Half a Heart (Ice on fire2)

di peluche
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 43: *** IMPORTANTE. ***
Capitolo 44: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 43. ***
Capitolo 46: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 45 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


HALF A HEART 
(Ice on Fire)  prologo.

 
Il cuore forse è l'organo umano più importante che abbiamo. 
Avete idea di quante responsabilità abbia?
Regola il circolo sanguigno e ci mantiene in vita.
Ma il cuore fa qualcosa di più importante.
Il cuore regola il nostro battito il quale, inaspettatamente, accellera secondo le nostre emozioni, secondo i nostri sentimenti.
Il cuore è anche responsabile di tutte le volte in cui ci innamoriamo di qualcuno che non dovremmo amare. Ma, il cuore è un muscolo involontario, e per quanto ci sforziamo, come non possiamo decidere di vivere o di morire autonomamente, non possiamo decidere chi amare e chi no. L'amore è così, prendere o lasciare.
Ma come si può rinunciare a quel brivido che si prova a un semplice tocco? O a quando ti si arricciano le punte dei piedi per un semplice bacio. Il cuore lo sa meglio di noi che non possiamo rinunciare a tutto questo.
Ma sapete quanti battiti cardiaci ci sono in un minuto?
Di solito nell'uomo adulto se ne contano circa 72.
Ecco, io ne ho circa 36 al minuto, esattamente la metà.
Non so più cosa voglia dire avere un cuore perfettamente normale da un paio di mesi ormai.
Sono la metà di un cuore.
Sono un cuore a metà.


 
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Eccomi di nuovo:)
Spero che l'impatto sia stato di vostro gradimento e sono eccitata nel riprendere a scrivere:)
Spero che avrò il vostro calore anche in questo prosenguimento:)
Ah, e spero anche che l'aggiunto di un nuovo titolo non vi dispiaccia ma ci sta;)
Un abbraccio e al prossimo vero capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 1.



POV di Harry.

Londra.
Sapevo quanto fosse piovosa e grigia questa città solo per sentito dire, ma dopo un mese di vita qui so cosa intendono tutti quando ne parlano.
E' una città affascinante di sicuro, ma ha sempre quella foschia che ti si appiccica nelle ossa, quell'aria fredda e cupa che ti fa sentire il cuore arido anche quando non lo è. 
La gente è diversa da Bristol perchè non fa caso a ciò che indossi, a come sei conciato, se hai tre teste, una gamba in meno, i capelli rosa fluo. Per loro sei una persona come tutti gli altri e nessuno ti da fastidio.
Sono grato di questo.
So bene che il mio carattere è peggiorato notevolmente, ma non riesco e soprattutto non voglio cercare di cambiarlo.
Okay, con la gente sono sempre scorbutico, ma quanto meno non picchio più nessuno. Almeno non recentemente.
Sono andato via da Bristol qualche giorno dopo quella fottuta notte di merda, dopo averla cercata in qualsiasi luogo. Alla fine sono arrivato alla conclusione che non voleva farsi trovare e, per quanto volessi trovarla, glielo lasciai fare.
Ho trovato un appartamento in una via isolata di Londra.
Non voglio avere gente che mi gira attorno e Zayn me lo permise.
Viviamo sotto lo stesso tetto, ma siamo d'accordo sul fatto che nessuno dei due debba rompere le scatole all'altro.
Nonostante Londra avesse tutti i difetti di questo mondo sul tempo, il caffè e soprattutto l'alcol, non erano male.
Come ogni sera, attraversai la strada che separava il palazzo in cui vivevo dalla caffetteria di fronte. 
La chitarra chiusa nella custodia sulla mia spalla.
«Buonasera Harry.»
Mary, la proprietaria della caffetteria, mi salutò sorridendomi come ogni volta.
Era cordiale, un pò in carne forse, ma io non avevo un buongiorno da tanto tempo.
«Anche oggi di buon umore, vedo.»
Aggiunse, vedendo la mia faccia priva di espressione.
«Almeno sono coerente.» dissi infine.
Presi il mio caffè e sparii dalla sua vista.
Non sopportavo quando le persone mi fissavano per più di cinque minuti solo per scoprire cosa mi frullava nella testa. Non ne avevano il diritto.
Percorsi ancora qualche metro prima di leggere la scritta lampeggiare in alto: Irish Pub.
Un nome ridicolo e scontato, lo so, ma era l'unico modo che avevo per passarmi il tempo e guadagnare qualcosa.
«Harry.»
Josh, uno dei due proprietari, mi salutò una volta entrato, da dietro il bancone.
Gli feci un segno in risposta con la testa, niente di più.
Non avevo mai sopportato quel tizio, sin dalla prima volta che lo avevo visto.
Era più grande di me di due anni, ed era troppo perfetto con quei suoi capelli misurati centimetro per centimetro e quella pelle lucente.
Sarebbe stato il suo classico tipo. Ecco perchè lo odiavo.
Il locale non era ancora pieno, così mi presi qualche minuto nello sgabuzzino che avevano improvvisato come camerino per noi dilettanti allo sbaraglio. Poggiai la chitarra per terra e guardai lo specchio davanti a me. I capelli più lunghi del solito, il naso rosso per il freddo e gli occhi piccoli per il troppo fumo.
Non ricordo esattamente il giorno in cui ricominciai a fumare, so solo che da quel momento non riuscii più a smettere. Diedi una scrollata ai capelli davanti, tanto per riuscire a tenerli alzati sulla fronte. Davo proprio l'idea di uno sbandato, e forse come idea non era tanto sbagliata. Non avevo più idea di cosa fosse il giusto e di cosa fosse lo sbagliato. Avevo gli occhi infossati, non perchè mi facessi di qualcosa, semplicemente non ricordo l'ultima volta che riuscii a dormire per più di due ore. Gli incubi mi assalivano la notte e mi risvegliavo solo nella mia stanza buia, che grondavo di sudore.
«Harry cinque minuti.»
Qualcuno bussò alla porta, avvertendomi del tempo che mi rimaneva prima di salire sul palco. Bè si, avevo deciso di riprendere la mia vecchia chitarra e di riprendere a suonare e a scrivere. Quello era l'unica cosa che riusciva a calmarmi. Nonostante tutto ciò di cui scrivevo fosse lei.
Uscii dal camerino con una maglietta verde militare e un jeans un pò troppo strappato sulle tasche e presi la chitarra in mano. Il locale si era più o meno riempito, ma non c'era mai tantissima gente. Il solito vecchio ubriaco era seduto al tavolo alla mia destra, con un cappello di lana in testa nonostante fossero i primi di agosto.
Iniziai a pizzicare le corde della chitarra e la voce iniziò ad uscirmi da sola.


► Play. Front page I saw your pictures
they make you look so small.
How could someone not miss you at all.
I want to reach out for ya
I want to break these walls.
I speak a different language
but I still hear you call.


Diana, let me the one to
light a fire inside those eyes
you been lonely,
you don’t even know me
but I can feel you crying.
Diana, let me be the one to
lift your heart up and save your life.
I don’t think you even realize
baby you’ll be saving mine.


Continuai fino alla fine, immaginando i suoi occhi chiari pieni di vita, i suoi capelli biondo lucente, come quel raggio di sole che ti riscalda il viso e ti fa sentire a casa. Mi faceva sentire a casa, come non mi ero mai sentito. Dove sei Hanna?

...baby you’ll be saving mine

Suonai l'ultimo accordo, prima di ricevere quei pochi applausi di sempre, ma che in qualche modo mi facevano stare bene.



Mi sedetti al bancone subito dopo, intento a girarmi tra le mani un bicchiere di birra.
«Mi dirai mai chi è questa Diana?»
Emma si avvicinò a me, mentre si ostinava a pulire un bicchiere.
Emma era la sorella minore di Josh, e l'altra proprietaria del locale.
Avevano lasciato l'Irlanda e si erano trasferiti qui per seguire il sogno di aprire un locale del genere. Vai a capirli.
Nonostante questo, era una delle poche persone che non mi irritavano.
«Non è nessuno.» risposi.
Lei si avvicinò.
Aveva i capelli castano scuro e gli occhi piccoli dello stesso colore.
Era abbastanza magra e molto carina, ma non aveva le lentiggini.
«Avanti! Deve essere stata molto importante per te se le dedichi addirittura una canzone!»
Avevo detto che era una delle poche persone che non mi irritavano, vero?
Ecco. Iniziavo a cambiare idea.
«Era solo una cotta adolescenziale, niente di più.»
Bevvi un altro sorso di birra, sperando che Emma non facesse più domande.
«E ora dov'è?» continuò, mio malgrado.
«Non ne ho idea, non l'ho più vista.»
Trascinai lo sgabello all'indietro rumorosamente e la salutai.
La conversazione stava già diventanto troppo pesante.
Tornai fuori che era già notte inoltrata e le luci degli edifici illuminavano la strada bagnata dalla pioggia.  Misi le mani dentro le tasche della giacca e girai l'angolo, vedendo dritto davanti a me il mio palazzo. Feci le scale a due a due e quando arrivai al nostro piano vidi la porta del nostro appartamento aprirsi.
«Ciao Harry.»
Mi salutò Denise, con un sorriso.
«Ehi! Un altro tatuaggio?»
«Si!»
Mi mostrò tutta eccitata il braccio e vidi nel suo rossore un piccolo delfino tatuato.
Le sorrisi, anche se non ne capivo il senso, e poi sparì.
«Ehi.»
Disse Zayn, impegnato a pulire l'ago nel suo piccolo studio improvvisato.
«Ho bisogno di un altro tatuaggio.»
Dissi, levandomi la giacca velocemente di dosso.
«Un altro?»
Mi sedetti trascinando la sedia di fronte a lui e stendendo il braccio sul tavolo.
Zayn mi guardò torvo, ma la mia espressione gli fece capire che ero irremovibile. Ogni qual volta la presenza di Hanna si faceva sempre più forte, costringevo Zayn a tatuarmi qualcosa, non importava cosa, mi serviva solo qualcosa con cui distrarmi. Dovevo resistere a un altro dolore, cercando di mettere da parte quello. Così mi ero tatuato cose banali, perfino una farfalla in pieno stomaco.
«Prima o poi mi dirai cosa ti succede di notte?»
Mi chiese Zayn, una volta finita l'ancora sul mio polso.
Non gli risposi, non volevo spiegargli degli incubi e di tutto il buio che mi avvolgeva. Non volevo condividere questo mio dolore con nessuno. 
«Harry..»
Mi richiamò quasi tristemente, mentre andavo verso la mia stanza e chiudevo la porta a chiave. 
Era una stanza non molto grande, con una finestra accanto al letto, un piccolo armadio e una scrivania. 
Avvolsi il mio polso nella carta trasparente e sprofondai nel letto, fissando il soffitto che mi opprimeva ogni notte. Cosa avrei dovuto spiegare a Zayn? Che ogni notte il fantasma di mio padre mi perseguitava? Come si può spiegare a qualcuno che anche se non avevi scelta, ti senti comunque un assassino? Sentivo nel petto un dolore indescrivibile. Era come se ogni cellula del mio corpo bruciasse, bruciasse di dolore. Mi alzai di scatto, evitando di strapparmi il cuore dal petto, e presi il pacco di sigarette sulla scrivania. Ne accesi una e nel momento in cui il fumo invase il mio corpo, mi sentii quasi meglio. Presi il cellulare in mano e lasciai il suo nome sullo schermo per un tempo che mi sembrò quasi un eternità. Era inutile chiamarla. Non aveva risposto a nessuno dei miei messaggi, a nessuna delle mie chiamate, fin quando qualche settimana fa mi rispose la voce odiosa di quella stronza della segreteria che mi avvertiva che il numero digitato era inesistente. 
Sono esattamente 35 giorni che non so niente di lei.


 
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Rieccomi:)
Ho deciso che in questa seconda parte della storia ci sarà anche il punto di vista di Harry:)
Penso sia una cosa bella, per capire anche cosa pensa lui. Spero siate contenti:)
Allora?:) Harry è andato a Londra a vivere con Zayn e ha ripreso a cantare:)
Ovviamente la versione di Diana è quella acustica, per questo ho messo il link diretto a quella cover:) Inoltre: Emma avrà il volto di Rachel Bilson, mentre Josh di Matt Lanter.
Ditemi cosa ne pensate, alla prossima!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 2.



POV di Hanna.

Madrid.
Questa città mi aveva sempre affascinata, e non solo per i meravigliosi paesaggi che vedevo nelle cartoline che mi spediva Louis tempo fa, ma per tutto ciò che la caratterizzava.
Splende sempre il sole, e questo è una boccata d'aria fresca per il mio cuore.
La gente è quasi come quella di Bristol. 
Gli spagnoli sono affettuosi e ti sorridono sempre, anche quando hanno una brutta giornata.
Sono grata di questo.
Avevo bisogno di persone che mi riempissero la giornata, che mi aiutassero a distrarmi, che mi facessero sentire il loro calore. In un modo sconosciuto, ci riuscivano. Mi trovo bene per questo, perchè per quanto amassi la mia città, non potevo più viverci.
Ho lasciato Bristol qualche giorno dopo quella dannata notte, senza salutare o dire una parola a qualcuno. Ho semplicemente preso un pò di roba a caso e sono scappata via più in fretta che potevo. In quel momento non mi importava di nessun altro, sono un egoista lo so. Solo adesso, a distanza di settimane, mi sento in colpa per aver abbandonato i miei amici. Aria. Dio quanto mi manca Aria. Ci siamo sentite qualche volta tramite e-mail, ma sembriamo due sconosciute. 
Adesso vivo con Louis nel suo appartamento, insieme al suo strambo coinquilino, ma ancora per poco.
«Non ci posso credere che te ne vai.»
Piagnucolò Emily al mio fianco.
Nel periodo passato qui avevo trovato lavoro in un piccolo supermercato.
Non era granchè, ma era l'unico modo per passarmi il tempo e guadagnare qualcosa.
«Mi mancherai anche tu.» Dico.
Sono davvero sincera. Avevo passato molto tempo con Emily, essendo vicine di cassa, mi piaceva parlare con lei e raccontarle ciò che mi accadeva. Ovviamente escludevo i dettagli di ciò che mi stava realmente accadendo.
«Cerca di non dimenticare nulla.» disse.
Ero impegnata a svuotare il mio armadietto, dalle poche cose che ci tenevo, mentre Emily se ne stava seduta dietro me, a osservarmi.
«Mi scriverai?» nel suo tono un acenno di preoccupazione.
«Ogni volta che posso.» 
Mi piegai per abbracciarla e stringerla.
«Non dimenticare la fascia.»
Sciolto l'abbraccio mi indicò con un cenno della testa la fascia verde militare che pendeva nel mio armadietto. Ebbi un salto al cuore a vederla, ma ormai la portavo sempre con me. Non chiedetemi perchè.
«Non mi hai più detto perchè è così importante per te comunque..»
«In realtà non lo è poi così tanto.» mentii.
La salutai ancora una volta e me ne andai il più in fretta possibile.
Per quanto mi dispiacesse lasciarla, la conversazione stava già diventando troppo pesante.
Percorsi quei pochi passi a piedi e arrivai al nostro palazzo.
Entrai nell'ascensore e mi appoggiai alla parete, quasi esausta.
«Metti un paio di dannati boxer!»
Sentii urlare dal corridoio. Sorrisi all'idea di Peter che se ne andava ancora in giro per l'appartamento, completamente nudo.
«Da domani potrai startene nudo per tutto il tempo, fin quando ci sono io mettiti qualcosa addosso, Dio!»
Risi ancora, sentendo le imprecazioni di mio fratello.
Entrai nell'appartamento, trovando Louis in cucina intento a bere un bicchiere di latte, Chester e Peter davanti alla tv, quest'ultimo con indosso un paio di bermuda. Era il massimo che poteva fare.
«Vedo che andate sempre più d'accordo.»
Poggiai le borse in cucina, notando l'espressione corrucciata di mio fratello.
«Sono solo contento che a Londra saremo solo io e tu nell'appartamento, senza pericolo di gente stramba attorno.»
Feci un sorriso forzato, irrigidendomi.
«Vuoi sempre andarci aproposito, vero?»
Un velo di preoccupazione apparve sul volto di mio fratello. 
«Certo.»
No, non voglio andarci. Ma non posso fare altrimenti.
La società per cui lavorava era riuscita a trovargli lavoro come reporter sportivo, era una buona occasione per il suo futuro e per quanto detestassi l'idea di ritornare in Inghilterra, non potevo fare altrimenti. Era stato così carino in tutto questo tempo a prendersi cura di me e l'idea di rimanere qui senza di lui - tralasciando Peter - mi faceva più paura di ritornare nel nostro paese. Almeno non era Bristol.
Andai verso il bagno e mi chiusi a chiave la porta alle mie spalle. Mi misi davanti allo specchio e guardai la mia pelle chiara e i capelli disordinati sulla testa. Portai le mani ai margini della mia maglietta larga e, tremante, la tirai via. La grande panciera bianca ricopriva interamente tutto il mio busto. Forse oggi l'avevo stretta troppo e potevo sentire il dolore che mi lacerava dentro mentre cercavo di nascondere qualcosa che piano piano cresceva sempre di più. La tolsi via, liberando il mio ventre. Mi misi di lato, e quando mi accorsi di una piccola sporgenza le gambe mi tremarono e quasi cedetti. Portai le mani sul lavandino, reggendomi, e feci di tutto per combattere contro le lacrime che sentivo arrivare.
«Hanna?»
Louis bussò alla porta, terrorizzandomi.
«Va tutto bene?»
«Si, arrivo subito.»
Raccolsi frettolosamente la panciera da terra e la rimisi al suo posto, stringendo sempre di più. Presi la maglietta larga e la infilai di nuovo dalla testa. Quando aprii la porta Louis era ancora lì e mi fissava con aria preoccupata.
«Cosa?»
Si aspettava che dicessi qualcosa?
«Volevo solo ricordarti che tra un paio di minuti andiamo all'aereoporto.»
Annuii, cercando di sembrare più convincente possibile e andai verso quella che era stata la mia camera in questi giorni, sentendo Chester alle calcagne.
«Dovresti dormire di più, - sentii mio fratello urlarmi - sei pallida.»
Chiusi la porta, ignorandolo.
Dormire, dice.
Non ricordo neanche l'ultima volta che riuscii a dormire per più di due ore. Ogni volta che chiudevo gli occhi la mia testa si riempiva di sangue e dolore, e mi risvegliavo nel bel mezzo della notte, in piena crisi. Non era solo questo, ogni mattina questa cosa mi costringeva a chiudermi in bagno e a vomitare fino all'ultima cellulare del mio corpo. Non riuscivo più a sopportare tutto questo. Era troppo. Non potevo neanche arrabbiarmi perchè avevo ignorato tutti i suoi messaggi, tutte le sue chiamate, fino a quando mi decisi a cambiare numero. Mi faceva troppo male leggere il suo nome su quel display.
E oggi sono esattamente 35 giorni che non so niente di lui.



Il taxi venne a prenderci qualche minuto dopo.
I saluti furono imbarazzanti e, nonostante mio fratello mi avesse confidato che non vedeva l'ora di lasciare Peter alle sue stranezze, gli sarebbe mancato. Lo sapevo.
«Cerca di.. insomma.. di.. non cacciarti nei guai.» Farfugliava Louis alla porta.
«Quello che mio fratello sta cercando di dire è che ci mancherai Peter.»
Intervenni per lui e mi porsi verso il nostro.. ormai ex coinquilino, dandogli un saluto affettuoso.
«Cosa pensi che farà adesso?» 
Mi chiese lui, una volta entrati nel taxi insieme a Chester.
«Sicuramente la prima cosa che farà sarà quella di levarsi quei dannati bermuda e starsene seduto sul divano con i gioielli di famiglia al vento.»
Ridemmo insieme al pensiero e sentii quell'ansia che avevo addosso, dissolversi in piccole quantità. 
Arrivammo all'aeroporto e mi si strinse il cuore quando dovettimo lasciare Chester a un tizio sconosciuto, il qualche lo avrebbe messo nella stiva insieme al resto dei bagagli. Lui fece di tutto per opporsi e quando ci allontanammo percepivo il suo sguardo pieno di tristezza. Sicuramente pensava che lo stessimo abbandonando. Ahia. L'aereo non portò ritardi, quindi quando arrivò il nostro turno ci imbarcammo subito. Fissavo le nuvole dal mio posto accanto al finestrino e ogni chilometro in meno era un pizzico di dolore in più. Riuscii a dormire solo per pochi minuti, al contrario di Louis che si era accovacciato con la testa tra la mia spalla e il mio collo. Non avrei saputo cosa fare se non ci fosse stato lui. Egoisticamente fui felice del fatto che avesse trovato casa in Spagna, certo non avevo messo in conto che potesse tornare in Inghilterra, ma questa è un'altra storia.
«Louis, siamo arrivati.»
Lo svegliai dolcemente una volta toccato il territorio britannico.
Madrid mi mancava già dannatamente tanto. 
Nel momento in cui misi i piedi per terra un vortice di emozioni e ricordi mi investii. Vedevo il suo viso e quei gran occhi verdi che non avevano mai lasciato la mia mente ed il mio cuore. Lo vedevo in ogni singola persona che mi passava accanto, in quel bambino che camminava felice per mano al suo papà. Sapevo sarebbe stato difficile, ma non credevo così tanto. Non riuscivo a levarmi dalla testa il rumore dello sparo e quel corpo rigido che mi cadeva tra le braccia. E' troppo tardi per tornare a Madrid?
«Va tutto bene?»
Louis forse percepì l'angoscia che mi avvolgeva e poggiò una mano sulla mia, mentre aspettavamo l'ennesimo taxi fuori dall'aeroporto. L'unica cosa che mi calmò fu la vista di Chester, che mi saltò al collo, leccandomi la faccia.
Per distrarmi dai continui familiari paesaggi di Londra, presi il telefono e lo accesi. 2 Messaggi e 3 chiamate senza risposta. Ignorai le chiamate di mia madre e il suo messaggio in cui mi diceva di avvertirla una volta atterrati, e lessi quello di Emily.

*La mia nuova vicina di cassa è così pallosa, mi manchi*
 
Sorrisi, immaginandola alzare gli occhi al cielo.

*L'Inghilterra non mi è mancata per niente*

E lo pensavo davvero.

Il taxi si fermò in una strada molto affollata e notai subito un piccolo palazzo di un colore che somigliava molto al verde vomito. Feci una smorfia a guardarlo. Come poteva un palazzo così moderno e carino avere un colore tanto brutto?
«I cani sono permessi vero?» feci scendere Chester dall'auto, mentre Louis prendeva i bagagli.
«Ho fatto un accordo con il proprietario, - spiegò - Chester non crea problema e lui non ne creerà a noi.»
Era già sera quando arrivammo all'appartamento, il quale si trovava in una zona abbastanza centrale, con attorno tante caffetterie e pub. L'ascensore era più piccolo del nostro precedente palazzo, ma almeno qui avrei avuto una stanza tutta mia.
«Benvenuti a casa.»
Louis aprì la porta e un profumo di lavanda mi accolse. Il pavimento era ricoperto interamente da parquet e il bejie predominava. Il salotto era molto carino, con un divano abbastanza grande, un tavolino e un televisore. Il bagno era nello stesso corridoio delle camere da letto, mentre la cucina si trovava entrando sulla destra, in collegamento con il salone. Era abbastanza grande per due persone e aveva un balcone che affacciava sulla strada trafficata. 
«Possiamo permettercelo?» chiesi, perplessa.
«Non ti preoccupare per questo, - mi rispose - guadagno abbastanza e poi era già arredato.»
«Bè domani inizierò a cercare lavoro così potrò darti una mano con le spese.»
«Non devi..»
«Voglio.»
Tagliai il discorso e lo seguii verso la mia camera.
C'era un lettino al muro, un piccolo comò alla sua sinistra, un armadio, una scrivania sotto la finestra e una piccola libreria. Poteva andarmi bene.
«So che non è molto grande, ma almeno è nostro.»
Mio fratello mi rivolse un sorriso caldo e in un attimo l'angoscia svanì.
Lasciai i bagagli nella stanza e andai verso il balcone della cucina.
Londra con tutte quelle lucine era qualcosa di stupendo. Sembrava un enorme albero di Natale con le luci a intermittenza. La gente camminava sul marciapiede, chi correva con un bicchiere di caffè in mano, ragazzi che scambiavano quattro chiacchiere in un angolo, e io che me ne stavo qui in questo appartamento, approfittando della disponibilità di mio fratello. Quasi mi sembrò di vederlo uscire da una caffetteria, con un bicchiere in mano e la custodia di una valigia su una spalla. Il mio subconscio mi odia profondamente. Fanculo. Cosa dovrebbe farci a Londra con una chitarra con se?
«La mente continua a farmi brutti scherzi.» mormorai a Chester, seduto accanto a me.
«Ho chiamato mamma, - mi informò Louis - ha detto che vorrebbe sentirti.»
«Sono un pò stanca adesso.. - rientrai in casa andando verso il bagno - la chiamerò domani.»
«Uhm.. ok, ordiniamo un pò di pizza?»
Non mi parlare di mangiare adesso, ti prego.
«Non ho tanta fame.»
Sentii Louis annuire e mi chiusi in bagno lasciano Chester fuori dalla porta. Le nostre conversazioni non duravano mai più di cinque minuti, ormai andava così da un mese. Io ne ero felice e Louis sembrava non opporsi.
 Guardai in quello specchio rotondo qualcuno che non conoscevo. Il mio corpo urlava dentro e sentii delle fitte doloranti al ventre. Mi tolsi velocemente la maglietta e dopo di quella la panciera. Il mio busto avevo perso colorito e mi martellava dentro per star respingendo qualcosa di inevitabile, o forse no.  


 
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Hello!:)
Volevo solo farvi sapere che domani inizio l'università, ma non vi abbandonerò promesso:)
Facciamo un reso conto dei personaggi, vi va?
Hanna lo sapete benissimo ha il volto della bellissima Ashley Benson, non perdo tempo a descrivere i ragazzi perchè sapete già che aspetto abbiano, quindi Emma ha il volto di Rachel Bilson e Josh di Matt Lanter. Aria sarà meno presente in questa parte, ma ci sarà:)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 3.



POV di Hanna.

La mattina arrivò presto. Troppo presto.
Riuscii a prendere sonno solo alle cinque del mattino e quando vidi l'orologio segnare le otto non rimasi nel letto un secondo di più. Tirai le tende, dando il buongiorno a una Londra già affollata e trafficata. Chester era ai piedi del letto e iniziò a sbattere la coda quando mi vide.
«Buongiorno.»
Non appena mi piegai per accarezzarlo, tutto ciò che avevo nello stomaco - in realtà niente - mi risalì nella gola e dovetti scappare verso il bagno. Mi piegai in ginocchio, circondando la tazza con una mano, mentre con l'altra mi tenevo i capelli e iniziai a vomitarci dentro.
«Che cazzo! Hanna stai bene?»
Louis apparse sulla porta. Il cuscino ancora stampato sulla faccia e gli occhi delle fessure. Si precipitò al mio fianco, mentre Chester rimaneva spettatore. Questo piccolo bagno era troppo affollato.
La gola mi bruciava e potevo sentire quel gusto disgustoso nella bocca che mi faceva venire voglia di vomitare ancora. Le goccioline di sudore mi ricadevano dalla fronte e mi misi seduta, ansimando, quando ebbi finito. Mio fratello se ne stava lì a fissarmi, l'espressione triste e preoccupata.
«Mi avrà solo fatto male qualcosa ieri sera.»
«Mi prendi in giro? - scattò - Non hai toccato cibo ieri.»
Dannazione. Dannazione Hanna. 
Mi alzai dal pavimento, andando verso il lavandino per sciacquarmi la bocca.
Louis era ancora lì, mi fissava attraverso lo specchio, e in un attimo il panico mi avvolse quando mi resi conto che non avevo la panciera al solito posto. Istintivamente portai le braccia sul mio stomaco, come da farmi da scudo.
«Dove vai?»
Louis mi seguì non appena lasciai il bagno e, senza rispondergli, entrai nella mia stanza, chiudendo la porta a chiave alle mie spalle.
«Hanna..»
Potevo sentire Louis con la testa poggiata sulla porta, che mi implorava.
Appiattì la schiena sulla superficie dura e scivolai giù a terra.
«Hanna ti prego, parlami.»
Soffocai un singhiozzo che sentivo stava per arrivare. Combattei con le mie lacrime, affinchè non uscissero. Non volevo parlare. Volevo solo sparire, sparire da questa realtà di merda. Una realtà in cui non so più chi sia, non so cosa farne della mia vita e di quello che verrà. E continuavo a starmene rannicchiata sul pavimento, le ginocchia al petto e la testa nascosta. Fin quando alzai lo sguardo e lo vidi seduto sul bordo del mio letto. Mi sorrideva, con quel sorriso caldo che aveva sempre avuto. E rimasi a guardarlo, senza dire una parola, e non c'era più dolore. Liam era lì. Era sempre stato con me in questi giorni.
«Sei in ritardo.» sussurrai.
«Ora sono qui.»
La sua voce mi da pace in tutto quel casino che ho dentro. Mi avvicinai scalza al letto e mi accoccolai tra le sue braccia. Non stavo diventando pazza, vero?


POV di Harry.

Lascio la casa di Eddie troppo tardi per i miei orari. Ho le ginocchia che tremano mentre mi avvicino alla mia piccola casa dall'altro lato del viale. Non avrei dovuto fare così tardi, mi ucciderà questa volta, letteralmente. Riesco già a sentire i suoi pugni su di me, i suoi calci.. la porta di ingresso è già aperta, perchè? Ho paura a varcare la soglia, ma lo faccio. 
"Mamma?" la chiamo, la voce tremante.
"Sono in cucina" 
Mia mamma mi da le spalle mentre è indaffarata con i fornelli. 
"Vai a chiamare tuo padre" mi dice.
Sento la telecronaca di una vecchia partita di baseball alla televisione in salotto e lo vedo di spalle fissare la piccola scatola quadrata.
"Papà?" mi avvicino.
Quando gli tocco la spalla, il suo corpo cade pesantemente per terra e io mi affretto ad avvicinarmi, vedendolo con gli occhi nel vuoto e l'espressione di dolore nel volto. Non respira. Perchè cazzo non respira?
"Mamma! Mamma!!"
Mia madre cammina verso di me, una pezza vecchia in mano.
"Papà non risponde!" sono nel panico.
"Lo so tesoro, l'hai ucciso."
Mia madre mi rivolge un'espressione di delusione e non sento altro che dolore. Dolore e basta. Dolore Dolore Dolore..


Mi svegliai di soprassalto, ritrovandomi in un bagno di sudore. Cacciai via quella visione dalla mia testa, smuovendola velocemente e premendomi le tempie con le dita. Dalla luce che entrava nella mia stanza capii che era mattina, ne fui grato perchè non avevo nessuna intenzione di rimettermi a dormire. Mi alzai dal letto con addosso solo un paio di boxer e aprii la porta, trovando Zayn seduto sul divano.
«Tutto bene?» chiese, rimanendo sulle sue.
Sapeva che non doveva chiedere troppo, ma provavo piacere nel fatto che si preoccupasse per me, mi sentivo meno solo.
«Ho solo un dannato casino nella testa..» risposi.
Presi un pò di caffè, sperando che mi tenesse sveglio anche oggi. Non volevo più chiudere gli occhi.
«Puoi parlarne..» azzardò Zayn, senza guardarmi.
Rimasi a fissare la mia tazza di caffè, e il nero al suo interno. Ecco come mi sentivo. Nero. 
«Mi hai sentito?» gli chiesi, non sicuro di voler sapere la risposta.
«Erano più dei gemiti, sicuro di non aver sognato qualcosa di trasgressivo?»
Cercò di portare la conversazione su un tono più piacevole e in qualche modo ci riuscì. Immagini di me e Hanna in quella piccola stanza d'hotel si impadronirono della mia testa e sorrisi, cacciando quelle immagini qualche secondo dopo.
«Che farai oggi?» mi chiese, notando la mia espressione più rilassata.
Che avrei fatto? Non lo so. 
Avrei di sicuro bevuto qualcosa, fumato qualche sigaretta, preso la chitarra e sarei andato all'Irish.
«Niente di particolare.» risposi semplicemente.
«Aproposito, il tuo capo è molto carino.» mi stuzzicò.
Il mio capo? Zayn era passato all'altra sponda?
«Josh?» chiesi, perplesso.
«No! Oddio no! Intendevo Emma!»
Risi alla sua reazione e al mio pensiero sciocco.
Ovvio che parlava di Emma, ma era difficile considerare una ragazza della mia stessa età il mio 'capo.'
«Si? Non l'ho notato.» feci spallucce, prendendo una maglietta dal cassetto.
«Perchè non le chiedi.. che so.. di uscire..»
Cazzo Zayn. Stavi andando così bene avvicinandoti piano piano a me.
Lo guardai con un'espressione accigliata e lui capì subito.
«Errore mio.»
Alzò le mani al cielo in segno di resa e se ne tornò nel suo studio improvvisato.
Emma carina? Si diavolo, lo so che era carina, ma non mi interessava. Cioè, era sicuramente meno fastidiosa della media, ma era comunque il mio capo. E poi aveva i capelli castani, gli occhi scuri, non aveva le lentiggini. Cazzo. Quanto mi mancano quelle lentiggini.


POV di Hanna.

Due ore dopo mi risvegliai al bordo del letto, con le ginocchia al petto. Guardai ancora fuori dalla finestra e vidi più traffico e più gente di qualche ora fa. Mi alzai, trascinando i piedi fuori dalla porta e pregando che Louis non fosse ancora lì. Non c'era. Lo cercai un pò per tutta la casa, fino a trovare un suo biglietto sul tavolo della cucina.

- Sono andato al lavoro, spero tu stia bene.. un bacio, Lou.-

Mi sentii male al pensiero di averlo chiuso fuori da tutto. Non sapeva niente di quello che mi stava succedendo, era ignaro di tutto e se non avessi iniziato a dirlo ad alta voce, sarei scoppiata. 
Feci una doccia veloce, asciugai i capelli e per un attimo fissai il mio corpo nello specchio. So che probabilmente passavo più tempo davanti allo specchio che altrove ma, non riuscivo proprio a capacitarmi come la persona che vedevo non fossi più io. Sarei dovuta andare da un parucchiere, da un'estetista.. avevo un aspetto terribile. Con un brivido presi la panciera nascosta nell'ultimo cassetto e la strinsi forte contro il mio busto. Sentii una fitta, ma la ignorai. Ignorare. Era questo che stavo facendo da settimane ormai. Presi un jeans e una maglietta larga sotto gli occhi attenti di Chester. Louis poteva essere ostinato quanto voleva. Oggi mi sarei trovata un lavoro. Non potevo starmene chiusa in casa, sarei impazzita. Avrei anche dovuto chiamare mia madre, Aria.. non ne avevo la forza. Il coraggio, in realtà. 
Misi il guinzaglio a Chester ed uscii all'aria aperta. 
Sorprendentemente, sorgeva il sole.
Okay, non era un sole chissà quanto luminoso ma per i canoni di Londra andava più che bene. 
Mi stupii della quantità di gente che camminava per strada, non ricordavo fosse così affollata.
Cercavo disperatamente un 'cercasi commessa', 'cercasi babysitter', 'cercasi qualsiasi cosa per una ragazza disperata'. Ma niente. Andai così per delle ore, fin quando si fecero mezzogiorno e mi resi conto di non aver messo niente nello stomaco. Per quanto questa cosa mi stesse facendo impazzire, non potevo permettermi di non mangiare. Non ora. Decisi così di entrare dentro una caffetterie carina, almeno sembrava, e ad accogliermi vidi una signora un pò in carne, con il sorriso sulla faccia.
«Buongiorno bellissima!» mi rivolse un sorriso ancora più caldo.
«Salve, - mi resi conto di Chester - lui può entrare?»
La signora mi fece cenno di si e Chester entrò nel locale con me, sedendosi accanto al mio sgabello.
«Cosa ti servo? Un caffè? Un muffin?» ci pensai su.
Di cosa avevo voglia?
«Vada per il muffin.» acconsentii.
Attesi il mio ordine, fissando le mie mani che giocherellavano con una bustina di zucchero. Non so perchè, sembrava interessante.
«Qualcosa ti turba?» mi chiese la signora, di cui ancora sconocevo il nome.
Mi passò il mio muffin su un piattino di ceramica e sentii il mio stomaco emettero un sospiro di sollievo. Cibo.
«No.. niente.. niente di particolare..»
Mi guardò e io potevo immaginare la mia faccia accigliata e immersa nei pensieri. In realtà non stavo pensando a molto, a nulla di particolare.
«Cercate per caso un aiuto..? o un..»
«Cara mi dispiace tantissimo, abbiamo già tanto personale qui.»
Mi guardò con un espressione dispiaciuta e sentivo che era sincera.
«Non fa niente..»
Sono abituata a vedere la mia vita andare a rotoli, avrei voluto aggiungere.
«Senti, - mi disse - Londra offre molto lavoro, sono sicura che troverai qualcosa.»
Dovevo sembrare proprio patetica. Qui seduta a una tavola calda, con le briciole di un muffin ormai mangiato e l'espressione nel vuoto. Io e il mio fedele cane. Patetico.
«Grazie.» feci per andarmene ma fui bloccata di nuovo.
«Aspetta! Prendi almeno un cappuccino!» 
Mi passò il bicchiere e la ringraziai con un cenno della testa.
«Io sono Mary.» mi rivolse ancora una volta quel sorriso caldo.
«Hanna.»
Le sorrisi ancora e uscii insieme a Chester.
Quel cappuccino era buono, molto. Giravo per le strade ancora speranzosa, ma alla fine dovevo rendermi conto che oggi non era giornata. Potevo sempre riprovarci pomeriggio.
«Oddio!!»
No, no, non poteva succedere sempre.
«Scusa!!»
Cercai di dire, notando tutto il liquido marroncino sulla maglietta della ragazza. Perchè finivo sempre con lo andare a sbattere sulla gente?
«Oh non è un problema!» 
Aveva lunghi capelli castani e occhi scuri, era molto più magra di me e sembrava davvero adorabile. Soprattutto perchè continuava a sorridermi nonostante l'avessi riempita di cappuccino.
«Davvero mi dispiace!» Chester spostava la testa da me a lei, quasi felice per aver avuto una scossa alla giornata.
«Tanto stavo andando al lavoro, dovevo comunque cambiarmi.»
Mi sorrideva ancora, mentre guardava divertita la macchina che si creava.
«Lavoro, - sospirai ad alta voce - la parola della giornata.»
«Cerchi lavoro? - i suoi occhi si illuminarono - Io e mio fratello abbiamo aperto un locale qua vicino e stiamo cercando personale.»
Non ci credo. Finalmente una bella notizia.
«Dici.. davvero?»
«Il locale si chiama Irish pub, so che è un nome ridicolo ma ci stiamo lavorando ed è proprio qui dietro, passa stasera e se ti piace puoi avere il lavoro, okay?»
Gia la amavo. Sorrideva sempre e la sua allegria era contagiosa.
«Io sono Emma.» allungò una mano verso di me.
«Io sono Hanna.» la strinsi.
«Il tuo cane ovviamente è ben accetto.»
Si piegò verso Chester e lo coccolò sulla piccola testolina, suscitando la sua felicità. Vedete? Metteva allegria.
«Spero di vederti stasera allora.»
«Ci sarò.»
La vidi allontanarsi ancora con il sorriso in viso e iniziai a credere che fin quando esistevano persone come Emma, potevo ricominciare davvero.
Con un bambino nella pancia, mi derise la mia coscienza.


POV di Harry.

«Cos'è quella merda?» sbottai, vedendo Emma entrare nel locale.
Decisi cosa fare in quella giornata dopo la domanda di Zayn. Sarei uscito, avrei bevuto e poi suonato. Ed eccomi qui, con un bicchiere di birra in mano, all'Irish. 
«Una ragazza mi ha rovesciato il cappuccino sulla maglietta.» spiegò.
Venne dietro il bancone e si sfilò la maglietta davanti ai miei occhi.
«Cazzo! Che fai?» mi allontanai istintivamente.
Che problemi aveva?
«Beh? Non siamo degli adolescenti, ti scandalizzi?»
Rimasi perplesso, ritrovandomi a fissare il suo corpo più a lungo del dovuto. Zayn aveva ragione. Era carina e.. sexy. Cacciai subito quel pensiero.
«Certo che no!» mi difesi.
Emma si abbassò scomparendo per qualche minuto alla mia vista e quando riemerse si stava infilando una maglietta pulita.
«Che succede?» Fantastico.
Josh spuntò con una cassa di birra in mano e ci guardò perplessi.
«Evidentemente Harry non è abituato a vedere una ragazza in reggiseno.»
Era seria? Mi stava dannatamente stuzzicando.
«Tu cosa?!» si accigliò suo fratello.
Grazie. Qualcuno trovava la cosa strana quanto me.
«Non vuoi che ti risponda, fidati.» le risposi tra i denti.
«Tranquillo fratellino, - spiegò - nessuna sensibilità è stata toccata.»
Josh alzò gli occhi al cielo e iniziò a sistemare le casse di birra nel congelatore.
«Come vi stavo dicendo, - riprese Emma - dopo che questa ragazza mi ha versato il cappuccino addosso..»
«Vi siete presi per mano e avete fatto un girotondo?» la interruppi.
Mi fulminò con lo sguardo. 
«..cercava un lavoro ed era così carina mentre si scusava con me che ho invitato lei e il suo cane a venire stasera per vedere se le piaceva il locale.»
«Cane?!» chiedemmo io e Josh all'unisono. Che fastidio.
Cane. 
Cane.
Chester. Chissà che stava facendo Chester..
«Basta che non sia petulante e ficcanaso come te.» finii il mio bicchiere di birra.
«Siate carini, - ci avvertì - entrambi.»


 
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Non è un miraggio sono proprio io:)
Ho deciso di approfittarne subito quando il capitolo è pronto perchè visti gli impegni universitari quando ho un buco pubblico così non vi faccio aspettare molto! Avete visto? Il bambino imminente non è l'unico segreto;)

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 4.



POV di Hanna.

Infilai i jeans scuri su per le mie piccole gambe e misi una camicetta nera, ovviamente larga. Volevo essere carina, fare una buona impressione, dopo il disastroso primo incontro con il cappuccino. Emma sembrava una persona dolce e volevo apparire al meglio. Ottenere questo lavoro sarebbe stato un passo verso un cambiamento. Non ho mai voluto dipendere dagli altri e non avrei iniziato adesso. 
Mi guardai allo specchio, come sempre, notando il jeans ormai troppo vecchio e un pò sbiadito. Iniziai a pensare a quanti pantaloni avevo disegnato nella mia vecchia stanza, a quanti bei vestiti, a come mi divertivo a creare sempre qualcosa di nuovo, di diverso. Qualcosa che mi caratterizzasse. Disegnai i contorni della camicia con una mano, fin quando arrivai al livello della pancia e i miei bei ricordi si frantumarono, come si era frantumato il mio futuro. Scossi la testa e andai in cucina, prendendo dal frigo un pò d'acqua.
Erano già le otto di sera, un orario pensai perfetto per andare al mio imminente 'colloquio' di lavoro. 
«Vai da qualche parte?»
Sussultai quando mi accorsi di Louis sulla porta di ingresso, il borsone su una spalla. Era appena tornato da lavoro.
Invece di rispondere andai verso l'appendi abiti.
«Non mi fraintendere, - spiegò - sono contento all'idea che tu finalmente esca ma posso sapere almeno dove e con chi..?»
«Ho trovato un lavoro.. uhm, credo.»
Infilai la giacca, vedendo Chester avvicinarsi a mio fratello per salutarlo entusiasta.
«Davvero? Dove?» sembrava preoccupato.
«In un pub, niente di sconcertante.»
«Aspetta! - Louis mi bloccò sulla porta - Fammi venire con te.»
Lo guardai confusa. Non volevo una babysitter.
«Ti prego, - insistii - fammi solo fare questa piccola cosa da sola.»
Annuì controvoglia e gli sorrisi, chiudendo la porta alle mie spalle.
L'idea di camminare da sola di sera mi metteva ancora ansia, viste tutte le cose che mi erano capitate. Stavo anche per essere vittima di un abuso, prima che Zayn ed.. Harry.. mi salvassero. Tremai a quel ricordo. Era difficile dimenticare la violenza con cui Harry picchiava il verme che poco prima aveva cercato di violentarmi. Ma cacciai quei pensieri. Camminavo guardandomi attorno, scrutando ogni persona che mi passava accanto, ma nessuno sembrava notarmi. Ognuno andava per la sua strada, ma ad ogni minimo rumore mi voltavo di scatto, terrorizzata. Forse avrei dovuto lasciare che Louis mi accompagnasse. A Madrid era più facile, le strade erano sempre stracolme di gente e non c'era mai pericolo di rimanere sola. Londra era buia per le strade e la gente sembrava a poco a poco dileguarsi.
Tirai un sospiro di sollievo quando lessi la scritta Irish pub, lampeggiare di un verde acceso. Era carino. 
Mi accorsi delle poche persone fuori dal locale, chi chiacchierava, chi fumava una sigaretta.. feci una smorfia appena il fumo mi penetrò dalle narici. Spinsi la porta di legno in avanti e mi accolse una piccola sala tondeggiante, con qualche tavolino sparso e un palchetto. Alla mia sinistra vidi un lungo bancone, con due ragazzi seduti sugli sgabelli. Tutto era in legno. 
I Westlife riempiravano la sala con la loro More than words. 
Ovviamente, pensai.
Mi sentii quasi in Irlanda, senza esserci mai stata davvero, e risi al mio pensiero.
«Posso aiutarti?»
Mi voltai di scatto, vedendo un ragazzo molto più alto di me, i capelli castani gli ricoprivano la fronte e aveva dei granchi occhi scuri. Aveva legato ai fianchi un buffo grembiule marrone e su una spalla teneva un piccolo panno bianco. Mi sorrise vedendomi confusa e sentii le guance andarmi a fuoco.
«Cercavo Emma.» dissi, frettolosamente.
«Oh, sei quella ragazza di cui ci ha parlato!» 
Ci?
«Hanna!!»
Sentii urlare il mio nome e quando mi voltai vidi Emma venirmi in contro. Aveva un pò di farina sulla faccia, i lunghi capelli castani erano legati in una coda e il suo grembiule sembrava sporco di pomodoro.
«Spero di non essere arrivata troppo tardi.» 
Mi sentivo a disagio. Non sapevo cosa dire.
«Niente affatto, - si pulì una guancia con il dorso della mano - vedo che hai già conosciuto mio fratello Josh!»
Indicò il ragazzo alla mia destra con una mano e lui mi sorrise di nuovo.
«Piacere.»
Mi allungò una mano sotto i miei occhi e io la strinsi, imbarazzata.
«Non hai portato il tuo cane?»
Notò Emma con tristezza.
«Oh no, ti prometto che se avrò il lavoro lo porterò più spesso.»
«Certo che avrai il lavoro! - Emma strofinò le sue piccole mani sul suo grembiule - Josh puoi far vedere ad Hanna il locale mentre mi do una ripulita?»
Risi divertita a vedere Emma ricoperta di farina, fin quando Josh mi fece segno di seguirlo. Mi guidò lungo la cucina, non era grande, ma ci lavoravano un uomo piuttosto pienotto che doveva essere lo chef, e un ragazzo più scuro di carnagione che poteva essere il figlio.
«Loro sono Tom e Douglas.» mi informò Josh, attirando la loro attenzione.
Alzai una mano in segno di saluto, mentre l'uomo che doveva essere Tom, mi fece un cenno con il coltello in mano.
«Quindi tu.. uhm, sei inglese?» mi chiese Josh a un tratto, mentre mi conduceva verso un altro lungo corridoio.
«Uhm si, sono nata a Bristol.. un mese fa sono andata a Madrid con mio fratello perchè bè, è una storia lunga.. Voi siete irlandesi?» cambiai discorso velocemente.
«Si, io ed Emma abbiamo lasciato l'Irlanda poco tempo fa, mia madre ci ha abbandonato quando eravamo molto piccoli e mio padre era un importante discografico..»
«Era?» mi incuriosii.
«Si bè.. anche questa è una lunga storia.»
Entrammo in una stanza che ipotizzai dovesse essere il magazzino.
«Dove abitate ora tu e ed Emma?»
«Al piano di sopra in realtà.»
Sentii Josh ridere mentre mi dava le spalle, notando che curiosava in uno sportello. Era molto tranquillo quando parlava dei suoi genitori, nonostante mi avesse detto che sua madre aveva abbandonato lui e sua sorella quando erano piccoli. Non capii se fosse morta o se se ne fosse proprio andata, ma non lo chiesi.
«E' alquanto ovvio, ma questo è il magazzino.. - mi lanciò un grembiule e lo afferrai - puoi iniziare subito, ma lascia prima che assuma il ruolo da capo responsabile.»
Risi, legandomi il grembiule dietro la schiena.
Lui prese un blocchetto rigido e notai su di esso un foglio con delle annotazioni.
«Soffri di insonnia?» lo guardai fissare il foglio, mordendosi il labbro inferiore.
«No, cioè non credo.»
«Fai o hai fatto uso di sostanze stupefacenti?»
«Dio! No!»
«Fumi?»
«No.»
Josh sembrava divertirsi mentre mi riempiva di domande e nonostante le trovassi alquanto.. invadenti, lo trovai divertente.
«Pensi di essere in qualche modo soggetta di AIDS?»
«Oh mio Dio! No!!»
«Scusa lo so, sono domande ridicole, - lo vidi ridere e risi insieme a lui - senti quest'ultima, sei o potresti essere incinta?»
Mi congelai.
Josh continuò a ridere, piegando la testa di lato.
«Cioè, che domande idiote sono?»
Mi contorsi le dita, cercando di pensare a qualcosa da dire.
«Proprio idiote..»
«Ma non lo sei, giusto?» mi chiese, come se la risposta fosse ovvia.
«No, assolutamente no!» 
Si.
«Bene, perchè dobbiamo sollevare delle cose per via degli scarichi.»
Annuii debolmente.
«Benvenuta dai Parker.»
Josh mi diede una pacca sulla spalla e mi condusse nuovamente nel locale. Si era riempito rispetto a quando ero arrivata e notai Emma dietro al bancone, intenta a riempire un boccale di birra.
I lunghi capelli castani adesso erano sciolti sulle spalle e non vi era più traccia di farina o di pomodoro.
«L'hai terrorizzata abbastanza?»
Lanciò un'occhiata divertita a Josh, mentre lui si strofinava con una mano il collo.
«Oh no, è stato un tesoro.»
Lo difesi, vedendo delle scocchette rosse comparire sul suo viso. 
Nonostante fosse molto più alto di me, sembrava un bambino imbarazzato.
«Vado a pulire un pò di tavoli.»
Si dileguò, rivolgendomi prima un sorriso.
Andai verso Emma, aiutandola a riempire i bicchiere vuoti sul bancone.
«Fate del karaoke?»
Mi legai i capelli in una coda di cavallo e le indicai il palchetto in fondo alla sala.
«Oh sarebbe un'idea, ma no, qualche settimana fa un ragazzo venne da noi chiedendoci se cercavamo qualcuno che suonasse al nostro locale, l'idea non ci aveva sfiorato minimamente in realtà, ma sembrava disperato..»
«Oh, - servii un bicchiere di birra a un vecchietto al bancone - quindi viene qui a suonare?»
«Quasi ogni sera, potrà sembrarti strano all'inizio ma alla fine è simpatico.. a modo suo.»
Risi, pensando a quanto fosse ironica la situazione che stava descrivendo.
«..cioè è misterioso, scontroso e tutto il resto, ma credo ci sia molto di più di quello che da a vedere.»
Era concentrata a pulire il bancone con un panno e sembrava avere gli occhi luccicanti mentre ne parlava. Ricordai i periodi in cui anche io ero così. Mi bastava parlare di lui e un sorriso ebete mi compariva sulla faccia. Non importava cosa facesse, quella sensazione non se ne era mai andata.
«Sembra ti piaccia..» la stuzzicai.
«Cosa? Oddio no! E' troppo scontroso, antipatico, riservato..»
«Ti piace.» la interruppi.
Scoppiò a ridere insieme a me, mentre si sistemava una ciocca di capelli l'orecchio.
Doveva aver sofferto tanto da piccola per la scomparsa di sua madre, eppure era una delle persone più allegre che avessi mai incontrato.
«Smettila di prendermi in giro e vai a prendermi una busta di limoni in magazzino.»
Mi lanciò un panno in modo giocoso e le feci una linguaccia.
Ero contenta che io ed Emma avessimo allacciato subito i rapporti e mi sentivo bene a lavorare lì dentro. 
Cercai di ricordare la strada che avevo fatto prima con Josh, passai davanti a una stanza con la porta socchiusa e non ricordai di averla vista. Sbirciai dalla piccola fessura e quando vidi una schiena tatuata sobbalzai, arrossendo. Continuai per la mia strada, ignorando il ragazzo semi nudo in quella stanza e trovai il magazzino. Mi guardai attorno, curiosando un pò di roba prima di trovare una sacca trasparente con i limoni dentro. Appena la presi ebbi un piccolo capogiro e sentii una fitta dolorante allo stomaco. Portai istintivamente una mano a toccare la pancera e la sentii premere contro il busto. Mi appoggiai al muro alle mie spalle per un paio di minuti, aspettando che il dolore passasse. Dovevo decidermi di prendere un appuntamento con un dottore, ma non ne avevo mai il coraggio.
Sai che devi.
La voce di Liam mi balenò in testa e la scossi, spigendolo via.
Non volevo che anche lui mi facesse da coscienza.
Dopo essermi ripresa, raccolsi il sacco e uscii dal magazzino, iniziano a sentire una canzone espandarsi per tutto il locale. 


► Play.
If we could only have this life for one more day 
If we could only turn back time..


Vidi Emma poggiata con i gomiti sul bancone, il viso tra le mani. Aveva gli occhi lucidi, quasi gonfi. Seguii i suoi occhi verso il punto che stava fissando. Altra gente aveva riempito i tavolini e poi.. il mio cuore si fermò.

you know I'll be 
Your life, your voice, your reason to be 
My love, my heart is breathing for this 
Moment, in time I'll find the words to say..


Lo vidi.
Lo vidi su quel palco, seduto su uno sgabello, la chitarra poggiata su una gamba e la mano che si muoveva sulle corde. Lo vidi con quei capelli più lunghi del solito, legati adesso in un tuppo all'indietro. Gli occhi verdi profondi che fissavano un punto impreciso. Senza rendermene conto mollai la presa dalla sacca, la quale cadde aprendosi a terra, facendo fuoriuscire tutti i limoni.
«Hanna!»
Vidi Josh scattare verso di me, ma non lo guardai neanche.
Il mio sguardo era fisso sul ragazzo seduto davanti ai miei occhi. 
Sentii le gambe cedermi e dovetti tenermi dal bancone.
Dio. Poteva essere dannatamente così bello?
Sentii un calore invadermi tutto il corpo, le lacrime che pulsavano, le mani che tremavano. Aspettai la fine della canzone, non riuscendo neanche a percepire le parole. Non riuscivo a fare niente, sentivo solo il cuore che voleva esplodere via dal mio petto. E quando il suo sguardo incrociò il mio, fu la fine. Lui sembrò quasi avere la mia stessa reazione, rimanendo impassibile davanti a tutti gli applausi che stava ricevendo. Non dovevo tornare in Inghilterra. Non avrei dovuto mettere piede fuori casa. Così feci la cosa che mi veniva più facile fare, scappai. Lasciai Josh da solo a raccogliere i limoni e corsi verso la porta sul retro, sentendo quasi il mio respiro bloccarsi. 
Hanna!
Ignorai la voce di Liam nella mia testa e continuai a correre.
Sentii l'aria fresca sulla pelle una volta trovata la porta, trovando un attimo di sollievo prima di piegarmi in due, poggiando i miei palmi sulle ginocchia, riprendendo aria. Ma quando sentii dei passi alle mie spalle, capii di non avere scampo. La conversazione che stavo evitando da più di un mese, si stava presentando proprio adesso e non avevo modo di impedirlo.

 
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ahauhuaau lo so che vi sto uccidendo lasciandovi sulle spine:)
Ma l'attesa aumenta il piacere quindi.. è bello:D
Non vi sto facendo aspettare tanto quindi non mi odiate T.T

 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 5.



POV di Harry.

Arrivai al locale più tardi del solito.
Mi sentivo strano quella sera, avevo lo stomaco in subbuglio e una sensazione spiacevole addosso. Avrei dato la colpa al pasticcio di Zayn, se solo ne avessi assaggiato almeno un pò. Preferii invece uscire il più veloce possibile di casa, scontrandomi con Denise sul pianerottolo. Aveva intenzione di farsi un altro tatuaggio, mi informò, ma per me aveva segretamente una cotta per il mio coinquilino e utilizzava il suo lavoro come una scusa. Denise sembrava una brava ragazza, a parte i capelli rosso fuoco, poteva andare bene per Zayn. Condividevano lo stesso livello di pazzia e sarei stato felice se almeno lui trovasse qualcuno che gli stesse accanto. Non si era mai preso una cotta per nessuna ragazza, che io sappia, forse Denise poteva essere il suo inizio.
Mi inoltrai nella calda sera di Londra, notando la scarsa quantità di gente che camminava per le strade. Non sopportavo la confusione e di giorno odiavo andarmene in giro, per questo preferivo starmene a casa. Casa. Non so se si poteva definire proprio casa, non mi sentivo a casa da tanto tempo, ma forse questo già l'ho detto. 
Mi fissai in quello specchio, la farfalla sul mio stomaco era perfetta, ma iniziavo quasi a pentirmene. Quelli che mi ricoprivano le braccia e la schiena mi piacevano, non avevano comunque senso, ma erano accettabili. 
Percepii un rumore alle mie spalle, ma quando mi voltai mi accorsi solo della porta semi aperta. Mi avvicinai e diedi una veloce occhiata prima a destra e poi a sinistra, ma non vidi niente.
«Oh, sei qui.»
Josh apparve di fronte a me. Perspicace il ragazzo.
Dove sarei dovuto essere?
«Dove altro potevo essere?»
Gli chiesi scontroso, infilandomi la maglietta nera.
«Il tuo pubblico ti reclama.» 
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e sul mio viso apparve un ghigno quando lo sentii mormorare un 'stronzo'.
Legai i capelli in un tuppo e presi la chitarra, andando verso il palco.
Vidi Emma intenta a riempire boccali di birra, i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle. Mi sorrise prima di asciugarsi le mani in quell'orribile grembiule marrone e poggiare i gomiti sul bancone per prestare attenzione.
Io mi sedetti su uno sgabello, salutando la gente ai tavoli con un cenno di mano e iniziai a toccare le corde. Avevo scritto quella canzone una notte in cui non riuscivo a dormire, come sempre del resto, e i ricordi mi avevano portato alla prima notte che ero tornato a Bristol, quando la vidi sulla soglia di casa. Manteneva le distanze, sorprendendomi. Si era sentita abbandonata, un pò come mi sento io in questo momento, abbandonato.
Avrei voluto sapere dove fosse, se stesse bene, se fosse impaurita o se come me aveva il cuore a metà e le sembrava di svegliarsi sotto la metà di un cielo, che da quando lei non c'è mi sembra di non star facendo niente di buono. Mi sento spaccato in due e la mia metà è chissà dove..
Il mio cuore si fermò. 
La canzone finì e il mio cuore si fermò.
Due grandi occhi mi stavano fissando. Il suo corpo era immobile mentre la fissavo e sembrò avere la mia stessa reazione. Non sentii neanche gli applausi che stavo ricevendo. Non persi neanche tempo a considerare Josh rannicchiato a terra mentre raccoglieva i limoni rotolati sul pavimento. L'avrei sfottuto dopo. Adesso la mia concentrazione era su di lei. Su quella ragazza che in un attimo sparì dalla mia vista, correndo per sfuggirmi. 
Non questa volta Hanna.
Scattai in piedi, porsi la chitarra a un ragazzo sotto il palco in piedi, pregandolo di guardarmela e la inseguì. La vidi andare lungo il corridoio e mi accorsi della porta del retro che oscillava.
Camminai con passo veloce in quella direzione e la vidi. Piegata in avanti, con i palmi delle mani sulle ginocchia. Sembrava stare riprendendo fiato. Come poteva avere l'affanno?
«Hanna..»
Sussurrai quel nome e quasi potei sentire la sua schiena irrigidirsi. 
«Hanna!»
La richiamai ancora, quando la vidi scattare in avanti.
«Hanna non scappare via da me!»
Le afferrai il polso per fermarla, ma in un gesto veloce lo liberò.
«Non dirmi cosa devo o non devo fare!»
Si voltò di scatto, urlandomi contro.
La vidi respirare a fatica e quasi indietreggiai per come aveva reagito.
Il suo sguardo pieno di angoscia mi fece sentire piccolo e impotente.
«Cosa diavolo ci fai qui? Ti ho chiamata, ti ho cercato ovunque, ti ho mandato centinaia di messaggi..»
«Ho cambiato numero.» 
Lo immaginavo.
C'era qualcosa di diverso in lei. Era come se non mi conoscesse, come se stesse prendendo le difese da un estraneo.
«Avremo potuto affrontare questa cosa insieme, noi..»
«Insieme? - mi interruppe - E da quando noi affrontiamo le difficoltà insieme?»

Pov di Hanna.

Insieme aveva detto.
Lui era il primo che quando le cose si facevano difficili faceva i bagagli e spariva.
«Davvero? Vuoi ancora rinfacciarmelo?»
I suoi occhi sembravano prima disperati, adesso stavano cambiando emozione.
Io lottai con tutta me stessa per non scoppiare a piangere.
«Non riesco a guardarti Harry!»
Urlai, soffocando un singhiozzo.
Sentii lo sparo nella mia testa e istintivamente portai le mani a coprire le orecchie.
Harry si porse in avanti ma io istintivamente indietreggiai.
«Credi davvero che tu sia stata l'unica a stare male? Credi davvero che io mi senta bene con me stesso?» iniziò a cambiare tono per via del mio rifiuto.
«Se non fossi tornato tutto questo non sarebbe successo!»
«Se non fossi tornato a quest'ora i morti sarebbero stati due!»
I nostri toni si erano accesi e ci urlavamo addosso come non avevamo mai fatto. So che aveva ragione, ma non riuscivo ad ammetterlo.
«Cosa puoi saperne tu di quello che ho passato dopo quella notte? Ti ho cercata ovunque, potevo leggere nell'espressione dei tuoi genitori la compassione che mi rivolgevano e non sai quante volte avrei voluto spaccare la faccia a qualcuno! Dio!»
Aveva iniziato a camminare avanti e indietro e sussultai quando alla fine del suo discorso alzò ancora di più la voce.
«Liam è morto! Il mio amico mi è morto tra le braccia!»
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
«Io ho ucciso mio padre!!»
«Dovevi esserci tu al suo posto!»
No, non era vero.
Cazzo no, non lo pensavo davvero.
Vidi i suoi occhi diventare delle piccole fessure di un nero che mi metteva paura, ma potevo leggere il velo di tristezza che lo invase.
«Harry.. io..»
«No, è vero.. - mi interruppe - avrei dovuto prendermi la pallottola al suo posto, e sai una cosa? Avrei voluto prenderla e morire!»
Girò le spalle, pronto ad andarsene.
«Harry aspetta io..»
«No! Cazzo smettila! - si girò come una furia, facendomi quasi cadere a terra - Hai sempre questo fottuto vizio di dare la colpa agli altri, di credere che tu non c'entri mai un cazzo! Ma sai una cosa? Se tu mi fossi stata lontana come ti avevo chiesto di fare e fossi rimasta con Liam, a quest'ora sarebbe ancora qui con noi! La colpa è tua!!»
Indietreggiai, con le lacrime che ormai avevano inzuppate le mie guance.
Come eravamo arrivati a volerci così tanto male?
«Fottiti Harry!» sputai.
Un ghigno apparve sul suo viso.
«L'hai già fatto tu svariate volte e non è mai stato tutta sta gran cosa.»
Senza poter controllare i miei movimenti, gli diedi un ceffone sulla guancia sinistra. Il volto di Harry si curvò di lato e su quella parte di pelle iniziai a vedere le mie cinque dita.
«Mi fai schifo.»
Gli dissi, superandolo e tornando al locale.
Mi sentii quasi svenire. Mi bruciavano troppo gli occhi e non riuscivo a mettere bene le cose a fuoco. Mi appoggiavo sui mori, trascinandomi verso il bancone. Emma si accorse di me e mi prese da un braccio, sorreggendomi.
«Qualcosa non va?» chiese, allarmata.
Mi sentivo come se un trattore mi stesse schiacciando.
Sentivo la pancia pulsare, il petto andarmi a fuoco e quasi non svenii tra le braccia di Emma.
«Josh!» 
Sentii Emma urlare.
«Josh va a chiamare aiuto!»
Le braccia esili di Emma cercavano di reggermi, ma con tutta la buona volontà che poteva avere, il peso era troppo e riuscii a tenermi a fatica.
«Che cazzo è successo?»
Sentii qualcun'altro avvicinarsi e delle braccia possenti mi sollevarono da terra. Poggiai la testa su quel petto che non so perchè odorava di casa e mi lasciai chiudere gli occhi.
«La porto io in ospedale!»
Ospedale?
Dio, no.
Ospedale no.
Ma non ebbi la forza di reagire.
Dopo pochi secondi, vidi solo buio.

 
Avevo la testa sottosopra.
Non capivo dove mi trovavo. 
Nella mia testa alternavo immagini di spari e di piccoli bambini che correvano nel parco. Erano due: una piccola bimba con corti capelli biondi e un bimbo riccioluto. Sapevo chi erano, ma qualcosa era cambiato rispetto al solito sogno. Questa volta non stavano ridendo e scherzando, questa volta il bambino stava facendo piangere la bambina, perchè? Non riuscivo neanche ad aprire gli occhi, mi sentivo intontita. Un fastidioso bip accompagnava le immagini nella mia testa e percepivo un oggetto pungente conficcato sul dorso della mano. 
«Cosa cazzo è successo?»
Percepii una voce alla mia sinistra. Louis.
«Abbiamo litigato e quando sono tornato l'ho trovata senza sensi! Dio! Non farmi la predica!»
Un'altra voce, alla mia destra, più rauca. Harry.
«E' mai possibile che quando spunti tu le succede sempre qualcosa?»
Avrei voluto che la smettessero.
Una volta erano migliori amici, non volevo che litigassero.
E poi, mi stavano infastitendo.
«Come cazzo mi è venuto in mente di chiamarti?!» 
«Oh, scusa se sono suo fratello e tu bè, non sei un bel niente!»
Potei percepire i pugni di Harry chiudersi sulle sue gambe e la sua mascella irrigidirsi, ma prima che potesse rispondere, qualcuno si schiarì la voce, mettendo fine a quel battibecco.
«Sono il dottor Gray.» si presentò.
«Come sta?»
Louis e Harry parlarono insieme e quasi sentii il loro fastidio.
«Posso parlare con un familiare?»
«Io sono suo fratello.» scattò Louis.
Non riuscii a percepire nient'altro, ma pregai che il dottore non avesse scoperto cosa mi stava succedendo e, cosa più importante, avesse pregato Harry di allontanarsi. Io nel frattempo, caddi in un ulteriore stato di trance, ricco questa volta di piccoli neonati che gattonavano. Merda.


Aprii gli occhi storcendo il naso e sentendo un odore nauseante di ospedale. Mi sentivo pesante, ma stranamente meglio di prima.
Una luce di un azzurro chiaro illuminava la stanza, il ronzio della macchina a cui ero attaccata mi fece venire il nervoso e prima di poter dire qualcosa, vidi Louis seduto alla mia destra. I gomiti sulle gambe, il viso tra le mani.
Mi accorsi di avere indosso un orribile camicia da notte bianca e con orrore fissai l'ago nel dorso della mia mano. Presi un respiro profondo prima di richiamare all'attenzione mio fratello. Conosceva la verità?
«Lou?»
Sollevò la testa e vidi le occhiaie che gli facevano da contorno a gli occhi rossi. Sembrava esausto.
«Che ore sono?»
Diedi una veloce occhiata alla finestra e vidi il buio invadere i miei occhi.
Mi alzai su un gomito, stropicciandomi l'occhio sinistro con una mano.
«Quasi l'una di notte, - rispose apparentemente calmo - quando avevi intenzione di dirmelo, Hanna?»
Trasalii.
«Dirti cosa?» feci la vaga.
«Piantala! Sei incinta insomma!»
Alzò la voce e mi alzai mettendomi seduta per accogliere la predica che sapevo stava per arrivare. Un'ondata di panico mi investii, pregando che Harry non conoscesse la verità.
«Cosa hai potuto tenermelo nascosto? - era in piedi adesso - E soprattutto come è potuto succedere? Okay, di questo non voglio i dettagli ma potevo starti vicino, potevo aiutarti e soprattutto avrei impedito che ricorressi a una cosa del genere!»
Sventelò la panciera davanti ai miei occhi, assumendo un tono di delusione.
«Mi dispiace.. io.. non sapevo cosa fare, l'ho scoperto il giorno che siamo arrivati a Madrid e credo.. credo che lo stessi tenendo nascosto perchè pensavo che più lo tenevo nascosto, più la cosa si sarebbe risolta!»
«Come può essere risolta? Stiamo parlando di un bambino!»
«Credi che non lo sappia?!»
Alzammo la voce entrambi e istintivamente portai le mani sul viso, lasciando che i singhiozzi prendessero il sopravvento.
«Ehi..»
Louis cambiò tono e lo sentii sedersi sul bordo del mio lettino.
«Non volevo deluderti..»
«Hanna, - disse dolcemente - sei mia sorella, non potresti mai deludermi.»
Mi tolse le mani dalla faccia e me le strinse, sorridendomi nel modo in cui amavo.
«Non sarai più sola adesso, affronteremo questa cosa insieme e quando sarai pronta lo diremo a mamma e a papà, e.. ad Harry.»
Non sapevo se sentirmi felice al fatto che Harry non sapesse nulla o sentirmi terrorizzata all'idea di dirlo ai miei genitori.
«Aproposito, cosa devo fare con lui?»
«E' ancora qui?»
Non capii se ne ero felice o infastidita. Molte cose mi stava confondendo in quel momento.
«Ti sorprende?» Louis ridacchiò.
Non ero pronta a vedere Harry, non dopo quello che Louis aveva scoperto e non dopo tutto quello che ci eravamo urlati quella sera. 
«Non voglio vederlo Lou, ti prego mandalo via.»
Mio fratello annuii. Non capivo la sua espressione.. era triste?
Lo vidi alzarsi dal letto e andare verso l'armadietto blu accanto alla porta di quello che doveva essere il bagno.
«Il dottore ha detto che per stanotte devi rimanere sotto osservazione, da domani devi stare a riposo e quando ti riprendi devi fare subito un'ecografia.. stavi per avere un aborto spontaneo Hanna.»
Lo vidi sistemare i vestiti che indossavo prima che mi venissero tolti per essere sostituiti con questa cosa orrenda e mi balenò in testa un'idea che mi aveva tormentata per giorni.
«Io non so se lo voglio Lou..»
Louis fermò i suoi movimenti, rimanendo di spalle e lo vidi irrigidirsi.
«Vado a parlare con Harry.»
Detto ciò, sparì dalla stanza.


POV di Harry.

Nessuno sapeva un cazzo in questo ospedale.
Nessuno si degnava di darmi una fottuta informazione.
Perchè sei un medico se non sai neanche dare delle informazioni? Fanculo.
Continuai a fare avanti e indietro in quel corridoio, strofinandomi i palmi delle mani e sbuffando ogni volta che un medico mi passava accanto, ignorandomi. 
Louis era lì dentro da ore. Perchè cazzo non usciva per dirmi come stava?
Ero terrorizzato.
L'ho sentita svenire tra le mie braccia e non c'è stata sensazione più orribile.
Se le succedesse qualcosa io..
«Harry.»
Louis finalmente si decise ad uscire dal piccolo buco di quella stanza.
«Come sta? Posso vederla?»
Sentivo l'adrenalina che mi scorreva nelle vene e non riuscivo a calmarmi.
«Aspetta, ehi! - Louis mi bloccò dal braccio prima che potessi raggiungere la porta - E' molto stanca Harry e adesso non credo sia..»
«Non vuole vedermi.. vero?»
Sentii l'ultima minuscola parte del mio cuore spezzarsi in due e le braccia mi caddero pesantemente lungo i fianchi.
«Mi dispiace..»
«No, va bene.. - mentii - credo sia meglio che vada allora..»
Mi strofinai il collo con una mano, sentendomi improvvisamente di troppo.
Superai Louis, portandomi nervosamente una mano in tasca.
«Harry! - mi voltai di scatto quando mi richiamò - Mi dispiace..»
Lou mi sorrise di un sorriso diverso da tutti quelli che mi aveva fatto da quando ero ritornato nella sua vita. Sembrò quasi di rivedere il mio migliore amico. Ricambiai il suo gesto con un cenno della mano ed uscii in una Londra fin troppo buia. La strada verso il mio appartamento fu troppo angosciante e lunga. Non riuscivo a levarmi Hanna dalla testa. I suoi occhi, i suoi zigomi esposti, le sue lentiggini, il modo in cui ci eravamo urlati contro.
Cazzo.
Perchè non l'avevo semplicemente presa tra le mie braccia e non l'ho baciata? Mi sembrava tutto così superfluo adesso. Non mi importava di tutte le cose merdose che ci eravamo detti, volevo solo vederla sorridere di nuovo e soprattutto fuori da un letto di ospedale.
Saresti dovuto morire tu al posto suo!
Lo pensava davvero? La sola idea che potesse pensarlo davvero mi faceva ricadere in quello stato di dolore perenne. Questo pensiero mi rimase in testa fino a quando arrivai all'appartamento. Aprii la porta e andai verso il divano, poggiando le mani sul bordo.

Se non fossi tornato tutto questo non sarebbe successo!
Mi fai schifo.
Non riesco a guardarti Harry!


Cazzate.
Tutto ciò che ci eravamo detti quella sera mi aveva ferito e anche io avevo ferito lei.

L'hai già fatto tu svariate volte e non è mai stato tutta sta gran cosa!

Senza rendermene conto stavo sferrando una serie di calci contro il divano, mentre gli occhi iniziavano a bruciarmi di dolore.
«Cazzo!» Urlai.
«Harry! - una mano mi afferrò da una spalla, allontanandomi dal mio bersaglio - Harry basta!»
Mi scrollai di dosso quella mano, trovando un Zayn confuso al mio fianco. Aveva la faccia assonnata e mi guardava in modo torvo.
«Che è successo?» chiese.
Respirai a fatica, cercando di riprendermi dalla scarica di adrenalina.
«Hanna è qui a Londra.» dissi, senza guardarlo.
Lo superai scontrandomi con la sua spalla e mi chiusi nella mia stanza, senza riuscire a chiudere occhio.


 
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Buonasera:)
Siete contenti che sto aggiornando velocemente? Spero di si!
Allooooora, finalmente il tanto atteso incontro e spero che non vi abbia deluso!
Adesso vado dal mio papino che oggi compie gli anni, grazie per tutte le parole dolci:*

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 6.



POV di Hanna.

Erano passati circa quattro giorni da quello spiacevole episodio al locale.
Come avevo promesso al dottore, ero rimasta a riposo e ora che Louis conosceva la verità, si accertava che ciò avvenisse. Me ne stavo seduta sul divano per delle ore, con le gambe lunghe sul tavolino di fronte, Chester accanto a me con la testa sulla mia coscia e il computer portatile sulle ginocchia. Non avevo visto o sentito Harry da quel giorno e non sapevo ancora come sentirmi al riguardo. Era stato un vero shock vederlo su quel palco e sentivo le sue parole come scheggie che colpivano il mio cuore ripetutamente. Non che io fossi stata meno cattiva, ma ogni volta che pensavo di chiamarlo, il viso di Liam mi balenava nella testa e cambiavo subito idea. Così finivo a leggere le email ricevute e i messaggi sul cellulare, molti dei quali erano di Emma che mi chiedeva continuamente come stavo e che quando mi sarei sentita meglio avrei potuto riprendere il lavoro. Ero felice del suo affetto, ma quel giorno trovai un email di Aria e l'angoscia tornò.

Oxford è fantastica, e non vedo l'ora di iniziare i corsi, ma già te l'avevo detto parecchie volte. Vorrei tanto sapere come stai e soprattutto quando potrò vederti. Sei proprio sicura che non c'è modo di fare un salto in Inghilterra? Sono sicura che tutti sarebbero felici di rivederti, specialmente i tuoi. So che c'è molto di cui parlare ma.. mi manchi.

Rimasi a fissare lo schermo del computer per un tempo che mi sembrò infinito. Aria pensava ancora che fossi a Madrid e non sapevo come farle sapere che invece ero qui, a poche ore da lei. Il problema era che avevo paura di affrontarla, delle domande che poteva rivolgermi e della verità che incombeva.
«Dovresti chiamarla.»
Alzai la testa e vidi Liam poggiato sul muro di fronte a me.
«E dovresti chiamare anche Harry.» aggiunse.
Lo guardai ancora una volta, ma prima di poter dire qualcosa, la serratura della porta scattò e Chester corse a salutare Louis scodinzolando. 
Liam era sparito.
«Ehi bello!»
Abbassai lo schermo del pc di scatto e sorrisi a vedere Lou che coccolava Chester.
«Ti ho comprato quei bastoncini al cioccolato che ti piacciono tanto.»
«Grazie fratellino ma sono solo incinta, non sono una bambina da viziare.»
«Spiega il 'solo'»
Arricciai il naso, mentre lui andava verso lo sportello della cucina per sistemare la spesa. Odiavo il fatto di dover stare chiusa in casa senza poter fare nulla. Louis era adorabile, ma non volevo che si occupasse 24 ore su 24 di me.
«Ricorda l'appuntamento di questo pomeriggio.»
Mi si strinse lo stomaco.
«Non l'hai dimenticato vero?» continuò.
Pomeriggio avevo fissato la tanto attesa ecografia. Non volevo farla, per niente al mondo. Non ce l'avrei fatta a vedere quel piccolo esserino dentro il mio corpo. Avevo solo 19 anni e sentivo il mondo cadermi addosso.
«Prenderò un autobus.» dissi, poggiando il computer sul tavolino.
Camminai pigramente verso di lui, prendendo un bastoncino al cioccolato dal pacco.
«Non esiste! Ti accompagno io.»
Cazzo.
«Ti prego mi sentirei a disagio, fammici andare da sola.» lo pregai.
Aprì il gas per mettere la pentola con l'acqua sopra e quasi mi ignorò.
«Lou!» lo richiamai, strattonandola per un braccio.
«Va bene! Ma ti accompagno lo stesso e vengo a riprenderti.»
Alzai gli occhi al cielo, sapendo di non poter ottenere di più.
«Hai più.. sentito Harry?»
Sentii la tensione salire e mi fossilizzai a fissare le mie dita sporche di cioccolato. Da quando gli importava così tanto di Harry?
«Avrei voluto chiamarlo..»
«Dovresti.» mi anticipò.
Mi voltai per guardarlo e anche la voce di Liam mi risuonò nella testa.
Volevo chiamarlo, volevo vederlo, ma allo stesso tempo mi sembrava sbagliato ed ero ancora ferita.
«Ciò che vi siete detti non può essere tanto più brutto di ciò che vi siete fatti negli ultimi anni.» aggiunse mio fratello, fissando l'acqua che iniziava a bollire.
Guardai Chester per un momento, intento a giocare con l'osso. Chissà se gli mancava, chissà se lo pensava. Chissà se Chester sarebbe stato felice di rivederlo.
«Ci penserò.» dissi infine.
Lasciai mio fratello in cucina e andai nella mia stanza.
Non mi ero portata quasi niente da casa. Tutto ciò che mi rimaneva erano due o tre foto e quella fascia verde militare. La presi dal cassetto e me la girai tra le mani mentre andavo a sedermi sul letto. Ricordo ancora la prima volta che gliela vidi in testa, mi sembrava tanto buffo ma sorprendentemente stupendo. La portai vicino al viso, cercando di cogliere quell'odore che avevo risentito solo quando mi aveva presa tra le sue braccia per portarmi in ospedale.
Se tu mi fossi stata lontana come ti avevo chiesto e fossi rimasta con Liam, lui sarebbe ancora qui con noi! E' colpa tua!
Oh mio Dio! Lo pensava davvero?
Sentivo le lacrime pulsare, gli occhi diventare rossi e mi impedii di piangere. 
Nonostante lo amassi ancora più della mia stessa vita, più lo guardavo o pensavo e più il corpo senza vita di Liam mi balenava in testa. Non avrei voluto che Harry fosse al suo posto, non avrei voluto perdere nessuno dei due, come invece avevo fatto.

POV di Harry.

Credo di essere impazzito ad aspettare notizie di Hanna.
Ero diventato più frenetico, ansioso e, per quanto potesse essere possibile, più scorbutico.
«Cosa ti hanno detto che aveva?»
Zayn se ne stava a pochi centimetri da me, sulla poltrona opposta al divano. Sembrava preoccupato quasi quanto me, ma Hanna era una sua amica, era comprensibile.
«Ho tempestato Louis di messaggi e mi ha sempre detto che si trattava solo di una piccola intossicazione alimentare.»
Spensi la sigaretta nel portacenere e Zayn fece una smorfia per via del fumo che aveva inondato la casa. Lo ignorai.
«Mmm..» mugugnò.
«Cosa? Non gli credi?»
«No.. si, cioè dico solo che Hanna non mi sembra un tipo da riempirsi lo stomaco con schifezze per compromettere il suo corpo perfetto..»
Non sapevo se scagliarmici addosso per come aveva enfatizzato la frase 'corpo perfetto', ma il suo discorso mi interessava di più. Hanna aveva avuto problemi con il fisico e il mangiare anni fa, Zayn non lo sapeva ma io si, quindi poteva avere ragione.
«Quindi cosa pensi?» lo esortai a continuare.
Dove voleva arrivare?
«Forse.. e dico forse, non ti hanno raccontato tutto.»
Aggrottai la fronte, assumendo un'espressione confusa.
Non mi avevano raccontato tutto? Che motivo c'era di mentire?
«Bè, in ogni caso lei non vuole parlarmi, non so il suo numero e non ho idea di dove stiano.»
Zayn si strofinò le mani l'una con l'altra e io tornai a fissare il pavimento.
«Com'era? - lo guardai confuso - Dico, come l'hai trovata?»
Rimasi a guardarlo per interpretare la sua espressione.
Che diavolo di domanda era? Era Hanna. Ai miei occhi era sempre la bellissima ragazza di cui mi ero perdutamente innamorato.
«Era.. era bellissima, - iniziai, fissandomi le mani e sorridendo in modo idiota - ha i capelli più lunghi adesso, come me, ha ancora quel sorriso di quando era bambina e sai, ha sempre quelle adorabili lentiggini sulla faccia.»
Ridevo da solo. Mi sentivo un vero idiota mentre descrivevo la ragazza che amavo.
«Si, lo so.»
Guardai Zayn e lo vidi fissare il pavimento e sorridere quasi quanto me.
Eh?
«Cosa?»
«Eh? Niente, cioè, dovrei andare.»
Lo vidi alzarsi goffamente dalla poltrona e grattarsi il collo con una mano.
Da maschio, sapevo che era un segno di imbarazzo.
«Dove vai?» gli chiesi invece, mettendo da parte la confusione.
«Devo andare a ritirare un album da disegni e qualche scatola di inchiostro.»
«Oh.»
Lo vidi prendere il cellulare e il portafoglio dal tavolo e con un cenno della mano mi salutò.
Cosa diavolo era appena successo?
Prima insinua che Louis e Hanna mi tengano all'oscuro della verità e poi questo. Zayn che sorride come un ebete quando parlo di Hanna? Mi stai prendendo per il culo? Che cazzo è successo in mia assenza?
I miei pensieri vennero interrotti dalla vibrazione del mio telefono. Lo presi e vidi un messaggio da Emma.

*Ehiii simpaticone! Spero tu sia di buon umore perchè hai vinto un pomeriggio di scarico merci con la sottoscritta e un gelato offerto da me! Ti va? Dimmi di siiii*

Mi venne da ridere mentre la immaginavo mettere il broncio e supplicare con la sua voce stridula. In realtà la prospettiva di passare un pomeriggio con Emma mi attirava di più di starmene a casa a pensare modi contorti di far parlare Zayn. Così accettai.

*Ci vediamo da Mary,schizzata!*


POV di Hanna.

«Sicuro che qui vada bene?» ripetè ancora Louis.
«Per la centesima volta, si! Me la caverò!»
Louis si era fermato qualche metro prima della clinica e mi torturava ogni secondo perchè non voleva che facessi un passo senza di lui. Morboso.
«Sarò qui tra un'ora.» mi avvertì.
Aprii la portiera e mi bloccò di nuovo.
«Hanna! Ti voglio bene.»
Lo guardai ancora una volta, prima di allungarmi verso di lui per scoccargli un bacio sulla guancia. Non potevo desiderare un fratello migliore, davvero.
Mi incamminai verso il palazzo a vetri e ci entrai, sbirciando da dentro l'auto di Louis. Rimasi lì ancora per qualche minuto e poi lo vidi andar via.
«Signorina posso aiutarla?»
Mi voltai di scatto e vidi una donna dietro a un bancone. Aveva dei lunghi capelli neri e sul petto una targatta con inciso il nome 'Lucy'.
«Io..» farfugliai.
«Mamma!»
Una bambina era in piedi di fronte alla sua mamma e rideva di gusto mentre la donna la riempiva di baci scherzosi. Si allontanò leggermente, quanto bastava per far vedere la grande pancia che aveva. Non sapevo come sentirmi, un vortice di emozioni mi investii. Ansia, gioia, tristezza, angoscia..
«Signorina si sente bene?» mi richiese Lucy.
Scelsi l'ansia e scappai via da lì.
Sentivo il petto farmi male, immensamente male. 
La visione di una piccola bambina con i capelli lunghi dorati e grandi occhi verdi mi balenò in testa, accompagnata da un'ondata di tristezza. Mi appoggiai contro il muro, ignorando la gente che mi lanciava occhiate confuse. 
«Hanna?»
Una voce familiare attirò la mia attenzione e quando misi a fuoco la figura riconobbi la pelle scura e i lineamenti che come amava dire Aria, erano marocchini.
«Zayn.» sussurrai.
Prima Harry, adesso Zayn. Questa città mi voleva proprio male.
«Ti senti bene?» mi chiese.
«No, cioè si.. - borbottai - tu sei qui, cioè qui a Londra..»
«Si, - rispose - in realtà io ed Harry viviamo insieme.»
Ecco. Quando pensavo di averle viste tutte, ecco che loro due decidono di andare a vivere insieme. Dannatamente perfetto.
«Voi due? Insieme?» non riuscii a nascondere lo stupore.
«Si bè, Harry non sa niente di.. insomma di quella piccola cosa che c'è stata.»
Mi sentii male al pensiero. Come avrebbe reagito se l'avesse scoperto?
«Ti va di fare una passeggiata?» disse imbarazzato.
Perchè era così imbarazzato? Rendeva tutto più difficile.
Annuii insicura e prendemmo a camminare per la città.
Zayn mi raccontò di come aveva iniziato a disegnare nella sua piccola stanza a Bristol e di come quei disegni fossero diventati dei tatuaggi. Aveva fatto qualche domanda, seguito un corso e adesso aveva iniziato a farli alle persone nel suo appartamento. Io annuii per tutto il tempo e lui sembrava avesse quasi paura di chiedermi qualcosa.
«Mi dispiace sai.. di essermene andata senza dire niente.» dissi a un tratto.
«Forse non devi chiedere scusa a me.. si cioè, anche a me è dispiaciuto e Aria stava andando di matto, ma quello che ci è stato più male è stato..»
«Lo so.» lo interruppi, sapendo benissimo di chi parlava.
«E' stato tanto male?» gli chiesi, non sapendo realmente se volessi saperlo o no.
Zayn fissava un punto impreciso davanti a noi, mentre calciava con un piede un sassolino.
«Conosci Harry meglio di me, il dolore lo esprime chiudendosi in se stesso.. si è ammutolito da quella notte, non parlava con nessuno e passava le giornate.. a cercarti.. o almeno credo, fin quando penso se ne sia fatto una ragione e ha deciso di seguirmi a Londra.. di notte ha gli incubi, crede che io non lo senta ma.. sento tutto.»
Trasalii. 
Quindi anche Harry aveva gli incubi? Mi sentii male per entrambi e desiderai aver passato almeno una notte con lui per alleviare il suo dolore.
«Cosa.. cosa senti?» deglutii.
«Dice sempre e solo una parola: papà.»
Zayn mi guardò per un attimo e lessi la tristezza nei suoi occhi.
Camminammo in silenzio per un pò, finchè lui non si fermò davanti a un pub.
«Vuoi qualcosa da bere? Una birra?»
«No, non posso.» risposi troppo istintivamente.
«Che sei tipo incinta?» rise.
Mi congelai sul mio posto, mentre gli occhi di Zayn cercavano di catturare la mia espressione. Il suo sorriso sparì e mi maledii per non essere riuscita a dire niente. Al contrario invece feci per scappare via ma lui mi afferrò delicatamente dal polso.
«Hanna..» sussurrò.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e in un attimo Zayn capì.
«Oddio! Certo che sei incinta! Non era un'intossicazione!» strizzai gli occhi, sentendolo alzare il tono di voce. Lessi lo shock nella sua espressione e lui si accorse della mia reazione.
«No ti prego scusa, non avrei dovuto reagire così.»
 Mi circondò con le sue braccia prima che i singhiozzhi potessero prendere il sopravvento. Rimasimo in quella posizione per un tempo che mi sembrò infinito, mentre Zayn mi cullava e mi sussurrava parole dolci all'orecchio. Fin quando due figure conosciute girarono l'angolo, fermandosi di fronte a noi. Harry ed Emma.
«Ehi!» salutò allegramente Emma.
Mi scostai velocemente da Zayn e mi asciugai le lacrime sulle guance.
«Che è successo?» 
Harry si avvicinò immediatamente a me, sfiorandomi il gomito. Lo ritirai velocemente.
Ero arrabbiata per il fatto che fosse con Emma, ma poi mi ricordai che Emma aveva una cotta segreta per lui e il panico mi invase.
«Spero che tu ti senta meglio Hanna e che possa tornare presto al lavoro.»
Emma ignorò il comportamento di Harry e mi rivolse un sorriso affettuoso che ricambiai.
«Ciao Zayn, - salutò con un cenno Zayn prima di tornare a me - conoscevi già Harry vedo.»
«Noi.. eravamo vecchi amici.»
Non volevo che Emma sapesse di me ed Harry, le avrei spezzato il cuore e lui notò il mio nervosismo, accigliandosi.
«Quindi voi due..» disse Emma, riferendosi a me e a Zayn.
«Oh no!» scuotemmo la testa entrambi.
«Sareste carini.» disse a un tratto Harry, serrando la mascella.
«Cosa stavate facendo voi due invece?» chiese Zayn, ignorandolo.
«Ho chiesto una mano ad Harry per scaricare delle merci e dovevate vedere quanto era goffo!»
Emma diede una spinta affettuosa ad Harry sulla spalla e lui scoppiò a ridere, imbarazzato. Mi stavano irritando. Potevo sentire la voragine dentro il mio petto farsi sempre più grande. C'era qualcosa tra loro che non sapevo? Non volevo saperlo.
«Io dovrei andare.» dissi a un tratto.
L'espressione di Harry cambiò, tornando a essere.. triste?
«Lascia almeno che ti accompagni a casa.» si propose Zayn.
«No, Louis mi sta aspettando, grazie lo stesso.»
Rivolsi un sorriso a tutti e tre, mentre Emma mi diceva che mi aspettava al locale quando mi sentivo pronta. Sentii lo sguardo di Harry addosso per tutto il tempo e il mio corpo sembrava percorso da piccole scariche. Mi era mancata questa sensazione. O no? 
Arrivai appena in tempo alla clinica, Louis arrivò con la macchina cinque minuti dopo di me.
«Allora, come sta il mio nipotino?»
Quasi mi affogai con il mio stesso respiro. Louis notò la mia reazione.
«Scusa, mi dispiace.» farfugliò.
Il tragitto fino a casa fu imbarazzante. Dovetti inventare delle cose ridicole a Louis, sfruttando le poche cose che ricordavo di Biologia dalla scuola, ma con mia grande sorpresa, sembrò crederci. Lo vidi sorridere mentre gli raccontavo di ciò che avevo visto, in realtà inventavo, ma mi si strinse il cuore. Louis sembrava più eccitato di me su questo bambino, mentre io volevo solo che sparisse del tutto. Ero una persona tanto cattiva? Ma avevo solo 19 anni, senza un lavoro e senza un fidanzato. Cosa potevo dare a questo bambino? Solo una vita infelice. E poi c'era Zayn che adesso conosceva la verità e il terrore che Harry lo scoprisse si faceva sempre più grande. Vivevano insieme? Cazzo vivevano insieme. Si sarebbe scoperto tutto lo sapevo. Del bacio, della possibile relazione tra me e Zayn, della piccola creatura che avevo nella pancia. Creatura? Adesso l'avevo chiamata così? E Liam. Liam era morto, oddio, Liam era morto. 

*Dobbiamo parlare, ti prego rispondimi.*

Ignorai il messaggio di Zayn e cercai di prendere sonno.
I miei incubi quella notte furono più forti e incontrollati. Immagini di me che uccidevo un piccolo bambino, immagini di Harry che sparava a suo padre, e questa volta non era più la sagoma di Liam che mi cadeva tra le braccia. Harry. Era Harry.
Mi svegliai di soprassalto nella mia stanza buia, con il sudore che mi colava giù dalla fronte, il cuore che batteva all'impazzata per la paura. 
E' stata colpa tua!
Sentivo la voce di Liam nella testa e coprii istintivamente le orecchie con le mani. Ero pazza, Liam era morto non poteva essere nella mia testa. Ero spaventata, terrorizzata. Prima che potessi rendermene conto avevo il telefono all'orecchio, aspettando che Harry rispondesse. Era notte fonda, cosa mi aspettavo? Risponde al secondo squillo, sorprendendomi.

Pronto?  La voce non era assonnata, non si direbbe che stesse dormendo.
«Harry?» la voce tremante.
Hanna? Sei tu?  Per un attimo dimenticai che non aveva più il mio numero.
«Si sono io, scusa se ho chiamato a quest'ora io..»
No va bene.. Stai bene? E' successo qualcosa? Stai di nuovo male?
Sentivo il suo tono preoccupato e ansioso.
Sei ancora lì?
«Si.., cioè si io sto bene, volevo solo sapere se tu stessi bene.» Nei miei incubi stavi morendo.
In realtà no, non sto bene Hanna. Mi sento uno schifo per tutte quelle cose che ci siamo detti, io..
«Anche io.. non avrei mai voluto che fossi tu al suo posto, non volevo che qualcuno morisse in realtà.» La voce più rotta di quanto avessi calcolato.
Hanna non piangere ti prego, mi dispiace.. avrei voluto lasciare Liam fuori da tutto questo, mi dispiace io..
«E' colpa mia, avrei dovuto assicurarmi che sarebbe rimasto in macchina, io..»
Smettila! Ti prego non pensare a quello che ho detto, non è colpa di nessuno, ti prego non piangere.. vuoi che venga da te?
«No, - risposi velocemente - va bene così..»
Oh okay, allora..
«Non riattaccare!»
La paura di poterlo perdere ricomparve e la mia voce sembrava quasi disperata.
Non lo stavo facendo.. vuoi parlare?
«Si, ma non di quello che è successo..»
Va bene. Sai volevo sapere, Chester è lì con te?
«Si, è qui.» sorrisi mentre guardavo Chester intento a leccarsi una zampa.
La paura sembrò evaporare, insieme all'angoscia, e io ed Harry parlammo per quasi tutta la notte. Mi raccontò cose divertenti che erano successe a Londra prima che arrivassi, di come Emma una volta avesse provato a taglirgli i capelli di nascosto, mi chiese anche il permesso di poter vedere Chester qualche volta e io acconsentii. Parlammo per ore e tornai a ridere insieme a lui dopo troppo tempo che non lo facevamo, fin quando mi addormentai con la sua buonanotte sussurrata in un modo così dolce che per la prima volta il buio non mi portò agli incubi, mi portò in un posto che sentivo come casa.


 
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Buonasera!
E' sabato sera e io sono a casa che studio, mangio una pizza da sola (tristezza) e guardo x factor!
Così aggiorno per voi:D Mi sono accorta che Ice on Fire è più di un anno che in scrittura,
non sapete quanto significhi per me sapere che voi la stiate ancora seguendo.
Hanna è diventata un personaggio importante per me, come lo era Zoe. (amici di letto)
Vorrei che questa storia non finisse mai neanche per me e chissà...
COMUNQUE, volevo condividere con voi questo banner che ho appena fatto:) saluti:*

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 7.



POV di Hanna.

Mi sentivo bene. Certo non benissimo, ma bene. So che è tutto merito di Harry e della conversazione che abbiamo avuto questa notte ma, mi piace pensare che sia un pò anche merito della mia determinazione.
Ma fammi il piacere!  mi deride la mia coscienza, la ignoro.
Lou non c'era al mio risveglio. Mi ha lasciato un post-it sul frigorifero in cui diceva che aveva un servizio fotografico da fare e non sarebbe tornato neanche per pranzo. Decisi così di dedicarmi un pò a me stessa. Mi feci le sopracciglia - finalmente - , mi depilai le gambe e decisi di dare un'aggiustatina alle punte. Tagliai solo le doppie punte, una cosa che mi insegnò Aria nei nostri tanti pomeriggi in cui io cercavo di farla studiare, mentre lei prendeva qualsiasi distrazione possibile. Aria. In questi giorni l'avrei chiamata. Forse. Vedremo.
Rimasi in tuta per tutto il giorno. Era una tuta con un pantalone molto largo alla vita e una maglietta che cadeva morbida sui fianchi. Mangiai quello che più mi capitava. Mi svegliai con una strana voglia di lasagna, ma non eccellevo in cucina quindi decisi di ordinarla. Il tipo arrivò per le 13 e mi diede una veloce occhiata dalla testa ai piedi, pensando sicuramente che fossi una zitella disperata. Lo ignorai e accolsi il mio istinto famelico di addentare il mio cibo. La mangiai quasi tutta, sotto gli occhi supplichevoli di Chester. Gliene concessi solo una fetta, ero egoista lo so. Dopo pranzo buttai lo scatolo e lasciai gli avanzi in un piatto dentro il forno microonde. Magari mio fratello aveva fame quando sarebbe tornato. Diedi una scopata in giro, spolverando la mia piccola stanza. Decisi anche di avventurarmi in quella di Louis, trovando il letto sistemato e sorprendentemente anche i vestiti. Era migliorato da quando era andato a vivere fuori casa. Credo che il merito sia per lo più della testa malata di Peter. Mio fratello aveva sicuramente iniziato a sistemare la sua roba dopo che il suo coinquilino aveva iniziato a rubargli le cose. Risi al pensiero e al fatto che per quanto poteva essere strambo, Peter mi mancava e anche Emily. Curiosai tra i suoi cassetti, so che non si deve fare, ma se non lo avessi fatto non avrei trovato ciò che invece avevo trovato. Presi la foto sgualcita tra i suoi calzini e mi si scaldò il cuore. Fissai Louis ed Aria, stretti l'uno all'altro, in quella che non riconobbi come serata. Forse l'avevano fatta durante un appuntamento. Aria aveva i lunghi capelli scuri sciolti in boccoli e Louis aveva una camicia bianca. Fermai una lacrima che minacciava di scendere e iniziai a sorridere in modo idiota. Il cuore si fermò ancora una volta quando notai una seconda foto più nascosta, più vecchia e rovinata. Due ragazzi, uno ricciolino e uno con il caschetto biondo, sorridevano mentre lo scuro lo strattonava affetuosamente dal collo. Harry. Harry e Louis. A mio fratello mancavano Aria ed Harry? 
Sussultai quando sentii bussare alla porta e rimisi tutto al suo posto. Cercai di ricompormi, prima di aprire la porta e ad avere un altro sussulto. 
Genna Tomlinson se ne stava sulla soglia del mio appartamento - era di Louis in realtà - con le braccia lungo i suoi fianchi e quando mi vide un sorriso accecante apparve sul suo viso.
«Mamma..» sussurrai, letteralmente sconvolta.
«Oh Hanna!»
Mia madre mi avvolse con le sue piccole braccia e mi strinse quasi in modo soffocante.
«Siete da una settimana qui in Inghilterra e non vi è venuto in mente di venirci a trovare accidenti!» 
Continuava a stringermi e io notai l'espressione perplessa di Chester. Una settimana? Era passata solo una settimana? Sembrava di più.
«Come ci hai trovati?» le chiesi, una volta chiusa la porta e vederla scrutare l'appartamento accuratamente.
«Tuo fratello mi ha dato l'indirizzo quando vi siete trasferiti.»
Che diavolo! Avrebbe potuto dirmelo.
La seguii in giro per casa mentre la perlustrava. Sentii Chester alle mie calcagne e immaginai quando dovesse essere divertente la scena da vedere.
«E' carino.» si tolse la giacca finalmente, sedendosi su una delle sedie in cucina.
«Papà è con te?» il panico.
«No, aveva del lavoro da fare ma spera di vedervi presto.»
Annuii disinteressata e feci cenno a mia madre indicandole una busta di tea. Mi sorrise in risposta e iniziai a prepararlo. Vorrei che Lou fosse qui, sarebbe stato più semplice. Controllai la maglietta, sistemandola accuratamente per non dettare sospetti.
«Allora.. - iniziò - cosa fai qui?»
Mi sedetti di fronte a lei, passandole una tazza di tea fumante.
«Uhm.. ho trovato lavoro in un pub e, a volte passeggio per la città, non la ricordavo così affollata.»
Mia madre rise fissando la cordicina dentro la tazza.
«Che tipo di lavoro?»
«Cameriera, niente di speciale.»
«Oh, sono sicura sia un'ottimo modo per occupare il tempo prima che inizi l'un..» si bloccò all'istante notando la mia espressione.
«Scusami.. non volevo.»
Picchiettai le dita sul tavolo, cercando di non incontrare il suo sguardo.
«Ci hai almeno pensato? Potresti davvero rimonciare in Italia..»
«Mamma ti prego, ne abbiamo già parlato.»
Mi alzai scontrosa e sbattei la tazza ormai vuota sul lavandino.
«Forse dovremo riparlarne Hanna, - la sentivo alle mie spalle - non puoi gettare il tuo futuro a causa di quello che è successo, non puoi..»
«Non posso! Perchè non riesci a capirlo?»
Mi voltai di scatto facendola sussultare e sentii già gli occhi riempirsi di lacrime.
«Tesoro, lo so che tutta questa questione di Liam ti ha sconvolto..»
«Questione di Liam? Liam è morto! - alzai di nuovo la voce - E tu vuoi semplicemente che io me ne vada in Italia, dove sarebbe dovuto andare anche lui, e che faccia finta di niente!»
Vidi l'immagine di Liam apparire alle sue spalle e il mio cuore affondò di nuovo.
«Voglio solo che vai avanti con la tua vita, io..»
Mia madre cercò di sfiorarmi la guancia ma io fuggii dal suo intento, andando verso la mia camera.
«Ti prego vattene!» dissi.
«Cosa?» era perplessa.
«Ho detto vattene!!»
Urlai ancora una volta, esausta. Sentii le forze mancarmi per lo sforzo e mia madre mi guardò con un'espressione sconvolta. Prese la giacca dalla sedia e la vidi andare verso la porta.
«Devi riuscire a perdonarti per quello che è successo Hanna.» disse prima di andarsene.
Soffocai un singhiozzo, appoggiandomi al muro e scivolando giù per terra. 
Mia madre era riuscita a distruggere tutta la felicità che ero riuscita ad accumulare in quel giorno. L'ho sentita evaporare nel momento in cui aveva nominato l'Italia. Come osava solo pensarci? Come poteva solo pensare che me ne sarei andata semplicemente all'università dopo quello che era successo? Alzai la testa e vidi Liam poggiato al bracciolo del divano.
«Ti prego, vattene via.» supplicai.
Non stavo bene, non stavo per niente bene...
Non volevo diventare una di quelle persone che continavano a vedere i loro amici morti. Liam era morto, dovevo lasciarlo andare. Ma la domande era.. io volevo farlo andare davvero via? Non sono neanche mai andata a trovarlo al cimitero, non ho mai voluto incontrare i suoi genitori dopo il funerale e non lo meritavano. Mi avevano sempre voluta bene. Mi avevano sempre trattata come una figlia, come la donna che un giorno avrebbero voluto vedere accanto a loro figlio. A volte penso a come saremmo stati, sicuramente felici ma, Liam aveva ragione. Liam non era Harry. 
Rimasi a terra ancora per qualche minuto, fin quando Chester venne accanto a me, a leccarmi la faccia con la sua lingua calda.
«Ehi..» dissi accarezzandolo, con la voce ancora rauca a causa dei singhiozzi.
Mi sollevai, asciugandomi le guance con il bordo della maglietta. Diedi una veloce occhiata all'orologio: segnava le sei del pomeriggio. Guardai fuori dalla finestra e notai il sole che stava per calare. Mia madre dovrebbe essere quasi arrivata e quasi mi sentii orribile per il modo in cui l'avevo trattata. Ma l'argomento Italia era un tabù e lei lo sapeva. Non volevo restare chiusa in casa, così optai per andare al locale. Emma ne sarebbe stata felice, ma non sapevo come sentirmi con tutta la situazione con Harry. Non volevo che scoprisse niente, ma potevo davvero nasconderlo? Harry con il suo comportamento insolito non mi aiutava. Perchè si era comportato da cazzone quando mi aveva vista con Zayn?
Forse perchè ti stava abbracciando troppo affettuosamente, mi ricordò la mia coscienza. Bè, cara coscienza, lui era a passare il pomeriggio con Emma e lei lo aveva definito 'goffo'. Che? Davvero sono gelosa di Emma quando sono incinta di Harry? Che diavolo.
Mi infilai velocemente una felpa, un jeans e un paio di converse. Diedi una scossa ai capelli per non farli sembrare schiacciati sulla testa e presi l'ombrello dalla borsa, il tempo non prometteva bene, e lasciai Chester alle sue pulizie prima di chiudere la porta. Come sempre la città iniziava a svuotarsi e potevo sentire il calore sulla pelle degli ultimi raggi solari, prima che questi sparissero dietro gli edifici. La piccola caffetteria in cui ero entrata nel mio primo giorno qui attirò la mia attenzione e decisi di prendere un altro di quei magnifici muffin. Vidi la stessa signora di quel giorno dietro il bancone, mi sembra si chiamasse Mary, e mi rivolse un sorriso.
«Buonasera cara.» 
«Salve.»
Presi posto in uno dei tavoli accanto alla finestra e mi strofinai le braccia con le mani per il brivido di freddo che percepii. 
«Cosa posso portarti?» 
Mary si avvicinò a me con una brocca di caffè in mano.
«Oh niente caffè, - spiegai - mi piacerebbe avere uno di quei muffin dell'altra volta.» sorrisi e lei annuì.
«Sapevo ti avrebbero conquistata.»
La vidi tornare verso il bancone e io presi a fissare lo schermo del mio cellulare. Forse dovrei dire a Louis che ero uscita, o forse avrei dovuto mandare un messaggio a mia mamma. Non feci nessuna delle due cose. Ad arrivarmi invece fu un messaggio da Zayn.

*Voglio solo sapere se stai bene..*

Forse era crudele da parte mia non rispondergli, ma sapevo che se l'avessi fatto avrebbe iniziato a chiedermi qualcosa sulla gravidanza e su.. noi due. I miei pensieri vennero interrotti dalla pioggia che iniziò a scendere sulla città, colpendo la finestra accanto a me e lasciando grandi goccie sul vetro. 
«Cazzo!» sentii imprecare.
Quando voltai la testa vidi Harry che scuoteva con una mano i capelli per allontanare le piccole goccie e scrollare le spalle per smuovere quelle sulla giacca nera di pelle. Quella giacca. Sentii un fremito dentro quando si voltò e incontrò i miei occhi.
«Ehi.» un sorriso imbarazzato apparve sul suo volto.
«Ehi.» risposi, vedendolo avanzare verso di me.
«Che fai qui tutta sola?» 
Tornò a essere preoccupato. Harry e la sua protezione nei miei riguardi.
«Avevo voglia di..»
«Ecco!»
Mary si misi tra di noi, poggiando davanti ai miei occhi un piatto con il muffin che avevo richiesto. 
«Ciao Harry.» lo salutò Mary, ricevendo in risposta un cenno con la testa.
«Sei uscita con questo tempo solo per un muffin?»
Prese posto di fronte a me e mi accigliai. Chi gli aveva dato il permesso? Si tolse la giacca, rimanendo con una maglietta a maniche corte e lasciando intravedere le braccia tatuate. La sera al locale neanche me ne ero accorta.
«Quando sono uscita non pioveva e non hai il diritto di giudicarmi se avevo voglia di un muffin o no.» gli feci la linguaccia e iniziai a mordicchiare il mio dolce, vedendolo ridere della mia espressione buffa.
«Non è comunque tipo da irresponsabili uscire con la moto con questo tempo?» parlai con la bocca piena cercando di non sputacchiare un pò ovunque.
«Hanna Tomlinson! - allargò la bocca - Una signorina come lei non dovrebbe parlare con la bocca piena! Mi delude.» si portò una mano sul cuore, fingendosi offeso.
«Mai stata una signorina.» risposi, ingoiando un pezzo troppo grosso.
«Ricordo una certa ragazza che non voleva tuffarsi in un lago insieme a me.» lo vidi ghignare e quasi arrossii al ricordo di quella sera. Il suo corpo mezzo nudo mi balenò in testa e deglutii, cercando di togliermi quell'immagine dalla testa.
«Non mi hai ancora risposto comunque..» cambiai discorso, pulendomi gli angoli della bocca con un tovagliolo.
Harry abbassò lo sguardo, fissando le sue mani lungo il tavolo.
«Non ho più la moto..» Che?
«Cosa?!» sbottai, quasi affogandomi.
«L'ho venduta.. mi servivano.. mi servivano soldi.»
Lo guardai perplessa mentre continuava a fissarsi le mani e sembrava irrigidirsi.
«Soldi per cosa?»
Eccoci. Mi sembrava essere tornata a quei mesi in cui mi teneva nascoste le cose, quei mesi in cui pensavo cose orribili su di lui quando invece cercava solo di aiutarmi.
«Che importa? Neanche ti piaceva quella moto!» scattò.
«Mi piaceva quella moto..» lo contraddii.
Avevo imparato ad amare quella moto. Avevamo passato bei momenti grazie a quella moto. La notte in hotel, il salto dal ponte, la notte al lago... come poteva pensare che non mi importasse? La cosa più sconcertante è che se ha venduto la cosa a cui era più affezionato, il motivo doveva essere grave.
«Ti sei messo nei guai?» gli chiesi. Non sapevo mai quando tenera la bocca chiusa.
«Che? No! Certo che no!»
Percepivo la tensione aumentare e ringraziai Mary quando si avvicinò per versare del caffè in una tazza per Harry.
«Va tutto bene?» 
Harry fissava la tazza e io fissavo lui. Che situazione frustrante.
«Si, - risposi io infine - grazie.»
Mi rivolse un sorriso e ci lasciò di nuovo. 
«Senti mi dispiace, - sussurrò a un tratto Harry in modo più dolce - ma non puoi fare così.. non puoi andartene per settimane, tornare a Londra, urlarmi che non puoi vedermi e tutte quelle merdate e poi preoccuparti se mi sono messo o no nei guai.»
«Onestamente Harry, - addentai l'ultimo pezzo di muffin prima di parlare - se dobbiamo mettere in conto tutte le volte che sei stato tu a lasciarmi, a respingermi, vinceresti questo gioco ad occhi chiusi.»
Invece di rimanere senza parole, come speravo rimanesse, iniziò a ridere, rendendomi perplessa. Aveva anche il coraggio di ridere?
«Cosa diavolo c'è da ridere adesso?!» urlai, suscitando all'attenzione della poca gente del locale.
«La tua faccia, - disse tra le risate - dovresti vedere la tua faccia.»
Prima che potessi alzarmi e picchiarlo, afferrai il telefono e mi specchiai nello schermo. Notai il mio muso pieno di briciole e un pò di cioccolato sul mio labbro inferiore.
«Hai finito?» presi un tovagliolo e mi ripulii, fulminandolo con lo sguardo per via delle sue risate.
«Harry!» gli lanciai il tovagliolo in faccia, scoppiando a ridere anche io per le sue risate contagiose. Mi ritrovai a ridere per un motivo idiota insieme ad Harry in una qualsiasi caffetteria di Londra, dopo settimane. La gente attorno a noi ci lanciò occhiate confuse a causa dei nostri cambiamenti di umore. Un attimo fa ci stavamo urlando contro, adesso lui aveva quasi le lacrime agli occhi per le risate. Poteva una cosa così ridicola farlo ridere così tanto? Non mi importava il motivo, ma stavo amando vederlo in quel modo, con le fossette che gli apparivano sulle guance.
«Mi dispiace..» disse quando riuscii a calmarsi.
«Certo.. certo..» finsi di essere offesa.
«Ha smesso di piovere, vieni al locale con me?» mi chiese.
«Quando hai ricominciato a suonare aproposito?»
«Da quando.. da quando te ne sei andata..»
Lo vidi abbassare di nuovo lo sguardo e mi si strinse il cuore. Aveva venduto la moto, l'avevo quasi dimenticato.
«Beh?» 
Prima che potessi accorgermene era già in piedi nella sua giacca nera. Mi alzai dal tavolo, mi sentii a disagio quando si offrì di pagare il mio muffin ma alla fine cedetti. Mary ci lanciò uno sguardo di complicità e io alzai gli occhi al cielo. Uscimmo nel freddo improvviso, con le pozzanghere che circondavano i marciapiedi.
«Hai freddo?» Harry notò il mio disagio.
«No sto ben..»
«Ecco.»
Mi appoggiò la sua giacca sulle spalle e lo ringraziai con un sorriso. Lo vidi saltellare per schivare le pozzanghere e mi venne da ridere. Sembrava un bambino e noi sembravamo catapultati in un universo parallelo in cui eravamo felici insieme, in cui suo padre non era uno psicopatico ma gli voleva bene, in un universo in cui Adele era ancora viva, e Liam.. Oddio Liam. Sentii il senso di colpa sopraffarmi e mi fermai in mezzo alla strada mentre fissavo Harry camminare lentamente a pochi metri da me. Portai una mano alla pancia e quasi ebbi un capo giro.
«Hanna?» Harry si voltò e in un attimo fu al mio fianco.
«Sto bene.»
Non volevo che mi toccasse. Per quanto fossimo stati bene appena un attimo fa, il pensiero di Liam mi aveva riportato alla realtà. Lui percepii il mio cambio di umore e si allontanò, aspettando che riprendessi a camminare. Fui sollevata quando vidi il pub e appena entrammo il calore ci invase, insieme a Taylor Swift e alla sua Crazy.
«Hanna!» Emma mi tirò tra le sue braccia prima che potessi rendermene conto.
«Ti senti meglio? Ehi, ti ho visto!»
Emma parlò prima con me e poi fulminò Harry per la sua espressione accigliata per il suo 'esagerato' gesto. 
«Molto meglio, grazie.»
Le sorrisi. Harry ci superò, senza rivolgermi uno sguardo e lo vidi scomparire nel magazzino. Ignorai il suo comportamento visto che derivava dal mio e mi concentrai su Josh ed Emma che chiedevano della mia salute. Rassicurai entrambi e, dopo varie suppliche, mi ritrovai con un grembiule e con un vassoio in mano. Il locale non era ancora pieno quindi non dovetti impegnarmi molto. Riempii solo cinque boccali di birra e passai per lo più il mio tempo a pulire i tavoli.

*Hai fatto incazzare mamma. Sono fiero di te:D*

Lessi il messaggio di mio fratello e sorrisi, avvertendolo che ero al lavoro. Per fortuna non era Zayn.
«Ti ho vista!»
Sussultai quando Emma mi ammonì, divertita.
«Scusa.» misi via il telefono velocemente.
«Ehi, stavo scherzando.»
Si sedette sullo sgabello alla cassa e iniziò a schiacciare numeri a caso, impiegando il tempo. Il locale si era riempito, più o meno, ma non c'era mai un grande affollamento. La guardai e mi misi accanto a lei, muovendo il panno sul bancone in modo circolare per combattere la noia. Sentii una porta sbattere e vidi Harry entrare nella saletta con la chitarra su una spalla. Salii sul palco con un'espressione illegibile. Lo avevo ferito, era chiaro. Prese posto sullo sgabello e iniziò a suonare e a cantare la canzone dell'altra sera.
«Come vi siete conosciuti?»
Emma mi fece sussultare per la terza volta quella sera e me la ritrovai accanto che fissava Harry.
«Uhm.. viveva di fronte casa mia, a Bristol.»
«E in che rapporti eravate?»
Stava cercando di scoprire qualcosa di più sul nostro passato. Perchè? Non poteva essere una normale ragazza non infatuata del ragazzo che amavo?
«Era il migliore amico di mio fratello e io lo vedevo poco, a volte veniva a casa nostra, niente di che.»
Non era proprio una bugia, ma neanche tutta la verità. Andava bene così.
«Oh, speravo potessi dirmi qualcosa di più su di lui, tipo perchè è così irritabile, per la maggior parte del tempo..» iniziò a farfugliare.
«Ti piace veramente?» la guardai fissarlo, con quegli occhi che conoscevo bene. Erano gli occhi di qualcuno che era vicino all'innamorarsi. Mi vennero i brividi. 
«Sai a volte si attorciglia le dita quando è nervoso, o quando è pensieroso gli si aggrotta la fronte e quando è timido si strofina la parte anteriore del collo con una mano, e poi ha quella voce rauca, quegli occhi verdi..»
Sentivo le lacrime scendere sulle mie guance e fissavo Emma che a sua volta fissava Harry. Non poteva essere. Emma non poteva pensare ad Harry in questo modo. O si? Harry provava lo stesso? Mi sentivo sprofondare.
«Hanna? Va tutto bene?» Emma mi si avvicinò.
«Si.. si scusa.»
«Ti prego non dirglielo! Lui pensa che io sia tipo un maschiaccio, non voglio che sappia che..»
«Non glielo dirò..» la rassicurai.
Harry continuava a cantare, fissandomi.
«Potresti aiutarmi? Sai.. tipo potresti parlargli, scoprire se per esempio pensa ancora a quella ragazza.»
«Quale ragazza?» Oh mio Dio.
«Non dirglielo, ma scrive sempre di questa ragazza, mi pare l'abbia chiamata Diana.» Che?
Che diavolo stava succedendo? Ragazza? Quale ragazza? Chi cazzo era Diana? Guardai ancora Harry. La canzone era finita e lui mi stava fissando, ancora. Io fissavo lui, irritata.
«Non dirò niente.» le dissi, vedendola che aspettava una risposta.
Diana. Era per lei che Harry aveva venduto la moto? Era per lei che scriveva quelle canzoni? Oh mio Dio. 
«Grazie.»
Emma mi guardò per l'ultima volta prima di servire un vecchio che si era avvicinato al bancone. Harry saltò giù dal palco e prima che potessi evitarlo mi afferò dal polso e mi trascinò nel magazzino.
«Cosa ti ha detto?» sbottò.
Eh?
«Che problema hai!» tirai via velocemente il braccio dalla sua presa.
«Vi ho viste parlottare a te ed Emma, ti ha detto qualcosa?» 
«Ma cosa ti importa!» irritante.
«Scusa reginetta, sei tu che sei diventata strana all'improvviso.»
Eravamo tornati a reginetta quindi.
«Sei davvero irritante Harry!»
Sbuffai cercando di superarlo ma lui mi bloccò con il suo corpo, inondando le mie narici con il suo profumo. Dio quanto mi era mancato. Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altro e sentii il mio cuore battere così forte che a momenti poteva uscire dal petto. Le mie labbra che venivano attirate dalle sue, le gambe che tremavano. 
«Voi due, - interruppe una voce - potete aiutarmi?»
Ci girammo entrambi per vedere Josh in difficoltà con un bidone di quello che doveva essere vino. Harry lasciò andare un sospiro che soffiò sul mio collo mandandomi un brivido per tutto il corpo prima di avvicinarsi a Josh per aiutarlo. Approfittai del momento e tornai da Emma. Non sarei più stata da sola in una stanza con lui. Mai. 


Il locale si era quasi svuotato per l'una di notte. James Blunt cantava la sua You are Beautiful mentre Emma faceva i conti della serata e io e Josh spazzavamo il pavimento. 
«Ti piace qui?» mi chiese Josh, mentre cercavo di raccogliere del vetro da terra.
«Si, abbastanza.»
A parte la presenza di Harry che era opprimente ed Emma che mi aveva praticamente pregata di aiutarla con il mio rag.. ex ragazzo. Pensai, fissando Harry seduto sullo sgabello del bancone. Josh mi aiutò con il vetro e io mi asciugai la fronte con il dorso della mano. In quel locale faceva sempre troppo caldo, dovevo suggerirli di mettere dei condizionatori. 
«Noi andiamo Emma.»
«Buonanotte ragazzi.»
Tom e Douglas salutarono Emma e lasciarono il locale. Le uniche due presenze erano un vecchio con uno strano cappello che ormai dormiva sul tavolo e un ragazzo che fissava il suo bicchiere di whisky. 
«Andiamo George!»
Josh andò verso il vecchietto e iniziò a scuoterlo. Doveva essere una presenza costante al pub. Lo lasciai lì e preferii andare verso il ragazzo.
«Ehi, dobbiamo chiudere.» dissi, nel modo più gentile possibile.
Lui alzò il viso, guardandomi con gli occhi inniettati di sangue.
«Mi hai sentito?» ripetei.
«Pensi che me ne freghi fottutamente qualcosa?» sputò, facendomi sussultare.
«Ehi, ti ha solo chiesto gentilmente di alzare il culo dalla sedia.»
Sentii Harry alle mie spalle, con il fiato sul mio collo. 
Lo sconosciuto sorrise di un sorriso che metteva i brividi e indietreggiai, sfiorando il petto di Harry.
«Ho già detto alla tua puttanella che non me ne frega un cazzo.» rise.
Harry scattò in avanti ma cercai di bloccarlo dal braccio.
«Avanti Jason smettila di fare il cazzone e porta il tuo culo fuori di qui.»
Ci girammo verso Josh che guardava lo sconosciuto con occhi fumanti. Il tipo si alzò, bevendo l'ultimo sorso dal suo bicchiere e ci passò accanto, sorridendo.
«Signore.» fece un cenno a me e ad Emma e trasalii.
Tenni ancora la mano sul braccio di Harry, sentendo sotto la pelle i muscoli irrigidirsi.
«E' un cazzone, viene qui a volte per ubriacarsi.» ci spiegò Josh.
«Non dovremo far entrare certe teste di cazzo.»
Harry si allontanò dal mio tocco e tornò verso il bancone per infilarsi la giacca. 
«Te ne vai?» gli chiese Emma, senza ricevere risposta.
Andò verso la porta e la sbattè una volta uscito. Una piccola parte di me sperava che mi avrebbe chiesto se avessi avuto bisogno di un passaggio, ma quella più grande era incazzata per il suo comportamento da completo cafone. Alzai gli occhi al cielo infastidita e andai verso Emma.
«Possiamo ufficialmente chiudere!»
Annunciò entusiasta, chiudendo la cassa.
«Devo chiamare mio fratello perchè mi venga a prendere.» 
Fissai lo schermo del cellulare infastidita ancora da Harry.
«Josh può darti un passaggio, - mi disse Emma - giusto Josh?»
«Certo.» mi sorrise lui.
«Sicuro che non è un problema?»
«Affatto.»
Josh posò la scopa, si tolse il grembiule e afferrò le chiavi dal muro. Io saltai giù dallo sgabello e dopo aver salutato Emma con un abbraccio seguii Josh. Camminammo verso un vecchio pickup di un colore verde oliva che mi fece sorridere. Non ero mai salita su un pickup ma per qualche strano motivo li trovavo affascinanti.
«Mi dispiace davvero per Jason, è solo un ragazzo frustrato dal padre che sfoga la sua rabbia bevendo da noi qualche sera.» mi spiegò, una volta partiti.
«Non è un problema davvero, è solo che Harry è..» mi bloccai.
«Protettivo?» mi domandò.
Rimasi a fissare la strada fuori dal finestrino, mentre la radio ci regalava Scientist dei Coldplay.
«Ti piacciono i Coldplay?» chiese, cercando forse di allegerire la tensione.
«Si, vanno bene.»
Mi piacevano molto in realtà, solo che mi sentivo a disagio in questo momento.
«Ascolta non sono un'idiota, so che non siete solo amici, ho visto come ti guarda, come ti ha difesa prima, - iniziò - ma non voglio che mia sorella soffra, per qualche strano motivo si è presa una cotta per lui.»
Josh aveva capito tutto, come potevo nasconderlo?
«E' stato tempo fa, una storia chiusa e preferirei che tua sorella non lo venga a sapere.»
Mi girai per guardarlo e si passò una mano tra i capelli prima di parlare.
«Lo ami ancora?» mi chiese, sorprendendomi.
«Ho promesso a tua sorella che l'avrei aiutata e ti ho detto che è una storia passata.» lo ammonì.
Ripresi a guardare fuori mentre una fitta allo stomaco quasi mi fece urlare di dolore. La soffocai portando un braccio sulla pancia.
«Non dirò niente ad Emma, per il momento.» disse, rompendo il silenzio.
«Grazie, - sorrisi - Harry è un bravo ragazzo, non è quello che sembra, ne ha solo passate tante.. ma posso capire Emma, il ragazzo misterioso ha sempre qualcosa che attira noi ragazze.»
«Ci sono passato anche io..» Che?
Mi voltai di scatto per guardarlo in attesa che si spiegasse.
«Bè.. si ok, sono gay va bene?» 
Di tutte le cose che pensavo dicesse giuro, questa non era neanche minimamente considerata.
«Cosa? Tu?! Cioè, oh mio Dio! - balbettai facendolo ridere - Ma sei così forte, cioè muscoloso, oddio.. sei così carino e.. uomo!»
«Si grazie so di essere proprio un bel ragazzo cavolo!»
Scherzò, iniziando a ridere, mentre io lo guardavo ancora sotto shock.
«Sono solo gay Hanna va bene? Non è tutta sta gran cosa, smettila di guardarmi in quel modo!»
Davvero non era un problema, solo che non me lo sarei proprio aspettata. Avrei voluto anche io dire "ehi cavolo, sono solo incinta" ma per me i piani erano ben altri.
«Ti ha sconvolta? Mi dispiace io..»
«No! Non è un problema davvero e sono felice che tu me ne abbia parlato.»
Gli sorrisi proprio mentre accostava.
«Emma lo sa? O i tuoi, non voglio essere invadente..»
«Non lo sei, lo sanno tutti.. ma non parliamo di questo ti prego, non c'è nessuna domanda imbarazzante che vorresti farmi? So che c'è, c'è sempre.»
Lo vidi cambiare espressione velocemente da cupa a scherzosa. C'era qualcosa di molto più importante sotto questa verità e mi sarebbe piaciuto saperlo per aiutarlo. Josh sembrava proprio un bravo ragazzo e pensare che qualcuno potesse vederlo in modo diverso solo per questo mi spezzava il cuore.
«Bè, quante camice rosa hai?» la buttai lì.
Josh scoppiò a ridere e il suono riempì lo spazio di tutto il veicolo e portò divertito la testa all'indietro.
«Vattene via prima che ti prenda a calci!»
Mi spinse giocosamente giù dall'auto e io aprii la portiera, guardandolo divertita.
«E comunque neanche una.» mi disse, prima di andarsene.
Salii al mio appartamento con ancora il pensiero di Josh nella testa. Ero contenta che me l'avesse detto e mi farebbe piacere conoscere la verità su tutta questa storia, ma per il momento mi limitai ad aprire la porta e trovare il buio più totale. Sussultai quando calpestai uno di quei dannati pupazzi di Chester,il quale emise un rumore fastidioso.
«Merda!»
Lo vidi arrivare poco dopo, la faccia ancora assonnata e la coda che ondeggiava a destra e a sinistra. Lo accarezzai sulla piccola testolina e andai verso la stanza di Louis. Non sapevo se dirgli che avevo trovato le foto, parlargli di Aria magari, ma non volevo metterlo in imbarazzo. Lo trovai con addosso solo i boxer, abbracciava il cuscino e il lenzuolo gli strofinava a terra. Mi avvicinai, sorridendo alla scena, e mi abbassai sul suo viso spostandogli i capelli dalla fronte.
«Hanna..» sussurrò con ancora gli occhi chiusi.
«Posso dormire con te?»
«E' successo qualcosa? Stai bene?» aprì gli occhi.
«Si solo.. non voglio stare sola in camera.»
Lou mi fece spazio accanto a lui e io coprii entrambi con il lenzuolo. La mia schiena era appoggiata al suo petto e mi stringeva così forte che pregai di non avere incubi stanotte. Volevo solo avere una notte tranquilla, ad Harry avrei pensato domani.
 


 
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Tra pochi giorni ho un esame ma VA TUTTO BENE:D
Spero la storia vi piaccia e grazie a tutti <3

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 8.




POV di Harry.

Mi ero svegliato quella mattina molto più incazzato del solito. Ero riuscito a dormire si e no due orette, meglio del solito, e mi ero pigramente diretto in cucina per prendere un pò di caffè. Era presto, fottutamente presto. Potevo sentire Zayn russare dall'altra stanza e dovetti combattere contro l'impeto di buttarlo giù da quel dannato letto e farlo parlare. Mi ci era voluto un super autocontrollo per non intervenire quando li ho beccati abbracciati in mezzo alla strada. Lei aveva gli occhi gonfi e piangeva, perchè? Perchè stava piangendo? E soprattutto perchè stava piangendo tra le sue braccia? Era come se non riuscissimo più a comunicare. Un minuto ridevamo, l'altro ci urlavamo contro. Ero terrorizzato all'idea che si fosse rotta quella sintonia che c'era sempre stata e so che tutto era a causa di quello che successe quella notte. Liam. Dio, avrei voluto prendere io quella pallottola, avrei voluto salvarlo, non doveva finire così. Cercai di riprendermi quando sentii gli occhi pulsare e decisi di uscire da quella dannata casa. Non volevo avere una conversazione con Zayn al momento, tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Hanna. Eravamo stati bene alla caffetteria, certo questo prima che iniziasse a fare domande indiscrete sulla mia moto. Non potevo dirle il vero motivo per cui l'avevo venduta, già aveva paura ad avvicinarsi a me, se le avessi raccontato la verità sarebbe entrata nel panico. No, meglio di no. Camminai per quelle che sembravano delle ore mentre Londra si svegliava con le persone che correvano per andare in ufficio, il sole giocava a nascondino dietro i palazzi e l'aria era decisamente più calda. Mi strinsi nella mia giacca nera quando due ragazzi mi passarono accanto. Lui teneva la mano sulla schiena di lei e lei lo guardava con quegli occhi luccicanti. Una volta anche lei mi guardava allo stesso modo. Una volta. Passai la maggior parte della giornata seduto al primo bar che trovai sulla mia strada, a bere l'ennesimo caffè di merda. Aspettai l'ora di pranzo e poi tornai verso l'appartamento. Quando aprii la porta trovai Zayn in cucina e la sbattei senza alcun garbo alle mie spalle.
«Buongiorno anche a te.» rise.
Ha anche il coraggio di fare finta di niente?
«Sei serio?»
«Che problema hai?» scattò.
Lo vidi andare verso il tavolo per sistemare le ultime cose per il pranzo.
«Mi stai prendendo in giro Zayn? Qualche giorno fa dici tutte quelle merdate sul fatto che Hanna mi stia nascondendo qualcosa e poi ti ritrovo ad abbracciarla mentre piange?»
«Ah ecco, era strano che non fossi scattato subito.»
Prese posto su una sedia iniziando a tagliare il pane. Io sbattei con forza le mani sul tavolo per attirare la sua attenzione.
«Che cazzo succede!»
Zayn sussultò per il mio gesto.
«Non credo che sia io a dovertene parlare..»
Il suo torno era calmo e.. ansioso?
«Che stai dicendo?»
Immagini di Hanna e Zayn si fecero spazio nella mia mente. Non poteva essere vero, ti prego fa che non sia vero.
«Non sto dicendo niente Harry, dico solo che dovresti aspettare che sia Hanna a dirti tutto.»
«Ma tutto cosa?» ero del tutto confuso.
Zayn si alzò dalla sedia e lo vidi camminare verso la sua stanza.
«Cazzo non andartene!» urlai.
Sbattè la porta a un centimetro dalla mia faccia, chiudendola a chiave.
«Zayn!» 
Sbattei i pugni sul legno duro senza ottenere una risposta. Cosa diavolo doveva dirmi Hanna? Mi venivano i pensieri più malsani al momento e non riuscivo a pensare in modo lucido. L'idea che Zayn sapesse ciò di cui Hanna mi teneva allo scuro mi infastidiva ancora di più e.. mi terrorrizzava. Non potevo rimanere in questa casa, dovevo starmene dannatamente fuori. Sapevo che sarebbe stata una giornata del cazzo dal momento in cui avevo urtato con il mignolo lo stipite della porta. Cazzo.


POV di Hanna.

«Era molto incazzata?» chiese Louis.
Fissavo la scatola dei cereali sul tavolo - era il mio pranzo - cercando di capire perchè somigliassero così tanto alle feci del coniglio che li rappresentava. Una trovata pubblicitaria un pò inquietante.
«Non proprio, credo si sia solo dispiaciuta.» risposi con poco interesse.
Lou prese posto sulla sedia accanto a me mentre apriva il giornale sul tavolo.
«Sai che prima o poi dovrai.. dirglielo insomma.» trasalii.
«Non ho ancora deciso cosa fare al riguardo.»
«Ci stai seriamente pensando Hanna?»
Mio fratello mi guardò con un'espressione scioccata e riuscii a farmi sentire di nuovo un mostro. Mi alzai dal tavolo con il mio bicchiere di cereali e andai verso il divano.
«Mi hai sentito?» ripetè.
«Si ho solo deciso di non rispondere.»
«Non te lo lascerò fare, è un errore!»
Sentivo il mio corpo irritarsi per il suo atteggiamento, ma mi sentii anche terribilmente in colpa perchè lui credeva che avessi fatto quel controllo.
«Ti voglio bene ma è la mia vita.»
«Giuro che lo dirò ad Harry.» mi minacciò.
Saltai dal divano e quasi feci cadere tutti i cereali.
«Non oseresti.» strinsi gli occhi.
«Sai cosa? Invece oserei! Harry ha il diritto di sapere che potresti ammazzare vostro figlio!» urlò, diventando di un rosso vivo.
Mi alzai velocemente dal divano, misi le converse lasciate all'entrata da ieri e chiamai Chester.
«Dove vai adesso?» Louis mi affiancò alla porta.
«Via da te.»
Misi il guinzaglio a Chester e aprii la porta.
«Certo, brava! Scappa!»
Lo sentii urlare chiudendogli la porta in faccia e sbattei gli occhi per far cadere le lacrime che si erano accumulate. Non sapevo neanche dove stessi andando, sapevo solo che non potevo continuare a rimanere nella stessa stanza con mio fratello che continuava a farmi sentire terribilmente in colpa. Lui non sa cosa significa, non dovrebbe affrontare tutto e tutti, quindi è facile giudicare se non sei nella situazione. Mi ero quasi dimenticata che adesso lo sapeva anche Zayn. Cavolo Zayn. E se l'aveva già detto ad Harry? Non avrebbe osato. Spero. 
Camminai con Chester al guinzaglio fin quando vidi il grande cancello nero con la scritta dorata St James's Park. Rallentai il passo e calpestai le piccole pietroline osservando i bambini che si rincorrevano e i ragazzi distesi sul prato. Li imitai e andai verso un grande albero solitario. Mi sedetti sull'erba soffice e poggiai la schiena al tronco. Tolsi il guinzaglio a Chester sapendo che sarebbe rimasto accanto a me e, come pensavo, si sdraiò lungo la mia gamba, poggiando il muso sulla mia coscia. Frugai tra le tasche in cerca del mio telefono ma capii di averlo lasciato a casa per la fretta di scappare via da Louis. Decisi allora di chiudere gli occhi e respirare l'aria di Londra. Non era sempre così inquinata come tutti dicevano. C'erano dei momenti in cui i raggi del sole riuscivano a farsi uno spiraglio tra i palazzi e a riscaldarti e in quel momento, con quella luce, desidereresti non essere in nessun altro posto. Come adesso.
«Leslie!» sentii urlare.
Aprii gli occhi e vidi un ragazzo che poteva avere più o meno qualche anno in più di me che rincorreva divertito una piccola bambina dai lunghi capelli rossi. Il giovane la afferrò dolcemente dai fianchi e la sollevò da terra, ottenendo in cambio un sorriso dalla bambina che riscaldò il cuore anche a me. Pensai subito ad Harry e a come sarebbe stato come padre.
Se avessimo una femmina mi odierebbe perchè sarei gelosissimo.
Aveva detto. Non lo avrebbe odiato, lo avrebbe amato proprio come lo amavo io. I miei pensieri vennero spazzati via nel momento in cui Chester rizzò la testa e improvvisamente iniziò a correre via.
«Chester!» urlai, correndogli dietro.


POV di Harry.

Camminavo già da un pò per strada, scalciando sassolini che capitavo di tanto in tanto. Non ero passato da Mary, non potevo stare in un posto chiuso. Volevo sapere cosa intendeva Zayn e stavo letteralmente impazzendo a casa. I miei pensieri vennero spazzati via nel momento in cui vidi qualcosa corrermi in contro quasi alla velocità della luce e nel momento in cui mi resi conto che fosse un cane, questo alzò le lunghe zampe anteriori sulle mie spalle e iniziò a leccarmi la faccia. Capii subito.
«Chester!»
Il mio.. il nostro labrador discriminato e bisognoso di attenzioni era qui, accanto a me.
«Quanto mi sei mancato bello.»
Mi piegai sulle ginocchia per poterlo accarezzare, mentre lui si metteva seduto.

POV di Hanna.

Lo rincorsi con il fiatone, fin quando lo vidi saltare letteralmente addosso a un ragazzo che passava di lì.
«Chester!» sentii la sua voce e mi immobilizzai.
Harry si piegò sulle ginocchia per poterlo accarezzare meglio e Chester lasciò la lingua a penzoloni. Mi ero chiesta se sarebbe stato felice a rivederlo, bè vederlo correre letteralmente tra le sue braccia mi aveva dato una risposta. Rimasi ancora a qualche metro di distanza, fin quando Harry sollevò la testa e mi vide. 
«Ehi.» mi sorrise mentre si rimetteva in piedi.
«Penso ti abbia visto da lontano perchè è letteralmente scappato per saltarti addosso.» spiegai, andandogli in contro.
«Ti sono mancato eh?» 
Harry guardo ancora Chester che continuava a girargli intorno. 
«Cosa stavate facendo?» mi chiese, tornando a me.
«Scappavo da mio fratello.» Oh no.
«Che ha fatto?» rise. Sembrava stranamente di buon umore.
Pensa a qualcosa Hanna.
«Bè.. sai come sono i fratelli e lui.. lui è Louis.» farfugliai.
«Forse si stava solo preoccupando per te.»
Prendemmo a camminare senza neanche accorgermene.
«Non deve, tu che facevi?» concentrai l'attenzione su di lui.
«Io.. - si strofinò il collo imbarazzato - volevo solo fare due passi.»
Stava mentendo, lo capivo. Ma stavo mentendo anche io, quindi andava bene così.
«Perchè hai fatto tutti quei tatuaggi?» chiesi a un tratto.
Eravamo entrati nel piccolo viale del parco e Chester ci camminava davanti scodinzolando.
«Non c'è un motivo preciso.. forse sentivo il bisogno di avere qualcosa di permanente, che fosse con me per sempre, visto che tutto ciò che amo della mia vita mi è stato strappato via.»
Il mio cuore affondò.
«Sai che non è così..» 
«Sono un orfano Hanna, i miei genitori sono morti, non ho altri parenti, il mio migliore amico mi odia e tu.. tu non riesci più a guardarmi con gli stessi occhi di prima.»
Ci fermammo vicino al monumento dei caduti e mentre io lo guardavo lui fissava il terriccio ai suoi piedi, con le mani in tasca.
«Non è così Harry, - provai a dire - è che è successo tutto troppo velocemente, non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto..»
«Sei scappata via..» mi interruppe, lo sguardo triste.
«Non sapevo cos'altro fare.»
«Potevi restare, potevamo superare tutto insieme.. o saresti potuta andare in Italia, l'avrei preferito..»
«Non ho intenzione di parlare di questo.»
Camminai, superandolo, mentre Chester cercava di decidere da che parte stare.
«Non andartene!» urlò.
«Perchè? - mi voltai di scatto - Per darti la possibilità di rinfacciarmi ancora il fatto che me ne sia andata? Tu..»
Mi bloccai non appena vidi Liam alle sue spalle, l'espressione di dolore sul volto. Harry intercettò il mio sguardò e si voltò, cercando di capire cosa stessi guardando.
«Stai bene? Chi stai guardando?»
Si avvicinò a me e nel momento in cui fu al mio fianco Liam sparì.
«Mi dispiace, non è mia intenzione rinfacciarti niente.. vorrei solo capire cosa ci è successo e..»

POV di Harry.

«Non sono mai andata a trovare la sua tomba..»
La vidi con lo sguardo nel vuoto e il viso pallido.
«Non sono mai andata a trovare i suoi genitori, io..»
La sua voce si strozzò in un singhiozzo che mi fece gelare il cuore. Piegò in due il corpo, potevo vedere le sue gambe cedere, e mi precipitai al suo fianco per avvolgerla con le mie braccia.
«Dovevamo salvarlo Harry! Non avremmo dovuto permettere che succedesse! Dovevo morire io!»
Sbatteva i pugni contro il mio petto, mentre le lacrime continuavano a scenderle sulle guance e io cercavo di stringerla più che potevo. Mi si spezzava il cuore a vederla così, così vulnerabile, così fragile.. 
«Sssh! Mi dispiace Hanna, non sai quanto mi dispiace.»
Cessò di dare colpi sul mio petto e lasciò cadere la fronte sul mio corpo, distrutta. Senza rendermene conto una lacrime mi rigò il viso e strinsi Hanna ancora più forte, cullandola tra le mie braccia. Mi maledii ogni giorno per essere tornato nella sua vita e aver coinvolto lei e Liam in tutto questo. Avrei voluto chiederle tante cose, cosa intendeva Zayn, ma dimenticai tutto. Sentivo solo il suo respiro sul mio petto, il suo corpo che continuava a mandarmi piccole scosse al mio di corpo e il suo cuore che a poco a poco diminuiva i battiti.
«Vuoi andare da qualche parte?» le chiesi, lasciando le mie braccia avvolte sulla sua schiena.
«Non voglio tornare da Louis..» bisbigliò, la voce ancora rotta.
«Possiamo.. possiamo andare da me.. - azzardai, attirando i suoi occhi nei miei - insomma, se per te non è un problema.»
«Si, va bene.»
Si staccò da me e quasi mi uscii un lamento che per fortuna trattenni e cercò di ripulire con le mani il pasticcio di trucco che le era colato sulle guance. 
«Sicura?» richiesi, scrutandola.
Mise il guinzaglio a Chester, cercando di evitare in ogni modo il mio sguardo.
«Andiamo.» azzardò un sorriso. Non ci riuscì.
Camminammo a qualche centimetro di distanza e per tutto il tragitto nessuno dei due parlò. Superammo la caffetteria di Mary e arrivammo al portone del mio palazzo.
«Zayn è a casa?» chiese a un tratto, quasi allarmata.
«No, il pomeriggio ha sempre uno di quei raduni noiosi con altri tatuatori.»
La vidi storcere il naso e pensai subito a quanto fosse adorabile. Smettila Harry.
Aprii la porta e feci passare prima lei, seguita da Chester.
«Eccoci.»
La vidi guardarsi attorno e avvicinarsi al divano del salotto. Toccò il tessuto in pelle e poi posò lo sguardo verso la cucina.
«E' carina.» sorrise.
Quello era il sorriso della mia.. di Hanna.
«Non è niente di eccezionale ma, può bastarci.. vuoi del tea?» le chiesi, mentre curiosava tra gli schizzi di Zayn. Fece segno di no.
«Bene.» 
Ero nel panico. Completamente nel panico.

POV di Hanna.

Perchè era così nel panico? Che dico! Anche io lo ero. Non sapevo esattamente come descrivere ciò che era appena successo al parco. Venire qui sembrava un'idea sensata mentre ero stretta nelle sue braccia, ma ora ho qualche dubbio. Lo sentii sbadigliare e mi voltai a guardarlo.
«Sei stanco?»
Si tolse la giacca e iniziò a massaggiarsi il collo con una mano. Dio smettila Harry.
«Non dormo bene per ora..» affondai.
Zayn mi aveva parlato dei suoi incubi, ma non credevo fossero così forti quanto i miei.
«Vado al bagno, - disse a un tratto - fai come.. insomma, fai come se fossi a casa tua.»
Da quando era così imbarazzante stare insieme? Lo vidi scomparire nel bagno e mi presi la libertà di curiosare un pò in giro. Trovai facilmente la stanza di Zayn, con i muri stracolmi di disegni di ogni tipo. Feci una smorfia quando trovai il disegno di quello che doveva essere un demone. Il disegno era perfetto ma, metteva i brividi. Uscii da quella stanza notando Chester che entrava in una posta sul lato opposto. Lo seguii e non appena varcai la soglia trovai una stanza sepolta nel buio. Accesi la piccola bagiù sul comodino di fianco al letto e un brivido mi salì lungo la schiena quando capii di essere nella stanza di Harry. Il letto era sistemato con delle lenzuola blu scuro, dei jeans pendevano dalla sedia alla scrivania, la chitarra messa in un angolo e una cassettiera. Essendo la ficcanaso che sono andai verso la cassettiera e la aprii curiosandoci dentro. Arrossii non appena mi accorsi che nel primo cassetto ci fosse la biancherai intima. Aprii il secondo e trovai le cinture, quando aprii il terzo trovai un grande bloc notes. Prima di prenderlo mi accertai che Harry non fosse nei paraggi e lo aprì. Nella prima pagina lessi in cima la parola Diana e notai delle parole sistemate a mo di testo. Diana.
"Diana, let me the one tolight a fire inside those eyes", continuavo a leggere, mentre il mio cuore affondava ad ogni parola. "I don’t think you even realize
baby you’ll be saving mine", cambiai subito pagina prima di ridurre quel foglio in poltiglia. Lessi ancora in alto Little Things, ma le parole erano confuse e disordinate. Andai ancora avanti leggendo una sfilza di titoli, fin quando finii su una pagina senza nessun titolo, con qualche frase a metà. "half a blue sky" diceva una frase..
«Hanna?»
La voce di Harry mi fece quasi cadere il bloc notes dalle mani e mi precipitai a rimetterlo dentro il cassetto e richiuderlo.
«Che stai facendo?» mi chiese, sorprendentemente calmo. Non si era accorto di niente.
«Ho visto Chester entrare qui e l'ho seguito per riprenderlo..» geniale Hanna. Proprio geniale.
«Oh. Vuoi guardare un pò di televisione?» chiese.
Guardai il letto che poteva benissimo contenere due persone, abbracciate l'una all'altra, ed entrai nel panico.
«Posso mettermi per terra o possiamo andare sul div..»
«No, - lo interruppi - va bene.»
Non ero sicura che andasse proprio bene, ma lo feci comunque. Harry si tolse gli stivali neri e salì sul letto, io feci lo stesso qualche minuto dopo, calcolando la distanza tra di noi. Dovevano esserci circa 25 centimetri in quel momento. Harry si sdraiò di schiena, mettendo una mano dietro la testa e con l'altra afferrò il telecomando, iniziando a cercare qualcosa da vedere. Io decisi di girarmi in un lato e dargli le spalle per evitare situazioni imbarazzanti. Chester si mise ai piedi del letto come se fosse a casa.
«Sicura di stare bene?» chiese, potevo sentirlo ghignare.
«Si.»
Trovammo una vecchia puntata di Dawson's Creek. Joey e Peacy stavano facendo l'amore per la prima volta, perfetto.
«Hanna?» mi richiamò mentre i due si stendevano per terra.
«Si?»
«C'è qualcosa di cui devi parlarmi?» Cazzo.
«Forse.. ma non ora.» Che?
«Mi arrabbierò?» il tono ansioso.
«Io.. spero di no.» Si.
Non sapevo se mi stessi riferendo al bacio con Zayn o al.. bambino. No, non glielo dirò quello. Restammo in silenzio ancora un pò, mentre Joey e Peacy perdevano il pullman per tornare a scuola. Piacere.
«Harry?» questa volta fui io a parlare.
«Si?»
«Mi dirai perchè hai venduto la moto?»
«Forse.. ma non ora.»
«Mi arrabbierò?» quasi risi per la nostra scelta di parole.
«Spero di no.»
Lo sentii sorridere e sentii quasi i bruchi nel mio stomaco trasformarsi finalmente di nuovo in farfalle. Il braccio lungo il suo fianco mi sfiorava la schiena e non potei fermare il brivido che mi invadde. Non stava succedendo niente di che ma era come se stessimo avendo il nostro momento più intimo senza sforzarci per averlo. Le voci di Peacy e Joey che litigavano perchè non riuscivano a dirsi ciò che realmente provavano erano le uniche nella stanza. Buffo. Anche noi non riuscivamo a dirci cosa provavamo adesso. Almeno, io non ci riuscivo.
«Harry?» ruppi ancora il silenzio.
«Mmm?» farfugliò pigramente.
«Chi è Diana?»
Aspettai qualche minuto che rispondesse, senza sapere dove avessi trovato tutto quel coraggio per fare quella domanda. Quando non rispose ancora, mi voltai per guardarlo e lo vidi profondamente addormentato. La sua bocca ricurva in quel bellissimo sorriso.



 
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Buonasera:)
Vi comunico che gli esami sono andati bene:D grazie a tutti per l'interessamente!
Poi, questo capitolo personalmente mi piace molto, soprattutto la parte finale:)
Spero piaccia anche a voi e nel capitolo successivo qualcuno scoprirà qualcosa.. MA CHI?
AHAUAHUAU alla prossima:D

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 9.



POV di Hanna.

Quando aprii gli occhi vidi il buio fuori dalla finestra. Delle braccia forti mi tenevano strette e un respiro calmo e regolare era sul mio collo. L'unica luce della stanza era la televisione che trasmetteva un programma di cui in quel momento non ricordavo il nome. Mi ci volle un pò per rendermi conto che ero ancora nella stanza di Harry e che mi ero risvegliata tra le sue braccia. L'ultima cosa che ricordavo era il suo sorriso perfetto mentre si lasciava trasportare dal sonno. Non ricordai quanto mi ci volle per seguirlo, ma non molto. La cosa sorprendente e di cui mi resi conto era che non avevo avuto incubi. Per la prima volta dopo quella notte non avevo avuto incubi. Rimasi immobile in quella posizione mentre il mio cuore batteva all'impazzata per quel contatto. Mi era mancato, Dio quanto mi era mancato. Mi voltai cercando di non svegliarlo e vidi il pasticcio dei capelli ricci sulla sua fronte, la bocca semi aperta e il viso apparentemente rilassato. Sembrava che niente potesse svegliarlo. Allungai indecisa una mano verso la sua guancia e ci appoggiai il palmo. Aveva il viso caldo e morbido. Era questo il mio.. Harry. Sembrava facile, avvicinarmi alle sue labbra e baciarlo dolcemente ma per ora andava bene così. 
Continui a farlo.
Cosa?
Continui a fissarmi.
Mi piace guardarti.
A me piaci tu.

I ricordi mi invasero la mente ed ebbi un tuffo al cuore.
La mia attenzione venne attirata dall'orologio digitale sul piccolo comodino e solo in quel momento mi resi conto che era quasi ora di cena e non avevo dato più mie notizie a Louis. Per quanto volessi scappare dalle sue parole non si meritava che non mi facessi sentire. Era sicuramente nel panico. Cercai così di alzarmi, sollevando il braccio di Harry a malincuore dalla mia vita e togliere i suoi piedi attorcigliati nei miei. Il pavimento era ghiacciato al tocco con i miei piedi e rabbrividii. Presi le scarpe e notai Chester russare ai piedi del letto. Lo lasciai lì e prima di uscire dalla stanza mi deliziai ancora con quella visione. Harry che riposava beatamente con un braccio lungo il materasso nel punto in cui poco prima c'ero io. Sorrisi, prima di chiudere la porta e sussultare alla vista di Zayn seduto sul divano.
«Gesù! Mi hai fatto spavento!»
«Ti ho fatto spavento? - rise - Che diavolo di lingua è?»
Sbuffai e mi sedetti sulla poltrona per infilarmi le scarpe.
«Beh? Che dovrebbe significare?» sbottò.
Lo ignorai facendo finta di non sapere a cosa si stesse riferendo.
«Siete tornati insieme?»
Il velo di irritazione nella sua voce era percepibile.
«Ti dispiacerebbe abbassare la voce?» sussurrai.
«Quindi gli hai detto tutto?» lo vidi strofinare i palmi delle mani tra di loro.
«No, ti prego possiamo non parlarne adesso?»
«E quando? - alzò istintivamente la voce per poi riabbassarla per via della mia occhiataccia - Non rispondi mai ai miei messaggi!»
«Ti prometto che domani parleremo, non qui ti prego.»
Indicai la porta di fronte a noi con dentro un Harry dormiente. Zayn sembrò calmarsi ma continuava a fissare il pavimento.
«Sta dormendo..» disse, con tono più calmo.
«Si, è vero.»
Fissai la porta chiusa, combattendo la voglia di tornare lì dentro tra le sue braccia. 
«Puoi dire ad Harry che può riportare Chester a casa quando vuole.»
Mi alzai goffamente dalla poltrona, guardandomi intorno senza neanche sapere cosa stessi cercando.
«Posso portarti a cas..»
«Domani, - lo interruppi - parleremo domani.»
Annuì sconfitto e lo lasciai nel salotto mentre lo salutavo alla porta con un cenno della testa. Faceva freddo, troppo freddo. Pensavo ancora alle braccia di Harry che mi tenevano stretta al suo corpo e a quanto mi sembrò di essere tornata a casa. Ma sembrava tutto così confuso, c'era troppo di cui parlare. Quando aprii la porta di casa trovai Louis sullo sgabello della cucina intento a curiosare la sua macchina fotografica.
«Dov'è Chester?» mi chiese, senza togliere gli occhi dall'obiettivo.
«E' con Harry, l'ho lasciato lì.»
Mi tolsi la giacca, cercando di andare verso la mia camera..
«Oh, eri con Harry? - mi bloccò - Quindi presumo tu gli abbia detto tutto.»
Mi bloccai nei miei passi, voltandomi sbuffando.
«No Louis non gliel'ho detto, ti prometto che lo farò ma ti prego, lascia che sia io a dirglielo.» lo supplicai.
Non avevo voglia di continuare a litigare con lui, ero solo esausta e volevo solo buttarmi nel mio letto prima di andare al locale.
«Dici come quando mi hai promesso che avresti fatto quel controllo?» 
Mi congelai. Letteralmente rimasi immobile in mezzo al salotto, mi mancava quasi il fiato. Louis posò la reflex e prese in mano qualcosa. Trasalii quando riconobbi il mio telefono.
«Hai dimenticato il telefono qui e ha chiamato una certa dottoressa Robinson, ti dice qualcosa?» si passò il mio telefono tra le mani e mi lanciò uno sguardo di ghiaccio.
«Io..»
«A cosa diavolo stavi pensando Hanna!» alzò la voce, sollevandosi dallo sgabello.
«Io.. volevo andarci ma qualcosa mi ha fermata, io..»
«Se un'irresponsabile! Non ti rendi conto che qua parliamo di una cosa seria! Stavi per morire e ti ostini ancora a fare finta di niente!»
«Non trattarmi come una bambina!» urlai anche io, sentendo i miei muscoli irrigidirsi.
«Tu smettila di comportarti come tale!»
Venne verso di me buttando il mio telefono sul divano.
«Sai cosa? Potrai spiegare direttamente alla dottoressa perchè non ti sei presentata al controllo domani, quando ci andremo insieme.» Che?
«Cosa? - chiesi sconvolta - Ti prego Louis non farmi questo, ti prometto che andrò presto solo..»
«Mi dispiace Hanna, - mi interruppe - ti ho già dato la possibilità di decidere da sola e non l'hai colta, domani andremo insieme e questa volta mi assicurerò che tu ci vada.»
Mi guardò serio per un ultima volta, prima di tornare verso il tavolo per giocherellare con quello stupido arnese.
«Critichi tanto papà per i suoi comportamenti, ma tu sei tale e uguale a lui.» sputai.
Lui mi ignorò e io sbattei la porta della mia camera alle mie spalle, scivolando con la schiena sul pavimento. So che Louis lo stava facendo solo per il mio bene ma non potevo affrontare questa cosa, non oggi, non domani, mai.


POV di Harry.

Il letto era dannatamente troppo vuoto quando aprii gli occhi. Mi ci volle un pò di tempo per mettere a fuoco la mia stanza buia, notando la forma del corpo di Hanna tra le coperte. Avevo dormito.. ero riuscito a dormire più di due ore e tutto era grazie al suo corpo tra le mie braccia. Ma.. dov'era? Spensi quella dannata televisione prima di romperla lanciandole qualcosa contro. Misi i piedi a terra notando il pavimento ghiacciato ma non mi toccò. 
«Merda!» inciampai su qualcosa di morbido e.. peloso.
Quando guardai a terra vidi Chester scattare in piedi, scodinzolando. Il fatto che avesse lasciato Chester qui mi dava una scarica di felicità dentro. Voleva dire che si fidava ancora abbastanza di me per sapere che non sarei scappato con il mio.. il nostro cane. Sorrisi e camminai pigramente fuori dalla stanza, trovando Zayn in piedi di fronte al suo tavolo "da lavoro".
«Ehi.» azzardai, quando non sembrò notarmi.
«Ehi, - mi salutò voltandosi - Hanna dice che puoi riportare Chester quando vuoi.»
«Oh, - andai verso il frigo per prendere un pò d'acqua - l'hai riaccompagnata a casa?»
Non sapevo se dovevo irritarmi o sperare che non fosse tornata da sola.
«Non me l'ha permesso, sai come può essere.»
Si. Lo so. C'era qualcosa di strano nel suo atteggiamento, sembrava.. irritato? Per cosa poi? In quel momento però niente poteva mettermi di cattivo umore, il pensiero di Hanna che dormiva tra le mie braccia era abbastanza per farmi sorridere come un ebete. Decisi di lasciare Zayn ai suoi disegni e di richiamare Chester perchè mi seguisse di nuovo in stanza. Volevo riuscire a riprendere sonno, avevo dimenticato quanto fosse bello dormire.
«Harry.. - Zayn mi richiamò - sono felice che sia riuscito a dormire.»
Abbozzai un sorriso per poi chiudermi in stanza. Non volevo avere un dannato cuore a cuore con Zayn in quel momento. Nonostante fossi felice, non avevo dimenticato che insieme ad Hanna mi stava nascondendo qualcosa.

*Signorina Tomlinson scappa dopo aver dormito con un ragazzo? Non è molto educato*

Senza neanche pensarci gli mandai un messaggio, aspettando nervosamente una risposta seduto sul bordo del letto.
Risposta che arrivò dopo qualche minuto.

*Mi sembrava di aver capito che non dormivi da giorni, perchè svegliarti?:)*

Quella faccina sorridente mi mandò un'eccitazione per tutto il corpo. Merda, sono proprio fottuto.

*La prossima volta svegliami, ti prego.*

Praticamente la implorai.

*Va bene, adesso smettila di flirtare con me, devo andare al lavoro!*

*Buonanotte reginetta*

*Buonanotte stronzo*

 Sorrisi come un ebete per quella che doveva essere la quarta volta oggi. Con quella nel parco questa era la nostra seconda vera conversazione e lei era spiritosa, non potevo chiedere di meglio ed ero così felice che riuscii a riprendere il sonno da dove l'avevo interrotto. 


POV di Hanna.

Continuai a rileggere i messaggi con Harry di continuo, mentre mio fratello guidava senza dire una parola. Era stato così carino a mandarmi quel messaggio spiritoso e strafottente, che per quanto avessi voluto prenderlo a pugni avevo iniziato a sorridere come un ebete appena avevo letto il suo nome sullo schermo del display. 
«Siamo arrivati.» 
«Lo vedo da sola, grazie.»
Lo sentii sbuffare non appena posteggiò la macchina e non aspettai ad aprire lo sportello e scendere. Mi ero svegliata di buon umore dopo i messaggi di Harry, ma il mio risveglio fu reso terrificante da Louis che mi aspettava accanto alla porta per accompagnarmi della ginecologa. Per tutto il tragitto eravamo stati zitta ed ero eccoci qui.
«Bentornata.» Lucy era ancora dietro il bancone e non appena mi vide mi sorrise. Ricordava la ragazza che era scappata via.
«Buongiorno, - Louis mi precedette - abbiamo un appuntamento con la dottoressa Robinson a nome Tomlinson.»
«Oh si, - Lucy fece scorrere il dito sulla grande agenda - accomodatevi e vi avvertirò per entrare.»
Mio fratello le sorrise e io lo seguii controvoglia verso la sala d'attesa. Per mia fortuna era vuota, ma una decina di poster su madri in gravidanza e di neonati riempiva la stanza. Mi sentii morire.
«So che sei arrabbiata con me, ma..» Louis cercò di iniziare una conversazione che bloccai sul nascere.
«Hai ragione, sono arrabbiata con te e non voglio parlarti.»
Misi le braccia conserte e mi accorsi io stessa di comportarmi come una bambina, ma non sapevo come altro comportarmi. Aveva agito alle mie spalle, trascinandomi qui contro la mia volontà. Non glielo avrei perdonato facilmente.
«La dottoressa Robinson vi sta aspettando.»
Lucy ci avvertì con un sorriso e iniziai a sentire l'ansia che cresceva mano a mano che ci avvicinavamo alla stanza. Non appena entrammo una bellissima signora dagli occhi azzurri, magra e alta, ci accolse con un sorriso.
«Hanna, - si alzò e mi porse una mano che strinsi con riluttanza - sono la dottoressa Robinson, accomodatevi.»
«Io sono Louis, suo fratello.» si presentò lui e io feci una smorfia. Stronzo.
«Allora Hanna, - la dottoressa infilò dei guanti - cosa ti ha fatto scappare l'altra volta? - notò la mia espressione accigliata - Lucy è un'ottima osservatrice.» Oh.
Mi guardai attorno insicura su cosa dovevo fare, mentre Louis si sedeva sull'unica sedia della stanza oltre a quella della dottoressa.
«Io..» cercai di trovare le parole ma mi sentivo soffocare.
«Ascolta, - riprese lei - so che è difficile, hai la stessa età di mia figlia e anche io sarei nel panico se scoprissi che fosse incinta, e so che stai pensando a tutte le possibilità solo.. aspetta di passare questa visita, d'accordo?» 
Il suo tono dolce in qualche modo mi tranquillizzò e non so per quale motivo le credetti. Così annuii.
«Sdraiati lì.» la dottoressa indicò il lettino alle mie spalle.
Non appena mi sedetti, Louis strisciò la sedia accanto a me, prendendomi una mano. Non lo respinsi. 
«Non vedremo molto perchè è ancora presto, ma possiamo accettarci che stia bene e se siamo fortunati potremo sentire il battito.»
Mi sdraiai per bene, mentre lei prendeva un pò di gel e me lo spalmava sotto la pancia. Sussultai per il tocco gelido.
«Scusa.» mi sorrise.
Accese il monitor di fronte a me e sistemò la sedia accanto al mio lettino, verso il lato opposto di Louis. Non appena la dottoressa fece pressione sul mio ventre, strinsi la mano a mio fratello.
«Sono qui.» sussurrò lui e fui grata che fosse lì, insieme a me.
Fissai il piccolo schermo che mandava linee confuse di un nero e bianco, e cercavo di capire se in quella confusione vi era traccia di..
«Ecco, - disse a un tratto la dottoressa, fermando l'immagine - so che sembra tutto molto confuso ma.. questo pasticcio di linee bianche e nere è il tuo bambino.»
Fissai il punto da lei indicato e, so che potrebbe sembrare patetico, ma mi sollevai istintivamente sui gomiti per guardare meglio. Il tuo bambino, ripeteva la mia mente.
«Mi somiglia non pensi?» scherzò Louis, facendomi ridere.
«Non vorrei intromettermi ma.. il padre c'è?» la Robinson mi lanciò un'occhiata preoccupata e io feci lo stesso. 
«C'è, ma..» stavo per dire, prima che potesse interrompermi.
«Aspettate, - disse entusiasta - ecco.»
Schiacciò qualcosa su quel suo marchingegno e l'immagine si ingrandì. Una piccola parte di quel pasticcio pulsava legermente e le mie orecchie captarono quello che doveva essere un battito. Tu.. tu.. era legero e regolare. E lui era piccolo, talmente piccolo. Non so cosa successe ma gli occhi mi si riempirono di lacrime e in un attimo sentii le guance bagnate. Lui era lì, era reale.. era piccolo, indifeso e.. bisognoso di affetto. Non era lui il problema, ero io. Non era un pasticcio, non era linee confuse tra bianco e nero, lui era.. il mio bambino.
«Hanna?» Louis mi richiamò, preoccupato.
«E'.. è il mio bambino Louis, è mio figlio.» 
La voce rotta ma piena di gioia. Avevo sentito dire che dopo la vista di tuo figlio appena nato, questa era la seconda gioia più grande della vita. Poter sentire il battito di una creatura così piccola, così tranquilla.. poter sentire il battito di tuo figlio per la prima volta, che cresce dentro di te. Me la stavo prendendo con lui, volevo cancellarlo dalla mia vita, fare finta che non esistesse. Ma lui esisteva, era reale e stava crescendo dentro me. Era mio, unico e perfettamente mio. Per un momento immaginai Harry seduto vicino a me, a tenermi la mano. Si sarebbe commosso anche lui? Avrebbe iniziato a sorridere come un idiota? O si sarebbe terrorizzato?
«Sta bene?» chiesi, asciugandomi le guance con il dorso della mano.
«Purtroppo è davvero più piccolo di quanto pensassi ma si, sembra stare bene.» la dottoressa mi sorrise e tutta l'angoscia e l'ansia erano svanite.
Alzai il viso, notando Liam nell'angolo della stanza che mi sorrideva. Sorrideva. 
«Dovremo rifarla tra qualche settimana, - mi avvertì la dottoressa - sempre se sei convinta..» non finì la frase e io annuii.
«Bene, faccio una bella foto e puoi ripulirti.»
Mi passò dello scottex, ma io avevo ancora lo sguardo fisso sul monitor. Avrei passato ore a sentire quel suono e avedere quella piccola parte di pelle pulsare. Quando mi alzai dal lettino mi passò la piccola fotografia e quasi piansi di nuovo. 
«Fammi sapere cosa.. cosa decidi insomma, ricordati che non hai molto tempo.»
La Robinson si tolse i guanti e li gettò via. Si sitemò i capelli dietro l'orecchio e mi sorrise di nuovo.
«Grazie dottoressa.» la salutò mio fratello e io feci lo stesso.
Uscimmo dalla stanza, mentre conservavo la foto con cura dentro il portafoglio. 
«Arrivederci.» Lucy ci sorrise e io ricambiai.
Arrivammo alla macchina e Louis entrò in silenzio, seguito da me. Non appena mise la cintura e accese il motore, prima che potesse partire gli presi una mano.
«Grazie.» sussurrai, con le lacrime agli occhi.


 
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Oddio mi sta venendo voglia di avere un bambino*-*
Okay, ahahaha torniamo al capitolo:)
Spero vi piaccia come è piaciuto a me scriverlo!
Quindi Louis ha trascinato Hanna dalla Robinson e a lei si è sciolto il cuore a sentire il battito del bambino, cosa farà?
TATAAAA!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 10.



POV di Hanna.

Aspettavo Zayn già da un pò. 
Dopo il controllo e dopo aver mangiato del cibo cinese scadente, gli avevo mandato un messaggio dicendogli di vederci da Mary come gli avevo promesso la sera precedente. Mi mancava Chester, non eravamo mai stati così lontani da quando Harry me lo aveva lasciato e non sapevo neanche quando me lo avrebbe riportato. Allo stesso tempo però, ero contenta che passassero un pò di tempo insieme. So quanto a Harry gli sia mancato.
«Harry ti sta facendo aspettare?»
Mary spuntò al mio fianco, la solita brocca di caffè in una mano. 
«Oh, non sto aspettando lui.» sorrisi, imbarazzata.
«Scusami, - farfugliò - avevo capito che voi due.. insomma, che voi steste insieme.»
«Una volta.. tanto tempo fa.» la tolsi dal suo imbarazzo.
Era vero. Sembrava una vita tanto lontana, troppo lontana.
Mary si scusò di nuovo prima di lasciarmi da sola al tavolo. Nel momento in cui la porta si aprì vidi Zayn entrare nella caffetteria con una scrollata di spalle, forse un brivido di freddo. Aveva i capelli più lunghi del solito, come Harry.
Avrei dovuto suggerire a tutte e due di andare da un barbiere.
«Scusa, non riuscivo a liberarmi di un cliente.» prese posto di fronte a me.
«Non è un problema.»
Mi mossi goffamente sul seggiolino, non sapendo proprio cosa dire o fare.
Zayn si tolse la giacca e la gettò senza cura sul sedile al suo fianco.
«Harry sa.. sa che noi..»
«No, - mi interruppe - gli ho detto che avevo bisogno di rifornirmi di qualche materiale.»
Odiavo mentirgli e succedeva di continuo per ora. Non credo di avergli mai detto così tante bugie tutte insieme. A nessuno in realtà.
«Come stai?» chiese, nello stesso momento in cui io dissi «Ho fatto un controllo.»
«Davvero? Come è andato?» il tono preoccupato.
«E' ancora presto per vedere bene qualcosa ma.. ho sentito il suo battito.»
Quasi piansi al ricordo. Zayn mi osservò, notando i miei occhi lucidi.
«Hai deciso quindi? - chiese - Di tenerlo.»
«Io..»
«Sono felice che tu lo faccia, è la scelta più giusta.» mi sorrise, allungando un braccio per stringermi una mano. La allontanai lentamente.
«Zayn so che vorresti parlare di quello che è successo tra noi, ma..»
«Davvero Hanna, - mi bloccò ancora una volta - non è mai successo niente, a parte un bacio innocuo.»
«Uno?» inarcai un sopracciglio.
«D'accordo qualche, - riprese - ma era in un periodo terribile in cui Harry ti aveva abbandonata e so che l'hai fatto solo perchè lui non c'era e adesso che c'è.. beh..»
Mi sentii terribilmente in colpa. Posso dire che non era unicamente per quello, ma in gran parte. 
«Mi dispiace, mi sento una persona orribile.»
«Non lo sei, e io starò bene, davvero, ma voglio starti accanto in questi nove mesi.» 
Nove mesi. 
Non avevo pensato ancora in modo razionale a quanto sarebbe stata dura la mia vita da ora in avanti.
Quindi avevo deciso? Si, avevo deciso.
«Devi solo dirlo a Harry.» aggiunse.
Risi a quel solo, non era una cosa che si poteva dire facilmente.
«Ho paura di come potrebbe prenderla.»
Zayn riprese la mia mano. Questa volta non la tolsi.
«Nessuno sogna di diventare genitore alla nostra età ma ehi, lui ti ama e non ti lascerà mai da sola.»
«Anche dopo aver saputo di noi?» feci la domanda che mi tormentava da giorni.
«Si incazzerà, magari vorrà darmi un pugno, - rise - ma non può starti lontano diciamocelo.»
Sorrisi e strinsi la sua mano nella mia.
«Hai più sentito Aria?» mi chiese all'improvviso.
La tristezza tornò nel nominarla.
«Ci mandiamo qualche email a volte, - ammisi tristemente - niente di che.»
«Uhm..» Zayn si risistemò, poggiando le spalle allo schienale.
«Tu?»
«Si, a volte, chiede spesso di te.»
Mi mancava Aria e sentivo il bisogno di un'amica in quel momento come non mai. Forse sarebbe stato più facile.
Vidi il mio telefono vibrare sul tavolo e il corpo ebbe un brivido non appena lessi il nome di Harry.

*Chester sente tanto la tua mancanza, ti sta aspettando al locale :p*
 
Non mi accorsi di stare ridendo come una scema fin quando Zayn non parlò.
«E' lui?» chiese.
«Si, dice che mi aspetta con Chester al locale.»
Mi alzai per mettermi la giacca, cercando di sembrare meno scortese possibile.
Lo stai liquidando, la mia coscienza era una tortura.
«Oh, vuoi che ti accompagni?» il tono di Zayn fu dolce.
«Meglio evitare sai, non voglio si faccia strane idee.»
Zayn annuì e mi sentii in colpa immediatamente. Ma perchè? Avevamo già stabilito i ruoli. Lo salutai con un veloce bacio sulla guancia e feci strada per il locale, con un peso in meno sul petto.

POV di Harry.

«Forza, dammi la zampa!» 
Emma piagnucolava ancora di fronte a un Chester confuso, sperando di addestrarlo nel giro di minuti. Io mi divertivo a guardare la scena mentre bevevo un pò di birra e attendevo come un bambino a Natale che la porta si aprisse, lasciando entrare Hanna.
«Stai andando alla grande vedo.»
Josh continuava a sfottere sua sorella e io adoravo il modo in cui questo la faceva incazzare. Non chiedetemi perchè, è sempre divertente fare incazzare una donna.
«Prima della fine di quest'anno ci riuscirò.» continuava lei.
Io risi di nuovo mentre Chester tornava al mio fianco ed Emma riprendeva il suo lavoro dietro il bancone. Era ancora presto per qualche cliente e ce ne stavamo nella nostra pace, mentre Bless broken road riempiva il locale.
«Sembra volerti molto bene.»
Emma parlò all'improvviso e mi ci vollero un paio di secondi per capire che si stava riferendo a Chester. Cosa avrei dovuto dirle?
Sai al principio questo cane era mio, ma l'ho abbandonato insieme alla mia ragazza. Davvero? No.
«Io e Hanna abitavamo vicini a Bristol, ho passato molto tempo con lui.»
Sembrò crederci, non era del tutto una bugia tra l'altro, ma non riuscì a dire altro perchè la porta del locale si aprì. Non riesco a spiegare la delusione che provai non appena vidi Louis. Chester si lanciò su di lui non appena lo vide ed Emma e Josh mi rivolsero un'occhiata.
«Ciao, posso aiutarti?» chiese lei, incerta.
Io ridevo alla scena, continuando a bere la mia birra.
«Ehm.. stavo cercando mia sorella, Hanna.»
Louis sembrò sorpreso di vedermi lì, forse pensava che Hanna fosse con me?
«Dove diavolo è?» la mia curiosità e il mio atteggiamento ebbero la meglio.
«E' quello che sto chiedendo a voi.» rispose, lanciandomi un'occhiata crude.
Sicuramente quel tenero momento in ospedale, quando avevo rivisto il mio migliore amico fu solo questo, un momento.
«Okay, ignoralo, - Emma mi lanciò un'occhiataccia - sono sicura che sarà qui presto, io sono Emma e lui è mio fratello Josh.»
Lanciò uno sguardo affettuoso a Louis, rassicurandolo. Le donne e la loro dolcezza.
«Io sono Louis.»
 Alzai gli occhi al cielo. Ma davvero.. dov'era? Ebbi una risposta non appena la porta del locale si aprì di nuovo, dando spazio a una Hanna sorridente.
«Hanna!» mi alzai in piedi senza neanche accorgermene, sorridendo come un idiota. Lei sembrò notare il mio eccessivo entusiasmo.
«Ehi.» lei mi rivolse un sorriso caldo, ma prima che potessi fare qualcosa Chester le piombò addosso.
«Vedo che ci siete tutti.» sembrò confusa di vedere Louis.
«Sei sparito dopo.. - tentennò - ed ero preoccupato.»
«Sto bene, grazie.» sorrise.
Okay, cosa era appena successo? Odio non sapere le cose.
«Dov'eri?» le chiesi, nel modo più dolce possibile.
«Io..»
«Oh ma che importa! - Emma mi bloccò, ancora - Perchè non mi aiuti con le casse di birra?»
Che problema ha questa famiglia con queste casse di birra? Sembrava che apparissero sempre nei momenti meno opportuni. 
«Ci vediamo a casa Hanna, vuoi che porto Chester?» 
Vidi Hanna infilarsi il grembiule prima di seguire Emma.
«No, sono contenta che passi un pò di tempo con Harry.»
Ho un sussulto al cuore. Mi stava guardando con quei suoi grandi occhi e quelle guance arrossirono per l'imbarazzo che il mio sguardo le portava. Louis annuì e si congedò, dopo aver salutato tutti. 
«Qual'è il vostro problema?» 
Josh girò dietro il bancone una volta che sua sorella e Hanna sparirono dalla mia visuale, con Chester alle calcagne.
«Cosa?» Cosa ne sapeva lui?
«Smettila di fare il sostenuto, Hanna mi ha detto di voi due.» 
«Perchè l'avrebbe fatto?» 
Il pensiero che lei abbia parlato di noi due, mi fece avere un altro sussulto al cuore.
«Perchè io le ho detto che sono gay.»
Ributtai la birra nel bicchiere e quasi ne versai un pò sui miei pantaloni. Dannazione, cosa? Josh gay? Davvero?
«Si beh, anche lei ha avuto questa reazione.»
Lo vidi darmi le spalle per prendere una ciotola di limoni, mentre io mi riprendevo dalla notizia.
«Comunque, è una storia lunga..» ripresi dalla sua domanda.
«Ho tutto il tempo di questo mondo.»
«Perchè dovrebbe importartene qualcosa?»
«Smettila di fare lo stronzo, voglio solo aiutare te ed Hanna e magari dare una svegliata a mia sorella che per qualche strano motivo si è presa una cotta per te.»
Cazzo. Lo sospettavo ma sentirlo ad alta voce era un'altra cosa.
Potevo fidarmi di Josh e raccontargli tutto?


POV di Hanna.

«Tiene molto a te.»
Emma mi passò un'altra cassa e io la appoggiai con fatica su quella precedente. In realtà non c'era molto da fare, sospettai che mi avesse trascinata via da lì per gli sguardi che si stavano lanciando mio fratello ed Harry. La ringraziai mentalmente. Oh Emma, se solo sapessi la verità.
«E' come un fratello.» Odiavo mentire.
«Mi piace che sia così premuroso.»
Mi sorrise con gli occhi luccicanti. Ti prego, no.
«Hai scoperto sai.. qualcosa?» 
Per un attimo dimenticai la promessa che le avevo fatto. L'avrei aiutata con Harry, ma a cosa diavolo stavo pensando?
Sono incinta del ragazzo di cui si è presa una cotta. Avrei voluto sprofondare.
«Scusami, non ho avuto proprio un attimo.» arrossii.
«Non fa niente, penso che dobbiamo andarci piano con Mr. Styles.»
Risi al suo appellativo. Mr. Styles? Come suonerebbe bene, come suonerebbe bene anche Mrs Styles..
Dio Hanna, smettila di pensare a queste cose! 
Quando tornammo di là il locale si era già riempito, al suo massimo, e Josh era l'unico dietro il bancone. Dov'era Harry?
«Ehi.» Josh attirò la mia attenzione, sorridendomi.
Gli sorrisi di rimando, notando qualcosa di diverso nella sua espressione. Lo ignorai e iniziai a servire un cliente che aveva chiesto tre boccali di birra. Per un attimo dimenticai Chester alle mie costole, ma quando lo vidi seduto sotto il bancone mi rilassai. Il pomeriggio passato con Zayn ha iniziato a pesarmi sul petto da quando avevo visto Harry non appena entrai nel locale. Era stato dolcissimo ad alzarsi in quel modo di impulso e guardarmi con quel sorriso bambino che amavo tanto...
«Signorina.»
L'uomo che stavo servendo mi riportò alla realtà e osservai il boccalo stracolmo e la birra che cadeva da più lati. Diavolo!
«Mi scusi! - dissi velocemente - Tenga.»
Imbarazzata poggiai i tre boccali sul vassoio e glieli porsi.
Dannato Harry Styles.
E come se mi avesse sentito, lo vidi sbucare dal corridoio dietro il bancone con la chitarra in mano.
Salì sul palco con la sua solita grazia e prese posto sullo sgabello in centro.
«Questa sera ho una canzone nuova per voi, - iniziò a dire al microfono - spero vi piaccia.»
Iniziò a giocherellare con le corde della chitarra e una musica apparentemente malinconia partì. 
Never felt like this before are we friends or are we more..?
I suoi occhi erano fissi su di me. Perchè mi fissava? Parlava con me? Che vorrebbe dire? Emma spuntò al mio fianco ma la ignorai.
Cause I don’t wanna know while I’m walking away, If you’ll be mine..
Sentii le guance avvampare e quasi una bottiglia di birra mi cadde dalle mani.
So baby if you say, you want me to stay, stay for the night..
Okay.. era come se si stesse riferendo alla notte passata insieme. Non ricordai di aver letto nessuna di queste frasi nel suo bloc notes segreto, forse stava improvvisando?
Guardai Harry ancora una volta e poi sentii il bisogno di andarmene da lì. Percorsi il lungo corridoio fino ad arrivare alla familiare porta del retro. La musica finii ma io continuai a camminare.
«Non scappare da me Hanna Tomlinson!» Ci risiamo.
Sentii l'adrenalina che saliva dalle punte dei piedi per il suo comando.
«Devi smetterla di guardarmi in quel modo! - mi voltai come una furia - Di sorridermi, mi fai diventare pazza, mi fai sentire come..»
«Come?» chiese, divertito.
«Smettila di ridere cazzo! E smettila di comportanti in quel modo davanti a Emma, lei pensa che io e te non..»
Non potei finire che le sue labbra si avventarono sulle mie. Sentii per la prima volta dopo tanto tempo quel fuoco nascosto dentro, il suo sapore familiare che mi faceva rizzare i peli delle braccia, la sua lingua che si faceva spazio tra le mie labbra e mi aggrappai al suo collo desiderando sempre di più. Ma no.. che stavamo facendo? C'era troppo di cui parlare, troppo..
«Harry.. - sussurrai staccandomi - dobbiamo parlare di tante cose..»
«Ti prego Hanna, baciami..» mi supplicò.
«Non posso, almeno senza prima aver parlato Harry..»
Mi allotanai dalla sua presa e lo sentii mugugnare.
«Sono stanco di parlare..»
«C'è tanto di cui parlare..»
«Esci con me.» sbottò.
Che?
«Cosa? E' ridicolo.» sbuffai una risata.
«Non ti sto chiedendomi di venire a letto con me Hanna e credimi voglio farlo, - alzai gli occhi al cielo ridendo - andremo a cena insieme, parleremo.. parleremo di tutto quello che vuoi e poi spero che lascerai che io ti baci.. mi sei mancata così tanto..»
E Diana? La mia vocina interiore non sapeva quando stare zitta.
Potrebbe essere la volta in cui potrei dirgli tutto e intendo tutto. Ecco, sentii il panico dentro di me. Cosa avrebbe fatto?
Un bambino Harry, un bambino. 
«Va bene Hanna.. - iniziò a dire dispiaciuto - ho capito..»
Fece per andarsene ma mi precipitai a fermarlo.
«Va bene, - sbottai - usciremo insieme.»
Non avevamo mai avuto un vero appuntamento. Certo, quella volta che mi trascinò a mangiare quel gigantesco panino in quel squallido autogrill conta? O il momento successivo quando facemmo il bagno nella pineta? No, la gente non fa cose del genere agli appuntamenti.
«Davvero?»
Il suo viso si illuminò di nuovo come un bambino a Natale. Feci per aggiungere qualcosa ma il mio telefono vibrò nella tasca. Il nome di Louis lampeggiava sullo schermo.
«Lou?» Harry mi guardava in attesa.
Hanna mi dispiace chiamarti a lavoro, ma credi che potresti tornare un pò prima a casa? Tipo.. tipo adesso?
«Va tutto bene?» Feci una smorfia preoccupata.
Si, tranquilla, mi farebbe piacere se tornassi però.
«Ok, credo non dovrebbero esserci problemi, arrivo tra poco.»
Riagganciai, trovando un Harry più confuso di me.
«Sta bene?» mi chiese, preoccupato.
Harry preoccupato per Louis? Oh.
«Si, credo.. ma vuole che torni a casa, - mi guardai attorno - vuoi tenere Chester ancora un pò?»
«Davvero? - sorrideva troppo facilmente per ora, lo adoravo - Mi piacerebbe molto.»
«Bene.» gli sorrisi anche io e potevo giurare di stare arrossendo.
Mi slacciai il grembiule cercando di superarlo ma lui mi bloccò dolcemente dal gomito.
«Non dimenticarti del nostro appuntamento Hanna, perfavore.»
Sentivo la sincerità e il bisogno nei suoi occhi e annuii, silenziosa. 
Tornata dentro spiegai ad Emma di Louis e non mi fece problemi. Salutai Chester che non sembrava triste nel rimanere ancora con Harry, ne ero sicura. Salutai Josh e feci un sorriso timido ad Harry che ricambiò con un gesto della mano. Camminai velocemente con una certa ansia addosso. Louis sembrava rilassato al telefono ma ero comunque preoccupata. Doveva essere successo per forza qualcosa se mi aveva chiamata al lavoro pregandomi di tornare a casa. Guardai l'orologio ancora una volta e segnava le undici di sera. Che diamine, non riuscivo a calmarmi. Feci le scale a due a due, sbuffando all'ascensore per la sua lentezza, e quando fui davanti alla porta iniziai a bussare freneticamente.
«Hanna!»
Louis mi aprì con un sorriso e un'espressione.. ansiosa?
«Cos..» cercai di dire.
Rimasi bloccata quando vidi una figura seduta sul divano che si voltò di scatto e mi sorrise con il sorriso più sincero e caldo di questo mondo. Non ebbi neanche il tempo di riflettere su cosa fare che le sue braccia furono al mio collo. Avevo sempre pensato che avrei sentito disagio, che non mi sarei sentita come sempre e invece in un attimo eravamo tornate a scuola, eravamo tornate a Bristol, eravamo tornate nella sua camera mentre cercavo di imparare a tagliare le doppie punte da sola.


 
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Buonasera:) Come state?
Spero che il capitolo vi piaccia e non è difficile indovinare chi sia la persona appena arrivata!
Comunque:D Volevo dirvi che ho scritto una piccola one-shot su Zayn e Perrie, se vi va di leggerla basta cliccare sul banner qui sotto:

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 11.

 

 

 

POV di Hanna.

 

Aria continuava a stringermi forte tra le sue braccia e io fissavo quasi scioccata mio fratello che assisteva alla scena.
«Non so se essere arrabbiata con te per non avermi detto di essere tornata o abbracciarti ancora per quanto mi sei mancata.» singhiozzò.
«Anche tu mi sei mancata Aria.» e lo pensavo davvero.
Mi allontanò mettendomi le mani sulle spalle e mi osservò.
«Mi dispiace per tutto quello che è successo Hanna.. avrei voluto starti accanto, avrei..»
La voce le si spezzò e la vidi portarsi una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo.
«Ehi, va tutto bene.»
La tirai di nuovo tra le mie braccia e la strinsi, cercando di rassicurarla. L'ironia della situazione era che ero io quella da essere consolata.
Ma.. come ci aveva trovati?

«La mamma l'ha incontrata mentre Aria era tornata a Bristol per prendere alcune cose per Oxford e le ha detto tutto.»
Spiegò mio fratello, come se potesse leggere i miei pensieri. Percepivo il suo disagio e a un tratto capii perchè mi aveva supplicato implicitamente di tornare a casa prima del lavoro.
«Bene io.. faccio una passeggiata.»
Disse goffamente, grattandosi il retro del collo.
Aria riemerse dall'abbraccio da orso e si asciugò le guance con il dorso della mano, mentre Louis ci lasciava la nostra privacy.
Lo mandai a quel paese mentalmente, brutto stronzo.

«Da quanto sei tornata?»
La mia amica si ricompose e andò a sedersi sul divano, gli occhi fissi sulle sue mani.
«Da qualche settimana credo.. non era mia intenzione tenertelo nascosto credimi, ma sono ancora molto confusa su molte cose, faccio fatica a dormire io...» iniziai a straparlare.
«Hanna, non devi spiegarmi niente.»
Aria mi prese una mano e me la strinse mentre mi lanciava un'occhiata di conforto e rassicurazione. Mi era mancata.
«Come ti trovi qui? - cambiò argomento - La casa è molto carina.»
«Bene, lavoro in un pub qui vicino.»
«Quindi.. l'Italia è dimenticata?»
Abbassai lo sguardo sulle nostre mani unite e iniziai a sentire l'angoscia che tornava.
«Harry è qui.» dissi infine, invece di rispondere alla sua domanda.
«Cosa?!»
«..e anche Zayn.»
Gli occhi di Aria si allargarono in un'espressione di puro schock.
«Vivono insieme..» aggiunsi, aspettando la scenata che so sarebbe arrivata.
«Loro due cosa? - eccola - Merda! Harry e Zayn nella stessa casa? Riescono a stare insieme dopo quello che è successo con te?»
Mi erano mancati i discorsi contorti di Aria, ma lei non sapeva un particolare.
«Harry non sa di me e Harry..» dissi sottovoce, sperando non sentisse.
«Non gliel'hai detto?» aveva sentito.
«Volevo, vorrei.. Zayn dice che sarebbe inutile perchè non è successo niente..»
«Beh.. vi siete baciati, più volte, lui è il suo migliore amico.. si, direi niente che non debba sapere.» scherzò.
Chiusi gli occhi a fessure, maledicendole per il suo ruolo di grillo parlante, non bastava già la mia odiosa coscienza? Lei smise di ridere e rimanemmo un attimo in silenzio. Harry doveva sapere qualcos'altro, lei doveva sapere qualcos'altro. Avevo bisogno che la mia migliore amica sapesse, avevo bisogno del suo sostegno, avrebbe sicuramente aiutato. Ti trascinerà con la forza da Harry per dirglielo, la mia coscienza numero uno era tornata.
«Hanna?» Aria mi risvegliò dai miei pensieri.
Al diavolo coscienza numero uno.
«C'è qualcos'altro che Harry deve sapere..»
Aria mi guardò stranita e io mi alzai un attimo per andare nella mia stanza, aprii il primo cassetto del mobile e presi quella fotografia che conservavo con tanto amore. La presi e la strinsi al petto ancora una volta, prima di tornare da Aria.
«Cosa c'è?» mi chiese.
Mi avvicinai titubante a lei, poi lentamente tornai al mio posto e presi un respiro profondo.
«Hanna, mi stai spaventando.»
«Questo ti spiegherà meglio ciò che vorrei dirti.»
Con riluttanza allungai una mano per consegnarle la foto che ritraeva la mia prima ecografia e lei la prese con esitazione. La osservò e vidi il suo viso cambiare di continuo espressione tra confuso e.. confuso, più confuso, confuso. A un tratto però la sua bocca si allargò in una 'O' e il suo respiro iniziò ad accellerare.
«Hanna.. tu..»
Si voltò verso di me e io allontanai il busto di qualche millimetro come se potessi allontanare la sfuriata che stavo per ricevere.
«Oh mio Dio! - urlò - Sei incinta! Oh mio Dio! Oh mio Dio!»
«L'hai già detto.» sorrisi nervosamente.
«Oh mio Dio Hanna!»
Questa non era la reazione che mi aspettavo. Aria sembrava si confusa, ma anche quasi.. eccitata?
«Non sei arrabbiata?» chiesi.
«Arrabbiata? - mi guardò - Cioè si, sono un pò scioccata per il fatto che hai 19 anni ma.. tu ed Harry avrete un bambino! E' così dolce!»
Sbattè le mani come una bambina eccitata nel giorno del suo compleanno, mi venne da sorridere a vederla e a un tratto mi sentii meno male e più.. serena.
«Harry è contento?» chiese a un tratto.
Certo, sta già comprando una culla, coscienza ti odio.
Rimasi in silenzio e Aria mi osservava, aspettando una risposta.
«Hanna.. ti prego dimmi che lo sa.»
La sua eccitazione sparì tutto a un tratto e iniziò a guardarmi seria.
«Come posso Aria.. come posso essere felice con Harry, pensare a questo bambino mentre Liam è un metro sotto terra? Come posso pensare all'Italia, al futuro, a vivere la mia vita sapendo che lui è morto..?»
Senza rendermene conto le lacrime mi scesero sulle guance e iniziai a singhiozzare. Liam apparve alle spalle della mia amica, lo sguardo sofferente sul volto.
«Hanna non è colpa tua se Liam è morto..»
«L'ho portato dentro tutto questo, l'ho tradito con Harry mentre stavamo insieme, l'ho illuso.. l'ho solo ferito.»
Mi ritrovai tra le braccia di Aria. Lei mi stringeva e mi accarezzava una guancia, mentre singhiozzavo sulla sua maglietta inzuppandola.
«Mi manca Aria..»
«Lo so, manca anche a me.»
Mi strinse più forte e sentii anche lei singhiozzare silenziosamente.
«Volevo abortire.» confessai.
«Cosa? No, non devi Hanna, ti prego.. Harry deve saperlo.»
«Lo so.»
Mi alzai dal suo petto e asciugai le guance, cercando di riprendermi. Liam era scomparso.
«Devi continuare a vivere la tua vita Hanna, anche se è difficile.. Liam rimarrà sempre nel tuo cuore e neanche scappare fino in Spagna ti farà sentire meno la sua mancanza.. devi ricordarlo e smetterla di incolparti..»
Aria sollevò una mano e mi accarezzò una guancia. Sapevo che aveva ragione, era solo difficile accettarlo e ammetterlo a me stessa. La conversazione però finì lì e Aria iniziò a raccontarmi di quanto fosse bella Oxford, che i pochi compagni che aveva conosciuto erano simpatici, che aveva scelto la camera e la ragazza con cui la condivideva era una fissata con i fumetti. Per una sera tutte le preoccupazioni si erano dissolte, per una sera mi sentivo come una ragazza normale di 19 anni, per una sera ero tornata la Hanna di una volta.
«Quanto resti?»
Ci eravamo sistemate per la notte nella mia camera, Lou non era ancora tornato.
«Inizio il semestre a metà settembre.. vorrei starti vicino se non è un problema.»
La guardai sistemarsi da un lato nel letto mentre io sistemavo il piumone e senza dire niente la abbracciai.
«Non vorrei nient'altro.»
Sentii la vibrazione del mio cellulare sul comodino e quando mi allungai il nome di Harry lampeggiava sullo schermo. Il messaggio si aprì con una foto sua e di Chester sdraiati sul letto e una scritta:

*Sentiamo la mancanza di qualcuno..
ps: spero che Lou stia bene, non dimenticare il nostro appuntamento, perfavore.*

«E' lui?»
Iniziai a ridere come un idiota e lo capii dall'espressione di Aria che aveva capito che fosse Harry senza neanche saperlo. Annuii debolmente e pensai a una risposta da dare. Avrei voluto essere lì insieme a loro, avrei voluto essere felice per una volta.. avrei voluto che tante cose non fossero successe.
«Devi dirglielo.» sussurrò Aria.
Ci addormentammo poco dopo, l'una accanto all'altra e per la seconda volta non ebbi incubi. Mi svegliai però nel bel mezzo della notte per qualcuno che aprì la porta di ingresso e mi accorsi che Aria non era a letto.
«Dov'eri?» la sentii in cucina.
«Ho fatto una passeggiata.» Louis.
Decisi di rimanere a letto e origliare ineducatamente la loro conversazione.
«Perchè non dormi?» Louis aveva la voce contenuta, troppo.
«Avevo solo bisogno di un po' d'acqua..»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Quindi.. te l'ha detto?»
«Si, e spero lo dica presto a lui..»
Non riuscii a sentire la risposta di mio fratello.
«Buonanotte Louis.»
«Aria aspetta!»
«No, ti prego non farlo.. non sono tornata per te, ho capito..»
La porta della stanza si aprì immediatamente dopo per richiudersi e quando Aria prese nuovamente posto sul letto, la sentii singhiozzare.

 

«Quando mi farai vedere questo Irish pub?»
Aria se ne stava su uno degli sgabelli della cucina, i piedi a penzoloni. Avevamo appena finito di cenare e la giornata era passata in maniera molto tranquilla. Ci eravamo svegliate molto tardi e avevamo deciso di andare a pranzare un boccone fuori, tanto per vedere un po' Londra insieme. Louis aveva preferito rimanere a casa. La mia migliore amica e mio fratello si stavano ignorando a vicenda, perfetto. Quella sera però eravamo tutti nella stessa stanza. Louis guardava pigramente una vecchia partita di football in televisione e noi chiacchieravamo in cucina. Di Harry nessuna notizia.
«Oggi ho la serata libera ma se vuoi possiamo andare a farci un salto.»
Aria tamburellava annoiata le dita sul tavolo e mi osservava sistemare i piatti.
«Mi piacerebbe, ma che fine ha fatto quella peste di un cane?»
«Oh, lui..» iniziai, ma qualcuno suonò alla porta.
Mi asciugai le mani e maledii mio fratello per rimanere impassibile davanti alla televisione mentre io andavo ad aprire. Non lo avessi mai fatto. Harry, Zayn e Chester comparirono sotto i miei occhi. Harry teneva le mani in tasca mentre Zayn aveva incrociato le braccia al petto. Dannazione.
«Ehi.» dissi, impacciata.
«Ehi, distur..» stava per dire Harry.
«Zayn! - Aria lo interruppe bruscamente spuntando al mio fianco – Ehi!»
Mi superò e si lanciò su Zayn, stringendolo. Mi stai prendendo in giro? Da quando erano così legati? Harry sembrò avere la mia stessa reazione, tanto che si rivolse a me mimando un 'Ma che succede?'
«Quando sei arrivata?» le chiese Zayn.
«Ieri sera, - sciolsero l'abbraccio – ciao Harry.»
Aria lo salutò frettolosamente, cercando di evitare il suo sguardo. Harry ricambiò con un cenno del capo.
«Volevo venire a riportarti Chester e magari vedere.. vedere come stavi e Zayn.. Zayn mi ha fatto compagnia.»
Harry iniziò a balbettare e io mi morsi il labbro, soffocando una risata. Era adorabile, ma lessi l'irritabilità quando mi spiegò di Zayn.
«Oh, avete fatto benissimo, - Aria parlò per me – noi stavamo pensando di uscire, perchè non venite con noi?» Che?
Lanciai un'occhiataccia ad Aria, ma lei fissava Zayn e Harry dondolandosi su un piedi e l'altro.
«Stavate uscendo?»
Louis sembrò riemergere dal suo stato di paralisi e si alzò dal divano per venire verso di noi.
«Si, stavamo uscendo!» Rispose secca Aria.
«Stasera suona una band all'Irish, ho sentito che non è niente male.» spiegò Harry.
«Allora cosa aspettiamo? Non vedevo già l'ora di vedere quel posto!»
Aria tornò nel suo momento di eccitazione e io iniziai a entrare nel panico. Analizziamo la situazione: sarei dovuta andare in un locale non molto grande, dove probabilmente ci sarebbe stata più gente del solito, con Harry, Zayn, Louis ed Aria. Tre di questi mi avrebbero tormentata per tutta la sera sul dire la verità a Harry e quest'ultimo avrebbe potuto scoprire la verità su Zayn, tra le tante cose. No, meglio starsene a casa.
«Io veramente..» provai a dire.
«Non osare dire di no! - Aria mi puntò un dito contro – Ci saremo annoiate qui a casa, ti prego Hanna.»
La mia amica mi supplicò e io mi voltai verso Harry che mi guardava in modo strano e capii che se non avessi accettato avrebbe indagato e si sarebbe insospettito.
«D'accordo.» acconsentii.
Aria fece un gridolino di gioia, facendo ridere Louis che cercò di nasconderlo.
«Andiamo allora.» disse Zayn.
«Ho solo bisogno di due minuti.» spiegai, facendoli entrare.
«Vengo anche io..»
Tutti e quattro ci voltammo all'unisono verso mio fratello, credendo di aver sentito male.
«Davvero?» chiesi, insieme ad Harry.
«Si, davvero! Ora smettetela di guardarmi come se fossi un fenomeno da baraccone e muovetevi, anche io so come divertirmi.»

Cercai di non scoppiare a ridere e iniziai a sperare con tutta me stessa che questa serata andasse nel verso giusto. 

 

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Scusate per l'immenso ritardo ma stiamo ristrutturando la mia stanza quindi non ho avuto internet!
Spero il capitolo vi piaccia e che mi perdoniate:)
Non potete perdervi il prossimo, dico davvero.

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 12.



POV di Hanna.

Prendemmo la macchina, fortunatamente due diverse macchine. Harry salì riluttante in macchina con Zayn mentre io e Aria ci infilavamo in macchina con Louis. Mi vendicai con la mia amica per questo scherzetto dell'uscita improvvisata e al momento di salire in macchina corsi ai sedili posteriori, lasciando a lei il posto davanti. Mi fece una smorfia prima di prendere posto accanto a mio fratello. Anche lui si irrigidì e io risi alla scena. Il tragitto fu breve e silenzioso. 
«Sembra carino.» osservò Aria mentre posteggiavamo.
La scritta dell'Irish brillava nel buio e notammo la gente in fila per entrare. “Wow”, non c'era mai stata così tanta gente.
«Devono essere un gruppo interessante.» dissi.
Scesi dalla macchina nel momento in cui Louis spense il motore e Aria mi seguì.
«Ti odio.» mi affiancò.
«Occhio per occhio.»
Notai Harry e Zayn fermi sulla soglia che portava alla porta sul retro. Non si calcolavano, cattivo segno.
«C'è più gente del solito, stai attenta d'accordo?» mi sussurrò Louis, premuroso.
Aria lo guardò con occhi affettuosi e tutta la forza che trovò in questi mesi sparì.
Quando li raggiungemmo Harry mi guardò scrutando la mia espressione, mentre Zayn sorrideva. Camminai in silenzio, conducendo il resto del gruppo verso l'entrata del locale. Una musica folk riempiva l'interno e rimasi scioccata per la quantità di gente che c'era. Si muovevano tutti a tempo di musica, canticchiavano le parole della canzone che a me era sconosciuta, come I tre ragazzi sul palco. Si chiamavano The Wise ed erano poco più grandi di noi e abbastanza conosciuti a quanto pare. Scorsi Emma che si faceva spazio tra la folla, tenendo un vassoio vuoto su una mano. Josh era al bancone, intento a riempire boccali di birra.
«Ehi!» richiamai Emma cercando di sovrastare la musica.
«Hanna! Che ci fai qui?» sorrise.
«Sono in compagnia, - indicai il gruppo – potevi chiamarmi se c'era tutta questa confusione.»
«Oh tranquilla, Sharon, la ragazza laggiù, lavorerà nei giorni in cui tu sei libera.»
Mi indicò una ragazza magrolina con I capelli scuri a caschetto, indafarrata a pulire uno dei tavoli.
«Oh, lei è Aria comunque, gli altri li conosci già.»
«Molto piacere.»
La mia amica strinse la mano di Emma con eccessivo entusiasmo. Non sapeva ancora che Emma aveva un'infatuazione per Harry.
«Chi sono loro? Sembrano forti!» Aria indicò I ragazzi sul palco.
Harry, Zayn e Louis rimasero in disparte osservando la situazione.
«Sono degli amici di mio padre, ci hanno fatto un favore.»
Emma si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi si voltò, richiamata da suo fratello. Josh mi aveva accennato non molto tempo fa che suo padre una volta era un importante discografico.
«Devo andare, divertitevi, offre la casa.» detto ciò sparì.
In tutto questo Harry e Zayn erano spariti al bancone, mentre Louis continuava a osservarsi attorno, nettamente fuori luogo.
«Parlaci, ti prego.» implorai Aria, indicando mio fratello.
La mia amica lo guardò con gli occhi lucidi che riflettevano le luci gialle del locale. 
«Tu parlerai con Harry?» 
«Ci proverò.»
Sbuffò esasperata e poi andò verso Louis, il quale rimase confuso. Li lasciai nel loro mondo e andai verso Harry che se ne stava da solo in un angolo vicino al bancone. Zayn era sparito.
«Ehi.» dissi.
«Ehi.»
«Sei arrabbiato con me?» gli chiesi ansiosa.
«Sono sempre arrabbiato con te.» sbuffò una risata.
«Anche ora?»
Harry si voltò a guardarmi e sentii le guance avvampare.
«No, non ora.»
Sospirai, rassicurandomi. 
«Vuoi qualcosa da bere?» mi chiese.
Non fare lo stesso errore che hai fatto con Zayn, mi ricordò la mia coscienza.
«No, - risposi insicura – non ne ho voglia.»
Harry mi guardò confuso e io cercai di cambiare argomento.
«Sono bravi.» feci un cenno verso il palco.
Nel frattempo la gente si era riunita al centro della pista e aveva iniziato a ballare un ridicolo ballo da cowboy.
«Avanti gente invitate qualche bella ragazza e fatevi avanti!» incitava al microfono uno dei tre ragazzi. Harry fece una smorfia.
«Si, a parte questo ballo.»
Harry rise portando la testa all'indietro e il mio cuore sussultò, rivedendo il bambino di una volta. Guardai divertita anche io la gente in pista che alzava piedi, gambe, faceva strani movimenti con le mani. 
«Vuoi ballare?» chiesi, stupendomi di me stessa. Ma davvero?
«Cosa?» Harry tornò serio, fissandomi.
«Avanti Styles, hai paura di essere incapace?» lo sfidai.
«Non esiste!» Cavolo.
«Uscirò con te domani se balli con me oggi.» 
Non so da dove mi venne tutto questo coraggio.
Harry inarcò un sopracciglio, mimandomi con le labbra un “Davvero?”
Mi allontanai da lui, facendogli segno di seguirmi e dopo alcuni secondi avanzò. Oddio, lo stiamo facendo veramente? Ci mettemmo in una parte più appartata, tanto per non sembrare troppi incapaci e, fissando la coppia al nostro fianco, cercavamo di imitare I passi.
«Non hai idea di cosa fare vero?» mi chiese divertito Harry.
Eravamo uno di fronte all'altro, le mani sui fianchi e I piedi che cercavano di seguire il ritmo.
«Silenzio Styles, mi distrai.»
Lui fece segno di cucirsi la bocca con le dita e quel gesto infantile mi fece ridere. A poco a poco imparammo I passi più semplici, anche se continuavamo a risultare goffi. Risi quasi per tutto il tempo, soprattutto quando la musica aumentò di velocità e arrivò il momento di prenderci sottobraccio e girare sul posto.
«Ho una reputazione qui dentro.» si lamentò Harry, divertito però.
«Credo sia troppo tardi ormai per quella.»
Io continuavo a ridere mentre guardavo Harry che cercava ancora di capire come si facesse il passo del cowboy. Stava davvero ballando questo ridicolo ballo con me? Forse c'era ancora speranza.
«Cambio di coppia!» urlò qualcuno.
«Cosa?»
Harry entrò nel panico e io risi ancora di più alla sua espressione, mentre un altro ragazzo mi prendeva dalla mano e iniziava a farmi girare. A Harry capitò una signora un pò più grande e da lontano mi lanciava smorfie di aiuto. Dopo circa trenta secondi fummo di nuovo insieme.
«Non provarci mai più.» mi minacciò.
«Ma stai andando così bene, sei un cowboy nato.»
Mi fece una smorfia di lamento e io risi ancora.
Erano I momenti come questi che me lo facevano amare ancora di più. Momenti in cui metteva da parte il giudizio della gente e si metteva a fare qualcosa di assolutamente ridicolo ma divertente. Il cantante dei The Wise ci incitava ad aumentare la velocità e io sbattei le mani con più foga.
«Avanti, ammetti che ti stai divertento!»
Lui non rispose, si limitò a scuotare la testa e a ridere, e sapevo che era proprio così. Si stava divertendo.
«Sei contenta sia tornata Aria?» mi chiese a un tratto.
«Si, mi mancava.» e lo pensavo davvero.
«Non l'avevi più vista dopo..» azzardò.
«No, - Oh Harry perchè devi rovinare un momento così divertente? - in questo momento sta parlando con Louis.»
Lui annuì silenziosamente, mentre mi fissava I piedi.
«Cambio di coppia!» urlò di nuovo quella voce.
«Non questa volta.»
Harry mi afferrò dai fianchi e mi alzò da terra, suscitando in me un gridolino stupito, mi strinse a lui per evitare che il ragazzo della coppia accanto a noi mi afferrasse.
«Sei sleale!» urlai, ridendo.
Quel legero tocco fu abbastanza per farmi diventare la pelle d'oca e farmi tremare le ginocchia. Mi mise a terra prima di arrivare ad altro e sentii il sudore sulla fronte e su tutta la faccia. Da quanto stavamo ballando?
«Tutto bene?» mi chiese, sfiorandomi il braccio con una mano.
«Si, - ansimai – tutto bene.»
Avevo il fiatone e lo guardai ridendo per cercare di riprendere fiato. Emma ci passò accanto senza vederci e un pensiero mi passo per la mente. Ora o mai più.
«Emma è carina.» dissi, mentre la gente attorno a noi continuava a ballare su una nuova canzone.
«Quindi?» 
«Niente, era un'osservazione.. tu non pensi sia carina?» la tensione saliva.
«Si.. cioè si, penso che in media sia una ragazza abbastanza carina.»
Harry mi guardava confuso, e notai la sua fronte lucida a causa del sudore.
«Ma..?» lo esortai.
«Nessun ma, perchè queste domande?» si stava irritando.
«Niente, pensavo che magari potrebbe piacerti.»
Ci fu un silenzio nonostante la musica allegra che riecheggiava nella stanza. 
Harry mi guardava, l'espressione indecifrabile.
«Senti mi dispiace..» feci retromarcia.
«Neanche dopo questo ballo ridicolo hai capito chi mi piace?»
Quella sua sincerità quasi mi fece sciogliere ed ebbi l'impeto di saltargli al collo qui, in questo locale affollato. Mi limitai a sorridergli imbarazzata.
«Ora se hai finito con queste osservazioni ridicole, - iniziò – andrei al bagno visto che tutto questo movimento esagerato e goffo mi ha smosso la vescica.»
Mi fece l'occhiolino e io arrossii. Mi superò e i The Wise smisero di suonare per prendersi una pausa e White Flag di Dido riempì la sala. Mi accorsi di Zayn al bancone e mi avvicinai sorridendo.
«Ehi.»
«Carino quel.. ballo.» disse divertito, prendendo una bottiglia di birra.
«Ci hai visto?» arrossii di nuovo.
«Si, sembravate felici.»
Zayn mi sorrise e notai Josh dall'altro lato del bancone che mi fece un cenno di saluto con la testa.
«Forse andrà tutto bene sai.. forse potremo essere felici davvero.»
«Si, lo spero anche io.»
Zayn era a disagio e iniziò a fissare un punto qualsiasi del locale.
«Dov'eri tu mentre noi ballavamo quel ballo ridicolo?»
«Emma voleva una mano con delle casse di birra.»
Oh.
«Hai visto Louis e Aria?» chiesi.
«Penso di averli visti qui fuori mentre parlavano, sembrava tutto sotto controllo, finchè Aria non è scoppiata a piangere e sono scappato via.»
Aria stava piangendo? Oh no. Sentii l'impulso improvviso di cercarla e mi guardai attorno per riconoscere la sua piccola testolina.
«Ehi, stai tranquilla, - Zayn cercò di rassicurarmi capendo il mio scopo – sai è un bene che tu non beva sennò rischiavi di baciarmi di nuovo.»
Scientist del Coldplay riempii la stanza e scoppiai a ridere per la battuta di Zayn insieme a lui. Ma nel momento in cui scoppiò a ridere, questione di millisecondi forse, il suo sguardo cambiò, tutti i colori sul suo viso si prosciugarono mentre fissava un punto oltre la mia spalla. E in quel momento smisi anche io di ridere perchè sapevo cosa stava fissando ma pregavo con tutte le mie forze di sbagliarmi. Ma nel momento in cui mi voltai incrociai gli occhi di Harry che erano diventate piccole fessure nere, l'espressione indecifrabile e i pugni stretti lungo i fianchi. Aveva sentito. Aveva sentito tutto. 
Portami al punto di partenza...
Ricominciamo tutto da capo...

Oh Harry ti prego, ascoltami.



 
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Non dovrete aspettare molto per il prossimo promesso:)
Ditemi cosa ne pensate <3

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 13.

 

POV di Harry.


Come poteva farmi quelle domande? Come poteva solo pensare che potesse piacermi un'altra ragazza? Si cioè, Emma era davvero una bella ragazza e tutto ma Dio Hanna.. a volte mi chiedo come puoi essere così ingenua. Mi faceva impazzire, dannatamente impazzire. Mi costringeva a fare cose che non mi sognavo neanche lontanamente di fare, come quel ballo ridicolo. E nonostante fossero cose ridicole, riusciva a farmi divertire, sempre.. solo perchè le facevo con lei. Mi faceva venire voglia di tornare bambino, riusciva a non farmi pensare alla mia infanzia del cazzo e trasformarla in qualcosa di bello. La amavo. Dio quanto la amavo. E non c'era niente che poteva farmi cambiare questo sentimento, a parte forse... No, non volevo pensarci.
Dopo aver fatto la pipì in quel bagno sin troppo piccolo, cercai di tornare da Hanna.
«Mi dispiace.. non volevo farti soffrire.»
Conoscevo quella voce. Era.. era Louis!
Era seduto sulla scala anti-incendio e accanto a lui c'era una piccola figura rannicchiata. Louis la cingeva con un braccio. Aria.
«Ti ho odiato così tanto..»
Aria singhiozzava e Louis la strinse ancora di più. Era inopportuno spiarli lo so, così li lasciai la loro privacy e tornai al locale, sperando nel profondo che quei due chiarissero. I The Wise non erano ancora tornati sul palco e Dido stava per cantare le ultime strofe di White Flag. Quei ragazzi non erano male ed era evidente che erano più conosciuti di quanto pensassi. Riuscii a riconoscere i lunghi capelli di Hanna, teneva un gomito sul bancone ed era di spalle. Con chi era? Ciuffo ribelle, giacca di pelle. Zayn. Cazzo, davvero? Non riusciva a tenere le distanze. Mi aveva anche seguito nel suo appartamento quando lo avevo avvisato che sarei andato a riportarle Chester. A quest'ora saremo stati io e lei, non io, lei e altre mille persone. Mi avvicinai riluttante, stringendo i pugni lungo i fianchi. Perchè ridevano? Cosa c'era di tanto divertente?
«Ehi, stai tranquilla..»
Zayn non mi vide mentre continuavo ad avvicinarmi. Tranquilla? Stai tranquilla per cosa? Hanna sembrò rilassarsi. Proprio mentre stavo cercando di interromperli, Zayn parlò di nuovo.
«..sai, è un bene che tu non beva sennò rischiavi di baciarmi di nuovo.»
COSA?
Ti prego fa che abbia sentito male. No, No, No!
Zayn incrociò il mio sguardo e dalla sua espressione capii che avevo sentito benissimo e non si aspettava che io avessi sentito. 
Hanna smise di ridere e per un attimo si irrigidì. Poi lentamente si voltò verso di me e i miei occhi incrociarono i suoi, allarmati e pieni di angoscia. Cazzo. Cazzo.
Era questa l'unica cosa che non le avrei mai perdonato e lei cosa fa? Bacia Zayn? Quando? Perchè? Sono stati a letto insieme?

«Harry, io..» iniziò a balbettare lei.
«E' vero?»
I Coldplay continuavano a cantare in sottofondo e io volevo solo spaccare la faccia a Zayn o quella cassa. Magari la faccia a Zayn.
«Harry rilassati, è successo quand..» iniziò a parlare lui.
Era successo. Era abbastanza.
Mi scaraventai su Zayn, colpendolo forte sulla mascella. Hanna cacciò un urlo e la gente attorno a noi si allontanò, guardandoci. Josh si avvicinò a Zayn che adesso era piegato sul gomito e si asciugava il sangue che iniziò a colargli con il dorso della mano. Fanculo. Me ne andai di lì, sbattendo forte la porta sul retro. Iniziai a camminare avanti e indietro, esasperato. Iniziai a calciare una cassetta di legno vuota, riducendola in brandelli. Cazzo Hanna. Perchè? Perchè?
«Harry ti prego ascoltami..»
Hanna spuntò sulla soglia, il volto pieno di preoccupazione.
«Non ti avvicinare, stai lontana da me!»
Mentre lei avanzava verso di me, io indietreggiavo mettendo quanta più distanza possibile.
«Mi avevi lasciata Harry, - ci riprova – ero sconvolta, triste, confusa e Zayn era lì.. lui..»
«Oh mio Dio! No! - iniziai a urlare – Non osare dare la colpa a me! Io ti lascio per il tuo bene e questo ti da il diritto di farti entrare nelle mutande da uno dei miei migliori amici?»
Indietreggiò come se le mie parole l'avessero colpita fisicamente.
«Nessuno mi è entrato nelle mutande! E' stato solo un bacio!» iniziò a urlare anche lei.
«Quando?» le chiesi, controllando la mia rabbia.
Hanna distolse lo sguardo da me e fissò il muro alle mie spalle.
«Una sera siamo andati a una festa.. - iniziò e io sentii la rabbia tornare solo per aver nominato la parola 'festa' – qualche giorno dopo che tu te ne eri andato.. ho bevuto, ho bevuto parecchio..»
Ripresi a camminare avanti e indietro, fumante di rabbia. Ubriaca? Davvero?
«Ti prego non essere arrabbiato.» mi implorò, gli occhi lucidi.
«Continua.» le ordinai.
Sbuffò per il mio tono. La ignorai.
«Aria ha chiamato Zayn e.. Liam quando non riuscivo più a reggermi in piedi e Zayn mi ha portato a casa sua.. - ebbe un momento di esitazione nel nominare il nome di Liam, ma io stavo ancora cercando di non esplodere per la parte in cui Zayn l'aveva portata a casa sua – mentre mi metteva a letto l'ho baciato, ma quella volta solo perchè pensavo fossi tu.»
Fece qualche metro verso di me esitante e questa volta non indietreggiai. Un momento. Quella volta?
«Quella volta? L'hai baciato più di una volta?» scattai.
Hanna indietreggiò e annuì debolmente.
Scalciai ancora una volta la cassa di legno ormai distrutta e lei sussultò.
«Mi avevi lasciata Harry!» urlò, disperata.
«Non me ne fotte un cazzo! Ti avrei perdonato tutto, tranne questo! Non osare fare la vittima, era il mio migliore amico maledizione! Ci sei andata a letto?»
«Cosa? No! Diamine No!» esplose anche lei e vidi la piccola vena che le si ingrossava sul collo.
«E sai una cosa? Si! Oso fare la vittima perchè tu mi avevi lasciata nonostante io ti avessi detto più di una volta che era mia la decisione di stare con te! - iniziò a urlare un tratto, sorprendendomi – Ma tu sei Harry Styles, non ti si può dire una cosa diversa da ciò che pensi, non hai mai rispettato le mie scelte, le mie decisioni, mi hai lasciata con una misera lettera dopo aver fatto l'amore con me, hai una vaga idea di come io mi sia sentita?»
Le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance e nonostante provassi una fitta di dolore nel vederle, non riuscivo a togliermi dalla testa la visione di lei e di Zayn insieme.
«..ho baciato Zayn più volte perchè lui era lì quanto tu non c'eri, volevo provare a essere felice e non mi importava con chi, volevo solo dimenticarti e basta, era come se non riuscissi più a fare niente! - continuò – E neanche tu sei innocente! Ho visto che mi hai dimenticata facilmente, Diana ti dice qualcosa?»
Cosa? Diana? Come fa a sapere...
«Hai frugato tra la mia roba?» le chiesi, il tono severo.
«Non è questo il punto!»
Pensa davvero che Diana sia un'altra ragazza?
«Oh mio Dio! Davvero? Diana sei tu! Tutte quelle canzoni sono per te!» esplosi.
Sentii la gola secca, andarmi in fiamme, i muscoli tendersi, una scarica di adrenalina eccessiva. Lei rimase in silenzio, a bocca aperta.
«Diana.. Diana sono io?» chiese, dopo troppo tempo.
«Chi altro poteva essere? Dannazione!»
La vidi indietreggiare ancora, lo sguardo pieno di confusione, tristezza..


POV di Hanna.

Ero io. Diana ero io. Tutte quelle canzoni erano per me.
Diana, lascia che io sia l'unico ad accendere un fuoco nei tuoi occhi..
Diana, non credo che tu te ne sia resa conto ma hai salvato la mia vita..
Il mio cuore affondò. Vidi i suoi occhi tristi, tormentati.
Che cosa avevo fatto? Che cosa gli avevo fatto?
Lui aveva pensato solo a me, aveva ricominciato a scrivere per me.
«Harry, io..» cercai di dire.
Harry continuò a camminare avanti e indietro, si tirava i capelli per la frustrazione. Io ero nel panico e lui mi bloccò di colpo prima che potessi aggiungere qualcosa.
«No! - urlò – Non riesco a guardarti, non posso!»
Cosa? No! No, No, No.
«E' per lui che sei tornata? E' con lui che vuoi stare per questo non mi hai chiamato? - iniziò, attaccandomi – Cosa cazzo vuoi da me Hanna? Cosa cazzo ci fai qui? Vuoi andare a letto con il mio migliore amico? Vuoi lui al mio posto? E' per questo che mi stai lontana? Dimmelo!» urlò alla fine, facendomi sussultare.
Entrai nel panico e le parole uscirono dalla mia bocca senza controllo.
«Sono incinta!» urlai.
Harry sbattè le palpebre come se avesse sentito male, lasciò la sua mano ferma in aria e la sua espressione cambiò da confusa a sconvolta. I colori sul suo viso si prosciugarono e iniziai a sentire l'ansia che cresceva. All'improvviso I suoi lineamente iniziarono quasi ad.. addolcirsi?
«Cosa?» mi chiese, in un sussurro.
Volevo davvero che mi perdonasse solo per questo? Volevo davvero che tornasse da me solo perchè ero incinta? Volevo che tornasse da me perchè pensavo mi amasse, ma aveva reso chiaro il concetto che avevo fatto l'unica cosa che non mi avrebbe mai perdonata e stavo per informarlo di un qualcosa di ancora più imperdonabile prima che ci potessi pensare troppo.
«E' di Liam.» Cosa?! Urlò la mia coscienza.
Harry indietreggiò, barcollando. Oh mio Dio! Che avevo fatto?
«Sei incinta di.. Liam?» lo vidi deglutire a fatica, la voce rotta.
«Io.. eravamo ubriachi..» continuai a mentire.
«Hai baciato Zayn e sei andata a letto con Liam? Mi stai fottutamente prendendo in giro?!»
Prima che potessi parlare, Harry calciò l'ultima cassetta di legno rimasta intatta che finì contro il muro alle mie spalle. Sussultai per il suo gesto e iniziò a guardarmi con gli occhi di fuoco, gli occhi dell'odio, gli occhi della delusione.. Che cazzo avevo fatto?
Lo guardai immobile davanti a me, lo sguardo perso nel vuoto, spento. Improvvisamente gli comparirono due gigantesce occhiaie, gli occhi infossati. Il dolore. Era l'immagine del dolore.
«Ti prego.. parlami!» mi avvicinai, insicura.
Che cosa potevo fare? Avevo combinato un disastro.
«Non osare toccarmi, - schivò la mia mano apparentemente calmo – tu non sei la mia Hanna, sei una puttanella qualsiasi, fottiti Zayn, Liam o quello che ne è rimasto, fottiti qualsiasi pers..»
Nel momento in cui pronunciò quelle parole la mia mano entrò in collisione con la sua guancia. Come si permetteva di dire quelle cose? Puttanella? A me? Mi aveva ferito più nelle ultime settimane con le sue parole che in tutte quelle volte in cui mi aveva respinta, di continuo. Non aveva un briciolo di tatto neanche nel nominare Liam. So che forse non lo pensava davvero, che parlava solo per rabbia, ma non poteva ferirmi ogni volta che era arrabbiato. E' colpa tua questa volta, lo so. Non volevo che mi perdonasse solo per il bambino, volevo che mi amasse, che mi perdonasse perchè mi amava.
«La prima sera che ci siamo incontrati qui mi dicesti che ti facevo schifo, - disse, con disprezzo – adesso sei tu che fai schifo a me.»
Mi guardò un ultima volta con disgusto, mentre le mie guance si riempivano di lacrime, e poi mi superò, scomparendo all'interno del locale. Mi sentii morire, mi sentii svenire. Portai una mano sulla pancia e mi accasciai a terra. Piangevo, singhiozzavo come non avevo mai fatto. Liam era in un angolo, non molto lontano da me, e mi guardava con sguardo di rimprovero. Dio, che avevo fatto? Dio, io lo amavo, questo bambino era suo, perchè l'ho fatto? Perchè? Lo so perchè. Harry doveva imparare ad ascoltare, a rispettere le scelte degli altri. Mi aveva lasciata e pretendeva che non stessi più con nessuno?
Forse non con suo migliore amico, cazzo basta! Fanculo. Fanculo tutti. Dolore, sentivo un dolore atroce, ovunque. Non sentivo neanche più la musica all'interno, sentivo solo i miei singhiozzi tormentati e vedevo solo Liam di fronte a me.
«Vattene via!» urlai.
«Hanna!»
Due mani furono su di me e io mi feci sollevare da terra.
«Hanna, - la voce di Louis era piena di ansia – che è successo? Con chi stavi parlando?»
Mi voltai a guardarlo e gli buttai le braccia al collo, continuando a piangere.
Aria apparve alla porta, guardandoci preoccupata.
«Gliel'ho detto..» sussurrai, ansimando.
«Cosa?»
«Di tutto.. di Zayn, del bambino..»
Louis mi spostò con le mani per potermi guardare.
«E cosa ha detto? Si è tirato indietro? Quello stronzo!»
Agitai la testa in segno di no e mio fratello mi guardò confuso mentre Aria si avvicinava.
«Dopo avergli detto di Zayn voleva lasciarmi e io.. io gli ho detto che ero incinta ma.. ma..»
Mi bloccai di colpo, scossa da un altro singhiozzo.
«Ma cosa?»
«Gli ho detto che era di Liam!» sbottai.
Gli occhi di Louis si spalancarono, sconvolti.
«Oh, Hanna..»
Mi riprese tra le braccia e mi strinse più forte, anche se sapevo che voleva dirmene di santa ragione. Avevo sbagliato, sapevo di aver sbagliato, ma ormai era troppo tardi.
«Ssh, andrà tutto bene.»
Rimasi tra le braccia di mio fratello, facendomi cullare da lui, mentre mi sussurrava parole rassicuranti all'orecchio. Aria mise una mano sulla mia spalla, stringendola. Non doveva andare così. Non doveva proprio andare così...

 

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Mi amate lo so! ahahaha non ci ho messo tanto vedete:D
Dunque, spero vi piaccia tutto ciò e vedremo cosa farà Harry adesso..

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 14.

 

POV di Harry.

Mi sentivo morire.
Sentivo un dolore atroce nel petto e avevo paura che il cuore a un certo punto mi scoppiasse via.
Sono incinta.
La sua voce continuava a rimbombare nella mia testa e io volevo solo che la smettesse.
E' di Liam.
Cazzo se faceva male, faceva troppo male.
Ero rientrato in quel locale come un bambino sperduto, perchè mi sentivo un bambino sperduto. L'avevo lasciata lì da sola dopo averle detto tutte quelle cose orribili. Le pensavo davvero? In quel momento non lo sapevo. Non dovevo essere egoista, l'avevo lasciata, aveva il diritto di rifarsi una vita ma.. con Zayn? E anche Liam? Era troppo.
Desiderai che mia mamma fosse in vita. Volevo un suo abbraccio, una sua rassicurazione. Non avevo mai sentito così tanto la sua mancanza come ora. Perchè la vita era stata così cattiva con me? Ero solo un bambino che desiderava amore dai suoi genitori. Sembrava che non dovessi essere felice a questo mondo. Dove sarei andato? Sfuggii una volta dentro a Louis che si guardava attorno sicuramente in cerca di Hanna, seguito da Aria. Sgattaiolai fuori dal locale e iniziai a camminare. Camminai lentamente, tanto, troppo. Stava per scoppiarmi la testa e non sapevo assolutamente dove cazzo andare. Dopo più di mezz'ora di cammino senza meta, notai un piccolo bar fuori strada. La scritta 'Roxy' splendeva in alto di un fucsia disgustoso, ma non me ne fregava niente. In questo momento pensavo solo a una cosa.

 

POV di Hanna.


«Vuoi qualcos'altro?» mi domandò Aria. Le feci cenno di no.
Dopo averli informati del tragico accaduto, eravamo saliti in macchina e fatto strada per casa. Zayn aveva ancora il labbro gonfio quando lo salutammo, ma lui continuava a dire che non era niente di grave. Non era arrabbiato con Harry, aspettava quel pugno da quando mi aveva baciata la prima volta. Era arrabbiato con me per non avergli detto la verità e avergli fatto promettere di tenere la bocca chiusa. Almeno per il momento. Così mi ritrovai sul divano di casa mia, un plaid attorno alle spalle e una tazza di tea fumante tra le mani.
«Zayn dice che non è ancora rientrato.» mi informò mio fratello.
«Vorrà starsene un po' da solo.» aggiunse Aria.
Harry non era ancora rientrato a casa e nessuno sapeva dove fosse. Era mezzanotte passata, e il suo cellulare non dava segni di vita. Aria si sedette accanto a me e cercò di rassicurarmi con lo sguardo, mentre Chester se ne stava raggomitolato accanto ai miei piedi. Ero preoccupata, dove poteva essere andato?
«Vorrei fare una doccia, sicura di stare bene?»
Louis mi mise una mano sulla spalla e la strinse, cercando di capire il mio stato emotivo.
«Sto bene, vai.» gli risposi, sorridendo debolmente.
Lui annuì e mi lasciò da sola con Aria sul divano.
«Perchè gli hai mentito Hanna?»
Ecco la domanda che aspettavo e che non era ancora arrivata.
Presi un respiro profondo.
«Non volevo che restasse con me solo per questo.. sono entrata nel panico, non volevo che tornasse da me solo per.. questo.»
«Ma non lo avrebbe fatto, Harry ti ama e si prenderà cura di te e di questo bambino.» mi disse con dolcezza.
La guardai cercando di non scoppiare di nuovo a piangere e le strinsi la mano che teneva sulla mia gamba.
«Gli dirò la verità.. presto.» sussurrai.
«Bene, e sono sicura che tornerà presto a casa.»
Aria aveva la capacità di rassicurarti con il suo buon umore e il suo sorriso. Mi trasmetteva un calore e una serenità unica.
Mi era mancata immensamente.

«Com'è andata con Louis?» chiesi, distogliendo l'attenzione da Harry.
«Abbiamo parlato.. molto, e stiamo cercando di.. recuperare.»
Mi sorrise di cuore, imbarazzata e le mie braccia furono intorno al suo collo all'istante. La strinsi forte facendole sentire tutto il mio supporto. Aria era la cosa migliore che potesse capitare a Louis e Louis era l'ancora di cui Aria aveva bisogno. Erano così assolutamente perfetti insieme. Ogni pezzo doveva tornare al suo posto.
Dopo aver finito il mio tea caldo mi misi a letto. Aria mi seguì quasi subito, dopo aver dato un saluto veloce a Louis. Le avevo assicurato che potevo dormire anche da sola se preferiva stare con lui, ma non voleva lasciarmi e in realtà ne fui felice. Era l'una e mezza quando mi rannicchiai sotto le coperte e sprofondai quasi subito nel sonno, esausta, pregando che Harry tornasse sano e salvo a casa.

Metti a terra quella pistola, adesso!” continua a urlare Harry.
Io sono ancora per terra, gli occhi fissi sulla pistola puntata contro di me.
Non puoi salvare tutti figliolo” rideva ancora Marcus.
Sentivo la sua risata nella mia testa che riecheggiava.
Volevo scappare ma ero bloccata, adesso legata a una sedia.
Mi dimenavo ma la risata si faceva sempre più vicina e Liam cadeva, Liam cadeva tra le mie braccia morto.
Liam.. Liam!

Mi svegliai di soprassalto, nella mia stanza buia, per colpa dell'incubo. Ero un pezzo d'acqua e avevo il fiatone. Controllai l'ora che in quel momento segnava le tre e mezza del mattino, ma l'incubo non era l'unica cosa che mi aveva svegliata. Sentivo qualcuno bussare fortemente alla porta provocandomi un mal di testa terribile. Aria accanto a me iniziò a svegliarsi.
«Cosa succede?» chiese, assonnata.
«Chiamo la polizia!» urlò una voce in corridoio.
La polizia? Scesi subito dal letto infilandomi velocemente la vestaglia e accesi la luce all'entrata, trovando mio fratello sulla soglia della sua stanza. Si stropicciava un occhio a causa del sonno.
«Le ho detto che la mia ragazza abita qui!»
Harry.
Mi precipitai alla porta e quando la aprì trovai un Harry barcollante in corridoio e il signor Ross nel suo pigiama azzurro che lo guardava con l'espressione corrucciata.
«Ha visto? - gli fece notare Harry – Ecco la mia ragazza!»
Oh no. Era ubriaco, ubriaco fradicio.
Non si era mai ubriacato in vita sua, perchè adesso?
«E' amico suo Hanna?» mi chiese il signor Ross, severo.
«Le ho detto che è la mia ragazza!»
Harry barcollò verso di me, mettendomi goffamente un braccio intorno alle spalle.
Feci fatica a reggerlo.
«Signor Ross mi dispiace se l'ha svegliata, adesso ci penso io, non chiami la polizia la prego.» lo implorai.
«Non fare la lecchina.» mi disse divertito Harry.
Gli diedi una gomitata e barcollò di lato. Lo afferrai appena in tempo.
«Per questa volta, buonanotte a tutti e due, che non capiti più.»
Lo ringraziai e lo vidi rientrare in casa.
Portai con difficoltà Harry dentro l'appartamento, trovando Louis e Aria con le braccia incrociate che ci fissavano.
«I miei amici! - urlò Harry divertito – Sapevate che Hanna è incinta di Liam? Non è assolutamente divertente?»
Cosa? No.
Lo lasciai tuffarsi sul divano, con ancora il sorriso stampato sulla faccia.
«Aria può dormire con me, prenditi cura di lui tu.»
Louis mi lanciò uno sguardo di rimprovero per le condizioni in cui si trovava Harry perchè era per tutto per colpa mia. Aria mi guardò affettuosamente un'ultima volta prima di seguire Louis in camera e chiudere la porta.
«Qualcuno ci andrà dentro questa notte.»
Harry continuava a fare battute e io mi piegai sulle ginocchia, guardandolo preoccupata.
«Perchè hai bevuto così tanto?» gli chiesi, tristemente.
«Oh andiamo non fare la guastafeste! - si lamentò sembrando un bambino – Non sono ubriaco!»
Si alzò in piedi e cadde goffamente tra le mie braccia, scoppiando a ridere.
«Meglio se andiamo a letto.»
Mi rimisi di nuovo il suo braccio attorno alle spalle e lo condussi nella mia camera, mentre Chester ci seguiva confuso.
«Porti un ragazzo ubriaco nella tua stanza Hanna?»
Mi chiese una volta entrati, fingendo un tono di rimprovero.
Lo adagiai sul letto e iniziai ad armeggiare con i suoi stivali per sfilarglieli.
«Credevo che non fossi ubriaco.» scherzai.
«Forse lo sono, un pochino.. un pochino troppo.»
Mi fece il famoso sorriso da ebete, quello che ti viene senza controllo e che ti fa sembrare un perfetto idiota.
«Hai guidato in questo stato?»
«Ero a piedi.»
Si guardava attorno, piegando la testa di lato di tanto in tanto e io lo osservavo mentre gli sfilavo la giacca.
«Non puoi tornare a casa.» lo avvertii.
«Inviti un ragazzo ubriaco a rimanere a dormire nella tua stanza? Sei troppo carina e affettuosa Hanna Tomlinson.»
Risi al suo tono sarcastico.
«Sollevati.» ordinai.
Lui alzò il bacino consentendomi di sfilargli i pantaloni e arrossii alla vista di lui in boxer e maglietta disteso sul mio letto.
Contieniti.
«Puoi dormire qui, io dormirò sul divano.»
«Non vuoi rimanere qui con me?» mise il broncio.
Si.
«Vuoi che rimanga?»
«So che per qualche motivo dovrei avercela con te ma non riesco a ricordarlo percui si, ti prego resta con me.»
Lo guardai negli occhi e ci lessi il bisogno assoluto. Anche io non volevo stare sola dopo quell'incubo, non sarei riuscita a chiudere occhio. Non è che con Harry nello stesso letto sarei riuscita a riposare tranquillamente.
«Mettiti sotto le coperte.»
Alzai il piumino facendogli spazio per entrarci e lui come un bambino si sistemò sotto le coperte.
«Mi dispiace.. non avresti dovuto bere così tanto.»
Gli sussurrai, mentre piegavo i suoi jeans.
«Tu non saresti dovuta andare a letto con Liam.»
Oh. Nel momento in cui pensavo che stessimo ricominciando a litigare, mi voltai e lo vidi profondamente addormentato. Un legero russare riecheggiava nella stanza. Quanto era bello quando dormiva? Era una figura perfetta. Gattonai sul materasso per stendermi accanto a lui e nel momento in cui gli fui accanto, Harry mi afferrò con le sue grandi braccia e mi attirò al suo petto. Sentivo il suo respiro caldo sul collo e il suo petto che si alzava e riabassava ad una velocità regolare. Ero in paradiso. Ero nel mio posto preferito. Ero al sicuro.

 

POV di Harry.

Lascio la casa di Eddie di nuovo troppo tardi. Le ginocchia mi tremano a poco a poco che mi avvicino a casa.
Mi ucciderà? Sento già il panico farsi strada dentro di me. Sempre meglio io che mamma, mi ripeto di continuo..
C'è qualcosa di diverso in questo ricordo.
La mia casa non è come sempre, ci sono ghirlande, pupazzi di neve in giardino, quando aveva nevicato?
Da dentro la casa sento qualcuno cantare canzoni natalizie.
E' Natale. E improvvisamente non ho più otto anni, sono grande, ho 21 anni e mi avvicino alla finestra per guardarci dentro.
Vedo una bambina dai lunghi capelli biondi, il sorriso grande sulla faccia. Hanna. Si, deve essere lei.

Hanna!” busso sul vetro per chiamarla ma non mi sente.
E poi vedo una figura femminile più grande prenderla in braccio e farla girare in alto, sorridono.
Quella bambina non è Hanna. Hanna è la donna che la stringe, Hanna è sua madre. E poi lo vedo.
Un Liam uomo entra nella stanza e affianca Hanna e la bambina, stampando un bacio sulle labbra ad Hanna.
Alla mia Hanna. E' sua figlia, sono una famiglia. Urlo ma non mi sentono e sorridono felici, insieme.
Perchè? Perchè? Continuo a urlare, vedo nero, sento freddo, sento..

Mi svegliai di soprassalto pieno di sudore. La testa mi pulsava ed ebbi un capogiro non appena mi alzai di scatto a sedere sul letto. Sentivo qualcosa di caldo accanto a me e quando mi voltai a vedere cosa fosse riconobbi Hanna rannicchiata, le ginocchia strette al petto. Dov'ero? Mi guardai attorno e riconobbi la sua stanza. Chester era sdraiato sotto la finestra immerso nel sonno e quando notai una sveglia sul comodino vidi che segnava le sei del mattino. Come ero arrivato lì? Improvvisamente sentii qualcosa risalirmi dallo stomaco e scattai in piedi per correre al bagno. La casa era ancora nell'oscurità ma per fortuna lo trovai facilmente. Mi gettai a terra con le mani attorno alla tazza e ci vomitai dentro. Quanto cazzo avevo bevuto? Dannazione! Odiavo vomitare! L'ultima cosa che ricordavo era la scritta Roxy che lampeggiava in alto di un colore disgustoso.
Solo al pensiero vomitai di nuovo.
Non vuoi rimanere qui con me?
Vuoi che rimanga?
Conversazioni di quella notte mi passarono confuse nella testa. Mi portai le mani alle tempie come per placare quel fottutissimo mal di testa che non voleva passare.
«Cazzo!» brontolai.
Mi pulii il muso con il dorso della mano e cercai di rimettermi in piedi. Barcollai ancora un po' ma mi tenni in equilibrio appoggiandomi con una mano al muro. Solo quando passai davanti allo specchio mi resi conto di non avere addosso i pantaloni. Tornai confuso in camera di Hanna e li trovai piegati accuratamente sulla scrivania. Non cambiava mai. Tutto doveva essere sempre ordinato e sistemato.
«Harry..» la sentii sussurrare.
La guardai ansioso, pregando che non fosse sveglia. Non volevo avere una conversazione con lei adesso e chissà se mai l'avrei voluto. Dormiva. Si agitava nel letto ma dormiva e mi stava chiamando. Mosse un braccio lungo il lato dove poco prima c'ero io e quasi il cuore mi si fece grande grande. Da un lato avrei voluto ritornare lì, riprenderla tra le mie braccia e consolarla.. ma non potevo.
La guardai un ultima volta prima di infilarmi i jeans.
«Sei bellissima..» sussurrai, senza rendermi conto di averlo detto ad alta voce.
Mi feci strada verso la porta di uscita e trovai per mia sorpresa la luce della cucina accesa. Un Louis assonnato era in piedi appoggiato al bancone dei fornelli con una tazza tra le mani.
«Buongiorno, nottataccia?» chiese.
Camminai pigramanente stropicciandomi un occhio con una mano e cercai di evitare questa conversazione in tutti i modi. Era dannatamente presto, la testa stava per scoppiarmi e sentivo di dover vomitare ancora.
«Dillo a tua sorella.»
«Ehi! - mi bloccò prima che potessi aprire la porta – Stai bene?»
Guardai il mio ex migliore amico con indosso soltanto un paio di boxer e l'immagine di una Aria che si infilava in camera sua mi sfiorò la mente. Dannato alcool.
«Ho i postumi della sbornia e la ragazza che amo è incinta del suo ex ragazzo morto, come dovrei stare?» sputai.
Louis abbassò la testa e girò pigramente il cucchiaino in qualunque cosa stesse bevendo.
«Non sei giusto Harry.»
Cosa?
«Io? Non sono giusto io?» cercai di non alzare la voce.
Quella casa era maledettamente silenziosa.
«Senti, ho un fottuto mal di testa e non ho voglia di parlarne, ciao Louis.»
Lo salutai prima che potesse dire qualcosa e mi sembrò di sentirgli sussurrare un 'mi dispiace'.
So che per qualche motivo dovrei avercela con te ma non riesco a ricordarlo percui si, ti prego resta con me.
Ero troppo ubriaco per rendermi davvero conto di ciò che era realmente successo, ma adesso lo ricordo Hanna e cazzo se ce l'ho con te. Hai lasciato che dormissimo insieme, perchè? Avrei preferito che mi avessi cacciato. Uscii per strada e ironia della sorte, iniziò a piovere. L'acqua cadeva forte sulla mia pelle, le poche persone per strada iniziarono a correre per cercare un posto dove ripararsi. Io rimasi sotto la pioggia, mi fermai e alzai la testa per guardare il cielo. Perchè a me? Perchè tutto nella mia vita doveva fare fottutamente schifo? La odiavo così tanto, la odiavo troppo, la odiavo con tutto il corpo, la odiavo, la odiavo. Ma Dio, Dio quanto la amavo.
«Junior corri!»
Una madre mi passò accanto. Correva mentre teneva suo figlio per mano e il piccolo rideva felice ed emozionato per la pioggia. E mai come in quel momento, desiderai di diventare padre.

 

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Buonasera:) 
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e NON VEDO L'ORA SIA NATALE:D
Ho già fatto l'albero e sono troppo contenta! Comunqueeeee, grazie a tutti per le parole che avete per me!

Ci tengo molto a questa storia, come con tutto ciò che scrivo, quindi sono contenta che stia piacendo.

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 15.

 

POV di Hanna.

«Harry!»

Urlai disperata svegliandomi di soprassalto e voltandami di scatto in cerca di Harry. Ma il letto era troppo vuoto, troppo freddo, troppo grande. Lui non c'era. C'era solo la sua sagoma sulle lenzuola e sul cuscino. Ci passai una mano sopra e soffocai un singhiozzo che stava per arrivare. Se ne era andato, lasciando solo il suo profumo. Mi voltai verso la finestra sentendo le gocce colpire il vetro sottile. Pioveva, pioveva su Londra e pioveva sulla mia vita. Cosa era successo questa notte? Harry aveva scoperto di Zayn, ero riuscita a dirgli del bambino ma la mia stupidità mi aveva fatto dire che era di Liam. Harry è andato ad ubriacarsi ed è venuto da me. E' venuto da me. Abbiamo dormito insieme, di nuovo. Sorrisi come un idiota per poi ricordare la triste verità. Gli avevo mentito, stavo continuando a mentirgli. Ma lui mi aveva dato della poco di buono, mi aveva detto le peggio cose, continuava a ferirmi di continuo. Fermai gli occhi prima che potessero riempirsi di lacrime e mi alzai, non trovando Chester al suo solito posto sotto la finestra. L'aveva portato con lui? Infilai la vestaglia rabbrividendo al tocco del pavimento gelido con i piedi nudi e uscii dalla camera. Sentii un profumo inebriante di caffè e vidi mio fratello oltre il bancone della cucina. Chester era sul divano.
«Buongiorno.» mi sorrise quando mi vide.
Io ricambiai il sorriso e presi posto su uno sgabello, frastornata.
Rimanemmo in silenzio per un po', mentre lui armeggiava con le piccole tazzine e io giocherellavo con un filo di lana.
«E' andato via qualche ora fa.» disse a un tratto.
Alzai la testa e lo vidi versare del caffè nella prima tazzina.
«Oh.. come stava?»
«Come potrebbe stare? Male.» rispose, severo.
Si voltò per posare la brocca di caffè sul tavolo e rimase di spalle, sospirando.
«Mi dispiace.. d'accordo?» dissi, tristemente.
Nel momento in cui Louis si voltò a guardarmi, la porta della sua stanza si aprì e una Aria assonnata con addosso dei vestiti fin troppo grandi ci guardò confusa.
«Che diavolo avete da urlare di prima mattina?» si lamentò, avanzando pigramente verso di noi.
Io e Louis scoppiammo a ridere per la sua espressione e la osservai mentre si sistemava sullo sgabello accanto al mio e afferrava la tazzina di caffè tra le mani.
Dovevo prenderlo come un buon segno? Avevano dormito insieme e lei indossava i suoi vestiti. Oh mio Dio, potrei sciogliermi all'istante su questa sedia. Mio fratello aveva un'espressione da ebete mentre fissava Aria che finiva il suo caffè e lei iniziò ad arrossire non appena si accorse che lui la stava fissando.
«Oh voi due, siete così carini!» squittii.
Louis tolse subito lo sguardo da Aria e arrossirono entrambi.
«Di cosa avete voglia?» chiese dopo per cambiare discorso.
Sentii una piccola voglia salire dalle viscere del mio corpo fino al mio stomaco.
«Pancakes, - dissi – ho voglia di pancakes.»
Mio fratello mi sorrise e tornò ai fornelli, mentre Aria si agitava goffamente sullo sgabello con i suoi capelli disordinati e l'espressione assonnata.
«Allora?» le sussurrai.
Lei mi fece segno che ne avremo parlato dopo e fui felice di poter parlare di qualcosa di diverso da Harry.

 

POV di Harry.

Tornai a casa controvoglia e per mia fortuna non trovai nessuno ad aspettarmi. Sentivo Zayn russare oltre la porta della sua stanza e ne fui grato. Non avevo nessuna intenzione di fare una conversazione con lui adesso. Mi sbatteva la testa e pensavo solo a vomitare. Andai barcollando verso il divano, gocciolando su tutto il pavimento, e mi ci sedetti. Mi svegliai qualche ora dopo con un rumore assordante di cercamiche che sbattevano l'un l'altro e mi stropicciai un occhio per mettere un Zayn a petto nudo che mi fissava con una tazza di caffè in mano.
«Ehi..» disse incerto.
Aveva il labbro gonfio e viola.
«Eravamo preoccupati..»
Zayn teneva le distanze e cercava di capire il mio umore. Io mi porsi in avanti e poggiai i gomiti sulle gambe e mi passai una mano tra i capelli.
«Mi dispiace per il pugno.» dissi infini.
Zayn mi guardò confuso e si sedette sulla poltrona di fronte a me.
«Me lo meritavo, ho baciat..»
«Ho detto che mi dispiace, non voglio sentire ancora quella merdata.» lo fermai, severo.
Il mio coinquilino fece segno di si con la testa e tornò a fissare il liquido dentro la tazza.
«Cosa hai intenzione di fare?» mi chiese.
Mi passai le mani sulle guance e fissai la pioggia fuori dalla finestra.
«La ragazza che amo è incinta di un altro, c'è poco da fare.»
Mi alzai dal divano e andai verso il frigo per prendere un po' d'acqua. Odiavo ubriacarmi.
Si va bene, mi piaceva bere, ma ubriacarsi era un'altra cosa. Detestavo quel saporaccio in bocca e il senso di nausea continuo.

«Non deve essere per forza così Harry, potreste stare insieme lo stesso.»
Bevvi il sorso d'acqua e lo fissai.
«Non potrei stare con quel bambino sapendo che non è mio figlio, sono egoista lo so.»
Zayn si mosse a disagio sulla poltrona e io mi chiesi che diavolo avesse. Sembrava in ansia o forse era solo ancora addormentato.
«Vado a fare una doccia.» dissi poi.
Mentre andavo verso la porta del bagno Zayn mi bloccò.
«Harry, - la mia mano rimase in aria a pochi centimetri dalla maniglia – mi dispiace per averci provato con Hanna.»
Presi un respiro profondo.
«La ami?» rimasi di spalle.
«No, - rispose frettolosamente – e lei non ama me se è questo che ti stai chiedendo.. mi piace, è vero, ma l'unico motivo percui lei ci ha provato è perchè pensava che tu non saresti più tornato.. lei sarà sempre tua Harry.»
Sospirai, esausto.
«Faccio la doccia.» dissi semplicemente.
Mi guardai nello specchio e vidi le orribili occhiaie e il viso pallido. Ero sudicio. Schifosamente sudicio. Mi precipitai dentro il box e mi feci scivolare tutto via dall'acqua calda.
Lei sarà sempre tua Harry..
No. Lei adesso sarà sempre di Liam.

 

POV di Hanna.

La giornata passò tranquilla e senza notizie di Harry.
Avevo sentito Zayn nel pomeriggio e mi aveva raccontato della loro breve conversazione e di come Harry lo aveva 'perdonato'. Bene. Ne fui felice ma chissà se avrebbe perdonato me?
Pensa quando gli dirai la verità.
Harry mi odia adesso, cosa avrebbe fatto quando gli avrei raccontato la verità?
Gli avevo mentito, di continuo.
Hanna ci sei?
Mio padre mi richiamò dall'altro lato del telefono.
«Si, scusa.»
Eravamo al telefono da una manciata di minuti ormai e non riuscivo a prestargli attenzione.
Mi aveva ripetuto più volte che gli mancavo e che voleva che tornassi a casa. Come potevo? Per fortuna la pancia ancora non si vedeva, ma prima o poi avrei dovuto dire la verità.Ero nel magazzino dell'Irish, seduta su una cassa di plastica, completamente al buio. Aria aveva deciso di seguire Louis a un servizio fotografico mentre io venivo a lavoro.

Allora, cosa ne dici di tornare per qualche giorno a casa?
«Non posso prendere giorni al lavoro così presto papà..»
Sai bene che se tu volessi potrei farti riammettere all'accademia di moda in un attimo tesoro..
Sospirai.
«Lo so, ma non sono ancora pronta..» e non lo sarò per nove mesi.
Capisco tesoro, fatti sentire d'accordo? E ti aspetto a casa, ti voglio bene.
Da quando successe ciò che successe, mio padre era cambiato. Non era più diffidente e si rivolgeva a me e a Louis in maniera più da padre. Ci chiedeva sempre se avevamo bisogno di soldi, se la casa era di nostro gusto, se ci trattavano bene. La mia teoria era che dopo quello che era successo ai Payne avesse capito l'importanza di avere un buon rapporto con i figli. Credo che abbia capito che non serve a niente soffocarli ma basta darli fiducia.
Lo salutai e sussultai non appena la luce del magazzino si accese, lasciando entrare un Josh confuso alla mia visione.
«Scusa, che fai qui tutta sola?» mi chiese.
Si avvicinò agli scaffali con un blocco in mano e iniziò a segnare qualcosa con una matita.
«Parlavo con mio padre.. vorrebbe che tornassi a casa.»
Abbassai il volto, fissando le mie dita intrecciate.
«C'è qualcosa che non vuoi trovare a casa?»
Alzai il viso e Josh mi fissava, con gli occhi pieni di affetto.
«Non capiresti..»
Come potevo spiegare a qualcuno che solo l'idea di rivedere quella casa mi faceva stare male? Che solo il fatto di rivedere quel marciapiede dove Liam.. dove Liam era morto mi faceva stare male? Ness..
«E' normale che tu non voglia tornare lì, dopo quello che è successo.»
Cosa?
Josh si avvicinò a me e si sedette su una cassa di fronte a me, mentre io lo guardavo perplessa.
«Harry mi ha raccontato..» Oh.
Era riuscito a parlarne con qualcuno? Bene.
«Mi ha detto che suo padre era uno psicopatico e che questo Liam ha sacrificato la sua vita per te.»
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e Josh prese una mano tra le sue.
Vidi Liam apparire in fondo alla stanza.
«Capisco se non sei ancora pronta di tornare con Harry, di tornare a casa, solo.. prima o poi dovrai esserlo.»
Non ero pronta? Era questo?
Per tutte queste settimana credevo che non ne avessi voglia, forse invece semplicemente non ero ancora pronta.
«Grazie Josh.» strinsi la sua mano, sorridendogli.
«Quando mia mamma ci abbandonò sentivo il bisogno di andarmene da quella casa per rimediare al dolore che avevo provocato a mio padre ed a Emma..»
Cosa?
«Perchè ti sentivi responsabile? Eri solo un bambino..»
«Un bambino a cui piacevano i ragazzi..»
Josh sorrise di nervosismo e a me quasi mi si spezzò il cuore.
«Mia madre non poteva accettarlo, sai lei aveva una reputazione da far rispettare e non poteva permettere che si sapesse.. così una mattina se ne andò, mio padre ne soffrì così tanto che iniziò a bere, perse il lavoro..»
Mio padre era un importante discografico..
Le parole di Josh di qualche settimana prima mi tornarono in mente.
«Josh è orribile mi dispiace tanto, - strinsi ancora la sua mano – ma non è colpa tua, tu non hai niente di sbagliato.»
«Lo so, credo di averlo capito dopo tanto ma l'ho capito, e finalmente sono scappato da quella casa..»
«E tuo padre?»
«E' ancora in Irlanda, ha cambiato casa ed è in riabilitazione.»
Mi sorrise spazzando via la tristezza e io gli sorrisi in risposta. Aveva una grande forza, aveva tutta la mia stima. Se in questo momento mi dovessero chiedere chi fosse la persona che ammiravo di più avrei risposto sicuramente Josh. Aveva avuto la forza di rimettersi in piedi e di seguire i suoi sogni.
«Andiamo dai, Harry dovrebbe suonare a momenti.»
Non vedo l'ora.
Lo seguii controvoglia e trovammo Emma che serviva boccali di birra e hamburger ai tavoli.
«Dove vi eravate cacciati?» ci venne incontro disperata.
«Hanna mi ha aiutato in magazzino, rilassati.»
Josh le scoccò un bacio sulla guancia ed Emma sbuffò. Io risi alla scena.
«Ti do una mano.» le dissi dopo.
Andai al bancone, strofinando lo straccio sul legno e servendo i clienti. Era stranamente pieno e i The Wise vennero sostituiti da una musica di sottofondo che non riuscii a riconoscere.
«Harry sembrava strano.. ti ha detto qualcosa?» mi chiese Emma mentre passavo un ordine in cucina.
«No, assolutamente.» Io ho detto qualcosa a lui.
Emma fece una smorfia e fui grata che non provò a continuare il discorso. Passarono i minuti, fin quando una voce al microfono attirò la mia attenzione.
«Buonasera a tutti, - Harry era sul palco seduto sul piccolo sgabello – stasera non ho niente di mio, ma ho trovato una canzone che credo sia perfetta in questo momento.. spero vi piaccia.»
Mi guardò e mi vennerò i brividi.
Iniziò a toccare le corde della chitarra e non appena riconobbi la canzone le gambe quasi mi cedettero.

I remember years ago,
someone told me i should take
caution when it comes to love, i did
and you were strong and i was not
my illusion, my mistake
i was careless, i forgot, i did

Cantava, suonava, parlava, cantava, parlava con me.
La sua illusione, il suo errore. Sono stata questo?
Mi preparavo al ritornello..

tell them i was happy
and my heart is broken
all my scars are open
tell them waht i hoped would be impossible

«Hanna stai bene?»
Emma mi parlava accanto ma io non riuscivo a prestarle attenzione. Sono rivolta al ragazzo ricciolino dagli occhi verdi sul palco che mi sta gridando di avere il cuore spezzato, il cuore a metà e io con lui.

Falling out of love is hard
fallinf for betrayal is worst..

Tradimento. Si sentiva tradito.
Mi sarei sentita così anche io.

I remember years ago
someone told me i should take
caution when it comes to love..

Non finì l'ultima strofa e tenne lo sguardo fisso su di me mentre lo riempivano di applausi. Io feci l'unica cosa che sapevo fare: scappare.
Corsi via da lì, sbattendo la porta sul retro e piegandomi in due per un dolore al cuore e al ventre. Le lacrime iniziarono a scendermi sulle guance, il dolore al ventre pulsava. Speravo mi seguisse, come aveva sempre fatto, ma quando mi voltai la porta era chiusa e non c'era nessuno a urlarmi contro o a consolarmi. Avevamo finito. Come aveva detto lui fino a qualche secondo fa: tutto quello che speravamo potesse essere adesso era impossibile.

 

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Perdonate il ritardo!
Sono stata a Milano a casa di amici, dovevo tornare ieri ma hanno annullato il volo e sono tornata solo oggi.
ECCOMI QUI!
Spero che il capitolo vi piaccia e vi prego, non giudicate tanto male Hanna, è solo tanto spaventata:)

 

 


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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 16.



POV di Hanna.

Agosto era ormai finito. 
Settembre con I suoi colori illuminava Londra nonostante le nuvole scure e la città si preparava per accogliere l'autunno.
L'estate se ne era andata con il caldo e il sole, lasciando che gli alberi si spogliassero delle loro foglie. Foglie che si raccoglievano ai lati del marciapiede che I bambini amavano scalciare mentre andavano a scuola. Ne vedevo cadere tante anche in quel momento, mentre mio fratello scattava fotografie alla nuova coppia di sposi e io li guardavo sorridendo. A me stava succedendo tutto al contrario. 
Louis era così migliorato che oltre a report sportivo le agenzie lo chiamavano per fotografare sposi, ragazzine ricche che compivano sedici anni e lo invitavano a tanti altri eventi. 
«Sembri nato per fare questo.» gli dissi quando si avvicinò.
Eravamo in una vecchia villa abbandonata dell'800 che le persone affittavano solo per questo tipo di lavoro. 
«Mi piace catturare l'emozione di qualcuno.»
Detto questo mi scattò una foto di sorpresa e io gli feci una smorfia scherzosa.
«Ho sempre pensato che saresti diventato un cantante.»
«Oh no, - rise – in quello è più bravo Harry.»
Sorrisi sentendo una fitta allo stomaco e cercai di distrarmi fissando Aria che aiutava la sposa con il velo. Era molto bella. Aveva dei lunghi capelli ricci rosso fuoco, decisamente era troppo per il suo sposo bassino. Erano comunque dolci e.. felici.
«Aproposito, - Louis mi richiamò all'attenzione – tra un pò non potrai più nasconderlo.»
Ci misi un pò a capire a cosa si stesse riferendo e poi mi resi conto che indicava la mia pancia con il mento. Abbassai lo sguardo e istintivamente portai una mano sul ventre. Si era gonfiato e non avrebbe smesso.
La maglietta larga riusciva a coprire la sporgenza ma avrei potuto fare ben poco a breve.
Sentivo già I piedi e la mani più gonfi.
«Non avete più parlato dopo quella sera?»
Quella sera.
La sera in cui mi urlò tutto il suo odio con quella canzone? No.
«No.. niente..»
Non vedevo Harry da tre giorni, sembrava essersi materializzato in un'altra città. Avevo sentito Zayn, ma di lui neanche l'ombra. Possibile che non gli importasse neanche come potessi stare? Indipendentemente da ciò che era successo. Così per distrarmi io e Aria seguivamo Louis al lavoro e io mi ero presa una pausa dal mio. Sarei rientrata solo stasera.
«Tu e Aria siete tornati insieme?» chiesi, cambiando discorso.
«Hanna e la sua curiosità, - alzò gli occhi al cielo – se vuoi davvero saperlo si, siamo quasi tornati insieme.»
Lo osservavo mentre cambiava obiettivo e lo ripuliva accuratamente.
«Quasi? Che vorrebbe dire?»
Mio fratello sbuffò e iniziò a sorridere.
«Tra un pò dovrà andarsene, perchè non vai un pò con lei a Oxford?» proposi.
Aria sarebbe partita tra pochi giorni e a me faceva male solo il pensiero. La sua compagnia mi aveva risollevata un minimo e mi aveva fatto ricordare quanto le volessi bene. E cosa più importante, aveva reso felice Louis.
«Ne ho già parlato con lei, non esiste al mondo che ti lasci sola, soprattutto in questo stato.»
«Non ho un deficit Louis, sono solo incinta.» sbuffai.
«Usi questo 'solo' un pò troppe volte.»
«Cosa può capitarmi? - insistii – Uscirei solo per andare al lavoro e con me ci sarebbe Chester.»
Louis mi guardò stranito. Sicuramente pensava a come fosse ridicolo il fatto che un cane potesse prendersi cura di me.
«E se ti senti male? Se qualcuno entra di notte nel tuo appartamento?»
Sgranai gli occhi per le sue supposizioni. Cosa credeva? Che non potessi starmene sola per pochi giorni?
«Se mi sentissi male andrei in ospedale e ovviamente chiamerei qualcuno per farmici portare e, - ripresi – abbiamo un sistema di allarme Louis e le probabilità che qualcuno entri nell'appartamento con me dentro sono davvero scarse.»
Louis finì di pulire l'obiettivo e si rimise la macchina fotografica al collo con l'espressione pensierosa. Non mi sarebbe successo niente, avrei solo avuto un pò più di tempo per me stessa. E mi sarei presa cura di me e del bambino, giuro.
«Ti prego, è solo per pochi giorni e non voglio che stiate lontani ora che siete finalmente tornati 'quasi' insieme.» risi all'ultimo imitando il suo 'quasi' facendo le virgolette con le mani.
«Mi prendi in giro sorellina?» mi pizzicò il naso con due dita.
«No, - risi – voglio solo vederti felice.»
Mio fratello mi sorrise e avevo già capito che aveva accettato ancora prima di dirlo.
«D'accordo, ma non ti permetto di andare al lavoro da sola la sera quindi farai bene a farti accompagnare da qualcuno e se hai solo un piccolo problema, o ti senti poco bene, chiamami subito!»
Annuii ridendo a tutte le sue pretese e mi alzai per abbracciarlo. Lui mi strinse più forte mentre mi accarezzava la testa con una mano.
«Ehi voi due! - Aria ci richiamò urlando – Di questo passo il matrimonio sarà tra un mese.»
Ridemmo entrambi e dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia, Louis tornò dagli sposi e riprese a scattare le fotografie. Lo guardai impegnato in ciò che amava e guardai Aria accanto a lui che sprizzava gioia da tutti I pori.
Erano momenti come questi in cui mi convincevo del fatto che la vita in fondo non fosse stata così dura con me.


POV di Harry.

Fissavo il liquido nero sotto I miei occhi e sentivo il fastidioso chiacchierio della gente seduta ai tavoli. Fuori c'era più freddo del solito e la gente preferiva starsene al chiuso al caldo, sorseggiando una buona cioccolata. 
«Perchè quella faccia da cane bastonato?»
Mary apparve di fronte a me con un panno giallo che strofinava con cura sul bancone.
Io mi mossi a disagio sullo sgabello e distolsi lo sguardo da lei.
«Non ho niente.» risposi rude.
Non volevo che tutti provassero pena per me, volevo solo gustare quel dannatissimo caffè.
«Anche io ho un figlio adolescente, so cosa vuol dire quella faccia.»
«E cosa vorrebbe dire?» la misi alla prova.
Mary mi sorrise ignorando il mio atteggiamento infantile.
«Si tratta di una ragazza, - rispose con calma – Hanna?»
Cazzo.
Rimasi incredulo e mi grattai il collo a disagio.
«Una madre queste cose le capisce Harry, hai voglia di parlarne?»
Guardai I suoi occhi dolci e fu come se ritrovassi quelli di mia madre. Mia madre lo avrebbe capito subito se solo non fosse stata così male. Mi avrebbe consolato, se solo fosse ancora qui.
Mary mi guardava ancora, aspettando che dicessi qualcosa.
«E' incinta.. incinta del suo ex ragazzo.. che è morto qualche mese fa.»
Scrutai la sua espressione e mi resi conto che non fu così stupita quanto avevo immaginato.
«Tu la ami?» mi chiese, soprendendomi.
«Si, cioè.. la amavo, adesso non lo so..»
Era stata una cattiva idea.
Mi sentivo nudo, senza difese, in un piccolo locale nel bel mezzo del centro di Londra circondato da estranei.
Ma forse sfogarsi con un estraneo era proprio ciò che mi serviva.
«Stava con te quando è andata a letto con lui?»
Mary era così tranquilla mentre mi faceva quelle domande, non sembrava vergognarsi. Cercava solo di nascondere un minimo di preoccupazione che sono sicuro fosse rivolto ad Hanna.
«No, - sospirai - io l'avevo lasciata..»
«Quindi.. sei qui nel mio locale con la faccia da cane bastonato perchè la ragazza che ami è rimasta incinta andando a letto con il suo ex ragazzo quando tu l'avevi lasciata e per giunta questo povero ragazzo è morto..?»
Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse ridicolo questo mio ragionamento. L'avevo lasciata, nonostante lei mi avesse supplicato di non farlo, nonostante fosse andata contro i suoi genitori, nonostante stesse rinunciando al suo futuro per partire con me in Spagna. L'avevo lasciata pensando di stare facendo la cosa giusta e invece stavo facendo quella più sbagliata.
«E' più complicato di così.»
Mi mossi a disagio sullo sgabello, ancora, e cercai di distogliere lo sguardo da quello inquisitore della signora grassottella davanti a me.
Mi faceva una tenerezza incredibile nonostante la conoscessi da poco tempo, ma odiavo il fatto che mi guardasse come se la colpa fosse unicamente mia.
«Harry.. - sussurrò - la ragazza che ami, perchè nel profondo la ami ancora, in questo momento è terrorizzata dal fatto che tra nove mesi diventerà madre e non è una cosa che ti spiegano a scuola o che puoi leggere sui libri.. succede e basta..»
«Si ma lei..»
«E' andata a letto con il suo ex dopo che tu l'avevi lasciata, - mi interruppe facendomi il verso - ma la cosa bella di questa frase è questo 'dopo che tu l'avevi lasciata', non credo che prima ti abbia dato modo di pensare che potesse farlo, Hanna mi sembra davvero una brava e dolce ragazza, e come lei anche io ho avuto il mio primo figlio giovane e posso assicurarti che non è facile.. riesci a non buttarti giù solo avendo attorno persone che ti vogliono bene.»
Un'immagine di Hanna rannicchiata tra le mie braccia mi passò nella mente. L'immagine della sera in cui ero barcollato fino a casa sua ubriaco e mi ero addormentato nel suo letto. Si stringeva le ginocchia al petto come per protezione e sentii il cuore addolcirsi.
«Non dico che tu debba subito prenderti le responsabilità per quel bambino, ma magari standole accanto inizialmente come.. amico, magari ti innamorerai di nuovo di lei e vorrai crescere quel bambino come tuo figlio.»
Nel momento in cui pronunciò quelle parole sentii il bisogno di scappare subito da lei. Potevo non perdonarla subito ma potevo starle vicino in questi mesi. Aveva solo 19 anni e stava per diventare madre, io mi sarei andato a nascondere dentro uno stanzino e non sarei più uscito. Hanna si era messa a cercare un lavoro, viveva con suo fratello, aveva ancora quella voglia matta di vivere, di sorridere, di trasmetterti felicità. Dovevo aiutarla, dovevo farle capire che poteva contare su di me, nonostante tutto. 
«Dove scappi?» 
Mi alzai dallo sgabello infilandomi la giacca di pelle e Mary mi sorrise, sapendo benissimo dove stessi andando.
«Grazie.»
Mi allungai sul bancone per scoccarle un imbarazzantissimo bacio sulla guancia ma non poteva importarmene di meno. Il mio unico pensiero in quel momento era correre da Hanna. Uscii dal locale e il freddo di Londra mi colpii in pieno viso, facendomi rabbrividire. Corsi lungo la strada, schivando persone in bicicletta che mi maledirono alle mie spalle mentre io ignoravo qualsiasi cosa mi circondasse. Ma poi dove stavo andando? Mi fermai un attimo di colpo sentendomi ridicolo per un momento.
Diedi una veloce occhiata all'orologio: 19.33
Era martedì.
Il martedi lavorava Harry.
Scattai di nuovo in avanti e presi la strada verso l'Irish e quando vidi la scritta lampeggiare in alto il mio cuore iniziò ad accellerare. 
«Harry.» Bob, il buttafuori-armadio, mi salutò.
«Ciao Bob!» urlai in risposta, inciampando nel teppeto all'entrata.
Spalancai la porta e vidi Emma dietro il bancone mentre sistemava i bicchieri puliti sullo scaffale di legno alle spalle. Hanna era intenta a pulire i tavoli mentre ondeggiava i fianchi fischiettando una canzoncina facendomi sorridere. Non mi videro.
«Hanna puoi passarmi quella cassa di birra sul pavimento?» chiese Emma.
Cosa?
Hanna annuì insicura e scrutò la cassa poco distante da lei. Non era eccessivamente pesante per una persona fisicamente 'normale', ma lei era incinta. Non poteva fare sforzi, non poteva sollevare cose pesanti. E lei pensava la stessa cosa e lo capii dalla sua espressione, ma non avrebbe mai detto niente.
«Ferma!» urlai mentre si piegava, attirando l'attenzione di tutti.
Hanna sussultò e indietreggiò guardandomi confusa.
«Che succede?» mi chiese Emma allarmata.
«Niente, - mi avvicinai alla cassa - faccio io.»
La sollevai sentendo lo sguardo di Hanna su di me e la poggiai senza sforzo sul bancone.
Emma ignorò il mio strano comportamento e prese a sistemare le bottiglie.
«Ehi.» fermai Hanna prima che potesse scappare.
«Non sei arrabbiato con me?» chiese, impaurita.
Oh Hanna, quanto vorrei abbracciarti in questo momento.
«Sono sempre arrabbiato con te, ricordi?»
Allargò la bocca in un sorriso e le guance le diventarono rosse.
«Ho bisogno di parlarti..» 
«No ascolta, - la interruppi - so che c'è molto di cui parlare, e questo che sto per dirti non significa che ti ho perdonata, ma vorrei starti accanto in questi mesi.. voglio che tu sappia che se hai bisogno di qualcosa, io ci sono.»
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio come è solita fare quando è nervosa.
«Oh Harry..»
«Mi dispiace aver reagito in quel modo.. averti detto tutte quelle cose, - la trascinai delicatamente dal gomito lontano da Emma - in parte non le pensavo, o almeno quasi tutte, ma non voglio che affronti tutto da sola..»
«Grazie.. lo apprezzo molto..»
«Sono ancora arrabbiato però.. è giusto che tu lo sappia, sai.»
Sorrise di nuovo, annuendo.
Ora che la guardavo meglio si notava un legero rigonfiamento, ma solo se sapevi che era incinta.
Per un estraneo poteva passare per una che aveva preso qualche chilo di troppo.
«Bene..» mi sentii a disagio.
«Suoni stasera?» 
«Oh no, pensavo di passare a prendere Chester se per te va bene.»
Scrutai la sua espressione e quel sorriso tenero tornò sul suo viso.
E le lentiggini. Quelle lentiggini.
«Certo, è con Aria e Louis a casa.»
«Come faranno quei due quando lei inizierà il college?»
Ero seriamente preoccupato per Louis. 
Aria era accettabile, simpatica e carina. E lo rendeva felice.
«Oh, Louis andrà con lei per qualche giorno...»
Si bloccò di colpo, come se non dovesse dire ciò che aveva appena detto. Via qualche giorno? Ma era serio?
«Cosa? Come può lasciarti da sola?» sbottai.
Rieccoci.
Hanna sbuffò e mi superò, andando a pulire un tavolo dall'altro lato della sala già abbastanza splendente.
«Lui non voleva, l'ho pregato io di andare, e non sarò sola.. c'è Chester!»
Alzai un sopracciglio e lei notò la mia espressione.
«So badare a me stessa, sono sol..»
«Non dire quella merdata dell'essere SOLO incinta, - la bloccai - insomma si troverà una soluzione..»
Davvero?
«Davvero?» mi chiese, confusa.
Indietreggiai, strofinandomi il retro del collo con una mano.
«Penseremo a qualcosa.»
Hanna fece una smorfia e percepii il suo disagio quasi quanto percepivo il mio.
Indietreggiai ancora un pò fino a ritrovarmi troppo lontano da lei. Era vero, volevo aiutarla ma ancora ero ferito. 
«Vai via?» chiese, il tono triste.
«Si, - mi sentivo troppo in imbarazzo - ci vediamo presto.»
Mi voltai di scatto per non stare lì a guardare la sua espressione triste e andai a sbattere contro Emma che stava andando nella direzione opposto alla mia.
«Scusa.» 
La sua voce era meno accesa del solito e dal colorito delle sue guance capii che era in imbarazzo. I nostri visi erano vicinissimi e riuscii a sentire il suo profumo che sapeva di.. ciliegia?
«Colpa mia.»
Poggiai le mie mani sulle sue spalle per spingerla delicatamente indietro e sentii i suoi muscoli irriggidirsi. Cazzo. Era proprio cotta.
«Vai via?» 
Aveva quasi lo stesso tono triste di Hanna poco prima.
«Si.»
La oltrepassai e mi voltai per scrutare l'espressione di Hanna.
Aveva ripreso a pulire quel dannato tavolo già lucente e da lì capii che aveva visto tutto e si era agitata. 
Sei incinta di un altro ragazzo perchè diamine dovresti avercela con me per un innocente scontro con una ragazza che è cotta di me?
Smettila Harry.
Ci avevo appena fatto pace, così scacciai quel pensiero e sospirai.
Saremo stati sempre così: un attimo in pace, l'attimo dopo in guerra.




 
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Scusateeeeeee! Sono stata occupata con l'università ma finalmente domani inizia la pausa:)
Spero vi piaccia, a presto promesso <3

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 17.

 

POV di Hanna.

«Avete bisogno di teglie?» continuò a chiedere Aria per quella che credo fosse la quarta volta.
Eravamo in uno dei supermercati più forniti di Londra che aiutavamo Emma a rifornire il locale delle cose che mancavano.
Ma io non ero in quel supermercato, io ero ancora con Harry e con il suo 'voglio esserci per te'.

«Perchè secondo te ha detto quelle cose? Cosa è cambiato?»
Ne approfittai del momento visto che Emma era lontana e mi avvicinai alla mia amica intenta a curiosare pacchi di patatine.
«Perchè ti preoccupi così? - sbuffò - E' un bene no?»
Certo era un bene, ma ciò rendeva difficile dirgli la verità.
«Cosa è un bene?»
Emma spuntò al mio fianco facendomi sussultare.
«Che le patatine costino così poco.» intervenne Aria, mettendone due pacchi nel carrello.
«Non mangiatene troppo, - spiegò Emma - aproposito Hanna, hai preso qualche chilo?»
Oddio.
Mi bloccai di colpo rimanendo indietro rispetto a loro.
Era così evidente?
«Ehi.. non volevo, scusa.»
Emma si avvicinò a me e mi mise una mano su una spalla notando la mia espressione di panico mentre Aria credo mi mimasse di approfittare del momento per dire la verità.
«Io..»
«Insomma.. stai bene per ora vero? Ti vedo sempre stanca.»
Eravamo in un supermercato ad occupare la corsia delle patatine e dei salatini e la gente ci malediva per aver ostruito il passaggio. Io combattevo con l'ansia di dover dire la verità e la voglia di scomparire in quel preciso istante. Ma come si dice? Cogli l'attimo.
«Emma.. sono incinta.»
Il barattolo di fagioli che teneva tra le mani le cadde a terra e iniziò a scivolare via, passandomi da sotto le gambe. Aria lanciava occhiate di panico da lei a me.
«Io.. non sapevo fossi fidanzata.. cioè, davvero?»
Emma sbattè le palpebre molte, troppe volte, forse per carburare ciò che aveva appena scoperto.
«Non lo sono.. cioè lo ero ovviamente, ho scoperto di essere incinta solo poco prima di lasciare Bristol e il padre.. il padre purtroppo è morto.»
Si dai, raccontiamo a tutti questa balla!
«Sapevi di essere incinta quando hai accettato il lavoro al pub? - mi chiese turbata – Oh Hanna, lo sai che è un lavoro che stanca molto.»
«Sono solo..»
«Incinta, certo certo.» mi fece il verso Aria anticipandomi.
Le lanciai un'occhiataccia.
«Hanna.. - Emma si avvicinò e mi prese una mano – sono contenta che tu me l'abbia detto e per qualsiasi cosa non esitare a chiedere.»
Annuii e detto ciò mi strinse tra le sue braccia.
Aria fece una smorfia alle sue spalle e io le pregai con gli occhi di smetterla.
Emma non era cattiva, okay aveva una cotta per Harry, il mio Harry, ma era una ragazza apposto.
«Ti vibra qualcosa.» disse dopo un pò.
Sciolsi l'abbraccio e sentii il telefono vibrare nella tasca posteriore dei miei jeans. Quando lessi il nome di Harry sullo schermo un sorriso idiota prese forma sul mio viso e mi allontanai dalle ragazze per rispondere.
«Ehi.» risposi, cercando di contenere l'allegria.
Hanna! Come.. stai?
Il suo tono impacciato mi fece ridere ancora di più.
«Sto bene Harry, tu come stai?»
Bene.. ero solo, ero solo preoccupato per te..
Oh, Harry!
«Sono solo al supermercato con Aria ed Emma, - spiegai – poi aiuto lei e Louis con I borsoni.»
Oh.. okay se stai bene allora, allora a dopo Hanna..
«A dopo Harry.»
Chiusi la chiamata e fissai lo schermo del telefono pensando a quanto fosse sembrata strana quella conversazione. Era così nervoso, così timido.. non l'avevo mai sentito in quello stato. Forse solo una volta, quando eravamo molto piccoli.
«Hanna!» sentii Aria chiamarmi alle mie spalle.
Mi voltai e la mia amica stava freneticamente agitando una mano nell'aria per richiamare la mia attenzione. Emma accanto a lei era intenta a spingere via il carrello. Le raggiunsi sorridendo, tenendo nella mente il volto di un Harry imbarazzato.

 

POV di Harry.

«Oh.. okay se stai bene allora, allora a dopo Hanna..»
Mi sentivo uno stupido.
A dopo Harry.
Chiusi la telefonata e lanciai sbuffando il cellulare sul divano.
«E' stata un'idea orribile, sembravo un idiota!» mi lamentai, iniziando ad andare avanti e indietro per la stanza.
«Amico devi rilassarti, è stata solo una chiamata!»
Zayn era concentrato a farsi un nuovo tatuaggio sulla mano e cercava di calmare il mio umore. Da quando avevo parlato con Mary non facevo altro che pensare ad Hanna e al suo stato. Avevo il terrore che le potesse succedere qualcosa, che potesse sentirsi male in qualsiasi momento.
«Che dovrei fare?»
Mi fermai di colpo fissando Zayn nel panico.
Lui alzò lo sguardo dalla sua mano e mi guardò facendomi una smorfia.
«Suo fratello e Aria partiranno domani no? - annuii – Bene, potresti che so.. stare con lei in questo periodo..»
«Cosa? Intendi passare la notte a casa sua?»
L'idea era ridicola, davvero.
Non poteva finire bene una cosa del genere. Me ed Hanna nella stessa casa, di notte.
«Non sto dicendo che devi andarci a letto.. riesci a tenere a bada I tuoi ormoni per qualche giorno?»
Zayn rise e anche io scoppiai a ridere.
Scossi la testa e lui si alzò dalla sedia ammirando il suo lavoro finito. Venne poi verso di me e io indietreggiai un pò.
«Prova a mettere Liam da parte per un momento..»
«Non lo sto gia facendo?» lo interruppi.
Era completamente pazzo?
Non bastava il fatto che le parlassi ancora dopo che era andata a letto con il suo ex ragazzo ed era rimasta incinta?
Tu l'avevi lasciata! Fanculo!
«Non intendo questo! - continuò – Prova a stare insieme a lei come se tutto questo non fosse successo, come se vi steste conoscendo adesso.. siete mai usciti insime?»
«Certo!» mentii.
«Le volte in cui l'hai pedinata quando sei tornato a Bristol non contano.» mi mascherò.
Sbuffai esasperato e andai a sedermi sul divano.
«Quando.. quando hai capito di essere innamorato di lei?» azzardò.
Senza rendermene conto sorrisi, tornando con la mente indietro nel tempo.
«Non so se poteva definirsi amore, ero solo un bambino arrabbiato con il mondo.. all'età di quattordici anni non iniziai solo a uscire insieme a voi ma a frequentare gente non raccomandabile.. volevo tenere tutti loro, Hanna, Louis, lontani dallo schifo che avevo a casa e così mi allontanai.. poi però qualche giorno prima che mi prendessero per portarmi al riformatorio, andai a trovare Louis a casa.. non voleva vedermi e sua madre mi buttò fuori di casa ma.. prima che chiudesse la porta vidi Hanna scendere di corsa dalle scale.. non appena mi vide si bloccò e fece quel sorriso di cui mi innamorai.. era come se potessi sentire ogni battito accellerato del mio cuore, come se le gambe non riuscissero più a sostenere il peso del mio corpo.. rividi quelle lentiggini, I suoi capelli dorati.. fece un unico sorriso, poi sua madre mi sbattè la porta in faccia. - presi un respiro – Non so dirti cosa sia stato Zayn, ma avevo un debole per quella ragazza, dal momento in cui Louis la presentò come la sua sorellina ficcanaso.. ho sempre avuto un debolo per lei. E' stata sempre e solo lei.»
Zayn senza rendermene conto si era fatto spazio accanto a me e mi mise una mano su una spalla come per consolarmi e dirmi che sarebbe andato tutto bene.

 

POV di Hanna.

«Starai bene?»
«Certo Aria.»
Mi teneva ancora stretta tra le braccia con la voce rotta. Erano rare le volte in cui si faceva vedere debole, ero sempre io quella più sensibile tra le due, ma adesso non ci saremo viste per parecchio tempo e io facevo fatica a trattenere le lacrime.
«A che ora partirete per Oxford?» le chiesi, sciogliendo l'abbraccio.
«Il tempo di passare a casa per prendere le ultime cose e poi partiremo.. tutto molto veloce.»
La vidi abbozzare un sorriso goffo e una lacrima le scivolò via sulla guancia.
«Sarà fantastico, vedrai.» mi sorrise.
Louis rientrò nell'appartamento dopo aver portato in macchina I due borsoni, si scrollò di dosso le piccole gocce d'acqua che si erano accumulate sulla giacca e venne verso di me.
«Per qualsiasi cosa..» iniziò.
«Ti chiamerò.»
«Dico sulserio Hanna, anche nel bel mezzo..»
«..della notte Louis, promesso.» lo anticipai, sorridendo.
Sorrise anche lui e poi si piegò per stringermi in un caldo abbraccio. Mi accarezzò la schiena con una mano e per un momento tornai alla sera in cui stava lasciando Bristol per seguire I propri sogni. Sentivo la stessa tristezza ma questa volta avevo la certezza che sarebbe tornato da me.
«Prenditi cura del mio nipotino.» mi disse, dandomi un pizzicotto sulla guancia.
Aria alzò la mano per salutarmi ancora una volta e uscì prima di scoppiare completamente a piangere.
«Tu prenditi cura di entrambi, d'accordo?» urlò Louis in direzione di Chester.
Chester in risposta gli abbaiò contro scodinzolando e mio fratello mi sorrise ancora una volta, prima di chiudere definitivamente la porta.
Eccoci.
Sarei stata da sola in questa casa per dieci giorni.
Mi guardai attorno, notando la pioggia che colpiva lo spesso vetro delle finestre. L'orologio segnava le 7 in punto ed era quasi ora di cena. Avevo promesso di prendermi cura di me stessa e soprattutto del bambino ma la lunga giornata di oggi aveva consumato tutte le mie forze. Avevo passato tutto il giorno a preparare il borsone a mio fratello visto che lui era occupato con un servizio fotografico extra per I dieci giorni di vacanza. Chiamai mia madre per avvertirla che I due piccioncini erano in viaggio e, dopo una manciata di raccomandazioni in cui mi faceva promettere di chiudermi in casa e stare attenta, mi abbandonai pigramente sul divano con il muso di Chester sui miei piedi e non so quanto tempo passò, ma mi addormentai quasi subito.
Mi svegliai a causa di un rumore assordante alla porta. Nei miei sogni era come se qualcuno stesse martellando di continuo un muro, ma nella realtà era semplicemente un bussare delicato alla porta. Mi alzai dal divano trascinandomi dietro il plaid e diedi un'occhiata al buco della porta. Riconobbi I capelli lunghi e folti e aprii la porta cercando di sembrare meno assonnata possibile.
«Harry.» sussurrai, come in adorazione.
«Ehi, - rispose lui imbarazzato – ho pensato che volessi mangiare qualcosa.»
Notai la busta tra le sue mani e lessi il familiare nome del ristorante cinese sotto casa.
«Sei gentile.. ma ho già mangiato.» mentii.
Harry mi superò e iniziò a svuotare la busta, sparpagliando scatole di spaghetti e fritture su tutto il tavolo.
«Non mentirmi Hanna, - disse – ti conosco abbastanza bene da sapere che eri così stanca da evitare di mangiare e addormentarti sul divano.»
Rimasi perplessa davanti a tale verità e non potei fare altro che avvicinarmi e accontentarlo. D'altronde, era stato così carino a venire. Il cibo tra l'altro era molto più buono di quello che ricordavo, o era semplicemente perchè non avevo mangiato quasi niente per tutto il giorno. A cena finita mi sentii molto meglio.
«Allora.. come ti senti?» chiese, incerto.
Raccolsi le ultime scatole di cartone per buttarle nella pattumiera prima di rispondergli.
«Sto bene Harry, stiamo bene.»
«Oh, bene.»
Mi sorrise e venne verso di me per posare I bicchieri sporchi nel lavello. Nel momento in cui mi sfiorò per sbaglio il braccio il mio corpo ebbe come una scossa e le ginocchia quasi mi cedettero. Harry rimase fermo, a pochi millimetri dalla mia pelle. Come poteva farmi quell'effetto senza neanche avermi toccato?
«Dovremo vedere un film.» sussurrai.
Sentivo il suo respiro irregolare sulla mia spalla e improvvisamente la temperatura nella stanza era aumentata almeno di venti gradi.
«Si.. dovremo.» rispose lentamente lui.
Spezzai il momento allontanandomi dal lavello e rifugiandomi per un secondo in bagno. Appoggiai le mani sul freddo marmo del lavandino e, guardandomi allo specchio, cercai di regolare il respiro. Non so se fosse per gli ormoni in subbuglio dovuti alla gravidanza o perchè mi era mancato così tanto, ma avevo un tamburo al posto del cuore e avevo iniziato a sudare. Mi bagnai I polsi con l'acqua fredda, toccai le guance in fiamme con le mani ancora bagnate e diedi una sistemata ai capelli. Ero in uno stato orribile. Avevo una maglietta larga color salmone e un paio di leggins neri.
«E' solo.. Harry.» dissi al mio riflesso allo specchio.
Certo, solo Harry.
Presi un respiro profondo e aprii la porta per tornare da lui.
Lo trovai seduto sul divano con un gomito poggiato sul bracciole a sorreggere la testa. Aveva gli occhi fissi sulla tv e Chester era disteso ai suoi piedi.
«Cosa hai trovato?» gli chiesi facendolo sussultare.
Mi sistemai dall'altra parte del divano, rannicchiando le gambe sotto il sedere.
«Sette spose per sette fratelli, l'alternativa erano I Simpson ma so che li odi quindi..»
«Questo mi piace.» dissi.
«Oh, allora..» posò il telecomando sul tavolino di fronte e prestò attenzione al film.
Non era la prima volta che vedevo quel film, lo adoravo, ma era un bene che lo sapessi a memoria visto che l'unica cosa a cui prestavo attenzione era la troppa distanza tra me ed Harry. Le immagini scorrevano davanti ai miei occhi mentre la mia mano cercava disperatamente la sua.
«Dio Hanna! C'è un freddo della miseria in questa casa!» si lamentò a un tratto.
Risi per il suo improvviso cambio di umore da imbarazzato a brontolone e lo vidi alzarsi per prendere il plaid che poco prima avevo sistemato sulla poltrona. Se lo sistemò per bene addosso e poi guardò me.
«Tu non hai freddo?»
Lo guardai per un attimo e poi annuii in silenzio. Alzò la coperta per permettermi di entrarci e non fu il tocco con il plaid ma il suo corpo a riscaldarmi immediatamente. Mi mise un braccio attorno alle spalle e come se fosse la cosa più semplice di questo mondo, appoggiai la testa sulla sua spalla.
«Non dovresti dormire sola in questa casa per dieci giorni.» disse a un tratto.
Amavo la sua voce roca.
«Non sono sola.. Chester è con me.»
«Hanna.. - protestò, facendomi sollevare la testa per guardarlo – dico sulserio, non voglio che tu te ne stia sola la notte.»
«E dove potrei andare?»
«Potresti.. potresti chiedere a Emma se vuole venire a farti compagnia.»
«Cosa? - allargai gli occhi – Non mi sembra una buona idea, ha una certa fissa per te.»
Distolsi lo sguardo infastidita dalla sua proposta e mi irrigidii.
«Ehi, - lui notò il mio cambio di umore – potrei venire io a stare qui..»
Rimasi a fissare lo schermo del televisore, eccitata e confusa della sua proposta.
«Hanna mi hai sentito?»
«Si, - sollevai la testa per guardarlo di nuovo – per te andrebbe bene?»
«Mi sentirei più tranquillo a non saperti da sola.»
«Allora bene.» dissi, guardandolo negli occhi.
«Bene, - disse anche lui accarezzandomi una guancia con la mano – adesso dormi Hanna.»
Mi strinse più forte con un braccio e mi diedi un delicato bacio in fronte.
Io e Harry nella stessa casa per dieci giorni.
Non potevo desiderare nient'altro.

 

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Beneeee! Scusate l'immenso ritardo ma era Natale e non ho avuto un attimo di tregua.
Ne sto approfittando adesso in cinque minuti d calma ahaha
Itanto BUON NATALE a tutti e spero che il capitolo vi piaccia:)
Non dovrete aspettare così tanto per il prossimo, promesso!

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 18.

 

POV di Hanna.

La proposta di Harry se da un lato mi aveva elettrizzata, dall'altro mi aveva terrorizzata. Era andato via la mattina presto dopo quella notte e io mi ero risvegliata nel mio letto, con un suo biglietto accanto al mio cuscino in cui diceva che sarebbe tornato nel pomeriggio con le sue cose. Non riuscivo a rimanere a casa ad aspettarlo così, dopo aver fatto un pranzo quasi decente, presi Chester al guinzaglio e uscii a fare una passeggiata. Era già passata da un pò la prima settimana di settembre, I ragazzi riprendevano ad andare a scuola, quelli più grandi facevano le valigie per il college. Io sarei dovuta partire tra qualche giorno, con il mio borsone verde militare, la mia matita sempre a portata di mano. Sarei atterrata a Milano dopo un volo di troppe ore, avrei preso un taxi che mi avrebbe portata al mio appartamento e avrei trovato Grace ad aspettarmi sulla soglia.
Non vedo l'ora di vederti di presenza, mi aveva scritto nella sua ultima email.
Mio padre non aveva voluto disdire il contratto per l'affitto “semmai cambiassi idea”, diceva lui. Mi aveva fatto spedire una lettera all'università dove spiegavo che ero stata poco bene per una serie di eventi e che quando fossi stata pronta sarei tornata. Mio padre però non sapave che non poteva comprare tutti. L'università mi diede un tot di tempo. Se non avessi preso a frequentare entro il secondo semestre, mi avrebbero buttata fuori. E lo avrebbero fatto. Non sarei potuto tornare a marzo per il secondo semestre, non avrei fatto in tempo. A marzo sarei stata il doppio di quella che sono ora e non sarei passata inosservata.
«Hanna?»
Sussultai e mi ritrovai seduta sullo sgabello della caffetteria di Mary. Mi ero soffermata a pensare su come la mia vita avesse preso una piega completamente diversa da quella che mi ero prefissata. Non sarei andata al college. Liam non sarebbe andato al college.
«Stai fissando il muffin da ore.» mi fece notare Mary.
Alzai gli occhi e cercai di sorridere.
«Scusa, non ho molta fame.»
Spinsi delicatamente il piattino verso di lei facendo una smorfia.
«Strano, dovresti avere una fame per due.»
La guardai ancora e lei mi fece l'occhiolino per poi voltarsi e versare del caffè nella tazza di un cliente seduto a pochi metri da me.
«Co.. cosa?»
Rabbrividii alle sue parole e tornò di fronte a me, sospirando.
«Non sei l'unica anima in pena che viene a sedersi nel mio locale.»
Mi sorrise complice e il viso di Harry mi balenò nella mente.
«Harry? Harry ti ha parlato di me?»
Prima Josh, adesso Mary.
Harry parlava dei nostri problemi più con gli altri che con me.
«Sembrava un cucciolo ferito.. se ne stava qui seduto con il muso lungo, - spiegò – gli ci è voluta una bella ramanzina per fargli tornare un pò di senno.»
Ricordai la sera in cui Harry era corso al locale per dirmi che voleva starmi accanto nonostante tutto, che era dispiaciuto per tutto quello che mi aveva detto. Dunque.. era stata Mary a dargli una spinta.
«Mary.. tu..»
«Harry è un bravo ragagazzo, - continuò – ti ama.. e amerà quel bambino nonostante non sia suo, - un brivido mi percosse la schiena e stavo per spiegare ma lei andò avanti – ma ti prego.. non farlo più soffrire neanche tu.. non credo sopporterebbe che tu gli tenga nascosto altro..»
Mi si gelò il sangue.
Non credo sopporterebbe che tu gli tenga nascosto altro.
Deglutii a fatica. Era come se Mary sapesse.
«Ti senti male Hanna?» prese la mia mano tra la sua.
«Si, devo solo.. - balbettai – Harry mi starà aspettando, devo andare.»
Presi la mia borsa, afferrai il guinzaglio di Chester e salutai Mary con il sorriso più falso che riuscii a fare. Ero più agitata di prima. Stavo ancora nascondendo una cosa ad Harry e prima o poi lo avrebbe scoperto. Prima o poi lo avrebbe saputo e non mi avrebbe più rivolto la parola. Era troppo tardi. Ma potevo sempre tenerlo nascosto o.. guadagnare tempo. Non c'era motivo che lo scoprisse adesso. Non volevo che mi abbandonasse di nuovo. Non volevo.
Controllai il telefono lungo la strada del ritorno e vidi sette chiamate perse tutte da Harry. Non mi ero accorta del tempo che passava e si erano già fatte le sette di sera. Avevo camminato a lungo per poi fermarmi da Mary e farmi venire ancora più paranoie. Lo avrei detto ad Harry solo.. solo non adesso.
«Hanna!»
Non appena uscii dall'ascensore lo vidi lungo il corridoio che faceva avanti e indietro. Non appena mi vide l'espressione di panico svanì dalla sua faccia.
«Ti ho chiamato cento volte! Dov'eri?»
Vidi il suo borsone poggiato sul pavimento e ora lui si trovava a pochi centimetri da me, con le mani poggiate sulle mie spalle.
«Sono andata solo a fare una passeggiata.. sto bene!»
Sbuffò ma vidi i suoi muscoli rilassarsi.
«Puoi perfavore.. avvertirmi diciamo quando decidi di andartene in giro da sola?»
Mi chiese mentre aprivo la porta permettendoci di entrare in casa.
Non avevo nessuna voglia di stare alle sue condizioni in quel momento. Ero nervosa, molto più che nervosa.
«Hanna!» mi richiamò.
«Dio! Sono andata solo a fare una passeggiata, non devo avvertirti necessariamente di tutto Harry!» sbottai.
Lui rimase perplesso con ancora il borsone sulla spalla.
«Sto bene no? Non devi controllarmi per forza!»
«Non cerco di controllarti! - sbottò anche lui – Mi sono solo preoccupato, hai gli ormoni in subbuglio?»
Non doveva proprio dirlo. Non doveva.
«Credi che abbia gli orboni in subbuglio? Io non ho gli ormoni in subbuglio! - fece una smorfia – Sono solo stanca perchè la mia vita non è più.. mia! Non andrò al college, non avrò una vita da una qualsiasi ragazza del college, non creerò una mia linea di moda, non vedrò il mondo! Sono stanca di correre ogni mattina in bagno per vomitare, di avere strane voglie di cibo che mi stanno facendo diventare cicciona e odio avere la nausea per ogni odore che sento! Io non ho gli ormoni in subbuglio!»
Harry rimase immobile davanti a me con le braccia conserte, aspettando che finissi.
«Hai finito?» mi chiese.
«Si, ho finito!»
«Bene, adesso vieni con me.» si allungò per prendermi la mano e mi trascinò di nuovo fuori casa.
«Dove andiamo?» cercai di fare resistenza.
«Hai decisamente gli orm.. - lo fulminai con lo sguardo prima che potesse continuare – ok, diciamo che sei solo stressata, hai bisogno di rilassarti!»
Chiusi di nuovo casa, lasciando questa volta Chester dentro, e lo seguii controvoglia.
«Un giorno mi dirai perchè hai venduto la moto?» gli chiesi, notando una vecchia ford degli anni 80 posteggiata fuori il portone.
«Se farai la brava.» mi fece l'occhiolino e mi aprì lo sportello per entrarci dentro.
I sedili erano di pelle e nonostante fosse molto vecchia era curata, a parte quegli orribili appendini a forma di dado messi nello specchietto retrovisore.
«L'hai rubata a qualche negozio di antiquariato questa?»
«Non insultare la mia macchina Tomlinson, è una vecchia signora.» mise in moto e il rombo del motore riempì l'interno.
Entrò nel traffico delle strade di londra in silenzio, mentre io fissavo la città fuori dal finestrino. Non avevo idea di dove mi stesse portando, ma nel mio cuore sapevo che con lui sarei andata ovunque.
«Hai freddo?» mi chiese dolcemente.
Scossi la testa in gesto di no e tornò il silenzio.
Non camminammo per molto. Harry deviò a destra sulla statale e raggiunse un parcheggio che portava sul molo. Delle luci colorate scintillavano poco lontane e sorrisi perchè avevo capito dove mi aveva portata.
«Il Luna Park?» chiesi, scendendo dalla macchina.
«Come ho detto.. hai bisogno di rilassarti.»
Mi ritrovai al suo fianco e gli sorrisi come una bambina la domenica mattina con il padre. Lui mise le mani nelle tasche della giacca di pelle e io continuai a camminare dentro quella maglietta rossa un po' troppo larga. A mia mamma non sarebbe piaciuta. Lei voleva che indossassi vestiti che modellavano perfettamente il mio corpo, ma non in quello stato. Ma quella sera non ero una ragazza di diciannove anni incinta. Quella sera ero semplicemente una ragazza. Harry mi comprò lo zuccherò filato più grande che abbia mai visto, riuscì a vincere un peluche a forma di panda per me facendo cadere tutte le lattine di coca cola con una pistola a piombini e alla fine ci ritrovammo davanti alla gigantesca ruota panoramica.
«Vuoi davvero salire?» mi chiese, titubante.
«E' solo una ruota panoramica Harry, non cadrò giù di sotto promesso.» lo presi per mano e lo tirai verso il seggiolino vuoto che si era fermato davanti a noi.
«Divertitevi ragazzi.» ci sorrise l'uomo ai comandi dopo aver chiuso le nostre cinture di sicurezza.
La ruota partì e osservai il piccolo Luna Park che si allontanava sempre di più da noi. Londra non era mai stata così bella. Tutte quelle luci la facevano sembrare un gigantesco albero di Natale e riuscivo perfino a distinguere il Big Bang da quassù.
«Non ero mai salito su una ruota panoramica.» mi voltai di scatto a guardarlo.
«Neanche una volta?»
Harry fece segno di no e mi sorrise.
«Un'altra prima volta con me Mr Styles!»
«Un'altra eh?» chiese, arrossendo.
Arrossii anche io e istintivamente abbassai gli occhi sulle sue mani per vedere i piccoli tatuaggi disegnati sul polso.
«Perchè tutti questi tatuaggi?» chiesi.
«Vuoi davvero sapere perchè?»
Annuii.
Si passò una mano tra i capelli lunghi e prese un respiro prima di iniziare.
«Zayn mi usava come cavia, ma in realtà ero io a chiedergli di trascrivere qualcosa sulla pelle ogni volta.. ogni volta che tu mi tornavi in mente, mi distraeva dal dolore che provavo..»
Lo guardai con il riflesso della luna negli occhi, il legero vento che gli soffiava sui capelli, l'accenno di barba sul mento.. neanche lui era mai stato così bello.
«Ne hai qualcuno a cui sei particolarmente affezionato?»
Mi guardò per un secondo e poi si scoprì la pelle all'altezza della clavicola per indicarmi una strana scritta tatuata.
«E' Adele in arabo.» sussurrò.
«Oh Harry.»
Quasi piansi e istintivamente poggiai una mano sulla sua pelle e sentii il suo corpo percosso da brividi.
«Scusa.» la ritirai velocemente.
Lui mi sorrise e poi si ricompose.
«Visto? - disse dopo – Una normale serata da una ragazza del college!»
Fece quel sorriso beffardo che amavo tanto e lo spinsi scherzosamente con la spalla, per poi sentire il seggiolino fermarsi e vedere l'uomo di prima che ci liberava dalle cinture. Era già finito il momento magico.

 

Mi addormentai sulla strada del ritorno, per risvegliarmi poco dopo tra le braccia di Harry.
«So che non avrei dovuto, ma non volevo svegliarti.»
Sgranai gli occhi infastidita non appena accese la luce della casa e mi poggiava con cura sul divano. Mi stropicciai un occhio sbadigliando e mi sentii ridicola per un momento.
«Hai fame?» mi chiese, ignorando il mio disagio.
Avevo un pasticcio di capelli in testa, dei vestiti che non mi rispecchiavano e una faccia troppo assonnata.
«In realtà sono molto stanca, - sbadigliai ancora – tu non hai sonno?»
Chester gli camminava dietro mentre lui si toglieva la giacca e rimaneva con una maglietta bianca.
«Io.. bhe.. - si torturava il collo balbettando – forse un poco..»
Notai le sue occhiaie e il viso un po' pallido. Era come se non dormisse da giorni.
«Bene, allora.. - mi alzai impacciata – buonanotte.»
Gli feci un cenno con la mano e poi sparii dentro la mia stanza chiudendo la porta alle mie spalle e appoggiandomi per sprofondare.
Che diavolo dovevo fare?
Harry era in casa mia, avrebbe dormito nella stanza di mio fratello.. e io mi nascondevo. Ero brava in quello.

 

POV di Harry.

Dannazione.
La vidi scappare dentro la sua stanza e continuavo a fissare come un idiota quella porta chiusa.
«Cazzo!» imprecai, a voce più bassa possibile.
Andai verso camera di Louis con Chester alle calcagne e sbattei anche io la porta. Mi sedetti su quel letto che sapeva dannatamente di Louis e Aria e quasi ebbi la nausea. Chissà cosa avevano fatto qui dentro.
«Siamo un disastro, eh?» dissi, rivolto a Chester.
Io non ero bravo in queste cose.
Era Hanna brava nel risolvere le situazioni, nell'essere dolce e sempre disponibile. Io ero un disastro a riprendere i rapporti con le persone. Era più facile fissare il soffitto di una stanza non mia, disteso su un letto non mio, insieme a un cane non proprio mio.
Era mezzanotte precisa e il sonno non si decideva ad arrivare.
La ragazza che avevo amato sin da bambino era a pochi metri da me. Era solo nell'altra stanza e io non riuscivo a fare un passo per..
«Liam!»
Sollevai la testa di scatto, pregando che non fosse la voce di Hanna.
«Liam!!»
Chester si alzò prima di me e iniziò ad abbaiare alla porta. Io scattai in piedi ed uscii nel buio pesto della casa, cercando di non andare a sbattere con qualcosa. Aprii la porta della stanza di Hanna e la trovai raggomitolata nel letto in una pozza di sudore.
«Hanna! - mi precipitai per scuoterla – Hanna svegliati!»
Aprì gli occhi di scatto e non appena mi mise a fuoco affondò la testa sul mio petto.
«Era lì, lui era ancora lì, con la pistola e Liam.. Liam cadeva tra le mie braccia e io..» delirava in lacrime.
«Ehi! Guardami! - le presi il viso tra le mie mani per rassicurarla – E' tutto ok, sei nella tua stanza a Londra.. Marcus non può più farti del
male.»

Aveva gli occhi arrossati, gonfi. Mi distruggeva vederla in quel modo.
«Harry..» sussurrò.
«Sono qui.. sono qui.»
Tornò con la testa sul mio petto e io la strinsi più che potevo, accarezzandole la schiena e dandole piccoli baci tra i capelli.
«Sono qui.. dormi.» ripetei.
Mi sdraiai, tenendo la sua testa sul mio petto, e i singhiozzi a poco a poco diminuirono fino a diventare un piccolo respiro assonnato.

 

POV di Hanna.

Marcus era sparito.
Non appena chiusi gli occhi tra le braccia di Harry il suo viso sparì dalla mia mente, portandomi in un luogo sicuro che sentivo come casa. 
Mi risvegliai non so quanto dopo per colpa di uno strano rumore che avvertii. Non appena aprii gli occhi Harry non era più accanto a me. Allungai una mano senza trovare niente, per poi sentire il dolce suono della sua chitarra. Stava suonando. Si interrompeva e si abbassava per appuntare qualcosa su un quaderno. Stava scrivendo.
«Ehi.» sussurrai, assonnata.
Lui si voltò piano con l'espressione colpevole.
«Scusami.. non volevo svegliarti.»
«Non fa niente.. stai scrivendo qualcosa?»
Si mise il plettro tra le labbra e raccolsi i fogli sparsi sul letto.
«Si, qualcosa..»
Mise via i fogli e poggiò la chitarra sul pavimento.
«Ehi, non voglio che smetti.» mi sbrigai a dire.
«Devi riposare.. e anche io ne ho bisogno.»
Tornò sdraiato al mio fianco e mi attirò a se facendo poggiare la mia schiena al suo petto.
«Hai avuto ancora incubi?» sussurrò al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
«No.. fin quando tu resti qui con me.»
Mi strinse ancora di più a se.
«Resterò.» sussurrò alla fine.
Resterò...
Resterò..
Resterò.
Non avevo bisogno di sentire altro.

 

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Buonasera:) o buonanotte, dipende dai punti di vista ahaha
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia e per tutti quelli che me lo chiedono no, non ho intenzione di farvi penare molto prima che Harry scopra la verità ma.. non posso assicurarvi che sarà una bella notizia:)
ah! BUON ANNO:D

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 19.

 

POV di Hanna.

Continuavo a trascrivere le stesse pratiche da un'ora, continavo a fare elenchi delle cose che mancano servendomi della lista che mi aveva dato Josh.. un locale così piccolo aveva bisogno di tutte queste cose? Diavolo, cosa dovevamo mai farci con dieci pacchi di cartaigienica da sei? Neanche mia madre aveva mai comprato così tanta carta per due bagni, perchè ne dovrebbe servire così tanta solo per uno? La gente non la usa neanche, preferisce utilizzare fazzoletti propri. D'accordo, mi basavo sulla mia esperienza, ma sono quasi sicura di non essere l'unica a comportarmi così. Quasi.
«Come va la lista?»
Josh mi passò accanto sorreggendo una cassa di birra, sorridendomi, per irritarmi sicuramente. Da quando anche lui aveva scoperto che ero incinta mi avevano proibito di sollevare pesi, di affaticarmi troppo.. così mi mettevano a fare stupide liste e a lavare qualche tavolo di tanto in tanto.
«Credo che tu abbia una certa fissa per la cartaigienica, insomma, chi è compra tutta questa carta?»
Scoppiò a ridere e mi affiancò per mettermi una mano su una spalla.
«Vedo che stai facendo un ottimo lavoro, tra poco puoi andare.»
«Josh! - mi lamentai – Non sono malata, non ho delle ossa rotte! Sono solo..»
«Incinta!»
Harry spuntò al fianco di Josh e finì la frase per me insieme a lui. Ormai si divertivano tutti a prendermi in giro sulla questione, ma davvero mi trattavano come se fossi una disabile.
«Fa ancora i capricci?» chiese Harry a Josh.
«Ormoni in subbuglio.» sentii sussurrare da Josh.
Prima che potesse andarsene, lanciai nella sua direzione la penna che tenevo in mano che colpì miseramente il muro. Riuscii a ottenere una risata da Harry che se ne stava davanti a me con le mani in tasca. Nessuno dei due aveva detto qualcosa dopo la notte che avevamo passato abbracciati e stare nella stessa stanza da sola con lui mi metteva in imbarazzo.
«Hai bisogno di un'altra sera al Luna Park?» scherzò.
Nonostante ci fosse imbarazzo, nonostante volessi scomparire in quell'esatto momento, il sorriso sul suo viso mi fece dimenticare tutto. Avevamo ancora tante cose di cui parlare e tante cose da superare, ma oggi eravamo ancora Hanna ed Harry.
«Attento Styles, - lo avvertii ridendo – potrei usare i miei ormoni in subbuglio contro di te.»
Harry sorrise ancora e più lo faceva, più il mio cuore si scaldava.
«Hai appena ammesso di avere gli ormoni in subbuglio.»
Si avvicinò per darmi un buffetto sulla guancia e io lo schiaffeggiai delicatamente sul braccio, ridendo.
«Mi avete rinchiuso in questo stanzino, cos'altro mi farete?» piagnucolai mentre lui andava verso la sua chitarra.
«Non è poi così male, - mentii e io feci una smorfia – hai il permesso di venire a sentirmi cantare però.»
Sollevò la chitarra e se la mise attorno al collo.
«Cosa suoni?»
«Sorpresa.»
Mi superò e lo vidi lasciare lo stanzino per tornare al locale. Lo seguii poco dopo e rimasi confusa dalla quantità di gente che c'era. Non era mai stato un locale pieno, venivano sempre le stesse persone di cui ora conoscevo le facce, ma in quel momento era pieno di ragazze della mia età e gruppi di ragazzi riuniti vicino al palco.
«Come mai tutta questa gente?»
Mi avvicinai a Emma che era nel panico alla cassa. Teneva delle banconote in mano e curiosava nervosamente tra le monete. Mi divertiva vederla in quel modo, era una ragazza così carina, così amichevole.. e io le stavo mentendo.
«Vuoi dire quelle ragazzine urlanti? - mi indicò un gruppo di ragazze che sembravano in trepidazione sotto il palco – Sembra che siano venuti tutti per Harry.»
Per Harry? Come potevano essere venuti tutti per Harry?
«Harry? Come possono conoscerlo?»
«Non so che dirti Hanna, si sarà sparsa la voce.. - Emma sembrava esausta dalla giornata e sbagliò quasi tre volte il resto da dare – Possiamo parlarne dopo? C'è davvero troppo da fare.»
«Potrei dare una mano..» proposi.
«Ce la caviamo, tranquilla.»
Sbuffai, vedendola inoltrarsi tra la folla e servire qualche tavolo. C'era effettivamente troppa gente e starmene da sola senza far niente mi stava facendo dare di matto. Ma un momento.. tutta questa gente per Harry? Mi guardai attorno e vidi che i tavoli erano tutti occupati, molti ragazzi continuavano a bere in piedi mentre Emma e Josh facevano a zig-zag tra di loro. Forse qualcuno che era stato qui una sera in cui Harry cantava, lo aveva detto a un suo amico, che a sua volta l'avrà detto a qualche altro amico e..
«Ho paura che tuo padre diventerà famoso.» dissi senza pensare.
Mi guardai attorno terrorizzata che qualcuno avesse sentito, ma la gente era concentrata su Harry che in quel momento stava salendo sul palco con la chitarra in mano. Iniziò a suonare, iniziò a cantare e la gente si zittì per ascoltare.

Going out tonight, changes into something red
Her mother doesn't like that kind of dress

Una visione di Harry seduto sul mio letto intento a scrivere qualcosa mi balenò nella mente. Ecco cosa stava scrivendo. Stava scrivendo di quella sera al Luna Park, stava scrivendo di noi.

But there's nothing to be afraid of even when the night changes
it will never change me and you..

«Quanta gente.»
I miei pensieri vennero interrotti da qualcuno che arrivò al mio fianco, poggiando un gomito sul bancone. Mi voltai per trovare Zayn con la sua vecchia giacca di pelle e il ciuffo più sbarazzino del solito.
«Harry Styles inizia a fare strage di cuori.» distolsi lo sguardo, irritata.
«Non dirmi che sei gelosa di quelle..»
Zayn indicò un gruppo di ragazze sotto il palco. Erano come in adorazione, gli occhi a cuoricino e mancava solo che sbattessero i piedi a terra per l'emozione. Decisi di ignorare il commento di Zayn e mi alzai per andare ad armeggiare con i bicchiere sporchi senza sapere cosa stessi realmente facendo.
«Un momento.. - Zayn fece il giro del bancone e spuntò al mio fianco – scrive canzoni per te, sei incinta di lui e sei gelosa di quelle?»
Incinta di lui.
Quella frase mi fece rabbrividire.
«Grazie per avermi ricordato quel particolare.»
Lo superai di nuovo andando questa volta verso il magazzino. Harry continuava a cantare sul palco e, avrei voluto prestare ascolto a ciò che diceva, ma Zayn mi stava rendendo nervosa.
«Ehi! - Mi afferrò dal braccio e mi fece voltare prima che potessi aprire la porta – Era solo per dire che a lui non potrebbe minimamente interessare nessuna di loro.»
Misi le braccia conserte e sbuffai, stressata. Non faceva una piega. Tutte quelle canzoni erano per me, perchè mi preoccupavo?
Forse perchè non sa ancora la verità, ti odio.
«Come va la.. convivenza?» mi chiese dopo, cambiando discorso.
«Bene.. in qualche modo sembra che siamo ancora io e lui.» sorrisi.
«Zayn!»
Emma si fermò accanto a noi con le mani gocciolanti di acqua. Perchè non era a guardare Harry con gli occhi sognanti come faceva sempre? Nessuno stava più cantando, ecco perchè.
«Ehi.» Zayn la salutò con un sorriso.
«E' meglio che torni di là, vi lascio.»
Guardai nervosa Zayn e poi mi congedai. Harry aveva finito di cantare e tra non molto sarebbe spuntato qui a fare domande su domande sul perchè fossi sparita insieme a Zayn e avrebbe dato di matto.

 

«Allora?»
Entrai in casa gettando sul divano la borsa e sbottonando il cappotto. A differenza delle ultime sere, mi sentivo come se avessi passata una serata in un semplice bar. Non in un bar in cui lavoro, ma in un bar dove me ne ero stata per delle ore a poltrire su uno sgabello.
«Cosa?» guardai Harry confusa.
Lui si era tolto la giacca nera e l'aveva poggiata sulla sedia, mentre Chester decideva a chi fare le feste tra lui e me.
«Ti è piaciuta la canzone?»
La canzone. Che idiota. Ero stata così occupata a distogliere la sua attenzione da Zayn che fargli i complimenti per la canzone.
«Molto bella, a parte le ragazzine urlanti.»
Mi voltai infastidita e andai verso la mia camera sentendolo alle spalle.
«Hanna Tomlinson, sei gelosa?»
Sentii il suo sorrisino fastidioso anche senza voltarmi per vederlo e gettai irritata il cappotto sul letto.
«Oh, perfavore!»
Scoppiai a ridere per coprire il mio fastidio ma Harry non ci stava.
«Ma chi vuoi prendere in giro?»
Si lanciò su di me e iniziò a farmi il solletico ai fianchi, al collo, cademmo all'indietro sul letto e lui finì sopra di me. Io continuavo a ridere e a dimenarmi mentre lui continuava a torturarmi, fin quando si bloccò con il viso sul mio e gli occhi nei miei. Cercai di regolare il respiro ma sembrava che mi mancasse l'ossigeno tutto a un tratto e che il cuore volesse saltare fuori dal petto. I nostri nasi si sfioravano ed Harry sembrò provare le mie stesse emozioni. Poi però alzò la testa, distratto da qualcosa.
«Quella è mia?»
Si mise in piedi e io girai la testa per vedere cosa stesse guardando. La fascia verde penzolava fuori da un cassetto, la sua fascia verde. Cavolo. Mi alzai di scatto per rimetterla al suo posto ma Harry l'aveva già presa in mano.
«L'hai avuta tu per tutto il tempo?»
Harry rigirava la fascia tra le mani con il suo sorrisetto compiaciuto.
«Io.. era l'unica cosa che avevo di te.. a parte le foto e Chester..» dissi tristemente.
Sollevò la testa per guardarmi e poi mi prese il polso per legarmici la fascia.
«Vieni.»
Mi prese una mano e mi portò verso la stanza di Louis. Il suo borsone era per terra semi-aperto e lui si piegò sulle ginocchia per cercarci qualcosa dentro.
«Cosa cerchi?»
Corrucciò la fronte pensieroso e continuò a lanciare vestiti a casaccio dietro di lui.
«Oh!»
Tirò fuori una maglietta bianca e si sollevò per tornare da me. Mi mostrò la maglia che riconobbi subito.
«Puoi prendere questa.»
Mi porse la sua vecchia maglietta dei Rolling Stone e la aprii sotto i miei occhi con un sorriso.
«Adori questa maglietta, è la tua preferita!»
«Mi piace pensare che ce l'abbia tu.. - disse – so di averti portato via tante cose Hanna, da quando me ne sono andato.. e non parlo solo di quando me ne sono andato l'ultima volta.. hai messo a rischio il rapporto con i genitori per me, ho permesso che tradissi il tuo ragazzo e diamine, ho fatto così tante stronzate!»
«Harry io..»
Tenevo ancora la maglietta tra le mani, il suo sguardo mi stava uccidendo. Aveva l'espressione così dolce e.. triste.
«Riesci a stare zitta un attimo e farmi parlare? - eccolo l'Harry di sempre – Mi dispiace non averti ascoltata quando mi hai detto che eri abbastanza forte per stare con me, perchè tu sei forte, sei la persona più forte che conosca.. mi sei stata vicina quando mia madre è morta, quando tutti pensavano che fossi una specie di drogato.. tu eri sempre lì..»
Harry si avvicinava sempre di più e io ero come immobile sotto il suo sguardo.
«Mi dispiace averti incolpata per averci provato con Zayn.. sono stato un vero idiota a lasciarti perchè cavolo a quest'ora quel bambino potrebbe essere il mio! - a quell'affermazione sussultai – Voglio solo che la smettiamo di evitare i nostri sentimenti, voglio smetterla di combatterti perchè voglio baciarti, voglio riscaldare le tue mani gelide, voglio vederti addormentarti tra le tue braccia, voglio fare l'amore con te..»
Mi prese il viso tra le mani e io feci cadere la maglietta per terra per stringergliele. Avevo gli occhi lucidi e una lacrima iniziò a scendermi lunga la guancia, ma Harry la raccolse con il pollice.
«Io ti amo Hanna, voglio ricominciare con te e voglio aiutarti a crescere questo bambino.»
Appoggiò la fronte alla mia e io chiusi gli occhi dando spazio alle lacrime.
«Mi dispiace di non aver salvato Liam..» sussurrò.
Aprii gli occhi e lo guardai tremante. Il cuore mi martellava nel petto e le mani mi tremavano tra le sue. Tutta questa sincerità, tutto questo amore, era tutto ciò che volevo. Ma ero una codarda. Gli stavo nascondendo qualcosa che non mi avrebbe perdonato facilmente.
«Ti amo anche io, ma..»
In quel momento le sue labbra furono sulle mie e le sue braccia mi avvolsero al suo corpo che desiderava il mio. Pregavo per quel contatto da mesi, sognavo di stare di nuovo tra le sue braccia e in quel momento eravamo lì, in una piccola stanza di Londra ad amarci come la prima volta.
«Harry, - cercai di dire – devo dirti una cosa..»
«Non adesso.. ti prego, baciami.»
Tornai alle sue labbra che chiedevano le mie e fu un bacio misto a lacrime e amore. Era come se fossi tornata alla vita, come se fossi rinata. Harry era stato sempre il mio amore unico, il mio unico amore.
«Vuoi.. vuoi farlo vero?» Mi chiese quando fummo distesi sul letto.
Lo tirai dalla maglietta per eliminare la distanza tra le nostre labbra.
«Davvero Hanna.. non voglio farti male.»
Mi poggiò una mano sulla pancia semi-rigonfia e regolò il suo peso sopra di me con un gomito.
«Harry.. non potresti mai farmi del male.»

 

La luce fioca della bagiù sul comodino era l'unica nella stanza. Illuminava con un'intesità calda il viso dormiente di Harry, i suoi capelli scombinati sul cuscino e il suo petto che si alzava e si abbassava lentamente. Il suo braccio era ancora avvolto intorno alle mie spalle, tenendomi stretta al suo corpo. Il suo corpo pieno di inchiostro che sembrava una tela. Una tela che raccontava una storia, come il nome di sua madre che non appena lessi mi scaldò il cuore. Delineai i bordi con un dito e poi passai al suo mento e infine alle sue labbra, aspettando ciò che sapevo avrebbe detto.
«Continui a farlo.»
Sorrisi alla familiare conversazione che susseguiva, mentre lui teneva ancora gli occhi chiusi.
«Cosa?»
«Continui a fissarmi.» aprì gli occhi.
Io mi feci pù vicina al suo viso e lui portò l'altro braccio a cingere il mio corpo.
«Mi piace fissarti.» dissi.
«A me piaci tu.»
Mi allungai per baciarlo e lui portò una mano sulla mia guancia. Sembrava che nulla potesse rovinare questo momento. Io poggiata al suo petto mentre Londra dormiva profondamente.
«Sei pentito?» gli chiesi dopo un po', rompendo il silenzio.
«Io no.. tu?»
Sollevai la testa per guardarlo.
«No..»
«Per la cronaca, - iniziò - io di te, a parte le foto, ho un paio di calzini puzzolenti e non ho più Chester.»
Scoppiai a ridere e lo pizzicai ai fianchi.

«Sei davvero cattivo Harry Styles! - scherzai - I miei piedi non puzzano!»
Harry continuava a ridere e quel bellissimo suono riechegiò per tutta la stanza. Ma un pensiero mi tormentava.. il pensiero della verità.
«A cosa pensi Hanna?» mi chiese non appena smisi di ridere.

«E' solo che..»
«Ti prego.. sono felice, ho appena fatto l'amore con la mia ragazza, non voglio affrontare una discussione ora.»
Mi bloccai alle sue parole.
«La tua ragazza?»
«Scusa.. immagino sia l'abitudine..»
«Ehi, - gli misi una mano su una guancia per farlo tornare con lo sguardo su di me – sono la tua ragazza da sempre.»
Mi sorrise e si avvicinò di nuovo per baciarmi dolcemente.
So cosa state pensando, avrei dovuto dirglielo, avrei dovuto dirglielo prima di farci l'amore, prima di tornarci insieme.. ma glielo dirò solo.. non ora.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 20.



POV di Hanna.


Il pavimento del bagno era gelido sotto le mie ginocchia. Le gambe mi tremavano per la posizione in cui ero, ma non era arrivato ancora il momento di lasciare quella stanza. Le braccia ancora circondavano la tavolozza come se fosse un'ancora di salvezza e potevo già immaginare quanto dovesse risultare pietosa la scena. C'era una cosa più difficile dell'essere incinta a diciannove anni: la nausea mattutina. Odiavo il senso di vomito che mi costringeva a correre giù dal letto e chiudermi in un bagno freddo in solitudine. Odiavo il gusto orribile che mi rimaneva in bocca. Odiavo il fatto di avere il senso di nausea ogni maledetta mattina.
«Hanna?»
Oh no.
Speravo che Harry continuasse a dormire fin quando non avessi finito, ma la sua voce nel corridoio mi faceva capire che i miei piano erano saltati.
«Solo un attimo, ho finito.»
Non esisteva al mondo che mi sarei fatta vedere in questo stato. Ero un disastro. Un orribile disastro.
«Ti senti bene?»
Mi alzai frettolosamente da terra, tirai lo sciacquone e mi ripulii velocemente il muso con un un po' di carta. Quando aprii la porta trovai Harry con le spalle al muro e l'espressione preoccupata.
«Ehi.» sussurrò dolcemente, alzando un braccio per accarezzarmi una spalla.
«Mi dispiace.. non volevo mi vedessi in queste.. in queste circostanze..» balbettai.
«Hanna, - Harry mi lanciò un'occhiata severa e mi prese il viso tra le mani – non mi importa in che stato sei.. anche nelle situazioni peggiori saresti bellissima.»
Storsi il naso, facendo una smorfia.
«Detto da te non vale.»
«Bhe, la mia opinione dovrebbe essere l'unica importante per te.»
Mi si sciolse il cuore e mi feci accogliere tra le sue braccia tanto invitanti. Il senso di nausea era evaporato, sostituito dal terapeutico odore di Harry. Aveva indosso una canottiera bianca e un paio di bermuda neri, mentre io tenevo un paio di pantaloni larghi e una maglietta a maniche lunghe. Nonostante fuori piovesse, i riscaldamenti nell'appartamento tenevano lontano il freddo e io amavo stare comoda. 
«Vuoi mangiare qualcosa?» mi chiese, nascondendo il viso tra il collo e i miei capelli.
«No ti prego.» 
La nausea rischiò di tornare solo al pensiero del cibo.
«Sono solo le dieci di mattina, possiamo vedere un film sul divano.»
Continuava a dondolarmi tra le sue braccia e a me sarebbe già bastato rimanere lì per sempre.
«Terra chiama Hanna.» mi richiamò qualche secondo dopo, solleticandomi l'orecchio con il suo naso.
«Ti ho sentito, - risi – stavo solo.. mi è mancato il tuo odore..»
Non posso credere che l'abbia veramente detto ad alta voce.
«Oddio scusa! - sentii le guance andare a fuoco – Non avrei dovuto dirlo ad alta voce!»
Mi coprii il viso con le mani e Harry scoppiò a ridere, per poi liberarmi il volto prendendo le mie mani tra le sue.
«Da quando ti vergogni così di me?»
«Non mi vergogno, ma non abbiamo più otto anni e queste cose.. diventano imbarazzanti perchè sono più serie.» cercai di spiegare.
Il mio discorso mi sembrava ridicolo, ma Harry sembrò capirmi.
«D'accordo.. quindi quando qualcuno dice “mi è mancato il tuo profumo” è come dire “ti amo da impazzire”?» 
Rimase a guardarmi serio e poi scoppiò a ridere. Sapevo che mi stava solo prendendo in giro, ma per qualche strano motivo scoppiai a ridere anche io.
«Piantala di prendermi in giro!» lo schiaffeggiai delicatamente sul braccio.
Lui piegò la testa di lato e mi guardò divertito, con gli occhi da bambino.
«Non ti dirò mai più cose del genere.»
Misi le braccia conserte e finsi di essere offesa. Amavo il fatto che nonostante tutto quello che avevamo passato quando eravamo io e lui era come se non fosse mai cambiato niente. Eravamo sempre Hanna e Harry.
«Hanna Tomlinson, - disse a un tratto serio avvicinandosi al mio viso – mi è mancato il tuo nasino all'insù.»
Detto ciò mi diede uno schiaffo sul sedere e scappò via facendomi una linguaccia prima che potessi prenderlo a schiaffi. 
«Harry!» urlai inutilmente, trovandolo già seduto sul divano con le gambe lunghe sul tavolino di fronte. 
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, il mio cellulare vibrò sul tavolo.
«Salvato dal telefono!»
Appena lessi il nome di mio fratello sullo schermo risposi immediatamente.
«Ehi!» squittii.
Harry notò il mio esagerato allegro tono di voce e lo vidi allungare metaforicamente le orecchie per capire con chi stessi parlando.
Sorellina! Come va la vita matrimoniale?
«E' sempre bello sentirti Louis!» sbuffai.
Harry si rilassò non appena nominai il nome di mio fratello e tornò a guardare i Griffin sullo schermo. Chester zampettò pigramente verso di lui per poi salire sul divano e poggiare la piccola testolina sul suo stomaco.
Davvero, come sta andando?
Guardai ancora Harry sul divano che mi dava le spalle e, facendo finta di niente, mi allontanai dalla stanza.
«Sta andando tutto benissimo Louis.. è come se non ci fossimo mai lasciati.. a volte mi sembra un sogno e ho paura che non sia realmente qui..»
Sono tanto contento per te Hanna.. e quando pensi di avvisarlo del..
«Presto, ma non ora.. stiamo così bene in questo momento..»
Hanna..
«Te lo prometto, glielo dirò!»
Feci un passo avanti per controllare Harry che se ne stava ancora sul divano, con un braccio intorno al collo di Chester.
D'accordo.. avete pensato di fare qualcosa per domani?
«Domani?»
Indietreggiai di nuovo concentrandomi su mio fratello. Domani? Cosa c'era domani?
Si Hanna, domani.
«Davvero Louis, cosa c'è domani?»
E' il compleanno di Harry!
Oddio. Il compleanno di Harry. 
Feci mentalmente un veloce calcolo e alla fine ricordai la data di domani: 25 Settembre.
«Oddio! Harry compie ventidue anni!»
Si, è fantastico che tu l'abbia ricordato!
«Penserò a qualcosa.. come va a Oxford? Aria come si trova?»
Sembra piacerle, passa tutta la mattina a lezione mentre io me ne vado in giro per il campus.. è davvero grande e puoi intrattenerti in un sacco di cose.. riuscirai a stare lontana da Harry quando tra cinque giorni tornerò?
Tornai di nuovo nell'angolino da cui potevo vedere Harry e lo osservai mentre rideva a una battuta idiota di Peter Griffin e facendolo piegava la testa all'indietro. Amavo quando lo faceva. Se sarei riuscita a stare lontana da Harry dopo questa sorta di convivenza? Mentre continuavo a guardare il suo sorriso mi convincevo di no.
«Ci proverò.» risi al telefono.
Mi raccomando Hanna, stai attenta e salutami il mio nipotino.
Chiusi la chiamata con Louis, raccomandandogli di salutarmi Aria, e tornai verso Harry. Feci il giro del divano e mi accovacciai accanto a lui dalla parte opposta di Chester. Lui mi circondò con l'altro braccio e mi strinse a se.
«Come sta Louis?» sentii le sue labbra sulla mia fronte per lasciarmi un casto bacio.
«Bene, sono felici.»
Mi strinsi di più a lui, poggiando la testa sul suo petto. 
Cosa avrebbe voluto per il suo compleanno? Ricordo che da piccola ne avevamo festeggiato qualcuno insieme, ma non sembrava mai troppo felice. 
«Domani è il 25 settembre.» dissi infine.
«Okay?» 
«Domani è il tuo..»
«Non dirlo, - mi interruppe – non finire quella frase.»
L'aria cambiò notevolmente tra noi.
«Cosa c'è di male nel giorno del tuo compleanno?»
Lo sentii sbuffare e prese il telecomando per spegnere il televisore.
«Non c'è niente di male, ma so cosa stai pensando e no, non voglio festeggiarlo o roba simile.»
Mi alzai dal suo petto per poterlo guardare.
«Ma non sarebbe una cosa grande..»
«Hanna, - mi interruppe di nuovo – non festeggio il mio compleanno da quando sono stato messo in quel dannato riformatorio, e anche prima lo festeggiavo solo perchè rendeva felice mia mamma, era l'ultima cosa che volevo fare dopo le botte.»
Ebbi un brivido a ripensare a quel periodo e lui sembrò accorgersene.
«Mi dispiace averti fatto ricordare quel periodo.. sto solo cercando di spiegarti come la penso.»
Il pensiero di Harry picchiato ripetutamente mi faceva accaparrare la pelle.
«Dico solo che avrai tanti altri compleanni davanti, è un giorno da passare insieme alle persone che ami, a persone che ti vogliono bene.. non devi chiudere tutto fuori per colpa di tuo padre.»
Il pensiero di Marcus mi faceva rivoltare lo stomaco, ma il fatto che questo avesse ancora delle ripercussioni su Harry mi premeva di più. 
«Hanna.» sbuffò.
«Harry.» gli feci il verso, seria.
Mi guardò per un attimo con i suoi grandi occhi verdi. Era un ragazzo senza infanzia. Era un ragazza senza ricordi belli. Non poteva permettersi di perdere ancora pezzi della sua vita. Non lo avrei permesso.
«Preparo qualcosa da mangiare.» disse infine, alzandosi dal divano e tagliando il discorso.



«E dice che non ne vuole sapere di compleanni, di festeggiamenti e cose varie, - continuavo a ripetere – io invece penso che gli farebbe bene stare in compagnia degli amici, distrarsi per qualche ora, ma lui è Harry Styles insomma! Non può ascoltarti per principio!»
Facevo avanti e indietro per la stanza da un tempo che mi sembrava infinito. Forse mi stavo sfogando, forse avevo solo voglia di urlare, forse erano davvero gli ormoni in subbuglio.
«E tu lo stai dicendo a me per quale motivo?»
Zayn se ne stava seduto alla sua stupida scrivania, intento a tatuarsi qualsiasi cosa sia sul dorso della mano. Il ronzio dell'ago mi stava facendo impazzire, ma era più sopportabile della cocciutaggine di Harry. Insomma, chi odiavo i compleanni? Okay, neanche io ne andavo matta, ma addirittura non festeggiarli. E poi vi starete chiedendo perchè mi trovavo lì. Bè, sembrava l'unica persona con cui parlare di Harry. In realtà, lo era.
«Volevo solo spiegarti il mio punto Zayn!» risposi seccata.
Continuò a definire i contorni di quella che sembrava una strana maschera voodoo, immerso nei suoi pensieri. Non mi ero mai accorta di quanto fosse bravo a disegnare. Non è che gli abbia mai prestato attenzione prima di questo ultimo periodo, per me Zayn Malik era sempre stato il classico coglione che voleva portarmi a letto. Invece era bravo, creativo, affettuoso e buono.
«Hanna, - disse poi – parlando seriamente, Harry non è che abbia tutti questi gran amici.»
«Non è vero.» negai, mettendo le braccia conserte.
«Oh davvero? Io fino a qualche mese fa ero una testa di cazzo che pensava solo a portarsi a letto le ragazze, a fumare e a far casino, Niall e il nostro gruppo di idioti sono rimasti idioti, conosce Josh appena ed Emma gli gira attorno solo perchè ha una cotta per lui.»
Non ci avevamo mai riflettutto realmente. Harry era proprio un disastro con le amicizie.
«Ma lui ha..» provai a dire.
«Tu non conti.»
Zayn mi bloccò prima che potessi finire la frase e andai a sedermi tristemente sulla piccola poltroncina accanto a lui.
«Probabilmente l'unica persona che considera veramente amica è tuo fratello Louis..»
Sorrisi all'immagine di un piccolo Harry e di un piccolo Louis insieme da piccoli. Erano inseparabili, contro il mondo. Il gatto e la volpe.
«Anche tu sei suoi amico Zayn.»
«Gli amici non ci provano con le ex ragazze dei loro amici.. - disse con il tono triste – sono diventato suo amico perchè ci piaceva fare le stesse cazzate, le moto, le ragazze, l'alcool.. solo adesso mi rendo conto che in realtà non l'ho mai conosciuto.. non sapevo di suo padre.. stiamo cercando adesso di creare una sorta di rapporto e tu che vieni di nascosto qui da me non mi aiuti.»
Si alzò dalla sedia dopo aver concluso il lungo discorso sul viale dei ricordi e si avvolse la mano con la carta lucida.
«Non sono venuta di nascosto.» mi difesi.
«Davvero?»
Zayn inarcò un sopracciglio e mi guardò con quel sorriso beffardo che aveva. Era impossibile per me nascondere le cose, ero un libro aperto.
«Oh d'accordo! - dissi infine – Pensa che sia andata a sbrigare delle cose per Louis, ne avrebbe fatto una tragedia!»
«Quando la smetterai di avere paura di lui?»
Cosa?
«Io non ho paura di lui..»
Dove voleva andare a parare? Io non avevo paura di Harry, io lo amavo, mi fidavo di lui. Non avrei mai potuto avere paura della persona che amavo. Mai.
«Tu hai costantemente paura che ti possa lasciare, per questo hai paura di dirgli qualsiasi  cosa.. - continuò Zayn – è per questo che non gli dici del bambino, o il fatto che sia venuta qui, hai intenzione di fare la brava ragazza per tutto il tempo?»
Non capivo il suo discorso, o forse facevo finta di non capire. Io ed Harry litigavamo tutto il tempo, come poteva dire che avevo paura di dirgli le cose? Litigavamo per ogni singola cosa, litigavamo su tutto.
«Non sai quello che stai dicendo.» feci per alzarmi.
«Dimmi cos'è allora..» mi sfidò.
«Non siamo mai stati così sereni come adesso, e tu vuoi che io rovini tutto per cosa? E' qui, mi ama, ha deciso di perdonarmi per averti baciato, ha deciso di perdonarmi dopo che me ne sono andata da Bristol, non rovinarmi tutto Zayn!» sbottai di colpo.
Zayn sbattè le palpebre più volte e poi espirò, sconfitto.
«Non puoi tenere la verità lontana per sempre..»
Lo guardai ancora una volta e poi presi la giacca dal divano e lasciai quella casa. Non avevo bisogno della ramanzina di Zayn, non avevo bisogno che Louis mi ricordasse di tutto, mi bastava già il senso di colpa. Stavo mentendo a Harry su qualcosa che aveva il diritto di sapere. Lo sapevo, lo sapevo meglio di tutti, ma non avevo il coraggio. Zayn aveva ragione. Avevo costantemente paura che mi lasciasse di nuovo, ma non volevo che qualcun'altro lo dicesse per me. Era una paura stupida e insensata, ma vera. E tutta questa verità mi cambiava l'umore, maggiormente nel mio stato, tanto che quando aprii la porta dell'appartamento la sbattei forte alle mie spalle.
«Ehi!» 
Harry si voltò di scatto dalla cucina, sorridendomi. Chester venne verso di me ondeggiando la coda prima a destra e poi a sinistra. Gettai la giacca sul divano e storsi il naso non appena udii uno strano odore di pollo.
«Tutto bene?» mi chiese Harry, notando la mia espressione.
«Non ho fame.» sputai.
Girai i tacchi e andai verso la mia camera e, come ogni volta, il mio braccio venne tirato indietro per farmi voltare di scatto.
«Che è successo?» 
Alzai gli occhi e incontrai quelli di Harry, pieni di preoccupazione. La mascella era serrata, forse pensava avesse fatto qualcosa.
«E' per il compleanno? Hanna mi dispiace, faremo qualunque cosa tu voglia, ma ti prego parlami.»
Mi prese il viso tra le mani e raccolse una lacrime che minacciava di cadere oltre lo zigomo.
«Non mi lascerai più, vero?» chiesi infine, la voce strozzata.
«Certo che no, perchè dovrei?» 
Adesso la sua mascella si rilassò ma il sguardò continuò a essere angosciato, triste, ansioso. Un misto di sentimenti.
«Qualsiasi cosa accada?»
Prima di rispondere mi attirò al suo pettò e peggiò le sue labbra morbide sulla mia fronte. A quel contatto ogni velo di preoccupazione evaporò e desiderai essere in qualche isola lontana, lontana da tutti, tranne da Harry.
«Qualsiasi cosa accada.» sussurrò dopo.
Rimanemmo abbracciati in quel modo, con lui che mi cullava tra le sue braccia e il mio battito che a poco a poco rallentava per la rassicurazione. Poi un rumore rovinò l'atmosfera. Il mio stomaco.
«Sapevo che stavi mentendo.» disse ridendo.
Sciogliemmo l'abbraccio e andammo verso la cucina dove io presi posto sullo sgabello di fronte al bancone. Adesso il pollo aveva il profumo che amavo da sempre, la nausea era sparita.
«Quindi.. visto che non eri sconvolta per il compleanno, possiamo lasciare le cose come sono.» disse poi.
«Ma..»
«Zitta signorinella! - mi ammonì – Mangia!»
Mi passò un piatto con due fette di pollo e un po' di patate al forno. Il mio stomaco urlò di gioia per quella prelibatissima cena e non ci pensai due volte per seguire il suo consiglio.


 
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Ehiiiiii domani è il compleanno di Harry!! :D
Allora di nuovo, grazie a tutti per i complimenti siete adorabili:)
Oggi sono un pò incazzata, una ragazza ha spacciato la mia storia per sua ma per fortuna si è risolto tutto.
Non avete idea di quanto sia fastidioso, come se non potessimo mai accorgercene.
COMUNQUE! Saluti a tutti, al prossimo capitolo

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 21.



POV di Harry.

Lascio di nuovo casa di Eddie troppo tardi. Le mie gambe tremano sempre di più a poco a poco che mi avvicino alla piccola casa. Mi ammazzerà. Mi farà più male del solito. Meglio io che mamma. Raggiungo la porta di casa e la vedo semi aperta. 
“Mamma?” la chiamo titubante.
La casa è buia all'interno e quando entro cerco di guardarmi attorno.
La piccola luce della cucina è fioca e devo sgranare gli occhi per mettere bene a fuoco. Mi volto verso il salotto e rimango paralizzato. Mio padre è disteso a terra e sul suo petto c'è una chiazza di sangue enorme. Alzo la testa e vedo sul muro bianco una scritta rosso sangue che dice “Assassino”.
Porto istintivamente le mani alle orecchie per placare le voci che iniziano a tormentarmi. Tutte mi chiamano assassino e non faccio altro che urlare e urlare...


Mi svegliai di soprassalto, mettendomi a sedere, e mi guardai attorno per capire dove mi trovavo. Ero in camera di Hanna. Era ancora molto buio, segno che erano passate solo poche ore da quando avevo preso sonno.
«Harry, stai bene?»
Sentii la sua piccola mano sul mio braccio e la sua voce assonnata. Cercai di regolare il respiro affannato e mi passai una mano sul viso fracido di sudore.
«Vuoi parlarne?» 
Mi voltai per guardarla e la vidi con gli occhi spalancati per la preoccupazione. I capelli le cadevano in un pasticcio biondo fino al seno e dalla maglietta era riconoscibile un legero rigonfiamento.
«Sto bene, - la rassicurai – torna a dormire.»
Portai una mano per accarezzare una sua guancia e lei si appoggiò al mio palmo, tenendomi sempre d'occhio. Sicuramente aveva paura che potessi esplodere da un momento all'altro.
«Sei sicuro?»
La sua voce era così dolce e mi trasmetteva una calma apparente. Hanna riusciva sempre a rendermi sereno, ma ciò che mi perseguitava era più forte di tutto. Questa volta.
«Vieni qui.»
La presi tra le mie braccia e tornai disteso sul letto, mentre lei sistemava la sua testa sul mio petto. Il mio braccio la teneva stretta come per protezione e il suo mi cingeva la vita come ancora di salvezza.
«Harry?» mi richiamò poco dopo.
«Si?»
«Buon compleanno.»
Rimasi gelido a quello. 
Era il 25 settembre del mio ventiduesimo compleanno. Ero a letto con la ragazza che amavo, finalmente sembrava che qualcosa stesse prendendo una piega positiva nella mia vita e, nonostante questo, non riuscivo a essere del tutto felice. Hanna si addormentò quasi subito, rinunciando a combattere per avere una mia risposta. Avevo paura per ciò che mi aspettava al mio risveglio. Amavo questa ragazza, ma sapevo che per nessuna ragione al mondo mi avrebbe permesso di non festeggiare il mio compleanno. Io non potevo, non ancora. Così, quella mattina mi svegliai per primo e guardai Hanna per qualche minuto. Dormiva con un braccio sul petto, l'altro era lungo il mio fianco come per avere la certezza che fossi ancora lì. Aveva il viso rilassato e la bocca semi-aperta. Sorrisi per la tenerezza che trasmetteva. Poi mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia e mi alzai per andare via. Non potevo stare con lei in quel momento. Ero di pessimo umore, arrabbiato, depresso, confuso. Incazzato, per lo più incazzato. E triste. Odiavo la tristezza, mi faceva sentire fottutamente troppo vulnerabile. Il dolore dovrebbe essere qualcosa di illegale per il genere umano. Vorrei prenderlo, accartocciarlo e buttarlo in una scatola. Vorrei tornare in riformatorio e non sentirmi tutto questo peso addosso. E Londra sembrava rispecchiare il mio stato d'animo, con la sua pioggia che scendeva sul mio cappuccio ormai zuppo. I capelli mi si erano appiccicati alla fronte e gli stivali si erano bagnati sulle punte.
«Buon compleanno Harry.» sussurrai, guardando il cielo grigio sopra di me.
Non sapevo esattamente dove stessi andando e nessun posto mi sembrava adatto al momento. Era già da due ore che camminavo sotto la pioggia, rifiutando ogni sua chiamata, ogni suo messaggio. 
Il 25 settembre tornava il vecchio Harry.


POV di Hanna.

Guardai ancora lo schermo del cellulare, quasi disintegrandolo con uno sguardo. Era la quarta chiamata che rifiutava e, alla quinta, rispose direttamente la segreteria. Forse stavo dando troppo di matto, forse era solo andato a fare una passeggiata.
Chi non vorrebbe fare passeggiare sotto questa pioggia? 
Alzai lo sguardo dal telefono e vidi Chester seduto a pochi metri da me che mi fissava con aria confusa.
«Ok, smetto di chiamarlo!!» dissi seria.
Oltre che parlare con il mio migliore amico morto, parlavo anche con il mio Labrador. Aproposito di Liam, da quando io e Harry eravamo tornati insieme non mi era più apparso. Il dolore era diminuito ed era come se dovesse essere con me solo quando non ero felice. Mi guardava le spalle, così pensavo, mentre mi fissavo nello specchio del piccolo bagno. Il rigonfiamento era più evidente e io non avevo ancora trovato un modo per dirlo ai miei genitori, per dire la verità a Harry.. al diavolo Harry! Presi lo spazzolino dal lavandino e agitai le spazzole tra i denti, per poi tornare in stanza e infilarmi qualcosa di più coperto. Se pensava che me ne sarei rimasta semplicemente qui a casa ad aspettarlo, si sbagliava di grosso. Sarei uscita, anche con la pioggia, e non so ancora dove sarei andata ma.. sarei uscita!
Hanna! Sono contenta che tu mi abbia chiamata!
Sorrisi, vergognandomi un po'. Era l'ultima persona che pensavo avrei chiamato.
«Sei occupata? Volevo chiederti se ti andava di fare qualcosa..»
Veramente ho una cosa da fare ma potresti accompagnarmi! Ti va?
Fissai la chitarra di Harry contro l'angolo della stanza e non ci pensai più di una volta a rispondere “Si”.
Perfetto! Ti vengo a prendere tra pochissimo.
Emma arrivò esattamente quindici minuti più tardi e corsi per raggiungere l'auto, riparandomi con un ombrello troppo rosso e cercai di non scivolare per terra.
«Ehi! - mi salutò energicamente – Come stai?»
Emma guidava una vecchia 500 bianca e faceva una tenerezza incredibile al volante. I lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle e quelle mani sembravano così piccole in quel volante così grande. Era così bella e così carina con me, dovevo dirle la verità.
«Bene, noi stiamo bene.» risposi
Lei sorrise per il mio plurale.
«Dove stiamo andando?» le chiesi, per la codarda che ero.
«Devo solo sbrigare una cosa per mio padre, vuole venire a trovarci.»
«Davvero? E' fantastico!»
Sapevo che Emma e Josh non vedevano il padre da tanto e saperlo solo in Irlanda li rendeva tristi. Ma Josh non poteva più vivere lì e suo padre era troppo legato alla sua casa per trasferirsi qui.
«Ha chiamato Josh l'altro giorno, stava per mettersi a piangere al telefono.. - la guardai mentre mi raccontava di suo padre e di quanto le mancasse – è stato difficile per lui sai.. era un grande discografico, considerava i ragazzi che aveva sottobraccio figli e quando ha perso tutto lui.. - si fermò un attimo e poi si riprese – bè, sono contenta che ci voglia vedere.»
Le sorrisi e vidi tutta la soddisfazione brillarle negli occhi. E per un momento pensai a mio padre, a come io avessi dei genitori e a come li stessi trascurando. Entrambi. Ma mia madre pensava che avessi ancora bisogno di uno psicologo e che dovessi fare la valigia e andarmene in Italia. Non avrebbe mai immaginato che l'unica cosa di cui avrei dovuto avere bisogno tra non molto sarebbe stata un ostetrica di fiducia.
«Siamo arrivate, - disse a un tratto Emma fermando la macchina davanti a un'agenzia di viaggi – faccio in un attimo.»
La vidi scendere velocemente dalla macchina, dopo aver preso un ombrello marrone dai sedili posteriori. Forse non era il momento per dirle la verità. Era così vulnerabile per la questione di suo padre e tutto. 
Sei una codarda.
Alzai gli occhi al cielo. In tutto questo, Harry non aveva ancora deciso a richiamarmi o a mandare un misero messaggio. Era ora di pranzo e io non avevo idea di dove fosse.


POV di Harry.

La macchina sfrecciava tra quelle strade così familiari e a ogni metro in meno il mio cuore faceva un tuffo nel passato. Avevo lasciato la pioggia, il cielo grigio a Londra, per trovare il sole caldo nella mia vecchia città. Bristol era in piena vita, la gente usciva dal lavoro per correre a pranzare, i ragazzi lasciavano felici la scuola. Tutto in quella città sembrava non cambiare mai, ma per me, per noi, era piena di dolore e sofferenza. Non sapevo perchè fossi tornato qui, ma qualcosa mi stava soffocando dentro e non avrebbe smesso finchè non avrei rivisto con i miei occhi quello che era stato.
Lasciai l'auto vicino alla mia vecchia scuola e decisi di camminare un po' e guardarmi attorno. I ragazzi che un tempo definivo “pivelli” erano all'ultimo anno e non erano più così sfigati come li avevo sempre considerati, ma un tempo consideravo tutti degli sfigati. Non ero mai stata un ottimo studente, da piccolo la scuola mi piaceva, ma diventato un adolescente cercavo di scapparne in tutti i modi. Forse adesso avrei concluso qualcosa in più se avessi ascoltato i consigli di mia madre. 
«Harry Styles?»
Mi fermai all'istante nei miei passi sentendomi chiamare. Una voce di una vita passata, una vita che non mi apparteneva più, una vita che a malincuore mi perseguitava. Mi voltai e ritrovai quella chioma di capelli biondi spettinata, con una sfumatura che non gli apparteneva. Portava un paio di jeans e un maglioncino stile irlandese marroncino. 
«Niall.» 
I suoi occhi si illuminarono non appena pronunciai il suo nome.
«Dio! Sei davvero tu?»
Nonostante avessi messo da parte il mondo in cui vivevano, nonostante non mi fossi più fatto sentire, nel rivedere Niall provai un pizzico di piacere.
«Sono davvero io.» confermai.
Niall sorrise di un sorriso a trentadue denti e in qualche modo ruppe l'imbarazzo che stava quasi per esserci. Era sempre stato quello meno stronzo di tutto il gruppo, quello meno difficile da trattare male. 
Con Zayn, ad esempio, mi riusciva benissimo.
«Come stai? Insomma, non ti vedo da un po'..» 
Lasciò che quella frase venne risucchiata dal vento, senza portare a galla gli eventi di quella notte.
«Sto bene.. vivo a Londra adesso, da un paio di mesi.» 
Era troppo strano vederlo senza la giacca nera di pelle e i suoi jeans strappati. Aveva l'aria di uno studente modello e nel profondo speravo che lo fosse diventato.
«E che mi dici di Hanna? Cioè, voi due.. state ancora insieme?»
Nel sentire il nome di Hanna provai una fitta al petto incredibile. L'avevo abbandonata in quel letto questa mattina e avevo ignorato tutte le sue chiamate, come tutti i messaggi di auguri che stavo ricevendo.
«Si, in un certo senso.. - sembrava la risposta più adatta in quel momento – Tu che mi dici? Ve ne andate ancora in giro a fare danno?»
«Nah! Dopo quella notte.. sai, dopo che tu e Zayn siete spariti il gruppo si è a poco a poco sgredolato.. non sento più nessuno da un po'.. e, ehi! Sto frequentando l'università!»
Feci una smorfia divertito.
«Legge, - alzò gli occhi al cielo – cerco di rendere i miei genitori fieri di me.»
Legge? Non ce lo vedevo proprio Niall che faceva Legge, ma sempre meglio di andarsene in giro a fare il cazzone.
«Sono contento per te, - abbozzai un sorriso – ora è meglio che vada..»
«Oh.. sarai ancora qui in giro domani?» mi chiese.
«Forse..» 
Ma Niall sapeva benissimo, come lo sapevo io, che non sarebbe stato così.
«Harry! - mi richiamò di nuovo – Mi dispiace.. per quello che è successo..»
Annuii, assente.
Era l'unica persona del mio passato che forse mi mancava, ma dovevo a tutti i costi lasciare il passato, passato.


POV di Hanna.

«Aspetti qualcosa di importante?» 
Continuavo a fissare lo schermo del cellulare, sperando che da un momento all'altro il suo nome comparisse come chiamata o con un semplice messaggio.
«Cosa?» chiesi confusa a Emma.
Eravamo in un piccolo fast-food nella periferia di Londra a mangiare un hot dog e qualche patatina. Di Harry nessuna notizia.
«Continui a fissare il telefono..» spiegò.
«No, niente di importante.» 
Decisi così di sepgnerlo direttamente. Se avesse voluto farsi sentire avrebbe fatto in altro modo. Mi concentrai sul mio pranzo, visto che a colazione non avevo toccato cibo per via di qualcuno, con lo sguardo divertito di Emma addosso.
«Allora.. - parlò – non mi hai mai raccontato il motivo del tuo trasferimento qui.»
La domanda che temevo di più, non solo da lei, da tutti. 
«E'.. complicato.»
«Riguarda il bambino?» provò, dando un morso al panino.
«In parte si, in parte no.. sono successe tante cose a Bristol, quella città iniziava a starmi.. stretta.»
«I tuoi genitori non lo sanno?» chiese ancora.
Mi sentii tremendetamente in colpa per il segreto che stavo nascondendo, ma anche tremendamente male perchè ero terrorizzata della loro reazione. Feci cenno di no.
«Com'era.. com'era il padre?» 
Fermai la mano che stava per avvicinare il panino alla mia bocca e lo riappoggiai sul mio piatto, con lo sguardo perso nel vuoto. Il padre. Com'era il padre? Liam. Loro pensavano che fosse di Liam. Mi si strinse il cuore a pensare a lui.
«Lui.. era incredibilmente buono e dolce.. tanto dolce.. Sai, era una di quelle persone che cerca sempre di tirarti su il morale, che ti fa stare serena, ti fa sentire amata, protetta.. era una delle persone migliori che conoscevo.»
Mi appoggiai allo schienale della poltroncina e sentii gli occhi lucidi e gonfi. Non potevo crollare davanti a Emma, non potevo crollare dopo tutti questi progressi.. Ma chi volevo prendere in giro? Non crollavo finchè Harry era accanto a me. Se lui non c'era, non c'era niente a cui potevo aggrapparmi. E non vedevo più Liam. Non riuscivo più a vederlo. Non sentivo più la sua voce. Dov'era?
«Mi hai sentito?» mi chiese Emma.
«Cosa?»
«Ti senti bene?»
Emma allungò un braccio per poggiare la sua mano su una mia spalla.
«Si, è solo..»
«Lo dovevi amare parecchio.»
La frase di Emma rimase sospesa nella mia mente.
Amare.
Avevo amato Liam in un modo diverso da quello in cui amavo Harry. Fin quando ero vicino a lui sembrava tutto giusto, ma quando lui non c'era.. mi sembrava terribilmente sbagliato.
Lo odiavo per avermi lasciata di nuovo. Mi lasciava sempre.


POV di Harry.

Percorsi quel viale troppo familiare, troppo doloroso, troppo pieno di ricordi. Hanna che correva per strada, Louis che faceva due tiri a pallone, Eddie e il suo guanto da baseball.  Eddie si era trasferito con la sua famiglia in America e come Niall, speravo che stesse dando un senso alla sua vita. Ma era un ragazzo intelligente come Louis, lo stava sicuramente facendo. E poi la mia piccola casa era lì. Il mio incubo era lì. Rimasi immobile a pochi metri, osservando le finestre serrate e il vialetto in pessimo stato. 

..ti prego non portarmela via papà, io la amo, uccidi me, ammazza me..

E poi lo vidi. Mio padre che puntava la pistola verso Hanna, il suo viso pieno di terrore. 

Sai figliolo, non puoi salvare tutti.. tua madre, lei, qualcuno deve morire..

Dopo quella frase, i due colpi di pistola all'unisono e le grida successive di Hanna, mi risuonarono nelle orecchie come se fossi diventato pazzo. Come se stessi rivivendo quella scena, ancora e ancora.. Poi qualcosa attirò la mia attenzione. Mi avvicinai sempre di più alle piccole scale che conducevano alla porta di casa e notai diversi fiori poggiati per terra, che accerchiavano una cornice scura con una foto di Liam il giorno del diploma. 

“Ti ricorderemo per sempre.”
“Il liceo avrà sempre un pezzo del tuo talento, della tua persona.”
“R.I.P. Payne, numero 10”


Mi sentii morire solo a leggere tutte quelle dediche.
I compagni di scuola, i compagni di squadra.. erano venuti tutti.
«Harry..»
Una voce sussurrata nel vento, una voce bassa, piena di tristezza. Mi voltai ed era come se Liam fosse davanti a me. Quegli occhi, gli occhi di sua madre. La signora Payne era in piedi di fronte a me, un mazzo di fiori in mano. Non seppi che fare, mi paralizzai sul posto.
«Figliolo.. ascolta..» cercò di dire.
Ma era stato un errore, era stato un errore tornare in quella città, vedere quanto dolore aveva causato il mio ritorno a Bristol. Liam sarebbe ancora vivo e in questo momento sarebbe in Italia e starebbe studiando per diventare un medico. Lui e Hanna starebbero ancora insieme e magari si sarebbero sposati, avrebbero formato una famiglia, una famiglia che adesso non avrà un padre. Corsi più forte che potevo, lasciandomi tutto alle spalle, ma era come se il passato mi stesse incollato addosso, non importava quanto lontano andassi. Il passato non è poi così passato se lo lasci nel tuo presente.


POV di Hanna.

«Grazie per il passaggio e.. per la compagnia.»
Sorrisi impacciata ad Emma e scesi dall'auto non appena si fermò davanti al portone di casa.
«Quando vuoi Hanna.»
Le sorrisi ancora e poi corsi dentro il portone per evitare la piogerella che minacciava di aumentare. Ero contenta di aver passato un po' di tempo con qualcuno che non fosse mio fratello, nonostante la mia mente abbia per tutto il giorno viaggiato altrove. Se avevo paura di perderlo? Si, avevo paura che mi lasciasse di nuovo e, come puoi vedere Zayn, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ma mettendo da parte per un momento il mio orgoglio ferito, ero dannatamente preoccupata. Avevo paura che gli fosse successo qualcosa e quando entrai in casa trovando solo Chester la mia preoccupazione aumentò. Erano le sei di sera, stava iniziando a fare buio e di lui non c'era nessuna traccia. Riaccesi il telefono pregando di trovare qualche segno ma, come pensavo, a parte un messaggio di mia madre di lui neanche l'ombra. Fissai il cielo che iniziava a scurirsi fuori dalla finestra, fin quando non decisi di chiamare forse l'unica persona che poteva sapere dove fosse.

Ehi Hanna! - Zayn rispose al secondo squillo – Tutto bene?
«Non proprio.. Harry è via da questa mattina e non risponde alle mie chiamate, hai idea di dove sia?»
Seduta sul divano pregavo, pregavo silenziosamente che sapesse dove fosse.
No Hanna, qui non si è fatto proprio vedere.. non ha neanche risposto al mio messaggio di auguri.. hai provato al locale?
«No.. ma non risponde al telefono, piove da stamattina e sta iniziando a fare buio, sono preoccupata e se gli fosse successo qualcosa?»
Cerca di calmarti, nel tuo stato non puoi permetterti di farti prendere dal panico!
Cercai di respirare e seguire il suo consiglio, ma quando sentii la porta di casa aprirsi, il panico venne subito rimpiazzato dalla rabbia.


 
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Buongiorno:)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e.. si, Harry è tornato a Bristol!
Purtroppo il fantasma di Liam non sarà facile da scrollarsi di dosso, sarà un'ombra che li perseguiterà per molto.
Harry ha ucciso una persona in fondo.. anche se l'ha fatto solo per proteggere Hanna.
Alla prossima:) vedremo il confronto tra i due!

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 22.

 

POV di Hanna.

Salutai Zayn e chiusi velocemente la chiamata. Lanciai il telefono sul divano e andai verso il frigo, facendo l'indifferente. Chester gli scodinzolò contro e lui gli accarezzò la piccola testolina. Presi una busta di latte e ne versai un pò in una ciotola aggiungendo anche i cereali. Harry si tolse la giacca e non provò neanche a salutarmi, poi però finalmente, parlò.
«Non hai niente da dire?»
Alzai il viso dalla ciotola e lo fissai per qualche secondo. Aveva l'espressione sconvolta, tormentata.
«Credimi, qualunque cosa dicessi in questo momento, non ti piacerebbe.»
Gli passai davanti con la mia merenda in una mano, tentando di ignorarlo, ma non potevo soffocare ciò che avevo dentro a lungo.
«Bene, io..» provò a dire.
«Dove diavolo sei stato?! - sbraitai, voltandomi di scatto - Ti ho chiamato mille volte, continuavo a parlare con la dannata donna della segreteria, ti mandavo messaggi, ho chiamato Zayn e non ti è saltato in mente di rispondere una dannata volta!»
«Mi dispiace, va bene?»
«No, non va bene! - poggiai la scodella sul piccolo tavolino - Continui a farlo, continui a pensare solo a te stesso, continui a fregartene se qualcuno può preoccuparsi di te, tu-»
«Ero a Bristol, - mi bloccò di colpo - sono tornato a Bristol.»
Era tornato a Bristol?
Lo fissa confusa, incredula. Per un attimo credetti di aver sentito male, ma l'espressione addolorata sulla sua faccia mi diceva il contrario.
«Sono tornato a Bristol e ho rivisto Niall, i nostri vecchi compagni di liceo, sono passato davanti casa nostra e ho visto la tua macchina posteggiata nel vialetto e..»
«E cosa?»
Gli chiesi, non appena si bloccò.
«Davanti a casa mia hanno fatto un piccolo santuario per Liam e mentre ero lì come un idiota a leggere tutti quei bigliettini per lui, di tutte quelle persone che gli volevano bene, ho visto sua madre..»
Karen.
Ha visto Karen.
Non vedevo Karen dal giorno del funerale, non avevo avuto il coraggio di andarla a trovare a casa, di farle una chiamata, assolutamente niente. Sentii un peso terribile addosso, sentivo l'angoscia che mi tirava sempre di più verso il basso.
«Cosa ti ha detto? Cosa le hai detto?» non mi accorsi neanche di aver alzato la voce.
«Niente! Sono scappato prima che potesse dire qualcosa! - mi urlò, gesticolando - Non capisci? Avevi ragione Hanna, Liam è morto per colpa mia, per il mio ritorno a Bristol.. se non fossi tornato a quest'ora voi stareste ancora insieme e tu.. tu saresti in Italia e tra qualche anno saresti una famosa stilista. Ho rovinato tutto, il tuo futuro, il suo.. io-»
«Smettila, smettila subito!» urlai.
Mi portai le mani alle orecchie per non sentire ciò che diceva. In questi giorni avevo cercato di liberarmi di questa colpa e adesso lui se la stava addossando. Non potevamo continuare a fare così, non potevamo continuare a scaricare la colpa l'uno sull'altro.
«Mi dispiace essere sparito per ore, ma ero incazzato, turbato, e non volevo scaricare su di te tutte le mie frustrazioni!»
Si tirò i capelli, poi venne più vicino a me e mi guardò con gli occhi pieni di paura.
«Come faccio a fidarmi di te se continui a sparire? - parlai - Quando capirai che io ho scelto di stare con te, puoi anche urlarmi contro ma ti prego, ti prego non farmi risvegliare la mattina senza che ti trovi nel letto, non sparire per delle ore facendomi preoccupare, non farmi pensare che possa esserti capitato qualcosa, io-»
Harry venne più vicino a me e mi prese il viso tra le mani, asciugandomi con un pollice le poche lacrime che iniziavano a scendere.
«Mi dispiace.. vorrei solo essere un ragazzo normale, un ragazzo che non abbia le mani sporche di sangue..»
A quella frase allargai gli occhi e gli presi le mani tra le mie.
«Hai solo cercato di salvarmi Harry..»
«E' stato Liam a salvarti.. io sono.. un assassino..»
Cadde a terra in ginocchio e mi si spezzò il cuore a vederlo così. Si guardava le mani e se le strofinava come se potesse togliersi di dosso il marcio che sentiva di avere. Ma non era marcio, era davvero un ragazzo come tutti gli altri, aveva solo sofferto di più. Ma aveva un gran cuore.
«Non dire mai, mai più una cosa del genere, ehi! - mi abbassai anche io e presi il suo viso tra le mani - Guardami! Non sei un assassino, non potresti mai esserlo.. sei una delle persone più buone che conosca, hai un sacco di amore da dare.. sei speciale, ti prego, sei speciale..»
«Sono speciale solo per te..» abbozzò un sorriso.
«Sarai speciale anche per lui.»
Gli presi una mano e gliela appoggiai sul mio ventre. Harry cambiò subito espressione e potei percepire le sue sicurezze farsi un pò più forti. Poggiò la fronte sul mio petto e io gli accarezzai i capelli mentre rimanevamo inginocchiati per terra. Sentii la schiena dolorante, ma niente al mondo mi avrebbe fatto lasciare il ragazzo che amavo in quel momento.
«Ora capisci perchè odio il mio compleanno?» sussurrò.
Alzò la testa e poggiò la sua fronte sulla mia. I suoi occhi avevano ripreso a brillare, non erano più spenti. Era di nuovo con me, lo capii dai suoi muscoli che iniziavano a rilassarsi e dalle sue mani forti che mi stringevano il viso in quel modo così rassicurante.
«Solo perchè sei un campione nel rovinarlo.»
Tentai di farlo ridere e funzionò. Il suo sorriso caldo mi lasciò un brivido lungo la schiena, le farfalle nel mio stomaco ripreso a svolazzare e le mie ginocchia non lo amarono mai così tanto come nel momento in cui si decise di sollevarci da terra e stringermi tra le sue braccia.
«Sembri esausto.» sussurrai.
«Ho solo bisogno di una doccia, - mi scostò leggermente dal suo corpo e mi lasciò un candido bacio sulla fronte – ci vediamo tra qualche minuto.»
Annuii debolmente e lo lasciai andare verso il bagno. Ero stanca di vederlo soffrire. Aveva sofferto per i maltrattamenti del padre, aveva sofferto per la malattia di sua madre e adesso questo senso di colpa che lo perseguitava per aver sparato a Marcus. Stupidamente mi chiedevo se ci saremo mai ripresi, entrambi. Ero terrorizzata all'idea che questa sarebbe stata una cicatrice che sarebbe rimasta sulla nostra pelle per sempre, non importava le volte in cui cercavamo di fare finta di niente. Gli eventi di quella notte ci avrebbero tormentati fin quando, tutte e due, non avessimo trovato un po' di pace. I miei pensieri vennero interrotti dall'odiosa vibrazione del mio cellulare. Non appena lo presi dal divano lessi il nome di Zayn sullo schermo.
Hanna! Novità?
Sembrava allarmato e chiunque conosceva il carattere instabile di Harry lo sarebbe stato. Diedi una veloce occhiata alla porta chiusa del bagno, prima di andare verso la cucina e rispondere.
«E' tutto ok, è appena tornato a casa.»
Ma sta bene?
No, non sta bene, ma non potevo parlarne con Zayn. O si? Infondo Harry ne aveva parlato con Josh e a me sembrava di impazzire a tenere tutto dentro.
«Era a Bristol.. è tornato in quella casa, pensa di essere un assassino e io non so cosa fare.. ho paura di crollare anche io da un momento all'altro..»
Ancora non potevo credere al fatto di aver detto quelle cose. Da quando avevo lasciato Bristol non avevo avuto coraggio di parlarne con nessuno. Harry era troppo coinvolto, Louis e Aria non lo erano abbastanza.. nessuno poteva capire esattamente ciò che sentivo dentro e, dalle lacrime che sentivo nei miei occhi, era troppo da affrontare.
Avete bisogno di distrarvi.. entrambi..
«E' corso dall'altro lato della città solo perchè avevo accennato di voler festeggiare il suo compleanno, come posso chiedergli di andare a distrarci?»
Hanna, io-
«Devo richiamarti Zayn.»
Non appena sentii l'acqua della doccia chiudersi, spensi subito la chiamata e mi concentrai sulla cena della sera, anche se nessuno dei due avrebbe mangiato molto.

 

POV di Harry.

Dio quanto mi odiavo. L'avevo fatto di nuovo, l'avevo fatta entrare nel panico di nuovo. Come potevo pretendere che lei si fidasse di me se continuavo a scomparire? Ma scomparire non era mia intenzione, ormai lo avrebbe dovuto capire. E come doveva farlo se tu te ne scappi dall'altro lato della città? Merda. Odiavo quello che ci era successo, odiavo non poter avere una vita normale. Chiusi l'acqua frustrato e agitai la testa schizzando acqua su tutto il muro. Mi legai un'asciugamano sui fianchi e con una mano mi creai uno spazio nel piccolo vetro appannato. Dovevo farmi perdonare, dovevo farla ridere come aveva fatto in questi giorni che eravamo stati insieme. Dio quanto la amavo quando rideva in quel modo ridicolo in cui arricciava il naso. O quando si copriva il viso con un braccio per non farsi beccare mentre arrossiva. Amavo quella ragazza e non potevo non fare niente. La trovai di spalle mentre fissava un libro che ipotizzai fosse un libro di ricette. Diamine, io avevo fatto lo stronzo e lei cercava di prepararmi qualcosa di speciale. Sono proprio una merda!
«Che combini?»
Le chiesi, avvicinandomi al suo corpo e cingendola con un braccio sui fianchi per attirarla al mio.
«Ehy! - mi rimproverò – Stai gocciolando su tutto il mio pavimento!»
Cercò di allontanarmi fingendosi irritata ma quel sorriso che minacciava di aprirsi sul suo viso rovinò ogni suo piano.
«E se facessi così?»
Agitai la testa sentendomi Chester (e un idiota) per un momento, schizzando acqua su tutto il suo viso e la sua maglia.
«Harry!»
Tentava di schiaffeggiarmi sul braccio e di liberarsi per scappare via, ma feci più forza per stringerla a me.
«Ti va di uscire?» le chiesi a un tratto.
Come risultato ottenni una sua espressione confusa che me la fece stringere ancora di più per quanto era adorabile.
«Dove vorresti andare?»
«Non lo so, possiamo chiamare Zayn e dirlo ad Emma e Josh, - feci spallucce – il locale è chiuso stasera.»
«Non credo che festeggiare insieme ad Emma sia la cosa più giusta.»
Merda.
«Io e te allora!» proposi.
«Sei sicuro?» mi chiese incerta.
«Hanna Tomlinson, forse non vuoi che festeggi il mio compleanno?»
La presi in giro e la sua bocca si allargò in una O e sapevo esattamente cosa stava per succedere.
«Tu! Logorroico, ruffian-»
Iniziò a colpirmi il petto con il suo minuscolo dito e a pronunciare una serie di parole poco carine solo per farmi ridere ancora di più, e la bloccai prendendole il viso tra le mani e baciandola.
«Ti amo, - dissi – sono uno stronzo, ma ti amo.»
Hanna sbuffò e appoggiò le sue mani calde sulle mie.
«Ti odio.» sussurrò.
Mi avvicinai per lasciarle un bacio sul suo piccolo naso e le dissi di andare a prepararsi per quella sera, per qualsiasi cosa avessimo fatto. Glielo dovevo. Ero stato un perfetto idiota per tutto il giorno – in realtà lo ero da una vita – e quello sembrava l'unico modo per recuperare quella giornata. Aproposito, lei dov'era stata? Ero così preso dallo sprofondare nella depressione che non mi era passato neanche per la mente di chiederglielo.

 

 

«Tu cosa hai fatto oggi?» le chiesi.
Eravamo seduti in un piccolo tavolino rotondo di una pizzeria all'aperto. Alla nostra destra il Big Bang ci sovrastava e la luna illuminava la città e il piccolo volto di Hanna. Aveva gli occhi splendenti ed era adorabile mentre cercava di addentare una fetta di pizza troppo grande per la sua piccola bocca.
«Sono stata con Emma.. doveva sbrigare alcune cose per il padre e abbiamo pranzato qualcosa insieme.» rispose pacata.
«Per il padre?»
«Verrà a fare visita a lei e a Josh.»
La vidi leccarsi il pollice per eliminare un eccesso di pomodoro e un pò le rimase all'angolo della bocca. Risi senza rendermene neanche conto.
«Cosa c'è di tanto divertente?»
«Tu, sembri una bambina che mangia per la prima volta.»
Non riuscii a contenermi e scoppiai in una risata rumorosa, piegando la testa all'indietro e attirando l'attenzione di tutti.
«Stai ridendo di me?»
Hanna iniziò a pulirsi in modo impacciato il muso e mi fece ridere ancora di più.
«Sei adorabile e ti amo.»
Le guance le diventarono rosse e adoravo quando lo facevano. Si imbarazzava per qualsiasi cosa, anche solo se mi soffermavo a guardarla più del dovuto.
«Sei molto carino stasera, ti senti in colpa per qualcosa?» mi stuzzicò.
Smisi di mangiare la mia fetta di pizza e rimasi a guardarla.
«Dovrei sentirmi in colpa per qualcosa?»
Mi piaceva quel gioco. Mi piaceva come la sua faccia diventava rossa per l'irritazione che cercava di nascondere. Cercava di provocare, ma sapeva che ero più bravo di lei.
«Harry..»
«Perchè tenti di farmi arrabbiare quando sai benissimo che l'unica che si arrabbierà sei tu?»
La vidi sbuffare e lasciare cadere il bordo di pizza nella scatola di cartone, segno che la sua cena era finita.
«Non lo mangi quello?» le chiesi, divertito dalla sua espressione.
Mi fissava, senza rispondere. Allungai il braccio per prenderlo, ma la sua mano fu più veloce e se lo infilò in bocca facendomi subito dopo una linguaccia.
«Brava bambina.»
«Non sono una bambina.»
No, non lo era. Era una ragazza di diciannove anni, incinta. Quel pensiero mi fece rotolare il cuore quasi a terra e il mio sguardo cambiò da divertito a.. preoccupato? Rammaricato? Il suono del suo telefono mi riportò alla realtà e vidi la smorfia sul suo viso non appena lese il nome sullo schermo.
«Pronto?»
La guardai confuso e mentre mi pulivo le mani con un tovagliolo mi mimò con le labbra “Dottoressa Robinson”.
«No, si figuri.. davvero non è un problema, mi dica..»
Hanna sembrava preoccupata e talvolta alzava lo sguardo verso me.
«Si.. ci ho pensato.. domani? - alzò lo sguardò su di me ancora una volta, fissandomi – Domani va bene.. perfetto, ci vediamo alle 11, buonanotte.»
Riattaccò e conservò il cellulare nella borsa. Prese la coca cola e ne bevve una sorsata esagerata e la vidi tamburellare le dita sul tavolo come se aspettasse che dicessi qualcosa.
«Ehm.. tutto bene?» le chiesi.
«Domani ho un appuntamento con la ginecologa.» fece spallucce.
Continuava a guardarsi attorno per evitare il mio sguardo, ne ero certo.
«Vuoi.. vuoi che ti accompagni?»
Era così imbarazzante.
«Lo faresti? - I suoi occhi trovarono I miei finalmente – Doveva accompagnarmi Louis ma.. sai con Aria e tutto il resto..»
«Lo faccio io.. voglio dire.. ti accompagno io.»
Stava iniziando a straparlare per il nervosismo, si contorceva le mani, solo perchè non poteva semplicemente chiedermi se avevo voglia di accompagnarla. Non l'avrei mai lasciata sola. Avevo deciso che avremo affrontato questa cosa insieme e insieme saremo andati da questa Dottoressa Robinson.
«Non sei obbligato a farlo..»
«Hanna, - allungai la mano per prendere la sua – ti amo e voglio farlo.»
Mi sorrise con il suo sorriso timido e l'angoscia sembrò abbandonarla.
«Allora, pronto per il tuo regalo?» battè la mani e con un balzo scese giù dallo sgabello.
«Regalo? Non credo di meritarmi un regalo..»
«Hai ragione, ma ormai è fatta.»
Mi guardò con gli occhi di una piccola bambina eccitata e non ci pensai due a volte a farmi contagiare dal suo entusiasmo. Pagai il conto e camminammo verso la macchina lungo il Tamigi. Londra non è mai così bella come quando sei innamorato.
«Non è niente di che.. - iniziò a dire a un tratto – volevo solo che avessi qualcosa che ti facesse ricordare di me..»
La vidi fermarsi e sedersi sul bordo del piccolo muretto. Istintivamente portai le mani dietro la sua schiena e mi misi in mezzo alle sue gambe.
«Non ho bisogno di niente per ricordarmi di te.»
«Sono ancora arrbbiata con te..»
Appoggiò la fronte sulla mia e strinse I pugni sulla mia maglietta.
«Lo so.» sospirai, sentendomi ancora una volta una completa merda.
Si scostò leggermente e la vidi armeggiare con la sua borsa. Mi chiedevo sempre perchè mai le ragazze avevano questa strana fissazione di portarsi dietro borse gigantesche, come se dovesse mai servire tutto quello che avevano lì dentro. Seriamente, a cosa mai poteva servirle una torcia?
«Perchè tutta quella roba?»
Lei mi guardò per un momento confusa, quasi imbarazzata, poi tornò a curiosare dentro la borsa di Mary Poppins.
«Volevo qualcosa che non ti ricordasse solo noi.. volevo qualcosa che ti ricordasse tua madre, il breve periodo in cui eri felice a Bristol, come quando giocavi con me e Louis.. - iniziò a parlare e io la guardavo negli occhi lucidi – quindi, prima che tu dica che non dovevo spendere soldi o cose del genere, sappi che non ho speso assolutamente nulla. Ecco!»
Tirò fuori una sorta di affare di forma triangolare, incartato con una carta rosso fuoco e un nastro dorato per decorazione.
«Sembra.. curioso.»
Lo rigirai tra le mani e lei sbuffò, esortandomi ad aprirlo. Lo scartai, notando la sua espressione più eccitata della mia, e risi alla scena. Non appena la carta fu tolta notai un piccolo libbriccino rettangolare, in cui la prima pagina diceva Memories. Ipotizzai fosse un album di foto e non appena lo aprii ne ebbi la conferma. La prima era una foto di me e Louis da piccoli, la foto che tenevo nel mio cassetto.
«Hai di nuovo curiosato tra la mia roba?» le chiesi, fingendomi offeso.
Lei mi fece il suo sorriso timido e io continuai a sfogliare le pagine. Una foto con mia mamma, una foto mia e di Hanna quando eravamo piccoli..
«E questa?»
«Era il compleanno di Louis, credo..»
Le foto fatte nella cabina fotografica, la foto mia e sua con Max, una foto di Chester, Zayn, Aria.. ricordi. Hanna voleva che avessi dei ricordi, voleva che nonostante tutto lo schifo che mi aveva circondato nella mia infanzia avessi dei ricordi felici.
«Tu non c'eri.. ho avuto un pò di tempo per mettere insieme tutto.. Emma mi ha accompagnato da Zayn e-»
Non la feci finire di parlare che mi avvicinai alle sue labbra e la bacia con foga, cercando di farle sentire tutto il mio amore. La amavo, amavo il fatto che avesse così tanto a cuore la mia persona, che cercasse in tutti I modi di farmi sentire sereno, di ricordarmi che avevo degli amici, una famiglia..
«Buon compleanno.» sussurrò, non appena le feci prendere fiato.

 

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Scusate il ritardo!
Sto studiando e ho fatto anche il compleanno quindi ho avuto un pò da fare:D
Comunque! Nel prossimo capitolo andranno di nuovo dalla dottoressa e... BOOM!
Succederà qualcosa.. qualcosa di importante :D

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 23.

 

POV di Hanna.


La bambina con I capelli dorati continua a girare su se stessa e a ridere, ridere di cuore, ridere davvero.
Ha la sua stessa risata, ha I suoi stessi occhi, ha la sua stessa voglia di scoprire il mondo.
Mi delizio a guardarla, sentendomi forse per la prima volta nella mia vita serena.
Ma poi qualcosa cambia.. la bambina si ferma improvvisamente e mi guarda, gli occhi pieni di rabbia.

Non ho un padre” mi dice, con la serietà più angosciante possibile.
Cosa?”
Mi guardo attorno e l'atmosfera serena di qualche attimo prima scompare per lasciare spazio a una stanza buia e vuota.
Si che hai un padre..” provo a dire.
La bambina indietreggia, quasi spaventata da me.
Allungo una mano e lei indietreggia ancora.
Non ho un padre” ripete, per poi voltarsi e scappare via da me.
No!” urlo.

«No!»
«Hanna!»
Sentivo qualcuno scuotermi, ma I miei occhi cercavano ancora nell'oscurità quell'angelo di bambina che fino a qualche minuto fa stava danzando felice, per me.
«Non andare!»
«Hanna svegliati!»
Spalancai gli occhi, allarmata.
Harry era sopra di me, l'espressione terrorizzata sul volto e le mani sulle mie spalle. Io respiravo a fatica ed ero in una pozza di sudore.
«Ehi.. va tutto bene.»
Mi accarezzò una guancia con una mano e poi mi tirò tra le sue braccia, lasciandomi teneri baci tra I capelli.
«Va tutto bene piccola, sei qui con me.»
Mi lasciai cullare tra le sue braccia, il tempo giusto per scacciare via quell'incubo e riuscire ad addormentarmi di nuovo.

 

Qualcosa di caldo e umido mi tormentava la mano e mi costrinse ad aprire di malavoglia gli occhi. Alla mia destra, Chester continuava a leccarmi la mano che se ne stava a penzoloni fuori dal letto.
«Buongiorno piccolo.» sorrisi, impacciata.
Mi ci volle un attimo per rendermi conto che ero da sola nel letto e per un attimo mi prese il panico.
E' andato di nuovo via? Ti prego no, non riuscirei a sopportarlo di nuovo.
Un rumore di pentole in cucina mi rincuorò e mi presi il mio tempo per rimettere in ordine le idee. Quell'incubo era stato terribile. Quella bambina aveva gli occhi di Harry, doveva essere per forza la nostra bambina. Istintivamente portai una mano sulla pancia e sorrisi non appena sentii il piccolo rigonfiamento. Era solo un puntino e già gli volevo bene. Volevo bene a qualsiasi cosa stesse crescendo nella mia pancia. Maschio o femmina. Ma dopo aver visto quanto fosse bella quella bambina con gli occhi e il sorriso di Harry sapevo, sentivo che sarebbe stata una bambina. Mi resi conto di stare sorridendo come una perfetta idiota per qualcosa che ancora neanche c'era e tutto l'entusiasmo svanì non appena vidi l'orologio che segnava le 9 del mattino. In un attimo l'incubo, l'angoscia, tutto mi fu più chiaro. Quella mattina Harry sarebbe venuto con me dalla ginecologa.
«Ehi.»
Harry mi salutò dolcemente non appena entrai in cucina, infilandomi la mia vestaglia calda, e lo ammirai in quella canottiera bianca che faceva intravedere il suo fisico perfetto e l'inchiostro nero dei suoi tatuaggi.
«Ehi.» dissi dolcemente, poggiando I gomiti sul tavolo e tenendomi la testa tra le mani.
Si sporse per darmi un tenero bacio sulla fronte e poi tornò alla padella e a quelle che credo fossero frittelle.
«Cosa fai?» risi a vederlo.
«Preparo la colazione alla mia bellissima ragazza, frittelle Mademoiselle?»
Mi porse una frittella su un piatto, mostrando il suo pessimo accento francese e io iniziai a fissarlo, come se stesse cercando di nascondere la preoccupazione.
«Mmmh.. complimenti Styles, sono ottime.»
Sorrisi in approvazione e continuai a mangiare la mia frittella mentre Harry si sedeva sullo sgabello di fronte al mio.
«Vuoi parlare di quello che è successo stanotte?»
Bloccai la forchetta a mezz'aria, guardandolo. Non potevo raccontargli del sogno, non avrebbe capito.
«Sto bene.. il solito incubo che faccio da..»
«Lo so, - mi anticipò – anche io.»
Mi guardò per un pò e poi abbassai lo sguardo, improvvisamente non avevo più fame.
«Comunque.. dobbiamo prepararci per affrontare la Robinson.»
Ecco, non avrei avuto più fame per il resto della mattinata.
Harry mi sorrise e cercai di ricambiare. Si alzò dallo sgabello per mettere I piatti dentro il lavello e si voltò per guardarmi.
«Tutto bene?» mi chiese.
Annuii.
«Beh.. ha chiamato tuo fratello e Zayn vorrebbe sapere se siamo ancora vivi, evidentemente qualcuno gli ha detto che sono scomparso, ieri.»
Cambiò discorso e ne fui grata, per un momento non pensai all'imminente disastro.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
«Mi domando chi possa essere stato.. cosa ha detto Louis?»
Sentivo troppo la mancanza di mio fratello, ci eravamo avvicinati di più da quando vivevamo insieme. Ero contenta che fosse felice con Aria, ma nonostante Harry fosse una compagnia più che piacevole, mi mancava.
«Mi ha solo chiesto come stavi e voleva farti sapere che domani nel pomeriggio sarà qui.»
Harry girò intorno al tavolo e si fermò davanti a me, aprendomi le gambe e mettendosi in mezzo.
«Stai bene vero?»
Mi prese il viso tra le mani e non so se fu per via del suo respiro sul mio collo, se per via dei suoi pollici che mi accarezzavano le guance, o per via dei suoi grandi occhi verdi, ma qualcosa nel mio basso ventre iniziò a contorcersi.
«Si.. bene..» farfugliai.
«Il tuo respiro si è fatto irregolare Hanna e, - avvicinò la bocca al mio orecchio – sento I battiti del tuo cuore accellerare.»
Sentii la gola secca, le gambe tremare.
Dopo tanto tempo mi faceva sempre lo stesso effetto.
«Vieni.»
All'improvviso mi sollevò tra le sue braccia e io urlai per il gesto inaspettato.
«Abbiamo un pò di tempo prima di uscire.»
Mi disse in tono malizioso, ottenendo la mia risatina ridicola mentre puntava la mia camera da letto.

 

La macchina di Harry era come il catorcio che ricordavo, ma faceva ridere il fatto che proprio lui, il ragazzo che si era fatto il figo guidando una moto nera metallizzata, fosse finito con questa. Aproposito di moto nere metallizzate..
«Non mi hai più detto perchè hai venduto la moto.»
Harry si fermò a un semaforo e notai la sua espressione accigliata.
«Davvero.. non è poi così importante.»
Scattò il verde e girò a destra sulla strada per lo studio della dottoressa.
«Davvero.. lo è.»
Insistii, anche se non avevo voglia di litigare. Mi sentivo un pò più serena dopo il nostro momento d'amore e non volevo che un litigio mi facesse tornare l'ansia.
«Vuoi davvero discuterne adesso? - sbottò – Siamo arrivati.»
Posteggiò la macchina qualche metro dopo il portone centrale e mi resi conto che sembrava più nervoso di me. Perchè era così agitato?
Scese dalla macchina quasi infastidito e lo inseguii, sbuffando.
«Buongiorno!»
Riconobbi Lucy dietro il bancone che sorrise prima a Harry, il quale si era fondato dentro, e poi mi rivolse un sorriso caldo. Forse si ricordava.
«Tomlinson?» chiese, rispondendo ai miei dubbi silenziosi.
Harry fece una smorfia, confuso sul fatto che la ragazza mi conoscesse.
«Si, ho un appuntamento alle 11.» spiegai a Lucy.
Lei fissò la solita agenda e non appena trovò il mio nome segnò qualcosa con una penna.
«Potete aspettare nella sala d'attesa, vi riceverà tra un attimo.»
Sentii Harry sbuffare e liquidare Lucy con un gesto della mano.
«Grazie.»
Le sorrisi, cercando di perdonare il comportamento del mio ineducato e intrattabile ragazzo, e lo seguii nella piccola saletta. Giorni fa mi trovavo qui incazzata con Louis, adesso sembrava che Harry fosse incazzato con me. Lo trovai seduto, I gomiti sulle ginocchia e il volto coperto dalle mani.
«Cosa c'è che non va?» gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
Si scoprì la faccia e fissò I poster di piccoli bambini che sorridevano e di madri felici attaccati al muro. Non sembrava incazzato.. sembrava solo.. triste?
«Harry, dimmelo.» lo esortai.
Prima che potesse dire qualcosa Lucy spuntò sulla soglia, scusandosi con lo sguardo per aver interrotto il momento.
«Può ricevervi.»
Le faccio un gesto di consenso con la testa e riportai l'attenzione sul mio ragazzo che sembrava essersi ammutolito. Sbuffai e mi alzai riluttante, sentendolo poco dopo alle mie spalle. La dottoressa Robinson era seduta alla sua scrivania con gli occhi fissi sullo schermo non appena io e Harry varcammo la soglia.
«Hanna, - I suoi grandi occhi azzurri incontrarono I miei poco dopo – sono felice di rivederti.»
Si alzò e mi allungò una mano che strinsi.
«E lui..?» chiese.
«Harry, molto piacere.»
Harry sembrò ritrovare il senno e strinse anche lui la mano alla Robinson.
Stronzo.
Vidi che adesso c'erano abbastanza sedie per ospitare tutti e tre, così io e Harry ci sedemmo di fronte a lei che prese una cartella da un cassetto e mi guardò, incrociando le mani.
«Sono felice che tu abbia fatto questa scelta Hanna.. so che sarà difficile, ma sono sicura che tu sia circondata da persone che si prenderanno cura di te e per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi.. hai avvertito I tuoi genitori?»
«Ehm.. non ancora.»
Harry rimaneva di sasso al mio fianco, talvolta mi guardava ma poi tornava a fissare la dottoressa.
«Sono sicura che se glielo dici nel modo giusto non la prenderanno male.. sono pur sempre I tuoi genitori.» mi sorrise, rassicurandomi.
«Lo spero.»
Non conosce la mia famiglia dottoressa, avrei voluto aggiungere.
«Bene, facciamo un'ecografia?»
Si alzò dalla sedia e io mi trovai ad annuire, maledicendo Harry al mio fianco. Se aveva intenzione di starsene zitto per tutto il tempo poteva semplicemente rimanere fuori.
La Robinson armeggiò con il monitor e sistemò il lettino per me. Mi tolsi la giacca e la lasciai sulla sedia da dove mi ero alzata. Harry si alzò e mise un braccio dietro il collo, a disagio.
«Puoi sederti lì, Harry.» lo avvisò la dottoressa.
Harry annuì e venne a passo di formica verso la sedia accanto al lettino. Io mi sistemai sopra, alzando un pò la felpa e slacciando I bottoni del jeans per abbassarlo.
«Fortuna che è una donna.» mormorò Harry al mio fianco.
Mi voltai per guardarlo e con mia grande rassicurazione lo vidi sorridere. Allungò una mano per stringere la mia e mi venne da chiedermi perchè fosse stato tanto scontroso prima.
«Oggi potremo scoprire se è maschio o femmina, qualche preferenza?»
La Robinson prese posto accanto a me, dal lato opposto di Harry e mi rivolse un sorriso caldo mentre spalmava il gel sul mio ventre.
«Mi basta che stia bene.» risposi, arrossendo.
Fece pressione sulla mia pelle e vidi Harry fissare confuso lo schermo. L'ammasso di linee dell'ultima volta era diminuito e in quel momento era visibile qualcosa di più.. uniforme?
«Ecco!»
La Robinson fermò lo schermo su un immagine che questa volta non era confusa, sembrava un piccolo fagiolo. Un fagiolino dentro la mia pancia.
«E' quello..?»
Percepii un sussurro quasi strozzato, emozionato, mi ci volle un pò per capire che era la voce di Harry. Lo guardai sorridendo che fissava il piccolino sullo schermo.
«Oh si, - concordò la dottoressa – sta crescendo bene Hanna, si vede che non ti sei affaticata in questi giorni.»
Pensai al modo in cui tutti mi avevano trattato come una bambina da quando avevano saputo che fossi incinta e mi venne da ridere. Harry si voltò a guardarmi e mi sorrise, un sorriso che mi sembrò forzato.
«Vostro figlio si nasconde, non riesco a vedere se sia maschio o femmina.»
Io e Harry ci girammo all'unisono verso la Robinson che fissava accigliata lo schermo.
Vostro figlio..
Nostro figlio.
In un attimo venni sopraffatta dalle emozioni e le lacrime iniziarono a pungermi gli occhi. Harry sorrideva come un bambino mentre fissava il nostro piccolo, ma qualcosa di oscuro gli faceva ombra sul volto.
Che cosa hai Harry? Avrei voluto chiedere.
La Robinson fece un'altra foto, Harry lasciò la mia mano troppo presto e io avrei voluto dirgli di non lasciarmi, di essere felice con me in quel momento, ma rimasi in silenzio. Mi rivestii mentre la dottoressa mi raccomandava di non fare sforzi eccessivi, di non affaticarmi troppo, di seguire una corretta alimentazione e di non bere alcolici. Mi diede delle guide sulla gravidanza, salutò me ed Harry con affetto e fissammo un appuntamento per il mese prossimo. Feci un sorriso a Lucy, intenta a giocare a Ruzzle con il suo cellulare e lei divenne rossa come un peperone per averla colta sul fatto. Sorrisi alla scena e seguii Harry fuori dal palazzo. Salimmo in macchina in silenzio e per tutto il tragitto nessuno disse niente.
«Ho fatto qualcosa che non va?» chiesi in un sussurro.
Harry si voltò di scatto quando fummo fermi a un semaforo.
«No.. niente del genere..»
Mi regalò il solito sorriso forzato e mi diede una stretta con la mano al ginocchio per rassicurarmi.
«Lavori stasera?» provai ancora a fare conversazione.
«Si.»
Risposte fredde.
Cosa diavolo era successo?
Fermò la macchina davanti al portone del mio appartamento e lo vidi lasciare la macchina in moto, senza introdursi nel grande parcheggio sul retro.
«Tu non sali?»
Sentivo il mio tono di voce strozzato.
Stavo quasi per piangere e non sapevo neanche perchè.
«Devo solo passare a casa.. da Zayn.. a prendere alcune cose.» borbottò.
Lo vidi deglutire a fatica e guardò la strada di fronte a lui per non incrociare il mio sguardo.
«Ma torni? Vero?» chiesi titubante.
Harry si voltò a guardarmi, questa volta l'ombra di un sorriso sincero sul suo viso.
«Hanna, certo che torno.. ci vediamo dopo.»
Si allungò per lasciarmi un bacio sulla guancia, ma sapevo che c'era qualcosa che non andava. Scesi riluttante dalla macchina e rimasi a fissarlo mentre ripartiva e svoltava l'angolo. La vibrazione del mio telefono mi riportò alla realtà e lo presi dalla borsa e lessi il nome di mia madre sullo schermo. Risposi, cercando di soffocare un singhiozzo che minacciava di arrivare, ed entrai nel portone, appena in tempo per evitare l'inizio della pioggia.

 

POV di Harry.

Al diavolo I semafori rossi.
Al diavolo le persone che mi maledicevano.
Al diavolo la pioggia che iniziò a scendere sulla città.
Dimenticare la sua faccia emozionata era quasi impossibile. Dimenticare la stretta che sentii al cuore era impossibile. Quel bambino, quell'ammasso di linee, quel piccolo fagiolo. Il figlio di Liam. Perchè? Schiacciai di più l'accelleratore, senza sapere dove stessi esattamente andando. Avevo una guerra di sentimenti dentro. Rabbia, delusione, rammarico, felicità, emozione, tristezza.. strinsi di più le mani sul volante e frenai bruscamente non appena scorsi il palazzo del mio appartamento. Sbattei la portiera e rimasi una manciata di minuti sotto la pioggia per riprendere fiato.
Ma torni? Vero?
Avevo sentito il panico nella sua voce.
Aveva paura che scappassi ancora e onestamente, avevo voglia di farlo.
Respirai affondo e poi entrai nel palazzo. Feci le scale di corsa, con le vene che pulsavano lungo le braccia. Bussai violentemente alla porta, maledicendo Zayn.
«Che cazzo!»
Aprì la porta di scatto e mi guardò sconvolto, mentre io lo superai senza dargli spiegazioni. Chiuse la porta e io iniziai a camminare freneticamente avanti e indietro per la stanza.
«Che diavolo è successo?»
Zayn mi guardò confuso, aspettando che dicessi qualcosa. Sul pavimento gocciolava l'acqua che mi si era appiccicata sui vestiti e tra I capelli. Mi voltai per guardarlo e mi portai una mano sulla bocca, sopprimendo la voglia di rompere qualcosa. Era a petto nudo davanti ai miei occhi e aveva la voce roca quasi quanto la mia, segno che stava ancora dormendo.
«Harry!» mi richiamò.
«Cazzo! Cazzo Zayn!» sbraitai e mi tirai I capelli senza pietà.
«Che è successo? Dov'è Hanna?» chiese ancora.
«Siamo andati a fare quella cazzo di ecografia e.. l'ho visto!»
«Cosa hai visto?»
«Il bambino! O quello che si sta formando, il fatto è che..»
Continuai a camminare avanti e indietro, lanciando occhiate furiose verso una lampada. Era così allettante da scaraventare contro il muro. Zayn rimaneva in silenzio, aspettando che continuassi. Alla fine mi sedetti sul divano, le mani a coprirmi il volto.
«Io non so se ce la faccio.. quel bambino è di Liam e io.. credevo di riuscire a sopportarlo ma non ce la faccio.. ed è così piccolo, indifeso.. vorrei che fosse mio figlio io..»
«Può essere ancora tuo figlio!» sussurra Zayn.
«Tu non capisci! - sentivo le lacrime agli occhi – Mi sento un intruso, suo padre è morto per colpa mia e io non riesco a giocare alla famiglia felice con Hanna, cazzo vorr-»
«Basta!»
Zayn mi bloccò di colpo, l'espressione dispiaciuta sul suo volto.
«Mi dispiace Harry.. mi dispiace che debba dirtelo io, ma questa storia è andata avanti per troppo tempo..»
«Che cazzo stai dicendo?»
Mi alzai di scatto dal divano e lo fissai.
«Ho pregato tante volte Hanna di dirtelo, ma lei continuava a dirmi che l'avrebbe fatto quando evidentemente non è così.»
«Parla cazzo!»
Sentivo le vene del collo gonfie, il formicolio nelle dita e la sensazione che non stesse arrivando niente di buono. Zayn si avvicinò a me, una mano ferma in alto a mezz'aria.
«Okay, promettimi che non farai cazzate.» mi avvertì.
«Zayn.» dissi tra I denti.
Zayn sbuffò e poi, finalmente, parlò.
«Hanna ti ha mentito.. aveva paura che tu tornassi con lei solo per quello.. però, dopo che voi vi siete riavvicinati, aveva paura di dirtelo per rovinare tutto..»
«Che stai dicendo..?»
Lo esortai, per quella che sembrava la quarta volta nel giro di minuti.
«Il bambino Harry.. è tuo figlio, il bambino è tuo.»
In quell'istante il mondo si bloccò. La stanza sembrò ingradirsi di una centinaia di metri quadrati, Zayn sembrava un puntino piccolo e il soffito, al contrario, sembrava mi stesse venendo addosso.
Ho pregato tante volte Hanna di dirtelo...
Hanna ti ha mentito...
Il bambino Harry.. è tuo figlio, il bambino è tuo..
Il bambino era mio.
Diventerò padre.
Le gambe quasi mi cedettero, ma dopo venni sopraffatto da una valanga di emozioni.
Una, quella più forte, venne a galla più velocemente del solito: la rabbia.

 

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SORPRESAAAAA! Si, sorprendentemente sono già qui:D
Alla fine è stato Zayn a dire la verità a Harry, vediamo cosa succederà adesso!
Spero vi sia piaciuto, a presto x.

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 24.

 

POV di Harry.

 

Tenevo I pugni stretti lungo I fianchi, cercai di regolare il respiro, ma tutto quello che ottenni fu solo che la mia rabbia aumentasse di più.
«Lo sapevi e me lo dici adesso?»
Zayn sembrò sorpresa dal mio tono di voce tranquillo, ma doveva sapere che ero più pericoloso quando stavo zitto che quando spaccavo le cose.
«Mi dispiace.. io e Louis abb-»
«Ovviamente cazzo! Lo sapeva anche Louis!»
Non riuscii più a contenere I miei impulsi e lanciai quella lampada contro il muro riducendola in brandelli. Zayn rimase impassibile, conoscendomi ormai troppo bene. Come aveva potuto? Come avevano potuto tutti?
«Vi siete divertiti, non è vero?»
Iniziai a camminare avanti e indietro, guardandolo con una risata isterica che non avevo idea da dove fosse uscita.
«Cosa?» mi chiese, confuso.
«Ve la siete spassata a prendermi fottutamente per il culo! A ridere alle mie spalle!» urlai.
«No Harry, non è cos-»
«Sta' zitto cazzo!»
Questa volta lo feci sussultare e senza tanti preamboli camminai pesantemente verso la porta, trovandomelo poi di fronte.
«Fammi passare Zayn.» lo avvertii, gli occhi socchiusi.
«So dove stai andando e ti prego, non fare cose di cui potresti pentirti.»
Non poteva seriamente dire una cosa del genere. Mi avevano mentito, tutti quanti. E la persona che diceva di amarmi, la persona per cui avrei dato tutto, mi aveva mentito sin dall'inizio e stava continuando a farlo. Cosa sarebbe successo se Zayn non mi avesse detto niente? Avrei continuato a sentirmi in colpa perchè quel bambino non avrebbe mai conosciuto il suo vero padre, quando alla fine ero io.
«Non te lo ripeterò un'altra volta.» lo avvertii, una seconda volta.
Sospirò, prima di farsi da parte e lasciarmi uscire.
La pioggia aveva aumentato il ritmo, ma non mi alzai neanche il cappuccio per coprirmi la testa. Dire che fossi incazzato era poco. Ero incazzato, deluso, stanco.. Continuavo a sentirmi in colpa per tutte le volte che l'avevo lasciata, continuavo a sentirmi in colpa per Liam, cercavo di farmi perdonare e poi.. questo. Doveva solo provare a giustificarsi, avrebbe solo accentuato la mia collera. E quando vidi il suo palazzo entrai, facendo le scale di corsa e battendo senza sosta sulla porta.
«Hanna apri questa cazzo di porta!» urlai.
Nel momento in cui lo fece, indietreggiò, schiacciando un pulsante per chiudere quella che doveva essere una chiamata dell'ultimo secondo. Lo stronzo l'aveva sicuramente avvertita.
«Harry.. ti prego lasc-»
Provò a dire, portando le mani in alto, tra di noi, come una sorta di protezione, e iniziò a indietreggiare. Ma non glielo permisi.
«Che cazzo di problemi hai?! » sbraitai, facendola sussultare.
«Ti prego, avevo solo paura..»
«Basta! Sono stanco delle tue cazzate! Sono stanco di dimostrarti sempre quanto io ci tenga a te, sono stanco delle tue paranoie del cazzo, sono stanco di sentirmi sempre un fottuto idiota che non sa mai dove andare a parare, sono stanco di starti a sentire!»
Vidi I suoi occhi iniziare a farsi lucidi e le lacrime che a poco a poco iniziavano a scendere sulle sue guance. In un altro momento sarei andato da lei, l'avrei stretta tra le mie braccia e le avrei sussurrato qualcosa di dolce all'orecchio, pregandola di smettere di piangere. Ma in quel momento.. in quel momento no.
«Non osare Hanna! Non osare piangere!»
Mi avvicinai a lei, alzando minacciosamente un dito come segno di avvertimento. Chester si alzò di scatto dal divano e si mise di fianco a lei, osservandomi. Non volevo farle del male, non le avrei mai fatto del male.
Hanna cercò di sopprimere I singhiozzi, di regolare il respiro.
«Mi dispiace Harry.. non volevo che tu tornassi da me solo per il bambino..»
«Tu pensavi davvero una cosa del genere? Pensavi che tornassi con te solo per questo motivo?»
Più parlava, più cercava di spiegarsi, più non la capivo. Non riuscivo più a vederla con gli stessi occhi. Mi aveva mentito, mi avevano mentito tutti. Iniziai a camminare di nuovo avanti e indietro per la casa, tirandomi I capelli, frenando l'impulso di rompere qualcos'altro.
«Te lo avrei detto.. non sapevo solo come.. ma adesso lo sai, ti prego non lasciamo che questo rovini ciò che abbiamo costruito fin ora.»
«Tu pensi davvero che dopo una cosa del genere io possa guardarti con gli stessi occhi? Tu pensi che io sia in grado di fidarmi ancora di te?»
Vidi il panico farsi spazio sul suo volto, le mani iniziarono a tremarle e gli occhi sembravano due fiammelle per quanto erano diventati rossi.
«No, ti prego Harry, provaci.. sono io, sono sempre io!»
Si avvicinò a me, prendendomi il viso tra le mani e poggiando la sua fronte sulla mia. Sentii il suo profumo dolce e le sue mani calde che con I polpastrelli mi accarezzavano gli zigomi. La guardai negli occhi per un attimo e poi sollevai le mie mani per abbassarle, con un pò di resistenza, le sue, che lasciò cadere lungo I fianchi.
«Mi hai fatto credere che fossi andata a letto con Liam..»
«Harry, ti prego..»
«Basta!» urlai, facendola sussultare un'altra volta.
Chester iniziò ad abbaiarmi contro e a ringhiare. Lo guardai per un attimo e poi andai verso la stanza di Hanna per raccogliere le poche cose che avevo portato qui. All'inizio non sentii nessuno seguirmi, poi, mentre infilavo qualche maglietta nel borsone la sentii al mio fianco.
«Harry ti prego, abbiamo risolto sempre tutto, ne abbiamo passate di peggiori io.. Harry io ti amo!»
Mi prese di nuovo il viso tra le mani e io odiavo me stesso per questo. Il mio corpo si rifiutava di allontanarsi, le mie labbra erano attirati dalle sue e le mie mani volevano stringerla forte.
«Ti prego.. non andartene.»
Mi sussurrò, soffiandomi sulle labbra.
Aveva gli occhi gonfi, le guance bagnate, le sue mani tremavano mentre cercavano di avvicinare il mio viso al suo. La mia parte razionale questa volta era troppo forte. Per quanto potessi amarla, per quanto non avrei mai voluto vederla piangere, I miei sentimenti facevano a cazzotti tra di loro.
«Hanna.. lasciami.» le dissi, la voce ferma.
«No..»
Lei strinse ancora di più le mani sul mio viso e con un gesto disperato avvicinò le labbra alle mie, baciandomi più volte senza ricevere risposta. Mi faceva male vederla così disperata e sentivo la sua disperazione anche io, nel suo corpo che tremava, nelle lacrime che continuavano a bagnarle il viso. Le presi di nuovo le mani con forza e la allontanai dal mio corpo, cercando di essere più delicato possibile. Rimase lì a guardarmi finire di rimettere nel borsone le mie cose, in silenzio. L'unico rumore nella stanza erano I suoi singhiozzi trattenuti e il mio respiro pesante. Quando ebbi finito me lo misi in spalla e senza neanche guardarla uscii dalla stanza e andai verso la porta.
«Harry!»
Mi chiamò di nuovo, sentendo I suoi piccoli piedi accellerare il passo per raggiungermi. Chester era ancora in piedi che mi fissava, il muso serrato. Credeva che potessi fare del male ad Hanna, da un lato fui felice del fatto che fosse così protettivo con lei, dall'altro mi dispiaceva che avesse reagito in quel modo. Non avrei mai fatto del male a nessuno di loro, mai. E con questa immagine uscii di casa, sbattendo la porta senza degnarle ancora di uno sguardo. Scesi di corsa le scale, sentendo il cuore sempre più pesante. Il mio telefono continuava a vibrare nella tasca, ma non avevo voglia di parlare con nessuno, tantomeno con Zayn. Avevo appena scoperto che sarei diventato padre e che la mia ragazza mi aveva mentito per mesi. Era troppo da sopportare in un giorno, per un'intera settimana. Che razza di padre sarei stato poi? Uno con un'infanzia di merda, uno con le mani macchiate di sangue, uno con un temperamento del cazzo. Non avevo avuto dei genitori esemplari, mia mamma lo fu solo per un periodo di tempo, fin quando la malattia non le ha divorato il cervello. Non avevo idea di cosa potessi insegnare a un bambino, non avevo idea di come avrei gestito questa situazione con Hanna. Non avrei mai pensato di poter diventare padre così presto, e soprattutto non avrei mai pensato di scoprirlo così. Non avevo idea di dove potessi andare. Non sarei mai tornato da Zayn, non sarei mai tornato da Hanna. Buttai il borsone nei sedili posteriori ed entrai al posto guida schiacciando l'accelleratore fino alla fine per andarmene più velocemente possibile. Stavo andando troppo veloce, ma non riuscivo a diminuire la velocità, non volevo. Avrei voluto chiudere gli occhi e risvegliarmi il bambino riccioluto che ero un tempo. Avrei voluto chiamare la polizia prima che saltassi addosso a mio padre. Allora forse non mi avrebbero rinchiuso in riformatorio, avrei aiutato mia mamma a stare meglio, avrei avuto la possibilità di invitare fuori a cena Hanna. L'avrei portata a mangiare quella pizza famiglia che ci piace tanto, avremo passeggiato, le avrei preso la mano e poi l'avrei baciata per la prima volta. E forse non sarei stato un cazzone tutto il tempo, forse non l'avrei così tanto manipolata e fatta diventare bugiarda e subdula. Le ho portato via tutta l'innocenza che aveva e adesso non riuscivo più neanche a fidarmi di lei. Lei che era l'unica persona che faceva uscire il meglio di me, che mi obbligava a fare degli stupidi balli solo per il piacere di divertirci, che mi regalava un cucciolo di Labrador per non farmi passare da solo il Natale. E le uniche due persone che ritenevo mie amiche mi avevano mentito insieme a lei, facendomi credere di essere stato un perfetto stronzo. E io che pensavo che Louis potesse tornare a essere il mio migliore amico, e io che pensavo che con Zayn potessi davvero avere un qualc..
I miei pensieri vennero interrotti dal suono di un clacson che mi avvertiva di una macchina che stava per arrivarmi addosso. Girai di scatto, riuscendo a imboccare una piccola stradina per evitare l'immediato disastro. Rimasi immobile, cercando di regolare il respiro per lo spavento, con la macchina ancora in moto.
«Cazzo!»
Urlai, colpendo il volante con un pugno.
«Cazzo! Cazzo!»
Lo colpii ancora, senza fermarmi, sentendo qualcosa pizzicarmi gli occhi. Qualcosa di bagnato, che mi faceva sentire un dolore al petto indescrivibile.

 

POV di Hanna.

 

Ero furiosa con Zayn per aver detto la verità al mio posto, ma in quel momento non me la presi con lui, si sentiva già così in colpa. E poi quel bussare forte mi fece capire che Harry era già qua, la rabbia che usciva da tutti I pori. Mi guardò con disprezzo, delusione.. non riusciva neanche a farmi finire un discorso perchè il sentimento che sentiva dentro era troppo forte. Non voleva scuse, non voleva giustificazioni, come potevo biasimarlo? Mi urlava contro, alzò così tanto la voce che Chester gli abbiò contro, sorprendendomi. Lo guardò con il muso teso per tutto il tempo. Lo seguii nella mia stanza, pregandolo, pregandolo di restare. Provai a convincerlo, ma il suo rifiuto fu quello che mi fece più male di tutto. Non riuscivo più a sentire le gambe, le mie mani tremavano costantemente, e lui non mi degnò neanche di uno sguardo. Quando poi lo vidi sbattere la porta, sfogai tutto il dolore che avevo trattenuto. I primi ad arrivare furono I singhiozzi, le lacrime poi continuarono a scendere, irrefranabili, e le gambe, le gambe mi cedettero e caddi a terra, singhiozzando ancora più forte. Una voragine mi sguarciò il petto, la perdita era il dolore più forte. Mi sentivo vuota, persa, in solitudine. Mi aveva respinta, più di una volta, e questa volta sentivo di averlo perso davvero. Tutte le risate, I giochi, le litigate, tutte le volte che avevamo fatto l'amore.. mi passò tutto velocemente nella testa, che iniziava a pulsare. Mi sembrò di tornare ai primi giorni dopo quella notte. Quando il dolore era l'unica cosa che riuscivo a sentire. E pensai a quell'unica cosa che riusciva a calmarmi, che riusciva a darmi un pò di sollievo: Liam.
«Hanna..»
Alzai il viso e lo trovai lì, in un angolo della casa, che mi guardava con circospezione. Dove era stato? Perchè mi aveva abbandonata?
«Mi hai abbandonata..»
La mia voce era come un lamento, irriconoscibile.
«Non avevi bisogno di me.»
La sua voce invece sembrava quasi angelica, come se rimbombasse nella mia testa, come se fosse solo nella mia testa. E forse lo era.
«Ho sempre bisogno di te.»
Liam mi sorrise e rimase fermo a guardarmi, mentre la mia testa cercava di rimettere in piedi le mie gambe e pensare a qualcosa. Non sapevo cosa fare, non sapevo dove andare. Poi, pensai all'unico posto in cui potevo andare. Mi alzai da terra, appoggiandomi al divano per aiutarmi. Mi fermai un attimo per riprendere a respirare e portai una mano sulla pancia per calmarmi. Ma calmarmi non era la parola giusta. Mi sentivo svuotata, persa. Andai verso la stanza e presi il telefono, una borsa e una giacca qualsiasi. Girai la chiave nella porta di casa e insieme a Chester scesi per strada. La pioggia aveva smesso di cadere sulla città, ma le strade avevano ancora il segno del suo passaggio. Alzai una mano per fermare un taxi che stava per superarmi e, una volta dentro, diedi all'autista le giuste indicazioni. Avevo un pò di soldi, potevano bastare.
Ehi Hanna!
Una volta sistemata sul sedile, con Chester al mio fianco, chiamai l'unica persona che in quel momento non mi avrebbe urlato contro.
«Louis..» sussurrai, la voce ancora rotta dal pianto.
Hanna? Che cosa succede? Stai bene?
«No.. lo sa.. Harry lo sa..»
Cosa? E tu dove sei ora?
Louis cambiò tono di voce, adesso era ansioso e preoccupato. Mi morsi di continuo il labbro, cercando inutilmente di soffocare I singhiozzi che non smettevano di arrivare. L'autista mi fissava preoccupato dallo specchietto retrovisore, io lo ignorai.
Hanna! Dove sei?
«In un taxi.. sto tornando a casa Lou, a Bristol.. ti prego, ho bisogno di te.»
Va bene Hanna, ma ti prego.. cerca di calmarti, ci vediamo a casa.
«Si..»
Chiusi la chiamata e tirai su col naso. Chester al mio fianco mi osservava, abbassando le orecchie e toccandomi con il muso il braccio.
«Signorina? Va tutto bene?»
L'uomo al volante aveva una voce un pò profonda, ma cercò di rivolgersi nel modo più dolce possibile.
«Si, ma la prego.. faccia il più presto possibile.» risposi.
Detto ciò mi rannicchiai, portando le ginocchia contro il petto e nascondendoci il viso. Le lacrime continuarono a scendere, il dolore mi stava divorando dentro. Harry se ne era andato. L'avevo perso. L'avevo perso per sempre.

 

Erano circa le 15.30 quando il taxi posteggiò nel vialetto della mia casa di infanzia. Era tutto come lo ricordavo, le aiuole sempre curate, il marciapiede immacolato e la signora Ross che raccoglieva amorevolmente le rose dal suo giardino. Dopo che pagai l'autista, scesi e rimasi per un attimo in piedi, con Chester al mio fianco e la borsa su una spalla. Non ebbi il coraggio di girarmi verso la casa di fronte e non avevo intenzione di farlo. Mi si sarebbe gelato il sangue. La macchina di mia madre era posteggiata fuori dal garage, segno che aveva fretta di uscire nuovamente.
«Hanna cara..» sentii sussurrare.
Mi voltai verso la signora Ross che mi guardava con una faccia rammaricata. Continuava a fissarmi, chiedendomi con gli occhi se stessi bene. Tutti nel quartiere avevano saputo di quella notte, avevano saputo la verità su Harry, su suo padre, sul perchè tanti anni fa fu portato via dalla polizia. Tutti cambiarono opinione. E poi lo vidi. Nel momento in cui mi voltai verso la mia vicina, vidi I fiori, le candele, nella casa di fronte. Indietreggiai, cercando di regolare il respiro.
«Ti senti bene?» mi chiese.
Cercai di sorriderle e poi corsi verso la porta di casa, mettendoci un pò a premere il campanello. Quando lo feci iniziai a tremare, le lacrime erano ancora in procinto di scendere e la faccia delusa di Harry era ancora impressa nella mia mente. Non appena mia madre aprì la porta, la sua espressione si trasformò in stupore, gioia, per poi farsi confusa quando notò I miei occhi gonfi.
«Hanna..»
Senza dire niente mi buttai di getto tra le sue braccia e, dopo un attimo di incertezza, lei mi avvolse e iniziò ad accarezzarmi la schiena con una mano. Non avevamo mai avuto questo tipo di rapporto ma, in quel momento avevo bisogno di mia madre.
«Hanna che succede?» mi chiese poi, accarezzandomi I capelli.
«Io.. Harry.. Oh mamma!»
Non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto, singhiozzavo sul suo petto come non avevo mai fatto neanche da bambina. Rimasi tra le sue braccia per un tempo che mi sembrò infinito, fin quando mi ritrovai nel mio letto e caddi in un sonno profondo.

 

POV di Harry.

 

Sentivo I suoi baci sulle labbra, sulle guance, sulla fronte, lungo il mio collo, sul mio petto. Le sue braccia che mi tenevano stretto, che mi facevano sentire amato. Era il sapore di casa, della felicità..
«Harry!»
Qualcuno tentò di portarmi via da lei, anche se sentivo nel profondo che in quel momento era sbagliato lasciarle fare quello che stava facendo. Ma il rumore si faceva sempre più forte, sempre più fastidioso. Alla fine aprii gli occhi e mi ritrovai sul sedile della mia macchina, la testa poggiata al finestrino e un piede sul volante.
«Harry!» sentii di nuovo.
Mi voltai verso il finestrino e riconobbi Josh che batteva con un pugno sul vetro, infastidendomi più del dovuto. Aprii la portiera controvoglia, fermandolo dal suo continuo battere.
«Cazzo quanto sei fastidioso!» sbuffai.
«Sei di buonumore vedo.»
Poggiai I piedi per terra e mi resi conto che il buio aveva sostituito il giorno, e la musica dell'Irish riempiva il parcheggio. Era l'unico posto in cui mi era venuto in mente di andare, ma adesso tutti gli eventi di quel giorno si riflettavano nella mia mente in un film confusionario e caotico. Mi presi la testa tra le mani, cercando di rimettere le idee in ordine.
«Che ore sono?» chiesi a Josh.
«Le sette di sera.. da quanto dormi lì dentro?»
Mi guardai attorno, confuso, agitato.
«Harry..»
«Ho bisogno di un posto dove andare Josh.. non posso tornare da Hanna, non posso tornare nel mio appartamento io..»
Iniziai a parlare a macchinetta, rendendo la sua espressione ancora più confusa.
«Woa! Frena! Che diavolo è successo? Ti abbiamo chiamato per ore, ho chiamato anche Hanna ma aveva il telefono staccato.»
Hanna.
Hanna aveva il telefono staccato.
Stava bene? Dov'era? Era ancora a casa in lacrime?
Il bambino è tuo..
La testa stava per scoppiarmi.
«Harry!» Josh sembrava esasperato.
«Il bambino! Il bambino è mio!» urlai anche io.
Josh mi guardò come se avesse sentito male, ma dalla mia espressione angosciata capì che ero serio.
«Come..» cercò di dire.
«Perfavore.. ho solo bisogno di un posto dove stare.»
Josh mi guardò ancora un pò e poi annuì. Lo seguii in silenzio, dopo aver preso il borsone e aver chiuso la macchina, mentre ci dirigevamo verso l'entrata del locale. Prendemmo la porta sul retro e, una volta dentro, salii dietro di lui lungo la scala a chiocciola che portava al piano di sopra, dove una porta chiusa fermò il nostro cammino.
«Puoi stare qui da noi quanto tempo vuoi.. - mi disse mentre prendeva le chiavi per aprire – non è molto grande ma ci siamo sempre arrangiati, c'è un divano letto in salone che è quasi più comodo del mio.»
Lo seguii dentro e notai la piccola soffitta improvvisata a casa, stile Friends. Era carina, sulla sinistra c'era il divano di cui mi parlava Josh, con un televisore e alle spalle una vetrata da cui si intravedevano le luci del locale al piano di sotto. Sulla destra c'era la cucina e di fronte a me un piccolo corridoio che doveva portare alle loro stanze e al bagno.
«Grazie Josh, andrà benissimo.»
«Quando vorrai parlarne.. lo sai..»
Gli feci un cenno con la testa e poi poggiai il borsone sul divano, sprofondandoci dentro.
«Ti lascio ambientare.. se non te la senti non scendere, non è un problema.»
Detto ciò girò i tacchi e chiuse la porta alle sue spalle. Sospirai profondamente, mentre mi chiedevo perchè la mia vita non potesse avere un attimo di tranquillità. Hanna non mi aveva mandato nessun messaggio, fatto nessuna telefonata, ne fui grato. Non potevo controllare il mio temperamente in quel momento e anche se forse avrei dovuto dirle qualcosa di più, mi frenai. Avevo lasciato in quella casa il suo regalo di compleanno e sembrava così buffo pensare che solo qualche ore fa eravamo la coppia più felice del mondo. Ma ormai dovevo sapere che c'era sempre qualcosa che ci avrebbe intralciato. Presi il telefono e vidi le chiamate perse da Zayn, da Louis.. le ultime due persone che avrei voluto sentire dopo Hanna. Lo spensi e mi alzai per andare a cercare il bagno in questo buco di casa. Aprii entrambe le camere da letto e fui felice quando rimase solo un unica porta che doveva per forza essere ciò che cercavo. Non appena aprii, qualcuno ne uscì e per poco non sbattei il mento sulla sua fronte.
«Oh mio Dio! Harry!»
Emma era di fronte a me, con un asciugamano intorno al corpo e uno sulla testa a raccogliere i capelli. Si mise le mani davanti al corpo, come se non fosse già coperta, e notai le sue guance diventare rosse.
«Scusami.. stavo solo cercando il bagno.» spiegai.
«Ma.. cosa ci fai qui?»
Emma rimase a fissarmi, imbarazzata, confusa, eccitata.. Dio che situazione imbarazzante. Rinunciai ad andare in bagno e tornai verso il divano, sentendola alle mie spalle.
«Non sono stato del tutto sincero con te Emma.. ti ricordi quando ti ho raccontato che io e Hanna eravamo vicini di casa?»
Lei rimaneva qualche metro lontana, con una mano teneva stretto l'asciugamano e annuì alla mia domanda.
«Bhe.. è vero, eravamo vicini di casa.. io ero il migliore amico di suo fratello e lei.. sai lei era la sorella rompiscatole, che tutti prendevano in giro perchè seguiva Louis.. voleva a tutti i costi fare tutto quello che facevamo noi e..»
«Stavate insieme.. eravate fidanzati..» disse a un tratto, interrompendomi.
«Dio, come ho fatto a non capirlo prima? Il tuo modo ossessivo di proteggerla, il modo in cui lei ti guardava.. sono stata una stupida! E voi due vi siete presi gioco di me!»
Sbuffò irritata e andò a sedersi sul divano.
«Mi dispiace.. lo abbiamo fatto solo perchè non volevamo ferirti..»
Mi avvicinai per andare a sedermi accanto a lei. Aveva le spalle umide, alcuni ciuffi di capelli bagnati le si erano appiccicati sul collo. Avrebbe preso un raffreddore.
«E' lei.. Diana è lei, vero?»
Alzò il viso per guardarmi e io, imbarazzato, annuii.
«Cavolo.. devi amarla davvero tanto.. e io che la credevo mia amica, poteva dirmelo, potevate dirmelo.. ma.. non ho ancora capito cosa ci fai qui.»
«Hanna è incinta.. ha mentito anche su questo.. il bambino è mio..»
Sospirai, vedendo i suoi occhi dilatarsi legermente per la sorpresa.
«Oh.. Josh lo sapeva, vero? Di te e Hanna..»
La guardai, indeciso su dirle o no la verità, ma lei sembrò capirmi all'istante senza bisogno di rispondere. E in quell'istante la porta di ingresso si aprì e Josh si voltò verso di noi.
«Sei qui.. ti stavo cercando..» disse verso sua sorella.
Emma gli lanciò uno sguardo di fuoco e si alzò, superandolo per chiudersi nuovamente in bagno. Credo che usarlo sarà un problema se vivrò qui.
«Ho dovuto dirglielo.. mi dispiace..»
Risposi all'espressione confusa di Josh e sbuffò, assottigliando gli occhi per fissarmi. Iniziò a battere alla porta ad Emma, mentre io sprofondavo sul divano. Presi il telefono e andai nella galleria, sfogliando tutte quelle foto di me ed Hanna, di lei da sola, di Chester..

 

POV di Hanna.

 

Sentivo I suoi baci sulle labbra, sulle guance, sulla fronte, lungo il mio collo, sul mio petto. Le sue braccia che mi tenevano stretto, che mi facevano sentire amata. Era il sapore di casa, della felicità.. ma sparì quasi subito. Vedevo solo nero, l'oscurità, le tenebre. Aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi stesa di lato nel mio letto. La poca luce nella stanza mi fece capire che era già sera e avevo dormito per tutto questo tempo.
«Ehi..» sentii qualcuno sussurrare.
Alzai gli occhi e vidi Louis seduto ai piedi del letto, una mano ad accarezzarmi una gamba. Senza pensarci più di tanto mi sollevai, uscendo dall'involucro di coperte, e mi gettai tra le sue braccia.
«Oh Lou.. sei qui..»
Lui mi strinse più forte, accarezzandomi la testa.
«Vuoi dirmi cosa è successo?»
Ci staccammo e io mi asciugai le guance e gli occhi dalle lacrime. Tirai su col naso e Louis mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Harry è venuto con me a fare l'ecografia.. all'inizio sembrava eccitato, poi.. poi ha iniziato a comportarsi in modo strano ed.. era distante.. mi ha lasciata a casa dicendomi che doveva passare da Zayn a prendere alcune cose.. Zayn dice che era disperato, che voleva mollare perchè non sapeva se riusciva a farcela e.. ha dovuto dirglielo, è venuto da me come una furia e.. e..»
Per tutto il tempo avevo cercato di non piangere, ma alla fine la voce mi si ruppe in gola.
«Hanna.. doveva saperlo, era questione di poco e l'avrebbe scoperto.. o tu stessa saresti impazzita a tenerglielo nascosto..»
Aveva ragione.. speravo solo che sarebbe toccato a me, non a Zayn.
«Non so cosa fare.. non vuole parlarmi, lui.. aspetta.. hai detto qualcosa a mamma e a papà?»
Per un momento mi feci prendere dall'ansia, anche se sapevo che mio fratello non lo avrebbe mai fatto.
«No, ovviamente.. ma mamma sta impazzendo perchè sei arrivata qui sconvolta e papà ha lasciato il lavoro per correre qui e non lascia il divano da quando è arrivato.. ho detto loro di aspettarci sotto, che quando saresti stata pronta saresti scesa.. devi dirglielo Hanna..»
«No! Non posso..»
Tolsi la mano dalla sua e indietreggiai sul letto, andando a sbattere con la schiena contro il muro.
«Ehi, ascoltami.. sono i tuoi genitori, forse all'inizio si arrabbieranno ma ti vogliono bene.. sai che è così..»
Guardai i miei piccoli piedi avvolti da delle calze blu troppo legere, le lenzuole della mia camera mai cambiate, le mie gambe e poi.. la piccola pancia gonfia. Ero tornata in questa casa perchè avevo bisogno della mia famiglia, senza rendermi conto che tra pochi mesi io sarei stata l'unica famiglia di qualcuno. Mi sentivo così sola, così impaurita.. Forse furono questi pensieri, forse il fatto di essere stanca di combattere da sola, di avere paura, so solo che mi ritrovai a scendere le scale insieme a Louis. Non appena raggiunsi il salotto notai mio padre seduto sul divano, i gomiti sulle gambe e il viso nascosto tra le mani. Sembrava così triste, così preoccupato.
«Tom..»
Mia mamma spuntò dal nulla e mi fissò, richiamando l'attenzione di mio padre. Quando lui mi vide scattò in piedi, mentre Chester rimaneva seduto sul divano.
«Hanna..»
Fece per avvicinarsi ma lo fermai, portando una mano in alto.
«Aspetta.. ho bisogno di dirvi una cosa e.. se mi abbracci adesso temo di non riuscire più a trovare il coraggio..»
Mio padre mi fissò perplesso, ma sembrò acconsentire. Riprese il suo posto sul divano e mia madre si unì accanto a lui, mentre Louis rimaneva al mio fianco e mi metteva una mano su una spalla.
«Vi ho mentito.. quando me ne sono andata da Bristol non è stato solo per Liam.. certo, lui era il motivo principale ma.. c'è dell'altro..»
«Hanna.» mia madre mi esortò ad arrivare al punto solo con lo sguardo, mentre mio padre le lanciava un'occhiataccia.
«Okay.. - Liam apparve alle spalle dei miei genitori, il sorriso di incoraggiamento sul suo volto – sono incinta.»
Ecco, l'ho detto.
«Tu cosa!»
Mia madre sembrò quasi strozzarsi mentre si alzava dal divano. Mio padre rimase seduto, quasi scioccato.
«Mi dispiace.. mi dispiace essere stata così irresponsabile, così egoista, mi dispiace mamma io-»
«Sei ancora una ragazzina!» continuava a urlare mia madre, mentre le lacrime iniziavano a scendermi.
«Mamma se sol-» provò a dire Louis.
«Tu lo sapevi? Tu lo sapevi e l'hai incoraggiata in questa cosa?! E' ancora una bambina!»
Mia madre sembrava fuori di se. Mi lanciò un'altra occhiata e poi andò verso la porta, sbattendola e facendomi sussultare. La fissai per un po', sperando inutilmente che tornasse indietro e venisse ad abbracciarmi. Ma non lo fece. Riportai così l'attenzione su mio padre che mi fissava con uno sguardo indecifrabile.
«Papà ti prego.. dì qualcosa..»
Lo guardai con le lacrime agli occhi, iniziano ad entrare nel panico per il suo silenzio.
«Ho bisogno di te.. ho bisogno della mamma.. mi dispiace averti deluso, mi dispiace non essere mai stata la figlia che avresti voluto, mi dispiace aver rinunciato al college, mi dispiace essere stata un totale fallimento!»
Altre lacrime scesero dai miei occhi, mentre la mia voce iniziava a diventare irriconoscibile.
«Oh Hanna! Non potresti mai essere un totale fallimento per me!»
Inaspettatamente, mio padre si alzò e potei vedere i suoi occhi lucidi mentre si avvicinava e mi stringeva tra le sue braccia. Era l'unica cosa che non mi sarei mai aspettata da lui, da mia madre forse, ma da lui proprio no.
«Qualunque cosa tu faccia.. sarai sempre la mia piccola Hanna, non potresti mai essere una delusione per me.»
Mi strinse forte tra le sue braccia e sprofondai il viso nel suo petto, inzuppandogli la camicia bianca. Non si era neanche cambiato, aveva ancora la giacca nera e la cravatta grigia. Lo sentivo piangere nel mio orecchio e io mi lasciai andare completamente, era una totale liberazione. Non sarei stata più sola, non avrei dovuto più mentire. Certo, mia madre era ancora un tasto dolente e c'era tutta la situazione con Harry, ma in quel momento sentivo solo il mio battito e quello di mio padre, battere per la prima volta all'unisono.

 

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So che è molto lungo ma spero vi piaccia:)
Ho amato il confronto di Harry e Hanna pure essendo così triste..

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 25.

 

 

POV di Hanna.

Rotolai giù dal letto dopo il mio solito riposino pomeridiano. Era ormai da tre giorni che facevo una vita da vegetale. Mio fratello e mio padre non mi permettevano di fare chissà cosa e mia madre quando mi incrociava per casa sembrava perdesse le parole. Mi salutava con un cenno, chiedeva se avessi bisogno di qualcosa, ma non c'era nessun sentimento nel suo tono di voce. Era come se non sapesse come muoversi. Genna Tomlinson non sapeva come muoversi, bella questa. La mattina mi svegliavo, facevo compagnia a Louis che sbrigava alcune cose per il suo lavoro e quando tornavo a casa ero sempre troppo stanca. Dormivo per delle ore e il pomeriggio, una volta sveglia, iniziavo le mie visite giornaliere.
«Ehi.»
Trovai mia mamma in cucina intenta a bere una tazza di caffè. Aveva una giacca nera con sotto una camicia bianca, si vedeva che era di fretta. Dopo pranzo passava solo poco tempo a casa e da quando ero tornata credo che volesse passarci ancora meno tempo possibile.
«Ehi.» mi salutò, non incrociando il mio sguardo.
Mi sedetti sullo sgabello e presi una banana dal cesto della frutta sul tavolo, iniziando a sbucciarla.
«Stai uscendo di nuovo?» le chiesi.
«Si.. devo.. devo sbrigare alcune cose.»
Iniziò a balbettare, mettendo la tazza dentro il lavandino in modo troppo frettoloso e per poco non si spezzò in mille pezzi.
«Tu stai bene?»
Mi aspettavo questa domanda. Me la faceva sempre, ma senza neanche guardarmi negli occhi. Fissava il pavimento, mentre si sistemava il perfetto orlo della camicia.
«Si.. sto bene.»
Quanto avrei voluto dirle che sarei stata meglio se mia madre mi stesse accanto davvero, avevo bisogno della mia mamma, non avevo idea di come avessi portato avanti questa cosa. Mi fece un cenno con la testa e uscì dalla porta, lasciandomi da sola in cucina a finire la mia banana. Da quando sapeva la verità era sempre così. Le nostre conversazioni erano sempre spoglie, fredde.. chissà quanto sarebbe durata.
«Mamma è andata via?»
Sentii Louis scendere dalle scale e andò verso il frigo per prendersi un po' di succo. Chester venne verso di me, poggiando il muso sulla mia coscia.
«Direi pù che altro che è scappata..»
Louis si avvicinò a me e mi mise un abbraccio attorno alle spalle.
«Vedrai che le passerà.»
Detto ciò mi lasciò un bacio sulla guancia e si allontanò, fissandomi dall'altro lato del tavolo. Io giocherellavo con la buccia della banana, cercando di evitare qualsiasi domanda stesse per arrivare.
«Hai avuto.. notizie?» mi chiese dopo mio fratello.
«No, Harry non si è fatto sentire.»
Solo per un momento lo avevo messo da parte, solo per un breve momento. E adesso eccolo, come se si stesse nascondendo dietro l'angolo. Il dolore.
«Sai che.. io dovrò tornare lì vero? E sono sicuro che papà vorrà che tu resti qui ma-»
«No, voglio venire con te.»
Nonostante a Londra ci fossero tutte situazioni che volevo evitare come Emma, Josh, il lavoro.. c'era Harry. Mi mancava. Mi mancava come l'aria, come l'ossigeno. Per sentirlo più vicino avevo dormito per giorni con la sua maglietta dei Rolling Stone, tenevo la sua fascia verde stretta tra le mie mani e cercavo il suo odore tra le lenzuola, sul cuscino. Avevamo dormito insieme per giorni e mi ero così tanto abituata a svegliarmi tra le sue braccia che mi ero sentita terribilmente sola quelle mattine. Ignorava i miei messaggi, ignorava le mie chiamate.. ignorava anche Zayn, Aria e Louis. Zayn mi aveva detto che aveva sentito che stava da Emma e Josh, ma non avevo avuto il coraggio di provare a chiamare uno dei due. Sentivo solo lui e Aria. Con lei rimanevo delle ore a parlare e mi ripeteva sempre di quanto fosse dispiaciuta per non essere qui con me, mi mancava, ma davvero non la incolpavo.
«Sai che gli passerà.. giusto?»
Louis mi riportò alla realtà e mi ci volle un po' per capire a chi si stesse riferendo.
«No.. questa volta non lo so.»
Mi alzai dallo sgabello, lasciandolo con un sorriso triste, e afferrai la mia giacca per uscire di casa. Lasciai Chester dentro e mi strinsi nelle spalle per il freddo improvviso che provai. La signora Ross non era nei paraggi e ne fui grata. Cercava di capire perchè fossi tornata, che fine avesse fatto Harry e perchè avessi la faccia sconvolta. Le volevo bene ma talvolta era una tale ficcanaso!
Attraversai il vialetto di casa e camminai verso la casa di fronte. Altri fiori erano stati lasciati sul marciapiede, sul prato ormai secco.. non c'era neanche un fiore appassito, un fiore morto. Ero sicura che fosse opera di Karen. Non avrebbe permesso che il ricordo di suo figlio fosse rovinato, voleva tutto perfetto. Vidi le foto di Liam con la divisa scolastica, con la sua squadra, i biglietti, i peluches. Venivo qui ogni giorno da quando ero tornata.
«Manchi a così tanta gente..» sussurrai.
«Staranno bene, anche mia madre starà bene.»
Sapevo sempre quando era al mio fianco, quando mi era accanto. Perchè nonostante fosse morto, nonostante lo avessero strappato alla vita, Liam non mi aveva mai lasciata. Mi voltai a guardarlo e lo vidi sorridere. Come poteva sorridere?
«Come puoi dire una cosa del genere? Tua madre non starà mai bene, non sarà più la stessa.. io non sarò più la stessa.»
Lo vidi sorridere di nuovo.
«Tu starai bene.. lo sei stata fino a qualche giorno fa no? Non avevi bisogno di me.»
Nel suo tono non c'era rabbia, risentimento. Era calmo, affettuoso, pieno di amore.
«Vuoi dirmi che tu sei qui solo perchè io e Harry non stiamo insieme?»
Non poteva avere un senso. Io avrei sempre avuto bisogno di Liam, anche se io e Harry fossimo ancora la coppia più felice del mondo. Ma quella domanda non ricevette risposta..
«Hanna?»
Sentii la voce di mio fratello alle mie spalle e non appena parlò Liam si dissolse come fumo. Mi voltai per guardare Louis che aveva un'espressione confusa in volto.
«Con.. con chi stavi parlando?»
Oh no.
Non potevo raccontare a Louis di Liam. Mi avrebbe presa per pazza, non mi avrebbe mai creduta, non mi avrebbe mai creduto nessuno.
«N-nessuno.» risposi, con il tono più convincente possibile.
Louis mi guardò accigliato, ovviamente non mi credeva, ma sembrò non voler indagare al momento.
«Bè.. entra dentro allora, fa molto freddo.»
Annuii debolmente e gli andai incontro, superandolo. Lui rimase un altro po' fermo nella sua posizione, guardandosi attorno per cercare di capire. Decise poi di seguirmi dentro, sapevo che non avrebbe mollato.

 

POV di Harry.

 

Questa casa era maledettamente piccola.
Tanto per cominciare, un solo bagno per tre persone – tra cui una ragazza – era una tortura continua. Ogni mattina trovavo sempre Emma chiusa in bagno a fare quelle dannate cose che fanno le ragazze. Francamente, perchè devi perdere un'ora sotto la doccia? Non sei tipo una persona che non si lava da mesi, ti fai sicuramente almeno due docce al giorno, cosa avrai mai di così sporco? Ma questa forse era una scusa che stavo usando io. Non me ne fregava niente di quanto Emma perdesse tempo dentro il bagno, a dire la verità, lei e Josh avevano cercato di farmi pensare ad altro in quei giorni. Ma non riuscivo a suonare, non riuscivo a scrivere, non stavo combinando niente di buono. Mi sentivo vuoto, ferito, solo. La mattina venivo svegliato dal fastidiosissimo rumore della macchinetta del caffè. Mi stropicciavo gli occhi e andavo dritto a fare una doccia – rispettando sempre i turni del bagno. Aiutavo Josh con lo scarico merci e me ne stavo dietro al bancone a pulire bicchieri. Il pomeriggio preferivo starmene al piano di sopra, a girovagare per casa come uno zombie, mentre la sera di tanto scendevo, solo per cambiare aria. Ma quel giorno era speciale per Emma e Josh. Loro padre sarebbe arrivato tra poche ore ed Emma era fin troppo eccitata e spaventata allo stesso tempo. Uscii dal bagno e sentii della musica allegra dal salone. Non riconobbi la canzone ma sentii canticchiare Emma dalla cucina. Appena la vidi era di spalle, indaffarata tra i fornelli. Ondeggiava i fianchi a destra e a sinistra sulle note della canzone e indossava un jeans fin troppo stretto e una camicia bianca che le ricadeva morbida sui fianchi. Non c'erano più state scene imbarazzanti dopo quella volta nel bagno, in cui lei aveva addosso solo un asciugamano, ma vederla ondeggiare in quel modo sensuale mi fece sorridere e ammetto che mi cadde l'occhio. Non appena si voltò si bloccò di colpo, arrossendo all'istante.
«Ti prego, continua.» la esortai, non riuscendo a trattenere le risate.
«Cosa stavi facendo?»
Aveva un cucchiaio in mano pieno di impasto e lo stava delicatamente leccando, prima di vedermi e smetterla all'istante.
«La domanda esatta è.. tu cosa stavi facendo? - iniziai a ondeggiare i fianchi per cercare di imitarla miseramente – Era così quel movimento?»
«Oh Harry piantala!»
Mi spinse gentilmente dalla spalla mentre scoppiavamo a ridere insieme.
«Che combini?»
Osservai dei vassoi coperti con della carta sul tavolo e cercai di scoprire cosa fossero.
«Ehi! - Emma mi schiaffeggiò sulla mano non appena la allungai – Ho preparato un paio di dolci per mio papà.»
«Un paio?»
Sorrisi alla sua scelta di parole. C'era cibo da sfamare almeno dieci persone.
«Pensi che gli piacerà?»
«Il padre è tuo, neanche lo conosco.»
Non mi resi conto di quanto potessi sembrare antipatico fin quando notai l'espressione triste di Emma.
«Ehi, - la richiamai cercando di rimediare – sono sicuro che amerà tutto.»
La vidi sorridere e mi sentii un po' meglio. Approfittai del momento e le lasciai un po' di Nutella sul naso con un dito, catturata velocemente da una torta.
«Harry!»
Iniziò a schiaffeggiarmi sul petto, senza risultati. Intrappollai facilmente i suoi polsi, chiudendola in una morsa da cui era difficile uscire. Per un momento, per un breve momento, dimenticai tutto il casino che avevo in testa. Emma era divertente, riusciva a farmi dimenticare i problemi per un momento, ma non era Hanna.
«Uhm.. interrompo qualcosa?»
Qualcuno si schiarì la gola, interrompendo il momento. Ci voltammo ancora con i sorrisi sul viso per vedere Josh sulla soglia che ci osservava con un'espressione divertita.
«La prossima volta che decidi di accogliere vagabondi in casa nostra, avvisa che si tratta di un coglione!» scherzò Emma, facendomi ridere ancora.
«Farai meglio a pulirti la faccia, siamo pronti ad andare, - Emma sbattè le mani come una bambina eccitata e scappò fuori – oh Harry! C'è qualcuno per te sotto..»
Il mio sorriso scomparve dal mio volto e Josh mi sussurrò un mi dispiace, prima di lasciare la stanza. Mentre facevo le scale pensavo alla persona che potevo trovare al piano di sotto. Poteva essere solo una persona e quando intravidi dei capelli neri a spazzola, ne ebbi la conferma.
«Wow.. sei proprio disperato.»
Raggiunsi il piano di sotto, girando dietro al bancone per mettere più distanza possibile.
«Non mi hai dato altra scelta, non rispondi alle mie chiamate.»
Sospirai.
«Che vuoi Zayn?»
Incrociai le braccia al petto e lo guardai, aspettando che parlasse.
«Sono passati tre giorni.. come fai a vivere così?»
Mi stava fottutamente prendendo per il culo?
«Come faccio a vivere così?» sbuffai una risata perchè, sinceramente, era l'unica cosa che mi veniva di fare.
«Come puoi stare così? Senza sapere come sta, dov'è, se ha bisogno di aiuto, se-»
«Oh ma smettila! So che è tornata a Bristol e sono sicuro che la sua piccola famiglia perfetta l'ha accolta a braccia aperte, riempiendola di soldi.»
«Stai scherzando, giusto?»
Zayn mi guardò inorridito per le mie parole e io iniziai a camminare avanti e indietro, dietro il bancone, passandomi di volta in volta una mano sulla faccia.
«Come sta?» gli chiesi dopo un po', fissando il pavimento.
«Sua mamma non le parla.. o meglio, le rivolge qualche parola delle volte ma.. non nel modo in cui dovrebbe fare una madre, ecco..»
Ripresi a camminare avanti e indietro, mentre lo sguardo di Zayn si addolciva un po'.
«Perchè non la chiami?»
Mi bloccai nei miei passi e lo fissai scioccato.
«Dimmi che stai scherzando, - sbuffai di nuovo una risata – nessuno pensa a come possa stare io?»
«Sono venuto qui, giusto? E so che Hanna e Louis continuano a chiamarti ma tu ignori le loro chiamate.. parlane Harry, non puoi tenere tutti fuori!»
«Mi avete mentito tutti Zayn..»
«Lo so! E mi dispiace! Ma diventerai padre.. non hai pensato a questo?»
Certo che ci avevo pensato! Era l'unica cosa a cui pensavo da giorni.
«Credi davvero che non ci abbia pensato? E' l'unica cosa a cui penso!»
Alzai il tono della voce questa volta e per un attimo il nostro discorso fu bloccato da Emma e Josh che arrivarono al piano di sotto, pronti per andarsene.
«Va tutto bene?» chiese lei, imbarazzata.
Guardò prima me e poi Zayn, fin quando le annuii e lei e Josh ci lasciarono nuovamente soli.
«Mi dispiace Harry.. davvero, possiamo parlarne? Possiamo uscire, mangiare qualcosa..»
«Non siamo due fottuti fidanzati! - la voce mi uscii più drammatica di quanto volessi e lo feci ridere – Comunque non mi va.. scusa..»
Rimanemmo immobili, io in piedi e lui seduto su uno sgabello che fissava il palco. Era strano starsene qui con Zayn quando l'unica cosa che avrei voluto fare era sprofondare nel divano e cercare di non piangere.
«Ti manca..?»
Alzai lo sguardo dal pavimento quando sentii il sussurro di Zayn, tanto che pensavo avesse blaterato qualcosa per conto suo. Lo guardai confuso e ripetè.
«Voglio dire, ti manca Hanna?»
Sbuffai di nuovo e feci per tornare al piano di sopra, mettendo fine a quella conversazione. Ma prima di salire le scale mi bloccai al primo gradino. Zayn rimase in silenzio, aspettando che dicessi qualcosa.
«Si, mi manca..»

 

POV di Hanna.

 

Louis aveva deciso di tornare domani a Londra. Nonostante avesse provato a prendere altri giorni non potevo permettere che perdesse il suo lavoro solo per un mio bisogno. La voglia di tornare a Londra era pari a zero, ma l'aspettativa di stare in questa casa senza l'appoggio di mio fratello mi faceva desiderare di partire per Londra subito. Certo, mio padre mi era stato accanto in questi giorni e anche se mia madre avesse cambiato idea, Louis mi era stato vicino dal principio e non mi sarei mai separata da lui. Così avevamo cominciato a preparare le poche cose da portare, nonostante mio padre mi avesse pregata di rimanere con loro ancora un po', e alla fine aveva acconsentito, dopo aver promesso che lo avrei chiamato più volte. Stavo per entrare in camera mia, quando trovai mia madre seduta sul mio letto con una scatola sulle sue gambe.
«Ehi..» dissi, riluttante.
Lei sollevò lo sguardo dalla scatola e mi sorrise. Io rimasi in piedi, a disagio.
«Quando ho scoperto di essere incinta di tuo fratello, - parlò a un tratto – ero completamente nel panico. Io e tuo padre non eravamo ancora sposati e tuo nonno sai.. lui aveva sempre sognato un matrimonio perfetto per me e solo dopo avere dei figli..»
Non avevo mai intrapreso una conversazione del genere con mia madre, o meglio, lei non aveva mai intrapreso una conversazione del genere con me. Così me ne stavo in silenzio, rimanendo ad ascoltare.
«..preparammo un matrimonio in fretta e furia, ma ero lo stesso tanto emozionata sai.. ero così innamorata di tuo padre..»
Spostò di nuovo lo sguardo sulla scatola e ci fu un attimo di silenzio.
«Mamma..»
«Voglio solo dire.. che è quello che io speravo per te.. speravo trovassi un ragazzo che ti rendesse felice, che ti amasse.. che avremo organizzato un bel matrimonio, all'aperto, come l'hai sempre voluto tu e speravo che solo dopo qualche anno sarei diventata nonna..»
«Mi dispiace..» sussurrai, sentendomi ancora una volta una delusione.
«Non sto dicendo che Louis ha rovinato la mia vita, l'ha solo.. rivoluzionata credo. Ero giovane Hanna, ed è vero, forse se non fosse arrivato lui avrei intrapreso strade diverse ma.. è stata la cosa migliore che mi sia capitata, siete stati la cosa migliore che abbia mai fatto nella mia vita.»
Questa volta mi guardò e io cercai di frenare le lacrime che minacciavano di scendere.
«Sono sicura che una di quelle cose però si sia avverata.»
«Uhm?» la guardai confusa.
«Il ragazzo che ti rende felice e che ti ama.. l'hai trovato.»
Non ce la feci più. Tutte le lacrime che credevo non avere più si riversarono sulle mie guance e per poco non cedetti sulle ginocchia.
«Hanna!»
Mia madre si alzò velocemente e mi prese tra le sue braccia.
«Oh mamma! Harry non vuole più vedermi io.. io gli ho mentito mamma.»
«Non è possibile Hanna.. lui ti ama, so che ti ama.. e adesso c'è il vostro bambino che è la cosa più importante.»
Mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le lacrime con i pollici.
«Non sei arrabbiata con me? Sai, per quello che le persone..»
«Non me ne frega niente delle persone Hanna! Mi dispiace averti respinta in questi giorni, ero solo preoccupata per te.. sei così giovane, siete così giovani..»
Tirai su col naso e mi pulii le guance con la manica della felpa, mentre mia madre mi osservava.
«Cosa c'è in quella scatola?» chiesi, cambiando argomento.
«Qualcosa per farmi perdonare.»
La seguii vicino a letto e presi posto accanto a lei. La osservai mentre apriva la scatola e la vidi tirar fuori una tutina gialla per neonati. Istintivamente portai una mano alla bocca, trattenendomi dal piangere di nuovo.
«Questa era di Louis, - spiegò mia mamma – e qua ci sono diversi paia di calzini, bod-»
Non la feci neanche finire. Le gettai le braccia al collo, stringendola. Avevo bisogno solo di questo, sapere che lei era dalla mia parte in qualche modo.
«Ce ne avete messo di tempo.»
Mio padre era alla porta, un sorriso soddisfatto in volto. Io e mia madre sciogliemmo velocemente l'abbraccio e ci guardammo ridendo. Louis apparve poco dopo e il suo viso assunse la stessa espressione di mio padre.
«Te l'avevo detto che non sarebbero durate più di una settimana.» ammiccò a nostro padre.
«Idiota.» gli feci una linguaccia.
«Proporrei un abbraccio di gruppo.» propose mio padre.
«Non esiste!»
Louis si lamentò, cercando di sottrarsi alla presa di mio padre.
«Vieni qui signorino!»
Mio fratello tornò riluttande indietro e io alzai gli occhi al cielo. Mio padre ci strinse in un abbraccio mai provato prima. La famiglia Tomlinson per la prima volta dopo tanti anni sembrava davvero.. una famiglia. Liam se ne stava in un angolo della stanza e mi sorrideva soddisfatto, ma silenziosamente speravo che non se ne andasse mai.
Era tutto perfetto, mancava solo una cosa..
«Possiamo smetterla adesso?» brontolò Louis, facendomi ridere.
Sciogliemmo l'abbraccio e i miei genitori mi baciarono sulla guancia prima di lasciarmi da sola in camera per sistemare le ultime cose. Guardai ancora una volta ciò che mia madre mi aveva portato e sorrisi, pensando al mio piccolo bambino dentro a una di quelle tutine. Il sogno che avevo fatto si fece spazio nella mia testa e immaginai la bambina dai lunghi capelli biondi e dagli occhi verdi, correre per casa e saltare in braccio ad Harry. Harry. Vidi il mio telefono sul comodino e lo presi velocemente. Andai sulle ultime chiamate effettuate e vidi il suo nome ripetetuto decine di volte. Schiacciai il tasto verde, provandoci ancora. Non poteva ignorarmi per sempre..

 

POV di Harry.

 

Zayn era andato via da qualche ora ormai, lasciandomi un senso di oppressione dentro. Ero riuscito a distrarmi per cinque minuti e il suo arrivo aveva riportato tutto a galla. Avevo provato a non pensarci più ma era da ore che avevo il suo viso nella mente, le sue suppliche sul non andarmene si ripetevano senza sosta, le sue lacrime. Stavo quasi per distruggere la chitarra lanciandola contro il muro, fin quando sentii il mio telefono vibrare in tasca. Avevo preso la chitarra per provare a distrarmi, per buttare giù qualcosa, ma niente. Lessi il suo nome sullo schermo e lasciai il telefono sul bracciolo del divano, fissandolo. Non si arrendeva, voleva a tutti i costi che le rispondessi. Nonostante questa cosa mi facesse da un lato piacere, dall'altro non ero ancora pronto per parlarle. Il telefono cessò di squillare nel momento in cui la porta di casa venne aperta.
«Come puoi dire che non sei dimagrito? Lo sei!»
La voce allegra di Emma esplose per tutta la stanza e mi alzai velocemente dal divano, posando la chitarra. Emma spuntò con suo fratello Josh e un altro uomo poco più alto di me, spalle larghe, un filo di barba sul mento e qualche capello bianco.
«Papà lui è Harry, starà con noi per un po'.» mi presentò Emma.
«Salve signor..»
«Robert, chiamami Robert.»
Mi strinse gentilmente la mano, mentre Emma ci guardava con lo sguardo sognante.
«Harry starà nella mia camera e io dormirò con te qui, d'accordo papà?» istruì Josh.
«Certo figliolo, - rispose Robert sorridendo – sei un musicista tu?»
Diede un'occhiata alla chitarra e poi tornò a guardarmi.
«Ci provo.. suono qui al locale spesso, ma niente di serio..»
«Non starlo a sentire papà, è davvero bravo, il pubblico lo adora.»
Emma mi elogiò e io arrossii lievemente, mentre Josh alzò gli occhi al cielo per il comportamento di sua sorella.
«Bene, mi piacerebbe sentirti cantare qualche volta.»
«C-certo..»
Mi mossi a disagio sul mio posto, spostando il peso da un piede all'altro.
«Bhe io sto morendo di fame, che ne dite di saltare tutta la parte sdolcinata e cenare?»
Intervenne Josh, quasi irritato.
Forse era la presenza di suo padre a renderlo così, ma non so perchè una parte di me pensava che era la mia presenza a renderlo così.

 

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Eccomi:)
Scusate il ritardo ragazze ma sono sotto esami.. 
Alla prossimo, xoxo.

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 26.

 

POV di Hanna.

«Bentornati a casa!»
Louis varcò la soglia del nostro appartamento a Londra e a me quasi si rivoltò lo stomaco. Chester saltò allegramente sul divano, mentre io strisciavo senza entusiasmo verso la mia vecchia camera.
«Non sarà così terribile..» sentii dire da Louis.
Posai il borsone sul letto con le cose che avevo portato da Bristol e sbuffai.
«Non sei tu che devi affrontare il tuo ormai ex ragazzo e padre di tuo figlio che ignora ogni tua chiamata e ogni tuo messaggio..»
Mi tolsi la giacca e iniziai a riordinare i miei vestiti. La casa era come l'avevo lasciata, come Harry l'aveva lasciata. Immagini di lui che riempiva il suo zaino e di me che lo supplicavo di rimanere si fecero spazio nella mia mente.
«Ehi, - mio fratello spuntò alla porta – ho promesso a mamma e a papà che mi sarei preso cura di te, andrà tutto bene.»
Gli sorrisi e lo vidi tornare verso la cucina.
«Vuoi una pizza per stasera?»
Ignorai per un attimo la sua domanda quando trovai la lettera che mio padre mi aveva dato prima di partire. Mi aveva fatto promettere di leggerla solo quando fossi arrivata a Londra e per tutto il tempo non avevo fatto altro che pensare a cosa potesse esserci dentro.
«Hanna?»
«Vorrei passare da Zayn.. se per te va bene.»
Lo sentii acconsentire e mi sedetti sul letto intenta ad aprire la busta. Il sole stava iniziando a tramontare, ma con la poca luce nella stanza riuscii a riconoscere lo stesso la scrittura di mio padre.

 

Cara Hanna,
non sono molto bravo con le parole, lo sai bene. Tu sei sempre stata più brava di tutti noi.
So che in questo momento sei terrorizzata all'idea di diventare madre, tu che di una madre hai ancora bisogno..
ma non ti scrivo per dirti che tutti noi ti staremo vicino, perchè questo lo sai già.
Scrivo alla figlia che una volta aveva un sogno, diventare una stilista di successo.
So che le circostanze ti hanno obbligata a prendere la decisione di rinunciare ai tuoi sogni tesoro ma,
se tu vorrai, l'accademia di Milano è pronta a riceverti al secondo semestre.
Fai una cosa per te: prendi in mano una matita e se scoprirai che quella passione che avevi non è forte come un tempo,
sarò il primo a farmene una ragione. Ma se quel sogno è ancora vivo in te, non rinunciare, non sarai da sola in tutto questo.
Sono stato un padre assente per quasi la metà della tua vita.. voglio provare a stare accanto a te e a Louis da oggi.


Sollevai la testa con le lacrime agli occhi. Era come se questo bambino stesse mettendo tutto quello che c'era di sbagliato nella mia vita. Era come se dovesse succedere qualcosa del genere perchè i miei genitori avessero una scossa.
«..si, siamo arrivati da poco.. sta bene papà..»
Sentii parlare Louis al telefono e mi asciugai frettolosamente le lacrime prima che potesse vedermi così. Nascosi la lettera e giurai a me stessa che ci avrei pensato. Ci avrei pensato sulserio.

 

POV di Harry.

Fissavo lo schermo del cellulare da almeno mezz'ora. Non riuscivo a decidermi se chiamarla o no. Aprivo la rubrica, cliccavo sul suo nome, ma prima che il telefono potesse squillare chiudevo. Ero troppo codardo, troppo orgoglioso, troppo spaventato di essere deluso di nuovo.
«Ehi.»
Emma entrò nel magazzino del locale, il grembiule sporco di pomodoro legati ai fianchi e i capelli tenuti in una coda disordinata.
«Ehi.» risposi, sollevando per la prima volta gli occhi dallo schermo.
«Non riesci a trovare il coraggio di chiamarla?»
Andò verso lo scaffale per prendere quella che sembrava una bottiglia d'olio e attese che le rispondessi.
«No..»
«Non ha provato a chiamare me.. sono così incazzata con lei per avermi mentito ma.. mi dispiace molto.. dovrà affrontare tutto questo e tu devi chiamarla Harry, non puoi abbandonarla.»
«Non la sto abbandonando.. è che mi ha mentito, non posso semplicemente far finta di niente..»
Ci fu un attimo di silenzio nel quale le parole di Emma si ripetevano nella mia testa.
 

Mi dispiace per lei
Deve affrontare tutto questo..

Avevo perso del tutto il controllo. Non sapevo come comportarmi. La rabbia era troppo forte in quel momento.
«Bhe, se preferisci startene qui a incolpare Hanna fai pure, ma sappi che mio padre sta ancora aspettando di ascoltare una tua canzone.»
Mi sorrise, prima di andarsene dalla stanza buia con la sua bottiglia d'olio in mano. Emma continuava a confermare la prima impressione che mi aveva fatto. Una ragazza forte, spiritosa e nel profondo, quando vuole, anche dolce. Lasciai perdere Hanna al momento, presi la chitarra messa nell'angolo e decisi che quella era la sera giusta per ritornare da avere un po' di ispirazione.

 

POV di Hanna.

«Lo hai avvertito, vero?» mi chiese Louis nelle scale.
Feci l'ultimo gradino arrivando alla porta dell'appartamento di Zayn. Il pensiero che fino a pochi giorni fa Harry viveva lì mi fece stringere il cuore.
«Per la terza volta, si.» sbuffai.
Rimasi ferma davanti alla porta, fissando il legno bianco e ruvido.
«Hai intenzione di bussare o qualcosa del genere?»
Mi voltai verso mio fratello che mi fissava in maniera confusa e divertita. Scrollai le spalle e mi decisi a bussare. Aspettammo qualche secondo, che poi si trasformò in qualche minuto.
«Odio essere ripetitivo, ma..»
«Oh mio Dio si! L'ho avvertit-»
Prima che potessi finire la frase urlata contro Louis, la porta si aprì e un Zayn con addosso una maglietta messa al contrario ci accolse.
«Ehi! Siete in anticipo.»
Aveva un sorriso impacciato sul volto e sembrava quasi che avesse il fiatone.
«Noi in realtà volevamo chiederti se.. ti andava di mangiare qualcosa fuori. Zayn stai bene?» gli chiesi.
Mentre parlavo annuiva come per riflesso, forse senza neanche sentire realmente ciò che stavo dicendo. Louis cercava di guardare dentro casa, me ne accorsi dai suoi strani movimenti.
«Certo! E.. mangiare qualcosa fuori? Certo! E' un'idea.. un'idea fantastica.»
Sapevo che non fumava uno spinello da mesi, ma giuro che in quel momento sembrava troppo euforico e ansioso allo stesso tempo.
«Quindi.. ci lasci entrare o..?»
«Certo! Scusa..»
Aprì quanto bastava la porta per lasciarci entrare e capii subito perchè ci aveva messo del tempo ad aprire la porta. Una ragazza dai folti capelli rossi era davanti ai miei occhi, si alzò la cerniera dei jeans velocemente, per poi alzare la testa e sorridermi imbarazzata.
«Ciao, - ci sorrise allegramente – io sono Denise.»
Cercò di sistemarsi quanto poteva i capelli arruffati e, almeno lei, era riuscita a mettere la camicetta dal verso giusto.
«Io sono Louis, spero vi siate divertiti.»
Louis le sorrise facendole l'occhiolino e lei diventò rossa in viso quasi quanto i suoi capelli.
Diedi una gomitata a mio fratello e mi rivolsi a Denise.

«Ignora il mio inappropriato fratello, io sono Hanna.»
Le sorrisi e sembrò rilassarsi per davvero.
«Vuoi unirti a cena con noi?» aggiunsi, vedendola infilarsi la giacca di pelle nera.
Zayn tornò al nostro fianco per strofinarsi il retro del collo in modo quasi ossessivo. Era tenero vederlo imbarazzato.
«Oh no grazie, devo proprio andare.»
Ci salutò goffamente, senza degnare di uno sguardo Zayn, e lasciò la casa.
«Wow.. questa stanza emana sesso.» esplose Louis, io quasi mi affogai.
«Piantala!» lo ripresi.
Zayn per fortuna stava ridendo mentre cercava di sistemare il copri divano. Davvero ragazzi, avete a disposizione una casa con due letti da una piazza e mezzo e preferite utilizzare il divano?
«Quindi..» cercai di dire.
«Quindi, è solo un'amica.»
Zayn raccolse qualche vestito sparso per terra, mentre io cercavo un posto dove esedermi che non fosse divano o poltrona.
«Posso immaginare la categoria a cui appartiene.» risi per il mio stesso pensiero e Zayn si fermò per fissarmi e scoppiare a ridere anche lui.
«Sono contento che tu sia tornata.»
«Anche io.»
Mi sorrise con affetto e si avvicinò per stringermi in un abbraccio. Qualunque fosse il suo rapporto con quella ragazza, speravo che anche lui potesse trovare un po' di serenità.
«Va bene Bonnie e Clyde, adesso possiamo andare a mangiare?»
Sciogliemmo l'abbraccio ridendo e lanciai un'occhiata a mio fratello. Quando si trattava di mangiare era peggio dei bambini.
«Mi vesto in un attimo.» ci avvertì Zayn.
«Si e magari questa volta infila la maglietta dal lato giusto!» gli urlai, vedendolo andare in stanza.
«Ma che cazzo!» lo sentii imprecare e sorrisi.
Rimasi con Louis in salotto e inizia a guardare alla mia sinistra con troppa insistenza.
«Vorresti andare nella sua stanza vero?»
Mi voltai verso Louis e ormai dovevo sapere che mio fratello aveva fiuto per tutto. Gli sorrisi imbarazzata e andai a sedermi sulla poltrona ignorando “l'odore di sesso” che aveva accennato prima mio fratello.
«Vado a prendere un po' d'acqua.»
Lo guardai sparire in cucina e poco dopo Zayn mi raggiunse e la sua colonia mi invase le narici dandomi un senso di sollievo. Aveva una maglietta nera attillata e un paio di jeans strappati. Era bellissimo in tutta la sua semplicità.
«Come sta la mia mammina?» mi chiese, dandomi un bacio in fronte e facendomi sorridere.
«Potrebbe stare meglio..» sospirai, cercando di non scoppiare a piangere.
«L'ho visto sai? - lo guardai – E' ancora incazzato ma, se può farti stare meglio, sta una merda anche lui.»
Arricciai il naso e quando mi pizzicò una guancia, gli sorrisi. Zayn era una delle persone a cui volevo più bene. Avevamo iniziato a odiarci perchè lui voleva portarmi a letto, poi eravamo diventati amici e lo avevo salvato da un tipo losco sacrificando la mia collana, ci eravamo baciati e adesso era uno dei miei migliori amici. Non avrei mai sopportato l'idea di perderlo.
«Pronti?»
Louis tornò da noi con in mano le chiavi della macchina e io e Zayn anuimmo all'unisono. Il tragitto in macchina fu divertente. Louis e Zayn si punzecchiavano sul tipo di musica che dovevamo ascoltare e io me la ridevo sui sedili posteriori. Speso mio fratello schiaffeggiava la mano di Zayn che cercava di cambiare stazione ma, fortunatamente, lui la prendeva a ridere. Decidemmo di andare al McDonald's, o meglio, io avevo deciso di andare lì perchè avevo una voglia matta di patatine e humberger, ma i ragazzi sembravano d'accordo. Prendemmo posto accanto a una famiglia di cui il bambino, che sembrava avere più o meno cinque anni, continuava a lanciare le patatine in aria e a canticchiare una canzoncina di cui non riconoscevo il cartone. Ho avuto paura che Zayn a un momento all'altro si alzasse e gli avrebbe mangiato tutte le patatine solo per dispetto, ma rimase al suo posto con l'espressione irritata.
«Se il tuo bambino si comperterà così, sappi che gliene dirò quattro.» mi minacciò.
«Oh, spero che lo faccia solo per rivedere la tua faccia in questo momento.»
Scoppiai a ridere e gli feci una linguaccia, mentre lui mi lanciava una patatina imitando il bambino di cinque anni accanto a noi.
«Credo tu abbia una patatina in testa.» lo derise Louis.
Zayn si passò frettolosamente una mano tra i capelli e la patatina cadde giù. Scoppiò a ridere per la scena e io e Louis lo seguimmo. Per un attimo dimenticai di essere a Londra, dimenticai i problemi con Harry. Ero in un posto perfetto insieme a mio fratello, il mio migliore amico e il mio piccino non ancora nato.

 

POV di Harry.

 

Avevo la chitarra in mano, il microfono a pochi millimetri dalle mie labbra, eppure.. eppure non riuscivo ad amettere un suono. Robert se ne stava lì seduto a un tavolo, aspettando che cantassi qualcosa. Emma mi fissava da dietro il bancone, con aria preoccupata. Ero in silenzio da secondi, minuti. Le dita mi tremavano ed era come se avessi dimenticato tutto. Non sapevo più come si suonasse quello strumento, non riuscivo più a ricordare le parole di una mia canzone. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era Hanna.
«Scusate, io..»
Scesi velocemente dal palco senza finire la frase, schivai tutte quelle persone che emettevano versi di lamento perchè non avevano ottenuto uno spettacolo, e raggiunsi la porta sul retro.
«Harry!» sentii Emma urlare.
Andai verso il parcheggio, buttai la chitarra dentro la macchina e iniziai a camminare per le strade di Londra. Avevo un fottutissimo blocco dello scrittore, un fottutissimo blocco da palcoscenico. Cazzo! Non sapevo neanche dove stavo andando, sbattevo contro le persone, mi insultavano ma ignoravo qualsiasi parola mi lanciavano. C'era freddo, così tanto che potevo vedere la nuvola di fumo che mi usciva dalla bocca. E poi mi bloccai.. ero fermo sul marciapiede e dall'altro lato vedevo il McDonald's. I suoi capelli lunghi, dorati, il suo sorriso sembrava illuminare quasi tutto il locale. Zayn era di fronte a lei e le lanciava delle patatine facendola ridere ancora di più. Louis gli scombinava i capelli apposta, facendolo irritare. E lei sembrava felice, era felice. Era felice e serena.. senza di me. Riusciva ad andare avanti con la sua vita.. senza di me. La guardai per un altro po' e poi sparii, cercando un locale che mi ispirava. Avevo bisogno di bere, avevo bisogno di non pensare, avevo bisogno che questo dolore se ne andasse. Trovai un locale dopo un po', entrai e sentii subito la puzza di alcool invadere le narici. Un barbone dormiva su un tavolo e dietro il bancone intravidi un uomo sulla quarantina. La luce era bassa e mi chiesi inconsciamente se avessero mai pagato una bolletta. Che pensiero idiota da fare in quel momento!
«Ehi amico, cosa ti porto?» mi chiese il tipo
Presi posto su uno sgabello, poggiai i gomiti sul bancone, incrociai le mani e lo guardai quasi con gli occhi inniettati di sangue.
«La cosa più forte che hai.»
Non so quanto tempo passai lì dentro, ma iniziai a bere un bicchiere, due bicchieri, fino ad arrivare a una decina di bicchierini vuoti. Sentivo la gola bruciarmi, gli occhi quasi dilatati e l'eccitazione scorrermi nelle vene. Il mio obiettivo era stato raggiunto. Non capivo perchè i tizi dietro al bancone erano diventati due ma, il dolore era sparito. Una musica forte esplose per tutto il locale già da un po' e delle spogliarelliste ballavano sui pali, semi nude.
«Ehi bellissimo.»
Una di loro si avvicinò a me, strisciò la sua mano lungo la mia coscia e vidi il suo costume striminzito per le dimensioni delle sue tette.
«Un po' piccolo quello.» bevvi un altro bicchierino e mi voltai per guardarla.
«Pensi mi stia male?» chiese, avvicinandosi al mio orecchio.
Le sue labbra trovarono il mio lobo e iniziarono a torturarlo, mentre la sua mano iniziava a salire lungo la mia gamba.
«Sei una tipa coraggiosa.» le bloccai la mano e lei mi guardò mettendo il broncio.
«Ti ho visto qui tutto solo, pensavo avresti gradito compagnia.»
Aveva un caschetto biondo e gli occhi azzurri. Era una bella ragazza, non so cosa la portava a comportarsi così. Non riuscivo neanche a formulare un pensiero di senso compiuto, vedevo solo le sue tette gigantesche sotto i miei occhi.
«Puoi unirti a me con questi.» feci un cenno ai bicchieri e lei sbuffò.
«Perchè non la rendiamo più interessante? - mi chiese – Potresti leccare tutta questa roba su tutto il mio corpo.»
Si avvicinò di nuovo e portò la mano questa volta sul cavallo dei miei pantaloni. Se non avessi bevuto così tanto quella mano sarebbe sparita da lì all'istante, ma il mio corpo sembrava non aiutare. Avvicinò le labbra al mio collo e succhiò così forte che potei sentire il segno formarsi all'istante. Istintivamente la tirai via bruscamente e lei mi guardò confusa.
«Fammi vedere.»
Non riconoscevo più neanche la mia voce. Era più acuta, più confusa. La bionda prese due bicchierini dal bancone e mi guidò ad un tavolo in un angolo, ancora meno illuminato di tutto il locale. Si piegò, poggiando la schiena sul tavolo, e fece scivolare il contenuto di un bicchierino dentro il suo ombellico e poi su, fino all'elastico del suo costume dove poggiò l'altro bicchierino.
«Sai come divertirti..» dissi, facendola ridere.
Mi abbassai con la testa e iniziai a leccare il liquido nel suo ombellico, sulla sua pancia e sentii una scarica di adrenalina dentro, anche se sembrava tutto così sbagliato. Lei mi guardava, contorcendosi per il piacere. Arrivai al secondo bicchierino e lo bevvi tutto d'un fiato e in un movimento veloce, lei si alzò dalla sua posizione e si avventò sulle mie labbra, portando le sue gambe attorno ai miei fianchi. Iniziò a tirarmi i capelli, a muovere i fianchi, a mordermi il labbro inferiore.

Il bambino.. il bambino è tuo.
Diventerai padre, non ci hai pensato?
Il bambino è tuo..
E' tuo..

Mi bloccai all'istante, liberandomi dalla sua morsa.
«Che c'è?» mi chiese, ridendo.
«Io non faccio queste cose.» le risposi, ridendo anche io.
Ero consapevole di aver fatto la cosa giusta fermandola, ma tutto quell'alcool non riusciva a farmi essere serio.
«Oh, non sarai uno di quei ragazzi?»
«Uno come?»
«Sei un bravo ragazzo, vero?»
Scoppiammo a ridere e barcollai a destra, reggendomi dal tavolo e ridendo ancora di più.
«Ciao bellissimo.»
Si avvicinò di nuovo, questa volta per darmi un bacio sulla guancia e la vidi sparire nell'oscurità. Ero un bravo ragazzo? Cazzo! Non riuscivo a smettere di ridere! Barcollai di nuovo e questa volta caddi sulla sedia, tenendomi la testa con una mano. Iniziai a pensare alle cose più strane e più pensavo, più ridevo. Credo che qualcuno mi abbia chiesto se stessi bene, ma vedevo tutto sfocato. Nella mia mente vedevo il suo sorriso di poco prima, i suoi occhi, sentivo la sua risata esplodermi nelle orecchie. Senza rendermene conto mi ritrovai con il telefono in mano, strisciai sul suo nome e questa volta non riagganciai. Rimasi in attesa, pensando alla prima cosa che le dirò una volta che risponderà, se mi risponderà. Perchè non eravamo mai andati sulla neve? Mi ricordo che amava la neve. E che ragazzo di merda che ero stato! Non l'avevo mai accompagnata al ballo studentesco! Non è che sapessi ballare, sembravo più un bradipo ubriaco, un po' come adesso in realtà e non s-
Pronto?
I miei folli pensieri furono interrotti dalla sua voce legera e.. confusa?
«Ehi, ho pensato a un nome per il bambino!»
Cosa? Harry, stai bene?
«Certo che sto bene! Allora senti.. mi piace molto Jeremy, a te piace?»
Ridevo. Non riuscivo a smettere.
Harry, sei ubriaco?
«Ma no! Okay, forse.. ma non ti piace? Allora sent-»
Harry dove sei?
«Woah! Stai calma reginetta.. ho tutto sotto controllo.»
Sussurrai l'ultima frase, come se non dovessi farmi sentire da quelli che mi circondavano, quasi ubriachi quanto me, e mi sentii davvero idiota.
Harry..
«Ti ho vista, sai? Eri con Louis e Zayn, ridevi.. sembravi felice.»
Avevo smesso di ridere. Il divertimento stava quasi evaporando.
Harry, ti prego.. dimmi dove sei..
«Sai è giusto.. ti ho trattato di merda, sei incinta cavolo e ti dovrei stare vicino ma, credo che potrei essere un padre di merda sai, visto il mio e tutto quanto.»
Facevo fatica a mettere le parole una dietro l'altra. Sentii un po' di baccano dall'altro lato del telefono e la voce di Hanna cambiò.
Harry! Dove cazzo sei?
Riconobbi la voce di Louis, sembrava legermente incazzato e preoccupato.
«Eccolo! Il mio bellissimo migliore amico!»
Harry! Dimmi dov-
Chiusi la chiamata stanco delle sue urla e del suo tono. Onestamente, avevo chiamato Hanna perchè doveva mettersi in mezzo lui? Lasciai il telefono sul tavolo e barcollai verso il bancone. Avevo ancora bisogno di bere.

 

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Buongiorno:)
TADAAAAN Harry ubriaco è troppo divertente!
Comunque, fatemi sapere che ne pensate e grazie a tutti:***

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 27.

 

POV di Hanna.

«Dove può essere?»
Camminavo velocemente, con le gambe che tremavano e il cuore che batteva all'impazzata. L'unico pensiero nella mie mente era Harry. Dove diavolo era? Era ubriaco fradicio, l'avevo già capito dal suo tono allegro e poi.. quando ha parlato del bambino, Dio!
«Calmati Hanna, non può essere lontano.» cercò di tranquillizzarmi Louis.
Avevamo lasciato la nostra cena e il McDonald's nell'istante in cui Harry ci aveva chiuso il telefono in faccia e da allora non avevamo smesso di setacciare ogni bar nel perimetro.
«Se ci ha visti al McDonald's deve essere qua vicino.» Zayn confermò i miei pensieri.
Avevo provato a richiamarlo più volte, ma il suo telefono squillava senza sosta e non ricevevo risposta.
«Prova a richiamarlo.»
Ci fermammo in mezzo a un incrocio e annuii al consiglio di Louis. Strisciai sul suo nome per la decima volta stasera e attesi, sperando che questa volta andasse meglio.
PRONTO?!
Una voce squillante gracchiò dall'altro lato del telefono, facendomi quasi sussultare. Controllai lo schermo per essere sicura che avessi chiamato Harry e feci una smorfia.
«Con chi parlo?»
Zayn e Louis mi guardarono confusi.
Maaa credo che abbia chiamato tu! Quindi, chi sei bellissima?
Una ragazza.
Era la voce di una ragazza.
La voce di una ragazza ubriaca.
«Dov'è Harry?»
Cercai di calmare l'irritazione che iniziava a salirmi dalle vene.
Era con una ragazza.
Chi? Devo andare scusa! Ciaooo
Prolungò l'ultima parola e mi chiuse il telefono in faccia. Rimasi come una scema a fissare lo schermo, scioccata.
«Chi era?» mi chiese Louis.
«Una.. una ragazza.» deglutii.
Louis rimase a fissarmi e io cercai di non dare di matto. Poteva aver perso il telefono, giusto? In più, quella ragazza non sapeva neanche chi fosse. Ma per quanto era ubriaca magari aveva dimenticato il suo nome, no? Uhg!
«Ehi! - Zayn ci richiamò da un vicolo poco più avanti – Credo di averlo trovato.»
Scattai in avanti insieme a Louis e seguimmo Zayn dentro al vicolo, fino a una vecchia porta di legno da cui proveniva una strana musica. 
«Stai vicino a noi, capito?» mi avvertì Louis.
Annuii e, non appena Zayn aprì la porta, la musica e un odore nauseante di alcool ci invase. C'era poca luce nel locale e alcuni uomini dormivano con la testa poggiata sui tavoli. Delle spogliarelliste ballavano semi nude su dei pali e il mio cuore volle affondare. Spogliarelliste?
«Eccolo..»
Louis si bloccò davanti a me e per poco non andai a sbattere contro la sua schiena. Mi misi al suo fianco e vidi Harry di spalle, seduto su uno sgabello al bancone. Sembrava star bene, apparentemente. La mia irritazione crebbe quando accanto a lui vidi una biondina con un costume striminzito, ridevano come due idioti. Senza pensarci mi feci avanti, ma qualcuno mi afferrò il polso.
«Che vuoi fare?» mi chiese sconvolto Louis.
Strattonai il mio braccio dalla sua presa e superai Zayn. Mi piazzai dietro Harry e la biondina mi guardò in modo confuso. Harry sembrò notare la sua espressione e si voltò lentamente per vedere cosa ci fosse alle sue spalle. Quando si girò non riconobbi il suo bellissimo viso. Aveva gli occhi rossi, troppo rossi, le palpebre sembravano pesanti, e non appena mi vide fece un sorriso sbilenco.
«Hannnnnnna.»
La sua voce era lenta, più rauca del solito.
«Ti.. preeeesentoo, la mia amica.. Al-Alyss-Alyssa.»
Mi indicò la ragazza al suo fianco e sorrideva soddisfatto, mentre teneva un bicchierino in una mano.
«Oh Hanna! Dio, non fa altro che parlare di te!» sorrise Alyssa.
Non sembrava ubriaca e la sua voce non era la stessa che avevo sentito al telefono.
«Fantastico, questo lo prendo io, - presi il bicchierino dalla sua mano – e per stasera hai finito.»
La sua espressione cambiò da divertito a quella di un bambino dispettoso.
«Che diavolooo.. ffai??»
Aveva un tono confuso, fastidiosamente lento.
«Avanti Harry, andiamo.»
Zayn e Louis si sporsero in avanti e cercarono di afferrarlo dal braccio, ma Harry lo allontanò.
«Woah, hai portaaaato le bab-baby sitter.»
Rideva ossessivamente, come un isterico. Ero contenta che da un lato il bere lo riduceva più scemo e non violento. Era l'unica cosa che mi calmava, apparentemente. Ero sicura che non avrebbe fatto niente di stupido, ma poteva sentirsi male.
«Possiamo parlarne dopo, andiamo.» insistì Zayn.
«Siete adorabili, proprio due cuc-cucciolotti.»
Proprio mentre piegò la testa all'indietro per ridere più forte, notai una macchiolina violacea sul suo collo. Guardai lui e Alyssa, poi di nuovo lui. Capii all'istante.
«Che diavolo! - afferrai la sua mascella per osservarlo meglio – Ti sei fatto fare un succhiotto da questa troia?»
«Ehi!» si lamentò lei.
«Non essssere cat-cattiva!» mi accusò lui ridendo.
«D'accordo adesso basta.»
Louis si porse più avanti e lo prese dal colletto della giacca.
«Mi dispiace per questo, dopo mi ringrazierai.»
«Cos-»
Prima che Harry potesse finire, mio fratello gli diede un pugno in piena faccia, facendolo svenire sul suo petto.
«Louis!» strillai.
Il barista si avvicinò a noi con un'espressione infastidita.
«Ragazzi non voglio risse.» ci avvertì.
«Stiamo andando via.»
Zayn aiutò Louis a sollevare Harry, mettendo un suo braccio sulle sue spalle e l'altro su quelle di Louis. Volevo fulminare mio fratello con lo sguardo ma poi mi resi conto che l'unico modo per trascinare Harry fuori di qui era renderlo privo di sensi. Non avrebbe smesso di ridere e, ovviamente, per via della sua altezza non poteva essere trascinato con la forza.
«Ehi, tu!»
Prima che potessi seguirli fuori, Alyssa mi richiamò con la sua piccola vocina. Mi voltai e la guardai confusa, notando che tra le mani teneva il telefono di Harry.
«Questo ce l'aveva la mia amica prima, Harry deve averlo lasciato da qualche parte e, per la cronaca, - mi fermai dopo aver preso il telefono dalle sue mani – non abbiamo fatto niente, si è fermato solo dopo qualche bacio, ti ama molto.»
La guardai, sentendomi un idiota per come l'avevo chiamata prima. Sembrava sincera, sembrava così una brava ragazza e io mi ero fatta prendere dalla gelosia.
«Mi dispiace, io.. non volevo per-»
«Lo capisco, lo ami molto anche tu.»
La guardai ancora, in quei suoi occhi azzurri e in quei suoi lineamenti quasi perfetti.
«Hanna!»
Louis mi richiamò dalla porta, salutai Alyssa, chiedendole ancora scusa, e uscii da quell'inferno di locale.
«Dio quanto pesa!» si lamentò Zayn.
I ragazzi trascinarono Harry per tutta la strada, sotto gli occhi confusi dei passanti. Arrivammo nel parcheggio del McDonald's e lo adagiarono sui sedili posteriori. Presi posto al suo fianco e la sua testa scivolò sulle mie gambe.
«Perchè ti sei ridotto così..» sussurrai.
Per tutto il tragitto gli accarezzai i capelli che stavano diventando troppo lunghi. Era bollente e puzzava di alcool e fumo, ma era sempre il mio Harry. Il mio Harry con il suo bellissimo viso addormentato e le sue fossette. Sorrisi per tutto il tempo, immaginando che fosse tutto come doveva essere. Immaginai che fossimo andati in un bar tutti insieme, che i ragazzi avessero bevuto un bicchierino di troppo e che adesso stessimo tornando a casa. A casa nostra.
«Volete portarlo da me?» chiese Zayn a un tratto.
«Vi prego, voglio stare vicino a lui.»
«Non so quanto sarebbe felice di risvegliarsi nella stessa stanza con te, Hanna.» Louis sospirò.
«Dormirà sul divano, ti prego Louis.»
Zayn e mio fratello si lanciarono un'occhiata e io li guardai con gli occhi da cucciola. Alla fine cedettero e lasciarono che Harry venisse da noi. Salutammo Zayn, una volta arrivati al suo appartamento, e proseguimmo verso casa nostra. Mi proposi di aiutare Louis a sorreggere Harry, ma non me lo permise. Lo trascinò fino all'ascensore e poi nel nostro appartamento. Harry cadde sul divano come un sacco di patate e ridi alla scena.
«Che c'è di divertente?» mi chiese Louis.
«Pensavo solo.. niente.»
Pensavo solo che mi piacerebbe rivedere te e Harry scherzare insieme, comportarsi come due vecchi amici quali siete. Mi piacerebbe vedervi combinare guai ancora insieme e, magari, aiutarvi a vicenda, come in quel momento.
«Pensi tu a lui?»
Harry aveva un braccio che penzolava fuori dal divano e le gambe oltre l'altro bracciolo. Era troppo piccolo per la sua altezza. Guardai come Louis lo stava fissando. Quando aveva capito che c'era qualcosa che non andava al telefono, me lo aveva strappato dalle mani perchè si era preoccupato.
«Gli vuoi bene..» dissi, senza neanche pensarci.
Louis si voltò a guardarmi come se fossi pazza.
«Certo che gli voglio bene, smettila di guardarmi in quel modo.»
Mi lasciò, facendomi ridere, e notai come Chester stava iniziando a leccare la faccia ad Harry. Louis si chiuse nella sua stanza e io mi piegai sulle ginocchia per allontare Chester.
«Smettila.» sussurrai, ridendo.
«Mmmh.»
Harry si lamentò dal divano e si portò una mano sulla faccia per stropicciarsi un occhio. Mi allontanai, improvvisamente impaurita, pensando che si stesse svegliando. Louis aveva ragione, non appena avesse scoperto dove si trovava, avrebbe dato di matto. Ma quanto mi era mancato? Era così bello, nonostante fosse ubriaco fradicio sul mio divano, nonostante il livido che gli si stava iniziando a formare sullo zigomo e nonostante quell'odioso succhiotto sul collo. Avrei strozzato volentieri Alyssa, anche se da un lato mi faceva tenerezza. Harry dormiva, continuava a dormire ignaro su dove si trovava. Chester si mise seduto accanto a me e continuava a fissarlo, trattenendosi dal continuare a leccarlo sulla faccia.
«Si aggiusterà tutto.. te lo prometto.»
Sussurrai, accarezzandomi la pancia e asciugandomi una lacrima che mi rigò la guancia. Chester me la leccò e scoppiai a ridere. Mi alzai da terra, coprii Harry con una coperta e, guardando un'ultima volta, andai a coricarmi.

 

POV di Harry.

Sentivo caldo, dannatamente troppo caldo.
Aprii gli occhi di scatto e fissai un soffitto diverso dal solito soffitto di casa di Emma e Josh. Mi sollevai, scrutando la stanza in cui mi trovavo e, non appena capii dove mi trovavo, sentii tutto quello schifo di alcool risalirmi su per la gola. Scattai in avanti, correndo verso il bagno. Scivolai velocemente per terra, abbracciando la tazza e vomitandoci dentro. Avevo la gola a fuoco e quello schifo di senso di nausea. Sentii Chester zampettare pigramanete dentro il bagno e sedersi al mio fianco. Continuai a rimettere tutto l'alcool che avevo ingerito, giurando a me stesso che non avrei più bevuto così tanto. Lo dicevo sempre. Passai una manciata di minuti seduto su quel pavimento gelido, abbracciato a quella tazza come un cretino. Quando la nausea cessò del tutto mi alzai in piedi e accesi la luce del piccolo bagno. Guardai il mio riflesso nello specchio e vidi i miei occhi scavati e le occhiaie nere. Ero tutto appiccicoso in viso per via del caldo che avevo sentito e la bocca mi sapeva di acido. Guardai il recipiente con gli spazzolini sul lavandino e decisi di non avere altra scelta. Lei non si sarebbe offesa.
«Tu zitto, d'accordo?» avvisai Chester.
Afferrai quello rosa, riconoscendo i suoi gusti, e ci misi un po' di dentifricio e iniziai a spazzolarmi i denti. Il sapore fresco mi riempii la bocca, spazzando via il sapore di alcool. Mi sciacquai con l'acqua e tolsi l'eccesso sulle mie labbra grazie a un asciugamano. Rimisi lo spazzolino al suo posto, cercando di lasciare tutto come era. Mi fissai ancora allo specchio, confuso. Come diamine ero finito lì? E, cosa più importante, perchè cazzo ero lì? Forse era l'ultimo posto dove sarei voluto andare. I miei ricordi erano sbiaditi e ricordavo solo di essermi rifugiato in quel dannato locale dopo averla vista al McDonald's con quei due idioti. E dopo? Ricordavo solo capelli biondi e alcool... tanto alcool.
«Cazzo!» sbraitai, non appena notai il segno sul mio collo.
Era di un viola scuro, proprio poco più sopra della clavicola. Chi cazzo mi aveva fatto una cosa del genere? Avevo fatto sesso con qualcuno? No, Dio no, non poteva essere. Hanna mi aveva trovato e mi aveva portato qui, giusto? Se fosse successo qualcosa non mi avrebbe mai portato qui, mi avrebbe lasciato per strada. E lei non era stata, giusto? Quindi chi? E perchè diamine avevo un occhio nero? Avevo una strana visione di Louis che mi tirava un cazzotto, ma era un immagine confusa. Mi scoppiava la testa con quella luce accecante, così la spensi e tornai verso il salotto, notando l'orologio sul muro che segnava le quattro del mattino.
«Liam!!!»
Stavo per risdraiarmi sul divano, quando sentii urlare.
«No!! Ti prego!!»
Riconobbi la voce di Hanna che urlava in modo disperato. Quell'unica voce straziante fu abbastanza per farmi preoccupare e seguii Chester in camera di Hanna quando lo vidi iniziare a correre.
«Liam!!»
Hanna era tra un pasticcio di coperte, con la testa che scattava prima a destra e poi a sinistra. Mi precipitai al suo fianco e non appena toccai la sua pelle la sentii stracolma di sudore.
«Hanna! - la chiamai, scuotendola – Hanna svegliati!»
Spalancò gli occhi, terrorizzata. Delle lacrime scivolarono via dai suoi occhi e mi fissò, con l'espressione angosciata.
«Harry..» sussurò, la voce rauca.
«Va tutto bene, era solo un incubo.»
Le sciugai le lacrime con i pollici e la fissai in tutto il suo splendore. I capelli le ricadevano sul seno coperto da una familiare maglietta. La mia maglietta. Stava dormendo con la mia maglietta. Cercai di non fissarla per troppo tempo, nascondendo la gioia immensa che un piccolo gesto come questo mi dava. Non volevo rendere la situazione più imbarazzante più di quanto già fosse. Così, alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi ancora rossi e gonfi.
«Meglio?» le chiesi.
Lei annuì, tirando su con il naso.
«Allora.. sarà meglio che torno di là.»
Feci per alzarmi ma Hanna afferrò la mia mano, mandandomi un brivido per tutta la schiena.
«Ti prego.. so che ti faccio schifo in questo momento ma.. non mi lasciare sola.»
Era una supplica disperata, come se fosse terrorizzata all'idea di richiudere gli occhi e rivivere quella notte. Ero combattuto. Vedevo la maglietta che ricopriva la sua pancia e ricordavo il perchè fossimo in questa situazione, ma poi vedevo i suoi occhi e la mia durezza crollava.
«Va bene.»
Percepii il sorriso che cercava di nascondere e mi fece spazio sotto le coperte. Mi misi di schiena, con un braccio dietro la mia testa. Lei appoggiò la testa sul mio petto e mi circondò la vita con un braccio.
«Stai.. stai bene?» mi chiese, incerta.
«Penso di si.. ho fatto comunque una visita al tuo bagno qualche minuto fa, sono rimasto lì per quelle che sembravano delle ore.»
La sentii ridacchiare contro il mio petto e io feci lo stesso.
«Non avrai sporcato il mio bagno Harry?» si finse seria.
«Oh, non mi permetterei mai di farlo.. ma potrei, come dire, aver preso in prestito il tuo spazzolino.»
«Cosa?»
La vidi sollevare la testa di scatto per guardarmi, scioccata. Aveva la bocca che formava una piccola 'O' e gliela chiusi, poggiando due dita sotto il suo mento.
«Ora non fare la timida Hanna Tomlinson.»
Le sorrido maliziosamente e lei mi sorrise in risposta, realizzando solo dopo la mia battutta e mi resi conto di essere un idiota. Si riappoggiò sul mio petto, rimanendo in silenzio per i prossimi minuti. La stanza era buia, la casa silenziosa. I nostri respiri e quello di Chester erano gli unici rumori, tenendo presente del probabile russare di Louis dall'altro lato della stanza.
«Il succhiotto che ho al collo.. non ho fatto niente, vero?» spezzai il silenzio.
«No.. volevo uccidere quella stronza, ma mi ha spiegato che ti sei fermato.»
Ridacchiò e io tirai silenziosamente un sospiro di sollievo. Nonostante mi avesse mentito, non avrei mai sopportato l'idea di tradirla, anche se non stavamo completamente insieme. Senza pensarci portai il braccio piegato dietro la mia testa attorno alle sue spalle e lei sembrò rabbrividire. Avrei voluto essere così sempre. Senza segreti, senza bugie. Avrei voluto toccare la sua pancia e sentire mio figlio. Sarei diventato padre, diamine.
«Harry..» la sentii sussurrare.
«Mmmh.»
«Sei ancora arrabbiato con me?»
Rilasciai un sospiro, seccato da quella domanda.
«Hanna..» la avvertii.
«Scusa.. solo che.. mi sei mancato.»
Si rannicchiò come un cucciolo contro il mio petto e il profumo dei suoi capelli entrò nelle mie narici, riportandomi a Bristol qualche mese fa.
«..anche tu.»
Ed era vero. Mi era mancata così dannatamente tanto. La strinsi con il braccio, aiutandomi anche con l'altro, e cercai di pensare a un modo in cui avrei potuto perdonarla, davvero, prima di cadere in un sonno sereno e.. felice.

 

POV di Hanna.


Ero riuscita a prendere sonno, con il profumo di Harry che mi mandava in estasi. Le sue braccia si erano fatte piu strette durante la notte, quando era troppo addormentato per pensare lucidamente. Vederlo nel mio letto, con quell'espressione spaventata che cercava di tirarmi fuori dall'incubo era stata la cosa più bella degli ultimi giorni. Mi dava un minimo di speranza. Speranza che ci fosse ancora un futuro per noi. Mi svegliai con l'odore di caffè che invadeva la casa, arrivando fino alla mia stanza. Mi voltai di scatto e vidi il posto di Harry vuoto al mio fianco. C'era ancora la sua forma sulle lenzuola e il profumo sul cuscino. Sorrisi come un idiota e lo strinsi al mio petto, respirandone quanto più potevo. All'improvviso sentii qualcosa che si rompeva dalla cucina e mi alzai di scatto.
«Cazzo!»
Uscii dalla stanza a piedi nudi e trovai Harry in piedi, vicino alla macchina del caffè, che fissava dei pezzi di ceramica sul pavimento, segno che aveva accidentalmente fatto cadere una tazza.
«Tutto bene?» chiesi, ridendo.
«Non ti avvicinare! - mi ammonì – Potresti prendere qualche pezzo sotto il piede.»
Si piegò sulle ginocchia e iniziò a raccogliere i piccoli pezzi di ceramica in una mano, mentre io e Chester lo fissavamo divertiti. Si alzò e buttò i pezzi nella spazzatura, strofinandosi il retro del collo come se non sapesse dove prenderne un'altra.
«Tieni.»
Mi avvicinai allo sportello alla sua sinistra e presi una tazza dal ripiano, passandogliela.
«Cos'era quel rumore?»
Louis apparse all'improvviso dal corridoio, facendomi sussultare.
«Harry..» iniziai a spiegare, ridendo.
Ero stranamente di buon umore, ma anche tanto, tanto in ansia.
«Ho fatto cadere una cazzo di tazza a terra d'accordo? Tu smettila di ridere!»
Mi ammonì di nuovo e andò a versarsi un po' di caffè.
«Oh.. - Louis non disse nulla, andò verso lo sportello che avevo aperto io poco prima – Dov'è la mia tazza?»
Si voltò di scatto verso di me e rimasi confusa per un attimo. Harry continuava a bere il suo caffè tranquillamente, camminando pigramente verso il divano.
«L'avevo rimessa qui Hanna.» continuò lui.
Diedi una sbirciata alla spazzatura e notai i pezzi di ceramica blu. La tazza preferita di Louis. La tazza che gli aveva regalato Aria.
«Ehm..» cercai di dire.
«Harry! - urlò all'improvviso – Hai rotto la mia tazza!»
Harry si voltò verso di noi, deglutendo.
«Ups!» fece spallucce.
Louis gli andò in contro ed Harry poggiò la tazza sul tavolino, scattando in piedi e girando attorno al divano per allontanarsi da Louis.
«Tu!»
Louis puntò con un dito Harry e iniziò ad andare verso sinistra, mentre Harry faceva lo stesso.
«Andiamo, non puoi rovinare un'amicizia per una tazza.» scherzò Harry.
Nel momento in cui mio fratello scattò in avanti, Harry iniziò a correre per casa e io iniziai a ridere più forte. Sembravano due bambini che avevano litigato per un giocattolo, però anche sui loro visi c'era divertimento. Louis talvolta lo afferrava dalla maglietta, ma Harry riusciva a liberarsi facilmente.
«E tu cosa ridi?»
Quando si avvicinarono a me Louis mi afferrò per i fianchi e iniziò a farmi il solletico. Iniziai a dimenarmi, ridendo e urlando. Mi faceva male la pancia per quanto risi e non c'era possibilità di smettere. Harry venne in suo aiuto e iniziò a tenermi ferma dalle spalle.
«Basta!»
Sembrava avessi le convulsioni e piangevo dalle risate. Sentivo le loro risate nelle mie orecchie e sentirle insieme era il suono più bello di tutti. Mi lasciarono andare dopo minuti di torture e respirammo tutte e tre con il fiatone.
«Stronzi!»
«Eh no signorina, non è un linguaggio adatto a lei.»
Harry mi pizzicò il naso e sembrò come se avesse dimenticato tutto. Risi di nuovo e lo guardai mentre cercava di regolare il suo respiro. Il succhiotto era ancora ben visibile sul suo collo e cercai di scacciare il pensiero delle labbra di Alyssa su di lui. I suoi occhi verdi lasciarono i miei e scesero sulla mia maglietta, e solo in quel momento ricordai cosa indossavo.
«Bella maglietta.»
Sentii le guance avvampare e distolsi lo sguardo. Sentii Louis tossire apposta alle mie spalle e camminare verso la macchinetta del caffè. L'attimo sembrò svanire.
«Meglio che vada.. volevo passare da Emma e Josh.» dissi, indietreggiando.
Harry non disse niente. Rimasi lì in piedi a fissarmi, fino a quando svoltai l'angolo e sparii nel corridoio. Che diavolo era appena successo?

 

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Eccomi, scusate il ritardo:)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia perchè ho paura che non piaccia più tanto:(

 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 28.

 


POV di Harry.

Hanna era uscita di casa poco dopo. Si era infilata un jeans e una felpa e, in modo molto imbarazzante, mi aveva lanciato una sorta di sorriso. Aveva intenzione di andare al locale per parlare con Emma e Josh. Ero un po' preoccupato all'idea. Da quando le avevo raccontato la verità Emma mi aveva confidato la delusione che provava nei confronti di Hanna. La capivo, ma non volevo che litigassero, non con Hanna in quelle condizioni.
«Ti senti meglio?»
Mi ero così tanto perso nei miei pensieri che avevo del tutto dimenticato Louis dietro il bancone della cucina. Io ero seduto sul divano e lui se ne stava appoggiato al bancone con la tazza sostitutiva in mano.
«Sei stato tu a darmi un cazzotto?» gli chiesi, ricordandomi del livido e ignorando del tutto la sua domanda.
«Si, e aproposito, ti sta bene.»
«Si, e aproposito, vaffanculo.»
Scoppiammo a ridere e Louis scosse la testa.
«Ne hai approfittato perchè ero completamente andato e incapace di reagire.. ti ricordi chi ti batteva sempre, vero?» ammiccai.
«Si, me ne ricordo.»
Le sue labbra si curvarono in un sorriso nostalgico quando abbassò lo sguardo sul pavimento. Era troppo strano stare nella stessa stanza con lui per più di dieci minuti, da soli. Non eravamo più riusciti a instaurare un qualsiasi tipo di rapporto. Lui adesso era semplicemente il fratello della ragazza che amavo e io ero lo stupido ragazzo di cui sua sorella era innamorata. Ma non era stato sempre così..
«Quando hai intenzione di perdonarla?» chiese, all'improvviso.
Lo guardai per un attimo come se fosse pazzo e sbuffai una risata.
«Tu non puoi capire..»
«Non posso capire? Davvero?»
Posò la tazza sul bancone e sentii la tensione che cresceva nella stanza.
«Non hai idea di come mi senta Louis! Mi sento deluso, tradito-»
«Sai chi si è sentito deluso per tanto tempo? - mi bloccò – Io! Hai una vaga idea di come mi sia sentito quando il mio migliore amico ha deciso di abbandonarmi? Come pensi mi sia sentito quando ho visto trascinarlo fuori casa sua dalla polizia? Come pensi mi sia sentito quando la mia sorellina mi ha chiesto dove diavolo lo stessero portando!»
Louis aveva avanzato di qualche passo verso di me e sembrava maledettamente infuriato.
«Volevo solo tenerti lontano da tutto quello schifo! Mio padre mi picchiava e non volevo coinvolgere te, Hanna, la tua famiglia.. così ho pensato che forse unirmi al gruppo di Zayn sarebbe stato più facile per te starmi lontano.»
Quella era la conversazione che entrambi aspettavamo dalla sera in cui ci vedemmo per la prima volta dopo cinque anni.
«Dio, piantala! Non ero un fottuto ragazzino ok? Potevo sopportare la verità, avrei potuto aiutarti, la mia famiglia avrebbe potuto tirar fuori te e tua madre da quella merda!»
Louis Tomlinson che si scagliava contro di me e mi rivolgeva imprecazioni.
In che fottuto universo ero finito?
«E cosa avresti fatto Louis? Mio padre era un folle! E' riuscito a scappare da dove diavolo lo tenevano rinchiuso, cosa pensi lo avrebbe fermato?»
Mi alzai in piedi, mantenendo sempre la distanza, e Chester si mise sull'attenti.
«Io! Ci avrei provato! Ti sei dimenticato di questo?»
Improvvisamente si scoprì la manica del pigiama, mostrandomi la pelle nuda del suo braccio. Poco prima della piega del gomito vi era un piccolo taglio ormai guarito, ma che aveva lasciato una cicatrice. Lo ricordavo bene. Ricordavo bene quel giorno..

E' troppo alto!” continuava a piagnucolare Louis, osservando la recinzione.
Era una domenica pomeriggio. Il sole sorgeva alto e imponente sulla città e io e Louis avevamo deciso di giocare a pallone. Accidentalmente però, con un tiro lanciai la palla oltre il recinto che separava il nostro quartiere dalla campagna dei Backers. Tanti teppistelli avevano cercato di scavalcarla più volte, solo per fumarsi qualche canna o ubriacarsi con gli amici. Io e Louis avevamo solo dieci anni e volevamo solo quella dannata palla.
Devi solo guardarmi, ci metterò un attimo.”
Non so da dove mi sia venuta quell'idea, ma Louis aveva comprato quel pallone di cuoio per me e non volevo perderlo.
Iniziai ad arrampicarmi sui fili spessi di ferro, facendo attenzione alle piccole parti appuntite.

Vengo anche io!” mi avvertì Louis poco dopo.
Sorrisi, vedendolo arrampicarsi dopo di me. Senza stabilirlo iniziammo a gareggiare su chi sarebbe arrivato per primo dall'altro lato e, quando toccammo insieme il terreno con i piedi, dopo il sorriso entrambi facemmo una smorfia di dolore.
Ahia!” si lamentò Louis, fissandosi il braccio.
Entrambi avevamo un graffio sulla parte interna del braccio, io sul sinistro e lui sul destro, da cui iniziò a fuoriuscire del sangue.
Ti ho sempre detto che siamo fratelli, vero?” gli chiesi, facendolo annuire.
Bene, adesso lo siamo anche di sangue.”
Mi avvicinai a lui e feci combaciare la mia ferita alla sua, mischiando superficialmente il mio sangue al suo. Ero solo un bambino.
E questo significa che ci saremo sempre l'uno per l'altro?” mi chiese.
Sempre. Sei il mio braccio destro, fratello!” dissi, soddisfatto.
A chi arriva primo al pallone?” mi sfidò lui poco dopo.

Fissai ancora la cicatrice e istintivamente mi sfiorai il braccio sinistro sullo stesso punto.
«”Ci saremo sempre l'uno per l'altro”, ti ricordi Harry?»
«Si, mi ricordo.. ma non volevo allontanarti, volevo solo proteggerti.»
Louis riabbassò la manica del pigiama e continuò a guardarmi.
«Non te l'ho chiesto e hai fatto la stessa con Hanna, più di una volta. Lei aveva scelto te, nonostante Marcus, nonostante i nostri genitori e tu l'hai abbandonata. Zayn era lì e sono stato io stesso a spingerla tra le sue braccia perchè non riuscivo più a vedere mia sorella piangere. Poi sei tornato e si, vi è successa una cosa orribile, ma dovete smetterla di comportarvi come due idioti. E' vero, ti ha mentito, ti ha deluso, ma aveva solo paura che la abbandonassi di nuovo perchè ti conosce meglio di chiunque altro. Ti ama come non ha mai amato nessuno, e mi ricordo ancora la prima volta che ti ha visto. Mi seguiva ovunque, faceva le nostre stesse cose solo per farsi notare da te, solo perchè sperava che il migliore amico di suo fratello, per cui aveva una cotta, prima o poi la notasse. Ma io sapevo, sapevo che anche tu provavi qualcosa per lei e io ne ero segretamente contento. E adesso, adesso avrete un bambino. Nonostante tuo padre abbia portato il buio nella tua infanzia, la vita ti sta concedendo un'altra possibilità per essere felice. La donna che ami sta per avere un figlio da te, cosa può esserci di più bello? Continua a dormire con la tua maglietta, lo sai? Con la tua vecchia maglietta dei Rolling Stones. E' come se le mancasse una parte di se stessa, come se avesse il cuore a metà e non venirmi a raccontare stronzate, so che è lo stesso per te. Sii un buon padre per quel bambino Harry, il padre che avresti sempre voluto avere. So che è difficile perdonarla, ma provaci, pensaci. Non devi farlo oggi o domani, basta che tu lo faccia. Lei si merita che tu lo faccia.. perchè sai, forse hai ragione, tu volevi solo proteggermi, ma ho sbagliato anche io. Il mio errore è stato quello di non provarci abbastanza. Hanna non ti ha mai lasciato andare, io si.»
A discorso finito Louis aveva gli occhi lucidi e io sentivo i miei bruciare. In un attimo tutti gli istanti passati insieme mi passarono nella mente come in un film. Louis era stato sempre il fratello che non avevo mai avuto, la famiglia perfetta che non avevo mai avuto. Era l'unica persona di cui mi fidavo, il mio compagno di avventure, il mio braccio destro.
«Perchè.. perchè mi hai lasciato andare?» sussurrai.
Louis alzò di nuovo lo sguardo verso di me.
«Perchè faceva troppo male.»
La sua voce volle spezzarsi alla fine ma lui cercò di controllarla. Non eravamo soliti a certe scene imbarazzanti, ma in quel momento quello che feci mi sembrò più sensato di tutto. Avanzai lentamente verso di lui, rendendolo confuso.
«Ti vuoi vendicare per ieri sera? Era necess-»
Prima che potesse finire lo abbracciai, sorprendendo sia lui che me stesso. Dopo secondi di titubanza Louis ricambiò l'abbraccio e sentii gli ultimi anni scivolare via come aria.
«Mi dispiace..» sussurrai.
Non avevo mai pensato alle parole che gli avrei rivolto, come mi sarei scusato e soprattutto SE mi sarei mai scusato. Ero terribile nei gesti di affetto con le ragazze, figuriamoci con le persone del mio stesso sesso. E okay, stava diventando imbarazzante.
«Okay, sta diventando imbarazzante.»
Sciolsi velocemente l'abbraccio e lo spinsi via, facendolo ridere.
«E' stato toccante, potrei anche piangere.»
Louis mi prese in giro e fece finta di asciugarsi una lacrime inesistente sotto l'occhio.
«Va' al diavolo!»
Gli tirai scherzosamente un cuscino che gli finì sulla faccia e dopo scivolò sul pavimento. Fece ridere anche me e tornai seduto sul divano, pensando che almeno una cosa stesse andando per il verso giusto.
«Ehi, - Louis mi richiamò prima di inoltrarsi nel corridoio e lo guardai ancora con il sorriso sulla faccia - non sparire mai più, d'accordo?»
Sembrava un avvertimento, quasi una minaccia, ma potevo percepire il suo tono di supplica, come se avesse paura anche lui che potessi scomparire un'altra volta. Smisi di ridere e tornando serio lo guardai negli occhi.
«Non lo farò.»

 

POV di Hanna.

Non so se era stata una buona idea lasciare quei due da soli nella stessa stanza. So che era stata una mossa azzardata, ma nel mio cuore speravo ancora che ci fosse speranza per loro. Louis mi aveva lanciato un'occhiataccia prima che uscissi e io gli avevo rivolto un sorriso di scuse.
Non pioveva quel giorno, ma il vento soffiava freddo sulla città. D'altronde eravamo novembre, l'inverno era alle porte. Passai davanti la caffetteria di Mary e la vidi indaffarata dietro al bancone. Non parlavamo da tanto, ma quando avevo occasione passavo anche solo per un saluto. Era troppo indaffarata per notarmi così mi promisi di passare più tardi. Sentii il cellulare vibrare nella tasca e vidi un messaggio da parte di Zayn e uno da parte di Aria. Il primo mi chiedeva come fosse andata con Harry e mi avvisava che sarebbe stato fuori città per l'intera giornata. Non mi volle dire perchè ma mi aveva promesso che me ne avrebbe parlato presto. Aria mandò un messaggio chilometrico in cui mi raccontava di Oxford, dei professori, di quanto fosse secchione un suo collega che quasi le ricordava me, mi informò che sarebbe venuta a trovarmi i primi di dicembre, quando ci sarebbe stata la sospensione delle lezioni e mi chiese come stava il suo nipotino. Sorrisi mentre leggevo e risposi a entrambi. La risposta di Aria occupò più tempo, tanto che non appena finii mi accorsi di essere arrivata al locale. Notai Douglas, il figlio dello chef, fuori dal locale con una sigaretta in mano.
«Hanna!»
I suoi occhi si illuminarono quando mi vide e mi venne incontro per stringermi in un abbraccio. Avevo sempre adorato Douglas.
«Ehi, come stai?» gli chiesi.
Lui sciolse l'abbraccio e mi osservò.
«Bene e vedo che tu stai alla grande.»
Mi fece sorridere non appena indicò il mio pancino che continuava a crescere e quasi arrossii. Parlai con lui ancora per qualche minuto e poi io entrai, a causa del freddo. Il locale sembrava vuoto e una musica bassa riempiva la stanza. Sentii dei passi scendere dalle scale, che portavano al piano di sopra, e dopo poco apparve Josh.
«Ehi..» sussurrai.
Rimase immobile a fissarmi e camminò lentamente verso di me.
«Ehi..» ripetè.
«Mi dispiace Josh.. so di aver combinato un completo disastro, io-»
«Non devi chiedere scusa a me Hanna, a me non hai fatto nulla.»
Mi bloccò a metà frase e quando mi sorrise mi rilassai legermente. Camminò ancora verso di me e mi abbracciò, come aveva fatto poco prima Douglas.
«Come stai?»
«Bene... credo.»
Josh notò la mia voce rotta e sciolse l'abbraccio per guardarmi e accarezzarmi una guancia.
«Josh, hai vist-»
Il nostro momento fu interrotto dalla voce di Emma. Non appena ci vide si bloccò sulle sue parole e il suo sguardo fu su di me.
«Oh, sei tornata.» disse solamente.
Andò verso il bancone e iniziò a curiosare tra i bicchieri. Josh mi lanciò un'occhiata di rassicurazione e poi sparì, lasciandoci sole.
«Emma ascolta, mi disp-»
«Ti dispiace lo so, tutto chiaro.»
La vidi cercare qualcosa che ovviamente non trovava.
«Mi dispiace averti mentito, l'ho fatto solo per non ferirti.»
«Davvero? Critichi tanto Harry per quello che ti ha fatto e tu fai lo stesso?»
Ahia. Non me lo aspettavo.
«Emma, tu non capisci..»
«Mi hai fatto credere che non conoscessi bene Harry, che non sapessi come fosse fatto.. mi hai fatto fare la figura dell'idiota mentre ti raccontavo di ciò che sentivo per lui e tu te ne sei rimasta zitta.. ridevi alle mie spalle?»
«Cosa? No!»
Mi superò e andò verso il magazzino, sicuramente per cercare quello che non trovava al bancone.
«Emma ti prego, sei stata la prima persona che ho conosciuto qui.. non voltarmi le spalle, mi dispiace!» la implorai.
Lei fermò le sue azioni e vidi che stava pensando seriamente a perdonarmi. Sbuffò e guardò alle mie spalle.
«Ci penserò.. nel frattempo puoi riprendere a lavorare qui se vuoi, Sharon è un disastro.»
Le sorrisi e mi superò, senza degnarmi di uno sguardo. Bhe, poteva andare peggio.
«Allora?» mi chiese Josh, quando tornai al bancone.
Mi sedetti su uno degli sgabelli e lo guardai mentre puliva dei bicchieri con un panno.
«Dice che ci penserà.» sospirai.
«Ti perdonerà, sei l'unica amica che ha qui.. - mi rassicurò - Hai notizie di Harry? Stanotte non è rientrato.»
«Oh, lo abbiamo trovato ubriaco fradicio in uno schifo di locale, ha passato la notte da me.»
Josh bloccò i suoi movimenti e venne a mettersi di fronte a me.
«So che probabilmente adesso starà facendo l'orgoglioso del cazzo, ma sappi che non sta meglio lontano da te, è come se gli mancasse una parte di se stesso.» mi strinse una mano e sorrisi.
«Spero sia così.»
«Pensa che mio padre voleva sentirlo suonare ma ha avuto come una sorta di blocco ed è scappato via.»
Cosa? Non riusciva più a suonare?
Josh tornò ai bicchieri e mi accorsi solo in quel momento che aveva nominato suo padre.
«Tuo padre è qui?» chiesi, eccitata.
«Si, da qualche giorno.. all'inizio ho avuto un pò paura sai.. Harry potrebbe essere il suo perfetto figlio.»
«Josh..» provai a dire.
«Lo so, sono un idiota a pensare una cosa simile.. so che mio padre ha sofferto molto, sai sono io la causa per cui mia madre ci ha lasciati.. nonostante questo lui cerca di dimostrarmi ancora il suo bene.»
Josh cercò di nascondere una lacrima e mi venne da sorridere. Era sempre stupendo vedere un ragazzo che lasciava intravedere della fragilità. Non fraintendetemi, era orribile vedere stare male qualcuno, ma quando era un ragazzo, era tutto più bello.
«D'accordo ragazzina ora basta, perchè non torni stasera al tuo lavoro?»
«Certo, ragazzino.»
Gli feci una linguaccia e scesi dallo sgabello. Era andata meglio di quanto pensassi. Emma non mi odiava del tutto, Harry non mi aveva urlato contro non appena aveva scoperto di essere a casa con me e Josh era ancora mio amico. E, non meno importante, avevo ancora il mio lavoro. Salutai Josh con una mano, promettendogli che ci saremo rivisti la sera stessa, e uscii dal locale. Un'altra cosa non era cambiata: la mia abitudine nell'andare a sbattere contro le persone.
«Ehi!»
Harry poggiò le sue mani sulle mie spalle per sorreggermi, visto che avevo sbattuto la testa con la sua spalla. Non sembrava arrabbiato, non sembrava deluso. Sembrava.. imbarazzato?
«Ehi.» risposi, ritrovando la capacità di parlare.
I suoi occhi verdi così luminosi mi aveva distratta.
«Com'è andata?»
«Bene, direi.. Emma e Josh non mi odiano e.. ho ancora il mio lavoro.»
«Nessuno ti odia Hanna.»
Gli sorrisi e sentii le guance avvampare. Sembrava essere cambiato qualcosa dal giorno prima. Sembrava meno incazzato con il mondo, meno incazzato con me. E le sue mani erano ancora sulle mie spalle, le quali iniziavano ad andarmi a fuoco.
«Bene, - le fece scivolare giù lungo i suoi fianchi – adesso è meglio che rientri.»
«Certo.. anche io dovrei andare.»
Mi fece passare e iniziai a camminare, prima che mi bloccasse di nuovo.
«Ci vediamo stasera?»
Mi voltai e lo vidi indietreggiare e.. arrossire. Oh mio Dio. Quant'era secsi?
«Hanna?»
Mi richiamò e io cacciai dalla mia testa il pensiero del suo corpo sul mio. Che diavolo!
«Certo! A stasera!»
Lui sembrò notare il mio disagio e iniziò a ridere. Io mi maledii per un attimo e ripresi a camminare più velocemente, prima che potesse richiamarmi un ulteriore volta per far nascere in me altri pensieri perversi. Erano sicuramente gli ormoni, o l'astinenza, o gli ormoni. Si, sicuramente gli ormoni. Camminai per pochi minuti, fin quando riconobbi la porta a vetri della caffetteria.
«Ciao tesoro!»
La voce di Mary esplose nel locale quando mi vide e io fui grata di vederla, così che Harry potesse uscire per un attimo dalla mia testa.

 

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Oggi non voglio lasciare il mio solito, breve commento. Oggi voglio dire qualcosa a tutte quelle ragazze che hanno pubblicato foto su instgram in cui si tagliavano i polsi e SPECIALMENTE a quella ragazza che ha tagliato la testa al suo cane. E per cosa? Perchè un ragazzo della mia età ha fatto una scelta diversa da quella che volevate voi! Pensate che questo vi renda delle fans? Pensate che questo vi renda "le persone che più ci tengono"? Adesso vi dico una cosa: non siete fans. Questo non è essere fans. Provocare del dolore a voi stesse o agli altri non è essere fans, è solo un comportamento stupido e immaturo. Al mondo c'è gente che muore, gente che soffre, e voi pensate che questa sia la fine del mondo. Insomma gente, siete nel pieno dell'adolescenza, siete negli anni in cui potete fare le esperienze più belle e invece cosa fate? NULLA. Su internet vedo ragazze che fanno questo, ragazze che dicono "gli One Direction non esistono più", sapete che vi dico io? Che voi non siete mai state le loro fans. Capisco le ragazze che si sono dispiaciute, ma voi no. Anche io mi sono dispiaciuta molto e, per quanto non condivida la sua scelta, la rispetto. Ci sono problemi più importanti nella vita e le vostre azioni non lo faranno tornare. Ci sono altri quattro fantastici ragazzi che in questi giorni e, IN QUESTI ANNI, hanno dato anima e corpo per le loro fans e io non penso che si meritano di essere abbandonati. Non è colpa loro se Zayn ha preso questa decisione e non mi sembra giusto che debbano risentirne. Gli One Direction ci sono ancora, solo con un elemento in meno che rimarrà sempre nel nostro cuore. Dimostrate di essere fans adesso, supportandoli in questo momento, no tagliandovi le vene o prendendovela con i vostri animali! Mi dispiace se ho offeso qualcuno, ma tutto questo mi sembra davvero fuori luogo e infantile. Così dimostrate solo a tutti quelli che dicono "gli One Direction sono solo un gruppo di cinque ragazzi belli, amati da stupide ragazzine" che hanno ragione. Scusate, mi dovevo sfogare. #1Dstaystrong

ps: ZAYN NON E' MORTO, è vivo e vegeto. DATEVI UNA REGOLATA DIO SANTO!

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 29.

 

POV di Hanna.


Sembrava che tutto a poco a poco stesse tornando alla normalità. Mio fratello aveva gli occhi a cuoricino ogni volta che chiudeva Skype con Aria e mi aveva raccontato del suo riavvicinamento con Harry, Josh era tornato quello di sempre, Emma mi rifilava una sillaba in più ogni giorno, continuavo a parlare segretamente con Liam e Harry sembrava quasi essersi trasformato in un'altra persona. Chiamava spesso, quando ci incontravamo al locale mi sorrideva sempre e, cosa più importante, aveva ricominciato a suonare ed era tornato a casa di Zayn. E Zayn? Ero seduta quel giorno da Mary ad aspettarlo, perchè era stato via non solo un giorno, come mi aveva accennato, ma per ben quattro. Ed eccomi lì, al quarto giorno, in un martedì pomeriggio e piovoso, con in mano una tazza di tea. Ci soffiai sopra per raffreddarlo un pò, mentre cercavo di combattere contro il raffreddore.
«Dovresti mettere un pò di crema lì.»
Mary si avvicinò al mio tavolo e indicò il mio naso screpolato e rosso che mi faceva somigliare a Rudolf.
«Vorrei solo qualcosa che mi faccia stare meglio.. ma ovviamente non posso.»
Indicai la mia pancia che continuava a crescere sempre di più e sbuffai, sembrandomi un pupazzo con il fischietto per il mio tono di voce.
«Le nausee sono finite?»
«Si, almeno quelle.»
Mi accarezzai il ventre con una mano e quando alzai la testa vidi proprio Zayn entrare nel locale. Aveva tagliato I capelli e aveva un aspetto meraviglioso. Sembrava felice, più sereno.. come se portasse buone notizie.
«Hanna!»
Non appena mi vide il suo viso si illuminò in un sorriso e, quando mi alzai per salutarlo, lui mi strinse in un abbraccio. Mi alzò da terra e mi fece volteggiare in aria, suscitando in me uno stupido gridolino di sorpresa.
«Mi sei mancata!» mi disse, una volta messa giù.
«Anche tu mi sei mancato.»
«Bentornato teppista.»
Mary lo salutò con un sorriso e Zayn le fece un cenno con la testa.
«Ehi, mi sei mancata anche tu.»
Le diede un bacio sulla guancia e Mary scherzosamente lo spinse via.
«Non c'è bisogno di tante smancerie per chiedere una tazza di caffè!»
Risi alla scena e la vidi sparire dietro al bancone, mentre noi prendevamo posto al tavolo.
«Hai un aspetto diverso.. cosa diamine hai fatto?»
«Bhe.. cara Hanna, hai davanti ai tuoi occhi il nuovo apprendista della Design Academy Tattoo
Zayn mi sorrise soddisfatto, come un idiota, e io più lo guardavo, più rimanevo confusa.
«Ehm.. dovrei sapere cos'è?»
«Solo l'accademia di tatuaggi più importante di tutta l'America?»
Mi guardò come se la cosa fosse ovvia, ma nella mia testa il posto migliore era sempre stato l'Italia. Degli altri non mi preoccupavo.
«Davvero? Oh aspetta.. America?»
Lo guardai confusa per un attimo e la sua espressione da eccitata diventò triste.
«Dovrai andartene in America? Per quanto?»
«Un anno.. o due.»
Cosa ti aspettavi Hanna? Il mondo va avanti.
Ritirai le braccia allungate sul tavolo nel momento in cui Mary arrivò con una tazza di caffè per Zayn. Ci guardò per cercare di capire come fosse possibile che I nostri toni fossero cambiati all'improvviso, ma poi decise di andarsene.
«Non essere triste Hanna.. tornerò qualche volta, pot-»
«No, sono contenta per te, davvero.. sono contenta che finalmente tu abbia trovato la tua strada, sono solo triste perchè.. mi mancherai.»
Zayn allungò un braccio per prendermi una mano e mi sorrise.
«Mi mancherai anche tu..»
«Quando dovresti partire?»
«Tra due settimane..»
Era più presto di quanto pensassi. Speravo avessimo ancora un mese da passare insieme, speravo potessimo addobbare la casa per Natale insieme, speravo potessimo iniziare il nuovo anno insieme..
«Denise verrà con me, è stata presa anche lei.»
«Allora è una cosa seria.» ammiccai, prendendolo in giro.
«Piantala!»
Lasciò la mia mano e vidi le sue guance arrossire. Si portò un braccio per torturarsi il collo imbarazzato e poi si concentrò sul suo caffè.
«Non vedrai nascere il bambino..» sussurrai.
«Oh, sono sicuro che nascerà un piccolo Harry grande e forte! Ma.. spero di poterci essere.»
Risi al suo tono e fui felice che anche lui avesse trovato la sua strada. Sembrava che tutti finalmente avessero un obiettivo ben preciso. Tutti, tranne me.
«Mio padre dice che se voglio posso frequentare l'accademia dopo che nascerà il bambino.. se ho davvero voglia di riprendere a disegnare.»
«Ne hai voglia?»
«E' sempre stata l'unica cosa che avrei voluto fare.. non so neanche se sono brava a fare qualcos'altro, figuriamoci fare la mamma.»
«Ehi, sarai una brava mamma.»
Mi strinse di nuovo la mano e, solo in quel momento, realizzai quanto mi sarebbe mancato.
 

POV di Emma.

Il locale era più pieno del solito, visto il ritorno di Harry. Non so cosa lo aveva spinto a tornare a cantare, ma scommetto che Hanna e il fatto che sia tornato a dormire a casa sua, centrino qualcosa. Mio padre si era anche abituato alla sua presenza e non so per quale motivo gli stesse simpatico. Forse perchè gli ricordava lui alla sua età, forse perchè il suo carattere non era più terribile con gli estranei, forse perchè vedeva che mi rendeva felice.. no, non poteva essere che mio padre sapesse. Era tanto evidente? Ho cercato di nasconderlo a tutti, ma Josh fu il primo ad accorgersene. E forse ero stupida, ma il mio cuore in una piccola parte sperava che lui si accorgesse di me.
«Due birre, grazie dolcezza!»
Mi urlò un tizio disgustoso da un tavolo. Ignorai l'appellativo e andai verso il bancone, ormai ci ero abituata. Avevamo deciso di aprire questo piccolo pub perchè io e Josh volevamo qualcosa di nostro. Non volevamo più legami con I nostri genitori, anche se amavo mio padre più della mia stessa vita. Lui fu quello che soffrì più di tutti quando mamma ci lasciò, e questo non lo dimenticherò mai. Lo aveva rovinato.
«Sono tutti in attesa per il fenomeno.»
Josh mi si avvicinò e non perse occasione per fare una battuta su Harry. Non gli era mai stato simpatico, ma forse adesso iniziava ad apprezzarlo.
«Divertente.» gli feci una linguaccia.
Servii il tizio disgustoso di prima, il quale cercò ancora di conquistarmi con qualche altro appellativo peggiore di quello precedente, e tornai al bancone. Hanna quella sera non lavorava e al suo posto Sharon cercava di rompere meno bicchieri di quanti ne aveva rotti nelle ultime settimane. Era adorabile, ma per quanto odiassi Hanna in quel momento, nessuno era precisa come lei. In realtà, non la odiavo. Ero solo gelosa che avesse le attenzioni di Harry ed incazzata perchè non mi aveva raccontato di loro due, ma adesso sentivo la sua mancanza. Era la prima amica, e l'unica, che avevo qui e le serate al pub senza la sua dolcezza e la sua timidezza, erano diverse. Avrei dovuto chiamarla, chiederle come stava, chiederle di uscire.. ma l'immagine di Harry sul palco bloccò I miei pensieri. I fari del palco gli illuminavano il viso e si passò una mano tra I capelli in un gesto che mi fece tremare le ginocchia. Iniziò a pizzicare le corde della chitarra e un boato esplose nel bar per la familiare canzone. Diana. Lo fissai sentendo gli occhi lucidi, cercando di non pensare che Diana fosse proprio Hanna.
«Conosco quello sguardo.»
Mio padre mi fece sussultare non appena apparse al mio fianco e io ripresi I miei movimenti, imbarazzata.
«Quale sguardo? Non ho nessuno sguardo!»
Iniziai a pulire nervosamente il bancone con uno straccio, sperando che mio padre smettesse di fare domande.
«Emma.. hai lo stesso sguardo che aveva una volta tua madre quando guardava me.»
A quella frase, mi paralizzai.
«C-cosa?»
«Tesoro, un padre capisce quando sua figlia ha una cotta per un ragazzo e tu ne hai decisamente una per il nostro Harry.»
Lo guardai per un attimo e, comportandomi da bambina, sbuffai e andai a sedermi su un vecchio scatolone messo lì per caso, nascondendo il viso tra le mani.
«Ehi, non volevo metterti in ridicolo piccola..»
Mio padre mi tirò via una mano e, per la prima volta dopo anni, una lacrima mi rigò una guancia.
«Un momento, stai davvero piangendo?»
«Smettila!»
Riuscii a ridere per un momento, ma la voce di Harry nel locale mi riportò alla realtà.
«Intendevo solo dire.. che noi artisti siamo un casino Emma, quando troviamo qualcuno a cui scrivere canzoni è la fine.. si crea un rapporto speciale con quella persona, sai? E tutte le canzoni di Harry sono per questa ragazza che neanche conosco.. e sembra tenerci davvero tanto.. non voglio che tu ci stia troppo male..»
«Hanna.. si chiama Hanna e, avranno un bambino.. ed è l'unica amica che ho qui, le voglio molto bene.»
Cercai di ricompormi per non sembrare davvero una bambina capricciosa ma in realtà il mio non era un capriccio. Avrei solo voluto che per una volta un ragazzo che mi piaceva mi notasse e non finire nella trappola dei soliti stronzi.
«Ci credo.. e sono sicuro che anche Harry vuole bene a te.. e presto troverai anche tu qualcuno che ti dedichi qualche canzone.»
Mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrisi. Mi era mancato.
«Tu provavi questo con la mamma?»
«Lo provavo, si.. - sospirò – ma evidentemente per lei non era abbastanza.»
Vidi un pò di nostalgia nei suoi occhi e mi maledii per avergli fatto ricordare episodi tristi. Prima che potessi cambiare argomento, lui prese le mie mani e mi sollevò per riemergere dal mio nascondiglio.
«Oltre a essere bello è bravo, non credi?»
Risi, spingendolo con un gomito e tornai a guardare Harry. Stava per diventare padre, avrebbe avuto un bambino con la ragazza che amava e io non avrei mai avuto una possibilità con lui. Prima lo accettavo, prima sarei stata meglio.
«Si, è molto bravo.»
Mio padre si voltò a guardarmi e senza dire una parola mi strinse in un abbraccio.
«Chiamala Hanna.» mi sussurrò.
Sciolse l'abbraccio e mi lasciò, mentre Harry finiva la canzone suscitando applausi e urli di approvazione. Josh venne dietro il bancone e ne approfittai per allontanarmi un attimo, prendere il telefono dalla tasca e mandare un messaggio ad Hanna.

 

POV di Harry.

 

Scesi dal palco ringraziano tutte le persone che mi applaudivano e soddisfatto della mia performance. Vidi Robert avvicinarsi mentre un altro tipo di musica esplodeva nel locale.
«Com'è andata?» chiesi, ansioso.
A quanto ne sapevo Robert era stato uno dei discografici più importanti di Dublino e quindi temevo il suo giudizio, ma anche se mi avesse detto che ero un completo disastro penso che non me ne sarebbe fregato un cazzo.
«Mi ricordi tanto una persona ragazzo.»
Mi mise una mano su una spalla con l'espressione fiera.
«Chi?»
«Me.»
Lo guardai confuso non capendo se effettivamente fosse una buona cosa o meno.
«Hai talento e grinta, e sei molto innamorato di questa Diana.»
Sentii le guance andarmi quasi a fuoco e desidererai scomparire da sotto il suo sguardo complice.
«Hai mai pensato di farlo come mestiere?»
«C-cosa? Io?»
Balbettai, ricordando piccole scene di quando ero piccolo e sognavo di diventare una rockstar alla moda con I pantaloni strappati e qualche tatuaggio.
«Io no di certo, ormai sono troppo vecchio, tu Harry!»
«Oh.. ma non potrei, insomma.. ho un caratteraccio, faccio fatica a socializzare e non credo di essere così bravo, ecco..»
Robert mi guardava con le braccia conserte e annuiva. Ero infastidito perchè non capivo se concordava realmente o mi stesse solo prendendo per il culo.
«Facciamo così, - disse dopo un pò – inizieremo da questo locale dove ormai sei conosciuto.. continua a scrivere nuove canzoni e, se le persone diminuiranno, sarò il primo a lasciar perdere.»
Ci pensai un pò su, guardando la gente che riempiva il locale scherzando, bevendo e canticchiando una canzone country alla radio. Ero un pò terrorizzato all'idea, ma che costava provarci? Annuii e, non appena mi diede una pacca su una spalla, il mio primo pensiero andò ad Hanna. Dovevo dirglielo. Scattai in avanti e andai quasi a sbattere con Emma che portava un vassoio con sopra due boccali di birra.
«Scusami.» le dissi, sorridendole.
«Tutto apposto.»
Mi sorrise in maniera diversa, quasi più distaccata. Si congedò velocemente e ne fui sorpredentemente sollevato. Forse iniziava a capire che le volevo bene solo come amica e che doveva andare avanti. Mi precipitai nel magazzino per rimettermi la giacca ed uscii di corsa con la chitarra sulla spalla. Salutai con un cenno Josh dietro al bancone e mi inoltrai nella fredda Londra. Le strade non erano affollate e solo in quel momento mi ricordai che erano le dieci passate di un martedì sera. Forse Hanna dormiva, forse era uscita con Louis, forse con Zayn. Dopo quella conversazione cuore a cuore con Louis tutti I miei rapporti erano cambiati. Non vedevo più Zayn come lo stronzo che ci aveva provato con la mia ragazza, Louis non vedeva più me come uno stronzo e Hanna.. Hanna..
«Sono le dannate dieci e mezzo di sera, Harry.»
Ero alla porta del loro appartamento con il fiatone e con Louis davanti ai miei occhi con addosso un paio di boxer e una t-shirt di un colore improponibile.
«Lo so, mi dispiace.. ma che diavolo di maglietta è?»
Cambiai discorso per distrarlo ed entrai in casa schivandolo senza problemi. Chester zampettò verso di me scondinzolando e iniziai ad accarezzare la sua piccola testolina.
«Sei venuto qui per insultarmi o altro..?»
Chiuse la porta di ingresso e rimase a guardarmi con le braccia conserte mentre io lo ignoravo e curiosavo in giro.
«Sta dormendo..» rispose a ciò che cercavo silenziosamente.
«Sta bene?»
«Si Harry, sta bene.. è solo una persona normale che di solito a quest'ora dorme nel suo letto.»
Sbuffai e lo guardai. Forse intuiva cosa volevo fare, forse me lo leggeva negli occhi, in ogni caso non mi fermò. Aprii la porta della stanza di Hanna e trovai la televisione accesa su un programma in cui stavano trasmettendo I Simpson e sorrisi, pensando alla reazione che avrebbe avuto se solo si fosse svegliata. Entrai lentamente nella stanza e la trovai a pancia in su, con un braccio come a proteggere il ventre e la coperta che la lasciava legermente scoperta sui fianchi.
«Hai intenzione di fissarla per tutta la notte?»
Louis apparve sulla porta e mi bisbigliò queste parole mentre teneva una bottiglia d'acqua con una mano.
«Perfetto, ma cercate di non fare rumore.» disse, quando non risposi.
Chiuse la porta alle sue spalle facendo entrare Chester e io rimasi lì in quel piccolo spazio di stanza, con Hanna sdraiata sul suo letto e io a guardarla come un idiota. Mi accorsi che sulla sua scrivania c'erano alcuni fogli sparsi in una confusione decisamente non da Hanna, e notai degli schizzi di quelli che dovevano sembrare abiti. Aveva ripreso a disegnare? Avrei dovuto chiederglielo. Mi avvicinai per toglierle una ciocca di capelli dal viso e saltai indietro quando si mosse per girarsi su un fianco. Vedevo il ringonfiamento della sua pancia da sotto la maglietta. La MIA maglietta. Mi piegai legermente e, indeciso, le appoggiai una mano sul ventre. Non so spiegarvi cosa provai in quel momento, so solo che iniziai a ridere come un idiota. Eppure non stava succedendo niente di che, ma in quel momento per la prima volta realizzai davvero che sarei diventato padre. Avremo avuto un bambino, un bambino da crescere insieme, da amare, da tenere al sicuro. Mi inginocchiai e il mio viso fu quasi alla pari del suo. Respirava lentamente, aveva il viso per la prima volta rilassato dall'ultima volta che l'avevo vista dormire. Bart continuava a blaterare qualcosa su come dare fuoco alla scuola, mentre io continuavo a fissare la ragazza che avevo sempre amato, dormire. E non so quanto rimasi a fissarla. Minuti, ore...

 

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Scusate il ritardo:)
Allora, intanto auguri di Pasqua in ritardissimo però purtroppo prima non potevo aggiornare!
Mi fate sempre tanti complimenti e di questo vi ringrazio:) 
Sono contenta che la storia vi piaccia e spero che non rimarrete delusi <3

 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 30.

 

POV di Hanna.

 

Mi svegliai quella mattina stranamente più rilassata. Non c'era la solita temperatura fredda che di solito c'era sempre a quell'ora, e quando aprii gli occhi verso la finestra vidi I raggi del sole che illuminavano la mia scrivania. Guardai I fogli che avevo lasciato la sera prima sul tavolo, quando dopo aver parlato con Zayn, avevo provato a disegnarci su qualcosa. E mio padre aveva ragione. Quella passione, la passione per il disegno, la voglia di creare qualcosa di nuovo, non se ne era mai andata. Non sapevo ancora cosa avrei fatto con l'accademia.. Diavolo! Non sapevo ancora come avrei fatto con questo bambino. Non potevo garantargli chissà quale futuro e la relazione con suo padre era del tutto strana. Ma quando feci scivolare la mia mano sulla pancia le preoccupazioni sembrarono scomparire, rimpiazzate da un sorriso e da una gioia immensa.
«Hanna..»
Sussultai quando sentii sussurrare il mio nome e vidi Liam poggiato alla parete della mia stanza. Lo guardai confusa, non capendo perchè avesse la faccia triste e lui voltò la testa dal lato opposto per invitarmi a guardare. E poi lo vidi.. sulla mia sedia con le rotelle, in un angolo della stanza, Harry dormiva con un braccio a penzoloni e la testa piegata in un lato. Aveva la bocca legermente aperta e il respiro calmo e regolare. Che diavolo ci faceva qui? Mi aveva guardata dormire per tutta la notte? Mi alzai dal letto e rimasi per qualche minuto a fissarlo in silenzio. Liam era sparito e io indietreggiai per uscire dalla stanza e trovare mio fratello seduto sul divano insieme a Chester.
«Sei al corrente del fatto che nella mia stanza c'è Harry che dorme su una sedia?»
Mi avvicinai a lui, concentrato a mangiare I suoi cereali in una tazza con del latte e a guardare un qualsiasi programma idiota.
«Certo, pensi che lasci entrare chiunque?» rispose, facendosi colare una goccia di latte sul mento.
«Okay, ma perchè è qui? E poi cosa? Mi ha tipo fissato per tutta la notte?»
Solo a me sembrava tutto dannatamente strano?
«Louis!»
Lo richiamai, vedendo che mi ignorava.
«Perchè non lo svegli e non glielo chiedi tu stessa? Sto guardando How I met your mother e mi stai distraendo, grazie.»
Detto questo alzò il volume del televisore, dimostrando il fatto che la faccenda non gli interessasse proprio, e io sbuffai tornando di nuovo nella mia stanza. Harry era ancora lì, aveva solo piegato la testa dall'altro lato rispetto a prima. Mi sedetti di nuovo sul letto e continuai a fissarlo, pensando a un modo fastidioso per svegliarlo. Avrei potuto buttargli un pò d'acqua in faccia, ma si sarebbe incazzato. Avrei potuto svegliarlo gettando una pentola a terra, ma si sarebbe incazzato. Avrei potuto chiamare il suo nome urlando, ma si sarebbe incazzato. Dopo essermi convinta del fatto che si sarebbe incazzato in ogni caso, lasciai perdere. Iniziai a sistemare la stanza, infilai I fogli dentro al cassetto, sistemai il letto e piegai I vestiti sulla scrivania. Visto che Harry dormiva come un sasso, apparentemente, decisi anche di andare a darmi una lavata veloce e vestirmi. Louis era ancora dove lo avevo lasciato, con I suoi cereali e il mio cane traditore. Mi lavai velocemente la faccia, I denti e tornai nella mia stanza. Presi della biancheria pulita dall'armadio, un pantalone di tuta e una felpa. Osservai Harry nel momento in cui mi sfilai I pantaloni, tanto per accertarmi che non facesse il furbo, e infilai mutande e la tuta. Tolsi anche la maglietta, la sua maglietta e la gettai sul letto.
«Hanna..»
Non mi ero accorta degli strani rumori sulla sedia e, quando mi voltai, misi come protezione le braccia attorno al petto nudo.
«Non guardare!»
Harry si stropicciò gli occhi confuso e. subito dopo, imbarazzato. Arrossì come un idiota e io mi sentii una stupida visto che mi aveva visto nuda un sacco di volte.
«Ma.. io, tu..»
Aveva ancora la voce più roca del solito per via del sonno. Lo fulminai con lo sguardo e abbassò la testa per permettermi di infilarmi la felpa. Dovevo ammettere che quel piccolo momento di intimità mi fece salire in corpo una scarica di eccitazione esagerata.
«Sai che è ridicolo, vero?»
Mi voltai, ora del tutto vestita, e lui alzò di nuovo la testa per guardarmi.
«Perchè sei rimasto a fissarmi per tutta la notte? E' inquietante..» gli chiesi dopo, iniziando a sistemare il mio improvvisato pigiama.
«Ero venuto a parlarti di una cosa, Louis mi ha detto che dormivi e.. ed ero troppo stanco per andarmene, ecco.»
Si alzò dalla sedia imbarazzato, come se dovesse inventare una scusa sul perchè fosse rimasto a fissarmi per delle ore. Per un momento sperai che dicesse “perchè volevo guardarti dormire”, ma sarebbe stato assolutamente più imbarazzante.
«Quindi..»
«Oh, giusto.. - mi fece segno di sedermi sul letto e lui tornò sulla sedia, mettendosi davanti a me – allora.. sapevi che il padre di Emma e Josh era un discografico?»
Annuii, immaginando soltanto quello che avrebbe detto.
«Okay.. dice che.. insomma, lui ha detto che..»
Aveva abbassato lo sguardo e continuava a contorcersi le mani come fossero piccoli pezzi di Lego. Trovando un pizzico di coraggio allungai le mie mani e afferrai le sue, interrompendolo. I suoi occhi furono subito sui miei. Le sue mani erano calde, quasi sudato, ma bastò quel tocco per calmarlo.
«Mi ha ascoltato cantare in questi giorni e mi ha chiesto se ho mai pensato di farlo come mestiere.»
Rimasi a fissarlo, aspettando che dicesse dell'altro, ma lui fissava me come se aspettasse che dicessi io qualcosa.
«Perchè.. perchè sembri terrorizzato? Non l'hai sempre voluto fare?»
Lasciò le mie mani e si alzò dalla sedia, iniziando ad andare avanti e indietro per la stanza.
«E se dovesse andare male? E se invece dovesse andare bene e fossi costretto ad andarmene da città in città? Non voglio stare lontano da te, non voglio stare lontano da mio figlio e di certo non voglio obbligarvi a spostarvi ovunque io debba andare.. soprattutto adesso, non voglio perdermi niente, non voglio farti sentire sola. Siete l'unica famiglia che mi resta e non-»
Mi alzai in piedi per andare a fermare il suo insopportabile andare avanti e indietro e il suo adorabile monologo.
«Ehi, - gli presi il viso tra le mani e si zittì – non ti perderai niente e se fossimo costretti a seguirti, in qualsiasi posto tu andrai, lo faremo.. e se dovesse andare male staremo accanto a te lo stesso, ma diventerai un grande cantante Harry, perchè so che sei un disastro nel socializzare, ma quando canti, arrivi al cuore delle persone.»
Eravamo a un centimetro di distanza, occhi dentro occhi, quegli occhi verdi che sognavo ogni notte e che avevo desiderato da quando ero solo una bambina. Fu lui a rompere il contatto visivo, appoggiò la fronte alla mia e mi fissò le labbra per quelli che pensai fossero dei minuti infiniti. E invece di baciarmi, come il mio intero corpo desiderava, mi avvolse tra le braccia e mi strinse al suo corpo, nascondendo il viso tra I miei capelli. Non c'era stato un bacio, ma ci aveva definiti la sua famiglia e per il momento era abbastanza. Rimasimo in quella posizione a lungo e l'unico rumore nell'intera casa era la voce di Barney dal televisore del salotto. L'abbraccio era caldo e pieno di affetto, ed ero quasi sicura fosse amore, ma I nostri petti erano separati da un sottile strato di pancia. L'idea mi fece ridere. Harry però non sembrò farci caso e rimase con una mano tra I miei capelli e il viso che si muoveva con gesti lenti nel mio collo. Dopo un pò però fu lui a liberarci e mi guardò, credo, con uno sguardo più dolce.
«Se io provo in questa cosa, mi prometti che pensi seriamente a riprendere a disegnare?»
Rimasi confusa da quella sua proposta e poi mi ricordai dei fogli sparsi sulla scrivania.
«Hai visto I disegni?»
«Ho visto I disegni.» mi confermò.
«E' un'idea stupida.. ci ho provato solo perchè mio padre mi ha chiesto di farlo e Zayn mi ha ch-»
Nel momento in cui nominai il suo nome, Harry mi bloccò.
«Ne hai parlato con Zayn?» chiese di botto.
Lo fissai, cercando di capire che cambiamento avesse comportato questa notizia.
«Si..»
«E non potevi parlarne con me?»
Si era arrabbiato. Lo capivo dalle sue narici che si dilatavano, dal suo sguardo che era passato da dolce a infastidito.
«Grandioso! Dobbiamo litigare?»
Lo superai sbuffando e andai ad aprire la finestra per fare cambiare un pò l'aria nella stanza. Lo ignorai per I secondi successivi, ma sentivo il suo sguardo fisso su di me e I miei movimenti.
«Va bene, mi dispiace..»
Harry Styles aveva appena detto che gli dispiaceva? Lo guardai, desiderando di sentirglielo dire di nuovo, ma non appena aprii la bocca lui mi anticipò.
«No, non lo dirò un'altra volta! Andiamo a fare colazione.»
Mi spinse fuori dalla stanza e le risate sostituirono il brevissimo momento di rabbia.

 

Alla fine andammo da Starbucks perchè ad Harry non andava bene la solita caffetteria di Mary e a Louis non andava bene il Mc. Io buffai per tutto il tempo che trascorremmo in macchina, a causa dei loro continui litigi.
«E' la mia dannata macchina!»
Brontolava Harry, quando Louis cercava di imporre una determinata canzone alla radio. Sembravano due bambini capricciosi, ma era una gioia vederli finalmente parlare e litigare su cavolate del genere. Chiamammo anche Zayn per unirsi a noi e lui ci avvisò che avrebbe portato anche Denise.
«Sii carino.» pregai Harry.
Li stavamo aspettando seduti a un tavolo a un angolo della stanza ed Harry aveva assunto un ghigno fastidioso non appena aveva sentito che ci sarebbe stata anche lei. Sicuramente l'avrebbe preso in giro tutto il tempo.
«Stai tranquilla, - mi sussurrò – ehi innamorato cronico!»
Si rivolse a Louis, concentrato a scrivere un messaggio, e gli tirò un pezzo di carta quando vide che lui non alzò lo sguardo.
«Che diamine!»
Mio fratello sussultò per il pezzo di carta che gli arrivò sul naso e guardò il suo migliore amico sconvolto.
«Mi dispiace fratello aver disturbato la tua danza dell'amore, ma puoi dedicare qualche minuto di attenzione anche a noi comuni mortali?»
Vidi Louis arrossire, colto sul fatto. Stava sicuramente scrivendo un messaggio ad Aria. Era così innamorato, così dolce, così.. spostai il mio sguardo sul volto di Harry e quasi mi venne da piangere. Ci trovavamo in questa situazione di limbo, senza sapere cosa fossimo esattamente. Amici? Diamine, avremo un bambino!
«Tu pensa alla tua danza dell'amore.»
Harry rimase a fissare mio fratello per un istante e poco dopo, come me, iniziò ad arrossire e ad ammutolirsi. Il momento per fortuna non durò tanto perchè qualche minuto dopo Denise e Zayn entrarono nel locale.
«Ehi.» salutò Zayn.
Harry sembrò riprendersi e ricambiò il saluto con un cenno della mano.
«Vi ricordate Denise?»
Harry stava per aprire bocca, ma io gli diedi un calcio da sotto il tavolo per zittirlo.
«Certamente! Come stai?» le chiesi.
La ragazza prese posto accanto a me e credo che mi ringraziò silenziosamente per averla tolta dal momento di imbarazzo. Non erano proprio una coppia bizzara, al contrario, sembravano perfetti l'uno per l'altro. Denise mi parlò dei suoi piani per l'America, di come era stato difficile accettare perchè viveva da sola con sua madre e non voleva lasciarla, ma lei accettò segretamente al suo posto. Io le raccontai del mio sogno di diventare una stilista, ma che per vari problemi non ero potuta andare in Italia, - avevo omesso il dettaglio della gravidanza – e lei mi disse di quanto le dispiaceva e che le piacerebbe che un giorno ci ripensassi. Piacerebbe anche a me. Restammo a parlare per delle ore, finchè un tuono non ci fece sussultare e girammo tutti di scatto il volto verso la finestra.
«Cavolo, si prospetta una bella serata..» osservò Harry.
Un altro tuono fece tremare I vetri e io sussultai di nuovo e, senza neanche pensarci, appoggiai una mano su quella di Harry sotto il tavolo. Lui si voltò a guardarmi e, dopo un attimo di confusione, mi strinse la mano ghignando. Ricordava la mia fobia per I tuoni.
«Aproposito di questa sera, - disse a un tratto Denise – un mio amico organizza una festa, niente di troppo grande, solo una serata tra amici.»
«Io passo, stasera devo..» stava per dire Louis.
«..stare su skype con Aria.»
Harry finì per lui e tutti scoppiammo a ridere, facendolo arrossire ancora di più.
«Fottiti!»
Avevo ancora la mano stretta in quella di Harry e per un attimo dimenticai di cosa stavamo parlando.
«Hanna?»
Zayn mi riportò alla realtà e mi accorsi che tutti mi stavano fissando, aspettando una mia risposta. Cosa avrei dovuto dire? Era da tanto che non andavo a una festa, forse l'ultima era stata quella dell'ultimo ballo a scuola e non sapevo neanche se poteva definirsi festa, e forse era un'occasione per divertirci un pò tutti insieme.
«Si.. sarà divertente.»
«Sei sicura?» mi chiese Harry.
Lo guardai negli occhi e il suo sguardo, accompagnato dalla sua stretta sulla mia mano, fu abbastanza per mandarmi a fuoco.
«Si, sono sicura, non mi accadrà nulla.»
«Allora se vai tu, vengo anche io.»
Louis posò il cellulare sul tavolo e per la prima volta da quando c'eravamo seduti qui sembrò interessarsi alla conversazione.
«Ci andrò io, non fare aspettare Aria.»
Harry rispose al posto mio e questa volta nel suo tono non c'era nessuna intenzione di sfottere Louis, ma era come se volesse davvero che parlasse con Aria.
«Perfetto! Vi passiamo a prendere noi?» chiese Zayn.
Preferivo di no, ma come lo avrei detto? Se la festa fosse stata un completo disastro potevamo sempre scappare via e andare in un altro posto, no?
Vuoi solo stare da sola con Harry, ammettilo.
«No, prendo la mia macchina.»
Harry rispose prima che potessi mandare al diavolo la mia coscienza e gli strinsi ancora di più la mano sotto il tavolo. Zayn annuì e decidemmo di vederci direttamente alla festa per le nove.
«Vi manderò l'indirizzo per SMS.» ci avvertì Denise.
La colazione sembrò terminare e io lasciai la mano di Harry non appena si alzò dal tavolo. Non volevo creare imbarazzo con nessuno, ma lui sembrò quasi restarci male.

 

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Scusate, sono stata poco bene...
Nel prossimo capitolo ci sarà un momento molto tenero:)

 

 

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 31.

 

POV di Hanna.

Non so per quale motivo ma ero del tutto agitata per quella festa. Mi ero cambiata tante di quelle volte, ma ancora non riuscivo a trovare qualcosa di decente da mettere. I vestiti iniziavano a starmi stretti, in altri ci stavo scomoda, e avrei voluto tanto andarci in tuta. Mi fissai allo specchio ancora per qualche minuto, con quello che doveva essere almeno un quinto cambio nel giro di pochi minuti. La pancia cresceva, ma la camicia larga riusciva a coprirla, e il mio viso sembrava più paonazzo del solito. Avrei dovuto fare qualcosa a questi capelli, ma non riuscivo a trovare il tempo, o meglio, non riuscivo a trovare la voglia. Harry sarebbe arrivato tra poco e io ero ancora in alto mare.
«Stai bene.»
Louis era appoggiato allo stipite della porta, le brancia conserte e una bacchetta di cereali in una mano. Chester dal mio letto lo puntò e iniziò a scodinzolare per averne un pezzo. Mi guardai ancora nello specchio con un semplice jeans e la camicia rosa confetto, e pensai al possibile paio di scarpe da mettere.
«Non lo so..»
«Sei solo nervosa perchè passerai qualche minuto da sola in macchina con Harry.»
Si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle e iniziò a massaggiarle, fissandomi dallo specchio.
«Non so cosa stiamo facendo.. ho accettato di andare a questa festa ma sinceramente, a cosa diavolo stavo pensando? Sono incinta e non so come fare a riconquistare il padre di mio figlio in questo stato.» mi lamentai.
«Sei bellissima Hanna.» disse semplicemente, rincuorandomi.
Gli sorrisi e, dopo aver addentato un pezzo della bacchetta, sparì dalla stanza con Chester alle costole. Decisi alla fine di seguire il consiglio di mio fratello e non mi cambiai più. Presi gli stivali marroni da sotto il letto e misi un pò di trucco sul viso. Sarebbe andato tutto bene. Avremo passato un pò di tempo con I nostri amici e a un certo orario saremo tornati a casa. Harry mi avrebbe accompagnato alla porta e forse, sicuramente no, mi avrebbe stretta tra le sue braccia. Sarebbe andato tutto bene. Allora perchè diavolo mi stavano tremando le gambe?
«Hanna!»
Sussultai al mio stesso riflesso allo specchio e quasi il lucida labbra non mi cadde dalle mani.
«Cosa?!» risposi, esasperata.
«Harry è qui.»
Respira. Respira.
Mi precipitai nel salotto e quasi inciampai nei mei stessi piedi, tanto ero eccitata.
«Nervosa?»
Louis era seduto sul divano con il portatile poggiato sulle gambe disteso sul tavolino. Mi ricomposi, cercando di respirare e di calmarmi. Sulserio.
«No, perchè dovrei?»
«Oh, dovresti.»
Una voce femminile riempì la stanza e rimasi perplessa mentre mi guardavo attorno. Mio fratello rideva come un ebete per la mia reazione e mi ci volle del tempo per capire che la voce proveniva dal computer. Mi avvicinai al divano e vidi sullo schermo Aria che mi sorrideva. Non appena mi vide alzò una mano in segno di saluto.
«Ciao mammina.»
«Ehi! Potevate dirmelo!» mi lamentai, lanciando un'occhiata a Louis.
«Quindi.. avete un appuntamento.» cambiò discorso.
«Non è un appuntamento! Andiamo a una festa!»
Nel frattempo Harry prese a suonare il citofono di continuo, facendomi innervosire ancora di più. Andai verso la porta sbuffando e lo avvertì che stavo arrivando.
«Sei bellissima per la cronaca.»
Alzai il viso verso lo schermo e sorrisi alla mia migliore amica.
«Mi manchi.. non vedo l'ora che tu venga qui.»
«Okay adesso basta, - Louis ruppe il nostro momento – state attenti perchè sta iniziando a piovere, davvero.»
Annuii al mio assillante fratello e, dopo avergli scoccato un bacio sulla guancia e aver salutato Aria, uscii di casa. Sentii l'aria fredda già nel palazzo e I vetri delle finestre continuavano a emettere rumori fastidiosi a causa del vento. Harry era posteggiato proprio di fronte al portone così, una volta uscita, evitai di bagnarmi.
«Stavo per salire su.» disse non appena fui dentro.
Mise in moto e si addentrò tra le strade di Londra mentre la pioggia a poco a poco aumentava.
«Scusami, c'era Aria in videoch-.»
Non appena lo guardai mi bloccai sulle parole.
«Hai tagliato I capelli?»
Sembravamo essere tornati a un paio di anni fa. Lui con I capelli più corti e un ciuffo ribelle all'insù e io più gonfia del solito.
«Si, ti piacciono?»
Mi lanciò un'occhiata con un sorriso malizioso sul viso.
«Si, mi piacciono molto.» risposi, arrossendo.
Harry allungò un braccio per accendere il riscaldamento e poi cambiò discorso.
«Quindi.. dove dobbiamo andare?»
Afferrai la borsa e presi il telefono. Denise mi aveva mandato l'indirizzo della casa questo pomeriggio, e io non avevo idea di dove fosse, speravo che Harry lo sapesse.
«La casa si trova a Sud, vicino a un quartiere che si chiama Socks, in via..»
Mentre leggevo lo schermo del mio cellulare si spense, ricordandomi che avevo dimenticato di caricarlo a casa.
«In via?» chiese Harry, fermandosi al semaforo.
Invece di rispondere iniziai ad aprire il porta oggetti di fronte, curiosai nel cassettino vicino alla radio, senza trovare nulla.
«Cosa stai cercando?»
«Il mio cellulare si è scaricato, non hai uno di quelli aggeggi per ricaricarlo?»
Harry fece una smorfia, ripartendo.
«Carica batterie per auto Hanna, - mi corresse – e comunque no, come puoi non esserti ricordata di caricare il cellulare?»
Mi lanciava delle occhiate di tanto in tanto, mentre continuava a guidare. Lo dovevo ammettere, ero stata un idiota.
«L'ho dimenticato! Può succedere sai?»
«A cosa stavi pensando?» mi domandò, seccato.
A te. A cosa diavolo potevo mettere per attirare la tua attenzione.
Avrei voluto dire.
«Non è importante! Non possiamo semplicemente chiamare Zayn con il tuo?» proposi l'ovvio.
«E' nella giacca del giubbotto.»
Mi porsi verso I sedili posteriori, con fatica a causa del gonfiore che continuava a crescere, e afferrai la sua giacca. Controllai nella tasca sinistra, niente. Nella tasca destra, niente.
«Credo che tu l'abbia dimenticato.» lo avvertì, mentre imboccava l'autostrada.
«Perchè diavolo hai preso l'autostrada?!» strillai subito dopo, facendolo sussultare.
«Maledizione! Non urlare mai più in quel modo!» mi rimproverò.
Mise la freccia verso destra e accostò nella corsia di emergenza.
«Non ho dimenticato il telefono, non è possibile.»
Afferrò la giacca dalle mie mani e iniziò a controllare dove avevo appena controllato io. Risultato: niente.
«Io credo di si.»
«Cazzo! - lanciò la giacca sui sedili posteriori sospirando – Non possiamo tornare indietro, è venerdì sera ci metteremo una vita con questa confusione.»
«Okay, non avresti dovuto prendere l'autostrada comunque.» continuai.
«Mi sono distratto! - cercò di giustificarsi – Tu avresti dovuto caricare il cellulare!»
«E tu avresti dovuto portare il tuo!» alzai la voce.
Il rumore del vento e della pioggia riempì il silenzio che ci fu dopo, mentre I nostri cervelli cercavano una soluzione. Per me era semplice,
potevamo tornare a casa e dire la verità, che eravamo due perfetti idioti.

«Credo di sapere dove si trova.» disse dopo un pò Harry.
Mise di nuovo in moto e tornò in strada.
«Credi? E se dovessimo perderci?»
«Sei con me Hanna, non ci perderemo.»

 

25 minuti dopo ci eravamo persi.
Harry aveva imboccato un'uscita dell'autostrada che non conoscevo, eravamo arrivati in periferia e il tempo era peggiorato. C'era vento, troppo vento, ed Harry doveva tenere saldamente lo sterzo con entrambe le mani. La pioggia cadeva forte sul parabrezza e io speravo che arrivassimo in qualsiasi posto ben presto. Dal mio finestrino vedevo solo alberi, una strada sterrata di fronte e molto stretta.
«Ci siamo persi.» dissi, cercando di contenere il sorriso.
«Non ci siamo persi.» ribattè lui.
Sbuffai sul mio sedile e il silenziò tornò nella piccola auto. Fin ora il viaggio era stato tranquillo, solo con qualche battuta imbarazzante buttata qua e là. Non sapevo il motivo per cui fosse così tanto imbarazzante, era solo Harry. Solo Harry.
«Che diamine..»
I miei pensieri vennero interrotti da Harry che iniziò a rallentare e a una fila di macchine di fronte a noi. I tergicristallo continuavano a muoversi sul vetro e a togliere le gocce d'acqua che continuavano a cadere. Senza pensarci iniziai a ridere per la situazione, eravamo proprio persi.
«Cosa c'è da ridere?» Harry si voltò a guardarmi e io risi più forte.
«Non hai idea di dove siamo vero?»
Continuai a ridere ed Harry iniziò a ridere insieme a me.
«E cosa ci sarebbe di divertente?»
Ridere insieme a lui era sempre stata la cosa più bella di questo mondo. Ridere è sempre la cosa più bella del mondo.
«Stavo solo pensando al tuo 'Sei con me Hanna, non ci perderemo'»
Cercai di imitare la sua voce rauca, finendo per sembrare un idiota, e ottenni una risata da parte di Harry che riempì lo spazio della macchina.
«Oh ma davvero? E io parlerei così?»
Harry si porse verso il mio lato e iniziò a pizzicarmi I fianchi con le mani. Mi mossi come un lombrico sul sedile, facendo attenzione al mio pancino gonfio.
«Ti prego Harry, basta!»
Le nostre risate si mescolarono e all'improvviso non eravamo più dentro a una macchina, non c'era più il brutto tempo e non eravamo in una stradina sperduta. All'improvviso eravamo a casa, a casa nostra.. felici e in attesa di diventare genitori.
«Ne hai avuto abbastanza?»
Mi domandò non appena fermò le sue mani e fummo a centimetri di distanza con il viso. Non ebbi tempo di rispondere perchè un rumore alle nostre spalle ci fece voltare la testa di scatto oltre I sedili posteriori.
«Che succede..»
«Esci dalla macchina.» disse solamente.
«Che succede?»
«Esci da questa cazzo di macchina! Subito!»
Terrorizzata feci come mi aveva detto e non appena aprii lo sportello saltai fuori dall'auto. Harry fece lo stesso dall'altro lato e lo vidi fissare un punto non molto distante da noi. La pioggia nel frattempo continuava a cadermi adosso, inzuppandomi, e I miei piedi finirono in un ammasso di fango.
«Stai indietro!» urlò di nuovo.
Indietreggiai e finalmente notai anche io un albero piegato quasi in due che tra non molto sarebbe caduto al suolo. Il rumore, insieme a quello del vento, era terribile. Sentivo ogni pezzo di legno che veniva strappato via e in un attimo l'albero fu a terra, schivando l'auto per pochissimo. Sussultai, con il cuore che batteva all'impazzata. Harry girò attorno alla macchina e corse verso di me.
«Ehi.»
Mi prese il viso tra le mani e poi mi portò al suo petto, stringendomi. Forse ero scioccata, confusa, ma non riuscivo a dire niente.
«Stai bene?» mi domandò Harry.
Annuii e lui mi prese di nuovo il viso tra le mani per controllare lui stesso.
«State bene?»
Qualcuno nella macchina davanti alla nostra scese e ci urlò contro per sovrastare il rumore del vento. Era un uomo sulla trentina e dal vetro della macchina riuscii a intravedere sui sedili posteriori, un bambino che ci guardava incuriosito.
«Si, siamo usciti appena in tempo, - rispose Harry – come mai qui siamo bloccati?»
Ero fradicia, infreddolita, spaventata e confusa. Era stata un'idea così idiota andare a quella festa, un'idiea così idiota uscire con questo tempo.
«Vado a controllare.» rispose l'uomo.
«Vengo con te, - Harry tornò per un attimo a me – sali in macchina, d'accordo? Stai congelando.»
Mi strofinò le braccia con le mani. Un gesto adorabile ma purtroppo inutile.
«Dove vai?» parlai finalmente, nel panico.
«Torno subito, vai.» insistette, lasciandomi un bacio sulla fronte.
Camminai nel fango verso la macchina e mi chiusi dentro, osservando Harry che si incamminava con lo sconosciuto. Cercai di respirare, di strizzarmi I capelli per eliminare l'acqua in eccesso e pregavo che Harry tornasse al più presto. Mi tolsi la giacca zuppa, accesi il riscaldamento al massimo e mi tolsi le scarpe ormai rovinate dal fango. Stavo facendo tutto in automatico perchè non riuscivo a gestire I miei movimenti, pensavo solo a quel cazzo di albero che avrebbe potuto ucciderci. Una sagoma confusa si avvicinò alla macchina e sussultai quando la portiera venne aperta, lasciando entrare un Harry bagnato fradicio.
«La strada davanti ha ceduto e non possiamo tornare indietro a causa dell'albero, - iniziò – e I soccorsi possono essere qui non prima di qualche ora.»
Harry parlava e nello stesso momento agitava la testa per schizzare via l'acqua.
«Potevamo morire..» sussurrai, fissando fuori dal parabrezza.
«Hanna..»
«Quell'albero avrebbe potuto cadere sulla macchina e potevamo morire!»
«Hanna! - Harry mi afferrò per le spalle, scuotendomi – Non è successo ok? Stiamo bene, tu stai bene, il bambino sta bene.»
Mi prese di nuovo tra le sue braccia e mi sfogai lasciando che le lacrime mi scivolassero giù dagli occhi. Se fossimo stati poco più indietro, se non avessimo sentito quel rumore.. potevamo morire. Potevamo morire stasera.

 

Eravamo ancora abbracciati, il motore ormai spento.
Harry teneva un braccio attorno alla mia vita e io tenevo la testa sul suo petto mentre sentivo il suo respiro calmo e regolare.
«Zayn sarà preoccupato.. Louis si preoccuperà..» dissi.
«Lo so.. Louis probabilmente darà di matto.»
Scoppiammo a ridere ed Harry continuava a descrivere piccoli cerchi con la mano sul mio fianco. Sarei rimasta così per sempre.
«Dovremo passare la notte qui?» chiesi.
«A quanto pare abbiamo scelto la serata più sbagliata per una rimpatriata.»
Percepii Harry abbozzare un sorriso e per un attimo la tensione passò, ma poi ricordai che i soccorsi ci avrebbero impiegato delle ore per liberare la strada, tornò l'ansia. In quel momento un tuono fece vibrare l'inter macchina e sussultai tra le braccia di Harry, aggrappandomi involontariamente ancora di più al suo petto. Ridacchiò alle mie spalle e mi strinse di più con il braccio.
«Non è la prima volta che passiamo una notte fuori con questo tempaccio..» sussurrò.
Iniziai a pensare a quella notte, a come fosse già passato un anno da quel giorno, a come arrivammo in quella città sperduta in cerca di suo padre, a come puzzasse di vecchio quella camera d'albergo e di come facemmo l'amore per la prima volta. Era tutto diverso da un anno fa. Eravamo sempre bloccati in chissà quale città sperduta, ma io portavo in grembo qualcosa di importante e la mia relazione con Harry non era del tutto perfetta, peggio di allora forse.
«Tutto ok?»
Mi ero alzata dal suo petto e avevo iniziato a fissare la pioggia che batteva sul vetro, senza voler incontrare il suo sguardo.
«Pensare a quella notte mi rende triste e felice allo stesso modo..» ammisi.
Harry sembrò capire e si passò una mano sul volto, sospirando.
«Sai.. sono contento che non siamo più andati alla festa..» disse dopo un po'.
«Perchè?»
«Credo che certe serate non facciano più per noi.. diventeremo genitori Hanna, dovremo essere più responsabili e, francamente, la vita da adolescente mi ha rotto.»
«Mi dispiace informarti che non sei più un adolescente.»
Risi e cercai di non emozionarmi troppo per il suo “diventeremo genitori.”
«Si bè.. hai capito.»
Vidi sorridere anche lui e per un attimo tornò il silenzio. Forse il destino ci aveva recluso in questa auto per cercare di risolvere definitivamente i nostri problemi. Forse qualcuno lassù ci stava dando una mano.
Parla Hanna.
La voce di Liam mi rimbombò nella testa e per una volta, decisi di ascoltarlo.
«Mi perdonerai mai Harry?»
Il mio cuore iniziò a battere così velocemente nel momento in cui si voltò di scatto a guardarmi.
«Ho bisogno di saperlo perchè non ce la faccio più a vivere così, qualunque cosa sia questo.. So che hai bisogno di tempo, che ti ho deluso e mi dispiace, Dio non hai idea di quanto mi dispiace ma ero terrorizzata. Liam era appena morto e qualche giorno dopo scopro di essere incinta era.. troppo. Scappare sembrava l'unica soluzione possibile e mi dispiace averti incolpato di questo quando io ho fatto la stessa cosa e mi dispiace averti mentito sul bambino.. ti prego, ho bisogno di sapere se mi guarderai mai di nuovo come una volta..»
Gli occhi mi pizzicavano ma cercai di non piangere, riuscendoci. Harry era rimasto in silenzio, aspettando che finissi il mio discorso e solo dopo avermi quasi fatto venire l'angoscia, rispose.
«E tu quando perdonerai te stessa?» chiese, sorprendendomi.
Cosa?
«Non fare quella faccia, ti conosco.. non riesci a perdonarti per quella notte, vero? Ma hai ragione.. neanche io ci riesco.»
Abbassò la testa per fissarsi la mano appoggiata sul ginocchio.
«Non penso dovremo parlare di quella notte.»
«Io invece penso che dovremo! E' iniziato tutto da lì, ed è per questo che sei scappata.. non sei scappata per il bambino, sei scappata perchè Liam era morto.. sono sicuro che non sapessi neanche di essere incinta.»
Diavolo.
Mi conosceva troppo bene.
«Liam adesso non c'entra!» alzai la voce.
«Liam c'entrerà sempre.»
Aveva ragione. La morte di Liam sarà per sempre qualcosa che mi segnerà a vita. Non importa quante volte decida di dirgli addio.. non ci ho mai pensato davvero.
«Vedo Liam.. - dissi a un tratto – lo vedo.»
«Lo vedi?» Harry aveva un'espressione confusa.
«Lo vedo.. ci parlo, lui mi parla..»
La mia voce si incrinava a poco a poco e non riuscivo più a trattenere le lacrime.
«Ho paura di essere pazza..»
Il singhiozzo che arrivò dopo riempì tutto lo spazio nella macchina ed Harry si sporse in avanti per prendermi il viso tra le mani.
«Stai soffrendo Hanna.. non sei pazza.» cercò di rassicurarmi.
«Tu non capisci.. Liam parla con me, riesco anche a toccarlo.. sono pazza Harry, sto impazzendo.»
Scoppiai a piangere e lui mi attirò al suo petto, cullandomi tra le sue braccia. Non avevo mai avuto la forza di dirlo a nessuno per paura di sembrare una psicopatica. La patetica ragazza che vede il suo amico morto. Chi poteva mai credermi? Ma in quel momento sembrava così giusto dirlo ad Harry.
«Devi lasciarlo andare Hanna..» sussurrò nel mio orecchio.
Continuavo a piangere sul suo petto, inzuppandogli la maglia e tirando su col naso. Aprii gli occhi e Liam se ne stava lì, sui sedili posteriori che mi guardava in modo triste.
«Ti amo Harry.. lo sai?» azzardai.
Harry mi allontanò di poco dal suo corpo e appoggiò la sua fronte alla mia, sospirando.
«Certo Hanna.. e lo sai che ti amo anche io ma..»
«Mi disp-»
«Sssh.. - mi zittì prima che potessi finire – se solo mi facessi parlare un attimo sapresti che si.. - si fermò un attimo – ti perdono.»
Non riuscii a fermare il sorriso che crebbe sulla mia faccia come un ebete.
«Cosa?»
«Hai fatto una cazzata, lo hai capito, e io non posso più stare lontano da te..»
Senza pensarci mi lanciai sulle sue labbra e lui ricambiò il bacio, facendosi spazio nella mia bocca con la lingua. Sembrava non ci baciassimo da mesi, anni. Mi era mancato troppo, come l'aria, come l'ossigeno. Harry era il mio ossigeno. Senza di lui sono una metà di qualcosa, sono la metà di un cuore.
«Ti amo, ti amo, ti amo.» ripetei, tra un bacio e l'altro.
«Ti amo, sarai una mamma fantastica e mi prenderò cura di te e di questo bambino.»
Per la prima volta poggiò una mano sulla mia pancia e nuove lacrime bagnarono le mie guance.
«Niente più segreti?» mi chiese, interrompendo un nuovo bacio.
«Niente più segreti.» promisi.
Ci baciammo ancora e ancora, come non avevamo mai fatto, finalmente liberi da ogni scheletro nell'armadio, liberi dalle bugie. Continuammo a stringerci, con la pioggia e il vento all'esterno, e noi intoccabili nella nostra bolla. Non so quanto ancora mi strinse, so solo che mi addormentai inondata dal suo profumo.

 

POV di Harry.

Ore 0.15.
Eravamo ancora bloccati in questo schifo di posto, ma non poteva fregarmene di meno. Hanna dormiva profondamente sul mio petto, mentre la mia mano scivolava su e giù sulla sua schiena. Finalmente avevamo parlato, finalmente avevamo chiarito, finalmente stavamo andando avanti. La pioggia fuori continuava a scendere e sembrava proprio non volesse smettere. Un altro tuono fece tremare la macchina ed Hanna rabbrividii tra le mie braccia. Mi era mancata stringerla in questo modo, averla così vicina, sentirla così vicina..
«Continui a farlo.» disse a un tratto, la voce assonnata.
«Cosa?»
«Continui a fissarmi.»
Si voltò per guardarmi con gli occhi ancora socchiusi e un sorriso da ebete sulla faccia.
«Ehi, non rubarmi le battute.» la ripresi, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Quanto pensi staremo ancora qui?»
Diedi un'occhiata fuori e, sinceramente, non ne avevo proprio idea. Non avevo detto ad Hanna chiaramente quanto fosse grandde il problema, ma in realtà la strada era diventata un fiume di fango e i soccorsi non sarebbero potuti arrivare tra breve perchè in città il maltempo aveva causato altri disastri. Conoscendola avrebbe dato di matto, preoccupandosi per suo fratello e per tutti gli altri.
Accidenti. Potevamo morire solo qualche ora fa.

«Non molto.. forse è meglio che continui a dormire però, ti sveglierò io.»
Le diedi un bacio sulla testa e lei la scosse.
«Non voglio dormire.. sono preoccupata per Louis, starà dando di matto senza avere notizie e Zayn.. gli avrà detto di sicuro che non siamo mai arrivati alla festa.»
«Non possiamo fare niente purtroppo.. ci sono tante famiglie bloccate qui, le ho viste prima.»
Hanna tornò con la testa sul mio petto e mi strinse ancora di più, sicuramente preoccupata per tutte quelle famiglie bloccate in quelle macchine.
«Vorrei tanto che partissi per l'Italia..» dissi a un tratto.
Lei rimase un attimo in silenzio, poi parlò.
«Perchè?»
«Perchè è quello che hai sempre voluto fare.. dovresti farlo.»
Alzò di nuovo la testa e i suoi capelli dorati si sparsero come onde sul mio petto.
«Facciamo prima nascere questo piccolino, d'accordo?»
«Sono sicuro che Jeremy sarà un bravo ometto!» dissi, fiero.
«Jeremy? Parlavi sulserio quando eri ubriaco?»
Che serata di merda era stata quella. Avevo bevuto così tanto da sparare cosi tante cazzate, ma Jeremy mi piaceva, era un gran bel nome.
«A te non piace?»
«Si, cioè è un nome okay ma.. cosa ti fa essere così sicuro che sia un maschio?»
Avevamo già affrontato questo discorso in passato. All'epoca era tutto molto metaforico, ma adesso era tutto molto reale e la mia idea non era cambiata.
«Per il suo bene, non deve essere femmina.»
«Bè, a me non importa il sesso.. e anche se fosse una femmina ti amerà lo stesso e io ovviamente la sosterrò quando tu farai troppo il pazzo.»
Finse di fare la seria e frugò il viso nell'incavo del mio collo.
«Mi andresti davvero contro davanti a mia figlia?» mi finsi offeso.
«Ovviamente no Harry, ma non fare il paranoico, non puoi isolare nostra figlia a casa e tenerla lontana dal mondo, è inevitabile che soffrirà.»
Parlare con lei del futuro di nostro figlio, di come ci approcceremo, tutto questo mi faceva battere il cuore all'impazzata e piangere quasi di gioia. La mia bambina non dovrà mai soffrire, neanche per sbaglio. Ecco perchè non dovrebbe essere femmina, sono un dannato psicopatico.
«Comunque, sarà un maschio.»
Hanna sbuffò e iniziò a ridacchiare, rassegnata.
«E va bene, potrai vedere Jeremy tra qualche giorno allora.. ho un'altra ecografia.»
Iniziò a mordicchiarmi il lobo destro e io sentii i brividi salirmi lungo la schiena. Queste donne incinte sono davvero cariche di ormoni e davvero insaziabili. Hanna percorse con le sue labbra il mio collo per poi arrivare fino alle labbra e fermarsi a pochi centimetri di distanza.
«Ti amo Harry Styles.»
Si avvicinò piano alle mie labbra e mi diede libero accesso alle sue e iniziai a baciarla dolcemente, allungando una mano verso il basso per toccarle la pancia dove c'era il nostro Jeremy.

 

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Buonasera:)
L'università mi sta uccidendo.. ma voi siete sempre così carini con le vostre parole <3
JEREMY *-*

 

 

 


 

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 32.

 

POV di Harry.

Hanna si addormentò tra le mie braccia, con la testa poggiata sul mio petto e il mio braccio avvolto al suo corpo. Mi ero lasciato andare al sonno fantasticando su che aspetto avrebbe avuto il nostro bambino, un piccolo Jeremy in giro per casa. Speravo avrebbe avuto gli occhi grandi e chiari come i suoi e che, magari, avrebbe avuto la sua stessa gentilezza e voglia di aiutare sempre gli altri. Onestamente speravo segretamente che non avrebbe preso nulla da me, non mi sentivo un modello da imitare. Sono sicuro che Hanna avrebbe obiettato. Proprio mentre immaginavo i primi passi di Jeremy, un rumore fastidioso interruppe l'immagine e aprii gli occhi, sbattendoli più volte per mettere a fuoco. Il sole aveva sostituito il grigio, le goccioline sul parabrezza sembravano essersi asciugate e sussultai quando mi accorsi di uno strano tizio che mi fissava attraverso il finestrino e batteva con un dito sul vetro. Lo abbassai e cercai di ricompormi.
«Ehi ragazzi, state bene?»
Aveva una strana tuta gialla fluo e un cartellino sul petto con su scritto FRANK, accompagnato dalla parola Soccorso.
«Si..» risposi, sistemandomi sul sedile.
«Abbiamo sistemato la strada, le altre macchine sono già andate.. ci dispiace essere arrivati tardi, buon rientro.»
Frank mi sorrise e io gli feci un cenno con la testa, rendendomi conto solo in quel momento che la strada davanti a noi era libera. Guardai l'ora sul cruscotto che segnava le 7:05. Avevamo passato lì tutta la dannata notte.
«Hanna..»
Cercai di svegliarla accarezzandole una guancia e lasciandole una scia di baci tra i capelli.
«Mmh..»
«Ti lascerei tra le mie braccia ma devo proprio guidare.» sorrisi.
Si sollevò lievemente e nascose la faccia tra il mio collo.
«Devo proprio fare pipì.»
Scoppiai a ridere e la baciai sulla fronte.
«Sarà meglio che mi sbrighi allora, la mia assicurazione non copre i danni causati da signore incinte.»
Scherzai, dandole un bacio sul naso e ricevendo uno schiaffo sulla spalla. Si risistemò sul sedile del passeggero e io mi ricomposi per partire. Eravamo rimasti solo noi in quel posto dimenticato da Dio, che con la luce appariva come una stradina in mezzo ai boschi. I soccorritori avevano sistemato la strada con delle assi di legno che, secondo il mio parere, avrebbero ceduto di lì a una settimana. Hanna comunque non sembrò notarle, quindi non le feci presente il problema per non spaventarla quando ci passammo sopra. Lasciammo quel posto in mezzo al nulla e rientrai nella Statale per rimettermi verso l'autostrada. Forse perdersi era stata una buona cosa dopo tutto, sembrava come se il mal tempo ci portasse fortuna.
«Stai bene?» mi chiese Hanna.
«Certo, perchè?»
«Me lo stavo solo chiedendo, sembravi pensieroso..»
Evitò il mio sguardo e iniziò a guardare fuori dal finestrino. Conoscendola bene avrei giurato che aveva paura che io ci stessi ripensando, come se mi stessi pentendo di tutt quello che le avevo detto. Per rassicurarla così le presi la mano e baciai le sue nocche una a una.
«Ti amo Hanna.»
E come per dare una conferma ai miei pensieri, la sua bocca si incurvò in un sorriso e strinse la mia mano nella sua.

 

Arrivati a Londra, ci sembrò di essere in un'altra città. Le strade erano piene di vigili del fuoco indaffarati con diversi alberi che si erano strappati dalle loro radici ed erano finiti sulla strada; altri stavano sistemando una recinzione che, a quanto sembrava, era stata distrutta da qualcosa che gli era finita addosso. Speravo non fosse stata una macchina.
«Cosa diavolo è successo..»
Hanna fissava fuori dal parabrezza con gli occhi spalancati e potevo sentire dal suo tono che era terrorizzata.
«Il tempo deve essere stato tremendo, per questo i soccoritori ci hanno messo così tanto.»
Le spiegai.
«Pensi che Louis stia bene?»
«Non ti preoccupare di lui, sarà rimasto a casa.»
Posteggiai davanti al portone di Hanna e lei ci mise mezzo secondo a raggiungerlo ed aprire con le chiavi. La raggiunsi salendo i gradini due a due e la vidi già accanto all'ascensore che premeva freneticamente il pulsante.
«Sai che non arriverà prima se continui a cliccare, vero?» le feci notare.
Sbuffò e poco dopo le porte si aprirono, facendo uscire il vecchio signor Ross che mi lanciò un'occhiataccia quando mi riconobbe. Entrai dentro l'ascensore e sentii Hanna ridacchiare.
«Non ti ha perdonato mi sa.»
«Non pensavo fosse uno che portasse rancore.»
Mi avvicinai a lei e le cinsi la vita, avvicinandola al mio petto. Lei si accocolò tra le mie braccia, disegnando cerchi immaginari sulla mia spalla. Affondai il naso tra i suoi capelli e respirai il suo profumo che inebriò i miei sensi.
«Mi è mancato il tuo profumo.» dissi, sorridendo.
«Mi stai prendendo in giro per la volta in cui lo dissi io?»
Le porte dell'ascensore si aprirono al nostro piano con un sonoro Din e Hanna sciolse l'abbraccio.
«Può darsi.»
Mi mandò al diavolo e andò verso la porta del suo appartamento, facendomi ridere all'immagine di lei che manda qualcuno al diavolo con quel pancione ancora ridotto. La raggiunsi alla porta e la vidi armeggiare con il mazzo di chiavi.
«Tranquilla, non c'è fretta.»
Mi lanciò un'occhiataccia e finalmente riuscì ad aprire, facendoci trovare un Louis poggiato sul bancone con un braccio a sorreggere la testa e Chester che ci venne incontro scodinzolando.
«Gesù Hanna!»
Louis scese con un balzo dallo sgabello e venne di corsa ad abbracciare Hanna.
«Dove diavolo siete stati? Zayn mi ha telefonato per dirmi che non siete mai arrivati alla festa, ho provato a chiamarvi sul cellulare ma sembravate tutte e due morti! Fuori c'era un tempo orribile, Chester ha abbaiato per tutta la notte, mamma ha chiamato più di una volta per sapere dove fossi e io ero preoccupato da morire!»
Louis parlò troppo velocemente che alla fine dovette prendere un lungo respiro per riprendere fiato.
«Ehi mi dispiace.. il mio telefono era scarico, Harry aveva dimenticato il suo e ci siamo persi cercando di arrivare alla festa.. siamo finiti in mezzo al nulla con la strada bloccata e i soccorsi sono arrivati solo poche ore fa, ma stiamo bene.. mi dispiace tu ti sia preoccupato.»
Hanna cercò di tranquillizzare suo fratello che stava assolutamente andando fuori di desta e lui guardò me come per avere una conferma. Hanna aveva omesso il dettaglio dell'albero che stava per finirci addosso, della strada che aveva ceduto e non lo feci presente neanche io.
«Stiamo bene Louis, stiamo davvero bene.»
Presi la mano di Hanna per far capire al mio migliore amico che tutto stava andando assolutamente bene finalmente e lui ci sorrise.
«Cosa dicevi di mamma?» gli chiese poi Hanna.
«Oh, ho dovuto inventarle un sacco di balle però ci ha creduto.. verrà qui domani comunque, vuole assistere all'ecografia.»
«Domani chiamerò la dottoressa allora.» rispose Hanna, sembrando al settimo cielo.
Louis la riprese tra le sue braccia e la strinse di nuovo, facendomi lasciare la sua mano per consentirle di ricambiare l'abbraccio.
«Mi sono spaventato a morte.. non farlo mai più!»
Hanna sorrise e lo bacio sulla guancia, annunciandoci poi che sarebbe andata a farsi una doccia. Ne avrei avuto bisogno anche io, ma in quel momento c'era qualcos'altro che mi preoccupava.
«L'hai perdonata eh..» mi sorrise Louis.
Mi strofinai il collo evitando il suo sguardo e accarezzai Chester ai miei piedi.
«Sapevi che l'avrei fatto.. comunque, c'è qualcosa di cui vorrei parlarti, mi preoccupa.»
Sussurrai alla fine, lanciando un'occhiata verso il bagno per non farmi sentire da Hanna.
«Perchè stiamo sussurrando?» chiese.
«Non voglio che senta che te l'ho raccontato.. mi ha detto una cosa che mi ha preoccupato un po'..»
Louis notò il mio cambio di tono che diventò sempre più serio.
«Che succede? Sta bene?»
Lo presi dal gomito e lo spostai dietro il muro, tenendo sempre d'occhio il corridoio.
«Hanna mi ha detto che vede Liam.»
«Vede? In che senso?»
Louis sembrava confuso.
«Nel senso che lo vede, che ci parla, che lui le parla..»
Louis sembrò finalmente capire e ci pensò su un attimo.
«Sai.. in effetti a volte la vedevo parlare da sola, mi sembrava che fosse un suo difetto, ma in realtà così ha più senso.»
«Non ha per niente senso Louis! - spiegai – Liam è morto!»
«So benissimo che è morto.. magari potrebbe essere una fase? Non l'ha superato ancora del tutto, mia mamma ha provato a portarla da una strizza cervelli subito dopo la sua morte, ma non sembrava funzionare..»
Strizzacervelli? Non ne sapevo niente. Non volevo che Hanna si facesse psicanalizzare da un fottuto so tutto io. L'avrei aiutata io, l'avremo aiutata noi, nessun'altro.
«Non deve andare da un coglione qualsiasi che le fotta il cervello, dobbiamo aiutarla noi.»
«Lo so, ed è quell-»
«Cosa bisbigliate?»
Louis venne interrotto da Hanna che uscì dal bagno con un asciugamano avvolto addosso e uno tra i capelli a mo di turbante. Erano le dannate 8 di mattina, avevamo passato la notte più scomoda della nostra vita e lei era ancora così sorprendentemente bella.
«Nulla, Louis mi stava raccontando i dettagli piccanti della conversazione che ha avuto con Aria.» la buttai lì.
Louis mi diede un pugno e Hanna fece una faccia inorridita.
«Meglio che vada, chiamerò Zayn per dirgli che siamo vivi.. ci vediamo al locale?»
Mi avvicinai ad Hanna e le misi un braccio attorno alla schiena.
«Certo, sarò quella con il grembiule sporco di pomodoro.»
«Adoro quel grembiule.»
Mi avvicinai per avvicinare le mie labbra alle sue e baciarla.
«Gesù, avevo dimenticato quanto possiate essere sdolcinati.» si lamentò Louis.

 

POV di Hanna.

Ero di nuovo la fidanzata di Harry. Stavo insieme al ragazzo che avevo sempre amato e tra qualche mese avremo avuto un bambino. Diamine, avrei potuto desiderare qualcosa di meglio? Per quanto tutto ciò mi mandasse del tutto nel panico, adoravo il fatto di averlo finalmente di nuovo al mio fianco e amavo il fatto di portare dentro di me suo figlio, nostro figlio. Aveva questa fissazione sul fatto che fosse maschio e continuava a chiamarlo Jeremy, ormai era Jeremy. Ma una piccola parte di me sentiva che non era così. Non sentivo un bambino dentro di me, bensì una bambina, e certe cose una madre dovrebbe sentirle. Madre. Sarei diventata madre..
«Qualcosa di bello?»
Emma apparve al mio fianco dietro il bancone, un panno su una spalla e un bloc notes in una mano. Il nostro rapporto era nettamente migliorato, ma non sapeva ancora che io e Harry eravamo tornati insieme.
«Devo parlarti..» la avvisai.
«Aspetti un bambino da Harry? Lo so già!» scherzò.
La guardai sorridere, felice che finalmente potesse scherzarci su, e segnò qualcosa sul bloc notes mentre aspettava che parlassi.
«Quindi.. io e Harry..» balbettai.
«Vi siete rimessi insieme?» domandò, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
«Io..»
«Hanna va bene.. insomma, okay mi ero presa una cotta per Harry e proprio tu non puoi biasimarmi, ma è passata o comunque me la sto facendo passare.. voglio essere contenta per te, sei mia amica e ti voglio bene.» mi sorrise e ricambiai.
«Adesso vado a portare l'ordine a quel tavolo o quel tizio potrebbe tirarmi una sedia addosso.»
Risi insieme a lei e la vidi scomparire in cucina, mentre io continuai a stare dietro al bancone servendo i clienti. Il locale aveva sempre i soliti clienti ed alcuni aspettavano impazienti che Harry iniziasse a cantare cosa che, tra l'altro, aspettavo anche io visto che ancora non ero riuscita a vederlo. Josh era alla cassa, intento a contare soldi e a fare scontrini. Sembrava più agitato del solito e io mi divertivo nel vederlo in confusione.
«Hanna.»
Il misterioso padre di Emma e Josh, l'uomo che aveva promesso al mio ragazzo una carriera, si piazzò al mio fianco con le braccia conserte.
«Salve!» squittii.
«Come va?»
Robert si appoggiò al bancone e mi fissò, sorridendomi.
«Ehm.. bene..»
Potevo sentire lle gocce di sudore scendermi dalla fronte, ero fin troppo nervosa. Non avevo mai avuto problemi con i genitori, di solito piacevo a tutti, ma questo era l'uomo che aveva promesso di dare un futuro al mio splendido ragazzo e, non volevo lo deludesse.
«Volevo chiederle.. pensa davvero che Harry possa diventare un cantante? Non voglio che ci rimanga male se dovesse andare nel modo in cui non spera..»
Josh ci osservava dai tavoli e Robert si raddrizzò, mettendo le braccia conserte.
«Tu lo ami.. e lui ama te.. ho visto il suo sguardo ogni volta che canta, come le sue mani sfiorano le corde della chitarra.. e, per lo più, ha il tipico caratteraccio da artista, perchè è quel che è Hanna.. Harry è un'artista e si, potrebbe diventare qualcuno, ma solo se lui lo vuole.»
Fissavo quest'uomo e il modo in cui parlava di Harry come se lo conoscesse da anni, come se lo avesse visto crescere, come se sapesse esattamente ciò che pensava o voleva.
«Pensa che non lo voglia?» azzardai a chiedere.
«Penso che lo voglia.. ma vuole te più di tutto.»
Il mio cuore si sciolse e nello stesso momento Harry uscì dal magazzino e degli applausi lo accolsero mentre saliva sul palco. Sorrise a tutti e fece un cenno di saluto, prese lo sgabello e si sedette con la chitarra sulle gambe.
«Buonasera a tutti, so che non ho suonato per alcuni giorni e voglio farmi perdonare facendovi ascoltare una nuova canzone..»
Robert al mio fianco lo guardò curioso e.. soddisfatto, mentre il pubblico lo incitava a continuare.
«..vi ricordate Diana? - il mio cuore battè più forte – Diana è l'unica ragazza che abbia mai amato, l'unica persona che mi abbia mai conosciuto veramente ed è l'unica che non mi ha mai lasciato andare, nonostante tutti gli altri lo avessero fatto.. questa canzone è per lei, per farle capire cosa ho provato nel periodo in cui siamo stati lontani.»
Mi guardò per tutto il tempo e io sentii le ginocchia tremare quando iniziò a suonare la chitarra e una melodia dolce e lenta partì.

 

Ascoltami (play)
I tuoi amici mi stanno dicendo che hai dormito con la mia maglia
e che non smetto di mancarti.

 

Continua a dormire con la tua maglietta, lo sai? Con la tua vecchia maglietta dei Rolling Stones.
E' come se le mancasse una parte di se stessa, come se avesse il cuore a metà e non venirmi a raccontare stronzate, so che è lo stesso per te.”

 

Scommetto che i miei amici te l'hanno detto che non me la sto passando bene, 
perchè mi manca la metà di me.

 

So che probabilmente adesso starà facendo l'orgoglioso del cazzo,
ma sappi che non sta meglio lontano da te, è come se gli mancasse una parte di se stesso.”

 

 

Ed essere qui senza te è come se mi stessi svegliando sotto la metà di un cielo azzurro,
è quasi lì.. ma non del tutto. Vado in giro con una sola scarpa,
ho metà del cuore senza te. Sono metà di un uomo, nel migliore dei casi,
con metà di una freccia nel petto. Mi manca tutto ciò che facevamo, ho solo metà di un cuore senza te.

 

Continui a farlo.
Cosa?
Continui a fissarmi.
Mi piace fissarti.
A me piaci tu.”

 

Dimentica tutto ciò che ci siamo detti quella notte,
non importa perchè ci siamo feriti entrambi.

 

Se non fossi tornato tutto questo non sarebbe successo!”
Io ho ucciso mio padre!”
Dovevi esserci tu al suo posto!”
Se tu mi fossi stata lontana come ti avevo chiesto di fare e fossi rimasta con Liam, a quest'ora sarebbe ancora qui con noi! La colpa è tua!”
Fottiti Harry.”
L'hai già fatto tu svariate volte e non è mai stato tutta sta gran cosa.”
Mi fai schifo.”

 

Se potessi dedicarmi un'ora o giù di lì andremo a cenare giù al fiume, potremmo parlarne.
Stare qui senza te è come svegliarsi solo con metà di un cielo azzurro,
è quasi lì, ma non del tutto. Vado in giro con solo una scarpa,
ho metà del cuore senza te. Sono metà di un uomo, nel migliore dei casi,
con metà di una freccia nel petto. Mi manca tutto ciò che facevamo, ho solo metà di un cuore senza te.

 

 

Davvero, forse non si meritava un regalo ma non potei evitare di guardarlo con gli occhi di una piccola bambina eccitata,
e il mio sorriso crebbe quando anche lui si unì al mio entusiasmo.
Pagò, mio malgrado, il conto e camminammo verso la macchina lungo il Tamigi e diavolo..
Londra non è mai così bella come quando sei innamorata.

Volevo solo che avessi qualcosa che ti facesse ricordare di me.”
Non ho bisogno di niente per ricordarmi di te.”

 

E anche se ho provato a dimenticarti, la verità è che senza di te sono perso e, finchè non tornerai,
sarà come se mi svegliassi con metà di un cielo azzurro...

 

Continuava a cantare, continuava a suonare, continuava a dirmi tutte quelle parole mentre i ricordi continuavano a inondarmi la mente. Continuava il ritornello, continuava a dire che era la metà di un cuore senza di me e io continuavo a fissarlo, con le guance zuppe di lacrime. E quando la canzone terminò non potei altro che pensare che anche io ero la metà di un cuore senza di lui. Il pubblico era estasiato, io ero estasiata e Robert sembrava più soddisfatto che mai. Non c'era motivo di temere che andasse tutto storto. Harry era fatto per fare questo, per comunicare ciò che aveva dentro con la musica. Sarebbe diventato un cantante eccezionale, sarebbe stato un padre fantastico e io lo amavo. Dio quanto lo amavo. Scese in fretta dal palco e io scappai sul retro per non farmi vedere in pieno pianto. L'aria fresca mi sbattè sulla faccia e riuscii a respirare per la prima volta dopo tre minuti e mezzo.
«Hanna..»
Come sapevo, Harry mi raggiunse e quando mi voltai lo vidi con l'espressione preoccupata, la camicia bianca spiegazzata e il jeans nero attillato.
«Non ti è piaciuta? Ho detto qualcosa di sbagliato? Scusa io-»
Mi precipitai da lui prima che potesse finire la frase e allacciaia le braccia attorno al suo collo, poggiando la fronte alla sua.
«Sei il fidanzato migliore del mondo, sarai il padre migliore del mondo e io ti amo, ti amo da morire.»
Harry poggiò una mano sulla mia guancia e mi guardò con occhi dolci.
«Ti amo anche io.» sussurrò.
«E.. anche io sono la metà di un cuore senza te.»
Detto questo mi sorrise e finalmente mi baciò. Era un bacio caldo, sincero, pieno di amore. Un bacio in cui c'era tutto, bisogno l'uno dell'altro. Ero la metà di un cuore senza di lui, questo lo sapevo da tempo.


 

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Buon pomeriggio:)
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, specialmente per l'ultima parte in cui abbiamo le parole della canzone con i ricordi.
A questo proposito, qualche parola è modificata per farla andare d'accordo con la storia, spero mi perdoniate:)
Forse state pensando "Ma adesso cosa succede se è tutto apposto?"
Harry e Hanna dovranno vederne ancora delle belle;)
Al prossimo capitolo <3

 

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 32.

 

POV di Hanna.

Il concerto era andato alla grande, era andato proprio alla grande. Harry aveva avuto la dimostrazione che sarebbe potuto diventare qualcuno e, soprattutto, che molta gente apprezzava le sue canzoni, a parte dalla sottoscritta ovviamente. Così finalmente era andato da Robert e aveva acconsentito a provare la carriera da cantante. Avrebbero iniziato con piccoli concerti in alcuni locali, Robert aveva ancora delle importanti conoscenze e sono sicura che Harry avrebbe saputo farsi valere. Dunque.. il mio fidanzato stava provando a realizzare il suo sogno e io, seduta al tavolo della cucina, cercavo di disegnare qualcosa. La matita scivolava con la mia mano sul foglio, descrivendo delle linee morbide che davano vita a lunghi abiti. Ero felice, mio padre aveva ragione.
«Sapevo non ti fosse passata.»
Liam apparve al mio fianco vestito con una maglietta che raffigurava il numero 21 e un bermuda di jeans. Era vestito così il nostro primo giorno di scuola, quando tutti ci fissavano perchè sembravamo la coppia perfetta. Sorrisi a guardarlo, rattristandomi al ricordo.
«Mi è sempre piaciuta quella maglietta.» dissi.
«Me lo ricordo.. prometti che penserai all'Italia?»
«Ci sto già pensando mi sembra.»
Indicai il foglio davanti a me sul tavolo e lui sorrise, riscaldando per un attimo il mio cuore. Erano ormai rare le volte in cui potevamo parlare da soli. Harry, fortunatamente, ormai mi stava sempre incollato, e Louis, che al momento era andato a prendere mia madre alla stazione degli autobus, sembrava girarmi sempre attorno.
«Promettimi che lo farai Hanna.» ripetè, questa volta serio.
«Ho già detto di si..»
«Non quello.. promettimi che lo farai..»
La voce di Liam si affievolì a poco a poco, nel momento in cui il mio cellulare vibrò sul marmo freddo. Mi voltai di nuovo al mio fianco, senza vedere nessuno. Tornai sul mio telefono, il quale lo schermo indicava che stavo ricevendo una chiamata da un numero sconosciuto. Ci misi un po' a rispondere, tra le parole di Liam e alla mia fissazione a non rispondere mai all'apparizione di questa scritta, decisi alla fine di premere il verde.
«Pronto?»
Fissai il disegno che adesso aveva preso la forma di un abito da bambina, con un fiocco alla vita e delle piccole balze.
Buongiorno, parlo con la signorina Tomlinson?
Una voce familiare risuonò nel mio orecchio e subito mi misi in allarme.
«Si.. sono io, chi parla?»
Oh Hanna, sono la preside Moore, tua mamma mi ha dato il tuo numero di cellulare.. come stai?
La preside Moore.
Non sentivo questa donna da un anno ormai.
«Salve preside Moore.. s-sto bene, lei?»
Deglutii a fatica, agitata senza sapere per cosa.
Tutto bene Hanna, a parte qualche ragazzino che cerca di sabotare la scuola..
Risi insieme a lei.
Ho saputo dell'Italia, mi dispiace molto..
Aggiunse, facendomi sprofondare. Abitavamo in un piccolo quartiere e le notizie correvano veloci.
«Anche a me.. le serviva qualcosa?»
Si, perdonami.. so che molto probabilmente sto per chiederti molto, ma la signora Payne ha davvero insistito e io credo che abbia ragione..
La signora Payne? Sentire parlare di Karen mi metteva sempre una tristezza assurda. Non la vedevo dal giorno del funerale e non avevo mai avuto il coraggio di chiamarla o andare a farle visita.
«Insistito per cosa?»
Liam tra qualche giorno avrebbe compiuto vent'anni Hanna..
Quasi mi cadde il telefono dalle mani, quasi caddi io stessa dalla sedia, quasi scoppiai a piangere lì all'istante. Non volevo sentire quello che aveva dire, lo immaginavo, e non volevo sentirlo. C'era solo un motivo per cui la preside Moore chiamava la ragazza che una volta era stata una studentessa modello in queste circostanze.
Vorremmo organizzare un falò in suo onore e vorrei che tu dicessi qualche parola..
Dio! Lo sapevo!
Mi alzai velocemente dalla sedia e iniziai a camminare avanti e indietro per la stanza. Sentivo il dolore tornare e scavarmi una voragine nel petto, la stessa voragine che si stava ricucendo solo adesso. Chester mi guardò dal divano, confuso. Volevo piangere, volevo solo piangere. Liam lo sapeva, sapeva cosa mi avrebbero chiesto.
«Io.. n-non lo so se posso..» balbettai.
So che ti stiamo chiedendo molto Hanna, ma tu sei l'unica che conosceva più di tutti Liam, la sua famiglia ti ama e sono sicura che anche lui ne sarebbe felice..
A quella frase le parole di solo poco fa di Liam mi tornarono in mente.
“Promettimi che lo farai..” mi aveva detto.
Non potevo darle una risposta adesso, non potevo proprio.
«Posso farglielo sapere? Ho bisogno di pensarci su..»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui io cercai di combattere i singhiozzi, e poi la Moore parlò.
Certamente Hanna.. a presto.
Il suo tono era dolce, più dolce di quanto avessi mai sentito. Si era sempre preoccupata per me, per il mio futuro. Stava per mandare a monte la mia relazione con Harry, ma era una brava donna. Chiusi la chiamata e sprofondai sul divano, più confusa che mai. Ritornare nella mia scuola con tutti quei ricordi, rivedere tutti i nostri compagni, rivedere i suoi genitori. Era davvero troppo.
«Non posso farlo Liam..» sussurrai.
Il mio telefono vibrò di nuovo e stavo per lanciarlo contro il muro quando lessi il nome di Harry sullo schermo.
«Hey.»
Hey, che succede?
Harry e il suo conoscermi troppo bene.
«Ho avuto una conversazione che preferivo non avere.»
Con chi? Tua madre?
Certo, mia madre poteva sembrare la candidata perfetta, visti i nostri precedenti, ma questa volta non era colpa sua.
«No.. mi ha chiamata la preside Moore.. la scuola organizza un falò per il compleanno di Liam e vorrebbe che dicessi qualcosa..»
Silenzio.
Troppo silenzio.
Poi Harry parlò.
Penso che dovresti Hanna..
Sapevo avrebbe detto così, tutti me lo avrebbero consigliato. Anche Liam mi aveva pregata di farlo.
So che sarà difficile, ma penso che forse sarebbe il momento giusto per dirgli finalmente addio.. sai cosa intendo..
Alzai lo sguardo e vidi Liam di fianco a Chester sul divano che mi fissava sorridendo. Sapevo cosa intendeva. Sperava che forse, dicendo qualcosa su Liam, finalmente avrei potuto dirgli addio e sarebbe scomparso per sempre. Ma la domanda era.. io ero pronta a dirgli addio?
«E se io non fossi pronta? Per dirgli addio..» ammisi.
Dovrai esserlo Hanna.. devi lasciarlo andare..
Una lacrima mi scivolò sulla guancia e la asciugai via velocemente, scuotendo la testa.
«Devo pensarci, ci vediamo più tardi Harry..»
Ti amo Hanna.
«Lo so.. anche io.»
 

Mia mamma arrivò circa mezz'ora dopo, con un Louis carico di roba. Doveva stare solo due giorni e sembrava si fosse portata dietro mezza casa. Mia madre.
«Hai deciso di scappare di casa? Avvisa papà almeno.» ironizzai.
«Molto divertente ma no, vorrei rimanere un po' di più se per te va bene.»
Louis gettò i borsoni accanto al divano, mentre io andavo a salutarla con Chester al mio fianco. Non mi dava fastidio la presenza di mia madre al contrario, avere tua madre vicino in un momento del genere era essenziale.
«Va benissimo, ma niente battute o occhiataccia ad Harry.» la avvertii.
Lei mi sorrise e poi andò a sedersi su una sedia, facendomi capire che avesse voglia di una tazza di thè.
«Com'è andato il viaggio?»
«Sarebbe stata fantastico, se il tizio accanto a me non avesse continuato a russare per tutto il tragitto.»
Sorrisi alle sue parole e tornai da lei porgendole una tazza. Forse avrei dovuto dirle qualcosa sul fatto di aver dato il mio numero alla preside Moore senza chiedermelo, ma avevo come l'impressione che quella conversazione non ci avrebbe portato da nessuna parte.
«Ho pensato all'Italia.. - la buttai lì e attirai la sua attenzione - ..e credo che se con il bambino andrà tutto bene potrei iniziare per il secondo semestre.»
A mia madre le si illuminarono gli occhi e quasi si strozzò con il thè.
«Oh tesoro, è una notizia meravigliosa! Vedrai che andrà tutto bene e con il bambino ti aiuteremo noi.»
Annuii, felice di vederla così contenta.
«A che ora dobbiamo andare?» mi chiese dopo.
«Tra mezz'ora circa..»
Louis comparve di nuovo nella stanza con la sua borsa professionale e la sua giacca di pelle.
«Non verra con noi?» gli chiesi triste.
«Mi dispiace moltissimo Hanna ma devo lavorare.»
Balzai già dalla sedia per andare ad abbracciarlo. Ero nervosa per quell'incontro, non ne capivo il motivo. Forse era stata la chiamata della Moore a scuotermi.
«Fammi sapere come sta Jeremy, va bene?»
Alzai gli occhi al cielo e ad annuii, vedendolo poi lasciare l'appartamento.
«Jeremy?» chiese confusa mia madre.
«Louis ed Harry hanno questa fissazione.. credono sia maschio.»
«E tu?»
Mi accarezzai la pancia, immaginando la bambina dei miei sogni correre in giro per casa e giocare con Harry. I riccioli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle e gli occhi verdi sembravano due smeraldi.
«Io spero solo stia bene.» dissi infine.
Harry venne a prenderci poco dopo e mia madre non perse occasione per giudicare i suoi gusti in fatto di macchine. Pensavo che la giornata fosse già iniziata male, ma poi soprendentemente iniziò a scherzare con Harry sulla scelta musicale di Louis. Sembrava fossi finita in qualche sogno americano, confuso e irreale. Forse potevamo davvero essere una famiglia felice, forse il sogno di diventare una stilista non era poi così essenziale. Forse essere felice con Harry, con il nostro bambino, era già abbastanza.
«Come si chiama questa dottoressa?»
Arrivammo in centro in poco tempo ed Harry lasciò me e mia madre davanti la portone, mentre lui andava a cercare parcheggio.
«Robinson, è molto brava mamma.»
«Oh, mi fido.»
Oltrepassammo l'entrata e Lucy mi sorrise raggiante da dietro il bancone.
«Buongiorno Hanna, la dottoressa ti sta aspettando.»
Le sorrisi anche io ed Harry fu al mio fianco poco dopo, cingendomi la vita con un braccio.
«Stai bene?» mi domandò a un orecchio, facendomi rabbrividire.
«Si.. non lo so, sono un po' nervosa.»
Diede una stretta al mio fianco e mi baciò delicatamente sulla fronte. La Robinson aprì la porta in quel momento e sorrise alla scena.
«Hanna, Harry.. - ci salutò – e questa bellissima donna deve essere tua madre.»
Allungò una mano verso mia madre e lei le sorrise subito.
«Sono Genna, molto piacere.»
La dottoressa ci fece entrare e fece accomodare mia madre sulla poltroncina, me sul lettino ed Harry sulla sedia accanto a me.
«Com'è andata in queste settimane? Non ti sarai stressata vero?»
Guardai Harry, cercando di non ridere. Queste settimane erano state per lo più terribili. L'ultima volta che eravamo stati qui Harry credeva ancora che Liam fosse il padre del bambino, e adesso eravamo qui, come una coppia, insieme.
«Ora sto bene, ora sto davvero bene.»
Strinsi la mano ad Harry e la Robinson ci sorrise, indaffarata a maneggiare quegli strani aggeggi.
«Fin ora è andato tutto bene, vero dottoressa?» chiese mia madre.
Sparse il gel gelido sul mio ventre e io rabbrividii.
«Escludendo un piccolo episodio si, fin ora va tutto bene.»
Ripensai alla sera al locale, la sera di quando svenni tra le braccia di Harry. Stavo per avere un aborto spontaneo, non me lo sarei mai perdonata. Questo esserino era mio, era nostro. Ora come ora non sapevo immaginare una vita senza.
«Allora.. il nostro piccolino è cresciuto nelle ultime settimane..»
La Robinson pressò sul mio ventre e io sollevai la testa per poter vedere meglio sullo schermo. Quando lo inquadrò mia madre sembrò quasi per scoppiare a piangere.
«Oh Hanna.. è bellissimo..» sussurrò, trattenendo le lacrime.
Giuro di non aver mai visto mia madre così. Questo bambino stava cambiando fin troppe cose.
«Posso comunicarvi con piacere che, molto probabilmente, sarà un maschio.. ma posso sbagliarmi.»
A questo annunciò Harry al mio fianco saltò quasi dalla sedia, trionfante, e io mi trattenni ad alzare gli occhi al cielo.
«Piccolo Jeremy.» sussurrò, facendomi ridere.
Mi accarezzò la fronte con il pollice e mi portò i capelli all'indietro, io mi voltai per guardarlo.
«Ti amo Hanna..» mi disse.
«Anche io.»
Si abbassò per baciarmi e la dottoressa tolse quell'affare dalla mia pancia, entusiasta. Afferrai un po' di carta per asciugarmi e lei andò a sedersi alla scrivania.
«Perchè eri agitata?» mi chiese a bassa voce Harry.
Mia madre aveva già preso posto di fronte alla Robinson e ci guardava sorridendo.
«Non lo so.. forse la chiamata della Moore mi ha sconvolto un po'..» ammisi.
Harry mi aiutò a scendere dal lettino e mano nella mano ci avvicinammo alla scrivania. Mi fece sedere sulla sedia e lui rimase dietro di me, con le mani sulle mie spalle.
«Allora Hanna.. la gravidanza sta andando bene, ma per quel piccolo problemino che hai avuto all'inizio ti consiglio sempre di non affaticarti troppo, eviterei il lavoro al locale ad esempio..»
«Ma la prego, odio non poter fare nulla..» brontolai.
«La smetterà.» disse Harry per me.
Gli lanciai un'occhiataccia e lui mi ignorò. Per quanto odiassi il fatto che decidessero per me, aveva ragione.
«Dunque.. odio chiederlo ma devo.. lei signora ha mai avuto aborti in passato? O in famiglia ci sono state morti improvvise di neonati?» chiese la dottoressa.
A mia madre venne quasi un colpo per quelle domande dure e io strinsi la mano ad Harry.
«No ad entrambe..»
«Bene.. in famiglia c'è qualcuno con malattie genetiche? Ereditarie?»
«No, non che io sappia..»
«In realtà si, qualcuno c'era..» rispose improvvisamente Harry.
Mi voltai a guardarlo e anche la Robinson lo fissò.
«Mia madre soffriva di Alzheimer.»
Abbassai lo sguardo al ricordo di Adele e sentii la sua mano tremare nella mia.
«Mi dispiace Harry.. tu hai mai fatto un controllo, insomma.. per vedere se anche tu potresti riscontrarla?»
Dio mio. Questa cosa non mi era mai passata per la testa.
«Cosa? No, certo che no! Non sapevo neanche che potesse succedere!»
Harry iniziava a diventare nervoso. Aveva lasciato la mia mano e adesso camminava freneticamente per la stanza.
«Mi dispiace Harry ma è molto probabile.. e purtroppo non posso nascondervi il fatto che potrebbe avere il gene dell'Alzheimer anche il vostro bambino.»
«Cosa? Sta scherzando!» alzò la voce.
«Harry, perfavore..» cercai di calmarlo.
«Dovrebbe fare un test? Cosa possiamo fare?»
Mia madre cercò di migliore la situazione, gliene fui grata.
«Se lo vorrò potrà fare un test che ci dirà se anche lui ha il gene dell'Alzheimer.. Harry se lo avessi mi dispiace, ma non possiamo fare nulla.. non è sicuro che la riscontrerai ma è molto probabile..»
L'Alzheimer.
Credo che non esista malattia più brutta.
Ricordavo Adele gli ultimi periodi, non riuscivo neanche a riconoscere Harry. Non riconosceva il proprio figlio. Sapevo a cosa stava pensando Harry in quell'esatto istante, lo sapevo.
«Lei mi sta dicendo che potrei riscontrare una malattia che non mi farebbe neanche più riconoscere mio figlio? O la persona che amo? E che mio figlio potrebbe avere la stessa cosa?»
«Si Harry, ma non è detto, ormai ci sono tante cure-»
«Al diavolo! Le conosco quelle cure! Ho visto che risucchiavano a poco a poco via a mia madre l'anima, non è rimasto più niente di lei. E gli ultimi giorni non riusciva più a stare in piedi, non sapeva più neanche chi fossi quindi dottoressa, mi faccia un favore, non mi venga a parlare di tutte queste stronzate! So bene com'è quella malattia.»
Detto questo scappò via dalla stanza, sbattendo forte la porta. Lo sentivo, sentivo che quella giornata sarebbe andata storta.
«Mi dispiace per il suo comportamento..» mi scusai, cercando di non piangere.
«Dottoressa.. non c'è una cura? Qualcosa?» mia madre mi strinse la mano.
«Non una cura precisa.. può solo alleviare il dolore, rallentare il processo.. purtroppo è una malattia che non perdona.»
Mi alzai di scatto dalla sedia, mi scusai di nuovo con la dottoressa e lasciammo lo studio. Harry era già dentro la macchina, che ci aspettava fuori dal portone. Il finestrino abbassato, un braccio fuori che penzolava e l'altro attorno al volante. Salimmo in macchina senza dire una parola ed Harry partì.
«Signora Tomlinson, - dissi poi – mi dispiace per il mio comportamento.»
Poggiai una mano sulla sua gamba, orgogliosa di come stava maturando. Lo amavo, e non mi portava se avesse avuto il gene dell'Alzheimer, né qualunque altro gene. Sarebbe stato sempre il mio Harry e lo avrei amato anche se avesse avuto tutti i geni di questo mondo. 

 

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Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate perchè mi sembra di pubblicare capitoli a vuoto ahahaha
Al precedente capitolo ci tenevo molto e nessuno ha commentato.. non vi è piaciuto?
Baci

 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 33.

 

POV di Hanna.

Erano già passati due giorni da quell'orribile giornata e ancora non ero riuscita a riprendere il discorso con Harry. Mia madre alla fine non potè rimanere più di quanto voleva, accidentalmente mio padre aveva preso una storta sulle scale di casa e aveva la caviglia gonfia. Doveva tornare per prendersi cura di lui. Sorprendentemente questi due giorni si erano rivelati una rivelazione. Temevo già che mia madre non avrebbe perso occasione per fare qualche battuta su Harry, o della situazione in generale, invece si era rivelata premurosa e gentile.
«Mi farai sapere come sta papà?» le chiesi, sulla porta.
Mio padre aveva chiamato prima di cena, avvertendo mia madre dell'accaduto. All'inizio ci eravamo spaventati un po', ma poi Louis iniziò a sdrammatizzare il tutto descrivendo papà come un 'pasta frolla' e iniziammo a ridere. Anche Harry era insieme noi, mia madre aveva insistito ad averlo a cena.
«Certo Hanna, stai tranquilla.»
Mi avvolse in un abbraccio e mi accarezzò la schiena con una mano.
«Mi dispiace essermi tanto sbagliata su Harry in passato.. è un bravo ragazzo e si prenderà cura di te e del bambino, ne sono sicura.» mi sussurrò all'orecchio, sorprendendomi.
Sciolse l'abbraccio e mi sorrise, sostituendomi con Louis.
«Dirai da parte mia a papà quanto è imbranato?» scherzò.
«Non mancherà occasione, fate i bravi.»
Vidi mio fratello e mia madre finalmente affettuosi l'un l'altro e sorrisi. Harry mi affiancò e mise un braccio attorno alle mie spalle.
«A presto Harry.»
Mia madre sorrise al mio fidanzato e lui le fece un cenno con la mano. Una volta che se ne fu andata ci preparammo per la cena. Louis ed Harry litigarono tra cinese e pizza, e alla fine vinsi io con la pizza perchè ne avevo voglia e nessuno dei due voleva scontrarsi con una ragazza incinta. Chester mangiò quasi tutti i nostri bordi e a fine cena eravamo tutti quanti esausti ed Harry decise di rimanere da noi per la notte.
«Ho un sonno tremendo, domani sveglia presto.»
Si stiracchiò Louis, alzandosi dalla sedia.
«Quand'è che arriva Aria?» gli chiese Harry, piegando il cartone della pizza.
«Nel weekend.. ha anticipato la partenza e avevamo pensato di vederci direttamente a Bristol, al falò..»
Continuò a parlare lentamente, scegliendo le ultime parole con cura. Mi scrutò, aspettando una mia risposta, una mia reazione. Sapevo bene di cosa stava parlando. Avevano deciso di vedersi a Bristol per il falò in onore del compleanno di Liam. Fantastico.
«Oh bene, - disse Harry per smorzare la tensione – credo che andrò a sdraiarmi.. sono parecchio stanco.»
Mi lasciò un bacio sulla guancia e lo osservai mentre camminava insieme a Chester verso la porta della mia stanza. Da quando la dottoressa lo aveva avvertito sul gene dell'Alzheimer si era rabbuiato. Non con me o con i suoi amici, ma con se stesso.
«Credo che dovresti parlargli..» disse Louis.
Annuii e scesi dalla sedia, sistemando le ultime cose dal tavolo. Louis mi salutò con un abbraccio e filò anche lui nella sua camera. Presi del tempo prima di andare da Harry, dovevo scegliere le parole con cura, cercando di fargli capire che non sarebbe stato un problema. Il mio cellulare però vibrò sul tavolo e quando lo presi lessi un messaggio da parte di mamma.

Arrivata sana e salva. Papà esagera come sempre, vedrò di ricavarne qualcosa di buono;) Buonanotte Hanna :*


Mia madre che mi manda una faccina, wow.
Le risposi con una buonanotte e finalmente decisi di entrare in camera. La luce era spenta e alla tv c'era una strana telenovela di cui non avevo mai sentito parlare. Harry si era cambiato con dei pantaloncini da tuta e una canottiera bianca. Fissava lo schermo del telefono e muoveva velocemente il pollice in su. Chester quando mi vide alzò la testa e battè la coda sul pavimento.
«Ehi..»
Salii sul letto e mi misi su un fianco per osservarlo.
«Ehi.»
«Ti prego.. ti prego parlami.»
«Sto bene Hanna.»
Mi rispose quasi seccato, mettendo via il telefono e alzandosi dal letto..
«No, non stai bene.. - scesi dal letto annche io – non sei lo stesso da due giorni e io so perchè..»
«Se lo sai allora perchè chiedere?»
Si voltò di scatto e per poco non ci andai a sbattere contro.
«Perchè ti amo, perchè odio vederti così, che domande fai!»
Mi guardò per un attimo, forse pensando a cosa dire. Io a quel punto credevo che avremo preso a urlarci contro.
«Hanna.. non voglio litigare con te.. - prese le mie mani tra le sue – ma è una cosa che non puoi capire..»
Si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte e lo vidi andare verso la cucina.
«Cosa non capirei? Sai che ti amerei lo stesso, sai che non ti lascerei rinchiudere in nessun istituto.. mi prenderei io cura di te, nostro figlio si prenderà cura di te, perchè è così importante per te?»
Accese la piccola luce della cucina, lasciando illuminare solo il piano cottura. Harry si appoggiò al mobile, sospirando.
«Per me è importante perchè ho visto una madre non riconoscere il proprio figlio e sai come mi sentivo ogni volta.. sai cosa ho provato, non voglio che i miei figli possano provare una cosa del genere!»
Aveva gli occhi lucidi e cercava di non alzare la voce per non farci sentire da Louis. A fine frase la voce quasi gli si ruppe in gola e a me mi si contorse lo stomaco. Sapevo cosa provava ogni volta che Adele non lo riconosceva, sapevo come si sentiva..
«Harry.. l'Alzheimer non è l'unica malattia che può colpirci.. dovremo lottare contro tutto questo, contro una febbre, contro una malattia.. potrei stare male anche io in futuro e mi fa una paura pazzesca, ma questo non vuol dire che dobbiamo smettere di andare avanti, di vivere.. - mi avvicinai a lui e gli presi una mano – Ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre.. non mi interessa quale gene tu abbia e non dovrebbe interessare neanche a te. Stiamo per avere un bambino, siamo una famiglia.»
Sollevai la sua mano dal mobile e gliela appoggiai sulla pancia. Un piccolo sorriso si fece spazio sulle sue labbra e finalmente mi guardò negli occhi.
«Jeremy si prenderà cura di me?» mi chiese, facendomi ridere.
Abbassai lo sguardo e accarezzai la sua mano su di me.
«Io credo sia una femmina..» dissi sorridendo.
Harry mi prese il viso tra le mani e mi accarezzò gli zigomi con i pollici.
«Farò il test.» disse poi.
«Si?»
Presi le sue mani sul mio viso e gliele strinsi.
«Non so cosa farei senza te.»
Detto ciò mi strinse tra le sue braccia, cullandomi e lasciandomi baci tra i capelli.

 

Novembre sarebbe finito tra breve e i negozi avevano già tutto l'occorente per il Natale esposto in vetrina. Le feste non mi erano mai colpito molto, forse perchè la mia famiglia ne oraganizzava sempre di troppo eccessive e io finivo nella mia stanza solo dopo un'ora. Non mi piaceva la gente che ci veniva, ciò che sapevano fare era solo spettegolare. Tutto ciò che volevo era soltanto festeggiare insieme alla mia famiglia, se avessi avuto una famiglia normale. Speravo che quest'anno sarebbe andata diversamente.
«La gravidanza ti dona.»
Camminavo a fianco a Zayn in uno dei tanti giganteschi parchi di Londra, con Chester a pochi metri da noi che osservava la gente.
«Stai flirtando con me?»
«Oh no Tomlinson, ho smesso di flirtare con te.»
Lo spinsi scherzosamente, ripensando a quel breve momento in cui pensavo di poter stare insieme a lui. Mi avrebbe sicuramente trattato bene e sarai stata felice, se solo non ci fosse stato già Harry.
«Grazie comunque, io mi sento solo tanto gonfia.»
«Questo è uno strano modo per farti dire che non è vero, eccetera eccetera?»
«Cosa? No! - lo spinsi di nuovo e lui scoppiò a ridere – Smettila!»
Ridemmo ancora un po' e solo per un momento mi sentii una normale ragazza in vacanza a Londra.
«Sarà strano una volta che partirai.. sai, Aria è al college, tu sarai in America, Liam.. bè, Liam non è più qui..»
Cercai di evitare che la voce si spezzasse ma non riuscii a proseguire.
«Tu ed Harry diventerete genitori e sarete felici.» finì per me.
Gli sorrisi e guardai il sole che a poco a poco iniziava a tramontare.
«Dov'è a proposito?»
«Diceva che aveva un appuntamento con Robert..»
Lasciaiai la frase in aria perchè vidi qualcuno su una moto molto familiare ferma al semaforo. Nera metallizzata... stessa targa..
«Hanna? Mi hai sentito?»
Distolsi lo sguardo, senza neanche rendermi conto che mi ero fermata. Zayn mi fissava confuso, aspettando ancora che gli rispondessi.
«Cosa.. cosa?» balbettai.
«Ti ho chiesto come stava andando con questo fatto del canto.»
«Oh.. bene, sembra felice e alla gente piace.»
Ripresi a camminare e Chester si mise al mio fianco. Sapevo già che aveva venduto la moto, ma non sapevo ancora perchè. Avrei dovuto chiederglielo.
«E tu? L'Italia?»
Calciai un sassolino con la scarpa e misi le mani nelle tasche del cappotto.
«Non lo so.. cioè disegnare è ancora quello che voglio fare, penso solo che sarebbe troppo difficile andare lì con il bambino e tutto..»
«Hai ancora un po' di tempo per pensarci e per organizzarti.»
Mi mise un braccio attorno alle spalle e mi attirò a se.
«Dovrei venire a correre più spesso.»
Disse poi, fissando un punto alla sua destra. Guardai anche io e notai un ragazza piegata in avanti con dei pantaloni da tuta che mettevano bene in mostra il suo di dietro. Scoppiai a ridere, ma non appena la ragazza si sollevò rimanemmo di sasso entrambi.
«Ehi!»
Emma era lì, con una felpa grigia e delle cuffie bianche alle orecchie.
«Ehi Emma.» la salutai, visto che Zayn sembrava sotto shock.
«Stavate facendo una passeggiata?» ci chiese.
«Si, Zayn si sentiva come dire.. accaldato.»
Lo presi sotto braccio e lui mi lanciò un'occhiataccia. Emma scoppiò a ridere.
«Tu.. tu vieni a correre qui?» le chiese.
«Si.. a volte.»
Era palese il fatto che Zayn se la stesse mangiando con gli occhi, vista anche la scollatura della canottiera.
«Oh, wow.. fantastico! Cioè, è proprio un bel posto in cui correre.»
Lo schiaffeggiai mentalmente. I ragazzi talvolta diventano così imbranati.
«Si.. certo.. meglio che vada comunque, ci vediamo.»
Le sorrisi e ci superò, riprendendo la sua corsa.
«Penso di aver appena iniziato una relazione con il suo sedere.»
«Zayn!»
Lo colpii sul braccio facendolo ridere.
«Ma lo hai visto? Solo ora che vado in America scopro che quella ragazza ha delle curve da.. ragazza?»
«Aproposito di ragazza.. Denise?»
Si strofinò il collo e cercò di non incrociare il mio sguardo.
«Oh guarda, prendiamo qualcosa da Mary?» mi chiese, scappando via.
«Bella mossa!»
Lo seguii verso il locale di Mary, rimettendo il guinzaglio a Chester e pensando ad Harry. Non lo sentivo da qualche ora e lui non mi aveva mandato nessun messaggio. Decisi così di mandargliene uno io, poco prima di entrare.
Tutto ok? :*

 

POV di Harry.

Tutto ok?:*
Rilessi il messaggio di Hanna seduto in questa maledetta stanza d'attesa non so da quanto. Avevano detto che ci avrebbero messo un po', ma non pensavo così tanto. Era da almeno due ore che ero seduto qui dentro. Avevo le mani sudate, il cuore batteva a mille, l'ansia che cresceva ogni minuto che passava. Le persone accanto a me sembravano provare la stessa cosa, forse però io avevo un temperamento peggiore.
«Styles?»
Scattai in piedi quando dissero il mio nome e seguii l'infermiera verso la stanza del dottore. Entrai e mi sedetti di fronte a lui.
«Allora Harry.. sei nervoso?»
Che cazzo di domande erano? Certo che ero nervoso, ero completamente nel panico. Non stavamo decidendo se scegliere la carne o il pesce, c'era ben altro in gioco.
«Sta scherzando, giusto?»
«Bene, sei abbastanza nervoso.. - decise di lasciar perdere e prese una busta chiusa dal primo cassetto – il risultato del tuo test è qui dentro..»
«Bene, quindi posso..»
Allungai il braccio per prenderla ma il dottore mi fermò.
«Tuttavia.. lascia che ti dica una cosa.. molto spesso conoscere il risultato di questi test non è la soluzione, non ti metterà il cuore in pace. Sapere se hai o no il gene non fermerà la malattia.. scoprire di averlo non ti farà vedere la vita da un'altra prospettiva, scoprire di averlo ti farà solo venire ancora più preoccupazione e potresti influenzare le persone che ti circondano.. soprattutto le persone che ami..»
«Mi sta seriamente consigliando di non aprire quella busta?» chiesi, sbalordito.
Lo guardai confuso, come se quello che stesse dicendo fosse una totale assurdità. Se avessi avuto il gene mi sarei goduto la vita, ne avrei assaporato ogni attimo, avrei fatto in modo di non perdermi niente.
«No.. ti sto solo dicendo che se avessi la possibilità di sapere quando morirò, non vorrei saperlo.. fortunatamente il tuo caso non è così drammatico ma.. sapere di essere malati, sapere che potremo esserlo, ci cambia.. e spesso non in bene. Sei giovane ragazzo, non dovresti preoccuparti adesso di certe cose.. ma, nonostante questo, la scelta è tua.»
Detto ciò mi consegnò la busta e la presi titubante. Lo salutai e percorsi i corridoi di quella clinica quasi a rallentatore. Era come essere in un film ed io ero i titoli di coda. Come loro nessuno faceva caso a me, mentre gli infermieri si prendevano cura delle persone, mentre i familiari chiacchieravano tra di loro, mentre alcuni bambini si rincorrevano. E poi qualcos'altro attirò la mia attenzione.. c'era una signora, una signora che piangeva, poggiata allo stipite della porta. Teneva le braccia conserte e con una mano cercava di asciugarsi le lacrime che le cadevano dagli occhi. Seguii il suo sguardo e vidi che fissava un uomo senza capelli seduto su un lettino. Sulle ginocchia del padre c'era un piccolo bambino di circa 5 anni che giocava con il colletto del suo pigiama. Il bambino era troppo piccolo per capire ma la donna, la donna sembrava quasi rassegnata, in attesa che glielo portassero via. E lo sguardo che aveva.. non lo avrei mai dimenticato.

 

POV di Hanna.

L'orologio segnava le 19.00 e di Harry nessuna traccia. A dire il vero ero un po' preoccupata, speravo solo non avesse deciso di abbandonarmi, di nuovo. Ma ero quasi sicura che non fosse così. Louis mi aveva scritto che avrebbe lavorato fino a tardi e così iniziai a preparare qualcosa per cena, mentre parlavo con Aria al telefono.
Ma dai! Zayn in America?
«Eh si, sembra sia tornato sulla giusta strada.»
Aria era rimasta lontana da noi per tanto, dovevo aggiornarla ogni volta praticamente su tutto.
Quindi non verrà al falò?
«Si.. penso di si.»
Ogni volta che pensavo a quel giorno mi sentivo male.
Hai già scritto qualcosa?
«Non ancora..»
ARIAAAAA!!!!
Allontanai il telefono dall'orecchio, facendo una smorfia all'urlo improvviso.
Arrivo!! Scusa Hanna, la mia deliziosa compagna di stanza mi chiama.. ci sentiamo più tardi?
«D'accordo.»
Nel momento in cui chiusi la chiamata la porta di ingresso si aprì ed Harry entrò velocemente dentro.
«Ehi..»
Lo salutai, posando il cucchiaio di legno sul tavolo.
«Lo so, mi dispiace sono uno stronzo, non mi sono fatto sentire per tutto il pomeriggio e non ti ho risposto al messaggio, ma..»
Iniziò a parlare velocemente, toccandomi le spalle e guardandomi con lo sguardo pieno di scuse.
«Non sono arrabbiata, cioè potevi almeno rispondere al messaggio, ma sei qui.. eri con Robert, giusto?»
Perchè era così agitato e bisognoso di scusarsi?
Iniziavo a preoccuparmi.
«Ecco.. io.. no, non ero con lui.»
Ahia.
Iniziai a indietreggiare, pronta a ricevere un'altra delle sue scuse assurde.
«No aspetta.. sono stato in ospedale, io-»
«In ospedale? Oddio, hai avuto un incidente? Stai bene?»
«Sisi.. non ci sono andato per quello, io.. mi amerai lo stesso?» chiese, all'improvviso.
«Certo..»
«E ti prenderai cura di me?»
Forse avevo capito.. forse iniziavo a capire cosa avesse fatto in ospedale.
«Sempre.»
Harry si avvicinò a poco a poco e prese le mie mani tra le sue.
«Oggi in ospedale ho visto una signora che guardava suo marito, in attesa.. Il suo sguardo.. sapeva che tra breve se ne sarebbe andato.. non voglio che tu abbia quello sguardo..»
Lo guardai confusa.
«Ho fatto il test.»
Rimasi senza fiato per un attimo, aspettando che mi dicesse il risultato. Invece di continuare a parlare tirò fuori dalla tasca una busta bianca ancora chiusa.
«Se dovesse mai venirmi l'Alzheimer non voglio che tu debba preoccuparti per me.. non voglio che tu rimanga sola, non voglio che Jeremy sia triste..»
«Vorrà dire che faremo tanti bambini.» sorrisi.
«Si.. e soprattutto, devi promettermi che cercherai di essere felice, che cercherai di andare avanti..»
«Harry..»
Mi lanciò un'occhiata con gli occhi e mi zittii.
«Ma.. non dobbiamo preoccuparcene.. almeno non adesso.»
Uscì un accendino dalla tasca e diede fuoco alla busta, sorprendendomi. La lasciò cadere nel lavandino e io la fissai a bocca aperta.
«Non vuoi saperlo?» gli chiesi.
«No, voglio vivere la mia vita con te e nostro figlio in modo sereno, senza pensare ai problemi che potremo avere in futuro.. Voglio amarti, voglio viverti, voglio renderti felice.»
Mi afferrò per i fianchi e io allacciai le braccia attorno al suo collo.
«Mi rendi già felice.»
Mi alzai in punta di piedi per baciarlo, contenta che questa paura dell'Alzheimer fosse, per il momento, messa da parte. Quella sera avevamo già fatto un passo avanti, la moto poteva aspettare.

 

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Scusate il ritardo ma sono sotto esami:)
Volevo dirvi che, se volete farmi qualche domanda inerente alla storia, risponderò con piacere:)

 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 34.

 

POV di Hanna.

«Dannazione! Era un buon lancio!»
Zayn brontolava sul divano davanti a una partita di baseball, insieme ad Harry e Louis. Dalla cucina sentivo il telecronista che blaterava qualcosa ma non mi ero mai interessata di questo genere di sport.
«Sono molto accaniti.»
Passai un altro piatto a Denise, che iniziò ad asciugarlo. Avevamo deciso di cenare tutti insieme a casa di Harry e Zayn per passare un po' di tempo con lui e Denise prima della partenza. Non sapevo ancora attribuire un qualche tipo di relazione a quei due, ma mi ritrovai nella cucina dei ragazzi a lavare i piatti insieme a lei. Era simpatica, forse un po' troppo tatuata, ma molto dolce.
«Harry e Louis da piccoli passavano ore intere sul divano di casa nostra a guardare qualsiasi tipo di sport, erano così buffi.»
Denise sorrise e prese un bicchiere.
«Oh, immagino quanto ti avranno fatta annoiare.»
«In realtà no.. avresti dovuto vedere quando Harry provò a lanciare una palla di baseball a Louis, lo prese in piena faccia!»
«Non è vero!»
Io e Denise scoppiammo a ridere e io ricordai la scena nella mia mente. Mio fratello e Harry non avevano mai spiccato negli sport. Harry era più bravo con la chitarra, Louis con la macchina fotografica. Liam.. Liam si che era bravo nello sport.
«Qualcosa vi diverte?»
Harry mi abbracciò dalle spalle, facendomi trasalire.
«Hanna mi raccontava alcuni episodi interessanti su te e Louis.» spiegò Denise ancora divertita.
«Davvero? E cosa in particolare?»
Harry si appoggiò al bancone con le braccia conserte e io mi asciugai le mani con il panno.
«La squadra è completamente da rifare!»
Non potei rispondere perchè Zayn e Louis ci raggiunsero in cucina e ne fui grata. Solo il pensiero di Liam mi faceva male. Harry sembrò notare il mio cambiamento ma non fece domande.
«Avanti Zayn, è solo una partita.» lo rassicurò Louis.
«Louis ormai pensa solo all'amore.» lo prese in giro Harry.
Rimasi a guardarli mentre si prendevano in giro, mettendo per un momento da parte Liam, e poi Zayn disse:
«Placa i tuoi ormoni, tra poco la rivedrai.»
Mi alzai da dove ero seduta, strisciando la sedia a terra, e tutti mi fissarono, in attesa.
«Cosa? Sto solo andando.. in bagno..»
Sembrarono crederci e così mi dileguai. Sentii ancora i vocii dalla cucina mentre prendevo il corridoio opposto al bagno per raggiungere la stanza di Harry. Accesi la luce per non rimanere nell'oscurità e fissai le foto attaccate al muro con le puntine. Alcune ritraevano me e lui, altre lui e Chester, altre con Louis, Zayn.. ero riuscita a fargliele tirare fuori dal cassetto e metterle in mostra. Chiusi la porta e andai a sedermi sul letto, circondata dalle nostre giacche e le borse. Chiusi gli occhi e pensai a quella notte, a quella maledetta notte. Le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance.
Non dovresti essere qui..
E puntuale come sempre, era lì. Con quella stessa maglietta del primo giorno di scuola e i capelli perfetti.
«Non ci riesco Liam..»
Devi smetterla di pensarmi Hanna, non è stata colpa tua, perdonati!
Scossi velocemente la testa, singhiozzando.
«Smettila! Sai che non è vero!»
Sai perchè sono qui? Sai perchè sono qui?!
Iniziò ad alzare la voce mentre io continuavo a scuotere la testa.
«Non farlo..»
Dillo Hanna!
«Hanna?»
La voce di Harry in corridoio mi fece sussultare e di scatto andai verso la porta e la chiusi a chiave.
Hanna.. io non dovrei essere qui..
«Hanna? - Harry era sempre più vicino alla porta – Hanna sei qui?»
Rimasi appoggiata al legno, con la mano sulla maniglia, nonostante la avessi già chiusa.
«Perchè devi farmelo dire?»
Devi dirmelo Hanna..
«Hanna! Che succede?»
Harry iniziò a battere sulla porta, la voce preoccupata.
«Non posso.. non posso dirtelo..»
Non cambierà niente..
«Non ti vedrò più..»
Avevo gli occhi zuppi di lacrime ed Harry continuava a chiamarmi dall'altro lato.
«E' qui? E' lì dentro con te?»
Rimasi sorpresa dalla sua domanda e per un attimo rimasi perplessa.
Hanna..
«Liam è lì con te?» continuava a chiedermi Harry.
«Si.. è qui..»
Ci fu un attimo di silenzio, sentii la voce di mio fratello ma Harry lo zittì quasi subito facendo tornare il silenzio.
«Cosa ti sta dicendo?»
Non so perchè ma appoggiai la guancia al legno freddo della porta come per sentirlo più vicino. Liam apparve al mio fianco, imitandomi, e quasi scoppiai a piangere di nuovo.
«Mi sta dicendo.. che non è stata colpa mia..»
«E che altro?» chiese Harry.
Non riuscivo proprio a dirlo.
Ogni volta che aprivo la bocca per dirlo sentivo un dolore nel petto.
Sarai sempre la mia migliore amica..
«Non farlo..»
Chiusi gli occhi di nuovo per non guardai i suoi e mi tappai le orecchie. Cacciai un urlo così forte che quando aprii gli occhi Liam era sparito e io ero senza fiato. La casa era ancora silenziosa.
«Hanna!»
Harry mi chiamò dall'altro lato, con il tono quasi afflitto. Feci scattare la serratura e aprii la porta, trovandomi un Harry addolorato e gli altri confusi e preoccupati. Mi gettai tra le sue braccia, esausta. Lui mi coccolò, mi cullò, mi accarezzò una guancia e mi lasciò baci tra i capelli.

 

POV di Harry.

Hanna si era quasi addormentata tra le mie braccia non appena era uscita da quella stanza. Tutti mi guardavano con aria confusa, tranne Louis che conosceva la situazione, ma quell'episodio non stava passando inosservato. Hanna non doveva agitarsi nelle sue condizioni e dovevamo fare qualcosa.
«Credi che dovremo chiamare qualcuno?»
L'avevamo portata a casa nonostante Zayn aveva insistito di rimanere da noi. Ormai dormivo più qui che nella mia vera casa, ma non sembrava essere un problema per loro. In quel momento dormiva nella sua stanza in compagnia di Chester, mentre io e Louis bevevamo qualcosa in salone.
«Non voglio che vada da uno psicologo, ci è già stata e non è servito a niente.»
«Hai visto come era sconvolta.. sembrava avesse visto un fantasma!»
Gli lanciai un'occhiata, sorpreso dalla sua scelta di parole.
«Sai cosa intendo!»
Sospirai, esausto.
Sapevo bene che Hanna avesse bisogno di qualcuno ma l'idea di mandarla da uno strizzacervelli non mi piaceva. Il suo problema era uno solo: non riusciva a perdonarsi per la morte di Liam.
«So che hai ragione, ma deve esserci un altro modo.»
Anche Louis sembrò quasi rassegnato, non trovando una soluzione.
«Tu hai ancora incubi?» mi chiese poi.
«No.. non di recente.. hanno smesso da quando io e Hanna siamo tornati insieme.»
Non so se ci fosse un qualche collegamento, ma da quando ero riuscita a perdonarla quelle orrende visioni erano passate.
«So bene cosa sta passando.. io ho ucciso una persona diamine!»
«Smettila! E' stato solo per difendere Hanna.»
«Si bè.. sarà sempre qualcosa che mi porterò dentro, ma adesso ho capito che è stata solo colpa di Marcus.»
Louis annuì e sembrò riflettere su altro. La casa era silenziosa di notte e non avevamo neanche avuto la voglia di accendere la televisione.
«Hai pensato a dove andrete una volta che Jeremy nascerà?»
Parlare di quel bambino mi faceva sempre sorridere, nonostante ancora non avesse neanche un volto.
«Non lo so con esattezza.. Zayn dice che quando lui se ne andrà possiamo andare a stare in quell'appartamento ma.. ho una casa a Bristol, non so cosa farne..»
«Per quanto la mia famiglia sarebbe entusiasta nell'avervi vicino, sono sicuro che Hanna non vorrà più mettere piede in quella casa.. è piena di ricordi troppo brutti.»
Annuii, pensando a tutto quello che era successo in quella casa.
«Ho quasi ucciso mio padre da adolescente, mia madre mi ha visto diventare quasi un teppista e io l'ho visto ammalarsi.. Marcus ha rapito Hanna e l'ha legata a una sedia.. come se non bastasse quel vialetto ha il sangue di due morti, non uno.»
Mi vennero i brividi solo a parlarne e Louis quasi trasalì.
«Il destino vi ha dato un'altra possibilità per essere felici.. ora, racconti da brivido a parte, sarà meglio andare a letto.»
Mi venne da ridere e lo vidi alzarsi e ritirarsi nella sua stanza. Feci lo stesso poco dopo e trovai Hanna che mi dava la schiena, piegata di lato, con Chester che teneva il muso poggiato sul letto, fissandola.
«Ehi.. la sorvegli?»
Sbattè la coda sul pavimento, percependo la mia voce, ma non distolse lo sguardo dalla ragazza bionda distesa sul letto. La fissai anche io, imitando il nostro cucciolo di Labrador, e cercai il modo di togliere la ruga sulla sua fronte e renderla più serena.
«Harry..» sussurrò poi.
Non era sveglia, stava sicuramente facendo un cattivo sogno per come lo disse. Mi precipitai al suo fianco e la presi tra le braccia.
«Sssh.. sono qui.»
Le appoggiai le labbra all'orecchio e sembrò quasi rilassarsi.
 

POV di Hanna.

Dillo Hanna..
Perchè sono qui?
Devi dirlo..

Aprii gli occhi di colpo, infastidita dal ricordo delle parole di Liam e dalla vibrazione del mio cellulare. Ero ancora stretta tra le braccia di Harry, così mi allungai poco quanto bastava per vedere chi fosse. Mia madre. Non ero dell'umore per rispondere al momento, così lo lasciai vibrare.
«Mmm.. spegnilo.» Farfugliò Harry al mio orecchio.
Sorrisi al suo tono comatoso e il cellulare smise di vibrare. Mi girai per guardarlo e lo baciai sulla fronte.
«Buongiorno.»
Frugò il viso nel mio collo, facendomi il solletico.
«Buongiorno.» aveva una voce adorabile.
Poco dopo tirò fuori la testa e mi sorrise con gli occhi ancora assonnati. Gli tolsi i capelli dalla fronte e lo accarezzai sulla guancia.
«Come stai?» mi chiese.
Cercai di non pensare alla sera precedente, ma era quasi impossibile.
«Ieri sera è stato brutto, vero?» azzardai a chiedere.
Mi trascinò sul suo petto facendomi appoggiare la guancia e mi accarezzò la schiena.
«Non dovresti avere attacchi del genere nel tuo stato Hanna, la dottoressa ha detto che non devi affaticarti.. e questi sbalzi d'umore non ti fanno bene.»
Mi sollevai allarmata di ciò che avrebbe detto dopo.
«Stai dicendo che dovrei farmi vedere da qualcuno?»
Sembrava sorpreso.
«Cosa? Dio no! Non ti manderei mai da uno strizzacervelli.»
Mi rilassai un po' ma ero ancora preoccupata. Non avevo idea di come affrontare questa cosa con Liam. Sapevo bene cosa dovessi fare, ma non ne avevo la forza.
«Ehi.. lo supereremo insieme, d'accordo?»
Mi prese il viso tra le mani e per quanto fosse dolce tutto ciò, sapevo che non era giusto coinvolgerlo.
«E' questo il problema.. sono io a dovercela fare, questa volta non puoi aiutarmi.»
Cercò di sorridermi, ma sapevo bene che era affranto da questo. Questa era forse l'unica cosa in cui non poteva proprio aiutarmi.
«Aggiusteremo le cose, per noi, - si chinò a darmi un bacio – e per lui.»
Si chinò sulla pancia e diede un bacio anche lì, riportando il buon umore. Amavo svegliarmi tra le sue braccia, amavo svegliarmi in una casa con le due persone più importanti della mia vita. Lo amavo. La mattinata passò tranquilla, facemmo colazione con dei pancakes fatti da Louis e parlammo di tutto, tranne della sera precedente. Sapevo benissimo che sia Louis, che Zayn, che Denise avevano assistito alla scena, ma nessuno di loro me ne fece parola per fortuna. Louis andò a lavoro subito dopo pranzo ed Harry lo seguì poco dopo, dicendomi che aveva un appuntamento con Robert. Aveva un'aria strana quando mi salutò, ma non glielo feci presente. Aveva iniziato a fare qualche serata in qualche altro locale di Londra oltre l'Irish e ben presto Robert lo avrebbe portato a Dublino. Io passai il pomeriggio a riordinare la stanza e, quando iniziai a sentirmi stanca, sprofondai sul divano insieme a Chester. Mi ricordai solo qualche minuto dopo di mia madre e così la richiamai.
Pronto?
«Ciao mamma.»
Cielo Hanna! Ti avrò chiamata almeno tre volte, è tutto apposto?
Alzai gli occhi al cielo mentre mi accarezzavo il ventre.
«Si, scusami mi è solo passato di mente e avevo il cellulare scarico.»
Era sicuramente più gentile di dire “non avevo voglia di parlare dopo ieri sera”.
Oh d'accordo, ti chiamavo per chiederti a che ora pensate di arrivare domani sera..
Bloccai i movimenti della mia mano sulla pancia e rimasi in silenzio per un po'.
Il falò.
Quel dannato falò sarebbe stato questo weekend.
«Per cena.. credo per cena.»
In realtà io ed Harry non ne avevamo ancora parlato. Louis aveva deciso per noi quando partire per Bristol, solo perchè Aria sarebbe arrivata la sera stessa.
E' tutto apposto?
«Si mamma.. andrà tutto bene.»
Lo so..
Ci fu un attimo di silenzio e fu come se i miei pensieri si accavallassero con quelli di mia madre. Stavamo pensando entrambe alla stessa cosa.
Aria arriva domani sera, sei contenta?
Fui grata quando cambiò discorso.
«Certo, non vedo l'ora di vederla.. Louis è più contento però.»
La conversazione proseguì tranquilla, con diverse battute scambiate e con gli aggiornamenti sulla caviglia di mio padre. A quanto pare continuava a lamentarsi del niente, sfruttando mia mamma. I maschi e la loro poca sopportazione per il dolore. Chiusi la chiamata con la promessa di richiamarla domani e di stare attenta. Chester iniziò a russare nel momento in cui alla tv partì il film Ghost. Solo io trovavo ironica la situazione? L'amore della sua vita muore e lui si ripresente sotto forma di fantasma...
Mi persi quasi tutto il film, senza neanche essermi resa conto di essermi addormentata. Mi svegliai per un bussare alla porta e con i titoli di coda sullo schermo. Chester iniziò ad abbaiare e gli feci segno di zittirsi. Non era ancora buio quindi non potevano essere ne Louis ne Harry. Sbirciai dall'occhiolino e quasi pensai di aver visto male. Allontanai la faccia e iniziai a respirare velocemente, entrando nel panico. Solo pochi minuti dopo mi decisi ad aprire la porta, trovandomi davanti forse l'unica persona che non mi sarei mai immaginata di trovare.

 

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Spero che il prossimo capitolo vi piaccia, sarà pieno di emozioni e si chiariranno un pò di cose:)
A PRESTO <3

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 35.

 

POV di Hanna.

Ero ancora mezza imbambolata sulla porta, cercando nella mia testa qualcosa di logico da dire.
«Karen..» dissi solo quello.
La mamma di Liam se ne stava davanti a me, nel suo piccolo corpo esile consumato dalla perdita del figlio, nei suoi occhi stanchi e in quel sorriso che mi sorprendeva. Come poteva sorridere così?
«Posso.. entrare?» mi chiese.
Mi accorsi solo in quel momento che eravamo in quella posizione da almeno una decina di minuti e mi sentii un idiota mentre mi precipitavo a farmi da parte per farla accomodare. Chiusi la porta e lei si guardò intorno, facendomi stringere nelle spalle.
«Vi siete sistemati bene..»
Non so cosa sapesse esattamente, non so se sapesse di Harry, del fatto che eravamo tornati insieme e di quanto questo, in quel momento, mi fece sentire così in colpa. Quando poi si girò di nuovo verso di me, ebbi l'istinto di mettere le mani dentro le tasche della felpa come per nascondere il bambino. Non sapevo quanto sapesse e non volevo addolorarla.
«Ti ho spaventata.. mi dispiace..» si scusò.
«Si, cioè no.. è che io.. mi dispiace.»
Stava andando proprio male. Non poteva finir bene.
«Ti dispiace?» domandò confusa.
Abbassai la testa e mi contorsi le dita dentro la felpa cercando un modo per evaporare all'istante. Avrei voluto avere una fottuta bacchetta di Harry Potter.
«Mi dispiace.. so perchè sei venuta qui e mi dispiace.»
Lo sapevo davvero?
«Perchè continui a dire che ti dispiace?»
Sollevai lo sguardo a la guardai confusa. Perchè non aveva già iniziato a urlarmi contro? Perchè non aveva iniziato a dire che avevo rovinato la vita di suo figlio e la loro? Perchè?
«Per Liam ovviamente.. per quello che è successo, per Harry, per..»
Mi bloccai a metà frase e abbassai lo sguardo sulla mia pancia, non avendo il coraggio per continuare.
«Per il bambino?»
Sollevai di nuovo lo sguardo e invece di trovare la delusione sul suo volto trovai affetto e dolcezza.
«Non sei arrabbiata con me?» osai chiedere.
«Arrabbiata con te? - spalancò gli occhi – Hanna tesoro! Non sai che gioia sento nel vederti qui di fronte a me, ancora viva.»
Detto questo venne verso di me e mi abbracciò. Era poco più bassa quindi dovetti abbassarmi un po' per ricambiare, ma non fu un peso, al contrario. Avevo bisogno di quel contatto, del suo contatto. Vidi Liam apparire all'angolo vicino alla finestra, con lo stesso sorriso di sua madre.
«Non sono qui per incolparti di niente, sono venuta per aiutarti e..»
Sciolse l'abbraccio e ci asciugammo le lacrime che caddero a entrambe sulle guance.
«..vorrei mi raccontassi di quella sera, ne ho bisogno. Ho bisogno di sapere come il mio bambino è morto.»
Mi si strinse il cuore. La polizia sapeva poche cose di quella sera: Un pazzo scappato dal manicomio tenta di uccidere tre ragazzi e uno di loro spara per difesa. Lo sparo mi rimbalzò nella mente e sussultai di scatto, trovando di nuovo gli occhi pieni di lacrime di Karen.
«Perfavore.»
Annuii, inchiodata dal suo sguardo implorante. Ma si meritava di sapere cosa fosse successo. Ci sedemmo sul divano, con il sole che iniziava a calare e le mani che mi tremavano come mai. Karen si sedette vicino a me e attese. Io sollevai la testa e fissai un punto qualsiasi della stanza, tornando a quell'orribile notte.
«Era il giorno del diploma e avevamo deciso di festeggiare la sera, in uno di quei locali sbandati di Bristol, - rise – Harry ricomparve quella sera, pregandomi di tornare insieme a lui ma Liam.. Liam mi portò a casa e rimanemmo a parlare in macchina, ridevamo e mi disse che non mi avrebbe mai odiata...»

FLASHBACK.

«Non potrei mai odiarti Hanna.»
Gli sorrisi e speravo che fosse veramente così. Nonostante tutto quello che era successo lui sarebbe rimasto lì accanto a me, sempre. Però forse se Liam non si fosse accorto di un rumore dall'altro lato della strada, forse se non avesse visto il padre di Harry scassinare la serratura, forse e, solo se forse non fosse sceso dalla macchina seguendomi.. sarebbe ancora qui.
«Sono sicura che c'è una spiegazione a tutto questo, dico bene, Marcus?» e apparve il suo sorriso malato.
«Hanna chi è questo tipo?»
«Liam dobbiamo correre subito alla macchina, adesso!»
E lo facemmo. Corremmo verso la macchina, cercando di scappare da colui che avrebbe rovinato le nostre vite. Marcus ruppe il vetro del mio finestrino e mi scaraventò fuori dall'auto, facendomi sbattere la testa sull'asfalto. Liam cercò di difendermi ma Marcus fu più veloce, gli lanciò un pugnò che lo scaraventò a terra, rendendolo privo di sensi. Mi trascinò di peso verso casa di Harry, spalancando la porta con un calcione e scaraventandomi sulla sedia. Iniziò a legarmi i polsi, si avvicinò per sussurrarmi cose indecenti a un millimetro dalla faccia e tutto ciò a cui pensavo era Harry. Pensavo sarei morta e avevo detto di no all'amore della mia vita. Mi schiaffeggiò, mandandomi la guancia a fuoco. Sentii il suo livello di agitazione, di pazzia. Non si sarebbe fermato senza prima aver ammazzato Harry. Con il pensiero di Harry nella testa approfittai della sua distrazione e mi liberai, sputandogli in faccia e correndo verso la porta. Dovevo sapere che le giovani ragazze non sono furbe abbastanza. Marcus mi strattonò dai capelli e mi buttò di nuovo a terra, ma prima che potesse tirarmi un calcio qualcuno lo scaraventò sull'asfalto, Harry. Iniziarono a prendersi a pugni e io strisciavo pregando che qualcuno ci sentisse, che qualcuno mi risvegliasse dall'incubo. Ma l'incubo era lì, di fronte a me, e puntava una pistola al ragazzo che amavo. Ero terrorrizzata all'idea di perderlo, non ci meritavamo tutto questo, lui non lo meritava. Aveva già perso troppo. Mi rassicurava, mentre io me ne stavo a terra senza poter fare niente, lui mi rassicurava.
«Andrà tutto bene, d'accordo?»
Ma non andò tutto bene.
Harry lo supplicò, anche quando lui tirò fuori una pistola, puntandola contro suo padre, lo supplicò. Lo supplicò di lasciarci in pace, di lasciarmi in pace. Gli propose di andarsene insieme, loro due e basta. Ma Marcus aveva la mente più malata di quanto pensavamo. Harry lo aveva ferito nell'orgoglio e lui, per ferirlo, volevo strappargli l'unica cosa che avesse mai amato. Me. Vedevo la pistola contro di me e vidi la mia vita passarmi davanti come una patetica commedia. Di come il mio rapporto con i miei genitori facesse schifo, di come io e Harry avessimo incasinato le cose. Non volevo morire. Volevo che tutto finisse per ricominciare di nuovo.
«Hanna..»
Liam sussurrò qualcosa accanto a me, ma quando cercai di capirlo mi fece segno di stare in silenzio.
«Non farmi premere questo grilletto, ti prego.»
«Dovrai uscire le palle figliolo, perchè io ho intenzione di premere il grilletto.»
Chiusi gli occhi e tutto quello che sentii fu solo un colpo di pistola.
Attesi. Aspettai che arrivasse il dolore, aspettavo di sentire del liquido caldo in qualche parte del corpo, ma tutto ciò che sentii furono solo dei lamenti agonizzanti. Aprii di scatto gli occhi e trovai il corpo di Liam in piedi davanti a me. Un corpo giaceva a terra qualche metro più in là, con un chiazza rossa a livello del cuore. Marcus. Guardai Harry, con gli occhi nel vuoto, terrorizzato. Mi venne quasi da sorridere, credendo che finalmente fosse tutto finito. In realtà, qualcuno continuava ad emettere dei versi strazianti e non capii chi fosse fin quando Liam cadde sulle ginocchia e poi con il corpo sulle mie braccia.
«Liam.. che succede..»
Lo guardai, cercando di capire perchè fosse così pallido e sudato. Vidi la sua mano che premeva sul petto e il liquido rosso che colava sulla maglietta. L'aveva colpito. Marcus l'aveva colpito.
«Dobbiamo chiamare l'ambulanza.. Harry! Dobbiamo chiamare qualcuno!»
Harry era come imbambolato a fissare il corpo senza vita di suo padre. Quando si rese conto del panico nella mia voce si voltò, impallidendo ancora di più.
«Starai bene, d'accordo? Verrà qualcuno, dobbiamo chiamare qualcuno.»
Ero nel panico. Completamente nel panico.
Harry si inginocchiò vicino a noi e osservò la ferità di Liam, allargando gli occhi.
«E' brutta.. eh?» soffocò un gemito Liam.
«Dobbiamo portarlo in ospedale Harry, dobbiamo chiamare un'ambulanza.»
«Hanna..» cercò di attirare la mia attenzione.
«Ho solo bisogno del telefono, credo di averlo qui nella borsetta.»
Avevo le mani sporche di sangue e tremanti. Sapevo benissimo che la borsetta era ancora nella macchina di Liam, allora perchè continuavo a cercarla?
«Hanna..» Harry cercò di prendermi il viso tra le mani ma mi divincolai.
«Dobbiamo tenere la ferita premuta così, fin quando qualcuno non verrà ad aiutarci.»
Liam iniziò a tossire, stringendo la mia maglietta con una mano.
«Hanna.. Hanna!»
«Ho solo bisogno di un maledetto telefono!» urlai.
Harry mi prese il viso tra le mani, tremavano anche le sue. Aveva gli occhi pieni di terrore.
«Non ce la farà Hanna..» mi sussurrò.
Mi tolsi dalla sua presa e mi concentrai su Liam.
«Andrà tutto bene Liam, verrà qualcuno.. qualcuno..» la voce mi si ruppe.
«Hanna.. - sussurrò – devi ascoltarmi..»
Gli occhi mi si riempirono di lacrime e quasi non vidi più il suo viso. Tremava tra le mie braccia, ed eravamo circondati di sangue. C'era troppo sangue.
«St-sto.. m-morendo.» balbettò.
«No! No!»
Un singhiozzo improvviso riempì la notte silenziosa e Liam mi strinse la mano.
«Sono.. sono io il medico.. ricordi?» accennò un sorriso.
Solo in quel momento, quando vidi i suoi occhi rossi riempirsi di lacrime, mi resi conto che sarebbe morto sulserio. Liam sarebbe morto.
«Mi dispiace, è tutta colpa mia.. ti prego..»
«Sssh.. non p-piangere.»
Le mie guance ormai erano zuppe ed Harry accanto a me era più rigido del ghiaccio. Liam mi poggiò una mano sulla guancia, facendomi piangere ancora di più.
«Sai.. sai perchè sono f-felice? - sussurrai un 'no' – Perchè sto morendo tra.. tra le braccia dell'unica ragazza che ab-abbia mai amato.»
Singhiozzai di nuovo, sentendo ogni briciola del mio corpo strapparsi in due. Non poteva succedere davvero.
«Sarai sempre la mia migliore amica H-Hanna.. vai in Italia, promettimi che non cambierai la tua vita per me..»
«Dio!» gridai, piangendo più forte.
«Harry..» sussurrò Liam.
Harry lo guardò, impietrito.
«Pr-prenditi.. prenditi cura di lei.. ti ama ancora, ti amerà sempre.»
Liam gli sorrise e poco dopo del sangue gli uscì dalla bocca. Lo tenni più stretto a me, disperata. Doveva esserci una soluzione, non poteva morire sulserio.
«Non morirai, hai capito? TU NON MORIRAI!»
«Dì ai miei genitori.. dì loro che..» tossì di nuovo.
Sapevo già cosa voleva dire ma non poteva succedere davvero.
Liam mi guardò un'ultima volta, prima di sorridermi e regalarci il suo ultimo respiro. Rimasi immobile a fissarlo, sperando che da un momento all'altro mi sorridesse di nuovo, sperando che mi risvegliassi da questo incubo e che avremo preso l'aereo insieme per l'Italia.
«Liam.. Liam!» lo scossi, inutilmente.
Harry si alzò e si mise dietro di me, abbracciandomi dalle spalle.
«Hanna..»
Iniziai a piangere più forte, stringendolo a me senza volerlo lasciare mai più. E urlavo, urlavo nella notte, con un grido disperato e pieno di angoscia. Solo quello sentirono e fu quello che finalmente portò qualcuno da noi. Troppo tardi ormai...

FINE FLASHBACK

Karen aveva preso le mie mani nelle sue, gli occhi pieni di lacrime e io che la fissavo. Era la prima volta che parlavo per filo e per segno di quella notte, nessun psicologo ci era riuscito, i miei genitori, Harry.. avevo bisogno di Karen.
«Non è stata colpa tua.. - sussurrò – non è stata colpa tua.»
Mi accolse tra le sue braccia e mi strinse, mentre io le inzuppavo la spalla.
«Lo so.. mi dispiace.» ammisi per la prima volta.
Karen mi cullò tra le sue braccia e per la prima volta dopo mesi sentii un po' di quel peso scivolarmi via di dosso.
«Ma guardaci.. siamo un disastro.»
Karen sciolse l'abbraccio e si asciugò le lacrime, sorridendo.
«Liam.. Liam era un bravo ragazzo e ti voleva bene.. molto bene..»
Sentii gli occhi riempirsi di altre lacrime, come se ne avessi una fonte infinita. Ma quanto mi stava facendo bene piangere.. sfogarmi una volta per tutte.
«Ti ha chiamata Harry, vero?» le chiesi, tirando su col naso.
Karen sorrise di nuovo e capii subito.
«Ti ama molto.. mi ha chiesto un aiuto, non so esattamente a cosa si riferisse ma.. sono venuta anche per darti un'altra cosa..»
Si allungò verso il tavolino per prendere la sua borsa e uscirne una busta bianca con tanto di franco bollo. Me la passò, rendendomi confusa. Non appena la presi guardai sul retro e lessi il destinatario.

Hanna Tomlinson, Via Tommasini 94, Milano.

Quello sarebbe stato il mio indirizzo in Italia. Se solo ci fossi andata.
«Liam mi ha fatto promettere di spedirla una volta che fossi arrivata in Italia.. non l'ho aperta, ma credo che tu dovresti leggerla per.. insomma, per chiudere questa storia.»
Karen mi strinse di nuovo la mano e la vidi alzarsi dal divano.
«Dove vai?» le chiesi.
«Credo che tu abbia bisogno di leggerla da sola.. ci vedremo al falò, giusto?»
Il falò. Il compleanno di Liam.
«Si..»
Karen prese la borsa e io mi alzai improvvisamente per abbracciarla.
«Grazie..» le sussurrai.
Mi allontanai di poco e mi accarezzò una guancia, guardandomi con lo stesso sguardo dolce che aveva suo figlio.
«Vai via da sola a quest'ora?»
«Carl mi sta aspettando sotto.»
La vidi avvicinarsi alla porta, sorridermi di nuovo e chiudersela alle spalle. Ed eccomi lì. Con quella lettera in mano e le mani che mi tremavano senza cessare. Passai un dito sulla grafia di Liam e poi la aprì. Ne uscii un foglio bianco pieno di inchiostro. Di nuovo la grafia ordinata di Liam.

Lo so, ci siamo salutati solo qualche giorno fa, e tra l'altro stiamo a poche ore di distanza, ma è sempre più di quanto siamo mai stati negli ultimi anni. Mi ricordo ancora quando ti ho vista entrare a scuola per la prima volta, con quella gonna di jeans e quel top rosa che ti rendevano adorabile. Ho pensato subito “wow, quella ragazza è meravigliosa” e per anni mi sono nascosto dietro a tutti quegli sguardi che ti lanciavo ogni volta che tu non te ne accorgevi. Mi ricordo quanto mi piaceva vederti mentre organizzavi tutti gli eventi scolastici, quanto amore mettevi in tutto ciò che facevi.. mi piaceva guardarti durante le lezioni mentre disegnavi vestiti su un foglio di carta e nonostante questo riuscivi comunque a ricordare ogni minima cosa che diceva il professore. Un giorno mi svelerai il tuo segreto, vero? Comunque, non voglio deprimerti con i ricordi del passato, non voglio farti piangere o farti rendere conto di quanto fossi sfigato nell'essere stato così innamorato di una ragazza che non era mai stata mia. Voglio solo dirti quanto sia stato meraviglioso per me averti per quel poco tempo, ogni tuo bacio, ogni tua carezza, ogni tuo incoraggiamento.. per me è già stato tanto. Non sentirti in colpa per avermi deluso, per avermi fatto del male.. io già sapevo quanto tu fossi innamorata di un altro ragazzo, ma ci ho voluto provare lo stesso. Tutto ciò che ho fatto è stata una mia decisione, non sentirti in colpa e ti prego, smettila di rivolgermi quello sguardo come se vedessi un cucciolo abbandonato. Sono forte Hanna, mi riprenderò. Prima che tutto diventi troppo sdolcinato, lascia che ti dica un ultima cosa. Se stai leggendo questa lettera vuol dire che mia mamma ha rispettato la promessa e la starai leggendo nella tua casa in Italia. Non so come sia finita con Harry, e spero che me lo racconterai, ma se non hai ancora avuto il coraggio di chiamarlo dovresti farlo. Lo so, io non so quello che è successo tra di voi, non so cosa ti abbia fatto, non so se starete insieme per sempre, questo non lo so. Sai invece cosa so? So come brillano i tuoi occhi ogni volta che lo vedi, so quanto tu lo ami e so quanto lui ama te. Un ragazzo non passa la vita innamorato della stessa ragazza senza amarla davvero. Voi due siete un disastro quando non state insieme e siete decisamente migliori quando siete a due centimetri di distanza. Io non so come fosse Harry prima, so solo quello che diceva la gente, ma so come eri tu. Eri sempre bellissima, sorridente, ma era come se ti mancasse qualcosa. Ti mancava quel fuoco che hai adesso, ti mancava la forza di affrontare i tuoi genitori, di fare le cose di testa tua. E Harry.. ad Harry serviva qualcuno che lo facesse stare con i piedi per terra, che frenasse il suo carattere brusco e scontroso. Non so se adesso per te questa cosa abbia senso ma.. un giorno lo avrà. Siete come il fuoco e il ghiaccio Hanna. Uno placa l'altro. Uno accende l'altro. Non so perchè mi sia dilungato così tanto, doveva solo essere un biglietto di benvenuto in Italia in origine. Non vedo l'ora di vedere la tua faccia su qualche rivista di moda, sono sicura che crerai qualcosa di straordinario. Buon inizio anno piccoletta (sono solo a poche ore di distanza!)

Liam.

Piansi, risi, singhiozzai, risi di nuovo e piansi ancora per tutto il tempo che lessi. Nel mio cuore avevo un misto di emozioni tra tristezza, gioia, malinconia, gratitudine.. Liam voleva essere con me fino alla fine e, non appena lo vidi di fronte a me, mi resi conto che sarebbe stato veramente così, finchè io non avessi finalmente trovato il coraggio per dire quelle parole.
«Avevi detto che non volevi farmi piangere..» piagnucolai, ridendo.
Liam si avvicinò e si piegò sulle ginocchia, arrivando all'altezza del mio viso.
«Sono stanco che tu pianga per me.. hai molto di cui essere felice.»
Indicò con un gesto la mia pancia e singhiozzai di nuovo. Tirai su con il naso e mi asciugai le guance con il dorso della mano.
«So perchè sei qui..» sussurrai.
Liam mi appoggiò una mano sulla guancia e la sentii fredda ma morbida.
«Sarai sempre la mia migliore amica..» ripetè le parole di quella notte.
«Non sono andata in Italia..»
«Hai altro per cui essere felice.. io sarò sempre nel tuo cuore.»
Inghiottii, pronta finalmente a dire quello che non ero mai stata in grado di dire.
«Liam.. - gli occhi mi pulsavano e lui sembrava finalmente così felice - ..a-addio.»
Sorrise di nuovo e sentirlo fu quasi come liberarsi della voragine dentro.
«Addio, Liam.»
Chiusi gli occhi, ammettendo a me stessa finalmente che non era stata colpa mia. Liam non era morto a causa mia, Liam non era morto per colpa del ritorno di Harry. Liam era stato ucciso da Marcus. Liam era morto. Aprii gli occhi e nella stanza c'era solo Chester con la lingua a penzoloni. Se ne era andato. Se ne era andato davvero questa volta. Un rumore alla porta mi fece sussultare e vidi Harry sbirciare indeciso dentro casa. Mi vide seduta sul divano e rimase confuso quando gli sorrisi. Notò i miei occhi gonfi e si precipitò al mio fianco, prendendomi una mano.
«Mi dispiace Hanna.. non avrei dovuto chiamarla, vero?» si agitò.
Gli strinsi la mano e lo guardai negli occhi.
«Se ne è andato..» sussurrai.
Harry si avvicinò, poggiando una mano sulla guancia.
«Liam se ne è andato..»
Il suo sguardo finalmente si addolcì e mi premette le labbra sulla fronte.
«Non è stata colpa mia..» ripetei.
«Lo so Hanna, lo so..»
Harry mi cullò tra le sue braccia e, nonostante non riuscissi a parlare in quel momento, lo ringraziai silenziosamente, stringendolo sempre di più. Non avrei più permesso che il fantasma di Marcus influenzasse il nostro rapporto. Marcus era morto, morto e sepolto. Liam invece sarebbe rimasto nel nostro cuore per sempre e lo avrei rivisto ad ogni ballo scolastico, in ogni giocatore di football, in ogni medico. Liam era il ragazzo che tutti avrebbero dovuto conoscere. Era l'amico che tutti avrebbero voluto avere. Era il ragazzo che tutte le ragazze meritavano. E non lo avrei mai dimenticato. 
 

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Scusate il ritardo ma volevo che questo capitolo fosse perfetto:)
Spero vi sia piaciuto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate..

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 37.

 

POV di Hanna.

La visita di Karen mi aveva riportata alla realtà. Mi aveva fatta rendere conto che non potevo continuare a vivere per le cose che non c'erano più. Liam era morto e io stavo per diventare madre. Harry stava intraprendendo una carriera e sarebbe diventato padre. La vita doveva andare avanti.
«Prenderete un albero di Natale, vero?»
Eravamo partiti per Bristol la mattina successiva insieme a Chester e i miei genitori ci avevano accolto con un sorriso enorme stampato sulla faccia. Dalla cucina veniva un insolito buon odore di cibo, cosa che mi sorprese più di tutto. Mia madre non perdeva tempo a cucinare, preferiva incaricare qualcun'altro. Immagino dovessi abituarmi a questi cambiamenti.
«Certo, non sarebbe Natale.» rispose Harry.
Il salotto di casa mia non era mai stato così pieno di persone a cui volevo bene. Di solito la casa era piena di ricconi che erano gentili con me solo per ottenere qualcosa da mio padre. In quel momento vedevo Harry, i miei genitori, Louis e presto sarebbe arrivata Aria.
«Oh Hanna perchè non venite a stare da noi? Lo spazio non ci manca mica e saremo più tranquilli a saperti qui.» propose nuovamente mia madre.
«Harry deve lavorare mamma e lui e Louis sanno prendersi cura di me, stai tranquilla.»
Harry mi mise un braccio attorno alle spalle e mi baciò sulla guancia.
«Come sta andando Harry?» gli chiese mio padre.
Ci eravamo riuniti in salotto in attesa di Aria e che qualsiasi cosa avesse messo mia madre in forno fosse pronta.
«Bene, credo.. ho iniziato a suonare in qualche locale di Londra e dovrei andare a Dublino per aprire dei concerti un po' più importanti.»
Mio padre cercò di sorridere, cercando di non far notare il fatto che non fosse d'accordo con quel tipo di carriera. Per questo ci fu un attimo di silenzio, interrotto per fortuna da mia madre.
«Hanna perchè non andiamo a controllare in cucina?»
Annuii e la seguì in cucina, mimando un ti amo con le labbra ad Harry. Non appena entrammo avvertii subito uno strano odore di bruciato.
«Hai messo il timer nel forno?» le chiesi.
Mia madre spalancò gli occhi e si precipitò verso il forno, aprendolo e facendo uscire un immensità di fumo. Mi coprii la bocca e iniziai a tossire, cercando di non dire 'te l'avevo detto'.
«Che disastro!»
Mia madre lanciò la teglia piena di cibo quasi carbonizzato dentro il lavello e sbuffò.
«Perchè ti sei messa a cucinare?» cercai di non ridere.
«Volevo solo prepararvi qualcosa, comportarmi per una volta da madre normale..»
La guardai sorridendo e la osservai nel suo abito elegante avvolta da un orribile odore di bruciato. C'erano cose che non erano fatte per tutte le persone. Cucinare non era per mia madre.
«Tu sei una madre normale, insomma.. sei insopportabile come quasi tutte le madri, se può farti sentire meglio.»
Mi lanciò un'occhiataccia ma subito dopo rise. In quel momento Louis spalancò la porta della cucina, insospettito.
«Sta bruciando qualcosa?»
Sorrisi a mia madre, fissai mio fratello ed Harry alle sue spalle e poi proposi:
«Vi va il cinese?»
Louis sorrise e andò verso il telefono per ordinare la cena. Nel momento in cui mio fratello appese, il campanello della porta suonò. Louis fu il primo a precipitarsi ad aprire e non appena lo fece una chioma nera gli saltò addosso.
«Quanto mi sei mancato! Ti amo, vorrei che tu potessi venire con me!»
Mi sentivo in imbarazzo per quel momento così privato, ma anche sorprendentemente felice che finalmente si potessero rivedere. Mio padre tossì per far rendere conto della nostra presenza ed Aria si staccò da Louis imbarazzata. Non appena mi vide corse ad abbracciarmi.
«Dio Hanna! Sei incinta!»
Le diedi un colpetto sulla spalla e scoppiai a ridere.
«Mi sei mancata anche tu.» le dissi.
Non ci vedevamo solo da due mesi ma sembrava cambiata. Sembrava più rilassata, più convinta di se stessa – non che prima non lo fosse – aveva l'aspetto di una vera studentessa di Oxford.
«Tu ti comporti bene?» fece ad Harry.
Harry sorrise e si abbassò per abbracciarla. Aveva i capelli un po' più corti dell'ultima volta che l'avevo vista in web-cam e.. un momento.
«E' un tatuaggio quello?» le sussurrai mentre ci spostavamo in cucina.
Fissai ancora la piccola rondine sul polso. Non mi avevano mai affascinata i tatuaggi, ma da quando Harry era tornato con tutto il corpo coperto di inchiostro nero, avevo cambiato idea.
«Ti piace?»
Alzò il polso soddisfatta, facendo attenzione a non farsi vedere dai miei.
«Si, è carino.»
«Bene, non dirlo ai miei.»
Mi fece l'occhiolino e la seguii perplessa in cucina.

 

La cena arrivò una mezz'ora più tardi e il tavolo da pranzo era colmo di scatoloni con diverso cibo cinese. Essere tornata a Bristol non mi spaventava più, il fantasma di Liam non mi tormentava più, sarei stata bene fin quando avessi avuto persone che mi volevano bene.
«Allora ragazzi.. avete deciso cosa fare con la casa qui?»
Domandò mio padre, ricevendo subito dopo un'occhiataccia da mia mamma.
Tutti fissavano me, come se da un momento all'altro potessi scoppiare a piangere o scappare via. Louis inghiottì rumorosamente, Aria mi fissava in attesa che parlassi ed Harry mi prese la mano sotto il tavolo.
«Non ne abbiamo ancora parlato.. dovremmo, è vero.» rispose lui, facendo rilassare tutti.
Era vero, non ne avevamo neanche ancora parlato. Quella casa era piena di ricordi orribili, sia per me che per Harry. Suo padre lo aveva picchiato per anni, mi aveva legata e ci aveva provato con me, il giardino aveva il sangue di Liam ed Harry era stato costretto a sparare a suo padre. Nonostante questo, mi dispiaceva un po' darla via.
«Se doveste decidere di venderla fatemelo sapere, potrei trovare qualche aquirente.»
Mio padre tornò a masticare il cibo ed Harry annuì, rilassando la mano nella mia. Non ero più una bomba a orologeria, questa storia non mi faceva più uscire fuori di testa. Certo, me la sarei portata dentro per sempre, ma lo avevo superato.
«Papà la mamma ti ha detto che molto probabilmente avrai un nipotino?» cambiò argomento Louis.
«Oh si, un piccolo Tomlinson in famiglia.»
Tutti risero e fui grata a mio fratello per aver riportato l'attenzione su altro e non su quanto fossero suscettibili i miei sentimenti. Iniziarono una conversazione sul baseball e io mi concentrai sui miei spaghetti.
«Tutto bene?» mi chiese con tranquillità Harry.
«Mai stata meglio.» mi avvicinai per lasciargli un bacio sulle labbra.
«Ma guardatevi, potreste essere più dolci?» cinguettò Aria.
Alzai gli occhi al cielo arrossendo e Louis le lasciò un bacio sulla guancia per prenderci in giro. Aria iniziò a parlare dei mesi trascorsi a Oxford, degli esami che aveva già dato e di quanto fosse contenta di stare in quel college. Pensavo che sentendola parlare di tutto questo mi sarebbe venuto un pizzico di gelosia ma, il pensiero di mio figlio dentro di me mi dava un senso di gioia inspiegabile. Non avevo bisogno del college, dei soldi, di una grande casa. Avevo tutto ciò di cui avevo bisogno qui, in questa stanza, a questo tavolo.
«Sai già quando andrai a Dublino Harry?» chiese mia madre.
«A fine mese signora Tomlinson, devo ancora metabolizzare quest'idea.»
«Harry ne abbiamo già parlato, chiamami Genna ti prego.»
Harry arrossì in un modo troppo adorabile e abbassò lo sguardo.
«Mia madre non riesce a capire che ormai ha una certa età e non tutti riescono a darle del tu.» la buttò lì Louis.
Mia madre fece una faccia sconvolta e noi tutti scoppiammo a ridere.
«Tua madre è una donna stupenda, dovresti pregare di arrivare alla sua età ed essere ancora così attraente.» lo sfidò Aria.
Louis le lanciò un'occhiataccia e mia mamma sorrise. La mia amica aveva ragione, nonostante i suoi 50 anni ne dimostrava dieci in meno.
«Farai impazzire tutte le ragazze Irlandesi?» chiese Louis ad Harry.
«Non ne ha bisogno!» gli feci una linguaccia.
«Bè devi ammetterlo, se sono tutte come Emma ne vale la pena.»
«Ehi!»
Aria lo schiaffeggiò sul braccio ma mio fratello afferrò la sua mano e le baciò delicatamente le nocche.
«A me basta farne impazzire una.»
Harry mise il braccio attorno alle mie spalle e mi strinse a se, facendomi sciogliere.
«Giusto, dovresti sentire le canzoni che Harry ha scritto per tua figlia papà.»
Lanciai subito un'occhiataccia a Louis, sapeva benissimo che nostro padre non condivideva l'idea di una carriera d'artista, ma fortunatamente rispose semplicemente:
«Vedremo.»


POV di Harry.

La cena era andata meglio del previsto. Dovevo ammettere che incontrare il padre di Hanna mi metteva ansia, non solo perchè era il padre della donna che amavo, semplicemente perchè l'ultima volta che lo avevo visto sembravo un disperato in cerca di sua figlia. Non sembravo, lo ero. Noon mi sorprese quando lo vidi titubante sul fatto che cantassi, bastava che mi avesse accettato. Hanna sembrava comunque preoccupata, così quando la vidi sistemata sul divano intenta a guardare la televisione ne approfittai per andare a cercare suo padre.
«Dove vai?» mi chiese, confusa.
«Vado solo in bagno, torno subito.»
Le lasciai un bacio sulla fronte e la vidi sorridere. Louis russava sulla poltrona del salotto, mentre Aria aiutava la sign.. Genna a sistemare la cucina. Avevano vietato ad Hanna qualsiasi sforzo e ne fui grato, ma adesso dovevo trovare suo padre. In ogni caso non ci misi molto. Salii le scale, facendo credere ad Hanna che stessi andando in bagno, e mi accorsi una volta in corridoio della porta dello studio di suo padre socchiusa. C'era la luce accesa, il che voleva dire che era lì dentro. Respirai una o due volte, prima di bussare sul legno.
«Harry, entra pure.»
Entrai imbarazzato, chiudendo la porta alle mie spalle. Tom aveva sempre un'aria così seria, così professionale, dietro quella scrivania vecchio stile e un grandi occhiali puntati verso lo schermo di un personal computer.
«Signor Tomlinson, speravo potessimo fare due chiacchiere.»
Mi strofinai il collo ossessivamente, mentre lui alzava lo sguardo su di me, confuso. Abbassò lo schermo del computer, incrociò le mani e mi fece segno di sedermi. La sedia di fronte a lui era girevole, mi accomodai e cercai di non entrare nel panico.
«Ascolti.. so che abbiamo sempre avuto rapporti contrastanti.. una volta ero il benvenuto in questa casa, poi pensavate fossi un drogato, vi ho fatto pena quando Hanna ha lasciato Bristol e adesso sono lo stronzo che l'ha messa incinta.»
Mi lanciò un'occhiataccia alla parola 'stronzo'.
«Mi scusi.. in ogni caso, so che pensa che non sarò in grado di prendermi cura di Hanna e di questo bambino ma le assicuro che farò di tutto.. so che pensa che sia pazzo a voler guadagnare soldi cantando in un pub diverso ogni sera, ma è quello che amo fare.. e ho avuto la fortuno di poterne ricavare qualcosa. Amo sua figlia signor Tomlinson e amo nostro figlio, deve credermi.»
Tom Tomlinson rimase a fissarmi, torturandomi. Si passò una mano tra la barba grigia, si tolse gli occhiali e li posò sulla scrivania.
«Lei sta bene? Per domani intendo..» chiese dopo.
Domani sarebbe stato il compleanno di Liam e Hanna doveva dire qualcosa davanti a diverse persone, accendendo poi un falò in suo onore. Non potevo dire di certo a suo padre che sua figlia aveva continuato a vedere e a parlare con un morto per tanto tempo. Non lo avrei mai fatto e adesso stava bene.
«Si signore, è stato difficile e credo che quella notte ce la porteremo dentro per sempre ma.. sta bene.»
«Grazie a te.» disse, stupendomi.
«Non proprio..» non potevo neanche dirle di Karen.
Tom si alzò dalla sedia e andò verso la libreria. Io osservavo i suoi movimenti in silenzio.
«Tu hai salvato mia figlia in un modo diverso Harry.. l'hai salvata da me, dal mio carattere iper protettivo, dalla mia folle idea di voler portare avanti l'azienda di famiglia.. ho sempre avuto paura che un giorno si sarebbe pentita per non aver mai rischiato, per non aver commesso un errore, per aver fatto tutto in maniera giusta e precisa.»
Credevo di sognare, credevo di essere in una bolla, nella bolla perfetta mia e di Hanna. Non poteva essere che suo padre stesse dicende delle cose del genere, non a me.
«Signore io..»
Mi interruppe con un dito e decisi di starmene zitto.
«Mi dispiace per quello che ti è successo, per tuo padre e soprattutto per tua madre.. con questo non sto dicendo che tu saresti stato la mia prima scelta come ragazzo di mia figlia, ma lei si.. hai un carattere burbero Harry, a volte sei immaturo, hai scaraventato un ragazzo a terra in questa casa davanti ai miei ospiti ma.. con ciò, mia figlia ti ama e la rendi felice.»
Volli sprofondare per la maggior parte del tempo, ma non sembrò andare così male.
«La renderò felice signore, glielo prometto.»
Mi alzai anche io, sentendomi meno sotto soggezione di quanto lo fossi prima.
«Non è un segreto che non condivida il fatto che tu voglia diventare una qualche rockstar Harry.. tuttavia se non dovesse andare come speri, non esitate a chiedere aiuto a me.»
Gli sorrisi, felice che finalmente questa famiglia mi stesse accettando, di nuovo.
«Sarai un padre migliore del tuo, lo so.»
Questa cosa mi spiazzò. Lo guardai negli occhi e non c'era un atteggiamento intimidatorio, voleva davvero dire qualcosa di rassicurante. Annuii e indietreggiai, credendo che avessimo finito.
«Oh Harry, - mi richiamò poco dopo – chiamami pure.. Signor Tomlinson.»
D'altronde, non potevo aspettarmi molto, aveva detto già abbastanza.

 

POV di Hanna.


Come sospettavo Harry non era in bagno. Lo avevo sentito parlare con mio padre nel suo studio ma avevo deciso di lasciarli un po' di privacy. Mia mamma mi aveva dato la buona notte con un bacio sulla guancia e si era ritirata nella sua stanza, io osservavo la mia, come se ormai fosse di un'altra ragazza. Non avevano ancora buttato i miei disegni appesi alle pareti, c'era ancora qualche foto sparsa qua e là, e il panorama dalla finestra era sempre lo stesso. Chester si era raggomitolato ai piedi del letto e aveva preso a russare come Louis di sotto.
«Ehi..»
Mi voltai verso la porta, vedendo Aria sulla soglia che mi sorrideva.
«Ehi.. entra.»
Andai verso il letto per mettere a posto i vestiti appena sostituiti con una camicia da notte e la mia amica entrò nella stanza con le braccia conserte.
«Agitata per domani?»
Aria si sedette sul letto e mi fissava.
«In realtà.. no, per la prima volta da quando Harry è tornato a Bristol non sono agitata.»
Le sorrisi e mi sedetti accanto a lei con una mano sulla pancia.
«Se qualcuno mi avesse detto che ci saremo ritrovate così.. non ci avrei mai creduto.»
«Io non ci avrei mai creduto.» la corressi.
Sorrise di nuovo e mi appoggiò una mano sulla pancia.
«Sarai una madre stupenda Hanna e ti prometto che cercherò di essere una zia.. non eccessivamente pazza.»
Scoppiai a ridere e la abbracciai.
«Lo porterò a farsi il primo tatuaggio, tranquilla.»
La schiaffeggiai sul braccio e scoppiammo a ridere. In quel momento Harry apparve sulla soglia, sorridendo a vederci.
«Ehi, futuro papà.» lo salutai.
«Ed Ehi a te, futura mamma.»
«Ed Ehi, io sono quella che se ne va.»
Aria si alzò dal letto e si sistemò i capelli in una coda di cavallo.
«Ci vediamo domani?» le chiesi, alzandomi a mia volta.
«Certo, - mi abbracciò di nuovo – ti voglio bene Hanna.»
«Anche io.»
La vidi poggiare una mano sulla spalla di Harry e poi uscire, lasciando soli me e il mio ragazzo.
«C'era molta fila in bagno, vero?» lo stuzzicai.
«Sai quanto adoro quel bagno, potrei rimanerci per delle ore.»
Harry si avvicinò a me e mi portò a sedere con lui sul letto.
«Grazie per averci parlato.» dissi poi.
Harry mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, non chiedendosi neanche come avessi fatto a capire. Ormai sapeva che scoprivo qualsiasi cosa.
«Sai che farei qualsiasi cosa per te Hanna.»
Mi avvicinai e lo baciai sulle labbra, prendendo la sua mano sulla mia guancia.
«Ha ragione però.. dovremo vedere cosa fare con quella casa..»
«Non so se ti farà piacere ma l'idea di andarci a vivere insieme a nostro figlio mi rende nervoso.. sono successe cose troppo brutte..» ammise.
«Lo so.. per quante cose siano successe però non riesco a non pensare al fatto che è nel quartiere in cui ci siamo conosciuti e innamorati..»
Harry sorrise e mi prese le mani tra le sue.
«Ma..?» mi esortò.
«Ma.. hai ragione. Non riuscirei a dormire la notte in quella casa, e non voglio che nostro figlio giochi in un giardino in cui..» mi bloccai a metà frase.
«Possiamo venderla.. vendiamola e andremo a stare in Italia così tu potrai studiare moda e potrai realizzare i tuoi sogni.»
«E i tuoi di sogni?»
Per quanto fosse così carino quello che aveva appena detto, lui meritava di più.
«Io voglio solo che la nostra famiglia viva in un posto che ci renda felici Hanna.»
«E ti amo per questo ma.. credo che frequentare l'università con una bambina appena nata non sia un'idea geniale..»
Harry mi sorrise beffardo e io lo guardai confusa.
«Cosa?» gli chiesi.
«Pensi sia femmina, vero?»
Si e vorrei che somigliasse alla bambina del sogno.
«Vero.. comunque, non voglio prendere una babysitter, non voglio lasciarla ai miei, non voglio che qualcun'altro veda i suoi primi momenti.. siamo i suoi genitori, dobbiamo essere presenti alla sua prima parola, quando camminerà, al primo dentino.. la moda può aspettare, la mia linea può aspettare.. mia figlia non può aspettare.»
«Neanche io voglio rinunciarci, dirò a Robert che rinuncio, io..»
Lo interruppi scuotendo la testa.
«Non hai mai avuto niente dalla vita Harry, voglio che uno dei tuoi sogni si avveri.»
Mi guardò contraendo le rughe sulla fronte, come se fossi pazza.
«Non mi mentirai più, vero?» gli chiesi dopo.
Per quanto fossi tranquilla per il giorno dopo, vedere la sua moto nella mani di qualcun'altro mi stava facendo andare fuori di testa. E se si fosse messo di nuovo nei guai?
«Non voglio litigare, - spiegai alzandomi – ma se mi stai mentendo devo saperlo..»
Harry si alzò e mi mise la mani sulle spalle.
«Su cosa?»
«Quando ci siamo rivisti a Londra ti ho chiesto dove fosse finita la moto.. - sembrò capire – tu mi hai detto che forse mi sarei arrabbiata e l'altro giorno ci ho visto un tizio sopra, non voglio che ci diciamo più bugie-»
«Hanna guardami, - mi prese il viso tra le mani – non sono nei guai d'accordo? Non avevo debiti.. non te l'ho detto perchè non voglio che pensi che stia ancora dentro a queste cose.. - si staccò da me e fece un respiro – dopo che te ne sei andata trascorrevo le mie giornate a cercarti, stavo proprio impazzendo.. poi un giorno ho ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto, era Mark..»
«Mark?» chiesi confusa.
«Un ragazzo del riformatorio.. aveva bisogno di aiuto, si era cacciato in un guaio con la droga lui.. lui sapeva di te Hanna, sapeva da che famiglia provenivi e voleva che gli procurassi un po' di soldi.»
Forse iniziavo a capire.
«Dare la moto a quel bastardo è stato l'unico modo per salvare il culo a Mark.» finì.
Droga, ricatti, favori.. nostro figlio non poteva vivere in un contesto del genere.
«Lo senti ancora?» gli chiesi.
«A Mark? No, certo che no!»
«Non voglio che nostro figlio abbia a che fare con tutto questo Harry, devi lasciarti il passato alle spalle e il riformatorio, la droga-»
«Non succederà! Credi che permetterei davvero che nostro figlio cresca in questa merda?»
Lo guardai spaventata e i suoi occhi si rattristirono.
«Hanna.. - tornò vicino a me – prima hai detto che non ho mai avuto niente dalla vita.. ti sbagli. La vita mi ha fatto conoscere la ragazza che amo da bambino, ci ha fatto il regalo di questo figlio io.. non ho mai avuto così tanto come in questo momento.»
Mi appoggiai alla sua mano sulla mia guancia e sentii gli occhi bagnarsi.
«Ti amo Hanna e hai ragione.. nostro figlio non può aspettare.»
Poggiò una mano sulla pancia ormai evidente e io gliela strinsi. In quel momento non so cosa fu, ma qualcosa mi fece venire i brividi su tutta la schiena. Un movimento, un movimento dentro di me. Dall'espressione di Harry capii che anche lui lo aveva avvertito e solo dopo mi resi conto che era stato il bambino.
«Hai sentito?» gli chiesi.
Forse questo era il momento più emozionante dopo quello di aver sentito il battito.
«Un calcetto?»
Anche Harry era emozionato e potevo vederlo nei suoi occhi lucidi. Chester scattò in piedi e iniziò a scodinzolare felice attorno a noi, come se anche lui lo potesse sentire.
«Un altro!» urlai, gioiosa.
Louis apparve sulla soglia, preoccupato.
«Che succede?» chiese, con gli occhi spalancati.
Ci voltammo verso di lui, più felici che mai.
«Tuo nipote si fa sentire.» dissi solamente.
Louis avanzò nella stanza e poggiò una mano sulla pancia, assumendo la stessa espressione mia e di Harry. Iniziò a ridere anche lui e ad ogni calcio esultavamo di gioia, felici.
«Nostro figlio sarà un calciatore, - disse poi Harry – o una bambina determinata.»
Se dovessero chiedermi di scegliere un momento in cui mi sentivo veramente felice, sceglierei questo.

 

---------------------------------------------
 

Scusate l'enorme ritardo ma ho avuto esami fino al 30 luglio e la mia estate è iniziata solo in quel momento.
Spero comunque che l'attesa non sia stata inutile. A poco a poco le cose si stanno mettendo a posto, spero che siate ancora affezionati :)

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 37.

 

POV di Hanna.

3 Dicembre 2013

La sveglia suonò al solito orario, ricordandomi che mi aspettava un'altra giornata scolastica piena. Dicembre era sempre il mese più atteso, non solo per il Natale e tutte quelle tradizioni, per i teenager di Bristol era il mese più atteso per il famoso ballo invernale. Forse vi chiederete come possono degli adolescenti mettere al primo posto certe cose, ma per me questa è la mia vita. L'organizzazione del ballo, insieme al raggiungimento della media più alta della scuola, fanno di me quella che sono. La doccia mattutina era sempre lì ad attendermi e a rilassare i miei muscoli per la riunione di oggi. Avrei presentato il tema del ballo al corpo studentesco e cosa più importante, dovevo evitare che Melissa – la seconda secchiona della scuola – mi rubasse l'idea. Non pensate che sia una superficiale, il liceo mi piace e questo sarà il mio penultimo anno, prima di realizzare il mio sogno di creare una mia linea di moda. Una volta fatta la doccia era il momento di scegliere qualcosa da mettere. Nonostante avessi un armadio gigantesco non riuscivo mai a indossare tutto. Se non fosse per la mia migliore amica Aria, la maggior parte dei miei vestiti rimarrebbero sepolti. Quel giorno scelsi un paio di pantaloni verdi militare, una camicia di jeans, un maglioncino bejie e i miei ugg. L'inverno portava sempre tanta pioggia e tanto freddo, e tante persone a casa mia a causa delle feste private organizzate dai miei genitori. Presi la borsa a tracolla dalla sedia e raccolsi i raccoglitori sulla scrivania. Uscii dalla stanza e passai di fronte alla stanza di mio fratello. La porta era chiusa, nessuna novità, e anche per quel giorno non l'avrei visto, cosa che non mi dava nessun problema. Ognuno la sua vita.
«I giornalisti saranno già ammucchiati fuori dall'azienda Parker, fai qualcosa.»
Sentii mio padre ringhiare al telefono mentre scendevo le scale e successivamente lo vidi uscire e sbattere la porta. Vorrei raccontare di quanto fu dolce nel dare un bacio a mia madre prima di andare via, o di quanto fu carino nel dire “Ehi ciao Hanna, buona giornata”, ma questo non successe. Genna Tomlinson era intenta a bere una tazza di caffè nel suo abito firmato, con quella gonna stretta in vita e la giacca che le incorniciava il busto.
«Io vado a scuola.» la avvisai, non curandomene.
Mi fece un segno con la mano e aprii la porta, trovandomi Aria appollaiata sulla ringhiera del recinto.
«Ehi splendore, il tuo bellissimo fratello è sveglio?» chiese, sbirciando dentro.
«Perchè non controlli e lo aiuti a impiccarsi con le corde della sua stupida chitarra?»
«Wow, vedo che la situazione migliora.»
«Non succederà.»
Prendemmo a camminare per la scuola, superando la casa di fronte ormai a me sconosciuta e schivando di tanto in tanto qualche pozzanghera, evitando per tutto il tragitto l'argomento Louis. Aria mi raccontò di come suo fratello minore la sera prima si fosse appiccicato i capelli al lecca lecca e di come iniziò a piangere quando furono costretti a tagliarglieli.
«Sei crudele, non puoi ridere di una cosa del genere!»
«Ehi amo mio fratello, ma devi ammettere che avresti riso anche tu.»
Mi arresi a una risata, non appena vidi la scuola. Entrammo nel cortile, superando le varie auto e biciclette, fino ad arrivare all'ingresso e, per mia sfortuna, scorgere Zayn Malik seduto sulla sua odiosa moto nera metallizzata.
«Ecco la mia ragazza.»
Non appena mi vide buttò fuori il fumo della sigaretta e ammiccò nella mia direzione.
«Povera donna, non sa in cosa si è cacciata.»
«Perchè non vieni a farti un giro con me?»
Mi propose, avvicinandosi con il suo alito puzzolente di fumo.
«Con quella? Mai nella vita potrà succedere che io salga su una moto come quella.»
Detto questo lo superai, soddisfatta di me stessa.
«Succederà Tomlinson e un giorno mi bacerai!» mi urlò.
Risi per quel povero illuso.
«Quanto è sexi, eh?»
Mi voltai di scatto verso Aria, disgustata.
«Un ragazzo del genere non può essere sexi! Tutti quei tatuaggi, quell'aria da 'sono il padrone del mondo', vorrei tanto tirargli un pugno in faccia!»
«Certo.. vado in classe, tu continua pure con.. l'autoconvincimento!»
Aria mi fece un sorriso beffardo e io le feci una linguaccia. Presi ad andare verso l'aula di Algebra e mi accorsi di Liam Payne alle prese con il suo armadietto. Tutti pensavano che stessimo insieme, o tutti speravano che un giorno succedesse, io pensavo solo che eravano due vittime dei nostri stessi genitori. Non ci rivolgevamo quasi mai la parola, ma per quel giorno potevo fare un eccezione.
«Ehi.»
Mi avvicinai tenendo il raccoglitore tra le braccia, lui sembrò sorpreso perchè si guardò intorno e alle spalle.
«Stai parlando con me?»
Alzai gli occhi al cielo.
«Ah ah, divertente!»
Sorrise, tornando all'armadietto.
«Che c'è Hanna?»
Chiuse l'armadietto e tornò a un tono gentile, in tutta la sua bellezza.
«Volevo solo.. augurarti buon compleanno.»
Liam mi guardò perplesso, come se l'idea che io mi ricordassi del suo compleanno fosse lontana un miglio.
«Oh.. si, grazie Hanna.»
«Di niente.»
Ci fu un attimo di imbarazzo in cui io dondolai sui talloni per poi indietreggiare.
«Allora.. io vado, ciao Liam.»
Mi volta di spalle e presi a camminare, quando la sua voce mi bloccò di nuovo.
«Ehi Hanna, - mi voltai – credi che mi parlerai di nuovo?»
«Si, forse tra due anni.» scherzai, facendolo ridere.
«Spero proprio di no.» aggiunse.

 

3 Dicembre 2015

Uno strano chiacchierio mi svegliò dal mio dolce e tranquillo sonno. Mi resi conto di essere sola nel letto quando non sentii le braccia di Harry attorno a me. Mi girai dall'altra parte del letto, trovando solo delle lenzuola spiegazzate. I momenti della sere precedente mi tornarono in mente come un flashback..
«Credi davvero sia femmina?» mi chiese Harry, accarezzando la pancia scoperta.
Dopo la gioia nel sentire i calcetti da parte di nostro figlio, ci eravamo sdraiati sul letto, aspettando che Morfeo ci prendesse con se. Harry aveva altri piani.
«L'ho sognata..» confessai.
Harry si tirò su, su un gomito, guardandomi.
«E com'era?»
«Bellissima.. aveva dei lunghi capelli biondi e gli occhi verdi come i tuoi..»
Rividi il sogno nella mia mente mentre accarezzavo anche io la mia pancia. Harry si avvicinò per darci un bacio e sorrisi automaticamente.
«Bè.. sappi che se sarei femmina dovremo stabilire delle regole ben precise, come.. - Harry iniziò a parlare con la pancia e lo trovai adorabile – potrai iniziare ad uscire con i ragazzi a 18 anni, per non parlare di quando potranno metterti le mani addosso, quello non succederà mai.»
«Non credi che non siamo un buon esempio?» gli ricordai.
«Non importa, siamo i suoi genitori e dovremo darlo.. capito signorinella? E Jeremy, se sei tu, sappi che avrai la tua prima moto molto presto!»
«Non esiste! Non ascoltare tuo padre!»
Continuammo a ridere e a scherzare, come una vera e propria famiglia. Sorrisi a quei ricordi, ma le chiacchiere al piano di sotto non finivano. Guardai l'orologio che segnava le dieci del mattino e mi accorsi che Chester non era al suo solito posto. Mi alzai, coprendo la pancia scoperta dalla camicia da notte, e infilai le pantofole. Il riscaldamento era al massimo, segno che fuori doveva fare davvero freddo. Il giorno perfetto per un falò.
Arrivai alle scale e le voci divennero più chiare.
«Oh Tom, da quando ti dai alle battute?» diceva mia madre.
«Non credi che sia simpatico? Ricordati che mi hai sposato donna.»
«..e di questo non ne sarei orgogliosa mamma.»
Mio padre e Louis.
«Cerca di portare rispetto, a quest'ora tu non saresti qui.»
La voce dolce di Aria riempì la cucina.
«E di questo potremo parlarne.» Harry.
Sentii un profumo di pancakes e di bacon, mentre tutti e quattro ridevano e scherzavano felici. Ero davvero a casa mia?
«Guarda un po' chi si è svegliata.»
Harry mi notò da dietro il bancone, con un po' di farina sparsa sulla faccia. Tutti si voltarono a guardarmi e sorrisi imbarazzata.
«Buongiorno mammina, qualche strana voglia?» chiese Aria.
«Buongiorno famiglia, vedo con piacere che siete di buon umore.»
Camminai verso di loro fino a raggiungere Harry che mi cinse la vita con un braccio. Erano tutti e quattro seduti sugli sgabelli intenti a fare colazione.
«Se ha cucinato mamma, passo.» scherzai.
«Ti ringrazio per la fiducia tesoro.. stai serena, ha fatto tutto Harry.»
«Ah ma davvero?»
Lo guardai a bocca aperta e allo stesso tempo grata che fosse così carino con persone che per anni lo avevano trattato male.
«Credevi che conservassi tutte le mie doti culinarie per te?» scherzò, facendomi l'occhiolino.
Presi un piatto e ne presi due, aggiungendo lo sciroppo d'acero. Mio padre discuteva con mio fratello sulla prossima partita di baseball, Aria parlava con mia madre di Oxford ed Harry si intrometteva per dire cosa ne pensava, Chester stava seduto accanto alla mia sedia, desiderando un pezzo di pancakes. Ridevo per i loro discorsi, per i modi infantili di Louis, per le smorfie adorabili di Harry, per come i miei genitori sembravano finalmente in sintonia.. e guardavo fuori dalla finestra, verso la casa di fronte dove c'era una foto di Liam sul marciapiede, i fiori attorno, i peluche, e sottovoce sussurravo: Buon Compleanno Liam.

 

La scuola era ancora come l'avevo lasciata. C'erano i famosi striscioni che annunciavano il famoso ballo Invernale, si vedevano le luci accese della palestra, e i ragazzi si stavano radunando vicino a un mucchio di legna organizzata per il falò.
«Stai bene?»
Harry aveva la mano intrecciata alla mia, un sorriso rassicurante sul volto e delle scocchette adorabili a causa del freddo.
«Con te qui si.»
Diede una stretta alla mia mano e io mi strinsi nel mio cappotto marrone, mentre percorrevamo la strada per l'ufficio della Moore.
«Chi organizza un falò in pieno inverno comunque?» sbottò Louis.
I miei genitori ci avevano lasciato all'entrata per andare a parcheggiare, ci saremo rivisti direttamente per la cerimonia.
«Non piove, vorrà pur dire qualcosa.» gli rispose Aria.
«Io comunque è meglio che vi aspetto qui, non ho un buon rapporto con la Moore.» aggiunse poi mio fratello.
Mi voltai per guardarlo in quel maglione blu che mi ricordava il Natale di qualche anno prima.
«Troppi giorni passati in sua compagnia?» scherzai.
«Ero un bravo ragazzo in fondo.»
Mi fece l'occhiolino e li vidi prendere la strada per il cortile esterno, quello che affacciava su un lago.
«Forse neanche io dovrei venire, credo che la tua preside mi odi.»
Mi voltai verso Harry seccata, capendo solo dopo che stava scherzando.
«Quante volte sei finito nel suo ufficio?»
«Parecchie.. diciamo che io e Louis non eravamo studenti modello.»
«Oh, lo so bene.»
Scoppiammo a ridere e continuammo a camminare fin quando non entrammo nell'edificio. Il corridoio era illuminato e circondato da tutti gli armadietti arancioni. Mi passarono per la mente tutti i momenti passati in questo corridoio, le risate, l'ansia per un compito in classe, la malinconia per il liceo.
«Questo era il mio..» dissi tristemente, sfiorando il lucchetto di quello che una volta era il mio armadietto.
«Ahhhh il liceo, ti resta nel cuore.»
Harry mi accarezzò una spalla.
«Se vuoi possiamo organizzare un ballo per farti diventare di nuovo reginetta, a casa nostra.» aggiunse.
«Non la smetterai mai, vero? Non sono stata la reginetta della scuola!»
«Sei così carina quando ti arrabbi e questo pancione ti rende ancora più sexi.»
Si avvicinò mettendomi le mani sui fianchi e attirandomi, per quanto fosse possibile, al suo corpo.
«La scuola ti fa tornare l'Harry sfacciato che eri una volta?»
«No tesoro, lo sono sempre stato.»
Si avvicinò per mordicchiarmi un orecchio ed emisi un ridicolo gridolino che rimbombò per il corridoio.
«Per carità, prendetevi una stanza!»
Una voce ci fece sussultare e non appena ci voltammo Zayn ci sorrise.
«Zayn!»
Mi precipitai verso di lui, stringendolo.
«Ehi Tomlinson, ti vedo in forma.»
«E tu sei sempre odioso!» lo colpì scherzosamente sul braccio.
«Sei bellissima.» disse poi serio.
Ci fu un attimo di imbarazzo interrotto da un colpo di tosse di Harry.
«Vacci piano amico.»
Si salutarono con una stretta di mano ed Harry mise un braccio attorno alle mie spalle.
«Quando parti?» chiesi a Zayn.
«Domani mattina, giusto il tempo di salutarvi.»
«Oh.» dissi tristemente.
Sapevo benissimo che crescere voleva dire prendere strade e fare scelte diverse, ma vederci andare avanti con le nostre vite non era facile, specialmente quando la metà dei tuoi amici si trova lontano chilometri o di più.
«Non piangerete adesso, vero?» si intromise Harry.
«No più tardi, quando lo farai anche tu bamboccio.»
Scoppiammo a ridere e io abbracciai di nuovo Zayn, tanto per ricordare almeno il suo profumo per un po'.
«Bene bene, la mia miglior studentessa con i miei peggiori studenti, chi l'avrebbe mai detto?»
La preside Moore se ne stava nella sua gonna stretta e la sua giacchetta nera in piedi, con le mani sui fianchi a fissarci. Ci guardò seria e poi sorrise.
«E' un piacere rivederti Hanna, non posso dire lo stesso di voi ragazzi.»
«Oh avanti preside Moore, non le sono mancato?» ammiccò Zayn.
Lo guardai sconvolta per la sua sfacciataggine e dopo qualche minuto in cui Zayn capì che la Moore non l'avrebbe preso tra le sue grazie, mi lasciarono sola con lei. Harry mi baciò sulla guancia e mi promise che ci saremo visti dopo.
«Hanna.. mi dispiace tantissimo, non ho mai avuto occasione di dirtelo, - mi sussurrò all'orecchio abbracciandomi – e guardati, sei una mamma stupenda.»
Sciolse l'abbraccio per fissarmi e io arrossii.
«Sai già il sesso?»
«Potrebbe essere maschio, ma non c'è nessuna certezza.»
«Andrà tutto bene Hanna.. sei una gran persona e tra poco diventerai una gran donna.»
La Moore mi sorrise e poi ci incamminammo verso il suo ufficio. L'ultima volta che misi piede qui dentro era stato un anno fa, quando la polizia continuò a farmi delle stupide domande a cui avevo già risposto sulla notte in cui Liam morì. La Moore non aveva mai espresso un giudizio, cercava di mantenere il controllo per i genitori di Liam e soprattutto per gli studenti.
«So che quello che ti ho chiesto di fare non è facile ma.. c'è un'altra cosa che vorrei farti vedere.»
Entrai nel suo ufficio e rimasi in piedi a osservare le cornici appese al muro.
«La squadra ha tanto insistito e insieme al coach abbiamo deciso che era la cosa più giusta da fare..»
La guardai confusa, fin quando mi fece accorgere di un cavalletto coperto da un telo. La Moore lo tirò via, scoprendo una cornice con all'interno la maglia di Liam. La guardai stupita e mi vennero le lacrime agli occhi.
«Il numero di Liam è stato ufficialmente ritirato da questa mattina e vorrei che fossi tu a dirlo quando accenderemo il falò.»
Rimasi in silenzio perchè non c'era niente da aggiungere. Rimasi in silenzio a fissare il cognome PAYNE inciso sulla maglietta, con sotto il numero, il suo numero.

 

Avevano preparato la legna ammucchiata nel cortile esterno che dava sul piccolo laghetto, con un soppalco e delle sedie disposte di fronte. Sembrava quasi un secondo giorno del diploma, ma l'atmosfera era decisamente diversa. Ai lati delle file di sedie vi erano delle candele disposte sul prato e già la gente si era messa comoda o parlottava in piedi. Riconobbi alcuni compagni di scuola, alcuni amici di famiglia dei Payne e la squadra seduta in prima fila sulla destra. Sulla sinistra invece scorsi Louis,Aria,Harry e Zayn e più in là vidi i miei genitori parlare con i genitori di Liam. Inghiottì rumorosamente fin quando per quasi non mi venne un infarto quando una piccola mano mi sfiorò la spalla.
«Tutto bene, sono solo io.»
Melissa se ne stava lì in piedi a sorridermi, con il solito paio di occhiali più grandi del suo piccolo viso.
«Ciao Melissa, tutto bene?»
«L'università di legge mi da da fare, sai parlano tutti in modo così serio, così formale, a volte mi mancano gli scimmioni della scuola.»
Mi fece sorridere, avevo dimenticato quanto parlasse.
«Quindi legge eh?»
«Oh si, i miei genitori sono entrambi avvocati e ci tengono per cui.. - rimase con la frase a metà e iniziò a guardarsi attorno come se non sapesse cosa dire – mi dispiace Hanna.. a volte straparlo e non mi rendo conto di chi ho di fronte..»
Melissa si sentiva in colpa per avermi buttato in faccia la sua vita universitaria, ma in realtà ero contenta per lei.
«Oh non è un problema.. sono felice per te.» le sorrisi.
«Un giorno farai grandi cose Hanna, ne sono sicura.»
Mi strinse una mano e la ringraziai, per poi vederla prendere posto. A poco a poco le sedie si riempirono e io mi accomodai in seconda fila, con Harry accanto che mi teneva la mano.
«Tutto bene?» mi chiese.
«Si.»
La preside Moore salì sul soppalco e temburellò con un dito sul microfono. Sulla destra c'erano due cavalletti, uno con una foto di Liam, l'altro coperto dal lenzuolo che nascondeva la sua maglia.
«Buonasera a tutti, so che non si vede tutti i giorni un falò all'inizi di Dicembre ma come tutti voi sapete questo è un giorno importante.. oggi, nel giorno del suo compleanno, ricordiamo un ragazzo che come voi passeggiava tra le mura di questa scuola, che come voi sognava di andare al college, che come voi aveva ancora molta strada da fare.. per questo voglio invitare qui una ragazza che ci ha sempre regalato delle belle parole, Hanna Tomlinson.»
Stranamente non ero nervosa, solo malinconica. Harry mi strinse la mano e mi accompagnò fino al palchetto, facendomi vergognare ancora di più. Una volta lì fissai le persone sedute e mi sentii davvero come il giorno del diploma, o come se fosse un secondo funerale. Guardai tutti i presenti riconoscendo, oltre i miei amici, persone che non avevo mai pensato di vedere lì, come il giorno del suo funerale. Persone come Niall.
«E' strano essere qui.. solo pochi mesi fa mi trovavo qui sopra per festeggiare insieme a voi il giorno del diploma e adesso.. - mi fermai un attimo e guardai Harry – oggi Liam avrebbe compiuto vent'anni e sapete credo che lui avrebbe voluto questo.. avrebbe voluto che i suoi amici lo ricordassero mentre bevono una birra, mentre fanno una partita, mentre sono riuniti nel cortile della sua scuola.. - tutti risero e mi unii anch'io, fin quando guardai la foto di Liam sul cavalletto e capii – Liam era un ragazzo di cui andare fiero e non lo dico solo perchè lo conoscevo, lo dico perchè prima di morire il suo primo pensiero è stato per i suoi genitori...»
Capii quello che una volta sentii dire in un film. I funerali, o i memoriali, non sono per i defunti ma per le persone che li hanno persi, per le persone che soffrono. Non dovevo dire quello che pensavo di Liam, dovevo dire quello che la gente aveva bisogno di sentire. I suoi genitori avevano bisogno di sentirsi dire che avevano cresciuto un bravo ragazzo, i suoi amici avevano bisogno di sentirsi dire che aveva vissuto la sua vita a pieno, senza rimpianti. Avevo già avuto il mio saluto con Liam, avevo sofferto, pianto, ero stata arrabbiata per troppo tempo, avevamo bisogno di un po' di pace.
«...vedo Liam in un uccello che vola, lo vedo in ognuno di voi, in ogni ragazzo che varcherà la porta di questa scuola e.. lo vedrò in mio figlio.. - mi toccai la pancia sorridendo – Liam è dentro di noi e lo sarà per sempre.»
Mi avvicinai al secondo cavalletto e tolsi il velo, rivelando la sua maglia. Guardai Karen completamente in lacrime, stretta al marito.
«Da oggi il suo numero è ufficialmente ritirato, questa cornice rimarrà appesa nella palestra della scuola per ricordare a tutti gli studenti del suo grande talento.»
Ci fu un applauso e tre Cheerleader acceserò il falò che prese subito fuoco e le scintille volarono via verso il cielo, come se Liam fosse finalmente libero. Karen mi strinse forte e il padre di Liam mi confidò quanto fosse felice che avessi usato delle parole così per descrivere il proprio figlio, i compagni di squadra di Liam mi fecero un cenno e i miei genitori vennero ad abbracciarmi per ultimi.
«Siamo fieri di te Hanna.»
Mio padre mi strinse in un abbraccio e mi lasciai cullare, come se per un momento sentissi il bisogno di sentirmi ancora una bambina.
«Ci vediamo dopo a casa?» mi chiese mia madre.
Annuii salutandola e mi ritrovai qualche minuto dopo attorno al falò insieme ai miei amici. Eravamo seduti su due tronchi e i ragazzi bevevano della birra.
«Vi ricordate la prima volta che ci siamo riuniti? Harry aveva fatto a botte con Carter.» ricordò Zayn.
«Oh, ai miei genitori venne quasi un infarto.» scherzò Louis.
«Sono contenta che ti abbiamo trovato in quel parco quella sera, ho sempre pensato fossi solo un gran pagliaccio.» dissi a Zayn.
«Ovvio! Ti ha dato il tormento per due anni perchè voleva portarti a letto!» aggiunse Aria.
«Ehi! Stavo solo gestendo gli affari di Harry.»
«E volevi gestirli portandoteli a letto?»
Harry tirò a Zayn un po' di birra e lui la schivò ridendo.
«Grazie per il vostro interessamento ma io non sono un affare!» spiegai la mia posizione.
«Certo che no, tu sei mia e basta.»
Harry mi strinse a se e mi baciò sulla fronte, facendomi venire i brividi per tutta la schiena. Come aveva detto qualcuno prima, era insolito un falò a Dicembre ma il tempo sembrava essere dalla nostra parte, nonostante ci fosse freddo.
«Passerai il Capodanno a Dublino?» chiese Aria, toccando un tasto dolente.
«Si, dovrei..» rispose Harry nervoso.
«Tranquillo penseremo noi a far ubriacare Hanna e il pargolo.»
«Riesci a essere serio per un momento?»
Questa volta fu Louis a tirare della birra a Zayn ma l'atmosfera divertente non fu rotta.
«No sulserio.. anche io sono contento di essere andato in quel parco quella notte, a quest'ora non avrei mai scoperto che Louis non è del tutto un cazzone e che Aria abbia un sedere da paura! - prima che Louis potesse tirare altra birra, Zayn continuò – Comunque, sono contento di avervi come amici e spero che in questi due anni non mi dimentichiate.»
«E come potremo? Per fortuna non esistono altri idioti come te.» scherzò Harry, facendolo ridere.
Zayn sarebbe andato in America, Harry sarebbe partito tra qualche settimana per Dublino e io facevo di tutto per non pensarci. Doveva seguire il suo sogno ma volevo anche che stesse qui, non mille chilometri lontano.
«Penso sia arrivata l'ora..»
Zayn si alzò in piedi e si aggiustò il ciuffo. Harry lo seguì e si avvicinò per abbracciarlo.
«In bocca al lupo fratello, cerca di non combinare guai.»
Harry gli diedi una pacca sulla schiena e Zayn annuì.
«Spero tu non ti sia offesa per il complimento di prima.» fece ad Aria.
«Niente rancore Malik, fai belle cose.»
Si abbracciarono e poi toccò a Louis, il quale fu un po' imbarazzato nel salutarlo.
«Ciao mammina, - mi alzai anche io e Zayn mi strinse in un abbraccio – sono contento che tra noi non abbia funzionato, mi sono già affezionato a questo bambino quindi prenditi cura di lui, vorrà conoscere presto lo zio Zayn.»
Lo strinsi più forte, sentendo gli occhi lucidi. Perchè continuavo a dire addio?
«Bada a te e a Denise, d'accordo?» gli sussurrai.
Sciolse l'abbraccio e mi accarezzò una guancia, sorridendomi.
«Potremo rivederci tra due anni, proprio qui. Chissà magari tornerò anche io con un figlio!» propose.
Zayn indietreggiò, cercando con tutto se stesso di non piangere, e ci diede le spalle. Harry mise un braccio attorno alle mie spalle e mi strinse a
se.

«Ehi Zayn!» lo richiamò qualche minuto dopo.
Non si dissero niente, si guardarono soltanto, ma in quello sguardo.. c'era molto più delle parole.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 38.

 

POV di Hanna.

Il profumo di biscotti al cioccolato riempì l'appartamento e mi venne quasi voglia di prenderne uno dal forno e mangiarlo subito. Chester era immobile accanto alla cucina che fissava il cibo da dietro il vetro, impaziente come me di assaggiarne uno.
«Gesù mi farai morire con questo odore!» protestai sulla poltroncina.
«Mi dispiace, nessun favoritismo per donne incinte.» Emma mi fece una linguaccia.
«E per donne che cercano di far funzionare la televisione?» chiese Aria.
Eravamo tornati a Londra pochi giorni dopo il falò ed Harry era stato costretto a partire con Robert per presentare alcune canzoni in un programma televisivo molto conosciuti tra i ragazzi. Forse perchè non ero mai stata una da televisione, forse perchè non ero mai stata una ragazza normale, comunque io non l'avevo mai sentito nominare. Secondo Aria era un programma stratosferico che avrebbe portato molto successo ad Harry. Purtroppo quella sera il nostro televisore aveva deciso di difettare e, in assenza dei ragazzi, Aria aveva insistito di provare.
«Ti avevo detto che era meglio aspettare Louis.» ripetei.
«A proposito, non dovrebbero essere già tornati?»
Guardai Emma e poi l'orologio appeso al muro. Josh e Louis erano usciti circa mezz'ora fa per vedere cosa prendere per cena, ma gli aquisti natalizi rendevano difficile muoversi velocemente in città.
«Non ho intenzione di piagnucolare con Louis, posso farlo anche io!»
Fissai Aria seduta a terra che armeggiava con i fili della tivù. Aveva deciso di passare alcuni giorni qui con me a Londra e visto che Zayn era partito io ed Harry ci eravamo trasferiti qui, mentre lei stava da Louis. Il suo viso veniva illuminato dalle luci dell'albero di Natale nell'angolo e sorrisi ripensando a quel giorno che fu speciale; trovammo il nostro albero di Natale messo lontano dagli altri, quasi isolato, come se fosse stato messo da parte perchè troppo spoglio. Harry mi credeva pazza..
«Vuoi davvero quello?» mi guardò sconvolto.
«Non fissarlo in quel modo disgustoso, ha solo bisogno di un po' d'amore, diventerà il più bello di tutti.» insistii.
Harry lo guardò ancora e poi sbuffò.
«Sicura che non vuoi quello laggiù? Starebbe proprio bene nel nostro appartamento.»
Provai un attimo di gioia nel sentirlo chiamare 'il nostro appartamento', ma non mi feci persuadere dal mio piccolo albero senza speranze con uno molto più grande e palesemente più bello. Ma c'era qualcosa in quell'albero.
«Voglio questo Harry, vuoi discutere con una donna incinta?»
Alla fine mi accontentò, ma non aveva ancora potuto vedere quanto fosse diventato bello il nostro albero. Non era più spoglio, era cresciuto, si era arricchito di rami e di verde. Ma era già passata una settimana e mezza da quel giorno e lui era ancora chilometri lontano, pieno di impegni.
«Sono pronti!»
La voce di Emma mi riportò alla realtà e la vidi uscire la teglia dal forno e poggiarla sul lavandino. Vi erano una ventina di biscotti rotondi, arricchiti con delle gocce di cioccolato.
«Hanno un profumo fantastico, - mi avvicinai per prenderne uno – e il gusto non è da meno! Chi ti ha dato la ricetta?»
«L'unica cosa che mi ha lasciato mia madre, insieme al caratteraccio ovviamente.» scherzò.
«Aria vieni a prenderne uno.»
«Non adesso, ci sono quasi.»
Armeggiava ancora con il telecomando e io la prendevo in giro con delle buffe smorfie insieme ad Emma.
«Quando dovrebbe tornare Harry?» mi chiese.
«Tra due giorni, ma per Capodanno non sarà qui.»
«Dura la vita da rockstar eh?»
Sospirai e la aiutai a mettere i biscotti in una ciotola. Poco dopo sentimmo la serratura scattare e Josh e Louis entrarono in casa.
«Ce l'ho fatta!» urlò Aria nello stesso momento.
Lo schermo della televisione si illuminò e iniziarono ad apparire le immagini dei canali.
«Ci siamo persi qualcosa?» chiese Louis.
«Si fidanzato, sono riuscita ad aggiustare la televisione senza il tuo aiuto!»
Aria fece una linguaccia a Louis e lui scosse la testa, rassegnato.
«Ci avete messo un bel po'.» disse poi Emma.
«Si bhè, - spiegò Josh – dimenticavo quanto la gente fosse pazza nel periodo natalizio, è tutto prenotato, i locali sono pieni così..»
«Avete prenotato da Mary.» finii per lui.
«Va bene per tutti?» chiese Louis.
Annuimmo, onestamente non c'era un posto in particolare che ci piaceva di Londra. Il locale era sempre stato come una seconda casa, ma oggi era il giorno di chiusura, mentre Mary era sempre un posto accogliente dove fare un salto. Sarebbe stato fantastico rivederla.
«Eccolo!»
Aria urlò di nuovo, questa volta con più enfasi, ci girammo e vidi il mio fidanzato sullo schermo del televisore. Aveva i capelli più lisci, con il ciuffo all'insù, aveva il viso più lucido, segno che lo avevano truccato per bene.
«E dove sono tutti i suoi brufoli?» chiese Louis.
«Il mio ragazzo non ha i brufoli!» lo difesi.
Prendemmo posto sul divano e il presentatore, che Aria mi spiegò si chiamasse Jack, iniziò a parlare.
«Benvenuti a un'altra puntata di 'Il talento sei tu', oggi qui con noi abbiamo un ragazzo emergente che sta mandando in estasi tutte le ragazze di Londra, signore e signori, Harry Styles.»
Il pubblico esplose in un boato e cercai di evitare di considerare le ragazzine urlanti ai piedi del palco. Harry ci salì a spasso svelto, con la chitarra già pronta. I musicisti si sistemarono alle sue spalle e si avvicinò al microfono.
«Buonasera a tutti.» salutò, arrossendo.
Iniziò a toccare le corde della chitarra e riconobbi l'inizio di Little Things.
«Ma guardate com'è tenero, verrebbe voglia di mangiarlo!» commentò Aria.
«Se dici un'altra roba del genere verrà ricordato come il cucciolo di cantante, sai che rispetto avrà?» scherzò Josh.
Rimasi a fissarlo in tutta la sua bellezza e si, come diceva Aria, in tutta la sua dolcezza. Perchè lo era davvero.

 

POV di Harry.

La canzone finì e saltai già dal palco dopo aver sorriso e salutato il pubblico. Il presentatore, credo si chiamasse Jack, mi confidò che ero andato alla grande e che sicuramente si sarebbero fatti risentire. Il mio unico pensiero però era ad un piccolo appartamento di Londra, all'angolo in cui un tizio vende ciambelle e caffè, dove al quarto piano la mia ragazza mi aveva appena visto in televisione. Come aveva reagito?
«Come ti senti?»
Robert era ancora dietro le quinte, a parlottare con qualcuno che non conoscevo.
«In modo terribile, com'è andata?» chiesi, ansioso.
«Vedi quel tipo? - indicò il tizio di cui parlavo prima – è l'agente dei Westlife, sta cercando qualcuno che apra i loro concerti nel loro tour invernale..»
«Dici sulserio?»
Ogni parte del mio corpo entrò in fibrillazione, sentivo le dita dei piedi formicolare.
«Non mettiamocelo nel cuore, ma gli sei piaciuto.»
«E' fantastico!»
Abbracciai Robert, senza neanche pensarci, e solo dopo mi resi conto di quanto fosse ridicolo. Mi allontanai subito e tutte e due ridemmo imbarazzati.
«Scusa.» balbettai, tornando serio.
Sentii poi vibrare la tasca e presi il mio telefono, dove sullo schermo lampeggiava il nome di Hanna. Feci segno a Robert e mi allontanai.
«Ehi!»
Parlo con il signor Harry Styles? O è troppo occupato?
Sorrisi nel sentire la sua voce, quanto mi mancava.
«Per te non è mai occupato, allora?»
Oh Harry sei stato grande! Eri così dolce, così sicuro di te e ti amo per questo, sono tanto felice per te!
«Non sembravo un po' impacciato?»
Cosa? No!
Uscii da dietro le quinte e andai verso il camerino, per trovare almeno un po' di privacy, ma qui sembrava non essercene molto.
«Mi manchi, lo sai?» le sussurrai, sedendomi su una cassa.
Anche tu mi manchi.. non hai ancora visto il nostro albero..
«Sono sicuro che sarà fantastico.»
Hanna scoppiò in quella risata che amavo tanto e solo dopo capii che non era per me. Sentivo un po' di confusione in sottofondo.
«Dove sei?»
Oh scusa, Josh è così idiota! Sto cenando da Mary insieme agli altri, ti mandano un saluto.
Sentii le loro voci di sottofondo e solo in quel momento mi accorsi di quanto volessi essere a casa, anche solo per cinque minuti. Non ci tornavo da una settimana e mezzo.
Harry?
«Sono qui..»
Iniziava a esserci la paura che lei potesse dimenticarsi di me, che si abituasse alla mia assenza, che non avesse più bisogno di me, che stesse bene senza di me..
«Sei qui! - qualcuno tirò via la tenda dove mi ero nascosto e riconobbi uno dei miei musicisti – Stiamo andando a una festa, vieni?»
Continuavo a sentire le risate di sottofondo dei miei amici, volevo rimanere in hotel a deprimermi?
«Solo un attimo.» dissi ad Adam.
Ci sei?
«Si Hanna, vado a un party organizzato dai ragazzi, ci sentiamo più tardi?»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui sperai che non si fosse dimenticata che stesse parlando con me.
Oh, certo.. vai e divertiti, ci sentiamo dopo.
Sospirai di sollievo e sorrisi.
«Ti amo Hanna.»
Anche io.
 

POV di Hanna.


«Anche io.»
Rimasi in linea fino a sentire il tutu, per poi guardare lo schermo del telefono e fissare Harry in quella foto buffa che si era fatto una volta con la lingua di fuori.
«Sta bene?» mi chiese Louis.
Tornai ai miei amici e al mio panino. Mary ci aveva accolto con un sorriso e ci aveva dato il nostro solito tavolo nell'angolo, vicino alla vetrata. Ero felice di essere qui con loro, ma il mio cuore desiderava già che Harry fosse qui.
«Bene, uscirà con la band stasera.»
Avevo omesso la 'festa', non perchè non mi fidassi di lui, ma in qualche modo sapevo che se ne avessi fatto parola avrebbero iniziato a tranquillizzarmi, come se ci fosse realmente qualcosa su cui preoccuparsi. E non c'era.
«Presto sarà di nuovo con noi, tranquilla.» mi rassicurò Aria.
Perchè preoccuparsi? Harry sarebbe stato qui tra pochi giorni e tutto sarebbe andato bene.

 

«E poi sai cosa ha detto? 'Non lo so', Dio ma i ragazzi possono essere così idioti?»
Camminavo sul marciapiede, in un tardo pomeriggio di Londra, insieme ad Aria e al suo 'ho litigato con Louis'. Non che lo facessero spesso, ma quando succedeva era per cose davvero idiote. Mio fratello poteva essere un tale cretino.
«Sono sicura che ti richiamerà.» la consolai.
I miei pensieri erano fissi alle vetrine di Natale, al fatto che Harry sarebbe tornato stasera e a cercare di mettere un piede dietro l'altro senza inciampare, il che mi era difficile da un po' a causa dei piedi gonfi. Nonostante ciò credo che Aria avesse parlato del fatto che aveva trovato nella macchina di Louis un rossetto, il che è normale per un fotografo che di tanto in tanto prende i modelli a casa, ma Louis aveva la tendenza nel rendere tutto peggiore. Rimaneva imbambolato, senza parole, il che lo faceva sembrare colpevole.
«Ti sto annoiando vero? Sono così stupida scusa, Harry torna stasera.»
Mi voltai verso Aria e la fissai nel suo cappottino e le guance rosse dal freddo.
«No Aria non lo sei, è che sono un po' nervosa e.. eccitata.»
«Oh, quello lo capisco.»
Mi diede una gomitata e mi fece l'occhiolino e arrossii all'istante.
«Oddio no! Non pensavo assolutamente a quello!»
Aria scoppiò a ridere e la spintonai per scherzo. La gente continuava a superarci, seccate per il mio passo lento. Prima amavo il fatto che tutti mi evitassero e che mi passassero velocemente accanto, ma adesso sembrava triste.
«Ehi.. stai bene?»
Non mi ero neanche accorta di essermi intristita, fino a quando la mia amica mi prese dal braccio per fermarci di fronte a un negozio per bambini. Divertente.
«Si, sto bene.»
Fissavo la culla in legno esposta, la carrozzina bejie e nera, il seggiolone turchese.. avevamo ancora poche cose per il bambino.
«Non c'entra il fatto che Harry sia andato a una festa l'altra sera?»
Mi voltai, chiedendomi come facesse a saperlo.
«Instagram» spiegò, alzando gli occhi al cielo.
«Oh già.. no, quello non è un problema.. cioè, sono contenta che finalmente stia realizzando il suo sogno, sono stata la prima a spingerlo nel farlo, vorrei solo che avesse comprato il porta enfant insieme a me, o quanto meno che ci fosse a Capodanno, non avevo pensato a quanto potesse essere difficile..»
«Hanna.. perchè non glielo dici?»
«Oh no, come potrei? Mollerebbe tutto se solo gli confidassi una di queste cose e non me lo perdonerei mai..»
Fissai di nuovo la vetrina e per un attimo immaginai la mia vita tra qualche mese. Harry sarebbe diventato famoso, avrebbe viaggiato e io cosa avrei fatto? Cosa avremo fatto con il bambino? Sarei rimasta ad aspettarlo in ogni stanza d'hotel? Avrei fatto cambiare asilo, scuola a nostro figlio ogni anno o saremo stati lontani dal padre? Forse stavo viaggiando troppo con l'immaginazione..
«Ti stai immaginando da sola in una stanza d'hotel con un bambino urlante?»
Scossi la testa e guardai Aria.
«Peggio.. noi che viaggiamo di città in città.»
«Okay, primo: Harry non è ancora nessuno, per quanto gli voglia bene; secondo: non dovrai per forza seguirlo in ogni posto in cui va e terzo: è un futuro troppo lontano a cui pensare per me.»
Eravamo troppo melodramatiche, Aria aveva ragione: c'era ancora tempo.
«Sarà meglio che torno, devo preparare la cena.» la informai.
Aria mi lasciò sotto casa, dopo averla pregata varie volte di lasciarmi sola e non salire, Chester corse verso di me scodinzolando e lo accarezzai sulla testa. Accesi le luci dell'albero, controllai l'orario che segnava le 18.45 e constatai che avevo ancora un po' di tempo. Harry non sarebbe arrivato prima delle 20. Iniziai ad uscire gli ingredienti dallo sportello, che comprendevano patate, olio, il pollo tenuto in frigo e iniziai a rimboccarmi le maniche. Harry amava il pollo al forno, era semplice da preparare e non esageratamente stancante. I piedi mi si erano gonfiati così tanto che avevo rinunciato ai tacchi da un po', il che era strano visto che ancora mancavano 2 mesi. Dopo una settimana e mezza mi avrebbe trovata più grassa? Non ne avevo idea, ma volevo farmi trovare al meglio di me. Misi così il pollo e le patate nel forno e andai a sistemarmi. Guardai il tubino nero appeso, così bello e così stretto, e passai avanti. Guardai i jeans, pensando a come potessi mai entrarci, e dopo aver analizzato almeno 22 modi per poterlo fare – tutti ridicoli- passai avanti. Alla fine optai per un camicione nero e un paio di pantaloncini larghi un po' più eleganti. Sciolsi i capelli e mi guardai allo specchio notando le guance più piene. Decisi che con i capelli sciolti sembrava poco poco più magra e feci velocemente dei boccoli. Chester se ne stava sul pavimento a giocare con il peluche di rana che gli aveva regalato Zayn. L'ultima volta che l'avevo sentito sembrava felice ed entusiasta, ma non aveva fatto cenno a Denise. Ebbi difficolta a mettere gli stivaletti neri, ma alla fine ci riuscii e tornai allo specchio. Il camicione nero nascondeva la pancia, più o meno, però non ero del tutto un disastro. L'eyeliner era apposto, il mascara anche e le guance erano gia rosse senza bisogno del phard.
«Allora.. andiamo a riconquistare papà!»
Mi accarezzai la pancia e tornai in cucina, dove vidi che per il pollo mancavano solo dieci minuti. Guardai fuori dalla finestra, sperando di vederlo camminare per strada, ma non riconoscevo nessuno. Il mio telefono poi vibrò sul tavolo e risposi subito quando lessi il suo nome.
«Ehi! Sei arrivato?» chiesi, entusiasta.
Ehi piccola, mi dispiace un sacco ma credo che tarderò mezz'oretta.. è un problema?
«Oh no.. non è neanche pronta la cena, non ti preoccupare.»
Perchè avevo mentito?
Sarò lì tra mezz'ora, promesso.
Il fatto è che spesso la gente non da il giusto peso alle parole, o in questo caso potrei dire che Harry non si sia realmente reso conto del tempo, so solo che dopo aver chiuso la chiamata lasciai il pollo nel forno ancora caldo, presi un bicchiere d'acqua e mi misi a guardare la televisione. Trovai un vecchio episodio di Smalville e mi immersi nel mondo di Clark Kant e dei suoi stranissimi poteri, o di come la gente fosse così idiota a non riconoscerlo senza costume.. me lo ero sempre chiesta. Avevo provato a resistere, ma dopo mezz'ora fui costretta a togliere gli stivaletti e a stendere le gambe sul divano. Chester ci salì e mi riscaldò con il suo calore, poggiando il muso sulle ginocchia. La mezz'ora si trasformò in un'ora, in cui io fissavo di continuo l'orologio e lo schermo del cellulare di cui l'ultimo suo messaggio era di venti minuti fa e diceva -arrivo, giuro- . Non so poi quanto passò, ma le palpebre divennero pesanti e alla fine i miei occhi si chiusero e non sentii più niente...


POV di Harry.


Hanna mi avrebbe ammazzato e me lo meritavo.
«Vedrai che Hanna capirà.» mi rassicurò Robert.
L'agente dei Westlife ci aveva trattenuto più del dovuto e avevo quasi tre ore di ritardo. Il traffico Natalizio di Londra non aiutava e avrei potuto buttar già tutti i semafori rossi che avevamo incontrato.
«Glielo avevo promesso.» bisbigliai.
Robert mi poggiò una mano sulla spalla, mentre l'autista si fermò a un altro semaforo rosso, mi prendeva in giro?
«Oh andiamo!» sbraiatai.
Controllai la strada e mi resi conto di essere poco distante da casa, così decisi di continuare a piedi.
«Scusa Robert devo andare, prendo la valigia domani.»
Scesi velocemente dalla macchina e iniziai a correre tra le macchine, fino al marciapiede. Per mia fortuna non pioveva, ma c'era dannatamente freddo, soprattutto per la camicia nera che indossavo. Finalmente vidi il nostro palazzo e la luce della nostra cucina accesa. Iniziai a saltare le scale a tre a tre, quanto più velocemente possibile, fino ad arrivare finalmente senza fiato alla porta. Bussai più volte ma non ottenni nessuna risposta, nonostante sentissi la televisione accesa. Era così arrabbiata da lasciarmi fuori di casa? Probabilmente si e lo meritavo. Alla fine aprii con le mie chiavi e trovai il tavolo apparecchiato, con due candele accese e i piatti sistemati. La casa sapeva ancora di pollo, ma era un odore lievo, segno che era pronto già da un po'. Dannazione. Vidi Hanna solo perchè Chester allungò la testa da sopra il divano per guardarmi e quando mi avvicinai la vidi sdraiata sul divano con una mano sulla pancia. Ero un vero idiota! Era così bella con quella camicia, con quei capelli arruffati ma con i boccoli, con quelle guance rosse non per il trucco.. Mi inginocchiai e la guardai ancora un po' prima di mettere una mano sulla pancia.
«Tuo padre è un idiota.. te lo concedo.»
Sorrisi e poi tornai al suo viso per accarezzarla sulla guancia. Non appena percepì il mio tocco mosse le palpebre e aprì gli occhi, ancora più bella di prima.
«Ehi.. mi sono addormentata?»
Cercò di tirarsi su in tutta la sua goffagine e io mi sedetti di fianco a lei.
«Si piccola mi dispiace.. abbiamo avuto un colloquio che è durato più di quanto pensavo..»
Lei mi guardò negli occhi, poi guardò la mia bocca e in un attimo avvicinò la sua per baciarmi. Mi era mancata così tanto e in quel bacio c'era tutto quello di cui avevo bisogno.
«Avevo dimenticato quanto era bello baciarti.» sussurrò poi.
«Spero che tu non l'abbia fatto con qualcun'altro.» scherzai.
«No, c'era solo Josh e credo che con Louis non sia legale.»
Mi sorrise imbarazzata e mi si scaldò il cuore. Mi era proprio mancato quel sorriso.
«Mi dispiace Hanna.. il cellulare era morto, non sapevo come avvisarti.»
«Non è stata colpa tua.. è il lavoro..»
Fece spallucce e mi sorrise di nuovo, mettendomi una mano sulla guancia per accarezzarmi.
«L'agente dei Westlife vuole che apra i loro concerti nel tour invernale.» dissi poi in un fiato.
«Cosa? Davvero? E' incredibile!»
Cercò di sembrare più eccitata possibile, ma leggevo nei suoi occhi la stanchezza e anche preoccupazione.
«Inzierebbe dopo Capodanno..» aggiunsi.
Hanna mi fissò per qualche minuto, forse immaginando come sarebbe stata la nostra vita se fossi partito con loro, diamine sarebbe stato un disastro.
«Ce la faremo.. penseremo a qualcosa.. l'importante è che adesso tua sia qui.»
Si avvicinò a me poggiando la testa sul mio petto e solo in quel momento mi ricordai che non facevo una doccia dalla mattina.
«Puzzo di vecchio.»
«Si.. un po'.»
«Possiamo mangiare il pollo prima?»
Hanna si sollevò a guardarmi, come se stesse pensando se lo meritavo o no, poi rispose.
«Hai bisogno di una doccia.»
«Lo sospettavo.»
Ci alzammo dal divano, lei bellissima nonostante fosse a piedi scalzi e avesse i capelli arruffati, io uno schifo nonostante avessi la camicia. Le diedi uno schiaffo nel di dietro e urlò in modo infantile e niente, giuro niente, è meglio di essere tornati a casa.
 

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***



HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 39.



POV di Hanna.


Su tutte le riviste che affrontano l'argomento 'gravidanza', qualcuno che crede di saperne più di te con una pancia di 7 mesi, tira fuori perle di saggezza come:

- Il movimento è importante per te e per il bambino.
- Un'alimentazione sana migliora le condizioni.
- Piangi, se ne hai voglia, sono gli ormoni.

Analizzando il primo punto mi piacerebbe dire a questi cervelloni che il movimento non è così facile come loro scrivono. Avevo i piedi i gonfi, la schiena indolenzita, la stanchezza sulla pelle.. prova a muoverti tu con una pancia del genere! E poi parliamo dell'alimentazione, siete seri? La mattina ho voglia di torta al cioccolato, poco dopo di fragole con la panna, subito dopo voglia di lasagne, COME POSSO GESTIRE UN'ALIMENTAZIONE SANA? Solo sul terzo punto mi trovo d'accordo, per ora, ma Harry sembrava sempre preoccupato ogni volta che succedeva.
«Quando Aria se ne andrà Louis rimarrà di nuovo solo, l'ho abbandonato anche io.»
Continuavo a piagnucolare, seduta sul divano intenta a guardare una puntata di Hart of Dixie in cui Zoe e Wade si sarebbero trasferiti in un'altra casa, con un bimbo in arrivo, abbandonando il loro migliore amico Lavon. Perchè ero così triste anche io?
«Hanna?»
Harry si avvicinò a me, mettendo da parte i piatti da lavare e asciugandosi le mani con un panno.
«Sarà così triste, dovremo invitarlo a stare da noi.»
Il lamento uscì più forte di quanto volessi facendomi sembrare in piena crisi di ormoni.
«Oddio, perchè stai piangendo?»
Harry si sedette accanto a me, indeciso se ridere per la mia espressione o esserne preoccupato.
«Perchè penso a lui tutto solo in quella casa, senza di me, senza Aria.. dobbiamo fare qualcosa!» urlai.
«Gesù va bene! Lo faremo stare con noi! Puoi smetterla di piangere adesso?»
Scoppiammo a ridere entrambi, mentre la lacrime continuavano a scendermi lungo le guance. Sapete quella sensazione di gioia e tristezza nello stesso momento? No? Bhè neanche io la conoscevo, fino ad ora.
«Sono gli ormoni!» spiegai, asciugandomi le lacrime.
Harry mi avvicinò al suo petto con un bracciò e mi lasciò diversi baci tra i capelli. Pensare che tra un paio di settimane se ne sarebbe andato di nuovo mi faceva male al cuore.
«Hai sentito Zayn?» mi chiese poi.
«Si, qualche giorno fa, sembrava al settimo cielo.»
Risposi, guardando la televisione senza prestarle completamente attenzione. Zayn sembrava entusiasta, come un bambino che ottiene il suo giocattolo preferito e questo era molto di più di un giocattolo. 
«Ha visto il mio video su youtube, mi ha chiamato alle 4 di notte per prendermi un po' in giro.»
«Deve ancora capire il fuso orario.» sorrisi.
«Si, lo credo anche io.»
«Non diventerai una di quelle pop-star che si crede il Dio della musica, vero?»
«Il Dio della musica? E questa da dove esce?»
Rise insieme a me, nonostante la mia domanda in origine voleva essere seria.
«Promettimelo e basta, non dimenticare mai chi sei e da dove vieni.»
Mi guardò per un paio di secondi, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non potrei mai dimenticare da dove vengo, che famiglia pessima ho avuta e soprattutto non potrei mai dimenticare a chi appartengo e chi sono veramente.»
Non lo facevo apposta giuro, ma era così carino quando diceva queste cose che in un momento del genere non potevo non piangere.
«Ti prego, non dirmi che stai piangendo.»
Sembrava terrorizzato dalla mia reazione e cercai di nascondere la voce rotta.
«No, sono gli ormoni.»
Il tentativo fu inutile, le lacrime iniziarono a scendere senza sosta lungo le guance ed Harry mi abbracciò di nuovo, ridendo e coccolandomi.

Dopo che Harry finì con mio grande orgoglio di lavare i piatti, decidemmo di fare un salto all'Irish. Mi era dispiaciuto non lavorare più lì, ma la dottoressa Robinson e soprattutto Harry, erano stati molto chiari. Dopo quell'episodio dell'aborto spontaneo, che sembrava anni e anni fa, non potevo permettermi di affaticarmi. Si era già formata la fila per entrare, mentre noi sgattaiolavamo dall'entrata sul retro, sotto lo sguardo invidioso di tutti quelli in attesa. Josh ed Emma avevano fatto un bel lavoro fin ora. Ricordo ancora il primo giorno che misi piedi qui dentro, la gente era meno della metà di quella di adesso e non si vedevano più vagabondi che dormivano ubriachi sui tavoli. Harry mi teneva sempre la mano, anche quando entrammo e fummo accolti dalla musica country di una ragazza che si stava esibendo sul palco. Harry la fissò a lungo e cercai in tutti i modi di riconoscere l'emozione che gli si leggeva negli occhi.
«Nostalgia?» gli chiesi.
Distolse lo sguardo dalla ragazza e mi guardò con gli occhi lucidi.
«Qui è dove è iniziato tutto.. ne abbiamo fatto di strada.»
«Vuoi dire da quando ci siamo insultati nel cortile sul retro?» scherzai.
Lui scoppiò a ridere e mi baciò sul naso, poi una voce ci richiamò.
«Hanna! Harry!»
Josh ci venne incontro e ci strinse entrambi in un abbraccio, con addosso il solito grembiule marroncino.
«Quindi non hai dimenticato il locale che ti ha scoperto.» scherzò Josh.
«Oh ma come potrei, uno dei proprietari mi odiava.»
«..e uno dei due aveva una cotta per te.»
Solo dopo Josh si rese conto della battuta che aveva appena fatto e mi lanciò uno sguardo di scuse.
«Va tutto bene, credo che questo spieghi molto.» lo rassicurai, indicando la pancia.
«Allora superstar, suoni un po' per noi?» 
Harry inizialmente fece cenno di no, ma glielo leggevo negli occhi quanto lo volesse così lo incitai anche io. Mi lasciò un bacio sulla fronte e seguì Josh tra la folla, mentre io andavo verso il bancone dove Emma serviva le birre. 
«Ehi mammina, tutto apposto?»
Fissavo ancora Harry che in questo momento si trovava con Robert. Josh lo annunciò al microfono e il locale esplose in un boato. In questo locale tutti lo adoravano e presto lo avrebbero fatto tante altre persone. Il pensiero del tour era fisso nella mia mente e non riuscivo a togliere l'angoscia che provavo dal mio cuore.
«Terra chiama Hanna!»
Emma mi richiamò e mi voltai di scatto, facendola ridere.
«Stai bene? Sembri pensierosa.»
«No, sono solo gli ormoni che giocano brutti scherzi.»
Harry iniziò a suonare la chitarra e le parole di Diana riempirono il locale.
«E' stata la canzone che l'ha portato qui, sai?»
Alzai lo sguardo per guardare Emma che mi regalò un sorriso pieno di orgoglio. Mi girai per guardare Harry così a suo agio su quel piccolo palco che l'aveva aiutato a fare un passo in avanti nella sua vita, nel suo futuro. Mentre la gente batteva le mani a tempo di musica e canticchiava le parole della canzone, il mio telefono vibrò nella borsa e lessi il nome di Aria sullo schermo.
«Pronto?»
Ehi! Siete a casa?
«Dal casino che senti ovviamente no, siamo al pub.»
Risposi, sovrastando il chiasso che c'era in sottofondo.
Va bene, arriviamo!
Chiusi la chiamata e tornai da Emma, trovando Josh alla cassa che batteva qualcosa sui tasti. 
«Era Aria, lei e Louis stanno arrivando.» informai i ragazzi.
«Oh bene, - rispose Emma – come vanno le cose tra voi comunque?»
Ci misi un po' a capire a chi si riferisse e poi capii che parlava di me e Harry. Come andavano le cose? Bene, tralasciando il fatto che Robert lo trascinasse per tutta l'Inghilterra, il che era una cosa buona per tanti lati, ma dovevamo ancora decidere dove avremo passato il resto della nostra vita e sistemare la casa così che un bambino ci poteva vivere, ma andava tutto bene.
«Alla grande, domani abbiamo una delle ultime ecografie e sono felice che possa esserci.» dissi, eccitata.
So che probabilmente non tutti potevano capire, ma guardare tuo figlio anche solo per qualche minuto su uno schermo in bianco e nero era qualcosa che ti faceva sentire la persona più felice del mondo, anche se la tua vita non era proprio perfetta.
«Domani?» Emma arricciò il naso guardandomi.
«Si.. tutto bene?»
«Si, ma mio padre mi aveva detto che domani avevano un incontro con quell'agente dei Westlife fuori città.»
«Cosa?»
Non poteva essere vero, sicuramente Harry non lo sapeva.
«Me l'ha detto oggi mio padre.. Non lo sapevi?»
«No, Harry non mi ha detto niente..»
Josh Sollevò lo sguardo dalla cassa e si scambiò un'occhiata preoccupata con sua sorella. Aveva sicuramente combinato un danno. Io mi girai per vedere Harry finire la canzone e scendere sorridente dal palco.
«Com'è andata?» mi chiese, asciugandosi del sudore sulla fronte.
Scesi lentamente dallo sgabello, facendo attenzione a non cadere e misi le braccia conserte.
«C'è qualcosa che devi dirmi Harry?» 
Lo guardai seria, rendendolo confuso.
«Non che io sappia.. sei arrabbiata?»
Cercò di allunga un braccio per sfiorarmi la spalla ma lo schivai. Guardò allarmato Emma e Josh e finalmente sembrò capire. 
«Io, te l'avrei detto..»
Lo superai inferocita, prendendo il corridoio che portava alla porta sul retro. Ormai conoscevamo bene quel posto.
«Puoi ascoltarmi?»
Mi fermai in mezzo al cortile, stringendomi nelle spalle per il freddo. Harry avanzò piano verso di me e poggiò le mani sulle mie spalle.
«Mi dispiace.. volevo dirtelo, ma stavamo passando del tempo insieme e non volevo rovinare tutto.»
Sospirai, non riuscendo ad essere completamente arrabbiata.
«Va bene, ma non puoi illudermi e poi farmi dire da qualcun'altro la verità.. ero così felice per domani e invece tu non ci sarai.»
Mi allontanai dal suo tocco, girandomi per guardarlo questa volta. 
«L'ho capito.. siamo giovani e tu sei stato catapultato in una realtà che non ti saresti nemmeno immaginato, tra poco avrai un figlio e questo cambierà completamente la tua vita e magari..»
«Ma non è così! - mi bloccò prima di finire – Non mi sento in trappola, la mia età non c'entra niente!»
«Non hai avuto tempo di fare le tue cose, non abbiamo neanche deciso dove andremo a vivere! Non abbiamo un piano!»
«Vuoi che molli il tour vero? Dimmelo!»
«Cosa? No!»
La piccola discussione stava riscaldando le mie guance, ma avevo le gambe congelate e il fumo che usciva dalle nostre bocche mentre parlavamo voleva dire solo una cosa: sentivamo davvero freddo.
«Hanna..»
Harry mi guardò come a dire 'dimmi la verità', ma non potevo dirla davvero. Non volevo che mollasse tutto, non era questo. Volevo solo che questo lavoro lo tenesse più vicino a casa.
«Non è così, ok? Vorrei solo che avessimo già fatto dei progetti, tra due mesi il nostro mondo sarà stravolto e io non ho idea di cosa diamine fare!»
«Neanche io!» urlò.
Sbattei le palpebre, il suo urlo mi aveva sorpresa. Eravamo entrambi spaventati, entrambi non sapevamo dove ci avrebbe portato tutto ciò. Speravo solo che avessimo già chiarito il punto che avremo fatto tutto questo insieme e di certo questa discussione non aveva portato a nulla.
«Credo andrò a casa, tu continua pure a suonare qui.»
Lo superai, rendendomi conto di essere stata una stronza dicendo ciò che avevo detto, ma avevo bisogno di pensare al momento. Pensare come avremo reagito a tutto questo, cosa avremo fatto, dove saremo stati. 
Tornai dentro il locale e non mi meravigliai quando lui non mi seguì. Vidi Josh in un angolo del locale intento ad ascoltare la band che si stava esibendo, andando a tempo di musica con la testa.
«Ehi..» mi avvicinai a lui, cercando di farmi sentire.
«Ehi, tutto apposto?» mi chiese.
Guardò alle mie spalle, in lontananza, e quando seguii il suo sguardo vidi che fissava Harry dall'altro lato della sala.
«Si ma.. odio chiederlo, puoi darmi un passaggio a casa?»
Josh guardò ancora un po' Harry e poi tornò a me.
«Certo, andiamo.»
Seguii Josh dietro il bancone, si tolse il grembiule, avvisò Emma e prese le chiavi della macchina. L'aria gelida mi colpì per la seconda volta quella sera e il chiasso della musica si allontanò sempre di più dalle mie orecchie. La prima volta che ero salita in macchina con lui mi rivelò di essere gay e rimase colpito dalla mia più che normale reazione. Non avevo mai avuto pregiudizi a riguardo.
«Cosa è successo? Ha fatto qualcosa?» mi chiese una volta in strada.
«Non proprio.. credo di essere stata io la più stronza.»
Josh mi lanciò un'occhiata, confuso.
«Avremo un bambino tra poco..»
«..questo è ovvio a tutti.» mi fece notare.
«Intendevo dire.. avremo un bambino e non sappiamo neanche dove andremo a vivere.. tuo padre lo porta in giro per il paese ogni due settimane e, non fraintendere, adoro tuo padre per quello che sta facendo ma non abbiamo un attimo di tempo per pensare a noi..»
«Non voglio scoraggiarti, ma è vero.. la vita che sta intraprendendo non è facile, e non lo dico perchè non mi sta simpatico lo sai, è che ho visto tutti i clienti che aveva mio padre, la vita che conducevano, serate, voli ogni tre giorni.. se tutto andrà bene il bambino non sarà l'unico vostro problema..»
Abbassai lo sguardo e Josh notò il mio disagio.
«Ma ehi.. la cosa importante è che Harry non è una di quelle popstar che si sentono Dio sceso in terra, lo hai visto stasera al locale, nonostante parta in tour con i Westlife non ha esitato a cantare stasera.. sa bene a quale posto appartiene, devi dargli un po' di fiducia..»
Mi appoggiò una mano sulla coscia e alzai lo sguardo per guardarlo.
«E sinceramente Hanna.. avete vent'anni, è normale che non abbiate fatto ancora nessun piano, ma ci sarà tempo..»
Gli sorrisi e gli strinsi la mano.
«Non ti stai eccitando o altro, vero?» chiesi, ridendo.
«Oddio no! - tolse subito la mano dalla coscia facendo una smorfia – Sei tremenda!»
Scoppiammo a ridere e mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia.
«Lo so, spirito da gravidanza!»
Josh era proprio uno di quegli amici di cui hai bisogno. Senza pregiudizi, sempre disposto a farti ridere e sempre disposto ad aiutarti.
«Come va con tuo padre?» gli chiesi poi.
«Oh bene.. passa molto tempo con Harry, ma quella che mi preoccupa di più è Emma.»
Mi voltai per guardarlo e incoraggiandolo a continuare.
«Inizio a pensare che qui non sia felice.. lei ha lasciato Dublino più per me che per se stessa, ho paura che il nostro locale, per quanto la renda soddisfatta, non la renda felice.»
«Non era il vostro sogno aprire un pub?»
«Si.. cioè lo era per me, ma credo che lei l'abbia fatto più per me, per scappare dalla situazione in cui mi trovavo.»
«Josh.. tua sorella ti vuole bene e farebbe di tutto per te.. perchè non le parli?»
«Lo farò.»
Il viaggio continuò in silenzio e finimmo per ascoltare un po' di musica alla radio. Forse Harry era ancora al locale, forse ci stava seguendo, forse era andato a schiarirsi le idee. Sapevo solo che mi mancava e quando il mio telefono vibrò ci rimasi male a leggere il nome di Louis.

*Stai bene? Cosa è successo?

Gli risposi che stavo bene e che ero tornata a casa, non mi andava di dare troppe spiegazioni. 
«Eccoci, ti accompagno.»
Josh fermò il furgoncino di fronte al mio portone e fece per slacciarsi la cintura, ma io lo fermai.
«Sto bene Josh, ce la faccio.»
«Sei sicura?»
Mi guardò con preoccupazione e io mi avvicinai per lasciargli un bacio sulla guancia.
«Buonanotte e grazie.»
Scesi piano dal sedile e mi strinsi nelle spalle per la terza volta quella sera. Entrai nel portone e mi piazzai immobile davanti l'ascensore, aspettando che arrivasse. Più schiacciavo il bottoncino, più rimaneva rosso. Qualche idiota lo aveva di nuovo bloccato o qualche coppia disperata si era imboscata lì dentro. Seccata andai verso le scale e iniziai a salirle, reggendomi dalla ringhiera. Sulle riviste dicevano che il servizio era utile, questo era abbastanza? Credo di si.

*Devo prenderlo a pugni?

Risi nel leggere la risposta di Louis, ma non feci in tempo a rispondere che impuntai goffamente il piede sullo scalino e scivolai a terra. Cercai di afferrare la ringhiera per interrompere la caduta, ma scivolai per tutte le scale fino ad arrivare sul pavimento freddo. Feci un verso di lamento per il dolore al fianco e iniziai a tremare, sperando di non essermi fatta niente. Rimasi seduta a terra per qualche minuto, controllando se fosse tutto apposto e, a parte il dolore al fianco e una paura matta, non avvertivo nulla. Mi sollevai e questa volta guardai ogni singolo scalino fino a quando vidi la porta di casa. Respirai un paio di volte per calmarmi, visto che le mani mi tremavano ancora per lo spavento e non riuscivo a inserire la chiave nella serratura. Quando ci riuscii aprii la porta e Chester mi accolse subito, scodinzolando.
«Ciao piccolo.» lo salutai.
Accesi qualche luce e andai subito nella mia stanza per guardarmi allo specchio. Tolsi la giacca e sollevai la maglietta per vedere se avevo graffi o rossore. La pancia sembrava perfetta, al momento non c'era nessun livido e nessun graffio. Forse avevo avuto fortuna. Tirai un sospiro di sollievo e tornai nell'altra stanza, dove Chester beveva tranquillamente dalla ciotolta, lasciando piccole goccioline d'acqua sul pavimento. Vidi che c'erano un paio di messaggi in segreteria e la avviai, mentre indossavo il pigiama.

Ciao tesoro sono mamma, tutto apposto? So che domani avrai l'ecografia e che Harry ti accompagnerà, fammi sapere tutto ovviamente e aspetto con ansia di vedere un'altra foto del mio nipotino, papà ti saluta, a presto.

Alzai gli occhi al cielo quando menzionò Harry. Almeno non ero l'unica che si aspettava che lui venisse.

Ehi Hanna sono la nonna, ho visto Harry in televisione, perchè non gli fai tagliare quei capelli? Ti voglio bene.

Sorrisi per il commento di mia nonna, aveva sempre qualcosa da ridire. Ascoltai gli altri messaggi senza prestare molta attenzione e mi versai del latte in un bicchiere. Nel momento in cui mi sistemai sul divano sentii qualcuno affrettarsi sulle scale e poco dopo la porta si spalancò rivelando un Harry.. spaventato?
«Sei impazzito? Piombare qui come una furia!» lo attaccai.
«Stai bene? E' successo qualcosa?» mi chiese, venendo verso di me preoccupato.
«Perchè dovrei..»
Capii subito cosa intendeva quando vidi il mio cellulare nella sua mano e mi maledii per averlo dimenticato in fondo alle scale. Sicuramente pensava che fossi caduta, il che era vero, ma non potevo farlo preoccupare, non quando stavo bene.
«Oh.. hai trovato il mio cellulare! Credevo di averlo dimenticato al locale.» 
Cercai di assumere un tono normale mentre sorseggiavo un po' di latte.
«Quindi.. stai bene?»
«Si Harry, sto bene!» risposi scocciata.
Presi il telecomando e accesi la televisione, cercando un film da vedere.
«Oh.. allora, ho un piano.» disse, una volta accertatosi che stavo bene.
Gli lanciai un'occhiata confusa e poi tornai alla televisione. Lui venne verso di me e si sedette sul tavolino di fronte al divano, impedendomi la visuale.
«Lo stavo guardando.» gli dissi, acida.
«Ascoltami un attimo, va bene? Poi potrai tirarmi tutti i piatti che vorrai o dire a tuo fratello di prendermi a pugni.»
Mi allungò il telefono e lo afferrai, guardandolo accigliata.
«Si, ho letto il messaggio, comunque.. entrambi amiamo il posto in cui abbiamo vissuto perchè ci siamo conosciuti e innamorati ma nessuno dei due vuole viverci per.. per quello che è successo, - iniziò a parlare e io lo guardai negli occhi – quindi vendiamo, vendiamo casa mia.»
«Vuoi vendere la casa in cui sei cresciuto?»
«Cresciuto? - fece una smorfia – Quella casa mi ricorda solo mio padre che mi picchiava e la vita infelice di mia madre..»
«D'accordo, neanche io voglio più rientrare in quella casa, - accordai – e dove andremo?»
«Ti piace Londra?» mi chiese.
Amavo i nostri appartamenti, amavo la nostra piccola famiglia che si stava creando e amavo andare a trovare Mary alla caffetteria, andare al locale da Josh ed Emma, dove il sogno di Harry è iniziato.. mi ero piano piano innamorata di quella città.
«Si, ma tu sarai sempre in giro e-»
«Non lo sappiamo ancora, - mi interruppe – iniziamo da qui Hanna, sistemeremo la camera per Jeremy, avrai tuo fratello vicino e non avremo brutti ricordi qui, ne creeremo di nuovi, migliori.. e mollerò il tour se è quello che vuoi.»
«Davvero?»
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore stava quasi per esplodermi dal petto per quanto ero felice in quel momento. Finalmente stavamo facendo dei progetti.
«Non mi importa dove staremo, mi importa solo di stare con te, con voi.» aggiunse.
Mi avvicinai e gli incorniciai il suo bellissimo viso con le mie piccole mani.
«Ti amo Harry.»
«Ti amo anche io.»
Le nostre labbra si incontrarono e portai le braccia al collo per averlo più vicino a me. Chester ci abbaiò contro e sussultammo entrambi, interrompendo il bacio.
«Mi importa anche di stare con te, gelosone.» disse Harry.
Scoppiai a ridere ed Harry mi baciò di nuovo.
«Non devi rinunciare al tour Harry, noi ce la caveremo, tu hai un'opportunità e non la devi perdere.» gli sussurrai.
«Sei stupenda.. e potresti dire a tuo fratello di non uccidermi?» mi chiese ridendo.
«Posso pensarci.»

 
 

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Capitolo 42
*** Capitolo 41 ***



HALF A HEART

(Ice on Fire) capitolo 41.

 

 

 

POV di Hanna.

La mattina dopo sentii la pioggia fuori dalla finestra che picchiettava sul vetro, attirando l'attenzione di Chester che, una volta aperti gli occhi, trovai seduto che fissava il cielo fuori e che indietreggiava ogni quando vedeva un lampo. Che cane fifone!
Mi svegliai per bene e guardai l'orologio che segnava le 7 di mattina ma venni disturbata dal fatto che mi ritrovai da sola nel letto e sentii qualcuno che armeggiava con gli sportelli del bagno. Il profumo di Harry mi penetrò nelle narici, dandomi un meraviglioso risveglio, e poco dopo lo vidi uscirci e sistemarsi le maniche della camicia bianca.
«Come sei bello..» sussurrai, sorridendo.
Lui sollevò la testa, sorpreso di vedermi sveglia.
«Ehi, ti ho svegliata?»
Si incammino verso di me e io feci cenno di no, prendendolo dal colletto e trascinandolo di nuovo a letto.
«Vorrei poterti togliere questa camicia e tenerti qui a letto con me.»
Gli confidai, sorpresa dei miei stessi pensieri.
Harry scoppiò a ridere e si tenne su con un gomito, mentre mi sfiorava la guancia con una mano.
«Credimi, niente mi farebbe più felice.. - si avvicinò per baciarmi troppo lentamente, facendomi impazzire – ma devo andare.»
Si sollevò dal letto e andò a infilarsi la giacca di pelle.
«Mio Dio! Sei perfido!» sbuffai.
Rise di nuovo, facendo comparire le adorabili fossette sulle guance, e io mi alzai per andargli incontro.
«Viene Aria a prenderti?» mi chiese.
«Si, dopo aver accompagnato Louis al lavoro.»
Notò il mio tono triste e mi sollevò il mento per potermi guardare negli occhi.
«Lo sai che mi dispiace non accompagnarti, vero?»
«Si, vorrei solo che ci fossi, tutto qui.»
Tenendomi il mento con una mano si avvicinò per baciarmi e questa volta fu più deciso di prima, permettendomi di allaciargli le braccia attorno al colloe e spingerlo per quanto possibile verso di me.
«Ci sarò alla prossima, promesso.»
Si staccò, facendomi sbuffare, e mi lasciò un bacio sul naso.
«Falli secchi, tigre.» scherzai.
«Ti amo, ma le battute di SpiderMan non sono sexy.»
Mi fece l'occhiolino e poi uscì di casa, lasciandomi con un sorriso ma anche con un pò di tristezza. Non mi piaceva rimanere da sola, iniziavo a pensare e pensare troppo non portava mai a niente di buono. Grazie ai suoi baci e alla sua bellezza era completamente sveglia, quindi fu inutile rimettersi a letto. Sistemai la stanza, mettendo a posto I suoi vestiti e riempiendo la lavatrice. Chester mi seguiva passo dopo passo, troppo spaventato dei tuoni per rimanere da solo in una stanza. Lo trovavo carino, ma avrei preferito che fosse lui a difendere me e non il contrario. Mi lavai, stirai I capelli pensando che un giorno mi sarebbe piaciuto portarli corti, ma non ne avevo il coraggio, indossai qualcosa di comodo e quando terminai era passata solo un'ora. L'appuntamento era alle 9, quindi avevo ancora un pò di tempo prima che Aria suonasse all'impazzata il campanello di casa. Presi posto sul divano e passai il tempo con il cellulare, controllando anche le email e ne trovai una di Zayn.

 

Da Zayn:

Ciao bellissima, come state? Ho deciso di provare il mio nuovo portatile, quindi ti scrivo questa email così evito di svegliarti nel cuore della notte, visto che ancora non ho preso mano con il fuso orario. L'accademia è fantastica, piena di gente fuori di testa proprio come me. L'ultima volta mi hai chiesto di Denise e si, siamo in buoni rapporti, ma francamente non so dove ci porterà questa cosa. Sento spesso Emma, non farti strane idee, e ho visto che il nostro Harry è diventato una diva! Come sta il mio nipotino? Spero di esserci per la nascita, ma qui non abbiamo un attimo di tempo libero, non so se riuscirò neanche a tornare per Natale.. mi mancate, ti voglio bene.

 

Sorrisi per quasi tutta l'email, a parte quando mensionò Emma, il che mi sembrò strano, e quando parlò delle vacanze di Natale. Non lo vedavamo da un paio di settimana e già mi mancava terribilmente. Cercai di rispondergli in maniera chiara, senza raccontare dei litigi tra me ed Harry, che sorprendentemente erano diminuiti, ma cercai di aggiornarlo su tutte le cose belle che ci stavano succedendo. La nascita del bambino che si avvicinava, cosa avevamo deciso io ed Harry sulla casa, il lavoro di Louis e la vicinanza con Aria, cercai di rallegrarlo. Non appena cliccai sul tasto 'invia' il campanello della porta suonò e Chester corse all'entrata. Mi alzai lentamente e non appena aprii Aria mi accolse con un sorriso e una delle sue solite battute su quanto fossi più grassa del giorno prima. Sapevo che scherzava, ma non mi sarei mai offesa per questo. Risultare grassa perchè porti tuo figlio dentro di te, ne vale assolutamente la pena.
«Harry è andato a salvare il mondo?» mi chiese, prendendo un pò d'acqua.
«Piantala, è andato a parlare del tour.»
Infilai la giacca di pelle e lei mi fece il verso, facendomi ridere. Salutai Chester e scendemmo alla macchina, fortunatamente aveva smesso di piovere.
«Fa un freddo cane.» constatò la mia amica, litigando con il riscaldamento.
«Credo che quello serva per la neve.»
Aria schiacciava qualsiasi pulsante pur di riscaldare la macchina e solo dopo qualche minuto ci riuscì.
«Non voglio che il cucciolo si congeli.» spiegò, mettendosi in strada.
Tutti davano ormai per scontato che mio figlio fosse un maschio, il che entusiasmava più Harry e Louis, ma io volevo solo che fosse sano e per quanto pensassi fosse femmina, anche la dottoressa credeva che potesse trattarsi di un maschietto. Con la guida sprint di Aria arrivammo in pochissimo tempo, trovammo un posto vicino ed entrammo di corsa dentro il palazzo a causa del freddo. Lucy non era di turno quel giorno, al suo posto vi era una signora più grande con dei lunghi capelli biondi e sulla targhetta vi era il nome di Rose.
«Buongiorno.» ci salutò, sorridendo.
«Buongiorno, abbiamo un appuntamento per le 9, signorina Tomlinson.»
Rose controllò l'agenda, sfogliando un pò di pagine e indicando finalmente con l'indice il mio nome, picchiettando un pò di volte sul foglio di carta.
«Oh si, Hanna Tomlinson.. potete accomodarvi in sala d'attesa.»
Annuii e mi accomodai in quella sala d'attesa ormai a me nota. Aria non c'era mai stata e sembrava più eccitata di me che lo avevo già viste diverse volte.
«Vedrò la piccola pulce finalmente.»
«E' molto più grande di una pulce, credimi.»
Scoppiò a ridere e prese una rivista dal tavolino di fronte, iniziando a sfogliarlo.
«Sicura di voler tornare stasera?» le chiesi.
Mi stavo così abituando alla sua presenza che avevo dimenticato che prima o poi dovesse tornare a Bristol.
«I miei mi uccideranno se non lo faccio, ma ci vedremo tra qualche giorno per la vigilia, non ti preoccupare.»
Mi prese le mani per stringerle e io le strinsi a mia volta, sorridendole.
«Sai che senza te, senza Louis.. non ce l'avrei mai fatta..»
«E ora c'è Harry, sarà un padre stupendo.» aggiunse.
Parlammo ancora un pò di Zayn, le raccontai della sua email, di come era felice in America, senza mensionare la parte su Emma, non ne sapevo ancora abbastanza. Aria mi raccontò un pò di come fosse felice di aver scelto Oxford e di come la vita universitaria la stesse rendendo più matura, di come le mancasse vedere il suo fratellino ogni giorno, di come il ragazzo delle pizze faceva battute ogni volta che consegnava nella loro stanza e mi fece promettere di non dirlo a Louis. Solo qualche minuto dopo Rose ci chiamò, avvertendoci che era il nostro turno.
«Hanna! - mi salutò sorridendo la dottoressa Robinson una volta entrata – e lei è una tua amica?»
«In realtà.. lei è la zia.» dissi per la prima volta credo.
Aria sgranò gli occhi e quasi scoppiò a piangere, ma si limitò a sorridermi affettuosamente.
«Piacere dottoressa, io sono Aria.»
Si strinsero le mani e prendemmo posto di fronte a lei.
«Allora Hanna, hai fatto tutto ciò che ti ho detto?» mi chiese, osservandomi con la coda dell'occhio.
«Niente lavoro, niente affaticamento ed Harry era lì a ricordarmelo.»
«Benissimo allora, sono contenta che le cose tra voi vadano bene.»
Mi sentii arrossire e lei tornò ad armeggiare con il suo computer, cercando qualcosa a me sconosciuto. Mi fece le solite domande, sull'alimentazione, se avevo avuto dolori, incidenti, e la mia risposte erano altrettanto le stesse.
«Dov'è il nostro papà oggi? Non ti lascia mai venire sola.» chiese.
Sentii una piccola fitta allo stomaco per ciò che disse, non perchè fossi ancora arrabbiata con lui, sapevo perchè non poteva esserci, ma non lo rendeva meno spiacevole.
«Impegni di lavoro, era molto dispiaciuto.»
Cercai di sorridere più che potevo, la Robinson a volte era troppo indagatrice e sembrava quasi la psicologa che avevo avuto mesi fa.
«Bene, vediamo questo bimbo?»
Aria battè la mani, eccitata, e io scossi la testa rassegnata. Mi avvicinai a lettino, sapendo ormai la posizione in cui mi dovevo mettere e feci cenno ad Aria per dove sedersi.
«Tornerai a casa per Natale?» chiese la Robinson, mentre spalmava il gel sulla pancia, facendomi rabbrividire.
«Si, - sussultai – è gelido.»
Aria mi prese la mano e fissò attenta lo schermo, mentre la dottoressa premeva sul mio ventre per trovare Jeremy.
«E' quello?» chiese Aria, impaziente.
Nessuno rispose, io perchè vedevo solo linee, la dottoressa forse perchè ancora non c'eravamo. Poi la figura apparve e vidi il mio piccolo cucciolo in quell'ammasso di linee nere e grige, ed era un'emozione ogni singola volta.
«Oddio.. è così emozionante.»
La mia amica aveva la voce rotta e quando mi girai la trovai in lacrime. Le strinsi la mano e tornai con lo sguardo sullo schermo.
«Dì ciao alla zia piccolo.» sussurrò la Robinson.
«Oh mio dio, è una così tenera piccola palla, con delle braccine e gambette minuscole..»
Guardai Aria sconvolta da tutte quelle parole tenere dette da lei tutte in una sola frase e la pregai di smetterla.
«Non è di certo una palla.» la corressi ridendo.
Si asciugò le lacrime che le scivolarono sulle guance e mi strinse ancora più forte la mano. Sapevo che era un'emozione vedere un bambino ancora non nato sullo schermo, ma queste dimostrazioni mi mettevano in imbarazzo perchè non sapevo come diavolo comportarmi.
«Vuoi andare a prenderti una bottiglia d'acqua?» le chiesi.
La Robinson nel frattempo cambiava espressione da divertita a seria, e non sapevo il motivo.
«Sarà meglio, ti serve qualcosa?»
«No, sono apposto.»
Aria si alzò dalla sedia e, dando un'ultima occhiata alla 'piccola palla', uscì dalla stanza. Sorrisi divertita per la scena e mi concentrai sulla dottoressa, era da troppo che stava in silenzio. Fissava lo schermo muovendo quell'aggeggio sul mio ventre come se fosse un pezzo di carne da schiacciare e quasi non mi scappò di fare pipì.
«Va tutto bene?» le chiesi divertita.
Lei non mi rispose, continuò a schiacciare tasti su quella tastiera, con l'espressione sempre più seria. All'inizio pensavo fosse solo divertita dalla reazione di Aria ma adesso.. adesso mi stava seriamente preoccupando.
«Dottoressa Rob..» provai a richiamarla.
«Sei stata a riposo Hanna? Davvero intendo..» mi chiese seria interrompendomi.
«S-si.. ho lasciato il lavoro ed Harry faceva quasi tutto al posto mio.»
Fece una smorfia, come se non ci credesse del tutto.
«Dottoressa, cosa succede?» chiesi ancora.
«Sei caduta?» mi chiese all'improvviso, sorprendendomi.
Si voltò per fissarmi, seria come non l'avevo mai vista, e non riuscii a dirle nulla.
«Sono sicura che Harry davvero non ti abbia fatto fare nulla, ma questo deve essere dovuto a qualcosa.. quindi te lo chiederò un'altra volta e ti prego di rispondermi sinceramente, sei caduta?»
«Questo? Questo cosa?»
«Hanna rispondimi..»
Guardai lei, poi guardai il fermo immagine di Jeremy, sembrava tutto apposto, sembrava tutto perfetto come qualche mese fa.. che diavolo stava succedendo?
«Si.. ieri sono caduta..» ammisi.
«Come pensavo.» disse solamente.
«Cosa sta succedendo? Il mio bambino sta bene, vero?»
La sua espressione non mi piaceva, stava succedendo qualcosa.
«Non ti mentirò.. la caduta ha provocato un distacco della placenta..»
«Un distacco della placenta? Cosa significa?»
La guardavo terrorizzata, sapendo che tutto ciò non avrebbe portato a niente di buono. Mi asciugai il gel sparso sulla pancia e mi rivestii, prestando ascolto alle sue parole.
«Il distacco può impedire il passaggio di ossigeno al bambino..»
«Impedire il passaggio di ossigeno? Mi sta dicendo che il mio bambino morirà?» chiesi allarmata.
La stanza iniziò a girare, io iniziai a sudare e tutto ciò che volevo in quel momento era avere Harry accanto a me..
 

POV di Harry.

«Il contratto sembra perfetto..»
Robert continuava a parlare con James, l'agente dei Westlife, mentre io continuavo a fissare l'orologio appeso al muro per un tempo che mi sembrò infinito. A quest'ora starà facendo l'ecografia, sarà così felice di vedere il nostro bambino, come lo sarei stato anche io se fossi lì con lei, ma non ci sono.
«Ti sta bene?»
Il tono di voce cambiò e adesso si stavano rivolgendo a me, ma io non avevo sentito un accidenti di quello che si erano detti. Guardai James confuso, cercando di ricordare di cosa stessero parlando.
«James pensa che il tour inizierà a fine dicembre, ti sta bene vero?»
Robert intervenne in mio soccorso, tanto la figura del babbeo l'avevo già fatta.
«Si, certo..» balbettai.
Tra pochi giorni sarebbe stata la vigilia di Natale, sarei andato con Hanna a Bristol, a casa dei suoi genitori, avremo cenato tutti insieme per la prima volta come una vera famiglia e a mezzanotte avremo aperto i regali. Saremo rimasti lì fino a Capodanno, ma io non sapevo neanche se ci sarei stato.
«Vogliate scusarmi un momento..»
Mi alzai, scusandomi con entrambi, ed uscì da quell'ufficio con aria opprimente. Non potevo essere in un posto e pensare contemporaneamente di essere in un altro, non andava bene cazzo. Dovevo davvero darmi una regolata!
«Aria!»
Tanto per darmi una regolata, chiamai Aria per informarmi su come stesse andando l'ecografia.
Ehy superstar, hai già firmato un contratto da milioni di dollari?
«Ci stiamo lavorando, come sta andando?»
Oh benissimo Harry! Tuo figlio è così tenero, sembra un fagottino di panna!
«Mio figlio non sembra un fagottino di panna.»
Feci una smorfia per il suo ridicolo paragone.
Come vuoi, comunque sta andando bene, sono uscita solo un attimo a prendere una bottiglia d'acqua.
«Quindi Jeremy sta bene? Hanna sta bene?»
Non dare di matto! Oh, è appena uscita, vuoi parlarci?
«Si passamela.»
Sentii un pò di confusione dall'altro lato del telefono e dopo qualche secondo Hanna rispose dolcemente.
Il mio cantante preferito..
«La mia donna preferita.. tutto bene?»
Tutto bene, tuo figlio sta bene.
«Ti amo, lo sai?»
Lo so, hai già firmato?
«Non ancora.. parlano di cose mai sentite, io voglio solo cantare le mie canzoni.»
Lo farai.. ci vediamo stasera? Ti amo anche io.
«Ci vediamo stasera, ti amo.»
Chiusi la chiamata più tranquillo di quanto lo fossi qualche minuto fa, ma lo stesso con la consapevolezza di essere uno stronzo per non essere con la mia ragazza.
«Stai bene?»
Robert era fuori dall'ufficio, con una cartelletta in mano, si stava davvero facendo in quattro per me.
«Molto meglio adesso, dov'è James?»
«E' andato a chiamare i ragazzi, tra poco vi incontrerete.»

 

POV di Hanna.

"Non è detto, non è l'unica opzione"
"Ma è una di queste.."
La Robinson mi prese la mano e io cercai di smetterla di tremare. Questo bambino forse era la cosa più bella che ci potesse capitare, semplicemente per portare un pò di gioia e pace nella nostra vita.
"Ascolta Hanna, l'ematoma fortunatamente è piccolo e non dovresti avere seri problemi ma, e dico sulserio questa volta, devi assolutamente stare a riposo, non devi affaticarti.. potresti avere perdite di sangue e devi assolutamente chiamarmi quando succede, dirò ad Harry di.."
"No! Non voglio che lo sappia, non devono sapere della caduta e di quanto sia stata irresponsabile!"
La dottoressa mi guardò cercando di rassicurarmi.
"Non darti la colpa, poteva succedere a chiunque, ma credo che Harry debba saperlo, hai bisogno che qualcuno si prenda cura di voi due.."
"Lo farò da sola, non voglio che si preoccupi, lei è il mio medico dottoressa, non può violare il segreto professionale."

«Preferisci cesareo o parto naturale?»
Aria mi risvegliò dal mio stato di trance, immersa nella conversazione che avevo avuto qualche minuto prima nello studio, seguita dalla bugia che avevo raccontato prima ad Harry e poco dopo alla mia migliore amica.
«Il meno doloroso.» sorrisi.
«Ovvio, ma io preferirei il cesareo, pensa quanto farà male il parto naturale!»
«Grazie Aria.»
Alzai gli occhi al cielo e lei cercò di scusarsi, tenendo gli occhi sulla strada. Continuò a parlare di quanto fosse stato bello assistere all'ecografia, di come Louis sarà uno zio fantastico, di come Harry gli avrebbe comprato una moto all'età di 14 anni e di come avremo discusso per questo, che lo avrebbe accompagnato a farsi il suo primo tatuaggio a 18 anni... era bello immaginarsi un futuro perfetto e io nel frattempo speravo fortemente che tutto ciò si sarebbe davvero avverato.
«Sicura di voler rimanere da sola?»
Eravamo ferme di fronte al portone del mio appartamento, lei cercava di convincermi ad andare con lei da Louis, io preferivo rimanere sola al momento.
«Non è un problema, davvero.»
«Io devo proprio andare a fare la valigia.»
«Non ti preoccupare Aria.» la rassicurai.
«Ci sentiamo dopo.»
Mi urlò quando scesi dalla macchina. Feci attenzione all'acqua sulle scale e cercai di evitare quello che successe ieri sera. Mi sentivo malissimo per la bugia che avevo raccontato ad Harry, ad Aria e quella che racconterò alla mia famiglia, ma non volevo che si preoccupassero. Dovevo solo stare attenta a non affaticarmi, a evitare gli incidenti, poteva farcela.
«Sono tornata piccolo.»
Salutai Chester che corse verso di me con il suo peluche preferito in bocca, mi girò attorno un paio di secondi e poi tornò sul divano con un balzo. Vidi sul cellulare le diverse chiamate di Louis, di mia madre e un messaggio di Harry. Per non dare sospetti feci il numero di mia madre e attesi che rispondesse.
Hanna tesoro!
«Ehi mamma, è andato tutto bene.»
Prima bugia.
Quindi mio nipote sta bene?
«Sano come un pesce.»
Seconda bugia.
Cambiammo velocemente argomento, io le elencai i nostri piani per la prossima settimana in cui ci sarebbe stata la cena della Vigilia e io ed Harry saremo rimasti da loro fino ai primi giorni di Gennaio, almeno io. Non so quando Harry sarebbe partito per quel famoso tour e io non me la sentivo proprio di rimanere sola in questa casa. Chester ovviamente sarebbe venuto con noi.
A Harry piace la lasagna giusto?
«Si certo, a parte i funghi qualsiasi cosa.»
Ottimo, ricordati di portarti cose pesanti, non dovete prendere freddo tu e il bambino.
«D'accordo, adesso devo andare, ci sentiamo dopo mamma.»
Chiusi velocemente la chiamata, troppe bugie tutte in una volta, era troppo. Mi sedetti sul divano respirando a dovere, come se fossi veramente andata a quel corso preparto. Mia mamma aveva insistito ma non avevo intenzione di andarci, mi vergognavo troppo. Feci dei respiri profondi, cercando di far passare quell'attacco di panico improvviso. Chester si sedette vicino a me, fissandomi quasi preoccupato, come se potessi capire le sue espressioni. Dovevo distrarmi in qualche modo e smetterla di pensare alla possibilità di perdere il mio bambino, così chiamai una delle poche persone che poteva calmarmi.
Pronto..?
Aveva la voce impastata dal sonno.
«E' piena notte, vero?»
Hanna? Tutto bene?
«Si e no.. ho solo bisogno di qualcuno con cui parlare.. mi manchi Zayn.»

 

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Capitolo 43
*** IMPORTANTE. ***


Ragazzi buongiorno a tutti, ci tengo a comunicare che non vi ho abbandonati. Il problema è che circa un mese fa il mio computer ha deciso di abbandonare me e purtroppo ho perso tutti i dati e i capitoli già scritti. Adesso sono dal telefono ma come potete capire bene non posso scrivere un intero capitolo da qui.. purtroppo non so come posso rimediare, ma vi assicuro che non è stata mia intenzione abbandonarvi del tutto. Spero di poter comprare un nuovo computer al più presto e soprattutto spero che quando potrò aggiornare nuovamente voi siate sempre qui a sostenermi. Non sapete quanto mi dispiace... spero di potervi regalare presto un altro capitolo di Hanna e Harry. Una cosa è sicura: la storia non finisce qui e PROMETTO di completarla appena possibile, dovessero passare mesi. Con tutto l'affetto, Claudia :)

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Capitolo 44
*** Capitolo 42 ***



HALF A HEART

(ice on fire) capitolo 42.
 
POV. HANNA

Era la quarta volta che mia mamma chiamava al cellulare, chiedendoci dove eravamo arrivati e quanto mancava. Forse è un comportamento normale per una madre ma davvero, stava esagerando.
«Mio dio! Si può essere così rompi scatole?! È la vigilia di Natale, è normale ci sia del traffico!» sbotto, dopo aver chiuso per la quarta volta la chiamata. Non eravamo poi così lontani, tra meno di un quarto d’ora saremo stati davanti ai suoi occhi.
«Ehi non essere cattiva, si preoccupa solamente.»
Guardo Harry perplessa, dovevo per forza aver sentito male. Stava davvero difendendo mia madre?
«Hai sbattuto la testa?»
«Eddai Hanna, sono curioso di vedere come sarai tu non appena Jeremy avrà l’età per uscire con gli amici e chissà magari fare qualche tiro di troppo.» Il ghigno sulla sua faccia mi fa capire che mi sta solo prendendo in giro, ma mi innervosisce lo stesso.
«Jeremy non avrà mai l’età per quelle cose, e non farei tanto lo spiritoso mio caro paparino perché se nostro figlio fosse una femmina non faresti queste battute!»
Toglie una mano dal volante e me la poggia sulla coscia per stringerla.
So che mi comporto in maniera infantile ma mi piace farlo sentire in colpa.
«Non arrabbiarti d’accordo? Stavo solo cercando di farti capire che non si può mai giudicare un genitore fin quando non ci si diventa.»
Tutta quella saggezza mi incuriosce, mi stupisce, così metto da parte la battuta che avrei voluto fare dopo e lo guardo colma di orgoglio ed anche un po' stupita.
«Cosa?» chiede, accorgendosi che lo sto fissando in silenzio.
«Quando sei diventato così maturo?»
«ah-ah, simpaticona! – la sua mano stringe ancora la mia coscia – sto cercando di guardare le cose da un altro punto di vista, non te lo saresti mai aspettata eh?»
«Sono straordinariamente sorpresa in effetti, ormai avevo perso le speranza, - mi volto verso il finestrino accorgendomi del suo sorrisino – d’accordo, allora visto che adesso hai questa mente aperta nostra figlia potrà avere il permesso di salire in moto con i ragazzi.»
Percepisco che il suo sorrisino è sparito e la sua espressione è diventata tesa, proprio quello che volevo ottenere.
«Nostra figlia non salirà mai su una moto con un teppista! È fuori discussione!»
Ecco, tanti cari saluti allo “sto cercando di guardare le cose da un altro punto di vista”.
«Teppista?!» lo guardo non sapendo se ridere o dirgli che è troppo melodrammatico.
«Esattamente, non sarà così tanto stupida da farlo, vedrai, le spiegherò parecchie cose prima.»
«Oh d’accordo, quindi io sono stata una stupida a salire in moto con te giusto? Perché sei un teppista!» metto le braccia conserte, aspettando che si giustifichi.
«Io non ero uno sconosciuto, okay forse potevo sembrare un teppista, ma non puoi dire che non ti sia divertita al lago, sono sempre stato un tipo affascinante!»
Ammicca, facendomi arrossire al ricordo di quella sera che sembra tanto lontana, ma sta sviando il discorso e non io ho intenzione di passarci sopra.
«Si, ammetto che alle volte sei davvero affascinant,e ma non provare a farmi distrarre, è ovvio che non salirà in moto con uno sconosciuto cosa credi!»
«Ed è ovvio che non ci salirà neanche se è il vicino di casa!» insiste.
«Bene, come è ovvio che Jeremy non avrà una moto a 14 anni.» Questo compromesso poteva andare.
«Perché non dovrebbe? A 14 anni sarà bello come lo era il padre e la moto gli permetterà di conquistare le ragazze…»
«Certo, e se i loro padri hanno la tua stessa mentalità non ci saliranno e la moto non gli servirà a un bel niente!»
Scoppia a ridere e il suo suono riempie la macchina, facendomi per un attimo ricordare a qualche tempo prima, quando sentirlo ridere mi faceva venire il formicolio sulla pelle e mi meraviglio di come succede ancora dopo tanto tempo.
«Tregua, ok? Per ora preoccupiamoci del parto e speriamo solo che vada tutto bene.»
Per un attimo mi congelo sul posto ripensando alla mia conversazione con la dottoressa Robinson, alla paura di commettere un passo falso. Per fortuna Harry sembra non accorgersene.
«Eccoci qui, cara vecchia Bristol.»
Il cartello verde che segnala l’arrivo in città mi riporta indietro nel tempo, a quando ho raccolto le mie cose per trasferirmi con mio fratello a Londra. Mi ero ripromessa di non rimettere più piede in questa dannata città, in quel dannato quartiere, ma si deve andare avanti e lasciarsi indietro il passato e gli sbagli commessi. Le lucine degli alberi di Natale spiccano dalle finestre delle case, la signora Ross come sempre è in giardino a raccogliere qualche fiore e non sembra notarci al nostro passaggio. Harry imbocca il vialetto di casa mia e posteggia dietro la macchina di papà, Louis non è ancora arrivato. 
«Va tutto bene?» spegne il motore e lo sento girarsi verso di me per assicurarsi che non abbia un crollo improvviso. Sa bene quanto sia difficile per me tornare in questo posto, sapendo cosa è successo nella casa di fronte, ma mi sono lasciata quel dolore alle spalle. È ancora lì, fa ancora male, ma ho tanto per cui essere felice.
«Si.» gli rispondo, prendendogli la mano.
Si avvicina per darmi un bacio sulla fronte ed entrambi scendiamo dalla macchina. Mentre Harry apre lo sportello per far scendere Chester qualcosa mi obbliga a dare comunque un’occhiata di fronte e vedo i fiori poggiati a terra, le foto che ritraggono Liam e le lettere che la gente che lo conosceva lascia lì per lui. Accanto un cartello piantato nell’erba con la scritta VENDESI. Non vedo l’ora di liberarmi di quella casa e credo sia così anche per Harry. Arriva vicino a me e mi prende per mano, io mi stringo nel cappotto e insieme ci avviciniamo alla porta di casa dove, ancora prima di suonare, mia madre la spalanca e mi butta le braccia al collo, stringendomi. Nonostante tutto, è sempre bello tornare a casa.


Siamo qui già da mezz’ora e sono seduta in cucina che ascolto mia madre mentre mi racconta delle ultime novità sul lavoro, sui vicini e sulla scuola. Quando nomina la mamma di Liam mi viene un nodo allo stomaco, ma le sorrido. Mi dice che hanno deciso di cambiare casa, non sopportavano più vivere in un posto pieno di ricordi. Come li capivo. 
«Hanno sempre chiesto di te però, io li ho tenuti aggiornati come potevo. Anche la preside Moore ha chiamato qualche volta..» Smetto di ascoltarla e concentro la mia attenzione su Harry. E’ in salotto con papà. Lui è seduto sul divano mentre il mio fidanzato è appoggiato in modo buffo sul bracciolo, evidentemente a disagio. Mio padre sta cercando di spiegargli qualche azione del football forse, ma Harry sembra non veda l’ora che arrivi Louis. Rido per la sua espressione buffa.
«Le cose vanno meglio, vero?» Mia madre mi domanda e quando mi giro vedo che mi guarda con un’espressione tenera, come se avesse notato il mio sguardo su Harry.
«Si, le cose vanno decisamente meglio.» mi accarezzo la pancia e respingo il senso di ansia che minaccia di salire a galla. Dopo qualche minuto il campanello suona.
«Oh, eccoli!»
Mia mamma corre ad aprire, mio padre rimane immobile davanti alla tv ed Harry sembra sollevato. Si alza e viene prima da me, aiutandomi ad alzarmi.
«Conversazione imbarazzante?» gli chiedo, cercando di non ridere.
«Quale punto? Quello in cui mi chiede se mi sento una superstar o quando mi ha chiesto come avevamo pensato di fare con il bambino dato che sarei partito in tour.» 
Maledizione. Mio padre era veramente terribile nel mettere a proprio agio la gente. Sapevo benissimo però che per quanto gli dispiacesse per la storia di Harry, non riusciva ancora ad accettare la situazione al cento per cento.
 «Ecco la mia sorellina e il mio nipotino!» Louis ci interrompe prendendomi tra le braccia, ricevendo un’occhiataccia da parte di Harry. Gli passerà.
«Il nostro nipotino!» Aria spunta dalle sue spalle e appena Louis mi libera mi stritola per quanto possibile tra le sue braccia. Appena si stacca guarda Harry con espressione sorpresa.
«Oh mio dio! Aspetta! – so già cosa sta per dire ed Harry inizia a guardarla in cagnesco – Tu sei Harry Styles? Voglio dire il famosissimo superfigo Harry Styles?»
Fa la vocina da 14 enne impazzita e a me viene da ridere e allo stesso tempo da prenderla a schiaffi.
«Louis, tieni a bada la tua donna!» lo avverte Harry.
Aria gli fa una linguaccia e Harry si rilassa visibilmente, facendo rilassare e sorridere anche me. È la vigilia di Natale e sembra che niente possa rovinare questa giornata. Quando le smancerie finiscono mia madre decide che è il momento di finire di cucinare e apparecchiare, per cui spedisce i maschi in salotto- compresa me – e lei si fionda a finire di riscaldare ovviamente il cibo appena ordinato. Lascio i ragazzi davanti alla tv e mi dirigo al piano di sopra, in bagno. Mi guardo allo specchio e credo di non essere mai stata così felice: ho le guance di un rosso vivo, il viso più rotondo per la gravidanza, le labbra più in carne, gli occhi più vivi. È strano come tante cose possano cambiare in poco tempo. Prima di tornare al piano di sotto passo davanti alla porta della mia stanza e, con un po' di esitazione, decido di entrare. Sul letto ci sono le valigie mie e di Harry, la sua più grande della mia visto che starà via per un po'. Il solo pensiero mi fa correre in un angolo a piangere. Non è molto che non entro qui, non è cambiato granché. Sicuramente è più ordinata di quando ci vivevo, ma le cose sono sempre al solito posto. C’è ancora la bacheca appesa al muro con attaccate alcune foto. Vedo quelle con Liam, con Aria, con Harry, con la mia famiglia. Mi soffermo sulla ragazza di quelle foto e mi rendo conto di quanto sia cambiata. Era sempre troppo attenta, troppo precisa, troppo razionale, aveva perso qualcosa. Tra pochi mesi diventerò madre e spero solo di non deludere mai mio figlio, di esserci sempre, di non fargli mancare nulla...
«Hanna?»
La voce di Harry mi riporta alla realtà e lo vedo sulla soglia, indeciso se entrare o meno.
«Tutto bene?» mi chiede.
Alla fine decide di entrare e si piazza davanti a me, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Stavo solo pensando... a chi ero prima e a chi sono adesso.»
Mi incornicia il viso con le mani e mi guarda negli occhi.
«E.…?»
«E.. tutto quello che ho fatto mi ha portata a te, a questo. È tutto ciò che voglio e che mi rende felice... tu, Jeremy, i nostri amici, la nostra famiglia...»
«Sarà sempre così, non ci mancherà mai niente di tutto questo, neanche quando sarò partito.»
Gli stringo le mani sul mio viso e sento gli occhi lucidi.
«Promesso?»
«Promesso. – si china a baciarmi sulle labbra – Adesso scendiamo sotto a pranzare e perfavore non farmi finire accanto a tuo padre.»
Scoppio a ridere e lo seguo di sotto, mano per mano, come sempre sarà.


 
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BUONASERA A TUTTI!
No non è un miraggio e SI SONO TORNATA :D
Mi dispiace tantissimo per la lunga assenza ma solo da poco ho comprao un nuovo pc e la prima cosa che ho fatto è scrivere subito un altro capitolo per accontentare voi bellissime! So che è un capitolo corto e magari non è quello che vi aspettavate ma è per farvi capire che non vi ho abbandonate, PELUCHE E' ANCORA QUI!

A PRESTO, questa volta davvero!

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 43. ***



HALF A HEART

(ice on fire) capitolo 42.
POV HANNA.

Il pranzo era andato bene. Mia madre era riuscita a non bruciare il cibo ordinato, mio padre non aveva messo in imbarazzo Harry e io mi sentivo davvero bene. Avevamo parlato del più e del meno, Louis aveva avuto qualche battibecco con papà ma niente di nuovo. Pensare che lo scorso anno nello stesso giorno questa casa era piena di scatoloni perché mia mamma stava organizzando una delle sue grandi feste, ovviamente per stupide i suoi amici ricconi. Quei tempi sembravano lontani, in parte.
«Sicura di non voler venire alla festa questa sera?» mi chiede mia mamma un’altra volta. Deve capire che anche se sono incinta posso sopravvivere a casa da sola. E poi ovviamente con me ci sarebbe stato Harry. Dovevamo trascorrere più tempo possibile insieme.
«Mamma non ti preoccupare, starò bene e poi, - rivolgo lo sguardo a Harry che in quel momento era impegnato a parlare con Louis – abbiamo bisogno di passare del tempo insieme prima..» deglutisco a fatica, senza riuscire a finire la frase.
«Lo sai che se gli chiedi di restare lui lo farebbe, vero?»
Fisso mia madre intenta ad asciugare i piatti con una pezza, con un ciuffo di capelli che le usce dalla coda disordinata. Vederla in quelle vesti mi ricorda che anche lei era un essere umano, delle volte.
«Lo so bene.. è per questo che non lo faccio.»
Non mi sarei mai permessa di chiedergli una cosa del genere. Voleva dire rinunciare al suo sogno per me, e avevamo già rinunciato a troppe cose.
«Perché non vuoi cambiare idea sull’Italia? È giusto che anche tu insegua i tuoi sogni Hanna.»
«Ne abbiamo già parlato mamma, non ho intenzione di crescere mio figlio e andare al collage, lui ha la priorità.»
Su questo non accettavo obiezioni. Non ha il tempo di rispondermi perché Aria piomba in cucina con un sorriso stampato in volto.
«Sembri felice.» le faccio notare.
«Oh bè, - si guarda attorno per accertarsi che Louis non sia in ascolto – mia mamma mi ha appena avvertita che il regalo di Louis è arrivato, non vedo l’ora di vedere la sua faccia!»
La sua espressione mi fa ridere perché sembra una bambina eccitata e mia madre sembra pensare la stessa cosa.
«Sono sicura di si.»
Il regalo di Harry è dentro la valigia e spero non ci abbia curiosato dentro. E’ ancora presto per scambiarsi i regali ma i miei iniziano a prepararsi più presto del previsto. Aria e Louis mi salutano promettendo che ci saremo visti l’indomani, mentre aspetto di salutare i miei sul divano del salotto.
«Credi che ci lasceranno dormire nella stessa stanza?» mi chiede Harry, facendo zapping con il telecomando.
«Non credo si preoccuperanno di quello, viste le circostanze.» faccio un cenno alla pancia sentendo le guance andare a fuoco.
«Oh, di certo “quello” non mi fermerebbe, ti p-»
Ho voglia di sapere cosa avrebbe detto, ma è costretto a interrompersi a causa dei tacchi di mia madre che sbattono sulle scale. Harry torna con lo sguardo sul televisore, grato di essersi interrotto in tempo, io volto la testa verso mia madre e le sorrido.
«So che sarà inutile ma ve lo chiederò un’altra volta, sicuri di non voler venire con noi?»
Questa volta è Harry a rispondere.
«Grazie signora Tomlinson, ma abbiamo dei progetti per più tardi quindi preferiamo di no.»
Nonostante mia madre gli abbia ripetuto più volte di chiamarla Genna, sembrava che Harry non volesse saperne. Un po' lo capivo.
«Bene, allora-»
«Allora se la caveranno tesoro, lasciali stare.»
Mio padre appare al suo fianco e le lascia un bacio sulla guancia. Sorrido a quel momento tenero e mi viene voglia di stringere la mano ad Harry, ma non lo faccio davanti ai miei.
«I numeri di emergenza sono sul frigo, io ho il cellulare in caso vi dovesse servire qualcosa.» mia madre prende il cappotto e non perde occasione per ripeterci le stesse cose che ripeteva quando eravamo bambini.
«Non abbiamo più otto anni mamma, so come si compone un numero.» le sorrido.
«No.. è evidente che non hai più otto anni..» dice con malinconia.
Mi fissa la pancia e vedo già che gli occhi le sono diventati rossi. Sta per scoppiare a piangere, lo so.
«Visto che è tutto sotto controllo noi andiamo, buona serata ragazzi.» mio padre praticamente trascina mia madre fuori di casa, evitando una scena strappalacrime. Sembrava che da questa gravidanza quella più emotiva era diventata lei e non io.
«Quindi.. quali sarebbero questi progetti?» chiedo a Harry, stuzzicandolo con un piede. Lui si volta e lo vedo avvicinarsi a me. 
«Al momento – la temperatura nella stanza si è alzata e sento il suo fiato sul collo – voglio solo fare questo.»
Mi bacia teneramente il naso, l’angola della bocca, fino a trovare le mie labbra. Mi incornicia il viso con le mani e io gliele stringo con le mie. Lo sento ansimare quando il bacio diventa più intenso e mi sento costretta a pensare da quanto non facciamo l’amore. Non che non ci sia la voglia, ma ci siamo visti così poco in questi giorni che anche un singolo bacio sembra una benedizione. Mi prende il labbro inferiore tra i denti e questa volta è a me che sfugge un gemito. Harry si allontana di poco e poggia la fronte alla mia, accarezzandomi una guancia con il polpastrello.
«Ti sembrerà assurdo ma questo.. non era nei progetti.» mi fa presente.
«Stento davvero poco a crederci.» sorrido e lui mi lascia un altro bacio, questa volta veloce, sulle labbra.
«Ti amo Hanna, ma c’è una cosa che voglio fare prima.. ho bisogno di farla.»
Vedo che il suo sguardo si è fatto più serio e ho quasi paura a chiedere.
«Cosa vuoi fare?»
«Voglio andare a trovare mia madre... mi accompagneresti?»

Forse non è una cosa di cui vantarsi ma uno dei posti più curati di tutta Bristol è sicuramente il cimitero. So che potrebbe sembrare un pensiero inquietante, ma non sembra di essere in un posto pieno di tombe. E’ un posto pieno di verde, basti pensare al prato e ai meravigliosi fiori che crescono lungo il sentiero. Certo, è sempre un posto triste, ma i bei colori lo rendono meno tetro.
«Vuoi fermarti?»
Harry si avvicina, prendendomi per un braccio. Stiamo salendo su per la collina dove c’è la tomba di Adele.
«No sto bene, non preoccuparti.» gli stringo una mano e me la tiene per tutto il tragitto.
È strano che io sia venuta più volte di lui qui, nonostante sia sua madre, ma preferisco non ricordare il motivo. Dopo un altro paio di passi ecco finalmente la lapide in marmo che si estende per un paio di centimetri. Harry aspetta che in una posizione “stabile” per lasciarmi la mano e accovacciarsi sulle gambe come se in quel modo potesse essere più vicino a sua madre.
«Ciao mamma...»
Non sembra avere la voce triste, ma la sua espressione mi fa comunque male al cuore.
«Non sono venuto qui per piangere.. o per ricordarti in maniera triste, - inizia a parlare – è la vigilia di Natale mamma e Dio sa quanto ne abbiamo desiderata una normale. – si ferma un attimo e io vorrei accovacciarmi vicino a lui per abbracciarlo, ma fisicamente non posso – Ma ripeto, non sono qui per angosciarti, sono felice mamma. È il secondo Natale che passo in maniera diversa da tutti quelli che abbiamo passato insieme e lo devo sicuramente ad Hanna.»
Mi avvicino di poco e gli metto una mano sulla spalla per stringerla.
«Dunque non so se lo sai, ma credo che voi lassù sappiate tutto, se tutto va bene diventerò famoso, sicuramente sarò padre e ti prometto che a questo bambino non mancherà niente. Gli darò tutto l’affetto di cui ha bisogno, lo farò sentire protetto e amato. Gli parlerò di te e della nonna stupenda che sicuramente saresti stata..»
Mi accorgo di stare piangendo solo perché mi sento le guance bagnate. Harry alza una mano per prendere la mia sulla sua spalla e me la stringe, come se dovesse rimanere attaccato a qualcosa per non crollare. Ma lo vedo dai suoi occhi, non è più lo stesso ragazzo spaventato e arrabbiato che era prima. Siamo cresciuti entrambi. Si allunga per lasciare sulla tomba i fiori che abbiamo preso per Adele e lo sento sussurrare «ti voglio bene.» Mi allontano di poco per lasciargli il tempo di stare un po' da solo, ma quando lo avverte si alza velocemente e mi afferra la mano.
«Stai attenta.»
Non alzo gli occhi al cielo solo per la situazione in cui ci troviamo e decido di sorridergli per rassicurarlo. A cosa dovrei stare attenta in un cimitero? Ai morti? Scendo giù per la collina cercando di fare attenzione e mi dirigo nella direzione opposto da cui siamo venuti. La presenza del sole rende la giornata meno freddo, ma riesco comunque a sentire il vento che mi entra dalla schiena. Cammino spedita, come se conoscessi quella strada a memoria, ma non ci sono andata quanto avrei dovuto. Vedo la sua lapida da lontano e sorrido ai fiori freschi lasciati sicuramente da poco. Karen sarà stata sicuramente qui.
«Buona vigilia di Natale Liam.»
Mi avvicino per lasciargli dei fiori, proprio come poco fa ha fatto Harry. Fa meno male venire qui e mi rendo conto sorprendentemente che entrambi abbiamo bisogno di venire qui, lui per sua madre e io per Liam. Questo posto non deve spaventarci.
«So che sto sbagliando a nascondere ad Harry questa cosa, e so che anche se non posso più vederti mi stai rimproverando, ma come posso dirglielo?» avverto una fitta di dolore e istintivamente mi abbraccio la pancia, come se potessi contenerlo. Non è forte come l’ultima che ho avvertito, mentre venivamo qui e per fortuna Harry era dentro la stazione di servizio, però fa male comunque.
«Ehi Liam.»
La sua voce mi fa sussultare e cerco di riprendermi subito per non dare sospetti.
«Buona vigilia di Natale.» Harry mi mette un braccio attorno alle spalle e io tiro un sospiro di sollievo perché sembra non essersi accorto di nulla.
«Sei pronta per andare?» mi chiede.
«Quando lo sei tu.»
Mi volto per guardarlo e lui mi sorride, portandomi una ciocca dietro l’orecchio e rimanendo ad accarezzarmi una guancia con il pollice. Lo prendo per mano e ripercorriamo la strada del ritorno per tornare alla macchina. 
«Stavo pensando... non è strano che ci sia un vicino Ross a Londra e una qui a Bristol?» mi chiede, dopo un paio di minuti che siamo partiti.
«Com’è strano che entrambi ti trovino discutibilmente fastidioso.»
«Discutibilmente? Questo dovrebbe farmi sentire meglio?» mi stuzzica, ridendo.
«Tesoro, sai meglio di me quanto puoi essere fastidioso, altre volte sei abbastanza carino.»
«Abbastanza carino? – fa quella espressione adorabile tra sconvolto e divertito e lo vorrei baciare immediatamente – E’ questo che pensi dell’uomo che ami?»
Inizia a stuzzicarmi i fianchi con la mano libera e mi fa contorcere sul sedile, senza poter controllare le risate. Lo prego di smetterla, fin quando avverte che la mia espressione è cambiata e si blocca subito.
«Cosa c’è?» mi chiede, immediatamente.
Cerco di capire cosa ho che non va, ma tutto quello che sento è solo un dolore terribile nel basso ventre.
«Hanna che succede? Ti ho fatto male? Ti sei fatta male?»
«No.. non è colpa tua, mi sento solo un po' stanca...» cerco di camuffare il forte dolore che in realtà sto avvertendo. Dovrei prendere le pillole della dottoressa Robinson, adesso.
«Vuoi che ti porto in osp-»
«No! Non serve davvero, ho solo bisogno di un po' di riposo, il viaggio mi avrà stancata.»
Cerco di rassicurarlo ma la sua espressione è ancora preoccupata.
«Sei sicura? Non ci vuole niente, faccio inversione e andiamo.»
«Non passeremo la vigilia di Natale in ospedale Harry, sto bene davvero... ho solo bisogno di andare a casa a riposare.»
Ti prego, non insistere.
«Ok.. ma se hai ancora dolori e stai peggio io ti porto, va bene?»
Annuisco e per questa volta non ribatto. Aspetto con ansia di arrivare a casa, fin quando vedo il vialetto. Harry si preoccupa di farmi scendere e mi accompagna dentro, senza lasciarmi un attimo.
«Ho bisogno di un minuto in bagno, - lo informo – da sola.» specifico, quando lui non mi lascia il braccio.
«Certo, ti preparo un po' di acqua e alloro, va bene?»
Annuisco e mi sento di nuovo troppo in colpa. È così premuroso e io gli sto mentendo, di nuovo.
Devi farlo, sennò non partirà mai in tour.
Appena esce dalla stanza afferro il beauty e mi chiudo in bagno, dove finalmente posso dare libero sfogo al dolore. È diminuito rispetto a prima, ma lo sento ancora lì, e credo che a breve arriverà un’altra fitta. Cerco frettolosamente dentro il beauty e trovo le compresse che mi ha prescritto la Robinson. Ha detto che i dolori sarebbero arrivati e che se non sparivano dopo le compresse e dopo mezz’ora, dovevo avvertirla immediatamente. Cerco di ricompormi ed esco dal bagno, trovando Chester appollaiato lì di fronte, ad aspettarmi. Mi segue nella stanza e io mi sdraio sul letto, cercando di respirare il più possibile. Sento dei brividi sulle braccia e mi costringo a mettermi sotto le coperte, al caldo. Dopo qualche minuto Harry entra dalla porta con una tazza fumante in mano.
«Va meglio?»
«Se vieni a sdraiarti con me andrà sicuramente meglio.»
Harry si avvicina, mi passa la tazza e, facendo attenzione, si sdraia accanto a me cingendomi con un braccio.
«Per un momento... ho pensato di aver esagerato, in macchina, e lo penso ancora.» mi confida, facendomi stringere il cuore.
«Non è così, la gravidanza può avere queste... complicazioni, non dobbiamo farci prendere subito dal panico.» spero mi creda perché in realtà è vero.
«Lo so, ma non so come potrò stare lontano da te e facendoti affrontare tutto questo da sola.»
«Mancano ancora 2 mesi al parto, tu devi pensare solo a far impazzire il pubblico e le ragazzine urlanti.» 
Lo faccio sorridere e mi ruba un bacio sulle labbra.
«Ora bevi questo, mentre io ti coccolo un po'.»
Non me lo faccio ripetere due volte e mi stringo di più a lui mentre bevo dalla tazza e avverto la mano di Harry che mi accarezza la testa e le spalle.

POV HARRY.

Hanna dorme ormai da un’ora e io sto cercando di levarmi di dosso la preoccupazione. Ha fatto di tutto per tranquillizzarmi, ma non riesco a levarmi questo sesto senso che mi dice che c’è qualcosa che non va. Sono sceso sotto in cucina per lasciarla riposare, sembrava veramente distrutta. Chester non si allontana un momento dai suoi piedi, come se avvertisse che non sia in perfetto stato. Amo quel cane anche per questo. Per non impazzire decido di farmi un paio di toast con il burro di arachidi, sono già le 6 ma questa sera non usciremo, Hanna deve riposare e non voglio che si stanchi. Le organizzerò qualcosa qui a casa. Decido di prendere il telefono e chiamare il mio amico dispero in America, fregandomene del fuso orario.
«Pronto?» 
Non ha la voce impastata dal sonno, peccato.
«Buona vigilia di Natale stronzo.» gli dico affettuosamente.
«Sai, di solito le persone non accostano una festa religiosa a una parolaccia, ma non posso aspettarmi molto da te.. buona vigilia di Natale anche a te.»
«Certo cose non cambiano, - addento un pezzo di toast e proseguo – allora come te la passi?»
Sento un po' di baccano in sottofondo e poi un colpo di tosse.
«Che diavolo stai facendo? Sei con-»
«Ma no! Non sono con nessuno, o meglio non adesso, ho solo fatto cadere il telefono succede sai?»
Che reazione bizzarra.
«Ok, non ti credo ma non farò domande, che farai oggi?»
«Vado a pranzo con alcuni colleghi e poi torno a studiare, sai com'è la vita universitaria.» scherza.
«Dovrebbe essere una battuta? Ti saluterò in diretta da ogni palco in cui canterò.»
«Nessun invito nel backstage? Mi deludi.»
Rido, nonostante le battutine che ci stiamo rivolgendo.
«Hanna è stata male.» dico di botto, non sapendo neanche perchè.
Sento comunque il bisogno di confidarmi con qualcuno e con Louis tutto pucci pucci con Aria, mi rimane solo Zayn.
«In che senso è stata male?»
«Non so.. aveva dei dolori.. non ne capisco molto ma mi ha fatto preoccupare.»
«Credo sia normale no? - mi chiede – Non è stata una gravidanza facile sin dall'inizio, per il rischio di aborto e tutto il resto.»
«Credi che dovrei restare? Non partire?» gli chiedo.
In tv stanno passando un vecchio film di Natale e osservo come il bambino sia emozionato per aver trovato un trenino elettrico come regalo.
«Tu vuoi partire?»
«Si, no.. non lo so.» ammetto.
«Ah bene, comunque lei non te lo chiederebbe mai perchè sa che lo faresti, e se sei preoccupato che potrebbe succedere qualcosa in tua assenza non preoccuparti perchè non è solo ma.. se invece non vuoi partire perchè non è davvero ciò che vuoi è un'altra cosa.»
Certo che era ciò che volevo! Che razza di discorso era? 
«Sta diventando una conversazione troppo affettuosa, meglio non continuare.»
Zayn scoppia a ridere dall'altro capo del telefono e concorda con me, senza però di rifilarmi un «pensaci bene».

POV ZAYN.

«Problemi in paradiso?»
Non appena chiudo la telefonata con Harry sento la sua voce dal pc. Mi avvicino al divano e al tavolino, sui cui è appoggiato, e la guardo. Immagino sia stesa sul letto, con il pc sulle gambe e una ciocca di capelli le cade sugli occhi, facendomi desiderare di essere lì per portargliela dietro l'orecchio.
Smettila di fare questi pensieri sdolcinati su di lei.
«Solite preoccupazioni di Harry, credo sia un po' preoccupato per questa faccenda del bambino.»
«E per faccenda del bambino intendi che presto diventerà padre.»
La vedo sorridere attraverso lo schermo... smettila cazzo!
«Allora questo pranzo.. sei davvero con i tuoi colleghi?» mi chiede, un po' titubante.
«Certo, con chi altri dovrei essere?»
Vedo che fa un'espressione strana e credo quasi che stia arrossendo, ma si riprende subito.
«Non lo so, da quando hai rotto con Denise non mi hai più raccontato di nessuna ragazza, quindi ero curiosa.»
Non l'ho fatto perchè non voglio conoscerne altre.
«No, per il momento sto bene così, non ho la testa per una ragazza seria.»
Cosa??! Perchè?!
Ma la coscienza non parlava solo alle ragazze? Dio!
«Oh.. mi sembra un'ottima cosa..»
La sua voce si abbassa di qualche ottava, solitamente è così acuta che le casse gracchiano, e rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Poi sento che qualcuno la chiama, sicuramente suo padre, e sussulta.
«Meglio che vada, prima che mandi a fuoco la casa.»
«Certo, - rimaniamo a fissarci per qualche minuto e poi continuo – buona Vigilia di Natale.»
«Anche a te Zayn.»
Detto ciò interrompe la chiamata e io rimango in quella stanza con un senso di vuoto dentro, come succede quasi ogni volta che finiamo di parlare.


 
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Buongiorno a tutti!
Come promesso eccomi di nuovo qui:)
E' nataleeeeeee! Come vorrei che lo fosse anche qui :(
COMUNQUE il prossimo capitolo saarà un capitolo speciale proprio perchè sarà NATALE, spero di non deludervi:)
Vi voglio tenere un pò sulle spine su chi sia la misteriosa ragazza che parla con Zayn, ma sbizzarritevi pure con i sospetti :D

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 44 ***



HALF A HEART

(ice on fire) capitolo 43.

POV HANNA.

Quando mi sveglio trovo la mia stanza completamente al buio, l'unica luce viene dalla batjour sul comodino, che ricordo benissimo di non aver acceso. Sbatto le palpebre più volte per abituarmi a quella poca luce e mi metto seduta, stropicciandomi l'occhio destro. Sento un calcio che gentilmente mio figlio mi regala e porto una mano sulla pancia, sussultando.
«Hai fame piccolo?» sussurro, sorridendo.
Mi alzo e prendo il cellulare sul comodino e solo in quel momento mi rendo conto che sono le undici di sera, il che vuol dire che ho dormito per più di tre ore ed è per questo che l'esserino dentro la mia pancia è così affamato. Apro la porta della stanza, seduita da Chester, e vado subito alla ricerca di Harry. In tutta la casa le uniche luci sono quelle dell'albero di Natale, che lampeggiano proiettando delle ombre sulla parete, e poi alcune luci soffuse che non capisco da dove provengono.
«Harry?» lo chiamo, senza ricevere risposta.
Solo quando inizio a scendere le scale capisco da dove proviene quella luce soffusa. Qualcuno ha riempito il salotto di candele, rendendo l'atmosfera molto più che romantica, qualcuno che adesso sta russando sul divano della stessa stanza. Mi avvicino e quasi piango quando vedo il tavolino con una vera cena preparata, a base di pasta e insalata. Harry dorme con la bocca aperta sul divano, un braccio penzola fuori dal divano e Chester va subito a leccargli la faccia.
«Via Chester!» bisbiglio al nostro cane.
Cerco di inginocchiarmi vicino al volto di Harry e inizio ad accarezzargli i capelli. Sono più corti di prima perchè li ha tagliati, ha una ruga sulla fronte e rido a guardarla, chissà cosa sta sognando.
«Ti amo così tanto.» sussurro.
Mi avvicino con il volto e inizio a lasciargli piccoli baci su una palpebra, poi sull'altra, vado sulla guancia e per finire sulle sue labbra. Quando mi allontano di poco lo vedo strizzare gli occhi e lo sento muoversi di poco. Sbatte le palpebre e mi stringe il cuore sapere che ha aspettato che mi svegliassi per farmi questa sorpresa.
«Ehi.» mi dice con la voce impastata dal sonno quando mette a fuoco il mio viso.
«Sono una fidanzata orribile, hai fatto tutto questo e io dormivo.»
Fa una smorfia e si solleva per mettermi di sedermi vicino a lui.
«Non sei una fidanzata orribile, - mi conforta – sei solo una ragazza che sta diventando madre troppo giovane e ha bisogno di riposare.»
Se solo sapesse quanto ne avrei davvero bisogno.
«Potevi svegliarmi..»
Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si avvicina per lasciarmi un bacio in fronte.
«Avevi bisogno di dormire, possiamo mangiare adesso, sono sicuro che stai morendo di fame.» propone.
Mi tocco la pancia sorridendo, sentendo il mio stomaco brontolare.
«Ho una fame da lupi!» confesso, imbarazzata.
«Allora avanti scheggia, datti da fare.»

Dopo non so quanto tempo io ed Harry abbiamo spolverato via più di metà del cibo, e ora siamo più riposati e a pancia piena. Sono accoccolata tra le sue braccia, con la testa sul suo petto, mentre lui mi accarezza i capelli e mi lascia qualche bacio nel frattempo.
«Promettimi che anche quando partirai questo non cambierà.» sussurro, timorosa.
«Cosa?»
Mi sollevo di poco per poterlo guardare negli occhi.
«Questo, noi due, nostro figlio.. promettimi che il nostro amore non diminuirà.»
Harry mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sorrido, accarezzandomi uno zigomo con il polpastrello. Era questa la vera felicità per me. Ricevere un gesto così semplice, ma importante, dalla persona che ami di più al mondo.
«Non potrebbe mai diminuire, mi credi?» mi chiede, circondandomi il viso con entrambe la mani.
«Promettilo lo stesso.» lo supplico.
«Ti prometto che ti amerò anche se saremo a chilometri di distanza, anche se al momento del parto ti vedrò tutta sudata e piena di sangue, - feci una smorfia- e anche quando sarai così stanca da non avere le forze di fare l'amore con me perchè l'hai riservato tutto per accudire nostro figlio.»
Sorrido per la sua bizzarra promessa, ma non so perchè sento il cuore sciogliersi.
«Riserverò sempre un po' di amore per te.»
«Oh grazie, la cosa mi rincuora.»
Mi sorride e si avvicina per far scontrare le nostre labbra. Ci baciamo a lungo, senza mai esagerare, ma nonostante i baci siano lenti riesco ad avvertire la passione che ci mettiamo. Afferro il colletto della sua camicia e lo avvicino più a me, senza averne mai abbastanza. Non so per quanto tempo ci baciamo, ma a un tratto in lontananza sentiamo suonare le campane della chiesa, segno che è mezzanotte in punto.
«Buon Natale amore mio.» mi dice dolcemente, staccandosi di poco dalle mie labbra.
«Buon Natale Harry.» rispondo, sorridendo.
«Quindi adesso.. posso darti il mio regalo.» mi dice, lasciandomi sul divano e andando verso l'attaccapanni. Infila la mano in una tasca e io lo osservo curiosa, già curiosa di sapere cosa sia.
«Aspetta! - dico a un tratto – Io devo prendere il tuo.»
Mi alzo anche io e salgo piano nella mia stanza, prendendo il pacchetto dentro il mio borsone. Quando scendo al piano di sotto trovo Harry seduto di nuovo sul divano, con il viso illuminato dalla luce del fuoco del camino. Lo raggiungo e mi siedo di fronte a lui.
«Prima tu?» mi chiede.
Annuisco eccitata e mi passa il piccolo pacchetto azzurro. Ha un fiocco verde che mi piace subito e decido di conservarlo, senza riferirlo necessariamente ad Harry. 
«Può sembrare banale, ma volevo che lo avessi.» spiega, non appena apro il pacchetto.
Dentro ci trovo una piccola pallina d'argento, con una catenella. Ci metto un attimo a capire che si tratta di un “Richiamo degli angeli”, un piccolo sonaglio che arriva al livello della pancia. Sorrido immediatamente.
«Oh mio Dio, è bellissimo!» mi sporgo in avanti per baciarlo e lui sorride contro le mie labbra.
«Puoi..?» gli chiedo poi, invitandolo a metterlo.
La misura è proprio giusta e non appena lo vedo penzolare sulla pancia gonfia, sorrido di nuovo.
«Ora posso aprire il mio?» chiede.
Annuisco e gli passo il pacchetto marrone. Anche il mio non è grande, ma spero comunque che gli piaccia. Scioglie il fiocco nero e apre il pacchetto, rilevando la collanina con il ciondolo a chitarra.
«Volevo che avessi qualcosa che potesse ricordarti me, quando sarai in tour.» spiego, con rammarico.
«Hanna.. - mi guarda con occhi dolci – non mi serve una collana per ricordarmi di te ma la adoro, grazie.»
Si avvicina anche lui per baciarmi e poco dopo gli aggancio la collana, ripetendo i gesti di un attimo fa. Vorrei che questi momento non finissero mai, vorrei che il tempo si fermasse, che fossimo sempre così felici, sempre. Sussultiamo quando Chester inizia ad abbaiare alla finestra, fissando qualcosa di invisibile.
«Chester! - lo richiama Harry – Non c'è niente!»
Chester continua ad abbaiare, a intervalli, saltellando a destra e a sinistra, come se volesse acchiappare qualcosa. Anche io vedo un movimento fuori dalla finestra, quindi decido di alzarmi.
«C'è davvero qualcosa..» dico.
Non appena lo raggiungo scosto la tende per vedere meglio e quando capisco sul mio volto appare un sorriso così grande da illuminare l'intera stanza.
«Che succede?» chiede Harry, avvicinandosi.
Mi affianca e anche lui guarda oltre il voto, notando i piccoli fiocchi di neve che scendono uno dietro l'altro e si poggiano sul davanzale. Mi mette un braccio sulle spalle e mi stringe a se.
«Ti amo Hanna.» mi sussurra.
«Ti amo anche io.»


POV LOUIS.

Aria sta mettendo a letto il suo fratellino, mentre io mi ritrovo seduto nel divano del salotto, a fissare il piccolo albero di Natale nell'angolo. Non è grande come il nostro, ma sembra sia stato fatto con più amore. La mia ragazza ha sempre avuto un bellissimo rapporto con la sua famiglia, io ne sto avendo uno solo nell'ultimo periodo e forse di questo devo ringraziare Harry. La mamma di Aria è ancora in cucina a sistemare tutte le pentole che ha utilizzato per preparare l'immensa cena della vigilia di Natale, mettendoci quanto più amore poteva. Suo padre invece è già andato a letto da un po', non si sentiva tanto bene aveva detto.
«Bene, qui è tutto fatto.» 
Kayla spegne la luce della cucina, passandosi una mano sulla fronte forse per togliere un velo di sudore. Aria ha preso tutto da lei, occhi, colore di capelli, carnagione.. non so cosa abbia preso dal padre onestamente.
«Quando tornerai a Londra?» mi chiede.
«Dopo Capodanno, partirò qualche giorno prima di Aria.»
«Mi piacerebbe vedere tua sorella, un giorno la inviterò a cena qui credo.» mi riferisce.
Mi trovo ad annuire, ero un disastro con i genitori.
«Sarà meglio che vada, buonanotte Louis.»
«Buonanotte Kayla.»
Mi sorride e sparisce in corridoio, dove qualche minuto dopo appare Aria. Sua mamma le lascia un bacio sulla guancia e lei viene a sedersi con me sul divano.
«Si è addormentato nel momento in cui il lupo si mangia Cappuccetto Rosso.» mi dice, stringendosi contro il mio braccio.
Faccio per accoglierla sul mio petto e la guarda con una smorfia.
«Racconti a tuo fratello la storia di Cappuccetto Rosso?»
«Certo, perchè no?»
«Non mi sembra una storia per bambini, - spiego – insomma una bambina che viene mangiata da un lupo non è qualcosa da raccontare.»
Aria alza gli occhi al cielo e sono quasi sicuro che stia pensando “ragazzi”.
«E' molto utile invece, serve per spiegare ai bambini che non bisogna fidarsi di tutti.» mi spiega, incrociando le braccia sotto il seno e assumendo un'espressione da bambina che mi fa sorridere.
«Va bene, non obietto, - do una veloce occhiata all'orologio – vieni fuori con me.»
Mi alzo velocemente dal letto, lasciandola confusa seduta sul divano.
«Per quale motivo?» mi chiede, inarcando un sopracciglio.
«Andiamo, non sono il lupo di cappuccetto rosso, puoi fidarti di me.»
Mi sorride e afferra la mano che le porgo. La trascino fuori dalla porta sul retro e subito sento l'aria più fresca pizzicarmi le guance calde.
«Dio! Si gela qui fuori! - esclama rabbrividendo – Cosa diavolo dobbiamo fare?»
Lascio la sua mano e la fermo poggiando le mani sulle sue spalle.
«Ferma qui!» la avverto, indietreggiando.
Mi accerto che rimanga lì dove si trova e poi le do le spalle, per vedere se ciò che ho preparato ore fa è ancora lì. Mi avvicino alla pianta e la sollevo dal vaso per spostarla qualche metro più in là.
«Cosa stai facendo? - mi chiede Aria – Mio padre ti ucciderà se gli rovini il giardino!»
«Oh andiamo, stai un po' zitta!» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Una volta spostata la pianta, vedo il mio lavoro lì, ancora intatto.
«Ti ricordi quando mi hai detto che non faccio mai niente di sdolcinato per te?» le chiedo.
«Si ma scherzavo, non dic-» cerca di spiegarsi ma la interrompo.
«So che scherzavi, ma ho comunque voluto fare qualcosa.»
La fisso, lei fissa me, in attesa. Guardo un'altra volta l'orologio e in lontananza sentiamo le campane della chiesa suonare, segno che è mezzanotte in punto. Sorrido, rendendola ancora più nervosa.
«Ti ricordi quando mi hai detto che ti sarebbe piaciuto abitare in una casa delle bambole?» le chiedo ancora.
«Louis..» dice, spazientita.
«Buon Natale Aria.»
Mi faccio di lato e le lascio libera visuale alla casa di legno posta sopra il piccolo tavolino di marmo, nascosto ormai dalle piante. Aria la osserva scioccata, formando una grande O con la bocca.
«Vedi questa sei tu, - le indico una sagoma di cartone con attaccata la sua faccia ritagliata da una vecchia foto – hai una casa a 3 piani con soffitta, proprio come la avevano le tue bambole, questo inv-»
Non faccio in tempo a finire la frase che Aria mi si getta addosso e io la afferro per miracolo. Mi mette le gambe attorno ai fianchi e inizia a riempirmi la faccia di baci.
«E' stupenda! Tu sei stupendo! E io Ti amo! Dio quanto ti amo!» ripete, con quella gioia che mi fa sempre sorridere.
«E vuoi sapere la cosa più bella? Niente lupi in questa casa!» scherzo.
Sorride e mi bacia, questa volta più intensamente, rimanendo legata a me come un koala. Ci baciamo, fin quando qualcosa di freddo e bagnato mi cade sul naso e sono costretto ad allontanarmi per guardare il cielo. Piccoli fiocchi di neve iniziano a cadere dal cielo, finendo sui nostri volti, sui nostri capelli, annunciando il Natale.
«Buon Natale Louis.» mi sussurra Aria.

POV EMMA.

Il pavimento del locale non è mai stato così splendente. Mi sono buttata a capofitto con le pulizie, nonostante fosse la vigilia di Natale. Non è mai stata una festa che mi ha attirata, forse perchè la mia famiglia viveva nella menzogna già da tempo. In ogni caso ormai siamo rimasti solo in tre, io, mio padre e Josh, quindi non c'era un granchè da festeggiare. Oggi avevamo aperto solo mezzagiornata, e a parte qualche ubriaco, nessuno si era fatto vedere. Tutti sicuramente erano impegnati con pranzi di famiglia, viaggi dell'ultimo minuto, mentre la nostra famiglia avrebbe passato la giornata come tutti gli altri giorni. 
«Hai finito di pulire?»
Josh scende al piano di sotto con un berretto in testa e il telefono in mano. Non so dove abbia intenzione di andare, ma è vestito in modo strano.
«Si, vai da qualche parte?» gli chiedo.
«Alcuni ragazzi mi hanno invitato a bere qualcosa in un pub, niente di che.» spiega.
«In un pub? Non vi è venuto niente di più originale?»
Quando hai un pub e i tuoi amici ti invitano ad andare a bere in un pub, non vorresti far altro che urlare. Forte.
«Sempre meglio di restare qui con papà indaffarato per il tour e tu che prendi le sembianze di Cenerentola.»
«Ehy! - mi lamento – Qualcuno deve pur pulire questo posto.»
«Di certo non la vigilia di Natale.» mi fa notare.
Prende posto su uno degli sgabelli e io intanto butto via il cinese che abbiamo ordinato e divorato per quella sera.
«Allora, qual'è il problema? - mi chiede – Ti manca Hanna? Ti manca l'Irlanda?»
«Ma come ti viene! - sbuffo – Hanna è con la sua famiglia e tornerà presto, per quanto riguarda l'Irlanda come pensi mi possa mancare un posto del genere?»
Mio fratello fa spallucce.
«Non lo so, alla fine siamo andati via per me, tu non avevi motivo di andartene.»
Lo guardo e vedo che è serio. Non l'ho mai pensata così, ma vivere in un posto in cui mio fratello si sente a disagio non mi sembra reale.
«Senti Josh, so che ti preoccupi per me okay? Ma fidati, sto bene!» lo rassicuro.
Lui sbuffa e si alza dallo sgabello.
«E' che non voglio che tu te ne stia sola la notte di Natale, perchè non vieni con me?» mi propone.
Mi do un'occhiata veloce e noto come sono combinata. Ho la maglietta sporca di chissà cosa e i capelli in una coda disordinata. Serata giusta per fare colpo.
«Josh vai a divertirti! Io ho altri piani!» 
Lo spingo letteralmente fuori dalla porta, senza dargli modo di ribattere. Soddisfatta osservo il locale, splendente come l'acqua. Salgo velocemente di sopra e mi do una lavata. Per la quarta volta lavo quella maglietta nell'arco di due giorni, questa volta credo sia ketchup. La doccia scioglie tutti i miei muscoli tesi e mi sembra di non averne fatta una da un secolo. Quando mi asciugo per bene sento la televisione accesa in salotto e ci trovo mio padre che dorme con la bocca aperta sulla poltrona, con mille foglie sulle ginocchia. Questa faccenda del tour lo sta veramente entusiasmando e di certo non sarò io a frenare questo entusiasmo. Quando vado in stanza mi sto tamponando i capelli con un asciugamano e decido di accendere il computer. Do un'occhiata veloce alla home di facebook, vedendo tutte le varie foto dei miei amici con i propri familiari e quasi ho una stretta allo stomaco. Mi piacerebbe avere una vera famiglia. Guardo l'orologio e noto che mancano pochi minuti al Natale, che felicità.
Sto per chiudere lo schermo quando sul desktop mi appare una chiamata di lui, da skype. Rimango a osservare la sua foto, e non capisco se sono emozionata o spaventata. Ma ho davvero voglia di sentirlo, quindi schiaccio sul verde. Non appena si stabilisce la connessione, il viso abbronzato di Zayn mi appare sullo schermo.
«Ehy.» dico, confusa.
Perchè mi sta chiamando a quest'ora?
«Ehy! Che stai facendo?» mi chiede.
Vedo la luce entrare dalla sua finestra, segno che è ancora giorno. Se non erro da lui dovrebbero essere circa le sei del pomeriggio.
«Ho appena fatto una doccia e dopo aver asciugato i capelli me ne vado a letto, tu?»
«Io sono appena rientrato, qui c'è un caldo allucinante, non sembra proprio la vigilia di Natale.» mi spiega.
«Immagino.. come mai hai chiamato?» gli chiedo, titubante.
In realtà non dovrei essere così sorpresa. Praticamente parliamo quasi ogni giorno della maledetta gionata, senza poterci mai vedere fisicamente o toccare. Dio, l'ho detto davvero?!
«Non posso più chiamarti?» mi chiede, con tono duro.
«Certo che puoi chiamarmi.. pensavo solo che fossi impegnato.»
«Lo ero, ma ho immaginato che fossi sola la notte di Natale e volevo tenerti compagnia.»
Sorrido e sento qualcosa dentro, qualcosa che non so spiegare bene. Perchè deve essere tutto così difficile?
«In realtà.. - continua – vorrei fare di più che una chiamata con Skype.»
Lo fisso per un po' dallo schermo, deglutendo.
«E cosa vorresti fare?»
Voglio saperlo, voglio sapere cosa farebbe se fossimo l'uno accanto all'altra.
«Magari dopo cena ti avrei portata al parco, a fare una passeggiata sotto le stelle, così non saresti stata da sola in una stanza, ad asciugarti i capelli con un asciugamano.»
Mi fa ridere e arrossire allo stesso tempo. Cosa mi sta succedendo?
«Stai flirtando con me Zayn?» gli sorrido strafottente.
«Dipende da come sta andando.» 
«Bene, - sorrido – sta andando bene.. anche io vorrei che fossimo insieme.» ammetto alla fine.
Rimaniamo a fissarci attraverso la webcam, un muro virtuale che ci divide e non solo quello. Era un intero continente a dividerci. Lo vedo che sta per dire qualcos'altro ma sento mio padre urlare dall'altra stanza. Quando si era svegliato?
«Tesoro! Guarda fuori dalla finestra!» mi sta urlando.
«Che succede?» chiede Zayn.
«Non so cosa abbia adesso, aspetta un attimo.»
Mi alzo dal letto e vado verso la finestra, aprendola leggermente. Qualcosa di freddo e bagnato mi si posa su una guancia e capisco subito che sono fiocchi di neve. Sorrido, nonostante il Natale non mi entusiasmi così tanto, ma forse quell'anno stava davvero andando tutto per il verso giusto. Chiudo la finestra di scatto e torno al computer, con Zayn ancora in attesa.
«Allora?» mi chiede.
«Sta nevicando! - dico eccitata – a Londra sta nevicando!»
Sul volto di Zayn appare un sorriso enorme, quasi quanto il mio, come se potesse vederla anche lui, la neve.
«Oddio! Deve essere davvero stupendo!» esclama.
Rido anche io, felice, senza un motivo ben preciso. Poi il mio sguardo cade sull'orologio e vedo che è mezzanotte e due minuti. 
«Zayn..» lo richiamo.
«Si?» sta ancora sorridendo e io rimango incantata a guardarlo.
«Buon Natale.» dico.
«Buon Natale Emma.»


 

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E' venuta voglia di Natale anche a meeeeeeee ç_ç
Comunque! Scusate il ritardo ma la sessione estiva mi perseguitava e gli esami ovviamente hanno la precedenza.
Allora, in questo capitolo come promesso c'è uno speciale Natale e si scopre la ragazza misteriosa con cui parla Zayn :D
Ve lo aspettavate? ahahahaha Fatemi sapere, xoxo

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 45 ***



HALF A HEART

(ice on fire) capitolo 45.

POV HANNA.

Natale è passato lasciando la malinconia delle cose non dette, di brutti regali ricevuti, di nevicate romantiche e di serate in famiglia. E' passato così velocemente senza neanche darmi il tempo di metabolizzare l'arrivo improvviso del Capodanno. Non so perchè la gente sia così elettrizzata all'idea di iniziare un nuovo anno. Quella che sei adesso lo sarai anche il giorno dopo. L'unica cosa che cambia è un singolo numero su un calendario o le date da scrivere nel giorno di oggi. So che sembro troppo cinica, ma quest'anno il Capodanno avrei proprio voluto che non arrivasse mai. Sono sul vialetto di casa mia, a fissare il taxi giallo limone fermo in fondo alla strada. Ha la porta del cofano sollevata e mio padre sta aiutando Harry con i bagagli. Io rimango in disparte perchè mi sembra tutto ancora irreale. La sua partenza mi sembrava ancora così lontana e invece.. purtroppo è già arrivata. Chester scodinzola intorno a entrambi, non riuscendo a capire evidentemente che il suo padrone starà via per un po'. Rabbrividisco a causa del venticello e poco dopo sento qualcuno che mi appoggia una coperta di lana sulle spalle.
«Congelerai.» mi dice mia madre, stringendomi le spalle.
Le sorrido e avvicino il viso al suo per sfiorare il suo naso. Non so come sto trattenendo le lacrime e spero che il momento dei saluti arrivi il più tardi possibile.
«Questa era l'ultima?» chiede mio padre.
Louis si guarda attorno, rendendosi conto di aver finito il tempo.
«Direi di si.» risponde Harry, quasi dispiaciuto.
«E' arrivato il momento..» mi sussurra mamma.
Mi passa accanto e va incontro ad Harry, aprendo le braccia per lui, sorprendendo sia me che lui. Lo stringe forte e credo quasi che sia davvero dispiaciuta, forse più per me che per lei.
«In bocca al lupo ragazzo.»
Mio padre gli porge una mano ed Harry la stringe, imbarazzato.
I miei genitori tornano verso di me, lasciando Harry a Louis.
«Non sparire.. d'accordo?» gli chiede mio fratello, grattandosi il collo con fare imbarazzato.
«Tu tienila d'occhio.» sento dire ad Harry, anche se forse non voleva che mi arrivasse.
«Abbracciatevi dannazione!»
Aria, che era rimasta in silenzio per tutto questo tempo, gli urla contro. I due scoppiano a ridere e poi si fiondano in un abbraccio e io ho quasi un sussulto al cuore.
«Mi raccomando superstar, stendili tutti.» gli dice la mia amica, ridendo.
«Quella è l'intenzione.» risponde lui, dandole un pizzicotto in guancia.
Eccoci. Non c'è nessun altro da salutare su quel marciapiede, a parte Chester. Harry si mette le mani in tasca e mi rivolge uno sguardo, sorridendomi. Aria e Louis indietreggiano e insieme ai miei genitori rientrano in casa. Io ed Harry ci veniamo incontro, incontrandoci a metà del vialetto. Nel momento stesso in cui avverto il suo profumo una lacrime mi scivola via sulla guancia e immediatamente le sue mani sono sul mio viso.
«Hanna.. se mi chiedi di restare, resterò.»
Mi si stringe quasi il cuore, so benissimo che lo farebbe.
«Lo so bene, ma non ti farei mai una cosa del genere.» rispondo, con la voce che trema.
Gli stringo le mani tra le mie e lui appoggia la fronte alla mia. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, osservando le nuvole di fumo che escono dalle nostre bocche.
«Ti chiamerò ogni giorno, ci vedremo su skype ogni sera, ti..»
«Ssssh, - lo zittisco – baciami e basta.»
Avvicina le sue labbra alle mie e tutto il mondo che ci circonda svanisce. Le sue labbra sono così calde, morbide, sanno di casa. Gli intreccio le braccia attorno al collo e lui mi tira, quanto più possibile, vicino a lui. Tra i baci si mescolano lacrime salate e non capisco se sono mie o sue, ma è un insieme bellissimo di amore e passione. Abbiamo superato cose peggiori, supereremo anche questa. Si stacca dalle mie labbra con riluttanza e rimane a fissarmi negli occhi. Dopo qualche minuto si abbassa al livello della pancia e ci appoggia le sue mani, calde e sicure.
«Prenditi cura della mamma Jeremy, va bene?»
Detto questo si avvicina, lasciandomi un dolce bacio sul ventre. Mi viene da sorridere e mi asciugo le guance ormai zuppe.
«Ti chiamo appena arrivo, - mi dice – ti amo, lo sai vero?»
«Anche io t amo, sempre.»
Mi bacia ancora, ancora.. poi sentiamo un clacson, segno che il tempo è finito. Sento la sua mano sulla guancia, fin quando deve farla scivolare via e lo vedo accarezzare Chester.
«Ciao cucciolo, prenditi cura della mia famiglia.» lo bacia sulla testolina e poi corre verso l'auto.
Alza un braccio e mi saluta ancora una volta, prima di salire dentro e andar via. Sento dei passi alle mie spalle e poco dopo la voce di Aria mi fa sentire meno sola.
«Presto sarà di nuovo a casa.»
Mi volto a guardarla e le sorrido e insieme torniamo verso casa.

«Allora, - annuncia mia madre mentre siamo tutti in salotto davanti al camino con una tazza di cioccolata calda in mano – vi comunico che stasera andremo a cena in un bel ristorantino in centro, quindi datevi una bella tirata e ci divertiremo!»
Batte la mani, eccitata, e io cerco di condividere il suo entusiasmo, inutilmente.
«E' necessario che io venga?» chiedo, anche se conosco già la risposta.
«Certo che si!» rispondono mia madre e Aria all'unisono.
Louis scoppia a ridere, non so per chi tra le due. Io guardo la mia amica confusa, chiedendo una spiegazione.
«Non vorrai lasciarmi da sola con un branco di ricconi?» mi sussurra.
«Quello che Aria sta cercando di dire, - continua mia madre avendola dunque sentita – è che devi uscire a distrarti, non permetterò che mia figlia se ne stia da sola a casa ad autocommiserarsi la vigilia di Capodanno.»
«Grazie mamma, ma non lo faccio per autocommiserazione, come vedi sono un po'.. ingombrante.» indico la pancia con il mento.
«Questo di certo non ti rende disabile, sei solo incinta!» continua lei.
«Quello che tua madre cerca di dire tesoro è che vorremmo che fossi lì con noi e che.. sei bellissima.» si intromette mio padre, cercando di rendere le parole di mia madre più dolci.
Gli sorrido e lo ringrazio silenziosamente, mentre mamma continua a dirci come si svolgerà la serata. Andremo al Delphic, ristorante di lusso del centro, e mamma promette che saremo solo noi della famiglia, senza amici, almeno non nello stesso tavolo. Mangeremo a base di carne e aspetteremo insieme la mezzanotte. Non le prometto che resisterò fino a quell'ora e Louis si offre di accompagnarmi a casa nel caso. Una volta organizzata la serata ci separiamo nelle diverse stanze, mia madre in cucina, mio padre nel suo studio e i piccioncini nella stanza di mio fratello. Andai dritta nella mia e mi sedetti sul letto come se avessi appena scalato l'Everest. Ero distrutta.
«Mamma è stanca.» sussurro al mio piccolo, accarezzandomi la pancia.
Afferro il telefono sperando che Harry si sia già fatto sentire ma trovo solo un messaggio che avrei preferito non ricevere.

Dott. Robinson: Buonasera Hanna, non ricevendo tue notizie ho iniziato a preoccuparmi. La terapia sta andando bene? Hai avuto altri malori? Quasi dimenticavo, buona vigilia di Capodanno!

Non avevo avuto altri malori, sembrava che la situazione stesse migliorando da quella dannata caduta. Forse avevo fatto bene a non dire niente ad Harry. Decido di non rispondere immediatamente, ma lascio il cellulare sul comodino e mi sdraio. Ritrovarmi in questa casa, nella mia casa di infanzia, mi faceva sentire un po' un intrusa. Ormai ritenevo Londra la mia casa e già non vedevo l'ora di tornarci insieme a Harry ma sapevo benissimo che non sarebbe successo tanto presto. Fisso il soffitto calcolando a mente le ore che ci avrebbe messo Harry a raggiungere Dublino. Domani ci sarebbe stato il loro primo concerto, ma chi diavolo organizza un concerto il giorno di Capodanno? Qualcuno c'è evidentemente. Prima che possa finire di calcolare i giorni che mancavano nel rivedere il mio fidanzato, sento il telefono suonare e per un attimo ho quasi paura sia la Robinson, ma poi il nome di Zayn mi rilassa immediatamente.

 

POV HARRY.

Sono seduto in questa dannata panca da un paio di minuti e le gambe non fanno altro che tremare. Ho le mani sudate e non faccio altro che guardarmi attorno in questo dannato aeroporto. Ho in mente ancora l'immagine della faccia di Hanna in lacrime e ogni volta che mi torna in mente sento un peso enorme sul cuore, come se stessi facendo uno sbaglio madornale.
«Ehy amico.»
Mark si avvicina e prende posto accanto a me, con una porzione di patatine in mano. Questo ragazzo non fa altro che mangiare, è inquietante.
«Ne vuoi un po'?» mi chiede, pulendosi l'angolo della bocca con un pollice.
«No, grazie.» rifiuto le patatine prima che l'odore possa farmi vomitare nel bel mezzo dell'aeroporto di Londra.
«Non sembri entusiasta, stai bene?»
Mark è simpatico, carino e Hanna lo definirebbe “il ragazzo che ogni ragazza vorrebbe”, ma mi fa domande a cui vorrei non dover rispondere.
«Sono solo in ansia per la mia ragazza, quanto manca alla partenza?»
«Credo manchi poco ormai.»
Mark finisce le sue patatine mentre io non faccio altro che fissare lo schermo del cellulare. Sono così preso da quello che non mi accorgo che Mark non c'è più e accanto a me c'è Robert.
«Tutto bene ragazzo mio?» mi chiede, dandomi una pacca sulla schiena.
«Vorrei che tutti la piantaste di chiederlo.» sospiro e mi appoggio allo schienale, rigirando il telefono tra le mani.
«Lo so che ti sembra sbagliato e sono sicuro che hai una fifa assurda, ma è quello che volevi, no?» mi chiede.
Alzo lo sguardo e lo fisso. Certo che è quello che volevo, è sempre stato il mio sogno. Scrivere canzoni, suonare la chitarra, cantare.. allora perchè non riesco a rispondere?
Chiamata per il volo A51 in partenza per Dublino.
«Ci siamo!»
Robert si alza e io lo seguo. I ragazzi si precipitano verso l'imbarco, io seguo Robert, mentre invio finalmente il messaggio che ho lasciato tra le bozze.

Harry ad Hanna: Mi manchi già da morire..
 

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