Il riflesso di un sogno

di Flos Ignis
(/viewuser.php?uid=122026)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano sogno ***
Capitolo 2: *** Sentimenti ***
Capitolo 3: *** L'arciere predatore ***
Capitolo 4: *** Lee ***
Capitolo 5: *** La cura ***
Capitolo 6: *** Una nuova Carta ***
Capitolo 7: *** Spiegazioni ***
Capitolo 8: *** Fiducia e amore ***
Capitolo 9: *** Convivenza ***
Capitolo 10: *** Sogni - 1°parte ***
Capitolo 11: *** Sogni - 2° parte ***
Capitolo 12: *** Amarsi a distanza ***
Capitolo 13: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 14: *** Magia di Luce ***
Capitolo 15: *** Scontro ***
Capitolo 16: *** Innamorati ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Uno strano sogno ***


Uno strano sogno
 
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNN….DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNN…
-Ancora cinque minuti…-
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNN….DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNN…
-E va bene, va bene…- una piccola mano sbucò lentamente da sotto il gomitolo di coperte di lana pesante rosa confetto, vano scudo contro l’attacco spacca-timpani di quella maledetta sveglia. Tastò un po’ goffamente sul comodino, facendo cadere rispettivamente un libro, tre penne, un mazzo di chiavi, una bambola vestita in modo curioso e un portamonete verde smeraldo regalato alla ragazza ancora mezza addormentata dal suo amico Yuki, suo primo amore ed ora grandissimo amico, nonché ospite del Guardiano delle carte di Clow – ora di Sakura -, Yuè.
Finalmente l’aggeggio infernale era stato spento. Lo squillo assordante della sveglia quantomeno aveva svolto bene il suo compito visto che dopo qualche secondo emergeva dalle coperte una ragazza di non più di quindici anni, dai corti capelli castani e occhi verde smeraldo che in quel momento celavano al mondo la loro lucentezza per via delle palpebre semi chiuse.
Come un automa la ragazza prese a togliersi il pigiama bianco a fiori gialli per mettersi la divisa di scuola alla marinaretta bianca e nera, borbottando nel frattempo parole incomprensibili persino a lei.
Quando andò in bagno per darsi una sciacquata al viso, lei stessa rimase sorpresa di non avere segni evidenti della nottataccia che aveva passato. Si era aspettata come minimo due occhiaie blu da far invidia al conte Dracula. E invece, aveva solo gli occhi un po’ vacui come ogni mattina nei primi minuti di risveglio.
Non appena fu pronta e di nuovo attiva, Sakura cercò di ricordarsi cosa fosse successo la notte prima per farla dormire così male. Aveva avuto un incubo, ma quale? Kero-chan le aveva spiegato almeno mille volte di annotare i suoi sogni, perché a quanto avevano potuto constatare possedeva doti di preveggenza che si manifestavano per via onirica.
Quella mattina però faticava a ricordare il suo incubo. Aveva la sensazione che fosse davvero importante, ma proprio non riusciva ad afferrare quelle immagini che le continuavano a sfuggire.
Soprappensiero, raccolse la cartella dalla sua stanza e scese per fare colazione, diede un bacio a suo padre, che le aveva servito la colazione, e alla foto di sua madre con un cappotto invernale bianco che le risaltava splendidamente i capelli scuri.
Non si accorse minimamente di essere osservata come un alieno da suo fratello Toy fino a quando suddetto fratello le diede un forte pizzicotto sul dorso della mano più vicina a lui. A quel punto Sakura tornò del tutto presente a sé stessa.
-Toy! Ma che ti salta in mente?- e mentre alzava lo sguardo, un rapidissimo flash la fece quasi boccheggiare: suo fratello sdraiato per terra, coperto di sangue e scheggie di vetro, con uno sguardo incredulo e dolorante in viso, che tendeva una mano verso qualcuno chiedendo perché lo avesse fatto.
Ma fatto cosa? Ferirlo?... O aveva tentato di fare di peggio…?
-Mostriciattolo, ma che ti prende? Non hai fatto alcun rumore stamattina, e ora ti perdi nei tuoi pensieri… non è che sei malata?-
Toy cercò di non darlo a vedere, ma nel suo tono si era infiltrata comunque la preoccupazione che da sempre lo accompagnava quando qualcosa di sospetto aleggiava attorno o in Sakura. Da quando aveva donato i suoi poteri a Yuè affinchè il suo migliore amico non scomparisse, questa iperprotettività nei confronti della amata sorellina non era che aumentata.
Non si era mai pentito del suo gesto, e nemmeno l’avrebbe fatto ora. Ma questo non toglieva che come fratello maggiore si sentiva in diritto e in dovere di essere in ansia.
-Ma no, che dici ero solo distratta! Davvero, non sono malata… e non chiamarmi mostriciattolo!-Ora che il fratello l’aveva strappata alle sue riflessioni e a quell’immagine agghiacciante era tornata la solita, grintosa e vitale Sakura. Più tranquillo, Toy si concesse di tornare ai metodi affettuosi che intercorrevano normalmente tra lui e la sua sorellina…
-Ma io non sono preoccupato per te… ma visto che vivi qui, non vorrei mi trasmettessi una qualche strana malattia da mostriciattolo quale sei tu…-
-TOY!-
 
-Dovresti essere più gentile con Sakura, sai?-
-Tsk-
-Dico davvero Toy, non capisco perché insisti con la facciata di fratello scocciatore quando in realtà per lei faresti qualunque cosa…-
-Tsk-
-Vedo che siamo di buon umore, oggi-
-Yuki, mia sorella è un mostriciattolo nel corpo di una ragazzina. Stamattina non era molto in sé, per cui ho abbassato la guardia, e dopo una delle mie solite battute mi ha tirato un calcio!-
-Vorrà dire che te lo sei meritato-
-Ma da che parte stai?-
-Sono solo obiettivo. Lei dovrà pur difendersi in qualche modo dalle tue angherie da fratello maggiore-
-Ma mi resterà un livido grosso come una casa!-
-Esagerato-
-Ma è mai possibile che voi due siate sempre alleati contro di me?-
-Non sarebbe necessario se tu ti comportassi un po’ meglio con lei. Qualcuno dovrà pur insegnarti le buone maniere, e lei ha abbastanza potere su di te per riuscirci-
-Perché, tu non ne hai?- Toy si pentì subito di essersi scoperto tanto con Yuki. Arrossì in un modo che l’amico giudicò senza ombra di dubbio tenero, ma sapendo bene come prenderlo decise di metterla sul leggero per evitare ulteriori imbarazzi. A entrambi.
-Vorrà dire che dovrò iniziare a prenderti a calci anch’io-
 
Uno specchio che andava in frantumi, Toy coperto di sangue, l’urlo di suo fratello.
-No! Perché lo hai fatto?-
Un’altra sé stessa piangere, con addosso una divisa di scuola sporca di terra, lo Scettro della Stella in una mano e una Carta di Sakura nell'altra, sporca di sangue…
 
-Kinomoto!-
Lei si svegliò di soprassalto, col batticuore e le lacrime agli occhi per ciò che aveva visto. Solo la mano di Tomoyo, la sua migliore amica, che le si era posata sul braccio in un impeto di empatia estremamente gradito le impedì di scoppiare a piangere.
-…sì?- la voce le uscì comunque fievole e tremula, e persino il professore se ne accorse.
-Non si sente bene, signorina Kinomoto? Vuole andare in infermeria?-
Sakura ci pensò su mezzo secondo, ma capì che non sarebbe riuscita a fare nulla di produttivo in classe quel giorno. Le immagini di suo fratello pieno di sangue che urlava disperato la tormentavano.
Se davvero era un sogno premonitore come sospettava, aveva bisogno di consultare i Tarocchi delle Carte per saperne di più e impedire qualunque cosa potesse ridurre in quello stato Toy.
 
Tomoyo l’aveva accompagnata in infermeria, e si era offerta di rimanere con lei, ma Sakura le spiegò che aveva bisogno di solitudine e concentrazione per vedere il futuro. Le aveva spiegato di quei flash derivanti dal suo sogno premonitore prima dell’inizio delle lezioni, e la giovane Daidouji non aveva insistito, sebbene espresse teatralmente il suo rammarico per non poterla filmare nelle vesti di veggente.
Sakura era ormai troppo abituata alle stranezze della sua migliore amica per darci troppo peso; si era persino adeguata ad indossare per lei i vestiti che le confezionava anche senza nessuna occasione in cui metterli. Le Carte ormai erano tutte in mano sua, e strani incidenti non si verificavano più da diversi mesi in città, da quando aveva trasformato la Carta del Nulla nella Carta della Speranza.
 
Sakura ripensava a quella sua ultima avventura mentre saliva di nascosto le scale che l’avrebbero portata al tetto, dove avrebbe potuto consultare le sue amate Carte in solitudine. Pensando alla carta della Speranza, inevitabilmente il suo pensiero andò a Lee. Il rossore che la pervase era ormai divenuto familiare alla ragazza, che proprio in quell’occasione aveva confessato i suoi sentimenti al ragazzo che amava, esattamente nel momento in cui credeva di aver perso il suo amore per via della Carta del Nulla.
Ricordava l’enorme tristezza che aveva provato quando aveva creduto che il suo Lee si fosse dimenticato di lei. E anche la gioia sfrenata e l’amore incondizionato che le erano esplosi dentro quando lui le aveva detto per la seconda volta di amarla, guardandola con quei suoi occhi scuri incredibilmente dolci.
Quanto le mancava…
 
Doveva concentrarsi però, non era il momento di viaggiare così lontano con la mente quando aveva un grosso problema tra le mani.
Si mise comoda sul terrazzo della sua scuola, tirò fuori le carte e le mescolò attentamente con la mano sinistra, come le aveva insegnato kero-chan. Dopodichè le separò in tre mazzatti, e seguendo l’istinto le rimise insieme.
Quando il rombo di carte fu posizionato, Sakura si permise di fare un respiro profondo. Sperava vivamente di aver male interpretato il suo sogno, o che perlomeno ci fosse una soluzione per impedire che suo fratello si facesse male.
-Oh Carte di Sakura, rispondete alle mie domande… mostratemi il futuro nefasto che minaccia me ed i miei cari… ve lo ordina Sakura, la vostra padrona!-
L’aura magica avvolse lei e le sue carte, materializzandosi con un’aurea rosata che li avvolse per qualche secondo.
-La prima carta in alto mi mostra la causa scatenante…-
Quasi non si rese conto di aver trattenuto il respiro, fino a quando non ebbe girato la Carta dello Scudo. Non immaginava il perché fosse proprio quella la causa di ciò che sarebbe successo, ma prima di tirare conclusioni affrettate si decise a girare le tre carte centrali, che le avrebbero mostrato l’identità di chi tramava alle sue spalle.
-Il Lucchetto, il Bersaglio, la Freccia…-
Ora, se possibile, Sakura era ancora più confusa di prima. Le sue percezioni avevano iniziato a mandarle segnali d’allarme, ma ancora erano troppo confusi per capirci qualcosa.
Non le restava che scoprire quali erano le intenzioni di quel misterioso individuo…
Girò l’ultima carta in basso, e ciò che vide le gelò il sangue nelle vene.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sentimenti ***


Sentimenti
 

-La Carta della Lotta…-
Sakura era pietrificata. Le dava una gran brutta sensazione vedere attraverso quella carta estremamente combattiva che le intenzioni del suo nemico misterioso erano tutt’altro che pacifiche. Lo intuiva dal fatto che la sua amica avesse aperto gli occhi, pieni di eccitazione ed orrore. Sentiva lo spirito guerrafondaio del loro avversario, ma al tempo stesso ne avvertiva gli intenti malvagi. E la Lotta glielo stava comunicando con gli occhi, quasi brillanti per la sintonia e la repulsione che essa provava.
Sakura fece del suo meglio per calmarla, lei e anche tutte le altre carte che si erano agitate sentendo quello che le loro compagne avevano predetto. Lei stessa però era tutt’altro che calma.
Colse come una liberazione la campanella della fine delle lezioni per schizzare via come un razzo verso casa sua, alla massima velocità che i suoi roller le permettevano. E che le permetteva Velocità, vista la fretta che aveva: la Carta l’aveva intuito e le aveva infuso parte del suo potere.
Durante il tragitto aveva lasciato un messaggio nella segreteria di Yuki, sperando che lo ascoltasse subito e la raggiungesse a casa. Doveva discutere del suo sogno e dei Tarocchi sia con Yuè che con Kero-chan.
 
Il Guardiano del Sole si era insospettito quando aveva vista tornare a casa la sua amica così presto, di solito se non era di turno per le pulizie restava in gito con Tomoyo dopo le lezioni. Sakura gli nascondeva qualcosa.
-Sakura, come mai a casa così presto? Oggi non sei di turno-
-Tra poco dovrebbe arrivare Yuki, ti spiegherò tutto dopo-
-Credevo che ormai ti fosse passata la cotta per lui! E io che mi preoccupavo di trovare un modo per tenerti al sicuro dal cinesino quando tornerà…-
-KERO-CHAN! Quante volte ti ho detto che il suo nome è Lee, e che io sono innamorata di lui? E poi non provo più quel genere di affetto per Yuki, ma ho bisogno di parlare con Yuè. Ti spiegherò tutto quando ci sarà anche lui-
-È successo qualcosa di grave?-
-Forse-
Kero-chan non fece in tempo a preoccuparsi seriamente che la porta di casa si aprì, e lui dovette volare veloce come un razzo in camera. Anche se ormai tutta la storia era stata chiarita sia con Toy che con Yuki, gli faceva ancora venire i brividi lo sguardo duro del fratello di Sakura. 
-Mostriciattolo, come mai già in casa? Sei stata provvidenziale, noi dobbiamo studiare per un compito in classe, potresti cucinare tu per stasera?-
-Certo Toy, ma prima devo parlare di una cosa importante con Yuè… Yuki, potresti…?- Sakura era così in ansia che nemmeno fece caso all’odiato nomignolo impostole dal fratello.
-Ma certo. Toy, tu intanto sali, ti raggiungo tra poco-
-tsk-
Un lampo argentato, due grandi ali del medesimo colore, ed infine il Guardiano della Luna apparve in tutto il suo gelido splendore.
-Buonasera, Sakura. Toy-
-Yuè, è sempre un piacere. Aspetto Yuki in camera mia, non me lo rubare troppo sorellina-
-Questione di qualche minuto fratellone, tranquillo-
I due si rifugiarono in camera della ragazza, proprio mentre una tigre alata appariva in mezzo ad una luce splendente come il Sole. Di solito lei si sarebbe presa un infarto, ma quel giorno nulla andava come di consueto. Era troppo preoccupata per ciò che aveva visto per spaventarsi per la trasformazione di Kero-chan nella sua forma originaria.  Anche lui notò la faccia scura della piccola amica, la stessa che aveva quando era tornata a casa poco prima.
-Sakura, ora puoi dirci cos’hai?-
Invece di rispondere a voce, Sakura prese le sue carte, e posizionò lo Scudo, il Lucchetto, il Bersaglio, la Freccia e la Lotta nella stessa posizione di quando aveva consultato i Tarocchi.
I due Guardiani osservarono attentamente le carte, e poi tornarono a guardare Sakura, che finalmente spiegò del suo sogno e delle sensazioni che le aveva dato, della sua decisione di consultare le carte fino alla preoccupazione che l’aveva invasa per la sorte del fratello. E qualcosa le diceva che non era l’unico ad essere in pericolo.
Yuè era impassibile come sempre, mentre Kero-chan si mostrava seriamente pensieroso. E quando il suo amico peloso faceva lavorare il cervello, le cose erano messe davvero male.
Sakura ripose le carte al loro posto, e poi si risedette sul letto, rivolgendosi a Yuè per ciò che temeva maggiormente: - Yuè, ti prego di fare in modo che Toy non sia mai solo. Non voglio che sappia di questa storia, perché si impunterebbe dicendo che può cavarsela senza che io mi metta in pericolo. Sai che ho ragione, lo conosci bene…-
-Fin troppo bene. Ma farò come vuoi, terrò i sensi più vigili in modo da captare il pericolo intorno a tuo fratello-
-Grazie…- il sorriso della ragazza era tornato radioso, ed era così felice che Yuè vegliasse su Toy che si dimenticò persino di chiedergli perché avesse detto di conoscerlo troppo.
A Sakura sarebbe piaciuto discutere un po’ sull’identità di quel pericolo sconosciuto, visto che le carte per il momento le avevano lasciato un enorme punto interrogativo in testa, ma Yuki doveva tornare da Toy, per cui lei disse a Yuè di andare pure e che se ci fossero state novità l’avrebbero aggiornato al più presto.
Kero-chan era confuso quanto lei, e visto che nessuno di loro aveva idee in merito decisero di lasciar perdere. L’unica cosa che potevano fare era attendere. E sperare.
 
Yuki tornò in sé, e dopo il breve attimo di stordimento che provava ad ogni trasformazione, salutò calorosamente quella che considerava una sorellina e il suo pupazzetto giallo che ogni volta gli ricordava un orsacchiotto.
Eppure, sapeva bene che in realtà era una tigre alata. Vederlo in quella forma era davvero divertente, a parer suo. Si guardava bene però dal fare ad alta voce, specie in presenza di Sakura o di Kerberos. Anche perché sospettava che centrasse l’influenza dell’altro sé, di Yuè, in quel divertimento.
-Scusami Toy, ti ho fatto aspettare molto?-
-Tranquillo, entra e siediti. Sakura ti ha trattenuto solo pochi minuti, giusto il tempo di preparare un thè caldo. Bevi, è alle erbe.-
-Grazie…- la premura del suo amico lo fece arrossire. Sulla pelle pallida risaltava tremendamente il violento rossore che gli pervadeva le guance quando arrossiva, e lui detestava cordialmente quando gli succedeva, ma con Toy era impossibile per lui trattenersi. Le piccole attenzioni che gli rivolgeva, come preparargli il suo thè preferito senza che glielo avesse mai specificato, lo facevano quasi sciogliere.
Se anche Toy se ne era accorto, non lo diede a vedere. Yuki ringraziò mentalmente la sua discrezione.
-Allora vogliamo iniziare?-
Per le successive due ore non fecero altro che studiare. Storia del Giappone era una materia particolarmente difficile per Yuki, e Toy lo aiutava spesso a studiarla. Sarebbe già stato bocciato in quella materia se non fosse stato per lui. Era un insegnante paziente, per quanto strano possa sembrare, amava la storia ed era molto bravo a spiegarla. Come era solito fare per il novantanove percento delle volte, gli disse quello che pensava.
-Saresti un bravo insegnante, sai?-
-Ma neanche morto! Ti immagini se tutti i miei studenti fossero come quel cinesino? Mi arresterebbero dopo appena un’ora per tentato omicidio-
-Il solito esagerato. Si può sapere perché ti sta tanto antipatico Lee? Io lo trovo un ragazzo a modo e affidabile.-
-Ah sì? E come la mettiamo col fatto che fa il filo a mia sorella? Io di lui non mi fido-
-Dai, non può essere davvero quello il motivo. Ormai dovresti esserti abituato all’idea di loro due insieme. Lo sai che si amano-
-Lui sta in Cina e mia sorella ci sta male per la lontananza, anche se non lo dà a vedere. Che futuro vuoi che abbiano così distanti? Lui non avrebbe dovuto dichiararsi né farla innamorare sapendo che sarebbe dovuto andarsene-
-Credi che l’amore si possa comandare con la ragione? Eppure anche tu sei stato innamorato, sai che non è possibile; per quanto ci si possa provare o stare male, l’amore non è qualcosa che si cancella a comando…-
Toy lo guardò in silenzio per qualche attimo, e poi gli fece una domanda totalmente inaspettata: - E tu? Sei mai stato innamorato? Parli come se sapessi alla perfezione cosa si prova-
Doveva essere un record arrossire come se stesse per andare a fuoco due volte in un solo pomeriggio.
Non sapeva cosa rispondere. Lui era un ragazzo sincero, che diceva sempre quello che pensava, soprattutto al suo amico. Ma… quella domanda rientrava in quell’un percento che teneva segregato dentro di sé, celato anche al suo migliore amico.
-Io… no. Non mi sono mai innamorato.-
Sperò ardentemente che Toy non facesse ulteriori domande in merito, o sarebbe stato davvero troppo imbarazzante da affrontare come situazione.
 
Sakura aveva preparato una cena abbondante da portare in camera del fratello, ben conoscendo l’enorme appetito del loro ospite. Aveva augurato loro la buona notte, e dopo aver lasciato in caldo la cena per suo padre si chiuse in camera sua.
Kero-chan stava già dormendo, e questo le lasciava un buon margine per pensare senza interferenze. Era stata una giornata sfiancante, ma nonostante si sentisse completamente senza forze non riusciva a rilassarsi abbastanza da addormentarsi.
In quel momento aveva così tante cose su cui riflettere che i pensieri si rincorrevano e accavallavano nella sua mente senza lasciarle il tempo di soffermarcisi.
Per cercare di calmarsi, prese le sue carte e le guardò una ad una, calmandole se erano agitate come lei o facendo due chiacchiere se erano particolarmente allegre. Aveva sviluppato una grande confidenza con le sue carte, tanto che ormai non le serviva più invocarle per ottenere il loro potere, come era accaduto nel pomeriggio con Velocità. Gli effetti erano limitati, ma questa era un’altra prova di quanto stessero diventando affiatate. E poi, amava parlare con loro come se fossero delle amiche in carne ed ossa; l’unica differenza percepibile, era che in realtà erano di carta, inchiostro e magia.
Ciò non toglieva che fossero vive e avessero dei sentimenti.
Le rimase in mano la loro carta. Le piaceva pensare che la Carta della Speranza non fosse solo sua, ma anche di Lee. Era stato lui a catturarla in fondo, quando ancora era il Nulla e aveva spontaneamente deciso di rinunciare al suo sentimento più importante per lei. Ancora non capiva bene la sequenza esatta di eventi, sapeva solo che la sua Carta, quella senza nome che aveva creato il giorno della partenza di Lee, aveva reagito alla sua disperazione e si era fatta carico del pegno che il Nulla pretendeva per essere trasformato in Speranza.
Il cuore alato che capeggiava sulla carta era la raffigurazione magica del suo vero cuore. Ed esso apparteneva a Lee.
Voleva vederlo. Era stato ancora più difficile separarsi quell’estate dopo che, finalmente, anche lei si era dichiarata, e nonostante avesse una certezza in più, loro due, questo non faceva altro che accentuare il senso di vuoto.
La carta sembrò pulsare, come in risposta al suo desiderio. Le stava trasmettendo il suo potere, e cullata dalla loro carta riuscì finalmente ad addormentarsi, sorridendo leggermente per la Speranza che la carta le aveva infuso.
 
Toy coperto di sangue, schegge di vetro sparse ovunque, lei stessa piangente con in mano una Carta di Sakura insanguinata.
Di fronte a lei, oltre le lacrime, un voto oscurato sorrideva maligno, mentre prendeva la mira con il suo arco d’ebano e tendeva la freccia nera che aveva estratto dalla faretra alle sue spalle.
Sakura sapeva che questa volta non sarebbe stata in grado di fermarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'arciere predatore ***


L’arciere predatore
 

Quella notte il suo incubo era stato più vivido che mai.
Era una settimana ormai che dormiva poco e male a causa di quella visione, che notte dopo notte diventava sempre più nitida.
Aveva visto lo sfondo di un bosco, il crepuscolo inondare di fuoco il fogliame autunnale, il mantello nero e svolazzante al forte vento del misterioso aggressore, ma ancora non ne aveva scorto il volto al di là del suo ghigno predatorio. Non sapeva nemmeno quale carta avesse in mano, coperta da schizzi di sangue, o a chi, di preciso, Toy rivolgesse il suo grido angosciato:: non le sembrava stesse parlando con lei, né con l’arciere predatore, come l’aveva soprannominato, ma non c’era nessun altro lì con loro, a chi avrebbe dovuto urlare?
Il mal di testa era diventato un fedele compagno in quelle giornate di fine autunno: il fatto poi che fossero nello stesso periodo dell’attacco che aveva visto in sogno non l’aiutava a star tranquilla. L’unica cosa che aveva potuto fare era stato allertare Yuè del pericolo imminente, dicendo di tenersi estremamente vigile in quei giorni.
Lei, kero-chan e Tomoyo si erano spremuti le meningi per cavar fuori qualche idea decente per capire chi fosse l’arciere in nero grazie alle carte dei Tarocchi, ma gli unici passi avanti che avevano fatto era stato capire che di certo non si trattava della sua Carta della Freccia, dato che era una femmina e che era indiscutibilmente dalla sua parte, e che mentre faceva le carte era talmente concentrata su quel sogno, pur nel suo inconscio, che le sue fedeli amiche le avevano svelato solo i fatti riguardanti quell’occasione, non lo scopo o le cause reali di tutto ciò, bensì quelle più specifiche, legate a quel preciso istante che lei aveva predetto in sogno. Toy ferito.
Dunque, il fretello si era ferito per proteggere qualcuno, come suggeriva lo Scudo…?
La faccenda, poi, era ancora più grave di quanto non sembrasse all’inizio: non solo suo fratello era in pericolo, ma lo era anche molta altra gente, con ogni probabilità. Se lo scopo di quell’entità era combattere, contro di lei o contro Toy o contro chiunque altro, di certo non si sarebbe fermato fino a quando non fosse stato sconfitto. Sakura sperava tanto di sbagliarsi, ma queste certezze l’avevano arpionata durante quelle terribili ore che si concedeva per dormire, e non se ne volevano più andare.
E poi, il presentimento che quello che vedeva non fosse che la punta dell’iceberg… non era solo una sensazione. Era una previsione. Una catastrofica previsione.
 
-Allora Toy, hai deciso cosa fare una volta finito l’anno?-
-Te l’ho detto, ancora non lo so. Di vere passioni non mi pare di averne, non come quelle per la storia di mio padre o quelle per la ginnastica e i guai di Sakura…-
-Non ce la fai proprio a trattenerti, vero?-
-Che ci vuoi fare, sono fatto così. Il nostro rapporto è costruito su battibecchi, guai e affetto mascherato da antipatia. Ci sta bene così com’è-
-Ogni tanto però potresti semplicemente dirle che le vuoi bene senza stuzzicarla. Alle persone normali fa piacere sentirselo dire, sai?-
-Mi stai dicendo che io non sono normale?-
-Ti sto dicendo che, anche se le persone che ami non te lo dicono apertamente, a te non importa, perché lo percepisci grazie ai tuoi sensi. E anche se ora hai donato i tuoi poteri a me, per molto tempo hai percepito i sentimenti di chi ti stava intorno, e hai imparato a leggerli nei gesti degli altri. Ma la maggior parte della gente non è così fortunata, e per capirlo ha bisogno di una dichiarazione esplicita-
-Stiamo ancora parlando di Sakura?-
Yuki si era spinto di nuovo troppo oltre con le parole. Sapeva che il suo amico lo conosceva bene, e intuiva quando nascondeva parole tra le altre. Come in quel caso.
Aveva pensato che a lui sarebbe piaciuto sentirsi dire da Toy ‘ti voglio bene’, che lui voleva poterlo dire a Toy senza imbarazzo, senza dovergli nascondere i suoi sentimenti per paura di non essere ricambiato.
Perché aveva mentito a Toy, quando gli aveva domandato se era mai stato innamorato. Lo era. Del suo migliore amico.
 
Si separarono davanti alla casa di Yuki, ormai era tardi e Toy doveva andare a casa a cucinare per sdebitarsi con la sorella della sostituzione della settimana prima.
Per abbreviare la strada, Toy passò per il parco.
Se fosse stato ancora dotato dei suoi poteri, avrebbe sicuramente evitato di fare una strada così piena di cariche negative, ma essendo ora privo di protezioni soprannaturali non vide l’aria elettrica che avvolgeva come una cappa tutta la zona boscosa.
Continuò a camminare tranquillo e perso nei suoi pensieri, addentrandosi per un tratto tra quegli alberi che stavano perdendo copiosamente le foglie a causa del forte vento.
Non si accorse di un paio di occhi predatori che si erano puntati su di lui, per poi seguirlo come il cacciatore che era. Aveva annusato intorno a quel ragazzo una forte aura magica, ma era come se stonasse su quella persona. Non ci pensò più di tanto, e deciso a confrontarsi dopo tanto tempo con una forte avversario lo seguì, fremente per l’attesa ma eccitato dalla caccia.
Dopo tanti anni era finalmente tornato libero, libero di cacciare, libero di combattere, libero di uccidere.
 
Una scossa elettrica attraversò il cervello di Sakura nello stesso momento in cui lo sguardo dell’arciere nero si era posato sul fratello. Lei non poteva saperlo, ma per fortuna il suo istinto la costrinse a lasciare in sospeso qualsiasi cosa stesse facendo per correre più veloce che poteva verso la fonte di quel fulmineo disagio. Era andata a comprare il materiale per cucire un nuovo orsacchiotto con Tomoyo subito dopo la scuola, ma in quel momento dimenticò ogni cosa razionale.
Non sentì Tomoyo urlarle di fare attenzione, non si fermò dopo aver buttato a terra involontariamente qualcuno durante la sua folle corsa, non le importò nemmeno di essere in una via principale e piena di gente nonostante il freddo, in quel momento doveva solo correre il più veloce possibile, e per farlo aveva bisogno di un aiuto magico.
-Velocità! Aiutami!-
Il suo piccolo amico lilla apparve come una fantasma al suo fianco, invisibile per fortuna alle persone senza poteri magici, e cominciò a correre al suo fianco, infondendole il suo potere.
‘Devo sbrigarmi, devo arrivare in tempo! Si tratta di Toy, me lo sento…’
Il parco per fortuna era deserto, per cui Sakura potè prepararsi all’imminente battaglia.
-Chiave del Sigillo, sprigiona tutti i tuoi poteri magici! Risveglia il potere della stella! Luce stellare cancella l’oscurità e il male….. scettro a me!-
La sua Chiave si trasformò nello scettro della Stella, e in quello stesso istante Sakura sentì un breve urlo. Era suo fratello. Corse di nuovo, ma non dovette farlo a lungo.
Poco oltre il limitare del bosco lo trovò, steso faccia a terra, ma oltre il terriccio che ricopriva la sua divisa sembrava ancora illeso. Una freccia nera con un’aura pulsante era conficcata nel tronco a pochi centimetri da lì. Toy doveva essere inciampato, o forse si era accorto di qualcosa di strano appena in tempo per evitare il colpo.
Il sollievo che la invase fu di breve durata, perché appena volse lo sguardo le sembrò di vivere il suo incubo ad occhi aperti. Una maestosa figura in nero stava a qualche metro da loro, bardato in un lungo mantello che lo nascondeva completamente se non per le due braccia, ancora tese nello sforzo di lanciare una nuova freccia.
Era come lo vedeva in sogno: misterioso, pericoloso, con quel ghigno malvagio in volto. Non si era accorto di lei, era troppo concentrato su suo fratello, gli puntava dritto nella schiena una di quelle nauseanti frecce piene di magia viva e pulsante.
Sakura non fece in tempo a fare nulla, se non ad urlare un –Fermati!- disperato, prima che questi scoccasse.
-NO!-
Le parve di rivivere la situazione che si era creata con la Carta del Nulla. In quel momento Lee si era trovato in pericolo, e lei non aveva potuto fare nulla per aiutarlo. Lee aveva rischiato di perdere il suo cuore, e se non fosse stato per la sua amata carta dal cuore alato, non avrebbe potuto salvarlo.
Ma in quella situazione, Toy stava rischiando addirittura la sua vita. E ancora una volta si trovava impotente mentre una delle persone che amava di più a mondo era in pericolo.
Sentì solo qualcosa di molto caldo sfrecciarle via da una tasca, prima di sentire un rumore agghiacciante di vetri rotti e due urla angosciate, piene di paura e dolore.
Aveva chiuso gli occhi, ma li riaprì subito, ansiosa di sapere cosa fosse successo. Volle non averlo fatto.
La Carta della Specchio si trovava in piedi, nella sua forma originale, parata a protezione di Toy, con il suo specchio in mano distrutto dalla freccia, che nel frattempo si era misteriosamente dissolta. Frammenti di specchio giacevano, insanguinati, su suo fratello, ma lui non era ferito. Era lo Specchio ad esserlo. Sanguinava copiosamente, come se fosse un cuore trafitto a morte, e la bella ragazza che tante volte l’aveva aiutata aveva un’espressione sofferente in viso. Si accasciò a terra, come privata di forze per quel terribile attacco.
-NO! Perché l’hai fatto?-
Sakura aveva iniziato a vederci sfocato. Lo Specchio aveva fatto da scudo, proteggendo suo fratello, proprio come avevano predetto le Carte. La sua amica ora si era dissolta, tornando nella sua forma di carta, ma c’era qualcosa di strano: era macchiata di sangue, e il suo volto continuava a mostrare segni di un grande dolore. Dove di solito stava il suo specchio, la macchia più scura di sangue gocciolava per terra.
Non riusciva a crederci. Perché lo Specchio aveva agito così? Perché lei non era stata abbastanza abile, abbastanza forte da richiamare lo Scudo in modo che nessuno venisse ferito? Non era una degna padrona della Carte se permetteva alla paura di bloccarla, alle sue amiche si ferirsi…
-Perdonami…-
Un grande sconforto esplose dentro di lei; uscì allo scoperto, e finalmente si fece vedere anche dall’arciere, che ora mostrava un’espressione ancora più eccitata. La caccia stava rivelandosi molto più interessante del previsto.
Sakura si inginocchiò accanto al fratello ancora scosso dall’apparizione improvvisa di quella ragazza con lo specchio. Non sapeva chi era, ma aveva la sensazione di conoscerla… l’aveva salvato. E poi era sparita, sanguinante, dopo essersi accasciata a terra come un burattino senza fili.
Di fianco a lui apparve Sakura, con il volto bagnato di lacrime e la paura negli occhi. Gli pose una carta sul petto, dicendogli di badare a lei per qualche istante. Sua sorella faceva quasi paura in quel momento da tanto era pallida; i suoi occhi terrorizzati e supplicanti perdono gli strinsero ancora di più il cuore.
-Sorellina, cos’hai?-
-Hai rischiato di morire, ed io… non ho fatto nulla. Se non fosse stato per la Carta dello Specchio, tu ora…- nella giada dei suoi occhi tutte quelle emozioni scoppiarono facendola scoppiare in singhiozzi al suo fianco, mentre lo abbracciava stretto.
La Carta… ma certo. Quella che l’aveva salvato era la ragazza che spesso si era camuffata da sua sorella. Quella a cui aveva regalato i nastri per capelli il Natale precedente.
-Sakura… lei è mia amica. Ho sempre saputo quando era lei a prendere il tuo posto, ma le aveva chiesto di non dirti nulla, per questo non lo sapevi…-
Sakura singhiozzò ancora di più capendo il motivo che aveva spinto lo Specchio ad un tale rischio.
La sua paura unita a quella della carta le aveva consentito di agire di sua volontà, ponendosi a difesa di colui che per primo le era stato amico, quando ancora si divertiva a fare dispetti, da cui tra l’altro Toy stesso era uscito ferito.
Sakura si asciugò le lacrime, che avevano tirato fuori la rabbia che per un attimo l’aveva accecata e l’aveva quasi spinta ad usare la sua magia per fare molto, molto male a quel tipo.
Ora era di nuovo lucida, sebbene ancora piena di preoccupazione, soprattutto per la sua amica. Non sapeva che le Carte potessero sanguinare. Avrebbe preferito saperlo prima, o non saperlo mai. Di certo, non voleva scoprirlo così. Potevano anche… morire?
Non voleva pensarci. Doveva prima rendere inoffensivo quel tipo, che nel frattempo aveva preso ad osservarla attentamente.
-Dunque è tua la magia che aleggiava intorno a quel giovine. Ma certo, tu hai poteri magici estremamente forti. Anche più di colui che mi sta dando la caccia, sebbene quel ragazzino non sia niente male come avversario. Credo che prima di lui, mi occuperò di te, e poi della mia precedente preda. Potrei assorbire anche il suo nucleo di magia… in fondo, anche se per ora non è un gran che, un tempo lo era… tempo un anno e il suo sangue rinnoverà i poteri che ha perso. Sì, credo che farò proprio così…-
Sakura si mise a difesa del fratello, con lo scettro ben alzato, pronta a fare del suo meglio. Allungò una mano verso il marsupio con le Carte, pensando velocemente a quale potesse esserle utile, quando un fulmine cercò di colpire l’arciere e renderlo inoffensivo prima che scoccasse, ottenendo solo di farlo indietreggiare  e guadagnare tempo.

Tre paia d’occhi si sollevarono dal punto in cui era partito il fulmine: sul ramo di un albero spiccava la figura di un ragazzo con una spada in mano, vestito di una abito tradizionale verde con bordi dorati e un’espressione furente in viso.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lee ***


Lee
 

L’arciere predatore ghignò, abbassando leggermente l’arco d’ebano. Il suo cacciatore era dunque arrivato. Era molto giovane quel mago, ma nonostante ciò era un degno avversario.
-Ce ne hai messo di tempo per individuarmi! Iniziavo ad annoiarmi, per cui spero non ti dispiaccia se nel frattempo ho trovato di meglio da fare… potremmo rimandare di qualche minuto il nostro gioco? Stavo per mangiare un bel po’ di magia-
L’unica risposta che ottenne dal ragazzo furono una raffica di fulmini dalla scarica mortale che si dirigevano uno dopo l’altro verso di lui, con il preciso scopo di eliminarlo. Povero illuso, sperava bastasse così poco a farlo fuori? Dalla sua aveva centinaia d’anni  in più di esperienza!
-Ma cosa credi di fare?- l’arciere si stava stufando di quello stupido balletto, per cui scoccò una freccia alla velocità della luce contro il giovane mago, che saltò giù dalla sua postazione privilegiata, parandosi davanti alla ragazza.
-Questo. Fuoco, vieni in mio aiuto!- Lee piantò la sua spada nel terreno con forza, generando dei gayser nel terreno che sputavano fiamme… e che si avvicinavano molto velocemente all’arciere.
Naturalmente lui riuscì tranquillamente a schivarli, quell’attacco non era particolarmente ben riuscito rispetto ai molti altri che il ragazzino gli aveva mandato contro nei loro precedenti duelli, in Cina. Che si stesse indebolendo? O forse era solo deconcentrato da qualcosa?
La risposta se la diede un minuto più tardi, il tempo necessario a liberarsi da tutto quel fuoco  e dai fulmini che ancora crepitavano nell’aria.
Quell’attacco all’apparenza sconclusionato era stato solo un diversivo. Le sue prede erano sparite. Non potè trattenere un ringhio minaccioso di gola, quando capì di essere stato ingannato.
 
Quando finalmente si trovarono tutti e tre al sicuro nel salotto di casa sua, Lee lasciò finalmente la presa sul fratello di Sakura, poggiandolo pesantemente sul divano, e abbandonò la mano della ragazza, seppur a malincuore. Si accasciò a terra, semi svenuto. Aveva prosciugato tutte le forze che gli rimanevano per teletrasportare sé stesso e i due fratelli Kinomoto al sicuro, e l’unico posto vicino che gli era venuto in mente era la sua vecchia casa.
Forse però aveva osato troppo. Fece appena in tempo a vedere un paio di amati occhi verde giada scrutarlo ansiosi prima di chiudere definitivamente gli occhi.
 
Sakura stava avendo una mezza crisi isterica. Quello che aveva vissuto nell’ultima ora scarsa  era stato troppo per la sua psiche. Rivedere Lee l’aveva scioccata, soprattutto in una situazione del genere, ma non aveva potuto evitare di pensare a quanto fosse bello il suo ragazzo – e qui il rossore che le aveva colorato le guance l’aveva scaldata piacevolmente – e che quando lei si trovava nei guai, lui appariva magicamente per aiutarla. Come in quel caso, quando stava per scontrarsi contro quel maledetto individuo che aveva tentato di fare la pelle a suo fratello e ferito la sua amica. Senza parlare del fatto che voleva mangiare i loro poteri magici, da quanto aveva capito.
Non si erano detti una parola, ma Sakura non aveva distolto lo sguardo da quello del ragazzo per tutto il tempo in cui lui aveva combattuto per salvarli. Era… affascinante, mentre usava la magia: l’aveva incantata, letteralmente. Non appena aveva riconosciuto l’amata figura del ragazzo cinese, tutta la sua paura era scomparsa, lasciando il posto ad un tale senso di pace che l’aveva stordita per un istante. E subito dopo aveva desiderato prendere Lee per mano per portarlo da qualche parte, per stare un po’ da soli, dopo tanto tempo che non si vedevano.
Ma la paura del loro nemico, di Toy paralizzato dallo shock e della Carta dello Specchio sanguinante  l’avevano fatta riprendere appena in tempo per vedere l’ampia schiena di Lee davanti a sé, un secondo prima che il ragazzo piantasse per terra la sua spada. Lee mormorò qualcosa, e altri fulmini aiutarono a confinare dietro il muro di fiamme l’aggressore in nero; poi lui aveva estratto la spada, si era issato in spalla Toy e le aveva preso una mano, mormorando parole probabilmente cinesi mentre la guardava rassicurante. Quando aveva iniziato a diventare trasparente aveva avuto paura, ma gli occhi ambrati di Lee l’avevano subito fatta calmare. Si fidava di lui.
Ancora una volta l’aveva salvata. Ignorando momentaneamente il fatto che ora si trovava nel salotto di quella che ricordava fosse la casa di Lee, si assicurò che nei dintorni non ci fosse ancora quella presenza, ma sentendo Lee lasciarle andare la mano provò l’impulso di voltarsi verso di lui per trattenerlo vicino a sé. Ma vederlo accasciarsi a terra rischiò di farle perdere la testa per la preoccupazione.
-Lee!-
Accorse accanto a lui, osservandolo da capo a piedi per capire se fosse ferito, ma fu irrimediabilmente attratta dai suoi occhi, ambra preziosa incastonata su quel viso dai tratti decisi che in quel momento mostrava un’espressione sofferente. Svenne in pochi secondi.
-Ti prego Lee, dimmi cos’hai, come posso aiutarti! Lee! Svegliati, ti prego…-
Skura si guardò freneticamente attorno, cercando qualcosa di utile, ma suo fratello la precedette. Si riscosse dal suo stato di trance, posò la carta che aveva stretto spasmodicamente in mano fino ad allora, imbrattandosi di sangue, e poi trascinò il ragazzo sul divano.
Sakura si precipitò a prendere una bacinella d’acqua fresca, posando una pezza bagnata sulla fronte di Lee. Ignorando la presenza di Toy, gli prese la mano e iniziò ad accarezzargliela.
Era preoccupata. Aveva percepito bene lo sfoggio di magia che aveva fatto il suo ragazzo, e il controllo perfetto che ne aveva mantenuto per trasportarli al sicuro gli doveva essere costato tutte le sue energie.
Lui era sempre stato forte, ma doveva essersi allenato duramente per migliorare così tanto.
Sakura ripensò alle parole che aveva detto quell’arciere. Probabilmente stava parlando di Lee quando aveva accennato a qualcuno che gli dava la caccia: non poteva essere una coincidenza che fosse arrivato a salvarli proprio lui al momento giusto. Tra l’altro, l’arciere gli aveva parlato come se si conoscessero.
Quel che era certo, era che non erano in buoni rapporti, anzi tutt'altro.
Sakura continuò a prendersi cura di Lee per più di un’ora, con suo fratello che non li perdeva d’occhio per un solo istante. Che cosa stava controllando, poi, non lo sapeva: cercava forse di evitare che rimanessero da soli? O controllava che stessero bene?
-Sakura…-
Chiamata, la ragazza posò subito lo sguardo sul volto di Lee, che aveva finalmente aperto gli occhi: i suoi bellissimi occhi ambrati lambivano il suo viso e quel poco che poteva vedere del suo corpo in cerca di ferite, o forse si stava solo abbeverando della presenza della ragazza che amava accanto a lui, dopo mesi di assenza.
-Lee non sforzarti, hai usato tutte le tue energie per trarci in salvo, devi riposare-
-Direi che mi sono riposato anche troppo…  Piuttosto, tu e tuo fratello state bene?-
-Sì, sei arrivato giusto in tempo a salvarci… grazie, Lee-
-Ma di che…- Sakura trovò adorabile, oltre che rassicurante, il rossore che prese a colorare teneramente le guance del suo ragazzo. Dimenticò per un secondo la presenza di Toy, e si avvicinò per dargli un lieve bacio a fior di labbra, salutandolo finalmente come si deve. Le era mancato davvero moltissimo, ed ora lo scampato pericolo ed il fatto che finalmente Lee era sveglio e al suo fianco sano e salvo le avevano fatto crescere il bisogno di sentirlo vicino. Abbracciò stretto il ragazzo, nascondendo gli occhi umidi nell’incavo tra collo e spalla, lasciando fluire via le precedenti preoccupazioni.
Lee mise un braccio intorno alla vita di Sakura, godendosi il suo calore e il corpo minuto e atletico di lei contro il suo. Chiuse gli occhi, godendosi finalmente la presenza della sua ragazza accanto a lui.
-Ehm, scusate… lungi da me l’idea di interrompere la vostra riconciliazione, ma c’è qualcuno qui che temo abbia bisogno di aiuto- nonostante le parole, il tono seccato con cui Toy si intromise era piuttosto palese.
-Fratellone, per una volta non potresti essere gentile? E poi, chi è che ha bisogno d’aiuto?-
-Sto parlando…- disse quasi arrabbiato – della Carta dello Specchio-
Sakura si riscosse di botto, sentendosi in colpa per essersi dimenticata della sua piccola amica. Aver ritrovato Lee l’aveva scombussolata per tutte le emozioni che le aveva procurato, ma questa non era una scusa. Doveva capire quanto stesse male veramente lo Specchio.
-Toy, cosa credi le sia successo? Perché sanguinava, anche una volta tornata carta?-
-Sakura, anche se le Carte sono entità magiche, quando assumono forma corporea possono subire gli stessi danni che subirebbero se fossero entità reali. La Carta della Specchio è, in effetti, una ragazza umana. E lo specchio che tiene in mano è il suo cuore. Ed ora è stato distrutto. Ha bisogno di cure, altrimenti potrebbe…- era stato Lee a parlare, tirandosi a sedere e accettando di appoggiare la testa sulla spalla di lei, visto che suo malgrado si sentiva ancora incredibilmente spossato. Sakura gli passò un braccio intorno alla vita per farlo rimanere seduto dritto. Lo aveva ascoltato attentamente, certa che lui sapesse molte cose sulle Carte che ancora lei ignorava. D’altronde, era stato addestrato fin da piccolo per diventarne il padrone.
Le cose erano andate diversamente, ma Lee era comunque molto più ferrato di lei in materia di magia.
-Continua… cosa accadrebbe se non riuscissimo a curarla?-
Lee era palesemente in difficoltà, sembrava aver voglia di essere inghiottito dal terreno piuttosto che rispondere a quella domanda. Alla fine ci fu costretto, visto che gli occhi di Sakura lo stavano implorando di aiutarla.
-Potrebbe… scomparire-

Silenzio agghiacciante. Toy prese la carta in mano, controllando il panico che sentiva montargli dentro per controllare come stava la carta. Non gocciolava più sangue, ma le macchie incrostate erano inquietanti anche da sole, e la figura della ragazza stava diventando man mano più trasparente e la Carta sempre più fredda.
Sakura si lasciò scappare un singhiozzo di paura, temendo di star per perdere un’amica. Tuttavia la mano calda e rassicurante di Lee era ora stretta alla sua, e questo la tratteneva dal lasciarsi andare completamente. Un minimo di lucidità cominciò a brillarle nella mente, tenendola ancorata alla realtà.
-Lee, c’è un modo per impedirlo? Come posso curare lo Specchio?-
-Devi darle la tua magia, in modo che possa guarire. Ma è difficile passare la giusta quantità, rischi di sovraccaricarla o di non dargliene abbastanza. E anche tu corri il pericolo di stancarti troppo o addirittura di perdere la tua magia-
-Non importa, devo provarci! Toy, prendi Lee, allontanatevi, devo scatenare la mia magia e non sono ancora brava a controllarla. Non intendo mettere a rischio anche voi-
-Ma..-
-Niente ‘ma’, Lee, ora tu vai con Toy nell’altra stanza e ti riposi, io resto qui a curare lo Specchio. Via, filate!-
-Sorellina…-
-No, Toy, evita le proteste, tu ora lo aiuti, e inizierai portandolo nella sua stanza! Deve riposare, e tu anche: lo so, che prima che io e Specchio arrivassimo, prima che Lee ci portasse in salvo, l’arciere ti ha risucchiato molte energie. Non me ne sono resa conto subito, ma parte della tua energia vitale era in lui. Non è forse così?-
-…-
-Appunto. E ora, se non vi dispiace, devo occuparmi di un’amica. Sciò!-
-Sorellina, solo sta attenta, ok?-
Toy prese, di malavoglia, un braccio del ragazzo più piccolo, sostenendolo in piedi, mentre lo trascinava recalcitrante in un’altra stanza. Sua sorelle aveva da fare. Doveva salvare una cara amica ed evitare che sparisse per sempre. E loro non potevano aiutarla.
Lee continuava a fare resistenza, ma non poteva molto nelle sue condizioni. Lanciò solo un ultimo, intenso sguardo alla sua ragazza, che a sua volta cercò di rassicurarlo con il sorriso più grande e sincero che le riuscì.
 
Quando rimase sola, Sakura si permise di lasciar uscire un sospiro tremulo di paura. Non si sentiva affatto pronta ad una prova del genere, e le mani le tremavano di paura mentre evocava lo Scettro della Stella, ma al tempo stesso si sentiva estremamente determinata a fare in modo che tutto andasse per il meglio. Al pari della paura, o forse anche di più, il coraggio e la forza crescevano in lei: aveva un compito da svolgere.
E non si sarebbe tirata indietro, o non sarebbe stata degna di essere chiamata padrona e amica delle Carte.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La cura ***


La cura
 
Se Lee si era allenato duramente nei mesi in cui erano stati separati, Sakura non era stata da meno.
Temendo un nuovo pericolo, o semplicemente desiderando che non le accadesse mai più di trovarsi inerme mentre le persone che amava soffrivano, aveva chiesto a Kero-chan di farla diventare più forte.
Riluttante, il suo amico Guardiano del Sole aveva tentennato per molti giorni, prima di acconsentire, e solo dopo che Yuè gli aveva gentilmente fatto notare che Sakura avrebbe potuto ordinarglielo, ma che non l’aveva fatto; era suo diritto e dovere diventare forte abbastanza per proteggere sé stessa e gli altri.
Così, erano iniziate le lezioni. Kero-chan cercava sempre di insegnarle molta teoria prima di farla esercitare, ma nonostante i suoi timori Sakura stava imparando in fretta, e ad ogni nuovo esercizio riuscito sentiva la sua magia risponderle sempre più celermente, con sempre maggiore intensità.
Non era ancora in grado di svolgere un intero combattimento magico senza le sue Carte, ma di certo ora era più consapevole del suo potere ed era anche più abile nell’utilizzarlo.
Tuttavia rilasciare una tale quantità di magia per trasmetterla ad un altro soggetto senza creare ripercussioni spiacevoli non era facile, e la giovane maga temeva di fare solo più danni.
Se però tentennava ancora, rischiava di perdere per sempre la sua amica, e questo pensiero era intollerabile. La ferita di Specchio era molto grave, il suo cuore era stato colpito in pieno da una di quelle nauseanti frecce magiche, che lo avevano frantumato in centinaia di frammenti.
Era stato davvero orribile.
 
Ora però doveva pensare a guarirla.
Sakura prese in mano la Carta con grande delicatezza, dicendole di stare tranquilla, perché ci avrebbe pensato lei a farla guarire, doveva solo resistere ancora per poco. Poi la posò nuovamente sul tavolino di fronte a lei, ponendo la mano sinistra su di essa e la destra sulla Chiave appesa al suo collo.
-Potere della Stella che guidi la mia magia, ti prego, ascolta la mia supplica. Guida la mia mente e uniscila alla Carta dello Specchio, affinchè io possa porre rimedio al danno subito. Potere della Stella, guarisci la Carta dello Specchio, infondendole la tua luce!-
Il Sigillo della Stella comparve attorno a lei, ed una leggera brezza profumata si mosse intorno a lei ed alla Carta, apparsa nella sua forma originale, con lo Specchio ancora frantumato in mano e l’espressione sofferente, ma fiduciosa.
Sakura, rincuorata e commossa, le sorrise per un istante, senza mai mollare la presa mentale sulla sua magia: immaginò di collegare la sua mente ed il suo cuore alla mente ed al cuore della Carta con un doppio filo intrecciato, e che la sua magia potesse usarlo come conduttore per andare a riparare lo Specchio.
In un primo momento parve funzionare. Il dolore sul volto dell’altra stava diminuendo sensibilmente, e i frammenti di Specchio scomparsi nel bosco apparvero magicamente al loro posto, ricomponendosi in un unico corpo.
Qualcosa però non stava funzionando come avrebbe dovuto. Sakura sentiva che le stava sfuggendo un tassello fondamentale, ma non riusciva a capire quale fosse. Quella strana sensazione interferiva con quel delicato procedimento solo superficialmente, ma tanto bastò a spezzare la magia.
La Carta stava visibilmente meglio ora, tanto che le macchie di sangue erano scomparse quasi del tutto, ma non era ancora fuori pericolo: nello Specchio, il sangue stava ancora raggrumato al suo centro.
Mancavano alcuni frammenti: ecco cos’era a disturbarla tanto! Percepiva la mancanza di alcuni frammenti dello specchio, e quindi la ferita non poteva ancora essere chiusa del tutto.
Una sola domanda riecheggiava nella mente di Sakura, e di riflesso in quella della Carta: e ora?
 
Lee era talmente agitato che non sarebbe riuscito a riposarsi decentemente prima di essere sicuro che Sakura fosse uscita da quella prova sana e salva.
Toy aveva rinunciato a tenerlo fermo fin dal primo istante, ma era stato irremovibile sul farlo uscire dalla camera. Sua sorella aveva bisogno di concentrazione, e loro erano fonte di preoccupazione che in quel momento lei non poteva permettersi di provare.
Anche se non lo dava a vedere, anche lui era in apprensione. Sapeva del potere della sorella e delle lezioni che le aveva dato sotto costrizione quel peluche giallo, -no, non l’avrebbe chiamato per nome, era troppo divertente veder sbraitare quel piccoletto… finchè rimaneva piccolo, ovvio – ma non poteva non temere quello che sarebbe accaduto. Stava rischiando grosso, e lui non poteva aiutarla, essendo privo di …
Un momento. Che aveva detto quel folle sul suo nucleo magico? Che stava ricrescendo?
-Cinesino, sta buono e ascoltami un secondo. È vero che anche se ho donato i miei poteri a Yuè, li ho comunque mantenuti?
Lee parve dargli retta per una volta.
-Sì, ma ti ci vorrà ancora del tempo per rigenerare tutta la magia che hai speso. Per il momento le tue percezioni sono addormentate, ma a giudicare dalle tue vibrazioni dovresti tornare in forze entro l’anno…-
-È la stessa cosa che ha detto quel pazzo-
In un altro momento, forse Toy avrebbe trovato divertente la furia palese che stava invadendo il cinesino, ma sapendo da chi fosse causata preferì sorvolare. Anche lui si sentiva montare dentro una rabbia non indifferente verso quel tipo.
-A proposito, com’è che vi conoscete? È un tuo amico?-
-Non dirlo neanche per scherzo! Io non mi accompagno certo ad un assassino del genere-
-Dunque è questo? Un assassino?-
-Più o meno. La definizione più adatta a quel tipo però è cacciatore. Matto, a mio parere, anche se davvero molto forte-
-Voglio saperne di più-
Caso volle che proprio in quel momento entrò Sakura nella stanza, stringendo tra le mani la Carta dello Specchio e con il viso sconvolto dalla fatica e dal terrore.
-Non ci sono riuscita… ho guadagnato tempo, ma non sono riuscita a guarirla… e adesso? Cosa posso fare? Cosa posso fare?- l’ultima domanda l’aveva sussurrata piangendo, per poi accasciarsi a terra esausta.
Entrambi i ragazzi scattarono verso di lei, ma Toy fu più veloce.
La sostenne per le braccia, poi la portò sul letto singolo rimasto libero, facendola sedere affianco a lui e di fronte al suo… amico. Se appena poteva, evitava accuratamente di pensare che fosse anche altro.
-Sakura, smetti di piangere. Fatti forza, o lo Specchio di demoralizzerà insieme a te. Insieme possiamo trovare una soluzione, ma tu devi restare lucida- come sempre, le parole di Lee ebbero il magico effetto di rasserenare la sua ragazza, che dopo un minuto di singhiozzi aveva ritrovato la sua determinazione.
Suo fratello la fissava stupito, lanciando di sottecchi qualche occhiata anche all’altro ragazzo. Il sorriso dolce che lui le aveva rivolto dopo la sua predica dal tono duro aveva dato ben altro significato a quelle parole. Insieme. Quei due avrebbero potuto fare cose impossibili da realizzare da soli. Il ragazzo aveva un certo ascendente sulla sorella, ed in particolare sapeva bene come tirare fuori la grinta che la distingueva dalla massa. E lei l’aveva cambiato in meglio, rendendolo in grado di aprirsi più facilmente: Toy ricordava bene il loro primo incontro, e ancora gli bruciava che avesse fatto il prepotente con Sakura, ma suo malgrado riconosceva il netto miglioramento che aveva avuto da quando i due si erano conosciuti.
Sakura gli aveva raccontato di come fosse stato per merito suo che era tornata a sorridere così presto dopo il rifiuto di Yuki, e gliel’aveva detto con una tale convinzione negli occhi ed un sorriso così solare a palesemente innamorato che non aveva potuto evitare di aggiungere qualche merito al ragazzo.
Non doveva essere così male, se riusciva a farla sorridere così.
Certo, non l’avrebbe ammesso mai davanti a loro. C’erano ancora diverse incognite, tra cui la lontananza…
‘…ed ora questo matto che infilza la gente.’
Distratto dai suoi pensieri, Toy non si era accorto che nel frattempo i due avevano iniziato a cercare un modo per risolvere il problema. Sakura stava guardando le sue carte, pensierosa, quando ad un tratto una si illuminò e divenne così calda che Toy percepì il sangue affluirgli al volto.
Sua sorella però la prese in mano senza problemi, guardandola assorta, senza risentire di quella luce. Era come se…
-La Carta le sta parlando mentalmente. Sakura è diventata davvero molto forte- Lee pareva impressionato da quella capacità, come se non se la fosse aspettata.
-Ehi cinesino, è di Sakura che stiamo parlando. Se si mette in testa di volere qualcosa…-
-…in qualche modo la otterrà. Ne sono consapevole. Ma è davvero incredibile che sappia già parlare mentalmente con le Carte. Dai miei studi so che ci vogliono anni di pratica per riuscirci-
-Evidentemente, Sakura elude tutti gli schemi-
-Hai ragione- e il sorriso innamorato e orgoglioso che le rivolse, anche se lei non se ne accorse, fece capire molto a Toy. Conosceva bene quel sorriso, lo vedeva tutti i giorni sul volto del suo migliore amico.
-Ho capito. Grazie, sei stata davvero molto utile!- la conversazione telepatica parve essere finita, ma Sakura non si degnò di spiegare alcunchè. Si limitò a guardarli con un’espressione fiduciosa in volto.
‘Pericolo’, pensò Lee sulle spine.
‘Guai in vista’ sospirò mentalmente rassegnato Toy.
Per la prima volta, due dei tre uomini più importanti della vita della giovane Padrona delle Carte si guardarono senza traccia di risentimento. Provavano solo una sana giustificatissima sensazione di imminente pericolo per Sakura.
-La Speranza mi ha suggerito un modo per curare lo Specchio. Fidatevi, funzionerà!-
-Ma… di cosa si tratta esattamente?-
-Stai tranquillo fratellone, nulla di troppo pericoloso-
-Già questa risposta suggerisce un milione di punti deboli nel tuo piano, Sakura…-
-Oh, Lee, devo almeno fare un tentativo no?-
-Per cosa?-
-Per creare una nuova Carta. Una che guarisca le ferite magiche. Dovrebbe essere in grado di ultimare la cura dello Specchio, no?-
 
Probabilmente, le urla dei due ragazzi furono sentite anche da Yelan, la madre di Lee, rimasta in Cina nell’attesa che il figlio compisse la sua missione.
Sakura non sarebbe stata Sakura, però, se gli avesse dato retta. Doveva salvare la sua amica, no? Che male c’era?
-Ma tu ti rendi conto del dispendio di energie che ti aspetta? È molto pericoloso, rischi addirittura la vita!-
-E cosa dovrei fare, aspettare che la Carta scompaia? Non se ne parla!-
-Troviamo un altro modo! Hai detto di aver guadagnato tempo trasmettendole la tua magia, ora chiamiamo Yuè e il peluche così di farai consigliare da loro-
-Non c’è abbastanza tempo! La mia magia ha rallentato il processo, ma non è in condizioni stabili. Sta lentamente tornando allo stato in cui era prima, non posso perdere altro tempo. E poi, la Speranza mi ha detto che ce la posso fare-
-Ma…-
-NIENTE ‘MA’! Scudo, proteggi mio fratello e Lee e non lasciarli uscire dalla tua barriera! Perdonatemi, ma in questo modo sarete protetti e io potrò fare quel che devo- i due erano ugualmente terrorizzati dalla piega degli eventi, ma Sakura non poteva permettersi interferenze. Guardarli così però, le strinse il cuore.
-Speranza, aiutali a capire che lo devo fare, te ne prego…- una ragazza dai lunghi capelli neri e un cuore alato in mano apparve vicino ai due ragazzi, per tranquillizzarli e dire loro le stesse cose che aveva già detto alla sua creatrice e amica.
-Lei ce la farà, il suo potere è forte e la sua motivazione lo è ancora di più. Non dovete temere per lei, così la farete solo sentire in colpa; se però la incoraggiate, il mio potere fluirà da voi a lei, dandole supporto. Vi va se insieme, doniamo la nostra speranza a Sakura?-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Una nuova Carta ***


Una nuova Carta
 
In certi momenti Lee si chiedeva come la sua ragazza fosse in grado di farlo rilassare e irritare al tempo stesso con due parole in croce e senza nessunissima intenzionalità. Era preoccupante, sul serio.
Aveva avuto più volte la prova di quanto Sakura fosse molto, molto più potente di quanto non sembrasse all’apparenza, ma la questione lì non era solo la potenza; in gioco entrava anche la forza di volontà, il desiderio che alimentava la magia. Anche in quel caso però, non sarebbe stato un problema: non aveva mai conosciuto qualcuno più determinato e altruista di lei. 
Il vero problema stava proprio nel fatto che Sakura non conosceva limiti: metteva tutta sé stessa in ciò che faceva, e in quel caso avrebbe dato anche l’impossibile per creare una Carta che guarisse lo Specchio. Ma era necessario che si controllasse, che usasse la giusta quantità di magia, e che soprattutto la indirizzasse bene.
In quelle condizioni, non poteva farcela. Era troppo preoccupata di non dare abbastanza, anche se non lo dava a vedere lui lo sapeva.

‘Avanti, pensa, ci deve essere un modo per aiutarla…’

La risposta gli fulminò il cervello così chiara e semplice che si chiese cosa diavolo stesse aspettando per palesarsi.
-Sakura, aspetta un secondo! Ho un’idea-
Si voltò subito verso di lui, curiosa di sapere perché l’avesse richiamata un secondo prima che iniziasse a richiamare la sua magia.
-Per cosa?-
-Per creare la Carta, no?-
-Non è quello che sto per fare?-
-Mi è venuto in mente un modo per renderlo meno rischioso-
-E cosa aspetti a dirlo, ragazzino?-
-Toy, sii gentile! Dimmi, Lee-
-Ti aiuto io-
-Cosa?- doppio sconcerto dai due fratelli.
-Avete capito bene. La aiuto io. Lei è decisamente più forte di me, e anche la sua volontà, ma io ho molto più controllo. Farà tutto lei, creerà la Carta, ma io sarò con lei e la aiuterò a fermarsi quando e se dovesse esagerare, o la spronerò col mio potere se non dovesse farcela. Che ne dici, Sakura? Insieme?-
Furono invasi dai ricordi di una notte in cui il Sole e la Luna erano stati oscurati, e in cui solo la Stella aveva brillato per riportare la luce in un mondo di sonno buio. Quella sera, Sakura aveva affrontato la prova più ardua dopo il Giudizio Finale: trasformare in Carte di Sakura il Buio e la Luce. In quell’occasione, aveva ricevuto il preziosissimo aiuto di Kero-chan e Yuè, e quando stava per abbandonare la speranza Lee era apparso nel cerchio del Sigillo a sostenerla e incoraggiarla. Se non fosse stato per lui sarebbe crollata per lo sconforto e la paura, ma come sempre lui era riuscito a trattenerla mentre scivolava sul ciglio di un burrone.
 
Toy sperava che sua sorella accettasse. Conosceva tutta la storia, visto che aveva obbligato Sakura a raccontargli tutto ciò che si era perso, e aveva spiato lui stesso qualche volta le peripezie di quei due: stimava il sangue freddo e la disciplina del ragazzino.  Si sarebbe sentito più tranquillo se Sakura avrebbe affrontato quell’ennesimo ostacolo con qualcuno, e se quel qualcuno non poteva essere lui, tanto valeva che fosse il ragazzino, visto che anche lui aveva a cuore la salute della ragazza.
Pensò fosse comunque il caso di informare Yuè ed il peluche, giusto per avere rinforzi nel caso le cose fossero precipitate, per cui comunicò in fretta la sua meta e si precipitò fuori da quella casa, cercando di orientarsi in fretta per ritornare il prima possibile con i due Guardiani.
 
Sakura non voleva ammetterlo troppo apertamente, ma aveva avuto davvero paura di dover creare da sola una Carta. Il suo cuore alato non contava, quello era stato un caso, e non era una Carta completa.
Era preoccupata però che ci andasse di mezzo anche Lee.
-Ma potresti ferirti tu in quel caso…-
-Non mi accadrà nulla. E nemmeno a te-
-Come fai a dirlo?-
-Perché siamo tu ed io. Non c’è nulla che non possiamo fare se siamo insieme. Tu sei incredibilmente forte, e io so come aiutarti ad utilizzare la tua magia senza sprechi o ripercussioni. Ci stai?-
-…Va bene. Mi fido di te, Lee-
Lee fece uno di quei sorrisi dolci in grado di mandarle all’altro mondo le facoltà mentali, per cui disse che era meglio iniziare subito se non volevano avere problemi.
Non era necessario evocare il suo Scettro: tutto ciò che le serviva era il Sigillo della Stella da apporre alla sua magia dopo verle dato forma. Lee si mise alle sue spalle, le mani serrate a pugno tranne per indice e medio: posò la punta delle dita della mano sinistra sulla nuca di Sakura, mentre l’altra rimaneva parata innanzi a sé.
La ragazza represse un violento brivido. Tutti i suoi istinti le dicevano che quel gesto era pericoloso per lei, ma scacciò tutti i pensieri negativi pensando che quello dietro di lei era Lee, e questo faceva tutta la differenza del mondo.
Lee aveva percepito gli istinti di difesa magici attivarsi in Sakura: comprensibile, in quella posizione avrebbe potuto tranquillamente renderla inerme o addirittura farle del male. Fu felice quando vide che lei gli diede l’ennesima dimostrazione di quanto si fidasse di lui reprimendo i brividi d’avvertimento che l’avevano scossa.
Fu allora che apparve il Sigillo sotto ai loro piedi. La solita brezza che portava con sé il profumo dei fiori di ciliegio li circondò, proteggendoli.
Come avevano programmato, lei mise tutta la magia che poteva in quel desiderio di aiutare l’amica che si era sacrificata, e Lee ingabbiò i flussi di magia che sfuggivano al controllo della ragazza all’interno del Sigillo, in modo che potessero compattarsi a formare la nuova Carta.
Un fiotto di gratitudine sgorgò dal cuore di lei quando vide la magia verde smeraldo del suo ragazzo ammansire la sua, più vivida ma anche più ribelle. E nello stesso istante, un bagliore conosciuto le apparve innanzi agli occhi, prendendo per un istante una forma che le ricordava quella di una persona, ma dissolvendosi subito dopo per ritirarsi all’interno della sua forma di Carta, attendendo con pazienza di essere chiamato all’azione dalla sua creatrice.
Il Sigillo svanì e i due ragazzi, stanchi, si sedettero pesantemente a terra, ancora provati dalle fatiche precedenti. Sakura però non aveva ancora distolto lo sguardo da ciò che era apparso proprio di fronte a lei, senza avere il coraggio di girare quella Carta che aveva creato con Lee per essere certa di essere riuscita nel suo intento.
Come intuendo i suoi pensieri, fu Lee a porgergliela, come ad incitarla dato che, in effetti, non c’era tempo per indugiare.
Quello che vide su quella carta la fece irrigidire per un secondo a causa dell’incredulità, per poi scoppiare in una risata liberatoria. Incuriosito, anche il ragazzo guardò la Carta per capire cosa ci fosse di tanto divertente. Arrossì fino alla punta dei capelli, se lo sentiva dal volto in fiamme, e avrebbe giurato anche di sentire il vapore uscirgli dalle orecchie.
E Sakura che continuava a ridere di cuore non aiutava, per niente!
-Dai Sakura, smettila… devi curare lo Specchio…-
-Sì, sì… hahaha… ok, ora lo faccio. Specchio, vieni!- la piccola Kinomoto si era calmata quel tanto che bastava per… aiutare la sua amica. Non potè trattenere un’altra risatina, per fortuna trattenuta tra i denti, quella situazione da tragica era passata ad un livello sublime di comicità… per lei, naturalmente. Lee stava ancora cercando di non morire per autocombustione.
La sua amica apparve, in condizioni meno critiche di quando era stata colpita ma comunque in via di peggioramento, ma ebbe comunque la forza di sorridere alla sua Padrona, certa che tutto sarebbe andato bene.
Ed infatti : - Non preoccuparti, ora noi ti aiuteremo a stare bene! Carta dell’Aiuto, porta soccorso alla tua nuova sorella che è rimasta ferita per portare soccorso ai suoi amici!-
Davanti alla giovane figura evanescente coi lunghi capelli neri apparve un ragazzo dai tratti stranieri, con corti capelli color autunno, uno sguardo ambrato che brillava in maniera innaturale ma infondendo una grande calma e un sorriso piccolo ma saldo. Indossava delle vesti verdi di fattura antica, e sui palmi delle sue mani brillavano due ambre brillanti quanto gli occhi.
Lee divenne ancora più rosso quando lo spirito della nuova Carta con le sue sembianze in abito da combattimento si materializzò davanti a loro.
Tal spirito, per prima cosa guardò la sua Padrona e le fece un inchino rispettoso, ringraziandola per averlo creato. Sakura si chiese se fosse possibile che l’animo cavalleresco del suo Lee si fosse trasmesso in qualche modo alla Carta.
Dopodichè, Aiuto si girò verso la ‘sorella’, sorridendole rassicurante e posando entrambi i palmi sullo specchio rotto, che piano piano si stava disintegrando. Sotto gli occhi soddisfatti e felici dei due ragazzi, i frammenti di quello specchio presero ad apparire ed a amalgamarsi di nuovo, ricostruendo il cuore di quella Carta come nuovo, come se non fosse mai stato spezzato. Il sangue ed il dolore erano finalmente scomparsi del tutto.
Entrambi gli spiriti si dissolsero, ritornando alla loro forma di carte. Sakura le guardò con amore, felice che tutto si fosse risolto per il meglio.
E poi guardò di nuovo la sua nuova Carta. No, la loro Carta. Proprio come la Speranza, anche quella, seppur in modo diverso, era di entrambi. La osservò attentamente, cercando di memorizzarne i tratti: gli occhi ambrati che brillavano al pari delle pietre che aveva incastonate nei palmi delle mani, ben aperte e tese verso di lei, come ad aiutarla anche in quella forma, il sorriso ancora impresso sul suo volto gentile, le vesti smeraldine sollevate da una brezza sconosciuta.
La figura era proprio quella di Lee, non c’era il minimo dubbio.
The Help era nata. Ed era davvero ironico che avesse preso le sembianze di colui senza il quale non sarebbe potuta esistere, secondo il parere di Sakura. Era un po’ come se quella carta fosse loro figlia.
Adesso era il suo turno di andare a fuoco. Quel pensiero l’aveva fatta partire con un viaggio di fantasia nel futuro, dove loro vivevano insieme e felici, con un bambino e una bambina che si rincorrevano vicino a loro. Per non mostrare il rossore poggiò la testa sulla spalle di Lee, che si era ripreso abbastanza da passare un braccio sulle spalle di Sakura per abbracciarla senza avere un infarto.
Rimasero così a lungo, lei appoggiata a lui mentre gli abbracciava la vita con le braccia, lui con il capo posato su quello di lei, un braccio che le passava dietro la schiena e l’altro che le accarezzava le braccia in modo così dolce che Sakura chiuse gli occhi per godersi quella pace, e finì per addormentarsi.
C’era Lee a vegliarla, e lei era certa che non avrebbe più fatto brutti sogni.
L’ultima cosa che pensò era che quel giorno era stato davvero pieno di emozioni intense, sia nel bene che nel male, e che al tramonto era in diritto di sentirsi stanca come non le capitava da quando aveva trasformato le prime Carte di Clow in Carte di Sakura.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Spiegazioni ***


Il sole aveva appena toccato l’orizzonte, e Yuki stava per bere un thè caldo come digestivo alla quantità industriale di cibo che aveva mangiato, quando un tonfo secco gli fece rovesciare la teiera per terra, spargendo sul pavimento in legno scuro l’acqua ormai bollente. Fece giusto in tempo a balzare lontano per non ustionarsi i piedi nudi prima di essere sorpreso alle spalle da un Toy ansimante e sudato, ma soprattutto visibilmente tormentato da qualcosa.
-Toy, ma cosa ti è successo? Vieni a sederti, riprendi fiato…-
-Non c’è tempo Yuki, dobbiamo andare… a casa del cinesino, Sakura potrebbe aver bisogno di Yuè… perché sta creando una Carta di Sakura!-
-Ma Toy… con ‘cinesino’ intendi dire Lee? È qui a Tokyo? … Aspetta, Sakura sta creando una carta?- pochi secondi dopo il viso confuso e poi sconvolto di Yuki venne sostituito da quello non più glaciale di Yuè, che mostrava apertamente la paura che provava forse per la terza volta nella sua lunga vita. Senza una parola, sollevò senza sforzo l’amico e prese a volare il più velocemente possibile in direzione della sua padrona, seguendone l’aura distintiva per i vicoli della città.
Toy intanto pregava sua madre di vegliare su Sakura finchè non fossero arrivati. A metà strada si unì a loro il peluche, ma quella volta Toy evitò di mettersi a litigare con lui: la situazione era preoccupante, e come se non fosse bastato il piccoletto si era trasformato in tigre alata. Decisamente, non era il momento di bisticciare come loro solito.
In volo ci misero molto meno tempo di quanto non avesse impiegato Toy all’andata in corsa, ovviamente, senza contare che così facendo avevano tagliato tutti i vicoli per procedere in linea d’aria verso la loro meta.
Siccome il non più tanto piccolo Guardiano del Sole non riusciva a tapparsi le fauci neppure in un momento simile, volle sapere tutto quello che era successo, dato che al cellulare il ragazzone burbero gli aveva detto giusto  cinque parole, che l’avevano fatto scattare sull’attenti: ‘Sakura ha bisogno di aiuto.’
Per scacciare l’ansia e chiarire tutti i dubbi che sapeva anche Yuè voleva dissipare fece un rapido ma dettagliato resoconto della sua aggressione, della Carta dello Specchio ferita, dell’intervento di Lee e di ciò che Sakura aveva fatto per curare la sua amica. La ciliegina sulla torta era, naturalmente, il fatto che nulla avrebbe potuto funzionare a parte ciò per cui erano tutti e tre così preoccupati.
Dopo un tempo che parve infinito, ma che in realtà non erano stati altro che pochi minuti, si ritrovarono davanti alla porta di casa del ragazzo, ed entrarono senza indugio.
Per poco a Toy non venne un infarto a vedere sua sorella dormire sul divano, con un sorriso sulle labbra … completamente appoggiata al cinesino, anch’egli addormentato con la testa appoggiata a quella di sua sorella, e le mani sulla sua schiena e su un fianco. Dimenticò per un secondo i pensieri angoscianti per dedicarsi a quelli più violenti, ma prima che dicesse nulla una roca, profonda e assolutamente goliardica risata uscì dalle fauci di quella specie di felino troppo cresciuto, che si stava letteralmente rotolando sul pavimento dalle risate che non riusciva a frenare. Fece per chiedere stizzito cosa diavolo avesse da ridere tanto in un momento come quello, ma quando vide anche il Guardiano della Luna con un ampio sorriso che celava una risata trattenuta non potè fare a meno di incuriosirsi. Insomma, cosa poteva rendere così euforico la vera forma del suo amico da farlo quasi scoppiare a ridere?
Seguì il loro sguardo, e quando vide due carte sul tavolino del salotto non comprese subito il motivo di tanta ilarità, ma dopo averle osservate meglio…
-Beh, che dire… missione compiuta, ci eravamo preoccupati per nulla. Sakura ce l’ha fatta. La Carta è guarita grazie ad una …evidentemente… nuova Carta- Toy cercò di nascondere il sorriso, ma non gli riuscì altrettanto bene con l’orgoglio che trapelava dalla sua voce.
-Ora che sembra tutto risolto, mi piacerebbe avere delle spiegazioni sull’arciere che ti ha attaccato, e sul perché il ragazzo pare conoscerlo bene. Ci conviene spostarci tutti a casa vostra, Toy, che ne dici?-
-Ok… ma il peluche troppo cresciuto riuscirà a volare in queste condizioni?-
-Dagli un minuto e ce la farà. Noi intanto possiamo tranquillamente avviarci con loro due-
-Va bene… ma lasciamoli dormire ancora un po’-
-Credo anch’io sia meglio così. Hanno entrambi usato moltissima magia oggi, e il loro organismo deve riprodurla. Nel sonno il processo è più veloce. Adesso torno Yuki, la mia presenza non è necessaria finchè non si svegliano-
Un bagliore, il Sigillo della Stella, ed il suo amico era di nuovo con lui. Gli fece un sorriso più disteso del solito, forse complice lo scampato pericolo di Sakura.
-Bentornato-
 
Sakura era ancora parzialmente addormentata quando sentì il fischio quasi assordante della teiera anche ad un piano di distanza. Si alzò lentamente a sedere, guardando automaticamente fuori dalla finestra. Un lieve chiarore le indicava che fosse l’alba.
Ci volle qualche minuto di riflessione, vista la sua mente ancora annebbiata dal sonno, ma alla fine riuscì a ricostruire gli eventi recenti e per la foga di controllare che tutto fosse davvero come lo aveva lasciato cercò di scendere velocemente le scale, ottenendo solo di cadere col sedere per terra dopo essere scivolata a metà rampa.
Per il dolore le scappò involontariamente un’imprecazione indistinguibile ad orecchio umano, ma non restò molto in quella scomoda posizione. Doveva fare almeno un milione di cose. Primo tra tutto, assicurarsi che Lee fosse ancora in circolazione, che suo fratello stesse bene e poi dedicarsi alla caccia di quell’arciere.
Entrò spedita in cucina, sorpresa di trovarci già tutti i suoi cari meno suo padre, che non sarebbe tornato a casa prima del week-end causa uno scavo importante parecchio fuori mano.
Se Lee e Kero-chan si stavano praticamente fulminando, Yuki sorrideva tranquillo e beato mentre divorava un piatto pieno di uova strapazzate, pancetta, pane e marmellata e altri cibi impossibili da digerire a quell’ora infausta del mattino per chiunque non fosse lui, e infine suo fratello che aveva finito di fare il tè e lo stava versando nelle tazze per tutti.
Quando videro Sakura, smisero tutti di fare qualunque cosa per domandarle praticamente in coro come si sentisse. Ancora un po’ confusa per via dell’affollamento nella sua cucina, rispose quasi incerta.
-Uhm… bene, grazie…-
-Ne sei sicura?-
-Ma sì… piuttosto, cos’è questo?- indicando con un gesto esplicito tutti loro.
-Un consiglio di guerra. Ma non potevamo iniziare certo senza il nostro soldato migliore!-
-D’ora in poi credo che metterò il blocco ai film di guerra che ultimamente ti hanno preso un po’ troppo, Kero-chan… -
-Ma Sakura…-
-Di questo parleremo poi, d’accordo? Ora potete spiegarmi perché siamo tutti riuniti qui?- Sakura intanto si era seduta accanto a Lee, che le aveva sorriso dolcemente, stringendole la mano per un istante. Arrossirono lievemente entrambi, ma poi tornarono subito a prestare attenzione alla discussione che stava per iniziare, pur mantenendo in volto il piccolo sorriso segreto che solo gli innamorati possono vantare.
-Ieri sera vi eravate addormentati sul divano a casa sua… – Toy lanciò l’ennesima occhiataccia al ragazzo, che si limitò a guardarlo per una volta con tranquillità. Vedendo che non reagiva, continuò : - … e quando noi tre siamo arrivati abbiamo visto le carte sul tavolino, e abbiamo capito che eravate riusciti nell’impresa… Vi abbiamo portato qui perché il ragazzino ci deve qualche spiegazione, direi –
-Ma prima io voglio sapere un’altra cosa- tutti si voltarono incuriositi verso Kero-chan, che stava fissando alternativamente la sua padrona e il cinesino. –Quando ho visto la carta, non lo nego, sono scoppiato a ridere per via dello spirito che la rappresenta…- e un sorriso che somigliava più ad un ghigno lo dedicò tutto a Lee, il quale arrossì furiosamente e abbassò lo sguardo, imbarazzato a morte. Sakura fece per aggredire il suo amico, approfittando della sua forma ridotta, ma il pupazzetto la fermò: - …ma avrò tempo per riderne più avanti. Prestando più attenzione, ho notato qualcosa di strano in quella Carta. Vorrei sapere se anche Yuè ha avvertito qualcosa, e poi mi dovrete raccontare tutto quello che avete fatto per crearla-
-Anche Yuè ha percepito un’anomalia nell’aura della Carta dell’Aiuto, ma sul momento ha pensato fosse a causa delle interferenze che ci sono in città. Ora vorrebbe analizzarla più da vicino, non ne è più convinto- Yuki ormai aveva molta più dimestichezza con l’altro sé, tanto da poter in qualche modo comunicare con lui, ricordando finalmente ciò che faceva quando diventava Yuè. A volte gli prendeva ancora un po’ lo sconforto per i suoi falsi ricordi di una vita non vissuta, ma ora non ne soffriva più molto. Toy gli era stato molto vicino, e lo aveva aiutato a superarlo.
Sakura aveva estratto dal marsupio da cui non si separava mai le sue carte, prendendo quella nuova, e non potendo evitare un sorriso diretto esclusivamente al suo ragazzo la mise al centro del tavolo, di modo che tutti la vedessero.
Il povero Lee stava morendo di vergogna, ma si riprese con uno scatto quando sentì le parole incredule dei due Guardiani. Non sembravano più avere tanta fretta di avere la loro spiegazione sul come avessero creato quella Carta.
-Non è possibile…-
-Eppure lo senti anche tu…-
-Ma come è stato…?-
-Non lo so… davvero non lo so-
I loro occhi si puntarono come segugi su Lee, che iniziò a temere di aver fatto male ad aiutare Sakura, era stato presuntuoso da parte sua ed ora aveva mandato in fumo ciò che avrebbe potuto fare la ragazza…
-Raccontaci esattamente come conosci l’arciere-
Stupito del rapido cambio di argomento, non accennò nemmeno una protesta, iniziando a raccontare.
-Due mesi fa, mia madre Yelan mi fece convocare d’urgenza. Era una cosa rara, e temetti che qualcosa di male fosse in agguato. Sapete, mia madre è una discreta veggente, anche se è migliore come maga. Comunque, aveva ragione. Non potemmo però imperdire ciò che stava per accadere, non avevamo abbastanza elementi per capire quando sarebbe successo. Mia…- si interruppe un secondo per riprendere il controllo della sua rabbia, palpabile nell’aria tanto era manifesta. Solo dopo che Sakura gli appoggiò delicatamente una mano sul braccio riuscì a continuare: -… mia sorella Feimei, nella sua immensa stupidità ha trasgredito agli ordini di nostra madre, andando nel salone in cui sono custoditi gli oggetti magici di più valore o più pericolosi. Non è dotata di grandi poteri, ma è una Shaoran, e come tale ha potuto accedervi senza temere malefici di sorta, ma non si è limitata a questo… Ha aperto quello che secondo lei era un portagioie, per cercare non so nemmeno cosa, ma che in realtà era un Sigillo di Contenimento, rafforzato da vari fuda benedetti da mia madre in persona, in quanto il Sigillo da solo era troppo poco  per lo spirito al suo interno. Come ho già detto, lei non ha grandi poteri, anzi, ma resta sangue del sangue di mia madre: grazie a questo i fuda hanno ceduto senza arrecarle danno, ma lo spirito mai sopito dell’arciere nero, detto anche solo ‘cacciatore’, è uscito dopo tanti anni di prigionia. È uno spirito centenario, che in vita fu l’arciere più abile del continente conosciuto, ma per la sua indole violenta fu condannato a morte. Evidentemente il suo spirito amava troppo la caccia: è rimasto in questo mondo, ma per continuare a farlo deve assorbire i nuclei magici di cose, persone, spiriti. E quando punta una preda, non la molla fino a quando non l’ha conquistata-
Aveva parlato tutto d’un fiato, raccontando la storia del loro nuovo, pericoloso avversario, e ciò che gli pesava di più doveva ancora essere detto. Si lanciò nella sua spiegazione finale, parlando ancora più velocemente per il nervoso.
-Ha assorbito i nuclei delle mie sorelle, accorse alle grida di Feimei… io non c’ero per proteggerle, mi stavo allenando lontano da lì… stanno bene, ma si sentono prive di forze, e mia madre ha faticato parecchio per scacciarlo di casa, ma alla fine ce l’ha fatta. Quando mi ha convocato, mi ha ordinato di cercarlo e rinchiuderlo, perché era estremamente pericoloso lasciare libero uno spirito maligno di tal genere. Da allora è stato un gioco di cambio di ruoli da preda a cacciatore e viceversa, l’ho inseguito per tutta la Cina praticamente, il maledetto sa come nascondersi… ed è davvero forte. Finora gli ero riuscito a tenere testa, ma ad un certo punto deve aver deciso di cambiare aria… Ho impiegato due settimane a capire che era venuto qui in Giappone, e mi sono precipitato qui temendo il peggio. Ti ha puntata, Sakura. Sei nel suo mirino. Tu e tuo fratello. Vi ha spiati per molti giorni prima di agire, e l’ha fatto al momento più propizio. È abile in questo. Dovrete stare attenti-
Il silenzio era sceso in cucina. Stavano rimuginando sulle parole di Lee, quando Sakura battè le mani, felice. La guardarono come se fosse pazza, ma lei ignorò tutti, prese tra le mani il volto di Lee e lo baciò. Per quando casto e breve, quel bacio così spontaneo e vibrante di emozione fece quasi svenire dalla felicità Lee, dalla rabbia Toy e dalle risate Yuki e kero-chan. Sakura sorrise al suo ragazzo, sprizzando gioia per un misterioso motivo che nessuno di loro sembrava capire, quindi sbuffò e si decise a spiegarsi.
-Sono felice, perché Lee è qui. Perché è di nuovo qui con me a combattere, come è sempre stato. Avevo paura di essere sola questa volta…e coi due non guardatemi male, sapete cosa intendo… ma lui è qui, e mi ha protetta, come sempre. Ora so di potermi battere contro chiunque. Perché c’è lui-
La dolcezza e la sincerità con cui erano state dette quelle parole commosse il ragazzo, che le fece un sorriso felice e senza riserve, prendendole le mani tra le sue e stringendole. Non amava le dimostrazioni d’amore in pubblico, specialmente se nel pubblico c’era anche il fratello di lei. Ma lei lo sapeva e lo capiva: lo guardava con così tanto amore negli occhi che non potè fare a meno di ricambiare i suoi gesti e le sue parole almeno in parte, carezzandole una guancia arrossata dall’emozione.
Capendo che i due ragazzo avevano bisogno di stare un po’ soli, dato che per un motivo o per un altro non ne avevano ancora avuto modo veramente, gli altri componenti del consiglio di guerra si dileguarono in un secondo, lasciando i due ragazzi finalmente soli per farli godere di un secondo di intimità.
A distanza di sicurezza comunque, Toy vigilava che quell’intimità non andasse troppo oltre. Yuki e Kero-chan stavano parlando di quanto aveva detto loro il ragazzo, incastrando finalmente le tessere del puzzle che avevano iniziato a comporre alla vista di quella Carta tanto particolare.
-Non dovremmo dirglielo? Credo sia una bella notizia, per quanto… beh, importante-
-È vero, ma non voglio darle false speranze. Parliamone prima con lui-
-Dovremo anche indagare sull’arciere…-
-A tempo debito. Per oggi limitiamoci a riposare, ne avremo bisogno-
-Credi che quella carta sia…-
-Sì. È il segno che i tempi sono maturi-

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fiducia e amore ***


FIDUCIA E AMORE
 
 
Tomoyo camminava tranquillamente verso la casa della sua migliore amica, certa che qualcosa di grande era accaduto il giorno prima. Non era da Sakura piantarla in asso senza darle spiegazioni o senza portarla con sé.
Quando suonò il campanello però, non si aspettava che ad aprirle la porta fosse Lee.
Nemmeno sapeva che era in Giappone, a dire il vero.
Anche il ragazzo rimase un secondo sorpreso di vederla, ma poi rimise la sua spada nel fodero che portava sulla schiena e le sorrise facendola entrare. Non appena lo fece, lo stupore lasciò il posto ad una sincera gioia di rivedere l’amico dopo tanto tempo.
Specialmente visto che il ragazzo si trovava in quella casa…
-Quanto tempo, Lee. Sono felice di rivederti. Da quando sei tornato?-
-Anche a me fa piacere, Tomoyo. Sono qui solo da un paio di giorni, non l’aveva programmato e quindi non ho avuto il tempo per…-
-TOMOYO!- una scheggia castana gli passò a fianco troncando le sue spiegazioni, avvolgendo la ragazza mora in un caloroso e quanto mai impetuoso abbraccio, ricambiato con gioia.
-Sakura, sono sollevata nel vederti in forma. Visto che mi ha aperto Lee, ho temuto il peggio-
-Dato che in casa non ci sono né Toy, né kero-chan, né Yuki, ha voluto verificare che non ci fossero malintenzionati, dopo quello che è successo ieri… ma scusa, perché credevi mi fossi fatta male?-
-Quando ieri sei scappata alla velocità della luce, ho capito subito che probabilmente c’era una minaccia nelle vicinanze, probabilmente si è avverato il tuo sogno premonitore con l’uomo armato d’arco, dico bene? Ieri sera non mi hai chiamata, quindi sono venuta a vedere se ti era successo qualcosa e a chiederti se Toy sta bene
-Il tuo intuito fa sempre impressione come un tempo…-
-Grazie, Lee. Posso dunque sapere chi è tanto temibile da costringere Lee a prendere un volo fino a Tokyo per il timore che nemmeno Sakura, con tutti i suoi poteri e le Carte dalla sua parte, riesca a sconfiggerlo?-
Sempre più basiti e impressionati dalla perspicacia della loro amica, le raccontarono quel poco che ancora ignorava, per poi spiegarle ciò che avevano fatto per la Carta dello Specchio.
Siccome Lee si agitava sul divano che divideva con Sakura come se avesse posato il sedere su un cespuglio di spini, Tomoyo si incuriosì oltremodo per quella strana reazione al solo nome della Carta dell’Aiuto.
-Posso vederla? Oh, come mi dispiace di non averti potuta filmare mentre creavi una Carta, con l’aiuto di Lee poi! E questo cacciatore… oh, avrei voluto vederti combattere contro di lui, amico mio!-
Sakura aveva accontentato Tomoyo, per poi stringere la mano di Lee nel tentativo di consolarlo benchè lei stessa si stesse trattenendo a stento dal ridere. Non perché trovasse stupido o ironico il fatto che lo spirito avesse assunto l’aspetto del suo ragazzo, quanto piuttosto per il palese imbarazzo che ghermiva Lee per poi non mollarlo più fino a quando l’argomento o la suddetta carta non fossero spariti dal suo udito o dalla sua vista.
Anche Tomoyo doveva averlo capito, perché si limitò a sorridere e commentare blandamente che l’aveva sempre detto che lui era fotogenico. Causando un ulteriore attacco di timidezza acuta nel giovane.
-Dai, Lee, dovresti sentirti onorato! In fondo, se lo spirito ha assunto questa forma, significa che è stata Sakura stessa a immaginare l’Aiuto come se fossi tu, e dato che spesso lei si identifica con lo Specchio… aspetta. È per questo che sei imbarazzato. Come ho fatto a non capirlo prima?-
Sakura spostava il suo sguardo allucinato dalla sua migliore amica, che in quel momento sfoggiava un sorriso soddisfatto degno di un gatto che si è appena pappato il topolino indifeso, e Lee, che sembrava tutto tranne che un topolino indifeso in quel momento: sembrava pronto a uccidere Tomoyo con il suo sguardo più bellicoso.
Perché se Tomoyo era brava in qualcosa, era indovinare i sentimenti delle persone. E perché se Lee odiava qualcosa, era che gli altri gli leggessero dentro.
-…-
-Lo prenderò per un sì. Ora, Sakura… quel che serve è un costume per la tua nuova missione: la caccia-spettri!-
-…spettri?-
-Sakura, ricordi che l’ho raccontato no? Che quell’arciere è vissuto secoli fa ed è il suo spirito a restare in questo mondo, nutrendosi di magia. Cosa credevi che fosse?-
-Allora è un f-f-fantasma? Sono stata con un fantasma nel bosco ieri… AHHH!-
Si era buttata tra le braccia di Lee a quella realizzazione. Lui scosse semplicemente la testa, e Tomoyo sorrise intenerita, troppo abituati a quella reazione della ragazza alla menzione dei fantasmi per darle troppo peso. Sapevano anche che era solo uno sfogo di paura passeggero.
Siccome era Sakura stessa  a voler smettere di avere paura e far sempre la piagnona del gruppo, si staccò a malincuore dal calore sempre rincuorante del petto del suo ragazzo, che sembrava fatto apposta per accoglierla e proteggerla. Asciugò le due lacrime che le erano sfuggite, appuntandosi mentalmente di uccidere suo fratello appena rientrato per averle riempito la testa di storie di fantasmi spaventosi fin da quando era piccolissima.
Tomoyo la guardava, quasi orgogliosa di lei, mentre Lee le teneva una mano  aspettando pazientemente che si calmasse, senza interferire, lasciando che fosse lei a sbrigarsela con quella faccenda. Lo ringraziò mentalmente per questo pensiero discreto.
-Lee, quindi il tuo compito è imprigionare di nuovo questo spirito?-
-Sì, mia madre me l’ha affidato, chiedendomi anche di riportare indietro i nuclei magici delle mie sorelle, se possibile-
-Deve fidarsi molto di te e delle tue capacità. Come farai?-
-In realtà sono semplicemente l’unico che poteva mandare. Per riuscirci ho portato con me lo scrigno che lo custodiva in passato. Sapete, è stata proprio mia madre a catturarlo, da giovane. E poi dovrò ricoprirlo di fuda benedetti dell’elemento fulmine. È molto vulnerabile ad esso-
-Ma come farai ad attirarlo lì dentro?-
-Non lo so ancora, ma di sicuro mi verrà in mente una strategia. Sakura, promettimi che gli starai lontana-
-Ma…-
-Ha puntato te e tuo fratello. Non si fermerà fino a che non avrà assorbito tutta la vostra magia. E quando l’avrà fatto, non gli servirete più a nulla, da vivi. Non posso permettere che un errore mio ti possa causare danni-
-Ma non è stata colpa tua, cosa dici?-
-Mia madre ha sbagliato nel lasciare incustodita una cosa così pericolosa, conoscendo le mie sorelle, Feimei ha sbagliato ad aprire uno scrigno con un’evidente aura magica intorno e coperto di fuda di rinforzo, … ma soprattutto io ho sbagliato. Non avrei mai dovuto allontanarmi da casa dopo la premonizione di mia madre. Sono l’uomo di casa, è compito mio proteggere le mie sorelle. Ed ora, loro sono confinate nelle loro stanze, ancora prive di nucleo magico, ma soprattutto di forza. Se io fossi stato con loro…-
Lee tacque, schiacciato da sensi di colpa che sentiva pesanti come macigni.
-Ma Lee, non puoi pensarlo davvero! È stato tutto uno sfortunato incidente, non puoi sentirti in colpa per qualcosa che  non hai fatto, non ha senso!-
-Tomoyo ha ragione. Lee, guardami per favore…- attese di incrociare i suoi occhi  di giada con quelli ambrati per continuare a parlare. –Non puoi essere certo che non sarebbe successo nulla se tu fossi rimasto a casa. Non puoi saperlo semplicemente perché ormai è passato. Non è successo nulla di grave l’importante è che nessuno si sia fatto male in modo irreparabile. Ti aiuterò a rinchiudere il cacciatore, e poi restituiremo la magia alle tue sorelle. Te lo prometto. Ti fidi di me?-
-Certo, ma…-
-E allora smetti di rimuginare, e abbi fiducia. Sarò al tuo fianco, non permetterò che ti accada qualcosa. Sei sempre stato tu a proteggermi, ma ora è il mio turno di farti da spalla e ricambiare ciò che hai fatto per me da quando ci siamo conosciuti. Non accetto un ‘no’. Capito?- lo minacciò giocosamente puntandogli un dito sul naso, cosa che oltre a imbarazzarlo lo fece quasi diventare strabico. Al sorriso divertito e fiducioso di Sakura, non potè evitare di cedere.
-…sì.-
 
 
-Mi spieghi per quale assurdo motivo stiamo lasciando da soli quei due a casa mia?-
-Toy, perché sei così preoccupato?- Yuki era davvero un mago nel fare il finto tonto, quando ci si metteva. E la cosa lo divertiva, sotto sotto.
-Non è ovvio?-
-Quante volte devo ripeterti che a volte le cose vanno dette ad alta voce? Che diamine, non sono nella tua testa!-
-Vero, ma che bisogno c’è di dirlo se tu mi conosci benissimo?-
-…non quanto vorrei- era stato poco più di un triste sussurro, ma anche senza sentire le parole Toy aveva intuito che qualcosa non andava. Cercò quindi di tirarlo su con una battuta.
-Alza la voce, non ho un orecchio bionico!-
-…ho detto che conoscerti non implica leggerti la mente. Hai paura di un attacco del cacciatore o semplicemente di lasciarli soli perché stanno insieme?- si vedeva lontano un miglio che Yuki stava cercando di sviare il discorso, ma Toy non era certo un tipo che lasciava perdere facilmente.
-Entrambe le cose, naturalmente. Sono dei bambini. Ma c’è anche altro che mi preoccupa-
-Sono ragazzi in gamba, invece. Se la sapranno cavare. Cos’altro c’è in grado di turbarti, oltre a Sakura?-
-Te-
Sorpreso, Yuki inciampò sbadatamente nei suoi stessi piedi, andando quasi addosso ad un passante che lo guardò male. Se non fosse stato per Toy che lo aveva afferrato per un braccio, sarebbe finito sicuramente faccia a terra, sbilanciato dalle borse della spesa.
-Toy…-
-Yuki, lo so che qualcosa ti rende triste. Vorrei solo capire cos’hai e fare qualcosa per aiutarti- nel dire queste parole, pose la mano libera sul volto del suo amico, che avvampò, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per il piacere inaspettato.
-Non voglio che tu mi nasconda i tuoi pensieri e sentimenti. Voglio esserci per te, per le cose stupide e per quelle difficili. Non tagliarmi fuori-
Yuki sentiva i suoi occhi pizzicare, ma si rifiutava di piangere per le parole toccanti che gli aveva detto. Cosa doveva fare? Dirgli che, senza di lui, si sentiva perso in un mondo pieno di gente che per lui erano solo una massa di volti indistinti? Che il suo volto brillava come un faro nella nebbia? Che lo amava… ? Ma era giusto, per lui, amare? Lui, un essere che in realtà non avrebbe nemmeno dovuto esistere… innamorato del suo migliore amico.
Toy continuava a guardarlo negli occhi, senza cedimenti, cercando di intuire le emozioni che si susseguivano dentro di lui da uno sguardo, una piega delle labbra rosee…
La gente intorno a loro continuava a camminare, ma loro non li vedevano. Fermi, in piedi, in mezzo alla strada, continuavano a guardarsi, senza altro contatto tra loro se non quella mano che dal volto dell’albino era scesa in una dolce carezza fino al suo collo, passando sotto la sciarpa di lana pesante, per poi rifugiarsi dal freddo tra i capelli alla base della nuca, afferrandoli delicatamente.
A causa di quella presa forte ma non costrittiva Yuki istintivamente alzò il volto e lo protese verso quello di Toy, socchiudendo gli occhi come se fosse in trance. Quella mano posata sulla sua nuca aveva azzerato completamente i suoi pensieri, rendendoli talmente lenti e nebulosi che l’unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu seguire l’istinto. Le borse gli caddero dalle mani che si andarono a posare sugli avambracci muscolosi di Toy, stringendoli come se fossero la sua ancora di salvezza.
Chiuse gli occhi, e finalmente posò le labbra su quelle di Toy, con l’unica cosa chiara dentro di sé che se lui si fosse scostato, magari disgustato dal contatto con un altro uomo, avrebbe potuto morire.
Ma quando sentì sulla bocca il movimento di riposta della sua compagna, seppe di essere già morto, perché quello non poteva essere altro che il paradiso.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Convivenza ***


Convivenza
 
Il rumore della porta sbattuta fece sussultare i tre occupanti del salotto come petardi scoppiettanti. Tomoyo cercò freneticamente la sua videocamera, Sakura evocò la Chiave della Stella e Lee si parò davanti alle ragazze con la spada già sguainata. Il recente pericolo li aveva resi così nervosi che ci misero quasi un minuto intero a rendersi conto che quelli appena entrati di certo non erano una minaccia, e che quindi potevano abbassare le armi.
 
Toy fece un salto all’indietro quando si trovò la punta di una spada ad altezza gola, finendo addosso a Yuki, che per cercare di evitargli una caduta lo afferrò per le braccia. In una situazione normale era forte abbastanza per sostenerlo tranquillamente, ma galeotte furon le borse della spesa, che, lasciate al loro destino da entrambi i ragazzi, si vendicarono facendoli inciampare l’uno sull’altro.
Il risultato del comico incidente fu un bel bernoccolo sulla fronte di Toy e l’osso sacro dolorante per Yuki, senza contare l’imbarazzo di trovarsi con i volti a così poca distanza mentre facevano forza sulle braccia per rialzarsi: si può sire che i loro nasi non furono più distanti di un palmo per tutta la durata della difficoltosa operazione.
 
Il magnetismo che sprigionavano aveva creato in Tomoyo il sospetto che, finalmente, qualcosa tra i due si fosse sbloccato. E a giudicare dall’elettricità che aleggiava, doveva essere qualcosa di importante. Che si fossero rivelati i loro veri sentimenti? No, o sarebbero stati più rilassati tra di loro. Forse qualche impeto di gelosia aveva comportato frasi sibilline o comportamenti ambigui? No, non sarebbero stati così tranquilli. Forse… c’era di mezzo un bacio?
‘Eureka!’
Tomoyo fece mentalmente i complimenti e le felicitazioni a quella coppia bellissima che se ancora non era ufficiale poco le mancava. Era da tempo che entrambi aspettavano l’altro, ed ora si erano trovati. Era sinceramente felice per loro.
Anche Sakura lo sarebbe stata. Se solo, ovviamente, glielo si sarebbe detto; a volte la sua migliore amica era un po’ tonta riguardo le questioni di cuore. Non lo faceva apposta, solo che non se ne accorgeva consciamente.
‘Chissà quanto tempo ci metteranno quei due a chiarirsi tra loro…’
-ABBIAMO UN GROSSO PROBLEMA!-
-Kero-chan, smettila di urlare a quel modo!-
-Scusa Sakura, ma abbiamo un problema formato gigante per le mani!-
-Peluche, cosa vai blaterando? E tu, ragazzino, metti via quella spada. Ci mancava poco che non mi tagliavi la gola!-
-Preferisco tenermi all’erta. E comunque non te la sto mica puntando addosso!-
-Non mi fido di te con in mano una spada! Potresti far del male a qualcuno-
-Non sono mica una bambinetto inesperto! IO sono un abile spadaccino e so controllare perfettamente la mia arma!-
-Non ne sono per niente sicuro…-
-BASTA! Non è il momento di litigare tra di noi! Vi ho detto che c’è un problema…-
-Kero-chan, perché sei così agitato? Cosa è successo di così grave?-
-Sono uscito per fare un giro di perlustrazione, e passando per la casa del cinesino e di Yuki… le ho trovate distrutte. Come se fosse esplosa una piccola bomba. Ne sono rimaste solo macerie-
-COSA?-
-Ma perché?-
-Ho percepito la presenza del cacciatore in entrambi i luoghi. Credo che all’inizio abbia seguito la traccia magica di Sakura fino alla casa di Lee, dove ha lasciato il segno per via della gran quantità di magia che vi ha utilizzato, e poi abbia sentito la tua, Toy, a casa di Yuki in cui passi tantissimo tempo, senza contare l’aura di Yuè, che deve essere sembrata un buon pasto per uno come lui. Per fortuna non c’eravate, e lui ha fatto esplodere le vostre case. C’era una freccia nera in mezzo ai detriti, e credo che sia stata quella a causare l’esplosione-
-Quindi ora è possibile che venga qui? Del resto, le aure più potenti del Giappone sono tutte riunite in questa stanza…- Tomoyo aveva centrato il punto, vista la faccia preoccupatissima del guardiano del Sole, richiamando nel frattempo l’attenzione sul pericolo imminente, visto che i due fratelli Kinomoto erano impegnati a far digerire la notizia ai rispettivi compagni.
-Infatti. Ho bisogno dell’aiuto di Yuè per creare una barriera forte abbastanza per nascondere la nostra presenza per qualche giorno, il tempo necessario a stabilire un piano d’azione e riprendere le energie con tranquillità-
-Ma kero-chan, così facendo non metteremo in pericolo le altre persone?-
-No, stai tranquilla, lui attacca solo chi ha poteri magici, e gli unici in tutta Tokyo che li hanno sono qui dentro. Per i prossimi giorni, ci converrà restare tutti in questa casa, è la cosa più sicura. Yuki, potresti far uscire Yuè?-
-Ma certo- chiuse gli occhi, il sigillo della Stella apparve sotto di lui ed insieme ad esso le sue ali argentee, dopodichè Yuki divenne Yuè, il guardiano della Luna.
La smorfia strana che Tomoyo vide fare a Yuè rivolta a TOy le fece ben intendere che aveva visto giusto su quei due. Doveva essere avvenuta la svolta che entrambi bramavano e temevano.
‘Ne vedremo delle belle nei prossimi giorni…’
Tomoyo poteva passare per una curiosa ficcanaso, ma a lei non importava: voleva solo che le persone vicino a lei fossero felici. Possibilmente, avrebbe anche voluto immortalare quella felicità con la sua fedele videocamera: non per farsi gli affari degli altri, semplicemente era la sua natura di osservatrice. Più che la protagonista della sua vita, si sentiva una spettatrice nella vita dei suoi cari.
Un ombra di nostalgia calò sul suo animo per qualche istante, mentre pensava agli unici momenti in cui aveva sentito la vita scorrere come un fiume in piena dentro di lei… era però inutile rimuginarci, quei momenti non sarebbero più tornati e lei lo sapeva. Non aveva senso essere triste per questo.
-Tomoyo, è meglio che anche tu resti qui. La continua vicinanza di Sakura ti ha lasciato addosso una traccia consistente della sua aura-
-Non c’è problema. Ora chiamo mia madre per avvertirla-
 
-Allora, io e Yuè abbiamo eretto la barriera.. Potete stare tranquilli per tre o quattro giorni, ma poi dobbiamo essere pronti ad affrontare quello spirito-
-Hai qualche idea, kero-chan?-
-Ormai è tardi, sarebbe meglio pensarci domani a mente fresca. Una buona dormita non può fare che bene-
-Siamo in tanti, come ci sistemiamo?-
-Beh, le ragazze in camera di Sakura e i ragazzi in camera di Toy. No?-
-Camera mia è troppo piccola per tre persone. Suggerisco di sfruttare anche la camera di papà-
-Ma Toy…-
-Sai anche tu che in camera mia c’è un solo letto. Cinesino, vedi di non far danni, ti affido camera mia-
-Si si… come dici tu…- Lee era talmente spossato dagli ultimi eventi che nemmeno si era sforzato di trovare un commento adatto per rispondere alle solite provocazioni di Toy.
-Direi che possiamo anche andare a dormire a questo punto. Yuki, ragazzino, venite con me, vi presto qualcosa per dormire. Sorellina, Tomoyo, buonanotte-
-Buonanotte a voi-
Sakura si avvicinò a Lee dandogli un bacio e augurandogli sogni d’oro in un sussurro che lo fece tremare, il tutto sotto lo sguardo divertito della sua amica e furioso del fratello. Yuki era talmente preso dai suoi pensieri che a stento aveva seguito la conversazione.
 
Quando le due ragazze furono in camera, a Sakura venne un’idea alquanto maliziosa. Forse qualche demone giocherellone si era impossessato di lei, ma senza preavviso trascinò la sua amica sul letto per spiegarle la sua idea, mostrandole anche la Carta che l’avrebbe aiutata.
La sua amica appariva deliziata dalla sua idea.
-Spero solo che non si arrabbino troppo domani…- questo era l’unico dubbio della padrona della carte, che venne subito rassicurata dalla mora al suo fianco.
-Non è nulla di male, solo un modo per rilassare gli animi tesi da tutti questi pericoli. E ho idea che così facendo accelererai ciò che sta accadendo tra quei due…-
-Di chi parli?-
-Niente, lascia perdere… piuttosto, cominciamo?-
 
Dopo aver lanciato al ragazzo più piccolo una vecchia tuta per dormire e averne recuperate altre due, Toy si diresse verso la camera del padre, dove aveva lasciato Yuki pochi minuti prima.
Lo trovò seduto sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto. Provò a scuoterlo leggermente scrollandolo per le spalle.
-Ehi…-
Non si aspettava le iridi grandi come piattini che gli si puntarono addosso pochi secondi dopo.
Il ricordo di quanto successo tra loro quel pomeriggio si fece spazio prepotentemente in loro, ricordando ad entrambi anche la spiacevole interruzione dovuta ad una ragazzina che aveva sbattuto contro il moro, finendo per cadere malamente a terra slogandosi una caviglia e costringendo suddetto moro a portarla in spalla fino al più vicino bar dotato di telefono.
Il momento magico era passato, e ormai ogni parola che avrebbero voluto dire sembrava fuori luogo. E avevano percorso quindi l’intera strada di ritorno in silenzio.
Ed ora erano lì, di nuovo vicinissimi. Di nuovo speranzosi che qualcosa accadesse. Certi stavolta di non essere interrotti. Forse fu proprio questo che li fece allontanare. Fin dove si sarebbero spinti, se avessero potuto?
Celando il dispiacere, si allontanarono l’uno dall’altro, preparandosi per dormire.
E quando si stesero nel letto matrimoniale del padre di Toy, si diedero la schiena senza nemmeno pensarci, evitando con fermezza di incrociare gli sguardi, certi che se fosse accaduto non sarebbero più stati in grado di sciogliere il legame che li univa sempre di più ogni volta che l’onice incontrava il cristallo.
 
Nessuno dei due poteva sospettare che a pochi metri da loro, due menti diaboliche stessero complottando per far passare quella notte in un modo molto, molto più redditizio del semplice riposo.
-Allora, che te ne pare del mio piano?-
-Tomoyo, sei un genio!-
-L’idea è stata tua, Sakura…-
-Sì ma sei stata tu a darle senso e forma! Io volevo solo usare il Sogno per far passare a tutti una notte diversa dalle altre, ma tu mi hai dato dei consigli a dir poco geniali per ciascuno di loro!-
-Grazie, amica mia. Sono felice che tu sia d’accordo con le mie proposte. Cominciamo?-
-Subito. Chiave del Sigillo, sprigiona tutti i tuoi poteri magici! Risveglia il potere della stella! Luce stellare cancella l’oscurità e il male….. scettro a me! Carta del Sogno!-
 
 
 
Note dell’autrice:
Salve a tutti!
Lungi da me il tediarvi con inutili discorsi, ma volevo avvertire i lettori che per un po’ mi sarà difficile postare regolarmente o celermente, causa preparazione esami. Vi prego di portare pazienza e di continuare a seguire questa mia creazione, sperando di non far passare troppo tempo tra una pubblicazione e l’altra.
Ciao e spero a presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Sogni - 1°parte ***


Avvertenza: questo capitolo, e probabilmente anche il prossimo, sono il motivo per cui il raiting della storia è arancione. È la prima scena di rapporto sessuale che descrivo, per cui non so com’è venuta, ma ci ho provato. Se non vi va, potete semplicemente leggere fino al momento dell’inizio del sogno di Lee. Il resto non è importante ai fini della trama della storia.
 
SOGNI – 1° parte
 
Nel corso dei secoli erano stati in molti a porsi domande sull’essenza e il significato dei sogni.
A volte si era creduto che fossero messaggi delle divinità; altre che predicessero il futuro; altre ancora che fossero reminescenze delle proprie vite passate. Negli ultimi due secoli in particolare, da quando la psicologia e la scienza ebbero uno spiccato e rapido sviluppo, molte furono le teorie a riguardo: furono visti come semplici mescolanze di immagini viste nella realtà e poi mescolate e riadattate, ma in particolar modo ebbe molta fortuna l’idea freudiana dei sogni come espressione dell’ ‘IO’ più vero e nascosto dentro di noi.
È molto romantica l’idea del sogno come luogo in cui essere veramente e completamente sé stessi, davvero liberi di esprimere alla massima potenza la grandezza e la complessità dei propri sentimenti.
 
Quella notte, in una casa come tante nella città di Tomoeda, tre ragazzi poterono scoprire quanto i sogni fossero l’ombra più vera delle loro emozioni più profonde grazie alla magia di una Carta molto particolare…
 
Sakura aveva appena finito di dare istruzioni alla sua Carta del Sogno, quando quest’ultima si moltiplicò per quattro e si diresse come un fascio si brillanti nelle menti dei tre giovani addormentati e di Sakura, che cadde addormentata vicino a Tomoyo, che aveva osservato tutta la scena con curiosità malcelata.
 
NEI SOGNI DI LEE
Era così palese che si trovasse nel mondo onirico che Lee si chiese addirittura quante ore gli mancavano per recuperare le energie e svegliarsi. Gli mancava Sakura. Era stato talmente tanto tempo lontano da lei, che ora dormire a due passi di distanza nella stessa casa era una dolce tortura per lui.
Si sentiva galleggiare in una nebbia grigia talmente familiare da soprannominarla mentalmente ‘la mia culla mentale’.  Ehi, che avete contro questo nome? Avrà anche coscienza di essere addormentato, ma non potete pretendere che sia efficiente, serio e pragmatico come nella realtà! È pur sempre nel regno in cui tutto è possibile…
…anche vedersi apparire di punto in bianco un paio di occhi verdi molto familiari che brillavano tanto intensamente da illuminare la nebbia, facendola dissolvere. Dietro quel grigiore si era nascosta una natura selvaggia e incontaminata, dominata dal rumore dell’acqua scrosciante e dal vento che cantava tra innumerevoli alberi folti di verdissime foglie. Il suo corpo sembrava molto più consistente in quel luogo, e guardandosi Lee capì di trovarsi in piedi su uno strapiombo roccioso, a pochi metri da una cascata.
Il sonno del ragazzo era talmente vigile che raramente gli capitava di averlo abbastanza profondo da sognare qualcosa di diverso dalla consueta nebbia, per cui si volle godere il paesaggio nella sua interezza facendo un paio di giravolte per abbracciare con lo sguardo tutto il panorama.
Non seppe il perché, ma si trovò improvvisamente senza appiglio mentre cadeva nel vuoto. Il sogno sembrava talmente reale… gli spruzzi d’acqua sul suo corpo, il vento che lo sbeffeggiava, gli alberi tutt’intorno che diventava una macchia indistinta di verde… fatto sta che sentì distintamente il suo cuore battere più veloce ed un breve urlo uscirgli dalle labbra contro voglia.
Breve appunto, perché dopo appena un paio di secondi si sentì afferrare delicatamente per le braccia, e rimase sospeso a mezz’aria grazia a quel miracoloso salvataggio. Il vuoto venne sostituito da un luogo ben noto al ragazzo per l’insolita quantità di guai avvenuti in quel luogo: il parco del Re Pinguino, insolitamente deserto e improvvisamente immerso nella luce del tramonto. E, dietro di lui, la ragazza che lo aveva trattenuto dal precipitare nel sogno: la sua Sakura.
-Sakura… È bello vederti anche nei miei sogni- non che una frase simile gli sarebbe mai uscita di bocca fuori dal sogno…
-Lee, amore mio… mi sei mancato tanto…-
Sakura si era fiondata ad abbracciarlo, più stretto che poteva, e aveva affondato il capo tra spalla e collo. Lee sapeva che le piaceva appoggiarsi in quel punto, anche se non ne conosceva il motivo.
‘Vorrei sognare così tutte le notti…’
Lee si stava beando di quella sensazione di pace, quando essa venne brutalmente ma piacevolmente infranta. Sakura stava… oddio
‘Questa è la prova decisiva che si tratta di un sogno… e che sogno! Ah…’
La sua ragazza gli stava baciando il collo con una sensualità senza pari. Aggrappata alle sue spalle, il corpo morbido che aderiva come una seconda pelle al suo, le lebbra leggermente umide che si muovevano sul suo collo… voleva forse farlo impazzire? Gli diede poi un morso deciso, succhiando subito dopo a mo’ di scusa il lembo di pelle che aveva torturato per tutto quel tempo. Da quanto erano in quella posizione? Lee sapeva solo che si sarebbe fatto torturare a quel modo in eterno.
Se quella fosse stata la realtà, probabilmente la ragazza gli avrebbe lasciato un ricordino abbastanza evidente sulla pelle con quel gioco eccitante, e lui ne sarebbe stato imbarazzato ma felicissimo, ma se fossero stati svegli lui di certo non avrebbe trovato il coraggio di fare quello che invece il sogno rese possibile.
-Adesso tocca a me, Sakura-
Le avvolse con le braccia i fianchi snelli, sollevandola da terra e poggiandola contro un muro apparso proprio al momento giusto. Ah, che bello essere in un sogno…
I baci che si scambiarono i giovani innamorati erano quasi famelici. Le gambe di lei erano intrecciate ai fianchi di Lee, che le aveva messo le mani sotto le cosce toniche per sostenerla.  Le mani di Sakura che gli accarezzavano i capelli e la nuca gli levarono il poco di razionalità che aveva conservato fino a quel momento. Lasciò, un po’ a malincuore, le labbra arrossate della sua bellissima ragazza per passare al collo, rendendole pan per focaccia il gioco che li aveva condotti fino a quel punto.
 
Sakura però non riusciva a stare ferma tra le sue braccia, il suo corpo cercava di aderire sempre di più  a quello muscoloso del ragazzo che amava e quasi senza accorgersene compì un movimento col bacino, andando incontro al tangibile segno di eccitazione di lui, che fece boccheggiare entrambi. Vedendo una reazione così istintiva e appassionata di Lee, Sakura ripetè più lentamente, ma con più forza e consapevolmente stavolta, lo stesso movimento di prima.
Questa volta, le gambe di Lee cedettero. Improvvisamente si trovarono sdraiati tra coperte verdi e rosse morbidissime. Grazie sogno….
-Amore… ti prego... non fermarti….-
-Sakura… vorrei che tutto questo accadesse nella realtà…-
-Ma questo è reale…- gli prese una mano poggiandosela sul cuore, facendogli sentire il suo agitato tambureggiare.
 
Lee stava fissando la sua mano tra quelle di Sakura, posata sul suo petto. Non resistette alla tentazione di lasciare una carezza leggera sul seno di lei. Non l’aveva notato prima, ma la ragazza era scalza, coperta solo una un corto vestito fatto di tanti veli bianchi e trasparenti sovrapposti. Sembrava un angelo..
-Amore, sembri un angelo… sei il mio angelo-
Le posò le mani aperte sui fianchi, lasciandole carezze delicate ma talmente eccitanti che la ragazza si fece sfuggire dei mugulii ben percepibili, che fecero inorgoglire il ragazzo.
 
Stanca di aspettare, prese lei in mano la situazione. Afferrò i polsi di Lee e si posò entrambi le sue mani sui seni, per poi premergli contro le mani, per sentire il più possibile quel contatto, e chiuse gli occhi. Lei lo sapeva, che anche se non erano nel mondo reale, quello che stavano facendo ERA reale… era un sogno che stavano facendo insieme, fuori dalle loro teste. Era come se fossero in un mondo parallelo…
Lee prese ad accarezzarle deciso la terza piena ancora coperta dal vestito, ma la scarica di adrenalina che le vibrò nel sangue in quel momento le impedì di restare ferma a subire piacere e basta.  
Alzò il bacino per andare incontro a quello di Lee, e sentendolo duro contro di sé fu felice di avergli provocato tale eccitazione. Vedendo come si mordeva il labbro per resisterle, decise di fargli perdere il controllo rendendo ritmico e sempre più prolungato quel contatto tanto bramato da entrambi.
‘E pensare che l’idea iniziale era solo quella di stuzzicarlo un po’, giusto per vedere come reagiva…’
Lee aveva iniziato ad assecondare i suoi movimenti, facendole provare un piacevole pizzicore al basso ventre, dove si concentrò anche gran parte del calore del suo corpo. Si sentiva andare in fiamme, e non si era mai sentita tanto bene in vita sua.
Il tempo dei pensieri razionali era finito da un pezzo, per cui quando Lee lasciò solo una mano a stuzzicarle il seno portando l’altra al bordo del vestito per toglierglielo, lei non ebbe assolutamente nulla da ridire.
 
Per lui fu assai piacevole togliere quella massa di veli dal corpo di Sakura, primo perché spogliarla era uno dei suoi più oscuri desideri, secondo perché accarezzarle la pelle con i veli di quell’abito era oltremodo eccitante, e lei doveva pensarla proprio come lui da come sorrideva mentre mugolava di piacere.
Lui però voleva sentirla urlare…
Una volta che lei fu rimasta solo con l’intimo, provò un attimo di imbarazzo, ma l’espressione felice di Sakura glielo fece dimenticare. Erano nel suo sogno tanto, no?
-Sei bellissima, mio piccolo fiore di ciliegio…- Si tuffò sulle sue labbra, continuando a succhiarle e morderle con una passione che fino a quel momento era stata trattenuta, ma ora era finalmente libera di esprimersi.
 
Sakura intanto gli aveva levato la camicia, riuscendo ad avere un contatto diretto con i muscoli sodi e ben delineati del suo torace. Si era distratta ad accarezzarlo e a star dietro alla lingua di lui nella sua bocca che faceva dei movimenti davvero stimolanti, per cui non si accorse dello strano movimento nelle parti più basse. Fu per questo che non riuscì a trattenere un sonoro gemito quando un dito freddo di Lee premette contro il centro pulsante e caldo della sua intimità. Era una sensazione così estranea e bellissima…
 
Sorridendo, il ragazzo si alzò leggermente da lei per godersi lo spettacolo che era il viso della sua ragazza sconvolto dal piacere che le stava facendo provare. Aggiunse un altro dito, senza premere troppo né tentare di violare quell’entrata che lo stava chiamando, limitandosi a muovere le dita delicatamente, stimolando ogni centimetro di quel magnifico fiore. Quando la vide tutta rossa in viso e senza fiato, intenerito le diede un casto bacio sulle labbra, pieno dell’amore che provava per lei, e scese col viso lasciando una scia di baci nell’incavo dei seni e sul suo addome, arrivando all’ostacolo che lo separava dal frutto della sua ciliegia. Fu lei stessa ad incitarlo a muoversi, per cui le tolse l’intimo, potendo finalmente massaggiarle liberamente i seni pallidi, mentre con gli occhi la divorava completamente.
 
Esposta com’era, nuda davanti a lui ancora quasi completamente vestito –per sua sfortuna – eccitata, a gambe aperte con lui in mezzo ad esse che la guardava con una bramosia tale da farle venire i brividi di piacere lungo tutto il corpo, si sentiva stranamente protetta, come sempre quando era accanto a lui. Non sentiva nemmeno un briciolo di paura. Tuttavia, non voleva che la loro prima volta fosse in un sogno di un mondo parallelo temporaneo…
 
Lee però non voleva farla sua in sogno. Anche se non sapeva che quella Sakura era la SUA Sakura, quella vera e non solo una sua immaginazione, l’istinto gli disse di evitare di andare fino in fondo. Quindi, decise per qualcosa di alternativo per farla urlare…
Accostò il viso all’intimità della ragazza, cominciando a leccarla. Aveva ottenuto quello che voleva: lei aveva urlato il suo nome per la sorpresa e l’intenso piacere. Non si fermò, aveva un sapore che gli dava alla testa e continuò così finchè Sakura, con un sonoro e prolungato gemito, non venne per la prima volta in vita sua. Accolse sulla lingua gli umori delle ragazza, per poi sollevarsi e sorriderle pieno d’amore.
 
Sakura era sconvolta, non aveva mai provato emozioni del genere. Non vedeva l’ora di svegliarsi per assaporarle appieno.. ma prima, voleva fare una cosa. Ribaltando le posizioni, Sakura spogliò lentamente il suo ragazzo, che la lasciò fare tranquillamente.
Sorridendo maliziosamente, Sakura accarezzò con una mano il suo viso, soffermandosi un istante sulle labbra, per poi scendere a tracciare le linee dei muscoli del suo torace, sempre più lentamente mentre si avvicinava all’inguine teso e trascurato di Lee, bisognoso d’attenzioni.
 
-Ci penso io a te, ora…-
In un istante, la sua mano si chiuse fermamente sull’erezione del ragazzo, che rimase senza fiato e boccheggiante. La visione della ragazza mentre muoveva lentamente su e giù la mano sul suo membro era quasi più eccitante del movimento in sé. Quando poi si abbassò per strofinare le labbra su tutta la sua lunghezza, senza mai toccare la punta sensibile Lee credette di uscirne pazzo. Venne un minuto di dolci torture più tardi.

L’ultima cosa che ricorda sono gli occhi verdi pieni d’amore e ancora lucidi per l’eccitazione che avevano provato, e poi il sogno finì.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sogni - 2° parte ***


Sogni II parte
 



Quella notte, in una casa come tante nella città di Tomoeda, tre ragazzi poterono scoprire quanto i sogni fossero l’ombra più vera delle loro emozioni più profonde grazie alla magia di una Carta molto particolare…
 
Sakura aveva appena finito di dare istruzioni alla sua Carta del Sogno, quando quest’ultima si moltiplicò per quattro e si diresse come un fascio si brillanti nelle menti dei tre giovani addormentati e di Sakura, che cadde addormentata vicino a Tomoyo, che aveva osservato tutta la scena con curiosità malcelata.
 
NEI SOGNI DI TOY E YUKI
Riuscite a immaginare quali possano essere i sogni di un uomo, che è anche un angelo guerriero, il Guardiano della Luna?
Potreste pensare che è la notte il suo sogno, il manto di velluto scuro tempestato di gioielli lontani anni luce, con la luna piena che splende su tutto, illuminata di luce riflessa, ma al tempo stesso generatrice di qualcosa di altrettanto importante della luce: pace. La pace che ti placa l’animo quando il silenzio della notte mette a tacere il tumulto che scatena i maremoti dentro di noi.
Rimarreste sorpresi scoprendo che non è la notte che un angelo sogna.
Potreste allora pensare che è il sole a illuminare la sua notte, il sole fonte della luce che illumina e scalda con la sua energia. Il sole, che permette la vita.
Non è nemmeno questo che riempie i sogni del guerriero lunare.
 
Un fiore che sboccia. Un fiore di un rosa carico di un profumo dolce, non invadente, ma memorabile. *
È tutto ciò di cui ha bisogno per essere felice nei suoi sogni.
 
Quella notte i suoi sogni subirono una variazione imprevista. E ciò avrebbe scosso profondamente la vita dell’angelo, ma soprattutto dell’uomo che era il cuore e la maschera dell’impavido Guardiano della Luna.
Il fiore crebbe, divenne grande quanto lui, anche un po’ di più, e quando sbocciò svelò il suo cuore nero come l’inchiostro. Anche i petali si scurirono, cambiarono forma, sparirono e apparirono, si allontanavano e si intrecciavano tra loro, fino a creare l’immagine di un giovane.
-Toy…-
Interpellato, aprì gli occhi, svelando due ossidiane velate da una leggera confusione.
Appena lo vide però, tutto il resto del mondo divenne una massa confusa, l’erba e il cielo divennero onde verdi e azzurre che scorrevano intorno a loro, sopra e sott, il sotto divenne il sopra e non restò null’altro che loro.
 
-Yuki-
-Non posso evidentemente più fare a meno di te. Anche i miei sogni, da sempre uguali a sé stessi, hanno preso il tuo volto-
-Yuki….-
-Cosa vuoi da me? Tu sai quanto ti amo e ti desidero, l’hai sempre saputo… e allora perché non mi hai mai fatto cenno di allontanarmi, o … di avvicinarmi?-
-Yuki!-
-Perché solo quando mi trovo in un sogno ho il coraggio di dirti tutto questo?-
-YUKI- Toy gli tappò la bocca nel modo migliore che potesse.
Le loro labbra si sfiorarono per la seconda volta, con una la stessa dolcezza di quel pomeriggio, ma con un’intensità che non avrebbe dovuto esistere altrove che nella realtà.
-Non siamo in un sogno. Non ti sei accorto che ci troviamo in un mondo parallelo? Suppongo ci sia lo zampino di mia sorella, l’ho sentita confabulare con Tomoyo prima. Io e te siamo reali. Il bacio che ti ho dato è reale. Ciò che mi hai detto è reale. Cià che provi è reale… come quello che provo io-
Non aspettò un altro secondo. Avevano già aspettato così tanto, per così tanti motivi diversi… motivi forse giusti, forse sbagliati, ma il bacio che si diedero in quel momento, in quel luogo tanto lontano dalla realtà ma altrettanto vero, fu sicuramente giusto.
L’amore, la passione, tutto ciò che erano uno per l’altro, esplosero tra di loro e si compattarono in qualcosa che funse da calamita tra i loro corpi. I loro cuori si appartenevano già da tempo, ma finalmente questo poteva essere espresso senza sotterfugi, senza maschere.
Yuki pensò che ogni bacio era più bello del precedente. Non avrebbe mai smesso di desiderare quella morbidezza sulla sua bocca, la lingua dell’altro che chiedeva l’accesso, la sensazione umida e bellissima che seguiva il suo consenso.
La mancanza d’aria purtroppo si fece sentire, e dovettero sciogliere le loro lingue, ma si tennero stretti, abbracciati, ancora coi volti vicini.
-Che ne dici di svegliarci, e di continuare questo discorso nella nostra realtà?-
-Dico che mi va benissimo-
 
 
NELLA REALTà
Si svegliarono contemporaneamente, e la prima cosa che videro fu l’altro. Si erano addormentati girati di schiena, ma dovevano essersi inconsciamente avvicinati, perché anche se non si toccavano ora erano posti entrambi sul fianco, occhi negli occhi, con i corpi davvero molto vicini. Così tanto da percepire il calore emanato dal proprio innamorato.
-Quello che ci siamo detti… là… vale anche qui? Saremo in grado di costruire qualcosa su delle basi che ancora qui non abbiamo?-
-Se è solo questo che ti preoccupa, rimedio subito a questa terribile mancanza- Toy si avventò fulmineo sulle labbra pallide di Yuki, leccandole, mordendole e assaporandole con evidente gusto.
Avevano atteso così tanto quel momento che ancora non sembrava reale. Yuki aveva ancora l’impressione di trovarsi in quel mondo parallelo creato da Sak…
-SAKURA!-
-Cos’ha mia sorella?-
-È stata lei a mandarci in quel mondo parallelo!?- scoppiò in una risatina isterica.
-Sì…- Toy stava guardando il suo migliore amico, ora qualcosa in più, con lo stesso sguardo di chi si aspetta qualsiasi mossa da una fiera selvatica messa all’angolo. Ma Toy non sapeva che Yuki aveva reagito in quel modo semplicemente perché finalmente si era reso conto di quanto tutti, persino la stessa Sakura che un tempo si era creduta innamorata di lui, avessero capito i loro sentimenti prima di loro. No, di più, non li avevano solo capiti, avevano anche riso del fatto che entrambi ne erano consapevoli ma al tempo stesso spaventati, e che quindi avevano deliberatamente ignorato quell’amore che era la loro vera intesa da molto tempo. E lui che aveva indugiato, timoroso, per tutto quel tempo! Per cosa, poi?
Erano stati due stupidi. Trovò giusto notificarlo anche al suo compagno.
-Siamo stati due stupidi, Toy-  non lo fece rispondere, impossessandosi delle labbra dell’altro con una frenesia che Toy trovò tenera oltre che eccitante.
Non era sicuro di aver seguito tutti i ragionamenti dell’altro, ma il succo gli era abbastanza chiaro, anche perché era il suo stesso pensiero.
Erano stati due stupidi ad aspettare tanto per amarsi. E siccome lui non era molto bravo a parlarne, decise di farlo capire per bene al suo compagno con gesti che impossibili da fraintendere.
Lo sovrastò dolcemente col suo corpo, più tonico e muscoloso di quello del suo amato Yuki, bello come un angelo, dai colori candidi e l’animo bianco e puro, dotato di una forza particolare, non violenta, ma lenta e costante, impossibile da sconfiggere. Era come una nevicata invernale, impossibile da fermare, meravigliosa da contemplare, portatrice di pace e capace di coprire la malvagità del mondo con la purezza dei suoi miliardi di fiocchi di neve….
-Il mio bellissimo angelo delle nevi….- Toy era burbero solo all’apparenza, ma dentro aveva una capacità d’amare grande quanto l’oceano. Questo lo sapeva bene il suo amante, che si commosse a sentirlo pronunciare quell’appellativo tanto dolce da far arrossire d’imbarazzo entrambi.
Non c’erano altre parole da dire. Forse giusto due, ma loro non erano una coppia normale. Non ne avevano bisogno. Se lo erano già detto con gli occhi, con le labbra che non riuscivano a staccarsi le une dalle altre, con le mani che cercavano sempre più contatto con il calore del corpo amante.
Quando l’eccitazione prese il sopravento alla timidezza, i primi tocchi esplorativi si trasformarono in carezze piene di passione a lungo repressa, e le lingue intrapresero una lotta per la supremazia che ebbe come unico effetto il rendere ancora più evidente i loro desideri.
-Ti prego…- Yuki diede un ultimo bacio a stampo a Toy, poi rifugiò il volto tra il collo e la spalla, respirando forte l’odore pungente del suo compagno per trovare il coraggio di avvolgergli le gambe intorno alla schiena.
Toy lo preparò il più delicatamente possibile, in modo che non gli facesse troppo male, ma consapevole di non poterci riuscire del tutto fece in modo di entrare poco alla volta, in modo che Yuki potesse abituarsi, nonostante il suo istinto più animalesco gli urlasse di muoversi.
Emozionati com’erano entrambi, l’amplesso non fu molto lungo, ma decisamente intenso ed estremamente piacevole, tanto che quando raggiunsero insieme il culmine baciandosi profondamente per evitare di urlare, Yuki quasi svenne per l’intensità del piacere e Toy crollò di peso sul suo compagno, non riuscendo più a controllare i tremiti in tutto il corpo.
 
Si addormentarono poco dopo, ancora legati uno all’altro, senza alte parole o gesti che sciupassero la magia del momento.
Andava bene così. Loro ora sapevano che non si sarebbero più lasciati. Era abbastanza, abbastanza per sempre.
 
 
 
*per chi non lo avesse capito, il fiore che ho citato è un fiore di pesco, infatti il nome originale nel manga di Toy vuol dire proprio ‘fiore di pesco’.
 
Scusate il mostruoso ritardo, prometto che aggiornerò più regolarmente d’ora in poi, anche se non so proprio con che frequenza!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Amarsi a distanza ***


Amarsi a distanza
 
L’alba infine giunse a disturbare il lieto sonno in casa Kinomoto. I suoi abitanti si erano concessi una notte di beatitudine, lasciando al di fuori della barriera protettiva i problemi che, nel frattempo, non erano di certo scomparsi. Anzi, si erano avvicinati ancora di più.
Una figura ammantata di nero camminava col passo sicuro e svelto del cacciatore che sa dove si trova la sua preda, seguendo col suo infallibile fiuto la pista lasciata nell’aria da tutta quella magia succulenta. Giunto ad un incrocio, per un momento ebbe la tremenda sensazione di essere stato preso in giro. Il dolce profumo di frutti rossi che caratterizzava quella giovanissima maga tanto promettente era sparito.
Un ghigno pericoloso gli apparve in viso, e fu una vera fortuna che da quelle parti non passasse mai nessuno a quell’ora. L’ira dello spirito lo aveva reso pulsante di magia densa e viscida, che si era addensata particolarmente intorno al suo fedele arco d’ebano.
Ci mise diversi minuti per calmarsi. Pazienza, si disse. Dovrò solo impegnarmi un po’ di più nelle ricerche….
Del resto, l’attesa non è il vero piacere della caccia?
Una risata priva di qualsiasi divertimento si alzò fino ai rami degli alberi più alti, spaventando gli uccelli che abbandonarono i loro nidi in preda ad un primordiale terrore.
 
Tomoyo fu la prima a svegliarsi quella mattina. Non aveva proprio dormito, se voleva essere del tutto sincera.
Cercando di non disturbare Sakura, che dormiva ancora accanto a lei con in volto l’espressione più felice che una persona possa assumere durante il sonno, si alzò e infilò la sua vestaglia azzurra, che aveva lasciato lì molto tempo prima in previsione di serate come quella. Scese silenziosamente le scale, decidendo di preparare qualcosa per tutti a colazione, dato che non aveva nulla da fare.
Mentre aspettava che il caffè fosse pronto, la sua mente prese a vagare da un pensiero all’altro. Per un paio di giorni sarebbero stati al sicuro, ma poi il cacciatore li avrebbe trovati. Chissà come aveva fatto la madre di Lee a rinchiuderlo in quel Sigillo. Lui adesso era lì e la sua amica era davvero felice, ma poi lui sarebbe andato via non appena quella storia sarebbe finita. Tomoyo non aveva dubbi sul fatto che i suoi amici avrebbero vinto, e che quindi sarebbe finita bene, ma Sakura avrebbe sofferto comunque. Non le sembrava giusto. Il loro era vero amore, nato in mezzo alle difficoltà, dunque perché non potevano viverlo serenamente?
Il fischio della macchinetta del caffè la riscosse, così si sbrigò a spegnere il fornello ed a finire di mettere in tavola la colazione.
Niente da fare, non riusciva a scacciare dalla sua mente, ma soprattutto dal suo cuore, la sensazione che quella situazione le ricordasse moltissimo la sua.
-Buongiorno Tomoyo. Già in piedi?-
-Oh, Toy, buongiorno. Mi hai spaventata. Mi sveglio sempre presto, dunque ho pensato di preparare la colazione. Serviti pure!-
-Ti ringrazio-
Per qualche minuto regnò il silenzio assoluto, dopodiché Toy prese a fissare intensamente quella strana ragazza. Essendo la migliore amica di sua sorella, era da molto che la conosceva, sebbene non approfonditamente. Quello che sapeva di lei gli bastava tuttavia a darle fiducia. In ogni caso, aveva un paio di cose da dirle.
-Tomoyo, vorrei parlarti-
-A me? Di cosa si tratta?-
.Beh, in realtà sono diverse cose, e approfitto del fatto che siamo soli. Per prima cosa, vorrei ringraziarti per quanto tu e Sakura avete architettato ieri sera. Siete state un po’ invadenti, ma… ne è valsa la pena. Vi sono debitore-
-Dunque ci hai sentite? Ne avevo il sospetto, ma non ero sicura fossi tu. Se ti ho offeso in qualche modo, ti prego di perdonarmi. Sakura aveva intenzione solo di farvi sognare qualcosa di rilassante, pensava ve lo meritaste dopo la giornata di ieri. Io mi sono permessa di intromettermi solo allo scopo di sbloccare la situazione. Ieri tu e Yuki vi siete baciati, giusto? Eppure ancora c’era qualcosa di irrisolto tra voi. Volevo darvi una piccola spinta-
-Non preoccuparti, non sono arrabbiato, anzi devo ringraziarti. Ma tu… cioè, come sai cosa io e Yuki ci siamo detti o meno ieri?-
-Beh… l’ho intuito da come vi siete comportati quando siete tornati dal supermercato. Comunque, sono contenta che ora la faccenda si sia risolta bene. Volevi dirmi altro, giusto?-
-Tomoyo, come fai ad essere così intuitiva? A volte mi sembra che sia tu quella con i poteri magici. Hai ragione ancora una volta, devo parlarti di altro. Di qualcosa che mi preoccupa-
-Dimmi pure-
-Si tratta di Sakura. Con me si confida poco, e senza più i miei poteri posso vegliare su di lei molto poco. Yuè se ne occupa al posto mio, inoltre mi sono reso conto che è forte. Ciò che mi preoccupa è la sua relazione con quel cinesino della malora. Hai visto anche tu quanto soffriva per la loro separazione. Ora lui è qui, ma presto se ne andrà. E le si spezzerà nuovamente il cuore. Non posso permetterlo, ma non so come impedirlo. Ho bisogno del tuo aiuto-
-Toy, ti confesso che anche io mi ero preoccupata che dopo la loro separazione Sakura potesse non riprendersi. Però poi io mi sono resa conto di qualcosa che mi ha tranquillizzata, e forse può aiutare anche te a preoccuparti di meno-
-Cioè?-
-Sakura lo ama, e lui ama lei-
-Mi pare evidente, è proprio questo che mi preoccupa!-
-No, non hai ancora capito. Loro si amano.  Qualsiasi sia la distanza che li separa, o il tempo che passano lontani, o le difficoltà che affrontano separati, o il dolore che consegue a tutto questo, loro non possono fare a meno di amarsi, e questo dà loro la forza di affrontare tutto ciò che ho detto e anche di più! Se loro non si amassero, sarebbe certamente più facile affrontare il presente, ma sarebbe anche senza significato. Il loro amore dà ad entrambi tanta forza, e questa ha il preciso scopo di tenere viva la luce che brilla nei loro occhi: la voglia di vivere. Senza l’altro, sarebbero perduti. Sono nati per amarsi, e noi non abbiamo diritto a interferire. Perciò Toy, non preoccuparti. Sakura sarà triste quando Lee partirà, ma non disperata, perché è certa dei loro sentimenti e sa bene che non c’è al mondo alcuna forza in grado di spegnere i loro sentimenti. Sa che riuscirà ad affrontare qualsiasi cosa, perché lui la ama. Prima o poi riusciranno a stare insieme, Lee gliel’ha promesso, e lei va avanti con la promessa di un futuro con lui-
-Tomoyo, tutto questo te l’ha detto Sakura? E poi, non credi che siano troppo piccoli per promesse di tale portata? Non è possibile essere certi dei sentimenti dell’altro quando il tempo e le distanze ci si mettono in mezzo. Loro adesso si amano, ma non sanno cosa accadrà tra un giorno, un mese o un anno. E lei, prima o poi, soffrirà. Lo vedo anch’io quanto lo ama, anche se non lo approvo, ma lo vedo: mi dici cosa accadrà quando si lasceranno?-
-Perché dai per scontato che accadrà? L’età non c’entra nulla. Tu sai, anche se non dettagliatamente, tutto quello che hanno affrontato insieme. Come può questo non essere prova di come sia impossibile separarli?-
-Sono dei bambini! Sakura è mia sorella, è mio dovere proteggerla! Dò per scontato che accadrà perché non è possibile il contrario! Sono troppo diversi, e poi come faranno a stare insieme, come può lui illuderla così, se tutta la sua vita, la sua famiglia sono in Cina? Pretenderà che lei lo segua? O abbandonerà tutto per lei? In entrambi i casi, prima o poi uno dei due soffrirà della situazione. Come potrebbe andare a finire bene? Sarebbe meglio per entrambi che finisse tutto subito-
-NO! NON è MEGLIO! COME PUOI DIRE QUESTE COSE, COME PUOI SOLO PENSARE DI IMPORRE UNA SCELTA DEL GENERE, COME PUOI VOLERE LA FINE DI UN AMORE?-
Tomoyo adesso tremava e piangeva, di rabbia, di tristezza e di dolore. Era assurdo, lei lo sapeva bene, che fossero lei e Toy a discutere in quel modo della relazione di Sakura e Lee, come se fossero loro i protagonisti, ma non era potuta stare zitta quando era stato messo in dubbio il futuro di quell’amore che lei aveva visto nascere sotto i suoi occhi. Che era cresciuto e si era evoluto, sotto gli sguardi discreti suoi e di…
No, non doveva pensarci, non in quel momento. Avrebbe rinchiuso il ricordo di quegli occhi scuri che la accarezzavano gentilmente, e di quel sorriso enigmatico che la incantava, dentro il cassetto della memoria in cui erano stati da quando lui se n’era andato, lasciandole di lui solo una lettera apparsa magicamente tra le sue mani quando il suo aereo era partito.
Forse era per questo che se l’era presa così tanto, pensò sedendosi, le gambe non la reggevano più. Forse era perché lei era in una situazione simile alla loro, solo che nel suo caso nemmeno i sentimenti erano chiari, tutto il suo amore era riposto in quella lettera che l’aveva lasciata senza certezze, ma almeno con una speranza a cui aggrapparsi. Se nemmeno un amore forte  e dichiarato come quello dei suoi amici poteva considerarsi sicuro di una vita insieme…. Cosa poteva dire lei, che non aveva nemmeno mai detto a lui ciò che provava?
-Tomoyo! Che cos’hai? Ti ho sentita urlare, cos’è successo?- Lee, caro ragazzo, era sempre gentile e protettivo, un vero cavaliere vecchio stampo; era facile capire perché Sakura si fosse innamorata di lui. Era un amico prezioso per lei. L’unico vero, a parte Sakura. Aveva fatto bene a difenderlo con Toy.
-Tomoyo, ehi amica mia, ti prego dimmi che stai bene! Hai qualche dolore?- Sakura, oh Sakura. La sua migliore amica. Quanto le voleva bene! L’aveva salvata dalla solitudine, aveva illuminato le sue giornate col sorriso e scaldato il suo cuore con un’amicizia sincera e leale. Sua madre le aveva detto che di grandi amori nella vita ne avrebbe avuti quanti voleva, ma di grandi amicizie, di quelle vere, veramente poche. Lei aveva avuto Nadeshiko, la mamma di Sakura: era forse destino che lei avesse trovato la sua amica del cuore nella piccola Kinomoto?
Prima di svenire, Tomoyo pensò che forse, dopotutto, il destino stava rimettendo a posto le cose tramite Sakura, dopo aver prematuramente strappato dalla vita quella donna meravigliosa che era stata Nadeshiko.
 
Eriol…
Eriol….
ERIOL!!!
-AH!!!- un giovane dai capelli scuri come la notte si era svegliato di soprassalto, urlando di dolore per qualcosa che non era lui a provare.
-Eriol, perché hai urlato? Hai forse avuto una visione?- una familiare voce femminile al suo fianco fece in modo che i battiti del suo cuore rallentassero, cosicchè potesse di nuovo ragionare abbastanza lucidamente.
Inforcò un paio di occhiali tondi, e finalmente distinse perfettamente la donna al suo fianco, che lo fissava ancora con un velo di preoccupazione negli occhi rubini.
-Non preoccuparti, LunaRuby, un semplice incubo-
-Strano. Tutti i tuoi sogni rivelano sempre qualcosa. Sei certo di stare bene?-
-Santo cielo, sembri proprio una fidanzatina petulante! O una gallinella dalla voce sgraziata, a te la scelta-
-Spiccino, sei proprio antipatico! Io mi stavo solo preoccupando del nostro mago preferito!-
-SoleSpin, mi spiace averti svegliato. LunaRuby, torna pure alla tua meditazione, non ti disturberò più, sto benissimo. Come ho già detto si è trattato di un comune incubo-
Finalmente convinti, i suoi adorati Guardiani tornarono alle loro solite occupazioni notturne. Era raro che Ruby dormisse, perciò approfittava della notte, momento in cui sia lui che Spin dormivano, per meditare e rilassare il suo spirito connettendosi alla Luna.
Nonostante ciò che aveva detto, Eriol non era tranquillo. Ruby non aveva tutti i torti, dicendo che i suoi sogni non erano mai casuali. E quello in particolare…. Beh, era tutto tranne che normale. Ma di certo non era magico.
Le onde blu/nere che lo avevano avvolto non appartenevano al mare, e la voce che lo aveva chiamato con quel tono disperato lo attraeva come un magnete. Sapeva a chi apparteneva…. E sapeva che non poteva resistere ancora lontano da quella persona. Non quando gli appariva in sogno implorandolo con tutto il suo essere di tornare da lei.
L’indomani l’avrebbe rivista.
Solo dopo aver preso questa decisione il suo cuore si chetò abbastanza da concedergli di tornare nel mondo di Morfeo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Rincontrarsi ***


Rincontrarsi
 

-Dobbiamo portarla in ospedale-
-Non se ne parla-
-Non se ne parla di lasciarle svenuta sul divano! Non sappiamo nemmeno perché sia svenuta, e se fosse qualcosa di grave?-
-Ma vedrai che non è nulla, si sarà trattato di un calo di pressione! Non possiamo uscire di qui, lo vuoi capire o no?-
-E tu lo vuoi capire che si parla della mia migliore amica? Kero-chan, togli immediatamente la barriera e aiutami a trasportare Tomoyo in ospedale!-
-L’arciere sarà sicuramente in agguato appena dopo il limite della cupola magica che nasconde la nostra presenza. Appena tolgo la barriera, quello ci trova in un baleno, non faremmo comunque in tempo a spostarci, nemmeno in volo!-
-Non se avrete una copertura. Mi occuperò io di tenerlo occupato, mentre Yuè resta a proteggere Toy e tu e Lee portare Tomoyo al più vicino ospedale-
-Scordatelo-
-Ma perché?-
-Non permetteremo di certo che tu affronti da sola quello là!-
-Posso cavarmela benissimo fino a quando tu non torni, mentre Lee resta in ospedale a proteggere Tomoyo. Anche lei è in pericolo visto che la mia magia le è rimasta attaccata, l’hai detto tu stesso-
-Comunque sarebbe troppo pericoloso!-
-È LEI AD ESSERE IN PERICOLO! Te ne frega davvero così poco della sua vita?-
-Non ha nulla di grave, è solo svenuta, calmati Sakura!-
-Non dirmi di stare calma! È stata male questa mattina e non si è ancora svegliata, nonostante siano passate più di quattro ore!-
Toy non aveva aperto bocca da quando aveva assistito, col sangue ghiacciato  a cubetti, al malore di quella ragazzina tanto posata e saggia, che aveva visto sconvolta dalla rabbia giusto un istante prima che si accasciasse, come svuotata, sfinita…. demotivata. Yuki, al suo fianco, gli era stato vicino, spalla a spalla, senza parlare, capendo che non era il momento buono per chiedergli spiegazioni.
C’era stato un po’ di trambusto, ma nonostante tutto il casino che avevano combinato per assistere Tomoyo, lei non si era svegliata. Sakura era riuscita a contenere la sua paura anche troppo, secondo il proprio modesto parere, ed ora era decisa a ribaltare il mondo se fosse stato d’aiuto alla sua migliore amica. Il fatto che Kero-chan le stesse dando contro la faceva diventare più ansiosa di secondo in secondo , facendole temere ancora di più che ci fosse qualcosa di grave dietro a quel malore. Era pronta a controbattere all’ennesima proibizione del Guardiano del Sole, quando una mano si poggiò quieta sulla sua spalla. Era Lee. Vederlo le calmò giusto un po’ i nervi tesi allo spasimo.
-Come sta?-
-Non ha nulla che non va, Sakura. Puoi stare tranquilla-
-Dici davvero, Lee? Ma allora perché non si sveglia?-
-Ecco…- il suo ragazzo le parve confuso e a disagio, cosa strana visto il suo carattere sicuro di sé. –Con la magia ho potuto verificare il suo stato fisico. È perfetto, perciò possiamo presumere che si sveglierà quando ciò che l’ha fatta svenire non si risolve-
Sakura lo guardò molto confusa. Ma allora Tomoyo aveva qualcosa o no?
Vedendo che non capiva, cercò di essere più specifico. –Si tratta di un fattore psicologico. Pur non avendo poteri, è dotata di una sensibilità acutissima. Qualcosa deve averla fatta star male a tal punto che il suo cervello si è richiuso su sé stesso per difendersi e sconfiggere il problema alla radice-
-Lee, non sono sicura di aver capito bene, ma stai dicendo che…. che supponi lei sia svenuta perché soffriva così tanto da non riuscire più a sopportarlo?
-Sì. Adesso la sua mente e la sua anima stanno risolvendo il problema, anche se più di questo non sono riuscito a capire, pur usando l’incantesimo di Introspezione. Le avrei fatto male, se avessi scavato più a fondo. Comunque, da quello che sono riuscito a vedere si sta riprendendo. Non so quanto ancora ci vorrà, ma si sveglierà di certo.
-Che bella notizia Lee! Me lo insegni quell’incantesimo? Sembra estremamente utile. Entro quando si sveglierà? Accidenti, sarebbe più semplice se fossi brava come te con la magia…-
Capendo che finalmente la sua amica si era calmata, il Guardiano del Sole pensò bene di andarsene zitto zitto per evitare ulteriori sfuriate. Erano rare, ma quando ci si metteva Sakura aveva il diavolo in corpo e sapeva decisamente fargli paura…
Finalmente anche lui si concesse un respiro di sollievo. Non era stato facile tenere tranquilla la ragazza per tutto quel tempo. Dopo averla assistita per quasi tre ore di fila, gli si era piazzata di fronte con aria combattiva e lo aveva tartassato per più di un’ora con quella richiesta. Non che non fosse d’accordo, ma era davvero troppo rischioso portare Tomoyo in ospedale.
Aveva corso un rischio, ma la su apriorità restava la sua padrona. Al di là della sua stessa volontà.
Volò di fronte a Yuki e Toy, che stavano ancora seduti vicini, senza guardarsi, senza parlarsi, ma intorno a loro aleggiava una certa aria… mhm. Strano.
-Senti Toy, è ora di parlare. Voglio sapere cosa è successo mentre litigavate-
-Stavamo parlando della situazione tra Sakura e il cinesino. Lei si è infervorata parecchio, ha urlato e mi ha completamente demolito a parole. Poi si è seduta, sembrava si sentisse male, siete arrivati voi e subito dopo è svenuta-
-Non capisco però perché debba sentirsi così male solo per una discussione animata. In ogni caso ho una questione urgente di cui discutere con Yuè. Yuki, ho bisogno che tu lo faccia uscire-
-Ma certo. Toy, cerca di tranquillizzarti, sei teso come una corda di violino. Poi noi due parliamo- una luce argentea, e il suo collega della luna apparve, serioso come sempre, ma con i tratti del volto che rivelavano ad un occhio esperto come il suo, che aveva passato al suo fianco centinaia di anni, una certa tensione.
-Vieni, Kerberos. Abbiamo molto di cui discutere- e non ci sono ma che tengano, era il sottotesto. Capito questo, il pupazzetto sospirò mentalmente preparandosi ad una lunga, e difficoltosa, chiacchierata.
 
Da un’altra parte del mondo, in una grande casa isolata dal resto della campagna inglese, si stavano svolgendo dei preparativi. Nonostante fosse probabilmente un rudere del periodo feudale, si era conservato sorprendentemente bene.
Il giovane proprietario di quel posto da favola e dell’immenso parco circostante si era svegliato all’alba, preda di una sensazione di urgenza insolita per una mente calma e razionale come la sua. Il sogno di quella notte non gli aveva concesso un riposo sereno. Era inutile rimandare oltre la partenza.
Il sole era sorto da poco quando finalmente lui e i suoi compagni furono pronti.
-Sprigiona i tuoi poteri magici. Chiave del Sigillo, rivelami la tua vera potenza aiutami a sconfiggere il male. Scettro a me!-
Il sigillo di Clow apparve sotto i piedi del mago, creando una spirale di vento che gli fece teatralmente svolazzare il mantello intorno a sé. I suoi guardiani del sole e della luna lo fissavano tranquilli, in attesa di quel viaggio improvviso: sapevano però entrambi molto bene che la luce nello sguardo di Eriol non era da traslocare. Erano diversi mesi ormai che non appariva più sul suo volto.
Il sigillo brillò più intensamente quando lo scettro battè forte sul pavimento di pietra grezza, cosicchè le intenzioni del mago si trasmisero alla magia del sigillo.
-Transfero!-
Ancora un istante di intensa luce, e poi il buio e il silenzio caddero nuovamente su quella casa che da così poco tempo era stata salvata dal suo stato di abbandono.
Mentre la sua magia lo faceva viaggiare sotto forma di molecole alla velocità del suono, Eriol capì una cosa che fino a quel momento si era rifiutato di accettare del tutto. Quella casa che aveva ospitato la sua vita precedente, nonostante ci fosse tornato e l’avesse resa di nuovo un luogo abitabile, era rimasta desolata. Esattamente come la sua anima, prima di incontrare lei, dopo averla abbandonata senza sapere se l’avrebbe rivista.
Non aveva senso chiamare casa quel luogo. Casa è dove sono le persone care al tuo cuore.
E lui stava tornando a casa; forse quel luogo avrebbe smesso di essere desolato e abbandonato come lo era stato fino a quel momento, forse la sua anima sarebbe tornata a vivere davvero quella nuova vita che gli era stata concessa.
 
Dagli abissi in cui si era rifugiata la sua anima, Tomoyo sentì che i suoi richiami non erano stati vani. Si avvicinava sempre di più l’unica persona che era stata in grado di appropriarsi del suo cuore. Le dolorose spine che l’avevano avvolto fino a quel momento si allentarono, piano piano, lasciandola libera di respirare di nuovo in libertà. La sua coscienza lanciò un ultima chiamata, venata stavolta di una timida speranza, prima di tornare alla realtà.
Gli occhi blu di Tomoyo finalmente si riaprirono.
 
Gli attuali inquilini di casa Kinomoto sentirono una potente scossa elettrica attraversare le loro menti, facendoli allarmare tutti contemporaneamente, tanto che abbandonarono all’istante le loro occupazioni per precipitarsi alla fonte di quel disagio.
La barriera aveva rilevato qualcosa che  era riuscito a penetrarla.
-Yuè, sbrigati, la barriera sta per cedere! Dobbiamo ripristinarla del tutto prima che il cacciatore penetri! Non siamo ancora pronti ad affrontarlo!-
-Chi può essere in grado di attraversare una barriera creata da noi due senza infrangerla?
Non ci volle molto per avere una risposta. Sakura e Lee, spalla a spalla, aprirono di schianto la porta, pronti a colpire chiunque avesse cercato di far loro del male. Cacciatore o non cacciatore.
-Buongiorno Sakura. E buongiorno anche a te Lee. Sono sorpreso e felice di rivedervi entrambi. Mi piace essere arrivato senza preavviso, ma devo chiedervi un favore. Posso entrare?-
In perfetto sincrono i due fidanzati finirono a gambe all’aria, con un’enorme gocciolone sulla testa di entrambi e un principio di infarto ciascuno. Era solo Eriol.
Un momento. Eriol?
-Eriol! Che sorpresa! Entra pure. Come mai da queste parti? Oh, Nakao, Spiccino, che bello ci siete anche voi! Entrate!- Sakura si era rimessa in sesto per accogliere gli ospiti, felice di rivederli dopo tanto tempo, ma comunque molto sorpresa.
Anche Lee, ora più tranquillo, salutò cortesemente il mago che lui non riusciva a non considerare un suo antenato, ma al tempo stesso nemmeno gli veniva naturale chiamarlo familiarmente per nome come un comune amico. Si sentiva sempre sotto esame quando Eriol lo guardava con quegli occhi così antichi.
Guardandolo meglio però, notò qualcosa di diverso in lui. Sembrava essere… più Presente. Meno irraggiungibile. Più giovane.
Una volta che si furono accomodati in salotto, anche gli altri due guardiani giunsero nel salotto, Yuè con lo sguardo duro e nervoso, Kero-chan imprecando per la fatica.
-Se becco chi entrato nella barriera lo disintegro! Abbiamo fatto una fatica del diavolo a stabilizzarla. Di questo passo il cacciatore ci troverà entro ventiquattr’ore! E poi…- finalmente la fiumana di parole si era arrestata, vedendo chi era stato a causare tanti problemi.
-Yuè, Kerberos. Che piacere! Vi trovo in forma-
-Clow…- Yuè si era visibilmente emozionato rivedendo il suo precedente padrone, che gli sorrise con lo stesso sorriso consapevole e senza tempo di sempre. Una parte di lui sarebbe sempre stata legata a lui, nonostante ora la sua vita e la sua lealtà spettassero di diritto a Sakura. E a lui stava bene così. Sakura stessa capiva i suoi sentimenti, e non lo giudicava.
-Toh. Si parla di guai e appari tu, Clow. Perché non sono sorpreso?-
-Kero-chan!-
-Il tuo senso dell’umorismo è aumentato, vedo. Mi dispiace di avervi creato problemi, non sapevo aveste posto una barriera intorno alla casa. Posso esservi d’aiuto?-
-In realtà mi fa molto piacere che tu sia qui, in effetti un parere ci farebbe comodo, ma vorremmo essere noi a risolvere la situazione questa volta. Tu hai già fatto molto! Ma prima hai detto che avevi tu un favore da chiedere o sbaglio?-
-Vi aiuterò in ciò che vorrete, ve lo prometto. Tuttavia il motivo originario della mia venuta era un altro. Vorrei incontrare Tomoyo, se è possibile. Ho una faccenda da discutere con lei al più presto. Sakura, lei…-
-Eriol?-
Si girarono tutti verso le scale. Sull’ultimo scalino, in pigiama e con gli occhi spalancati, stava proprio Tomoyo.
Felicissima che la sua amica si fosse finalmente svegliata, Sakura corse ad abbracciarla, con le lacrime agli occhi per la felicità.
-Ciao, Myo- Eriol si era alzato e l’aveva salutata con un sorriso un po’ più caldo e ampio rispetto al solito, e l’uso di quel nomignolo con cui l’aveva chiamata fino a quel momento solo in quella lettera d’arrivederci, fece crollare la ragazza sotto il peso di un sentimento grande come il mare che lei vedeva nei suoi occhi.
Le sfuggì una lacrima, e non riuscendo a resistere all’invito della sua mano tesa verso di lei spense il cervello e agì d’istinto. Lo abbracciò forte sentendolo ricambiare.
Ora lei si sentiva di nuovo bene, di nuovo integra.
E lui era tornato a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Magia di Luce ***


Magia di Luce
 
 
-Vediamo se ho capito bene. Una delle sorelle di Lee ha liberato lo spirito di un cacciatore che per non disperdersi nell’aria assorbe la magia. Lee gli sta dando la caccia da un po’, e questo per sfuggirgli è venuto in Giappone, dove ha preso di mira prima Toy e poi Sakura. E voi siete chiusi qui dentro perché avevate bisogno di tempo per formulare un piano per rinchiuderlo di nuovo. Corretto?-
-Hai capito benissimo, Eriol, ma… c’è qualcosa che non sai. E devo proprio dirtela, perchè mi dispiace così tanto…- Sakura aveva le lacrime agli occhi mentre gli porgeva con il timore e il dispiacere nell’anima la carta dello Specchio.
In un primo momento il mago non capì, ma poi percepì che quella Carta aveva sofferto. Aveva rischiato di perdere la sua magia.
-Sei riuscita a curarla splendidamente, Sakura. Stai diventando una maga molto potente. Sono felice che Clow abbia scelto te per custodire e proteggere le sue amate creature. Si vede che ci metti tutta te stessa- le sorrise, tranquillo, ascoltando la voce dello Specchio che gli stava raccontando quanto impegno e quanta magia la sua nuova padrona avesse messo dentro di lei per curarla.
Sakura si era tranquillizzata, un po’ per le parole di Eriol, dato che si era sentita in colpa verso di lui, che si era fidato di lei al punto da affidarle le sue creature, un po’ perché Lee le stava stringendo la mano, nascondendole sotto la gonna di lei per evitare lo sguardo fulminante di Toy.
-Però… ho la sensazione di non essere l’unico ad aver qualcosa da dire- Lee, come gli altri, si era accorto della strana aria di complicità che c’era tra Eriol e Tomoyo, di nuovo sorridente e in piena forma, seduta vicino a lui sul comodo divano del salotto mentre mangiavano thè e biscotti.
Il viso di Tomoyo assunse una colorazione più rosea, mentre il sorriso di Eriol divenne più … timido!?
-Myo, ti dispiace?-
-No, affatto. Sakura, mi spiace non avertene parlato, non l’ho fatto per tenere con te questo segreto, ma avevo bisogno di tempo per capire io stessa quanto questo sentimento sarebbe stato importante. Prima che Eriol tornasse in Inghilterra, mi ha scritto una lettera, dove diceva che aveva delle faccende da sbrigare altrove, ma nulla lo avrebbe trattenuto in qualche luogo, se non qualcuno di importante. Mi ha fatto intendere che gli avrebbe fatto molto piacere se, al suo ritorno, se fosse ritornato, io gli avessi rivelato i miei veri sentimenti. Perché i suoi… me li aveva scritti-
Entrambi i mori adesso si guardavano, imbarazzati ma speranzosi, circondati da un’aria tenera che fece sorridere di cuore Sakura, e persino Lee si concesse un sorriso più ampio del solito per rivolgerlo a loro.
-Dunque è il caso che vi lasciamo un po’ da soli, avete molto di cui parlare. Potete restare qui se volete, intanto io e gli altri ci mettiamo al lavoro per trovare un sistema adatto a liberarci di una certa presenza sgradita. Entro domani sera dovrebbe essere tutto risolto. Eriol, naturalmente tu, Nakao e Spiccino sarete ospiti qui, almeno per stanotte. Sono davvero felice di rivederti!-
Uno dopo l’altro, gli ospiti sempre più numerosi di quella casa si allontanarono per lasciarli soli, persino i suoi nuovi Guardiani, che avevano intuito il bisogno del loro padrone di intimità con quella ragazza tanto bella e sensibile che aveva fatto brillare gli occhi oscuri del grande mago.
 
 
-Lee, tua madre che tipo di sigillo aveva usato?-
-Uno scrigno fatto in legno di acero rosso coperto di fuda benedetti, a sua volta protetto da una barriera contenitiva bagnata dall’acqua benedetta di un tempio-
Kerochan e Nakao fischiarono, Spiccino quasi cadde dal tavolo e Yuè alzò un sopracciglio, decisamente sorpreso.
-Tua madre voleva proprio essere certa che non le sfuggisse, eh? Questa Yelan è proprio forte…-
Sakura, che non ci stava capendo nulla, si decise a chiedere spiegazioni al suo ragazzo.
-Quella che ho descritto è una delle barriere sigillanti più forti che esistano. Non sono molti i maghi che riescono a farla-
-Ah, voi tutti sembrate conoscere un sacco di cose sulla magia, io sono l’unica che non ne capisce molto… non so quanto potrei esservi di aiuto in questo modo…-
-Ma Sakura, cosa dici? Sono mesi che ti sto allenando nella magia!-
-I nostri allenamenti sono sempre stati concentrati sul mio ruolo di Padrona delle Carte, quelle poche volte che mi hai insegnato una magia diversa hai parlato solo di equilibrio tra potere e volontà!-
-Bisogna partire dalle basi, Sakura, e tu apprendi molto velocemente, ma sarebbe deleterio insegnarti prima la magia più comune, se non sai sfruttare al meglio la tua magia con le Carte. Ti prometto che ti insegnerò anche il resto, ormai sei praticamente perfetta con le Carte. Ti manca solo un po’ di pratica e poi ci dedicheremo al resto-
-E va bene! Mi impegnerò al massimo aiutando Lee con le Carte. Ce la faremo sicuramente!-
Il sorriso di Sakura come sempre era contagioso, per cui si misero tutti d’impegno per trovare una soluzione entro quella sera stessa. Avrebbero agito l’indomani, prima che il Cacciatore andasse da loro.
Lo avrebbero attirato in un luogo isolato, il parco la mattina presto era deserto e fungeva perfettamente da campo di battaglia; ma poi?
Furono prese in considerazione varie ipotesi, ma nessuna abbastanza valida. Il problema di fondo rimaneva lo stesso: dove e come sigillare quel maledetto Cacciatore?
Nessuno si accorse della piega che aveva assunto la fronte solitamente distesa di Yuè e nemmeno dello sguardo spesso fisso nel nulla di Kero-chan, intenti com’erano a cercare di risolvere quella spinosa questione.
-Sakura, io torno alla mia forma provvisoria- all’improvviso Yuè parve aver preso una decisione, mentre il suo collega e secolare amico lo fulminava con lo sguardo. Ah, quanto lo detestava quando prendeva le decisioni da solo per poi lasciare lui a dare spiegazioni…! Perché lui sapeva bene cosa ne pensasse Yuè, e nonostante fossero entrambi preoccupati, erano giunti alla conclusione che quella fosse la strategia più saggia da seguire. Kero-han però avrebbe tanto voluto pensare a qualcos’altro! Sakura così si metteva in pericolo, giovane com’era… dannato Yuè, lui e quella dannata visione che Clow aveva svelato loro secoli prima…!
Quando Yuki apparve in mezzo al sigillo circolare della stella, Toy si rilassò impercettibilmente. Aveva avuto l’impressione che Yuè lo guardasse male per tutto il tempo in cui era stato in quella forma… e ne sospettava anche il motivo. Non che non avesse tutti i torti… ma cavolo, cosa poteva fari lui se il Guardiano della Luna ricordava ogni cosa del periodo in cui si trasformava in Yuki? Il sorriso che gli rivolse comunque, bastò a tranquillizzarlo come sempre.
-Kero-chan, devi forse dirmi qualcosa?- Sakura guardava assorta i suoi Guardiani e amici, convinta dal suo sesto senso che le stessero nascondendo qualcosa.
-I tempi sono maturi, Sakura. Forse sappiamo come sigillare il Cacciatore…. Ma è una storia complicata. Riguarda anche te, Lee- già solo il fatto che l’avesse chiamato per nome, convinse il ragazzo a prendere seriamente quel discorso, ed ascoltare attentamente tutto ciò che gli avrebbe detto. In fondo, era compito suo rimediare al danno fatto da sua sorella.
-Sakura, prendi la carta dell’Aiuto. Tu e Lee dovete concentrarvi sulla carta, cercate di parlare con lei, di percepire che tipo di magia la anima. Dopo capirete… o forse sarete più confusi che mai-
Lei era abituata da tempo a comunicare con le carte, ma Lee non sapeva come fare, per cui  lei gli prese una mano, e con le dita intrecciate presero in mano l’Aiuto.
Come sempre, la prima cosa che avvertì fu il tepore della magia che le comunicava lo stato d’animo della sua nuova amica, che in quel momento provava una quieta gioia data dall’essere stata utile a salvare una sua compagna. Entrambi sorrisero percependo quel sentimento, per poi andare più a fondo, entrando in contatto con la magia che aveva dato vita alla carta. Non si sarebbero mai aspettati quello che trovarono.
In qualunque altra carta avessero cercato, la fonte di magia sarebbe stata certamente la forza della Stella di Sakura, che cresceva giorno dopo giorno alimentando le sue creature, e l’avrebbero visualizzata nella forma luminescente del sigillo magico della stella.
Ma quello che videro in quel momento… no, non era il sigillo di Sakura. Non solo almeno. Due soli e due lune si alternavano sul bordo del sigillo, sui due esagoni intrecciati gli ideogrammi giapponesi si alternavano ora ai loro corrispettivi cinesi con un’armonica composizione che conteneva la Stella di Sakura, spezzata a metà da una saetta. Pulsava di una magia dal sentore familiare e sconosciuto al tempo stesso.
Quando Sakura e Lee aprirono gli occhi, si leggeva chiaramente in loro la confusione e il bisogno di sapere. Kero-chan sospirò, e disse loro tutto ciò che sapeva.
-Quando mi avete mostrato quella carta, ho percepito subito una differenza da tutte le altre carte, e così anche Yuè. Voi non potevate saperlo, avendola creata insieme era normale che le vostre percezioni non vi allarmassero sentendo una magia diversa provenire dall’Aiuto. In quella carta sono perfettamente integrate entrambe le vostre aure magiche: non era mai successo prima che una carta venisse creata da due persone. Essa è il principio di una magia nuova, una che solo insieme potete creare: risponderà ai comandi di entrambi, e la sua forza sarà al massimo solo quando la userete insieme. Avete fatto nascere una magia nuova. Una fonte di magia nuova-
-Il sigillo…-
-Immagino sia cambiato. Se posso saperlo, che forma ha assunto la fonte di magia questa volta?-
-è… una stella spezzata da una saetta- erano ancora sconvolti dalle novità, non ne avevano nemmeno capito tutte le implicazioni… ma l’importanza sì.
-Caspita. Avete creato qualcosa di potente ragazzi. Dunque Lee, il tuo potere deriva dal fulmine. In effetti sei molto portato per le magie di categoria elettricità, per quanto mi costi ammetterlo. Insieme avete creato la fonte di magia Luce. Notevole, considerando che è al pari della fonte Oscurità, creta dal signor Clow-
Una fonte di magia paragonabile a quella creata da grande mago Clow Reed… impensabile. Ma reale a quanto pareva.
-Ma io… volevo solo aiutare Sakura a regolarsi con la quantità di magia da usare! Non era mia intenzione dare alla carta anche la mia magia! Volevo solo dare forma alla sua..- Lee adesso guardava Sakura, temendo che quello che era successo potesse darle fastidio. In fondo, si era intromesso tra lei e le Carte…
-Non importa, Lee. Io sono felice che abbiamo questa carta in comune. È il simbolo che adesso siamo uniti anche nella magia! Non lo trovi meraviglioso?- il sorriso da infarto che gli rivolse mise a tacere ogni dubbio del ragazzo, lasciandolo in balia di un furioso rossore.
-C’è altro che dovete sapere… Quando Clow creò la Carta del Tempo, l’ultima prima di morire, ebbe una visione, come strascico di quella potente magia. Vide il momento in cui Sakura sarebbe diventata la Padrona delle Carte, e grazie a questo riuscì a organizzare quello che sappiamo… ma poi ci raccontò di aver visto ancora più in là. Ci disse che quando i tempi fossero stati maturi, la nuova padrona avrebbe creato una magia di Luce potente come mai se ne sono viste, potente… abbastanza da eguagliare la sua oscurità. Questa luce sarebbe stata la fonte di una magia destinata a grandi cose. Ci avvertì però che sarebbe potuto essere pericoloso: tutto questo potere è troppo per una sola persona, perché se l’oscurità è potente… la luce è invincibile, in virtù del fatto che per quanto forte possa essere, ad ogni suo utilizzo aumenta esponenzialmente-
-Kero-chan, non capisco… perché non mi hai detto niente? E poi… questa magia di luce, è quella cha io e Lee abbiamo creato insieme?-
-Mi dispiace Sakura, ma non volevamo allarmarti, per cui abbiamo continuato a vegliare in silenzio, osservandoti accrescere il potere della tua Stella di giorno in giorno…  non avrei mai pensato che il ragazzino c’entrasse qualcosa. Evidentemente, anche Clow non era in grado di vedere ogni cosa. Lee, tu sei quell’incognita che inevitabilmente il futuro comporta, quell’incognita che Clow non aveva previsto. Sei diventato più forte di un tempo, forte abbastanza da creare una tua personale fonte di magia: il fulmine, che fa parte della branca magica della Luce.  Quando i vostri poteri sono entrati in risonanza per uno scopo comune, avete dato vita a quella magia di luce di cui parlava il mago-
Sakura non aveva capito tutto quello che Kero-chan le aveva detto, ma quello che aveva recepito le bastava per essere tremendamente felice e orgogliosa. Lei e Lee avevano creato, insieme, seppur in modo inconsapevole, una nuova fonte di magia che combinava il potere della sua stella e il neonato potere del Fulmine di Lee. Risultato: una magia di Luce, che aveva dato vita ad una LORO carta, che portava in sé un po’ di entrambi. Era un po’ come avere un figlio insieme, no?
Oddio, in quel momento doveva assomigliare ad una pomodoro maturo, tanto si sentiva rossa. Prima l’idea del sogno di quella notte, di cui ancora non aveva parlato col diretto interessato nonostante morisse dalla voglia di spiegargli cosa era accaduto… e che lo voleva intensamente. Poi certi pensieri… Però… si sentiva felice. Molto, molto felice.  Come se fossero rimasti solo loro due al mondo.
… solo al mondo…
Chissà come si era sentito il Cacciatore, a vagare per così tanto tempo da solo al mondo… se lei fosse rimasta sola come lui, probabilmente avrebbe fatto di tutto per cercare i suoi amici. Non era bello restare soli.
Se non fosse stato più solo al mondo…
-So come fare in modo che il Cacciatore non faccia più del male a nessuno! Ma avrò bisogno del vostro aiuto… soprattutto del tuo, Lee…-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Scontro ***


SCONTRO
 
-Siete sicuri di voler andare da soli? Potrei aiutarvi-
-Non preoccuparti Eriol. Rimani qui e proteggi Tomoyo e mio fratello. Io e Lee affronteremo il cacciatore e lo sigilleremo, per ogni evenienza Kero-chan e Yuè ci guarderanno le spalle, ma spero di poterlo evitare. Si tratta di una cosa che riguarda solo noi due-
-Lo capisco, e condivido il tuo pensiero. Non preoccuparti, qui non accadrà nulla. E quando tornerete, avrò bisogno di scambiare due parole con entrambi-
-Non puoi parlarci ora? È qualcosa di grave?-
-No, assolutamente. Solo qualcosa di cui vorrei mettervi al corrente. Buona fortuna a tutti e due, e state attenti-
-Non ci batterà- Sakura raggiunse i suoi Guardiani, aspettando che Lee fosse pronto. Sapeva che aveva una faccenda da sistemare, o non sarebbe riuscito ad affrontare al meglio la battaglia imminente.
Vide il suo ragazzo dirigersi verso suo fratello, e pregò che per una volta i due riuscissero a comunicare civilmente.
I due rimasero fermi, a fissarsi, apparentemente senza astio. Per lo meno, era un inizio promettente.
-Dimmelo- la voce di Lee era tale che solo il suo interlocutore avrebbe potuto sentirla, per cui Toy si adeguò alla richiesta di riservatezza implicita, abbassando il suo solito tono di voce.
-Che cosa?-
-Quello che ti rode dentro da quando sai di me e Sakura, forse addirittura da quando mi conosci, e che ieri ha fatto svenire Tomoyo-
-Vuoi forse rimproverarmi per questo? Le ho già chiesto scusa, se prorpio lo vuoi sapere, ma non sono affari tuoi-
-Io credo di sì. Non voglio rimproverarti per averla fatta star male, sono certo che non ne avevi l’intenzione. Ma DOBBIAMO fare questa discussione-
-Ed è necessario farlo adesso?-
-Sì-
Lee si era alzato in quei mesi, per cui ora riusciva a guardare Toy negli occhi senza alzare eccessivamente il capo. Nonostante questo, il ragazzo trovava ancora difficile non provare l’istinto di mettersi in posizione difensiva, dato che gli occhi del più grande sembravano sempre perforargli la mente. Non lo aveva mai dato a vedere, ma li temeva fin dalla prima volta: aveva la sensazione che gli sondassero la mente, e non era piacevole.
-Come vuoi. Non mi piace che tu stia insieme a Sakura-
-Se è per via del modo in cui ci siamo scontrati quella volta…-
-Sei stato un cafone imbecille, ma non è per quello. Non sono scemo, lo vedo che sei cambiato, e che ora la tratti con i guanti bianchi-
-E allora cos’hai contro la nostra relazione? Sakura ci sta male per questo-
-E invece le fa piacere che tu la tenga legata a te che stai in Cina, vero?- ecco, finalmente aveva vuotato il sacco. Si sentiva meglio? No, per niente. Il sarcasmo in quella frase li aveva feriti incredibilmente entrambi, perché sapevano bene che la ragazza che entrambi amavano, seppur in modi diversi, ci stava male sul serio nonostante i sorrisi e le rassicurazioni.
-Non sarà per sempre. È una soluzione temporanea-
-E dopo? La porterai con te, separandola dalla famiglia, o verrai qui tu, abbandonando la tua e facendo sentire lei responsabile di questo?-
-Non sai di cosa stai parlando-
-Quindi puoi assicurarmi che non accadrà una di queste possibilità? Cosa farete, continuerete a vedervi saltuariamente fino a quando uno dei due si innamorerà di un altro che può vedere senza prendere un aereo?-
-Credi che io e lei non siamo consapevoli delle difficoltà? Ne abbiamo parlato, abbiamo pensato insieme a una soluzione, entrambi sappiamo che questa lontananza non durerà per sempre, perché non possiamo vivere uno senza l’altra. Ma questi sono affari nostri, e tu non devi intrometterti. Sakura soffre ancora di più sapendo quanto tu sia contrario, e dandoci contro non la aiuti ad altro che a sentire di più la pressione. Abbi un po’ di fede in lei, se proprio non riesci ad averla in me o in noi due come coppia!- si voltò in fretta una volta finito il suo discorso, sapendo che quel testardi ci avrebbe messo del tempo per recepire il messaggio, SE l’aveva recepito. Lo sperava vivamente, non era certo di aver usato le parole giuste, era Sakura che se la cavava meglio tra i due a contatto con i sentimenti.
Ora però doveva andare da lei. Dovevano essere insieme, ancora una volta fianco a fianco, contro un avversario tale che mai ne avevano affrontati.
 
 
 
Passare una pietra appuntita su un bastoncino di legno per trasformarlo in una freccia acuminata era un’azione ripetitiva e meccanica, un lavoro da fare accuratamente: lo rilassava e lo aiutava a concentrarsi.
Sentiva le sue prede avvicinarsi tutte insieme. Non era nemmeno necessario andarle a scovare, gli stavano facendo un favore.  Quattro nuclei magici, decisamente saporiti. C’era il ragazzino che lo aveva inseguito sulla Grande Muraglia e per tutta la Cina, due nuclei che sembravano essere legati l’uno all’altro da una specie di vincolo, ed infine c’era la ragazza…. Quel caldo, dolcissimo nucleo che aveva l’aria assai saporita.
Senza dubbio, quel giorno si sarebbe fatto una scorpacciata di magia tale da bastargli per molto tempo. Tempo sufficiente a trovare qualcuno come lui? Ne dubitava, prima di essere sigillato da quella maledettissima veggente aveva viaggiato a lungo, visitato molti luoghi e assorbito magia da tanti di quegli oggetti e tanti di quei maghi…
Però questo sembrava un Paese in cui la Magia era più incline  ad incarnarsi in un Nucleo. Forse… sì, forse poteva permettersi di sperare. Sperare di trovare qualcuno che fosse capace di osservare la magia in sua compagnia. Qualcuno di cui non aveva necessità, e che da lui non avrebbe preteso nulla. Qualcuno che avrebbe potuto chiamare amico senza che il selvaggio bisogno di sangue, che lo pervadeva da quando era ancora un uomo vivo e ancora di più da quando era morto, gli annebbiasse la ragione, portandolo ad un epilogo inevitabile.
Sangue sulle sue mani, un ruggito di soddisfazione nel cuore e lacrime agli occhi.
Non cercava pietà. Non cercava violenza. Non cercava magia. Non cercava morte.
Voleva solo non essere più solo.
 
 
 
Lee era il più insicuro rispetto al piano di Sakura. Non perché non si fidasse di lei, al contrario: era di sé stesso che dubitava. Il piano era fondato su un’intuizione, una specie di azzardo, ma era molto probabile che funzionasse.
Questo, ovviamente, se LUI fosse riuscito nella sua parte. Che, detto tra noi, era al di sopra delle sue modeste capacità, ma quando aveva provato a dirlo, Sakura lo aveva fissato con una fiducia così illimitata negli occhi che proprio non era riuscito a negare una seconda volta, dopo che gli aveva detto che si sarebbe affidata a lui.
Come fregare il proprio ragazzo, capitolo primo: sorrisi assassini e sguardi languidi.
Lee aveva il sospetto che il sogno terribilmente eccitante che aveva fatto due notti prima avesse influito sulla sua incapacità di sostenere lo sguardo di lei per più di due secondi filati, e contemporaneamente sulla sua improvvisa incapacità di astenersi dal guardarle le labbra ogni tre.
Cazzo, se ci ripensava gli venivano ancora i brividi ovunque, era stato fottutamente meraviglioso. Non era la prima volta che la sognava, ma non si era mai spinto così in là con la fantasia. 
Nella realtà doveva essere infinitamente meglio….
… e quello non era il momento più adatto per mettersi a fissarle nuovamente le labbra, proprio no.
Di certo questo non aiutava la sua fermezza mentale e la sua concentrazione. Esattamente come il vestito che la ragazza indossava in quel momento, sotto insistenza di Tomoyo, che con il tempo aveva reso i suoi modelli più… Lee avrebbe detto provocanti, ma sospettava che la giovane regista-sarta avesse detto qualcosa come ‘espressione di forza prorompente femminile’.
Lei era sempre bella, e se all’inizio aveva trovato che quei travestimenti la rendessero solo più tenera e carina, forse anche a causa dell’imbarazzo della stessa Sakura, in quel momento Lee credeva che ‘bellissima’ non fosse abbastanza. Era semplicemente sexy da infarto.
 
Sakura non avrebbe voluto indossare quel costume. Davvero, aveva provato a rifiutare, ma Tomoyo ci sarebbe rimasta malissimo, specialmente perché per quella volta era decisamente più sicuro che non la seguisse come al solito con la sua fedele videocamera.
Era innegabilmente molto comodo, si sarebbe potuta muovere senza difficoltà, ma il punto era che… la imbarazzava da morire. Sentiva le occhiate che Lee le lanciava come fuoco sulla pelle, e questo la distraeva moltissimo. Le facevano piacere ovviamente, ma non era abituata a vestire in modo tanto provocante. Era vestita completamente in rosso.
Ai piedi le ballerine semplici avevano dei nastri che le risalivano le gambe fino alle cosce, e in un gioco di incastri aveva allacciato sulla destra il marsupio contenente le Carte. I pantaloncini aderenti e cortissimi le lasciavano le gambe quasi del tutto libere. Alle mani un paio di guanti in pizzo lunghi fino al gomito, ma senza dita, le facilitavano le presa sullo scettro senza toglierle la sensibilità delle dita. Un nastro le tirava indietro i capelli, finalmente lunghi abbastanza da permetterle di tenerli legati in una coda alta, in cui Tomoyo aveva inserito tutta soddisfatta una forcina a forma di fiore di ciliegio. Quello che la faceva arrostire in volto però era il corpetto in simil-pelle, che le evidenziava il seno e la pancia piatta, a suo parere troppo aderente e troppo scollato. In vita, un lungo foulard formava un grande fiocco dietro la schiena. Un motivo floreale si ripeteva sempre uguale e sempre diverso su ognuno di quei capi d’abbigliamento. Di buono c’era che gambe e braccia erano liberissime di muoversi.
 
 
Non era stato difficile trovarlo. Il Cacciatore era seduto nello stesso punto in cui si erano incontrati soltanto due giorni  prima. Cielo, era passato davvero così poco tempo? In due giorni il loro mondo era stato sconvolto da cicloni di eventi e rivelazioni. Non tutti negativi, anzi. Ma comunque sconvolgenti.
Era ora di affrontare il Cacciatore, o non avrebbero potuto più vivere in pace.
Sakura sperava vivamente che la sua idea fosse buona. Yuè l’aveva guardata con una certa approvazione nello sguardo, Kero-chan confuso ma fiducioso. Persino Eriol le aveva confermato che la sua intuizione potesse essere corretta. Lee le era sembrato incerto, ma lei non aveva alcun dubbio su di lui. E pensare che un tempo era lui quello sicuro di sé, mentre ora era lei quella che doveva dirgli ‘ce la farai sicuramente’.
-Le mie prede sono finalmente uscite allo scoperto. Vi ringrazio per questo: mi avete risparmiato la fatica di venire a stanarvi personalmente….-
Calmi, dovevano rimanere calmi, o ne sarebbero usciti peggio che malconci…
Quando Sakura ritenne che il Cacciatore si fosse avvicinato abbastanza, azionò la sua prima carta: -Carta del Cerchio, impedisci a chiunque di entrare o uscire dalla zona delimitata!-
La loro prima preoccupazione, erano stati gli eventuali effetti collaterali. Non volendo che nessuno si facesse male, Sakura si era ricordata di quando Velocità era quasi impazzita a causa del suo avventato tentativo di trasformarla senza avere potere a sufficienza;  aveva pensato che se Velocità non era riuscita a superare il Cerchio, non ci sarebbe stata alcuna possibilità per il loro avversario di avvicinarsi ad altri che non fossero loro.
I due Guardiani avrebbero tanto voluto combattere loro stessi ma Lee li aveva pregati di lasciarlo fare da solo. La loro padrona lo aveva appoggiato, ma nonostante tutto aveva tanto insistito con Lee che, seppur riluttante, il ragazzo aveva accettato che almeno lei lo supportasse. Del resto, serviva la loro Magia di Luce per sigillare per sempre il Cacciatore.
 
Spada sguainata, Lee si mise a correre, pronto a sferrare un attacco diretto. L’arciere non si fece cogliere impreparato, muovendosi con un’agilità che aveva del sovrannaturale. Tendevano a dimenticare che non era, effettivamente, parte di quel mondo.
L’arco d’ebano non era solo un’arma d’attacco a distanza: veniva usato anche come scudo, in un certo senso. Questo Lee aveva avuto modo di appurarlo già molto tempo prima, ma era comunque sorprendente vederlo in azione. Era fatto in un materiale estremamente resistente ma poco elastico: era strano per un arco, ma poi aveva notato che non era uno svantaggio. La corda tesa piegava di poco il legno nero, lungo quasi un metro e mezzo, e al minimo accenno di tensione la freccia scoccata acquistava una velocità e una potenza maggiore. Molte volte questo gli aveva provocato difficoltà e numerose ferite durante l’inseguimento.
L’arciere brandiva il suo arco ad una estremità, usandolo quasi come una spada per fronteggiarlo. Sapeva di dover mirare a tagliare la corda, ma era maledettamente difficile, ed aveva scoperto in svariate occasioni che questa era stata potenziata in qualche modo, forse resa indistruttibile. Come un filo di diamante.
 
Lo scambio di cortesie non durò a lungo, giusto qualche minuto, ma Sakura li visse come ore ed ore di tensione. Sapeva che per indebolire l’avversario abbastanza da attuare il suo piano era essenziale spezzare l’arco, Lee le aveva riferito che era in quell’arma che risiedeva la maggior parte della volontà del Cacciatore, mentre il corpo fungeva più che altro da contenitore per la magia raccolta. Uno senza l’altro erano perduti. Se non romperlo, dovevano almeno separare l’arco dall’uomo. E siccome conosceva abbastanza bene il senso del dovere e dell’onore del suo ragazzo, aveva accettato di lasciarglielo fare da solo. Ma era difficile restare a guardare e basta. Era frustrante e l’ansia aumentava esponenzialmente ad ogni secondo.
A riportarla alla realtà fu un gemito di dolore di Lee. Il suo abito tradizionale cinese si era macchiato di rosso sul braccio destro che brandiva la spada: a colpirlo era stata la corda tesa dell’arco.
Sakura si trovò a pregare silenziosamente che finisse tutto il prima possibile, preferibilmente senza altre ferite. Non le era mai piaciuto il sangue.
 
Il combattimento riprese ad un ritmo ancora più incalzante. Stoccata, parata, affondo, schiavata. Nonostante tutto, dovette riconoscere che la danza della spada aveva il suo fascino.  
Lee però iniziava a far fatica a maneggiare la spada col braccio ferito. Decise di passare alle arti magiche, almeno per darsi il tempo necessario a fasciare ben stretto il braccio sanguinante, cosicchè non gli fosse d’impedimento.
Attivò contemporaneamente i fuda del vento e del fuoco, che circondarono in un alto muro di fiamme il Cacciatore. Si strappò velocemente un lembo della manica per poi avvolgerlo il più stretto possibile dove vedeva la parte più profonda del taglio. Si prese due secondi per controllarla, ma non era nulla di grave, solo un lungo graffio che aveva reciso molti capillari, ma nessuna arteria e nessun muscolo o legamento era stato danneggiato. Qualche altro secondo per bearsi della vista di Sakura, visibilmente preoccupata ma con gli occhi che ancora gli dicevano ‘ho fiducia in te’, ed era di nuovo pronto per la battaglia. Aveva un’idea.
Smise di alimentare vento e fuoco, e tirò fuori dalla manica quello che aveva scoperto essere la sua fonte di magia, il fulmine. Forse avrebbe potuto sfruttarlo in qualche modo…
Lo caricò di più magia del solito, dopo di chè lo applicò alla sua spada.
Ritornò alla carica, con più vigore di prima, cercando di concentrare tutta l’attenzione del suo avversario sulla spada e sulle scintille che sprigionava ad ogni contatto con l’ebano e ancora di più contro la corda. Doveva deviare la sua attenzione dal terreno.
Per lui praticare la telecinesi era una sciocchezza. Ci si era esercitato fin dall’infanzia, e doveva ammettere che era una delle sue magie preferite. Per cui, anche mentre era concentrato in altro, non fu difficile far muovere un altro fuda del fulmine raso terra fino alle spalle dell’avversario. Mandò volontariamente a vuoto un colpo che avrebbe dovuto mirare alla spalla, e la magia con cui aveva continuato a caricare la spada volò fino al fuda che galleggiava a pochi metri davanti a lui, all’altezza del suo viso.
Fu come assistere ad un’esplosione.
Dal nucleo che era quel foglio di carta benedetto, si irradiarono fulmini e saette in ogni direzione, per poi ritornare magicamente a concentrarsi in quell’unico punto, che poi si attaccò alla schiena dell’avversario rilasciando tutta l’energia elettrica accumulata in una volta sola. Persino un corpo non del tutto vivo come quello non avrebbe potuto restarne immune.
Egli ebbe giusto un secondo per mostrare un’espressione sorpresa, prima che un’evidente dolore lo mettesse K.O. E gli facesse mollare la presa sul suo arco. Lee fu lesto a calciarlo lontano, verso Sakura, prima di allontanarsi preventivamente lui stesso. Era davvero affaticato, ma l’adrenalina lo teneva ancora in piedi. E la soddisfazione.
Sakura corse immediatamente da lui per sorreggerlo e accertarsi delle sue condizioni, ma una volta appurato che era solo un po’ stanco, lo abbracciò fortissimo, per un secondo dimentica di tutto il resto. E le mani di lui sulla sua vita e sulla sua nuca nuda la fecero rabbrividire. Non era spiacevole, anzi, tutto il contrario.
Ce l’aveva fatta. Lee aveva sconfitto il Cacciatore. Ora dovevano solo sigillarlo. Insieme.
Il loro pressante desiderio di rimanere tranquilli, insieme, senza pericoli nelle vicinanze li convinse a separarsi. Avevano un lavoro da finire.  L’unico contatto che non lasciarono mai erano le loro mani intrecciate.
Puntarono il loro sguardo sul Cacciatore, che si stava riprendendo. Il suo arco, ai loro piedi, pulsava della volontà di quell’anima cacciatrice, mentre il corpo ora appariva più come magia solida che come persona.
 
Quando incrociarono spada e Scettro, si rese visibile il Sigillo che ora sapevano appartenere ad entrambi. Una stella e un fulmine, insieme per formare una magia di luce.
-Potere del Sigillo di Luce, rispondi alla nostra chiamata. La Stella ti chiede di manifestarti-  Sakura notò la sua stella, il sole al suo fianco sinistro, la luna davanti a loro e gli ideogrammi giapponesi illuminarsi.
-Potere del Sigillo di Luce, rispondi alla nostra chiamata. Il Fulmine ti chiede di manifestarti- ora a caricarsi di magia furono il fulmine, il sole alla destra di Lee, la luna dietro di loro e gli ideogrammi cinesi.
Mancava ancora qualcosa però.
Il Sigillo brillava ma.. di due magie diverse ancora. Era la prima volta che usavano consapevolmente quella nuova fonte di magia che era nata in loro e non sapevano come usarla.
Fu Lee ad avere l’idea. La Stelle e il Fulmine sembravano complementari, ma comunque DUE e non UNO.
Allora, seguendo il suo istinto, sussurrò a Sakura di assecondarlo. Allineò spada e scettro, poi li afferrò insieme, sentendo subito la mano di Sakura sopra la sua che lo aiutava e sosteneva. Non pensò a nulla che non fosse l’amore che provava per la giovane donna al suo fianco.
-Forza della Luce che spazzi via le tenebre dell’animo, illumina la strada di chi è cieco di fronte alla forza del cuore- un’intensissima luce bianca avvolse insieme le loro mani e ciò che reggevano, ed anche il Sigillo brillò di quello stesso biancore.
Ma ancora non era sufficiente. Erano in due a fare quella cosa. E Sakura, ancora una volta, lo comprese e lo sostenne in quell’impresa. O forse, era lui che sosteneva lei.
-Forza della Luce che vince ogni menzogna, fai splendere la verità negli occhi di chi non ha più la forza di credere- ora il biancore accecante di prima si era attenuato abbastanza da permettere loro di vedere cosa era accaduto. Ora il sigillo ai loro piedi era finalmente carico della Magia di Luce, alimentata da entrambe le sue sorgenti, e in mano reggevano insieme un lungo bastone di platino, alle cui estremità erano incastonati due diamanti, e lungo il manico gli intarsi in oro giallo e rosso sembravano rincorrersi e raccontare una storia di magia e amore. La loro storia.
Senza neppure bisogno di consultarsi, fecero forza per spezzare l’arco con una delle estremità. E prima che l’anima vagasse senza meta per quel mondo a provocare chissà cosa, dovevano sigillarla. Quale modo migliore, se non farla diventare una Carta?
Non ci avevano mai provato, ma sapevano che era possibile. La loro esperienza si limitava a catturare, trasformare e al massimo creare le Carte. Ma dare a qualcosa di magico, in questo caso un’anima, la forma di Carta, beh… non ci avevano mai provato. Ma se ci fossero riusciti, il Cacciatore non sarebbe più dovuto andare a rubare la magia altrui, perché sarebbe stato alimentato da quella di entrambi, e non si sarebbe più sentito solo. L’idea di farlo diventare una carta le era venuta pensando alla solitudine della Carta del Nulla. Anche lei era stata foriera di guai e tristezza, ma perché lei stessa lo era. Ora era diventata Speranza, ma soprattutto aveva delle compagne e i sentimenti negativi erano spariti.
Valeva la pena tentare.
-Arciere Nero, Cacciatore… affinchè tu non possa più far tua la magia altrui, noi ti offriamo la nostra come sostentamento… affinchè tu non vaghi, solo, per il mondo in cerca di qualcosa, noi ti offriamo la possibilità di avere amici sinceri e trovare un obiettivo da raggiungere. Trasformati, assumi la forma perenne della Carta della Ricerca!-
Non era stato facile decidere che ruolo assegnare al Cacciatore una volta diventato carta. Insomma, non se la sentiva di lasciar fare il caso, ed il suo consulto con Eriol le aveva confermato che sarebbe stato più facile trasformarlo se avrebbero avuto chiaro in mente in che cosa. La risposta le era stata suggerita da Tomoyo, che aveva ragionato ad alta voce supponendo che un cacciatore abbia sempre un obiettivo da raggiungere, o qualcosa da cercare.
Entrambi i diamanti presero a brillare, e mentre l’arco spezzato assumeva una forma eterea, l’anima del loro avversario si era scomposta in tanti piccoli globi di vari colori e dimensioni, che sparirono alla velocità della luce in ogni direzione. La magia che era stata rubata era tornata ai suoi legittimi proprietari.
Finalmente, ora tuto stava andando per il meglio. La Carta si formò sotto i loro occhi, e mentre il sigillo sbiadiva fino a scomparire e il loro Bastone si divideva nuovamente in spada e scettro, la Carta smise di brillare, cadendo dolcemente in mano loro.
Sentirono subito la differenza. Il Cacciatore ora sapeva di non essere più solo. Anche se ora era diventato la Carta della Ricerca, e perciò non avrebbe mai smesso di bramare per sua natura di scovare ogni cosa nascosta…. Beh, ora le cose erano diverse. La sua smania di trovare qualcuno non aveva più ragion d’essere, non doveva più temere di scomparire.
Andava tutto bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Innamorati ***


INNAMORATI
 
 
-Sono in pensiero per loro… è più di un’ora che sono andati via-
-Non c’è motivo di stare in pensiero. Torneranno molto presto vincitori-
-Come fai ad esserne certa?-
-Ho fiducia in loro. Sono forti e determinati, non si arrendono mai-
-Tomoyo ha ragione, Toy. Non hai motivo di temere per Sakura e Yuki-
-Dici così perché l’hai visto con i tuoi poteri, Eriol?-
Toy ebbe solo un sorriso misterioso in risposta alla sua ansia.
Il suo istinto gli diceva che sarebbe andato tutto bene, ma comunque i suoi nervi non ne volevano sapere di distendersi. Per cercare di calmarsi aveva cominciato a camminare avanti e indietro dalla cucina al salotto all’ingresso e viceversa. Niente da fare.
Vedere poi Tomoyo e quell’Eriol seduti, sereni e felici, mentre bevevano il thè parlando di Dio solo sapeva cosa, non lo aiutava di certo. Sembravano indifferenti al pericolo in cui erano andati incontro quei pazzi.
Certo non era la prima volta che si trovavano nei guai, ma prima i suoi poteri gli davano la certezza che sarebbe andato tutto per il meglio. Se aveva capito bene, nonostante avesse donato tutti i suoi poteri a Yuè per non far scomparire Yuki, ne sarebbe tornato in possesso nel giro di relativamente poco tempo. Questo lo rassicurava, ma nel frattempo….
L’unica cosa che gli impediva di precipitarsi fuori di casa era la certezza granitica che sua sorella era al sicuro, sotto protezione del Guardiano della Luna. E poi, nonostante gli costasse ammetterlo sapeva che la sua piccola Sakura era diventata una maga in gamba.
Prese qualche respiro profondo, cercando di rilassare i muscoli tesi allo spasimo di spalle e schiena.
-Saranno di ritorno a momenti. Devo dire che il loro piano aveva del geniale. Rinchiudere il cacciatore in una Carta…. Ricordo quando fui io… cioè, il signor Clow… a doverlo fare-
-In quale occasione hai dovuto affrontare una simile circostanza, nella tua vita precedente?-
Eriol parve apprezzare il modo delicato ma senza esitazioni di Tomoyo per riferirsi al sé di quel mondo e di quello precedente. Anche lui ogni tanto aveva dunque bisogno di un supporto emotivo. – La gente del villaggio in cui abitavo all’epoca stava avendo dei problemi con una giovane campionessa di arti marziali. Era la figlia maggiore del maestro di judo, ma quando scoprì che suo padre aveva intenzione di lasciare la direzione della scuola al fratello, più giovane e decisamente più debole, lei impazzì di rabbia. Prese a sfidare chiunque le capitasse a tiro per dar prova della sua forza, e causò non poche lesioni, anche serie, a molti uomini molto più grandi e forti di lei. Fui costretto a prendere provvedimenti, su richiesta di suo padre. Ammetto che la rinchiusi a malincuore, ma perlomeno poi quella giovane non si è più sentita esclusa perché donna, e mi sono sempre riservato di mostrare il mio rispetto alla Carta della Lotta. Era terribilmente fragile a dispetto della sua abilità nel combattimento. Dopo un po’ però si è abituata alle sue compagne, e si sentiva molto più apprezzata che nel suo paese-
-Deve essere stato difficile per lei. Una ragazza che batteva molti uomini più grandi e grossi di lei. Ma era davvero così pericolosa da doverla rinchiudere?-
-Ling Mei aveva un vero e proprio dono per la lotta, ma quando si vide messa da parte per il suo essere femmina, non ci vide più dalla rabbia. Ridusse molti uomini incapaci di usare il cento per cento delle loro abilità fisiche  anche dopo che si furono ripresi dalle loro ferite, senza parlare poi di come se la prese con il padre. Lui aveva più esperienza, ma lei era più giovane, agile ed era piena di rabbia. Non potè più praticare le arti marziali, in seguito. FU molto meglio per Ling diventare una Carta di Clow, credimi-
-Che storia triste. Non deve essere stato facile neppure per Clow prendere una decisione simile-
-Già, non fu un momento piacevole-
 
La serratura dell’ingresso scattò, e tutta la loro attenzione fu catturata dalle voci nell’ingresso. Sakura fu la prima a mettere piede nel salotto, e non appena suo fratello la vide tutta intera la strinse forte in un abbraccio stritolante. Lo ricambiò volentieri, contenta per la riuscita della missione, ma si staccò subito, stranamente perspicace nel capire che c’era qualcun altro che suo fratello doveva abbracciare.
Yuè era tornato Yuki subito dopo il confinamento dell’Arciere, e lei, forse per l’aumento delle sue percezioni extrasensoriali, aveva sentito bisogno che il suo amico aveva di suo fratello, e lo stesso aveva sentito da Toy stesso.
Comunque non c’era solo lui ad aspettarla. Tomoyo si fiondò ad abbracciarla, felice che tutto fosse finito. –Sapevo che ce l’avreste fatta! Sono tanto felice che tutto si sia risolto per il meglio… ma mi dispiace tanto non aver potuto filmare la grande eroina che proteggeva la città dl fantasma tormentato di un arciere che per sopravvivere deve assorbire la magia esterna. Spero tanto di avere altre occasioni…- con un grosso gocciolone alla testa, ricambiò l’affetto della sua amica, che aveva capito senza bisogno di parole che tutto si era risolto nel migliore dei modi. Come aveva fatto?
-Gliel’ho detto io. Lei ha sempre avuto fiducia in te, in voi. Ho sentito chiaramente l’incredibile aura magica che tu e Lee avete sprigionato, e anche quella dei nuclei magici liberati che sono tornati dai legittimi proprietari, quindi ho potuto tranquillizzare anche tuo fratello. Non è stato difficile intuire il risultato dello scontro a vostro favore. Ben fatto, Sakura-
-Grazie, Eriol. Anche e soprattutto per essere rimasto a proteggere loro, e per avuto fiducia in Lee e me. Non permetterò più che le Carte rischino così tanto, te lo prometto!-
-Ne sono certo. Ma ora non devi più rendere conto a me per loro. Sono le TUE carte. Loro ormai non mi ubbidiscono più, è te che riconoscono come loro Padrona. Ricordalo- le sorrise come faceva sempre suo padre: i due si assomigliavano davvero moltissimo…
-Sakura, posso vedere in che carta hai rinchiuso l’Arciere?-
La ragazza tirò fuori la carta della Ricerca, mettendola sul tavolino al centro della stanza. Si sedette sul divano, facendo un respiro profondo per rilassarsi. C’era una gran confusione nella sua testa, così tanta che le ci sarebbe voluto un po’ per giungere alla soluzione di quel groviglio intrecciato di pensieri.
Mentre Tomoyo ed Eriol guardavano la Carta, commentando quel che era successo e la nuova Magia di Luce che era nata, Il suo sguardo si spostò all’ingresso. Kero-chan era ancora in giro per perlustrare la zona, accertandosi che lo scoppio di magia non avesse causato danni o avesse richiamato altri ospiti sgraditi. Suo fratello e Yuki erano molto vicini, seduti sulle scale; non sembravano parlare, ma si fissavano negli occhi con un’intensità tale che lei sospettò stessero intrattenendo una conversazione telepatica. Kero-chan le aveva detto una volta che era possibile, in casi particolari…
Ma dopo un secondo di analisi, tutta la sua attenzione fu catturata dal ragazzo  che amava. Lee Shaoran, ragazzo cinese di quindici anni, abile spadaccino, mago esordiente, potere di categoria fulmine… amico leale, timido ma generoso, fidanzato fedele, romantico, gentile, protettivo e  …SUO.
Ancora si dava della stupida da sola se pensava a quante volte il ragazzo le avesse dimostrato il suo affetto mentre lei, ingenua come nessun’altra, gli confidava le sue pene d’amore per Yuki. Si era resa conto di quanto Lee fosse importante per lei solo quando lui per primo le aveva confessato i suoi sentimenti, ma non aveva capito di amarlo prima di aver rischiato di perderlo, quando Lee aveva fatto ritorno in Cina. Solo allora il suo cuore spezzato le aveva fatto comprendere che quel ragazzino chiuso, arrogante e talvolta maleducato, che però nei suoi confronti si era dimostrato essere il più gentile, leale ed altruista degli amici, si era insinuato in punta di piedi nel suo cuore e l’aveva fatto suo senza che lei si rendesse conto di nulla.
Ed ora non riusciva nemmeno ad immaginare una vita senza amarlo. La loro avventura per trasformare la Carta del Nulla nella Speranza le aveva provocato uno shock emotivo non da poco: aveva davvero temuto di dover rinunciare per sempre ad amare Lee… e averlo creduto, anche se solo per un istante, privo dell’amore che le aveva sempre dimostrato era stato terribile. Ma era stato proprio per quello che aveva trovato il coraggio di dichiararsi, e aveva capito che essere ricambiata non era importante se Lee era sano e salvo, anche se privo di quel sentimento tanto dolce che la faceva sentire avvolta da un bozzolo di calore protettivo.
Sakura era certa che dopo tutto quello che avevano passato insieme, nulla sarebbe stato capace di dividerli. Specialmente ora che avevano dato vita ad un nuovo nucleo magico e a due Carte che dipendevano da loro.
Guardarlo ora, rilassato contro lo stipite della porta mentre la guardava, stanco ma sorridente, era un dono per lei. Sapeva che ora che la minaccia dell’Arciere Nero era stata debellata, ora che i nuclei magici  delle sue sorelle e degli altri erano stati liberati, lui sarebbe dovuto presto tornare a casa sua.  Ma voleva godere ancora un po’ della sua compagnia.
Si alzò e lo prese per mano, portandolo al piano superiore per medicarlo come si deve, innanzitutto. Durante tutto il tragitto si era rifiutato di farsi curare con la magia da lei, dicendole che era un graffio da nulla e che sarebbe stato pericoloso per lei usare la magia ora che i suoi due nuclei si erano toccati.
Avrebbe dovuto imparare a gestirli separatamente, ma per il momento non era il caso di usare la magia.
-Siediti qui, Lee. Almeno permettimi di medicarti con i metodi tradizionali, se proprio non vuoi che usi la magia-
-Non mi fa male, stai tranquilla-
-Insisto-
Dopo avergli tolto la benda improvvisata, ormai zuppa di sangue, gli scostò delicatamente la manica a brandelli. Non sembrava un taglio grave, ma aveva perso parecchio sangue, ed era indispensabile disinfettarla e coprirla con bende pulite.
Non si dissero una parola durante tutta l’operazione, ma appena Sakura strinse il nodo delle bende Lee le impedì d allontanarsi afferrandole un polso. Si poteva quasi vedere l’elettricità che scorreva tra i loro sguardi. Entrambi ripensarono al sogno che li aveva visti intimamente vicini, e senza poter resistere oltre si spinsero l’uno verso l’altra. In qualche modo Sakura finì seduta a cavalcioni sull’addome di Lee, che si era steso sul letto della sua ragazza portandosela dietro grazie alle loro mani intrecciate.
Il loro bacio fu lento, caldo e profondo in un primo momento, ma poi di secondo in secondo si trasformava diventando più passionale, tanto che entrambi presero ad ansimare a corto di fiato. Ma non avevano alcuna intenzione di separare le labbra.
Sakura sentì la magia del suo ragazzo avvolgere con uno strato sottile la sua camera, ora ermeticamente chiusa, e tanto per esserne sicuri anche lei chiese al Lucchetto di non far entrare nessuno e al Silenzio di non far uscire alcun rumore. Non sapeva quanto a fondo volevano andare… ma di certo si sarebbero dati a vicenda un ricordo abbastanza potente da tener loro compagnia quando fossero stati nuovamente lontani. Perché sapevano entrambi che sarebbe accaduto presto. Non per sempre, però, e questo per entrambi era la certezza migliore per cui vivere.
 
A Tomoyo non serviva avere dei poteri magici per sapere cosa stesse accadendo in quel momento.  Era una ragazza perspicace, e conosceva bene la sua amica.
-Hai la faccia di qualcuno che ha appena avuto un’illuminazione-
-In effetti, Eriol, è proprio così-
-Posso sapere di cosa si tratta?-
-Nulla di strano, solo i nostri amici che si stanno assicurando un bel ricordo per quando saranno lontani-
-Ho capito cosa intendi. E a proposito di lontananza, c’è una cosa di cui vorrei parlarti. Myo-
-Hai deciso se andartene o restare?-
-Sì-
A Tomoyo il cuore batteva forte, aveva paura che decidesse di andarsene e non tornare più.
-Quando mia madre morì, io mi ripromisi di non amare più nessuno. Ho voluto bene alle mie creature e a tutte le persone che per un motivo o per un altro sono venute in contatto con me, ma ho cercato con tutte le mie forze di non farle mai diventare indispensabili. Poi però ho conosciuto Sakura, te e Lee. Mentre addestravo Sakura come nuova padrona, ho iniziato a considerarla un po’ come una figlia. È buffo, se ci pensi, visto che il mio aspetto è quello di un vostro coetaneo, ma il mio cuore sente di avere molti, molti più anni. Lee mi faceva tenerezza, stava imparando cosa fosse l’amore e mi vedeva come ‘rivale’. In fondo, è un mio discendente. E poi… tu sei stata il migliore imprevisto che io potessi sperare. La prima volta che ti ho vista, ho pensato fossi bella come la Dea della Notte. Sapevo che non avevi poteri magici, ma comunque mi sentivo incantato dai tuoi occhi, che sapevano vedere ogni cosa intorno a loro. Tu hai sempre saputo vedere oltre ogni menzogna, oltre ogni mistero- La guardava come se nei suoi occhi fossero nascosti i tesori che aveva cercato per tutta la vita, e al tempo stesso come se lei fosse l’unica a saper guardare  oltre le pozze nere che davano accesso alla sua anima.
-Tomoyo, tu hai saputo riaccendere in me emozioni che nemmeno ricordavo. Forse non le ho mai nemmeno provate, prima di conoscerti. Non ti nascondo che ho ancora un po’ di ritrosia nel lasciarmi andare, ma… voglio migliorare. Voglio che TU mi faccia diventare migliore. Per questo ho deciso di restare, se mi vorrai nella tua vita-
Non ebbe bisogno di rispondere a parole. Si era sentita il cuore in gola per tutto il tempo in cui Eriol le aveva parlato, ed ora non riusciva più a contenere la sua felicità. Certo che lo voleva nella sua vita! L’aveva sempre voluto….
Gli strinse le braccia al collo, nascondendo il viso arrossato, e quando lo sentì stringerla a sua volta capì che quello era il momento più bello della sua vita.
 
 
Note:
Ci stiamo avviando verso la fine gente! Ormai manca poco, giusto l’epilogo, poi metterò la parola fine a questa storia. Un po’ mi dispiace, ma sento che ora i personaggi si sono liberati dal mio controllo, e potranno continuare la LORO storia senza la mia guida.
CI sentiremo di nuovo per i saluti nell’ultimo capitolo. Per il momento è tutto, baci
Flos Ignis

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Epilogo ***


Epilogo
 
 
La vita riprese presto a scorrere tranquilla e senza eventi catastrofici magici di sorta, dopo la sconfitta del cacciatore.
Certo, le novità non mancarono, ma finalmente potevano dirsi positive.
Due mesi prima, Eriol aveva annunciato, la sera stessa in cui avevano creato la Carta della Ricerca, che riprendeva possesso della sua vecchia dimora lì a Tomoeda, e che avrebbe ricominciato il nuovo anno insieme a Sakura e Tomoyo. Sakura ne era rimasta piacevolmente sorpresa, e anche Lee sembrò felice della sua decisione. In seguito avrebbe confidato a Sakura che aveva un fondato sospetto da parecchio tempo su un’intesa particolare tra i due corvini, per cui era felice per loro, specialmente per quella che considerava praticamente la sua migliore amica.
Dunque ecco svelato il mistero di quale fosse l’annuncio che Eriol voleva fare ai due fidanzati!
Spinel e Nakao avevano preso bene la notizia, il primo perché così poteva azzuffarsi allegramente con un altrettanto felice Kero-chan, la seconda aveva sfacciatamente commentato che almeno in quella scuola si sarebbe divertita con Yuki e Toy, non altrettanto entusiasta della cosa. E questo non aveva fatto altro che aumentare l’ilarità della Guardiana della Luna di Eriol.
Kero-chan, come promesso, aveva insegnato a Sakura ad usare la magia più convenzionale, ma solo dopo che lei riuscì a separare completamente i suoi due nuclei magici, la Stella e la Luce. Non era uno scherzo possederne due. Anche Lee aveva dovuto imparare, e quindi era rimasto in Giappone due mesi con somma gioia della sua ragazza. Sakura ci avrebbe pensato spesso in seguito come ad un periodo pieno di scoperte interessanti e pomeriggi pieni di dolcezza e amore.
Una delle ultime sere che avevano passato insieme avevano fatto l’amore. Passione e amore e fiducia e dolcezza si erano fuse insieme, lasciandoli storditi e appagati, ma soprattutto ancora più uniti di prima.
Era stato difficile poi per Sakura vederlo partire, ma Lee le aveva promesso che si sarebbero rivisti molto presto. In effetti, aveva mantenuto la parola data.
Il ragazzo faceva il possibile per andare a trovare Sakura almeno una volta a settimana. Ovviamente, non con i mezzi convenzionali quali l’aereo  o la barca.
 
La prima volta che se lo era ritrovato davanti all’improvviso, era stato circa tre mesi dopo la sua partenza. Stava tornando tranquillamente da scuola con Tomoyo, che le raccontava come procedesse il suo rapporto con Eriol. I due avevano deciso di andarci piano e di legarsi l’uno all’altra senza fretta, dando tempo al tempo, ma era chiaro quanto fossero felici insieme.
Davanti a casa sua, la giovane Kinomoto si era trovata il suo ragazzo seduto sugli scalini, in attesa di vederla tornare. Le era venuto un colpo al cuore.
Gli saltò letteralmente addosso, ridendo felice e chiedendo spiegazioni. Anche Lee era sembrato molto felice mentre le raccontava che aveva imparato una magia che gli permetteva di sfruttare la velocità del suo elemento fulmine per spostarsi nello spazio a velocità elevatissima. Era la stessa magia che aveva usato Eriol per arrivare da loro quando Tomoyo era stata male.
 
Da allora era stato più facile sopportare la lontananza. I mesi trascorrevano veloci, il tempo scorreva, ma sembrava essere arrivata la pace per tutti. Anche suo fratello Toy e Yuki si erano messi insieme nel frattempo, e Sakura era stata sinceramente felice per loro. Avevano deciso di andare a vivere insieme appena finito il liceo. Toy continuava a lavorare un po’ ovunque, ancora non sapeva cosa avrebbe fatto in futuro, ma era certo che sarebbe stato con il suo ragazzo. Yuki aveva deciso di continuare gli studi seguendo la strada della pediatria. Aveva colto di sorpresa tutti con questa sua decisione, tutti tranne Toy.
 
Un altro anno era trascorso, e tutti erano andati avanti con le loro vite. Sakura, Tomoyo e Eriol stavano per iniziare il secondo anno di superiori. Tomoyo ed Eriol stavano ormai da tempo insieme.
Il tempo aveva lasciato su di loro i segni del suo trascorrere inesorabile. Tomoyo aveva lasciato crescere i capelli sempre più lunghi, che teneva perennemente legati in una morbida treccia, il suo viso pallido si era affilato mettendo in evidenza la somiglianza con la madre, e si vedeva già la donna elegante e raffinata che sarebbe diventata. Gli occhi blu erano sempre gli stessi invece, gli stessi di cui il suo ragazzo si era innamorato. Perché, finalmente, aveva espresso chiaramente l’amore che provava per quella ragazza speciale. Eriol non era cambiato molto, ma ora la maturità che aveva sempre dimostrato si amalgamava meglio col suo corpo da diciottenne.
Sakura invece mostrava un cambiamento maggiore: i capelli lunghi ora erano sempre liberi sulla schiena, tranne i ciuffi vicino alle tempie tenuti a bada da due mollette a forma di fiori di ciliegio d’argento che le aveva regalato Lee il Natale precedente. Il corpo snello era rimasto minuto e di poco più alto, ma i muscoli si erano molto sviluppati rendendola più forte, ma soprattutto molto più agile, grazie ai continui allenamenti di atletica leggera e con la spada. Aveva iniziato a tirare di scherma quasi due anni prima, quando Lee era ripartito per la Cina. Era un modo per sentirlo vicino. Ma era il suo volto a mostrare una maturità nuova, i tratti infantili erano spariti e l’avevano trasformata in una giovane donna. Gli occhi verde smeraldo però erano rimasti gli stessi.
 
C’era qualcosa nell’aria, quel giorno… anzi, da diversi giorni, ormai.
La ormai più che diciassettenne  Sakura non era tranquilla. Aveva passato le ultime due settimane praticamente barricata nella palestra degli allenamenti di scherma, allenandosi più duramente del solito. A breve sarebbe iniziato il torneo interscolastico, e lei voleva fare bella figura. Ma non era questo a renderle i nervi così tesi.
Tomoyo le aveva confidato che a breve le loro vite sarebbero cambiate: non aveva voluto aggiungere altro, ma quell’unica frase non se ne voleva andare dal suo cervello. I suoi sensi magici la stavano avvertendo di un grosso cambiamento in arrivo. Era abbastanza sicura che si trattasse di qualcosa di positivo, ma in questi casi preferiva andarci cauta.
In quei due anni era diventata molto più forte e ora riusciva a controllare pienamente tutto il suo potenziale magico che, sebbene ancora non avesse toccato il suo picco massimo, era davvero molto, e continuava a crescere lentamente e costantemente. E anche Lee era cresciuto ed era diventato ancora più abile di quando era un ragazzino scontroso e tenerissimo…
Sakura era un po’ triste, poiché urgenti questioni familiari lo avevano trattenuto a Hong Kong ogni giorno nell’ultimo mese e mezzo, quindi era molto che non stava un po’ in sua compagnia. Forse sarebbe potuta andare lei da lui…
Era capitato altre volte, in effetti, che fosse stata lei a fargli un’improvvisata, una volta compreso a pieno il potenziale della Carta dell’Attraversamento. Tuttavia, se lui era così impegnato non le sembrava il caso di disturbarlo.
Sospirando, si diresse verso casa sua, dopo essere stata a fare la spesa per preparare una cenetta speciale. Avrebbe avuto Tomoyo, Eriol, suo fratello e Yuki come ospiti, ormai i due ragazzi vivevano da soli vicino all’università di Yuki, per fortuna a poche fermate della metro di distanza. Suo padre invece sarebbe stato ad una cena di lavoro.
Passò tutto il pomeriggio ai fornelli, con Kero-chan che sbraitava a più non posso contro i videogiochi con  cui si sfidava ancora on Spinel. Lei invece prese a canticchiare una canzoncina cinese che le aveva insegnato Lee, la trovava molto allegra e spumeggiante, per cui la mise subito di buon umore.
Con stupore si accorse di aver apparecchiato e cucinato per sei anziché per cinque. Cose del genere le accadevano abbastanza spesso, per cui pensò che forse suo padre sarebbe tornato in anticipo e lei l’aveva previsto senza saperlo. Fece spallucce, dopodichè sistemò le pietanze in tavola.
Fece giusto in tempo, perché in quel momento suonarono alla porta.
-Ciao Sakura!-
-Amica mia!- si abbracciarono calorosamente, come se non si vedessero da settimane invece che da poche ore.
- Buonasera, Sakura-
-Ciao, Eirol. Entrate!- Li fece accomodare, ma subito sentì la porta riaprirsi. Suo fratello, senza dubbio. Aveva ancora la sua chiave.
-Mostriciattolo, con cosa ci avveleni questa sera?-
-Buonasera Sakura, scusa tuo fratello, oggi non ha ancora mangiato nulla per via del lavoro. È un po’ irritabile se non mangia- tutti ridacchiarono alla spiegazione di Yuki, che prese per mano il suo ragazzo per rabbonirlo. Non era effettivamente un lavoro leggero quello che si era scelto Toy. Con le sue sole forze aveva aperto un piccolo garage dove riparava automobili, ma soprattutto moto. Andava alla grande, e lui era felice di aver scoperto quanta passione sentisse per i motori.
-Forza, tutti a tavola!-
-Sorellina, perché hai apparecchiato per sei?-
-Sensazione-
-Non credo che papà torni- anche Toy ormai aveva ripreso possesso dei suoi poteri, e sebbene non fossero grandi come quelli di Sakura o Eriol, erano comunque considerevoli, specialmente dato che si concentravano quasi unicamente sulle previsioni del futuro.
-Ma allora…-
Per la terza volta suonò il campanello. Sakura era curiosa di sapere chi diavolo era alla porta, ma appena la aprì si trovò stretta in un abbraccio familiare e tanto desiderato.
-Lee… amore mio… mi sei mancato tanto!-
-Anche tu, Sakura…-
Un bacio di due innamorati che sono stati separati a lungo è qualcosa di potente, una magia che potrebbe far invidia ai più potenti stregoni della storia. Sakura e Lee lo sapevano bene.
Non si sarebbero più separati se fosse stato per loro, ma uno sguardo assassino di Toy li convinse ad andare a sedersi. Aveva più o meno accettato la relazione tra i due, ma comunque non gli faceva piacere vederli così intimi.
Durante tutta la cena non si staccarono gli occhi di dosso.
-Sei felice che Lee sia qui?-
-Lo sai che è così! Ma non mi inganni, lo sapevi del suo ritorno! È per questo che avevi detto che sarebbe accaduto qualcosa!-
-In effetti mi aveva chiesto espressamente di non dirti nulla per farti una sorpresa. Eriol ed io abbiamo pensato di organizzare questa cena per via di tutte le buone notizie che ci sono da dare- Tomoyo le sorrise così calorosamente che anche Sakura le rispose con un sorriso smagliante, sebbene confusa. Non aveva idea del perché fosse stata organizzata quella serata… forse per festeggiare qualcosa?
-Sakura, in effetti io devo dirti una cosa importante- Lee le prese le mani, baciandole le nocche senza mai distogliere gli occhi ambrati dai suoi. –Se non sono venuto a trovarti ultimamente è perché ho avuto molto da fare per organizzare la mia partenza. Ti avevo promesso che non sarebbe durata per sempre la nostra lontananza, ed ora che sono diventato maggiorenne ho potuto preparare il tutto per il mio trasferimento qui in Giappone. Ho ottenuto la doppia cittadinanza, e posso venire a vivere qui già da ora-
-Vuoi dire che non dovremo più accontentarci di una visit fugace, e che potremo stare sempre insieme?-
-Sì-
Lacrime di felicità scorrevano sul suo viso, mentre stringeva a sé il ragazzo che amava e che ora non avrebbe più dovuto salutare in un aeroporto o vederlo sparire nel suo cerchio magico dalla fonte fulmine.
Un piccolo campanello d’allarme le suonò nel cervello, ricordandole che la sua amica le aveva parlato di notizie al plurale. Si riprese quel tanto che bastava per scoccare un bacio intenso a Lee, facendogli una domanda che le ronzava in testa: - Sono la sola a percepire un
Qualcosa che aspetta di essere dichiarato per prendere vita qui dentro?-
-No amore, anche io sento che il mio rientro non è la sola novità che questa sera ci annuncia-
Eriol guardò Tomoyo, chiedendole con lo sguardo il permesso. Lei annuì, prendendola per mano.
-Siamo noi in effetti a dovervi dare una notizia. Ci tenevamo a condividerla con voi, i nostri amici più cari, prima di dirlo alla signora Daidouji… La mia Myo è incinta. E quindi le ho chiesto di sposarmi. E lai ha detto sì- Eriol pareva al settimo cielo mentre parlava della gravidanza di Tomoyo e del loro matrimonio. E anche lei era raggiante come mai prima.
Sakura era davvero felice. Erano giovani… cioè, lei lo era, ma erano innamorati ed erano entrambi molto responsabili.  Sarebbero stati perfettamente in grado di crescere un figlio.
Si congratularono tutti con loro due, facendo battute e buttando qua e la consigli attinti da chissà dove. Fu una serata allegra e divertente, piena d’amore e gioia e vita.
Erano tutti molto felici, ed erano tutti insieme.
 
Fuori era ormai calato il buio, e chi quella sera sarebbe passato davanti a casa Kinomoto, guardando attraverso la finestra avrebbe visto quattro ragazzi e due ragazze ridere insieme, gioire per qualcosa che non era dato sapere, ma che provocava sui loro visi un’esplosione di sentimenti positivi che avrebbero provocato invidia in chiunque.
Tre coppie piene d’amore, che li univa tutti con un robusto legame. Chiunque, guardando attraverso quella finestra, attraverso quel riflesso, l’avrebbe percepito. E avrebbe sicuramente pensato che quel tipo di amore e felicità la si poteva trovare solo nei sogni più lieti.
 
 
 
Note:
Siamo giunti alla fine. Beh, che dire, sono commossa. Questa è stata la mia seconda storia, ma è la prima che finisco. Non so bene cosa dire, se non che spero di avervi regalato qualcosa con ‘Il riflesso di un sogno’ , perché io stessa sono cambiata con la mia storia. Ora i suoi personaggi la continueranno nel mondo che io autrice e voi lettori abbiamo contribuito a creare, e saranno indisturbati perché le nostre orecchie non saranno più in ascolto. È un discorso strano me ne rendo conto, per cui la smetto, ma sappiate che ho messo me stessa in ogni parola che ho scritto, e spero che vi diano almeno la metà di ciò che ho avuto io, scrivendo.
Grazie di cuore a tutti voi che avete letto e a quelli che hanno commentato, e un saluto speciale a coloro che hanno seguito:
Ale_LoveBS, Amicamia, amike4ever, Aramx19, bimba88, cuordiluna, francy4e99, frikri, Luna_Ginga94, mokona anto, MoshiMoshi, Sakura_flower
A coloro che preferiscono:
AmeNoHaato, Aramx19, Elis in Wonderland, Giuliettahu, marimarufourever99, MoshiMosgi, seya_femy01

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2510413