Like I never been gotten before

di Demoiselle An_ne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Acqua e legno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Assenzio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Killer Queen ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Who is the monster and who is the man? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Linus ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Acqua e legno ***


Giorno I. Doccia. Missing moments: casa Gold, subito dopo la sconfitta di Zelena.

 

Nella vecchia casa Gold c’era silenzio, troppo silenzio, Rumple poteva udire solo i loro respiri nell’oscurità ovattata e al contempo rassicurante e densa di angosce che si stagnava attorno a loro. Il fruscio della giacca di Belle che le scivolava di dosso, due mani piccole e calde lo aiutarono a sfilarsi la sua e poi un “clic” secco. La luce artificiale trafisse impietosa  le palpebre dell’uomo che in quel momento si sentiva vecchio e stanco, le membra quasi gli dolevano per il solo fatto di dovergli restare attaccate addosso e di non poter sgretolarsi e sparire per sempre. Proprio come desiderava fare lui in quel momento: sparire e dimenticare, per sempre, in un oblio senza ritorno… Il suo sguardo si fermò di nuovo e tutti quei pensieri si arrestarono bruscamente, Belle. Eccola lì la sua Belle, lo fissava con quello sguardo limpido e privo di corruzioni che tanto amava cogliere. Stavolta Belle lo fissava però in modo diverso da come avesse mai fatto prima: cos’era? Amore? No, non solo. Compassione? C’era dell’altro… Stavolta era chiaro che un invisibile filo rosso li teneva emotivamente legati, lo capiva dal sguardo: bagliori azzurrini che gridavano tacitamente “non è colpa tua”, Rumple non riusciva a non esserle grato anche in quel momento. Come sempre d’altro canto, come tutte le volte che lei lo aveva scelto nonostante tutto. Il male. L’oscurità. L’egoismo. La codardia. Un sorriso amaro gli increspò le labbra e mostrò una chiostra di denti imperfetta, certo che era proprio un ottimo partito! Eppure sapeva ormai da tempo che cercare di allontanarla non avrebbe funzionato, sia perché lui non era convinto e sia perché lei era convinta di lui, della sua anima nera e dei barlumi più chiari, sintomo di una possibile redenzione, che a volte l’attraversavano. Coraggiosa, piccola, impavida, meravigliosa, Belle. Avrebbe voluto vedersi per almeno un istante come lo vedeva lei, ma questo non era possibile. Interruppe quell’attimo così denso di cose non dette ma solo lasciate fluttuare tra loro per dire “Vado a farmi una doccia”, Belle annuì e lui sparì a grandi falcate dalla vista della giovane. Una volta solo, Rumple si appoggiò con la schiena contro la porta del bagno e si lasciò scivolare per terra col capo tra le ginocchia, i pensieri gli affollavano la testa, facendogli incurvare le spalle e facendolo sentire più vecchio. Uno di questi pensieri predominava sugli altri “Sono come mio padre, ho lasciato che anche tu, Bae, ti fidassi di me, poi ti ho deluso e ora è tardi. Mi hai dato un’occasione, non voglio sprecarla. Ma tu, non sarai morto senza che Caronte abbia prima traghettato con sé un’altra anima: una vita per una vita. Lo prometto…". Mentre i pensieri premevano per uscire, mentre Rumple aveva in scacco Robert il codardo e lo forzava con la sete di vendetta: roventi, semplici e umane lacrime solcavano le gote di un uomo combattuto che sperava solo di lavare via un po’ di dolore, entrò nella doccia ma proprio non riusciva a muoversi: fissava le piastrelle bianche senza sapere cosa fare, nudo in tutta la sua sofferenza, nudo nel senso più fisico del termine ma paralizzato come se fosse legato. Poi ebbe un’idea.Intanto, al piano di sotto, Belle fissava l’orologio appeso alla parete e le sembrava passato fin troppo tempo, così, deglutì preoccupata e si decise a salire le scale, due a due, temeva di vederlo sparire di nuovo. La ragazza bussò piano alla porta e trattenne il respiro in attesa di risposta, nell’attesa di qualche secondo che parve un’eternità, sentì una voce arrochita da…tristezza? Dirle “Entra, pure”.Quello che Belle vide le scaldò il cuore e insieme glielo trafisse, prima che un rosso purpureo le tingesse il bel viso: davanti a lei c’era, in piedi, senza vestiti e un’espressione stanca e sofferta il suo Rumple che contemplava una tinozza colma d’acqua e sapone. Come quelle che c’erano nel loro mondo, Belle sorrise un po’ nostalgica poi si focalizzò su Robert e disse con titubanza “Non riesci a stare solo dopo aver ricordato. Lo capisco, lo so, ma non puoi darti tutte le colpe…” – lui la interruppe e con fare agitato disse- “Non capisci, l’ho perso…”- Belle sospirò e pragmatica e ironica come sempre replicò “Questa è una conversazione che non vuoi fare vestito, mi pare di capire. Beh, signor Gold le suggerisco di entrare nella tinozza, se proprio non gradisce la doccia!”. Per la prima volta, dopo giorni, all’impassibile Robert Gold sfuggì un sorriso. Uno vero, sincero e…di cuore.Mentre Belle gli strofinava la schiena e le spalle, si sentiva solo il frizionare ruvido della spugna sulla pelle e i loro respiri. Fu Rumple a rompere quel silenzio – “Sai perché ho fatto apparire una tinozza?”, Belle immaginava perfettamente, ma voleva sentirglielo dire: le mancava il suono della voce di Robert a carezzarle le orecchie e così lo esortò a continuare- “Perché quando Bae era piccolo, il bagno era sempre per lui un momento di gioco e di svago. Quando potevamo entrarci ancora tutti e due, ricordo che lo facevamo insieme e in quei momenti non sembrava mancarci nulla. La stessa cosa che facevo io quando ero piccolo, quando stavo dalle zie e mi immergevo nella tinozza tutto sembrava rifuggire dalla mia mente. L’acqua che lava, cancella, pulisce. L’acqua che sopravvive a tutto”. Belle sorrise con  tristezza e disse “ Rumple, è una cosa molto bella quella che dici. Io mi chiedo, però, se Bae adesso ti vorrebbe così. Se tu deciderai di combattere per rialzarti ancora una volta. Se…”- l’indice di Rumple si era posato, facendo una dolce pressione, sulle labbra scarlatte e piene di lei – “Bae si è sacrificato per me, i sensi di colpa ci saranno sempre, lo sappiamo entrambi, ma no. Non intendo perderti di nuovo, è già successo troppe volte sia con te che con Bae e lui l’ho perso. Almeno fisicamente. Tu sei ancora qui e anche se non capirò mai perché, finché lo vorrai io sarò con te. Tu, Belle French, sei come l’acqua che si adatta a tutto, hai accettato tanto e tutto di me. Io sono rigido come il legno e…” – questa volta fu Belle a interrompere Gold – “Il legno deve rinunciare a parti non necessarie di sé ma può adattarsi a qualsiasi forma. Tu per me questo l’hai fatto, ma non te ne rendi conto, forse è anche questo il bello in te, non ti rendi conto di come sei evoluto e cambiato e la cosa che rende il tutto più straordinario è che l’hai fatto per me, ma anche per te. Soprattutto…”- nel dirlo Belle si era visibilmente accalorata e Gold non potè che trovarla irresistibile, d’impulso la baciò e si sorprese dell’audacia ricevuta in risposta. Quella sera i fantasmi si allontanarono, ci furono solo pelle contro pelle, respiro su respiro e il suggellarsi di un amore già esistente ma da sempre timido.  Acqua e legno, non certo la combinazione migliore, ma per loro funzionava e andava bene così.               

 Spazio dell’autrice: ringrazio prima di tutto Euridice100 per il supporto e il sopportarmi! Non era facile rimettersi a scrivere dopo un anno esatto, grazie davvero. Sai quanto ti sia grata e quanto lo apprezzi <3 .Grazie ai Rumbelle che sono di costante ispirazione per l’amore e la speranza che mi hanno dato e che mi danno costantemente. Grazie infinitamente a chiunque legga, recensisca e/o inserisca la storia in preferite, seguite o ricordate. Speriamo bene, baci <3                

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Assenzio ***


Giorno II – Alcohol – Assenzio.
Dimora dell’Oscuro, tempo prima del sortilegio.
“Dearie, è tutta colpa tua! Se tu non mi avessi costretto a trasformare quell’uomo in uno scarafaggio e a schiacciarlo, questo non sarebbe accaduto. Mi spieghi che me ne faccio ora io della fatina verde?” – l’Oscuro rivolse un’occhiata truce alla sua interlocutrice, se solo non fosse stata così graziosa non avrebbe dovuto tramutare quel viscido, seppur potenziale cliente, del principe…Giovanni? Neanche ne ricordava il nome, tanto la collera aveva prevalso, in un inutile scarafaggio. Era già capitato prima, certo, ma non con un facoltoso cliente!
La ragazza lo fissò a metà tra l’adirato, il mortificato e il dispiaciuto e disse “ Non volevo, è che non ce la facevo più ad aspettarvi fuori. Se sono tanto un peso avreste potuto non portarmi con voi e ora questa cosa che chiamate fatina verde vi avrebbe fruttato qualcosa. Inoltre, non c’era bisogno di tramutarlo in uno scarafaggio!”- la voce di Belle era salita di tre ottave e un visibile rossore si estendeva dal viso al collo. Rumple la osservò con attenzione, soppesando le parole e decidendo come rendere la situazione più divertente, alla fine replicò con tono suadente e a tratti sadico “Ma sì, ho trovato! Ecco come possiamo rimediare e come sfruttare al meglio questo incidente…o almeno, io, credo che mi divertirò parecchio!” – si profuse nel suo risolino che non lasciava presagire mai nulla di buono, mettendo in mostra una schiera di denti marci. Belle gli scoccò un’occhiata preoccupata, ancorandosi con una mano al regale tavolo di mogano, in attesa della sentenza: il sangue le pulsava nelle orecchie e il cuore pareva volerle balzare fuori dal petto, nonostante tutto cercò di mantenere compostezza e serietà ma era chiaro che Rumple fiutasse i reali timori che scuotevano la sua domestica, traspariva dal piglio compiaciuto che gli adornava lo sguardo.
“Siediti, cara. Beviamo la fatina verde e  così, forse, riuscirai a sentire da me qualcosa che la tua sete di sapere bramava da tempo: un racconto sul passato. Il mio. Stai tranquilla, dal pallore che ora ti sta segnando il viso si direbbe che temi questa sia una fata vera”- Belle deglutì e annuì impercettibilmente- “Oh cara, a volte sei deliziosamente ridicola! Per quanto mi piacerebbe aver spremuto quelle inutili e melense fate, no, non l’ho fatto. Che schifo, il sapore dolciastro mi perseguiterebbe per giorni”-arricciò il naso per poi proseguire-“No, questo si chiama assenzio. E’ un afrodisiaco. No, non intendo attentare alla tua virtù! Cielo, sei peggio di Bianca…una mia conoscenza, volevo dire. Sostengono sia un afrodisiaco, non l’ho ancora provato, ma qualsiasi cosa accada”- e qui, forse un po’ intenerito, addolcì il tono-“Puoi stare tranquilla, se necessario, ti proteggerò anche da me. Ora prendi i calici e non farne cadere neanche uno o potrei rivalutare l’ultima condizione”. Malgrado l’avesse appena rimbeccata, Belle non riuscì a trattenere un flebile sorriso. Non l’avrebbe mai ammesso facilmente, ma amava condividere dei momenti col suo bizzarro padrone e lo sguardo benevolo che ora le rivolgeva le infondeva un po’ di sicurezza… Chi voleva prendere in girò? Era anche tremendamente elettrizzata all’idea di scoprire un tassello in più del misterioso affresco che l’Oscuro rappresentava per lei. Con circospezione afferrò i calici e delicatamente riuscì a versare il liquido dalle sfumature verdine al loro interno. Senza neanche versarne una goccia. Era orgogliosa di sé stessa. 
Qualche tempo dopo, quando la fatina verde era sparita ed entrambi  erano visibilmente allegri, Belle pose la fatidica domanda “Non avete sempre vissuto così. Prima c’era amore nella vostra vita. Che ne è stato. Non parlo del vostro amato figlio…”- Rumple parve riaversi per un secondo e un lampo di tristezza offuscò lo sguardo d’ebano- “Dearie, sei troppo giovane per comprendere le implicazioni stesse dell’amore…”- trasse un profondo sospiro e si passò una mano nella chioma ribelle prima di continuare- “L’amore è come l’alcohol stesso, forse peggio, non ti fa avere controllo della situazione. Non è per me. Sono convinto che quando amiamo qualcuno, siamo molto più deboli. Non  siamo noi stessi, siamo quello che la persona che amiamo vuole che siamo e solo quando l’amore svanisce torniamo ad essere quel che realmente siamo. Noi, solo noi”. Belle lo scrutò per un secondo prima di dire con un tono tanto candido e innocente che a Rumple parve di amarla per qualche secondo “E la principessa?”- “Quale principessa?”- “C’è sempre una principessa!”. Rumple rise mestamente “Tu leggi troppo, dearie! Nel mio caso non era una principessa, era una foglia capricciosa che appena il vento è cambiato, è volata via. Era radiosa, questo sì. Bella, oltre ogni dire, e quando rideva la stanza si illuminava di mille colori. O almeno così mi sembrava.  Ma no, categoricamente non era una principessa”. Belle continuò a scrutarlo e con un tono più dispiaciuto di quanto avrebbe dovuto, chiese “ Che ne è stato?” – “E’ morta…” .L’Oscuro per evitare di sentirsi a disagio con un’altra domanda, le si sovrappose dicendo– “E tu, dearie? Sei mai stata innamorata?” – Belle riflettè per un secondo e poi con tono sommesso disse “ E’ complicato, non l’ho mai provato prima e credo di esserci vicina…temo di essermi innamorata di lui, solo lui. Così com’è…”-la giovane si pentì istantaneamente di quanto detto e arrossì, anche sul volto dell’Oscuro parve esserci rossore ma la ragazza non ebbe il tempo di appurarlo che si trovò colta dal sonno.
Rumple trasse un respiro di sollievo, aveva avuto il coraggio di addormentarla, le aveva promesso di protteggerla da tutto: anche da sé stesso e se l’avesse lasciata continuare, temeva che non sarebbe riuscito ad adempiere alla sua promessa. Questo non doveva accadere, tutto ciò che toccava non gli sopravviveva e lei andava protetta. Nel rimboccarle le coperte, senza magia stavolta, voleva farlo lui stesso, le sussurrò all’orecchio – “Forse la principessa della storia l’abbiamo trovata…”
                                                                                                                               
 
 

 
Spazio dell’autrice: grazie a tutte! Vedo con piacere che il primo capitolo è andato benissimo. Sono sgomenta e al tempo stesso commossa e grata. Ringrazio: padme83,Stria93, Chrystal_93, Seasonsoflove Emyscarano e naturalmente l’insostituibile Euridice100. Oggi sono immensamente di fretta e quindi sono indietro sia con le storie delle altre (tutte molto belle, sinceramente sincera XD) che con le repliche alle recensioni, appena ho un po’ di respiro (probabilmente stanotte) mi fermo e mi metto all’opera. L’ispirazione per questo capitolo nasce  da qui:   https://www.youtube.com/watch?v=DpYuFR47wfM
Sono un’appassionata di cinema, per la cronaca! XD
Ah, la canzone che dà titolo alla raccolta è di Slash e Adam Levine: “Gotten”.
Sperando che mi vada bene una seconda volta, rinnovo un immenso grazie. A domani <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Killer Queen ***


Giorno III – Voce – Killer Queen
Poco tempo dopo la liberazione di Belle dal manicomio, casa Gold, notte fonda.
Robert spalancò gli occhi terrorirzzato, sudore freddo gli imperlava il volto e delle ciocche di capelli gli stavano lì, appiccicate sulla fronte inerti, puntò lo sguardo sulla sveglia dai numeri luminosi che giaceva sul suo comodino: le tre e mezzo. L’ora delle streghe, rise di sé stesso per aver pensato al paragone poi ricordò il motivo del brusco risveglio. Lamenti. Lamenti di una voce di donna. Belle. Istintivamente scalciò via le scarlatte coperte del baldacchino e inforcò le pantofole, col cuore che pareva voler scatenare un terremoto si precipitò nella stanza della sua Sweetheart e in un battito di ciglia le fu accanto. Accese la luce e quando lo fece, Belle sbattè furiosamente le palpebre e cacciò un urlo, Rumple le afferrò entrambe le mani e con il tono più dolce che riuscì a trovare cercò di placarla “Va tutto bene, Belle, sono qui, hai avuto un incubo…”- Belle lo fissò come se l’avessero brutalmente colpita al volto e con la voce tremula e ancora impastata del sonno inquieto e amaro disse “Sembrava così reale, scusami…io…”- scoppiò a piangere e coi singhiozzi che la scuotevano da capo a piedi, si aggrappò con tutte le sue forze all’uomo che, ancora visibilmente preoccupato, corrugò la fronte e le chiese –“Che hai sognato?”- Belle ricacciò le lacrime e traendo un profondo respiro, replicò – “Lei. Regina!” . Rumple digrignò i denti e si irrigidì tanto era adirato, non c’era bisogno di capire perché Belle ne avesse il terrore, l’aveva imprigionata e torturata per ventotto lunghi anni, gliel’avrebbe fatta pagare… Belle lo riscosse dai pensieri di vendetta, proseguendo nel suo racconto- “Ho sognato che cercavo di uscire dalla cella da dove mi ha tenuta rinchiusa tanto a lungo ma, quando sembrava che fossi lì lì per riuscirci, lei sbucava dal nulla e con le unghie che si allungavano a dismisura mi afferrava e affondava tutta la mano nella mia carne. Tutto intorno diventava rosso, c’era sangue ovunque. Il mio. La cosa peggiore è che non riuscivo a gridare, la voce pareva non volermi uscire e così restavo lì e nessuno veniva ad aiutarmi”- lo sguardo di Gold era deformato da rabbia, dolore, tristezza e senso di colpa. Sì, si sentiva in colpa perché non aveva potuto proteggerla. Ma adesso era lì e avrebbe rimediato, ci pensò un po’ su e poi le fece la domanda più strana che potesse rivolgerle – “Ti piacciono i Queen?” – “I che?”- Belle era palesemente spiazzata- “Sono un gruppo r…o meglio, dei menestrelli, sono molto amati in questo mondo…”- “Mai sentiti”-ammise Belle ancora scossa. La prese fra le braccia per portarla dabbasso e lei gli si  aggrappò riavendosi un poco. Passarono la cucina, il soggiorno e l’ingresso. Giunsero in giardino e Rumple, che intanto l’aveva adagiata a malincuore per terra, con un sorriso compiaciuto per l’idea appena avuta, fece apparire con uno schiocco di dita uno spaventapasseri buffissimo con le fattezze di Regina. Si capiva che era Regina dagli abiti, ma aveva sulla faccia un’espressione così divertente e degli abiti così inusuali che la stessa Belle non riuscì a trattenere una risatina. Il sorriso di Rumple si allargò nel buio, tanto lei non poteva vederlo, l’unica testimone di tanto amore era quella dispettosa della luna che con i suoi riflessi argentei si stagliava su di loro benevola.  Con un altro schiocco di dita fece apparire un impianto stereo degno di un concerto da superstar e le prime note si diffusero nell’aria.
“She keeps Moet et Chandon, in her pretty cabinet
Let them eat cake she says, just like Marie Antoinette
A built in remedy, for Khruschev and Kennedy
At anytime an invitation, you can't decline…”
                
Parve vi fosse stato un colpo di fulmine tra i Queen e Belle, che nonostante rabbrividisse sentendone ancora il nome, ora batteva i piedi a tempo… Robert rise sommessamente felice, la sua bambina cocciuta si stava divertendo ma non era finita, così le ordinò dolcemente – “Dài fagli saltare la capoccia”- Belle tremò come una foglia udendo ciò che le venne chiesto. Il cappello della Regina fantoccio gettava un’ombra sulla faccia dall’espressione improbabile, non capiva se fosse sorridente o imbronciata.
“Avanti, chiudi il pugno” la esortò Rumple”- lei lo fece, deglutendo con forza- “Adesso fagli sputare l’anima!”. Dopo un attimo di esitazione Belle si mise a picchiare facendo cadere la testa dello spaventapasseri, cappello e tutto.
“Così si fa!” esclamò Rumple, la sollevò in aria e la riprese ridendo e colmandole le labbra di baci. Belle si abbandonò al riso, come prima al pianto. La cosa si risolse intonando insieme:  
“She's a Killer Queen
Gunpowder, gelatine
Dynamite with a laser bea
Guaranteed to blow your mind
Anytime, ooh,
Recommended at the price
Insatiable an appetite
 
Wanna try?”
 
Non molto lontano, le luci dei vicini si accesero e si levarono delle urla di protesta. Rumple rispose con quanto fiato aveva in corpo – “Chiudete il becco o vi vestirò personalmente come Biancaneve!”.
Così Robert si guadagnò la reputazione di ubriacone, anche se l’unica cosa da cui era dipendente era e sarebbe sempre stata la presenza di Belle nella sua vita.
Non ci furono più incubi.
 
 

 
Spazio dell’autrice: siamo giunti anche a questo terzo giorno, sono sempre più felice di vedere dei riscontri positivi! Mi lusingate e riempite di fiducia, spero di non avervi deluso neanche stavolta. Piccola precisazione, io adoro Regina alla follia ma necessitavo di una Queen e lei era perfetta per la situazione. Mi scuso con eventuali fan di Snow, ma devo ammettere che come si veste proprio non mi piace! XD
La canzone, se non si fosse capito, è “Killer Queen” dei Queen appunto XD.
Ringrazio: Chrystal_93, Ariki ed Euridice100 per aver recensito, siete gentilissime! <3
Un ringraziamento va anche a ctdg per aver aggiunto la storia alle “seguite” e un grazie anche ai lettori silenziosi. Mi scuso per non aver risposto a tutte le recensioni, giuro che vi porrò rimedio: vi sono troppo grata per non farlo <3 .
Un ultimo grazie speciale alla mia amica carissima Euridice100, la disponibilità e la dolcezza che mi dimostri sono meravigliosi! Grazie per avermi spinta a riprendere a scrivere, davvero <3  .
A domani, dearies , speriamo bene! <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Who is the monster and who is the man? ***


Giorno IV – Bambini/figli – “Chi è il mostro e chi è l’uomo?”
Rumple sbuffò e alzò gli occhi al cielo con un’espressione di pura seccatura dipinta sul volto – “E’ proprio necessario, Regina?” – dall’altro capo del telefono si sentì uno sbuffo di rimando e una risatina sprezzante- “Per te è sempre Maestà, caro. Comunque sì, lo è! Mi devi più favori di quanti tu riesca a ricordare, ti ho salvato il culo sull’Isola, ricordi?- Gold strinse più forte il telefono al ricordo di ciò che Regina aveva fatto sull’Isola per lui- “Va bene, va bene: i patti si onorano. A che ora lo porti qui da me?”- “Affacciati, siamo qui fuori. Trattalo bene, devo fare bella figura con Robin sotto ogni punta di vista…”- Gold non trattenne il tono beffardo ed esclamò-“Ti serve un miracolo, ma il fatto che non sia fuggito dopo aver ripreso la memoria ti dà buone possibilità di riuscita!”- l’ultima cosa che Robert Gold udì prima del campanello fu un “figlio di buona…” . Belle precedette il suo maritino nell’aprire la porta e nel trovarsi davanti il sindaco fece una smorfia poi vide il bambino che stava accanto alla donna, dondolando il peso da un piede all’altro e mutò espressione: sul volto le si aprì un sorriso radioso che andava da un orecchio all’altro.
“Sei pronto a divertirti, giovanotto? Su, vieni con la zia Belle!”- Roland le sorrise e dopo aver baciato amorevolmente una guancia di Regina, porse la morbida manina a Belle che chiuse la porta e gli fece strada in cucina. “Non dovresti essere così contenta dearie, ci hanno incastrato per andare a fare i zozzoni!”- Belle guardò sbigottita il marito mentre premeva le mani sulle orecchie del bambino che intanto rivolse a Rumple uno sguardo curioso, segno che aveva già sentito, chiedendo – “Che significa zozzoni?”- Belle fulminò Gold con un’occhiata truce e lui in tutta risposta fece uno di quei suoi sorrisi ruffiani spiegando- “Niente, papà e Regina sono andati a giocare col fango…”- “Ah, ecco, allora voglio giocarci anch’io! Possiamo?”- fece il bimbo. Belle ghignò e disse: “Ma certo, lo zio Robert sarà felice di giocarci con te mentre io preparo la cena. Non è vero, zio Robert? Ed è vero che può sporcarti anche il bastone da passeggio?”.
Rumple deglutì furente pensando che il suo topolino da biblioteca quando voleva sapeva proprio come affilare le zampette e incastrarlo, così, con un visibile tic nervoso fece schioccare le nocche e replicò “Ma certo! Avviati in giardino, piccolo!” e con passo strascicato spinse avanti il piccolo Roland esortandolo a uscire e prima di chiudere la porta dietro di loro sussurrò all’orecchio di sua moglie “Facciamo i conti stasera. A letto, signora Gold”- Belle avvampò e fece un risolino per poi sospingere il marito fuori.
Il vecchio e cinico Robert Gold di sempre non l’avrebbe mai ammesso ma giocare col piccolo per qualche ora gli fece tornare in mente il vecchio Tremotino. Quello prima dell’Oscuro, quello innamorato del suo Bae e Roland aveva i riccioli bruni a incorniciargli il volto proprio come il suo bambino perduto. Sospirò, era felice e per un attimo desiderò di essere padre di nuovo…non per rimpiazzare Bae, questo mai. Semplicemente perché lui coi bambini ci sapeva fare, i bambini non mentono e se amano lo fanno davvero, in più amava prendersi cura di qualcuno che in cambio dava tanto affetto senza pensare alla formula che lui usava nei suoi affari, il cosiddetto: do ut des. In quel momento, coperto di fango, con l’aria pura e l’aroma di prato tagliato che gli inondava i polmoni, solo il cielo smaltato di un bel non ti scordar di me a sovrastarli si convinse che sì: avrebbe potuto essere un buon padre e istintivamente diede uno schioccante bacio sulla guancia paffuta del suo piccolo amico che sorrise tanto da mostrare delle adorabili fossette.
Quella stessa sera, a cena. “E poi che succede, zio Robert?”- un Roland incuriosito puntò lo sguardo sul volto dello zio mentre ingollava un morso di una fetta di pizza più grande del suo visino stesso- “Niente, dearie, è passato un bel po’ prima che il mostro potesse trovare pace. I mostri non trovano quasi mai la pace e se lo fanno non è per sempre…”- il piccolo lo interruppe dicendo- “Sì, ma chi decide chi è il mostro e chi è l’uomo? Questo l’hai detto tu, io non penso che quello della tua storia fosse un mostro…era solo un uomo triste”. Lo sguardo di Rumple si offuscò di lacrime di commozione, fortuna che Belle lo intercettò in tempo riuscendo a distrarre il piccolo. Nella testa di Rumple qualcosa si era smosso, ora tutto era chiaro…
Quando Regina e Robin vennero a riprendere Roland lo trovarono intento a giocare a “trotta cavallino” con lo zio e si può dire che nulla li sorprese di più ma Regina ne fu felice, dopotutto, lei e Rumple erano simili e capiva perfettamente come un bimbo potesse arricchire. Peccato che non mantenne la stessa gioia sentendo il piccolo Roland che con gioia acuta le disse “Anche io e lo zio oggi abbiamo giocato a fare i zozzoni, come te e papà!”- Regina ebbe un sussulto, come se le avessero dato la scossa e scoccando a Rumple una delle sue occhiate più terribili sibilò- “Ma che belle parole che ti insegnano gli zii…grazie, cari. Ora ce ne andiamo, prima che riusciate a deviare il bambino ulteriormente”- neanche il tempo di un respiro che i tre erano scomparsi già avvolti in una nube violacea.
Rumple e Belle risero così tanto da cambiare colore e quando calò il silenzio, lui le si avvicinò e le sussurrò “Voglio essere il padre dei tuoi figli, vuoi?”. Non ci fu bisogno di parole, Belle lo strinse a sé e ridendo a metà tra il malizioso e il gioviale bisbigliò con tono soave – “Allora andiamo, non volevi vendicarti di qualcosa?”






Spazio dell'autrice: siamo giunti a questo quarto giorno puntuali per miracolo, chiedo scusa ma le giornate sono talmente piene che non ho neanche modo di leggere tutte le altre storie o di rispondere con puntualità alle recensioni! Venia, stanotte porrò rimedio facendo la veglia... 
Ringrazio di cuore: Stria93 (anche per il capitolo precedente), Chrystal_93 ed Euridice100 che ormai è la mia cavia e martire! Scusa, dearie! Consolati, sei preziosa per tutto quello che fai <3 .
Un grazie anche ai lettori silenziosi, come sempre! See you tomorrow! :*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Linus ***


Giorno V – Lenzuola – Linus.

Casa dei coniugi Gold, stanza da letto.
Belle sentì il telefono squillare e di malavoglia si tirò su stroppicciandosi gli occhi, gettò un’occhiata fuori dalla finestra e vide che il sole era già alto, con una mano afferrò il telefono e con l’altra si mise a giocare col bordo spiegazzato del candido lenzuolo- “Uhm, sì?” – “Belle, sono qui fuori che aspetto di entrare in biblioteca, non mi dire! Sei ancora a letto a poltrire?”- “Jefferson?”- “No, sono Turchina che si veste come Lady Gaga. Tu che dici?! Avanti, muoviti, a quest’ora dovrebbe già essere aperto: ho bisogno urgente di cercare un libro!” – Belle rise e con tono spiccio esclamò – “Arrivo!”- riagganciò e si mise alla ricerca dei vestiti.
Era quasi pronta, le mancavano solo le scarpe, ricordandosi che la sera prima le aveva gettate sotto il letto, si chinò per prenderle ma una cosa catturò il suo sguardo. Nell’oscurità polverosa vide la sagoma di una scatola adagiata in corrispondenza della sponda dove dormiva il suo Rumple, col cuore in gola andò ad aprirla pregando mentalmente non contenesse magia nera. Prima di fare ciò, fece scorrere i polpastrelli sul dorso finemente intarsiato della scatola, era porpora e oro, trasse un profondo respiro e si decise ad aprirla. Un enorme velo di sorpresa le fece spalancare la bocca per qualche istante poi tornò a rilassarsi, le membra si ammorbidirono, falso allarme: la scatola conteneva un lenzuolo consunto dal tempo e con i bordi sdruciti, un tempo, intuì, doveva essere stato di un vivido azzurrino, forse verde acqua, e nonostante fosse vecchio i ricami oro splendevano alla luce del sole. Il telefono squillò di nuovo e Belle ricordò che Jefferson la stava aspettando fuori la biblioteca, rimise la scatola al suo posto e senza pensarci troppo infilò il lenzuolo nella borsa per poi correre spedita al suo adorato lavoro.
 Quella giornata era stata proprio pesante, Belle appoggiò le chiavi con un tintinnio sul tavolinetto di cristallo all’ingresso e allegra esclamò- “Sono a casa!”- nessuna risposta. Incuriosita dall’assenza di Rumple la ragazza si addentrò in cucina e notò disordine ovunque, lo stesso in ogni altra stanza della casa, impaurita ritentò-“Rumple? Ci sei? Qui è il caos, avanti, vieni fuori!”- se non rispondi scappo via, pensò temendo un assalto dei ladri ma poi vide Rumple scendere le scale due a due e si rasserenò un poco.
“Che succede? Hai un’espressione sconvolta, a dir poco!”- ed era vero, Rumple era sgomento, come se gli avessero strappato il cuore dal petto e due lacrime giacevano agli angoli degli occhi, stonando con l’espressione di rabbia che gli deformava l’elegante volto- “Non trovo una cosa, dimmi, hai aperto tu la scatola che c’era sotto il mio letto?” – Belle spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca, ricordando – “Sì, stamattina, perdonami”- fece per estrarlo dalla borsa ma neanche il tempo di infilare la mano all’interno di questa che Rumple le era apparso accanto con la magia e con gesto fulmineo se l’era ripresa- “Belle, non osare mai più fare una cosa simile. Chiaro?”- la voce di Gold era molto sopra il tono normale e l’occhiata scoccata alla moglie ricordava tanto una delle occhiate che le rivolgeva quando era ancora la sua domestica. Belle, dal canto suo, pestò sonoramente il piede contro il parquet e disse- “Scusi tanto, mio Signore!”- calò l’accento sulla parola ‘signore’ e con fare stizzito si avviò al piano di sopra per una doccia, lasciando solo il marito che si afflosciò sul divano con ancora il lenzuolo tra le dita. Con lo sguardo perso nel vuoto Robert continuò ad accarezzare la sua reliquia, si rese conto di aver esagerato ma non ci poteva fare nulla. Quel lenzuolo era la cosa più cara che avesse, vincendo la codardia che gli serrava lo stomaco in una stretta di ferro, decise di andare da Belle e spiegarle tutto…pur sapendo che si sarebbe sentito debole e stupido. “Dearie, stai dormendo?” – Belle bofonchiò qualcosa e Rumple si fece avanti, la ragazza sentì il materasso abbassarsi e capì che l’uomo le era accanto – “Belle, mi dispiace, non avrei dovuto. Ti racconto la storia del lenzuolo, ti va?”- Belle si girò verso il marito e annuendo disse – “Mi dispiace di averlo preso…”- Rumple le carezzò i capelli e disse- “Non fa niente, ho esagerato. Ora ascoltami o il coraggio mi morirà in gola. Questo che vedi non è sempre stato un lenzuolo, era un mantello da viaggio tanto tempo fa. Il tuo, per la precisione e sono stato io stesso a tramutarlo in lenzuolo. Quando ti ho persa ho capito che senza qualcosa che mi accompagnasse sempre e che al tempo stesso mi ricordasse di te non sarei riuscito ad andare avanti. C’era quando ti ho persa, quando ti ho ritrovata e persino quando ci siamo allontanati e ripresi. C’era quando Belle si era smarrita e al suo posto vi era Lacey. Questo non è per me un lenzuolo solamente, è qualcosa che porta una traccia di te e del tuo profumo e confesso: la notte, quando tu dormi, non riesco a resistere, lo prendo e mi addormento annusandolo. Sono uno stupido, lo so, ma…”- Rumple non ebbe il tempo di terminare la frase che Belle sussurrò – “Oh, Rumple…”- lo baciò e fu un bacio salato, lacrime di gioia.
 
Questo perché a volte non è solo una tazza sbeccata ma anche un mantello sdrucito a fare la differenza.

Spazio dell'autrice: ciao, dearies! Anche questo quinto giorno è andato, non sapete come sono felice di leggere le vostre recensioni e il vostro amore per i Rumbelle...vi ringrazio infinitamente, senza i vostri pareri probabilmente non scriverei...spero di non avervi deluso neanche stavolta.
Ringrazio: Stria93, Chrystal_93, padme83, do il benvenuto a Rumple_bumple (grazie per le recensioni agli ultimi due capitoli, cara :3) e naturalmente all'immancabile Euridice100, senza la quale tutto ciò non sarebbe avvenuto (so di avere degli orari pessimi, perdonami! E controlla la segreteria, ti hanno chiamato dal Vaticano per la beatificazione ahahahah...sei un angelo, nel vero senso della parola! <3 ).
A domani, dolcezze! Grazie ancora, mi inchino a tutte voi! (lettori silenziosi inclusi, ovviamente <3 )

p.s. il mantello è questo, ovviamente: http://www.google.it/imgres?imgurl=&imgrefurl=https%3A%2F%2Fwww.fanfiction.net%2Ftopic%2F135742%2F101186544%2FOnce-Upon-a-Time-Character-Creation&h=0&w=0&tbnid=Jw5jQ0jYR19KyM&zoom=1&tbnh=168&tbnw=300&docid=dMPfyUA1uOlS1M&tbm=isch&ei=aug2VLClIeTQygOt2oHIDA&ved=0CBMQsCUoBQ p.p.s. Linus fa riferimento al personaggio di Snoopy, quello con la copertina XD-

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