Black Moon di Tinkerbell92 (/viewuser.php?uid=236997)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1. The Chariot - Mi lanciano contro un dobermann impazzito ***
Capitolo 2: *** Rischio di ammazzarmi saltando su un treno in corsa ***
Capitolo 3: *** Scopro l'importanza della salsa per i panini ***
Capitolo 4: *** Gioco ad Acchiapparella con Nate Elric ***
Capitolo 1 *** Parte 1. The Chariot - Mi lanciano contro un dobermann impazzito ***
Scelta
Capacità di guida
Consapevolezza di poter decidere del proprio destino
La camicia azzurra infilata dentro ai jeans mi fa sembrare una perfetta
idiota.
Il tentativo di mia madre di pettinare i miei capelli scuri in un
ordinato chignon è miseramente fallito.
Ho tentato di spiegarle che il mio personalissimo taglio asimmetrico
– che mi è costato due settimane di punizione- non
è adatto a certe acconciature, ma lei non ha voluto sentire
ragioni.
Probabilmente mi prenderò parole per essermi truccata un
po’ troppo pesantemente, ma mi rallegra il pensiero che, di
qui a poco, non dovrò più preoccuparmi di
ramanzine e scenate inutili.
Rifletto per alcuni secondi davanti allo specchio, poi tiro fuori dai
pantaloni i lembi della camicia e mi dirigo in salotto, al piano di
sotto.
Mia sorella Elsa, seduta su una delle poltrone di velluto celeste, alza
lo sguardo dal libro che sta leggendo e mi lancia un’occhiata
scettica. La luce solare che filtra attraverso i vetri fa assumere una
curiosa sfumatura biancastra ai suoi capelli biondo platino.
- Hai messo anche oggi l’ombretto nero- osserva con voce
calma e monotona, sfilandosi gli occhiali da vista.
- E’ forse un problema?- sogghigno, conoscendo già
benissimo la risposta – Molti dicono che mette in risalto
l’azzurro dei miei occhi- aggiungo, fingendomi vezzosa.
Elsa dà un’alzata di spalle, volgendo di nuovo lo
sguardo al suo libro: - Se lo dici tu.
Apro la bocca per risponderle, quando dei passi sulle scale mi
costringono a voltarmi.
- Sei pronta? – sorride Annie, poggiando a terra le famose
ballerine blu col tacco che indossò nostra madre il giorno
del suo Test Attitudinale.
- Sono pronta da quasi sedici anni- rispondo con fare tronfio
– Tu come ti senti?
Annie abbassa la testa, arrossendo leggermente: - In questo momento mi
sento una bambola…
Non posso darle torto: i suoi capelli biondo rame sono ancora
più boccolosi del solito, alcune ciocche sono legate dietro
la nuca con un nastrino color cobalto; il delicato make up dai toni
rosati le mette in risalto i lineamenti morbidi, facendola sembrare
più giovane di qualche anno. Ma la cosa che la rende
più simile ad una bambolina è l’abito
blu: maniche a palloncino, gonna a balze e corsetto dalla scollatura
casta - che, in teoria, dovrebbe servire a nascondere un po’
il seno generoso della mia sorella adottiva.
- Mi sento un po’ in colpa – ammetto con un sorriso
– Forse, se fossi un po’ più femminile,
mamma non dedicherebbe tante attenzioni solo a te.
- Sinceramente ti preferisco così - ammette Annie,
indossando le ballerine – Giusto, El?
Nostra sorella abbozza una risatina, osservandomi attentamente: - In
effetti, una Darcy femminile sarebbe più inquietante di
quella originale…
- O una Darcy che si comporta da Erudita – irrompe mamma,
raggiungendoci – Fatevi un po’ vedere, voi due.
Annie fa un giro su sé stessa, lasciandosi ammirare dallo
sguardo estasiato di nostra madre, che si trasforma subito in uno
sguardo esasperato non appena viene il mio turno di essere squadrata.
- La camicia fuori dai pantaloni, Darcy?- sospira, passandosi una mano
tra i capelli biondo cenere – Ah, figlia mia, mi consolo
sapendo che oggi la mia teoria sarà confermata…
- E quale sarebbe la tua teoria?- domando, tirando fuori la lingua e
mettendo in mostra il piercing che mi sono fatta da sola a quattordici
anni – grazie al quale ho scontato un mese intero di
punizione.
Mamma scuote la testa e mi dà un buffetto sul mento: - Che
sei l’Erudita meno Erudita che conosca. Su, filate via, ora,
o farete tardi. In caso beccaste quel vagabondo di vostro padre, a
scuola, ditegli che avrò bisogno di una mano in Biblioteca,
oggi pomeriggio.
- D’accordo, Mà – sorride Annie,
lasciandosi baciare sulla guancia prima di uscire.
Ci dirigiamo a passi rapidi verso la fermata dell’autobus, la
voglia di sfidare mia sorella ad una gara di corsa è
veramente forte, ma nella nostra Fazione, quella degli Eruditi, una
cosa del genere non è permessa e finirei solo per cacciarmi
nei guai con le autorità per l’ennesima volta.
Qui la gente ha un solo chiodo fisso: il Sapere in tutte le sue forme
possibili.
Ogni membro della nostra fazione aspira alla Conoscenza e le nostre
regole volgono soprattutto a favorire in ogni modo possibile la
stimolazione della mente: ne è esempio lampante la regola
che ci impone di indossare sempre capi d’abbigliamento
azzurri o blu, colore che, a quanto pare, aiuta la mente a mantenersi
calma e lucida – non che con me abbia mai funzionato.
Tutto ciò che non ha a che fare con le attività
intellettuali è considerato superfluo, e viene respinta
quasi con ribrezzo ogni singola forma di distrazione. E’
proprio a causa della condanna alle distrazioni che Mamma procura
sempre ad Annie degli abiti che “nascondano” un
po’ il suo corpo.
A differenza di tutti i membri della mia famiglia – pallidi,
magri e spigolosi - Annie ha delle forme morbide e piacevoli, le curve
accentuate ed una bella carnagione rosata. E’ di media
altezza e leggermente rotondina, il che rende ancora più
evidenti il seno abbondante ed il sedere pronunciato.
Un fisico come il suo, insomma, può risultare
un’abominevole forma di distrazione per i maschietti in piena
tempesta ormonale che infestano le Aule Studio, quindi è
molto meglio per lei celarlo il più possibile.
- Hai già qualche preferenza sulle Fazioni? – le
domando, salendo con un balzo sulla Navetta Scolastica –
Insomma, speri che al Test ti esca qualche risultato in particolare o
no?
- In realtà non ne ho idea – risponde mia sorella,
alzando le spalle – Davvero.
- Già, immagino – borbotto, osservando il severo
paesaggio che sfreccia oltre i vetri del finestrino.
Un gigantesco cartellone con il volto austero di Jeanine Matthews, la
leader della nostra Fazione, spicca in mezzo a due altissimi palazzoni
grigi. L’orripilante sensazione che i suoi freddi occhi
serpentini siano fissi su di me mi accompagna per un bel pezzo di
strada, fino a quando il cartellone non sparisce completamente dalla
mia vista.
Il mio stomaco comincia a gorgogliare dopo alcuni minuti di attesa.
Non sono nervosa, ma non ho mangiato quasi nulla a pranzo per paura di
sentirmi male durante il test, com’è accaduto a
qualche Iniziato degli anni precedenti.
Neanche quest’anno gli esaminatori si sono salvati dagli
scherzetti di uno stomaco ribelle: una ragazza del secondo gruppo ha
vomitato poco prima di finire la simulazione.
Annie è piuttosto pallida e continua ad aprire e chiudere i
pugni appoggiati al tavolo grigio. Né io né lei
abbiamo idea di cosa ci aspetti: Elsa ha affrontato il Test cinque anni
fa, ma non ci ha mai potuto spiegare bene in cosa consista.
Il chiacchiericcio insistente che riempie la mensa cessa subito non
appena il volontario Abnegante, quello incaricato di chiamare i gruppi,
ricompare con un foglio in mano.
- Prossimo gruppo! – chiama, scandendo bene le parole
– Per gli Intrepidi: Jakob Joseph Wright e Stella Mason; per
gli Eruditi: Annie Storm e Darcy Storm; per i Pacifici: Marcus Lyme e
Jenna Hossian; per i Candidi: Chen Yang Wong e Tanya Harabo; per gli
Abneganti: Lucy Evans e Lee Tiphon.
Rivolgo un sorriso incoraggiante a mia sorella, alla quale in risposta
esce una smorfia sofferente, e ci facciamo scortare dal tizio Abnegante
fino alle dieci salette allestite apposta per i test.
Guardo Annie entrare un po’ titubante nella stanza numero
Quattro, poi drizzo le spalle ed entro a testa alta nella numero Tre,
dove un tipo sulla quarantina vestito di grigio si volta sorridendo.
Come l’uomo che fa l’appello in mensa - e la
maggior parte degli esaminatori - è un Abnegante, o meglio,
un Rigido:
ha un volto gentile e piuttosto attraente, i capelli castani e gli
occhi di un bell’azzurro acceso.
- Ciao – saluta con fare allegro – Io sono Jonathan
e mi occuperò della tua simulazione. Puoi accomodarti su
quella poltroncina, intanto.
Il modo in cui mi fissa – tipico degli Abneganti - come se mi
stesse facendo una radiografia, mi mette un po’ a disagio,
così, mentre mi avvio verso la poltroncina che ha indicato,
mi guardo un po’ attorno: la stanza è vivacemente
illuminata e le pareti sono composte interamente da specchi.
Jonathan comincia ad trafficare con un macchinario di tecnologia
piuttosto avanzata, voltandosi ogni tanto verso di me e sorridendo.
- Chiedi pure se hai bisogno di qualcosa – si raccomanda con
tono amichevole – Sono a tua disposizione.
- Grazie, al momento sono a posto- rispondo distrattamente,
riflettendomi negli specchi con un mezzo sorriso. Sto seriamente
pensando di farmi un tatuaggio: dopo il taglio asimmetrico e il
piercing alla lingua non può certo mancare!
- Okay, direi che possiamo cominciare – sentenzia infine
Jonathan, attaccando degli elettrodi alla propria fronte e poi alla mia
– Non temere, è assolutamente indolore.
Quando la simulazione sarà avviata, comportati normalmente,
senza preoccuparti del risultato. Ora bevi questa – aggiunge,
mettendomi in mano una fiala colma di liquido trasparente.
Osservo il fluido per qualche secondo, poi obbedisco. Inizialmente non
sento nulla, anche se mi viene spontaneo chiudere gli occhi per un istante.
Non appena dischiudo le palpebre, mi ritrovo in piedi in mezzo ai
lunghi tavoli della mensa. Su uno di essi è stato posto un
cesto che contiene un pezzo di formaggio ed un lungo coltello affilato.
Li osservo stranita, sfiorata per un attimo dall’idea che la
simulazione richieda di tagliare il formaggio in tanti piccoli cubetti
regolari, e quasi sobbalzo quando una voce femminile – una
voce che conosco piuttosto bene – mi ordina con fermezza: -
Scegli.
Mi guardo attorno stupita, aspettando di trovarmi la mia capofazione
alle spalle: - Signorina Matthews?
La mensa attorno a me è deserta. Sto pensando seriamente di
mettermi a controllare sotto i tavoli, quando Jeanine mi ordina una
seconda volta: - Scegli.
- Uffa, quanto sei petulante! – borbotto, abbassando gli
occhi sul cesto – E va bene, vediamo un po’ che
succede.
Afferro il manico del coltello con un sospiro e sollevo la lama davanti
al viso, specchiandomi. Il cesto ed il formaggio spariscono come per
magia e, un istante dopo, la porta alle mie spalle si apre con un
cigolio sinistro degno di un film horror.
Mi volto bruscamente, ritrovandomi a pochi metri da un dobermann
dall’aria feroce che striscia ringhiando verso di me.
Il mio cervello ci mette un attimo a realizzare la situazione.
- Eh, no, cazzo! – protesto, indietreggiando di qualche passo
– Non voglio uccidere un cane! Non potevate mandarmi contro
la prof di Matematica?
L’animale digrigna i denti, facendo un balzo verso di me.
Istintivamente mi verrebbe da alzare il braccio e colpirlo con il
pugnale, ma, all’ultimo secondo, riesco a trattenermi e mi
scanso. Le unghie del dobermann mi sfiorano la guancia.
Potrei provare a perdere un po’ di tempo, la simulazione
dovrà finire prima o poi: non voglio ucciderlo, mi piacciono
gli animali. Forse avrei dovuto prendere il formaggio e distrarlo con
quello…
Il cane riparte all’attacco, ma questa volta sono pronta.
Scavalco con un balzo uno dei tavoli della mensa, lo rovescio a terra a
mo di barricata, poi, quando il dobermann cerca di nuovo di saltarmi
addosso, tiro un calcio alla base del mio “scudo”,
facendolo scivolare in avanti.
L’animale non se l’aspetta e, infatti, va a
sbatterci contro, restando intontito.
Stringendo la mano attorno al manico del pugnale, mi avvicino
cautamente, sperando di non dover ricorrere alle maniere forti
un’altra volta.
Improvvisamente, sulla soglia della porta ancora aperta compare una
bambina dai capelli neri, abbigliata con un semplice vestitino bianco.
Entra in mensa trotterellando e ridendo, sembra che stia venendo verso
di me.
No, la cosa non mi va, i bambini non mi piacciono. Non li odio, ma il
mio istinto materno è pari a quello di un ferro da stiro.
I miei occhi si posano istintivamente sul pugnale e, per un folle
istante, mi domando se la simulazione non chieda di ucciderla.
“Impossibile” penso con un brivido “Non
credo che il Test Attitudinale serva a capire se siamo o meno dei
potenziali Serial Killer. Spero però di non doverle cambiare
il pannolino…”
La bambina si avvicina sempre di più, le guance accese dal
tipico rossore infantile.
Ma che cavolo vuole da me?
- Ehm, senti- le dico un po’ impacciata – Non sono
la persona più adatta a… ehi, ma che stai
facendo?
Le parole mi muoiono in gola non appena realizzo che la piccola non si
sta dirigendo verso di me, ma verso il dobermann stordito a terra. Che
sembra si stia riprendendo…
- Io non lo farei se fossi in te – la avverto, senza mollare
la presa sul coltello – Sul serio, allontanati da
lì, quello non è un giocattolo!
- Cucciolo!- esclama lei in tutta risposta, inginocchiandosi accanto al
cane e allungando la mano per toccarlo.
- Mocciosa, vattene! – esclamo correndo verso di lei. Un
ringhio minaccioso mi fa balzare il cuore in gola.
Riesco ad afferrarla in tempo per il vestitino e spingerla via, poi un
paio di zampe forti mi piombano sulle spalle da dietro, gettandomi a
terra.
E’ questione di un istante.
Rotolo sul fianco destro e, senza pensarci, infilo la lama del coltello
all’interno delle fauci che si dischiudono a pochi centimetri
dal mio viso. Un ululato tremendo mi perfora i timpani, mentre il
sangue del cane mi schizza sugli occhi. E’ caldo e denso,
quasi ustionante.
Grido così forte che le corde vocali cominciano a bruciare
e, con mano tremante, cerco di pulirmi un po’ le palpebre,
fino a quando non riesco ad aprire gli occhi di nuovo.
Un forte fascio di luce mi abbaglia.
***
Angolo dell’Autrice: Eccomi all’opera con la mia
prima storia su Divergent!
Premetto che gli aggiornamenti non saranno molto veloci
perché dovrò prima dedicarmi ad alcune long che
ho lasciato in sospeso, ma comunque cercherò di non far
passare una vita.
Questa storia sarà divisa in tre parti, ed il titolo di ogni
“parte” è ispirato ad un simbolo delle carte dei
Tarocchi.
Per la prima, ossia questa, abbiamo Il Carro e, naturalmente,
verrà narrata l’Iniziazione di Darcy ed Annie.
Sì, la loro sorella maggiore è ispirata ad Elsa
di Frozen, sarà banale ma in qualche modo volevo fare un
piccolo tributo ad un personaggio che amo tanto.
La storia, come si scoprirà più avanti, parte
esattamente un anno prima dell’Iniziazione di Tris, ossia del
primo libro.
Bene, spero di non aver annoiato o disgustato nessuno, grazie per aver
letto.
Tinkerbell92.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Rischio di ammazzarmi saltando su un treno in corsa ***
- Tutto bene?
Sbatto le palpebre più volte, mettendo a fuoco il volto
sorridente ma preoccupato di Jonathan.
- Sì… credo… la luce è un
po’ forte ma mi ci sto già abituando –
rispondo biascicando, mentre lui mi stacca gli elettrodi dalla fronte.
- Vuoi qualcosa da bere?- domanda, porgendomi un bicchiere di carta
pieno d’acqua.
Annuisco senza pensarci due volte e butto giù due lunghi
sorsi. Comincio già a sentirmi meglio.
- Come sono andata? – domando, anche se ho già
un’idea riguardo l’esito del test. Le labbra di
Jonathan si allargano in un sorriso.
- Senza alcun dubbio Intrepida – annuncia, riempiendomi
nuovamente il bicchiere – Ma non credo che tu sia molto
sorpresa di ciò. Mi è bastato guardarti appena
sei entrata nella stanza: il modo in cui sei truccata, l’aria
ribelle e il piercing alla lingua sono indizi abbastanza forti. E non
hai per nulla l’aspetto di un’Erudita.
So che mi sta facendo un complimento: le nostre fazioni si odiano
ferocemente e non è raro che Jeanine faccia sfornare qualche
articolo contro i dirigenti del governo, per la maggior parte
Abneganti, o contro la fazione in generale. A detta sua, i Rigidi non
sono altro che un manipolo di falsi approfittatori, il cui passatempo
preferito sarebbe quello di mantenere gli Esclusi – ossia gli
emarginati che non appartengono ad alcuna fazione – a spese
degli altri.
Mio padre credo sia uno dei pochi Eruditi a non darle corda, ma questo
solo perché è Professore di Sociologia e trova
interessanti – a livello quasi ossessivo - tutte le fazioni.
Per quanto riguarda me, in tutta onestà, non ho mai
interagito chissà quanto con i Rigidi: mi sembrano persone
tristi e un po’ noiose, quindi solitamente me ne tengo alla
larga.
Scendo dalla poltroncina e getto il bicchiere vuoto in un cestino: - In
realtà anche mia madre mi ripete spesso che sono nata nella
fazione sbagliata. Sono sedici anni che aspetto questo momento.
-Immagino – risponde lui, accompagnandomi alla porta
– Anche mio figlio Richard si sottoporrà al test
oggi, anche se non so se abbia già le idee chiare o meno.
Beh, buona fortuna, Darcy Storm, può darsi che domani ci
rivedremo alla Cerimonia.
- Grazie – sorrido – Allora a domani.
Non appena la porta della Stanza Tre si chiude, mi sfugge un gridolino
di gioia. Sì, avevo sempre saputo di essere tagliata per gli
Intrepidi, ma sentirmelo confermare ufficialmente è stato
davvero emozionante. Non vedo l’ora che arrivi domani mattina.
Quasi in contemporanea con me, Annie esce dalla Stanza Quattro. Sembra
piuttosto tesa ed è pallida come un cencio, cosa che mi
blocca dal saltarle addosso esultando.
- Ehi, tutto a posto? – domando preoccupata, poggiandole una
mano sulla spalla. Lei si scuote all’improvviso, come si
fosse appena risvegliata da un lungo sonno.
- Darcy… sì, sto bene – mormora,
tenendo lo sguardo incollato al pavimento – Meglio andare,
non voglio far tardi a lezione.
- Annie, sai di essere una pessima bugiarda, vero? – replico
severamente – Che ti hanno detto?
- Non possiamo parlare dei risultati, lo sai – risponde lei
spiccia – Almeno non qui. Per favore, vorrei…
vorrei non dover pensare alla simulazione… al massimo ne
riparleremo a casa.
- Se proprio insisti – sbuffo, venendo colta
all’improvviso da un’illuminazione –
Oh… il cane, giusto? Hai dovuto…
- Scusami, non adesso, Darcy.
Torno a casa da sola, visto che ho dovuto scontare mezz’ora
di punizione per aver fatto a botte con un Candido troppo strafottente
poco prima della lezione di Storia. Quale modo migliore per
concludere in bellezza la mia carriera scolastica?
Mamma sta preparando la cena, canticchiando distrattamente, i lunghi
capelli oscillano armoniosi ad ogni movimento. Sembra piuttosto
allegra, cosa abbastanza inusuale per lei, così evito di
innervosirla raccontandole della rissa e scivolo velocemente in
salotto, dove papà sta leggendo una rivista seduto in
poltrona.
Non appena si accorge di me, si sfila gli occhiali sorridendo: - Ehi,
Terremoto, pensavo non arrivassi più! Annie mi ha raccontato
della rissa…
Lo abbraccio, posando un bacio sulla sua guancia ruvida.
E’ incredibile quanto io e lui ci somigliamo fisicamente:
stessi capelli mossi color castano scuro, stesso sorriso, stessa
carnagione chiara, stessi occhi celesti perennemente spalancati, stesso
fisico slanciato… da mia madre credo di aver preso soltanto
il naso appuntito e i lineamenti aguzzi.
- Di che fazione era il tipo con cui ti sei azzuffata? – mi
domanda curioso, le dita già serrate attorno alla penna che
spunta dal taschino del gilet.
- Candidi – rispondo con una smorfia – Mi ha urtata
e ha preteso che mi scusassi. Così gli sono saltata
addosso…
- E… come combatteva? – insiste papà,
gli occhi accesi da una luce quasi folle – Attaccava senza
pensare o…
- Era parecchio scarso e tirava pugni a caso – sorrido,
ripensando ai momenti salienti del pestaggio – Comunque il
Test è andato bene. Cioè… come avevo
previsto…
Papà risponde al sorriso annuendo, poi, mentre mi accingo a
salire di sopra, noto con la coda dell’occhio che sta
appuntando qualcosa sulla rivista, probabilmente lo stile di
combattimento utilizzato dal Candido. So già che a cena
chiederà a me e Annie di descrivergli le persone che ci
hanno sottoposte al Test Attitudinale.
Percorro rapidamente il corridoio, quando sento dei singhiozzi
provenire dalla camera di Elsa.
La camera è socchiusa, così do una leggera spinta
ed entro senza bussare. Solitamente mia sorella dà di matto
quando faccio così, ma stavolta è troppo
impegnata a consolare Annie, che sta piangendo contro la sua spalla.
Resto impalata a fissarle, incerta se dire qualcosa o stare zitta. Che
diamine le è successo durante la simulazione?
- Annie… - mormoro incerta, facendo un passo in avanti
– Cosa…
Lei si stacca dall’abbraccio di Elsa, cerca di asciugarsi le
lacrime e mi rivolge un sorriso tirato: - Scusami, Darcy…
non… non è niente, davvero…
è solo che…
- Và in bagno a lavarti il viso, Annie – le intima
dolcemente Elsa – Ti sentirai meglio.
Annie annuisce, mi sfiora il braccio con una carezza ed esce dalla
stanza singhiozzando.
- Si può sapere cosa le prende? – domando con tono
leggermente aggressivo – E’ da quando è
uscita dalla stanza del test che si comporta in modo strano! Cosa le
hanno fatto?
Elsa mi studia per qualche secondo, senza dire una parola.
Alta - molto più della media - spigolosa e pallida, potrebbe
passare benissimo per un’affascinante scultura. I suoi occhi
color ghiaccio sono di una bellezza quasi insostenibile.
- E’ spaventata per quello che succederà domani
– risponde infine con un sospiro – Il test ha
suggerito per lei la fazione degli Abneganti.
- Annie una Rigida? – esclamo sorpresa, incurante del fatto
che certe cose non si dovrebbero nemmeno sapere –
Cioè… d’accordo, caratterialmente ci
potrebbe anche stare… ma quelli sono tristi, trasandati e
insignificanti! Dovrebbe continuare a nascondere il proprio corpo come
ha fatto in questi ultimi anni!
- Ed è per questo che non sceglierà quella
fazione – mi interrompe Elsa seriamente – A dir la
verità, comunque, il problema non è solo quello.
Vedi… sai bene che Annie non sceglierà di restare
qui. Però non se la sente nemmeno di perdere completamente
un’intera famiglia e ritrovarsi sola. E’ per questo
che… beh, lei vorrebbe seguirti.
Per un attimo resto immobile con la bocca spalancata.
D’accordo, posso capire l’attaccamento nei nostri
confronti – i miei l’hanno adottata quando aveva
pochi mesi, quindi è cresciuta con noi – ma
decidere di seguire una persona come me in una fazione
come quella degli Intrepidi… beh, mi sembra una decisione
piuttosto suicida.
- Elsa, io non so se…
- Tu hai scelto gli Intrepidi, vero? – domanda mia sorella,
senza lasciarmi finire – Figuriamoci se non sei risultata
Intrepida! Certo, a meno che …
- Cosa?
Elsa si blocca un secondo, mordendosi la lingua. I suoi occhi si
spostano a destra, come per evitare il mio sguardo: - Nulla. Comunque,
credo che ad Annie farà bene passare del tempo con quegli
scalmanati. Chissà che non riesca a tirarsi un po’
fuori e rafforzare il carattere…
- Elsa – la interrompo con uno squittio decisamente non da me
– Non si tratta semplicemente di cambiare fazione…
di sicuro là ci sottoporranno a delle prove e, se falliremo,
diventeremo degli Esclusi! Vuoi davvero che Annie corra un rischio
simile?
Il volto austero di Elsa si indurisce. Quasi faccio fatica a sostenere
il suo sguardo.
- Ad ogni modo – conclude seccamente – La scelta
spetta a lei.
Jeanine sta blaterando da almeno mezz’ora. Di questo passo ci
addormenteremo tutti prima dell’inizio ufficiale della
Cerimonia della Scelta.
Quest’anno è toccato agli Eruditi presiedere
l’evento, quindi la maggior parte di noi si è
preparata psicologicamente a sorbirsi un discorso eterno.
Mi getto attorno un’occhiata annoiata: la stanza composta da
cerchi concentrici crea un effetto un po’ ipnotizzante,
decisamente poco d’aiuto a chi intende restare sveglio.
Io ed Annie, insieme agli altri sedicenni, occupiamo il cerchio
più esterno, disposti in ordine alfabetico. Alle spalle di
Jeanine, nella zona centrale, cinque gigantesche coppe si ergono in
tutto il loro luccicante splendore e, al loro interno, sono racchiusi
gli elementi che rappresentano le cinque fazioni: l’acqua per
noi Eruditi, la terra per i Pacifici, i carboni ardenti per gli
Intrepidi, il vetro per i Candidi e le pietre grigie per gli Abneganti.
La cerimonia è semplicissima: in pratica, ogni iniziato deve
tagliuzzarsi la mano col coltello gentilmente offerto da Jeanine e far
cadere qualche goccia del proprio sangue all’interno della
coppa rappresentante la fazione prediletta.
Con una leggera gomitata, attiro l’attenzione di Annie e le
indico il Candido che le è quasi inciampato addosso entrando
in sala. Non fa parte degli iniziati, deve avere circa un anno meno di
noi, ma dalle dimensioni si potrebbe benissimo paragonare ad un
armadio. Siede tra il pubblico qualche livello più in basso
ed è appena piombato in un sonno profondo.
Mia sorella si lascia sfuggire una risatina.
Parecchio distante da noi, noto Dough Lambrey, uno dei miei compagni di
fazione, raggiungere silenziosamente la fidanzata Sera, appostata una
decina di persone più in là, per scambiare con
lei un rapidissimo bacio. Questo può significare soltanto
una cosa: almeno uno dei due ha intenzione di cambiare fazione.
Fortunatamente per loro, Jeanine è troppo immersa nel
proprio discorso per accorgersi di qualcosa.
Rivolgo infine lo sguardo verso le schiere degli Eruditi.
I miei genitori stanno parlottando tra loro, entrambi con aria
tranquilla. Elsa, invece, siede vicino all’ultima persona con
cui vorrei vederla: Cara, la sua cosiddetta “collega
anziana”, meglio nota nel mio dizionario come "Cara La Stronza".
Entrambe fanno parte della direzione della Biblioteca Cittadina, ma io
ho sempre avuto l’impressione che Cara si sentisse superiore
per via dei suoi ventisei anni, contro i ventuno di Elsa, e si
divertisse a spadroneggiare approfittando della gigantesca cotta che
mia sorella ha per lei ormai da qualche anno. Così
gigantesca che Elsa diventa improvvisamente timida e cretina quando le
parla, si lascia sfruttare senza problemi e dà di matto
quando cerco di farle notare i difettucci della sua amata.
Se non ho mai sbottato in faccia a Cara La Stronza è stato
soltanto per rispetto nei confronti di suo fratello Will, che ha un
anno meno di me e mi è sempre stato simpatico.
Finalmente Jeanine termina il suo sermone e dà inizio alla
cerimonia, chiamando il primo iniziato.
Di solito la lista degli iniziati viene stilata in ordine alfabetico
inverso, perciò io sceglierò prima di Annie. La
cosa mi fa sentire inquieta, perché è quasi certo
che deciderà di seguirmi.
Non sono del tutto sicura che il problema sia il suo attaccamento alla
famiglia: ho come il sospetto che Elsa voglia mandarmela dietro per
controllarmi.
Quest’anno ci sono diversi trasfazione, cosa che mi fa
sentire un po’ meno in colpa per trovarmi sul punto di
abbandonare la mia famiglia.
So che rispetteranno la mia scelta, però non credo che siano
tranquilli come vogliono mostrare. Dopotutto, si tratta pur sempre di
perdere un figlio.
Non appena Jeanine chiama il mio nome, mi avvicino a lei con passo
deciso, afferro il pugnale che mi sta porgendo e, dopo un attimo di
esitazione, incido il mio palmo sinistro con la lama, aprendo una
sottile linea rossa.
Faccio un paio di passi verso le coppe e, con un sospiro, stendo la
mano sopra quella che rappresenta gli Intrepidi. Alcune gocce del mio
sangue caldo cadono sui carboni ardenti, producendo un lieve sfrigolio.
E’ fatta. Sto per lasciarmi tutto alle spalle e cominciare
una nuova vita.
Lancio un ultimo sguardo ai miei genitori, che sorridono, poi vado a
prendere posto tra gli iniziati Intrepidi, trattenendo il respiro non
appena Annie si avvicina alle coppe.
“Non
farlo” penso “Ti prego, Annie, non
fare stronzate… scegli una fazione adatta a te!”
Se non vuole far parte dei Rigidi può sempre scegliere i
Candidi o addirittura i Pacifici, che mi sembrano abbastanza in
sintonia col suo carattere mite.
I suoi occhi azzurri si spostano da una coppa all’altra, poi,
serrando forte le palpebre, apre il pugno di scatto. I carboni
sfrigolano di nuovo.
Mi mordo la lingua per non imprecare, mentre la osservo avanzare verso
di me con aria colpevole e sguardo fisso a terra.
Pare che non mi lascerò proprio tutto alle spalle.
Perlomeno, non ora…
Il caos degli Intrepidi è un qualcosa di meraviglioso. Erano
anni che sognavo di fiondarmi insieme a loro fuori
dall’accademia, correndo a rotta di collo.
Sono così presa dall’euforia che per poco non
finisco col lasciare indietro Annie.
Non appena giungiamo ai binari della ferrovia, una scarica di
adrenalina mi provoca i brividi quando sento il fischio del treno in
avvicinamento. So cosa stiamo per fare: salteremo dentro i vagoni senza
fermare la corsa del mezzo.
Alcuni iniziati trasfazione si guardano confusi tra loro, io invece non
perdo tempo e, afferrando la mano di mia sorella, mi fiondo verso
l’entrata del vagone più vicino.
- Forza, Annie, dentro! – grido, cercando di sovrastare il
rumore del mezzo. Lei sospira, poi, chiudendo gli occhi, compie un
balzo laterale, rotolando all’interno della carrozza. Con un
grido di euforia la imito, rischiando di spaccarmi il naso sul
pavimento dello scompartimento.
Che emozione fantastica!
Uno ad uno, anche gli altri trasfazione prendono coraggio e provano a
copiare i movimenti degli iniziati interni. Alcuni si limitano a
saltare a bordo, altri provano addirittura ad aiutare i compagni in
difficoltà.
Una gigantesca Candida dai capelli rossi afferra proprio
all’ultimo un ragazzino dei Pacifici –
così minuto da dimostrare tredici anni invece che sedici
– e lo trascina dentro tenendolo stretto per il collo della
camicia come fosse un gattino. Il figlio di Jonathan – mi
pare si chiami Richard - riesce ad agguantare il Candido dai
capelli neri rimasto pericolosamente appeso alla maniglia del vagone.
Anche io ed Annie ci sporgiamo un po’ dallo scompartimento
per aiutare una Pacifica, visibilmente intralciata nei movimenti dalla
lunga gonna gialla che indossa.
- Grazie! – squittisce con una vocina acuta e affettata, una
volta salita a bordo.
E’ piccola, magra e pallida, con i capelli biondi arruffati
per la corsa e gli occhi color verdemare sbarrati.
- Sarà meglio sedersi contro le pareti! –
suggerisce Annie a voce alta, tentando di sovrastare il rumore del
treno e il sibilo assordante del vento – Ho come
l’impressione che non intendano chiudere le entrate dei
vagoni!
La Pacifica sembra piuttosto elettrizzata, pare trovarsi a
metà strada tra il terrore e l’eccitazione.
- Mi chiamo Irina – strilla porgendomi la mano con un
sorriso, non appena ci sistemiamo a terra a gambe incrociate.
- Piacere, Darcy – rispondo, cercando di non stritolarle le
dita sottili – E lei è mia sorella, Annie.
Irina stringe la mano anche a lei, buttando poi l’occhio
sulla sua camicetta azzurra: - Perché hai chiuso tutti i
bottoni? Non ti dà fastidio? Io mi sentirei soffocare!
Annie resta un attimo in silenzio, poi, con mezzo sorriso, si sfila
quattro bottoncini, ottenendo una scollatura che mai si sarebbe potuta
permettere nella nostra vecchia fazione.
Fuori dai vagoni, il paesaggio scorre veloce. Il luogo in cui sono
cresciuta ormai è solo un ricordo.
***
Angolo dell’Autrice: Ebbene, ecco il secondo capitolo.
Comincia il viaggio delle due sorelline verso una nuova vita.
Chissà come sarà l’accoglienza alla
base degli Intrepidi?
Visto che faccio passare una vita da un capitolo all’altro,
voglio fare un regaluccio ai lettori: vi autorizzo a chiedermi uno
spoiler, anche solo per messaggio privato, se vi preme avere qualche
indizio su ciò che accadrà più avanti.
Per concludere: non affrettatevi a giudicare i personaggi
perché molti di loro subiranno dei cambiamenti durante il
corso della storia, cresceranno, miglioreranno o peggioreranno.
Insomma, non date niente per scontato.
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Scopro l'importanza della salsa per i panini ***
Capisco che stiamo per arrivare quando gli iniziati interni
cominciano ad alzarsi da terra, creando un gran trambusto.
Facendo attenzione a non venir risucchiata all’esterno, mi
aggrappo ad una maniglia e sporgo appena la testa in fuori. Ci stiamo
dirigendo verso il tetto di un grande edificio a sette piani.
- Che succede?- domanda Irina, massaggiandosi il collo dolorante
– Siamo arrivati?
- Sì – rispondo, tremando appena per
l’emozione – Quella dev’essere la base
degli Intrepidi.
- Il treno non accenna a fermarsi – osserva Annie, venendo
colta da un’illuminazione improvvisa – Oh,
no…
Le rivolgo un sorriso tirato, mentre i nostri compagni di
scompartimento – per la maggior parte Intrepidi dalla nascita
– ci osservano con un’espressione divertita.
- Temo proprio di sì, Annie… dovremmo saltare di
nuovo.
Mia sorella alza gli occhi al cielo esasperata, i pugni serrati per il
nervoso: - Oh, certo! E io che pensavo fosse da pazzi lanciarsi dentro
un treno in corsa da
terra!
- Ma sì, che può andare storto, dopotutto?
– boccheggia Irina, cercando di mostrarsi allegra –
Al massimo rischiamo di cadere di sotto e sfracellarci… che
sarà mai?
Mi sporgo di nuovo per controllare la situazione: i ragazzi dei primi
scompartimenti si stanno già preparando a saltare. Il tetto
del palazzo si avvicina pericolosamente.
- Dite che è meglio tenersi per mano oppure saltare
singolarmente? – domanda Irina, spalancando gli occhi al
massimo.
- In tre sarà più difficile, credo –
rispondo, tenendo d’occhio il palazzo in avvicinamento
– Al massimo due possono provare in coppia e una da
sola…
- D’accordo, io salterò per conto mio –
sospira Annie, serrando le dita tremanti attorno ad una delle maniglie
interne – Voi due lo farete insieme.
- Annie…
Cerco di protestare, ma ormai gli altri iniziati hanno incominciato a
saltare. Senza pensarci due volte, afferro la mano di Irina, grido “Ora!”
e mi lancio con lei fuori dalla carrozza.
Per qualche secondo ci troviamo sospese nel vuoto, la gonna di Irina si
apre a ombrello, offrendo a tutti una bella visuale delle sue gambette
magre e dei suoi sandali in pelle.
Atterriamo bruscamente sul cemento e, per ammortizzare il colpo, rotolo
di lato per qualche metro, lasciando involontariamente la mano della
mia compagna.
Mi alzo in piedi quasi di scatto, spazzando via la polvere dai capelli
e dai jeans. Irina, stesa di pancia sull’asfalto grigio,
volta la testa verso di me ed alza il pollice per farmi capire che sta
bene.
Un groppo alla gola comincia a tormentarmi non appena faccio scorrere
lo sguardo sugli altri iniziati, in cerca di mia sorella.
Fortunatamente, Annie si trova a pochi metri da me: è in
ginocchio e sta osservando la sbucciatura al gomito che si è
appena procurata.
Un urlo improvviso mi fa gelare il sangue nelle vene: un Intrepido
mingherlino ha evidentemente calcolato male i tempi ed ora sta
penzolando come un salame dal cornicione, aggrappato soltanto con la
mano sinistra.
Alcuni degli altri iniziati corrono per aiutarlo, ma il più
veloce di tutti è Dough, il mio ex compagno Erudito. Proprio
mentre il ragazzino sta per mollare la presa, Dough lo afferra al volo
per il polso e, con l’aiuto di altri due ragazzi, riesce a
trarlo in salvo.
Questa volta è andata bene, ma sono sicura che qui non sia
raro vedere qualcuno finire di sotto.
Aiuto Annie a rialzarsi mentre Irina ci raggiunge, un po’
zoppicante ma col sorriso stampato sulle labbra.
Qualcuno si schiarisce la voce e, voltandomi, vedo un uomo alto dalla
pelle scura che ci fissa a braccia conserte. I capelli ingrigiti mi
fanno pensare che possa essere almeno sulla cinquantina.
- Salve, io sono Max e faccio parte dei leader della fazione.
Avvicinatevi, forza, non state lì impalati! Volete entrare
nella vostra nuova residenza o no?
Obbediamo senza fiatare, formando un semicerchio attorno a lui. Noi
trasfazione ci troviamo nella zona più interna.
- Dov’è l’entrata? – domanda
una Candida dai capelli castani – C’è
qualche ascensore, scivolo, o qualcosa del genere?
Max si lascia sfuggire un sorrisetto sadico: - Non esattamente. Vedete,
qui vi trovate di fronte ad un’altra delle tante prove di
coraggio che vi aspettano: se vorrete raggiungere l’entrata,
dovrete saltare dal tetto.
L’attimo di silenzio che si crea all’improvviso
viene presto sostituito da un mormorio stizzito. Mi volto verso Annie,
che ricambia lo sguardo con aria nervosa. Accanto a me, Irina emette un
flebile squittio.
- E’ uno scherzo? – abbaia Richard, il figlio di
Jonathan, con un tono insolitamente aggressivo per un Rigido
– Volete farci rompere l’osso del collo o cosa?
- Ci sarà sicuramente qualcosa lì sotto
– suggerisce una Candida bionda, volgendo poi uno sguardo
incerto a Max – O no?
Il capofazione alza le spalle: - Sta a voi scoprirlo. Forza, chi vuole
essere il primo? Fatevi avanti, giovani iniziati, l’onore di
entrare per primi nella sede spetta a voi!
Ci scambiamo tutti un’occhiata nervosa, poi, mentre sto per
offrirmi volontaria, la Candida dai capelli rossi, quella altissima e
robusta che aveva aiutato il ragazzino Pacifico a salire sul treno, si
fa avanti con aria decisa. Credo si chiami Siobhan, o qualcosa del
genere.
Scambia una rapida occhiata con Max, poi, drizzando la schiena, sale in
piedi sul cornicione, gettando lo sguardo di sotto. La vedo corrugare
la fronte, ma solo per un attimo. Le sue ginocchia si piegano e lei
salta nel vuoto.
Alcuni di noi trattengono il respiro, mentre Max si sporge appena per
controllare la situazione. Appare piuttosto divertito.
- Chissà dove sarà finita la vostra compagna?-
domanda con fare leggermente stronzo.
Una degli iniziati Interni si lascia sfuggire una risatina:
è un po’ più bassa di me, ma
più alta di Annie, ha la pelle ambrata, gli occhi a
mandorla, il viso carino ed i capelli scuri. La cosa che
però mi colpisce all’istante è il lungo
bastone bianco che tiene stretto nella mano destra.
Un bastone per Non
Vedenti.
- Chi è il prossimo?
Questa volta non intendo farmi sorpassare da nessuno. Noto con la coda
dell’occhio un altro membro dei Candidi – il
ragazzo al quale Richard aveva impedito di sfracellarsi sulle rotaie
– fare un passo in avanti, così mi fiondo verso
Max gridando: - Io!
Il capofazione si sposta per lasciarmi passare e mi osserva mentre poso
i piedi sul cornicione.
- A quanto pare le ragazze sono più coraggiose, eh?
– commenta ironico con un mezzo sorriso.
Mi volto con aria trionfante verso il Candido, che mi sta letteralmente
fulminando con lo sguardo, poi getto un’occhiata di sotto,
per capire cosa ci sia ad aspettarmi.
Tutto ciò che vedo è una specie di enorme
voragine oscura, pare quasi che la mia caduta sia destinata a terminare
all’interno di un buco nero.
Alle mie spalle, Annie emette un gemito.
Senza pensarci un secondo di più, mi do lo slancio e balzo
in avanti, cominciando a precipitare verso il basso. Potrebbe esserci
una vasca piena d’acqua ad attendermi, così
raddrizzo le gambe e punto i piedi, in modo da evitare una spanciata da
brivido.
La velocità che ho assunto ormai è tale da
procurarmi una fastidiosa sensazione allo stomaco, come se qualcuno me
lo stesse rivoltando dall’interno come un calzino. Spero con
tutto il cuore di non vomitare in picchiata, sarebbe una catastrofe.
I miei piedi, finalmente, toccano qualcosa, qualcosa che
però non è acqua ma una specie di rete elastica.
Non faccio in tempo a piegare le ginocchia, così il
contraccolpo mi fa rimbalzare di nuovo verso l’alto. Atterro
malamente di faccia sulle maglie morbide ma resistenti della rete e mi
lascio sfuggire un’imprecazione. Poco distante dal punto in
cui mi trovo, qualcuno emette una leggera risatina.
Alzo la testa, leggermente indispettita, e vedo una mano femminile
tendersi verso di me. La afferro, rendendomi conto di avere il braccio
tremante, e scivolo oltre il bordo della rete, dove rischio di
travolgere la ragazza che mi sta aiutando.
-Piano! – esclama lei, soffocando una risata. E’
alta come me, un metro e settanta circa, ha i capelli corti e neri ed
il sopracciglio destro decorato con tre piercing d’argento.
Mi guardo attorno sbalordita: un gruppo ben nutrito di giovani
Intrepidi mi osserva con aria compiaciuta. In mezzo a loro, Siobhan si
sta lisciando i capelli rossi quasi con noncuranza.
Un ragazzo sui diciassette anni, atletico e dai lineamenti un
po’ duri, si avvicina sorridendo e mi posa una mano sulla
spalla: - Benvenuta. Io sono Quattro e lei è Lauren
– dice, indicando con un cenno la ragazza che mi ha aiutata a
scendere dalla rete – Qual è il tuo nome?
- Darcy – rispondo, drizzando la schiena e cercando di
assumere un’aria orgogliosa.
Quattro annuisce, i suoi occhi sono infossati e di un singolare colore
blu scuro. Si volta verso i suoi compagni e annuncia ad alta voce: -
Salutate la seconda arrivata: Darcy!
Un coro esaltato si leva dal gruppo degli Intrepidi ed è
così forte da coprire le grida del Candido appena atterrato
sulla rete elastica.
Le orecchie mi fischiano un po’, ma non sono infastidita,
anzi. Sento di amare profondamente questo gran baccano.
Una gigantesca caverna scavata sotto il palazzo e rinominata
“Il Pozzo”.
Antri infossati nelle pareti e collegati da strettissimi canali.
Uno strapiombo con tanto di fiume sotterraneo.
Non ho idea di come sia riuscita a contenere il mio entusiasmo mentre
Quattro ci mostrava la base degli Intrepidi. E’ tutto
così… eccitante, adrenalinico,
affascinante…
Ogni minuto che passa mi sento sempre più elettrizzata.
Perfino la mensa mi sembra fantastica, nonostante non sia molto diversa
rispetto a quella della scuola.
Prendo posto ad un tavolino centrale, insieme ad Annie e Irina. Dalla
mia postazione riesco a scorgere una lunga tavola scura un
po’ scostata rispetto alle altre, alla quale non si
è ancora seduto nessuno.
- Ma avete visto tutti quei canali senza ringhiera? – esclama
Irina, prendendo un hamburger da dentro una terrina –
Insomma, possibile che non sia mai caduto nessuno da lì?
- Io scommetto che è successo più di qualche
volta – commenta Annie con un brivido – Stessa cosa
per lo Strapiombo.
- Che vi aspettate? Siamo nel mondo degli Intrepidi ora! –
rispondo con voce un po’ tremante per l’emozione
– I rischi sono all’ordine del giorno!
- Ben detto – s’intromette un iniziato interno con
un sorriso, passando accanto al nostro tavolo – Di sicuro qui
non ci si annoia mai.
E’ un ragazzo piuttosto alto e atletico, dalla carnagione
olivastra e dai lineamenti molto gradevoli. I suoi capelli sono neri e
lucidi, pettinati a spazzola davanti e legati in un sottile codino
dietro; i suoi occhi sono scuri e vivaci ed i suoi denti bianchissimi e
regolari. Da bravo Intrepido, è abbigliato con abiti neri ed
il suo orecchio sinistro ha almeno quattro piercing. Scommetto che ci
sarà più di un tatuaggio impresso sulla sua pelle.
- Vi spiace se mi unisco a voi? – domanda con fare allegro
– Mi piace conoscere i nuovi arrivati. Quest’anno
voi esterni siete in maggioranza rispetto a noi interni, quindi
potreste avere più probabilità di restare!
- Oh, lo spero! – cinguetta Irina, facendogli poi un cenno
con la mano – Prego, siediti.
- Ehi, Dough! – chiama Annie, notando il nostro compagno che
si sta aggirando distrattamente per i tavoli con aria assente
– Ti unisci anche tu a noi?
- Sì, Dough, vieni con noi! – esclama
l’interno, rivolgendoci poi un altro sorriso – A
proposito, io sono Jake Wright.
Gli stringo la mano energicamente e getto un’occhiata a
Dough, che sta prendendo posto davanti a me in maniera un po’
flemmatica.
Sembra parecchio più vecchio della sua età:
è molto alto, un metro e novanta circa, ha il fisico
asciutto, il viso duro ma bello e la mascella un po’
squadrata, ricoperta da uno strato di barbetta incolta. I suoi capelli
sono lunghi e castani, legati in una coda un po’ disordinata,
ed i suoi occhi sono azzurri e profondi, forse un po’
malinconici. Rappresenta alla perfezione lo stereotipo
dell’intellettuale trasandato.
Sono sicura che in questo momento gli manchi molto Sera, che
è rimasta con gli Eruditi.
- Allora, anche tu qui, dunque… – gli sorrido,
afferrando un tubetto di salsa a caso per poi spremerlo sulla carne del
mio hamburger – Stufo di studiare?
- A dir la verità mi hanno sempre affascinato gli Intrepidi
– risponde lui, abbassando lo sguardo sul proprio piatto
vuoto – E’ stata una decisione sofferta.
- Sì, immagino… - mormoro un po’
impacciata, appoggiando il tubetto a destra. Annie mi lancia
un’occhiata sconvolta e apre la bocca per dire qualcosa, ma
Irina la interrompe indicando il tavolo vuoto: - Chi si siede
là?
Jake si volta, rischiando di macchiarsi i jeans con la salsa barbecue,
poi si lascia sfuggire una smorfia: - Oh-oh, il signor Barry
ci farà una visitina a quanto pare. Forse ne avrete sentito
parlare, è il capofazione più severo che si
conosca. Di solito non mangia con noi: si fa vivo ogni tanto per
controllare la situazione.
- Aurus Barry? – ripete stupita Annie –
Sì, lo conosciamo. Sua moglie dirige i pattugliamenti lungo
i confini. Oh, Darcy…
- E’ quel tizio che sta entrando adesso? – domando,
dando un morso al panino.
Jake si volta e annuisce: - In persona. Con tanto di colleghi e allegra
famigliola allegata.
Un gusto un po’ insolito mi pervade la bocca, ma non ci
faccio caso. Sono abbastanza colpita dall’aspetto del signor
Barry: è un uomo alto e robusto sulla sessantina, dalla
carnagione secca e olivastra e lo sguardo un po’ truce.
E’ piuttosto raro trovare una persona anziana tra gli
Intrepidi: di solito, chi non è più in grado di
muoversi lungo i pericolosi canali sospesi, o non riesce a tirare un
gancio come si deve, viene spedito immediatamente tra gli Esclusi, come
un giocattolo rotto. Se il signor Barry bazzica ancora per la base,
significa che l’età non è ancora
riuscita a frenarlo.
Prende posto al centro della tavola riservata: alla sua destra si siede
Max, alla sua sinistra un altro uomo un po’ più
giovane. I posti restanti vengono occupati da: una quarantenne mulatta,
probabilmente un’altra capofazione; una donna attraente sulla
trentina, con i capelli castani e indossante una giacca nera in pelle;
un ragazzo sui venti, muscoloso e molto carino, dal taglio a spazzola e
molto somigliante alla trentenne mora, ed infine una ragazza dai lunghi
capelli color rame, che si siede un po’ a fatica, sostenendo
con la mano un pancione piuttosto evidente.
- Quelli a sinistra del signor Barry sono altri due leader –
spiega Jake, indicando l’uomo e la donna sui quaranta
– Octavian e Clelia. La tipa vicino a Max è la
figlia del signor Barry, Blade. Lei è un Istruttore
Specializzato, insegna Scherma.
- Blade? – ripete Irina – Che nome
strano…
- Il suo vero nome è Cassidy – sorride Jake,
poggiando il proprio panino sul piatto – La chiamiamo Blade
perché maneggia impeccabilmente molti tipi di spade. Si
è guadagnata il soprannome una ventina d’anni fa e
ormai è abituata a presentarsi così. Ah, il
ragazzo con i capelli a spazzola è suo fratello, Kyran.
Anche lui è un Istruttore Specializzato, insegna Tiro con
l’Arco, mentre Abbey, sua moglie, lavora al Reparto Tatuaggi
– conclude, indicando con un cenno la rossa incinta.
- Credevo che i capifazione Intrepidi fossero sempre dispari
– osserva Dough, socchiudendo appena gli occhi celesti
– Ne conto solo quattro…
Jake gli strizza l’occhio sorridendo: - Arguta osservazione.
In effetti abbiamo un altro capofazione: sta entrando in mensa proprio
in questo momento.
Il gusto del mio panino è decisamente strano, ma sono troppo
impegnata a fissare sbalordita il tizio che Jake ha indicato per darci
peso.
Il quinto capofazione è un ragazzo dall’aria
arrogante, pompato di muscoli e pieno di piercing e tatuaggi.
Avrà un anno al massimo più di noi, i suoi
capelli sono corti, castani e unti, mentre i suoi occhi sono grigi e
freddi, quasi minacciosi.
Con fare altezzoso squadra rapidamente ognuno di noi,
dopodiché prende posto al tavolo dei capifazione, non prima
però di aver rivolto uno strano sorrisetto alla donna di
nome Blade.
D’un tratto, un’illuminazione improvvisa mi
colpisce più violenta di un pugno in faccia: conosco quel
ragazzo.
- Eric? – sussurra Annie in un sibilo strozzato –
E’ lui il nuovo capofazione?
- Oh, giusto – esclama Jake, gettandogli
un’occhiata divertita – Lui era un Erudito come
voi.
- Sembra che il salto di carriera l’abbia fatto diventare
ancora più arrogante di quanto non fosse –
osservo, facendo scorrere lo sguardo sui tubetti di salse aperti
– Se la tirava un sacco a scuola e… ma che cavolo
di condimenti avete qui, per i panini?
- Darcy - mi interrompe Annie con un sospiro – E’
da mezz’ora che cerco di dirtelo… quello che hai
versato sulla carne è sciroppo al cioccolato…
Per qualche istante, un silenzio tombale cala sul nostro tavolo. Alzo
lentamente il pane dell’hamburger, impregnato di una sostanza
marrone e cremosa dal dolce profumo. Cioccolato.
- Gli Intrepidi mettono anche sciroppi per dolci sui panini?
– domando con una smorfia rivolta a Jake. Il ragazzo resta in
silenzio per qualche secondo, dopodiché si schiarisce la
voce: - No, ehm… quello è per il dessert che
porteranno dopo…
A questo punto vorrei sprofondare. Sono qui da neanche due ore ed ho
già fatto la mia bella figura da idiota. La tentazione di
alzarmi da tavola e picchiare qualcuno a caso per sfogarmi è
forte, ma Irina scoppia improvvisamente a ridere, coinvolgendo anche
Jake, Dough ed infine Annie. Il mio orgoglio suggerisce di prenderla
male, ma il pensiero di quanto è appena accaduto, purtroppo
per me, è decisamente ridicolo, così finisco per
unirmi alle risate.
- Se vuoi, il cesto dei rifiuti è là in fondo
– m’informa Jake non appena riesce a prendere il
respiro – Vado a buttare via quella schifezza?
Osservo il mio hamburger pensierosa, dopodiché scuoto la
testa: - No, lascia stare. In fondo, non è poi tanto male.
In realtà fa schifo, ma il solo pensiero di essere qui rende
migliore qualsiasi cosa.
Sono tra gli Intrepidi. Diventerò un’Intrepida.
***
Angolo dell’Autrice: Aggiorno oggi perché una
decina di giorni fa è stato il compleanno della nostra Darcy
(sì, io do sempre un compleanno a tutti i miei personaggi) e
quindi, un po’ in ritardo, la festeggio così.
E colgo l'occasione per fare anche gli auguri a Marina94, che li compie oggi ^_^ *chiude la parentesi "Compleanni"*
Allora, qui siamo entrati all’interno della base degli
Intrepidi. Naturalmente, non sarà tutto uguale a quello che
ha visto Tris, visto che la storia precede
“Divergent” di un anno.
E’ comparso il nostro caro Four e pure Eric (sì,
mi piace immaginarlo di più con i capelli corti), insieme a
dei nuovi personaggi.
Spero che questa parte vi sia piaciuta o perlomeno che non vi abbia
fatto schifo.
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Gioco ad Acchiapparella con Nate Elric ***
- Okay, direi che può bastare. Tutti qui!
Sarà passata circa mezz’ora da quando abbiamo
cominciato ad esercitarci nelle tecniche di autodifesa.
Dall’espressione impaziente stampata sul volto di Quattro,
intuisco che ci è stato concesso molto più tempo
di quanto previsto.
- Muovetevi! – incita Eric, piazzandosi a braccia conserte
davanti ad un grande ring quadrato. So per certo che abbia riconosciuto
sia me, sia Annie, sia Dough, ma si ostina a trattarci da estranei. Non
che la cosa mi dispiaccia…
- Non vorranno mica già farci combattere? – mi
sussurra preoccupata Irina, mentre, un po’ esitanti, ci
raduniamo davanti agli istruttori – Insomma, è
soltanto il primo giorno!
- Gli Intrepidi non amano temporeggiare – risponde Siobhan
impassibile – Non sono loro a doversi adattare ai nostri
tempi…
- Silenzio, per favore - ci richiama Quattro, passeggiando
distrattamente avanti e indietro – Dunque, è
giunto per voi il momento di scendere in campo per la prima volta.
Quest’anno siete in dieci, perciò non ci
sarà bisogno di lasciare un elemento fuori dai giochi
durante ogni sessione di lotta…
- Adesso formeremo le coppie – lo interrompe Eric in modo
decisamente maleducato – Poi, a turno, salirete sul ring e
combatterete tra voi.
- E come formate le coppie? – domanda con fare irrisorio una
dei Candidi, quella con i capelli biondo platino – Ci
ordinate per data di nascita e poi ci dividete?
E’ chiaro che sta cercando di prendere per il culo il nostro
Capofazione in maniera velata: Eric faceva parte degli Eruditi come me
prima di trasferirsi qui, ergo, deduco che la frase della Candida sia
un modo indiretto per dargli del “Secchione
Ordinato”, figura che fa a pugni col caos della vita
Intrepida.
Il diciassettenne la fulmina all’istante con i freddi occhi
grigi ed apre la bocca per risponderle a tono, ma Quattro si intromette
tempestivamente con fare calmo: - Va bene, facciamo così per
stavolta. Ringraziamo per l’idea… Nicole, giusto?
La biondina emette un risolino acuto, evidentemente compiaciuta del
fatto che il nostro Istruttore ricordi il suo nome.
Quattro la osserva per qualche secondo in modo decisamente enigmatico,
dopodiché ci volta le spalle: - Avete trenta secondi per
formare la fila. Se qualcuno si troverà fuori posto,
salirà sul ring e combatterà contro di me. E
saprà chi ringraziare quando verrà gonfiato di
botte.
Ci scambiamo rapidi sguardi disorientati, mentre Eric sogghigna
compiaciuto, dopodiché cominciamo a domandarci a raffica “Quando diamine sei
nato?” riuscendo, per un pelo, a disporci
secondo l’ordine richiesto prima dello scadere del tempo.
Serro il volto in una smorfia: essere nati a fine Ottobre non
è un gran vantaggio in queste situazioni perché
si finisce quasi sempre in fondo alla fila. Dietro di me
c’è soltanto Nate, il ragazzino Pacifico, che
presumo sarà anche colui che dovrò affrontare.
Davanti a me c’è Irina, che mi sorride nervosa:
lei combatterà contro Ed, il Candido dai capelli neri al
quale sto palesemente antipatica - suppongo sia per il fatto di aver
saltato prima di lui nella voragine che portava alla base degli
Intrepidi.
Provo a dare un’occhiata all’intera fila: i primi a
scendere in campo saranno Dough e Rick, seguiti da Holly - la Candida
dai capelli castani - e Nicole. Una fitta mi attraversa lo stomaco
quando Annie, piazzata a metà fila, mi lancia
un’occhiata sconvolta: la sua avversaria sarà
Siobhan.
- Non perdete tempo! – ordina secco Quattro, invitando i
capofila a raggiungerlo sul ring – Le regole sono queste:
combatterete fino a quando uno dei due non sarà esausto o
deciderà di arrendersi. A ciascuno sarà assegnato
un punteggio. Scontato dire che ogni vittoria vi sarà molto
utile per quanto riguarda la classifica finale del Primo Modulo. Forza,
ora, cominciate!
Prevedo che sarà una lotta piuttosto dura: i due avversari
si fronteggiano circospetti, cominciando a muoversi in tondo, le
braccia alzate a proteggere volto e addome.
Rick ha il volto contratto in un’espressione concentrata e un
po’ aggressiva, la canotta attillata che indossa, nera come
gli occhi ed i capelli, mette in risalto il suo fisico robusto e
muscoloso. Dev’essersi allenato di nascosto per ottenere una
corporatura simile, celando i bicipiti gonfi e gli addominali
sviluppati sotto i grigi e comodi abiti da Abnegante. E’
chiaro che da molto tempo aveva previsto di trasferirsi qui.
Dough è decisamente meno palestrato di lui, ma lo supera in
altezza di una decina di centimetri ed ha un cervello invidiabile in
fatto di Strategia. E’ sicuramente più furbo e
intelligente dell’impulsivo avversario e conosce bene
l’Anatomia ed i punti più delicati del corpo
umano, il che può considerarsi un notevole vantaggio.
Come previsto, è l’ex Rigido a fare la prima
mossa: Rick scatta in avanti come una molla, sferrando un pugno diretto
allo stomaco di Dough, che però si scansa in tempo, deviando
il colpo con l’avambraccio. Il Rigido non perde tempo e prova
di nuovo, prima con un gancio destro, poi con un calcio.
Dough riesce a parare di nuovo il pugno dell’avversario, ma
non la ginocchiata che gli colpisce il fianco sinistro, facendolo
barcollare.
Soddisfatto, Rick si volta per un secondo verso di noi, strizzando
l’occhio a Irina. Quell’atto di spavalderia,
però, gli fa perdere per un attimo la concentrazione, dando
modo a Dough di caricarlo e colpirlo con un pugno all’addome,
dopo una breve finta.
Rick indietreggia con un colpo di tosse, rischiando di inciampare e
finire fuori dal ring.
Eric emette un sibilo impaziente, mentre Quattro osserva silenzioso le
mosse dei due ragazzi. Non riesco a capire se li stia valutando sul
serio o se stia solo fingendo di essere interessato.
- Sembra che stiate ballando il valzer – sbuffa ironico Eric
– Volete metterci un po’ più
d’impegno? O pensate sia soltanto un simpatico modo di fare
riscaldamento?
Gli occhi di Rick si iniettano di sangue – a quanto pare, non
prende molto bene le critiche – e, con un urlo di battaglia,
si getta nuovamente contro l’avversario, placcandolo con una
mossa degna di un lottatore di sumo. Prima che Dough possa in qualche
modo reagire, Rick lo solleva con la sola forza delle braccia, serrate
come una morsa d’acciaio attorno alla vita del ragazzo
più alto, e cerca di sbatterlo a terra con violenza. La
tensione è palpabile.
E poi, all’improvviso, l’ex Abnegante emette un
sibilo strozzato, lasciando andare di colpo la presa e indietreggiando,
premendosi una mano in prossimità del fegato, dove Dough gli
ha appena sferrato un pugno fulmineo: nell’impeto della
presa, Rick ha commesso un grave errore, lasciando libere le braccia
dell’avversario.
Senza dargli il tempo di riprendersi, Dough scatta in avanti, centrando
il ragazzo più basso con un pugno deciso, diretto alla
mascella. Gli occhi di Rick si rovesciano all’indietro,
mentre l’ex Rigido crolla di schiena sul pavimento del ring.
Lo scontro è terminato.
- Molto bene.
Eric si dirige verso la lavagnetta scura attaccata al muro, scrive i
nomi dei due sfidanti e fa un cerchio attorno a quello di Dough: - Il
Secchione guadagna i primi punti. Qualcuno porti il Rigido in
infermeria.
-Lo faccio io – si offre il mio ex compagno Erudito,
circondandosi le spalle col braccio muscoloso dell’avversario
svenuto, provando a rimetterlo in piedi – Sono stato io a
fargli perdere i sensi…
Quattro emette un sospiro, dopodiché sale sul ring e lo
aiuta a sollevare Rick, senza alcuno sforzo apparente: - Questa volta
ti accompagno, poi, però, andremo a chiamare Kyran. Non mi
va di fare avanti e indietro tutto il pomeriggio a trasportare le vostre
misere carcasse.
Non appena il curioso trio scompare oltre le porte della palestra, Eric
chiama sul ring le combattenti successive, Holly e Nicole.
Questo scontro dura molto meno del primo: Holly è alta,
atletica e scattante. Nonostante gli attacchi disperati – e
un tantino isterici – della bionda, le bastano un paio di
colpi ben mirati per mandarla al tappeto. Quattro torna giusto in tempo
per godersi la scena, accompagnato da Dough e dal figlio minore del
signor Barry.
- Meno di cinque minuti, ben fatto, Candida! – commenta Eric,
segnando sulla lavagna la vittoria di Holly – I prossimi!
Un groppo alla gola comincia a tormentarmi, mentre Annie si trascina un
po’ titubante sulle piastrelle del ring, senza staccare gli
occhi dalla sue enorme avversaria.
Siobhan è impassibile come sempre, pare quasi assorta in
chissà quali pensieri. Non appena Eric dà il via,
assume una posizione di guardia e, per diversi secondi, rimane
completamente immobile.
Annie è visibilmente innervosita, ma fa del suo meglio per
mantenere la calma. Un po’ resto sorpresa nel vedere che non
c’è traccia di rassegnazione nel suo sguardo.
C’è tensione, certo, forse un po’ di
paura. Ma non rassegnazione.
- Lo scontro non è equilibrato!
Mi rendo conto di aver commentato a voce troppo alta non appena mi
ritrovo gli sguardi di tutti puntati contro. Quattro alza gli occhi al
cielo, mentre Eric si lascia sfuggire un sogghigno odioso.
- Se una persona è forte e coraggiosa ogni scontro
è alla sua portata – spiega in tono calmo e
leggermente irrisorio – Non è carino avere
così poca fiducia nei confronti della tua amica.
- Lei è mia sorella, cazzo! – sbotto furiosa
serrando i pugni, mentre Irina si para prontamente tra me e lui,
cercando di calmarmi – E’ mia sorella e tu lo sai
benissimo, Eric! E non resterò a guardare mentre quella
gigantessa la massacra di…
- Maledizione, Darcy, chiudi il becco!
Quasi sento a malapena le minuscole mani di Irina premute contro le mie
spalle. Mi volto verso Annie a bocca spalancata, quasi faticando a
sostenere il suo sguardo furibondo.
- Basta perdere tempo! – ci rimprovera Eric, senza
però togliersi il ghigno dalla faccia – Voi due,
cominciate a combattere, prima che faccia notte!
Sono quasi tentata di chiudere gli occhi. Non è una mancanza
di fiducia nei confronti di mia sorella, probabilmente darei per
spacciato chiunque si mettesse contro Siobhan.
Annie è piuttosto tenace, molto più di quando ci
si aspetterebbe da lei: para qualche colpo, schiva, ogni tanto manda a
segno un gancio. Però non cambia il fatto che non abbia mai
picchiato qualcuno in vita sua e che la cosa sia parecchio evidente.
Quasi mi sembra di avvertire di persona il pugno che l’ha
appena colpita allo zigomo destro, facendola cadere a terra.
E’ la peggior tortura a cui mi si possa sottoporre.
“Svieni” supplico a fior di labbra “Ti
prego, Annie, svieni o arrenditi!”
Una morsa mi serra lo stomaco non appena la vedo rialzarsi per la
quarta volta, sempre più ansimante e malconcia.
Il volto di Siobhan è contratto in
un’indecifrabile espressione, sembra quasi esitante. Capisco
il suo stato d’animo non appena la vedo mordersi il labbro
mentre atterra Annie per la quinta volta: non prova piacere nel farle
del male, ma non ha scelta. Se si rifiutasse di combattere verrebbe
subito bollata come debole o vigliacca.
Annie crolla a terra altre quattro volte prima di svenire: Siobhan le
assesta una gomitata dietro il collo, mandandola lunga distesa sul
pavimento del ring.
Non riesco a capire se il silenzio innaturale che mi circonda sia reale
o se le mie orecchie si stiano semplicemente rifiutando di catturare
qualsiasi suono. Vedo Kyran salire sul ring: prende in braccio Annie e
si volta per dire qualcosa a Quattro che osserva impassibile la scena.
No, non è il mondo ad essere congelato in un silenzioso
oblio, è il mio cervello che sta cercando in tutti i modi di
estraniarmi dalla realtà. Sono completamente paralizzata,
probabilmente mi sto pure dimenticando di respirare.
All’improvviso, le mie gambe cominciano a muoversi da sole,
sempre più in fretta, la rabbia e la frustrazione mi stanno
lentamente divorando dall’interno. Non so dove sto andando,
probabilmente sto cercando di raggiungere Kyran che si allontana verso
l’infermeria.
Vado improvvisamente a sbattere contro qualcosa, anzi, qualcuno, e
l’impatto mi provoca un colpo di tosse: Quattro serra
ermeticamente le mani sulle mie braccia e comincia a spingermi verso la
postazione che ho abbandonato. I miei tentativi di opporre resistenza
sono totalmente vani, la sua forza è nettamente superiore
alla mia.
- Lasciami! – mi sorprendo a gridare – Porca
puttana, lasciami! Devo andare da lei!
La sua voce tonante mi colpisce i timpani più violenta di un
pugno: - Smettila! Pensi di superare l’Iniziazione dando di
matto ogni volta che le succede qualcosa?
Sento Eric ridacchiare tra sé, ma decido di ignorarlo,
dargli corda servirebbe soltanto a farmi imbestialire ulteriormente.
Non appena mi ritrovo nuovamente in fila, pesto i piedi a terra con
rabbia, stringo i pugni e rivolgo a Quattro
un’occhiata furente.
- Avanti i prossimi!
Lo scontro tra Irina e Ed è piuttosto breve: la mia amica,
dopo esser stata atterrata, decide di arrendersi un istante prima che
l’ex Candido si getti su di lei colpendola con una gomitata
al viso. Eric fa un cerchio attorno al nome di Ed con aria
visibilmente contrariata, mentre il trasfazione, dopo esser sceso dal
ring, mi rivolge un sorrisetto falso.
- Ultimi due sul ring!
Non mi sento minimamente in ansia per lo scontro che sto per
affrontare: Nate è alto pressappoco come me ed ha
un’aria terribilmente gracile. Di sicuro non ci
sarà alcun gusto nello scontrarsi con un avversario del
genere, a meno che non si riveli sorprendentemente agile o intelligente.
Lancio uno sguardo apprensivo a Kyran, che è appena tornato
dall’infermeria, ma ricevo soltanto un pollice alzato in
segno d’incoraggiamento.
- Cominciate – ordina Eric, senza più alcun
entusiasmo.
Non mi metto nemmeno in posizione di guardia, mi limito semplicemente
ad avventarmi sul mio avversario, ben decisa a chiudere la questione il
prima possibile. Devo assolutamente andare in infermeria per vedere
come sta Annie.
Nate sbarra gli occhi terrorizzato e indietreggia rapidamente, fino ad
inciampare sul limite del ring. In meno di un secondo, si ritrova fuori
dal quadrato a gambe all’aria.
Di bene in meglio…
- Alzati e torna a combattere! – intima Eric, incrociando le
braccia muscolose – E mostra un po’ di coraggio!
Nate obbedisce subito al primo ordine, ma sembra non aver afferrato
bene il secondo: per due minuti buoni non fa altro che scappare per il
ring come un coniglietto spaurito, cercando di evitare il
più possibile i miei colpi.
Io inseguo e lui fugge: sembra quasi che stiamo giocando ad
Acchiapparella come due bambini.
Che situazione imbarazzante.
Finalmente, le sue gambe decidono di ribellarsi e lui si ferma
ansimante, le mani premute sulle ginocchia. All’inizio sono
un po’ incerta: posso colpirlo ora che è
completamente inerme? Se lo attaccassi risulterei vigliacca?
Ma poi mi torna in mente l’immagine di Annie che viene
sbattuta violentemente contro il pavimento del ring e capisco che non
sono disposta ad aspettare. E sono abbastanza certa che Eric non
troverà il mio comportamento riprovevole.
Afferro Nate per la spalla, lo giro dalla mia parte e gli sferro un
pugno sulla mascella che gli fa compiere un paio di giri su
sé stesso, prima che stramazzi definitivamente al suolo.
Osservo per qualche secondo il mio avversario svenuto, sentendomi
più sporca di un tubo di scarico difettoso. I trasfazione
rimasti in palestra – Dough, Holly, Siobhan, Ed e Irina
– mi fissano con volti inespressivi, non riesco a capire se
siano disgustati dalle mie azioni o semplicemente stanchi per via della
pesantissima lezione.
Eric traccia un cerchio attorno al mio nome, dopodiché
appoggia la lavagna su un tavolino e si rivolge a noi in tono duro: -
Bene, per oggi avete finito. Un paio di incontri sono stati leggermente
interessanti, la maggior parte, però, si è
rivelata davvero patetica. Vi conviene alzare il livello se non vorrete
ritrovarvi con un biglietto di sola andata per la terra degli Esclusi.
- Oh, dà loro un po’ di tregua, Eric! –
scherza Kyran, salendo sul ring e prendendo in braccio Nate –
Devo dire a mia sorella che fai il bulletto con gli iniziati?
- Dacci un taglio, Kyr - replica subito Eric, perdendo però
la solita baldanza.
Kyran mi strizza l’occhio, dopodiché si avvia
verso l’uscita della palestra, trasportando senza alcuna
fatica il leggerissimo corpo di Nate.
Mi volto verso Quattro, che non ha ancora aperto bocca, e gli domando
in tono freddo: - Ora posso andare a vedere come sta mia sorella?
Lui dà un’alzata di spalle e si volta per
raggiungere la seconda uscita: - Fa’ come ti pare.
Aspetto che Irina mi raggiunga, dopodiché la prendo per mano
e la trascino con me in direzione dell’infermeria.
- Hai un aspetto orrendo.
Annie sorride, mentre mi siedo sul bordo del letto su cui è
adagiata. Ha tre enormi lividi violacei sul viso: uno sullo zigomo
destro, uno sopra il sopracciglio sinistro ed uno a lato del mento.
- Sappi che quando ti toccherà combattere contro Siobhan non
ti invidierò affatto – risponde lei prontamente
– Mi sembra di esser stata investita da un branco di orsi
infuriati.
- Orsi con i capelli rossi – scherza Irina, guardandosi
attorno distrattamente – Io probabilmente sarei finita come
te se non mi fossi arresa.
- Sì, appunto! – faccio eco, assumendo un tono
severo – Perché non ti sei arresa, Annie? Volevi
sul serio essere massacrata di botte?
Mia sorella alza gli occhi al cielo: - Darcy, non mi sono arresa
perché non volevo farlo, punto. Non sopporto dover
rinunciare a qualcosa senza prima aver tentato il tutto e per tutto.
- A volte quasi dimentico che sei più cocciuta di un mulo
– replico sospirando – Comunque avrei preferito che
anche Nate si arrendesse, invece che costringermi ad inseguirlo per
tutto il ring. E’ stato davvero imbarazzante.
Getto una rapida occhiata al ragazzino riccioluto, disteso su un letto
poco distante da quello di Annie: è ancora privo di sensi e
gli si sta formando un brutto livido sulla guancia.
Non posso fare a meno di sentirmi in colpa, ma al contempo mi sorge
spontanea una domanda: che diavolo è venuto a fare tra gli
Intrepidi?
- Se tu ti sei sentita in imbarazzo per aver atterrato quel
coniglietto, io cosa dovrei dire?
La voce di Rick, tonante ma in qualche modo gradevole, mi porta a
voltarmi verso destra: l’ex Rigido si solleva sui gomiti per
mettersi seduto, ma si blocca quasi subito con una smorfia di dolore,
premendosi la mano contro il torace: - Merda, che male! Non avrei mai
immaginato che quello spilungone picchiasse così duro.
- Fossi in te riposerei ancora un po’– osserva
Irina in tono pragmatico – Tanto sono le sei passate, siamo
liberi fino a domani mattina.
- Non ho bisogno di riposare! – protesta lui con fare
spavaldo, cercando di spostare le gambe oltre il bordo del letto
– Non intendo restare qui a girarmi i pollici un istante di
più!
- Alla tua età non dovresti fare i capricci – lo
rimbrotta la mia amica, mentre io ed Annie ci sforziamo invano di
trattenere le risate – Mio cugino Axel è molto
più responsabile di te, ed ha solo cinque anni!
- Beh – la interrompe Rick, assumendo
all’improvviso un’aria maliziosa – Forse,
se tu venissi sotto le coperte con me, avrei un motivo per
restare…
Irina alza gli occhi al cielo, fingendo di ignorare me e Annie che
ormai non respiriamo quasi più dal ridere: - Sai che ti
dico, Rick? Fa’ quello che ti pare.
Il moro amplia il sogghigno, dopodiché, flettendo apposta i
bicipiti, cerca di darsi lo slancio per scendere dal giaciglio, ma si
blocca all’istante non appena una voce femminile, calda e
matura, lo ammonisce: - Io darei ascolto alla tua compagna, Iniziato.
Mi volto incredula verso la soglia dell’infermeria, dove una
donna alta sulla trentina ci fissa sorridendo, appoggiata con la spalla
allo stipite della porta. Indossa una giacca in pelle nera e porta i
capelli castani legati in una coda. La riconosco all’istante
come la figlia maggiore di Aurus Barry.
- Ciao – saluta con fare socievole, facendo scorrere lo
sguardo per tutta la stanza – Vedo che qui abbiamo i primi
infortunati dell’Iniziazione. Spero non sia nulla di grave,
domani avrete tutti una giornata molto interessante…
- Salteremo da un treno all’altro? – scherza Rick,
strappando un paio di risatine ai presenti, Blade compresa.
- Anche quella è un’attività
interessante – concede la donna, incrociando le braccia
– Ma non è quello a cui mi riferisco. Domani
sarà una giornata speciale perché i
trasfazione impareranno ad usare le armi, mentre gli interni
approfondiranno delle fantastiche tecniche di combattimento militare.
Intorno a me si levano dei mormorii di approvazione, provenienti
soprattutto dai feriti degli interni. Anche Rick sembra piuttosto
compiaciuto del programma, mentre Annie si morde il labbro con
un’espressione dubbiosa: - Non ho mai preso un’arma
in mano, a parte i coltelli da cucina…
- Nemmeno io – sussurra Irina – A meno che la punta
di un compasso non conti…
Apro la bocca per rispondere, ma mi blocco non appena Blade fa un paio
di passi in avanti, entrando nella stanza. Sofferma lo sguardo su
ognuno di noi, dopodiché riprende a sorridere, assumendo un
atteggiamento confidenziale: - Allora, trasfazione, come vi state
trovando qui?
Solitamente è difficile che mi trovi a corto di parole, ma
in questo momento non ho la più pallida idea di cosa
rispondere. Mi sembra un po’ strano che la figlia di un
capofazione – un capofazione tremendo come Aurus Barry
– si interessi di un gruppetto di poveri sfigati che
potrebbero non passare l’Iniziazione.
Fortunatamente, Irina sembra non condividere le mie sensazioni, infatti
risponde con vocetta squillante: - Per ora non è tanto male.
- Non hai ancora visto niente! – ride un iniziato interno con
la testa bendata, ricevendo un’eco di risatine da parte dei
compagni.
Blade strizza l’occhio alla mia amica e replica in tono
calmo: - L’importante è non lasciarsi abbattere e
affrontare con determinazione le proprie paure. Il coraggio non fa
certo miracoli, ma aiuta in moltissime situazioni.
- Speriamo – risponde Annie, irrigidendosi non appena una
figura alta e massiccia si staglia contro la soglia.
Eric si sporge appena verso l’interno della stanza, senza
degnarci di alcuno sguardo, e richiama l’attenzione della
signorina Barry con un “Ehi!” quasi sussurrato.
Mi fa un effetto stranissimo vedere il sorriso entusiasta che gli
rivolge lei, ma, soprattutto, mi inquieta da morire sentire il tono
incredibilmente pacato che lui utilizza per parlarle.
- Tuo padre ti sta aspettando nella sala delle riunioni, dovete
discutere di quella faccenda in sospeso con il Tenente Kahn.
- D’accordo, grazie, adesso arrivo – sussurra lei,
volgendo poi lo sguardo verso di noi – E’ stato un
piacere conoscervi, ragazzi.
Qualcuno mormora un imbarazzato “Arrivederci”,
altri invece rispondono al saluto con fare più spavaldo.
Per quanto riguarda me, resto ferma, muta e immobile, osservando la
strana donna allontanarsi verso il corridoio, raggiungendo il nostro
simpaticissimo capofazione.
Probabilmente sono l’unica ad aver visto Eric mettere un
braccio attorno alle spalle di Blade, poiché né
Irina né Annie fanno alcun commento a riguardo.
- Strana tipa – commento, per rompere il silenzio che si
è creato – Insomma, perché mai dovrebbe
interessarsi a noi?
- Da quello che ho sentito, la signorina Barry è una persona
molto “alla buona” – risponde Irina,
attorcigliandosi distrattamente una ciocca di capelli biondi attorno
all’indice – A me è sembrata simpatica.
- A me è sembrata una gran figa - s’intromette
Rick, beccandosi un’occhiataccia collettiva –
Peccato solo per l’età.
- Oh, non penso che l’età rappresenti un problema,
sai?
Mi mordo nervosamente la lingua, mentre Nicole, che sembrava esser
rimasta per tutto il tempo priva di sensi, si mette a sedere sul letto
assumendo un’espressione maligna: - Ci sono delle voci molto
interessanti sul suo conto…
- Per favore, chiudi il becco, Barbie! – brontola uno degli
interni, un tipo dai capelli color sabbia di nome Wyatt – Ho
un gran mal di testa in questo momento e la tua voce è
fastidiosa.
Nicole lo fulmina con lo sguardo, dopodiché si alza in
piedi, afferra un paio di scarponcini che si trovano accanto al suo
comodino e si allontana a passo spedito fino ad uscire dalla stanza e
sparire nel corridoio.
- Non so voi, ma io comincio un po’ a capire Rick –
sospira Annie, poggiando la nuca contro la testiera del letto
– Starsene qui, alla lunga, diventa davvero pesante.
- Vuoi che ti porti in dormitorio? – domando, alzandomi in
piedi e tendendo le mani per aiutarla – Dai, vieni,
però devi promettermi che starai comunque a letto.
- Va bene, mamma
– replica Annie con una linguaccia, aggrappandosi ai miei
polsi – Se farò la brava, però,
esigerò dei cioccolatini.
- Oh ma domani avrai qualcosa di meglio! – esclamo, indecisa
se sentirmi eccitata o preoccupata – Delle adorabili e
pericolose armi tutte per te…
***
Angolo dell’Autrice: Ok, non sono per niente soddisfatta di
come sia venuto il capitolo, non so perché ma è
stato un po’ un parto scriverlo. Spero che il prossimo venga
meglio.
Comunque, abbiamo un pochino approfondito alcuni personaggi ma la
strada è ancora lunga e molti di loro hanno in serbo delle
sorprese. Come amo ripetere “Non giudicate mai nessuno nei
primi capitoli”.
Nonostante quello che potrebbe sembrare, io non odio affatto Eric, anzi
XD Non è una brava persona, però come personaggio
lo apprezzo molto. Ma naturalmente, cerco di renderlo per quello che
è, non posso dargli un atteggiamento amorevole e non posso
farlo giudicare positivamente dalla narratrice della storia, visto che
i loro caratteri sono piuttosto incompatibili XD
Ho provato a presentare un pochino anche Blade, che spoilera
allegramente i programmi degli iniziati, mentre suo fratello, che qui
ha avuto un ruolo molto marginale, lo approfondirò di
più a partire dal prossimo capitolo.
E a proposito di Blade… beh, lei è abbastanza
particolare, non so come verrà accolta dai lettori. Come
tutti gli altri, la conosceremo meglio nei capitoli successivi.
Finisco di annoiarvi, scusate se quello che avete letto non
è granché.
Al prossimo capitolo!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2835211
|