Un sogno irrealizzato

di Liuyshy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno ***
Capitolo 2: *** due ***
Capitolo 3: *** tre ***
Capitolo 4: *** quattro ***



Capitolo 1
*** uno ***


“Oh, nevica…”
alzai gli occhi al cielo e sorrisi: era da tempo che aspettavo la neve, e adesso la promessa doveva essere mantenuta; corsi a casa e accesi il computer, controllai la posta: eccola, la mail era arrivata; feci un respiro profondo e l’aprii:
"Cara, è giunto il momento che tanto aspettavi, ecco le istruzioni: domani mattina, verso le 6.00 fatti trovare davanti l'albero Sichel, sulla strada si fermerà una Volvo, sali e il conducente ti porterà davanti ad un palazzo; devi suonare il campanello n°6 e sali fino al 6° piano: io sarò li ad aspettarti.” 
La stampai e la cancellai dalla casella di posta, proprio come mi aveva insegnato, in modo che non sarebbe potuta essere rintracciata. Prima di andare a letto impostai la vibrazione al cellulare per le 5.00 e lo misi nella tasca del pigiama (sperando di non distruggerlo durante la notte). 
Ebbi un sussulto e mi svegliai, fermai la vibrazione, erano le 5.00 precise, mi alzai in silenzio vestendomi e intrufolandomi in cucina, presi una brioche e infilai in uno zaino alcuni vestiti cercando di non fare rumore, nell’appoggiare lo zaino su una sedia feci cadere un scatola svegliando mio padre, -perfetto- pensai, lo sentii scambiare alcune parole con mia madre e alzarsi, sapevo che sarebbe ritornato a letto perciò cacciai lo zaino in un angolo e mi infilai sotto le coperte, mio padre accese la luce non appena aprì la porta, cercai di sembrare addormentata e rilassata, senza riuscirci molto bene, appena lo sentii ritornare in camera sua e chiudere la porta ripresi lo zaino e diedi un’occhiata all’orologio: 5.30 dovevo sbrigarmi, corsi in cucina e scrissi velocemente una lettera ai miei genitori dicendo che purtroppo non sarei tornata e di non preoccuparsi perché stavo benissimo li dove ero; la posizionai al centro del tavolo e uscii chiudendomi dolcemente la porta alle spalle e ritrovandomi nella strada buia; nessuno passava, il rumore dei miei passi era l’unico che si udiva mentre dentro di me si affollava piano piano un’agitazione insopportabile.
Arrivai dieci minuti in anticipo all’albero Sichel, spolverai una delle sue radici nodose e mi ci sedetti sopra poggiando la testa al tronco; lì un anno prima avevo incontrato per la prima volta Seth, per puro caso, aveva perso un braccialetto e glielo ritrovai io, perciò mi promise che avrebbe ricambiato anche se dopo tutto questo tempo non ci è mai riuscito, da quel momento abbiamo continuato a mantenerci in contatto e una volta al mese ci incontravamo, sempre li, sotto Sichel ed adesso che avevo scoperto il suo segreto più grande sarei potuta rimanere con lui per sempre. Il rumore di una Volvo irruppe nei miei pensieri rompendo la quiete, era il momento di andare, salii nell’abitacolo caldo e partimmo immediatamente, il conducente mi lanciò un’occhiata furtiva e scosse piano la testa pronunciando una frase a tono talmente basso che dovetti concentrarmi per capire tutte le parole:
“È ancora giovane...”
sapevo cosa voleva dire ma non ci feci caso, arrivammo presto ad un palazzo e prima che aprissi la portiera disse:
”Sei ancora in tempo per ripensarci”
“No, sono decisa”
mi chiusi lo sportello alle spalle e mi avvicinai al portone.

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Capitolo 2
*** due ***


Suonai il 6° campanello e la porta si aprì improvvisamente, iniziai a salire le scale, ero impaziente di rivederlo finalmente, sapevo che oramai non potevo più ripensarci, così arrivai al 5° piano già stanca; sapevo che lui era al piano superiore che mi aspettava, feci un respiro profondo e salii l’ultima rampa di scale. Eccolo, era li, appoggiato al muro, perso nei suoi pensieri come sempre, mi avvicinai lentamente e lui alzando i suoi occhi ipnotici accennò un debole sorriso:
“Ciao Sofia, ben arrivata”
“Ciao Seth, mi sei mancato…”
Adoravo i suoi occhi, per quanto fossero inquietanti, erano bellissimi: il colore dominante era il rosso sangue, ma con sfumature arancio-oro, era un ragazzo robusto e alto, capelli neri come la pece e bello, bello da impazzire, beh cosa mi sarei dovuta aspettare da una creatura come lui? Mi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio, sentii subito il suo vago odore di zolfo, dedussi che era appena arrivato; posò leggermente le sue labbra sulle mie e sussurrò:
“Vieni dobbiamo andare”
“Ok andiamo”
Varcammo la soglia di un appartamento e ci ritrovammo in un palazzo completamente in pietra rossa (chissà perché) facemmo pochi passi in avanti quando, improvvisamente, spuntarono da tutte le parti strane creature simili a scimmie, con sfumature rosse nel folto pelo, Seth emise un ringhio cupo e mi si parò davanti a mo di scudo ringhiando:
“Allontanatevi immediatamente da lei!!”
mentre loro ripetevano la stessa frase come fosse una canzone:
“Un non morto hai portato e a punirti ci hai condannato, un non morto hai portato e a punirti ci hai condannato…!”
“Avevo annunciato il suo arrivo! Voi non potete farle niente!”
gridò arrabbiato, sentivo che era teso e aveva paura, come d’impulso mi strinsi a lui che mi abbracciò a sua volta e mi sussurrò all’orecchio:
“Tranquilla non ti faranno niente, ti proteggerò io”
Infondo alla sala spuntarono due figure apparentemente dubbiose, mi lanciarono uno sguardo incuriosito ma subito s’inferocì spostandosi su Seth e dissero:
“Figliolo, come osi portare una ragazza che non merita l’inferno? Ti avevamo avvertito che l’avremo accettata solo a quella condizione!”
Seth s’irrigidì ma subito rispose in tono di sfida:
“Lei è quello che è, io la amo così e non m’importa che a voi non vada a genio!”
Sapevo che non avrebbe dovuto sfidarli, soprattutto se lo faceva per me, con un tono più che infuriato ordinarono alle guardie:
“Guardie! Portateli nel Grech dobbiamo decidere il da farsi!”.

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Capitolo 3
*** tre ***


Il Grech era la prigione, se si può definire tale, dell’Inferno; ci portarono in una cella nera e spaziosa, ma con un odore acre e nauseabondo, rimasto evidentemente dalle ultime persone entrate lì; beh, ho dei dubbi che ci siano entrate persone; Seth, appena le guardie se ne andarono, mi strinse forte:
“Hey, Sofia, tutto ok? Sei pallidissima!”
Mi accorsi di aver assunto un’espressione terrorizzata e, a quanto pare, ero pure impallidita, mi fece sedere delicatamente su una panca e gli chiesi:
“C… cosa succederà?”
Lui mi lanciò uno sguardo sconfortato e rispose:
“Non lo so… stavolta li ho fatti davvero arrabbiare…”
…stavolta…?
“È già successa una cosa del genere?”
chiesi quasi malinconica, lui capì cosa intendevo e rispose:
“Non come questa, ma ho infranto alcune regole”
sembrava compiaciuto
“come entrare in luoghi proibiti”
“Non ci credo”
ero scettica, si, ma cosa ci potevo fare, anche se era una creatura dell’Inferno sembrava un angelo! Restammo accoccolati su quella panca per un’eternità che volevo non finisse mai, poi arrivarono le guardie e aprirono la cella, ci spinsero verso uno spiazzo immenso dove si trovavano altre guardie e i suoi genitori;
“Sei ancora in tempo per riportarla indietro e rinunciare a lei!”
sembrava che volessero convincerlo a non amarmi
“Quale è il verdetto?” chiese quasi disinteressato Seth
“Anche se sei nostro figlio dobbiamo rispettare la legge, e c’è solo una pena per questa cosa; tu lo sai benissimo quale”
s’irrigidì all’improvviso e sgranò gli occhi
“No… Voi… Voi non potete farlo!”
Cosa poteva essere da spaventarlo cosi?
Sentivo che forse sarebbe successo qualcosa che non doveva accadere, che non voleva che accadesse e stavo per chiedergli di cosa si trattava quando ripeterono la sessa frase
“Sei ancora in tempo per ripensarci, se ci tieni a lei lasciala andare via di qui”
“Io non vivrei senza di lei… ma non voglio nemmeno la sua morte…”
“COSA?!?” adesso avevo capito tutto…

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Capitolo 4
*** quattro ***


Iniziarono a scorrere lacrime calde, -no non poteva succedere – continuavo a pensare -non a noi… era tutto perfetto- i miei occhi cercarono i suoi ma non li trovarono, Seth era immerso nei suoi pensieri, era terrorizzato, lo si vedeva dal suo volto… come poteva non esserlo? Ci avevano appena condannato a morte e non avevamo via di fuga se non separarci per sempre.
I ginocchi cominciarono a tremare e mi dovetti appoggiare a Seth per non cadere, lui sembrò svegliarsi da quella trance improvvisa e mi strinse con tutta la forza che aveva:
“E sia…”
chiusi gli occhi e mi strinsi a lui, sentivo i sovrani impartire ordini alle guardie, socchiusi appena gli occhi: eccoli, erano pronti; mi strinsi ancora più forte a Seth, mi sentivo pronta ad affrontare tutto per lui, anche la morte, lui si staccò appena da me e mi fissò negli occhi, i suoi ardevano di un rosso acceso, avvicinò delicatamente le sue labbra alle mie in un bacio eterno.
“Ora!!”
una ventina di frecce e lance si scagliarono su noi due, ma non mi importava: il nostro ultimo bacio durò finché non perdemmo la forza e non cademmo a terra; se devo essere sincera non sentii il minimo dolore, e ancora adesso che le nostre anime inseparabili vagano per il mondo in aiuto a chi ha amori impossibili come il nostro, non ci lasciamo e continuiamo a credere in noi stessi e nella fiamma che arde in ogni cuore rendendolo puro e sensibile.

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