Dialoghi ideali e terribilmente surreali

di Verdonica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Questione di punti di vista

-Perché adesso?
-Perché ero stufa di mentire.
-E allora perché hai iniziato?
-Perché avevo paura.
-Di cosa?
-Di te.
-Di me?
-Di te.
-Non ne avevi motivo.
-Lo dici tu.
-Hai solo incasinato tutto.
-Perché?
-Perché prima era diverso.
-Cosa?
-Tutto. Questo, tu, io.
-Io e te siamo come prima.
-No, non è vero. 
-Cosa cambia?
-Che tu mi ami.
-Lo facevo anche prima, solo che non lo sapevi.








______________________________________________________________________________________________________________________________________________

NdA
Inizialmente scritto per una fanfiction, questo dialogo mi è sempre piaciuto troppo per rimanere solo su word. E così, quando non sono più riuscita ad andare avanti con la storia originale che stavo scrivendo (L'occasione non richiesta, per la cronaca), cercavo di sforzarmi solo per lui.
Inutile dire che i tentativi sono stati vani.
Quindi ho creato questa raccolta.
L'ho segnalata come raccolta di flashfic, nonostante questa abbia meno di 110 parole, è che i prossimi sono più lunghi, quindi... ho fatto uno strappo per una volta.
Spero sia stata di vostro gradimento e che seguirete anche i prossimi!
A presto :)
V e r v

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Capitolo 2
*** Due ***


Una cosa sui treni: l'importante non è dove vadano, l'importante è decidersi a prenderli.


-Sei arrivata tardi.
-Tardi?
-Si, tardi. Ormai il treno è passato.
-Si, ma tanto ripassa. Posso ancora prenderlo.
-No che non puoi, è andato.
-Ma che vuol dire che il treno è andato? Prendo quello dopo e arrivo un filo tardi, ma comunque arrivo.
-Quello non è il tipo di treno che passa due volte, passa una sola volta. Se ci sei bene, lo prendi, altrimenti rimani giù.
-Nessun treno passa solo una volta.
-Questo si.
-Non ci credo, sei tu che non vuoi farlo ripassare.
-Non dipende da me.
-Hai ragione, per questo passerà un'altra volta: che tu lo voglia o meno.
-Ti stai solo illudendo.
-Oh, invece no. Io prenderò quel treno, salirò a bordo, e arriverò a destinazione.
-Dovresti cercarne un altro.
-Non ne voglio un altro, voglio quel treno.
-Non ripassa.
-E invece passa ancora.
-Non può, l'hai perso una volta, non passerà per vedere che tu ancora non ci sei. Si sentirebbe preso in giro.
-Come fa a sentirsi preso in giro un treno?
-Fai che sono io il treno, anzi, fai che il treno è il suo cuore. Era pronto in stazione ad aspettarti e tu non c'eri. 
-Guarda che io c'ero...
-Non è vero. Non c'eri. E' salito qualcun altro e il treno è partito senza di te.
-Perché è salito un passeggero sbagliato?
-Non sta a te giudicare chi deve o non deve salire sul treno.
-E a chi sta?
-Al treno.
-E ora?
-E ora il treno è andato.
-E non torna?
-Non torna.
-Ma io voglio quel treno...
-Dovevi volerlo prima. Lui prima c'era per te.
-E se lo aspettassi?
-Per quanto?
-Tutto il tempo necessario.
-Non credo servirebbe a qualcosa.
-Io credo di si, il treno non può essersi dimenticato così in fretta di me.
-E se l'avesse fatto?
-Gli farò ricordare di me.






NdA
Mi rendo conto che risulti piuttosto confusionaria come cosa, però ha un suo senso: giuro!
Beh, come spero abbiate colto ad un certo punto, si parla metaforicamente di un treno. E uno dei due interlocutori lo capisce dopo. L'altro è una specie di personaggio onniscente.
E... il treno se ne è andato, senza il passeggero. Nonostante questo giuri che ci fosse. Probabilmente era solo distratto. 
E... per me ha senso, non so se voi cogliete ciò che avrei voluto trasmettere. Probabilmente no.

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Capitolo 3
*** Tre ***


Questione di benessere






-Se devo essere franca ci sono almeno un miliardo di "perché no".
-C'è almeno un "perché si"?
-Mi fa stare bene.
-E allora lascia perdere tutti i perché no e concentrati su quello.











NdA

Ok, è palesemente troppo corta per essere una flashfic, ma non riesco a cambiare l'avvertenza. Quindi per ora rimane così, cercherò di sistemare al più presto.
Direi che non necessita di molti commenti, è breve e chiara ed è quello che tutti dovremmo dirci prima di scartare a prescindere qualcosa, se non addirittura qualcuno.

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Capitolo 4
*** Quattro ***


Questione di maturità





-Cosa è successo?
-Semplicemente ho smesso di crederle.
-Riguardo cosa?
-A me e a lei.
-Perché?
-E’ troppo lungo da spiegare.
-Ti ha promesso qualcosa che non ha mantenuto?
-Anche.
-Magari non lo sa.
-Se ne è andata, come fa a non saperlo?
-Lo hai detto a lei?
-Penso sia chiaro.
-Sei arrabbiata?
-Si.
-Capisco.
-Non è vero.
-Cosa?
-Tu non capisci.
-Dici?
-Se tu capissi non diresti “capisco”, diresti “fai bene ad essere arrabbiata”.
-Non ho detto che non fai bene.
-Ecco, quindi faccio bene.
-Potresti provare a risolvere la situazione.
-A che pro?
-Magari tornereste come prima, tu e lei.
-Perché dovrei farlo io?
-Per fare la persona matura.
-Io non sono matura.
-Ti manca?
-No.
-E’ una bugia.
-Io avevo già fatto la prima mossa, prima di tutto questo. Ma la conclusione è sempre la stessa, come vedi.
-…
-E poi sembra unicamente colpa mia, come se avessi fatto tutto da sola. Non è vero! Un soldato non si fa la guerra da solo.
-Non devi ascoltare cosa dicono gli altri.
-Lo so.
-E allora non farlo.
-Ok.
-Ti manca?
-E’ diverso ora.
-Anche tu lo sei.
-Mi manca come eravamo.









NdA
Più che essere ideale e surreale, questo dialogo è fastidioso. Un po' perchè tre quarti delle cose scritte me le hanno dette davvero e un po' perchè da questa situazione non so come smuovermi: l'incavolatura e la nostalgia non vanno proprio a passeggio. Però è così. Io non sono una persona matura, è inutile che mi venga chiesto d'esserlo, non farò ciò che sarebbe giusto fare. Non ora. E se le mancassi, potrebbe farlo lei.
E dopo questa mini confessione/riflessione, l'ennesima che faccio a riguardo, vi porgo le mie scuse se non avete capito nulla nemmeno questa volta.

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Capitolo 5
*** Cinque ***


Questione di sicurezze




-Tu, esattamente, cosa sai?
-So che avete ripreso a parlare da un po’.
-E da quanto lo sai?
-Da un paio di settimane.
-E non mi hai detto niente! Perché?
-Volevo vedere quando saresti venuta da me.
-E cos’altro sai?
-Che non sa cosa pensare. E’ ancora scottato, e sai il perché, ma parlare credo che gli vada bene.
-Capisco.
-Tu cosa pensi?
-Anche a me va bene parlare.
-Sicura?
-Certo, perché non dovrebbe? A me piace parlare, lo sai.
-Sì, ma magari potrebbe piacerti lui.
-Mi piace parlare.
-Con lui.
-Pare che da lui potrò avere solo questo: parole.
-Lasciagli metabolizzare, credo abbia bisogno di tempo per capire cosa vuole.
-Da me.
-Sì, cosa vuole da te.
-Ma io non voglio che passi altro tempo!
-Lui non è come te, devi ricordarlo.
-Credo sia questo il problema.
-Cosa intendi?
-Siamo troppo diversi, la mia potrebbe essere una stupida fissa insensata, perché noi due, insieme, non c’entriamo niente.
-Non è detto.
-Ma potrebbe! Insomma, io non voglio essere certa delle cose, io voglio provarle. Voglio sentirmi vivere da quello che provo senza il bisogno di sentirmi in colpa perché lui, invece, ha bisogno di sicurezze. Per le sicurezze ci sarà tempo più avanti.
-E quindi? Per questo lo escludi? Perché non è come te? Perché non pensa ciò che pensi tu? E’ questa la tua motivazione?
-No, cioè..
-E allora aspetta! Non ti sto dicendo di aspettare per sempre, ma per adesso. Non perdi nulla se gli dai il tempo di pensarci. Invece perdi lui, definitivamente, se te ne vai ora. Lui ha bisogno di pensare non per niente. Hai già dimenticato perché lo fa?
-No, lo so.
-Ecco. E allora stai tranquilla. Il suo è spirito di conservazione, non vuole essere ferito di nuovo. Soprattutto, non di nuovo da te. Sa quanto male puoi fargli.
-Hai ragione.
-Lo so, per questo sono qui.
-Cosa faccio?
-Continuate a parlare, fai sentirgli che ci sei e che può fidarsi ancora. Dagli tempo. 












NdA
Eccomi di nuovo qui. Ho aggiornato prima di Natale volontariamente per ovvi motivi: primo, perchè se no non l'avrei più fatto; secondo, per augurarvi "Buon Natale"; terzo, perchè dal 31 al 7 non ci sono. :)
Dialoghi ideali e terribilmente surreali, o così dice il titolo. In realtà, da qualche capitolo a questa parte, tutto sta diventando sempre meno surreale. Ma, bene o male, rimangono dialoghi ideali. Riguardo questo posso dirvi che l'ho partorito durante un'ora di storia (stava interrogando, io seguo sempre la lezione) dopo essere venuta a conoscenza di cose che mi hanno fatto, diciamolo in termini accettabili, irritare.
Mi sono ispirata ad un interlocutore vero, niente popò di meno che alla mia migliore amica. Sono state utili le sue dritte, infatti quando l'ho vista, quel giorno, l'ho ringraziata e lei, ovviamente, non ha capito per cosa. Beh, la sto tirando per le lunghe oggi. Sarà che finalmente è finita la scuola, la mia pagella è finalmente ottima e io sono di buonumore nonostante tutto.
In ogni caso, è un dialogo abbastanza chiaro. E ho provato davvero a seguire i consigli dati alla protagonista, però non è mai semplice.
Feliz Navidad a tutti!

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Capitolo 6
*** Sei ***


1 Maggio 1993 - 23 Febbraio 2013


Questione di fede





-Perché Dio c’è la morte?
-Perché se tutto fosse eterno non avrebbe senso.
-Perché no?
-Le persone sprecherebbero il loro tempo consapevoli di averne quanto ne vogliono. Non valorizzerebbero molti attimi della loro vita. Perché anche gli attimi più piccoli, quelli che sembrano contare di meno, sono importanti.
-E la morte c’è per questo?
-Soprattutto per questo.
-E per cos’altro?
-Per far crescere, perché davanti a un lutto si cresce sempre.
-Ma ci sono altri modi per crescere.
-E’ vero, ma non insegnerebbero la stessa cosa.
-E allora perché, Dio, far morire una ragazza di diciannove anni? Non è giusto.
-Tutto ha un senso.
-Sì ma non così. Non ha potuto salutare nessuno. Non ha potuto dire addio a chi le voleva bene. E’ semplicemente morta lasciando tutti di sasso.
-Cosa faresti se tu sapessi che domani devi morire? Come passeresti la tua ultima giornata? La tua ultima serata? Te la rovineresti, perché sapresti che non ne potrai vivere più.
-Si, ma…
-Come ti sentiresti a proposito? Se ogni cosa della tua vita ti fosse già rivelata, che gusto ci sarebbe a vivere? Se tu sapessi che tra una decina d’anni incontrerai l’uomo della tua vita, cosa faresti nel frattempo? Aspetteresti?
-Probabilmente sì.
-E non vivresti. Ogni cosa ha un suo perché. Anche la morte di una ragazza diciannovenne ce l’ha. E lei proteggerà dal cielo chi le ha voluto bene, come chi ha protetto te quella mattina.
 










NdA
Insomma, dopo due mesi eccoci di nuovo in questa raccolta. La stavo già dando per spacciata.
Sono tornata sulla parte "ideale e terribilmente surreale" dei miei dialoghi, dato che, mi pare ovvio, ancora non ho avuto il piacere di conversare con l'inquilino del piano di sopra riguardo i vari misteri della fede.
Non sono una gran credente, credo d'essere nella norma. E non sono nemmeno una di quelle che dice che non crede nell'istituzione della Chiesa. Io semplicemente non credo che il parroco del mio paese sia la persona giusta per stimolare i giovani ad avere fede, tutto qui.
Sta di fatto che, si sa, davanti ad esperienze forti le reazioni sono due: o credi o perdi qualsiasi accenno di credenza. E grazie al cielo io non ho perso nulla (chissà come avrebbero reagito i miei, soprattutto perchè vado in una scuola cattolica...). 
La morte. E' una cosa brutta già di per sè, inevitabile soprattutto... ma a diciannove anni è ancora più brutta. E sapere che saresti potuta morire anche tu se solo avessi accettato un passaggio in macchina rende le cose più difficili. 
Non avevo considerato l'opzione "angelo custode" finchè non mi son sentita dire "meno male che il tuo angelo ha fatto gli straordinari stamattina". E mi piace vederla così, soprattutto mi piace credere che lei ora sarà così.
Quindi niente, solo questo. Spero di far riflettere qualcuno. :)

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Capitolo 7
*** Sette ***


Questioni di cuore





-L'amore non è che il risultato di un incontro casuale. La gente gli da troppa importanza.
-Sei cinica.
-Sono realista.
-Dici così solo perché ancora non ti sei innamorata.
-Dico così perché sono disillusa.
-Ti sei innamorata?
-Sì, e spesso.
-Di chi?
-Di molti uomini.
-Sei sicura fosse amore?
-E’ amore anche quello che provi alla vista di un passeggero affascinante sul bus, che poi non rivedrai più, in una mattina qualunque. Rimarrà l’amore di una mattina, di una giornata e forse anche di quella successiva, ma sarà amore.
-Pensavo quelle fossero cotte, infatuazioni, colpi di fulmine… insomma, non amore.
-Alla fine è tutto la stessa cosa, solo che piace chiamarlo diversamente, spesso per sminuirlo. E’ amore anche quello che provi per un ragazzo, che non sai se rivedrai, con cui scambi due parole una sera. Rimarrà l’amore di quella settimana e forse anche di quella successiva, ma sarà amore.
-E se lo rivedi?
-Sei fortunata. E potresti fare due cose: non fare nulla, idealizzarlo e nutrirti di quell’amore puro e platonico finché ne hai bisogno, oppure rischiare, farti avanti e fare “la donna con le palle”, rischiando di rovinare l’immagine di lui dentro di te se lui dovesse avere già affidato il suo cuore a un’altra. E allora ti leccherai le ferite e poi andrai avanti. E sarà amore anche quello.
-E’ successo questo a te?
-Diciamo di sì.
-Ti sei leccata le ferite di qualche amore?
-Lo sto ancora facendo.
-E come sta andando?
-Me la cavo. Passerà, passa tutto prima o poi. 









NdA

"L'amore non è che il risultato di un incontro casuale. La gente gli da troppa importanza." Charles Bukowski

A parte questa massima, condivisibile o meno, probabilmente dipende molto dalla situazione personale di ognuno, mi dicono dalla regia che ci mancava proprio qualcosa sull'amore! *Ironia portami via*
Bene, uhm, che dire? La storia della mia vita! E di ogni teen drama: i triangoli non piacciono a nessuno e io, di solito, sono il vertice solitario. Ma insomma, ci voglio credere: arriverà il mio turno, anche se, ancora una volta, non è stato questo.
Mi congratulo con me stessa, però, per aver fatto una buona volta la "donna con le palle" e non essere stata nel mio brodo ad aspettare. Ogni tanto bisogna pur alzarsi e giocare. E sì, sto ancora cercando di capire qual è la fine migliore: rimpianti per qualcosa che avrei potuto fare ma che non ho fatto, rimanendo così nel dubbio dello stato delle cose, o disilludermi e spezzare ogni sorta di incanto e magia, con la certezza delle cose come stanno.
Non lo so, ancora non lo so.
Mi scuso per non aver risposto alle recensioni del dialogo precedente, ma ancora non ce la faccio. Vogliate perdonarmi, datemi un po' di tempo.
Buona Pasqua a tutti!

Veronica :)

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Capitolo 8
*** Otto ***


Questione di stili di vita





-Tu come vivi?
-Io vivo come devo.
-Dovresti provare a vivere come credi.
-Mi manca il coraggio. E tu come vivi?
-Io vivo come posso.
-Dunque t’accontenti.
-Sempre. E’ l’unica scelta che ho.










NdA

"“Qualcuno sceglie di vivere come può. Qualcun altro come deve. E poi c’è chi sceglie di vivere come crede. Ma per quello ci vuole coraggio.” .

Questa cosa non credo abbia molto senso o forse proprio non ce l’ha. Fatto sta (che fatta sto?! No…) che mi piaceva la frase e mi sono immaginata questa sorta di dialogo. Io lo vedo bene tra due donne. Amiche. Amiche che si dichiarano soddisfatte della loro vita, pubblicamente, ma che infondo hanno solo un gran casino dentro di loro.
Una sposata e che deve adempire ai suoi compiti di moglie e madre di famiglia: quella che vive come deve.
L’altra fidanzata e distrutta emotivamente da troppo tempo, dopo che ha perso, perché no, quello che era l’amore della sua vita. E che sta cercando di sostituire con un altro uomo che non sarà mai lontanamente all’altezza di quello precedente: quella che vive come può.

Ah, la massima non so da dove arrivi.
Scusate questo piccolo delirio! Buona fine estate a tutti!

Veronica :)

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Capitolo 9
*** Nove ***


Questione di limiti






- Cos’è un limite?
- E’ qualcosa che ti blocca.
- Un ostacolo, quindi.
- No, l’ostacolo lo superi. Un limite è qualcosa oltre cui non puoi andare perché non riesci.
- Qual è il tuo limite?
- Hai presente quando siamo tutti intorno a un cartellone bianco e dobbiamo cominciare a scrivere? Diciamo che il mio limite sta lì, nel riuscire a prendere il pennarello tra i primi e scrivere, per dare importanza a ciò che ho da dire.









NdA



Sono viva! Non pensavo sarei mai riuscita a tornare, invece… Bene! Sto barando. Questo dialogo l’ho scritto a Novembre, durante la Route invernale Scout, che era appunto incentrata sui limiti. E quando ci hanno chiesto di condividere il nostro limite con gli altri, panico iniziale escluso, ho pensato di farlo in questo modo.
Buttarmi in mezzo, “darmi importanza” tra tanta gente… questo è il mio limite, ma ci sto lavorando. E il vostro qual è invece?

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Capitolo 10
*** Dieci ***


Questione di attimi 











- Sai, a volte vale la pena vivere una giornata solo per una cosa.
- Quale? 
- C'è una frazione di secondo, ogni mattina, in cui la realtà ancora non ti è piombata addosso e tu stai semplicemente bene. Ecco, a volte vale la pena vivere una giornata solo per quel piccolo momento. 
- Davvero ti basta? 
- A me basta sapere che il mattino dopo proverò di nuovo la stessa sensazione di benessere. 

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