Padre, secondo te, esistiamo? di tilia (/viewuser.php?uid=175340)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incidente ***
Capitolo 2: *** Salvataggio ***
Capitolo 3: *** Che diavolo ci fate qui?! ***
Capitolo 4: *** Cena ***
Capitolo 5: *** La cena non è ancora finita ***
Capitolo 6: *** Dubbi ***
Capitolo 7: *** La mia famiglia non si tocca ***
Capitolo 8: *** Bowser (finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo castello ***
Capitolo 9: *** Naufragar ***
Capitolo 10: *** E la notte finalmente si quietò ***
Capitolo 1 *** Incidente ***
Incidente
"Ludwig, dov'è Papà?" domandò per
l'ennesima volta Lemmy con voce lamentosa.
Il maggiore non lo
degnò di uno sguardo e riprese a leggere seduto
tranquillamente su una delle poltrone della libreria.
"Ludwig,
dov'è Papà?" ripeté ancora senza darsi
per vinto. Nessuno aveva la
tempra di resistergli dopo avergli fatto venti volte la stessa domanda,
anche se suo fratello stava per battere ogni record nell'ignorarlo.
Effettivamente, il maggiore aveva un buon allenamento alle spalle,
perciò non ci prestò neanche più
attenzione e si concentrò, invece, sul
libro.
"Ludwig,
dov'è Papà?" chiese nuovamente il secondo genito
della famiglia con
voce ancora più lamentosa. Ormai stava diventando una sfida.
Il
ragazzo non mostrò alcun segno di averlo sentito. Era stato
particolarmente attratto dalla lettura. Il manoscritto spiegava
dettagliatamente un incantesimo piuttosto complicato, ma altrettanto
potente. Sarebbe potuto diventare il suo prossimo obbiettivo, se solo
qualcuno lo avesse lasciato in pace.
"Ludwig!"
urlò qualcuno spalancando le porte della biblioteca
personale del
castello. Quello ormai non era più un luogo di
tranquillità. Roy entrò
spedito e gridò ignorando ogni regola "Dove cazzo
è Re Padre?"
Sorvolando
il linguaggio, era davvero interessante. Ogni volta che si riferiva a
Bowser lo chiamava Re Padre, lo pronunciava con una sorta di riverenza,
ma non lo ascoltava mai, né tanto meno gli provava rispetto.
Roy era
nella classica fase di adolescenza ribelle e spesso Ludwig si chiedeva
se c'era stato un periodo, in cui non fosse stato così.
Anche da
piccolo aveva lo stesso atteggiamento e carattere.
Finalmente
si decise ad alzare la testa dal libro e posò pigramente lo
sguardo sui
fratelli minori. Si erano messi fianco a fianco, come uno schieramento
deciso ad ottenere i risultati voluti.
"Non
lo so" rispose con tono calmo. Aveva il timbro di voce leggermente
più
dolce nell'ultimo periodo e quasi tutti i suoi fratelli se ne erano
accorti. Non che lo facesse volutamente, probabilmente stava ancora
crescendo. Sperava fosse così. Anche se la voce bassa e
minacciosa, che
aveva prima, era molto più apprezzata.
"Dovevano
solo rapire quella dannata principessina, perché ci mettono
tanto?"
ringhiò rabbioso Roy sbattendo il pugno sul tavolo.
Ludwig
notò delle teste affacciate alle porte della biblioteca che
ascoltavano
la conversazione con attenzione. Erano tutti così
silenziosi.
L'atmosfera del castello era tetra, non c'era il solito rumore e caos,
tutto era avvolto in una cappa opprimente.
Il
maggiore dei fratelli sapeva perché erano così.
Nonostante fuori
nevicasse abbondantemente nessuno si era affacciato e aveva urlato di
uscire a costruire pupazzi di neve, nessuno si era messo a bocca aperta
per mangiarne quanta più possibile. Tutti erano rimasti in
attesa alla
finestra ignorando i candidi fiocchi che scendevano.
Conosceva
il motivo di tanta ansia. Quella sera era la vigilia di Natale. Il
giorno che passavano sempre insieme a loro padre, l'unico in quale si
divertivano e non pensavano ad altro.
Persino Jr, che era il
più piccolo, lo aveva capito, nonostante fossero solo pochi
Natali che passavano insieme.
Anche
lui, infatti, era rimasto stranito quando Bowser era uscito con la nave
ed era andato a rapire la Principessa portandoselo dietro.
"Passeremo il Natale
insieme a lei" aveva affermato sprizzando gioia da tutti i pori.
Ludwig
non aveva commentato. Era rimasto tutto il giorno in biblioteca senza
uscire, non aveva sentito un solo suono per tutto il tempo.
Adesso
tutti si chiedevano perché non era lì con loro.
Il maggiore guardò
fuori dalla finestra e notò che la neve si era infittita
ancora.
"Potrebbero
anche essere precipitati con questo tempo" mormorò a mezza
voce Larry
rabbrividendo. Nei suoi occhi si leggeva la preoccupazione.
"Piantala
di dire cazzate" sbottò ancora più furioso Roy.
Mascherava con
eccellenza la sua paura, inoltre con i suoi soliti occhiali era
impossibile capire il suo sguardo.
"Calmatevi,
piuttosto avete preparato tutto?" domandò il maggiore
tentando di
distogliere l'attenzione da quei cupi pensieri. Se davvero erano
precipitati, cosa che aveva già sospettato, ma non aveva
espresso per
paura di farli entrare nel panico, non c'era possibilità che
sopravvivessero. Il freddo e il loro sangue non andavano molto
d'accordo, inoltre la temperatura era sicuramente sotto lo zero.
"Io
ho attaccato le ghirlande, papino sarà estasiato!"
trillò Wendy
cogliendo la palla al balzo per vantarsi di qualcosa "Sono davvero
carinissime, guardale Lud"
Tirò
fuori un addobbo colorato di un rosa confetto nauseante. Il maggiore
schioccò lingua cercando di trovare le parole
giuste per descrivere
quell'obbrobrio senza non scatenare una guerra in biblioteca, ma non
riuscì a trovarle.
"Sono...ehm...particolari"
osservò distogliendo lo sguardo in fretta per placare la
repulsione.
"Fanno
schif-" Ludwig tirò un calcio a Lemmy prima che riuscisse a
terminare
la frase, che per fortuna Wendy non sentì tanto era occupata
a
descrivere il suo progetto. Aveva attaccato le ghirlande per tutto il
castello, ma in alcune stanze, per staccare un po', le aveva appese di
altri colori. Il maggiore ringraziò il cielo di aver chiuso
la sua
stanza a chiave.
"Io
ho preparato il mio discorso, lo volete sentire? Sono solo duemila
parole, ero un po' a corto di idee questa sera, strano vero. La notte
di Natale è molto stimolante, vi ricordate che piano aveva
inventato
due anni fa nostro padre proprio in questo periodo? Comunque, il mio
discorso inizia con un..."
"Grazie Morton"
tagliò corto Wendy guardando il fratello infastidita.
"Ho
attaccato tutte le luci, ora l'albero è pronto e Larry ha
finito con le
palline colorate da appenderci sopra" ridacchiò Iggy.
"Abbiamo
dovuto prendere un albero nuovo, perché l'ha fatto saltare
in aria"
sospirò il penultimo genito dondolandosi avanti e indietro
sui talloni.
"E
dire che ti avevo avvertito di stare attento quest'anno, sono dovuto
uscire con questo freddo a comprarne un altro, non hai idea la fatica
che ho fatto a portarlo qui!" esclamò piccato Lemmy, era una
delle rare
cose che detestava. Era il secondo genito aveva qualche anno
in meno
di Ludwig, eppure erano molto diversi. In fondo era ancora un bambino,
mentre il primo genito si era già sviluppato, volente o
nolente, Lemmy
non voleva prendersi troppe responsabilità. In particolare
lo
disgustava andare a far compere, tranne se era per acquistare nuovi
palloni.
"Hai?! Ma se l'ho
portato io, mentre tu giocavi?" sbraitò Roy sbattendo un
piede a terra.
Lemmy sorrise
nervosamente facendo un passo in dietro per sicurezza.
"Ah, già"
"Bene,
siamo pronti" sospirò Ludwig girandosi meccanicamente verso
la
finestra, sperava solo che il padre arrivasse presto. Sentì
un moto di
rabbia. Il Natale lo avevano sempre passato insieme, perché
aveva
voluto andarsene anche quel giorno?
Riaffondò
lentamente nella poltrona riprendendo il libro, tornando ad ignorare i
fratelli che continuavano a discutere.
"Signore, abbiamo
appena avvistato un esplosione ad ovest!" esclamò la
vedetta.
Uno strano silenzio
calò nella stanza non appena lo annunciò.
"Merda!"
ringhiò Roy spintonando i fratelli per uscire dalla stanza e
correre sulla torre. Ludwig rimase immobile e impietrito.
"Ludwig,
cazzo, è il dirigibile di Re Padre!" Non ebbe neanche
bisogno di capire
a chi appartenesse quella voce, solo Roy parlava in un linguaggio tanto
volgare.
"Andiamo, allora!"
esclamò Larry afferrando la bacchetta e correndo verso
l'atrio del castello per uscire.
Solo
allora il maggiore si riscosse e scattò. Dovette faticare
per
raggiungerli e precederli all'entrata. "Fermi tutti! Dove credete di
andare?" domandò minaccioso portandosi davanti al portone.
"Levati Ludwig,
Papà e Jr potrebbero aver bisogno d'aiuto!"
esclamò Larry saltellando sul posto preoccupato.
"Se
uscite tutti insieme e vi perdete nella neve sarebbe anche peggio,
andrò io a controllare" decretò infine con il suo
migliore tono
autoritario.
"Anche se sei il
più grande non-"
"Roy,
taci! Rimarrete qui e non appena torno vi voglio trovare con delle
coperte e bende, se davvero si sono schiantati, potrebbero essere
feriti" questa volta il suo tono era irremovibile. Ludwig non aveva
molte qualità, ma sapeva farsi rispettare dai suoi fratelli.
Non erano
molte le volte che esercitava la sua età, specialmente
perché non gli
importava molto di essere un Leader. Era più bravo dei suoi
fratelli in
molti campi, ma non era fra le sue principali intenzioni quelle di
comandare.
Nessuno
osò ribattere. Ludwig mise un mantello ed estrasse la
bacchetta uscendo nella tempesta di neve.
____
Angolo autrice:
Diciamo che se non si è capito il protagonista è
Ludwig, o almeno in gran parte è lui. Mi sta davvero
simpatico.
Inoltre sono fissata con le relazioni tormentate fra padre e figlio,
forse perchè infondo l'adolescenza è uguale per
tutti. Non dev'essere affatto semplice avere un padre fissato con una
principessa e ogni volta è fuori casa per rapirla e tentare
di farla sua sposa, così come non è semplice
avere sette fratelli più piccoli (sì, considero
Jr come un Bowserotto, anche se so che non è un opinione
condivisa da tutti).
Comunque bando alla ciance, andiamo avanti. Spero di non aer fatto
errori clamorosi e di aver attirato almeno in po' di attenzione.
Grazie mille per aver letto, se poi volete perdere quel momento in
più per lasciare il vostro parere mi farete ancora
più felice!
Comunque grazie principalemente per aver letto.
Al prossimo capitolo (probabilmente aggiornerò
settimanalmente, ma non garantisco nulla)
Alla prossima
Tilia =|=
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Capitolo 2 *** Salvataggio ***
Salvataggio
La temperatura era ancora più bassa
di quella che Ludwig si era aspettato. Rabbrividì
violentemente, ma se lui
aveva freddo ed era in movimento, poteva immaginare suo padre e gli
altri fermi, magari svenuti o feriti. Strinse i denti e
aumentò la
velocità.
Non
appena arrivò al luogo dell'esplosione lo scenario era
desolato. I
pezzi di quello che una volta era stato un dirigibile giacevano
anneriti e bruciati dalle fiamme. Tutta la neve si era sciolta
lasciando solo del terreno carbonizzato.
Ludwig
si concentrò e cercò qualche segno di vita,
proteggendosi gli occhi con
una mano dai fiocchi che cadevano sempre più velocemente.
Finalmente
trovò un puntino rintanato nel bianco abbagliante e corse
verso
quell'unica speranza.
In
mezzo alla neve era stata eretta una struttura malmessa usando parti
rotte del dirigibile. Il vento impetuoso rischiava ad ogni colpo di
spazzarla via. Formava una specie di cupola contro la tempesta. Era
stata scavata la neve ai lati in modo da conferirgli una leggera
stabilità, ma non avrebbe dato più di un ora di
vita a una simile
costruzione.
Ludwig
illuminò con lo scettro il cammino, continuando ad avanzare
poteva
percepire un leggero tepore provenire dalla cupola. Si
tranquillizzò
leggermente, era stato uno stupido a preoccuparsi.
"Padre"
urlò tentando di superare il suono della tempesta.
"Ludwig?"
rispose qualcuno all'interno della struttura. Non capì se
era stato suo
padre oppure qualcun altro. Le parole erano ovattate ed estremamente
deboli.
"Sì"
gridò di nuovo "Dovete uscire, vi porterò al
castello!"
"No, Jr è
troppo congelato devi usare il teletrasporto"
Ludwig
spalancò gli occhi spaesato, aveva usato quella magia solo
su se stesso
e, già così, era davvero stancante. Suo padre lo
sapeva, non sarebbe
stato in grado di trasportarli tutti. Oltre ad esaurire le sue forze,
avrebbe rischiato di spostarli da qualche altra parte, magari nel cuore
della tempesta.
"Ma..."
protestò scuotendo la testa, era una follia. Era rischioso,
davvero troppo. E se poi davvero faceva qualche errore?
"Ludwig! Siamo tutti
esausti, smettila di pensare solo a te stesso"
Il
maggiore serrò le mani sullo scettro, una nuova ondata di
rabbia lo
invase. Suo padre si preoccupava di tutto tranne dei suoi figli, Jr era
l'unico fortunata eccezione fra loro. Avrebbe messo persino l'idraulico
davanti al loro benessere, anzi, già lo faceva uscendo la
vigilia di
Natale. Era furioso, gli venne un'immensa voglia di lasciarli
lì a
congelare.
Se solo per un minuto si
fosse accorto di loro!
I suoi
fratelli soffrivano ogni giorno, ognuno in modi diversi, ognuno
tentando di non darlo a vedere, ognuno recitando d'essere felice. Si
sentiva imponente. Suo Padre
poteva anche ignorarlo, non gli importava, era il primo genito doveva
essere forte, ma i suoi fratelli meritavano un po' di attenzione.
"Ludwig, sbrigati! Jr
sta davvero male"
Jr,
Mario, Peach, solo loro esistevano. Il suo figliolo eletto, la sua cara
nemesi e la sua amata. Strinse ancora di più le mani intorno
allo scettro.
Lo avrebbe fatto per i suoi fratelli e Jr, nessun
altro. Avrebbe lanciato l'incantesimo solo per loro, perché
meritavano
ancora un padre e perché se fosse morto ne sarebbero stati
distrutti,
anche se forse sarebbe stato meglio.
Chiuse gli occhi e si
concentrò. Chissà quante persone erano
all'interno della
cupola. Probabilmente tre. Ce la poteva fare.
Sospirò, lasciò che la magia lasciasse il suo
corpo e si convogliasse nello scettro. Contò mentalmente
fino a tre e...lanciò l'incantesimo.
Ludwig spalancò gli occhi e un ondata di nausea lo colse,
riuscì a rimanere in piedi anche se per miracolo. Stava
tremando, non capiva bene se era per il freddo o la paura. Non appena
riuscì a mettere a fuoco l'ambiente, però,
sospirò di sollievo.
La
cupola era apparsa nell'atrio del castello sotto lo sguardo sconvolto
degli altri Bowserotti. La struttura venne divelta da Bowser, che
teneva fra le braccia il corpo rannicchiato di Jr. Non appena vide le
coperte, che i suoi figli avevano fra le mani, le prese e lo avvolse
immediatamente.
"Ha bisogno subito di
cure, andate a chiamare Kamek" urlò il drago furioso.
"Ma..."
"Subito!"
sbraitò stroncando l'obiezione.
"Kamek
è andato con Kameka, hai dato loro la giornata libera"
ribatté Roy.L'unico che avesse ancora il coraggio di parlare
dopo quella sfuriata. Il
suo sguardo, però, vagava dal re Padre al corpo immobile del
fratellino. Non
riusciva più bene a mascherare la preoccupazione,
perché la sua voce
risultò leggermente incrinata.
Bowser
lo guardò come se volesse incenerirlo, ma alla fine si
voltò verso la
cupola e ringhiò furibondo "Questa è tutta colpa
tua, dannato
idraulico!"
Abbracciato
a Peach c'era Mario, che guardava la scena con sconcerto, quasi con
senso di colpa. Perché il dirigibile era caduto, a causa
della loro lotta e si sentiva in parte responsabile.
La principessa aveva le lacrime agli occhi e forse
aveva anche pianto a giudicare dalle righe sulle guance.Non aveva mai
visto Bowser così spaventato e preoccupato per qualcuno. Era
in pensiero per il piccolo Jr, che non aveva più ripreso
conoscenza.
Mario, tuttavia, trovò
la forza di ribattere "Tu l'hai rapita!"
Bowser stava per
ribattere qualcosa, ma, improvvisamente,
una voce cristallina li interruppe, prima che potessero scoppiare a
litigare "Adesso basta! Dobbiamo fare qualcosa per lui!"
Peach si era pulita le lacrime e aveva assunto di nuovo il suo
portamento regale, ma gli occhi ancora lucidi tradivano la
preoccupazione. I due litiganti si fermarono, come due bambini appena
rimproverati dalla madre.
Ludwig, per il poco che era riuscito a
seguire, provò un moto di simpatia per la principessa. Intanto lui era finalmente
riuscito a rimettersi dritto, anche se tremava
ancora, questa volta dal freddo. Aveva il mantello bagnato fradicio,
così come i capelli e
ogni scaglia del corpo. Probabilmente l'acqua gli era arrivata fino
alle ossa.
"Ludwig, tu hai
studiato con Kamek, fai qualcosa" ordinò Bowser.
Colto alla sprovvista
il maggiore dei Bowserotti lo guardò interrogativo "Cosa
dovrei fare?"
"Aiutalo, dannazione
possibile che
sei così inutile? Anche prima, perché ci hai
messo tanto
ad utilizzare il teletrasporto?"
Larry
sillabò teletrasporto, quasi fosse una parola aliena e
guardò il
fratello maggiore inorridito. Sapevano tutti quanto costasse quella
magia. Ludwig non poteva perdere altre energie.
"Re
Padre, me ne occupo io" decretò infine Roy, anche se nella
voce c'era
un ringhio velato. Bowser lo guardò leggermente accigliato,
ma alla
fine lasciò Jr nelle sue mani.
Le cose si susseguirono talmente in fretta che Ludwig faticò
a seguirle, si era fermato alla parola "inutile". Strinse i pugni fino
a far sbiancare le nocche, tentando di non far trasparire la furia.
"Veniamo
con te" mormorò Lemmy. Sembrava abbattuto, quasi come se in
quel
momento avesse appena realizzato che non sarebbe stato un bel Natale.
Era deluso.
Tutti
i Bowserotti si trascinarono dietro a Roy, solo Ludwig rimase immobile.
Aveva il volto scuro e fissava il padre senza lasciar trasparire alcun
sentimento. I Bowserotti per un secondo temettero che
esplodesse.
Solo Wendy intervenì. Sapeva di rischiare, ma lo
afferrò e lo costrinse a venire con
lei ficcandogli le unghie nella squame tenere del braccio.
Non appena furono al
primo piano Ludwig si chiuse in una stanza. Neanche la sorella era
riuscito a fermarlo.
"Lud,
non fare pazzie" urlò Lemmy sbattendo i pugni sulla porta.
Non
proveniva alcun suono dall'altra parte.
Il maggiore si era premurato di
insonorizzare la stanza e sigillarla. La sua rabbia era veramente al
culmine e dalla
sua bocca esplose una violenta fiammata, che incenerì i
mobili.
I
suoi fratelli sapevano bene, che, per quanta pazienza avesse, quando
s'infuriava sul serio era meglio lasciarlo sbollire da solo. Ne andava
della loro salute. Nessuno aveva mai osato interromperlo in uno dei
suoi momenti d'ira. Si diceva, che perdeva
completamente il controllo. Erano voci di corridoio, ma pareva che in
quei momenti diventasse anche più pericoloso di Bowser e
Mario messi
insieme. Era logico che nessuno ci tenesse ad incontrarlo.
"Wendy, rimani qui,
aspetta che si calmi" ordinò Roy con ancora fra le
braccia Jr.
"E che faccio, se esce
ancora incazzato?" domandò seccata la bowserotta fulminando
il fratello.
"Dagli una camomilla"
fu l'unica risposta.
Wendy
ringhiò per la pessima battuta, ma non si mosse da davanti
alla porta.
Non si sarebbe spostata neanche di un millimetro. Lo sapeva bene, per
quanto odiasse ammetterlo, era davvero preoccupata per il fratello
maggiore.
_
Nota autrice:
Grazie mille, per aver letto anche il secondo capitolo. Sono molto
aperta alle critiche, specialmente se avete accorgimenti oppure dubbi,
perplessità, insomma tutto (anche se la lunghezza dei
capitoli non vi soddisfa, ditemelo!).
Sì, lo so che sono stata abbastanza stronza in questo
capitolo, ma vedremo cosa accadrà nei prossimi!
Ho intenzione di fargliele passare di tutte i colori a questi poveri
Bowserotti, siete avvertiti XD
Al prossimo Sabato!
Tilia =|=
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Capitolo 3 *** Che diavolo ci fate qui?! ***
Che ci fate qui?!
Wendy negli ultimi
periodi aveva visto il fratello abbastanza frustrato. L'ultimo
episodio, aggiunto alla lista, rischiava davvero di arrivare al
culmine.
Conosceva il suo re
papino, sapeva che non lo faceva apposta, semplicemente lui era un po'
egoista, (come tutti in famiglia).Purtroppo ,però, lei e i
suoi fratelli ne soffrivano.
Lei in prima persona
era cresciuta aspirando ad ottenere le sue attenzioni, forse il suo
carattere era dato anche da quello. Era sempre stata una gara fra lei e
gli altri a chi attirava più i riflettori per aver, almeno
pochi secondi, l'interesse di Bowser su di sé.
Dopo di che,finito
l'attimo di grazia, rimaneva l'amarezza e andavano tutti dal fratello
più grande per farsi consolare.
Ludwig, invece, non
era mai stato competitivo, non aveva mai avuto grandi aspirazioni di
potere o grandezza, (se non nel campo musicale), certo, era un po'
vanitoso e pieno di sé, ma era sempre quello che tentava di
raccogliere i pezzi.
Non era bravo, ma,
almeno ci provava. Nascondendo un pizzico di buon cuore,
sotto grossi strati di cinismo e orgoglio. Infondo era davvero
preoccupato per loro, nonostante non perdesse occasione per prenderli
in giro per il loro comportamento infantile. Per loro lui era
già grande, una specie di adulto a cui far riferimento,
nonostante non fosse neanche a metà dell'adolescenza
adolescenza. A provarlo il fatto che stava ancora cambiando voce.
Eppure, all'apparenza sempre irraggiungibile, un passo avanti.
Era sempre stato
l'unico, però, che permetteva loro di rimanere nella sua
stanza, quando avevano gli incubi o un temporale, qualunque cosa. Anche
se iniziavano a piangere disperati (ed era successo più di
una volta), li ascoltava, nonostante non riuscisse a consolarli e
tentasse di buttare la situazione nel ridicolo. Gli si poteva
raccontare di ogni, non li cacciava mai via.
Wendy si era accorta
più tardi che con questo suo modo di fare lui raccoglieva,
ma non si sfogava mai, sempre scattante, pronto, all'erta.
In passato poche volte
si era chiuso in una stanza ed era rimasto lì per un intera
giornata con il divieto assoluto di disturbarlo, solitamente era quando
c'era in giro il loro re papino. Ludwig era il più,
difficile ammetterlo, bravo e responsabile,ma Bowser non riusciva
proprio a vederlo.
"Wendy, che ci fai qui
fuori?" domandò qualcuno interrompendola dai suoi pensieri.
Si voltò e
finalmente vide che il fratello maggiore era uscita dalla stanza.
Ludwig chiuse la porta alle sue spalle e chiese nuovamente "Ebbene?
Perché sei rimasta fuori dalla stanza per quasi un'ora?"
"Sei tutto bagnato non
avvicinarti!" ribatté lei fingendosi schifata e nascondendo
in tutti i modi il suo imbarazzo. Non gli avrebbe rivelato la sua
preoccupazione, neanche se le avessero regalato tutti i trucchi del
mondo.
Ludwig gocciolava
ancora. Il mantello era nelle medesime condizioni ed era appiccicato al
suo corpo. I capelli erano spettinati e alcuni ciuffi gli erano finiti
davanti agli occhi.Si sarebbe sicuramente preso un malanno se non si
fosse asciugato.
Il maggiore
assottigliò lo sguardo annoiato e sbuffò
"D'accordo"
"Lud, fai schifo
conciato in quel modo, vai a darti una sistemata"
Il maggiore
scrollò le spalle e si avviò verso la sua stanza.
Wendy lo seguì stranamente in silenzio, sembrava persa in
chissà quali pensieri. Ludwig non parve infastidito di
essere sorvegliato, per una volta nella vita almeno non era quello che
doveva controllare tutto. Non appena arrivò di fronte alla
sua stanza si fermò di colpo.
"Perché la
serratura è stata forzata?" domandò girandosi
verso la sorella per chiedere spiegazioni. Wendy guardò
anche lei la porta e scosse la testa. Lei non ne sapeva nulla.
Ludwig estrasse la
bacchetta, seguito a ruota dalla sorella e cautamente spinse l'uscio.
Una sferzata di calore
uscì dalla stanza e li investì. Il maggiore
rabbrividì dal freddo, dopo quello sbalzo era sicuro di
prendersi un bel raffreddore.
"Chi è il
deficiente che ha aperto?" urlò qualcuno, che entrambi
identificarono come Roy.
I due fratelli
finalmente entrarono nella stanza e rimasero basiti nel vederla nel
caos più totale. Solo un piccolo angolo, dove si trovava il
pianoforte e la libreria, era stato risparmiato, il resto era
completamente a soqquadro. La scrivania era alla rinfusa con bacinelle
d'acqua, probabilmente calda a giudicare dalle nuvolette di fumo che si
levavano, tutti i fogli, che precedentemente stavano sul ripiano, erano
sparsi a terra. Dagli spartiti agli appunti, era tutto alla rinfusa.
Non appena i
bowserotti si accorsero che era entrato anche il fratello maggiore si
bloccarono di colpo. A giudicare dalla sua faccia accigliata e
forzatamente calma non doveva aver gradito la sorpresa.
"Che cos'è
successo?" domandò sforzandosi di rimanere tranquillo Ludwig
avanzando a passo lento verso i fratelli. Nonostante il suo tono fosse
perfettamente controllato, una vena iniziò a
pulsargli a lato della fronte.
"Non è
colpa nostra è stata un idea di Iggy" protestò
Larry indicando il fratello più alto.
Iggy poteva essere
dannatamente imprevedibile a volte. Anzi, molti dei guai che capitavano
al castello erano colpa sua e dei suoi esperimenti. Nonostante fosse un
genio, non aveva mai il senso della misura.
"Che diavolo ti
è saltato in mente?" scoppiò Ludwig decisamente
furioso. Non nascondeva neanche più la sua rabbia.
"Jr aveva bisogno di
essere riscaldato immediatamente e la tua stanza è
a Ovest, dove tramonta il sole, quindi ho pensato che fosse
la più calda in questo momento, inoltre l'infermeria
è occupata da papà, Mama Peach e l'idraulico
idiota" spiegò rapido sistemandosi con un gesto nervo gli
occhiali. Lui e il maggiore solitamente andavano d'accordo, ma sapeva
perfettamente che, quando era arrabbiato, era meglio trovarsi ad una
debita distanza. Perciò indietreggiò leggermente.
Ludwig si costrinse a
fare un lungo respiro per calmarsi. Non doveva prendersela con i suoi
fratelli, infondo per una volta avevano pensato alla salute del minore.
"Se vuoi fare a pugni
sappi che devi rivolgerti a me!" esclamò improvvisamente Roy
emettendo un ringhio minaccioso. I suoi occhiali intercettarono uno
scintillio del fuoco e sembrarono mandare un bagliore di sfida. Roy
provocava in continuazione il fratello, specialmente quando vedeva che
la sua pazienza iniziava a dare segni di cedimento, ovvero sempre.
Il maggiore
ignorò la provocazione e diresse la sua attenzione su Jr. Il
piccolo Koopa era rannicchiato sotto le coperte del suo letto in
posizione fetale. Sembrava perdersi nel blu delle coperte e solo il
codino rosso risaltava.
Gli avevano aggiunto
un altro lenzuolo. Notò, inoltre, che aveva una piccola
fasciatura intorno alla testa, alzò lo sguardo interrogativo
e domandò "Come sta?"
Nonostante provasse
una leggera antipatia per lui per essere sempre il figlio eletto, era
pur sempre suo fratello. Jr infondo era l'unico con cui discuteva
seriamente, avevano uno strano rapporto. Si evitavano per la maggior
parte del tempo, ma quando s'incontravano o si lanciavano le
frecciatine o andavano abbastanza d'accordo. Jr per quando fosse il
più piccolo dei fratelli era molto maturo, in questo si
assomigliavano, erano entrambi cresciuti in fretta, uno per le troppe
attenzioni e l'altro per la totale mancanza di esse.
"Ha picchiato la testa
ed è mezzo congelato" rispose quasi subito Lemmy spiccio
come suo solito.
"In realtà
ha anche un livido lungo il braccio destro, una scaglia mancante sotto
il ginocchio, un unghia sbeccata e..."
"Ok, basta, ho capito"
sospirò esasperato Ludwig prendendosi la testa fra le mani.
Improvvisamente avvertì tutta la stanchezza della giornata
cadergli addosso. Un pressante mal di testa iniziò a
martellargli le tempie. Quella sera sarebbe andato a letto, era
decisamente troppo stanco per partecipare ad una cena che si sarebbe
rivelata un campo di battaglia. Perché per mettere a
mangiare insieme suo padre e Mario ce ne voleva di coraggio.
Era così
immerso nei suoi pensieri che non si accorse che tutti i fratelli lo
stavano fissando con uno strano cipiglio.
"Ludwig, stai bene?"
domandò improvvisamente Larry inclinando leggermente la
testa a lato.
La richiesta lo colse
alla sprovvista e rialzò lo sguardo immediatamente
fissandoli stranito "Cosa?"
"Lud, non hai un
bell'aspetto"
"Cazzo, sembra che ti
abbiano appena sbattuto un idraulico in testa"
Sorvolò
l'ultimo commento e riprese il suo solito contegno.
Magari
perché la mia stanza è completamente a soqquadro
e il mio letto è occupato? O, forse, perché mi
hanno fatto uscire con una bufera di neve? Oppure perché mi
hanno fatto teletrasportare quattro di persone? O
perché non gliene frega nulla a nostro padre?
Non riuscì
a esternare la sua rabbia e sospirò. Probabilmente era la
stanchezza la causa di tutta quell'irritazione. Solitamente aveva
più controllo.
"No, sono solo un po'
stanco" ripeté per convincersi.
"Be', c'è
sempre la stanza di Jr se vuoi riposare"
Ludwig si trattenne
dal commentare e si limitò a scoccar loro un'occhiataccia.
Quella giornata stava andando di male in peggio.
Un ruggito fece
tremare il castello. Tutti i Bowserotti si guardarono preoccupati.
Sapevano perfettamente che quando si sentivano certi urli di rabbia non
era un buon segno.
Persino i loro
servitori rimanevano alla larga dalla stanza in cui si trovava Bowser e
loro, a meno che non li avesse lui chiamati personalmente, seguivano il
lo stesso esempio.
Ludwig
sospirò, chissà cos'era successo. Non aveva
neanche troppa voglia di scoprirlo, per quella disastrosa notte di
Natale erano già accadute abbastanza situazioni spiacevoli.
Notò che
Roy passava una moneta d'oro a Lemmy che sorrideva. Il fratello minore
non sembrava felice.
"Giuro, che
è l'ultima volta che scommetto sull'autocontrollo di re
Papà" Lo sentì borbottare.
"Che ti aspettavi?"
domandò, alzando le spalle, Larry. Aveva una pallina in mano
e si stava divertendo a farla rimbalzare per terra.
"Almeno due fottute
ore" ringhiò, tutt'altro che allegro, incrociando le braccia
al petto infastidito.
"A cena!"
urlò nuovamente Bowser scuotendo l'intero castello, fino
alle fondamenta.
"A cena? Dopo aver
sfuriato?" domandò preoccupato Iggy "Non è una
buona cosa"
Non ci voleva un
genio, come Iggy, per capire che erano tutti nei guai. Solitamente per
far sbollire completamente l'ira a loro padre, ci volevano ore e, in
quel caso, non erano passati neanche due minuti. Ludwig lo
sapeva già che si preannunciavano guai.
"Secondo me, Mama
Peach ci ha messo lo zampino" annunciò improvvisamente Wendy
orgogliosa. Dopotutto la principessa era una donna, come lei, e in una
famiglia prevalentemente composta da maschi spiccava, quando riuscivano
dove gli uomini fallivano.
"Allora non hai
solamente cazzate in quella testa" ridacchiò Roy
accarezzandola ironicamente. Wendy ringhiò e gli fece la
linguaccia, era una fortuna che non si fossero messi a litigare.
"Cazzate che
sicuramente tu non capiresti"
O forse no...
"E, sottinteso, non
voglio capire"
"Allora le potresti
capire? Ne dubito fortemente!" esclamò sarcastica.
"Senti tu smorfiosa..."
"A cena!!!"
ruggì Bowser con ancora più violenza
interrompendo i due. Ludwig si portò le mani alla testa era
stato davvero assordante, eppure glielo dicevano sempre di non urlare
così in casa.
Quell'interruzione
aveva avuto i suoi lati positivi, fortunatamente aveva interrotto il
loro litigio. Ludwig sapeva per esperienza, che sarebbe andato avanti
ancora per molto tempo. Roy e Wendy erano molti simili di aspetto, ma
caratterialmente erano opposti. Nonostante tutto, dopo di Ludwig, era
Roy il più adatto a controllarli, perché per
quanto avesse un'indole da bullo si preoccupava per loro, sicuramente
molto più del fratello intermedio fra loro, ovvero Lemmy.
Roy causava una
miriade di problemi, ma solo quando poteva permetterselo, ovvero quando
c'era Ludwig nei paraggi. Quando il maggiore era presente poteva
fregarsene delle responsabilità, perché tanto
c'era lui, ma quando non si trovava vicino non poteva più
avere quel lusso. Il terzogenito amava profondamente la sua sorellina e
adorava il suo modo di tenergli testa, ma non lo avrebbe mai detto a
nessuno.
"Sarà
meglio sbrigarci" sospirò Ludwig, già prevedeva
la terza chiamata e non sarebbe stata affatto piacevole.
Loro padre sapeva
essere estremamente cattivo quando voleva.
Lentamente uno ad uno
si avviarono verso la porta.
"E per lui?"
domandò timoroso Larry riferendosi al fratello minore
dormiente.
"Gli
porterò qualcosa dopo" disse sbrigativo Ludwig "Adesso tutti
fuori, dalla mia stanza"
Fu l'ultimo ad uscire
e accostò delicatamente la porta, anche perché se
l'avesse anche solo spinta di più sarebbe crollata. Infatti,
sembrava che i suoi fratelli non si fossero solo premurati di
scassinarla, ma anche di semi-scardinarla.
"Lud, tu vai a cena
conciato in quel modo?" domandò scettica Wendy guardandolo
con occhio critico. Effettivamente aveva ancora i capelli zuppi e i
vestiti umidi appiccicati al corpo.
"Dite a nostro padre
che arrivo dopo" sospirò rassegnato, la sorella non avrebbe
mai permesso che un simile affronto alla decenza mettesse piede nella
sala da pranzo.A maggior ragione dopo che lei aveva passato l'intera ad
addobbarla e pulirla.
"Lud, ci metterai ore
ad asciugarti, vieni con me ci penso io" ribatté Wendy
afferrando il maggiore per un braccio e trascinandolo verso la sua
stanza. Non gli aveva dato molta scelta, anzi, non gliel'aveva proprio
data..
Prima di svoltare
l'angolo Ludwig poté vedere Lemmy e Larry ridacchiare
maliziosi. Roy sussurrò qualcosa a Morton, che sorrise. Non
faticò ad immaginare quello che si erano detti e si
ripromise di trucidarli, non appena ne avrebbe avuto l'occasione.
Una volta che i due
furono spariti Iggy chiese "Credete che uscirà da quella
stanza ancora maschio?"
"Secondo il mio
parere, che è molto collaudato a riguardo, Wendy a la
tendenza a mettere il rosa da ogni parte e Ludwig mi sembra in netto
svantaggio argomentativi, in altre parole il tutto si conclude con
l'ambiente, stucchevole, vomitevole e appunto dannatamente femminile.
Direi che abbiamo un problema, magari gli metterà le
mollette, vi ricordate l'ultima volta che ha catturato Lemmy? Oppure..."
"Gli piastra i
capelli" tagliò corto Roy interrompendo il monologo di
Morton.
"Ma così
otterremo un fratello emo" ridacchiò Larry.
All'ultimo commento
scoppiarono a ridere ancora più forte. S'incamminarono verso
la sala reale continuando a fare battutine simili.
Se Ludwig li avesse
sentiti probabilmente sarebbero stati in guai seri, ma lui non c'era
quindi...
___
Angolo Autrice:
Diciamo che
è molto soft come capitolo, è piuttosto una
descrizione dei vari personaggi. Vediamo il punto di vista di Wendy, il
ruolo di Roy, prossimamente tenterò di sviluppare anche gli
altri, ma con calma una cosa alla volta.
Spero che il capitolo
vi sia piaciuto e chiedo in ginocchio il vostro perdono per il ritardo
a rispondere alle recensioni. Perdonatemi O.O
Comunque
tenterò di essere più rapida nel rispondervi,
d'ora in poi.
Se c'è
qualcosa che non va, qualunque cosa, non esitate a farmela notare!
Grazie mille di aver
letto :)
Alla prossima! (Sabato
prossimo)
Tilia =|=
|
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Capitolo 4 *** Cena ***
Cena
Wendy tolse
al fratello il mantello fradicio d'acqua e notò che tremava.
Si affrettò
a spingerlo nel
bagno e lo costrinse a fare una doccia calda. In quel modo almeno si
sarebbe tolto di dosso un po' di freddo.
"Lud, questo mantello
è di
pessimo gusto. Dovresti indossare qualcosa che s'intoni con i tuoi
capelli, non un anonimo pezzo di stoffa nero, per di più
ricoperto di toppe!" gli urlò da dietro la porta del bagno
chiusa.
Ludwig
l'aveva costretta ad
uscire dicendo che ci pensava da
solo. Non era una questione di pudore, erano fratelli dopo tutto.
Ricordava ancora, quando Ludwig era costretto a rincorrerli
nel castello per farli lavare, in
special modo Lemmy. Infatti, anche se era il secondogenito, si era
sempre comportato da bambino ed aveva un'avversione particolare per
l'acqua.
Piuttosto, la faccenda
del bagno chiuso era una questione
d'orgoglio. Il fratello non avrebbe mai accettato che fosse la sua
sorellina a prendersi cura di lui, per troppo tempo era stato il
contrario.
"A me piace quel
mantello, quindi
non provare a toccarlo" le rispose una voce soffocata dall'acqua che
scorreva. Doveva avere qualcosa di minaccioso, perché Wendy
finalmente mise vicino al caminetto acceso il mantello.
La stanza della
ragazza era grande come tutte
le altre, da questo punto di vista nessuno dei fratelli era
diverso, ma ognuno aveva personalizzata la propria come
voleva.
La sua era dipinta di
un rosa
acceso ed era tappezzata di poster. Cantati, abiti, modelli, di tutto.
In
un angolo (non tanto piccolo) c'era un armadio dal quale traboccavano
vestiti e scarpe.
Poteva quasi mettersi un abito diverso ogni giorno.
In fondo al
guardaroba,
però, si trovava il suo vestito preferito. Si vergognava ad
ammetterlo, ma era da damigella. Infatti, aveva sempre desiderato
partecipare ad un matrimonio e segretamente sperava ancora che fosse
quello del suo adorato Papy e la Principessa Peach.
"Lud, hai un pessimo
gusto" ribatté sedendosi sul letto in attesa.
Ludwig si morse la
lingua per non
rispondere e dirle che se si voleva parlare di "pessimo gusto", allora,
lei sarebbe stata in cima alla lista, per quanto lo riguardava.
Finalmente spense
l'acqua calda e
si avvolse frettolosamente in un accappatoio. Aveva ancora freddo ed
essere anche senza il suo guscio non aiutava.
Si spostò i
capelli dagli
occhi e li lisciò, presto sarebbero tornati disordinati come
al
solito e, cosa ancora più imbarazzante, tutti in aria.
Infondo,
però, gli piacevano. Li legò in una coda
uscì dal bagno sotto lo sguardo scettico della sorella.
"Lud, sai che per
asciugarli tutti
ci metteremo almeno un'ora, vero?" domandò in tono
stranamente
calmo e forzatamente controllato non appena Ludwig fece un passo
avanti.
"Posso farlo anche da
solo" ribatté incrociando le braccia al petto seccato.
"Non è
questo, dannazione! Perché te li sei legati? Lasciali
sciolti e si asciugheranno prima!"
Il maggiore non
rispose, ma
sbuffò e si sciolse con un gesto secco la coda. Le ciocche
di
capelli gli coprirono il volto per qualche secondo, prima che con le
mani li riportasse indietro. I ciuffi erano arruffati e ancora bagnati,
ma andavano ancora verso l'alto.
Wendy aveva notato che
il fratello
era piuttosto stanco e preferì non continuare. Quando Ludwig
era
giù di tono diventava estremamente difficile parlargli,
s'irritava per niente. Non che di solito non lo facesse, ma se
già prima la sua pazienza era poca, quando non era in forma
calava ulteriormente.
Quindi
preferì prendere l'asciugacapelli e iniziare ad asciugarlo
senza dire
più una parola. Sapeva anche perfettamente che Ludwig si
vergognava in quel momento a farsi aiutare dalla sua sorellina, ma fece
finta di non notarlo.
L'orgoglio del
maggiore ne avrebbe
risentito per settimane per quell'episodio, ma ne aveva talmente tanto
che probabilmente dopo un po' non ci avrebbe fatto più caso.
"Lud, stai fermo"
ringhiò
improvvisamente irritata. Il fratello aveva iniziato a giocherellare
con la cintura dell'accappatoio, che aveva fra le mani e sembrava anche
parecchio assorto, tanto che non si accorgeva di spostarsi dal getto
d'aria calda.
Ludwig si riscosse di
colpo e smise
di muoversi. Era strano che l'avesse ascoltata, solitamente tutti in
quella casa agivano senza rispettare regole od ordini.
Wendy
continuò
tranquillamente, fino a quando finalmente non terminò anche
l'ultima ciocca. Adesso i capelli del maggiore erano un ammasso
disordinato, ma probabilmente con un po' di gel e un pettine sarebbero
tornati a loro posto.
La sorella si
alzò dal letto
dove si erano seduti e incominciò ad arrotolare il filo
dell'asciugacapelli per rimetterlo nella scatola.
"Lud, guarda che
adesso ti puoi
muovere" disse scherzosamente toccandolo appena sopra la spalla, ma non
appena appoggiò la mano sulle sue scaglie la tolse.
La pelle del maggiore
irradiava un po' troppo calore anche secondo i loro standard.
Il fratello si
riscosse di nuovo e annuì massaggiandosi piano la testa
alzandosi a sua volta.
"Quell'asciugacapelli
era davvearo caldo" borbottò rientrando in bagno per
riprendersi il suo guscio.
Wendy non era sicura
che fosse colpa di quello.
Ludwig ricomparve
pochi minuti dopo, aveva rimesso il guscio e si era pettinato, ma
sembrava proprio esausto.
"Andiamo a mangiare"
sospirò la ragazza uscendo dalla stanza seguita dal fratello.
*
Larry si stava sforzando di
mangiare normalmente, ma ormai lo scambio di insulti fra l'idraulico
dal cappello rosso e il suo Papà stava degenerando in una
vera e
propria lotta.
Roy,accanto a lui,
invece,
trovava la faccenda estremamente divertente, tanto che aveva aperto un
circolo di scommesse clandestine a cui partecipavano già
Lemmy e Iggy.
Morton si stava accontentando di fare la telecronaca a bassa voce.
Probabilmente avrebbe
vinto Iggy, puntava su Mario, ma Roy continuava a sfoggiare
la straordinaria forza Koopa
come arma vincente per Bowser. Lemmy, in compenso, aveva già
trionfato prevedendo che il loro Re papino avrebbe insultato
l'idraulico
"Tappo baffuto e panciuto". Il duello fra i due era estremamente
prevedibile.
La principessa Peach
era all'altro
estremo del tavolo, ma sembrava assente, quasi fosse assorta da
chissà quale preoccupazione. Forse, stava ancora pensando al
suo regno,
ai numerosi incidenti che sarebbero potuti accadere con una tempesta di
neve simile o alle scorte di cibo dei piccoli villaggi fuori dalla
città.
Comunque con i suoi
luminosi occhi
azzurri spostava lo sguardo da una parte all'altra della stanza, senza
prestare particolare attenzione ai due litiganti.
Larry avrebbe
più volte
voluto attaccare bottone e conversare di qualcosa. Qualunque argomento
sarebbe stato cento volte meglio che passare la serata di Natale in
quel modo.
"Voglio il nostro
solito Natale"
piagnucolò a bassa voce appoggiando la testa sul palmo della
mano, mentre
una nuova catena di insulti rompeva il momentaneo silenzio.
"Anch'io"
sospirò
improvvisamente Iggy. Roy e Lemmy lo guardarono interrogativi e smisero
di scommettere e puntare soldi. Il più alto dei fratelli
imitò Larry e si perse a guardare i due litiganti.
Iggy era fatto
così, aveva
sbalzi d'umore degni di una donna mestruata. Nessuno dei fratelli lo
capiva perfettamente, semplicemente lui era in continuo mutamento, come
la materia.
Il fratello
più alto
sospirò nuovamente e rialzò la testa tornando a
sorridere
"Dov'eravamo rimasti?" chiese come se non fosse successo nulla.
"Re Padre dovrebbe
stare con noi, non con quel deficiente" ringhiò Roy.
Larry
guardò i suoi fratelli
e scosse la testa, non voleva iniziare quel genere di discorso, voleva
semplicemente esprimere il suo disappunto. Non voleva che smettessero
di giocare, sembravano così felici. Almeno loro provavano a
trarre beneficio dalla situazione.
"Insomma traendo le
somme siamo in
un bel pasticcio. Re Papino è precipitato con il dirigibile,
si
è portato qui l'idraulico, Jr si è fatto male,
noi siamo
costretti a passare il Natale insieme ad altri, sapete questo mi fa
venire in mente che dovremo anche spalare la neve quando
smetterà di scendere, vi ricordate l'ultima volta che lo
abbiamo
fatto che cos'è successo? Metà dell'esercito di
Re papino
è stato in infermeria per una settimana e..."
"Abbiamo capito
Morton" tagliò corto Roy ficcandogli una forchettata di
polpettone in bocca.
"Ma..."
protestò il minore appena riuscì a riaprire la
bocca.
"Zitto, non si parla a
bocca piena!" ribatté Roy.
"Mi stupisce che tu
sappia una simile galanteria" ridacchiò sarcastica la voce
di Wendy.
Lei e Ludwig erano
appena sbucati dal corridoio.
Lemmy rimase deluso si
aspettava
che almeno una molletta rosa ci fosse sulla testa del maggiore. Non era
il solo ad aver fatto lo stesso pensiero, perché Iggy al suo
fianco sbuffò annoiato.
"Mi stupisce che
Ludwig sia rimasto maschio" ribatté Roy iniziando a
ridacchiare. Aveva espresso i pensieri di tutti.
"Noi stavamo
già facendo
scommesse su quale vestitino ti avrebbe messo" continuò
Lemmy
notando che gli occhi di Ludwig saettavano assassini da un fratello
all'altro.
Probabilmente ancora
un po' e li avrebbe uccisi a sangue freddo davanti a tutti i presenti.
Lemmy, Roy, Iggy e
Larry sapevano
perfettamente quanto il fratello maggiore fosse fiero dei suoi capelli,
ma in generale di tutto il suo aspetto.
"Come sta Jr?"
La domanda carica
d'ansia
risuonò in tutta la sala. Il silenzio si allargò
a
macchia d'olio, persino Bowser si zittì a
sentirla. Era
stata la principessa a chiederlo, il suo sguardo tradiva una profonda
preoccupazione.
I Bowserotti dalla
loro parte
rimasero basiti, era la prima volta nella serata che qualcuno si
accorgeva della loro esistenza. Iggy emise una breve risatina
inopportuna, ripresa quasi immediatamente dal tacco della sorella sul
suo piede.
Morton
tentò di iniziare a
parlare, ma Roy fu più veloce: contemporaneamente gli mise
un'altra forchettata di polpettone in bocca e rispose secco, come suo
solito "Sta riposando al piano di sopra"
"Ma starà
bene?" chiese nuovamente Peach, non ancora soddisfatta.
"Certamente" Questa
volta era stato Bowser a parlare "Un Koopa reale non si lascia
abbattere per così poco"
Tutti si girarono per
guardarlo, ma
lui non perse il suo orgoglio e continuò imperterrito "La
mia
famiglia è molto più forte di quanto tu creda
principessa"
Peach avrebbe voluto
rispondergli
con molta acidità, ma il suo carattere gentile non glielo
permise e si limitò ad annuire. Bowser era sembrato davvero
preoccupato con Jr fra le braccia, mentre aspettavano i soccorsi, ma
era sempre stato ottimista. Era fermamente convinto che i suoi ragazzi
li avrebbero soccorsi. Nonostante tutti i suoi difetti si fidava di
loro, ma avrebbe fatto meglio a dimostrarlo. Alla principessa non era
affatto piaciuto lo sguardo del maggiore della sua progenie, era stato
talmente fulmineo nel coprire i suoi sentimenti che era sicura d'essere
l'unica ad averlo notato, ma le aveva fatto paura.
Non era il solito
timore che
provava, era un malessere interiore, qualcosa che apparteneva al suo
essere. Peach era sempre stata empatica con le persone, questo le aveva
sempre permesso di essere una buona principessa, o almeno
così
credeva.
In generale il
regnante apparteneva
a due categorie: quello empatico, che capiva al volo l'umore e i
bisogni dei propri sudditi e quello tiranno, che conserva la sua
supremazia solo grazie alla forza bruta.
Bowser apparteneva
sicuramente alla seconda categoria.
Lei, invece, leggeva
perfettamente
i sentimenti altrui e quelli di Ludwig non erano affatto buoni, aveva
un pessimo presentimento per il futuro. Si era sentita attraversare da
un pizzico di rabbia anche lei, quando lo aveva visto. Se Ludwig fosse
cresciuto con quel rancore e odio sarebbe stato un pericolo davvero
serio, Bowser non lo aveva ancora capito. Non era né uguale
a
lui, né più debole, era qualcosa di non
identificato che viaggiava
fra un tiranno spietato e un buon regnante.
Il che portava ad un
pericolo ancora maggiore, le cose unite erano devastanti.
Ottimo nel capire i
sentimenti e con un pugno di ferro, era davvero terribile come
abbinamento.
"E voi come state?"
domandò cogliendo di sorpresa tutti. Bowserotti erano
davvero sorpresi.
"Ma stai parlando con
noi?" chiese a sua volta Larry.
"Secondo me, sta
discutendo con i
piatti e le stoviglie" ribatté sarcastico Roy, ricevendo per
tutta risposta un occhiataccia da Wendy.
"Stiamo bene" rispose
invece
più pratico e schietto Lemmy. Non si era fatto troppi
problemi,
era un tipo abbastanza spensierato e così voleva restare.
Iggy seguiva la
discussione per
metà, stava ancora tentando di capire la composizione della
cena, soprattutto stava cercando qualcosa da far saltare in aria. Gli
mancavano molto i fuochi d'artificio che solitamente scoppiavano
insieme a Natale. Non che fosse un argomento di particolare importanza
vista la situazione, ma comunque otteneva la sua attenzione.
Morton
iniziò a parlare
attaccandosi alle due parole che aveva detto Lemmy e automaticamente
tutti i suoi fratelli smisero di ascoltarlo. Era più forte
di
loro, era un gesto istintivo, ormai, o lo interrompevano, o non gli
prestavano attenzione.
"Insomma chiudi quella
bocca"
ringhiò improvvisamente Bowser spazientito dal lungo
monologo
del figlio. Era evidente che non era abituato, come gli altri, a
doverlo ascoltare tutto il giorno.
Morton sembrava
esserci rimasto male, perché incrociò le braccia
al petto e rimase zitto.
"No, vai avanti
Morton, stavi dicendo?"
"Per carità
Mama Peach, non
farlo" la supplicò sottovoce Wendy. Si era seduta insieme a
Ludwig, lei ovviamente aveva scelto il posto libero a fianco della
principessa.
"Troppo tardi"
sospirò Larry
appoggiando la testa sul tavolo, mentre Morton riprendeva a parlare
allegramente, aggiungendo sempre più parole al monologo.
_
Angolo
autore:
Chiedo
scusa per il ritardo ^.^''
Fatemi
sapere come procede la
storia. Un grazie particolare a HoshiGoredo, Bulmasanzoe Cincilove, ma
anche a chi legge senza recensire, mi fa molto piacere.
Grazie
ancora.
Alla
prossima (potrebbe essere che sia in ritardo anche la prossima, scusate
T.T)
Tilia =|=
|
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Capitolo 5 *** La cena non è ancora finita ***
La cena non è
ancora finita...purtroppo.
Mario gemette e si portò le mani alle orecchie, conosceva
molto bene Morton. Durante i loro scontri non smetteva mai di parlare,
neanche quando era sconfitto, anzi, in quei momenti (se possibile)
discorreva ancora di più. Minacce, promesse e quant'altro,
tutto pur di dare aria a quella maledetta boccaccia che si ritrovava.
Se avesse dovuto
scegliere avrebbe sempre combattuto contro Larry, l'unico che aveva un
briciolo di buonsenso in quella famiglia di matti, che gli avesse mai
dimostrato un po' d'umanità.
Il maggiore dei figli
di Bowser lo tentava di far fuori con ogni metodo possibile. Ludwig
aveva sempre combattuto sul serio, era sempre il più
difficile da battere. Per questo Mario detestava quando arrivava al suo
castello.
Per non parlare di
Roy, anche lui non scherzava. Aveva rischiato più volte di
rimetterci la pelle con quel colosso. Poi venivano Iggy e Lemmy a pari
merito con la loro paurosa imprevedibilità e antipatia,
soprattutto quest'ultima. Il colmo era stata la volta che Lemmy lo
aveva schiacciato e quasi ammazzato con il suo enorme pallone, per non
riflettere sull'altro e le sue follie. La regola che non si picchia
qualcuno con gli occhiali era una cavolata.
L'unica femmina,
invece, non aveva mai la vera intenzione di combatterlo, era
più uno stratagemma per attirare i riflettore su di
sé. A parte la sua enorme vanità non dava molto
fastidio.
Il peggio,
però, era quando arrivava da quel mostriciattolo grigio, che
continuava a rimbambirlo con le sue chiacchiere. Più di una
volta Mario aveva sperato di saltare quel castello con qualche
scorciatoia, ma niente! Immancabilmente portavano quasi tutte a lui.
Peach, invece,
ascoltava con interesse ciò che Morton esponeva. La sua
pazienza era invidiabile. Tutti probabilmente esi aspettavano che
Morton parlasse per tutta la serata. In quel momento era molto
concentrato ad esporre alla principessa tutti i metodi possibili per
cucinare un tacchino.
Improvvisamente il
Bowserotto arrivò ad una conclusione e si fermò
fra lo stupore generale.
Iggy saltò
in piedi sulla sedia e urlò "E' matematicamente impossibile
che Morton abbia smesso di parlare!"
"Miracolo" lo
seguì ridacchiando Larry "Fratello, si chiama miracolo"
Ma Iggy, per niente
soddisfatto della spiegazione del minore, prese il primo tovagliolo che
trovò e si mise a scarabocchiare. Non si sarebbe
accontentato della risposta assolutamente illogica ed irrazionale,
doveva assolutamente trovare la formula che gli avrebbe permesso di
ricreare quel risultato, ne andava della sua salute mentale e quella
della sua famiglia. Ora, da dove avesse tirato fuori la penna era un
mistero, ma anche seguire i suoi calcoli era un lavoro non da scherzo.
Roy distolse lo
sguardo dopo il secondo passaggio, se c'era qualcosa che lo annoiava
era proprio la matematica. Detestava il modo in cui tutto filava nella
teoria, ma quando la si applicava c'erano sempre mille scuse
perché il calcolo non riuscisse. Lo faceva apposta, era
quasi del tutto certo che chiunque avesse progettato quell'insulsa
materia si era ispirato ad un percorso irto di trappole, peggio del
mondo di lava di suo padre.
"Il genio è
andato, il chiacchierone ha chiuso la bocca, qualcun altro?"
domandò sarcastico guardando il resto dei suoi fratelli. Il
massimo sarebbe stato che Lemmy si mettesse a dire frasi razionali.
"Scegli me! Scegli
me!" urlò, appunto, il secondogenito, alzando la mano come
si fa a scuola. Era evidente che avesse frainteso l'ironia del
fratello, sperare nel secondo miracolo in una serata era chiedere
troppo.
Peach, tuttavia,
notò che Lemmy aveva immediatamente intuito che il fratello
minore stava pensando a lui. Nonostante la sua apparente
ingenuità e spensieratezza era molto più acuto di
quanto dimostrava.
Roy non colse il lampo
di furbizia del maggiore e si mise una mano sulla faccia, chiedendosi
cosa aveva fatto di male.
Ludwig non aveva
ascoltato molto della conversazione, né intendeva farlo.
Sapeva solo di avere un terribile mal di testa e, se avesse anche solo
tentato di seguire i discorsi senza senso dei suoi fratelli, sarebbe
diventato una vera e propria emicrania. Quindi, se ne rimase in
silenzio e in disparte sbocconcellando, di tanto in tanto, il
polpettone ormai freddo del centro tavola. Aveva come la sensazione che
Peach li stesse studiando.
"Serviamo il dolce?"
domandò leggermente burbero Bowser per interrompere l'attimo
di tranquillità, che si era venuto a creare. Per una volta,
con quella proposta, era sicuro che avrebbe avuto Mario dalla sua parte.
"Sì!"
esclamò felice il minore dei Bowserotti, per altro, l'unico
che rispose, visto che gli altri avevano annuito in un muto assenso.
Larry adorava i dolci e quello di Natale era il pezzo forte della
serata.
"Prima facciamo le
canzoni di Natale?" urlò entusiasmo Lemmy interrompendo
nuovamente il silenzio, solo per alzare un coro di ringhi e maledizioni
non troppo celate.
"Lemmy scordatelo, non
lo facciamo più da un sacco di tempo" si alzò
immediatamente Wendy arrossendo vistosamente.
"Ma non è
vero! L'anno scorso abbiamo cantato, non ti ricordi?"
domandò ancora, ricevendo per risposta una muta minaccia da
parte della sorella e uno scappellotto da un altro non identificato
fratello.
"Insomma, io non credo
che si una buona idea..." incominciò Bowser leggermente
rosso sulle guance. Si vergognava terribilmente per quella stupida
tradizione, cantare poi davanti alla sua amata Principessa era davvero
il peggio.
"Io trovo, che sia un
ottimo antipasto per il dolce fare una sonora risata" lo interruppe
Mario, senza celare una certa derisione nella voce. Neanche nelle sue
più rosee aspettative avrebbe mai immaginato di veder
umiliare il suo più acerrimo nemico in quel modo.
"Vediamo come riderai
quando ti butterò nella bufera" minacciò
sottovoce il sovrano di rimando, immaginandosi a sua volta l'idraulico
morire congelato.
"No, mi sembra una
splendida idea cantare" sorrise radiosa Peach. Fin da bambina lo
faceva, l'adorava e sperava, inoltre, che così facendo gli
animi si sarebbero un po' calmati Non solo fra Mario e Bowser, ma anche
fra i Bowserotti, aveva più volte notato un certa tensione
durante la serata.
"Ovviamente, Mario,
noi ci aggiungeremo a loro"
Tutti si girarono a
fissarla, ma nessuno osò ribattere, né
lamentarsi. Solo Mario provò leggermente a protestare a
mezza voce arrossendo "Cosa?"
"Adesso, vedremo che
cosa sai fare Tappo Rosso" ringhiò Bowser prendendosi la sua
rivincita e gustandosela. L'idraulico probabilmente avrebbe
ribattuto qualcosa, se non che la Principessa lo guardò con
uno sguardo abbastanza significativo da farlo tacere.
Lemmy fu il primo a spostarsi e andare, seguito dal resto del gruppo,
in un'altra stanza. Non era molto più piccola della Sala d
Pranzo. Il camino scoppiettante era acceso in un angolo, era gigantesco
e, infatti, nell'ambiente si sentiva un dolce tepore.
All'estremo opposto,
lontano sia dalla finestra, sia dal camino, si trovava un bel
pianoforte nero e lucido. Peach sapeva perfettamente che gli strumenti
nelle vicinanze di freddo o caldo si scordavano velocemente, quindi non
faticò a capire il perché di quella disposizione.
Di fronte al caminetto
c'era un gigantesco divano rosso, che s'intonava alle pareti della
stanza, persino le decorazioni erano stranamente d'accordo con il resto
e non dell'orribile color rosa confetto dell'altra sala.
Ludwig si mise al
pianoforte dimostrando un'incredibile compostezza e, quasi, dolcezza
nel sfiorarlo.
"Ludwig, dai, suona
quella che fa lalala
lalala lalalalalaa" propose ancora entusiasta Lemmy,
nonostante si fosse già beccato parecchie occhiate di
rimprovero da parte dei fratelli minori.
In particolare Roy,
che continuava a fissarlo come se volesse metterlo nel
pianoforte e poi farlo suonare a Ludwig.
Il maggiore dei
fratelli lo guardò parecchio seccato nel sentire la
canzoncina storpiata in quel modo, ma mise comunque una mano sulla
tastiera dello strumento e provò le prime sei note.
"Sì,
quella!" esclamò felice Lemmy battendo le mani, come un
bambino.
"Si chiama Jingle Bells"
sospirò Ludwig. Riprovando l'accordatura dello strumento, ma
non mise la seconda mano sul pianoforte, non si sarebbe mai abbassato
ad accompagnare una simile canzoncina infantile. Inoltre il mal di
testa lo stava uccidendo e non era sicuro di riuscire a coordinare
perfettamente il tutto.
"Quello che
è, inizia e facciamola finita" sbuffò Bowser
interrompendo la pignoleria del figlio con un gesto alquanto irritante
della mano.
Peach poté
giurare di aver visto una scintilla accendersi nello sguardo di Ludwig,
ma come apparve quasi immediatamente sparì.
Iniziò a suonare, ma la melodia fu quasi subito coperta da
una moltitudine di voci, che si potevano definire tutto tranne che
intonate.
Erano un ammasso di
suoni raschianti e molto bassi, anche se non mancavano gli acuti. Ma se
loro erano così, Mario stava concorrendo con Bowser per chi
aveva la voce peggiore.
Ciò
nonostante quello che veniva fuori era qualcosa di strano e allo stesso
tempo divertente sotto certi aspetti. Nonostante tutti tentassero di
mantenere lo sguardo accigliato, si vedeva che si stavano rallegrando.
La voce di Wendy era molto acuta, quella più grave era di
Bowser, ma insieme alle altre venivano smussate in un intrigo di suoni
più o meno piacevoli.
Quando la canzone
finì Morton urlò "Adesso, tocca a me! Voglio la
mia preferita!"
Iggy lo
studiò e scarabocchiò qualcosa sul tovagliolo,
che ormai era diventato nero d'inchiostro. Non aveva smesso di
scribacchiare neanche un secondo, solo ogni tanto alzava la testa e si
sistemava gli occhiali sul naso. Aveva cantato a scatti, quando si
ricordava di farlo e ogni volta era completamente fuori tempo.
Ludwig
schioccò la lingua ancora più infastidito e lo
riprese piccato "Si chiama White
Christmas, ogni anno te lo dico"
Ciò
nonostante riprese a suonare con una mano. La melodia era molto
più calma e dolce. Le dita di Ludwig viaggiavano con una
strana delicatezza da un tasto e l'altro. Solo allora Peach
notò che aveva gli artigli di entrambe le mani accuratamente
arrotondati, in modo da aderire bene alla superficie d'avorio e non
graffiarla. Aveva una vera passione per la musica.
La voce di Peach si
sentiva, era l'unica davvero intonata. Anche se, lei aveva notato
qualcun altro che cantava molto bene, nonostante facesse finta di
niente. Roy ironicamente, per quanto detestasse risultare bravo in
qualcosa di meritevole, aveva un'ottima voce e se ne rendeva conto.
Probabilmente, era per questo che detestava quel momento più
di chiunque altro, aveva persino le guance di un colore tendente al
rosso.
Peach aveva sentito la
voce di tutti tranne quella di Ludwig, che rimaneva muto, mentre
suonava. Peach era felice perché l'umore generale era
migliorato, persino Mario stava sghignazzando insieme al suo peggior
nemico.
Anche la seconda
canzone terminò e finalmente nella stanza tornò
la quiete, ma non durò molto, perché Lemmy
nuovamente aprì la bocca per parlare.
"Taci!"
ringhiò Roy minacciandolo con un pugno.
"Ma..."
"Non osare chiedere
altro" tuonarono Bowser e Mario all'unisono.
"Ma...potrebbe fare
una canzone solo Mama Peach!"
Tutti rimasero in
silenzio ad una tale proposta, in effetti non dispiaceva a nessuno,
anzi!
Bowser si
girò a guardare la Principessa, aveva un'espressione
supplichevole. La voce di Peach era lodata e rinomata dappertutto nel
Regno dei Funghi. Sarebbe stato un peccato non avere un'esibizione
privata solo per loro.
"Ne sarei felice"
sorrise radiosa Peach esibendo un mezzo inchino giocoso. Si
girò verso il maggiore dei Bowserotti, che la guardava
leggermente incuriosito della novità. Peach con fare
confidenziale si avvicinò a lui e gli chiese sottovoce "Che
possiamo suonare per farli rimanere a bocca aperta?"
Ludwig rimase un
secondo interdetto, sia perché la Principessa si trovava a
pochi centimetri da lui, sia perché non era abituato ad un
tono così scherzoso. Quasi immediatamente, però,
nei suoi occhi si riaccese un luce maliziosa e sorrise a sua volta.
Solitamente non amava i giochi, ma quello lo interessava molto. Non
aveva mai avuto un partner per un pezzo da suonare, era
curioso di vedere cosa sarebbe uscito. Così finalmente
decise di prendere il suo raccoglitore e iniziò a sfogliare
le varie canzoni che aveva. Peach improvvisamente lo fermò e
ne indicò una, mentre il suo sorriso si allargava ancora di
più.
"Ne siete proprio
sicura?" domandò Ludwig pensieroso leggendo lo spartito con
cura minuziosa.
Peach
annuì, quasi saltava dalla gioia. Era evidente che gli
piaceva molto quella canzone, anche se non la conosceva. Aveva subito
adorato i veloci passaggi tra dolce e veloce del brano, per questo si
sentiva quasi sfidata. Cantava da quando era bambina e questa era
l'ennesima prova.
Il pianista
scrollò le spalle e si mise pronto davanti alla principessa
attendendo che iniziasse per accompagnarla. Ludwig sapeva che quel
pezzo era un misto fra nostalgia e ironia, non aveva parole, solo
vocali trascinate. Questo aumentava il senso di inquietudine che
metteva addosso nel sentirla.
La principessa
iniziò a cantare. La sua voce era armoniosa, Ludwig non
aveva mai sentito un suono più limpido. Il Bowserotto era
sicuro che Peach fosse brava, ma non avrebbe mai immaginato arrivasse a
tanto.
Non era il solo ad
essere stupito. Bowser si era seduto sul divano e ascoltava
meravigliato quella creatura così intonata. Mai neanche nei
suoi sogni più segreti si sarebbe aspettato che potesse
accadere una cosa simile. La sua principessa cantava per lui senza
essere costretta, lo faceva di sua spontanea volontà. Era
davvero meraviglioso.
I Bowserotti erano
rimasti a bocca aperta, non solo per la voce di Peach, ma anche per
l'espressione estasiata del padre. Non lo avevano mai visto
così felice.
Wendy notò
che anche Ludwig pareva contento di accompagnare la principessa. Sul
volto del maggiore leggeva una tranquillità che da molto
tempo non aveva visto, inoltre il modo in cui suonava rispecchiava
perfettamente i suoi sentimenti.
Le dita del Bowserotto
viaggiavano sulla tastiera rapide e precise, ma non erano movimenti
meccanici o dettati dall'abitudine, era qualcosa di rilassato, che
andava a passo con la canzone.
La melodia pur non
avendo testo si capiva. Era stata scritta per un eroe incompreso, che
ricordava nostalgicamente la propria patria. Aveva dovuto abbandonarla,
per salvarla e questo lasciava sottintendere la lieve ironia.
Perché pur avendo fatto il bene, l'eroe era confinato
lontano e, alla fine senza più nulla fra le mani per cui
lottare, aveva comunque perso.
Peach,
improvvisamente, ebbe un bruttissimo presentimento. Un'immagine
balenò nella sua mente, come una premonizione oscura.
Vide una giovane ragazza
bionda, come lei, in fuga da delle fiamme d'inferno.
Spalancò gli occhi stupita e notò di essere
ancora al centro del salotto. La sua voce ebbe un attimo d'incertezza,
ma la musica del pianoforte aumentò d'intensità
nascondendo quel piccolo tremolio. Prese un profondo respiro e riprese
a cantare con forza. Cercò lo sguardo del pianista e
scoprì che anche lui la stava fissando in una muta domanda
di spiegazione per quell'improvviso sbaglio.
Peach sorrise e scosse
la testa, concentrandosi sul suono degli accordi nel tentativo di
cancellare gli ultimi resti di quell'orribile visione.
Mario dal canto suo
non si era accorto di nulla, era seduto sul divano ignaro del fatto di
essere proprio a fianco del suo peggior nemico a sospirare di
ammirazione. Se l'idraulico ci avesse fatto caso, si sarebbe anche
accorto che quella che aveva scambiato per lo schienale era in
realtà la coda di Bowser accoccolata dietro di lui.
Iggy
scribacchiò ancora qualcosa sul suo tovagliolo e finalmente
alzò la testa soddisfatto. Aveva terminato di spiegare
scientificamente lo strano fenomeno del fratello zittito, era sicuro
che lo avrebbero inserito come eroe nazionale delle Terre Oscure per
quella scoperta così utile.
Lo scienziato
tornò a concentrare la sua attenzione sulla
realtà e scoprì, che non era poi così
male sentire il duetto, così si mise ad ascoltare.
Lemmy
guardò prima Ludwig e poi Peach. Lui voleva solamente
rimanere spensierato, quindi non avvertì nessuno della
premonizione che la principessa aveva avuto, né si
preoccupò di mettere in guardia il fratello maggiore per
ciò che aveva intuito. Voleva solo continuare a non doversi
preoccupare di nulla, quale modo migliore se non fingere di essere
all'oscuro di tutto? Scosse la testa, sapeva cosa sarebbe accaduto, ma
non aveva intenzione di impedirlo.
Il duetto
terminò con un ultimo gorgheggio di Peach, che nonostante
tutto sorrise felice.
Uno scroscio di
applausi invase la sala, persino Roy batteva le mani seppur con
riluttanza, guardando altrove.
"Complimenti, mia
diletta" si complimentò Bowser avvicinandosi sorridente.
Mario,
però, fu più veloce e si portò
elegantemente a fianco della principessa baciandole affettuosamente la
mano in segno d'ammirazione. Bowser ringhiò infastidito, ma
riuscì a trattenersi dal bruciarlo vivo.
Peach
sospirò, quei due non sarebbero mai cambiati, ma almeno i
loro animi bellicosi si erano calmati abbastanza da non scatenare una
rissa in mezzo alla sala.
Il re delle Terre
Oscure si voltò verso i suoi figli e sorrise.
I Bowserotti avevano
circondato Ludwig in una solida barriera e ridevano. Il maggiore
sembrava a suo agio in un simile tumulto, doveva essere abituato ai
loro modi d'esprimere affetto rumorosi.
Bowser timidamente si
complimentò "Bravo Ludwig"
Nonostante la
principessa non trovasse giusto che con un semplice commento si
risolvessero i problemi, per quell'occasione lasciò perdere.
Ludwig sorrise a sua volta finalmente soddisfatto.
Peach decise che
avrebbe parlato con Bowser alla prima occasione le si fosse presentata.
"E adesso il dolce!" esclamò Larry senza stare
più fermo dalla gioia. Iniziò a correre verso
l'oggetto delle sue brame ignorando completamente i rimproveri del
padre, che gli ordinava di fermarsi. Il settimogenito non si
fermò finché non arrivò in sala da
pranzo, proprio mentre i servitori del castello depositavano la torta
gigantesca sopra al tavolo.
Ci vollero gli sforzi
congiunti di Morton e Roy, per far si che non le si lanciasse addosso
nella foga di mangiarla. Larry aveva un rivolo di bava che gli colava
dal mento e saltellava felice, come ogni anno i cuochi si erano
superati.
La torta era a sette
piani ognuno dei quali ripieni fino all'orlo di crema, il tutto
ricoperto di un strato di pasta di zucchero rossa, tanto per stare in
tema con il natale, ma soprattutto compiacere il Re delle Terre Oscure
che adorava il rosso.Ogni strato era ad un gusto differente: crema,
cioccolato, frutta. Così d'accontentare tutti i numerosi
membri della famiglia reale. Era davvero meravigliosa.
A Larry ovviamente
piacevano tutti, purché fossero dolci.
Quando finalmente
tutti si furono serviti Ludwig fece cenno ai fratelli di lasciarlo.
Larry balzò sulla sedia e prese la sua fetta tuffandoci
letteralmente la testa dentro sporcandosi la faccia e fin sopra la
punta della cresta azzurra.
"Sei davvero
disgustoso" commentò Wendy voltandosi dal lato opposto della
sala.
C'era chi invece non
trovava la cosa così ripugnante, anzi, ci stava addirittura
scommettendo sopra. Quel qualcuno non poteva essere altri che Roy.
"Punto una moneta che
se ne mangia cinque fette" esclamò divertito.
"Tu spera che non sia
così, perché altrimenti starai tu questa notte a
suo fianco, quando si sentirà male" ringhiò di
rimando Ludwig dall'altro lato della tavolata. Non aveva ancora toccato
il dolce. Il maggiore dei Bowserotti non aveva fame, anzi il solo
vedere quel cibo lo nauseava, infatti, fece sparire il contenuto del
suo piatto mettendo tutto in quello di Morton, che era completamente
distratto a parlare con la principessa.
"Suvvia, era solo
un'innocua scommessa" rispose con finta innocenza il fratello
sorridendo sornione. Faceva finta di non aver visto la manovra del
fratello maggiore, ma dentro di lui sapeva che non era un buon segno.
Ludwig adorava la crema e il fatto che non la mangiasse, era un chiaro
segnale di pericolo.
Il maggiore non lo
degnò di uno sguardo e spostò il piatto con la
torta lontano da Larry togliendogli dalle mani il coltello con cui
stava per prendere un'altra fetta.
"Ma Ludwig..."
piagnucolò lui guardandolo con occhi imploranti.
"Scordatelo, mangi il
resto domani mattina" ribatté senza ammettere repliche.
Sapeva perfettamente, che prima della seguente alba avrebbe dovuto fare
la ronda alla cucina per evitare che lui tentasse di mangiarla ancora
nel cuore della notte. Infatti, non credette allo sguardo rassegnato di
Larry e si concentrò invece nel tentativo di non cedere alla
nausea, che ormai lo stava sopraffacendo.
Grazie al cielo quella
serata stava giungendo al termine.
_______
Angolo autrice:
Ok, mi scuso in ginocchio per l'imperdonabile ritardo. Effettivamente
è più di un mese (O.o) ho superato il mio record.
Dunque le cose da un lato vanno nel verso giusto, da un altro
s'ingarbugliano. Per il momento resta tutto sospeso...chissà
cosa succederà nel prossimo capitolo.
(Già lo anticipo il titolo sarà: Dubbi).
Scusate ancora per il ritardo, probabilmente ne farò altri,
ma voi abbiate tanta, tanta, tanta pazienza.
Grazie per aver letto :)
Alla prossima!
Tilia =|=
|
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Capitolo 6 *** Dubbi ***
Esistiamo- Cap.6(nn corretta)
Dubbi
Il resto della serata
era trascorso senza altri intoppi. Peach si
sentiva abbastanza soddisfatta del suo operato, non era sicura che la
Vigilia di Natale fosse del tutto
salva, ma sicuramente era migliorata rispetto a poco prima.
Inoltre quel dolce era
davvero delizioso e sembrava anche Mario
fosse d'accordo con lei. L'idraulico era un buongustaio e si poteva
lamentare di tutto tranne della cena, dimostrazione stava nel fatto che
aveva fatto anche il bis dell'ultima leccornia, ovviamente accompagnato
al suo acerrimo rivale.
Era come se dopo il
suo canto si fossero calmati e avessero trovato un
altro punto in comune: il cibo e l'ammirazione per lei.
Stavano addirittura
iniziando a conversare amabilmente di
Pallacanestro, come due vecchi amici. Era davvero miracoloso che
tenessero alla stessa squadra.
Peach sorrise e si
mise ad osservare i figli di Bowser. Sembravano
quasi tutti allegri.
L'unico era
Larry, infatti lo sguardo del Bowserotto saettava dal
dolce negato al fratello maggiore e probabilmente stava solo aspettando
il momento propizio (ovvero, quando Ludwig non guardava) per prenderne
un altro po'.
"Quale fondotinta usi?"
La domanda improvvisa
la fece bruscamente tornare alla realtà.
Wendy si era avvicinata con circospezione e aveva preso il posto di
Morton, il quale si era allontanato con Iggy per non aveva
capito che
esperimento.
Rimase un attimo
sorpresa, ma poi sorrise come suo
solito. Dopotutto Wendy era l'unica femmina in una famiglia di soli
maschi, ora che poteva fare conversazione con un'altra ragazza, non si
sarebbe mai lasciata sfuggire una simile occasione.
Così la
principessa rispose amabilmente e iniziarono la loro
conversazione prettamente femminile. Wendy, da parte sua, rimase
sorpresa della capacità della sovrana di chiacchierare
così semplicemente con chiunque. Era la prima persona
che ricambiava la stessa attenzione agli oggetti di Make-up.
Solitamente era sempre da sola a guardarsi i cataloghi, dialogando con
gli specchi della sua stanza su quale colore risaltasse meglio le sue
squame o gli occhi azzurri, di cui tanto andava fiera. Mai prima di
allora aveva potuto confrontarsi con tanta calma e
famigliarità
con qualcuno. Si sentì stranamente realizzata come donna.
*
"Dove vai Ludwig?"
domandò Larry notando che il
fratello con molta noncuranza si stava lentamente dirigendo verso
l'uscita della sala.
"A recuperare Iggy e
Morton" rispose, sembrava più una minaccia
che altro.
Larry conosceva i suo
metodi di "recupero", perciò si affrettò a
seguirlo preoccupato. Il maggiore non parve
infastidito, anzi, prese quel pretesto per imporsi di non andare troppo
in escandescenza. Detestava richiamare i fratelli all'ordine,
specialmente le rare volte in cui c'erano ospiti.
Larry ne
approfittò per chiedere: "Che ne pensi?"
"Su cosa?"
domandò incuriosito il fratello avanzando nei sotterranei
verso il laboratorio di Iggy.
"Di questo Natale,
insomma, non ti sembra un po' strano?"
Larry procedeva
cautamente, non sapendo neanche lui dove volesse
arrivare. Sentiva il bisogno di confidare a qualcuno di quello strano
malessere, che aveva iniziato ad affliggerlo. Era iniziato quando Peach
e Mario erano arrivati e non se ne era più andato.
"Ho smesso di farmi
domande su ciò che è strano, da quando
è nato Lemmy" scherzò Ludwig scrollando le
spalle. Il
fatto che usasse la sua ironia, non era un buon segno. Solitamente
faceva così, solo quando non voleva esprimere la sua
opinione.
"Secondo me,
è stato divertente!" ammise infine il Bowserotto,
già temendo la reazione del fratello "Anche quel Mario in
fondo
non
è così male, una volta che ci fai l'abitudine.
Sai,
è riuscito persino a fare una battuta simpatica e poi, si
è complimentato con te, ne stava parlando prima con Mama
Peach"
finì allegramente.
Ecco lo aveva detto.
Si era sentito davvero bene quella sera ed era
quello che lo stava tormentato. Teoricamente dovevano essere nemici, ma
in mezzo a loro aveva passato uno dei più bei
Natali della
sua vita.
Ludwig rimase in
silenzio, non sembrava intenzionato ad esprimere nessun giudizio.
"Ludwig, ascolta,
io credo, che se Re Papà e Mama Peach
smettessero di farsi la guerra, sarebbe tutto più bello.
Inizio
a pensare, che non sia la cosa più giusta rapire mama Peach
e
far
male alle persone" riprese tremante Larry, con quella frase
probabilmente si era appena giocato il fratello maggiore. Lo avrebbe
guardato come se fosse un anormale, uno strano. Ecco, se lo sentiva,
adesso Ludwig si sarebbe voltato e gli avrebbe urlato contro, che era
ammattito, che non poteva permettersi di dire cose del genere, che
erano la famiglia reale Koopa, erano conquistatori, era il loro scopo
di vita.
Invece, contrariamente
ad ogni aspettativa l'altro Bowserotto sospirò e scosse la
testa.
"Non saprei,
insomma..." non terminò la frase e rimase un
secondo fermo. Sembrava stesse riflettendo su quali parole usare.
"E se succedesse
qualcosa a Re papà, mentre sta combattendo? Se
morisse? Hai visto quello che è successo oggi con
l'aeronave?
E se uno di noi..." lo incalzò immediatamente Larry. Ora
iniziava davvero ad essere nervoso, anzi, irritato. Possibile che solo
lui avesse pensato anche all'evenienza che qualcuno ci rimettesse le
squame, una volta o l'altra? Era l'unico a pensare, che andare
d'accordo era molto meglio di combattersi?
"Larry, calmati"
tentò di tranquillizzarlo Ludwig, finalmente capì
quello che turbava il minore.
Cercò
nuovamente le parole per provare a placare le acque, ma di
nuovo rimase in silenzio. Faceva schifo nel consolare la gente, se ne
rendeva pienamente
conto. Ludwig sospirò nuovamente e si strofinò la
fronte,
tentando di riflettere e superare il martellante mal di testa, che
ormai non gli dava tregua. Alla fine se ne uscì con la frase
peggiore che potesse trovare.
"Cosa vuoi che possa
distruggere nostro Padre? Dai, Larry, non preoccuparti..."
"Sì, ma se
succedesse? Dannazione, oggi Jr, domani chi? Mama
Peach non avrebbe problemi a fare pace, perché deve essere
così difficile?! E se noi rimanessimo orfani? Allora che
faremo?" iniziò ad urlare il minore sbattendo una zampa a
terra.
Era davvero furioso. Perché gli adulti erano sempre
così
complicati? Continuando quell'inutile guerra rischiavano solo di farsi
del male.
La sola idea di
pendere qualcuno della sua famiglia lo terrorizzava.
Era una sensazione orribile, come se ogni volta venisse investito da
una secchiata d'acqua fredda. In quei secondi pareva che la terra si
staccasse da sotto i suoi piedi, la realtà si faceva sempre
più piccola e gli sembrava quasi che a vivere la
sua vita
ci fosse un altro.
"Ci sarò io
a
proteggervi"
Era una frase semplice
la risposta del fratello. Larry strabuzzò
gli occhi e finalmente si distrasse dalla sua rabbia verso gli adulti.
Ludwig non lo guardava, era voltato verso la parete opposta.
Ludwig detestava
dimostrare il proprio affetto in modo così aperto, ma
era vero. Avrebbe preso lui in mano la situazione e chiunque avesse
voluto toccare i suoi fratelli sarebbe finito all'altro mondo nel modo
più doloroso possibile. Niente e nessuno poteva permettersi
di muovere anche solo un dito verso la sua famiglia.
"E se morissi
tu?"
"Ehi! Ma allora la
stai gufando!" esclamò Ludwig iniziando a perdere la
pazienza per il
continuo ribattere del minore. C'era da sperare, che la sorte non
ascoltasse Larry. Rabbrividì, non aveva ancora voglia di
terminare la propria vita così presto.
"Comunque, ci
sarò io a proteggervi, qualunque cosa succeda" riprese serio
il maggiore ritornando a fissarlo.
Larry finalmente
rimase in silenzio. Adesso che iniziava a calmarsi,
gli saltava all'occhio quanto il suo sfogo fosse irrazionale ed
esagerato. Da quando lui era così pessimista? Nessuno
sarebbe
mai morto, loro erano dei Koopa, giusto?
"Ludwig?"
domandò ancora un po' piano e timoroso il minore.
"Cosa c'è?"
sbuffò alzando gli occhi al cielo.
"Secondo te,
è giusto combattere?" chiese infine abbassando gli
occhi. Era l'ultima cosa che voleva sapere.
Magari, il fratello
avrebbe
saputo dargli una ragione valida o, forse, comprendere quel
sentimento di non aggressività che lo caratterizzava. Era
sempre
stato così. Detestava giocare alla guerra sin da
piccolo, lui aveva altri modi per sfogare la sua
aggressività
naturale. Adorava praticare sport, scaricare la tensione con
ciò che non prevedeva di far male a qualcuno. Lo preferiva
decisamente alla lotta.
La richiesta colse
Ludwig colse impreparato, sperava di aver distolto
la sua attenzione da quel particolare. Aprì la bocca, ma non
ne uscì nessun suono. Non aveva mai pensato a quel lato
della
sua vita, cioè, ci aveva riflettuto, ma non così
specificatamente. Era più un pensiero che aleggiava nella
sua
coscienza, ma sempre spinto verso il basso.
A Ludwig piaceva
combattere era un'innegabile verità, ma non lo
faceva per il giusto o sbagliato che fosse, era più un
sentimento legato al profondo del suo animo, probabilmente alla sua
natura di Koopa.
Infondo, lui era
sempre stato abbastanza violento, specialmente quando
sapeva di combattere per una giusta causa o, ancora meglio, se
c'era qualcosa nel nemico che lo disturbava particolarmente. Sapeva
essere molto crudele e spesso era stato definito il più
cattivo
fra i suoi fratelli, pur essendone effettivamente il più
calmo e
controllato.
Tentava sempre di
tenere a bada la sua furia, ma a volte era davvero impossibile.
Gli piaceva.
Gli piaceva, questo
era l'aspetto inquietante.
Adorava
vedere il nemico sconfitto, sentirsi potente, ma soprattutto liberare
il suo odio, se era davvero rivolto verso il nemico
o se stesso,poco importava.
Scosse la testa e
sospirò "Non lo so"
Non avrebbe mai
rivelato questo lato del suo carattere al suo
fratellino, quindi optò per la classica frase di rito.
Nonostante fosse stato educato ad essere un Koopa guerriero, sapeva
perfettamente che non era affatto giusto attaccare i regni vicini per
un semplice scopo egoistico, ma non si era mai opposto al volere del
padre. Dopotutto, loro erano una razza bellicosa ed era risaputo in
tutto il mondo.
"Ma..."
protestò ancora Larry inclinando la testa confuso, ma
Ludwig fu più veloce e lo interruppe "Ascolta, facciamo
così: decidi tu"
"Decidere io?"
"Sì, decidi
tu, se è giusto o sbagliato, così io
penserò
per me e non t'influenzerò" continuò il
maggiore riprendendo a camminare spedito verso il laboratorio.
Larry rimase fermo nel
corridoio per qualche istante interdetto. Non
avrebbe mai pensato di essere libero di decidere una questione
così importante.
Insomma, essendo penultimo genito di una famiglia di nove persone aveva
davvero poca libertà d'azione o pensiero, ma Ludwig gli
aveva
appena lasciato carta bianca. Poteva scegliere quello che voleva.
Libero da tutto.
Sorrise felice,
bastava poco per fargli tornare la
serenità. La sua non era davvero avversione per la
guerra, magari anche quello, ma soprattutto ciò che
lo
aveva sconvolto, era non avere il minimo controllo sugli eventi. Era
successo tutto così in fretta, che non aveva saputo fare
nulla. Non si era mai sentito così impotente come quella
sera.
"Ludwig?" lo
chiamò ancora ben sapendo che probabilmente gli avrebbe
fatto completamente perdere la pazienza.
"Larry! Adesso,
basta!" esclamò, infatti irritato il maggiore senza
fermarsi. Non si girò.
"Grazie"
Ludwig emise uno
sbuffo annoiato alzando le spalle, come per dire: "Di cosa?"
In realtà
la sua bocca si storse in un leggero sorriso a fior di
labbra, talmente lieve che era quasi indistinguibile nella penombra del
corridoio.
*
Il laboratorio di Iggy
era nei
sotterranei. Nessuno lo aveva cacciato lì a forza,
semplicemente
lui aveva reclamato quello
spazio di castello come proprio. Diceva sempre che era per la preziosa
energia estratta dal magma sotto alla reggia. La usava,
infatti,
come fonte primaria di potere.
Avere Iggy nelle
fondamenta di un edificio, era come avere una bomba ad orologeria sotto
ai piedi.
Immancabilmente uno dei suoi tanti esperimenti falliva e saltavano in
aria i sotterranei, rischiando di far collassare l'intero castello.
Per questo, ormai, la
dimora aveva acquisito pareti anti-sisma ed ogni
genere di precauzione, ma ciò spesso non serviva. Ogni
cinque mesi dovevano per forza ristrutturare tutto a causa
di qualche sua follia, come se avere l'idraulico e Bowser che
combattevano nel castello un
mese sì e l'altro pure, non fosse già abbastanza
distruttivo.
Ludwig seguito da
Larry finalmente arrivarono alla porta di legno
massiccio, che separava il mondo di Iggy da quello dei comuni mortali.
Dall'altra parte provenivano strani rumori, simili a grida e rumori di
lotta concitati.
Il maggiore
sbuffò per quella che doveva essere la milionesima
volta nella serata e spalancò la porta senza
bussare. La scena che gli si parò davanti agli occhi aveva
qualcosa di comico. C'era Iggy in piedi davanti ad un enorme
macchinario fissato alla parete e Morton arrampicato e barricato in
cima, per niente intenzionato a cedere alle lusinghe del fratello folle
che gli chiedeva di scendere.
"Cosa vuoi che sia?
Devo solo farti qualche analisi!" esclamò
mostrando un bisturi e sventolandolo davanti al naso del fratello che
terrorizzato tentava di arrampicarsi ancora più in alto. Non
appena, però, quest'ultimo vide Ludwig con un balzo
d'insospettabile
agilità si portò alle sue spalle, travolgendo
Larry
nel processo e urlò: "Fallo stare lontano da me!"
Il maggiore lo
guardò confuso, ma non fece in tempo ad esprimere
una sola parola, perché Iggy gli si avvicinò
sempre con lo strumento
affilato in mano e muovendolo con noncuranza.
"Iggy abbassa
quell'affare" balbettò Larry da dietro ai due fratelli.
"Perché
siete qui?" domandò curioso lui, ignorando
totalmente la supplica del minore e iniziando come risposta a
giocherellarci.
"Larry e Morton
tornate a cena, io e Iggy mettiamo a posto i suoi
giocattoli, poi vi raggiungiamo" ordinò Ludwig riprendendo
in mano
la situazione. Guardò il fratello minore dai capelli verdi e
sospirò chiedendosi per l'ennesima volta cos'aveva fatto di
così malvagio da meritarsi una giornata come quella.
"Mi stava per
dissezionare! Hai visto il coltello? Mi avrebbe
squarciato a metà, oh, le mie povere budella sparse per il
pavimento! Cos'avrei fatto? Le mie povere, povere budella,
così
sole, solette. Ludwig dove mi avreste seppellito? Spero almeno che mi
avreste fatto un discorso degno del mio nome.
Quattrocentoventisettemila e ottocentododici parole, come minimo,
vero?" interruppe l'attimo di calma Morton straparlando come suo
solito.
Ludwig fu tentato di
dare il permesso a Iggy di dissezionarlo partendo
dalla lingua, ma si trattenne. Larry dovette fiutare la sua
l'aria omicida,
perché con quanta più velocità
riuscì,
annuì e portò il fratello all'uscita.
"Sì, certo
Morton. Adesso, che ne dici di tornare a cena? Sai, c'era ancora
qualche fetta di torta"
"Buona idea mi serve
proprio un po' di zucchero dopo questo shock, tu non hai
idea...dissezionato vivo..."
Uscirono mentre il
maggiore continuava il suo monologo. Probabilmente
prima della fine della serata sarebbe stato lo stesso Larry a
riportarlo a Iggy sperando che lo squartasse, come diceva lui.
Una volta rimasti soli
Ludwig si voltò verso il fratello con uno sguardo a
metà fra l'incuriosito e l'irritato.
"Non volevo
dissezionarlo" si affrettò a spiegare Iggy,
ridacchiando e sistemandosi gli occhiali sul naso "Ho dimenticato dove
ho messo le forbici e mi serviva un campione di capelli per estrarre il
DNA, così..." lasciò in sospeso la frase alzando
il
braccio con il bisturi. Evidentemente aveva preso il primo oggetto
affilato che gli era capitato a tiro per fare il prelievo, ma non aveva
considerato quello che Morton avrebbe potuto pensare.
Ludwig
sospirò portandosi una mano davanti agli occhi, chiedendosi
nuovamente perché a lui dei fratelli simili.
"Ehi, è
colpa sua! Ha iniziato a parlare e correre da tutte le
parti" protestò il genio incrociando le braccia, sempre
tenendo
in mano lo strumento. Sembrava quasi offeso, ma non appena il suo
sguardo si posò sul bancone gli ritornò il
sorriso.
"Sai cos'è
questo?" domandò euforico sventolando il
tovagliolo che aveva tenuto in mano quasi tutta la serata. Ormai il
povero pezzo di carta era ridotto a uno straccio macerato, nero
d'inchiostro e strappato in più punti.
"No" rispose
arrendendosi alla strana logica del fratello minore. Aveva
rinunciato a seguire i suoi ragionamenti già da molto tempo.
"Questa, fratello,
è la nostra salvezza! La chiave della nostra
tranquillità!" esclamò saltellando da un piede
all'altro.
"Ok, Iggy
cos'è?" domandò spazientito il maggiore
massaggiandosi lentamente le tempie pulsanti dal mal di testa.
"Questa
è...la formula per zittire Morton!" urlò a pieni
polmoni spalancando gli occhi più di quando normalmente
già faceva. Ludwig strinse gli occhi dal dolore e strinse i
pugni irritato da quell'improvviso cambio di volume.
"Non è
meraviglioso?" continuò Iggy strillando al mondo
la sua felicità. Lui era sempre quello che aveva mal
sopportato
Morton. Aveva sempre avuto bisogno di pace e tranquillità
per i
suoi esperimenti ed avere accanto il fratello chiacchierone era fonte
di
fastidio.
"Abbassa la voce"
ringhiò di rimando Ludwig non condividendo la
sua euforia, anzi. Iggy si fermò per un secondo
osservandolo.
"Fratello, sai, ho
rilevato che la tua temperatura si sia alzata di
5.15° durante il corso della serata" ammise improvvisamente
tirando
fuori uno strano aggeggio. Sembrava un piccolo telecomando, ma su un
piccolo schermo scorrevano decine di numeri.
"Che cosa?"
domandò Ludwig
"Questa è
la mia ultima invenzione, pensavo di utilizzarla per
capire quando il nostro genitore sta per esplodere dalla rabbia,
perché rivela il calore" illustrò rapidamente lo
scienziato tornando orgoglioso.
"Quindi?" chiese
spazientito Ludwig senza nuovamente condividere
l'euforia del fratello. Aveva iniziato a raccogliere tutte le carte
sparse sul pavimento, almeno per dare una parvenza di ordine al
laboratorio di Iggy.
"Vediamo, per farla
semplice, il tuo organismo sta reagendo e per
tentare di uccidere i batteri ha alzato la temperatura del tuo corpo,
vedi un po' come quando fai bollire l'acqua per sterilizzare gli
oggetti" spiegò rapidamente alzando le spalle. Iggy aveva il
suo
particolare modo per dire comprensibilmente le cose, la maggior parte
delle volte le complicava. Non lo faceva apposta, ma quello che per lui
era facile, per gli altri non lo era.
"Mi stai tentando di
dire che ho la febbre?" chiese il maggiore
strofinandosi la fronte. Voleva bene a Iggy, ma il mal di testa lo
stava davvero uccidendo e diventava difficile stare attento a tutto
quello che diceva.
"Sì,
esatto" annuì lo scienziato "In questi casi, credo sia
meglio tu vada a letto"
"Sì, certo"
ribatté sarcastico Ludwig raddrizzandosi
immediatamente "E chi pensa a Jr di sopra? Sembra che una volta saputo
stava bene, se ne siano dimenticati tutti"
Iggy si
ricordò solo in quel momento del fratellino più
piccolo e provò un leggero senso di colpa. Alla fine, se non
ci
fosse stato il maggiore sarebbe andato tutto a rotoli. Per un secondo
pensò di fare la persona responsabile, ma calcolando
rapidamente
quanto avrebbe dovuto addossarsi rimase in silenzio e lasciò
tutto su
di Ludwig .
"Va bene, ok,
però, posso suggerirti di prendere almeno
un'aspirina?" domandò sistemandosi goffamente gli occhiali
sul
naso. La sua miopia era davvero forte, ormai quasi proverbiale.
"Sì, dopo.
Adesso, tieni la bocca chiusa e andiamo di sopra"
sospirò il maggiore con un alzata di spalle liquidando
velocemente l'argomento. A Iggy parve chiaro: non avrebbe preso
medicinali, finché non avesse compiuto tutti i suoi compiti,
peccato la lista fosse ancore lunga. Forse, avrebbe dovuto dargli una
mano.
Iggy non era mai stato
bravo con i rapporti, aveva sempre preferito
estraniarsi dalla realtà, rifugiarsi nella scienza. Quella
era
logica, non c'era il fattore dell'imprevedibilità, tutto
seguiva
un rigido schema che capiva, mentre a volte le altre persone faticava
proprio a seguirle, figuriamoci a comprenderle.
Sapeva di essere
strano secondo i canoni normali, ma non gli importava,
i suoi fratelli lo avevano sempre accettato, nonostante tutte le
sue stramberie. Ludwig in particolare era continuamente disponibile,
anche se fingeva di non volerlo mai ascoltare e a volte,
forse,
era anche così.
"Fratello, sul serio,
prenditi qualcosa" borbottò prima di
chiudere la porta del suo laboratorio cercando le chiavi giuste per
serrarlo. Sarebbe stato un disastro, se qualcuno fosse entrato senza
sapere dove mettere le mani.
Ludwig rimase un
secondo interdetto, poi si lasciò sfuggire un leggero
sorriso. Era raro che lo facesse.
"Tranquillo, sto bene,
cosa vuoi che sia?" minimizzò scrollando le spalle in segno
di non preoccuparsi.
"Ludwig"
l'ammonì il minore in tono di rimprovero. Era raro
utilizzasse i nomi, solitamente li chiamava tutti "fratelli" o, nel
caso di Wendy, "sorella", denominava persino Bowser "genitore",
rifiutandosi di usare altro appellativo.
Il maggiore
s'immobilizzò, il suo fratellino lo stava davvero
rimproverando? Si girò e mimò la migliore
espressione di
calma, che riuscì.
"Ok, giuro,
appena saliamo vado a prendere un
aspirina, contento?" chiese sperando di convincerlo.
Iggy
soppesò le sue parole studiandolo da dietro gli spessi
occhiali, ma alla fine si arrese.
"D'accordo"
"Bene, finalmente"
sospirò sollevato Ludwig "Adesso andiamo"
_____________________________
Piccolo angolo dell'autrice (leggasi anche
pozzodelladisperazione):
Dunque, salve a tutti gente! E finalmente dopo un anno e ventiquattro giorni
ho aggiornato!
(Sì, potete tirarmi tutto ciò che volete.
Grande offerta oggi, QUALUNQUE cosa!)
Allora, cosa dire? Indipendentemente dalla mia lentezza, sono felice di
essere riuscita a pubblicare e spero di finirla prima o poi questa
storia.
Come sempre sono aperta a qualunque critica (meglio se motivate), anzi
se trovate errori, cose strane o altro non esitate a farmeli notare.
Grazie mille per aver letto!
Alla prossima (speriamo non ancora fra un anno!)
Tilia=|=
|
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Capitolo 7 *** La mia famiglia non si tocca ***
Esistiamo-ch7 (nn corretta)
La mia famiglia non si tocca
Non
c'è niente che ti rende più folle del vivere in
una
famiglia. O più felice. O più esasperato. O
più...sicuro.
[Jim Butcher]
Morton continuò a parlare e parlare. In qualche modo lo
spavento aveva sciolto la sua lingua ancora più del normale.
Raccontò incurante del totale disinteressamento dei suoi
fratelli, le sue personalissime avventure nei sotterranei. Aggiungendo
ogni volta sempre più particolari inediti, fino ad arrivare
ad una motosega, la quale non si sapeva bene come era arrivata nelle
mani di Iggy.
Larry lo
guardò annoiato, ormai era passato parecchio tempo da quando
aveva lasciato i suoi fratelli nel laboratorio.
"Adesso basta, cazzo!"
sbottò Roy alzandosi di scatto e avvicinandosi
minacciosamente al chiacchierone, aggiunse: "Taci."
"Ma..."
"Chiudi quella fottuta
bocca!" Ringhiò senza ammettere repliche. Mantenne un tono
basso per non farsi sentire dalla
principessa.
Se di solito aveva poca pazienza, quando si arrivava a parlare di
Morton ne riusciva ad avere ancora meno. Nonostante il loro rapporto
fosse buono -condividevano
molte passioni, fra le quali la lotta-, non sopportava quando il minore
parlava a ruota libera, e non era il solo a pensarla in quel modo.
Finalmente, il chiacchierone ammutolì e Larry
tirò un
sospiro di sollievo. Roy gli faceva sempre
scherzi -di pessimo gusto-, ma quella volta lo ringraziò con
una muta
occhiata. Il penultimo genito iniziava ad avere mal di testa.
Si guardò
intorno e notò come Wendy si stesse divertendo. Era proprio
felice quella sera, non l'aveva mai vista sorridere così
radiosa.
Doveva essere dura per lei vivere solo con maschi. Larry la
comprendeva: per una volta aveva
l'occasione di parlare di trucchi, smalti e vestiti, senza ricevere
sbadigli come risposte.
Peach sembrava molto partecipe. Wendy si stava
rivelando sorprendentemente una vera esperta nel campo della moda,
anche se ogni tanto un velo di
mascolinità trapelava nel suo modo di esprimersi.
Anche Bowser osservava la sua unica figlia con un misto di
stupore e orgoglio. Non
capiva una sola parola di quello che si stessero dicendo, ma era una
gioia vedere le sue due principesse così felici.
Perché
Wendy era la sua unica figliola, la sua piccola principessina.
Esasperante, ma adorabile, in mezzo a tutti i fratelli che si
ritrovava. Stavano parlando come se si conoscessero da sempre, come
amiche o
confidenti. Wendy appariva davvero felice.
Mario a suo fianco -il nano non aveva voluto sentire ragioni, per
controllarlo meglio si era seduto accanto a lui, aveva una gran voglia
di incenerirlo!- seguiva distrattamente il discorso, e ogni tanto
sospirava annoiato.
"Tu ci capisci qualcosa?" chiese improvvisamente l'idraulico, alzando
lo sguardo verso la sua nemesi. Aveva notato il suo interesse
nell'interazione fra i due.
"No" ammise."Tu?"
Non aveva sentito il dovere di chiamarlo con soprannomi. Gli occhi
azzurri di Mario si posarono per un secondo sulle due
ragazze e scrollò le spalle. Non lo aveva mai
visto
così annoiato e poco partecipe a qualcosa. Pareva proprio,
che
quei discorsi non gli piacessero.
"No, non mi sono mai interessato alla moda..." sospirò
alludendo con un gesto distratto alla sua uniforme da idraulico.
Evidentemente,
pensò sogghignando Bowser. Non fece commenti in
merito, perchè in quel momento erano sulla stessa barca.
"Meglio lo sport." Ridacchiò il sovrano appoggiando la testa
sul
palmo della mano aperto. Mario fu quasi del tutto certo di averlo
già visto da qualche parte quel comportamento durante la
serata, ma
assentì.
"Che avreste fatto questa sera?" domandò improvvisamente
Bowser,
provando un leggero senso di rabbia. Se non avesse tentato
di rapire Peach, era sicuro: lei e l'idraulico avrebbero passato il
Natale insieme.
"Intendi, se non ti fossi messo in mezzo, come tuo solito?" chiese
Mario,
roteando gli occhi e girandosi a guardarlo finalmente negli occhi.
"Io volevo rapire Peach, non te." sottolineò, piccato.
Non aveva alcun interesse per lui. Figuriamoci, se volesse
passare più tempo con chi solitamente lo buttava nella lava!
"E, secondo te, sarei rimasto a guardare?" chiese sarcastico
l'idraulico, appoggiandosi stancamente allo schienale della sedia.
"Magari!" rispose a tono.
Mario gli lanciò un occhiataccia, ma sospirò:
"Comunque,
saremmo andati a prendere la principessa Daisy, mio fratello e avremmo
passato il Natale insieme."
Bowser in qualche modo ne fu rassicurato. Non sarebbero stati solo lui
e Peach, ma ci sarebbero stati anche gli altri due. Si concesse di
rilassarsi.
"Toglimi una curiosità" iniziò, improvvisamente,
l'idraulico. "Perché non hai passato il Natale con la tua
famiglia?"
Il sovrano rimase un attimo soprappensiero, ma
alla fine scrollò le gigantesche spalle e rispose: "Mi
annoiavo, così ho cambiato un po' la
solita routine."
Mario corrugò le sopracciglia e si staccò dallo
schienale."Ti sembra una buona motivazione?"
"Sì" ribatté spavaldo Bowser. Per la prima volta
in vita
sua, però, non aveva alcuna voglia di litigare.
Ritornò
ad osservare il tavolo e si accorse che mancava qualcuno. Non aveva
prestato molta attenzione al resto dei suoi figli durante il corso
della serata. Il fatto che Peach fosse presente, lo aveva totalmente
preso. Contò con un piccolo sbuffo i suoi figli.
Lemmy c'era, stava ridacchiando e giocando con il suo pallone,
nonostante tutte le volte gli avesse detto di non farlo a
tavola.
A fianco c'era Larry, che sembrava annoiando e si guardava intorno,
probabilmente in cerca di qualcosa di divertente. Wendy parlava con
Peach, mentre Morton aveva ripreso a parlare con Roy, anche se sembrava
più che il
maggiore
stesse tentando di zittirlo,piuttosto di ascoltarlo. Cercò
istintivamente Iggy intento in chissà quale assurda
invenzione,
ma non lo trovò.
Si accorse che mancavano lui e Ludwig. Eppure, il maggiore avrebbe
dovuto dare il buon esempio e rimanere a
tavola.
Bowser s'irritò leggermente, non riusciva proprio a
capire cosa passasse per la testa del primo genito. Aveva persino
inghiottito il suo orgoglio e aveva chiesto a Kamek
consiglio,
perché doveva ammetterlo: lui passava più tempo
con i
suoi figli. Quello stregone da strapazzo che cosa gli aveva risposto?
Tutta colpa dell'adolescenza... e una certa dose d'incomprensione da
parte di entrambi.
Insomma, non aveva concluso nulla.
"Non hai pensato, non sia normale andare in giro a
rapire la gente?" chiese Mario tutto ad un tratto, ancora preso dal
discorso precedente.
"Sono un sovrano e ho bisogno di una regina, non ci vedo nulla di male
nel prelevarne una dai regni confinanti e, si da il caso, quello dei
Funghi sia il più vicino, con una principessa abbastanza
graziosa da soddisfare le mie richieste." Concluse stizzito sbuffando
una nuvoletta di fumo dalle narici. Era decisamente convinto che se
l'idraulico non si fosse messo in mezzo, a quell'ora Peach sarebbe
stata sua moglie e sarebbero stati felici e contenti nel loro palazzo.
"Sei senza speranza." Sbuffò Mario schiaffandosi una mano
sulla
fronte in segno di rassegnazione, Bowser non sarebbe mai cambiato.
"Lo prenderò come un complimento" ringhiò di
risposta, continuando a cercare i suoi figli mancanti, non voleva
rovinassero la cena con qualche loro solito pasticcio, specialmente si
preoccupava di Iggy.
"Perché crei problemi agli altri? Non ne hai già
abbastanza qui?" continuò l'idraulico iniziando a stancarsi
del
comportamento egocentrico dell'altro.
"Che vorresti insinuare?"
"Guardati attorno, mi sembra che questi scalmanati ti diano
già
abbastanza noie, perché vieni da noi a creare altro caos?
Cos'è, ti devi sfogare?" ribatté Mario alzandosi
in
piedi.
"In questo momento, non hai idea di quanto mi vorrei sfogare su di te,
Nano Baffuto!" ringhiò il drago sovrastandolo con tutta la
sua
stazza. "Rimangiati ciò che hai detto! Questi scalmanati,
come
li
chiami tu, sono la mia
famiglia e
guai a te, se ripeti una cosa del
genere, chiaro? Sì, a volte sono talmente pestiferi, che
vorrei
strangolarli uno ad uno, ma sono comunque la mia famiglia!"
completò il discorso eruttando una violenta fiammata sul
terreno
e sbatté un pugno sul tavolo.
Tutti nella stanza si zittirono. Peach si alzò preoccupata,
aveva paura
potessero iniziare a picchiarsi, ma non fu così, anzi Bowser
fu
il primo a risedersi di schianto. Mario lo guardò,
improvvisamente vergognandosi di quello che aveva insinuato.
Era più che
evidente: il sovrano teneva ai suoi figli, più di quanto non
dimostrasse.
"Ok, va bene" annuì seguendo la sua nemesi. "Questa volta
è colpa mia." ammise, alzando la mano e abbassando la testa.
Wendy guardò il sovrano e si mordicchiò il
labbro, non
aveva seguito il loro discorso, ma aveva capito la parola "famiglia",
pronunciata con rabbia. Erano loro la causa della sua ira?
"Che strano" bisbigliò Iggy intanto da dietro una tenda,
"Avrei giurato che stesse per esplodere pochi secondi fa..."
"Dacci un taglio con quell'aggeggio ed usciamo da qui!"
sbottò,
invece, Ludwig divincolandosi dal tessuto.
Aveva dovuto assecondare la
follia del fratello. Si erano nascosti dietro al tendaggio
per potersi
avvicinare di più al sovrano, in modo da capire, se
l'invenzione
portatile del minore per rilevare calore funzionasse. In
poche parole era una
specie di termometro a scanner, nulla di più, ma Iggy ne era
orgoglioso, perchè tutti i macchinari che solitamente
utilizzava erano stati compattati in una piccola scatoletta da tenere
con comodità nelle zampe.
Peccato, che avessero scelto il momento peggiore per
testarla. Avevano anche sentito tutta la discussione fra il
sovrano e Mario.
Ludwig sorrideva, nonostante la pagliacciata di nascondersi dietro le
tende. Era felice, anzi, al settimo cielo, Bowser aveva ammesso di
voler loro del bene! Il suo mal di
testa si era affievolito e non era neanche più
così
stanco.
"No, seriamente. I suoi valori erano schizzati alle stelle, poi di
colpo si sono abbassati!" continuò lo scienziato guardando
il
display della macchinetta, "Non riesco proprio a capire!"
"Toglimi una curiosità, hai ascoltato mezza parola di quello
che
hanno detto?" chiese sarcastico Ludwig, sicuro di una risposta
negativa, che non tardò ad arrivare.
"Perché hanno parlato?" domandò distrattamente,
Iggy
armeggiando con le viti della scatoletta per tentare di aprirla e
controllare tutto fosse a posto.
Il maggiore sospirò rassegnato.
Non appena uscirono dal loro nascondiglio, dovettero passare in punta
di piedi
fino all'altro lato della stanza per far finta, poi d'entrare dalla
porta principale.
Nessuno fece caso a loro, tutti gli occhi erano rivolti
ancora verso il sovrano e l'idraulico, che però si erano
stranamente riseduti senza più fare commenti, ognuno
guardando
in una direzione diversa dall'altro.
Il silenzio era imbarazzante.
Peach guardò l'ora e si accorse che si era fatto
più
tardi di quanto avesse immaginato. La cena era stata così
movimentata
da farle perdere il senso del tempo. Era talmente concentrata su quel
particolare , che non si accorse della ricomparsa dei due
Bowserotti.
La cosa non passò invece inosservata a Morton, il quale si
affrettò a nascondersi dietro Roy.
"Che cazzo
gli è saltato in mente a quel pazzo?" chiese minaccioso a
Ludwig, che si limitò a scrollare le spalle. Il maggiore dei
Bowserotti sapeva che Morton doveva aver ingigantito la faccenda. Roy,
inoltre, lo avrebbe negato fino alla morte, ma era molto protettivo con
i suoi fratelli -soprattutto Wendy-, solo lui doveva aver il diritto di
picchiarli, guai al primo che avesse osato sfiorarli con un artiglio.
"Quante storie per una piccola donazione alla Scienza!"
esclamò
Iggy, roteando gli occhi dietro gli occhiali spessi, ma si nascose a
sua volta dietro a Ludwig.
Il maggiore dei Bowserotti lo ignorò,
trascinò lo scienziato al suo posto,
prima che Morton potesse iniziare a parlare e commentare.
"Ho sonno Lud" bisbigliò Larry, non appena il maggiore gli
fu abbastanza vicino.
"Resisti ancora un attimo."
Ludwig sapeva, che il minore era capace di addormentarsi sul tavolo.
Aveva bisogno di qualcuno, il quale potesse chiedere qualcosa a
Bowser, senza ricevere un "No"come risposta. Sorrise, esisteva una sola
persona, che potesse riuscire in una simile magia.
Tentando di apparire disinvolto si avvicinò alla principessa
Peach.
"Principessa, posso permettermi di chiederle un favore?"
domandò
in modo formale. Tutti i suoi fratelli consideravano Peach un po' come
la loro mamma, ma lui sapeva perfettamente che non lo era.
"Certamente Ludwig!" Sorrise, lei non fingeva di sentirsi a proprio
agio, lei lo era in maniera sincera. Peach era sorpresa, il bowserotto
non aveva parlato molto durante la serata. Sembrava stanco.
Ludwig avvertì il mal di testa farsi di nuovo martellante.
Evitò di emettere uno sbuffo di fumo dalle narici per la
frustrazione. Doveva apparire calmo e rilassato, purtroppo il suo corpo
non lo stava aiutando.
"Potrebbe far terminare questa cena?" chiese, accorgendosi subito di
essere stato troppo rude e sfacciato. Si affrettò ad
aggiunse con un tono più lusinghiero: "Sono sicuro che a lei nostro padre
non dirà di
no..."
Peach lo fissò per un lungo istante. Ludwig temette di aver
esagerato.
"Abbiamo avuto tutti una giornata pesante, vero?" chiese gentilmente.
Il suo sorriso era di comprensione.
Il maggiore si ritrovò ad annuire, colto impreparato
dall'empatia della donna. "Non può neanche immaginare"
Peach ammiccò e sussurrò in tono confidenziale:
"Ci penso io."
Ludwig non seppe dire il motivo, ma a quella dimostrazione di
affettò gretuito si ritrovò le guancie bollenti
dall'imbarazzo.
______________________________
Piccolo angolo autrice:
Dunque, questo capitolo è piuttosto corto, diciamo
più di
transizione. Non accade quasi nulla e ammetto che potrebbe
essere
un po' noioso, ma il discorso di Bowser ci tenevo a metterlo in un
capitolo a parte, senza legarlo ad altro. Nei prossimi, ho intenzione
di concludere le vicende, spero di riuscire nel mio progetto! Visti i
miei tempi...
Anche se ammetto che sarà piuttosto difficile,
ormai portare avanti questa storia è diventata un po' la mia
sfida personale.
Che dire?
Non so davvero come ringraziare chi ancora aspetta che io pubblichi un
nuovo capitolo, chi ha recensito e chi ha inserito la mia storia nelle
preferite/ ricordate/ seguite. Davvero, siete dei santi! Un grazie
davvero di cuore a chi è arrivato a leggere fino a qui, a
chi
mi ha aiutato tanto criticandomi in maniera costruttiva e
facendomi notare gli errori.
So di essere ripetitiva, ma sul serio GRAZIE di cuore!
Alla prossima!
Tilia=|=
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Capitolo 8 *** Bowser (finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo castello ***
Prova__
Bowser
(finalmente) scopre che diavolo sta succedendo nel suo
castello
La famiglia: quella cara piovra dai cui tentacoli non
riusciamo mai
a liberarci del tutto, né, sotto sotto,
lo desideriamo.
(Dodie Smith)
Lemmy s'avviò
per il corridoio buio. Era ormai un'ora che la cena della Vigilia era
terminata. Peach aveva fatto gli occhi dolci al caro Re Papà
e tutto si era
sistemato per il meglio, come c'era da aspettarsi, d'altronde. Il
secondogenito
si guardò intorno come per cercare qualcosa, in
realtà stava solo riflettendo
su dove era meglio passare la notte.
Nella stanza di Ludwig (ancora sommersa dal caos) c'era Jr e non aveva
senso
andare a disturbarlo, non sarebbe stato divertente.
Roy e Wendy, no. Ricordava fin troppo bene cos'era successo l'ultima
volta, non
avrebbero esitato a sbatterlo fuori a calci.
Lemmy sospirò e scosse la testa, il codino gli
sbatacchiò in tutte le
direzioni. Avrebbe fatto meglio a prendere il suo adorato pallone, si
sarebbe
almeno divertito un po' a girare per quei corridoi freddi.
Iggy era sonnambulo -una volta lo avevano trovato a vagare con un
bisturi in
mano-, e Morton parlava troppo e anche nel sonno, persino per lui era
una
follia andare nella sua stanza.
Era ancora immerso in quel pensiero, quando uno scricchiolio lo fece
sobbalzare. Di soppiatto andò a nascondersi fuori dal
cerchio di luce
proiettato dalle fiaccole.
La sua statura era veramente utile in quei casi, in effetti,
pensò in un
secondo momento, solo in quelli. Per tutto il resto del tempo essa era
solo
fonte di seccature: non riusciva mai ad arrivare al ripiano dei
biscotti, era
sempre al centro di continue battute e soprattutto, faccenda davvero,
davvero
odiosa non riusciva a battere i suoi fratelli nelle lotte.
Insomma, Roy aveva la stazza, così come Morton, Wendy la sua
perfidia da donna,
Larry l'attitudine a qualunque sport o movimento, Iggy la pazzia,
Ludwig...beh,
Ludwig la sua rabbia, Jr la sua eredità, mentre lui?
Lui aveva solo il suo equilibrio, che lo faceva stare sui palloni
giganti, ma
sulla terra ferma era un disastro!
Sentì il passo delicato di un paio di piedini regali e non
ci mise molto a
capire di chi si trattasse.
La principessa Peach stava camminando al chiaro di luna e con solo la
vestaglia
da notte di un delicato color pesca. Ormai, in ogni castello avevano
anche il
suo guardaroba. Dopotutto, suo padre era imprevedibile, non si sapeva
quando
gli sarebbe saltato in testa di tentare di rapirla.
"Lemmy?" chiese nella penombra.
IL diretto interessato sobbalzò dallo spavento, come diavolo
aveva fatto a
vederlo?
"Sì?" rispose, quando riuscì finalmente
a riprendersi
semi-infarto.
"Non riesci a dormire? Sei preoccupato per Jr?" domandò
ancora la
principessa avvicinandosi a lui.
Di tutte le cose che potevano preoccuparlo in quel momento, il
fratellino più
piccolo era decisamente l'ultima. Non espresse il suo pensiero ad alta
voce e
annuì mestamente, sperando di non suscitare altre
curiosità. Sarebbe stato un
disastro, se avesse scoperto che sapeva fare riflessioni serie anche
lui.
Non aveva assolutamente voglia di assumersi delle
responsabilità.
"Oh, mi dispiace tanto Lemmy" commentò apprensiva Peach, non
capendo
assolutamente ciò che passava per la testa del Bowserotto.
"Anch'io non
riesco a dormire." sospirò scuotendo la testa. I lunghi
capelli biondi si
muovevano fluidi contornandole il volto, non aveva neanche la
coroncina.
Esclamò all'improvviso: "Che idea! Ti va, se andiamo a
trovarlo insieme?"
Il secondogenito di Bowser sospirò appena percettibilmente,
era proprio la
prima cosa che aveva escluso di fare quella sera. Tuttavia
annuì ancora,
tentando di esprimere il miglior sorriso da ebete.
***
Ludwig dormiva
senza accorgersi dei movimenti sospetti fuori dalla stanza.
Dopo aver ricorso Larry -alla faccia di quello che aveva sonno!- fino
all'esaurimento per impedirgli di mangiare il resto di torta nelle
cucine,
impedito a Iggy di accendere i fuochi d'artificio nella sua stanza,
messo fine
ad una discussione fra Wendy e Roy e stroncato un monologo di Morton
sul
nascere, finalmente era riuscito ad andare a controllare Jr.
Il piccoletto sembrava stare meglio di tutti a dir la
verità. Altro che botta
in testa, altro che congelamento, altro che trauma infantile, stava
russando
della grossa, ed a nulla erano valsi i suoi sforzi di farlo svegliare o
controllare le sue condizioni, bastava un'occhiata per capire che stava
molto
meglio. Jr era fortunato ad aver ereditato tutta la resistenza -e
testardaggine- di Bowser, le ferite erano già quasi guarite.
Ludwig, dopo aver compiuto quell'ultimo dovere, si era chiamato fuori.
Qualunque cosa fosse successa da quel momento in poi nel castello, la
quale non
coinvolgesse il rischio di morte di qualcuno, non era più
affar suo. Gli ultimi
gradini per raggiungere la stanza del minore erano stati in particolare
duri,
la sua vista gli iniziava a giocare brutti scherzi e non distingueva
più dove
iniziava uno scalino e dove finiva. Le linee si confondevano e
risultavano
sfocate, tanto che si era sentito solidale ad Iggy e la sua semi
cecità.
Si sentiva accaldato, anzi andava a fuoco, ma allo stesso tempo gli
spifferi
del castello lo facevano tremare come una foglia.
Erano anni che non si sentiva così malato. Si era trascinato
fino al letto del
minore e si era sdraiato avvertendo tutte le ossa del suo corpo
protestare. Lo
aveva promesso a Larry, quindi fra un inseguimento e l'altro era
riuscito a
trovare il tempo di prendere delle aspirine. Sperava solo che facessero
effetto
in maniera rapida.
Non aveva fatto in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che si era
già addormentato. Non sognava neppure, era immerso
in un profondo riposo
da quella disastrosa giornata.
Con ogni probabilità, i suoi fratelli ne avrebbero combinate
ancora prima di
riuscire ad arrivare al mattino seguente, ma da quel momento non erano
più
affar suo.
Ci pensasse suo padre, se proprio. Anche se a rifletterci bene: Bowser
poteva
essere una delle fonti di guai, specialmente se avesse incontrato per
qualche
sfortunatissimo caso l'idraulico nei corridoi.
Con un piccolo sbuffo di fumo Ludwig si voltò dall'altra
parte avvolgendosi
ancora di più nelle coperte rosse del fratello minore.
Già, perché siccome Jr
era nella sua stanza, aveva dovuto fare uno scambio, quindi si trovava
a
dormire nella stanzina dell'ultimogenito, che poi non si poteva
chiamare tale,
perché era grande esattamente come tutte le altre, solo era
di un bel colore
rubino acceso.
A Ludwig non piaceva, ma in quel momento era davvero l'ultimo dei suoi
problemi
***
Bowser si
rigirò per l'ennesima volta nel suo letto imperiale. Era di
legno massiccio di
colore scuro: Ebano, della migliore qualità. Al
posto dei normali piedi
era stata intagliata la sua testa e la spalliera era riccamente
decorata con
intarsi.
Il re delle terre oscure non riusciva a dormire, continuava a pensare
alle
parole della principessa.
Infatti, poco prima con sua grandissima sorpresa qualcuno aveva bussato
alla
sua porta. Non erano i soliti colpi decisi di un soldato qualunque o
dei suoi
figli, i quali poteva vantarsi di riconoscere.
Era stato un gesto delicato ed educato, aggettivi quasi inesistenti nel
suo
castello. Il suo cuore aveva iniziato a battere forte,
perché aveva ipotizzato
chi potesse essere, ma non si era voluto fare troppe illusioni.
Aveva aperto ed era rimasto impietrito.
Davanti a lui si annunciava la migliore visione, ipotesi e miraggio che
avesse
mai potuto desiderare, con indosso solo una delicata vestaglia, la
quale, per
altro, non umiliava la sua figura, ma, anzi, esaltava la sua
regalità: la
Principessa Peach, che bussava di sua spontanea volontà alla
sua porta di
notte.
Faticando a non avere un collasso per la felicità l'aveva
fatta entrare.
"Sapevo che sarei riuscito a conquistarla primo o poi."
sogghignò il
sovrano lusingato delle sue abilità di corteggiatore.
"Bowser" sospirò scuotendo la testa la principessa. "Non
sono
qui per quel motivo." mise immediatamente in
chiaro, leggendo
troppo bene fra le righe della sua espressione. "Sono venuta per
chiederti, se volevi venire a trovare Jr."
Il regnante era rimasto senza parole. Perché la sua amata
aveva un posto
speciale per tutti nel suo cuore tranne che per lui?
Peach vedendo l'evidente sorpresa e delusione del drago
domandò, con una
pericolosa nota di irritazione nella voce:
"Non ci avevi neanche pensato di andare a trovare tuo figlio, vero?"
"Ah, ehm, no...cioè, sì!" Esclamò
reagendo all'immediato pericolo.
Aveva cercato disperatamente una scusa, ma gli era venuto solo in
mente:
"Certo che ci avevo pensato, ma mi sono detto: perché non
andare domani
mattina quando c'è luce e tutti siamo più
riposati?"
Non era sicuramente una delle migliori che gli potessero venire in
mente.
Infatti, la principessa gli scoccò uno sguardo di
rimprovero, il quale
(purtroppo) centrava sempre tutti e tutto.
"Dovresti prestare maggiore attenzione, è tuo figlio."
"Ma ci andrò domani, giuro, e poi starà
dormendo!"
"Io ci vado ora!" Aveva perso la pazienza all'ostinazione del
sovrano. "Buona notte, Bowser"
E se n'era andata e avendo troppa regalità per sbattere la
porta, l'accostò
piano.
Quelle parole così risentite lo avevano fatto riflettere
molto. Non sapeva
bene, se feriva più il significato, o il tono, o la persona
dalla quale erano
state pronunciate. Non capiva affatto dove avesse sbagliato, Jr non
stava
morendo, poteva benissimo vederlo anche domani. Sospirò e si
voltò ancora
dall'altra parte con un piccolo sbuffo di fumo.
Non sarebbe mai riuscito a dormire in quello stato.
Emise un breve e basso ruggito e si alzò, decisamente
scocciato.
A questo punto tanto valeva andarlo a trovare, solo per far vedere che
era una
cosa perfettamente inutile, anche perché congelamento o non
congelamento a
quell'ora ogni Koopa dormiva.
Continuando a brontolare sottovoce per quell'insensatezza si
diresse nei
corridoi illuminati solo dalle fiaccole. Aveva una gran voglia di
spaccare
qualcosa, e non solo perché, ormai, era l'una di notte, ma
anche perché era
l'unico deficiente che camminava per il castello al freddo.
Ringhiò un'altra volta frustrato.
Perché la principessa doveva avere quell'ascendente
su di lui? Perché non se
n'era rimasto a letto?
Di certo la sua meravigliosa figura ne avrebbe risentito l'indomani,
non osava
neanche immaginare il suo regale volto rovinato da delle occhiaie
chilometriche. Chissà che risate si sarebbe fatto il Tappo.
Sperò ardentemente
che la principessa avesse svegliato anche lui.
S'immobilizzò davanti alla porta rossa della camera del
figlio. Perché si
era fatto gabbare ancora?
Sospirò e pensò a Jr. Prese coraggio e
aprì la porta.
La stanza era immersa nell'oscurità.
Non doveva esserci gente lì?
Dal lieve russare, però, doveva per forza esserci qualcuno
che dormiva. Magari,
la principessa era già andata via o, forse, si era persa nel
castello.
Sospirò e accese le luci, grazie ad un incantesimo di Kamek
le fiaccole
prendevano fuoco da sole ogni volta che qualcuno schioccava le dita, e
allo
stesso modo si spegnevano. Era stato un colpo di genio, lo riconosceva.
Qualcuno si mosse infastidito da quell'improvvisa ondata di luce e
nascose la
testa sotto al cuscino.
Bowser sospirò. Bene, aveva
fatto il suo dovere. Come aveva
pensato, era stato perfettamente inutile,
perché Jr dormiva e non
sembrava intenzionato a svegliarsi, anzi, gli aveva inconsciamente
chiarito di
non gradire la sua presenza, quindi, adesso, poteva andarsene.
Guardando meglio il sovrano, però, s'accorse che c'era
qualcosa che
assolutamente non quadrava. A meno che Jr nelle ultime ore avesse messo
su
chili e si fosse sviluppato tutto d'un tratto -non che la cosa gli
dispiacesse,
s'intende-, quello non poteva essere lui.
S'avvicinò e annusò l'aria, da quando Jr usava il
bagno schiuma alla fragola di
Wendy?
Qualcosa decisamente non quadrava.
Notò un ciuffo di capelli blu spuntare da sotto il cuscino e
non si trattenne
più, lanciò un ringhio di frustrazione ed
esplose: "E tu che diavolo ci
fai qui?!"
Ludwig rotolò giù dal letto spaventato. In
qualche modo riuscì ad afferrare la
bacchetta magica e puntarla contro l'aggressore. Dormiva con
quella sotto al
cuscino? Un leggero moto d'orgoglio si mosse dentro a Bowser.
Ma Ludwig non se ne accorse, aveva delle occhiaie enormi e il colore
delle sue
guancie faceva concorrenza con quello della stanza.
"Padre...?" riuscì solo a farfugliare, quando fu abbastanza
sveglio
da riconoscerlo.
"Ludwig, esigo delle spiegazioni! Che diavolo ci fai nella camera di
Jr? E
lui dov'è?" domandò il sovrano, ignorando lo
sguardo stralunato del
primogenito, che si guardava intorno in cerca ancora di qualche
apparente
minaccia.
"È colpa di Iggy" mugugnò, finalmente il
Bowserotto, riuscendo a
riacciuffare il filo dei suoi pensieri ingarbugliati dalla febbre.
Continuò:
"Lui e le sue dannate trovate, la stanza a ovest, quella più
calda e
il pronto intervento!" esclamò
frustrato. "Io, però,
l'avevo chiusa a chiave, dannazione, l'avevo chiusa, perché
proprio da
me?" finì strofinandosi gli occhi lucidi.
Bowser si chiese, se lo stesse prendendo in giro. Non aveva capito
assolutamente nulla di quello che gli aveva appena detto ed in
più, a giudicare
da come ondeggiava sembrava ubriaco.
"Ludwig, non ho capito assolutamente nulla" ringhiò tentando
di non
lanciare più urli tanto forti da svegliare l'intero
castello. "Dov'è
Jr?" domandò di nuovo, sperando in una risposta
più sensata.
"Nella mia stanza" borbottò, finalmente, il Bowserotto
rialzandosi
instabile sulle sue zampe e risalendo sul letto, avvolgendosi di nuovo
nelle
coperte. "Ed è tutta colpa di Iggy!"
precisò con voce
leggermente lagnosa, assomigliava molto al tono di Wendy quando era in
vena di
capricci. Non sembrava intenzionato a dire altro, anzi ignorando
bellamente il
genitore richiuse gli occhi stancamente.
Il re delle terre oscure sospirò e scosse la testa, non
avrebbe mai capito il
comportamento di quel ragazzo. Fece marcia indietro e
uscì dalla porta,
stava per chiuderla, quando un qualcosa non bene identificato lo fece
fermare.
Era un brivido freddo, quasi una campanella d'allarme che suonava nel
suo
cervello.
Lentamente riaprì la porta e scrutò il letto.
"Ludwig?" chiamò avvicinandosi a passi
stranamente cauti.
"Sì?" fu la risposta strascicata.
"Ehm, volevo chiederti, sai, magari possiamo fare un discorso da padre
a
figlio, insomma, ormai sono qui in piedi e sveglio...?"
farfugliò sedendosi
titubante su un lato del materasso e aspettando un rimando, che non
venne
subito.
Ludwig poteva anche essere assonnato e con un martellante mal di testa,
ma
neanche in quelle condizioni poteva ignorare la sfortuna della sorte.
Con tutti i momenti in cui potevano parlare, perché
l'unico non adatto?
Il Bowserotto non riusciva a capacitarsi. Per una volta che voleva solo
dormire, ecco che arrivava lui con in suoi discorsi. Non sapeva
neanche, se era
in grado di alzare la testa dal cuscino senza avere capogiri e il nel
suo
cervello c'era solo nebbia.
Come potevano parlare?! Suo padre che voleva fare il padre? Ma
quando mai?
Soprattutto, perché nel momento meno adatto?
"Non possiamo parlare domani mattina, quando entrambi siamo
bene
svegli?" chiese il Bowserotto con voce ancora strascicata e abbastanza
roca, senza tuttavia alzare il capo. Iniziava anche ad avere la gola in
fiamme.
Bowser si sorprese di quanto quella risposta fosse simile alla sua.
Sorrise
appena. Stranamente si sentiva rassicurato, almeno in
qualcosa si
assomigliavano.
Scoppiò a ridere fragorosamente, decisamente era stata la
migliore
chiacchierata avuta finora e l'ironia stava nel fatto che si erano
scambiati
appena poche parole."Alla facciaccia del Nano e delle sue
affermazioni!" ridacchiò cattivo il sovrano delle terre
oscure.
Ludwig dal canto suo alla risata del padre era rotolato un'altra volta
dallo
spavento, di tutte le reazioni quella era la più
inaspettata. Finalmente, si
mise a sedere per controllare che diavolo fosse preso al genitore, non
voleva
che avesse perso le ultime rotelle della sua
sanità mentale.
Fece appena in tempo a sollevare la testa che le zampe giganti di
Bowser lo
catturarono e iniziarono a scompigliargli i capelli.
A quel punto davvero non ci capiva più nulla e questo non
faceva che aumentare
il suo mal di testa, fino a farlo diventare un'emicrania. Si
lasciò sballottare
da una parte e l'altra senza opporre resistenza, non ne avrebbe
comunque avuto
le forze.
"Scotti" fu il solo commento che riuscì a percepire
distintamente,
quando finalmente il mondo smise di girare.
"Ma tu stai bruciando" borbottò ancora Bowser toccandogli la
fronte
per averne la conferma. Ludwig, se fosse stato un po' più
lucido, gli avrebbe
con sicurezza detto: "Alla buon ora, te ne sei accorto", ma non lo
era, quindi rimase in silenzio.
Il Bowserotto se ne rimase accucciato fra le braccia del genitore e per
qualche
secondo si sentì quasi meglio, incastrato fra le piastre del
petto di suo padre
e le sue forti braccia, le quali a momenti rischiavano di soffocarlo.
Bowser si ammutolì.
Bowser era sgomento da quella notizia così inaspettata, ma
che via, via si
faceva più plausibile, mentre i vari pezzi della serata
s'incastravano fra
loro, fino a formare la storia completa. Ludwig rimase ad assaporare il
momento, il calore del genitore era piacevole a contatto con le scaglie
bollenti e sudate.
Fu solo quando il Re Oscuro s'alzò di scatto che l'attimo
magico s'interruppe.
Il primogenito era ancora fra le braccia del padre e si
svegliò di scatto per
il brusco movimento.
Bowser dal canto suo non lo lasciò, anzi, con una strana
cura -che proprio non
gli si addiceva grande e grosso com'era-, lo sistemò meglio
fra l'incavo del
braccio e il petto, ignorando il fatto che ormai il Bowserotto era
troppo
cresciuto per poterci stare come quando era piccolo.
Ludwig ritrovata una posizione più o meno decente,
riappoggiò la fronte
bollente sulla parte più fredda che riuscì a
trovare del genitore e ritornò a
sonnecchiare, ormai troppo febbricitante per poter capire completamente
quello
che stava accadendo.
Bowser uscì dalla stanza portando il figlio con
sé. Il suo volto lasciava
trasparire una certa gravità, un'altra novità per
il signore Oscuro.
Solitamente le sue emozioni variavano dalla rabbia alla
felicità -già, più
rara-, ma quasi mai passava degli stadi intermedi, che non fossero
abbattimento
o delusione.
La serietà proprio non era il suo forte, ma Ludwig stava
male e lui era
preoccupato.
Non lo nascondeva, nessuno doveva permettersi di toccare la sua
famiglia, meno
che mai una comune febbre mal curata. Quando il figlio sarebbe stato
meglio,
gliene avrebbe dette di tutti i colori. Diavolo, lo sapeva quanto i
Koopa in
generale fossero sensibili agli sbalzi di temperatura, specialmente al
freddo,
avrebbe dovuto fare più attenzione.
Ludwig, tuttavia in quel momento, stava male e aveva bisogno di lui.
Sorrise, con tutta quella storia dell'adolescenza
non sapeva quanto il
primogenito avrebbe apprezzato l'essere trattato ancora da bambino.
Bowser
avrebbe negato fino alla tomba, ma ogni tanto gli mancava i bei tempi,
quando
c'erano solo lui e quel piccolo demonietto dai capelli blu.
________________________________
Piccolo angolo Autrice:
Allora, il lupo perde il pelo, ma non il vizio, vero? L'ultima volta
che ho
aggiornato era il 2016 e sinceramente a rendermene conto mi ha lasciata
un
attimo sbigottita. Non credevo fosse passato così tanto O.o
Comunque, il culmine si sta avvicinando e nel prossimo capitolo si
arriverà
finalmente alla tanto temuta conversazione padre-figlio. Ho
esaurito (non
credeteci troppo) la mia vena angst e nel prossimo capitolo ci
sarà spazio
per un personaggio che non ho trattato molto nel corso dei precedenti
capitoli: Lemmy,
di cui, avviso, ho un particolare Headcanon. Diciamo, sarà
un po' particolare.
I personaggi man mano che scrivo, mi sembra che stiano scivolando
nell'OOC, ma
sono abbastanza testarda per non darmi pervinta.
Ringrazio davvero di cuore chi continua a seguire la mia storia (da 4
anni,
meritate la tessera fedeltà) e recensire, anche se non sono
la persona migliore
del mondo (mi sento un po' una merda in realtà a non aver
risposto, scusate
davvero).
Un grazie di cuore a chi ha letto, se avete voglia di lasciare un
commento, se
avete notato errori, non esitate a farmelo sapere. <3
Tilia =|=
|
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Capitolo 9 *** Naufragar ***
Esistiamo-Cap.9 (ancora in prova)
9
- Naufragar
Una famiglia
“disfunzionale” è una famiglia con
più di una persona.
(Mary Karr)
Peach si
guardò attorno e sorrise. I Bowserotti la fissarono curiosi,
tutti tranne Ludwig e suo padre. Più osservava le loro
interazioni, più le sembravano simili: due teste calde,
seppur in modi diversi, fieri, arroganti nella loro sicurezza di essere
nel giusto, ma anche gentili e premurosi con chi decidevano essere i
loro protetti. Se solo avessero fatto uno sforzo per superare la loro
natura rissosa, avessero fatto un respiro profondo e iniziato
a comunicare, si sarebbero risolti molteplici problemi.
Erano finiti tutti nel
letto di Bowser Jr, o meglio, dopo aver sentito tutta la spiegazione da
parte dei Bowserotti, aveva realizzato fosse la stanza del maggiore,
che non aveva avuto alcuna voce in capitolo. Il più giovane
della famiglia russava rumorosamente avvinghiato al fianco della
principessa, che era seduta e appoggiata ai cuscini, in contemplazione
di quello che era accaduto nelle ultime ore. Il rapimento, il
salvataggio finito male, il Natale, certo insolito, ma non il peggiore
che avesse mai passato e, ora, era circondata dalla progenie di Bowser.
Erano più giovani di quanto non volessero ammettere a se
stessi.
Larry era dall'altro
lato del materasso, accucciato protettivo dietro il guscio del minore,
Roy sonnecchiava sulla sedia e i piedi appoggiati alla scrivania,
probabilmente con i talloni sopra alcuni spartiti importanti. Wendy era
ancora sveglia, ma quieta si fissava le unghie appena fatte. Era seduta
in fondo al letto, appoggiata alla spalliera e attorno alle sue gambe
molteplici boccettine di smalto, la sua coda si muoveva di tanto in
tanto, ma per il resto rimaneva immobile e concentrata. Nessuno
sembrava intenzionato a fare conversazione, alcuni di loro avevano
alzato lo sguardo, quando era entrata guidata da Lemmy. Aveva trovato
il giocoliere per le scale e gli aveva chiesto di aiutarla a
controllare il più giovane, con una risata non le aveva
permesso di chiedere due volte, perché era rotolato sul suo
pallone gigante facendo cenno di seguirlo.
"Mama Peach?"
Borbottò, improvvisamente, Larry aprendo un occhi e
rivelandosi sveglio. "Perché sei ancora qui?"
La principessa lo
fissò sorpresa, ma non seppe cosa rispondere. "Voi
perché siete qui?"
"Aspettiamo Iggy e
Morton." Scrollò le spalle Lemmy dondolandosi avanti e
indietro in un ritmo costante. "Dovrebbero essere qui a momenti."
"Come ha detto il
pazzo." Annuì Wendy soffiando sulle unghie. "Non avremmo
certo lasciato nostro fratello da solo e indifeso con quell'idraulico
baffuto a piede libero nel palazzo."
"Tu perché
sei qui?" Domandò di nuovo il Bowserotto dai capelli
azzurri. "Non hai bisogno di essere qui."
"Volevo essere sicura
che stesse bene."
"Sta benone, lascialo
dormire fino a domani e ricomincerà a rompere le scatole con
tutta la storia del predestinato, come se nulla sia accaduto." Rise
Roy, la voce rauca dal sonno. Gli occhiali rendevano difficile capire,
se i suoi occhi fossero ancora chiusi o meno. "Non finiremo mai di
sentire le sue lamentele sul fatto che non abbia mangiato al cenone di
Natale, quel piccolo nano."
"E, poi, ci
accuserà di aver passato più tempo con Mama Peach
senza averlo svegliato." Annuì Larry, ma non si
spostò dalla sua posizione accanto al minore. Un suo braccio
era avvolto attorno al suo guscio e lo stringeva a se, quanto
più possibile con gli aculei aguzzi in mezzo a loro. "Lui e
Lud inizieranno a litigare e addio
pace."
"A proposito di pace-"
"Roy! Non provare a
nominar-"
"Ragazzi!"
Urlò Iggy spalancando la porta della stanza senza mostrare
alcun remore. Lo scienziato aveva ancora dei guanti in lattice alle
mani e dei copri occhiali da laboratorio appesi al collo. Sul naso
aveva quella che sembrava fuliggine scura. "Nobel della scienza per me!"
"Non potevi proprio
stare zitto, vero?" Sibilò Wendy lanciando un'occhiataccia
al fratello, che alzò le spalle in una strana scusa.
"Ammirate!"
Gridò ancora euforico lo scienziato, saltellando e ignorando
i tentativi vani di Peach e Larry di fargli abbassare la voce.
"Silenzio!" Eruppe indicando alle sue spalle.
Dalla porta in
silenzio entrò un Morton mogio e scontento. Aprì
la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Wendy
spalancò gli occhi, mentre Roy si raddrizzava sulla sedia.
"Che diavolo-"
"Prima che possiate
attaccare l'eticità del mio lavoro: è
-sfortunatamente- temporaneo." Sbuffò annoiato e
irritato Iggy, scuotendo una mano. "Dura solo un'ora."
Morton fece una
smorfia e incrociò le braccia al petto, ancora triste per il
suo mutismo forzato. Si guardò intorno e si
arrampicò sul letto accucciandosi contro Wendy in un lamento
silenzioso.
"Smalto?"
Domandò la ragazza alzando una boccetta nera.
Il fratello
sbuffò e allungò comunque una mano.
Peach
sospirò scuotendo la testa, per un secondo, aveva temuto
fosse accaduto qualcosa di irrimediabile e orribile, ma dalle reazioni
sembrava che quella situazione non fosse così eccezionale in
quel castello.
Rimasero in silenzio, insieme, nessuno aveva più voglia di
comunicare, solo della presenza reciproca. C'era una strana calma
nell'aria, forse, era davvero la magia del Natale.
***
Lemmy
sgattaiolò fuori dalla stanza silenziosamente dopo
un'oretta. Erano tutti, ormai, assopiti, alcuni di loro russavano
rumorosi, altri silenziosi.
Aveva bisogno di stare
un po' da solo. Gli piaceva quel clima
così sereno, nulla da dire, fare o pensare, era
quello in cui avrebbe sempre
voluto vivere. Chi non vorrebbe quel tipo di ambiente?
Una famiglia felice,
dei fratelli normali, non in un'assurda competizione a chi appariva di
più sotto i riflettori. Gli piaceva pensare di essere uscito
da quel circolo tossico di pensieri ossessivi, aveva chiuso, non era un
fenomeno da circo, che si esibiva in una serie sempre più
pericolosa di acrobazie per riuscire ad ottenere l'attenzione del
pubblico o di un genitore sempre distante. Aveva smesso di
correre, di cercare disperatamente di essere parte di quella vita.
Lo credevano davvero
pazzo e probabilmente per i motivi sbagliati. Era facile dimenticarsi
che fosse quasi adulto come Ludwig. Mentre il maggiore era cresciuto e
aveva deciso di assumere il ruolo di genitore, lui era maturato e aveva
scelto di gettare suddetta maturità nell'antro
più oscuro della sua coscienza, dimenticarsi della sua
esistenza. Non avrebbe certo permesso alla situazione di rubargli la
giovinezza, c'erano tante persone che potevano prendere il suo ruolo
d'autorità, lui non serviva. Aveva deciso molto tempo prima
che non sarebbe stato un clown, non quel genere almeno.
Le parole nella sua
testa fiorivano più velocemente di quanto Morton potesse
parlare, rapidi arrivavano e con altrettanta prontezza venivano
sepolti, li lasciava diventare mausolei di sabbia. Non importava
quando, prima o poi, il vento li avrebbe spazzati via, lasciando nella
sua mente un piacevole vuoto.
Camminò nel
castello, nel cuore della notte, in silenzio. Non aveva il suo pallone,
solo le sue gambe corte e inutili che lo portavano di corridoio in
corridoio, alla ricerca di sollievo dai pensieri. Gli sarebbe piaciuto
andare da Ludwig, il maggiore lo ascoltava spesso, non importava
davvero l'argomento e non proferiva parola di quello che si dicevano.
Era un po' il loro segreto, lui si dimenticava dei suoi doveri e
lasciava cadere le maschera dell'essere perfetto, restando solo Ludwig,
mentre Lemmy raccontava, le parole scorrevano e recuperava velocemente
i suoi anni, la sua vera età. Troppo giovane e troppo
vecchio al tempo stesso.
Si chiese se fosse
giusto continuare a desiderare un futuro migliore a disilludersi che
qualcosa potesse cambiare. Non era abbastanza pazzo da credere davvero
nel lieto fine.
Era così
ingiusto che gli altri potessero dormire sogni tranquilli, mentre lui
era costretto a camminare, e camminare, e camminare...
Il freddo della notte
era pungente e decise che sarebbe tornato nella stanza, fingendo che
sarebbe andato tutto bene, sopprimendo un'altra volta la sensazione che
sarebbero finiti devastati e soli, ognuno rinchiuso nei propri
problemi, forse qualcuno morto. Avrebbe sorriso ancora, lasciato che la
maschera gli scivolasse di nuovo addosso, meglio ancora, sarebbe
diventato un tutt'uno con essa stessa, cancellando quei pensieri
vorticosi e oscuri. Realisti.
Rise nel corridoio
vuoto e fece una capriola, camminando per qualche passo sulle sue mani.
Non sarebbe affogato in quel
naufragio, sarebbe rimasto a galla.
***
Bowser
tornò nella sua stanza, con tutta la delicatezza di
cui disponeva appoggiò il figlio sul letto e gli
rimboccò le coperte, in un goffo istinto genitoriale. Non
sapeva perché lo avesse portato proprio lì, erano
anni che nessuno aveva più occupato quel letto, se non il
suo legittimo proprietario. La voglia di portare il suo primogenito al
sicuro, in un luogo che potesse controllare e monitorare era stata
dirompente, aveva cancellato ogni altra obiezione che la sua mente
poteva fornirgli.
Voleva farlo
disperatamente stare meglio.
Per quanto lui e
Ludwig potessero avere le loro differenze, era stato il suo primo
figlio. Lo aveva visto camminare, sorridere, parlare, rimanere sempre
attaccato alla sua coda. Poi, era cresciuto. Si erano aggiunti gli
altri, ognuno diverso dall'altro, trovavano sempre il modo per
stupirlo. Presto si era trovato sommerso, sovraccarico di piccoletti
che cercavano la sua attenzione, la sua guida di genitore. Volevano
essere lodati, essere riconosciuti, amati. Ludwig, però, era
sempre più distante, irraggiungibile. Parole, azioni, si
schiantavano su un muro che il giovane si era costruito intorno.
Guardava ognuno dall'alto della sua arroganza, pensando davvero di
essere abbastanza adulto per capire tutto ciò che accadeva
intorno a lui.
Jr era il suo
favorito, avevano molto in comune. L'aspetto fisico, la forza bruta, la
cattiveria e l'astuzia. Lo aveva, forse, viziato troppo, ma non preso
la sua rabbia. Bowser avrebbe preferito morire che fargli ereditare la
sua temperamento, il fuoco che bruciava nelle sue vene che riduceva
tutto in cenere, lasciando la distruzione al suo passaggio.
Ludwig aveva tutta la
sua rabbia. La vedeva nei suoi occhi, quando parlava pacato e freddo,
in ogni suo riflesso. Nel suo modo di combattere, quando scagliava
incantesimi, più rari, ma mirati ad infliggere il massimo
del dolore, persino quando suonava. Lo guardava e si preoccupava per il
suo futuro, il loro e della loro famiglia. Un giorno sarebbe stato
messo davanti a tutti i suoi errori e avrebbe dovuto trovare una
soluzione a tutta quella furia.
Mentre dormiva era
facile far finta che fosse ancora quel bambino. Non vedeva altro che il suo
piccolo bowserotto, quando innocente era attaccato alla coda e
piangeva, se lo provava a staccare. Si accoccolò
protettivo attorno al suo primogenito, ascoltando il suo respiro rauco
e congestionato, un brutto raffreddore. La febbre alta non era davvero
pericolosa, voleva dire che il suo corpo stava reagendo, ma che lo
rendeva comunque ansioso.
Ludwig
borbottò qualcosa nel sonno, ma non rifiutò il
contatto, anzi, con estrema disinvoltura gli
afferrò un braccio e costrinse ad avvolgerlo in un goffo
abbraccio, riconoscendo il carapace del genitore caldo e confortante.
Bowser
ridacchiò piano, facendo uscire delle leggere spirali di
fumo dalle narici, come non lo faceva da un po'. Erano anni che nessuno
cercava di intrufolarsi nella sua stanza per dormire insieme o venire
consolati nel cuore della notte. Quando era piccolo aveva fatto
l'errore di concedere al suo primogenito di dormire con lui, non lo
aveva più fatto con nessun altro della sua prole, neanche
Bowser Jr, i pianti isterici allo svezzamento di quell'abitudine non
valevano le poche notti di pace che portava. Erano arrivati gli altri
bowserotti e avevano iniziato ad agire, tuttavia, di squadra, nel
tentativo di guadagnare qualche ora accoccolati insieme. Gli tendevano
trappole, delle vere e proprie imboscate, una volta si erano
arrampicati dalla finestra, facendo perdere sia a lui che Kamek
parecchi anni di vita.
Quegli anni -purtroppo
e per fortuna- erano finiti, ma ultimamente si ritrovava sempre
più spesso a pensarci con una strana malinconia. Avevano
tutti smesso di provare di colpo. Nessuno lo aveva più
svegliato, non aveva più nessuno attorno a lui ad ogni ora
del giorno e spesso non vedeva nessuno dei suoi figli per giorni. Era
come se si stesse lentamente inalzando una barriera invisibile fra
tutti loro e per sopperire la frustrazione cercava di dimostrare con le
sue azioni quanto ancora ci tenesse a loro. Voleva far Peach sua moglie
anche per renderla la loro figura genitoriale, sarebbero stati
così felici come famiglia.
Ludwig si
girò e borbottò di nuovo, spostando la fronte
contro il cuscino più fresco, ma senza lasciare il braccio
del padre. Bowser
sapeva sarebbe stata una lunga notte, ma con sua sorpresa accolse di
nuovo questa nozione con una certa malinconia. Era quasi tornato ai
vecchi tempi, c'era uno strano calore al centro del suo petto e, per
una volta, non era rabbia.
Stava bene nel ruolo
di genitore, molto meglio di quanto sarebbe mai
stato disposto di ammettere. Tuttavia il suo orgoglio non gli avrebbe
mai permesso di esternare quel sentimento, tanto meno in presenza di
altri, ma finché rimanevano così in privato,
così
tranquilli, così riparati, allora andava bene. Poteva anche
permettersi di accarezzare i lunghi capelli del figlio e
tranquillizzarlo, nel momento in cui i suoi movimenti diventavano
troppo agitati, consolarlo e coccolarlo.
Nessuno lo avrebbe saputo.
___________
Piccolo
angolo dell'Autrice:
Io scrivere di
famiglie disfunzionali? Mai.
Riassunto: Bowser
è un idiota, Ludwig anche. Qualcuno salvi Lemmy da se
stesso.
Ho dovuto riscrivere
l'intero capitolo, spero sia migliorato, ma non ho molte speranze. La
trama che avevo scritto 4 anni fa - QUATTRO ANNI FA- non aveva molto
più senso, ma in pratica era Lemmy con il potere
dell'onniscienza e, quindi, sapere altre cose, che sarebbero dovute
servire per un seguito, ma, ehi, non so neanche se riuscirò
a finire questo! Ho aggiunto, inoltre, alcuni piccoli ragionamenti che
avvengono nella mente dei protagonisti, per dare una parvenza che io
sappia davvero che cosa stia facendo (spoiler: non è
così.)
Mi piace pensare che
la mia scrittura sia migliorata nel corso degli anni, ma la probabile
verità è che mi sono io anestetizzata ai miei
stessi orrori, quindi mi sembrano meglio di quelli che scrivevo in
precedenza. Scusate l'inutile complessità del mio ultimo
ragionamento, in sintesi, spero che i personaggi siano risultati un filo più profondi in
questo capitolo che negli altri.
Sinceramente non so
perché continuo ad aggiornare questo scempio annualmente.
Chiedo scusa
profondamente ad ogni lettore.
Tilia =|=
|
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Capitolo 10 *** E la notte finalmente si quietò ***
E
la notte finalmente si quietò
E tu
che hai preso
in mano il filo del mio treno di legno
Che per essere più
grande avevo dato in pegno
E ti ho
baciato sul
sorriso per non farti male
E ti ho sparato
sulla bocca invece di baciarti
Perché
non fosse
troppo lungo il tempo di lasciarti
Stranamore (pure
questo è amore), Roberto Vecchioni
Peach
si svegliò di
soprassalto. Era stato uno strano sogno, di quelli che non lasciavano
ricordi
nitidi, ma sensazioni. I colori si mischiavano ai suoni e sapori,
le immagini sparivano e restavano le emozioni contrastanti:
inquietudine e calma.
Tuttavia, si sentiva in pace per
qualche motivo a lei sconosciuto.
Era circondata da coperte morbide e qualcosa di
caldo le pesava
sullo stomaco, non doloroso, ma confortante, come una
borsa dell'acqua calda.
Ricordava di essersi addormentata su una sedia e-
Era ancora nel castello di Bowser!
Aprì
gli occhi, sforzando di schiarire la visuale sfuocata dal
sonno. Sbadigliò, cercando istintivamente di
nasconderlo.
Voleva solo
controllare che Jr stesse bene, ma alla fine era finita per
addormentarsi sulla sedia, cullata dal calore della stanza e il respiro
regolare dei suoi occupanti. Soppresse un moto d'irritazione, tali
sentimenti non
avrebbero portato a nulla di buono, ma non poteva impedire di sentirsi
abbattuta.
Attorno a lei, il respiro di numerosi adolescenti le diceva che stavano
tutti riposando, ma erano ancora troppo piccoli per essere abbandonati
in quel modo. Non era compito loro essere lì, da soli, a
vegliare, accudire e proteggere, non sarebbe dovuta
essere loro responsabilità, è sua. L'unico che
doveva
essere in quella stanza a curare il suo figliolo era Bowser, eppure,
confermò con una veloce occhiata, non c'era. Non si era
degnato
di venire.
Eccoli,l'ennesima
volta, tutti a riparare di nuovo
gli errori di un padre immaturo.
La
rattristava, ora che ci pensava meglio.
Cosa
sarebbe successo se Jr si fosse svegliato nel corso della
notte dolorante e disorientato? Non aveva diritto di avere un padre
pronto a suo fianco che lo consolasse?
Si
guardò nuovamente intorno.
Wendy stava
dormendo appoggiata alla spalliera del letto, le boccette di smalto
sparse e per fortuna chiuse attorno a lei, contro la sua spalla
russava più rumorosamente Morton. Lemmy e Iggy erano uno
sopra
l'altro, sembravano sereni nonostante sembrassero in una posizione
piuttosto scomoda. Qualcuno era passato a distribuire coperte,
le aveva anche rimboccate con una certa premura
che poco si addiceva alla loro natura caotica. Peach aveva una vaga
idea di chi potesse essere stato.
Con
un piccolo sorriso il suo sguardo si spostò su Roy, il quale
era
ancora
seduto con le gambe
accavallate e appoggiate alla scrivania del maggiore, aveva una coperta
contro le sue spalle, come una strana mantella, nel sonno i suoi
occhiali erano scivolati di lato, rivelando un pezzo di
palpebra.
Nella sua testa li ricontò e si
accigliò: mancava Larry.
Si tentò di
spostare, ma il peso che aveva in grembo le afferrò la
vestaglia.
Non
era una coperta
come aveva inizialmente pensato, ma proprio Bowser Jr.
Spalancò
gli
occhi stupita e si chiese come avesse fatto ad arrampicarsi senza
svegliarla, nel muoversi trovò anche Larry sdraiato ai suoi
piedi e arricciato
attorno alla gamba della sedia. Non sapeva se le sue intenzioni
iniziali fossero controllare che non andasse via o proteggere in
qualche modo.
Jr
mormorò qualcosa, che non comprese, ma non si
destò
e con le sue zampe si strofinò il muso, arricciandolo
infastidito, forse dal pizzo della sua vestaglia.
A suo malgrado, la principessa lo trovò adorabile. Era
più forte di lei.
Peach
sorrise
dolcemente e lo sistemò meglio, evitando che i suoi aculei
le
strappassero la stoffa, fino a che la sua testa non riposava
nell'incavo del suo avambraccio.
Rimase colpita, quando notò che molti dei suoi tagli erano
già
guariti. L'unica prova del terribile incidente era la fasciatura sulla
sua fronte
e un paio di lividi disseminati lungo le ginocchia e gomiti.
Doveva essersi
svegliato durante la notte e aver trovato conforto nella prima figura
che aveva
trovato. Doveva essere davvero esausta la sera prima per non sentire il
piccolo
Koopa arrampicarsi sulle sue ginocchia e accoccolarsi lì con
lei.
"Mama
Peach!" Sbottò di nuovo Jr, questa volta
più
comprensibile, muovendosi per cercare di sistemarsi ancora di
più contro il suo ventre caldo.
"Shh,
riposa." Mormorò accarezzandogli
la testa, ma ponendo estrema attenzione per evitare le bende.
Avrebbe
dovuto proibirgli di continuare a riferirsi a lei in quel modo, ma era
giunta alla conclusione che essere una figura materna, non la vincolava
in alcun modo a Bowser. Jr era abbastanza intelligente da distinguere i
loro ruoli. Non era "Mama" perché in qualche modo sposata al
tiranno, era "Mama" perché lui aveva scelto di vederla come
madre. Lui stesso era stato chiaro ed eloquente, nonostante la sua
giovane età, in parecchie occasioni. A volte la propria
famiglia
si decide, senza davvero renderlo ufficiale.
La principessa
aspettò che finalmente tornasse calmo, prima di concentrare
la sua attenzione
sull'altro Bowserotto ai suoi piedi. Non voleva che rimanesse a terra
in
quel modo, si sarebbe ammalato. Facendo molta
attenzione a non svegliare Jr, picchiettò piano sulla spalla
di Larry con un piede. Non era educato, ma era l'unico arto che poteva
muovere in quel momento.
"Mh?"
"Vieni
qui,
Larry, sul letto." Sussurrò dolce la Principessa, indicando
con
la testa. Il Bowserotto era troppo intontito dal sonno per capire
quello
che stava succedendo. Sbadigliò rumoroso e Peach
notò con
la coda dell'occhio, Roy irrigidirsi, li stava osservando di nascosto,
controllando cosa volesse fare. Larry non protestò, sembrava
esausto e si arrampicò goffamente, rischiando di perdere
più
volte l'equilibrio.
Peach
fece un respiro, cercando tutta la delicatezza di cui disponeva si
alzò, barcollando e sollevando Jr fra le sue braccia. Era
pesante per essere così piccolo, la costituzione dei Koopa
li
rendeva più densi e il guscio costituiva gran parte della
loro
massa. Posò il Bowserotto sul letto, manovrandolo in modo
che i
suoi aculei non si scontrassero con Larry. Non appena
riuscì a sistemare entrambi in modo che non si ferissero a
vicenda, sorride soddisfatta. Si sdraiò anche lei,
perché
se non l'avesse fatto in poche ore si sarebbero di nuovo trovati nella
stessa situazione. Il letto era abbastanza grande perché si
riuscisse a rannicchiare in un angolo. Avvertì un movimento
alle
sue spalle e si spostò spaventata.
"Ne
avrai bisogno." Sbottò roco Roy porgendole un cuscino
piatto,
che si mise come uno scudo dai gusci dei due Koopa. Non sapeva neanche
quando lo avesse preso o da dove.
"Grazie."
"Mh,
basta che non lo dici a nessuno." Ringhiò in un bisbiglio il
Bowserotto,
aiutandola ancora e porgendole il lembo del piumone blu per coprissi.
Poi, senza un'altra parola tornò al suo posto e si rimise
con i
piedi sopra gli spartiti del maggiore, stropicciandoli, mentre si
sistemava meglio.
*
Mario
sbadigliò
sveglio. Gli piaceva dormire, ma in quel letto, in quel
castello,
il sonno non sembrava mai arrivare. Non importava in quale situazione,
se amichevole o come nemici, trovava le camere dei castelli
dell'arcinemesi inquietanti.
Soprattutto l'idea
di avere il nemico a poche stanze di distanza, lo disturbava nel
profondo.
Si alzò masticando
un paio di insulti non troppo sottili. La mattina era sempre
così, anche
Luigi aveva imparato a girargli alla larga, ma in quel caso era anche
peggio.
Ogni
volta che la giornata iniziava di particolare
cattivo umore era sempre colpa
sua: Bowser.
Bowser aveva attaccato il
castello di Peach, Bowser gli aveva mandato un invito ad una sua solita
trappola, i suoi dannati figli avevano combinato qualcosa, Bowser era
stato a sua volta rapito -Ah, il karma, dolce karma - e lui veniva
buttato, senza troppe cerimonie, giù dal letto per andare a
salvare il mondo, neanche il suo per giunta, per l'ennesima volta.
Ma
non era mattina, non era a casa sua, non era il suo letto. Era nel
cuore nella notte insonne, intrappolato in nel suo castello da una
bufera e costretto a passare il Natale con il suo più
acerrimo nemico. Non solo non era
riuscito a stare con la sua famiglia, l'unica che gli rimaneva, lo
aveva anche trascinato in una
situazione potenzialmente mortale e per cosa? Passare le vacanze con
Peach e la sua
famiglia? Non
poteva invitarla come una persona normale? Pardon, Koopa normale?
Perché a lui?
"Mamma
mia." Ringhiò rifiutandosi di dire ad alta voce l'insulto
che davvero stava pensando.
Era
pur sempre Natale.
Si
mise in fretta
la sua tuta e si diresse a grandi passi verso la stanza di Peach.
Giusto per
essere sicuro che non le fosse accaduto niente durante la notte.
Bowser
aveva dimostrato più e più volte di avere le
peggiori
idee, nei peggiori momenti possibili. Non si poteva mai sapere.
Bussò con delicatezza, per non
spaventarla, ma non ottenne alcuna risposta.
"Principessa Peach?
Sono Mario, posso entrare?" domandò cautamente sperando di
ricevere
qualche segno di vita.
Nulla.
Un sordo panico gli
prese lo stomaco. Non si sarebbe mai perdonato che la principessa
avesse subito
angherie, o peggio, fosse stata rapita proprio mentre lui era a pochi
metri di
distanza. Spalancò la porta con un colpo secco e
sbiancò ancora di più.
Ordinatamente pulito e appeso c'era il vestito della principessa, ma di
lei
nessuna traccia.
A Mario quasi prese
un colpo, mentre le sue guance si tingevano molto velocemente di rosso.
La
sua famiglia, eh? Non toccate la sua
famiglia? Quel viscido lucertolone squamoso e troppo cresciuto lo aveva
fregato,
aveva fatto la parte della vittima e poi questo!
Portarla via nella
notte, magari costringerla a passarla con lui a vedere un film o
qualcosa di simile!*
"Ah,
ma questa
volta, lo ammazzo sul serio e non ci sarà Kamek che lo possa
resuscitare!"
Ringhiò
frustrato e furioso l'idraulico, correndo verso la stanza di Bowser.
"Giuro, che se
l'ha sfiorata anche solo con un dito- che accidenti mi è
venuto in mente?
Lasciarla da sola? Nello stesso castello con quel mostro! Che idiota
che
sono!" Bisbigliò fra sé e sé,
continuando la sua folle corsa.
Arrivò
alla stanza
gigantesca del suo acerrimo nemico senza più insulti da
urlare.
Aveva già
detto tutto quello che gli veniva in mente lungo la strada. Lemmy lo
aveva guardato passare confuso, nell'ombra delle scale. Si era grattato
la testa e aveva alzato le spalle, rotolando via in silenzio.
La porta della
camera era verniciata di un rosso cupo, quasi bordeaux. Era tutto
lucido, quasi
che ci passassero la cera ogni giorno (e non faticava a crederlo).
A parere di Mario, rifletteva molto il
carattere del proprietario: un megalomane.
Non riusciva
a togliersi dalla testa quei bruttissimi scenari che il suo cervello
gli
suggeriva. Come stava Peach?
Era ferita? Terrorizzata sicuramente, magari traumatizzata, Bowser
aveva un pessimo gusto cinematografico. Oddio, magari aveva iniziato
con le sue maratone. Da quanto tempo era intrappolata con film
post-apocalittici e di guerra? La sua povera principessa.
Perché era stato
tanto stupido?
Con
tutti questi
interrogativi aprì di soppiatto la porta, pronto a coglierlo
sul fatto. Varcò la soglia nel più completo
silenzio,
senza
dire nulla. Non aveva parole per descrivere il suo disgusto, bastavano
i suoi
occhi, che se avessero potuto, avrebbero incenerito tutto e tutti.
Respirò
l'aria
secca della camera. La sua prima sensazione fu il calore, il quale lo
colpì in pieno volto. Gli sembrava eccessivo persino per il
suo
più grande nemico.
Bowser era bollente
per natura, detestava tutto quello che non fosse al di sopra dei trenta
gradi.
Non per altro, viveva in un castello nella lava.
Aguzzò
la vista e
frenetico cercò di individuare la sua principessa, ma non la
trovò. Avanzò ancora, quasi inciampando
nei suoi
stessi passi
dalla fretta. Aveva paura, aveva dannatamente paura di essersi lasciato
fregare in quel modo. Il suo cuore batteva
forte, voleva saltare fuori dalla gabbia toracica e farsi
un
tuffo
anche lui nel magma che era sicuro scorresse sotto il castello.
Individuò
il grosso letto imponente e lussurioso. Era incredibile come il suo
acerrimo nemico riuscisse ad imprimere la sua odiosa
personalità megalomane anche ai suo mobilio.
Non
sapeva cosa
aspettarsi, ma mai neanche nelle sue più folli paranoie, si
sarebbe immaginato quello che trovò fra le
lenzuola.
Si
ritrasse di scatto, sentendosi schiaffeggiato. Peach non c'era. Non era
lì, con tutta probabilità non c'era mai
stata.
Nel
letto dormiva
Bowser, aveva l'aria stanca e nonostante stesse riposando. La coda si
muoveva a
piccoli scatti guardinga, più che un rettile gli ricordava
quella di un gatto. Aveva profonde occhiaie, le scaglie
proprio sotto i suoi occhi erano più scure ed
infossate.
Avevano combattuto insieme in delle rare occasioni e si ricordava fin
troppo bene il suo aspetto esausto. Sembrava aver passato molte notti in
bianco.
C'era
qualcuno fra le sue braccia e Mario si era sentito un intruso. Non era
Peach, ma riconosceva il guscio blu, avendolo ricevuto più
di
una volta in faccia. Poteva scorgere anche qualche dello
stesso
colore che spuntavano dalle zampe del suo acerrimo nemico, si era
addormentato nell'atto di accarezzarlo.
Aveva
un altro nodo
allo stomaco, ma non per la paura di venire scoperto, era disagio. Si
sentiva come se avesse appena interrotto qualcosa di importante e
privato. Un momento speciale fra padre e figlio, un attimo per loro e
di nessun
altro. Aveva già insinuato a cena che non gli importasse
della
sua famiglia, ed eccolo lì, che gli dimostrava il contrario.
Avrebbe mentito, se avesse detto che era la prima volta che vedeva
Bowser come genitore. Mario lo notava nei suoi piccoli sguardi, negli
attimi in cui iniziava gridare quando la sua prole vinceva qualcosa, un
po' più forte degli altri. Erano nemici da così
tanto
tempo, che si conoscevano, forse, più di chiunque altro.
Avevano
visto il meglio e il peggio gli uni degli altri.
Lo
aveva già offeso, c'erano dei limiti che nessuno dei due
voleva
più superare. Era un patto intimo fra di loro, il rispetto
che
si erano guadagnati reciprocamente con sudore, sangue e numerose lotte.
Erano nemici, ma rispettosi. L'idraulico non voleva commettere di nuovo
lo stesso errore, con il giudizio affrettato di quella sera.
"Cosa
vuoi idraulico?"
Bisbigliò, improvvisamente, Bowser socchiudendo un occhio
minaccioso. La sua voce talmente bassa che era appena percettibile,
Mario non sapeva neanche che fosse in grado di essere così
quieto. La minaccia aleggiava nonostante tutto, accoppiata con i
movimenti più scattanti della coda, che rispecchiava la sua
irritazione.
"Uh,
è la mattina di Natale." Arrancò la prima scusa
che gli venne alla mente. "Buon Natale." Concluse arrossendo fino alla
punta del naso.
Bowser
alzò un sopracciglio confuso, come solo chi si sveglia alle
3 del mattino con un intruso nella propria stanza che gli augura buon
Natale può essere.
Mario
lo fissò immobile, aspettando il verdetto della sua
improvvisazione.
Bowser
ricambiò lo sguardo in silenzio, troppo sorpreso per
parlare.
"Okay..."
Mormorò, infine, il rettile sbattendo le palpebre. "Ehm,
buon Natale anche a te?"
Oh.
Oh.
"Oh,"
Esclamò sorpreso che avesse ricambiato. "Grazie."
Si
tornarono a fissare in silenzio. Maria si dondolò sui
talloni troppo imbarazzato per pensare ad altro.
"Mario?"
"Sì?"
"Non
so cosa stia succedendo," Bisbigliò
usando tutto l'autocontrollo di cui era in possesso per non urlare. Un
flebile filo di fumo iniziò ad uscire da una narice. "Non so
neanche che ore siano, ma sono sicuro di aver defenestrato il mio
personale per molto meno,
puoi uscire dalla mia stanza, idiota baffuto?!"
Mario
non se lo fece ripetere una seconda volta e si sistemò il
berretto nervoso sulla testa.
"Okie-dokie!"
Si
mosse veloce indietreggiando, ma si fermò.
"Ehm,
Bowser?" Chiamò ad un passo dalla sua salvezza, tenendo il
tono della voce altrettanto bisbigliato. "Deformazione professionale,
sono abituato a controllare che tutto sia a posto." Si cercò
di giustificare, cercando di scusarsi, ma non riuscendo a dire l'intera
verità. "È tutto a posto?"
Il
sovrano lo fissava, le narici ancora fumanti. Inclinò la
testa appoggiandola contro il materasso, i capelli rossi scompigliati
alle sue spalle. Lo sguardo si ammorbidì e si
accoccolò meglio attorno alla sua prole, non lo aveva mai
lasciato andare. Ludwig non si era svegliato, non si era spostato di un
millimetro.
"Staremo
bene." Disse suonando stanco.
"D'accordo."
Annuì l'eroe decidendo che quello era un ottimo momento per
battere in ritirata. Uscì in silenzio come era entrato,
avvertendo gli occhi di Bowser sulla sua schiena per tutto il
tempo.
Chiuse
la porta alle sue spalle e finalmente riuscì a rilassare le
spalle. Si passò una mano sulla fronte e asciugò
il sudore.
"Pweh, quella
è stata una mossa davvero idiota." Sbuffò
ricominciando a passeggiare per i corridoi nel silenzio più
tombale.
Si sentiva in colpa
per essersi gettato ancora a capofitto del salvataggio (immaginario)
della principessa e aver calpestato quell'attimo
d'intimità. Si chiese di nuovo dove
fosse finita la Principessa Peach, ma un'improvvisa ondata di
stanchezza lo fece sbadigliare.
"Oh,
probabilmente aveva il languorino di mezzanotte." Borbottò
grattandosi sotto i baffi. Non aveva altre idee, se Bowser non l'aveva
rapita, di certo non poteva essere andata troppo lontano.
In
silenzio ritornò nella sua stanza.
*
Ludwig si svegliò
circondato da un piacevole calore. Tutto era calmo, troppo calmo. Era
strano, niente
sveglie
che gli martellavano le orecchie o fratelli che lo buttavano
giù dal
letto nel bel mezzo della notte per i più disparati motivi.
Da quando non
dormiva così bene?
Sbirciò
socchiudendo un occhio con sospetto, ma la stanza era ancora buia.
Mosse la testa tentando di
spostarsi i capelli
arruffati da davanti agli occhi e quel movimento risvegliò
un fastidioso raspino. Tossì infastidito e
scoprì di avere anche le narici completamente tappate.
Doveva trovare un
fazzoletto al più presto.
Starnutì e questo lo fece emettere un piccolo gemito
gutturale , la gola lo stava
uccidendo. Patetico non avere la voce il
giorno di Natale, decise sbuffando.
"Dormi,
è ancora troppo presto." Borbottò una voce, fin
troppo
vicina al suo orecchio.
Il giovane Koopa si
rizzò a sedere di scatto allarmato. Non ricordava di essere
mai andato a letto. Istintivamente mosse un braccio lungo il materasso,
strisciò la
mano sotto al cuscino cercando il suo scettro, ma non lo
trovò.
"Ludwig, non
sto scherzando, per una volta ascolta tuo padre e ritorna a
dormire!"
Il Bowserotto
formulò un centinaio di domande nella sua testa, ma nessuna
di esse arrivò mai
alla sua bocca. Deglutì e tentò di scivolare
fuori dalle coperte. Doveva aver
sbagliato stanza, non c'era altra possibilità.
Probabilmente, era talmente
stanco la sera prima, che al posto di andare nella stanza di Bowser Jr
era
finito in quella di suo padre. Avvampò, vergognandosi della
sua confusione. Non poteva credere di aver fatto una simile
cosa, i suoi fratelli non lo avrebbero mai lasciato in pace.
"Piccola
peste, perché sei sempre così
testardo, mh?"
Chiese assonato Bowser,
liberandogli finalmente la strada alzando la coda. Ludwig lo prese come
un invito a tentare la fuga. "Dove stai
andando?!" Ringhiò esasperato riafferrandolo per la
collottola come se fosse ancora un cucciolo appena schiuso. "Ti
salirà di nuovo la febbre."
Ludwig avvertì il
suo fiato caldo sul collo, mentre lo trascinava di nuovo a
sé. Per qualche motivo il suo corpo si rifiutava di
muoversi, nonostante quel trucco non avrebbe più dovuto
funzionare da un pezzo.(**) Non stava capendo neanche quello che il
genitore gli stava dicendo.
Bowser lo strinse contro il
suo fianco, il punto più soffice e molle. Era
considerato un gesto intimo, il
punto più debole della loro corazza era esposto in quella
posizione, significava piena fiducia ed affetto. Ludwig
arrossì nuovamente all'idea che qualcuno potesse
vederlo in quel modo,
ma non si riuscì a muovere. Il calore e la presa ancora
ferrea contro il suo collo lo inebriava, era
istintivo.
Il
sovrano sbadigliò
sonoramente e lo fissò sbuffando, conscio di quello che
stava facendo. "Ti sei calmato ora?" Borbottò rilasciando un
po' la presa come per testare la sua reazione. Quando vide che Ludwig
non si spostava lo lasciò andare completamente, lasciando
però la mano contro il suo collo. "Hai ancora la febbre."
Constatò.
"Mhm." Mormorò piano in assenso il
giovane. Poteva sentire il mal di testa premere contro le sue tempie ed
una fastidiosa alternanza fra caldo e brividi freddi. Aveva decisamente
ancora la febbre, non serviva di certo il Sovrano dei Koopa per
farglielo notare.
"Sei un incosciente, sai?" Mormorò senza alcuna nota di minaccia
nella voce.
"Co-Cosa?" Rispose schiarendosi la gola per
riuscire a parlare in maniera comprensibile. Ludwig stava arrivando al
limite della sua sopportazione. Non sapeva perché fosse
lì, o come ci fosse arrivato, ma di certo non sarebbe
rimasto per una ramanzina sull'essere "incosciente" dalla persona che
aveva rovinato il Natale all'intera famiglia per una voglia improvvisa
di rapimento. Il suo mal di testa non aiutava la sua pazienza,
già agli sgoccioli.
Bowser, dal canto suo, sapeva che era arrivato il
momento. L'attimo in cui
sarebbe stato costretto a sedersi accanto a suo figlio e parlare. Non
gridare,
ma solo parlare e tentare di capire perché si comportasse in
quel modo, perché
non lo ascoltasse, non gli mostrasse rispetto. In poche parole:
perché non riuscissero più a comunicare.
Soprattutto gli spiegasse il motivo per cui tutto
il suo castello
fosse diventato, improvvisamente, come popolato da fantasmi. Non era
che che Ludwig
e i suoi fratelli
non combinassero disastri, ma non lo facevano
più con lo stesso divertimento,
sembrava che fosse solo tacita routine, come fossero tutti
costretti ad
agire in quel modo e non ci mettessero lo spirito. Bowser non riusciva
a spiegarselo, lui di certo non era cambiato, quindi era per forza
successo qualcosa.
"Avevi
la febbre alta, perché non me lo hai detto? Siamo una specie
a sangue freddo,
lo sai che non sono cose da sottovalutare!" Esclamò
decidendo di affrontare un problema alla volta, partendo da quello
secondo lui più facile.
Ludwig non si mosse dal suo fianco, la guancia
contro le sue scaglie, mentre il suo volto era nascosto dai capelli blu
arruffati. Rimasero in silenzio, il respiro congestionato dell'altro
l'unico rumore della stanza.
"Ludwig, mi
stai almeno ascoltando?!" Chiese spazientito, sferzando la coda
e
di conseguenza facendo muovere tutte le coperte. Nella sua scaletta
mentale quella era la cosa più facile da risolvere, quindi
perché stava arrancando anche in quella? Perché
non riusciva a farlo parlare? Possibile che aveva avuto una
conversazione più civile un'ora prima con il suo
più acerrimo nemico, ma non riuscisse a scambiare due parole
con il suo stesso figlio?
"Io? Io ti sto ascoltando!" Sbottò
improvvisamente Ludwig e le sue iridi gelide spuntarono con uno scatto
della testa nella sua direzione. "Ma tu mi avresti
ascoltato?" Domandò con voce alquanto roca.
"Sembravi così occupato stasera, insomma dovevi fare bella
figura, no?
C'era la principessa Peach d'altronde!" continuò senza
nascondere il suo
sarcasmo.
"E con questo
cosa vorresti dire?"
"Che era la
notte di Natale!" Ringhiò soffiando un piccolo e
sottilissimo filo
di fumo nero dalla narici, ancora tappate. "Era la serata che dovevi
dedicare alla nostra famiglia,
nessun rapimento o scontro con quel tuo stupido idraulico!"
Bowser spalancò gli
occhi nella penombra. Era dunque quello che aveva tanto dato fastidio
ai suoi
figli?
La scelta di uscire la notte di Natale?
"Se questo vi
dava tanto fastidio, perché non me lo avete detto? Insomma,
qualunque cosa vi
proponga state sempre tutti in silenzio, è come se non vi
importasse mai
niente!"
Fu il turno del
primogenito a rimanere in silenzio valutando le sue parole. Ormai, era
da
tempo che
i suoi fratelli avevano perso la voglia di discutere con il loro padre,
speravano sempre tutti di attirare la sua attenzione facendo bene
quello che
ordinava loro, stando bene attenti a non contraddirlo in alcun modo.
Era dunque
questo che aveva portato ad una simile ed abissale diffidenza fra loro?
Loro lo
assecondavano e lui che cercava segnali - e non era neanche bravo a
coglierli-,
rimaneva sempre più confuso.
"No."
"No,
cosa?" domandò Bowser accigliandosi.
"No, non ci
piaceva che uscissi a rapire la principessa Peach la notte di Natale,
ma
sapevamo che non avresti cambiato idea" spiegò limpidamente
il bowserotto,
sorprendendosi della sua schiettezza. "Larry ha iniziato a creare un
disastro dopo l'altro, Roy e Morton hanno quasi distrutto l'albero di
Natale
facendolo cadere dalle scale, perché è successo?"
domandò retorico,
chiudendo gli occhi e portandosi una mano alla tempia, massaggiandola
lentamente, come se il ricordo gli facesse venire il mal di testa.
"Perché
Lemmy ha riempito il castello di palloni! Poi, Wendy ha appeso le
decorazioni e
hai visto il risultato..." mormorò con una nota di disgusto
nella voce,
lasciando la frase in sospeso.
Il genitore non poté non
essere d'accordo per
una volta, anche se alla sua principessina non lo avrebbe mai detto.
Ludwig,
ricominciò aprendo gli occhi e fissando il genitore. "Iggy
ha quasi fatto
saltare in aria le cucine e io volevo solo restare in biblioteca a
leggere, ma
non ci sono riuscito, perché tutti mi hanno chiesto per
tutto il giorno -tutto il santo giorno-
dove fossi!"
enfatizzò lasciando che un altro piccolo filo di fumo gli
uscisse dalla bocca
-dal naso gli era diventato pressoché impossibile- mentre
parlava."E io?
Io cosa ne potevo sapere di dove fossi? Dovevi essere con noi almeno la
notte
di Natale, ma non c'eri, quindi che cosa potevo dire io?"
Seguì un lungo
silenzio, che nessuno dei due osò interrompere. Bowser
sferzava la
coda pensoso. Ludwig
si era espresso come mai prima d'ora, solitamente lui era l'ultimo a
fare
commenti, e la maggior parte erano critiche sarcastiche, ma questa
differiva;
non aveva lo stesso sapore acido, era solo un po' amaro, forse deluso.
"Mi sono
chiesto anch'io dove fossi..." Bisbigliò improvvisamente il
primogenito, smettendo di guardarlo e tornando a nascondere la faccia
contro il suo fianco. Si strinse contro il genitore, nell'inconscio
tentativo di farsi
più
piccolo, di scomparire dall'imbarazzo per quella confessione. Non
doveva essere
il più forte in fondo?
Bowser inspiro con
lentezza stringendo le fauci irte di denti. Trattenne il fiato per
qualche
secondo, aspettando se il maggiore avesse altro da aggiungere, ma
quando fu
sicuro che avesse terminato completamente iniziò a parlare
lentamente sfidando
la sua stessa natura turbolenta: "So di non essere perfetto, ho fatto i
miei errori, ma non avrei mai creduto che voi aveste così
poca fiducia in me.
Avete così paura di perdermi? Non credete che il vostro
vecchio sia quello che
più di tutti voglia starvi vicino?"
"Allora perché
non sei rimasto con noi? Perché non sei rimasto con la tua
famiglia? Non siamo abbastanza?"
"Volevo
semplicemente fare un piccolo rapimento, non credevo che sarebbe finito
in
questo modo! Insomma, mica volevo schiantarmi! Tenta di capirmi, se io
fossi
riuscito a portare Peach con me la notte di Natale, avreste passato un
Natale
insieme. Tutte le persone a cui tengo di più insieme, non
volevo mettervi in
secondo piano, volevo solo farvi una sorpresa!" esclamò
alzando
leggermente la voce. Bowser si arricciò protettivo contro il
figlio e lo tenne
stretto, nonostante il vago tentativo di liberarsi da parte dell'altro.
Appoggiò
delicatamente il muso sulla sua testa e quando parlò
nuovamente aveva un tono
più basso, quasi roco: "Siete la mia famiglia, siete il mio
tesoro più prezioso, ma..." Si fermò combattuto
di come spiegare meglio ciò che provava. Avvertì
il maggiore trattenere il respiro. "Sono anche egoista, Ludwig, voglio
sempre più di quello che possiedo, è la mia
natura. Non è una scusa, ma la verità. Non riesco
a fermarmi, capisci? Vedo un tesoro e lo voglio, mi piace avere tutte
le persone a cui tengo vicine, le voglio a qualunque costo e non so
fermarmi. È per questo che ho bisogno di un... aiuto."
Ludwig emise un risolino. Perché Bowser
non chiedeva mai aiuto. Sentire quella parola lasciare la sua bocca era
come sentire Peach gridare un'ingiuria.
"Non ridere, moccioso, sono serio." Lo
rimproverò arruffandogli i capelli, senza nessuna traccia di
irritazione nella voce. "Ho bisogno che voi mi diciate quando mi sto
lasciando prendere la mano, quando sto per pagare un prezzo troppo
alto, solo per ottenere un tesoro."
"Anche se quel tesoro è la Principessa
Peach?"
"Anche se quel tesoro è la Principessa
Peach." Confermò con una nota di genuino dolore. "Non
c'è tesoro che valga la nostra famiglia, okay?"
Ludwig smise
persino di respirare, mentre tentava di memorizzare nel più
breve tempo
possibile quelle parole. Il suo cuore batteva forte e uno strano calore
-indipendente dalla febbre- s'impossessava del suo volto.
"Okay."
"Bravo
ragazzo, sono fiero di te."
"Cosa?"
"Sono
fiero di te. Mi fai impazzire, mi fate tutti impazzire, siete tutti
così caotici che mi fate invecchiare di dieci anni ogni
volta che combinate qualcosa, ma vi guardate le spalle gli uni con gli
altri, ti ascoltano e tu li ascolti. Non so cos'ho fatto di corretto
nel crescervi, ma sono fiero di voi." Sogghignò, avvertendo
il cuore dell'altro battere talmente forte che faceva vibrare entrambi.
"State già facendo un lavoro migliore del mio, cos'altro
potrei volere di più come padre e sovrano?"
Bowser
non si era mai sentito così vivo in anni.
"Adesso dormi,
stupido,
altrimenti non guarirai mai." Bisbigliò senza
lasciarlo
andare. "E dovrò tenerti qui con me per sempre."
Il primogenito
chiuse gli occhi lucidi e tirò su con le narici ancora
troppo tappate per riuscire a respirare.
"Okay." Disse soffocato e strozzato dall'emozione.
"'Notte." Non si fidava a dire altro.
Ludwig si appoggiò
alle scaglie più morbide del petto. I suoi artigli si
strinsero, ma ben presto
il suono rilassante del cuore del genitore, unito al suo respiro
uniforme ed al
calore lo cullò in un sonno esausto, chiedendosi vagamente
se quello che aveva ascoltato era reale o era un'allucinazione dovuta
alla febbre.
Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione
E quando fu di
fronte al mare si sentì un coglione
Perché più in là
non si poteva conquistare niente
E tanta strada per
vedere un sole disperato
E sempre uguale e
sempre come quando era partito
Stranamore
(pure
questo è amore), Roberto Vecchioni
*
Piccolo
Angolo dell'Autore:
*
Sapete la cosa
divertente? La reazione di Mario era differente, c'era un'allusione a
sfondo sessuale (Netflix&Chill, per chi coglie) e stonava
paurosamente con il tono della storia, quindi ho deciso di riscrivere
tutta la scena. Nella mia storia Bowser rapisce solo le principesse
senza consenso, è un cattivo, ma non quel tipo.
** Mi
immagino i Koopa come degli enormi gatti, non chiedetemi come mai. Per
chi non ne fosse a conoscenza una gatta può prendere i
propri cuccioli dal collottola ed istintivamente si immobilizzano e si
lasciano trasportare, i Koopa enormi lucertole che sputano fuoco?
Uguale. I miei little patetici meow meow. No, non dovrebbe funzionare
con Ludwig, ma è più divertente se lo fa.
Il
capitolo è immenso ed ero dibattuto se dividerlo in due
oppure no, ma dato che non ho intenzione di protrarre questa storia per
altri due anni, ve lo siete beccati tutto insieme. Ringrazio di cuore
per le recensioni e chi ancora aspetta la fine di questa "cosa"
chiamata storia. Ammetto che ho aggiunto delle parti, perché
per qualche motivo avevo uno strano pizzico di ispirazione in questi
giorni e questo risulta essere il mio capitolo preferito.
Bowser
è ancora un pessimo genitore, una conversazione non aggiusta
del tutto una relazione, ma l'intenzione c'è ed è
sulla buona strada. Scrivere un personaggio come lui non è
facile, perché le sue ambizioni lo mettono spesso nei guai,
anche nei videogiochi è qualcuno che si fa spesso
controllare dalle proprie emozioni ed è estremamente
impulsivo.
Roy
mi fa ridere ogni volta che lo scrivo, sono partita adorando Ludwig e
sono finita ad amare Roy. Nessuno lo dica alla me di cinque anni fa,
gli verrebbe un infarto.
Ringrazio
di cuore chi ancora segue questa storia, senza le vostre recensioni e
letture non sarei mai arrivato fino a questo punto. Grazie di cuore!
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