dunque quello era il momento buono per cominciare a lavorare sulla volontà di Katie, visto che era decisamente più vulnerabile.

 

…solo che…

 

Solo che innanzitutto il fatto di approfittarsene così gli sembrava tutto a un tratto un chiarissimo esempio di codardia e viltà, e poi… sinceramente anche lui si sentiva scombussolato. Ventiquattro ore prima quella famiglia lo aveva accolto a braccia aperte e gli aveva fatto trascorrere la giornata più bella della sua vita, e lui li aveva ripagati così… certo, quella era la sua missione, non si poteva scendere a compromessi… ma in ogni caso lui non si sentiva fiero di quello che aveva fatto. Se non altro perché li aveva attaccati alle spalle.

 

Cercando di allontanare quei pensieri deleteri, Alex scosse la testa e tornò a concentrarsi sulle parole di Stephen sulla gratitudine. Non era il momento di indugiare, ma di portarsi avanti con la missione rimboccandosi le maniche, visto che aveva deciso di andare fino in fondo.

 

Katie non era nel bagno, perché la luce era spenta e la porta era socchiusa… nella situazione completamente opposta era la sua stanza, dunque era lì dentro. Alex bussò alla porta e l’aprì lentamente… Katie era seduta sul suo letto, con le gambe strette al petto e il viso nascosto fra le ginocchia, con i lunghi capelli mossi biondi che le ricoprivano la schiena e nascondevano parzialmente il caldo pigiamone rosa confetto che aveva addosso.

 

Alex si sedette piano sul suo letto. “Katie?”

 

Lei alzò la testa, tirò su col naso e si asciugò il viso bagnato dalle lacrime. “Ciao.” Mormorò.

 

Alex rimase molto colpito nel guardarle i suoi grandi occhioni azzurri… per la prima volta da che la conosceva, non più gioiosi e pieni di vita ma vuoti e tristissimi. “Stai… stai bene?”

 

Katie scrollò le spalle e fece una piccola smorfia. “Oh, è normale…” gli disse piano, tirando di nuovo su col naso. “Mi succede sempre dopo che…”

 

La frase rimase incompleta, ma Alex capì perfettamente a cosa stesse alludendo… ricordava ancora con un certo sgomento quando, proprio quella mattina, per calmare Jack era stato necessario l’aiuto di Katie… ma subito dopo averlo toccato (e calmato solo il minimo indispensabile), lei era impallidita vistosamente e sua madre l’aveva portata subito via.

 

“Perché lo hai fatto?” le chiese piano, accarezzandole un braccio. “Sapevi che aiutare tuo fratello ti avrebbe fatto male, vero?”

 

“Non mi interessa.” Katie scosse la testa. “Se servisse a restituire il sorriso a Jack, sopporterei anche la tortura… io darei la vita per quelli che amo, e mio fratello sta così male…” nuove lacrime le inondarono le guance.

 

Alex le accarezzò i capelli. “Hai fatto tutto quello che potevi.”

 

Katie si morse le labbra, cercando inutilmente di tenere a freno il pianto. “Tu non capisci… ho sentito nella testa i suoi pensieri… ho provato quello che sta provando lui… ed è una sensazione orribile, come se le pareti della stanza ti stessero venendo addosso e tu non potessi scappare, ed è quello che prova lui…”

 

“Ehi… ok…” Alex l’attirò fra le sue braccia, cercando di calmarla a suon di carezze. “…ok… sshh… respira… andrà tutto bene, tuo fratello è in gamba, vedrai che se la caverà.”

 

Katie singhiozzò un paio di volte, ma annuì contro la sua spalla.

 

Alex sospirò profondamente e le accarezzò la nuca. “Tuo padre ha detto che domani torniamo a Hogwarts.” Le disse dolcemente.

 

Katie fece una smorfia ironica. “Ottimo… gran bella vacanza che è stata. E io che volevo farti provare un’esperienza familiare…”

 

Alex le prese il viso fra le mani e la guardò dritta negli occhi. “E’ stata breve, ma intensa e bellissima.”

 

Katie annuì e fece un sorriso lacrimoso. “In fondo non fa niente dove passerò il Natale, basta che tu sia con me.”

 

“…vieni qua…” Alex la strinse fra le braccia più forte che potè, baciandole la tempia e i capelli. “…certo che sto con te…”

 

Katie si nascose ancora di più in quell’abbraccio. “Tu non mi lasci, vero? Non mi farai soffrire, resterai con me… non te ne andare mai…” piagnucolò.

 

“Certo che non me ne vado, scema… io non vado da nessuna parte senza di te…” Alex strinse forte gli occhi e nascose il viso nei capelli morbidi della ragazza. Forse era per le sue capacità, o forse perché per lei provava qualcosa di sconvolgentemente intenso… ma riusciva a sentire fin troppo chiaramente il suo dolore misto al peso del proprio rimorso. Le istruzioni di Stephen si dissolvevano di nuovo nel buio della sua mente… non si sentiva pronto a dedicarsi alla missione in quel momento… gli premeva molto di più fare il possibile per vedere di nuovo la sua Katie sorridere. Tabelle di marcia o no, i suoi tempi non doveva gestirli nessun altro all’infuori di lui stesso.

 

 

***************

 

 

Amelia sospirò profondamente prima di entrare nella stanza, quasi come se le servisse il coraggio per farlo. Jack era rimasto esattamente dove e come lo aveva lasciato un’ora prima: in piedi davanti alla finestra, con un braccio e il viso schiacciati contro il vetro e lo sguardo perso nel vuoto. Quanto ci soffriva a vederlo così, cosa non avrebbe fatto pur di aiutarlo a stare meglio…

 

Lentamente lo raggiunse e si fermò dietro di lui… gli appoggiò la fronte contro le spalle, facendogli scivolare le mani davanti fin sull’addome. Non disse niente, non voleva dargli fastidio. Voleva solo fargli sentire quanto gli voleva bene, quanto gli era vicina in tutto. Gli diede un piccolo bacio proprio in mezzo alle spalle e poi tornò ad appoggiarci la fronte contro, sospirando profondamente. Fu una sorpresa immensa per lei quando sentì una delle mani di Jack scivolare sulla sua e intrecciarci le dita… Amelia lo strinse più forte, ma ancora non disse nulla. Sarebbe rimasta in quella posizione e in silenzio anche tutta la notte, se lui voleva questo.

 

Dopo un interminabile momento, Jack si decise a parlare… con una voce rauca e triste che non sembrava neanche la sua. “La vita è fatta per vivere, non per sopravvivere… sopravvivere vuol dire perdere la voglia di godersi la vita…”

 

“Così però butti via il sacrificio di Steacy.”

 

“Non avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe dovuto buttare all’aria tutto. Era ancora così giovane, così bella e buona… aveva tutta la vita davanti.”

 

Amelia chiuse per un attimo gli occhi. “Tu non sei mai stato innamorato veramente, perciò non lo puoi capire, ma quando ami la tua felicità passa in secondo piano… è la felicità dell’altro che diventa la cosa più importante. Senti che anche se tu stai morendo dentro, il sorriso della persona che ami ti restituisce il sole per mille anni… e perfino una cosa così terribile come sacrificare la propria vita diventa facile, perché è un istinto. Viene spontaneo… e ti riempie il cuore comunque. Spero tanto che tu un giorno questo possa capirlo.”

 

Il silenzio di Jack poteva essere interpretato in vari modi, ma Amelia non si perse d’animo… lentamente lo fece voltare fino a che non potè guardarlo in faccia.

 

“Ascoltami… lo so che non riesci a pensare ad altro, ma se vai avanti così rischi di perdere la testa… e io non voglio. Lasciati aiutare da me, vuoi?”

 

Jack guardò oltre, sul suo letto: Amelia ci aveva costruito “Il Capanno”, la grotta fatta col piumone in cui si nascondevano quando erano piccoli, la loro piccola Avalon artificiale dove la prima regola era dimenticare il mondo fuori.

 

“Non servirà a niente chiudere gli occhi stavolta.” Le sussurrò lui, rauco. “Il problema non andrà via.”

 

Lei scosse la testa. “Non ti sto chiedendo di scappare dal problema, lo so che è impossibile… vorrei solo che per stanotte potessimo non pensarci. Ti ricordi cosa diceva sempre tua madre? Di notte tutto sembra più buio di quello che è… tutto quello che ti chiedo è di far riposare l0animo fino a domani. Domani mattina riprenderemo ad affrontare questa realtà, ma stanotte lottiamo per non impazzire. Facciamolo insieme, io sono qui con te. Non sei solo.”

 

Jack non disse nulla… rimase immobile per qualche istante, poi chinò il viso in avanti e le stampò un lungo bacio sulla fronte, un bacio grato e carico di affetto e bisogno. Amelia gli sorrise e lo condusse nel loro piccolo rifugio. Jack si congratulò mentalmente con lei per come le era riuscito ampio e caldo, confortevole e comodo. Amelia aspettò che lui si fosse disteso, poi spense la luce e lasciò accesa soltanto la lucetta sul comodino, che illuminava la grotta morbida con una luce soffusa e calda… era l’atmosfera più rasserenante che fosse riuscita a creare, sperava davvero di ottenere l’effetto desiderato. Jack rimase sorpreso quando la vide sedersi e non stendersi, e soprattutto si stupì nel vederle estrarre fogli di carta e matite colorate… e poi capì. Le aveva sempre detto che non c’era niente al mondo che lo rilassava di più di lei che disegnava (e lei era sempre stata bravissima, una vera maga della matita).

 

E le ore trascorsero così… con Amelia che disegnava serenamente, a volte canticchiando qualche motivetto dolce e tranquillo, e Jack sdraiato a guardarla in silenzio. Qualche volta lei gli mostrava un disegno appena finito, e ai più belli lui rispondeva con un pallido sorriso; altre volte era costretta a tenersi il foglio con un piede, perché Jack le requisiva la mano sinistra per accarezzarle le dita sottili… altre volte ancora era lei ad accarezzarlo dolcemente, e la notte continuò così, senza parole inutili. E quando dopo molte ore voltandosi lo trovò addormentato, sfinito dopo quella terribile giornata, Amelia mise via i suoi disegno, spense la lucetta e si accoccolò sotto di lui, chiudendo finalmente gli occhi e crollando in un pesante sonno senza sogni.

 

 

*********************

 

 

 

 

…ehm… vi dispiacerebbe mettere giù festoni, maracas, stelle filanti e trombette da stadio, grazie? Siii, Jack&Amelia lovers, sto guardando voi… ^______________^

 

Ah… ok, ragazzi, è vero che ormai sono diventata veramente una cosa inqualificabile per la lentezza degli aggiornamenti (e pensate che questo chap morivo dalla voglia di scriverlo!), ma è tutta colpa dei miei professori! A Giugno ho l’esame, e chi l’ha già fatto sa che cosa terrificante sia… abbiate pietà di me se non sarò puntuale per il prossimo mese, non è colpa mia! ç_________ç

 

Proprio perché devo andare a riprendere quella maledetta matematica, amori miei, non posso rispondere a tutti come vorrei… mi rifarò la volta prossima, chiedo perdono! Ma lasciatevi abbracciare fortissimo… più di 300 recensioni per meno di dieci capitoli… vi amo!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ^________________________^ Oh, e l’ultima volta mi sono dimenticata di ringraziare tutti per gli auguri alla mia manina! Ora è tornata come una volta, grassie amicissimi! ^_____^

 

Allora, un set di bacio gigante + abbraccio galattico + schiocco sulla guancia + tvtttttttb a:

Oryenh, Pepy, Marta, Julie, Caillean, Fabry, Andrea, Giuggy, Angèle, Blacky, Vale, Avana Kedavra, Yelle, Hiromi91, Nene89, Ilaria, Meggie, Saturnia, Phoebe80, Lulu, Kim, Kaho_Chan, Ale69, Opalix, Eli, Ale, Giulietta89, Daphne, Lily, Lady Numb, Cloudy, Luna Malfoy, Daffydebby, Giuggia89, Oby86, Alewen, Ginny, Sibillara, Maga Magò, Any, Judie, Lilith, Carol

 

…se ho dimenticato qualcuno mi scuso infinitamente, e mi scuso ancora di più per non avervi risposto come si conviene (mi manca! ç____ç), ma devo assolutamente fare una giornata completamente attaccata al libro di matematica domani, e muoio dal sonno! -__________-  Prometto solennemente che col prossimo chap, “Il Mio Raggio di Sole” (…si, Kim, sto guardando te, signorina… ^_____-) mi rifarò! Parola! Voi intanto me lo lasciate lo stesso un commentino, amori miei? Vvtttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb

 

Sunny

 

 

P.S.: George Lucas… grazie di esistere!

 

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Capitolo 10
*** Il Mio Raggio di Sole ***


FIRE MELTS ICE

P.S.: Buonissimissimo compleanno alla Giuggia89!!!!!!!!!!!

 

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 9: IL MIO RAGGIO DI SOLE

 

 

Someone to die for
Someone to fall into when the world goes dark
Someone to die for
Someone to tear a hole in this endless night
Someone like you
I'm drunk when sober, the room is spinning                                               
You are what I hold onto, you're taking over
I find that giving in is the best I can do

                                               Someone to Die For, Jimmy Gnecco and Brian May

 

 

***************

 

 

Julie si affacciò alla finestra quando sentì il fischio acuto… non fu una sorpresa trovare Chad, a cavallo della sua moto e con due caschi in mano, che l’aspettava in strada. Lei gli fece cenno di attendere qualche minuto, e lui annuì con un piccolo sorriso. Così lei prese la borsa e la giacca, e si diresse verso l’ingresso per raggiungerlo.

 

“Julie?” Ginny la chiamò dalla cucina, dove stava facendo colazione assieme al marito.

 

“Dove stai andando?” Harry si accigliò quando vide che la figlia era vestita per uscire.

 

“Sto andando a lavoro, papà.” Gli rispose pacatamente Julie, controllando se era rimasto un po’ di caffè nella caffettiera.

 

Harry lanciò uno sguardo rapido a sua moglie, e si mise più dritto sulla sedia. “No, le ferie di Natale non sono ancora finite.”

 

Julie si versò un po’ di caffè in una tazzina. “Papà, siamo già alla prima settimana di Gennaio… per il Ministero le vacanze sono ampiamente finite.”

 

Harry serrò la mascella. “Beh, allora prenditi una settimana di licenza.”

 

Julie inarcò minacciosamente un sopracciglio. “Prego?”

 

“Non è ancora prudente allontanarsi da casa.”

 

Ginny intuì che la cosa stava prendendo una brutta piega, e si schiarì la gola. “Harry, perché non…”

 

“Forse non ti è chiara una cosa, papà.” Il tono di Julie era piuttosto duro. “Io devo andare a lavorare… ti ho accontentato, ho fatto la reclusa per più di una settimana, adesso basta.”

 

“Credi che sia finita qui?” Harry si alzò minacciosamente in piedi. “Non è finita, non la smetteranno… già riescono ad andarci sempre più vicini, ora dobbiamo che anche fornirgli noi l’occasione buona su un piatto d’argento?!”

 

“Io non ho la minima intenzione di rinunciare alla mia libertà perché un branco di maniaci sono tornati alla carica!”

 

“E io non ho la minima intenzione di lasciarti fare un’altra idiozia!”

 

Un’altra?” Julie incrociò le braccia sul petto. “E la prima sarebbe Chad, vero?”

 

Harry esitò per un istante. “Esattamente.” Ginny alzò gli occhi al cielo.

 

Julie fu scossa da un brivido rabbioso. “Lo sapevo!”

 

Harry scosse la testa. “Tu sei ancora una ragazzina, e questo tizio non è la migliore compagnia per te.”

 

“E chi sarebbe l’uomo per me, papà?!” Julie alzò la voce. “Un impiegato del Ministero in costante giacca e cravatta, uno stimato guaritore del San Mungo… chi?!?”

 

“Mi accontenterei di uno coi capelli di un unico colore!”

 

“Ma perché, perché ragioni per luoghi comuni?!” Julie si sforzò di fermarsi un attimo per riprendere l’autocontrollo. “Papà. In questo periodo ho capito che non eri al tuo massimo e sono rimasta al tuo fianco per farti compagnia e per non farti preoccupare… non mi sono mossa da casa da Natale a oggi perché tu temevi per me, e non volevo saperti in ansia a causa mia… ti ho lasciato tutto il tempo del mondo per abituarti a Chad… ma che altro vuoi da me?!”

 

“Io voglio solo il tuo bene!”

 

“Ma il mio bene non può essere lui! Perché?”

 

“Tanto per cominciare, non mi dà alcuna tranquillità quella carretta su cui ti trascina quando uscite!” Harry fece una smorfia disgustata. “E non ha l’aria di una persona seria.”

 

“Quale diavolo è la tua idea di serietà?!” gli occhi di Julie fiammeggiarono di una rabbia tutta tipica delle esplosioni di una Weasley. “Ti creano un problema i suoi orecchini? O forse sono i suoi tatuaggi! Aiutami a ricordare, non ne avete uno a testa tu, zio Ron e perfino Simon, che è il bravo ragazzo per eccellenza?”

 

“Né io né tuo zio né tuo cugino abbiamo l’abitudine di sfasciare una moto al mese!”

 

“Sei paranoico e assurdo!” Julie guardò disperata sua madre.

 

Ginny tentò di venirle in aiuto. “Harry, stai esagerando.”

 

“Non sto esagerando, e tu lo sai!” Harry la guardò molto male. “Julie merita molto di più di un pericoloso metallaro con le rotelle a tre quarti del cervello, che poi non ha neanche una buona influenza su di lei… l’ha dimostrato quando l’ha riportata a casa con quella trappola al naso!”

 

Julie vide rosso. “Mi stai accusando di non avere personalità???”

 

“Ti sto accusando di non saper scegliere le persone da frequentare!!!” urlò Harry.

 

“SMETTETELA DI GRIDARE, TUTTI E DUE!!!”

 

Il potente urlo di Ginny ristabilì il silenzio. Harry serrò forte i pugni attorno alla spalliera della sedia a cui si stava appoggiando, e sembrava quasi che avrebbe sfogato la rabbia sul malcapitato oggetto da un momento all’altro.

 

Julie si coprì per un momento il viso con le mani, sforzandosi di calmarsi. “Ho cercato la tua approvazione e la tua benedizione per la mia storia con Chad perché ti adoro e ti stimo e non voglio saperti ostile alle decisioni che prendo, ma dato che continuo a sbattere la testa contro il marmo, non mi resta che ricordarti che sono una donna di ventitrè anni, ampiamente maggiorenne e libera di fare le proprie scelte.” Disse, con una voce gelida e straordinariamente calma. “Sono innamorata di Chad Davidson, e finora non ti ho messo di fronte al fatto compiuto perché lui ha avuto la delicatezza di non chiedermi di scegliere fra la mia famiglia e la nostra storia, ma visto che tu lo hai fatto… sappi che io andrò a vivere con Chad quanto prima, e nessuno me lo impedirà.”

 

Harry scattò in avanti quando le vide prendere giacca e borsa, avviandosi verso la porta. “Non provare a uscire da questa casa!!”

 

Julie gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco prima di sbattersi forte la porta alle spalle.

 

Ginny incrociò le braccia sul petto e inarcò un sopracciglio.

 

Harry le rivolse uno sguardo furibondo. “Che cosa fai a fare quella faccia, eh?!”

 

Ginny fece una smorfia. “Complimenti, questo era decisamente il modo ideale di affrontare la questione.”

 

“Ooh, tu hai ben ragione di parlare! Il tuo contributo è stato indispensabile!”

 

Ginny scattò in piedi e gli si piazzò dritto davanti, sfidandolo apertamente. “Ti ricordo che Julie è anche mia figlia.” Sibilò. “E abbassa la voce, stai parlando con tua moglie, e non con il primo che passa.”

 

Harry scosse la testa, indignato. “Allora a te sta bene questa situazione??”

 

“A me sta bene la felicità di Julie.” Ginny scosse la testa. “Siamo stati ragazzi anche noi, non ti ricordi come era difficile ammettere i nostri sentimenti alla mia famiglia?”

 

Harry la guardò, incredulo. “Ma io non ero un pericolo pubblico!”

 

“Noo, avevi alle calcagna appena mezzo mondo magico e un esercito di mangiamorte, con tanto di pazzo assassino incluso.”

 

Questo zittì per qualche istante Harry. “…si, ma io sembravo più… più normale, meno inaffidabile!”

 

Ginny fece una risata ironica e si scansò un ciuffo di capelli dal viso ben disegnato. “Ma fammi il favore! Chad è un normalissimo ragazzo della stessa età di nostro figlio, che si è innamorato e che vuole avere la donna che ama accanto a sé il più possibile, che ci trovi di sbagliato in questo?”

 

“Si, ma la sua donna è…”

 

“La tua bambina?” Ginny inarcò provocatoriamente le sopracciglia. “E’ questo che volevi dire?”

 

Harry aprì e chiuse la bocca un paio di volte, quindi si passò una mano fra i capelli e scosse debolmente la testa. “Julie è giovane e ingenua. Non sono pronto a lasciarla andare via di casa.”

 

“Julie non è assolutamente ingenua, anzi… è molto più razionale di te e di me messi insieme.” Ginny gli appoggiò una mano sul braccio, ora molto più calma e pronta a trattare di quanto non lo fosse stata fino a un attimo prima. Suo marito si portava dentro quel boccone amaro da troppo tempo, e ora che era finalmente uscito… ora non poteva che andare meglio. “Harry, il problema non è suo… è tuo. Non ti piace sapere che tua figlia è indipendente, ma le cose stanno così e tu non puoi nascondere la testa sotto la sabbia, non ti risolverà nulla questo tuo atteggiamento. Vedi cosa succede se non accetti la sua indipendenza? Te la metti contro e basta, il che è due volte peggio.”

 

Harry esitò. “Tutti voi pensate che io sia il classico padre geloso della propria figlia, ma non è così… non è solo questo il motivo. E’ che io voglio essere sicuro che nella sua vita sia circondata solo dal meglio… non deve soffrire come è successo a me. Non le deve mancare niente, perché si merita tutto. Io non ho avuto un padre alle mie spalle su cui contare, per lei invece voglio esserci. Costi quel che costi.”

 

Ginny gli sorrise e gli accarezzò amorevolmente il viso. “Amore, non è più una bambina… purtroppo non sta più a noi decidere cosa è meglio per lei. E’ adulta abbastanza da fare le sue scelte e anche i suoi errori… ma sai cosa ti dico? Mi fido di lei. Mi fido di lei anche più di quanto non mi fido di Dan… ha la testa a posto, ha dei valori sani, è in gamba e molto riflessiva, non combinerà sciocchezze. Non ne ha mai combinate. E ti adora, se non te ne sei accorto.”

 

Harry fece una piccola smorfia. “Così a te questo Chad sta bene, eh? Come te lo vedi?”

 

“Bizzarro, simpaticissimo, vispo e molto arguto.” Ginny gli strizzò l’occhiolino. “E anche molto innamorato, se vuoi proprio saperlo.”

 

“Per favore…”

 

“Andiamo, Harry!” Ginny rise e gli diede un buffetto affettuoso sulla nuca. “Facciamo così… dagli una possibilità. Sforzati di conoscerlo meglio per capire se hai ragione tu o se ha ragione Julie… e poi ne riparleremo. Fai una bella indagine privata, è quello che ti riesce meglio ultimamente, no?”

 

Harry rise e scosse la testa. Ginny era una Weasley fino nelle vene, non importava quanti anni fossero passati da quando lo aveva stregato con quel suo modo furbesco di convincere la gente. “Insomma mi stai mettendo di fronte al fatto compiuto.”

 

“Si, caro. Perché non voglio farti perdere l’affetto di tua figlia.”

 

“…voi donne Weasley siete difficili da tenere a bada, lo sai?”

 

“Lo prendo come un si.” Ginny fece un gran sorriso e gli regalò un bacio stracolmo di affetto e gratitudine. “E adesso aspetta un’oretta e poi raggiungi tua figlia al Ministero e ripetile la tua decisione per filo e per segno. Se conosco bene la signorina in questione, che ha preso da qualcuno di mia conoscenza, sarebbe capace di spaccarsi la testa su questa litigata per tutta la giornata fino a stasera.”

 

Harry fece un mezzo sorrisetto. “Se stai insinuando che mia figlia e io abbiamo il vizio di rimuginare sulle cose…”

 

“Oh no, per carità, chi si permetterebbe mai di insinuare con un Potter.”

 

Harry rise forte. “Questa è davvero bella. Proprio tu in quanto a insinuazioni puoi permetterti tutto, vero?”

 

Ginny gli scrollò dal colletto della maglia una piccola briciola. “Ecco, e non te lo dimenticare.”

 

Harry diede un’occhiata all’orologio. “Va bene, visto che entro un’ora devo essere libero da impegni… è meglio se mi muovo subito. Ho un paio di persone che vorrei incontrare per quella merda secca di Taventoon.

 

Ginny sorrise largamente. “Il mio eroico marito disoccupato che progetta un colpo di stato… ma quanto sei eccitante, colonnello?”

 

“E beh, qualcuno qui dovrà pure darsi da fare per portare il pane a casa… visto che anche la mia signora è momentaneamente a corto di lavoro.” Harry prese una cartellina di documenti dal tavolo e la rimpicciolì, infilandosela in tasca. “Non ci credo molto, ma la carta della burocrazia è l’ultima che possiamo giocarci prima di passare a misure estreme che francamente vorrei risparmiarmi.”

 

Ginny annuì e si strinse nelle spalle. “In bocca al lupo, allora.”

 

Harry la osservò per un lungo momento, quindi curvò le labbra in un sorrisetto sornione. “Ti va di accompagnarmi?”

 

Ginny prese al volo giacca e borsa, correndo da lui… adorava quando Harry la voleva al suo fianco in situazioni di emergenza. E adorava sentirlo ridere come stava facendo in quel momento. La loro complicità la faceva sempre sentire più forte… si, la faceva sentire quasi invincibile. E la cosa bella era che sospettava che lui pensasse lo stesso.

 

 

***************

 

 

Susan rimase molto colpita quando vide uscire Amelia dalla doccia in meno di cinque minuti… se c’era una cosa che le due ragazze amavano fare era proprio crogiolarsi nella doccia dopo gli allenamenti massacranti del pomeriggio… quando potevano rilassarsi e parlare del più e del meno, asciugandosi lentamente i capelli.

 

“Amy…”

 

Amelia non si fermò a risponderle, si tolse l’asciugamano di spugna di dosso e prese a infilarsi piuttosto rapidamente biancheria intima e maglietta.

 

Susan le passò un asciugamano per i capelli, che ancora le gocciolavano sulle spalle. “Vai di fretta?”

 

Amelia si asciugò – più che altro si arruffò – i capelli alla men peggio e afferrò i suoi jeans, indossandoli senza grazia. “Jack è solo a casa.” Le disse brevemente, come se quella fosse stata l’unica spiegazione necessaria.

 

Susan si sedette, tenendosi stretto addosso il grosso asciugamano bianco. “Hai paura che possa fare qualche stupidaggine?”

 

Amelia scosse la testa e si allacciò le scarpe in tutta fretta. “No, non è questo il problema.”

 

Susan sospirò, allontanandosi dal collo i capelli umidi. “Come sta?”

 

Amelia si guardò malinconicamente il maglione che stava per indossare… di proprietà del suo migliore amico. Mettere qualcosa di suo la faceva sentire più protetta. “Non sta affatto bene… Steacy gli è morta fra le braccia, non riesce a darsi pace per non averla salvata. E per non averle dato tutto l’amore che lei invece ha dato a lui.”

 

“Ha perso fiducia in se stesso.”

 

“E in tutto quello in cui ha sempre creduto. Non sembra voler più accettare quelli che erano i suoi punti di riferimento.” Amelia s’infilò il maglione di lana pesante. “Certe volte lo vedo assorto nei suoi pensieri… è questo che mi fa paura. Quando pensa. Jack è impulsivo, la razionalità non sa neanche dove sta di casa… prima agisce e poi riflette. Ha il vizio di non essere mai lucido abbastanza quando va in crisi.”

 

Susan le appoggiò una mano sulla spalla. “Vedrai che si riprenderà presto… è anche un ragazzo molto forte. E poi ha te vicino, e per questo è molto fortunato.”

 

Amelia fece una piccola smorfia. “Non mi importa se si accorge di me… io voglio solo che Jack torni a essere quello che era una volta, mi manca sentirlo ridere.”

 

“Lo farà presto. E quando lo farà, sono più che certa che si renderà conto che deve moltissimo a te e all’aiuto che gli stai dando.”

 

Amelia scosse la testa. “Questo non è importante. Vedi, Susy… la notte che Steacy è morta, ho giurato a me stessa e a lei che gli sarei stata accanto in tutti i modi possibili e immaginabili rispettando sempre i suoi spazi. Lei l’ha salvato, e ha salvato anche me… ora è il mio turno.”

 

Susan sorrise amabilmente, stringendosi nell’asciugamano. “Non ho mai visto una donna amare un uomo come tu ami lui… e ti giuro che farei qualsiasi cosa per aiutarti.”

 

Amelia scrollò le spalle, con un breve sorriso stanco. “Non fa niente, ci sono abituata. Va bene così. Prima o poi arriverà anche per me un momento felice, so che deve arrivare… io sono in attesa.”

 

Susan le diede un bacio sulla fronte e le accarezzò la guancia. “Piccola Amelia, meriteresti così tanto e invece guardati qua… così stanca, sbattuta, dimagrita…”

 

“Ehi, sono abituata a reggere di peggio, no?” Amelia la incoraggiò con un occhiolino e piegò il braccio per mostrare i muscoli. Questo restituì per un momento il sorriso alla sua amica.

 

Qualcuno bussò alla porta dello spogliatoio, cogliendo di sorpresa entrambe. “Ragazze, siete presentabili? Devo dirvi una cosa urgentissima, non posso aspettare!”

 

Amelia si accigliò. “Lucas?”

 

Susan si sistemò meglio l’asciugamano addosso. “Dai, entra.”

 

Lucas aveva un’aria sconvolta – il che era raro a vedersi su un viso duro e rigido come il suo – e teneva in mano un foglietto piegato in quattro. “Amelia, cercavo proprio te… guarda qua.”

 

Amelia afferrò il foglietto e all’istante avvertì un brutto presentimento… lesse rapidamente fra le righe quasi come se si aspettasse di trovare una prova che quello era uno stupido scherzo di pessimo gusto, ma alla fine dovette arrendersi all’idea che era tutto vero.

 

Susan la vide impallidire, e si alzò in piedi per sbirciare sul foglio… Si sporse oltre le spalle di Amelia per leggere, e subito spalancò gli occhi e fissò Lucas. “Ma non può farlo!”

 

Lucas fece una smorfia demoralizzata. “Può eccome, l’ha appena fatto.”

 

Amelia appallottolò il foglio e lo gettò a terra. “Fate sparire questa merda.” Disse risolutamente, mentre a grande velocità si infilava la giacca e il borsone a tracolla, senza neanche perdere tempo a sistemarsi i capelli.

 

“Questa dovrebbe essere l’unica copia in circolazione, l’ho intercettata mentre portavo la posta a Taventoon.” Fece Lucas. “Comunque setaccerò le scartoffie per controllare che non ce ne siano altre.”

 

“Dove vai tu adesso?” le chiese accoratamente Susan.

 

“A prendere a calci in culo Jack Weasley.” Amelia corse velocemente fuori, lasciando i due ragazzi più grandi a scambiarsi sguardi carichi di preoccupazione.

 

 

***************

 

 

“Allora neanche lì hai risolto niente.”

 

Harry scosse la testa, appoggiandosi pesantemente alla spalliera della poltrona in cui si era lasciato scivolare solo un attimo prima. “Lo sapevo già prima di provarci… non potevamo sperare di ottenere qualcosa, al Dipartimento della Difesa sono tutti della stessa razza di quel porco di Taventoon.”

 

Ginny fece una smorfia demoralizzata, mentre con le dita giocherellava assentemente con la tappezzeria del divano. “Poco ci è mancato che non ci ridessero in faccia.”

 

“Dovevamo aspettarcelo.” Hermione mise giù l’attizzatoio e si rialzò, dopo aver sistemato il fuoco nel caminetto. “Li abbiamo affrontati sul loro territorio… burocrazia e formalità non sono il nostro forte, ma sono il loro.”

 

Ron strinse i pugni sul tavolo. “Infatti non è quello il campo di battaglia su cui li dobbiamo combattere. Solo che ora come ora, per come siamo messi… se uno scontro non ce lo pianifichiamo prima, siamo belli che fritti.”

 

“Beh, volendo adottare un’ottica pessimistica… abbiamo un po’ pochino su cui costruire.” Ginny storse la bocca e accavallò le gambe. “Sappiamo che Taventoon e il Dipartimento sono tutti venduti, ma è la nostra parola contro la loro… senza contare che loro hanno i mezzi per metterci a tacere. E che noi non possiamo coinvolgere ancora nessuno perché senza prove nessuno sarebbe disposto a fare l’eroe per le nostre belle facce. Oh, e dimenticavo… sappiamo che sono i cattivi, ma non sappiamo per chi o perché lavorano.”

 

Ron fece un sorrisetto. “Grazie infinite, Gin, ora che il quadro è più roseo, anche l’entusiasmo e il morale sono più alti. E’ così che si sprona un esercito.”

 

“Ah, non essere il solito bambino ingenuo, Ron…”

 

“Il punto è che Taventoon ha ridotto di molto il ruolo dei War Mage.” Hermione ignorò il piccolo litigio fra i due Weasley e si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “La sua ultima novità è la ciliegina sulla torta: durante i turni di pattuglia non si estrae la bacchetta senza il suo consenso diretto o implicito.”

 

Ron fece una smorfia disgustata. “Ma certo, già che ci siamo perché non consegna a tutti un bel sacchetto di galeoni, così appena un War Mage esce in missione e vede un delinquente prima gli regala i soldi, poi lo invita a pranzo, poi magari gli offre pure un caffè…”

 

Harry si accigliò e si sporse in avanti, appoggiandosi coi gomiti sulle ginocchia, e continuò a fissare il crepitio delle fiamme nel caminetto come se non avesse sentito niente attorno a sé. “Che cosa si dice di chi fa orecchio da mercante quando assiste ad un delitto?” mormorò, concentratissimo, e a Hermione ricordò tanto il ragazzino di quattordici anni che si ostinava a passare le sue serate sui libri per cercare un incantesimo adatto a superare un drago cento volte più grosso di lui.

 

Ron si accigliò. “Che è un vigliacco… o che è colpevole di favoreggiamento.”

 

“Bingo.” Harry si voltò a guardare gli altri con il viso ancora teso per la concentrazione. “Abbiamo i nostri mandanti.”

 

Ginny sbattè gli occhi. “Non ti seguo.”

 

“E’ molto semplice: ascolta, arriva Taventoon e i War Mage gradualmente spariscono nell’ombra, lasciando campo libero a delinquenti d’ogni forma e genere… l’ondata di criminalità che ne consegue è massiccia, ma non quanto ci aspettavamo. Viceversa gli attacchi personali sono sempre più pressanti, guardacaso proprio ai nostri figli e proprio mentre noi perdiamo il lavoro e la possibilità di proteggerli.” Harry scosse la testa, sorridendo per la scoperta appena fatta. “Taventoon ha spianato la strada a qualcuno… ora dobbiamo capire chi è questo qualcuno, che diavolo vuole, perché ci voleva fuori e soprattutto perché è dietro ai nostri ragazzi.”

 

“Detto così sembra facile.” Osservò pensierosa Ginny.

 

E’ facile.” Ron fece un sorrisetto furbo. “Taventoon non è l’unico che sa organizzare degli appostamenti… e prima o poi quel bastardo un passo falso lo farà.”

 

“Adesso l’unica cosa che ci rema contro è il tempo.” Harry si grattò la fronte col dorso del pollice. “Dobbiamo riuscire ad anticipare le sue mosse, e prevenire il prossimo attacco.”

 

Ginny provò un brivido di orrore a immaginare i suoi figli ancora sotto tiro. “Tu… dici che non si fermeranno, vero?”

 

Harry sospirò e scosse la testa. Dire quelle cose gli costava molto. “No, assolutamente no. Finora ci hanno solo provocato, hanno alzato il tiro un po’ alla volta. Stanno cominciando a fare sul serio solo ora.”

 

“Non è solo il tempo ad essere nostro nemico.” Hermione inarcò un sopracciglio. “Ho ragione di credere che seguano i nostri movimenti… è già qualche giorno che il colonnello Conratd entra ed esce dall’ufficio del generale anche senza motivo.”

 

Ron s’incupì. “Feccia di uomo, ecco cos’è.”

 

Hermione si sistemò l’orlo della gonna con noncuranza. “Forse però noi possiamo ricambiargli il favore.”

 

Ron intuì cosa voleva dire, e la guardò cupo. “Questo ci porta ad un’altra questione… io non voglio che continui a lavorare.”

 

Hermione parve infastidita dalla sola richiesta. “Non essere ridicolo…”

 

“Non sono ridicolo, sono preoccupato.” Replicò duramente Ron. “Sei rimasta da sola, a quanto ne so perfino Natan è fuori… sei da sola nel covo dei serpenti, e io non posso permettere una situazione simile.”

 

“Beh, signor macho, dovrai abituarti… perché non posso andarmene, c’è troppo bisogno di me in questo momento.” Hermione adottò lo stesso tono glaciale. “Avete bisogno di una talpa per seguire almeno alla lontana i movimenti di Taventoon, e poi non posso abbandonare i nostri uomini che ancora ci sono fedeli, hanno bisogno di un punto di riferimento e di contatto per arrivare a voi. Senza contare che Jack e Amelia non li lascio solinè ora e né mai.”

 

“Ti dico che è troppo pericoloso!” le disse Ron, sbattendo un pugno sul tavolo.

 

“Per l’amor del cielo, Ron, abbiamo vissuto situazioni ben peggiori di questa! Harry, diglielo anche tu!”

 

Harry fece una smorfia di amarezza con la bocca e scosse la testa. “No. Scusami, Hermione, ma anche se razionalmente potresti aver ragione, io mi preoccupo per te. E soprattutto capisco Ron perché so cosa proverei al suo posto.”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo, esasperata. “E che novità che siete in due contro di me.”

 

Ginny appoggiò una mano sul braccio del marito. “Anche a me non fa piacere sapere Hermione da sola in mezzo a quella massa di corrotti, ma sono d’accordo con lei… è l’unica di noi ad avere cervello e nervi saldi a sufficienza per conservare il posto e osservare da vicino Taventoon e i suoi. La vogliamo organizzare questa benedetta guerra alle istituzioni, o stiamo solo preparando una partita a Sparaschiocco?”

 

Ron e Harry si scambiarono uno sguardo di totale solidarietà, e per un lungo momento nessuno dei due disse nulla. Harry di certo non avrebbe osato fare richieste, perché se la situazione fosse stata al contrario non ne avrebbe mai accettate, ma il ragionamento filava eccome. E filava talmente tanto che perfino Ron alla fine sbuffò e scosse la testa.

 

Hermione gli appoggiò un braccio attorno alle spalle. “Giuro che starò attenta. E in più guarderò le spalle a Jack e Amelia.”

 

“…fai come ti pare.” Ron si alzò nervosamente in piedi, fermandosi a guardare fuori dalla finestra e affondando le mani nelle tasche. “Tanto fai sempre come ti pare.” Hermione si morse le labbra, avvilita dalla vulnerabile nota di stanchezza che aveva letto nella sua voce.

 

Harry esitò, quindi trasse un profondo respiro. “Se siamo tutti d’accordo, la mia idea è questa…”

 

 

***************

 

 

Il cucù del grazioso orologio della cucina sbucò fuori per l’ennesima volta in un tempo che ad Amelia sembrava interminabile. Se ne stava lì da ore, seduta sulla sua sedia preferita con le ginocchia al petto e l’aria angosciata. Perché angoscia era il termine più giusto per descrivere cosa stava provando. Lo aveva cercato dappertutto, nei posti soliti e non… ma di Jack non c’era traccia. E lei non sapeva cosa pensare, cosa temere… che aveva in testa quel pazzo? Ormai era notte inoltrata, dove diavolo si era andato a cacciare? Stava bene? Quella orrenda tortura psicologica continuò per un’altra ora buona, finchè finalmente la porta di casa scricchiolò come al solito e si aprì, chiudendosi un attimo dopo.

 

Amelia schizzò in piedi e corse nell’ingresso… tirando un impercettibile sospiro di sollievo quando lo vide lì in piedi, tutto intero. “Ma sei impazzito a sparire così?!?” gli urlò senza pensarci due volte.

 

Jack inarcò le sopracciglia… e solo allora Amelia notò in che stato era. Aveva i capelli arruffati dal vento e anche umidi, i vestiti fradici di neve, le labbra pallide e le orecchie molto rosse.

 

“Beh, adesso non posso neanche più uscire, sono confinato a casa mia?”

 

Amelia esitò. “Che ti è successo, stai bene?” mormorò, sforzandosi di mantenere la calma.

 

Jack la scansò, trascinandosi sui piedi fin sulla sua poltrona preferita e buttandocisi sopra. “Mai stato meglio.”

 

Amelia si sentì cedere sotto il peso della realizzazione… ed emise un sospiro sconfitto. “Sei ubriaco, vero?”

 

Jack fece una smorfia e scoppiò a ridere. “Ehi, l’ho fatto per te! Volevi vedermi sorridere… e adesso guarda, ci faremo una pancia di risate.”

 

Ecco, perfetto…

 

“Vieni qua, piccoletta…”

 

Amelia si liberò il polso dalla sua presa. “Per favore.”

 

Jack fece una smorfia infantile. “Che c’è, che ho fatto?”

 

Amelia si coprì il viso con le mani, cercando di pensare chiaramente. “Va bene, cerchiamo… cerchiamo di ragionare con calma.”

 

Jack rise forte. “Ma se mi sono ubriacato per non pensare?”

 

“Beh, invece avresti dovuto farlo!” replicò accesamente lei. “Avresti dovuto contare fino a dieci prima di fare una cosa così idiota come rassegnare le dimissioni!”

 

“Oh, ma ci ho pensato eccome.” Jack era quasi buffo a parlare di una cosa così seria con quel sorriso stampato in faccia. “Sono stato per giorni a pensarci.”

 

“No, tu non hai pensato… tu ti sei solo torturato fino alla follia, il che è molto diverso.” Amelia scosse la testa, assumendo un’espressione amareggiata. “Bel modo di ripagare il sacrificio di Steacy.”

 

Questo cancellò il sorriso dalla faccia di Jack. “Steacy non avrebbe mai dovuto sacrificarsi per me. Era giovane, bellissima e buona, e aveva tutta la vita davanti a sé.”

 

“Non sta a te decidere cosa è giusto e cosa no! Maledizione, Jack, che tu lo approvi o no, lei si è sacrificata perché tu vivessi… e che fai invece? Ti metti a fare la vittima inconsolabile!”

 

“Beh, scusa tanto se non sono quello che credevi!”

 

“Su questo hai ragione, perché non ti riconosco più! Il Jack Weasley che conosco io è il più forte di tutti, è allegro e ama la vita, non ha ancora messo la testa a posto, ma quando lo farà sarà magnifico perché riesce in tutto quello in cui si impegna… ed è un grande War Mage!”

 

Jack sbuffò al cielo. “Tu sei una bambina e una sognatrice, questa è la verità… e comunque io non sono più un War Mage.” Le disse piano, allungando la mano per sfiorarle la porzione di braccio non coperta dalla manica del maglione. Sembrava così chiara e liscia la sua pelle…

 

Amelia incrociò le braccia sul petto e lo guardò, sfidandolo a incassare anche quel colpo. “Mi dispiace, ma qui ti sbagli di grosso. Ho strappato le tue dimissioni prima che arrivassero a destinazione.”

 

Jack si alzò in piedi lentamente e minacciosamente, con gli occhi che gli fiammeggiavano per la rabbia incontrollabile. “Che cos’hai fatto?” ruggì, troneggiando nella sua statura imponente.

 

Amelia non si lasciò intimidire, né tantomeno indietreggiò. “Solo quello che era giusto fare. Ti ho impedito di fare una cazzata di cui ti saresti pentito per tutta la vita.”

 

“Tu non hai il diritto di decidere della mia vita!!!” urlò lui, che ora sembrava spaventosamente lucido.

 

“E tu non hai il diritto di rovinartela così!!” gli urlò dietro lei. “La devi finire di colpevolizzarti così, Jack!! Ne muoiono a centinaia come Steacy ogni giorno in questo fottuto mondo ingiusto, è non è colpa tua né certamente di chi cerca di evitare questo schifo! Gli unici veri colpevoli sono i mostri che si fanno forti attaccando i deboli e gli indifesi, e l’unica cosa che possiamo fare noi è fare il nostro dovere e difenderli al meglio delle nostre possibilità! E nessuno ci regala oltre al distintivo anche una maledetta targhetta con su scritto ‘Sono Un Essere Perfetto’!!!”

 

“Ma io ho fallito!!”

 

“Ti sei battuto con tutte le tue forze, non hai niente da rimproverarti!”

 

“Sicuro, niente a parte che ho lasciato morire la mia ragazza!”

 

“E quanto ne hai salvati prima di lei, Jack?? Quanti?!?” Amelia lo costrinse a guardarla in faccia quando lui cercò di distogliere lo sguardo. “Tuo padre e tua madre… ti ricordi cosa mi hai raccontato? Hanno perso il loro mondo e i loro amici tutto in poche ore, ed erano solo dei ragazzini, eppure guarda che cosa sono diventati… guarda cos’hanno creato grazie a un po’ di tenacia e a tanta forza di volontà.”

 

“Io non ho la loro forza.” Jack sospirò stancamente, vulnerabile come non si era mai mostrato a nessuno. “E neppure la tua.”

 

“Invece ce l’hai.” Era così triste leggere la sconfitta e lo smarrimento negli occhi blu di quel ragazzo che tanto amava… “Ce l’hai, perché è stata quella forza a darmi tutte le cose belle che nella vita non avrei mai avuto senza di te. Non ti permetterò di perderti proprio adesso, anche se mi costringerai a farti rinsavire a suon di calci in culo.” Amelia gli accarezzò dolcemente una guancia, e lo video socchiudere gli occhi. “Ti garantisco che uscirai da quella porta a testa alta, perché noi tutti rivogliamo il Jack Weasley a cui siamo abituati, e lo rivogliamo subito.”

 

Jack la guardò negli occhi per un lungo momento. Respirava a fatica con la bocca socchiusa, era come se la sua sofferenza fosse diventata anche fisica… forse era tutta la vodka che si era buttato in corpo senza ritegno, ma vedeva come ovattato… gli era più facile sentire. Sentiva… il profumo di pesca e primavera dei capelli di Amelia. Sentiva le sue parole, così decise, sicure e allo stesso tempo dolci e confortanti… sentiva a pelle di non essere più solo… e sentiva la dolcezza e il calore nelle sue carezze…

 

“…sei così stanco…” gli disse piano lei quando se lo ritrovò praticamente addosso, difficile da sostenere per una col suo fisico minutino, mentre il muro alle sue spalle non le lasciava troppo spazio. “…vieni a farti un bagno caldo, ti sentirai meglio…”

 

Jack non si mosse, invece l’abbracciò stretta… forte, così forte che per un attimo ebbe paura di averle fatto male… ma no, lei non si rompeva così facilmente, non la sua Amelia… chiuse gli occhi e nascose la testa nell’incavo della sua spalla, godendosi le sue carezze amorevoli sulla nuca. Era come se la disperazione si stesse dissipando leggermente… continuava a non vederci bene, ma sentiva anche meglio… sentiva i loro cuori battere in sintonia, ed era un suono rassicurante… familiare… era come annaspare, come nuotare sott’acqua senza sapere la direzione da prendere, eppure la presenza di quella ragazza lo faceva sentire vivo… non si sentiva un sopravvissuto indegno, si sentiva vivo… vivo

 

“Non mi abbandonare.” Le sussurrò con un filo di voce, stringendosi ancora di più a lei.

 

Amelia faceva fatica a respirare in quella stretta, oltre a dover tenere a freno il proprio cuore, che ormai batteva all’impazzata. “Perché dovrei? Non lo farò, sta’ tranquillo…”

 

Jack alzò la testa per guardarla dritta negli occhi, a lungo, col fuoco negli occhi… erano tornati vivi quegli occhi… li chiuse per un attimo, appoggiando la fronte contro la sua. Lei fece altrettanto, cercando di regolarizzare il respiro…

 

E con gli occhi chiusi non potè prevedere che lui si sarebbe chinato su di lei per baciarla.

 

Quando si rese conto che le labbra dolci e allo stesso tempo decise che stavano sfiorando le sue erano proprio quelle dell’uomo per cui si sarebbe anche buttata nelle fiamme, Amelia non comprese nulla… bianco totale. Si limitò a sentire il proprio cuore esploderle nel petto, e rispose a quel bacio con tutta se stessa… fu quando sentì la mano grande di Jack scivolarle sulla schiena che capì… e immediatamente tirò indietro la testa e la scosse, chiudendo forte gli occhi.

 

“…no… non così…”

 

Jack le sfiorò il naso col suo. “Tu sei l’unica cosa bella della mia vita…”

 

Amelia rimase immobile e trattenne il respiro, mentre le guance le prendevano praticamente fuoco. “N-Non è vero, ce ne sono tante… t-tu ora non… non te ne accorgi perché… perché… perché…”

 

Jack le sfiorò le labbra con le sue, rubandole quel sapore che per un attimo aveva provato, e che ora aveva una voglia matta di riprovare. “…sai di buono…” le sussurrò, senza allentare di un millimetro la presa in cui la teneva stretta.

 

Amelia soppresse a fatica un singhiozzo. Perché, perché in quel momento e perché in quel modo?! Era una vita che sognava di leggere quello sguardo nei suoi occhi tutto per lei, il suo sogno costante era stare fra quelle braccia in quel modo, l’unica voce che avrebbe voluto sentire per tutta la vita era quella calda e desiderosa dell’uomo che amava… e ora che stava succedendo, finalmente, dopo anni di attesa insperata… cosa stava succedendo? Il suo migliore amico era ubriaco fradicio, distrutto dal dolore per la perdita di una donna a cui era legatissimo, e stava cercando conforto in lei… in un modo che da sobrio non avrebbe mai e poi mai preso in considerazione.

 

Quindi quelle parole, quell’abbraccio, quel bacio… tutto frutto di una sbronza e di tanto, tanto dolore. Niente di più.

 

Quando vide una lacrima solcarle la guancia, Jack gliela scansò con un piccolo bacio. “Nemmeno io ti abbandonerò mai, tesoro mio…” le accarezzò il viso, cercando inutilmente i suoi occhi. “Sei così bella… parlami ancora, ti prego… fammi sentire la tua voce, l’adoro… aiutami, piccola, puoi farlo solo tu…”

 

Amelia ingoiò le lacrime e aprì gli occhi. “Non lo possiamo fare…” sussurrò, con la voce che le tremava. “Non è giusto… tu sei ubriaco…”

 

“Sono lucidissimo.” Jack provò a baciarla ancora, ma lei voltò il viso all’ultimo momento.

 

“…ti prego..” lo supplicò Amelia. “…ti scongiuro… io non posso essere forte con questo, con te… ti supplico, se non ti fermi tu io non ce la faccio… ti prego…”

 

Jack la strinse forte, e senza chiederle il permesso la baciò come un assiderato… quasi alla cieca cercò il suo viso per accarezzarlo, per asciugare quelle lacrime, e si tirò indietro solo dopo che ebbe ottenuto una flebile risposta. “Non devi supplicare… non lo meriti… sono io che ti scongiuro di stare con me… di non abbandonarmi mai…”

 

Perché tutto questo non può essere vero… Dio mio, aiutami a fare la cosa giusta, perché io da sola non ce la faccio…

 

“…rovineremo la nostra amicizia…”

 

“No, non è vero… io ti adoro…”

 

Era un buffissimo scherzo del destino…ora la situazione si era invertita: era lei ad avere lo sguardo sconfitto e arreso, e lui aveva gli occhi vivi e vibranti. Come riuscire a negarsi qualcosa che era stato il sogno di una vita intera? Di cosa era fatta, di ferro? Amelia si maledì più e più volte quando accettò il suo bacio senza respingerlo… aveva le mani sul suo petto solido e avrebbe dovuto usarle per spingerlo indietro, invece le stringeva nei lembi della sua camicia per tenerlo stretto a sé. Ubriaco, bugiardo, sconvolto, qualunque cosa fosse in quel momento… per lei era pur sempre l’amore più grande della sua vita. L’uomo che amava e che desiderava da sempre.

 

Era bello illudersi per un attimo che quello sguardo così intenso, quelle parole e quelle carezze fossero vere… e fossero veramente destinate a lei e a nessun’altra… per una volta, una misera, unica volta…

 

E qualcosa scattò fra loro, perché quei baci che prima erano cominciati come dolci e curiosi, quasi piccoli esperimenti prima di lasciarsi andare… tutto a un tratto divennero di fuoco, lava bruciante, indiavolati come non era mai capitato a nessuno dei due… baci che sembravano quasi violenti nel loro bisogno, mani che stringevano fino quasi a far male pur di non rischiare quel contatto fisico così necessario, corpi infiammati di voglia e di passione… presto tutto intorno il mondo smise di esistere per Jack e Amelia, come se tutto svanisse in una nuvola di fumo.

 

 

***************

 

 

Katie fu ben felice di aver fatto in tempo a raggiungere gli altri a pranzo… era un po’ che trascurava i suoi migliori amici e, neanche a dirlo, sentiva un gran bisogno di loro. Si guardò in giro nella Sala Grande, e trasse un sospiro di sollievo quando vide Billy e Quinn al tavolo dei grifondoro, a mangiare.

 

“Ehi, ragazzi!” Katie saltellò sulla panca, prendendo posto davanti a loro.

 

“Guarda chi si vede.” Quinn le strizzò l’occhiolino. “La fidanzata dell’anno.”

 

Billy ridacchiò. “Senza la dolce metà… che è successo, siete scoppiati?”

 

“Ma piantala.” Katie gli tirò addosso una mollichina di pane.

 

Il ragazzo annuì. “Certo, immagino… il palestrato si starà facendo bello per scendere a pranzo.”

 

“Chiudi quella boccaccia gelosa.” Quinn gli diede una gomitata. “Allora, Katie… come sta tuo fratello?”

 

Katie scrollò le spalle. “Sempre molto giù di corda, stando all’ultima lettera dei miei.”

 

“Ma è ancora single, vero?” fece speranzosa Quinn.

 

Billy la guardò disgustato. “Solo tu puoi pensare a certe cose in un momento come questo.” Quinn lo guardò male.

 

“In ogni caso, Jack non è l’unico che ultimamente non se la passa bene.” Katie appoggiò il mento in una mano, decisamente avvilita. “A quanto pare, anche Alex ha qualcosa che non va.”

 

Quinn strabuzzò gli occhi. “Alex? E perché?”

 

“Ah, non so proprio. Quando glielo chiedo, lui dice pure che va tutto bene.”

 

Billy si grattò una tempia. “Ma scusa, tu come fai a essere sicura che sia di malumore?”

 

Katie lo guardò storto. “Secondo te?!”

 

“…ah, già.”

 

“E ovviamente non posso neanche metterlo alle strette e dirgli che ho la certezza del suo malessere, altrimenti mi sentirò dire che non rispetto la sua privacy, e bla bla bla…” Katie sbuffò, mentre un capello riccioluto le scivolava sulla fronte.

 

Quinn storse le labbra. “Gli hai chiesto se gli ha fatto piacere sul serio conoscere la tua famiglia? Magari non si sentiva pronto…”

 

Katie scosse la testa. “Ci avevo pensato anch’io, ma no… mi ha detto che si è divertito moltissimo, e che gli stanno tutti simpatici.”

 

“E allora che ha?”

 

“Forse ho capito.” Billy si sporse in avanti e abbassò la voce. “Ti ha fatto la proposta indecente e tu gli hai rifilato un palo!”

 

“Ma smettila.” Katie lo spinse di nuovo indietro. “Alex è diverso dagli altri, non pensa solo a queste cose.”

 

“Si, come no.” Replicò scettico Billy.

 

Quinn gli riempì la bocca con una cucchiaiata di broccoletti, e si voltò verso la sua amica. “Cosa pensi che sia?”

 

“Non lo so, non ne parla… ma è da un po’ che è strano. Anche se ho già deciso che cercherò di aiutarlo a modo mio, però… continuo a non capire il suo problema.” Katie si passò assentemente una mano fra i capelli, facendo attenzione che non le cadessero dalla crocchia scomposta che si teneva su grazie alla matita. “A volte mi guarda come se volesse dirmi qualcosa di importante, poi però all’ultimo momento cambia idea e parla d’altro… e poi…”

 

“Poi?”

 

“Ora che mi ci fai pensare, è successa una cosa strana ieri notte.” Katie si morse le labbra. “Sai, eravamo nella Torre dell’Astronomia per… si, insomma, per stare un po’ insieme… parlavamo dei miti e delle leggende sulle stelle, e lui mi ha raccontato la storia di una certa principessa Alimytrah, che poi è una costellazione molto a nord… era una donna che per amore del suo uomo aveva tradito la sua famiglia e il suo stesso popolo, e quando il regno del suo compagno aveva assalito il suo, in nome del loro amore lo aveva addirittura aiutato a sconfiggere i propri genitori.”

 

Billy scrollò le spalle e annuì. “Conosco questa cosa, è una leggenda che si tramandava già nel millecin…”

 

“Che c’è di strano in questo racconto?” lo interruppe sbrigativamente Quinn.

 

Katie sospirò. “Io gli ho detto che non avrei mai fatto come la principessa Alimytrah… e lui mi ha detto che sono rigida e fredda.”

 

“Rigida e fredda tu?” Quinn fece una smorfia. “Ha proprio sbagliato persona.”

 

Billy scosse la testa. “Ma mettiti un attimo nei suoi panni… praticamente Katie gli ha detto che per lei l’amore viene al secondo posto, è normale che ci sia rimasto male.”

 

“Non è vero che per me l’amore viene al secondo posto!” protestò Katie. “Qui non si parla di graduatorie, ma di tradimento. Hai idea di cosa significhi, è il crimine più orrendo che si possa commettere!”

 

Billy si strinse nelle spalle. “Che ti devo dire, l’avrà interpretato male.”

 

“Interpretato male o no, non è Katie che deve farsi il mea culpa se lui ha dei problemi.” Quinn assunse un’aria determinata. “Alex ha un problema? Tiri fuori le palle e ne parli chiaramente. Che diavolo significa giocare alla bella statuina e poi accusare gli altri?”

 

“Non essere così severa con lui, non lo merita.” Katie tirò su col naso e abbassò gli occhi. “E’ solo tanto chiuso in se stesso, se solo imparasse a tirar fuori i propri sentimenti… io potrei anche capire come aiutarlo. Ora come ora non è che so da dove cominciare…”

 

“Perché non cominci col riappropriarti di ciò che è tuo?” Billy le fece cenno di voltarsi.

 

Katie si girò… Alex era appena entrato, decisamente annoiato e con la cravatta allentata, e al seguito c’era… una ragazza di Serpeverde che cercava a tutti i costi di attirare la sua attenzione. “…quella squinzia!!!”

 

Billy rise quando la vide scattare in piedi, e Quinn le fece un gesto d’incoraggiamento coi pollici alzati. “Falle vedere i sorci verdi, Kat!”

 

Katie marciò a passi decisi e minacciosi verso il suo ragazzo, lo afferrò per la cravatta senza dargli il tempo di parlare, lo attirò giù e lo trascinò nel bacio più sconvolgente, travolgente e sconquassante che gli avesse mai dato.

 

“Ciao.” Gli disse maliziosamente alla fine.

 

Alex era ancora piacevolmente stordito. “…wow… ciao a te…”

 

Katie guardò l’altra ragazza con un sorriso sfacciato. “Ti serve qualcosa?” la Serpeverde la guardò malissimo, e si allontanò tutta impettita.

 

Alex ridacchiò e le sfiorò il mento con due dita in un dolce pizzicotto. “Ti piace proprio tanto marcare il tuo territorio, eh piccola?”

 

“Si, moltissimo.” Replicò vispa lei.

 

Alex rise e le stampò un piccolo bacio sulle labbra. “Avanti, andiamo a mangiare che ho una fame…”

 

Katie fece una smorfia delusa. “Nooo… non puoi resistere un pochetto? C’è una cosa che vorrei farti vedere.”

 

“Ah, beh… questo dipende da che tipo di cosa mi vuoi fare vedere…”

 

“Maiale!” Katie rise e lo prese per mano. “No, dai… è una cosa bellissima, sono convinta che ti piacerà… ti prego, tanto poi lo so che ti piace!”

 

Alex inarcò un sopracciglio e le circondò i fianchi con le braccia. “Come si fa a dire di no a un angioletto simile…”

 

“Oh, meno male!” emozionata, Katie subito si voltò verso l’uscita della Sala Grande per correre fuori, tirandosi dietro il suo ragazzo. “Però datti una mossa, che non possiamo stare qua tutta la giornata, forza!”

 

“Pure!” ridendo, Alex la seguì di corsa lungo i corridoi della scuola. Probabilmente quella piccola peste bionda aveva trovato qualche altro posto speciale dei suoi, e ora voleva mostrarglielo… era sempre così allegra e piena di vita, beata lei… peccato che ultimamente lui non riuscisse neanche a guardarla negli occhi per più di cinque minuti di seguito.

 

La corsa terminò quando arrivarono alla porta per il terrazzo di una delle torri… uscirono all’aperto, alla luce del sole mattutino… c’era un vento tremendo, fischiava tanto forte che per capirsi loro dovevano urlare.

 

“Allora, visto che non mi vuoi dire che hai…” urlò Katie, mentre il vento le scompigliava i riccioli che le cadevano dalla crocchia. “…qui puoi dirlo al vento! E lui te lo porterà lontano dal cuore, e tutto il tuo malumore passerà! Fidati, la natura ti aiuta se tu glielo chiedi!”

 

Alex sorrise. “Tesoro, non so se il vento è disposto a farsi gli affari di uno come me!”

 

“Il vento è un buon amico!” replicò Katie. “Se gli chiedi un piacere, lui te lo fa! Vuoi vedere?”

 

Alex incrociò le braccia sul petto, in aria di sfida. “Avanti, vediamo!”

 

Katie sorrise… si sporse leggermente in avanti, dove poteva vedere il paesaggio sotto di lei, si portò le mani alla bocca per amplificare la voce, e urlò con tutte le sue forze “Voglio che Jack torni a stare bene!!!!!”

 

L’eco nella vallata fu trascinato via dal vento, distorcendo le parole di Katie, ma la sua voce sembrava fare parte di quel rumore…

 

“E tu sei sicura che ora che l’hai detto, il tuo desiderio si avvererà?”

 

“Te lo posso giurare, la natura è mia amica, mi fido di lei!” Katie lo prese per mano e lo attirò in avanti. “Avanti! Confidati con lei, ti farà bene!”

 

Alex non si sentì di deluderla… lei ci credeva in queste cose infantili, lui no… lui non credeva in nulla. Ma se per un istante avesse dimenticato Stephen… se in quel momento fosse esistita solo Katie Weasley… perché non doveva essere tutto magico, in un mondo pieno di magia? Perché i desideri dovevano per forza essere irrealizzabili? Un’altra versione di sé forse ci avrebbe creduto… il diciassettenne che era in lui avrebbe provato, solo per sfizio… anche solo per prenderla in giro e riderci dopo… ci avrebbe provato. E cosa avrebbe potuto urlare un Alex Malfoy di diciassette anni, studente di Hogwarts nella casa di Serpeverde, Portiere della squadra di Quidditch, futuro diplomando a pieni voti?

 

E prima che potesse pensarci due volte, si portò anche lui le mani alla bocca…

 

“Voglio giocare nella nazionale inglese ai prossimi mondiali!!!!!!!!”

 

Katie vide il suo volto distendersi per la prima volta in tanto tempo… lo sentì ridere, e rise a sua volta, rise forte… lui la prese in braccio e si girò su se stesso con lei che sgambettava e urlava di gioia, mentre il vento le scombinava la divisa. Ridevano, ridevano come due pazzi… e quando Alex urlò al vento che desiderava la sua Katie, che voleva fare l’amore con lei, diventò così rossa che il vento non le fece che bene… e lui rise ancora di più e la prese in giro, e lei lo rincorse per tutto il tetto ridendo…

 

Era tutto così semplice che poteva persino sembrare stupido per due ragazzi della loro età.

 

Ma era anche tanto, tanto bello.

 

 

***************

 

 

L’uccellino che si fermò sul davanzale della finestra cinguettò allegramente, godendosi il raggio di sole che illuminava la stanza e commettendo l’errore di pensare che il suo canto fosse sufficiente ad allietare la giornata nascente.

 

Quanto si sbagliava.

 

Amelia aveva perso la sensibilità nelle labbra a furia di mordersele, ma che altro poteva fare… se le fossero scappati tutti i singhiozzi e i singulti che stava ingoiando, come minimo avrebbe svegliato il bellissimo ragazzo rosso che dormiva alle sue spalle, col viso affondato nel suo collo e un braccio protettivamente stretto attorno ai suoi fianchi sottili. Era così vicino che sentiva il suo respiro rilassato e sereno, il suo petto che si alzava e si abbassava contro la sua schiena, quel lieve soffio d’aria che gli usciva dalle labbra socchiuse e le accarezzava il collo.

 

Se qualcuno le avesse detto che il momento più bello della sua vita sarebbe stato anche il più brutto, Amelia non ci avrebbe mai creduto. Non avrebbe mai potuto credere che il suo sogno, nell’avverarsi, si sarebbe trasformato in un incubo.

 

Ancora non riusciva a crederci, lei e Jack erano stati insieme… avevano fatto l’amore, tante volte, sempre più meravigliosamente… aveva passato la notte più bella della sua vita, e ogni volta lui era stato così dolce, passionale, amorevole, premuroso… aveva perso il conto di quante volte le aveva sussurrato di amarla… sembrava quasi che facesse tutto parte della pagina di una fiaba a lieto fine. Ma non c’era lieto fine per lei, e questo le faceva bagnare le guance di nuove lacrime calde.

 

Ora lei lo amava anche più di prima, per quanto impossibile questo potesse sembrare… ed era proprio per quell’amore immenso che non poteva godersi il suo sogno. Perché lui non doveva ricordare niente di quello che era successo… quella notte doveva essere cancellata dalla sua memoria.

 

Amelia sapeva perfettamente che a sbagliare era stata lei, con la sua debolezza, aveva ceduto e ora poteva già immaginare quello che sarebbe successo: Jack si sarebbe svegliato e da sobrio avrebbe capito di aver fatto un errore – con la persona più sbagliata che ci fosse in circolazione – e si sarebbe sentito in colpa, le cose fra loro sarebbero cambiate… la loro amicizia si sarebbe logorata lentamente fino a distruggersi, proprio quando lui aveva più bisogno di lei, oltretutto… e questo non lo poteva permettere. Jack le aveva sempre dato tutto, anima e cuore, le era sempre stato accanto quando aveva avuto bisogno di aiuto, le aveva dato una famiglia, le aveva restituito la vita stessa, e poi lei lo adorava al punto da sentire il cuore dolerle fisicamente. Per più di una settimana aveva dovuto leggere nei suoi occhi blu di solito così vispi e pieni di vita solo dolore e tristezza, e aveva pregato di poterlo prendere lei quel malessere per far stare bene lui… evidentemente qualcuno dall’alto l’aveva ascoltata.

 

Amelia sorrise fra le lacrime quando provò ad alzarsi e Jack la strinse possessivamente a sé, benchè nel sonno. Riuscì a districarsi lentamente dal suo abbraccio, e si fermò per un lungo momento a guardarlo. Era bellissimo, ora sembrava perfino rilassato e sereno… aveva i muscoli distesi, non più in tensione, i capelli umidi e spettinati in modo adorabile che le ricordavano il ragazzino tutto sport e conquiste di Hogwarts, quell’adorabile canaglia che era capace di corteggiare tre ragazze contemporaneamente, ma bastava che lei facesse uno starnuto e lui era lì al suo fianco… il suo viso, così contratto in quell’ultimo periodo, era tornato a vestire quell’espressione furbesca e dolce insieme…

 

Che stai sognando, amore mio?, gli domandò Amelia, accarezzandogli i capelli e la fronte ancora leggermente imperlata di sudore. Si chinò a baciarlo un’ultima volta, lottando contro il singulto che le stava per scuotere il corpo, stringendo fortissimo gli occhi. Le lacrime le bagnavano il collo ormai, ma non poteva permettersi il lusso di perdere il coraggio di farlo. Afferrò la bacchetta dal comodino e l’appoggiò delicatamente contro la fronte del ragazzo che amava mille volte più della sua stessa vita, e chiuse forte gli occhi. Non voleva farlo, non voleva… ma doveva, doveva per lui… perché era lui la cosa più importante, lei poteva sopportare, lui no… lui doveva solo essere felice… e lei non lo voleva perdere, e lo avrebbe perso perché era stata debole… lo doveva fare per forza… doveva… doveva e basta, perché lui non l’amava… con che occhi l’avrebbe mai potuta guardare al suo risveglio… no, non voleva ma doveva…

 

…ti amo…

 

“Oblivio.”

 

 

*********************

 

 

 

*Plin Plon* La Direzione avverte i signori lettori che se non abbassano lance, pugnali, balestre, archi, spade e mitragliatrici automatiche, l’autrice non potrà uscire a parlare e a fornire le spiegazioni adeguate. Grazie. *Plin Plon*

 

*Sunny sbircia dalla fessura del baule nel quale si è chiusa*

 

… ma mi odiate così tanto??? “°.°” Oooooook, gente, firmiamo un armistizio e parliamone tutti insieme con calma! ^____^

 

Prima di tutto scusate per l’attesa, ormai sono diventata un guaio in quanto ad aggiornare, ma un esame di maturità è quanto di peggio si possa augurare a qualcuno, la prossima volta che vi va di maledire qualcuno, ditegli “Devi fare un esame di maturità!” …vi garantisco che coglie… #______#  Detto ciò… maaaaadre, che cosa mi hanno combinato Jack e Amelia… pasticcio pasticcissimo!!! E soprattutto diciamo che il finale è stato parecchio triste, me ne rendo conto… come una cretina mi commuovo anch’io! Adesso non starò qui a dirvi il perché e il per come di quello che è capitato, se vi fidate anche solo un pochetto di me o se conoscete le mie storie sapete che mai niente succede per caso… c’è sempre un motivo per cui succede una cosa nella vita! Steacy, purtroppo, era destinata a questa fine ingiusta fin dall’inizio, infatti a volte mi faceva quasi pena e cercavo di concederle clemenza perché poverina, non aveva altro torto all’infuori di amare la persona sbagliata… errore in cui, chissà perché, ci imbattiamo spesso! -________-  Però una cosa ve la dico… occhio perché tutti qui hanno più di un ruolo, Steacy compresa… e non aggiungo altro neppure sotto tortura!

 

Per quanto riguarda la decisione di Amelia… eeeeh lo so, lo so che molti non la comprenderanno e nemmeno la giustificheranno, ma sapete che vi dico? Amy è un personaggio molto indipendente anche dal mio modo di pensare, e ha fatto la sua scelta… che tutto sommato, vista la situazione, non è neanche tanto sbagliata. Ha avuto paura, è vero, però è anche vero che lei è una ragazza molto sola, ed ha il terrore di perdere in un colpo solo l’uomo che ama e il suo migliore amico, insomma il suo tutto. E’ così facile puntarle il dito contro e giudicarla? Io dico di no. E poi personalmente, come autrice… pur assecondando i lampi di genio di queste due teste d’uovo, francamente a me il signor Jack Weasley non pare così maturo per una cosa importante come quella che tutti si aspettano che scoppi con Amelia… ve lo dico prima, non mi chiedete se mai torneranno insieme perché non ve lo dico nemmeno se mi torturate! Potrebbe essere un si, potrebbe essere un no… ricordatevi che stavolta sarà molto più imprevedibile delle precedenti! ^________-

 

Oooh, chiarito questo… posso gettarmi a terra tipo monaco buddista e ringraziarvi tutti per tutte le magnifiche e numerosissime recensioni che mi avete lasciato! Vi amo! Vorrei accontentarvi tutti solo per l’affetto e l’incoraggiamento che mi date ogni volta! Speriamo di non deludervi mai! Adesso passiamo ai ringraziamenti, fatti bene stavolta!

 

P.S.: crepi il lupo! Grazie per tutti gli incoraggiamenti per l’esame! ^_____________^

 

Caillean: questo è il complimento più bello che potessi farmi… che ti regalo emozioni! Grazie con tutta l’anima, Caillie, sei un tesoro! Un bacissimo!

Kim: …donna, dillo che ormai stava per uscirti dalle orecchie questo chappy… quanti anni ha, uno intero più o meno? Sii, ti ricordi? Undici mesi fa! *__________* Amorina mia, sono io che ti ringrazio di esistere… t’ho fatto un po’ piangere stavolta, ma… vogliamo peggiorare la situazione? In sottofondo al pezzo finale ascoltati la musica di Tragedy2, il video su Ep.III… se non ce l’hai te la mando! ^__________- Love you!

Yelle: eh si, tesora, io adoro Star Wars! Visto che Alex e Katie stavolta li ho lasciati quasi in pace? Mentre ahimè, se hai un debole per tutto ciò che fa piangere… stavolta ti ci puoi fare un bagno dentro! ^_______^ Grazie tesorissima, un bacio forte!

Maria-chan: tesora, perdonami se non ho ancora visto il tuo video… questa maledetta linea da 56Kb sta attentando al mio sistema nervoso! è____é Uh, non mi dire che ti ho uccisa con questo chap per Jack e Amy?? ^____^ Bacissimi!

Julie: ottima analisi, cara, non ho nulla da aggiungere perché hai colpito in pieno il fatto! Adesso vediamo che ne pensi di quello che è successo… ^_____- Un bacione!

MM1981: mi fa piacere di sapere che sei una fan di Ron, carissima, anch’io e da morire! E si, in effetti Jack è molto simile al suo papà… ora bisogna solo vedere come si comporterà! ^______^ Un bacio grande!

Milky Black: in effetti purtroppo bisogna aspettare, ma mi fa piacere che per te l’attesa sia ben ripagata! ^_____^ Un bacio enorme!

Ale69: bimba! Piccolotta, se l’altra volta il chap ti aveva commosso, secondo me qua ti sei proprio squagliata, piccinina! Nuuuu!! ^________^ Su, che mammina ti manda un bacio gigante e schioccoso! Niente lacrimucce!

Hiromi91: quanto mi fa piacere!! Sono riuscita a farti un inconsapevole regalino, in onore della tua cresima! ^_______^ Ancora augurissimi, allora! Un bacissimo!

Giugizzu: ti ringrazio infinitamente per i complimenti!! E’ un onore! Per Steacy posso solo dirti che tutto ha uno scopo in questa parte della saga di BAWM, e alla fine ti sarà più chiaro… per il momento la povera bionda ha dovuto per forza abbandonarci! Un bacio forte, e grazie ancora!

Meggie: la mia cara amica dalla manina magica! Ih ih, in effetti tu sei tutta contenta che non c’è più la velina tettona, ti pensavo mentre scrivevo! ^_________^ E Alex… ahimè, il ragazzo è bastardo dentro… Katie sta addolcendo una parte di lui, ma c’è ancora taaaaanto ghiaccio da squagliare… un baciotto spumoso, torna presto a scrivere!

Blacky: tesorina, grazie infinitissime per le cose belle che hai detto! Me profondamente onorata! *inchino* Ohi, non ti ho ripagata con una situazione allegra per stavolta, perché Jack e Amy hanno combinato un po’ di casini… ma tu non demordere, eh, continua a leggere perché… non si sa mai quello che può succedere! ^______- Un bacio immenso!!

Teta: grazie mille!!! E’ sempre una gioia sentirsi dire certe cose! Un bacio grande grande!

Angele: tesooora! Tu non hai idea della mia curiosità… sono proprio curiosissima di vedere lo striscione che sventolerai stavolta! ^_______^ E se mi danno un oscar… lo divido con te, con Kim, con Judie, con Vale, con Eli, con Strek, con Phoebe e compagnia! Smack, bacissimissimo!

Avana Kedavra: amica! Ma grazie! Ti ho pensata, perché da adesso in poi ci saranno un po’ più di momentini per Harry e Ginny, stagionati ma sempre innamoratissimi e più affiatati che mai! E hai fatto centro, cara… rivoltaaaa!!! ^_____- Baci galattici!

Saturnia: amicissima! Ahimè, Steacy doveva proprio lasciarci così, e Jack… Jack finalmente si sta svegliando, comincia a capire un po’ la realtà delle cose… che poi ora manco può capire tutte le cose, perché questa non se la ricorderà… °.° Non sai quanto sono curiosa di vedere cosa ne pensi di questo chap! Ehi, non c’era il cespuglio di kore, ma direi che il senso è quello! ^_________^ Un bacio formato famiglia!

Daffydebby: perdono, cara, non ho potuto far prima… esame del…!! Ohi ohi, mi sa che stavolta ho fatto il bis e ti ho commosso di nuovo… ^_____^ C’è un po’ di casino qui, senior inclusi, bisogna capire che sta succedendo! ^_____- Un bacio gigante!

Oryenh: tesorissima, se l’ultima volta ti ho lasciato di sasso, adesso ti ho proprio uccisa! ^_____^ Eh, ahimè, l’atmosfera è quella di una guerra imminente e nessuno è al sicuro… è una fase no per molti dei nostri amici! Abbi fede, c’è ancora un casino di eventi che devono succedere, buoni e non… bacioni grandissimissimi!

Ruka88: …in realtà prevedevo un po’ di esultanza generale! ^___^ E ti ho ascoltato in pieno, cara, perché ti ho regalato qualche secondo di Jack e Amy, ma per coerenza non ho permesso che tutto all’improvviso il giovanotto s’innamorasse, che sarebbe stato assurdo… contenta? Un baciottolone!

Giulietta89: …il tuo amorino direi che ha fatto qualcosa, anche se si è andato a cacciare decisamente nei guai! ^____^ Adesso vediamo come ne esce… un bacio schioccoso e grazie ancora!

Giuggy: eeeeh, sbaglio o tu signorinella te la ricordavi questa cosa? Quindi non sarà una sorpresa! Sono curiosissima di vedere se ne escono fanny… ^________- E Amelia che disegna… omaggio a una certa persona di mia conoscenza che ha una super matita al posto della mano! ^______- Non mi annegare nelle lacrime, e vai a rispolverare quello che ti ho raccontato l’estate scorsa… ^_____^ Un baciottone!

Lilith: eh si, cara, Amelia ha via libera… peccato che le cose siano andate un po’al contrario! Curiosa di sapere se risolveranno i loro problemi? …confesso che lo sono anch’io! ^______- Un bacio grandissimo!

Maga Magò: povera cara, t’ho tenuta in crisi di astinenza! Perdono! Spero cmq che questo chap ti sia piaciuto, così almeno mi sono fatta un po’ perdonare! ^_____^ In effetti prima o poi subirò un ammutinamento dai miei personaggi! ^______- E poi credimi, finirà il mondo prima della mia gioia nel sentire un complimento, anche piccolo! ^___^ Bacissimissimi!

Strekon: il mio primo cadavere è una ricorrenza da festeggiare! ^_________^ *Sunny tutta orgogliosa di aver intrapreso la strada per il Lato Oscuro* Ahia, mi sa che la situazione è il doppio più spinosa di prima… mentre per Simon… hai colto in pieno, grande amicissimo! Simon sembra perfetto in apparenza, ma non lo è affatto… e il suo difetto più grande è di avere attacchi di egoismo che non controlla neppure lui… tipo quello che gli è successo la volta scorsa! Sfatato il mito, il ragazzo è umano! ^_______- Un bacissimo!

Judie: consorte!! Controlla la posta, ti scriverò nei prossimi minuti… grande, moglie, hai beccato l’allusione! Si si, Taventoon ha molto della Umbridge, solo che è molto, molto peggio… presto scoprirai perché! Rassicurati che scriverò quella robetta che ti dicevo… e sai che ti dico? Te la dedico anche! E altrimenti a che servono le brave sposine, no? ^_________- Ehi, io sono in astinenza da BH!! Ti adoro tantissimo, e dai un bacio alla Sery!

Fabry: si, lo so, sembra una roba disumana… ma Steacy non è morta perché stava antipatica a qualcuno, semplicemente perché nel corso delle cose era un evento necessario… prometto che alla fine sarà tutto chiaro! Un bacio!

Cloudy: ebbene si, tesora, ci avevi azzeccato su Alex… che più che ipocrita (…lo è, lo è…) è molto combattuto… Simon tende a voler dimostrare sempre a tutti che non lo intimidisce niente, e stavolta ci è andato giù più pesante… e prometto che nel prossimo chap avrai il tuo Mel, parola mia! Un bacio formato gigante!

Lulu: eh si cara, gli amici sono la cosa più importante… questo forse ti permetterà di capire meglio la scelt di Amelia! Tombletone è troppo bello, mi hai fatto morire dalle risate! Uhm… il chap non è lunghissimo, però è abbastanza intenso… va bene uguale? Un bacio schioccosissimo!

Giuggia89: augurissimi, tesoro, buon compleanno! L’ho mancato di un paio di giorni, ma per il resto… il regalo c’è! C’è Jack tuo al massimo delle sue possibilità, direi… e si, hai una gran ragione… tutti amano il potere di Kaie e lo ritengono bellissimo, ma non è tutto oro quello che luccica e la medaglia ha sempre due facce…! Ancora buon comply, un bacio super grande!!!

Lady Numb: non ti preoccupare, cara, in quanto a poco tempo parli con una che è ridotta da fare pena! ^_____________^ In comoenso, Jaack/Amy fan, hai avuto qualcosina su cui illuderti per un momento… per la serie “E’ stato bello finchè è durato!” ^____________^ Bacionissimo!

Vale: tesorissima mia, quanto mi mancano le tue storie!!! ç____ç Grazie per la comprensione, cara, e infatti hai capito benissimo lo spirito della fine tragica di Steacy… non sai quanto è importante per me in questa fase della storia sapere che ne pensi, amicissima mia! Un bacio smisuratamente grandissimo!

Phoebe80: bella! Amica lo so, purtroppo Ron è stato ritirato dal banco frigo… mannaggia… e dire che io proprio ieri ho visto un muratore rosso della tua età che era la fine del mondo, e ti ho pensato un sacco! ^________- Bravissima amica, hai colto in pieno! Simon assomiglia alla mamma in tutto o quasi, ma ha anche qualcosina del papà… precisamente l’irruenza e la pretesa di dare il massimo al suo amore sempre e comunque! *_____* Un bacio scoppiettante e possibilmente rosso! ^___-

Ale: eh, tesora, ti ho ascoltato in parte… volevi che Jack si accorgesse di Amy, e se n’è accorto eccome… peccato che fosse un po’ su di giri anche! Non ti abbattere, non si sa mai cosa riserva il futuro… ^__________^  Bacissimissimi!

Kayano84: prima di tutto grazie per i complimenti, mi fa piacere che agli altri episodi di BAWM ti sei appassionata tanto... per il resto... tranquilla, tu sarai anche schizzinosa come dici ma io non ho la pretesa di non meritare critiche, quindi sentiti pure libera di farne! Posso non condividerle a pieno, ma le accetto come accetto i complimenti perchè va bene così... facendo pratica s'impara meglio! ^_________- Un bacio!

Ginny: tesorissima! Ma che video magnifico quello su Mel e Simon, non smetterò mai di dirtelo… grazie! Eh eh, si direbbe che Alex il cuore lo usa in modo alternato, a volte c’è e a volte non c’è… ^_____^ E Simon, ciccino… poooovero! Un baciotto!

Marilia: ooh, a te mi sa che ho già risposto in privato! ^_____- E stasera mi cerco cinque minuti di tempo fra un libro e un altro e ti rispondo all’ultima mail, promesso! ^________^ Un bacissimo!

Karien: amica, bentornata! Eh eh eh, ormai fra te e Taventoon è guerra! ^_________^ Vai, distruggilo!! Un bacio forte forte!

Eli: tesorissimissima mia! Quanto ti capisco in fatto di tempo libero che non c’è… povera, se ti ho sconvolto col chap precedente, figuriamoci ora! Ti devo ripescare col retino!! ^___________^  Cicci, mi raccomando, appena hai pronto mezzo rigo del nostro progetto, ricordati che io sono una delle tue fan più accanite e mi prendo il diritto di anticipazione!!! ^_____- Un bacio supersonico

Alexandra Hadley: tesoro, la tua recensione è importantissima come le altre! Ed è un onore ricevere i tuoi complimenti! ^__________^ Ti ringrazio e mi complimento con te per la tenacia… ci credo che dopo tutta questa letturona ti bruciano gli occhi! Ma grazie mille ancora! Un bacio enorme!

Kaho-chan: Hermione sarà orgogliosissima della sua fan tifosissima! ^_______^ Quanto a Dan e Jack, cara, mancano tanto anche a me… prestissimo li rivedrai in azione coi loro soliti dialoghetti sballati e allegri! ^______- Un bacissimo!

Iceygaze: Icey, mi mancavi!! Guarda, non parlare con me che la 56Kb la ucciderei, mi sta togliendo la sua salute… uhm… amicissimo, perché ho la sensazione che se a metà chap hai avuto un moto di amore nei miei riguardi, ora devo stare attenta a porte e finestre nella notte? “°.°” Mamma, ho paura che mi starai proprio odiando… nuuuuh, amico, un momento, non ti lasciar travolgere dagli eventi così, io non li ho mica ammazzati questi due, finchè c’è vita c’è speranza!! Trattiamo… ti mando Amelia direttamente a casa e senza veli, parola mia! Amici di nuovo? ^___________^ Bacioni grandissimi!

 

…quanto adoro impiegare più tempo a rispondere a tutti che non a scrivere un chap, è una soddisfazione che neanche vi immaginate… e vi adoro per questo! Spero di non deludervi mai, dico davvero! Bene, adesso che l’ora d’aria è finita torno fra gli schiavi… pardon, sui libri… e per il prossimo chap, beh… ahi… perché si chiama “Cuori a pezzi”, mi sa che si possa vagamente intuire, c’è aria di crisi generale qui… *l’autrice tossisce e si dissocia dai suoi personaggi* ^_____________^ Baci baci, ci si rivede alla prossima!!

 

Sunny

 

 

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Capitolo 11
*** Cuori a pezzi ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 10: CUORI A PEZZI

 

 

 

Dare you to move

Dare you to lift yourself off of the floor
Dare you to move
Like today never happened
Today never happened before
Welcome to the fallout
Welcome to resistance
The tension is here

Between who you are and who you could be

                                               Dare You To Move, Switchfoot

 

 

***************

 

 

Quella mattina Jack si trascinò nella sua cucina con una strana sensazione addosso… imbarazzo? Disagio? Malessere generale? Strano, perché sotto un altro aspetto si sentiva come rigenerato… sembrava che alla fine le parole di Amelia avessero sortito l’effetto desiderato, perché ora aveva voglia di tornare a vivere… però aveva uno strano senso di vuoto in testa e non riusciva a capirne il motivo. Come se gli mancasse qualcosa.

 

Amelia era proprio dove si supponeva che fosse… preparava la colazione, ma a differenza del solito non cantava né si muoveva a tempo di musica, si limitava a girare il latte nel pentolino sul fuoco con lo sguardo perso nel vuoto.

 

Jack si sforzò di reprimere quella strana sensazione ed entrò piano, per non farla sussultare visto che sembrava pensierosa. “Ehi.”

 

Amelia gli rivolse un breve sguardo e continuò a fare quello che stava facendo. “Ehi.”

 

“Ho… dormito più del solito stamattina, mi dispiace.” Jack fece un sorriso un po’ timido, avvicinandosi. “Toccava a me preparare, scusami.”

 

“Non fa niente.” Amelia non staccò gli occhi dal pentolino.

 

Jack la guardò per un lungo momento… e notò che i suoi occhi erano gonfi e lucidi. “Hai pianto?”

 

“Cosa? Oh… oh, no.” Amelia sorrise in modo palesemente forzato. “Ho fatto lo shampoo e mi è andato negli occhi.”

 

“Ah.” Jack annuì, ma non potè fare a meno di notare che con la scusa di controllare il latte, Amelia si era districata via la mano che lui aveva coperto con la sua. Forse c’era davvero qualcosa che non andava, per questo quella sensazione di disagio… che adesso notava anche in lei…

 

“Hai… dormito bene?”

 

Jack scrollò le spalle. “Diciamo di si… in realtà ho come una specie di vuoto in testa, non mi ricordo cos’ho fatto ieri.”

 

Amelia evitò accuratamente il suo sguardo, impegnandosi a versare il latte caldo nelle due tazze. “Non stare troppo a scervellarti, eri ubriaco fradicio.”

 

“Già.” Jack sorrise, imbarazzato, e si massaggiò la nuca. “Appunto per questo volevo chiederti… si, insomma… ho combinato qualche idiozia? Cioè… ti ho dato fastidio in qualche modo, non so…”

 

Amelia sentì i muscoli dello stomaco contrarsi dolorosamente, ma mantenne il suo statuario autocontrollo. “Perché me lo chiedi?”

 

“No, è che…” Jack ridacchiò. “Stamattina mi sono svegliato nel mio letto completamente nudo, e non vorrei aver… insomma, mi odierei a morte se ti avessi messo in imbarazzo in qualche modo, ecco.”

 

Lo so… lo so che ti odieresti…

 

Amelia fece un sorriso tremulo e prese la scatola di cereali dalla mensola. “Non ti sei messo a cantare nudo in mezzo alla casa, se è questo che ti preoccupa. Probabilmente devi essere andato in camera tua e ti sei spogliato perché avevi caldo.”

 

“Beh, meno male allora.” Jack fece un sorrisetto di tipica marca Weasley… uno di quelli che lei tanto adorava, e che non vedeva da un bel po’. “Perché se avessi visto me come primo uomo nudo della tua vita, sarebbe stato incoraggiante ma anche deleterio… dopo nessun altro avrebbe potuto reggere il confronto.

 

Perché metti il dito nella piaga…

 

“Ooh, sicuramente.” Se Amelia non fosse stata così impegnata a cancellarsi dalla testa le immagini di Jack la notte precedente, forse avrebbe notato che stavano scherzando proprio come i vecchi tempi… prima di Steacy.

 

Jack osservò i movimenti poco fluidi di Amelia e avvertì la sua tensione… normale, dopo la settimana che le aveva fatto passare. Quello che stava per dirle l’avrebbe certamente tirata su di morale. “Ho deciso di tornare nei War Mage.”

 

Amelia si bloccò e lo guardò con un piccolo sorriso speranzoso e incredulo insieme. “Dici davvero?”

 

Jack annuì. “Si, beh… insomma, sono vivo solo grazie a Steacy. E dovunque lei sia, se mi sta guardando finora non le ho dato un motivo per essere fiera di me… mentre io voglio che ora sia felice, felice come non sono stata capace di farla io.”

 

“E’ così bello sentirti dire queste cose…” Amelia si odiò profondamente quando sentì le lacrime pungerle gli occhi… non poteva permettersi il lusso di piangere, non in quel momento e non davanti a lui…

 

Jack si strinse nelle spalle e le sorrise. “E poi non potrei mai lasciare incustodito il mio Koala al lavoro, no?” il sorrisetto gli sparì dalla faccia quando vide due lacrimoni scivolarle lungo le guance. “…Amy…”

 

“N-No, scusami…” Amelia si asciugò freneticamente gli occhi con le maniche. “… scusa, non so nemmeno io perché… questa è tutta colpa della mia stupida emotività, o forse p-perché sono così felice che tu ora stai tornando quello di una volta…”

 

“…Amy, è normale sfogarsi un po’…” Jack le accarezzò il viso… e rimase senza parole quando si vide schiaffeggiare via la mano.

 

Amelia si coprì la bocca con le mani, inorridita per quello che aveva appena fatto. Aveva respinto in quel modo assurdo una carezza del suo migliore amico… perché nella mente e nel cuore aveva ancora marchiate a fuoco tutte le coccole appassionate della notte precedente, e non riusciva a immaginare che quelle mani l’avrebbero sfiorata di nuovo senza tutta la loro passione e il loro amore…

 

…brava, complimenti… hai ceduto alla debolezza, e guarda cos’hai ottenuto… guarda cos’hai fatto alla vostra amicizia… guarda la sua espressione ferita…

 

“Mi dispiace tanto, scusami…” piagnucolò, barcollando verso di lui e abbracciandolo forte, nascondendo il viso nel suo collo.

 

“Ehi, va tutto bene…” Jack la strinse forte nel suo abbraccio, baciandole la testa e accarezzandole la schiena e i capelli. Non riusciva a capire esattamente perché stesse piangendo e singhiozzando in quel modo, poteva sembrare uno sfogo ma sapeva un po’ troppo di disperazione… forse aveva avuto paura di perderlo. In ogni caso Amelia odiava le domande indiscrete mentre non si sentiva a suo agio, per cui Jack non gliene fece… si limitò a tenerla fra le braccia finchè il suo pianto non si fu ridotto a pochi singulti rari, ingoiando a fatica la tremenda voglia di sapere.

 

 

***************

 

Julie sembrava quasi in trance mentre fissava il paesaggio fuori dalla finestra della sua stanza al Ministero. Non poteva evitarlo… continuava a guardare se dietro le finestre dei palazzi di fronte ci fosse qualcuno. Dalla sera del suo attacco guardarsi intorno di continuo era diventata un’abitudine, non poteva proprio farne a meno… e si sentiva sempre così tesa da sobbalzare per tutto, come in quel momento che aveva fatto un salto gigante perché qualcuno aveva bussato alla sua porta. Aveva davvero i nervi a pezzi.

 

“Ehi, si può?”

 

“Simon!” Julie sorrise largamente quando vide entrare suo cugino. “Che ci fai da queste parti? Credevo fossi allergico alle scartoffie.”

 

“E continuo ad esserlo.” Simon le diede un lungo bacio sulla guancia. “Ti ho interrotta?”

 

“Nah, stavo facendo la paranoica come al solito.” Julie ridacchiò. “Potrò anche sembrarti pazza, ma quando guardo fuori ho sempre la sensazione di essere… osservata.”

 

Simon s’incupì. “A me tutto questo fa solo venire la bile in bocca per i nervi, credimi.”

 

Julie gli accarezzò comprensivamente un braccio. “Deve essere stata molto dura rimandare il matrimonio a una settimana di distanza.”

 

“Già.” Simon tirò su col naso e guardò altrove. “Devo ancora decidere se la parte più brutta è stata restituire i vestiti alla sartoria o tentare di spiegare al prete che non è stato un ripensamento il nostro. No, aspetta… c’è quello delle bomboniere che è stato molto comprensivo, ci ha praticamente scaraventato dietro lo scatolone con la roba e ci ha chiesto tutti i soldi fino all’ultima moneta. Più di duecento galeoni per delle bomboniere che al momento sono nella soffitta di casa, e che probabilmente avranno la muffa quando le potremo utilizzare.”

 

“Tesoro, mi dispiace tanto… Mel come sta?”

 

“Come chi cerca di mascherare le proprie emozioni e ci riesce da schifo. Cerca di sorridere, di rassicurarmi, ma non può fingere con me. Io lo sento dentro quello che prova lei.”

 

Julie sospirò e si strinse nelle spalle, scansandosi dalla fronte una lunga ciocca di capelli ramati che le erano caduti sul volto triste. “Lo so che non ti aiuterà sentirtelo ripetere ancora, ma si tratta solo di un rinvio… magari soltanto di un paio di mesi, perfino di meno…”

 

“Stronzate.” Simon scosse la testa. “Che ne sappiamo noi di quando e come finirà questa storia? Non sappiamo neanche se arriveremo vivi alla fine di questa specie di incubo.”

 

Julie si morse le labbra. “Non ti ho mai sentito parlare così.”

 

“Perché finora nessuno aveva mai cercato di manipolare la mia vita. E io detesto quando qualcuno cerca di utilizzarmi come una fottuta marionetta. Sono io che prendo le mie decisioni, e non lo faccio certo perché qualcuno mi minaccia.”

 

“Ti capisco e sono del tuo stesso parere, ma ora come ora non possiamo…”

 

“Chi lo dice questo?”

 

Julie lo guardò stupita. “Simon…”

 

Il ragazzo sbuffò e si passò una mano fra i capelli, scuotendo leggermente la testa. “Lo so che ti sembro egoista… che in questo momento in cui rischiamo tutti la pelle penso solo agli affari miei… in parte è vero, perché io sono egoista e lo sono sempre stato, ma la verità è che non ce la faccio a veder soffrire Mel in questo modo sapendo che è colpa mia… no, non dire che non è così perché non è vero! Chiunque sia, sta rompendo l’anima solo alle nostre famiglie.”

 

Julie si ritrovò costretta ad annuire. Aveva ragione. “Si, questo è vero, ma non l’abbiamo chiesto noi questo trattamento di favore… quindi non è colpa tua.”

 

Simon serrò la mascella. “Jay, no… almeno tu devi capire. Sei l’unica che può farlo.” Sospirò sconfortato e la guardò negli occhi. “Non me ne frega niente di quello che mi dice la testa, io quella donna la amo con tutto me stesso e ci vivo per un suo sorriso. Beh, sono giorni che non la vedo sorridere.”

 

Julie gli prese una mano fra le sue. Suo cugino si riteneva egoista, ma in realtà aveva un cuore immenso e colmo di amore, e il suo senso di giustizia e responsabilità lo rendevano solo più grande… e più degno di essere adorato. “Tesoro, lei non sorride perché è preoccupata per te, perché anche lei ti ama pazzamente.”

 

“Comunque io non posso vederla così.” Simon la guardò con decisione. “Quindi ho deciso di sposarla in segreto.”

 

Julie rimase letteralmente basita, e spalancò occhi e bocca. “Come?!... ma… non lo puoi fare!”

 

“E chi me lo impedirà? Mio padre? Mia madre?” Simon fece una smorfia e scosse la testa. “Occhio che non vede, cuore che non duole.”

 

Julie scosse freneticamente la testa e lo fece sedere su una delle poltrone, prendendo posto davanti a lui. “Simon, amore mio, tu lo sai che sono sempre dalla tua parte… ma questo non lo puoi fare, non va bene, finiresti per ridurre un gesto così importante a una ripicca, non…”

 

Simon inarcò pericolosamente un sopracciglio. “Stai dicendo che sposerei Mel solo per fare un dispetto a dei pazzi assassini?”

 

“No, ovvio che no!” Julie intuì che doveva misurare le parole… a causa della sua grande somiglianza con sua madre, dimenticavano tutti troppo spesso che Simon era un Weasley a tutti gli effetti… e che l’impulsività faceva parte dei suoi geni, come stava ampiamente dimostrando. “Dico solo che non ti è andato giù il divieto di zio Ron, e ora sei disposto a fare le cose di nascosto pur di non obbedirgli. Ecco tutto.”

 

Simon fece una smorfia delusa. “Ingenua.”

 

“Ah, non è così?”

 

“No, non è così! E’ vero, papà mi ha deluso… questo è un maledetto gioco a chi abbassa lo sguardo per primo, un gioco a cui lui è sempre stato un campione, e invece stavolta ha deciso di cedere per primo… ma non è questo il punto. Mi ha deluso, ma non ce l’ho con lui… solo che non condivido la sua scelta. Non voglio sposarmi di nascosto per fargli un dispetto, semplicemente perché voglio che sia ben chiaro quello che penso io di tutto questo casino. E cioè che non ho la minima intenzione di essere io ad abbassare lo sguardo per primo! Ci hanno già portato via fin troppo. Non gli permetterò di rubarmi anche la libertà.”

 

“Tuo padre è un grande War Mage, se ha agito in questo modo ci sarà un motivo, non credi? Lui ti adora, e vuole solo il tuo bene…”

 

“Ho ventidue anni, maledizione, non sono un moccioso! Non può decidere lui per me, soprattutto quando si tratta di Mel. E poi francamente, ma cos’è questa storia? Arrivano quattro pazzi invasati che vogliono giocare con le nostre vite, e noi ce la facciamo nelle mutande?”

 

Julie scosse la testa. “Questi quattro pazzi invasati fanno sul serio, Simon.”

 

“Anch’io.” Replicò duro il ragazzo. “Ho abituato tutti troppo bene, tanto io sono il bravo ragazzo di famiglia… sono quello responsabile… quello che obbedisce se gli viene ordinato qualcosa… beh, sorpresa sorpresa, sono anche un uomo adulto ora. E devo prendermi cura della famiglia che voglio formare. Fanculo questi stronzi, che ci provassero a venire… ti giuro che li aspetto.”

 

Julie chiuse un attimo gli occhi. “Stammi a sentire, Simon, io capisco bene cosa provi… so che sentirsi manipolati è frustrante e ingiusto, però so anche che tuo padre agisce solo nel tuo interesse. Qualche volta non lo vediamo perché ci fanno rabbia, ma i genitori parlano per esperienza… per non farci commettere gli stessi errori che hanno fatto loro… perché ci amano, perché agiscono seguendo il cuore, e a volte sbagliano ma non meritano di essere puniti per questo.”

 

Simon si accigliò. “Non eri tu quella in guerra con tuo padre?”

 

Julie sorrise largamente. “Ho parlato con papà… e si è finalmente offerto di dare una possibilità a Chad. Vuole conoscerlo per capire se è vero che mi merita. E’ stato onesto con me, mi ha raccontato le sue paure di padre… soprattutto le sue paure di uomo che è cresciuto senza una famiglia alle spalle… mi ha chiesto di aiutarlo a venirmi incontro, e io voglio farlo perché lo amo infinitamente. E anche se siete troppo testardi per ammetterlo, anche tu e tuo padre vi amate moltissimo… se ci rifletti, se ne parli con lui… perché non provi a dire a lui quello che hai detto a me?”

 

“Semplice… perché mio padre non è un uomo da compromessi. E che fortuna, mia madre è ancora peggio. Dio li fa e poi li accoppia, eh?”

 

Julie gli strinse la mano. “Piccolo, promettimi che non farai niente senza prima averci pensato attentamente su… promettimi che non toglierai ai tuoi genitori e a noi tutti la gioia di vederti coronare il tuo sogno d’amore.”

 

“…no. Non posso promettertelo. Non a costo della felicità della donna che amo.” Simon si alzò in piedi e le fece una piccola carezza sulla guancia. “Grazie per avermi ascoltato, comunque… confido nella tua riservatezza.”

 

Julie annuì esitante e lo guardò uscire… sperando e pregando con tutta se stessa che tutta quella razionalità disarmante che aveva sempre contraddistinto il suo cuginetto ricomparisse in tempo per tenere a freno la sua volontà di fuoco di marca Weasley.

 

 

***************

 

 

Anthony York fece una smorfia beffarda quando vide la figura incappucciata avvicinarsi e uscire dal passaggio segreto fra le rocce. “Ooh, solo dieci minuti di ritardo… dici che devo mettermi a ballare per festeggiare l’evento?”

 

Alex si sfilò il cappuccio dalla testa e lo fulminò con un’occhiata glaciale. “Se ti senti spiritoso, sappi che non sono in vena.”

 

Anthony inarcò un sopracciglio. “Ultimamente sei sempre simpaticissimo, Malfoy.”

 

“Poche chiacchiere, ho fretta. Cosa vuoi?”

 

“Se non è troppo disturbo, vorrei sapere le novità.”

 

“Non ce ne sono rispetto a tre giorni fa.” Alex conficcò le mani nelle tasche del mantello e si appoggiò pigramente a una delle rocce. “Katie è sempre molto tesa, scrive ai genitori appena ha un minuto libero, è agitata…”

 

“Perciò è vulnerabile.”

 

Il leggero rumorio che facevano le piccole increspature dell’acqua del lago riempirono col loro rumore quella pausa di tetro silenzio.

 

Anthony si schiarì la gola. “Correggimi se sbaglio, Alex… ma non eravamo abituati a pensare che perde sempre il primo che abbassa la guardia?”

 

Alex fece una smorfia ironica. “E’ decisamente questo che conferisce onore a un vincitore, l’aver sconfitto il suo nemico quando non era in grado di difendersi. Brillante davvero.”

 

“Giuro sulle palle di Stephen che non ti capisco più, Malfoy… questa è la tua missione! Sono i tuoi ordini! E tu non solo te ne sbatti altamente, adesso ti metti anche a fare del sarcasmo sulla natura stessa della nostra causa!”

 

Alex lo guardò furibondo, e fece due passi avanti. “Non c’è onore a vincere così… il buon nome della mia famiglia non riacquisterà il suo valore perché mi sono rigirato su un dito una ragazzina innamorata!”

 

Anthony fece una smorfia sprezzante. “Non credere che tuo padre e tuo nonno fossero tanto più puliti… hanno fatto anche di peggio, caro mio.”

 

Alex guardò il ragazzo che aveva davanti con un cipiglio duro e cupo. “Mi avete mandato qui a giocare una partita, giusto? Beh, il mio avversario ha le palle solide come l’acciaio… merita un confronto a viso scoperto, non questa farsa.”

 

“Non puoi decidere tu come gestire questa missione. Sibilò Anthony a denti stretti. “Soprattutto quando ad assegnartela è stato Mortimer Lestrange in persona.”

 

“E’ tutto sbagliato.” Alex spostò i suoi occhi di ghiaccio verso il laghetto moderatamente tranquillo. “Tutto.”

 

Anthony rimase in silenzio per un lungo momento, quindi appoggiò stancamente la mano sulla parete rocciosa e scosse la testa. “Maledico Stephen McNair, e il fatto che abbia sempre maledettamente ragione.”

 

“Lo credi davvero così infallibile?”

 

“Si. Si, ne sono fermamente convinto. Quell’uomo è un demonio, e oltretutto è nel giusto quando dice che chi abbassa la guardia per primo è fottuto… e infatti tu ti sei fottuto perché l’hai abbassata per primo.”

 

Alex evitò il suo sguardo. “Adesso non ricominciare, per favore.”

 

“A me non puoi raccontare cazzate, Malfoy. Non sono nato ieri, e ti conosco da una vita. Non ho ancora ben capito il perché, né come diavolo questo sia potuto succedere… ma la realtà dei fatti è che tu ti sei innamorato di quella ragazzina.”

 

“Non lo so, non lo so il perché.” Alex si passò una mano fra i capelli, e non osò sollevare lo sguardo da terra. “So solo che siamo completamente diversi, lei è il giorno e io la notte, lei è la luce e io l’ombra… siamo l’uno l’opposto dell’altra, questo siamo.”

 

“Piccolo bastardo.” Anthony sospirò, stanco e sfiduciato. “Tu sei proprio innamorato.”

 

Alex esitò a lungo. “Questi non sono affari che riguardano nessuno di voi.”

 

“Questa ragazzina ti ha proprio strappato via le palle, Malfoy… è una missione importantissima, ti stanno tutti addosso e tu nemmeno te ne accorgi.”

 

Alex gli rivolse un’occhiata carica di veleno. “Me ne accorgo eccome, ci sei tu che me lo ricordi ogni santo minuto che ti vedo. E pensare che ti credevo dalla mia parte…”

 

“Accidenti a te, Alex, sono fin troppo dalla tua parte!” Anthony gli diede uno spintone, facendolo arretrare bruscamente. “Ho lasciato un ragazzo in gamba e con le idee chiare quattro mesi fa, e ora ritrovo un dannatissimo idiota sentimentale che è pronto a dar via tutto quello in cui ha sempre creduto per farsi una scopata!”

 

Alex gli restituì lo spintone con una rabbia feroce. “Tieni a freno quella merda di lingua che ti ritrovi!! Io non rinnegherò mai quello in cui credo, ma se pensi che i miei obbiettivi siano gli stessi di Lestrange, allora non hai capito proprio un accidente! A me interessano solo i cazzi miei, e francamente l’ultimo dei miei problemi è preoccuparmi delle manie di conquista di quel pazzo!!”

 

“Allora ho ragione io quando dico che il cervello te lo sei completamente bevuto!” al massimo della frustrazione, Anthony si coprì gli occhi con le mani per un momento. “Credi che il nome dei Malfoy sarebbe rispettato nella società di oggi? Pensi che tutto il Mondo della Magia ti accoglierà a braccia aperte perché sei bello e te la fai con la figlia di uno importante? Ma non capisci?! L’unica speranza che hai di recuperare le tue origini si chiama Mortimer Lestrange, solo con lui al potere potrai ottenere quello che vuoi… o ti devo ricordare che i genitori della tua adorata fidanzatina e tuo padre si odiavano a morte? Prova a vedere un po’ che succede se vai da Ron Weasley e ti presenti col tuo vero nome… guarda un po’ se Hermione Granger è disposta a invitarti a pranzo la domenica per festeggiare il fatto che ti fai la figlia, avanti, che ci vuole? Ti ci sei integrato così bene, non è vero… Templeton?”

 

Alex Templeton… è questo che io sono per Katie. Io amo lei, ma lei di chi è innamorata? Di qualcuno che non esiste…

 

Anthony sbuffò e lanciò in acqua una pietra che aveva in mano. “Alex, quelli come noi non hanno possibilità di farsi accettare dalla società… per i cosiddetti buoni noi siamo i mostri cattivi, nessuno di questi idioti che hai conosciuto riconoscerà il tuo valore quando saprà chi sei veramente, mentre con Lestrange sarai temuto e rispettato. Non era questo che volevi?”

 

“Si.” Alex chiuse gli occhi e appoggiò la nuca contro le rocce alle sue spalle. “Era quello che volevo.”

 

“Alex, io non so cosa devo dirti di più… come amico ho il dovere di farti notare che ti stai fottendo con le tue stesse mani, e che ti stai fottendo alla grande… stavolta non sarà solo il buon nome dei Malfoy a farne le spese… e se proprio non vuoi farlo per te, fallo per lei. Lestrange ti schiaccerà come un insetto se si accorgerà che ti stai ribellando, e manderà di sicuro un altro al posto tuo, qualcuno che non avrà il tuo stesso riguardo per la biondina.”

 

Alex ingoiò il vuoto e non replicò né aprì gli occhi. Quelle parole erano maledettamente vere, e per questo sembravano pesare una tonnellata.

 

Anthony gli battè la mano sulla spalla e poi prese la sua passaporta. “Pensa a quello che ti ho detto, Malfoy. Pensaci bene.”

 

La passaporta si attivò e risucchiò via il ragazzo, lasciando Alex con la sola compagnia delle piccolissime ondine increspate del laghetto.

 

 

***************

 

 

Harry sorseggiò il suo drink e gettò un’occhiata fugace alle sue spalle, per poi tornare a guardare avanti con un sorrisetto beffardo. Herbert, che gestiva il Paiolo Magico praticamente da un tempo quasi immemorabile, gli fece un amichevole cenno di saluto e gli indicò la porta.

 

“Ehi, Harry… cos’è, le signore mogli si sono date appuntamento per buttarvi fuori di casa?” disse ridendo, mentre asciugava un piatto.

 

Harry rise e annuì. “Più o meno.”  Mormorò, aspettando che Ron finisse di scrollarsi di dosso la neve prima di entrare e salutare a sua volta il simpatico e grassoccio proprietario del locale. “Finalmente ce l’hai fatta a trascinarti qui.”

 

“Scusa tanto, ho voluto far fare quattro passi all’amico là dietro.” Mentre si sedeva, Ron indicò la porta alle sue spalle… poco dopo fece il suo ingresso un ragazzo alto e poco robusto, che dopo essersi guardato in giro andò a sedersi a un tavolo non molto lontano dal loro.

 

Harry rise. “Oh, ne hai uno anche tu, eh?”

 

“Eh, credevi di essere l’unico con l’ammiratore segreto?” Ron inarcò le sopracciglia e ridacchiò. Gli bastò un’occhiata per indovinare chi era l’uomo incaricato di pedinare Harry, seduto qualche tavolo più indietro. “Ecco, i soliti favoritismi… il tuo è decisamente più bello del mio.”

 

“Devo ricordarmi di mandare a Taventoon un cestino di frutta per ringraziarlo del privilegio.”

 

“Altrochè.” Ron si voltò e disse al locandiere di portargli la stessa cosa che stava bevendo suo cognato, poi tornò a concentrare su Harry la sua attenzione. “Certo che è stato solerte l’amico, potremmo quasi dire che siamo il suo primo pensiero.”

 

“E ha ben ragione di pensarlo.” Harry fece un sorrisetto e abbassò la voce. “Ho fatto un paio di scoperte interessanti.”

 

“Mh.” Ron ebbe il suo boccale e ne sorseggiò il contenuto. “Ok, dimmi tutto.”

 

“Ho fatto un po’ di ricerche… Taventoon discende da una famiglia che fino a qualche tempo fa era piuttosto conosciuta…” Harry fece una specie di sorrisetto amaro. “Mai sentito parlare dei Mulciber?”

 

Ron ci riflettè per un momento. “Il nome mi suona familiare, perché?”

 

“L’avrai sentito sicuramente nominare da tuo padre. I Mulciber hanno fatto parte dell’armata di Voldemort ai tempi dei miei genitori. Il loro nome non è mai stato depennato dalla lista dei mangiamorte, e dopo sono stati costretti a scappare per tutta l’Inghilterra in cerca di un nascondiglio. E indovina un po’… la nonna della madre di Taventoon era la moglie dell’ultimo Mulciber in circolazione.”

 

Ron fece una smorfia di orgoglio e stupore. “Però, ti è servita la mattinata in archivio… stai proprio imparando a fare il generale, se ti metti a lavorare con le scartoffie.”

 

“E la prima cosa che farò con quella poltrona sotto il sedere sarà promuovere tua sorella.” Harry fece un sorrisetto orgoglioso. “Dovevi vederla, a distrarre il biondino là dietro facendogli credere di essere una signora in cerca di attenzioni giovanili…”

 

“Beato te che puoi contare sull’aiuto di tua moglie.” Ron ridacchiò. “Io il mio ammiratore segreto l’ho dovuto lasciare a Willy Lo Schizzato.”

 

Harry rise, pensando alla spia di Taventoon alle prese con il simpaticissimo ex-ladro in pensione quasi completamente sordo, e terribilmente invadente nel raccontare di continuo la sua storia, molto devoto a Ron per averlo fatto scagionare quando ‘per errore’ aveva fatto scivolare un’incudine sulla testa della suocera.

 

“Che cosa ti hanno detto in giro?”

 

“Knockturn Alley è piuttosto attiva ultimamente.” Ron fece una smorfia e buttò giù un sorso di birra. “Sta succedendo qualcosa di strano, perché tutti sanno ma nessuno si scuce una parola… però ho trovato un uccellino che moriva dalla voglia di farsi una cantata, e tirando un po’ le somme sono cose che ci potrebbero interessare non poco.”

 

“Con chi hai parlato?”

 

“Con un tizio a cui hanno ucciso il fratello esattamente due mesi fa… ti dice qualcosa il dieci Novembre?” Harry s’irrigidì… in quella data sua figlia aveva rischiato di saltare in aria su un ponte. “Forse tu non ricorderai altro che quello che è successo a Julie, ma di sicuro non puoi aver dimenticato la scusa che ti ha rifilato Taventoon per giustificare il mancato intervento dei nostri uomini sul tuo caso.”

 

Harry serrò visibilmente la mascella. “Una rapina alla Gringott con tanto di morti e feriti meritava tutti i War Mage che si potevano mandare sul posto.”

 

“Precisamente.” Ron annuì una volta. “E scommetto che non te ne sei fregato un benemerito a suo tempo, ma il giorno in cui Dan ha fatto quel volo da paura… una palazzina qui a Hogwarts era stata fatta saltare in aria appena un paio d’ore prima.”

 

“…per questo motivo gli Auror volevano il caso di Dan, per lasciare a noi massima libertà di azione con la palazzina.” Harry si accigliò. “Tutto combacia. Ma…”

 

“Il fratello del tizio con cui ho parlato era un ladro, uno piuttosto capace che lavorava assieme ad altri professionisti dell’ambiente come lui. Due giorni prima dell’attentato a tuo figlio questo è stato avvicinato da un tipo che gli ha offerto un sacco di soldi per distrarre le autorità dallo stadio il giorno della partita. Il lavoro è stato eseguito a dovere, ma al momento di pagare qualcosa è andato storto, perché nessuno ha intascato neanche un centesimo e tutti hanno improvvisamente dimenticato perfino di essersi lavati i denti quella mattina.”

 

“Un Oblivio.”

 

“E’ quello che hanno sospettato tutti. Ma aspetta che non è finita. Il nove Novembre una donna ha fatto la stessa offerta sempre al fratello della nostra talpa, con una variante… questa stronzetta era appena una ragazza e voleva fare il colpo del secolo, di diversivi non se n’è parlato.”

 

“E dopo il colpo li ha obliviati di nuovo.”

 

“No. Evidentemente la signorina era a corto di spiccioli e non le andava di dividere… perché li ha fatti tutti secchi.”

 

Harry si massaggiò la fronte coi polpastrelli, cercando di riordinare tutte le informazioni nel cervello in modo da capirci di più. “Abbiamo le prove che le due cose siano collegate?”

 

“Abbiamo il fratello dell’ucciso che è arrivato sul posto proprio mentre la puttanella se ne andava dopo aver fatto piazza pulita.” Ron storse le labbra. “Pare che le abbia visto il marchio nero tatuato sulla spalla.”

 

“Reclutano dei diversivi per dare a Taventoon delle scuse, così nessuno può accusarlo formalmente.” Harry sbuffò e annuì stancamente. “Si sono organizzati bene, i bastardi. Noi siamo pieni di supposizioni e deduzioni, invece loro hanno le spalle ben coperte. Così non ce lo possiamo trascinare al Wizengamot quel verme di Taventoon.”

 

“Sinceramente non è in tribunale che lo porterei io…”

 

“Quando le cose si saranno chiarite, per quanto mi riguarda non ne lascio osso su osso di quella merda. Ma non ci riprenderemo i distintivi se agiamo da soli.”

 

Ron vuotò il suo boccale. “Come ci muoviamo adesso?”

 

Harry esitò. Non sapeva come dirglielo, ma aveva un tremendo sospetto e non poteva consentire ai sentimenti di impedirgli di esternarlo se questo significava correre ai ripari ed evitare il peggio. “Sta’ a sentire, io non ti voglio allarmare… però hanno già pizzicato Dan, Jack e Julie e ci sono andati ogni volta più vicini… non sappiamo che hanno in mente, ma se davvero sono i nostri figli i loro obbiettivi…”

 

Ron sospirò pesantemente. “Simon e Katie.”

 

Harry fece una smorfia amara e annuì. “Già. Se hanno deciso di colpire noi attraverso loro, i due più piccoli sono rimasti ancora scoperti.”

 

“Non li toccheranno.” Il tono di Ron era pungente e glaciale come la punta di un iceberg, ma nei suoi occhi bruciavano fiamme di odio. “Non ci provassero neanche, perché quanto è vero Merlino, mi riempio la vasca del loro sangue e ci faccio il bagno dentro.”

 

Harry capiva perfettamente quella sensazione, perché ne provava una identica anche lui ogni santissimo giorno da che quell’incubo era cominciato. “No, infatti li fermeremo prima. Continueremo a stare addosso a Taventoon perché si sente già col fiato sul collo, lo vedi, sotto pressione cederà, non è uno stratega… e poi voglio chiedere a Hermione di mettermi in contatto con Rogers.” Ron annuì. Il secondo di Harry, il maggiore Rogers, era veramente un uomo leale e devoto di cui potersi fidare ciecamente. “E cerchiamo di recuperare anche Ike e Natan. Facciamo le cose per bene stavolta.”

 

Ron annuì. “Io cercherò di parlare col preside di Hogwarts, voglio avvertirlo di far sorvegliare con più attenzione il castello. Almeno Katie vorrei saperla al sicuro. Con Simon purtroppo non sarà altrettanto facile.”

 

“E’ ancora furioso per il matrimonio?”

 

“Ha ragione, Harry, ha solo ragione. Se qualcuno avesse chiesto la stessa cosa a me nelle stesse circostanze, col cazzo che avrei obbedito.” Ron scosse piano la testa. “E’ il più responsabile di tutti e mi fido molto di lui, so che è in gamba, ma cercherò di tenerlo comunque sotto controllo… senza togliergli neanche un istante di libertà, però.”

 

“Non parliamo di libertà, ti prego.” Harry fece una smorfia avvilita. “Ho promesso a Julie di non privarla dei suoi spazi, ma ogni volta che la vedo uscire mi verrebbe voglia di chiuderla a chiave in camera sua.”

 

“Alla fine facciamo pure la figura dei genitori apprensivi, proprio noi che non lo siamo mai stati e proprio ora che loro hanno tutto il diritto di mandarci al diavolo.” Ron scosse la testa e fece una smorfia. “Sarà meglio darci una mossa con questi bastardi. Non mi piace dar ragione a Jack.”

 

Harry inarcò un sopracciglio curioso. “A proposito di che?”

 

“Detesto dargli un motivo valido per chiamarmi Grande Padre.” Ron fece un sorrisetto e si voltò verso il bancone alle sue spalle. “Ehi, Herbert! Vieni un po’ qua, per favore!”

 

Harry controllò l’orologio. “Cerchiamo di scavare su quello che abbiamo per le mani, e vediamo che ne sanno anche Ike e Natan.”

 

“Io dico a Hermione di Rogers.” Fece Ron, mentre pagava il panciuto proprietario del Paiolo Magico.

 

“Mh.” Harry si guardò alle spalle con la coda dell’occhio, quindi fece un sorrisetto e guardò l’ometto grassoccio davanti a lui. “Ehi Herbert, me lo faresti un piccolo piacere?”

 

“Certo che si, Harry! Che vuoi che faccia?”

 

 

 

 

 

Il ragazzone alto e magro che stava seguendo Ron si mise ben dritto sulla sedia quando vide che il suo uomo si stava alzando. Lanciò un’occhiata d’intesa al suo complice, un biondo seduto a pochi metri da lui, ma quando fece per alzarsi si ritrovò di fronte inaspettatamente Herbert, che gli porse un boccale stracolmo di burrobirra.

 

“Prego.”

 

“Ehi, ma che significa? Io non ho ordinato questa roba.”

 

“Calma, amico… è un regalino da parte di quei due signori laggiù, Harry Potter e Ron Weasley.” L’ometto porse un altro boccale all’altrettanto stupito biondo dietro di lui. “Hanno detto di dirvi che vi augurano una buona giornata, si scusano con voi se vi hanno fatto passeggiare in lungo e in largo, e poi vi chiedono anche di portare i loro saluti al signor Thomas Taventoon.”

 

Impietrito, il ragazzo alto tornò a guardare dritto davanti a sé: accanto alla porta, Harry gli strizzò un occhiolino e Ron gli fece un beffardo saluto militare, un istante prima di uscire dal Paiolo Magico con due sorrisi smaglianti sulle labbra.

 

 

***************

 

 

Dan sbuffò e si asciugò con la manica la fronte imperlata di sudore, rivolgendo uno sguardo poco amichevole al suo allenatore. Royson ultimamente non era mai soddisfatto delle prestazioni della squadra, e sembrava quasi che quel pomeriggio avesse deciso di spennare tutti i Cannoni, uno dopo l’altro.

 

“Abbiamo provato la tattica dell’Incrocio Scrociato almeno venti volte ieri, com’è che oggi non vi riesce?!” tuonò l’uomo dal berretto arancione, facendo risuonare la sua vociona nello stadio. “Dalton, hai qualche problema a distinguere la destra dalla sinistra? E tu, Jordan, è quello il meglio che sai dare nel volo rovesciato? Hollard, poco ci mancava che ti andassi a fotografare dritto sull’erba! Che ti prende, non sai più come si frena una scopa? Adesso portate tutti le vostre chiappone in aria e fatemi vedere immediatamente qualcosa di decente, o vi posso assicurare che passerete il resto del pomeriggio a pulire gli spalti!! Sono stato chiaro?!”

 

I ragazzi sbuffando annuirono, e uno alla volta si alzarono in volo… contraddire Royson quando era così nervoso significava scatenare l’inferno, e nessuno aveva questa voglia. Dan montò a sua volta sulla scopa, quando vide una figura elegante e snella muoversi a passi veloci e felpati lungo il bordocampo dello stadio, in direzione degli uffici al piano di sopra. Sarah non si fermò, ma mentre camminava si voltò e incrociò brevemente lo sguardo con Dan… solo per pochi secondi, però, perché poi tornò rapidamente a guardare dritto davanti a sé, risalendo velocemente su per le scale e scomparendo nell’ingresso.

 

“Benissimo, adesso proviamo la finta con Lory che… ehi!” Royson appoggiò vistosamente le mani sui fianchi. “Potter, dove diavolo stai andando?!”

 

“Torno fra cinque minuti.” Dan ignorò le rumorosissime proteste del suo allenatore, lasciò la scopa al suo preparatore atletico e si allontanò nella direzione presa dalla ragazza qualche attimo prima. Come aveva immaginato, la trovò nel suo ufficio… in piedi di spalle alla porta, a riordinare documenti sulla sua scrivania con aria almeno apparentemente calma e controllata. Il completo opposto di lui, che entrando si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave nella toppa senza la minima grazia.

 

“Perché sei sparita?” sibilò Dan rabbiosamente. “Ti ho lasciato almeno venti messaggi negli ultimi tre giorni. Perché non mi hai mai risposto?”

 

Sarah non si voltò. “Ho avuto molto da fare. E se non ti dispiace, sto lavorando anche adesso.”

 

“Perché, io no?! Nel caso tu non te ne fossi accorta, mi stavo allenando!”

 

“Allora torna a farlo.”

 

Dan le causò un sussulto quando l’afferrò bruscamente per un braccio e la costrinse a voltarsi. “Perché mi eviti, Sarah? Che cazzo sta succedendo? Ho fatto qualcosa?”

 

“Tu non hai fatto assolutamente niente.” Lei cercò di mantenere il controllo. “Per favore, Dan, lasciami il braccio e torna ai tuoi allenamenti… la tua carriera deve venire al primo posto nella tua graduatoria.”

 

Dan la guardò incredulo. “…ma stiamo parlando la stessa lingua?! Ti comporti in modo strano, sparisci per tre giorni e adesso fai pure l’indifferente?!”

 

Sarah lo guardò male. “Non ti è venuto in mente che forse volevo starmene un po’ da sola?”

 

“Si, ma perché?! Se ho fatto qualcosa che non va…”

 

“Tu non hai fatto niente, la colpa non è affatto tua!” Sarah si liberò gentilmente il braccio dalla sua presa e tornò ad armeggiare coi suoi fogli, dandogli le spalle. “Dipende da me.”

 

“Sarah, giuro che non ti sto capendo.” Dan scosse la testa, mentre un ciuffo di capelli corvini e sudati gli si appiccicava disordinatamente alla fronte. “Voglio capire qual è il problema, e ti assicuro che non uscirò da qui se prima non mi avrai spiegato per filo e per segno cosa diavolo ti passa per quella testa.”

 

Sarah si passò nervosamente una mano fra i lunghi capelli castani. “Ho riflettuto molto in questi ultimi giorni… e ho capito tante cose.”

 

Dan si accigliò. “E che cosa avresti capito?”

 

Sarah si voltò a guardarlo con un’espressione afflitta. “Che non possiamo andare avanti così, Dan… non fare quella faccia! Ragiona: la tua famiglia sta passando un brutto periodo, tu ne stai soffrendo, sei stato in prima persona in pericolo… e io che ruolo ho avuto in tutto questo? Nessuno! Avrei dovuto starti vicina, essere lì per te, offrirti la mia spalla per appoggiarci la testa e avere un conforto, e invece no… ho dovuto mantenermi a debita distanza e continuare il mio lavoro come se tu fossi un estraneo, per non destare sospetti… ti rendi conto che è impossibile andare avanti così? Che futuro può avere una storia in cui io non riesco a comportarmi come la tua compagna anche se lo sono?”

 

“Ok, benissimo.” Dan fece una smorfia indifferente e allargò per un momento le braccia. “Vuol dire che la faremo finita con i misteri… cominceremo a comportarci come una coppia normale e soprattutto ufficiale.”

 

Sarah lo guardò come se avesse appena ammesso che gli asini volano. “Sei pazzo?! Mi sto facendo in quattro per far salire in alto il tuo nome, le convocazioni sono a meno di sei mesi e tu vuoi gridare al mondo intero che te la fai con la tua manager, così tutta la tua credibilità e la tua fama crolleranno come un castello di carte?!”

 

“Esattamente!”

 

“Esattamente un corno, non sai nemmeno tu a che cosa vai incontro! In Federazione ti accuserebbero di essere in conflitto di interessi e ti depennerebbero subito dalla lista della Nazionale, senza contare che la stampa scandalistica ti metterebbe sotto torchio portandoti nell’occhio del ciclone e questo alla fine minerebbe la tua carriera! E’ questo che vuoi?”

 

“Hai già un’alternativa, per caso?!”

 

“Si, anche se mi fa star male da cani… l’unica cosa che ci resta da fare è lasciarci finchè ne siamo ancora capaci.”

 

Dan inorridì e fece una smorfia disgustata. “E’ questo che ti hanno insegnato a fare, di fronte alle difficoltà ti arrendi al primo tentativo?”

 

“Tu non vuoi proprio capire.” Sarah chiuse gli occhi e si passò le mani fra i capelli. “Dan, quando sei caduto dalla scopa… mentre ti vedevo precipitare non pensavo ad altro che a quanto ti amo, e a quanto poco te lo dico… al fatto che te lo dico sempre protetta dalle ombre della notte e mai alla luce del giorno… e mentre eri in ospedale e io ero inchiodata in quella maledetta sala stampa, a sorridere cordialmente ai giornalisti e a fare finta che a rompersi l’osso del collo fisse stato solo uno dei tanti giocatori della squadra che rappresento… tu non puoi nemmeno immaginare come mi batteva forte il cuore, come stavo male… ho dato il peggio di me in quella conferenza, la mia professionalità è andata a farsi fottere… io volevo solo essere lì con te e tenerti la mano, volevo essere sicura di rivedere il tuo sorriso, di rivederti su quella scopa con quella divisa che ti fa ancora più bello di come sei… io volevo essere lì con te e la tua famiglia, e invece ero in una squallida sala stampa… neanche questo riesci a capire?”

 

Dan la prese per le spalle e la guardò dritto negli occhi. “E’ proprio perché lo capisco che non ci sto a far finire così la nostra storia d’amore!! Sarah, forse ti è sfuggito un passaggio qui… io sono pazzo di te, e non ti lascio andare… e se credi che mentre c’era tutta la famiglia attorno a me, quando ero in ospedale, questo mi bastasse… mi sono sentito veramente meglio solo quando ho visto te… stavo per mandarti Jack o Amelia per tranquillizzarti perché lo sapevo che probabilmente stavi dando i numeri per il panico, e invece poi sei venuta tu… sei venuta, capisci? Hai trovato il modo, quindi quello che dici non è vero! Io e te siamo speciali perché comunque vada, qualsiasi cosa succeda, riusciamo sempre a ritrovarci… non ho intenzione di perderti, è chiaro?”

 

“Dan, maledizione…” Sarah trattenne a fatica lacrime di frustrazione. “…tutto questo è colpa tua, perché io non mi sono mai lasciata andare tanto con un uomo, ho sempre mantenuto il distacco necessario… invece con te è tutto diverso, è più bello ma è anche più imprevedibile… i-io non ho il controllo delle cose, ho paura…”

 

“Io non permetterò alla tua paura di distruggere tutto quello che di bello abbiamo creato insieme.” Dan le sollevò il mento per guardarla in faccia. “Non te lo permetterò, è chiaro?”

 

“E io non ti permetterò di fare a pezzi la tua carriera!” Sarah sospirò stancamente. “Tu questo non lo puoi vedere e perciò forse non lo capisci, ma quando sei lassù in aria e vai al doppio della velocità del suono, quando voli così libero e felice e spontaneo, tu… tu… tu sei bellissimo e comunichi una voglia pazza di vivere a chiunque ti circondi… sei nato per volare, lo si vede da un miglio, e chi sono io per mettermi fra te e il tuo sogno di una vita intera?”

 

“Chi sei?? Te lo dico io chi sei.” Dan l’afferrò per le braccia senza darle il tempo di reagire, e incollò le labbra alle sue con una certa prepotenza… che mutò subito in passione quando non tardò ad arrivare anche la risposta di lei, una risposta bisognosa e disperata. E Dan ci impiegò il doppio del tempo abituale per farsi indietro e guardarla negli occhi. “Sei la donna che amo, ecco chi sei. Non baratto il mio amore con i miei sogni, perché anche amare così tanto una donna è un sogno per me… mio padre è innamorato di mia madre da quando erano dei ragazzini, e ancora oggi quando esce la mattina la bacia come se fosse la prima volta… questo è un sogno ben più grande di quello di volare per me, Sarah. Avere una famiglia come la mia, avere dei figli con la donna che amo… tutto questo verrà sempre prima.”

 

Sarah sentì due lacrime scivolarle lungo le guance e nascose il viso nel suo petto, stringendo nei pugni la sua casacca. “Se non mi fossi innamorata tanto di te sarebbe tutto molto più facile… il guaio è che io sono pazza di te… e che il solo pensiero di lasciarti fa male. Ma non so più che fare… né per te né per noi, non controllo più la situazione, non riesco a distinguere cosa è giusto e cosa no…”

 

Dan sospirò e le passò le braccia attorno ai fianchi, appoggiandole il mento sulla testa. “Amore, provo il tuo stesso senso di inadeguatezza… ma non ho paura, perché so che tu sei al mio fianco. Siamo due persone intelligenti, e in più formiamo un’ottima squadra insieme… ce la faremo anche stavolta, ma non dobbiamo cedere. Il segreto è restare uniti… quindi niente più fughe in solitudine, va bene? Qualsiasi cosa sia, la possiamo vincere se combattiamo fianco a fianco.”

 

Sarah annuì, stringendosi forte a lui. “Si… insieme. Insieme e basta.”

 

Dan sorrise e la baciò con tutto il suo amore.

 

 

***************

 

 

“Amy?”

 

Jack si tolse il giaccone e lo appese all’attaccapanni nel piccolo corridoio, lasciando lì anche gli scarponi sporchi di neve. Si assicurò per l’ennesima volta di aver sistemato a dovere gli incantesimi-barriera attorno alla casa, quindi si diresse verso la cucina… alquanto stupita e delusa fu la sua espressione quando invece di trovare la sua migliore amica vide la cena – chiaramente tenuta in caldo da un incantesimo – sul tavolo, con tanto di bigliettino appoggiato al bicchiere. Jack lo lesse rapidamente.

 

 

Morivo dal sonno e non sono riuscita ad aspettarti!

Mangia tutto, mi raccomando… ti voglio bene

                                   Popò

 

 

Jack sospirò profondamente. Non era così tardi, non erano neanche le nove e mezza… e non poteva negare di esserci rimasto male per non averla trovata lì ad aspettarlo. In fondo quello era stato il suo primo giorno alla War Mage Team dopo Steacy, e voleva raccontarle… al lavoro non si erano incrociati nemmeno per cinque minuti – lei in servizio esterno con Susy, lui a fare training con Lucas – e voleva dirle quanto ricordare le sue parole gli aveva fatto bene… soprattutto quando si era rivisto per la prima volta nello specchio con quell’uniforme addosso… ma a quanto pare tutte le belle parole dovevano essere rimandate.

 

Cercando di non fare troppo rumore, Jack raggiunse la camera di Amelia e bussò alla porta il più dolcemente possibile. “Amy? Stai già dormendo?”

 

Non ci fu risposta, ma per verificare lui aprì piano la porta e si affacciò nella stanza. Effettivamente Amelia dormiva nel suo letto, sdraiata su un fianco e di spalle alla porta. Jack lentamente si avvicinò e si sedette sul letto molto piano. Passò qualche secondo ad osservarla, nella speranza che non si fosse già addormentata del tutto, ma il suo respiro lento e regolare non gli lasciava molte speranze. Così, altrettanto lentamente, Jack si rialzò e si soffermò un attimo per coprirla col piumone, dandole un piccolo bacio sulla tempia, e a passi lenti e silenziosi uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

 

Due grossi lacrimoni le scivolarono lungo le guance, e Amelia trattenne a fatica un singulto. Non era riuscita a guardare in faccia Jack, era stata bombardata dai ricordi e aveva ceduto… per la seconda volta in una settimana non era stata forte abbastanza. Perché continuava ad avere davanti gli occhi blu in tumulto e i capelli umidi e spettinati dell’uomo che aveva amato e che le aveva sussurrato “Ti amo” tante volte, e quell’immagine faceva a botte con quella pudica e ben diversa del suo migliore amico… aveva ancora nelle orecchie la sua voce calda e affannosa che le ripeteva quanto l’amava, come si sarebbe preso cura di lei, quanto la desiderava e come voleva passare il resto della vita fra le sue braccia… e tutto questo la faceva stare male. Anche fisicamente, perché poteva sentire nitidamente lo stomaco contrarsi in crampi dolorosi e violenti.

 

La verità era che Amelia una cosa del genere l’aveva sognata mille volte e in mille modi diversi, e quando era successa si era sentita nel più alto e più completo dei paradisi, circondata da un’aura di amore infinito… come poteva dimenticare tutto questo? Era praticamente impossibile, e il fatto di ferirlo nel tentativo di evitarlo la rendeva consapevole di come facesse male anche alla loro amicizia… insomma, qualunque mossa avesse fatto, avrebbe sofferto. L’unica soluzione era sollevare un vero e proprio muro di ghiaccio contro quei ricordi di fuoco, nel tentativo di salvare la loro amicizia e la sua stessa vita che era diventata invivibile. Doveva riuscirci, perché non voleva più soffrire e doveva per forza ricominciare da zero…

 

…e ricominciare da zero significava dimenticare tutte le parole che lui le aveva sussurrato quella notte, parole che lei sapeva fossero il prodotto di disperazione e sbronza, ma in cui per un istante si era illusa di voler credere… e si era tesa da sola una trappola in cui era caduta miseramente.

 

Con un singulto di dolore e disperazione Amelia affondò il viso nel cuscino, lasciando libere le lacrime che si era ostinata a trattenere, e il pianto a dirotto che ne venne fuori le scosse anima e corpo con degli strazianti singulti disperati.

 

 

 

*********************

 

 

 

Si, mi rendo conto, questo chappy è stato un po’ triste… un po’ molto, direi… ma era anche un chap di transizione, eh… e vorrei far notare… il primo da diplomata!!!!!!!!!!!! *_____________* Evvai!!! Grazie a tutti quelli che mi hanno incoraggiato in questi giorni, siete i soliti tesorissimi! ^____________^ E la sorpresa, che ho saputo proprio ieri, è… diplomata con 100!!!! ^______________________^ Si festeggia, gente, si festeggia! Festeggeremo con la promessa che posterò il prossimo chap, che è un  chap molto importante, prima di partire per le vacanze… promesso promessissimo!

 

Oltre ai soliti grazie mille millissime perché veramente, va oltre ogni più rosea e ottimistica previsione avere tante recensioni, vorrei anche farvi notare quanto manca a sabato 16 Luglio 2005… *_________* …il cardiopalma cresce… e poi…

 

 

** ANGOLO DELLO SPOT **

 

Non ne ha assolutamente bisogno perché la sua fama la precede, ma dato che ultimamente sono fissata con la sua storia (veramente sono fissata anche con i suoi video, eh) vorrei segnalarvi una fanwriter che giuro, è centomila volte più brava di me… giuro con la mano sul cuore, se vi piacciono le mie storie e il mio modo di scrivere adorerete lei e la sua favolosa Becoming Heroes, perché la divina in questione è la nostra adorata Judie e vi consiglio, se non lo avete ancora fatto, di correre a leggere i suoi capolavori appena finite qui! ^______^

 

** CHIUSO ANGOLO DELLO SPOT **

 

 

^__________^  E adesso passiamo senza indugio agli special thanks! Ricordandoci prima, però, di assegnare un premio speciale alla critica a mia sorella Nenè che ha detto che l’allenatore di Dan, Royson, le fa venire in mente Ciccio Graziani… ^_______________^  …non se puede…

 

Kim: amore mio! Quello sciocco del tuo pc si sta dando una regolata?? Mi manchi! Eh si, questi chaps hanno teoricamente un anno, sono storici ormai! E nel prossimo… ^_______- Tesorissima, sei stata davvero la molla ideale, tutto lo staff di FMI fa un inchino profondo e devoto e ti ringrazia! ^_______^ Ti adoro come sempre!

Giugizzu: ma grazie mille! ^_______^ Sono onorata innanzitutto della tua fiducia! Visto, almeno con Katie e Alex ti ho fatto tirare un sospiro di sollievo… momentaneamente! ^___- Mi raccomando, continua a seguire che deve succedere ancora taaaaaanto… ^___- Un bacissimo!

Nene89: tranquilla, non ti picchio! ^___^ E sono d’accordo con te quando parli dell’amicizia di Harry e Hermione che non può diventare altro perché francamente anch’io la vedo pressocchè impossibile… #_____#  Meno male che c’è Alex! ^_____- Un bacione!

Ale69: bimbina! Come sono andati gli esami pallosi?? Eh eh, mamy ha le labbra cucite per Jack e Amelia, fanno già abbastanza guai da soli senza che ci metta il dito io… mentre per la storia della costellazione, quella che Alex ha raccontato a Katie, guarda… l’ho letta per caso in un libro di favole “alternative” mentre legiucchiavo qualcosina alla Fiera del libro della mia città… ma dato che il libro non l’ho comprato, non posso darti altri riferimenti! In realtà non mi ricordo neanche se era così che si scriveva il nome della tipa in questione! ^_________^ Bacissimo materno!

Fabry: sono d’accordo con te quando dici che non si può nascondere qualcosa a qualcuno in eterno… ^________- Ahi ahi, povera Amelia, io non la invidio proprio… ç_____ç Un baciotto!

MM1981: mai analisi di un personaggio fu più vera, ci hai azzeccato in pieno con Jack! ^_____^ Ti ringrazio infinitamente per la tua fiducia, prometto che farò il possibile per meritarmela! ^_____- E visto, con Harry ti ho accontentata! Un bacio forte forte!

Angele87: *Sunny afferra Alex, lo spoglia nudo, lo chiude a chiave nella Stanza delle Necessità e spedisce la chiave alla sua amica Angele*  ^______^  Amicissima striscionara!! Muoio dalla curiosità di vedere lo striscione di turno! Love, sono sempre onorata delle tue recensioni, sono fra le mie preferite… anche se stavolta la cosina profumata, detta anche povera Amely, è un po’ giù di corda… prometto un bel sorriso in arrivo anche per lei, ci stai? Un bacio smisurato, tvttttttb!!!

Julie: ma grazie, cara! Sono contenta che Katie ti piaccia! Lei e Alex stanno vivendo i loro buoni momenti… non garantisco sul futuro… *.* Mentre per Amelia e Jack, ahimè, non è un buon momento… però tu continua a seguire, ok? ^_______- Un baciottolo!

Iceygaze: uuuh, non mi hai ammazzato! Ma vai, ma vieni, sono salva! ^______^ Ecco, magari mi starai ammazzando adesso, amicissimo… mi rendo conto… ecco, per ricompensarti per la tua calma ti posso sempre spedire il famoso pacco regalo con Amelia dentro tutta infiocchettata, così la facciamo anche scappare da Jack! ^____-  Non ti perdere il prossimo chap! Un bacissimo!

Maga  Magò: nuuu, ho interrotto la danza della felicità! Perdono! *____* Consolati con delle bellissime vacanze, mi raccomando! Per quanto riguarda Katie… beh, lei sente sempre le sensazioni negative di chi sta male, e le sente fisicamente e psicologicamente, quindi povera, non è una roba facile… bacione estivo!

Marilia: ciao Mary! Ohi ohi, Amelia era lucida… al contrario dell’altro genio, lì! ^___^ E beh, tu dovresti già avere un piccolo indizio (mi raccomando, acqua in bocca!) perciò la perdoniamo? E il tuo trailer, come ti ho già detto, mi è piaciuto un sacco… poi adoro la sigla di Angel, perciò…! ^___^ Un bacio grande grande grande grande ma graaaaaaande!

Giuggy: ehi fata! Mi manchi! Soprattutto mi manca la tua manina magica, sono in crisi di astinenza… ç___ç Il prossimo chap dovrebbe esserti familiare… ^_____- Mentre per Alex… si, ragazza mia, ci hai proprio azzeccato! ^__________^ Fatti presto viva, che mi devi aggiornare sul tuo Clark Kent! Un kississimo!!!

Daffydebby: *inchino profondo* ma graaazie, tesorissima! E grazie per la comprensione… visto che siamo in tema di confidenze, direi che hai un’ottima inclinazione per la Divinazione… ^____- Ehi, io non ho detto niente, eh! *_______* Un bacio gigantesco!

Miky Black: ma grazie, cara, troppo buona! Un bacio!

Alexandra Hadley: eh si, tesora, la qui presente è proprio taaaaaanto sadica… ^_________^ Però visto, almeno Harry e Julie li abbiamo sistemati! Ooh, almeno loro! Mentre per Amelia… eh si, forse facendo così sarebbe indubbiamente stato più facile… ma quella ragazza è proprio una testa dura, non ha ancora deciso se vuole o non vuole ricordare! ^______^ Un baciotto forte!

Cloudy: tesora, perdona l’assenza di Chad, ma abbiamo avuto sia Dan che Julie che Harry e un accenno a una più che mai peperina Ginny… insomma, almeno i Potter stavolta li abbiamo sistemati! ^_____^ Prometto che Chad lo rivedrai presto, lui e le sue magliette… ^_____- E sai, anch’io adoro troppo Ron e Harry quando fanno fronte comune contro la povera Hermione, non hanno speranze comunque contro una tosta come lei! ^_____^ Un baci grandissimo!

Daisy: non ti preoccupare, cara, io sono sempre qui in attesa! ^___^ E poi con tutte quelle opzioni che mi hai messo a disposizione, visto… l’esame è andato bene! *________* Quanto hai ragione su Alex, sai… mi ci sono affezionata anch’io! Anche perché finora per lui è stata facile, ma adesso che le cose si sono complicate… *.* Un bacio formato famiglia!!

Avana Kedavra: amica e compagna di sventure da dita steccate, come ti capisco!! Io ho avuto il tuo stesso problema il mese scorso! ç_____ç Meno male che è passata… cmq, tesoro, tieni duro che passa presto pure a te! E per Harry e Ginny… ora che anche Mrs Potter si sta dando da fare forse più di quanto non abbia mai fatto in tutta BAWM, ne vedrai delle belle! Un bacissimo senza stecca!

Eli: mmore!! Questo “nooo” mi ricorda qualcuno… *cough*uncertobiondocapellonebonazzo*cough* ^____________^ Festeggiamo per Chad, mentre si prevedono tempi durissimi in arrivo… tesorissima, tutto questo finora non è stato che l’inizio della partita, i giocatori si sono riscaldati… le vere danze cominciano ad aprirsi adesso… ^_____^ (…si, quello era un sorrisetto sadico, love! ^^) Ti voglio il solito mondissimo di bene!!!!!

Vale: amicissima mia!!! Che dopo la magnificenza che mi hai fatto avere, sto meditando di farti pervenire l’oscar a casa per posta prioritaria… ricevuta la mia mail? Che carine le faccine nella recensione!!! La mia piccola Vale sconvolta!!! ^_____^ Però hai interpretato al solito divinamente la situazione e i personaggi, quindi non hai bisogno di chiarimenti perché al solito ci hai fatto centro! ^____^ E adesso, poco alla volta, bisogna stare dietro ai piani di Harry perché ci aiuteranno scoprire un bel po’ di cose… ^_____- Ti voglio benissimissimoooooo!!!!!

Yelle: beeeella quella canzone, e poi era in tema si! ^____^ Eh si, Harry povera stella vuole fare tanto e finisce per fare troppo… mi piace quando sbaglia, adoro gli eroi umani! ^___^ E grazie per la fiducia, tesorissima mia, sono onorata! Si, anch’io trovo che l’ascia di Gimli farebbe decisamente comodo in certe circostanze! *______* Un bacio kolossal!

Caillean: la penso proprio come te per Harry! ^___^ Cara, tempi di guerra si avvicinano visto che i nostri della “vecchia guardia” sono sul piede di guerra! E Amelia fa tenerezza tanto anche a me! Grazie, tesora, un kissotto fortissimo!

Meggie: ehi strepitosa! Ma graaaaazie infinite, tesorissima! Soddisfatta del lavoro della piccola Katie? Direi che si mietono i primi frutti! ^___- E in quanto alla modalità SW… siamo in due! *Darth Sunny/Mode On* Per il tuo batuffolo di cotone cicciosissimo… ohi, pare che zio Harry condivida il tuo timore… beh, io ho le labbra cucite, ma come dice la somma Kim… sono in fase Jedi Outside - Sith  Inside… ^________- Un bacio schioccosissimo!!!

Blacky: *Sunny corre a prendere lo spruzzino anti-asma…e poi si unisce al corso di yoga* ^_____^ Povera sconvolta amica mia! E povera anche la picciola Amelia! Però vedrai che la vita continua per tutti, anche per lei… e magari c’è un sorriso dietro l’angolo anche per una sfigata cronica come lei! ^___- Un bacio foooorte e yogoso!

Lilith: Amelia ti sarà senz’altro molto grata per l’appoggio! ^____^ E in effetti si, il povero Harry a volte esagera… ma in fondo povero, lui una famiglia normale non ce l’ha mai avuta… non ha potuto fare le prove generali! ^_____- Un bacio grandissimoo!!

Strekon: amicissimo! Ooh, finalmente abbiamo trovato un “bigbad” che fa penare i nsotri eroi come si conviene… so che ti piacerà quello che ho in testa, perché si prevede moooolto casino e soprattutto… tempi di guerra! Wow, sono onorata di sapere che la scena di Jack e Amy ti è piaciuta! Non ti preoccupare, anche per loro tuto ciò che pare scontato verrà completamente stravolto… o se lo stravolgeranno da soli, tanto sono casinari abbastanza anche senza che io ci metta le mani! ^_____- Ehi aspettati una mega mail domani! Baciottolo grande grande!!

Saturnia: amore mio, innanzitutto grazie per avermi avvertita che te ne andavi (ti sei divertita, si?) però ti ho aspettato! ^____^ Amica, ho tanto pensato al nostro adorato cespuglio di more… piantato e poi potato nel giro di pochi secondi… O________o E per le tue premonizioni… diciamo così: anche il prevedibile diventa imprevedibile con due spostati come Jack Weasley e Amelia Sheffield… ^______- Un bacio immensissimo!

Lady Numb: ciao tesora! Come ti è andato l’esame? Ce lo siamo tolto dalle pa…scatole!!! *________* Finalmente!!! Eh, tesora, la povera Amelia è complessa da capire ma ha le sue ragioni… Harry l’abbiamo convertito alla causa dei metallari (…speriamo, almeno! ^^) mentre per Alex, adesso si che sono convinta che il ragazzo filerà dritto, sotto la minaccia del Grande Fratello 2006! ^_________^ Un bacio galattico!

Ginny: ehi, grande regista! *_____* Tesoooora, disposta a tutto pur di vedere Jack e Amelia, perfino la Lazio!! O.O *Sunny afferra al volo Chad, lo spoglia nudo, lo incarta e lo spedisce alla sua amica avvolto in una bandiera giallorossa* ^______^  E il tuo Simon (qualcuno distragga Mel per un paio di secondi, please) stavolta lo abbiamo visto eccome, con intenzioni clandestine direi… *.* Baciottissimi giallorossi!!

Kaho_chan: ma certo che ti accontento, tesoro, il prossimo chap riserverà un momento di gioia a questa povera anima e sarò felice di pensarti mentre lo scriverò! ^_____^  E il povero Harry, visto? E’ sceso a compromessi! *_____* Un bacio fortissimo!

Hiromi91: si, mi rendo conto, è stato una punta di sadismo estremo da parte mia! ^____^ Uhm… quale episodio? A me non è arrivato nulla! Ma a che indirizzo l’hai mandata la mail? *.* Nuu, proprio nulla ho ricevuto! Ma cmq per sommi capi, per quello che ho capito, mi hai dato un’ottimo argomento per una shotty… che ti dedicherò appena ho il tempo di scriverla, promesso! ^_____^ Un baciotto!

Lulu: eh eh, mi sa che Julie e i suoi problemi col papà li abbiamo avuti tutti… tieni duro, sorella, prima o poi arriverà anche per te la maggiore età! ^_____- Dan eccolo qui, in questo chap splendente in tutta la sua gloria, mentre per Jack e Amelia… non vorrei dirti nulla, ma non ci sei andata affatto lontana… sshh! ^______- Bacissimissimo!

Ale: brava quell’amore mio, chi vivrà vedrà sul serio! ^____^ Amelia e Jack hanno tutto il tempo del mondo a loro disposizione, vediamo un po’ la signorinella che deciderà di fare… Chad forse comincia a fare breccia! *_____* Un bacio schioccoso!!

Giuggia89: eh, cara, sarebbe stato peggio se avesse aspettato la reazione di Jack… povera Amelia, ha già abbastanza da ricordare! ^___^ Alex dulcioso non lo vedo mica in una situazione facile… un bacio grandissimo!!

Carol87: FMI è colpevole di sospensione lavorativa! ^_______- Ahi ahi, l’incantesimo è riuscito bene eccome, direi… ma non è finita qui la storia! Oh, e per i trailer… ce ne sono un sacco! Mi sa che ti conviene iscriverti al gruppo di mia sorella (è gratis!) e lì trovi tutte le informazioni possibili! Il link è quello che ho messo nel mio profilo qui sull’EFP! Baciottoni!

Judie: dolce futura sposina mia adorata e divina! Si, love, la “vecchia guardia” si prepara a una guerra civile… wow! E Jack e Amy… ho le labbra cucite, anche se tu sai quella piccola cosa che ti ho spifferato da brava futura consorte… e io so quella che hai detto a me, e già ci piango… ç_____ç Dammi un bacio alla Nonny!! Ti adoro come al solito!!

Elanor Isda: pietà! Ehi, se mi ammazzi subito poi non puoi verificare se sono crudelissimissima o solo crudele… ^_____- Bacissimi!

Sibillara: ehilà, come sono andati gli esami? Dai che lo so che li hai sfasciati! ^___^ E sai che ti dico? Concordo in pieno! Con o senza controllo, Harry resta e sarà sempre un figone… a qualunque età! ^______-  Un bacio gigante!

Maria_chan: tesoro, se me lo chiedi così come faccio a tenere le labbra chiuse chiuse? Io mi squaglio! *_______* Tu piuttosto… a quando un altro bel capolavoro? Mi manca un tuo disegno di quelli bellissimi che sai fare tu! Un bacio schioccosissimo!

Lily Chang: grazie tesora, l’esame è andato benone anche se mi ha fatto penare! Eh si, in effetti Amelia si è trovata in una situazione difficilissima… e Alex, come giustamente dici tu, non ha nemmeno il tempo di capire che decisione prendere… qui c’è in gioco razionalità contro cuore, tu per cosa dici che propende? ^____^ Un bacio forte forte!

Karien: ciao amica!! Ih ih, Jack è un adorabile pazzo, non c’è che dire… sono assolutamente d’accordo con te! ^____- E il tuo amato taventoon sta per avere il suo bel da fare, direi che lo amano come te anche Harry e compagnia! ^_______- Un bacio galattico!

Rachel: sei perdonatissima, ti capisco eccome! E grazie mille per l’entusiasmo, sono felice che ti abbia preso anche questa parte della saga! ^____^ Un bacio grandissimo!

 

 

Bene, tesori santi, spero di non aver dimenticato nessuno… è sempre così bello ringraziare tutta questa bellissima marea di recensitori, vi giuro che a volte un chap è pronto ma lo posto con ritardo perché lo rileggo fino a che non ne sono convintissima… per la fiducia che mi accordate tutti quanti voglio darvi il massimo che posso! E intanto c’è un grazie + maxisorriso di ringraziamento per tutti in generale… se poi mi lasciate il vostro commentino anche stavolta, il sorrisino diventa un sorrisone… anzi, sapete che si fa? Ci sono i saldi estivi… per ogni recensione alle signore si offre una serata in compagnia di un maschietto a scelta del qui presente staff di BAWM, per i signori la stessa offerta ma con una femminuccia… approfittate finchè ci sono le svendite! ^___________-

 

E adesso volo a nanna… prossimo importantissimo chap, che prometto di postare prima della fine del mese… “Che scoop!” ^_________^  Buona nanna a tutti, e… manca meno di un giorno!!!!!! *_________________*

 

Sunny

 

 

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Capitolo 12
*** Che scoop! ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 11: CHE SCOOP!

 

 

I'm getting on, what's the use
You know how I get
I can't decide which is the truth
At least not yet
I got the feeling, it's you
What can be said, alone in this room, no…
You’re falling out, I'm falling in
So it's goodbye again
It's way past time for one last try
So it's goodbye... again
                                               Goodbye Again, Vertical Horizon

 

 

***************

 

 

Amelia strizzò gli occhi per un attimo e riprovò a colpire il sacco, e stavolta lo prese in pieno. Quella mattina si sentiva più male del solito, e considerato che nelle ultime settimane la sua salute non era stata al top, quello decisamente non era stato un buon inizio di giornata. A dire il vero non passava una giornata buona dalla vigilia di Natale, o più precisamente da quella prima maledetta settimana di Gennaio, da quando si era imposta di dimenticare quella notte e per questo era stata costretta ad evitare il più possibile il suo Jack. E restare senza il suo migliore amico per quasi due mesi era stato un inferno per lei. Così erano cominciati quei terribili crampi allo stomaco che a volte la facevano anche vomitare, e quel senso di fatica perenne che però imputava alle sessioni di massacrante allenamento in più che ora praticava per la maggior parte della giornata… erano un’ottima scusa per stare lontana da casa.

 

Ma quella mattina i suoi dolori sembravano quadruplicati. Per non parlare dei terribili e violenti giramenti di testa, che solo poco prima le avevano fatto mancare il sacco colpendo l’aria. Amelia sbuffò e si asciugò il sudore col suo asciugamanino, poi provò a riprendere a colpire il grosso sacco penzolante ma un nuovo e più forte giramento di testa la fece barcollare in avanti, tanto che ebbe bisogno di appoggiarsi al muro.

 

Che diavolo mi succede stamattina?!

 

“Qualcuno ha indetto una caccia alle mosche e non sono stato invitato?”

 

Amelia s’irrigidì visibilmente quando sentì quella voce viscida che purtroppo conosceva bene… e non potè non provare un brivido di disgusto quando sentì il suo fiato freddo sulla nuca.

 

“Avresti potuto dirmelo, tesoro.” Frank Famble ghignò sadicamente, allungandole le mani sui fianchi sottili. “Io sono abilissimo nella caccia. Riesco sempre a stanare le mie prede, prima o poi.”

 

Amelia fece una smorfia disgustata e si allontanò da lui. “Fuori di qui, mi sto allenando.”

 

“A fare cosa, a mancare il bersaglio?” con un sorrisetto perfido, il ragazzo tornò ad avvicinarsi e non le lasciò molto spazio a disposizione. “Posso sempre farti compagnia, ci si allena bene in due.”

 

“No, mi dispiace.” Amelia lo guardò con aria di sfida, senza paura. “Non riesco a sopportare la tua puzza.”

 

Frank le si avvicinò abbastanza da poterla guardare dall’alto in basso, a una distanza minima. “Dovrai abituarti a molti odori nuovi, cara mia.”

 

“Vai al diavolo.” Amelia fece per scansarlo, ma inaspettatamente si ritrovò la mascella impugnata in una delle mani del ragazzo e le mani immobilizzate nell’altra.

 

Frank la guardò con un ghigno di superiorità stampato sulla faccia, e si chinò leggermente su di lei. “Piccola sgualdrinella presuntuosa…” le sibilò. “…quando avrò finito con te, non potrai camminare per settimane… striscerai ai miei piedi come un povero verme… ma sai che ti dico… potrebbe perfino piacerti…”

 

Con una spinta decisa, Amelia si liberò e lo guardò con uno sguardo di fuoco. “Figlio di puttana, non provare a toccarmi di nuovo se non vuoi rimetterci una mano!”

 

Gli occhi di Frank quasi luccicavano… pericolosamente. “Sei così eccitante quando fai la dura… posso solo immaginare che cosa sarà per i miei sensi sentirti mentre mi implori di fermarmi… o di continuare, chi può dirlo, le puttanelle come te sono piuttosto ambigue da capire…”

 

“Porco pazzo e perverso, va’ fuori di qui!!” Amelia provò un profondo senso di rabbia misto a disgusto… e il terribile crampo che le assalì lo stomaco accentuò il senso di nausea. Questo indebolì una reazione che in un’altra circostanza sarebbe stata molto più terribile.

 

Purtroppo per lei il dolore allo stomaco si fece quasi insopportabile, e proprio in quel momento Amelia fu colta da un senso di fatica e sfinimento così forte che barcollò… e questo non sfuggì a Frank, che non perse l’occasione: le torse un braccio dietro la schiena e l’attirò di spalle contro il suo petto, tappandole la bocca con l’altra grossa mano invadente. “Fammi obbedire adesso, piccola Sheffield…” le sussurrò sadico all’orecchio, mentre con le dita le tappava anche il naso. “Su, coraggio, obbligami a fermarmi…”

 

Amelia non riusciva a crederci, sembrava tutto un incubo… le faceva malissimo il braccio, lo stomaco non le dava tregua, la nausea e i giramenti di testa si erano fatti insostenibili e adesso senza aria e senza la possibilità di muoversi le sembrava di impazzire… gemeva disperatamente mentre la vista le si riempiva di macchie nere, e la disperazione prese il sopravvento…

 

La mano si scansò, e lei riprese a respirare con affannose ed enormi boccate d’aria… e Frank sfruttò l’occasione per farle scivolare la mano lungo tutto il corpo e palpeggiarla con tutto il suo desiderio ardente, ancora più eccitato dal fatto che lei non potesse impedirgli di fare quello che voleva. Amelia si dimenò come poteva, maledicendo in tutte le lingue il fatto che non si stessero battendo ad armi pari, ma tutti quei dolori la tormentavano senza darle tregua… e poi le dita grosse e callose tornarono a tapparle il naso, e oltre all’aria che le mancava sopraggiunse il dolore per il morso che il suo aggressore le aveva appena dato sul collo… era tutto un incubo, un incubo dal quale non riusciva ad uscire…

 

 

***************

 

 

Jack fu ben felice di non averci messo tanto a trovare Susan… il quartier generale dei War Mage era piuttosto grande, se avesse dovuto frugarlo tutto ci avrebbe messo troppo tempo, tempo che a lui ora più che mai serviva tutto. Susan invece, per sua grande fortuna, era con Lucas nel corridoio e stava parlando con lui di qualcosa con molta tranquillità. Quando lo videro arrivare di corsa, i due ragazzi lo salutarono bonariamente.

 

“Ooh, guarda chi si è deciso a presentarsi… ti stavo aspettando, non dovevamo farci un’ora di sparring prima del turno?”

 

“Ehi, Jack, sei in ritardo oggi.”

 

Jack si limitò a fare uno sbrigativo cenno con la testa a entrambi, troppo teso per fare altro.”Avete visto Amelia?”

 

Lucas notò la sua aria preoccupata. “No, veramente stamattina no…”

 

“E’ successo qualcosa?” domandò subito Susan.

 

“…vorrei saperlo anch’io.” Jack si passò una mano fra i capelli. “Normalmente non avrei problemi ad ammettere che l’ho fatta imbestialire io, il problema è che no so cos’ho fatto! Mi evita non appena ne ha la possibilità, sono due mesi che non scambiamo due chiacchiere in modo decente, non ci incontriamo nemmeno a pranzo e a cena… qui c’è sotto qualcosa, perciò se vi ha parlato… non so, qualunque cosa vi venga in mente…”

 

Lucas storse la bocca e scosse la testa. “In realtà in quest’ultimo periodo tutto quello che fa è allenarsi, non è che abbiamo parlato più di tanto.”

 

“Si, questo è vero.” Susan si morse le labbra quando Jack la guardò. Non sapeva in effetti cosa le fosse successo, ma forse Amelia aveva deciso di prendersi un po’ di tempo per disintossicarsi dai suoi sentimenti per Jack… gliel’aveva suggerito mille volte, forse alla fine l’aveva ascoltata. Però lei questo a Jack non poteva assolutamente spiegarlo, anche se le faceva una gran tenerezza. “Non mi ha detto niente, però Jack… qualche volta noi ragazze abbiamo bisogno dei nostri spazi. Secondo me a volte tu dimentichi troppo spesso che Amelia è una donna, anche lei è…”

 

“Stai dicendo che sono invadente?” fece brusco Jack, ora piuttosto accigliato.

 

“Io non ho detto questo.” Rispose Susan. “Voglio solo rassicurarti, il fatto che Amelia se ne stia un po’ per conto suo non vuol dire che…”

 

Jack la guardò male. “La conosco molto più di te, saprò io quando c’è qualcosa che non va, non credi?”

 

“Ma non è detto che tu possa fare qualcosa per aiutarla! Magari è sufficiente lasciarla in pace per un po’.”

 

“Ooh, questa sì che è un’idea brillante.” Fece sarcasticamente Jack, facendo una smorfia sgradevole. “Lasciamo pure che si cuocia nel suo brodo, così non mangia per settimane e poi finisce in un bel letto d’ospedale, ma l’importante è che ha avuto tutta la libertà di questo mondo, giusto?”

 

Susan sbattè gli occhi. “Ma che stai dicendo?”

 

Jack sospirò e abbassò la testa. Non era giusto prendersela con Susan, la sua frustrazione non doveva esplodere alla cieca in questo modo. In fondo lei cercava solo di dare una mano. Forse spiegare le cose sarebbe stato molto meglio per tutti. “Il fatto è che… Amelia ha dei grossi problemi col cibo, fin da quando era piccola. La vedete com’è magra, no?”

 

Susan ora sembrava genuinamente preoccupata. “Come? Ma… non mi ha mai detto niente…”

 

“Perchè non ne è completamente consapevole nemmeno lei. In realtà è qualcosa che le capita, ma neanche ci fa caso.” Jack scosse la testa. “Se ne sono accorti mio padre e mia madre nel tempo. Quando ha qualche problema o sta male per qualcosa, Amelia taglia i ponti col cibo. Non è che sia anoressica o cosa, semplicemente non sente lo stimolo della fame e potrebbe andare avanti per giorni senza toccare più di una mollica di pane. E’ come se il suo organismo si dimenticasse che deve nutrirsi, o perlomeno se ne dimentica il suo cervello.”

 

Susan scosse la testa, profondamente scossa. “…credimi, non me n’ero mai accorta…”

 

Lucas si grattò una tempia. “E tu credi che abbia ricominciato a non mangiare.”

 

Jack fece una smorfia. “Non ne ho la più pallida idea. Non la vedo, quindi non lo so cosa fa… ma abbiamo sempre il frigo pieno, chissà come mai.”

 

Lucas annuì. “Ok, allora sarà meglio trovarla e scambiare due chiacchiere con lei, non credete?”

 

“Andiamo subito a cercarla.” Fece ansiosa Susan. “Non sarò tranquilla finchè non mi sarò assicurata che non sta vivendo di nuovo questo problema alle nostre spalle.”

 

“Così puoi capire la mia angoscia.” Jack sembrava avvilito. “E la mia delusione, visto che in genere era sempre da me che veniva quando aveva un problema…”

 

Lucas gli diede una bottarella fraterna sulle spalle. “Non perdiamo altro tempo. Probabilmente si starà allenando, di solito non fa altro. Andiamo in palestra e parliamoci, magari ha avuto delle buone ragioni per non dirti niente.”

 

Jack annuì, ma le parole dei suoi amici non alleviarono la sua tensione. Erano quasi due mesi che non riusciva a parlare con Amelia, tutto quello che aveva potuto vedere di lei erano gli occhi tristi e l’aria silenziosa… ormai nemmeno a colazione riusciva a beccarla più. E gli mancava da morire. Il solo pensiero che lei potesse star male per qualcosa, che lo stesse affrontando da sola senza dirgli niente… a meno che…

 

“Susy… che tu sappia, c’è di mezzo un uomo?”

 

Susan esitò. “Non mi ha detto niente di diverso dal solito di recente… anzi, è più taciturna. Credimi, Jack, se sapessi qualcosa di importante te la direi… sono preoccupata anch’io. E mi sento in colpa per non aver mai fatto caso a quella sua aria triste delle ultime settimane.”

 

“Abbiamo avuto tutti il nostro bel da fare ultimamente con tutto il casino che sta succedendo, non darti colpe che non hai. E che non hai nemmeno tu.” Lucas si rivolse a Jack, mentre camminavano a passi rapidi lungo il corridoio del pian terreno. “Amelia è sempre stata forte, ultimamente però qualcosa si è incrinato… probabilmente lei stessa ha pensato di poter risolvere le cose da sola prima di chiedere aiuto, sai com’è fatta, no?”

 

“Non ci sono mai stati segreti fra me e Amelia, Lucas.”

 

Arrivati davanti alla porta della palestra, Jack appoggiò la mano sulla maniglia… ma si bloccò quando sentì dei rumori strani provenire dall’interno. Sembravano quasi… gemiti soffocati. Incredulo e stupito, Jack guardò i suoi amici e vide che anche loro sembravano abbastanza sconcertati… in pieno giorno e nella palestra grande? Chiunque fosse lì dentro non conosceva vergogne…

 

…eppure c’era qualcosa che non andava in quei gemiti. A sentirli bene non erano di piacere, e non erano esattamente gemiti… sembravano piuttosto… lamenti strozzati in gola. Jack si accigliò, e con la massima cautela socchiuse lentamente la porta per guardare dentro…

 

Susan capì immediatamente che stava succedendo qualcosa di tremendo quando vide Jack sfondare la porta con un calcio e correre dentro, ma nemmeno il suo pessimismo cronico poteva prepararla a vedere la sua migliore amica lì in piedi, stretta in una presa serratissima da niente meno che il neo-nominato sergente Frank Famble, con i primi due bottoni del pantalone aperti e il corpo teso in quella che era palesemente una posizione scomoda e dolorosa… Famble le teneva naso e bocca tappati con una mano e le torceva un braccio dietro la schiena con l’altra, mentre sembrava più che soddisfatto di distribuirle morsi qua e là nell’incavo tra la spalla e il collo. Susan vide rosso per la rabbia, ma non ebbe il tempo di esternarla perché vide Jack avventarsi su Famble come un orso selvaggio, e scaraventarlo a terra con un pugno in faccia che fece perfino rumore per quanto era stato violento, e a quel punto Susan scelse di lasciare al giovane rosso la vendetta e corse a prendersi cura di Amelia, che era crollata a terra e non si muoveva più.

 

“FIGLIO DI PUTTANA!!!” Jack afferrò Frank – ancora stordito per il colpo ricevuto così all’improvviso – e lo sollevò in piedi, sbattendolo contro il muro e sfondandogli letteralmente il naso con un pugno che gli fece sbattere la nuca contro il muro.

 

“Jack, no!!” Lucas dovette usare tutta la sua forza per trattenere Jack, sapendo che il suo amico non si sarebbe accontentato di rompere il naso a quell’avanzo di galera che avevano davanti. Oh no, stavolta probabilmente non si sarebbe fermato affatto. “Maledizione, calmati!! Non fare il suo gioco, ti farai sbattere fuori dai War Mage!!”

 

“IO T’AMMAZZO, LURIDO VERME!!!” urlò Jack, lottando furiosamente per divincolarsi dalla presa di Lucas che invece tentava con tutte le sue forze di tirarlo indietro. “Ti spezzo le ossa una dopo l’altra, giuro sul sangue di Merlino che non te lo faccio rivedere il sole domani!!!”

 

Frank fece un sorrisetto e con una manica si pulì naso e bocca sanguinanti, mentre si rialzava a fatica appoggiandosi alla parete alle sue spalle. “Sbattiti pure quanto vuoi, frocetto figlio di papà… io il mio assaggio l’ho avuto, e presto tornerò a prendere anche il resto della torta.” Con un orribile ghigno di soddisfazione e vittoria, il ragazzo uscì dalla palestra.

 

Lucas si prese una gomitata in faccia che gli fece vedere le stelle, ma non mollò la presa… a giudicare dalla sfilata di epiteti con i quali lo stava apostrofando e dalla forza con cui si dimenava – E poi dicono che i figli non assomigliano ai genitori… - se Jack avesse messo le mani su Frank Famble lo avrebbe direttamente ucciso… e per quanto questo pensiero gli sembrasse molto, molto piacevole, poi il giovane Weasley sarebbe finito in una marea di guai.

 

“Jack, se lo ammazzi ti buttano fuori!!”

 

“Non me ne frega un cazzo, lasciami!!!”

 

“Jack, no, vieni qui… Amelia ha bisogno di te!”

 

Lucas avrebbe volentieri baciato Susan per la sua prontezza… aveva detto l’unica cosa che poteva veramente fermare quella furia, e infatti Jack smise di dimenarsi per voltarsi dalla sua parte. Lucas lo lasciò immediatamente libero quando si fu assicurato che non sarebbe andato a sgozzare Famble.

 

Jack si fiondò in ginocchio accanto alle due ragazze e strappò Amelia dalle braccia di Susan, stringendosela al petto e scansandole la frangia dagli occhi. “Ehi, piccoletta… Amelia? Amelia?!” la sua preoccupazione divenne frenesia quando cercò di farla sedere più dritta e le vide ricadere la testa debolmente indietro sul suo braccio.

 

…no…

 

Per un momento a Jack parve quasi di rivivere un flash-back, e le immagini di una ragazza bionda con gli occhi azzurri e il viso cadaverico si sovrapposero a quelle davanti ai suoi occhi, facendogli sentire un’incredibile voglia di vomitare tutto quello che aveva mangiato a colazione.

 

…no… piccoletta, no… tu no… ti supplico, no…

 

Jack smise di sentire Susan che cercava di tranquillizzarlo dicendogli che Amelia era solo svenuta, o Lucas che gli stava suggerendo di portarla direttamente in infermeria. Aveva un solo pensiero in testa mentre continuava a stringere a sé la sua migliore amica, e cioè quanto non era stato in grado di starle vicino e proteggerla come era giusto… e più l’abbracciava, più la sentiva magrolina e per la prima volta fragile fra le sue braccia ben più robuste, e più si odiava fino alla morte. Lei gli era stata accanto in ogni istante della giornata quando lui aveva sofferto… e lui, invece? Dove aveva avuto la testa per non vedere che stava male per qualcosa, che aveva bisogno del suo aiuto? Che razza di dannato amico era?!

 

Senza sprecare un secondo di più, Jack si alzò con Amelia fra le braccia e scattò il più velocemente possibile verso l’uscita, ignorando Susan e Lucas che gli stavano dicendo qualcosa che nemmeno riusciva a distinguere… aveva un solo pensiero fisso in quel momento ed era la sua Amelia, e il terribile senso di colpa per averla lasciata sola ad affrontare qualunque cosa l’avesse ridotta così. E più correva più la stringeva a sé, con la paura che da un momento all’altro lei potesse scivolargli via dalle braccia come aveva fatto Steacy solo pochi mesi prima… ma ora non poteva succedere di nuovo, non l’avrebbe mai permesso, mai.

 

…resisti, Amy…resisti…

 

 

***************

 

 

“E quando tutto questo?”

 

“Tra due mesi esatti. Il giorno prima di Pasqua.”

 

Alex chiuse forte gli occhi. “Voi non immaginate neanche lontanamente il dolore che Katie proverà.”

 

Anthony fece una piccola smorfia ironica. “Veramente lo sappiamo eccome, mi pare che lo stiamo facendo proprio per questo… e poi ti ricordo che Stephen ha usato le tue informazioni per programmare tutto questo. Stavolta non falliremo.”

 

“Ma non lui… non merita una fine così orribile, è una brava persona! Senza contare che Katie lo adora, non riesco nemmeno a immaginare la sua reazione…”

 

“Lestrange invece la prevede benissimo. Secondo lui perderà completamente la testa, e diventerà vulnerabile al cento per cento.”

 

“Ah, meno male che lui ha la palla di vetro in cui prevede il futuro.”

 

“Maledizione, Alex! E’ il piano della tua missione, non ricominciamo a dire sempre le solite cose!”

 

“Anthony, io voglio parlare con Stephen.” Alex parlava velocemente… nervosamente. “Ci deve essere per forza un altro modo… affrontiamoli, uccidiamoli, va bene… ma a viso scoperto e alla luce del giorno, dannazione! Questo non è leale, non c’è onore a prendere il nemico alle spalle!”

 

“Sono parole della tua Katie, vero? Onore, lealtà…” Anthony sospirò stancamente. “Questa ragazzina ti sta cambiando radicalmente e tu neanche te ne accorgi… e sai la cosa bella? Ti porta sempre più vicino all’annientamento totale.”

 

“Io sono me stesso, non ho bisogno di farmi influenzare da nessuno.” Replicò duramente Alex.

 

“Allora, per l’amor del cielo, fa’ quello che devi fare e non metterti contro i tuoi stessi princìpi! Alex, non potrò continuare a coprirti all’infinito.”

 

Alex sbuffò e si coprì la faccia con le mani per un breve momento. “Almeno cambiamo vittima… non lui. Non è giusto, non ha nessuna colpa… e poi dico sul serio, Katie sarà distrutta e le previsioni di Lestrange non serviranno proprio a un cazzo, a quel punto…”

 

“A quel punto te la caverai benissimo. E’ per questo che è toccata a te, Alex… perché sei in gamba, sei il migliore in questo campo.” Anthony gli appoggiò una mano sulla spalla. “Senti, amico, io capisco tutto… ma non puoi tirarti indietro proprio adesso. L’onore della tua famiglia è il tuo principale obbiettivo, se molli adesso butti all’aria tutta una vita di sacrifici e sforzi, te ne pentiresti fino alla morte, credimi, e sai perché? Perché tu, io, Stephen, Lestrange, siamo tutti uguali… parte di un mondo che non è questo, e potremo finalmente smetterla di vivere nascosti come delle faine solo se ce lo costruiamo noi il nostro mondo… a qualunque costo. Quelli come noi non possono sperare di affermarsi in nessun altro modo. E poi, Alex, se giochi bene le tue carte arriverai al successo con un nome di tutto rispetto e la piccola Weasley al tuo fianco. Non vale la pena lottare per questo?”

 

 

 

 

 

Le parole di Anthony rimbombavano nella testa di Alex ad ogni passo che faceva, e che lo portava più vicino alla sala comune di Serpeverde. A sentirlo sembrava quasi che avesse ragione… in fondo era quello che desiderava, la sua gloria personale e la ragazza che amava… però c’era una cosa che lo bloccava. Katie era come il vento di primavera, libero, fresco e profumato, portatore di allegria e gioia di vivere… sarebbe davvero rimasta la stessa anche dopo l’avvento del nuovo mondo? Lui ne dubitava seriamente. Quell’allegria che le illuminava gli occhi azzurri si sarebbe dissipata, avrebbe perso la sua freschezza e la sua unicità. Se si fossero affrontati sul campo di battaglia sarebbe stato terribile doverla trascinare con sé in catene, ma almeno le avrebbe permesso di conservare il suo carattere e la sua fierezza d’animo. Quello che avrebbe passato nel vedere chi più amava soffrire in quel modo le avrebbe spezzato qualcosa dentro. E trasformarla in una traditrice avrebbe definitivamente distrutto la vera essenza di quella piccola peste dal cuore d’oro, lui lo sapeva bene questo.

 

“Ehi, dove stai andando?”

 

Alex si sorprese con se stesso nel notare che pensando e ripensando si era distratto, tanto che aveva superato la porta della sala comune di Serpeverde ed era arrivato poco più in là nel corridoio… e ancora più incredulo fu nel vedere che a chiamarlo era stata proprio Katie, che se ne stava tutta sorridente seduta sul muretto sotto la finestra.

 

“E tu che ci fai qui?”

 

“Aspettavo te.”

 

“Fuori dalla sala comune di Serpeverde?” Alex le stampò un piccolo bacio sulle labbra, sistemandosi in piedi fra le sue gambe e appoggiandole le mani sui fianchi. “Sei una ragazza coraggiosa... Grifondoro in tutto e per tutto.”

 

Katie scrollò allegramente le spalle. “Grifondoro, Serpeverde, sono solo nomi… siamo tutti dalla stessa parte ormai.”

 

“Tu dici?” Alex inarcò un sopracciglio, scettico. “Io non direi proprio.”

 

“No?”

 

“Biondina, non vorrei deluderti… ma la cattiveria esiste oggi, è esistita un tempo ed esisterà sempre. E’ parte della nostra natura umana.”

 

Katie scosse la testa ricciolosa. “Voi Serpeverde non siete affatto cattivi, siete solo più astuti e dispettosi di noi. E in risposta alla tua domanda si, la malvagità esiste, ma sono pochissimi quelli che ci nascono con l’odio nelle vene… nel novanta per cento dei casi si tratta di persone che sono state messe a dura prova dalla vita e si sono indurite, ma in realtà hanno ancora molto da dare perché c’è ancora un cuore dentro di loro. Tutto sta a saper recuperare il sorriso… basta poco. Per nostra fortuna, la vera cattiveria è molto rara.”

 

Alex le passò ripetutamente una mano fra i capelli, mentre la guardava rapito. “A sentire te il mondo è un posto pieno di sole.”

 

Katie si accigliò, ma non smise di sorridere. “Perché, non lo è?”

 

“Non sempre.” Alex evitò il suo sguardo. “C’è tanta ombra… e tanta oscurità. Non è tutto bello come lo vedi tu.”

 

Katie gli sollevò il mento con un dito. “Si crea ombra solo se si mette qualcosa davanti al sole… ma se si rimuove quel qualcosa, torna la luce.”

 

Alex non potè evitare un piccolo sorriso… Katie era sempre così piena di speranza che finiva sempre per contagiarlo di ottimismo. “Ti posso baciare?” le chiese sorridente.

 

Katie rise vispa. “Non hai bisogno di chiedermi il permesso, sai.”

 

Alex le accarezzò più volte i capelli, perdendosi nei suoi bellissimi occhi azzurri. Gli piaceva guardare il suo viso e scoprirne ogni dettaglio… il modo in cui le luccicavano gli occhi quando sorrideva, il grazioso movimento del naso quando faceva le smorfie, gli zigomi spruzzati da leggerissime lentiggini chiare che le conferivano un’aria ancora più sbarazzina… tutto di lei era splendido e solare, ed era questo il desiderio che voleva trasmetterle mentre la baciava appassionatamente… voleva imprimersi quell’immagine nella testa per non scordarla mai.

 

Katie si fece indietro e gli accarezzò le guance, guardandolo in modo preoccupato. “Tutto a posto, si?”

 

“Si.” Alex distolse lo sguardo. “Tutto a posto.”

 

Katie avrebbe potuto dire che mentiva anche solo guardandolo, ma decise che farglielo notare… sarebbe stato del tutto inutile. Se aveva voglia di dirle qualcosa, sarebbe stato lui stesso a parlare. “Beh, se lo dici tu… senti, volevo dirti che per Pasqua ho intenzione di andare a casa a festeggiare.”

 

Alex alzò di scatto la testa. “A casa tua?”

 

Katie inarcò un sopracciglio. “Avevo capito che ti piaceva la mia famiglia…”

 

“Mi piace molto, ma non è questo il punto… vorrei capire come sei riuscita a convincere tuo padre a farti uscire di qui.”

 

“Gli ho detto che sto male e che sento un bisogno disperato di vederli. Di vedere come se la passa Jack. Hanno avuto tutti quanti un pessimo inverno.”

 

Alex era così intento a maledire tutti gli astri che remavano contro i piani di Lestrange che ci mise un attimo in più per interpretare lo sguardo eloquente di Katie… che era fin troppo chiaro. “Tu non vuoi tornare per festeggiare, vuoi solo aiutarli a sentirsi meglio, vero?”

 

Katie s’inumidì tranquillamente le labbra. “E se così fosse?”

 

“E’ pericoloso, l’ha detto anche tuo padre.”

 

“Se hai paura non venire.”

 

“Non è questo il punto.” Alex sospirò stancamente e le accarezzò il viso. “Mi preoccupo per te… non voglio che ti accada niente.”

 

Katie fece un piccolo sorriso e gli prese il viso fra le mani. “Loro hanno bisogno di me in questo momento così difficile, non lo ammetteranno mai ma so bene che è così. Io posso aiutarli. E’ molto, molto importante per me… lo capisci, vero?”

 

Alex esitò, poi annuì e lasciò che la propria fronte si appoggiasse contro quella della ragazza. “Io però vengo con te.”

 

“Certo che vieni con me… con un po’ di fortuna, stavolta riusciamo a godercela veramente la vacanza. Vedrai, ci divertiremo.”

 

Alex trovò inutile insistere. Katie era maledettamente testarda… non avrebbe mai cambiato idea. Ecco, ancora una volta il piano di Lestrange andava ritoccato… il problema era che adesso, con Katie di mezzo, la sua preoccupazione per come si sarebbero svolti i fatti si era raddoppiata… e il ragazzo sentì le viscere contrarsi dolorosamente al pensiero della vacanza in arrivo.

 

 

***************

 

 

“…vuoi ricontrollare un’altra volta, per favore?”

 

“Jack, per piacere…”

 

“Hai l’assoluta certezza che quello schifoso lurido bastardo non le abbia fatto niente? Quel gran figlio di…”

 

“Sshh, basta… sei terribilmente simile a tuo padre, tu.”

 

Ginny sorrise fra sé e sé mentre Jack continuava a brontolare per quello che voleva fare e che non aveva potuto fare – o qualcosa di simile – con toni molto poco pacifici; la bella rossa però lo ignorò e continuò a fare quello che stava facendo: accarezzare dolcemente con un fazzoletto umido il viso della ragazza che riposava nel suo lettone, e che stava cominciando a riprendersi perché aveva appena voltato il viso prima da una parte e poi dall’altra.

 

“…quella bestiaccia, lurido verme, porco di merda, ah ma appena gli metto le mani addosso…”

 

“Buono, Jack… ooh, eccola qui… bentornata fra noi, piccola.” Ginny sorrise amabilmente ad Amelia, che aveva appena aperto gli occhi e si stava guardando in giro con aria spaesata. “Va tutto bene, sei a casa mia e non è successo niente di grave… come ti senti?”

 

Ginny non ebbe il tempo di scansarsi che fu travolta dal nipote, e quasi cadde dal letto. Jack non ci fece nemmeno caso, perché si buttò freneticamente accanto ad Amelia e la trascinò in un abbraccio così solido che avrebbe potuto tranquillamente frantumarle le ossa.

 

“…Dio mio…” le mormorò piano, nascondendo il viso nel suo collo. “…stai bene…”

 

Amelia non ci stava capendo molto. Si sentiva incredibilmente debole e stanca e non riusciva a immaginare come fosse finita a casa degli zii di Jack, ma quell’abbraccio così disperato e frenetico, quel senso di urgenza che sentiva vibrare dal suo corpo… quello poteva comprenderlo. Jack era ancora traumatizzato dalla morte di Steacy, chissà in che stato l’aveva trovata e aveva avuto paura di perdere anche lei… dopo così poco tempo…

 

Ginny scosse la testa, ma fu sollevata nel vedere che Amelia gli stava accarezzando dolcemente la nuca… Jack era identico a suo padre, la sua copia sputata, e come lui tendeva a vivere le emozioni in modo fin troppo profondo… la paura inclusa.

 

Jack si fece indietro e le accarezzò ripetutamente il viso, baciandole la mano che lei stava usando per rispondere alle sue carezze. “Quel viscido porco non ti ha… fatto niente, vero?” lei scosse piano la testa. “Sei sicura? Aspetta che me lo ritrovo davanti, allora vedrai come…”

 

“Vogliamo pensare ad Amelia invece che alla vendetta?” gli disse pazientemente Ginny, appoggiando per un momento a terra un bicchiere contenente un liquido verde. “Su, aiutiamola a mettersi seduta.”

 

Jack sollevò Amelia con una grazia di cui non si credeva capace, e si sedette dietro di lei per permetterle di appoggiare la schiena contro il suo petto. Lei gli fece un sorriso assonnato e lui le baciò la fronte, la tempia e la guancia, tenendola stretta a sé.

 

“Brava… adesso bevi questo. Si, lo so, non ha un bell’odore… ma ti sentirai molto meglio in pochi minuti.” Ginny aiutò la ragazza a bere il liquido verde. “Ecco, così… bravissima, perfetto.”

 

Amelia fece una smorfia disgustata e arricciò il naso, e malgrado tutto Jack sorrise… gli ricordava tremendamente l’espressione che faceva sempre una bambina coi capelli perennemente in disordine ogni volta che c’era da prendere lo sciroppo per la tosse. Una bambina magrolina e con tanti problemi, che però sorrideva di più… molto di più.

 

“Zia Gin, possiamo capire cosa l’è successo?”

 

Amelia lo guardò… sembrava così preoccupato. Quanto doveva aver sofferto a causa del suo comportamento, lo evitava da settimane ormai, e chiaramente doveva essersene accorto… e conoscendolo chissà quanta pena se n’era fatto… si, si era comportata decisamente da egoista. Era ora di finirla con la soluzione dell’anno sabbatico.

 

“Un bel miscuglio di cose, direi.” Ginny guardò severamente la ragazza. “Amelia, da quant’è che non fai un pasto completo?”

 

Amelia sbattè gli occhi. “Io… ho mangiato, davvero…”

 

“Quello che volevi tu, come volevi tu e quando volevi tu.” Replicò severa Ginny. “Cioè hai assaggiato qualcosa una volta al giorno.”

 

“N-No… non ho avuto molta fame, ma non per questo…”

 

“Amelia, non andiamo bene così.” Ginny scosse la testa. “Se ti sei sentita male oggi è perché hai avuto un vertiginoso calo della pressione, non hai abbastanza zuccheri in corpo… specialmente ora è una cosa molto pericolosa che non ti puoi permettere. Guardati, hai perso parecchio peso dall’ultima volta che ti ho vista… hai idea di quanto è rischioso questo genere di dieta?”

 

Amelia abbassò gli occhi, sentendo su di sé lo sguardo furibondo di Jack. “Mi dispiace.” sussurrò.

 

“Ne sono convinta. Comunque adesso vediamo di rimetterti in piedi il prima possibile… perciò vedi di obbedire. Intanto ti prendi un paio di giorni di licenza e te ne stai a casa senza fare niente, e prendi la pozione che ti ho dato adesso per due volte al giorno, prima di pranzo e prima di cena. Poi ora ti preparo una dieta equilibrata che dovrai seguire alla lettera per un mese esatto, dopodichè ci rivedremo e ci aggiorneremo in base a quanto peso hai riacquistato.”

 

“Dalla a me questa dieta.” Fece duro Jack. “Me ne occupo io, controllo che segua costantemente le tue istruzioni invece di fare altre idiozie.”

 

Amelia sbuffò, seccata dal fatto di sentirsi trattata come una bambola di porcellana. “Io non faccio idiozie… e non trattarmi come se fossi di cristallo.” borbottò.

 

Ginny sorrise largamente. “Di cristallo no, ma di sicuro dovrai fare un po’ più di attenzione a te stessa per qualche tempo. Come ho detto prima, è per un bel miscuglio di cose che sei svenuta oggi, tesoro.”

 

Jack si accigliò. “Vuoi dire che c’è dell’altro? Sta… sta male per qualcosa?”

 

“C’è dell’altro, ma… forse sarebbe meglio parlarne in privato?”

 

Amelia sentì Jack irrigidirsi alle sue spalle, e decise di prevenirlo appoggiandogli una mano sul ginocchio. “Io non ho segreti per lui.”

 

“Va bene.” Il sorriso di Ginny si allargò ulteriormente. “Allora congratulazioni, piccola Amelia… aspetti un bambino!”

 

Ginny rimase alquanto confusa quando vide Amelia impallidire vistosamente e Jack inarcare le sopracciglia fino quasi a finirgli nei capelli. Ma come… non erano contenti della notizia? Forse il ragazzo di Amelia non era un tipo a posto?

 

Jack ruppe per primo il silenzio, per quanto sembrasse il più scosso. “Zia Gin, non ho capito… l’ho portata da te perché sei la miglior guaritrice in circolazione, e ora tu mi spari questa cazzata?”

 

Ginny inarcò un sopracciglio. “Non è una cazzata.”

 

“Si che lo è! Come puoi dire che Amelia è incinta?!”

 

“Vuoi ripeterlo tu l’incantesimo, Jack? Perché io l’ho fatto tre volte per essere sicura al cento per cento, e ho avuto sempre e solo risultati positivi.”

 

“Ma non può essere! Come diavolo fa Amy a essere incinta se è ancora vergine, eh?! Avanti, Popò, diglielo tu…”

 

Per Jack fu una doccia gelata. Amelia non si stava affannando per negare… aveva una mano appoggiata sulla pancia e lo sguardo lontano, pensieroso… e un piccolo sorriso le stava spuntando lentamente sulle labbra.

 

…ma allora tu…

 

Inorridito e furibondo, Jack si alzò di scatto e non le lasciò il tempo di replicare: infilò la porta e uscì a passi rapidi e pesanti. Amelia fece per alzarsi e seguirlo, ma Ginny la trattenne.

 

“No… lascialo sbollire. Non so cosa diavolo gli sia preso, conoscendo suo padre non mi stupisce niente, ma ciò non toglie che tu ora devi riposarti, così darai il tempo alla pozione di fare effetto. Adesso devi cominciare a preoccuparti molto di più della tua salute, perché è anche quella del tuo bambino.”

 

Amelia annuì stancamente e si appoggiò ai cuscini del lettone, chiudendo forte gli occhi. Col pensiero tornò alla sua notte di passione con Jack, e a tutte le volte che in quelle lunghe ore avevano fatto l’amore senza pensare neanche per un secondo alle precauzioni… e così adesso…

 

Non potrò mai spiegartelo questo, Jack… come potrei?

 

 

***************

 

 

“Ci siamo capiti, Rogers?”

 

“Si, colonnello.” Il giovane maggiore nero annuì vigorosamente. “Lei sa che su di me potete sempre contare. Ci penso io a spifferare il passaparola.”

 

Hermione gli sorrise grata, e gli appoggiò una mano sulla spalla. “Grazie, maggiore. E’ un compito importantissimo quello che le stiamo affidando, ma ci fidiamo ciecamente.”

 

“Mi onora, colonnello.”

 

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma qualcuno bussò alla porta. “Avanti.”

 

Thomas Taventoon e il suo sorriso tronfio fecero capolino dalla porta, portando una zaffata d’aria fredda nell’ufficio. “Desidero conferire in privato con lei, Granger.”

 

Il maggiore Rogers salutò Hermione – e malvolentieri Taventoon – con un cenno chino della testa, e uscì dalla stanza. Taventoon chiuse lentamente la porta e rivolse un sorriso quasi beffardo alla sua interlocutrice. “Vedo che si dà da fare col suo solito zelo come di consueto… molto bene. Non immagina quanto posso odiare i lavativi sul lavoro.”

 

Hermione era sempre stata una persona estremamente razionale, e fu solo per questo che si astenne dal desiderio folle di prendere a calci nel sedere il proprietario di quella voce untuosa e falsa.

 

Taventoon le si avvicinò. “E vedo con altrettanto piacere che ha accettato di buon grado il mutamento di posizione della sua carica. Il settore amministrativo le si addice, a quanto riporta il suo curriculum.”

 

“Dopo vent’anni passati per le strade di Londra e dintorni, il settore amministrativo non è assolutamente il posto dove avrei voluto concludere la mia carriera.” Replicò freddamente Hermione. “Ma sono un soldato, so obbedire agli ordini dei superiori.”

 

“E questo le fa onore.” Taventoon sorrise, scoprendo i denti giallastri. “Me ne rallegro… come lei sa, stiamo dando una sistematina al personale, qui… e francamente mi dispiacerebbe molto di dover essere costretto a sospendere uno dei migliori elementi del mio esercito. Senza contare che lungi da me l’idea di privare dello stipendio una madre con una figlia minorenne a carico.”

 

Gli occhi di Hermione bruciavano di rabbia, ma ancora una volta il buonsenso ebbe la meglio in lei… se voleva aiutare Harry e Ron doveva tenersi stretto il suo posto. “Si, signore.” Sibilò fra i denti.

 

“Bene, vedo che ci intendiamo… dunque possiamo affrontare e chiarire un piccolo problema riguardante la sua relazione sulle nuove assunzioni.”

 

“Mi dica.”

 

“Per quanto condivida la maggior parte dei suoi argomenti, colonnello, non mi piace il modo in cui ha trattato il discorso del reclutamento delle nuove leve. Un tantino… severo il suo commento, non le pare?”

 

Hermione non si scompose. “Resto del parere che sia azzardato assumere soggetti che hanno la fedina penale sporca, anche se per reati minori.”

 

Taventoon scosse la testa. “Forse non ha preso in considerazione che questa relazione devo firmarla io… e che devo presentarla al Dipartimento della Difesa come sunto delle novità dell’anno.

 

Hermione non distolse il suo sguardo glaciale. “Ho scritto solo quello che penso. E’ il mio lavoro, no?”

 

“Certo, certo… ma in tal caso, forse possiamo accordarci per un compromesso.” Taventoon sorrise in modo untuoso e viscido. “Sono certo che con lei questo sia possibile… e così eviteremo di replicare quanto è successo con suo marito e suo cognato.”

 

Quanti calci in bocca avrebbe voluto rifilargli… Hermione si stupì con sé stessa per la calma estrema di cui fece sfoggio in quell’occasione così precaria. “Se questo è un ordine, signore, è mio preciso dovere obbedire.” Sibilò tagliente.

 

Taventoon sorrise come un idiota per l’ennesima volta e si avvicinò di più. “Quanto potremmo andare d’accordo, noi due…”

 

Hermione gli rivolse un’occhiata feroce. “Se ha finito, generale, mi tocca riscrivere la relazione e dunque vorrei l’ufficio per me.”

 

Taventoon rise forte e annuì, avviandosi verso la porta. “Ma certo, colonnello… e buon lavoro, naturalmente.”

 

Hermione serrò forte i pugni attorno alla sua poltrona e si morse le labbra… ora capiva Ron quando parlava di prurito alle mani. Quella viscida canaglia l’aveva provocata davvero bene… ci era andata troppo vicina, ormai ogni giorno che passava correva il rischio di fare la fine di Harry, Ron e Ginny, ma questo lei non poteva permetterselo affatto… era necessaria per il piano di Harry.

 

Ma quanto ancora sarebbe stata capace di resistere in quelle condizioni?

 

 

***************

 

 

“No, Celeste, oggi niente svolazzatina.”

 

Simon accarezzò il muso del grosso drago alato, simulando quella che con un cane sarebbe stata una grattatina dietro le orecchie. A chiunque avrebbe dato i brividi accarezzare il muso di un drago dalla dentatura tanto affilata, ma Simon adorava i draghi e la loro vicinanza lo rilassava. Celeste, poi, aveva una vera e propria venerazione per lui… lo stava guardando quasi come se cercasse di capire il perché del suo comportamento annoiato e malinconico, e in segno di affetto gli strofinò il muso addosso.

 

Questo fece sorridere Simon. “Che c’è, ci sentiamo coccolose oggi?”

 

“Adesso ho capito come mai ultimamente sei sempre così impegnato… hai un’altra, eh?”

 

Simon si sorprese molto di trovare la sua ragazza, sorridente e allegra, appoggiata al recinto di legno alle sue spalle. “Cosa fai tu qui?”

 

“Sono venuta a rapirti.” Mel scrollò le spalle. “Così magari riesco a passare cinque minuti insieme a te, visto che ultimamente è quasi impossibile.”

 

Simon sospirò e annuì, accarezzando distrattamente Celeste. “Mi dispiace se ti senti trascurata… ho avuto un po’ da fare ultimamente.” Mormorò, allontanandosi dal drago e raggiungendola per salutarla appropriatamente con un bacio.

 

“Impegnato… “ Mel gli accarezzò il viso. “…a organizzare il nostro matrimonio segreto?”

 

Simon spalancò gli occhi. “Ma come… non è possibile, non ho detto niente a nessuno perché volevo farti una sorpresa…”

 

Mel lo zittì con un piccolo bacio. “Ho parlato con Julie.”

 

Simon fece una smorfia delusa e annuì. “Lo sapevo.”

 

“Amore, nessuno ha mai fatto una cosa così dolce per me… ma perché stai organizzando tutto questo senza dire niente ai tuoi? Sai come ci resteranno male?”

 

“Mel, io sto per diventare tuo marito e questo ti rende la mia prima priorità. La tua felicità è anche la mia… ho visto com’eri triste quando abbiamo dovuto disdire tutto, te l’ho letto negli occhi.” Simon scosse la testa e si strinse nelle spalle. “Non ti preoccupare, sto cercando di garantirti ugualmente tutto quello che hai sempre desiderato per questo giorno, anche se faremo le cose a porte chiuse. E’ per questo che ci sto mettendo un po’ più di tempo, ma ormai manca pochissimo e…”

 

Mel non riuscì a trattenersi oltre e lo baciò, a lungo e con tutto il suo amore. Dopo una buona manciata di minuti, quando si tirò indietro, gli accarezzò il viso e gli sorrise amabilmente. “Amore mio… hai un cuore così grande e speciale che certe volte mi chiedo cos’ho fatto per meritarti. Tu lo sai, vero, quanto non vedo l’ora di essere tua moglie e di dividere con te la nostra casetta?”

 

Simon fece un piccolo sorriso. “Sapessi come lo desidero io.”

 

Lei annuì. “E’ vero, è una vita che sogno come deve essere il mio matrimonio… da piccola avevo progettato tutto, perfino il numero degli invitati e il vestito di mio padre… ma la sai una cosa? Da quando abbiamo deciso di sposarci, improvvisamente tutti quei piani studiati a tavolino mi sono sembrati così stupidi e inutili… mi basti tu sorridente che mi aspetti all’altare, e questo sarà sufficiente a rendere spettacolari le mie nozze.”

 

Simon s’illuminò. “Allora sei d’accordo con…”

 

“Ma…” Mel lo zittì appoggiandogli dolcemente un dito sulle labbra. “C’è una condizione su cui non possiamo proprio trattare… la felicità. Il nostro matrimonio non deve essere indimenticabile per il mio vestito o per il numero degli invitati, ma per la gioia e la felicità che abbiamo provato noi e le nostre famiglie. E voglio che tua madre si commuova… l’adoro quando lo fa, mi fa sentire di famiglia… non posso immaginare le mie nozze senza il resto della mia nuova famiglia. Non voglio rinunciare a papà che mi porta all’altare e mi sussurra all’orecchio che è felice perché ho trovato un ragazzo più unico che raro… queste cose non le potremo avere se facciamo tutto in segreto come dei ladri, amore. e io le voglio. Le voglio perché la nostra storia è come una favola a lieto fine… e deve esserlo fino in fondo. E’ questo che importa veramente per me.”

 

Simon esitò per un lungo momento, quindi si grattò la nuca e fece un sorrisetto buffo. “Direi che ho ancora parecchio da imparare sulle donne… credevo ti importassero quelle cose che fanno le fissazioni delle spose tipo che ne so, il vestito, la torta…”

 

Mel ridacchiò. “Oh, vedrai quando sarà il momento come mi ci fisserò anch’io con queste cose.” Lui ridacchiò, e lei gli accarezzò il viso. “Sei la persona più dolce che abbia mai incontrato… ti adoro, e quando lo dico mi devi proprio credere.”

 

Simon fece un sorrisetto furbastro e si voltò alle sue spalle, oltre il recinto. “Sentito, Celeste? Mi adora!” Mel rise e il drago buttò fuori una sbuffata di fumo dalle grosse narici.

 

“Ehi, che ne dici se ce ne andiamo a mangiare al Paiolo Magico?” propose allegra lei. “Ho tutto lo spacco libero fino alle tre.”

 

Simon annuì. “Ottima idea! Possiamo prendere quelle strane frittelle che… ehi, Amely!”

 

Mel si voltò. “Ciao!”

 

Amelia stava scendendo i gradini di legno per accedere alla vallata recintata e completamente al sole, e non sembrava esattamente di buonumore. Avvicinandosi fece un cenno di saluto all’amica, e guardò entrambi i ragazzi con un’espressione mortificata. “Scusatemi, non volevo disturbarvi… è che… ho molto bisogno di parlare con te.”

 

Simon si accigliò. “C’è qualcosa che non va?”

 

Mel la vide esitare, e capì che preferiva essere lasciata sola con Simon. “Io comincio a prenotare il tavolo.” Gli mormorò, scoccandogli un bacio a fior di labbra e allontanandosi verso l’uscita, lanciando un sorriso genuino ad Amelia.

 

“Scusami ancora, Mel!”

 

“Amely? Mi sembri un po’ pallidina… va tutto bene?”

 

Amelia si morse le labbra. “Devo dirti una cosa.” Mormorò nervosamente. “Una cosa che se non dico scoppio, ma puoi saperla solo tu… e devi giurarmi che non dirai mai, mai niente a nessuno in assoluto. Avanti, giura.”

 

Simon inarcò un sopracciglio. “Va bene, lo giuro… ma che cosa ti è capitato? Sei nei guai?”

 

Amelia tirò un sospiro profondo. “Sono incinta.”

 

Simon strabuzzò gli occhi e rimase a bocca aperta per qualche istante. “Inc… ma come… scusa, ma lui…”

 

“E’ di Jack. Ma lui non lo sa, e non lo deve sapere.”

 

“…potresti ripetere, per favore???”

 

 

***************

 

 

Era proprio vero che Simon aveva un’innata capacità di ascoltare le persone, perché ora che finalmente si era sfogata con lui Amelia si sentiva molto meglio… Simon le aveva offerto affetto e comprensione, e anche se non le aveva nascosto i suoi dubbi in merito alla sua decisione di non dire la verità a Jack, le aveva confermato il giuramento… quella notizia sconvolgente non l’avrebbe rivelata ad anima viva.

 

Solo che adesso veniva il peggio. Doveva affrontare lui… lui, che era fuggito via con un’espressione ferita e inorridita, e che ora probabilmente era andato in autocombustione per la rabbia.

 

Calma e sangue freddo, capito?

 

Psicologicamente pronta e decisa a gestire la situazione, ora che oltretutto aveva le idee chiare, Amelia girò la maniglia della porta della sua casa ed entrò, chiudendosela alle spalle un attimo dopo. Ma la manona che con forza e velocità si andò a piantare contro il muro alla destra della sua testa la fece sobbalzare di brutto.

 

“Chi diavolo è lui?!” ruggì Jack, col viso tirato in una smorfia di rabbia incontenibile e a malapena repressa. Era pronto per esplodere da un momento all’altro, si vedeva chiaramente.

 

“Jack…”

 

NON VOGLIO SENTIRE ALTRO CHE IL SUO FOTTUTO NOME!!!

 

Amelia sentì il proprio temperamento focoso e rabbioso prendere il sopravvento sui suoi buoni propositi di calma e sangue freddo, e con la forza che la contraddistingueva lo spinse violentemente indietro, facendolo arretrare e guadagnando spazio. “Non alzare la voce in quel modo! Sono qui per parlare…”

 

PARLARE?! Tu vuoi parlare?!? E non credi che avresti dovuto farlo prima??” Jack scosse la testa, al massimo della frustrazione. “Porca puttana, Amelia, io a te ho sempre detto tutto, tutto, cazzo!! E tu, razza di pazza idiota sconsiderata e imprudente che non sei altro, sei andata a letto per la prima volta con qualcuno che non conosco senza usare uno straccio di precauzione, e soprattutto senza dire niente a me!!!”

 

“Ho avuto le mie ragioni per non dirtelo! E poi non potevo sapere che sarebbe finita così…”

 

“E’ chiaro che non potevi! Maledizione, era la tua prima volta… sarai stata agitata, preoccupata, tesa…” Jack sentiva il cuore gonfiarsi di rabbia man mano che buttava fuori tutti i rospi che aveva ingoiato in quelle ore di attesa. “E’ quel porco che avrebbe dovuto pensarci! Voglio sapere adesso che intenzioni ha, gli hai parlato?”

 

Amelia lo guardò a mento alto. “Il bambino è mio, punto e basta.”

 

Negli occhi di Jack si potevano vedere vere e proprie fiamme. “Ti avverto, Amelia, dimmi il nome del bastardo o giuro su Merlino che te lo faccio uscire a costo di imbottirti di Veritaserum!!!”

 

“Qual è il tuo vero problema, Jack?!” urlò di rimando lei, stufa di stare sulla difensiva. “Sei così preso a scaricare la tua rabbia su questa persona, ma perché sei così furioso??”

 

“Perché???” Jack la guardò incredulo. “Un grandissimo stronzo anonimo arriva, ti mette incinta, sparisce nel nulla da dove è venuto lasciandoti in queste condizioni, e tu mi chiedi anche il perché?!”

 

“E’ stata una mia scelta troncare con lui!”

 

“Non ci crederò né ora né mai!”

 

“Fottiti, allora, ma la realtà è questa! Smettila di prendertela con lui, non è stata colpa sua!”

 

“Lo difendi?? Vediamo se indovino… è il genio di cui ti sei innamorata, vero? L’Innominabile Stronzone, dico bene? La persona con cui hai passato gli ultimi due mesi, durante i quali hai fatto minuziosamente attenzione ad evitarmi per bene!!”

 

“Bravo, hai vinto una bambolina! Che diavolo vuoi che ti risponda?!”

 

“Ma brava, bravissima! E magari ti sta pure bene quello che ti ha fatto, visto che lo ami tanto!”

 

Amelia appoggiò le mani sui fianchi, rivolgendogli uno sguardo di sfida feroce. “Che vuoi fare per questo, schiaffeggiarmi?”

 

Jack si strinse le tempie fra le mani. “Senti, ascolta… siamo partiti male, vediamo… vediamo di ragionarci su questa cosa invece di urlare come due galli, va bene?”

 

Amelia fece una smorfia sprezzante. “Non mi risulta che in casi di emergenze simili tu sia in grado di ragionare, senza offesa.”

 

Jack la guardò male, ma poi abbassò gli occhi. “Ascoltami un attimo… sei da sola, non sei neanche al massimo della forma… è un momento di merda…”

 

“E con questo?”

 

“Sei sicura di volerlo tenere questo bambino?” lei spalancò occhi e bocca. “Ehi, è inutile che mi guardi come se avessi bestemmiato! Non saresti né la prima né l’ultima! Ma guardati intorno, dannazione!! Ti sembra questo il posto adatto a un bambino, ti pare che la tua vita sia quella giusta per un figlio?”

 

Amelia non riusciva a parlare, era inorridita. Sapeva che Jack non era assolutamente pronto per avere dei figli – motivo per cui aveva deciso di nascondergli tutto – ma addirittura questo… lacrime di amarezza e dolore le scivolarono sulle guance, e questo la spinse a maledirsi perché era un segno evidente di vulnerabilità che non riusciva proprio a frenare in nessun modo.

 

Jack esitò quando vide quelle lacrime, e finalmente si bloccò… subito smise di urlare, e il suo tono di voce divenne più calmo. “Adesso non fare così, aspetta un…”

 

“Non mi toccare.” Sibilò ferita Amelia, facendo un passo indietro per sfuggirgli. Chissà se era colpa della gravidanza o solo della delusione, ma non riusciva a smettere di singhiozzare e questo la infastidiva enormemente. Non era da lei. “Stammi lontano.”

 

Jack per un momento dimenticò tutto… l’unica cosa che ora lo preoccupava era il modo disperato in cui stava piangendo la sua amica, e solo allora si rese conto di averla aggredita in quel modo senza il minimo riguardo per la sua condizione. “Calmati, per favore…”

 

Amelia gli schiaffeggiò via le mani, singhiozzando forte. “Sei quanto di peggio conosca… a te non importa niente di quello che provo io, di quello che sto passando, te ne importa solo di te! Ti preoccupi che possa cambiare qualcosa nella tua vita, che questo bambino possa essere d’impiccio alle tue abitudini da scapolo d’oro…”

 

“Ma non è vero! Io…”

 

“STAI ZITTO!!!” gli urlò disperata lei, scansandosi bruscamente le lacrime dalla faccia. “Vuoi che faccia una scelta? Bene, eccola qua: io scelgo il mio bambino! E vuoi sapere il perché? Perché questa creaturina mi ha portato di nuovo la gioia… io credevo che non avrei più sorriso, e invece ora mi sento diversa… mi sento di nuovo me stessa, di nuovo forte, sento che non ho più paura di niente, e sai perché? Perché ho un affetto tutto mio, qualcosa che non devo aver paura di condividere con chi me lo porterà via… il mio bambino è solo mio, ed è tutta la mia vita adesso… non ci arrivi proprio, non è così? A quest’ora neanche ce le ha le gambette, eppure io oggi tornando a casa sono andata a cercare il più bel vestitino che ci fosse, e l’ho scelto verde perché verde è il colore della speranza! E questo bambino mi ha restituito la speranza… mi ha ricordato che c’è ancora qualcosa di bello per cui vale la pena di vivere… tu sei il mio migliore amico, avrei dovuto condividere con te queste emozioni, ma dov’eri tu, Jack?! Dov’eri???”

 

“Io mi preoccupo per te, accidenti!!!”

 

“Per che cosa ti preoccupi?! Se ti fossi veramente preoccupato per me mi saresti rimasto accanto! Invece hai pensato solo alla tua visione d’insieme… sentiamo, da cosa vorresti proteggermi? Credi che mi definiranno tutti una puttana perché ho un figlio senza un padre? Che lo dicano, maledizione, non me ne importa!! Che pensino pure che sono una puttana… forse lo sono, ma almeno sono una puttana che ha ricominciato a vedere la luce dove non c’era più! Ma a te tutto questo cosa importa…”

 

Jack improvvisamente sentì le viscere contrarsi. “I-Io non credevo che tu… pensavo solo che…”

 

Amelia tirò su col naso e scosse la testa. “Non ti preoccupare, non ti rovineremo la vita… potrai continuare a fare la vita che hai sempre fatto perché io adesso vado in camera mia, faccio armi e bagagli e me ne vado da qui, in questo modo il mio bambino non ti sconvolgerà la vita!!”

 

“No, aspetta!” Jack non riuscì a fermarla in tempo, e sentì la porta della sua stanza sbattere con un’inaudita violenza… e poi i suoi singhiozzi disperati e violenti.

 

E ora che la rabbia accumulata durante tutte quelle ore si era sfogata, la realtà di quello che gli aveva detto gli piovve addosso come una cascata.

 

Aveva ragione lei… non aveva capito più nulla, per ore era rimasto da solo a pensare e la rabbia lo aveva accecato al punto da urlarle addosso in quel modo, rischiando di farla sentir male. Voleva a tutti i costi trovare e uccidere il bastardo che le aveva combinato quel guaio… e non si era soffermato neanche per un momento a pensare che forse per Amelia non era un vero e proprio guaio quella gravidanza. Non si era comportato da amico… di nuovo. Erano settimane che rimpiangeva la ‘vecchia’ Amelia, quella forte e coraggiosa e felice e allegra… il nuovo arrivato, quell’esserino che nemmeno aveva tutto il corpo già formato, sembrava aver esaudito il suo desiderio… e lui aveva mandato tutto al diavolo, come al solito, per non essersi fermato a riflettere un attimo in più.

 

Senza perdere altro tempo a sentire i singhiozzi di Amelia che diventavano piano piano più tenui, Jack corse fuori dalla sua stanza e cercò di entrare, ma la porta era chiusa a chiave.

 

“Amy, ti prego… hai ragione, mi sono comportato come un idiota egoista, non avrei ma dovuto parlarti in quel modo… non so nemmeno io perché l’ho fatto… ti supplico, apri questa porta…”

 

Non ci fu alcuna risposta.

 

“…ti prego… dammi un’altra possibilità… almeno lasciami spiegare…”

 

Di fronte a quel silenzio ostinato e tetro, Jack chiuse forte gli occhi e appoggiò la fronte contro la porta. “La verità è che mi è piombato tutto addosso così… quando zia Gin ha detto… per un momento ho pensato che ci fosse qualcuno che aveva intenzioni serie con te, qualcuno che non avevi avuto il coraggio di presentarmi per chissà quale motivo, e beh… ti ho immaginata mentre andavi via di casa per andare a stare con lui… la verità vera è che io non voglio che tu te ne vada… non ancora, almeno. Lo so, lo so che siamo diventati adulti e che ci siamo sempre detti che questo giorno sarebbe arrivato… che ognuno se ne sarebbe andato per la propria strada e si sarebbe formato una famiglia prima o poi… è solo che adesso… dopo tutto quello che è successo, la mia unica ancora sei stata tu, e avevo… avevo paura di perderti, va bene? Lo so che sono un lurido egoista, ma è questo il motivo per cui ho dato di matto…te lo giuro su quanto ho di più caro, Amelia, non è una scusa… è stata una cosa quasi animalesca, come se avessi sentito il mio territorio invaso da qualcun altro… perché io non riesco a pensare di tornare a casa e trovarla vuota, senza il tuo disordine assurdo… senza le tue pantofole perennemente all’ingresso… puoi capirlo tutto questo?”

 

Ancora quel macabro silenzio… Jack sentì il proprio cuore sanguinare.

 

“E’ vero che non sono un bravo ragazzo, è vero che sono uno stronzo di prima categoria, ma lascia che mi prenda cura di te… in questo momento più che mai hai bisogno di me, voglio essere l’amico che sono sempre stato, l’amico che meriti di avere al tuo fianco… rimani qui con me, ti supplico… posso darti una mano, almeno all’inizio… finchè non ti sarai sistemata… dividi con me la tua gioia, ti va?”

 

Dopo molti attimi di assoluto silenzio, Jack strinse forte gli occhi e si allontanò dalla porta trascinandosi sui piedi… ma non fece che pochi passi, poi sentì la porta aprirsi e si voltò. Il suo cuore mancò un battito quando vide Amelia in piedi nel corridoio, col corpo ancora scosso da bruschi singulti e gli occhi gonfi e rossi. In due falcate Jack la raggiunse e l’abbracciò, stringendola forte a sé e baciandole ripetutamente la fronte e i capelli, tirando un impercettibile sospiro di sollievo quando la sentì rispondere al suo abbraccio con la stessa urgenza.

 

“Perdonami.” Le sussurrò fra i capelli, stringendola forte a sé per contenere i suoi singulti. “…perdonami…”

 

Amelia chiuse forte gli occhi e nascose il viso nel suo petto. Si, quel bambino così improvviso, inaspettato e non richiesto era un vero fulmine a ciel sereno… eppure lei continuava a sentirsi felice, nonostante tutto. Sentiva di non avere più paura di nulla… quel piccino che si stava formando dentro di lei era l’ultimo regalo che Jack le aveva fatto prima di dimenticare tutto, e ora era come tenere una parte dell’uomo che amava sempre insieme a lei… ora sentiva che sarebbe andato tutto bene. Non sapeva neanche lei come, ma sarebbe andato tutto bene.

 

 

***************

 

 

Aria, ecco di cosa aveva bisogno.

 

Aria fredda e qualcuno a cui dire uno straccio di parola… qualcuno che avesse la testa calda come la sua, per verificare che la sua reazione, per quanto egoista fosse stata almeno inizialmente, aveva un fondo di umanità e di affetto.

 

Fu così che Jack si ritrovò ad aspettare fuori dallo stadio che i Cannoni finissero il loro allenamento. Dan fu uno degli ultimi ad uscire, e stava parlottando con un compagno di squadra quando lo vide lì in piedi. Dopo aver salutato l’amico ed essersi sistemato meglio il borsone sulla spalla, il giovane moro si avvicinò.

 

“Ehi… che ci fai da queste parti?”

 

Jack fece una piccola smorfia. “C’è una novità.”

 

Dan si accigliò… sapeva quanto il cugino le odiasse per natura le novità. “Sarebbe?” gli chiese, bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta che aveva in mano.

 

“Amelia aspetta un bambino.”

 

Dan sputò fuori tutta l’acqua che aveva in bocca, e si voltò sconvolto verso il cugino. Jack e il suo sguardo eloquente gli fornirono tutte le informazioni che gli servivano per fare due più due. “Chi è il bastardo?” sibilò, rabbuiato.

 

Jack fece una smorfia sarcastica. “Ti mille galeoni se riesci a trovarmelo.”

 

Dan si accigliò. “Non sai neanche chi è?”

 

 “So che è uno che se l’è data a gambe quando avrebbe dovuto accollarsi le sue responsabilità.”

 

Dan s’incupì, malevolo. “Forse possiamo metterci d’impegno e cercarlo… ci facciamo due chiacchiere e vediamo un po’ cos’ha da dire.” Gli disse, facendosi scrocchiare i pugni.

 

Jack fu ben lieto di notare che la reazione del cugino, per quanto più controllata, era stata a sua volta di rabbia. “Non ha più importanza ormai.”

 

Dan si passò una mano fra i capelli. “Per la miseria, un bambino… Amelia come sta, cosa vuole fare?”

 

“Lo tiene.” Jack fece un piccolo sorriso. “E’ felicissima… raggiante, direi. Dovresti vederla.”

 

Dan sorrise. “Meno male che almeno l’ha presa bene.”

 

“Devi credermi, noi l’abbiamo sempre conosciuta come una ragazza coraggiosa e forte… ma dovresti vederla ora. E’ lucida, razionale, precisa, decisa, sembra che non le faccia più paura niente, anche se sa a che difficile situazione sta andando incontro… è tornata il maschiaccio di una volta, però con qualcosa in più… è stupefacente.”

 

“Amelia è una roccia, mastica le difficoltà e prende a calci le convenzioni da quando era piccola… è sempre stata in gamba.” Dan sorrise con orgoglio. “Sono sicuro che se la caverà alla grande anche stavolta… ciò non toglie che vorrei sempre mettere le mani sul figlio di puttana e trascinarlo da lei a calci in culo.”

 

Jack fece una smorfia di disgusto e scosse la testa. “Per quanto mi riguarda, può anche andare a farsi fottere nell’altro emisfero… non abbiamo bisogno di lui.”

 

Dan inarcò un sopracciglio. “Abbiamo?”

 

“Si, abbiamo… ma cosa pensavi, che l’avrei lasciata sola pure io?” Jack scosse la testa con determinazione. “Non se ne parla neanche. Lei voleva andare via per non creare casini a casa, ma non gliel’ho permesso. Ci mancherebbe altro… almeno finchè non si sarà sistemata completamente e il bambino sarà un po’ più grandicello, Amelia resta con me. Ci penso io a lei.”

 

Dan fece una buffa smorfia con le labbra. “Hai idea di come sarà quando avrai per casa il neonato?”

 

Jack scrollò le spalle. “Ci abitueremo. Non sarà difficile… e poi Amelia è così felice come non la vedevo da settimane… e se quel sorriso è merito di questo bimbetto in arrivo, se è lui che la rende così felice, allora per Merlino, farò in modo che questi siano i nove mesi più belli della sua vita.”

 

Dan aveva un sorrisetto fiero stampato in faccia. “Sai cosa penso?”

 

“Cosa?”

 

“Che non avrei mai creduto di poter vedere questo giorno, ma… complimenti, ragazzino. Stai crescendo.”

 

 

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Una promessa è una promessa, signori e signore! Avevo promesso uno scoppiettante (o almeno mi auguro che vi sia piaciuto, anche se si può sempre fare di meglio… Rowla docet! ^^) chap di fine mese… eh si, perché poi per tutto il prossimo mese non mi sentirete, la mia vacanza si conclude alla fine di Agosto… mi mancherete!!! Ma non vi preoccupate… l’estate ha sempre avuto un effetto molto positivo sui miei due piccoli neuroni folli che viaggiano a zonzo per il cervelletto… poi quando torno mi porto dietro una scarica di novità! ^______-

 

Allora, dopo aver incasinato ancora di più la vita dei nostri protagonisti e senza ulteriori indugi… io passerei ai thanks, numerossissimi e super-graditi come al solito, che vi adoro lo sapete già… smack smack! E in più… grazie a tutti, ma veramente a tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti per il 100! E’ stato molto gratificante… dopo che mi hanno ucciso la salute per cinque anni, profs di… ahem! ^_______^ Dunque dunque…

 

Iceygaze: …stavolta sto zitta, lascio a te il commento! ^___- Ehi, ma auguroni al fratellone!!! *confetti che volano ovunque* Meno male che non mi uccidi, c’è da festeggiare per questo! ^_____^ Un baciottolo!

Maria_chan: ehi, grande artista! Che gioia mi hai dato quando ti sei proposta di illustrare il sesto libro! ^______^ La prima immagine era bellissima… uuuh, un cartone animato!!! Ma si che se si può fare lo strappo alla regola, io sarei più che desiderosa di dare una sbirciatina! ^_____- Un bacissimo!

Hiromi91: ehi, niente male come inizio! Invitante! ^_____^ La mia mail sicura è busterbunny19@yahoo.com l’altra è defunta… -_______-“ Grazie mille e bacissimi!

Blacky: quanto hai ragione, tesora, in quanto a casini si direbbe proprio che ora il record lo detengano Jack e Amelia molto più di Ron e Hermione! ^_____^ Però è successo qualcosa di nuovo nella loro storia… *.* Un bacissimo forte!!

Ruka88: ooh, hai fatto indigestione con due chaps tutti insieme allora! ^____^ Visto, ho aggiornato prima di partire! Ma bada che deve succedere ancora taaaanto… ^_____- Un bacio fortissimo!

Fabry: eh eh, il 16 luglio è successo qualcosa di gran lunga migliore di un mio aggiornamento! ^_____- Che dici, le cose adesso sono ancora più interessanti? ^____- Baciottolo!

Fanny: niente ascia, sei perdonatissima e bentornata nel mondo della gente libera dallo studio! ^____^ Hai visto che ci hai azzeccato su Jack e Amy? Eh eh… potresti aver preso anche su altre cose, oppure no… ti lascio nel dubbio! Perdonami se non sono riuscita ad aggiornare prima che tu partissimi, ma il sesto libro aveva la priorità su tutto, anche su FMI! ^_____- Un bacissimissimo!

Ginny: mai canzone fu più appropriata, mia giallorossa amica! ^______^ Tesora, grazie mille, sei una stella… ma certo che te lo impacchetto e te lo spedisco Chad! Ma si, facciamo un prendi 2 paghi 1 e ti arriva anche Simon… ^______- Visto che casino è successo qua? ^___^ E si, tesorissima, la canzone proviene da quella divinità di film che adoro con tutto il mio cuore, i Passi… *_____* Un bacio gigantesco e giallorosso!

Miky Black: perdonami, non ho fatto in tempo!!! E’ tutta colpa di mamma Rowla!!! ^_____^ Spero che cmq quando lo leggerai, anche questo chap ti emozionerà… un bacio enoooorme!!

Lilychang: ma grazie, quanti complimenti! ^____^ Devo proprio dire che la tua analisi della situazione è perfetta, non devo aggiungere niente… sei sempre bravissima a cogliere l’essenza della storia! Mi fa piacere di leggere il tuo nome fra le recensioni, davvero! ^_____^ Un bacio cosmico!

Vale: amore mio!! Sei cascata dalla sedia durante questo chap, o te l’aspettavi? ^_____^ E’ un onore ricevere i tuoi complimenti, lo sai come la penso, specie dopo quel magnificissimo regalo che ancora mi luccicano gli occhietti… superbo! ^_____^ E nella tua recensione hai azzeccato molte cose, tipo le reazioni di Jack e Mel… vediamo se fai di nuovo centro, love! Ti voglio un benissimo formato pianeta! Bacissimissimi!!!!!

Angele87: amore mio! E mo’ lo voglio lo striscione del chap! ^______- Sempre che tu e Alex siate riusciti a venir fuori dalla Stanza delle Necessità, questo è ovvio… anzi, love, disturbo qualche sessione là dentro? ^______________^ La rima è stupenda, mi fai troppo morire!! Ti voglio una marea di bene, baciotti!!

Strekon: hola, amicissimo! Ma sai che ho letto la tua teoria su… ahem… diciamo, il finale del sesto libro… e secondo me ci hai azzeccato in pieno? Condivido completamente! *_____* Finalmente pare che Amelia abbia smesso di passare le sue giornate a piagnucolare, ma sai che ti dico? Hai proprio ragione, sembra quasi che Jack abbia una cert aria da vedovo nero o cosa, povere le donne che lo circondano! ^__________- Un bacissimo foooorte!

Saphira: grazie infinite! Visto, stavolta ho aggiornato prima! Un bacio forte! ^____^

MM1981: ciao tesora, e grazie per i complimenti! Ti ho accontentato… Amelia sembra aver ritrovato la sua strada… in un modo imprevedibile o prevedibilissimo che sia, per lei comincia una nuova era… e Jack? ^__________^ Un bacio galattico!!

Ale69: bimba! Tornata dalla vacanza? No? Beh, quando tornerai ti attende questo sorpresone! ^_____- Simon si è calmato, Amy è una mammina… che casino!!! ^______^ Adesso tocca a me tentare di chiudere la valigia… mi sa che mi farò mandare un paio di War Mage per farlo, però! ^_____- Un bacio schioccosissimo!!

Avana Kedavra: Harry è tutto tuo, tesorissima! ^_____- Brava la mia amica, hai fatto un’osservazione acutissima… Simon trabocca cromosomi Granger da tutte le parti, ma non sono solo le lentiggini e il cognome che lo accomunano al padre! ^_______- Piasuto questo chappy, anche se Harry non c’era? Prometto che torna prestissimo! Bacio foooooooorte!!

Yelle: stellina, tu sei troppo buona! ^____^ Sapessi anch’io com’ero emozionata il 16! Ne sa qualcosa quella povera vittima del mio criceto Anakin! ^___^ Tranquilla, tesora, Jack e Amelia hanno un ruolo senza dubbio centrale in questa storia, ma per Katie e Alex al momento è quella che si definisce la quiete prima della tempesta… ohi ohi, ho parlato troppo? ^_____- Un sacchetto pieno di bacioni!

Lily: oh, facevo il liceo classico… che ora non faccio più!! *festeggiamenti con tanto di spumante* Riccioli d’oro è tornata, come vedi, e per il blocco dello scrittore… tesoro, come ti capisco! Sapessi quanti ne sono venuti a me! -______-“ Tieni duro che poi passa! Un bacione forte forte!

Teta: eh eh, i maschietti di BAWM sono in saldo visto che è estate! Da approfittare ora che sono in costume! ^_____- Grazie cara, un bacio grande!

Lulu: eh, ci ho messo tanto perché nel frattempo mi sono diplomata! *____* Visto, il tuo allievo un’altra volta è assillato dai dubbi… povero Alex!! C’è anche uno spruzzo di un Dan molto sportivo, direi… che si può volere di più dalla vita? ^________- Grazie ancora e baci graaaaandi!

Alissa11: e io ringrazio te per averla recensita! ^____^ Mmh, lunga… penso che supereremo i venticinque chaps… mentre per Jack e Amelia, cos’è che vorresti sapere esattamente? Un bacione!

Judie: amore! Tu, moglie mia, hai avuto tutto il tempo di riaverti dallo shock iniziale… ^_____- Sono proprio curiosa di sapere che ne pensi! E sono anche molto ansiosa, non vedo l’ora che arrivi venerdì sera… *______* Intanto il diritto di esclusività su Ron è tutto tuo, tesoro infinito! Ti adoro e mi mancherai tantissimo, poi quando torno ci facciamo una bella chattata-rimpatriata, sai quanti Love Bugs ci saranno da raccontare… ^_______- Un bacio formato famiglia numerosissima!

Meggie: ehi grande penna! O tastiera, che dir si voglia… ^_____- Visto che SUDT ci si sta mettendo d’impegno? Però… come giustamente hai ricordato tu riguardo ad Adagio e a OLT… ç____ç Tesora, l’immagine che hai postato è bellissima!! Uuh, voglio vedere quella su Jack e Amy!!! Nuuuh, la voglio vedere!!!! Un bacio immensissimo!!

Giuggy: piccolotta, spero che ti vada meglio ultimamente! Beh, tu sapevi già, ma magari questo chap ti ha tirato un po’ su di morale… per qualche momentino! Mi raccomando, quando torno dalle vacanze confido di trovare qualche bella fanny che siamo in astinenza da taaaanto tempo! ^_____^ Un baciottolo rotolante!!

Daffydebby: meno male che non s’è obliviata anche lei, altrimenti questa creatura non si capiva da quale cavolo era spuntata! ^_______^ Ma si, tesoor, qui è come il mercatino delle pulci: vendi il maritino e col ricavato più contributo spese hai a tua disposizione uno dei maschioni di BAWM! Si sa che i saldi estivi sono sempre i più convenienti… ^______- Un bacio gigantesco!!

Saturnia: ci avevi azzeccato, super amicissima!! *_____* E per premio, la tua Sunny ti incarta Simon – possibilmente nudo – lo circonda tutto con un fiocco rosso e poi lo spedisce… Si, devo ammettere che benchè triste, ho amato scrivere lo scorso chap… questo mi incuriosiva un bel po’, mi sono auto-sfidata per vedere se mi piaceva… a te è piaciuto? E che mi dici del casino geberale? Forse i cespuglietti di more hanno bisogno solo di una potatina, chi lo sa… ^______- Un bacio schioccoso e lovoso!

Lady Numb: compagna di cento!! *__________* Visto, anche Mel la pensa come te per le sue nozze! E Harry e Ron… mi sono divertita un mondo a scrivere il loro pezzettino! ^_____^ Eh eh, mi sa che le teorie dell Saturnia abbiano fatto proprio centro, la situazione inizia a sbrogliarsi… anche se io non ho detto se in senso positivo o negativo, eh… ^_____^ Che canaglia che sono, si! ^___^ Un bacissimo enorme!

Kim: amoooore!!! O devo dire amore patentato? ^__________^ tesorissima, hai ricevuto la mia mail, si? Io sono ancora in love con una certa Heaven che mi scorre davanti agli occhi in continuazione… ^_____- Ehi, love… quanti anni ha questo chap? ^_______- Sono curiosissima di sapere se le tue aspettative non sono state deluse! Tvtttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb, ci sentiamo via mail per i saluti! *_____*

Eli: amore, ti sei ripresa?? ^______^ Sono felice che Sarah adesso ti piaccia di più! E per Jack e Amy… eh eh… com’è che dicevamo ieri? Ecco, quindi già sai! ^_____^ Sono stata troppo contenta di beccarti ieri! Ti voglio un bene immenso, divertiti in vacanza, super love!! Smaaaaaaack!!!

Caillean: grazie, carissima! Eh, la tua è una buona domanda… come si comporterà Alex adesso? *.* Ma meno male che a tenere alto il morale ci sono Harry e Ron… ^______- Un bacissimissimo!!

Julie: tesora, non ti preoccupare! Pensa ad abbronzarti e a divertirti… e quando puoi mi recensisci! ^_____^ Se ti è piaciuto il pezzo di Alex dello scorso chap, direi che sei stata contenta di trovarne uno simile anche qui! ^_____- Buone vacanze, e un bacio estivo!

Sibillara: bravissima amica, scassiamola questa scuola! *_________* Ooh, qua di scene intense diciamo che le abbiamo sprecate! ^___^ C’è solo l’imbarazzo della scelta, non ci siamo fatti mancare niente… nemmeno Alex sbav! ^______- Un bacissimone!

 

 

Ooh, bene… è proprio arrivato il momento di andare a nanna che è scandalosamente tardi… buone vacanze bimbi, ci si rilegge a settembre! Divertitevi tutti, godetevi le meritatissime vacanze… e poi ci ribecchiamo e riprendiamo FMI dove l’abbiamo interrotta, col prossimo chap che si chiama “Ti Amo” (…largo alle speculazioni, chi lo dirà a chi? ^_____-) e che parola mia, sarà luuuuuuungo ma proprio tanto… almeno il doppio di uno normale, promesso! E adesso… notte notte signori e signore, e se mi lasciate un commentuzzo mi fate tanto felice… vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb

 

Sunny (assonnatella….) ^___^

 

 

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Capitolo 13
*** Ti Amo ***


Con tutto il cuore dedico questo chap a Marilia, che mi ha fatto un regalone bellissimo creando un forum tutto su BAWM… grazie Mary, tvtttttttttb

Con tutto il cuore dedico questo chap a Marilia, che mi ha fatto un regalone bellissimo creando un forum tutto su BAWM… grazie Mary, tvtttttttttb! ^3^ Anzi, con l’occasione visitatelo tutti, questo è il link:  http://www.forumfree.net/?c=70348  Iscrivetevi numerosi!

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 12: TI AMO

 

 

I'm not a perfect person
As many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
And the reason is you

                                       The Reason, Hoobastank

 

 

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Per quanto potesse essere interessante lo spettacolo dei primi fiori che sbocciavano nelle campagne inglesi, che oltretutto visto dal finestrino dell’Espresso per King’s Cross era ancora più suggestivo, Alex preferiva di gran lunga osservare la sua Katie… era lei il vero spettacolo. Emozionata all’idea di rivedere i suoi parenti, per quanto rischioso fosse tornare a casa, emozionata all’idea della primavera in arrivo, benchè questo non avrebbe scosso più di tanto un’altra persona, emozionata per il fatto che per la prima volta divideva lo scompartimento del treno solo con lui… per lei tutto era fonte di allegria ed emozione, qualsiasi cosa era meritevole di un sorriso. Negli ultimi due mesi avevano passato dei bellissimi momenti, quell’angelo biondo e peperino con la sua sola vicinanza gli aveva trasmesso una voglia di vivere che in diciassette anni non aveva mai provato. Addirittura una sera si erano ritrovati a fare programmi per il futuro… aveva dimenticato per qualche ora che quei programmi avevano la stessa consistenza delle nuvole di fumo.

 

Non era quello il futuro che li attendeva. In quei due mesi era stato come vivere su un’isola deserta, Stephen era stato meno apprensivo del solito e le visite di Anthony si erano notevolmente ridotte… questo aveva dato ad Alex la possibilità di godersi Katie al suo massimo, si erano divertiti, avevano studiato, avevano esplorato Hogwarts alla ricerca di posticini da usare come scappatoie per qualche bacio rubato tra una lezione e l’altra… una vita indubbiamente simile a quella di un qualunque studente.

 

Ma lui non era un qualunque studente. E presto la vita nel Mondo della Magia sarebbe cambiata radicalmente. Dunque i piani di Katie sarebbero andati gloriosamente in fumo.

 

E alla fine era arrivata anche Pasqua, i due mesi erano praticamente volati… e Pasqua significava il terribile momento della verità. E non era solo terribile perché era arrivato per lui il momento di dimostrare le sue abilità utilizzando le sue arti maliziose per manovrare una Katie sconvolta e distrutta dal dolore… il vero problema era che lui avrebbe dovuto prendere parte alle operazioni nel modo che meno desiderava: col volto coperto. Come un codardo. Perché questi erano gli ordini di Stephen… e gli ordini di Stephen non si potevano discutere.

 

“Aah, lo sapevo!” più che entusiasta, Katie mise giù il giornale sportivo che stava leggendo. “Avevo capito bene, pare che dopo l’estate le Saette di Memphis apriranno le selezioni per il posto di portiere e anche per un battitore! Sono sicura che se vai li straccerai tutti.”

 

Alex sbattè gli occhi, interrompendo bruscamente i suoi pensieri cupi. “Che dicevi?”

 

“Guarda.” Katie gli porse il giornale, indicandogli la pubblicità in questione. “”E se questo lavoro non ti piace…”

 

Alex scoppiò a ridere quando lesse il titolo sulla copertina dell’altro giornale che si ritrovò sulle ginocchia: ‘Maghi e Professioni – il mensile dei contratti per i posti di lavoro’. “Katie, ma che ti ha preso? Mi stai cercando un lavoro?”

 

“Eh beh, si! Tra meno di due mesi avrai finito Hogwarts!”

 

Ancora ridacchiando, Alex scosse la testa. “Ci manca solo che mi cerchi anche casa.”

 

“…ops…”

 

Alex guardò il giornale che aveva in mano Katie… e non potè trattenersi, rise di nuovo. Una rivista sulle case in vendita a Londra.

 

Contagiata da quelle risate, anche Katie ridacchiò. “Ma che ridi, scemo?”

 

Alex aveva ancora difficoltà a smettere di ridere. “Sei tutta pazza… con un futuro strampalato come quello che ci attende, tu ti organizzi la vita con un anticipo di mesi…”

 

“A parte che mia madre ha sempre fatto così e grazie a lei ci siamo sempre trovati tutti bene, ma poi non è che ti organizzo la vita…” Katie scrollò la spalle, rilassando il collo e appoggiando la nuca contro il sediolino. “Voglio solo essere sicura che finita la scuola tu non te ne andrai… che resterai qui. Voglio darti un motivo per non lasciare l’Inghilterra.”

 

Alex la guardò per un lungo momento, poi si sporse in avanti e le scansò un ricciolo ribelle dalla fronte. “Io ho già un motivo per non lasciare l’Inghilterra.” Il sorriso fresco e genuino che ricevette in risposta dalla ragazza abbattè con un sol colpo le sue barriere… le rubò un bacio al volo, come amava sempre fare… sorprenderla era un piacevolissimo vizio che aveva preso nell’ultimo periodo. Qualunque espressione si dipingesse su quel viso vivace e allegro gli faceva sempre sentire un senso di profonda pace che faceva a pugni con lo spirito freddo e calcolatore che gli martellava il cervello.

 

Katie gli accarezzò il viso. “Bisogna assolutamente trovarti una casa e un lavoro, signor Templeton, adesso non ti permetterò di allontanarti da me neanche di mezzo metro.”

 

“Sono un uomo braccato.” Alex ridacchiò. “Come ti è venuta in testa l’idea che io volessi andarmene?”

 

“Avevo paura che saresti tornato in Ungheria da tua sorella.” Katie storse un po’ la bocca. “…ti offendi se ti dico che non mi è particolarmente simpatica?”

 

“Non piace neanche a me, perciò non mi interessa niente di lei. E poi ti ricordo che tecnicamente io sono figlio unico, lei è una sorellastra.”

 

Katie lo vide irrigidirsi tutto in una volta… dunque aveva visto giusto. La sorella era un argomento spinoso… probabilmente gli aveva causato sofferenza in passato. “Non andate molto d’accordo, eh?”

 

Alex esitò. “…ti dispiace se parliamo d’altro?”

 

Infinitamente, visto che continui a tenerti tutto dentro e non va bene… “Come vuoi tu.”

 

“Grazie.” Alex le sorrise. “Allora, che dicevi del mio lavoro?”

 

“Oh beh, io ti vedrei…” Katie s’interruppe quando vide cambiare il panorama fuori dal finestrino… niente più campagna, erano appena entrati in una galleria e il treno stava rallentando fra gli sbuffi di fumo… si stava immettendo sul binario 9 ¾ di King’s Cross. Non appena furono arrivati alla stazione Katie si affacciò dal finestrino, e poi si voltò verso Alex più gioiosa di prima. “Sbrigati Alex, ho visto mamma e papà, e c’è anche zio Harry! Andiamo, pigrone, muoviti!”

 

Alex fu letteralmente trascinato in piedi, e mentre Katie si infilava in tutta fretta il giubbetto di jeans, lui si sporse un attimo a guardare… effettivamente sulla banchina ad aspettarli c’erano sia i genitori che lo zio di Katie, ma al suo occhio ben addestrato non era sfuggito quello che lei nell’entusiasmo non aveva notato: i Weasley e Harry Potter erano palesemente in assetto da War Mage, visto il modo attento in cui si guardavano in giro, e Alex era pronto a scommettere che sotto quei mantelli avessero addosso l’uniforme… erano pronti. Pronti all’idea che potevano dover fronteggiare nuovi scontri… e questo era devastante, visto che pur essendo i migliori nel loro campo non avrebbero mai potuto prevedere che sarebbero stati colpiti al cuore e proprio sotto il loro naso, senza poter fare nulla per evitarlo… cosa che oltretutto sarebbe successa in meno di due giorni…

 

…e Alex si ritrovò a pensare quanto gli avrebbe chiesto di mancia il macchinista del treno se gli avesse chiesto di portare lui e Katie via a razzo, nel posto più lontano possibile da quella famiglia che presto avrebbe pagato a carissimo prezzo la vita felice che si era guadagnata.

 

 

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Jack si chiuse la porta alle spalle con un colpetto di tallone, visto che aveva entrambe le braccia impegnate… era uscito a fare la spesa, ed era stato più che felice di comprare una scorta extra di dolciumi e biscotti. Probabilmente per la prima volta nella sua vita Amelia aveva sempre fame, e per questo Jack non finiva mai di ringraziare il piccoletto che le cresceva in grembo. Fu con un sorriso allegro che il ragazzo accolse le note dolci della musica che proveniva dalla stanza della sua amica, e non resistendo alla tentazione lasciò le buste in cucina e la raggiunse, fermandosi a guardarla dalla soglia della porta.

 

Amelia stava ballando dolcemente e canticchiava a bassa voce mentre si ciondolava sui piedi, tenendosi le mani sulla pancia… a più della metà del quarto mese di gravidanza si cominciava a vedere un primo inizio di pancione, che su di lei di fisico gracilino spiccava almeno il doppio. Istintivamente Jack sorrise… era una delle poche volte che aveva la possibilità di vederla senza il consueto maglione di tre misure più grande, finalmente si poteva vedere in tutta chiarezza com’era cambiata la sua Popò con gli effetti della gravidanza… effetti decisamente positivi. Aveva acquistato una dose di femminilità notevole e molto, molto interessante. Ma di sicuro la conseguenza migliore del suo stato era il sorriso che non aveva più abbandonato la sua faccia da due mesi a quella parte… e quell’inarrestabile forza d’animo che aveva sempre avuto, e che dopo un periodo di ombre era finalmente ritornata.

 

“Vedi, amore di mamma?” fece piano Amelia, accarezzandosi l’addome gonfio. “Questo è ballare. Mammina ti insegna che è facile, basta muoversi piano piano… così…”

 

Ma come si fa a non amare una donna che adora a tal punto la tua creatura?, si chiese per la millesima volta Jack, ma scacciò immediatamente via il pensiero. Non era più importante, perché se anche lo stronzo responsabile di tutto fosse saltato fuori all’improvviso e con mille scuse, lui non gli avrebbe permesso di riprendersi Amelia. Nessuno poteva più permettersi di avvicinarsi a lei senza la sua approvazione, perché nessuno avrebbe mai più osato giocare col suo cuore.

 

Era troppo felice, nessuno doveva turbare quella sua felicità… erano mesi che non la vedeva così bene, sembrava addirittura più bella del solito per quanto non se ne accorgesse… in quel momento poi, a ballare col suo piccolino, faceva venire una voglia matta di abbracciarla… e Jack non represse la voglia di farlo, avvicinandosi e prendendola per mano a sorpresa.

 

“Mi concedi questo ballo?” le disse col suo solito sorrisetto da canaglia.

 

Amelia gli sorrise, felice. “Con molto piacere.” Come al solito non potè non provare un brivido quando lui la strinse a sé, ma si rilassò appoggiandogli la testa sulla spalla e lasciandosi cullare dai movimenti dolci di lui.

 

Jack socchiuse gli occhi e inalò il profumo inconfondibile dei capelli di lei. Era un profumo particolare, fresco e genuino, che nei capelli cotonati o super trattati delle ragazze con cui era stato non aveva mai sentito… Amelia era sempre stata particolare. Come particolare era sentire contro il proprio addome la sua pancia gonfia ogni volta che l’abbracciava, considerando che lì dentro si stava formando un esserino che di lì a pochi mesi sarebbe arrivato a sconvolgere le loro vite. Ma lei era così serena e felice che tutta l’ansia e l’agitazione dei primi momenti avevano abbandonato anche lui. Perso nei suoi pensieri, Jack si accorse solo in un secondo momento che la canzone era finita e che Amelia si era allontanata da lui. Peccato, era bello ballare con lei… com’è che non lo facevano mai?

 

“Questa è la prova che mammina non sa ballare affatto.” Disse ridendo Amelia.

 

Jack si riscosse e fece un sorrisetto dei suoi. “Vedi, là dentro? Devi seguire quello che faccio io.”

 

“Decisamente no, tu finirai per deviarmi il piccolo!”

 

“Ehi, zio Jack fa il suo dovere.” Jack le pizzicò il naso fra le dita. “Se è un giovanotto gli spiego i trucchi del mestiere, se è una signorina capirà bene da cosa si deve guardare.”

 

Amelia scosse la testa, con una smorfia divertita e rassegnata stampata sul viso allegro e colorito. “Sei senza speranza. Almeno l’hai fatta la spesa?”

 

“Ah ah, e qui ti volevo.” Jack fece un sorrisone compiaciuto e si sfilò qualcosa dalla tasca posteriore del jeans... un vasetto di pappina per bambini. “Ta-Dan!”

 

Amelia inarcò un sopracciglio. “Non dirmi che l’hai comprata per me perché ti uccido.”

 

“Scema, no…” Jack gliela porse. “Sono passato davanti allo scaffale delle pappine per neonati al supermercato… lo sapevi che esistono almeno una ventina di marche diverse di questa roba? E poi ci sono le pappette col ferro, quelle con le vitamine… è un vero casino, ci ho passato un’ora lì davanti e non sono riuscito a capire qual è la marca giusta.”

 

“Beh, dunque, vediamo…” Amelia fece una piccola smorfia e si sbuffò la frangia via dalla fronte. “…non sono messa molto meglio di te… col ferro, dici? E se il mio bambino è allergico?”

 

“E’ proprio per questo che lo zio Jack è il migliore di tutti.” Jack sorrise fiero. “Ho agguantato al volo un padre che faceva la scorta e gli ho chiesto qualche dritta… questa pappetta qui non contiene niente, è per i primissimi mesi ed è la marca migliore… e noi adesso l’assaggiamo, così già sappiamo se dobbiamo comprare questa.”

 

Amelia sorrise largamente. “Questa sì che è stata un’idea geniale!”

 

“Eh, è stata mia…”

 

“Dai, proviamo.” Amelia stappò il vasetto ed entrambi i ragazzi ci tuffarono un dito dentro, assaggiandone il contenuto. Jack arricciò il naso, mentre lei scrollò le spalle e annuì. “Non sa di molto, ma almeno non fa schifo.”

 

“Adesso capisco perché non ci ricordiamo cosa ci hanno dato da mangiare quando eravamo piccoli, questa roba è inodore e insapore, oltre che incolore.”

 

“Ma che pretendevi, pane e marmellata? Questa roba la deve ingurgitare un bimbetto senza denti, affidandosi solo alle sue gengive…” al pensiero Amelia sorrise e si portò una mano sulla pancia.

 

Jack inarcò le sopracciglia. “Credimi, Popò, il nostro piccolo sdentato non se la terrà in bocca nemmeno per cinque secondi questa roba insipida… nah, gli prepariamo qualcosa di buono noi, ti faccio vedere come viene su sano e forte.”

 

“Certo, una bella bistecca al sangue a quattro mesi ci sta benissimo, eh?” ridendo divertita, Amelia tornò a guardarsi allo specchio e si accarezzò l’addome gonfio. “Adesso si comincia proprio a vedere… gioia di mamma sua, è riuscito dove perfino Madre Natura aveva fallito… mi ha fatto venire le tette!”

 

Jack scoppiò a ridere e  appoggiò le mani sui fianchi, guardandola mentre si contemplava la nuova figura allo specchio con grande orgoglio. Quella ragazza era un vero numero. “Complimenti al pargolo, allora, direi che ha fatto un ottimo lavoro… adesso sei una donna vera.”

 

“Sono una mamma.” Fece dolcemente lei, e il suo sorriso brioso e tenerissimo le fece luccicare gli occhi vispi e felici.

 

Lui sentì un moto di affetto immenso invadergli il cuore… era così dolce, tenera, così meritatamente felice nella sua semplicità… ed era allo stesso tempo una vera forza, aveva trasformato quello che per lui sarebbe stato tragico in un motivo per ritrovare il sorriso… era veramente grande. “Si… si, sei una mamma.” Le disse, abbracciandola. “La più bella di tutte.”

 

Amelia chiuse per un momento gli occhi, sforzandosi di non pensare all’ultima volta in cui le aveva detto la stessa cosa, e si accoccolò fra le sue braccia forti. Erano sempre state il suo rifugio, in fondo.

 

Jack le diede un bacio sulla testa, accarezzandole bonariamente i capelli lisci. “Senti, piccoletta… per quanto ancora credi di poter allargare la tua uniforme o di nasconderti nei miei maglioni? Ormai sta diventando evidente.”

 

Amelia fece una piccola smorfia di disappunto. “Tu dici? E’ ancora relativamente presto, non sono poi così grassa…”

 

“Nah, tu sei magra come uno stecchino, il minimo cambiamento balza agli occhi in un lampo. E poi in realtà avrebbero già potuto notarlo, se ci avessero fatto attenzione. Guarda.” Jack la fece posizionare di profilo e le percorse con la mano la spina dorsale… all’altezza dei reni era curvata verso l’interno, come se in quella posizione lei tenesse volutamente la pancia in fuori. “Vedi questa curva nella schiena? E’ un chiaro segno della tua condizione. Dopo il terzo mese diventa questa la posizione delle donne in dolce attesa, perché il corpo della mamma si prepara a sostenere il peso del bambino man mano che cresce.”

 

Amelia sbattè gli occhi castani, stupita. “E tu come le sai tutte queste cose?”

 

Jack scrollò le spalle. “Le ho lette.”

 

Tu hai letto un libro?? …e su questo argomento, per di più?”

 

“Si, beh… sai, all’inizio… quando vomitavi tutte le mattine… non potevo sempre andare a chiedere a zia Gin se era normale, così ho pensato di documentarmi un po’ sull’argomento.”

 

Amelia provò un fortissimo senso di commozione… se non avesse avuto l’autocontrollo di un War Mage, come minimo lo avrebbe assalito per ricoprirlo interamente di baci. Stava facendo molto più di quanto si potesse aspettare… si stava prendendo cura di lei come nessuno aveva mai fatto… e si stava prendendo cura del bambino… il loro bambino.

 

Il tuo bambino, stupida, non il vostro…

 

“Jack, io… non so proprio cosa dire.” Gli mormorò con una voce più strozzata, accarezzandogli una guancia.

 

Jack le fece uno dei suoi tipici sorrisetti Weasley. “Prova a dirmi come racconterai al mondo intero del bambino.”

 

Amelia si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo. “Non lo so… devo dirlo proprio a tutti…”

 

“Paura?”

 

“Un pochetto.”

 

“Nah… il leggendario Popò della terra dei Koala non sa cosa sia la paura.”

 

Amelia fece un sorrisetto ironico. “Allora diciamo che questo caso è l’eccezione che conferma la regola.”

 

Jack le sollevò il viso dolcemente, assumendo un tono più serio. “Non devi avere vergogna proprio di niente, sai.”

 

“Non è vergogna la mia.” Amelia si morsicò il labbro. “Non ho voluto dire niente a nessuno perché voglio che i primi a saperlo siano i tuoi genitori, la tua famiglia… ma ho una paura fottuta di deluderli.”

 

Jack la incoraggiò con un sorriso. “Tu sei l’esempio vivente della maturità e del senso di responsabilità che hanno sempre cercato di insegnarci… non li deluderai, credimi. E sai che ti dico? Glielo dici stasera, a cena. Così ci leviamo il pensiero.”

 

Amelia esitò, poi sospirò e annuì. “Va bene, lo farò.”

 

“Bravissima.” Jack incrociò le braccia sul petto e inclinò leggermente la testa. “E tuo padre? Quando conti di mandargli un gufo?”

 

Amelia s’irrigidì e fece una smorfia. “Non c’è alcun motivo per cui io gli debba scrivere.”

 

“Questa cosa deve finire, Amy.” Il tono di Jack era solido, ma straordinariamente calmo. “E’ tuo padre, ha il diritto di sapere che sei incinta.”

 

Amelia lo guardò con uno sguardo di fuoco. “Ha perso il suo titolo e il suo diritto molti anni fa, quando è partito per l’Africa.”

 

“Ma tu gli hai mai chiesto di restare? Te lo dico io: no!”

 

“Che differenza avrebbe fatto? Lui non ha mai voluto soffermarsi ad ascoltarmi, non mi ha mai accontentata e non se n’è mai veramente fregato un benemerito di me. Figurati un po’ se s’interesserebbe a questo bambino solo perché sulla carta è suo nipote.”

 

“Questo non lo puoi dire.” Jack scosse la testa. Sapeva bene che sotto sotto, lei moriva dalla voglia di dirlo a suo padre… ma era troppo orgogliosa e testarda per prendere carta e penna e fare quello che era giusto. “E non è vero che non ti ha mai voluto bene, perché lui a modo suo ti ama… non vi siete mai capiti, tutto qui. Ma tu gli hai mai parlato, eh? No, quando le cose non ti vanno a genio tu risolvi tutto mandando al diavolo la gente, e sbattendoti la porta alle spalle. E così hai fatto anche con tuo padre.”

 

Amelia inarcò pericolosamente un sopracciglio. “L’unico che si è comportato come un vero padre per me è stato il tuo, punto e basta. E non ne voglio più parlare. Il bambino è mio, decido io a chi dirlo e a chi no.”

 

Jack la guardò uscire dalla stanza e sospirò, scuotendo la testa. Amelia aveva la testa di granito… ma se c’era una cosa che non le riusciva bene era inveire contro qualcuno che in realtà amava… e lui era pronto a giocarsi la casa che se avesse visto suo padre, gli sarebbe balzata al collo senza chiedersi nemmeno il perché.

 

 

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“Prendi questo… è un mantello dell’invisibilità, con questo non ti vedrà nessuno. Stephen si è raccomandato molto su questo punto, la tua identità deve rimanere segreta e il tuo nome al sicuro da qualunque sospetto.”

 

“Me lo hai già detto trecento volte, credo di averlo imparato a memoria. Anthony, mi darai il tormento fino ad allora?”

 

“E’ probabile, perché stavolta non possiamo permetterci errori. Deve essere tutto assolutamente perfetto.”

 

“Quando diavolo avete intenzione di agire?”

 

“Sabato alle dieci e mezza in punto.”

 

 

 

Alex chiuse gli occhi e sbuffò, cercando di non perdere il suo preziosissimo controllo. Non poteva mostrarsi triste o angosciato agli altri in un giorno di festa, che cosa avrebbero pensato dopo? Per sua fortuna l’autocontrollo era sempre stato una sua dote, ma i sentimenti e le emozioni no… quelli erano qualcosa di nuovo con cui si trovava ad avere a che fare, forse per la prima volta nella sua vita. Per fare quello che doveva fare due giorni dopo alle dieci e mezza in punto non poteva permettersi il lusso di pensare, avrebbe perso lucidità e razionalità e questo non se lo poteva permettere. Doveva essere freddo come era sempre stato.

 

Ma non ci riusciva perché nella sua mente c’era solo lei. Lei, che col suo sorriso illuminava una stanza intera, che con i suoi occhi azzurri sapeva leggergli dentro senza alcuna difficoltà, col suo tocco delicato e amorevole che gli riscaldava sempre il cuore. Lei, con la sua gioia infinita di vivere, col suo amore per il mondo, con la fiducia che riponeva nella vita e negli uomini… ma tutto questo sarebbe cambiato. Lui l’avrebbe cambiato nel giro di poche ore.

 

Si, forse il piano di Stephen avrebbe avuto successo e Katie sarebbe diventata davvero in tutto e per tutto dipendente dalle sue parole e dalla sua presenza confortante, e alla lunga tutto sarebbe andato come doveva andare… ma Alex sapeva bene che lei non era fatta per essere una traditrice spietata, e forse sarebbe stato tutto inutile. Il dolore l’avrebbe accecata, e ne sarebbe venuta fuori una creatura infelice e sofferente. Quella ragazzina felice e innamorata della vita non sarebbe tornata più… l’avrebbe persa per sempre. Questo gli fece provare un forte bruciore allo stomaco. Ma voleva veramente farlo? Il gioco valeva davvero la candela?

 

“Alex?” Katie rivelò la sua presenza passandogli una mano su e giù davanti agli occhi. “Ci sei?”

 

“Eh? Oh… si, scusa. Stavo pensando a una cosa che devo assolutamente ricordarmi di comprare prima di tornare a Hogwarts.”

 

Katie inarcò un sopracciglio, piuttosto scettica, ma non lo forzò oltre. “Beh, invece di pensare alla lista della spesa, perché non mi aiuti ad apparecchiare?”

 

Alex fece un sorrisetto. “Se questo significa che mangiamo prima ben volentieri, sto morendo di fame…”

 

Katie sorrise sfuggevolmente, facendogli segno di seguirlo in cucina, ma quando furono arrivati nei pressi della porta socchiusa si fermò… si sentivano le voci più basse del solito di Jack e Amelia, dei suoi genitori… fece cenno ad Alex di restare in silenzio, e si sporse leggermente per cercare di sentirli.

 

“…e quindi la loro talpa sarebbe quello schifoso di Taventoon?”

 

“Si, Jack, se le nostre supposizioni sono giuste.” Hermione scosse la testa. “Adesso il problema è provarlo.”

 

Amelia aveva il disgusto stampato chiaramente sulla faccia. “Che schifo, arrivare a tanto…”

 

“Hanno vinto una battaglia, ma non la guerra.” Ruggì minaccioso Ron. “Sono stati abili, con la storia degli attacchi a voi ragazzi ci hanno preso come tanti pesci nella rete. Credevamo che volessero creare fumo per distrarci dagli attentati a voi, e invece era tutto il contrario, voi avete fatto praticamente da esca e noi abbiamo abboccato. Era tutto un piano per farci sbattere fuori dai War Mage e cominciare a modificare le cose con l’aiuto dei nuovi arrivati.”

 

“Ok, il primo round è loro.” Fece combattivo Jack, i cui muscoli fremevano visibilmente. Non era un uomo di parole lui, preferiva di gran lunga l’azione. “Però adesso viene il secondo… e rispetto a loro noi abbiamo un vantaggio: non sanno che li abbiamo scoperti.”

 

Alex serrò la mascella e tentò di allentare i pugni che teneva stretti ai lati del corpo. Lanciò un’occhiata a Katie e la vide molto attenta e concentrata, quasi come se cercasse di capire da sola quello che stava succedendo senza aver bisogno di chiedere a nessuno.

 

Stephen, questi sono furbi e preparati… ma lo sai veramente chi stai sfidando?

 

Alla fine i pensieri di Alex furono interrotti quando Katie ruppe gli indugi e aprì la porta della cucina. Il cambio di atmosfera da tesa a serena fu rapidissimo e quasi perfetto… quasi.

 

“Ehi, quando si mangia?” esclamò vispa la biondina. “Stiamo morendo di fame.”

 

Hermione le sorrise amabilmente. “Mangiamo subito, se mi date una mano con…”

 

“Alla torta ci ho pensato io!” disse subito Mel, che era seduta sulle ginocchia di Simon, e inevitabilmente scoppiarono tutti a ridere, Hermione inclusa.

 

“E va bene, rinnovando la mia promessa di restare lontano dal dessert, direi che potremmo anche…”

 

“No, un attimo solo…” Amelia esitò quando tutti la guardarono, e cominciò a torcersi le dita. “…uhm… ecco… c’è qualcosa che vorrei dirvi, cioè… ve lo voglio dire, e allo stesso tempo non ve lo voglio dire, ma d’altra parte sento che potrei anche scoppiare se non parlo, perciò…”

 

Ron si accigliò quando la vide così assurdamente in imbarazzo, e le accarezzò amorevolmente la testa. “Tutto bene, tesoro?”

 

“S-Si, però…” Amelia fece un piccolo sorriso nervoso e gli indicò una sedia. “Forse è meglio se ti siedi prima?”

 

Katie ridacchiò quando vide la faccia di suo padre. “Guardalo, Amy, lo hai terrorizzato!”

 

Hermione fece un sorriso teso. “Beh, veramente non hai rassicurato neanche me… che è successo?”

 

Amelia aprì la bocca per parlare… ma non le riuscì. Poteva solo guardarli, tutti lì in attesa di capire la misteriosa notizia… e il coraggio le venne meno. Ron la stava osservando con un cipiglio ansioso, Hermione accanto a lui sembrava preoccupata, Mel la fissava con i suoi grandi occhi blu spalancati, la piccola Katie la guardava quasi come se trattenesse il respiro nell’attesa, perfino il suo Alex sembrava molto interessato… Simon aveva capito tutto, invece, perché le strizzò un occhiolino e annuì in segno di incoraggiamento. Ma come avrebbero reagito loro… la sua unica famiglia?

 

In preda a un fortissimo desiderio di cambiare argomento e rinunciare ai suoi piani, Amelia s’inumidì le labbra… ma poi sentì due mani grandi e forti appoggiarsi protettivamente sulle sue spalle, e voltò la testa di lato per vedere lui, l’unico che aveva il potere di regalarle serenità nei momenti più impensati…

 

Jack le fece un sorrisetto fiero e furbo, poi si rivolse verso gli altri. “Amelia deve dirvi una cosa importante… lasciatela parlare e non la interrompete, per favore.”

 

Forse fu la sua presenza rassicurante… o il suo profumo maschio… o il suo corpo solido e virile alle sue spalle, forse era semplicemente una questione psicologica data dalla sua vicinanza… ma qualsiasi cosa fu, aiutò Amelia a trarre un respiro profondo e a trovare il coraggio necessario a buttare tutto fuori una volta per tutte, con un pallido sorriso timido sul volto. “Aspetto un bambino.”

 

Hermione spalancò gli occhi. “Come?”

 

“Dici davvero?” fece incredula Mel.

 

Katie sorrise enormemente. “Che bello, un bambino!”

 

Ron era un misto di shock e stupore. “Ma che… come sarebbe a dire?! E di chi è?!”

 

“Ehi, ehi! Si era detto di non interrompere!” Jack li guardò male, poi si rivolse più dolcemente ad Amelia. “Va’ avanti, non li pensare.”

 

Amelia smise di mordersi le labbra, ma non alzò lo sguardo da terra. “Il bambino è mio… vi prego, non chiedetemi chi è il padre… non è stata colpa sua.”

 

Non è stata colpa sua?!?” ripetè incredulo Ron, mentre dalla sua postura si capiva che già cominciava a scaldarsi. “Questo grandissimo…”

 

“Papà.” Lo ammonì Simon. “Datti una calmata e lasciala parlare.”

 

Amelia sospirò, ed evitò accuratamente lo sguardo di Ron. “Le cose non sono andate esattamente come pensavo io, però il bambino è stato una sorpresa bellissima e io lo voglio con tutte le mie forze. Ho… passato un po’ di tempo per conto mio per cercare di organizzare i pensieri, capire che fare… e ho capito che non mi importa di non avere quello che non ho, mi basta di avere quello che ho… e ho un piccolino che sarà bellissimo, e che adoro tanto. Non sapevo come dirvelo…” lentamente si tirò su il felpone di Jack, scoprendosi il ventre arrotondato. “…sono al quasi al quinto mese… vi prego, non arrabbiatevi con me se non vi ho detto niente prima, è solo che avevo una paura da matti di… non lo so, di deludervi… a dirla tutta, ora ce l’ho più di prima, ecco.” Mormorò con un piccolo sorriso timido.

 

Ron si passò una mano fra i capelli e buttò fuori l’aria che inconsapevolmente aveva trattenuto per qualche secondo, quindi fu il primo a interrompere il silenzio generale. “Quindi… lui non tornerà, giusto?”

 

Amelia scosse la testa. “No… e non mi importa. Crescerò il mio bambino da sola, so bene a cosa vado incontro e non ho paura. Sento di non aver più paura di niente ora che c’è questo bimbo.”

 

Hermione distese le labbra in un sorriso amorevole e orgoglioso insieme, e scansando il marito le si avvicinò per prenderle le mani nelle sue. “Tesoro, dimmi una sola motivazione per cui dovremmo essere delusi, perché onestamente io faccio fatica a vederne.”

 

Amelia si morse le labbra. “Non ho un compagno al mio fianco…”

 

“No, ma hai tanto di quel coraggio e di quella forza che ti devo proprio ringraziare, piccola peste.” Hermione le prese il viso fra le mani e glielo accarezzò. “Io sono fiera di te… sono fiera che tu faccia parte della mia famiglia, perché oggi davanti a me vedo una donna forte e decisa che ha saputo tenere testa a un futuro imprevisto nel migliore dei modi… il mio unico rammarico è non averti potuto stringere forte a me quando hai avuto la bella notizia, e non so proprio come tu possa aver pensato che ti avremmo giudicata, ma ti voglio perdonare… se mi prometti che non dirai mai di essere sola col tuo bambino. Siete tutti e due parte di questa famiglia, mi sono spiegata? Non rinuncio al titolo di nonna onoraria così facilmente, signorinella.”

 

Amelia sorrise mentre la commozione prendeva il sopravvento e le riempiva gli occhi di lacrime, e a quel punto lasciarsi abbracciare da Hermione fu la cosa più bella del mondo. Era così materna la sua stretta, così accogliente e amorevole che sarebbe rimasta in quella posizione anche per tutta la giornata…

 

…è questo essere abbracciati da una mamma? Perché è divino…

 

“Amy!!” strillicchiò elettrizzata Katie, piombandole accanto e separandola da sua madre per appoggiarle una mano sulla pancia. “Voglio sentire il bimbo che scalcia!”

 

“Anch’io, anch’io!!” anche Mel accorse.

 

“Cos’è, maschietto o femminuccia?” chiese ancora Katie, che sorrideva come non mai.

 

“Come lo vuoi chiamare?” continuò Mel.

 

“Ehi, ehi! Lasciate un po’ di posto allo zio Simon, pazze scatenate!”

 

Jack rimase a guardare in disparte, incrociando le braccia sul petto e sorridendo soddisfatto nel vedere Amelia ridere fra le lacrime di commozione e rispondere alle domande frenetiche della piccola folla di scalmanati attorno a lei.

 

“Ma chi sei tu, e che ne hai fatto di mio figlio?”

 

Fu molto divertente per Jack sorridere a suo padre nel suo stesso identico modo furbastro e vispo. “Perché?”

 

Ron scrollò le spalle, mantenendo la voce più bassa per non farsi sentire dal gruppetto in festa. “Il mio ragazzo sarebbe già scappato a chiedere aiuto… invece tu sei ancora qui, e non solo… a quanto pare ci sei stato tu vicino ad Amelia in questi mesi. E direi che hai fatto un lavoro straordinario.”

 

“Io le do solo una mano… il resto è tutta farina del sacco di quella titana.”

 

“Oh, beh… mi ricordo abbastanza bene i primi mesi delle gravidanze di tua madre, sono sempre stati piuttosto difficilotti…”

 

“Se ti riferisci al vomito, abbiamo gestito la situazione alla grande: abbiamo piazzato un catino proprio sul comodino di Amelia, così all’occorrenza non doveva neanche alzarsi nella notte.” Jack fece una smorfia di profondo compiacimento di se stesso. “A volte i rimedi più semplici sono i migliori.”

 

Ron osservò suo figlio con la coda dell’occhio. In altri tempi Jack non avrebbe reagito con altrettanta naturalezza, anzi… invece sembrava calmo e perfino allegro. Dunque Ron non si era sbagliato quando aveva avuto la sensazione che suo figlio avesse qualcosa di diverso, qualcosa che lo rendeva più adulto… più maturo. Non assomigliava affatto al ragazzino di qualche mese prima che cambiava una donna al giorno. Che fosse davvero cresciuto? Valeva la pena metterlo alla prova…

 

“Non hai idea di chi possa essere lo stronzo che ha fatto tutto questo?”

 

Jack s’irrigidì e fece una smorfia tra il disgustato e il vendicativo, ma nulla di più. “Purtroppo no, ma ora come ora non importa. Tanto non gli permetterei comunque di riavvicinarsi a lei dopo che l’ha lasciata sola.”

 

“Qualcuno accanto a lei dovrà pur esserci…”

 

“Infatti per il momento me ne occupo io. Poi con calma, quando Amelia si sentirà pronta a cercarsi un compagno… beh, ne riparleremo. Credo.”

 

“Beh, è un buon piano.” Ron annuì… e voltò dall’altra parte il viso per non far vedere  a suo figlio il sorrisetto soddisfatto e di certo irritante che gli si era stampato automaticamente in faccia.

 

Amelia tra le risate generali riuscì a districarsi dalla piccola folla entusiasta e si mosse verso l’unica persona che non le aveva ancora detto niente. Timidamente cercò lo sguardo di Ron… e riprese a torcersi nervosamente le dita. “Sei… arrabbiato?”

 

“Io? Con te? Non credo che questo potrà mai succedere.” Ron le diede un pizzicotto sul naso e le fece un sorriso infinitamente dolce. “E poi per cosa dovrei arrabbiarmi? Un bambino è sempre fonte di gioia, e mai come ora ne abbiamo bisogno tutti… il cielo sa cosa darei per avere di nuovo un po’ di serenità. E poi ehi, stai parlando con uno che di figli ne avrebbe fatti anche una dozzina!”

 

Hermione arricciò il naso. “Prova a partorire tu, poi vediamo se la pensi allo stesso modo.” Gli altri risero, Alex incluso.

 

Amelia si ciondolò sui piedi, alzando finalmente lo sguardo. “Non ti dispiace che non c’è… uno che mi sposi?”

 

“Tesoro, sai cosa me ne faccio io delle convenzioni? E’ naturale che voglia una famiglia grande e felice anche per te, che te la meriti più di chiunque altro, ma non sono affatto preoccupato.” Ron le appoggiò le mani sulle spalle e le rivolse uno sguardo allegro e sereno. “Questo è il bello della stima… quando stimi una persona riponi in lei la tua completa fiducia, e quindi ti senti tranquillo. E io so che gestirai questa cosa al meglio come fai con tutto il resto… senza dimenticare noi altri, qui, che non vediamo l’ora di vedere questo pupetto.”

 

Amelia non riusciva a parlare… si sentiva solo tanto, tanto felice e tanto amata. Non avrebbe mai creduto di poter provare tanta gioia tutta insieme. “…io… io non so veramente cosa dire… come ringraziarvi…”

 

Jack appoggiò le mani sui fianchi e guardò gli altri con una finta aria di rimprovero. “Se mi fate piangere il Koala sono botte, già qua coi cambi di umore non è che ce la siamo proprio spassata…” Amelia rise fra le lacrime e gli diede una bottarella sulla schiena.

 

Erano tutti contenti ed emozionati, ma Katie sembrava non riuscire a stare ferma sui piedi… perfino gli occhi le brillavano di gioia. “Che bello, un bebè tutto da coccolare in arrivo… ooh, lo voglio tanto anch’io!”

 

Ron immediatamente guardò Alex con gli occhi ridotti a due fessure di fuoco, e il ragazzo si affrettò ad alzare le mani e a scuotere freneticamente la testa. “Ehi, io non ho niente a che fare con questa idea!” disse subito, suscitando le risate degli altri.

 

“Quando hai la prossima visita di controllo, Amy?” le chiese Hermione, accarezzandole amorevolmente i capelli lisci stranamente pettinati e racchiusi in una morbida treccia.

 

“Posso venire anch’io?” fece subito Mel, altrettanto entusiasta.

 

“Anch’io, anch’io voglio vedere il piccolo!” esclamò Katie.

 

Simon fece un’adorabile espressione sarcastica. “Si, organizziamo una bella gita tutti a vedere Amely che si fa l’ecografia, un galeone a testa per il biglietto e pranzo a sacco.” E qui nessuno potè evitare di scoppiare a ridere.

 

 

***************

 

 

“Non ci posso credere, un bambino…”

 

Katie era ancora elettrizzata dalla notizia, in un’ora aveva ripetuto sempre la stessa frase per più di tre volte. Alex la osservava incuriosito… non riusciva a spiegarsi tanta emozione. Quella sera lei emanava più allegria e positività del solito, e nella posizione in cui erano lui lo avvertiva il doppio: se ne stavano sdraiati tutti e due nel letto di Jack (che ora usava Alex) in pigiama, e mentre la biondina era distesa languidamente, il ragazzo aveva preferito rimanere appoggiato sul fianco… in quel modo aveva una mano libera per poter accarezzare beatamente la pelle liscia e tonica della pancia di lei. E in quell’oasi di pace Alex si ritrovò a ringraziare mentalmente Simon, che gli aveva concesso un po’ di privacy organizzando una coinvolgente partita notturna a scacchi con suo padre a cena conclusa… e in quel modo ci era scappata una magnifica, esuberante e beata seduta extra di baci e coccole varie di quelle memorabili.

 

“Se Amelia è praticamente una sorella per me…” Katie giocherellò con le dita del suo ragazzo, intrecciandole fra le sue. “…allora questo nuovo bimbo sarà…il mio nipotino! Oh, mi piace ‘zia Katie’…”

 

“Suona bene.” Alex fece un sorrisetto. “Ma ti fa sembrare molto più vecchia.”

 

Katie rise. “Non è vero.”

 

Alex le scansò un ricciolo biondo dalla guancia. “Ma guardati, sei tutta una Pasqua… mi dici cosa c’è di tanto eccitante nell’arrivo di un neonato?”

 

“Come cosa c’è… è un bimbo tutto da strapazzare di coccole! Non hai già voglia di vederlo?”

 

Alex fece una smorfia. “I bambini piangono sempre… e poi cacano quanto gli elefanti… ti potrai anche divertire i primi cinque minuti, ma poi?”

 

Katie ridacchiò e scosse la testa. “Che scemo che sei… perché invece non provi a vedere tutti gli aspetti divertenti dei piccoli?”

 

“Ce ne sono?”

 

“A migliaia… guarda, l’esempio standard: ti è mai capitato di vedere un bambino quando comincia a fare i primi passi e vuole alzarsi da solo? Prova a mettersi in piedi con quel culetto paffuto per il pannolino… e con quelle gambette da pollastrello, poi… ed è bellissimo perché non riesce mai a restare in piedi da solo al primo tentativo, però ci riprova… ci riprova all’infinito finchè non ci riesce, e allora è tutto soddisfatto e fa quei versi adorabili e quel sorriso dolce e felice…”

 

Alex le pizzicò il naso fra le dita. “…puntualmente pieno di bava…”

 

“Tenero, perché mette i dentini!”

 

“Ok, e quando piange la notte finchè non ti spacca i timpani?”

 

“E’ perché ha fatto un brutto sogno, o perché ha mal al pancino, ma questo non importa… perché la cosa più bella deve essere quando si rende conto che la sua mamma e il suo papà sono lì per lui, che lo proteggeranno da tutto e da tutti perché lo amano… lui lo sentirà questo, e si calmerà. Mio padre e mia madre ci hanno sempre raccontato storie dolcissime di notti insonni passate con noi… certo che crollavano dal sonno, anzi una volta papà si è addormentato con Jack e il biberon in braccio e mamma non ne è stata molto felice, ma la cosa bella era quel senso di complicità che si è creato… ecco perché oggi ci amiamo tanto.”

 

Alex fece un piccolo sorriso sincero. “Tu riesci sempre a vedere il bello in tutte le cose… sei una cosa incredibile.” Le mormorò, accarezzandole lo stomaco.

 

Katie scrollò le spalle, sorridendo. “Questo perché c’è veramente del bello in tutto ciò che ci circonda, solo che non riesci sempre a vederlo. Basta così poco per essere felici…”

 

Alex la guardò dritta negli occhi. “Tu sei felice?”

 

“Infinitamente.” Katie allungò una mano per accarezzargli morbidamente il viso. “Ho una famiglia meravigliosa, che mi dà tutto quello di cui ho bisogno… e poi ci sei tu… che sei il mio principe azzurro.”

 

“Se devo essere sincero, ho molto poco del principe delle tue favole.” Alex abbassò lo sguardo. “E la tua famiglia non sta vivendo un periodo facile…”

 

“Si, lo so… ma so anche che tutto questo presto finirà e tornerà il sole anche per noi. Dalla nostra parte sono schierati i maghi e le streghe migliori del Mondo della Magia, vedrai che riusciremo a rimettere tutto a posto… io ho molta fiducia in loro.”

 

Alex esitò, alzando lo sguardo all’ultimo secondo. “Tu… potresti essere molto utile. Sai… con le tue capacità.”

 

Katie rise genuinamente. “E come potrei? Non credo che rendere felici le persone possa tornare molto utile in un campo di battaglia.”

 

“Chi ti dice che puoi fare solo quello?”

 

Katie sbattè gli occhi, un po’ stupita dal tenore di quelle domande… ma d’altra parte lei e Alex non avevano mai affrontato a fondo la questione delle sue potenzialità, forse era arrivato il momento di parlarne. “Io non so esattamente cosa posso o non posso fare… è cominciato tutto quando avevo più o meno dieci anni, toccavo le persone e riuscivo a sentire i loro sentimenti. Mamma ha fatto delle ricerche accurate per mesi, ma non ha mai trovato niente sull’argomento… sembrava quasi che le informazioni fossero state rimosse volutamente dai libri. Voglio dire, non credo che questa cosa sia successa solo a me, di certo sarà capitato anche a qualche altra persona… però niente, non ne parlano. Perciò tutto quello che so è solo frutto dell’esperienza diretta, capisci?”

 

Perché se sapessero quello che puoi fare, si fionderebbe qui mezzo mondo…

 

“E il fatto che riesci a fare sentire meglio le persone?”

 

“Oh, quello l’ho imparato da me. E’ semplice… se tu sei triste io penso che vorrei vederti felice, e zac… il gioco è fatto.”

 

“Potresti saper fare molto di più.” Alex le fece scorrere il dito lungo l’ombelico, strappandole un brivido. “Pensa a quanto potresti diventare forte se ti impegnassi… tutto il potere che avresti…”

 

“E che me ne faccio del potere?” fece ridendo Katie.

 

Alex si accigliò. “Tutti desiderano il potere…”

 

Katie fece una smorfia indifferente. “Francamente non saprei che farmene, la mia vita è perfetta così com’è. Se dovessi scegliere un potere, però… beh, vorrei essere abbastanza potente da far felici gli altri.”

 

Alex scosse la testa. “Perché preoccuparsi degli altri? Si vive una volta sola, se non te la procuri tu la tua felicità come speri di ottenerla?”

 

“Tutti dovremmo essere felici, il mondo sarebbe un posto migliore se sorridessimo di più.” Katie chiuse gli occhi e fece un sorriso sognante. “Pensa a come sarebbe bello… nessun bambino dovrebbe più piangere, nessun genitore dovrebbe più seppellire il proprio figlio, nessuna moglie passerebbe la notte a guardare fuori dalla finestra se suo marito ritorna… ci sarebbe solo pace, serenità, armonia, gioia… sarebbe bello, no? Tu che ne dici?”

 

“Che… ne dico?”

 

“Ah ah.” Katie annuì, guardandolo vivacemente.

 

Alex rimase senza fiato. Il modo in cui lo guardava… sentiva tutto il suo affetto. Tutto il suo bene. Leggeva la speranza in quei bellissimi occhi azzurri, la speranza di un mondo migliore… un mondo in cui voleva costruire la sua vita. Era così bella… e lui si ritrovò ad accarezzarle il viso prima di capire cosa stesse succedendo. Era troppo bella. Era un’intossicazione per i suoi sensi…

 

“Ehi… che c’è?” gli domandò incuriosita lei, arricciando amabilmente il naso.

 

“Ti amo.”

 

Katie spalancò gli occhi e per qualche istante rimase immobile, poi si appoggiò su un gomito per sollevarsi e poterlo guardare dritto negli occhi, mentre un sorriso si faceva largo sulle sue labbra gonfie per i tanti baci. Un sorriso incredulo e felice. “Stai dicendo sul serio?”

 

Alex emise un sospiro rassegnato e sconfitto, il sospiro di un guerriero perdente, e le rispose avvicinando le labbra alle sue e baciandola senza alcuna pretesa né fretta, con dolcezza. Era un momento così assurdo… non avrebbe mai creduto di poter pronunciare quelle parole. Aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai legato alle persone, in nessun caso, perché sapeva per esperienza che nessuno dava niente per niente, tutti i rapporti umani erano basati sul principio del ‘do ut des’ che Stephen gli aveva fatto imparare a memoria a suon di bastonate... ma con lei era tutto diverso. Tutte le sue convinzioni erano crollate come un castello di carte. Cosa gli aveva chiesto in quei mesi lei? Mai niente di niente, eppure gli aveva dato tantissimo. Gli aveva regalato la possibilità di conoscere la sua famiglia per vivere qualche attimo di serenità, eppure non gli aveva mai chiesto in cambio notizie sul suo passato benchè fosse curiosa abbastanza da chiedersi di sicuro molto… lei era diversa.

 

Katie sorrise in un modo adorabile, mentre gli occhi le brillavano. “Ti amo anch’io.”

 

Quelle parole appena sussurrate fra i baci furono il suo requiem ufficiale. Alexander Malfoy il vendicatore, lo spietato bastardo assoldato dai ribelli per combattere una battaglia già vinta a tavolino, non solo aveva perso… si era arreso volontariamente. Katie era davvero troppo per lui. Era riuscita a svegliare una parte del suo animo che non sembrava mai nata… gli aveva dato fiducia.

 

Ecco perché ora tradirla significava tradire se stesso e soffrire insieme a lei.

 

Katie avvertì uno strano senso di tristezza e capì che veniva da lui… smise di baciarlo e si tirò indietro per guardarlo, tenendogli però una mano stretta nella sua. Non le piaceva quell’aria sconfitta e rassegnata che vedeva sul suo viso. “Cosa c’è? Non sei felice?”

 

Alex sospirò intensamente e scosse la testa, cercando di non far trapelare i suoi veri pensieri. “No, io… è che non sono bravo ad aprirmi con le persone…”

 

Katie s’inumidì le labbra. “Lo so bene che comunque sia stata, finora la vita non ti ha reso facile i contatti umani… ma ora sarà diverso, vedrai… andrà tutto bene. Sai perché? Perché per ognuno di noi esiste una fetta di felicità, e adesso è arrivata anche per te… lasciati aiutare da me, va bene?”

 

Alex chiuse forte gli occhi e la baciò disperatamente. Il cuore gli urlava di credere, di tornare a sperare… il cuore? Quando mai ne aveva avuto uno? Eppure ora c’era, c’era e si faceva sentire dannatamente bene… credeva di averne uno di pietra, e invece la coltre che lo ricopriva era apparentemente solo di ghiaccio. Mai mettere fuoco e ghiaccio vicini… Katie Weasley era un vero e proprio falò, come avrebbe potuto difendersi da lei? Come poteva tenersi a freno proprio in quel momento, mentre lei faceva scivolare le mani sottili e timide lungo il suo petto, accarezzandolo con gesti impacciati ma così dolci… così pieni di amore che gli facevano provare vere e proprie fitte di piacere così forti che…

 

“…aspetta…” ansimando, Alex la respinse dolcemente a distanza di sicurezza. “Ci dobbiamo fermare adesso… perché se andiamo avanti, non sono sicuro di poter smettere.”

 

Katie lo guardò dritto negli occhi, lo sguardo limpido e coraggioso, i capelli arruffati in modo adorabile. “Forse sono io che non voglio smettere.”

 

Alex deglutì a fatica e impose al suo autocontrollo di non vacillare. E la trovò l’impresa più ardua di tutte, perché una frase simile pronunciata in quel momento, da quelle labbra delicate e pure di quell’angioletto che aveva tutta l’aria di un piccolo diavolo tentatore… era irresistibile. Maledettamente irresistibile.

 

Katie si morse le labbra e raccolse il coraggio che le serviva per continuare, non per questo evitando di arrossire. “La soffitta di casa è molto pulita, e poi di notte non ci va mai nessuno… è anche lontana dalla stanza dei miei…”

 

“…non mi pare il caso…”

 

“Non venirmi a dire che hai paura…”

 

Alex non potè evitare un sorrisetto. La sua Katie era proprio argento vivo… quella sua bella linguetta scattava sempre al momento opportuno.

 

“Credi che ti stia dicendo questo perché non aspettavo altro che quelle parole magiche?” Katie gli si avvicinò di qualche centimetro. “Alex… io ho una paura matta, ok? Però sento di voler condividere questo con te… perché voglio essere parte di te e voglio che tu sia parte di me. Tu stai facendo così tanto per me… ti stai fidando di me anche se la vita ti ha insegnato a guardarti dalle persone, a me il tuo cuore l’hai aperto… e io voglio aprirti del tutto il mio. Perché ti amo.”

 

Alex poteva giurare di essere finito all’inferno, perché il suo corpo stava bruciando… bruciava di passione e di desiderio. Così bella e pura, si stava offrendo completamente a lui… a lui, che la desiderava da mesi, che avrebbe fatto carte false pur di baciare quella pelle immacolata millimetro dopo millimetro… a lui, a cui era stato ordinato di fare proprio questo… a lui, che a distanza di poche ore le avrebbe strappato via il cuore dal petto in una manciata di secondi. Ma chi gli dava il maledetto diritto di prendersi la sua innocenza, oltre che la sua felicità? Chi diavolo lo autorizzava a massacrare in quel modo quella creatura così pura e piena d’amore?

 

“Alex…” Katie gli sfiorò i bottoni della camicia. “…non mi vuoi più?”

 

Serrando per un attimo la mascella e pregando che l’autocontrollo non gli desse forfait proprio in quel momento, Alex le fermò dolcemente le mani e la guardò negli occhi. “A parte che non possiamo fare niente qui, perché tuo padre mi friggerebbe nell’olio bollente… ma poi… non è questo il momento, credimi.”

 

Katie si accigliò. “Perché no?”

 

“Perché io voglio che sia diverso da così.” Alex le accarezzò la guancia arrossata. “Perché non devi sentire la minima pressione, e quello che ci siamo detti… è una forma di pressione.”

 

“Io non mi sento obbligata, l’ho detto perché lo desidero… perché voglio stare con te.”

 

“E sapessi quanto lo voglio io… ma facciamo le cose per bene, ok biondina? Un passo alla volta.”

 

Katie sospirò, delusa… ma annuì. “E va bene, facciamo a modo tuo… anche se non sono poi così convinta. E poi passi la scusante di mio padre, ma quando saremo a Hogwarts non avrai scampo, bello mio.”

 

Perfino in un momento simile, ad Alex venne da ridere… una risata genuina, allegra, una risata da diciassettenne… fin troppo rara nella sua esistenza di adulto. Con lei anche ridere aveva acquistato sapore… specie quando si accodava a sua volta, con quella risata contagiosa e vivace che si ritrovava…

 

A interromperli fu la porta, che si aprì piuttosto rapidamente…e per fortuna di entrambi, ad entrare fu Simon e non uno degli adulti.

 

“Scusate l’interruzione.” Il ragazzo sorrise ammiccante. “Kat, piano di contingenza.”

 

Alex avrebbe volentieri chiesto di cosa stavano parlando, ma non ne ebbe il tempo perché Katie lo zittì con un piccolo e veloce bacio prima di balzare giù dal letto e correre a nascondersi dietro la porta.

 

Simon si voltò verso di lui e gli strizzò un occhiolino eloquente. “Come ti dicevo, io non facevo parte della squadra di Grifondoro perché il quidditch non è mai stato la mia passione, però in qualche modo la scopa la so usare perché nel mio lavoro…”

 

Alex sgranò gli occhi. Simon gli stava parlando come se per tutta la sera non avessero fatto altro, mentre si sedeva comodamente sul bordo del letto e si slacciava le scarpe da ginnastica. Si, ma perché tutta quella scena? Stava quasi per chiederglielo direttamente, ma la domanda gli morì sulle labbra quando improvvisamente si spalancò la porta e un più che mai sospettoso e accigliato Ron Weasley comparve sulla soglia.

 

“Tutto bene qui?” domandò, guardandosi in giro nella stanza con fare guardingo.

 

Simon inarcò un sopracciglio. “Certo… perché?”

 

“Mh… tanto per sapere. Alex, tutto a posto?”

 

Il ragazzo biondo annuì in maniera disinvolta. “Si, grazie.”

 

“Dov’è Katie?”

 

Simon alzò gli occhi al cielo. “Per favore, si è barricata in bagno e buonanotte… se tra dieci minuti non esce, ti posso assicurare che butto giù la porta.”

 

Ron non sembrò del tutto convinto, visto che continuò a frugare la stanza con gli occhi… ma quando gli si avvicinò una Hermione dallo sguardo decisamente minaccioso e disgustato, subito biascicò una specie di buonanotte ai due ragazzi e chiuse la porta. Katie lanciò un sorriso vivace al suo ragazzo e scambiò il cinque col fratello, poi socchiuse la porta per controllare che la situazione in corridoio fosse tranquilla… e quando se ne fu accertata, con un ultimo sorriso vispo sgattaiolò fuori dalla camera.

 

Alex si grattò una tempia e ridacchiò. “Allora è vero quello che dice Katie… tu sei quello furbo.”

 

“Nah… io sono quello intelligente.” Simon gli strizzò un occhiolino mentre portava tranquillamente le scarpe fuori dalla stanza e richiudeva la porta ancora una volta. “Diciamo che impari un sacco di cose quando vivi sotto lo stesso tetto dei miei genitori.”

 

“Già.” Alex si maledisse… si stava talmente abituando a stare in quella casa che si sentiva a proprio agio anche senza la presenza di Katie. Il modo di vivere di quella famiglia così numerosa e incasinata l’aveva incuriosito… ma adesso, purtroppo, gli piaceva… trovava perfino gradevole la presenza di un altro ragazzo con cui scambiare due parole intelligenti, cosa che non si poteva certamente fare a Hogwarts. “Ehi, senti… posso… chiederti una cosa?”

 

Simon si sfilò la felpa, arruffandosi i capelli. “Certo, spara.”

 

“Uhm… tu sei… sei il più giovane della comitiva, giusto? Praticamente siamo quasi coetanei…”

 

“Beh, qualche annetto in più ce l’ho.” Fece ridacchiando Simon, mentre afferrava la maglietta che stava sul suo letto. “In ogni caso si, come Katie sono visto come il piccolo di famiglia, ahimè non me la leverò mai di dosso questa etichetta.”

 

Alex si accigliò. “Insomma, tu sei giovane… come fai a sapere che Mel è di sicuro la donna della tua vita? Ti stai per sposare già adesso… non hai dei dubbi? Non pensi che sia… un po’ presto?”

 

Simon capì dove voleva arrivare… e con un sorrisetto sornione s’infilò la maglietta e si sedette sul letto. “Tanto per cominciare non devi avere per forza trent’anni per sposarti. E seconda cosa, se pensi che tra Mel e me sia sempre rose e fiori ti sbagli… pensa che l’anno scorso abbiamo perfino rotto per qualche giorno. La realtà è che noi riusciamo a risolvere sempre tutti i nostri problemi affrontandoli insieme… ci diamo la mano e andiamo avanti. Io conto su di lei perché mi fido, e lei fa lo stesso. Siamo una squadra… e vogliamo che questa squadra non si sciolga mai. Che altro serve per sposarsi?”

 

“Ok, siete innamorati… ma perché già sposarsi? Siete una bella coppia, ma se qualcosa andasse storto…”

 

Simon inarcò un sopracciglio, divertito, e appoggiò il mento sulla mano. “Scommetto che è da quando mi conosci che muori dalla voglia di farmi la classica domanda: chi te lo fa fare?”

 

Alex ridacchiò e abbassò lo sguardo. “Più o meno.”

 

Simon annuì serenamente. “Senti Alex, per me il matrimonio significa una sola cosa: finchè morte non vi separi. Mel e io ci amiamo, ma soprattutto ci apparteniamo anima e corpo… e io voglio una famiglia con lei. Certo non subito, voglio dire… un paio d’anni vorrei passarli semplicemente come marito e poi cominciare a pensare anche a dei bambini, ma la realtà è che si, io voglio stare con lei e costruire qualcosa di più grande di quello che abbiamo. Come faccio a sapere che è quella giusta? Beh, vado a istinto… lascio ragionare il cuore. Lei rende la mia vita più bella, innanzitutto. E poi… se quando cammino per strada vedo una bella donna, il mio primo pensiero è che non ha gli occhi come la mia Mel… non ha il suo sguardo dolce… le altre non le vedo nemmeno più, capito? Per questo mi sento pronto.”

 

Alex rimase senza parole. Quel ragazzo parlava dei sentimenti, la cosa più complessa e ingestibile del mondo, come di un animaletto addomesticato che gli dava mille soddisfazioni… era tranquillo.  Nella sua naturalezza era maledettamente disarmante.

 

Simon gli sorrise. “Respira e rilassati, Alex, ce n’è di tempo per te… per ora tu e mia sorella vi dovete solo divertire. Possibilmente facendo attenzione…”

 

Alex si grattò la nuca. “Mi credi se ti dico che tua sorella riesce a mettermi i piedi in testa in ogni circostanza, e quando dico ogni voglio dire… ogni?”

 

Simon scoppiò a ridere e annuì. “Ti credo, ti credo… Katie sarà anche uno zucchero, ma ha il temperamento di acciaio di mia madre, e poi l’abbiamo sempre viziata tutti… diciamo che è abbastanza abituata a gestire perfettamente le cose anche quando non ne capisce molto.”

 

Alex ridacchiò… era la prima volta che parlava con qualcuno di Katie, ed era… divertente. Era questo parlare ad un amico? Perché queste cose non erano assolutamente contemplate nel suo mondo.

 

“Beh, amico… per me è ora di fare la nanna, domani mattina devo alzarmi presto per andare a lavoro. Il mio capo è senza cuore, anche prima di Pasqua mi fa lavorare.”

 

“’Notte, Simon… e grazie.”

 

“E di che. ‘Notte.”

 

Alex si sporse verso il suo comodino per spegnere la luce… e lo sguardo gli cadde sulla sveglia. Segnava le undici e mezza. Praticamente mancavano meno di trenta ore. La lancetta dei secondi sembrò rallentare, e il leggerissimo tic-tac divenne quasi il tonfo di una campana di piombo nella sua testa. Inevitabilmente la gola gli si seccò quando riportò lo sguardo su Simon, che si era già coricato sotto le coperte.

 

Adesso Alex era sicuro che non avrebbe preso sonno neanche per un istante quella notte.

 

 

***************

 

 

“Insomma, la vuoi mollare o no? La voglio abbracciare anch’io la mammina!”

 

“Sta’ zitto, George, è il mio turno!”

 

“E’ il tuo turno da due ore, la stai consumando tutta.”

 

Amelia rise di cuore. Era da qualche minuto che Susan la stava abbracciando, cioè da quando lei aveva annunciato ai suoi compagni di essere incinta, e tutti le avevano dimostrato tutto il loro affetto che le aveva scaldato il cuore di calore umano. Dopo la prima logica, normale esitazione iniziale nessuno aveva più insistito con le domande, viceversa le avevano fatto molta festa per il piccolo in arrivo… si erano comportati da veri amici.

 

“Quando saprai se è maschietto o femminuccia?” le domandò Lucas, dandole un bacio sulla fronte.

 

“Oggi ho la visita di controllo dalla zia di Jack.” Quando Susan la lasciò di nuovo libera, Amelia potè accarezzarsi orgogliosamente il ventre arrotondato che finalmente sbucava fuori netto e in evidenza nella sua uniforme. Quell’affare forse era aderente, ma di sicuro il suo piccolino stava crescendo molto dentro di lei… anche quel po’ di curva che lei amava definire già pancione la faceva sentire fiera e orgogliosa.

 

“Che cosa desideri di più?” le chiese vispo George. “Giovanotto o signorina?”

 

“Basta che sia sano e a posto con tutto, poi non fa differenza.”

 

Susan ricominciò con i suoi occhioni languidi e commossi. “Quant’è bella lei, piccolina… aah, vieni qui!” esclamò, abbracciando di nuovo Amelia e facendola ridere di gusto.

 

Justin scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. “Ma allora è vero che gli ormoni delle donne a una erta età immagazzinano una sola parola: bambini…”

 

“Guarda che ti ho sentito, Leery.” Replicò Susan, e Amelia le diede due pacchette consolatorie sulle spalle.

 

Lucas spostò la sua attenzione su Jack. “Come avete deciso di sistemarvi? Con la casa, intendo…”

 

Jack lo guardò un po’ confuso. “Perché?”

 

“Per il momento lasciamo le cose come stanno.” Gli rispose Amelia. “Poi quando sarà nato il bambino io mi cercherò un’altra…”

 

“Non le date retta.” Jack scosse la testa e incrociò le braccia sul petto con la sua solita aria sicura e un po’ arrogante. “Restano tutti e due con me fino a quando lo vorranno.” Susan gli rivolse un sorriso carico di ammirazione… era un bellissimo gesto quello.

 

George scoppiò a ridere senza ritegno. “Non ci posso credere, Jack e una culla nella stessa casa… roba da girarci un documentario!”

 

Tutti risero, e lo stesso Jack non riuscì a restare serio per quanto si fingesse indignato. “Ehi, come sarebbe a dire? Non credi che io sia capace di occuparmi di un esserino di un paio di chili?”

 

“Secondo me il signorino due chili ti farà vedere i sorci verdi, Weasley!”

 

“Non ha tutti i torti, sai.” Mormorò provocatorio Lucas. Jack rise e scosse la testa, sconsolato e divertito insieme.

 

George prese Amelia per mano. “Ti darò cento galeoni per ogni foto che mi porterai di lui che dorme in piedi col biberon in mano nel cuore della notte.”

 

Amelia gli diede uno schiaffetto sulla nuca. “Tu guarda che branco di gente in mala fede, lo state spaventando per niente.”

 

“E’ vero, e poi che diamine… vuoi le foto di Jack col biberon in mano? Mi meraviglio di te, George…” Justin scosse la testa, sembrando serio… sembrando. “Una con i pannolini sporchi ci vuole!”

 

Tutti risero, e Amelia li guardò a bocca aperta… cedendo alle risate anche lei. “Lo volete lasciare in pace?”

 

“E non ci dimentichiamo quando si metterà ad addormentare il bambino alle tre di notte… e si addormenterà lui invece!” infierì George.

 

Susan appoggiò una mano amichevole e consolatoria sulla spalla di Jack. “Non ascoltare questa massa di incapaci immaturi, avere un bambino per casa è la cosa più bella che potesse capitarti.”

 

“E poi non c’è mica bisogno di fare tutte quelle cose che dicono questi scemi, sai… me la caverò benissimo da sola.” Amelia scrollò tranquillamente le spalle. “Non mi sognerei mai di venirti a svegliare di notte perché il bambino piange… ce la farò.”

 

Jack si accigliò. “Perché non vuoi il mio aiuto?”

 

“Non è che non voglio il tuo aiuto, voglio solo lasciare intatta la tua libertà, la tua vita privata…”

 

“Di nuovo questa storia idiota, come se non ne avessimo mai parlato…”

 

“E’ vero, Amy, ci vuoi privare di questo divertimento?”

 

L’allegria generale fu rotta dal rumore dei passi nel corridoio che precedettero l’ingresso di Thomas Taventoon, che comparve sulla soglia della porta della palestra in tutta la sua pomposa figura. E siccome per definizione i guai non vengono mai da soli, pochi istanti dopo alle sue spalle apparvero anche Frank Famble, più spaccone del solito, e tre membri della sua alquanto discutibile squadra di War Mage.

 

Taventoon avanzò nella palestra dando un’occhiata al foglio che aveva in mano, e i ragazzi accennarono un saluto militare molto pallido e stentato. “Comodi, comodi… capitano Sheffield, avrei bisogno di lei.”

 

Amelia gli si avvicinò. “Signore.”

 

Taventoon abbassò il foglio e fece uno sgradevole sorriso impostato. “Il colonnello Granger mi ha informato delle sue condizioni. Innanzitutto congratulazioni, a lei a suo marito…o al suo fidanzato?”

 

Amelia incassò la frecciata a mento alto e con un beffardo sorrisetto di circostanza. “Grazie, signore.”

 

Frank rise da dove si trovava. “Ehi, Amelia, di chi è il bastardo? Del tuo caro amichetto pel di carota?” i suoi compagni sghignazzarono, e Jack e Amelia gli rivolsero uno sguardo che avrebbe potuto squagliare un iceberg.

 

Taventoon proseguì come se niente fosse successo. “Naturalmente ho ritenuto opportuno apportare delle modifiche alla sua organizzazione lavorativa quotidiana. Perciò si consideri pure esonerata dalle sedute straordinarie di esercizio fisico e dagli allenamenti in palestra.”

 

Amelia attese che l’uomo proseguisse… sapeva che con la nuova politica non avrebbe avuto diritto a molte riduzioni, ma quello era davvero il minimo sindacale…

 

Taventoon inarcò un sopracciglio. “Ha compreso quello che le ho detto?”

 

Amelia cercò di soppesare le parole. “Si, però… mi chiedevo…”

 

“Questo è tutto?”

 

Amelia serrò la mascella. Jack, no…

 

Taventoon inarcò entrambe le sopracciglia fingendo di essere stupito, e puntò lo sguardo sul ragazzo alto e rosso che aveva appena affiancato la sua collega con aria decisamente ostile. “Tutto cosa, capitano Weasley?”

 

“Signore, Amelia è incinta. Dovrebbe essere esonerata da missioni e servizi esterni…”

 

“Capitano siamo soldati, non missionari. Si sarà accorto che non è un momento facile da gestire, e io ho bisogno di tutti i miei uomini.”

 

“Ma è assurdo!” Jack aveva i pugni stretti forte… e una gran voglia di usarli. “Non può farlo! Questo significa mettere in pericolo la vita di una persona, e il nostro lavoro è proprio evitare che questo accada!” Amelia cercò di interromperlo appoggiandogli una mano sul braccio, ma lui la ignorò.

 

“Siamo già in tanti.” Esclamò animosamente Susan. “Non sarà certo una sola persona a fare la differenza.”

 

Lucas annuì, incrociando le braccia muscolose sul petto. “E poi Amelia non potrebbe esserci utile completamente, anzi… sarebbe piuttosto un peso.”

 

Taventoon li guardò tutti con i suoi freddi occhi scuri. “Signori, per il vostro bene farò finta di non aver sentito con quanto ardore avete tentato di discutere un mio ordine… e vi suggerisco di non ripetere mai più scene come questa. Quanto a lei, Sheffield, vale quello che le ho detto prima. E se non le sta bene, nessuno le vieta di andarsene.”

 

Jack fece un minaccioso passo avanti. “Lei non può abusare del suo potere.” ruggì. “Non ne ha l’autorità.”

 

“Jack, per favore…” mormorò angosciata Amelia.

 

Taventoon avanzò finchè non fu faccia a faccia con il ragazzo. “Attento, Weasley… non sempre seguire l’esempio dei genitori è un’idea saggia.”

 

Jack lo fissò come se potesse appiccargli il fuoco addosso solo guardandolo, i suoi occhi blu erano dello stesso colore del mare in tempesta… ma nonostante questo, ebbe il buonsenso di trattenersi. Taventoon, da parte sua, si limitò a un piccolo sorrisino compiaciuto e abbandonò la palestra a passi marcati.

 

Frank Famble rise di cuore. “Che c’è, piccola Amelia, ci sei rimasta male? Ooh, poverina… ma vedi, d’altra parte… avresti dovuto pensarci prima di farti sbattere a dovere dal tuo amichetto, anche se in fondo il ragazzo si può perdonare… fottersi una mezzosangue è un’esperienza che tutti dovremmo provare nella vita, non è vero ragazzi?”

 

Se Amelia non lo avesse bloccato con tutte le sue forze, precedendo anche Lucas, Jack non avrebbe fermato la sua corsa verso il gruppo sghignazzante.

 

“Andate a farvi fottere fuori di qui!!” urlò Susan rabbiosamente, mettendo mano alla bacchetta mentre anche George faceva altrettanto. Justin fu il più prudente di tutti: con un rapido incantesimo chiuse la porta assai rumorosamente, sbattendo fuori gli insulti e le risate sguaiate di quel gruppo di vandali.

 

“Quel sudicio bastardo figlio di puttana!!” ringhiò Jack, che aveva attorno a sé una vera e propria aura di odio e rabbia.

 

“Quale dei due?” fece sarcastico Lucas, mentre si ricomponeva a sua volta.

 

“Che uomo di merda.” Commentò disgustato George. “L’ha fatto apposta.”

 

“E’ chiaro che l’ha fatto apposta.” Amelia si scansò bruscamente la frangia dalla fronte. “E voi non dovete più rischiare per me, è chiaro? Meglio perdere uno solo di noi che tutta la squadra.”

 

“Stronzate.” Fece cupo Lucas. “Qui non salta nessuno o saltiamo tutti.”

 

Jack scosse la testa. “Comunque non me ne fotte niente di quello che dice quello stronzo, Amelia in missione non ci va. Li copro io i suoi turni.”

 

“Ce li dividiamo in due.” Replicò decisa Susan.

 

“Tre.” Fece George.

 

“Ce li dividiamo tutti i turni di Amelia.” Rispose Lucas, appoggiando le manone sui fianchi. “Ufficialmente la facciamo uscire insieme a noi, e poi prendiamo il suo posto a turnazione.”

 

“No, no…” Amelia si passò le mani fra i capelli, palesemente frustrata. “Non vi mettete nei guai per colpa mia, per favore…”

 

Justin le strinse affettuosamente la mano. “Siamo una squadra o no?”

 

“Ci organizzeremo senza dire niente a nessuno, però. Tantomeno a tua madre, Jack.” Lucas si grattò il naso. “Se ci beccano daranno la colpa a lei, anche se non ci azzecca niente… questi bastardi hanno bisogno solo di una scusa per buttare fuori anche lei.”

 

Jack annuì. “Per me va bene.”

 

Amelia fece una smorfia di avvilimento e frustrazione… aveva una voglia pazza di piangere. Perché doveva sempre andare tutto così male, perché la vita doveva accanirsi sempre con le stesse persone? Quando Jack le passò un braccio attorno alle spalle e l’attirò a sé per abbracciarla lei nascose il viso nel suo petto e sospirò, stringendo forte gli occhi. Lui le accarezzò i capelli e le baciò amorevolmente la testa, cercando di rassicurarla. Non voleva darle preoccupazioni nel suo stato.

 

“Sta’ tranquilla, piccoletta… andrà tutto bene. Te lo prometto.”

 

“Vorrei poterti credere, Jack… vorrei poterti credere.”

 

 

***************

 

 

“…eh eh… non so come ci riesci, ma anche le barzellette più sceme le fai sembrare divertenti.” Julie scosse la testa e rise. “Questa era proprio stupida, però facevi le voci così bene…”

 

Chad scrollò allegramente le spalle. “Secondo te come ho fatto a prendere il diploma?”

 

Julie sorrise. Si stavano avvicinando sempre di più alla porta di casa sua, eppure lei non aveva la minima intenzione di lasciargli la mano… stava così bene insieme a lui che sentiva la sua mancanza ogni volta che non stavano insieme. Certo che seguire i tempi di suo padre – e dei cattivi di turno, per di più – le stava costando parecchio, ma se questo procedere piano piano accontentava tutti… almeno per un po’…

 

“Ed eccoci al palazzo reale.” Chad le lasciò la mano quando furono davanti alla porta di casa. “Principessa, lei è arrivata.”

 

Julie fece un piccolo sorriso. “Vuole favorire nella mia reggia, cavaliere?”

 

Chad finse di pensarci su. “Mmh… spiacente, altezza, ma credo che il re suo padre abbia qualche problema con la mia armatura…”

 

Julie rise allegramente, scansandosi i lunghi capelli ramati che le ricadevano sul bel volto. “Allora mi lasci porgerle le scuse ufficiali della corte, anche a nome del re.”

 

Chad fece un sorriso un po’ sognante e un po’ da idiota dopo il bacio da premio nazionale che aveva appena ricevuto dalla sua ragazza. “…ripensandoci, altezza, suo padre dovrebbe scusarsi ancora e moooolto di più…”

 

Ridendo, Julie gli prese il viso fra le mani affusolate e lo baciò ancora. Era una vera sirena nei movimenti, leggiadra e sensuale in maniera innata in tutto ciò che faceva, e di una femminilità disarmante… come avrebbe potuto Chad, giovane maschio perfettamente in salute, resistere a tanto fascino? Così da un bacio si passò a due, tre, quattro… e nessuno sentì la porta che si apriva e una gola che si schiariva rumorosamente… e inutilmente.

 

“Vi dispiace?!”

 

I due ragazzi si separarono di scatto nel sentire la voce imperiosa di un Harry alquanto furibondo.

 

Julie si morse le labbra. “…uhm…papà, ciao…”

 

Harry con un pollice indicò il corridoio alle sue spalle. “Tu. Con me. Dentro.” Julie spalancò gli occhi.

 

Chad strinse le labbra in un ironico “uh” di terrore. “Beh… principessa, sarà un onore morire per lei.”

 

Julie lo vide seguire suo padre in casa… e gli corse immediatamente dietro. “Chad! Aspetta, vieni qua!”

 

“Ehi, cos’è tutto questo baccano?” Ginny si sporse dalla porta della cucina, con il grembiule addosso in bella vista. Dietro di lei stava Dan, che aveva la bocca piena di qualsiasi cosa avesse preparato sua madre.

 

“Mamma, lo ammazza!” fece angosciata Julie. “Stavolta papà lo fa veramente fuori!”

 

Ginny scosse la testa. “Ma non che non lo fa fuori, tesoro… dove sono, in salotto?” la figlia annuì. “Dan, vai a dare un’occhiata.” Il ragazzo si avviò con un’aria alquanto divertita, mormorando qualcosa di molto simile a un “E chi se la perde questa”, e attirandosi un’occhiataccia della sorella.

 

Julie sembrava incapace di restare ferma sui piedi. “Ma come fai a restartene così calma?! Lo ammazza per davvero stavolta! Quando è arrivato papà, Chad mi stava toccando il sedere… hai una vaga idea di cosa comporti questo?”

 

“Si, ma per fortuna tuo padre ha imparato anche a non mettere in pratica tutto quello che pensa.” Ginny le appoggiò le mani sulle spalle e la spinse verso la cucina. “Avanti, vieni a darmi un parere sullo sformato di formaggio che ho preparato per stasera. Sempre che tuo fratello non ne abbia già fatto piazza pulita.”

 

“Mio padre vuole fare fuori il mio ragazzo, e tu vuoi ingozzarmi di formaggio?!”

 

Ginny la guardò un attimo… e un momento dopo scoppiò a ridere. Per un attimo in sua figlia aveva visto distintamente l’ansia e l’impulsività di un quindicenne coi capelli neri e gli occhiali tondi, che pur di non fermarsi un attimo a riflettere si sarebbe buttato a capofitto nelle imprese più pericolose.

 

 

 

 

 

E’ un ragazzo normale, è un ragazzo normale, è un ragazzo normale…

 

Quel mantra funzionava bene quando erano lontani, ma da vicino non sembrava granchè efficace… Harry non se ne stupì comunque, perché per come era conciato Chad Davidson, anche un santone si sarebbe messo le mani fra i capelli. Tanto per cominciare quei capelli bicolore… per non parlare di quella maglietta, con un’enorme spillone da balia e la scritta ‘PIN ME’… quella sì che era il tocco di classe.

 

“Ehi Chad.” Lo salutò allegramente Dan, mentre entrava e gettava una divertita occhiata in tralice a suo padre.

 

“Fratello, come te la passi?” Chad gli schiacciò il cinque.

 

“Non c’è male. Che fai qua, ti fermi a cena?”

 

“Non lo so, che io sappia devo essere un attimo ucciso.”

 

“Pa’, non si potrebbero stringere un po’ i tempi che è quasi ora di cena?”

 

Harry lo ignorò, ma smise finalmente si tamburellare le dita sul bracciolo della poltrona e si sporse minacciosamente in avanti. “Mettiamo bene in chiaro una cosa qui.” sibilò. “Julie è la mia regina… e come tale la devi trattare. Col massimo del rispetto e della cura.”

 

“E fin qui ci siamo.” Fece tranquillo Chad, per nulla impressionato dai modi bruschi dell’uomo davanti a lui.

 

“No, non ci siamo! Non mi piace che te la scarrozzi su quella specie di trappola che tu definisci moto e che ogni due giorni è a farsi riparare…”

 

“Ma quella la uso solo a lavoro…”

 

“Non mi interessa!”

 

Chad scrollò indifferentemente le spalle. “Tanto quando sono con sua figlia non posso mai superare i cinquanta all’ora… è manesca, se vado più veloce mi picchia.”

 

Dan ridacchiò. “Uno a zero per Chad.”

 

Harry non vacillò. “E che mi dici… di quei capelli?”

 

Chad se li guardò. “Crede anche lei che dovrei passare al verde?”

 

“Ma benedettissimo…” Harry si passò una mano sulla faccia per evitare di usarla. “…ti fanno così tanto orrore i capelli biondi?”

 

Chad inarcò le sopracciglia. “Io biondo, Julie rossa… è un match un po’ kitch, non trova?”

 

Dan si sporse dalla spalliera del divano, rivolgendosi al ragazzo. “Un match kitch?”

 

“Eh. Cioè stiamo da schifo. E siccome Julie ha dei capelli spettacolari, e non so perché le piacciono i miei… l’unica soluzione è aggiungere un colore che stacchi un po’.”

 

Dan si strozzò in gola una risata per mantenersi serio. “Sono ragioni molto sensate le sue, pa’.”

 

Harry lo incenerì con lo sguardo, poi si rivolse di nuovo a Chad. “Va bene, lasciamo perdere i capelli… spiegami una cosa: non fa male farsi i buchi?”

 

Chad si accigliò… poi un’espressione gioiosa gli comparve sul viso. “Finalmente!! Ma certo, meglio tardi che mai… così si fa, è un ottimo metodo per superare la classica crisi di andropausa, sono felice che ci abbia pensato in tempo!”

 

Harry inarcò un sopracciglio. “Ma a fare che?”

 

“Il piercing!”

 

Dan non ci provò neanche a trattenersi, scoppiò a ridere così forte che per reggersi in piedi si aggrappò disperatamente alla spalliera del divano.

 

“Ti ci ha mandato tua madre qui?!?” gli urlò dietro Harry. “Quanto a te… io sarei in crisi di andropausa?!”

 

Chad annuì sornione. “Ma è già ad un ottimo punto se decide di combatterla facendosi l’orecchino. Anzi, voglio avere l’onore di regalarglielo io il primo! Da che parte se lo fa, a destra o a sinistra?”

 

Harry rimase senza parole… non sapeva se ridere o strangolarlo. Alla fine scosse la testa e nascose il viso fra le mani. “…figlio mio…”

 

Felicissimo, Chad spalancò le braccia. “Papà!”

 

Harry lo guardò inorridito. “Ma quale papà?!?”

 

“Aah, ma io lo sapevo che alla fine avremmo risolto tutti i nostri problemi.” Esclamò il ragazzo, balzando in piedi. “E paparino, al tuo piercing voglio pensarci io… vado e torno in un secondo, te lo prendo di quelli che piacciono a me e te lo faccio in due secondi, fammi trovare già l’ago pronto, eh!” gli disse, correndo verso la porta di casa. “Ah, e non mettetevi a tavola senza di me!” gli urlò

un attimo prima di uscire.

 

Harry rimase inebetito, zitto e con lo sguardo fisso davanti a sé, intento a chiedersi dove aveva sbagliato esattamente… quando Julie gli si gettò al collo e gli riempì le guance di baci.

 

“Ma quanto ti adoro io, papà, quanto? Sei stato dolcissimo, adorabile, fantastico… ti adoro!!”

 

Harry passò un braccio attorno ai fianchi della figlia – che continuava a sbaciucchiarselo e a ringraziarlo in tutte le lingue – con un gesto quasi meccanico… poi voltò lo sguardo su Ginny e Dan, accasciati l’uno sull’altra e molto prossimi al soffocamento per le troppe risate…

 

“Con te si divorzia domani! E tu considerati ufficialmente diseredato!”

 

 

***************

 

 

Jack sbuffò e guardò male la sua immagine riflessa nello specchio. Non sembrava una serata granchè positiva già in partenza se non gli riusciva di farsi una stupidissima cravatta. Il suo riflesso fece un sorrisetto odioso e gli indicò l’orologio. “Merda, com’è tardi…”

 

“Ehi, dove vai così bello e tirato a lucido?”

 

Dal riflesso nello specchio Jack potè vedere Amelia che entrava nella sua stanza, e istintivamente gli venne da sorridere quando vide che stava mangiucchiando un paio di biscotti… era una cosa nuova e piacevolissima vedere la sua amica che mangiava fuori orario, proprio lei che il cibo lo aveva sempre guardato con diffidenza.

 

Amelia si mangiò in un sol boccone i due biscotti che aveva in mano, e poi si scrollò le briciole di dosso molto sbrigativamente. “Esci?” mormorò a bocca piena.

 

Jack scrollò le spalle e si arrese, lasciando perdere la cravatta. “Oh… ho una specie di appuntamento.”

 

Amelia gli sorrise incoraggiante. Vederlo uscire con un’altra dopo quello che era successo fra loro era una pugnalata al cuore… ma questo era anche il primo appuntamento dai tempi di Steacy per lui. Significava tornare completamente alla normalità, era giusto così. “Ah, però… alla prima specie di appuntamento ti vuole già in giacca e cravatta? Questa fa sul serio.”

 

Jack ridacchiò e scosse la testa. “Nah… lei è una scrittrice, così dopo la presentazione del suo libro usciamo insieme a prendere qualcosa. Solo che per entrare nel salone delle conferenze è richiesto l’abito elegante.”

 

“Mmh, questa ha l’aria di essere una sofisticata panterona di quelle che portano le mutande di pelle.” Amelia sorridendo gli si avvicinò e prese ad armeggiare con la sua cravatta per sistemargliela. “Attento che magari è anche a secco da un po’, potrebbe violentarti nel bagno delle signore.”

 

Jack rise di gusto e la lasciò fare, accontentandosi di osservarla mentre si dava da fare. Non aveva mai perso negli anni quell’adorabile vizio che aveva anche da bambina: quando s’impegnava in qualcosa arricciava il naso… ed oltre a essere divertente era anche graziosissima quando lo faceva. Aveva sempre avuto un bel nasino, poteva arricciarlo quanto voleva… e anche gli zigomi, non aveva l’ombra di una piega sulla pelle liscia… probabilmente perché se si era truccata al massimo un paio di volte nella sua vita, perciò a differenza di tante sue coetanee aveva la stessa pelle pulita e fresca di una ragazzina. L’Innominabile Stronzone se la doveva essere proprio spassata a baciare ed accarezzare una pelle così…

 

“Ecco fatto.” Amelia sorridendo arretrò di un passo. “Ora sei un pinguino perfetto.”

 

Jack si riscosse dai suoi pensieri e subito fece un sorrisetto. “Si, eh?”

 

“Ti mancano solo i baffoni, però in quel caso saresti più un tricheco.”

 

Jack ridacchiò… poi guardò l’orologio e tornò serio a tempo di record. “Sbaglio o devi ancora andare da zia Gin?”

 

Amelia annuì. “L’appuntamento è più o meno fra tre quarti d’ora.”

 

“Fra tre quarti d’ora sarà buio fuori.” Jack sospirò e si grattò la nuca. “Non mi piace che cammini sola di sera.”

 

“Infatti io non sono sola.” Amelia fece un sorriso adorabile e si posò una mano sul ventre arrotondato. “Siamo in due.”

 

“Ed è per tutti e due che mi fai stare in pensiero.” Jack le si avvicinò. Di più. “Non può accompagnarti proprio nessuno? Mamma…”

 

“E’ di turno in servizio.” Amelia scosse la testa. “Jack, dai, non fare la lagna.”

 

“E Susy?”

 

Amelia alzò gli occhi al cielo. “Lavora anche lei.”

 

“Allora Simon?”

 

“E’ con Mel, e scordati che gli chiedo di privarsi di un attimo di pace.”

 

“Dan?”

 

“Introvabile.” Amelia sbuffò. “La vuoi finire? Non ho bisogno della scorta per arrivare da qui a casa dei tuoi zii, e poi ho voglia di fare una passeggiata. L’argomento è chiuso, stop.”

 

Jack fece una smorfia poco convinta. “Va bene… però mandami un gufo appena arrivi a casa di zia Ginny. Anzi, appena ti dice se è maschio o femmina, lo voglio sapere subito… e poi mandamene un altro appena sei tornata a casa, così so che siete al sicuro.”

 

“Agli ordini.” Amelia sorrise vivacemente. “Tu che dici, sarà maschietto o femminuccia?”

 

Jack le prese una mano e gliela baciò amorevolmente. “La cosa più importante è che abbia i tuoi occhi e il tuo sorriso.”

 

Amelia sorridendo si morse le labbra… non riusciva a non arrossire quando lui le faceva un complimento. Così per non lasciare che se ne accorgesse anche lui, gli prese la giacca dalla sedia su cui era appoggiata e gliela porse per aiutarlo a infilarsela. “Mi raccomando, sta’ attento e guardati sempre le spalle.”

 

Jack si sistemò il colletto della camicia e tornò a guardarla. “Tieniti stretta la bacchetta, fila dritta a casa dei miei zii e poi immediatamente qui…e  non fermarti a parlare con nessuno per la strada, intesi?”

 

“Si, papà.” Amelia lo accompagnò fino alla porta. “Divertiti e rilassati.”

 

Jack annuì ma esitò, come se volesse dire qualcosa… poi alla fine le fece un mezzo sorriso e le diede un bacio sulla guancia, quindi si chiuse dolcemente la porta alle spalle e uscì.

 

Amelia sospirò profondamente e si appoggiò una mano sulla pancia. Altrochè se faceva male vederlo andare via per una serata intera dopo quattro mesi che lo aveva avuto tutto per lei…però in qualche modo adesso era diverso rispetto a prima. Adesso era come se pur andando via ci fosse una parte di lui che era sempre con lei… dentro di lei. E per questo fu con un sorriso sereno che la ragazza si accarezzò la pancia.

 

“Andiamo, amore di mamma… abbiamo un appuntamento importante, facciamoci belli anche noi.”

 

Canticchiando e cercando di concentrarsi il più possibile sull’emozione per il suo bambino e non su Jack, Amelia si fece una doccia rilassante e passò buoni cinque minuti davanti all’armadio aperto per scegliere il vestitino primaverile più carino che avesse, in onore del suo piccolo… quando fu pronta si infilò il giubbetto di jeans, e con un colpo di bacchetta chiuse porte e finestre in casa. Una volta fuori sistemò anche gli incantesimi di protezione… e sobbalzò quando sentì una mano familiare appoggiarsi sulla sua spalla.

 

“Tu?!”

 

Jack fece un sorrisetto e si sfilò la cravatta che gli penzolava dal collo, ormai sciolta. “Io.”

 

Ancora incredula, Amelia rinfoderò la bacchetta. “Ma come… tu… scusa, ma che fai qua? Non dovresti essere all’appuntamento con la super pantera?”

 

Jack scrollò le spalle. “Ho pensato che non avevo questa gran voglia di andare a fare il pinguino gelatinato… ma se sai tenere un segreto, la verità vera è che sono troppo curioso di sapere se la cicogna ci porta un fiocco rosa o azzurro.”

 

Amelia non potè farne a meno… un sorriso felice, enorme e commosso le si fece largo sul viso. “Dici davvero?”

 

Jack le offrì il braccio. “Andiamo, madame?”

 

Amelia rise e stette al gioco. “Con gran piacere, monsieur.”

 

Adesso si che si sentiva meglio… ora che la sentiva al suo fianco, Jack si sentì di nuovo rilassato. Forse perché nell’ultimo periodo avevano passato tutto il tempo sempre insieme, forse perché lei era più delicata in quel periodo della sua vita, forse perché lui era sempre stato troppo protettivo nei suoi riguardi… ma ultimamente la presenza di Amelia era diventata indispensabile per lui. Di sicuro molto più di quanto non lo fosse prima.

 

“Ehi, ho un’idea… ce ne andiamo al ristorante cinese dopo?”

 

“Cinese? Oh no, assolutamente no!”

 

“Perché?”

 

“Perché l’ultima volta tu e Dan mi avete riempito la maglietta di riso, non ti ricordi?”

 

Jack scoppiò a ridere, ricordando bene l’episodio in questione. “Eh beh, a maggior ragione che adesso ti ritrovi tutto quel ben di Dio, c’è da buttarci dentro un intero involtino primavera!”

 

Ridendo, lei gli rifilò una piccola sberla sulla nuca. “Porco.”

 

“Andiamo, bellona… cinese?”

 

“No.”

 

“Suu…”

 

“Noo…”

 

“E dai!”

 

“Ho detto di noo.”

 

“Per favooooooore!”

 

“No!”

 

“Tanto lo so che dopo sarai così felice che mi dirai di si a tutto.”

 

“Ti ho mai detto quanto ti odio, Jacky?”

 

“Non ti spremere, cosino morbido, tanto non sei credibile.”

 

E’ vero, non sono credibile.

 

 

 

*********************

 

 

 

FINALMENTE!! Questo chap è stato un po’ assurdo… di transizione, eppure sono successe un po’ di cosucce… *^__________^* E’ vero che vi ho fatto aspettare, ma visto quanto è luuuuungo? E poi è colpa anche del mio ciccino, che povero è cascato dalla moto due giorni fa e si è rotto un braccio… e si ruba una dose di coccole in più strappando tempo a FMI! Cattivo Franci! #_____# E infatti per colpa sua – devo andare a prenderlo, esce dall’ospedale proprio oggi – non posso dilungarmi a ringraziare tutti quanti come meritereste… ç___________ç mi perdonate? Prometto che la prossima volta gli special thanks non mancheranno!

 

Di sicuro vorrei dirvi che non ho mai avuto 500 recensioni… è un’emozione infinita!!!!!!!!!!! Vi amo!!!!!!!!!!! Adoro i miei “fedelissimi”, ma voglio dare un bacio gigantesco a tutte le new entry che ho trovato al ritorno dalle vacanze… vi voglio tantissimo bene, e spero di non deludervi mai!  Detto ciò, un grazie speciale con bacio e abbraccio a:

 

Caillean, Maria-chan, Blacky, Ale, Daffydebby, MM1981, Eli, Marilia, Hiromi91, Vale, Lilychang, Iceygaze, Fabry, Yelle, Phoebe80, Angèle87, Avana Kedavra, Mandy, Dorothea, Sibillara, Alissa11, Ruka88, Giuggy, Saturnia, Lady Numb, Ale69, Karien, Kaho_chan, Asphodelia, Anduril, Meggie, Miky Black, Kim, Vega, Lilith, Julie, Maga Magò, Cho Potter, Landon, Pepy, Ginny, Alewen, Cloe. Non mi pare di aver saltato nessuno… ?.?

 

Bene, è suonato il gong per la Sunny che deve scappare via… ma non vi preoccupate perché ultimamente sono una fornace di idee! Aspettatevi molto presto delle cosucce… e naturalmente il prossimo chap di FMI! Avete tirato una bella boccata di aria fresca con questo? Perché il prossimo si chiama “Ti Odio”… glab! X__x  Voi intanto me lo lasciate un commentuzzo? Vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb!

 

Sunny

 

 

P.S.: ahem… in riferimento a quel capolavoro del nuovo trailer…. *cough*Sunny sventola una bandiera con i colori della maglietta di Cedric Diggory*cough*   ^_________-

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Ti Odio ***


Sono davvero mortificata per il ritardo mostruoso di questo capitolo, ma mia sorella si sta per laureare e occupa la maggior parte del tempo il computer… poveretta, è un lavoraccio la tesi che le hanno assegnato e ha pochissimo tempo per mettere insieme

Sono davvero mortificata per il ritardo mostruoso di questo capitolo, ma mia sorella sta per laurearsi e occupa la maggior parte del tempo il computer… poveretta, è un lavoraccio la tesi che le hanno assegnato e ha pochissimo tempo per mettere insieme tutti i pezzi, perciò lei ha la precedenza assoluta sul pc almeno fino alla fine di Gennaio… sorry sorry sorry! U.U"

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 13: TI ODIO

 

 

 

You were everything, everything that I wanted
We were meant to be, supposed to be, but we lost it
All of the memories, so close to me, just fade away
All this time you were pretending
So much for my happy ending

                                               My Happy Ending, Avril Lavigne

 

 

***************

 

 

Camminava molto piano, facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Si era creato un buon alibi la sera precedente, ma se l’avessero visto uscire a quell’ora del mattino e con un mantello nero addosso, di sicuro avrebbe suscitato qualche sospetto. Controllò l’ora… erano appena le quattro e mezza del mattino, doveva incontrarsi con Anthony e gli altri di lì a una manciata di minuti, ma le cose si sarebbero svolte qualche ora più tardi.

 

Forse fu il pensiero di quello che stava per scatenarsi, o il fatto che stesse passando davanti alla porta di Katie… ma per la prima volta in vita sua il ragazzo biondo sentì il bisogno di passarsi sui pantaloni le mani sudate. Inverosimile… non gli era mai capitato che gli sudassero le mani prima.

 

Alex rimase immobile a fissare la porta della camera di Katie. Era un atto di egoismo, l’ennesimo, ma sentiva il bisogno di rivederla un’ultima volta prima del Big Bang… non l’avrebbe più vista così. Lentamente aprì la porta, badando a evitare scricchiolii e cigolii.

 

La stanza non era completamente al buio, c’era una piccola lampada che garantiva una visibilità minima… piccolo dolce angelo, non ti piace proprio l’oscurità, eh?, pensò intenerito lui mentre si avvicinava per guardarla. Era bellissima… quando mai non lo era, ma in quel momento lo sembrava ancora di più. Dormiva profondamente, con i morbidi capelli biondi sparsi sul cuscino e un braccio morbidamente abbandonato sullo stomaco.

 

Dio, quanto sei bella, angelo mio…

 

Tutto di lei gli dava pace e serenità, perfino sentire il respiro tranquillo che le usciva dalle labbra socchiuse… era la cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.

 

…povero amore mio… così ignara…

 

Alex le sedette accanto e le sfiorò la guancia col dorso delle dita, piano come il petalo di una rosa, per non svegliarla… Dio solo sapeva quando l’avrebbe vista di nuovo dormire così serenamente e non disperata, alla ricerca di qualche ora di sonno per sfuggire alla realtà… le accarezzò anche la fronte, i capelli, la mano… niente poteva esprimere a sufficienza il suo esasperante senso di colpa.

 

Perdonami, amore mio… ma io sono nato per questa missione, è la mia vita… non potrei tirarmi indietro neanche volendo. Lo so, per colpa mia tu soffrirai infinitamente… ma ti prometto che durerà poco. Farò in modo che i tempi siano brevissimi, prima passerà questo momento di dolore e prima ti riprenderai. Mi occuperò io di te, vedrai… nel nuovo mondo farò in modo che tu sia felice… ti tratteranno come una regina, il tuo nome sarà sacro, mi prenderò cura di te per  sempre… ci sposeremo subito e avrai un castello, non una casa… e altro che giardino, ti comprerò un bosco intero dove potrai allevare tutti gli animali che vorrai. Ti farò ritrovare il sorriso, quel sorriso che adoro tanto… qualunque cosa vorrai sarà tua, non dovrai desiderare più nulla. Lo so che non è questo il tipo di felicità che sogni tu… ma questo è il mio destino, amore, non posso fermare il corso delle cose. Ce la costruiremo insieme la nostra felicità… ti giuro che se è un’altra famiglia che vuoi l’avrai, faremo tutti i bambini che vuoi… basta solo che non smetti di sorridere, amore… ti darò anche l’anima, ma tu non smettere mai di sorridere. Ti prego…

 

Alex sospirò e si chinò su di lei… le sfiorò le labbra con le sue e le baciò la punta del naso e la fronte. Katie respirò più profondamente nel sonno, ma nulla di più. Col cuore pesante come un macigno, Alex si alzò in piedi e la guardò a lungo un’ultima volta… poi si coprì la testa col cappuccio del mantello e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Perdonami, piccolo angelo.

 

 

***************

 

 

Katie finì di sistemarsi i capelli in una lunga e morbida treccia da cui immancabilmente uscivano i soliti ricci ribelli, e canticchiando scese giù per le scalette di casa finchè non raggiunse la cucina… e con sua grande sorpresa, tutto preso a leggere la Gazzetta del Profeta, ci trovò…

 

“Papà!” esclamò allegramente, baciandogli la guancia.

 

“Ehi, tesoro.” Ron mise giù il giornale e sorrise. “Te la sei presa comoda stamattina, eh?”

 

Katie controllò l’orologio. “Ops.”

 

Ron ridacchiò. “Hai fatto bene a dormire un po’, a Hogwarts certi lussi non te li puoi permettere. Dai, siediti, ti preparo la colazione.”

 

“Grazie.” Katie si sedette mentre suo padre si alzava per cercare un pentolino in cui far bollire il latte. “Se ne sono già andati tutti?”

 

Ron annuì, versando il latte nel pentolino e accendendo il fuoco con un colpo di bacchetta. “Mamma e Simon sono a lavorare… il tuo amico?”

 

“Il mio ragazzo.” Lo corresse divertita lei, ridendo. “Non ti ricordi? E’ dovuto andare in Ungheria dalla sorella per qualche ora, tornerà prima di pranzo.”

 

“Ah, già.” Ron fece un sorrisetto. “E così, dopo tutti questi anni di fidanzamento, mi hai piantato per uno sbarbatello.”

 

Katie rise allegramente e scosse la testa. “Però tu resti sempre il primo uomo della mia vita.”

 

“E lo credo bene.” Fece altrettanto allegro Ron… adorava il sorriso contagioso di sua figlia. “Dimmi un po’… ti ci trovi bene?”

 

“Con lo sbarbatello?” Katie gli strizzò l’occhiolino e afferrò un biscotto dalla scatola aperta sul tavolo. “Altrochè.”

 

Ron con un colpetto di bacchetta spense il fornello e versò il latte nella tazza di Katie, tornando a sedersi davanti a lei. “E’ un bravo ragazzo?”

 

“Si, molto.” Katie si riempì la bocca dei gustosi biscotti bagnati nel latte.

 

“E ti rispetta?”

 

“Asciolutamente sci.” Fece a bocca piena la ragazzina.

 

“Le mani le tiene a posto?”

 

Katie ingoiò rumorosamente il boccone. “Papà!”

 

“Scusa tanto, bella bionda, ma tanto tempo fa ho avuto la vostra età anch’io.”

 

Katie rise. “Tu hai ancora la nostra età nel cervello, papy.”

 

Questo fece ridere Ron. “Tu assomigli un po’ troppo a tua madre, signorina.”

 

Katie sorrise largamente. “Mamma era già innamorata di te alla mia età?”

 

Ron inarcò le sopracciglia. “Innamorata forse no… ma abbiamo cominciato a vederci diversamente.”

 

“E quando le hai detto per la prima volta che l’amavi?”

 

Ron sorrise quasi malinconicamente a quei ricordi. “In un momento decisamente incasinato… beh, diciamo che mamma e io all’inizio abbiamo fatto un po’ di confusione, poi abbiamo sistemato tutto… e siete spuntati voi, uno dopo l’altro.”

 

Katie mutò l’espressione sognante che assumeva sempre sentendo i racconti sui suoi genitori in una ben più maliziosa e furbetta. “Anche Jack e Amelia stanno facendo tanta confusione…”

 

Ron si sporse in avanti con fare complice. “Fai anche tu il tifo per loro?”

 

“Tu non immagini quanto!”

 

Entrambi scoppiarono a ridere. “Ah, benedetta biondina…”

 

Katie riprese a fare colazione. “Papà, se hai la mattinata libera perché non andiamo a farci un giretto insieme? E’ una vita che non lo facciamo.”

 

“Mi piacerebbe molto, amore, ma zio Harry e io dobbiamo fare una cosa.”

 

“Imbottire la poltrona del nuovo generale di dinamite?”

 

Ron rise. “E’ una proposta fin troppo interessante, ma purtroppo da scartare in partenza… no, dobbiamo prendere contatti con un paio di personcine.”

 

“Uh.” Katie fece una smorfia comica. “Roba top-secret, ho capito.”

 

“Brava la mia piccola soldatessa. E tu? Che progetti hai per stamattina?”

 

Katie alzò spallucce. “A questo punto me ne vado da Simon… ho voglia di coccole.”

 

“Esatto, così si fa… le coccole te le devi prendere dalle persone giuste.”

 

“Fra le quali non rientra lo sbarbatello, dico bene?”

 

“Più che bene, amore mio.”

 

Katie scoppiò a ridere e scosse la testa. “Papà, a volte sei quasi peggio di Jack.”

 

“Si, eh?” ridacchiando, Ron si alzò. “Andiamo, ti accompagno da Simon che tanto è di strada.”

 

“Ok, grazie.” Katie lasciò la sua tazza nel lavello e si mise a sua volta in piedi. “Bada, però… vedi di non cacciarti nei pasticci, capito?”

 

“Sissignora.”

 

“Riposo, colonnello.” Ridendo, Katie ne approfittò per sfiorare con le dita la fronte di suo padre… la faceva sentire utile il fatto di poterlo aiutare a sentirsi sempre pronto e forte. Anche se lui non si accorgeva di quell’aiuto, lei cercava ogni occasione per sfiorare lui o sua madre… in fondo era tornata per aiutarli, no? Alleviare un po’ i loro animi da tutte le preoccupazioni di quel periodo orribile era il minimo che potesse fare.

 

 

***************

 

 

“Ben svegliato, eroe dei mille boccini d’oro.”

 

Dan sorrise e rispose al bacio prima ancora di aprire gli occhi, e quando lo fece il suo sorriso si allargò… Sarah era ancora più bella di primo mattino, con i capelli raccolti in modo spettinato, l’elegantissima vestaglia di seta rosa e il vassoio con la colazione sulle gambe.

 

Sarah gli diede un’occhiata ai capelli e scoppiò a ridere. “In che situazione hai la testa, nemmeno te lo puoi immaginare.”

 

Dan ridacchiò e si passò una mano fra i capelli ribelli. “Ehi, guarda che è soprattutto colpa tua… con la tua fissa sui miei poveri capelli martiri.” Le disse allegramente, mentre si tirava su nel letto e si appoggiava comodamente con la schiena sui cuscini.

 

Sarah appoggiò il vassoio sul comodino e fece un sorriso soddisfatto e felice, mentre si rimirava il bellissimo anellino in oro bianco che aveva al dito da poche ore. All’anulare della mano destra. “Quanto vorrei poterlo portare senza tutte queste maledette precauzioni…”

 

Dan afferrò una ciambella dal vassoio e l’assaggiò. “Lì dov’è sta bene.”

 

Sarah scrollò le spalle. “Si, però… è l’anulare della mano sinistra il dito giusto per le ragazze impegnate.”

 

Lui le fece un sorriso adorabile. “Non è importante dove lo porti… basta che ti ricordi di chi te l’ha regalato.”

 

“Ah, questo non sarà difficile.” Lei si accoccolò contro la sua spalla, lasciandosi abbracciare. “Il mio ragazzo è un tipino leggermente pieno di sé.”

 

Dan rise. “Chi, io? Naaahh…”

 

Sarah si lasciò contagiare da quella risata, e per qualche minuto si accontentò di rimanere in silenzio ad accarezzargli l’addome. “Mi piace averti per casa a prima mattina.”

 

Dan le stampò un bacio sul collo. “Sapessi quanto piace a me, amore. e sai cosa non sopporto? Che non possiamo fare quello che vogliamo per colpa di una massa di bigotti col cervello più piccolo di una nocciolina.”

 

Sarah fece un sorriso amaro. “Dan, la carriera è una cosa importante… siamo ancora giovani e le strade sono ancora tutte aperte davanti a noi. Non ci possiamo precludere niente, e sai perché?”

 

“Perché?” le chiese piano Dan, mentre le accarezzava la schiena morbida.

 

“Perché alla lunga finiremmo col rinfacciarcelo.” Sarah gli diede un piccolo bacio sul petto e lo guardò negli occhi. “E io non voglio che succeda… non voglio rovinare quello che c’è fra noi. Non mi sono mai spinta così con un ragazzo come ho fatto con te, sai.”

 

“Ah no?” Dan le fece scorrere le dita fra i capelli. “Niente fughe d’amore, niente attacchi di desiderio potente, niente anelli di fidanzamento, niente di niente?”

 

Sarah fece un sorrisetto furbastro. “A pensarci bene un mese fa Emìle Ducroix dei Tornado mi ha chiesto di accompagnarlo a vedere una partita della Scozia insieme a tutta la sua famiglia.”

 

“Un mese fa?” Dan si limitò a inarcare un sopracciglio. “E com’è che non ne sapevo niente di questa storiella?”

 

Sarah rise. “Andiamo, poveretto… oltre all’umiliazione del no, volevi anche la beffa?”

 

“Beh, io non ci avrei sputato sopra…”

 

Sarah ridacchiò, ma dopo un po’ tornò seria e si accigliò. Gli prese il mento in una mano e ottenne il suo sguardo e la sua attenzione. “Senti un po’, tu… è una mia impressione, o è vero che non sai essere geloso?”

 

“Cos’è, ti dispiace che non sono il classico ragazzo iperprotettivo?”

 

“Assolutamente no, anzi…” Sarah si accoccolò meglio sotto di lui e gli accarezzò un braccio. “Mi chiedevo solo come fai a essere sempre così tranquillo del fatto tuo… pur restando padrone del tuo territorio, diciamo. Io sono molto più gelosa di te.”

 

Dan fece un sorrisetto e le fece scorrere le dita lungo la guancia. “Ti ricordi di avermi confessato che ti sei innamorata di me quando mi hai visto volare?” lei annuì. “Beh, io mi sono innamorato di te quando ho visto il modo strepitoso che hai di gestire tutti i tipi di situazioni. Sei fenomenale… forte, tenace, sicura, indipendente… ti sei guadagnata completamente la mia stima e la mia fiducia. E’ naturale che se la situazione lo richiedesse interverrei, ma tu sei in gamba… e sei uno schianto.”

 

Sarah fece un sorriso dolcissimo e gli accarezzò il viso. “E’ la cosa più bella che mi potessi dire… nessuno ha mai avuto tanta fiducia in me.”

 

Dan le sfiorò le labbra con le sue, e le fece un occhiolino. “Tu meriteresti molto di più di un paio di complimenti, bellissimo esemplare di donna che non sei altro.”

 

“Penso lo stesso di te.” Ridacchiando, Sarah si trascinò sulle sue gambe solide e ci si sedette. “Allora, diciamo che abbiamo un’altra ora intera a disposizione prima che Royson allerti l’intero stato per trovarti… come lo impieghiamo questo tempo?”

 

Dan sorrise malizioso. “Innanzitutto mangiando, perché sto morendo di fame. Ci vuole una bella colazione: pane, burro e marmellata, magari anche uova e pancetta, un bel cornetto alla crema…”

 

Sarah rise. “Ma sei veramente un maiale!”

 

“Ehi, sono uno sportivo. Mi devo mantenere.”

 

“Sbaglio o gli sportivi devono essere magri?”

 

“Vedi ciccia da qualche parte, Miss Douglas?”

 

“Ok, uno a zero per te. Eppure ancora non capisco dove va a finire tutto quello che ti divori.”

 

“Niente di più facile, amore.” Dan mise su la sua migliore espressione da canaglia. “Nel profondo sud.”

 

Sarah scoppiò a ridere, coinvolgendo anche lui, e gli riempì il braccio di piccole sberle. Incapaci di smettere di ridere – e felici per questo – si rotolarono fra le coperte fino a cadere quasi dal letto, il che moltiplicò le risate… Sarah sorrise al ragazzo che le finì praticamente addosso, e gli accarezzò le braccia e le spalle. Quanto avrebbe voluto passare tutta la vita così…

 

Dan le accarezzò il viso. “Scompariamo per oggi… freghiamocene del mondo intero. Solo io e te.”

 

La risposta inequivocabile di Sarah fu un lungo, coinvolgente ed appassionatissimo bacio.

 

 

****************

 

 

Katie si accigliò… per l’ennesima volta il vento sferzante le aveva punto le guance con la sua violenza e l’aveva fatta stringere nelle spalle. Guardò con rancore il cielo completamente annuvolato… perché non c’era il sole? Simon lavorava in una bellissima tenuta tutta verde che col cielo azzurro e il sole era uno spettacolo quasi divino, mentre così aveva una strana aria carica di elettricità… Katie scosse la testa, costringendosi a guardare oltre quei pensieri strani, e percorse il piccolo sentiero finchè non fu arrivata nella grande vallata verde.

 

Era tutto uno spettacolo… la natura nella sua condizione più bella. La vegetazione era nel pieno del suo risveglio primaverile, e i draghi – ce n’erano più o meno una ventina – se ne stavano comodamente sdraiati sull’erba o mangiavano con aria pigra e rilassata, espressione della serenità che straripava in quell’ambiente. C’erano almeno una decina di allevatori, ognuno intento a far qualcosa, ma Katie ci mise un secondo a trovare suo fratello. Era in piedi a braccia conserte, accanto al suo grassoccio amico di sempre Sam, e osservava il cielo con un sopracciglio inarcato. Che anche lui avvertisse quella strana elettricità nell’aria attorno a sé?

 

Simon si voltò quando si sentì chiamare, e fece subito un gran sorriso. “Kat, che sopresa!”

 

Anche Sam l’accolse allegramente quando la vide che si avvicinava. “Ciao ricciolina, è un secolo che non ci si vede.”

 

Katie scoccò un bacio sulla guancia di suo fratello. “Eh, io non sgattaiolo misteriosamente da Hogwarts come faceva qualcuno di mia conoscenza.” Sam ridacchiò e annuì.

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “E poi la signorina adesso è impegnata, non lo sapevi?”

 

“Ma non mi dire.” Sam fece una faccia buffissima. “E questa è la seconda femmina di famiglia che ci giochiamo.”

 

“Si, ma questa almeno sta con uno quasi normale.” Fece ridendo Simon.

 

Katie fece un sorrisino complice. “Ancora ti rode di aver perso Julie, Sam?”

 

Il ragazzone fece una smorfia e si grattò la nuca. “Grazie infinite per la frecciatina, degna sorella di tanto fratello.”

 

Simon rise e le strapazzò i capelli. “E’ colpa dello spirito Weasley, non te la prendere con lei.”

 

Katie fece un’adorabile faccia da cucciolo bastonato. “Scuuusa!”

 

 

 

 

 

“Merda… merda!!!”

 

Anthony guardò con la coda dell’occhio Alex… pur restando nascosto insieme a lui dietro il cespuglio, si era strappato di dosso il mantello dell’invisibilità. “Alex!” sibilò a voce bassa. “Che cazzo fai?!”

 

“Lei non doveva essere qui!” sussurrò rabbiosamente Alex, che nei nervi strappò un ciuffetto d’erba da terra. “Maledizione!!”

 

“Stai calmo!” Anthony si guardò frettolosamente in giro, cercando di assicurarsi che gli altri uomini della squadra fossero rimasti nascosti dietro gli alberi e i cespugli senza accorgersi di niente. “Non ti preoccupare, faremo attenzione…”

 

“Stronzate! Qui tra un poco si scatenerà l’inferno!”

 

Anthony si passò una mano sulla faccia. “Senti Malfoy, c’è suo fratello con lei, non le accadrà assolutamente niente! Non è lei il nostro obiettivo, ci serve lui, te ne sei dimenticato?!”

 

Alex afferrò per il bavero del mantello il suo amico e lo strattonò in avanti. “Apri bene quelle cazzo di orecchie, io non farò niente per metterla in pericolo, è chiaro??”

 

Anthony si lasciò scappare una serie di epiteti irripetibili. “…va bene, ho capito, ma cosa pensi di fare? Perché secondo me ti sta sfuggendo, ma dobbiamo pizzicare Simon Weasley e lo dobbiamo fare ora!!!”

 

“Prendi tu il controllo.” Alex si infilò di nuovo il mantello dell’invisibilità e fece per alzarsi.

 

“No!! No, Malfoy!!” sibilò Anthony, afferrandolo per un braccio. “Che cosa cazzo racconto io a Stephen?!? Non ti puoi far vedere, ci fottiamo tutto il piano così!!”

 

Alex si divincolò dalla presa. “Portati avanti col passo finale, muoviti.” E senza dargli il tempo di replicare, si coprì la testa col cappuccio e si allontanò a passi veloci. Anthony maledisse tutto quello che c’era da maledire, e fece un cenno a uno degli uomini nascosti dietro la quercia alla sua destra.

 

 

 

 

“Tanto lo so che hai una fidanzata pure tu, solo che ce la tieni nascosta!”

 

“Ma tua sorella lo fa apposta?”

 

Simon e Katie risero… era divertente tormentare Sam, ci cascava sempre. E a quanto sembrava il loro umorismo si diffondeva facilmente, perché uno dei draghi chinò il collo fino a dare una piccola spinta col muso a Simon.

 

“Ehi Celeste, amore.” il ragazzo l’accarezzò.

 

“Questo sarebbe il cucciolo di drago che è nato lo scorso inverno?” gli chiese incuriosita la sorella.

 

Simon annuì. “Non è più tanto cucciola, come vedi, ma resta sempre il mio amore.”

 

Katie sorrise intenerita e senza la minima paura accarezzò a sua volta il drago, che sembrò gradire molto. “E’ bellissima… guardala, si capisce da un miglio che per te si butterebbe anche nel fuoco.”

 

Simon ridacchiò. “Più che altro il fuoco lo produce, ma il senso è quello.”

 

Una specie di strano ruggito rauco e basso fece sobbalzare Katie, ma non Simon e Sam, che si voltarono subito verso la fonte del rumoraccio. Poco distante da loro uno dei draghi ringhiava contro gli altri, e i quattro allevatori nei paraggi sembravano stupiti.

 

“Ehi, Simon!” fece uno di loro, indicando l’abbeveratoio. “L’acqua era normale stamattina? Pare che Hector non l’abbia gradita!”

 

“Oggi è giorno di integratori?” Sam scosse la testa. “Si, era acqua semplice!”

 

L’altro ragazzo non fece in tempo a rispondergli che il drago inferocito emise un assordante verso arrabbiato e sputò fuoco tutto attorno a sé, aizzando anche gli altri draghi.

 

“Ma che diavolo…” Sam spalancò gli occhi quando vide il drago furioso dimenarsi e caricare un altro drago, che a sua volta rispose con una zaffata di fuoco.

 

“Katie, vai a metterti al sicuro nella radura.” Simon le indicò la salita oltre la vallata, che era piena di alberi.

 

Lei scosse la testa. “E’ pericoloso, lascia che ti aiuti…”

 

“Sono più tranquillo se ti metti al riparo.” Simon le diede un bacetto e una piccola spinta prima di correre con Sam verso l’assurda rissa fra draghi, a cui si era aggiunto un terzo, che gli altri ragazzi non riuscivano a frenare.

 

Katie decise a malincuore di obbedire a suo fratello, ma si fermò poco prima della radura per poter guardare… era così in ansia, sembrava che i draghi fossero impazziti. Sparavano fuoco da tutte le parti, si attaccavano come arpie e i suoni che emettevano sembravano ruggiti assordanti. Alcuni allevatori erano saliti sulle scope e stavano provando a dividerli con le catene, ma era chiaramente inutile. Non riusciva a vedere dov’era Simon… ma il vero problema per Katie fu un attimo dopo, quando sentì qualcosa – probabilmente una mano – tapparle la bocca e un braccio afferrarla per la vita e trascinarla indietro. Terrorizzata, Katie lanciò uno strillo soffocato che in quel trambusto nessuno sentì, e a nulla servì scalciare come una pazza, perché chi la teneva in quella morsa stava riuscendo nel suo intento di attirarla nella radura alberata. Katie continuò a scalciare e a dimenarsi disperatamente, finchè…

 

“Zitta, fermati… sono io! Sono io!!”

 

Katie rimase pietrificata nel riconoscere quella voce… s’immobilizzò e spalancò gli occhi quando vide il suo ragazzo apparire dal nulla, sotto un mantello dell’invisibilità. “…Alex?” mormorò confusa e incredula.

 

Alex lanciò un’occhiata verso l’inferno nella valle e tornò a incrociare lo sguardo basito della ragazza. “Adesso non posso spiegarti niente, però…”

 

“Perché mi hai detto che dovevi andare in Ungheria?” il tono di Katie era ancora confuso, ma anche lievemente accusatorio. “Che ci fai qui?”

 

“Ora non ti posso spiegare, non c’è tempo.” Alex si passò nervosamente una mano fra i capelli. “Te ne devi andare via da qui, subito.”

 

“Che stai dicendo…”

 

“Katie, ti supplico, va’ via di qui!! E’ pericoloso, e presto sarà anche peggio!”

 

Katie si accigliò e lo guardò come se cercasse di capire. “…che cosa ne sai? Alex… cosa ne sai tu?”

 

Alex vide i suoi occhi spalancarsi, il suo viso impallidire, la sua mano sfiorare la bocca… era una ragazza intelligente, e non era difficile fare due più due… “Katie…”

 

“…no…” Katie scosse nervosamente la testa e fece un passo indietro. “…no… non è possibile che tu abbia tramato qualcosa alle mie spalle, non ci credo…”

 

“Amore, ti prego…”

 

Katie si aggrappò disperatamente alla sua camicia. “Dimmi che non è vero… dimmi che tu non hai niente a che fare con qualsiasi cosa stia per succedere… dimmelo… dimmelo, ti giuro che ti crederò, ma dimmelo…”

 

I suoi occhi sconvolti e disperati e il suo tono supplice furono una pugnalata al cuore, e in un gesto di disperazione Alex la strinse a sé. “Ti supplico, amore mio, ti scongiuro… parleremo e ti spiegherò tutto quanto, ma adesso devi andartene da qui…”

 

Katie singhiozzò forte e gli occhi le si riempirono di lacrime. “…ma come hai potuto…” con uno scatto di rabbia si sottrasse violentemente a quell’abbraccio. “Come hai potuto?! In cosa sei coinvolto?!”

 

“E’ una storia lunga, non posso…”

 

“Che cosa vuoi?! Sei qui per me?!”

 

“No!!” Alex guardò solo brevemente l’inferno di fuoco che stava creando il drago impazzito nella valle… quegli occhi furiosi e delusi erano difficili da guardare. “Io non ti farei mai del male!”

 

Katie lo fissò più confusa di prima. “E allora perché? Perché sta succedendo questo casino, cosa diavolo hai fatto?”

 

Alex scosse la testa. “Non vogliamo niente da te…”

 

“Non volete? Tu e chi??”

 

“Lascia perdere queste cose!” Alex cercò di cambiare argomento, di guadagnare tempo… per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare. “Devi andartene e basta, maledizione!!”

 

“Ma c’è mio fratello lì in mezzo!!!” se Katie credeva di aver raggiunto il massimo della sofferenza e dello stupore poco prima, si rese conto che non era vero… perché la sensazione orribile che provò quando vide la smorfia colpevole di Alex era mille volte peggio. “…oh no… no, no, no… non puoi prendertela con Simon, non ti ha fatto niente!! Ti scongiuro, lui no!!! Lui no, te ne prego!!!”

 

Alex sentiva lo stomaco bruciargli al punto da dargli la nausea. Quella reazione il suo piano non l’aveva prevista… niente di quello che era successo negli ultimi minuti era previsto. “Non dipende da me…”

 

“Ti imploro!!!” piagnucolò Katie, aggrappandosi alle sue mani. “Farò tutto quello che mi dirai di fare, non dirò niente a nessuno… farò qualsiasi cosa, ma non fare del male a Simon… te ne prego… te lo chiedo per pietà…”

 

Alex chiuse forte gli occhi. Che voglia di morire che lo aveva colto improvvisamente… “Amore mio, non c’è niente che ti negherei…” le sussurrò, prendendole il viso fra le mani. “…ma non posso fare niente per tuo fratello.”

 

Katie respinse violentemente indietro le sue mani. “Sei un bastardo!!!” gli urlò, ma quando si voltò per correre verso la valle si sentì afferrare come prima dal suo braccio attorno alla vita.

 

Alex fece fatica a trattenerla, scalciava come una puledra impazzita e urlava contro la sua mano con tutto il fiato che aveva in gola… sprecato, considerando che lui era ben più forte, ma c’era quel dolore fisso al cuore che gli rendeva tutto più difficile…

 

…perdonami, angelo mio, ma non posso lasciarti andare… saresti in pericolo, e se ti succedesse qualcosa io impazzirei… perdonami se sto barattando la mia pazzia con la tua, perdonami…

 

 

 

 

“…porca miseria puttana!!” Sam e Simon fecero appena in tempo a ripararsi dietro un masso prima che la fiammata prendesse anche loro. “Se trovo chi ha messo l’acqua stamattina…”

 

“Piuttosto quello che c’era in quella cazzo di acqua!” Simon cercò di sporgersi oltre il masso per vedere in che condizioni era quella terribile rissa fra draghi. “Guarda Hector, Sam… non sono versi di rabbia, quello è dolore! Qualunque cosa fosse in quella maledetta acqua, lo sta facendo soffrire atrocemente!”

 

Sam tentò di vedere… il drago ruggiva verso il cielo e sputava fuoco verso gli altri allevatori che provavano a trattenerlo con le catene. Lui le spezzava sollevandosi sulle zampe posteriori e li assordava coi suoi versi terribili, mentre gli altri draghi avevano smesso di caricarsi fra loro e a loro volta ruggivano verso l’alto quasi come se avessero capito il vero motivo del comportamento del loro simile, e sbattevano a terra le zampe così forte che sembrava di essere in mezzo a un terremoto.

 

“…ammettendo che la tua idea sia quella vincente, come pensi di risolvere questo casino?”

 

Il drago emise uno sbuffo di fuoco che fece incendiare due alberi a poca distanza. La fiammata fece cadere dalla scopa uno dei ragazzi che manteneva la cima della catena, e il drago impigliandovisi dentro ruggì ancora di più.

 

“No, no, no!” Simon si sporse oltre il masso. “Tom!! Giù quelle catene, lo state solo provocando!!!”

 

“Non riusciamo a trattenerlo!!” gli urlò di rimando l’altro allevatore, mentre una zampa di uno dei draghi lo mancava di poco.

 

“Merda!” Sam gli fece cenno di guardarsi alle spalle. “Tom, dietro di te!!!”

 

Simon si sforzò di usare il suo proverbiale sangue freddo… gli bastò un’occhiata per verificare la situazione e studiare una strategia. “Va bene, sta’ a sentire: tu e io cercheremo di allontanare Hector dagli altri, così almeno cominciamo a limitare il problema.”

 

Sam fece una smorfia carica d’insicurezza. “E poi come lo calmiamo?”

 

“…ci penseremo al momento opportuno.” Simon si alzò in piedi, e facendo attenzione uscì allo scoperto.

 

“…quanto detesto quando fa così!” brontolò Sam alzando gli occhi al cielo, alzandosi a sua volta per andar dietro al suo amico.

 

Se c’era una cosa che aveva imparato bene in tutti quegli anni era che i draghi non sopportavano i rumori forti… perciò Simon si cacciò due dita in bocca e fischiò più forte che potè. “Ehi, Hector!! Da questa parte, vieni!” i ripetuti fischi ottennero il risultato voluto: il drago infastiditosi si voltò nella direzione del ragazzo e avanzò minacciosamente.

 

“Simon!!” uno degli allevatori smanettò freneticamente nella sua direzione. “Non fare pazzie, Hector è andato!!”

 

“Cuciti la bocca, Mark!!” Simon continuò a correre nella direzione opposta al branco dei draghi, portandosi dietro l’animalone inferocito. “Avanti, Hector, vieni qui!!”

 

Il drago si fermò davanti alle rocce vicine alla cascata e si sollevò sulle zampe posteriori, lanciando un verso fortissimo di protesta verso il cielo. Sam si coprì le orecchie. “Cosa prevede il tuo brillantissimo piano ora, cervellone?!?”

 

Simon strinse i pugni. “Senti, tu distrailo mentre io provo a salirgli in groppa, e al mio tre…” prima che i due ragazzi potessero prevederlo, il drago tornò carponi e soffiò contro di loro una vampata di fuoco. Simon fu veloce abbastanza da evitarla, ma Sam no… lui fu preso alla schiena e finì a terra, urlando per il dolore. “Sam!!!”

 

Quell’attimo di distrazione costò caro a Simon… non vide arrivare la zampa del drago e non potè evitare i suoi artigli, che lo inchiodarono alla roccia alle sue spalle conficcandosi impietosamente nel piccolissimo spazio fra la sua spalla e la camicia che portava. Simon strinse i denti per soffocare un lamento… per quanto potesse essere una ferita superficiale, la sua spalla era stata appena ‘graffiata’ dagli artigli di un drago, il che non era affatto indolore, in più poteva sentire un rivoletto di sangue scorrergli lungo la schiena. Ma soprattutto in quella posizione non poteva muoversi… era completamente bloccato.

 

“Simon!!”

 

“Attento!!”

 

I due ragazzi che erano balzati sulle scope non l’avrebbero mai raggiunto in tempo, Simon questo lo sapeva, per questo quando vide il drago attirare indietro la testa capì che era davvero finita… ma proprio quando il muso ruggente si abbassò su di lui, il drago venne violentemente caricato da un esemplare della sua stessa specie e rotolò qualche decina di metri alla sua destra, dove giacque supino a terra.

 

Simon tirò un enorme sospiro di sollievo e accarezzò con affetto e gratitudine il muso del suo drago preferito. “Grazie Celeste… grazie, amore mio.” Le mormorò, baciandole quel musone duro che gli stava urtando affettuosamente il braccio in cerca di coccole.

 

L’atmosfera era completamente cambiata: gli altri draghi avevano smesso di litigare e stavano emettendo strani lamenti verso il cielo, e mentre alcuni allevatori cercavano di calmarli, gli altri spegnevano gli incendi e recuperavano i numerosi feriti. Simon sentì il cuore stringersi alla vista di Hector lì a terra, immobile e incapace di fare altro, che respirava forte e velocemente e non emetteva che piccoli sbuffi di fumo dalle narici. Simon fu al suo fianco in un attimo nonostante le urla e gli avvertimenti dei suoi amici e colleghi. Non avrebbe lasciato che quel povero animale innocente soffrisse da solo, senza un conforto. Gli si inginocchiò accanto e gli accarezzò lentamente la grossa testa e il collo… respirava forte, aveva le pupille dilatate… stava soffrendo molto. Simon strinse forte gli occhi, ricacciando indietro lacrime di rabbia che avevano tanta voglia di uscire, e appoggiò la fronte contro quel muso ansante. Poteva sentire il suo dolore… e gli straziava il cuore.

 

…perché… perché prendersela con un innocente… noi uomini abbiamo una predisposizione naturale a fare del male, ma gli animali no… i draghi non hanno fatto mai niente a nessuno… perché accanirsi così? Perché?!

 

Il drago emise un lamento stanco e debole, e Simon continuò ad accarezzarlo dolcemente.

 

“Ssh… sono qui, Hector… ci sono qui io… tieni duro, ragazzo, so che ce la puoi fare…”

 

La pioggia che cominciò a cadere fitta e pesante si portò via anche le sue ultime speranze. Quel povero drago stava morendo, Simon lo percepiva… non riusciva a sentire i rumori del campo, degli allevatori e degli altri draghi, era come se sentisse amplificato solo il battito sempre più lento del cuore di quel povero animale morente.

 

“…va tutto bene, Hector, va tutto bene… io resto con te… piano, così… sshh…”

 

In qualche modo la voce e le carezze del ragazzo sembrarono placare i lamenti del drago… si rilassò lentamente, e il suo respiro rallentò… finchè non si fermò del tutto.

 

Simon serrò forte i denti… uno dei draghi a lui più cari gli era morto fra le braccia senza un perché, e oltretutto fra sofferenze atroci. In uno scatto di rabbia colpì la terra con un pugno. La pioggia era terribilmente fitta e veloce, ma non gli oscurava la vista quanto la rabbia che provava.

 

“…chi cazzo sei…” ruggì fra i denti. “CHI CAZZO SEI?!? VIENI FUORI E ABBI IL CORAGGIO DI PRENDERTELA CON ME, MALEDETTO BASTARDO!!! VIENI FUORI!!! VIENI FUORI, MALEDIZIONE, FATTI VEDERE, DANNATO VIGLIACCO!!!!!”

 

 

 

 

Dopo l’ennesimo morso alla mano e una spinta ben piazzata, Katie riuscì a liberarsi da quella presa ferrea e si voltò a guardare il ragazzo che aveva davanti a lei, restando a distanza di sicurezza. Alex si ritrovò a desiderare che non l’avesse mai fatto… in quei bellissimi occhi azzurri non c’era traccia della solita allegra vitalità e gioia di vivere, bensì c’era delusione, confusione, rabbia e incredulità. Tutte messe lì da lui. E non c’era bisogno di poteri paranormali per sentire che quella ragazzina sempre allegra e solare stava sperimentando un tipo di dolore che non aveva previsto di dover mai affrontare.

 

“Dimmi solo perché.” Mormorò tremante Katie, mentre la pioggia che li martellava si confondeva con le sue lacrime.

 

Alex ingoiò il nodo che gli si era formato alla gola. “Non dovevano andare così le cose.” provò a dire. “Non avrei voluto farti soffrire, ma era inevitabile… è la mia missione.”

 

Katie si morse le labbra. Quindi tutto quello che c’è stato fra noi…

 

Alex fece un passo avanti. “Katie, quello che non sai è che io…”

 

“Stammi lontano.” Katie fece un passo indietro, e con grande dignità soppresse un singulto. “Non avvicinarti mai più… né a me né alla mia famiglia.”

 

Alex sentì fino all’ultimo il peso delle sue parole… e il pensiero di averla persa superò perfino l’angoscia per aver mandato all’aria il suo piano proprio nel momento cruciale.

 

“Sei solo un maledetto bugiardo…” replicò rabbiosamente Katie fra le lacrime, e senza degnarlo di un altro sguardo girò sui tacchi e corse verso la vallata.

 

Alex rimase lì fermo, cercando di digerire tutto quello che era successo… chiuse forte gli occhi, lasciandosi inondare da quella pioggia impietosa. L’incubo era appena cominciato, purtroppo, per lui… ma soprattutto per lei.

 

 

***************

 

 

“Amelia? Amelia??”

 

Jack entrò come una furia in casa, correndo e guardandosi in giro nella speranza di trovarla subito… la vide sdraiata sul divano, con un libro in mano mentre si accarezzava l’addome rotondo. Per quei pochi secondi che le parole gli arrivarono alle orecchie capì che stava leggendo una favola della buonanotte…

 

“Amy!!” Jack piombò sul divano accanto a lei, facendola sussultare. “Tesoro, stai bene?”

 

Amelia fece un sorriso confuso, provando un improvviso senso di protezione quando sentì la mano grande e callosa di Jack posarsi sul suo pancione. “Certo, perché?”

 

“Susy mi ha detto che ti sei sentita poco bene…”

 

Amelia sorrise amabilmente e gli accarezzò il viso. “E’ solo un po’ di mal di schiena, tutto qui.”

 

Jack non parve rassicurato. “Ti ha già visto zia Ginny?”

 

“Ero con tua madre, che mi ha rassicurato e mi ha raccontato che dolori di schiena le davi tu quando ti aspettava.”

 

Questo calmò un po’ il ragazzo rosso. “Si?”

 

“Si.” Amelia scrollò serenamente le spalle. “Si vede che la piccola si è posizionata male e stiamo un po’ scomode tutte e due. Le stavo leggendo una favola per farla sentire più tranquilla.”

 

Jack tirò un sospiro di sollievo e sorrise, accarezzandole dolcemente il ventre arrotondato. “Questa piccola peste non è neanche tutta formata che già comincia a farsi rispettare, eh? Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza.”

 

Amelia ridacchiò. “Già.”

 

“E con quanto orgoglio ieri spalancava quelle gambette per far vedere che è una signorina… dì un po’, piccola pulce, da chi l’hai presa tutta questa sfacciataggine che mammina è proprio l’opposto?”

 

E’ una domanda retorica? “Sai, non credo che tu voglia saperlo veramente.”

 

Jack fece una faccia disgustata. “L’Innominabile Stronzone bastardo malefico figlio di…”

 

“Abbiamo afferrato perfettamente il concetto, grazie.” Lo interruppe Amelia, senza riuscire a nascondere un sorrisetto divertito. “Dai, non fare quella faccia… lo abbiamo già affrontato mille volte questo discorso, no?”

 

“Mh.” Jack preferì cambiare argomento… ogni volta che si parlava dell’Innominabile Stronzone gli prudevano troppo le mani. “Lasciamo perdere queste cazzate. Come ti senti adesso?”

 

Amelia inarcò le sopracciglia. “Ancora? Non è niente di anormale, è un banalissimo mal di schiena. Com’è venuto passerà.”

 

Jack la guardò per un lungo momento, poi scosse la testa. “Tu sei qualcosa di incredibile…”

 

Amelia rise. “Io? E perché?”

 

“No, è che…” lui fece un piccolo sorriso. “Sei la donna più coraggiosa che abbia mai conosciuto… guardati, non hai paura di niente, la sofferenza fisica non ti scalfisce neanche… sei semplicemente una forza della natura.”

 

Amelia scosse la testa, sorridendo. “Non sai quanto ti sbagli… ho paura di un’infinità di cose. E non credere che la sofferenza fisica non mi spaventi, anzi… dicono che i dolori del parto siano i più atroci, ho i brividi solo a pensarci… però poi penso che il premio finale sarà la mia bambina, e allora le paure e il dolore si fanno sopportabili.”

 

Jack la guardò incantato… era una ragazza di una forza e una tenacia senza eguali, coraggiosa e dolcissima… e anche bella. Si, era più bella da quando aveva quel piccolo pancione. Più femminile… più interessante, ma in un modo che neanche lui capiva bene. Le prese una mano nelle sue e gliela baciò, accarezzandone coi polpastrelli il dorso. “Sarai la mamma migliore del mondo… e la tua bambina è fortunata.”

 

Lei sorrise dolcemente. “Grazie.”

 

Lui esitò… aveva una voglia folle di farle quella domanda fin da quando aveva saputo che la sua Popò era incinta, ma non era mai stato in grado di formulare la richiesta in modo adeguato. Ora però si sentiva più tranquillo, e quello gli pareva il momento buono… si trattava semplicemente di essere sinceri, e loro lo erano sempre stati l’uno con l’altra. “Senti, Amy… riusciresti a darmi una risposta senza scendere troppo nei dettagli?”

 

“Credo di si, non lo so… cosa vuoi sapere?”

 

“…uhm… ecco, vedi… il fatto è che tu sei tutta piccoletta, no… cioè si, insomma, non è che fisicamente sei un donnone, ecco.”

 

“Grazie per avermi ricordato che sono una specie di scopettino.”

 

“Ma no, non essere scema… non è questo il punto. Il punto è che siccome la bambina… insomma, prende un po’ da entrambi i genitori, no? Quindi praticamente…”

 

Amelia inarcò le sopracciglia. “…Jack?”

 

“…ho il terrore che questa bambina venga su troppo grandicella per il tuo fisico, ho paura che possa farti male. In quel… diavolo di libro sulla maternità c’era scritto che è pericoloso per le donne di conformazione esile avere figli troppo paffuti, si rischiano emorragie… senti, non so nemmeno quello che sto dicendo, so solo che mi odio perché ti sto spaventando invece di rassicurarti, però ho questa paura da settimane e non so come farmela passare, insomma…” Jack parlava veloce come una macchina da scrivere. “Voglio solo capire se c’è la possibilità che questa bambina ti combini qualche pasticcio in più… perciò, questo maledetto Innominabile… è uno stronzone o uno stronzino?”

 

Amelia arrossì furiosamente e si morse le labbra. “I bambini sono tutti piccoli quando nascono…”

 

Jack le prese la mano. “Non volevo metterti in imbarazzo… mi preoccupo per te.”

 

Amelia sospirò stancamente e distolse lo sguardo. “Lo so, e ti ringrazio… ma non devi avere paura. So già che il parto sarà dolorissimo, che la bambina sia piccola o grande… farà male comunque. Ma poi pensa che gioia avere la mia piccola fra le braccia… non mi importerà di altro che di lei.”

 

“Beh… in tal caso bisogna documentarsi su come fanno i koala a fare i cuccioli.” Lei rise, e lui le fece scorrere un dito lungo il naso. “Ascolta… hai già pensato a chi vuoi portare con te in sala parto?”

 

Amelia scrollò le spalle. “In realtà pensavo di chiederlo a tua madre.”

 

Jack assunse un’aria delusa. “Oh.”

 

“Ti sei offeso?” Amelia subito lo prese per le spalle. “No, ma che cosa cavolo hai capito, scemo? Lo faccio per te, non sarà esattamente il tipo di spettacolo che a un ragazzo piace…”

 

“Beh, potrei sempre non guardare quello che fanno i guaritori.” Jack le si avvicinò di più. “Il fatto è che non ce la faccio a restare fuori ad aspettare, magari pure sentendo te che urli dentro quella stanza… senza sapere quello che ti stanno facendo… vorrei avere l’onore di dividere con te questo momento così importante della tua vita.” Le sussurrò, accarezzandole dolcemente il viso col dorso della mano. “Vorrei poter essere il primo ad avere la gioia di vederti con la tua bambina fra le braccia. Vorrei vedere quel sorriso splendido che già so che farai… e chiamami masochista, ma vorrei che fosse la mia mano quella che stritolerai quando sentirai dolore.” aggiunse con un sorrisetto.

 

Amelia era commossa… fece un sorriso lacrimoso e gli gettò le braccia al collo, felice come non credeva che sarebbe mai stata dopo tutto quello che era successo fra loro. “Che cosa ho fatto per meritarti?”

 

Jack le baciò la testa. “Sei nata, questa è la cosa migliore che potessi fare.”

 

Amelia sorrise e si asciugò con un dito una piccola lacrima che le era scivolata lungo la guancia. Appoggiò la testa contro la sua spalla e si lasciò cullare da quell’abbraccio… era così bello sentirsi amata e protetta. Magari amata non nel senso che aveva sempre sognato lei, ma era comunque tanto grande il bene che quel ragazzo le voleva… le riempiva il cuore. La faceva sentire felice… pericolosamente felice, visto che immancabilmente questo le ricordava l’ultima volta che era stata così felice… in una fredda notte di neve di Gennaio…

 

Jack inspirò profondamente l’odore di pulito dei capelli di Amelia, e la racchiuse ancora di più nel suo abbraccio protettivo. Era così strano provare sensazioni così contrapposte contemporaneamente… quella ragazza era così forte e tenace che lo faceva sentire orgoglioso ogni istante di più, e allo stesso tempo ogni volta che poteva abbracciarla in quel modo e farle sentire che lui l’avrebbe protetta da ogni male… era un’emozione fortissima innanzitutto per lui. Chinò leggermente il capo per incrociare lo sguardo dolce e tranquillo di quella cerbiatta che in quel momento gli faceva venir voglia di tenerla in collo tutta la sera e anche la notte… i suoi occhi grandi erano sempre stati la sua passione, così come per quanto l’avesse sempre presa in giro su questo, adorava vederla arrossire… era una cosa che tante delle ragazze che aveva frequentato non facevano più ormai, tutte sicure del fatto loro. Lei no… era una miscela combinata di sicurezza e timidezza, e se da un lato era la perfetta compagnia, dall’altro a volte sembrava un cucciolo da coccolare. Quasi non si rese conto che la stava stringendo di più a sé, né si accorse che i loro nasi si stavano urtando leggermente per la troppa vicinanza… era stato un gesto istintivo. Adorava il profumo fresco della sua amica… gli era anche stranamente familiare, come se gli ricordasse qualcosa che in realtà non riusciva nemmeno lui a inquadrare… qualcosa di bello, però… qualcosa di sereno…

 

Amelia non osò muoversi di un millimetro, benchè il buonsenso le stesse urlando che ritrarsi era la cosa migliore… non stavano facendo niente, in fondo, lui la stava solo guardando con molta intensità… solo che lei quell’intensità l’aveva già vista una volta, e rivederne una specie di copia era del tutto negativo, assolutamente negativo… e il suo stupido cuore si ostinava a battere troppo forte per i suoi gusti!

 

Jack si lasciò trasportare dal suo istinto quando le sfiorò la guancia con la mano… non riusciva a spiegarsi perché tutto gli sembrava diverso, solo… in quei mesi in cui erano stati a contatto così stretto era come se si fosse modificato qualcosa nel loro rapporto… perché lui non si era mai sognato di fare apprezzamenti sulle sue labbra prima, mentre ora le trovava così belle, così baciabili… e non era normale che pensasse una cosa del genere! Però lo pensava ora… era davvero sbagliato? Oppure era normale? Chi aveva il potere di stabilire se il suo istinto coincidesse anche con i desideri del suo cuore a pezzi? Forse bastava lasciarsi trasportare dalle emozioni… e sporsi un po’ più in avanti…

 

Entrambi sobbalzarono bruscamente sentendo il rumore di un gufo che picchiettava con accanimento contro la finestra.

 

Jack si alzò e si passò una mano fra i capelli, la frustrazione evidentissima sul suo viso. “Avanti, rompipalle, entra.” brontolò, aprendo la finestra e lasciando che il gufo grigio entrasse nella stanza. Il pennuto svolazzò sulla sua testa, depositò un biglietto sulle gambe di Amelia ed uscì immediatamente. Sforzandosi di non maledirlo ad alta voce, Jack richiuse la finestra e tornò a guardare Amelia che, più rossa che mai, stava aprendo il biglietto spiegazzato per leggerlo. “…uhm… chi è che rompe?” domandò un po’ impacciato lui.

 

Amelia lesse il biglietto… e impallidì vistosamente.

 

Jack si accigliò. “Che è successo?”

 

 

***************

 

 

Fu una fortuna che nonostante la gravidanza Amelia corresse così veloce, perché Jack non sarebbe riuscito a rallentare… non con quell’angoscia in corpo. Si fiondarono lungo i corridoi del San Mungo come due furie, cercando di trovare in fretta la sala d’aspetto davanti alla sala operatoria… ma era come in un incubo, più andavano avanti e più non la trovavano. Quell’ospedale non era mai sembrato un dedalo di corridoi come in quei tremendi momenti. Fu solo alla fine di una interminabile corsa che trovarono una porta rossa più larga, e la superarono di corsa per immettersi in un corridoio che dava sulla saletta che cercavano.

 

In piedi davanti alla porta della sala operatoria c’era Marsh, con tanto di camice e aria di chi ha a malapena il tempo di spiccicare due parole prima di dover andare via… stava mormorando a Simon qualcosa parlando velocemente, poi quando il ragazzo annuì lui gli battè una mano sulla spalla e rientrò nella sala operatoria. Simon si accovacciò di nuovo davanti alla panca su cui stava seduta Katie, che teneva il viso nascosto fra le ginocchia strette al petto, e le accarezzò la testa.

 

“State… state bene?” chiese senza fiato Jack, quando finalmente lui e Amelia li ebbero raggiunti. “Tutto ok?”

 

“Si, si…” Simon si tirò su in piedi e annuì, stropicciandosi gli occhi.

 

“Ehi, tesoro…” Amelia accarezzò i capelli di Katie e cercò di farle sollevare la testa per verificare che anche lei stesse bene.

 

“Katie!” fece allarmato Jack, afferrandola per le braccia e trascinandola in piedi. Quando le vide gli occhi rossi e gonfi, subito le prese il viso fra le mani. “Amore mio, stai bene?”

 

Katie annuì e tirò su col naso, abbassando lo sguardo. Gli diede un bacio sulla mano e gliela strinse fra le sue, ma poi scelse di nascondere il viso nell’abbraccio materno e premuroso di Amelia.

 

“E’ tutto finito, piccolina…” le disse la ragazza mora, baciandole la fronte e tenendola stretta a sé. “Siete al sicuro ora.”

 

“Mi dispiace di avervi fatto correre qua… proprio Amely, che non dovrebbe agitarsi…” Simon si strinse nelle spalle e non riuscì a soffocare un colpo di tosse. “Non sapevamo chi chiamare… mamma è irreperibile, pare sia al Ministero, papà e zio Harry sono irrintracciabili…”

 

“Hai fatto benissimo a chiamare noi, ci mancherebbe altro.” Gli rispose subito Amelia.

 

“Tu sei sicuro di stare bene?” Jack non poteva dirsi certo che suo fratello fosse nella condizione migliore… aveva l’aria stanca e il viso un po’ più arrossato del normale, e affannava leggermente. “Questa te la sei fatta controllare?” gli chiese, indicando la ferita sulla spalla che ormai non sanguinava nemmeno più.

 

“E’ una stronzata, Jack, me ne faccio di continuo di questi graffi. Sam era messo molto peggio di me.”

 

“Non se ne sa ancora nulla?” domandò Amelia, senza smettere di abbracciare Katie.

 

“Ho parlato adesso con Marsh, pare che per fortuna siano riusciti a medicare in tempo l’ustione. Gli resterà solo qualche cicatrice.” Simon riprese fiato… sembrava che ne avesse poco a disposizione.

 

Jack sbuffò e si passò una mano fra i capelli. “Ok, cerchiamo di capirci qualcosa… spiegami bene cos’è successo.”

 

“Hanno avvelenato uno dei nostri draghi.” Simon abbassò lo sguardo. “L’ho visto morire… ha sofferto fino all’ultimo.”

 

Jack gli appoggiò una mano sulla spalla e gliela strinse amorevolmente. Sapeva quanto Simon adorasse i suoi draghi, poteva solo immaginare cosa stesse passando. “Li hai visti?”

 

Simon tossì e scosse la testa. “No… devono averlo fatto stanotte. Hanno approfittato della pioggia di questa notte, il veleno era nelle pozzanghere di acqua piovana. I draghi preferiscono le pozzanghere agli abbeveratoi quando ne trovano, per loro è come un istinto naturale.”

 

“Bastardi astuti.” Sibilò disgustata Amelia.

 

“Li prendiamo questi pezzi di merda. E gliela facciamo pagare anche con gli interessi.” Jack vide con la coda dell’occhio suo fratello, che cercava di stabilizzare il respiro affannoso… di sicuro a breve lo avrebbe trascinato anche per i capelli a farsi dare una controllata, ma in quel momento gli premeva capire di Katie. Aveva l’aria di essere sotto shock. “Katie, tu che ci facevi lì?”

 

Simon esitò. Avrebbe voluto risparmiare a sua sorella la penosa incombenza di ripetere a loro quello che aveva appena raccontato a lui fra i singhiozzi, ma parlare al suo posto non l’avrebbe aiutata. L’unica cosa che poteva fare era darle l’avvio. “E’ venuta per avere un po’ di conforto… lei e Alex si sono lasciati.”

 

Jack si accigliò. “Perché? Stavate bene insieme…”

 

Amelia dolcemente la districò dal suo abbraccio. “E’ successo qualcosa?”

 

“Non è che questo bastardello ha fatto qualcosa per cui…”

 

“Jack.” Amelia lo zittì con uno sguardo in tralice.

 

Simon approfittò di quel momento in cui tutta l’attenzione era su sua sorella… strinse forte gli occhi, si appoggiò una mano sul petto e provò a regolarizzare il respiro. Si sentiva come se ci fosse un macigno a comprimergli la gabbia toracica, e il cuore gli batteva forte… che diavolo gli stava capitando?

 

Katie tirò su col naso. “Io non…” a quel punto doveva e poteva solo dire la verità, per quanto dolorosa potesse essere. Sarebbe stato un primo passo già ammettere a se stessa quell’agghiacciante situazione. “…c’è una cosa che dovete… che dovete sapere su Alex.”

 

“Cosa?”

 

Katie sentiva solo una gran voglia di piangere. “Io ho… ho commesso uno sbaglio enorme. E stupido, anche.”

 

Jack non nascose la sua preoccupazione crescente. “Che stai cercando di dire, Katie?”

 

“J-Jack…”

 

In quella manciata di istanti che gli servì per voltarsi, Jack ebbe il tempo di sentire il sangue gelarsi nelle vene al suono della voce di suo fratello così debole e sofferente… e quando lo guardò, il suo cuore mancò un battito. Simon aveva gli occhi chiusi e un’espressione di dolore stampata sul viso pallidissimo, respirava con un fortissimo affanno e si comprimeva il petto con una mano.

 

“Oh!! Pannolone, che c’è?!” Jack fu al suo fianco in un attimo.

 

“Simon!” Amelia scattò subito in avanti.

 

“Che ti succede??” Katie sentì un’ondata di angoscia strizzarle lo stomaco in un pugno tanto da farle rischiare di vomitare proprio in quel momento e proprio lì.

 

Simon sembrò voler dire qualcosa… ma tutto quello che riuscì a fare fu contrarre il viso per il dolore e crollare addosso al fratello, trascinandoselo per terra.

 

“Simon!!”

 

“No!!”

 

Jack immediatamente gli sentì il polso… era velocissimo. “Avanti, Pannolone, non fare scherzi…”cercò di sistemarselo meglio fra le braccia e provò a scuoterlo. “Simon, stai spaventando tua sorella! Rispondimi, dai!” l’unica risposta che Jack ottenne fu un affanno continuo e incalzante, così provò a sentirgli la fronte per chiarirsi un dubbio. “Dio santo… ha la febbre altissima!”

 

“Corro a chiamare qualcuno!” Amelia scattò indietro verso il corridoio, correndo più veloce che poteva.

 

Katie era inorridita e terrorizzata… s’inginocchiò accanto a suo fratello e gli accarezzò il viso arrossato. Era bollente, umido di sudore… e soprattutto sembrava che stesse peggiorando a vista d’occhio. Simon ansimava ancora di più e teneva gli occhi serrati forte… stava soffrendo, e lei non poteva fare nulla per aiutarlo!

 

“Non aver paura, Katie, adesso gli passa…” Jack era bianco come un lenzuolo, ma si rese conto che sua sorella era molto più fragile e bisognosa di aiuto in quel momento, doveva per forza mantenere la calma… anche se non era mai stato il suo forte. “Gli passa tutto, è solo un po’ di febbre. Tieni duro, Pannolone, adesso arrivano i soccorsi…”

 

Katie stava provando un senso di impotenza straziante. Non solo per colpa sua era capitato qualcosa a suo fratello… adesso non poteva nemmeno aiutarlo, perché non sapeva come fare! In un moto di disperazione gli accarezzò la fronte e una tempia, chiudendo gli occhi. Forse poteva provare ad aiutarlo nell’unico modo che conoscesse, magari funzionava… strinse forte gli occhi e si concentrò più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita.

 

…e fu un bombardamento di immagini e sensazioni orribili. Freddo, neve ghiacciata e ispida, buio e vento sferzante… un cimitero… pieno di alberi secchi e rami spezzati senza l’ombra di una foglia… un cimitero… e una lapide bianca, con un nome maledettamente familiare…

 

Scansata non troppo gentilmente da un’infermiera, Katie recuperò la vista e tornò nel mondo normale, ma non riuscì a fare altro che restare lì imbambolata anche quando si sentì tirare indietro da Jack. Era sotto shock. Avrebbe voluto urlare al guaritore e alle infermiere che stavano soccorrendo Simon di far presto, di aiutarlo, di non lasciarlo morire… ma la terribile visione che aveva appena avuto l’aveva lasciata senza un goccio di saliva nella gola.

 

 

***************

 

Without the mask where will you hide?
Can't find yourself  lost in your lies
I know the truth now, I know who you are
And I don't love you anymore
It never was and never will be
You don't know how you've betrayed me
And somehow you've got everybody fooled

                                                           Everybody’s fool, Evanescence

 

***************

 

 

Katie si tirò su boccheggiante e si allontanò dalla piccola pozza di vomito in cui aveva riversato anche l’anima, e barcollando si trascinò fino ad appoggiarsi a uno degli alberi nel parco del San Mungo. Boccheggiava… le mancava l’aria per respirare. Era incredibile come riuscisse a sentire nitidamente il dolore di tutti gli altri senza averli nemmeno sfiorati… ma forse le sensazioni erano così nette perché altro non erano che lo specchio delle sue. Dolore, rabbia, impotenza… e più di loro, lei era schiacciata da un devastante senso di colpa.

 

Ancora sentiva rimbombare nel cervello le parole del guaritore che aveva visitato suo fratello… attraverso quella stupida ferita superficiale sulla spalla, Simon era entrato in contatto con lo stesso veleno che aveva ucciso il suo drago… un veleno spaventosamente potente e, questo era il vero dramma, mai visto prima. Di conseguenza un antidoto non c’era. Katie ancora sentiva i brividi percorrerle la schiena come quando il guaritore aveva spiegato come agisse quel maledetto siero… Simon sarebbe morto consumandosi tra sofferenze atroci proprio come il suo drago, solo più lentamente, tormentato da febbri altissime che a poco a poco gli avrebbero logorato l’organismo e i cinque sensi. Chi lo aveva avvelenato aveva fatto bene i suoi conti… lo avrebbero torturato a distanza, e allo stesso tempo avrebbero logorato anche tutti quelli che gli stavano attorno… il tutto senza smascherarsi. Tre obiettivi in un colpo solo. Simon era giovane e forte, il suo fisico lottava bene…ma il suo guaritore era stato chiaro, per quanto potesse cercare di resistere non aveva più di una settimana di vita.

 

Katie crollò in ginocchio, mentre le lacrime le scendevano fin nel collo. Non aveva mai provato una sofferenza simile, centuplicata per di più da quelle degli altri. Sua madre alla notizia si era sentita male, e se non ci fosse stato zio Harry sarebbe caduta a terra. Suo padre aveva aggredito il guaritore, accusandolo di non volersi applicare a cercare una cura, e sarebbe finita male se non si fosse messa di mezzo una Amelia in lacrime. Jack si era come bloccato, nascondendo la testa fra le mani. E lei… lei era fuggita via di corsa. Era scappata fuori, nel vano tentativo di non essere bersagliata anche dal dolore degli altri, visto che il suo era già insostenibile. E non erano stati ancora avvisati zia Ginny, Dan, Julie… Mel

 

I singhiozzi che impedivano a Katie di respirare la facevano sussultare violentemente… Simon, il suo Simon, stava morendo… in quel modo tremendo, poi… ed era tutta colpa sua! L’aveva portato lei il nemico in casa! Non sapeva che ruolo avesse avuto Alex in quella faccenda, non sapeva con chi lavorasse, ma lui sapeva… sapeva che Simon sarebbe stato colpito… l’aveva tradita. L’aveva venduta. E ora, per quella sua maledetta ingenuità, la persona che più adorava al mondo ne stava pagando le conseguenze. Era così ingiusto, se almeno avesse potuto pagare su se stessa il prezzo di quell’errore!

 

Katie sbattè gli occhi e cercò di asciugarseli alla men peggio, e sollevando lo sguardo vide un’ombra… all’inizio pensò che la sagoma in piedi davanti a lei fosse solo il frutto della sua immaginazione… poi mise a fuoco la vista e capì che non era affatto un miraggio. “Tu…” sibilò, scattando in piedi e marciando con una rabbia disperata verso di lui. “Tu, sporco traditore!! Canaglia, bastardo assassino!!!”

 

Alex non la fermò quando si sentì spingere violentemente indietro. Era stravolta, non c’era traccia della quotidiana gioia di vivere in lei… e la cosa più orribile era proprio che lui, avendo mandato all’aria il piano, non poteva recitare la parte del fidanzato consolatore e raccogliere le sue lacrime come avrebbe dovuto e voluto.

 

“Che cosa ci sei venuto a fare qui, eh?!” gli urlò disperata e furiosa Katie, ottenendo un attimo di tregua dai singulti del suo pianto disperato. “Per assicurarti che il tuo piano sia riuscito?? Vuoi festeggiare il successo, razza di bastardo impenitente?!”

 

Alex non battè ciglio. “Sono venuto per te.”

 

“Vuoi avvelenare anche me?!?” urlò lei. “Vuoi farlo?!”

 

Lui la gelò con uno dei suoi sguardi glaciali. “Lo sai che non potrei.”

 

“Ma come ti permetti…!” furibonda e incredula, Katie gli si gettò addosso e lo riempì di spinte, calci, pugni… la forza le veniva da tutto il suo dolore e dalla rabbia che provava. “Sei uno sporco bugiardo!! Traditore, io ti credevo una persona di cui fidarsi… ti ho detto tutti i miei segreti… ti ho portato a casa mia!!! Sei senza cuore, in tutti questi mesi non hai fatto altro che riempirmi di bugie!!! Era tutto falso!!”

 

Improvvisamente Alex reagì, immobilizzandole i polsi. “Non ti ho detto solo bugie! Hai ragione, ti ho mentito su molte cose… ma è vero che ti amo! Per quanto questo mi metta nei guai fino al collo, dannazione, io ti amo da impazzire!!”

 

“Che ne sai tu dell’amore???” gli gridò lei con quanto fiato aveva in gola, e un attimo dopo i suoi singhiozzi le mozzarono il respiro. “Ma che cosa ti ho fatto per meritare questo…” piagnucolò.

 

Alex scosse freneticamente la testa. “Katie, non è una decisione che ho preso io… ma questi erano i miei ordini!”

 

“Che razza di uomo sei se esegui tutto quello che ti viene detto come una macchina senza cervello?!”

 

“Ne va del mio onore, non capisci?!”

 

“Non c’è onore a prendersela con un innocente!!!” Katie tentò inutilmente di placare il suo pianto, ma nuove lacrime le bagnarono il viso. “Che onore potresti mai avere così… perché ci stai facendo questo, per vendicarti di qualcosa che ti hanno fatto i miei genitori? Allora giocatela pure ad armi pari con loro, ma lascia in pace Simon… ha solo ventidue anni, ha tutta una vita davanti! Ti supplico, non permettere che muoia, te ne prego!!!”

 

Alex giurò di non essersi mai sentito fisicamente male come in quel momento. Lo stomaco gli bruciava come se gli avessero appiccato del fuoco dall’interno… poteva avvertire la disperazione di Katie, e lo straziava. “Non dipende da me…” mormorò.

 

Katie si aggrappò alla sua camicia, pazza di disperazione. “Allora prendi me! Farò tutto quello che vorrai, ti seguirò ovunque, esaudirò ogni singolo tuo desiderio, ma ti supplico… ti imploro, abbi pietà!” non sapendo cos’altro fare, gli accarezzò ripetutamente una guancia. “Per favore, se è vero che mi ami… è un atto di pietà che ti sto chiedendo, Alex!!!”

 

Lui strinse forte gli occhi e le prese il viso fra le mani. “Amore mio, non c’è niente che ti negherei… ma questo non lo posso fare.” sussurrò, sconfitto.

 

Katie lo respinse violentemente indietro. “Verme…” sibilò, gelida. “Non ti far vedere mai più… ti odio, ti odio con tutte le mie forze.” Altre lacrime le scivolarono lungo il viso. “Vattene.”

 

Alex esitò… non sapeva come, ma avrebbe dato la vita pur di rivedere su quel viso tanto amato il sorriso che gli aveva regalato tanti momenti felici… non c’era più traccia di quel sorriso adesso.

 

“VATTENE!!!”

 

Con la morte nel cuore, il ragazzo prese la sua passaporta… i loro occhi si incrociarono solo per un ultimo lunghissimo attimo, e poi lui sparì.

 

 

 

************************

 

 

 

ç________ç Avete ragione, non mi faccio sentire per tanto tempo e poi torno con questa bomba… purtroppo era in programma questa cosa tremenda, ma io avevo avvertito di non dare nulla di scontato già all’inizio della storia! E poi mi ha contagiato lo zio Strek, che ogni tanto fa una carneficina e dimezza il cast delle sue storie! ^_________-  Ehi, non mi fate gli occhi cattivi! X_x

 

Ok, probabilmente adesso mi ritroverò un’orda di recensione di odio profondo… sono psicologicamente preparata… U.U Vorrei poter rispondere con calma a tutte le bellissime recensioni – numerosissime, per la mia gioia! Vi adoro! *^___^* - per il chap precedente, ma ho dovuto scrivere questo chap tra ieri sera e stamattina perché era l’unico momento in cui mia sorella non usava il computer per la sua tesi… e le ho promesso di darle una mano oggi pomeriggio, perciò dovrei rimandare la pubblicazione di questo chap in attesa di trovare il tempo per rispondervi…e francamente non mi sembra molto corretto farvi aspettare ancora, già è stata un’attesa lunga… scusatemi, amorini, non è colpa mia! Questa povera sorella in questo momento ha davvero bisogno di una mano, non mi posso tirare indietro! (…oltre al fatto che sarebbe capace di bastonarmi se le togliessi tempo… #_____#) Mi farò perdonare la prossima volta, giuro!!! Intanto permettetemi di ringraziare con tutto il mio cuore e il mio affetto la mia beta Sara Lee, che ha lavorato a razzo, e poi voi, adorati recensitori:

 

Avana Kedavra, Caillean, Anduril, Ruka88, Maria-chan, Angele87, Giuggizzu, Fabry, Cloe, MM1981, Blacky, Saphira89, Miky Black, Alewen, Kaho_chan, Phoebe80, MandyJJ, Hiromi, Judie, Vale, Kim, Lilychang, Maga Magò, Meggie, Saturnia, Lady Numb, Giuggy, Lilith, Strekon, Ciccina, Lazyl, Ayashi, Giuggia89, Alissa11, Gandalf, Sibillara, Dark_Iori, Deepderk, Sirius4ever e Lily.

 

…vi adoro quando siete così numerosi! *^_____^* Spero di non aver dimenticato nessuno… perdonatemi se non vi ho dedicato l’angolino delle risposte come al solito, me mortificata! X_X Però vvtttttttttttb! Il prossimo capitolo vedrò di sfornarlo un po’ prima… vi anticipo già che s’intitola “Il vero coraggio”. Un baciottolo fortissimo!!!

 

Sunny (tesista NON tesista ma improvvisata dattilografa… U.U")

 

 

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Capitolo 15
*** Il vero coraggio ***


La canzone che ho inserito durante tutto il chap è stata una grandissima fonte d’ispirazione per questo momento di FMI… quindi consiglio di ascoltarla perché è bellissima

La canzone che ho inserito durante tutto il chap è stata una grandissima fonte d’ispirazione per questo momento di FMI… quindi consiglio di ascoltarla perché è bellissima! Si chiama “I Will Remember You”, ed è di Sarah McLachlan. ^____-

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 14: IL VERO CORAGGIO

 

 

I will remember you
Will you remember me?                    
        
Don’t let your life pass you by
Weep not for the memories

 

 

***************

 

 

Amelia sospirò per l’ennesima volta e cercò dentro di sé la forza per aprire quella benedetta porta di casa. Erano passati due giorni… due giorni in cui lo aveva rispettato, gli aveva lasciato il tempo di riflettere, non gli aveva fatto alcun tipo di pressione… ma adesso era arrivato il momento di metterlo necessariamente davanti alla dura realtà. Jack stava scappando da un incubo che non sarebbe passato se prima non fosse stato affrontato, e i suoi genitori erano troppo distrutti dal dolore per occuparsi della faccenda. Toccava a lei stavolta.

 

Il sole stava già tramontando, anche se qualche raggio ancora illuminava la casa… una luce non troppo forte, ma a quanto sembrava sufficiente a Jack per consentirgli di stare seduto al tavolo in cucina, a fissare un punto nel vuoto.

 

Amelia provò una profonda sensazione di tristezza nel vederlo così, ma si costrinse a frasi forza e a rimandare i sentimenti. “Ciao.” mormorò piano.

 

Jack alzò gli occhi e fece un piccolo sorriso stanco. “Ciao. Cominciavo a preoccuparmi, non ti vedevo tornare.”

 

“Sono rimasta un po’ di più.” Amelia si strinse nelle spalle. “Mi ha fatto bene.”

 

Jack si alzò e prese ad armeggiare con una padella sporca. “Ho… provato a preparare la cena, ma ho bruciato l’arrosto. Si è letteralmente carbonizzato, mi dispiace.”

 

Amelia gli sfilò dolcemente la padella di mano. “Non fa niente, può capitare.”

 

“Ti cedo la mia fetta di carne, quella non l’avevo ancora preparata.”

 

“Jack, ti ho detto che non fa niente…”

 

“E’ importante, invece. La carne fa bene a te e alla bambina.”

 

Amelia inspirò profondamente. “Jack… tu e io dobbiamo parlare.” Lui continuò a pensare alla cena, senza voltarsi. “Sei l’unico che ancora non è andato… a salutare Simon.”

 

“Non ti puoi permettere il lusso di non mangiare ora.” Con un’ostinazione a dir poco irritante, Jack sistemò sul tavolo la fetta di carne e cercò un’altra padella, continuando a parlare con quella voce monotona e incolore di prima… quasi come se non l’avesse sentita affatto. “Anzi, devi mangiare per due. Una bella bistecca farà bene anche al frugolino.”

 

Amelia sospirò, sforzandosi di rimanere paziente. “Ascoltami. Sono stata con lui fino a qualche minuto fa, e ti giuro che è stato bellissimo… è davvero il migliore, è lui a dare coraggio a noi. Si sforza persino di farci sorridere. Non lo ha detto, però… però vorrebbe poterti… salutare.”

 

“Sarà meglio usare questa padella. Quella ormai è andata, la dobbiamo ricomprare.”

 

“Per favore.” Amelia lo voltò leggermente verso di lei, strattonandolo con dolcezza per la spalla. “Ti sto dicendo che non c’è più tanto…” si morse le labbra… le faceva male anche dirlo ad alta voce. “Non c’è più tanto tempo. Non puoi lasciarlo andare senza avergli almeno detto quanto gli vuoi bene. Ne ha bisogno lui… e ne hai bisogno tu.”

 

Jack la guardò per un lungo momento. “Guarda come sei pallida… ti preparo un bicchiere di latte. E sdraiati un po’, forse hai la pressione un po’ bassina.”

 

Amelia si coprì il viso con le mani per un momento, all’apice della frustrazione, e abbassò la testa per non dover vedere lui che trafficava con la busta del latte. Tutto all’improvviso un rumoraccio secco la fece sobbalzare... era un rumore di vetro rotto. Il cuore le mancò un battito quando vide il bicchiere che Jack aveva frantumato per metà a terra e per metà nella sua mano, da cui perdeva sangue. Immediatamente lei fece per raggiungerlo, poi vide che la mano insanguinata si era stretta in un pugno serrato così forte che le dita gli erano diventate bianche.

 

“…Jack…”

 

Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale lui rimase immobile di spalle senza muoversi di un centimetro. Emanava rabbia fin dal profondo del suo essere, lei non l’aveva mai visto così. Forse finalmente dopo quei giorni di estenuante attesa si era deciso a lasciarsi andare… a far uscire tutto il veleno che sentiva in corpo. E adesso sarebbe stato inafferrabile.

 

“Questo è il mondo per cui combatto ogni santo giorno.” Jack non si voltò, ma strinse ancora di più i pugni e alcune goccioline di sangue gli colarono giù dalla mano. “Ho salvato decine e decine di persone, ho strappato alla morte uomini, donne, bambini, vecchi, perfino criminali e assassini che sono destinati ad Azkaban… e mio fratello non lo posso salvare. Devo restare a guardare mentre si consuma minuto dopo minuto, e non posso fare niente per lui.”

 

Amelia si morse forte le labbra. “Jack…”

 

NE HO ABBASTANZA!!!” con uno scatto imprevedibile, Jack afferrò una bottiglia e la gettò a terra, frantumandola in mille pezzi. “Sono stanco di tutta la merda che c’è in questo mondo maledetto!!!” un vaso si andò a schiantare contro un muro. “E’ tutto fottutamente ingiusto!!! Per che cosa combatto?! PER CHE COSA CAZZO COMBATTO IO SE IL RISULTATO DEVE ESSERE QUESTO?!?”

 

Amelia sussultò e arretrò bruscamente, portandosi d’istinto una mano sulla pancia. Jack era finalmente esploso, tutto quello che aveva ingabbiato in quei giorni di tortura per tutti lo stava buttando fuori alla grande. Ne sapeva qualcosa il tavolo che aveva appena rovesciato. Quelle però erano cose inanimate, si potevano tranquillamente riparare… lui era una persona, e il suo cuore non era di plastica infrangibile. Quello non poteva ripararsi con un incantesimo.

 

“QUESTO MONDO DI MERDA!!!” furioso come lo era stato pochissime volte nella sua vita, Jack scaraventò a terra una sedia e poi una lampada, ancora un altro vaso… i cocci non sembravano mai abbastanza. “Non c’è niente che va, NIENTE!!! Questa dannata società non si cambia e non si cambierà mai, che cazzo mi sbatto a fare io per difendere dei fottutissimi ideali che non mi portano a niente!!! NON SI CAMBIA UN CAZZO DI NIENTE!!!

 

Il rumore appena accennato del frigorifero era l’unica cosa che si poteva sentire quando finalmente quello sfogo terribile ebbe fine. Jack si lasciò scivolare a terra con le spalle al muro e ci appoggiò stancamente la testa contro, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente. Incredibile come il suo silenzio fosse più assordante della bufera di qualche attimo prima.

 

Amelia attese un lungo momento prima di muoversi dall’angolino in cui si era rintanata. Gettò una fugace occhiata alla marea di cocci che ricopriva il pavimento, ma non si soffermò a preoccuparsene… avrebbe potuto sistemare tutto dopo. Adesso le premeva molto di più lui… gli si avvicinò lentamente e gli si inginocchiò accanto, trattenendo a fatica una smorfia di dolore per il mal di schiena. Cercò il suo sguardo e non lo trovò… allora si sfilò la bacchetta dalla tasca, gli prese la mano martoriata fra le sue e con una dolcezza infinita gliela medicò, dopo averla ripulita dal sangue che la macchiava.

 

Jack la lasciò fare senza aprire nemmeno gli occhi. La mano gli bruciava terribilmente, ma era come se il dolore fisico neanche lo avvertisse… il cuore gli faceva male molto di più. “Ci hanno bersagliati tutti…” mormorò alla fine, con una voce sottile e rauca che non sembrava nemmeno la sua. “Noi ce l’abbiamo fatta, lui invece no… noi abbiamo sempre disobbedito a tutte le regole, ci siamo comportati da irresponsabili per più della metà della nostra vita… lui mai. Simon è sempre stato un figlio con la testa a posto, un fratello eccezionale, un amico insostituibile e un ragazzo più unico che raro… perché se ne va lui?” Jack ingoiò il peso che gli opprimeva la gola e a fatica alzò gli occhi lucidi. “Perché deve andarsene proprio lui? E’ un ragazzino, ha tutta la vita davanti… ed è anche l’unico che ha dimostrato di sapere come gestirla, questa maledetta vita, però adesso se ne sta andando e io non posso fare niente per trattenerlo, perché?”

 

Amelia strinse forte gli occhi. Le faceva male vedere quello sguardo perso e sfinito, sentire quella voce distrutta e sofferente, la persona che più amava al mondo era stata messa in ginocchio e ora non riusciva più a rialzarsi. Come poteva aiutarlo lei?

 

“…dimmelo tu come faccio ad aiutare mio fratello…”

 

Amelia lasciò perdere la bacchetta, si sedette a cavalcioni sulle sue ginocchia e lo attirò a sé nell’abbraccio più protettivo e rassicurante che potesse offrirgli. Gli accarezzò la nuca più volte, gli baciò la testa e la tempia, gli passò le mani sulle spalle e lo strinse più a lei… tutto pur di dargli un po’ di calore umano che lo aiutasse. “Io non ho la risposta alla tua domanda.” gli sussurrò con la voce che le tremava. “Ho sempre odiato le frasi fatte… non servirebbe a niente dirti che è vero che sono sempre i migliori ad andarsene per primi… non c’è una risposta valida alla tua domanda, tesoro, mi dispiace.”

 

Jack l’attirò a sua volta a sé e appoggiò la testa sul suo petto, lasciandosi cullare dal suo respiro. Passarono dei lunghi e silenziosissimi minuti in quella posizione, Amelia non interruppe mai le sue carezze e Jack non osò separarsi di un millimetro da lei. Forse neanche lo immaginava, ma quelle mani sottili e quella voce piena d’amore erano le uniche cose che lo tenevano ancorato alla realtà e lo strappavano alla follia. Il profumo della sua pelle, l’odore di pesca dei suoi capelli… tutto di lei gli dava un briciolo di sollievo. Erano sensazioni familiari di profondo benessere, sensazioni che però non riusciva a collocare con precisione nella sua mente, ma qualunque cosa fosse lo teneva vivo. Sentiva di non essere ancora impazzito. Sentiva che in tutto quel dolore soffocante, qualcosa di bello al suo fianco c’era ancora. Non poteva impazzire finchè lei era con lui.

 

“Jack.” la voce di Amelia era a malapena un sussurro. “Non ti è rimasto tanto tempo… non sprecarlo, dopo sarebbe peggio che mai. Mi hai chiesto come fai ad aiutare tuo fratello… non lo puoi salvare… ma puoi cercare dentro di te il coraggio, quello vero, quello che ti aiuterà a guardarlo negli occhi e a dirgli che sarai con lui fino all’ultimo respiro. Fallo adesso che sei in tempo, ti prego.”

 

Jack strinse forte gli occhi e affondò ancora di più il viso nel suo collo. “Con che faccia vado da lui… avrei dovuto trovargli quel dannato antidoto, portargli la testa del bastardo che ha fatto questo, e invece non ho altro che un pugno di mosche per le mani.”

 

“Ci siamo massacrati sui libri a cercare qualcosa, qualunque cosa che potesse funzionare, non te lo ricordi più? Non abbiamo dormito per una giornata consecutiva, Marsh ha usato tutte le pozioni che conosce… non… non esiste questo dannatissimo antidoto. E se tua madre e soprattutto tuo padre sono riusciti a capire che non è questo il momento della vendetta, puoi e devi capirlo anche tu.” Amelia gli prese il viso fra le mani e lo guardò dritto negli occhi. “Simon non incolpa nessuno di noi, tantomeno te, se non abbiamo potuto fare di più… dentro di te lo sai. Lo sai che non ti farebbe mai una colpa di niente, questa è una scusa… non ti ci puoi più riparare dietro, Jack, il tempo non aspetterà che tu trovi la forza. Vai a salutarlo … ha chiesto tante volte di te. E io sono pronta a giurare che tu stai morendo dalla voglia di andare da lui.”

 

Jack espirò profondamente e appoggiò la fronte contro quella di lei. Sentì il bisogno di abbracciarla ancora, e inspiegabilmente quella piccola pancia tonda contro l’addome gli diede una breve sensazione di benessere. C’era una bimba piccola lì dentro… una bimba molto piccola che probabilmente li stava ascoltando, anche se non capiva cosa stessero dicendo lui e la sua mammina. E per qualche strano, folle motivo, Jack ritrovò quel senso di responsabilità che aveva imparato a gestire negli ultimi mesi, e che il nemico gli aveva calpestato a sangue negli ultimi giorni.

 

 

***************

 

Remember the good times that we had?
I let them slip away from us when things got bad
How clearly I first saw you smilin’ in the sun
Wanna feel your warmth upon me, I wanna be the one

 

***************

 

 

“Adesso va meglio?” chiese con un filo di voce Katie, ritirando le mani.

 

Simon evitò di farle notare che non era concentrata, dunque non poteva pretendere di ottenere alcun risultato… era così addolorata, mortificata e sofferente che farla sentire utile era l’unico modo per aiutarla. Avrebbe voluto coccolarla tanto di più… ma nelle sue condizioni poteva fare poco o niente. Già parlare era dolorosissimo con quel maledetto tubo in gola e quei fastidiosissimi tubicini nel naso, e poi a causa di quella continua febbre alta si sentiva più debole ogni minuto che passava. E lì all’ospedale avevano potuto fare ben poco per farlo sentire meglio.

 

“Certo che va meglio.” Ron, seduto accanto al letto, accarezzò i capelli della figlia. “Guarda che bella faccia che ha.”

 

Simon fece un sorriso stralunato. “Splendida splendente.”

 

Ron sorrise con gratitudine al figlio, ma gli costò forzare quella smorfia… il suo cuore sanguinava come non aveva mai fatto prima. Quante volte aveva sofferto in vita sua, per i più svariati motivi e situazioni? Eppure mai il dolore lo aveva logorato come stava facendo ora. Aveva ragione chiunque gli aveva detto che non esiste al mondo un dolore peggiore della perdita di un figlio. Non faceva altro che pensare a Simon, al suo campione e a tutte le gioie che gli aveva sempre dato, da quando aveva aperto gli occhietti scuri così simili a quelli della mamma a tutte le soddisfazioni che gli aveva fatto provare, non ultima la bella notizia del matrimonio con la ragazza che amava… un matrimonio che proprio lui, suo padre, era stato costretto a smantellare.

 

“…perché quella faccia, pa’?” fece Simon, accennando un piccolo sorriso debole.

 

Ron scavò nel suo animo per trovare i residui di una forza che sentiva sempre più sgretolata, e rispose a quel sorriso. “Mi ero distratto… scusa, campione.”

 

“Cos’è, ti manca mamma?”

 

Katie scrollò le spalle. “E’ solo uscita un attimo…”

 

Simon chiuse gli occhi e distese le labbra in un piccolo sorrisetto. “Tesoro, noi maschietti tendiamo a perdere il senso della misura… quando ci siete voi femminucce… vi vogliamo sempre fra i piedi.”

 

Katie fece una smorfia di amarezza camuffata da sorriso. “Si, eh?”

 

“Ha ragione.” Ron scansò la pezza umida dalla fronte di suo figlio… era di nuovo bollente, andava rinfrescata un po’. Almeno per dargli un briciolo di sollievo, almeno questo… “E più siete belle, più sono guai per noi.”

 

“Vero.” Simon aveva le guance rosse e bollenti, il respiro continuamente affannoso, ma nonostante questo riusciva a parlare ancora bene… benchè si fosse rifiutato di dire agli altri che cominciava a vedere sempre meno. “Guarda me… ho detto a Mel di andare a casa a dormire almeno un’oretta, e adesso già mi manca.”

 

Katie gli baciò la mano che teneva stretta fra le sue. “Tanto la vedrai di nuovo qui al massimo entro un paio d’ore… non riesce a stare lontana da te neanche dieci minuti. Ha battuto il record con due notti di fila in piedi.”

 

Simon aveva un’aria infinitamente tenera. “Io le ho detto di andare a dormire… però non sono stato troppo convincente. In realtà non volevo esserlo… la vorrei sempre con me.”

 

Ron dovette alzare per un momento gli occhi al cielo, e ingoiare quella maledetta voglia di piangere che aveva. Niente lacrime… vi prego, voglio vedervi sereni fino alla fine, aveva implorato Simon… l’aveva chiesto a tutti, e nessuno era venuto meno alla promessa. E certo non aveva intenzione di disattendere alla promessa proprio lui, suo padre, ma tutto questo era troppo… fu una benedizione del cielo quando Hermione rientrò nella stanza. Lei era l’unica che poteva aiutarlo a non cedere.

 

“Guarda mamma cosa ti ha portato, amore.” Hermione posò sul tavolino accanto al letto una bacinella piena di acqua e ghiaccio, quindi ci immerse dentro la pezzuolina umida e la mise di nuovo sulla fronte di suo figlio.

 

Simon chiuse gli occhi e fece una smorfia di puro piacere. “Mmmh, un po’ di fresco… che bello… grazie mamma, ti voglio tanto bene…”

 

“Tesoro mio…” Hermione si chinò su di lui e gli riempì il viso di baci, quei baci pieni di amore che solo una mamma sa dare… quante volte in quei giorni aveva pregato di poter prendere il posto di suo figlio, di soffrire lei e non il suo bambino, aveva passato un giorno e una notte senza un minuto di tregua china sui libri a cercare una soluzione che non si era lasciata trovare. Quella maledetta impotenza le straziava il cuore, voleva solo prendere in collo il suo bambino e coccolarlo, raccontargli la storia della buonanotte come faceva sempre quando era piccolo, rimboccagli le coperte e vederlo sereno e felice…

 

Simon fece un piccolo sorriso. “Eh no…”

 

“Scusa.” Hermione sorrise e si asciugò le lacrime che le erano scivolate sulle guance. Fu un istinto naturale per la sua mano cercare quella di Ron… le loro dita si strinsero forte. Mai come in quel momento avevano bisogno di sapere che c’erano l’uno per l’altra.

 

“Ohi ohi, attacco di amore…” Simon sorrise largamente, per quanto glielo consentissero i tubicini. “Katie, vai a dormire nella mia camera stanotte, questi hanno preso l’avviata…”

 

Quella piccola battuta strappò un sorrisino a tutti, e Ron non potè fare a meno di sentirsi fiero a dispetto di tutto… suo figlio era un uomo in gamba. Il migliore. E l’orgoglio di padre non si barattava facilmente con altre emozioni.

 

“Beh, non sono solo io la romantica della famiglia.” dolcemente Hermione gli pizzicò il naso fra le dita. “Mi dicono che c’è un giovanotto che in amore è il sogno di tutte le ragazze.”

 

Simon ridacchiò, ma solo per un istante… stavolta nemmeno la sua tenacia gli impedì di trattenere il respiro. Faceva male. Sentiva dolore per tutto il corpo. Si affrettò a sorridere, però… non voleva che i suoi genitori lo vedessero soffrire, poi sarebbero stati anche peggio. Già era difficile vederli con gli occhi gonfi e cerchiati, improvvisamente carichi di tutti gli anni che si erano sempre lasciati scivolare benissimo addosso. Doveva trovare un modo per distrarli.

 

“Papà?”

 

Ron si sporse in avanti. “Dimmi, campione.”

 

“Me lo faresti un piccolo favore?”

 

“Tutto quello che vuoi.”

 

“Riguarda Celeste, il cucciolo di drago che ho allevato quest’inverno…” Simon s’inumidì le labbra. “E’ un po’ pestifera, ed è abituata a me… Sam mi ha detto che sta facendo la capricciosa, credo sia perché non mi vede più… potresti farci un salto quando hai tempo?”

 

Ron sbattè gli occhi, leggermente sorpreso. “Volentieri, ma non so cosa posso fare esattamente per…”

 

Simon gli fece cenno di no scuotendo un dito. “Non devi fare niente. I draghi riconoscono le persone dall’odore, che ha delle caratteristiche comuni nei membri dello stesso sesso di una famiglia. Nello specifico… tu e Jack per Celeste avrete un odore simile al mio, perciò se uno dei due ogni tanto va a trovarla… almeno il tempo che si abitua… lei capirà che qualcosa è cambiato, solo che ci metterà un po’ di tempo.”

 

“Oh, adesso ho capito.” Ron si affrettò ad annuire. “Non ti preoccupare, ci penso io al tuo drago. Speriamo solo che non mi stacchi la testa quando capirà che non sono il Weasley giusto…”

 

“Le ho insegnato che non ci si difende a morsi… il massimo che può farti è arrostirti le chiappone.”

 

Ron fece un sorrisino. “Rassicurante.”

 

“Ti è andata ancora bene.” Hermione rinfrescò la pezza sulla fronte del figlio, sorridendogli con tutto il suo amore. “Pensa se ti avesse chiesto di portarle un pranzetto a base di ragni.”

 

La smorfia del padre fece sorridere Simon… per un attimo dimenticò il dolore che lo stava consumando, e gli tornò in mente quella magnifica atmosfera allegra e piena d’amore in cui la sua famiglia lo aveva fatto crescere. Se il principio che faceva funzionare un Patronus era trovare un pensiero felice, forse quello stesso pensiero poteva tenere a bada il dolore fisico e permettergli di regalare un sorriso in più a chi gli stava accanto.

 

Hermione gli accarezzò il viso bollente, grata per quell’espressione serena che le stava mostrando a dispetto di tutto. Nonostante Simon fosse il centro dei suoi pensieri ultimamente, però, non le sfuggì il comportamento terribilmente chiuso di sua figlia. Katie manteneva gli occhi bassi, si limitava a baciare di tanto in tanto la mano del fratello che stringeva fra le sue, ma non dava cenno di voler partecipare alla discussione. Di tutti era l’unica che non si era mai sforzata a sorridere almeno una volta, forse anche perché in un momento di bisogno così importante era rimasta delusa dal comportamento del suo ragazzo… stando a quello che le aveva detto pochi giorni prima, Alex era stato costretto a prolungare la sua sosta presso la sorella in Ungheria. Hermione comprese quanto dovesse soffrire, oltretutto senza la sua spalla d’appoggio, e le accarezzò una guancia.

 

“Piccola?”

 

Katie si morse le labbra. “Si, mamma.”

 

Simon esitò, fissando la sorella… le strinse la mano per quel po’ che ancora poteva fare, poi si rivolse ai suoi genitori. “Katie ha qualcosa da dirvi.” la sorella alzò lo sguardo di scatto, gli occhioni azzurri lucidi e spaventati, le labbra strette forte fra i denti.

 

Ron si accigliò. “C’è qualcosa che non va?”

 

Katie ringraziò il cielo quando sentì bussare alla porta. Doveva dire ai suoi genitori di Alex, sapeva di doverlo fare, e sapeva anche che rimandare non sarebbe servito a niente… solo che le mancavano la forza e il coraggio per farlo.

 

“Si può?” Julie fece capolino dalla porta, ed entrò nella stanza un attimo dopo. Teneva stretto al petto un pacco regalo con tanto di fiocco rosso e carta colorata.

 

“Ooh, così ci si presenta, imparate tutti.” Simon sorrise. “Finalmente un regalo.”

 

Julie si soffermò a dare un bacio ai suoi zii e a sua cugina, ma quando toccò a lui il bacio schioccoso sulla guancia durò molto più a lungo. “Come ti senti, amore piccolo?”

 

“Accaldato.” Simon fece una smorfia buffissima. “Un po’ come se avessi la febbre.”

 

“Vi lasciamo un po’ per conto vostro.” Ron e Hermione a turno diedero al figlio un bacio amorevole sulla fronte, quindi uscirono… tenendosi saldamente per mano.

 

Julie si sedette sulla sedia libera più vicina al letto e accarezzò la guancia del cugino, facendo un sorriso un po’ lacrimoso. “Ehi, per una buona ora sei ufficialmente tutto mio.”

 

“Ben volentieri, tanto non ho impegni per stasera.” Simon fu ben felice di sentire la piccola risata argentina della sua adorata cugina rossa… mentre gli si strinse il cuore alla vista di Katie, che non era neanche l’ombra della ragazzina vivace che era sempre stata.

 

La biondina si accorse di quello sguardo triste, e si affrettò ad alzarsi. “Io vado a fare quattro passi fuori.” Fece per allontanarsi, ma si accorse che suo fratello non le aveva lasciato la mano.

 

Simon le accarezzò le dita. “Parla con mamma e papà… dopo ti sentirai molto meglio, credimi.”

 

Katie non trovò la forza di rispondergli, semplicemente annuì e gli baciò la mano per poi uscire dalla stanza il più in fretta possibile. Appena ebbe raggiunto la piccola saletta d’aspetto riservata alla stanza in cui era ricoverato Simon, la ragazza si appoggiò di spalle al muro e nascose il viso fra le mani. Le sembrava di impazzire, di vivere un incubo… non solo doveva assistere allo straziante dolore di suo fratello, doveva anche farlo con la consapevolezza che era stata lei a buttarlo nella fossa dei leoni.

 

E la cosa più brutta e indegna era sapere che tutte le volte che era stata fra le braccia di Alex, quando lui le aveva confessato di amarla… era stata tutta una presa in giro.

 

Forse era lo shock per le troppe brutte notizie, ma Katie non riusciva ad accettarlo… e si odiava quando in fondo al cuore provava un istante di nostalgia. Quel mostro non meritava nulla, nemmeno la sua pietà. Eppure la notte precedente ne aveva sentito la mancanza con la nitidezza di un pugno allo stomaco.

 

Era scesa in cucina per bere un goccio d’acqua, tanto di dormire non se ne parlava, e nel silenzio della notte aveva potuto sentire chiaramente dei singhiozzi forti e disperati. Si era avvicinata alla camera dei suoi genitori per vedere se poteva essere d’aiuto… ma si era resa conto di essere di troppo. Suo padre e sua madre erano semplicemente perfetti, il loro era un incastro completo. Suo padre cercava di contenere fra le sue braccia i singulti disperati di sua madre, ma allo stesso tempo dimostrava di beneficiare a sua volta delle carezze che gli ripulivano le guance dalle lacrime. Erano disperati, ma facevano del loro amore infinito una leva per trovare la forza di andare avanti… quella complicità, quell’unione perfetta che li aiutava a sopravvivere era la loro linfa vitale.

 

Katie aveva sognato tutta una vita di trovare un amore così… e pensare di essersi illusa di averlo avuto bruciava molto. Bruciava infinitamente. E la cosa che più faceva male era provare nostalgia di quello che lei aveva creduto il suo principe azzurro fino a qualche giorno prima…

 

…e un attimo dopo ricordarsi della carogna che si era dimostrato. E lei si odiava a morte per quei momenti di debolezza. Perché non aveva il diritto di provarne dopo quello che aveva fatto a suo fratello.

 

 

***************

 

I’m so tired but I can’t sleep
Standin’ on the edge of something much too deep
It’s funny how we feel so much but we cannot say a word
We are screaming inside, but we can’t be heard

 

***************

 

 

Anthony York sbuffò pesantemente e si alzò dal letto, andando a sedersi sul tavolino davanti alla finestra della sua camera. Non era un alloggio sontuoso il suo, ma era spazioso e discretamente luminoso per essere al primo piano di una delle torri di quel vecchissimo maniero in pietra. Le mura erano umide e spesse, ma soprattutto gelide. Il freddo entrava nelle ossa lì dentro.

 

Ma non c’era gelo che potesse rivaleggiare con quello dello sguardo del ragazzo seduto sulla poltrona di fronte a lui.

 

Alex fissava il vuoto con uno sguardo truce, non muoveva un muscolo eppure irradiava tensione e odio, si vedeva chiaramente anche dalla sua postura visto che era rigido come un pezzo di ghiaccio.

 

“Malfoy, non si può più andare avanti così.” Anthony parlò con una voce molto stanca… era stufo di dire sempre le stesse cose. “Dobbiamo trovare una soluzione a questa faccenda, non potrò nasconderti nella mia stanza ancora per molto, Stephen se ne accorgerà. E poi, quando riterrà che le acque si saranno calmate, Lestrange manderà qualcuno a controllare dai Weasley… e lì saranno cazzi acidissimi.”

 

Alex non interruppe il suo ostinato silenzio.

 

Anthony si passò una mano sulla faccia. “Io ancora devo capire come hai fatto a mandare tutto a puttane quando eri a un passo dalla vittoria… tutta la tua missione verteva su questo momento, da adesso in poi avresti potuto manovrare la piccola Weasley come un burattino che tanto lei ti avrebbe ascoltato. Ma ovviamente no, non si potevano seguire i piani, eh?”

 

Alex si limitò a serrare la mascella.

 

“Senti, ci ho pensato… forse una soluzione c’è. Un buon Oblivio ben piazzato… falle dimenticare quello che ha scoperto su di te.”

 

Alex spostò rapidamente lo sguardo sul suo amico… era ferocissimo. “Non le farò altro male.” ruggì.

 

“Maledizione, Alex, le fai un favore se le fai dimenticare di essere stata tradita così! Che c’è, non riesci a puntarle contro la bacchetta? Guarda che posso occuparmene io.”

 

Alex schizzò in piedi e avanzò in modo più che mai intimidatorio. “Se ti avvicini a lei di un solo metro, giuro che ti spezzo le gambe osso dopo osso.” Sibilò lentamente, e non ci fu bisogno di cercare nei suoi occhi furiosi una conferma che stesse dicendo il vero.

 

“Se non te ne sei reso conto, ragazzino, sto cercando di salvarti il culo.”

 

“E se tu non te ne sei accorto, Katie non la devi toccare. Nessuno di voi può farlo.”

 

Anthony inarcò un sopracciglio. “E tu credi davvero che quando Lestrange scoprirà il macello che hai combinato la lascerà in pace? Non hai capito proprio niente di questa gente, amico mio.”

 

Alex strinse forte i pugni. “Non possono farle niente!”

 

“Ma non rinunceranno mai a lei, pezzo d’idiota!” Anthony gli diede uno spintone. “Lo sai bene quanto è importante per la nostra vittoria, ed era proprio questo che dovevi fare tu… convincerla a seguire la nostra causa in quanto unica salvezza per sé e per i suoi! Noi ti abbiamo offerto l’opportunità su un piatto d’argento, togliendo di mezzo suo fratello le abbiamo fatto perdere il controllo… sarebbe stata creta nelle tue mani! Dannazione, Malfoy, io ancora non me lo spiego il perché hai mandato tutto all’aria!”

 

“Perché sono innamorato di lei!!” replicò accesamente Alex, i cui occhi di ghiaccio emanavano un insolito fuoco. “Ti va bene questa risposta?! E’ una motivazione sufficiente per te?!?”

 

“Ecco, appunto.” Anthony tornò a sedersi e nascose la testa fra le mani. “Senti, Alex… sto cercando di esserti amico. Va bene, ho capito, ti sei innamorato di questa ragazza… quindi la vuoi per te, giusto? Vuoi che sia al tuo fianco quando tutto questo sarà finito, no? Avevi chiesto a Stephen che fosse lei la tua ricompensa, e lui ha accettato… pensa a quanto sarà bello! Ti conquisterai un posto ai piani alti della nuova società con la donna che ami al tuo fianco, sarà il sogno della tua vita che si avvera… hai sgobbato fin da quando eri piccolo per tutto questo, non puoi fotterti con le tue mani proprio adesso che sei a un passo dalla vittoria!”

 

Alex si voltò verso la finestra e ci appoggiò la fronte contro. “Katie morirebbe a poco a poco ogni giorno nel mondo di Lestrange.” mormorò piano. “Mi sono illuso di poterle regalare una felicità che con me non potrebbe avere mai.”

 

“Stronzate. Lei ti ama, dalle quello che vogliono tutte… una famiglia, dei figli, una bella casa, un mucchio di soldi, un cognome importante…”

 

“Katie non è come tutte le altre.”

 

Anthony sbuffò. “No, eh?”

 

“No. Non sono queste le cose che la rendono felice… io sono pazzo del suo sorriso, e non posso pensare di non vederlo più.”

 

“Motivo in più per modificarle la memoria! E potresti farlo anche in futuro… diamine, non ti rendi conto che la ricompensa che ti hanno promesso te la puoi anche scordare se non riprendi il controllo della situazione?!”

 

Ricompensa?!” Alex si voltò di scatto, i suoi occhi violentemente vivi. “Katie è una persona, non un oggetto… e non voglio saperla felice solo perché la manovro come un pupazzo! Lei è un essere umano, e oltre al mio amore ha tutto il mio rispetto!”

 

Anthony lo guardò in faccia. “Quindi è proprio vero, bastano gli occhi dolci di una ragazza per far capitolare anche i più forti… il tuo obiettivo di onorare il nome che porti si può considerare bello che andato, giusto?”

 

“Questo è opera di Lestrange… è tutta colpa della sua vigliaccheria.” Replicò Alex, infervorato come lo era stato poche volte nella sua vita. “Il suo brillante piano di conquista del mondo è stata solo una pantomima!”

 

“Che diavolo blateri?!”

 

“Sto dicendo che tutto questo non ha il minimo senso! Che cosa significano questi attacchi alle spalle, questi subdoli interventi al buio?! Se c’è una guerra la dobbiamo combattere a viso aperto, e il nostro nemico deve poterci guardare in faccia prima che lo attacchiamo! Cos’è, abbiamo bisogno di nasconderci solo perché abbiamo a che fare con degli ossi duri? Quindi siamo forti solo quando colpiamo alle spalle?!”

 

Anthony scosse la testa. “Tu devi essere impazzito…”

 

Alex serrò i pugni. “Io rivoglio l’onore che mi è stato strappato, ma non c’è onore ad attaccare alle spalle!”

 

“Tu dai i numeri, Malfoy.” Anthony si alzò e fece per avviarsi verso la porta, quando la punta di un pugnale affilato gli punse la schiena. Il ragazzo s’immobilizzò all’istante e voltò leggermente la testa di lato. “Che cazzo fai?!”

 

“Come, non mi fai i complimenti? Faccio quello che facciamo sempre! Dovrei sentirmi fiero di me, non credi? Sono riuscito a prenderti mentre non mi vedevi, ti ho immobilizzato, sei in mano mia e non puoi difenderti… non devo sentirmi orgoglioso di me, eh? Non devo?!”

 

Anthony respirava forte ed era molto teso… aspettò che il pugnale si fosse allontanato dalla schiena per voltarsi. “Tu parli tanto di onore… cosa credi, che i tuoi antenati ne avessero? Alex, tuo nonno era una banderuola opportunista e tuo padre uno senza palle, e posso anche assicurarti che si sono macchiati le mani molto e moltissime volte!”

 

“Non mi riguarda, non è questo che voglio. Io voglio la gloria.”

 

“Ah, andando avanti così sono certo che la otterrai.” borbottò Anthony, stanco di replicare inutilmente. “La gloria di uno che si è fatto ammazzare a sangue freddo per colpa della sua testa dura più dell’acciaio.”

 

Alex non disse niente, e riprese a guardare oltre la finestra. Erano entrambi troppo nervosi e furibondi per concentrarsi e verificare che non ci fossero orecchie indiscrete in giro.

 

Altrimenti avrebbero visto il sorrisetto nell’ombra fuori dalla porta… il sorrisetto spietato di una sinuosa ragazza coi capelli color del miele.

 

 

***************

 

But I will remember you
Will you remember me?
Don’t let your life pass you by
Weep not for the memories

 

***************

 

 

“Non lasciarmi la mano.”

 

“Non la lascio.”

 

Jack continuò a camminare lungo il corridoio del San Mungo concentrandosi sulla respirazione. Se avesse respirato, il sangue avrebbe raccolto senza problemi l’ossigeno per raggiungere senza ostacoli tutto il corpo, e in questo modo non gli sarebbe venuto un accidente… perché solo mettere piede in quel posto tanto odiato e intriso della puzza dei medicinali gli aveva fatto salire la pressione alle stelle. E invece no, doveva mantenersi calmo… Amelia gli aveva detto del desiderio di Simon di essere il più possibile sereni e sorridenti, e ora come ora quella richiesta sembrava assurda e insostenibile… però se era questo il desiderio di suo fratello, doveva trovare la forza di non deluderlo.

 

L’unica cosa che lo spronava a non fermarsi era la mano di Amelia… mentre camminavano lei era al suo fianco, decisa a stargli vicina fino alla fine. Ed era solo dalla sua presenza e dal suo infinito affetto che lui stava attingendo per farsi forza.

 

Alla fine della lunga camminata Amelia gli indicò una piccola stanzetta con una delle pareti in vetro, oltre la quale c’era una porta che dava sulla camera di Simon. Jack trasalì quando sentì la mano della sua migliore amica scivolare via dalla sua stretta, e la guardò allarmato.

 

Amelia si strinse nelle spalle ma non abbassò gli occhi. “Devi entrare senza di me.” gli disse piano.

 

Jack esitò ma annuì, e si chinò leggermente per ricevere il bacio sulla fronte che gli diede lei. Si trascinò sui piedi fino alla porta della stanza, e la socchiuse leggermente… sentiva delle voci. La voce di Mel, dolcissima ma più tremula del solito, e quella di Simon, che suonava molto più debole… ma non completamente svuotata del suo abituale accento vispo.

 

 

 

 

“…lo so che ti avevo detto di andare a riposare un po’ a casa…” Simon fece un piccolo sorriso stanco e cercò di sollevare la mano abbastanza da accarezzarle il viso, ma lei gliela prese fra le sue e la baciò. “…però sono così felice che resti…”

 

Mel sorrise. “E resto anche tutta la giornata di domani, se me lo permetti. Non mi piacciono le occhiatine che ti lanciano quelle guardone delle infermiere.”

 

Simon ridacchiò piano. “Da quello che ho potuto vedere, non c’è nessuna che può farti concorrenza. E poi a me piacciono quelle con gli occhi blu, queste non ce li hanno mica.”

 

Mel si chinò su di lui con tutte le intenzioni di baciarlo, ma finì per sfiorargli soltanto le labbra. Aveva paura di fargli male anche solo toccandolo, e piuttosto che vederlo soffrire ancora si sarebbe tagliata una mano. Non le avrebbe fatto alcun effetto il dolore fisico… vedere il ragazzo che amava soffrire in quel modo la dilaniava secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora… per la sua sanità mentale e per esaudire la richiesta del suo amore si era imposta di non pensare al conto alla rovescia che incombeva… non avrebbe retto. Già il cuore minacciava di scoppiarle normalmente, se avesse anche fatto i conti col tempo rimasto poi…

 

Simon le strizzò un piccolo occhiolino. “Ma sai che credo proprio che le infermiere l’abbiano capito che sono un uomo impegnatissimo?”

 

“Già, e pure con una che è gelosa da morire.” Mel gli accarezzò il viso bollente. “Ancora non ho digerito la storia di Michelle Parson.”

 

Simon rise piano. “Amore, avevamo dodici anni.”

 

“Già, e quella brava ragazza si è permessa di provare a baciare il mio uomo alle mie spalle.”

 

“Baciare è una parola grossa… ancora mi ricordo la sua faccia quando l’ho respinta, poverina.”

 

“Poverina? Se la vedo la prendo a bottigliate in testa, altro che poverina.” sorridendo, Mel gli baciò delicatamente la punta del naso mentre gli rinfrescava il viso con una spugnetta umida. “E bravo il mio fidanzato, avevi questo bel segreto e non me l’hai confessato che c’è stata una che ci ha provato…”

 

Simon fece una piccola smorfia buffa. “Sono un maschio, essere fedifrago è nella mia natura.”

 

“Questo è giusto.” Mel gli sorrise ancora, ma quando lui chiuse gli occhi e sembrò cedere per un istante al dolore… fu dura ingoiare le lacrime, ma per amore di quel ragazzo si sarebbe venduta anche l’anima. Si sfilò la bacchetta dalla tasca e incantò la spugnetta… tempo un attimo la sentì molto più fredda nella mano, e la usò per calmare quel brutto attacco di febbre.

 

Simon non aprì gli occhi, ma il suo viso si distese in un’espressione beata. “Mmmh… sei una santa.”

 

Mel gli baciò la guancia. “Per così poco, amore.”

 

Simon riaprì gli occhi velati dalla stanchezza e rimase a guardarla per un lungo momento… raccolse un po’ di energia e sollevò la mano per sfiorarle una guancia col dorso delle dita. “Chissà se dove sto andando esistono cose belle come te.” le sussurrò appena.

 

Mel serrò forte gli occhi per un attimo, ma non potè fermare la lacrima che le ricadde sul viso. Lui non voleva vederla piangere, non doveva farlo…non doveva farlo, per lui… “Dicono che sia un posto bellissimo.” mormorò in un sussurro tremulo.

 

“…già.” Simon sospirò leggermente. “Beh… via quel faccino triste. Voglio imprimere nella mia mente il tuo viso felice, così non lo scorderò mai.”

 

Mel si asciugò rapidamente gli occhi e sorrise. “Sono abbastanza imprimibile così?”

 

“Eccome. Sei anche baciabile.” Simon accolse più che volentieri il bacio dolcissimo di lei, anche se era fin troppo delicato per i suoi gusti, e questo bastò per mettere a tacere per un istante il dolore che provava. Quando lei si fece indietro, lui la guardò dritta negli occhi senza lasciarle la mano. “Ti amo.”

 

“Ti amo.” Mel gli strinse la mano fra le sue, e gli accarezzò il viso per un lungo momento. “E ti amerò per sempre.”

 

Simon esitò. Avrebbe voluto dirle che non doveva condannarsi a restare sola dopo di lui, voleva trovare il coraggio di dirglielo… ma forse non l’aveva quella forza. E forse nemmeno aveva il diritto di chiedere tanto a se stesso. Però l’amore ce l’aveva questo diritto, l’amore poteva esigere un sacrificio da lui in qualunque condizione…

 

Qualcuno bussò alla porta, e per fortuna di entrambi il problema fu stroncato sul nascere.

 

“Posso?”

 

Jack fece capolino dalla porta con un’espressione inusualmente insicura sul viso.

 

“Ooh, guarda un po’ chi c’è…” Simon fece un piccolo sorriso furbo, malgrado la sua espressione sofferente non gli consentisse la sua abituale aria vispa. Già restare svegli era una faticaccia, più di così non poteva dare. “E che ci fai tu da queste parti?”

 

“Eh, sai… avevo voglia di sniffare un po’ di quest’aria di medicinali.”

 

“Allora sei nel posto giusto. Accomodati, posso offrirti un po’ di pozione contro la febbre? Ne abbiamo una vasta scorta….”

 

Mel sorrise, sentendo lei per prima la gioia che vedeva dipinta sul volto del ragazzo che amava… Simon non l’aveva mai ammesso ufficialmente, ma aveva tanta voglia di vedere suo fratello. E a quanto le sembrava, la cosa era reciproca.

 

“Beh, te la sei cavata bene, ti hanno dato la camera singola.” Jack prese posto sulla sedia accanto al letto e se la cavò con un mezzo sorriso.

 

Simon inarcò brevemente un sopracciglio. “Io avrei voluto una matrimoniale, c’è il mio amore qui che deve fare le acrobazie per dormire con me.”

 

Mel gli rinfrescò la pezzuolina sulla fronte e gli diede un bacio a fior di labbra. “Ci vediamo fra un po’, ok?” gli propose dolcemente, per quanto le costasse lasciare quella stanza anche per un solo secondo… era il momento di lasciare soli i due ragazzi.

 

Simon annuì leggermente. “A dopo, amore.” anche Jack la salutò, e Mel uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. E una volta fuori si accovacciò su una sedia e si lasciò libera di sfogare tutto quello che si teneva dentro da giorni.

 

Jack si mordicchiò nervosamente le labbra, cercando e fallendo nel tentativo di fare un sorriso a suo fratello. Aveva promesso ad Amelia che sarebbe stato forte, che avrebbe fatto del suo meglio, ma non era così facile. Non lo era affatto… Simon sembrava così indifeso in quel letto d’ospedale. E incredibilmente aveva un’aria serena… come diavolo faceva?

 

“A nome di tutte le donne che aspettano ancora di essere conquistate da te… piantala di staccarti a morsi le labbra, potrebbero ancora servirti una volta o due.”

 

Jack si sentì un perfetto idiota… se quello fosse stato un altro contesto, avrebbe riso.

 

Simon curvò leggermente le labbra all’insù. “Allora, che si dice nel mondo?”

 

“Oh… le solite cose, non ti stai perdendo niente.”

 

“Niente nuove, buone nuove.”

 

“Non sai com’è vero.” Jack tirò su col naso e se lo grattò assentemente. Continuava a sentirsi un idiota. “E tu? Come… come ti senti?”

 

Simon fece un sorriso stanco. “Come se mi avessero avvelenato.”

 

Jack si passò per un attimo la mano sulla faccia. “Scusa, era una domanda imbecille…”

 

“Ti vuoi rilassare una buona volta?” Simon lo guardò tranquillamente, ignorando il fatto che le immagini ormai avevano perso la loro nitidezza… era tutto un po’ annuvolato. Ma questo era meglio tenerselo per sé. “Ehi, che mi dici di Amely? Dove l’hai lasciata?”

 

“E’… in giro.” Jack sorrise, ancora a disagio. “Il che è strano, perché visto che ultimamente è sempre qui… non c’è che dire, le donne ti ronzano attorno sempre e comunque, eh?”

 

“E che vuoi farci. Benchè il fiorellino in questione si sia scelto quello sbagliato, ahimè.”

 

“Mh.” Jack si accigliò. “Quello sbagliato? Ehi, un momento… stai dicendo che conosci il tizio che…”

 

Simon sfoderò un odioso sorrisetto. “Mi porterò il segreto nella tomba.” Il fratello abbassò lo sguardo. “E dai, fesso… era una battuta.”

 

“Non fa ridere.” mormorò Jack, guardandosi i piedi.

 

“Beh, Dan ha avuto la decenza di fare un sorriso almeno.”

 

Jack sospirò pesantemente. “Senti, piccoletto… io…”

 

Simon rise piano e chiuse gli occhi stanchi. “Lo so già, lo hai rotto tu lo specchio della stanza di mamma e papà quando avevi dodici anni, e sinceramente credo che anche mamma lo sapesse perché mi ha invalidato la punizione sei ore dopo.”

 

Jack inarcò un sopracciglio. “Vuoi che ti ammetta tutte le volte che ho cercato di pararmi il culo incastrando te?”

 

“E tu vuoi che ti ammetta che non ti è andata bene neanche una volta?”

 

Jack fece un piccolo sorriso e abbassò lo sguardo. Si sentiva talmente egoista a beneficiare della grande forza di suo fratello, che per metterlo a suo agio stava cercando di farlo ridere come al solito, ma non era giusto. Simon aveva il diritto di pensare a se stesso almeno in quel momento… almeno con lui.

 

“…senti, non… io voglio solo sapere come te la cavi. Non devi fare finta con me, hai capito? Non cercare di farmi sentire bene, sono io che devo aiutare te e non il contrario…”

 

“Si?” Simon lo guardò. “E cosa te lo fa pensare?”

 

Jack strabuzzò gli occhi. “C’è bisogno di chiederlo?”

 

Calò un silenzio assordante, una piccola attesa che durò qualche secondo in più.

 

“Fa un male cane.”

 

Jack incassò il colpo. “Dove?”

 

“Dappertutto.” Simon guardò altrove. “Ascolta, perché invece non mi dici di…”

 

“No, non ci provare, non cambiare argomento.” Jack strinse i pugni sulle ginocchia e alzò gli occhi al cielo, nel tentativo di controllarsi. “Trattieniti pure con mamma, con Mel, con Katie… ma io non sono qui per avere aiuto. Per una volta voglio dartela io una mano… non ti tenere tutto dentro, va bene? I-Io non so davvero come altro diavolo cercare di… di rendermi utile, di aiutarti…”

 

“Non ci credevo che saresti venuto, sai. E invece sei qua… mi hai già aiutato.” Simon riprese a guardarlo. “Non puoi pretendere nient’altro da te, e poi non sarebbe nemmeno giusto. Io ho la parte facile… è vero che adesso sto male, ma presto smetterò di soffrire. Non è chi se ne va che sta male… quelli che restano soffrono dieci volte di più. Perciò già mi sento un verme al pensiero che vi devo dare un dolore… almeno permettimi di addolcire la pillola, no?”

 

Jack strinse i denti e ordinò a sé stesso di non perdere il controllo. L’aveva promesso. Non era mai stato capace di sopportare l’impotenza o l’incapacità di agire nell’immediato, ma in questo caso doveva per la prima volta in vita sua chinare la testa e rassegnarsi. Avrebbe dato anche dieci anni della sua vita per salvare Simon, ma non poteva… aveva ragione Amelia, presto ci sarebbe stato il tempo per vendicarsi… oh, se ce ne sarebbe stato… chiunque avesse ridotto suo fratello in quelle condizioni sarebbe arrivato a implorare la morte come una liberazione. E l’avrebbe ottenuta nel più doloroso dei modi. Ma questo non avrebbe cambiato il corso delle cose.

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “Già che sei qui e vuoi renderti utile… me li faresti un paio di piccoli favori?”

 

“Qualsiasi cosa, chiedimi tutto.”

 

“Wow, a saperlo che bastava morire per avere tutto questo affetto…”

 

“Non è…”

 

“…divertente, ho capito, ho capito.” Simon tirò un sospiro più profondo. “Intanto per cominciare, vorrei che dessi un occhiata a Mel… mi fa stare peggio sapere cosa passerà. E quando ne sarà uscita… lei dice che non vuole neanche pensarci a rifarsi una vita, ma io non voglio che resti da sola per sempre. Non se lo merita.”

 

Jack fece una piccola smorfia. “Non è che uno come te si trova dappertutto…”

 

“Questo non toglie che anche lei si merita una vita normale.”

 

“Lo so. Non ti preoccupare per lei, ci penso io.”

 

“Grazie.” Simon esitò. “Per quanto riguarda Katie… vi deve dire un po’ di cose che non saranno esattamente l’ideale in questo momento. Avrà bisogno di tutto l’appoggio possibile, di una buona parola e di tanto affetto e comprensione… cerca di non darle addosso almeno tu, ok?”

 

Jack si accigliò. “Che cos’ha fatto?”

 

“Non spetta a me dirtelo, presto sarà lei stessa a spiegare come stanno le cose. E siccome non tira l’aria giusta… uno che mantenga i nervi saldi è necessario. E anche se sembra folle associare te e autocontrollo nella stessa frase, a Katie servirà suo fratello.”

 

“Qualunque cosa abbia combinato, le starò vicino.” Jack si massaggiò assentemente la nuca. “So già che non sarà lo stesso per lei, però, tu te la cavi mille volte meglio di me quando si tratta di ascoltare le persone.”

 

“Ah, non direi.” Simon sorrise in modo fiero e orgoglioso. “I miei informatori mi dicono che in quest’ultimo periodo stai diventando quasi un adulto responsabile.”

 

“L’allievo non supererà mai il maestro.”

 

“Non ci contare troppo.” Simon inarcò brevemente le sopracciglia. “Oh, e un’ultima cosa… non te la prendere se per qualche giorno papà sarà più simile a un orso grizzly che a una persona… lo sai come reagisce alle cattive notizie, no?”

 

Jack annuì. “Già.”

 

“Ora che mi ci fai pensare, non è che tu sia tanto diverso…”

 

“Ecco, appunto.” Jack si rabbuiò visibilmente.

 

“Beh? Che ti succede?”

 

Jack serrò i pugni e se li guardò. “Tu… tu mi stai facendo tutte queste raccomandazioni come se io fossi un tipo in gamba e con la testa abbastanza a posto da poter aiutare anche gli altri, ma lo sai benissimo che non spicco per razionalità… potrei essere il primo a dare di matto quando…”

 

La frase rimase incompleta. Erano parole troppo pesanti per essere pronunciate.

 

“Non questa volta.”

 

“E come fai a esserne tanto sicuro?”

 

“Perché stavolta hai una gioia che ti aspetta proprio dietro l’angolo.” Simon sorrise beatamente. “La bambina di Amelia sarà la salvezza per tutti e due… i bambini hanno sempre questo potere. Ti accorgerai che prenderti cura di lei ti restituirà a poco a poco il sorriso… ti darà la forza di andare avanti, la voglia di vivere che agli altri potrebbe mancare. Per questo devi essere tu a dare una mano a loro… perché sono assolutamente certo che ti riprenderai prima di tutti. E perché mi fido di te.”

 

Jack annuì una volta sola. “Non… non ti deluderò. E’ una promessa.”

 

“Bene.” Simon esitò un momento. “Senti… posso darti un consiglio?”

 

“Certo.”

 

“…apri gli occhi, ok? Guardati in giro… potresti scoprire che hai davvero la felicità a portata di mano. In questi mesi hai capito tante cose, soprattutto che la vita è un soffio e si perde in un niente… sei così vicino a trovare questa felicità… fai ragionare il cuore, non la testa, tanto non è più tempo di dubbi. Fidati delle tue emozioni… non assecondarle sarebbe l’errore più grande che potresti fare. Ti porterebbe un giorno a trovarti improvvisamente in una situazione che non puoi controllare, e ti renderesti conto che c’erano tante altre cose che avresti voluto fare…”

 

Jack riprese a mordicchiarsi le labbra nervosamente. Quanto era vero… aveva ragione suo fratello. Completamente ragione. Ed era doloroso sentire che in quelle parole c’era una nota di malinconia.

 

“Se ti dico una cosa, mi prometti che te la tieni per te?”

 

“Te lo prometto.”

 

Simon fece una piccola smorfia. “Io non ho… tutta questa voglia di morire… v-volevo sposarla sul serio Mel. Sarebbe stato un bel matrimonio, eh?”

 

“Stammi bene a sentire, tu.” Era arrivato il momento di comportarsi da fratello maggiore… Jack lo avvertiva come una pulsione naturale. Forse c’era davvero qualcosa che poteva fare. “Non è ancora finita, hai capito? Non è finita, io credo solo a quello che vedo… e vedo che tu te la stai cavando alla grandissima, che sei il migliore in assoluto, che puoi farcela… dammi solo un altro po’ di tempo per mettere a soqquadro questo cazzo di paese finchè non avrò trovato chi ha combinato questo casino, non mi fermerò finchè non avrò questa dannata cura per le mani, è chiaro?”

 

Simon fece una smorfia amara. “Apprezzo lo sforzo, fratellone, ma veramente io sono un po’ allo stremo qui… anche respirare è diventato un inferno… non dipende da me darti questo tempo che vuoi.”

 

Jack scosse freneticamente la testa. “Giurami che resisterai ancora un po’… non mollare, ti prego, prendilo come un favore personale.”

 

“L’ennesimo.”

 

“Ok, l’ennesimo.”

 

“Viva la sincerità.” Simon fece un sorriso triste. “Non te lo posso promettere, ma mi impegnerò. Va bene lo stesso?”

 

“Si.” Jack gli arruffò amorevolmente i capelli. “Si, va bene lo stesso.”

 

“E tu tieni bene a mente quello che ti ho detto, testa di legno… guardati bene in giro e apri gli occhi.”

 

“Promesso.”

 

Simon sollevò debolmente la mano e gli indicò il piccolo e rudimentale comodino accanto al suo letto. “E visto che sei l’unico a cui ho chiesto tutti questi favori… sei anche l’unico che si becca il regalo. Prendi quello lì…”

 

Jack vide un libro piuttosto grosso e ben rilegato, e quando lo prese notò che sulla copertina non c’erano il titolo né l’autore.

 

Simon ridacchiò stancamente. “Non ti spaventare, non ti sto lasciando i compiti a casa… è il regalo che Julie mi avrebbe dato al matrimonio, ed è bellissimo… voglio che sia tu a tenerlo, ok?”

 

Jack annuì. “Grazie, Pannolone.”

 

“E guai a te se mi fai scrivere sulla lapide ‘Affezionato Pannolone’…”

 

Jack riuscì a malapena ad accennarlo un sorriso… il solo pensiero lo faceva sentire fisicamente male. C’era così tanto ancora che voleva dire a suo fratello, ma quel maledetto blocco alla gola glielo stava impedendo.

 

“E fattela una risata, pollastro.”

 

“Te ne approfitti perché sai che non te le posso suonare, eh?”

 

“Altrimenti a cosa servono i fratelli più piccoli?”

 

Simon si sentì finalmente più sereno… non ci vedeva bene, ma gli occhi gli funzionavano ancora abbastanza… quello sul viso di Jack era un sorriso. Alla fine aveva vinto, glielo aveva strappato.

 

“Scusatemi?”

 

Mel fece capolino dalla porta socchiusa con un sorriso timido e gli occhioni arrossati.

 

“Ehi, vita mia.” Simon le sorrise. “Vieni qua.”

 

Mel entrò nella stanza stringendo in mano una vaschetta di ghiaccio. “Non volevo disturbarvi, ma ho portato un po’ di rinforzi.”

 

Jack le sorrise con sincerità. Gli faceva una tenerezza immensa. “La scusa ideale per mascherare un attacco di amore in piena regola.”

 

Simon gli strizzò l’occhiolino. “Quando la mia donna mi desidera, io non posso tirarmi indietro.”

 

Mel cedette a un sorriso. “Se volete posso anche tornare fra un po’, cambio la pezzuolina e…”

 

“No, no, rimani pure… tanto adesso devo andare.” Jack si alzò tenendo il libro sottobraccio. “E’ quasi ora di cena… se non la ripesco io, va a finire che Amelia se ne dimentica e non è proprio il momento.”

 

“Vai, vai, che qui ho cose più interessanti da sbrigare.” Fece allegramente Simon, mentre intrecciava le dita con quelle della sua ragazza.

 

Jack ridacchiò… che numero suo fratello. Era riuscito a regalargli un sorriso a dispetto di tutto… peccato che ora fosse fin troppo chiaro ad entrambi che quella era l’ultima volta che si vedevano. E non c’era più niente a cui appigliarsi per tentare sorrisi né altro. Faceva male e basta.

 

Simon fece una piccola smorfia di dolore. “Vorrei abbracciarti, ma bisogna chiedere il permesso a tutta questa ferraglia…”

 

“Chi se ne fotte della ferraglia.” Jack in qualche modo riuscì ad abbracciarlo senza stringere troppo. “E ricordati che mi hai promesso qualcosa, capito?”

 

“Lo stesso vale per te. E dai un bacio ad Amely e alla piccola da parte mia.”

 

Jack annuì, e dopo aver dato un piccolo bacio a Mel si avviò verso la porta.

 

“…ehi, testa di legno?”

 

“Hai detto qualcosa, piccoletto?”

 

Simon esitò… il suo sorriso fu più breve, e provò a compensarlo con un debole cenno della mano. “Ciao.”

 

Jack serrò la mascella contro il suo crescente desiderio di farsi un bel pianto… non avrebbe ceduto. Quasi non ci credeva nemmeno lui quando riuscì a sorridere con la sua solita aria da canaglia. “Ciao, Pannolone.”

 

Buffo… gli ci era voluto tanto per trovare il coraggio di andare da Simon, e ora che era fuori dalla sua stanza aveva una voglia pazza di tornare dentro e fargli compagnia fino all’ultimo secondo. Qualunque cosa pur di dargli una mano… qualsiasi cosa. E se non fosse stato per la consapevolezza che Mel aveva più diritto di lui a voler restare con Simon il più possibile, ci sarebbe davvero ritornato in quella stanza.

 

Poi però riuscì ad aprire gli occhi che teneva stretti forte e guardò avanti a sé… c’era anche un altro motivo per cui non poteva tornare indietro.

 

C’era Amelia seduta su una delle scomodissime sedioline della sala d’aspetto, tutta raggomitolata su se stessa come se cercasse una posizione un po’ meno scomoda su quella trappola… quando lo vide subito si alzò e gli andò incontro, guardandolo con apprensione in attesa di sapere qualcosa.

 

Jack tirò su col naso e alzò lo sguardo verso il soffitto, mordendosi le labbra convulsamente. Quando era piccolo aveva sempre sostenuto che non era un atteggiamento ‘da maschio’ piangere… ora però non aveva voglia di fare altro. La vita si stava accanendo così tanto contro di loro, ma perché? Che male avevano fatto? Che male poteva aver fatto suo fratello per meritare quella fine?

 

Amelia gli prese la mano libera fra le sue e gliela strinse forte… avrebbe voluto tanto aiutarlo, ma contro una cosa simile neanche lei poteva far nulla. Lo abbracciò dolcemente, stringendolo a sé, e gli baciò la testa china sulla sua spalla. “Andiamo a casa adesso.” Gli sussurrò piano.

 

Jack annuì contro il suo collo delicato, ma si irrigidì. “Io lo prendo il pezzo di merda che ha fatto questo.” Ruggì fra i denti. “Lo prendo, lo giuro… ha le ore contate molto più di mio fratello.”

 

“Si. Lo faremo insieme.” Amelia gli offrì un piccolissimo sorriso e gli strinse la mano. “Insieme… tu e io, va bene?”

 

“…si.” Jack sentì il bisogno di accarezzarle il viso. “Tu e io.”

 

Con un sorriso mesto, Amelia lo tirò gentilmente per la mano in direzione dell’uscita. Un istante in più in quel maledetto corridoio e avrebbero perso la testa, tutti e due.

 

 

***************

 

I’m so afraid to love you, but more afraid to loose
Clinging to a past that doesn’t let me choose
Once there was a darkness, deep and endless night
You gave me everything you had, oh you gave me light

 

***************

 

 

Con l’ennesimo sorriso lacrimoso, i due ragazzi voltarono la pagina… quel grande album pieno di foto era la cosa più bella che Simon potesse lasciargli, e Jack avrebbe tanto voluto andare lì da lui nel cuore della notte per dirgli un’altra volta grazie. Lui e Amelia dopo cena si erano sdraiati nel letto e avevano iniziato a sfogliare l’album che subito li aveva fatti sorridere.

 

Quante foto… dai primi pannolini ai momenti più recenti, c’era tutto per davvero. La vita di due famiglie felici scritta attraverso le immagini dei più svariati momenti importanti e non, dalle piccole alle grandi cose. E ogni foto per Jack e Amelia significava qualcosa e portava loro un’emozione diversa… si rivedevano bambini e non potevano fare a meno di ridere, in particolar modo per le foto che vedevano la conclusione di una litigata in una gloriosa rissa delle loro. Quante botte… e quante risate. Quanto orgoglio nel portare quelle cicatrici ‘da guerra’ che tanto somigliavano a quelle dei grandi, che in guerra ci andavano per davvero.

 

Una foto in particolare li fece sorridere. Oh se lo ricordavano quell’episodio…

 

Nella foto Simon spingeva un bicchiere di vetro sulla faccia di un Jack alquanto confuso, poi sollevava un coltello e insisteva nel volergli tagliuzzare il braccio finchè Ron non gli sfilava di mano la lama.

 

Jack rise piano e accarezzò i capelli di Amelia, che si accoccolò sotto di lui ancora di più. Se la ricordavano fin troppo bene quella mattina…

 

 

 

 

“Mamma!! Vuoi dirgli di smetterla di fotografarmi?!”

 

“Zitto, mettiti in posa…”

 

Hermione rise mentre prendeva in braccio il piccolo Simon, gli baciò la guanciotta paffuta e lo mise seduto sulla sua sedia davanti alla colazione. “Adesso ci facciamo una bella scorpacciata di cereali, poi pensiamo a fare le foto.”

 

“Va bene.” Simon scattò una foto alla sua tazza di latte e mise giù la sua macchina fotografica colorata, ma quando il cucciolo di Labrador che poche settimane prima gli avevano regalato i suoi genitori gli venne incontro scodinzolando allegramente, il bambino non perse tempo e gli scattò una serie di foto.

 

Hermione rise. “Zio Harry ti ha fatto proprio un bel regalo, eh?”

 

“Io non vedo l’ora che viene Settembre, così me ne vado a Hogwarts e non mi rompi più.” Borbottò fra i denti Jack, mentre anche lui si sedeva davanti al tavolo in cucina.

 

Simon indicò con le dita un tre. “Tanto fra tre anni vengo pure io là, l’ha detto mamma.”

 

Jack fece una smorfia inorridita. “Ma è un incubo, mi insegue ovunque!” l’esasperazione del ragazzino fece ridere di cuore sua madre.

 

“Ehilà famiglia! Guardate un po’ cos’ho trovato in giardino.”

 

La voce di Ron precedette il suo ingresso; era reduce dalla sua consueta corsa mattutina, lo si poteva dedurre facilmente dalla maglietta umida che portava, e teneva in braccio Amelia… che era tutta raggomitolata su se stessa e sembrava ancora più piccola del solito.

 

“Buongiorno, piccolotta.” Hermione le baciò la testa mentre Ron la sistemava sulla sedia accanto a quella di Jack. Simon, inutile a dirlo, la fotografò più volte. “Fatto colazione?” la bambina scosse la testa. “Allora prendo qualcosa anche per te… cereali o biscotti?”

 

“Non voglio niente, grazie.” Disse piano Amelia, senza alzare lo sguardo da terra.

 

“Si comincia male la giornata senza la colazione, sai?” le disse con dolcezza Ron mentre anche lui si sedeva. Voleva un bene dell’anima a quella piccola peste… e ci teneva che ricevesse quante più coccole possibili visto che a casa sua non ne aveva mai, cosa che per uno come lui, cresciuto in mezzo a tanto amore e in una famiglia così numerosa, era impensabile.

 

“Non mi va.”

 

Jack la guardò. “Ma sei arrabbiata per quella cosa che hai detto a me ieri?” Amelia annuì, lasciando che i capelli le coprissero il visetto il più possibile.

 

Hermione le mise davanti una tazza di latte. “Su, comincia con un po’ di latte caldo.”

 

Amelia allontanò la tazza. “Grazie, no.”

 

Ron si accigliò. “E’ successo qualcosa, Amelia?”

 

“E’ tutta colpa del padre!” replicò infuriato Jack. “Vuole farla tagliare!”

 

Ron rimase basito. “…tagliare?”

 

“Ehm…” Hermione si raccolse i capelli con un fermaglio. “Tagliare cosa, tesoro?”

 

“A lei! La vuole far tagliuzzare perché è convinto che è malata di appo… appo… com’era quella roba strana?”

 

“Appecindite.” sussurrò Amelia.

 

“Appendicite?” le suggerì Hermione.

 

“Eh, quella cosa là.” Jack appoggiò le mani sul tavolo, proseguendo il suo discorso infervorato. “Suo padre è pazzo, ha detto che la vuole far operare, ma non lo può mica fare! Il mio amico Johnny, quello che ha la mamma babbana, mi ha spiegato che cosa significa… prendono un coltello e ti aprono tutto finchè non ti escono le budella di fuori, e poi ci mettono le mani dentro e…”

 

“Jack!” Hermione protestò immediatamente quando vide che Amelia si era tappata le orecchie.

 

“…e dopo che hanno tagliuzzato, ti prendono e ti cuciono come un calzino!” Jack non placò la sua furia. “E’ una cosa orribile!”

 

“Ma stiamo scherzando?!” Ron si voltò stravolto verso la moglie. “Vorrebbero fare questa… questa roba oscena a una bambina, alla nostra Amelia?! Ma con chi pensano di avere a che fare, se credono che glielo lasceremo fare…”

 

“Non possono giocare al guaritore pazzo con una persona, li dovete arrestare!” Jack aveva le orecchie rosse. “E tu finiscila con queste stupide foto!!”

 

Hermione si passò una mano sul viso, nel tentativo di contenere la frustrazione galoppante. “Vi date una calmata, per favore?”

 

“Quelli usano un coltello vero, mamma!”

 

“Sarò io a tagliare qualche testa se si azzardano anche lontanamente a trattare questa bambina come un vestito che si cuce e si taglia a loro piacimento!”

 

“VI DATE UNA CALMATA, PER FAVORE?!” l’urlo di Hermione ristabilì finalmente la calma, e diede alla donna la possibilità di scattare in piedi e prevedere il tentativo di fuga di Amelia. Hermione agguantò la bambina al volo e la prese in braccio, tornando a sedersi.

 

“Lasciatemi in pace!!” strillò Amelia, che scalciava a più non posso. “Io non mi faccio tagliare da nessuno, me ne vado e basta!!”

 

Hermione ebbe la pazienza di aspettare che le proteste della piccola si trasformassero in un pianto di sfogo, e a quel punto la tenne stretta nel suo abbraccio materno e affettuoso. “Ssh… va tutto bene, tesoro, tira un respiro profondo.”

 

“…io non voglio essere tagliata…” piagnucolò Amelia.

 

“Perché tu pensi che lo permetteremo?” fece subito Ron, ma un’occhiataccia della moglie lo mise a tacere.

 

“Su, asciugati questi bellissimi occhioni e non piangere più.” Hermione le scansò i capelli dal viso e le asciugò le lacrime con un fazzoletto. “Allora, vuoi stare a sentire questi due geni qua dietro… o ti fidi di me, che sono cresciuta fra i babbani e so bene di cosa stiamo parlando?”

 

Amelia annuì e tirò su col naso.

 

“Non ti succederà proprio niente di grave, e soprattutto non sentirai neanche un po’ di dolore.” Hermione le sorrise in modo incoraggiante. “Devono solo fare un taglietto che si rimette a posto subito, uno di quei graffi che tu e Jack vi procurate sempre, e prima di farlo ti addormentano così quando ti sveglierai sarà tutto passato.”

 

“E come l’addormentano?” fece Jack, incuriosito e sospettoso insieme.

 

Ron non sembrava convinto. “Non è che si sveglia nel momento sbagliato?”

 

“Assolutamente no.” Hermione appoggiò due dita sulle labbra di Amelia. “Ti faranno annusare una cosa che ha un odore dolciastro da una mascherina, e tu piano piano sentirai gli occhi pesanti… finchè non ti verrà il sonno. E siccome ti lasciano respirare questa cosa per tutto il tempo che ti fanno il taglietto, ti sveglierai solo dopo… quando avranno finito tutto, e ti accorgerai che non avrai sentito niente.”

 

Amelia sembrò un po’ rincuorata, perché i suoi occhioni scuri da cerbiatta ripresero un po’ della loro vitalità. “Allora non sento dolore?”

 

Hermione le baciò la fronte. “No, amore piccolo, non sentirai niente.” Il suo sorriso si ampliò quando la bambina, in segno di gratitudine, le gettò le braccia al collo… e lei in cambio la strinse a sé, cercando di infonderle tutto l’amore materno che meritava e che non aveva mai avuto.

 

Ron fece una smorfia poco accondiscendente. “Si, ma perché non risolviamo direttamente la cosa portandola da Aki, così ci risparmiamo tutti questi casini…”

 

Hermione scosse la testa. “Il papà di Amelia non va matto per la magia, lo sai, se questo lo fa sentire più tranquillo è meglio che agisca alla sua maniera… tanto noi siamo pronti in qualunque caso.”

 

“Ok, però…” Jack s’interruppe quando vide che suo fratello gli porgeva un bicchiere. “Che vuoi?”

 

Con estrema tranquillità, Simon gli appoggiò il bicchiere sulla bocca e gli fece cenno di tenerselo lì dov’era, poi gli prese un braccio e tirò su la manica del pigiama, infine inserì l’autoscatto alla sua macchina fotografica e afferrò un coltello.

 

Hermione inarcò un sopracciglio. “Che stai facendo, Simon?”

 

“Lo opero.” Rispose beatamente il bambino, calando il coltello sul braccio che Jack fece appena in tempo a tirar via fra mille imprecazioni. E mille risate… quelle di Hermione ed Amelia, e quelle di Ron, che aveva prontamente sfilato il coltello dalle mani del figlio minore.

 

“PAZZO PSICOPATICO CHE NON SEI ALTRO!!” gli urlò Jack. “E VOI CHE RIDETE?!?”

 

 

 

 

Anche l’ultima pagina fu voltata… l’album era proprio finito.

 

Jack chiuse il libro e ne accarezzò la copertina, ancora col sorriso sulle labbra. Quanti bei ricordi… aveva davvero avuto una vita felice. Non che non se la fosse faticata… però anche nei momenti più difficili aveva visto la luce. Dov’era questa luce ora? C’erano solo ombre nel suo cuore.

 

Sembrava assurdo come fosse difficile separarsi da quell’album… perfino posarlo sul comodino gli risultava un peso. Avrebbe continuato a guardare e riguardare quelle foto anche per tutta la notte, non desiderava altro che poter modificare il tempo e tornare bambino, quando era sereno e spensierato, o restare a quei giorni di spensieratezza di quando erano ragazzi… proprio come nella foto scattata a Simon il giorno in cui si era fatto il tatuaggio del drago sulla schiena, e suo padre con un sorriso sornione aveva passato a sua madre una bottiglia di vodka forte, nel tentativo di toglierle dalla faccia quell’espressione inebetita e avvilita.

 

Jack quasi cedette alla tentazione di aprire di nuovo l’album, poi però si accorse di lei… Amelia si era addormentata sul suo petto, e sembrava anche che dormisse profondamente. Povera Amelia, era proprio crollata… nonostante le sue condizioni negli ultimi giorni era andata avanti e indietro dall’ospedale, aveva dormito pochissimo, si era data da fare per stare vicina a tutti e non si era mai lamentata.

 

L’album di foto finì sul comodino in pochi secondi… tutta l’attenzione di Jack era sulla sua amica ora. La stese sul letto il più delicatamente possibile e le lasciò praticamente tutto lo spazio a disposizione. Lui rimase su un fianco, incapace di prendere sonno… preferiva guardare lei che dormiva così pacificamente, lo rilassava di più. Aveva un’aria così dolce, con quel visetto rilassato e roseo così morbido al tatto, era piacevole accarezzarla… il profumo di pesca dei suoi capelli gli inondava le narici e gli regalava una sensazione di calma quasi irreale in un momento come quello. E non c’era da stupirsi, perché per una vita intera erano stati l’uno la forza dell’altra, l’uno la spalla dell’altra, uniti e sempre pronti ad affrontare insieme qualsiasi cosa, mai soli ma sempre insieme… Jack si domandò per un attimo come avrebbe fatto a superare quel momento atroce senza di lei, e si rese conto che non ci sarebbe mai riuscito. Era lei che gli dava la forza di andare avanti, di resistere… lei lo capiva come nessun altro al mondo.

 

Jack le scansò i capelli dal collo con estrema dolcezza, senza svegliarla, lasciandosi cullare dalla musica delicata dei suoi sospiri assonnati, e senza capire come si ritrovò ad accarezzarle il pancione… quel suo pancione adorato che non era ancora troppo grande, piuttosto solo arrotondato, ma su di lei magrolina spiccava almeno il doppio. Lì dentro un esserino si stava formando per sgusciare fuori… la bimba che aveva restituito il sorriso ad Amelia, la piccola nata dall’amore della sua Amy per qualcun altro. Le dita del ragazzo si allargarono possessivamente sull’addome rigonfio della sua amica, quasi come se volesse marcare il territorio… gli dava fastidio. Gli aveva sempre dato fastidio pensare all’Innominabile Stronzone, ma adesso gli dava proprio i nervi. Quel tizio aveva tentato di portargli via Amelia, poi l’aveva lasciata sola e le aveva spezzato il cuore… che diavolo ne sapeva lui di come prenderla? Poteva mai saperne più di oltre quindici anni di amicizia? Sicuramente no! Altrimenti non l’avrebbe mai lasciata, non si sarebbe lasciato scappare una ragazza fantastica come lei, una donna così in gamba e una mamma così amorevole.

 

Chiudendo gli occhi gli tornò in mente il giorno in cui l’aveva conosciuta, quando il maestro di matematica li aveva messi nello stesso banco… la rivide bambina proprio com’era allora: magrissima, taciturna, sola, triste, bisognosa di affetto…

 

“…ehi…” Jack appoggiò la testa sul pancione e lo accarezzò con quanta più dolcezza potesse, sussurrando con altrettanto amore. “…non ti devi preoccupare, piccolina, anche se non c’è tuo padre… mi prenderò cura io di te e della mamma, capito? Non sarete mai sole… perciò stai tranquilla, pensa solo a crescere forte e bella come la tua mammina. Ti prometto che nemmeno la conoscerai la solitudine, ci pensa lo zio Jack a te…siamo intesi, bimba?”

 

Simon aveva ragione, tanto per cambiare. Una bimba… una piccola rotonda e rosea, senza dentini e con le manine grassocce, un cucciolino disposto a sorridere per ogni smorfia ridicola, una robina morbida che con un po’ di fortuna avrebbe avuto gli stessi occhioni splendidi della sua mamma. Una cosa così piccola riusciva a fargli sentire un briciolo di speranza in un momento di disperazione così nera, e non era ancora nata… perché immaginarla in braccio ad Amelia gli faceva addirittura battere il cuore per l’emozione. Suo fratello ci aveva visto giusto ancora una volta… in mezzo a tanto dolore c’era ancora una piccola luce.

 

Jack sospirò e appoggiò la testa al cuscino, senza per questo togliere la mano che accarezzava il pancione di Amelia. Rimase a guardarla in silenzio, contemplando piccoli dettagli del suo viso che non gli sembrava di aver mai notato. Era così carina… così semplice… così se stessa.

 

Sai che ti dico, cucciolina? Non dirlo alla tua mamma, perché certe volte prenderla per il verso giusto è un po’ difficile… non sai mai come fare a dirle quello che pensi… secondo te come la prenderebbe se le dicessi che è la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita?

 

 

***************

 

And I will remember you

Will you remember me?
Don't let your life pass you by
Weep not for the memories
Weep not for the memories

 

 

 

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ç_________ç  …quando uno ci nasce tutto scemo… un paio di volte mentre scrivevo questo chap mi è scappata la lacrimuccia! Santa pazienza, ma come fanno gli autori professionisti a eliminare i loro protagonisti con tanta naturalezza? *Sunny guarda malignamente la Rowla*  Aah, è evidente che questo chap poteva riuscirmi infinitamente meglio (sono in un periodo moooooolto autocritico) e l’avrei riscritto tutto una volta finito, però poi avrei postato direttamente a Natale e non mi sembrava il caso… U.U  Diciamo che vi accontentate e mi perdonate? Almeno ho aggiornato prima! *.* E poi ehi, i chaps di transizione non sono mai stati il mio forte, però questo ci voleva… non stiamo mica dicendo addio a una comparsa, ma a una colonna portante della storia, facciamolo almeno in grande stile! Senza contare che è il preludio agli avvenimenti del prossimo chap, “Punti di vista” …

 

Detto ciò, si passa agli special thanks! Innanzitutto thanks a tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri per il mio comply! *^_________^* E poi rifacciamoci della volta scorsa, che non ho potuto darmi all’angolo delle rispostine:

 

Gaia Loire: grazie mille! Ho cercato di fare in frettissima stavolta, e come vedi ci sono anche Jack e Amy! ^____- Kisses!

Lily: tranquilla, ti confesso che mi diverto a leggere delle supposizioni dei lettori, poi quando ci azzeccano un po’ mi fa anche piacere perché vuol dire che sono entrati nella storia! Infatti quel “Ti Amo” era volutamente contrapposto al “Ti Odio” successivo, e brava per averci fatto attenzione! Per ulteriori sviluppi… alla prossima puntata! ^____^ Bacissimi!

Siangel187: no povera stella, sei hai pianto lo scorso chap, figurati qui! Ti consola sapere che ho piangiucchiato anch’io? ç____ç Speriamo che Alex se la cavi, perché se lo prendono… O_____o Baciotti!

Yelle: tesoro, innanzitutto piccola parentesi: ho letto la tua storia Bright/Hannah (io li adoro!!) e te la devo recensire perché è troppo bella!! *^___^* Sapessi quanto mi è costato eliminare il povero drago di Simon… io adoro più gli animali che gli uomini, figurati un po’! E come te adoro gli Evanescence… ma quante cose ci accomunano! XD E per l’original… sai che ci sarebbe in cantiere qualcosina? ^____- Un bacio gigante!

Ruka88: ahia, Simon lo adoro anch’io, però… per come si stanno mettendo le cose… U.U Beh, fatti una risata: non posso dirti come e quando, ma posso anticiparti che la faccia di Jack sarà più o meno così: 0.0"  Ih ih! ^_________-  Un baciottolo!

Giulietta89: in effetti sono proprio spietata! X____x Alex si è cacciato in un guaio piuttosto grosso, ti confesso che non vorrei essere al posto suo… ~__~ Speriamo che lo risparmino! Un bacione grande!

Elly: grazie cara! Anch’io adoro Simon, però purtroppo la vita è imprevedibile anche nella fantasia delle nostre storie… ç_____ç Spero che le emozioni dei nostri ragazzuoli ti abbiano coinvolto anche stavolta! Un bacio forte!

Blacky: tesorina, se il chap precedente ti ha fatto scendere la lacrimuccia… ne deduco che questo te ne ha fatte scendere due? ^___^ Soooooorry, esigenze di copione… guarda mamma Rowla, che ci ha strappato via Sirius che tutti amavamo tanto così, in un niente… io almeno Simon lo faccio andare via in grande stile, come si merita! Eh, lo so, la cosa non mi giustifica… #______# Un bacino enorme e lacrimoso!

MM1981: si, mi sono odiata profodamente anch’io da due capitoli a questa parte! +.+ Mi sa che Ron e Jack, così come tutti gli altri, la pensino abbastanza come te in merito ai Malfoy… *^___^* Bacini!!

Vale: amoooore, ti ho proprio schiantato… perdonami!!! *.* E questo chappy è stato difficile da scrivere perché io odio gli addii, ma penso che un personaggio importante e amato come Simon abbia tutto il diritto di prendersi quello che si merita… ammetto che potevo fare infinitamente di meglio, però ci ho provato. Prometto che nel prossimo chap mi impegnerò di più! *^___^* Tesorina, meglio che ti avverto, da qui in poi si comincia a giocare pesante da entrambe le parti, per cui… prepara il tuo adorato cuoricino a tenersi forte! Ti voglio tantissimo bene!!! Smack smack!

Giugizzu: …lo sai che anche mia sorella mi ha chiesto la stessa cosa quando ha letto il precedente chap, se stavo scherzando? *^___^*  Ahimè, sono seria stavolta… mannaggia questi antidoti che non ci sono mai quando li cerchi! U.U" Un bacissimone!

Pepy: oh mamma, mi sa che il nome di Alex è scritto in grassetto sulla tua agendina!! ^_____- Nuu, tesora, non volevo ucciderti! …ma sei ancora vivia, si? No, perché questo chap era leggermente triste… non vorrei che… su col morale, abbiamo ancora Jack e Amelia! *^___^* Magra consolazione, ma meglio di niente… un bacio formato gigante!

Kaho_chan: *sunny si abbraccia forte forte la sua amichetta che disegna i cerchietti* Nuuu, tesora, non mi crollare! Ehm… ammetto che dopo un chappino così triste non è una richiesta facile, però… ok, aspetta, mi metto a fare qualche cerchietto a terra pure io, che è meglio… #______# Un bacio universale compensa il tutto? Smaaaaaaack!

Eli: ciccina mia! Ma grazie di tutti questi complimenti, sei sempre adorabile… anche se io ho fatto la cattiva come la Rowla e ho cominciato a fare razzia dei miei amati personaggi! U.U Come hai detto giustamente tu, love, qui tanto per chi deve ancora scoprire tanto per chi ha già scoperto… saranno cavoli moooolto acidi! *.* Anch’io ti voglio benissimo e non vedo l’ora di beccarti su msn! ^3^

Caillean: brutta cosa essere un bravo ragazzo… sei il primo della lista quando si tratta di far fuori qualcuno! Il nostro adorato Pannolone era destinato a questa cosa fin dall’inizio, purtroppo… nuuu, non smettere di leggere, magari anche se non c’è lui trovo il modo di farmi perdonare! *sunny si butta a terra una manciata di ceci e ci si inginocchia sopra per punirsi a dovere* U.U  Un baciottolo!

Dark_Iori: *^_____^* a quest’ora ci saranno ceri in abbondanza dalle tue parti! Ohi, mi sento responsabile… perdono! Grazie per i complimenti, in questo chap non me ne merito tantissimi ma vedrò di rimediare presto! Almeno non ci ho messo una vita ad aggiornare! *^___^* Un bacissimo!

Dorothea: oh che bello, anima pia, tu non mi maledici per il povero Simon! Grazie! *inchino devoto e profondo* E grazie millissime per i complimenti! Un bacio graaaaaaaaaande grande!

Alewen: …ahem… ecco… non vorrei deluderti, ma Simon non lo vedo troppo bene al momento… X___X Si, in effetti Katie avrebbe potuto anche ammazzarlo di botte quell’infamone di Alex, ma era così sconvolta che non è riuscita a ragionare con calma… poveretta, gliela passiamo perché era strapazzata e non è abituata a queste situazioni… U.U Un bacio forte!

Daffydebby: tesoro che bello, non mi uccidi! *^____^* Eh… la volta scorsa non mi hai ucciso… non è che stavolta ci ripensi? O____o Posso dirti in anticipo che si, Katie giocherà un ruolo fondamentale in questa storia, ma non mi chiedere per chi e in che contesti… sono sotto giuramento che non parlo! ^____- Un bacio formato famiglia!

Lilychang: in effetti questa cosa che il necrologio si sta imbottendo è diventata pericolosa… ^___^ Visto che non hai ciccato, che c’è anche Alex in questo chap? Non è la figura dominante perché in questo caso “il vero coraggio” riguarda un po’ tutti: il coraggio di Simon, di Jack, del resto della famiglia, di Alex… è un po’ per ogni personaggio, ecco! Ma presto rivedremo Alex all’opera… come dice mia sorella, non so se lo rivediamo in orizzontale o verticale, ma… *^____^* Bacissimo!

Fabry: bastardone, direi! Alex ci è andato proprio giù pesante! Ma come giustamente dici tu, quello che doveva fare l’ha fatto… almeno non ne è fiero! E’ già qualcosa… #_____# Un bacione!

Kim: ‘morina, com’è la song? Piasuta? Azzeccata all’argomento? Eh, direi di si, considerando tutta la situazione… come mai ho idea che mi ti sei squagliata come una candelina di cera? U.U Povera luvvia! Consoliamoci col 3 Novembre… *^_______^* …e anche con le prove generali di qualcuno… ^______- Tvtttttttttttttttttttttttttttttttttb!

Miky Black: grazie! Eh si, poverini i due bimbetti Weasley… sono stata crudele! +.+ Un bacetto!

Carol87: io adoro Pochaontas!! *^__________^* In effetti lei e Katie hanno parecchio in comune, ora che mi ci fai riflettere! Ups, mi sa che il fatto che Jack si stia dando una svegliata non sia sufficiente a farmi perdonare per Simon… #_______# Un bacio immenso a te… e uno grande grande anche al bimbetto che curi! *^_____^*

Hiromi: sorpresa, sono riuscita ad aggiornare prima del previsto! ^____^ Eh, era necessario che Katie scoprisse tutto e così presto, perché da adesso in poi il ritmo sarà molto più intenso e le cose si succederanno a distanza di giorni e non di mesi… poveri, non li lascio in pace un momento! U.U E anch’io voto per uno sterminio di massa di Taventoon e Frank l’animalone! ^_____- Baciotto!

vale: …uhm… io vorrei dirti che Simon non muore, però… ehm… devono essere proprio queste parole? U.U" Beh, almeno ho aggiornato prima dell’altra volta! Un bacio!

Lazyl: è vero, lui e Mel si dovevano sposare e fare tanti piccoli genietti… ç______ç Ecco, adesso mi odio più di prima! Perdono, non infierire… non è colpa mia, è tutta colpa di quell’antipatico di Alex! *u* Si, tecnicamente è opera mia, però… desperacion sul serio!! Un besito! ^___-

Phoebe80: povera cucciola, ti ho ammazzato in un sol colpo… ç______ç Grazie tesora per la tua immensa comprensione! Beh, io come al solito non posso parlare… non posso nemmeno dirti ce hai ragionato bene o se sarebbe stato bello che la tua idea coicidesse con la mia… posso solo dirti che devi essere adorabile mentre rifletti? *^_____^* Il momento della vendetta arriverà, arriverà presto… confesso che non vorrei essere al posto di Alex! 0.0 Un bacio giganteschissimo, sau tesora!

Saturnia: quanto ti ho pensata quando scrivevo lo scorso chap! E ti ho pensato tanto anche durante questo! Poooovera stella, ti sei disperata tanto? Però nella mia crudeltà almeno ho regalato al nostro adorato Pannolone un chappino tutto suo per dire ciao alle sue innamorate lettrici! ç____ç Può essere utile che vedo cespugli di more ricrescere a vista d’occhio? ^____- No, probabilemente no… perdooono! E grazie per tutti i complimenti che mi fai, sei adorabile! Un bacio immenso e universale!

Meggie: …mi hai contagiato, tesora mia, adesso anch’io ho cominciato a far fuori i miei protagonisti! *^____^* Povera tesora, iltuo amore per i personaggi è un pericolo! XD Porca paletta sì, mia sorella ha votato per una petizione abbatti-gufo-che-interrompe dopo la quasi scintilla fra Jack e Amy! Beh, almeno loro se la cavano meglio… non che questo compensi, però… un bacio enormissimo, e aggiorna presto che sono in astinenza!! ^___^

MandyJJ: mi fa piacere di essere riuscita a commuoverti! E ho aggiornato prima che ho potuto, visto? Per una volta! Un baciotto! *^___^*

Alissa11: dannato gufo, eh? C’eravamo quasi! ^_____- Alex è un infame, concordo con te… o più semplicemente, non ha avuto il coraggio necessario e ha preferito non opporsi a una cosa così ingiusta… ora come ora, sinceramente, non viene troppo da perdonarlo a vedere quel povero picciolo di Simon che ci lascia! ç________ç Bacissimo!!

Lady Numb: *sunny chiede perdono a mani giunte per l’ora di lezione passata a disperarsi* Ho voluto dare a Simon tutto lo spazio che meritava, anche se questo chap non mi è riuscito proprio come volevo io, ma era giusto che andasse via con tutti gli onori… Alex, ahimè, è davvero innamorato di Katie… solo che sta cominciando a capire solo adesso che l’amore non è il possesso egoistico come gli hanno insegnato, ma è tutta un’altra cosa… peccato che dovesse lasciarci le penne il Pannolone perché lui lo capisse! *sunny furiosa con se stessa e con i suoi personaggi* Grazie tesora per i complimenti! E si, anch’io sono un’universitaria! *^________^* Eh eh! Un bacio grande come tutto il pianeta!!

~Lily~: ora come ora non posso esaudire la tua richiesta… glab! Povera testolina mia staccata a morsi! #_____# Ma in realtà anch’io mi prenderei a morsi, perciò… fallo per me e per te! Baci!

Ayashi: grazie mille! Ohi ohi, insieme al Pannolone rischio di essere ammazzata anch’io… aiut! Però hai ragione te perché Simon mancherà tanto anche a me, quindi figurati! ç____ç Un bacetto forte!

Cloe Sullivan: beh, diciamo che almeno per metà ti ho dato retta: Jack si sta dando una svegliata! *^_____^* Per Simon… ç______ç Grazie tantissimo per i complimenti! Un bacio forte forte!

Sirius4ever: nuuuu, in ginocchio no, che poi mi commuovo anch’io! Lo so che Simon ci mancherà tanto… posso farmi perdonare in qualche modo? *.* Grazie mille, è sempre bello ricevere complimenti! Un baciottolo!

Maga Magò: concordo, molto cattiva! Infame quasi quanto Alex! U.U Però almeno con Jack e Amelia sto facendo la brava, si nota? *^____^* Uuh, non mi dire così, che già non sono troppo abituata a far morire i miei personaggi… qua va a finire che mi ci metto anch’io a piangere! #_____# Un bacionissimo!

Giuggia89: povera tesora, ti ho un po’ massacrato… perdono! Per Katie funziona così, lei non emana le sue emozioni ma sente quelle degli altri e se sono tristi cerca di aiutarli il più possibile… in questo caso è già troppo disperata lei per dare una mano, perciò… la visione che ha avuto quando ha toccato Simon è stata colpa del veleno, quella robaccia che aveva in corpo il fratello è mortale e per questo ha visto quello che ha visto. Eh eh, ottima l’analisi di Jack, sei grande! *^_____^* E piace anche a me l’idea che il frugolino di Amelia sia una bimbetta! ^____- Un bacio gigantesco!

TBI: troppo gentile, me onorata! Beh, magari questo chap ha qualche pecca in più, ma non volevo metterci la solita vita ad aggiornare, così… grazie per i complimenti e un bacio grande! ^___-

Lilith: …ho avuto un attacco di perfidia e l’ho sfogato col povero Simon, non c’è che dire! U.U Ahimè, Alex non avrebbe mai dovuto cedere… il fatto è che in questa storia molto è fantasia, ma un pizzico di realtà ci vuole sempre, e nella realtà le cose vanno sempre un po’ così… ç_____ç Un baciottolo!

Deepderk: in effetti la scena fra Mel e Simon era quella che mi ha fatto cacciare la lacrimuccia! ç_____ç Si, avevo dato un po’ di segnali per prepararvi a quello che sarebbe successo… anche se non si è mai preparati abbastanza! Jack e Amelia fanno progressi, però! Almeno loro! Un bacissimo!

Anduril: …riconosco che FMI non sarà più la stessa senza il Pannolone! Mi impegnerò a fare del mio meglio, tu non smettere di seguire gli avvenimenti perché ora saranno tutti uno dietro l’altro a perdifiato… poveri cuoricini dei miei lettori adorati! ç______ç Perdono!! Un bacio con abbraccio!

Avana Kedavra: sei perdonabilissima quando si tratta di complotti prof contro alunni! *^___^* Fai bene tesora a dire che le cose stanno prendendo una piega terribilmente complicata, qui c’è una vera e propria guerra civile dietro l’angolo! *.* Il ritmo sta per complicarsi… che casino!! ^____^ Un bacio forte anti-studio!

Saphira89: povera, ti ho sconvolto! Mi dispiace tantuuuuu!!! ç________ç Mi perdoni? E quanto ti capisco, stare senza internet a casa è atroce, io ho già passato questa situazione più volte… U.U" Un bacio grande!

Sharkie: sei la benvenuta fra i recensitori, è un piacere sapere che anche tu leggi le mie storie! Visto, ho aggiornato il più presto possibile! *^_____^* Così non ti devi più suicidare! Un bacione!

 

 

 

…non dovrei aver dimenticato nessuno, ma se l’ho fatto mi scuso già da ora! Ah, e mia sorella ringrazia tutti per il sostegno morale e i vari in bocca al lupo che le avete mandato! ^____- Io invece vi ringrazio infinitamente perché mi avete fatto raggiungere un traguardo che mai e poi mai mi sarei aspettata di raggiungere, nemmeno nelle mie previsioni più ottimistiche… 600 recensioni!!! GRAZIEEEEEEEEE!!!!! Vi voglio benissimo!!! ♥♥♥ Mi raccomando, lasciatemi un commentino anche stavolta che fa sempre bene… anche se ho la sensazione che i più vorrebbero uccidermi al momento… pietà! *.* Sau bimbi, alla prossima puntata!

 

Sunny

 

 

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Capitolo 16
*** Punti di vista ***


Importantissimo: Buon compleanno Alissa11

Importantissimo: Buon compleanno Alissa11!!!!!! *^________________^*

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 15: PUNTI DI VISTA

 

 

Goodnight, sleep tight
No more tears
In the morning I'll be here
And when we say goodnight,
Dry your eyes
Because we said goodnight,
And not goodbye
                                   Goodnight, Evanescence

 

 

***************

 

 

Non sapeva come dirglielo…non sapeva neanche se crederci lui stesso, perchè per quanto quei giorni fossero stati un maledetto conto alla rovescia, fino alla fine avevano sperato tutti che quella maledetta notizia non arrivasse.

 

Speranza vana.

 

E ora lui era lì e doveva dirlo a loro due, e sentiva le lacrime pungergli gli occhi e una voglia pazza di spaccare il mondo. Come poteva dirglielo… non c’era modo.

 

Stavano dormendo così bene… Amelia era sdraiata sulla schiena, con l’aria di chi quella dormita l’aveva desiderata parecchio, e Jack aveva la testa sulla sua spalla e un braccio che le circondava protettivamente l’addome arrotondato. Erano belli… si, erano belli. Erano bellissimi. Sembravano aver trovato un po’ di pace affidandosi l’uno all’altra.

 

E lui doveva dirglielo. E distruggere quella pace.

 

Dan avvertì un’innaturale pesantezza nella mano quando la sollevò per scuotere leggermente il cugino. Ci volle qualche secondo prima che Jack desse segno di averlo sentito… poi finalmente il ragazzo rosso aprì gli occhi e si mise seduto, cercando di abituare gli occhi alla luce del giorno. Ancora sbigottito volse lo sguardo verso chi lo aveva svegliato, e quando vide quello sguardo…

 

Amelia si stropicciò gli occhi e si sollevò a sedere a sua volta, riprendendo contatto con la realtà dopo quella dormita così profonda e pesante della notte precedente. Mentre ancora sbatteva gli occhi non del tutto svegli, la ragazza vide i pugni del suo migliore amico stringere convulsamente le lenzuola, e subito notò l’ombra che li sovrastava. Alzò lo sguardo di scatto, e vide il viso cereo e stravolto di Dan Potter. Dan non aveva mai avuto la lacrima facile. E ora stava piangendo.

 

No…

 

 

***************

 

 

Corse fuori contro il vento sferzante, cercando di perdersi nel piccolo parco fuori dal San Mungo, tentando di mettere quanta più distanza possibile fra lei e le urla di dolore di  Mel, fra lei e il pianto disperato di sua madre, fra lei e la rabbia straziante di suo padre, fra lei e tutto quel dolore… ma era perfettamente inutile. Le rimbombavano addosso tutte quelle emozioni, la stordivano e le lasciavano il fiato mozzo in gola… poteva solo provare dolore.

 

E un mostruoso, terribile, agghiacciante senso di colpa.

 

Katie crollò sulle ginocchia e nascose il viso fra le mani, mentre il suo corpo veniva scosso da terribili singhiozzi. Non era riuscita a dire addio a Simon… il suo adorato fratellone l’aveva lasciata. Ricordava ancora con orrore e dolore ogni istante dei pochissimi minuti appena passati, poteva ancora sentire nitidamente tutte quelle urla, la voce di Marsh, l’amico di Jack, che gridava alle infermiere di non fermarsi e di tentare anche l’impossibile… echi di un dolore schiacciante che presto sarebbero diventati marchi di fuoco nel suo cuore e nella sua testa.

 

C’era un fiorellino lì davanti a lei… un unico fiore piccolo e solitario in mezzo a quell’erbetta calpestata, scosso continuamente dal vento eppure così resistente. Katie lo strappò e lo gettò a terra, mentre urlava al cielo tutta la sua disperazione. Questo non poteva sopportarlo… questo non era un sentimento che poteva dominare. Era immenso, le scorreva nel corpo attraverso il sangue, tramite il sistema nervoso, era ovunque dentro di lei, le sembrava di vedere tutto bianco… stava impazzendo, non c’era altra spiegazione. Tutto quel dolore la stava portando alla follia.

 

O forse stava spingendo alla pazzia il ragazzo biondo in piedi dietro di lei, coperto da un lungo mantello scuro con tanto di cappuccio, a cui il cuore sanguinava nell’assistere a quella scena.

 

Alex dovette dominare l’impulso di prenderla in braccio e coccolarla fino a renderle il sorriso… si limitò ad appoggiarle una mano sulla testa, sperando di ottenere una tregua di qualche secondo. “Katie.” mormorò in un sussurro, accarezzandole la chioma bionda.

 

Katie rabbrividì nel riconoscere quella voce… in preda a una rabbia accecante, gli scansò violentemente la mano e balzò in piedi. Era una furia, una furia stravolta con i capelli spettinati, le lacrime che ancora le rigavano le guance e gli occhi rossi e gonfi. Lo stava guardando come se volesse incenerirlo sul posto… era così innaturale vedere quegli occhi, una volta così allegri e pieni di vita, carichi di odio e dolore.

 

“Che cosa vuoi, assassino?” sibilò, con la voce che le tremava. “Sei venuto a vedere se il tuo piano ha avuto successo? Sei venuto ad assicurarti che sia andato tutto come volevi?”

 

Alex scosse la testa. “Lo sai che non è per questo che sono qui.”

 

“Con che faccia osi dirmi questo…” Katie ingoiò un singulto e lo fulminò con lo sguardo. “…io non so niente di te… non so neanche come ti chiami… so solo che credevo di aver trovato tutto, e invece ho portato solo dolore a quelli che amo, e tutto per colpa della mia dannata ingenuità.”

 

Una lacrima solitaria le scivolò lungo la guancia pallida, e Alex lottò con se stesso per non allungare la mano e scansargliela dolcemente.

 

“Che vuoi ancora da me?” la voce di Katie era rotta dal pianto, eppure era straordinariamente dura e forte. “Non ti basta quello che ti sei già preso? Ti sei preso la mia dignità, la mia fiducia… mio fratello… mi hai trattata come una puttana, che altro sei venuto a rubarmi ora?”

 

Alex strinse forte i pugni. “Se avessi davvero voluto trattarti da puttana mi sarei preso molto di più, e tu lo sai.”

 

Non avrebbe mai creduto di leggere nel suo sguardo limpido e sereno una rabbia così violenta… era fuori di sé, non aveva quasi nulla della ragazzina entusiasta della vita che lo aveva fatto innamorare. Aveva nostalgia di quella ragazzina gioiosa… Alex incassò quella malinconia con la stessa fisicità di un pugno allo stomaco.

 

“Ascolta, ora non c’è molto tempo per parlare… devi dirmi come sta tuo fratello.”

 

Katie vide rosso… e lo schiaffeggiò con tutta la forza di cui era capace prima ancora di pensarci, facendogli voltare la faccia dall’altra parte. “Carogna!!” urlò. “Non hai il diritto di chiedermi questo!! Non ti darò altri motivi per ridere del mio dolore, maledetto bugiardo!!!”

 

Alex si ritrovò a dover respingere un vero e proprio assalto di calci, pugni, schiaffi e spintoni, e anche se ci avrebbe messo meno di un attimo a immobilizzarla, si limitò a respingere o parare i colpi nel tentativo di spiccicare due parole. “Non voglio ridere di niente, dannazione, voglio aiutarti!!”

 

Katie non controllava né le lacrime né i movimenti convulsi del suo corpo. “Assassino, sei un sudicio assassino… hai ucciso mio fratello, ti odio, sei un assassino… io ti amavo, e tu l’hai ucciso!!!”

 

“Come?!” Alex le bloccò i polsi in una presa d’acciaio. “Stai dicendo che Simon è già…”

 

“TI ODIO!!!”

 

“Quanto tempo fa è successo?”

 

“Assassino, me la pagherai cara…”

 

Alex l’afferrò bruscamente per le spalle e la strattonò. “Rispondi, cazzo!! Quanto tempo fa è successo?!”

 

“ADESSO!!! Adesso, verme schifoso!!!” Katie smise di lottare dopo quell’urlo disumano… era sfibrata dalla rabbia e consumata dal dolore, e la presenza di quel ragazzo amplificava entrambe le sensazioni. “Non potevo restare più a sentire…” piagnucolò, stringendo forte gli occhi. “…non risponde più… non respira… i guaritori dicono che l’hanno perso, è tutto finito… ed è solo colpa mia…”

 

Alex decise di non trattenersi più e la baciò… Katie immediatamente tentò di divincolarsi, ma lui le immobilizzò le braccia dietro la schiena e le bloccò il corpo fra il proprio e un albero. Le sue labbra le cercarono avidamente la bocca e non si arresero ai rifiuti, non concessero abbastanza spazio per mordere, non le lasciò la possibilità di difendersi… ne venne fuori un bacio rabbioso, disperato, di folle passione… un bacio che per un momento simboleggiò il raggio di sole che l’uno era stato per l’altra, un raggio di sole sfiorato per un attimo da entrambi e tragicamente perso in una manciata di minuti. In quel bacio c’era tutta la loro relazione: impossibile e maledettamente travolgente, com’erano stati quei mesi insieme. Alex detestava il fatto di essere stato sconfitto, di aver perso così il suo proverbiale autocontrollo, ma non poteva negare a se stesso la presenza della ragazza di cui era innamorato… al suo confronto tutto diventava irrilevante. E Katie si odiava con tutte le sue forze perché stava rispondendo al bacio di chi l’aveva tradita in quel modo, ma purtroppo per lei quelle labbra, quella presenza una volta così rassicurante e amata… tutto di lui le mancava da morire. Peccato che le mancasse qualcuno che in realtà non era mai esistito. Le mancava Alex Templeton… le mancava il principe azzurro che altro non era stato che una farsa. Era solo lui che voleva baciare, che voleva al suo fianco come una volta… quel ragazzo non c’era più?

 

Quel bacio li stava consumando come li consumava disperatamente il loro amore proibito.

 

Ghiaccio e fuoco, sole e luna, notte e giorno, come loro non avevano il diritto di stare insieme. Ed ecco perché nonostante tutto nessuno dei due voleva interrompere quel bacio… perché significava guardare in faccia la realtà e dirsi addio una volta per tutte.

 

Per questo quando rimasero fronte a fronte, ansimanti, nessuno dei due aprì gli occhi. Faceva troppo male. Ma Katie era una Weasley… il coraggio era insito nei suoi geni. Per questo fu lei la prima a trovare la forza di guardarlo in faccia. “T-Tu non puoi continuare così… mi hai tradito, mi hai portato via tutto ciò che di bello avevo… io non…”

 

…cos’è?

 

Katie aprì la mano sinistra e scoprì di aver avuto la giusta sensazione… conteneva effettivamente qualcosa. Una piccola boccetta verde piena di un liquido stranamente denso. Subito tornò a guardare lui…

 

Alex sospirò stancamente, e le sue spalle si abbandonarono verso il basso. “E’ l’antidoto per tuo fratello. Per fortuna è forte quanto il veleno, agisce in una manciata di secondi, perciò anche se Simon fosse appena… non devi temere, una goccia di questo e ogni traccia di veleno nel suo sangue si polverizzerà al volo. Se sei veloce lo recupererai in tempo.”

 

Katie avvertì una piccola sensazione di speranza che tornava a farsi largo in lei dopo quei giorni di buio totale… provava così tante cose insieme che non sapeva cosa pensare. Non capiva a quale emozione doveva dare la precedenza. E quando tentò di aprire la bocca, non ne venne fuori un fiato.

 

Alex allungò una mano fino ad accarezzarle una guancia liscia. “Ti dovrei tante spiegazioni, piccola Katie… tu non meritavi questo, ma inizialmente io credevo di avere una buona ragione per fare quello che ho fatto, credevo che fosse lo scopo della mia vita… e poi sei arrivata tu.” il suo sorriso si fece ancora più malinconico. “Ho vissuto la vita come non avevo mai fatto insieme a te… ho provato emozioni che credevo inesistenti, mi sono svegliato col sorriso sulle labbra ogni momento che ho passato al tuo fianco… mi hai insegnato che l’amore non è solo possesso, ma desiderare la felicità di chi ami… credevo di poterti amare a modo mio, senza modificare il mio piano di vendetta, ma mi sono reso conto che è impossibile… è impossibile proprio perché ti amo, non mi limito a desiderarti… ti amo con tutto me stesso. Mi hai completamente spiazzato, mi hai messo a tappeto… ma non me ne importa. Tutto ciò che conta è saperti felice, anche se non potrai essere felice con me.”

 

Katie non riusciva a parlare… la sincerità di quegli occhi stanchi stava dissipando qualsiasi dubbio avesse nei suoi confronti.

 

“Dubita pure di tutto quello che vuoi, ne hai il diritto… ma ti supplico, credimi quando ti dico che ti amo. Perché per quanto questo possa essere sbagliato, anche se sto firmando la mia condanna a morte, io non smetterò mai di essere innamorato di te.”

 

Una lacrima le scivolò lungo la guancia, e Katie guardò prima la bottiglietta con l’antidoto, poi di nuovo lui.

 

Alex le strizzò l’occhiolino. “L’orgoglio si può accantonare se la cosa a cui tieni è più importante.”

 

Katie strinse forte le labbra, mentre lacrime calde le scendevano dagli occhi azzurri. Era iniziata così la loro storia… con delle bugie… e ora si concludeva con l’unica verità forte abbastanza da distruggerla.

 

“Tu sei stata la mia favola, Katie… e mi dispiace che non possa finire col lieto fine che avresti sognato tu, ma questo… questo è tutto quello che posso darti.” Alex chiuse forte gli occhi per un momento. “Ti amo… mi porterò dentro il tuo sorriso per tutta la vita… e anche se non potrai mai perdonarmi per il male che ti ho fatto, io continuerò ad amarti e a pensare a te come all’unico momento in cui la vita mi è sembrata degna di essere vissuta.”

 

Katie si sentiva di esplodere… provava un milione di emozioni tutte insieme, e il pensiero che quello fosse un addio le dava le vertigini. Non si oppose minimamente quando lui si chinò di nuovo su di lei per baciarla. E il fatto che quel bacio fosse dolce e senza pretese proprio come il primo che si erano dati bruciava infinitamente di più.

 

Alex le fece un piccolo sorriso. “Non hai tanto tempo, amore mio, corri… va’ a salvare tuo fratello. Vai.”

 

Katie arretrò… lentamente cominciò a correre verso il San Mungo, voltandosi di continuo verso di lui, poi iniziò a correre veloce e non si voltò più… ma Alex rimase comunque a guardarla. A rubare un’ultima, ennesima immagina da marchiare a fuoco nella sua anima prima della fine.

 

 

 

 

 

Katie corse talmente forte che rischiò di cadere per le scale, dove saltava due gradini alla volta. In quel momento non riusciva a pensare con lucidità, l’unico obiettivo era raggiungere in tempo quella maledetta Sala Rianimazione. Corse ancora più veloce quando li vide lì, tutti quanti fuori dalla stanza… tutti a sfogare il loro dolore come potevano. Katie normalmente avrebbe sentito la pulsione naturale di fermarsi per aiutare almeno sua madre e Mel, che sembravano le più disperate mentre si abbracciavano forte, ma non c’era il tempo… si fiondò direttamente dove suo padre era in piedi accanto a un guaritore dall’aria mortificata, mentre lo zio Harry gli teneva una mano stretta forte sulla spalla. Non furono in molti a sorprendersi di vederla entrare in quelle condizioni, Chad la notò solo perché era più alto di Julie e vedeva al di là della sua testa mentre la abbracciava.

 

“Papà!!!” urlò Katie, spostando su di sé l’attenzione di tutti. Non aveva un briciolo di fiato, e il cuore le martellava nel petto tanto forte da sentirselo in gola. “Ho l’antidoto!!!”

 

“Che cosa?”

 

“Katie, che stai dicendo?!”

 

“Come l’hai trovato??”

 

“Chi te l’ha dato?!?”

 

“Non c’è tempo per queste cose!” ansimò Katie, mostrando a tutti la bottiglietta.

 

“Mi dispiace doverle dare questo dolore, Miss Weasley, ma suo fratello purtroppo ci ha lasciati qualche minuto fa.” Le disse rammaricato il guaritore. “Ormai è troppo tardi.”

 

“No!!” urlò Katie. “No, questo lo può salvare!!”

 

Amelia scattò in piedi. “Facciamo un tentativo, non abbiamo nulla da perdere!”

 

“Almeno proviamoci!” le fece eco Dan. Sembrava tutto così inverosimile, stava avvenendo troppo in fretta, non si riusciva a capire da dove arrivasse quella roba, cosa fosse realmente, come fosse finita in mano a Katie… ma se quella bottiglietta era l’ultima speranza, davvero l’ultima, nessuno voleva rinunciarci.

 

Il guaritore scosse la testa. “Non possiamo alimentare false speranze che poi…”

 

“Potrebbe anche funzionare!” Ginny si asciugò brutalmente le lacrime e avanzò con decisione. “E’ successo solo pochi minuti fa, le cellule non smettono mai di vivere nello stesso istante di un decesso, abbiamo ancora qualche secondo a nostra disposizione!”

 

“…Dio…Dio mio…” piagnucolò Mel nel collo di Hermione. Nessuna delle due riusciva a connettere con la realtà, sentivano quel vociare impetuoso come se ci fosse ancora una piccola speranza, non riuscivano a capire se era vero… Simon era morto… non lo si poteva più salvare… o si? Cosa stava succedendo?

 

“Signori, vi sto dicendo che è tardi…”

 

“Ma non lo saprà mai se almeno non ci prova!!” gli urlò Harry.

 

Il guaritore scosse la testa. “Io vi proibisco categoricamente di somministrare questa roba al mio paziente, dall’alto della mia etica professionale una cosa del genere…”

 

L’uomo non potè continuare la frase, potè solo restare immobile con gli occhi spalancati. Ron lo teneva stretto per il bavero del camice contro la parete, e lo guardava col fuoco negli occhi. “Io la tua etica professionale te la faccio uscire per le orecchie, sacco di merda!” ruggì.

 

Jack non ci pensò un minuto di più… strappò di mano a Katie la bottiglietta con l’antidoto e spalancò con un calcio le porte della Sala Rianimazione. Si fiondò dentro ignorando le due infermiere che vedendolo entrare gli urlarono di fermarsi… puntò dritto verso Marsh, che visibilmente commosso stava coprendo con un lenzuolo il viso bianchissimo di Simon. Jack lo scansò brutalmente e cercò di sollevare almeno un po’ la testa di suo fratello, evitando volutamente di notare quanto fosse immobile e freddo.

 

“Ma che cosa fa!!” un’infermiera si gettò in avanti per bloccarlo quando lo vide trafficare con la bottiglietta.

 

“Aspetta, Marie, aspetta!” Marsh trattenne la donna. “Jack, si può sapere che diavolo…”

 

“So quello che faccio!!” gli urlò Jack, un attimo prima di rovesciare tutto il contenuto della bottiglietta fra le labbra socchiuse di suo fratello.

 

Passarono una ventina di interminabili secondi in cui la vita sembrò paralizzarsi in quella sala, si sentivano solo le urla provenienti da fuori dove la tensione era alle stelle, ma dentro non volava una mosca… l’unico rumore era quello del respiro affannoso di Jack.

 

E poi quel risucchio d’aria… di vita.

 

Simon strinse forte gli occhi e annaspò come se gli mancasse l’aria, tossendo e affannando furiosamente.

 

“SI!!!” la gioia era incontenibile nel cuore di Jack, mentre abbracciava forte suo fratello. “Sei grande, Pannolone, lo sapevo che ce l’avresti fatta, lo sapevo!!!!”

 

“Così si fa, grande!!!” ridendo felice, Marsh arruffò i capelli di Simon. “Sei il migliore, ragazzino!!”

 

“Oddio, ma è una cosa incredibile!” esclamò incredula una delle infermiere, coprendosi la bocca con la mano.

 

“E’ un miracolo!” fece un’altra.

 

Sentendolo tossire, Marsh afferrò al volo una mascherina per l’ossigeno e l’appoggiò sul viso di Simon, che faceva fatica a respirare un po’ per conto suo… e un po’ perché Jack lo stava veramente consumando a suon di abbracci.

 

“Non ci credo…” l’infermiera Marie si lasciò sfuggire un sorriso incredulo ma felice… e non protestò stavolta quando vide correre dentro i genitori del ragazzo. Era troppo bello vederli piangere di gioia, abbracciare il loro giovanotto mentre contemporaneamente ridevano felici, mormorando parole d’amore per quel figlio creduto perso per sempre. La ragazza bruna con gli occhi blu, poi… si gettò al collo del ragazzo continuando a ripetergli “Grazie amore mio”, abbracciandolo come una furia scomposta. Il ragazzo rosso le lasciò il suo posto e corse fuori a urlare di gioia insieme agli altri, che a loro volta fra lacrime di commozione, risate e abbracci stavano facendo venir giù l’intero ospedale.

 

Simon non aveva ancora aperto gli occhi, non sembrava neanche che riconoscesse le persone attorno a lui, l’unica flebile risposta che aveva dato agli abbracci era stato qualche pallido sorriso sotto la mascherina d’ossigeno… ma era vivo. Vivo.

 

Katie si lasciò prendere in braccio da Jack per un intensissimo abbraccio, e la sua gioia si raddoppiò sentendo quella che irradiavano tutti gli altri in festa attorno a lei… era circondata di allegria e felicità, e Simon era di nuovo con loro… le sembrava un sogno dal quale non voleva svegliarsi più. E tutto grazie a quell’antidoto…

 

Non ci pensò che un istante, poi Katie girò sui tacchi e approfittando del trambusto generale corse fuori dal San Mungo… percorse velocemente il piccolo parco dov’era andata a piangere solo pochi minuti prima, sperando che lui fosse ancora lì… ma non c’era più nessuno. Si voltò in tutte le direzioni, ma di Alex nessuna traccia.

 

O meglio, una c’era.

 

Il fiore che lei aveva strappato prima… adesso era di nuovo piantato nel terreno, dove segni di dita sulla terra rivelavano quello che lei voleva sapere.

 

Commossa, Katie si inginocchiò accanto al fiorellino e lo accarezzò… e non si voltò alle sue spalle dove, nascosto dietro un albero, c’era proprio lui. Proprio la persona che voleva vedere, perché prima non era riuscito a dirgli niente, eppure c’era così tanto da dire…

 

Alex fece un piccolo sorriso, quindi si coprì il capo con il mantello nero e si avviò nella direzione opposta al San Mungo nel massimo silenzio.

 

Addio, piccolo angelo… buona fortuna.

 

 

***************

 

 

“Io ancora non ci credo, ma è un sogno.” Fece Julie, mentre scendevano le scale del San Mungo diretti al bar dell’ospedale.

 

“Altrochè.” Dan fece un sorrisetto. “Premesso che c’è ancora tutto da capire, la cosa più importante è che Simon stia bene ora. Al resto penseremo con calma, sinceramente dopo questi giorni d’inferno voglio godermi cinque minuti di gioia.”

 

“Hai ragione, per una volta che possiamo.” Chad fece un sorrisone dei suoi. “Quasi quasi per festeggiare mi vado a fare un altro piercing.”

 

Dan scoppiò a ridere, continuando a camminare insieme agli altri lungo il corridoio dell’ospedale. “Non per fare il disfattista, Chad, ma secondo me non c’è rimasto più spazio per bucarti. Beh, oddio, forse un po’ di posto ancora libero c’è…”

 

“Non ti azzardare a dargli altre idee.” Esclamò Julie, tenendosi ben stretta la mano di Chad nella sua. Era così bello poter di nuovo ridere e scherzare allegramente, proprio come se il macigno che avevano portato sulle spalle fino a qualche ora prima per interminabili giorni si fosse improvvisamente sbriciolato.

 

“Ah beh, non è detto, sai?” Chad si finse pensieroso. “Là sotto un piercing sarebbe molto coreografico.” Julie ridendo gli diede una bottarella sulla nuca.

 

Dan rise e tornò a guardare avanti a sé… e con sua immensa sorpresa, vide che lì al bar a parlare amichevolmente con i suoi genitori c’era proprio lei. La sua Sarah. Il cuore gli mancò un battito quando anche lei lo vide e gli rivolse un sorriso radioso e leggiadro, e questo lo fece avvicinare quasi di corsa.

 

“Tua madre mi ha dato la bellissima notizia.” Sarah gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte, cercando di non lasciarsi completamente andare lì in pubblico. “Non sai quanto sono felice per tuo cugino… e per te.”

 

“Grazie, amo… Sarah, sei stata molto gentile.” Dan inalò con piacere il suo profumo, e gli sembrò che i sensi quasi gli si appannassero per la gioia. In pubblico o no, gli dispiacque infinitamente quando quell’abbraccio si sciolse. “Ma che ci fai tu qui?”

 

“Sarah è venuta insieme al papà di Mel.” Gli spiegò Ginny. “Lui è di sopra da Simon, e lei è venuta per portarti l’abbraccio di tutti i tuoi compagni.”

 

“Ah bene, in tal caso…” Dan spalancò le braccia e fece un irritante sorrisetto. “Mi dovrai abbracciare ancora.”

 

“Facciamo questo sacrificio.” Sarah rise e lo abbracciò nuovamente… si sentiva così felice di essere lì con lui, a condividere un’emozione così intensa con l’uomo che amava, finalmente poteva stargli vicina… “Ti amo.” Gli sussurrò pianissimo.

 

Stasera da te.” Le disse altrettanto sottovoce Dan, che trovò doppiamente faticoso separarsi da lei per la seconda volta in pochi minuti.

 

“Ma che bellissimo anello…” Julie osservò con entusiasmo e curiosità l’anellino che Sarah teneva al dito con tanta cura. “E’ davvero splendido.”

 

“Si, è bellissimo.” Un sorriso genuino si fece largo sul volto solare di Sarah, rendendola molto più semplice di quanto non sembrasse in realtà.

 

“Chi te l’ha regalato ha decisamente un ottimo gusto.” Osservò furbescamente Ginny, spostando gli occhi sul figlio… ma Dan non aveva occhi che per Sarah, era ancora sorpreso ma evidentemente felicissimo di averla trovata lì, dopo quella mattina così atroce. E a giudicare dallo sguardo della ragazza, lei condivideva quella gioia.

 

Julie si voltò verso il suo ragazzo. “Quand’è che me lo regali anche tu un anello così?”

 

Chad fece una smorfia. “Quando mi aumentano lo stipendio, tesoro, perché per il momento quel pataccone scintillante è lontano anni luce dalla mia busta paga.”

 

Julie arricciò il naso in segno di indignazione. “Trasudi avarizia da tutti i pori, ecco perché la nostra relazione non decolla.”

 

Harry fece schioccare rumorosamente le labbra, fingendo un’aria distratta. “Questo perché non dovrebbe essere la relazione a decollare…” Ginny lo interruppe pestandogli un piede.

 

“Ehi, papà!” fece allegramente Chad. “Sto andando a farmi un buco per festeggiare, vuoi venire anche tu?”

 

“No, però se vuoi te lo posso fare io un buco bello grande proprio in mezzo agli occhi…”

 

Tutti risero, Chad in testa. “Sei grande, paparino, non un uomo ma un mito.”

 

Harry si voltò sgomento verso il figlio. “Mi ha chiamato paparino?”

 

Dan ridacchiando gli diede una pacca sulle spalle. “Fatti forza, su.”

 

“Bando alle ciance.” Ginny fece un enorme sorriso. Si sentiva più leggera da quando aveva riabbracciato Simon. “Stasera si va tutti fuori a cena, ci meritiamo di staccare un po’… dobbiamo festeggiare. Sarah, mi farebbe molto piacere se ti unissi a noi.”

 

“Oh, ne sarei felicissima.” E lo era davvero… a poco a poco Sarah si stava affezionando molto alla famiglia Potter.

 

“Ok, però tenete presente che noi dobbiamo andare via prima.” Disse subito Dan, pur rivolgendo uno sguardo carico di gratitudine a sua madre. “Voglio andare a salutare il resto della squadra, è da parecchio che manco e quindi…”

 

“Come volete.” Ginny trattenne una risata… adesso si dice così, salutare i compagni di squadra? Non si finisce mai di imparare… “Allora, andiamo?”

 

“Bene, perché ho una fame che non vi dico. Dopo tutti questi giorni mi è tornata all’improvviso.” Fece Julie, ben contenta di lasciare l’ospedale col resto della famiglia e col sorriso sulle labbra.

 

“Davvero, paparino… un bel piercing alla tua età ci sta di lusso…”

 

“Pensa alla tua di età, E NON CHIAMARMI PAPARINO!!!

 

 

***************

 

 

“Ecco qua… una bella scarica di vitamine, così ti rimetti in piedi nel più breve tempo possibile.”

 

Marsh sistemò la flebo per un’ultima scrupolosa volta, quindi strizzò un occhiolino vispo al ragazzo malconcio ma meravigliosamente vivo sdraiato nel letto. Simon Weasley era tornato dal mondo dei morti quando nessuno poteva più sognare un miracolo simile, e adesso per la gioia di tutti si stava riprendendo a poco a poco. Era stata dura allontanare quell’orda di parenti al culmine della felicità, ma adesso l’unico modo per riprendersi era molto riposo… e la presenza della persona che più poteva aiutarlo in quel momento così delicato.

 

“Sicuro che sono solo vitamine là dentro?” domandò premurosamente Mel, che teneva una delle mani del suo ragazzo sigillata fra le sue.

 

Marsh le appoggiò una mano sulla spalla. “Vitamine, sali minerali, liquidi… tutta roba di cui ha bisogno il tuo fustaccio per rimettersi in piedi in un paio di giorni al massimo.”

 

Simon sorrise. Aveva gli occhi socchiusi e lo sguardo un po’ perso nel vuoto, ma almeno tutti i tubicini erano spariti. “…che…mi dici della vista, Marsh? Perché continuo a vedere tutto appannato… sono tutte macchie, niente contorni…”

 

Marsh West esitò. Quello era un momento di gioia, non andava funestato da cattive notizie… non era il momento di dire a Simon che la sua vista era stata irrimediabilmente danneggiata, e che non l’avrebbe più recuperata. Si era occupato personalmente di far iniziare subito la lavorazione di un paio di occhiali speciali per permettere al suo amico di continuare a fare la sua vita di sempre nei limiti del possibile, aveva fatto in modo che il danno fosse relativo… ma sarebbe stato comunque un brutto colpo per Simon, e quello non era il momento adatto.

 

“Ringrazia il cielo per come ti è andata.” Gli disse alla fine. “Sembra che il tuo viaggetto nell’aldilà non abbia avuto conseguenze irreparabili, ti stai riprendendo un po’ alla volta. Adesso non chiedere troppo al tuo fisico, ci penso io a rimetterti in pista, va bene?”

 

“Questo dovrebbe rassicurarmi o è una velata minaccia?”

 

Marsh ridacchiò, ben lieto di poterlo fare di nuovo. “Con quei pupilloni a forma di frittata, sai che bel partitone di quidditch che ci scapperebbe.”

 

Simon rise piano. “Fila via, prima che le faccia anche a te un bel paio di pupille versione bolidi.”

 

Marsh annuì ridendo, e si avviò verso la porta. “E non fatemi un figlio proprio qua, eh.”

 

Mel sorrise, felicissima di essere di nuovo sola col suo Simon, e gli accarezzò e baciò il viso rivolto verso di lei. “Ora come ora farei anche dieci figli con te.” Gli disse dolcemente contro le labbra.

 

Simon imprecò fra sé e sé… riusciva a vederne solo la sagoma, eppure poteva giurare che la sua ragazza doveva essere bellissima in quel momento. Non riusciva a mettere a fuoco le immagini, ma la gioia in quelle parole l’avvertiva nitidamente, e questo contribuì a farlo sentire meglio. A tentoni sporse la mano per accarezzarla, e riuscì a sfiorarle il viso. “Sorridi ancora… sei il miglior premio che potessi vincere alla fine di tutta questa storia assurda.”

 

Mel continuò ad accarezzargli il viso con un’infinita dolcezza, incapace di smettere di sorridere. Che voglia pazza di abbracciarlo che aveva… ma non poteva stringerlo troppo, era ancora debole e non aveva la minima intenzione di strapazzarlo più di quanto avessero già fatto tutti nella loro gioia immensa. “Amore mio… mi sono sentita talmente persa quando… non ci voglio più pensare, non voglio più ricordare niente di stamattina.”

 

Simon ridacchiò piano. “Prima che ci capiti qualche altra cosa… vai di là e cerca un prete, un pastore, un rabbino, un bonzo… chiunque possa dichiararci marito e moglie va bene.”

 

Mel rise contro le sue labbra e gli accarezzò i capelli… era così bello poterlo fare di nuovo. “Ancora non ci credo che sei tornato da me.”

 

Simon sorrise, benchè non riuscisse a vederla e avesse lo sguardo un po’ perso nel vuoto. “Ho dato un’occhiata in giro lassù… non c’era niente che fosse bello come te.”

 

Mel gli rubò un piccolo bacio. “Io veramente ho avuto la paura opposta… essendo il gioiello che sei, non ti avrebbero mollato tanto facilmente.”

 

“Ehi, io ho la pelle dura. Lavoro coi draghi.”

 

“Sai quanto saranno felici di riaverti fra loro?”

 

Simon chiuse gli occhi per un momento, abbandonandosi alla dolcezza di quelle carezze. Aveva voglia di parlare… e in un momento come quello non poteva desiderare un confidente migliore di lei, della donna con cui voleva passare il resto della vita.

 

“…lo sai tenere un segreto?”

 

Mel continuò ad accarezzarlo. “Certo.”

 

“Ho… avuto paura.” Simon fece una piccola smorfia. “Una paura fottuta… quando mi chiamavi e non riuscivo a risponderti. Sentivo te, mamma, papà… vi sentivo urlare il mio nome, però era tutto così buio e freddo… le vostre voci erano lontanissime, sembravano sussurri eppure io lo sapevo che stavate urlando…”

 

Mel chiuse gli occhi e gli baciò la mano. “Immagino che deve essere stato orribile… lo è stato anche per noi.”

 

“Sai cos’è veramente orribile?” le sussurrò Simon, voltando la testa nella sua direzione. “Che ho paura di chiudere gli occhi e addormentarmi… perché se torna di nuovo quel maledetto buio, i-io…”

 

Mel si sedette sul letto e gli prese il viso fra le mani, accarezzandogli le guance con le dita. “No, amore, no… non succederà più, tu sei vivo e sei qui.”

 

Simon fece un sorriso amaro. “Razionalmente so che è così… ma non posso farci niente. Quel buio era così… così nero… era come affogare in un mare di petrolio, non si può descrivere, era solo così tremendo che…”

 

Mel sentì un disperato bisogno di baciarlo, e non si trattenne; Simon poteva anche essere giovane e avere la faccia pulita di un ragazzo, ma era un uomo forte e responsabile, e soprattutto infinitamente buono… c’era sempre stato per chiunque gli avesse chiesto aiuto, sempre. Ma per una volta la stava tendendo lui la mano… era in difficoltà. E lei era più che decisa a dargli tutto l’aiuto possibile e immaginabile.

 

Simon sorrise in modo imbarazzato. “Sono proprio un fifone, eh? Aver paura del buio come i bambini…”

 

“Tu sei quasi morto.” Gli disse con decisione Mel. “Hai affrontato una prova mille volte più grande di te, e l’hai superata brillantemente… che cosa credi di essere, un automa? Sei di carne e pelle, amore, la paura è un sentimento che ti è concesso ampiamente.”

 

“…è che… io voglio essere sempre il meglio per te. Perché tu ti meriti tutto.”

 

“Io ho già tutto.” Mel sorrise e gli accarezzò la guancia. “E visto che siamo in tema di confessioni… sappi che io me la faccio sotto al solo pensiero di vederti chiudere gli occhi, dopo quello che ho visto.”

 

Simon ridacchiò. “Perfetto, ora siamo a posto… basta che non mi addormento più e il gioco è fatto. Che ci vuole, mi imbottisco di stimolanti dalla mattina alla sera…”

 

Mel sorrise ma scosse la testa. “Io ho un’idea migliore. Vinciamo insieme la paura… comportiamoci da marito e moglie, affrontiamo il problema come una vera squadra. Ti va?”

 

Simon intrecciò le dita con quelle di lei. “Con te farei qualunque cosa, lo sai.”

 

“E allora stavolta lascia che sia io a prendermi cura di te, piccolo.” Mel gli baciò la punta del naso.

 

Simon assunse un’espressione beata sotto le sue carezze. “Ok… facciamo a modo tuo.”

 

“Vieni qui.” Mel lo aiutò a spostarsi leggermente senza farlo muovere troppo, finchè non si fu ritagliata uno spazietto per lei… così facendo consentì a Simon di restare comodamente sdraiato, ma di appoggiare la testa sul suo petto. Intrecciò le dita con quelle della sua mano libera, e gli accarezzò dolcemente la testa e le tempie con un ritmo lento e rilassante. “Andrà tutto bene, fidati di me… tornerà tutto come una volta… non aver paura…”

 

Simon piano piano si rilassò… lasciandosi cullare dal respiro e dal battito della ragazza che amava, poco alla volta sentì la tensione accumulata lasciare finalmente il suo corpo… e riemerse una sensazione di stanchezza contro cui combatteva da troppe ore per poter resistere ancora. “Ti amo…” le sussurrò, mentre le palpebre gli si facevano sempre più pesanti.

 

Mel gli baciò la fronte e continuò ad accarezzarlo con tutto il suo amore. Era ancora debole, aveva bisogno di riposare molto anche se lo negava… aveva ragione a farlo, perché anche lei sentiva lo stomaco contrarsi dolorosamente mentre lo vedeva chiudere gli occhi. Anche lei avrebbe desiderato di svegliarlo nell’istante stesso in cui si era addormentato per assicurarsi che stesse bene, che fosse vivo… ma dei due toccava a lei fronteggiare la paura a testa alta stavolta. Doveva imparare a non farsi venire un attacco di panico ogni volta che il suo Simon chiudeva gli occhi per riposare. Così cercò subito qualche riferimento per non dare di matto… la mano che gli stringeva non era gelida, era calda… il suo respiro era dolce e tranquillo, perfino il modo in cui nel sonno stringeva le palpebre ogni tanto… tutto la rassicurava. Simon era ancora vivo, grazie al cielo, aveva soltanto bisogno del suo aiuto più che mai. E lei glielo avrebbe dato a tutti i costi, perché per quella sua vulnerabilità lo amava ancora più di prima, per quanto impossibile potesse sembrarle.

 

 

***************

 

 

“E’ stata la giornata più assurda della mia vita.” Ridacchiò Jack, mentre rientravano in casa. “Prima atroce, poi bellissima… che casino di emozioni, eh?”

 

“…già…” Amelia fece un piccolo sorriso sofferente che lui non notò.

 

“Ancora devo digerire tutti gli avvenimenti della giornata, è stato tutto così… così…” Jack si passò una mano fra i capelli. Era irrequieto, sembrava che facesse difficoltà a restare fermo… si sentiva carico di energia. “Bisogna capire come ha fatto Katie ad avere quell’antidoto, ma per il momento la cosa più importante è che il Pannolone stia bene.”

 

“Si, infatti.”

 

“Dovremmo festeggiare! Che ne dici se anche noi andassimo…oh!” Jack trasalì quando voltandosi la vide… Amelia era china sulla spalliera del divano, che stringeva forte fra le mani, e altrettanto forte teneva stretti gli occhi e le labbra. “Piccoletta! Che ti succede, che hai?”

 

Nonostante il dolore, Amelia trovò la forza di sorridergli. “Non è niente, non ti preoccupare… è solo che ci siamo un po’ strapazzati ultimamente, e questo maledetto mal di schiena non se ne vuole andare…”

 

Jack ripercorse mentalmente il modo in cui Amelia, nonostante le sue condizioni, si era sbattuta in quei giorni e come aveva passato l’intera giornata in piedi per la maggior parte del tempo… il ragazzo si passò una mano sulla faccia. “Mi dispiace così tanto, piccola, in questo casino ci siamo dimenticati di te e…”

 

Amelia scosse subito la testa. “Stai scherzando, io stessa non sono riuscita a pensare ad altro. Non ci provare nemmeno a scusarti.”

 

“Ora ci penso io, aspetta…”

 

“Jack, no…” Amelia provò a respingerlo ma lui era ben più grosso e forte di lei, e non aveva certo bisogno del suo permesso per prenderla in braccio. “Dai… così mi fai sentire la classica femminuccia in difficoltà, ti prego…”

 

“Silenzio, ti ho permesso di agitarti anche troppo questa settimana.” Senza metterla giù, Jack si diresse verso la sua camera da letto. “Adesso hai l’ordine tassativo di riposarti.”

 

“L’ordine tassativo?” Amelia sorrise e non replicò, viceversa appoggiò la testa sul suo petto e si rilassò… era incredibile quanto la facesse sentire protetta stare fra le sue braccia. Le aveva sempre fatto questo effetto, fin da piccoli.

 

Jack la portò fin nella sua camera, dove la stese dolcemente sul letto. “Allora, dove ti fa male?”

 

“Qui…” Amelia si voltò su un fianco, e si passò una mano all’altezza dei reni. “…fa così male…”

 

“Aspetta.” Jack si inginocchiò sul letto dietro di lei, e prese a massaggiarle con cura la parte che le doleva.

 

“…mmh…” Amelia chiuse gli occhi e sorrise. “…allora è vero che sei un mago…”

 

Jack ridacchiò. “Ruffiana.”

 

Amelia si lasciò andare… era così stanca e assonnata, e il massaggio di Jack era quanto di più bello potesse chiedere. Le muoveva davvero bene quelle mani, non troppo forte né troppo piano, e la sua povera schiena dopo tre giorni di sofferenze mute stava finalmente cominciando a trovare un po’ di pace.

 

Jack sorrise e non s’interruppe… la vide chiudere gli occhi beatamente e capì che si sentiva meglio, e questo lo fece tranquillizzare un po’. Ce l’aveva scritto a caratteri luminosi sulla fronte che aveva bisogno di una buona dormita, eppure lui avrebbe voluto tanto fare le ore piccole insieme a lei, come ai vecchi tempi… e soprattutto non aveva la minima intenzione di smettere di massaggiarle la schiena. Aveva una pelle liscia e invidiabile, e sentirla sotto le mani era un paradiso.

 

“…Amy…ehi, ti sei addormentata?” Jack le accarezzò i capelli nel tentativo di svegliarla… ma Amelia farfugliò qualcosa di incomprensibile e non si mosse. “Tesoro, non puoi dormire così… mettiti il pigiama, prometto che domani ti lascio dormire fino a mezzogiorno…”

 

Amelia fece una smorfia adorabile, facendolo ridere, e si mise a sedere. “Ti odio.” Brontolò ancora mezza addormentata.

 

“Andiamo.” Jack si alzò e la tirò delicatamente finchè non fu in piedi anche lei. “Dai, ti preparo il letto… tu fila a metterti il pigiama, forza.”

 

“…bifolco…” brontolò Amelia, trascinandosi in bagno in modo incerto… cascava davvero dal sonno.

 

Jack ridacchiò fra sé e sé, e si occupò di sistemare il letto per la sua amica. Preparò le lenzuola con cura, poi fu la volta del cuscino…

 

…e poi fu una cosa così improvvisa che rimase senza fiato.

 

Un flash… qualcosa che non sapeva neanche lui come chiamare… era stato un susseguirsi di immagini e di sensazioni maledettamente realistiche, esattamente come se gli occhi attraverso cui aveva visto quelle cose fossero stati i suoi… assurdo. Molto più che assurdo.

 

Jack si passò una mano fra i capelli e rimase in piedi, basito e con lo sguardo fisso in un punto indecifrato dell’aria. Aveva appena avuto un flash di se stesso… a letto con Amelia. E non come avevano sempre fatto quando dormivano insieme fin da piccoli, per niente… stavano facendo l’amore! Questo sì che aveva dell’assurdo… cosa diavolo era stato, un sogno ad occhi aperti? Una visione? Un… desiderio represso? E la cosa più importante… di qualunque cosa si fosse trattato, com’è che ne aveva percepito… anche le sensazioni? Aveva appena visto se stesso baciare possessivamente Amelia, che gli passava le mani fra i capelli e sulle spalle mentre si inarcava contro di lui… ma non lo aveva solo visto! Era come se potesse sentire ancora il sapore di quei baci famelici, ebbe la tentazione di controllare allo specchio che i capelli fossero a posto perché quelle mani sottili le aveva sentite per davvero massaggiargli la nuca, e poi… maledizione, aveva perfino avuto la sensazione di strizzare forte gli occhi e nascondere il viso nel suo collo delicato e umido di sudore!

 

…che diavolo…

 

“Mmh… voglio dormire per una settimana…”

 

Trascinandosi sui piedi, Amelia uscì dal bagno e si ciondolò nella sua stanza per raggiungere il letto.

 

Jack sussultò bruscamente e si passò immediatamente una mano fra i capelli, sforzandosi di sembrare disinvolto e tranquillo. “Ah, ehm… s-si, il letto è fatto…”

 

Amelia inarcò un sopracciglio e lo guardò. “Ehi, sei tutto rosso… ti senti bene, non è che ti sei buscato qualche malanno?”

 

Jack credette di morire quando sentì quella mano fresca appoggiarsi alla sua fronte, così gentilmente le scansò la mano. “No… no, tutto ok, sono… stato a testa in giù perché mi era caduta… una penna sotto il letto.”

 

Amelia scrutò quel sorrisetto da canaglia, ma il sonno la incalzava troppo. “Non me la conti mica giusta… comunque noi moriamo dal sonno, ti tormenterò domani.” si sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, quindi si appoggiò una mano sul pancione. “Dormi bene… e se hai bisogno di me…”

 

“Voi due adesso dovete farvi un bel sonnellino.” Jack la fece sdraiare e la coprì con le lenzuola, quindi le passò una mano amorevole sulla pancia e spense la lucetta sul comodino. “Buonanotte, piccoletta… e grazie di tutto.”

 

Amelia sorrise beatamente e chiuse gli occhi. Le ci volle poco più di un minuto per prendere sonno, e mantenne quell’espressione serena con la quale si era addormentata.

 

Jack uscì dalla stanza in fretta e furia e si diresse verso il bagno, odiando profondamente il fatto che le sue orecchie fossero tanto rosse da rischiare lo scioglimento. Si spogliò in una manciata di secondi, buttando a terra jeans e felpa, e si infilò sotto la doccia tiepida. Solo lì, con l’acqua che gli inondava tutto il corpo e gli cadeva pesantemente in testa e sulle spalle, si lasciò libero di buttare fuori l’aria che aveva trattenuto con ostinazione negli ultimi cinque minuti.

 

Assurdo era l’unico termine con cui definiva quello che gli stava succedendo. Non era assurdo quello che aveva visto… insomma, non sarebbe stata la prima volta che faceva sesso con una ragazza, anche se ormai erano mesi che era a secco e la cosa cominciava a pesare… il punto era un altro: se quello era stato un semplice prodotto della sua fantasia perversa, perché era ancora in grado di sentire ogni singola sensazione provata in quell’attimo di follia? Perché il sangue gli era completamente andato alla testa a quell’immagine così sensuale di Amelia fra le sue braccia… gli era rimasto un senso di insoddisfazione quasi ingiustificabile, sentiva la mancanza di un contatto fisico mai esistito e durato un secondo, per di più… ma che secondo. Poteva sentire la pelle bruciargli quasi dove aveva sentito il contatto del corpo morbido della ragazza… buffo che poi non ci fosse neanche il pancione di mezzo, oltretutto… e dopo, quando aveva nascosto il viso nel suo collo… benessere totale. Una pace che non credeva di aver mai provato in vita sua. Come… come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Sentire il suo corpo più piccolo premuto contro il proprio, quei baci così affamati, quella sensazione di bisogno mai provato fino a quel momento… era tutto così impresso perfettamente nella sua testa che ora l’aveva lasciato boccheggiante e deluso che fosse durato solo un attimo. Un piccolo, microscopico, dannatissimo e unico attimo. Jack provò a strizzare forte gli occhi… com’era bella Amelia sotto di lui, con quello sguardo perso nel suo, i capelli umidi appiccicati alla fronte, avvinghiata a lui come se quello fosse il suo unico scopo di vita… avrebbe potuto vivere cent’anni senza mai dimenticare quell’espressione di oblio totale…

 

Perfetto, adesso sono ufficialmente definibile come maniaco! Sono tormentato da un sogno ad occhi aperti! Come diavolo faccio a guardare in faccia Amelia e a non pensare…

 

Jack alzò la faccia in direzione del getto d’acqua, così che la doccia lo colpisse direttamente sul viso sicuramente rosso e glielo rinfrescasse. Chiuse forte gli occhi… di nuovo quella faccia. Di nuovo quel volto adorabile. Si mordeva le labbra… Dio, che voglia di mordergliele a sua volta… di sentire di nuovo il suo corpo stretto al proprio, con quel desiderio che sembrava trasformargli il sangue in lava bollente nelle vene…

 

Con una manata brusca Jack girò la manopola dell’acqua calda, lasciando che la doccia da tiepida diventasse completamente fredda.

 

 

***************

 

 

“La smetti di ridere?”

 

“Non sei credibile, lo stai facendo anche tu.”

 

Hermione rise e annuì, accoccolandosi sul petto di suo marito. “E’ vero… abbiamo pianto talmente tanto che ora ridere… non lo so, è come quando non vai in bicicletta per un po’, poi lo provi e ti ricordi non solo di saperlo fare… ma anche di amarlo.”

 

Ron le baciò la fronte e coprì entrambi col lenzuolo. “Vero. Guarda, io non so assolutamente perché la vita con noi non si sia risparmiata affatto, ma spero proprio che adesso la smetta… perché non ce la faccio davvero più con queste situazioni all’ultimo respiro.”

 

“A chi lo dici.” Hermione guardò malinconicamente la luna fuori dal balcone. “Che possiamo fare per proteggere i ragazzi?”

 

“Seguire il nostro istinto.” Ron sospirò. “Basta cercare le prove… abbiamo perso fin troppo tempo.”

 

Hermione si inumidì le labbra. “Senza le prove non li possiamo incastrare.”

 

“Ne farò volentieri a meno.” Ron scosse la testa. “A cose fatte che possono farmi, togliermi la bacchetta? Mandarmi ad Azkaban? Non mi importa… mi interessa salvare i nostri figli, qualsiasi sacrificio questo richieda non mi fa paura.”

 

Hermione si sollevò su un gomito per guardarlo in faccia, e con un sorriso commosso gli accarezzò il volto. “Non esiste un padre migliore di te sulla faccia della terra… e pensare che una volta ti accusavo di non essere sensibile…”

 

“Beh, a suo tempo non avevi tutti i torti…” Ron le scoccò un occhiolino. “Ma poi chi credi che mi abbia fatto arrivare fin qui? Io ti devo tutto, Hermione. Non sarei niente di quello che sono se tu non fossi capitata sulla mia strada.”

 

“E io devo tutto a te. Non c’è giorno che non ringrazi Neville per aver perso il suo rospo, quel giorno sul treno per Hogwarts.”

 

Ron ridacchiò leggermente. “L’età comincia a farsi sentire, stiamo diventando zuccherosi…”

 

Hermione annuì sorridendo. “E’ meglio se ci facciamo una sana litigata.”

 

“Una bella rimpatriata dei vecchi tempi, eh?” replicò divertito Ron.

 

 

 

 

Sentirli ridere le fece stringere il cuore… Katie serrò forte gli occhi e tentò di regolarizzare il respiro, ma sembrava tutto inutile. Per quanto si sforzasse di dominarla, aveva una paura folle di affrontare quella che sembrava la prova più insostenibile che la vita le avesse mai messo davanti… sentì per l’ennesima volta il desiderio di voltare le spalle a quella stanza e rubare ancora un po’ di tempo, lasciare i suoi genitori a godersi la gioia di Simon… ma non sarebbe stato giusto nei confronti di nessuno. Ci voleva solo un po’ di coraggio ora.

 

“Scusatemi…”

 

Hermione si sottrasse immediatamente al bacio di suo marito quando la sentì entrare. “Tesoro! Tutto bene?”

 

“Ehi.” Ron le sorrise allegramente. “Non mi dire che la troppa gioia ti ha fatto venire voglia di uno spuntino notturno… io mi aggrego volentieri.”

 

“Dopo tutto quello che hai mangiato a cena?” fece ridendo Hermione, e lui le accarezzò i capelli con quella sua solita aria indisponente.

 

“N-No, io…” Katie si morse le labbra. Distruggere quell’allegria era l’ultima cosa che voleva fare, ma non era più una questione di volontà adesso… “Lo so che vi ho chiesto di aspettare domani per dirvi dell’antidoto… però vorrei parlarvi ora.”

 

Ron e Hermione immediatamente si misero seduto nel letto. “Raccontaci tutto quello che sai, tesoro.”

 

Katie abbassò gli occhi, contorcendosi le dita. “E’… l’antidoto me l’ha dato una persona di cui non so più cosa pensare, perché… inizialmente è stata meravigliosa, poi… p-poi ha commesso una cosa orribile, e alla fine sembra che si sia pentito…”

 

“Chi è questo tizio?” Ron si accigliò. “E cosa ha fatto?”

 

Katie si mordicchiò nervosamente le labbra. “Mi ha usata. Per arrivare a noi, per sapere di più sulla nostra famiglia. Ha tradito il mio… la mia fiducia.”

 

Ron si fece scuro in volto, mentre una strana rabbia gli montava in corpo. Cominciava a delinearsi uno strano sospetto... “Chi diavolo è?”

 

Hermione gli appoggiò una mano sul braccio. “Perché ti ha tradita, cos’ha fatto?”

 

“Ha… è il responsabile di quello che è successo a Simon.”

 

Ron vide rosso, e per un attimo gli parve quasi che la tigre dentro di sé reclamasse sangue a gran voce. Per poco non si trafisse le mani, dato il modo convulso con cui stringeva i pugni massicci. “Dimmi chi è il verme.”

 

Katie strinse forte gli occhi. “E’ stato Alex.”

 

Per un istante nessuno parlò.

 

“Stai dicendo…” Ron scivolò lentamente giù dal letto per alzarsi in piedi, la sua andatura in tutto simile a quella di un predatore appena sguinzagliato alla caccia. “…che quella canaglia che abbiamo accolto in casa nostra…”

 

Hermione avvertì nettamente l’aria farsi elettrica, e lesse l’orrore nello sguardo della figlia. “Ron, ti prego…”

 

“Tu sta’ zitta.” Ruggì lui. “Avrei dovuto fidarmi del mio istinto, era un Serpeverde e questo avrebbe dovuto bastarmi…”

 

“Parliamone con calma, vieni qui…”

 

Ron la ignorò completamente e continuò a guardare sua figlia. “Ma come hai potuto… e dire che dovresti essere in grado di sentirle a pelle le persone! Come hai fatto a non vedere?!”

 

“Lui era un ragazzo adorabile prima!” la linea difensiva di Katie era scadente ai suoi stessi occhi. “E poi si è ravveduto in tempo…”

 

“Oh certo, difendilo pure!!”

 

“Non lo sto difendendo!!”

 

“Per la puttana, Katie!!! Ti avrò detto almeno mille volte che devi guardarti dal mondo, perché non è il pianeta delle meraviglie che sogni tu!! Guarda dove ti ha portato la tua ingenuità… è quasi costata la vita a tuo fratello!!! Simon non sarà più quello di prima, grazie a questa storia ha perso quasi del tutto la vista, lo hai capito questo?!?”

 

“Lo so!!!” urlò disperata Katie. “Credi che non mi sia sentita uno schifo per questo, che non mi sia odiata?! Ogni singolo momento è stato un inferno due volte per me, se potessi avere io la punizione che è toccata a Simon…”

 

Ron si coprì il viso con le mani. “Dio mio, io non sono stato capace di insegnarti niente… tutti questi anni a credere che tu fossi la più assennata di famiglia, che cosa diavolo hai fatto di tutta la pace con cui ti abbiamo cresciuta, è questo che raccogliamo?!”

 

Hermione scattò in piedi. “Ron, per favore.”

 

Lui la guardò furioso. “Neanche ora posso intervenire?!?”

 

“Certo che puoi, anzi devi.” Replicò lei, mantenendo una calma irreale. “Ma ragioniamo senza urlare in questo modo, così facendo la spaventi e basta.”

 

Ron guardò per un attimo sua figlia… era pallida, gli occhi cerchiati e colmi di lacrime… non aveva niente della bambina allegra ed entusiasta della vita che avevano cresciuto. “Cosa gli hai detto?”

 

Katie scosse la testa. “I-Io non…”

 

“Cos’altro sa di noi?”

 

“Sii ragionevole.” Replicò sbrigativamente Hermione. “E’ venuto qui, ci ha visti da vicino, non c’era bisogno che Katie gli dicesse altro.”

 

“Gli hai detto di te?” Ron serrò la mascella. “Katie… gli hai detto di te?”

 

Katie strinse gli occhi e due lacrime le scivolarono lungo le guance. “Papà, io l’ho conosciuto bene, lui non era così… non so perché ha fatto quello che ha fatto, ma ti assicuro che lui non era così, non…”

 

Gli hai. Detto. Di te?

 

Katie abbassò la testa, incapace di guardare suo padre, e annuì. Ron sospirò stancamente e alzò gli occhi al cielo.

 

Katie lo raggiunse in pochi passi. “Papà, mi dispiace!”

 

“Quante volte ti ho detto, quante, che ti devi guardare dal mondo esterno…” la voce di Ron e la sua reazione avevano cessato di essere violente… ora erano stanche. Appesantite. “…quante maledette volte…”

 

“Ron.” Hermione gli prese il viso fra le mani. “Hai ragione, hai una dannata ragione… però è anche vero che io ho visto come quel ragazzo guardava Katie, e infatti Simon è ancora vivo proprio grazie al suo intervento. Sappiamo bene che non può aver agito da solo, mentre da solo ha salvato nostro figlio. Con questo non lo voglio giustificare, voglio solo che tu capisca che comunque il piano originario lui non l’ha seguito, e credo di sapere il perché.”

 

Ron sospirò e scosse la testa. “Beh, beata te. Perché io non so più niente.”

 

“Papà!” Katie scattò verso di lui quando lo vide uscire. “Io non volevo deluderti, te lo giuro!”

 

Ron esitò, poi le accarezzò una guancia. “Lo so, Katie… lo so.”

 

La ragazza provò una fitta al cuore nel vederlo andare via così, e due lacrimoni caldi le bagnarono le guance fin nel collo. Si voltò a guardare sua madre… e quando le vide aprire le braccia, le corse incontro per rifugiarsi in quell’abbraccio.

 

“Mamma, io non volevo dare un dolore a papà, non volevo far soffrire Simon…” piagnucolò sul suo petto. “Alex sembrava un ragazzo eccezionale, e mi sono odiata mille volte per la mia stupidità…”

 

“No, tesoro, no… tu non sei assolutamente stupida.” Hermione le accarezzò amorevolmente la folta chioma bionda. “In amore l’intelligenza e l’astuzia non funzionano… e non è stupido sperare che il mondo sia composto da gente migliore.”

 

Katie esitò per un lungo momento. “Quando mi ha detto che mi amava… io gli ho creduto, mi ha resa felice.”

 

Hermione sospirò. “Non sentirti in colpa. Non per questo.”

 

Katie la guardò in faccia. “Allora perché non riesco a odiarlo dopo tutto quello che mi ha fatto?” piagnucolò fra i singhiozzi. “Perché?”

 

Hermione la strinse ancora di più fra le sue braccia, accarezzandola e baciandole la testa. Ogni singhiozzo e ogni lacrima erano una sferzata al suo cuore di mamma. Avrebbe tanto voluto coccolare la sua bambina e proteggerla anche dall’aria, come aveva sempre fatto fin da quando era venuta al mondo… e ora non poteva. E quello che le faceva più male era proprio avere la risposta alla sua domanda.

 

 

***************

 

 

Il cunicolo umido e buio era stretto, ma Alex conosceva a memoria la strada. Da piccolo lo utilizzava come rifugio quando non voleva vedere… e poi quella galleria sotterranea era diventata il posto preferito da Stephen quando voleva dirgli qualcosa di molto riservato. E adesso si era trasformata nel suo nascondiglio… un nascondiglio che gli sarebbe servito ancora per poco, doveva trovare una soluzione e anche alla svelta…

 

Alex agitò leggermente la bacchetta per accendere le fiaccole lungo i muri, che colavano acqua tanto erano umidi… e fu allora che la vide. In piedi, appoggiata lateralmente a una parete rocciosa, con le braccia incrociate sul petto e un’aria da vincitrice della partita più soddisfacente mai giocata prima.

 

“Che diavolo ci fai tu qui?” sibilò Alex, mantenendo il controllo. Benchè sapesse bene come sarebbe andata a finire adesso.

 

Vera fece un piccolo sorriso ispido. “Potrei farti la stessa domanda… ma sfortunatamente per me, sei diventato talmente scontato che non mi diverti più”

 

Alex la guardò con disgusto. “Levati dai piedi.”

 

“Come sei diventato maleducato, piccolo Malfoy…” Vera inarcò brevemente un sopracciglio. “E così alla fine ti ho trovato… certo, avrei preferito trovarti nel letto di Katie Weasley a scoparti quella bella faccina d’angelo fino a ridurla a una marionetta dipendente in tutto e per tutto da te, ma in fondo non si può avere tutto dalla vita… non credi?”

 

Alex fece una smorfia di glaciale sarcasmo. “Pur di vedermi all’opera saresti disposta a fare anche la povera guardona, eh?”

 

Vera si scansò dal muro, e ancheggiando un passo alla volta lo raggiunse. “In effetti sei stato una perdita notevole, te la sei sempre cavata bene sotto le coperte… ma che vuoi farci, ormai mi sto abituando a perdere le cose.”

 

Alex rimase impassibile. “Sei sempre stata disordinata.”

 

Vera emise un fastidioso risolino impostato. “E’ vero… ma si da il caso che stavolta mi sia sparita una cosa a cui ho prestato molta attenzione. Ti ricordi cosa ti ho detto a proposito del veleno per il più giovane dei bastardi Weasley?”

 

Alex le rivolse uno sguardo gelido. “Che era il tuo capolavoro?”

 

“Si…” Vera annuì con un’espressione alquanto irritante sul viso. “E proprio perché era una mia creatura, ce n’era anche un solo campione… con un’unica fiala di antidoto. Beh… questa fiala non c’è più… puf, sparita nel nulla.”

 

Alex incrociò le braccia sul petto e assunse l’aria di uno che si rivolgeva ad una bambina piccola. “Hai provato a cercare sotto il letto?”

 

“No… ho ragione di credere che al momento l’antidoto si trovi nello stomaco del fratello del tuo angioletto…” Vera fece palesemente finta di dispiacersi. “Ma non è questo il peggio… il guaio serio è che secondo me gliel’hai portato tu.”

 

“E questo lo dici tu?”

 

“Lo dico io.”

 

Quel ruggito. Alex lo riconobbe subito, non ebbe bisogno di vederlo… lui era lì. Sotto una fiaccola che ne proiettava un’ombra ingigantita, come quando era bambino… lui era lì, con i muscoli tesi pronti a scappare, gli occhi di una lince affamata, i denti scoperti in una smorfia famelica… lui era lì, e il suo fiato da predatore affamato scandiva il tempo come una inesorabile lancetta.

 

Perché inesorabile era il fatto che Stephen McNair fosse lì per lui.

 

 

***********************

 

 

 

 

*^____________^* Eh eh… prima mi odiavate, adesso mi volete bene, lo so, lo sento… beh, diciamo che vi ho fatto spaventare parecchio, ma in realtà… è vero che avevo detto che a FMI ci scapperà il morto, però non ho mai detto che sarebbe stato Simon! Oh, l’ho accennato? Uhm… si, l’ho accennato… *sorrisino malefico* …è tutta colpa della Rowla, ha cominciato lei, è lei che ha fatto fuori… tutta la gente che ha fatto fuori, mi ha contagiato spudoratamente! ^____^ Beh, in ogni caso… a quanto pare il Pannolone è stato graziato… non garantisco sugli altri, cmq! @_____@

 

Ooh, e adesso soffermiamoci un attimo per dire…. maaaaaaadre, quante recensioni!!!! Vi adoro!!!! *me in festa* Ho cercato di scrivere questo chap il prima possibile, compatibilmente con mia sorella che con la sua tesi ha la precedenza assoluta sul pc… mi dispiaceva di lasciarvi tutti sulle spine! Se dipendesse da me scriverei un chap di FMI al giorno, ma oltre al fatto che l’università è più pesantuccia di quel che credevo… mi sto cercando un lavoretto perché è ora di essere più indipendenti, poi c’è la piscina (…ma ce la vedete voi la Sunny, campionessa mondiale di attacchi di panico, a fare un tuffo sott’acqua? Naaaaahhhh….che pena!!!  ^__________-) perciò anche se non garantisco sulla puntualità, ricordatevi sempre che non mi dimenticherò mai né di FMI né di voi… ehi, è con questa storia che si conclude il mio gioiellino BAWM, si cerca di fare i fuochi d’artificio! (…si cerca… §_____§)

 

Bando alle ciance, signori! Adesso si passa agli special thanks! Dunque, vediamo chi c’è stavolta:

 

Pepy: sissignora, visto che ho accolto la tua supplica? E abbiamo avuto il salvataggio in extremis! Peccato che mancasse la Carrà con la musichetta in sottofondo… o qualche postino di Maria De Filippi, non si sa mai… ^__________- Un bacissimo!

Alissa11: buonissimo compleanno, tesora!!! Ho preferito dedicarti questo come chap perché è più allegro… ci sta tutto per un regaluzzo in anticipo! ^_____^ Si, in effetti per un attimo mi sono avvilita pure io all’idea di perdere il Pannolone… finchè c’è vita c’è speranza! Bacissimi augurali!!

Caillean: in effetti mi sa che cisaremmo fatte del male in due… io sapevo come andava a finire e mi sono commossa cmq come una polla! *^_____________^* Meno male che è andata! Bacissimi!

Faith: ma grazie mille! Eh eh, dai che Alex sotto sotto non è cattivo… lo abbiamo perdonato? ^_______- Un baciottolone!

MM1981: sei riuscita a terrorizzare Alex, visto che ti ha obbedito? ^__________^ E sai una cosa? Anch’io adoro quel tontolone di Jack… che direi sta cominciando a farsi le idee più chiare! ^___^ Un bacio gigante!

MandyJJ: grazie per la fiducia, tesora! Tranquillizzati, alla fine manca ancora un bel po’… diciamo una decina di chaps, se non di più! Perciò tranquilla! Ci dispereremo insieme quando sarà il momento… ç_____ç Un bacio universale!

Saphira89: perdono, ti ho fatto piangere!! *.* Ho aggiornato il prima possibile, e con un po’ di buone notizie… meglio adesso? ^_____- Bacio bacio!

Sharkie: wow, che complimentoni, grazie millissime! *^___^* Eh eh, alla fine Mel il suo cuccioloso non l’ha perso… e direi che Alex si è risparmiato qualche schiaffone! ^____- Oh, e io ho 19 anni tondi tondi! ^___^ Bacissimi!

Phoebe80: si, giuggiolotta, non potevo dirtelo esplicitamente così mi sono limitata a dirti che dovevi essere troppo bella mentre ti scervellavi… avrei voluto dirti che sei stata bravissima, perché di tutti quanti ci hai azzeccato in pieno e alla prima botta, quindi tesorissima… sono io che ti devo fare i complimenti! *Sunny da un calcione ad Alex e lo fa inchinare ai piedi della Phoebe* ^___________^ Adesso che le acque si sono momentaneamente calmate va meglio, love? ^____- Un bacio galattico!

Luna Malfoy: adesso più che mai puoi urlarlo a squarciagola, tesora, perché Alex è riuscito a rimediare in tempo! Visto, ha avuto paura di tutte le recensioni avverse, altro che autrice pietosa… ^_______- quanto agli impegni, tesorissima, nessuna più di me ti può capire! E’ tutto un caos! *^___^* Un bacio enorme!

Sirius4ever: nuuu, non ti voglio vedere in ginocchio, ti ho fatto lo sconto-pellegrinaggio! ^_____- Adesso Simon è tornato nel mondo dei vivi, così va meglio? Perché io sono molto sollevata, ti dirò! ^____^ Un bacio forte forte!

Hiromi: ahia, siamo sul piede di guerra! ^____- Beh, suvvia, Alex ha fatto il bambino cattivo ma si è ravveduto in tempo… e meno male, perché l’ho odiato anch’io! Ma questa cosa così forte ci voleva, altrimenti col cavolo che si dava una svegliata… e per quanto riguarda il nome della pargoletta, non posso rivelarti ancora nulla… ma una cosa posso dirtela: Amelia ha già deciso! ^_____- Ciau, baci baci!

Dark_Iori: il potere dei ceri ha colpito ancora… il miracolo l’abbiamo avuto e Alex ha fatto il bravo! *^_____^* Adesso ci vuole un bel cero di ringraziamento! ^______- Grazie per i complimenti, sei sempre un amore! Un bacissimo!

Lizzie: festeggiamo buttando via i fazzoletti… il Pannolone è di nuovo fra noi! ^_________^ Ehi, è bellissimo sentirsi dire che ci si è affezionati tanto a una storia… per me è un onore, non sai che grazie grande grande ti sto mandando! Lo hai ricevuto? Ci ho allegato anche un bacio con relativo schiocco! ^____-

Avana Kedavra: tesora mi hai fatto un complimento da regina!! Ti adoro!!! *^______^* Sei sempre adorabile, ma stavolta… un chicco in più! Graaaaassie! *inchino devoto e profondo*  Contenta che possiamo buttare via veli neri e fazzoletti? Beh, almeno per il momento… ^____- Un bacio formato famiglia!

Anduril: sono onorata, è un complimento veramente enorme il tuo… non so proprio come ringraziarti! Spero che aver risparmiato Simon sia già qualcosa! ^_____- E per Jack e Amelia… io ho visto grandi cambiamenti nell’aria… ^___________- Avrei voluto aggiornare anche prima… mi sa che per la fine dell’anno dalla finestra ci butto mia sorella invece del bengala! *^_______^* Un bacio grandissimo!

Giugizzu: fiùù, mi sono salvata in extremis… stavo per perdermi una lettrice! ^____^ Simon l’abbiamo rimesso a posto, adesso per la confessione di Amelia bisogna aspettare un pochetto… non posso dirti come e quando avverrà, ma ti confido in gran segreto che avverrà… si, ma non dire niente a Jack, eh! ^_____- Un bacione!

BabyButterfly: grazie tesoro, troppo buona! *^___^* Ci hai azzeccato in pieno, quella dietro la porta era proprio la perfida Vera… e infatti la signorina non si è tenuta la bocca cicuta neanche per un istante, ahimè! Guai in vista… O____o Però almeno abbiamo di nuovo il Pannolone! ^____- Un baciottolo!

Kim: e tu, tu, divina mia… sei praticamente meglio di Simon a tenere un segreto! Eh eh, povera anima spoilerizzata dalla tua amica pazzoide… ^______^ Sono riuscita a coglierti un pochetto di sorpresa, nonostante sapessi già come andavano le cose? Di sicuro ti ho fatto disperare un po’, altrimenti che si dice a fare che Great Minds Think Alike? ^___________- Grazie amorina per tutte le tue bellissime parole, che ti adoro già lo sai… e ti dico questo: quel “ciao” finale… lì è scappata la lacrimuccia anche a me, e ti ho pensata! ^_______- Ti voglio un’infinità di bene!!!

Lily: ti voglio benissimo anch’io, cara! E visto, ho ascoltato la tua richiesta… Simon è vivo! Un po’ malandato, ma meglio che niente… e devo convenire che se Ron mette le mani addosso ad Alex in questo momento… povero biondone, fra lui e McNair non so onestamente chi sceglierei al suo posto… ^_________^ Un bacio forte forte!

Angele87: perdonatissima, tesora, eh se non me lo ricordo quanto è stato pesante l’ultimo anno di liceo! *sigh* Ma adesso è venuto il momento di rispolverare lo scatolone con gli striscioni, allegra amore mio! Volevi un sorriso e io te ne ho regalati un bel po’… in questo chap abbiamo alternato, c’è stato qualche momento un po’ difficile, ma tanto quando tutto va male si ricorre a Chad… madre, sembra la presentazione dell’aspirina… O_____o Sei più contenta adesso, cucciola? Tvtttttttttttb, sorridi love! ^_____-

Ruka88: ebbene si, abbiamo fatto il bis: non solo Simon si è salvato… ma Jack comincia veramente a darsi la svegliata finale! ^_____- Io non perderei il prossimo chappy, se vuoi il mio consiglio… ^___- Un bacio gigante!

Fabry: richiesta accolta, Simon è qui! *parte la musichetta di C’è Posta Per Te con la De Filippi e la busta* ^___________^ Quando Amelia si confesserà? Uhm… eh eh… se ti dico di seguire gli sviluppi nel prossimo chap è troppo spoileroso? ^_____- Un bacione!

Teta: grazie mille! Eh si, lo scorso chap era proprio triste… meno male che qui si respira un po’ di aria più leggera! ^____- Un bacio grande grande!

Ciccina: tesoro i tuoi complimenti mi hanno stampato un sorriso in faccia per un’ora di seguito! *Sunny si prostra a terra con tanto di tappetino indù per ringraziare a dovere* Eh eh, l’antidoto è arrivato a mano, mi sa che con la posta ci metteva troppo tempo… a quel punto era meglio un bel corriere, col motorino si fa prima! ^__________- Un bacio smisurato!

Giuggy: tesora, ti ho ripescata! ^_____^ Bentornata! Visto che il Pannolone è tornato fra noi? Pensa quanto sarà tenero adesso con gli occhialoni sul nasotto… farà anche più intellettuale! ^______- Nuu, non ti disperare…poi quando ci becchiamo mi racconti! Un bacio forte forte!

Yelle: tesorissima!! Beh, per un verso ti ho accontentato… questo è stato metà boom fra Alex e Katie, li aspetta ancora qualche boom esplosivo e un boom di spiegazioni, perciò direi che la loro strada è cosparsa di booms… ^____^ I tuoi complimenti sono graditissimi e mi onorano! E sai una cosa? Anche io ero preoccupata che i personaggi in quel contesto potessero creare situazioni tirate, ma in realtà poi mi sono resa conto che era quello che volevo… nessuno è stato realmente se stesso, tutti si trattenevano (Simon in testa, cercando di sdrammatizzare)… incredibile ma vero, l’unico che si è realmente sbottonato al naturale è stato Jack! ^______- Un bacio meeeeeega!

Strekon: grazie per gli auguri, amicissimo! *inchino* Sai che lo stavo quasi facendo fuori sul serio Simon? Ma in realtà non è lui che ci abbandonerà, perciò ho la coscienza pulita… ^____- E sei stato buono con Alex… hai detto che il suo modo di amare era da bambino di dieci anni… veramente a me sembrava un moccioso di otto! *sorriso malefico* Magari se sembrava anche più infantile era meglio, volevo farlo sembrare spaesato, poco convinto, appigliato a idee in cui comincia a non credere più, perciò come si dice… non è né carne né pesce! ^____^ Adesso una scelta l’ha fatta, vuol dire che ha capito… e adesso la Sunny si tira su le maniche e lo sistema a dovere… ^___- Yuppi per il mio regaluzzo!! Un baciotto anche dalla nuvoletta rosa, buona vecchia amica dei bei tempi di ITCC… *^____^*

Blacky: piangi di gioia, amorina, si festeggia un resuscitato in più su questa terra! ^_____- Sono io che ringrazio te per le tue bellissime parole, picciola, e soprattutto… mi complimento per la tua pazienza nel non voler eliminare Alex… la calma ti ha fruttato il salvataggio in extremis di Simon! ^_______- Un bacio cosmico!

Lazyl: wow, ho fatto piangere anche te! Vuol dire che ti ho emozionato… che bello, è il complimento che più adoro al mondo! Grazie!! *^__________^* Simon l’abbiamo sistemato, quanto a Jack… sai che hai detto una cosa incredibilmente giusta e spoilerosa? ^____- Io ho le labbra cucite, eh! Un bacissimo!

Vale: amore, ti pensavo mentre scrivevo! Come al solito hai centrato il punto alla perfezione… quando hai parlato del collante della storia, ti annuncio in anteprima nazionale che un personaggio in particolare farà questo discorso in un momento di tensione particolarmente elevata… ti adoro quando sei in versione guru e ci azzecchi sempre, sei troppo fantastica!! *partono palloncini a forma di cuore e coriandoli* ^_______^ Divina amicissima, le tue parole sono sempre importantissime per me… le tue recensioni mi emozionano!Ti voglio benissimo, tanto tanto tanto! *si, Jovanotti, adesso smettila di farmi il verso… -_____-*

Meggie: povera cucciola, t’ho fatto piangere! Nuuu, ora devi sorridere… almeno per il momento mi sono salvata dalla mania assassina! ^_________- Sono troppo felice di sapere che ti sei così appassionata alla storia! Io sono qui con carta e penna a raccogliere tutti i tuoi indizi nel tentativo di delinearmi un’idea di chi sono gli Eletti… eh eh, sono un po’ tarda a indovinare le cose… *^_______^* Un bacio kolossal!

Saturnia: tesoro, sono io che ti devo chiedere perdono… ti ho smaciullato! Nuuuu! Però adesso asciugati gli occhioni e fammi un sorrisone… hai visto chi è tornato fra noi? E vorrei anche far notare che dobbiamo chiamare il giardiniere… i cespugli di more rischiano di dover essere potati a breve, ormai occupano un intero giardino… ^________- Un bacio cespuglioso!

Siangel187: eh eh, proprio Simon perché lui è la persona ideale… grazie a lui sono scattati una serie di meccanismi… di amore e di odio… meno male che almeno non ci ha rimesso le piume, povero cucciolo! ^____^ Un bacione!

Euridice: si, mi sa che anche Ron si è un po’arrabbiato con la figlia per lo stesso motivo! ^___^ Mh, ogni tanto un autore sente un sano e sadico bisogno di fare sterminator… meno male che stavolta mi sono data una raddrizzata in tempo! ^________- Ih ih, il clone di Draco ce lo possiamo ancora guardare un po’? Giusto una sbirciatina dalla serratura della porta… ^___- Un bacio!

Giuggia89: grazie tesorissima! ^_____^ Ci hai preso in pieno su tutto, soprattutto quando dici che la povera Katie ha proprio una brutta situazione per le mani… festeggiamo il Pannolone di ritrono dal regno dell’aldilà, e anche Ron e Hermione che giuggiolotti si amano tanto… sono felice che queste loro emozioni riescano ad arrivarti bene! E’ una gioia immensa per me! Il mio senso di colpa ha salvato Simon, almeno per ora la Sunny si prende una licenza dal club Sopprimi I Protagonisti… ^________- E per Jack… qualcuno comincia a ricostruire i pezzetti del puzzle, eh? ^____- Un bacio grandissimo!

Lady Numb: cicciola! Eh eh, la minaccia della Lecciso ha funzionato, Alex si è psaventato al punto che si è pentito! ^_______- Sei stata una vera profeta, tesora, volevi vedere Simon guarire ed è successo, volevi un cambiamento di Alex ed è andata, volevi vedere Katie rivelare la verità ai genitori, e anche quella è andata… ih ih, brava la mia tesorissima veggente! ^_____^ Cosa ti aspetti in un prossimo futuro? *Sunny afferra la penna e il blocco della Skeeter e prende appunti* Sau, un bacio enoooorme!

Cloe Sullivan: wow, questo sì che è uno onore… essere quotata in una firma! *Sunny saltella tutta contenta* Ma graaaaassie, carissima! Sono felice che il chap precedente ti sia piaciuto, spero ti piaccia anche questo… si piange meno, almeno! ^____- Un bacissimo!

Maga Magò: ammetto che lo spirito crudele dentro di me sta facendo il birichino ultimamente… XP Ahimè, tanto deve ancora succedere, tesora, quindi non posso assicurarti niente… ma ti ringrazio infinitamente per le tue belle parole! E’ bellissimo saperti così coinvolta nella storia, un grazie di cuore! E un bacio con schiocco più abbraccio! *^_______^*

Cho Potter: grazie infinite, tesora, sei veramente buona! *^_____^* Beh, non ho potuto accontentarti per quanto riguarda Alex e Katie di nuovo coppia fissa, ma almeno abbiamo di nuovo Simon che è dei nostri… va bene uguale? Almeno per adesso? ^_____- Un bacio bacioso!

Carol87: carissima tesora quasi maggiorenne! Innanzitutto comincia col pensare che il prossimo chappy di FMI è interamente dedicato a te… considerala una bella torta di compleanno! ^_____- Visto che Simon te l’ho salvato? E Jack si sta svegliando… wow, relativa calma se consideriamo cos’è successo fino a un chap fa e a tutto quello che deve ancora succedere! Approfittiamo del momento… ^______- Un bacio fortissimo a te e alla baby sitter, e al bimbetto adorato un bacio grande quanto tutto il pianeta e anche di più! *^______^*

Lulu: nuuu, povera tesora, anche tu come la Amely con la “Appecindite!” *^______^* Mia sorella ce l’aveva da piccola, la chiamava sempre così… *____* E visto che hai la bua, una anticipazione te la meriti… si, lo scricciolo di Jack e Amelia avrà di sicuro i capelli rossi… ma chi lo sa, magari l’argomento sarà già stato affrontato prima… ehi, io non ho detto niente, eh! ^______- Grazie per gli auguri, carissima! E un baciotto a te e alla tua… appecindite! ^____-

Alewen: richiesta accolta in pieno, cara! Simon è ancora fra noi! *festeggiamenti da carnevale di Rio* E in effetti si, la Katie stavolta un bell’occhio nero glielo stava facendo sul serio al suo “principe azzurro”… ^_______- Un bacio grande grande!

Ayashi: grazie mille per gli auguri! *inchino devoto* Eh eh, sotto sotto anch’io ho un cuore… il ripensamento c’è stato, anche se all’ultimissimo minuto… ^______- Beh, basta che c’è stato! Adesso possiamo asciugare il tuo computer che si è bagnato di lacrime… *Sunny agguanta al volo l’asciugamanino* ^_________- Un bacio schioccoso!

Ginny: io la vedevo benissimo questa soluzione di includerti nella storia e farti salvare il paciocco in questione! Solo mi sa che poi Mel se la sarebbe giocata all’ultimo sangue… *^________^* Beh, sarebbe stato un bellissimo incontro in stile Smackdown! Eh eh!! ^______- Tesora, la scuola l’ho sempre odiata e ti capisco fin troppo bene… tieni duro!! Un bacissimo!

Miky Black: mammina, meno male che Simon si è salvato, altrimenti ero fritta anch’io! ^______^ La bimba di Amelia e Jack come si chiamerà? Beh, sembra assurdo detto così, ma il nome è stato una scelta più di Amelia che mia… perché è collegato alle sue emozioni nei confronti dello scricciolino, ecco! E visto che è un’idea sua, lascerò che sia proprio lei a rivelare il nome della sua futura piccina… un po’ di pazienza e lo scoprirai! *Sunny apre il banchetto delle scommesse peggio che al circolo ippico* ^___________- Un bacio fortissimo!

Lily Emily Potter: …tre o quattro, diciamo che il senso mi era arrivato! ^________- Ma adesso che ho risparmiato Simon non mi uccidi più, no? Baci!

Elly: in effetti la Rowla ultimamente ci è andata giù pesante, così almeno per stavolta ho deciso di avere pietà almeno io… ^______- Beh, direi che alla luce degli avvenimenti possiamo dire che Alex è tornato tra i tuoi preferiti… o ancora no? Gliela diamo una seconda opportunità? ^____- Un baciotto!

Lana: eccolo qua, è appena uscito! Ahimè, la vita è caotica per tutti, vorrei poter scrivere solo dalla mattina alla sera, ma purtroppo non si può! Ciao, un bacio!

Kaho_chan: la mia stellina coi cerchietti più piccoli!! Nuuu!!! Adesso puoi fare un cerchio enorme… il Pannolone è incredibilmente tornato fra noi!! *^_________^* Povera picciola, ti sei fatta una giornata di pianti tra FMI e La Vita è Bella… beh, adesso puoi sorridere alla grande, almeno per il momento! Oggi che fa in tv di bello e soprattutto di divertente, così rimediamo ai cerchietti? ^______- Un bacio cerchiettoso!

Deepderk: diciamo che ci siamo andati proprio vicini stavolta, non so se il prossimo che mi capita fra le mani sarà altrettanto fortunato… ^_______- però per adesso possiamo tirare un sospiro di sollievo, il Pannolone è ancora qui! ^___^ Un bacissimo!

 

 

…ma ci credete? Voi vi emozionate a leggere FMI (e questo è il complimento più bello che mi possiate fare) ma io mi emoziono a leggere le vostre recensioni! E’ bellissimo vedervi così coinvolti… siete veramente adorabili, non vi ringrazierò mai abbastanza per tutta la carica positiva che mi mettete addosso con le vostre parole incoraggianti e accorate! Graaaaaaaaaaazie! *inchino devotissimo e moooolto profondo* Adesso vi devo lasciare perché come al solito Adolf (cioè mia sorella) ha bisogno del pc… che rogna! -_______-* Vabbè, va… bimbi adorati, ci si ribecca col prossimo chap “Un soffio di serenità” …per chi è romanticoso suggerirei di tenere le antenne puntate su questi schermi… ^___________- Vvttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb!!!

 

Sunny

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Capitolo 17
*** Un soffio di serenità ***


FIRE MELTS ICE

Chappy dedicato alla dolcissima Carol87!!! E un pezzetto piccino è per il mio piccolo Any… ti voglio bene, mi manchi infinitamente e spero che il paradiso dei criceti sia bellissimo perché te lo sei meritato tutto… ciao picci…

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 16: UN SOFFIO DI SERENITA’

 

 

 

Baby tonight is your night
And I will do you right                                             
Just make a wish on your night
Anything that you ask
I will give you the love of your life

                                   I’ll Make Love To You, Boys II Men

 

 

***************

 

 

“Ragazzi? Ehi, siete svegli?”

 

Dan si chiuse la porta-finestra alle spalle per poi guardarsi in giro… la casa era ancora immersa nel silenzio di prima mattina, si sentivano solo gli uccellini cinguettare dal piccolo giardinetto retrostante. Finalmente a furia di girare per casa gli apparve almeno uno dei suoi abitanti… Jack era in piedi sulla soglia della stanza di Amelia, appoggiato a uno stipite della porta, e aveva uno sguardo dolce e sorridente molto particolare… inedito perfino.

 

“Buongiorno!” esclamò allegramente Dan, ma Jack gli fece subito cenno di stare zitto. Il ragazzo bruno si accigliò, preso dalla curiosità, e si sporse per seguire la traiettoria del suo sguardo… Jack stava fissando Amelia, che era sdraiata sul letto e dormiva beatamente con una mano abbandonata con dolcezza sulla pancia rotonda.

 

“Non è bellissima?” sussurrò Jack.

 

“Amy è sempre stata carina…”

 

“Non è solo carina… è bellissima. Guardala, è un angelo… e allo stesso tempo è un piccolo diavolo. Uno spettacolo della natura, eh?”

 

Dan curvò le labbra in un sorrisetto furbesco e divertito. “…ho capito bene quello che stai dicendo, inafferrabile donnaiolo?”

 

Per la prima volta nella sua vita, Jack sorrise quasi con timidezza. “…è così strano?”

 

“Strano?” Dan ridacchiò. “E’ un evento che si aspetta da secoli, direi.”

 

Jack tornò a guardare avanti. “Amelia è… è splendida.”

 

“E te ne accorgi solo adesso, fesso?”

 

“Abbastanza ridicolo, vero?” Jack gli battè una mano sulla spalla e si diresse verso la cucina. “Forza, scroccone che non sei altro, ti offro la colazione.”

 

Dan lo seguì. “E mentre fai il bravo casalingo, mi spieghi cos’è questa novità e soprattutto perché la trovi ridicola?”

 

Jack preferì preparare il caffè come lo faceva sua madre, alla maniera babbana, così si procurò la macchinetta e la riempì di acqua e caffè. “Non c’è molto da raccontare…”

 

“L’evento del secolo è arrivato e tu mi dici che non c’è molto da raccontare? Ehi, ragazzino, guarda che qualche anno fa mi hai soffiato quella graziosa signorina di là con la scusa dell’amicizia, la seconda volta non me la bevo. Forza, sputa il rospo.”

 

“Te l’ho detto, sono solo strane sensazioni…”

 

“Ah ah, le orecchie rosse… la cosa si fa seria…”

 

Jack si toccò inconsciamente un orecchio… era bollente. Gli venne da ridere… non gli capitava da che era piccolo.

 

Dan rise a sua volta e si appoggiò di spalle al tavolo, incrociando le braccia sul petto. “Jack Weasley che arrossisce per una ragazza… questo è uno scoop vero e proprio, dov’è Mel con la sua macchina fotografica quando serve?”

 

“Molto spiritoso.” Jack mise a bollire un pentolino con del latte. “Mi sei di grande aiuto come al solito, davvero.”

 

Dan smise lentamente di ridere e si sforzò di restare parzialmente serio. “Ok, ok, hai ragione… parliamo da persone adulte. Allora, tu dici che non c’è niente da dire… beh, allora parlo io: stamattina per la prima gloriosa volta nella mia vita ho visto mio cugino guardare una ragazza con la stessa espressione con cui un uomo innamorato guarda la sua donna.”

 

Jack guardò altrove. “Ne avrò guardate cento di ragazze…”

 

“Mai così, però.” Dan gli strizzò l’occhiolino. “Avevi lo sguardo da imbecille… fidati, ce ne vuole uno per riconoscerne un altro. So quello che dico.”

 

Jack esitò, contraendo la faccia in una serie di smorfie strane. “Credimi, io non ci capisco un accidenti… cioè, voglio dire, quello che devo capire lo capisco… nel senso che capisco le cose che si possono capire, ma alcune cose mi sfuggono perché non le si possono capire al volo… mi hai capito, no?”

 

“Ah, eccome.” Dan scoppiò a ridere. “Aggiungiamo impacciato alla lista dei sintomi, dottore.”

 

Jack ridacchiò e abbassò lo sguardo. “Credo che ultimamente siano cambiate molte cose… è già un po’ che ci penso. E’ come se fossi malato, sai quando hai la febbre e cominci a sentire i sintomi?”

 

Dan soffocò una risata in un suono gutturale camuffato da colpo di tosse. “Metafora molto significativa, l’amore ti rende anche poetico.”

 

“Stronzone.” Jack gli diede una botta sulla nuca e scosse la testa. “Se riesci a restare serio per due minuti di fila… sto dicendo che le cose sono cambiate, solo che non me ne sono accorto prima. Ci ho fatto caso adesso, ecco tutto. E mi chiedo se non sia un errore… se non sono io che prendo le farfalle…”

 

Dan incrociò le braccia e le gambe. “Perché non mi dici dei tuoi… sintomi?”

 

Jack fece un piccolo sorriso e guardò altrove. “Quando sono con Amelia mi sento bene… ma non bene come al solito, bene nel senso che non ho bisogno di niente e di nessuno, come se la sua presenza da sola fosse sufficiente a riempire tutti gli spazi. Insieme ridiamo, scherziamo, parliamo, sappiamo ascoltarci a vicenda, e poi lei mi è stata vicina in un modo che… si, insomma, a furia di averla vicina non riesco più a farne a meno, se non c’è sono in ansia… e non ci crederai, ma la bambina… sono ansioso di vederla.”

 

“Sei serio?”

 

“Si…” Jack sorrise sereno. “Abbiamo passato così tante ore a parlarci insieme, Amelia e io… mi piacerebbe che si ricordasse della mia voce una volta sgusciata fuori. Ho una voglia pazza di insegnarle tutto quello che so… l’altra sera all’ospedale abbiamo visto un neonato, era così piccolo e tenero… sai quando senti una voglia istintiva di proteggere qualcosa come se fosse tuo?”

 

Il sorriso di Dan non era furbo né divertito… semplicemente genuino. “Correggimi se sbaglio… vorresti che la bambina fosse tua?”

 

“E’ piuttosto idiota come cosa, eh?”

 

“E’ la cosa più sensata che ti abbia mai sentito dire da quando ti conosco, Jack.” Dan si alzò e gli si avvicinò. “Chi diavolo sei tu, e che ne hai fatto di mio cugino?”

 

Jack ridacchiò e abbassò gli occhi. “E’ Amelia… lei è così emozionata per questa bambina, ha contagiato anche me. E poi da quando è incinta è più bella… non lo so, è più tutto. Tutto questo sembra pazzesco, ieri sera avevo una voglia pazza di baciarla, stanotte Dio solo sa cosa mi ha trattenuto da andare da lei, prima o poi finirò per combinare qualche guaio, me lo sento.”

 

“L’unico guaio che potresti combinare ora sarebbe la cosa più intelligente che abbia mai fatto in vita tua.” Dan sorrise largamente e arricciò il mento nel suo classico gesto di soddisfazione. “Se tu e Amelia non siete fatti per essere una coppia, vuol dire che il vero amore non esiste… perché nessuno può amare una donna come tu ami lei, cuginetto, e credimi perché io ho naso in queste cose… hai lo sguardo completamente andato, puf… cotto perso. E la prova che non sei solo in calore è che non ti sei solo innamorato di lei… ami una bambina che non è tua, la desideri come una figlia, ti stai prendendo cura di lei già da ora che non c’è… se questo non è amore, trovami tu una definizione valida.”

 

Jack si ciondolò sui piedi, facendo qualche strana smorfia imbarazzata. “Si, ma abbiamo un problema qui… ammettendo che io sia innamorato di lei, c’è un piccolo insignificante nonché maledettissimo particolare che potrebbe mettersi di mezzo.”

 

“Sarebbe?”

 

“L’Innominabile Stronzone.”

 

“E tu faglielo dimenticare.” Dan spalancò le braccia in un gesto di ovvietà. “Sei innamorato? Provaglielo… ti faccio vedere che non dovrai nemmeno faticare tanto per strapparle dalla testa questo povero cazzone.”

 

“Non lo so.” Jack sospirò. “Tu dici che glielo devo dire, eh?”

 

“Entro i prossimi trenta secondi.”

 

“E se mando tutto all’aria? Guarda che questa è Amelia, non una qualsiasi, se lei non provasse le stesse cose per me avrei rovinato la cosa più bella della mia vita, la nostra amicizia…”

 

“…e se ti dice di si, avresti ottenuto la cosa più bella della tua vita, l’amore vero e proprio.” Dan gli strizzò l’occhiolino. “Mio cugino Jack Weasley è un War Mage, lui non sa cos’è la paura, e non si è mai tirato indietro davanti al pericolo.”

 

Jack fece il suo solito sorrisetto vivace. “Intanto io la sveglio.”

 

“Ecco, questo è già un inizio.”

 

Dan rimase a guardare col sorriso sulle labbra… non aveva mai visto quella tenerezza negli occhi del cugino, né lo aveva mai sentito parlare in quel modo, senza la sua solita aria un po’ arrogante e così sicura di sé… e dalle coccole che stava facendo ad Amelia per svegliarla, Dan si convinse definitivamente che era arrivato il loro grande momento. Perché dal modo in cui Jack l’aveva presa in braccio e Amelia si era avvinghiata a lui, Dan riusciva a intuire che le cose sarebbero andate esattamente come tutti si aspettavano da una vita intera… e lui ne aveva di fiuto per queste cose, sapeva di non sbagliarsi.

 

“Servizio in camera per la signorina.” Esclamò allegramente Jack, mentre metteva Amelia su una delle sedie.

 

“…cinque minuti…” borbottò nel sonno la ragazza, appoggiando la testa sul tavolo.

 

Dan ridacchiò. “Sveglia, Popò! Il sole è alto, gli uccellini cantano…”

 

“… e la tua bocca è una fontana.” Un po’ esitante, Amelia si rimise seduta eretta. “Ok, ok, ho capito… sono sveglia.” mormorò in uno sbadiglio.

 

Jack finì di apparecchiare per tre e si sedette. “Finalmente una giornata che non comincia all’insegna dell’angoscia.” Disse tranquillo, mentre riempiva di latte la tazza di Amelia.

 

“E c’è anche un bellissimo sole primaverile.” Fece Amelia, che aveva appena preso un pezzo di pane per ricoprirlo di burro e marmellata e passarlo a Jack.

 

Dan sorrise dietro una mano, e tenne per sé i suoi commenti su quanto quei due sembrassero marito e moglie. “E la pupa che dice stamattina?”

 

Amelia fece un sorriso radioso. “E’ molto più rilassata… si deve essere sistemata meglio, perché non mi fa più male la schiena.”

 

“L’intelligenza l’ha presa dallo zio Dan.”

 

“Ah ah.” Amelia sorseggiò il suo latte e arricciò il naso. “Ma non ci hai messo neanche un goccio di caffè?”

 

“Categoricamente no.” Jack scosse la testa. “La caffeina fa male alla piccola, vuoi che nasca già nervosa?”

 

“Mh.” Nonostante la delusione, Amelia annuì. “E’ giusto.”

 

Dan diede un’occhiata al sole fuori. “Oggi è veramente una bella giornata… voi che fate, andate a lavorare?”

 

“Nah, oggi ce la siamo chiamata di festa per riposarci un po’.” Jack si interruppe e seguì lo sguardo confuso del cugino… stava fissando con stupore Amelia, che canticchiava contenta mentre si guardava nella scollatura della camicia da notte. Jack ridacchiò. “Lo fa sempre, è normale.”

 

Amelia fece un sorriso che le andava da un orecchio all’altro. “Ho aspettato venticinque anni per poterlo dire, e adesso ho anch’io le tette.”

 

Dan scoppiò a ridere di gusto, mentre Jack le arruffava amorevolmente i capelli. “Il mio piccolo svitato Koala pazzoide.”

 

“Pazzoide quanto vuoi, ma quest’anno a mare nessuno potrà dire che sembro una scopa.” Disse fiera lei.

 

Dan annuì fra le risate. “Ora sei una B maiuscola.”

 

Jack rise, e Amelia si accarezzò la pancia rotonda. “Sentito, amore piccolo? Sembriamo una B.”

 

Dan non potè evitare un sorriso intenerito, e le diede un bacio sulla guancia. Quella ragazza era davvero tenerissima da quando si era scoperta incinta.

 

“Sai che ti dico?” Jack curvò le labbra in un sorrisetto. “Andiamo a mare.”

 

Amelia sbattè gli occhi. “A mare?”

 

“Si!” Jack sembrava emozionato all’idea. “Facciamo qualcosa di sconsiderato come ai vecchi tempi, stacchiamo i contatti per qualche ora e facciamolo in grande stile… andiamo a divertirci.”

 

Amelia non esitò a sorridere. “Io ci sto.”

 

Jack le strizzò l’occhiolino. “La prima prova costume della B.”

 

Amelia gli scoccò un sorrisone orgoglioso, poi si voltò verso Dan. “Tu sei dei nostri? Potresti portare anche Sarah, tanto non ci sarà folla in spiaggia, non rischierete di essere riconosciuti…”

 

A Dan bastò un brevissimo ma significativo sguardo del cugino per capire cosa rispondere. “Grazie, ma non posso. Vorrei, ma ho la giornata tutta zeppa di allenamenti per recuperare quelli di questi ultimi giorni… passo un attimo da Simon e poi dritto allo stadio per tutto il giorno.”

 

“Con tanto d’intervalli regolari nel bagno delle signore con la manager, giusto?”

 

“Vedi che ci hanno visto giusto a darti il diploma di strega?”

 

Amelia rise e continuò la sua colazione.

 

Dan le diede un pizzicotto sulla guancia e si alzò. “Beh, signori… io vado a fare il bravo ragazzo, voi non mi imitate… mi raccomando, divertitevi e abbronzatevi anche per me.”

 

“Promesso!” fecero in coro Jack e Amelia.

 

E mentre attivava la sua passaporta, Dan si ritrovò a sorridere fra sé e sé… era la prima volta nella sua vita che augurava a suo cugino tutta la fortuna possibile con una donna.

 

 

***************

 

 

Buffo… da piccolo, quando veniva punito a colpi di Cruciatus, credeva di aver sperimentato il peggior tipo di dolore esistente al mondo… ora poteva confermare che non si può mai dire mai. Peccato che anche quella fosse l’ennesima lezione da imparare a sue spese.

 

Alex credette perfino di avere le allucinazioni nel sentire quella voce ringhiosa… forse per tutto il sangue che aveva perso, forse perché non riusciva neanche a respirare bene, ma non poteva mettere a fuoco le immagini…non riusciva a vedere nitidamente il ghigno animalesco sul viso di quella belva che gli stava dinanzi. E la cosa che gli faceva più rabbia era di essere di nuovo al punto di partenza, come tanti anni prima… di nuovo in punizione senza potersi difendere. Benchè prima non lo sapeva fare, ora avrebbe potuto eccome… almeno se non avesse avuto mani e piedi incatenati al muro.

 

Stephen ghignò e si avvicinò lentamente, assaporando gustosamente il sigaro che aveva fra le labbra. “Credevi davvero di farla franca…” sibilò divertito, sputandogli in faccia una nuvola di fumo.

 

Alex tossì e aprì a fatica gli occhi.

 

“Dovevi essere la soluzione a tutti i nostri problemi…” gli ringhiò contro un McNair più terribile del solito. “…il ragazzo prodigio… la mia soddisfazione… il vanto della mia gente…” Alex strinse forte gli occhi e mugolò di dolore quando l’uomo gli spense il sigaro nella spalla. “Piccolo frocetto senza palle, ti avevo addestrato per essere il migliore… e per un paio di cosce vellutate ti sei fatto fottere come un maledetto pivello…”

 

Alex raccolse quel po’ di fiato che aveva in corpo per riuscire a rantolare qualche parola. “…s-se credi… di spaventarmi… ti sbagli proprio…”

 

Stephen spalancò le mascelle e rise sprezzante. “Certo… identico a quella puttana di tua madre. E farai la sua stessa fine, perché è così che finiscono i deboli… ma soprattutto è così che finisce chi osa tradire me.”

 

Per l’ennesima volta in quei giorni, Alex serrò la mascella e non urlò per il dolore… aveva imparato a sue spese a sopportare gli effetti di un Cruciatus, e poi voleva a tutti i costi negare a Stephen il gusto della vittoria. Ma ammettere che il dolore era sopportabile sarebbe stata l’ipocrisia più grande mai detta…

 

“Sei un debole, Malfoy… ecco dove ti hanno portato i tuoi preziosi sentimenti.” McNair lo guardò come se avesse a che fare con un insetto disgustoso. “Hai disonorato te stesso… hai disonorato me… hai disonorato la nostra causa… e tutto per il culo di una puttanella.”

 

Alex strinse i pugni. “Meglio il suo culo che la tua faccia.” mormorò con voce rauca. Non l’avesse mai fatto, perché Stephen lo colpì allo stomaco con un pugno così forte da fargli sollevare i piedi da terra, lasciandolo senza fiato e soprattutto con la vista disturbata da una serie interminabile di macchie nere. Il ragazzo si preparò a ricevere anche un secondo colpo, con molta probabilità più forte del precedente, ma inaspettatamente si ritrovò col mento impugnato dalle dita di qualcuno che non poteva essere McNair… lui aveva una mano grossa, quelle dita erano fredde e sottili. Poco alla volta la vista gli si assestò, e finalmente potè vedere con chi aveva a che fare ora.

 

“Patetico.” sibilò schifato Mortimer Lestrange. “Proprio come tuo padre.”

 

Alex curvò leggermente le labbra in una specie di sorrisetto ironico. “Almeno cercate di mettervi d’accordo sul genitore a cui assomiglio di più.”

 

Lestrange gli lasciò il mento e rimase immobile a fissarlo. I suoi piccoli occhi neri non tradivano alcuna emozione, come se avesse voluto dar prova al suo prigioniero di poter restare lì a guardarlo morire lentamente senza alcuna fretta, anzi… col massimo del piacere. Un piacere perverso che per anni gli avevano insegnato ad amare, e che ora odiava.

 

“Mi verrebbe da chiedere perché uno dei miei uomini migliori ora ha fatto questa misera fine. E’ curioso.”

 

Gli occhi grigi di Alex sembravano lastre di ghiaccio allo stato puro.

 

Lestrange continuò a fissarlo. “Ma forse la risposta c’è già… la verità è che la debolezza ce l’hai nel sangue. Anche tuo padre è arrivato a un passo dall’obiettivo, e poi… è esploso come un petardo marcio.”

 

“…perché invece non ti chiedi il… il motivo per cui t’ho voltato le spalle…” Alex raccolse tutte le sue energie per muovere la mascella gonfia e dolorante. “La verità è che ci hai preso per culo… tutti noi… con questa storia della ribellione hai pensato solo ai tuoi interessi personali, altro che nuovo mondo. Non avremmo dovuto affrontare il nemico con questi attacchi subdoli… siamo stati dei vigliacchi… è per questo che abbiamo perso… e sai perché continueremo a perdere? Perché a comandarci… è il re dei vigliacchi.”

 

Lestrange mantenne un autocontrollo inaspettato. Per un piccolo, insignificante secondo sembrò quasi che i suoi piccoli occhi neri fossero stati attraversati da un fulmine di rabbia, ma la sua espressione facciale non mutò di un muscolo. Ma la sua voce era un sibilo che avrebbe potuto rivaleggiare con quella di un serpente a sonagli…

 

“Povero piccolo bastardo insignificante… quanto ti deve bruciare la sconfitta.”

 

“Tanto quanto brucia a te che il tuo piano è completamente saltato.”

 

Finalmente un cambiamento… i lineamenti facciali di Lestrange si distesero in una risata divertita e aspra come una frustata. “E’ qui che ti sbagli, mio giovane traditore appassionato.”

 

Alex sentì una goccia di sudore che gli scivolava lungo la schiena, fredda e pungente mentre si mescolava al sudore gelido e al sangue rappreso e non. Quello scatto di gioia… Lestrange avrebbe dovuto essere di pessimo umore, invece sembrava raggiante… cosa diavolo aveva architettato?

 

“Lo sai, ragazzo mio, ho commesso un errore.” Lestrange lo guardò con aria di pietà. “Ti avevo sopravvalutato. Conoscendo le tue origini, avrei dovuto immaginare che prima o poi ti saresti rivelato la canaglia che sei… ma non pensavo che bastasse così poco a farti vacillare. Una troietta bionda era tutto quello che volevi? Sei davvero deludente, ti accontenti di poco.”

 

Alex sentì le viscere contrarsi per la rabbia… e per il senso di impotenza. “Non osare parlare di lei…”

 

“E come tutti i traditori, sei anche terribilmente stupido.” Lestrange gli diede le spalle, gustandosi fino in fondo quella sensazione di angoscia che ora faceva tremare l’aria in quella putrida cella buia. “Ti avevo detto che alla fine di questa storia ti avrei lasciato la ragazza senza torcerle un capello… avresti potuto averla tutta per te.”

 

“Certo, sarebbe stato divertente… avere un animaletto domestico, non è così?” Alex sentì in bocca l’amaro sapore della bile. Non aveva mai provato tanto odio, e dire che quello era l’unico sentimento che gli aveva fatto compagnia per una vita intera. “Non mi aspetto… che una bestia come te possa capire l’amore.”

 

“L’amore…” Lestrange tornò a guardarlo. Doveva potergli mostrare la sua espressione vittoriosa… e gustarsi quella sfinita e confusa del ragazzo. Oh, che sapore gustoso aveva il potere. E che profumo inebriante indossava la vittoria quella sera. “Che cosa singolare è l’amore… per ognuno di noi assume un significato diverso. Per te è sinonimo di tradimento… per me è una lama a doppio taglio.”

 

“E questo cosa diavolo significa?”

 

Hai paura, ragazzino… sento l’odore della tua paura, e ha un profumo che respirerei per tutta la vita… hai paura perché lo sai, lo sai che nessuno può sfuggirmi… continua ad avere paura, voglio sentire la puzza dei tuoi incubi più remoti che vengono a galla… fammi sentire quella puzza, piccolo verme, perché è l’essenza che mi premia come il vincitore e designa te come il perdente… perché io vinco sempre, non lo sapevi?

 

Alex digrignò rabbiosamente i denti e diede uno strattone inutile alle catene. “Parla, maledetto!!”

 

Lestrange scoprì i denti e chiuse gli occhi, inalando l’aria come se fosse una piacevole brezza marina. “Sei sconfitto, Alexander Malfoy… hai perso. Fine dei giochi. Io non perdo mai.”

 

Alex ruggì rabbiosamente a denti stretti, tentando un’ultima brutale e inutile tirata alle catene.

 

Lestrange tornò a voltarsi in direzione di Stephen McNair, che era rimasto per tutto il tempo appoggiato di spalle al muro, con le braccia conserte e i muscoli pulsanti, in attesa di essere riammesso al gioco che preferiva di più. “Ho cambiato idea… lascialo vivo per il momento. Ci servirà. Quanto vivo deve rimanere è a tua discrezione… a me basta solo che non sia morto.”

 

Sul viso di McNair si fece largo un’espressione famelica. La stessa aria di una tigre appena sguinzagliata in una riserva di gazzelle. “Con grande piacere.”

 

“Oh, questo posso immaginarlo, amico mio.” Lestrange guardò ancora una volta Alex. “Ti lascio in buone mani, giovane Malfoy… ci rivedremo presto.”

 

Alex non fece in tempo a seguirlo mentre usciva dalla stanza che si ritrovò puntata addosso la bacchetta di Stephen.

 

“Quante volte ti ho detto che non si stacca mai lo sguardo dal proprio nemico, femminuccia…”

 

Non ci fu il tempo per prepararsi al dolore, Alex potè solo urlare a squarciagola con una voce così rauca che non sembrava neanche più la sua. Gli sembrava di impazzire per il dolore folle che sentiva in tutto il corpo, come se il sangue nelle sue vene avesse preso fuoco e fosse lava quella che gli scorreva nell’organismo già martoriato… non riusciva a capire più nulla, aveva perso la dimensione della percezione fisica, tutto quello che aveva in testa era un solo desiderio… che quell’inferno potesse finire, e potesse finire subito…

 

L’irrazionalità di quei momenti di dolore insostenibile giustificò un’allucinazione… un guizzo improvviso della sua mente gli ripropose un’immagine di lei, bellissima e sorridente, col naso e le guance arrossate dal freddo… gioiosa e allegra mentre giocavano a palle di neve…

 

E Alex strinse i denti e smise di urlare… smise di dare soddisfazione a chi lo stava uccidendo poco alla volta. Forse per il troppo dolore stava perdendo la testa… ma se quella doveva essere l’ultima immagine prima della pazzia, almeno era stata la più bella di tutte.

 

 

***************

 

 

Katie sussultò bruscamente, ma nella posizione in cui si trovava il solo a potersene accorgere fu suo fratello. E infatti solo Simon voltò leggermente la testa in direzione della sorella, quasi completamente sdraiata accanto a lui in quello scomodo letto d’ospedale, con la testa nascosta nel suo collo e un braccio di lui sulle spalle. Gli altri stavano parlando di altre cose, non si accorsero di nulla… Mel era troppo presa a dare l’ennesima sistemata ai cuscini sui cui si appoggiava il suo ragazzo, Julie era seduta ai piedi del letto e stava raccontando qualcosa con molto interesse, mentre Chad se ne stava appollaiato su una sedia vicino ed era troppo interessato al discorso della bella rossa. Nessuno poteva aver visto Katie sussultare, e tecnicamente nemmeno Simon, che senza gli occhiali brancolava in un mare di macchie… però lui l’aveva sentita distintamente.

 

“Non sai quanto hai ragione, Jay, e in questo caso poi…” Mel arricciò il naso e scosse la testa, tornando ad occupare il suo posto accanto al fidanzato. “Con queste infermiere del cavolo che se lo guardano tutto il tempo, sorrisini, carezzine… guarda, non vedo l’ora che arrivi domani, così ce ne torniamo tutti a casa e questa storia ce la lasciamo alle spalle una volta e per tutte.”

 

Chad scoppiò a ridere sonoramente. “Non è per niente gelosa la ragazza, bisogna dire…”

 

“La gelosia fa bene.” Disse fiera Julie. “Il mondo è spietato, ma la concorrenza lo è ancora di più.”

 

“Lei non ha bisogno di essere gelosa.” Simon sorrise beatamente. “Però dovreste vederla quando fiuta aria di pericolo… avete presente un cane da caccia?”

 

Mel abbaiò, facendo ridere tutti, e Simon ne approfittò per rubarle un bacio a fior di labbra.

 

“Se questi due non si sposano, come minimo mi esplodono.” Julie fece scorrere le dita fra i morbidi capelli ramati, tentando di sistemarseli in una coda di cavallo. “Quasi quasi gli organizziamo un bel matrimonio a sorpresa, altro che festa di bentornato.”

 

“E la prima cosa che faccio…” Mel pizzicò fra le dita il naso del suo futuro marito. “…gli attacco un bel cartellino al collo con la scritta OCCUPATO.”

 

Simon arricciò il naso. “Amore, non per contraddirti, ma mi sa tanto di cesso questo occupato…” tutti scoppiarono a ridere forte, ma si diedero una moderata quando si ricordarono che Katie stava dormendo.

 

“Adesso so già che regalo farvi per le nozze.” Chad annuì con convinzione. “L’antifurto nuziale.”

 

Julie si accigliò. “Mai sentito nominare… è un’altra delle tue diavolerie?”

 

“No, questo l’ha brevettato un mio amico e vi assicuro che è utilissimo. Si inserisce un incantesimo-spia nelle fedi degli sposi, così se qualcuno ci prova… zac! Un anello lo fa sapere all’altro, che avverte il coniuge a rischio corna del pericolo incombente.”

 

Simon annuì. “Bene, e nella confezione regalo è incluso anche il collare con la medaglietta?” ancora risate.

 

“Ehi, a me non dispiacerebbe questo coso.” Mel si morse le labbra in quel suo solito modo scherzoso e vispo. “Lo vogliamo, vero, amore?”

 

“Ah, sicuro.”

 

“Ehi, stai sottovalutando l’utilità del mio regalo di nozze per voi?”

 

“Noo, chi si permette.” Simon allungò le gambe sul letto.

 

“Sei comodo?” gli chiese subito Julie.

 

“Vuoi un altro cuscino?” fece apprensiva Mel.

 

Chad inarcò un sopracciglio. “Comincio a pensare che abbia ragione Dan quando dice che sei peggio di un sultano con tanto di harem.”

 

Simon gli strizzò l’occhiolino, pur non potendo vedere l’espressione sulla sua faccia. “C’è chi può e chi non può…”

 

“Si, ma appunto… questa cosa che tu può e io non può mi irrita non poco…” Chad rovistò nel tascone del giubetto, e ne estrasse un blocchetto di fogli con tanto di penna. “Avanti, dettami l’elenco dei tuoi requisiti.”

 

Simon rise e appoggiò la testa all’indietro, sul cuscino. Avrebbe pagato oro per poter vedere la smorfia del suo amico, ma per gli occhiali speciali c’era da aspettare ancora un po’… doveva accontentarsi di andare a memoria. E non far capire a nessuno che detestava vedere il mondo fatto di chiazze di colori… aveva procurato dolore e angoscia già abbastanza, non era necessario aggiungerne altro.

 

Julie incrociò le braccia sul petto. “E a cosa ti serve questa lista, tesorino?”

 

“Pura curiosità professionale, dolcezza.” Chad preparò la penna. “Vai, amico, spara.”

 

“Lo dico io perché il mio amore è insostituibile.” Mel si mise seduta meglio e si passò i capelli dietro le orecchie. “Innanzitutto è bellissimo e tremendamente intelligente.”

 

Chad prese a scrivere. “…rassegnarsi…” Simon e le ragazze risero.

 

Mel continuò. “E’ davvero capace di ascoltare una ragazza…”

 

Chad prese nota. “…assumere una consistente dose di stupefacenti e mettersi a sentire le donne…” altre risate.

 

“Ma la cosa più bella sono le sue lentiggini.” Simon fece un sorrisetto fiero mentre Mel gli sfiorava gli zigomi. “Queste piccole, dolcissime efelidi chiare che basta un po’ di sole e diventano bellissime… e automaticamente lui è ancora più adorabile.”

 

Chad annuì mentre scriveva. “…dipingersi il viso con vernice riflessante…”

 

Stavolta la risata fu più rumorosa, ma scemò subito quando Katie si tirò su di scatto e si mise a sedere, guardandosi in giro con lo sguardo sperduto.

 

Julie le accarezzò un braccio. “Tesoro scusaci, ti abbiamo svegliata…”

 

Katie scosse la testa, continuando ad avere quello sguardo assente. “Qualcuno ha gridato…”

 

Mel le sorrise nel modo più rassicurante che conoscesse. “Eravamo noi che abbiamo riso troppo forte.”

 

Katie si morse le labbra e abbassò gli occhi, e quasi automaticamente la sua mano cercò quella di Simon per stringerla forte.

 

Chad controllò l’orologio. “Beh, signor sultano e signorine, è stato un piacere ma disgraziatamente ora devo portare le chiappe al lavoro.”

 

“Purtroppo devo andare anch’io.” Julie si sporse per dare un bacio a Mel e ai cugini. “Mi raccomando, fate i bravi.”

 

“In gamba.” Chad si fermò in tempo prima di scambiare il suo solito saluto a pugni chiusi con Simon… meglio aspettare gli occhiali. Non sarebbe stata una buona idea ricordargli quanto poteva essere limitante quella vista tutta sballata.

 

“Grazie ancora per la visita.” Mel li accompagnò fino alla porta della stanza. “Julie e Chad sono proprio simpatici, eh? E poi fanno una bellissima coppia insieme.”

 

“Mh.” Simon voltò il viso nella direzione della sorella… pur non vedendo altro che macchie di colore, poteva giurare che non aveva una bella cera.

 

Mel se ne accorse seguendo il suo sguardo. “Katie, va tutto bene? Sei pallida…”

 

Simon intuì. “Amore, non è che andresti a prenderle qualcosa al bar? Un po’ di zucchero le farà bene.”

 

“Certo, ci penso io.”

 

“Grazie.” Simon aspettò di sentire il rumore della porta che si richiudeva, poi allungò la mano verso il viso di Katie e a tentoni trovò la sua guancia. “Non è stato un incubo, dico bene?”

 

“…Alex…” Katie si morse forte le labbra. “…l’ho visto… per un attimo mi è sembrato di averlo visto… di averlo sentito urlare.”

 

“Una visione?”

 

“Non lo so, io… sembrava che stesse soffrendo molto…” Katie scosse la testa e si coprì il volto con le mani. “Mi sento così tanto un verme a parlare di lui proprio a te…”

 

“Beh…” Simon la incoraggiò con un sorriso. “Tecnicamente è grazie a lui se sono ancora vivo, no?”

 

Katie si strinse nelle spalle, e inevitabilmente gli occhi le si riempirono di lacrime. “Ho combinato solo guai, ecco la verità.”

 

Simon le accarezzò la guancia. “Chi di noi non ne ha fatti? Dovresti vedere il curriculum di quel genio dell’altro tuo fratello…”

 

Katie sorrise fra le lacrime. “La mia colpa è più grande di tutte le altre, però.”

 

Simon rimase in silenzio per un lungo momento. Aveva capito benissimo cosa voleva dire sua sorella. “Lo ami?” le chiese piano.

 

Katie abbassò la testa e mormorò una risposta positiva carica di vergogna.

 

Simon sorrise. “Allora sai cosa facciamo io e te? Dammi il tempo di uscire da qui e rimettermi in piedi, poi ci mettiamo a cercarlo insieme questo benedetto ragazzo, e vediamo che spiegazioni ci da. Ok?”

 

Katie singhiozzò e gettò le braccia al collo di suo fratello, mortificata e allo stesso tempo grata a suo fratello per quella comprensione che non sentiva di meritare… ma che aveva una voglia matta di ricevere. E quell’abbraccio pieno d’amore fraterno riuscì per qualche breve istante a cancellare dalla sua mente quelle strazianti urla di dolore che aveva sentito prima.

 

 

***************

 

I run to you, call out your name,
I see you there, farther away
Try to forget you,                                          
But without you I feel nothing
Don't leave me here, by myself
I can't breathe, I run to you,
Call out your name,
I see you there, farther away

                                               Farther Away, Evanescence

 

***************

 

 

“Con questo sole ci facciamo neri.”

 

Jack inforcò gli occhiali da sole e incrociò le braccia dietro la testa, al massimo del relax. Aveva avuto un’idea letteralmente geniale: la spiaggia dove erano andati era quasi deserta, c’era a malapena un gruppetto di ragazzi che giocava a pallavolo a riva e qualche altra coppia qua e là, ma mancava la caotica confusione che avrebbero trovato di lì a poche settimane, con l’arrivo dell’estate, e un gradevole venticello rendeva quella permanenza al sole ancora più piacevole. Tutto lì intorno parlava di riposo e serenità, due cose che ultimamente si erano tenute ben lontane da casa Weasley, a cominciare dai rumori delle piccole onde del mare appena increspato… le voci allegre dei ragazzi che giocavano… i rumori delle navi in lontananza… sembrava tutto perfetto.

 

Amelia ridacchiò, crogiolandosi sul lettino. “Neri? Ti sei dimenticato che quando prendi il primo sole, diventi tutto lentigginoso e abbronzatura è una parola grossa?”

 

“Senti chi parla… panciuta signorina, cosa sono esattamente quelle macchiettine sugli zigomi?”

 

Amelia gli fece la linguaccia. “E comunque tu ne hai molte più di me.”

 

Jack sorrise. “In compenso a te stanno meglio.”

 

“Grazie, molto gentile.”

 

Jack sorrise e scosse la testa. Si mise seduto sul lettino, così da poterla guardare in faccia e godersi il suo sorriso vispo. “Sai che cosa sei? Un piccolo Koala mascalzone e pestifero, ecco cosa.”

 

Amelia non gli rispose… stava fissando una coppia di giovani genitori in riva al mare, tutti presi a far bagnare i piedini al loro bimbo… e un sorriso commosso ed emozionato le spuntò sul viso. “L’anno prossimo toccherà a me.”

 

Jack sorrise a sua volta, immaginando la scena. “Un cosino morbido che mette a mare un cosino ancora più morbido… guarda che sarò lì a riprenderti con duecento macchine fotografiche, queste non sono scene che si perdono.”

 

Amelia sospirò. Si sentiva felice. “Io non vedo l’ora.”

 

Jack la fissò per un lungo momento… le brillavano gli occhi. Non l’aveva mai vista così raggiante in vita sua, e sentiva a sua volta il cuore gonfio di gioia… aveva sempre desiderato di vederla felice. E poi la felicità le donava… era maledettamente bella. Si ritrovò ad accarezzarle un braccio senza accorgersene. “Lo sai che non devo neanche sforzarmi per ricordare la prima volta che siamo venuti a mare insieme?”

 

Amelia annuì malinconicamente. “Avevamo undici anni.”

 

“Io mi ricordo anche il tuo costumino.” Jack trattenne a fatica una risatina di scherno. “Era bianco con tanti piccoli koala sparsi qua e là. Ne avevi uno proprio sul sedere. E avevi i capelli corti… spettinati come al solito, ti arrivavano poco sopra le spalle. Mia mamma continuava a ripeterti che dovevi bagnarti la testa per non prendere un’insolazione, e tu per farla contenta ti sei tuffata in acqua tutta quanta… se papà ti amava prima, dopo quella giornata ha cominciato ad adorarti.”

 

Amelia arricciò gli occhi… ricordava alla perfezione quei bellissimi momenti. “Non volevo togliermi i vestiti… c’era Julie che era più piccola, eppure era così bella con quei capelli lunghi… io invece sembravo una specie di scopettino, magra come un chiodo e senza un minimo di grazia… tu e Dan continuavate a prendermi in giro. Perfidi.”

 

“Ehi, tu ci hai sgonfiato il canotto in alto mare!”

 

“Continuavate a chiamarmi Firebolt!”

 

Tutti e due scoppiarono a ridere forte. Era divertente ricordare quei momenti passati a ridere e scherzare, quando tutto era più semplice e la vita sembrava facile… tante cose erano cambiate. E il meglio stava cambiando proprio in quei momenti. Ma sarebbe cambiato in meglio… o in peggio?

 

Amelia preferì distogliere gli occhi dal ragazzo in costume al suo fianco. Era maledettamente bello, e poi le ricordava cose che aveva giurato a se stessa di dimenticare… ci voleva una distrazione. Con un sospiro sereno si accarezzò la pancia arrotondata… bastò quel semplice gesto a farla sentire subito meglio. “Tu sarai bellissima, amore piccolo… altro che scopa, sarai la più bella di tutte…”

 

Anche Jack allungò la mano per una carezza protettiva. “Non la stare a sentire, tua madre era bellissima anche da piccola.”

 

Amelia arrossì lievemente. “Ci pensi che mancano quasi quattro mesi e mezzo?”

 

“Relativamente poco, se ci pensi bene.” Jack tirò su col naso. “Dobbiamo darci una mossa a preparare la sua cameretta.”

 

Amelia lo guardò. “Jack, io non… insomma, lo sai che non voglio essere un peso per te, appena saremo…”

 

Ah, non farlo, non sorridere così… ti detesto quando fai quella faccia da canaglia! Ti detesto perché è impossibile non amarti, stupido bellissimo idiota…

 

“Piccoletta, dobbiamo andare avanti così ancora per molto? Quella è casa nostra, di entrambi, e adesso è in arrivo la terza coinquilina… non credi che abbia diritto a una stanza tutta sua?”

 

Amelia gli prese la mano, stringendola forte. “Io non so cosa dire.”

 

Jack non mise via quell’adorabile faccia furbastra e allegra. “Un bacio sarebbe gradito.”

 

Amelia gli passò le braccia attorno al collo e gli stampò un lungo e sonoro bacio sulla guancia… separarsi le risultò difficile. Il massimo che potè chiedere a se stessa fu di allontanare le labbra dal suo collo, limitandosi ad appoggiare la testa sulla sua spalla, ma non riuscì a recidere il contatto fisico. Si sentiva così bene… si sentiva protetta. Perché si era dovuta innamorare dell’unico uomo che non era alla sua portata? Era il suo migliore amico, diamine… tecnicamente anche il padre di sua figlia, e diavolo se non era difficile disintossicarsi da quell’amore con lui che si comportava da padre senza sapere di esserlo… come in quel momento, ad esempio. Sentire la sua mano callosa che le accarezzava la pancia era inebriante… se la piccola poteva percepire anche solo la metà delle emozioni che le carezze del suo papà stavano infondendo alla sua mamma… poteva veramente considerarsi una bambina felice.

 

Jack chiuse gli occhi e inalò il profumo fresco dei suoi capelli, tenendola stretta a sé con l’altro braccio. Se quella mattina aveva avuto dei dubbi, ora che la sentiva così vicina non ne aveva più… non gli era mai capitato di sentire il cuore martellargli nel petto a quel ritmo. Era questo perdere la testa per una ragazza? Adesso capiva suo padre quando lo definiva ‘wow’… era veramente wow.

 

Interrompi questa situazione o saranno guai, testa d’uovo!

 

Amelia si districò da quell’abbraccio, seppure con riluttanza. “Ok, vorrà dire che per la stanza della bambina useremo quella piccola che è vicina alla mia… se leviamo di mezzo tutte quelle cianfrusaglie che ci abbiamo messo dentro, lo spazio dovrebbe saltar fuori.”

 

Jack per un momento cadde dalle nuvole. Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per non riprenderla fra le braccia, dove doveva stare. “Uhm… si, certo, ovvio… la stanzetta accanto alla tua, si, va bene.”

 

“La faremo bellissima.” Amelia si posò una mano sul pancione. “La cameretta di una vera principessa.”

 

Jack le baciò la tempia e coprì la mano con la sua. “Allora sai cosa ci vuole per questo frugolino?”

 

“Cosa?”

 

“Il cavallino a dondolo dello zio Jack.”

 

Amelia sorrise incuriosita. “Non sapevo che avessi un cavallino a dondolo…”

 

“Me lo regalò mio nonno quando avevo due anni. Era tutto di legno, con le briglie rosse e la criniera bionda… era il mio gioco preferito. Ci passavo le ore sopra. Mi faceva sentire un eroe cavalcare quel coso.”

 

“E che fine ha fatto? Perché non te l’ho mai visto?”

 

Jack ridacchiò. “Perché Simon aveva le gambe di un nano quando eravamo piccoli, perciò tutte le volte che ci salivo io, puntuale come il mal di denti arrivava lui… e la sua caduta. Ci è caduto tante di quelle volte che alla fine papà ha spostato il mio cavallino in soffitta per evitare che il Pannolone si rompesse il suo testone geniale.”

 

Amelia rise. “Non venirmi a raccontare che Simon è stato l’unico a caderci…”

 

“Ehi, io sono sempre stato alto!”

 

“Arrogante.”

 

“Acida.”

 

Amelia rise. “Bambinone, scommetto che non vedi l’ora di salirci di nuovo sul tuo cavallino a dondolo.”

 

“Vorrei, ma ora come ora ci entrerebbe solo un piede… nah, meglio lasciare il posto alla cucciola.” Jack annuì soddisfatto. “Ci farà pratica sopra per imparare come si sta su una scopa. Perché a Hogwarts sarà una grande cacciatrice, proprio come la mamma.”

 

Amelia si morse le labbra. Non poteva farne a meno… lacrime di commozione premevano per uscire al solo pensiero di Jack che insegnava a volare alla sua bambina… alla loro bambina…

 

Jack le sollevò il mento con dolcezza. “Ehi, che succede?”

 

Amelia scrollò le spalle e scosse la testa. “No, è che… sei così cambiato. Eri un irresponsabile, mentre adesso…”

 

Jack sorrise, sfilandosi gli occhiali da sole, e la guardò dritta negli occhi “Se sono una persona migliore è solo grazie a te, piccoletta… ho imparato da te che vuol dire essere responsabili e coraggiosi. Non mi dare meriti che non ho.”

 

Illusione, ecco cos’era… ecco perché ogni carezza, ogni sguardo le sembrava avesse qualcosa di quella notte clandestina. Doveva smetterla di illudersi, si era ripromessa di lasciar perdere e ora ci stava ricascando come una stupida…

 

“…avevi ragione tu, ci stiamo arrostendo per bene.” Amelia scattò in piedi come una molla. “Prendo un po’ di protezione.”

 

“…si, ok.” Un po’ deluso per quel repentino cambiamento, Jack si alzò a sua volta e stiracchiò i muscoli. Amelia sembrava sgusciare via ogni volta che il suo sguardo si faceva più serio… ma questa volta non avrebbe mollato, oh no. Stavolta era come se fosse il suo stesso cuore a reclamare quello che gli spettava… non smetteva di battere furiosamente, in venticinque anni non gli era mai capitato e ora era quasi senza parole. E a differenza di quello che aveva sempre pensato, si ritrovò a dover dare ragione a tutti quelli che gli avevano parlato dell’amore come di un ciclone di intossicante bellezza. Era vero, sembrava che il controllo della situazione non fosse del tutto suo come accadeva durante i momenti di seduzione a cui era abituato… ma era come se quelle sensazioni nuove moltiplicassero la sua determinazione. Non era il solito gioco… era qualcosa di serio. Serio e divertente e gradevole e terribile insieme.

 

“Scusa?”

 

Jack si voltò incuriosito verso la fonte di quella voce… era una ragazza del gruppetto che stava giocando in riva al mare, e aveva il pallone in mano.

 

“Ciao.” Lei gli sorrise largamente. “Mi chiedevo se ti va di venire a giocare con me e i miei amici… stiamo andando a fare una partita nel campetto qui dietro, ma siamo in numero dispari. Mi farebbe piacere se ti unissi a noi.”

 

Jack aprì la bocca per rispondere… ma poi la richiuse rapidamente per non scoppiarle a ridere in faccia senza la minima pietà. Amelia, crema solare alla mano, la stava guardando in modo assai poco lusinghiero e molto eloquente…

 

La ragazza guardò prima Amelia, poi il suo pancione, quindi si morse le labbra e arretrò. “Come non detto, scusate.”

 

Amelia fece una smorfia mentre quella si allontanava. “Stronzetta.”

 

Jack rise senza ritegno. “Tesoro, se avessi voluto essere un tantino meno esplicita, avresti potuto piantare un bel cartello con la scritta PROPRIETA’ PRIVATA.”

 

Amelia si strinse nelle spalle. “Si, è vero, stamattina sono molto possessiva… mi dispiace, scusami. E’ che solo per qualche ora vorrei che fossi… tutto per me, ecco. Lo so, sono egoista e stupida, è che è una delle giornate più belle della mia vita e…”

 

Jack la zittì attirandola a sé e circondandole i fianchi con le braccia. “E perché solo per qualche ora? Dopo che fai, mi butti via come un calzino usato?”

 

Amelia fece una smorfia. “Semmai sei tu quello che mi lascia da parte.”

 

“E chi lo dice?”

 

“L’esempio di un attimo fa non è abbastanza?”

 

“No…” Jack le sollevò il mento con un dito e le sfiorò il collo e la spalla con il dorso della mano. “No, perché non avrei mai rinunciato a una giornata con te per una squallida partitina a pallavolo.”

 

…Weasley, ti avverto, potrei anche ammazzarti se non allontani immediatamente questo dannato corpo perfetto dal mio… e non te ne approfittare dei miei ormoni in più, accidenti a te, si vede che questa è proprio tua figlia! Vi siete messi d’accordo per darmi il tormento?

 

“Avanti, prima di ridurti come un gamberetto.” Jack le sfilò il tubetto di protezione di mano, e la fece voltare dolcemente. Le sfiorò le spalle con le dita mentre spalmava la crema protettiva… suo malgrado si ritrovò a trattenere il respiro. Azioni che con lei erano all’ordine del giorno, come scansarle i capelli o spostarle la bretellina del costume, ora lo facevano bruciare di voglia. Aveva avuto a che fare con ragazze strepitose, sapeva bene cosa significasse desiderare una donna, ma desiderare una ragazza con tutto l’amore possibile era un’esperienza del tutto nuova per Jack… se solo avesse potuto fare a modo suo le cose si sarebbero svolte molto più velocemente, ma stavolta era diverso… gli importava che lei si sentisse completamente a suo agio, che lo desiderasse quanto lui, che fosse qualcosa di reciproco. Avrebbe aspettato tutto il tempo necessario col piacere di farlo, per la prima volta nella sua vita.

 

Amelia chiuse gli occhi, supplicando il suo cuore di interrompere quel ritmo forsennato o le sarebbe schizzato fuori dal petto. Tanti, troppi ricordi legati al movimento dolce e sicuro di quelle mani grandi e calde su di lei… che cosa non avrebbe dato pur di prendergli il viso fra le mani e baciarlo senza pietà… ma poi? Cosa sarebbe successo poi?

 

Non ebbe il tempo di rifletterci su… lui la voltò dolcemente, e tornarono di nuovo a fissarsi negli occhi come ipnotizzati l’uno dallo sguardo dell’altra. Jack si chinò leggermente in avanti, senza staccare gli occhi dai suoi, pronto a fermarsi subito se vi avesse letto panico o disagio, ma non c’era niente di simile… forse anche lei… un altro centimetro, sempre più vicini…

 

…e lei lo spiazzò completamente spalancando gli occhi e portandosi velocemente una sua mano sulla pancia. Jack per un attimo non capì… ma poi sorrise felice come non si era mai sentito.

 

“Scalcia!!”

 

Amelia si coprì la bocca con una mano e rise commossa, lasciandosi abbracciare da lui e ridendo di gioia.

 

“Senti che forza!” Jack, incredulo e radioso, la fece sedere sul lettino e si inginocchiò alla sua altezza, appoggiando un orecchio sul pancione. “Bella di zio, dimmi tutto… fammi sentire di nuovo come muovi bene quei piedoni!”

 

Amelia si scoprì incapace di smettere di ridere e di commuoversi insieme. La sua bimba aveva scalciato per la prima volta… il suo primo movimento! Era un’emozione troppo grande, non credeva potesse essere così bello.

 

Jack le strizzò l’occhiolino. “Hai sentito che forza, questo frugolo è tutta la mamma, eh?”

 

Ora come ora sosterrei il contrario… “…la mia bambina si è mossa per la prima volta… non credo di essere mai stata così emozionata in vita mia! Oddio, vorrei che lo facesse ancora…”

 

Jack sentì le gambe di gelatina alla vista di quel sorriso luminoso… ora era certo di amare quella bambina il doppio, perché aveva reso sua madre bellissima e felice. Meritava di essere strapazzata di baci solo per questo.

 

Amelia si accarezzò la pancia tonda. “Non vedo l’ora di vederti, amore piccolo… mammina ti ci porta sempre al mare se ti piace, tutte le volte che vuoi…”

 

Jack si sedette accanto a lei e le prese la mano. “Wow, non credevo che un semplice calcetto fosse così…”

 

“…così emozionante?”

 

“Già…”

 

“Nemmeno io… sembra così banale, invece è incredibile.”

 

“E’ un momento che bisogna festeggiare!” Jack balzò in piedi e le porse la mano. “Vieni.”

 

“Che vuoi fare?” rispose divertita Amelia, lasciandosi trascinare da lui.

 

“Adesso ti faccio scoprire quanto è utile e bello il mare per una mammina in dolce attesa.”

 

Amelia non comprese cosa volesse dire, ma entrò comunque in acqua con lui… le teneva la mano, era lì al suo fianco, come sempre… si era sempre fidata di quel ragazzone adorabile, sempre. Sarebbe andata fin sulla luna per amore suo, la sua sola presenza le infondeva tranquillità e sicurezza.

 

Il mare era calmo e l’acqua non era calda, ma era una sensazione rinfrancante e tonica fare il bagno mentre non c’era quasi nessuno a godersi quella pace e quella tranquillità… ci misero poco a bagnarsi, specie con Jack che non perdeva occasione per schizzare la sua amica, prontissima a replicare a colpi di spruzzi e pizzichi. Passato il primo momento di divertimento, i due giovani tornarono più tranquilli e si allontanarono sempre di più dalla riva fino ad immergersi.

 

“Andiamo, piccoletta, che adesso ti faccio vedere cos’è il vero relax.”

 

“E da quando te ne intendi dell’argomento, di grazia?”

 

Jack le rivolse un sorrisetto furbastro. “Da quando mi piaceva guardare mio padre e mia madre che si trastullavano in attesa di Katie.”

 

Amelia lo vide immergersi completamente e riemergere poche bracciate più avanti. “Ehi, non fare il galletto! Stai andando dove tocchi solo tu!”

 

“E meno male che ti fidavi di me.” La schernì Jack, fermandosi ad aspettarla. Anche lei si immerse completamente, e nuotò dolcemente fino a raggiungerlo. “Ecco, direi che questo è il posto ideale.”

 

Amelia fece una smorfia ironica. “Dove, per puro caso, io non ho piede.”

 

“Fidati di me, piccoletta… questo ti piacerà proprio.” Jack la sorprese afferrandola con delicatezza per la vita, e girandola in modo che avesse la schiena premuta contro il proprio petto. “Rilassati ora…” le sussurrò a bassa voce, sfiorandole con le labbra l’orecchio. “…lascia libere le gambe, ci penso io a tenerti… tu lasciati completamente andare.”

 

“Ma io…”

 

“Ehi, non ti lascio cadere… sono qui, vicino a te… non me ne vado. Non ti lascerei per niente al mondo.”

 

Amelia sospirò profondamente e chiuse gli occhi, grata al fatto che non si stessero guardando in faccia, perché era certa di avere il viso rosso come un pomodoro. Appoggiandosi completamente al suo petto gli obbedì, sollevando le gambe e abbandonandosi in quella posizione distesa, sorretta dal mare e dalle sue braccia forti.

 

“Perfetto.” Jack le sfiorò la tempia con le labbra e intrecciò le dita con le sue. “Adesso muovi piano piano le gambe, proprio come se stessi andando in bicicletta… però lentamente, rilassati.”

 

Amelia lo fece… e poco alla volta scoprì di non essersi mai sentita tanto bene, a dispetto del suo viso rosso e del batticuore. Nonostante i brividi per la presenza di lui, quella posizione era davvero comoda… e quelle piccole onde appena accennate fungevano da massaggio per il suo corpo, il rumore del mare era infinitamente tranquillo e rasserenante… le gambe non le pesavano affatto, non faceva il minimo sforzo, si sentiva solo serena e protetta. Le venne spontaneo chiudere gli occhi, sorridere beata e inarcare lievemente la schiena come una piccola gatta in cerca di coccole.

 

Jack sorrise soddisfatto nel vederla così bene, e le stampò un piccolo bacio sulla spalla prima di tornare a sussurrarle all’orecchio. “Ginnastica acquatica per quasi mammine… l’unica cosa che riusciva a dare un po’ di sollievo a mamma quando era incinta di Katie. Anche se a dire il vero sembrava piuttosto lo sport preferito di papà…”

 

“Io l’ho sempre detto che i tuoi genitori sono i migliori.” mormorò placidamente Amelia. “…mmh… è bellissimo…”

 

“Visto, te l’avevo detto…”

 

“Jack?”

 

“Si?”

 

“Io mi fido solo di te. Molto più che di me stessa.”

 

“Anch’io, piccoletta… anch’io.”

 

Amelia rabbrividì nel sentire quel tono di voce… era lo stesso di quella notte, lo stesso che le aveva confessato il proprio amore. Le veniva da piangere… era tutto così bello, ma era solo una favola che alla fine della giornata si sarebbe dissolta in una nuvola di fumo, esattamente come la prima volta. Strinse forte gli occhi quando reclinò la testa sulla sua spalla, e sentì le labbra di lui baciarle dolcemente la guancia… che cosa non avrebbe dato per non avere paura. Se solo si fosse liberata di quella paura di essere respinta, di perdere tutto in un solo colpo, sarebbe stato così facile pronunciare quelle tre stupide, semplici parole…

 

“Ehi…”

 

Jack le passò una mano sulla guancia e le voltò dolcemente il viso verso il suo. “Stai tremando… cos’hai?”

 

“No, è che…” Amelia si morse nervosamente le labbra e alzò gli occhi al cielo, tentando un sorriso per sdrammatizzare. “…sono una stupida, lascia perdere.”

 

Jack le sfiorò lo zigomo con le dita. “Dimmi cosa c’è.”

 

Amelia abbassò gli occhi, poi prese coraggio e lo guardò. “Vorrei fermare il tempo… qui e adesso.”

 

Jack le sorrise. “E che c’è di stupido in questo?”

 

“Che non si può fare.”

 

“Perché no… ehi, io sono un mago, non lo sapevi?”

 

Fu il turno di Amelia di sorridere, ma in breve tornarono seri entrambi e rimasero a fissarsi intensamente. Negli attimi che seguirono, Jack comprese di non avere più scelta… il suo corpo e il suo cuore avevano già deciso per lui.

 

“Forse ti sembrerà completamente folle, penserai che sono del tutto fuori di testa…” le sussurrò appena, chinando il viso sul suo. “…ma se non ti bacio immediatamente, potrei anche morire…”

 

Amelia trattenne il respiro, e potè giurare che il cuore le si fosse completamente fermato per buoni dieci secondi. Non poteva crederci… stava accadendo veramente? Lui stavolta era lucido, non poteva essersi sbagliato, dunque… pensava veramente quello che diceva? Voleva davvero baciarla? Col cuore a mille, la ragazza voltò leggermente la testa di lato per cercare i suoi occhi blu, dove avrebbe trovato la risposta che cercava… perché era un ragazzo onesto e sincero, dai suoi occhi avrebbe potuto capire tutto.

 

Jack la incoraggiò con un piccolo sorriso timido, sfiorandole la guancia, e quando vide i suoi occhi socchiudersi annullò la distanza fra i loro volti e posò le labbra sulle sue.

 

Nacque come un semplice incontro di labbra quasi timido, un gesto pieno di trasporto ma anche semplice e puro, alla ricerca di conferme… poi lei gli fece scivolare una mano indietro, lungo il collo fin nei capelli, e lui perse ogni forma di controllo. Il bacio che sembrava tanto dolce diventò famelico, insaziabile, incontenibile, desideroso, devastante… si stavano abbracciando come se non potessero contare su un domani, come se quell’attimo fosse tutta la loro vita, come se fermarsi significasse scomporre un puzzle perfettamente allineato… c’era sintonia perfino nei movimenti, nel loro modo di cercarsi follemente. L’aria tutto intorno sembrava fare scintille, quella passione disperata che li stava consumando non scemò col passare dei minuti, anzi… e se qualcuno si fosse avvicinato di più, avrebbe perfino potuto sentire il battito perfettamente sincronizzato dei loro due cuori.

 

 

***************

 

 

Ron si grattò il mento barbuto e maledisse per l’ennesima volta il talismano mutaforma che aveva dovuto usare. Per l’appuntamento con il maggiore Rogers avevano concordato che non sarebbe stato prudente mostrarsi in giro con le proprie sembianze, ma forse Harry ci era andato giù un po’ troppo pesante col suo talismano… perché ora Ron aveva i capelli tutti bianchi e una foresta incolta di barba e baffi rispetto ai suoi soliti due millimetri di barbetta appena accennata. E quando il barista del Settimo Pentolone lo aveva apostrofato con un bonario “Ehi vecchio”, Ron aveva sentito un familiare prurito nelle mani…

 

Per fortuna Rogers non lo fece attendere che pochi minuti. Anche la sua copertura era ottima – un uomo di mezza età coi capelli ingrigiti – e nascondeva perfettamente il giovane soldato biondo ad occhi indiscreti. Rogers riconobbe immediatamente Ron per lo sguardo penetrante che questi gli lanciò, e afferrando un boccale di birra andò a sedersi al suo tavolo.

 

Ron gli fece un sorriso compiaciuto. “Maggiore, sono felice di rivederti.”

 

“E’ una gioia anche per me, colonnello.” Replicò il giovane, tenendo ugualmente la voce bassa per evitare eventuali orecchie troppo appuntite.

 

“Marinato la scuola oggi?”

 

Rogers rise all’espressione ammiccante del suo superiore. “E con immenso piacere, aggiungerei. L’aria si è fatta irrespirabile ultimamente.”

 

“Altri licenziamenti?”

 

“A raffica. Non ce n’è uno oggi che non si sottometta al volere del generale… non ci possiamo muovere facilmente. Ma molti di noi sono solo in attesa di un ordine, suo o del colonnello Potter.”

 

Ron annuì. “Senti, Rogers, ho la sensazione che a casa non mi dicano tutto per non farmi dare di matto… che mi dici della squadra di mio figlio? Sono ancora tutti a posto?”

 

Rogers fece una smorfia motificata. “Vogliono smembrarla, signore.”

 

Ron strinse forte la mano attorno al suo boccale di birra. “Che hai detto?”

 

“Ma non lo faranno, non finchè c’è il colonnello Granger.” il giovane maggiore fece un sorrisetto. “Diavolo, signore, può essere molto fiero di sua moglie… tiene a bada Taventoon con una freddezza e una lucidità che fanno davvero spavento, non commette un errore.”

 

Ron sorrise, fiero e orgoglioso più che mai. “Hermione gli imbottirà il culo di polvere da sparo, è un demonio in queste cose. E poi starà a noi accendere la miccia e farglielo saltare in aria una volta per tutte.”

 

Rogers si assicurò che nessuno li stesse ascoltando. “Il colonnello Granger mi ha parlato di un piano, signore.”

 

“C’è. E’ di Harry.” Ron esitò. “Rogers… a questo punto il tempo delle mezze misure è finito, qui parliamo di guerra civile. Non so se mi spiego.”

 

Rogers annuì. “Colonnello, parlo a nome mio e di tutti i War Mage che non aspettano altro che un vostro ordine per agire… Taventoon può bruciare all’inferno con tutti i suoi gradi per noi, la nostra devozione non va certo a lui.”

 

“E allora faremo in modo di mandarcelo in fretta in questo inferno.” Ron gli strizzò l’occhiolino. “Quello di Harry è un buon piano… ma ci dobbiamo accordare con quanti più uomini possibile.”

 

“Lei mi dica solo dove e quando.”

 

“Lunedì notte.” Ron sorseggiò la sua birra. “Alla Stamberga Strillante.”

 

“La Stamberga Strillante?” Rogers inarcò le sopracciglia cespugliose. “Così vicino a Hogwarts?”

 

“Appunto. E’ risaputo che ne fanno uso i ragazzi, e non certo una folla di rivoltosi… ci darà la copertura che ci serve.”

 

“Ottimo.”

 

“Quanta gente pensi di riuscire a radunare?”

 

Rogers fece un sorrisetto. “Lei pensi solo a un modo per allargare la vecchia Stamberga, così potrà contenere tutti quelli che sono dalla nostra parte.”

 

“Perfetto. Bravo, maggiore, ti stai muovendo benissimo… continua a seguire il colonnello Granger per qualsiasi cosa, è lei il vostro punto di riferimento nonché la nostra talpa nell’ufficio di quel porco di Taventoon.”

 

Rogers buttò giù un sorso della sua birra. “Mi creda, signore, se la conosco anche solo un po’… darebbe un braccio per assistere alle riunioni fra sua moglie e il generale.”

 

Ron rise di gusto e annuì. “Dio benedica le donne pepate, che faremmo noi senza.”

 

 

***************

 

 

Non avevano fatto altro da che erano tornati a casa, né erano riusciti a smettere… forse per non rompere l’incantesimo, forse per non sottrarsi a quelle emozioni esplosive, forse perché sembrava troppo incredibile per essere vero… ma di fatto Amelia e Jack se ne stavano sdraiati sul divano a baciarsi da ore, e nessuno dei due dava cenno a volersi fermare. Le uniche pause che avevano fatto tra un bacio e l’altro le avevano utilizzate per guardarsi negli occhi, per sorridersi, per accarezzarsi a vicenda, per stringersi forte l’uno all’altra, ma poi via, giù di nuovo a baciarsi come se fosse una necessità maggiore del bisogno di respirare.

 

Da qualche parte nella nebbia totale che occupava il cervello di Jack, una vocetta assai simile a quella di Dan lo scherniva allegramente… non aveva mai baciato tanto una ragazza. Aveva sempre considerato il bacio come uno dei tanti preliminari a qualcosa di molto di più, e per quanto in quel momento i movimenti istintivi di Amelia lo stessero portando alla follia totale, si sentiva talmente bene che avrebbe potuto continuare a baciarla anche per tutta la sera. Adesso cominciava a capire un po’ di cose… tutte volte che da ragazzino aveva preso in giro i suoi genitori perché li trovava con le labbra perennemente incollate… ora doveva dare ragione a loro: non c’era niente di più bello che un bacio dato con tutto l’amore possibile, altro che preliminare… non avrebbe smesso più. E mentre lasciava le mani libere di vagare sul corpo della sua piccoletta, mentre le accarezzava le gambe vellutate e le disseminava il collo di piccoli morsetti, la sentì inarcarsi contro di lui in quel modo così semplice e spontaneo e maledettamente irresistibile… fu solo per sfilarsi bruscamente la maglietta che Jack si separò un momento da lei, e riprese a baciarla l’attimo successivo. Amelia gli passò le mani sulle spalle vigorose, aggrappandosi disperatamente a lui, e in cambiò sentì le mani più esperte del giovane rosso scivolarle sotto la camicia… fu allora che, per quanto avrebbe continuato all’infinito quel sogno, il buonsenso le impose di tirare il freno.

 

“Aspetta…” Amelia in qualche modo riuscì ad allontanarlo, senza per questo lasciare la presa che aveva sui suoi avambracci. “…aspetta solo un momento… noi dobbiamo parlare.”

 

Jack esitò, ma alla fine annuì. “Si, hai ragione.” le rubò un ultimo bacio, poi si allontanò e si sedette mentre lei faceva altrettanto. Parlare… gli scappò un sorriso. “Ora come ora ho il cervello che connette poco, ma ti prometto che resterò lucido fino in fondo.”

 

“Lo prometto anch’io.” Amelia tentò goffamente di sistemarsi i capelli in disordine, ed evitò volutamente di pensare a quanto dovesse essere rossa in volto in quel momento. “Io ho… ho paura.”

 

Jack le prese il viso fra le mani e sorrise, incoraggiandola con tutta la sicurezza che provava. “Io nemmeno un po’… per la prima volta nella mia vita sento di essere nella direzione giusta. Il solo fatto che sia tu mi fa stare bene, mi infonde tranquillità e sicurezza… la logica vorrebbe che fossi verde per il panico, invece non è così. Anzi, a dirla tutta, non sono mai stato così sereno come adesso.”

 

Amelia si morse nervosamente le labbra prima di guardarlo negli occhi blu. “Ti rendi conto di cosa ci stiamo giocando?”

 

“Non voglio rendermi conto di niente, non voglio razionalizzare e non voglio pensare… voglio seguire il mio istinto, voglio sentirmi libero. Senti qua…” Jack le prese una mano e se la premette contro il petto: il cuore gli batteva fortissimo. “Lo senti? Non mi è mai, mai capitato questo per una ragazza… ma con te è tutto diverso, capisci? E’ talmente emozionante che mi lascia spiazzato.”

 

Amelia lottò con se stessa per non cedere al bisogno di gettarsi fra le sue braccia… doveva fare le cose per bene stavolta, se era vero che quel sogno si stava avverando. “I-Io ho solo te nella vita…” mormorò a bassa voce. “…tu sei tutto per me… non ce la faccio a perderti, anche solo l’idea mi spaventa, capisci cosa voglio dire?”

 

“Non mi perderai affatto.” Jack le prese le mani nelle sue. “Tesoro, io ho tanti difetti ma non so mentire… mi devi credere se ti dico che in ogni istante della giornata sei nella mia mente e nel mio cuore. Non mi chiedere come e perché, non c’è una risposta vera e propria… tutto quello che so è che sei tu, Amelia…” le accarezzò morbidamente la guancia e le baciò per un momento le labbra gonfie. “Sei sempre stata tu…”

 

Amelia sorrise timidamente, mentre la gioia straripava nel suo cuore. Sembrava un sogno, una favola come quelle che le piaceva tanto ascoltare, quelle a lieto fine… chiuse gli occhi, sorridendo commossa. “Dimmi che non è solo un sogno… dimmi che è tutto vero.”

 

Jack intrecciò le dita con le sue. “In questi mesi che ti ho avuta tutta per me… Dio, Amy, non mi chiedere com’è successo… ho perso la testa per te, e me ne sono accorto solo adesso. Non riesco a restare un attimo separato da te, sei nei miei pensieri costantemente… mi fai bruciare di voglia… e mi fai battere il cuore. Non hai nemmeno lontanamente idea di cosa rappresenti per me…”

 

Era tutto così simile alla prima volta, tranne che quella notte a parlare era stato un ubriaco disperato, mentre adesso Jack era lucidissimo… lucido e felice, spontaneo come al solito, i suoi occhi trapelavano sicurezza e gioia… una gioia contagiosa. Stavolta allora era tutto vero… era vero! Non era un sogno, non era una favola, non era una notte brava che si doveva dimenticare la mattina dopo… era la vita reale! La voleva nella vita reale… proprio lui, l’amore della sua vita? Sembrava troppo bello per essere vero. I suoi occhi blu in tempesta erano così onesti e fiduciosi, così colmi di speranza… non le stava raccontando bugie, era se stesso!

 

Jack si accigliò quando le vide gli occhi riempirsi di lacrime. “…Amelia…”

 

“Giurami che sarà ancora così domani.” Gli sussurrò lei, mentre due lacrime di gioia le solcavano le guance arrossate. “E anche il giorno dopo, e quello dopo ancora…”

 

Lui la zittì con un bacio, e continuò ad accarezzarle il viso. “Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia… e non sono mai stato così felice. Piccoletta, vorrei tanto poterti trasmettere tutto quello che provo per te… tutta la mia sicurezza, per far sparire i tuoi dubbi…”

 

Amelia si affrettò a scuotere la testa. “Non pensare che io dubiti di te! E’ solo che…è così difficile a spiegarsi…”

 

Jack sospirò. “Lo so cosa vuoi dire. Lo so che non hai ancora dimenticato… lui…” mormorò, accennando col mento al suo pancione. “…ma se me ne dai la possibilità, vorrei poterti fare felice anch’io.”

 

Amelia sorrise dolcemente, lasciandolo perplesso, e gli accarezzò le guance e le spalle. “Jack…” si, era arrivato il momento, non aveva più scusanti. “Jack, io ti amo.”

 

Jack spalancò gli occhi. “Tu…”

 

Amelia continuò a sorridergli dolcemente, con gli occhi che le brillavano per la gioia. Finalmente l’aveva detto… l’aveva detto sul serio. Ed era stato bellissimo dirlo. “Ti amo con tutta me stessa, e non chiedermi da quando lo so… tutto quello che posso dirti è che brucerei anche all’inferno per te. Sei tutto quello che ho di bello al mondo… sei la mia stessa vita.”

 

Jack rimase qualche secondo a guardarla, col fiato più ansante e il cuore che gli batteva all’impazzata, e un attimo dopo si gettò a capofitto sulle sue labbra per baciarla con tutto il suo desiderio folle e bruciante. Si tirò indietro solo quando respirare divenne una necessità improrogabile, ma rimase con la fronte appoggiata alla sua e gli occhi blu incollati a quelli cioccolato del suo amore.

 

“Tu non puoi dirmi queste cose e aspettarti che io non ti voglia tutta per me… amore mio, anch’io ti…”

 

“No, non dirlo.” Amelia gli appoggiò le dita sulle labbra. “No… l’hai detto troppe volte e a troppe persone, Jack… voglio che quando lo dirai a me sia intenso e sentito e vissuto come non ti è mai successo prima. Voglio che recuperi il significato di queste parole… scoprirai che è più travolgente che mai.”

 

Jack le accarezzò i capelli e il viso, divorandola con lo sguardo. “Tutto quello che vuoi, amore… ma questo non mi impedisce di provare quello che sento per te. In qualunque modo tu lo voglia chiamare, mi fa scoppiare il cuore.”

 

Amelia sorrise e gli baciò la mano che le stava accarezzando la guancia. “E’… così bello sentirtelo dire…”

 

Jack le asciugò le lacrime coi pollici, e le rivolse un occhiolino allegro. “Il mio maschiaccio è una romanticona nella realtà, eh?”

 

Amelia rise e si accoccolò nel suo abbraccio, lasciandosi circondare dalle sue braccia forti e sentendo sotto la mano il suo cuore che batteva forte… un battito che la cullava in un mondo fatto di sogni che per magia si erano trasformati in realtà. Le sembrava di scoppiare dalla gioia.

 

“Jack?”

 

“Si, piccola?”

 

“Noi non ci perderemo mai, è vero?”

 

“Si, è vero. Non devi avere paura.”

 

“Non ne ho se mi giuri che resterai sempre al mio fianco, comunque vada.”

 

“Comunque vada.” Jack la baciò di nuovo, inalando il suo profumo inconfondibile che ormai era come una droga per i suoi sensi. “Comunque vada, amore.”

 

 

************************

 

 

*^_______^* E da quanto tempo lo stavate aspettando questo chappy, eh? Sarò assolutamente sincera con voi, signori e signorine: sto passando un momento decisamente no, e questo chap doveva sprigionare gioia… non è stato facile. Mentre lo scrivevo tornavo indietro perché non mi piaceva una cosa, poi un’altra… l’avrò riscritto cinque volte, questa è la quarta edizione, quella che al mio pessimismo faceva meno pena delle altre… non è malaccio, ma si poteva fare infinitamente meglio. E non è falsa modesstia, il fatto è che quando uno ha la fortuna di ricevere così tante risposte positive per una cosa che è frutto della sua mente un po’ distorta… dopo è un po’ una responsabilità morale non deludere nessuno! °^____^° FMI ha avuto un successo inaspettato e mi ha reso più felice del previsto, e se dipendesse da me scriverei sempre al mille per mille per ringraziare ognuno di voi… non vorrei mai deludervi! Perciò, eventualmente l’abbia fatto o lo facessi, sappiate sempre che vorrei potervi regalare un momentino di gioia proprio come fate voi ogni volta che mi lasciate una recensione… e dirvi grazie è sempre poco, ma lo diciamo lo stesso che non guasta mai! ^_____- In ogni caso, piccola speigazione lampo per chi se lo chiedesse: come mai questo avvicinamento fra Jack e Amelia è avvenuto così all’improvviso e così rapidamente? Per ben tre motivi. Motivo uno: Jack è un impulsivo di natura, se prova un’emozione non la sa trattenere… contiamo che ha trovato terreno fertile… Motivo due: sono mesi che i due piccioncini si sno avvicinati ancora di più, e il signorino in questione è molto maturato in questo periodo… Motivo tre: fidatevi di me, è funzionale al ritmo della storia… anche il fatto che Amelia non abbia ancora parlato a Jack della bambina è un tassello nel puzzle intricatissimo che sarà il tema di questi intensissimi capitoli a venire… vi fidate di me? No? … e fate bene! ^_______-

 

Non mi dilungo oltre, anche perché stavolta i thanks sono tantissimi *gaudio e tripudio* e qua va a finire che ci impiego un giorno in più solo per ringraziare, perciò… let’s start! ^___^  Innanzitutto un bacio speciale alla mia beta, che mi ha rimandato il chap corretto a tempo di record nonostante il pc rotto… Saretta, ti adoro… e poi…

 

Siangel187: perdona l’attesa! Eh si, con Simon abbiamo tirato un sospiro di sollievo… ma al posto degli altri, io una piccola assicurazione sulla vita la farei… X_x Un bacione!

Aledra_xan: grazie! Beh, ti confesso che un po’ ci tifo anch’io, che non dovrei essere di parte… ^_______-  Un bacissimo!

Ruka88: tesoro, ti anticipo che per il lieto evento ce ne vorrà un po’ ancora… da adesso in avanti gli avvenimenti si svolgeranno in maniera serratissima, cioè uno dietro l’altro in uno spazio temporale molto stretto… e poi, alla fine, per chi sopravviverà si vedrà… ^____- Bacio enooorme!

Cloe Sullivan: ma grazie, carissima, sei una delle poche che mi trova veloce… una volta lo ero molto di più, sarà l’università che fa male alla salute? ^____- Visto che hanno combinato i tuoi protetti? Eh eh… ^_____- Bacio schioccoso!!

Ayashi: e io ti adoro per avermi recensito! ^____^ Beh, stavolta ho lasciato correre, altrimenti questi poveri figlioli mi si stressano… dalla prossima in poi avremo un crescendo di cose che culminerà in… no, questo non si può ancora dire! *____* Un bacio forte forte!

Carol87: beh, direi che è stata una dedica fortunella questa, tesora, ti sei beccata il risveglio del nostro amoroso Jack, che finalmente ci ha dato un taglio con le docce fredde! ^_____- Spero che il regalo sia all’altezza delle aspettative! Un bacio gigante!!

Caillean: salva in corner! ^_____^ Mi sono fatta perdonare, adesso vediamo se Alex riuscirà a farsi perdonare da te… la povera Katie in effetti non se la spassa! Uuuh, anche io ti mando una mail abbracciosa!!! Un bacissimo!!

Blacky: e ci hai azzeccato in pieno, tesorino!!! Questo chap è per la maggior parte tutto di Jack e Amelia… finalmente se la sono data una svegliata!!! Ovvio, tutto ciò è solo l’inizio, ma… direi che è un buon inizio! E se la volta scorsa avevamo Jack sotto la doccia, adesso, mia cucciolosa zozzona adorata, ti puoi trastullare con Jack in costume e con l’occhialino da sole… c’è posto per un’altra zozzona nel club che m’infilo clandestinamente?? ^_________- Un bacio galattico!!

Miky Black: in effetti l’ho scampata…almeno per stavolta! ^_______- Grazie cara, sono felice che lo scorso chap ti sia piaciuto… spero che questo non sia da gettare! Un bacino soffice soffice!

Sillina: …nah, ti garantisco che ogni complimento si può ripetere anche all’infinito che sarà sempre un’emozione per me, che di natura sono sempre un pochetto troppo autocritica… fosse per me mi sarei demolita già a metà saga! *_____* E sono felice di poterti dire che Jack sembra proprio aver chiuso con le docce fredde, a quanto pare ha trovato di meglio! ^_________- Un bacio fortissimo e buon lavoro!

Ciccina: grazie tesoro, sei una dolcezza! *^_____^* Spero che questo chappino ti abbia soddisfatto, non vorrei mai il contrario con tutta la fiducia che mi date… anch’io ho adorato scrivere quel pezzo su Katie e Alex, così come il poveretto adesso è messo maluccio, ma sai… direi che era inevitabile, o lui o Simon… e a quanto pare il cuore ha scelto per Alex. Incrociamo le dita, ma rasserenati che non prevedo funerali nell’immediato futuro! (Ho detto immediato, eh…) Un bacio enoooooooorme!

Sharkie: le tue recensioni non sono assolutamente da schifo! “Il Convertito” resterà storica, mi è piaciuta tantissimo! °^_______^° Guarda che una volta o l’altra ce la infilo questa espressione in bocca a qualche personaggio! ^_______- Un baciottolo!

Elly: tesora, puoi dormire sonni tranquilli… dubito che smetterò di scrivere per moooolto tempo, tieni conto che è il mio angolo preferito! ^____- Di sicuro alla fine di BAWM mi prenderò una piccola pausa perché sarà la fine di un’era, questa saga mi ha accompagnata da quasi quattro anni, se facciamo i conti… wow! O____o E grazie mille, è bellissimo sentirsi dire che ti sei commossa tanto… vuol dire che ti ho suscitato un’emozione, e tutti sanno che è la cosa più bella che mi si possa dire! Un bacio luuuuuuunghissimo! Uh, e il disegnino non vedo l’ora di vederlo!!

Dark_Iori: ma quanto devi essere spettacolare con la fiaccola olimpica per tutta Italia… quasi quanto i 101 pony cucciolosi che mi hai mandato! *^_____^* Eh si, inevitabilmente il gesto di Alex è stato notato, ahimè… ti impacchetto la Katie e te la spedisco per un po’ di conforto? ^_____- Un bacissimo, anzi… 101 bacissimi!

MM1981: sai che mi sa che il tuo motto sia anche quello di Stephen McNair? ^_____- E in effetti Jack e i suoi ricordi saranno materia per un chap piuttosto intenso che arriverà fra non molto… ma non ti anticipo nulla! Un bacio grande grande però te lo mando!

Lazyl: sto sinceramente prendendo in considerazione l’ipotesi del cloroformio per mia sorella, mi risolverebbe una decina e più di problemi! ^____- Eh eh, è con molto piacere che il genio della lampada si inchina per esaudire almeno uno dei tre desideri espressi… e magari salviamo anche il gatto in fuga già che ci troviamo! ^_____- Un bacio fortissimo!

Sirius4ever: grassie mille millissime! ^____^ Lo hai trovato meglio Jack stavolta? Direi che il figliolo è in forma, eh? E piano piano rimettiamo in piedi anche il Pannolone… in un’inedita versione occhialuta! O_____O Un bacio grandissimo!

Lily: ti adoro anch’io, cara! Eh eh, Jack e Amelia finalmente hanno aperto gli occhioni… la domanda di tutti è: ma Amy non gli dice della bambina? E in anteprima ufficiale posso assicurarti che adesso che stanno insieme, Amelia si sentirà ancora più in dovere di dire la verità… tempi e modi censurati, sorry! *.* Tesora, per le future morti… ti do un consiglio: non angosciarti, manca cmq tempo, c’è ancora così tanto che deve avvenire… potrebbe lasciarci le penne chiunque, non solo i buoni e non solo i cattivi… poi alla fine della storia ricordami di dirti una cosuccia! ^_____- Un bacio grande quanto un grattacielo!

Hiromi: perdonatissima fin da subito, cara, anch’io non mi sarei fidata al tuo posto! ^____- Beh, siccome BAWM è magia al confine con un pizzico di realtà, direi che il suo miracolo Simon l’ha avuto sopravvivendo, per la vista possiamo solo mettergli sul nasotto un paio di occhialoni…  e il messaggio Jack l’ha ricevuto e devo dire che ha avuto il suo effetto, brava la mia Hiromi che mi terrorizza i personaggi al punto giusto! ^______- Un bacio forte forte!

Euridice: grazie tesoro, sei dolcissima! Spero di averti risollevato un po’ il morale, anche a me è andata da schifo ultimamente… beh, non è che ad Alex stia andando meglio, eh! Incrociamo le dita e auguriamoci che migliori per tutti e tre! ^_____- Un bacione!

Phoebe80: amorina! Eh eh, a quanto pare Jack ancora non sa di avere questa doppia personalità, quando lo saprà… si, saranno acidi… ma per il momento godiamoci il risveglio del nostro adorato tontolone dal mondo dei figoni che vivono alla giornata… benvenuto nel mondo dei futuri papà! *_____* E ti confesso che se c’è una cosa che mi piace è raccontare di Ron che perde le staffe… ih ih! °^____^° Grazie per le cose bellissime che mi hai detto, mi hai regalato un sorriso quando più ne avevo bisogno… ti voglio benissimo, e ti mando un set bacio più abbraccio formato gigante!!

Emily Doe: un’utilità enorme, come ogni singolo commento che ricevo! E’ sempre una gioia sapere di aver interessato un lettore, e hai il mio grazie più sincero! ^___^ Sono felice di sapere che BAWM ti abbia appassionato tanto, e non solo non sei pazza per quello che hai detto… ma mi rendi felice! E se tutti i tuoi commenti sono “senza senso” (come dici tu) come questo… allora sarò sempre felice di trovare il tuo nome fra i recensitori! *_____* Un bacio grandissimo!

Alewen: amorina, augurissimi per il compleanno!!! Sono felice di averti fatto un regalo a sorpresa, pur non sapendolo… mi è andata bene, va! *^____^* Prometto che mi darò da fare per sistemare Katie e Alex, qualcosa combineranno… ^____- Un baciottolone!

Giugizzu: ed è anche un sorriso bellissimo! *^____^* Ti ho stupita stavolta, eh? Ci si aspettava il grande momento di Jack e Amelia solo alla fine, ma c’è più di un motivo perché le cose fra loro sono cambiate già da ora… quanto ai ricordi, Jack non si ricorda assolutamente di quella notte, ha soltanto rarissimi flash (ne avrà ancora) di momenti di particolare passione che gli derivano innanzitutto dal fatto che sia innamorato sul serio stavolta, e poi dal fatto che Amelia non fosse proprio al massimo della concentrazione quando l’ha Obliviato… ma non temere, la verità non può scoprirla così! ^____- Un bacione-one-one!

Lizzie: scommetto che un pochetto sono riuscita a stupirti anche stavolta… molti si aspettavano il fatidico avvicinamento fra Jack e Amelia solo alla fine, invece… beh, per ora non si può dire, ma c’è un perché! ^_____- Quanto a Ron… beh, lo scatto di rabbia ci stava tutto, nonostante quella fosse la sua bambina adorata, perché per la sua ingenuità gli è quasi morto un figlio e soprattutto lei stessa è stata in pericolo… istinto di padre protettivo più temperamento focoso Weasley, direi che è una benzina in stile Shell-Vpower! ^_______- Un bacio fortissimo!

Angele87: …e che striscione ci sarà stavolta? *^_____^* Graaaaazie amore santo, adoro le tue recensioni… anche per me non è un bel momento, ho cercato di concentrarmi di più su cose come FMI per distrarmi un po’, speriamo di non aver intaccato anche il mio gioiellino con questo momento di pessimismo… O____o Ehi, non la mollare quella petizione, anch’io voglio firmare… contro me stessa! ^____- Ti voglio un bene grande e cioccolatoso!! Sau tesorina!

~Lily~: …e dunque a questo punto sei già sgattaiolata nella storia a picchiare McNair, dico bene? ^____- Per Jack abbiamo fatto un grande passo avanti, quindi direi che anche lui è a posto… quanto a Ron, beh… non lo biasimo, al suo posto credo che avrei avuto una reazione simile… tieni conto che è un papà e che ha quasi perso uno dei suoi amatissimi giovanotti… X__x Un bacino!

Fabry: aspettavi questo momento dall’inizio della storia, e finalmente è arrivato! Jack e Amelia si sono messi insieme, finalmente! Si festeggia! Almeno per il momento… ^___- Un bacio!

Red: wow, grazie infinite! *___* Sono felicissima di aver colpito la tua attenzione, spero di non deluderti in futuro! Un bacio anche a te!

Anduril: tesora, grazie a te! Sei molto gentile, me si inchina profondamente… ma si, va, il Pannolone diciamo che è salvo e quasi completamente sano, gli è andata bene solo con un paio di occhialoni, in fondo sarebbe stato irreale se ne fosse uscito illeso… oh, e io frequento Scienze della Comunicazione all’università! ^___^ Un bacio gigante!

Cho Potter: bella la mia tesora, è commossa! °^___^° Katie e Alex… guarda, posso dirti che ancora molta acqua deve passare sotto questi ponti, ma Katie ha detto la sua durante la sua breve apparizione in questo chappy… ^____- Un bacissimo!

Alissa11: ma è stato un piacere, carissima! *^___^* Si, sono d’accordo con te, Alex ha fatto l’infamotto ma si è riscattato in tempo, e direi che si sta impegnando sul serio per la sua Katie… staremo a vedere! E Jack… eh eh, tutto suo papà: è bastato un flash che ha ricreato la visione in versione animata e vissuta! ^_________- Un bacio galattico!!

MandyJJ: …e devi dire che gli Evanescence sono il mio gruppo preferito, mi stavo cinghiando da sola quando mi sono accorta dell’errore! Ho fatto copia e incolla col testo da una pagina web e da lì è venuto il casino… *Sunny si frusta per aver storpiato uno dei capolavori degli Evanescence adorati* U.U Ahimè, Simon con la vista sballata perché… beh, perché nemmeno un mago può essere Dio, già tornare dall’aldilà è stata un’impresa miracolosa… sarebbe stato irreale tornare completamente illesi! Vedila così… meglio la vista che la vita! ^___- Un bacissimo evanescensoso!

Kaho_chan: cicci, stai ancora saltellando di gioia? Eh, dopo questo chap tranne che per Katie e Alex, almeno per un po’ ci possiamo fare un sorrisone largo! Jack sorprendentemente è stato veloce a capire cosa prova realmente… perché in questo lui è diverso dal papà, è impulsivo fino nelle ossa: ha realizzato il cambiamento, e non ci ha pensato due volte prima di tentare… in questo Ronnino caro ci è andato un po’ più coi piedi di piombo a suo tempo… *.* meno male che Jack è anche figlio di sua madre! ^______- Un bacissimo… a forma di cerchione!

Giuggia89: nuu, ti hanno rovinato la lettura del chap! Mannaggia!! Eh per la sopravvivenza di Alex io ho le labbra cucite… tecnicamente non posso dirti nulla, ma almeno con il piano che ha in mente Lestrange il nostro biondino ha guadagnato un po’ di tempo, va bene uguale per il momento? Non mi ammazzi? E tranquilla, di Oblivio ce n’è uno solo, Amelia non farà il bis! ^_____- Un baciotto!

Marty92: fiù, meno male che l’ho salvato Simon, allora! Ho salvato anche me! ^____^ Alex è ancora vivo, almeno per il momento, direi che magari riesce a starti completamente simpatico prima della fine… o no? ^____- Un bacione!

vale: Simon l’abbiamo risparmiato, adesso per il resto non ti posso tranquillizzare… ma tieni duro, Alex in fondo è ancora vivo (o quasi), no? ^____- Bacino!

Maga Magò: grazie amorina, ti voglio benissimo anch’io! *^___^* Eh, non me lo ricordare quando BAWM finirà del tutto, perché si può dire che le shotty sono ormai quasi finite (ne ho promessa una per un comply dicembrino) e che quando sarà la fine di FMI BAWM si concluderà definitivamente ç______ç… ahimè, ma se la continuassi rovinerei tutto, sarebbe una specie di zuppa riscaldata e poi i personaggi ormai hanno dato tutti se stessi in questi episodi della saga… buuu, non ci voglio pensare nemmeno io! #_______# Un bacissimo!!

Larya: grazie mille carissima! E’ un onore! *^_____^* Sono felice che FMI ti stia appassionando più di tutte (in realtà coinvolge di più me per prima!), e quanto alle tue supposizioni… senza dire nulla di spoileroso posso dirti che sei sulla buona strada! ^______- Un bacio fortissimo!

Avana Kedavra: cucciola anch’io mi rattristo se ci penso, cerchiamo di non pensarci! E’ come dicevo a Maga Magò per il seguito… finirebbe per banalizzarsi tutto e perderebbero di spessore anche i personaggi! Bisognerà avere il coraggio di scrivere la parola fine… ç____ç Bah, pensaimo a Harry e Chad, che è meglio! Eh si, Harry sta cercando di convivere con l’idea di questo pazzoide per casa… e Ron e Katie hano avuto un momentuzzo proprio in stile Arthur/Ginny, zi zi! Concordo in pieno! Un kissone graaaaaaaande così!

Lilychang: anch’io sono molto affezionata a Katie, nella sua ingenuità e semplicità è più fragile di quanto si pensi… ma bisogna vedere come si evolverà il suo personaggio adesso che il cerchio inizia a stringersi! ^_____- Quanto a Jack, eh si, tesorina, per il momento le cose si sono sistemate bene… almeno per il momento… ^______- Un bacio forte!

Yelle: ih ih… in effetti in un primo tempo mi veniva da scrivere nei commenti “Vi ho presi tutti in una sola rete!” *^______^* Sono una monellaccia, non c’è che dire… e tu sei adorabile! Eh si, quella scena fra Katie e Alex (anche quella fra Ron e la figlia, in realtà) risale a più di un anno fa nella mia testolina perversa, figurati un po’! Quanto al Pannolone, beh… lui sembra perfetto, ma non lo è… e adesso deve fare i conti con un po’ di novità, ma è in questo che si vede che è più maturo degli altri, le sue imperfezioni lo rendono migliore. Nuu, non conosco Pallina Simons… ma adesso la inserisco nei regali di Natale! ^_____- Un bacio scoppiettante!

Deepderk: ti spiego tutto, cara! Allora, la vista di Simon è incurabile… quando Bill ha rimesso a posto gli occhioni verdi di Harry, anni e anni fa, ha semplicemente sistemato un’imperfezione che aveva dalla nascita… per Simon, invece è diverso: la vista l’aveva persa quasi del tutto ancora prima di farsi il suo bravo viaggetto di andata e ritorno nell’aldilà, non è un imperfezione, è come una ferita che ha lasciato la cicatrice. L’antidoto poteva salvargli gli occhi se fosse stato assunto prima, ma così… U.U Quanto alla bambina di Jack e Amelia, posso dirti che non sarà necessario arrivare al lieto evento per scoprire la verità… ma non dico di più! Lasciamo parlare i personaggi… stavolta se la sono cavata abbastanza bene, no? ^______- Un bacissimo!

Kim: ‘morissima! Eh eh, lo sapevo che la scena di Katie e Alex sarebbe stata nelle tue grazie, ti ho anche pensata mentre la scrivevo… chissà come mai, mi ha ricordato qualcosina… *cough*latuashotty*cough* ^_______- Tesorina, qua dobbiamo preparare una tavola imbandita per tutti gli uomini che ti vuoi mangiare! Ce pensa la Sunny tua, ce pensa… un menù di quelli che non si scordano… ^_________- Diciamo che ho idea che questo chap ti ha un po’… allietato? Chi lo sa, chi lo sa… ^______- Un bacissimo, luvvia, ci si becca presto su msn, tvtttttttttttttttttttttttb!

Saturnia: amora, i cespugli sono in fiore!!! Si festeggia a colpi di more!!! *^_________^* Inaspettato, eh, questo Jack che così rapidamente ha preso il controllo della situazione… beh, lui è così. Se ha un’emozione non riesce a trattenerla, è come un fiume in piena… non posso garantire sulla stabilità di questo idillio perché c’è ancora tanto che i due pollastri devono dirsi, e c’è un motivo per cui si sono avvicinati così istintivamente e così di getto… eh, quando uno ci nasce! Per la serie Dio li fa e poi li accoppia… ^______- Visto che il tuo puffettoso Simon ce l’abbiamo ancora? Occhialuto, ma c’è… quanto al nome della futura piccola Weasley, ehi sono curiosa! Mandami una mail, così non lo saprà nessuno… e se ci hai azzeccato vinci un premio! ^_____- Un bacio fortissimoooo!

Meggie: love! Chiedo umilmente perdono per non averti ancora recensito, adesso che mi sono tranquillizzata di aver finito il chap di FMI corro a farlo… e il trailer che hai realizzato era bellissimo, potente soprattutto la musica! Grande la mia Meg! *^_____^* Eh eh, diciamo che credo di aver intuito cosa aspettavi per Jack e Amy, e fra loro le cose ormai sono quasi completamente a posto… quasi, eh… cmq! Sono felice di aver sfatato il mito, con un pizzico di fortuna ce lo sfata anche la Rowla! ^_____- Un bacio grosso come un pianeta!

Eli: tesorissima! In effetti la mia malignità nello scrivere quell’inizio di chap così equivoco non ha nome… sto imparando da mamma Rowla che mi ha fatto fuori quel figon…ahem! Dicevo, che ha eliminato il signorino Cedric Diggory… (*…gioia de mamma tua, viè qua che chi te molla più…*) ^ç^ Jack, com’è tipico di lui, ci ha preso un po’ tutti in contropiede esternando i suoi sentimenti in modo così esplosivo, ma in fondo il nostro Innominabile Stronzone è così, una bomba a orologeria… ecco, la questione della sua paternità non è stata ancora affrontata, e posso dirti che non sarà un momento facile… X_x E hai una gran ragione quando dici che Alex ha ancora da tirare fuori tanto, sia che debba dirci addio sia che debba sopravvivere… wow, detta così fa pure effetto! *^____^* Ti saluterò Adolf, grazie a Dio stasera se n’è uscita e io sono una donna felicemnte libera… ti voglio benissimo!! Sau!!

Lilith: grazie carissima! Eh, Jack i ricordi a quanto pare li ha direttamente messi in pratica, così si fa prima! ^_____- Come la prenderà la notizia bomba che deve dargli Amelia? Eh… apriamo un toto-scommesse? ^____- Bacissimi!!

Vale: amore mio, la mia zia Abelarda preferita!! *^_____^* Chiedo umilmente perdono per non averti risposto alla mail, è che il poco tempo libero che ho avuto davanti al pc l’ho usato per finire il chappy di FMI! Ma controlla la mail in giornata, strappo il pc alla Né e ti rispondo come si conviene! Grazie amore mio, mi dici sempre cose bellissime e mi dai sempre tantissima soddisfazione… e qua, tra Simon che sta meglio e fuoco e fiamme fra i nostri amatissimi Jack e Amy, direi che ce n’è per festeggiare un po’! Godiamocela adesso, finchè si può… *.* Ti voglio una valanga e mezzo di bene!!!

Lady Numb: mmh, qualcuno è di umore allegro e danzante qui, eh? ^______- Eh eh, ti prometto che non mancheranno altri momenti fra Harry e Chad, divertono tantissimo anche me! *^___^* Nuu, già ti immagino a festeggiare il grande momento di Jack e Amelia… ^____- Alex, argomento spinoso… vedila così: ti ricordi quando ho detto che il passato di Malfoy jr lo vuole raccontare lui in persona? Presto lo sentirai, poi potrai tirare un po’ le somme… e se lo odi ancora, lo facciamo fuori senza pietà! ^____- Un bacio weasleyssimo!!!

Giuggy: ehi bimba! Eh eh, un parziale momento della verità è arrivato per Jack e Amy, e dico parziale perché c’è ancora tanto da chiarire fra loro… ma almeno si festeggia! E non ti ammazzare nell’attesa, che qui aspettiamo sempre di rivederti all’opera con qualche disegnuzzo! ^___^ Bacio bacio!

Audry: grazie mille, troppo generosa! Oh si, mi ricordo di quella storia, e te la spedisco molto volentieri! Ora che ho pubblicato il chap posso tirare un sospiro di sollievo e dedicarmi a rispondere alle mail, perciò a breve avrai la fanfic che vuoi! Un bacio!

Syssy5: ciao carissima! Anche tu devi perdonarmi per il ritardo con cui ti risponderò, ma come ho già detto, ho usato tutto il tempo a mia disposizione al pc per completare questo capitolo… ora sono più libera e mi dedico alla posta! ^_____- Mamma, davvero tutta BAWM sono oltre 1000 pagine? O_____o Ma come avete fatto a non addormentarvi a metà racconto? ^____^ Ecco, la fase tre per Jack e Amelia è appena iniziata! No, Jack non ricorderà, spetta ad Amelia trovare il coraggio di raccontargli tutto… e poi no, lei non vuole togliere ai nonni la nipotina, la crescerebbe cmq con loro… più che egoismo lo definirei panico, paura di perdere l’unica famiglia che ha. E la paura ci fa fare grandi stupidate a volte… un bacio forte forte!!!

Skyline: grazie tesoro!!! Il tuo commento è arrivato in una giornata proprio nera, e mi ha regalato un sorriso felice… mille, mille grazie per i tuoi complimenti! Mi hai detto delle cose bellissime… il sogno di ogni fanwriter, o perlomeno è il mio! *^______^* Un bacio di cuore, grande grande grande!!

Pyros Ikari: wow, una cosa del genere detta da te mi rende felicissima… sono riuscita a farti cambiare idea almeno un pochetto sui Malfoy? Almeno su questo Malfoy qui! Uuh, me tutta felice! ^___^ Vedrò quello che posso fare per risparmiarlo! Baci!

FreackledMicks: oh mamma, speriamo di non aver sbagliato il nick… graaaazie infinite anche a te, carissima, sono felice di trovarti così appassionata a BAWM! Per il morto perché no, puoi tranquillamente sperare in quei nomi lì… e adesso (almeno per il momento) non rischio la tua vendetta perché Jack e Amy hanno fatto i bravi bambini stavolta! Quanto al nome di Dan, guarda… ti confesso che Daniel è il nome del mio migliore amico, un nome che adoro pronunciare e che con Potter suona molto bene, almeno secondo me! Ma un tributo a Dan Radcliffe ci sta tutto, è veramente un grande attore per essere così giovane! *^___^* Un bacio fortissimo!

Estel: eccolo qua il nuovo capitolo! Grazie carissima, è un incoraggiamento bellissimo quello che mi hai fatto, ed è anche un onore! Ho parecchia strada ancora da fare per emulare la grande Row, ma ti ringrazio infinitamente per la fiducia! *^___^* Un bacio gigantesco!

Daisy05: troppo buona, tesoro! *^___^* Mi dispiace per averti fatto aspettare tanto, purtroppo è un momento molto caotico della mia vita… spero almeno che l’attesa sia valsa la pena! Un bacio grande!

Saphira89: il tuo entusiasmo mi è arrivato tutto, quindi non dire mai che non sei brava a commentare! Sono felicissima che non solo il chap, ma tutta la storia ti sia piaciuta… grazie, grazie mille! ^____^ Un bacissimo!

 

 

Non finirò mai di sorridere per quanto amo rispondere alle recensioni… paradossalmente sono contenta che il tempaccio da lupi mi abbia costretto a casa stasera, così sono riuscita a finire un capitolo che aspettavate da troppo tempo! Scusatemi infinitamente per il ritardo! La mia gioia è di aver pubblicato prima della settimana prossima, che passerò quasi interamente lontano da casa per il matrimonio di una mia parente… ma mi sento meglio a sapere che non vi ho lasciati ancora in attesa! Vi voglio tantissimo bene, e vi ringrazio per la fiducia che mi accordate… il mio modo di ringraziarvi è scrivere al meglio delle mie possibilità, e io ci ho provato anche stavolta… non so il risultato, ma mi sono impegnata. La prossima volta andrà meglio, promesso! Ci si risente con il prossimo chap “Responsabilità e conseguenze” (…titolo misterioso… *.*) Un bacio a tutti, fate sogni d’oro!

 

Sunny

 

 

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Capitolo 18
*** Responsabilità e conseguenze ***


FIRE MELTS ICE

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 17: RESPONSABILITA’ E CONSEGUENZE

 

 

Seems like I can finally
Rest my head on something real
I like the way that feels
Ohh, it's as if you know me better
Than I ever knew myself

                            Pieces of Me, Ashlee Simpson

 

 

***************

 

 

Le prime luci dell’alba e il cinguettio degli uccelli spinsero Jack ad aprire gli occhi. La prima cosa che fece fu sorridere largamente mentre allungava un braccio sul letto, e trovandolo vuoto si accigliò… normalmente la sua sveglia prevedeva almeno cinque minuti di dormiveglia prima di alzarsi del tutto, ma stavolta questa fase fu saltata. Gli premeva molto di più trovare il suo tesoro.

 

“Piccoletta?”

 

Non sentendo una risposta Jack si alzò e si infilò i pantaloni del pigiama, sorridendo quando vide lì per terra il pigiama di Amelia. Non c’era traccia della sua camicia, così non perse tempo a cercarla e uscì dalla stanza, sbadigliando e passandosi una mano fra i capelli arruffati. Seguendo i rumori arrivò in cucina… lei era lì, e gli strappò subito un sorriso.

 

Amelia era ai fornelli, canticchiava e si muoveva a piedi nudi come una gazzella, saltando fra un pentolino di latte sul fuoco e un vassoietto su cui c’era tutto l’occorrente per una colazione doppia… con tanto di margheritina appena presa dal giardino fuori. Era adorabile con i capelli spettinati, le maniche della camicia che le arrivavano fin sulle dita, e l’addome arrotondato che si faceva notare allegramente sotto il tessuto. Jack sorrise… per l’ennesima volta in poche ore si chiese come avesse fatto a non accorgersi di cosa aveva sempre avuto davanti agli occhi, e la raggiunse camminando piano. Approfittò del fatto che fosse tutta presa dalla ciambella che stava imbottendo di marmellata per circondarle i fianchi, rubandole un bacio sul collo delicato e inalando l’odore dei suoi capelli soffici.

 

“Sei sveglio!” Amelia si voltò e gli sorrise. “Ma no, accidenti, volevo prepararti la colazione a sorpresa…”

 

Jack le rivolse uno dei suoi sorrisetti maliziosi e furbastri. “Ah, cioè ti lasci cospargere di latte e caffè e poi ti fai smangiucchiare?”

 

Amelia rise e gli rifilò un buffetto sul braccio. “Ma sei proprio un porco!”

 

“Fiero di esserlo, anche!” Jack le accarezzò il viso sorridente… quanto era bella quando sorrideva così. Sprizzava felicità da tutti i pori, e quegli occhi adorati si arricciavano e brillavano in un modo così unico… Jack si ritrovò a baciarla senza nemmeno rendersene conto. “Buongiorno, piccoletta…”

 

Amelia gli passò le braccia attorno al collo, cogliendo l’occasione per stampargli un bacio sulle labbra. “La devi piantare… mi stai facendo diventare una sentimentalona scema che impazzisce per il suo ragazzo!”

 

“Benvenuta nel club.” Jack rise. “Beh, sai che ti dico? Non c’è nessun altro al mondo per cui mi offrirei di fare lo scemo fino a questo punto.”

 

Amelia gli accarezzò il viso… sorrise, rise allegramente, non aveva neanche lei il controllo delle sue azioni… tutto quello che sapeva era che il cuore le scoppiava dalla gioia. Non era mai stata così bene in vita sua. E proprio per questo tutta quella gioia sembrava così assurda…

 

“Ehi…” Jack rimase stupito nel sentirsi abbracciare in quel modo… non aveva nulla dell’allegria di un momento prima, Amelia si stava riparando nel suo abbraccio in cerca di protezione e aveva nascosto la faccia nel suo petto come per paura di qualcosa. Gli venne del tutto automatico stringerla fra le braccia e accarezzarle i capelli. “Amy, che hai? Che succede?”

 

Amelia strinse ancora di più la sua presa. “E’ che non sono mai stata così felice in vita mia… ma ho tanta paura.”

 

“Di chi?” Jack la scostò dolcemente e le prese il viso fra le mani. “Di cosa?”

 

“Io non…” Amelia si morse le labbra. Forse era arrivato il momento di dirgli tutto, o forse era meglio aspettare ancora un po’… magari solo qualche giorno, il tempo di lasciarlo adattare all’idea senza buttargli addosso tutte le novità…

 

“Piccoletta?”

 

“La felicità mi fa paura.” Amelia si fece indietro, passandosi i capelli dietro le orecchie e guardandolo in faccia con i suoi grandi occhi scuri. “Sono stata felice così poco nella mia vita, ogni momento di gioia me lo sono dovuto sudare sempre così tanto… è solo che stavolta non sono disposta a perdere questa felicità, non ce la faccio proprio, mi capisci?”

 

Jack scosse la testa e sorrise, e la sua espressione trasudava serenità e sicurezza. “Amore mio, ti sei dimenticata una cosa importantissima… siamo una squadra io e te, o sbaglio? Nessuno ci ha spiegato come si fa a diventare amici, e guarda che cosa si è cementato fra noi negli anni… sarà la stessa cosa anche ora. Siamo un’ottima squadra collaudata, non ce la faremo togliere da nessuno questa felicità… e poi, ehi…” ridendo le accarezzò la pancia. “…stavolta abbiamo anche una mano in più!”

 

Amelia gli balzò al collo prima di potersi contenere, avvinghiandosi a lui e ridendo felice quando si sentì sollevare fra le sue braccia forti e poi appoggiare sul lato del tavolo. Tutti e due approfittarono di quella vicinanza per potersi baciare e accarezzare ancora, come se quella notte insieme non fosse bastata… ma in quel momento era diverso. Sia i baci che le carezze che si stavano regalando in quegli attimi magici erano lenti e dolci, rilassati e tranquilli, pieni di amore e di dolcezza… non c’era quella turbolenta urgenza dettata dal desiderio, era solo… solo amore. tenerezza, affetto, complicità, intesa perfetta… amore nel più evidente dei modi.

 

Jack fu il primo a tirarsi indietro e ad aprire gli occhi… se c’era una cosa che adorava era poter guardare in faccia Amelia subito dopo averla baciata. Diversamente dalla maggioranza delle ragazze con cui era stato, lei aveva sempre quella dolcissima aria stordita di chi è nuovo a certe abitudini, e questo lo riempiva di amore e desiderio ancora di più… era un po’ come se insegnarle tutte quelle novità fosse magico, lo faceva sentire più fiero. E poi vedere quegli occhi adorati che si strizzavano vispi, invasi dall’allegria che la spingeva a sorridere, era come toccare il paradiso con le mani.

 

“Una come te non si può permettere di temere la felicità…” le sussurrò contro le labbra, un momento prima di rubarle un altro bacio.

 

“No?” Amelia fece altrettanto. “E perché?”

 

Jack le accarezzò il viso col dorso della mano. “Perché ha un effetto spettacolare… non sei mai stata così bella.”

 

Amelia curvò le labbra in un sorrisetto vivace e gli sfiorò il naso con un dito. “Così però non è valido, tu sei sempre stato bellissimo.”

 

Jack inarcò le sopracciglia e finse di pensarci su. “In effetti, ora che mi ci fai pensare, io sono inimitabile…”

 

Amelia si gettò all’attacco immediatamente, spostando le dita nei punti giusti e massacrandolo a colpi di solletico… le loro risate si mescolarono, finchè Jack non riuscì a bloccarle i polsi e i ruoli si capovolsero. Si sentivano così spensierati… una risata così liberatoria non se la facevano da mesi. Innegabilmente il gioco terminò con un bacio, ma stavolta dolcezza e tranquillità erano sopraffatte dalla scintilla della passione… lo si avvertiva dall’avidità con cui le mani dell’uno si muovevano sul corpo dell’altra, dal modo in cui si cercavano, si stringevano, si confessavano tutto quello che c’era da dire senza dover far ricorso a parole che in un momento come quello sarebbero risultate fin troppo scontate e banali.

 

“…sono pazzo di te…” le sussurrò contro il collo Jack, incapace di smettere di baciarglielo. “…non avrei mai creduto… che si potesse provare tutto questo per una ragazza…”

 

Amelia si costrinse a fermare le mani… accarezzargli le spalle e l’addome non le bastava già più, ma non si poteva andare avanti. “Jack… amore, di questo passo faremo tardi a lavoro…”

 

“E’ stato il weekend più bello della mia vita… io voto a favore di un giorno di licenza in più, solo uno…”

 

Amelia sorrise e lo allontanò da sé, pizzicandogli il naso fra le dita. “Togliti dalla faccia quell’aria da cucciolo, Weasley, non attacca con me… dobbiamo andare a prendere a calci in culo i cattivi, te ne sei dimenticato forse?”

 

“Che rogna essere i buoni.” Jack fece una smorfia buffissima. “Che poi non c’è mica bisogno di andare fino al quartier generale se vuoi giocare a guardie e ladri… io sono un ottimo acchiappa-streghe, guarda che non te ne pentiresti…”

 

Amelia sorrise e gli accarezzò la guancia. “E invece non resteremo a poltrire ancora… ci fa bene fare quello che facciamo di solito. Per quanto resterei barricata qua dentro con te anche per due vite di seguito, poi finiresti per stancarti di me.”

 

“Vallo a raccontare a chi ci crede questo, per favore.” Jack le baciò la mano che lo stava accarezzando, e la prese nella sua. La osservò pensierosamente, sfiorandone il dorso col pollice, e la strinse dolcemente. “Non avrei mai creduto di poter provare quello che provo per te… e francamente, Amelia, ora che sei mia non ho la minima intenzione di perderti. Non permetterò ad anima viva di sfiorarti, e non mi interessa se sono egoista… tu sei mia, piccoletta, non rinuncio a te.”

 

Amelia si accigliò. “Perché dovresti perdermi, amore?”

 

“Perché c’è qualcuno che si è guadagnato più diritti di me.” Mormorò in risposta Jack, cingendole i fianchi. “Qualcuno che potrebbe anche decidere di tornare.”

 

Amelia si morse le labbra così forte che per poco non se le ruppe a sangue… quando lo sentì accarezzarle il pancione con tutto l’amore possibile, così premuroso, così tenero…

 

“Io lo so che tu avresti voluto che fosse suo padre a pensare a lei, ma fammi provare… mi prenderò cura io di te e della bambina, magari non sono un genitore da manuale, però ti giuro che mi impegnerò al massimo, sarai fiera di me. Dico davvero. Non aspettare… che lui torni indietro… col tuo aiuto posso migliorare ancora, sai.”

 

…non ce la faccio più… se non te lo dico scoppio…

 

Amelia aprì la bocca per parlare, ma lui le appoggiò due dita sulle labbra.

 

“Me lo ripeteresti?”

 

“Cosa?”

 

“Che mi ami…” Jack chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua, sorridendo beato. “Mi fa battere il cuore più forte… dimmelo ancora, solo un’altra volta…”

 

Amelia glielo ripetè all’infinito, in ogni pausa fra un bacio e l’altro, in ogni istante trascorso a riprendere fiato, in ogni attimo impiegato a sfilarsi di dosso tutto ciò che ingombrava un disperato bisogno di amore. Si, Jack doveva sapere la verità… ma doveva saperla nel modo meno traumatico possibile, lei lo adorava troppo per fargli del male… si sarebbe impegnata con tutta se stessa a trovare il modo migliore per dirgli tutto, e non gli avrebbe fatto male perché lo amava troppo… troppo davvero.

 

 

***************

 

 

“Ti rendi conto da quanto tempo non mettevamo piede qua dentro?”

 

“Non mi piace fare i conti quando si tratta della mia età, lo sai.”

 

Harry fece un sorrisetto e si chiuse la porta alle spalle. Non fu risparmiato dal solito cigolio, ma d’altra parte cosa non cigolava nella Stamberga Strillante? A quanto sembrava era rimasto tutto uguale, buio e polveroso… fu un tuffo al cuore rivedere quel luogo di ricordi, ma non c’era tempo per immalinconirsi. Era il momento dell’azione.

 

Ron si tolse dalla testa il cappuccio del mantello. “Sento delle voci… c’è già qualcuno.”

 

“Andiamo.” Esclamò risolutamente Harry, indirizzandosi verso le scale che li avrebbero condotti al piano di sopra.

 

Nella stanza più grande della palazzina, dove i due uomini giunsero dopo tre rampe di gradini scricchiolanti, c’era una quantità di War Mage che nessuno dei due si sarebbe aspettato di trovare. Le previsioni più ottimistiche presupponevano una quarantina di presenti… lì c’erano almeno un centinaio di persone, col maggiore Rogers in prima fila, che nel veder entrare i loro superiori smisero di parlottare e si ricomposero in un dignitoso saluto militare.

 

“Wow.” Fu il commento di Harry.

 

Ron curvò le labbra in un sorriso furbesco. “E meno male che dovevano essere quattro gatti, eh… te l’ho mai detto che adoro il tuo ottimismo?” gli bisbigliò, appoggiandosi di spalle a una colonna con le braccia conserte.

 

Harry avanzò verso la folla di War Mage. “Prima di tutto, grazie per essere venuti così numerosi. Più siamo, più possibilità di vittoria avremo.”

 

Rogers inarcò brevemente le sopracciglia. “Gliel’avevo detto che non sarebbe stato difficile radunare le truppe… a quanto pare un po’ di noi hanno Taventoon sullo stomaco.”

 

“Già.” Fece un giovane capitano biondo. “E se riusciamo a riempirgli il culo di dinamite, poi ce ne andiamo a casa fieri di aver fatto il lavoro per cui siamo pagati.” Una fragorosa risata accolse la battuta.

 

“E’ precisamente quello che intendiamo fare, Melth.” Gli rispose Harry, sorridendo sicuro. “Ma siate tutti ben consapevoli di quello che sta per succedere… abbiamo tentato tutte le strade, la guerra civile è l’unica soluzione che ci hanno lasciato. Ma se giochiamo bene le nostre carte, possiamo limitare al minimo i danni ed evitare guai ben più gravi.”

 

“Ci dica solo cosa dobbiamo fare, e lo faremo.” Fece un robusto giovanotto poco più indietro.

 

“Forse sarebbe più opportuno che prima sapeste contro chi e perché combatteremo.” Osservò Ron.

 

“Ascoltatemi bene.” Il tono di Harry era deciso e risoluto. “Abbiamo indagato nell’ombra in questi ultimi mesi… ora il quadro è completamente chiaro. C’è un progetto nelle mani di un nuovo nucleo di mangiamorte, e quel progetto è di invadere il Mondo della Magia.”

 

Il maggiore Stamp, un uomo sulla quarantina, si accigliò. “Sono tanto numerosi da potersi permettere un piano così ambizioso?”

 

“No, Robert, è per questo che hanno bisogno dei War Mage. E’ per questo che noi siamo stati buttati fuori. Hanno infiltrati dappertutto, al Ministero e al Dipartimento, e Taventoon è il loro uomo qui… gli serve questo esercito per i loro piani.”

 

Rogers spalancò gli occhi. “Quindi le nuove reclute…”

 

“Hai fatto centro, maggiore.” Gli rispose Ron. “Non è un caso che siano avanzi di galera. Taventoon stesso conta fra i suoi parenti gente che fino a una ventina d’anni fa se ne andava in giro col marchio nero addosso.”

 

“E gli attacchi ai nostri figli sono stati un chiaro segno che questi lo fanno lavorare il cervello.” Fece cupo Harry. “Sono serviti a dare a noi il motivo per farci sbattere a calci in culo fuori dai War Mage, in questo modo Taventoon ha avuto campo libero per qualsiasi decisione.”

 

Un uomo coi capelli sale e pepe scosse la testa. “Si sono organizzati bene, la prima battaglia è loro.”

 

“La prima battaglia, si.” Harry fece un sorrisetto losco. “Adesso però gli spacchiamo il culo con gli interessi… è guerra, signori, senza esclusione di colpi.”

 

Rogers storpiò il viso in una smorfia emozionata. “A quando i fuochi d’artificio, colonnello?”

 

“Stiamo tenendo sotto controllo Taventoon, se ne sta occupando il colonnello Granger.” Gli rispose subito Harry. “Vogliamo prenderlo in trappola come un topo, lui e tutti i traditori che si porta dietro.”

 

Stamp intuì cosa voleva dire quella frase, e s’illuminò. “Manomettere un turno di notte perché la maggior parte di loro sia in sede quando attaccheremo! E’ questo che il colonnello Granger sta cercando di fare, non è vero?”

 

Ron fece un sorrisetto furbo e malizioso. “Disdite gli impegni per venerdì notte, signori. C’è una festa a cui non possiamo assolutamente mancare.”

 

 

***************

 

 

Jack sorrise quando sentì la mano di Amelia scivolare nella sua, e ne accarezzò il dorso dolcemente mentre continuavano a camminare lungo il corridoio del quartier generale.

 

“Che turni hai oggi?” gli domandò Amelia. Aveva un viso felice e rilassato, emanava gioia da tutti i pori.

 

“Niente fino a pranzo, devo pattugliare con Lucas la Gringott dopo le due.” Jack sorrise largamente. “Il che vuol dire che ce ne andiamo a pranzo insieme.”

 

Amelia ridacchiò. “Lo dici solo perché vuoi fregarti il mio gelato, come al solito.”

 

“Cretina.” Fece ridendo Jack.

 

“Cretino.” Gli fece eco lei, altrettanto divertita.

 

Jack scosse la testa. “Non so tu… ma io devo avere una faccia da fesso da paura stamattina, non ho smesso di sorridere per un solo momento da quando mi sono svegliato… roba da crampi alle mascelle.”

 

“Poco male.” Amelia gli strizzò un fugace occhiolino. “Ti adoro quando sorridi.”

 

“Io ti adoro ancora di più se fai una cosa per me.”

 

“Cosa?”

 

Con un sorrisetto losco che era tutto un programma, Jack la trascinò in un angolo più buio del corridoio, la intrappolò fra il muro e il proprio corpo e la trascinò in un bacio mozzafiato che li lasciò entrambi ansanti.

 

Amelia arricciò il naso, e prima ancora delle sue labbra furono i suoi vivaci occhi scuri da cerbiatta a sorridere. “Adoro quando mi adori.” Gli sussurrò, facendo scivolare le mani fino ad accarezzargli tutta la schiena.

 

Jack ridacchiò e si prese tutto il tempo per assaporare la pelle morbida e rosata del suo collo. “…tu finirai col mandarmi all’altro mondo prima di sera se andiamo avanti così…”

 

“…Jack…” Amelia provò a scrollarselo di dosso. “…qui ci possono vedere…”

 

Jack sollevò subito il viso e la guardò, la confusione evidente nei suoi occhi blu. “Non vuoi che sappiano di noi?”

 

“Certo che lo voglio.” Amelia scrollò le spalle. “Solo che credo sia più giusto dirlo prima ai tuoi genitori… sai che li adoro, non voglio che lo vengano a sapere dalle voci di corridoio.”

 

“Come vuoi, Popò… faranno salti di gioia, lo sai questo, vero?”

 

Amelia esitò, ma alla fine trovò il coraggio per guardarlo dritto negli occhi. “E comunque nessuno sarà informato di niente oggi… prima c’è qualcosa che dobbiamo chiarire io e te.”

 

Jack inspirò profondamente e annuì. Non riusciva proprio a capire come mai ogni volta che saltava fuori l’Innominabile Stronzone, la sua Amelia diventava così tesa e preoccupata. Si era ripromesso di aiutarla lasciandole i suoi tempi, anche se una volta o due gli era venuta la tentazione di infilarle un paio di gocce di Veritaserum nell’acqua e farle le domandine appropriate… ma adesso che stavano insieme doveva essere tutto diverso, lei doveva sentirsi serena. E poi lui aveva fiducia in lei…

 

“Amelia, perché fai quella faccia tutte le volte che sfioriamo l’argomento Stronzone?”

 

“No, è che… Jack, io… ci sono cose che non… io non voglio ferirti, mi ucciderei piuttosto che farti soffrire, e ho così paura di farlo…”

 

“Ehi, ehi..” Jack le accarezzò le guance. “L’unico dolore che potresti darmi sarebbe quello di saperti ancora innamorata di lui… se invece questo tizio, chiunque sia, è solo parte del tuo passato, chi se ne frega del suo nome… perché lui è parte del tuo passato, vero?”

 

Amelia si sentì un verme nel leggere tutta quella insicurezza nei suoi occhi, e si affrettò ad annuire. “Si… si, lui appartiene al mio passato.”

 

Jack sorrise, disteso. “E allora dov’è il problema, tesoro?”

 

Amelia gli accarezzò il viso adorato, scuotendo appena la testa, cercando con tutta se stessa di placare i battiti furiosi del suo cuore… aveva una voglia immensa di dirgli tutto subito, lì, in quel preciso istante… ma si era ripromessa di raccontargli la verità senza traumatizzarlo violentemente, e se gli avesse dato la notizia nel bel mezzo del quartier generale, come minimo…

 

“Aspetta un secondo…” Jack inarcò un sopracciglio e fece una smorfia di disgusto. “Ti scongiuro, dimmi che la bambina non è figlia di Dan o Simon…”

 

“Ma sei scemo?!” Amelia rise e gli diede una sonora botta sulla nuca. Sembrava incredibile come riuscisse a farla sorridere anche nei momenti più impensati… ma in fondo quello era il ragazzo che amava, perché stupirsi?

 

“Beh, quello non lo potrei proprio reggere.” Jack alzò le mani in segno di resa. “Un’ipotesi da trauma letale, con relativa vomitata d’accompagnamento. Brr… che orrore, tu e mio cugino… o peggio ancora, tu e il Pannolone…”

 

“Ti insegno io a fantasticare sui miei amanti immaginari.”

 

Per tutta risposta Amelia lo agguantò per la nuca e lo baciò… sorrise contro le sue labbra quando lo sentì ricambiare il gesto, e si strinse a lui. Adorava sentire i loro corpi così compressi l’uno contro l’altro, la faceva sentire completa… con la loro piccolina che completava quell’unione magica, facevano scintille solo ad abbracciarsi. Quella complicità maturata negli anni li aveva resi in grado di assecondare i desideri l’un dell’altra senza nemmeno esprimersi a parole, era tutto talmente spontaneo e coordinato… era come un’ipnosi da cui non sembrava possibile disintossicarsi, continuavano a baciarsi e ad accarezzarsi voluttuosamente, scoprendo piccoli punti deboli mai trovati prima, sperimentando una forma tutta particolare di coccole e intensità passionale…

 

SANTISSIMO MERLINO!!!”

 

Jack e Amelia sobbalzarono e si divisero d’impulso sentendo la voce squillante del loro amico e collega George. Il ragazzo era in piedi davanti a loro e li fissava con un enorme sorriso un po’ idiota e molto soddisfatto.

 

“Io lo sapevo!!” urlò raggiante. “Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo! Evvai!!”

 

Amelia avvampò furiosamente. “No, un momento, guarda che non…” Jack nascose dietro la mano un principio di risata molto simile a un suono gutturale rauco.

 

“Perché io ne capisco troppo di queste cose, non c’è niente da fare!” George scambiò il cinque con Jack. “Così si fa, ragazzo mio, sei stato eccezionale!” Amelia venne trascinata in un abbraccio frizzante e vispo. “Brava mammina, questo si chiama colpo di scena coi fiocchi! Adesso scusatemi un attimo, eh… EHI GENTE!! EDIZIONE STRAORDINARIA!!”

 

Jack scoppiò a ridere forte, e non osò fermare il suo amico che correva verso la palestra. “Non ci credo, neanche se avessimo voluto farlo apposta.”

 

“Addio segretezza.” Amelia fece un sorriso sconsolato. “Ti pareva che ce ne andava una.”

 

Jack le pizzicò il naso fra le dita. “Niente panico, piccoletta, faremo tutto come vuoi tu… andrà bene, vedrai.”

 

Amelia gli sorrise, grata per quel senso di sicurezza che gli stava comunicando, e lo prese per mano. “Vada come vada. Siamo una squadra, giusto?”

 

“Appunto.”

 

“Allora andiamo a goderci le reazioni.”

 

I due ragazzi fecero a malapena in tempo a mettere piede nella palestra… Susan venne incontro ad Amelia di corsa tra le urla di gioia, e le gettò le braccia al collo in un lungo abbraccio felice. Jack invece ricevette una sonora pacca sulla schiena e una stretta di mano colme di soddisfazione tanto da parte di Lucas che di Justin.

 

“Finalmente!” esclamò Lucas. “Ce ne avete messo di tempo, ma alla fine…”

 

“Qua bisogna festeggiare!” gli fece eco Justin, mentre arruffava bonariamente i capelli di Amelia. “Burrobirre per tutti!”

 

“E li dovevate vedere!” fece George, uno fra i più emozionati del gruppetto. “Altro che bacio… si stavano proprio slinguazzando senza ritegno!”

 

“George!” protestò Amelia.

 

Jack fece scoccare la lingua e assunse quella sua solita adorabile aria da canaglia. “Scusa amore, ma lascialo parlare che ha ragione.” I ragazzi risero in suo appoggio.

 

Susan accarezzò i capelli della sua amica. “Non potete neanche immaginare che gioia mi avete dato con questa notizia.”

 

“La possiamo avere un’indiscrezione in diretta?” Justin inarcò le sopracciglia. “Com’è scattata la scintilla?”

 

Amelia scrollò le spalle e sorrise dolcemente. “Niente scintilla… lui è il migliore, e io sono diventata una mollacciona sentimentale di quelle che camminano coi cuoricini in testa.”

 

“Stessa risposta, però invertite le parti.” Fu la replica allegra di Jack.

 

Susan fece un sorriso a cinquanta denti. “Che amoooore…”

 

Lucas rise e scosse la testa. “Signori, è ufficiale: il signor Jack ‘Ho-Una-Donna-Ogni-Notte’ Weasley si è ritirato dal mercato femminile per dedicarsi a tempo pieno al ruolo di padre di famiglia.”

 

“Alleluja.” Gli fece eco Justin.

 

George non si preoccupò minimamente di camuffare la sua risata scoppiettante. “Ma non mi fate ridere, niente scintilla… minimo minimo avete sfasciato i letti, il divano e un paio di tavoli.”

 

Jack scoppiò a ridere, invece Amelia arrossì furiosamente. “Ma la vuoi finire?”

 

Lucas le appoggiò una mano sulla spalla. “Dolcezza, non per infierire… ma se ti guardi allo specchio noterai da sola che hai una faccina un po’ troppo rilassata… hai l’aria appagata.”

 

Amelia incrociò le braccia sul petto e sfidò i suoi amici con uno sguardo sbarazzino e fiero. “Io non ho affatto l’aria appagata.”

 

Jack spalancò gli occhi. “No?”

 

“Cretino!” Amelia gli sgomitò nel fianco, ma a quel punto neanche lei potè trattenersi e rise assieme agli altri.

 

Susan battè le mani. “A questo punto, scusate tanto, ma io voglio vedere un bacio.”

 

George storse il naso. “Voto a favore, ma possiamo averlo senza slinguazzata, per piacere? Potrebbe essere traumatico.”

 

“Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio!”

 

Di fronte a una simile acclamazione, Jack sorrise largamente e si chinò a stampare un piccolo bacio casto e dolce sulle labbra di Amelia, e subito dal gruppetto partì un festoso applauso.

 

“Aah, è tutto così dolce… che mi sembra quasi Natale!” commentò intenerita Susan. Le piaceva vedere gli occhi di Amelia luminosi per la gioia… li aveva visti sempre velati dalla malinconia in quegli ultimi mesi, mentre adesso brillavano nel vero senso della parola. Era felice.

 

Goditela tutta la tua gioia, piccola Amelia, il cielo sa se non te la meriti tu…

 

“Insomma, si può concludere che almeno qui c’è stato il lieto fine?”

 

“Aspetta a parlare, Leery.”

 

Il buonumore che fino a un momento prima aveva allietato la palestra si dissolse come neve al sole. La voce di Frank Famble attirò l’attenzione di tutti i presenti, mentre quattro dei brutti ceffi della sua squadra entravano al suo seguito. Tutti con le stesse facce ghignanti e provocatorie.

 

Lucas non si perse in chiacchiere, e assunse una posizione minacciosa. “Fuori di qui.”

 

Frank rise sguaiatamente. “Aguzza la vista, bello, ti conviene.”

 

George fece tanto d’occhi quando vide il numero dei gradi sulla spallina dell’uniforme di quel ragazzo tanto odiato. “Ma… chi è il pazzo che ti ha fatto maggiore?!”

 

Il sorriso di Famble sembrò nutrirsi dell’incredulità e dello sgomento che si leggeva chiaramente negli sguardi dei ragazzi che gli stavano di fronte. “Non trovate anche voi che il nostro generale sia straordinario come al solito?”

 

Susan emise uno strano rumore sarcastico. “Straordinario quanto tu sei ridicolo.”

 

“Badate a non indispettirmi.” Frank scosse la testa lentamente, facendo schioccare le dita con un rumore secco e netto. “Potrei decidermi a fare qualcosa di definitivo…”

 

“Hai esibito il tuo lurido trofeo.” Jack gli si piazzò davanti, guardandolo in cagnesco. “Ora tornatene a fare il cane di Taventoon e lasciaci in pace.”

 

Famble si fermò e rimase a guardarlo con le braccia conserte. “Weasley, tu stai pericolosamente viaggiando sulla lama di un coltello…”

 

Amelia prevenne qualunque reazione mettendosi di mezzo. “Non cedere alla sua provocazione, gliela daresti vinta. Fa’ finta che non ci sia.”

 

Frank sorrise in modo maniacale. “Qualcuno vi ha già dato la bella notizia? Le squadre stanno per essere rimescolate.”

 

Lucas lo guardò dall’alto del suo metro e novanta. “Cos’è, una minaccia?”

 

“Abbassa la cresta, Lilton. Non può fregarmene niente di un povero cazzone come te. Sono venuto a fare la spesa, a prendermi chi mi spetta di diritto.” Frank spostò lo sguardo indiavolato su Amelia. “Da oggi in poi tu sei ufficialmente parte della mia squadra.”

 

“Come?!” fece inorridita Susan.

 

Negli occhi di Amelia balenò una rabbia furibonda. “Se ti aspetti che…”

 

“Ooh, io non mi aspetto niente, sei tu che devi aspettarti molto… avanti, muoviti.”

 

Vedendola immobile Frank fece un passo avanti verso di lei, ma si ritrovò la strada bloccata dalla presenza di Jack… che in quel momento più che mai aveva l’aria di un colosso, eretto in tutta la sua imponenza fisica e coi muscoli tesissimi pronti a scattare. Gli occhi blu erano coperti da una rabbia omicida. “Se provi ad avvicinarti a lei, ti strappo quel tuo sudicio cuore dal petto con le unghie.” sibilò feroce.

 

Amelia lo trattenne per un braccio. “Ti ho detto di ignorarlo, accidenti!”

 

Famble sorrise sadicamente, e il suo sguardo si caricò di un’aria di sfida ancora più irritante. “Sono un tuo superiore, Weasley, e posso fare quello che voglio. Voglio quella mezzosangue… e ti posso garantire che non hai i mezzi per fermarmi.”

 

Jack gli si avvicinò al punto che erano ormai faccia a faccia. L’odio gli faceva pulsare quasi nevroticamente il sangue nelle vene… le mani gli prudevano in un modo paradossale.

 

“Smettila.” Amelia cercò di tirarlo indietro per un braccio, ma senza risultati. “Dannazione, Jack, stai facendo il suo gioco! Ti fai buttare fuori se lo assecondi, non riesci a capirlo?”

 

Un coro di risate sguaiate partì simultaneamente dai quattro brutti ceffi che Famble si era portato dietro. Col chiaro scopo di far scaldare gli animi ancora di più, i tizi si avvicinarono agli altri ragazzi che erano lì nella palestra.

 

“Ehi, guardate…” fece uno. “Sarà per questo che smembreranno questa squadra? Perché sono tutti froci?” altre risate in abbondanza.

 

“Oppure figli di paparino…” fece un altro, afferrando fra le dita il pizzetto di Justin, che lo respinse bruscamente indietro.

 

Un ragazzo piuttosto corpulento e con una guancia sfregiata si avvicinò a Lucas. “E tu a chi hai leccato il culo per stare in questa squadra di signorine?”

 

“E’ il cesso dell’inferno questo!” concluse il più magro del gruppo.

 

“Perché non andate a farvi fottere?” ringhiò George, ottenendo solo una risata di scherno dall’altra parte.

 

“Se è un invito, donnino, considerati ufficialmente rifiutato!”

 

Frank sembrava avulso da quella situazione, tranne per il suo sorrisetto soddisfatto che la diceva lunga. Non aveva interrotto neanche per un attimo il contatto visivo con Jack, e approfittando del fracasso alle sue spalle si sporse verso di lui, per sussurrargli qualcosa a denti stretti. “Mi auguro per te che abbia avuto almeno il tempo di montartela un paio di volte, Jack… perché adesso tocca a me cavalcare questa bella puledra, e ti assicuro che sarà indimenticabile… ma non ti preoccupare, te ne lascio un pezzetto alla fine… indubbiamente dovrai venire a raccoglierla con un cucchiaino, perché non ho intenzione di risparmiarmi, ma in fondo che importa… dovresti ringraziarmi, quando te la restituirò non avrà più voce a furia di urlare, e le mezzosangue sono carne migliore se il becco lo tengono cucito… beh certo, potrei sempre decidere di tappargliela quella bella boccuccia rosea, magari con il mio bel…”

 

Crack.

 

Un unico rumore per indicare tante reazioni diverse.

 

Crack fece il naso di Frank Famble sotto il pugno di Jack.

 

Crack fece l’autocontrollo del giovane Weasley, che era livido e aveva le orecchie violacee.

 

Crack fece la linea di confine ormai palesemente valicata dall’una e dall’altra parte quando si scatenò la rissa fra le due squadre di War Mage.

 

Crack fece lo stomaco di Famble dopo essere stato centrato due volte dal pugno di acciaio di Jack.

 

Crack fecero le suole delle scarpe di Amelia quando tentò inutilmente di trattenere il suo ragazzo.

 

Solo crack. Tanti, troppi crack.

 

Amelia non ci provò neanche a mettersi di mezzo, anzi… fu un istinto naturale coprirsi il pancione con una mano ed arretrare. Ad ogni pugno che Jack scagliava, schivava o riceveva il suo cuore si stringeva forte nel petto, ma non poteva fermarlo… lui era fuori di sé, e lei doveva proteggere la bambina. Le sue convinzioni furono messe a dura prova quando il più grosso del gruppo di Famble, quello con la guancia sfregiata, intervenne al posto di Frank per dargli modo di respirare e affrontò Jack sul suo stesso territorio, la potenza fisica… Amelia si morse fortissimo le labbra quando vide Jack incassare un pugno al volto, ma poi lo vide anche reagire… doveva comportarsi razionalmente, un pugno in una direzione sbagliata avrebbe potuto causare qualche danno alla sua piccolina, non se lo poteva permettere. Ma più vedeva i ragazzi della sua squadra che si battevano per una lite scoppiata in seguito a una provocazione diretta a lei… e più non poteva impedire ai suoi occhi di gonfiarsi per un pianto inespresso. Si sentiva così impotente, e aveva sempre detestato l’impotenza…

 

Famble si rialzò tenendosi lo stomaco, e con una manata si pulì il viso dal sangue che gli colava dal naso, fracassato per l’ennesima volta sempre dalla stessa persona. Vide Amelia che fissava inorridita la rissa, e ne approfittò per attirarla a sé per un braccio… in un istante si ritrovò il suo pugnale puntato contro la gola.

 

“Muovi solo un muscolo.” Sibilò feroce lei. “Non sai quanto desidero mettere fine a questa storia a modo mio.”

 

Famble fece un orribile sorrisetto. “Brava, Amelia, complimenti… guarda cos’hai combinato. Avevo intenzione di sospendere solo Weasley, ma dopo questo teatrino… altro che sospensione, e di certo non solo per lui.”

 

Amelia sentì le viscere contrarsi dolorosamente. Jack e gli altri avrebbero pagato per colpa sua…

 

“Non fare quel faccino triste, piccola stella… forse ci possiamo accordare.”

 

“…cosa diavolo vuoi?”

 

Il sorrisetto maniacale di Frank si allargò ulteriormente. “Tu lo sai cosa voglio, dolcezza… lo sai fin troppo bene…”

 

Amelia strinse i pugni finchè le nocche delle dita non le divennero bianche. “Se credi che io…”

 

“Come sei precipitosa, mia bella mezzosangue.” Famble le sfiorò la guancia con un dito, e lei lo distolse subito con disgusto. “Intanto comincia a venire con me nella mia squadra… e io ti prometto che nessuno di loro verrà toccato. Nemmeno il tuo adoratissimo Weasley.”

 

Amelia strinse forte gli occhi. “Avrei dovuto saperlo, tu sei un verme…”

 

Frank rise della grossa. “Sarà anche vero, ma sono misericordioso, non ti pare? Pensaci bene, ragazzina… devi solo farmi un cenno affermativo, e i tuoi compagni continueranno la vita di sempre senza che nessuno li tocchi con un dito. In alternativa resterai sola comunque, perché ti assicuro che li butterò fuori da questo esercito uno dopo l’altro… e chi ti difenderà allora, bel fiorellino? Sarai sola, sola col rimorso di non aver aiutato i tuoi amici quando più avevano bisogno di te.”

 

Amelia represse a fatica un singhiozzo. Guardò i suoi migliori amici mentre si scambiavano calci e pugni in quella rissa dove non si capiva davvero più niente… e il suo Jack, lui sembrava una furia… i War Mage erano la sua vita da quando aveva capito che voleva diventarne uno, non meritava di essere cacciato per colpa sua…

 

Gli occhi di Frank Famble s’illuminarono di una luce quasi elettrica quando la vide fare un arrendevole passo avanti verso di lui, e immediatamente la agguantò per un polso e la strattonò per averla ancora più vicina. “Ehi, voi!” urlò ai suoi uomini, cacciandosi due dita in bocca per emettere un fischio acuto. “Lasciate perdere questa marmaglia, abbiamo altro da fare.”

 

Approfittando di quell’attimo di calma, Jack cercò con lo sguardo Amelia… Frank la teneva stretta a sé per un braccio, la stava esibendo come un trofeo. Incrociò il suo sguardo…i suoi occhioni lucidi lo supplicarono di non muoversi, di non peggiorare le cose, ma l’istinto primordiale aveva già avuto la meglio nel ragazzo rosso. La rabbia omicida che gli rodeva dentro come un fuoco assassino lo aveva spinto verso la coppia prima ancora di poter contare fino a tre.

 

E in meno di un attimo, Frank Famble si ritrovò sbattuto di spalle contro un muro, con due dita decise che gli serravano la gola nei punti giusti e non lo lasciavano respirare. Nessuno si mosse, nessuno osò fiatare, erano tutti troppo sbalorditi… perfino Jack si bloccò, incredulo.

 

Perché le due dita in questione appartenevano alla mano temibile ed esperta di Hermione Granger.

 

Jack spostò lo sguardo da sua madre a Famble, che stava diventando progressivamente più viola in volto mentre boccheggiava per la mancanza d’aria, e gli tornò in mente suo padre… tutte le volte che gli aveva confessato che l’unico essere umano con cui non si sarebbe mai voluto battere era proprio sua moglie. Ora più che mai era chiaro il perché. Due sole dita… ed era più efficace di quanto non lo fossero stati tutti i suoi pugni brutali.

 

“Ripeti adesso quello che hai appena detto a lei.” Sibilò feroce Hermione, mentre non accennava minimamente a mollare la presa. “Ripetilo a me se ne hai il coraggio, figlio di puttana.”

 

Frank era al suo limite ormai, e quando la donna lo lasciò finalmente andare, scivolò lungo il muro tossendo forte e tenendosi il collo.

 

Hermione lo guardò dall’alto in basso, con un’espressione di evidente disgusto misto a odio dipinti sul viso. “Tu non sei altro che feccia.” ruggì. “Credi che la tua nuova qualifica ti autorizzi a farla da padroni… non provare mai più a giocare al grande capo con una squadra che non è sotto la tua supervisione… soprattutto se è sotto la mia. Sono stata abbastanza chiara?”

 

Famble si pulì la bocca dolorante con la manica dell’uniforme, e a fatica si rimise in piedi. “…è nei miei diritti… richiedere un elemento per il mio gruppo…”

 

Richiedere?!” urlò forte Hermione, e la sua voce ebbe l’impatto di un’onda d’urto. “Presentarsi qui facendo minacce, istigare una rissa, e soprattutto importunare una ragazza per te significa richiedere?”

 

Famble scrollò sbrigativamente le spalle. “Non l’ho mica costretta, colonnello.”

 

Hermione fece un minaccioso passo avanti. “Ti sei avvicinato a quella ragazza una volta di troppo, bestia senza cervello, adesso è con me che fai i conti!”

 

“Cosa mai sta succedendo qui?”

 

La presenza di Taventoon sulla soglia della porta provocò un tuffo al cuore a Jack e al resto della sua squadra. Quell’uomo non portava mai buone novità…

 

“Che cosa sono queste urla da osteria?” commentò tranquillamente il generale, trascinandosi dentro con la sua camminata untuosa e la sua aria perennemente divertita.

 

Hermione alzò bene in alto il mento e incrociò le braccia sul petto, dimostrando tutta la sua sicurezza. “E’ una tipica situazione di abuso di potere, il maggiore Famble è venuto qui con la chiara intenzione di molestare il capitano Sheffield, e ha provocato una rissa.”

 

Taventoon si limitò a inarcare un sopracciglio. “E’ vero?”

 

Frank fece una smorfia. “Volevo solo prenderla nel mio gruppo, sono stati loro a scatenare la lite.”

 

“E’ venuto qui, con le sue provocazioni ha scatenato una rissa, ha minacciato e ha tentato di aggredire Amelia Sheffield.” Replicò glaciale Hermione, mentre un Jack più truce che mai le si posizionava protettivamente alle spalle. “E il tutto è avvenuto su palese base illegale, perché non si ottiene un cambio del personale senza prima aver consultato i propri superiori, o in alternativa in situazioni di estrema emergenza che non mi pare affatto di riscontrare in questo caso. Articolo 756, capoversi A e B del Codice dei War Mage.”

 

Taventoon non sembrò per nulla toccato dalla questione, anzi… scosse la testa con un’aria disgustosamente paterna. “Maggiore Famble, ma che mi fai sentire… che non si verifichi più, mi raccomando.” Frank fece un viscido sorrisetto compiaciuto e annuì.

 

Gli occhi di Hermione furono attraversati da un lampo di rabbia feroce. “Si sbaglia di grosso se crede che questa paternale da due soldi sia sufficiente, signor generale.”

 

“Prego?”

 

“Questo avanzo di galera stava importunando una ragazza, in stato interessante per di più, ed è una cosa che va avanti da mesi… ora pretendo le dimissioni di Frank Famble o la sua espulsione da questo esercito con effetto immediato.”

 

Taventoon increspò le labbra in un broncio scettico. “Non le sembra di esagerare un po’, Granger? Sono solo ragazzate…”

 

“Ragazzate un accidenti!” replicò furiosa Hermione. “Non ho intenzione di permettere a questo porco senza morale di avvicinarsi ancora ad Amelia Sheffield, è chiaro?”

 

Taventoon si massaggiò lentamente le mani, coprendo con difficoltà il sorriso soddisfatto che aveva tanta voglia di fare. “Io credo che sia il caso di abbassare i toni, colonnello.”

 

Hermione gli si avvicinò di un altro passo, puntando gli occhi dritti nei suoi. “Butti fuori questo inetto capace solo di infastidire una ragazza, e lo faccia ora.” Sibilò a denti stretti. “E la mia è un’istanza formale.”

 

L’uomo strinse gli occhi in due fessure. “Istanza respinta.”

 

“Non tollererò altri atteggiamenti del genere qua dentro.”

 

“E io non tollererò un’insubordinazione.”

 

“Questa è la mia posizione.”

 

“In tal caso, Granger, mi dispiace… io l’avevo avvertita.” Taventoon non si preoccupò di fingere una faccia di circostanza… sorrise in modo plateale e disgustoso. “Lei è fuori.”

 

Fu come se un macigno si fosse abbattuto sull’ossigeno che si respirava in quella stanza, paradossalmente l’unica a incassare il colpo senza battere ciglio fu proprio Hermione. Taventoon lasciò la palestra con un ultimo sorrisino isterico, seguito da uno sghignazzante Frank Famble e da tutta la sua squadra al settimo cielo.

 

“No…” Susan si coprì la bocca con le mani.

 

“Miseria puttana…” in uno scatto d’ira, George sferrò un calcio contro un armadietto.

 

Hermione trasse un sospiro profondo prima di voltarsi, e chiuse gli occhi… non potè farne a meno. Sorrise. Lo sapevo che a furia di starti vicino mi avresti mischiato un po’ di sangue caldo, Ron Weasley… e ti amo dieci volte di più per questo. Certo che se la situazione non fosse stata così drammatica, ci sarebbe stato da ridere sul serio. Ron era stato buttato fuori per essere stato calmo e razionale… e adesso lei tornava a casa per aver perso il controllo. Forse fu proprio l’ironia del caso a dare a Hermione la forza di voltarsi con un sorriso verso i ragazzi. Ora doveva pensare a loro… avevano le facce smarrite e avvilite, chiaramente bisognosi di un aiuto.

 

“Coraggio, voi… questo non è il momento di abbattersi. E’ vero, abbiamo perso una battaglia… ma a noi non interessa la vittoria parziale, no?”

 

Amelia non riuscì proprio a evitarlo, le venne da piangere e non si trattenne. “E’ tutta colpa mia.” mormorò piano. “Hai fatto tanto per restare qua dentro, e ora per difendere me…”

 

Hermione le prese il viso fra le mani e le sorrise amorevolmente. “Lo rifarei altre cento volte, tesoro mio. Per quanto mi riguarda, tu occupi nel mio cuore lo stesso posto che occupa Katie… sei quasi una mamma anche tu, resteresti mai con le mani in mano se qualcuno desse fastidio alla tua bambina?”

 

Ad Amelia tremò il mento, e fu felicissima di potersi nascondere nell’abbraccio infinitamente materno che le stava offrendo quella che lei aveva sempre considerato la mamma ideale… quella che non aveva mai avuto, e che in qualche modo le era sempre stata accanto nel momento del bisogno. Adorava rifugiarsi in quell’abbraccio materno… e in quel momento più che mai sentiva di averne il bisogno.

 

Hermione le baciò la testa e continuò ad accarezzarle dolcemente i capelli, ma alzò la testa e si rivolse agli altri ragazzi. “Adesso tocca a voi.”

 

Susan tirò su col naso e scosse la testa. Era commossa anche lei. “E che possiamo fare noi adesso che non c’è più neanche lei?”

 

Lucas annuì. “Ha ragione. Nessuno di noi è in grado di tener testa a Taventoon nel modo in cui lo ha fatto lei in tutto questo tempo.”

 

“Lei è stata la nostra unica speranza in tutti questi mesi di sopportazione che abbiamo dovuto vivere.” Justin sospirò profondamente. “Che facciamo adesso che siamo soli?”

 

“E te lo chiedi?” George scrollò le spalle, il sarcasmo acido e malinconico era evidente nella sua voce. “Siamo carne da macello, ormai.”

 

Jack si passò una mano sulla faccia. “Mamma, mi dispiace, ho perso io la calma per primo, avrei dovuto…”

 

“Avresti dovuto rompergli anche qualche costola, oltre che quella specie di naso a palla che si ritrova.” Hermione gli strizzò un occhiolino vivace. “E hai il mio permesso di tornare a casa da papà e coalizzarti con lui per prendermi in giro… sono diventata peggio di lui.”

 

Quella piccola battuta portò qualche sorriso, ma c’era ancora troppa tristezza nell’aria.

 

Hermione accarezzò il viso triste di Susan con la mano con cui non teneva stretta a sé Amelia. “Non abbiate paura… questa non è la fine, è solo l’inizio. Non siete soli e non siete carne da macello, non se riuscite a rigare dritto senza farvi pizzicare… non cedete alle provocazioni, evitate Taventoon, e soprattutto mantenete il sangue freddo. Non fallite dove abbiamo dovuto fallire noi. Stringete i denti e dateci ancora qualche giorno… solo qualche giorno. Fidatevi di me, di Ron, di Harry, di tutti quelli che credono nella nostra causa, e dimostrateci che avete imparato qualcosa in tutti questi anni.”

 

“Allora abbiamo qualche speranza.” Lucas increspò le labbra in un piccolo sorriso. “Ci avete addestrato bene, colonnello.”

 

“Bene.” Hermione sorrise asciugando le lacrime di Amelia e baciandole la fronte. “Perché questo vuol dire che se non vi comportate bene… quando le cose saranno tornate alla normalità, seicento flessioni con una mano sola non ve le leva nessuno.”

 

Questo fece ridere tutti, perfino Amelia, e Hermione si sentì più sollevata… in realtà c’era ben poco da stare allegri, sul più bello della sua missione aveva fallito e Harry aveva perso la sua talpa a poche ore dall’attacco definitivo… ma non se la sentiva di rimproverarsi. Pensava davvero quello che aveva detto ad Amelia. E poi il suo dovere l’aveva fatto… adesso c’era solo da aspettare, e pregare che almeno per una volta la fortuna si decidesse a stare dalla loro parte.

 

 

***************

 

 

Vera Warrington sputò fuori il fumo dalla bocca e si guardò le unghie con aria assente, quasi seccata… laccate di rosso non le piacevano affatto, tempo due minuti e sarebbe tornata nella sua stanza a tingerle di nero. Quel colore le stava molto meglio. Si voltò pigramente verso suo zio, decisa a congedarsi, e lo sguardo le cadde inevitabilmente sul corpo immobile appeso al muro con quelle catene enormi e decisamente inutili, arrivati a quel punto.

 

“E’ un vero peccato che abbiamo dovuto perdere un giocattolino simile, non trovi? Soprattutto considerando che era una tua creazione.”

 

Stephen McNair non disse nulla, si limitò a scoprire i denti in una smorfia indecifrabile ma nulla di più. Non si scompose minimamente nemmeno quando assaporò il fumo del suo onnipresente sigaro. Si sentiva appagato… sfogarsi lo aveva fatto sentire molto meglio.

 

Vera inarcò un sopracciglio, e per un momento ebbe la tentazione di avvicinarsi al ragazzo inchiodato al muro in quella posizione decisamente scomoda. “Credi che sia ancora vivo?”

 

McNair soffiò fuori il fumo e si leccò le labbra per non perderne il sapore. “Dovrebbe.”

 

Vera fece una smorfia provocatoria e sculettò fino a che non fu abbastanza vicina ad Alex da potergli sollevare il mento con un dito. Aveva perso conoscenza da ore, l’ultimo Cruciatus non gli aveva lasciato scampo. O forse era stato solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, in fondo tutto il sangue perduto a causa delle frustate, i segni delle ustioni, i lividi e le costole rotte avrebbero piegato qualunque resistenza. Il piccolo arrogantello non aveva resistito fino alla fine come aveva giurato, e con questo pensiero succulento Vera scansò il dito, lasciando che la sua testa bionda gli ricadesse sul petto, e si avviò verso la porta.

 

“Preparati.” Stephen si trastullava giocherellando col sigaro fra le dita, assolutamente calmo. “Mortimer vuole che tu vada da Taventoon oggi. Solito posto, solita ora.”

 

Vera sbuffò e appoggiò una mano sciatta sul fianco. “E cosa devo dire a quell’incapace stavolta?”

 

“Che domani preleveremo quello che ci serve. Lui saprà cosa deve fare.”

 

Vera mosse la mano in una pigra imitazione di un saluto militare, e uscì dalle prigioni facendo rimbombare fra le mura di pietra il rumore dei suoi tacchi alti.

 

 

***************

 

 

Katie sussultò. La spazzola le cadde di mano, ma lei rimase immobile seduta davanti alla specchiera, fissando la sua immagine riflessa con un’aria impietrita… quasi imbambolata. Si appoggiò una mano sul petto, come se potesse servire a sedare il cuore che le batteva in quel modo così violento, e la sensazione angosciosa appena provata la fece sbiancare paurosamente.

 

Poteva giurare di averlo sentito… di aver sentito il suo dolore… la sua voce debole… il suo sguardo distrutto, sfinito, sofferente… il suo animo sconfitto…

 

“Katie?! Tesoro, ma sto parlando con te! Non mi ascolti?”

 

Katie sbattè gli occhi e tentò di mettere a fuoco le immagini, ma non ci riusciva… vedeva solo lui. Solo il suo viso martoriato e tumefatto. In lontananza le sembrava di sentire Julie che la chiamava, ma era troppo lontana, forse non era nemmeno lei… qualcuno le stava stringendo le spalle, ma non aveva importanza, Alex continuava ad avere quegli occhi spenti… morti…

 

“Katie, mi stai spaventando!” Julie le prese il viso fra le mani, ma non ottenne il suo sguardo. “Perché non mi rispondi? Non ti senti bene? Katie, guardami! Oddio, come sei pallida… che ti sta succedendo?!”

 

…Alex si sentiva sconfitto, non aveva più la forza né la voglia di lottare… e soffriva, soffriva così tanto…

 

“ZIO RON!! CORRI!!”

 

…Alex stava male, tanto male…lo sentiva, sentiva il suo dolore come se lo provasse lei…

 

“Katie… KATIE!!”

 

Scossa brutalmente dalle mani forti di suo padre, la ragazzina riprese l’uso dei sensi… l’immagine di Alex si dissolse come fumo, e davanti le comparvero improvvisamente una Julie molto scossa, e suo padre che era pallido più di lei.

 

“Katie, che è successo?”

 

Katie non riuscì a dar voce ai propri pensieri, semplicemente si rifugiò nell’abbraccio protettivo di suo padre… da che aveva memoria, era lì che aveva sempre trovato la sua serenità quando la perdeva. Si, anche stavolta si sentiva al sicuro in quella stretta piena d’amore, ma Alex… lui non era affatto al sicuro, semmai il contrario. Gli occhi le si riempirono di lacrime.

 

…io non voglio che tu muoia…

 

“…papà…”

 

Ron le accarezzò più volte la testa, stringendola protettivamente. “Non è successo niente, amore mio, non è successo niente… va tutto bene…”

 

…sta morendo, lo sento che sta morendo… che posso fare io?

 

Katie si aggrappò al braccio di suo padre, chiuse gli occhi e lasciò che lacrime silenziose le rigassero le guance bianche. Avrebbe dato l’anima per trovare una soluzione… voleva aiutare Alex, ma con quale faccia poteva rivolgersi a suo padre e chiedergli di aiutare la stessa persona che li aveva traditi, che aveva quasi ucciso Simon?

 

Ron le accarezzò la guancia che non era appoggiata al suo braccio. “Katie, ci hai fatto spaventare… non ti senti bene, tesoro?”

 

Julie si inginocchiò alla sua altezza. “Avevi lo sguardo completamente vuoto… non mi sentivi mentre ti chiamavo?”

 

Katie si maledisse… almeno maledisse i suoi polmoni. Continuava ad ansimare come se avesse corso per miglia e miglia, e non capiva il perché.

 

“Hai avuto… una percezione?”

 

“Papà… ascolta, io…”

 

“Ehi, tutto bene?”

 

Ron alzò gli occhi di scatto. “Tu non dovresti essere in piedi! E poi… sei impazzito, hai fatto le scale da solo?!”

 

Julie corse subito ad offrirgli le mani, ma Simon gliele scansò gentilmente. “Giù le zampe, Jay, non ti ci mettere anche tu… papà, sei quasi peggio di mamma. Se te lo dico in cinese che sto bene adesso, mi credi?”

 

Lo stomaco di Katie si contrasse dolorosamente nel sentire la voce di suo fratello, e alzò lo sguardo con infinita timidezza. Era sempre lui, eppure sembrava così diverso… gli occhiali lo facevano sembrare più grande. Non aveva ancora recuperato in pieno il tono muscolare, infatti più che camminare strisciava i piedi per terra, ma secondo i guaritori nel giro di poche ore aveva fatto progressi straordinari. Adesso era raro vederlo per casa senza qualcuno – di solito Mel – appiccicato addosso a sostenerlo, opprimerlo di attenzioni, coccolarlo fino a farlo sbroccare di brutto, ma lui andava avanti con tranquillità. Aveva un nuovo vizio, una specie di tic… strizzava gli occhi spesso e volentieri. All’inizio l’avevano presa sul ridere, Dan lo aveva preso in giro dicendo che dava i primi segni di follia a furia di essere ricoperto di attenzioni, ma poi Simon gli aveva spiegato con infinita tranquillità che lo faceva perché gli occhiali gli davano ancora parecchio fastidio, e nessuno aveva avuto più il coraggio di dire una sola parola in merito.

 

…come faccio io a chiedere aiuto per la persona che ha fatto questo a mio fratello? Chi potrebbe mai averne pietà?

 

Julie fece un sorriso larghissimo e obbedì a Simon, ma percorse tutto il tragitto dalla porta fino al letto accanto a lui, pronta a fornirgli un sostegno in caso di sbandamenti o altro. “Ehi, ti stai allenando per una gara di velocità? Ieri andavi molto più lento, oggi anche le scale…”

 

Simon ridacchiò, strizzando gli occhi. “Che cosa ho vinto, carota o zuccherino?”

 

Ron fece una smorfia. “Una sberla di quelle che prendevi da piccolo non ci starebbe male ora come ora, campione… avevamo concordato che non dovevi fare più di quello che…”

 

“Avevamo?” Simon allungò il braccio e si appoggiò a una sponda del letto, tirando un bel respiro profondo una volta che ebbe raggiunto il suo traguardo. “Tu e chi, scusa?”

 

Ron inarcò un sopracciglio. “Capelli castani mossi, occhi scuri, bella donna, gancio destro micidiale, hai presente?”

 

Simon fece un insopportabile sorrisino identico a quello di sua madre. “Aah, tu e il capo.”

 

“Esatto, ragazzino, se il capo ti trova al piano di sopra sapendo che sei salito per le scale da solo, hai una vaga idea della fine che faccio io?”

 

Julie rise allegramente. “E poi dicono che noi donne siamo il sesso debole.”

 

Simon fischiò. “Pa’, in un’altra vita sei stato una donna?”

 

“Ah ah ah, molto spiritoso.” Ron gli portò un dito alla fronte e gliela spinse di un millimetro indietro, in tono giocoso. “Non sto scherzando, campione, ci manca solo che ti metti a fare l’eroe… come se non l’avessi già fatto abbastanza. Non ti avevo chiesto di aspettarmi?”

 

“Si, ma non hai specificato dove.”

 

“Ma che vuol dire?”

 

Simon allargò le braccia. “Vedi, ti sto aspettando… sono qui, e ti sto aspettando.”

 

Julie scoppiò a ridere, e perfino Katie sentì i battiti furiosi del cuore calmarsi un po’. Quella era l’atmosfera familiare in cui era cresciuta… quella che amava, e che la faceva sentire bene.

 

Ron scosse la testa. “No, non mi stai aspettando… mi staresti aspettando se fossi ancora sdraiato sul divano, al piano di sotto, davanti alla scacchiera!”

 

Simon scrollò le spalle. “Ma tu ci rimarresti sdraiato su un divano per ore a partita finita?”

 

“Partita finita?”

 

“Ti ho fatto scacco matto.”

 

“Mi hai fatto…” Ron strabuzzò gli occhi. “Ma se ti avevo mangiato la regina un attimo prima, eri in trappola, avevo la tua torre sotto tiro e…”

 

“Si, ma il mio alfiere si è pappato il tuo cavallo ed è andato a fare compagnia al tuo re.” Replicò Simon, continuando a sorridere beatamente. “Eri così attento a progettare la tua trappola che non hai visto la mia.”

 

Ron scosse la testa, incredulo. “Mi ha fatto scacco matto.”

 

Julie gli diede un paio di pacche amorevoli sulle spalle. “Su con la vita, zio Ron, tu resti sempre più bravo di papà.”

 

Ron sembrò riprendersi, perché fece un gaio sorriso. “Ah, questo è vero. Te l’ha raccontato quante volte l’ho stracciato quando eravamo a scuola? E’ da quando lo conosco che avrà vinto si è no una partita su cento…”

 

Simon approfittò del parlottare un po’ più sereno di suo padre e sua cugina per sporgersi in avanti lievemente e sfiorare la tempia della sorella. Katie sussultò per un momento ed esitò, quasi come se avesse vergogna di guardarlo negli occhi, ma poi quel piccolo massaggio che lui le stava facendo col pollice sulla fronte ebbe il potere di calmarla un po’, quel tanto che bastò a strapparle un piccolo sorriso. Simon le sorrise in risposta, ma anche il suo era un sorriso malinconico… la capiva. E avrebbe dato oro per farle comprendere che non la riteneva responsabile in alcun modo per quello che era successo. Ma in fondo lui, come tutti, sapeva bene che non era solo per la sua vista strapazzata che la piccola Katie aveva il cuore a pezzi.

 

 

***************

 

They tell me I daydream
But all my dreams are only you
I look through the window
And wish I could be with you                       
They say that I'm wasting time
But I can't get you off my mind
Over and over
                                  
I Miss You, Kylie Minogue

 

***************

 

 

Amelia si guardò un’ultima volta alle spalle in casa, poi con un sorriso scivolò lentamente via dalla porta e si spinse nel giardino silenzioso, ancora avvolto dai pochi raggi del sole in pieno tramonto che stava salutando quella giornata così intensa per far posto alla luna.

 

A casa Weasley la notizia del licenziamento di Hermione era stata accolta con le reazioni più disparate. Jack si era piazzato al centro della stanza e smanettando a destra e a sinistra aveva fatto suo il compito di raccontare per filo e per segno tutti gli avvenimenti, conquistando l’attenzione di tutti, e quando era arrivato al punto del testa a testa fra Hermione e Taventoon, Ron era scattato in piedi e senza tanti complimenti aveva baciato sua moglie, fra le lamentele avvilite di Harry e gli applausi corali di Ginny e Jack. Era tutto da rifare, aveva detto Harry, o meglio… da rifinire. Senza Hermione andavano rivisti una serie di dettagli, e anche in fretta. Sarebbe stata una notte lunga.

 

Amelia sospirò e avanzò nel giardino. Aveva progettato di raccontare tutto a Jack quella sera, e invece era capitato di tutto. Non si sentiva bene, non finchè quel macigno le pesava sullo stomaco. Mentire al suo migliore amico per il suo bene sì, ma mentire all’uomo che amava mai. Non potevano e non dovevano esserci fantasmi fra lei e Jack, lui non poteva continuare a temere il confronto con un rivale immaginario. Era ingiusto. Come era ingiusto che lei si fosse preparata tutto il discorsetto, mentre avrebbero passato la notte a ridefinire la guerra civile che stavano per scatenare.. Niente andava per il verso giusto.

 

“Credevo che progettare attacchi a sorpresa fosse l’hobby di ogni War Mage.”

 

Amelia sorrise nel vedere Simon seduto sul dondolo. Doveva ancora abituarsi a vederlo con gli occhiali, le sembrava più adulto e più intelligente di quanto già non fosse… ma sotto sotto lo sguardo vivace e allegro era sempre lo stesso. Ed era bellissimo poterlo rivedere ancora.

 

“E tu che ci fai qua fuori?” Amelia si andò a sedere sul dondolo accanto al suo amico. “Non credo che tua madre sarebbe contenta di vederti fuori casa senza un giubbino.”

 

“Un giubbino a fine Aprile? Andiamo, le mezze stagioni non esistono praticamente più. Siamo quasi in estate.” Simon allungò le gambe e si stiracchiò i muscoli. “E poi adesso sono quasi del tutto a posto.”

 

Amelia gli sorrise, scansandosi dal viso una ciocca di capelli. “Julie mi ha detto che oggi sei riuscito persino a fare le scale da solo… ti sei rimesso a tempo di record.”

 

Simon si strinse nelle spalle. “Quello che mi è rimasto cerco di farlo funzionare.”

 

Amelia gli accarezzò dolcemente la testa. “Guarda che anche gli occhi ti sono rimasti.”

 

“Puoi dirlo forte, addirittura adesso ne ho quattro.”

 

Amelia non potè trattenere una piccola risatina, ma si ricompose subito. “Scemo… tanto lo so che ti stai abituando anche agli occhiali. E’ solo questione di tempo.”

 

Simon guardò dritto davanti a sé e sbuffò. “Sembro un impiegato della Gringott con questi fondi di bottiglia sulla faccia.”

 

Amelia gli passò un braccio attorno alle spalle. “E invece sembri uno di quegli intellettuali misteriosamente affascinanti, sai quei bei ragazzi che si rimorchiano al ristorante o in libreria?”

 

Simon ridacchiò, suo malgrado. “Il che si accorda alla grande col mio stile di vita. Un intellettuale ci lavora bene in una riserva di draghi.”

 

“Ehi, io ho detto che ne hai l’aria, non che lo sei.” Amelia gli arruffò i capelli. “Sai che ti dico? Sarai ancora più fascinoso in questo caso. Unisci l’aspetto intellettuale a quello atletico. Sei dinamico.”

 

Simon stavolta rise senza freni. “Hai parlato con Mel, eh?”

 

Amelia annuì vispa. “E si da il caso che la tua futura moglie sia pazza di questa nuova versione del suo uomo… per citare le sue parole, ti ritiene più desiderabile di prima.”

 

“Almeno questo, meno male.”

 

“Io la vedo bene. Pensala così: hai l’aria più matura, puoi tirare calci in culo a tutti quelli che ti hanno sempre detto che sembri più piccolo dei tuoi anni.”

 

“Ecco, questa è la migliore fra tutte le versioni che mi hanno proposto.”

 

“Siamo tutti così felici di riaverti fra noi, con o senza occhiali.” Amelia gli scoccò un bacio sulla guancia e poi appoggiò la testa sulla sua spalla. “Senza di te sarebbe stato orribile.”

 

“Già. Anche senza di voi.” Simon decise di cambiare argomento, e le appoggiò una mano sul pancione. “E la signorina che dice di bello?”

 

Amelia sorrise. “Lo sai che scalcia?”

 

Simon annuì. “E’ la prima cosa che mi ha detto Jack appena mi ha visto. L’ha detto a tutto il mondo, ci manca che passi al volantinaggio.”

 

Amelia abbassò gli occhi e sospirò profondamente. “Io… mi sento in colpa.”

 

“Non hai preso una decisione facile.”

 

“Non so più nemmeno io se ho fatto bene…”

 

“In base ai risultati, direi di si.” Simon le diede due pacchette gentili sul ginocchio. “Jack non è mai stato tanto maturo come adesso. Forse se gli avessi raccontato tutto avrebbe fatto la stessa cosa, ma così è diverso, così ha scelto di fare quello che fa. Non lo fa perché è obbligato, semplicemente perché ci tiene.”

 

Amelia si morse le labbra. “Non posso continuare a mentirgli. Non su questo.”

 

“Quindi hai deciso di dirgli la verità.” Simon attese qualche secondo prima di commentare. “In fondo è meglio… se la bambina ti nasce coi capelli rossi, anche una zucca vuota come Jack può fare due più due e insospettirsi.”

 

“Non è questo, è che…” Amelia esitò, si guardò alle spalle per assicurarsi che fossero soli nel giardino e poi riprese a fissare Simon. “…sei l’unico di cui mi fidi… posso dirti una cosa? Una cosa che dovresti tenere per te per qualche giorno ancora…”

 

Simon strizzò gli occhi e sorrise vivacemente. “Ehi, io sono una cassaforte, lo sai.”

 

Amelia tirò un respiro profondo. “Jack e io stiamo insieme.”

 

Simon strabuzzò gli occhi, e non potè fare a meno di sorridere in modo incredulo ma felice. “Tu e mio fratello? Stai dicendo sul serio, finalmente quel cervello di gallina ha aperto gli occhi?”

 

“Si.” Amelia sorrise timidamente.

 

“Questa è una notizia bomba! Vabbè che ormai ci ho fatto il callo…”

 

“Adesso capisci perché devo dire tutto a Jack?” Amelia si scansò bruscamente la frangia dagli occhi. “Prima ancora che tutti sappiano di noi, lui non può più pensare che io sia incinta di chissà quale amante clandestino. Non è giusto nei suoi confronti, tantomeno di quelli di nostra figlia.”

 

Simon si sistemò meglio gli occhiali sul naso e annuì. “E’ una bella gatta da pelare.”

 

“Già.” Amelia guardò dritta davanti a sé. “Già.” ammise triste.

 

Simon la guardò per un lungo momento, restando in silenzio. Le prese la mano dolcemente e gliela accarezzò con cura, ottenendo la sua attenzione. “Amely, nessuno te la può togliere questa paura, perciò non ti dirò banalità per tranquillizzarti… però una cosa te la dico: Jack è un impulsivo, ma non è cattivo. Lo sai com’è fatto, urla e strepita, ma al momento opportuno sai che puoi contare su di lui, da tutto se stesso quando ama qualcuno. Non fermarti alla prima reazione, sappiamo già che darà di matto, abbi la pazienza di aspettare cosa ti dirà dopo. Fallo sbollire. Ci metterà un po’, ma anche lui capirà le tue motivazioni.”

 

Amelia si strinse nelle spalle come se avesse freddo. “Me lo auguro, ma ho qualche dubbio.”

 

“Nah. Si è affezionato alla bambina, Amely… se la vede, minimo si squaglia come una candela. Fidati di me, ci sono cresciuto con quella rapa.”

 

Amelia fece un piccolo sorriso e sporse il braccio per accarezzare dolcemente i capelli del ragazzo bruno. “Ti adoro come il fratello che non ho mai avuto, lo sai questo, vero?”

 

Simon strizzò gli occhi e sorrise vispo. “Cacchio se suona bene, me lo dici un’altra volta al brindisi quando mi sposo?” Amelia rise e annuì, scompigliandogli i capelli. “Beh… direi che è meglio rientrare… altrimenti viene fuori tutta la brigata per vedere se ho respirato correttamente e quante pulsazioni ha il mio polso, non te lo consiglio.”

 

Amelia ridacchiò, adorava l’ironia di Simon. Quando lo vide mettersi in piedi con un po’ di difficoltà ebbe la tentazione di aiutarlo, ma si trattenne… non voleva farlo sentire un invalido. Fu una gioia per lei vederlo camminare da solo, senza stampelle né aiuti, verso la casa. “Io mi avvio, tanto mentre arrivo ne passa di tempo.”

 

“Rientro fra un attimo.” Mormorò Amelia.

 

“Largo, gente, arriva l’espresso per Hogwarts…”

 

Nonostante tutto, la ragazza mora rise piano. Rimasta sola osservò il sole che scendeva verso l’orizzonte, sempre meno luminoso e più piccolo, finchè non fu scomparso del tutto. Il giardino era immerso nel silenzio, malgrado le voci ovattate che provenivano dalla casa, era un buon posto per pensare. Amelia sospirò e si morse le labbra… quando sentì il piccolo calcetto nella pancia, istintivamente sorrise e si accarezzò l’addome arrotondato.

 

“Non devi temere, amore piccolo.” sussurrò piano Amelia. “Ti prometto che papà saprà tutto prestissimo. Mammina rimetterà a posto le cose, parola d’onore. Fosse anche l’ultima cosa che fa.”

 

 

************************

 

 

Ultimo capitolo di transizione della storia, gente… nonché ultimo capitolo dell’anno! *^_____^* Dal prossimo in poi si comincia con l’azione a ritmo serratissimo, ahi ahi… pensate solo al nome del prossimo chap: “Fight Club”… la dice lunga, direi! Ehi, ma lo sapete che facendo un po’ i conti… FMI in questi giorni compie un anno? *___________* La mia storiuzza è diventata maggiorenne!! *partono i coriandoli* Oooh, me infinitamente felice per questo… e molto più infinitamente ancora perché ci sono tante persone che la seguono, mi sostengono e mi spronano a fare sempre meglio! Vi voglio tantiiiiiiiissimo bene, zi zi! Bene, visto che ho ancora una pila di regali da incartare di là, non mi posso soffermare troppo e passo subito agli special thanks… una cosa però lasciatemela dire:

 

buon natale e buonissimo 2006 !!!

 

*^_________^* Dicevamo… special thanks a tutte quelle dolcezze che si sono ritagliate un momentino nella loro settimana per lasciarmi un commento, vi adoro per questo! Dunque…

 

Caillean: decisamente Ron adora troppo la sua principessa per tenerle il broncio! ^_____- Quanto a Jack, beh… direi che la povera Amelia ci ha provato a parlargli, ma lo rifarà molto, molto presto… *.* Incrociamo le dita per lei! Un bacione grandissimo!!

Maria-chan: e io non posso che ringraziarti, tesoro! A quando il prossimo dei tuoi capolavori? Un bacissimo! ^3^

Lily: e io ti adoro perché mi lasci sempre una recensione, per un fanwriter è benzina pura! *^_____^* Eh eh, direi in effetti che al povero Alex gli andava meglio se lo beccava Ron, nonostante tutto… quanto a Jack e Amy, beh, per stavolta se la sono spassata… quanto al tuo timore, ahem… *Sunny annuisce con la testolina* X_x Il matrimonio di Simon? Beh, se sopravvive lo conserviamo per dare un po’ di brio alla fine, no? E per la fine… tranquilla, manca ancora un bel po’! ^______- Un baciotto natalizio!

Yelle: oh amorina, anche tu giù di morale! Un po’ il Natale mi ha tirato su, ma si spera sempre in meglio… tu? Ooh, me profondamente commossa dalla dolcezza delle tue parole… *^____^* Mamma mi ha raccontato tutto di quando è stata incinta prima di Nenè e poi di me, me lo faccio ripetere in continuazione… avere un bimbo deve essere davvero un’esperienza irripetibile nella sua bellezza! Però magari fra un po’, eh… ^_____- Un bacio immensissimo!!

Lazyl: ebbene si, tesora, è finalmente successo! *^____^* La povera Katie in effetti è un po’ nei guai… Alex pure… benedica, che quadro allegro! Quanto ai genitori di Alex, ti do la mia parola d’onore che la verità verrà fuori prima della fine della storia, giurin giurello! ^____- Un bacio fortissimo!

Hiromi91: eh eh, tranquilla cara, i cespugli di more al momento la fanno da padroni nella casetta di Jack e Amy! ^_____- Alex, poveretto, non è che se la passi benissimo… ma in fondo l’amore è questo, principalmente si soffre, come tutte le cose bellissime: sono quasi sempre frustate al cuore. *Sunny in posizione yoga* Bada che non mi sono affatto dimenticata di un certo compleannuzzo in arrivo! Posso fare un po’ di ritardo, massimo di qualche giorno, ma il tuo regalo arriverà! Promesso! *^____^* Un bacino sulla guanciotta!

Fabry: ti ho fatto penare per un anno, con questo chap mi sono fatta perdonare un pochino? ^____- Non temere, l’attesa per la confessione di Amelia è ormai arrivata agli sgoccioli, dovrai aspettare davvero poco… un bacione!

Ruka88: Natale monello, per colpa delle serate passate a comprare i regaluzzi ho aggiornato in ritardo! *^____^* Sono contenta che il chappy precedente ti abbia reso felice, e dico anche a te lo stesso… non dovrai aspettare molto per la confessione di Amelia, anzi… pochissimo, direi! Un bacio grande grande!

Syssy5: eh si, mia cara, questa per tutti è decisamente la calma prima della tempesta! X_x Alex e Katie sono appena all’inizio di un bel calvario, oserei dire, quanto alla neo-coppietta Jack e Amy… ti sei avvicinata molto per alcune cose, per altre… ho la bocca cucita! Diciamo che il difficile è quando le cose non dipendono esclusivamente da noi, e c’è la fortuna/sfortuna che ci mette lo zampino… ma io non ho detto niente, eh! *^______^* Un bacione forte!

Meggie: ciao genietto! Eh eh, visto che Simon in versione frescone occhialuto ha fatto la sua prima apparizione? *^____^* E’ ancora dei nostri, sempre lo stesso… ma come dice lui, con due occhi in più! ^______- Quanto fai bene, amorina mia, a ricordarti Adagio… io la ascolto sempre quando penso a come dovrà venir giù il “momento della verità”… che per fortuna è ancora lontanuccio! ç_____ç Ah, questi personaggi, quando ti affezioni… sau sau tesorosa, un bacio cioccolatoso!

Vale: il mio amorino grande grande! Devoto inchino da parte mia per le cose bellissime che mi hai detto… sono sempre al settimo cielo quando qualcuno mi dice che riesco a dare spessore alle emozioni, figurarsi poi se quel qualcuno sei tu! *_____* Sono contentissima che il grande momento ti sia piaciuto, ci ho pensato varie volte a come Doveva andare e non ero mai convinta dell’idea che mi veniva… alla fine ho lasciato “liberi” i personaggi di essere quello che sono, e a quanto pare Jack si è preso la briga di condurre le danze con molta disinvoltura! ^_____- E come al solito, love, in quanti ad analisi e timori ci hai azzeccato in pieno… ma non posso dire altro! *^_____^* Ti voglio benissimo, e controlla la posta!

Angele87: ma quant’è bella la mia striscionara preferita che vuole giocare in acqua con Jack! Dai che Amelia un permessino straordinario potrebbe anche accordartelo, in fondo siamo a Natale… ^____- Ma sai che me n’ero accorta che l’infermiera guardona era la mia tenerissima amicia? Almeno te lo sei guardato bene l’occhialuto Pannolone? ^____- Eh eh, e brava la ciocorita… beh, il mio periodo nero ha alti e bassi, però c’è una bella notizia che mi hanno dato papà e mamma e mi ha sollevato un po’ il morale, così… non è ancora sicuro niente, ma se facessero davvero quello che mi hanno detto sarei proprio contenta! *______* Ciao cucciolotta, tvtttttttttttttttttttttb!

Kaho_chan: grazie dolcezza, le tue parole mi hanno fatto sentire proprio coccolata! Ti voglio un sacchissimo di bene, e non sai quanto sono felice che nonostante tutto il chappino mi sia riuscito bene! Stavolta mi sono impegnata un po’ di più, incrociamo le dita… ^_____- Ciau love, un bacio universale!

Alissa11: eh si, incredibile ma vero, finalmente Jack e Amelia! *^______^* Sai cara, la curiosità di vedere la reazione di Jack è diventato un po’ il “tormentone” della storia, sono tutti curiosi… lo sono pure io, a questo punto! ^____- Ma tanto ormai manca pochissimo, perciò… un bacio fortissimo!!

Daisy05: grazie tesora, sei stata molto dolce! Io sto un pochetto meglio, alti e bassi, ma forse è in arrivo una bella notizia che ancora non prendo come definitiva finchè mamma e papà non me lo confermeranno, è un po’ che ne parlano e forse è la volta buona… eh eh, guarda i casi della vita: io tengo sulle spine i lettori e i miei genitori tengono sulle spine me! *^___^* E cmq, love, direi che hai degli ottimi presentimenti… acqua in bocca, eh! ^____- Un bacio schioccoso!

Giulietta89: wow, che votone bello e gratificante! Me onorata! E beh, con un dieci e lode Alex bisogna salvarlo per forza! ^_____- Un bacione grandissimo!

Avana Kedavra: ebbene si, tesora, Jack e Dan fanno molto Harry e Ron ultimamente! Sarà perché gli assomigliano molto… o perché io mi diverto troppo a lasciarli liberi di far sfogare i geni Weasley/Potter! ^____- E adesso siamo in guerra, giovanotta… il tuo cucciolone Harry è armato fino ai denti! Te gusta, muchacha? *^____^* Un baciotto smackkoso!

Ayashi: compagna di umore basso! *______* A te come va? A me alti e bassi, un po’ meglio, si tira avanti… a chi va benone direi che sono Jack e Amy! Ma sai che questi presentimenti sono molto vicini alla realtà dei fatti? X_x Incrociamo le dita e speriamo bene! Un bacissimo!

ValeWolf: non solo ti ringrazio, ma mi complimento anche per il coraggio… BAWM è lunghetta, ti sei fatta una bella full immersion di quelle da lavaggio del cervello, povera cara! Ma la cosa bella è avvertire il tuo entusiasmo in questa recensione, vuol dire che la storia non ti ha mai stancato… ed è la notizia migliore che potessi darmi! Grazie infinite per i complimenti, e per Jack… a sperare siamo in due! *_____* Un bacione!

Kim: …la mia amoraaaa! Chappino anzianotto il precedente, eh? ^_____- Ma tu sei come Simon, una vera cassaforte, la mia cassaforte preferita! *volano cuoricini d’affetto ovunque* Zi zi, lo stile era proprio quello di High… ^___- E in questo chap sono in Sbatacch/Mode On… è tempo di scommesse… *cough*giàsai*cough* Quanto ai biondini, ahia… ecco, ora più che mai ci sta bene il tuo videuzzo! Anzi, se non ti dispiace… lo linko perché lo adoro! *^_____^* Ti adoro tesora, spero di beccarti presto! Smack smack!

Maga Magò: grazie a te per trovare un attimo di tempo nella giornata per lasciarmi una recensione… sapessi che bella soddisfazione è sapere che chi legge qualcosa di mio si emoziona e si lascia trasportare dalla fantasia, anche se solo per qualche minuto! *^____^* Stai tranquilla, cara, potrò anche non essere puntuale ma ti do la mia parola d’onore che FMI non verrà mai abbandonata per più di due o tre settimane… non corri il rischio di non trovare aggiornamenti per mesi! ^_____- Un bacio schioccoso!

Marty92: me si inchina con devozione di fronte alla creatrice del forum più appropriato che potesse esserci in rete… uno dedicato ai ragazzi Weasley!!! E che onore, anche ai “miei”! *^_________^* Voglio iscrivermi appena finisco di postare il chap, non posso mancare in un sito dove i capelli rossi abbondano! *^________^* Un bacio fortissimo… e tutto rosso!

Sharkie: ma sai che mi ci vedo sotto al Kilimangiaro a mangiare pezzettini di carne dei superstiti del volo che ha fatto spalt? *^_______^* Fa un po’ Hannibal, ma si sa, alla Suny manca qualche venerdì… ^____- Eh, una storia originale tutta mia ce l’ho eccome, solo che volevo lavorarci un po’ su e vedere se riuscivo a costruirne qualcosina da spedire a qualche casa editrice, giusto un tentativo per tastare le acque… ma dato che già so che neanche la guarderanno, di questi tempi l’anno prossimo potrai tranquillamente leggerla anche tu qui sul sito, vedrai! -____-* Quanto al concorso… tesora, io ti ringrazio per i complimenti, ma sapessi in quanti sono mille volte più bravi di me! Ne devo fare di gavetta prima di fare una competizione, mi piacerebbe migliorare ancora… si può fare moooooolto meglio di così! ^____- Un bacissimo natalizio!

Strekon: amicissimo Marrone! Ma grassie mille, un complimento da te è sempre speciale… *passiamo al secondo livello di super sayan* Me molto felice che ti sia piaciuto l’avvicinamento di Amelia e Jack! Per quanto riguarda Simon, beh diciamo che sapevo fin dall’inizio che non toccava a lui farci ciao dall’altra parte del cielo… un po’ di suspence ce l’abbiamo messa, ma non ti dimenticare che io sono ancora nuova come seguace della scuola di Autori AmmazzaTutti & Affini *Sunny si infila il saio arancione in tutta fretta e rincorre il maestro Marrone nei corridoi della scuola per prendere appunti su come si eliminano i personaggi* Però qualche morto in più l’ho fatto stavolta! *^__________^* (…e vanne fiera… -.-*) Un set di bacio + abbraccio a te… e un bacetto sul nasino alla patatina Laurie! ^3^

Larya: altro che banale, sei graditissima! *^_____^* L’ho detto e lo ripeterò sempre: non c’è complimento più bello di questo, sentirsi dire che si riesce a comunicare le emozioni al lettore… per me è come un regalo ogni volta che me lo dicono! Ahimè, con la pace e la serenità abbiamo concluso con stavolta, direi, da adesso in poi le cose si svolgeranno a ritmo molto serrato… ma per i sopravvissuti prometto molta serenità alla fine! Va bene uguale così? ^____- Un bacissimo!

Cloe Sullivan: ma grazie mille, carissima! Ron e Hermione restano sempre i miei cocchi per eccellenza, anche se qui non sono più di primo pelo… restano sempre loro! ^____- Ooh, io adoro i Malandrini… ma ti confesso che non sono mai riuscita a scrivere qualcosa su di loro, anche se prima o poi lo farò… per il momento me la spasso a leggere le storie di quelle genialissime autrici di Malandrini che sono Kim e _Ly_, le loro storie su James &co. Fanno sognare! *^___^* Un bacio grandissimo!

MandyJJ: la mia collega di Evanescence!! Io li adoro, li ascolto sempre… come ti emozionano loro ci riescono in pochi! *^_____^* Da adesso in poi, oltretutto, saranno ancora più appropriati come colonna sonora per i prossimi avvenimenti… ^_____- Un bacio… evanescencioso!

Saturnia: cara la mia giardiniera, qua c’è da piantare una piantagione di cespugli di more! ^_____- E devo dire che che questa idea di Simon senza veli non guasta affatto… beh, per stavolta lo abbiamo visto nella sua nuova folgorante versione da occhialuto… è sempre lo stesso, tesorina, quindi direi che la Mel ha davvero bisogno di assumere una guardia del corpo! ^_____- Tesora, le supposizioni sui cosini di Malfoy mi hanno fatto schiattare dalle risate! *^_________^* Roba da modificare la spiegazione originale inserendo quella tua e di Lady Numb! E sai che ti dico? Che se non ci fossi tu, mi ci metterei d’impegno a inventarti… e chi lo scrive più un chap nuovo se non c’è la tua amata recensione che adoro tanto! *^____^* Un bacissimo con tanto di abbraccio puffettoso!

Alewen: ih ih ih, anch’io… è dalla prima volta che la pupina ha fatto il suo ingresso che ho desiderato di scrivere del loro grande momento! ^________- Per Alex… adesso vediamo un po’ cosa riusciamo a fare, mi ci metto d’impegno! Un baciotto!

Elly: il posto di damigella è tuo, tesora! ^_______- Beh, sperando che siano fra i sopravvissuti, ma questa è un’altra cosa… non ci pensiamo adesso… pensiamo che Babbo Natale deve ripararti o sostituirti presto lo scanner, così abbiamo il nuovo disegnuzzo! Un bacio forte forte!

Deepderk: grazie mille miliardi!!! *^______^* Ih ih, anche a me quell’Oblivio è costato un bel po’, ma ci stava tutto, ahimè… e si, mi sento di poterti dire che presto, anzi, prestisimo, Jack saprà la verità. Sulle reazioni… rimandiamo al prossimo chap, sarà sicuramente meglio! ^____- Un bacio enorme!

Saphira89: nuuu, povera tesora, in manicomio no! Ma è un onore sapere che ti ho emozionato a tal punto! *^______^* Grazie mille, e un bacio forte forte!

Lulu: ma grazie infinite, carissima! Ooh, anche tu sei in love? Che bello quando si è innamorati! *_____* La tua recensione non è affatto indegna, anzi! Per un fanwriter anche una riga è un sorriso in più, fa piacere sapere che le proprie emozioni arrivino al lettore! *^_____^* Ti ringrazio moltissimo, e ti mando un bacio grande come un pianeta!

Marilia: e brava la mia Mary che marina le ore di lezione… a scuola era il mio sport preferito! ^____- L’anno scorso di questi tempi me la spassavo con l’autogestione… ah, che monella sono stata! In questo chap, l’ultimo di pace prima di un bel po’ di casini, abbiamo avuto il bell’occhialuto, la nuova coppietta, Hermione superstar… non ci siamo fatti mancare niente! ^____- Per quanto riguarda il forum… tesoro, se può consolarti: sai quanti messaggi c’erano in tutto dopo i primi tre mesi di attività del gruppo di mia sorella? In tutto… ben nove! X____x Un bacio grandissimo e schioccoso, ciao cicci!

Lady Numb: amore non saprei, secondo me se andiamo da Amelia a chiederle se ti presta Jack adesso che l’ha ritrovato… ahia, quella mena… aspettiamo quatte quatte la prima litigata, e lì zac! Ci rubiamo Jack per qualche giorno! ^____- Alex poco ci manca che veramente finisce con la testa sul vassoio d’argento! X____x Meno male che il nostro adorabile Talpone è sempre lui… quasi più talpa della Nenè, mia sorella è messa anche peggio con la vista eppure lei non l’hanno mai avvelenata… beh, oddio, cirei che mi sto attrezzando… ahem! Io non ho detto niente, eh! ^_____- Un set di bacio più abbraccio di quelli puffettosi!

Phoebe80: amorissima! Eh eh, sono molto felice che il chappy tutto love della scorsa volta ti sia piaciuto… anche in questo c’era tanto love, ma si intravedono le nubi all’orizzonte… dalla prossima volta questi ciccini non avranno tregua, ahimè! E si, tesora, mi sento di rassicurarti: vedrai la guerra civile in tutti i suoi sviluppi, a quanto pare i Potter e i Weasley senior hanno intenzione di farci stare col fiato in sospeso scendendo in campo per l’ultima e decisiva volta… *_____* Incrociamo le dita per loro! ^_____- Un bacio gigantesco, ti voglio benissimo!

Carol87: sono contentissima di non averti deluso! *^____^* Brava la mia Carol, c’è una ragione eccome sul perché Amelia ha dovuto rimandare anche questa volta la sua confessione a Jack… tutto quello che accade in FMI segue sempre il filo che mi scorre nella testolina folle… ^_____- Quanti chap mancano? Mmh… poco meno di una decina, credo… un bacissimo!!

Anduril: …non mi tentare, già come Ammazza-Personaggi valgo ben poco, figurati poi se mi fai gli occhioni dolci e mi dici di risparmiarli! ^_____- Piaciuta questa versione occhialuta di Simon?Come direbbe Jack… con due o quattro occhi, resta sempre un Pannolone! ^____- Un bacio grandissimo!

Sirius4ever: non so se ci ho messo un po’ meno tempo, ma almeno sono riuscita ad aggiornare prima di Natale! *____* Eccolo qua il Pannolone con gli occhiali! Ti è piaciuto? E’ sempre lui? Ecco, magari ci piacerà ancora di più quando la smetterà di strizzare gli occhi ogni due minuti… ^____- Un baciotto!

MM1981: altra collega di momenti no! Eh, direi che il mio ha alti e bassi… più bassi che alti, volendo essere realisti, ma si tira avanti… a te come va invece? *.* Wow, il chap precedente era nutelloso… anche questo? Questo era un pandoro con lo zucchero a velo, per restare in tema… ^____- Quanto ad Alex… ah beh, qua mi sa che puoi festeggiare, lo vedo messo maluccio! °^____^° Un bacissimo… nutelloso!

Giuggia89: ooh, me molto felice di ricevere il tuo affetto! E la teoria del futuro genitore ignaro di essere tale che è molto felice era troppo carina detta così, sembrava uno scioglingua! *^____^* Nuu, tranquilla che per la confessione di Amelia dovrai aspettare… diciamo pochissimo! In termini di chap… direi uno, il prossimo! Ma sulla reazione ho le labbra cucite… ^____- E Katie è un po’ come se fosse enfatica, ama molto Alex per cui le viene quasi naturale “sentirlo” alla sua maniera… qui più che madre natura direi che sono le sue capacità speciali! ^____- Un bacio gigantesco anche a te!

Lilith: che bello sentirti così entusiasta, mi fai sentire soddisfatta! *^_______^* Grazie mille! Per Alex… mmh, tempi duri, decisamente… non posso fare previsioni altrimenti ci scappa lo spoiler! ^____- Un bacio fortissimo!

Marikotter: non sai quanti grazie ti devo io! Il tuo commento mi ha riportato il sorriso dopo una giornata piuttosto buia… è così appagante per chi scrive solo per diletto sentirsi dire cose così belle! Sei dolcissima, e ti ringrazio davvero tanto! *^____^* Spero di non deluderti mai! Un bacio enoooorme!

Roberta92: ma grazie infinitissime! *^____^* Wow, in tre giorni tutta BAWM… sei stata un fulmine, deve essere stata dura… facendo i conti è venuta giù una storia leggermente lunghetta! *___* Grazie per i complimenti, ma soprattutto per le tue parole così entusiaste! Ma sicuro che fra cinque anni andrà benissimo anche a te, tranquilla! E per la fine della storia ce ne vuole ancora un po’… ma almeno ho aggiornato! ^____- Un bacio grande!

 

…bene, è proprio il caso di dire che per il prossimo chap… se ne parla l’anno prossimo! *^____^* Ho promesso una shot per il compleanno della Hiromi, perciò non posso aggiornare FMI, fate i bravi e abbiate pazienza… pensate che anche io scalpito per scrivere il prossimo chap! ^_____- Un’ultima cosa prima di andare: un piccolo supplemento come regalino di Natale! Vi linko due video realizzati uno da Kim e uno da me, rispettivamente sulla coppia Alex/Katie e Jack/Amelia, i cui protagonisti hanno sicuramente le facce che vedo io quando li descrivo (quanto al fisico si sa, un attore prima di un film deve sempre adeguarsi alla sceneggiatura… perciò chi dovrebbe perdere qualche chiletto, chi dovrebbe andare un po’ di più in palestra, ma il concetto è quello… sono gli attori che sceglierei! ^____-), ecco gli indirizzi:

 

http://mio.discoremoto.virgilio.it/ilfavolosomondodiharry12  (“Dear Diary”)

 

http://mio.discoremoto.virgilio.it/ilfavolosomondidiharry11   (“Goodbye My Lover”)

 

Ancora buonissimo Natale, e… mi raccomando, aderite al progetto “Adotta un piccolo fanwriter a distanza” lasciandomi un commentuzzo! *^_________^* Graaaaassie in anticipo! ^_____-

 

Sunny (tutta natalizia, e senza più un centesimo nel portafoglio… #_____#)

 

 

*** Angolo dello spot ***

 

Stavo dimenticando una cosa importantissima! Syssy5 sta scrivendo uno spin-off di BAWM dedicato alla nuova generazione e alle sue avventire ai tempi di Hogwarts… una sorta di BAWM 3 e ¾, per capirci! *^____^* Per adesso c’è solo il prologo, presto arriverà anche il resto… non perdetevelo!

 

*** Chiuso Angolo dello spot ***

 

 

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Capitolo 19
*** Fight Club ***


Ahem… chap un po’ violentino… ricordatevi che questa storia ha un rating R, perciò… *

Ahem… chap un po’ violentino… ricordatevi che questa storia ha un rating R, perciò… *.*

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 18: FIGHT CLUB

 

 

There goes my baby
She knows how to rock n' roll
She drives me crazy
She gives me hot and cold fever
Then she leaves me in a cool cool sweat

                                      Crazy Little Thing Called Love, Queen

 

***************

 

 

Katie appoggiò anche l’ultimo piatto sulla tavola, sistemandolo pigramente. Si sentiva talmente apatica che non aveva voglia di fare nulla. Aveva perfino perso il conto dei giorni… cos’era, giovedì? Probabilmente… non era più tornata a Hogwarts perché i suoi genitori non la volevano perdere d’occhio, così aveva smesso di contare i giorni… le ore sembravano già abbastanza infinite da sole. Ne erano passate ventiquattro dall’ultimo ‘contatto’ – se così poteva definirlo – che aveva avuto con Alex, e non solo non si era potuta sfogare con nessuno… se n’era rimasta con le mani in mano, comportandosi in maniera diametralmente opposta al suo carattere, e da qui era subentrata l’apatia. Non aveva voglia di fare nulla.

 

Quella sera i suoi genitori erano a un incontro segreto di War Mage, per quello che aveva potuto capire si trattava dell’ultimo prima di quelli che suo padre chiamava ‘fuochi d’artificio’… Simon era da Mel, e lei era stata accompagnata a casa di Jack e Amelia, un luogo ritenuto più sicuro. Povero Jack, ce la stava mettendo davvero tutta per strapparle un sorriso, ma accontentarlo le sembrava così difficile… e sì che in altre circostanze ridergli dietro sarebbe stato automatico, dato che in assenza di Amelia, alla solita visitina di controllo, si stava dando da fare per preparare una cenetta coi fiocchi… per quanto i risultati fossero piuttosto squallidini, Jack sembrava genuinamente emozionato. In realtà tutta la casa era pervasa da un’aria frizzantina tutta particolare… al punto che per un attimo Katie abbandonò i suoi pensieri tristi per avvicinare suo fratello e chiedere qualche spiegazione. C’era davvero un’insolita allegria nel suo sguardo.

 

“Kat?” Jack era ai fornelli. “Hai visto per caso il burro che ho lasciato sul tavolo prima?”

 

La biondina gli indicò il frigorifero. “L’ho rimesso a posto, non credevo ti servisse.”

 

Lui le strizzò l’occhiolino. “Stasera, sorellina, ti stupirò con le mie doti culinarie.”

 

Katie si appoggiò al mobile della cucina, sospirando brevemente. “Amelia quando torna?”

 

Jack lanciò uno sguardo all’orologio. “Mmh… a momenti, credo. Si sarà fermata a parlare un po’ con Susy, l’ha accompagnata lei.”

 

Katie annuì e si guardò assentemente intorno… finchè non scorse una strana fotografia attaccata all’anta del frigorifero. L’inquadratura era tutta per una specie di tenue nuvola di fumo che prendeva forma lentamente… qualcosa di rotondo… due cosini che potevano passare per delle piccole braccia… un paio di gambette raggomitolate…

 

“Ma questo…”

 

Jack fece un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro. “Hai visto quant’è bella? E’ la bambina… beh, si vede strana perché ho scattato una foto all’incantesimo che usa sempre zia Ginny quando la controlla, ma era l’unico modo per poterla vedere con calma… visto che bella testolina rotonda? E avresti dovuto sentire il cuore… batteva fortissimo, come un tamburo impazzito! Dio, se ne esistono di suoni così armoniosi su questa terra…”

 

Katie si ritrovò a sorridere prima di potersi stupire, visto che non lo faceva da giorni. “Dovresti vederti… ti brillano gli occhi.”

 

Jack ridacchiò e riprese ad armeggiare con la padella.

 

Katie si morse leggermente le labbra e si sporse in avanti, avvicinandosi al fratello. “Non c’è niente che vuoi dirmi?”

 

“Oh oh, allora il buon vecchio intuito non ti ha abbandonato, eh?”

 

“Fortunatamente, almeno quello…”

 

Jack lasciò perdere la padella e si voltò verso di lei, incrociando le braccia sul petto e sorridendo fiero. “Acqua in bocca, Kat, perché questa è un’anteprima assoluta… Amelia e io stiamo insieme.”

 

Per la prima volta dopo tutti quei giorni Katie si sentì veramente felice… provò un assaggio di quella serenità a cui era tanto abituata, e che tanto le mancava, nel sapere quella notizia così bella… le venne spontaneo abbracciare forte il fratello. “Tu non puoi neanche immaginare che gioia mi hai dato! Sono felicissima per voi!”

 

Jack ricambiò l’abbraccio, stropicciandole i capelli. “Ehi, se avessi saputo che bastava questo a farti sorridere di nuovo…”

 

Katie rise e lo guardò, contenta di avere davanti a lei un ragazzo maturo e non più il ragazzino sbruffone di qualche mese prima. “Se ti dicessi che non me l’aspettavo, sarei una gran bugiarda… ma quando è successo? E perché non ci avete detto tutto subito, lo sai che papà e mamma faranno salti di gioia…”

 

Jack fece una smorfia. “Stiamo… cercando il momento più adatto. Amelia ha detto che stasera deve dirmi una cosa importante, poi non ci saranno altri impedimenti… e potremo fare l’annuncio in grande stile.”

 

Katie si accigliò. “Cosa credi che ti voglia dire?”

 

Jack gettò un’occhiata oltre la finestra. “Adesso glielo chiediamo direttamente.”

 

Katie guardò attraverso la porta-finestra… Amelia stava salutando la sua amica, la ragazza alta che l’aveva accompagnata fino al cancello di casa, e adesso stava entrando. Jack si fiondò nel corridoio, ma Katie ebbe abbastanza rispetto da non seguirlo immediatamente… forse volevano un po’ di privacy. Anche se la tentazione di vederli mentre si scambiavano un bacio era forte…

 

Amelia non fece in tempo a voltarsi dopo aver chiuso la porta di casa, che si ritrovò stretta a un corpo ben più grosso e solido del suo… e non potè neanche sorridere, perché le sue labbra erano impegnate. La cosa non la turbò minimamente… adorava l’irruenza di Jack. Era così… così unicamente lui, come un profumo nell’aria che si riconosce e si distingue dagli altri.

 

“Crudele…” le mormorò lui contro le labbra, indulgendo ad un sorriso. “…ti sei fatta desiderare per due ore intere…”

 

Amelia arricciò il naso in quel modo tutto suo, che lui tanto amava. “Ho fatto prima che ho potuto.”

 

Jack le fece scivolare una mano sul pancione. “La monella come sta?”

 

“Sana come un pesciolino… tua zia dice che sta venendo su proprio bene.”

 

“Il tuo peso? E’ tutto a posto?”

 

“Sono nei parametri, procede tutto per il verso giusto.” Amelia gli accarezzò il viso. “Io e te… dovremmo parlare adesso.”

 

Jack le stampò un bacio sulle labbra. “A stomaco pieno, piccola. E poi abbiamo un’ospite… Kat, guarda che lo so che muori dalla voglia di assistere all’idillio, vieni fuori!”

 

Amelia strabuzzò gli occhi quando si vide la ragazzina per casa, e le venne d’istinto allontanarsi da Jack… ma poi la biondina le venne incontro e l’abbracciò allegramente.

 

“Ho saputo della bella notizia.” Katie le diede un bacio sulla guancia. “Grazie per avermi resa felice.”

 

Amelia ricambiò il bacio, e nemmeno per un momento pensò di rimproverare Jack per aver parlato di loro due senza prima averla consultata. Qualsiasi cosa avesse fatto sorridere di nuovo Katie era una benedizione del cielo.

 

“Ho preparato una cenetta deliziosa, la tavola è già apparecchiata.” Jack si strofinò le mani. “Manchiamo solo noi… andiamo?”

 

Amelia frenò il suo entusiasmo appoggiandogli la mano sul braccio. “No, un attimo… Jack, io e te dobbiamo assolutamente parlare. Non riesco più a rimandare di un solo minuto.”

 

Jack inarcò le sopracciglia. “Sei sicura di non voler mangiare un boccone prima?”

 

Amelia scosse la testa. “Non riuscirei a mandare giù niente, ora come ora.”

 

Katie guardò prima uno, poi l’altra… e decise che era meglio lasciarli soli. “Io… vado a controllare che la cena non si raffreddi.” Mormorò, scivolando via oltre il corridoio e tornando in cucina.

 

Jack studiò il viso teso della sua compagna. “Sei pallida… vieni a stenderti un po’ sul letto, ti farà bene…”

 

Amelia lo trattenne. “Ho solo bisogno di parlarti… ma dammi la mano, ti prego.”

 

Jack si sentì spaesato, ma si limitò ad obbedirle. “Amy…”

 

“Tu e io non ci siamo mai tenuti segreti.” Amelia strinse forte gli occhi per un attimo. “Io non posso più tenere il mio solo per me… ho bisogno di condividerlo con te, perché ti amo… comunque vada, ti prego, tieni sempre a mente che ti amo con tutte le mie forze.”

 

Jack provò a stringerla a sé, ma lei arretrò. “Tesoro, non avere paura di me… noi siamo una squadra, non te lo ricordi più?”

 

Amelia sentì una lacrima scivolarle lungo la guancia. “Non la penserai così… dopo.”

 

Jack inspirò profondamente e le strinse la mano con forza. “Dimmi tutto quello che devo sapere di lui.” Le disse piano, eppure con una voce stranamente solida. “Non gli permetterò di vivere come un fantasma tra me e te. Togliamoci il dente, per quanto male possa fare… sono sicuro che non riuscirà a dividerci.”

 

Amelia annuì e chiuse forte gli occhi. Si era scervellata per trovare il modo più dolce per dirgli la verità… e non l’aveva trovato, perché per quanto potesse addolcire la pillola, non avrebbe mai potuto  alleviare il peso di quella confessione. Aveva così tanta paura di perderlo, proprio ora che si erano trovati… ma lo doveva a lui e a sua figlia, non si poteva tirare indietro. Anche se il suo unico desiderio era sprofondare in un sonno profondo e risvegliarsi giorni dopo… doveva proprio farlo.

 

Lentamente appoggiò la testa contro il suo petto, stringendo gli occhi. “Ti ricordi di quella notte che sei tornato a casa ubriaco… dopo aver dato le dimissioni… dopo Steacy… faceva freddo, nevicava fitto, e tu sei stato via per tanto tempo e non tornavi più… poi sei tornato, però eri completamente ubriaco.”

 

Jack si accigliò, sentendosi preso in contropiede da una simile domanda. “Non… non mi ricordo quasi niente, dovevo essere proprio fatto.”

 

“Abbiamo litigato perché non ti avevo permesso di rassegnare le dimissioni.”

 

“Si, questo me lo ricordo… poi però devo essere crollato, perché ho il buio totale... ma che cosa ha che fare questo con lui?”

 

Amelia si fece forza… le costò parecchio, ma arretrò di qualche passo e cercò di incrociare il suo sguardo stranito e di reggerlo. “E’ colpa mia.”

 

Jack sbattè gli occhi. “Scusa?”

 

Amelia prese a contorcersi le dita. “Non ricordi niente perché ti ho modificato la memoria… non volevo che ricordassi.”

 

“Non volevi…” Jack rimase spaesato per qualche momento, poi si accigliò e la prese solidamente per le spalle. “Perché non volevi che ricordassi? Cosa avrei dovuto ricordare?”

 

Amelia sentì le lacrime pungerle gli occhi quando lesse la confusione nei suoi grandi occhi blu, fu dura resistere… per quanto non avevano mai avuto bisogno di parole loro due, bastava uno scambio di sguardi ed era fatta, intesa perfetta…

 

Jack scacciò dalla mente la vocina insistente e spietata che gli sussurrava cattivi pensieri, e scosse leggermente la ragazza per le spalle. “Che cosa non dovevo ricordare, Amelia?”

 

“…e-eri ubriaco, Jack…” lei fece una piccola smorfia addolorata e abbassò gli occhi. “…non ti rendevi conto di quello che facevi… o di quello che dicevi…”

 

Jack rimase basito per un attimo, e la vocetta si fece petulante più che mai. Troppi pezzi di un puzzle assurdo cominciavano a collimare… a collimare pericolosamente… “…che diavolo stai dicendo?” le mormorò rauco. “Che cosa… cos’ho fatto, cos’ho detto?”

 

Amelia lo guardò con gli occhi lucidi, mordendosi le labbra. “Non eri in te…” sussurrò con una vocina a malapena udibile.

 

Jack impallidì spaventosamente. Lasciò andare le spalle della ragazza, e si passò le mani fra i capelli. “Oddio…” mormorò, arretrando di qualche passo e continuando ad avere quello sguardo catatonico. “…stai dicendo che ti ho…”

 

“No!” Amelia scosse violentemente la testa. “Jack, non è stata colpa tua… io non ho avuto la forza di fermarti, perché ti amavo proprio come ti amo adesso… per te però era diverso, lo so, eri solo disperato… e i-io non volevo vederti soffrire ancora, non dopo Steacy, non dopo averti stretto a me…”

 

Jack scosse lentamente la testa, come se le cose non riuscissero ancora a quadrare nel suo cervello. Era assurdo. Del tutto assurdo. Non poteva essere vero, assolutamente no…aprì e chiuse la bocca un paio di volte, ma aveva la gola completamente secca. Non riusciva a dire niente…provava una miriade di sensazioni e di emozioni violentissime, non riusciva a fare chiarezza.

 

Amelia fece un passo verso di lui. “Jack, ti prego, lasciami spiegare…”

 

Jack arretrò bruscamente, tenendola a distanza di sicurezza. “Non ti avvicinare.” Sussurrò rabbiosamente. Forse non riusciva a fare ordine nelle sue emozioni… ma una cosa era ben chiara… una più delle altre. “Tu mi hai mentito.”

 

Amelia scosse la testa. “Non volevo vederti soffrire…”

 

“Quella notte abbiamo fatto l’amore, e tu la mattina dopo mi hai cancellato ogni ricordo.” Jack alzò la voce per coprire la sua. “…e la bambina…”

 

Amelia ingoiò le lacrime e annuì, abbassando gli occhi.

 

“Dio santo...” Jack si passò le mani fra i capelli, chiuse gli occhi, prese a camminare avanti e indietro… non capiva più niente, sentiva solo l’eco di quelle parole rimbombargli nel cervello fino a stordirlo.

 

“Ascoltami, per favore, poi potrai anche…”

 

“Tu sei una bugiarda.”

 

“Dannazione, ti sto chiedendo un solo minuto per spiegarti che…”

 

“BUGIARDA!!!”

 

Amelia sussultò e le venne spontaneo fare due passi indietro.

 

“Ho passato questi mesi…a maledire un uomo senza volto… senza nome…” Jack le si avvicinò un passo alla volta, gli occhi carichi di una rabbia indomabile. “…a odiare qualcuno che ti aveva fatto soffrire… e adesso scopro che era tutta una bugia… una tua bugia!!”

 

“Non potevo dirti la verità!” piagnucolò Amelia. “Non avrei…”

 

“QUANDO CAZZO PENSAVI DI DIRMI CHE QUELLA E’ MIA FIGLIA?!?” Jack urlò a pieni polmoni. Sentiva la rabbia prendere il posto del sangue nelle vene e circolare a ruota libera nel suo corpo… non riusciva a focalizzare su altro. “Disonesta, traditrice, spietata e maligna!!! Come hai osato prenderti i miei ricordi, come ti sei permessa di decidere tu al posto mio, come hai potuto pensare di non dirmi una cosa simile?!?”

 

“Non avevo scelta, non capisci?” lo implorò lei. “Sarebbe stato l’inferno per la nostra amicizia, tu quella notte non volevi me, non mi hai mai voluta finora!! Avevi bisogno di un po’ di amore, lo mendicavi, ma poi come sarebbe stato la mattina dopo? Come diavolo sarebbe stato la mattina dopo scoprire una cosa simile?! Non mi avresti più guardato in faccia, e io non volevo…”

 

“Ma chi te l’ha detto, chi???” urlò lui, pazzo di rabbia. “Chi ti ha detto che è stato solo per disperazione che siamo finiti insieme quella notte, quello che è successo fra noi allora è successo anche adesso, a distanza di mesi, chi cazzo ti da il diritto di decidere cosa avrei o non avrei fatto la mattina dopo?! Dovevi lasciarmi la possibilità di comportarmi da persona matura, invece mi hai trattato come un fottutissimo bambino!!”

 

“Non era un bambino che stavo proteggendo, ma l’uomo che ho sempre amato!!” gli urlò di rimando lei. “Con quale cuore dovevo appesantirti ancora, darti altri motivi per star male?! Hai dimenticato quanto hai sofferto per Steacy?!”

 

“Non ti sei fidata di me, fottutissima idiota!!!”

 

“Se ho sbagliato, ti giuro su quello che vuoi che è stato per troppo amore!!! Non volevo che soffrissi, sapevo come sarebbero…”

 

“Ma questo, questo è niente…” Jack scosse la testa, il viso tirato in una smorfia di ripugnanza. “Quando hai scoperto di essere incinta… nemmeno allora hai avuto il coraggio di dirmi niente!! Quella che ti porti dentro è mia figlia, Dio santissimo, quando pensavi di dirmelo?!? Ma tu sei un mostro… non solo mi hai tolto i miei ricordi, forse se non ci fossimo messi insieme mi avresti tolto anche mia figlia!!!”

 

“TU NON ERI COSI’ QUATTRO MESI FA!!!” Amelia strillò con tutte le sue forze e la sua disperazione… ormai le prime lacrime cominciavano a inumidirle gli occhi. Lacrime di rabbia… di dolore. Come aveva previsto, non era riuscita a fargli capire nulla. “Maledizione, non eri pronto a fare il padre… non ti ricordi che cosa mi hai detto quando abbiamo saputo della bambina?! Mi volevi perfino suggerire di interrompere la gravidanza perché non era roba per noi, come diavolo pretendevi che io ti prendessi da parte, ti facessi un bel sorriso e ti dicessi che il responsabile eri tu?!”

 

“E secondo te avrei mai potuto dirti di abortire se avessi saputo che era figlia mia?!?”

 

“Avresti reagito peggio di cosi, avevo paura, va bene?!?”

 

“Io… io non ci posso credere!” Jack scosse la testa e la guardò come se non la conoscesse affatto. “Tu non hai avuto fiducia in me… tu… ti ho adorata per una vita, sono stato sempre al tuo fianco, che cosa credevi… che ti avrei buttata fuori di casa se avessi saputo che eri incinta per colpa mia?!”

 

“Io non volevo che anche la nostra bambina fosse un maledetto incidente di percorso!!!” Amelia gridò quelle parole piangendo, singhiozzando… ormai non c’era più dignità da salvare. “Non lo capisci proprio… è la storia che si ripete… ma io ho giurato a me stessa che mia figlia non avrebbe mai dovuto vivere il dolore che ho vissuto io… tu non eri così quando è successo tutto questo, eri un irresponsabile… avevo paura di perderti, ma non perché non mi fidassi di te… sapevo che ti saresti assunto le tue responsabilità, ma ti avrei costretto a legarti a me quando non mi amavi, e tutto questo avrebbe fatto sì che tu considerassi tua figlia un… un incidente… ma lei non lo è, lei è la mia gioia, la mia ragione di vita, tu ci sei arrivato solo dopo a questo, l’uomo che sei diventato meritava di sapere tutta la verità e io te l’avrei detta comunque, anche se non ci fossimo messi insieme!!”

 

Jack fece una smorfia disgustata e amareggiata. “Come speri che ti creda? Tu hai perso tutta la mia fiducia.”

 

Amelia strinse forte gli occhi, incapace di vedere ancora quel viso così amato stravolto dalla rabbia furiosa. “Ti prego, ti supplico, in cuor tuo devi potermi capire… ti scongiuro, se puoi perdonarmi… fallo per nostra figlia, ti prego…”

 

“E’ comodo chiamarla nostra figlia ora, non è vero?!” Jack colpì il muro con un pugno che fece tremare la parete. “Per la puttana, sei incinta di mia figlia e io non ne sapevo niente… non mi hai dato la possibilità di dimostrarti che per lei sarei cresciuto, hai preso da sola tutte le decisioni, mi hai trattato come un maledetto imbecille…”

 

“Tu sei cresciuto per lei!” Amelia scosse la testa fra le lacrime, e cercò disperatamente di avvicinarsi. “Ti scongiuro, ascoltami… io volevo solo che tu ti sentissi libero…”

 

Jack le scacciò bruscamente la mano quando lei tentò di sfiorarlo. “Non mi toccare… stammi lontano, tu mi hai tradito, non mi hai lasciato niente… io ho sempre creduto solo a te, non mi fidavo neanche di me stesso come mi fidavo di te… hai distrutto tutto quello che abbiamo creato perché sei una dannata egoista, e perché non hai avuto un po’ di fiducia in me.”

 

Amelia singhiozzò senza ritegno quando lo vide avviarsi verso la porta. “Jack… per favore…”

 

“Vaffanculo.” Jack nemmeno si voltò a guardarla un’ultima volta… semplicemente uscì di casa e si sbattè forte la porta alle spalle.

 

Il rumore di quella porta risuonò come una sentenza di morte nel cervello di Amelia. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo che il momento della verità sarebbe stato tremendo… ma questo aveva superato ogni sua più pessimistica previsione. L’aveva perso… alla fine l’aveva perso. Aveva perso il suo migliore amico. Aveva perso l’uomo che amava. Aveva perso il padre di sua figlia. Aveva perso tutto quello che le aveva dato la voglia di vivere in quegli anni. Non le era rimasto più nulla. O meglio… le era rimasto l’odio di Jack. Perchè lui adesso la odiava. Glielo aveva letto negli occhi… la detestava e la disprezzava, e non l’avrebbe mai perdonata.

 

“Amelia!!”

 

Katie abbandonò ogni discrezione, li aveva sentiti urlare e nonostante il suo istintivo bisogno di aiutarli se n’era rimasta in disparte tutto il tempo, ma adesso non poteva più starne fuori… non con Amelia che era crollata sulle ginocchia in quel modo.

 

“Oddio, Amy, stai bene?... ti prego, non fare scherzi… pensa alla bambina… dimmi che stai bene!”

 

Amelia sembrava in stato catatonico. Non sentiva le parole di Katie, le rimbombavano in testa solo quelle rabbiose di Jack… e due lacrime le uscirono dagli occhi stanchi e spenti.

 

“… è fatto così, lo sai, Jack prima agisce e poi pensa… non fare così, ti prego, vedrai che tornerà tra meno di un’ora… non voleva dire quello che ha detto, lui ti adora, e adora anche la bambina… ci scommetto quello che vuoi, tornerà da te e metterete tutto a posto…”

 

La mia bambina… la mia bambina non è un incidente di percorso… è tutto quello che mi resta, l’unico motivo per cui vivo… l’ultimo regalo di Jack…io sono sua madre, lei è la mia prima priorità, non posso permettermi di stare male… non se faccio star male anche lei…

 

“…dove vai?” Katie vide la sua amica alzarsi e barcollare verso la sua stanza… balzare in piedi e seguirla fu un istinto. “Amy, aspetta… dove stai andando, che vuoi fare??”

 

 

***************

 

 

Sembrava incredibile come una tale folla di persone riuscisse a osservare un silenzio così religioso, eppure i cento e più War Mage seduti nello stanzone centrale della Stamberga Strillante pendevano dalle labbra di un unico uomo, le cui parole crude e nette risuonavano con forza nella sala.

 

“Non si può più evitare l’attacco.” Harry scosse la testa. “Domani assalteremo il quartier generale e depureremo questo esercito, restituendolo alla sua vera funzione. L’unico modo per buttare fuori Taventoon è farlo fisicamente, perciò, a costo di sembrarvi ripetitivo, voglio che sia chiaro a tutti quello che stiamo per fare perché non chiamiamo le cose con altri nomi… questa si chiama guerra civile.”

 

Il maggiore Rogers fece un sorrisetto. “Tanto ormai stiamo facendo la ruggine a furia di fare i bravi ragazzi.”

 

“Già.” Concordò un altro soldato. “E poi chi di noi non ha voglia di svegliare il bambino cattivo che c’è in sé?” questo suscitò fragorose risate, incluse quelle di Harry e Ron.

 

“Bene.” Hermione smise di giocherellare con le dita sulla sua bacchetta e attirò su di sé l’attenzione della folla. “Allora cominciamo a fare sul serio. Tanto per iniziare, osservate attentamente la piantina di Hogsmeade e dintorni, dove sarà più folto il numero di War Mage fasulli che dobbiamo arrestare. Saranno quattro gruppi, hanno una missione su cui non ho avuto il tempo di approfondire, ma sappiamo per certo che saranno qui, qui, qui e qui.” Spiegò, indicando i quattro punti sulla cartina appesa alla parete alla sua destra.

 

Un uomo coi capelli sale e pepe alzò la mano, e Ron lo notò. “Che c’è, Decker?”

 

“Credo di sapere che compito hanno le quattro squadre a Hogsmeade.”

 

“Sarebbe?”

 

“Non ne ho l’assoluta certezza, perché l’ho sentito attraverso una specie di strano giocattolo che mi ha regalato mio figlio, e che nemmeno credevo funzionasse.” Ammise l’uomo, arrossendo lievemente. “Ma ho visto il tenente Date entrare da Taventoon a turno finito l’altra sera, e sono rimasto ad ascoltare… parlavano di un diversivo. Baccano da creare mentre i ragazzi di Hogwarts sono fuori. Qualcosa di apocalittico abbastanza da tenere tutti gli occhi puntati lì… e lontani da Azkaban.”

 

“Da Azkaban?” ripetè inorridito Ron, le cui viscere si contrassero dalla rabbia. Adesso anche con i ragazzini ve la prendete…

 

“Hanno detto così.” Ripetè l’uomo.

 

“Che diavolo hanno in mente?” ringhiò il maggiore Rogers, mentre il suo vicino si lasciava andare a una bestemmia rabbiosa contro la codardia dei loro nemici.

 

“Ancora con la tattica dei diversivi, ma perché…” Harry si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e massaggiandosi le tempie. “Che senso ha uscire allo scoperto proprio adesso?”

 

Hermione incrociò le braccia sul petto. “Ha senso, invece. Mirano ai Dissennatori.”

 

“I Dissennatori?” Ron inarcò un sopracciglio scettico. “Ma a che scopo, tutti noi ci sappiamo difendere usando un banalissimo Patronus… forse vogliono i prigionieri.”

 

“Libereranno anche quelli, ma non sono loro l’obiettivo principale.” Hermione si passò una ciocca di capelli dietro le orecchie. “Riflettete: sanno che noi non resteremo a guardare… ci terranno impegnati usando i civili come ostaggi, sguinzagliando i Dissennatori proprio dove riterranno di poter fare breccia. E così ci costringerebbero a giocare secondo le loro regole.”

 

“Che figli di puttana.” Commentò uno dei presenti. “Se lo sono studiato proprio a tavolino questo piano, eh?”

 

“Li fermeremo prima.” Harry si alzò in piedi. “Ci divideremo. Un gruppo si occuperà di Azkaban, l’altro attaccherà Taventoon al quartier generale.”

 

Ron fece un sorrisetto. “Gli ritorciamo addosso la loro stessa strategia.”

 

“Precisamente.” Harry fece una smorfia furbastra. “Vediamo se la vendetta fa male come dicono.”

 

“E’ un buon piano.” assentì Hermione. “Ora vediamo solo di studiarlo nei dettagli.”

 

“Solo una cosa, aspetta.” Ron si voltò verso l’uomo coi capelli sale e pepe che aveva parlato prima. “Decker?”

 

“Si, signore?”

 

“Quel giocattolo che le ha regalato suo figlio… che roba è, da dove arriva?”

 

“Oh, è una specie di filo che consente di sentire le conversazioni off-limits… l’hanno comprato per gioco i miei figli in un negozio di scherzi magici a Dublino.”

 

Ron fece un sorrisetto e annuì.

 

Fred e George, vecchie canaglie…

 

Si, era proprio vero… per quanto difficile sembrava, avrebbero vinto quella guerra. Grazie alla partecipazione di tutti, Ron sentiva di avere a disposizione un esercito maggiore di quanto non fosse in realtà… perché, a differenza di quello nemico, il loro era unito. Cementato. Forte. E motivato.

 

 

***************

 

 

“…ti prego, Amy, aspetta ancora un momento… parliamone…”

 

Katie sentiva l’adrenalina pomparle con forza il sangue nelle vene… Amelia sembrava fuori di sé. Si stava preparando una valigia gettandoci dentro i vestiti alla rinfusa, e non sembrava intenzionata a fermarsi.

 

“Non te ne puoi andare!”

 

“Non ti lascio sola.” Replicò piano Amelia, senza interrompere quello che stava facendo. “Aspetterò che vengano a riprenderti i tuoi genitori.”

 

“Amelia, aspetta un attimo… sei sconvolta… e poi dove vuoi andare nelle tue condizioni? Lascia che ti aiuti…”

 

Katie non fece in tempo ad allungare una mano verso la sua tempia che Amelia arretrò bruscamente. “No! Non stavolta… non puoi fare niente, Katie, non… non ti preoccupare.”

 

“E come faccio a non preoccuparmi, guarda in che stato sei!” Katie si passò nervosamente una mano fra i capelli, vizio che aveva ereditato da sua madre. “Ti prego, non fare pazzie… tu e Jack non risolverete i vostri problemi se te ne vai!”

 

“Non c’è nessun ‘me e Jack’.” Amelia chiuse con forza la valigia, provando da sola un senso di nausea nel sentire la sua voce così metallica e atona. “Io devo pensare a mia figlia.”

 

“Appunto!” Katie tentò di toglierle la valigia di mano. “Ti stai facendo solo del male così, aspetta almeno che lui sia tornato, così ne…”

 

La biondina si bloccò, spalancando gli occhi come inorridita, e Amelia si voltò per capire cosa avesse visto di così terribile… rimase anche lei senza fiato per qualche attimo.

 

Fu solo una questione di istanti prima che le tre figure nere nel giardinetto fracassassero la porta-finestra ed entrassero.

 

Non ci fu il tempo per pensare, solo quello per agire… Amelia fu immediata, agguantò Katie e la trascinò con lei giù, dietro il letto, per ripararsi dai tre incantesimi che le vennero sparati contro quasi simultaneamente.

 

“Ma che sta succedendo?!” urlò disperata Katie, coprendosi la testa.

 

Amelia si sarebbe posta la stessa domanda, ma come War Mage era abituata ad agire d’istinto… si sfilò la bacchetta dai pantaloni e aspettò che due raggi verdi le passassero sopra la testa, quindi si sollevò leggermente oltre il bordo del letto per scagliare a sua volta un incantesimo, e atterrò uno dei tre.

 

“Dobbiamo uscire da qui!!” Amelia afferrò Katie per un polso e la trascinò verso la porta, riparandosi dal fuoco nemico e lanciando a sua volta incantesimi di difesa ed attacco.

 

Raggiunsero di corsa il corridoio, e Katie strillò quando si ritrovarono davanti altri quattro uomini con mantelli e cappucci neri addosso. Amelia vide uno di loro puntare la bacchetta e non gli lasciò il tempo di prendere la mira, colpendogli la mano con un calcio ben piazzato e disarmandolo per poi finirlo con un rapido incantesimo di pietrificazione. Gli altri assalitori scagliarono contemporaneamente tre incantesimi così veloci che la brunetta fece appena in tempo a urlare “Protego!” per creare una barriera protettiva attorno a sé e a Katie.

 

“Ma chi sono questi?!?” fece terrorizzata Katie, mentre vedeva fasci di luce infrangersi contro la barriera azzurrina. “Che vogliono da noi?!”

 

“Non avere paura, fidati di me!” le disse freneticamente Amelia, pronta con la bacchetta in mano. “Appena abbasso la barriera, corri verso la cucina… corri più veloce che puoi, se usciamo da qui è fatta! Stai pronta!”

 

Al cenno di Amelia, la barriera si dissolse in una nuvola di fumo argenteo accecante, il che permise a Katie di correre verso la cucina indisturbata, e ad Amelia di lanciarsi contro i tre uomini che le braccavano la strada, momentaneamente accecati dalla luce argentea e troppo violenta. Coltili alla sprovvista, Amelia centrò uno in pieno petto col pugnale che per prudenza teneva sempre nascosto nella cintura, pietrificò l’altro e lo scaraventò con violenza sul terzo, tramortendolo.

 

Katie correva più veloce che potesse, ma frenò bruscamente e lanciò un piccolo urletto quando si vide bloccare la strada da un energumeno in nero con la bacchetta puntata. Dietro di lei Amelia fu veloce ad incantare il tappeto su cui stava l’omone, che si arrotolò su se stesso con rapidità facendo cadere di testa a terra l’uomo in nero; sarebbe stato prudente controllare che il colpo lo avesse messo fuori gioco, ma non c’era tempo. Amelia sfruttò quel piccolo vantaggio per afferrare il polso di Katie e correre nella cucina.

 

“No!!!” strillò Katie. La cucina l’avevano raggiunta, ma c’erano due uomini in nero anche lì. Avevano sfondato la porta ed erano arrivati anche lì, come comparsi dal nulla.

 

Amelia non si lasciò scoraggiare. Con una pedata lanciò una sedia fra le gambe di quello che vedendole era scattato in avanti, e lo tramortì con un calcio al volto. Un terzo uomo comparso non si capiva da dove le fu alle spalle e le tirò i capelli, ma lei agguantò al volo la padella con l’olio bollente che era rimasta sui fornelli e gli scaraventò il contenuto in pieno volto. Quando l’uomo si portò le mani al viso urlando, la brunetta lo colpì due volte alla testa con la padella. Katie dal canto suo fece appena in tempo a voltarsi che si ritrovò il terzo uomo in nero alle spalle… quando quello le ghermì il braccio con forza, la biondina non ci pensò due volte e si liberò conficcandogli nella mano una forchetta di quelle sulla tavola apparecchiata.

 

Sembrava finita, ma non era così. Dal corridoio alle loro spalle sopraggiunse un ennesimo gruppo di uomini in nero, e Amelia dovette rovesciare il tavolo con un calcio per usarlo come scudo contro i loro incantesimi. Katie affannava rumorosamente e le stava stringendo il braccio così forte che non lo sentiva più. E dall’altra parte gli uomini in nero urlavano qualcosa di incomprensibile…

 

“Che facciamo adesso?” mormorò tremante Katie, guardando terrorizzata la sua amica.

 

Amelia cercò di raccogliere un po’ di fiato, poi strinse saldamente la bacchetta fra le dita. “Io ti copro… scappa dalla porta-finestra, posso darti almeno una decina di secondi, se corri ce la puoi fare…”

 

Katie scosse furiosamente la testa. “Non ti lascio sola!!”

 

“Invece devi andare!” Amelia fece una smorfia quando avvertì il tavolo tremare sotto un colpo più forte. “Non c’è tempo, corri… vai a cercare aiuto, io qui me la cavo!”

 

“Ma non…”

 

“Presto!!!”

 

Amelia diede uno spintone a Katie, quasi gettandola di violenza contro quel che restava della porta-finestra, e non le lasciò altra scelta. La ragazzina si voltò a guardarla, disperata e ansimante, e la vide gettarsi all’attacco come una furia… forse avrebbe potuto prendere ancora un po’ di tempo e tenerli a bada, ma per quanto? Aveva bisogno di aiuto. Doveva assolutamente procurarglielo.

 

Katie corse nel piccolo giardino, saltò al volo la staccionata e si ritrovò per strada… fu allora che le parve di aver avuto un miracolo dal cielo: erano in arrivo quattro uomini con la divisa da War Mage addosso. Rinforzi!

 

“Grazie al cielo!!” Katie gli corse incontro. “In quella casa c’è un attacco in corso, Amelia è in pericolo!!”

 

Uno dei quattro uomini sollevò leggermente il capo e fece un cenno con la mano… con sua enorme sorpresa, la ragazzina si ritrovò ad essere afferrata bruscamente per un braccio da uno dei War Mage.

 

“Ma che cosa…ehi, ma siete impazziti?? Vi ho appena detto che…”

 

“Un altro po’ e ve la facevate scappare.” Quello che aveva dato il cenno fece un sinistro sorriso obliquo. “Dieci di voi per prendere una mocciosa, e neanche lo sapete fare.”

 

Katie si voltò, sconvolta, e vide due degli uomini in nero di prima riuscire a superare la resistenza leonina di Amelia e uscire fuori, in strada. Improvvisamente tutto le divenne perfettamente chiaro… maledettamente chiaro. “Traditori!!” sibilò, digrignando i denti. “Siete degli sporchi traditori!!!”

 

L’uomo che la tratteneva la gettò senza grazia verso i due incappucciati, che la afferrarono per le braccia e la sollevarono di peso. Katie scalciò violentemente e senza sosta, urlando a squarciagola e cercando inutilmente di divincolarsi.

 

“Mettetemi subito giù, maledetti traditori, o ve ne farò pentire amaramente!! Ho detto di lasciarmi andare…Amelia!!! Amelia, è una trappola!!! E’ UNA TRAPPOLA!!!”

 

“Katie!!” Amelia fece appena in tempo ad uscire dalla porta-finestra a pezzi per vedere i due incappucciati sparire nel nulla, e con loro la piccola Katie. “Nooo!!!!” la ragazza si lanciò in quella direzione, ma una bacchetta puntata alla gola frenò la sua corsa.

 

Il proprietario della bacchetta non ebbe neanche il pudore di celare il suo volto… il suo sguardo follemente estasiato e maniacale si accompagnò a una sonora risata, e ad Amelia non servì guardarlo in faccia per riconoscerlo. Per riconoscere i membri della sua squadra. Solo uno aveva quella risata così odiosa in tutta la War Mage Team…

 

“Frank Famble… avrei dovuto immaginarlo.”

 

“Si… avresti potuto.” Famble sorrise rapace, come un falco pronto ad afferrare la sua preda ormai indifesa, e abbassò la bacchetta al livello del pancione della ragazza. “Adesso… se vogliamo che succeda niente a questo bastardino… consegnami immediatamente la bacchetta.”

 

Amelia sapeva benissimo che privarsi dell’unica arma con cui poteva difendersi significava firmare la sua condanna a morte, ma non osò nemmeno esitare. Non con sua figlia sotto tiro.

 

Frank le strappò la bacchetta dalla mano e se la gettò alle spalle. “Bravissima… e adesso rientriamo.”

 

Amelia non ebbe paura di fissare in faccia tutti i presenti, che già avevano preso a schernirla con parole che avrebbero fatto arrossire un marinaio, e si portò una mano sulla pancia rotonda. Lì dentro c’era il suo pensiero felice… c’era tutto ciò che di lei meritava ancora di vivere. La sua bambina era in pericolo… e lei l’avrebbe difesa fino all’ultimo respiro. Poteva farlo… doveva solo mantenere il sangue freddo.

 

Frank Famble poteva quasi sentire la bava in bocca… il momento tanto atteso era finalmente arrivato, Amelia Sheffield era sola, disarmata e in suo completo potere… era una sensazione a dir poco inebriante. La osservò mentre ricambiava con sguardi carichi di odio le volgarissime prese in giro dei suoi uomini, e si sentì eccitato più che mai. Quella piccola belva con i capelli arruffati, gli occhi carichi di odio, la pelle soffice imperlata di sudore, il fiato corto che le scuoteva il petto…

 

Un raptus di desiderio folle mosse i passi per lui, e prima che lei avesse il tempo di rendersene conto si ritrovò con la sua lingua in bocca, le braccia bloccate dalle sue, le gambe tenute a freno dalle sue ginocchia.

 

Finalmente non ci sarà nessuno a difenderti… siamo soli io e te, mia bellissima tigre…

 

Amelia si dimenò con violenza, ma inutilmente… così afferrò fra i denti la lingua irrispettosa e invasiva di Frank e la morse fino a fargliela sanguinare. Il ragazzo si ritrasse immediatamente con un grugnito di dolore, ma le tirò un manrovescio che la fece cadere di schiena a terra.

 

“Hai capito.” Fece ridendo uno dei War Mage presenti. “Questa sgualdrinella è una tosta…”

 

Frank sorrise in modo maniacale quando vide il livore dipinto sul viso di Amelia. “Adesso ti svelerò un segreto… mi sono sempre piaciuti i cavalli selvaggi, e sai perché? Perché non sono ancora domati… e la parte più divertente è spezzare il loro spirito… frantumare il loro orgoglio…”

 

Te lo do io il cavallo selvaggio…

 

Nessuno si aspettava che Amelia avrebbe colpito con un calcio al pube il War Mage che le era più vicino. La ragazza corse più veloce che potè, ma si sentì raggiungere da un incantesimo alle spalle e cadde a terra, rotolandosi per il dolore. Il Cruciatus era davvero insostenibile come si leggeva sui libri.

 

Quando il dolore lancinante cessò solo pochi minuti dopo, Amelia si sentiva troppo debole per reagire e si lasciò tirare su dai due energumeni di Famble, che la tennero in piedi per le braccia.

 

Frank Famble rise e le avviluppò il mento in una mano, guardandola negli occhi ancora rabbiosi. “Piccola Amelia, non c’è proprio verso con te… sei una dura, eh? Vedrai che prima della fine della serata mi implorerai di prenderti a ripetizione… il bastardo che ti porti dentro doveva essere mio… ma per fortuna possiamo rimediare rimpiazzandolo, non credi?” uno sputo in faccia fu la risposta, e questo gli cancellò dal viso quell’irritante sorrisetto. Il volto di Frank si fece arcigno mentre si sfilava un pugnale dal cinturone. “Benissimo. Allora faremo a modo tuo.”

 

Amelia strinse fortissimo gli occhi e serrò le mascelle, decisa a non emettere neanche un gemito che potesse dargli soddisfazione, ma il dolore che provò mentre le carni della schiena le venivano lacerate e straziate le fece vedere bianco per un minuto.

 

 

***************

 

 

Simon fece un piccolo sorriso malinconico. Jack era terribilmente prevedibile, non era stato affatto difficile trovarlo… il vecchio asilo abbandonato era il suo rifugio praticamente da sempre, era scontato che fosse lì. Era appoggiato coi gomiti sulla piccola ringhiera che dava su una Londra lontana e illuminata dalle luci della notte, e aveva l’aria di essere lì già da un bel pezzo. Talmente assorto nei suoi pensieri da mettere da parte l’istinto di War Mage, non si era accorto di non essere solo. Fu solo quando Simon pestò rumorosamente un rametto a terra che Jack si voltò.

 

“E tu che ci fai qui?!”

 

Simon scrollò le spalle. “Un uccellino mi ha fatto una soffiata.”

 

Jack lo guardò titubante, porgendogli la mano. “Non dovresti essere da solo e fuori casa a quest’ora… ce la fai, vuoi che…”

 

“Ah, andiamo, testa di legno…” Simon gli scansò gentilmente il braccio. “Questo trattamento lo accetto da mamma, non da te.”

 

Jack lo osservò mentre si avvicinava camminando bene sulle sue gambe, senza barcollare né tremare, e quando si appoggiò alla ringhiera alla sua stessa maniera non lo fece come se ne avesse un disperato bisogno per tenersi su… quindi era vero, si era ripreso del tutto. Almeno lui.

 

“Mmh… si direbbe che ci sia una festa stasera a Trafalgar Square, eh? Fanno i fuochi d’artificio… chissà quale idiozia festeggiano i Babbani. Spendono tanti di quei soldi in fuochi d’artificio, e poi si lamentano che la vita costa. Non li capirò mai.”

 

Jack tirò su col naso e guardò oltre. “Come sapevi che ero qui?”

 

Simon si sistemò meglio gli occhiali sul naso. “Katie mi ha contattato… ha detto che tu e Amelia vi siete scannati di brutto, ed era preoccupata per te. In realtà io non lo ero affatto… quando sparisci dalla circolazione è talmente facile rintracciarti che diventa imbarazzante. Sei come un libro aperto per me.”

 

Jack rimase per un lungo momento in silenzio. Il vento gli pizzicò le guance bollenti, e fu una sensazione piacevole… ma gli diede ugualmente i brividi. Sospirò pesantemente… aveva gli occhi lucidi.

 

Simon ne studiò con attenzione il profilo, poi strizzò gli occhi e si voltò in modo da poterlo guardare in faccia, dando le spalle alla ringhiera. “E se ne parlassimo?”

 

Jack fece una piccola smorfia amara. “C’è troppo da dire.”

 

“La notte è ancora giovane, e anche noi.” Simon gli strizzò un piccolo occhiolino. “Mettimi alla prova, magari afferro tutto in poco tempo.”

 

Jack provò a inumidirsi le labbra, ma la lingua era ridotta peggio di uno straccio per i pavimenti. Si schiarì lievemente la gola, ma non servì a nulla. La voce gli era rimasta rauca. “I-Io non capisco più niente, ho la testa piena e vuota insieme… mi sembra di parlare per non impazzire, ma dico cose che il mio cervello non comanda…”

 

“E’ una vita che lo fai, fratellone.” Simon gli appoggiò una mano amichevole sulla spalla. “Ci sono abituato. E poi magari per una volta hai un buon motivo per dire cose che non pensi… dobbiamo giocare agli indovinelli ancora per molto, o me lo dici da solo cos’è successo?”

 

Jack non osò alzare lo sguardo… provava vergogna, per sé e per tutta la situazione. “Amelia… io e lei… lo so che ti sembrerà assurdo, ma la bambina è mia figlia.”

 

“Lo so.”

 

“Lo…” Jack si voltò di scattò… e lo stupore cedette il passo alla rabbia. “Piccolo bastardo, anche tu sapevi tutto e non mi hai detto niente?! Hai fatto parte di questa farsa, mi hai mentito…”

 

Simon si limitò a fare una smorfia da poco. “Non essere idiota, io non ti ho affatto mentito. Ho semplicemente tenuto la cosa per me, Amelia mi ha fatto giurare che non lo avrei detto a nessuno e io le ho obbedito.”

 

Jack diede un calcio alla ringhiera, facendola vibrare. “Tu stavi per morire, e nemmeno allora mi hai detto niente!!”

 

“Ma certo, quello si che era il momento ideale per darti una notizia simile. Stupido io che non ci ho pensato! E poi è vero, che cretino che sono, se te l’avessi detto io l’avresti presa molto meglio.” Simon inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione di puro sarcasmo. “Andiamo. Per un momento fermati e cerca di essere ragionevole.”

 

Ragionevole???” Jack aprì e chiuse la bocca diverse volte, come se facesse fatica a mettere insieme le parole. “Ma insomma…qui il pazzo sono io?! Lo capisci che cosa vuol dire tutto questo? Che se Amelia è incinta di mia figlia… io e lei siamo stati a letto insieme!! Abbiamo fatto l’amore, e io nemmeno me lo ricordo!!!”

 

“Tecnicamente si, la situazione è questa.”

 

“E secondo te questo non dovrebbe sconvolgermi?!?”

 

“Sai, non è necessario urlare. Sono mezzo cieco, ma ci sento benissimo.”

 

Jack arretrò, cominciò ad andare avanti e indietro smanettando… era palese che avesse perso il controllo di sé. “Tu non capisci, non puoi capire… Amelia è sempre stata la cosa più bella della mia vita… e nemmeno due giorni fa ho capito di amarla, di volerla, ed ero lì come un idiota a pensare che lei mi avrebbe rifiutato perché poteva essere ancora innamorata dell’uomo che l’aveva messa incinta… Dio santo, se non ci fossimo messi insieme nemmeno me l’avrebbe detto, non avrei mai saputo che la bambina è figlia mia!!!”

 

Simon sospirò pesantemente. “Lo so che è difficile, ma ti devi calmare.”

 

Calmare???”

 

“Hai perso completamente il controllo, in queste condizioni non troverai una soluzione.”

 

“E come suggerisci che mi dovrei calmare, come cazzo pensi che possa… oh!!”

 

Simon non mosse un muscolo e continuò a tenere la bacchetta puntata contro la fronte di suo fratello. “Riesci a rimanere in silenzio per due secondi di fila?”

 

“Che diavolo ti ha preso, sei impazzito?!?”

 

Il ragazzo bruno non si scompose, si limitò a ignorarlo. L’unica cosa che fece fu pronunciare una strana formula in latino a bassa voce, e un piccolo lampo partì dalla punta della sua bacchetta.

 

Per Jack fu come essere colpiti in pieno da un turbine di vento freddo, si sentì come se lo stessero trascinando su, oltre le nuvole, oltre tutto… e poi fu come vivere in una nube di fumo chiaro attraversata continuamente da flash e lampi che intervallavano un’immagine dopo l’altra. Immagini, sensazioni, cose che non sapeva di aver provato… dovevano appartenere a quella notte. Fu la cosa più strana del mondo riappropriarsi di emozioni che gli sembravano estranee e familiari al tempo stesso. Ma rivide tutto, e a poco a poco potè mettere insieme i pezzi del puzzle… lui ubriaco nella neve, poi il calore dell’abbraccio di Amelia, le sue parole dolci e piene di trasporto… il suo profumo, la sua pelle vellutata… il sapore dolcissimo dei suoi baci… quel modo adorabile di avvinghiarsi a lui… la sensazione indescrivibile di essere un’unica cosa con lei… i sussurri di parole d’amore con quel filo di fiato rimasto… la pace interiore totale nell’essere cullati dal suo respiro… la completezza di dormire con lei fra le braccia…

 

Jack si rese conto di essere scivolato per terra quando sbattendo gli occhi recuperò l’uso della vista, e vide Simon sedersi pacatamente accanto a lui.

 

“Se mi dai un paio di minuti, cercherò di spiegarti qualcosa.” gli mormorò con calma. “Innanzitutto non ti sto giudicando… hai avuto una notizia sconvolgente, è chiaro che non riesci a calmarti, ma è necessario che tu lo faccia perché devi capire assolutamente, e devi farlo ora. Hai visto quello che è successo quella notte. E a giudicare dalla tua faccia, hai ricordato bene anche cosa hai provato… bene, adesso cerca di interiorizzare anche questo: Amelia si è portata dentro queste emozioni e queste esperienze per tutto questo tempo, e se è venuta da me è stato solo perché era disperata. Poi sia chiara un’altra cosa: nemmeno io ho saputo tutto subito, ero preoccupato quanto te quando la vedevo sfuggente e sempre triste… mi ha raccontato la verità solo il giorno che ha scoperto di essere incinta. Si è sfogata come avrebbe voluto fare con te, se tu non fossi stato il diretto interessato.”

 

Jack appoggiò stancamente la nuca contro la ringhiera alle sue spalle, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. “Perché non mi ha detto niente?”

 

“Le persone sbagliano perché agiscono secondo i loro sentimenti, Jack.”

 

“…sentimenti?”

 

“Paura.” Simon gli voltò il viso finchè non ottenne il suo sguardo. “E’ così difficile da capire? Tu sei tutto il suo mondo da sempre. Da quando era alta quanto la gamba di un tavolo, quella ragazza non ha fatto un passo senza di te. Tu non te ne sei mai accorto, sinceramente non so neanche il perché, ma si è innamorata di te…”

 

Jack spalancò gli occhi. “Ti ha detto… di noi?”

 

Simon fece un sorrisetto amaro. “Amelia è innamorata di te da anni, Jack. Sei tu che ti sei svegliato solo adesso, non lei.”

 

Jack si passò una mano sugli occhi, poi fra i capelli. “Perché cazzo non mi ha detto niente… perché non è venuta da me? Alla luce di questo, dopo quella notte avrebbe dovuto parlare, dirmi come stavano le cose…”

 

“Non sono mai stato il primo della classe in Divinazione, ma sono pronto a giocarmi la casa nuova che so già come sarebbero andate le cose.” Simon scosse la testa. “Che le avresti offerto? La tua comprensione? La tua pietà? O il tuo imbarazzo, il tuo disagio, i silenzi che sarebbero calati fra voi perché tu non provavi lo stesso per lei ma non avresti mai voluto farla soffrire? Il modo ideale per portare avanti un’amicizia che dura da sempre. E se vogliamo aggiungerci che tu eri anche sconvolto per Steacy, direi che abbiamo una bella cinquina.”

 

Jack si strinse forte la testa fra le mani. “Mi sembra di impazzire… anche tu come lei, anche tu credi che l’avrei abbandonata se avessi saputo che era colpa mia…”

 

“Tu non mi stai ascoltando affatto, idiota. Fatti un esame di coscienza, per cortesia, e in tutta onestà… oggi quando parli di quella bambina vai sventolando al mondo intero che il primo calcetto l’ha dato contro la tua mano. Sai quasi cinque mesi fa cosa dicevi? Parlavi di colpa, di problema… Amelia questa bambina l’ha voluta sempre, innanzitutto perché è tua, e poi perché finalmente ha potuto riversare quell’amore di mamma che l’è sempre mancato.”

 

Jack scosse nevroticamente la testa e balzò in piedi. “Io… mi sarei comportato diversamente fin da subito se avessi saputo la verità!”

 

“Ma ti saresti sentito un padre o una specie di stupratore malriuscito?”

 

“Che… no! Certo che no, maledizione!”

 

“Perché?”

 

“Perché ne avremmo parlato…”

 

“Davvero?”

 

“Cazzo, si!”

 

“Immagino che bei discorsi, anch’io riuscirei a guardare in faccia la mia migliore amica sapendo di averla messa incinta per errore.”

 

“MIA FIGLIA NON E’ UN ERRORE!!!”

 

Simon annuì lentamente, e un sorriso furbo si fece largo sul suo viso.

 

Per qualche momento Jack chiuse forte gli occhi. “Dannazione, io la voglio… la voglio perché lei è me e Amelia insieme, e io di Amelia sono innamorato! Me lo sento nelle vene, mi scoppia il cuore per quanto la amo… se chiudo gli occhi vedo solo lei… non lo so, non lo so perché non me ne sono reso conto prima, so solo che la amo e che non sono mai stato così felice come in questi ultimi giorni con lei… che cosa diavolo ho vissuto, una bugia?”

 

Simon colse la disperazione nella voce del fratello, e gli rispose con un sorriso sereno. “Forza, riporta qui le chiappe. Adesso ne parliamo con calma e sistemiamo tutto. Ti faccio vedere che ne esci da solo, scommettiamo?”

 

 

***************

 

 

Amelia strinse i denti e si rialzò in piedi, mentre le gocce di sudore che le imperlavano la fronte scivolandole sul viso si mescolavano al sangue che le usciva dai tagli sui lividi. La schiena le bruciava tanto da darle i brividi, ma non abbassò il mento né scelse la linea arrendevole… avrebbe difeso sua figlia a costo della vita. E l’avrebbe fatto a testa alta.

 

Uno dei War Mage, quello con gli orribili incisivi quadrati e sporgenti, rise della grossa. “Guardatela, la mezzosangue non ne ha avuto abbastanza!”

 

Amelia traballò instabilmente sulle gambe, e si aggrappò al tavolo. “Vaffanculo.” Ringhiò fra i denti.

 

L’uomo avanzò speditamente verso di lei e le puntò contro la bacchetta. “Adesso ti faccio vedere io qual è il tuo degno ruolo nella società, puttana…”

 

Amelia capì immediatamente che razza di umiliazione l’avrebbe attesa quando l’omone la afferrò per i capelli e la sbattè dolorosamente sulle ginocchia proprio davanti a lui. Fu con la forza della disperazione che allungò il braccio sul tavolo, e per un colpo di fortuna trovò quello che cercava…

 

L’urlo disumano dell’uomo quando si ritrovò una forchetta conficcata in mezzo alle gambe avrebbe scosso terra e cielo, ma incredibilmente Frank Famble si sganasciò dalle risate. Amelia si rialzò con tutta la rabbia che provava, colpì con un pugno in faccia il War Mage che le si parava davanti e cercò di guadagnare qualche metro di corsa… finchè un Cruciatus la colpì in pieno petto, facendola piegare in due dal dolore.

 

“Intrepida e indomita, non ti ho mai desiderato tanto quanto adesso.” Famble la trascinò in piedi e la sbattè di schiena contro il muro, così forte che lei urlò per il dolore alla schiena, e le inchiodò braccia e gambe in modo che non potesse sottrarsi ai suoi baci avidi e prepotenti. “…sei mia ormai…” le sussurrò mentre le leccava il collo.

 

Amelia soffocò un singhiozzo per dignità, e fece di tutto per sottrarsi a quella bocca viscida. “Sei un lurido pezzo di merda…”

 

Frank rise mentre le sbottonava con frenesia i pantaloni per poterci infilare la mano dentro. “Mi chiamerai con ben altri nomi quando urlerai il mio nome mentre godi…”

 

Amelia sentì le lacrime pungerle gli occhi… sembrava assurdo, ma stava succedendo davvero? No, non glielo avrebbe lasciato fare… una rabbia cieca le diede la forza di reagire… doveva difendere se stessa, ma prima di ogni altra cosa doveva salvare la sua bambina. Così ignorò il dolore allucinante alla schiena, fece leva sui reni per spingere Frank con tutta la sua forza tanto da buttarlo indietro, e completò l’opera con una testata dritta sul volto. Famble crollò sulle ginocchia, stordito, e Amelia ne approfittò per superarlo e recuperare al volo una bacchetta non sua. Meglio che niente, visto che le fu utile ad eliminare uno dei tre uomini che le correvano dietro indiavolati. Almeno aveva ridotto il numero dei suoi assalitori.

 

“Fermati, puttana!!”

 

Uno dei due War Mage la bloccò per le gambe e la strattonò indietro, e Amelia si costrinse a mordersi le labbra per non urlare di dolore… il pavimento le aveva seviziato la pelle delle mani e delle ginocchia.

 

“…piccola sgualdrinella senza cervello…” Frank la strattonò in piedi, tenendola per la gola. “Se vuoi fare sul serio, ti accontento molto volentieri!”

 

Amelia ingoiò un gemito di dolore quando Famble le affondò i denti nel collo, ma non potè non urlare quando le piantò le unghie nella schiena piagata e zuppa di sangue.

 

 

***************

 

 

“Abbiamo passato un intero pomeriggio seduti esattamente come stiamo io e te adesso.” Simon sorrise e scosse la testa. “Credo sia una delle poche volte in cui ho perso la calma anch’io… le ho detto chiaramente che era ingiusto nei tuoi confronti ma soprattutto nei suoi, non dirti niente significava portarsi dentro un fardello che alla fine sarebbe venuto a galla, però poi l’ho ascoltata. Non faceva altro che dirmi come tu miglioravi di giorno in giorno dopo Steacy, come avevi ripreso a ridere e scherzare e come eri tornato a fare il tuo lavoro. Aveva troppa paura di disfare quello che stavi facendo.”

 

Jack sollevò il viso dalle braccia su cui lo teneva appoggiato. “Io ancora non riesco a crederci.”

 

“Cambia qualcosa il fatto che la bambina sia tua?”

 

“Si, ma non nel senso che crede lei.”

 

“Ma lei adesso lo sa che sei cresciuto.”

 

“Evidentemente non abbastanza.” Jack sospirò mesto e fece un piccolo sorriso amaro. “All’inizio era un vero inferno. Si, insomma… Amelia non faceva altro che dormire e vomitare, era ridotta uno straccio tutto per colpa di un esserino che nemmeno si era formato. Poi però le cose sono cambiate perché lei lo amava questo esserino… anche quando non si sentiva bene era felice, sorrideva… e ho pensato che se una in gamba come lei si era innamorata a tal punto di un cosetto quasi invisibile, forse c’era qualcosa che non vedevo io… e alla fine ho scoperto che ha sempre avuto ragione lei. Che un bambino che viene al mondo è impegnativo, ma è anche bellissimo… non sai quante volte abbiamo passato la sera a raccontare delle nostre gloriose imprese di Hogwarts per far sentire le nostre voci alla bambina. Amelia dice che così sarà più facile farsi riconoscere da lei quando sarà nata.”

 

Simon annuì. “E ti è passata la paura.”

 

“Si.” Jack si coprì il viso con le mani. “Se solo penso a tutte le volte che ho pensato all’ingiustizia del mondo, al fatto che il vero padre della bambina si era preso quello che cominciavo a volere io… mi sento… non lo so come mi sento.”

 

“Proviamo sotto la voce rincoglionito?”

 

“C’è una discreta possibilità.”

 

“O sconvolto.”

 

“Anche.”

 

“E se provassimo con… papà?”

 

Jack si fermò un attimo a pensare. “Mi sarebbe piaciuto.”

 

Simon si accigliò. “Perché il passato?”

 

“Perché ammesso che io voglia passarci sopra…” Jack scosse la testa. “Ammesso che voglia capire le motivazioni di Amelia e perdonarla… sarà lei adesso a non perdonare me.”

 

Simon rise. “Questa è buona…”

 

“Tu non c’eri prima.” Jack sbuffò. “Le ho detto di tutto… lei mi ha supplicato di ascoltarla, di capire, e io le ho sbattuto la porta in faccia. Non mi perdonerebbe mai. E non so nemmeno se ne sono capace io.”

 

“Te la stai complicando in una maniera assurda.” Simon fece un piccolo sorriso e si sistemò meglio gli occhiali sul naso. “Ghiaccio e fuoco non sono elementi che possono coesistere, Jack… o sei razionale o segui il tuo cuore, non puoi fare entrambe le cose in questo momento. O assecondi quello che ti dicono l’orgoglio e la ragione, o lasci parlare i tuoi sentimenti… che cosa scegli, Grande Padre? Provi a usare il cervello, forse per una delle prime volte nella tua vita, qualcosa a cui non sei nemmeno abituato, per di più… oppure dai retta ai tuoi sentimenti, a quel carattere da impulsivo che ti ritrovi? Andiamo, tu hai mille difetti, ma il cuore ce l’hai al posto giusto… devi solo farlo funzionare. Che cosa ti dice ora?”

 

Jack rimase in silenzio per un lungo momento. “Che non voglio perdere Amelia.” Mormorò piano, come se volesse trovare il coraggio di ammettere quella verità innanzitutto con se stesso. “Che non ho intenzione di lasciarla uscire dalla mia vita.”

 

Simon ridacchiò vispo. “Ci avrei giurato.”

 

Jack annuì lentamente… poco alla volta la luminosità dei suoi occhi stava tornando, ricominciava a essere quello che era sempre stato. “In fondo possiamo parlarne… posso supplicarla di ascoltarmi e possiamo chiederci scusa a vicenda… magari anche ricominciare da dove ci siamo interrotti… io, lei e… e nostra figlia.”

 

Simon con un colpo di bacchetta incantò un ciuffetto d’erba appena strappato dal terreno, lo trasformò in una rosa e gliela porse. “Portati questo biglietto da visita, le donne amano i fiori. Esperienza personale, non hai idea di quanti metri quadrati di culo ti salva una margheritina strappata dal prato del vicino.”

 

Jack rise e lo abbracciò, strapazzandogli i capelli. “Sei il migliore.”

 

“Questo si sapeva.” Simon gli diede una pacca sulle spalle. “Avanti, muoviti… le tue donne ti stanno aspettando.”

 

Jack annuì allegramente, balzò in piedi e corse nella direzione di casa sua. Col cuore più leggero, perché adesso sapeva cosa fare.

 

 

***************

 

 

Due grossi lacrimoni scivolarono sulle guance di una ormai sfinita Amelia, nonostante si fosse ripromessa fin dall’inizio di non dare ai suoi nemici la soddisfazione di vederla piangere, ma era troppo distrutta per resistere. E quelle lacrime, prima ancora che per quel lancinante dolore alla schiena, erano per la consapevolezza di non poter più proteggere sua figlia… di non riuscire più a evitare l’inevitabile… e questo la faceva star male più di tutte le ferite messe insieme.

 

Frank Famble col suo solito ghigno si chinò alla sua altezza, guardandola divertito mentre cercava di riprendere fiato lì seduta contro il muro, e le accarezzò la guancia umida di pianto e di sangue. “Che ti succede, piccola Amelia? Ti sei stancata di giocare al gatto e al topo? Era anche ora, non credi?”

 

Amelia serrò forte gli occhi, e represse a fatica un conato di vomito quando lui le passò la lingua sulla guancia.

 

“Mmh… che buon sapore hanno le tue lacrime…” Frank ridacchiò e le passò una mano sulla nuca fin nei capelli. “Tu sei mia, mi appartieni… solo e soltanto mia…”

 

Costretta a un bacio che le provocava solo repulsione, Amelia sentì che quello doveva essere per forza un incubo… tutto il sangue perso le annebbiava la vista, le sembrava di camminare sull’ovatta… perché Jack non era lì con lei? Lui c’era sempre stato quando la terra aveva tremato per lei, sempre… ora non c’era perché la odiava. Solo poche ore prima aveva gustato il sapore dei suoi baci, e ora questo… no, non era con il ricordo delle aggressioni di Frank Famble che doveva finire. Voleva almeno morire con il bacio di Jack come ultimo ricordo felice… voleva solo lui. Con un ultimo sforzo allungò la mano e trovò per terra un pezzo di vetro appuntito, probabilmente un frammento della finestra, e in un ultimo guizzo di disperazione lo piantò con forza nella coscia del suo nemico, che subito si ritrasse.

 

“Brutta puttana!!”

 

Frank schizzò in piedi per togliersi il pezzo di vetro dalla gamba, ma prima assestò un ceffone in faccia ad Amelia, facendole voltare il viso dall’altra parte. Benchè stordita dal colpo, la ragazza tentò debolmente di trascinarsi su gambe e braccia, cercando invano di sfuggire carponi, ma era troppo dolorante e le risate sguaiate dei suoi aggressori le procurarono nuove lacrime di rabbia e disperazione.

 

Perdonami, piccola mia… ho fatto tutto quello che ho potuto, ci ho provato… perdonami…

 

Famble la voltò di schiena a terra con una manata, le puntò contro la bacchetta e urlò “Crucio!”

 

Impossibile, il dolore era diventato impossibile… Amelia quasi non riconosceva la sua stessa voce mentre urlava. Sentiva tanto freddo, ed era come se il buio incalzasse attorno a sé… e lei aveva tanta voglia di cedere a quel buio, perché non ce la faceva più a resistere, ma avrebbe anche tanto voluto continuare a lottare per la sua bambina… e per rivedere un’ultima volta il viso dell’uomo che amava…

 

Jack… mi dispiace così tanto…

 

Frank distolse la bacchetta solo quando le vide perdere i sensi, poi si chinò su di lei per tastarle il collo. Il ghigno che gli comparve sulla faccia era fiero e vittorioso. Era ancora viva… e a sua completa disposizione.

 

Uno dei due War Mage fece un sorriso sinistro. “Finalmente, questo demonio non ne voleva proprio sapere di tirare le cuoia, eh?”

 

“Già.” L’altro s’interruppe quando vide il suo collega inginocchiarsi fra le gambe della ragazza e spalancargliele. “Ehi, Frank, che diavolo fai? Non c’è tempo per queste cose…”

 

“Chiudi il cesso.” Con un sorriso famelico, Famble si slacciò la cintura. “Sono mesi che aspetto questo momento… e fosse anche l’ultima cosa che faccio, mi scoperò questa strega assatanata fino alle lacrime.”

 

“L’ordine è di ucciderla.”

 

“E lo faremo. Solo che prima ci divertiremo un po’… non sono così egoista, Daniels, te la faccio assaggiare dopo il mio turno.”

 

I due uomini si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere contemporaneamente, accompagnandosi alla risata soddisfatta di Frank Famble… le loro mascelle si spalancarono decisamente troppo, al punto da emettere suoni troppo roboanti e chiassosi.

 

Forse se avessero fatto meno rumore avrebbero sentito il pericolo arrivare, e non sarebbe stata una sorpresa. Invece tutto fu una sorpresa.

 

A cominciare dal pugnale che in volo si andò a schiantare nel petto di uno dei tre.

 

Mentre quello cadeva già cadavere, l’altro si voltò nella direzione da cui era arrivato il pugnale… ma si vide attraversare il corpo da un fascio di luce verde prima di poter aprire la bocca, e finì a terra in una manciata di attimi.

 

Frank Famble si alzò di scatto e si girò… ebbe a malapena il tempo di vedere un ciuffo di capelli rossi prima di ricevere una sedia prima sul volto e poi allo stomaco. La sedia si fracassò, e prima che ricadesse per terra Famble era già stato spedito contro un muro da uno schiantesimo.

 

Jack non si soffermò a vedere che effetto avesse avuto lo schiantesimo, il suo primo pensiero fu gettarsi in ginocchio da Amelia. Ancora non aveva immagazzinato quello che era successo, tornando a casa aveva visto i vetri infranti e delle ombre agitarsi nella cucina… e poi aveva visto lei lì a terra, con quel maledetto che cercava di approfittare della situazione. E non ci aveva capito più niente dalla rabbia. Si sentiva sotto shock, non poteva crederci… era tornato di corsa per lei, e l’aveva ritrovata in quello stato. La rabbia lo aveva accecato, ma ora che vedeva in che condizioni fosse, la paura era più grande. Ancora una volta in poche ore, troppe emozioni tutte insieme.

 

“Amelia…” sussurrò appena. Era così pallida, la pelle chiara in contrasto così netto con il sangue rosso vivo che era quasi ovunque. Allungò la mano tremante per sentirle il polso… il battito era debole. Jack alzò gli occhi al cielo, sentendoseli pungere da lacrime di rabbia e frustrazione, e si chinò su di lei… le accarezzò disperatamente il viso contratto dal dolore, era chiaro che avesse sofferto… e tutto per colpa sua. Perché lui l’aveva abbandonata! “Amore mio… sono qui adesso…” le sussurrò col pianto mozzato in gola, mentre la stringeva a sé il più delicatamente possibile. “Ci sono qui io, è tutto finito, è tutto finito… Amelia, ti prego…”

 

Che ti hanno fatto… che ti ho fatto… Dio, mi sembra di impazzire… non me lo merito, ma ti supplico… apri gli occhi… apri gli occhi, amore, dimmi che stai bene…

 

Una lacrima impertinente gli solcò la guancia arrossata quando vide in che condizioni era il viso della sua piccoletta… lividi, tagli, il labbro spaccato… le guance bagnate dalle lacrime. Gliele asciugò a suon di baci, la strinse a sé e cercò di contenere il suo corpo minuto nel suo più robusto, come se in quel modo potesse sottrarla al dolore e alla paura.

 

“E’ stata una vera delizia, lo sai, Weasley?”

 

Quella voce viscida… Jack vide rosso.

 

“Ah, che ti sei perso… scommetto che per te non ha mai urlato tanto.” Frank Famble era di nuovo in piedi, bacchetta alla mano, uno zigomo sanguinante. “Un po’ piagnucolosa, la ragazzina… ma non fa niente, glielo perdoniamo perché muove le gambe come una sirena… sei d’accordo?”

 

Jack sentì un ruggito di odio soffocargli la gola… strinse un pugno così forte che le unghie gli si conficcarono nella carne, e il respiro cominciò ad uscirgli sempre più rumorosamente dal petto. A quel punto una sola cosa era chiara: non avrebbe fatto prigionieri. Non ci sarebbero stati sopravvissuti quella notte. Quello dietro di lui era già un cadavere. Depose con tutta la cura possibile Amelia dove l’aveva trovata, soffermandosi a baciarle la fronte e a passarle il pollice sulle labbra gonfie e insanguinate, poi si alzò. E quando si voltò lentamente verso la sua preda, Jack era in tutto e per tutto simile a un gigantesco orso appena issato sulle zampe posteriori, pronto a dar voce alla sua rabbia omicida senza freni.

 

Ignaro della furia sanguinaria che aveva appena scatenato, Frank Famble ghignò. “E sappi che non ho ancora finito con lei… la sua bella testolina andrà a fare compagnia a quelle dei suoi simili. Ma se vuoi, facciamo lo sconto famiglia e mi prendo anche la tua zucca vuota… così non sarà sola.”

 

Jack non disse niente… avrebbe emesso solo ruggiti incomprensibili, il cervello non gli connetteva più. Aveva davanti agli occhi solo il viso tumefatto e in lacrime del suo amore, della ragazza che amava, della madre della sua bambina… si, presto una testa sarebbe ruzzolata, ma non la sua. Il petto gli si alzava e si abbassava freneticamente per il respiro affannoso, l’unica cosa che riuscì a ringhiare fu un “Tu sei morto” sibilato a denti stretti, mentre con un gesto brusco si sfilava la bacchetta dal cinturone e la gettava per terra.

 

Frank gettò indietro la testa e rise. “Ah, e così, eh? Te la vuoi giocare da uomo.” Anche lui prese la bacchetta, la fece dondolare fra le dita in modo irritante, e poi la lasciò cadere per terra. “E sia, allora… dopo tutto, ai condannati a morte si lascia il privilegio dell’ultimo desiderio.”

 

Tu non avrai nemmeno questo.

 

Jack non aspettò oltre, si avventò sul nemico per dare finalmente sfogo alla rabbia travolgente che lo stava sconquassando; Frank parò il primo pugno, ma il secondo colpo diretto allo stomaco fu così violento da fargli sollevare i piedi da terra, e a quello seguirono una ginocchiata in pieno petto e una testata sul naso… il giovane rosso era una furia cieca. Frank provò a replicare con un buon destro che gli ferì lo zigomo, ma Jack gli passò velocemente un piede dietro le ginocchia e lo fece inciampare; non contento lo afferrò per le spalle e lo scaraventò nel tavolino di vetro, che si infranse rovinosamente.

 

Famble si rialzò col volto sfigurato dalle schegge di vetro, ma per Jack non era ancora abbastanza… neanche lontanamente. Si scagliò su di lui gettandosi a capofitto, caricandolo allo stomaco e sbattendolo contro il tavolo della cucina che sotto il peso si fracassò, spezzando a metà le quattro gambe e mandandole a schizzare per la stanza come saette impazzite. Il ragazzo bruno puntò i piedi contro il petto del nemico per respingerlo, ma non guadagnò abbastanza spazio… il rosso non gli permise di rialzarsi, colpendolo al viso con due pugni dritti in bocca.

 

Frank sputò il sangue per terra e si pulì il mento con una manica, quindi si rimise in piedi. Jack alzò i pugni e gli fece cenno di farsi avanti… l’orso dentro di lui aveva fame. Famble cercò di colpirlo allo stomaco, ma non soltanto incontrò una difesa ferrea e apparentemente invalicabile… si era concentrato così tanto sull’attacco, carico di odio e frustrazione, che aveva dimenticato di tenere alta la guardia. E così non vide arrivare il pugno che lo colpì dritto al mento, e finì a terra ancora una volta.

 

“Alzati, figlio di puttana.” Jack serrò i pugni e agitò rapidamente le dita per fargli cenno di rialzarsi in fretta. “Alzati, io e te abbiamo un conto aperto che dobbiamo chiudere stasera.”

 

Frank Famble barcollò mentre si rimetteva in piedi. “Oh, certo che ce l’abbiamo, figlio di papà… ma anche se mi gonfierai di botte, non potrai portare indietro il tempo. La tua bella mezzosangue ha le ore contate, è finita per lei e per il suo bastardo.”

 

Jack gli fu addosso prima che potesse finire la frase. Con quella rabbia che gli montava dentro, i suoi colpi erano due volte più potenti e il loro effetto due volte più distruttivo, al punto che con un ‘semplice’ colpo al viso Famble cadde rovinosamente a terra per l’ennesima volta. Nel disperato tentativo di fermarlo, gli lanciò addosso una gamba del tavolo che era caduta proprio lì vicino a lui, ma Jack la evitò e replicò con un calcio, poi un altro, e un altro ancora, e ancora…

 

…Amelia, è colpa mia… ti hanno fatto del male, ed è tutta colpa mia!

 

Ormai era una maschera rattrappita di sangue quella che Jack tirò su per il bavero dell’uniforme e costrinse di spalle al muro. Lo guardò con tutto l’odio di cui era capace, perché più che il suo lurido viso vedeva quello sofferente e in lacrime della sua Amelia… con un urlo animalesco lo scaraventò nei resti della porta-finestra. Lo voleva morto. Doveva pagare col sangue ogni più piccolo graffio che aveva fatto a lei.

 

Era diventata una lotta senza quartiere, all’ultimo sangue, e lui non aveva speranze… Frank se ne rese conto mentre si rimetteva ancora una volta in piedi, traballante e instabile. Non ci stette a pensare neanche un secondo, sguainò la spada facendo un sorrisino viscido e si avventò su di lui. Jack riuscì a schivare il colpo, afferrò al volo l’attizzatoio del caminetto e usò quello per fermare la lama che si stava abbattendo impietosamente su di lui. I due nemici continuavano a guardarsi in cagnesco mentre tentavano di prevalere l’uno sull’altro, digrignando i denti con odio, finchè fu la forza di un più robusto e furioso Jack Weasley ad avere la meglio. Frank arretrò di qualche passo e tornò alla carica, ma Jack fu più veloce… con tutta la violenza possibile gli colpì in pieno il braccio con l’attizzatoio, facendogli cadere la spada di mano. L’attizzatoio lo colpì ancora e più forte, stavolta al viso, e il ragazzo cadde a terra di peso a poca distanza dalla sua lama.

 

Avvenne tutto in pochi fatali istanti, eppure sembrò che fosse una scena al rallentatore.

 

Frank si rimise in piedi con la fatica e la consapevole disperazione di avere un solo ultimo tentativo per salvarsi, e riprese la spada. Jack vide a terra una delle gambe del tavolo spezzata in modo strano, come se una diagonale ne avesse reciso la punta in modo da farla sembrare una lancia rudimentale…

 

Famble scagliò il suo fendente con tutta la sua forza… Jack lo schivò abbassandosi dal lato giusto, e quando si rialzò gli piantò in pieno petto la gamba spezzata del tavolo. Frank Famble boccheggiò, la lama gli cadde di mano e la bocca gli si riempì di sangue mentre spalancava gli occhi in un’espressione di orrore.

 

Jack avvicinò il volto stravolto dalla furia a quello madido di sudore del nemico morente. “Ti ho sempre detto di stare lontano da lei.” Ruggì, spingendo più a fondo la sua arma improvvisata. Famble barcollò all’indietro un paio di volte, eruttando sangue, poi cadde a terra con un tonfo netto e pesante. Jack rimase a fissarlo ancora per qualche istante, aspettando che il fiato gli tornasse normale, poi lentamente si girò e cercò con gli occhi il suo amore… e il cuore gli si fermò per un attimo.

 

Amelia era immersa in una pozza di sangue.

 

La bambina…

 

“No… NO!!” se prima Jack aveva avuto paura anche di sfiorarla, ora si gettò a capofitto su di lei e la prese fra le braccia con urgenza, imbrattandosi di sangue. “Amelia, no… non lo puoi fare questo, no, ti supplico!! Ti prego… amore, tu sei forte…” la scosse freneticamente, ma non ottenne alcuna reazione. Jack chiuse forte gli occhi, reprimendo a fatica un pianto di dolore e rabbia, ma soprattutto un maledetto senso di colpa e di impotenza. Ancora una volta la racchiuse nel suo abbraccio vigoroso, baciandole disperatamente le labbra, appoggiando la fronte contro la sua… oh, se avesse potuto prendere lui tutto il dolore e vederla sana e felice, lei e la piccola… non poteva perderle, né lei né sua figlia, non ora che le aveva ritrovate… era assurdo. Era un incubo. “…ti prego… ti prego…” le sussurrò, la voce rotta dal pianto ormai prossimo.

 

Era troppo preso, quel ragazzo aveva smesso i panni dell’implacabile War Mage, del terribile vendicatore che era diventato appena aveva messo piede in casa… ora era solo Jack Weasley, un padre che stava perdendo una figlia, un uomo innamorato che stava perdendo la propria donna. Per questo motivo si accorse solo dopo dell’ombra che gli era comparsa alle spalle, e si girò troppo tardi per qualunque reazione.

 

“Muori!!!”

 

Jack si rese conto subito che non avrebbe potuto fermare il War Mage della squadra di Famble, un ragazzo dagli incisivi squadrati e il volto ustionato, che aveva le braccia sollevate in aria con la sciabola in mano.

 

Quello che non si aspettava era di veder spuntare dal petto di quell’uomo una lama di pugnale.

 

Il War Mage strabuzzò gli occhi, lasciò la sciabola che finì rumorosamente per terra, e stramazzò. Alle sue spalle c’era la possente figura di un Ron Weasley dal fiato corto e gli occhi colmi di furia.

 

“Papà!!” urlò disperato Jack.

 

Hermione superò il marito per correre ad accovacciarsi accanto ai due ragazzi. “Dio mio! Amelia! Jack, tu stai bene?”

 

“Mamma, devi fare qualcosa!!” Jack ormai era capace solo di gridare, non controllava più nulla di sé. “Amelia sta male!!! Non farla morire, fai qualcosa!!!”

 

Ron le tastò freneticamente il polso, e rivolse lo sguardo stravolto e sconcertato in lungo e in largo nella stanza distrutta. “Che diavolo è successo?! Chi cazzo è stato?!”

 

Jack scosse freneticamente la testa. “E’ tutta colpa mia, solo colpa mia…”

 

“Calmati… calmati, dannazione!” Ron lo agguantò per una spalla e gli diede una scrollata. “Jack, non è colpa di nessuno, dobbiamo pensare ad Amelia, devi restare lucido!”

 

Hermione non si perse in chiacchiere, afferrò un cuscino e lo trasformò in una coperta, poi la avvolse rapidamente attorno al corpo di Amelia. “Non ti preoccupare, tesoro, ci siamo noi con te.” le sussurrò all’orecchio, baciandole la tempia insanguinata e ripulendogliela con la manica dell’uniforme, poi alzò gli occhi agitati. “Dobbiamo portarla immediatamente all’ospedale, sta perdendo troppo sangue!”

 

Jack balzò in piedi con la ragazza stretta saldamente fra le braccia. “Resisti, piccoletta… resisti, non farmi scherzi…”

 

Ron gli mise in mano una penna. “Tieni, prendi la mia passaporta per il San Mungo, farete prima!”

 

“Piano, non la scuotere troppo.” Hermione sorresse la testa di Amelia, appoggiandola con dolcezza contro la spalla del figlio.

 

Ron si guardò in giro. “Katie dov’è?”

 

Per Jack fu come una doccia fredda, e perse ogni goccia di colore dal viso. Era tornato a casa e aveva trovato quel disastro, Amelia in quelle condizioni… e per la terza volta in poche ore aveva commesso un errore fatale. Sua sorella… vedendo Amelia in quello stato aveva dimenticato tutto il resto, perfino lei. La sua adorata sorellina di cui per quella sera era responsabile più che mai. “…Katie?” provò a urlare alla stanza distrutta, guardandosi freneticamente in giro. “Katie, dove sei?”

 

Hermione si portò le mani alla bocca e guardò Ron, bianca come un cencio.

 

Ron scosse la testa. “Non perdete tempo, correte all’ospedale! Penso io a Katie, ora muovetevi!”

 

“Teniamoci in contatto!” riuscì a urlare Hermione un istante prima che Jack attivasse la passaporta.

 

Ron estrasse la bacchetta e si guardò in giro con circospezione. Immerso in quel silenzio spettrale, esaminò i cadaveri per terra e si assicurò che fossero solo carcasse, sfiorandoli con un piede o urtandoli mentre si muoveva lentamente nella casa disastrata. Vide con orrore l’enorme pozza di sangue in cui fino a un attimo prima Jack aveva stretto a sé Amelia, e sentì un bisogno disperato di chiudere gli occhi e fare il vuoto in testa. Lo stomaco gli friggeva come carne sulla brace, la tigre dentro di lui si dimenava per ruggire in tutta la sua violenza. Si sforzò di non pensare per restare valido, e continuò a frugare ogni angolo della casa in cerca di Katie. L’unico rumore che si sentiva era quello del suo fiato affannoso, benchè il battito furioso del suo cuore gli rimbombasse sonoro nella testa.

 

La casa era piccola, non gli ci volle molto per completare il giro…e fu allora che Ron se lo sentì scendere fin nelle vene. Panico… una sensazione che credeva di aver imparato a dominare in tutti quegli anni, ma a quanto sembrava non era così. Lo colse una frenesia di trovare un figlio di cane che avesse ancora un po’ di fiato in gola per potergli dire cosa diavolo erano venuti a fare, come avevano osato accanirsi contro una ragazza incinta, e cosa avevano fatto alla sua bambina…

 

E poi lo vide.

 

Lì per terra, fra i pezzi rotti della porta-finestra. Il braccialetto portafortuna di stoffa che aveva regalato lui alla sua piccola Katie prima che entrasse a Hogwarts, quello che lei non si era mai tolta. Era lì per terra, ridotto a brandelli.

 

Un urlo disumano si sentì nella notte, e fu così forte che fece volare via dai rami secchi di un albero un piccolo gruppo di gufi grigi.

 

 

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*.* …madre, sto cominciando a diventare cattiva! Fino a qualche anno fa avevo più pietà… si, non c’è dubbio, questa è l’influenza di qualcuno di voi… *cough*Signor Marrone, non fischiettare che tanto il tuo devoto padawan sta guardando proprio te…*cough*  E la cosa bella è che è il primo chap del 2006, si può proprio dire che cominciamo l’anno in bellezza! >__< Ahimè, adorati lettori, ci sono cose che non possono essere evitate… e siccome sono sicurissima che la befana vi ha portato tanti dolciumi zuccherosi nella calza, nel nome di tutto quello zucchero ipercalorico sono certa che mi perdonerete! *^____^* …vero? *.*  Facciamo finta che mi abbiate detto di si! *^________^* Non mi dilungo troppo, gente amata, perché è arrivato Gennaio e con esso i miei primi appelli d’esame, quindi devo proprio mettermi a studiare di impegno (e non passare il tempo a leggermi e rileggermi Il Principe Mezzosangue, come invece faccio!)… in compenso c’è da dire che il prossimo chap, “Buongiorno Notte”, potrebbe essere postato un po’ prima (ehi, non è una promessa, solo una supposizione! ^__^) perché mi si preannuncia un Febbraio di fuoco, pieno zeppo di appelli di esame… e la laurea della mia ciccina sorelluzza, che così prende un po’ di pace, povera stella! Vedetela così quando ci metto troppo tempo ad aggiornare e la tentazione sarebbe quella di ammazzarmi: almeno così ritardiamo la fine di BAWM! Ih ih ih! ^________- Ah, prima che mi dimentico… un bacio gigantesco anche a tutti quelli che hanno recensito la mia ultima shottina! ^_____-

 

Dunque! E’ arrivato il momento degli special thanks a tutti i tesori che hanno trovato un momento di tempo per lasciarmi una recensione… che vi voglio bene già lo sapete, che vorrei non deludervi mai pure, in questo chappy ho rivoluzionato il mondo quindi già so che devo sigillare porte e finestre da stanotte… X_x  Ehi, ho l’attenuante di aver ucciso il malefico Frank Flambè! ^______-

 

Caillean: ih ih, anch’io mi sono divertita da morire con quella scena della partita a scacchi… e pensa che è stata un’ispirazione dell’ultimo minuto! ^___^ Harry lo abbiamo solo intravisto stavolta… ma mi sento di prometterti che lo rivedrai e anche molto, credimi… ^_____- Un bacio enorme!

Saphira89: …la cosa bella è che la povera Mel avrà ricevuto una ventina di proposte di morte per essere sostituita! *^________^* Ahi ahi, i tuoi tesorucci hanno fatto un po’ di casini stavolta… incrociamo le dita per loro! *.* Un baciotto!

Ruka88: …posso solo immaginare quanto ti sarai gasata stavolta, quando Jack gliele ha suonate di santa ragione a Frank! *^_____^* Roba da trombetta dello stadio! ^_____- E si, perché… ti confesso che mi sono gasata anch’io! XD Un bacio… coi capelli rossi! ^___-

Lazyl: sei stata un’ottimo profeta, se n’è caduto mezzo continente in questo chap! XD Nuu, tesoro, non ti terrorizzare… vedi che la prossima volta magari spunta fuori il buon vecchio e malandato Alex! ^_____- Un bacissimo!

Daisy05: passata l’influenza, tesora? Bella la mia collega di amore per I Passi! Io amo quel film… *_____* E tu sei sempre un tesoro, anche a me arrivi a mouse! *^_____^* E per premiarti, ti prometto che la prossima volta rivedremo Alex! Ecco, se in orizzontale o in verticale, questo dipende… ma almeno cominciamo a rivederlo, che è già qualcosa! ^______- Oh, e la bella notizia è arrivata… presto la nostra famigliola si allarga!!! Fratellino in arrivo!! XD Un bacio grandissimo!

Angèle87: la mia amorosissima! Mi gioco il pigiama della Nenè che ti stai disperando al momento! ç_____ç Però ti ho pensato durante la reazione di Jack, tutta bellina coi pon-pon… *_____* Amorissima, la bella notizia ce l’hanno data mamma e papà: fratellino congolese in arrivo!!!! Un cioccolatino di tre anni paciocco paciocco!!! XD Ti voglio benissimo!!!

Strekon: *Sunny in Padawan Mode si scopre la testa dal cappuccio, rivelando l’inconfondibile treccina da apprendista* Ah, maestro Marrone, ispirano molto queste ciatat…respiri leggeri! *^_______^*  Maestro, qua bisogna che mi dai un po’ di lezioni per le scene di azione perché qua ne sono in arrivo tante, e lo specialista assoluto dell’argomento sei tu… io nel frattempo comincio ad accendere la mia spaduzza laser, che mentre si scalda, col cavolo che diventa rossa… sono ancora un padawan, non c’è che dire… -_____-* Un bacio… trecciuto!

Sirius4ever: anch’io lo vedo molto carino Simon con gli occhialuzzi! *^____^* E Hermione… eh si, alla fine è diventata una Weasley a tutti gli effetti anche lei! Grazie cara, troppo buona! Un bacio forte!

Syssy5: per frtuna che mi sono accorta in tempo di essermi dimenticata la pubblicità, non me lo sarei perdonato! Fiùùù… *^_____^* Tranquilla cara, adesso potrai rifarti gli occhi… alle provocazioni cominceranno a rispondere per le rime, e con gli interessi direi! Jack ha dato il la con Frank Famble… chi sarà il prossimo? ^______- Un bacio!

Alewen: ç_____ç poveri Jack e Amy, mai un attimo di tregua… come sono spietata! U.U Pensa che quella scena di Hermione è stata fra le prime che mi sono venute in mente quando pensavo a FMI! E le scene di Dear Diary vengono dal bellissimo film “I Passi dell’Amore”. Che è meraviglioso! *^____^* Un bacione!

Marikotter: allora, vediamo di rispondere a qualche domandina… per quanto riguarda il pacco di gente che hai nominato, i nonni Weasley si presume che siano in cielo perché un po’ troppo anzianotti… e anche gli altri viaggiano sulla sessantina abbondante (Sirius e Remus anche di più!) …un po’ troppo ‘nonnetti’, vado in crisi a scrivere di loro così pieni di capelli bianchi! ^____^ Per Jack e Amelia, direi che ti hanno dato loro tutte le risposte… e la guerra civile… lo scopriremo insieme chi vincerà! ^____- Un bacetto!

Carol87: grazie per i complimenti, cara! E per la tua gioia, wualcosa a Katie alla fine è successa davvero! *_____* Siamo sadiche in due! ^_____- Un bacissimo!

Meggie: amorina! Eh eh, lieta di sapere che Hermione ti ha fatto gasare… ma mi gioco sempre le mutande di mia sorella che un certo occhialuto in questo chap così terrificante ha trovato il tempo di farti sbavare un po’… ^______- Te lo dovrei incartare e spedire a casa con un bel fiocco rosso quel figliolo, come premio per quel capolavoro che stai scrivendo! *^______^* Ti voglio benissimo!!!

Hiromi: …si, ti dovevi preoccupare! *.* E io devo fare un saltino alle Bahamas… ^_____- Fight Club è il titolo di un film (con Bradd Pitt e Edward Norton) in cui ci si batte sempre, senza regole, senza stop… un po’ quello che è capitato in questo chap, zuffe da tutte le parti! X_x Un baciottolo!

Anduril: …tesora, quando me la metti così, rischi pericolosamente di convincermi a non fare quello che devo fare! *.* ‘Ccipicchia se il tuo ragionamento filava… non fa una piega! Ho capito, ucciderò un stuntman! *^_____^* Non so perché non riesci a vedere questi video, ma se mi dai il tuio indirizzo, te li spedisco con MaxiMail di Virgilio! ^_____- Un bacio grandissimo!

ValeWolf: nu, povera stella, eri tutta contenta che non avevo strapazzato nessuno e guarda cos’ho combinato adesso! Perdono!! U.U* Ih ih, quella scena di Hermione mi è saltata in testa contemporaneamente a quella dell’esclusione di Ron… come hai giustamente detto tu, le due cose erano collegate! E poi ho ascoltato la tua richiesta, abbiamo avuto anche ‘angolino dell’occhialuto, nonostante il casino! *^____^* E bada che a me piacciono le recensioni lunghe, non farti mai problemi! Un bacio grande grande!

Giuggy: ciau cicci! Eh eh, ci siamo gasate con la Hermione l’ultima volta, eh? E quanto ci siamo gasate stavolta nel momento clou, incontro di lotta greco-romana fra Jack e quello schifosono di Frank Famble? *^_____^* Il povero Alex… lo rivedremo prestissimo! Un bacino schioccoso!

Elly: …sangue, sangue, sangue!! *^_________^* Stavolta ce n’è stato in abbondanza, anche se da entrambe le parti, ahimè… U.U Però il mandrillo del tuo cuore si è fatto onore, no? Almeno questo, anche se è nei casini…X_x Un bacio a te… e uno al bazooka! ^___-

Avana Kedavra: forte la Hermione in versione Weasley completamente, eh? Si direbbe che abbia avuto un altro attacco di odio, tipo al terzo anno col ceffone a Malfoy! ^______- Quanto a Jack e Amy…peccato la calma, che è andata a farsi benedire in due secondi o poco meno… *.* Incrociamo le dita! Un bacio grandissimissimo!

Vale: amorissima! Visto che casino ho combinato? *.* Però almeno Jack ti ha obbedito alla lettera, ci ha dato dentro di brutto col viscidone! ^_____- Ci hai azzeccato su Harry, love! E Simon… beh, uno calmo e razionale in questo chappy irrazionale ci voleva proprio, che poi sia il nostro coccolotto personale non guasta… ^_____- Grazie per le tue parole adorabili, cicci, mi metti sempre di buonumore! Ti voglio un bene grandissimo!!!

Saty: …già ti vedo con le cesoie a potare tutti i cespugli di more dopo questa apocalisse! #_____# Quanto avevi ragione sul Big Bang in arrivo… i mini pony e i pan di stelle li hanno messi proprio in fuga! ç_______ç Però tu non disperare, love, in realtà qualcosa è andata bene, Jack si è convertito al partito dei Grandi Padri… ora speriamo in bene per Amy e la bimba! *.* E la sai una cosa? In effetti Jack avrebbe dovuto squagliarlo Frank, sarebbe stato meglio… >.< Tesorissimo, grazie a te per la recensione… le tue le aspetto sempre! *^______^* Un bacio cespuglioso!

Cloe Sullivan: eh eh, magari volessero pubblicare qualcosa di mio… ma mi sa che ce ne vuole e ce ne vuole per migliorare al punto giusto! ^___^ Adesso che ho finito questo benedetto polpettone leggerò di sicuro (con tanto di recensione) le tue storie, tranquilla! ^____- E si, il film meraviglioso è proprio quello che dicevi tu, I Passi dell’Amore… e anche la seconda volta ci hai fatto centro, quello è Ryan Philippe di Cruel Intentions! Quando progettai questo personaggio e lo raccontai alla mia beta, lei mi disse che le ricordava tanto questo tipo in questo film e me l’ha fatto vedere… il film non è che mi sia piaciuto tanto, ma lui è spiccicato Alex! ^_____- Bacissimi!

Deepderk: che carino Jack coi volantini!! *^____^* Ahia, il ragazzo però se l’è presa… comprensibile, povero! Quando ho letto che era il tuo compleannuzzo ho pensato che ti avrei dedicato il chap successivo, ma ho pensato che era tristee  violento, non era adatto a un regalo… ti dedico il prossimo! ^____- E grazie per quello che mi hai detto… è bello sapere che BAWM non ti ha mai stancato, visto che è un bel polpettone lungo! ^____^ Un bacio fortissimo!

MandyJJ: pensa, collega, che prima di questo chap mi sono sparata tutto Fallen proprio in vena… ce voleva la carica! ^_____- Ci sono ancora un bel poì di pezzi degli Evanescence che aspettano solo di essere inseriti! *_____* Un baciotto musicale!

Sharkie: …mi sa che per questo chap incontrerò solo Mr Hyde! O_____o I fuochi d’artificio sono in arrivo, Jack ha saputo, Frank è diventato un puntaspilli… direi che di cose ne sono successe stavolta! ^_____- Non ti preoccupare cara, sfogati pure! Un bacione!

Larya: che bella cosa che mi hai detto, non ti ringrazierò mai abbastanza! *_____* Diciamo che le idee per fortuna non mi mancano perché ho sempre avuto molta fantasia, e le emozioni… adoro viverle, adoro farle vivere ai miei personaggi… e se da loro un po’ di queste emozioni passano a chi legge è un successo bellissimo, la mia ricetta è tutta qui! ^_____- Poi si sa, la musica aiuta da morire… ispira! Un bacio grandissimo!

Lily: presentimento azzeccato, la calma era solo apparente… adesso speriamo che possa tornare, tutto dipende da come andranno le cose! *.* E Alex lo rivedremo molto presto… ecco, se Ron volesse passarsi una mano per la coscienza e dare una mano, non è che sarebbe male… alla fine di questo incasinatissimo chap l’ho visto un po’ arrabbiatino…! Incrociamo le dita! ^_____- Un bacio forte forte!

Fabry: eh, dovremmo ringraziarlo George, quello non era il momento giusto… pensa se fosse successo questo macello lì al quartier generale! *.* Bacio!

Marty92: ma prego, tesorino! *^____^* E mi fa piacere che i video ti siano piaciuti! Uuuh, una fic su Ron e Herm tutta natalizia… già scritta? Devo assolutamente controllare, perché se c’è già la voglio recensire! ^____^ Un bacetto grandissimo!

Giugizzu: non me ne parlare, presto anche noi avremo i lavori per casa e io sarò una ragazza disperata perché odio il casino e i pittori per casa… U.U come ti capisco! Beh, almeno stavolta un po’ di azione c’è stata, così alleviamo un po’ le pene da lavori in corso! ^______- Un baciottone!

Roberta: eh no, non sono riuscita ad aggiornare perché il chap era lungo e difficile, e con un esercito di parenti sfarfalleggianti per casa, scrivere era improponibil… ma se ti consola, devo sparare ancora qualche cartuccia prima della fine, perciò manca ancora un po’! ^_____- Un bacione!

Lilychang: sei perdonatissima! Soprattutto se consideri che anche il mio pc fa un rumore strano… X_x Purtroppo per Jack e Amelia la pace è durata proprio poco… ora possiamo solo sperare! >_< In più ci siamo persi anche la Katie! Ho proprio combinato un macello in questo chap, non c’è che dire… monella Sunny! °^______^° Un baciotto e un abbraccio!

Ransie86: grazie cara! ^___^ Il video su Alex e Katie l’ha fatto la Kim, non io, ma il film è proprio quello! Prima di scrivere FMI non lo conoscevo, poi la mia beta lettrice mi ha detto che il personaggio di Aòex assomigliava tantissimo a questo tipo di Cruel Intentions… così mi sono sentita in dovere di vederlo, per farmi un’idea! Il film mi è piaciuto solo in parte, ma lui in effetti era proprio Alex… avevano tantissime cose in comune, perfino certi modi di fare! *_____* Un bacino!

Lady Numb: tesora! Potere alle donne, eh? ^______- Piace anche a me Hermione quando è così power! *_____* Qua è successo un gran casino, i due piccioncini innamorati sono… scoppiati? In realtà dipende da Amelia, se non ce la perdiamo per strada, perché se recupera direi che finalmente i ciccetti si sono tolti il pensiero e possono rilassarsi… preghiamo inensamente per Amy e la sua piccola! *.* E Famble ha fatto la sua degna fine, anche se sciolto nell’acido veniva giù meglio… com’è che non c’è mai un barile di acido quando ti serve, non lo so! ^_____- Un bacio puffettoso!

Ayashi: e te lo immaginavi bene! U.U Ahimè, bisogna capirlo, Jack è un impulsivo e di fronte a una notizia simile… ha fatto il botto come un petardo! O.O Hermione sarà molto contenta dei tuoi complimenti, e Alex… adesso vedrò di fare qualcosa per lui, nel bene o nel male a breve lo rivedremo! ^____- Un bacio grande!

Cho Potter: se ti può consolare, cara, anch’io non sopporto Taventoon… mai amato da che l’ho creato! ^_____- Ci attrezzeremo per farlo soffrire ben bene, per la gioia mia, tua… e di molti altri! ^____^ Un baciottolo!

Giuggia89: …tiro a indovinare, adesso Frank lo sopporti ancora meno! *^____^* Beh, tanto la cosa buona è che nel casino generale ce lo siamo levato dalle scatole… ha combinato un bel guaio, il malefico, ma almeno ha pagato… >.< E Jack, beh lui… il carattere peperino l’ha preso dal papà, la notizia in sé era un po’ terremotosa… ed è successo un bel casino! O.O Speriamo in bene… un bacio enorme anche a te!

Maga Magò: …avevi ragione tu, tesora, Jack non poteva proprio prenderla bene… poveretto, in parte lo capisco, una notizia simile devi avere i nervi saldi per incassarla, e lui non è proprio il tipo! *.* E Flambè, maledetto infame, se n’è andato assieme all’anno vecchio, l’abbiamo buttato giù la notte del 31 con le robe rotte! *^_______^* Un bacio fortissimo, ciauz cicci!

Kim: lovosa, che per questo chap mi hai fatto ahche da beta… ti immagino con un bel coltellaccio da cucina in mano, anche se il lavoro sporco l’ha già fatto Jack… ^_____- Uffi, e adesso che sei tornata a scuola non ci sentiamo più tutti i giorni tutte belline! U.U Diplomati in fretta, amicissima, così ce ne andiamo a Hollywood il più in fretta che si può! *^_____^* Ti voglio beniiiiiissimo!

Lilith: buonissimo anno anche a te, cara! Ups, mi sa che con questo chap più che un sogno ho regalato un incubo… perdoooono, vedrò di rimettere insieme i pezzi per la prossima volta! *^____^* Un bacio grande grande!

Selphie: che bello sapere che ci sei anche tu! Sono molto felice che la storia ti abbia coinvolta! *^___^* Eh, la confessione di Amy è arrivata… il problema è venuto dopo! Adesso siamo in attesa… *.* E in via del tutto eccezionale, ti do una soffiata: rivedremo molto presto Dan e Sarah con grandi novità in vista! ^_____- Un bacione!

Karien: sai che ho pensato se era meglio lasciare Frank a Jack o spedirlo a te… mi sa che tu lo ammazzavi meglio! *^_______^* Vedrai, l’odiatissimo Taventoon presto avrà davvero moooolti problemi… abbiamo un set di genitori leggermente incavolati e stanchi di queste cattiverie! Ti inserisco nell’elenco dei ribelli, così ti togli lo sfizio di rompergli il sederone? ^_____- Un bacio grande grande!

Gaia Loire: non sai che gioia mi hai dato con quella recensione! E’ la prima volta che vedo una recensione-pubblicità da un altro sito alla mia storia, mi sono emozionata! *_____* E poi sono così contenta che la storia ti sia piaciuta e non ti abbia mai stancato… ti ringrazio davvero tantissimo, e ti mando un bacio gigantesco! Ciao… e ancora grazie! *^_____^*

Heather: povera cara, è vero… tutta BAWM è un bel mattoncino, proprio da droga! Sei stata eroica a leggertela tutta! ^_____^ Sono io che ti ringrazio! Ih ih, un bel buco a Harry glielo facciamo se sopravvive a questa storia… Chad me lo vedo, già lì con l’ago pronto… XD Perché cosino morbido? Ih ih, non c’è mai stata una logica nel modo di Jack di assegnare i nomignoli, nel caso specifico… beh, lui è robusto e alto di fisico, Amelia è piccolina e magra… e lui la prende in giro così, meno male che lei ci è abituata e non se la prende… le ha dato tutti i nomi possibili e immaginabili! Koala, Popò, cosino morbido… XD Un bacione… morbido!

Emily Doe: qualsiasi recensione è sempre apprezzatissima, cara, non devi mai preoccuparti! E poi come ti capisco, essere sommersi dallo studio è un tormento a cui prima o poi siamo sottoposti tutti ed è proprio brutto… ç_____ç Tieni duro, presto anche per te finirà il liceo! E se nei ritagli riesci a scrivere cose meravigliose come la fic su Narnia che ho letto… w i ritagli della Emily! *^____^* Un bacione anti-studio!

Roby92: tesoro, anche per te… volevo dedicarti questo chap in onore del compleanno, ma mi è sembrato un po’ troppo triste e violento… voglio dedicartene uno un po’ più sereno! Ma il tuo regalo verrà, parola! ^____- Per Alex e Katie… insieme non lo so, ma li rivedremo presto… buon ritorno all’infern…ahem, scuola! *^_____^* (…io alla mia scuola ho dato nomi peggiori…^____-) Un bacissimo!

Aantos: grazie mille per i complimenti! ^____^ Mi dispiace di non poter aggiornare più in fretta, ma il fatto è che i capitoli sono più lunghi, ci metto di più… ma di spezzarli a metà non se ne parla, perciò… un po’ di pazienza in più ci vuole, però almeno arriva un capitolo un po’ più lunghetto! ^_____- Baci anche a te!

Daffydebby: tesoro, non vergognarti affatto! Parli con una che non ha mai un millesimo di secondo libero, perciò… come ti capisco! E ci hai anche azzeccato, perché l’idillio di Jack e Amelia è durato poco… non ci resta che sperare! *.* Però almeno Frank è stato massacrato! *^______^* Riposati dalle vacanze… e un bacio forte forte sia a te che ai tuoi bambini!

 

Bene, amorini e amorine… possiamo proprio dirlo, l’anno è cominciato (ancora buon 2006 a tutti) e siamo tutti alle prese coi rientri… U.U* E io coi miei primi esami! Incrociamo tutti le dita… e se resta qualche ditino libero che ha voglia di cliccare sulla scrittina quaggiù, recentemente diventata verde… ^_______- Ci si becca presto col prossimo capitolozzo “Buongiorno Notte”, vi voglio tanto bene e grazie per il tempo che mi regalate sia con una lettura che con una recensione! Bacio bacio! ^3^

 

Sunny

 

 

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Capitolo 20
*** Buongiorno notte ***


Alla mia piccola, grande Judie… e alla sua piccola, grande novità

Alla mia piccola, grande Judie… e alla sua piccola, grande novità! Ti auguro tutto il bene del mondo, amorina, prendi questa dedicuzza come un abbraccio fortissimo che ti darei dal vivo… ti adoro, o per meglio dire… vi adoro!!! *^______________^*

 

 

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 19: BUONGIORNO NOTTE

 

 

I will stay forever here with you, my love
The softly spoken words you gave me
Even in death our love goes on
Some say I'm crazy for my love, oh my love
But no bonds can hold me from your side, oh my love
They don't know you can't leave me
They don't hear you singing to me

                                               Even in Death, Evanescence

 

 

***************

 

 

Dan, Julie e Chad si muovevano a una tale velocità nei corridoi del San Mungo che continuavano a urtare gente e a tirarsi dietro commenti negativi sulla qualità delle nuove generazioni, ma a nessuno dei tre poteva importare qualcosa. Di rallentare non se ne parlava, semmai volevano raggiungere il prima possibile quella maledetta sala operatoria.

 

Purtroppo per loro, ormai conoscevano la strada… ci arrivarono nel giro di pochi minuti, affannando per la corsa, e nel corridoio bianco trovarono gli altri nella stessa condizione in cui si aspettavano di trovarli, a giudicare dai toni della lettera ricevuta solo qualche manciata di minuti prima. Hermione stava piangendo sommessamente fra le braccia di Ginny, mentre Mel le teneva la mano e ogni tanto le dava qualche pacca amorevole sulla schiena. Simon era più pallido di quanto non fosse stato negli ultimi giorni, ma si stava sforzando di sussurrare qualcosa all’orecchio del fratello… Jack probabilmente era quello più distrutto di tutti, ma non lo si poteva vedere perché si teneva la testa fra le mani e aveva lo sguardo incollato a terra.

 

“Mamma!” fece affannosamente Dan, mentre finalmente interrompeva quella corsa a perdifiato.

 

Ginny alzò la testa e li vide. Si districò il più dolcemente possibile dall’abbraccio di Hermione, lasciandola alle cure amorevoli di Mel, e si alzò per raggiungerli.

 

“Come sta Amelia?” chiese subito Dan, senza aspettare che il fiatone gli fosse passato.

 

Ginny badò bene a tenere bassa la voce. “Non ne sappiamo ancora niente, non mi hanno permesso di entrare… l’unica cosa che sono riuscita a sapere è che ha una brutta emorragia.”

 

Julie deglutì a fatica, cercando di riprendere fiato. “Ma la bambina?”

 

Ginny si passò nervosamente una mano fra i capelli rossi. “Non so neanch’io che dirti, Julie… non ce l’hanno fatta vedere nemmeno per un attimo, non so quali siano le sue ferite, non so se sono stati danneggiati anche gli organi interni, non so niente… potrei dirti che il San Mungo è ben attrezzato in casi di emergenze, che ci sono ottimi guaritori e che la magia ci aiuta molto, ma a volte nemmeno questo è abbastanza. Amelia ha perso molto sangue, non è mai una cosa buona in questi casi.”

 

“…no…” Julie si aggrappò al braccio di Chad, stringendolo forte. “Anche la piccola no… non è giusto!”

 

Chad le coprì la mano con la propria. “Non si sa niente dell’attacco?”

 

“Dov’è Katie?” incalzò Dan.

 

“Vostro padre, zio Ron e gli altri la stanno cercando in lungo e in largo. Ci sentiamo con un gufo ogni venti minuti, l’ultimo è di cinque minuti fa e non si sa ancora niente.” Ginny sembrava stanca… la sua reazione era stata pronta ed energica come al solito, soprattutto per essere utile almeno nel suo piccolo, ma i suoi occhi lasciavano trasparire tutta la stanchezza che quella vita così dura le aveva riservato.

 

Chad si sporse oltre per guardare Hermione. Continuava a fissare le porte chiuse della sala operatoria, e allo stesso tempo si voltava e guardava fuori dalla finestra… sembrava seriamente al limite di una crisi di nervi. “Forse sarebbe meglio se sua cognata partecipasse alle ricerche… stare qui è inutile, e poi le fa più male che bene… per come è fatta lei, che ha bisogno di sentirsi utile in ogni circostanza, dare un aiuto là fuori per Katie la farà sentire un po’ meno peggio.”

 

“Ha ragione lui, mamma.” Julie annuì. “Zia Hermione rischia di impazzire qui, sappiamo quanto vuol bene ad Amelia… è meglio se si concentra su Katie finchè non ci sono novità.”

 

Ginny aprì la bocca per replicare, ma la mano dolce e allo stesso tempo decisa di Dan le si posò sulla mano. “Andate tutte e due. Ci restiamo noi qui con Jack, non sarà solo… tanto purtroppo non c’è niente che tu o zia Hermione potreste fare per Amelia. Almeno con Katie una mano in più potrebbe servire a qualcosa.”

 

Ginny si passò stancamente una mano sul viso. “Si, forse avete ragione voi… però è importante che teniate sotto mano un gufo, perché ogni venti minuti dobbiamo poterci aggiornare sulle condizioni di Amelia e sulla ricerca di Katie. E’ molto, molto importante, capito? Zio Ron vi mangia vivi se mancate all’appuntamento, e per il prossimo gufo mancano più o meno…”

 

“Poco più di dieci minuti… abbiamo capito, mamma.” Dan le diede un bacio sulla fronte. “Non ti preoccupare. Hai bisogno anche tu di una boccata d’aria.”

 

“Ci penso io ai gufi.” le disse dolcemente Julie. “Rassicura zio Ron.”

 

Ginny annuì e tornò da Hermione, a cui sussurrò qualcosa all’orecchio. Hermione la guardò come se fosse in dubbio, esitando su quale decisione era meglio prendere, ma in soccorso di Ginny intervenne anche Mel, che annuì accoratamente. Hermione si asciugò gli occhi e annuì appena, aggrappandosi a Ginny per alzarsi in piedi come se non ce la facesse da sola. Jack distolse lo sguardo da terra giusto il tempo per ricevere il bacio di sua madre… era talmente stravolto che non sembrava neanche più lui.

 

Ginny la sostenne amorevolmente, ma Hermione si districò dal suo abbraccio per avvinghiarsi forte al braccio di Dan. “Vi prego, non li lasciate soli… e ditemi tutto, qualsiasi cosa, nell’istante stesso in cui riuscite a parlare con un guaritore…”

 

Dan le coprì la mano con la propria. “Pensiamo a tutto noi, tu stai tranquilla.”

 

“Ti mando un gufo ogni venti minuti, come mi ha spiegato mamma.” Julie le offrì un piccolo sorriso. “Lo sai che sono puntuale.”

 

“Fateci sapere anche voi… di Katie.” mormorò piano Chad.

 

Dan passò a sua madre la passaporta – una scatola di fiammiferi – e rimase a guardarle mentre si allontanavano, poi si voltò verso sua sorella e sospirò. Julie si morse le labbra e capì che toccava a lei farsi forza per prima… si avvicinò a Jack e si chinò sulle ginocchia finchè non fu alla sua altezza, appoggiandosi alle sue gambe per tenersi in equilibrio.

 

“Ehi…” gli disse con dolcezza. “Ci siamo anche noi adesso.”

 

Chad appoggiò una mano amichevole sulla spalla di Simon, che aveva un’aria genuinamente distrutta. “Una cosa alla volta, rimettiamo tutto a posto.”

 

“N-Nessuno mi dice niente.” mormorò rauco Jack. “Sono due ore che siamo qui, e nessuno mi dice niente.”

 

“Ci vuole il suo tempo per rimetterla in piedi, no?” Dan provò a fargli un debole sorriso d’incoraggiamento, e si nascose nelle tasche dei jeans le mani umide di sudore. “E poi sono in due, il lavoro è doppio… dobbiamo solo avere un po’ di pazienza in più, e vedrai che…”

 

Con un impercettibile scricchiolio la porta della sala operatoria si aprì e si richiuse un attimo dopo, e ne emerse un’infermiera con un catino colmo di asciugamani. La donna si rese conto di avere tutti gli occhi puntati su di sé, perciò si allontanò in fretta… ma non abbastanza, perché a nessuno sfuggì la vista di tutto il sangue che impregnava gli asciugamani appallottolati.

 

“Adesso basta.” Jack balzò in piedi e si diresse verso la sala operatoria.

 

“Jack, no…” Dan gli si parò davanti.

 

Chad lo affiancò. “Aspetta ancora un attimo, avranno quasi finito…”

 

“Levatevi di mezzo.” sibilò ferocemente Jack.

 

“Non puoi entrare lì dentro, quella sala deve rimanere completamente sterile mentre noi siamo pieni di microbi addosso, adesso torniamo a sederci…”

 

“Amelia ha bisogno di me!”

 

“Ha bisogno che tu resti calmo, però.” Gli fece notare Chad, usando un tono pacato per prudenza.

 

Jack si stancò di ascoltarli molto prima che potessero aiutarlo a capire… e se Dan e Chad non avessero avuto riflessi pronti e una buona resistenza, di certo li avrebbe travolti entrambi.

 

“Jack, no!”

 

“Fermo, ma che vuoi fare?”

 

“Levatevi, cazzo, devo andare da lei!!” Jack cercò di aprirsi un varco per passare. “Amelia!!”

 

“Jack, ti prego!” Julie gli si aggrappò al braccio, tirandolo indietro per quel che poteva. “Sii ragionevole, non puoi…”

 

Dan lo spinse indietro con una certa grinta. “Vuoi lasciare che i guaritori facciano il loro lavoro, si o no?!”

 

Jack perse ogni residuo di calma. “LEI HA BISOGNO DI ME!!”

 

Proprio quando Julie si rese conto che non sarebbero riusciti a trattenere il cugino un secondo di più, un ragazzo alto e grassoccio col camice verde addosso uscì precipitosamente dalla sala operatoria. Marsh West si sfilò la mascherina e la cuffietta senza grazia. “Ma insomma, che sta succedendo qua?!”

 

Battendo tutti in velocità, Jack afferrò il ragazzone per il bavero del camice, e lo sbattè di spalle contro il muro. “Te lo giuro sul sangue di Merlino, Marsh, se non mi dite che diavolo state combinando là dentro, io…”

 

“Sono qui apposta, se mi lasci parlare!” replicò irritato Marsh. Jack fece un passo indietro, mentre anche gli altri ragazzi si riunivano attorno ai due. “Prima di tutto comincia a calmarti… Amelia è viva, grazie al cielo il sangue che ha perso non apparteneva a lesioni interne, siamo riusciti a restituirglielo un po’ alla volta a botte di trasfusioni. Non sta rischiando la vita, mi sono spiegato? E un’altra buona notizia è che non ha subito violenza, sembra proprio che si sia difesa con le unghie e con i denti. E’ viva e non rischia di morire, per fortuna.”

 

“Sia ringraziato il cielo…” mormorò sorridendo Mel.

 

Jack assorbì l’informazione come se avesse appena attraversato un muro d’ovatta… erano ore che pregava con tutte le sue forze per una notizia simile, non riusciva a crederci… eppure la sua gioia fu tenuta a freno da un’ondata di terrore dovuta alla faccia non esattamente serena del suo amico guaritore. Si sentì mancare la terra sotto i piedi…

 

“L-la… è la bambina, vero? L’ha persa, non è così?”

 

Marsh inarcò le sopracciglia. “Ma tu ci senti quando parlo? Ho detto che non ci sono lesioni interne…”

 

“Allora sta bene anche lei?” chiese precipitosamente Simon.

 

Marsh si grattò la nuca e fece una smorfia. “Sentite, è un po’ complicato da spiegare… cerchiamo di intenderci, ho detto che Amelia è viva, non che è al massimo della forma. Tutto il sangue che ha perso l’ha indebolita parecchio… aveva una ferita sulla schiena che andava dalla nuca ai reni, un medico babbano per chiuderla avrebbe potuto solo metterci una cerniera lampo, e se non avessimo la magia a nostra disposizione la bambina non sarebbe sopravvissuta. Il problema è che la ferita si è infettata, mentre parliamo Amelia ha la febbre molto alta ed è difficile gestire la situazione, perché…”

 

“Aspetta un momento.” Jack ingoiò a fatica… aveva appena sentito il cuore mancargli un battito alla notizia che anche la sua piccolina non l’aveva abbandonato, perché adesso Marsh stava usando quel tono così greve? “Hai appena detto che Amelia non ha perso la bambina…”

 

“Infatti non l’ha persa.” Marsh fece una smorfia sgradevole… evidentemente la cosa non piaceva nemmeno a lui. “Il punto è che se la febbre passa da sola, cosa che tutti speriamo visto che Amelia ha un fisico giovane e forte, allora non ci sono problemi. Ma se la temperatura dovesse continuare a salire, saremmo costretti a somministrarle qualcosa di forte prima che le crei dei problemi gravi… solo che questo genere di pozioni sono decisamente troppo forti per una donna in gravidanza. Capisci… quello che sto cercando di spiegarti?”

 

Jack rimase con la bocca socchiusa, incapace di proferir parola, e nemmeno avvertì Julie stringergli forte il braccio.

 

“Stai dicendo…” Dan scosse brevemente la testa. “…che se ad Amelia non passa la febbre, intervenite voi e automaticamente… lei perde la bambina?”

 

“Ho paura di si.” Marsh annuì a malincuore. “Se non lo facessimo, perderemmo entrambe. In una situazione di emergenza almeno possiamo salvare Amelia.”

 

I ragazzi reagirono in modo differente, chi deformando il viso in espressioni di tristezza, chi coprendosi il viso con le mani, chi mordendosi forte le labbra… Jack sentì gli occhi pungergli per un pianto che non era riuscito a buttare fuori, si sentiva completamente avulso dalla realtà attorno a lui, quasi fosse in shock… per un istante non riconobbe le mani di Marsh sulle proprie spalle, e perfino la sua voce gli sembrava provenire da lontano…

 

“Guarda che non è assolutamente detto che dobbiamo ricorrere al trattamento d’urgenza, è chiaro?” Marsh cercò di scuoterlo. “Amelia è giovane e forte, dopo la prova di stasera ha dimostrato di avere una resistenza fisica davvero straordinaria… sono tutti ottimisti, e devi esserlo anche tu. La stanno trasferendo in una stanza dove terranno sotto osservazione ogni minimo cambiamento, me ne sto occupando anch’io, abbiamo fatto e continuiamo a fare tutto il possibile… devi avere fiducia che andrà tutto bene, capito? Se le passa la febbre per domani mattina, al massimo domani sera è fuori da qui.”

 

Jack lo guardò dritto negli occhi. “Voglio andare da lei.” mormorò con la massima determinazione.

 

Marsh esitò. “Non è nelle migliori condizioni, forse è meglio se…”

 

Voglio andare da lei.” ruggì fra i denti il ragazzo rosso. “O mi ci porti, o ti demolisco l’ospedale muro dopo muro finchè non la trovo.”

 

Marsh sospirò, sconfitto, e scosse la testa. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio… avanti, seguimi.”

 

Dan li fissò mentre sparivano oltre quella porta bianca così lugubre nella sua chiarezza quasi accecante… era tutto così difficile. Un colpo dopo l’altro, una pessima notizia dopo l’altra, un dolore e un’angoscia intermittenti… per un momento sentì il bisogno di chiudere gli occhi e trattenere il respiro. Era come se in quegli ultimi mesi la vita avesse rallentato il suo corso… i tempi sereni sembravano lontani anni luce da quelle ore.

 

Mel giunse le mani come in preghiera, e le avvicinò alle labbra. “Amelia e la bambina ce la faranno, ce la devono fare…”

 

“Anche perché se non dovessero, Jack perderebbe in un colpo solo la donna che ama e sua figlia.”

 

Tutti si voltarono di scatto verso Simon, sbalorditi e sconcertati.

 

“Come hai detto??”

 

“Sua figlia?!”

 

“Vuoi dire che Jack e Amelia…”

 

“Si può sapere tu che ne sai?!”

 

Simon sospirò stancamente e si sedette, appoggiando rumorosamente la schiena alla spalliera della piccola panca fredda. “Fareste meglio a sedervi, non è una storia breve questa.”

 

 

***************

 

 

Katie non disse una parola né mosse un solo muscolo del volto quando le sei figure vestite di nero vennero a prelevarla dalla orribile cella buia in cui l’avevano trascinata solo poche ore prima, e li seguì come le aveva abbaiato uno di loro lungo un corridoio tremendamente buio e umido, le cui pareti erano composte tutte di pietra grezza.

 

La marcia fu breve, presto giunsero in una specie di salone in pietra poco illuminato – se anche luce si potevano definire le otto fiaccole appese alle mura – e lì le guardie in nero si disposero in un largo semicerchio attorno a lei. In realtà non avevano bisogno di stare tanto all’erta, la stanzona era piena di figure in nero… tre in particolare colsero l’attenzione della piccola Weasley. Una era una ragazza sinuosa con i capelli color miele e l’aria terribilmente familiare…

 

…la sorella di Alex…

 

Katie le lanciò un’occhiata carica di risentimento e disgusto, mentre nello sguardo di Vera si leggeva solo un beffardo divertimento. Accanto a lei in piedi stava un uomo dalla mole decisamente intimidatoria, con le braccia incrociate sul petto massiccio e un sigaro in bocca, mentre le labbra dischiuse lateralmente scoprivano denti grossi e giallastri. Non la si poteva certo giudicare se quella montagna umana le avesse messo i brividi… sembrava quasi che aspettasse quatto quatto il suo momento per agire e divertirsi nella sua sadica maniera, proprio come una tigre appostata e in attesa di squartare la propria preda. E infine c’era quello seduto… a differenza del suo compare, questo era magro e asciutto di fisico, con dei piccoli occhi nerissimi e degli altrettanto scuri capelli molto corti.

 

Katie provò la terribile sensazione di essere colpita da raffiche di vento freddo quando l’uomo si alzò dalla poltrona in cui era comodamente sdraiato, e prese ad avvicinarsi a passi lenti. Non la scrutava tutta, piuttosto teneva i piccoli occhi bui puntati dritti sul suo viso, illuminati da una strana bramosia che la fece rabbrividire… non capiva che cosa volesse, chi fosse, perché l’avesse fatta rapire… in tutta onestà Katie cominciava a non capire più nulla, sapeva di essere stanca, sporca, agitata, in pena per Amelia, disperata per i suoi genitori e per l’angoscia che di sicuro stavano vivendo mentre la cercavano… continuava a vedere volti tetri e misteriosi attorno a sé, ma nessuno le aveva fatto nulla. Non sapeva cosa pensare, non capiva con chi avesse a che fare, ma una cosa era chiara: in particolar modo se quelli erano i responsabili di tutto il dolore e le paure degli ultimi mesi, mostrarsi spavalda e coraggiosa fino alla fine era un imperativo nel vero senso della parola. Sarebbe stato da ipocrita dire di non aver paura, ne aveva e tanta anche… ma non voleva che questo trapelasse. Lo doveva ai suoi genitori, che l’avevano tirata su dandole anche l’anima, ora meritavano che lei si comportasse all’altezza dei loro insegnamenti. E non aveva bisogno di soffermarsi a pensare per chiedersi come avrebbero reagito loro… avrebbero venduto cara la pelle. E altrettanto avrebbe fatto lei, paura o no.

 

Mortimer Lestrange si decise a fermarsi a pochi passi da lei. Le fece un sorriso sinistro, e incrociò le braccia dietro la schiena. “Benvenuta nella tua nuova dimora, Miss Weasley.” il suo tono era palesemente di scherno.

 

Katie si asciugò assentemente le mani sudate sui jeans, cercando di non mostrare la minima emozione. “Chi siete? Che volete da me?”

 

“Quante domande.” Lestrange si mosse di nuovo, sempre con la stessa snervante andatura lenta, e cominciò a girarle intorno. “La curiosità è una qualità che dovrebbe essere stimolata nei giovani… e la tua è stata un po’ troppo repressa, non crei? Direi che è arrivato il momento di far luce su un paio di argomenti che potrebbero interessarti molto.”

 

Katie voltò leggermente la testa per poter seguire quell’irritante movimento circolare attorno a sé, e due riccioli ribelli le scivolarono giù dalla coda scomposta più che mai. “Io non so di cosa parla.”

 

“E’ naturale, mia cara. Questa notte avrai le risposte che il tuo cuore ha sempre desiderato, e che non ha mai avuto il modo di trovare. Questa notte sarà tutto finalmente chiaro.”

 

“Io ho già tutte le risposte che voglio.” Gli ringhiò contro Katie. A corto di fiato, fremente per la rabbia, la biondina decise di non demordere e di sostenere lo sguardo… quegli occhi piccoli e nerissimi che la fissavano con fare quasi beffardo… a un certo punto furono attraversati da un lampo di qualcosa, un pensiero fugace… e quasi automaticamente lei si ritrovò a boccheggiare per un soffio d’aria. Immagini di morte a raffica le avevano inondato il cervello di punto in bianco, al punto che si portò le mani alle tempie doloranti.

 

La risata di Lestrange rimbalzò contro le mura di pietra. “Quante cose stai imparando da sola, piccola Weasley… leggere la mente ti avrebbe aiutato a non commettere più della metà degli errori che hai commesso di recente, ma tu non hai mai voluto approfondire i tuoi poteri… dovresti essermi grata.”

 

“Sei veramente convinto che questa specie di pulcino spennato sia la soluzione a tutti i nostri problemi?”

 

La gigantesca figura di Stephen McNair fece rabbrividire Katie, e Lestrange lo notò con crescente soddisfazione.

 

“E’ un’enfatica  che non sa di esserlo. Quanto tempo ci vuoi perdere dietro?”

 

Katie provò un moto di stizza, nonostante la paura. Detestava sentirsi trattare come un oggetto. “Io non sono proprio niente… e vi conviene lasciarmi andare subito, se non volete scatenare una guerra.”

 

“Ooh, allora ha ragione lui quando dice che come enfatica vali molto poco, piccola Weasley…” Lestrange si chinò su di lei in modo troppo pronunciato, invadendo il suo spazio personale senza darle la possibilità di allontanarsi, e le prese il mento fra le dita ferree. “…perché io la voglio una guerra, e la voglio anche molto sanguinosa… la voglio distruttiva… la voglio presto… e voglio vedere i cadaveri della tua mammina e del tuo caro papà, ne farò tappeti per la mia camera da letto.”

 

Katie si liberò da quella presa spinta da una rabbia cieca. “Morirete tutti molto prima di essere riusciti a torcergli un capello!!!” gridò.

 

Lestrange increspò le labbra in qualcosa che più che un sorriso sembrava una smorfia. “Al momento opportuno ne riparleremo, mia cara… non sprecherò un secondo di più con te, voglio vedere di cosa sei capace… e lo voglio immediatamente.”

 

Katie distolse lo sguardo. “Non sono capace proprio di niente… una strega vale poco senza bacchetta.”

 

“Una strega qualunque, forse. Ma a me non serve una strega qualunque.”

 

“Che volete da me?!”

 

“Voglio che tu impari quello che per tutto questo tempo non hai saputo mettere in pratica.” Lestrange fece un passo avanti, facendola arretrare. “Adesso imparerai a portare al massimo il tuo potere, e lo farai esplodere al massimo… per me.”

 

Katie si morse le rabbia. “Che cosa credete che sappia fare? Io non sono un fenomeno da baraccone… avete fatto un buco nell’acqua, da me non otterrete niente.”

 

Lestrange non si scompose minimamente, mentre Stephen McNair scoprì i denti in un sorriso divertito senza perdere il sigaro che gli pendeva dalle labbra. “L’uccellino canta bene, si direbbe.”

 

Vera fece un sorriso acido. “Peccato che abbia la lingua più lunga delle ali, però.”

 

Katie la incenerì con lo sguardo. Fra tutti i pazzi presenti in quella sala, l’unica a farle solo rabbia e nessuna paura era proprio lei… la finta sorellastra.

 

“Evidentemente con te il realismo e la concretezza funzionano meglio delle parole, piccola Weasley. E noi possiamo senz’altro accontentarti.” Lestrange battè due volte le mani, sorridendo compiaciuto. “Vediamo se si può instaurare un dialogo adesso.”

 

La porta da cui erano entrati poco prima si riaprì, e ne entrarono due figure in nero che trascinavano qualcosa… o per meglio dire, qualcuno… e Katie inorridita si coprì la bocca con le mani quando si rese conto di chi fosse.

 

Alex non si reggeva in piedi e nemmeno sembrava cosciente, lo stavano trascinando per le braccia i due uomini in nero accanto a lui. Aveva la camicia aperta per metà strappata, da cui trasparivano ustioni, macchie di sangue, lividi e tagli ovunque. Il bel viso e i capelli biondi erano madidi di sudore e di sangue, in alcuni punti anche rappreso, ed era così pallido sa sembrare cadaverico.

 

“Alex!!!” Katie si gettò in ginocchio davanti a lui e gli prese il viso fra le mani, cercando contemporaneamente di capire se le sue ferite fossero mortali. “Alex, rispondimi!! Dimmi qualcosa… Alex!!”

 

Scosso dalle mani delicate ma tremanti della ragazza, Alex strinse gli occhi e poi li socchiuse. Non riusciva a vedere bene, era tutto poco chiaro… ma quando il volto spaventato del piccolo angelo di cui era pazzo comparve nel suo campo visivo, un impercettibile barlume di speranza si riaccese nel suo cuore e morì l’istante successivo… dunque erano riusciti a prendere anche lei. Vedeva tutto un po’ appannato, i contorni erano confusi, non riusciva ad assicurarsi se fosse incolume… sembrava solo terrorizzata, questo si. E aveva gli occhi lucidi. Quasi senza pensare tentò di farle un piccolo sorriso, e tese debolmente le dita della mano destra verso di lei. Katie sorrise fra le lacrime e si chinò a baciarlo disperatamente, stringendo il suo viso fra le mani.

 

Quell’attimo di pace fu interrotto da Stephen McNair, che strattonò Katie per un braccio e la tirò indietro, allontanandola da Alex.

 

“Che significa tutto questo?!” Katie si rivolse a Lestrange col fuoco negli occhi… la rabbia che provava ora era più forte di qualunque paura. “Che cosa gli avete fatto?! Lasciatelo andare immediatamente!!”

 

“Cominciamo col dire una cosa.” McNair la fece sussultare spingendola bruscamente. “Tu stai zitta e fai quello che ti viene detto, e vedi di ricordare che non sei un’ospite di riguardo qua dentro.”

 

Katie pestò un piede a terra. “Io non sto affatto zitta! Questo trattamento è intollerabile… è disumano!!”

 

“Se non te l’ha insegnato tuo padre quando devi chiudere il becco, lo faccio io adesso più che volentieri!” McNair alzò una grossa mano per colpirla.

 

“Non la toccare!!” Alex era rauco, ma la straordinaria determinazione che lasciava trasparire la sua voce era una gran prova di forza d’animo… qualcosa che riscaldò il cuore di Katie per un breve momento. Stephen, comunque, non gradì… perché gli sferrò un ceffone in pieno viso che fece trasalire la ragazza.

 

Lestrange incrociò le braccia sul petto e fece tre lenti passi avanti. “So che ti sta a cuore la vita del nostro giovane Malfoy… oh, che sbadato… Templeton, giusto?” con un sorrisetto crudele, l’uomo proseguì. “Qualunque sia il suo nome, piccola Weasley… la sua vita è nelle tue mani ora. Se mi obbedirai, gli permetterò di vivere… se ti negherai, vedrai la sua testa ruzzolare a terra in due secondi.”

 

Katie rabbrividì, e sentì una goccia di sudore scivolarle dalla nuca fin nella schiena. “Che volete che faccia?”

 

“Voglio che mi potenzi fino al massimo. Voglio che tu mi renda invincibile.” Lestrange puntò gli occhi piccoli e spietati in quelli della ragazza. “E a furia di farlo, voglio che tu mi renda immortale.”

 

Katie provò un forte senso di nausea quasi immediato. “Ma io queste cose non le so fare!”

 

“Sono i tuoi poteri. Se ti concentri abbastanza, vedrai che le cose verranno da sole. Per questo non ti ho chiesto subito l’immortalità, perché mi rendo conto che, dopo tutti questi anni passati a perdere tempo, ti ci vorrà più di un tentativo prima di riuscire a esprimere al massimo le tue capacità.”

 

“Non so neanche da dove incominciare… e poi non potrei fare una cosa del genere, voi lo sfruttereste per far del male alla gente… alla mia famiglia…”

 

Lestrange reclinò indietro il capo e rise a squarciagola. “Puoi ben dirlo, giovane ingenua… nemmeno la tua più fervida immaginazione può arrivare dove è in questo momento il mio piano. Ma vedi… se accetti il consiglio di una persona che ha molta più esperienza di te… ora è tutto un gioco di priorità. E al tuo posto mi preoccuperei del tuo amichetto qui.”

 

“I-Io…” Katie si sentiva disperata. Non sapeva neanche lei come uscirne, cosa fare, perfino quel coraggio che aveva deciso di mostrare fino all’ultimo ormai vacillava come un castello di carte… cercò lo sguardo di Alex, che scosse violentemente la testa, ma come poteva aiutarla lui? Semmai era lei che doveva pensare a salvare entrambi… ma a spese di chi? Praticamente di tutti, a cominciare da quelli che amava… oltre al fatto che… “…io non lo so fare… non so come farlo, vi prego, dovete credermi!”

 

“Benissimo.” Lestrange si sfilò la bacchetta dalla cintura e la puntò contro Alex. “Crucio.”

 

Le urla di dolore del ragazzo fecero sanguinare il cuore di Katie, che scattò verso di lui ma fu afferrata saldamente per le braccia da McNair. “Noo!! Basta, lasciatelo stare!!”

 

Lestrange abbassò la bacchetta, lasciando Alex a gemere fra gli affanni. “Accetti di fare quello che ti ho chiesto?”

 

Katie tremava dalla testa ai piedi. “Come glielo devo dire che non so come si fa?!”

 

“Crucio!”

 

Katie avrebbe tanto voluto tapparsi le orecchie, ma McNair non glielo permise… quelle urla e tutta quella sofferenza le rimbombarono forte in testa, mozzandole il fiato e impedendole di respirare per qualche attimo… lucidità, avrebbe detto sua madre. Le aveva sempre raccontato quanto la lucidità e la capacità di pensare nei momenti più critici le avesse salvato la pelle un’infinità di volte nella sua vita. Coraggio, sarebbe stato il suggerimento di suo padre… le storie su come era riuscito a cavarsela nei momenti più neri grazia a quella sua innata capacità le avevano fatto da bacio della buonanotte per tutta l’infanzia e anche di più. I suoi amatissimi genitori… che cosa le avrebbero consigliato loro? Li conosceva abbastanza da saperlo… le avrebbero detto di affidarsi al suo cuore e alla sua intelligenza. La sua intelligenza forse era impegnata a calcolare, a cercare soluzioni, ma il suo cuore vedeva una sola strada per uscire da quell’inferno…

 

“Basta!!! Basta, va bene… va bene, accetto!!”

 

Alex emise uno strano rantolio che non aveva nulla di una serie affannosa di respiri, mentre Lestrange abbassava la bacchetta con un sorriso vittorioso e soddisfatto. “Alla fine vedo che ci intendiamo.” L’uomo tornò a sedersi su quella specie di trono su cui stava prima. “Coraggio, dunque. Cominciamo subito. Ho sempre detestato le attese.”

 

Katie spostò lo sguardo su Alex, che le mormorò un disperato “No” fra gli affanni, e si morse le labbra. Lentamente avanzò verso il trono di Lestrange, col cuore che le tamburellava senza freni nel petto, finchè non gli fu sufficientemente vicina. Non sapeva nemmeno lei da dove iniziare… aveva solo tanta paura. Quell’uomo orribile voleva sentirsi invulnerabile… in che modo poteva aiutarlo lei? Forse concentrandosi… probabilmente funzionava con lo stesso meccanismo di quando si applicava per far sentire bene qualcuno, solo che ci voleva maggiore concentrazione…

 

Mamma, cosa devo fare… vorrei il tuo aiuto… lo vorrei tanto…

 

“Sto aspettando.” Lestrange fece scorrere le dita sulla bacchetta… la minaccia era velata eppure palese allo stesso tempo.

 

Le mani le tremavano, e la repulsione per quello che stava per fare le dava la nausea sul serio… ma Katie si fece forza e allungò le mani finchè i polpastrelli non ebbero modo di sfiorare la pelle ruvida delle tempie di quell’uomo così spietato e pericoloso. Chiuse gli occhi e provò a respirare più lentamente, nel tentativo di isolarsi dal resto del mondo e concentrarsi… mai le era risultato così difficile. Ma c’era in ballo la vita di Alex…

 

…non fare la stupida, non è il momento di aver paura questo… concentrati, pensa a quello che vuole questo perfido e immagina di volerglielo dare spontaneamente… avanti, come hai sempre fatto… immagina di volerlo semplicemente fare felice… forza, non fare idiozie… è per Alex… per Alex…

 

Tutta la determinazione di Katie crollò in un sol colpo quando la sua mente venne bombardata da un vortice di immagini impressionanti. Immagini di morte e devastazione… quello che avrebbe fatto quel mostro con la forza che lei gli stava regalando. Quello che avrebbe fatto al suo mondo, e alle persone che amava… la morte aveva perfino un odore e un colore in quelle immagini, e sapeva di carbone acre al punto da farle sentire la gola tappata… terrorizzata, Katie tentò di strappare via le mani.

 

Lestrange le afferrò i polsi in una stretta ferrea, così da non farle interrompere il contatto. “Non ti fermare, o sarà la morte per quel ragazzo!!”

 

Katie aveva definitivamente perso il controllo della situazione. Non riusciva più a distinguere le sue stesse urla da quelle degli altri, sentiva Alex gridare qualcosa ma non capiva cosa, riusciva a malapena ad avvertire l’eco delle voci tonanti dei due uomini che tanto le facevano paura… le immagini di morte e dolore non si erano interrotte, semmai intensificate, ed era come se piccole scosse elettriche le passassero attraverso il sangue per tutto il corpo… bruciava tutto, bruciavano le mani, il cuore le batteva all’impazzata…

 

“LASCIATELA STARE!!” Alex si sforzò invano di divincolarsi, ma fu costretto ad assistere impotente finchè Lestrange non lasciò i polsi della ragazza, e lei cadde di peso a terra, svenuta. “Katie!!”

 

“…portentoso…” Lestrange si alzò in piedi… non solo aveva l’aria di chi si sentiva rinato, ma anche fisicamente… sembrava quasi più giovane.

 

McNair lo osservò con un cipiglio interessato. “Si direbbe che funzioni.”

 

Alex li guardò con tutto il suo odio. “Maledetti bastardi… ve la farò pagare cara!!”

 

McNair gli fece ingoiare il resto degli insulti con un pugno dritto in faccia. “Tu chiudi il cesso, animale.”

 

“Portateli in una cella, e assicuratevi che stiano lontani l’uno dall’altra.” fece Lestrange, schioccando le dita in direzione di un gruppo delle sue guardie. “Mi raccomando, non torcete un solo capello alla mocciosa o ne dovrete rispondere direttamente a me.”

 

Stephen osservò in silenzio il gruppetto di guardie che portava via i due giovani prigionieri, e ne accompagnò il percorso con un sorrisetto. “A quanto pare la vittoria è sempre più a portata di mano.”

 

“Si.” Lestrange rise di gusto. Si sentiva rigenerato, inarrestabile… invincibile. “Oh, si…”

 

 

***************

 

 

Dan recuperò dalla macchinetta il secondo bicchierino di liquido caldo, e si avviò lungo il corridoio bianco immerso nel silenzio della notte… quasi sbuffò quando sentì il rumore delle ali del piccolo gufo di sua zia, quella povera bestiola che da qualche ora non faceva altro che andare avanti e indietro. Controllò l’orologio… non erano passati venti minuti dall’ultimo contatto. Posò immediatamente i bicchierini per leggere la pergamena, forse c’erano notizie di Katie… sfortunatamente niente. Ancora una volta avevano fatto un buco nell’acqua, lo zio Ron gli scriveva per sapere di Amelia e della bambina. Dan sospirò pesantemente e appoggiò la testa al muro. Capiva perfettamente l’ansia a cui erano sottoposti i suoi zii, a cercare una figlia chissà dove e a pregare per un’altra in condizioni critiche, ma anche lui si sentiva troppo sotto pressione a scrivere bigliettini senza novità ogni dieci minuti. Era assillante quasi più degli sguardi che gli rivolgevano le infermiere che passavano di tanto in tanto lungo i corridoi, principalmente per ripulire e controllare il sonno dei pazienti dell’ospedale.

 

Dopo aver scritto due righe agli zii e ripreso i bicchierini, Dan riprese la strada verso la stanza di Amelia. Vi si accedeva attraverso un corridoietto più piccolo, con due panche sui lati, e la luce era stata abbassata notevolmente tanto da renderlo un ambiente quasi in penombra. Era chiaro che quell’atmosfera poteva solo favorirlo il sonno… dell’intero gruppetto l’unico ancora sveglio era Chad, probabilmente l’unico abituato a stare di ronda la notte. Simon era crollato, dormiva pesantemente con la testa sulla spalla di Mel, che lo teneva stretto a sé e riposava con la stessa aria stanca. Julie si era accoccolata sulle gambe di Chad, forse aveva resistito più a lungo degli altri due, ma alla fine anche lei aveva ceduto al sonno… Chad invece era perfettamente sveglio e vigile, e teneva a portata di mano la bacchetta. Dan gli fece un cenno di saluto passando, che il ragazzo ricambiò, e poi spinse dolcemente la porta della stanzetta per entrare.

 

Aveva ragione Marsh, non era uno spettacolo bello da vedersi. Amelia era la sua più cara amica, e da che aveva memoria era sempre stata una ragazzina tutto pepe, una vera e propria piccola peste… non sembrava aver niente in comune con la ragazza pallida e sofferente sdraiata in quel lettino sulla destra della stanza. Dan richiuse piano la porta alle sue spalle, non voleva fare il minimo rumore… tecnicamente Amelia non dormiva, o se lo faceva il suo sonno era disturbato da smorfie di sofferenza e respiri affannosi, però cercare di non disturbarla gli sembrava il minimo che potesse fare. Più che altro, era Jack che non voleva disturbare. Dan si soffermò per qualche attimo a guardare suo cugino, e si rese conto che gli faceva ancora più tenerezza di Amelia. Da che era lì dentro non aveva fatto altro che prendersi cura di lei, si era armato di spugnetta e catino di acqua fredda e non aveva smesso un attimo di rinfrescarla, sussurrandole qualcosa che da fuori non erano riusciti a capire. Anche lì, a poca distanza, le parole arrivavano a malapena… però arrivava tutto l’amore con cui venivano pronunciate. E alla luce di tutto, Dan poteva solo immaginare come dovesse sentirsi quella testa calda di suo cugino per quello che era capitato alla sua Amelia.

 

“…e poi sai che ti dico, amore? Credo di aver deciso fra culletta e lettino…” Jack passò la spugna bagnata lungo il braccio della ragazza, e le baciò il polso e il palmo della mano. “Lo so che a te piace la culla, però ci ho pensato… col lettino è più comodo… così di notte la possiamo vedere anche senza doverci alzare, non credi? Sai com’è, finchè non ci facciamo l’abitudine…”

 

Dan si ritrovò a desiderare che Amelia potesse rispondergli, che potesse rassicurarlo, ma l’unica risposta di lei fu una smorfia di dolore e un piccolo gemito appena sussurrato.

 

Jack si coprì il viso con la mano per un momento, e cedette alla stanchezza. Appoggiò la testa sul cuscino accanto a quella di Amelia, e le accarezzò il viso amorevolmente. “…per favore… non mollare proprio adesso, adesso siamo insieme… dimmi che riesci a sentirmi…”

 

Dan tirò un sospiro profondo e avanzò lentamente finchè non gli fu dietro. “Forse dovresti prenderti una pausa. Vai a prendere un po’ d’aria, ci resto io con lei.”

 

“Mi muoverò da qui solo quando mi avranno assicurato che la bambina vivrà.” Jack si rimise eretto sulla sedia, e riprese la sua opera con la pezzuolina e l’acqua. “Katie?”

 

“La stanno ancora cercando.”

 

Jack strizzò più forte la spugnetta nel catino, poi la passò con estrema dolcezza sul viso e sul collo di Amelia. “Per favore, avverti mio padre che appena loro due saranno fuori pericolo, mi unirò alle ricerche.”

 

Dan scrollò le spalle. “Sono già in tanti, è meglio se resti qui…”

 

Jack si limitò a scuotere la testa, e riprese a coccolare Amelia a suon di carezze e piccoli baci.

 

Dan comprese che il senso di colpa se lo stava mangiando vivo, così pensò che sarebbe stato meglio cambiare argomento. “Non… sapevo se preferivi un caffè o una camomilla, li ho presi tutti e due.”

 

Jack afferrò il bicchierino col caffè e lo trangugiò in un sol sorso, poi ricominciò a dedicare le sue attenzioni alla ragazza accanto a lui.

 

Dan sospirò pesantemente. “Vorrei poterti aiutare.”

 

Jack scosse la testa con decisione. “Non merito l’aiuto di nessuno… è tutta colpa mia, Amelia sta male per la mia maledetta impulsività. E Katie è sparita perché io non l’ho protetta come mi avevano chiesto i miei genitori.”

 

“Questo non è assolutamente vero.” Dan scosse la testa con fermezza. “Una litigata è normale, così come è normale voler uscire a prendere aria per schiarirsi le idee… quello che non è normale è tornare a casa e trovare quello che hai trovato tu.”

 

“Tu non capisci.”

 

Dan fece una smorfia amara e annuì, abbassando gli occhi. “Già, lo so che nei momenti così ti sa prendere solo Amelia. Io ci ho provato, che posso dire.”

 

Jack esitò per un lungo momento, avvertendo quel tono triste nella voce del cugino, e girò leggermente la testa per guardarlo con la coda dell’occhio. “Ci sono delle cose che non sai… avresti schifo di me se te le dicessi ora…”

 

Dan fece un piccolo sorriso. “Ringrazia tuo fratello, che ti ha sollevato dall’incombenza… ci ha detto tutto quello che dovevamo sapere. E nessuno di noi si è schifato, sinceramente.”

 

Jack strinse forte i pugni sulle ginocchia. “Evidentemente Simon ha tralasciato di dirvi che razza di uomo di merda sono.”

 

Dan scosse la testa. “Non potrai sempre incolparti per tutto quello che succede a quelli che ami.”

 

“Ma stavolta è diverso, non ci arrivi, stavolta è successo tutto perché sono stato io a lasciare sole Katie a Amelia!” Jack aveva le orecchie rosse. “Dovevo restare a casa a difendere mia sorella, e invece per uno stupido attacco di rabbia me ne sono andato e le ho lasciate da sole… risultato: mia sorella è Dio solo sa dove, e in chissà quali condizioni, mentre la donna che amo sta soffrendo e mia figlia rischia la vita… e tutto questo, secondo te, per colpa di chi se non mia?”

 

Dan si sedette davanti a lui, risoluto a scacciare questa convinzione dalla mente del cugino. “Tu hai avuto la tipica reazione di una persona  impulsiva, che francamente di fronte a una notizia come quella che hai ricevuto non trovo affatto così assurda… anzi, se vuoi la verità, se al tuo posto ci fossi stato io non so se sarei stato capace di mantenere i nervi saldi e riuscire a ragionare con lucidità. E visto che hai tirato in ballo l’argomento, vediamo… dimmi, che sarebbe successo se tu non fossi arrivato in tempo, eh? Che ne sarebbe di Amelia e la bambina a quest’ora se tu non fossi tornato a casa?”

 

Jack scosse la testa e strinse la mano di Amelia fra le sue. “Dovrei esserci io in questo letto a star male… non lei. Non la bambina. Darei la vita perché stessero bene tutte e due…”

 

Dan provò un moto di profonda compassione per il cugino, e appoggiò stancamente la testa a una mano. “Amelia è in gamba, ce la farà… vi chiarirete, metterete tutto a posto, non lasciarti prendere dalla paura adesso.”

 

Jack sospirò pesantemente e diede un lungo bacio sulla tempia di Amelia, che si stava agitando nel suo sonno tormentato. “Quello che mi fa più male è che non le ho mai detto quanto la amo.”

 

“Lei lo sa.”

 

“Tu dici? Dopo che l’ho definita bugiarda e traditrice?” Jack fece una triste smorfia sarcastica. “Farà bene a disprezzarmi. E se… se succedesse qualcosa a nostra figlia… glielo chiederei io stesso di odiarmi.”

 

Dan rimase in silenzio per un lungo momento, quindi fece un piccolo sorriso e si sporse in avanti sulla sedia, mantenendo un tono di voce basso e rassicurante. “Credo di aver chiesto almeno un milione di volte ad Amelia perché quando litigavate di brutto, dopo massimo due secondi era pace fatta. E mi dava sempre la stessa risposta… ‘Jack prima agisce e poi pensa, ma non esiste qualcuno col cuore più grande di lui su questa terra’, questo mi ha sempre ripetuto.”

 

Jack abbassò gli occhi e fece una smorfia di rabbia, sentendo crescere il senso di colpa. “Non…”

 

“Il punto è che non è la sola a pensarla così.” Dan si sporse coi gomiti sulle ginocchia. “Non ci arrivi, Jack? Lei lo sa come sei fatto… sapeva che avresti reagito senza pensare, per questo aveva paura, per questo non ti ha detto niente fin dall’inizio… poi tu sei cresciuto, e l’hai fatto per lei, le hai fatto cambiare idea su di te, hai dato a tutti noi la dimostrazione di essere diventato finalmente un uomo con le palle.”

 

“Ma ti rendi conto che lei ha avuto paura di me?” mormorò disperato il ragazzo rosso.

 

“Ha avuto paura di farti soffrire, idiota, sono notizie che sconvolgerebbero chiunque! Ma il particolare più importante continua a sfuggirti… lei non se n’è andata, ti stava aspettando a casa. Anche se tu le hai vomitato di tutto addosso, anche se le hai detto canagliate, quello che vuoi… lei era ancora lì! Questo vuol dire che nonostante la rabbia, la tristezza, il dolore e tutto il resto, una seconda possibilità lei sperava con tutte le sue forze di dartela!”

 

“E infatti guarda cos’è successo per questo!”

 

“Non essere imbecille, siamo stati tutti bersagli di questi attacchi e non abbiamo mai potuto prevedere il giorno e l’ora in cui ci avrebbero fatto rischiare la pelle! Ma dannazione, hai il salame sugli occhi? Svegliati, ragazzino!” Dan spalancò le braccia in un gesto di ovvietà. “Hai commesso un errore, se così lo vogliamo definire… ma guarda che stai facendo adesso! Stai salvando tua figlia… la stai tenendo in vita con le unghie e con i denti esattamente come ha fatto Amelia prima… e questo non è amore? Non è maturità? Senti davvero di avere la colpa di tutto quello che è successo?”

 

“…io so solo che la voglio questa bambina.” Jack sussurrò quelle parole con un filo di voce. “Non ci voglio rinunciare… è parte della mia vita adesso, lascerebbe un vuoto incolmabile… e Amelia ci perderebbe la testa… Dio, se potessi barattare la mia vita con la sua…”

 

“Nessun baratto, non ce ne sarà bisogno.” Dan serrò la mascella e si costrinse ad assumere un tono più sicuro di quello che in realtà sentiva dentro. “Non ti offendere, cuginetto, ma dei due è lei quella più tosta. Mi gioco le palle che domani mattina sarà già in piedi, e conoscendola scalpiterà per uscire da qua dentro.”

 

Jack fece un sorriso misto di malinconia e speranza, e baciò con dolcezza la mano di Amelia che stringeva fra le sue. “Dio solo sa se farei qualsiasi cosa perché questo si avverasse…”

 

“E togli tutti quei condizionali, cretino, Amelia ti avrebbe già riempito di botte per un discorso del genere.” Dan si alzò in piedi, si chinò sulla sua amica per stamparle un bacio affettuoso sulla guancia bollente, e gli scappò un sorrisetto allegro. “E dopo la performance combattiva di stanotte, io ci penserei due volte prima di mettermi contro la tua donna.”

 

Questo finalmente strappò un sorrisetto a Jack… e lo lasciò stupito di avere ancora la forza di sorridere dopo tutto.

 

Dan si sentì consolato nel vedere quel piccolo raggio di sole sul viso del cugino, e gli battè una mano sulla spalla. “E alla fine di tutto si può dire che ti abbia proprio messo in ginocchio in tutti i sensi, dimmi quand’è stata l’ultima volta che hai supplicato tu una donna, e non il contrario.”

 

Jack ridacchiò lievemente e annuì. “Ora come ora, se me lo chiedesse farei anche il giro del mondo a testa in giù.”

 

“Mi piace questa versione schiavizzata di Jack Weasley.” Dan gli strinse affettuosamente la spalla e si avviò verso la porta della stanza. “Falle compagnia e stai tranquillo, noi siamo qui fuori se ci vuoi.”

 

“Dan?”

 

“Mh?”

 

“…grazie.”

 

Dan gli fece un occhiolino. “Qualche volta i parenti sono anche utili.”

 

“Già.” Jack annuì una volta, poi riprese in mano la spugnetta intrisa d’acqua e ricominciò a rinfrescare Amelia, che si stava agitando un po’ di più nel sonno.

 

Dan socchiuse la porta alle sue spalle, ma sentì di nuovo la voce di suo cugino appena sussurrata, e prima di chiudere del tutto si voltò leggermente per sentire.

 

“…sentito, amore? Sono in troppi a credere in te perché tu possa deluderli.” Jack sfiorò le labbra di Amelia con le proprie, poi le fece scivolare una mano sul pancione. “E anche tu, gioia di papà… sei una Weasley, non puoi mica fare brutta figura, devi dimostrare a tutti quanti che sei forte come la tua mamma… vero che lo farai?”

 

Dan chiuse la porta e ci appoggiò contro la nuca, stringendo forte gli occhi e sospirando pesantemente. Amelia doveva per forza farcela… se avesse perso la bambina, né lei né Jack avrebbero retto il colpo. E a dirla tutta, nemmeno lui ce l’avrebbe fatta… perché non era giusto, niente di quello che stava succedendo era giusto, e se la bambina di Jack e Amelia fosse morta quella notte… sarebbe stato un po’ come se la loro speranza nella vita fosse morta con lei.

 

Stanco e provato sia fisicamente che psicologicamente, Dan raggiunse la saletta d’aspetto trascinandosi sui piedi e per un attimo invidiò gli altri, che nel sonno erano riusciti per qualche misero momento ad evadere da tutta quella pena. Chad fu l’unico che lo guardò dritto in faccia, in attesa di qualche novità, ma lo sguardo stanco e spento del ragazzo bruno furono una risposta più che esauriente.

 

“Qualche novità su Katie?”

 

“Nessuna, mi dispiace.”

 

Dan sbuffò e si piantò le mani in tasca. “Senti, io vado a prendere qualcosa da bere… che ti porto?”

 

“Nah, non ti preoccupare… non ho sete.”

 

“Allora ci vediamo fra un attimo.”

 

“Prenditela comoda, un po’ d’aria ti farà bene.”

 

Dan dovette convenire con Chad… gli serviva un po’ di aria fresca, e soprattutto qualcosa di forte da bere. Sfortunatamente sembrava che il distributore automatico del San Mungo fosse del parere contrario, perché il massimo alcolico che aveva da offrire era una burrobirra tiepida. Sbuffando per la frustrazione, Dan si frugò le tasche alla ricerca di una monetina per prendere almeno la birra… quando si ricordò che aveva speso l’ultimo falci per il caffè di Jack. Con una smorfia tra l’avvilito e l’ironico, il ragazzo bruno si allontanò dal distributore reo di averlo fregato.

 

“Finito gli spiccioli?”

 

Dan si voltò di scatto, e il suo viso si illuminò di gioia nonostante tutto. “E tu che ci fai qui?”

 

Sarah si passò una lunga ciocca di capelli dietro l’orecchio, e fece un breve sorriso. “Stavo andando a casa tua, e ho incontrato tuo padre e tuo zio coi loro uomini… come sta la piccola Amelia?”

 

Dan tirò su col naso e si grattò assentemente la nuca, guardando altrove. “Non troppo bene. Grazie al cielo è viva, ma rischia di perdere la bambina.”

 

“Che luridi porci.” Sarah scosse la testa con fierezza, curvando le labbra in un’espressione di disgusto. “Ma la devono pagare questa… tuo padre e tuo zio erano fuori dalla grazia umana, se li prendono stavolta l’incubo finisce sul serio.”

 

“Già.” Dan aveva sul viso una strana smorfia. “Nel frattempo mia cugina è in mano loro, e Amelia rischia il peggio che le potesse succedere. In fin dei conti, quando dopo passeremo alla vendetta, che cosa ci resterà se qualcosa dovesse andare storto?”

 

Sarah gli appoggiò una mano sulla sua. “Dan…”

 

“Ho finito adesso di fare il lavaggio del cervello a Jack che dobbiamo resistere per poterci vendicare. Ma metti che la fortuna ci voltasse le spalle… metti che Amelia perdesse la bambina… potrebbe uccidere mangiamorte a volontà, ma niente le restituirebbe mai quello che ha perso. Se a Katie fosse successo qualcosa di grave, se questa creaturina non riuscisse a sopravvivere… tutta la vendetta che vuoi, ma avranno vinto comunque loro.”

 

Sarah sospirò afflitta, ne soffriva a vedere in quelle condizioni il ragazzo sempre allegro e pieno di voglia di vivere che tanto amava… sentiva il suo bisogno di aiuto, e con tutta la dolcezza di cui era capace gli si avvicinò e lo abbracciò, consentendogli di appoggiarle la testa sulla spalla perché gliela potesse accarezzare. “Tesoro, mi dispiace tanto che tutto questo debba succedere proprio a voi, che non ve lo meritate tanto male… però sai che c’è? Io confido che tutto andrà bene alla fine… troveranno Katie, ne sono certa… avresti dovuto vederli tuo padre e tuo zio! E non erano soli, i loro uomini li stanno aiutando… come vedi, anche nel male non siete soli. Quanto ad Amelia, con la grinta che si ritrova potrebbe far ballare danza classica a Royson… è una ragazza in gamba, se la caverà. Ha lottato tutta la sera per salvare sua figlia, non smetterà di certo adesso. Abbi fiducia in lei, e in quello che possono fare i guaritori.”

 

Dan fece un piccolo sorriso, inalando il profumo dei capelli di Sarah e nascondendo meglio la faccia nel suo collo. Fino a quel momento si era imposto autocontrollo e razionalità fino all’ultimo, aveva rassicurato sua zia che si sarebbe preso cura lui dei ragazzi e che sarebbe stato vicino in particolar modo a Jack… ma anche lui era un essere umano con dei sentimenti, anche lui aveva bisogno di una spalla su cui appoggiare la testa… e gli sembrava incredibile che fosse arrivata proprio quella che più desiderava. “Sono così felice che tu sia qui.” le sussurrò.

 

“Pensavi che ti avrei lasciato solo in un momento come questo?” Sarah gli accarezzò dolcemente le spalle. “Posso solo immaginare quanto deve essere dura per Jack, e per te… non mi sarei mai perdonata se non fossi stata qui a tenerti la mano.”

 

Il profumo seducente ed elegante di quella ragazza così sensuale avevano sempre avuto il potere di trasportare Dan su un altro pianeta, e per un attimo ci riuscirono anche in quel momento… ma un istante dopo il ragazzo si scansò gentilmente da lei. “Stiamo dando spettacolo qui, speriamo che non ci siano curiosi in giro…”

 

Sarah per tutta risposta gli prese il viso fra le mani e lo baciò dolcemente. Le venne da sorridere quando vide la sua espressione basita. “Se c’è qualche curioso, che guardi pure… specie se è una donna, mi piace essere invidiata.”

 

Dan inarcò le sopracciglia e sbattè gli occhi. “Scusa… c’è qualcosa che mi sono perso…”

 

“Tu hai voglia di stare con me, di avermi al tuo fianco?”

 

“E me lo chiedi?”

 

Sarah sorrise in modo strano… diversamente dal solito… era meno seducente e più serena. “Vieni a sederti cinque minuti con me, vuoi?”

 

“Si, certo.” Dan l’accompagnò in una piccola saletta vuota, dove sembrava che l’unico rumore fosse quello delle lampade non particolarmente luminose sistemate lungo la parete. “Vieni… almeno qua avremo un po’ di pace.”

 

Sarah si sedette con la sua solita leggiadria, scansandosi i lunghi capelli scuri dalle spalle. “C’è una cosa che volevo dirti… ti confesso che quando ho progettato di dirtela, non credevo che l’avrei fatto all’ospedale… ma è molto importante. Non posso aspettare, e penso proprio che sia meglio dirti tutto subito.”

 

Dan fece un sorriso sarcastico e si lasciò cadere sul divanetto in fondo alla stanza, appoggiando la testa alla spalliera e chiudendo gli occhi. “No, altre notizie cattive no…”

 

Sarah gli sedette accanto, accarezzandogli i capelli. “Perché parli di cattive notizie?”

 

“Perché ultimamente ho ricevuto solo quelle.” Dan scosse leggermente la testa. “Solo non da te.”

 

Sarah si morse le labbra. “Non sono stata una buona compagna, non ti sono stata accanto finora…”

 

“Io ti ho sempre sentita vicina a me.”

 

“Beh, sarà tutto diverso da oggi in poi.”

 

“Perché?”

 

“Perché ho dato le dimissioni.”

 

Dan spalancò gli occhi e alzò di scatto la testa, guardandola basito. “Tu cosa?!”

 

Sarah non solo sembrava serena… la sua espressione era perfino sollevata. “Ho detto che ho dato le dimissioni. Non sono più la manager dei Cannoni.”

 

“…ma…perché?!” Dan era allibito. “E’ il tuo lavoro, l’hai sempre amato… sei la migliore nel tuo campo…”

 

Il sorriso di Sarah era così bello e limpido che lo lasciò ancor più senza parole. “Ti ricordi cosa mi hai detto un po’ di tempo fa?” gli chiese dolcemente, accarezzandogli il viso. “Che nella vita ci sono delle priorità, e che anche i sogni hanno una loro graduatoria… beh, fino a quasi un anno fa per me non era neanche lontanamente possibile immaginare una vita in cui un uomo avesse la precedenza su tutto… insomma, è il mio lavoro che mi ha sempre dato soddisfazioni, mi ha reso sicura, forte, indipendente… avevo la situazione sotto controllo, finchè… finchè non sei arrivato tu.”

 

Dan scosse lentamente la testa, stringendole una mano nella sua. “Sarah, no… poi finiresti per rimpiangerlo tutta una vita…”

 

“No, no, ascoltami.” Sarah s’inumidì le labbra e proseguì con la stessa serenità di prima. “Non potrò mai rimpiangere questa scelta, perché per la prima volta in vita mia c’è qualcosa che è più importante della mia carriera… ci sei tu, ci siamo noi. Fra vent’anni potrei anche essere nel gruppo di management della nazionale, ma non avrebbe nessun significato se questo deve allontanarmi dall’uomo che amo… e questo è tutto quello che ho da dire in proposito. Non ho intenzione di tornare indietro, è una scelta ragionata, voluta, non me ne pentirò… perché finalmente posso essere la tua ragazza, posso stare con te. E posso pensare a come sarebbe bello… se venissi a stare da me.”

 

Dan le accarezzò il viso, sorridendo con incredulità e gioia. “Allora dillo che hai fatto tutto questo perché non puoi resistere a me di primo mattino.”

 

Sarah rise e annuì. “Anche.”

 

Dan sorrise gioiosamente per la prima volta in tutta la nottata. “Mi giuri che questo non diventerà mai un fantasma fra me e te?”

 

“Nessun fantasma.” Sarah gli baciò il palmo della mano. “Io voglio essere la tua donna e basta. E ce ne sono un’infinità di lavori che mi possono permettere di esserlo.”

 

Dan scosse la testa, ridendo di gioia, dimenticandosi per un attimo di tutti gli orrori di quelle ore, e la prese fra le braccia per baciarla come meritava di essere baciata. Si sentiva così felice che il cuore gli batteva all’impazzata nel petto… e quando oltre la porta a vetri tre giovani infermiere furono così poco discrete da parlottare vivacemente alla vista del campione dei Cannoni con la sua “nuova fiamma”, Dan e Sarah per la prima volta nella storia della loro relazione ci risero su e le salutarono allegramente… difficilmente insieme potevano dire di aver vissuto un momento più bello.

 

 

***************

 

 

“Beaver, va’ con Rogers. Frugate tutta Knockturn Alley, rivoltatela come un calzino ancora una volta, non mi interessa! Ci deve essere un figlio di cane che sappia qualcosa, trovatemelo! Lucas, prendi i ragazzi e coprite tutto il perimetro esterno di Hogsmeade, non fate passare nessuno senza averlo prima identificato, è tutto chiaro?”

 

“Si, colonnello.”

 

“Usate i talismani per comunicare, e che nessuno prenda iniziative. Voglio essere contattato appena si apre un qualunque spiraglio, uno qualsiasi, va bene?”

 

“Sissignore.”

 

“Forza, non perdiamo tempo.”

 

Harry fece un cenno di approvazione col capo quando le truppe si allontanarono in direzioni diverse, tutti più che pronti ad eseguire i suoi ordini, e tornò a voltarsi verso il suo migliore amico. “Andiamo, io e te diamo un’occhiata in tutti i posti utili che ci vengono in mente.”

 

Ron non sembrava neanche più lui, aveva un’aria stravolta… la sua immagine di instancabile e irriducibile colonnello dei War Mage era stata completamente sostituita da quella del padre angosciato per la sorte della sua bambina… da che avevano iniziato le ricerche di Katie, tutti gli uomini che in segno di grande fedeltà si erano messi a loro disposizione si erano aspettati di ricevere ordini e indicazioni da lui, ma a Harry si era stretto il cuore, perché Ron era stato in grado si e no di biascicare qualche parola di senso compiuto.

 

“Ron?” Harry gli battè una mano sulla spalla e lo scosse. “Andiamo?”

 

“Harry!”

 

Ginny e Hermione… sotto sotto Harry si aspettava di vederle spuntare, prima o poi. E se Ron aveva l’aria stravolta, Hermione era ridotta anche peggio di lui… spettinata, con gli occhi rossi e gonfi, le guance rosso fuoco… proprio lei, che avevano sempre definito ‘la mente razionale’ del gruppo, tutto sembrava fuorchè razionale.

 

Ron si dovette fare un’idea sbagliata nel vederle arrivare di corsa in quel modo, perché impallidì visibilmente. “Amelia…?”

 

Hermione subito scosse la testa. “No… no, è ancora stabile, non ci sono novità… Jack e i ragazzi sono con lei, il San Mungo è pattugliato. Katie dov’è, avete già una pista?”

 

Ron ingoiò a fatica. “Ancora nessuna, stiamo cercando.”

 

“Stiamo cercando, come sarebbe stiamo cercando?!” Hermione parlava così veloce che sembrava si mangiasse le parole. “Sono già tre ore e mezza che la cercate, e non è saltata fuori neanche una pista?!”

 

Harry comprese la sua angoscia, ma negò con la testa. “Senza indizi procediamo alla cieca, stiamo…”

 

“Non esistono crimini senza indizi!!” urlò lei, stravolta. “Ci deve pur essere un maledetto punto di riferimento, un inizio… un dannatissimo qualcosa da cui partire!!”

 

Ginny cercò di calmarla. “Hermione, tutto il circondario è braccato, non possono arrivare…”

 

“La mia bambina è nelle loro mani, qualcuno lo capisce???”

 

Harry alzò la voce a sua volta. “Tu che dici?!”

 

“IO RIVOGLIO MIA FIGLIA!!!”

 

“BASTA!!”

 

Hermione guardò sconvolta suo marito, mentre Ron in due rapide falcate le si avvicinò e le piantò le mani sulle spalle, scuotendola leggermente. “Ti supplico… ti prego, Hermione, senza di te non ce la possiamo fare… nessuno di noi qui sa usare il cervello meglio di te nelle situazioni di emergenza… e io ho bisogno di te e del tuo aiuto… non possiamo ritrovare Katie senza di te, ti prego… calmati…”

 

Hermione scosse brevemente la testa, e finalmente si concesse un pianto liberatorio e di sfogo fra le braccia robuste di Ron. “…è la nostra piccolina, Ron…” piagnucolò. “…che cosa le staranno facendo, noi non siamo lì a proteggerla…”

 

“Non le succederà niente, la riporteremo a casa sana e salva.” le mormorò fra i capelli Ron. Deve essere così, o potrei anche perdere la testa…

 

Harry cercò lo sguardo di Ginny, e lo trovò ugualmente angosciato e triste, ma per lui era diverso… Ron e Hermione erano stati la sua famiglia quando nessuno gli aveva offerto un po’ di calore umano, non lo avevano abbandonato mai, nemmeno quando erano troppo piccoli per capire bene cosa stessero facendo, o in nome di quale ideale si stessero buttando a capofitto per lui e insieme a lui… e adesso che li vedeva in quello stato sentiva una pulsione naturale a rendersi utile, a far capire a entrambi che non li avrebbe mai e poi mai abbandonati. Di più… che li avrebbe aiutati fino alla fine e anche oltre.

 

“Ron ha ragione… ma per una volta concediamo a Hermione di pensare per seconda, ci provo io a sostituirla.” mormorò con un piccolo, breve sorriso carico d’amore mentre le appoggiava una mano sulla testa. “Usiamo la testa: non è facile, ma ci aiuterà a capire un paio di cose piuttosto utili… come ad esempio il fatto che Katie sia viva e molto probabilmente illesa mentre parliamo.”

 

Hermione singultò. “Come fai a dirlo?”

 

“Perché quando hanno attaccato Dan, Julie, Jack e Simon, hanno cercato il modo più efficace per farli fuori, non si sono posti il problema di portarli via per esecuzioni in privato… non è così che funziona la loro mente, no? E’ l’unica cosa che ci è chiara finora: il loro esibizionismo. Chi è dietro tutto questo sta giocando con noi, è come se stesse facendo nascondino… a volte vuole essere visto, a volte no… ma sappiamo che i nostri figli gli servivano per altri motivi, giusto?”

 

Ron si accigliò, cercando di fare il vuoto in testa e seguire il ragionamento del cognato. “Dove vuoi arrivare?”

 

Harry scosse la testa, abbozzando un sorriso diretto prima a Ron e poi a Hermione. “Che Katie ha un altro scopo… ci vogliono ricattare, probabilmente hanno scoperto di noi e adesso vogliono tenerci in pugno. Motivo per cui lei è troppo preziosa per farle del male.”

 

“Sono d’accordo con lui.” Ginny tirò fuori la sua voce più ferma e sicura. “Ora più che mai Katie confida sulla nostra presenza di spirito e sulla lucidità che ci hanno salvato la pelle così tante volte in passato… rimbocchiamoci le mani e non la deludiamo, siamo insieme e quindi non possiamo fallire.”

 

“Li troviamo.” Harry tese la mano verso Ron. “E poi ne facciamo carne da macello.”

 

Ron trasse un sospiro e gliela strinse. “Quando gli avrò messo le mani addosso, il bacio del Dissennatore sembrerà un regalino di Natale rispetto al mio trattamento.”

 

Hermione si asciugò gli occhi e annuì. “Avete ragione voi… è da idioti piangere invece di rendersi utili… mia figlia ha bisogno anche di me, non è il momento di cedere ai nervi. Non potrei mai tradire la sua fiducia.”

 

Harry le strizzò l’occhiolino. “Questa è la Hermione a cui sono abituato.”

 

“Andiamo.” Hermione si scansò i capelli dal viso e strinse forte la mano di Ron nella sua. “La mia bambina è stata via anche troppo per i miei gusti.”

 

 

***************

 

 

Lentamente Katie riaprì gli occhi… fu la sensazione di freddo sotto la schiena a svegliarla, e dopo qualche istante passato a mettere a fuoco gli avvenimenti delle ultime ore, la ragazza ricordò tutto con suo profondo orrore. Si sollevò su un gomito, e avvertì il freddo e l’umido della pietra nuda sotto di sé, poi il buio quasi totale e soffocante di quell’ambiente le fecero capire senza troppi dubbi la situazione: doveva essere in una cella. Una prigione in piena regola, visto che alla caviglia aveva legata una catena che la teneva vincolata alla parete alla sua destra. Katie si passò una mano sulla faccia, frustrata e avvilita, e si guardò in giro… trasalì quando vide Alex, privo di conoscenza e ferito gravemente, incatenato alla parete opposta.

 

“Alex!!” Katie imprecò contro la catena che le impediva di sporgersi oltre per raggiungerlo. “Alex, rispondimi! Alex!!”

 

“Non continuare a sprecare il fiato, faccia d’angelo.”

 

Katie si girò di scatto e vide uscire dall’ombra una sagoma sinuosa e altera, che si stava avvicinando a passi lenti e scivolosi. Le bastò un attimo per riconoscere i capelli color miele, lo sguardo lascivo e le labbra carnose e abbondantemente truccate della giovane donna che ora si mostrava in tutta la sua avvenenza alla luce di una delle fiaccole.

 

“Povero caro.” Vera finse un’espressione rattristata, guardando il ragazzo con falsa compassione. “Gli ultimi giorni non sono stati esattamente facili per lui, direi che ha proprio bisogno di riposare un po’, non credi?”

 

Katie detestava la disonestà e le bugie, le aveva sempre detestate e ora ancora di più. Aveva una voglia di rovinare a graffi e morsi quella faccia tanto curata e infingarda che le stava davanti. “Gente come te dovrebbe vergognarsi di esistere.”

 

Vera gettò indietro la testa e rise. “E’ questo il meglio che sai fare?”

 

“E il tuo, di meglio? Ma tanto non mi devi nessuna spiegazione… basta guardarti e si capisce perché ti tengono qua dentro.”

 

“Patetico. Come patetica è tutta questa situazione.” Vera scrollò una singola spalla, e inarcò un sottile sopracciglio. “Non so davvero di cosa si è innamorato Alex. Lo conosco molto bene, se capisci cosa intendo, e credimi, non è il tipo che si lascia prendere dagli occhi azzurri di una verginella slavata.”

 

Katie schizzò in piedi. “Certo, adesso capisco molte cose… non so nulla di lui né della sua vita, ma mi è chiaro il perché lo odi tanto… cos’è, ti brucia di essere stata la sua puttana e niente di più?”

 

“Come osi…” Gli occhi di Vera furono attraversati da un lampo di rabbia feroce, nonché da un certo stupore nel notare tanta grinta in una ragazzina all’apparenza così fragile.

 

“Che c’è? Puttana ti sembra pesante?” Katie rise di scherno. “Forse preferisci sgualdrina? O più semplicemente… valvola di sfogo dei bisogni animaleschi di un ragazzo? Perché è questo che sei stata per Alex… lui è capace di amare, tu solo di sedurre… lui ha un cuore, tu no… lui prova dei sentimenti, tu non ne sei capace… è per questo che lui è mio come io sono sua anche senza aver fatto l’amore, noi ci apparteniamo! Invece qualsiasi cosa tu sia riuscita a fare con lui, ormai fai parte del suo passato… come tutte le puttane.”

 

Accecata dalla rabbia, Vera avanzò a passi rapidi. “Piccola stupida sciacquetta, te li calmo io i bollenti spiriti…”

 

“Non credo che ti convenga farlo.”

 

Le due ragazze si voltarono sentendo la voce dura e solenne che proveniva dalla porta aperta della cella. Vera incrociò le braccia sul petto e assunse un atteggiamento seccato. “E tu che vuoi, che ci fai qui? Ti permettono di fare il buon samaritano con il tuo amico?”

 

“Si da il caso che Lestrange ci tenga al suo nuovo giocattolo.” Anthony le mostrò con aria beffarda il vassoio con pane e scodella d’acqua che aveva in mano. “Non penso proprio che presentargliela con cinque dita sulla faccia farebbe la gioia del tuo capo, perciò fai un favore alla comunità, alza il tuo bel culo da batta e tornatene a giocare al piccolo alchimista in camera tua.”

 

Vera gli si avvicinò con deliberata lentezza, dopo aver atteso quei pochi secondi necessari a garantire che era una sua scelta andar via e non l’esecuzione di un ordine, e si soffermò a guardarlo con gli occhi stretti in due cupe fessure. “Io e te regoleremo i nostri conti molto presto.” Sibilò appena in un sussurro.

 

Anthony fece una smorfia ironica e la ignorò completamente, attese che fosse uscita dalla cella e poi si voltò verso Katie. La ragazzina aveva negli occhi un bel miscuglio di paura e determinazione a non cedere… per quanto ardore potesse concederle la catena attorno alla caviglia, ovviamente. Uno spiritello coraggioso il suo. “Non voglio farti del male.” le disse rapidamente, deponendo a terra il vassoio ed estraendo una fialetta di liquido rosso dalla tasca. “Sono un amico di Alex.”

 

“…un amico?” Katie tentò di avanzare, ma la catena la fece ricadere sulle ginocchia. “Aiutalo, ti prego… fa’ qualcosa per lui!”

 

Anthony annuì mentre raggiungeva a passi svelti il suo amico. Stappò in fretta la fialetta e gliela fece trangugiare tutta d’un fiato, poi estrasse la bacchetta e gli medicò alla men peggio una brutta bruciatura sul petto e i lividi sulle costole rotte. Ci volle qualche interminabile istante di attesa, ma alla fine Alex tossì un paio di volte e socchiuse gli occhi.

 

“Ok, ok, piano… piano, è tutto a posto, tira un respiro profondo… ci sei, Malfoy?”

 

Alex biascicò il nome del suo amico e sbattè gli occhi, così da poter riacquistare del tutto la vista.

 

“Alex, come stai?”

 

La voce accorata della ragazza lo svegliarono del tutto, e il biondo alzò la testa. “Katie!”

 

Anthony rise amaramente quando lo vide sforzarsi di spezzare quelle catene pur di raggiungere il suo amore. “Tira il freno, Malfoy… ti ho dato qualcosa per aiutarti un po’, non sei in condizione di agitarti tanto da spezzare le catene.”

 

“Amore, stai bene??”

 

Katie sentì le lacrime pungerle gli occhi… Alex era ridotto in quello stato, eppure pensava a lei. “Si… si, ma sei tu che stai male! Riesci a respirare, ci vedi…”

 

“Ehi, biondina, dagli un attimo per riprendere fiato!”

 

Alex voltò leggermente la testa in direzione del ragazzo moro accanto a lui, non senza fatica. “Anthony, devi aiutarmi. Dobbiamo farla uscire da qui.”

 

“Io non vado da nessuna parte senza di te!” scattò automaticamente Katie.

 

Anthony scosse la testa. “Alex, io ho già fatto il massimo che potevo… Stephen mi tiene d’occhio, ho le mani legate…che potrei fare in queste condizioni?”

 

“Tu non devi fare proprio niente.” Alex deglutì con difficoltà, come se anche parlare gli costasse fatica. “Avvicina uno dei suoi parenti, uno qualunque… faranno tutto loro, basterà dirgli qual'è la situazione e dove siamo…”

 

“E salveranno tutti e due, o proprio nessuno!” s’intromise ostinata Katie.

 

“Malfoy, come faccio…”

 

“Ti prego…” con uno sforzo Alex tese la mano, finchè non riuscì a sfiorare con le dita la spalla dell’amico. “…ti prego… la uccideranno se resta ancora qui, lo sai… non m’importa niente di quello che succederà a me, ma lei no… lei deve uscire da qui… Anthony, sei la mia ultima possibilità… te lo chiedo con tutta l’anima…”

 

Anthony distolse lo sguardo e lo abbassò, ingoiando il vuoto a fatica.

 

 

***************

 

 

Il primo raggio di sole annunciò gradevolmente l’arrivo del nuovo giorno nella piccola stanza del San Mungo, e Jack avvertì direttamente sul suo viso il calore della luce. Gli ci volle qualche attimo, quel tanto che si stropicciò gli occhi e rimise a fuoco la stanza d’ospedale in cui per un attimo aveva dimenticato distare da ore ormai, e subito si detestò per aver ceduto al sonno. Si era addormentato, sfinito, con la testa sul petto della sua Amelia… lì dove poteva sentirla respirare, dove poteva sentire il suo cuore battere stabilmente… per non dimenticare che nonostante tutto, era ancora viva.

 

Jack si rimise seduto, stiracchiandosi brevemente i muscoli tesi, poi scrutò con attenzione il viso della sua ragazza. Era ancora pallida, ma dormiva tranquillamente… sembrava proprio che avesse smesso di ansimare faticosamente, ora il respiro le usciva lento e silenzioso dalle labbra socchiuse. Erano passate solo poche ore dall’inferno che aveva vissuto, eppure a vederla così aveva un’aria così serena… Jack si chinò su di lei e le baciò dolcemente la guancia pallida, lì dove era più spruzzata di piccole lentiggini chiare… e quasi gli mancò il respiro. Era fresca… fresca e asciutta, non scottava più! Provò a scansarle anche la frangia dalla fronte per assicurarsene… era vero, la febbre era completamente scomparsa.

 

“…Dio, grazie…” Jack sorrise e chiuse gli occhi, appoggiando la testa sul cuscino accanto a quella di lei. “…grazie, grazie, grazie…”

 

Fu un istinto naturale allungare la mano per accarezzare quella pancia rotonda, baciarla, sussurrarle che orgoglio fosse per lui… esattamente come fu un istinto riempire di baci quel viso tanto amato e tenero. Amelia e la bambina salve… era una gioia troppo grande per poterla quantificare, Jack sentiva solo il cuore battergli all’impazzata e se quello era un sogno, non aveva la minima intenzione di svegliarsi.

 

Non tenne nemmeno lui il conto di quanto tempo rimase a guardare la sua piccoletta riposare, forse fu per un’ora, forse due… non era importante. L’avrebbe fatto anche tutta la vita, dopo averla vista in quelle condizioni catastrofiche solo poche ore prima era quasi necessario rimpiazzare le immagini con quelle più serene… e grazie alle sue carezze dolci e alle parole d’amore appena sussurrate, il sonno pacifico di Amelia si prolungò di un po’… finchè anche lei non strizzò gli occhi e li aprì lentamente, guardandosi attorno spaesata e confusa.

 

Jack le sorrise largamente, senza smettere di accarezzarla. “Ciao Popò.”

 

Amelia sbattè lentamente gli occhi e mosse le labbra. Sembrava intontita e stanca, ma stava cercando di dire qualcosa… aveva la gola così asciutta che le venne fuori poco più che un filo di fiato. “…la bambina…”

 

“Sta bene.” Le rispose subito Jack, baciandole il dorso della mano che stringeva. “Hai salvato nostra figlia, amore… non potrò mai ringraziarti abbastanza.”

 

Amelia emise un debole sospiro di sollievo e chiuse gli occhi, beneficiando della buona notizia. Sentì la mano calda di Jack accarezzarle ancora la guancia, e riprese a guardarlo… i suoi grandi occhi blu erano velati dalla stanchezza e da un’angoscia buttata alle spalle solo da poco, ma soprattutto erano colmi di… tristezza. Era in ospedale, a giudicare dalla stanza, e lui era con lei…

 

“…cosa…” la voce era troppo fioca, così provò a schiarirsi un po’ la gola. “…cosa è successo?”

 

Jack le scansò la frangia dalla fronte. Ora non sorrideva più. “Frank Famble non ti ha… non ha avuto la possibilità di farti niente, sono tornato in tempo… e ora non è più un problema.”

 

Amelia cercò il suo sguardo. “Tua sorella…”

 

“La stanno cercando.” Jack abbassò gli occhi. “L’hanno presa quei bastardi… e non puoi convincermi del contrario stavolta, tutto questo maledetto casino è colpa mia.”

 

Lei voltò leggermente la testa verso di lui, guardandolo in faccia. Era così stanco, così pallido e cupo, era evidente che dopo quanto era successo i sensi di colpa se lo stessero mangiando vivo.

 

“I-Io… io vorrei chiederti scusa per quello che ho fatto, ma so che non mi potresti perdonare mai.” Jack chiuse forte gli occhi e si avvinghiò alla mano di lei che stringeva forte. “Ho reagito come un ragazzino… non ti ho voluto ascoltare, e guarda che ho combinato… Katie è in pericolo, e per poco tu e nostra figlia non ci rimettevate la vita… se mi odi fai bene, è giusto, me lo merito… non me la sento nemmeno di chiederti di non lasciarmi, perché dopo il male che ti ho fatto è il minimo che mi devo aspettare. Non…” le lasciò la mano, e cercò di guardare altrove per tenere a bada il groppo in gola. “Giuro che stavolta non ti chiedo niente, anche se ci sto morendo dentro, ma tu hai solo ragione ad odiare un verme come me… non mi meriterei mai una figlia adesso, dopo aver permesso che la uccidessero quasi… a-anzi, se vuoi esco, ci sono tutti gli altri qui fuori, Dan o Simon possono starti vicino molto meglio di me…”

 

Amelia gli strinse la mano attorno al polso quando lo vide alzarsi in piedi per andarsene, e così facendo non solo lo trattenne, ma riuscì ad avere anche il suo sguardo. Si guardarono negli occhi per un lungo momento, poi lei gli fece scivolare la mano sottile lungo il corpo finchè non ebbe raggiunto il suo petto… lì la tenne ferma sul suo cuore. Batteva così forte, batteva come un tamburo impazzito…

 

Jack la vide sorridere dolcemente e aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di dire qualcosa di utile. Coprì la sua mano con la propria, e la guardò in cerca di una spiegazione… quando gli fece cenno di avvicinarsi, lui si chinò su di lei.

 

“Io ti sento…” gli sussurrò piano Amelia, toccandogli le orecchie. “…non qui…” poi riportò la mano sul suo cuore. “…qui.”

 

Jack sentì il groppo in gola amplificarsi, e gli venne fuori un sorriso quasi lacrimoso. “Che cosa senti?” le chiese con un filo di voce strozzata.

 

Amelia prese una delle sue mani grandi e se l’appoggiò sulla pancia. “…che ci vuoi bene…”

 

“Allora hai sentito male… io vi adoro.” Jack non ebbe il minimo riguardo per l’aria stanca di lei, la baciò e lo fece con tutto il suo amore e le sue emozioni, che mai come in quel momento andavano a mille all’ora, la strinse fra le sue braccia nel tentativo di proteggerla anche dall’aria, e quando sentì una delle sue mani sottili che si insinuavano sulla nuca, gli parve di toccare il cielo con un dito. Per un momento tutto sfumò… la guerra, Katie in pericolo, la battaglia che avrebbero dovuto affrontare, il sangue di cui dovevano macchiarsi le mani più di quanto non avessero mai fatto prima… perché Amelia era di nuovo al suo fianco. E non c’era nulla che insieme non avrebbero potuto affrontare e vincere.

 

Amelia lo allontanò con dolcezza per riprendere fiato, ma fu più che felice quando lui non rinunciò a tenerla fra le braccia… ora si sentiva protetta, si sentiva amata… si sentiva bene. Si rannicchiò contro il suo petto, col viso nel suo collo, e lasciò che la sensazione delle carezze e delle parole amorevoli di lui la facessero sentire sempre meglio, cancellandole dagli occhi la faccia di Frank Famble e dalle orecchie le sue risate vittoriose. Ebbe un brivido, ma si sentì stringere ancora di più… Jack aveva ragione. Ora erano insieme, era tutto a posto. E la piccola stava bene. Potevano affrontare tutto il resto insieme.

 

“Scusate tanto il disturbo, eh!”

 

Jack fece una smorfia nel vedere il suo amico Marsh sulla soglia della porta, e non accennò a mollare Amelia. “Ehi, mi sto occupando io della mia piccoletta, non ci serve un guaritore.”

 

Marsh aveva un sorriso furbesco che gli andava da un orecchio all’altro. “Per quanto in questo momento darei oro per avere una macchina fotografica e spedire questa foto alla Gazzetta del Profeta, ufficialmente devo fare il mio dovere e assicurarmi che questo titano in miniatura stia bene.”

 

Amelia sorrise, Jack invece mise su la sua espressione più orgogliosa. “Arrivi tardi, bello, sono ore che la febbre è andata via, sia la piccola pulce che la mamma stanno che è una bellezza… giusto, amore?”

 

Marsh ridacchiò. “Arrivo tardi, eh? Che strano, mi sembrava proprio di essere passato stamattina presto, solo che un certo salame rosso dormiva con la bocca spalancata tipo cane bavoso…”

 

Jack guardò Amelia e scosse la testa. “Altro che guaritore, il guardone questo doveva fare.” Lei rise piano contro il suo petto.

 

Marsh scansò l’amico in modo allegro… era tutto diverso dalla notte precedente. “Avanti, muovi il culo… vogliamo vedere la pupetta? Ha fatto la monella, ma è di fibra tosta, eh? Tutta la mamma.”

 

Amelia si accarezzò la pancia. “E’ salva… vero?”

 

“Mentre dormivi stamattina ho fatto un piccolo controllo, scoppia di salute, tesoro. Adesso ti faccio prendere un paio di pozioni che ti rimetteranno in piedi in una manciata di ore, sarà una vera e propria esplosione di salute.” Marsh le scoccò un occhiolino. “E a proposito di esplosioni… c’è qualcuno che muore dalla voglia di salutare la nostra mammina.”

 

Il ragazzone si fece indietro, mostrando lo specchio-vetro dietro cui stavano spiaccicati tutti, Dan e Sarah, Chad e Julie, Simon e Mel, intenti a salutare come dei pazzi ridendo di gioia. Jack sollevò i pollici in alto, ridendo felice, e Amelia sorrise dolcemente e fece un debole cenno di saluto con la mano. Era bello poter ridere per una bella notizia, anche se solo per qualche istante…

 

 

***************

 

 

“Non ci posso ancora credere.” Julie scosse la testa, e i lunghi capelli ramati le si agitarono sulle spalle. “Sono felicissima per Amelia, e sono angosciata fino all’inverosimile per Katie… sarà umano provare delle sensazioni così contrastanti nello stesso momento?”

 

Chad fece una smorfia buffa, mentre insieme camminavano verso il bar dell’ospedale. “Si, se accadono due cose così opposte come la guarigione completa di Amelia e il rapimento di Katie.”

 

“Si, si, ma in entrambi i casi io mi sento una spettatrice passiva, e la cosa non mi piace per niente!” Julie si passò una mano fra i capelli soffici, sbuffando. “Se solo potessi dare una mano più concreta, non so neanche io come, mi sentirei meglio…”

 

“Più concreta di così, ti sei sobbarcata la spesa di sette caffè più una dozzina di cornetti caldi!”

 

“…ecco, lo sapevo! Ho pure dimenticato il portafogli di sopra! Che sfortuna nera…” Julie sbuffò ancora, appoggiando le mani sui fianchi in un modo assai simile a quello di sua madre. “Anticipami i soldi, per favore, vado di sopra a prendere la borsa.”

 

“Stavo in pensiero.” Fece rassegnato Chad, mentre si cacciava di tasca il portamonete e si avviava verso la cassiera del bar – alquanto scandalizzata dalla scritta ‘WARNING: ATOMIC POWER HERE’ sulla sua maglietta.

 

Julie pigiò il bottone dell’ascensore e attese che questo arrivasse, ma non ci volle poco tempo… e nel frattempo notò di non essere più la sola ad aspettare: c’era anche un ragazzo castano con un berretto nero calato sulla fronte. Irritata per la lentezza dell’ascensore, Julie imprecò a bassa voce e pigiò ripetutamente il bottone.

 

“Sei tu Julie Potter?”

 

Julie spostò lo sguardo basito sul ragazzo, e istintivamente trasse un passo indietro. Non erano tempi in cui era una cosa positiva che uno sconosciuto sapesse il suo nome. “Chi sei tu?”

 

“Non c’è tempo per le presentazioni. Sono qui per la piccola Weasley.”

 

Julie spalancò gli occhi. “Katie?! Cosa ne sai?? Dov’è, sta bene? Ma chi diavolo sei tu?!”

 

“Andiamo a parlare in un posto sicuro.” Anthony la sospinse per il gomito verso l’ascensore, che finalmente era arrivato e si era svuotato dalla folla di persone che erano scese, ma non appena i due ragazzi furono entrati sopraggiunse una furia coi capelli biondi e blu, che costrinse Anthony contro una delle pareti dell’ascensore, bacchetta piantata nella gola senza tanti complimenti. La porta si chiuse dietro di loro con un piccolo ‘tic’.

 

“Chad, no!” protestò Julie.

 

“Se la tocchi di nuovo, ti faccio cadere le mani.” Sibilò il ragazzo.

 

Julie sbattè con rabbia la mano sul bottone per bloccare l’ascensore. “Sa qualcosa di Katie, maledizione!”

 

Chad non si mosse. “Questa è un’altra dannata trappola, Jay.”

 

Anthony mantenne degli straordinari nervi saldi… aveva calcolato che tutto questo potesse avvenire. “Rilassati, specie di punk… non sono armato e non è una trappola. Mi ha mandato qui Alex Templeton.”

 

Chad fece una risata aspra. “Ma che referenze di merda ti sei scelto, amico mio… Alex Templeton ci ha venduti al nemico come cani, non è esattamente un modello di onestà.”

 

“Alex sta morendo per salvare quella ragazzina!” replicò rabbiosamente Anthony. “E’ innamorato di lei, si è messo nei guai per salvarla, e se sono qui è perché sono suo amico e lui vuole salvare Katie Weasley a tutti i costi.”

 

Julie si morse le labbra. “Come facciamo a fidarci di te?”

 

Anthony fece una smorfia irritata. “Non vi devo certo supplicare io. So dov’è tua cugina, posso farvi arrivare da lei… e se non mi credete bene, cazzi vostri, ma non vorrei essere al vostro posto una volta usciti da qua dentro… quando saprete che avreste potuto fare qualcosa per salvare la ragazzina e invece non avete alzato un dito per diffidenza.”

 

Chad continuò a guardarlo in cagnesco, sembrò perfino sul punto di sputargli addosso qualche frase velenosa, ma Julie gli abbassò la mano in cui stringeva la bacchetta.

 

“Voglio che tu mi dica tutto quello che sai. E bada a te… se mi accorgo che ci stai prendendo per culo, ti giuro che ti cuocio a fuoco lento come un maledetto tacchino al forno.”

 

 

 

************************

 

 

 

Prima di tutto, io vi devo delle scuse… non è da me sparire per un mese intero e non aggiornare la mia storia! Ma non è stata esattamente colpa mia… contate che questo chap era nella mia testa da un sacco di tempo, e il prossimo lo è ancora di più… ma è stato un mese che dire caotico è dir poco! O_____o Innanzitutto ho dato i miei primi due esami (il prossimo è dopodomani!) all’università e sono andati benone (27 e 28), in più la mia adorata sorellona ha discusso la tesi e si è laureata proprio la settimana scorsa con… un 110 spettacoloso! *^_________^* E adesso si può dare tranquillamente alla specialistica, beata lei… Terzo e ultimo: signori, siate fieri di me… ho trovato un lavoro! XD Così finalmente mi guadagno il pane quotidiano, era una cosa che mi ero ripromessa di fare una volta fuori da scuola e sono felicissima di averlo fatto… anche se rimpiango la calma di prima, perché ora è molto caotico, però va bene così… per il momento mi impegna tutti i pomeriggi, perciò potete immaginare perché non sono riuscita ad aggiornare prima!

 

E’ stato un mese particolare, tutto insieme è successo! Per questo motivo, non me ne vogliate amori miei, non posso rispondere a ognuno di voi come vorrei altrimenti questo capitolo lo pubblico nel 2020… e mi dispiace da morire, perché ci sono un sacco di “new entry” fra i miei recensionisti che per le belle parole mi hanno commossa! Prometto di rifarmi col prossimo chap, senza lauree né esami, almeno posso calcolare meglio i tempi e gestire gli aggiornamenti in modo più ragionevole… purtroppo non dico che aggiornerò una volta al mese (farò il possibile per velocizzare!), ma lavorare e studiare (… e avere possibilmente una vita sociale…) è un gran casino! O_____o Quindi non vi spaventate, non abbandonerò mai e poi mai FMI, ci metterò solo un po’ di più… guardate il lato positivo, visto che siamo alle battute finali, così rimandiamo la fine quanto più si può! ^_____-

 

Prima di ringraziarvi uno ad uno almeno per nome, pochi piccoli avvisi:

 

Alle ragazze a cui avevo promesso una dedica per questo chap: considerate che il vostro nome sia lassù, dolcissime, ma ho proprio dovuto dare la precedenza alla Judie, che mi ha dato la notizia più bella che si potesse dare… non potevo resistere! *^___^*

 

Alle fan del forum su HP di Inzaghina e Heather… VI ADOROOOOO!!!!! XD ::lol:: Mi accettate anche se posto poco? Perché ogni tanto vengo a guardarmi il vostro forum, specie le sezioni Kickers, ed è così bello… *.* Voglio farne parte pure io!! °^____^°

 

A tutti quelli che di recente mi hanno scritto una mail: non ne ho ignorata neanche una, anzi… sono tutte scrupolosamente conservate in una cartellina! Negli ultimi tempi ho sfruttato ogni secondo libero al pc per scrivere questo chap, ma adesso che è finalmente finito, uno alla volta risponderò a tutti! ^______-

 

A Judie… già sai! ^_____- Ti adoro, e adoro il Sovversivo!!! *^_______________^*

 

…ecco, detto tutto ciò, vorrei abbracciare davvero di cuore, ma proprio tanto, tutti quelli che hanno recensito con pazienza lo scorso chap… e soprattutto che non mi hanno minacciato di morte per lo scandaloso ritardo! >______< E sono:

 

Ruka88, Giugizzu, Iceygaze, Elly, Strekon, Lily, Marikotter, Heather, Caillean, Hiromi, MandyJJ, MM1981, Rachele90, Angele87, Saty, Roby92, Syssy5, Daisy05, Anduril, Lilychang, Sharkie, Marty92, Alewen, Larya, Karien, Saphira89, Vale, Giuggy, Sirius4ever, Euridice, Fabry, Kim, Lazyl, Carol87, Selphie, Meggie, Avana Kedavra, ValeWolf, Maga Magò, Deepderk, Ayashi, Cloe Sullivan, Ale, Cho Potter, Inzaghina, Daffydebby, Judie, Lady Numb, Phoebe80, Nagini, Giuggia89, Lilith, Topomouse, Dark_Iori, Aantos, Pyros Ikari, FedeHermy, Miky Black, Funkia.

 

…credo di non aver dimenticato nessuno! *^____^* In ogni caso, dal momento che quando non mi dedico all’angolino dei thanks mi sento profondamente colpevole, se nei commenti del chap precedente c’era qualche domanda a cui tenevate e io, povera polla con l’aviaria, non ho potuto dar risposta, non esitate e rifatemela! Bene, e adesso è proprio ora di nanna, domani si lavora e c’è in programma il ripassone pre-esame… vi voglio benissimo, grazie ancora se non avete smesso di seguirmi nonostante la mia incostanza… e ci vediamo – speriamo con tanti commentuzzi ancora! – al prossimo chap “Non dire addio” (X_____x) Sau ragassuoli, buonanotte! ^_____-

 

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Non dire addio ***


Chap 20

Nenny… ti adoro tanto tanto!! ^3^

 

P.S.: la canzone “sfondo” è “Just One Moment More” di Mindy Smith. Doooolce… occhio alla carie! *__*

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 20: NON DIRE ADDIO

 

 

 

Hold me
Even though I know you're leaving
And show me
All the reasons you would stay                                            
It's just enough to feel your breath on mine
To warm my soul and ease my mind
You've got to hold me and show me love

 

 

***************

 

 

Katie sospirò piano, senza muoversi. Erano ore che se ne stava accucciata contro la parete umida di pietra, completamente svuotata, priva di ogni pensiero o idea valida, incapace di pensare ad altro che alla sua famiglia. Poteva solo immaginare cosa stessero passando… e Amelia, che era rimasta da sola a combattere contro tutti quei traditori, non sapeva nulla nemmeno di lei. Si sentiva così sola… sapeva di dover reagire, lo doveva a sé stessa prima ancora che alla sua famiglia, ma si sentiva stordita da tutto quello che le era capitato nel giro di poche ore. Non aveva ancora capito come diavolo usare le sue maledette capacità, ma aveva compreso che al contrario di come aveva sempre pensato, non erano affatto benefiche… almeno non in quel momento. E non sapeva come dominarle, il che era peggio che mai. E quelle persone… quella montagna muscolosa che aveva il muso più simile a quello di un cane rabbioso, quel viscido essere con i piccoli occhi neri che l’aveva costretta a tanto… era per loro che lavorava Alex? Dunque erano loro la causa di tutto quello che era successo in quegli ultimi angosciosi mesi? Domande, solo domande… ma nessuna risposta.

 

“Katie?”

 

La biondina si riscosse, e puntò lo sguardo sul ragazzo incatenato alla parete opposta. “Ti senti un po’ meglio adesso?”

 

Alex scosse leggermente la testa e strinse gli occhi, svegliandosi del tutto. Almeno riusciva a vedere, la pozione di Anthony qualcosa aveva fatto. “Si, non ti preoccupare… tu stai bene?”

 

Katie annuì e tornò ad appoggiarsi al muro. “E prima che tu me lo chieda… si, ho una paura matta, ma è l’ultima cosa che voglio far vedere. Ci manca solo che abbiano anche la soddisfazione, questi stronzi.”

 

Alex si concesse un breve sorriso… lo spirito incontenibile che l’aveva fatto innamorare non si era ancora spento, per fortuna. Era così strano ora, aveva una voglia folle di parlarle ma si sentiva divorato vivo dai sensi di colpa, non sapeva neanche come cominciare… ma doveva avere il coraggio di provare a rivolgerle la parola, augurandosi che lei fosse disposta al dialogo… in caso contrario, avrebbe solo dovuto accettare in silenzio perché tanto si meritava.

 

“Simon sta bene?”

 

Katie fece un sorriso triste. “Si, lui… lui sta bene ora. E’ costretto a portare gli occhiali perché non ci vede quasi più, e la cosa non gli piace per niente, ma va bene comunque perché è vivo. E’ questo che conta, lo sa anche lui.”

 

“Già.” Alex esitò per un lungo momento. “…ascolta…io…”

 

Katie gli mozzò il fiato in gola guardandolo coi suoi grandi occhioni azzurri… e in un certo senso gli facilitò il compito. “Prima… ho sentito che ti hanno chiamato Malfoy.” gli disse piano, senza alcuna accusa nella voce. “E’ il tuo… vero cognome?”

 

Alex annuì lentamente, cogliendo il suo imbarazzo. “E a tuo padre non piacerebbe nemmeno un po’.”

 

“Perché?”

 

“Perché mio padre era dall’altra parte del campo di battaglia quando i tuoi si sono scontrati con Voldemort, tanti anni fa. I War Mage hanno mandato lui e molti suoi amici ad Azkaban.”

 

Katie rimase per un momento in silenzio. “Alex… probabilmente ti sembrerà il momento meno adatto per questo, però…”

 

“…vuoi delle risposte.” fece stancamente Alex, come se si aspettasse quell’affermazione.

 

Katie si scansò dalla fronte un ricciolo ribelle umido di sudore. “Non ti chiedo niente che non sia giusto sapere… è solo che i-io non riesco neanche a guardarti così, e non ci capisco più niente… come hai potuto lavorare per questi mostri?”

 

Il ragazzo scosse la testa. “Hai tutto il diritto di chiedermi qualunque cosa.”

 

“Io voglio solo sapere… di chi è che mi sono innamorata veramente. Ho bisogno di capire se ho perso la testa per qualcuno che non è mai esistito nella realtà… o se amo il vero Alex… Malfoy.”

 

Il suo sguardo limpido e innocente costrinse Alex ad abbassare gli occhi per un momento. un momento molto doloroso. “Quello che vuoi sapere non ti piacerà.” le disse velocemente.

 

“Non mi importa.” Katie si tirò le ginocchia al petto. “Sono stanca di bugie… qualunque essa sia, dammi la verità una volta per tutte.”

 

“…hai ragione. Te lo devo questo.”

 

Alex non si sentiva assolutamente pronto per fare quello che stava per fare, ma sapeva anche di non poter rinviare le cose ancora. Così trasse un respiro profondo, e raccolse quel po’ di fiato in più che gli serviva per parlare con una voce meno strascicata per il dolore.

 

“Il mio vero nome è Alexander Malfoy. Mio padre si chiamava Draco Malfoy, lui e i tuoi genitori sono andati a scuola insieme… e si odiavano a morte. Poi c’è stata la guerra contro Voldemort, quando i tuoi erano appena entrati nei War Mage, quando tuo zio Harry ha fatto secco questo tizio… e mio padre è finito ad Azkaban, circondato dalla peggior specie vivente del mondo, i Dissennatori. E’ rimasto in prigione per oltre dieci anni, il mondo fuori si è perfino dimenticato della sua esistenza… ma lui era ancora vivo, e il suo compagno di cella era un tizio che condivideva i suoi ideali e molto di più… avevano lo stesso marchio di mangiamorte, i soldati di Voldemort. Quell’uomo aveva gli occhi neri come l’ebano… piccoli e crudeli… calcolatori. Gli occhi di una faina.”

 

Katie socchiuse le labbra. “E’… quel mostro di prima?”

 

Alex annuì, mascherando male una smorfia di dolore. Parlare con le costole rotte non era proprio l’ideale. “Si chiama Mortimer Lestrange. E fai bene a chiamarlo mostro, perché è quello che è.”

 

Katie si morse le labbra e appoggiò il mento sulle ginocchia, decisa ad ascoltare tutto senza interromperlo.

 

Alex esitò. “Lui… il suo unico chiodo fisso è sempre stato quello di rimpiazzare questo tizio, questo Voldemort… è diventata un’ossessione. E’ stato lui ad organizzare, dieci anni dopo, la fuga da Azkaban per sé e per i suoi seguaci… tra cui mio padre. Nessuno li avrebbe mai cercati qui… in questa specie di maniero sperduto della Cornovaglia, che oltretutto cadeva pure a pezzi… e da allora, ogni maledetto giorno, ha elaborato mille strategie diverse per prendersi il potere. Ogni giorno, da allora fino a quasi un anno fa.”

 

Katie aveva un’aria incredula. “…mi stai dicendo che quest’uomo ha passato quasi vent’anni della sua vita nell’odio e nel rancore… ogni giorno, senza mai fermarsi un attimo? Non ha neanche pensato di rifarsi una vita, di ricominciare…”

 

Alex fece una smorfia amara. “Ora capisci perché ti ho sempre detto che sei troppo ottimista sulla natura umana? La cattiveria esiste… esiste eccome.”

 

“E’ che… faccio fatica a capirlo, questo tuo mondo così buio e freddo.”

 

“L’ho sempre immaginato.”

 

Katie gli vide abbassare la testa, sconfitto, e maledisse quella catena che la teneva lontana da lui. “Ti prego, continua.” gli mormorò dolcemente. “Ho detto che non capisco il mondo in cui hai vissuto, ma voglio capire te… che n’è stato di tuo padre?”

 

“E’ stato in quel periodo… dopo la fuga da Azkaban… che lui e mia madre si sono conosciuti.” Alex appoggiò stancamente la testa contro la parete dietro di lui. “Non chiedermi come fosse, non me la ricordo neanche più… era bella, questo si. Una mangiamorte anche lei. Anche se, per quello che ho potuto capire, lo faceva più per inclinazione che per scelta… era l’amante di quella specie di animale che hai visto prima, il colosso tutto muscoli. Quello è Stephen McNair.”

 

Katie si accigliò. “Era innamorato di tua madre?”

 

“Quello non sa neanche che vuol dire amare qualcuno. Se la sbatteva perché voleva un erede, tutto qui… non è che avesse voglia di un figlio, gli serviva semplicemente qualcuno da addestrare, qualcuno che in futuro avrebbe continuato la sua stirpe di purosangue.” qui Alex fece una piccola risata improvvisa. “E guarda tu la sorte… grande e grosso com’è, o è impotente o è sterile, mai capito bene.”

 

Anche a Katie sfuggì un sorriso. “Diavolo, esiste un po’ di giustizia anche in questo mondo.”

 

“Non tanta. Uno come McNair non avrebbe mai ammesso di avere una deformazione così umiliante… dava la colpa a mia madre, diceva che era lei quella incapace di dargli un bastardo.”

 

Katie sentì il volto raggrinzirsi in una smorfia. “Che stronzo.”

 

“Mio padre in quel periodo accusava i colpi di tutti quegli anni ad Azkaban coi Dissennatori… non era molto sano di mente, ecco. Mia madre era infelice e aveva voglia di fuggire via… e per qualche strano scherzo del destino, sono finiti a letto insieme e sono spuntato fuori io. No, non fare quella faccia, biondina… non erano innamorati, non hanno trovato conforto l’uno fra le braccia dell’altra… sarà stata solo una sveltina finita male.”

 

Katie si morse le labbra… Alex poteva anche mascherarlo bene, ma parlare con tanto cinismo dei suoi genitori e del modo in cui lo avevano concepito gli doveva bruciare molto, di sicuro più di quanto non volesse dare a vedere. “Non puoi saperlo questo, però.”

 

“Quelli come i miei tu non li conosci.” Alex scrollò lievemente le spalle. “E’ andata com’è andata, punto. In ogni caso, mio padre di me non l’ha nemmeno mai saputo. Te l’ho detto, aveva il cervello mezzo fritto dai Dissennatori… si è… buttato giù dalla scogliera così, senza un motivo… quasi per gioco.” il ragazzo abbassò lo sguardo. “Ed è diventato lo zimbello di tutti qui.”

 

Katie sospirò rumorosamente e annuì, appoggiando la guancia al braccio. “Tua madre?”

 

“Mia madre era incinta di me. Stephen inizialmente credeva di essere riuscito ad avere questo cazzo di erede, ma gli è bastato vedermi per capire che non ero roba sua. L’unica cosa sicura che so di mio padre è che era identico e preciso a me, in tutto e per tutto. McNair non è idiota come sembra, ha fatto due più due…”

 

“…e ha capito che tua madre l’aveva tradito.”

 

Alex annuì. “All’inizio hanno cercato di tenere la cosa per loro, in fondo McNair aveva quello che voleva… però poi crescendo io sono diventato sempre di più la copia sputata di mio padre, per punizione mia madre prendeva botte a non finire… finchè un giorno si è rotta le palle, e ha confessato davanti a tutti che McNair non era mio padre, che perfino un pazzo era stato capace di avere un figlio con lei, mentre il grande mister muscolo non ne sarebbe stato mai capace.”

 

“E’ stata coraggiosa.”

 

“E’ stata pazza.”

 

“L’unica pazzia è stata quella di non mettere una fine a quel tormento molto prima, che ti aspettavi che facesse, che continuasse a prenderle fino…”

 

Alex la guardò dritta negli occhi. “Stephen McNair non è un uomo che si lascia prendere per culo, specie da chi considera un suo inferiore. L’ha ammazzata di botte alla presenza di tutti i mangiamorte… e di un bambino di sei anni che è riuscito solo a guardare senza fare niente.”

 

Katie strinse forte gli occhi. “Oh, Alex…”

 

Alex guardò altrove. “Non che prima fossi trattato bene, anzi… ma dopo divenne tutto un inferno. Portavo un cognome diffamato, dovevo pagare per questo… in più dovevo addestrarmi per essere il migliore, perché Stephen doveva riscattarsi agli occhi di tutti. Ero il figlio di una puttana e di un pazzo, ma lui doveva provare che perfino una nullità come me poteva diventare qualcuno coi suoi metodi da vincente. Mi trattava come un cane rognoso, continuava a ripetermi che mi avrebbe riservato quel trattamento finchè non mi fossi guadagnato la sua fiducia… quindi dovevo trasformarmi in una specie di pezzo di ghiaccio, una macchina senza sentimenti perché i sentimenti rendono deboli, proprio come i miei genitori.” Il ragazzo biondo sentì un improvviso bisogno di giustificarsi. “Lo so che ti stai chiedendo perché gli ho dato ascolto invece di fuggire via… il fatto è che ero stanco di essere trattato come feccia, volevo anch’io un po’ di rispetto… detestavo i miei genitori e quello che avevano fatto, detestavo il mio nome, detestavo la vita… detestavo tutto. Volevo solo smettere di guardare McNair dal basso verso l’alto… volevo poterlo guardare negli occhi senza più paura delle sue punizioni. Volevo essere il migliore, ma non per lui… per me stesso.”

 

Katie annuì lentamente. Ora il puzzle era chiaro e completo. “Per questo avresti accettato qualsiasi tipo di missione ti avrebbero assegnato… vero?”

 

“Si.” Alex incollò lo sguardo a terra. “Lestrange è ossessionato dall’immortalità che tu puoi dargli, ti voleva dalla sua parte fin dal principio. Il mio compito era di sedurti, di farti innamorare perdutamente di me… poi loro avrebbero fatto il resto, eliminando la persona a te più cara saresti stata come creta nelle mie mani, e io avrei potuto deviarti sulla cattiva strada. Un piano perfetto… peccato che il cacciatore sia diventato la preda.”

 

Katie inclinò leggermente la testa. “Non avevi previsto che ci saremmo innamorati reciprocamente l’uno dell’altra.”

 

“Non potevo immaginarlo… per anni sono stato abituato al distacco, al gelo, non credevo di essere più in grado di provare sentimenti umani… mi sentivo sicuro di giocare sul mio territorio. E poi pensavo che tu fossi diversa… che la tua famiglia fosse diversa. Che tu ci creda o no, non volevo far del male a tuo fratello e ho anche cercato di oppormi… ma non abbastanza.”

 

“Altrimenti già allora saresti finito così.”

 

“Già.” Alex azzardò uno sguardo nella sua direzione. “Ora… ora che sai tutto, sai anche perché devi scappare da me.”

 

“Scappare da te?” Katie sorrise, incredula. “Sei pazzo forse? Ora che so tutto, so anche di amarti più di prima.”

 

Alex si accigliò. “Ma hai capito bene tutto quello che ti ho spiegato?”

 

“Io ho capito solo di avere davanti a me la conferma di quello che penso… che la vita vale la pena di viverla se esistono miracoli come questi.” Katie stava parlando in tono accorato, e gli occhi le brillavano come non le capitava da tempo. “Alex, tu hai sofferto in modo disumano, eppure eccoti qui… capace di amare al punto di sacrificare te stesso… capace di provare un sentimento che per anni ti hanno insegnato a detestare. Tu sei stato più forte di tutti loro, volevi dare un senso alla tua vita e l’hai fatto, hai onorato le doti che il cielo ti ha dato… e hai fatto tutto con le tue sole forze.”

 

“No, non è vero.” Replicò subito il ragazzo. “Se tu non fossi entrata nella mia vita, io non avrei mai…”

 

“Proprio non lo capisci, zuccone?” Katie sorrise commossa. “Io ti ho solo aiutato a far venir fuori il vero te stesso, quello che non sopportava di essere una marionetta senza cuore… ma era tutto già dentro di te! Sei una persona magnifica, il tuo amore e la tua forza d’animo sconvolgenti sono stati la tua salvezza… e io ti amo infinitamente per questo… Alex Malfoy.”

 

Quanto avrebbe voluto correre da lei per abbracciarla, per baciarla, per farle sentire quanto gli batteva forte il cuore in quel momento… e maledizione, non poteva. “Amore mio… io non ti posso salvare, non posso fare niente per farti scappare da qui…”

 

“Non aver paura.” Katie sorrise con un’insolita sicurezza negli occhi azzurri. “Ne usciremo insieme… e ne usciremo alla grande. Ehi, l’hai detto anche tu… questa gente è tutto fumo e niente arrosto, prendi l’omone che pare una montagna… e deve avercelo piccolo come un pistacchio!”

 

Nella sua irrazionalità, nella sua improbabile capacità di far avverare quello che diceva, nel suo entusiasmo immotivato eppure così deciso, nella sua determinazione, nel suo ottimismo senza limiti… Katie Weasley era più unica che rara. Poteva sembrare pazza a dire quello che diceva in un momento come quello, a un passo dalla morte… eppure sembrava assurdamente credibile. E lo fece perfino ridere.

 

“Vada come vada, bionda… ricordati che ti amo. Solo questo.”

 

 

***************

 

 

“E’ una trappola, ma non abbiamo scelta. Se Katie è davvero in questo posto, noi andremo a riprendercela.”

 

Le parole di Ron avevano tutta l’aria di una sentenza definitiva e quasi letale, e per qualche attimo nessuno osò rispondere… evidentemente avevano percepito tutti quella sensazione. I Potter e i Weasley, assieme al maggiore Rogers e ad un paio di colleghi War Mage, si erano riuniti alla luce delle informazioni segrete riferite da Julie e Chad… e se quello che avevano saputo era vero, la situazione pur essendo più chiara si era fatta ancora più complicata, adesso che tutti i tasselli del puzzle erano posizionati in modo corretto.

 

Jack si arruffò i capelli senza farci caso. “Alex è stato davvero idiota a pensare che ci cascassimo una seconda volta. Adesso gliela facciamo pagare con gli interessi.”

 

“No.” Hermione scosse la testa con aria risoluta. “Mettiamo da parte Alex… parliamo della tenuta dove sarebbe prigioniera Katie. Ho fatto una rapida ricerca, certo non ho potuto approfondire in un quarto d’ora, ma in qualche modo dovrebbe appartenere alla famiglia McNair come ha detto il ragazzo. Su questo non ha mentito.”

 

“Su questo, ma là dentro può esserci di tutto ad aspettarci.” mormorò pensieroso Harry, appoggiandosi coi gomiti alle ginocchia e incrociando le dita. “Non possiamo escludere niente.”

 

“Senza contare che se sono arrivati a tenderci una trappola e ad agganciarci così spudoratamente, vuol dire che hanno un’idea precisa di tutti i nostri movimenti.” Concordò il Maggiore Rogers.

 

“Non sto dicendo che è un asilo nido, ma ho una mia teoria, e lasciatemela esporre prima di giudicarla.” Straordinariamente lucida e determinata, Hermione sembrava aver recuperato il suo invidiabile sangue freddo pur di poter riprendersi sua figlia. “Io credo in quello che ha detto questo Anthony… credo che Alex si sia rovinato con le sue stesse mani per Katie. Di questo mi sento quasi sicura.”

 

Jack fece una smorfia. “Mamma, ti sembra il momento dei sentimentalismi?”

 

“Tu chiamalo pure sentimentalismo, ma per me è realismo.” Hermione scosse la testa. “Sappiamo tutti quanto Katie sappia toccare il cuore della gente, e se Alex avesse scelto di andarle contro, di certo non avrebbe salvato Simon.”

 

Simon strizzò leggermente gli occhi e annuì. “Su questo sono d’accordo con mamma.”

 

Ron guardò prima sua moglie, poi Harry. “Quindi diamo per buone le informazioni che abbiamo… e anche questa specie di mappa?”

 

“Per quello che può valere,” azzardò Julie. “Anthony, il ragazzo, mi è sembrato sincero.” Chad annuì a sua volta.

 

Amelia si scansò la frangia dalla fronte, i suoi movimenti resi impacciati dal braccio possessivo che Jack le teneva attorno alle spalle. “Tanto che abbiamo più da perdere a questo punto? Se anche fosse una trappola, significherebbe che loro sono due passi avanti a noi… che sanno come pensiamo, che ci incastreranno qualsiasi cosa decidiamo di fare.”

 

Harry sospirò pesantemente. “Ha ragione lei. Pianificare ora serve a poco. Possiamo solo cercare di buttarci di schiena, in modo da non romperci la testa, ma sarà comunque un tuffo nel buio.”

 

Ron sembrava incapace di stare fermo. Continuava a camminare nervosamente avanti e indietro come una tarantola impazzita. “Ok, ok, dieci e lode in strategia militare… vediamo la pratica, adesso, però: come diavolo vogliamo procedere?”

 

Harry sentì lo sguardo di Ron puntato addosso… voleva da lui una soluzione. D’istinto Harry cercò gli occhi di Hermione. Era sempre stata lei il cervello del gruppo, fin da quando si erano conosciuti aveva sempre dato prova di saper ragionare meglio di lui nelle situazioni al cardiopalma, eppure in quel momento i suoi grandi occhi scuri lo guardavano quasi imploranti… anche lei voleva che fosse lui a prendere una decisione stavolta. Il rapimento di Katie li aveva sfibrati, toccava davvero a lui decidere da solo stavolta, forse per la prima volta in tanto tempo era più solo di quanto sembrasse…

 

“Papà?” provò a sollecitarlo Dan.

 

Ginny si morse le labbra. Non aveva perso di vista per un secondo i movimenti frenetici degli occhi di suo marito, riusciva a immaginare cosa provasse… forse un modo per aiutarlo c’era. “Harry, io la penso come Hermione.”

 

Ron si accigliò. “Hermione non la pensa, Ginny! Ha espresso un suo parere teorico, ma adesso è la pratica che ci vuole! Vorrei ricordarvi che sono quasi ventiquattro maledette ore che mia figlia è in mano a quegli invasati, non ho la minima intenzione di perdere un altro istante qui a…”

 

“Anch’io.”

 

Ron si bloccò di colpo, e voltò il viso in direzione del suo migliore amico.

 

Harry si massaggiò la fronte con due dita. “Sono d’accordo con quello che ha detto lei. Dobbiamo prendere per buone le informazioni che abbiamo, anche perché a questo punto li dobbiamo fottere sull’unico campo dove non ci possono stracciare.”

 

“Battaglia aperta?”

 

Harry si indicò la tempia con l’indice. “Cervello.”

 

Gli occhi di Ron furono attraversati da una fiammata di rabbia, e anche il suo passo in avanti sembrava la scintilla iniziale di un falò. “Ti vuoi mettere a giocare ai soldatini mentre Katie…”

 

“No, no!” Harry scattò in piedi, facendo anche lui un passo avanti. “Tu adesso te ne stai calmo e mi lasci spiegare… se facciamo a modo tuo, entrando là dentro come tanti pazzi e sparando incantesimi a destra e a sinistra senza capire niente, Katie ce la possiamo anche scordare! Dobbiamo usare il cervello, il che non significa solo scongiurare il panico, ma anche agire con prudenza!”

 

Ron lo guardò male, ma si limitò ad appoggiarsi di spalle al muro, incrociando le braccia e facendo una smorfia per far capire che era disponibile ad ascoltarlo.

 

Hermione si morse le labbra. “Harry, ti prego… dimmi qual è il piano. Rivoglio la mia piccola.”

 

“Se tutto fila come ho in mente io, la riabbraccerai prima dell’alba.” Harry le strinse la mano nelle sue, rivolgendole un sorriso incoraggiante. “Attaccheremo in massa il quartier generale stanotte… scateneremo l’inferno, e intendo quello vero, così ci attireremo addosso questo Lestrange e i suoi amici.”

 

Ginny sbattè le palpebre. “Vuoi… attaccare il quartier generale? Ma hai idea di quanti rinforzi avranno…”

 

Harry sorrise sornione, scuotendo la testa. “Non ho detto che voglio espugnare il castello, ho detto che voglio fare casino. Tanto casino. Ben venga se riusciamo a far fuori qualche traditore in più, ma il nostro obbiettivo è un altro.”

 

Ron parve interessarsi alla cosa, abbandonando le sue riserve. “…un diversivo?”

 

“…mentre noi e una piccola brigata ci intrufoleremo al maniero McNair, che a quel punto sarà sicuramente più sguarnito!” Hermione s’illuminò in volto. “Harry, è geniale!”

 

Ron si fece scrocchiare le dita e annuì. “Finalmente un piano decente.”

 

“E ha anche grandi probabilità di successo, ma c’è un problema.” Rogers si strinse nelle spalle. “E’ vero che siamo forti e abbiamo il vantaggio di coglierli di sorpresa, ma non possiamo dimenticare che loro saranno almeno il doppio di noi… considerando che arriveranno aiuti di ogni genere, Dissennatori inclusi.”

 

Harry sembrò incupirsi. “Siamo stati inferiori di numero in situazioni anche peggiori, e non per questo abbiamo ceduto al disfattismo.”

 

“No, no, non parlo di cedere… dico solo che la truppa avrà bisogno di una marcia in più… di una motivazione solida che porti tutti a dare il cento per cento durante l’attacco.” Rogers esitò. “Sentirsi guidati dai miti di sempre significherebbe tutto per quelli che si butteranno in questa impresa. C’è bisogno di voi su quel dannato campo di battaglia.”

 

Ginny vide Ron e Hermione irrigidirsi, e capì perfettamente cosa significasse quella ennesima batosta. Ma era altrettanto innegabile che il Maggiore fosse nel giusto. Esattamente come era crudele quella richiesta fatta a due genitori in pena per la propria figlia.

 

“Ha ragione lui.” mormorò piano, stringendo la mano di Hermione. “Se fosse per me, sarei la prima a correre in quel rudere a cercare la nostra Katie… ma se non rendiamo credibile il diversivo, se non facciamo come hanno fatto loro finora con noi… il piano rischia di saltare, e non potremmo salvarla comunque.”

 

Harry non osò emettere un fiato, si limitò a cercare lo sguardo di Ron. Non ebbe bisogno di gettare un occhio a Julie per capire che risposta avrebbe dato lui in una situazione analoga…

 

Non te lo chiederò mai di venire con me, Ron, anche se senza di te e Hermione abbiamo il cinquanta per cento di certezze in meno… ma non posso chiederti di fare quello che io non farei.

 

Hermione chiuse gli occhi per qualche istante, e annuì rapidamente.

 

Ron sbuffò e si passò una mano fra i capelli… gli ci volle un bel po’ prima che una risposta biascicata gli venisse fuori. “E va bene.”

 

Harry fece un piccolo sorriso. “Grazie.”

 

“Ehi, non ti illudere.” Ron scosse la testa. “Non mi schiodo da qui se prima non mi formi la miglior squadra di recupero per mia figlia… pochi, perché altrimenti questo piano strampalato salterà completamente, sempre ammesso che questo cazzo di Anthony faccia quello che ha detto… pochi, ma i migliori in assoluto.”

 

Harry si affrettò ad annuire. “Ho già pensato a…”

 

“Vado io.” il tono di Jack era stato tagliente e netto… non ammetteva repliche.

 

“E io vengo con te.” Gli fece eco Simon.

 

Hermione spalancò gli occhi. Già le era mancato un battito quando aveva sentito la voce del figlio maggiore, benchè sotto sotto era certa che si sarebbe dichiarato volontario all’istante… ma anche Simon… “Tu non ti sei ancora perfettamente ripreso…”

 

“Non se ne parla, tu non sei un War Mage!” ribattè alterato Ron, costringendosi a ignorare il fatto che almeno su Jack poteva e doveva fare affidamento.

 

A Harry bastò un’occhiata per riconoscere nello sguardo del nipote la stessa determinazione di una ragazzina che anni prima aveva spezzato tutte le convenzioni pur di non sottrarsi alla lotta contro il male al suo fianco. Non c’era storia. Simon era già dentro la squadra di salvataggio.

 

“Hai detto che vuoi i migliori, non i migliori War Mage.” Simon non si scompose minimamente, fatta eccezione la sua solita strizzatina d’occhi dietro gli occhiali. “Con tutti gli incantesimi che conosco, posso solo esservi utile. Lo sai tu, lo so io, lo sa mamma e zio Harry. In più sto benissimo, perciò non rompete.”

 

“Zia Hermione, non fare quella faccia. Stai tranquilla.” Dan mise su un sorrisetto sicuro. “Li accompagno io i due ragazzini, li tengo d’occhio per te.”

 

Ginny trasalì e guardò freneticamente Harry. Anche lui aveva lo stesso sguardo di panico mal celato… la situazione stava sfuggendo di mano.

 

Harry, fermali!

 

Harry aprì la bocca per interrompere ogni entusiasmo eroico… ma la richiuse nel momento in cui vide lo sguardo grato e quasi sollevato che Jack aveva rivolto al cugino. Ginny si morse forte le labbra…

 

No, Gin… non mi guardare così, io avrei fatto lo stesso… e anche tu, lo sai.

 

“Ehi, dobbiamo essere in numero pari perché la missione vada a finire bene.” Chad allungò le gambe sul tappeto e incrociò le braccia dietro la testa, mostrando così in tutta la sua gloria la maglietta con la scritta ‘ESPANDI IL TUO ESSERE, GUARDA CHE RISULTATI’ con la ormai consueta freccia rossa verso il basso.

 

Forse per la prima volta da che lo conosceva, Harry guardò il ragazzo meravigliato in senso positivo. “Non sei costretto a farlo.”

 

Chad gli strizzò un occhiolino amichevole. “Sarò anche un povero, misero Auror, ma qualcosa la so fare anch’io. E poi non ci dimentichiamo che sono campione nazionale del torneo di scorregge, in un momento di difficoltà potrei essere l’arma segreta.” Qui in parecchi sorrisero… solo Julie si morse forte un’unghia fra gli incisivi.

 

Simon si voltò a guardare suo padre, e spalancò le braccia con una smorfia di ovvietà sul viso. “Ecco, come volevi tu… hai i migliori. Siamo a posto adesso, no?”

 

Amelia annuì, senza muoversi dalla comoda posizione che la vedeva sdraiata di schiena sul petto del suo ragazzo. “Se farete baccano a sufficienza, ci darete il giusto margine di libertà per agire senza farci notare troppo.”

 

Jack stava quasi per annuire a sua volta… poi le parole gli morirono in gola quando si rese conto di cosa implicava quella frase appena udita. Senza troppa grazia afferrò Amelia per le spalle e la costrinse a guardarlo.

 

No.” ruggì.

 

Amelia non si lasciò intimidire. “Non mi seccare.”

 

“Sei uscita stamattina dall’ospedale…”

 

“Appunto, sono uscita perché sto bene.”

 

“Scordati che ti permetterò di…”

 

Permettermi?! Chi cazzo sei, il mio padrone?!”

 

Jack vide rosso. “Non ti lascerò rischiare di nuovo la vita, hai capito?!”

 

Amelia lo respinse, scattando in piedi. “Scusa tanto se te ne accorgi soltanto ora, Jack, ma questo è il mio lavoro! In più ti ricordo che non sei l’unico afflitto dai sensi di colpa per quello che è successo a Katie, non sei l’unico che l’adora, e non sei l’unico in grado di spaccare culi… perciò o vengo con voi consensualmente, o vi seguo per spuntare fuori appena vi ritroverete le chiappe in fiamme. Come preferisci, a te la scelta!”

 

Ron fu il primo a volersi intromettere nella discussione, ma Hermione fu più rapida. “Amelia, sei uno dei migliori War Mage che abbiamo, di sicuro quella con più grinta in assoluto, e se fossi in forma sarei io a supplicarti di aiutarci a ritrovare Katie…”

 

“Io sono in forma!” protestò la brunetta.

 

Hermione le rivolse uno sguardo severo che la zittì. “…ma se senti dolore anche solo ad un’unghia spezzata, tu non ti muovi da casa. E questo non perché non abbiamo fiducia in te, o perché non sappiamo quanto vali, quindi non fare quella faccia!”

 

Ron annuì lentamente. “Sai bene che per noi sei allo stesso livello di Katie. E io una figlia non la mando in battaglia se ha una percentuale anche minima di non farcela perché non sta bene.”

 

Amelia si ammorbidì sia nell’espressione del viso che nel tono di voce. “Lo so… lo so che vi preoccupate per me, e non finirò mai di ringraziarvi per tutto l’amore che mi date… però vi prego, vi scongiuro di fidarvi di me. Non farei mai pazzie, so di essere responsabile anche della mia bambina, conosco i miei limiti e non ho intenzione di superarli… vi prego, lasciatemi andare con loro. Non vi direi una bugia, sto bene davvero.”

 

Ron sospirò pesantemente e abbassò lo sguardo, evitando volutamente di incrociare gli occhi di Jack, e Hermione annuì come se le costasse farlo. “Grazie… grazie del tuo aiuto.”

 

Amelia sorrise con dolcezza. “Non è neanche la metà della metà dell’aiuto che ho ricevuto da voi in tutta la mia vita.”

 

“Siamo d’accordo, allora, andrete voi cinque.” Harry si schiarì la gola. “State bene a sentire, il piano è questo: aspetteremo mezzanotte, a quell’ora c’è il cambio delle sentinelle e il quartier generale è più vulnerabile.”

 

Il Maggiore Rogers s’intromise nel discorso. “Cioè li prendiamo d’assalto?”

 

“Da una parte.” Ron fece un sorrisetto improvvisamente furbastro. “C’è un cunicolo che non conosce nessuno… è dietro la palestra grande, quella al pian terreno. Alcuni di noi entreranno da lì, in questo modo si ritroveranno schiacciati fra due fronti.”

 

Harry inarcò un sopracciglio. “Ma di quale cunicolo parli?”

 

“E’ dietro la spalliera, si apre con tre colpi di bacchetta dall’interno o dall’esterno.”

 

“…scusa, ma tu come fai a conoscerlo?”

 

Per un attimo ad Harry sembrò di tornare indietro negli anni… la smorfia sfacciata di Ron e il viso furiosamente rosso di Hermione erano segnali che aveva imparato a riconoscere già da ragazzo.

 

“Voglio morire.” commentò avvilito Simon, passandosi una mano sulla faccia.

 

“E non sei l’unico, figliolo.” Harry scosse la testa e si concesse un breve sorrisetto.

 

Chad sollevò entrambi i pollici. “Con tutto il rispetto, paparino, ma lo zione è il mio mito.”

 

“Allora è deciso.” Dan aveva l’aria seria. “A mezzanotte in punto voi date fuoco alle polveri, e noi ci infiliamo quatti quatti nella tana del topo.”

 

“Si.”

 

Harry lesse chiara la nota di malinconia nella voce del figlio… intuì al volo quale fosse il problema. Come genitore aveva una voglia pazza di tenere i suoi figli stretti a sé fino a cinque minuti prima della missione… come uomo non solo capiva, ma dava ragione a Dan quando gli leggeva negli occhi il desiderio di spendere quelle ore con la persona che amava. A quei ragazzi si stava già chiedendo tanto… non poteva permettersi anche l’egoismo. Nemmeno quello del genitore amorevole.

 

“Sono… le sette, direi che fino alle undici e mezza possiamo essere tutti liberi di passare la serata con chi vogliamo, e… ci vediamo alle undici e mezza in punto alla Stamberga Strillante, dove voi ragazzi prenderete le passaporte per il maniero McNair e noi quelle per il quartier generale.”

 

Hermione annuì a cuor pesante. “Voi però non muovetevi prima di una buona ventina di minuti, se non di più… dobbiamo dare il tempo a questi di accorgersi di noi e venire.”

 

“Non avremo alcun problema, mamma, non fare quella faccia.” Simon cercò di comunicarle attraverso un sorriso più sicurezza possibile. “Conosciamo la strada. Anthony dice che c’è qualche trabocchetto piazzato qua e là lungo il percorso, ma sta’ pur certa che non sarà niente di irrecuperabile.”

 

“Non prendete niente sotto gamba, niente arroganza.” lo ammonì preoccupato Ron. “Questi trabocchetti non li conosceva nemmeno il tizio, Anthony… pretendo prudenza al duemila per cento, mi sono spiegato? Guai a voi se cercate di fare gli eroi.”

 

Amelia sospirò. “No, gli eroi no. Ma non illuderti, perché non ci fermeremo alla prima difficoltà.”

 

Cadde un silenzio carico di tensione e malinconia… e per la prima volta nessuno osò romperlo. Perché la realtà dei fatti era chiara: chiunque fosse riuscito a vedere l’alba del giorno dopo, avrebbe davvero potuto dire di essere fortunato.

 

 

***************

 

Give me just one part of you to cling to
And keep me everywhere you are
It's just enough to steal my heart and run
And fade out with the falling sun                                         

 

***************

 

 

“Jack, aspetta!”

 

Amelia rincorse il ragazzo per il piccolo giardino dove li aveva appena lasciati la passaporta, ma Jack marciò ostinatamente in casa sbattendosi forte la porta alle spalle. Lei maledisse per l’ennesima volta quell’impulsività che lo faceva agire prima ancora di pensare, e lo seguì senza esitazione né timore.

 

“Senti un po’!” protestò, entrando. “Io non…”

 

Senza capire né come né perché, Amelia si ritrovò imprigionata da un paio di labbra avide e possessive… ma c’era qualcosa che non andava in quel bacio. Era troppo passionale… violento, piuttosto. Jack non la stava baciando come al solito, le stava letteralmente impedendo di parlare e di respirare… e Amelia capì di essere caduta in trappola quando si ritrovò di spalle al muro, coi polsi inchiodati alla parete dalle sue mani grandi. L’istinto prese il sopravvento e le impose di cercare di liberarsi, dimenandosi con tutte le sue forze… ma per quanto lui dovesse ingoiare un gemito di piacere a sentire il contatto fra i loro due corpi, non le lasciò la possibilità di divincolarsi. Dopotutto era sempre stato più grande e più forte di lei.

 

Amelia si sottrasse al bacio, e gettò indietro la frangia dalla fronte con un gesto furioso della testa. “Lasciami immediatamente andare, razza di troglodita che non…”

 

“ORA BASTA!!”

 

La voce di Jack rimbombò nella stanza… gli occhi blu in tumulto, i capelli rosso fuoco che gli ricadevano scompostamente sulla fronte, i muscoli delle spalle tesi e frementi… era furibondo come poche volte l’aveva visto in tanti anni.

 

“Adesso resterai immobile e non dirai una sola maledetta parola, perché te lo giuro, Amelia, se fiati metterò in pratica uno dei duecento modi che conosco per lasciarti a dormire per due giorni di fila nel tuo letto, al sicuro, senza torcere un capello né a te né alla bambina, quindi sta’ zitta!!!”

 

Amelia lo guardò col fuoco negli occhi, ma non ebbe il tempo materiale per replicare.

 

“Brucerò all’inferno prima di permetterti di rischiare la vita ancora una volta! Tu non sai cos’ho passato io nelle ultime quarantotto ore, sapendo che per colpa mia non solo mia sorella era stata presa, ma che tu e la bambina potevate lasciarmi senza che potessi fare niente… no, Amelia, non ho intenzione di provare di nuovo quella maledetta sensazione, è no e basta!!”

 

“Io non…”

 

“NON HO FINITO!!!”

 

Amelia sussultò, suo malgrado, sentendo quell’urlo assurdamente violento.

 

Jack non allentò la presa sui suoi polsi, anzi. “E’ stata colpa mia, solo ed unicamente colpa mia, tocca a me riparare al danno che ho fatto… non ti metterò di nuovo in pericolo, Amelia, scordatelo! Non posso combattere se penso che tu e la bambina siete in pericolo, come diavolo ti aspetti che faccia?! Che concentrazione potrei avere?!”

 

“Posso smetterla di rimanere ad ascoltarti mentre detti legge?!”

 

“No!!”

 

“Beh, è un vero dannato peccato per quella specie di mongolfiera di ego che ti ritrovi, ma non me ne starò zitta un minuto di più!” Amelia non riuscì a liberarsi da quella presa ferrea, ma riuscì a essere ugualmente intimidatoria anche così. “Sto benissimo, sono pronta a combattere e ti assicuro che ne ho una voglia maledetta!!”

 

“Ma non lo puoi fare!!”

 

“E perché diavolo non dovrei?!?”

 

“PERCHE’ TI AMO, ECCO PERCHE’!!!”

 

Amelia rimase basita, incapace di proferire parola o di chiudere la bocca. Il primo ‘ti amo’… certo, gliene aveva sentiti dire tanti la notte che avevano concepito la loro piccolina, ma era la prima volta che Jack le diceva di amarla…

 

Mi ami…

 

“Tu non capisci.” Jack scosse la testa, le spalle gli si abbassarono quasi in senso di sconfitta… aveva smesso di urlare. “Prima di te, di noi… di tutto questo… lo sai meglio di chiunque altro, non sono mai stato capace di amare una donna nel vero senso della parola… ma con te è tutto diverso, io sono diverso. Ti amo, ti amo tanto che mi scoppia il cuore… lo sento battere forte come non ha mai fatto, ogni volta che ti guardo nemmeno respiro… e poi c’è nostra figlia… e il solo fatto che lei è te e me, che potrebbe avere i tuoi bellissimi occhi…”

 

Finalmente quella presa d’acciaio si allentò… Jack sembrava genuinamente scombussolato, malinconico, quasi triste. Amelia rabbrividì quando le accarezzò la guancia, e provò una fitta al cuore nel vedere quegli adorati occhi blu velati dal senso di sconfitta.

 

“Se tu fossi ancora solo la mia migliore amica, sarei io a supplicarti di accompagnarmi in questa missione, ma così no… così è tutto diverso.” Jack le accarezzò di nuovo la guancia. “Ti amo, è l’unica cosa di cui sono sicuro, l’unica verità che vorrei urlare al mondo intero… lo so che sei la migliore, ma sento un bisogno folle di proteggerti, di tenerti al sicuro.” il ragazzo rosso fece una piccola smorfia carica di umiltà. “Potrò anche essere disastroso come tale, ma sono un padre adesso… ho delle responsabilità. E così è come se mi portassi dietro anche mia figlia in battaglia.”

 

Piccolo, tu sei sempre stato così… vuoi essere il più forte di tutti, ma dentro sei tenero e hai bisogno di tanto amore… sei sicuro e insicuro di te stesso tutto insieme, daresti la vita per proteggere quelli che ami, e non ti rendi conto che è lo stesso per me…

 

Amelia fece un sorriso commosso e gli prese il viso fra le mani. “E’ proprio questo il punto, Jack… credi che io ti ami una goccia in meno? Potrei morire per quanto ti amo… e sento lo stesso bisogno di proteggerti che hai tu nei miei confronti. Non posso lasciare che l’uomo che amo e il padre della mia bambina vada da solo a una missione così difficile, restare a casa con le mani in mano non fa per me, lo sai… io voglio essere lì al tuo fianco e guardarti le spalle mentre tu guardi le mie. Siamo una squadra, no? Continueremo a esserlo.” dicendo così la brunetta si passò una mano sul pancione e sorrise largamente. “E con una mano in più può andarci solo meglio.”

 

Perché mi fai questo… lo sai che non vorrei mai andare senza di te, ma ho troppa paura per voi due… per una volta dammi ascolto, non metterti in pericolo…

 

Jack chiuse forte gli occhi. “Ti prego… io ti voglio al sicuro… ti supplicherò se lo vorrai, ma resta qui…”

 

“Sarò al sicuro solo accanto a te.” Amelia gli accarezzò le braccia solide, e provò ad allentare tutta quella tensione baciandolo dolcemente. Le ci volle qualche piccolo bacio a fior di labbra prima di ottenere una risposta vera e propria, ma alla fine lo sentì finalmente reagire. “Ti fidi di me?” lui annuì. “Ci proteggeremo a vicenda. Hai ragione quando parli di responsabilità, ma vedi… le ho anch’io come madre, e non posso permettere che mia figlia cresca senza il suo papà… io l’ho fatto e ho sofferto come un cane, non voglio che la storia si ripeta. E sai cosa? Questa piccola è me e te, giusto? Allora sono pronta a scommettere il cordone ombelicale che scalpita dalla voglia di accompagnare il suo papà dovunque lui vada.”

 

Jack alzò gli occhi al cielo e respirò profondamente, cercando di recuperare il controllo della sua emotività così duramente messa alla prova. Non ci era abituato, non aveva mai gestito un sentimento così grande come l’amore, e adesso ne aveva le mani piene… proprio in quel momento assurdo. Non riusciva a rendersi conto se lasciandola venire con lui si sarebbe comportato da egoista, o se in fondo era giusto quello che diceva lei… non riusciva a capire se era il momento di dare retta al cuore o al cervello, non riusciva a capirci più niente, si chiedeva solo come aveva fatto suo padre a permettere a sua madre di continuare quella vita di pericoli nonostante l’amasse tanto… per quanto folle potesse sembrare, sentiva un tale bisogno del consiglio di suo padre che sarebbe corso via anche in quel momento…

 

Amelia lo conosceva troppo bene per non capire cosa si nascondeva dietro quella maschera di dubbi e agitazione… in realtà non sapeva come aiutarlo perché quella era una risposta che doveva trovare da solo. Ciò non toglieva che le facesse una tenerezza immensa… così si limitò ad aiutarlo nell’unico modo che conosceva, seguendo il proprio cuore. Si sollevò sulle punte e appoggiò dolcemente le labbra sulle sue, circondandogli i fianchi con le braccia e accarezzandogli la schiena con tutta la dolcezza possibile. Fu un tale sollievo quando si sentì sollevare fra quelle braccia forti, baciare da quelle labbra esperte, stringere a sé con tutto l’amore che riusciva a percepire con una nitidezza infinita.

 

Baci… carezze… sussurri d’amore… suoni senza significato… qualsiasi cosa amplificava le sensazioni e i sentimenti dei due ragazzi, perché li rassicurava, ricordava a entrambi che erano ancora vivi, che erano uniti, che stavano bene… e che almeno per qualche ora ancora lo sarebbero rimasti, prima di tuffarsi nel buio con addosso nulla più del loro amore.

 

 

***************

 

Oh, please don't go
Let me have you just one moment more
Oh, all I need
All I want is just one moment more
You've got to hold me and keep me

 

***************

 

 

“Attenta ai gradini… tieniti a me.”

 

Mel sorrise e obbedì senza esitare. Simon l’aveva colta enormemente di sorpresa presentandosi alla sua porta quella sera, con tutto quello che stava succedendo al Mondo della Magia ma soprattutto alla sua famiglia, e chiedendole di lasciarsi bendare per seguirlo dove la voleva portare. Era un atteggiamento strano, surreale perfino… sembrava quasi che avesse dimenticato che il loro mondo stava andando a rotoli, che sua sorella fosse in pericolo di vita, Simon sembrava un altro… e Mel si era domandata silenziosamente il perché almeno un centinaio di volte da che aveva quella benda sugli occhi. Ma dopo quello che aveva sofferto e che ancora pativa, avrebbero dovuto solo ucciderla perché proprio lei si rifiutasse di fare qualcosa per lui. Fosse stata anche una pazzia, per l’amore della sua vita l’avrebbe fatta.

 

“Siamo quasi arrivati, eh.”

 

“Simon, dove stiamo andando?”

 

“Tra un attimo lo vedrai coi tuoi occhi, amore.”

 

“…piccolo, non ti capisco… c’è qualcosa che…”

 

“Che non va? Beh, tutto direi.” Simon fece un sorriso malinconico e ironico insieme, ma non lasciò la mano della ragazza e continuò a camminare piano con lei. “Se te lo stai chiedendo, non sono impazzito… voglio solo farti vedere una cosa. Ecco, ci siamo.”

 

Mel si morse le labbra quando sentì le sue mani amorevoli lasciare le proprie per sciogliere il nodo al fazzoletto che aveva sugli occhi. In pochi secondi la benda sparì, e le ci volle un po’ perché gli occhi si riabituassero alla luce… ma quando si guardò intorno rimase senza fiato.

 

Erano nella chiesetta che avevano scelto per sposarsi, e non c’era nessuno… ma tutto intorno a loro era di una bellezza indescrivibile: c’erano lucciole ovunque che illuminavano l’ambiente con la loro luce calda e soffusa, e fiorellini di ogni genere e colore fluttuavano nell’aria quasi avessero le ali. Una rosellina bianca le si posò con dolcezza sui capelli proprio mentre Simon faceva un piccolo sorriso dolce e infilava le mani nelle tasche.

 

Mel sembrava sul punto di commuoversi… si mosse nella chiesetta guardandosi intorno con le labbra socchiuse e curvate in un sorriso incredulo. Le ci volle qualche secondo perché potesse parlare. “Mio Dio… ma è… è bellissimo, non ho parole…”

 

Simon le circondò i fianchi con le braccia e le stampò un bacio sulla nuca. “E’ il mio modo di ricordarti che ti amo.”

 

Mel sorrise e si voltò per gettargli le braccia al collo, regalandogli un bacio carico di amore fino all’ennesima potenza. “Amore, sei… sei sempre così perfetto!”

 

Simon strinse gli occhi e si sistemò gli occhiali, gettandole un occhiolino allegro. “Te l’ho già detto mille volte, non ti fare illusioni… sono disordinato, e poi russo.”

 

Mel rise. “A quello mi ci sono abituata, per il disordine siamo in due. E poi sono io che te l’ho già detto mille volte… non mi stancherò mai di te, signor dragatore.”

 

Simon abbozzò un sorrisino e le passò un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio, ma non riuscì a mantenere oltre il tono sereno con cui era andato da lei. Sospirò profondamente e cercò gli occhi azzurri del suo amore… non si poteva più rimandare. “Ehi, che fai il venti di questo mese?”

 

Mel inarcò un sopracciglio. “Perché?”

 

Simon le sfiorò il viso appena. “Perché mi piacerebbe che tu camminassi lungo questo corridoio… con il tuo bel vestito bianco… mi raggiungessi lì all’altare… e dicessi davanti a tutti che vuoi diventare mia moglie.”

 

Il sorriso enorme, luminoso e felice di Mel gli diede i brividi. Stai dicendo sul serio? Niente… niente più attese? Non dovevamo aspettare… che questa situazione finisse, che tornasse la calma…”

 

“Per domani sarà tutto finito.”

 

Lo so che mi odierai per questo, ma non possiamo cambiare quello che siamo né quello che il destino vuole da noi… scusami, scusami con tutto il cuore, amore…

 

“Domani?” Mel smise di sorridere… lesse nei suoi occhi scuri un’espressione enigmatica con una punta di malinconia che non le piaceva per niente… improvvisamente un brutto pensiero cominciò a farsi strada nel suo cervello. “C’è qualcosa che non so, non è così?”

 

“Si.”

 

Mel si morse le labbra. “Non deve essere una cosa bella se ti è così difficile raccontarmela…”

 

Simon la prese per mano e si sedettero su una delle panche. “Abbiamo un piano per riprenderci Katie, e allo stesso tempo mettere fine a quest’incubo.”

 

“…è una buona notizia…”

 

“Si, lo è… ma non ti piacerà.”

 

“Perché?”

 

Dio, fa’ di no… fa’ che sia solo un mio stupido presentimento paranoico…

 

Simon abbassò gli occhi per un istante. “Perché io vado con loro.”

 

No…

 

La ragazza scattò in piedi come una molla. “No!!”

 

“Mel…”

 

“No, io non voglio rischiare di perderti di nuovo! Non puoi farlo, no! Ti prego, ti supplico!!”

 

Simon si alzò e le appoggiò le mani sulle spalle, odiandosi con tutte le sue forse quando vide che i suoi occhioni azzurri si erano riempiti di lacrime. “Amore, io devo andare…” le mormorò, usando il suo tono più calmo e rassicurante. “C’è la vita di Katie in ballo… c’è tutto il nostro futuro… non potrei restare a guardare mentre gli altri si mettono in pericolo, sono direttamente coinvolto e se non mi rendo utile, sento che potrei anche impazzire… mi conosci, tu lo sai che è così. Lo sai che non ti ho mai detto bugie, e che non lo sto facendo ora… non voglio fare l’eroe… voglio solo fare quello che è giusto.”

 

Mel aprì e chiuse la bocca ripetutamente, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Niente, non riusciva a fermarle. “Hai sempre detto che il tuo più grande difetto è l’egoismo… bene, lo sono io stavolta, sono di un egoismo schifoso, e lo ammetto senza riserve!” gli urlò disperata, avvinghiandosi alla sua camicia. “Non sono disposta a morire di paura una seconda volta, quando ti ho quasi perso ho capito che la mia vita sarebbe stata un incubo comunque, non… non capisci che non me ne importa niente, se anche questo maledetto mondo si salvasse, senza di te per me sarebbe la morte lo stesso!!”

 

Amore, no…

 

Vedendola piangere, Simon la strinse forte a sé nell’abbraccio più protettivo e amorevole di cui fosse capace. “Stavolta sarà diverso… te lo giuro, amore, io tornerò da te. Questo non è un addio, domani a quest’ora festeggeremo tutti insieme la vittoria e niente si metterà più fra noi e la nostra felicità. Mi devi credere, amore.”

 

Mel singultò e si strinse alla sua camicia. “Che succede se non riesci a mantenere la tua promessa?”

 

Simon le accarezzò i capelli, guardando verso un punto imprecisato davanti a sé. “Nella mia agenda questa opzione non è contemplata.”

 

Mel si strinse convulsamente a lui, bagnandogli la camicia con le lacrime calde che le scivolavano sulle guance. “Guarda che se non torni da me… giuro che mi ammazzo.”

 

Simon rabbrividì all’idea, ma per il bene di entrambi camuffò quel brivido con una piccola risata. “Non potresti mai farlo.”

 

“Non ci credi?”

 

“No, amore…” Simon la scansò dolcemente per guardarla in faccia. “Hai fotografato gli eventi più importanti della tua vita… come faresti a fotografarti mentre ti suicidi? Dovresti solo trovare qualche anima pia disposta a farlo per te, ma dubito che ci sia un figlio di cane in giro disposto ad accettare un lavoretto simile.”

 

Mel gli diede una piccola spinta, sorridendo fra le lacrime. “Cretino, la mia macchina ha l’autoscatto!”

 

“Ma tu hai sempre detto che le foto con l’autoscatto mancano di qualità!”

 

Mel rise, quasi esasperata dalla tragica comicità del momento… si passò una mano sulla fronte fin nei capelli, mentre due grosse lacrime le scivolavano lungo le guance fin nel collo… poteva cercare di distrarla fino alla fine della serata, non avrebbe funzionato.

 

Simon si strinse nelle spalle. “Sono già tornato una volta dall’aldilà per te… tornerei ancora, tornerei sempre. E’ l’unica garanzia che ti posso offrire… non farmi andare sapendo che non hai accettato la situazione… ti prego.”

 

Anche perché se questo è un addio, non voglio pensare che le nostre ultime parole sono state di rammarico e accusa…

 

Mel alzò gli occhi al cielo e singhiozzò, un sorriso amaro dipinto sul suo volto. “Non mi lasci molta scelta.”

 

Simon le accarezzò il viso con dolcezza, lentamente… strizzò gli occhi e si sistemò gli occhiali, incapace per una volta di trovare quella calma interiore che doveva calmare lei e lui stesso. “Balla con me.” le sussurrò dopo un lungo momento.

 

Mel rise fra le lacrime. “Non c’è la musica… e poi tu non sai ballare.”

 

“Però sono un mago… posso rimediare a entrambe le cose.” Simon le cinse i fianchi con le braccia e si accoccolò col viso sulla sua spalla, canticchiando a bassa voce un motivetto senza senso. “Mh mh mmh… mh mmh…”

 

“…stonato…”

 

“…ehi, un po’ di silenzio, per favore, l’orchestra sta facendo il meglio che può…”

 

Mel sorrise fra le lacrime, e lo strinse fortissimo a sé. Chiuse gli occhi… non poteva vedere ancora. Non poteva vedere che tutto ciò che la circondava era perfetto, che l’uomo che amava era perfetto… perché se l’avesse visto ancora, se se ne fosse resa conto una volta di più, non lo avrebbe lasciato andare a rischiare la vita. Non di nuovo. Non a un passo dal loro sogno. Nemmeno per le motivazioni più giuste… no e basta. E ripetersi che quello non era un addio, mentre si muovevano dolcemente abbracciati nella più bella delle cornici, era diventato un mantra ipnotico nel vero senso del termine.

 

Peccato che funzionasse poco.

 

 

***************

 

Tell me that someday you'll be returning
And maybe, maybe I'll believe
It's just enough to see a shooting star
To know you're never really far                                           

***************

 

 

Sarah annuì lentamente, cercando di digerire tutte le informazioni senza che le sue emozioni prendessero il sopravvento. Impedì ad un singulto di uscirle dalle labbra coprendosele con la mano, e con un gesto alquanto nervoso si scansò un ciuffo di capelli voluminosi dalla fronte. Non poteva permettersi di perdere il controllo, assolutamente no… non dopo anni passati a imparare come mantenere il dominio di sé, no…

 

Accidenti a te, Dan Potter… ero un osso duro prima di incontrarti… hai abbattuto tutte le mie difese, e adesso mi metti alla prova fino all’ultimo…

 

Dan allungò la mano per prendere la sua. “Devi cercare di capirmi, perché lo sai che non sarebbe da me pregarti… è la mia famiglia. Ci sono dentro anch’io.”

 

Sarah si morse le labbra e scosse la testa. “La cosa buffa era il motivo per cui volevo venire armata di champagne come una cretina.”

 

Non parlare così… mi fai stare ancora peggio se non ho il tuo appoggio, non lo capisci?

 

Dan le sollevò il mento con le dita. “Ehi, guardami… questa non è una missione suicida, amore… torneremo, lo capisci?”

 

“Davvero?” Sarah lo guardò dritto negli occhi… tutto quello che voleva dire era nel suo sguardo. “Davvero?

 

Quel tono di amara malinconia raggelò la risposta di Dan.

 

Vuoi delle certezze che non posso darti…

 

Sarah incassò il colpo quando lo vide distogliere lo sguardo. Paradossalmente avrebbe preferito sentirlo mentire, sentirsi dire che sarebbe andata bene perché era tutto perfetto fin nei minimi dettagli… sarebbe stato assurdo estorcergli una bugia simile.

 

Perché la vita è così strana? A che serve regalarti tutta la felicità che desideri se poi te la deve strappare via?

 

“Non…” Dan cercò di vincere l’imbarazzo indicando la bottiglia di champagne. “Non ti va di dirmi cosa volevi festeggiare?”

 

Sarah rise amaramente, mentre si asciugava gli occhi con un fazzolettino. “Volevo darti una bella notizia. Per questo sono corsa qui prima ancora che tu mi chiamassi.”

 

Dan le rivolse un sorriso pestifero. “Guarda che infingarda… sai che sono curioso per natura, e la stai tirando per le lunghe! Ora che hai lanciato l’amo non lo puoi mica tirare indietro, sai… spara, voglio sentire tutto.”

 

E vorrei vederti sorridere senza lacrime o ironia…

 

Sarah si morse le labbra, per poi distenderle in un sorriso che non raggiunse i suoi occhi. “E’ appena stata divulgata la notizia, ma non sarà ufficiale prima della conferenza stampa di domani…”

 

Dan annuì furiosamente, e Sarah ne ebbe per un momento tanta tenerezza da arruffargli amorevolmente i capelli.

 

Eh si, amore… forse non te ne accorgi più, ma c’è un mondo che vive là fuori, e vive come facevamo noi prima…

 

“…sei il Cercatore della Nazionale, Potter.”

 

Dan s’illuminò, sorridendo incredulo… e un secondo dopo balzò in piedi e la prese fra le braccia. “Ma è una cosa meravigliosa!” esclamò. “Stai dicendo sul serio?! Sono quello titolare?? Ai prossimi Mondiali ci sarò davvero io?! Dio, questo è il massimo!”

 

Sarah sorrise, per una volta con sincerità. Si lasciò baciare e rispose al bacio con altrettanto trasporto, passandogli le mani fra i capelli perennemente spettinati e accarezzandoglieli… e fu proprio quando sentì di aver perso le redini del proprio autocontrollo che lui si interruppe e si fece indietro, guardandola con aria mortificata.

 

“Sarah…”

 

Non puoi piangere…

 

Sarah si asciugò le lacrime rapidamente, abbozzando un sorriso nervoso. “Te l’ho sempre detto che tu sei la mia croce e la mia delizia… guarda cos’hai fatto al mio sistema nervoso, una volta funzionava bene…”

 

Dan le offrì un piccolo sorriso, ma non si lasciò incantare dalla falsa allegria di quella battuta… pronunciata con la voce di pianto più triste che le avesse mai sentito.

 

“Autocontrollo zero, e dire che ero una maestra in queste cose…”

 

“Ma a me piaci libera di essere te stessa.” Dan le accarezzò il viso. “Se hai voglia di piangere… se ti fa bene, fallo. Una sola cosa, però: non ci stiamo dicendo addio, mi hai capito? Questa missione è come… è come una partita di quidditch, una di quelle belle toste. Se la affrontiamo con un buon gioco di squadra, sfruttando il nostro talento, ne usciremo vincitori.”

 

Sarah sorrise. “I giocatori di quidditch non rischiano di essere uccisi durante le partite toste.”

 

“Su questo hai ragione.” Dan fece scoccare la lingua in modo allegro. “Io ho rischiato la pelle in una banalissima partita contro delle mezze calzette.”

 

Ti odio… ti odio quando fai così, quando non riesci a farmi mantenere il punto!

 

Suo malgrado, Sarah rise… lo guardò sorridere e non potè evitare di imitarlo. “Sei un dannatissimo irresponsabile…”

 

“Mh, noto che tu e mia madre cominciate ad andare molto d’accordo.”

 

“Si, eh?”

 

Dan le fece l’occhiolino, prendendole la mano nella propria. “Tornerò da te… da te, e dalla mia maglietta coi colori dell’Inghilterra.”

 

Sarah si accoccolò sotto la sua spalla, lasciandosi abbracciare. “Solo questo ti mancava per camminare a due metri da terra.”

 

Lui le arruffò bonariamente i capelli. “Non l’abbiamo sempre detto che sono il migliore?”

 

Lei gli scansò la mano, intrecciando le dita con le sue. “Sai… il signor Mitchell mi ha offerto di lavorare per lui come segretaria particolare. Dice che ho svolto un ottimo lavoro finora, e che anche se capisce le mie motivazioni, non ha intenzione di rinunciare a me.”

 

“Sul serio?” Dan la guardò in faccia, stupito e palesemente emozionato, poi le sorrise largamente e tornò ad abbracciarla. “Ma è fantastico! Ti rendi conto di quant’è bello il futuro che ci aspetta quando rimettiamo a posto questa situazione?”

 

E tu ti rendi conto di come non avrebbe più senso niente se tu non tornassi?

 

Sarah chiuse gli occhi… non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. “Sei sicuro… di voler rischiare tutto proprio adesso?”

 

Dan sospirò profondamente. “Domani ci riprenderemo il nostro mondo. Tutta la mia famiglia sarà schierata in prima linea a combattere… e Katie rischia la vita. Non riuscirei a sopravvivere col rimorso di non essere stato dov’è giusto che sia.”

 

Sarah ingoiò le lacrime e si accucciò sotto il suo mento. “Proprio di uno con tanto coraggio dovevo andarmi a innamorare.”

 

Dan le baciò le dita che aveva intrecciate con le proprie. “Tu sottovaluti il lato positivo… quando tutto questo sarà finito, io e te non faremo neanche più notizia. Passeremo pressocchè inosservati.”

 

“E’ vero.” Sarah tirò su col naso. “Anche se ora come ora preferirei sputtanare le nostre carriere, e tenerti qui con me.”

 

Dan le accarezzò i capelli lentamente. “Lo so.”

 

“…promettimi solo una cosa.”

 

“Tutto quello che vuoi.”

 

“Quando uscirai da quella porta stanotte… non dirmi arrivederci. Non dirmi nemmeno ciao.”

 

“Posso dirti che ti amo?”

 

“No.” Sarah aveva la voce spezzata dal pianto. “Non… dire niente, va bene?”

 

“Va bene.” Dan sprofondò il viso nei suoi capelli soffici e profumati, cercando lui stesso un po’ di calma per placare i battiti tumultuosi del suo cuore. “Tutto quello che vuoi, amore.”

 

Io voglio che tu resti qui… voglio che resti vivo…

 

 

***************

 

It's just enough to see a shooting star
To know you're never really gone
Oh, please don't go
Let me have you just one moment more
Oh, all I need
All I want is just one moment more

 

***************

 

 

Chad si grattò la tempia e inclinò la testa. “Jay, mi stai facendo venire il mal di testa… non potresti star ferma per cinque minuti?”

 

Decisamente no, abbiamo il tempo contato.”

 

Anche perché se mi fermo un attimo, corro il rischio di pensare… ed è l’ultima cosa da fare, ora come ora.

 

Julie si raccolse con movimenti frenetici i lunghi capelli ramati in una specie di crocchia per comodità, così che non le ricadessero continuamente sul viso mentre faceva avanti e indietro dall’armadietto delle pozioni curative di sua madre. Per quanto fosse una ragazza dotata di una sua naturale leggiadria, in quel momento stava conficcando con troppa energia vasetti e bottigliette nella borsa a tracolla sul letto.

 

“Si, è vero, però sai… mi fai avvertire un leggerissimo senso di angoscia se fai così, forse affrontando la cosa diversamente…”

 

“Per favore, stai zitto un attimo!” Julie gli piantò un dito contro il petto, facendolo arretrare. “Ho soltanto due minuti per finire di preparare questa, scaduti i quali ho intenzione di sedurti senza pietà per le prossime tre ore di fila, perciò mi serve concentrazione!”

 

“Ecco, questo mi sembra un ottimo progetto…” Chad fece un sorriso idiota largo e appagato… ma tornò quasi serio un attimo dopo. “…si, però, amore…”

 

Io lo capisco che è il tuo modo di sentirti utile, ma francamente…

 

“…che mi stai facendo a fare quel borsone? Sono le pozioni curative di tua madre, né io né gli altri le sappiamo usare…”

 

Julie scosse sbrigativamente la testa e appoggiò la mano su un fianco. “Questo lo so, biondo, sveglia… altrimenti perché verrei con voi, scusa?”

 

…la mia perversa immaginazione mi sta dicendo che la mia donna vuole seguirmi in questa follia, che buffo scherzo ti gioca la paura quando ti strizza gli intestini…

 

“Chad… smettila di ridere, imbecille!”

 

Proprio non ci arrivi, vero?

 

Chad provò a ricomporsi… fallì più di una volta. “No, scusa… per un attimo ho creduto di averti sentito dire…”

 

“Maledizione, non sto scherzando!” 

 

Il sorriso sparì dalla faccia del ragazzo. “Tu vorresti…”

 

“Io voglio.”

 

Niente condizionali, non ti sto chiedendo il permesso… e non fare quella faccia, accidenti a te… lo sai come sono, lo sai cosa farei per quelli che amo, lo sai che darei anche l’anima per te… quindi non mi guardare come se ti stessi dicendo che gli asini volano, perché mi conosci e avresti dovuto saperlo prima ancora che io te l’avessi detto.

 

Chad s’infilò un dito in un orecchio. “Scusa tanto, devo avere la Tromba di Eustachio imbottita di cerume… potresti ripetere, per favore?”

 

Julie strinse gli occhi. “Questo tuo gioco non mi diverte più.”

 

“Nemmeno il tuo.” Per la prima volta completamente serio e perfino cupo in volto, il ragazzo si alzò in piedi e puntò lo sguardo dritto in quello di lei. “La squadra è già al completo, non abbiamo bisogno di avere altri...”

 

“Altri cosa, esattamente?” Julie avanzò rabbiosamente, sputando fuori le parole con più stizza di quanto non credesse. “Altri cosa, altri problemi?”

 

Si, cazzo, si! Per me è un problema coinvolgerti, è così difficile da capire?!

 

“…elementi che di guerre o battaglie non ne hanno mai nemmeno sentito parlare.” Replicò a muso duro Chad, incrociando le braccia sul petto.

 

Col voluto intento di non essergli inferiore nemmeno nell’atteggiamento, Julie lo imitò. “Ah, ma certo… perché mio fratello e Simon vi sono d’impiccio, dico bene? In fondo sono due inetti…”

 

“Perché diavolo mi metti in bocca parole che non ho detto?!”

 

Julie alzò la voce per coprire la sua. “…e soprattutto che dovrei venire a fare io, dopo tutto sono solo l’unica che se ne intende di pronto intervento in caso di ferite che sicuramente vi procurerete!”

 

…vedi perché non volevo pensare, accidenti a te…

 

Chad scosse la testa. “Ci arrangeremo…”

 

“Siete solo in cinque, non in cinquanta.” Julie inarcò un delicato sopracciglio. “Io forse non sono un Auror né un War Mage, ma facendo due rapidi calcoli mi viene alla mente che non ce l’avete una squadra di riserva se due di voi restano feriti contemporaneamente… sto portando con me le pozioni più efficaci e rapide ad agire che abbia mamma, voi non le sapete usare mentre io si… si dà il caso che abbiate più bisogno di me di quanto non ammettiate.”

 

Ti detesto quando usi il cervello!

 

“Questo…” Chad scosse la testa, infuriato e ostile. “…questo non è giusto!”

 

Julie emise uno sbuffo ironico, e riprese il suo via-vai dall’armadietto al borsone. “Prenditela con mio fratello, che preferiva guardare i culi delle vicine di casa dalla finestra quando mamma ci insegnava a usare questa roba.”

 

Chad riuscì finalmente a bloccarla trattenendola per un polso. “Non ti importa che saperti nei guai non mi farà star bene?”

 

Colpo scorretto… ho detto che non voglio pensare a niente…

 

Julie sospirò e scosse la testa. “E a te non dispiace che sapere te e gli altri in pericolo possa farmi ancora più male?”

 

Chad trasse un sospiro profondo. “…si, questo lo capisco… ma ho paura di perderti. Jay, sei troppo importante per me.”

 

“Amore, è lo stesso per me.” Julie gli passò una mano sulla nuca per attirarlo a sé, stampandogli un piccolo bacio sulle labbra. “Proteggiamoci l’un l’altra… se siamo vicini stiamo più tranquilli, e se stiamo più tranquilli siamo più forti. E non fare quella faccia, guarda che è vero… è una cosa che ho imparato dai miei genitori, un metodo sperimentato fin dai tempi della preistoria.”

 

Perciò vedi di fartelo piacere, perché io non desisto.

 

Ma sai che quando fai così sei terribilmente identica a tuo padre?

 

“Parlando dei tuoi genitori, mi fai venire in mente…” Chad fece una smorfia. “Tuo padre già mi amava da morire adesso… figurati un po’ quando saprà che ti ho portato con noi.”

 

Julie sorrise in quel suo solito modo furbetto e seducente, ben sapendo che così avrebbe abbattuto qualsiasi muro. “Pensa invece a quando riceverai il suo sentito grazie per aver protetto l’infermiera della spedizione vittoriosa…”

 

Chad fece un sorriso di amara sconfitta e scosse la testa.

 

Tanto non c’è verso se ti metti una cosa in testa, vero? E poi hai pure ragione, questo è il bello…

 

Julie gli sbottonò dolcemente i bottoni della camicia, evitando volutamente il suo sguardo. “Perché sarà vittoriosa… no?”

 

Domanda tabù…

 

Non volevo dirlo ad alta voce…

 

Chad inspirò profondamente e mise su un’espressione sicura e paradossalmente strafottente. “Ehi, ma questo mi pare chiaro… perché, avevi qualche dubbio?”

 

Julie provò a rispondere al suo sorriso. “No… no, per niente.”

 

E non voglio averne.

 

Non farmela più questa domanda, Jay…

 

 

***************

 

Oh, please don't go
Let me have you just one moment more
Oh, all I need                                    
                                  
All I want is just one moment more
You've got to hold me and maybe I'll believe

 

***************

 

 

Pur provando una sensazione di piacevole solletico, Amelia si limitò a sorridere senza aprire gli occhi… non aveva voglia di interrompere o distrarre Jack dal suo dolcissimo intrattenimento. Le stava accarezzando placidamente il pancione, a volte si soffermava per sussurrarle paroline allegre o tenere a fior di labbra, e lo divertiva cercare la risposta della loro bambina in un calcetto o anche in un movimento appena percettibile. E la cosa brutta per Amelia era proprio l’impossibilità di godersi a pieno quel momento… provava mille emozioni tutte insieme, e purtroppo la precedenza ce l’avevano paura, dolore e angoscia… come se il cielo le avesse regalato un attimo di paradiso prossimo a subire un ciclone devastante. Erano a un passo dalla felicità, per la prima volta nella loro vita… ma erano anche a un passo dalla devastazione completa. Quale delle due situazioni avrebbe prevalso?

 

Per Jack era paradossalmente l’opposto. Nel suo cuore, che batteva forte come non gli era mai capitato prima, più di qualunque paura c’era una gioia indefinibile… era la prima volta che poteva godersi il frugolino in arrivo sapendo che fosse sua. La sua bimba. Sana e salva a dispetto della vita ostile, forte e tenace come la sua mamma. La sua mamma… c’era voluto del bello e del buono per convincere Amelia a non ricoprirsi fino al collo, come faceva sempre dopo che avevano fatto l’amore, ma quella timidezza era parte di lei… una parte che nessuno al mondo conosceva a parte lui, perché era davvero solo per Jack che lei si mostrava senza quella corazza che portava da che era piccola. L’ennesima novità dell’amore per lui… si era riscoperto protettivo e più dolce, come quando prima l’aveva convinta a lasciarsi guardare a suon di carezze e sussurri d’amore. Era incredibile che avesse temuto fino a poche ore prima un sentimento che ora non avrebbe ceduto per niente al mondo. E la prova era lì, sotto le sue mani… e tirava calcetti vispi che gli facevano battere il cuore all’impazzata per la gioia.

 

“…ma senti che calcioni che tira?” Jack sollevò la testa e sorrise. “Mi sa che ha preso da te… sei tu che di notte scalci.”

 

Amelia allungò la mano per scansargli dalla fronte i capelli umidi. “Io direi piuttosto che si sta vendicando perché papà prima le ha rotto le scatole…”

 

Jack ridacchiò. “Ooh, certo… povera mamma, come subiva…” entrambi risero. “Sai che ti dico? Sento che questa bambina avrà i tuoi occhi.”

 

“Si?” Amelia continuò ad accarezzargli morbidamente i capelli e la testa. “E come fai a dirlo?”

 

Jack fece quella sua solita smorfia furbetta che lei tanto amava. “Perché altrimenti dobbiamo riprovare subito con un altro figlio.”

 

Amelia scoppiò a ridere. “Ma ci tieni così tanto?”

 

Jack si rilassò, appoggiando la testa sul suo petto e intrecciando le dita con quelle di lei. “Tu non sai quanto.”

 

Amelia riprese ad accarezzargli la testa. “Allora bisogna proprio chiedere alla bimba di impegnarsi.”

 

Jack socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suo respiro e dal battito forte e regolare del suo cuore. “Mmh… dovremmo cominciare a trovarle un nome, non possiamo continuare a chiamarla bambina in eterno.”

 

“Oh, io so come vorrei che si chiamasse…”

 

“Davvero?”

 

“Mh mh… lei è Joy.”

 

“Joy?”

 

“Si… come la gioia che ha portato nella mia vita quando la credevo finita, la gioia che ha significato sapere che una parte di te sarebbe rimasta sempre con me… e poi la gioia di quello che è successo fra me e te. Gioia… è questo che deve significare per noi questa bambina.”

 

Jack sollevò la testa e le rivolse un largo sorriso appagato. “Mi piace come nome Joy… netto, chiaro, deciso, forte… e poi senti come suona bene Joy Weasley.”

 

“Allora ti piace?”

 

“A me da morire.” Jack tornò giù, all’altezza del pancione. “Ehi, amore! Ti piace il nome?” Amelia rise divertita. “Beh, chi tace acconsente, quindi… è ufficiale, nostra figlia si chiamerà Joy.”

 

Amelia sorrise e si stiracchiò i muscoli. “Mmh… è tutto così… magico.”

 

Jack ridacchiò e le baciò la punta del naso. “Mi rendo conto che uno come me non si trova facilmente, non hai bisogno di ripeterlo…ohi!”

 

Amelia gli tirò i capelli, scoppiando a ridere insieme a lui un attimo dopo. “Sei proprio uno scemo.”

 

Jack piegò le labbra in un sorrisino compiaciuto, ma gli bastò poco per tornare più serio… si soffermò a guardarla negli occhi, quegli occhi da cerbiatta che aveva sempre amato e che ora trasudavano felicità pura e semplice, e scansarle i capelli dalla fronte per guardarglieli meglio fu quasi naturale.

 

“Perché mi fissi così?”

“Perché sei bellissima…”

 

Amelia rise e scosse la testa. “E’ vecchia questa, Jack, devi trovarne un’altra…”

 

“O magari tu dovresti piantarla di sminuirti.” Jack le scoccò un occhiolino. “Perché non provi a vederti come ti vedo io?”

 

“E come mi vedi tu?”

 

“Bella da morire.”

 

Amelia abbassò timidamente lo sguardo, mentre un sorrisino timido le compariva sul viso, e prese a seguire con le dita i muscoli del suo braccio destro. “Sei tu che mi fai sentire bella.” gli sussurrò piano.

 

Jack si sollevò su un gomito, senza smettere di guardarla negli occhi. Amelia arricciò il naso e sbattè gli occhi, incapace di leggere cosa gli passava per la mente dietro quello sguardo enigmatico, e provò a sbloccarlo con una risatina… ma niente. Lui sembrava deciso a fissarla in quel modo strano.

 

“Si può sapere che hai adesso?”

 

Un sorriso strano… allegro, vivace…

 

“Sposami.”

 

…devo essere morta e finita in Paradiso.

 

Gli occhi di Amelia avevano assunto le dimensioni di due angurie. “Che diavolo…”

 

Jack scosse la testa. “Guarda che non sto scherzando.”

 

Ok, perfetto… sto sognando?

 

Amelia ci mise qualche secondo per chiudere la bocca. “Tu… tu ti rendi conto di quello che hai appena detto, vero?”

 

“Ah-ah.” Jack scrollò una spalla. “Si, ho capito che vuoi dire, non sono in ginocchio e non ho l’anello col diamantone da mille galeoni sopra… ma tanto tu sei diversa dalle altre. Le altre ragazze da piccole andavano a letto con le treccine e pianificavano minuto per minuto il loro matrimonio senza nemmeno sapere che cosa significasse… tu quando andavi a letto lo facevi con me, e ci raccontavamo le storie di mostri e vampiri… e non ti metteva paura niente, ti ricordi? Riuscivi sempre…”

 

…non è lui, è l’unica spiegazione… sta parlando di una cosa di cui non voleva nemmeno sentir parlare fino a una settimana fa, e con una naturalezza che non è sua…

 

“…perciò niente proposta in ginocchio.” Jack le prese una mano e gliene accarezzò le dita. “Il mio Koala non ha bisogno di queste idiozie… giusto?”

 

…a meno che…

 

Amelia sospirò pesantemente e abbassò gli occhi. “Jack, io non voglio che tu ti senta obbligato a sposarmi per la bambina. Joy è e resterà sempre e comunque figlia tua, basta che tu la riconosca e porterà il tuo cognome.”

 

“Ehi…”

 

“Lo capisco, mi sono comportata male con te… hai paura che ti porti via tua figlia, ma ti giuro che non succederà mai.”

 

“Non te lo sto chiedendo per Joy, te lo sto chiedendo per me.” Jack le sollevò il mento con un dito e la guardò negli occhi… tra le mille emozioni vi lesse chiaramente la paura di credere a un’illusione. “Amelia, non sono mai stato innamorato in tutta la mia vita, e ora lo sono così tanto che a volte mi chiedo se sono pazzo o sano di mente. Sai che mi succede quando non sono con te, o mentre tu ti appisoli sotto di me e io resto a guardarti?” lei scosse la testa e lui le accarezzò la guancia. “Penso a come saresti bella con l’abito bianco… penso che dobbiamo trovare il modo di allargare casa, perché nostra figlia deve avere un mucchio di fratelli e sorelle… penso che vorrei altri dieci figli da te se ogni volta è così bello. Penso che vorrei che tutto il mondo lo sapesse a chi appartieni tu e a chi appartengo io… non so come la vedi tu, ma per me questi sono buoni presupposti per un matrimonio.”

Amelia tirò su col naso e si asciugò la lacrima che le era scivolata con impertinenza sulla guancia.

 

Allora fai sul serio…

 

Jack le arruffò i capelli. “Sei proprio una ragazzina! Io sto qui da un’ora a farti la dichiarazione, e tu manco a fare un cenno con la testa per dirmi se accetti o no!”

 

“…sei scemo, sei tutto scemo tu!” Amelia gli gettò le braccia al collo e lo trascinò in un bacio travolgente… emanava gioia ed entusiasmo come non le era mai capitato prima, e mentre si abbracciavano come se non volessero separarsi mai, il chiodo fisso in testa restava quello… non poteva che essere un sogno. Tanto meglio non svegliarsi più.

 

Jack ridacchiò contro le sue labbra. “Lo prendo come un si.”

 

Amelia annuì e non ne volle sapere di staccarsi da lui, anzi… nella serie di baci famelici e appassionati che seguirono si aggrappò alle sue spalle e al suo corpo, decisa a non permettergli di allontanarsi un millimetro da lei. Da che era piccola aveva imparato a non credere alle favole e alle loro stupidissime bugie sui bei finali scontati… eppure adesso la vita le stava dimostrando il contrario. Dunque si era sempre sbagliata… oppure…

 

…è una nuvola di fumo quella che sto stringendo?

 

Jack la sentì irrigidirsi vistosamente fra le braccia, e si fece indietro per guardarla. “Qualcosa non va?”

 

Amelia ingoiò il vuoto e si morse forte le labbra.

 

“Ehi…”

 

“Giurami che non morirai.”

 

Jack si accigliò.

 

“Avanti!” Amelia lo respinse indietro, guadagnando abbastanza posto per mettersi seduta. “Devi giurarmelo, devi giurarmelo su quello che ti è più caro… per favore.”

 

Jack rimase in silenzio per un lungo momento. “Non ho la minima intenzione di morire… e non ho la minima intenzione di lasciare che succeda qualcosa a te e nostra figlia.”

 

Amelia scosse la testa. “Non… non è abbastanza. Io non sono il tipo che sarebbe capace di sopravvivere.”

 

Jack avvertì il tremolio nella sua voce, e le accarezzò il viso. “Nemmeno io. Ma non ti posso promettere quello che non dipende da me.”

 

“Almeno giurami che starai sempre attento… e responsabile, senza… senza più colpi di testa, va bene?”

 

“Promesso. Sarò di una serietà irriconoscibile, dico davvero.”

 

Amelia si accoccolò contro la sua spalla, lasciandosi abbracciare. Chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime, ma proprio non riuscì nell’intento. “Jack, la vita mi ha già tolto tanto… non voglio continuare a perdere sempre quello che ho… giurami che non ci succederà niente. Ti prego.”

 

Jack le baciò la testa e l’avviluppò fra le sue braccia, cercando di contenere quel pianto mesto. “Giuro su tutto quello che vuoi che andrà tutto bene… che domani sera, a questa stessa ora, saremo a casa dei miei a dare la bella notizia… a festeggiare la vittoria, e il nostro matrimonio in arrivo. E’ una promessa, piccoletta.”

 

Amelia annuì contro il suo petto e si nascose ancora di più nel suo abbraccio, stringendolo più forte che poteva.

 

E giuro sulla mia testa che proteggerò te e la bambina finchè avrò fiato in corpo. Dovesse costarmi la vita.

 

 

***************

 

So hold me                                                                           
Even though I know you're leaving…

 

***************

 

 

“Credi davvero in quello che hai detto prima, Harry?”

 

Con un senso di profonda tenerezza Harry fissò Hermione, raggomitolata nell’abbraccio del marito, e provò la sensazione di avere un nodo allo stomaco. “Certo. Sono fermamente sicuro che Katie stia bene mentre parliamo.”

 

Ginny annuì. “Lo penso anch’io.”

 

Deve essere così.” Ron finalmente sollevò lo sguardo da terra… avrebbe potuto incenerire qualcosa. “Altrimenti giuro che non lascio pietra su pietra di tutto questo maledetto Stato.”

 

Ginny s’inumidì le labbra. “Io invece sono pronta a scommettere la casa che riusciremo a salvare Katie e il Mondo della Magia ancora una volta.”

 

Harry fece un sorriso amaro. “Non condivido l’entusiasmo, ma si.”

 

“Proprio tu che sei al comando dovresti trasmettere quanta più positività possibile.”

 

Hermione tirò su col naso. Parlò con una voce nasale che non sembrava neanche la sua… aveva pianto tutte le sue lacrime in quelle ventiquattro ore. “Stiamo per affrontare un nemico ben organizzato, e peggio ancora invece di proteggere i nostri figli li stiamo mandando dritti nella bocca del leone… io non riesco a emanare positività al momento.”

 

Ginny sorrise con amarezza, e si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Allora forse è per questo che io ci riesco meglio, perché faccio pratica da anni. Diciamo… da quella notte di secoli fa quando il mio ragazzo, mio fratello e la mia migliore amica mi dissero che andavano a scrivere l’atto finale di una guerra che durava da prima che nascessimo, ma che no, io non avevo motivi per preoccuparmi.”

 

Hermione la guardò e si strinse nelle spalle, comprendendo perfettamente il senso del discorso e privando perfino un senso di mortificazione, ma Ron negò chiudendo gli occhi. “Era diverso allora…”

 

“No, non nella sostanza, posso assicurarti che non lo era per niente.” Ginny scrollò le spalle. “Sentite, non prendiamoci in giro… abbiamo tutti paura. Abbiamo paura per i nostri ragazzi, io sono la prima che ne muore al pensiero che non possono essere insieme a voi, e che debbano andare da soli… ma non c’è alternativa, giusto? Come non c’era quella notte, non c’è nemmeno stavolta. Possiamo solo aggrapparci alla speranza… pregare che tutto vada bene. Altrimenti inventatevi voi una soluzione, perché a me scoppia la testa già da ore, ormai.”

 

Harry cercò la sua mano e la strinse… le rivolse un piccolo sorriso grato e annuì. “Hai ragione tu… e per quanto assurdo sia dirlo in questo momento, la vita ci ha restituito quello che abbiamo dato. Ci siamo sempre buttati nella mischia senza pensare a come si sentivano quelli che ci stavano intorno… e ora spetta a noi provare quelle sensazioni.”

 

Ginny fece una piccola risata ironica. “Vorrei poter dire che vi sta bene, ma ancora una volta la prendo in quel posto anch’io.”

 

Non c’era niente da ridere… non era il momento… eppure un sorriso riuscirono a farlo tutti. Magra consolazione, ma almeno erano insieme anche questa volta. Come sempre.

 

Hermione si asciugò una lacrima tardiva dalla guancia. “Grazie, Ginny… mi dispiace se sto alternando momenti di razionalità allo sconforto più assoluto, è solo che… solo che sono quindici meravigliosi anni che c’è un piccolo angelo a ricordarmi che non si deve mai smettere di avere speranza nella vita, e adesso che non c’è, i-io da sola non… “ la voce le si ruppe per la commozione, e Ron la strinse di più a sé, baciandole la fronte.

 

Ginny si morse le labbra per non cedere anche lei. “Beh… ci siamo appoggiati tutti a Katie per un sorriso in più. Meno male che domani torna da noi, ne ha di arretrato da colmare.”

 

Hermione sorrise e annuì, aggrappandosi ancora di più al marito. Ron guardò la sorella con gli occhi colmi di gratitudine… era il miglior aiuto in cui potesse sperare in quel momento così duro.

 

Per dei lunghi minuti l’unico suono che si poteva sentire nell’aria era quello di un fastidiosa zanzara che svolazzava dappertutto. C’era così tanto da dire, e allo stesso tempo era così difficile esprimere quello di cui veramente avevano tutti paura… che di lì a ventiquattro ore quell’unica, grande famiglia potesse subire delle perdite era un pensiero insostenibile. E maledettamente realistico. Perciò nessuno osò più dire niente.

 

Finchè Harry non scoppiò a ridere della grossa.

 

Gli altri tre lo guardarono stupiti, ma fu Ginny a parlare. “…tesoro?”

 

Harry scosse la testa, senza smettere di ridere. “No, è che… non mi guardate così, non sto dando di matto! E’ solo che mi sono appena reso conto… che la riuscita del nostro strampalatissimo piano, nonché il futuro delle nostre famiglie e del nostro mondo, sono affidati… a un cunicolo scoperto da voi due mentre facevate le vostre porcherie.”

 

Nella sua assurdità, quella risata fu contagiosa… Ginny fu la prima a seguire il marito, Hermione fece altrettanto coprendosi il viso, e perfino Ron ridacchiò per la prima volta nella serata. “E’ inutile che sfotti, questa è tutto invidia… c’è chi ha più fantasia di altri e chi no, che vuoi farci.”

 

“Io spero solo che la mia stanza sia rimasta immune dalla vostra opera dissacrante.”

 

Ron ci pensò su. “Aspetta che non me lo ricordo mica…”

 

Hermione gli sferrò un buffetto sul braccio. “La vuoi finire?”

 

Ron fece una smorfia. “Dissacrata o no, che ti importa… tanto alla fine di questa storia le tue cose te le trasferisci nella stanza del generale.”

 

Harry arricciò il naso. “Ho capito, anche la mia stanza è stata battezzata. E chi ci mette più piede…”

 

“Mmh, generale Potter… suona bene.” Ginny ridacchiò. “Mi piace l’idea di essere la moglie di un pezzo grosso.” Harry le arruffò i capelli.

 

Hermione partecipò al momento di leggera allegria, ma le venne quasi istintivo portare gli occhi all’orologio appeso al muro. “Sono le undici.”

 

L’aria si fece tesa e densa come se l’ossigeno si fosse solidificato.

 

Harry tirò un sospiro profondo, poi lasciò la mano di Ginny e si mise lentamente in piedi.

 

“E’ ora di andare.”

 

 

***************

 

 

Katie alzò di scatto la testa quando sentì la porta della cella scricchiolare e poi socchiudersi con una estenuante lentezza. Subito cercò con lo sguardo Alex, che si inumidì le labbra e annuì, e con le dita strinse forte gli anelli delle catene in cui erano imprigionate le mani… era meglio che non si vedessero troppo. Altrimenti avrebbero notato che Anthony aveva allargato quegli anelli abbastanza da renderli praticamente inutili.

 

Allora è proprio arrivato il momento di giocarcela tutta…

 

Niente paura… la paura ti frega, resta calma e respira. Ce la possiamo fare.

 

Che avesse paura o meno non aveva più senso… Katie deglutì rumorosamente e chiuse gli occhi per un momento, soffiando forte fuori l’aria dai polmoni. Doveva star calma, c’era in ballo la sua stessa vita…

 

La porta si spalancò definitivamente con un brusco rumore metallico.

 

E’ cominciata…

 

 

************************

 

 

 

 

>____<  Mi rendo conto che non mi meriterei nemmeno un salutino piccolo per il ritardo… ormai sto diventando proprio una malefica in fatto di aggiornamenti! Per di più, questo chap mi è venuto pure male… sono tre giorni che lo leggo, lo rileggo, lo ritocco, ma niente… mi è proprio venuto il blocco dello scrittore! Che tempismo, giusto ora…! x____x In realtà avrei perso ancora una settimana a cercare di modificare quello che non mi piace, però non era giusto farvi aspettare ancora, e così… sorry! Però c’è da dire che questo chap, per quanto più lento e quasi ripetitivo, ci serviva… insomma, per citare i gemelli Weasley… “In quattro vanno giù… ma torneranno in quattro?” O.o Per chi non torna… beh, si meritava di salutare adeguatamente, ecco. ç______ç In più finalmente abbiamo avuto l’onore di conoscere l’albero genealogico di Alex (!!), e il nome della futura piccola Weasley… già immagino che starete dicendo “No, si scrive Joey…” ^____- Nu nu, Joey sarebbe un diminutivo, Joy è letteralmente l’equivalente inglese del nostro Gioia. Stessa pronuncia, scritture diverse. ^_____-

 

Comunque! Ho prospettive piuttosto positive per il futuro… considerando che passerò un mese in un’altra città (dai miei zii) continuando a lavorare come uno schiavo sottopagato, ovviamente… dopo Maggio arriva Giugno, il che significa… che la scuola per cui lavoro dovrebbe chiudere per la pausa estiva (spero, almeno!) e io avrò più tempo per finire FMI! E si, perché a occhio e croce saranno rimasti… mmh… cinque, sei chaps al massimo… tutti di azione! Voglio impegnarmi per bene, perché ci tengo a finire la storia prima di Agosto. Giurin giurello, mi applicherò! ^______-

 

E ora, spazio ai miei adoratissimi special thanks, ultimamente così trascurati (…scusaaaaate… #________#)… saranno un po’ più brevi perché siete in tantissimi (vi adoro e non vi merito!) e mi preme di aggiornare! °^___^° E si comincia con…

 

Martina: grazie mille! *^____^* Ora prendi fiato, perché dalla prossima cercherò di farvelo mancare per bene! ^___- Un bacino!

Vale82: ti ringrazio moltissimo! La tua recensione è stata proprio una carica di ottimismo! XD Spero proprio di continuare a meritare la tua fiducia anche in seguito! ^___- Un baciotto!

Daisy05: tesorissima!! Come sta la schiena? *.* Povera stella, sei ruzzolata giù… Dan nudo e infiocchettato aiuterebbe a star meglio? ^_____- Almeno stavolta te lo sei goduto un po’! E poi… figo il mondo alla rovescia, eh? E’ divertente scombinare i ruoli! XD Un bacio fortissimissimo, e due alla schiena dolorante!! ^3^ Ti voglio tanto bene, tieni duro!

Sirius4ever: grazie carissima! *^___^* Questo chap è stato relativamente più calmo (mia sorella dice anche un po’ angosciante…) poi dalla prossima… fight di nuovo! O.O Cercherò di non fare la solita ritardataria… EFP permettendo, eh! ^_____- Un bacissimo!

Elena: non sai che gioia leggere la tua recensione… ero lì che me la rileggevo e sorridevo tutta contenta! ♥______♥ Qualche volta mi rileggo le mie vecchie storie e mi viene da dire che scrivevo così così, perciò con FMI mi sono impegnata di più e quando tu mi hai detto che mi trovi migliorata… gaudio e tripudio! XD In cambio… Anthony barbuto e fornito di cappello direttamente alla signora, prego! ^__________- Un bacio grandissimo!

Alewen: …figurati che ansia qui, allora! ^____^ Che poi confesso che questo chap mi doveva venire molto meglio, ma almeno rende più o meno l’idea… dalla prossima volta darò il 200%, considerando che da ora in poi l’ansia si vende a pacchetti! ^______- Bacione!

Elly: tranquilla, cicci, Ron &co. saranno sempre in mezzo, dal prossimo chap più che mai… tieni conto che seguiremo contemporaneamente due campi di battaglia diversi, per cui… O.o Dunque, ufficialmente sono segretaria presso una scuola privata, ufficiosamente sono uno schiavo sottopagato… -_____-* ahimè! Un bacio forte forte, alla prossima!

Cloe Sullivan: gnappetta salvata! ^_____- Per la nascita dobbiamo aspettare un po’, tieni conto che sarebbe veramente troppo prematura adesso… Per il mio lavoro, leggi pure nella risposta che ho dato a Elly (qui sopra), mentre per i complimenti… grazie infinite da me e dalla Nenè! ^____- Un bacio grandeee!

MitsukiAngel: ma grazie carissima!!! *^______^* Sono molto felice di averti appassionato tanto… resta in giro, che presto Ron lo vedremo ancora all’opera! ^_____- Un baciotto, e grazie ancora!

Hiromi: eh si, cara, lo so fin da prima di scrivere il prologo di FMI chi è che ci deve salutare… certo, quando sarà il momento di mettere nero su bianco… non vorrei essere al mio posto! #_____# Per quanto riguarda Katie… contorto com’è, il maledetto Lestrange una scelta gliel’ha data eccome: Katie lo sapeva che potenziando lui avrebbe creato lei stessa il nemico da mandare contro i suoi genitori, mentre se avesse scelto di salvare la sua famiglia, avrebbe perso Alex… povera, scelta dura, eh? O.o Un bacino grande!

Giugizzu: tranquilla, carissima, c’è Hermione che in quanto a esaurimenti nervosi al momento non la batte nessuno! XD Crepi per tutti gli in bocca al lupo (che sono stati fruttuosi! ^____-) e un bacio fortissimo, anche da parte di mia sorella che ti ringrazia!

619: beh, ci siamo andati vicinissimi, allora! La “mia” Katie non ha gli occhi castani (ha quelli azzurri – quindi più chiari – del papà), però i suoi capelli sono mossi/tendenti al riccio (tutta la mamma…) …direi che ci siamo andati proprio vicini vicini! ^_______- Un salutone!

Funkia: …uh tesora, anche tu in love col tuo migliore amico! Beh, Amelia docet, tutto può succedere… ecco, magari evitando il pupo perché presumo che tu sia un po’ più giovane della Amy! ^____- Un bacio forte!

MandyJJ: mia fedele compagna evanescenziana! *^_____^* Mi sa che mi odierai abastanza nei prossimi chaps… può compensare il fatto che saranno pieni delle più belle canzoni del nostro gruppo preferito? XD Un bacissimo!!

Ruka88: tesorina, di cose brutte ahimè ne vedo arrivare un po’… in cinque o sei chap, questi figlioli se la dovranno davvero sudare! Però almeno… Jack ha chiesto ad Amy di sposarlo! XD Questo compensa un po’? ^_____- Un bacio grandissimo!

Anduril: …mi hai fatto venire in mente che uccidendo uno o più dei miei personaggi, in effetti commetto un crimine… dunque li salviamo tutti? *^______^* Nuuu, devo mantenere la mia aria da lupo cattivo… °______° …quant’è difficile! -_____- Grazie ancora tesoro, e mi dispiace infinitamente del ritardo! Un bacio fortissimissimo!!!!

Caillean: …come direbbe Johnny dei Fantastici 4… sono bastarda “Accendi-Spegni”! ^____- A tratti scopro anche di avere un piccolo, piccolissimo cuore… e Action Harry è in arrivo dal prossimo chap! ^____- Un bacione!

Lazyl: grazie per la tua comprensione, tesoro! ^3^ Fare la segretaria/schiavo e studiare non è che proprio sia facilissimo, però si fa… esattamente come dovrò avere il coraggio di eliminare uno dei miei personaggi, ahia! @_____@ Mia sorella ti ringrazia molto per i complimenti! E io… beh, io per aiutarti a viverla più serenamente, ti dico che almeno fino al prossimo chap non dovrebbe esserci la “famosa” perdita… ^____- Un bacio gigante!

Saty: amorina, scommetto che in questo momento sei lì a raccogliere le more che ormai ci strabordano sui cespugli! ^_____- Love, grazie per la bellissima recensione, sai quanto tengo al tuo parere… e poi sei sempre così gratificante! ♥ Ohi, questo chap a dire il vero in certi punti lo avrei volentieri dato alle fiamme… c’è di buono che secondo me a quest’ora avrai mandato un sicario per prendere Mel alle spalle e rubarle il futuro maritino! XD E la prossima volta… furious action! ^____- Un bacio enorme e un abbraccio forte fortissimo!!

Selphie: per il chap vi ho fatto aspettare una cifra, ma almeno adesso il nome della pargoletta si sa! ^____^ E anche Alex, finalmente ci ha raccontato di sé… adesso che non ci sono più segreti, ci possiamo dare alla guerra aperta! O.o Incrociamo le dita! ^___- Un bacissimo!

ValeWolf: che carini i mini-Weasley, eh? Lovosi loro, vogliono sposarsi! ♥ E ci hai azzeccato, tesoro, perché a Chad lo zio acquisito garba parecchio, come si è potuto notare! ^_____- Io sono iscritta a Scienze della Comunicazione, e… beh, love, magari potessi fare la scrittrice! Ma sai quanta strada c’è fra me e un libro… ih! Almeno mi sfogo con le fanfics! ^____- Un bacissimissimo!

Syssy5: speriamo innanzitutto che stavolta ti sia arrivata la mia mail, perché quando te l’ho spedita la prima volta… dopo un giorno mi è tornata indietro! ç_____ç Incrociamo le dita… Cara, ahimè, siamo agli sgoccioli di FMI… dovrebbero mancare cinque o sei chaps, all’incirca. E dal prossimo (questo mi è venuto maluccio, si poteva fare molto meglio) vedrai una serie di furie scatenate all’opera su vari fronti… incrociamo le dita per loro! Un bacio fortissimo!

Avana Kedavra: la mia piccola filosofa! ^____- Grazie per la fiducia, e stai tranquilla che anche se ogni tanto mi risucchia qualche buco nero… non è facile liberarsi di me! ^_____- E posso consigliarti di abituarti a Harry-Grande Capo? Sta mettendo in piedi una vera rivolta, quindi… gli dovremo fare il saluto quando passa, prima o poi! ^____- Un bacio galattico!!

Rachele90: non è strana per niente, io adoro le recensioni e adoro anche la tua sonnacchiosa! ^______- Prima o poi vedrai che tutto si sistema… ecco, magari come è una bella domanda… O.o Un bacio!

Miky Black: ti voglio bene anch’io, cicci! ^_____^ Anche se sono ufficialmente sotto minaccia! ^______- Quali altri due piccioni ti interessavano, per curiosità? *.* Un baciotto!!

FedeHermy: qualsiasi recensione è graditissima, anche di un rigo, e certo che sei all’altezza, altro che scemenze! *^___^* E ci hai pure preso, perché visto… Dan è in nazionale!! XD Wow, mi hai fatto anche pubblicità… ma sei un amore!!! Ti abbraccio forte forte e ti mando un bacione, perdona il ritardo dell’aggiornamento! Smack!

Angele87: la mia dolce metà!!! ♥______♥ Ti ho lasciato in crisi d’astinenza, povera stella… e abbiamo anche un thread in sospeso, quello nuovo che hai aperto tu! *Dov’è il nostro Harry…* O.o Lovosa, se ti conosco almeno un po’, stavolta ti ho fatto scappare la lacrimuccia, benchè il chap sia piuttosto mediocre… T____T Ma dalla prossima volta ci si rimbocca le maniche… e se mena da tutti i latiiii!!! XD Un kissone immenso, ti voglio tantissimo bene!!

Harrydipendente: meno male che ogni tanto c’è qualche anima pia, come te, che mi fa sentire meno in colpa per aver aggiornato con così tanto ritardo! *^___^* E ti adoro anch’io! Visto, adesso puoi anche chiamarla per nome la pargoletta Weasley! ^____- Un bacio foooorte forte!

Giuggy: ciao amica!!! Da quanto tempo! Mi mancano tanto le tue fanny… me lo fai qualche disegnuzzo, che devo stare un mese fuori casa e mi mancherà il muro della mia stanza con tutte le tue fanny? *.* E se finora ti sei angosciata… pensa a quello che deve ancora venire! O.o Ti voglio bene anch’io, un bacio grande grande e puccioso! ^3^

Euridice: …tu non puoi avere idea di quante risate mi sono fatta quando leggevo il tuo pezzetto su Vera e il suo hobby preferito mandato a monte dalla tua odiata bionda… XD sei troppo forte!!! Manderemo a Vera un bel pigiamone comodo comodo… e a te spedisco di filato Alex, ti faccio vedere che anche tredici ore di lavoro te le scordi se te lo ritrovi zompettante per l’ufficio! ^____- E concordo, auguri a Sarah per la sua nuova carriera di…mantenuta dell’anno! XD Sei veramente fortissima… tieni duro al lavoro, adesso so anch’io quant’è tosta quando ti mettono sotto torchio! #______# Un bacione enorme e solidale!

Maverick: prima di tutto, per ovvie ragioni adoro il tuo nick! *^____^* Ma sei dolcissima!!! ♥♥ Non so come ringraziarti per le cose bellissime che mi hai detto… sono proprio quella carica in più che ci vuole per scrivere! GRAZIEEEEEE!!!! ♥♥♥ Ti voglio veramente benissimo, spero di non deluderti! Un bacione!

Phoebe80: stella! Come stai? Tesora, tu puoi corrompermi sempre, sai che ho la resistenza scarsa quando si tratta delle mie amicissime! ^_____- Anzi, aspetto anche il nome che volevi farmi e la notiziola che mi volevi dare… dato che ormai msn è un ricordo per me *sigh*, mandami una bella mailozza! E perdona la mediocrità di questo chap… mi impegnerò al massimo nel prossimo, prometto! *^___^* Un bacio forte forte forte… forte!

Sharkie: nuuu, non mi impazzite di astinenza!! *.* E’ vero che il chap non è un granchè, però ci sono tante belle informazioni nuove di zecca! ^___^ Tra cui il nome della piccola Weasley, che non è poco… quanto al tuo Convertito… martedì vado alla posta e te lo mando per posta celere! ^____- Un bacione!

Heather: ciao tesora! Sono proprio una sconsiderata, manco da uan vita dal vostro forum… uffa, è un periodo che a casa ci sto solo per dormire! U.U No, come hai visto Alex non è morto in questo chap… non mi sento di garantire per nessuno in futuro, però… ma tu tieni duro, non mi collassare! *^___^* Pensa al lato positivo, il Koala e compagno vogliono mettere su casetta! XD Un bacio fortissimo!

Marikotter: grazie carissima, sei sempre molto buona! Eh, certe volte non scrivo poi così benissimo (figurati poi che io sono una perfezionista di quelle doc!), ma mi impegno molto perché voglio che agli altri arrivi sempre qualcosa… incrociamo le dita e speriamo di riuscire a tenere tutti sul filo del rasoio dalla prossima volta! ^_______- Un baciotto!

Giuggia89: la pensi anche tu come me, allora… i chaps li vorresti tutti finiti, però poi ti viene la malinconia a pensare che è finita la storia… è così anche per meee!!! #_____# Eh si, concordo con te… Anthony come Blaise ci sta tutto! ^_____- Per il finale… tranquilla, lo facciamo bello potente… e si, prepara anche i fazzoletti! O.o Un bacio enorme!

Alexi82: wow, sono felice di emozionarti tanto! E speriamo di non deluderti nemmeno in futuro! *^___^* Un bacio anche a te!

Inzaghina: ciau amica! XD Ti sei goduta la dichiarazione di matrimonio (tecnicamente una doppia dichiarazione, anche se Simon la sua l’aveva già fatta a suo tempo… ^___-)? Perché tempi duri si avvicinano… anche per Alex e Katie, e non dico altro! ^_____- Un bacio fortissimissimo, e grazie per essere una fan di BAWM!

True90: ma grazie mille!!! XD Quando qualcuno come me (in stile non caccio una lacrima manco se m’ammazzano…) mi dice che si è commosso per la mia storia… mi commuovo anch’io, perché vuol dire che arriva tutto l’impegno e il trasporto con cui mi dedico a scrivere… è il complimento più bello e incoraggiante! ♥ Ti abbraccio fortissimo, un bacio graaaaaaande grande! *^____^*

Lily: proprio come me… anch’io sono curiosa di vedere se riesco a tener testa alla storia proprio come ce l’ho in mente, scrivendola al massimo delle mie possibilità… e allo stesso tempo mi dispiace perché una volta finita mi mancherà tanto! #_____# Alle tue domande molte risposte sono arrivate nel chap, le altre… un po’ alla volta saprai tutto! ^_____- Un bacissimo!

Phebe_2004: grazie mille! *^____^* Un abbraccio!

Vale: chicca!! Spero proprio che la mia mail ti sia arrivata! *^___^* Sono sempre felicissima quando ti sento entusiasta dei miei chaps… questo non mi ha soddisfatto molto, ti dirò, ma non mi andava di prolungare oltre le attese. C’è di buono che l’unica cosa che mi è venuta bene è stata la sospirata dichiarazione di matrimonio… mi sono messa a pensare come Jack per un momento, e lui la voleva così! XD Amicissima, spero proprio di non deludere le tue aspettative, perché dalla prossima volta si parte con l’azione e là… sono bip acidi! ^___- Un bacio smisurato, ti voglio tantissimissimo bene! *^____^*

Kim: my infinity love!!!!! ♥ Ecco, conoscendoti, a prescindere se il chap è venuto bene o meno, ti sarai squagliata tipo candelina di cera… ci pensa Sunny tua, ti spedisco a casa Dan con la maglietta della nazionale (e nient’altro… XD) Io e te dobbiamo riuscire a beccarci, anche se sarò in un’altra città gli zii qualche volta la connessione me la fanno scroccare, se non ricordo male hanno la liena Flat… così ti aggiorno pure sulle novità nell’ambito BTD! ^_____- Ti adoro luvvina!

Ale: tesora! Che cosa triste, avevp recensito tutta carina la tua storia, ma l’ho fatto il giorno che EFP è collassato… avevo recensito anche la storia di Meggie quel giorno, e giustamente… puf, recensioni sparite! Dammi il tempo di preparare le valigie (causa partenza) che ci riprovo… sperando che non mi svanisce il sito di nuovo! @_____@ Ehi, sono felice che Alex si sia meritato la tua attenzione! ^____- Un baciottolo forte!

Topomouse: si si, al momento buono non vorrei essere nei panni dei cattivoni… beh, nemmeno in quelli dei buoni, eh… ^____- E Katie è proprio “enfatica”, particolare in tutti i sensi… più unica che rara, insomma. Salutissimi!

Kaho_chan: mai previsione del tempo fu più azzeccata, il Ciclone Jack ha travolto Londra! *^______^* Brava la mia tesora, meglio del meteo! ^_____- Eh si, Katie e Alex sono decisamente nei guai… ma hanno in mente di reagire anche loro. Reagiscono tutti qui!!! XD Sarà un bel casino, ma vedremo di attrezzarci per un finale col botto… o almeno, ci si prova! ^____- Un bacio grande grandissimo!!!

Marty92: indaffarata anche tu, eh? Ahimè, tra scuola e università… i prof ci vogliono stecchire! ^____- Mi dispiace per l’attesa, ma scommetto che mi puoi capire… per quanto riguarda il video, la canzone è “I’ll Be”, di Edwin McCain. Bella, eh? *_____* Un bacione!

Hilary: e io posso dirti che ti ringrazio infinitamente? *^______^* Grazie, sei stata carinissima! Un bacio e un abbraccio!

Cho_Potter: ahimè tesora, questo chap non solo non mi è riuscito granchè, quanto per ovvie motivazioni (alcune cose dovevano essere dette in un punto della storia, quindi meglio ora che dopo…) è stata rimandata la battaglia finale… ma la prossima volta, vedremo di spaccare tutto! ^_______- Un bacio schioccoso!

Carol87: Jack ha la sua stella protettrice in cielo, speriamo che resti fortunella anche in seguito… ^_____- Un bacio fortissimo e grazie ancora!

Meggie: altro che frusta, love, semmai devo ringraziarti per il tuo futuro regaluzzo! ^___- Ahia, tu riesci a pentirti solo per tre secondi di far fuori un personaggio? Io sono tre secoli che me ne pento! #_____# Devo proprio affinare la mano avvelenata… ^_____- Alex, povero, concordo che sia sempre molto SUDT… chissà come SUDTerà nei prossimi chaps! XD Ti voglio benissimo, ciao tesorina! ^3^

Roby92: tranquillissima, parli con una che di corsa ci va perennemente! ^____- Ahimè, sento odore di kamikaze nell’aria… O.o Stringi i denti, che la fine della scuola si avvicina! ^____- Un bacino!

Dark_Iori: timore fondato, e ora che siamo a 961 sono ancora più svenuta di prima! XD E in mezzo a tutti i lumini che hai acceso… arrivo io per abbracciarti forte forte! *^____^* Eh eh, ora come ora un editore mi amnderebbe a spasso (non ne parliamo la Rowla), ma sognare ad occhi aperti non costa nulla, e se qualcuno rende il tuo sogno più bello… è più bello ancora! XD Grazie mille millissime, un bacio di quelli giganti!

Necro: wow, grazie per i complimenti, ma mi sa che ci sono fanwriter moooolto più crudeli di me… beati loro che ci riescono anche con più disinvoltura, aggiungerei! ^____- Salutoni!

Giulietta89: grazie mille, cara! Anch’io sono contenta che Amy stia bene! ^_____- La canzone che cerchi è “I’ll Be” di Edwin McCain. Bellissima, eh? Bacioni!

Salmy: oh mamma, dopo una recensione così bella mi sento doppiamente in colpa per il ritardo dell’aggiornamento! O.o Ahimè, il problema è che ultimamente ne ho avuti di casini, anche in famiglia, con studio e lavoro… uuuff! Ma se vuoi, puoi lasciarmi il tuo indirizzo di posta e così ogni volta che aggiorno ti spedisco una mail…almeno così economizziamo sulla bolletta del telefono! *^_______^* Un bacio forte, e grazie ancora!

Deepderk: come ti capisco, anche io ultimamente mi sento Bee-Beep, lo struzzo velocipede sempre di corsa! XD Ma grazie per avermi dedicato un momentino del tuo tempo, è sempre un onore! Un baciotto! *^___^*

Judie (e Sovvy): ciao mammina, ciao Sovvy! XD Spero che la mia ultima mail ti sia arrivata! Ma già vi immagino, tutti indaffarati e alle prese con queste mille novità… ehi, pensatemi ogni tanto, tutti e due! °^____^° In vostro onore, Chad è riuscito a sfoggiare la magliettina di turno anche stavolta… ^____- E dalla prossima vi faccio divertire, tante botte, tanti denti volanti, ma bollino rosso per questo nipotino onorario, sposissima, altrimenti come la mettiamo… la zia Sunny che esempio dà! *.* Mi raccomando, fate i bravi! Vi voglio benissimo, e quando mi volete… sapete dove trovarmi! Smack smack! ^3^

Larya: grazie per le congratulazioni!! *^____^* Mi devo proprio scusare per il ritardo infinito… almeno ci sono Alex e Katie tutti pucciosi! Questo mi salva in corner? ^_____- E i grandicelli, beh… troveranno mai pace? Si accettano scommesse! XD Un bacissimo!

Maga Magò: ciao tesorina!! *^____^* Eh eh, sono ancora viva… sono al massimo della forma, ma qualcosa sono riuscita a sfornare. Meglio che niente proprio! -____-* E se non altro, ti ho coccolata con tanti bei momenti di Amy/Jack love love… mi sono fatta perdonare abbastanza? ^____- Grazie ancora per le tue parole dolcissime, ti mando un bacio grande e ti abbraccio forte forte!

Candygirl6: …in una parola… GRAZIEEEEE!!!! *^______^* Una recensione come la tua è una gioia e un vero e proprio premio per un fanwriter… fa trapelare tutto il tuo interesse per la mia storia, e immaginati che gioia significa questo per me! Pensa che mi mortifica il fatto di averti tenuto sulle spine aggiornando solo ora! °^____^° In più ti adoro per il solo fatto che studi cinema… avrei voluto farlo anch’io (confesso di non aver buttato la spugna, eh…)! XD Per quanto riguarda le domande nella mail (che non mi è mai arrivata, in genere rispondo sempre a tutte… ma credo anche di sapere il perché, il mio vecchio indirizzo di posta è morto con la vecchia adsl…), posso riassumerti le risposte in una spiegazione facile e veloce: quando ho scritto BAWM (intendo I, II, III e alcuni Missing Moments) non prevedevo di scrivere un prequel (infatti all’inizio del Capitolo Zero ho specificato che c’erano delle incoerenze di date… mi sono appellata alla clemenza dei lettori! ^___-)… non ti dico con FMI, che non era proprio in programma! E’ stata frutto di un’ispirazione che si è materializzata dal nulla e si è composta tutta in una giornata. Così, per “presentare” i nuovi personaggi e far sì che i lettori si affezionassero anche a loro, mi sono data ai Missing Moments. Ecco svelato il motivo di quelle imprecisioni! ^_____- Ancora grazie di tutto, un bacio fortissimo!

Lady Numb: la mia amicissima anti-Alex! XD Beh, stavolta il ragazzo si è sbottonato, ci ha raccontato tutta la sua vita… ricorriamo in appello per un perdono in extremis? ^______- Ma per fortuna, Chad il Magliettaro è sempre dietro l’angolo per strapparci un sorriso anche ora, che non c’è molto da ridere… O.o Ti abbraccio forte forte… niente più raffreddore, mi raccomando! ^____-

Mercury: grazie carissima! *^_____^* Vedrò di aggiornare il più in fretta che posso, ok? Baci!

Ily: ti ringrazio tantissimo! ^___^ La tua curiosità presto sarà appagata, non temere… bacioni!

Karien: tesora! *^____^* Eh eh, non mi tentare, che mi fai venir voglia di farla secca subito subito la Vera… e non ci dimentichiamo Taventoon, eh! ^_____- Un bacione enorme!

Maki91: inutile? Io adoro le recensioni, sono il mio pane quotidiano… perciò adoro anche la tua, in qualunque momento arrivi! *^____^* Mi hai detto delle cose bellissime… e adesso sono io che non so come ringraziarti! °^____^° Spero davvero tanto di non deludere le tue aspettative, ti ho coinvolto tanto e adesso regalarti un finale travolgente mi sembra il minimo! Ancora grazie, un bacio fortissimo… e anche un grande abbraccio! ^____^

Gattone: grazie! XD Eh eh, una volta ero precisa e brava ad aggiornare, da quando ci si sono messi lo studio e il lavoro sono diventata una discolaccia con gli aggiornamenti… perdono! Baci e grazie mille!

Jack87: grazie infinite! XD Tieniti sintonizzato, che dalla prossima volta ci diamo dentro con l’azione! ^_____- Salutissimi!

Emily Doe: ti adoro anch’io! E ti capisco quando ti sento di corsa fra un libro e l’altro… vivo una situazione simile ogni santo giorno! -_____-* Grazie mille per tutto, un bacissimo studioso! ^____-

Kleu87: grazie! *^____^* Noo, non soffrire… eccolo qua l’aggiornamento, meglio tardi che mai! ^____- Bacetti!

 

 

…dunque, normalmente a questo punto ci sarebbe lo spazio in cui io tutta contenta ringrazio ancora *in versione cinese, con tanto di inchino* e invito a non abbandonarmi e recensire ancora… ma tra i ritardi e la mediocrità del chap no, non si può proprio fare stavolta. Ma… ih ih ih… c’è da mettere in conto anche che tutte queste belle recensioni mi fano venire il senso di colpa che non aggiorno, e così mi metto sotto e sono capace di fare anche le due di notte (come adesso…) per poter finire i chaps… quindi, in definitiva… se mi lasciate un commentuzzo, aderite alla campagna “Adotta un piccolo fanwriter a distanza” e mi fate contenta/lavorare più in fretta! XD  (…per chiunque sta pensando che sono una gran parac***, si, ha fatto centro in pieno… XD)

 

Adesso però… nanna, che si è fatto tardissimo! Ci si risente la prossima volta con “Morte al nemico!”, possibilmente in tempi più brevi… vi voglio benissimo, grazie ancora a tutti quelli che perdono un momento del loro tempo a leggere quello che scrivo! Smack smack!! ^3^

 

Sunny (assonnata, ma finalmente con l’animo in pace… ^____-)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Morte al nemico! ***


Alla mia piccola stellina Angèle… perché è la mia dolce metà più tenerosa e spettacolare che c’è, e perché threaddare con lei è troppu bellu

Alla mia piccola stellina Angèle… perché è la mia dolce metà più tenerosa e spettacolare che c’è, e perché threaddare con lei è troppu bellu!!! *^_____^*

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 21: MORTE AL NEMICO!

 

 

I'm frightened by what I see
But somehow I know that there's much more to come
Immobilized by my fear
And soon to be blinded by tears
I can stop the pain if I will it all away

                                               Whisper, Evanescence

 

 

***************

 

 

Dipende tutto da te… chiamami maschilista, ma questa cosa oltre a preoccuparmi mi da alquanto fastidio.

 

Alex si inumidì le labbra completamente asciutte e seguì con lo sguardo la pesante porta di ferro che si apriva, e poi i due uomini di Lestrange che facevano il loro strascinato ingresso in direzione di Katie. Uno dei due, quello più alto, si soffermò sulla soglia della porta e gli gettò uno sguardo sprezzante, come di sfida; l’altro avanzò verso la ragazza seduta contro la parete con le ginocchia al petto. Quando le fu abbastanza vicino, si piazzò a braccia conserte proprio davanti a lei, troneggiando nella sua corposa statura, e abbaiò qualcosa fra i denti.

 

“Alzati.”

 

Katie si limitò a sollevare solo lo sguardo.

 

“Non farmi perdere tempo, mocciosa. Devi venire con me.”

 

“Prova a chiedermelo con gentilezza.”

 

L’uomo strabuzzò gli occhi, ma la sua espressione di stupore quasi divertito scomparve al volo quando sentì la risata dell’amico alle sue spalle. Essere deriso, quello no… squadrò bene le spalle e fece un minaccioso passo avanti.

 

“Se non ti alzi immediatamente, ti trascino per i denti per tutto il corridoio.”

 

Alex strinse i pugni, ma inghiottì la risposta.

 

Katie arricciò il naso, come se la cosa non la sfiorasse minimamente, e con una lentezza quasi esasperante si portò sulle ginocchia. “Mi uccideranno?” domandò placida… e mentre si metteva in piedi fece ben attenzione a muoversi languida e delicata.

 

L’uomo la guardò dall’alto in basso, evidentemente non così impassibile come voleva sembrare. “E che diavolo vuoi che ne sappia io… avanti, muoviti.”

 

“E aspetta!” Katie si sottrasse alla manona che si era avventata sul suo braccio. “Datti una calmata… se vogliono farmi fuori, un minuto in più o in meno non fa certo differenza.”

 

“Senti, tu…” l’uomo la agguantò per i capelli e la tirò su in piedi. Katie si morse le labbra per non gemere di dolore. “Adesso cammini da sola, o ti serve un calcio in culo per ogni passo?” le abbaiò in faccia l’uomo.

 

Katie mugolò di dolore per lo strattone, ma mise da parte tutto il resto… si guardò rapidamente in giro per verificare la situazione. Il compare di quella specie di animale che le stava tirando via i capelli era lì fermo sulla soglia della porta, a ridere.

 

E’ il momento.

 

“Adesso non fai più tanto la smorfiosetta, eh?” il mangiamorte le diede un altro strattone.

 

Katie raccolse il coraggio… “Alex, aiuto!!”

 

L’altro uomo si piegò in due per le troppe risate. “Alex… Alex!” le fece il verso, ostentando una voce assurdamente femminile e piagnucolosa quanto ridicola. “Povera bamboccia, che chiede aiuto al suo rottame di fidanzatino…”

 

Katie serrò i pugni e cercò di liberarsi, ma ci mise molto poco impegno… tutta la sua attenzione era catalizzata sull’altro uomo, quello che si stava avvicinando ad Alex con aria di sfida.

 

“E tu, principino?” l’uomo si parò proprio davanti al ragazzo biondo, sorriso di scherno stampato sulla faccia sfregiata. “Ti abbiamo sempre visto sgambettare allegramente ai piani alti, e invece guarda un po’… oggi sei la merda che calpesto con la mia scarpa.”

 

Alex non replicò nemmeno alla risata sguaiata dell’uomo.

 

“Beh, che c’è? Adesso che non puoi più appenderti alle mutande di McNair hai perso la lingua?” anche quello che teneva Katie per i capelli rise. “Sei carne morta, Malfoy, sento già l’odore del tuo cadavere…” Alex alzò solo gli occhi freddi più del ghiaccio.

 

Katie aspettò che il suo bestione fosse completamente voltato verso gli altri due per allungare la mani in avanti… in direzione del cinturone… vicino, sempre più vicino alla sua bacchetta… vicino, ma non troppo…

 

“Allora, non dici davvero niente, Malfoy? Poverino… i giochi sono finiti per te, dico bene?”

 

“No.” Alex alzò il mento. “Me ne manca ancora uno.”

 

L’uomo rise a mascelle spalancate. “Ma davvero! E dimmi, quale?”

 

Il mangiamorte che teneva Katie smise di ridere all’istante… la sorpresa lo lasciò impietrito. Un momento prima si stavano facendo beffe di un dannato prigioniero in catene, e un attimo dopo quel mezzo morto biondo aveva sferrato un pugno in faccia al suo amico con tutta la forza di cui era capace. Il suo amico era caduto a terra, ma anche il maledetto biondo – che si era liberato inspiegabilmente – stava barcollando in avanti come se fosse incapace di tenersi su. L’uomo lasciò perdere la ragazzina bionda per correre a sistemare i conti, ma quando tese la mano sul cinturone non trovò la sua bacchetta… in compenso ne avvertì la punta conficcata nella schiena un attimo prima di sentire la ragazzina urlare “Petrificus Totalus!”

 

Merda, queste maledette costole… Alex si aggrappò al muro per non cadere, tenendosi l’addome ormai quasi violaceo per le tumefazioni e i lividi. La vista gli aveva fatto flip-flop una volta di troppo.

 

“Sporco cane bastardo!!!” l’uomo colpito al volto si rimise in piedi e avanzò minacciosamente verso di lui, ma all’improvviso si irrigidì e cadde a terra, pietrificato.

 

Katie trasse un sospiro di sollievo e abbassò la bacchetta, alzando gli occhi al cielo.

 

Mamma mia, e i miei genitori fanno questo dalla mattina alla sera da secoli… devono avere un cuore d’acciaio, perché il mio sta per schizzarmi fuori dal petto!

 

“Non te la cavi male, bionda…” Alex abbozzò un sorrisino nel tentativo di sdrammatizzare, ma le costole lo stavano davvero uccidendo… finì sulle ginocchia prima di rendersene conto.

 

“Ehi!” Katie fu al suo fianco in un attimo. “Cos’hai?”

 

“N-Niente, lascia perdere…” Alex ingoiò una smorfia di dolore. “Tranquilla, non è il momento di pensare a me… cerca… cerca la pietra che ha descritto Anthony.”

 

Katie sembrò riluttante a lasciarlo in quello stato, ma bisognava sbrigarsi… presto sarebbero venuti a controllare perché ci stavano mettendo tanto a recuperare due ostaggi pressocchè innocui. La ragazza annuì e corse lungo la parete in fondo alla prigione, cercando lungo il muro lo spuntone di roccia più sporgente degli altri… dopo quella che le parve un’eternità, la sporgenza le comparve fra le mani e lei la spinse con tutte le sue forze. Con un sinistro scricchiolio di pietre, uno dei massi che componevano la parete si ribaltò per rivelare un cunicolo buio e pieno di ragnatele.

 

“…bene…” Katie appoggiò le mani sui fianchi e inclinò la testa. “Per essere pulito, è pulito.”

 

Alex fece un sorrisetto e si rimise in piedi. “Avanti, bionda… ti proteggo io.”

 

“In questa versione tutta lividi e tagli, devo ammettere che sei molto credibile.” Katie sorrise vispa, e si passò un suo braccio attorno al collo per aiutarlo a sorreggersi. “Diciamo che ci proteggiamo a vicenda, ok?”

 

“Ok.” Alex annuì, rivolgendole un piccolo sorrisino compiaciuto. “Ok, Weasley.”

 

 

***************

 

 

“Insomma, siamo arrivati o no?”

 

“Amore, ti ricordo che tu non dovresti nemmeno essere qui…”

 

“E io ricordo a te che non avresti dovuto permettere a mia sorella…”

 

“Veramente, se c’è una cosa da ricordare a qualcuno qui, è che nessuno dei due si è offerto di portarmi il borsone dei medicinali invece di brontolare come due caffettiere!”

 

“Tra un ricordo e l’altro forse sarebbe il caso di abbassare la voce, visto che stiamo svegliando tutta la vallata, che ne dite?”

 

“Grazie, Simon, non ci avremmo mai pensato da soli, ma se non te ne fossi accorto…”

 

SILENZIO, MALEDIZIONE!!!”

 

La voce ruggente di Jack mise a tacere tutto il gruppetto. Era l’unico che dall’inizio della missione non aveva detto una sola parola, il viso cupo e l’uniforme intimidatoria da War Mage gli conferivano un’aria assurdamente seria.

 

“Volete mantenere alto il morale coi vostri stupidi battibecchi? A vostro piacere.” Il ragazzo rosso incrociò le braccia sul petto, assottigliando gli occhi. “E mi sta anche bene, ma la concentrazione non deve soffrirne. Sono io il responsabile di questa missione, e mi serve gente sveglia che non metta in pericolo gli altri. Sono stato chiaro?”

 

Dan alzò gli occhi al cielo. “Sei quasi peggio di mio padre.”

 

Amelia studiò il profilo concentrato del suo ragazzo mentre si guardava in giro. Con la passaporta erano arrivati in una specie di zona paludosa, puzzolente e piena di insetti, e da lì camminando erano arrivati a pochi metri da uno spiazzo mezzo deserto, inaridito e buio, che si trovava proprio in posizione perpendicolare rispetto alla parte posteriore del maniero McNair. Jack lo stava studiando attentamente, come se si aspettasse un attacco improvviso da un momento all’altro, aveva l’aria seria che in tutta la sua vita aveva ceduto sempre agli altri… l’aria responsabile.

 

 

Almeno giurami che starai sempre attento… e responsabile, senza… senza più colpi di testa, va bene?

 

Promesso. Sarò di una serietà irriconoscibile, dico davvero.

 

 

Jack avvertì lo sguardo di Amelia su di sé e la guardò… aveva un curioso sorrisetto divertito sulle labbra. “Che c’è?” le domandò, inarcando un sopracciglio incuriosito.

 

“Niente.” Amelia gli si avvicinò abbastanza da far scivolare la mano nella sua. “E’ che mi piace quando mantieni le promesse.”

 

Simon li affiancò e lanciò uno sguardo lungo tutta la zona, poi si tirò fuori dalla tasca la cartina che Julie e Chad avevano avuto da Anthony. “Allora, vediamo di capire dove siamo…stando alle indicazioni dell’amico di Alex, davanti a noi dovrebbe esserci una vera e propria distesa di tranelli…” il ragazzo alzò la testa. “…che non vediamo, benissimo… comunque, troveremo di sicuro qualcosa studiato per tenere gli intrusi lontano dal castello, anche se non sappiamo bene dove, come e quando. In più, nell’arco di cento metri dovrebbe esserci una specie di botola, o che so io…”

 

La risposta fu un silenzio generale.

 

Simon scosse la testa. “Sveglia gente, sono io quello mezzo cieco… nessuno vede niente qui intorno?”

 

Dan indicò Jack. “Chiedilo al comandante supremo.”

 

Chad incrociò le braccia sul petto e sgonfiò le spalle. “Ci servirebbe un gatto.”

 

Jack non se la sentì di dargli torto… era buio pesto, si distingueva poco con quel filo impercettibile di luce, i loro “Lumos” funzionavano assurdamente male… perfino la luna non riusciva ad averla vinta sulla fitta boscaglia secca e intrecciata che sovrastava le loro teste. Era tutto così arido che definirlo un deserto sarebbe stato adeguato, nonostante la palude poco distante. Dovevano cercare un passaggio segreto in mezzo a quei rami secchi e quasi spettrali… fosse stato solo quello il problema. Stando ad Anthony, quel passaggio segreto non era utilizzato da secoli, quindi poteva attenderli di tutto.

 

Amelia indicò un punto in cui gli arbusti secchi erano maggiormente intrecciati fra loro. “Guardate lì… la vegetazione è più fitta. E’ chiaro che tutte quelle frattaglie sono a guardia di qualcosa.”

 

Jack annuì. “Sono d’accordo. Tutti quanti, occhi ben aperti.” Lui e Amelia estrassero le spade e cominciarono a tagliare qualche ramo.

 

Julie rimase impigliata col borsone in un pezzo di albero rinsecchito, e non si risparmiò un paio di imprecazioni molto poco femminili. “Questa robaccia ci ritarderà i movimenti.”

 

“Ragazzi, vi spostate un attimo? Grazie.” Simon prese la bacchetta e la puntò contro i rami secchi. “Deremo!”

 

Una specie di lama di fumo con la forma di un boomerang recise di netto la boscaglia lungo una buona decina di metri di diametro accanto a loro.

 

“Wow.” Dan fece un sorrisetto. “Devi proprio insegnarmela questa.”

 

Julie arricciò il naso. “Però non vedo niente che assomigli a una botola qui… forse dovremmo cercare più avanti.”

 

Dan si accigliò. “No, aspettate un attimo…”

 

“Che c’è?”

 

“Mi è sembrato… quel ramo non si è appena mosso?”

 

“Quale ramo?”

 

Subito tutti spostarono lo sguardo su quell’ammasso di sterpaglia accatastata in quel particolare punto della radura… ma nessuno ebbe il tempo di muoversi al momento opportuno. Dalle radici secche degli arbusti recisi schizzarono in avanti rami grossi almeno il doppio – e molto, molto vivi – che li raggiunsero alla velocità di un fascio di fulmini.

 

Amelia balzò indietro giusto in tempo per dare a Jack il tempo di spaccare in due un ramo; Simon si ritrovò una gamba avviluppata da una di quelle lingue di legno, ma si liberò usando l’incantesimo ‘Lumus Solis’. Il getto di luce che si liberò dalla sua bacchetta mise in fuga anche il tronco che si stava scagliando contro Julie.

 

“Questi affari sono Tranelli del Diavolo!” esclamò Chad, mentre tutti puntavano le bacchette.

 

“No, c’è qualcosa che non quadra!” Simon scosse la testa, rimettendosi in piedi. “Se fosse così dovrebbero già essersi polverizzati, queste merde si sono solo allontanate… guardate là!”

 

Ancora una volta Simon si era dimostrato figlio di Hermione… il suo ragionamento non aveva pecche, soprattutto considerando che dove i rami erano spezzati ricominciavano a spuntarne il doppio.

 

Jack si accigliò. “Scusa, ma se non sono Tranelli del Diavolo, che cosa sono?!”

 

“Ehi, occhi laggiù!” Dan indicò un grosso albero a un centinaio di metri di distanza. Era alto, possente, il tronco tutto attorcigliato attorno a sé… e i rami si prolungavano per tutta la radura, fino a formare le radici di quella intricatissima matassa che li puntava con aggressività.

 

Amelia puntò verso il grosso albero la sua bacchetta. “Ok, bello, adesso è proprio il momento di una potatina…”

 

Julie non soffocò un urlo quando un gruppo di rami schizzò in avanti bruscamente, intrappolando Amelia. Jack fu rapidissimo a gettarsi su di lei per strapparglieli di dosso, in particolare il ramo che minacciava di stringerle la pancia, ma fu a sua volta afferrato da altri insistenti rampicanti… e benchè almeno riuscisse a trattenere stretto in pugno il ramo pericoloso per la bambina, di più non poteva fare. Non ridotto com’era. Dan non ebbe sorte migliore, e Simon perse la bacchetta perché uno dei rami gli aveva praticamente incastrato il braccio in una posizione a dir poco innaturale.

 

“No!!” Julie fece per gettarsi verso gli altri, ma si sentì tirare in aria da un braccio che l’aveva afferrata per i fianchi, e senza capire bene come si ritrovò a cavallo di un ramo particolarmente alto, avvinghiata alla schiena di Chad.

 

“Tieniti forte!” le urlò il ragazzo.

 

Julie gli obbedì, ma le urla degli altri la fecero voltare indietro… il borsone dei medicinali penzolò pesantemente alle sue spalle, facendole perdere l’equilibrio, e tempo un secondo i rampicanti secchi avevano trascinato giù anche lei.

 

“Jay!!!” Chad guardò inorridito dall’alto quella mischia di gambe e braccia senza volto che si agitavano fra i rami, ed ebbe la tentazione di buttarsi giù dal tronco per aiutarli… quando Simon riuscì a liberarsi per un attimo la faccia dai tentacoli che lo stavano strangolando.

 

“L’albero!!!” urlò con tutte le sue forze. “Colpisci l’albero!!!”

 

Ma certo… è la radice di tutta questa merda, distrutto lui distrutti tutti!

 

“Tenete duro, ci metto un secondo!!!”

 

Se non fosse stato in quel contesto, scivolare sui rami in quel modo sarebbe stato perfino divertente per Chad: lui era abituato agli sport estremi, babbani o magici che fossero, perciò era una vera passeggiata scivolare rapidamente, saltare, evitare gli attacchi dei rami del Tranello, e in qualche modo gli riusciva perfino di arrampicarsi a tutto ciò che di sporgente si trovava sotto mano, inclusi gli arbusti più alti che riutilizzava come trampolini per saltare più su.

 

Cento metri dopo, Chad atterrò piuttosto bruscamente davanti all’alberone attorcigliato.

 

“A noi due, figlio di una puttana vegetale!”

 

Il ragazzo conficcò la bacchetta proprio al centro della grossa massa legnosa, urlando con tutte le sue forse.

 

LUMUS SOLIS!!!”

 

Prima ci fu un bagliore accecante, poi una specie di onda d’urto che scagliò brutalmente indietro Chad…solo dopo qualche momento si riuscì a capire di nuovo qualcosa, e il ragazzo si rimise subito in piedi per ripercorrere velocemente il tragitto dell’andata e tornare dai suoi amici. Per fortuna l’incantesimo aveva funzionato, perché i rami erano caduti a terra sbriciolati, e i ragazzi erano liberi.

 

“Ehi, visto che acrobata?” fece allegramente Chad, una volta raggiunta Julie e assicuratosi che stesse bene.

 

“Già.” Dan diede un calcio ai resti di un ramo per liberarsi i piedi. “Ma tu guarda questa schifezza…”

 

“Mi devono solo impiccare se metto una pianta rampicante per casa.” bofonchiò Simon, buttando a terra i pezzi di arbusto che ancora aveva addosso.

 

Jack si liberò con frenesia per aiutare Amelia, e un minimo di sollievo gli venne dal fatto che il ramo attorno al pancione l’aveva tenuto saldamente lui per tutto il tempo… e l’aveva tirato così forte che non aveva avuto modo di serrare la sua presa.

 

“Stai bene?” le domandò apprensivo.

 

Amelia gli sorrise con sicurezza. “Ehi, ci vuole più di un bonsai esaurito per mettermi a tappeto.”

 

Jack le rivolse un mezzo sorrisetto, poi si voltò verso gli altri. “Ragazzi, niente di rotto?”

 

“A parte le palle?” Simon fece una smorfia. “Andiamo a cercare questa cazzo di botola prima che qualche altra piantina decida di giocare al polipo affamato con noi.”

 

“Concordo.” mormorò Julie, sistemandosi meglio la borsa a tracolla.

 

“Va bene, in marcia allora.” Jack recuperò la sua bacchetta da terra, ma non la rimise nel cinturone… meglio tenerla a portata di mano. “E tenete gli occhi aperti.”

 

 

***************

 

 

Forse era troppo tempo che non combattevano una vera battaglia stile vecchi tempi, o forse sembrava talmente irreale da non poter essere vero, ma in ogni caso fu un vero shock per Harry, Ron, Hermione e Ginny quando arrivarono nello spiazzo recintato attorno alla Stamberga Strillante… perché lo trovarono pieno zeppo di War Mage, molti di più di quanti ne avevano contati alla riunione…

 

Rogers notò con piacere lo stupore dei suoi superiori, e si avvicinò con un sorriso orgoglioso. “Non so se si nota, ma c’è stato un certo aumento di uomini quando hanno sentito chi era a capo della rivolta. Le voci si spargono in fretta, eh?”

 

“Di corsa…” mormorò ancora incredulo Ron.

 

Harry superò il suo secondo per guardarsi in giro… c’erano moltissimi giovani – tra cui Lucas e gli altri ragazzi della squadra di Jack e Amelia – e alcune erano addirittura reclute… “Da dove arrivano questi ragazzini?”

 

“Sono i nuovi. O per meglio dire… quelli che Taventoon ha scartato perché troppo buoni per i suoi gusti.” Rogers fece un sorrisetto. “Non tutte le mele sono marce, per fortuna.”

 

“Hai fatto un ottimo lavoro, Rogers.” Ron gli battè una mano sulla spalla.

 

“Signore, è stato un onore e un piacere. E che il cielo ci accompagni ora.”

 

Hermione aspettò che il Maggiore si fosse allontanato per parlare. “Harry?”

 

“Si?”

 

“Forse sarebbe il caso che tu dicessi qualcosa a questi ragazzi.”

 

“Ha ragione.” Ron gli strizzò un occhiolino complice. “Muoviti, signor generale.”

 

Harry scosse la testa, il viso contratto in un’espressione di profonda amarezza. “E’ difficile andare a spiegare a dei ragazzi che domani potrebbero non essere in grado di veder sorgere il sole.”

 

Ginny gli strinse la mano. “Hanno bisogno di una motivazione abbastanza solida da farne dei guerrieri senza paura. Sono qui per te e tutto quello che rappresenti, questo glielo devi.”

 

“Coraggio.” Hermione gli indicò lo spiazzo con un gesto della testa. “Non è più tempo di imbarazzarsi.”

 

Harry curvò le labbra in un sorrisetto. “Ho smesso di imbarazzarmi da quando tu mi hai visto nudo, mia adorata cognata.”

 

Nonostante il contesto, Ginny si coprì la bocca con una mano per nascondere una risatina… non smise di guardare il suo Harry che si dirigeva verso la folla di soldati, ma tese l’orecchio abbastanza da poter sentire un Ron incredulo e furibondo che mormorava a denti stretti “Quand’è che l’avresti visto nudo tu?!” ad una infastiditissima Hermione.

 

Harry squadrò bene le spalle e marciò verso quel pubblico d’eccezione. Non era mai stato bravo con le parole, ma avevano ragione gli altri… se quella gente era pronta a morire con lui e per lui, meritavano tutti di sapere per che cosa stavano lottando realmente. Lui un obbiettivo ce l’aveva, era l’unico motivo che dopo tanto tempo l’aveva costretto a riprendere in mano le armi. Adesso si trattava di trasmettere anche ai suoi uomini, ai più giovani in particolare, quella stessa grinta. Così Harry inspirò profondamente l’aria frizzante della notte e si rivolse ai suoi War Mage.

 

“Io ho combattuto per tutta la vita, perfino quando ero troppo piccolo per capire cosa significasse la parola guerra, e se c’è una cosa che ho imparato è che quando esplode un conflitto nessuno può definirsi vincitore, la morte della diplomazia rappresenta la sconfitta di tutti. E non vi aspettate che vi dica che a volte la pace si trova solo dopo la guerra… non è così. Non è mai stato così, e mai lo sarà. Non vi posso dire che poiché stiamo andando a combattere per una nobile causa la nostra vittoria sarà totale, nessuno di noi ha la certezza di arrivare all’alba, quindi se qualcuno vuole tirarsi indietro adesso, che lo faccia… non verrà considerato un tradimento. Non sono il vostro generale, questo non è un esercito convenzionale, non è un ordine quello che devo darvi… ma posso dirvi perché sono qui stanotte. Perché alla mia età rischierò ancora una volta la vita sul campo di battaglia. Ebbene, io combatterò perché non ho intenzione di restare con le mani in mano mentre un gruppo di pazzi fanatici vuole distruggere il mondo per cui così tanti hanno dato anima e sangue. Combatterò perché i miei figli possano vivere nel mondo che ho difeso a costo della mia stessa vita da sempre. Combatterò perché sono un War Mage, e il mio compito è difendere chi non può farlo da sé. Combatterò perché l’ho fatto sempre, perché non sarà un pazzo assetato di sangue a impormi un regime di paura e dolore. Combatterò perché preferisco morire piuttosto che essere schiavo. Combatterò fino all’ultimo respiro per tenermi stretta la pace che negli anni ho costruito. E combatterò perché credo in quello che faccio. Siete pronti a fare altrettanto? Siete pronti a rischiare la vita per quello in cui credete, per il mondo in cui volete vivere?”

 

Un boato di acclamazione e applausi fu la risposta, grida di incoraggiamento e bacchette alzate accompagnarono i vari “Si” e “Siamo con te, Harry” provenienti dalla folla.

 

Harry rispose alzando in aria il braccio destro con la mano chiusa a pugno. “Siete uomini valorosi.” Sentenziò appena il clamore si fu calmato. “Sarà un onore combattere con voi.”

 

Ginny attese pazientemente che suo marito avesse impartito gli ordini e suddiviso gli uomini in squadre, poi finalmente lo vide venire nella sua direzione… non vedeva l’ora di poter tenergli la mano stretta fra le sue. Le bastò un’occhiata per capire quanto fosse teso… avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo rendeva fiero di lei ogni minuto della sua giornata, ma sapeva bene che punzecchiando la sua emotività non lo avrebbe aiutato… così scelse la strada più semplice, e optò per un sorrisetto weasleyano. “Beh, ne è passato di tempo da quando balbettavi discorsetti insensati alle riunioni segrete dell’ES.” Harry ridacchiò.

 

Hermione annuì una volta, anche il suo volto disteso in un’espressione fiera. “Andiamo, i ragazzi aspettano noi. Sfruttiamo la carica che hai dato ai nostri uomini.”

 

Harry annuì, ma quando si voltò una manona lo bloccò arpionandosi sulla sua spalla. “Che c’è?”

 

Ron lo guardò con aria sospettosa. “Adesso abbiamo da fare, poi mi chiarisci per bene questa cosa che ti sei fatto vedere nudo da mia moglie.”

 

Harry trattenne a fatica una risata, e annuì.

 

Salveremo un mondo in cui questa sarà la normalità. Non permetterò a nessuno di portarmela via. Mi spetta di diritto.

 

 

***************

 

 

Anthony York si guardò alle spalle per l’ennesima volta prima di imboccare il cunicolo buio alla sua sinistra. Per quanto potesse vedere coi propri occhi che non lo stava seguendo nessuno, continuava a sentirsi osservato… probabilmente perché il nome di Stephen McNair da solo bastava a far tremare le fondamenta di quel palazzo. Tanto valeva sbrigarsi prima che fosse troppo tardi, Alex e Katie aspettavano lui.

 

Dopo aver strappato una fiaccola accesa dal muro, Anthony scese rapidamente lungo i gradini del cunicolo e si ritrovò nel grosso corridoio di pietra che dava sulle prigioni. Il ragazzo si voltò, camminando di spalle per avere l’assoluta certezza che il suo piano stesse andando bene e che nessuno fosse presente in quel dannato corridoio… ma quando si girò, dovette bloccarsi di colpo e la mano schizzò prontamente sulla bacchetta.

 

“E tu che diavolo ci fai qui?!”

 

La ragazza coi capelli color miele non battè ciglio, mantenne la sua aria soddisfatta e irriverente, e accavallò le gambe senza alzarsi dalla panca su cui era appollaiata.

 

“In realtà potrei farti la stessa domanda.”

 

Maledetta troia… tu sai tutto, vero? Perfetto, solo questo ci voleva… qualunque cosa faccio, rischio di fottere Alex. Devo restare calmo e non perdere il controllo.

 

“Lasciami indovinare.” Vera scivolò elegantemente giù dalla panca. “Stai andando a trovare il tuo amichetto biondo, dico bene?”

 

“Pensavo fosse anche amichetto tuo… molto più tuo che mio, comunque.”

 

“Ti hanno informato male. Io non me la faccio coi perdenti.”

 

Anthony forzò un sorriso di scherno, ma una goccia di sudore freddo gli scivolò lungo la schiena. Prendere tempo non lo avrebbe portato lontano, significava solo dare un misero vantaggio ai due fuggitivi.

 

Vera sospirò, inclinando il volto con un’espressione di pena e disgusto. “Questa farsa dovrà andare avanti ancora per molto, Anthony?”

 

“Non so di che farsa parli.”

 

“Su, non essere sciocco.” Vera gli si avvicinò ancheggiando, facendogli scivolare un dito lungo il naso e la bocca. “Mi credi davvero così stupida? So perfettamente che lo stai aiutando, lui e la sua piccola oca… solo non capisco perché stai rischiando così tanto per loro. Non ti entrerà niente nelle tasche, dolcezza.”

 

Anthony le bloccò il polso con una certa forza. “Non giocare alla gattina in calore, Vera. Non con me.”

 

“Povero piccolo Anthony.” La ragazza scosse la testa, fingendo un sorriso mortificato. “Beh, non dire che non ti avevo avvertito.”

 

Anthony rimase immobile a fissarla quando la vide girare sui tacchi in direzione delle scale. L’imprevedibile Vera aveva fatto la sua mossa, adesso si trattava solo di bruciarla sul tempo prima che facesse il resto… benchè era strano che non avesse già con sé un plotone di guardie, vista la sicurezza con cui l’aveva seguito e scoperto…

 

Improvvisamente Vera si fermò, restando voltata di spalle.

 

“Anthony?”

 

“Che altro c’è?”

 

Un sorrisetto nell’ombra…

 

“Addio.”

 

Anthony York non fece in tempo a riconoscere quel raggio di luce verde che ne venne investito in pieno, e bastò che gli attraversasse il petto perché il buio lo circondasse all’istante.

 

Vera rinfoderò la bacchetta con un vellutato movimento del polso, e si avvicinò al corpo a  terra con un’espressione soddisfatta e fiera. Osservò per un breve momento gli occhi vitrei spalancati del ragazzo ai suoi piedi, poi si diresse verso la scalinata di pietra e non si voltò più indietro né si fermò. Aveva un lavoro da fare… e poco tempo per mettere tutto in pratica.

 

 

***************

 

 

Katie si morse le labbra per reprimere uno strillo. L’ennesimo trenino di topi grigi e puzzolenti le era appena sfilato davanti, ma quella era solamente una delle attrattive di quella maleodorante e buia galleria di pietra. L’aria era impregnata dall’odore di muffa e umido, la vista costantemente ostacolata da vere e proprie pareti di ragnatele, i piedi strisciavano in mezzo a tonnellate di polvere che si rapprendevano in vere e proprie nuvolette di fumo ad ogni passo che muovevano. E quello era il minimo…

 

Alex stava male, e anche molto più di quanto non desse a vedere. Si trascinava sui piedi, riusciva a muoversi solo perché era appoggiato per gran parte a lei, e la camicia era macchiata di sangue in più punti. Dov’era Anthony, aveva promesso che li avrebbe aiutati! Ne avevano davvero bisogno! Come potevano andare avanti in quelle condizioni?

 

“A-Aspetta…” Alex si fermò, e il rumore del suo fiato affannoso riempì l’atmosfera cupa della caverna. “…un attimo solo…”

 

Katie subito assecondò i suoi movimenti e lo aiutò a sedersi su una pietra dalla superficie più piatta. Si chinò alla sua altezza per guardarlo in faccia… stava soffrendo troppo.

 

“Come ti senti?”

 

“…meglio di prima…” Alex non riuscì a mascherare completamente la smorfia di dolore che gli ricoprì il viso. “…prendo solo un po’ di fiato… e poi ripartiamo…”

 

Tu non ce l’hai il fiato che cerchi… lo vedo dalla tua faccia, stai soffrendo…

 

Alex la vide preoccuparsi, e provò a sdrammatizzare con un sorrisino. “Non aver paura, bionda… è tutto sotto controllo.”

 

“No… no, niente è sotto controllo.” Fu la replica dura di Katie, che si scansò un irritante riccio scivolatole sulla fronte dalla coda ormai quasi disfatta. “Smettila di trattarmi come una cretina, per favore… dopo stanotte non credo che lo sopporterei.”

 

Alex la fissò… era stanca, sporca, spettinata, pallida… eppure ai suoi occhi non era mai stata tanto bella. Sembrava più adulta, più matura, straordinariamente determinata a non lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento.

 

“Perdonami.” le sussurrò il ragazzo, accennandole una carezza sulla guancia pallida. “Ti ci ho messo io in questo casino, e ora non sono nemmeno in grado di tirarci fuori…”

 

Katie scosse la testa. “Alex, sai che c’è? Mi sono stancata di pensare che devo sempre essere salvata da qualcuno. Non fraintendermi, nonostante tutto tu resti la cosa più bella che mi sia capitata finora… ma se fossi stata più attenta, le cose sarebbero andate diversamente…”

 

“Katie…”

 

“Non ti devi scusare.” La ragazza gli sorrise amorevolmente. “Sai come la penso riguardo a te, e sai che ti amo. Ma non posso evitare di pensare ai miei genitori, che a quest’ora saranno in pena come neanche mi immagino… ad Amelia e alla sua bambina, se stanno bene…”

 

“Vorrei poterti aiutare.” fu la risposta appena sussurrata.

 

Katie ingoiò le lacrime e alzò la testa. “Per una volta voglio rimettermi in piedi da sola.”

 

“Va bene.” Alex le strinse la mano. “Come vuoi tu.”

 

Katie gli rivolse un sorriso grato. Si rimise in piedi e fece scorrere lo sguardo intorno a sé, quasi come se cercasse qualcosa.

 

Alex si portò una mano alle costole doloranti. “Ma dove diavolo è finito Anthony? Se la sta prendendo comoda, accidenti a lui…”

 

Katie scosse la testa e appoggiò le mani sui fianchi. “Non possiamo aspettarlo. A quest’ora avranno già scoperto che siamo scappati. E papà e gli altri staranno già venendo qui.”

 

Alex annuì, passandosi una mano sul collo, e tentò di concentrarsi per formulare un piano d’azione. “Non vorrei scoraggiare le tue coraggiose aspettative, e non credere che non sappia quanto ci brucia il culo, ma senza Anthony possiamo fare ben poco… lui per primo ha ammesso di non averlo mai esplorato questo passaggio segreto, e conoscendo McNair potrebbe esserci di tutto qua dentro.”

 

“Probabile, anzi, quasi sicuro.” La ragazzina bionda gli sfilò rapidamente davanti agli occhi, diretta in un angolo polveroso dove stavano accatastate assi di legno in mezzo a ragnatele d’ogni forma e misura.

 

“Katie, io riesco a malapena a camminare…”

 

“…a camminare no…” Katie riemerse dalle travi in una nuvola di polvere, con un sorriso soddisfatto… e un bastone di legno in mano. “…ma a volare si.”

 

Alex si accigliò. “Vuoi volare… con quel pezzo di legno marcio?”

 

“Quando cresci in una famiglia di maschi pazzi per il quidditch, imparare a volare anche sul tavolo della cucina diventa la cosa più normale del mondo.” Katie si sfilò dalla tasca la bacchetta rubata al mangiamorte di prima, quindi pronunciò una formula strana e il bastone si mise a fluttuare nell’aria.

 

“Sei piena di risorse, eh bionda?” Alex fece per alzarsi, ma una fitta al costato gli mozzò il respiro in gola e lo fece ricadere seduto.

 

Maledette costole…

 

Katie lo raggiunse immediatamente. “Non possiamo andare da nessuna parte se tu…”

 

Alex la guardò. “Perché non vai avanti tu? Io ti raggiungo con più calma… davvero, ti riprendo…”

 

“Vuoi scherzare?” Katie fece schioccare la lingua sotto il palato. “Hai appena detto che è pieno di pericoli qui… ho bisogno del mio principe azzurro, no?”

 

“Stronzetta.” Alex le pizzicò il naso fra le dita, sorridendo brevemente, poi tornò serio. “Sei molto più valida tu di me in questo momento, credimi.”

 

Katie si morse le labbra e lo guardò per un lungo momento. Aveva ragione. Aveva ragione lui… era l’ombra di se stesso. Pallido e debole, non si sarebbe retto nemmeno su quella scopa improvvisata. Sentiva troppo dolore anche per muoversi… ecco, ancora una volta nel giro di pochi giorni, qualcuno a lei caro sofferente e lei incapace di rendersi utile. Incapace di non fargli sentire dolore.

 

…a meno che…

 

Alex si accigliò quando la vide inginocchiarsi alla sua altezza… poi gli portò le mani delicate alle tempie, e subito lui capì. Fu anche abbastanza veloce da prenderle i polsi fra le mani per fermarla.

 

“No, non ci provare neanche…”

 

“Lasciami fare un tentativo.”

 

“Per vederti star male come prima?!”

 

“Non devo renderti immortale. Voglio solo cercare di farti sentire meno dolore. Se queste mie… capacità… possono farmi fare cose così orribili e potenti, possono anche permettermi un atto di pietà, non credi?”

 

Tono triste… voce amareggiata… sguardo mortificato. Le potenzialità che prima Katie guardava con sospetto ma aveva accettato, nella consapevolezza che pur rendendola diversa le permettevano di aiutare chi amava, adesso sembravano essere la sua vergogna più grande.

 

Ed è ancora una volta tutta colpa mia.

 

Katie gli passò le mani sul petto insanguinato, e con dolcezza gli stampò un bacio sulle labbra. “Solo un tentativo.” Ripetè piano.

 

Alex scosse la testa. “Tutto questo io me lo merito.”

 

“Forse. Ma io non sono certo un giudice imparziale, non ti pare?”

 

Un piccolo sorriso… e Alex annuì, inspirando profondamente. “Non ti scervellare troppo. Solo quello che riesci a fare, punto.”

 

Katie chiuse gli occhi e gli portò le mani alle tempie. Prese quanta più aria poteva per respirare a fondo e trovare la concentrazione, benchè in quel cunicolo l’aria fosse fetida. Percepiva bene il dolore di Alex, con una nitidezza che prima non le era data… forse portare al gradino superiore quelle sue maledette capacità aveva anche sviluppato meglio tutto quanto già sapeva fare… come sentire le sensazioni delle persone. Alex ad esempio era tutto un dolore. Non aveva bisogno di lei, aveva bisogno di un guaritore… che poteva fare lei?

 

Io non scappo senza di te, ma tu non riesci a fare niente se stai così male… l’unica soluzione… è che tu ti accorga di meno del dolore.

 

Pensieri felici… assurdo a dirsi e a pensarsi in un momento simile, ma ecco quello che serviva a quel ragazzo. Il dolore doveva nascondersi dietro una tenda fatta di sensazioni positive, e stava a lei cucire quella tenda. Tutti i bei momenti trascorsi insieme quando ancora non si era scatenato niente, quando ancora giocavano alla coppia felice di studentelli a Hogwarts, il Natale insieme, i regali, le passeggiate a Hogsmeade e le sfide all’ultima palla di neve… i baci, i sussurri incomprensibili nei momenti di intimità… il primo ti amo… tutte le emozioni vissute insieme…

 

…benessere…

 

Una piacevole sensazione di tepore si diffuse nel suo corpo, e fu allora che Katie capì che funzionava. Che era sulla buona strada. Provò ad accarezzare coi pollici le tempie del ragazzo biondo, e continuò per un paio di minuti.

 

Alex lo trovò alquanto incredibile… il dolore alle costole e a tutte le ferite non era assolutamente andato via, però… era come se fosse passato in sordina. C’era, era sempre lì, maledettamente pungente e acuto, ma non gli impediva di alzarsi. Non gli mozzava il fiato in gola.

 

Lo stretto necessario per arrivare alla fine di questo buco…

 

Katie aprì gli occhi e ritirò le mani, leggermente rossa in volto. “Meglio?”

 

“Molto.” Alex si rimise in piedi… il dolore c’era ma non era più forte di lui, e questo lo fece sorridere. “Sei eccezionale, bionda.”

 

Katie sorrise soddisfatta. “Allora andiamo via da qua… non si respira per la puzza.”

 

“Concordo pienamente.” Alex montò a cavallo della scopa improvvisata, aspettando che lei prendesse posto dietro di lui. “Andiamo?”

 

“Vai.” Katie annuì, appoggiando la testa contro le sue spalle.

 

Andiamo via da questo brutto incubo… insieme.

 

 

***************

 

 

La notte era cupa più del solito, un nuvolone particolarmente carico d’acqua aveva oscurato la luna a dovere e si vedeva praticamente poco o nulla. Probabilmente di lì a qualche ora, se non di meno, sarebbe venuto giù un acquazzone. E il vento aspro che lo annunciava pizzicò il viso tirato di Harry. D’altra parte il clima era dello stesso umore dei presenti, teso ed elettrico come se si stesse preparando un nubifragio vero e proprio. Ed era vero, era in arrivo una tormenta… non solo climatica.

 

Harry si voltò leggermente per guardare Ginny e il gruppo di guaritori e infermiere che erano rimasti indietro, appostati in una zona sicura a discreta lontananza dal quartier generale, difesi da un piccolo manipolo di rivoltosi ex-War Mage.

 

Ginny incrociò il suo sguardo…i suoi occhi parlavano meglio di quanto non potesse fare lei stessa. Amore. Complicità. Coraggio. Determinazione. Paura. Harry non aveva nemmeno provato a convincerla che non venire sarebbe stato meglio… con loro sul campo e i ragazzi coinvolti, col cavolo che lei si sarebbe lasciata tagliare fuori ancora una volta. Stavolta aveva organizzato un vero e proprio piccolo ospedale da campo, in modo da poter aiutare i rivoltosi al meglio. Erano inferiori di numero… sicuramente ci sarebbero stati molti feriti, per non parlare di chi non ce l’avrebbe fatta…

 

Un’altra zaffata di vento picchiò ancora una volta il suo volto, e Harry chiuse gli occhi finchè non sentì la concentrazione fluirgli in tutto il corpo. Quando avvertì che ogni singolo muscolo era pronto a scattare, si rese conto di essere veramente pronto. Solo allora si voltò verso il gruppo di War Mage che come lui si nascondeva dietro il primo muro di cinta del quartier generale. Rogers incrociò il suo sguardo e annuì, portando la mano sulla bacchetta. Harry guardò l’altro gruppo, nascosto oltre il secondo blocco di mura. Ron e Hermione avevano già strette in pugno le loro bacchette e stavano studiando lo spiazzo antistante il palazzo. La sorveglianza non era affatto come l’avrebbero organizzata loro, quella piazzola sembrava una groviera… difese al minimo, incompetenza totale.

 

Bravo, signor generale del mio culo. Complimenti.

 

Un cenno della testa del loro amico, e Ron e Hermione capirono immediatamente cosa dovevano fare. Ron sollevò la mano e indicò ai suoi uomini la strada da percorrere, mentre lui e la moglie li precedevano in assoluto silenzio. Rogers alzò la bacchetta, e tutti i membri del gruppo di Harry si armarono.

 

Ok. Andiamo.

 

Al cenno di Harry, un piccolo gruppetto di tre uomini si portò dietro il colonnato sorvegliato da due War Mage di guardia. Quando entrambi ebbero le spalle voltate, si ritrovarono le teste rigirate sul collo con un orribile crack, seguito solo dal rumore dei corpi trascinati nell’ombra. Dei restanti due soldati nel piazzale, uno sembrò avvertire qualcosa perché avanzò lentamente e con la bacchetta stretta in mano… ma Lucas lo immobilizzò fin troppo rapidamente, mentre gli altri che erano con lui finivano l’ultima sentinella.

 

Rogers si sporse per cercare l’approvazione del suo generale.

 

Harry annuì, e uscì allo scoperto. Entrò nel piazzale a passi lenti, seguito dai suoi uomini, ancora in silenzio. Fece cenno agli altri di posizionarsi, perché non serviva più nascondersi… viceversa, dovevano attirare quanta più attenzione possibile. Ai ragazzi serviva copertura… beh, ne avrebbero avuta a sacchi. Quando tutti si furono sistemati nelle loro posizioni, Harry sollevò la bacchetta e guardò in direzione della torre di Taventoon, quella in cui stava la sua stanza. Luce accesa, finestra chiusa. Harry fece un sorrisetto. Puntò la bacchetta.

 

Toc toc…

 

Dalla bacchetta partì un fascio di luce azzurra tremendamente veloce, che investì in pieno la torre e la scosse come se ci fosse stato un terremoto di portata storica.

 

Fu un lampo, e poi il caos… urla e passi veloci, il nemico scendeva per combattere a viso aperto.

 

Harry strinse la bacchetta in pugno. E così fecero gli altri.

 

 

***************

 

 

Se la situazione fosse stata un’altra, ci sarebbe stato da ridere eccome… in una radura puzzolente, paludosa e piena di alberi rinsecchiti, nel cuore di una notte cupa e piovosa, un gruppetto di ragazzi procedeva carponi nel terreno fangoso o arido, a seconda della zona, per trovare una botola. Amelia, che era l’unica a camminare normalmente in piedi per ovvie motivazioni, cercava di far luce il più possibile agli altri usando la sua bacchetta, ma come aveva giustamente osservato Jack, mantenere il buio faceva probabilmente parte degli incantesimi di difesa di quel maniero. Quegli stessi incantesimi che non venivano modificati da decenni, al punto da essere definiti piuttosto trabocchetti.

 

Julie si scansò un lungo ciuffo di capelli dal viso e si fermò, riposandosi sulle ginocchia. “Possibile che questa botola non si trovi da nessuna parte?!”

 

Simon aguzzò gli occhi dietro gli occhiali, cercando di vedere anche più in là del suo raggio d’azione. “E’ piuttosto insolito.”

 

“E’ insolito che cerchiamo una fottuta botola, ecco cosa.” Dan scosse la testa, avvilito… e sporco di terra da capo a piedi. “Ma vi sembra ragionevole? Un maniero super difeso che ha la porta sul retro con tanto di freccia rossa che la indica. Ma per favore.”

 

Chad scosse la testa. “Ma Anthony non ha parlato di frecce rosse.”

 

Dan lo guardò male. “Non fa ridere.”

 

Jack annuì, pur continuando a scannerizzare l’area con lo sguardo. “Suona strano trovare un passaggio segreto così in evidenza. Secondo me stiamo affrontando la cosa nel modo sbagliato.” Nel dire questo si alzò in piedi, esortando gli altri a fare altrettanto. “Riflettete, usate la testa: una botola… un passaggio segreto… Hogwarts ne aveva mille. E tutti diversi. Noi li abbiamo violati tutti, dannazione, dobbiamo cercare di ricordarci quante più tipologie di cunicoli strani esistessero! Uno di questi è il nostro.”

 

Dan si grattò la nuca. “Alle cucine si arrivava via quadri, ma qui non ne vedo.”

 

Chad scrollò le spalle. “Io conoscevo tutte le gallerie per Hogsmeade, ma avevano tutte uno straccio di gargoyle davanti… una statua, qualcosa…”

 

Simon annuì. “A volte un candelabro.”

 

Chad si guardò in giro, spalancando le braccia. “Ma che schifo… un posto così cesso e manco un candelabro o una statua! Mancano di fantasia questi.”

 

Jack, come gli altri, ridacchiò alla battuta… ma poi la sua attenzione fu tutta per Amelia. Aveva lo sguardo puntato alla sua sinistra, come se si fosse dissociata dagli altri… viso pensieroso… “Tutto bene?” le domandò, toccandole la spalla.

 

“…un gargoyle…” ripetè la ragazza, mantenendo lo sguardo concentrato e assente insieme.

 

Jack si accigliò. “Amelia?”

 

“…il braccio del gargoyle, quinto piano…corridoio a destra… bagno dei prefetti…” Amelia parlava così piano che sembrava stesse recitando una preghiera fra sé e sé.

 

Dan inarcò le sopracciglia quando la vide guardarsi intorno e poi dirigersi verso un albero dai rami particolarmente lunghi e sottili. “Il gargoyle è una statua, Amy, non un albero.” provò a dirle.

 

“Ma il concetto è lo stesso.” Amelia tastò i rami di quell’albero particolarmente rinsecchito…a un certo punto le sue mani si fermarono su un ramo più doppio. “E questo albero è decisamente troppo secco per stare ancora in piedi così bene.”

 

Nessuno osò fiatare quando Amelia prese coraggio e appoggiò entrambe le mani sul ramo che aveva scelto. Premendo, il ramo si abbassava senza spezzarsi… innaturalmente per un albero secco… Julie trattenne rumorosamente il respiro, per il resto solo silenzio, finchè il ramo non toccò il limite oltre il quale non poteva piegarsi più.

 

Silenzio totale.

 

E poi un piccolo scricchiolio… piccolo, che poi divenne più forte… a poco a poco le radici dell’albero secco si allontanarono fra di loro, disponendosi a semicerchio per scoprire qualcosa di ancora più scuro. Simon fece luce con la sua bacchetta… era un buco. Un grosso buco nero.

 

“Mh.” Il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso. “Se c’è qualche claustrofobico nell’allegra brigata, passerà brutti momenti.”

 

Tutti si avvicinarono frettolosamente. La piccola voragine buia sembrava abbastanza profonda, ma soprattutto maledettamente oscura.

 

“Oh cazzo.” commentò Chad, passandosi una mano sulla nuca.

 

“Questo non è il momento di perdersi d’animo, stupido.” Julie gli rifilò una gomitata nello stomaco, e si sistemò la borsa a tracolla. “Levitiamoci giù uno alla volta e piano.”

 

Jack si fece avanti per primo, e non potè non alzare gli occhi al cielo quando si accorse che Amelia era immediatamente dietro di lui.

 

Non lo vuoi proprio capire che ti preferirei un po’ meno coraggiosa, eh?

 

“Lumos.” mormorò, illuminando la sua bacchetta. “Cerchiamo di farci luce alla men peggio. E scendiamo molto lentamente, occhi sempre aperti e bacchette pronte.”

 

Uno alla volta, i ragazzi utilizzarono l’incantesimo per galleggiare nell’aria e scendere nel buco nero. La discesa fu un vero tormento, perché il diametro del foro era veramente ristretto e le pareti di terra tutte intorno soffocanti più che mai, sembrava di calarsi in una tomba… in più i sensi erano tesi al massimo per paura che uscisse qualcosa da quel terreno, qualcosa che in quello spazio così angusto e a sorpresa li avrebbe certamente presi in contropiede.

 

Per fortuna alla fine del foro la sensazione di oppressione potè dileguarsi… la galleria verticale dava su una sorta di caverna primitiva, le cui pareti erano composte da rocce gocciolanti acqua, e il pavimento – se così si poteva definire – era terra intrisa d’acqua. Ovviamente tutto buio, ma a differenza del previsto, quando Jack provò a recitare l’incantesimo per far luce permanentemente, gli riuscì. Evidentemente lì sotto non c’erano restrizioni per la luminosità.

 

“Bella risaia.” commentò perplesso Dan. “Sembra la grotta di un uomo preistorico.”

 

“Probabilmente perché è dalla preistoria che non ci mettono piede.” osservò Amelia, toccando le pareti rocciose e constatando che colassero acqua e niente di più.

 

Julie si passò la mano davanti al naso. “C’è una puzza irrespirabile… non è che lo usano come cimitero questo posto?”

 

“Non si può escludere niente.” Jack storse la bocca in un’espressione di concentrazione. “Ok, fase due… andiamo avanti.”

 

I ragazzi mossero i primi passi lentamente, guardinghi e con le bacchette in mano. Come previsto dall’incantesimo, ad ogni loro passo la luce li accompagnava e li precedeva, facilitandogli il cammino, benchè quella grotta sembrava non aver fine.

 

E poi qualcosa.

 

Il rumore del soffio del vento… in un luogo dove il vento non poteva arrivare.

 

Tutti si bloccarono.

 

Jack, Amelia e Chad alzarono quasi di scatto le bacchette. Dan si voltò di spalle per capire se era venuto da lì quel suono sinistro.

 

“Cos’è stato?” sussurrò Julie, immobile.

 

Jack faceva schizzare gli occhi da una parte all’altra della grotta a una velocità impressionante, eppure non vedeva nulla. “Che diavolo c’è…”

 

“Ehi.” Simon gli si avvicinò, indicandogli lo strato di terreno che faceva da tappeto al loro cammino. “Guarda.”

 

Era da lì… il rumore proveniva da lì. Dove la terra sembrava rigonfiarsi ritmicamente in alcuni punti, quasi come se dei bozzoli si puntellassero per sfondare la superficie.

 

Chad spalancò gli occhi. “Qualcuno sa perché sta facendo questo?”

 

“Credo stia reagendo alla luce.” Mormorò impietrita Amelia, a cui una goccia di sudore freddo scivolò lungo la nuca. “Ecco perché qui non abbiamo avuto problemi a illuminare l’ambiente… era una trappola.”

 

“Fanculo.” Ringhiò Jack a denti stretti.

 

Julie si voltò di scatto verso il cugino più giovane. “Tu te ne intendi di questa roba. Cosa può produrre il terreno stregato a contatto con la luce?”

 

Simon non staccò gli occhi dai bozzoli, ormai sempre più frenetici e più alti. “Dipende, anche se… credo che si tratti di…”

 

Il ragazzo non fece in tempo a finire il discorso che tutti i bozzoli scoppiarono contemporaneamente, lacerando il tessuto di terreno che li avvolgeva. Ne vennero fuori degli esseri strani… elementi difficilmente descrivibili. Di conformazione fisica simile a quella di uno scheletro, ma coperti da uno strato di fango e terriccio mescolati in modo poco uniforme, si muovevano a scatti e si contorcevano emettendo strani versi simili a dei fischi lamentosi. Ed erano in tanti. In troppi.

 

“…che cosa diavolo…” Dan ebbe la tentazione di tapparsi il naso per la troppa puzza.

 

“Cos’è quella roba?” Jack si voltò verso il fratello, costringendosi a mantenere il controllo… difficile, visto che quella massa di fanghiglia urlante non prometteva niente di buono.

 

Simon espirò, contraendo il viso. “Fylgrith.” rispose, il suo tono preoccupato e teso.

 

Dan strinse più forte la mano sulla bacchetta. “E che sarebbero?”

 

“Per farla breve… sanguisughe giganti. Hanno il corpo coperto di humus, per questo non si vedono, ma sotto tutta quella merda fangosa sono pieni di piccole ventose.”

 

Julie si morse le labbra. “Non si possono nemmeno avvicinare, quindi.”

 

“Preferibilmente no.” Simon lanciò una breve occhiata a Chad. “Adesso è il momento giusto di dire oh cazzo, Chad.”

 

Jack puntò la bacchetta contro quegli strani esseri. “Cos’è che li tiene a bada?”

 

La risposta non ebbe il tempo di arrivare.

 

I Fylgrith smisero di contorcersi su se stessi per gettarsi tutti in avanti, fischiando forte.

 

 

 

*********************

 

 

 

…non vi dico l’ora per decenza… ormai sono diventata un animaletto notturno, sfrutto la notte per usare il pc! #________# Embeh, finchè sto dai miei zii non mi posso gestire molto bene, perciò… mi adatto! Per questo motivo vi chiedo di scusarmi se non rispondo personalmente a ciascuna anima pia che ha trovato il tempo e la gentilezza di lasciare un commento… è che mi si chiudono gli occhi dal sonno! @_____@ Un grazie speciale a tutti, ma proprio tutti quelli che mi hanno recensito… vi adoro e non finirò mai di ringraziarvi quanto meritate! Mille e più recensioni… non so fino a che punto le merito, ma davvero sono sincera quando vi dico che vi ringrazio perché danno la caricaaaaa!!!! *^_______^*  Infatti questa volta mi sono cimentata col mio primo chap tutto azione, il primo di tanti… io che con l’azione me la cavo così così… spero solo di non rifilare delusioni a nessuno! Sappiate che mi sono impegnata, e mi impegnerò ancora! ^____- Il prossimo chap “Non guardarti indietro” GIURO SOLENNEMENTE che sarà on-line prima della fine di Giugno! Parola di lupetto! *_____*

 

Prima di andare a nanna (sempre che non collassi davanti al pc), due cose: uno, mucha mierda a tutti gli esaminandi medi/liceali/universitari… dai che ce la facciamo, amiciciiii!!!

 

Seconda cosa… spudorato angolo dello spot per una cosa che per me ormai è diventata una vera e propria droga (altro motivo per cui sono diventata leeeenta ad aggiornare… ^___-): ragazzi e ragazze, abbiamo un Gioco di Ruolo tutto su Harry Potter che è una bomba!!! Io ne faccio parte, e come me (molte in vesti di moderatrici, anche) la gran parte delle autrici/autori HarryPotteriani di EFP… vi inserisco il link perché possiate visitare la pagina iniziale e dare un’occhiata in giro, vi basti sapere che il casting è sempre aperto… e chi è interessato, mi contatti pure via mail. Io vi metterò in comunicazione con “le cape” *^_____^* Il link è questo qua:

 

http://www.greatestjournal.com/userinfo.bml?user=chequered_rpg

 

Bene… e adesso è nanna o collasso!!! Grazie ancora a tutti, un besito!

 

Sunny mezza addormuta

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Capitolo 23
*** Non guardarti indietro ***


22

Nota dell’autrice: il capitolo contiene più cliffhangers, vale a dire che finisce alla maniera bastarda che non si scopre che è successo se non nel chap successivo, perciò chi vuole leggerlo ora e poi aspettare con calma il seguito prego, chi invece vuole sapere subito quello che succede nel capitolo successivo (che io non ho ancora scritto!)… mi sa che è meglio se aspetta e rinvia la lettua a quando sforno anche il chap 23. Fate voi!

 

 

 

 

Per il mio uncino d’oro Daisy… perché già sa che alla fine di questo chap c’è una bottiglia da tre litri di Christian Dior da rovesciare addosso al mio masculo preferito! XDDD

 

 

 

 

FIRE MELTS ICE

 

 

 

 

CAPITOLO 22: NON GUARDARTI INDIETRO

 

 

 

I'll sing it one last time for you
Then we really have to go
You've been the only thing that's right
In all I've done

                                               Run, Snow Patrol

 

 

***************

 

 

L’aria fetida e pesante del cunicolo che stavano percorrendo in volo le inondò le narici per l’ennesima volta, e Katie tossicchiò contro le spalle di Alex. Per fortuna lui non diede cenno di essersene accorto, e continuò a spronare il bastone-scopa improvvisata nella sua corsa. Dovevano sbrigarsi. Avevano perso fin troppo tempo.

 

“Secondo i miei calcoli, a breve dovremmo incrociare i soccorsi mandati dai tuoi.” Le disse, alzando leggermente la voce per farsi sentire meglio.

 

Katie annuì, rinfrancata all’idea. “Anthony ha detto di avergli dato la mappa per arrivare qui, qualcuno sarà venuto di sicuro.”

 

Alex annuì e spronò ancora in avanti il bastone-scopa. Quel cunicolo sembrava sempre più tetro man mano che vi si addentravano, era uno dei pochissimi posti che da piccolo non aveva esplorato del maniero. Ma perché… e sì che se l’era girato in lungo e in largo quel posto maledetto. Conosceva quel palazzo metro per metro. Quel passaggio segreto però no… un passaggio segreto che veniva dalle prigioni. E che portava di fuori. Mai usato per interi decenni… perché? Il suo istinto gli suggeriva il motivo… dall’altra parte – e forse ben presto avrebbero scoperto anche dalla loro – quel buco nel muro nascondeva qualcosa di più insidioso. Ma questo a Katie era meglio non dirlo… come se non fosse già abbastanza tesa di suo.

 

Katie provò un bisogno istintivo di voltarsi e guardare alle sue spalle. Niente, solo silenzio e ragnatele. E uno straordinario senso di deja-vu…

 

“Non abbiamo aspettato Anthony…”

 

“Non potevamo restare. A quest’ora avranno già dato l’allarme. Dobbiamo incrociare i soccorsi prima che scoprano di questo buco.”

 

“Si, ma Anthony perché non è venuto? C’è qualcosa che non quadra in tutta questa…”

 

“Bionda, non è il momento di pensare a quello che non quadra!” Alex staccò gli occhi dal percorso davanti a sé per guardare in volto la ragazza dietro. “Qui c’è tutto che non va, non so perché quell’idiota di…”

 

Bum

 

Katie non riuscì a capire esattamente come, ma si ritrovò a capitombolare giù dalla scopa improvvisata… distesa supina a terra, e in modo non indolore.

 

Oddio…che cosa è successo?

 

Con la nuca che le pulsava dolorosamente per la botta presa, Katie si appoggiò ai gomiti e si guardò in giro per capire. A terra a pochi passi da lei Alex era contratto in una palla, i denti digrignati e gli occhi stretti per il dolore, le mani strette forte al costato. Il primo istinto della ragazzina fu quello di fiondarsi da lui… ma la grossa ombra che sovrastava le loro figure attirò la sua attenzione.

 

Merlino, no…

 

Anche nella penombra la mastodontica figura di Stephen McNair si distingueva alla perfezione. Teneva in mano il bastone che avevano usato come scopa, nell’altro pugno era stretta la bacchetta. Il viso animalesco contratto in un’espressione torva da far paura…e stava fissando lei. Non Alex, proprio lei. Rimase immobile qualche momento ancora, poi strinse forte il pugno e spezzò in due il bastone-scopa, lasciandone cadere a terra le due metà. Katie ingoiò rumorosamente e lo fissò, il respiro più affannoso.

 

“Fine della corsa.”

 

Tre parole ruggite più che mormorate.

 

Katie gettò uno sguardo rapido ad Alex… anche lui si era accorto della presenza del suo ex mentore, ma più che tentare di rialzarsi non aveva potuto. Evidentemente cadendo aveva battuto proprio le parti dolenti.

 

McNair seguì il suo sguardo, e un ghigno si materializzò sul volto felino. “La favola del principino è finito, ragazzina… adesso non potrai più contare sul suo aiuto.”

 

Katie prese ad arretrare strisciando sui gomiti, cercando di mettere quanta più distanza possibile fra lei e quel mostro che avanzava lentamente.

 

“Non potrai contare sull’aiuto di nessuno.” Continuò l’omone, stringendo leggermente i pugni ai lati del corpo. “E’ fra noi due ora.”

 

Oddio…

 

McNair rise pienamente vedendo la ragazza che arretrava, visibilmente spaventata. Fece un altro passo avanti, e prese ad accarezzare in modo allusivo la bacchetta.

 

“Non potrai scappare all’infinito, principessina dei miei stivali…” le disse, canzonandola divertito. La sua paura lo faceva sentire più bramoso di morte ogni istante che passava. Ogni respiro di quella mocciosa era un insulto alla sua stessa persona.

 

Katie si ritrovò di spalle al muro di roccia, e balzò in piedi per appoggiarvisi contro. Quell’energumeno faceva sul serio… e sembrava davvero mostruoso. Quante possibilità aveva lei di affrontarlo e uscirne viva?

 

“Hai paura, non è così?” McNair si avvicinò abbastanza, e solo allora si bloccò. “Lo so che è così, lo sento… e fai bene ad averne. Avresti dovuto averla già molto tempo fa… prima di giocare a mettermi i bastoni fra le ruote.” Un ghigno sinistro gli comparve sul viso. “Nessuno di quelli che ha tentato di farla franca con me può vantarsi di essere ancora vivo per raccontarlo.”

 

La rabbia prese il sopravvento sulla paura per un breve attimo, e Katie strinse la bacchetta saldamente in mano. “Davvero?” ribattè, sfidandolo apertamente. “Alex ti ha sconfitto, invece, ed è ancora vivo.”

 

Stephen scosse la testa. “Non lo sarà per molto.”

 

Merlino, aiutami… questo pazzo sanguinario è mostruoso…

 

L’omone si avvicinò a Katie finchè non potè puntarle la bacchetta alla gola. La ragazza si irrigidì, ma non potè far altro… col muro alle sue spalle non aveva via di fuga, ed era pronta a scommettere che al primo movimento degli occhi, quello l’avrebbe già fatta fuori. Lui era abituato a uccidere, lei sapeva solo difendersi. Attaccare non avrebbe avuto senso.

 

McNair percepì la sensazione di panico e sconforto della biondina, perché rise e si chinò alla sua altezza. “Finalmente l’hai capito che non puoi più sfuggirmi… sei mia, bambolina.” Sibilò, spostando la bacchetta in modo che con la punta potesse percorrere una linea immaginaria dalla mascella fin sul collo e al cuore, dove la mano si fermò. “Ho passato anni a insegnare a quel bastardino come comportarsi… come agire per diventare il migliore… come fare per essere quello che doveva essere. E poi arrivi tu… insignificante piccola sgualdrinella senza arte né parte… e in pochi mesi butti a puttane il mio lavoro di anni. Non potresti sopravvivere nemmeno se mi implorassi pietà piangendo sangue.”

 

La paura le faceva battere il cuore così forte che se lo sentiva rimbombare nelle orecchie, ma quegli insulti la scossero. Katie cercò inutilmente di rallentare il respiro affannoso e strinse i pugni. “E io non ti implorerei nemmeno per la vita.” Replicò, dura e determinata. “Alex ha fatto la sua scelta da solo… tu e le tue idiozie lo avete disgustato per una vita intera. E se sono stata io a fargli vedere in che letame è vissuto fino a qualche mese fa, preferisco morire orgogliosa di questo.”

 

I denti di McNair si scoprirono in un ghigno di odio puro. “Possiamo senz’altro accontentarti.”

 

Katie non ebbe il tempo di reagire che si ritrovò coi capelli nel pugno del mangiamorte, strattonata brutalmente in avanti finchè non incespicò nei suoi stessi piedi e cadde per terra, graffiandosi le mani e le ginocchia.

 

“E ti assicuro che prima di morire, avrò sentito la tua bella vocina implorare pietà.”

 

Katie raggiunse carponi la bacchetta non sua, che le era scivolata giù durante la caduta, ma quando si voltò per puntarla e difendersi, McNair le bloccò il polso in una manona, e le schiacciò la testa per terra con un piede. E lì c’era poco da fare… Katie riusciva solo a mordersi le labbra per non piagnucolare. Si sentiva come se un elefante le stesse spaccando la testa in due… era un incubo. Un maledetto incubo.

 

“E allora, principessina?” McNair rise, premendo leggermente di più col piede. “Perché non provi a chiedere scusa… magari ti concedo una morte rapida e indolore!”

 

Katie serrò occhi e denti, ma le lacrime calde che le bagnarono il viso non potè evitarle.

 

Mamma, papà… aiuto… per favore… non voglio morire!

 

Il mugolìo piagnucolato della ragazzina fece sorridere il mangiamorte. “Queste non erano scuse, bellezza! Possiamo fare di meglio, non credi?” Una pressione maggiore del piede, e la ragazza gridò per il dolore.

 

BASTA!!!”

 

McNair si voltò di scatto, bacchetta alla mano.

 

“E’ con me che ce l’hai.” Alex si era rimesso in piedi, si teneva compresso il costato con una mano, ma nello sguardo c’era tutta la rabbia necessaria a dargli la forza di resistere al dolore. E a giudicare dai suoi occhi e dalla sua voce feroce, di rabbia ne aveva davvero tanta. “Lei lasciala fuori da questa storia!”

 

McNair scoppiò a ridere di gusto, senza spostarsi di un millimetro. “E cosa ti fa pensare che io non abbia voglia di prendere due piccioni con una fava?” con lo sguardo accarezzò la posizione umiliante e dolorosa a cui aveva sottoposto Katie. “Questa stronzetta morirà comunque. Niente di più divertente che farle schizzare via il cervello alla presenza del suo principino.”

 

La ferocia di Alex si triplicò quando riconobbe lo sguardo assassino e famelico dell’uomo che l’aveva addestrato per una vita. McNair uccideva per divertimento, non stava bluffando. Uccidere era il suo passatempo… l’unica via di scampo per Katie era accendere in lui abbastanza rabbia da distrarlo.

 

Merlino, mandamela buona e non ti chiederò altri favori per i prossimi dieci anni…

 

“Me n’ero dimenticato!” gli urlò il ragazzo biondo. “Mi ero dimenticato che l’unica cosa che sai fare con le donne è ucciderle!” McNair voltò la testa di scatto. Alex fece un sorrisetto sgradevole e non si fermò. “Che c’è, cazzo appeso? Ti ricorda qualcosa questa situazione? Una donna che ti ha fottuto la polpetta dal piatto per la seconda volta in così poco tempo… al tuo posto mi preoccuperei.”

 

McNair rimase fermo dov’era, ma la pressione sulla testa di Katie diminuì considerevolmente, tanto che lei riprese a respirare affannosamente, e i suoi occhi iniettati di sangue si portarono su Alex. “Al tuo posto comincerei a scavarmi la fossa.”

 

E sia, se è così che deve finire… ma tu non sopravviverai per raccontarlo.

 

“Scavamela tu.” Ribattè a mento alto il ragazzo. “E poi vediamo a chi dei due servirà. Vieni qui, e chiudiamo questa faccenda.”

 

“Quello che hai avuto finora non t’è bastato. Pensi perfino di potermi battere, magari. Vero, Malfoy?” McNair finalmente alzò il piede dalla testa di Katie per portarsi di fronte al ragazzo. Katie boccheggiò l’aria di cui aveva bisogno e si appallottolò su se stessa, mentre gli occhi faticavano a mettere a fuoco le figure davanti a lei. Le ci volle qualche attimo per distinguerle… la testa le pulsava in maniera insopportabile.

 

Alex fece un passo avanti, ed estrasse dalla tasca la bacchetta che avevano rubato al secondo mangiamorte. “Esatto.”

 

La risata di McNair suonò più come una frustata alle orecchie di Katie, ma per quello che poteva vedere Alex era fermo e sicuro, determinato come non lo aveva mai visto… lo voleva quello scontro. Non aveva mentito né bluffato, voleva veramente chiudere quella terribile cosa che si portava dietro da anni.

 

“Chiudiamo il libro.” Alex sollevò la bacchetta. “Una volta e per sempre.”

 

Il viso dell’omone si sciolse in uno sgradevolissimo quanto minaccioso ghigno sicuro. “Come tu desideri, piccolo bastardino.”

 

 

***************

 

 

Il fischio dei Fylgrith era assordante, quasi come se si trattasse di ultrasuoni, abbastanza da prendere d’assalto il gruppetto impreparato di ragazzi. Nessuno era sprovvisto di bacchetta, certo, ma tenersi coperte le orecchie e difendersi contemporaneamente era piuttosto difficile. Le creature sembravano decise a ottenere il contatto fisico, perché a parte pugni e calci coi quali attaccarono, allargavano le braccia come a volerle chiudere in un abbraccio letale… Simon ci aveva fatto centro ancora una volta, erano sanguisughe ed erano affamate.

 

“Puttana!” Un abbraccio mancò Dan di un soffio, solo perché il ragazzo ebbe la prontezza di riflessi di abbassarsi in tempo. “Ma che diavolo fanno questi?!”

 

“Dubito… sinceramente…” Jack afferrò una creatura per il ciuffetto sporco e inaridito di peli sulla testa, e lo colpì con due calci al volto deforme. “…che questi siano attacchi di amore!”

 

“Le piccole ventose sotto pelle sono sulle braccia!” urlò Simon al resto del gruppo, mentre infilava la bacchetta nell’occhio di un Fylgrith particolarmente agitato.

 

Diffindo!” con un colpo di bacchetta, Amelia staccò le braccia al mostro che si stava avventando su di lei. “Ehi! Guardate là!”

 

Alle spalle dei pochi reduci sopravvissuti al primo attacco, altri bozzoli di terreno si agitavano rapidi… altri esseri tutto fuorchè umani. Altre sanguisughe giganti sbucavano dal terreno, ed altre si agitavano sotto terra per uscire.

 

“Ma è una iattura…” biascicò atterrito Chad.

 

Jack si voltò a guardare il fratello. “Come facciamo a bloccarli?”

 

“Quelli cresciuti…” Simon incendiò un sanguisugone che gli si era scagliato addosso volando. “… possiamo solo farli secchi. Quelli ancora sotto terra… porco Merlino, c’era qualcosa, me lo ricordo…”

 

Jack sfuriò la rabbia del momento prendendo a calci un Fylgrith. “Ti ricordi pure quello che hai letto il primo giorno di asilo, e questo no?!”

 

“Ci sei stato anche tu a seguire Erbologia per cinque anni, mi pare!!!”

 

Julie si schiacciò contro la parete di roccia proprio all’ultimo momento, o un abbraccio l’avrebbe accolta in una situazione tutto meno che piacevole. La cinghia della borsa dei medicinali si slacciò e il borsone cadde rumorosamente a terra, attirando l’attenzione della ragazza. Un paio di boccette rotolarono fuori, e lei si affrettò a rimetterle dentro masticando un’imprecazione assai poco femminile… ma l’ultima bottiglietta la fece bloccare. Rimase lì in ginocchio, ad osservarla un momento rapita…

 

“Jay!” Chad la richiamò brutalmente, mentre accorreva per lasciare senza braccia un Fylgrith che aveva puntato lei. “Non è il momento di giocare al piccolo pozionista!!”

 

Julie rialzò la testa e sbuffò una lunga ciocca di capelli via dal viso. “Datemi solo due minuti e mezzo!!” gridò al gruppo, mentre si accucciava in un angolo sotto le rocce ed estraeva alcune bottigliette e una ciotola di legno. “Tenetemeli lontani per due minuti e mezzo, fidatevi di me!!”

 

Amelia prese la mira e colpì una stalattite di roccia, che nella sua caduta a precipizio seviziò brutalmente tre Fylgrith appena spuntati. Questo le diede pochi secondi per voltarsi alle spalle e gettare un’occhiata alla ragazza rossa. “Che vuoi fare?”

 

Julie non le rispose, era troppo presa a mescolare il contenuto di una boccetta con quello di un’altra, e lo stava girando freneticamente nella coppetta di legno senza occuparsi di altro.

 

“Bloccate quello appena uscito, è più grosso degli altri!” Jack agguantò per la gola uno dei mostriciattoli sgambettanti, e indicò a Chad il nuovo arrivo. “E’ tuo, placcalo!”

 

“Agli ordini!” Chad corse nella direzione dell’essere che si muoveva goffamente nella loro direzione, effettivamente più grosso dei precedenti.

 

Jack puntò rabbiosamente la bacchetta contro il Fylgrith che teneva per il collo, polverizzandolo con un incantesimo congelante. Appena un secondo per asciugarsi il sudore dalla fronte e guardare verso la zolla di terra da cui continuavano a uscire bozzoli di terra sovreccitati… quei cosi stavano diventando sempre più grossi, progressivamente di più, presto contrastarli sarebbe diventato pressocchè impossibile…

 

Jack!!!”

 

Lo strillo di Amelia lo fece sussultare, e il rosso fece appena in tempo a voltarsi di scatto per accorgersi di un mostriciattolo particolarmente affettuoso, che gli si era avventato addosso con foga per un abbraccio a zampe spalancate. Jack balzò indietro urlando “Incendio!”, e solo dopo che si fu accertato di averlo fatto fuori si guardò il braccio. Gli bruciava da cani… e in effetti era a macchie rosse, come se avesse subito una sorta di salasso improvviso… quell’affare doveva essere riuscito a entrare in contatto con la sua pelle, e anche per un solo istante aveva fatto quel capolavoro…

 

“Quanto manca, Julie??” urlò Amelia, a cui non era sfuggita la smorfia di dolore di Jack.

 

“Ancora un minuto!!” Julie riprese a mormorare qualcosa sottovoce come una cantilena, alternando movimenti orari e antiorari per mescolare l’intruglio fangoso nella ciotola di legno.

 

“Mi piacerebbe sapere…” Dan si abbassò in tempo per evitare un Fylgrith, e lo schiantò l’attimo dopo. “…che diavolo…” un calcio a un altro mostriciattolo. “…stai impasticciando!”

 

Sessanta secondi, e sembrarono sessanta minuti… sessanta secondi in cui il caos regnò da padrone, perché fra urla, botte e incantesimi urlati anche all’ultimo secondo, in qualche modo i ragazzi riuscirono a difendersi. I piccoli mostri, però, da piccoli e isterici cominciarono a farsi sempre più grossi e “affettuosi”… allo scadere del minuto, quando Julie alzò la testa sorridendo, si accorse che adesso avevano a che fare con roba alta almeno due metri. D’istinto strinse al petto la ciotola di legno.

 

“Ho finito!” urlò al resto del gruppo, ma ormai era diventato difficile farsi sentire anche a un centimetro di distanza. Il più vicino a lei era Simon, che aveva il suo bel da fare con un Fylgrith grosso due volte lui, ma sembrava riuscire a gestire la situazione. “Ce l’ho fatta!”

 

Simon volse appena la testa verso di lei. “Cos’è quella roba?!”

 

“Te lo spiego dopo!” Julie si alzò in piedi di scatto, facendo saettare gli occhi in lungo e in largo per lo spiazzo davanti a lei. Era pieno di combattenti, non avrebbe raggiunto la zolla di terreno facilmente… “Simon! Puoi coprirmi le spalle finchè arrivo là dove si formano?”

 

Il cugino si liberò del suo nemico e annuì, avvicinandosi a lei e tenendo la bacchetta puntata. “Corri, ci penso io!”

 

Julie non se lo fece ripetere due volte. Simon placcò al volo un mostro che si era lanciato al suo inseguimento, lo sentì rincorrerne un altro e capì di avere campo più o meno libero… e corse, tenendosi stretta al petto quella ciotola come se la sua stessa vita dipendesse da quell’intruglio – e così era, infatti – corse, schivando anche un Fylgrith appena fuoriuscito e già desideroso di sgranchirsi le ossa rachitiche.

 

Quando fu davanti alla zolla di terra, a Julie non sembrò vero. Altri bozzoli di terreno si stavano formando, fortunatamente nessuno già in fase di esplosione, la terra si agitava ma ancora non era pronta a vomitare fuori altri nemici… era il momento migliore.

 

“Andate al diavolo!!!” urlò la rossa, rovesciando con forza il contenuto della ciotola sul terreno. Per qualche secondo non accadde nulla, e Julie potè ben dire di sentirsi il cuore fin nelle mutande, poi però… fischi e stridori, strilli acuti che avevano più l’aria di ultrasuoni, tanto che lei fu costretta a coprirsi le orecchie. Quei bozzoli di terra che prima levitavano per formarsi, adesso sembravano percorsi da scariche elettriche… lo stesso terreno aveva assunto uno strano colorito sabbioso. Durò un attimo, prima la terra si gonfiò tutta, poi si appiattì in una specie di palude sabbiosa.

 

Santa Morgana, ce l’ho fatta!

 

Sollevata e felice, Julie si voltò per cercare gli altri… stavano abbattendo gli ultimi Fylgrith, ed erano pronti a fronteggiare l’assalto dei nuovi… rimasero tutti stupiti quando non ne videro arrivare altri.

 

“Si sono fermati?” Jack avanzò per controllare che effettivamente il campo fosse sgombro.

 

“Ma che cos’hai fatto?” chiese stupito Dan alla sorella, guardandola incredulo e fiero.

 

Julie sorrise stancamente, ma nei suoi occhi brillava l’allegria e la gioia di essersi resa utile. “Beh… la soluzione più logica è quella che mi è venuta in mente. Il terreno ha bisogno di luce e acqua per fornire alimentazione, o almeno alla spiccia è così. La luce gliel’abbiamo data noi arrivando, di acqua ne aveva in abbondanza… così ho pensato che prosciugando tutta l’acqua di quel terreno, questi cosi non avrebbero più avuto la possibilità di riformarsi.”

 

Simon le battè una mano sulla spalla. “Ottima osservazione.”

 

“Geniale.” Amelia le strizzò l’occhiolino.

 

Julie si passò una mano sulla nuca, ridendo. “Un po’ sono andata a culo, eh. Ci speravo, ma non ne avevo la certezza. Non sono io il genio di famiglia.”

 

Simon scrollò tranquillo le spalle. “Dopo questa, abdico volentieri.”

 

Chad la abbracciò e le scompigliò i capelli. “Brava la mia donna col pollice nero.”

 

“Nero?”

 

“Come le uccidi tu le piante, nessuno. Ammesso che quelle merde fossero piante.”

 

“Vorrei tanto sapere chi diavolo ha piazzato qui questi tranelli.” Dan guardò disgustato i cadaveri dei Fylgrith a terra, in decomposizione a tempo di record.

 

Simon fece schioccare rumorosamente la lingua. “La cosa buffa è che secondo Anthony, questo cunicolo non lo conosce nessuno… mica mi pare tanto. Abbiamo avuto un’accoglienza degna finora.”

 

Dan si voltò a guardare Jack. “Pensi a una trappola?”

 

“Non credo… sapevamo che di tranelli ce n’erano, no?” Jack concluse rapidamente il discorso… una piccola smorfia di dolore lo spinse a guardarsi il braccio. Avvertiva un formicolio fastidioso, ma per fortuna niente di più.

 

“Fa’ vedere.” Amelia quasi gli strappò il gomito per osservare il danno. Le dita passarono rapide sui lividi, e  non le bastò il sorriso bonario in risposta al suo sguardo di preoccupazione. “Incosciente. E meno male che dovresti aver imparato a guardarti le spalle.”

 

Jack le sottrasse gentilmente il braccio e scosse la testa. “Facciamo il punto della situazione e andiamo avanti, Katie dovrebbe essere sulla strada.”

 

“Una cosa è certa.” Julie appoggiò una mano sul fianco, mentre con l’altra si asciugava la fronte madida di sudore. “Speriamo che non ci siano trappole che ci mettano a rischio di annegamento, perché ho finito la pozione risucchia-acqua.”

 

Dan sbuffò. “Riusciranno i nostri eroi ad avere uno straccio di buona notizia, per una volta?”

 

Amelia scrollò le spalle. “Una c’è. Su non so quanti tranelli, due li abbiamo già superati.”

 

“E’ quel non so quanti che guasta la frase.” Chad raccolse la bacchetta da terra e la spolverò, per poi infilarsela di nuovo nel cinturone. “Quanti altri ce ne saranno?”

 

“Intanto andiamo avanti, magari Katie e Alex sono a buon punto e stiamo per incontrarci.” Simon scrollò le spalle agli sguardi scettici. “E forza, un briciolo di ottimismo!”

 

“Mh.” Jack fece cenno agli altri di muoversi. “Dai. Riprendiamo.”

 

 

***************

 

 

Harry fece appena in tempo a schivare la sciabolata che un incantesimo gli sfiorò l’orecchio destro, ferendolo di striscio. Masticò un paio di imprecazioni, e voltandosi rapidamente pietrificò il ragazzo che aveva tentato di ucciderlo. Il ragazzo. Si stavano battendo contro quelli che una volta erano i loro colleghi, i loro sottoposti, i loro allievi… nel loro quartier generale. Non era esattamente lo scenario ideale che potevano sperare di trovare, ma non avevano alternative… quella battaglia fratricida era necessaria, per bloccare Taventoon e i suoi amici, ma soprattutto per aiutare i ragazzi a ritrovare Katie.

 

Combattevano solo da un’ora scarsa, e già erano arrivati rinforzi che non avevano mai visto… quelli di certo non erano War Mage. Erano i nuovi mangiamorte. Quelli che dovevano essere attirati lontano dal maniero McNair, e quindi il piano stava funzionando.

 

A costo delle loro stesse vite.

 

Harry e gli altri si stavano battendo come leoni, sfruttando coraggio, esperienza e forza, ma erano in netta inferiorità numerica e le prime perdite cominciavano ad arrivare anche dalla loro parte. Per quello che aveva potuto vedere nelle brevissime pause fra un nemico e l’altro, Ginny e gli altri guaritori erano indaffarati più che mai all’ospedale da campo, continuavano ad arrivare feriti… e anche i primi cadaveri. Ma stavano combattendo bene. Non avevano ceduto nemmeno mezzo centimetro, anzi, nonostante tutto avevano guadagnato quasi tutto il cortile del palazzo.

 

A quel punto però si trattava di trovare il modo di cambiare strategia del tutto. Dovevano passare dalla difensiva all’attacco, il che non era esattamente facile… bisognava aprirsi un varco. Un po’ come avevano fatto all’inizio, quando Ron e Hermione erano piombati alle spalle di Taventoon con le loro truppe e ne avevano inchiodato l’avanzata… serviva un altro lampo di genio.

 

Lo sguardo di Harry scattò verso Hermione. Non era molto lontana, ma sembrava molto presa a difendere uno dei più giovani, ferito gravemente, mentre un compagno lo trascinava via dalla furia della battaglia. Ron era ancora più vicino, e si stava battendo come un leone a giudicare dal modo in cui quelli del suo gruppo riuscivano a guadagnare qualche centimetro in più di minuto in minuto. Quindi la parte sinistra dell’esercito teneva meglio, anzi, spingeva addirittura… a costo di lasciare scoperto il settore più debole – e confidando sull’esperienza e la tenacia di Hermione e del Maggiore Rogers – Harry prese la decisione che riteneva migliore… attaccare dove erano più forti.

 

Nella confusione della folla riuscì a urlare ai suoi di seguirlo, e si spostò finchè non ebbe affiancato il gruppo di Ron. Harry stesso stava per imitare i suoi e attaccare da quel nuovo versante, quando sentì il suo nome urlato chiaramente alle sue spalle. E riconobbe quella voce.

 

Ma non mi dire, sei venuto tu a cercare me…

 

“Sei morto, Potter!!!”

 

Harry si concentrò un istante e spalancò la mano, sentendo il vuoto d’aria dietro di lui e intuendo che Taventoon era stato sbalzato indietro dalla sua magia senza bacchetta. Subito si voltò a guardarlo, e vederlo in ginocchio, con la bocca rossa per il sangue e l’aria scomposta, gli regalò una grande soddisfazione.

 

“E’ finita, Taventoon!” gli urlò, avanzando. “Farete meglio ad arrendervi!”

 

L’uomo scosse la testa, quasi divertito, e si rimise in piedi. “Tu non sai nemmeno lontanamente in che cazzo di guaio ti sei messo, fenomeno da baraccone… finora hai solo avuto assaggi di quello che sarebbe stato il nuovo potere, e non t’è bastata… cosa farai adesso?”

 

Harry roteò la sciabola che aveva in mano, stringendo la bacchetta nella sinistra. “Mi accontenterò di prendermi qualche testa, a cominciare dalla tua.”

 

Taventoon rise, ma non accennò ad attaccare. “Rantolerai ai miei piedi prima ancora di aver visto il meglio di questo stupido suicidio di massa.”

 

Harry fece per replicare, ma anni d’esperienza lo spinsero a un’occhiata più approfondita… Taventoon era granchè armato, si dichiarava pronto a farlo fuori, eppure era lì immobile con la bacchetta in mano e un sorriso idiota stampato in faccia. Palese trappola. Si aspettava che ad attaccare fosse lui, e dunque aveva una contromossa già pronta? Era davvero così banale la sua strategia? A meno che…

 

“HARRY!!!!”

 

Troppo tardi… Harry seppe di essersi accorto troppo tardi della trappola quando sentì l’urlo di Ron. Un War Mage nemico gli si stava avventando addosso munito di pugnale affilato. Come immagini a rallentatore, Harry provò ad arretrare velocemente incespicando quasi, ma era comunque a portata di lama… ma quando l’uomo fu più vicino, Harry lo vide spostarsi bruscamente per una violenta spallata ricevuta da un Ron più corpulento che mai.

 

La spallata aveva destabilizzato l’equilibrio del mangiamorte, ma non la sua motivazione… perché nonostante stesse cadendo, la mano armata di pugnale si abbattè con forza sul suo nuovo obbiettivo.

 

Ron ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi.

 

 

***************

 

 

“Ah, questa ci mancava.”

 

“Santa Morgana, io soffro di vertigini…”

 

Amelia sbuffò impercettibilmente l’aria dal naso e si volse verso Jack, che come lei guardava fisso il ponte sospeso nel baratro apparentemente senza fondo… quel ponte instabile doveva essere il loro mezzo per passare dall’altra parte? Possibile che non ci fossero altre alternative? Perché quell’affare aveva l’aria di voler crollare da un momento all’altro…

 

“Non abbiamo alternative, vero?”

 

Jack si umettò le labbra con la lingua e osservò meglio la situazione. “A quanto pare no.”

 

“Fantastico.” Amelia si passò una mano sul pancione. Le giostre non sono finite, amore piccolo.

 

“Credi che reggerà?” domandò piano Dan al cugino.

 

Jack gettò un’occhiata alle travi di legno e alle corde. “Legno marcio e corde logore. Questo affare è un biglietto di sola andata, ammesso che ce la facciamo a superarlo. Siamo in tanti.”

 

“Meglio correre o andare piano e sperare che tenga?” fece insicura Julie, che non aveva il coraggio di lamentarsi una seconda volta… ma soffriva davvero di vertigini!

 

Jack inspirò profondamente, poi si voltò verso gli altri. “Ok, facciamo in questo modo… procederemo due alla volta in fila indiana, vicini abbastanza da poterci aiutare, ma non troppo… così evitiamo di caricare tutto il peso sullo stesso punto del ponte. Niente corse né movimenti inconsulti, però muoviamoci velocemente e con delicatezza.”

 

Dan sfiorò appena una delle corde che tenevano il ponte legato alle rocce prima del baratro. Questi affari rischiano di saltare appena uno di noi mette piede sul ponte… “Va bene, allora…” si schiarì la gola, perché la voce gli venisse fuori meno insicura. “Jack e io andiamo per primi, subito dopo Simon e Julie, e a chiudere Chad e Amelia. Forza, in fila.”

 

Simon alzò un sopracciglio leggermente divertito. “Ci dobbiamo dare anche la manina, come a scuola?” non fece in tempo a finire la frase che Julie si avvinghiò alla sua mano. Uno sguardo gli bastò per ricordarsi di quanto sua cugina odiasse l’altitudine, e ricambiò la stretta per rassicurarla.

 

Jack appoggiò il piede sul ponte senza caricarlo subito del peso del corpo… per qualche momento si limitò a verificare se almeno un passo poteva farlo, e quando se ne fu accertato, avanzò di qualche metro insieme a Dan… entrambi mostrando più spavalderia di quanta non ne sentissero realmente.

 

“Dai che tiene.” Mormorò rassicurante Simon a Julie, tirandola leggermente per la mano ed esortandola a seguire gli altri due. Amelia e Chad gli furono subito dietro, a distanza di sicurezza.

 

“Scricchiolii a parte, pare che tenga.” Dan non staccò gli occhi dal ponte mentre camminava, ma uno sguardo rapido lo dedicò al cugino. “Velocizziamo un po’ il passo?”

 

“Non credo… evitiamo di svegliare il cane che dorme.” Jack provò a sfiorare una delle corde laterali del ponte… uno strano rumore fu la risposta immediata.

 

“Julie, apri gli occhi…”

 

“Ti scongiuro, se guardo giù muoio!”

 

Simon le passò un braccio attorno alle spalle. “E se non guardi dove metti i piedi, inciampi… per come sta messo questo coso, si sfonderebbe al volo. Dai. Ce la puoi fare.”

 

“…perché questo…” mugolò triste la ragazza, socchiudendo gli occhi.

 

Amelia continuava a camminare lentamente, tenendosi una mano sull’addome gonfio. Per la prima volta da che erano lì dentro, provava una gran paura… fino a quel momento si era trattato di difendersi, di attaccare, di colpire… ma adesso come avrebbe difeso la sua bambina se quel dannato ponte fosse crollato? Continuava a sentire scricchiolii, rumori sinistri, e non ci voleva tanto a capire che quell’affare non avrebbe retto. E lei aveva paura.

 

“Tutto bene?”

 

Colta alla sprovvista dalla domanda di Chad, si limitò ad annuire.

 

Dan alzò la testa per guardare a che punto erano, e finalmente potè sorridere. “Allegri, ragazzi! Siamo già a più della metà!”

 

“Sentito?” Simon battè una pacchetta sulla spalla della cugina. “Ti stai comportando da brava Potter.”

 

“La prima e unica con questo cognome che soffre in modo allucinante di vertigini.” Mormorò ironica Julie, pallida e sudata.

 

Percorsero buona parte del ponte in religioso silenzio, gli scricchiolii e il rumore del legno marcio sotto i piedi come sottofondo, e tanto bastò a tenere tutti coi nervi tesi come corde di violino. Quando si rese conto che ormai mancavano pochi passi, Jack alzò il viso e cercò il punto in cui il ponte si univa alle rocce… e il cuore gli saltò un battito.

 

“Fermi! Fermi, non vi muovete!”

 

Julie fu quella che sussultò più degli altri, ma non fu la sola.

 

“Che c’è?” Amelia tese solo il volto in avanti per vedere, ma non osò muovere un muscolo.

 

Dan seguì lo sguardo del cugino… masticò un’imprecazione molto poco decente, e strinse i pugni. “Restate tutti immobili… le corde di là sono quasi completamente tagliate.”

 

Amelia sentì una goccia di sudore freddo scivolarle lungo la schiena.

 

“Merlino…” gemette Julie.

 

Simon rimase immobile, trattenendo anche la cugina. “Non facciamo in tempo a tornare indietro, vero?”

 

Jack ingoiò rumorosamente. Non riusciva a staccare gli occhi dalla corda più assottigliata, quella che ormai si era ridotta a un filo esile e pronto a scattare. “Siamo troppo vicini.” Mormorò piano, cercando di non far trapelare l’angoscia. “E’ questione di minuti, forse meno.”

 

Chad si accigliò. “A questo punto proviamo a farcela di corsa, no?”

 

Dan voltò la testa – lentamente – verso Jack. “Più restiamo, più il nostro peso fa spezzare quelle maledette corde. Corriamo… non abbiamo alternative.”

 

Jack annuì lentamente. Era rischioso e assurdo, contro ogni regola della fisica, ma non c’era altro che potessero fare… e in quel momento più che mai avrebbe voluto avere Amelia accanto a sé. Maledisse quelle corde che gli impedivano di voltarsi a guardarla, a rassicurarla…

 

“Al tuo tre?”

 

“Si, ok… ragazzi, al mio tre mettete il turbo. Correte come non avete mai fatto in vita vostra, passi veloci e niente salti né movimenti bruschi, va bene?”

 

Il rumore di un altro filo della corda che si spaccava li interruppe.

 

“Direi che è ora di dire uno.” Fece Simon, mentre prendeva per mano Julie.

 

“Uno… due…” Jack si piegò leggermente sul ginocchio sinistro, pronto a scattare. “…tre! Forza!!”

 

Quasi tutti contemporaneamente, i sei ragazzi scattarono in avanti per attraversare di corsa i pochi metri che li separavano dalla terra ferma. Jack e Dan, quelli più avanti di tutti, balzarono sulla roccia dopo poche falcate e subito si voltarono per far cenno agli altri di sbrigarsi.

 

Si voltarono in tempo per vedere le corde lacerarsi del tutto e spaccarsi con un rumore sonoro e tremendo insieme.

 

Il ponte venne meno quasi subito; data la sua lunghezza, la prima cosa che cedette fu il tirante delle piccole assi di legno, che da ordinate e disposte una dietro l’altra si trasformarono in un cumulo di legno in caduta libera nel baratro sottostante. Per una qualche misteriosa coincidenza della sorte, le corde non si ruppero tutte e due nello stesso istante, ma a distanza di pochi attimi. Attimi che regalarono alle assi sotto i piedi dei ragazzi pochi istanti di sopravvivenza in più.

 

In un momento come quello non si poteva capire molto, e tutte le nozioni di razionalità e logica imparate negli anni si cancellarono a tempo di record dalla mente di Jack. L’unica cosa che si era impressa con forza nella sua mente era l’immagine del ponte che si sfracellava, e dei ragazzi che crollavano con esso urlando. Il panico lo prese a tal punto, quando li vide sparire oltre il limite delle rocce, che non riconobbe nemmeno la sua voce fra quelle urlanti… le gambe paralizzate e il cuore in tumulto, ci mise un attimo per gettarsi in ginocchio a vedere cosa fosse capitato agli altri.

 

Merlino, no… no!!!

 

Come Dan, che fece altrettanto, Jack si ritrovò carponi lungo il limite della roccia su cui era riuscito ad arrivare un attimo prima della devastazione. Al suo povero cervello sconvolto servì un attimo per immagazzinare quello che vide, ma la sua reazione fu pronta e rapida. Amelia, Chad, Simon e Julie avevano avuto la fortuna di sbattere contro la roccia assieme alla corda che si era spaccata per ultima, non erano caduti verticalmente, quindi in qualche modo erano rimasti aggrappati alla roccia sotto di loro… in qualche modo molto instabile.

 

Julie era la più vicina, aggrappata malamente come un ragno alla parete scivolosa; Jack subito si sdraiò sulla pancia per afferrarle almeno un polso. Terrorizzata com’era, con gli occhi chiusi e il suo panico totale per l’altezza, poteva cadere da un momento all’altro. “Julie, ti tengo! Ti tengo, stai calma!”

 

Julie teneva gli occhi serrati forte, le guance bagnate di lacrime. “Jack non mi lasciare, ti supplico!!” piagnucolò. “Non mi lasciare!!”

 

“Non ti lascio, resta calma!” Jack maledisse di tutto e di più. Continuando a tenere la cugina per il polso, si sporse leggermente alla ricerca degli altri ragazzi. Con la coda dell’occhio vide che Dan aveva metà busto calato verso il basso, nel tentativo di afferrare Simon per la felpa. “Ehi, ci siete???”

 

“Più… o meno…” Chad si teneva forte con una mano alla corda ancora appesa – chissà per quanto ancora – alla roccia, mentre con l’altra aveva una presa salda su Amelia. La ragazza era riuscita a malapena a sfiorare la parete rocciosa con ginocchia e gomiti, terrorizzata all’idea di poterci sbattere contro con la pancia, e se non fosse stato per Chad e Simon, che in qualche modo la stavano tenendo su, sarebbe precipitata al volo.

 

“Merda, merda, merda!” Dan constatò che la corda si teneva davvero per pochi ciuffi di fili ancora in piedi… questione di attimi, e quei tre sarebbero sprofondati. Si sporse ancora di più, ma si rese anche conto che così facendo sarebbe caduto giù e non avrebbe dato una grossa mano agli altri.

 

Puttanissima miseria!!!

 

“Non vi muovete, adesso scendiamo a prendervi!!” urlò disperato Jack, che poi si rivolse a Julie. “Jay, io ti tengo forte, non puoi cadere… tu però devi arrampicarti qui sopra, hai capito? Presto!!”

 

La ragazza esitò solo per un istante, ma non permise alla paura di bloccarla… non con quei tre a rischio di morte sotto di lei. Raccolse le forze, e cominciò ad allineare i piedi lungo gli spuntoni di roccia, nel tentativo di risalire. Il terreno si frantumò sotto i suoi piedi, strappandole uno strillo, e per fortuna Jack la sorresse in tempo.

 

“Sto scivolando!!!” urlò disperata Amelia, stringendosi ancora di più alla gamba di Simon. “Aiuto!!!”

 

“Non ti muovere, ferma, resta immobile!!!” le gridò Simon, cercando di sostenerla meglio.

 

Chad cercò di tenerla perfino coi piedi. “Ti tengo, ti tengo!!”

 

“Mi stai spezzando la spalla!!!”

 

Jack quasi non si catapultò giù. “Amelia!!!”

 

“Cazzo!!!” Dan serrò i denti e colpì il terreno, all’apice della frustrazione. Si guardò in giro, alla disperata ricerca di una soluzione, una qualsiasi…

 

Una qualsiasi, eh?

 

“Tenete duro, un secondo soltanto!!”

 

Jack vide scattare il cugino verso un punto alle sue spalle. “Ma dove cazzo vai?!?” urlò, senza per questo lasciare la povera Julie.

 

Dan corse verso la roccia a cui stava appesa una lunga torcia di legno, una delle poche che facevano luce in quella galleria senza fondo. La strappò dal muro senza troppi complimenti, urlando “Aguamenti!!” per spegnerne il fuoco.

 

Amelia mugolò qualcosa di indecifrabile, mentre sentiva la presa di Simon scivolare lentamente. Non sarebbe più riuscito a tenerla. E per Chad, con una sola mano, era altrettanto impossibile.

 

Non può finire così… no, non può!!

 

“No!!” Chad abbassò tentò di stringerle il braccio più forte. “Amelia, che fai?!”

 

“Amely, mi scivoli così!!”

 

Amelia si morse le labbra e continuò ad affondare a calci il piede in un angolo di roccia meno liscio. Con la mano stava letteralmente grattando via quel po’ di superficie che poteva per aggrapparsi… voleva due punti per far leva e salire, e li avrebbe ottenuti a costo di rimetterci una mano. Non voleva morire, non ora.

 

Chad sentì la presa sulla ragazza farsi sempre più scivolosa. Maledizione!!! “Infila il piede in un buco qualsiasi, poi ci penso io!”

 

Amelia assestò un ultimo calcio deciso, e ottenne finalmente una piccola porzione di roccia più sporgente dove mettere il piede. Subito vi si appoggiò, spingendosi verso l’alto per aggrapparsi meglio a Chad… ma la roccia le franò sotto il piede, e a peso morto la debole presa che Chad aveva su di lei venne meno.

 

“Amelia!!!!”

 

“Nooooooo!!!”

 

Gli occhi stretti fortissimo, Amelia riuscì a malapena a strillare… non voleva morire, non voleva morire, non voleva morire… quella caduta nel vuoto le sembrò interminabile, le dava giusto il tempo di disperarsi di più. Era tutto ingiusto…

 

Di tutti i modi per morire, quello che ho sempre temuto di più… fate finire questa caduta, per pietà!

 

Qualcuno dall’alto l’ascoltò, perché la caduta si arrestò e anche bruscamente… però Amelia non sentì dolore né altro, il che era piuttosto strano, considerato che era pronta all’idea di sfracellarsi al suolo. Provò ad aprire gli occhi piano… era su una specie di bastone di legno, sospesa nell’aria, e dietro di lei, a cavalcioni sul bastone…

 

“Alla faccia del boccino che ho beccato stavolta.”

 

Troppo felice per parlare, Amelia gettò le braccia al collo di Dan, che la teneva stretta a sé con una mano e usava l’altra per gestire la scopa improvvisata. “Dio mio, grazie…” gli piagnucolò nel collo.

 

“E’ tutto a posto.” Il ragazzo le accarezzò i capelli. “Andiamo a prendere anche gli altri.”

 

Jack aveva smesso di connettere o respirare nel momento in cui aveva visto Amelia cadere. Quando vide Dan risalire con lei sulla scopa, l’unica reazione che gli uscì fu un mezzo sorriso tremulo. Era talmente paralizzato dalle emozioni che avrebbe mollato tutto – Julie, la sua presa sulla roccia, ogni cosa – per correre da lei e abbracciarla forte. Almeno avrebbe placato i battiti furiosi del suo cuore.

 

“Un passaggio?” Dan si avvicinò a Chad abbastanza perché il ragazzo potesse aggrapparsi al retro della finta scopa.

 

“Potresti darti al Nottetempo, e te ne sarei grato a vita.” Mormorò sollevato Chad, quando potè avvinghiarsi al lato rimasto vuoto del bastone. Porse un braccio a Simon per aiutarlo a tenersi, anche se finì per strappargli mezza manica del felpone con un movimento un po’ più brusco.

 

“Cazzo se siete pesanti.” Borbottò Dan, spronando la pesantissima scopa fasulla verso la roccia, al sicuro.

 

Jack smise di guardare gli altri, e si concentrò su Julie. “Jay, adesso ti tengo anche l’altro braccio… arrampicati su solo con le gambe, al resto penso io.”

 

Julie annuì freneticamente e subito mise in moto i piedi, alla ricerca di spuntoni e spazi liberi su cui appoggiare i piedi. La presa del cugino era solida e sicura, la stava tirando verso l’alto e la faceva sentire meno in bilico, per di più gli altri erano salvi… risalire non sembrava più così difficile, adesso che il panico era scongiurato. E una volta su, i due rossi si scambiarono un abbraccio affettuoso e rassicurante.

 

“Secondo piano, articoli sportivi.” Fece allegro Dan, mentre faceva atterrare il bastone sulla parte interna della roccia. Quando tutti furono scesi, il pezzo di legno smise di fare da scopa e ricadde inerte a terra.

 

Jack si alzò subito e raggiunse Amelia, abbracciandola forte. La sentì stranita e spaventata mentre si avvinghiava a lui in risposta, e la strinse più forte. “E’ tutto a posto…” le sussurrò all’orecchio, accarezzandole i capelli e la nuca. Lei annuì, ancora sotto shock.

 

Dan appoggiò le mani sui fianchi e chinò la testa, sbuffando fuori l’aria. “C’è mancato un fottutissimo pelo…”

 

“Ti ho detto che sto bene, Jack.” Mormorò Amelia, scivolando via dall’abbraccio del ragazzo.

 

“Tieni, Amy, prendi un po’ di questa.” Julie rovistò nel borsone dei medicinali, e le porse una fialetta rosa. “E’ un rigenerante, ti farà sentire subito meglio.” Amelia la prese, ringraziando l’amica, e la trangugiò lentamente.

 

“Mh.” Simon guardò il baratro – ormai il ponte non esisteva più – dietro di loro. “Fantastico. Sarà facile tornare indietro.”

 

“Non che andare avanti sia meglio.”

 

Simon si guardò un attimo la manica mezza strappata della felpa. “Ma nooo… questa me l’aveva regalata Mel per il mio compleanno! Cosa le dico adesso?”

 

Jack fece una smorfia tra il divertito e l’incredulo. “Prova a dirle che ti ha salvato la vita.”

 

“Tanto si incazza lo stesso, che credi.”

 

Chad annuì lentamente, poi si accigliò. “Questa cosa mica è giusta, però… guarda quant’è bella questa felpa! Com’è che tu a me non ne hai mai regalata una, eh, Jay?”

 

Simon arricciò le labbra in una smorfietta. “Forse perché non ha ancora trovato il pianeta su cui te le compri abitualmente?”

 

La battuta fece sorridere tutti, Amelia inclusa, e per questo Jack fu grato al fratello. Avevano appena visto la morte in faccia per l’ennesima volta in poche ore… e di Katie ancora nessuna traccia. Quanto ancora dovevano andare avanti?

 

Amelia estrasse la bacchetta e si guardò in giro. “Non mi piace questo posto. Credo convenga superarlo.”

 

Chad si passò una mano sulla nuca sudata. “Almeno per un centinaio di metri siamo a posto, queste trappole sembrano piazzate sistematicamente… a una distanza precisa l’una dall’altra, fateci caso.”

 

“Appunto.” Amelia scosse ostinatamente la testa. “E se volessero sviarci con questa cosa della distanza stabile?”

 

“Stai dicendo che c’è un’altra sorpresina che ci aspetta proprio qui dietro l’angolo?”

 

Il tono scettico di Chad fece vacillare la ragazza. “No… cioè… il mio istinto me lo direbbe.”

 

“E chi ti dice che stia sbagliando.” Jack si soffermò a guardare davanti a sé. Ancora una galleria scavata nella roccia, l’ennesima… questa però era meno illuminata, aveva solo due torce a illuminarne il percorso, benchè sembrasse apparentemente pulita e sgombera da ogni sorta di trucco o anfratto pericoloso. Forse c’era qualcosa che sfuggiva alla vista ad occhio nudo…

 

Simon lo affiancò e rimase ad osservare anche lui quella grotta. Alla fine ruppe gli indugi estraendo la bacchetta e mormorando “Aparecium!”. Non successe assolutamente nulla.

 

“E’ pulita, niente incantesimi.” Dan tirò un sospiro di sollievo, e mosse i primi passi avanti. “Ringraziamo Merlino per un po’ di tregua e approfittiamone.”

 

Jack annuì e lo seguì insieme al resto del gruppo. Ma fu solo quando il cugino si avvicinò di un passo di troppo che a Jack apparve chiaro come il sole che ci erano ricaduti di nuovo. E fu una doccia fredda perché non ci fu il tempo di gridare.

 

Una fune trasparente… una maledetta fune trasparente nascosta fra gli arbusti secchi a terra, che solo un riflesso fortunato delle torce aveva evidenziato… nessuna magia, solo fisica, quando un pugno di lance ad asta lunga schizzarono giù dalla parete rocciosa verso di loro.

 

Jack fece appena in tempo a gettarsi con una spallata addosso a Dan, rovesciandolo a terra un attimo prima che una lancia lo decapitasse di netto, e in lontananza sentì Amelia urlare “Protego!”. Salvi per un soffio.

 

“Al diavolo la teoria della lontananza.” Biascicò sconvolto Chad, guardando ad occhi larghi la lancia che gli si era conficcata a pochi millimetri dal piede. Fortuna che Amelia aveva i riflessi pronti.

 

Simon si voltò un po’ verso tutti. “Tutti interi?”

 

Jack si tirò sulle ginocchia con una smorfia. Ginocchio sbucciato, poco male, niente che non si potesse…

 

“DAN!!!”

 

Lo strillo di Julie li fece trasalire tutti… nessuno si era accorto che il ragazzo bruno era rimasto appallottolato a terra, con una lancia conficcata all’altezza della spalla destra abbastanza in fondo da avergliela trapassata.

 

“No!”

 

“E’ la spalla…”

 

“Toglietevi!!!”

 

Jack riuscì a far sdraiare di schiena Dan con la massima delicatezza, facendosi aiutare da Chad a non lasciare che si appoggiasse sulla punta della lancia che gli usciva dalle spalle. Julie quasi si sbucciò le ginocchia per capicollarsi accanto al fratello, il pesante borsone di medicinali accanto a lei.

 

“Riesci a sentirmi? Dan?”

 

“…ti s-sento…” mormorò a denti stretti Dan, il cui viso era una maschera di dolore. “…è il braccio… che non sento più…”

 

Amelia si passò una mano sul viso pallido. La maglietta di Dan era zuppa di sangue, ne stava perdendo copiosamente, e poteva solo immaginare il dolore dell’amico. Cercò lo sguardo di Julie, ma la rossa sembrava assurdamente lucida ed efficiente, così diversa da un attimo prima. Esaminava la ferita con attenzione, mentre chiedeva a Chad di sostenere la testa del fratello, e contemporaneamente gli sussurrava parole rassicuranti. Se fosse o meno nel pieno controllo della situazione non si poteva stabilire, ma almeno era lucida.

 

“Cazzo, che dolore…” Dan si contrasse su se stesso, come a volersi accartocciare in una pallina. “…questo braccio… mi serve… porca puttana…”

 

Simon gli strinse leggermente la spalla sana. “Non ti muovere troppo, fermo…”

 

In un moto di razionalità e autocontrollo, Jack afferrò una delle lance lì a terra e ne esaminò la punta ferrosa. “Sono arrugginite, ma non c’ traccia di veleno sopra.”

 

Julie annuì. “Questa è un’ottima notizia… mi hai sentito, Dan?” per ottenere l’attenzione del fratello, pallido e madido di sudore, gli accarezzò la guancia. “Ho la situazione sotto controllo, sta’ calmo…”

 

Dan azzardò un sorrisino sofferente, gli occhi ormai socchiusi per il dolore. “Sono… felice… per te…”

 

Julie alzò il viso tirato e guardò Jack. “E’ profonda, sta perdendo parecchio sangue, ma non dovrebbe aver leso nulla… bisogna tirarla via e disinfettare prima che si infetti, poi posso farla richiudere con un paio di pozioni di mamma e bendargliela, ma ho bisogno di tempo.”

 

In qualche modo rassicurato dalle parole e dalla lucidità con cui stava gestendo la cosa, Jack scosse la testa. “Katie non ha questo tempo.”

 

“Che diavolo state a fare… ancora qui?” protestò affannosamente Dan, ancora accartocciato. “Muovetevi, forza, andate avanti…”

 

Amelia scosse la testa. “Io non ti lascio qui!”

 

Julie si legò in fretta i capelli e cominciò a rovistare nel borsone. “Ci penso io a lui. Resteremo qui finchè non avrete trovato Katie, vi aspettiamo.”

 

Jack si voltò a guardare Chad, ma dallo sguardo dello strano ragazzo fu facile intuire che non c’era bisogno nemmeno di chiedere. “Resto io con loro.”

 

“Non è una buona idea dividerci!”

 

“Non abbiamo alternative.” Fece piano Jack, poco convinto a sua volta ma cosciente dei suoi doveri. Katie andava ritrovata, aveva bisogno di loro. Si sporse in avanti, chinandosi sul cugino, e gli strinse il braccio sano. “Guai a te se mi fai scherzi idioti mentre sono via.”

 

Dan buttò fuori affannosamente l’aria. “Potrei dire lo stesso.”

 

Simon arricciò il naso, riluttante all’idea di lasciare gli altri, ma Chad annuì vigorosamente nella sua direzione e gli fece cenno che era tutto sotto controllo. “Dai.”

 

Amelia scosse leggermente la testa, decisa a tutti i costi a non abbandonare l’amico in quelle condizioni, e guardò Jack speranzosa. Quando lo vide alzarsi in piedi lentamente, comprese che non c’era più niente da dire. “Non li possiamo lasciare così, se qualcuno…”

 

“Non li attaccherà nessuno.” La bloccò lui, guardandola. Aveva l’aria decisa, eppure stanca e appesantita insieme. “Le trappole servono a non far entrare nessuno, ma non ci sono guardie né altro. Resta Chad a proteggerli.”

 

Amelia sentì le lacrime pungerle gli occhi quando incrociò lo sguardo di Dan. Il moro le fece un sorriso sofferente ma carico di speranza, un occhiolino perfino. Julie finì di sistemare tutto quello che le serviva e tirò un sospiro per regolarizzare il respiro, poi forzò un sorriso a sua volta per continuare a mostrarsi sicura.

 

“Katie aspetta aiuto. Non la deludiamo.”

 

Jack prese dolcemente la mano di Amelia mentre si avviava. “Non muovetevi da qui. Torniamo con Katie il prima possibile.”

 

Simon seguì il fratello in direzione del cunicolo buio, ma si voltò a guardare indietro un’ultima volta. Vide Chad mantenere con cura la testa di Dan mentre Julie gli spiegava che doveva resistere fin tanto che gli strappava via la lancia, e avrebbe fatto male.

 

Jack strizzò forte gli occhi quando dietro di sé sentì l’urlo di dolore di Dan, pochi istanti dopo, ma non si fermò né lo permise ad Amelia e Simon. Era lì anche come War Mage, non solo come fratello di Katie, e aveva il dovere di soccorrere chi più era in difficoltà in quel momento. Anche se gli si arrovellava il cervello al pensiero di Chad, Julie e Dan lì da soli, loro dovevano andare avanti. Non c’era scelta.

 

 

***************

 

 

Katie sussultò e chiuse gli occhi… il pugno che aveva incassato Alex se l’era sentito addosso lei per la violenza e la rabbia con cui era stato scagliato. Quella montagna umana lo stava attaccando a colpi di magia nera, e quando gli lasciava un attimo per respirare, lo colpiva duro fisicamente. E per quanto Katie fosse sorpresa dalle capacità di Alex di destreggiarsi con la magia nera – non che le facesse troppo piacere… - non poteva non stringere gli occhi tutte le volte che lo vedeva finire a terra dolorante. Ogni volta si rialzava più lentamente, e con più difficoltà.

 

“E’ tutto qui quello che t’ho insegnato in tutti questi anni?” lo sbeffeggiò McNair, un momento prima di puntare la bacchetta. “Locomotor Mortis!”

 

Alex rotolò su un fianco, per sfuggire all’incantesimo, ma sfortunatamente venne preso di striscio alla mano che gli reggeva la bacchetta, che rimase come paralizzata.

 

Katie si coprì la bocca con le mani nel vedere la bacchetta del ragazzo scivolare a terra. Subito sguainò la sua, decisa a passargliela, e scattò nella sua direzione… non riuscì ad arrivarci, però, perché inciampò in qualcosa che la fece finire rovinosamente di pancia a terra.

 

Santa Morgana, ma cosa…

 

Un tacco a spillo spezzò in due la bacchetta che aveva ancora in mano, con un colpo secco e preciso, e Katie alzò lo sguardo stranito. Ogni sorpresa si dileguò quando riconobbe la ragazza coi capelli color miele che aveva imparato a odiare tanto.

 

“Ancora tu…”

 

Vera inarcò un sopracciglio beffardo. “Esattamente le stesse parole che ha mormorato il vostro affezionatissimo amichetto Anthony quando l’ho ucciso, siete davvero ripetitivi.”

 

Katie inorridì. Anthony… un altro morto sulla sua coscienza. “Ma che cos’hai nelle vene, veleno?!” sibilò, disgustata.

 

“Non sei tanto lontana dalla verità, faccia d’angelo.” Vera si chinò all’altezza della ragazza, scansandole i capelli dall’orecchio. “Perchè vedi… l’ho preparato io il veleno con cui il tuo adorato fratellino doveva tirare le cuoia… e ne ho confezionati tanti altri… chi lo sa, magari uno di questi lo sperimento direttamente su di te, o meglio ancora, sul tuo adorabile principe azzur-”

 

Vera restò a bocca aperta, incredula, la guancia pulsante in mano… quella insolente ragazzina le aveva appena sferrato un pugno in faccia! E tutto sembrava fuorchè un faccino angelico in quel momento… piuttosto era indiavolata.

 

“Brutta schifosa!!!” Katie le si lanciò addosso con tutta la rabbia e l’indignazione che aveva in corpo. Basta dolore… basta sofferenze… basta ingiustizie… non riusciva più a sopportare il male con cui aveva a che fare. Non aveva mai fatto a botte con qualcuno prima, ma si accorse che era alquanto… terapeutico. Trascinare quella dannata assassina per i capelli e farla cadere giù dai tacchi a spillo la faceva sentire meglio. “Se provi ad avvicinarti di nuovo alla mia famiglia… ti spezzo le ossa una dopo l’altra!!!”

 

Vera non era di sicuro il tipo di strega abituata a fare a meno della bacchetta, e quando Katie la colpì in piena fronte con una testata, e la bacchetta le scivolò di mano, comprese che sarebbe riuscita a combinare ben poco. Quella furia bionda sembrava inarrestabile.

 

“Ti insegno io a distruggere le famiglie degli altri!!” Katie le tirò i capelli fino a farla urlare… ma si dovette bloccare per forza quando sentì la punta di una bacchetta conficcarsi nella schiena.

 

“Hai meno di un secondo per lasciarla, poi ti sbriciolo.”

 

Katie allentò la presa sui capelli dell’altra ragazza, che boccheggiando si allontanò, e si voltò lentamente. Col cuore in gola vide che Alex era in ginocchio a terra, in una pozza di sangue, e McNair troneggiava su di lei puntandole addosso la bacchetta come se fosse la cosa più gradevole da fare in quel momento.

 

“Ci siamo divertite un po’ troppo, a quanto pare.” La prese in giro, puntandole la bacchetta alla gola. “Adesso però mi diverto io.”

 

Katie vide Alex alzare di scatto la testa, la bocca sanguinante e gli occhi semi chiusi, e la distrazione le costò un graffio lungo tutto una guancia. Vera si era rialzata, l’aveva afferrata per le spalle e adesso la teneva ferma davanti allo zio, ancora ansante per quella lotta impari che aveva dovuto inaspettatamente combattere.

 

“La voglio morta!” sibilò stridula la bionda, i capelli scomposti macchiati dal rivolo di sangue che le colava giù da un taglio sulla fronte.

 

McNair accarezzò il collo di Katie con la bacchetta, quasi ammirando il modo in cui la mocciosa restava immobile senza piagnucolare, e alla fine inclinò la testa e abbassò la bacchetta. “Posso mai rifiutare un regalo alla mia adorabile nipote… specie dopo questa meravigliosa figura che le hai appena fatto fare?”

 

Katie spalancò gli occhi quando vide che l’omone stava estraendo un pugnale affilato, ma dimenarsi non servì a nulla. A quanto sembrava, Vera si stava prendendo la sua vendetta.

 

“Che c’è, mocciosa, paura? Povero angioletto… ti concedo di morire urlando il nome del tuo amore, te lo meriti visto il bordello che hai messo su…” ghignando più divertito che mai, Stephen McNair sollevò il pugnale bene in alto per poi colpire. Katie chiuse fortissimo gli occhi, incapace di formulare un solo pensiero.

 

“SECTUMSEMPRA!!!”

 

Un grugnito di dolore fece spalancare gli occhi alla biondina. McNair aveva allargato le braccia, gettando indietro la testa, come se fosse stato colpito alle spalle da qualcosa, e la sua mastodontica massa ricadde in avanti pesantemente… il pugnale che si abbassava a una velocità inaudita…

 

NON VOGLIO MORIRE COSI’!!!!

 

Katie si affidò all’istinto quando si abbassò di scatto, approfittando della distrazione di Vera, e non ci capì molto… avvertì il corpo di McNair che inciampava contro il suo, sentì una caduta alle sue spalle, un grido strozzato, qualcosa… quando riaprì gli occhi, davanti a lei c’era ancora Alex con la bacchetta puntata, bacchetta che lasciò cadere perché una fitta di dolore al costato sanguinante lo fece piegare in due su se stesso.

 

…che è successo…

 

Voltandosi carponi, Katie vide McNair immobile, a guardare inorridito qualcosa ai suoi piedi. Per poco non le venne un conato di vomito. Il sangue che bagnava il pugnale fra le mani dell’omone era della nipote. Era di Vera il corpo mutilato su cui era caduto McNair prima. Ed era la sua testa che era ruzzolata a pochi metri da loro.

 

“Tu…”

 

Il ruggito di McNair sembrò quello di un animale a caccia. Katie non fece in tempo a riprendersi dai conati a vuoto, che lo vide scattare in avanti verso il suo ragazzo.

 

“ALEX ATTENTO!!!”

 

Il biondo rialzò debolmente la testa, ma fu troppo lento a riprendere la bacchetta da terra e il suo mentore era al doppio del normale livello di ferocia… gliela scalciò via prima che potesse difendersi, e gli si avventò contro urlando qualcosa di grottescamente simile al verso di una tigre inferocita.

 

Katie urlò e chiuse gli occhi, gemendo forte. Non ebbe il coraggio di guardare quella piccola ammucchiata di corpi.

 

Aveva sentito qualcuno rantolare, sputare, ansimare e poi crollare. Poi solo il silenzio, e nient’altro.

 

 

 

***********************

 

 

In realtà non so davvero cosa dire… non mi è mai capitato di lasciare proprio sul finale una storia a cui tengo tanto e deludere tutti quelli che l’hanno pazientemente seguita, ma d’altra parte non mi è mai capitato neanche di passare un periodo come questo, che è davvero… tostariello. Mi dispiace sinceramente per non aver rispettato la promessa di postare gli ultimi capitoli di FMI prima dell’estate, ma il punto è che so già cosa deve accadere… e non riesco a metterlo bene su tastiera. Né ne ho il tempo mai, tra nuova città, fratellino, studio, lavoro e punture maledette! >_<  Non per questo ho intenzione di abbandonare la mia storia, ci mancherebbe altro… contate che mancano…2? Si, credo due capitoli. Massimo 3. Non lascerei mai FMI senza un finale, ma soprattutto non la lascerei senza un finale DEGNO.

 

Ribadisco, mi dispiace tantissimo per le attese e per quelle che ancora verranno… si dice che tutte le cose un po’ sballate si mettono sempre a posto, quindi confido di rimettermi a posto anch’io presto.

 

Nel frattempo voglio stringere di cuore CHIUNQUE mi abbia lasciato un commento o una recensione (anche se adesso vi autorizzo al boicottaggio delle recensioni perché sono stata una cattiva bambina XD), grazie a tutti! E augurissimi alla nostra quasi mammina…. Vai Judie! Faccelo bello il pupone!

 

Alla prossima, speriamo presto, e non dimenticate di passare a vedere il gioco di ruolo di Syssy5, gentilmente dedicato a questa saga di BAWM, a questo indirizzo: http://bawmgiocodiruolo.forumfree.net/
 
Baci baci!
Sunny

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