Assassin's Creed: Simulation

di drakanov
(/viewuser.php?uid=760073)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Ricordi, sensazioni e una stanza buia da cui cominciare ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Paura e Libertà ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Proiettili, Simulazione e Vendetta ***



Capitolo 1
*** Prologo:Ricordi, sensazioni e una stanza buia da cui cominciare ***


Assassin’s creed: simulation
“Oi tu svegliati!” sento questa voce così distante “speriamo che non sia morto.” non sta parlando a me. Me? Chi sono io? Aspetta, mi ricordo qualcosa. Anzi no, non è un ricordo, è solo una sensazione, svanita nello stesso momento in cui si è formata. Ho l’impressione di aver dormito una vita.
Quelle voci continuano a parlare ma sembra che il loro sia solo un sibilo, poche parole mi arrivano alle orecchie, parole come “morto” oppure “suicidio” sento anche un nome in quella massa indistinta di parole: Nilin. Che sia il mio? No sono un uomo e, nonostante la stanza buia, penso di poterlo confermare.
Mi sento ancora piuttosto inebetito ma mi convinco di chiamarmi Xavier e del fatto che quelli che sono qui non sono miei nemici anche se non ne ero certo. Ho paura anche perché sono legato. Paura. Ecco un’altra parola chiave che però, oltre alla precedente sensazione, non mi riporta sulla strada per ricordare.
Trovo il solo pensare inutile quindi mi inumidisco la bocca e inizio a parlare riferendomi a coloro le cui voci sono così stranamente distanti. Le prime parole che mi escono dalla bocca sembrano solo lamenti di un animale morente, ma piano piano riesco a parlare in modo più comprensibile. La prima domanda che mi viene in mente è una: “perché qui è cosi buio?”
Il parlottare sotto cessa e una voce mi dice “almeno non sei morto”. Non ha risposto alla mia domanda. Odio quando non mi rispondono.
“accendete la luce e liberatelo dalla postazione medica” mi sento rasserenato non appena mi liberano le braccia. La luce mi acceca e mentre cerco di abituarmi percepisco una porta aprirsi. È strano, la porta non ha fatto rumore. È stato qualcos’altro a farmelo capire. ma mentre penso che è solo stata una stupida idea la mia intuizione si rivela esatta.
Si presenta una schiera di persone davanti a me. Noto una cosa particolare: vestono tutti uguale, tutti hanno lo stesso camice blu e gli stessi occhiali del medesimo colore. Mi danno tutti l’impressione di persone attente al minimo particolare e questo mi da un motivo in più per essere diffidente.
Una di loro si avvicina e con una voce indubbiamente femminile mi consiglia di sgranchirmi le gambe. Le mie gambe. Sembra che trovino assurda la sola idea di spostarsi. Con sforzo immane mi metto in piedi e inizio a camminare intorno alla sedia su cui ero seduto.
Dopo qualche minuto di quel semplice ma per me estremamente faticoso esercizio riesco a superare il blocco che mi impediva di pensare. Io sono Xavier Illigans, sono un intrepido nonostante non mi ricordo cosa significasse. Sono all’oscuro di molte cose ma l’unica cosa di cui sono certo è che io sono un assassino.

salve a tutti. io sono drakanov e questa è la prima cosa che scrivo in assoluto. 
è nata da una mia malata idea e spero possa piacervi
fatemi sapere con un commento e con consigli vari =D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: Paura e Libertà ***


Correre. Non capisco ancora cosa ci faccio qui, ma adesso so che devo correre. Mi ricordo che fin da piccolo ho avuto questo sesto senso. Aveva un nome particolare tra noi assassini: l’occhio dell’aquila. Il nostro ordine, chi ne fa parte? Non siamo più molti ma qualcuno c’è. Il nostro mentore era Jake Pedrad. Il padre di Zeke e Uriah. Ma Zeke è troppo giovane nonostante sia più grande di me. 

È comico che alcuni assassini siano anche tra i pacifici che si riuniscono sotto un nome cosi violento nonostante la loro indole pacifica. Il problema più grande di questo periodo è che non riusciamo a riconoscere i nostri nemici. I templari possono essere chiunque ma siamo completamente all’oscuro delle loro ambizioni. L’ordine non riesce a unirsi per colpa delle fazioni. I pochi che ne fanno parte lo conoscono solo per eredità ricevuta dai genitori quindi è quasi impossibile scambiarsi informazioni.

Ho quasi raggiunto l’uscita e ho recuperato quasi tutto l’equipaggiamento. Sono all’oscuro di chi abbia lanciato quella bomba fumogena nella stanza che poi ho scoperto emetteva siero della morte sotto forma di gas, è stata la mia divergenza a salvarmi. Chiunque sia stato mi ha salvato oltretutto mi ha lasciato alcune cose che ho riconosciuto come miei effetti personali. La felpa nera con imbottitura anti-proiettili diventata divisa ufficiale degli assassini-intrepidi e la mia lama celata.

Pero c’è ancora una cosa che devo fare qui. Era la mia missione un mese fa e non penso che qualcuno l’abbia compiuta. Devo disattivare almeno la metà dei laboratori che studiano il siero della simulazione e recuperare l’arma che Jeanine Matthews ha creato. Jeanine, lei potrebbe essere un templare, ma è troppo scettica riguardo alla prima civilizzazione e ai frutti dell’eden.

Fortunatamente l’unico assassino tra gli eruditi Fernando ha scoperto un dato che può cambiare la guerra: la mela dell’eden produce i sieri grezzi che poi vengono trasformati in ciò che Jeanine ha studiato per tutta la vita.

La mela è in una posizione a noi sconosciuta, ma per la missione mi basta distruggere i contenitori di siero grezzo. Inevitabilmente devo uccidere molti scienziati per raggiungere questo scopo ma lo devo fare per un bene superiore.

Ho distrutto l’ultimo container e recuperato l’arma, ce ne sono molte copie, assomigliano a bombe con l’involucro grigio e delle venature di vari colori. Le prendo tutte insieme ai loro progetti e scappo pensando al loro utilizzo per l’ordine come faceva mio padre ogni volta che trovava qualcosa che riteneva utile.

In mezzo al corridoio. Non c’era posto peggiore per rimanere intrappolati, da tutti e due i lati ci sono eruditi armati con pistole grosse ed ingombranti che avevano un che di futuristico. Sembrava che avessero fatto a gara per creare l’arma con più optional possibili. Ma optional o no erano indubbiamente armi ed erano puntate contro di me. 

Io non ero armato con pistole o altre armi da fuoco e anche lo fossi stato non avrei potuto uccidere tutta quella gente senza morire a mia volta. Sapevo che se non avessi opposto resistenza non mi avrebbero ucciso. Dopotutto mi hanno imprigionato un mese senza uccidermi, quindi volevano studiarmi e questo va a mio favore.

Merda. Stiamo tornando indietro. Sempre più lontano dalla libertà, verso la mia cella\laboratorio. Speravo che se mi avessero scortato alcuni di loro sarebbero tornati alle loro mansioni quotidiane, ma non avevo fatto conto con l’intelligenza degli eruditi.

Ho capito, è il momento di sapere per quale arma mi hanno portato qui. Cercando il coraggio, simbolo della mia fazione tiro fuori dalla cartucciera una di quelle strane bombe. Un secondo prima di lanciarla a terra osservo che le venature di quella che ho tirato fuori a caso, è arancione. La nebbiolina si espande e si dirada in poco tempo e mi accuccio aspettando il colpo di quelle armi così strane. Ma non arrivano colpi. Sento urla, delle persone che mi stavano scortando. é terrore ciò che portava le loro menti precise e razionali sulla strada della follia. Ci volle un secondo per comprendere il potere di quell’arma che avevo usato come ultima speranza. Ciò che ho usato era una bomba caricata con siero degli intrepidi. Col siero della paura.
 
Pensando ancora a ciò che avevo scoperto, a ciò che avevo causato mi venne in mente all’istante il sorriso fiero di mio padre che mi face sorridere a mia volta mentre furtivamente uscii dalla sede degli intrepidi col cappuccio calato sul viso.

ecco il primo vero e proprio capitolo con un po' di azione 
se vi è piaciuto apprezzerei una recensione =D
drakanov

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: Proiettili, Simulazione e Vendetta ***


La città in subbuglio. Tutti gli intrepidi si muovevano come una macchia verso il quartiere degli abneganti. Erano armati. Le facce come dormienti. L’istinto mi diceva di non avvicinarmi e muovermi silenziosamente come mio padre mi ha insegnato. Devo muovermi, non posso rimanere qui fermo. Corro verso il quartier generale degli intrepidi per riordinare le idee.

 Improvvisamente un intrepido a me sconosciuto mi corre incontro e cerca di spararmi. Con una mossa veloce lo disarmo e con la lama celata lo uccido. Ogni giorno di addestramento segreto con mio padre mi si stampa nella memoria. La lama simbolo di ogni assassino a prima vista sembra solo un bracciale di pelle nera, ma nasconde un temibile segreto. L’anello posto sull’anulare collegato da un filo quasi invisibile fa scorrere i meccanismi facendo uscire una lama più lunga di quella di un coltello studiata apposta per uccidere.

L’uccidere non è più un tabù per me, ma non disprezzo la negoziazione. Uno dei paradossi del nostro ordine dice che gli assassini cercano la pace ma per farlo uccidono. Come io ho già fatto, in questa notte, con gli intrepidi che mi sbarravano la strada. Non sono bravo con le pistole, mio padre mi ha fatto provare in tutti i modi, ma purtroppo non ci riesco bene come lui ma appena vedo la ventesima di esse cadere dalle mani di un’altra delle mie vittime la recupero sperando in un futuro utilizzo.
Raggiungo la sede degli intrepidi e silenziosamente mi addentro nei tunnel per recuperare il necessario da casa mia. Prendo ciò che mi ha portato onore tra gli assassini il fucile di Nikolai Orelov un nostro antenato, finito in chissà quale modo tra le mani di un candido-templare, ma ormai è mio ed è l’arma che preferisco fra tutte.

Mentre mangio per nutrire il corpo tenuto imprigionato senza coscienza per un mese mentre penso alle facce degli intrepidi. Nessuno batteva ciglio davanti alla morte come se tutto ciò non li riguardasse. Provo a pensare ad un motivo. La rivalità tra eruditi e abneganti centra qualcosa? Sembra davvero un esperimento di quelle macchine senza cuore. Esperimento. Ma certo le bombe! Le osservo una ad una. Sono nove e si dividono in cinque colori: bluastro, grigio, arancione, violaceo e verde. I colori dei sieri delle fazioni. Ce ne sono due di ognuna tranne di quella arancione che ho già usato. Improvvisamente mi rendo conto della loro importanza e rarità, ma soprattutto della loro pericolosità.

Uccidere non è mai stato così facile. Non avevo mai usato il fucile per uccidere delle persone, ma l’allenamento con i bersagli mobili è stato d’aiuto. Mi sento forte. Nessuno resiste alla mia ira. Non mi è mai passato per la mente che loro sono miei compagni. Sono solo altri burattini dei templari. Mi apro la strada per la sala di controllo ricaricando ogni dieci proiettili sparati. Lì mi attende una vista particolare due ragazzi che si abbracciano. Lei era piccola e minuta coi capelli biondo cenere, lui imponente e forte coi capelli corti e scuri. Mi avvicino e lei si alza di scatto. È disarmata, ma questo non le impedisce di mostrare il suo coraggio. L’occhio dell’aquila, il mio istinto primordiale, mi dice che sono dalla mia parte.

“chi sei?” domanda uscita come un singhiozzo dalla bocca di lei “non voglio farvi del male, voglio solo sapere cosa succede” la mia risposta sembra non le piaccia perché rimane rigida. Improvvisamente lui si alza e rivolgendosi a lei le dice “Tris, dobbiamo fermare la simulazione”. Simulazione. La mia mente elabora all’istante la soluzione “è colpa degli eruditi tutto ciò?” lui si gira verso di me e risponde “si, stanno controllando gli intrepidi per uccidere gli abneganti”. Guardo gli schermi del centro di controllo, gli intrepidi controllati uccidono sempre più abneganti, quando lo vedo. Mio padre, sta combattendo con gli intrepidi controllati per difendere una famiglia di abneganti, ma non ce la fa. Il primo colpo arriva alla gamba e questo segna la sua morte. Viene trapassato da più proiettili insieme e cade a corpo morto. Fisso lo schermo. La sua morte era un evenienza, ma vederlo morire cosi mi toglie il fiato. Mi costringo a non piangere mentre aiuto Tris e Quattro a fermare quell’orrore. Dentro di me è tutto un subbuglio ma un solo pensiero riesce a prevalere sugli altri. Io Xavier Illigans voglio vendetta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2837640