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di xhimmelx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I'm not okay. ***
Capitolo 3: *** Pain and frustration. ***
Capitolo 4: *** No Memory. ***
Capitolo 5: *** How to save a life. ***
Capitolo 6: *** Memories i can't escape. ***
Capitolo 7: *** Danger. ***
Capitolo 8: *** Away from everything. ***
Capitolo 9: *** Obsession. ***
Capitolo 10: *** Pieces from the past. ***
Capitolo 11: *** Committing Mistakes ***
Capitolo 12: *** Same Mistakes. ***
Capitolo 13: *** Remember When... ***
Capitolo 14: *** Afire Love. ***
Capitolo 15: *** Hidden Lie. ***
Capitolo 16: *** Face The Truth. ***
Capitolo 17: *** Ready To Run. ***
Capitolo 18: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Prologo.


 
 
Scarlett Simpson non sapeva più chi era.
Oramai veniva descritta dai suoi coetanei come “quella ragazza strana, quella dagli occhi verdi. Quella che passa sempre dalla caffetteria vicino la scuola prima di cominciare le lezioni. Che prende il solito decaffeinato delle otto del mattino, circondata dal solito gruppo ristretto di amici, e poi si dirige in classe sempre con lo sguardo abbassato”. Le persone notavano sempre anche il suo diario, un semplice quadernetto che teneva costantemente fra le mani. Ma Scarlett adesso non ricordava neanche cosa ci fosse scritto, lì dentro. Le persone notavano sempre ogni minimo dettaglio, ma mai una volta si fermavano a guardarla dentro per chiedersi come lei stesse.
Tempo prima, la gente l’avrebbe descritta semplicemente come una brava persona, una bella ragazza e l’orgoglio della famiglia; per non parlare dei suoi amici, per loro Scarlett era una delle migliori persone che avessero potuto conoscere. Perché lei era così, semplice, menefreghista dei problemi, sempre allegra e soprattutto sincera e fedele. Gli amici la volevano bene per questo, perché se a Scarlett le rivelavi un segreto lei non ci pensava due volte a tenerselo per sé; e perché era buona, forse anche troppo. Dava sempre seconde chance alle persone che sbagliavano, anche quando queste non se lo meritavano.
Poi però le cose cambiarono.
Scarlett è diventata protagonista di una bruttissima vicenda, e da quel momento in poi nessuno, quando si parlava di lei, faceva più nota della sua bella personalità. Esistevano solo lei, Michael e quelle stramaledette minacce come argomento principale, e fu da lì che Scarlett, forse inconsapevolmente, cambiò. Così, di punto in bianco, senza neanche accorgersene, non era più quell’allegra ragazza di sempre.
Scarlett sapeva chi era stata, ma non sapeva più chi era adesso. Voleva e doveva ritrovare se stessa, per lei e per tutti gli altri che la guardavano diversamente.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve a tutti! È da un bel po’ che ho cominciato a scrivere questa ff e finalmente mi sono decisa a pubblicarla. Il prologo è ovviamente molto corto, però dà già delle informazioni necessarie per la storia. Spero di avervi incuriosite abbastanza da continuare a leggere!
Se tutto va bene (se la scuola non lo impedisce) pubblicherò una volta a settimana, sicuramente sempre di domenica o sabato.
Ho fatto anche un trailer, se volete vederlo questo è il link:
https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo
Vi prego recensite perché ho bisogno di sapere a chi interessa davvero questa storia e chi vorrebbe continuare a leggerla :)
Baci, xhimmelx.

Vi lascio con un'immagine di quella che secondo me rappresenta Scarlett. So che nel trailer è diversa, ma ho visto questa immagine e BOOM, mi sono innamorata. E' esattamente come me la immagino.


 

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Capitolo 2
*** I'm not okay. ***




Capitolo 1.


«I’m not okay.»

 
 
Era novembre, il primo giorno del mese per esattezza.
Scarlett si svegliò e la prima cosa che notò dalla sua finestra fu un cielo spaventosamente grigio, cupo quasi quanto lei. Sembrava che tutto ciò che la circondava stesse cercando di peggiorare le cose. Quella mattina, forse a causa di quel brutto cielo, il suo umore era peggiore del solito. Non si trattava più solo di un broncio dovuto alle troppe attenzioni che aveva ricevuto nell’ultimo periodo, bensì si sentiva irritata. Da tutto.
Quando scese al piano di sotto, dove sedevano di già i suoi genitori, roteò gli occhi non appena scrutò i loro sguardi così attenti ad ogni suo movimento.
-Tesoro, vuoi che tuo padre ti accompagni a scuola?-  Le chiese svelta la madre, mentre le prendeva la giacca dall’appendiabiti.
-No, vado a piedi.-
-Ma sei sicura? Non vorrei ti capitasse…-
-Sul serio, sto bene così.-    Quella mattina era decisamente cominciata nel modo sbagliato. Salutò i suoi genitori con dei baci sulle loro guance, più che altro sentendosi costretta, e lasciò subito la casa.
Con le cuffie alle orecchie, quella volta decise di fare uno strappo alla regola. Non le andava la solita fermata alla caffetteria, piuttosto avrebbe incontrato i suoi amici direttamente a scuola. Le serviva del tempo per stare sola, era da un bel po’ che ne aveva bisogno. Impiegò il lungo tragitto casa-scuola con lo sguardo perso nel vuoto, un po’ sul marciapiedi, un po’ osservando qualcosa davanti a lei. Musica ancora accesa, iniziò a rilassarsi un tantino e a fare mente locale sui suoi problemi. Si sentiva troppo oppressa, non era mai successo prima. Bhe, tutto questo non le era mai successo prima. Quelle minacce, non riusciva a levarsele dalla testa. Sapeva che ormai era al sicuro, forse, ma come poteva dimenticarsi di ciò che era successo quando tutto e tutti, attorno a lei, non facevano altro che ricordarlo? Semplicemente non poteva. Da quando si era disgraziatamente diffusa la notizia, l’intera scuola non aveva parlato d’altro. Tutto d’un tratto, si era ritrovata attorno a persone che volevano aiutarla, persone a cui faceva pena, o persone che invece la prendevano di mira vedendola come un soggetto vulnerabile. Lei non aveva mai cercato tutto questo. Le sarebbe bastato solo l’aiuto dei suoi genitori e, magari, dei suoi migliori amici. Ecco tutto. E invece no, era stata travolta da un vortice di domande che, più che aiutarla, la opprimevano e la facevano stare peggio. Questa situazione era troppo grande per lei.
Schiacciò con la scarpa la sua sigaretta, così come avrebbe voluto fare con i suoi problemi, mise in bocca una gomma da masticare ed entrò a scuola.
Come al solito, sguardo abbassato.
Sapeva che molti dei presenti la stessero guardando, anche solo con la coda dell’occhio. Dio santo, quanto avrebbe voluto piantargli un pugno in faccia, nessuno escluso. Fu proprio quando le cominciarono a prudere le mani che sentì una forte presa sui suoi fianchi. Si voltò spaventata, ma per sua piacevole fortuna scoprì che si trattava di Ed. La stava abbracciando.
-Mi hai spaventata.-  Sentenziò Scarlett, più che seria, riferendosi al gesto di Ed. Sapeva che Ed era allegro, come sempre, ed era pieno di spirito, ma lui non aveva idea di quanto quella fosse una giornata “no” per la ragazza.
Si trattava di Ed Sheeran, L’amico con la A maiuscola per eccellenza. Il Suo amico. Eddy lo conosceva da cinque anni, circa, ma si può dire che quelli con lui erano stati i migliori anni della sua vita, fino ad allora. Eddy sapeva tutto di lei, sapeva anche dell’accaduto, e… la conosceva meglio delle sue tasche.  Sapeva davvero ogni cosa su di lei, dalla prima cascata in bicicletta al primo brutto voto a scuola e, cosa più importante di tutte, aveva portato un po’ di felicità in più nella sua vita. Scarlett non avrebbe potuto sopravvivere un secondo senza di lui, in quel posto così schifoso.
-Come mai non sei venuta alla caffetteria?-  Chiese Ed, non facendo caso alla precedente frase della sua amica.
-Nulla… volevo stare un po’ per conto mio.-
Ed la guardò male. Sentiva ancora l’odore di sigaretta sui suoi vestiti, nonostante la gomma alla menta che stesse masticando.  –Hai fumato. Quando fumi c’è qualcosa che non va.-  Si può dire che Ed, spesso, le faceva da secondo padre. Detestava vederla fumare, o bere, o fare qualsiasi altra cosa di questo tipo.
-C’è qualcosa che va, in questo periodo?-
Il ragazzo si fece immediatamente serio, capendo che le sue supposizioni erano esatte.   –Scar, non pensarci. Non pensiamoci. Abbiamo una giornata davanti, sfruttiamola al meglio.-  Scarlett non sapeva quanto credibili fossero le parole del suo amico ma, come in tante altre occasioni, preferì affidarsi a lui. Gli afferrò il braccio per il polso e se lo portò attorno al collo. Mentre camminavano verso l’aula, Scarlett si sentiva decisamente meglio, e Ed ne era felice.

L’ultima lezione era trascorsa.
Scarlett, adesso sola, stava camminando verso il suo armadietto per posare i libri che teneva in una mano, il diario nell’altra. Sembrava essersi distratta almeno un po’, le due ore consecutive di inglese l’avevano costretta a stare in classe per tutto quel tempo, il che significava lontano dai corridoi, lontano dalle voci.
Ma sapeva che sarebbe  ricominciato.
Di nuovo tanti occhi posati su di lei, sul suo sguardo che esprimeva disagio. Di nuovo quelle voci che arrivavano benissimo al suo orecchio.
“Secondo te come è andata veramente?”
“Non so, né vorrei saperlo. Non vorrei mai e poi mai trovarmi al suo posto”
Ma dov’era Ed, diamine? Possibile che tutti i suoi amici fossero scomparsi?
“Dicono che lei alla fine abbia ceduto. L’ha fatto.”
“Io, invece, ho sentito dire che si è rifiutata, e per questo…”
Scarlett stava per chiudere l’armadietto quando sentì quelle ultime frasi, provenienti da due ragazzi alle sue spalle. Sbatte’ forte l’arnese provocando un forte rumore, poi si voltò verso i due e non ce la fece più. Non poteva più trattenersi.
-Chiudete quella fottuta bocca, voi due. Tutti, chiudete tutti la vostra bocca.-
Lo si sentiva nell’aria, Scarlett era stufa, aveva le guance rosse dalla rabbia e i pugni serrati, ed era esplosa. Sentiva che quello era solo l’inizio di una lunga storia. I ragazzi ormai la osservavano un po’ impauriti, un po’ comprensivi, e lei odiava troppo quello sguardo di compassione. Lo conosceva benissimo, e lo odiava.
-Calmati, Simpson. Non eri tu forse quella che voleva tutta questa “fama”?- 
Scarlett si girò a destra, e lo vide. Collin Price, ora dritto di fronte a lei. Collin… gli aveva sempre dato fastidio quel ragazzo, ma adesso ancora di più. Scarlett si chiedeva come potessero esistere delle persone così egoiste, vergognose e insensibili davanti a certi fatti. Come potevano certe persone continuare a riderle in faccia, dopo quello che aveva passato?
Scarlett, per quella volta, decise che fosse meglio non ascoltarlo e dargli le spalle, ma non ne fu capace. Lui se la cercava.  –Adesso scappi dai tuoi problemi? Ti ci sei buttata tu in questa fossa, non essere ipocrita, Simpson.- 
Questo era decisamente troppo. E così era stata lei a cacciarsi nei guai. Bhe, forse era vero, ma non l’aveva mai e poi mai desiderato. Come poteva anche solo insinuarlo, Collin?   -Sta zitto.- 
-Andiamo, affronta una volta per tutte la questione.-  Senza che nessuno dei due ragazzi se ne accorgesse, si formò attorno a loro una grande cerchia di studenti in ascolto. Ma Ed non c’era.
Scarlett non aveva nient’altro da fare. Non avrebbe mai affrontato la sua personale situazione davanti a persone alla quale non doveva interessare. Così lo fece: si catapultò addosso a Collin, sventolando in aria le braccia e cercando di fargli male al petto con i suoi due pugni. Ma Collin sembrava non reagire. Anzi, la osservava con un sorriso sbalordito in faccia, come a giudicarla pazza.
La ragazza, ormai esausta, alzò la voce ed urlò. In quel momento non gli importava più di nulla, né del giudizio degli altri, né dei professori che potevano sentirla.  –Io ti odio! Odio te e quel branco di persone che ti danno ragione. Tu non sai un bel niente, non puoi venire a scuola con l’intento di rovinarmi la giornata, dichiarando cose non vere. Sono stufa, di te e dei tuoi amici. Va al diavolo, Collin!-
Scarlett, in un attimo, si ritrovò gli occhi gonfi e la vista appannata, ma faceva di tutto pur di trattenere le lacrime. Non lì, non davanti a tutti. Il ragazzo, però, non mostrò un minimo di sensibilità e cercò per l’ultima volta di mettersi in mostra.  –Guardate, Simpson che piange. Non fingerti forte, Scarlett, non lo sei.- 
Ebbe i brividi sentendolo scandire il suo nome lettera per lettera. Pronunciato da lui suonava così male. Decise ancora una volta di eliminare le distanze fra loro, ma sapeva che questa volta avrebbe esagerato. Scaraventò a terra la sua borsa e alzò il braccio con tutta la forza che possedeva. Gli avrebbe di certo tirato uno schiaffo, uno violento, ma si sentì trattenuta da qualcuno.
Ed, non appena aveva sentito la sua voce dal fondo del corridoio, si era precipitato in mezzo alla mischia per vedere cosa stesse succedendo. I suoi occhi caddero immediatamente sulla rabbia che Scarlett aveva in viso. La vide correre verso il ragazzo, Collin, ma questa non ebbe il tempo di colpirlo che Ed le afferrò il polso. La fece voltare immediatamente verso di lui, in modo da guardarla per bene. 
-Scar, che stai facendo?-   Ed la osservava con un tantino di disapprovazione, ma sapeva che la disapprovazione era l’ultima cosa che serviva alla sua amica. Scarlett rimase in silenzio, immobile.   –È meglio andare, su.-  Ed la portò fuori dalla scuola, d’altronde era ora di tornare a casa. Non la vedeva in quelle condizioni da qualche settimana, ormai. Sembrava andare tutto bene, ed ecco che in un giorno era ricrollata.
In quel momento non sapeva esattamente cosa dirle, o come parlarle, perciò non appena si trovarono al difuori del cortile scolastico la fece fermare e semplicemente la abbracciò. Sentiva che quell’abbraccio avrebbe avuto una conseguenza, e infatti… dopo qualche breve secondo Ed percepì la sua maglietta bagnarsi leggermente e sentì la sua amica singhiozzare. Scarlett non avrebbe mai ammesso che stesse piangendo e che quelle fossero lacrime di debolezza, ma non c’era bisogno di parole.
Ed la conosceva meglio delle sue tasche.
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Ciao a tutti! 
Come prima cosa ci tenevo a ringraziarvi per le poco più di 300 visualizzazioni ottenute in una settimana, che non sono poche. Sono contenta che in così tanti abbiate letto il prologo minuscolo e spero che farete altrettanto con questo primo capitolo.
Ecco, finalmente l’ho pubblicato. Allora, vi ho fatto conoscere un po’ meglio il personaggio di Scarlett e finalmente è entrato in scena Ed. Come avrete capito la questione delle “minacce” resterà anonima ancora per un po’, diciamo che verrà a galla piano piano nel corso della storia, in questo modo spero di poter destare la vostra curiosità.
Detto questo, desidero con tutto il cuore delle vostre recensioni. Cioè, voglio sapere qual è la vostra idea, se la ff sembra interessante, come è scritta, se continuerete a leggerla… Ditemi qual è la prima impressione che vi siete fatti su Ed e Scarlett. Abbiate pietà di me e accontentatemi dai lol.  Un bacio, xhimmelx. J

Questa volta vi lascio con una tenerissima foto di Ed.


 

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Capitolo 3
*** Pain and frustration. ***


Capitolo 2.

«Pain and frustration»
 
 
 
Quel giorno, all’uscita di scuola, Ed aveva portato Scarlett alla solita caffetteria. Dopo l’abbraccio (e le lacrime) Scarlett si era sentita meglio, probabilmente libera da un grosso peso. D’altronde con Ed detestava fingere che fosse tutto apposto quando in realtà non lo era. A differenza di poco prima, però, insieme ai due vi era pure il resto dei loro amici: Rachel, Brittany, Luke e Noah. Questo non era un problema per Scarlett, loro erano i suoi più cari amici, dopo Ed. Erano quelli con cui si incontrava tutti i giorni alla stessa ora, per fare colazione o per studiare insieme, per mangiare una pizza o andare al cinema. I ragazzi passarono la seguente ora chiusi lì dentro. Tutti gli amici, là, sapevano di Scarlett ed erano venuti al corrente dell’accaduto a scuola, ma non osavano aprire l’argomento. Volevano solo che Scarlett si distraesse e si calmasse.
La cioccolata calda evidentemente ebbe i suoi effetti, poiché la ragazza passò il tempo fra le risate, stupendo se stessa. Si era dimenticata dei compiti, dei suoi genitori che la aspettavano a casa, di Collin… proprio di tutto. Non c’era più nessuno, solo lei e il suo sorriso. Come le sarebbe piaciuto poter far durare quel momento per sempre. Mettendo da parte le sue felici illusioni, quando scattarono le tre e squillò il suo cellulare, Scarlett decise che era ora di tornare con i piedi per terra. Sua madre la stava telefonando, perciò si affrettò a rispondere. Sapeva di aver sbagliato non avvisandola che si sarebbe fermata lì.
-Scarlett, si può sapere dove diamine sei?-  Tuonò forte la signora Simpson.
-Mamma… mamma sono alla caffetteria.-
-Torna subito a casa, Scarlett.-  Sapeva di aver fatto spaventare sua madre. Non era una donna cattiva, per questo la ragazza riuscì a riconoscere in quella voce più preoccupazione che cattiveria. 
-Ragazzi, devo andare.-   Seguita dagli amici, si alzò dal tavolo ed uscì dalla caffetteria.
Scarlett salutò i ragazzi con dei baci, e quando ognuno aveva preso la propria direzione decise di incamminarsi anche lei. Aveva fatto appena due passi, prima di risentire quella presa sul polso. Si voltò, immaginando che Ed non volesse ancora salutarla, e rise.
-Scar, ti dispiace aspettare un attimo?-  Le chiese l’amico tranquillo.
Si fermò davanti a lui, mani nelle tasche per il freddo, e aspettò in silenzio.  –Allora?-  Chiese poi, notando che Ed non spiccicava parola.
-Bhe, ecco… volevo assicurarmi che andasse tutto bene. È passato?- 
Scarlett rimase un attimo muta, ma poi ci pensò su.  –Si, Ed, credo che per oggi sia passato. Certo, non so cosa mi aspetta a casa.-  Disse ironica, facendo sorridere il ragazzo.
-Bene, comunque chiamami oggi pomeriggio. Una chiacchierata al telefono…- 
A tale proposta, la ragazza si mise a ridere. A volte aveva la sensazione che Ed le stesse addosso, ma non le dispiaceva. Non le interessava se qualche volta questo invadesse i suoi spazi, la sua privacy o mettese spudoratamente in ballo la sua situazione, almeno sapeva che lui era lì. Scarlett odiava la maggior parte dei ragazzi, ma lui proprio no. Non sarebbe mai potuto accadere.
Questa volta lo abbracciò lei, prima di prendere la strada per casa.
Il tragitto si dimostrò diverso da quello delle otto del mattino. Aveva sempre la sua musica alle orecchie, ma nessun pensiero preoccupante che le frullava nella testa. Suo malgrado, questa tranquillità dovette scomparire subito. Intravide, a pochi metri da lei, lo stesso odioso ragazzo di quella mattina. No, Collin non poteva rovinarle quel pomeriggio così tranquillo. Avrebbe preferito gettarsi da un burrone piuttosto che passargli davanti e subire le sue solite critiche. Escogitò in qualche modo una fuga, ma non avrebbe potuto percorrere altro tragitto, se non quello. Si nascose perciò dentro il cappuccio del suo largo giubbotto, la pelliccia la aiutava ma non era sicura che fosse abbastanza. Comunque, Collin era sul marciapiedi opposto, quindi le possibilità che non avrebbe riconosciuto il suo profilo erano alte. Ma stiamo parlando di un ragazzo odioso, pronto a colpire quando possibile. Evidentemente, l’aveva riconosciuta. Scarlett però rimase colpita quando non sentì nessun urlo offensivo proveniente dalla sua bocca. Stava forse sognando? Camminò i seguenti metri che la portavano a casa sua con calma e in silenzio, nonostante Collin avesse intrapreso il suo stesso percorso.
Stai tranquilla, Scarlett. Non succederà niente. Sei quasi arrivata.
E poi…
-Hey Simpson, non stai tornando a casa ubriaca? Strano, molto strano.- 
Scarlett aveva spento la musica da un pezzo, ormai, perciò riuscì a sentire bene. Le era sembrato troppo bello per essere vero, camminare per la stessa strada di Collin in santa pace. La ragazza roteò gli occhi disgustata, affrettando il passo per quanto poteva.
-L’alcol ti ha rovinato la gola tanto da non rispondere?-
-La mia gola è intera, Collin, ma non sprecherò la voce per te.-
-Buono a sapersi, così potrò dirti delle cose senza che tu reagisca.-  A questo punto Scarlett iniziò seriamente ad agitarsi, non voleva che succedessero le stesse cose di quella mattina, a scuola. Non voleva che la paura e la rabbia si impossessassero ancora di lei, vincendo su ogni altra emozione. Poi Collin continuò.  –Cosa credi che abbiano pensato tutti a scuola, vedendoti reagire così? Io lo so, pensano tutti che tu sia pazza, folle, fuori di testa, disadattata.-  Scarlett odiava con tutto il cuore quella parola. Pazza. Non le si addiceva, per niente, eppure negli ultimi tempi aveva sentito molte persone attribuirgliela ingiustamente. Proprio come aveva appena fatto il ragazzo. Quest’ultimo, tenendo il passo, continuò il suo discorso, non curandosi del suo tono di voce alto abbastanza da essere sentito dal vicinato.   –Ma adesso non c’è nessuno, siamo solo io e te, quindi fa pure… fai la pazza, perché è quello che sai fare.-
Scarlett non poteva dargliela vinta, non di nuovo. Forse aveva ragione il ragazzo dicendo che era pazza, folle e così via, ma perché lo era diventata? Era colpa di quelle persone, solo colpa loro. Dopo la notizia dell’accaduto l’avevano torturata ogni secondo, assillandola nel peggior modo possibile, fino a farla uscire fuori di testa. Ormai Scarlett era stanca, non voleva più trattenersi, le avrebbero potuto dare della pazza, ma lei non si sarebbe più nascosta dietro un falso sorriso. Quel pomeriggio, però, cambiò idea. Non sarebbe esplosa di fronte a Collin dandogli un motivo in più per insultarla. Stabilì che era meglio correre, ignorandolo qualunque cosa dicesse, e magari riaccendere la musica alle orecchie. Quando Collin le fece i complimenti per il suo “autocontrollo”, lei aveva di già aperto la porta di casa. Se la richiuse immediatamente alle spalle, sperando che il ragazzo sarebbe immediatamente andato via, e posò la borsa per raggiungere la cucina. Ma non ebbe nemmeno il tempo di respirare. Lì c’era sua madre con la ramanzina pronta. Dio, avrebbe mai avuto un secondo di libertà?
-Si può sapere cosa ti passa per la testa?-  Si affrettò a chiedere la signora Simpson, mantenendo tuttavia una certa calma nella voce.
-Mamma, non c’è motivo di preoccuparsi.-  Le rispose la figlia con non curanza. L’ultima cosa che voleva in quel momento era una discussione con la madre. Prese qualcosa dal frigo e fece per andare al piano di sopra, ma non ebbe la possibilità di uscire neanche dalla cucina.
-Tu scherzi. Sai benissimo che dopo quello che è successo io ho fin troppi motivi di preoccupazione, e smettila di far finta che non ti importi!-  Il tono della donna si fece più alto e severo, costringendo Scarlett a bloccarsi.
-Mamma, per una volta mi stavo davvero divertendo, scusa se non ho risposto alle precedenti 13 chiamate, ma cosa vuoi che ti dica? Sono qui adesso, non mi è successo nulla e ti ho già detto che io so badare a me stessa.-
-No, tu non ne sei capace. Come credi di essere finita in questa situazione?-
Ecco la goccia che fece traboccare il vaso. Scarlett non credeva alle sue orecchie. Sua madre, la donna di cui più si fidava al mondo, le aveva dato la colpa di tutto. Scarlett non le perdonò quell’affermazione con facilità, anzi, credeva che non lo avrebbe mai fatto. Adesso era davvero infuriata.  –Sai cosa, mamma? Io non ne posso più. Invece di stare qua a dirmi che è tutta colpa mia, tu e tutte le altre persone la fuori, perché non la smettete di starmi col fiato sul collo o quantomeno tentate di farmi sentire meglio? Perché dovete sempre rovinare tutto? Stavo bene fino a cinque minuti fa, poi un idiota per strada ha cominciato con le sue offese, e ora tu… Io vi odio, davvero, troppo.-
Mentre le guance di Scarlett erano ormai completamente rosse, le lacrime si versavano sul viso della signora Simpson, già evidentemente pentita delle sue parole.   –Tesoro, io non intendevo dire quello.-  Fece per avvicinarsi alla figlia, ma questa si allontanò dalla sua presa e si chiuse subito in camera, al piano superiore.
Probabilmente non avrebbe voluto parlare con nessuno per il resto della giornata.
La sera stessa, Scarlett decise di uscire, andare da qualche parte. Doveva assolutamente uscire di casa, senza la compagnia di nessuno. I suoi genitori non avrebbero voluto che se ne andasse alle dieci di sera, tanto meno sola. Per questo lei riuscì furtivamente ad fuggire dalla finestra di camera. Il salto era stato alto e un tantino doloroso, ma ne sarebbe valsa la pena.
Doveva evadere.
Si recò in un locale lontano dalla sua zona abituale, un locale che nessuno dei suoi conoscenti o amici frequentava, proprio l’ideale. Se la sarebbe cavata anche da sola, per quella sera, con un po’ di alcol e delle sigarette, giusto per distrarsi un po’. Si sedette al bancone, aspettando che qualcuno prendesse la sua ordinazione. Quando il cameriere arrivò, Scarlett prese un cocktail abbastanza forte, ma non troppo per lei.
Primo sorso.
Mike, sei uno mostro. Figlio di puttana.
Secondo sorso.
Non mi starai chiedendo davvero una cosa simile?
Secondo cocktail.
Non puoi pretendere che io faccia una cosa del genere per te, Mike.
Scarlett, ti do un paio di giorni per pensarci bene, mi raccomando.
Terzo cocktail, decisamente più forte.
No, io non voglio e non posso farlo, non lo farò, non si discute. Non puoi costringermi.
Quarto cocktail, la testa cominciava a girare e le mani a sudare. Scarlett era abituata a bere, ma questo non significava che sapesse reggere l’alcol.
Queste minacce, Mike… perché lo stai facendo? Perché a me? Io ti amo, non vedi quanto ti amo? Anzi, noi ci amiamo. Non farlo, non rovinare tutto, trova un’altra soluzione.
Sai cosa me ne faccio del nostro amore, Scarlett. A me non basta l’amore, ora ho bisogno di questo piccolo favore. Fallo, e tutto si sistemerà.
Questa volta la ragazza posò il bicchiere sul bancone, non ordinando nient’altro. Non aveva bevuto così tanto, ma forse bastava. Non poteva di certo ridursi come uno straccio per poi farsi scoprire dai suoi.
Notò con dispiacere che stava leggermente sudando. Il respiro le si fece più affannoso e le mani le tremavano, un forte mal di testa le stava facendo esplodere le tempie e la vista era adesso un po’ appannata. Si mise le mani sui capelli, poggiando i gomiti sul marmo in modo da tentare di rilassarsi. Ma sapeva che la colpa non era dei cocktail, bensì di quei flashback. Aveva rivissuto fin troppo in così poco tempo. In meno di 15 minuti aveva rivisto quegli eventi che l’avevano portata dove si trovava adesso. Così come erano tornati alla mente, questi ricordi dovevano sparire, subito.
-Vuole qualcos’altro, signorina?- 
Guardando il cameriere, Scarlett ricadde in tentazione. Al diavolo i suoi genitori, d’altronde se si trovava lì la colpa era anche di sua madre e delle sue parole pesanti. Era colpa di tutti e lei non avrebbe più dato corda a nessuno.  –Una birra, per favore.-  Quando questa le fu servita, la ragazza si alzò dallo sgabello e si diresse all’uscita con la bottiglia in mano. Fuori faceva freddo, e il suo giubbottino di jeans non era sufficiente a ripararla dal vento pungente. Tuttavia Scarlett non si fece indietro e lasciò a grandi passi il bar, con qualche brutto commento di qua e di là da parte di alcuni quarantenni pervertiti. Bhe, almeno questi non erano a conoscenza dei fatti a lei accaduti.
-Hey, ti serve compagnia?-  Si sentì chiedere da un uomo che le camminava a fianco. Non rispose e sperò ardentemente che questo si levasse immediatamente dai piedi, e per sua fortuna fu così.
Scarlett si ritrovò in un attimo sola, nel bel mezzo di una strada sconosciuta e popolata solo da pochi ragazzi di qua e di là. La ragazza si fermò non appena sentì una suoneria proveniente dalla tasca dei suoi jeans. Prese in mano il cellulare e, nonostante il bruciore agli occhi, riuscì a leggere il nome di Ed sullo schermo. Non ci pensò su due volte a prendere la chiamata. Ed era sempre ben accetto.
–Hey, Eddy.-  La ragazza sentiva dalla sua stessa voce un pizzico di malessere. Si poteva benissimo capire che non era abbastanza lucida, sotto l’effetto dell’alcol e della sigaretta che stava fumando in quell’istante, però era cosciente.
-Scar… oggi non hai chiamato.-  Le fece notare l’amico, un po’ stranito. Scarlett non era sicura se avesse notato la sua voce strana, o meno.
-Oh, me ne sono dimenticata, scusami.-  Seguirono dei secondi di silenzio, durante i quali Scarlett buttò fuori il fumo della sigaretta e Ed stese in ascolto, fin quando la ragazza continuò a parlare.  –La verità è che ho discusso con mia madre.-
-Cos’è successo, Scar?-  Le piaceva così tanto quando la chiamava Scar. Solo lui lo faceva.
-Lei ha detto che è tutta colpa mia, che mi sono cacciata da sola in questa situazione.-  Si fermò per prendere aria, lasciando spazio ad un singhiozzo.  –Insomma, ti sembra giusto? Io allora le ho risposto che non ce la facevo più, di lei e di tutte le persone che parlavano come lei.-
-Scarlett, come stai adesso?-
-Sai, mentre tornavo a casa, oggi, ho incontrato di nuovo Collin. È stato lui a rovinarmi la giornata.-  Ora Scarlett stava decisamente piangendo, così forte da spaventare Ed dall’altro lato del telefono. Così forte da non riuscire a respirare, quasi. Aveva un senso di soffocamento che non la faceva stare affatto bene.
-Non stai bene, Scar. Ma sei a casa?-  Intanto, il ragazzo si faceva pian piano più preoccupato.
-Lui mi ha detto delle cose. Ha detto che le persone pensano che io sia pazza. PAZZA! Tu credi che io sia pazza?-
-No Scarlett, non lo sei. Adesso calmati e respira.-  Scarlett sentiva il suo cuore battere all’impazzata, si sedette su una panchina e si riconcentrò sulla chiamata. Sia per l’alcol, sia per la frustrazione, gettò fuori tutto quello che aveva da dire.  –Anche lui lo dice, che è stata tutta colpa mia. Stamattina ha detto che tutta questa “fama” era proprio quello che io cercavo. E io non ce la faccio più.-
-Sca...-
-Vieni da me, Ed, ti prego.-  Lo interruppe all’istante l’amica. Si sentiva fin troppo che stava in una pessima condizione.
-Dimmi dove sei e arrivo. Sei a casa?-
-No, non so dove sono. Sono andata in un locale lontano che si chiamava… non ricordo, ma c’era una grande insegna rossa e blu in alto. E adesso mi sono allontanata, sono in una strada poco popolata. Vieni, Ed.-
-Sto arrivando, Scar.- 
Mentre Ed metteva in moto la macchina, si impegnava a mantenere accesa la conversazione fra lui e la ragazza, sperando che questa non riattaccasse. Ed la conosceva, e immaginava che avesse bevuto un bel po’, perché non aveva percepito neanche un pizzico di sicurezza e fermezza nella sua voce. Ma tutti i suoi tentativi furono vani, ad un certo punto smise di sentire la voce dell’amica dall’altro lato del telefono. Aveva chiuso la chiamata.
Inutile ritelefonarla, lei non avrebbe risposto.
Ma che stava succedendo?
Scarlett, posando il telefono e spegnendo la sigaretta, si alzò dalla panchina decisa ad attraversare la strada. Riusciva a notare una farmacia dall’altro lato, magari avrebbe trovato qualcosa per il mal di testa. I flashback erano tornati, così come i ricordi di quella giornata. Scarlett mise un piede nelle strisce pedonali, troppo distratta per notare il colore del semaforo. Guardava in basso, come era suo solito fare, e il dolore alle tempie sembrava essersi alleggerito.
Ma eccola, quella voce, proprio dentro la sua testa.
Scarlett, fallo, oppure giuro che ti ammazzo, oggi stesso.
Scarlett si arrestò vicino al semaforo, toccandosi la testa e tentando di scacciare quella voce. Poi la risentì, stessa voce, stessa intonazione e stessa frase.  -Dannazzione, va via.-  Si disse a bassa voce.
Non c’era nessuno per strada, l’unica luce proveniva dalla farmacia ancora aperta e da una caffetteria che stava per chiudere, ma la strada era vuota. Scarlett si abbassò sulle ginocchia: il dolore alla testa era ripreso, forte il triplo, e nessun pensiero sembrava sopraffare quella sporca voce.
Poi sentì un clacson, un rumore troppo forte.
Si alzò in piedi e si voltò verso destra.
Una moto aveva appena voltato l’angolo, abbagliandola con i suoi fari bianchi.
Il suono del clacson era arrivato troppo tardi, e l’ultima cosa che Scarlett vide fu quella luce, seguita dalla moto che le veniva addosso, travolgendola.
Chiuse gli occhi senza accorgersene, sconfitta dall’alcol, dalla debolezza, e da quell’improvviso impatto.
Ed non c’era.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Ciao a tutti, miei amati lettori (?) Com’è stata la vostra settimana? La mia parecchio frustrante, forse troppo. Nonostante ciò non ho smesso di pensare a Your Safety. Grazie per le quasi 300 visualizzazioni nel 1 capitolo e per le due recensioni!
Venendo a questo capitolo: eccolo, finalmente, il momento cruciale che segna tutto il corso della storia. Come avrete forse capito dalla trama, questo incidente avrà molte conseguenze, sulle quali si baserà la ff da ora in poi. Voi che ne dite? Quali sono i vostri sentimenti? Dai, dai, dai voglio sentire i vostri pareri! Non so, esponetemi i vostri dubbi, ciò che vi piace e ciò che non vi piace, recensite scrivendomi tutto quello che volete, accetto volentieri critiche costruttive!
Vi ripropongo il trailer della fanfiction: non sono bravissima con i video ma ho fatto il possibile, ecco il link! https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo
Bene, adesso mi dileguo! Vi prego, recensite, grazie se lo fate. Xhimmelx :)

Ecco a voi Collin! Bello si, ma odioso.


 

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Capitolo 4
*** No Memory. ***




Capitolo 3.


«No memory»
 
Mentre Ed metteva in moto la macchina, si impegnava a mantenere accesa la conversazione fra lui e la ragazza, sperando che questa non riattaccasse. Ed la conosceva, e immaginava che avesse bevuto un bel po’, perché non aveva percepito neanche un pizzico di sicurezza e fermezza nella sua voce. Ma tutti i suoi tentativi furono vani, ad un certo punto smise di sentire la voce dell’amica dall’altro lato del telefono. Aveva chiuso la chiamata.
Inutile ritelefonarla, lei non avrebbe risposto.
Ma che stava succedendo?
Ed mise il piede sull’acceleratore, non badando al limite di velocità e tentando di arrivare al più presto a destinazione. Quel bar, lontano dalla loro zona, con un’insegna blu e rossa all’esterno… era qualcosa di familiare. Aveva in mente l’immagine di un locale a dieci minuti da casa sua nel quale si era recato una sola volta, un anno prima, e la descrizione di Scarlett sembrava riferita proprio a ciò che Ed immaginava.
Il Cold Coffee, wisky and coke bar. Ecco come si chiamava, che strano nome. Mettendo da parte i dubbi sul perché di quel nome, Ed arrivò in cinque minuti circa, andando quasi al massimo della velocità e controllando lo schermo del suo cellulare ogni secondo. Nessuna chiamata in arrivo. Ora, giunto proprio di fronte al locale, non gli venne difficile individuare la strada in cui Scarlett potesse trovarsi. Una strada poco affollata, con solo una farmacia e una caffetteria ancora aperti. La farmacia più vicina si trovava alla sua sinistra, perciò svoltò immediatamente l’angolo e si trovò davanti ad una strada quasi completamente buia. Procedette con la sua auto per qualche breve metro ancora, notando che in lontananza vi erano delle luci e delle persone.
Adesso riusciva a vedere il bagliore verde dell’insegna della farmacia, c’era quasi.
Rallentando, si avvicinò maggiormente, ma ad un tratto si vide costretto a frenare a causa di una moto che giaceva a terra. Ed preferì accostare e scendere dalla macchina, per evitare di perdere tempo. Si posò frettolosamente le chiavi in tasca così come il suo telefono, e camminò a grandi passi.
Cos’era successo a quella moto?
Andando ancora più avanti, il ragazzo si accorse di un lampeggio rosso-blu proveniente dall’auto. Il suo primo pensiero andò al conducente di quella moto, che a quanto pare aveva avuto un brutto incidente. Ma mai avrebbe immaginato che Scarlett, la sua Scar, fosse la vera vittima dell’accaduto. Andò verso l’ambulanza, accerchiata da un piccolo gruppo di persone che probabilmente l’avevano chiamata, ma da dietro riuscì a intravedere appena un corpo che giaceva su una barella. La mano pendente era l’unica parte del corpo che poteva veramente osservare. Fu in quella mano, che posò gli occhi su un bracciale argenteo con un ciondolo troppo, troppo familiare. Il ciondolo era una civetta bianca, e il bracciale apparteneva a Scarlett. Ora, a meno che non si trattasse di un’enorme somiglianza, lì era successo qualcosa di davvero grave.
-Scusate, scusate permesso, fatemi passare.-  Ed cercò di farsi strada fra quelle persone più curiose che spaventate. Questi si allargarono, lasciando passare il ragazzo e facendogli raggiungere i due medici.  –Scusate.-  Insinuò di nuovo. Poi abbassò lo sguardo sulla barella. Era lei, Scarlett, corpo immobile, occhi chiusi e labbra violacee.  –Dio, Scar! Cosa è successo?-  Chiese, riferendosi prima a se stesso e poi agli uomini al suo fianco.
-Lei la conosce?-  Domandarono questi, ignorando la preoccupazione del ragazzo.
-Certo, certo che la conosco.-
-Bene, salga in ambulanza allora.-
Ed venne assalito da una totale confusione che non riuscì a fare mente locale per capire cosa fosse veramente successo. Come stava Scarlett, e cosa l’aveva ridotta così? Le si sedette vicino, in modo da poterle tenere la mano, voleva trasmetterle forza. Durante la loro chiamata, durante il crollo emotivo della sua amica, Ed aveva capito che qualcosa non andasse, ma come avrebbe potuto sospettare un tale disastro? Comunque, era colpa sua, credeva. Era arrivato tardi. Se solo l’avesse telefonata prima. Le carezzò i capelli, e fu solo allora che si accorse della ferita sulla fronte. Così profonda e grande.  -Scarlett, ma cosa hai fatto?-  Le chiese retoricamente, oramai con gli occhi lucidi. Sapeva che non gli avrebbe risposto. Era una visione troppo devastante, la sua amica ricoperta da aghi e circondata da macchinari.
Quando l’ambulanza arrivò dritta all’ospedale, Ed non ebbe il tempo di prendere un respiro che i medici la stavano portando già all’interno, chi sa dove. Tuttavia riuscì a stare al passo, fin quando non fu obbligato dai dottori a fermarsi. La stavano portando in sala operatoria. E lui cosa avrebbe dovuto fare? Aspettare lì, con le mani in mano, mentre la sua Scar era in un grave pericolo? La prima cosa che pensò di fare, dopo essersi seduto su una sedia di un lungo corridoio vuoto, fu chiamare i genitori della sua amica tramite il cellulare che era riuscito a recuperare. Trovò nella rubrica il numero del signor Simpson, sotto il banale nome “papà”. Ma cosa avrebbe dovuto dire? Come avrebbe dovuto dirglielo? Si sentiva un tale peso sulle spalle difficile da eliminare. Aspettò ansioso che il telefono smettesse di squillare e rispondesse qualcuno.  –Pronto, Scarlett? Perché mi chiami dal piano di sopra?-  Suo padre rispose scherzoso, con un risolino sulla voce. Ed aveva intuito che Scarlett fosse uscita di nascosto. La situazione non faceva che peggiorare.
-Pronto, signor Simpson? Sono… sono un amico di sua figlia.-
-Oh, ha per caso dimenticato il cellulare da te…?-
-No, è un po’ più complicato in realtà.-  Dannazione, le parole non gli uscivano di bocca.
-Parla.-  Continuò il padre, adesso evidentemente più serio.
-Signore, sua figlia è in ospedale, deve muoversi.-  Ed sputò la verità tutto d’un fiato. Non appena si fu zittito, però, il telefono si staccò. La chiamata era terminata, la notizia aveva sconvolto il padre dell’amica.
I genitori di Scarlett arrivarono in soli tre minuti, Ed li vide spuntare da un ulteriore corridoio correndo, cercando qualche indizio di sua figlia qua e là. Ed, per aiutarli, gli fece gesto di avvicinarsi a lui, e quando se li ritrovò di fronte, non fu capace di spiccicare parola.
-Dov’è nostra figlia?-  La signora Simpson sembrava spaventata, e molto infuriata.  –Cosa le hai fatto?-
-Tesoro, calmati.-  Intervenne il marito.
In che pasticcio si era cacciato?  -No, ascoltatemi, io stavo andando a cercarla, e quando l’ho trovata lei era già su quella barella. Mi dispiace di non essere arrivato in tempo.-  Ed non si sentiva in grado di spiegarsi, le sue scuse non sarebbero mai state sufficienti a rianimare l’animo dei due signori.
-Ora lei dov’è?- 
-È in sala operatoria. Io le ho visto una grossa ferita, sulla fronte, ma non so cosa stia succedendo.-  Era disperato. Quanto avrebbe voluto irrompere in quella stanza e portare via Scarlett.
Appena cinque minuti dopo, i signori Simpson poterono parlare con un dottore. Ed aveva ovviamente ascoltato tuto: Scarlett non rischiava la vita, ma l’impatto con la moto aveva causato delle gravi conseguenze. Perdita dei sensi e trauma cranico. Per di più, l’operazione avrebbe potuto riportare danni. Che cosa significava, che l’operazione avrebbe potuto riportare danni? Cosa sarebbe successo a Scarlett di così grave?
Aspettarono lì seduti per molte ore, erano diventati stanchi e avevano sonno ed erano in ansia, ma nessuno sarebbe tornato a casa a riposare. Lui non ci sarebbe di certo riuscito. Quando fu quasi alba, Scarlett fu portata nella sua stanza d’ospedale. Aveva ancora gli occhi chiusi e sembrava così debole.Lo stesso dottore di prima tornò a parlare con i suo genitori, e proprio come prima Ed origliò la conversazione.
-Signori, l’operazione è durata diverse ore… ci sono state delle complicazioni.-  Ed, seduto sulla stessa sedia blu da più ore, si voltò istantaneamente e notò la signora mettersi una mano sulla bocca, mentre il marito le poggiava un braccio attorno.  -Dunque, la ferita alla fronte è risultata più grave di quanto non sembrasse. Abbiamo dovuto agire in modo da non danneggiare nulla, ma si trattava comunque di un’operazione molto delicata. La signorina sta bene, ma si è verificata una perdita della memoria quasi totale.-
Alla diagnosi del dottore seguirono dei lunghissimi secondi di profondo silenzio, spezzati dai primi singhiozzi della signora Simpson. Poi, finalmente, il signor Simpson ebbe il coraggio che agli altri mancava.  –Cosa significa, perdita della memoria quasi totale? Lei ha dimenticato quasi….—
-Tutto, signore. In genere, in questi casi, si ha un lieve ricordo della propria quotidianità. I pazienti ricordano leggermente la propria famiglia, il posto in cui vivono, e magari i posti principali che frequentavano, abbastanza da sentirsi a proprio agio. Ma per quanto riguarda la scuola, gli amici e gli avvenimenti avvenuti negli ultimi anni… di questo non ci si ricorda nulla.-
I genitori di Scarlett scoppiarono in un pianto comune, troppo disperato per essere sopportato da Ed. Ed era sconvolto. A meno che non avesse capito male, Scarlett si sarebbe dimenticata di lui. Questo non era possibile, non poteva essere. Magari la loro amicizia era così forte da non essere dimenticata. No, inutile illudersi. Come avrebbe fatto, senza la sua Scar? E se lei non l’avesse più accettato, cosa avrebbe fatto? Il ragazzo si mise le mani sui capelli, mille idee gli stavano attraversando la mente in un unico istante, non avrebbe retto a lungo.
Ed non ce la faceva, stava piangendo.
Ed era forse una delle persone più sentimentalmente instabili della terra. Era una persona totalmente insicura, premurosa e spesso anche estremamente sensibile. A lui bastava una piccola notizia cattiva per rimanere scosso, per far crollare quel suo muro di convinzioni mattone dopo mattone. Una volta Scarlett lo aveva avvisato  di essere caduta dalla bicicletta, e lui non esitò un attimo per andare a casa sua. Si era spaventato un bel po’, ma alla fine si fece una tremenda corsa per nulla. Perché Scarlett stava più che bene, anzi, rideva. E lui allora si portò una mano al petto e si tranquillizzò, ma non ammise mai di aver esagerato. Di tanto in tanto se ne rendeva conto e si sentiva persino ridicolo, ma si ritrovava lo stesso al punto di partenza: si sgretolava alla minima sciocchezza, che poi per lui tanto sciocchezza non risultava essere, poi (raramente) arrivava al punto di rottura, dove sentiva di non reggere più tutto quell’accumulo di notizie e preoccupazioni e allora al suo cuore si aggiungeva una crepa, una crepa prima leggera ma che presto lo avrebbe ridotto in polvere. C’erano stati nella sua vita momenti di forte intensità che avevano tirato così tanto quella crepa, che Ed cominciò a sentirsi soffocare, sentiva che il suo muscolo sarebbe esploso da un momento all’altro. Ma poi c’era il periodo di risalita: quando quei rari attimi bui finivano, Ed faceva del suo meglio per dimenticare e metterci una pietra sopra.  Lui lo odiava questo suo lato, lo detestava proprio, ma non poteva farci niente. Da un bel po’ il suo cuore stava meglio, la crepa si era ridotta ad una leggera apertura poco grave e lui si era sentito profondamente bene.
Ma poi eccolo lì, il punto di rottura. Questa volta era quello decisivo,  Ed lo sapeva. Ritrovarsi all’ospedale in attesa che la sua amica uscisse, aspettare aspettare e ancora aspettare senza che mai succedesse niente… tutte cose che lo facevano sentire instabile per davvero. Se i suoi precedenti momenti bui, come li definiva lui, lo avevano fatto sentire fin troppo male, si doveva ricredere. Perché adesso, lì seduto, sapeva che peggio di quello non poteva esserci nient’altro, che peggio di così non si poteva stare. Il suo dolore lo classificava come un 11 su 10.
Alle sette del mattino si trovava ancora lì, quando un dottore uscì dalla stanza in cui riposava Scarlett, avviando una discussione con i genitori che ormai conosceva bene.
-Signori Simpson, la signorina si è appena svegliata, se desiderate potete andare a trovarla per qualche minuto. Ma con cautela, è ancora sotto l’effetto dei farmaci, potrebbe avere un leggero mal di testa e… non si dimentichi di quello che le ho detto. Non c’è dubbio che lei vi riconosca, sa che siete i suoi genitori, ma non ricorda niente di particolare.-
-Va bene, noi entriamo subito.-  Il signor Simpson si fece avanti all’istante, parlando al posto della moglie che sembrava essere senza lingua da parecchie ore.
-Un’ultima cosa… la signorina è figlia unica?-
-No, lei ha un fratello. Lui non abita qui, quindi non lo vede da mesi.-
-Capisco. In caso lui venisse a vederla, mi raccomando di agire sempre senza premura.-  A questo punto, mentre il signor Simpson prendeva la mano di sua moglie, i due si avviavano all’interno della stanza.
Il ragazzo decise intanto di alzarsi in piedi e piazzarsi davanti la finestra della camera d’ospedale. I suoi genitori si erano appena affiancati al letto, poggiando qualcosa nel comodino. Scarlett si girò a guardarli, ma rimase in silenzio. Quando sua madre prese parola, chiedendole probabilmente se ricordasse qualcosa dell’incidente, lei rispose con uno sguardo più che confuso. Si toccava le tempie, si guardava le braccia ricoperte da aghi e i suoi occhi sembravano chiedere cosa diavolo stesse succedendo. Il padre le mise una mano sulla spalla, ma Ed rimase spaventato quando la ragazza si sottrasse alla presa, evidentemente a disagio.
Non poteva essere così grave, diamine.
La signora Simpson si portò una mano in bocca, ma si calmò quando la figlia iniziò a parlare. Ed attaccò l’orecchio alla finestra di vetro, riuscendo a percepire qualche parola.
-No, scusatemi. È tutto così strano. Cosa è successo? Mamma, papà, cosa è successo?-  Entrambi i signori si erano rilassati, sentendosi chiamare mamma e papà.
-Tesoro…-
-Perché non ricordo niente? Come sono finita qui?-
-Scarlett, hai avuto un incidente.-  Parlò chiaro il padre.
-È stato grave?-  Si affrettò a chiedere la figlia.  –Non riesco a ricordare niente, né dell’incidente, né di ciò che è successo poco prima. A dire la verità, nemmeno delle cose successe molto prima.-  Uno sguardo terrorizzato si accese sul viso della povera ragazza. Stava cominciando a capire, forse?
-Ti hanno operato, ma a causa dell’operazione tu… tu hai… si è verificata una perdita quasi totale della memoria.-   Ed vide la sua amica portarsi entrambi le mani davanti alle labbra, adesso troppo impaurita. Cominciò a piangere all’improvviso senza sapersi neanche controllare, era evidentemente una notizia troppo sconvolgente da accettare.
Quando i signori Simpson lasciarono la stanza, e subito dopo l’ospedale, Ed constatò che sarebbe stato meglio stare lì ancora per un po’. Si riavvicinò alla finestra. Osservava attentamente Scarlett. La ragazza avrebbe dovuto dormire per rilassarsi, ma sembrava ancora più tormentata di poco prima. Non riusciva a prendere sonno, si smuoveva continuamente nel suo novo letto e ad un certo punto si infuriò, mettendosi le mani fra i capelli e sospirando profondamente. Ed sapeva che una volta sarebbe bastato raggiungerla là dentro per farla tornare tranquilla, ma se adesso avesse fatto una cosa del genere cosa sarebbe successo?
Tuttavia, preferì tentare.
Il dottore era scomparso, i genitori pure. Si fece strada verso la porta e la aprì con calma. Entrato, notò che Scarlett aveva adesso gli occhi chiusi, ma non sembrava volesse dormire. La ragazza, percepita la presenza di qualcuno all’interno della camera, si voltò verso Ed e lo osservò stranita.
Sembrava non avesse neanche la forza di parlare, ma si sforzò comunque a fare una domanda, piuttosto inaspettata.  –Come mai lei non indossa il camice?-  Fece un po’ divertita.
Ed rimase impassito davanti a tale domanda. Niente da fare, Scarlett non aveva idea di chi fosse il ragazzo di fronte a lei.  –Scar, sono io..-
-Non chiamarmi Scar, non mi conosci.-  Lo interruppe subito lei,  non dandogli neanche la possibilità di terminare la frase.
-Ma sono Ed. Ti prego, ti conosco.-
Ed fece un passo impulsivo ma probabilmente anche sbagliato: si avvicinò maggiormente al letto e posò entrambi le mani sul braccio dell’amica, poi sui capelli. Scarlett, sbalordita e apparentemente inorridita, si sottrasse dalla presa lanciando un urlo.  –Ma come osi?! Chi sei tu?-
-Ti scongiuro, non fare così. Ascoltami, io so che…-
-Non toccarmi!-
-Shh, stai calma.-  La tranquillizzò il ragazzo, senza sapere ormai come comportarsi.  –Ascoltami, so che hai avuto l’incidente e hai perso la memoria ma…-
Questa volta, Ed venne interrotto dallo sbattere della porta contro il muro. Due dottori avevano fatto irruzione nella camera e gli avevano chiesto più volte di uscire, fin quando non lo portarono fuori con le proprie mani.
Ed uscì da quella stanza troppo sconvolto per reagire. E dire che quelle erano state solo le prime ore di una nuova vita senza Scar.
 
 
 

ANGOLO AUTRICE.
Hey, sono tornata! Forse non ve ne frega, ma eccomi con un altro capitolo! Allora, premetto che tengo ci tengo parecchio in quanto è il primo ED’s POV, e mi è risultato un po’ difficile spiegare i suoi sentimenti e la sua personalità. Quindi spero di aver fatto un buon lavoro, fatemi sapere! Recensite e ditemi se vi piace, se ho espresso bene i pensieri di Ed, se vi soddisfa o se smetterete di leggerla, scrivetemi TUTTO quello che vi passa per la testa.
Detto questo, come al solito vi ringrazio per le precedenti 300 visualizzazioni che, pur se minori rispetto al primo capitolo, mi soddisfano, e soprattutto per le 9 recensioni! Grazie davvero tante.
Per chi non lo avesse ancora visto, qui c’è il trailer della ff:
https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
Alla prossima settimana, xhimmelx :)


 

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Capitolo 5
*** How to save a life. ***



Capitolo 4.

«How to save a life»
 
 
Erano passati due giorni dall’incidente, e Ed si trovava all’ospedale per l’ennesima volta. Erano solo le otto del mattino, ma ultimamente i suoi genitori erano un po’ abituati a vederlo fuori casa e saltare anche qualche lezione. Credeva che cercassero di capirlo, per quanto possibile fosse.
Si sedette in uno dei tavoli vuoti di quella che sembrava una mensa, tenendo stretta la sua tazza calda di caffè e aspettando che il coraggio per andare a trovare Scarlett si facesse vivo. Giusto per distrarsi un po’, prese le cuffiette che portava sempre con lui e le attaccò al telefono. Si mise con la testa poggiata al tavolo, coperta dalle braccia, e la prima canzone che partì fu How to save a life.
Step one you say we need to talk 
He walks you say sit down it's just a talk 
He smiles politely back at you 
You stare politely right on through 
Some sort of window to your right 
As he goes left and you stay right 
Between the lines of fear and blame 
You begin to wonder why you came 
Dannazione.
A Ed vennero i mente quegli istanti precedenti alla disgrazia. Un secondo prima stava parlando al telefono con la sua amica, lei così distrutta e lui pronto ad aiutarla, ed un secondo dopo il suo aiuto era ormai inutile. Poi la sua mente passò a ricordi decisamente migliori, quelli di cui aveva bisogno. Ricordò del giorno in cui si sono conosciuti, cinque anni prima. Erano parecchi, cinque anni, ma a lui sembravano passati in un lampo in compagnia di Scarlett.
Ed Sheeran si era appena trasferito dagli Stati Uniti a Londra. Nuova vita, nuovi posti e nuove persone. Nonostante la sua personalità molto insicura, era sempre stato un ragazzo abbastanza aperto con gli altri, capace di iniziare delle amicizie in pochi giorni, per questo quell’estate decise di iscriversi ad un campo estivo. Poteva anche essere stupido, ma si sarebbe sicuramente divertito e avrebbe almeno provato a conoscere qualcuno. D’altronde, un ragazzo in compagnia di una chitarra e di una bella voce era sempre interessante. Fu li che la vide per la prima volta. Era la prima sera e tutti si stavano affrettando a raggiungere i propri bungalow. Lui era capitato con un ragazzo, Cody, e due ragazze di cui non ricordava i nomi. Scambiò con loro delle chiacchere di presentazione e, per sua fortuna, Ed si scoprì abbastanza simile a loro. Quella sera, sfortunatamente, una delle due ragazze aveva un mal di pancia talmente forte da non potersi nemmeno muovere dal letto, forse a causa di qualcosa che aveva mangiato. Questa ragazza chiese a Ed di andare a chiamare sua cugina Scarlett che stava nel bungalow appresso. Ed, un po’ spaesato, si fece strada verso la casetta affiancata alla loro e aprì silenziosamente la porta, sperando di non svegliare nessuno. Ma sorprendentemente le luci erano ancora accese e tutti e quattro i ragazzi ancora svegli. Questi rimasero a fissarlo per qualche secondo, ponendosi delle domande in silenzio.
-Scusate se disturbo, chi di voi è Scarlett?-  Chiese Ed confuso, osservando le tre ragazze lì presenti.
-Sono io, perché?-  Fu allora che una ragazza mora si fece avanti. Ed non potè fare a meno di notare i suoi occhi, di un verde così intenso mai visto prima. Riuscì a notare i suoi lineamenti così perfetti grazie al viso scoperto, dato che i capelli erano legati in uno chignon disordinato.
Ed si risvegliò dai suoi pensieri per evitare di fare una brutta figura già la prima sera, e riprese a parlare.  –Tua cugina è nel mio stesso bungalow, e mi ha chiesto di chiamarti perché non sta molto bene.-
La ragazza annuì e corse di fretta al bungalow seguente, senza neanche ringraziarlo. Ed la seguì a grandi passi, tuttavia questa arrivò per prima e lo precedette nell’aprire la porta. La cugina di questa Scarlett si contorceva nel letto per i crampi allo stomaco, nonostante ciò continuava a ripetere che non era niente di grave. Alla fine chiese a Scarlett di chiamare i signori Simpson, dato che abitavano più vicini al campo, per portarla via. Evidentemente non riusciva a trascorrere una nottata tormentata dai dolori. Quando i genitori di Scarlett arrivarono, alle 10 della sera, portarono via la ragazza in auto e, mentre c’erano, salutarono e diedero delle ulteriori raccomandazioni alla figlia. Al termine di tutta quella confusione, Scarlett uscì per tornare al proprio bungalow, ma prima di rientrare si fermò per prendere una boccata d’aria. Anche Ed, guarda caso, si trovava all’aperto, un po’ lontano dalla ragazza. Fu questa ad avvicinarsi per prima a lui.
-Grazie per avermi avvisata.-  Fece lei, sentendosi subito dopo una stupida.
-Bhe, ho solo fatto quello che mi era stato chiesto.-  Si spiegò Ed, ridendo e facendo ridere anche la ragazza.  –Quindi tu sei Scarlett…-
-Oh, si, e tu sei…-
-Edward, ma chiamami Ed.-  Ed gli porse la mano in modo da presentarsi “ufficialmente”.
-Non vorrei sbagliarmi, ma sei un volto nuovo qui, giusto?-
-Non ti sbagli. Mi sono traferito una settimana fa dagli Stati Uniti.-
Quella sera, Ed non avrebbe mai immaginato che fra lui e quella ragazza sarebbe nato un legame così grande. I due legarono in pochissimo tempo, soprattutto all’interno del campo estivo, e si scoprirono subito a loro agio, l’uno in compagnia dell’altro.
E adesso, le cose come sarebbero cambiate? Ed si chiedeva se sarebbe potuto tornare tutto come prima, un giorno, ma sapeva dentro di se che la risposta era in maggioranza un orribile no.
Ma lui voleva e doveva a tutti i costi salvarle la vita. Non avrebbe mai potuto lasciare la loro amicizia in sospeso e fare finta, da un giorno all’altro, che fra loro non ci fosse mai stato niente di bello e forte. Da quel momento, Ed si prestabilì uno scopo, quello di far tornare la nuova Scarlett esattamente come quella di pochi giorni prima. Avrebbe dovuto salvare il loro rapporto e quello degli altri amici, avrebbe dovuto farla stare di nuovo bene e a proprio agio con loro, come se nulla fosse cambiato nella sua testa.
Ma ci sarebbe riuscito, o quella era solo un’inutile illusione?
 
Fu quando la terza canzone della playlist terminò che Ed percepì un tocco sulla sua spalla destra. Il ragazzo si tolse immediatamente le cuffiette e si voltò verso dietro. Rimase assolutamente stupito quando si accorse che a chiamarlo era stata Scarlett. Cosa l’aveva portata lì?
-Allora, dottore, cosa fai qui tutto solo?-  Chiese la ragazza ridendo. Grazie a quel riso, Ed capì che questa volta non era seria nel chiamarlo “dottore”.
-Bhe, stavo… pensando.-  Ovviamente non gli avrebbe rivelato tutti i suoi pensieri, non subito, altrimenti avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato di poco prima.
Scarlett, senza neanche chiedere il permesso, si sedette di fronte a lui nello stesso tavolo. Aveva uno sguardo confuso, come se non sapesse da dove cominciare, ma qualche secondo dopo arrivò subito al dunque.  –Senti, tu… dimmi chi sei, per me.-
Ed trovò questa richiesta abbastanza difficile, d’altronde come avrebbe potuto spiegare in pochi secondi un rapporto lungo cinque anni? Prese un respiro e si fece forza.  –Bene, io sono… o ero, il tuo migliore amico, in un certo senso.-  Si zittì immediatamente, ma dallo sguardo interessato della ragazza capì che doveva continuare.  –Ci conosciamo da cinque anni, io e te. Ci siamo presentati ad un campo estivo, e da quel momento non abbiamo passato un secondo separati.-
-Accidenti, non ricordo niente.-  Scarlett aveva gli occhi persi nel vuoto, sbalordita.
-Sai, tu mi hai aiutato ad ambientarmi a Londra. Oh, io mi sono trasferito qui dagli Stati Uniti, ed è soprattutto con te che ho fatto la maggior parte delle mie esperienze in questa città.-
-Caspita, a sentirti parlare così pare che noi avessimo un ottimo rapporto.-
-Più che ottimo, direi. Io ti volevo troppo bene, davvero troppo, e tu ne volevi a me. Qualche volta abbiamo scritto delle poesie insieme e… quelle poesie parlavano di noi.-  Proprio come nella stanza d’ospedale, Ed sentì di nuovo il bisogno di un contatto con la sua amica. Poggiò le sue mani su quelle della ragazza, come per scaldargliele. Ma proprio come nella stanza d’ospedale, Scarlett si sottrasse al contatto, quasi rabbrividendo.   –Oh, scusami, è che non so proprio come agire in questa situazione.-
-Va bene, posso capirlo.-  I due ragazzi rimasero per un bel po’ in silenzio, fin quando Scarlett non ebbe il coraggio di chiedergli ciò che voleva sapere da un bel po’.  –Senti, non mi hai ancora detto come ti chiami.-
-Già, dimenticavo… Edward, ma chiamami Ed.-   Esattamente come la prima volta che si sono conosciuti, Ed si presentò a lei proprio con la stessa frase. Questo gli mise un po’ i brividi.
-Va bene, Ed, io vorrei sapere come… come hai saputo dell’incidente.-
-Vedi… tu eri in giro e… e mi avevi chiamato. Stavamo parlando al cellulare, però eri giù di morale, per cui mi hai chiesto di raggiungerti. Allora io ho preso la macchina ma… quando sono arrivato ho visto una moto a terra. Sai, non ho pensato subito che fosse capitato qualcosa a te, ma alla fine ho visto un corpo su una barella, ed ho riconosciuto il tuo bracciale.-  Scarlett ascoltava il ragazzo con tutta l’attenzione che riusciva ad avere. Si guardò istintivamente il polso per costatare di quale bracciale stesse parlando, ma rimase confusa quando non ne vide nessuno. Evidentemente i medici gli avevano tolto pure quello.  –Comunque-  continuò Ed, riottenendo la sua concentrazione.  –Ti ho accompagnato all’ospedale in ambulanza, ho avvisato i tuoi genitori e… ed eccoci qui.- 
-Wow. Allora grazie. E dimmi, io ho altri amici? Non so, parlami un po’ di loro.-
-Certo che hai degli amici. Ce ne sono altri quattro, oltre me, con cui hai un rapporto molto stretto. Si chiamano Luke, Rachel, Noah e Brittany.-
-Come vorrei poterli ricordare. Sai, non capisco. Perché ricordo la mia famiglia, ma non i miei amici più cari? Insomma, è brutto sentirti dire che sei il mio migliore amico, che abbiamo condiviso un sacco di cose… ed ora siamo bloccati in questa situazione.-
Scarlett smise di parlare quando notò gli occhi del ragazzo farsi più lucidi. Temette che questo stesse per piangere e di conseguenza cominciò ad agitarsi. Poi Ed riprese la parola.  –Lo capisco, è difficile pure per me, per noi. È dalla sera dell’incidente che torno qui aspettando qualche segno positivo, ma scoprire che non ricordi niente…-  Ed capì di aver sbagliato a parlare, ma per qualche motivo non riusciva a chiudere bocca. Aveva bisogno di sfogarsi.  –Mi chiedo cosa ne sarà della nostra amicizia, delle nostre uscite. Voglio dire, niente sarà come prima e io non credo di poterlo superare.-
-Per favore, smettila.-
-Non riesco ad immaginare cosa succederà d’ora in poi…-
Dato che il ragazzo continuava a parlare senza freno, Scarlett si alzò dalla sedia e sbattette le mani sul tavolo, esausta. Ottenuto il silenzio di Ed, lo osservò per bene.  –Cosa credi, che io non provi le stesse cose? Bhe, se per te è difficile allora per me lo è ancora di più. Sai, non è bello svegliarsi di colpo e scoprire che ho perso la memoria. Io non ricordo niente, capisci?-
-Oh, Scar, non intendevo dire quello. So quanto può essere dura…-
-No, non lo sai. E non chiamarmi Scar, per l’amor del cielo.-
Scarlett non diede a Ed il tempo di rispondere che scappò fuori da quella sorta di mensa, raggiungendo la sua nuova stanza temporanea.
Ed capì che era ora di andare .
 

 
Scarlett venne dimessa quel giorno stesso. Quando i suoi genitori tornarono all’ospedale subito dopo pranzo, ebbero la bella notizia di poter portare a casa la figlia. Prima questa venne sottoposta a delle domande di tipo medico e le venne chiesto più volte cosa ricordasse con precisione, e dovette parlare della sua famiglia ottenendo dei buoni risultati.
Quando finalmente potette riposarsi nel suo vecchio letto, la ragazza non ci mise un secondo a prendere sonno. Dormì quasi tutto il pomeriggio mentre i suoi genitori non si preoccuparono di svegliarla, in modo da farla riposare il più possibile. La seconda notizia positiva di quella giornata, per i signori Simpson, fu l’arrivo del loro figlio maggiore. Dopo aver saputo dell’incidente di sua sorella, Bradley Simpson aveva fatto il possibile per trovare un volo verso Londra il prima possibile.
Lui e Scarlett si differivano di appena un anno, lui era diciottenne mentre la sorella era da poco diciassettenne. Sicuramente era questo il principale motivo per cui i due erano quasi sempre andati d’accordo. Certo, quando erano più piccoli avevano litigato per la minima sciocchezza, una volta Scarlett era arrivata persino a pensare che non sarebbe mai stata amica di suo fratello, ma con l’arrivo dell’adolescenza hanno cominciato entrambi ad avere l’uno bisogno dell’altra e, mettendo l’orgoglio da parte, sono stati in grado di aiutarsi per qualsiasi problema. Ora mai, essendo più grandi, Bradley vedeva sua sorella come una compagna di divertimento e Scarlett vedeva il fratello come colui che l’aveva tirata fuori da un sacco di situazioni sgradevoli.
Quando Bradley seppe dell’incidente tramite cellulare, capì subito dalla voce di suo padre che si trattasse di qualcosa di grave. Poi seppe nei particolari dell’operazione e delle conseguenze e, non appena sentì della perdita delle memoria, il suo primo pensiero andò al loro rapporto. Prima che il padre arrivasse a dirgli che Scarlett avrebbe però ricordato quasi tutto ciò che riguardasse la sua famiglia, Bradley aveva già pensato alle peggiori  cose. Si era chiesto cosa sarebbe successo se non l’avesse più riconosciuto o come avrebbe reagito dopo averlo visto. Pensò al modo in cui il loro legame si era rafforzato nel tempo e al modo in cui avrebbe potuto fare mille passi indietro in una sola notte.
Una volta a Londra, Bradley prese il primo taxi che gli passò davanti per raggiungere la sua vecchia casa. Quando si trovò davanti la porta, in procinto di suonare il campanello, si scoprì più spaventato del dovuto. Non voleva ritrovarsi davanti una Scarlett che nemmeno lo conosceva, non poteva. Nonostante i suoi genitori lo avessero tranquillizzato, nelle ore trascorse il ragazzo non aveva fatto altro che preoccuparsi, forse inutilmente. Prendendo un grosso sospiro, Bradley schiacciò il pulsante del campanello. Un secondo dopo sentì la voce di sua madre chiedere chi fosse. Non appena sentì il nome di suo figlio, questa non ci mise un attimo ad aprirgli. Se lo trovò davanti e lo abbracciò calorosamente, ma non avrebbe immaginato che sarebbe scoppiata immediatamente in un pianto di disperazione.
Al che il figlio ebbe modo di realizzare tutte le sue paure.   –Mamma, così mi fai solo preoccupare maggiormente.-  Disse, sperando in una risposta tuttavia confortante.
–È che non avrei pensato di rivederti per questo motivo.-  Si giustificò la signora, asciugandosi le ultime lacrime. Bradley le mise un braccio attorno al collo e si diressero verso il salotto.
Bradley aveva ormai posato le sue borse e si era seduto sul divano, quando cominciò la discussione con i suoi genitori.  –Allora, dov’è lei?-
-Sta riposando in camera, credo dorma.-  Lo avvertì il padre.
-Come… come credete che stia?-
-Fisicamente sta bene, per fortuna. I danni dell’incidente si sono risolti dopo l’operazione, però in soli due giorni ho capito che si dispera, vuole ricordare ad ogni costo ma non ci riesce.-  La madre si mise le mani sul viso, come se questo fosse un metodo di rilassamento.
-Voglio vederla.-
-Possiamo provare.-  Acconsentì il padre.
-Ma…-  La signora Simpson interruppe un attimo i due che si dirigevano al piano di sopra.  –Tu come farai con la scuola?-
-Mamma, in questo momento il mio anno all’estero è l’ultima cosa che mi interessa. Sinceramente non lo so, resterò qui finche sarà necessario.-
La madre, annuendo comprensiva, portò il figlio su per le scale e si fermò proprio davanti la camera della figlia. Era da tanto che Bradley non vedeva quel posto, si sentì parecchio strano. Quando la madre bussò alla porta, lui si arrestò lì dietro in silenzio.
-Tesoro, c’è qualcuno che vorrebbe vederti.-  Comunicò la madre alla figlia, sperando in un buon esito.
-Chi è?-  La ragazza fece una smorfia, credendo che si trattasse di qualche amico.
Quando però dalla porta di fronte a lei entrò suo fratello, lei si mise frettolosamente con la schiena in su e si portò una mano sulla bocca.  –Brad!-
-Scar!-  Il ragazzo, notando la reazione felice della sorella, corse a sedersi sul letto e la abbracciò così forte da non lasciarla respirare. Non voleva lasciarla.  –Santo cielo Scar, mi sei mancata!-
La madre, capendo di dover lasciare loro un attimo di pricavy, uscì dalla stanza e chiuse la porta. Bradley non si sentì affatto a disagio, scoprendo che nemmeno sua sorella lo era.
-Brad, sapevo che eri partito….-  lo sguardo della ragazza si fece spontaneamente più scoraggiato.  –Ma non ricordavo il perché.-
Brad le mise una mano sui capelli, carezzandoli e togliendole quei ciuffetti dal viso.  –Sono partito qualche mese fa per studiare all’estero. Il viaggio dovrebbe durare un anno, ma per ora preferisco rimanere qui.- 
-Oh no, non puoi rinunciare solo per me. Sto bene, Brad.-
Il ragazzo rise spontaneamente, riconoscendo la stessa bontà di sempre in sua sorella.  –Lo so che stai bene, ma starò comunque qui. Se dovessi avere bisogno di me.-
Scarlett sfoggiò il suo miglior sorriso, per la prima volta dopo l’incidente.  –Allora, raccontami del tuo viaggio.- 
Bradley rimase un po’ stranito alla proposta, ma cominciò subito con il suo racconto.  –Bhe, lì è tutto magnifico. Studio in una scuola europea, in Francia. È completamente diverso da qui, la famiglia in cui alloggio ha delle abitudini strane. Una volta ho dovuto assaggiare le lumache! Credevo facessero davvero schifo, sai, invece alla fine erano buone.-  Brad non trattenne la sua risata, vedendo sua sorella fare lo stesso.   –Poi una volta…-
-Aspetta, Brad.-  Lo interruppe la sorella, tornando seria.  –Voglio che tu mi racconta di noi. Di qualcosa di bello che abbiamo fatto insieme, qualche esperienza che non ricordo.-
Il fratello, inizialmente silenzioso, trovò difficile rispondere a tale richiesta.-  -Bene… intanto da piccoli ci odiavamo quasi, io e te.-
-Oh, questo lo ricordo!-  Rispose velocemente la ragazza, divertita.
-Poi però abbiamo legato verso i quattordici anni. Ecco, un’esperienza che ci ha uniti maggiormente è stata la festa di un mio amico. Io non volevo che venissi, ma alla fine l’hai fatto. Verso il tardi un ragazzo ha cominciato a provarci spudoratamente con te e tu non sapevi come allontanarlo. Alla fine hai chiamato me e sono venuto in soccorso.-   Raccontò Brad felice.
Mentre parlava, nella sua mente iniziarono ad affiorare vari ricordi di quella sera.
Brad aveva pregato tante volte i suoi genitori per non far andare sua sorella a quella festicciola. Aveva quattordici anni ed era una delle sue prime feste. Lui non era di certo tanto grande, ma avrebbe voluto comunque divertirsi e stare attento a Scarlett non era una delle sue attività preferite. Fin da piccolo si era dovuto comportare come protettore nei suoi confronti, in quanto fratello maggiore. Quando i loro genitori non erano a casa per lavoro era sempre un continuo “Scarlett, stai attenta a non cadere” “Scarlett, scendi da lì” “Scarlett non fare questo, nemmeno quello” e, giusto per peggiorare la situazione, doveva prendersi pura la responsabilità di qualche guaio. Alla festa non sarebbe andata così, lo avrebbe giurato. Avrebbe quasi fatto finta che Scarlett non ci fosse stata, sarebbe andato in qualche angolo della casa con i suoi amici e non avrebbe pensato a nient’altro. Sua sorella aveva ora mai quattordici anni, non otto, avrebbe potuto badare a se stessa anche da sola.
Brad raggiunse la festa a piedi con Scarlett. È pure vero che in quel periodo i due avevano modificato in meglio il loro rapporto, ma non poteva negare che provò un po’ di imbarazzo quando dovette bussare la porta in compagnia della sorella minore. Comunque, proprio come previsto, Scarlett riuscì a fare delle conoscenze in un battito di ciglia, così da lasciare libero dal suo peso il fratello. Brad passò le restanti due ore in compagnia di John e gli altri compagni di scuola che conosceva bene, fra cui il proprietario della casa. Fra tutte le battute, gli scherzi e i giochi che fecero, non ci fu traccia di Scarlett Simpson lì in mezzo. Brad non si ubriacò, ovviamente, ma è vero che bevve comunque qualcosa, sperando che la sorella non lo notasse. A mezzanotte, quando mancava poco alla loro ritirata, Bradley si diresse alla ricerca del bagno per sciacquarsi giusto un po’ il viso e ritornare sveglio come prima. Ci mise poco a trovarlo, era al piano superiore. Quando riaprì la porta per uscire, però, si fermò istintivamente sulla soglia per ascoltare meglio quelle voci che gli giungevano all’orecchio.
-E dai, staccati.-  -Mollami.-  -Vuoi andare via, per favore?-
Quella voce femminile gli era fin troppo familiare. Ovvio che si trattasse di Scarlett. Brad fece una smorfia di irritazione, avverando i suoi presentimenti. “Si sarà cacciata in qualche pasticcio e darà la colpa a me che l’ho lasciata sola”.
La sua voce proveniva da un punto impreciso del corridoio. Brad girò a destra raggiungendo il lato opposto dal quale era arrivato e superò l’angolo. Certo, aveva capito qualcosa sulla discussione di Scarlett con quel ragazzo, ma non si sarebbe mai immaginato di arrivare al punto di infuriarsi per quello che gli si presentò alla vista. Scarlett continuava a ripetere ad un ragazzo di allontanarsi, mentre lui più che esperto tentava di baciarla senza contegno. Prima che Brad li raggiungesse, il ragazzo riuscì ad arrivare alle labbra della ragazzina, cominciando un bacio quasi disgustoso, mentre questa gli tirò un forte schiaffo nella guancia.  –Hey!-  Brad non ci vedeva più dalla rabbia.  –Non hai capito? Devi andartene?-
Il ragazzo, ancora incollato al corpo di sua sorella, girò gli occhi in aria e con presunzione cominciò a discutere.  –Chi sei, tu?-
-Brad, so difendermi da sola.-  Intervenne a quel punto Scarlett, rifiutando l’aiuto del fratello. In realtà Brad immaginava che questa non volesse apparire incapace.
-Si è visto, infatti.-  Le rispose secco Brad riferendosi al bacio.  –E poi lei ha quattordici anni, se dice di no smettila, diamine.-  Ordinò poi a quel tipo di fronte a lui.
-Che ne dici, te ne vai?-  Gli chiese insistente il ragazzo.
-Senti, io sono suo fratello. E noi dobbiamo andare.-  Lo sconosciuto si staccò immediatamente da Scarlett. La situazione si era improvvisamente fatta più fredda e imbarazzante. Brad decise di non portarla per le lunghe così prese la sorella per il braccio e la portò fuori dalla casa.
Il tragitto di ritorno fu abbastanza silenzioso, un po’ per la rabbia e un po’ per il disagio. -E va bene, Brad, grazie.-  Bradley non capì all’istante cosa intendesse sua sorella, così rispose con uno sguardo confuso.   –Lì sopra ho detto di sapermi difendere da sola, ma non è vero. Quindi grazie.-
In quell’istante Brad riconobbe in Scarlett un pizzico di sincerità, per la prima volta dopo anni. La guardò soddisfatto e divertito e le mise un braccio attorno al collo.
Quello era essere fratelli.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Buona domenica a tutti, soprattutto a voi che avete letto il capitolo fino alla fine. Non so se questo capitolo è un po’ lungo, non so se vi scoccia leggerlo per intero, ma spero che vi risulti almeno un po’ decente. Vi supplico, abbiate pietà di me.
Come avrete capito si basa su due importanti flash back, uno che ci fa capire molto sul rapporto fra Scar e Ed, ed uno che invece ci introduce suo fratello. Quindi, bho, recensite e ditemi che ve ne pare, se almeno i flash back sono scritti bene o no. In caso, datemi qualche consiglio per migliorare.
Non voglio dilungarmi troppo, vi ripropongo il trailer della storia e me ne vado: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
Questa volta vi lascio con una foto di Bradley Simpson, quello che secondo me può rappresentare al meglio il fratello di Scar. Bho, per me è troppo dolce e tenero.

 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 5.
Ed doveva stare assolutamente con i piedi per terra e non esagerare, o avrebbe compromesso ciò che era rimasto della loro amicizia. Aveva ormai quasi perso le speranze con lei, perché niente sarebbe più tornato come prima. Ma poi fu lei a stupirlo. Scarlett gli sorrise debolmente e, molto insicura, poggiò la sua mano su quella di Ed.

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Capitolo 6
*** Memories i can't escape. ***



Capitolo 5.


«Memories i can’t escape»


 
 
La prima mattina che Scarlett passò fuori dall’ospedale decise di iniziarla col piede giusto. Al contrario del pomeriggio precedente, scese al piano di sotto più rilassata e si sentì in un certo senso pronta ad affrontare tutto ciò che i suoi genitori le avessero detto o chiesto.
Era sabato, il sabato i licei di Londra erano chiusi, questo lo ricordava. Il pensiero di non saltare scuola la rendeva più tranquilla, anche se non sapeva nemmeno quando e come avrebbe trovato la forza di ricominciare. Chiamala coincidenza, questo fu il primo argomento che i signori Simspon toccarono mentre loro e i figli facevano colazione.
-Tesoro-  Cominciò il padre di Scarlett, abbastanza scettico.  –Come credi di procedere con la scuola ora che…?-
-Non crediate sia presto per parlarne?-  Intervenne Bradley alzando le braccia e facendo ridere la sorella.
-No, anzi.-  Spiegò lei.  –Non mi va di saltare scuola, comincio lunedì, dopodomani.-   Scarlett era molto convinta mentre pronunciava le sue parole, al contrario dei genitori.
-Ma ne sei sicura?-
-Si, mamma. Cioè, non potrò stare per sempre a casa solo per questo stupido incidente. Sto cercando di prenderla come una cosa positiva, ricomincio una nuova vita come piace a me.-
I signori Simpson quasi si commossero per l’audacia della figlia, così coraggiosa e apparentemente neanche un po’ impaurita. Bradley le diede un’amichevole pacca sulla spalla felice, ma questa decise subito di interrompere il silenzio che si era creato.  –Ovviamente ricordo il programma scolastico, credo. In fin dei conti studio le stesse cose dalle elementari, solo in modo diverso, quindi dovrei farcela, non è questo il problema. Il problema può essere riallacciare i rapporti con tutte quelle persone di cui non ricordo nemmeno i nomi.-  Quando i signori Simpson sentirono parlare di quei “tutti” incupirono i loro sguardi. A quanto pare Scarlett non ricordava niente di niente, e non sapevano se questo fosse un bene o un male.
Pure Bradley, che era al corrente degli eventi successi qualche mese fa a sua sorella, si sentì un po’ a disagio adesso. Tentò tuttavia di far finta di nulla e si schiarì la voce, tossendo.  –Se vuoi posso accompagnarti io a scuola, con l’auto di papà o di mamma.-  Propose a sua sorella, ottenendo l’approvazione dei genitori.
 
 
Svegliarsi nella sua camera inondata dalla luce del sole era ormai troppo arduo per Ed. Con i raggi che quasi spaccavano i vetri della finestra, quelle foto illuminate appese alla parete erano la prima cosa che vedeva, aprendo gli occhi. E di certo non lo aiutavano a dargli forza, in un certo senso. Era un po’ contraddittorio. Era già la terza volta dopo l’incidente che si ritrovava a fissarle, e puntualmente non sapeva se ridere o se piangere. La parete era letteralmente invasa da fotografie, tutte di lui e dei suoi quattro migliori amici. Ce n’erano così tante che era difficile scegliere la più bella, ma la foto che Ed preferiva in assoluto, per un legame affettivo e non per la bellezza dell’immagine, era di sicuro quella che ritraeva solo Scarlett, in un buffo costume scheletrico di Halloween.
Fra tutte le foto che aveva scattato con la sua macchina fotografica, quella era insuperabile.
Era il 31 di ottobre, ed era il secondo anno per Ed a Londra. Il suo rapporto con Scarlett era ormai come fratello e sorella, così come con Luke, Noah, Rachel e Brittany. Per la sera di Halloween non avevano fatto grandi piani, né feste, discoteche o cose del genere. L’iniziativa di comprare qualche costume era stata proprio di Scarlett. Nel pomeriggio, quando i sei ragazzi si ritrovarono senza niente di speciale da fare, Scar propose di andare in giro per i negozi per comprare qualche travestimento, almeno la sera avrebbero fatto spaventare qualcuno. Il costume dello scheletro fu quello che la colpì immediatamente, mentre gli altri si accontentarono di qualche maschera e travestimento più divertente.
Fatta sera, i ragazzi si prepararono ad uscire. Era ovvio il fatto che un po’ si vergognavano a farsi vedere così, ma pensandoci bene con le maschere non li avrebbero riconosciuti facilmente. Certo, non fecero dolcetto o scherzetto alle porte, ma quella sera fu comunque memorabile per tutti e sei. Si limitarono a far spaventare qualche bambino che gli passava vicino o entrare in qualche locale facendo ridere gli adulti, ma le risate che si fecero quella sera furono imparagonabili. Stavano procedendo per una delle strade principali di Londra, quando Ed scattò la foto a Scarlett. Questa camminava a ritroso, guardando Ed, o meglio la sua maschera, e ridendo di gusto. Era troppo euforica per pensare a ciò che le stava intorno, era spensierata ed era un soggetto magnifico per una fotografia, in quel momento.  Anche se Scarlett mandò a quel paese Ed per averla fotografata all’improvviso, questo non cancellò la foto per nulla al mondo. Era fra le più belle che avesse mai scattato.
Osservare quelle fotografie aveva fatto venire voglia a Ed di vedere Scarlett. Anche se erano solo le undici del mattino, pensò che avrebbe trovato l’amica sveglia.
Si preparò di corsa dando una velocissima spiegazione a sua madre e raggiunse con l’auto l’ospedale. Quando però si trovò a chiedere ad una dottoressa di raggiungere la camera di Scarlett Simpson, questa le rispose che la signorina era stata dimessa.
Come, dimessa? Ciò significava che… Scarlett era tornata a casa. Era una bella notizia per Ed, ovviamente, ma… i signori Simpson avrebbero lasciato vedergliela?
Tentar non nuoce, si ridisse.
Si precipitò nella sua auto nera e guidò verso la casa di Scarlett. Non ci mise molto a raggiungerla, ma quando si fermò davanti la porta desiderò tornare indietro. Poggiò il dito sul campanello, sfiorandolo appena, ma con la forza sufficiente da farlo suonare. Al contrario di quello che si sarebbe aspettato, ad aprigli la porta fu un ragazzo che sembrava avere quasi la stessa età di Scarlett. Ed si affrettò a presentarsi, per non fare la figura del muto.  –Oh, tu devi essere il fratello di Scarlett. Io mi chiamo Ed, sono un suo amico. Mi chiedevo se era possibile vederla?-
-Si, io sono Bradley. Emh….-  Quando Ed si zittì, Brad non sapeva più cosa rispondergli. Non sapeva se fosse un bene che qualcuno venisse di già a trovarla a casa, ma i suoi dubbi furono preceduti dalle parole della signora Simpson.  –Ragazzo, credo che non sia ancora il momento giusto per venire a farle visita, nelle sue condizioni.-
-Ma… io e lei abbiamo già parlato all’ospedale, quindi pensavo che…-
-Senti, è meglio se per ora non ti fai vivo, qui. Ciao.-  La signora Simpson gli chiuse letteralmente la porta in faccia, lasciando lui rassegnato e il figlio maggiore perplesso.
Ed stava ormai per superare il cancelletto del viale, quando si sentì chiamare da dietro. Si voltò e c’era lei, poggiata sulla soglia della porta che gli sorrideva.  –Ho convinto i miei genitori che devo essere io a decidere chi vedere e chi non vedere, e io voglio vederti.-
Ed sorrise più che felice, avvicinandosi di nuovo alla porta di casa.  –Stai meglio, vedo.- 
-Si, a quanto pare l’arrivo di mio fratello mi ha messo di buon umore. Comunque, come mai qui?-
Ed rispose un po’ imbarazzato, adesso.   –Ero venuto a trovarti, farci due chiacchere, sai…-
Scarlett sembrò apprezzare la proposta.  –Bhe, però non credo che casa mia sia il posto adatto.-  Rispose, riferendosi di certo ai suoi genitori.   –Andiamo in quella panchina, ti va?-  Scarlett indicò una panchina un po’ lontano da casa sua, e insieme la raggiunsero.
Seduti su quel ferro verde, il silenzio inaspettatamente inondò l’atmosfera. Bhe, Ed non aveva proprio un motivo preciso per cui voleva vederla, o qualcosa in particolare di cui parlare. Cosa avrebbe dovuto dirgli, “semplicemente mi mancavi?”. Quello sarebbe stato un buon modo per mettersi in ridicolo.
Per sua fortuna, fu Scarlett a cominciare la discussione.  –Allora… come stai oggi?-
Ed rise.  –Dovrei essere io a chiedertelo. Comunque, bene.-
-Mh, non sembri convinto.-  Lo precedette l’amica. Cos’è, voleva invertire i ruoli?
Ed tentò di iniziare un discorso concreto.  –Ieri pomeriggio ho visto i ragazzi, Luke e gli altri, quelli di cui ti avevo parlato.-
-Oh, si… gli hai parlato di me?-
-Bhe mi hanno chiesto come stavi. Tu.. credi sia ancora presto per te incontrarli?-
Al pensiero di rivedere altra gente, Scarlett si fece pallida. Era stata d’accordo nel parlare con lui, in quanto se l’era ritrovato all’ospedale, ma non si sentiva ancora in grado di aumentare il numero di “nuovi” amici.   –Credo di si.-  Rispose con un’aria dispiaciuta.
-No, va bene.-   -Però, ecco, volevo farti almeno vedere delle foto.- 
Ottenendo il consenso di Scarlett, che annuì, Ed uscì il suo telefono dalla tasca e aprì velocemente la galleria. Non sapeva da dove cominciare, vi erano così tante immagini che ritraevano loro due e i loro amici che ebbe l’imbarazzo della scelta.
-Ecco, questa ad esempio.-  Fece poi convinto, indicandole con il dito lo schermo del cellulare. Questo ritraeva una autoscatto di tutti e sei, distesi su un prato che si abbracciavano. Era una delle foto più sincere, sei semplicissimi ragazzi a cui non interessava altro che la loro amicizia, in quel momento.
-Oh, è così bella. Quindi questo dovrebbe essere…-
-Questo è Noah.-  Affermò di rimando Ed, puntando con il dito il viso del ragazzo nella foto, e facendo poi lo stesso con gli altri.  –E questa è Rachel, questo Luke e questa Brittany-
-Fammene vedere un’altra.-  Chiese entusiasta Scarlett. A quanto pare le foto avevano un effetto positivo su di lei.
-Ecco, c’è questa.-   Scorrendo, Ed si soffermò su una seconda foto. Questa volta nell’immagine c’erano solo lui e Scar. Inizialmente Ed rimase sorpreso nell’osservarla, come se la stesse vedendo per la prima volta in vita sua.
-Ma… non riesco a capire dove siamo qui.- 
-Qui siamo chiusi nella cabina della ruota panoramica.-  Le rispose Ed, ridendo al ricordo dell’inutile paura che ebbero entrambi lì dentro.
-Io… io sono salita lassù?-  Fece Scarlett incredula.  –Non credevo ci fossero così tante cose che non ricordassi.-
Ed sentì l’immediato bisogno di contatto, proprio come quella volta all’ospedale. Voleva abbracciarla, accarezzarla, coccolarla o quant’altro, ma non voleva più rischiare. E se poi fosse successo esattamente come all’ospedale, e Scarlett si fosse infuriata? Ed doveva stare assolutamente con i piedi per terra e non esagerare, o avrebbe compromesso ciò che era rimasto della loro amicizia. Aveva ormai quasi perso le speranze con lei, perché niente sarebbe più tornato come prima. Ma poi fu lei a stupirlo. Scarlett gli sorrise debolmente e, molto insicura, poggiò la sua mano su quella di Ed. Quel momento fu così magnifico, ma al tempo stesso ridicolo: sembrava proprio che Scarlett volesse dare forza a Ed, ma entrambi sapevano che non doveva essere così.
Ed si sentiva vulnerabile, incapace di pensare correttamente, confuso e anche arreso, ma i problemi della sua migliore amica sarebbero venuti sempre prima dei suoi.
L’idea di tornare a scuola il lunedì stesso risultò a Scarlett tanto fattibile quanto impossibile. No, non per lo studio o cose simili, bensì per quella massa di adolescenti ed insegnanti che si sarebbe ritrovata attorno. Come previsto, fu suo fratello ad accompagnarla con l’auto. Non appena lo salutò e questo andò via, Scarlett si sarebbe aspettata di vedere Ed, ma così non fu.
In molte occasioni Scarlett era stata di carattere forte e coraggioso, magari quella mattina si sarebbe verificata la stessa cosa. Questa volta non ci sarebbe stato proprio nessuno al suo fianco, nemmeno Ed se questo non si sarebbe fatto vivo, tuttavia sentiva di potercela fare. D’altronde la sua vita al liceo non doveva essere stata poi così pessima, si disse, quindi poteva stare nella speranza che qualche suo vecchio amico si sarebbe ripresentato a lei e l’avrebbe aiutata ad adattarsi, proprio come aveva fatto Ed.
Quando Scarlett stava ancora oltrepassando a piedi il cortile della scuola, non si sentì del tutto pronta ad affrontare faccia a faccia quella situazione. Camminò verso l’entrata con lo sguardo abbassato, facendo finta di frugare nella sua borsa ed estraendo da questa il suo orario. Non appena raggiunse poi il corridoio principale, il suo istinto le consigliò di fermarsi: non sapeva verso che parte muoversi, un dettaglio a cui non aveva ancora pensato. Non sapeva qual era la classe di chimica, non sapeva dove si trovavano i bagni o anche solo il suo armadietto, non ricordava nulla. Strano come avesse dimenticato ogni cosa di quel liceo, nonostante lo avesse frequentato per tre anni. Come diavolo avrebbe fatto ad orientarsi? Non poteva di certo chiedere a qualcuno di portarla al suo armadietto, questo l’avrebbe presa per stupida. Ci volle moltissima volontà per far si che Scarlett non avesse una crisi di nervi. Quando si calmò, decise che avrebbe fatto a meno dell’armadietto e dei libri, per ora. Si sarebbe fatta bastare quei due quadernetti dentro la sua borsa.
La successiva mossa sarebbe stata trovare l’aula di chimica. Per questo non si creò problemi: bastò chiedere ad una delle bidelle  di guidarla fin lì. Ecco, c’eravamo. Scarlett doveva attraversare per la prima volta il corridoio principale, già affollatissimo di studenti che sembrava non conoscere. Le bastò fare pochi passi per far si che sentisse gli sguardi di molti incollati su di lei. C’era chi la guardava impietosito perché forse aveva saputo dell’incidente, chi la guardava incuriosito e chi la guardava… ridendo. I suoi occhi totalmente disorientati avevano evidentemente stranito tutti i suoi “compagni”. Scarlett cercò in tutti i modi di raggiungere l’aula senza dare attenzione a quelle centinaia di occhi, ma non potte fare a meno di chiedersi perché tutti la guardavano in quel modo.
La prima lezione della giornata fu leggermente più difficile del previsto. Tutto quell’insieme di elementi e liquidi dei quali Scarlett non ricordava bene i nomi o le proprietà la misero in una situazione di totale confusione. Tuttavia il professore, sapendo di ciò che le era accaduto, preferì metterla in coppia con una ragazza che l’aiutasse. Scarlett rimase stupita quando riconobbe il volto di quell’alunna, per un istante affrettò le cose e credette che tornare a scuola l’avesse aiutata a ricordare qualcuno, ma poi la sua mente tornò semplicemente alle foto che le aveva mostrato Ed.
-Tu sei… sei Rachel, credo.-  Scarlett pronunciò quel nome con molta riluttanza, quasi per paura di sbagliare. Ma capì che aveva indovinato non appena gli occhi della sua compagna di banco si illuminarono di gioia.
-Tu mi hai riconosciuta… si sono io, Rachel!-  La sua “amica” (a malincuore faceva ancora difficoltà a definirle tali, certe persone) allargò le sue lunghe braccia e strinse forte il collo di Scarlett, non pensando che questo potesse essere affrettato. Scarlett tentò fortemente di non perdere la pazienza perché sì, un po’ quel gesto le aveva messo non ansia, forse paura. Era stato esattamente come abbracciare un estraneo, e lei in genere non abbracciava chi non conosceva. Quando Rachel staccò la presa, notando un sorriso forzato sul viso di Scarlett, questa si voltò per dare un’occhiata al resto della classe. Inizialmente non riconobbe proprio nessuno, nemmeno il professore le suggeriva qualcosa, ma poi vide un altro volto familiare, poi altri due. I due ragazzi seduti nel banco alla sua destra e la ragazza affacciata alla finestra dovevano per forza essere gli altri amici delle foto. Riconobbe per primo Noah, poi Luke ed infine Brittany.
-Senti, Rachel, prima che tu o gli altri affrettiate le cose, io ti ho riconosciuta solo perché Ed mi ha fatto vedere delle vostre foto. Così adesso conosco te, Ed, Luke, Noah e Brittany, e la mia famiglia. Nessun altro.-
-Oh, capisco. Bhe, un buon inizio.-  Le rispose Rachel, sentendosi improvvisamente imbarazzata.
Quando le prime lezioni terminarono, Rachel e gli altri tre con i quali aveva già scambiato qualche chiacchera la invitarono a stare con loro in mensa, come avrebbe fatto di solito, ma Scarlett rifiutò. Non voleva affrettare troppo le cose, o saltare le tappe. In quel momento sentiva di dover stare sola, o altrimenti sarebbe impazzita. Non avrebbe potuto sopportare tante “nuove conoscenze” in così poche ore, e magari sentirsi raccontare tutte quelle cose che loro abitualmente facevano insieme, prima del suo incidente. Per evitare di essere raggiunta da un’altra folla di persone, Scarlett decise di pranzare in palestra, che durante la pausa era completamente vuota. Con un sandwich che le aveva preparato sua madre accompagnato da una mela, Scarlett si sedette sul pavimento approfittando di quei quindici minuti liberi per ripassare qualcosa di storia, che avrebbe avuto dopo. Arrivata alla quinta pagina in palestra fece irruzione qualcuno. Scarlett alzò gli occhi al cielo sperando che non fosse qualcuno che la cercasse, ma ecco che si sentì chiamare. 
–Hey Scar!-  Al sentire quella voce però fu contenta che lui fosse lì. Aveva cercato Ed per mezza giornata e finalmente lo aveva trovato. D’altronde era l’unico che aveva conosciuto un po’ meglio, l’unico quindi che l’avrebbe potuta aiutare a ritornare come prima.
-Ed, finalmente.-   Gli sorrise Scarlett, sentendosi chiamare con quel piacevole soprannome.
Ed si sedette accanto a lei, nonostante il pavimento fosse scomodo.  –Scusa se ti ho in un certo senso lasciata sola, stamattina.- 
Scarlett rise a quelle scuse.  –Tranquillo, alla fine ce l’ho fatta, più o meno.-
-Allora come sono andate le prime ore?-   Le chiese Ed osservando il suo libro di storia.
-Discretamente. A chimica ho riconosciuto Luke e gli altri grazie alle foto che mi hai mostrato, sai? Ho scambiato qualche parola con loro, ma niente di che, per ora preferisco così.-  A tale affermazione Ed si incupì un tantino, sperando che non sarebbe capitata la stesa sorte a lui. Non gli sarebbe mai bastata “qualche parolina” da parte di Scarlett.   –Ma Ed, c’è una cosa che devo chiederti. Oggi quasi tutti mi fissavano, per il corridoio. Non capisco se sono solo mie paranoie, se è per l’incidente o cos’altro?-
Ed non seppe come rispondere. Non le avrebbe mai e poi mai svelato la verità. E per cosa, per farla stare ancora peggio? Meglio di no, doveva dare tempo al tempo. Ma dicendole una prima bugia non avrebbe di certo migliorato la situazione perché, si sa, le bugie hanno le gambe corte.  –Emh… a dire la verità…-   Alla fine buttò una mezza verità.  –Credo sia semplicemente perché hanno saputo dell’incidente.- Ed vide accendersi in Scarlett uno sguardo malinconico e di disapprovazione. Sapeva che a lei non era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione, per nessun motivo. Ma non aveva davvero idea di come aiutarla, tranne che non si trattasse di farle compagnia per i corridoi. Ma sapevano entrambi che in ogni caso gli sguardi curiosi di tutti non si sarebbero mai stancati.
Ed guardò la sua amica con degli occhi quasi commossi. Scarlett riconobbe in qualche modo quello sguardo, le fu troppo familiare, così tanto da metterle i brividi. Come se un minuscolo pezzettino della sua vecchia vita fosse tornato a galla. Stupendo addirittura se stessa, fece per avvicinarsi verso di lui, lo avrebbe di sicuro abbracciato perché in quel momento ne sentì il bisogno. Ma ci pensarono il resto dei loro amici a rovinare quel momento. Noah e gli altri irruppero nella palestra, cinque minuti prima che suonasse la campanella, e si sedettero a cerchio vicino a loro due.
-Che ci fate qui voi due?-   Fece Luke, dando una pacca sulla spalla prima a Ed, poi a Scarlett. Questa, infastidita, chiuse gli occhi come per mantenere la calma, mentre Ed lanciò un occhiata a Luke e gli mimò un “no”. Non è che Scarlett non amasse quelli che una volta erano suoi cari amici, semplicemente odiava i gesti affrettati, che fosse un abbraccio, un bacio o anche solo una pacca come quella. Per i suoi “amici” poteva risultare strano, ma non per lei che stava ricominciando tutto da capo, compresi i suoi più stretti rapporti.
La chiacchierata che Scarlett fece in palestra con i cinque ragazzi fu più piacevole di quella precedente. Le risate e i sorrisi che riuscirono a strapparle le fecero addirittura pensare che prima o poi ogni cosa sarebbe potuta tornare com’era. Insomma, un buon rapporto si inizia sempre con una risata, e magari col tempo Scarlett sarebbe riuscita a farsi stringere in un abbraccio anche da loro.
 



 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Hey, buona domenica a tutti! Come è andata la vostra settimana? La mia, pff, discreta.
Venendo alle cose belle (almeno per me), ecco qui il 5 capitolo!!
Mi sono accorta che nel 4 ho avuto un po’ meno visualizzazioni rispetto ai precedenti, e quindi ho pensato che forse la storia sta risultando un po’ lenta o noiosa. Non so, vi prego dovete chiarirmi questi dubbi. Comunque rimedierò, ve lo assicuro: da questo momento in poi, con l’inizio della scuola, succederanno un sacco di cose, e soprattutto nuove conoscenze. Vi anticipo solo una cosa: nel prossimo capitolo, finalmente, ENTRERA’ IN SCENA MICHAEL! Secondo voi questo cosa comporterà, cose belle o cose brutte?
Comunque, venendo a questo capitolo, cosa ve ne sembra del rapporto che sta nascendo fra Scar e Ed? Ah, e cosa ne dite del flash back di Ed? Io personalmente ho adorato scriverlo. Recensite, ditemi tutto quello che pensate della storia, bella o brutta che sia.
Ultima cosa,
MOLTO IMPORTANTE:  c’è una fanfiction che sto leggendo ultimamente e, oltre che adorare l’autrice, adoro la storia in sé, e quindi ve la consiglio vivamente. La ff si chiama FORCE – WE’LL SURVIVE TRHOUGH THE DARK. È sui One Direction e, insomma, dategli almeno un’occhiata. Ecco il link: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2424495&i=1
Adesso vi lascio in pace, bye!




 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 6.
Quando mancava ormai solo un quartiere per arrivare qualcuno le toccò la spalla, facendola sussultare. Scarlett fu abbastanza spaventata da quel contatto improvviso, e il pensiero che si potesse trattare di Collin le mise addirittura i brividi. Ma quando si girò vide una persona mai vista prima, e questo la spaventò maggiormente, se possibile.
Scarlett si affrettò a levare la mano di quel tizio dalla sua spalla, poi per prima cosa gli chiese chi fosse.  –Oh, certo, sono Mike Clifford.-

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Capitolo 7
*** Danger. ***




Capitolo 6.


«Danger»
 
 


Le prime settimane per Scarlett passarono abbastanza velocemente. Tutte quelle novità dalle quali era stata travolta in quei giorni avevano fatto scorrere il tempo con molta velocità, lo studio sembrò non essere un peso nonostante la difficoltà delle prime lezioni, e Scarlett tentò di non dar più importanza ai tanti sguardi fissi su di lei, anche se questo risultava difficile.
La domenica mattina i signori Simpson non si trovavano in casa, lasciando la figlia sotto la custodia del fratello. I due non avevano fatto grandi piani per la giornata, perciò Scarlett e Bradley passarono l’intera mattinata stesi sul divano a oziare. Quando si resero conto di essere due pessimi cuochi e si accorsero che nel loro frigo non c’era niente di pronto per il pranzo, si trovarono costretti ad uscire per poter mangiare qualcosa. Bradley voleva portare sua sorella al ristorante distante dieci minuti da casa, aperto ormai da anni e nel quale i due avevano passato diverse belle serate, ma riuscì appena ad illustrare i suoi piani a Scarlett. Non appena questa aprì la porta per uscire, ebbe il tempo di fare giusto qualche passo lungo il vialetto, ed ecco che si sentì chiamare. Scarlett si voltò verso il marciapiede di fronte e vide un ragazzo che non conosceva, o meglio, non ricordava. Si sentì inizialmente in imbarazzo a domandargli chi fosse ma, dopo aver fatto segno a suo fratello di proseguire verso la macchina, lei si fermò con l’intenzione di scambiare qualche chiacchera.
-Scarlett, sei tu… non mi riconosci?-   Continuava il ragazzo poco lontano da lei. Aveva i capelli scuri e gli occhi castani, molto scuri, ma non gli diceva niente.
-Si, ciao.-  Gli mostrò un lieve sorriso, non osando nemmeno accennare all’incidente. A quanto pare non aveva saputo, e per una volta le avrebbe fatto piacere non parlarne.
-Oggi è una giornata positiva, Scarlett? Di solito non mi sorridi così.-  Le chiese lui, adesso con un sorrisetto beffardo in viso. Onestamente, non aveva idea di chi fosse o come lo conoscesse, ma dopo quel sorriso non ci volle un secondo per capire che i due non andassero proprio d’amore e d’accordo.
Notando che il fratello era ormai salito in macchina, ci mise un po’ a rispondere, tentando comunque di sembrare disinvolta.  –A quanto pare si. Ma…-
-Senti, non far finta di aver dimenticato d’un colpo tutto quello che è successo quel giorno a scuola. Quella discussione ti ha mostrato per quella che sei, una debole. Ora, capisco che possa sembrare imbarazzante, ma è inutile far finta di niente.-  Ma di che diavolo stava parlando? Cosa c’era di così importante che Scarlett avesse dimenticato? Dio, che situazione frustrante. Avrebbe voluto rispondergli prontamente, ma cosa avrebbe potuto dirgli se nemmeno lei sapeva darsi una risposta?    -Ho parlato con Mike, ieri. Dice che gli manchi e che vorrebbe…-
-Adesso basta.-  Mentre Scarlett notava il ragazzo di fronte a lui farsi sempre più cupo, vicino a lei comparve Ed, sbucato da chi sa dove ma nel momento esatto. Ed aveva la mascella e i pugni serrati nascosti nelle tasche della felpa, ma si rilassò non appena incontrò il viso della sua amica. Scarlett non sapeva più cosa pensare. Cos’era successo qualche giorno fa con quel tizio? Perché Ed era così irritato? E poi chi diavolo era Mike?  -Scarlett, è meglio andare.-
-Si, Scarlett, scappa di nuovo, come tuo solito.-
Ed lanciò l’ennesima occhiataccia al ragazzo, che per fortuna ormai si stava allontanando, poi si calmò quando questo scomparve dalla strada.  –Oh, io devo andare con… con mio fratello.-  Rispose Scarlett, ancora scossa dalle parole di quello sconosciuto. Una cosa almeno era certa, prima dell’incidente aveva avuto sicuramente a che fare con lui.
-Capisco. Allora ci vediamo oggi pomeriggio?-  Scarlett accettò volentieri l’invito di Ed, poi raggiunse suo fratello in macchina e insieme si allontanarono da casa, e da quel nuovo problema.
Scarlett passò l’intero pranzo in serenità, solo lei e suo fratello. In quel momento era la miglior cosa che potesse chiedere.
 
Quando Bradley e Scarlett furono usciti dal ristorante e tornarono in auto, Scarlett ricevette un messaggio sul cellulare, che non usava ormai da parecchio se non per le emergenze. 
Eddy:
Hey, sono io. Se ti va raggiungimi di fronte la scuola.
Eddy, Eddy doveva essere Ed. Osservando quel soprannome nella sua rubrica le venne spontaneamente da ridere. Gli rispose subito.
A: Eddy
Credo sia meglio che tu venga a casa mia, mio fratello non mi lascerebbe allontanare.
In realtà Scarlett non ebbe neanche il tempo di mettere piede fuori dall’auto, che Ed si trovava già lì ad aspettarla. Nonostante Brad rimase sorpreso, Scarlett lo addolcì con un bacio sulla guancia e lo lasciò poi entrare dentro.
Quella era la terza volta che Ed e Scarlett si fermavano a parlare dopo l’ospedale, nonostante ciò questo si sentiva sempre un po’ agitato. Trattarla come una persona appena conosciuta gli veniva difficile, addirittura impossibile, ma con lei non poteva fare altrimenti.  Non poteva di certo dirle “senti, fai finta che io e te ci conosciamo da una vita, fai finta di ricordare tutto e sii a tuo agio con me, giusto per farmi felice. Giusto perché mi manchi”.
Ed e Scarlett si sedettero sull’amaca che c’era da tempo nel giardino dei Simpson, l’uno un po’ distante dall’altra. Ma Scarlett aveva quel pensiero fisso da tutta la mattina, ed era stufa di far finta di niente.  –Ed, tu sai chi era quel ragazzo con cui ho parlato stamattina?-
Lo sguardo di Ed, che si voltò verso di lei, si fece improvvisamente più serio.  –Lui è… è Collin Price.-
Al nome di Collin, Scarlett continuò a non sapere di chi si trattasse.  –Bene, Collin Price. Io non ho più idea di chi sia, ma tu forse mi sai dire che cosa è successo fra di noi?-
-Non saprei, Scar.-  Fece indifferente il ragazzo. Scarlett non se la beveva.   -Senti, c’è da sapere solamente che lui si comporta così con tutti. Voi avete avuto diverse discussioni, ma per motivi inutili. È il tipo di ragazzo che cerca sempre rogne, non guardando in faccia nessuno.-  Ed stava decisamente mentendo, ma il suo tono di voce non lo tradì, per questo Scarlett gli credette.
-Quindi Collin Price è solo un ragazzo che ce l’ha col mondo. Ma mi ha parlato di un certo Mike, dicendo che gli manco. Chi è Mike?-
A questa seconda domanda gli occhi di Ed diventarono palesemente molto più frustrati.  –No, questo non lo so.-
-Ed, sai che non devi nascondermi niente se vuoi che io riprenda la mia memoria. Sempre se questo è possibile.-  Scarlett insistette, guardando fisso Ed.
Questo però non cedeva. La sua mascella si era di nuovo serrata, come quella mattina, così come i pugni adesso visibili agli occhi della ragazza.  –No, mi dispiace. Sul serio, non conosco nessun Mike che sia stato amico tuo o di Collin.-  Se Scarlett avesse scoperto delle sue bugie, non lo avrebbe mai perdonato. E avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo, ma Ed non voleva riportare alla luce quei grossi problemi che finalmente avevano abbandonato la mente di Scarlett. Si sentì un po’ egoista al pensarlo, ma secondo lui quell’incidente a qualcosa era servito. Oddio, avrebbe dato di tutto per tornare indietro e far sì che non accadesse, ma a quanto pare era stato utile a far dimenticare quella orribile faccenda a Scarlett. Come se fosse destinato a succedere.
L’amica si arrese e non chiese più niente a Ed, ma almeno una risposta l’aveva avuta: aveva capito, più o meno, chi fosse questo Collin. E magari era vero che Ed non ne sapeva niente di un certo Mike, quindi preferì passarci sopra.
I suoi pensieri si bloccarono all’istante quando sentì la mano di Ed toccare la sua. L’istinto le disse di sciogliere la presa come al solito, perché lei odiava i gesti affrettati. Però lei decise il contrario, rimase con la mano stretta in quella del ragazzo e si sentì più tranquilla. Perché era vero che di solito non l’avrebbe fatto, ma anche se aveva conosciuto Ed da poco tempo aveva capito che lui era un ragazzo vero. Lo aveva capito dalle foto, dai racconti e dal modo in cui le aveva parlato per la prima volta all’ospedale, o anche la seconda. In un certo senso era come se quel legame di cui Ed le aveva parlato era ancora presente. Lui non lo sapeva, forse nemmeno lei, ma dentro Scarlett se lo sentiva.
Per questo quel pomeriggio si lasciò andare, e fu bellissimo. Capì che non aveva bisogno di altre spiegazioni, adesso non le interessava più niente.
Quando qualche pomeriggio dopo Scarlett stava tornando a casa da scuola era sola, ma nonostante ciò si sentiva osservata da qualcuno che lei non riusciva a vedere. Era come se qualcuno la stesse seguendo, ma attorno a lei vedeva solo poche persone che camminavano tranquille senza badare alla sua presenza. Erano passati tre giorni da quando quel Collin le aveva parlato per strada, e da quella mattina ogni volta che Scarlett metteva piede a scuola non poteva fare a meno di scrutare le sue occhiate e le frecciatine che le mandava. Doveva ammetterlo, quel Collin cominciava ad infastidirla fin troppo e non lo sopportava. Per questo quel pomeriggio ebbe la strana sensazione che ci fosse lui nei paraggi. Fece finta di niente e proseguì per la sua strada, non vedendo l’ora di raggiungere casa, ma quando mancava ormai solo un quartiere per arrivare qualcuno le toccò la spalla, facendola sussultare. Scarlett fu abbastanza spaventata da quel contatto improvviso, e il pensiero che si potesse trattare di Collin le mise addirittura i brividi. Ma quando si girò vide una persona mai vista prima, e questo la spaventò maggiormente, se possibile.
Scarlett si affrettò a levare la mano di quel tizio dalla sua spalla, poi per prima cosa gli chiese chi fosse.  –Oh, certo, sono Mike Clifford.-
Rimase lì impalata non sapendo cosa fare, ma il solo pensiero che quel Mike avesse a che fare con Collin la fece scappare via. Andò a passo affrettato verso casa, sperando che il ragazzo biondo (palesemente tinto) non la seguisse, ma si dovette bloccare di nuovo quando si sentì chiamare.  –Scarlett, aspetta ti prego.-  Il suo tono non le sembrò affatto cattivo o malizioso come quello di Collin, anzi l’esatto contrario. Forse Mike non gli somigliava per niente, magari era un altro tipo di persona, si disse.  –Ascolta Scarlett.-  Continuò poi lui, quando si accorse che la ragazza non rispondeva.  –So che non ti ricordi più di me, e mi dispiace. Però forse è giusto che tu sappia cosa sono stato per te.-
Cosa era stato per lei, aveva detto? Allora non era un semplice amico? Bhe, Scarlett era fin troppo incuriosita, così tanto da avvicinarsi nuovamente a lui.  –Allora è meglio parlarne.-  Gli sorrise lei, e subito Mike la portò lontano da lì.
Scarlett sapeva che non era la cosa migliore da fare, allontanarsi con uno sconosciuto, per non pensare a quello che avrebbero detto suo fratello o i suoi genitori se l’avessero saputo. Però, poteva pure sbagliarsi, ma Mike le sembrava uno che avesse davvero qualcosa di importante da dirle, qualcosa che lei voleva ascoltare. I due si misero dietro una casa, in una specie di vialetto pieno di alberi e piante che mai aveva visto prima. Si appoggiarono a due tronchi, l’uno di fronte all’altra, e come previsto Mike fu il primo a parlare.  –Sai Scarlett, devi sapere che io e te…-
-Aspetta un attimo, M-Mike. Ti prego di non andare troppo veloce. Se hai saputo dell’incidente capirai anche che non sono in grado di reggere tante novità.-
Il ragazzo acconsentì alla sua richiesta e quando riprese a parlare aveva un tono diverso.  –Allora inizio da quando ci siamo conosciuti.-  Affermò con una risatina ansiosa.   -Era il primo anno di liceo per te, mentre io ero già al quarto, ci siamo visti la prima volta in mensa e un giorno io sono venuto da te, e abbiamo parlato, parlato e ancora parlato, così tanto in soli venti minuti. Comunque, dopo quella piacevole chiacchierata abbiamo cominciato a vederci anche fuori dalla scuola molto più spesso. Poi una cosa tira l’altra, tu mi hai detto quanto ti piacessi e alla fine ci siamo messi insieme, un anno e mezzo fa. È andato sempre tutto bene fra noi, poi però quest’anno le cose sono un po’ cambiate. È stato a settembre credo che tu hai voluto mettere fine alla nostra storia, mi dicesti che non volevi più impegnarti in una relazione così seria. Hai cominciato a non parlarmi più, non lo so perché, e ora eccoci qua, tu non ti ricordi neanche più di me e io…-
-E Collin ha detto che ti manco.-  Scarlett era totalmente scioccata. Il suo sguardo perso nel vuoto lasciava trasparire tutta la confusione che aveva in testa, e non osava più parlare. A dire la verità Scarlett non riusciva proprio ad immaginarsi insieme ad un ragazzo così… diverso. I capelli tinti, l’aspetto un po’ trasandato, e poi quei vestiti così scuri che contrastavano completamente la sua carnagione pallidissima. Però si era sentita immediatamente in colpa quando apprese la notizia.
-A proposito di Collin, scusalo se spesso è così aggressivo, ma questo è lui, non possiamo farci niente.-
-Ma se io e te siamo stati…fidanzati, com’è che Ed non ti conosceva nemmeno?-  Gli chiese Scarlett, ancora più stranita.
-Intendi Ed Sheeran? Bhe, diciamo che a lui non sono mai stato simpatico. Credo che i miei tatuaggi e i miei piercing mi abbiano fatto apparire come un cattivo ragazzo, forse lui mi credeva tale.-
-Capisco. Adesso è meglio che vada, si è fatto tardi.- 
-Un attimo.-   La bloccò Mike, quando questa era ormai lontana.  –Scarlett, io voglio rivederti. Non voglio che fra noi continui questa situazione di… silenzio.- 
Scarlett non seppe cosa rispondere. Per un attimo rimase zitta, pensando che magari avrebbe fatto bene un nuovo rapporto con lui. Oltre tutto voleva capire con che persona aveva passato più di un anno della sua vita, o perché fra loro era andata a finire così e lei si era comportata da stupida. C’erano diverse cose che Scarlett non avrebbe compreso se non avesse più visto Mike, quindi gli rispose di sì, si sarebbero rincontrati.
 
Quel pomeriggio Scarlett si sentiva più positiva del solito, probabilmente a causa del ragazzo appena conosciuto. Così positiva che mandò un messaggio a Ed di sua spontanea volontà.
A: Eddy
Edward, ho qualcosa da raccontarti. Ci vediamo?
Aspettò con ansia la sua risposta, nonostante sapesse già che sarebbe stata un sì. Non a caso, appena cinque minuti dopo, Ed era già di fronte casa Simpson.
-Non pensavo avresti fatto così presto!-   Ammise la ragazza non potendo trattenere la risata.
-Sono sempre stato un tipo frettoloso.-   Ed sorrise di rimando. Evitando di entrare nel giardino, aspettò curioso che Scarlett lo raggiungesse per parlargli di qualcosa che lui non vedeva l’ora di sapere. Quando Scarlett si avvicinò a lui, i due decisero di allontanarsi un po’ da casa e camminare verso la fine della strada, in una zona decisamente più popolata. –Smettila con quel sorrisetto, Scar, mi stai facendo morire dalla curiosità.-
Scarlett non aveva nemmeno fatto caso che Ed l’avesse chiamata di nuovo con quel diminutivo, anzi, non le aveva dato proprio fastidio. Era stranamente allegra, con la testa fra le nuvole e nessuno avrebbe potuto dire perché.  –Ecco, oggi ho incontrato qualcuno. Qualcuno che a quanto pare prima conoscevo bene.-  Era forse quello il motivo del suo sorriso?
Ed si fece di fronte a lei ancora più felice, il pensiero che Scarlett si fosse in un certo senso lasciato andare con qualcun altro eccetto lui lo rese soddisfatto. Si poteva ritenere un progresso, o no?   -E chi è? Dai parla.-  Schiaffeggiò la spalla della ragazza seduta al suo fianco sperando di fermare quel suo silenzio.
-È Mike, quello con cui… con cui stavo.-  Si mise un enorme sorriso sul volto e attese fremendo la risposta dell’amico, pur conoscendo adesso la lieve antipatie che c’era stata fra i due.
Ed pensò istintivamente che sarebbe stato meglio mantenere il precedente silenzio, tutto pur di non sentir uscire quel nome dalla bocca della ragazza. Ma forse aveva sentito male, forse era stato solo un brutto scherzo della sua mente distratta.  –Come hai detto, scusa?-
-Mike… perché non mi hai semplicemente detto che non ti stava simpatico, piuttosto che inventare di non conoscerlo? Ti ricordi… l’altro giorno con Collin? .-
Ed non reagì, o meglio, non replicò. Non ne ebbe le forze. Sentì il suo corpo indebolirsi in un istante, il suo sorriso sciogliersi per tramutarsi in serietà, e la sua curiosità scomparire del tutto. Questo non era affatto giusto, con quale coraggio quel mostro si rifaceva vivo? E poi per cosa, rovinarle nuovamente la vita? Ed tentò di apparire calmo, perché tuttavia non si sentiva pronto a far capire a Scarlett come stavano realmente le cose, ma i suoi gesti lo tradirono. Le mani cominciarono a sudargli e improvvisamente fu assalito da una terribile sensazione di paura, non per lui, ovvio, ma per Scar.
-Ed, che succede?-  Ed non parlava, non rispondeva. Insomma, non sapeva come reagire, non aveva nemmeno idea di cosa dire o fare.  –Ed, senti, lui mi ha detto che non ti va molto a genio come persona, ma credo che dovresti dargli una possibilità. Noi abbiamo parlato e sembra davvero un bravo ragazzo.-
-Voi… voi avete parlato? Cosa ti ha detto?-  Ed deglutì la saliva che aveva accumulato in bocca e finalmente tornò a respirare.
-Sapendo dell’incidente, prima di tutto si è presentato, e alla fine mi ha raccontato di noi due. Mi ha detto che sono stata io a lasciarlo, solo perché non volevo più impegnarmi in niente di serio.-  
Nel viso di Scarlett si accese un’espressione colpevole, fu questo che mando Ed su tutte le furie. Quindi, non solo lui si faceva vivo dopo quello che aveva combinato, cercava anche di girare la frittata. Facile, approfittando della situazione di Scarlett, pensò.  -È questo che ti ha detto? Bhe, non credergli, Scar.-  Ed iniziò ad agitarsi più di prima, uscì le mani dalle tasche e mostrò i suoi pugni serrati. Poi afferrò il braccio della ragazza.  –Promettimi che starai lontana da lui, promettimelo.- 
Dal viso infuriato e i denti serrati dell’amico, Scarlett avrebbe potuto benissimo pensare che fosse uscito fuori di testa.  –Dannazione, perché? Dammi un motivo.-
-Io…-  Le avrebbe davvero detto la verità? No, e come avrebbe potuto? Ora che Scarlett aveva finalmente dimenticato tutta quella storia poteva dire che così erano entrambi più rilassati, non se la sentiva proprio di far tornare tutto a galla, solo dopo poco tempo dall’incidente poi. Per questo sperò con tutto il cuore che le sue bugie reggessero.  –Tu devi solo ascoltarmi, non avvicinarti a lui. Scarlett, sono serio.-
Scarlett fece di tutto per staccarsi dalla sua forte presa, delusa.  –Come immaginavo. Suppongo che lui non ti piaccia solo perché è pieno di tatuaggi o piercing, no? Magari viene da una brutta zona di Londra e ha pure una brutta famiglia, è sicuramente per questo che non ti piace: solo apparenze. Proprio come ha detto lui.-  La ragazza si alzò dalla panchina davvero furiosa. Non riusciva a credere alle sue orecchie: se Ed si era dimostrato un tale amico, pronto sempre ad appoggiarla in tutto, perché non poteva fare lo stesso ora? In questo vide solo un atteggiamento egoista, cosa che odiò immensamente.
-Scar…-  Ed avrebbe voluto chiederle di aspettare e risiedersi, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Non le avrebbe mai detto tutto e lei non avrebbe sopportato le sue frottole. Stava di nuovo ricominciando tutto da capo: Scarlett che conosce Mike, Mike che cerca di metterle contro Ed, Ed che non può più fare nulla per aiutarla.
-Per l’ultima volta, non chiamarmi Scar.-
La vide andare via verso casa, di nuovo verso il pericolo. Ma questa volta semplicemente avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRICE.
Hey, salve a tutti! Eccomi qui, come ogni domenica, con il capitolo 6!
Allora, questa volta inizio col dire che questo capitolo è molto importante in quanto, finalmente, SPUNTA MICHAEL! Il che ci rimanda al prologo e alla storia delle minacce, di cui ancora non si sa niente. Da questo momento in poi, quindi, ci sarà una sorta di “mistero” dietro la storia. Qualcosa di cui Scarlett è all’oscuro, ma che tutti gli altri conoscono bene. Per questo motivo, appunto, in questo capitolo Ed comincia a diventare sospettoso e preoccupato.
Che idea vi siete fatti voi? Cosa ne pensate di Michael e, soprattutto, della reazione di Ed?
Ci tengo tanto perché spero di aver espresso bene i concetti. Quei pochi indizi che ho dato spero di averli scritti in modo giusto, così da farvi sorgere qualche dubbio. Vi assicuro che piano piano la storia prenderà la sua piega, e poi BOOM si scoprirà tutta la verità!
Apparte questo, non ho nient’altro da dirvi, se non ringraziarvi per le recensioni e le visualizzazioni! Siete adorabili! SIAMO ARRIVATI A 700 VISUALIZZAZIONI NEL PROLOGO!
Guardate il trailer della ff se ancora non lo avete fatto: http://youtu.be/BZR_8pLrlKo?list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ

Qui, invece, c’è una sorta di outfit, quello che ho imaginato per Scarlett (si, mi diverto con poco): http://www.polyvore.com/scar/set?id=138746316 
Alla prossima settimana!

 

 

ANTICIPAZIONE CAPITOLO 7.
Mike si comportò davvero in modo gentile e ammirevole durante tutta la cena, tanto che Scarlett si levò ogni minimo dubbio sulla sua presunta “pericolosità” dalla mente. Era così carino in tutto, dall’offrirle una patatina al chiederle l’orario in cui l’avrebbe dovuta riportare a casa. Scarlett lo avrebbe di certo definito come il ragazzo più umile e sincero di tutti, ma chiunque sapeva benissimo che la persona che Mike stava mostrando a Scarlett non era il suo vero io.

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Capitolo 8
*** Away from everything. ***




Capitolo 7.

«Away from everything»


 
Da quando Scarlett aveva raccontato dell’incontro con Mike a Ed, fra i due si era stabilito un rapporto molto più freddo, più che altro da parte della ragazza. Ed invece, quando gli capitava di parlarle, sembrava solo preoccupato, ma Scarlett non sapeva il perché e Ed non la aiutava di certo.
Si teneva in contatto con Mike via sms da ormai tre, quattro giorni e, certo era passato ancora pochissimo tempo, ma non aveva riscontrato niente di sbagliato in quel ragazzo o nel suo comportamento. Quel pomeriggio Mike le aveva finalmente chiesto di uscire insieme (finalmente, perché finalmente? Si chiese Scarlett).
Da: Mike.
Che ne dici di uscire stasera? Non prenderlo come un appuntamento, è solo per fare qualche chiacchera a quattr’occhi.

A: Mike.
Ci sto, vieni a prendermi per le 9:30

Da: Mike.
A dire la verità preferirei vederci all’angolo della strada. Magari non dire ai tuoi che stai uscendo con me, è meglio così.
 
E Scarlett non aveva neanche pensato per un secondo di rifiutare. Acconsentì pure a quest’ultima richiesta, pur se strana. Chi sa perché mantenere tutto questo mistero. Probabilmente neanche ai suoi genitori era piaciuto Mike come ragazzo. Un po’ comunque la spaventava questo suo nuovo comportamento: di solito non avrebbe lasciato che uno “sconosciuto” la facesse aprire così velocemente, tanto da portarla a cena fuori. Eccetto Ed, con lui era un discorso un po’ diverso. Però se sentiva di potersela cavare, almeno per una sera, non si sarebbe di certo ritirata all’ultimo momento. A malincuore, anche se lei avrebbe voluto farlo, non disse nulla a Ed riguardo l’uscita, per due esatti motivi: si sarebbe solamente arrabbiato o preoccupato di più, e a quel punto a lei sarebbe venuta solo la voglia di mandarlo a quel paese. Quindi era meglio tenerlo all’oscuro per il momento e raccontargli tutto il giorno dopo, dimostrandogli così che lei aveva ragione. Che non c’era niente di male. Andiamo, cosa avrebbe potuto fare di così pericoloso quel ragazzo?
Non disse niente nemmeno ai suoi genitori o a suo fratello. Sapeva che non l’avrebbero mai lasciata andare con qualcuno che neanche conoscevano (o che non gradivano, ancora peggio). Sapeva che Bradley sarebbe uscito con dei vecchi amici, il padre doveva risolvere una questione di lavoro fino a tardi, perciò restava solo sua madre a casa che, come al solito, si sarebbe addormentata subito dopo cena. Quel periodo per lei era abbastanza stancante, e come contrariarla, con una figlia in quello stato e tutto il suo lavoro da recuperare, non appena vedeva un letto nei paraggi non perdeva tempo per riposare. L’idea finale era quella di aspettare che sua madre si addormentasse per uscire poi di casa, tornando comunque ad un orario ragionevole. Se qualcosa fosse andato storto avrebbe detto che era uscita un po’ con Ed. A dire la verità non sapeva neanche con precisione perché stava facendo tutto questo per quel ragazzo, ma era inutile negare che la curiosità di conoscerlo era troppa.
 
Come previsto, non appena sua madre finì la propria cena le diede la buonanotte e si rintanò in camera da letto. Ultimamente non faceva altro che scusarsi se ogni tanto era assente, per questo Scarlett si sentì abbastanza in colpa quella sera: se l’avesse scoperta sarebbe stata una totale delusione. Portò le chiavi di casa con se, facendo attenzione a non produrre il minimo rumore mentre apriva la porta. Fu un tale sollievo trovarsi finalmente fuori casa. Seguendo i piani, Scarlett seguì la strada fino alla fine dove trovò Mike che la aspettava in macchina. Più che altro un furgone apparentemente vecchio se non da rottamare, ma il ragazzo sembrava non vergognarsene a giudicare dallo sguardo. Non appena Scarlett salì sul furgone Mike non aspettò nulla per sorriderle e darle la buona sera.
-Allora, dove andiamo?-  Gli chiese lei evidentemente eccitata.
-Spero tu non ti starai aspettando una cenetta romantica o robe simili.-  Affermò sinceramente lui. Inutile negare che Scarlett rimase un po’ contrariata da tale risposta, ma infondo la curiosità era più forte di qualsiasi altra cosa, quella sera specialmente.   –E spero anche tu ti accontenti del fast-food della zona. So che non è un gran che, ma era il nostro miglior posto in cui schiarirsi le idee.-  Scarlett non potte far altro che sorridere, adesso più felice. Eppure di solito si sarebbe rifiutata di “viaggiare indietro nel tempo” per tentare di ricordare cose che mai le sarebbero tornate in mente. Ma quella sera non si trattava di ricordare, semplicemente di passare una bella serata secondo quelle che evidentemente erano state le loro solite abitudini. Qualsiasi cosa le avrebbe proposto Mike, lei non lo avrebbe fermato. D’altronde voleva in un certo senso riscoprire come era stata la loro relazione, e quale modo migliore se non farselo mostrare da lui?
Il fast-food non era chissà cosa, ma il pensiero che loro usavano spesso rinchiudersi là dentro la fece ridere. Al contrario il cibo era ottimo, chi l’avrebbe mai detto? Per migliorare la situazione, Mike si comportò davvero in modo gentile e ammirevole durante tutta la cena, tanto che Scarlett si levò ogni minimo dubbio sulla sua presunta “pericolosità” dalla mente. Era così carino in tutto, dall’offrirle una patatina al chiederle l’orario in cui l’avrebbe dovuta riportare a casa. Scarlett lo avrebbe di certo definito come il ragazzo più umile e sincero di tutti, ma chiunque sapeva benissimo che la persona che Mike stava mostrando a Scarlett non era il suo vero io. Le possibilità che si fosse pentito di quello che le aveva fatto erano pochissime, considerando il tipo di persona che si era rivelata, quindi restava un’unica risposta: era tutta una farsa. Una messa in scena per far ricadere Scarlett nello stesso trabocchetto, e le sarebbe venuto tutto facile se nessuno fosse venuto al corrente della situazione.
Quando Scarlett finì la sua cena, compresa la coca cola che le aveva ormai riempito lo stomaco, si azzardò a cominciare una conversazione col ragazzo.  –Avevi detto che avremmo fatto due chiacchere, di cosa vuoi parlarmi?- 
Mike rimase un secondo in silenzio, passandosi una mano sul ciuffo che gli si appiccicava sulla fronte.  –Non lo so di preciso, avevo voglia di vederti.-  L’aveva colto un po’ di sorpresa, in realtà Mike non aveva nulla di cui parlare. Tentò di non fare capire il suo leggero disagio a Scarlett, cominciando a blaterare parole su parole.  –Vuoi sentire una cosa? Eravamo qui, la sera in cui mi hai lasciato.-  Improvvisò all’istante, ma lo sguardo sconcertato di Scarlett gli fece capire che stava andando bene. La ragazza difronte a lei non osò dire niente, forse sentendosi colpevole.  –Eravamo qui come moltissime altre sere, solo che io avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Alla fine non hai più potuto trattenerti, e sei esplosa. Mi hai detto così tante cose, ma le ricordo tutte. Che non riuscivi più a stare con me, che non volevi più niente di serio perché volevi essere libera. A dire la verità era questo che mi piaceva di te, il fatto che non ti lasciavi calpestare da nessuno.-
Scarlett riuscì ad aprire bocca solo dopo un minuto di straziante silenzio. Era davvero stata così egoista da troncare una relazione solo per un po’ di libertà?  -Quindi, è questo il motivo per cui è finita?-
-Bhe, in parte per questo, in parte perché credo che tu ti sia lasciata convincere dal tuo amico, quello che ti tenevi sempre stretto.-  All’improvviso lo sguardo di Mike si fece decisamente più cupo, così come i pensieri di Scarlett. Se era vero che aveva fatto tutto solo per Ed, lo avrebbe ammazzato di lì a poco. Dannazione, e se invece non l’avesse mai lasciato? Se lei e Mike fossero rimasti insieme anche dopo l’incidente? Magari si sarebbe lasciata andare maggiormente con lui, in quanto sui fidanzato, e magari avrebbe avuto accanto una persona in più che ora considerava solo uno sconosciuto.
-Mi.. mi dispiace se è andata così. Il fatto che non ricordo niente non è una scusa, non capisco come possa essere stata così idiota.-  Scarlett si portò una mano in viso, facendo per coprirselo, ma Mike la prese frettolosamente e la posò nuovamente sul tavolo. Nell’esatto momento in cui le loro mani si strinsero e si carezzarono, Scarlett sentì di avere a che fare con una brava persona. Una persona che voleva decisamente conoscere meglio, con la quale sicuramente si sarebbe trovata bene. Lasciò che Mike le solleticasse leggermente la mano, sembrava quasi la stesse cullando.
Quando Mike decise che era ora di uscire da quello squallido fast-food, si ripromise di portare Scarlett da qualche altra parte, chi sa dove. Alla fine, tenendola per mano, l’aiutò a salire sull’enorme furgone e non uscirono più da lì per un bel po’. Fecero una corsa lungo i confini dell’ Hyde Park. Non aveva molto senso, ma per ora bastava quello.
Via da ogni disastro, via dal pensiero dell’incidente, di dover ricominciare tutto da capo, via pure da Ed che a quanto pare aveva comportato il suo allontanamento da Mike.
 
 
 


 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve a tutti, miei amati lettori, e buona domenica!
Ecco qui finalmente la prima uscita con Mike, il che vale a dire un avvicinamento fra lui e Scarlett. Avvicinamento pericoloso, secondo voi?
So che Ed non compare in questo capitolo, ma ho un assoluto bisogno di dare spazio solo a loro due per adesso, per farvi capire qualcosa in più magari e soprattutto per farvi sentire l’allontanamento che si sta venendo a creare fra Scar e Ed. Secondo voi come andrà a finire? Per quale coppia siete pro? (LOL).
Recensite questo capitolo, come al solito vi chiedo di scrivermi tutti i vostri pareri, belli e brutti, perché ne ho davvero bisogno, e fatemi qualche domanda se volete!
Il prossimo capitolo sperò vi stupirà e vi piacerà molto perché (RULLO DI TAMBURI)… sarà un Mike’s POV. Mi è stato consigliato di presentare meglio il suo personaggio, e quindi dedicherò un capitolo interamente a lui per farvelo capire meglio, ecco.
Come al solito vi lascio il link del trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
E il mio outfit creato per Scar (Sto in fissa con Polyvore!): http://www.polyvore.com/scar/set?id=138751026
Detto questo, alla prossima settimana!

 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 8.
Michael Clifford considerava sé stesso un totale disastro. Lo sapeva, anzi ne era certo, eppure non aveva mai davvero provato a cambiare, mai un minimo sforzo. Perché forse a lui piaceva, essere così disastroso. Disastroso, sì: proprio come aveva fatto con sé stesso, distruggeva pian piano pure quelli che gli stavano intorno.

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Capitolo 9
*** Obsession. ***



Capitolo 8.

«Obsession.»

 
 
 
Mike’s POV.
 
Michael Clifford considerava sé stesso un totale disastro. Lo sapeva, anzi ne era certo, eppure non aveva mai davvero provato a cambiare, mai un minimo sforzo. Perché forse a lui piaceva, essere così disastroso. Disastroso, sì: proprio come aveva fatto con sé stesso, distruggeva pian piano pure quelli che gli stavano intorno.
C’erano delle volte in cui arrivava al punto di non ricordare nulla: non sapeva né come, né perché era finito in quelle condizioni, proprio come se la sua mente non volesse sapere. Ma poi, dopo una bella dormita che più che calmarlo lo stressava ancora di più, magicamente ricordava. Ricordava del giorno in cui perse il suo punto di riferimento e di come poi, pian piano, tutto cominciò a mancare nella sua vita. Una vera e propria tempesta, fuori e dentro di sé.
 
Il piccolo Michael Clifford era cresciuto bene fino ai suoi 11 anni, sano e con tutto ciò che si potesse desiderare dalla vita. D’altronde a quell’età le cose più importanti non sono altro che gli amici e la famiglia, e lui possedeva fortunatamente entrambe le cose.
Di certo, pensando al suo futuro, non avrebbe mai immaginato che tutto, da un momento all’altro, potesse crollare.
Suo padre era la persona che più ammirava nella vita. Era colui con il quale passava la domenica mattina, che fosse una passeggiata al parco giochi o una colazione in qualche caffetteria. Quell’uomo gli dava tutto ciò che desiderava. Non che Mikey fosse un bambino viziato, solo che suo padre riusciva sempre a capirlo, capiva quando avesse davvero bisogno di qualcosa e allora, cogliendolo spesso di sorpresa, lo accontentava. Era l’unico adulto, insieme alla madre, che potesse essere considerato da lui un punto di riferimento. Anche se aveva solo 11 anni, non era stupido. Sapeva cosa succedeva di continuo nel mondo: persone che facevano la guerra, persone che si picchiavano e si uccidevano fra di loro, rapine, delinquenza, minacce ovunque, sposi che divorziavano. Molti dei suoi amici gli raccontavano di come i loro genitori si fossero separati e, anche se questi non mostravano la minima sofferenza, Michael sapeva che non c’era niente di bello in tutto ciò. E poi c’era suo padre che, sin dalla tenera età del figlio, era stato attento a trasmettere a questo i giusti valori, a non fargli prendere una brutta strada; suo padre, che mai nella vita si sarebbe immaginato di abbandonare sua moglie, la donna che amava, semplicemente perché non sarebbe stato più felice senza di lei. Suo padre era forse la persona più buona che esistesse.


Era appena Agosto quando a suo padre venne diagnosticato il cancro. Michael passò dal sapere a mala pena di che malattia si trattasse al dover fare i conti con essa: dovette convivere per mesi con un genitore che piano piano diventò sempre più debole, sempre più silenzioso e man mano sempre più assente. I capelli di suo padre cadevano proprio come le foglie dagli alberi che scandivano l’inizio dell’autunno, tuttavia Michael poneva ancora la massima speranza in quella terapia chiamata Chemio. A soli 11 anni non voleva ammettere a sé stesso che una delle poche certezze di cui aveva bisogno, la famiglia, scomparisse del tutto; perché sì, senza un padre come esempio per lui non ci sarebbe stata più alcuna famiglia, e figuriamoci per una moglie senza più l’amore della sua vita a fianco.
Quell’anno trascorse il più brutto Natale di sempre. Sua madre annullò la solita vacanza annuale in Irlanda perché il padre non poteva di certo sostenere un viaggio con le poche forze che gli rimanevano, e questo significava non vedere più i suoi nonni, né tanto meno i suoi cugini. Non ci furono grandi pranzi o cene tutti i giorni, come sarebbe accaduto normalmente e, cosa che maggiormente lo distrusse, ricevette un solo ed umile regalo da parte dei suoi genitori. Non che gli importasse dei regali, in quel periodo, il fatto era che gran parte dei loro soldi erano andati via per la salute di suo padre e questo pesava moltissimo su sua madre, una donna che adesso doveva fare i conti non solo con l’orribile malattia del marito ma anche con l’inizio di una possibile crisi economica. E Michael ci faceva caso, che neanche sua madre sembrava più la stessa.
Suo padre morì l’8 Gennaio, dopo cinque mesi di battaglie che lo avevano ridotto al nulla, e neanche la certezza che adesso questo si trovasse in un posto migliore senza sofferenze riusciva a tranquillizzare Michael. Piangeva giorno e notte, piangeva quando era con sua madre, che a volte lo coccolava e a volte si lasciava andare anche lei, piangeva quando studiava o persino quando si trovava a scuola, dopo essersi chiuso in bagno. L’assenza di suo padre aveva aperto un vuoto nella sua vita che niente e nessuno avrebbe potuto colmare, perché se anche un giorno avesse ritrovato la felicità quel senso di solitudine sarebbe stato sempre lì a comparire da un momento all’altro, senza chiedere il permesso. Sì, si sentiva solo, e sapeva che con lui c’era sua madre, c’erano i suoi amici, ma non riusciva proprio a trovare beatitudine in nulla ormai.
A soli 11 anni, il piccolo Michael Clifford era diventato una persona adulta, un uomo che aveva già lottato per la vita e contro la morte –pur se in terza persona-, e questo lo aveva totalmente cambiato. A distanza di un mese da quella grande perdita il vecchio Michael, quello sempre allegro e felice, aveva dato posto a Mike, un ragazzino che era l’esatto opposto. Eppure, pian piano, si rese conto che la scomparsa di suo padre aveva forse fatto nascere pure qualcosa di buono in lui. Mike aveva cominciato ad attaccarsi alle persone a cui voleva più bene: sua madre, i suoi quattro migliori amici, i suoi cugini e i nonni, persino i professori che più gli stavano simpatici. Non perdeva occasione per ripetere loro quanto ci tenesse a quei rapporti, per dimostrargli tutto l’affetto che aveva e per rendersi il più possibile disponibile perché no, non voleva perdere più nessuno.


Questi grossi cambiamenti crebbero maggiormente più tardi con l’inizio del liceo. A tre, quattro anni di distanza da quell’accaduto Mike si era ritrovato a dover affrontare una nuova scuola tutto solo, questa volta senza i suoi amici che avevano scelto licei diversi dal suo. Certo era che mai avrebbe pensato che questa piccola “lontananza” avrebbe fatto sì che quei quattro si scordassero di lui. Durante il primo mese di scuola, Mike non potte far a meno di notare che, più passavano le settimane, meno lui sentiva parlare di loro. E si chiedeva perché, cosa avesse fatto per meritarsi questo. Una risposta non c’era, ne era sicuro, perché si era sempre comportato nel migliore dei modi con i suoi amici, ma questi lo avevano lasciato solo.
Ancora una volta, Michael aveva perso qualcuno di importante nella sua vita.
Fu allora che decise di dare un aspetto diverso a quel nuovo Mike. Un pomeriggio prese tutto il coraggio che aveva e, senza dirlo alla madre, spese i suoi pochi risparmi per dei nuovi vestiti, tutti rigorosamente neri, per il primo piercing e persino il primo tatuaggio nascosto. I giorni di sconsolata solitudine lo portarono a mettersi in contatto con dei vizi dai quali non sarebbe più uscito intatto: Mike passava le serate al pub vicino casa –solo-, una chiacchierata col barista alternata a dei bicchieri di alcol fino a che non riconosceva di essere brillo. Passò poi da un pub all’altro, finendo in delle squallide discoteche dove divenne addirittura conosciuto come
quello che ti vende l’erba. Successe tutto davvero in fretta, nel giro di tre mesi forse, tant’è vero che quando Mike si osservò per la prima volta allo specchio non si riconobbe nemmeno. Era riuscito nel suo intento, aveva buttato via Michael e aveva dato vita a Mike, quello che sarebbe stato l’inizio di una nuova vita. Solo che non sapeva più quanto tutto questo fosse giusto.
Persino sua madre oramai sembrava essersi ripresa dal lutto, e questo lo fece un po’ imbestialire. Come poteva scordarsi del padre di suo figlio? Fu per questo motivo che, una sera, Mike cominciò un’accesissima discussione con la donna, rinfacciandole erroneamente di non aver mai amato suo padre. Si rese conto di aver sbagliato appena qualche secondo dopo, perché lui per primo sapeva che non c’era un briciolo di verità in quell’accusa, ma ormai il danno era stato fatto. Fu con molto coraggio che sua madre cominciò ad urlargli contro: gli disse esattamente che non riconosceva più suo figlio, e che quella persona che si ritrovava davanti era una totale delusione. Confessò pure che, se non fosse stata una buona persona, lo avrebbe immediatamente cacciato via di casa, per il semplice motivo che non voleva avere nulla a che fare con un ragazzino con la quasi dipendenza dall’alcol e che spacciava droga.
Ed ecco che, in una sera, perse anche sua madre. Lei non fu più la stessa, a mala pena gli preparava la cena senza degnarlo di uno sguardo. Fu allora che Mike si rese conto di essere
veramente solo, questa volta non gli era rimasto proprio nessuno.
I successivi anni di liceo trascorsero così, in solitudine,  fino al terzo anno. Li la sua ormai insignificante vita ebbe una svolta che, pur se piccola, gli cambiò quei mesi di vita al liceo. Una mattina, mentre pranzava tutto solo a mensa, incazzato e furioso con tutti come al solito, un ragazzino gli si sedette accanto. Sapeva dall’aspetto di quello che doveva essere uno più piccolo, sfigato. Si piazzò lì con la scusa che quello era l’unico tavolo con delle sedie ancora vuote. Mike si accorse subito anche del fatto che doveva essere nuovo, perché in ben tre anni nessuno gli si era mai seduto accanto. Nessuno aveva mai osato avvicinarsi ad un ragazzo così cupo e cattivo.
Quello lì si presentò subito, indifferente dal suo aspetto molto punk-rock. Si chiamava Collin, aveva detto, ed era ancora al secondo anno di liceo. E sì, era nuovo, si era appena trasferito da chi sa dove. Continuava a parlare convinto che Mike lo stesse ascoltando, e infondo era così. Mike provò un’inaspettata gioia nel vedere che qualcuno per la prima volta lo stesse considerando, senza provare il minimo timore.

In un batter d’occhio Mike e Collin divennero inaspettatamente amici, non si separavano un secondo. Vero è che Mike, all’inizio, si dimostrò un po’ distaccato. Diciamo che non voleva subito aprirsi a qualcuno che a mala pena conosceva, qualcuno che prima o poi se ne sarebbe andato. Ma alla fine si accorse che divenne sempre più impossibile sfuggire a quel ragazzo. Studiavano insieme, uscivano insieme e si sedevano vicini durante le lezioni che avevano in comune. Collin gli fece conoscere un po’ del suo mondo: casa sua (che più che ad un’umile dimora somigliava ad una villa), i posti che frequentava e le persone con cui usava divertirsi. In un breve tempo, comprese che Collin altro non era che un ricco figlio di papà stanco di fare quella vita da viziato, stanco dei suoi genitori che lo opprimevano fin troppo. Nonostante Mike avrebbe dato tutto per riavere la sua famiglia com’era una volta, non potte far a meno di affezionarsi a Collin, perché alla fine qualcosa in comune ce l’avevano: la voglia di evadere, di scappare, di essere liberi.
Allo stesso modo, più tardi, Mike fece conoscere il suo piccolo mondo a Collin: pur se con molto timore e paura, lo portò nei locali e nelle discoteche che lui frequentava, gli parlò della sua famiglia e di quello che aveva passato con la morte del padre e, pian piano, gli parlò anche dei suoi vizi, sperando solo che l’amico non si allontanasse da lui. E infatti restò, non se ne andò mai perché, per qualche strana ragione, non aveva paura.
Mike e Collin cominciarono a frequentare gli stessi posti tutte le sere, o quasi, ma fu per questo motivo che, dopo mesi di conoscenza, anche Collin cominciò a bere e, ogni tanto, fumare dell’erba, pur se in modo molto moderato. In questo modo voleva dimostrare il suo desiderio di scappare da quella vita così stereotipata e etichettata che conduceva da sempre. Voleva essere indipendente, voleva infrangere le regole che gli imponevano i suoi genitori.

Con il passare dei mesi, e poi degli anni, Mike si legò a Collin proprio come si era legato ai suoi amici dopo la morte del padre. Non voleva perderlo per nessuna ragione perché, riflettendoci, era l’unica cosa buona che aveva nella vita. Si attaccò a lui con una tale ostinazione che, se mai la loro amicizia fosse finita, non sapeva come avrebbe reagito. Male, di sicuro.  A Collin la cosa non dispiaceva nemmeno, anzi, a distanza di tempo questo diventò sempre più simile all’amico.

E poi, all’ultimo anno di liceo, ecco che successe. C’era quella ragazzina del primo anno su cui aveva messo gli occhi sin dall’inizio. “È piccola, Mike, non dovresti neanche pensarci” si diceva fra se e sé, e sapeva che era vero. Ma quella ragazzina, così piccola e indifesa, lo incuriosiva troppo. Non era come le altre ragazze della scuola, tutte oche e viziate, e nemmeno come le altre compagne del primo, che facevano di tutti per farsi notare dai ragazzi. Lei era lì, con il suo solito gruppo di amici, che si comportava sempre nel modo più naturale possibile. Lo affascinava questo suo comportamento, allegro e spensierato… gli ricordava molto lui da bambino.
A distanza di chi sa quanto tempo, Mike riuscì a scoprire che si chiamava Scarlett, Scarlett Simpson. Provò moltissime volte a conquistarla, prima di convincerla una volta per tutte, e quel giorno fu il ragazzo più soddisfatto di tutti. Era riuscito ad averla, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa Scarlett trovasse di bello in lui.
Certo era che la loro poteva sembrare strana come coppia, una quindicenne con uno dell’ultimo anno, ma nessuno dei due badava a questa cosa.
Ed ecco che, esattamente come con Collin, finì per legarsi a lei in un modo quasi
incontrollabile. La pensava costantemente, la mattina quando apriva gli occhi e la notte quando li chiudeva, la voleva sempre al suo fianco. Presto arrivò a pensare che non avrebbe potuto vivere senza di lei, pensieri sciocchi forse, ma lui lo credeva davvero.
Mike stava diventando sempre più ossessionato da quella ragazza, però non lo dava a mostrare.

 
Fu più di un anno più tardi che ogni cosa ebbe la sua fine. Una brutta fine. Mike si era comportato da bastardo e irresponsabile. Sapeva lui stesso di essere un ragazzo spesso codardo, ma quella volta si era spinto fin troppo oltre i suoi limiti. Solo che aveva aperto gli occhi troppo tardi.
Con la perdita di Scarlett, ogni cosa si offuscò. Aveva fatto di lei la sua ancora, il suo piccolo angolo di felicità persa, e inconsapevolmente aveva distrutto lui stesso tutto ciò che aveva.

 
Quando ci ripensava, Mike riconosceva di essere stato davvero una brutta persona, e molto sicuramente lo era ancora adesso. Non riusciva a cambiare, a dire la verità non ci provava nemmeno, nonostante sapesse di essere nel torto.
Quando ci ripensava, Mike capiva che persone come Collin, ormai incazzate con il mondo, non erano altro che il risultato di tutte le ossessioni e sofferenze che lui stesso aveva subìto.
Ma non si sentiva neanche un po’ in colpa per questo.
 
 
ED’s POV.
 
Era da quando aveva saputo del “ritorno” di Michael Clifford che Ed si sentiva costantemente  ansioso. Non faceva altro che preoccuparsi per la sicurezza di Scar, d’altronde come poteva fare altrimenti?  Stava male, da un lato per la paura che lo opprimeva e dall’altro per i sensi di colpa. Che poi lui non aveva assolutamente nessuna colpa in tutto ciò, se non quella di aver tenuto l’acqua in bocca sin dal primo momento. “Ma lo faccio per il suo bene” Si diceva.
Sapeva di avere ragione, ma sapeva anche di star sbagliando. E non ci stava capendo più niente.
Fu per queste svariate motivazioni che d’un tratto si riempì del poco coraggio che possedeva e decise di parlare con Michael a quattr’occhi. Non fu difficile rintracciarlo, d’altro canto non era quello il vero problema; il difficile arrivò dopo, quando se lo ritrovò davanti nel retro di un locale. Erano in una stradina molto stretta e completamente spopolata, l’uno che guardava l’altro, ma a questo punto non seppe cosa dire. La voglia di calpestare quell’essere dai capelli tinti si impossessò di lui, giusto per rivendicare la dignità della sua amica Scarlett, perché cazzo se l’aveva fatta soffrire. Ma in quel momento non era assolutamente la cosa giusta da fare, così decise di improvvisare quattro parole apparentemente gentili e fare del suo meglio per sbarazzarsi del ragazzo.
-Allora, perché hai voluto vedermi?-  Chiese per primo  Michael, con il suo solito e squallido aspetto da bullo che faceva spaventare tutti, tranne Ed.
-Immagino tu sappia di chi voglio parlare.-
-Di Scar, ovviamente.-  Fece questo, alzando gli occhi al cielo, già evidentemente stufo.
-Esatto, di Scarlett.-   Disse Ed fra i denti.  –Ho saputo che vi siete incontrati, la corsa giornata.-  Le mani fredde stavano dentro le tasche della felpa, mentre prudevano per la voglia di sferrare pugni.
-Sì. Avevo sentito dell’incidente e dell’amnesia, quindi volevo che lei si ricordasse di nuovo di me.-  Ammise Clifford con non curanza, facendo imbestialire ancora di più l’altro, che a questo punto perse la pazienza.
-Senti.-  Alzò il tono di voce.  –Io non so quali sono le tue intenzioni questa volta, ma so per certo cosa le hai fatto in passato e sono sicuro che adesso le cose non possono essere migliori. Quindi non mi dilungherò neanche troppo, anzi, te lo chiedo chiaro e tondo. Devi stare lontano da lei.-  Sputò adesso sussurrando, puntandogli un dito contro.
-Hey, calmati bello.-   Mike sorrideva, come per prendersi gioco di Ed, perché lui non temeva niente.
-No, tu devi ascoltarmi. Tu non lo sai quello che diavolo le hai fatto passare ma sono sicuro che non te ne importa nulla perché non sei altro che una persona cattiva e menefreghista. E lei non ha spazio per persone come te nella sua vita, non ancora una volta.-  Ed fece una pausa per riprendere fiato.  –Ti do solo una possibilità, una sola per andartene via senza darle spiegazioni e non farti più vedere.-
Ed era sorpreso che Mike lo avesse ascoltato in silenzio dall’inizio alla fine e si sentiva sicuro ora più che mai. Perché non aveva assolutamente alcuna intenzione di fargliela passare liscia, a quel bastardo.  –Amico, calmati.-  Prese voce poi l’altro.  –Senti, io ti capisco, e ti do pure ragione. Ma ti assicuro che questa volta non ho alcuna brutta intenzione con Scarlett, devi credermi. So che è difficile, ma voglio dimostrare che sono cambiato, in meglio.-   All’inizio Mike non seppe come difendersi, tant’è vero che rimase sconvolto dalle sue stesse bugie, quando queste gli uscirono dalla bocca.
-Non ti crederebbe nessuno, Michael. Io ti ho avvisato, se non fai come ti ho detto io…-
-Va bene, tutto chiaro Edward. Ho capito che devo stare lontano da lei, e lo farò se è questo che vuoi. Ma prima o poi ti dimostrerò che quello che ho appena detto è vero.-
-Addio, Michael.- 
Ed voltò le spalle al ragazzo. Quello che doveva fare lo aveva fatto e, nonostante si fosse immaginato una fine peggiore, fu felice di averlo fatto. Di certo non poteva sapere quanto vere fossero le parole di Michael, ma per qualche assurdo motivo lui gli credette. Sarà stato per tutta la speranza che nutriva, quella speranza che di sicuro lo accecava un po’. Sicuramente a causa di quella speranza, Ed trovò una motivazione valida per tenersi tutto per sé e non raccontare nulla ai signori Simpson.
All’inizio il pensiero di avvisarli gli attraversò la mente come un lampo, ma adesso avendo ottenuto quello che desiderava aveva piena fiducia che non ce ne fosse più bisogno.
 
 
 
 

 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve gente e buona domenica!
Arriviamo subito al dunque: come vedete finalmente ho scritto il primo Mike’s POV. Dovete sapere che precedentemente mi era stato consigliato di spiegare meglio i personaggi di Mike e Collin, quindi non ho trovato modo migliore di questo. Ho preferito dare delle motivazioni serie al comportamento di Mike e Collin, nonostante ciò non pensate che questi due possano essere giustificati. Spero davvero che il capitolo sia scritto ed espresso bene perché mi è piaciuto molto crearlo e ci tengo parecchio. Soprattutto la parte del passato triste di Mike.
E’ stato solo alla fine che ho deciso di aggiungere anche un Ed’s POV, e l’ho fatto principalmente per mettere qualche fatto concreto a questo capitolo, e in più per farvi capire il perché della scelta di Ed, quella di stare zitto.
Per questi mille motivi ho bisogno più che mai di qualche vostra recensione più che sincera! Nel capitolo precedente ho visto una sorta di calo di interesse da parte di voi lettori, e voglio capire se mi sbaglio o meno. Voi siete d’accordo con Ed o no? E che mi dite di Mike, adesso che sapete qualcosa in più sul suo conto?
Detto questo, vi lascio! Alla prossima domenica, xhimmelx.


 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 9.
-… pensa se in un modo o nell’altro viene a contatto di nuovo con quel Michael Clifford. È già stato pericoloso in passato e lo sappiamo tutti e due, sarebbe la fine se succedesse di nuovo.- 
Scarlett avrebbe dato tutto per scoprire il motivo per cui Mike era stato ritenuto pericoloso, ma fu costretta ad allontanarsi dalla porta non appena capì che suo padre stava per uscire. Di cosa diavolo stavano parlando i suoi genitori?

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Capitolo 10
*** Pieces from the past. ***



Capitolo 9.

«Pieces from the past.»
 



 
A una settimana di distanza dalla prima uscita con Mike, Scarlett non era stata ancora in grado di trovare in quel ragazzo dei lati “oscuri”, tantomeno quindi si rifiutò di dare ragione a Ed, con quei suoi comportamenti strani.
Quel mercoledì, appena sveglia, si imbattè in qualcosa che, pur trovandosi in camera sua, non aveva mai visto prima, almeno non dopo l’incidente. Scarlett aveva di già finito di lavarsi e vestirsi, era quasi pronta per andare, ma fu quando aprì il cassetto della sua scrivania che si trovò con un piccolo diario fra le mani. A Scarlett bastò aprire quel quadernetto per capire che si trattava del suo diario, quello dove di solito si scrivono cose personali e, poteva giurarlo, non avere la più pallida idea di cosa ci fosse scritto là dentro era totalmente frustrante. In quel momento non aveva proprio tempo per leggere decine di pagine che raccontavano della sua vita (o forse non si sentiva pronta), perciò decise che lo avrebbe portato con sé a scuola. Lo estrasse quindi dal cassetto per metterlo dentro la sua borsa, ma un foglio giallo cadde e catturò il suo interesse. Sopra, con una calligrafia in corsivo e ben ordinata, c’era scritta probabilmente una poesia. Scarlett scriveva poesie?
She's like cold coffee in the morning 
I'm drunk off last night's whisky and coke 
She'll make me shiver without warning 
And make me laugh, as if I'm in on joke 

And you can stay with me forever 
Or you could stay with me for now 
And tell me if I'm wrong 
And tell me if I'm right 
Tell me if you need a loving hand 
To help you fall asleep tonight 
Tell me if I know 
Tell me if I do 
Tell me how to fall in love 
The way you want me to 

I'll wake with coffee in the morning 
But she prefers two lumps of sugar and tea 
Outside, the day is up and calling 
But I don't have to be 
So please go back to sleep                          Ed & Scar.
 
Così quella era una delle tante poesie di cui una volta le aveva parlato Ed. Diamine se era bella, davvero non credeva di aver avuto mai prima d’allora i brividi per una poesia. Se in camera sua c’erano altre poesie di Ed, le avrebbe cercate, pure a costo di mettere in subbuglio l’intera casa.
Scarlett si decise che era meglio andare a scuola per non fare tardi. Quella volta andò a piedi, completamente sola. Non ricordava come fosse il suo tragitto casa-scuola prima dell’incidente, se lo faceva in compagnia di qualcuno o se aveva qualche particolare abitudine, ma non appena varcò la soglia di casa le venne praticamente naturale portarsi le cuffiette alle orecchie.
Arrivò a scuola leggermente più tranquilla degli altri giorni ma questa volta, nonostante avesse cominciato a “detestare” Ed,  cercava proprio lui. Se lo ritrovò di fianco appena due secondi dopo, rimanendo spiazzata. Il ragazzo probabilmente non si era accorto di lei, perciò lo afferrò per un polso, forse con un po’ di violenza, e lo bloccò di fronte a lei.
-Cos’è questa? È una delle poesie di cui mi hai parlato?-
Ed, davanti a lei, era alquanto scombussolato, ma gli bastò leggere il primo rigo del foglio per capire. Un giorno lui e Scarlett si erano seduti sul letto e avevano cominciato a fare ciò che loro sapevano fare meglio. Ed amava scrivere poesie, o canzoni, ed era eccezionalmente bravo con la sua chitarra, mentre Scar aveva una delle voci più belle e delicate che avesse mai sentito. Così iniziarono a scrivere quelle righe, che poi in fin dei conti gli vennero naturali. Alla fine Ed aveva nascosto quel foglio nel fondo del diario di Scarlett, a insaputa dell’amica, aspettando il giorno in cui l’avrebbe trovata e si sarebbe ricordata di quel pomeriggio. Ma ormai era tardi, lei non ricordava più né quel pomeriggio, né tutti gli altri passati insieme.
A tale ricordo Ed si fece un po’ malinconico. -Si Scarlett, io scrivevo, suonavo, e tu cantavi. Semplice.- 
-È… davvero bella.-  L’amico si limitò ad annuire, ma fu probabilmente per quell’atteggiamento distaccato che Scarlett non si seppe trattenere più.  –Senti, devo dirti una cosa. Sono uscita con Michael, e mi ha raccontato tutto. Perché non me lo hai detto prima?-
-Tutto… tutto cosa?- 
-Tutto riguardo me e lui. E che… nel lasciarlo sono stata influenzata da te. Dannazione Edward, perchè lo odiavi?-
-Dio mio Scarlett, e tu gli credi davvero?!-
-Bhe, dammi un motivo per cui non dovrei farlo.-  Scarlett rimase ferma proprio davanti a lui, con le braccia incrociate in attesa di quella risposta che aspettava da parecchio tempo. Perché se fosse stato per lei, non ci avrebbe messo un secondo a dar più fiducia a Ed che a Michael, ma come poteva in quelle condizioni? Come poteva riuscirci, se Ed si ostinava a nascondergli sicuramente qualcosa?
-Io vorrei solo che tu ti fidassi di me.-
Scarlett non poteva, non ci riusciva a fidarsi di una persona che nemmeno conosceva più così bene e che non si sforzava neanche di dargli spiegazioni. Lei come faceva a sapere chi era stato prima Michael, o chi era stato Edward? Semplicemente non poteva, quindi le rimaneva solo credere ai fatti: Mike sembrava un bravo ragazzo, Ed era invece ostinato a tenerla all’oscuro di qualcosa. Diede le spalle a Edward e camminò lontana da lui, provocando inconsapevolmente un’altra crepa nel cuore del ragazzo.  
 
Quando tornò a casa da scuola, la prima cosa che Scarlett fece fu dirigersi al piano di sopra per salutare i suoi, sicuramente in camera da letto a riposare. Ma quella volta trovò la porta chiusa, e sentì le loro voci impegnate in una discussione un po’ accesa. La voce di sua madre le raggiunse i timpani come un colpo di pistola.
-No, io ho paura per lei. Adesso che, con dolore, posso ammettere che ha dimenticato tutto, non voglio che torni a contatto con quelle persone, magari con qualche suo amico, e torni quindi a ricordare tutto.-  La signora Simpson pareva molto disperata, ma dalle sue parole la figlia non potte capire assolutamente a cosa si riferisse.
-Tesoro, lo so che hai paura, anche io ne ho, ma non possiamo di certo isolarla e allontanarla dalla scuola.-
-No, certo che no. Ma mi preoccupo lo stesso… pensa se in un modo o nell’altro viene a contatto di nuovo con quel Michael Clifford. È già stato pericoloso in passato e lo sappiamo tutti e due, sarebbe la fine se succedesse di nuovo.-
Scarlett avrebbe dato tutto per scoprire il motivo per cui Mike era stato ritenuto pericoloso, ma fu costretta ad allontanarsi dalla porta non appena capì che suo padre stava per uscire. Di cosa diavolo stavano parlando i suoi genitori? Cazzo, si era sforzata così tanto per conoscere bene Mike, e fino ad allora non era mai successo niente di strano o pericoloso con lui, nonostante fossero passati solo sette giorni o poco più. Rimase convinta che, come Ed, i suoi genitori avevano odiato Michael per la sua esteriorità. Pericolosa è una persona cattiva, vendicativa o violenta, non una persona con dei tatuaggi e dei piercing sul corpo. Probabilmente quello fu uno dei motivi che la spinsero a voler rivedere il biondo. Forse la voglia di libertà, di andare un po’ contro le regole, forse il voler dimostrare che la ragione stava dalla sua parte, per tutti questi motivi Scarlett si decise a mandargli un messaggio, dandogli appuntamento in una delle poche piazzette che ricordava.
 
Quando la ragazza arrivò e si sedette sull’unica panchina libera, Mike non si vedeva ancora. Dovette aspettare due, tre, cinque, dieci minuti arrivando persino al punto di voler andare via, perché forse lui non sarebbe venuto, anzi sicuramente  le avrebbe dato buca.  Prese la borsa e si rialzò, ormai un po’ stufa, convinta che sarebbe tornata a casa, ma qualcosa la trattenne. Il suo viso si ritrovò esattamente di fronte ad un busto robusto e muscoloso, coperto da una maglietta di qualche rock-band a lei sconosciuta e una camicia a scacchi sopra. Quell’abbigliamento palesemente sportivo le fece subito capire che davanti a lei c’era Michael, non un qualsiasi sconosciuto.
-Ti arrendi così facilmente?-  Le chiese il ragazzo divertito con un ghigno.
-Oh no. Bhe forse si, scusa, pensavo non saresti venuto.-
-Sai, questo non è un bel modo per cominciare il nostro rapporto.-  Michael era ancora divertito, ma come aveva potuto Scarlett essere così stupida da dubitare di già di lui, senza dargli neanche mezza possibilità?
Si sedette per la seconda volta nella stessa panchina, adesso però al suo fianco c’era Mike che le stava parlando. Dopo secondi di silenzio, sentì dirgli qualcosa sui suoi vestiti.  –Mi ricordo di quanto ti piaceva questa maglietta.-  Mike aveva sicuramente notato lo sguardo di Scarlett perso nel vuoto, o meglio, puntato verso la sua t-shirt.
-D-davvero?-
-Certo. A te non piacevano nemmeno così tanto i Green Day, ma eri affascinata da questa mano che stringe “questo aggeggio a forma di cuore”.-  Scarlett rise a tale affermazione.
Ma poi eccolo, il primo flash, ricordo o anche solo la prima visione dopo l’incidente. Ebbe un sussulto così forte che si sentì addirittura sollevarsi dalla panchina per un secondo, ma poi diede libero sfogo alla sua mente per tentare di decifrare quelle vaghe immagini spuntate all’improvviso.
Niente volti, niente sagome. Vedeva solamente delle mani femminili, erano le sue; su una mano era disegnata una lettera in stampatello, una M. Sentiva la voce di un ragazzo ridere e poi quelle mani si posarono su una maglietta, la maglietta dei Green Day.
-Sai Michael, ti dirò una cosa, questa maglietta parla di me.-
Mike (non vedeva il suo volto, ma solo il suo busto) se la rise, non potendo capire come questo fosse possibile.  –In che modo potrebbe una maglietta rappresentarti?-  Il suo tono sembrava quasi quello di un ragazzo leggermente andato.
-Ma sì, non lo vedi? La mano rappresenta i miei genitori, e questo strano aggeggio a forma di cuore sono io. Loro pensano di tenermi in pugno, e forse un po’ lo stanno facendo opprimendomi con tutti i loro avvertimenti, per questo sento che il mio piccolo cuore…-  Scarlett si posò le mani sul petto, con fare drammatico e un po’ comico al tempo stesso.  –Non reggerà all’infinito. Un giorno esploderà come una granata e allora manderò tutti a quel paese.-
-Mi piace quando fai l’intellettuale.-  Ammise il ragazzo, ridendo per l’ennesima volta.  –Manderai proprio tutti a quel paese?-
-Non te.-
-Scarlett?-  Michael le passava una mano di fronte al viso nel tentativo di riportarla al presente.  –Pare che tu stia pensando a tutt’altro.-  Dopo quella sorta di flash Scarlett rimase immobile. Era stato il primo segno di “ripresa” dopo l’incidente, non sapeva se ce ne sarebbero stati altri o se si trattava solo di un caso eccezionale, ma ne rimase impaurita. Si chiese se presto sarebbe risuccesso, ma si ripromise immediatamente di non illudersi troppo.
-Scusami Mike, mi sono solo distratta un attimo.-   Ci furono diversi istanti di silenzio, in cui nessuno dei due sapeva come reagire, ma poi fu lei che si decise ad aprire bocca.  –Senti Michael, dimmi qualcosa su di noi. Cose positive intendo, non di come ci siamo lasciati.- 
Mike rimase un po’ spiazzato da tale richiesta. D’altronde era quello che aspettava, ma non avrebbe mai immaginato che la ragazza avesse avuto la sua stessa fretta.  –Allora… posso raccontarti di quel pomeriggio a casa mia. Mi raccontasti di quanto ti sarebbe piaciuto fare un tatuaggio, ma mi dicesti che non avresti mai rischiato con i tuoi genitori, così alla fine mi convincesti a farne uno io. Dissi di si. Certo, non sarebbe stato né il mio primo, né l’ultimo tatuaggio, ma mi piaceva l’idea di avere qualcosa di tuo sulla pelle. Di sera andammo insieme da un mio amico, fu lui che me lo fece, mentre tu mi tenevi la mano (non perché facesse male, ma perché eri felice). All’inizio avevamo pensato di fare qualcosa di carino, due cuori, due lettere, due ali, insomma, una coppia di qualcosa che ci rappresentasse. Ma ero troppo indeciso, così mi disegnai semplicemente un due.-  Michael si zittì per un attimo per smanicarsi il braccio in modo da mostrare a Scarlett quel 2. Era inciso esattamente sotto la linea di separazione fra braccio e avambraccio.  –Ecco, questo due in un certo senso eravamo noi, qualunque tipo di coppia volessimo essere. –
Quella volta nella mente di Scarlett non affiorò nessun tipo di ricordo, ed era triste immaginare lei e Mike così felici mentre lei adesso non ricordava nulla e lui lo faceva con rancore. Scarlett voleva sapere  a tutti i costi, ma non sapeva che per Michael sarebbe stato meglio che lei non ricordasse niente di niente. Perché se solo fossero riaffiorati i ricordi di loro due felici, allora sarebbero rispuntati anche quelli meno piacevoli, e questo non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo piano.
Spinto da una voglia di affrettare le cose, Mike fece per avvicinarsi al viso della ragazza che aveva davanti e si bloccò ad appena un millimetro di distanza dalle sue labbra. Alla fine queste riuscirono a sfiorarsi appena, provocando un ulteriore sussulto da parte di Scarlett, ma Mike preferì far crescere in lei il desiderio di lui. Pian piano lo avrebbe voluto esattamente come prima.  –Scarlett, scusami per quello che stavo per fare. Forse è meglio non affrettare le cose fra di noi, date le tue circostanze. Io provo ancora qualcosa per te, lo ammetto, ma aspetterò.-  Con quelle precise parole, Michael era convinto di aver acceso qualcosa in Scarlett.
Mentre Scarlett, lei non sapeva come reagire.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve e buona domenica a tutti!
Sono parecchio di fretta oggi quindi vengo subito al dunque!
Questo capitolo è una specie di capitolo di transizione: è utile per farvi capire bene i cambiamenti che avvengono e che avverranno nei rapporti fra Scarlett, Ed e Michael e tutto il resto. Insomma, non si può fare a meno di capitoli come questo e probabilmente ce ne saranno altri, quindi spero di scriverli al meglio per renderli meno noiosi possibile e più interessanti.
Allora, ho deciso di aggiungere qualcosa che leghi Scar a Ed, così mi è venuta l’idea della canzone: che ne pensate? Vi è piaciuta come idea?
E di Mike che mi dite? Sospetta qualcosa di brutto o no?
Finalmente Scar ha avuto il primo ricordo! Ne siete felici? Secondo voi ce ne saranno altri?
E infine, i genitori di  Scarlett. Spero di aver suscitato la vostra curiosità e di aver fatto sorgere qualche dubbio o sospetto nelle vostre menti con il discorso dei signori Simpson. Cercate di capire perché hanno addirittura paura di Mike. Se non ci arrivate, lo scoprirete leggendo!
Vi lascio come al solito col link del trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
E l’outfit di Scar all’ “appuntamento” con Mike: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138769465
Alla prossima settimana, xhimmelx.

 


 
 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 10.
Scarlett chiuse il diario con un’improvvisa fretta e violenza. Lo ripose nel cassetto come se non lo volesse più aprire, come se quello che aveva appena letto le fosse bastato a non volerne più sapere niente. In quell’ultima pagina letta Scarlett non aveva fatto nomi, cognomi, non c’era nulla che potesse farle capire di cosa stesse parlando. Un brivido di paura le percorse l’intera schiena facendole pensare che in passato era stata in pericolo per qualcosa che neanche ricordava.

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Capitolo 11
*** Committing Mistakes ***



Capitolo 10.

«Committing mistakes.»
 
 
"Tutto mi dice che sto per prendere una decisione errata,
ma anche gli errori sono un modo di agire.
Cosa vuole il mondo da me?
Che non corra i miei rischi?
Che torni da dove sono venuta senza avere il coraggio di dire sì alla vita?"
-Paulo Coelho.

 
Dal preciso momento in cui le labbra di Michael avevano appena  sfiorato le sue, Scarlett non aveva saputo cosa pensare di lui. Riflettendoci bene, se prima lo reputava un ragazzo apposto nonostante le poche certezze che aveva, adesso ne era sicura. L’autocontrollo di Mike, il modo in cui le aveva detto che lui stesso non voleva affrettare le cose per il suo bene, le avevano dato la sicurezza necessaria per fidarsi di lui.
Quell’aria di fine novembre tuttavia le stava mettendo un po’ di malinconia, forse per il brutto tempo che si intravedeva dalle finestre, o per i frequenti e spiacevoli temporali notturni che non la facevano dormire. Erano passate quattro settimane o poco più dalla notte dell’incidente, ed in quattro settimane lei era riuscita a ricordare qualcosa che, pur se di piccola importanza, le aveva dato speranza. Aveva raccontato ai suoi genitori e a suo fratello l’accaduto, lasciando da parte il fatto che i protagonisti della visione erano lei e Michael Clifford, così insieme avevano deciso di andare dal medico per parlarne.
Il viaggio in auto fu frustrante per Scarlett, quella volta non c’era la pioggia a sconsolarla maggiormente ma nella sua testa affiorava spesso l’idea di poter un giorno ritornare quella di prima, così da ritrovare se stessa. Nonostante ciò si costringeva tutte le volte a non volare troppo in alto. Quando finalmente raggiunsero l’ospedale, i signori Simpson con i figli al seguito si affrettarono a cercare il dottore che conosceva bene il loro caso. Dovettero attendere parecchi minuti prima di poterlo incontrare, ma non appena questo fu disponibile li fece entrare tutti nel suo piccolo studio.
-Salve, signori Simpson. Allora, siete qui per….?-  Il medico si sedette sulla sua poltrona, stringendo prima la mano a tutti e quattro.
Fu la signora Simpson a prendere parola.  –Vede, mia figlia ha recentemente avuto una sorta di… flash, un ricordo. Volevamo saperne di più.-
-Si insomma, siamo curiosi di scoprire se si possono verificare altri casi simili, oppure…-
-Quindi se ho capito bene, hai ricordato qualcosa della tua vita prima dell’incidente?-  Il dottore fu molto diretto, rivolgendosi per la prima volta direttamente a Scarlett.
Fino ad allora lei aveva preferito stare in silenzio.  –Si, proprio così. Ma è stato breve, abbastanza.-
-E mi vuoi raccontare di cosa si trattava?- 
Scarlett si ritrovò ad un tratto senza via d’uscita, con le spalle al muro. Non voleva e forse non poteva dire ai suoi genitori di Michael, del ricordo e del perché lo aveva ricordato. Ma probabilmente fu proprio per il suo evidente disagio che il dottore chiese ai familiari di uscire, in modo da lasciarlo solo con la ragazza.  –Adesso, invece, che ne dici di parlarne?-
Scarlett fece un profondo respiro e poi cominciò, sputando tutto in una volta.  –Allora, l’altro giorno ero insieme ad un ragazzo, è il mio ex. Ho… ho notato la sua maglietta e mi è sembrata in un certo senso familiare, così lui mi ha rivelato che prima mi piaceva molto quella t-shirt. È da quel momento che è iniziato questo flash nella mia testa. Non vedevo nessuno in faccia, solo le mie mani e la maglietta di Michael. Eravamo insieme, non so dove, e io ho cominciato a dirgli che quella maglietta mi “rappresentava”  e cose di questo tipo. Ho detto che presto avrei voltato le spalle a tutti, tranne che a lui. Poi Mike ha riso, ed è finito così.-  Non provò imbarazzo, timore né niente nel raccontarlo, voleva solo che mi medico le dicesse che si trattava di un segno positivo.  Poi, frettolosa, aggiunse  -Ah e, per favore, non ne parli con i miei genitori.-
-Bene, mi limiterò a dire che non si trattava di un episodio quotidiano. Comunque, signorina Simpson, mi fa piacere che abbia avuto questo ricordo veloce. Nei casi come il suo, non succede spesso, ma a questo punto posso dirle che ci sono delle eccezioni. Ci sono delle persone che riescono a ricordare delle minime cose nel momento in cui si trovano faccia a faccia con qualcosa del passato. Lei potrebbe essere uno di questi casi, in futuro potrebbe venire a contatto con un altro di questi flash, cerchi quindi di... non so, scovare vecchie cose in camera, ascoltare vecchie canzoni, o magari leggere un diario, se ne aveva uno.-  Scarlett si scosse all’improvviso. Il diario, perché non ci aveva pensato prima?  -Ma comunque non si illuda troppo, è quasi impossibile che le ritorni completamente la memoria.-
Nonostante quell’ultima affermazione, con la quale Scarlett faceva i conti da ormai troppo tempo, si sentì incoraggiata al massimo dalle precedenti parole del medico. Perché avrebbe fatto di tutto, pur di ricordare anche qualcosa di poca importanza. Salutò il dottore con un lieve sorriso stampato in faccia e si diresse a casa costretta a spiegare tutto ai genitori.
 
Quella notte Scarlett non riuscì a chiudere occhio, forse per l’ennesima tempesta di pioggia che si stava accentuando fuori casa, o forse per la novità ricevuta quella sera. Continuava a girarsi e rigirarsi fra le sue coperte, ma non riusciva più ad aspettare un altro secondo. Doveva farlo ora. Si alzò dal letto, aprendo con la calma più possibile il cassetto ed estraendo da esso il suo vecchio diario. Sperava che nessuno avesse sentito il minimo rumore. Si risedette sul letto, accendendo la lampada del comodino, e dopo un grosso sospiro andò alla prima pagina. Non c’era più la canzone, quella di lei e Ed, ma si chiedeva se ce ne sarebbero state altre. Tuttavia quello che le si parò davanti fu ben altro.

3 Novembre 2012.
Dopo tutti i suoi tentativi andati male, Michael Clifford è finalmente riuscito a convincermi ad uscire con lui. Me l’ha chiesto stamattina a scuola. So che è più grande di me, io sono solo al primo anno mentre lui frequenta di già il quarto, ma non importa. All’uscita di stasera si è dimostrato davvero un bravo ragazzo, ha fatto tutto quello che di bello c’è da fare ad un appuntamento. Credo che possa piacermi.

Scarlett continuò a leggere per un bel po’ quelle cose su lei e Mike, imbattendosi spesso anche su delle pagine dedicate a Ed, dove spiegava quanto gli volesse bene e quanto era magnifico e diverso il rapporto fra loro due. Arrivò a leggere addirittura quelle pagine in cui la sua cotta per Mike era diventata ormai amore, dopo tre mesi di relazione.

8 Febbraio 2013.
Credo di amarlo. Mi fa paura ammetterlo, l’ultima ed unica volta che mi sono detta di amare qualcuno ero ancora alle medie, e non ero nemmeno seria. Adesso amo davvero, lo so che sono solo al primo anno di liceo, lo so che ho ancora tanta strada da fare e tante persone da conoscere, ma ora come ora io sento di voler stare solo con lui.

Le scappò una risata a leggere di quanto romantica fosse stata, ma alla fine quel riso traboccò in due occhi lucidi e delle lacrime che colavano sul suo viso. Era dannatamente brutto leggere tutte queste belle cose e non ricordarne neanche una. Ed le voleva ancora bene, e lei adesso non sapeva cosa provava nei suoi confronti; Michael poteva amarla ancora, chi sa, ma era costretto a lasciare tutto sospeso in aria. E lei non poteva fare niente per risolvere la situazione, perché fra tutte quelle pagine lette non le era affiorato niente in testa, nemmeno un dettaglio o un minuscolo ricordo. Niente di niente. Ma  non si fermò, decise lo stesso di andare avanti.
L’ultima pagina che lesse risaliva a Maggio dell’anno scorso.

Ho paura. Questa storia sta andando avanti da un po’ di tempo e io non posso fare niente per fermarla. Non voglio dirlo ai miei genitori, non voglio dirlo ai miei amici perché altrimenti potrei metterli in pericolo. Quindi non posso fare niente, se non starmene con le mani in mano pregandolo di non costringermi più. Non posso fare quello che mi ha chiesto, ma ho paura di quello che mi potrebbe succedere se non obbedisco.

Scarlett chiuse il diario con un’improvvisa fretta e violenza. Lo ripose nel cassetto come se non lo volesse più aprire, come se quello che aveva appena letto le fosse bastato a non volerne più sapere niente. In quell’ultima pagina letta Scarlett non aveva fatto nomi, cognomi, non c’era nulla che potesse farle capire di cosa stesse parlando. Un brivido di paura le percorse l’intera schiena facendole pensare che in passato era stata in pericolo per qualcosa che neanche ricordava.
 
Riuscì a prendere sonno dopo circa due ore, si era tormentata e sforzata per ricordare, ma alla fine il sonno la catturò. La mattina successiva si svegliò con una sensazione di malessere nello stomaco, e all’inizio non ricordava nemmeno il perché. Ma poi i pensieri della notte scorsa le tornarono in mente, tutti in una volta.
Nel tragitto che l’avrebbe portata a scuola, si sentì improvvisamente pentita di aver preso quella direzione. Non se la sentiva quel giorno di stare a contatto con tutte quelle centinaia di persone, oramai tutti dei possibili pericoli. Fu con un gesto frettoloso che prese il cellulare dalla tasca e scrisse un messaggio a Michael, dove gli chiedeva di venirla a prendere. Scarlett sperava che Mike si affrettasse, non voleva pentirsene. Per sua gioia arrivò con la sua moto dopo soli dieci minuti. Ebbe un po’ di paura al pensiero di salire su quella moto enorme, ma fu probabilmente per questo che Michael si limitò ad una velocità giusta per lei. Senza che nessuno dei due decidesse dove andare, si ritrovarono poco dopo davanti un condominio. Doveva essere quello di Michael.
Ed era proprio così, Scarlett lo capì non appena Mike prese le chiavi e le infilò nella serratura del suo appartamento. Era un posto molto… trasandato, c’era disordine ovunque e non era nemmeno troppo grande. A separare il letto dalla cucina c’era solo una lunga tenda, ma a lei piaceva quel senso di… menefreghismo. Mike la svegliò dai suoi pensieri cingendole un fianco e portandola verso il letto a due piazze. Rimasero lì, seduti a guardarsi l’un l’altro, con la voglia di parlare ma senza veramente riuscirci.
-Quindi-  Cominciò finalmente Michael, sottraendo Scarlett da quella situazione imbarazzante.  –Come mai niente scuola oggi?-
Oh, quella era una bella domanda, ma forse non lo sapeva neanche lei. Iniziò a spiegare a Mike tutto quello che nel giro di poche ore le era passato per la testa, gli raccontò ogni cosa, a partire dalla visita dal dottore alle pagine del suo diario. Non riuscì a nascondere quell’ultima pagina, sputò fuori la verità come se fosse sempre stata sulla sua bocca pronta ad uscire. Gli disse che leggendo quelle cose si era intimorita, che chiunque oramai poteva essere un potenziale pericolo per lei, che non sapeva più di chi fidarsi, se non di lui o, forse, di Edward. Si fidava ancora di lui per via di quella visione, lì aveva visto loro due felici, spensierati e a proprio agio, aveva in qualche modo captato la sincerità di Mike nei suoi confronti e questo le era bastato.
Fu allora che Michael la baciò, senza pensarci su. Lei finì di parlare e non sapeva più cosa dire, sembrava scossa, così Michael capì che quello era il momento esatto per “consolarla”. Prese quel suo viso fra le mani e la baciò subito, senza neanche guardarla negli occhi. Scarlett si lasciò baciare, si lasciò travolgere da lui e da quel bacio, perché sentiva che in quel preciso momento era l’unica cosa che poteva farla stare meglio. Il baciò si dilungò così tanto che Mike spinse Scarlett in giù, in modo da farla sdraiare sul letto. Aspettava quel momento da tanto tempo, e ora che finalmente poteva averla sua ne approfittò. Perché era questo ciò in cui lui era più bravo: si approfittava delle persone, fregandosene dei sentimenti o di quant’altro.
Lei era ben consapevole di quello che stava per succedere, ma lo voleva davvero? Questo non lo sapeva. In quel momento non provava né paura, ma nemmeno eccitazione. Era semplicemente “piatta”, apatica.
Era ormai sotto il controllo di Mike e, le veniva difficile ammetterlo, questo le piaceva. Le stava piacendo tanto, sentire quei suoi baci su tutto il corpo, vedersi nuda sotto un ragazzo che aveva amato e da cui era amata la fece sentire protetta, e protezione era quello che le serviva in quel momento.
 
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRICE.
Salve a tutti, miei amati lettori!
Come vi è sembrato questo capitolo? L’ho scritto moltissimo tempo fa ma l’ho letto e riletto e spero che possa andare bene. MI SCUSO DAVVERO TANTO SE IL NOSTRO AMATO ED SHEERAN NON E’ PRESENTE NEMMENO IN QUESTO CAPITOLO, il punto è che deve essere così. Ho bisogno di far sentire anche a voi il distacco che si sta creando fra lui e Scar, contrastato dal costante avvicinamento fra lei e Michael. (Preciso che con questo rapporto che sta nascendo fra i due vi voglio mettere in difficoltà sul giudicare Scarlett. Secondo voi sta facendo la cosa giusta o no?). Nonostante ciò sono felice di comunicarvi che sì, nel prossimo capitolo avrete il ritorno di Ed. E, cosa ancora più importante di questa, BOOM,  AVRETE IL COLPO DI SCENA DI MICHAEL CHE FORSE TANTO ASPETTATE.
Spero di mettervi tanta curiosità, perché nei prossimi due capitoli in particolare scoprirete man mano tutto.
Ringrazio tutti voi per le visualizzazioni e per le 10 recensioni, vi amo davvero e perdonatemi se non ho risposto a tutti ma non ho quasi mai tempo. Ma state sicure che apprezzo ognuno dei vostri pareri.
Vi avviso che ho già scritto il finale della ff. In tutto ci sono 16 capitoli più l’epilogo, quindi mancano altri 7 capitoli alla fine.
Anyway, vi lascio come al solito il link del trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
E quello dell’outfit di Scar per questo capitolo:
http://www.polyvore.com/scar/set?id=138772649
Alla prossima settimana!




 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 11.

-Cosa? No, non lo farò.-  Era davvero disgustata. Si sentiva così presa in giro, ingenua, stupida. Ed in colpa, in colpa per aver respinto un sacco di volte la verità di Ed. Il ragazzo la raggiunse e la spinse contrò il muro con violenza. Sembrava davvero un pazzo, in quel momento.  –Lo farai perché te lo sto ordinando, mia piccola Scarlett.-

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Capitolo 12
*** Same Mistakes. ***



Capitolo 11.

«Same Mistakes.»
“Don't look back,
But if we don't look back
We're only running babe
Out of weak old same mis-
Same mistakes again”.
 
Era dicembre, ed era sabato. Era solo il primo sabato di dicembre e già a Londra la neve era abbondante, come ogni anno d’altronde. Quella mattina Scarlett riusciva a vedere la neve cadere tramite le finestre enormi dell’appartamento di Michael. Era distesa sul letto a due piazze, coperta solo da un lenzuolo e affiancata da Mike, che alle undici ancora dormiva. Negli ultimi tempi si era un po’ quasi abituata a svegliarsi su quel letto, ma mai di mattina. Quella era stata la prima notte che aveva dormito fuori casa, aveva convinto sua madre dicendole che avrebbe dormito da Rachel e questa, dopo letteralmente un’ora di preghiere, acconsentì. A dire la verità non le piaceva mentire ai genitori, o anche solo agli amici, ma si era ritrovata costretta a farlo. Voleva rispolverare la sua storia con Michael e voleva riscoprire quello che una volta era stato il loro amore.
Quella notte aveva fatto un sogno.

C’erano lei e Michael distesi sempre sullo stesso letto, questa volta erano entrambi svegli, abbracciati l’uno all’altra. Scarlett aveva uno sguardo perso nel vuoto, così Michael decise di chiederle cosa avesse.
-Niente Mike, stavo solo pensando che un anno è un tempo molto lungo, e noi stiamo insieme da un anno esatto.-
Allora Michael la baciò. Dalla sua espressione si poteva dire che il ragazzo fosse felice, allora Scarlett si chiedeva perché lei fosse così stralunata, in quel sogno. Si chiedeva quali fossero i suoi dubbi.

Quando si svegliò si sentì strana. Questa volta si trattava solo di un sogno, non di un flash, ma aveva come la sensazione che quel sogno raccontasse qualcosa di vero. Decise che era ora di tornare a casa. Si alzò perciò dal letto, lasciando solo Mike sotto le lenzuola, e si rivestì più in fretta che potè. Presa la sua borsa ed infilate le scarpe, ripassò dal letto per lasciare un bacio a fior di labbra a Mike e andò via.
La neve stava ancora cadendo, ma molto più leggera rispetto alla sera scorsa, quindi per Scarlett non fu un problema andare a casa a piedi.
-Tesoro, come è andata da Rachel?-  Sua madre iniziò il terzo grado non appena la figlia mise piede dentro.
-Bene mamma, ci siamo divertite.-
-Ma… come hai dormito? Non avevi il pigiama con te.-
-No mamma, me lo ha prestato lei.-  Con quell’ennesima bugia Scarlett decise di lasciare la madre e salire al piano di sopra. Ultimamente metteva piede in camera sua solo per dormire, stava spesso fuori casa. Andava a scuola, nel pomeriggio si vedeva con Michael e, di tanto in tanto con Ed, e la sera la stessa storia. I suoi ormai le stavano col fiato sul collo, ma doveva ammettere che in Mike era riuscita a trovare un po’ di vecchia quotidianità, sentiva che le cose che faceva adesso con lui erano le stesse che faceva tempo fa.
Comunque era da parecchio che non apriva più il suo diario. Sapeva che l’ultima volta era finita con delle lacrime e un pizzico di paura, e che lei stessa aveva preferito non leggere più nulla, ma in quegli ultimi due giorni la curiosità la stava forse divorando viva. E non ce la faceva più, voleva tentare di ricordare ad ogni costo. Così riaprì il cassetto e lo riprese, promettendo a se stessa che se avesse letto anche solo un accenno a qualcosa di negativo sarebbe passata avanti. Si sedette sul letto come da rituale e aprì il diario in una pagina a caso.

14 Luglio 2013.

Ho sempre saputo, dal primo momento in cui l’ho incontrato, che Ed è uno di quegli amici VERI. Sin dall’inizio sono stata sicura di potermi fidare di lui anche ad occhi chiusi, e ora non posso fare altro che confermare le mie teorie. Ho detto a Ed quello che è successo, finalmente. Ho preferito dirlo a lui piuttosto che ai miei genitori, ma gli ho fatto promettere di tenere l’acqua in bocca. Dopo che gli ho rivelato tutto, mi ha abbracciata. Ed è stato in quell’esatto momento che mi sono sentita protetta come non mai. In un solo abbraccio, tutta la paura e i rimorsi sono spariti in un secondo, perché ero fra le sue braccia, e sapevo che uno come lui mi avrebbe protetta  sempre, non importa cosa. Quindi non ho niente da dire se non che gli voglio bene, bene davvero. E lo ringrazio perché lui vuole bene a me.

Fu la prima pagina che Scarlett lesse, e anche l’ultima per quel giorno. Non appena ebbe finito, ancora commossa ed emozionata, seppe  subito ciò che c’era da fare. Chiuse il diario e lo posò velocemente dentro il cassetto, questa volta non a causa della paura, bensì tutt’altro. Uscì di casa senza nemmeno dare spiegazioni ai suoi genitori e si affrettò in una corsa contro la fatica e il vento.
A: Eddy.
Ed, vediamoci. La panchina vicino casa mia.
Sapeva che non c’era bisogno di correre, perché quella panchina si trovava proprio in fondo alla sua strada, ma voleva a tutti i costi arrivare prima di Ed. Quando arrivò, come previsto, non trovò nessuno seduto lì, perciò si sedette e si riposò dalla corsa. Poi si alzò, si risedette e si rialzò e si risedette di nuovo. Non sapeva come occupare quei minuti. Alla fine finalmente Ed arrivò. Era in auto, e non appena scese Scarlett si fece trovare in piedi. Ed le veniva incontro ignaro della situazione, anzi, con uno sguardo totalmente spaesato, ma non appena questo spiccicò parola Scarlett lo interruppe.
-Shh, fai parlare me, per favore.-  Fece un grosso sospiro e poi iniziò.  –Ed, ti chiedo scusa. Ti chiedo scusa per essere stata fredda con te, per non aver passato molto tempo con te, per averti rivolto ultimamente solo un “Ciao, come stai?”. Da quando ho avuto l’incidente non ho fatto altro che diffidarmi di tutti, te compreso. Poi però ho riallacciato i rapporti con Michael e ti ho trascurato completamente.-  Ed adesso aveva uno sguardo più serio che curioso.  –Comunque, oggi ho trovato questo dentro il mio vecchio diario.-  Scarlett porse a Ed la pagina di diario strappata poco prima, con l’intento di fargliela leggere.
E così fu, Ed la prese fra le mani e la lesse da capo a fine, adesso seduto sulla panchina con l’amica al suo fianco. L’espressione di Ed si fece più felice non appena smise di leggere, tuttavia dentro di se era ancora preoccupato. Perché, al contrario di Scarlett, lui sapeva cos’era che la ragazza gli aveva rivelato, ma non poteva assolutamente dirglielo. E sperava che lei non facesse domande.
-Quindi, detto questo, spero tu possa metterci una pietra sopra, perché ho capito che non mentivi quando dicevi che eravamo migliori amici.-
Per la prima volta, Ed si decise ad aprire bocca.  –Scarlett, che tu ci creda o no, io non ce l’ho mai avuta con te. Ma sono comunque felice che le cose possano finalmente tornare come prima.-  Ed avrebbe voluto dirle ben altro, avrebbe voluto confessarle che in quell’ultimo mese qualcosa dentro di lui era cambiato. Ma se non sapeva nemmeno lui come gestire i suoi sentimenti, come poteva affidarli agli altri? Aveva un desiderio pazzesco di prenderle la mano, carezzarla e poi baciarla, ma non poteva, cazzo, o avrebbe rovinato ogni cosa.
Ma fu lei a stupirlo. Fu lei che, per la prima volta forse, lo abbracciò di sua spontanea volontà, stringendolo dentro il suo cappotto enorme e riscaldandolo più che mai. Ed era felice. Tentando di trattenere i suoi sentimenti più acuti, preferì poi sciogliere l’abbraccio.  –Quindi… hai detto che hai riallacciato i rapporti con Michael. Cosa fate, voi due?-  Le chiese schietto, cercando ancora di non lasciare trasparire un minimo di rabbia o odio verso il ragazzo.
-Oh noi…-  Scarlett rimase per qualche istante in silenzio. Ma poi capì che era arrivato il momento di dire tutto.  –Noi siamo usciti insieme un po’ di volte. E… sai è proprio un bravo ragazzo.-
Ed sospirò pesantemente all’udire quelle parole. In un secondo il timore si impossessò di lui e non riuscì a mantenere il controllo.  –Uscite insieme? E cosa fate? Cioè, voglio dire, dove ti porta? Perché esci con lui?-
Scarlett rimase spiazzata da tale schiettezza.  –Perché? Perché credo che per tutto questo tempo lui non abbia mai smesso di provare qualcosa per me. Vedi, io penso che mi ami ancora e io…-
-E tu, tu non lo ami, vero?-
-È presto per dirlo, Ed.-
-No, voglio dire, tu non puoi amarlo.-
Scarlett a questo punto sbottò. Diamine, aveva appena voluto ricominciare da capo con Ed, dimenticando pure le sue ostilità verso Michael, ed ecco che ricominciava da capo.  –Ed, senti, te lo chiederò per l’ultima volta. Qual è il tuo problema con quel ragazzo? Cosa ti ha fatto?-
-La domanda sarebbe cosa ti ha fatto.-
-Dimmelo, allora. Perché sono pronta a qualsiasi cazzata tu possa dire solo per allontanarmi da lui, di nuovo.-
Ed non poteva dirle niente, a costo di perderla di nuovo. Perché la sicurezza di quella ragazza per lui era più importante di loro due insieme.  –Niente, non ha fatto niente, è solo che…-
-Cazzo. È solo che non ti va a genio e quindi non vuoi che io ci esca. Sei geloso?-  Scarlett ci perse le speranze, con quel ragazzo. Era impossibile farlo ragionare. Lo avrebbe presto mandato a quel paese. Anzi, lo avrebbe fatto subito. Gli girò le spalle e se ne andò via, urlando un –Vai al diavolo, Edward.-
Fu lì che il cuore di Ed cedette. Era una guerra fra cuore e cervello. Il primo gli diceva di confessarle tutto, perché non voleva perderla, il secondo gli diceva di stare in silenzio e lasciarla andare via, sotto i suoi stessi occhi. Alla fine il cuore vinse, perché non ce la faceva più, non sopportava di vederla andare via una seconda volta senza smuovere una mano.  –Scarlett, aspetta! Te lo dirò.-  Scarlett si bloccò immediatamente, soddisfatta finalmente perché avrebbe presto scoperto qualcosa. Si ripiazzò davanti a lui e si fermò con le braccia incrociate.   –Devi credermi quando ti dico che quel ragazzo è un pericolo. E non lo dico solo per me, ma per te, per il tuo bene. Vuoi sapere perché? Te lo dirò. Quel Michael Clifford ti minacciava, tante volte, anche sulla tua stessa vita. E io non posso permettere che questo accada di nuovo.-
Scarlett pensò che Ed dovesse essere uscito fuori di testa, perché niente di quello che aveva appena detto era credibile. Michael era un ragazzo apposto, e in quelle settimane lo aveva potuto capire bene. Niente tracce di pericolosità, nessun tradimento nei suoi atteggiamenti. Quindi quello doveva essere solo un ennesimo tentativo di averla lontano da Mike, ma lei non ci stava.  –Ti stai arrampicando sugli specchi, Ed. Quello che dici è falso, e lo so. Adesso me ne andrò e tu non cercherai più di fermarmi.- 
Scarlett cominciò la sua corsa questa volta verso l’appartamento di Michael. Era lontano, parecchio lontano, per questo arrivò sfinita e distrutta contro quel tempo veramente di merda. Tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento era verificare le sue certezze su Mike, non poteva lasciare che qualche bufala di Ed le facesse crollare tutte le sue teorie così, come se niente fosse. Raggiunse Mike in cucina, era seduto sul tavolo e stava mangiando una pizza probabilmente del giorno prima.
-Giorno, Mike.-  Lo salutò divertita lei, ricordando che l’ultima volta che l’aveva visto l’aveva lasciato mentre dormiva con una faccia da bambino innocente.
Non appena la salutò, il ragazzo si affrettò a nascondere qualcosa in tasca, ma Scarlett non aveva visto cosa fosse. Con un movimento veloce Mike si alzò dalla sedia e prese Scarlett per la mano, portandola verso il letto. Quella volta la ragazza poteva sentire qualcosa di diverso in lui, ma cosa fosse non riusciva a capirlo. Il biondo la fece sedere e cominciò a baciarla, prima sulle labbra, poi sul collo. Ma adesso, al contrario delle altre volte, Scarlett si voleva opporre. Lo aveva respinto gentilmente una volta, ma lui continuava come se nulla fosse, come se Scarlett in quell’istante fosse solo il suo giocattolo. Ci riprovò altre due, tre volte, ma al quarto tentativo cominciò sul serio ad agitarsi.
-Mike, ti ho detto che non ne ho voglia. Per favore.-
-E va bene.-  Michael si sedette al suo fianco arreso, e forse un po’ stufo.
-Si può sapere cos’hai?-
-Cos’ho? Ok, te lo dico.-  Il ragazzo estrasse qualcosa dalla tasca dei jeans, probabilmente la stessa cosa che prima aveva nascosto. Era una bustina trasparente contenente… una polverina bianca. Quella era droga, cazzo.  –Sono fatto, ecco cos’ho di “strano”.-
-Mike, da quando…?-  Doveva ammettere che proprio non se lo sarebbe aspettato. Insomma, non approvava per niente quella cosa e adesso era più preoccupata che mai.
-Da quando? Da sempre, Scarlett. Ultimamente però ho cercato di farne uso solo quando non c’eri tu, non volevo che ti stranissi o ti spaventassi.-
-Bhe, hai fallito. Non mi piace questa cosa, Mike.-
Fu allora che Michael si alzò di tutta fretta e sbattè un pugno contro il muro di cemento. Al che Scarlett si spaventò sul serio. Era davvero così accanito con la droga?  -Cazzo Scarlett, non chiedermi di cambiare. Io lo sapevo, sapevo che sarebbe finita così.-
-Senti Mike, calmati, sei solo fuori di te in questo momento.-  Gli poggiò una mano sulla spalla per aiutarlo a sedersi, ma questo rifiutò il suo aiuto.
-Non toccarmi!-  Urlò con tutta forza.  –Vuoi sapere una cosa? I tuoi genitori hanno ragione ad avere paura di me. Devono averne.-  Michael ringhiò quelle parole con una tale rabbia che Scarlett rabbrividì. Quello non era il ragazzo che aveva avuto davanti per tutti quei giorni. L’aveva quindi presa in giro?  -Prima dell’incidente pure tu ti spaventavi di me, è così, perché io ti ho minacciata, ti ho minacciata sul serio, e adesso lo farò di nuovo.-  Mike prese la ragazza per le spalle e la avvicinò di più al suo corpo, ma questa si sforzò per allontanarsi e alzarsi dal letto. Doveva però trattenere le lacrime e non mostrare neanche un briciolo di timore.  –La vedi questa?-  Michael le mostrò di nuovo la bustina.  –La devi spacciare per me.-
-Cosa? No, non lo farò.-  Era davvero disgustata. Si sentiva così presa in giro, ingenua, stupida. Ed in colpa, in colpa per aver respinto un sacco di volte la verità di Ed.
Il ragazzo la raggiunse e la spinse contrò il muro con violenza. Sembrava davvero un pazzo, in quel momento.  –Lo farai perché te lo sto ordinando, mia piccola Scarlett.-  Le posizionò una mano sulla guancia, quella mano che piano piano scendeva sempre più giù.  –Spacciala o ti succederà qualcosa. E userai pure questa.-  Fu allora che Mike si decise finalmente ad allontanarsi dal corpo della ragazza, dirigendosi verso una scrivania. Aprì un cassetto sotto gli occhi spalancati di Scarlett ed estrasse una pistola. Era carica. Gli occhi della ragazza erano adesso colmi di lacrime. 
Forse per quello che si ritrovò davanti, forse per l’inaspettata ferocia di Michael, Scarlett constatò che quello era il momento esatto per fuggire. Mike era ancora intento ad osservare la sua pistola, quando Scarlett iniziò a correre e si chiuse la porta alle spalle, sperando che Michael non la rincorresse perché, se così fosse stato, lei avrebbe perso già in partenza.
 
 
 
 
 
 
 
 


ANGOLO AUTRICE.

Salve miei amati lettori! Eccomi qui anche questa domenica, nonostante non sia una giornata perfetta per pensare ad una ff. Si, i ragazzi oggi sono a Roma e io sono a casa, ma me ne faccio una ragione!
Quindi veniamo a noi. Se avete perso del tempo per leggere questo capitolo, grazie. D’ALTRONDE E’ IL CAPITOLO CHE MOLTI ASPETTAVANO CON ANSIA! Che mi dite di Mike? Il suo segreto è quello che vi aspettavate, o qualcosa di diverso? Io ce l’ho messa tutta per scriverlo e per farvelo piacere, quindi spero vi soddisfi. Penserete adesso che Scarlett non si sia comportata nel migliore dei modi con Ed, ma vedrete cosa succederà in seguito!
Vi lascio all’immaginazione, anche perché il capitolo l’ho chiuso sperando di fare crescere in voi molta curiosità.
Grazie mille per le 10 recensioni precedenti, e sareste gentilissimi a lasciare qualche parere anche qua!
Ecco qui l'outfit di Scar: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138774070
E qui il trailer della ff: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
Alla prossima domenica!


 

ANTICIPAZIONE CAPITOLO 12.
Se l’era ritrovata lì, sulla soglia della sua porta, la cosa più bella che avesse mai visto. La cosa più bella che avesse mai visto, con un aspetto davvero pessimo. Scarlett lo guardava con due occhi che contenevano così tante emozioni tutte in una volta: prima paura, poi orrore, delusione, rabbia, fatica, stanchezza… e perdono. Quegli occhi stavano guardando Ed come un bambino guarda il padre per chiedergli scusa per qualcosa di grave.

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Capitolo 13
*** Remember When... ***



Capitolo 12.

«Remember when…»
 
“Wake up, we both need to wake up
Maybe if we face up to this
We can make it through this.
Closer, maybe we'll be closer

Stronger than we we're before
Made this something more”.

 
 
Scarlett correva, e correva con tutta la forza che il suo corpo potesse avere. Era arrivata solamente al portone del condominio quando, fermatasi per aprirlo, si sentì gelare il corpo intero al tocco di quella mano sul suo polso. Era Michael, l’aveva raggiunta e l’aveva fermata, non lasciandole neanche la minima speranza di poter fuggire facilmente.
-Dove credi di andare?-  Le chiese il biondo, con uno sguardo molto minaccioso.
-A casa, Michael. Mi hai spaventata, sul serio.-  Scarlett lo sapeva che non aveva alcuna via di scampo, ma tentò comunque a convincerlo mostrandosi indifesa. Un soggetto debole poteva essere poco minaccioso e pericoloso per uno come lui, no?
Tremava ancora quando Michael, avvicinando il viso a quello della ragazza e stringendo la presa, le mormorò un leggerissimo  -Non puoi.-  Ci furono dei secondi di silenzio che sembrarono più che infiniti, ma non appena Scarlett riprovò a spostarsi dal corpo che aveva appiccicato addosso, Mike ricominciò.  –Torniamo ai vecchi tempi, che ne dici? L’ultima volta mi sei scappata, ma adesso basta. Ti chiedo per l’ultima volta di consegnare questa bustina di eroina al posto mio. Quella testa di cazzo di Morris deve consegnarmi ancora tutti i soldi, quindi tu gli darai la bustina e aspetterai, se non c’è traccia di soldi con un colpo di pistola lo fai fuori.-  Michael era serio. Scarlett vedeva la rabbia e la serietà nei suoi occhi chiari, adesso così paurosi. Fece cenno di no con la testa perché no, lei non l’avrebbe fatto per nulla al mondo. Non avrebbe mai spacciato, né tanto meno ucciso qualcuno. Non stava né in cielo né in terra, solo il pensiero la fece rabbrividire ancora di più.  –Ok, vediamo se mi capisci così. Adesso ti lascio andare, tu devi stare zitta.-  Le poggiò una mano sulle labbra.  –Ti do una settimana , massimo due di tempo, pensaci e dalla tua scelta dipenderà sia il mio che il tuo futuro. Adesso vattene.-
Scarlett non perse un secondo per ricominciare a correre via. Ma cosa voleva dire Michael con quell’affermazione? Forse che l’avrebbe ammazzata, o le avrebbe fatto del male? Bhe, allora sarebbe morta. Sì, si sarebbe fatta uccidere a costo di non fare quello che lui le aveva chiesto, perché era orrendo. Non riusciva a capacitarsi come una persona come lui, che prima si era mostrata tanto onesta e buona, adesso per della droga, della fottuta droga, potesse risultare così malvagia. Davvero non ci riusciva, perché era impossibile. Scarlett si sentiva presa in giro, ma ciò che la fece intimorire di più fu il pensiero che esattamente la stessa cosa era già successa mesi e mesi fa. Aveva paura, paura di Michael, di quella minaccia, di come sarebbe finita e di quali sarebbero state le conseguenze. Paura perché non voleva perdere di nuovo la sua vita. Perdere la memoria era già stato troppo, rinchiudersi nella paura l’avrebbe divorata viva.
Scarlett non sapeva da dove fuoriuscisse tutta quella forza nelle sue gambe, ma in quell’istante l’unica cosa che la comandava era il desiderio di fuggire. E sapeva bene dove, perché non solo era spaventata ma si stava sentendo pure terribilmente in colpa. Stava ancora correndo quando, riuscendo a coordinare i movimenti, cacciò il cellulare fuori dalla tasca e scrisse un messaggio velocissimo a Ed.

 
A: Eddy.
Dimmi dove abiti, muoviti.

 
L’ultima cosa che voleva era continuare a stare in giro per le strade di Londra, sotto gli occhi di tutti, sotto gli occhi di qualche altro pericoloso conoscente di Michael.
 
Da: Eddy.
Gloucester Road, ultima casa a destra. Perché?

 
Scarlett non perse altro tempo e non rispose a quest’ultima richiesta di Ed, aveva troppa fretta e, se si fosse fermata anche solo per un secondo, il panico l’avrebbe assalita per la seconda volta.
Raggiunse la casa di Ed che era ormai sfinita, il respiro le usciva a fatica dalla gola e le sue gambe tremavano più di prima, più di quando si trovava Michael di fronte. Si concesse un minuto per riprendere fiato e per riposare, con una mano poggiata sul petto e una sulla fronte, poi si decise a suonare il campanello. La risposta arrivò a distanza di qualche secondo, forse tre. Ed era così in ansia che si affrettò ad aprire la porta. La domanda dell’amica l’aveva fatto un po’ agitare e per tutto quel tempo non aveva fatto altro che chiedersi se le fosse successo qualcosa. Poi finalmente se l’era ritrovata lì, sulla soglia della sua porta, la cosa più bella che avesse mai visto. La cosa più bella che avesse mai visto, con un aspetto davvero pessimo. Scarlett lo guardava con due occhi che contenevano così tante emozioni tutte in una volta: prima paura, poi orrore, delusione, rabbia, fatica, stanchezza… e perdono. Quegli occhi stavano guardando Ed come un bambino guarda il padre per chiedergli scusa per qualcosa di grave. Ed non aveva certezze in quel momento, ma gli bastò vedere Scarlett scoppiare in un pianto disperato di fronte a lui per capire che lì qualcosa non andava, e forse aveva idea di cosa si trattasse. Scarlett non riuscì più a trattenersi, in parte perché sentiva il suo corpo debole più che mai, in parte perché non sapeva come altro esprimersi. Mentre Ed era ancora lì impalato ad osservarla, lei in un batter d’occhio gli si buttò contro con le braccia spalancate e semplicemente lo abbracciò. Non era più uno di quegli abbracci buttati così, tanto per, o dati solo per salutarsi. Era probabilmente uno degli abbracci più veri e consolatori che sia Scar che Ed avessero mai dato in tutta la loro vita. Si stavano praticamente dicendo Possiamo aiutarci a vicenda, io e te. Ci bastiamo da soli, io e te. Si, perché Scarlett era sconvolta da quello che le era appena successo, la sua vita era quasi in bilico e dipendeva tutto da quella minaccia, e Ed era distrutto nel vedere la sua amica così. Gli era mancata troppo in quei giorni in cui lei era stata assente nei suoi confronti, ma quella sera dovette mettere da parte la felicità di riaverla, perché come poteva essere felice se lei non lo era?
-Scarlett, cosa è successo? Ti prego, dimmelo.-  L’abbraccio continuò ancora per molto ma Ed non seppe più trattenersi. Voleva sapere cosa stesse succedendo. La invitò così ad entrare e la portò in camera, dove avrebbero potuto dirsi tutto quanto da soli, senza lo sguardo dei suoi genitori addosso.
-È la seconda volta in un giorno che ti chiedo scusa, e questo perché sono una codarda.-  Scarlett si asciugò le lacrime con la sua felpa, ma fu inutile dal momento in cui queste ripresero a colare subito dopo.  –Scusa se non ti ho creduto sin dall’inizio, avevi ragione.-
-Oh Dio. È per Michael?!-  Non serviva a niente chiederlo, se non per confermare tutti i timori di quel ragazzo. Lei annuì senza neanche riuscire  a parlare e si riposizionò sulla spalla di Ed.  –Cosa ti ha fatto questa volta?-  I pugni di Ed stavano bruciando più che mai, aveva una voglia matta di picchiare a sangue quel pezzo di merda.
-È successo di nuovo, Ed. Mi ha minacciata, devo di nuovo spacciare per lui, e io non so cosa fare.-
Ed la vedeva quella ragazza davanti a lui, così tremendamente disperata e in preda ad una crisi isterica ed emotiva. Le passò le mani sui capelli e sul viso, per tentare di sistemarla, e le chiese con coraggio di calmarsi.  –Scarlett, ti aiuterò io a distruggere quel bastardo, a costo di…-
-Ed, ti prego, raccontami di me e lui. Come è nata questa storia?-  La curiosità di Scarlett aveva interrotto in malo modo i pensieri di Ed.  –Voglio sapere tutto, dall’inizio alla fine.-
L’amico non seppe proprio come reagire a tale richiesta. Lui sapeva ogni cosa riguardo quell’argomento, perché in passato non aveva fatto altro che far sfogare Scarlett ed aiutarla a curare le sue ferite aperte. Ma quella sera lei meritava di sapere. Doveva sapere ogni cosa, e Ed era pronto a parlare.
-Tutto è cominciato due anni fa, a Novembre del 2012.-

  Scarlett allora aveva appena smesso di essere una bambina. Frequentava il liceo da giusto due mesi, ma in soli due mesi la voglia di aprirsi ad ogni tipo di esperienza, o quasi, era cresciuta dentro di lei. Dentro di sé aveva una voglia matta di conoscere nuovi aspetti della vita, voleva sapere com’era essere adolescenti e voleva conoscere nuove persone, con Ed sempre al suo fianco. Poi c’era Michael Clifford, un ragazzo che una mattina di Ottobre, a scuola, le si presentò e continuò per settimane a provarci spudoratamente con lei. Scarlett non sapeva se quel ragazzo le piacesse o meno, fatto sta che quando lui, del quarto anno e quindi parecchio più grande di lei, le chiese l’ennesima uscita, lei per un motivo o per un altro accettò. Non era neanche così emozionata di uscire con lui ai tempi, ma volva provare. Bastò un appuntamento per restarne catturata. Scarlett era rimasta totalmente affascinata da quel ragazzo, dai suoi modi di fare, più adulti dei suoi, dai suoi occhi e dai suoi strani capelli, che alla fine non rifiutò nemmeno il bacio. Perché no, si chiese. Fu da quel bacio che nacque l’intera storia. Un giorno Mike le chiese cosa fosse nato fra loro due ed insieme decisero, finalmente, di iniziare una relazione.
Fu con Michael che Scarlett fece le sue prime esperienze, quelle più importanti, che tanto aveva aspettato. I primi baci un po’ troppo spinti, le prime carezze, le prime cazzate all’insaputa dei genitori (tipo quella notte in cui lei avrebbe dovuto essere ad un pigiama party fra amiche ma invece si ritrovò al lago, sotto le stelle, con Mike che la coccolava e basta); i primi sentimenti veri, il primo amore, la sua prima volta con un ragazzo. Con Michael fu la sua prima volta, sì, e non se ne pentì perché finalmente avevano ammesso di amarsi; poi arrivarono i primi casini, le prime paranoie, le prime litigate e i primi baci rubati per togliere l’uno il broncio all’altra. Queste furono tutte le cose positive e belle nella relazione fra lei e lui. Ma qualcosa in futuro cambiò, perché arrivarono a galla pure i lati negativi di quella relazione. Stavano insieme ormai da sei mesi, quando Mike portò Scarlett alla prima festa in discoteca con i suoi amici. Fu lì che Scarlett cominciò a lasciarsi andare, senza sapere neanche perché. Arrivarono allora i primi drink, le prime birre, le prime sigarette fumate per calmare lo stress e addirittura pure la prima canna. Di quelle però non ce ne fu una seconda. Le cose erano diverse rispetto ai primi mesi, Scarlett e Michael facevano ogni giorno esperienze diverse da quelle precedenti, ma loro due si amavano ancora.
La situazione cambiò drasticamente, si ribaltò quando una sera, nel suo appartamento, Mike confessò a Scarlett di essersi drogato. Anzi, le disse che si faceva di eroina da ormai molto tempo, a sua insaputa, e più avanti le confermò anche di aver spacciato, qualche volta. A Scarlett questa cosa non andava giù per niente, ma cosa poteva farci? Semplicemente si rassegnò ad accettarlo e continuò ad amarlo come aveva sempre fatto. Arrivati a un anno e quattro mesi di relazione, Scarlett era sempre la stessa mentre Michael lo si riconosceva solo rare volte. Quando non era fatto, ovvero, quasi mai. Era costantemente fuori di sé, andato, e se era in astinenza anche solo da un giorno Scarlett si ritrovava davanti uno spettacolo orrendo. A un anno e cinque mesi Mike esplose. Forse, anzi sicuramente, era l’eroina che lo aveva fatto diventare così, ma niente e nessuno poteva ormai cambiarlo. Una sera, seduto sul suo letto con Scarlett in piedi di fronte a lui, chiese alla sua ragazza di andare a spacciare perché lui, chi sa per quale ragione, non poteva più farlo. Ma gli servivano i soldi. Scarlett rifiutò, e la prima volta Mike sembrò passarci sopra. Ci furono però una seconda, una terza ed una quarta volta, così fino al punto di rottura. Col tempo le richieste di Mike erano diventate suppliche, e da suppliche poi minacce, minacce che a volte mettevano in pericolo la sua stessa vita e incolumità. Mike era così violento e cattivo con lei che una volta arrivò a darle uno schiaffo davanti a tutti gli amici. Scarlett sopportò questa situazione per un altro mese intero. Arrivati a un anno e mezzo, decise di lasciarlo. O meglio, preferì scomparire senza dirgli nulla. Durante la sua assenza Mike però continuava a tormentarla con messaggi e chiamate perse, e allora Scarlett raccontò tutto, prima a Ed, e poi alla sua famiglia. Non ce la faceva più e aveva bisogno d’aiuto per liberarsi da quello che una volta era il suo Mikey. Suo padre non esitò un attimo per andare alla polizia, ma Michael fu più furbo di tutti loro. Eliminò ogni singola traccia di erba, cocaina, eroina e quant’altro perché se lo aspettava che la scomparsa di Scarlett avrebbe comportato qualcosa, tanto che la polizia si ritrovò con nessun testimone che confermasse l’accusa e solamente uno schiaffo tirato alla ragazza, che per loro non poteva definirsi violenza a tutti gli effetti. Alla fine però lo arrestarono, pur con quel poco che avevano a disposizione riuscirono a metterlo dietro le sbarre. E lì sarebbe dovuto rimanere ancora per molto, se non fosse stato per quel suo parente ricco, sbucato da chi sa dove e poi scomparso di nuovo, che pagò lui la cauzione. Mike era di nuovo a piede libero, e Scarlett trascorse i sei mesi più brutti della sua vita. Era un inferno vero e proprio: la faccenda era diventata di dominio pubblico e tutti ne parlavano, squadrandola dalla testa ai piedi con pietà, soprattutto a scuola; i suoi la costrinsero ad andare dallo psicologo perché con loro non voleva parlarne e tutti le chiedevano come fossero veramente andate le cose. Ma nessuno capiva che lei voleva solamente dimenticare, metterci una pietra sopra e smetterla di raccontarlo ogni giorno. Sua madre ogni tanto le faceva capire di non fidarsi più di lei, perché in un certo senso lei aveva cominciato a frequentare brutta gente, e suo fratello non c’era. Le erano rimasti solo i suoi migliori amici, Rachel, Noah, Brittany, Luke e Ed. Con loro forse avrebbe potuto affrontare ogni cosa con più facilità.

Ma poi arrivò la notte dell’incidente, e lei dimenticò ogni cosa.

Quella sera, seduta sul letto di Ed, non sapeva se essere felice per aver dimenticato, almeno per un po’, quel suo terribile passato, o disperata perché  inconsapevolmente si era ricacciata nello stesso terribile guaio.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Salve a tutti e buona domenica! Fino a poco fa credevo di non poter aggiornare oggi ma per fortuna ce l’ho fatta, per vostra sfortuna o fortuna, non so.
Comunque, GRAZIE MILLE per le più di 400 visualizzazioni  e le 11 recensioni, scusate se non rispondo a tutti ma la scuola mi sta distruggendo!
Venendo a questo capitolo, che mi dite? Ce l’ho messa tutta per scrivere questa sorta di flashback e spero di esserci riuscita nel migliore dei modi. Volevo farvi sentire le emozioni e le paure di Scarlett e farvi capire il più possibile la faccenda, l’ho fatto bene?
Qualcuno poteva aspettarsi delle cose peggiori da Mike rispetto alle minacce e alla droga, ma io ho preferito non esagerare per paura di finire nel ridicolo, quindi spero la mia idea vi piaccia almeno un po’.
Spostiamoci a Ed! Finalmente è arrivato il momento dell’avvicinamento fra lui e Scar, non vedevo l’ora, giuro. Secondo voi si sistemerà tutto o ci sarà ancora qualcosa che non va? Fatemi sapere tutte le vostre idee e i vostri pareri, vi prego!
Come al solito vi lascio il link del trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
E quello dell’outfit di Scar: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138774070
Alla prossima domenica, e grazie ancora!

 
 
ANTICIAZIONE CAPITOLO 13.
Fu in quel preciso momento che nel cuore di Scarlett si mosse qualcosa, qualcosa cambiò. Cosa provava per Ed? Non lo sapeva più. Se prima aveva avuto la certezza che amicizia migliore non potesse esistere, adesso non sapeva più se l’amicizia di quel ragazzo sarebbe stata sufficiente per lei. E Ed forse non era mai stato felice come quella sera, perché aveva una volta per tutte ammesso a se stesso che Scarlett non era una semplice amica, perché aveva finalmente dato ai suoi sentimenti anonimi un nome.

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Capitolo 14
*** Afire Love. ***



Capitolo 13.

«Afire Love»
 
“Non ho mai smesso di aspettarti.
Non sto più con il naso appiccicato alla finestra per vederti spuntare all’improvviso, non vivo più con il telefono continuamente in mano, non parlo più di te con chiunque incontri, non passo più le notti in bianco pregando che tu non ti innamori di un’altra.
La vita va avanti, ma io ti aspetto ancora.
Ti aspetto con dignità, con la calma di chi sa che, anche se non tornerai, ti aspetterà fino alla fine.”
—  Susanna Casciani.
 
Scarlett si dimenava nel sonno. Non sapeva con certezza quando si fosse addormentata, a dire la verità non era sicura neanche che quello fosse solo un sogno, il che la fece sudare ancora di più. Si sentiva stracolma di terrore e ansia, aveva caldo nonostante fosse Dicembre.

Suonò al campanello di casa Miller. Aveva addosso un enorme cappotto che copriva completamente i suoi vestiti e un cappuccio in testa. Poi posò le mani su qualcosa posizionato dietro, sulla sua schiena. Era una pistola quella che stava toccando. La porta di legno bianco le si aprì davanti dopo svariati minuti e Scarlett si trovò davanti un uomo sulla quarantina, spaesato più di lei. Ma tutto d’un tratto lo sguardo della ragazza non era più incerto o spaventato, bensì cattivo. Cosa diavolo stava succedendo? Contro la sua stessa volontà, Scarlett cacciò fuori la pistola e, senza avere neanche un momento per pentirsene o ripensarci, premette il grilletto contro l’uomo davanti a lei. L’uomo che in un attimo si accasciò per terra e rimase lì per chi sa quanto tempo. Scarlett questo non poteva saperlo perché se ne andò via, senza il minimo rimorso.

Scarlett comprese che quello che aveva fatto era stato solo un sogno, un pessimo sogno, nel momento in cui il suo corpo si alzò istintivamente dal letto per mettersi seduto. Aprì gli occhi e ricordò di avere appena cacciato un urlo, tuttavia subito dopo rimase in silenzio perché quella in cui aveva appena dormito non era camera sua. Era in una stanza più piccola della sua, ma comunque grande, c’era una finestra in più che lei non aveva mai avuto e, proprio di fronte a lei, la parete era immersa da probabilmente centinaia di piccole fotografie. E in quelle fotografie c’era sempre lei, lei con altre quattro persone. Quella era la camera di Ed, ma era sola lì dentro. Si passò una mano sugli occhi ancora pieni di sonno e controllò immediatamente l’orario: erano solo le 6:30 del pomeriggio, aveva dormito poco per fortuna. Cominciò a chiedersi che fine avesse fatto il suo amico, quando finalmente questo fece irruzione in camera, aprendo la porta il più piano possibile. Probabilmente pensava stesse ancora dormendo.
-Hey, ti sei svegliata. Era ora!-  Ed rise alla visione della ragazza seduta sul suo letto, con uno sguardo spaesato e i capelli totalmente in disordine.
-Non ho dormito tanto!-  Sentenziò Scarlett ridendo, e approfittandone per tirare un cuscino in faccia a Ed. Questo però, facendo molta fatica a schivarlo, rise di rimando e posò il vassoio che aveva appena portato sul comodino, di fianco a Scarlett. Davvero Ed aveva portato la merenda? A Scarlett venne da ridere ancora di più al pensiero, ma si trattenne.
-So che vai matta per il thè verde, e quindi eccolo qui.-
-Sei diventato un inglese a tutti gli effetti, adesso.-   Doveva però ammettere che sì, il thè verde era sempre stato il suo preferito, e ora come ora ci voleva proprio. Sia per il freddo, che si era impossessato di nuovo di lei, che per rilassarsi. In quei giorni lo stress non la abbandonava mai, proprio mai. Neanche quando dormiva, a quanto pare.
Erano passati di già cinque giorni dall’ultimo incontro con Michael, il che voleva dire cinque giorni in meno per decidere cosa fare. In quei cinque giorni Scarlett aveva passato tutto il suo tempo disponibile con Ed, perché voleva ad ogni costo recuperare il loro rapporto e perché lui, guardandola negli occhi, le aveva promesso che ce l’avrebbero fatta insieme. Ai suoi genitori invece non aveva ancora detto nulla, nonostante l’insistenza di Ed. Ma non voleva, né poteva, perché era strasicura che questa volta le cose sarebbero andate in modo drasticamente diverso. Al 90% delle possibilità suo padre non avrebbe retto un secondo colpo, come sua madre, e avrebbe finito per picchiare fino alla morte quel ragazzo che continuava a fare del male a sua figlia. E a quel punto, anziché Michael, ci sarebbe finito  il signor Simpson in prigione. Inoltre l’ultima cosa che desiderava era farsi sentir dire di nuovo che era colpa sua, perché si ci era ricacciata lei in quel guaio, nonostante i precedenti avvertimenti del suo amico. Quindi riuscì a tenere l’acqua in bocca per tutti quei giorni, sopportando quella sensazione di pesantezza che oramai doveva nascondere all’interno del suo stomaco.
Ed le si sedette accanto e, mentre lei continuava a sorseggiare la sua tazza di thè, questo le chiese per la sesta volta in un giorno se stesse bene. Scarlett annuì, ma entrambi sapevano che era una bugia, quella dello “Sto bene, grazie”. Ed le aveva suggerito infinite volte di dirlo ai suoi, o quanto meno andare alla polizia insieme, loro due, ma lei si rifiutava categoricamente. Non sapeva se fosse per la paura di Michael o per quella dei suoi genitori. Quindi l’unica cosa che gli rimaneva da fare era consolarla e accertarsi che stesse “bene”, o almeno che non era in preda ad un attacco isterico.
-Ho una cosa da mostrarti.-  Ed si alzò dal letto lasciando sola la ragazza, raggiunse l’armadio e da un angolo ben nascosto di esso estrasse un’agenda. Poi tornò da Scarlett.  –Ti ricordi la poesia che hai trovato? Bhe, io ti dissi che ne avevamo scritte parecchie, quindi quella non è l’unica.-  Ed cercò una pagina in particolare e, non appena trovata, la mostrò all’amica.  –Questa l’ho scritta da solo, il giorno che seguì l’incidente. Un po’ all’ospedale, un po’ chiuso in questa camera.-  Improvvisamente Scarlett si sentì rabbrividire, era quasi onorata sapendo che quello era un posto dove Ed, sicuramente spesso, pensava e scriveva.

Things were all good yesterday
And then the devil took your memory
And if you fell to your death today
I hope that heaven is your resting place
I heard the doctors put your chest in pain
But then that could have been the medicine
And now you’re lying in the bed again
Either way I’ll cry with the rest of them.

And my father told me, “Son,
It’s not his fault he doesn’t know your face,
And you’re not the only one.
Although my grandma used to say, he used to say…

Darling hold me in your arms the way you did last night
And we'll lie inside, a little while he wrote
I could look into your eyes until the sun comes up
And we’re wrapped in light, in life, in love.
Put your open lips on mine and slowly let them shut
For they’re designed to be together oh
With your body next to mine our hearts will beat as one
And we’re set alight, we’re afire love, love, love oh


Bhe, c’era da ammettere che oltre ad essere magnifica quella poesia, o canzone, rispecchiasse anche la verità, in pieno. Scarlett non seppe cosa dire o cosa fare, fu capace solo a trattenere le lacrime per non farsi vedere piangere per l’ennesima volta. In quei giorni quella ragazza era un continuo pianto, d’altronde. Quindi guardò Ed in silenzio per svariati secondi, fino a che questo non si rialzò ancora una volta dal letto e andò a prendere la sua chitarra. Scarlett sapeva che Ed suonava la chitarra solo perché una volta lui ne aveva fatto cenno, ma non poteva di certo ricordare che sopra di essa vi fosse disegnata una buffa impronta di gatto.
-Cosa vuoi fare?-  Gli chiese, quando questo si parò davanti al letto, questa volta in piedi, con la chitarra in mano.
-Sta a sentire.-
Ed cominciò a suonare, piano piano, delle note che sembravano improvvisate ma al tempo stesso perfette. Era un’armonia bellissima, quella che stava uscendo da quelle corde. Dopo appena trenta secondi Ed iniziò pure a cantare, lasciando di soppiatto Scarlett.

Things were all good yesterday
And then the devil took your memory
And if you fell to your death today
I hope that heaven is your resting place.


Scarlett allora si mise in piedi, proprio di fronte a lui, facendolo immediatamente sorridere. Le bastò poco per riuscire a prendere ritmo e quindi cantò pure lei, con tutta la naturalezze che si potesse avere. Scarlett, dopo l’incidente, non ricordava nemmeno che la sua voce fosse così angelica, tanto che rimase colpita dalle sue stesse capacità. Ed sogghignò per l’espressione felice e insieme sorpresa della sua amica e rimase ancora più felice di lei quando questa continuò a cantare fino alla fine.

With your body next to mine our hearts will beat as one
And we’re set alight, we’re afire love, love, love oh.


Seguirono degli attimi di silenzio, perché non c’era bisogno di parole quella volta. Cos’avrebbero potuto dirsi di più bello di quella canzone? Poi, ancora in piedi, Scarlett non riuscì più a stare zitta.  –Quindi noi siamo un amore… in fiamme?-  Lo ammise, ci mise un po’ a concepire il significato di “amore in fiamme”, ma poi nella sua mente capì. Loro due, lei e Ed, erano ciò che di più perfetto potesse esserci. Se stavano insieme diventavano una cosa sola e, come Ed le aveva appena fatto capire, i loro cuori andavano in fiamme. Non per la passione, per le voglie o il desiderio, bensì perché i sentimenti che provavano l’uno per l’altra erano così forti da far andare in fiamme ogni cosa dentro di loro. Fu in quel preciso momento che nel cuore di Scarlett si mosse qualcosa, qualcosa cambiò. Cosa provava per Ed? Non lo sapeva più. Se prima aveva avuto la certezza che amicizia migliore non potesse esistere, adesso non sapeva più se l’amicizia di quel ragazzo sarebbe stata sufficiente per lei. E Ed forse non era mai stato  felice come quella sera, perché aveva una volta per tutte ammesso a se stesso che Scarlett non era una semplice amica, perché aveva finalmente dato ai suoi sentimenti anonimi un nome.
La sua mente in quell’istante non esisteva più, c’era solo il suo cuore che diceva lui cosa fare. Ed ricominciò a recitare un verso della canzone.  - Put your open lips on mine and slowly let them shut-  Al che prese la mano di Scar e la strinse forte alla sua, sperando che questa capisse, una volta per tutte.
Con grande sorpresa lei non sottrasse la presa, anzi, tutto quello le stava stranamente piacendo. Poi fu lei a continuare la frase cominciata da Ed.   -For they’re designed to be together.- 
Nessuno dei due pensava più, nessuno in quella stanza pensò a trattenersi perché quella era l’ultima cosa che sarebbero stati capaci di fare. Scarlett diede vita a quelle parole appena pronunciate, poggiò le sue labbra su quelle di lui, così lentamente da sembrare molto insicura, e le chiuse insieme a quelle del ragazzo. Ed aveva ragione, insieme combaciavano perfettamente.
Non c’era cosa più bella ed importante di loro due in quel momento.


 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Hey bellezze, rieccomi qui con un nuovo capitolo!
Che dire, finalmente abbiamo un bel momento fra Ed e Scar, anzi, IL momento. Si, la mia mente ha deciso che fosse giusto così, che Scarlett dovesse baciare Ed. Penserete forse che sia successo troppo presto, che 5 giorni dalla “disgrazia” sono pochi, e qui entrate in gioco voi. Voi, con la vostra fantasia, dovete comprendere il pensiero di Scar e capire perché una volta per tutte si è resa conto che essere amica di Ed non era sufficiente. Pensate che abbia fatto la cosa giusta, o no?
Per quello che ho immaginato io, Scarlett ha fatto questo gesto perché dopo giorni e giorni di dolore, paura e frustrazione si è resa conto che il suo amico Ed è stato la sua unica via di fuga. E l’ha resa felice, tanto felice, a tal punto che lei si pentisse di tutto ciò che di male aveva pensato su di lui. E poi, non vedendo nessuna via di scampo da quella situazione con Mike, CARPE DIEM!
Quindi voglio assolutamente sapere cosa ne pensate voi, vi prego!
PS: La citazione scritta all’inizio l’ho pensata adatta a Ed, che ne dite?
Vi ringrazio infinitamente per le recensioni e le visualizzazioni (Siamo arrivati a più di 1000 visualizzazioni nel prologo, vi amo!).
Come al solito, ecco il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
E l’outfit di Scar: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138774911
Alla prossima domenica! X


 
 
 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 14.
Quello che aveva appena visto non era un flash qualsiasi, era un ricordo […] Fu questo che le mise i brividi: rivivere una cosa così brutta ed estremamente dolorosa, una cosa che (per fortuna) non ricordava, le stava facendo male. Il suo corpo si irrigidì tutto d’un tratto, ancora sotto le morbide carezze e i baci di Ed.
-Ed, fermati, ti prego.-  

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Capitolo 15
*** Hidden Lie. ***



Capitolo 14.


«Hidden Lie.»
 
 
 
Dieci giorni erano passati.
Dieci giorni in meno, dieci giorni che la avvicinavano alla resa dei conti.
Quella settimana e mezzo era passata con una fretta che Scarlett non si sarebbe mai aspettata, ma sembrava che l’intero mondo le stesse urlando in faccia che le vie di scampo lì non esistevano. Lei però ne conosceva una, di via di scampo. Sapeva benissimo che la compagnia di Ed non l’avrebbe sottratta di certo ad affrontare Michael, ma per quel breve tempo le era stata indispensabile. Come avrebbe fatto senza Ed durante tutte quelle giornate in cui il nervosismo traboccava? Come avrebbe fatto senza di lui a scuola, specie quando l’ansia e i pianti isterici la assalivano all’improvviso?  Non avrebbe potuto farcela, ecco la risposta.
Certe volte, anzi spesso, ci pensava: cercava di immaginarsi nel bel mezzo di quella situazione senza l’aiuto di Ed. E allora si vedeva, lei fra così tanta gente, completamente sola. Perché, diciamola tutta, oltre la sua famiglia non avrebbe avuto più nessuno. Quindi c’era lei, magari nel corridoio della scuola, con tutte quelle persone attorno che passavano indifferenti come nulla fosse, come se non gli importasse che fra tutto quel caos c’era qualcuno che aveva bisogno di una mano. E molti, ci scommetteva, facevano solo finta di essere indifferenti. Risvegliatasi dai suoi pensieri, tornò alla realtà stranamente più sollevata. Era come se si ci fosse immersa, in quell’immaginazione. Come se per un secondo la sua vita senza Ed le si fosse catapultata addosso. Per questo, non appena se lo ritrovò davanti, il suo respiro tornò ad essere regolare. 
Scarlett era, come sempre in quei giorni, a casa dell’amico. -Poteva ancora definirlo “amico”?- Sentiva in un certo senso che in quel posto niente e nessuno avrebbe potuto toccarla e farle qualcosa. Quel pomeriggio Ed non si sforzò a preparare del thè né niente di simile, semplicemente le era stato seduto accanto per tutto il tempo, e le aveva parlato. Lui sapeva bene come distrarla, per quanto fosse possibile. Quei baci che, di tanto in tanto, le rubava pur essendo ogni volta imbarazzato, la facevano impazzire. Sì, certo, la mandavano fuori di testa perché si sentiva completa. Lui la baciava e tutto andava bene, non mancava più niente. Eppure fino a quel giorno non si era mai chiesta in che modo fossero cambiati i suoi sentimenti per lui, o meglio, in fondo lo sapeva ma ammetterlo a se stessa e a lui era tutta un’altra cosa.
-Scar…-  Ed le si sdraiò accanto, entrambi sopra le coperte, e  cominciò a carezzarle un braccio.
-Mi piace sentirti chiamarmi così.-  Ammise lei, stringendosi adesso al corpo del ragazzo. Gli schioccò un bacio a fior di labbra e rimase lì, con la testa poggiata sulla mano, ad osservarlo.
-Non andartene.-  Supplicò Ed, forse pensando ad alta voce. Scarlett non capì subito ciò che intendesse perché, diamine, lei non sarebbe mai più andata da nessuna parte senza di lui, ma poi quando questo le si avvicino per la seconda volta capì ciò che intendeva. Ed le diede un altro bacio, poi un altro ancora e così all’infinito. La riempì di baci quasi da non farla più respirare, tanto lei avrebbe potuto morire anche subito fra quelle braccia. L’ultimo bacio fu quello che diventò più profondo e che sembrava non finire mai, mentre le labbra di Ed si univano a quelle di Scarlett con molta più passione. Scarlett rise, e Ed poté sentire il sorriso di quella ragazza appiccicato a lui, allora non riuscì più ad aspettare o trattenersi. La fece sdraiare per bene, adesso con la testa comodamente poggiata al cuscino, e in una capriola si ritrovò sopra il suo corpo. Nessuno dei due in quel momento provò improvviso imbarazzo, stranezza o disagio, anzi, stavano anche meglio, così. Scarlett quindi decise di prendere tutta la passione che aveva e usarla per quel bacio, perché non sarebbe andata sprecata. Con le mani avvicinò il volto di Ed ancora di più e con la stessa fretta le intrecciò attorno al suo collo. Dannazione, si sentiva improvvisamente così felice.
Il tempo passava molto più velocemente quando loro stavano insieme, e decine dei baci che si scambiarono parvero far passare solo qualche secondo. In realtà era già da almeno un quarto d’ora che i due non si staccavano l’uno dall’altra, né avevano intenzione di farlo. Ed cominciò a posare la sua mano destra sulla guancia di Scarlett, spostandola poi sul bacino. I brividi che Scarlett provò al solo tocco di Ed sotto la sua felpa furono inspiegabili. Cavolo, le stava solo carezzando la pancia e per lei era come se stessero già facendo l’amore. Rise imbarazzata dai suoi stessi pensieri perché, accidenti, erano davvero incomprensibili. Intanto il ragazzo continuava con i suoi baci, arrivati adesso sul collo e un po’ sulla spalla. Altri brividi. Piano piano decise di abbassarsi sempre di più e posare le labbra lì dove poco prima stava la sua mano, alzando sempre di più la felpa di Scarlett. Cosa sarebbe successo non lo sapevano, né lui né lei. Nessuno aveva secondi fini o intenzione di approfittarsene quel pomeriggio, e questo fu principalmente quello che Scarlett amava nella loro relazione.
Perdendosi per la seconda o terza volta nei suoi pensieri, sotto il tocco di Ed, Scarlett aveva ormai gli occhi persi nel vuoto. Ed non li poteva vedere in quel momento gli occhi della ragazza, ma erano davvero assenti. Scarlett ebbe in un batter d’occhio un altro flash che la costrinse a starsene lì immobile.
 
Non c’era nessuno per strada, l’unica luce proveniva dalla farmacia ancora aperta e da una caffetteria che stava per chiudere, ma la strada era vuota. Da questo Scarlett comprese che doveva essere abbastanza tardi. Si muoveva e camminava in modo strano, sembrava davvero ubriaca, o almeno strana, chi sa perché. Che si trattava forse di quel periodo in cui Michael aveva cominciato a farla bere di brutto? Ad un certo punto Scarlett vide se stessa abbassarsi  sulle ginocchia: un dolore alla testa lancinante la costrinse a portarsi le mani sulle tempie, e nessun pensiero sembrava sopraffare quella sporca voce. Si, aveva una voce in testa; era la voce di Mike.
Scarlett, ti do un paio di giorni per pensarci bene, mi raccomando.
No, io non voglio e non posso farlo, non lo farò, non si discute. Non puoi costringermi. Queste minacce, Mike… perché lo stai facendo? Perché a me? Io ti amo, non vedi quanto ti amo? Anzi, noi ci amiamo. Non farlo, non rovinare tutto, trova un’altra soluzione.
Sai cosa me ne faccio del nostro amore, Scarlett. A me non basta l’amore, ora ho bisogno di questo piccolo favore. Fallo, e tutto si sistemerà.
Poi sentì un clacson, un rumore troppo forte.
Si alzò in piedi e si voltò verso destra.
Una moto aveva appena voltato l’angolo, abbagliandola con i suoi fari bianchi.
Il suono del clacson era arrivato troppo tardi, e l’ultima cosa che Scarlett vide fu quella luce, seguita dalla moto che le veniva addosso, travolgendola.
Chiuse gli occhi senza accorgersene, sconfitta dall’alcol, dalla debolezza, e da quell’improvviso impatto.
Ed non c’era, era sola.
 
Quando si “risvegliò” da quell’incubo rimase davvero sconcertata. Quello che aveva appena visto non era un flash qualsiasi, era un ricordo, il secondo che aveva avuto dopo quello di Michael. Ed era proprio il ricordo dell’incidente, a quanto pare. Fu questo che le mise i brividi: rivivere una cosa così brutta ed estremamente dolorosa, una cosa che (per fortuna) non ricordava, ma che le stava facendo male. Il suo corpo si irrigidì tutto d’un tratto, ancora sotto le morbide carezze e i baci di Ed.
-Ed, fermati, ti prego.-   Lo supplicò di bloccarsi, almeno per quel momento, perché con quei pensieri che le affollavano la mente non ce la faceva più.
-Cosa succede?-  Si preoccupò più che premuroso lui. Il suo corpo si sollevò e tornò a stare semplicemente seduto accanto a quello della ragazza.
-Non mi va, scusami.-  Chiuse piano gli occhi e si mise i capelli all’indietro: doveva avere un aspetto pessimo.
-Oh, scusa. Lo capisco, forse stavo un po’ esagerando.-
La verità, o in parte, era che Scarlett all’improvviso pensò a non voler affrettare niente. Non sapeva come stavano di preciso le cose fra lei e Ed ma, qualunque cosa ci fosse in corso, bisognava dare tempo al tempo, senza darsi fretta. Che poi la fretta era stata esattamente la cosa che aveva usato con Mike: era andata a  letto con lui così, come fosse una cosa naturale da fare con qualcuno, forse per il desiderio di sentirsi coccolata o quello di essere protetta da qualcuno, e alla fine si era esattamente sbagliata. Aveva pensato che Mike fosse il ragazzo che avrebbe potuto tenerla al sicuro, mentre invece era lui il pericolo da cui doveva stare lontana. Su Ed non aveva di certo questi dubbi, ma la paura di sbagliare era sempre presente.
-A cosa pensi, Scar?-  Le chiese il ragazzo improvvisamente, diventando serio davanti a lei.
Fu allora che Scarlett, dopo dei grossi e profondi sospiri, raccolse il suo coraggio e parlò, benché tutto questo non aveva effetti positivi su di lei.  -Qualche secondo fa, Ed… ho avuto un flash. Ho ricordato.-  Ammise.
-Cosa? Cosa hai ricordato?-  Ed era adesso sorridente, pensando ovviamente che quel ricordo potesse essere qualcosa di positivo.
-La… la notte dell’incidente. O almeno in parte. Forse ero un po’ ubriaca, non lo so. Comunque ho rivisto la scena dello schianto e… e ha fatto male. È come se avessi provato ancora una volta quel dolore addosso.-   Ed dovette ricredersi, levandosi il sorriso dalla faccia e non sapendo più cosa dire. Si limito perciò ad abbracciarla, e tutti e due sapevano cosa quell’abbraccio volesse dire. La voglia di dormire si fece di nuovo presente nel corpo di Scarlett, ma questa volta fu più forte il desiderio di fare quella domanda a Ed. Ci pensò su due volte ma, diamine, cosa aveva da perdere?  -Senti Ed, io e te cosa… cosa siamo oramai?-  Colse il rosso letteralmente alla sprovvista e se ne rese conto quando constatò che dopo svariati secondi questo non aveva ancora dato una risposta alla sua domanda.   –Scusa, una domanda stupida.-
-No, Scar, non lo è per niente, anzi, mi hai tolto le parole di bocca.-  Fu a questo punto che sul viso della ragazza spuntò un timido sorriso.  –Scarlett, è da tempo che ci penso e, probabilmente sin dalla notte dell’incidente, qualcosa in me è cambiato. Ho sempre pensato che io e te fossimo solo due grandi amici e, non fraintendermi, era così. Ma poi quella sera mi sono reso conto che nei miei sentimenti c’era molto di più, non so da quanto tempo. Non riuscivo ad ammetterlo a me stesso, non volevo rovinare niente e spaventarti con le mie cazzate sull’amore, così sono stato zitto, insomma, pensavo che in un modo o nell’altro mi sarebbe passata. E invece poi c’è stata quella sera in cui  ti sei presentata davanti casa mia in delle pessime condizioni, e sai cosa ho pensato? Che non meritavi niente di tutto quello e che, giuro, avrei preferito subire anche il triplo del dolore solo per tenere te lontana da quella merda. E mi sono detto “Cavolo, forse la amo. Anzi sicuramente la amo, perché come altro potrei spiegare tutto questo?”. Più tardi ci siamo baciati e… e niente, quello che poco prima avevo pensato era fottutamente vero. Scarlett, tu hai acceso qualcosa in me, qualcosa che era spento ormai da tempo, hai fatto sì che io potessi amarti in una maniera assurda, e per questo ti amo ancora di più. Grazie a te io mi sento vivo. Quindi dimmelo tu cosa siamo, perché fosse per me io ti porterei su un’isola anche adesso, solo per tenerti con me tutta la vita.-
Scarlett aveva seguito Ed parola per parola, si era pure incantata stando dietro le sue labbra, ma cosa avrebbe dovuto rispondere adesso? Nessun’altra parola, nemmeno una canzone sarebbe stata adatta a ripagare Ed per quelle cose appena dette. Perché erano davvero fantastiche. Nessuno aveva mai avuto quell’effetto su di lei, che ricordasse, e gli era davvero grata per questo. Grazie a quelle parole Scarlett si rese conto che, sì, forse lo amava pure lei. Eppure si sentiva intimorita.  –Ed, non so che dire.-   Queste esatte quattro parole bastarono a far scuotere il ragazzo.  –No, non è come pensi. Non so come risponderti, perché quello che hai detto è magnifico. Non sono brava con le parole, finirei per sembrare una stupida.-  Scarlett rise, e si sentì ancora più felice scoprendo di aver provocato una risata a Ed.
-Scar, a me basta che tu mi dica che starai con me. Puoi anche non amarmi, ma dimmi che non te ne andrai. Giuro, in questo caso proverei anche fino alla morte a farti innamorare di me ma…-
-Zitto un po’, Ed, come puoi dire che non ti amo? Non ho alcun bisogno che tu mi costringa ad amarti, perché io lo faccio già, me ne sono resa conto questa sera. Quindi, sai cosa? Voglio stare con te, ora e, chi sa, per sempre. Non potrei chiedere di meglio e non sono così stupida da farmi scappare un ragazzo come te.-
-Sono io ad essere fortunato, Scarlett.-  La corresse lui, di fretta.
-Io e te siamo perfetti insieme, allora. E ci bastiamo da soli.-   Scarlett si sentiva così innamorata che nemmeno un colpo di pistola in pieno cuore avrebbe potuto ucciderla.
Diede a Ed un bacio che confermava tutte le sue teorie: sì, lo amava, e neanche sapeva da quanto. Si trovò poi costretta a staccarsi da lui perché il suo cellulare squillò improvvisamente, ancora sul comodino di fianco al letto. Le era arrivato un messaggio. Raggelò non appena scoprì il mittente.
Da: Mike.
Ti ricordo che rimangono solo quattro giorni, pensa bene a ciò che devi fare.

All’improvviso tutto l’amore che aveva dentro scomparì per dare posto a paura, timore, ansia e rabbia. Era da giorni che ci pensava, e Scarlett sapeva già cosa fare. La sua scelta però avrebbe causato solo grossi guai e menzogne per Ed, cosa che fece tornare in lei i sensi di colpa.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Eilà bellezze, eccomi puntualmente qui con un nuovo capitolo! Prima di tutto, spero abbiate passato un buon Natale e che vi siate abbuffati, come me d’altronde.
Poi: che ne pensate di questo capitolo? Mi rendo conto che forse è un po’ più corto dei precedenti, ma abbiate pietà di me. Sperò vi possa piacere lo stesso. In ogni caso quello che conta davvero è il contenuto, quindi voglio che voi commentiate quello!
Le cose fra Scarlett e Ed sembrano man mano sistemarsi e diventare come dovrebbero essere, e ne sono felicissima. Finalmente tutti e due hanno ammesso il loro amore reciproco!
E poi Scarlett ha ricordato, non so se questa sia più una cosa negativa o positiva per lei. Secondo voi?
Infine, devo dirvi che purtroppo mancano solo due capitoli (più l'epilogo) alla fine di questa storia. Forse sono l'unica a cui dispiace, bho, aiuto.
Comunque, non voglio dilungarmi troppo, quindi per oggi è tutto. Grazie per le recensioni al capitolo precedente, ve ne sono più che grata!
Alla prossima domenica, xhimmelx.
Ecco qui l’outfit di Scar:
http://www.polyvore.com/scar/set?id=138833980

 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 15.
 
Tutto accadde in un secondo, quell’interminabile secondo in cui Mike alzò di nuovo la pistola, di nuovo puntata verso Scarlett, questa volta però aveva la seria intenzione di sparare, lo si poteva leggere nel suo sguardo furioso.
 

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Capitolo 16
*** Face The Truth. ***



Capitolo 15.

«Face the truth.»
 

 
Il 15 di dicembre arrivò in fretta, non lasciando a Scarlett una via di scampo. Due settimane intere erano passate dall’ultimo incontro con Michael e lei, pur avendo  fatto in precedenza una scelta, non ebbe neanche un secondo per rifletterci su e ripensarci. Non si tornava più indietro, oramai. Nei giorni che trascorsero Scarlett aveva deciso che sì, sarebbe andata davanti casa Miller, ovunque questa fosse, e avrebbe venduto la droga a quel tizio. Sapeva che questa era una scelta decisamente azzardata e persino sbagliata alla grande, anche perché sarebbe stata sola. I suoi genitori non sapevano ancora nulla, e la cosa non sarebbe mai cambiata, e Ed… bhe, sperava che Ed non guardasse il calendario o se ne dimenticasse completamente, perché nemmeno lui sapeva dei suoi piani. Sarebbe stata completamente sola, ma aveva comunque ogni cosa progettata nella sua testa.
Erano le sette di sera quando si alzò finalmente dal suo letto. Aveva appena toccato cibo ed era stata rannicchiata sotto le coperte per tutto il pomeriggio, perché in un certo senso così si sentiva lontana dalla realtà. Lì nessuno la vedeva, nessuno sapeva cosa stesse passando e poteva quini dimenticare tutto, anche solo per qualche ora. Ed le aveva scritto un messaggio chiedendole se sarebbe andata a casa sua pure quel giorno, ma lei mentì rispondendo che si sentiva poco bene. Non avrebbe mai e poi mai voluto mentire a Ed, specie se qualche giorno prima aveva ammesso di amarlo, ma cos’altro le rimaneva da fare? Portarlo con sé per fargli correre il pericolo al posto suo? No, decisamente no.
Sbuffando pesantemente mise piede fuori dal letto. Il sonno era ancora presente sul suo viso, perciò preferì sciacquarsi un po’ prima di uscire, aveva un aspetto stanco e terribile. A casa era sola, i suoi avevano ovviamente ripreso a lavorare e perciò mancavano spesso, mentre Brad era sicuramente da qualche amico. Si vestì con una felpona enorme nera, sufficiente a coprirle parte del viso con il cappuccio, e dei pantaloni della tuta dello stesso colore. Fu non appena uscì dal bagno che ricevette un altro messaggio, questa volta non si trattava di Ed.

 
Da: Mike.
Scarlett, siamo agli estremi. Spero tu abbia preso la giusta
decisione. Casa Miller si trova al numero 18 di South Bank.
Prima di suonare il campanello, controlla la casella della posta,
c’è qualcosa per te dentro.

 
Le informazioni che aveva aspettato da tutto il giorno le arrivarono esattamente un’ora prima dell’appuntamento, rendendola decisamente più nervosa. Si diceva spesso che non avrebbe dovuto avere paura di Michael per sembrare coraggiosa, ma non ci riusciva. Si diresse al piano di sotto, completamente vuoto e respirò profondamente. Stava per fare una cosa totalmente errata nei confronti dei suoi genitori, ma non poteva impedirlo. Prese in un cassetto la chiave della cantina e raggiunse l’ultima porta in fondo al corridoio. Non scendeva lì sotto da secoli, per quanto ricordava, quel posto da piccola le faceva sempre una certa paura. Ma li c’era la cassaforte dei suoi genitori, e le serviva. Scese le poche scale di legno che aveva davanti e raggiunse l’angolo più nascosto di quel posto: dietro svariate scatole c’era la cassaforte. Per fortuna riusciva ancora a ricordare che i suoi avevano sempre nascosto il codice tenendolo incollato al fondo di essa. Lo inserì con la rotella argentata e al primo tentativo riuscì ad aprire l’aggeggio. Cavolo, non sapeva che i suoi avessero risparmiato così tanti soldi, probabilmente parte di quelli erano per il suo stesso futuro, ed ecco che li stava sprecando. Perché cavolo, se quel signor Miller non avesse avuto i soldi lei non lo avrebbe di certo ucciso, piuttosto preferiva dare i suoi soldi a Michael. Prese una quantità che le sembrò sufficiente e si affretto ad uscire dalla cantina.
Uscì di casa esattamente dieci minuti più tardi, dopo tante di quelle riflessioni e incoraggiamenti fatti a se stessa. Si chiuse la porta di casa alle spalle e si avviò verso quella via datale da Mike. Aveva paura.
Quando Scarlett gli disse che non sarebbe potuta venire perché stava male, Ed si intristì un tantino. Ormai non riusciva a passare una giornata staccato da lei, era come se quella ragazza fosse la sua principale fonte di felicità, per questo all’ultimo momento decise che quel pomeriggio non sarebbe stato diverso dagli altri. Voleva fare una sorpresa a Scarlett, piombare a casa sua con del thè verde appena comprato giusto per vederla sorridere. Quando parcheggiò l’auto all’angolo della strada, erano ormai le 19:15. Forse era un po’ tardi per presentarsi a casa di qualcuno, ma voleva vederla, anche a costo di stare solo un minuto. Si avviò a piedi verso casa Simpson, ormai vicinissima, ma ad un tratto… ad un tratto fu costretto a fermarsi. Prima di prendere decisioni affrettate decise di spalancare gli occhi ben due volte e pensare bene, ma quello che aveva davanti non era una visione: Scarlett era appena uscita di casa, vestita totalmente di nero e con un cappuccio in testa. Eppure non pioveva, né nevicava. Aveva detto a Ed che stava male… ma perché?
-No, Ed, sarà un malinteso. Tu non sei un tipo che segue la gente, torna in macchina.-  Cercò di convincersi svariate volte ad andarsene a casa, sarebbe stato meglio, ma alla fine salì in macchina per un altro motivo. Scarlett era ormai all’angolo, svoltò velocemente a destra e scomparì dalla sua vista. Accese la macchina e allora ammise che sì, voleva sapere cosa stesse succedendo. Non appena svoltò l’angolo continuò a seguire Scarlett piano piano, camminando al lato opposto della strada. Si sarebbe probabilmente beccato una multa per la bassissima velocità a cui stava andando, ma non gli importava. Riuscì  a starle al passo per ben 15 minuti, senza destare il minimo sospetto, fino a quando il tragitto finì.
Era giunto in una strada di Londra che lui aveva visto svariate volte, ma sempre di giorno. Non pensava che di sera potesse essere così desolata, c’erano all’apparenza solo lui e Scarlett in giro. Parcheggiò l’auto un po’ lontano dalla ragazza e rimase lì fermo per un pezzo, per capire quali fossero le intenzioni di Scar.
Era finalmente arrivata a destinazione. Casa Miller era all’apparenza un monolocale semplice e sciatto, con un prato poco curato e le mura parecchio rovinate, si vedeva che quel signore non stava proprio in ottime condizioni economiche. Un colpo al cuore arrivò non appena si trovò davanti all’evidenza: non le avrebbe mai potuto dare dei soldi. Scarlett si fece forza e, con dei movimenti lentissimi, raggiunse la cassetta della posta, come le era stato detto. La aprì il più lentamente possibile per evitare di far rumore e far affacciare qualcuno dalle finestre, e poi si immobilizzò. Nel vedere la pistola davanti ai suoi occhi qualcosa si era smosso dentro di lei, la paura di uccidere qualcuno si era concretizzata, adesso più che mai. Ma lei non l’avrebbe fatto, per questo ripeteva a se stessa di stare calma. Poi osservò più in profondità, e fu lì che notò una busta nera, dentro la quale doveva esserci la bustina di droga. Fece per prendere la pistola e il resto in mano, in modo da nasconderseli dietro la felpa, ma nell’esatto istante in cui li uscì dalla cassetta qualcos’altro catturò la sua attenzione.
-Scarlett, che cos’hai in mano?!-  Alla vista di Ed, che adesso stava di fronte a lei, Scar si immobilizzò. Ed aveva osservato ogni suo movimento sin dall’inizio, stando nascosto dietro di lei, e non appena se ne rese conto Scarlett fu abbattuta dalla paura. Tutto d’un tratto la paura di perdere Ed era diventata più forte di quella di spacciare. Ed l’avrebbe lasciata, lo sapeva. Gli aveva mentito spudoratamente, lo aveva messo da parte quando lui non aveva fatto altro che aiutarla per tutto quel tempo. Pensò immediatamente che Ed, anziché la solita Scar, adesso vedeva davanti a sé una possibile assassina, nonostante questo non riuscì a trovare le parole giuste per  spiegare, per dire che lei non aveva mai avuto l’intenzione di uccidere qualcuno. 
-Aspetta Ed, non è come credi.-  Scarlett voleva con tutto il suo cuore dire a Ed che quella pistola le sarebbe stata inutile, che stava solo consegnando della droga, pur contro la sua volontà, ma sembrava che il ragazzo non volesse saperne.
-Certo, quindi non stavi andando a spacciare per Michael a mia insaputa, vero? Per di più con una pistola in mano, eh?-
-Ed aspetta, lascia che ti spieghi!-
-No Scarlett, ti ho appoggiato per tutto questo tempo, ho detto che avrei rispettato qualsiasi tua scelta a patto che fosse stata saggia, ho mantenuto il segreto insieme a te e mi ripaghi così. Mi sento tradito, Scarlett. Sai, in amore non può funzionare così.-
Cosa diavolo stava succedendo? Scarlett aveva per l’ennesima volta la sensazione che il mondo le stesse crollando addosso, ma per il mondo quello non era abbastanza. Quella sera, lì c’era pure Michael. Michael, che era stato nascosto dietro l’angolo fino a quel momento, capì che la situazione stava degenerando e decise di farsi avanti. Credeva che, cazzo, Scarlett avesse cercato di fregarlo portando insieme a lei quell’idiota di Edward, ma non sarebbe bastato questo a fermarlo. Si fece avanti con quanta più fretta possibile e in un attimo arrivò da loro, lasciandoli colti di sorpresa. La prima cosa che fece fu prendere furiosamente la pistola che aveva affidato a Scarlett, lasciando la ragazza terrorizzata non appena la puntò contro di lei. 
-Tu credevi di farmela portando lui, eh?-  Sbraitò indicando adesso Ed, adesso di nuovo lei. La furia che c’era nei suoi occhi era davvero una cosa inspiegabile.
-Calmati, Michael, e posa quella pistola.-  Lo interruppe Ed che, in realtà, provava forse più paura di Scarlett. Vedere quella dannata pistola puntata contro la ragazza che amava fece sentire in pericolo persino lui, perché se non c’era lei, allora non poteva esserci nemmeno lui.
-Chiudi quella fottuta bocca, non posso e non vi farò di certo andare via come se niente fosse.-
-Michael, aspetta! Io stavo sul serio andando a consegnare la… la droga.-
Michael rise, una risata colma di ira.  –Cazzate.-
Tutto accadde in un secondo, quell’interminabile secondo in cui Mike alzò di nuovo la pistola, di nuovo puntata verso Scarlett, questa volta però aveva la seria intenzione di sparare, lo si poteva leggere nel suo sguardo furioso. Fu allora che, con tutto il coraggio raccolto, Ed si piazzò proprio davanti Scarlett, perché era lei che doveva essere protetta, non lui. E allora Ed sentì qualcosa pungere sul suo braccio destro, un colpo che poco dopo divenne sempre più doloroso e atroce. Ed si ritrovò a terra senza neanche rendersene conto, perché tutto d’un tratto era diventato debole e stanco. Non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti, tanto era il dolore. Ma a lui andava bene così, anzi più che bene, perché se ci fosse stata Scarlett al posto suo probabilmente sarebbe stato più doloroso. Steso sul marciapiede col viso inclinato, si accorse subito che Michael non perse altro tempo per scappare, perché aveva fatto una cazzata. E poi c’era Scarlett, ancora immobile che fissava il vuoto. La ragazza fu capace di abbassarsi sul corpo di Ed solo dopo svariati ed infiniti secondi, perché le sue gambe avevano smesso di funzionare e il suo corpo era tutto un tremolio. Piangeva già.
-Ed, scusami, non volevo che… non volevo finisse così.-  Fra i singhiozzi, Scarlett pronunciò tali parole, perché sapeva che era solamente colpa sua, sua e delle sue scelte sempre sbagliate. Ed non le rispose, non perché non volesse ma perché non ne aveva la forza. Tutta l’amarezza che aveva provato poco prima nei suoi confronti adesso era svanita, non aveva più senso. Sollevò quindi la sua mano, quella del braccio non ferito, e carezzò la guancia totalmente bagnata di Scarlett. Lui era forte, lui non aveva bisogno di sollievo o di rassicurazione, Scarlett sì.   –Io adesso… chiamo l’ambulanza, va bene Ed? Non chiudere gli occhi, ti prego, presto starai bene.-  Ma la verità era che Scarlett si sentiva completamente spaesata quella sera. Niente di quello che era successo faceva parte del suo mondo, dal consegnare della droga al vedere un ragazzo ferito gravemente davanti ai suoi occhi. Non sapeva cosa fare, come comportarsi, non sapeva più cosa era giusto e cosa sbagliato perché con Ed in quelle condizioni nient’altro aveva importanza. Mentre si sgolava per chiedere aiuto, sperando che qualcuno venisse in soccorso, Scarlett gettò via la pistola e la droga e si affrettò a chiamare il 118.
L’ambulanza arrivò qualche istante dopo, quando ormai diverse persone stavano attorno a lei e a Ed. Ed, Ed sembrava stare peggio, il sangue che colava dalla ferita pareva non finire mai, il suo viso era sempre più pallido e le sue labbra man mano violacee. Ma lui sorrideva, pur se lievemente, perché non voleva per niente al mondo far preoccupare Scarlett.
 
 
 
 


 
 
ANGOLO AUTRICE.
Eilà, buona domenica a tutti!
Allora, sì, questo è il capitolo decisivo, la fine o l’inizio di tutto in un certo senso. Ci ho messo un bel po’ a scriverlo e spero di averlo fatto nel migliore dei modi, sta a voi deciderlo.
Bhe, credo che Scarlett non abbia fatto la cosa giusta decidendo di seguire i piani di Michael, ma non sempre nelle storie si devono mostrare i lati razionali e positivi delle persone, altrimenti tutto sarebbe rose e fiori. Le persone possono sbagliare, e Scarlett non è di certo diversa dagli altri. Nonostante lei avesse in passato dimenticato questo lato della sua vita, tutto è tornato come era prima, ma questa volta ha voluto provare ad affrontare il problema. Voi che ne pensate?
Di certo non aveva pensato al fatto che potesse esserci Mike lì, ad osservare ogni suo movimento. Mike, che poco prima aveva posato il tutto nella cassetta postale, si è sentito enormemente preso in giro non appena ha visto arrivare Ed. E così è successo tutto.
Ed ferito, Scarlett disperata e piena di sensi di colpa, e Mike ancora una volta fuggitivo.
Questi sono stati i miei pensieri nello scrivere questo capitolo.
Adesso, sarebbe importantissimo per me leggere i vostri pareri SINCERI, perché ne ho davvero bisogno. Non abbiate paura a lasciare delle recensioni belle lunghe, anzi sarebbe meglio per me! E anche voi, lettori silenziosi, fatevi sentire dato che la storia sta per giungere al termine!
Bene, non ho altro da aggiungere.
Vi lascio il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo&index=1&list=UU9vVKjB9WMim0N3MOldhLgQ
L’outfit di Scar: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138835327
E questa volta anche il mio twitter: https://twitter.com/xxhimmel
Alla prossima settimana!



 
 
 
 
 
ANTICIPAZIONE CAPITOLO 16.
Sembrava un sogno, poter continuare la propria vita senza curarsi dei problemi degli altri, e neanche dei tuoi, poter essere indipendente da tutto per un’ora intera, poter essere veramente felici insieme alla persona che ami. In quell’istante più che mai, mentre l’auto passava di fianco all’Hyde Park, Scarlett capì di amare Ed.

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Capitolo 17
*** Ready To Run. ***




Capitolo 16.

«Ready To Run.»
 
“This time I’m ready to run,
escape from the city and follow the sun.”

 
 
Era giunta l’alba, Ed era all’ospedale ormai da parecchie ore e, anche se Scarlett non faceva altro che incolparsi per tutta quella situazione, lui continuava a ripetere che andava tutto bene. Scarlett sapeva che si trovavano lì solo per colpa della sua stupidaggine, della sua infantilità e del suo essere troppo spaventata, e non accettava proprio che Ed continuasse a difenderla. Perché lui non pensava affatto alla ferita e al dolore da essa provocato, bensì a far stare bene la ragazza, facendo il possibile per sollevarla. Si vedeva che i sensi di colpa la stavano divorando, lei non meritava tutto questo… Ormai era come se la ferita non gli facesse neanche male.
I medici riuscirono ad estrarre il proiettile con non poche difficoltà e, una volta fasciato il braccio, Ed aveva potuto riposarsi tranquillamente nella sua camera d’ospedale, ma lui non aveva bisogno di dormire. Era sempre stato forte sotto questi aspetti, non era mai risultato facilmente impressionabile o quant’altro, per questo la voglia di vedere Scarlett e parlare con lei era più forte di qualsiasi altra cosa. Non appena i suoi genitori uscirono dalla stanza, Ed fece chiamare la ragazza, che entrò con un’espressione in volto totalmente delusa. Delusa di se stessa.  –Scar, ti prego, sorridi.-
Si sedette sulla sedia vicino al letto e le venne quasi da ridere ascoltano le parole del rosso.  –Come faccio a sorridere con te qui?-  Indicò il letto con un gesto rassegnato.
-Ma io sto bene, dico sul serio. Mi fanno uscire oggi stesso, il proiettile non ha riportato danni gravi. Perciò, se io sto bene, tu puoi sorridere.-  
In un attimo le loro mani sentirono l’esigenza di unirsi, di toccarsi e dirsi che tutto era apposto. O almeno fingere che fosse così perché, nonostante le buone condizioni di Ed, Scarlett aveva ancora un grosso peso sulla coscienza: Michael. Era scappato, e lei lo aveva lasciato fare come se niente fosse, se lo era fatto sfuggire sotto i suoi occhi.  Come se Ed le stesse leggendo nel pensiero, poi, le chiese a cosa stesse pensando. Ad essere sincera Scarlett non avrebbe voluto dire la verità, perché sarebbe apparsa solo ancora più debole, ma da quella sera aveva chiuso con le bugie.  –Penso a Michael, a che fine farà, se lo prenderanno o…-
-Hey, ascoltami. Michael ha i minuti contati perché la polizia lo prenderà, oggi stesso. E li aiuterò io se necessario.-  Con la sua determinazione, finalmente, Ed fu capace di catturare un sorriso a Scarlett. Lei non sapeva proprio come avrebbe fatto senza di lui.
-A proposito di polizia, è qui fuori. Devo andare a dare la mia testimonianza.-   La ragazza lo salutò con un bacio a fior di labbra, che si prolungò per svariati secondi perché, diamine, loro due avevano l’uno un immenso bisogno dell’altra.
Uscì dalla camera con un po’ di coraggio in più, ma sapeva che questo sarebbe svanito non appena avrebbe rincontrato la sua famiglia e i poliziotti. Le bastò un semplice abbraccio da parte di suo fratello per crollare di nuovo, per la terza volta nell’arco di qualche ora. Ma sì, lei era così, poteva accumulare tutto il coraggio del mondo ed essere persino la ragazza più forte di tutte, ma le bastava ricordare per disperarsi di nuovo. Sarebbe stato tutto molto più bello se niente intorno a lei le avesse parlato dell’accaduto, se solo avesse potuto ricominciare da capo subito dopo il sorgere del sole, ma la vita non funzionava in questo modo. Lì, nel mondo reale, lei aveva sempre dovuto faticare e sudare per poter stare bene.
-Lei è la signorina Scarlett, giusto?-  Un poliziotto dall’aspetto possente arrivò loro incontro, sciogliendo l’abbraccio fra lei e Brad.
-Si, sono io, arrivo subito.-
 
Raccontare tutto per la seconda volta fu davvero difficile, quasi quanto la prima. La polizia voleva sapere ogni minimo dettaglio, a partire da come e quando avesse conosciuto Michael Clifford. Così Scarlett fu costretta a parlare prima di lui, del suo aspetto e della sua dipendenza, poi delle minacce ed infine della serata precedente, segno per segno. Si sentiva mancare al solo pronunciare quel nome, ma se questo significava poterlo chiudere dietro le sbarre allora l’avrebbe fatto anche all’infinito. Quel ragazzo le aveva causato troppi guai, troppi traumi per poterla passare liscia ed era pronta a giurare che, se la polizia avesse fallito, sarebbe andata lei stessa in capo al mondo per fargliela pagare.
I medici fecero uscire Ed alle tre del pomeriggio e, non appena appresa la notizia, i signori Sheeran furono felici di poter andare via tutti insieme. Ma non era quello che voleva Ed. Il ragazzo insistette tanto, sia con i suoi genitori che con quelli di Scarlett, per poter andare via soli, loro due. L’ultima volta che avevano avuto una conversazione da soli era finita nel peggiore dei modi e l’unica cosa che poteva farli stare meglio era rimediare al danno. Fu così che, alla fine, i signori Simpson e i signori Sheeran si accontentarono di andare via insieme, lasciando a Ed e a Scarlett una delle due macchine.  Quei due avevano bisogno di evadere ed allontanarsi da tutti, dovevano essere solo loro due.
Presero la macchina ed uscirono dal parcheggio dell’ospedale con un peso in meno nello stomaco. Adesso che Ed stava meglio sia lui che lei erano sollevati.  –Andiamo a casa tua o casa mia?-  Si fece avanti Scarlett, prendendo la mano di Ed.
-Tu pensi che io abbia voluto prendere l’auto dei miei solo per andare a casa?-  Ed rise, così forte da far sorridere pure la ragazza.  –Voglio fare un giro. Non so dove, un semplice giro, poi magari andiamo da me.-   Alla proposta del ragazzo Scarlett rimase più che entusiasta perché non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Rimasero in auto per circa un’ora, girando per le vie più belle di Londra ma non facendo mai nessuna tappa. Preferivano guardare il mondo scorrere dai loro finestrini un po’ appannati, volevano capire com’era guardare tutto da un punto di vista esterno. Ed era bellissimo. Sembrava un sogno, poter continuare la propria vita senza curarsi dei problemi degli altri, e neanche dei tuoi, poter essere indipendente da tutto per un’ora intera, poter essere veramente felici insieme alla persona che ami. In quell’istante più che mai, mentre l’auto passava di fianco all’Hyde Park, Scarlett capì di amare Ed. Non c’era più nessun forse, nessuna insicurezza, quel pomeriggio lei lo sapeva che Ed era la persona che amava, più di ogni altra al mondo a quanto pare. E capì pure dagli occhi di lui che sì, anche lei era amata.
Notando lo sguardo perso nel vuoto di Scarlett, Ed decise che era ora di fermare la macchina, giusto per un po’. Non aveva piani, non sapeva di preciso cosa avrebbe fatto, ma aveva proprio voglia di guardare quella ragazza negli occhi, senza essere distratto dalla strada o dalle persone che passavano.  –Perché ci fermiamo?-  Gli chiese immediatamente lei, un po’ scombussolata. Lì dov’erano non avrebbero avuto niente di speciale da fare.
-Non lo so.-  Ammise il ragazzo, divertito dei suoi stessi pensieri. Ad un certo punto l’istinto di baciarla lo sopraffece. Con un gesto lento poggiò la sua mano sulla nuca di Scarlett e poi avvicinò le loro labbra. Scarlett fu colta di sorpresa, ma le piacque così tanto quel bacio che non aspettò un istante per ricambiarlo. Non era un bacio qualsiasi, era il loro bacio, il bacio che racchiudeva tutto ciò che avevano passato nell’arco di nemmeno 24 ore e che era testimone principale del loro amore. Non ci fu mai bacio più sentito di quello. Fu Ed stesso ad interromperlo, perché improvvisamente gli era tornata una cosa in mente.  –Aspetta Scarlett, devo darti una cosa.-  Scarlett fu molto incuriosita da tale affermazione, ma giurava che quello che si trovò davanti agli occhi superò ogni sua aspettativa. Ed aveva appena tirato fuori un cd, un semplice cd bianco con delle scritte in pennarello.

 
“It’s all for you,
Scarlett”

 
Quello non doveva di certo essere un cd qualunque.  –Scarlett, so che non è il massimo ma… ti ho fatto un cd. Ci sono molte delle canzoni che ho scritto, una sera ho cominciato a suonarle e cantarle e allora le ho registrate. So che l’audio non è dei migliori, però ecco… è per te.-
Scarlett era sbalordita. Sbalordita dal semplice fatto che Ed continuava a sminuire ogni cosa che facesse, senza sapere che per lei quelli erano i gesti migliori. Non era mai stata una ragazza affezionata ai soldi e non aveva mai preteso cose costose in regalo, per questo quel cd fu uno dei regali più belli mai ricevuti, perché aveva un valore affettivo davvero grande. Quel cd raccontava di loro.  –Ed, ti prego, smettila di scusarti…-   In un secondo, l’unica cosa che gli parve naturale fare fu baciarlo, tentare almeno di regalargli un bacio simile a quello di prima. Lo baciò con così tanta foga che le fu difficile pure respirare, facendo incontrare subito anche le loro lingue, perché lo voleva, voleva quel ragazzo più di ogni altra cosa. Le piaceva da matti la sensazione che provava ogni volta che si avvicinavano, lei si sentiva così… protetta, e libera al tempo stesso. Ed era la sua medicina, era colui che l’aiutava ad allontanarla dal resto del mondo.
-Andiamo a casa mia, eh?-  Decise tutto d’un tratto lui, quasi col fiatone. Scarlett accettò all’istante.
Non appena varcarono la soglia della camera di Ed, i due non persero altro tempo per ricominciare quel bacio interrotto poco prima. Non ce la facevano più, e si vedeva, perché si volevano.  Ed aiutò Scarlett a stendersi sul suo letto, facendola adagiare per bene, poi tornò a carezzarle le guance e nel frattempo baciare piano piano ogni parte del suo corpo. Stava quasi per toglierle la maglietta come se niente fosse, poi pensò all’ultima volta che stava per fare la stessa cosa e si fermò.  –Non vorrei esagerare come l’altra volta, Scar.-  Ammise il ragazzo ridendo.-
-No, no Ed. Senti, ti amo, ok?-   Scarlett sentì l’esigenza di pronunciare quelle parole per far capire a Ed quanto grande fosse il suo amore per lui. Perché dopo la scorsa notte Ed doveva assolutamente esserne certo.
-Ne sono felice, perché ti amo anche io.- 
Quella volta non era come con Michael. Andando a letto con lui Scarlett aveva provato solo piacere dovuto all’attrazione fisica. Per Michael lei non aveva nutrito amore, né nient’altro di simile. Ma adesso, stesa su quel letto sotto il corpo di Ed, lì si che c’era amore, lo si percepiva benissimo.
Scarlett non voleva più farsi indietro, voleva fare l’amore con Ed.
 
 


 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
TA TA TA TAAAAAAAAN.
Se devo essere sincera, aspettavo questo momento da secoli! (Quello fra Ed e Scar). Ma partiamo dall’inizio.
SIAMO ARRIVATI ALL’ULTIMO CAPITOLO, GENTE. So che questa non è una delle storie più lunghe, ma io ci ho messo il cuore a scrivere questi pochi capitoli, davvero.
Sono stata felicissima di vedere, nelle scorse recensioni, quanto voi teniate a Ed tanto da supplicarmi di non farlo morire. Ma dovete sapere che anche io tengo al suo personaggio, troppo, così tanto che avrei pianto io stessa se fosse scomparso, pur se alla fine della storia. Quindi spero siate felici, perché Ed non se ne va, lui deve esserci per Scarlett. Io ormai non me li immagino l’uno senza l’altra. E nella mia testa loro si amano così tanto, che non so nemmeno se sono riuscita a spiegarlo bene.
Passando ad altro, vi preoccupa ancora Mike? Dove crediate che sia finito? Tornerà o non si farà più vivo, secondo voi? Fatemi sapere le vostre idee, dai!
Essendo questo l’ultimo capitolo, vi chiedo di scrivermi ogni singola cosa che vi passa per la mente, SOPRATTUTTO A VOI, LETTORI SILENZIOSI!
Detto questo, spero di avervi soddisfatte in tutti i modi.
Vi lascio il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo
Ed il mio twitter: https://twitter.com/xxhimmel
Alla prossima domenica, con l’epilogo!



 
ANTICIPAZIONE EPILOGO.
Eh no, mi dispiace, questa volta niente anticipazione. L’epilogo è la  conclusione definitiva di Your Safety e non ho intenzione di dirvi nulla.
Voglio che siate voi ad immaginare qualcosa, che sia il futuro di Ed e Scar, o quello di Mike.

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Capitolo 18
*** Epilogo. ***




Epilogo.

 
“Wherever you are is the place I belong”.
 

 
-Ho sempre amato la pizza in questo posto.-
-Lo so, prima ti ci portavo sempre.-
-Ed amo pure il thè verde che fanno nel bar all’angolo.-
-Andavamo sempre anche lì.-
-E ricordo che mi piaceva da matti andare a quel cinema vicino casa mia, perché era così piccolo e semplice, e ogni volta volevo comprare tutto il cibo di cui avevo voglia e gustarmelo davanti ad un bel film.-
-Oh, lì ci siamo andati per il tuo compleanno.-
-Cavolo, Ed, da come parli sembra che la tua vita girasse attorno a me!-
-Va avanti. Dimmi cos’altro ricordi di te.-
-Adoravo i pranzi di Natale perché la mia famiglia si riuniva al completo e io mi sentivo meno sola con tutti i miei cugini attorno; poi… leggevo un sacco, amavo i libri thriller perché mi cimentavo nei personaggi e allora anche io mi sentivo una persona forte e coraggiosa.-
-È vero, una volta mi hai costretto a leggerne uno. Hannibal Lecter, affascinante.-
-Ma adesso parliamo del presente, eh? Adesso mi piace trovarmi in questo locale, mi piace perché è caldo e accogliente, perché c’è così tanta gente che sembra venir qua per sottrarsi allo stress di fine giornata, e mi piace perché sono con te, e se sono con te mi sento nel posto giusto.-
Ed non poté far altro che sorridere, sorridere era l’unica cosa capace di fare davanti agli occhi di quella ragazza. E voleva rispondere che sì, anche lui si sentiva esattamente al posto giusto, ma le parole non sarebbero mai state sufficienti ad esprimere anche un briciolo di ciò che gli passava per la testa. I suoi sentimenti erano troppo grandi per le parole.
Erano passati ormai cinque mesi da quella nottata in ospedale, e sia Ed che Scarlett potevano affermare che da quella notte ogni cosa era cambiata.
Cominciamo da Ed. Ed aveva capito che se mai avesse perso quella ragazza il suo intero mondo sarebbe diventato improvvisamente insignificante, perché era lei a dare colore ad ogni cosa che lo circondava. Lei rendeva tutto più bello. Inoltre non aveva avuto più nessuna ricaduta e poteva benissimo dire che il suo cuore adesso era intatto.
Poi c’era Scarlett, che se veniva comparata alla Scarlett di cinque mesi prima sembrava quasi un’altra persona. Scarlett era cambiata, ma in meglio. Da quella fatidica notte si era decisa che, se il mondo era così ostinato ad andarle sempre contro, allora sarebbe stata lei a prendere la situazione in mano, sarebbe stata lei ad andare contro il mondo. Con Ed al suo fianco ogni cosa le sembrava più facile e, adesso che la loro relazione sembrava essere davvero forte e seria, non provava neanche più paura o timore per niente. La Scarlett spaventata era scomparsa per dar posto ad una Scarlett decisamente più coraggiosa, più matura e determinata, perché ormai lei, insieme a Ed, stava al primo posto. Quindi sì, mentre il mondo non sembrava rendersi conto di niente, lì c’erano un ragazzo ed una ragazza che nel corso di cinque mesi erano rinati.
Ed e Scarlett lasciarono il locale alle otto di sera, tutti e due mano per la mano e con dei sorrisi enormi sul volto. Ormai la loro storia consisteva in questo: improvvisare, cogliere l’attimo e viverlo per quello che era, senza programmare niente. Per questo quella sera, non appena raggiunta la macchina, i due decisero di isolarsi dal mondo e rintanarsi nel loro angolo, in quell’unico posto che in pochi mesi aveva conosciuto ogni loro segreto. Non era un posto tanto nascosto, ma forse a loro piaceva proprio per quello, perché chi sa quante altre persone erano andate lì per sfogarsi, e chi sa quante altre storie si erano accumulate lì insieme alle loro. Probabilmente la cosa che li colpì di più fu la vista: bastava sedersi un attimo sul prato per poter osservare un panorama spettacolare, pieno di alberi, uccelli ovunque, e con la luce della lune era ancora più bello. Loro però avevano la loro specialità, guardavano quel panorama dal cofano aperto dell’auto. Si sedevano là dentro, osservavano e parlavano, parlavano, parlavano.
Quella sera però Scarlett si trovò a parlare di un argomento già affrontato in precedenza, diverse volte. Aveva un giornale in mano e, con voce sommessa, cominciò a leggere l’articolo che più degli altri catturava la sua attenzione.

È stato trovato morto all’età di 21 anni Michael Clifford, sfuggito alla polizia cinque mesi prima. Il giovane era stato già in prigione per una precedente accusa di minacce e traffico di droga, ma questa volta le prove contro di lui erano agghiaccianti. Le testimonianze di altri ragazzi hanno fatto conoscere Clifford come una persona dipendente, il ragazzo spacciava infatti ancora parecchia droga in diverse zone di Londra. È sfuggito alla polizia in Dicembre, poco dopo aver costretto una giovane ragazza a consegnare della cocaina per conto suo e aver poi sparato una seconda vittima, sopravvissuta. Il corpo di Michael Clifford è stato trovato il 4 Maggio a Dublino, Irlanda, dove apparentemente era scappato per non farsi trovare. Probabilmente a causa della polizia che lo cercava, Michael non ha visto nessuna via di scampo e cinque mesi dopo l’accaduto ha deciso di colpirsi alla testa con una pistola. Il caso è infatti stato definito come suicidio. La polizia irlandese ha subito segnalato il giovane a Londra, dove è stato poi identificato, nonostante le cattive condizioni del volto. Intanto, tutto sembra tacere e i familiari non si fanno avanti.

Scarlett smise di leggere ormai esausta, sapeva quell’articolo quasi a memoria ed ogni volta che le tornava in mente cominciava a sentirsi strana, non impaurita o triste, ma strana.  –Scar, è tutto finito finalmente, adesso posa quel giornale.-   Ed le carezzò i capelli e gli levò lui stesso i fogli di carta dalle mani.  –Mi dici perché ti ha scosso così tanto questa notizia?-
Ma se Scarlett non lo sapeva, come avrebbe potuto dirlo a Ed?  -Non lo so, forse sto solo esagerando.-  Ammise stufa, poggiandosi comodamente sulla spalla del ragazzo. All’improvviso, senza neanche accorgersene, i suoi occhi si fecero più lucidi. Ma non pianse, ormai era diventata più che brava nel farsi forza e trattenere le lacrime.  –Sai che c’è? Mi dispiace che Michael abbia fatto questa fine. Lo so, so quello che ci ha fatto passare ma, insomma, nessuno meriterebbe una cosa del genere. Essere tanto disperati da arrivare al punto di togliersi la vita. Mi sento rabbrividire al solo pensiero.-
-Scar, capisco quanto possa sembrare straziante, ma non lo è. In fin dei conti l’ha voluto lui, lui stesso si è rovinato la vita.-
-Lo so, scusa, hai ragione.-
-Non scusarti, tu sei sempre stata così. Dai sempre seconde chance alle persone che sbagliano, anche quando queste non se lo meritano.-  Ed semplicemente sorrise e la abbracciò, la strinse più forte che mai.  –Anzi, sai cosa facciamo?-  In un secondo Ed riprese in mano il giornale, lo mostrò velocemente a Scarlett e con un lancio più che deciso lo buttò sul lago, affogando così quell’ultimo ricordo di Michael. Così come quei fogli diventavano pian piano sempre più sottoli, allo stesso modo il passato di Scarlett riguardante Michael Clifford stava svanendo.
Comunque aveva ragione Ed, Scarlett era sempre stata così, vedeva del buono anche dove questo non c’era, né c’era mai stato. Era una persona fondamentalmente positiva, specie negli ultimi mesi, nonostante tutto quello che aveva passato e affrontato. Ma ormai quello non contava neanche più, perché lei aveva ricominciato. Aveva ricominciato con la felicità, la gioia e l’amore dalla sua parte, con una famiglia adesso più unita di prima e, soprattutto, con Ed al suo fianco. Scarlett non aveva più motivo di essere triste, perché in quel suo nuovo mondo non c’era più niente che avrebbe potuto metterla in pericolo.
Finalmente Scarlett aveva ritrovato sé stessa.
 
 
 
Settle down with me, and I’ll be your Safety, you’ll be my Lady.
 
 
 
 



ANGOLO AUTRICE.
Bhe eccoci qui, siamo giunti alla fine.
Non so voi, ma a me dispiace tanto “abbandonare”, in un certo senso, questa storia. Mi è piaciuto un sacco scriverla e spesso mi sono divertita anche, specie nel creare dei personaggi quali Scarlett.
Ecco, pensare al personaggio di Scarlett è stato un po’ facile. Ho iniziato con la storia della perdita della memoria e da lì è nato tutto: sapevo che questo non fosse un elemento originalissimo nelle fanfiction, ma ho rischiato e ho aggiunto poi il mio tocco. Accanto ad una Scarlett dolce, buona e amichevole (quella di tanto tempo fa), accanto ad una Scarlett spaventata ma forte (nel periodo delle minacce), ho affiancato alla fine una nuova Scarlett, ancora spaventata ma adesso anche scontrosa, con poca fiducia verso gli altri e che non riconosceva più sé stessa. Tuttavia alla fine anche lei è riuscita a tornare (in parte) quella che era, conoscendo Ed soprattutto.
Per Mike è stato tutto più veloce. All’inizio confesso che il “cattivo” non era nemmeno lui, infatti avevo pensato a qualcun altro che ormai non dirò, ma alla fine ho preferito lui. Molte di voi mi hanno detto di non immaginare Michael in quel ruolo, e anche per questo è stato un “rischio”, ma alla fine credo di avervi convinte, no?
Per quanto riguarda Ed, invece, non è stato altrettanto facile, in quanto ho dovuto aggiungere degli elementi da me inventati alla persona reale che secondo me è Ed Sheeran. Io vedo Ed come una persona buona, sincera, genuina e che davvero apre il cuore alle persone. Quindi è stato difficile aggiungere i miei pensieri per il suo personaggio senza mai rovinarlo o metterlo in falsa o cattiva luce. Spero di esserci riuscita.
Detto questo, nell’epilogo abbiamo Ed e Scar insieme e molto, molto più forti di prima. L’idea di Michael e dell’articolo di giornale mi è venuta all’improvviso, spero vivamente però che non vi dispiaccia. Se è così perché vi fa pena Michael, cercate di pensare semplicemente al cattivo della situazione e non al nostro caro Michael Clifford.
Bene, non ho nient’altro da aggiungere se non che mi mancherete tanto. Giuro che mi avete messo un sacco di sicurezza in più con le vostre recensioni. Leggendo qualche pezzo delle mie vecchie storie mi rendo conto di essere un po’ migliorata, e che forse non c’è più quel po’ di disordine nello scrivere che prima c’era. E grazie anche per i vostri consigli, dai quali posso solo imparare.
Adesso vi lascio, alla mia prossima storia, spero presto!
Ancora GRAZIE GRAZIE E GRAZIE a chi ha recensito i capitoli, ai lettori silenziosi, a chi ha messo la storia fra le seguite o fra le preferite.
Ecco qui un ultimo outfit di Scarlett: http://www.polyvore.com/scar/set?id=138837218
Per qualsiasi cosa, mi trovate su twtter:
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Un bacione, xhimmelx :)

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