PRIGIONIERA DEL NEMICO ...

di brontolina12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo <3 ***
Capitolo 2: *** UNA NORMALE FINE PRMAVERA. ***
Capitolo 3: *** LO ZAINETTO DI PERVINCA :-) ***
Capitolo 4: *** UN PROGETTO IN CASA PIMPERNELL. ***
Capitolo 5: *** UN'EPIDEMIA DI PIDOCCHI. ***
Capitolo 6: *** LA BARCA SULLA SPIAGGIA ***
Capitolo 7: *** UN MARTELLO E QUATTRO CHIODI. Parte 1. ***
Capitolo 8: *** Carta, bigliettini e ... una mappa! ***



Capitolo 1
*** Prologo <3 ***


PROLOGO!
Ciao a tutti! ancora insieme per una nuova avventura? Beh, io sono Brontolina12 e molti di voi mi conoscono già, ma per chi non mi conoscesse io sono anche la'autrice di "INCANTESIMI PROIBITI" e se volete potete dargli un'occhiata <3 In questo libro ci saranni amicizie, amori, avventure e misteri che spero vi coinvolgeranno! Intanto però godetevi il prologo ... Buona lettura!


~~Erano ormai passati sei mesi da quando me ne ero andata da Fairy Oak e tutte le mie amiche mi chiedevano di raccontare altro. Si erano affezionate alla Banda Del Capitano, alle gemelle, a Shirley e alla mia strega Lalla Tomelilla.
Nonostante io li avessi raccontato un segreto che mi ero ripromessa di non raccontare, loro volevano sapere altro di Fairy Oak. Si erano emozionate per l’amore di Pervinca che aveva salvato dal sonno Vaniglia, ma erano sicure che altre avventure erano successe nella valle. Così, per quella sera, avevo promesso loro di raccontare qualcosa di avventuroso, emozionante e appassionante.
Adesso mancavano poco meno di due ore alla cena, quindi avevo bisogno di una storia avvincente. Vagavo invano per la mia cameretta all’interno della mia “casa”, un tulipano dai colori sgargianti; cosa li avrei potuto raccontare?
Le più belle avventure già le conoscevano e a me non veniva in mente niente.
Mentre volavo su e giù  per la mia piccola stanzetta, andai a sbattere contro una vecchia scatola scura che si trovava su una libreria di foglie intrecciate. Sulla scatola erano incise delle parole: VECCHI RICORDI, GEMELLE TOMELILLA e FAIRY OAK. Gli occhi mi brillarono di gioia. Dentro quella piccola scatola di cartone che mi regalarono Dalia e Cicero, racchiudevo i miei ricordi sulla Banda, sulle gemelle, sulla mia famiglia e su Fairy Oak. Cercai di aprirla, ma questa era chiusa a chiave.
Dove la avevo messa? Cercai di ricordarmi dove potesse essere andata, ma senza riuscirci.
Così mi armai di tanta buona pazienza e mi inoltrai nelle ricerche. Svuotai tutta la “casa” e la misi sotto sopra. Non potevo averla persa durante il viaggio, era troppo preziosa perché commettessi un simile errore.
Ormai era giunta l’ora di cena. Avrei dovuto dire alle mie compagne che non avevo altre storie e che quelle che conoscevo gliele avevo già raccontate.
Mi sedetti arresa sui petali freschi dall’umidità e mi lasciai cullare dal vento; chinai la testa sul petto e notai che al collo avevo appesa una catenella dorata, la cui fine era nascosta nel mio vestito. La tirai e, con gioia, notai che il ciondolino era proprio la mia chiave! Senza esitare un attimo la presi e aprii la scatola.
Venni investita dai ricordi: La lettera che mi inviò Tomelilla per chiedermi di diventare la fatina-tata delle sue nipotine,i ciucci delle gemelle, il primo dentino perso di Vaniglia, un bottone di plastica precipitato dalle bretella di Pervinca, le foto del 9 compleanno delle gemelle, le lettere scambiate con Shirley, la foto delle ragazze con i cappelli da strega e altre foto varie. Poi sul fondo della scatola un diario, il mio diario!

Arrivai alla cena con qualche minuto di ritardo e mi misi a viaggiare per i tavoli in cerca di un posto libero dove mangiare. Tutte le fate mi guardavano come se davanti ai loro occhi avessero la fata Neve, ovvero la prima fata-babysitter della storia. Neve era stata la tata di molte importantissime streghe e tra queste la mia Lillà Dei Sentieri. Alla fine scelsi un posticino vicino alla fata più saggia del villaggio.
- Vieni Felì – disse indicandomi un posticino accogliente accanto a lei.
Io le sorrisi timidamente e mi accomodai.
- Le fate non vedono l’ora che tu racconti loro un’altra avventura di Fairy Oak – bevve un sorso d’acqua – spero che tu le accontenterai!
- Beh, spero che la storia che ho preparate per loro li piaccia abbastanza! – sorrisi addentando una fetta di torta  ai  mirtilli proprio simile a come la faceva Dalia.
Oh , Dalia! Quanto mi mancava! Mi mancavano i suoi racconti, il suo profumo di lavanda e sapone, le sue mani calde e un po’ screpolate per il freddo, la sua cucina ben ordinata e ben sistemata, il suo modo di scegliere cosa mangiare ( in base al tempo ) e tante altre cose.
Sospirai e continuai a gustare quella delizia ai mirtilli di stagione.
Le fate mi attendevano al centro del lago di ghiaccio, precisamente dove avevo raccontato loro i quattro misteri ed il Quinto, un segreto che ci aveva fatto stare svegli per giorni e ci aveva fatto preoccupare.
Mi schiarii la voce e poi mi  sfilai dalla tasca del vestito il mio diario. Lo aprii e cominciai ad accarezzarne le pagine vellutate  di color caffèlatte che profumavano di frittelle e menta! Esattamente, frittelle e menta era il profumo della cameretta delle gemelle. Sfogliai le pagine per trovare quella che mi serviva e quando la vidi sospirai e cominciai a parlare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** UNA NORMALE FINE PRMAVERA. ***


Allora, buon pomeriggio! Grazie per le mie prime quattro recenzioni di: Alice Varn, denydany1105, babau111 e weasley_lauhg!
Godetevi il capitolo!

Pervinca e Grisam litigavano ( come sempre ) nel piazzale della scuola.
- Come hai potuto lasciarmi fare il progetto  con Scarlett mentre tu te ne sei andato con Francis?
- Cosa? Tu lo fai sempre, te ne vai con una ragazza fingendo di essere arrabbiata con me e poi facciamo sempre pace. Però quando lo faccio io per la prima volta ti devi arrabbiare!!
- Che cosa?? Non ti ricordi del patto “ basta giochetti siamo cresciuti? “
- Non abbiamo mai fatto questo Patto Vì!
La professoressa di arte, la signorina Lilliflora, aveva infatti assegnato un disegno a coppie e Grisam, credendo che Pervinca non se la sarebbe presa, si era messo con Francis, Vaniglia con Flox, Holly con Nepeta, mentre lei stava  con … SCARLETT!
- Periwinkle, faremo il disegno a casa mia, chiaro??
- Veramente preferirei farlo a casa mia se non ti dispiace. Flox e Vaniglia lo faranno lì e così potremmo aiutarci fra coppie.
- Cosa?? Così copieranno la nostra idea!
- Quale idea Scarlett? Non abbiamo idee!- le urlò Pervinca nelle orecchie.
La sua compagna di disegno non disse nulla e se ne andò girando i tacchi. Pervinca sospirò.
- Cosa ho fatto di male io perché mi succedesse questo? – si chiese sconsolata e arrabbiata.
Aveva sempre fatto tutti i laboratori a casa con sua sorella e Flox, oppure con Grisam, ma mai con Scarlett. E poi a Pervinca quella casa lussuosa e immensa, faceva paura perché sembrava un labirinto senza via d’uscita. Le pochissime volte in cui aveva messo piede in quella villa era stato per parlare col sindaco, non di certo con sua figlia. Tra quelle due ragazze era sempre stato un continuo litigare, del resto anche io, che sono adulta, trovo difficile credere che esista al mondo una persona che vada d’accordo con Scarlett. Quella ragazza aveva tutto eppure non apprezzava niente. Era sempre scontrosa con gli altri ragazzi ed era sempre la guasta giochi e guasta-avventure della banda, infatti da un po’ di tempo Scarlett partecipava alle riunioni e ai giochi organizzati, ogni tanto, dai ragazzi. Ma GUAI a  chiederle se le andava di fare un turno al museo, perché ti avrebbe risposto per le  rime o, se avesse avuto i poteri, trasformato in uno scarafaggio viscido!
- COSA?? IO AL MUSEO? AHAHAHAHAAH- e se la rideva senza motivo per circa dieci minuti.
Infatti i ragazzi avevano deciso di non invitarla più alle festicciole ed ai pigiama-party nella baracca del capitano, quando capitava un’occasione del genere. Poi ultimamente la banda non era più come prima ovvero uniti e compatti, ma sempre più staccata. Questo perché stava arrivando l’estate e con essa gli ultimi compiti in classe e le ultime interrogazioni. Il museo inoltre non aveva problemi, quindi niente riunioni amministrative!
A Fairy Oak tutto era calmo come una normale “FINE PRIMAVERA” e tutti i giorni si ripeteva la solita routine: tutti svegli alle sette per prepararsi e alle otto andare a scuola, rimanerci 5 ore e poi tornare a casa per pranzare; poi fare i compiti, andare al museo, farsi la doccia o finire i compiti, cenare e  poi tutti a nanna. Perfino Flox si vedeva sempre meno, certo nelle ore di scuola sì, ma per il resto non la incontravamo più, nemmeno per sbaglio. E poi c’era Shirley con cui non ci scrivevamo proprio. In compenso però con una persona le gemelle passavano molto tempo: Holly. Infatti Holly si era trasferita nella casa accanto alla nostra e molto spesso le ragazze facevano i compiti insieme.
- Come avviene la fotosintesi clorofilliana?- chiedeva puntando la matita contro le gemelle per imitare la professoressa De Trasvall.
- LO SO IO! – rispondeva Pervinca alzando la mano.
- Prego signorina Periwinkle, illustri pure la sua risposta – diceva imitando sempre l’insegnate di scienze e matematica.
- … Allora … - continuava Vì pensando ad un discorso semplice e pulito.
- Allora?? LO DOVREI DIRE IO ALLORA, signorina Periwinkle. Non voglio sentire ALLORA, voglio direttamente il discorso senza giri di parole!!
- Posso intervenire io professoressa, se la mia compagna  non conosce la risposta – continuava Vaniglia.
- Ha ragione. Prego Periwinkle2.
Le ragazze scoppiavano a ridere e per la mezz'ora successiva non avrebbero studiato, ma parlato di tutto ciò che li veniva in mente, fino a quando …
- RAGAZZEEEEE!! E L’ORA DI ANDARE AL MUSEO!! – chiamava Dalia dal piano di sotto.
Holly ormai faceva parte della banda e aiutava le gemelle nei turni facendole compagnia.
Così le ragazze scendevano e si portavano dietro il libro di scienze ed i compiti di matematica per avvantaggiarsi e per non dover sprecare la serata a studiare. Poi in questo modo avrebbero potuto convincere la mamma a rimanere sveglie fino alle 11 e mezzo, anche se molte volte Dalia rimaneva impassibile.
Oh no, sto divagando troppo … dove ero rimasta?
Ahh, sì! Le gemelle e Holly si incamminarono verso il museo del capitano!
Camminavano velocemente tutte e tre a braccetto. Le borse  rimbalzavano sulle ginocchia sudate per il gran caldo, ma nonostante questo loro correvano a perdifiato verso l’antico edificio di pietra.
Vaniglia si reggeva il cappello in testa per evitare che il poco vento che c’era  se lo portasse via.
Arrivate al museo vedemmo che Grisam aspettava che qualcuno gli desse il cambio così se ne sarebbe potuto andare. Appena lo vide, Pervinca, si “slegò” dalle ragazze e con passo furioso, aggrottando la fronte, entrò nella baracca tirando, al povero mago, uno spintone pazzesco. Lui infatti era appoggiato alla porta e appena sentii una spinta mandarlo via, fece un balzo in aria.
- Cosa le prende? – chiese Babù al giovane Burdock.
-  Niente, questioni stupide a cui tua sorella tende ad aggrapparsi.
- QUESTIONI STUPIDE?? – esclamò Pervinca uscendo dal museo.
- SI’! STUPIDISSIME!! – sottolineò Grisam guardandola negli occhi.
- … … OK!! … … vedo che oggi gira aria allegra e felice in città – ridacchiarono Vaniglia e Holly entrando nella baracca. Pervinca le seguii e dopo tirò un grosso tonfo alla porta che si chiuse facendo saltare in aria il capitano della banda, rimasto fuori, un’altra volta.
- Si può sapere cosa ti prende? – le chiese la sorella cercando la pagina di scienze che dovevano studiare.
- È stata tutta colpa sua. Mi ha lasciata da sola a fare il disegno di arte!
- Non sei da sola, ma con Scarlett – le ricordò Holly facendo una smorfia in segno di scherzo.
- Beh, allora preferivo stare da sola!! – evidenziò Pervinca  andando a sedere vicino a Vaniglia.
Tutte e tre cominciarono a leggere la pagina che riguardava la fotosintesi clorofilliana.
- … … nelle foglie sono contenuti i CLOROPLASTI  che contengono la clorofilla … … - Vaniglia stava leggendo ad alta voce quando un rumore ruppe il silenzio.
Pervinca si alzò dalla sedia e andò a scostare le tendine gialle dalla finestra.
- Mah, sarà stato il vento – disse alzando le spalle e tornando a sedere.
-  … … la clorofilla che, grazie alla luce solare … … - un altro rumore attirò l’attenzione delle ragazze.
- Ptssssssssss ... ehi, ragazze … - qualcuno bisbigliava da fuori.
- Ptsssssss – continuava la voce.
Vaniglia guardò la sorella negli occhi e poi si girò verso Holly che, coraggiosamente, andò ad aprire la porticina di legno ormai rovinato dal sale del mare.
Appena la porta si apri del tutto potemmo vedere la snella figura di Tommy che, col fiatone, ci chiedeva di entrare. Holly gli lasciò lo spazio per entrare e lui andò dritto a sedersi vicino a Vì e Babù.
- Beh, cosa è successo?? – gli chiese Vaniglia preoccupata.
Tommy si passò la mano fra i capelli scuri e poi scoppiò in una risata strana, quasi isterica.
- Ahahaha … - continuava.
- Cosa c’è da ridere? – gli domandò spazientita Pervinca.
- Ero passato vicino alla scuola e ho visto Joe che dormiva su una sedia. Ho toccato la mia tasca dei pantaloni e ho sentito qualcosa, era un pennarello nero. Come potevo trattenermi? L’ ho preso e gli ho disegnato sopra la bocca un paio di bei baffi neri. Infine per concludere il tutto gli ho anche legato i lacci delle scarpe, ma mentre compivo l’opera lui si è svegliato! Così ho cominciato a correre e lui ha cercato di seguirmi, ma è caduto a causa dei lacci. Adesso mi stava seguendo e menomale che ho trovato rifugio proprio qui da voi!
Le ragazze ed io ci mettemmo a ridere. Povero Joe, era un uomo così bravo e così volenteroso nell’aggiustare ogni piccolissimo oggetto rotto della vecchia scuola, che non si meritava tutti quegli scherzi da parte dei ragazzi. Ma come lo aveva raccontato Tommy faceva davvero ridere.
- Hai già studiato per l’interrogazione della De Trasvall, Tommy?- gli chiese Vaniglia cercando un nuovo argomento di cui parlare.
- Veramente no, ho avuto da fare e … - non finì la frase perché la faccia simpatica di Flox era appena comparsa sulla porta.
- Ciao, passavo di qui con mia madre e ho pensato di fare un salto – disse abbracciando Tommy, le gemelle e Holly. I ragazzi si misero a parlare per un po’del più e del meno e il libro di scienze venne lasciato sulla mensola del camino, chiuso. Poco dopo si aggiunsero alla conversazione Nepeta, Celastro, Francis, Scricciolo, Sophie e Acanti, ognuno con qualche minuto di distanza da un altro.
WOW, senza farla apposta avevamo riunito tutta la Banda o quasi tutta, mancava solo Grisam.
I ragazzi erano tutti seduti per terra a gambe incrociate e si raccontavano tutti i fatti avvenuti nel tempo in cui non si erano visti, ed era successo davvero di tutto.
- Mi è caduto un altro dente.
- Ho vinto la cintura nera a Karate.
- Ho imparato a pescare.
- Ho preso un bel dieci a matematica.
- Ho compvato un cagnolino.
Tutti avevano molto da raccontare e a tutti era successo qualcosa di importante. Però le gemelle dovevano andare a casa e anche Holly doveva rientrare. Così salutammo e promettemmo di rincontrarci presto.
- Wow, che bella chiacchierata abbiamo fatto – esclamò Babù lisciandosi i capelli rossi.
- Già, peccato che c’erano tutti tranne Grisam, proprio il nostro capitano - continuò Holly.
Pervinca le lanciò un’occhiataccia – Beh, io sono stata più contenta così, mi sono divertita anche senza di lui – annunciò decisa facendo una smorfia compiaciuta.
Attraversammo la strada e salutammo il signor McMike che si affacciava dalla sua officina per richiamare il cane Fiddle che era andato a disturbare le gonne delle signore anziane, che tutti i pomeriggi prendevano un tè al bar di fronte.
Il signor Filadelfio McMike era il liutaio della città e da tale adorava la musica. Era un uomo semplice che adorava i bambini e a cui piaceva stare in compagnia.
 Sorpassammo Quercia, lasciammo Holly nel giardino della sua villetta  e arrivammo a casa appena in tempo per sentire Tomelilla parlare al telefono con Primula Pull, sarta del villaggio, di certi vestitini uguali, ma diversi per colore. Appena entrammo ebbi come l’impressione che la mia strega cambiò discorso.
- … … Mmmm … quindi quella sciarpa potrebbe essere pronta tra un mese circa, giusto? – disse Lillà Dei Sentieri grattandosi la testa.
Non dissi niente alle gemelle perché tra meno di un mese avrebbero festeggiato dieci anni nel mondo della magia  e magari loro zia voleva prepararli una bella sorpresa. In quei dieci anni era davvero successo di tutto: avevano combattuto il Terribile 21 ben tre volte, avevano scoperto quattro misteri più un quinto con l’uso della magia, ma avrebbero compiuto qualcosa di ancora
più straordinario, proprio … … No! Che sbadata! Vi sto anticipando la storia!
Dunque…
Salimmo le scalette di legno e arrivammo in camera da letto.
- Secondo me dovresti perdonare Grisam, insomma anche tu lo fai sempre e lui non si è mai comportato come ti sei comportata tu oggi – gli disse Vaniglia lasciando cadere la borsa sul pavimento e andando ad aprire il libro di scienze per provare a finire l’argomento da studiare.
- Cosa? Dai ragione a lui?
Vaniglia annuì e poi affondò i pensieri nella fotosintesi clorofilliana. Pervinca sospirò e si buttò sul letto accanto a Babù.
- Non riusciremo mai a finire di studiare, stiamo leggendo questa pagina da ore e dobbiamo saperne altre cinque. Ti pare possibile? – chiese Vì sorridendo.
- Bene allora ripetimi la pagina, se la sai tanto bene! – la provocò la sorella.
- D’accordo – disse sistemandosi sul letto – “ la pagina parla di come avviene la fotosintesi clorofilliana. Come prima cosa … … “ – e raccontò alla sorella tutto quello di cui parlava la pagina per filo e per segno, senza sbagliare mezza volta.
- Dov’è il trucco? – le domandò Vaniglia controllando di non avere attaccato alla schiena nessun bigliettino da cui Pervinca potesse aver letto.
La sorella le fece una linguaccia e poi sfogliò la pagina per passare al secondo argomento.
Ben presto fu l’ora di cena e le ragazze scesero di sotto con una certa fame.
Menù:
- Antipasti DELLA VALLE;
- Tortelli Di Carne;
- Insalata Di FINE PRIMAVERA;
- Torta di fragole, miele e un ingrediente segreto.
Tutti noi avevamo provato a indovinare l’ingrediente segreto, soprattutto Cicero. Infatti la ricetta era di Tomelilla e lui aveva paura che quell’ingrediente potesse essere una qualche pozione magica. La Strega però era irremovibile e non sbottonava nemmeno una parola! Io pensai ad un qualcosa di particolare come una speciale bacca proveniente da un paese lontano che assaggiai a casa di Holly. Questa bacca aveva il potere di aiutare il cervello a risolvere quiz importanti e particolarmente difficili. Si diceva che era utile mangiarla prima di un compito di matematica.
Però, come ho detto, Tomelilla non lasciava scappare nemmeno un indizio e la cosa mi faceva pensare al peggio.
Comunque la cena era squisita e io presi ben tre fette di torta!
Pervinca e Vaniglia non avevano ancora finito di fare scienze e allora le feci salire velocemente in camera per finire di studiare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** LO ZAINETTO DI PERVINCA :-) ***


Ciao! come state! Io benissimo! Allora, che dire su questo capitolo? A Fairy Oak un'altra giornata scolastica ricomincia e ... beh, scopritelo voi leggendo.
Buona lettura<3                                                                                                                                   Brontolina12

La pigrizia di Pervinca non si smentì nemmeno in quella giornata così brillante e solare che i ragazzi attendevano dall’inizio di Maggio. Scrollai, infatti, Vì per dieci volte e, quando credevo di essere riuscita finalmente a svegliarla, lei mi prese per le ali, si alzò, mi porto nel barattolo, mi chiuse al suo interno e poi TORNO’ A DORMIRE! Sospirai e attesi che Vaniglia venisse a salvarmi.
Babù, pettinata, lavata e profumata, ci attendeva sulla porta della cameretta per scendere a fare colazione. Io le feci segno, con la mano, di venirmi a prendere, ma lei era come imprigionata  nei suoi sogni. Era appoggiata alla porta a braccia conserte e continuava e fissare un punto, non ben identificato, del pavimento.
Mi rigirai verso il letto di colei che mi aveva rinchiuso e la vidi ancora raggomitolata tra le fresche coperte estive e profumate.
Mi buttai sul gomitolo di cotone (il mio letto) e sperai che qualcuno dal piano di sotto venisse ad aiutarmi.
 Finalmente, come un dono del cielo, arrivò Dalia che, con una spintarella, buttò Pervinca giù dal letto.
Urrà! Venni liberata e mentre Pervinca si preparava, cercai di indovinare il punto esatto in cui Vaniglia stava (ancora) guardando.
- Ehi, tesoro ti senti bene? -  le chiesi.
- Cosa? – disse come se fosse appena uscita da un sogno.
- Stai bene?
- Oh, si. Stavo solo pensando! – mi sorrise.
Pervinca si stava vestendo o meglio stava rovistando nel gigantesco mucchio di panni che ormai aveva inghiottito la povera sedia di legno intagliato. Quella sedia era tutta rossa e decorata con graziosi fiorellini color oro, ma ormai la vernice si era cancellata quasi del tutto dalla sedia e di lei rimaneva solo un lontano ricordo. Infatti nemmeno si vedeva più e l’unica volta che sono riuscita a scorgerla per qualche secondo fu la domenica mattina mentre le ragazze erano a casa di Flox. Io e mamma Dalia ci mettemmo a riordinare la stanza e riuscii ad accarezzare il legno rovinato di quella povera sedia.
Quando Pervinca trovò la gonnella di fiori primaverili e la camicetta di jeans con l’orlo di pizzo, noi riuscimmo ad andare a fare colazione.
Vaniglia fu l’ultima ad uscire di casa e chiuse la porta con una delicatezza sovrannaturale, come se dentro qualcuno stesse ancora dormendo. Babù era ancora immersa nei suoi pensieri e non ne sapevo il motivo.
Menomale che Pervinca se ne accorse e:
- Beh, si può sapere cosa ti prende?
- A me? – disse Vaniglia guardandosi intorno.
- No al vaso di fiori dietro di te! – rispose sarcastica la sorella.
Vaniglia sorrise.
- Non lo so, pensavo a Jim. Ti ricordi quando è tornato l’anno scorso?
Pervinca annuì.
- Con tutto quello che è successo sono riuscita a vederlo si e no per qualche ora. Avrei voluto raccontarli tante di quelle cose … ma non ho potuto! – sospirò triste.
Pervinca alzò gli occhi al cielo.
- Non abbiamo già fatto questa conversazione?
Babù la guardò con un’espressione che parlava da sola e diceva “tu proprio non riesci a capire?”, ma Pervinca la capiva molto bene. Infatti anche lei, per quanto non volesse darlo a vedere, aveva molto sofferto quando il giovane Burdock la aveva accusata ingiustamente quella maledetta notte.
Però nessuna delle due aggiunse una parola di più.
La vecchia scuola Horace McCrisp si affacciava  imponente e maestosa sulla piazza della Quercia. Tutti i ragazzi attendevano (per modo di dire) il suono della campanella che avrebbe dato il via alle lezioni. Pervinca portava sulle spalle uno zainetto di cuoio rosso piccolino in cui i libri facevano a pugni per entrare. “Sei sicura
che tutti questi libri entrino là dentro?” le chiesi io una mattina e lei mi rispose un po’ indispettita “Se i libri non c’entrano allora se ne andranno loro, non il mio zainetto!”. Non so proprio per quale motivo teneva così tanto a quella sacca di cuoio così semplice e normale che ci si annoiava a guardarla. Quel rumore assordante della campanella ci ricordò che un altro giorno uguale ad un altro stava per cominciare. Beh, forse non proprio così uguale!
La massa di alunni annoiati e scocciati entrò a scuola e si sedette sulle scomode sedie di legno rigido¬.
- Pervinca! – Grisam afferrò Vì per un braccio e la tirò in un angolino della classe. Pervinca, da gran testarda che era, si divincolò e guardò il povero mago con occhi di ghiaccio.
- Vì ascoltami!
- E tu lasciami!
- Ok ti lascio, ma mi devi ascoltare!
- Che vuoi?
- Facciamo pace, stiamo litigando per una sciocchezza!
Pervinca rilassò la fronte e sorrise. Non era tipa da grandi scuse o da particolari parole, perciò non disse nulla e andò a sedere. Grisam capì lo stesso il messaggio e si accontentò di quel sorriso.
La signorina Lilliflora entrò in classe con un grosso scatolone fra le braccia. Da questo spuntavano fuori: pennarelli, matite, pennelli, cartoncini colorati, fogli di carta, forbici, colla e piccoli volantini.
- Allora ragazzi, come vi avevo già accennato ieri il vostro laboratorio a casa sarà quello di creare una locandina per ognuno di queste persone: Primula Pull, McMike, Il fabbro, … … - e così la professoressa lasciò afferrare ad ogni ragazzo qualcosa dalla scatola con cui poter lavorare.
- Periwinkle, oggi non voglio scuse! Faremo il progetto a casa mia, chiaro?- la intimò Scarlett.
Pervinca trattenne i nervi saldi e poi con un cenno indicò il suo consenso.

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Capitolo 4
*** UN PROGETTO IN CASA PIMPERNELL. ***


Ciao a tutti :-) la scuola è finita! <3 Finalmente, non ne potevo più! da oggi solo divertimento! Questo capitolo si intitola " UN PROGETTO IN CASA PIMPERNELL" e la signora Adelaide o se preferite Faccia di Fagiano, ne combinerà ancora una delle sue ... BUONA LETTURA <3
Accompagnavo Vì a casa Pimpernell. Lei  continuava a ripetermi che non voleva andarci e io continuavo a ripeterle che era solo un progetto di arte e che sarebbe durato poco più di due ore. La villa era immensa, ma il giardino quasi la superava. Alberi, fiori e anche piccole fontanelle rendevano il giardino una meraviglia assoluta. Pervinca rimase a bocca aperta. Dopo aver perso circa un’ ora (okay, forse non così tanto) ad attraversarlo tutto, vedemmo la porta di casa. Sul campanello erano incisi i tre nomi di famiglia:
Adelaide Pimpernell, Pancrazio Pimpernell e Scarlett Pimpernell. Poi, accanto al campanello, l’albero genealogico di tutta la famiglia.
Bussammo alla porta, ma nessuno venne ad aprirci. Io e Pervinca pensammo che si erano persi tra le numerosissime stanze. Fortunatamente, però, dopo 5 minuti la Signora Pimpernell venne ad aprirci.
- Oh, benvenute nella mia umile dimora – disse spalancando la porta per farci ammirare la scala a chiocciola che portava ai piani di sopra.
- Umilissima! – disse ironica Pervinca.
Adelaide sorrise con uno dei sorrisi più falsi mai visti in vita mia.

- Oh, che sbadata! Prego entrate pure e mettetevi comode!
“Comode” era una parolona: non c’erano nemmeno delle sedie o un divano su cui sedere. Comunque fingemmo di sorridere e aspettammo Scarlet.
- Periwinkle! – disse entrando da chissà quale parte della casa.
- Scarlet! – disse Pervinca fingendo di essere contenta di vederla.
Senza perdere nemmeno un secondo di tempo, le ragazze si misero a lavorare ad una locandina per Primula Pull.
- Io proporrei di fare una locandina in stile tessuto, con tutti i fili colorati e i bottoni! – propose Pervinca.
- No, io invece direi di fare una grossa scritta centrale con su scritto “Primula Pull, Vestiti e Accessori” e poi decorare con brillantini e nastrini colorati. Ho già preparato il bozzetto.
- Cosa? Hai preparato il bozzetto senza neanche chiedermelo?
- Dovevo chiedertelo? Io ti ho dato il permesso di venire a casa mia e ti ho offerto la merenda, non possiamo mica fare tutto quello che vuoi tu!
Pervinca strabuzzò gli occhi. Cosa stava dicendo quella piccola serpe? Stavo per aprire bocca per difendere la mia streghetta, ma intervenne al posto mio Faccia di Fagiano.
- Ragazze, ragazze! Non litigate!A tutto c’è una soluzione!

Pervinca stava per scoppiare perché sia Scarlet sia la calma e la finta saggezza della signora Pimpernell, le urtavano i nervi.
- Voi due preparate un bozzetto a testa, poi io e Felì sceglieremo il migliore! – esclamò poi poggiando la sua mano smaltata sulla spalla di sua figlia.
Cosa?? Io? Non se ne parla nemmeno! Sono le ragazze a dover decidere non io o lei!
- Sei d’accordo con me?- disse guardandomi come se la risposta fosse ovvia.
- … beh, io … in realtà credo che non dovremmo intrometterci in discorsi che riguardano le ragazze, quindi io non vorrei scegliere alcuna locandina! – fortunatamente la pazienza mi accompagnò per tutto il discorso.
- Okay, allora sceglierò io! – soddisfatta di ciò che aveva appena detto, Adelaide se ne andò senza nemmeno chiedere il consenso delle ragazze.
Pervinca mi fissava arrabbiata!
“Scusa Vì, ma non volevo intromettermi fra voi due ragazze” avrei voluto dirle, ma Scarlet le porse un foglio bianco e delle matite colorate e dette il via alla “gara”.
                         ***
La pioggia aveva devastato l’intero villaggio e il vento aveva buttato giù alcuni alberi. Ma come? E la bella giornata di quella mattina?

Io e Pervinca attraversammo la strada e ci proteggemmo dalla pioggia con lo zainetto di Vì .
- Se il mio zainetto perde anche solo un pizzico del suo colore rosso fuoco, mi lego alla sedia di camera e non vado più a scuola! – brontolava.
Io tenevo fra le mani la locandina finita e pronta per essere mostrata alla professoressa e speravo che la pioggia la rovinasse. Naturalmente aveva “vinto” Scarlett e Faccia Di Fagiano non aveva nemmeno dato un occhiata al disegno di Pervinca, che era venuto benissimo. I fili si intrecciavano in disegni spettacolari e degli aghi spuntavano dai nastri e dai bottoni sistemati qua e lai sul foglio. I colori erano brillanti e trasformavano un semplice bozzetto,come quello, in una armonia perfetta di colori. Al centro, ricamato in bianco, c’era il nome della sarta “Primula Pull “. Sarebbe stata la locandina perfetta se solo la Pimpernell l’avesse guardata.
Non posso dire che il disegno di Scarlet fosse brutto, perché non era così, ma qualcosa lo rendeva fin troppo semplice. Aveva utilizzato dei brillantini per scrivere Primula Pull, ma il resto erano dei ghirigori colorati fatti con le matite.
Eravamo zuppe dalla testa ai piedi e l’umore non migliorava la situazione. La nostra casetta si intravedeva fra le fresche foglie degli alberi. D’un tratto il mio stomaco cominciò a brontolare: “Ho voglia della torta di Tomelilla” pensai.
Aprimmo la porta, poiché ormai eravamo arrivate, e un profumo di carne abbrustolita mi fece barcollare. “Che fame che ho!” esclamai correndo in cucina.
Pervinca si lasciò cadere sul divano e su questo si creò una grossa macchia umida.
- Vì, non lì! – le urlò mamma Dalia, portandole un accappatoio.
-  Vai in camera, cambiati e vieni a mangiare che è pronta la cena – sorrise arruffandole i capelli bagnati.
Così salì in camera da letto, dove Vaniglia stava ammirando la sua locandina finita.
- Che bella! – esclamò Vì gettando lo zaino sul letto – L’avete fatta voi?
- Si, ti piace?
- No, ho detto bella solo perché mi andava!- scherzò Pervinca.
- E voi cosa avete fatto?
Senza dire nulla, la strega del buio, porse alla sorella la locandina “fortunatamente” ancora intatta.
- … wow … è bella!
- Non fingere, l’idea è stata di Scarlett e non è male, ma questa era migliore – porse alla sorella il suo bozzetto.
- In effetti quello è bello, ma questo è fantastico! – disse Babù, strabuzzando gli occhi.
-  Ah, guarda cosa abbiamo trovato oggi sugli scogli vicino al mare!- si ricordò Babù.
Vaniglia estrasse dalla giacchetta di cotone un foglio color caffè dai bordi rovinati e un po’ bruciacchiati.
“Una mappa?”dissi fra me e me.
- Cos’è?
- A te che sembra?
- Una mappa?
- Beh, sembrerebbe di si! Eravamo andate a raccogliere delle conchiglie per la locandina e Flox l’ha trovata!
- Wow… ma questa mappa è parecchio rovinata dal sale! Alcuni luoghi sono quasi invisibili!
- Lo so, ma ci siamo entusiasmate quando l’abbiamo trovata! Come due bambine di tre anni!- le gemelle ridacchiarono.
Angolino dei ricordi di Felì.
 ~~Ecco qua la Famiglia Pimpernell e fuori pioveva a dirotto quel giorno!Si bagnarono tutti!
 Ho deciso di mostrarvi questa foto care fatine, perché quella volta le bagnate eravamo noi! Io e Pervinca coperte dal suo piccolo zainetto rosso che lottavamo contro la pioggia <3
 

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Capitolo 5
*** UN'EPIDEMIA DI PIDOCCHI. ***


~~L’alba dipingeva il cielo con le sfumature del giallo e dell’arancione. Tutti a Fairy Oak erano già in piedi a lavorare e in quel periodo lo era soprattutto la cara Primula. L’estate portava a tutti un po’ di serenità, a tutti tranne che a lei, che doveva cucire i costumi da bagno e i pareo per il mare! In più la gente preferiva avvantaggiarsi sull’autunno e quindi sciarpe, cappellini, grembiulini per la scuola, maglioncini di lana erano sempre sulla lista delle cose da fare.
 Tutti i giorni, nella sua bottega, c’era un gran macello: via vai di persone, numerosissime telefonate e foglietti con gli ordini dei clienti che ricoprivano i muri! Primula era sempre indaffarata  e quella mattina più che mai. Passavo di lì per prendere una boccata d’aria.
Il vento soffiava forte e le onde del mare s’infrangevano contro la scogliera. L’erba e le foglie degli alberi danzavano al vento e non c’era spettacolo più bello di quella mattinata così movimentata.
Joe dava da mangiare agli animali, il Liutaio McMike preparava qualche strumento musicale, il fabbro riparava una vecchia cassaforte e il falegname batteva il martello più forte che mai; Cicero, dalla sua finestra, osservava il cielo e annotava su un blocco le sue previsioni, mentre Tomelilla leggeva il giornale nella serra e Dalia stendeva i panni ad asciugare.

Tutti avevano qualcosa da fare e anche io: tornare a casa e svegliare le gemelle!
“Per tutte le fate dell’universo!” pensai facendo un balzo indietro, “Pervinca è già pronta per andare a scuola mentre Babù … dorme?” strabuzzai gli occhi “Deve essere successo qualcosa di grave!”.
Pervinca se ne stava seduta sul letto, già vestita, e pochi centimetri più in là Vaniglia dormiva.
- Pervinca ti senti bene?
- Perché non dovrei star bene? – aggrottò la fronte.
- Beh, sei sveglia prima di tua sorella … QUESTO E’ UN MIRACOLO! – scherzai.
- Sei sempre la solita, Felì!- sbuffò sorridendo.
Sorrisi – Cos’è successo? – le chiesi poi, sedendomi accanto a lei.
- Beh, mi sono svegliata presto per questa – disse porgendomi un foglio bianco arrotolato in una pergamena.
Lo afferrai e lo srotolai. “Wow”. Pervinca aveva realizzato il bozzetto della sua idea su un foglio bianco ed era pronta a consegnarlo all’insegnante.
- Non devo rinunciare a ciò che mi piace solo perché me l’ ha detto la Pimpernell. Ho il diritto di esprimere le mie idee.
- Hai proprio ragione Vì – le detti un bacino sulla fronte – non avrei saputo dirlo meglio e sono orgogliosa di te! Ora però mi devi aiutare a svegliare Vaniglia!
- Con molto piacere!
Detto ciò, con un sorriso “malefico”, prese la rincorsa e,
prima che potessi fermarla, si gettò sulla sorella addormentata!
Vaniglia non era come Pervinca e così si svegliò subito, prima però si vendicò con uno spintone.
Vaniglia era una persona molto ordinata. Aveva il posto per ogni cosa: in uno scaffale del bagno teneva gli asciugamani ben piegati e lavati, in un cassetto conservava i lacci colorati, le spazzole, il fono, i trucchi e la biancheria intima. Nella sua parte della camera i vestiti erano sempre ordinati e sulla scrivania le matite e i pennarelli erano tutti appuntati e sistemati per colore. Era anche un’amante dei libri e sullo scaffale sopra il suo letto ne teneva una vera e propria collezione. Ne finiva uno in meno di due giorni, se ci si metteva, e adorava scrivere brevi racconti da pubblicare infondo al giornale della città, che erano molto richiesti nel villaggio. Scriveva le piccole avventure di Flora Flyday, una ragazza che adorava i colori. Era ispirata a Flox, ma aveva i poteri di Shirley. Magari un giorno vi racconterò una delle sue avventure, se volete!
Comunque, ci preparammo e scendemmo a fare colazione. Cicero aveva finito di fare le sue previsioni e ci aveva preparato la colazione.
La cioccolata calda ci lasciò un bel paio di baffi marroni sopra la bocca, ma ne valse davvero la pena!
Lasciammo che la porta di casa si chiuse alle nostre spalle e salutammo Dalia.
Holly stava appena uscendo di casa quando le demmo il buongiorno.
- Ciao ragazze, come state?- ci chiese.
- Benone, tu?
- Non mi lamento – sorrise.
Gli sgargianti colori del vestitino di Holly mi misero allegria: il rosso, il giallo, l’arancione e un chiaro rosa si sposavano a perfezione!
Quel giorno saremo andate a scuola con le biciclette, infatti il nostro fabbro, per il compleanno delle gemelle, ce ne aveva regalate due. Io le avrei seguite in volo. Sfrecciando come corsari, le ragazze oltrepassarono la piazzetta Fidiven e per poco non buttarono giù il banco del fruttivendolo! La scuola però interruppe il loro spericolato viaggio.
Grisam era seduto su una panchina, ma la sua testa sembrava da tutt’altra parte! Con una mano si grattava la nuca e con l’altra tamburellava sulla panchina; con la bocca, invece, simulava una melodia piacevole e il piede la seguiva a tempo.
- Vuoi anche una trombetta per caso? – gli domandò Vì sedendosi accanto a lui.
- Magari! – le rispose  sorridendo.
- Mi sono svegliato con questo motivetto in testa e non so proprio dove l’ho sentito prima!
- Cantalo un po’, magari lo conosco.
- Nananana nana na na nananana nana na na … fa così all’incirca!
- Ahaha, devo dire che sei un fantastico cantante Grisam Burdock! – ridacchiò Vì.
Anche il mago del buio rise.
Nel frattempo dall’altro lato della piazzola, Vaniglia stava chiacchierando con  Flox.
- Ehi, tra poco più di un mese io e Pervinca festeggeremo dieci anni nel mondo della magia e ci piacerebbe dare una festicciola fra amici. Vorremmo farla in spiaggia, di questi tempi in casa fa troppo caldo. Beh, senza di te non ci si divertirebbe, perciò …
- Io ci sono sicuramente, al 100%! – la interruppe Flox saltellando allegra.
- Driiiiiiiiiiin – avvertì la campanella.
Gli alunni indossarono i grembiulini estivi e si sistemarono i fiocchetti azzurri di lino. Le ragazze si aggiustarono i capelli spettinati dal vento, mentre i ragazzi si infilarono le camicette nei pantaloni; le ragazze si sistemarono le scarpette e i ragazzi  se le allacciarono.
Poi, tutti in fila indiana, entrarono a scuola. Quel giorno, la preside della scuola, la signorina Euforbia Fulmini, “controllava” i ragazzi. Seduta ad una cattedra centrale, situata all’ingresso della scuola, ispezionava gli studenti ad uno ad uno. Mi avvicinai ad una bidella e le chiesi spiegazioni:
- Girano pidocchi, cara fatina – mi disse continuando a spazzare il pavimento -  vere e proprie epidemie di pidocchi. Questa settimana abbiamo avuto numerose assenze, circa 44/45 in tutto. È bene controllare prima di perdere tutta la scuola!
La ringraziai e ritornai dalle ragazze.
- Dov’è Babù? –le chiesi mentre aspettavano in fila.
- E là! – Flox mi indicò la cattedra, dove Euforbia stava ispezionando Vaniglia.
- Signorina Periwinkle, anche lei è affetta dall’epidemia! – esclamò scrivendo il suo nome su un grosso registro impolverato.
- AFFETTA? – Babù sgranò gli occhi.
- Esattamente signorina Periwinkle, non le prudeva la testa?
- Veramente no, cioè solo qualche volta.
- Comunque li ha. Adesso chiamiamo sua madre e le diciamo di venire a prenderla.
Babù aveva improvvisamente incominciato a grattarsi ed era tornata infondo alla fila.
Adesso era il turno di Pervinca. La preside la ispezionò da capo a piedi, le guardò ogni minuscolo centimetro dei capelli.
- Lei è apposto!- prese il grosso registro imbrattato di polvere e fece un tic sul nome della mia streghetta.
- Menomale!- esclamò lei prendendo la strada che portava in classe.
I ragazzi “sani” stavano cominciando ad entrare in classe, mentre gli altri aspettavo i genitori all’uscita. Afferrai Vì per una ciocca dei capelli e la tirai.
- Ahia! Che fai?
- Scusa Vì, volevo avvertirti che tua sorella ha i pidocchi.
- Cosa? Come ha fatto a non attaccarmeli anche a me?
- Non lo so, ma io tornerò a casa con lei e poi verrò a riprenderti. Ok?
- Va bene – mi fece l’occhiolino e poi svanì fra i corridoi della scuola.
Vaniglia intanto se ne stava appoggiata al muro della Horace McCrips, arrabbiata come non mai. Mi avvicinai a lei e le chiesi con voce gentile:
- Hanno già chiamato casa, Babù?
- Si, mamma sta arrivando – si dette una grattatina alla testa – e pensare che non me n’ero nemmeno accorta!
- Starai a casa un bel po’ di giorni, dovresti esserne contenta – dissi cercando di tirarle su il morale.
Lei non mi rispose e dette un potente calcio ad un sassolino che rotolò fino all’altra parte della piazzola.
Una signora un po’ impacciata e curiosa, che portava un ombrello in mano, nonostante il sole spaccapietre, camminava velocemente per le stradine con un cappello messo all’incontrario, con una gonna trasandata e con le ciabatte ai piedi. Ridacchiai.
-Vaniglia, tua madre sta arrivando!
Babù aguzzò la vista  e poi scoppiò in una risata.
- Cosa pensava mentre si vestiva, che ero in pericolo di vita!
Dalia aveva i capelli arruffati e camminava in modo goffo. Non era da lei una cosa del genere, di solito non aveva mai un capello fuori posto. Chissà cosa le avevano detto al telefono per averla fatta vestire in quel modo, così di fretta!
- Oh, tesoro ti senti bene?
- Si mamma, ho solo i pidocchi!
- Pidocchi??
- Sì, non te lo avevano detto al telefono?
- No, mi avevano detto solo di venirti a prendere perché non stavi bene … Comunque non importa. Ora andiamo in farmacia e ti prendo tutto quello che serve per far scomparire i pidocchi.
Vaniglia le sorrise e poi le disse:
- Prima però vai a casa e cambiati!
Dopo una lunga risata sull’aspetto curioso di Dalia, tornammo a casa.

 

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Capitolo 6
*** LA BARCA SULLA SPIAGGIA ***


~~Tomelilla adorava leggere il giornale di primissima mattina e il posto più indicato era la serra. Le piante e quel misto profumo di fiori rendevano tutto molto piacevole.
- Toc toc!
- Prego è aperto!- rispose ripiegando il giornale e posandolo sulle sue ginocchia – Felì! È già l’una, per caso?
- Oh, no! … è che Vaniglia ha i pidocchi!
- I Pidocchi?
- Si, oggi a scuola la preside Fulmini ha fatto un’ispezione tra i ragazzi ed è venuto fuori che Babù è affetta dall’epidemia – risposi avvicinandomi alla mia strega.
Tomelilla rialzò il giornale vicino agli occhi.
“ Come non detto Tomelilla. Vedo che preferisci leggere il giornale piuttosto di chiacchierare un po’ con me” sospirai girando i tacchi e incamminandomi verso la porta.
- Oh, Felì scusami tanto! È solo che … guarda! – girò il giornale e mi indicò un paragrafino in grassetto.

"Proprio durante una mattina felice e serena a FAIRY OAK, una grossa barca, fatta di legno massiccio, è arrivata a riva. Rovinata e con un profondo buco sulla parte inferiore dello scafo, se ne sta lì maestosa . Sono accorsi  i giornalisti, il sindaco, la sindachessa e alcuni cittadini del villaggio per capire qualcosa di più sulla misteriosa barca".
 
- Wow! – esclamai.
- Già, più tardi volevo andare a darle un’occhiata. Chissà da dove viene quella meraviglia!
Le sorrisi.
- Potremmo venire anche io e Pervinca, le ho promesso che sarei andata a prenderla e so che le farebbe molto piacere.
- Beh, perché no! – rispose lei togliendosi gli occhiali da vista.
- Allora a dopo! Adesso devo accompagnare Vaniglia e Dalia in farmacia.
Tomelilla mi fece un cenno di saluto con la testa e poi si dedicò alle piante.

Vaniglia se ne stava seduta sul primo gradino delle scale aspettando Mamma Dalia. Era triste quel giorno, forse un po’ arrabbiata con la sorte, che aveva voluto che le venissero i pidocchi. Pensai ad un modo per tirarle su il morale e siccome non sono molto brava ad improvvisare le dissi la prima stupidaggine che mi passò per la testa.

- Babù, hai saputo della barca?
- La barca? Quale barca?
- Oh, non hai saputo. A me lo ha detto tua zia proprio qualche minuto fa! Devi sapere che una barca … - non riuscii ha terminare la frase che Dalia ci interruppe.
- Eccomi, sono presentabile ora? – disse facendo due giravolte su se stessa che si conclusero in un inchino.
Vaniglia la squadrò da capo a piedi e poi, con un sorriso soddisfatto, annuì. Io feci lo stesso.
- Perfetto, adesso tutte fuori di casa altrimenti la farmacia chiude e tu continuerai a grattarti la testa per il resto della giornata!
                                 ****
La classe 2°B della Horace McCrisp era una delle migliori classi della scuola. Quelli della 2°B non erano alunni eccessivamente chiassosi o maleducati, anzi erano abbastanza tranquilli.
Certo non mancavano i bigliettini nei compiti in classe o i suggerimenti alle interrogazioni, non mancavano le risatine e il piccolo gruppetto degli scalmanati; ma, in confronto alle altre, classi la 2°B era la migliore!
In questa classe erano capitate le gemelle e proprio lì, in quel giorno, Pervinca stava per affrontare Scarlet e dirle che aveva realizzato il  bozzetto.
Così le si avvicino con passo svelto, prima che la signorina Lilliflora entrasse in classe.
- Scarlet, visto che il nostro non è stato un vero e proprio “lavoro di squadra” ho deciso di disegnare la mia idea iniziale .
Le porse il disegno.
La faccia di Scarlet era indescrivibile! Il fumo le usciva dalle orecchie e non la avevo mai vista più arrabbiata. Il suo viso si gonfiò e io ebbi paura che sarebbe potuta scoppiare.
- COSA? COME HAI OSATO? DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE, MI TRADISCI COSI’?! – disse buttando fuori tutto il fiato che aveva.
Pervinca scoppiò a ridere e per poco non cadde a terra dalle risate!
- AHAHAH … e tu cosa avresti mai fatto per me, scusa? – disse poi, ritornando seria.
- COME ? E la merenda, il fatto che ti ho fatto colorare la locandina, ho messo a disposizione casa mia per te, ho scritto il tuo nome prima del mio sul foglio di carta … - tirò fuori una infinita lista di cosa che per Vì non erano di certo cose carine.
Pervinca sgranò gli occhi e all’improvviso tornò seria.
- Queste tu le definiresti “cose carine”? Insomma non mi hai fatto di certo grandi favori e poi sei stata tu ad insistere tanto per fare il progetto a casa tua, mica io!
La discussione si concluse con gli occhi accigliati di Scarlet e con Pervinca che andò a sedersi.
 La professoressa entrò con qualche minuto di ritardo.
- Scusate ragazzi, ma ho dovuto aiutare il signor Joe. Allora, voglio tutti i disegni sulla cattedra e vi darò un voto. Scrivete dietro nome e cognome, mi raccomando.
Tutti i ragazzi si alzarono e consegnarono il disegno all’insegnante.
Mentre gli alunni finivano alcuni disegni la signorina Lilliflora correggeva i loro lavori.
- Scarlet, questo disegno è fantastico! Quest’armonia di colori è un’idea davvero geniale! L’unica cosa è che qui manca il nome di Pervinca, non dovevate farlo insieme?
- Beh …- stava per spiegare Pervinca.
- In realtà Pervinca ha voluto farlo da sola e non sa con che tono … così mi sono attrezzata e ho fatto per conto mio! – esclamò soddisfatta.
- COSA? – esclamò Vì, balzando in piedi.
La signorina Lilliflora si abbassò gli occhiali e il suo sguardo era abbastanza confuso.
- Ragazze un momento! Fatemi capire … dunque, Pervinca Periwinkle ti sei rifiutata di fare il progetto con Scarlett?
- NO! – rispose secca – solo che, nel fare il disegno abbiamo avuto degli “scontri artistici”, ecco perchè abbiamo fatto due disegni diversi.
-  È così Scarlet? – disse Madama Lilliflora con tono un po’ severo.
- Si, è andata come dice lei – rispose  scocciata nell’ammettere la verità.
- Bene, ma ora vorrei sapere  quale di questi disegni  è il tuo Pervinca?
Vì si alzò dal banco e si diresse alla cattedra; rovistò velocemente nel mucchio di disegni che la ricoprivano , ma inutilmente. Il suo disegno non c’era.
Continuò a cercare, quando le cadde l’occhio sul disegno che la professoressa teneva stretto fra le mani, il disegno su cui c’era scritto … “ SCARLET PIMPERNELL”.
- Ecco il mio disegno! – esclamò indicandolo.
- Periwinkle questo è di Scarlett, c’è scritto il suo nome!
- No professoressa – rovistò ancora nel mucchio – questo è suo! – afferrò il disegno che il giorno prima avevano realizzato e lo consegnò all’insegnante.
- RAGAZZE! MI VOLETE SPIEGARE UNA VOLTA PER TUTTE COSA STA SUCCEDENDO?- gridò esasperata Madama Lilliflora.
- Professoressa, il disegno che ha in mano è mio! – ribattè Vì.
- NO, è mio!- insistette la vipera.
In quell’attimo di silenzio che seguì, Vì si mise a riflettere sull’accaduto.
Era stata lei, Scarlett. In quel microsecondo prima che l’insegnante entrasse in classe, in quel decimo di secondo prima che Pervinca tornasse a sedere, Scarlett aveva scambiato i disegni e aveva scritto il suo nome su quello di Vì. Doveva essere andata così.
- COME VOLETE VOI RAGAZZE! IO HO CERCATO DI ESSERE BUONA CON VOI, MA NON MI LASCIATE ALTRA SCELTA! DA OGGI SIETE IN PUNIZIONE, FINCHE’ NON SALTERA’ FUORI LA VERITA’! TUTTI I POMERIGGI VI PRESENTERETE A SCUOLA E AIUTERETE IL SIGNOR JOE CON GLI ANIMALI E CON QUALUNQUE COSA LUI DECIDA DI FARVI FARE! E SE QUESTA COSA ANDRA’ PER LE LUNGHE VI PRESENTERETE QUI ANCHE LA MATTINA PRESTO E AIUTERETE LE BIDELLE COL LAVORO!
Pervinca lanciò un’occhiataccia a Scarlet, che, da gran testarda, continuava a mentire.
Il suono della campanella rimbombò nell’aria. La classe si svuotò in un battibaleno e rimasero solo Vì e la piccola serpe.
- Sei contenta adesso?
- E tu sei contenta? Hai voluto fare la tua locandina Periwinkle, la colpa passa a te!
Pervinca si tappò le orecchie, prese lo zaino e si incamminò verso la porta.
Io la aspettavo fuori dalla scuola e cercavo di individuarla fra tutta quella scolaresca. Dopo un po’ la vidi. Le feci un segno, ma lei non mi badò: era troppo impegnata a camminare velocemente. Io la raggiunsi e la fermai.
- Vì, cosa è successo là dentro?
Cercò di scansare la domanda, ma io la fermai di nuovo. Grazie alle mie antenne, percepivo in lei una disperata voglia di piangere.
- Lascia stare Felì – tirò su col naso – ti racconterò tutto più tardi!
- Ok, ma adesso dobbiamo fare un salto in spiaggia, se non ti dispiace: tua zia ci aspetta già lì!
- In realtà un po’ mi dispiace! Cosa stiamo andando a fare in spiaggia?
- Beh, prima ci muoviamo e prima troverai la risposta alla domanda!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Okok! so già che molti di voi si staranno chiedendo "quando comincia l'avventura?" e avete ragione, ma vi chiedo di restistere ancora per un capitolo! Alcuni di voi troveranno inutile questa divagazione iniziale, ma tutti questi fatti stanno costruendo l'inizio dell'avventura. Perciò solo un capitolo ancora e poi la banda si occuperà di un'altro mistero ... Adesso però pensiamo al capitolo! mi scuso per il ritardo, ma ho avuto il saggio di danza. Già che ci sono mi scuso in anticipo per il ritardo del prossimo capitolo, ma parto per Milano.
Buona lettura <3


 

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Capitolo 7
*** UN MARTELLO E QUATTRO CHIODI. Parte 1. ***


Ehi, finalmente! Scusate per il ritardo di questo capitolo, ma sono stata in vacanza in un posto dove non c'era internet!
Ma ora pensiamo alla storia ... dunque dove eravamo rimasti? Ah sì, la barca che regna sulla spiaggia di Fairy Oak!
Bene bene, che dire se non leggete e scoprirete!
Buona lettura <3

~ (Regno delle Rugiade D'argento)
-  Oh, andiamo Felì! Ci hai raccontato dei pidocchi, di come vanno le cose lì a Fairy Oak e della barca. Quando cominceremo a capirci qualcosa?
- Ragazze vi prego, un po’ di pazienza! Volete che vi racconti la storia o no?
- Sì, certo che sì!
- E allora dovete aspettare, tempo al tempo!
                                                                                                   ***

Tomelilla, seduta sulla sabbia bollente di quei primi giorni di Giugno, osservava il volo dei gabbiani che piroettavano nell’aria disegnando allegre figure geometriche. 
Le onde spumose le bagnavano i piedi e, con una mano posizionata sugli occhi, guardava l’orizzonte.
Ad un tratto, un fruscio, la distolse dalla meravigliosa vista. Cautamente girò la testa, ma non vide nulla. Sulla sua faccia comparve un sorrisetto soddisfatto e, così, si rimise a guardare il mare.
- Duff ti ho visto! – sussurrò.
Nessuno rispose.
- È inutile che ti nascondi, so che sei tu! – continuò.
- Allora è proprio vero che non ti si può fare nemmeno uno scherzo Lillà!
- Eh già, lo hai capito solo ora, Duff?
Il signor Burdock fece capolino dalla vecchia barca ritrovata da poco sulla spiaggia.
Indossava due stivaloni fangosi e una giacchetta estiva rovinata dal sole.
- Da dove arrivi Duff, vestito in quel modo?
- Stiamo costruendo un rifugio per i castori, dopo il problema di qualche anno fa è meglio evitare – disse avvicinandosi e sedendosi vicino a Tomelilla.
- Ah sì, ne avevo sentito parlare. E di questa barca mi sai dire qualcosa? – indicò la grossa barca accasciata sulla sabbia.
- No, nessuno riesce a capire come ci sia finita lì. Le uniche cose che abbiamo trovato a bordo sono un martello e dei chiodini di ferro.
- Beh, non lo trovi strano? Insomma non si sa come sia arrivata qui e le uniche cose trovate sono un martello e dei chiodi?
Duff si grattò la testa.
- Sì certo è stano, ma magari il resto della roba è dispersa  in mare. Devi considerare che la barca è rotta su un lato, questo significa che c’è stato un incidente e quindi la roba potrebbe …
- Si, ho capito dove vuoi andare a parare.
                         ***

Pervinca camminava trascinando i piedi.
- Ancora non ne vuoi parlare?
Lei scosse la testa.
- Ok, ma potresti tirare fuori un sorriso?
Di nuovo scosse il capo.
- E va bene Vì. Però dobbiamo sbrigarci, tua zia ci sta aspettando!
- Mi vuoi dire cosa stiamo andando a vedere in spiaggia? Sappi che non sono proprio dell’umore!- brontolò continuando a trascinare i piedi.
- Questo lo avevo capito!
La spiaggia si intravedeva in lontananza e io ero eccitata di vedere la “misteriosa meraviglia” arrivata in città!
Mi misi a volare più veloce, ma Vì non voleva proprio starmi dietro.
- Muoviti, siamo arrivate!
Sospirò e cominciò a trotterellare fino a dove il cemento si trasformava in sabbia.
Vedemmo Duff e Tomelilla che chiacchieravano seduti in riva al mare.
Io volevo lasciarli ancora qualche istante di intimità, ma Pervinca non ci pensò nemmeno un momento.
- … ZIA!
Tomelilla si voltò.
- Ehi, Vì! Come è andata a scuola?
- Mah!- esclamò facendo capire di non volerne parlare.
- Capisco.- disse lei alzandosi e scuotendo la gonna per cacciare via la sabbia.
- Beh, è meglio che vada! Quel rifugio per castori non si finirà da solo! Ragazze.- disse facendo un inchino da gentiluomo.
Noi facemmo lo stesso.
- Allora, Pervinca ti presento “LA BARCA MISTERIOSA”!- disse la strega con un pizzico di teatralità.

Pervinca girò la testa a 180° più volte fino a quando scorse un piccolo vascello affondato nella sabbia.
- E quello cos’è?
- Beh, vieni, avvicinati Vì!
Volai fino a posarmi sull’estremità di un remo e Pervinca mi seguì. Mi affacciai all’interno e vidi la grossa rottura sullo scafo.
Vicino a questa si intravedevano dei chiodi e un martello. Pervinca la guardava incredula. Fece scivolare la mano lungo il passatoio. Poi si fermò di scatto e si girò verso Tomelilla.
- Cos’è?
- Una barca!
- Grazie, fin qui c’ero arrivata zia! Intendevo dire da dove viene e di chi è, insomma raccontami!
- In realtà non c’è molto da raccontare, tutto quello che sappiamo è quello che vedi. Non abbiamo trovato nulla a bordo che ci riconducesse al suo passato, soltanto un martello e quattro chiodi.
- Solo questo?
- Sì!
- Mmm … strano non trovi?- disse Vì con fare investigativo.
Sua zia annuì.
- Davvero molto affascinante, ma adesso vorrei andare a casa! È stata una giornataccia e ho bisogno di mangiare prima di tornare a … - fece un sospiro – Possiamo solo tornare a casa?
Io e Tomelilla ci guardammo e poi annuimmo sospettose.
Cosa era successo di tanto orribile a scuola? Lo scoprimmo solo a pranzo, quando finalmente vuotò il sacco.
- E tu in tutto questo non ti sei accorta dello scambio?- disse Dalia dopo aver ascoltato tutta la storia.
- No, davvero no.
- Beh, sono certo che lei abbia esagerato, ma potevate trovare un compromesso per il progetto.- disse Cicero addentando una fetta di pane.
- Io c’ho provato, ma discutere con la signora Pimpernell è impossibile!
- Confermo, io stessa ho cercato di discutere con lei.- dissi cercando di difendere la mia streghetta.
Nessuno dei presenti a tavola disse più nulla e la faccenda si concluse tra un boccone ed un altro.
Povera Vaniglia! Per colpa dei suoi pidocchi era stata condannata a mangiare da sola in salotto. Nessuno poteva starle vicino, tranne me: ero l’unica che avrebbe potuto starle vicino senza diventare affetta dall’epidemia. Così, sentito quello che Pervinca doveva dire, andai a farle compagnia.
Aveva acceso la radio e una piacevole melodia jazz le teneva compagnia.
La poverina aveva dovuto sorbire un trattamento speciale con un pettine a denti fini e uno sciampo apposta. comprato in farmacia. Adesso indossava una strana cuffia che le ricopriva ogni traccia di capelli.
Mi avvicinai a lei. Il suo piatto era ancora colmo di cibo ed era stato emarginato al bordo del tavolo; lei stava scrivendo su un blocchetto. Appena si accorse di me, volse il blocchetto faccia al tavolo e poi mi sorrise.
Io la osservavo sospettosa, ma non le dissi nulla. Le chiesi solo:
- Non hai fame oggi?
- Non tanta, aspetterò il secondo.- sospirò.
- Qualcosa non va?- cercai di avviare una conversazione e allo stesso tempo di capire cosa stesse succedendo.
- No.- fu la sua risposta secca.
Poi, con un sorriso, versò dell’acqua nel bicchiere e la bevve tutta d’un fiato.
 


 

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Capitolo 8
*** Carta, bigliettini e ... una mappa! ***


... Da Quanto tempo? E' passato più di un mese! Lasciatemi spiegare il motivo del mio groso ritardo! Allora, per comincire sono stata al mare due settimane, ad Agosto e quando sono tornata ho dovuto finire i compiti delle vacaze! E adesso rieccomi qui! La scuola è cominciata e io non ne posso già più, mi capite? Comunque, potete perdonare il mio ritardo * fa la faccia a cucciolo*? Okay, questo è il capitolo, spero che meriti l'attesa!
Buona lettura :-)!

 

~~Volevo chiederle spiegazioni sul blocchetto, ma aspettai. Sentivo che Babù nascondeva qualcosa, ma che cosa lo avrei scoperto da sola in un altro momento.
Durante la settimana le ragazze trovarono un metodo efficace e originale per parlarsi: il vecchio bigliettino passato sotto la porta! Tutti i pomeriggi, quando Pervinca tornava dalla punizione, si dirigeva vicino alla stanza degli ospiti (dove Vaniglia era stata “rinchiusa” fino alla guarigione) le bussava per dirle di preparare carta e penna, perché era in arrivo un bigliettino, e passava un foglio sotto la porta in cui le raccontava le ultime novità successe a scuola e in città. Ne ricordo alcuni:
“ Oggi sono andata in spiaggia con Felì e la zia. Una misteriosa barca si è impossessata della riva. È rotta sullo scafo e a bordo sono stati trovati solo  dei chiodi e un martello” oppure “Scarlet oggi se l’è presa con Flox , per una stupidata, e lei l’ ha trasformata in un minuscolo scarafaggio nero. Credo che la preside si sia arrabbiata molto con Flox!
o anche “ Hanno provato ad aggiustare la barca di cui ti ho parlato qualche bigliettino fa, ma la mattina dopo era tutto come prima! È una cosa che mi ha fatto rimanere di sasso, insomma è strano! Ci hanno provato più volte ma pare che qualcuno si diverta a fare brutti scherzi! Chiariamoci, anch’io mi divertirei a vedere le facce stupite, nel vedere il lavoro del giorno prima al punto di partenza, ma comunque lo avrei fatto solo una volta!
Ps. Credi che la banda dovrebbe cercare  questo furbetto? Ci sono cose che non mi convincono in questa storia!”.
Vaniglia leggeva e rispondeva a tutti i messaggi.
Sono sicura che loro fossero a conoscenza che bastava parlare un po’ più ad alta voce per comunicare oltre la porta, ma i bigliettini rendevano ogni cosa più misteriosa e divertente.
 Del blocco di Babù non vidi più nessuna traccia. Però, un messaggio che Babù scrisse a sua sorella mi fece rabbrividire:
“ Ti ricordi la mappa che io e Flox abbiamo trovato in spiaggia?Quella che aveva le figure un po’ sbiadite? Vedi, una mattina mi sono accorta di un fato un fatto molto strano.”
Vaniglia fece scivolare il foglio sotto la porta e pochi secondi dopo passò anche la mappa. Quella mappa era molto antica, o almeno così pareva a guardarla da vicino. Mi ricordo che quando Babù ce la fece vedere per la prima volta c’erano i seguenti disegni: una barca come punto di partenza, il mare, un’isoletta immersa nel blu dell’oceano, una grotta, una figura scura e cupa non ben identificata,  un libro ed infine una grossa X rossa che copriva una gabbia, una piccolissima gabbia.
Vì afferrò il bigliettino e dopo averlo letto con tutta la dovuta attenzione prese la mappa e la spiegò.
“Cosa le è successo?” pensai fra me e me.
- Dove sono finiti i disegni, gli appunti di viaggio, le scritte  antiche? Cosa è successo?- chiese perplessa Pervinca con il tono di voce più alto che poteva, per farlo sentire alla sorella.
Come vi ho descritto poco fa, la mappa era piena di disegni e scritte, ma ora …
Vaniglia aprii piano piano la porta di legno, gettò uno sguardo al corridoio e poi, veloce come una lepre,fece entrare Vì e me. I suoi genitori non volevano che lei e sua sorella stessero vicine, non volevano che si passassero i pidocchi; così si erano raccomandati con le ragazze di stare lontane per una settimana, il tempo che Babù fosse guarita.
- Cosa stai facendo, voi due non potete stare vicine!- la rimproverai io.
- Felì, lo hai visto anche tu quello che è successo. È un’emergenza!- bisbigliò Babù pregandomi di lasciarle in pace.
Alzai gli occhi al cielo e le concedetti 10 minuti di tempo, non di più.
- Avete solo 10 minuti, non uno di più!
- Okay, okay – mi risposero in coro.
Babù chiuse la porta delicatamente e poi, sussurrando, per  no farsi scoprire, raccontò com’era andata quella mattina …

 



 

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