Solo un folle weekend tra semidee del tutto normali

di Ginny_theQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Qualche nota prima che iniziate: Questa fanfiction era cominciata come una cosa seria. Non che poi sia diventata demenziale, solo che ho cercato di renderla realistica. Insomma, chi ai pigiama party con le amiche non va fuori di testa? Per questa volta, ho voluto che Annabeth e le altre avessero un’esperienza normale, come possiamo averla io e voi. Con tanto di follia e qualche mostro in più, magari. Insomma, non prendetela come una cosa seria.

Buona lettura, ci vediamo giù.

 

 

A Percy non piaceva essere cacciato di casa.

Finito il liceo, e dopo aver compiuto  diciannove anni (Annabeth a luglio e Percy ad agosto), si erano trovati una casa vicina a Long Island ma non troppo distante dall’università, in modo che Percy potesse andare al Campo ogni giorno senza prendere la macchina, e che Annabeth potesse frequentare Architettura con un paio di fermate di metropolitana.

La convivenza non si era certo rivelata come Percy se l’era immaginata, ma litigare per le cose più stupide e per i dettagli più insignificanti era una cosa che lui e Annabeth sapevano fare benissimo, più o meno da quando avevano dodici anni.

Solo un paio di volte le litigate erano state così violente che un allontanamento provvisorio era stato necessario: una volta era stato lui ad andarsene sbattendo la porta e ad aver passato la notte nella Cabina azzurra del Campo Mezzosangue che era – e sempre sarebbe stata – aperta per lui, ed un’altra volta era stata lei a richiedere con un sussurro che la lasciasse sola, trattenendo le lacrime. In entrambe le occasioni i due avevano gestito la situazione come adulti, ed avevano affrontato i problemi nel migliore modo possibile.

Questa volta, invece, a Percy proprio non andava giù.

Annabeth gli aveva cortesemente chiesto di trovarsi un altro posto per la notte, non perché avessero litigato o perché volesse stare un po’ da sola, anzi non voleva stare sola affatto. Voleva fare un pigiama party.

Per i primi dieci secondi, Percy aveva davvero creduto  che la sua ragazza stesse scherzando. Poi, vedendo che continuava a ridere, lei gli aveva seriamente detto che era una cosa da ragazze, e che almeno per una notte le sarebbe piaciuto tornare ad essere una bambina, vivere un’esperienza così stranamente ordinaria che in effetti, non aveva mai provato.

“E con chi vorresti farlo questo pigiama party, sentiamo un po’?”

“Con le ragazze, naturalmente.”

“Posso almeno sapere il nome della persona che occuperà la mia parte del letto?” aveva chiesto drammaticamente lui.

“Beh, dubito che c’entreremo tutte, nella tua parte del letto. Comunque le ragazze sono Piper, Rachel, Reyna, Hazel, e Thalia, se Artemide le dà il permesso.”

“Quindi sareste in sei?” chiese Percy sconvolto.

“In realtà avevo invitato anche Clarisse, ma dice che è una cosa troppo femminile per una figlia di Ares…”

“Avevi invitato Clarisse a dormire nel nostro letto senza nemmeno chiedermelo?”

Annabeth non riuscì a trattenere una risata vedendo l’espressione esasperata del suo ragazzo.

“Che problema hai, scusa?”

“In effetti, un altro problemino ci sarebbe. Piper e Reyna, nella stessa stanza, durante la notte? Non sono sicuro che poi uscirebbero entrambe vive…”

“Sotto il mio tetto si fa quello che dico io, e se quelle due non dovessero andare d’accordo se la vedranno fuori di qui,” sentenziò Annabeth.

Percy pensò di ribattere che quello era anche il suo tetto, ma Annabeth riprese a parlare.

“Sono entrambe due delle mie migliori amiche, se mi vogliono bene sapranno come comportarsi.”

Percy fece un altro paio di tentativi per farla desistere, ma la questione era chiusa. Quando Annabeth prendeva una decisione era irremovibile.

Sconfitto, sfoggiò la sua migliore faccia da cucciolo e provò un’ultima volta: “Posso rimanere a dormire sul divano? O sul tavolo della cucina? O nella vasca da bagno? Ti prego, non cacciarmi, questa volta non ho fatto niente!”

“Infatti, Percy, non sono minimamente arrabbiata con te, ma capirai che se ti caccio c’è una ragione. Non puoi stare qui mentre ci sono le ragazze.”

“E perché no?”

“Perché è una cosa tra ragazze!”

“E io dove dovrei passare la notte, scusa?”

“Che ne so, dov’è che vai quando non dormi qui? Al Campo?”

“Non voglio andarci, penseranno tutti che abbiamo litigato e faranno un sacco di domande, a cui francamente mi vergognerei di rispondere con onestà.”

“Da tua madre?”

“Peggio.”

“Non ce l’hai un’amante?” chiese lei con una risatina.

“In effetti sì, peccato che Reyna sia già invitata al tuo stupido pigiama party,” rispose lui sarcastico, “Quindi non posso andare nemmeno da lei.”

“Credi di essere divertente…”

 

Era deciso: le ragazze avrebbero passato insieme tutta la giornata di venerdì e poi sarebbero andate a ‘dormire’ nell’appartamento di Percy e Annabeth.

Volevano semplicemente passare una giornata normale tra loro, niente di più. Ma erano ben consapevoli dei rischi che correvano: sei semidee così potenti non protette dalle barriere del Campo creavano un’aura molto forte, quindi avevano preso le loro precauzioni in caso di attacco di mostri. Sotto i vestiti casual ognuna di loro portava infatti la propria arma personale e una zolletta di ambrosia in tasca.

Annabeth aveva seguito i corsi mattutini all’università, Thalia aveva avuto una giornata libera da Artemide, e Reyna – arrivata il giorno prima da San Francisco – aveva passato la notte come ospite al Campo Mezzosangue. Piper, residente per tutto l’anno al Campo, l’aveva accompagnata a Manhattan (erano entrambe gioiose); Rachel che viveva ancora nella sua lussuosa villa nel Queens doveva raggiungerle alla Goode High, dove si dovevano incontrare tutte per passare a prendere Hazel, che si era trasferita lì per un semestre.

Le prime ad arrivare furono proprio Piper e Reyna, che se ne stavano imbarazzate pregando gli dei che Annabeth arrivasse presto. In genere quando il gruppo si riuniva cercavano di ignorarsi cordialmente. Non c’era precisamente una ragione ufficiale per la loro reciproca antipatia – ehm, Jason – ma si erano sempre comportate in modo freddo e distante. Immaginate che spasso percorrere il tragitto dal Campo alla Goode in un imbarazzante silenzio…

Piper non ce la faceva più. Quel silenzio era così ostinato che faceva praticamente rumore. 

“Allora… Reyna, come ti sei trovata al Campo Mezzosangue? Noi greci siamo famosi per l’ospitalità,” cercò con tutta se stessa di suonare amichevole.

“Sì, la vostra fama vi precede. Sono stati tutti molto gentili con me, specialmente Chirone. Ieri Annabeth mi aveva addirittura offerto di dormire nella Cabina di Atena, ma temo che i suoi fratelli non avrebbero gradito l’intrusione in uno spazio così privato. E il vostro cibo è divino.”

Piper ridacchiò nervosamente. “Mi pare di ricordare che anche al Campo Giove non ci scherzate con la cucina.”

“Già.”

Tra le due calò di nuovo il silenzio. Reyna non si stava sforzando molto per essere amichevole, aveva solo risposto cortesemente alla sua domanda, ma non sembrava interessata nel continuare un discorso.

Per fortuna arrivò Thalia, che abbracciò Piper e strinse la mano a Reyna. Nelle poche volte che si erano viste, Piper e Thalia avevano instaurato un buon rapporto. Thalia approvava pienamente della relazione di Piper con suo fratello Jason, nonostante spesso le chiedesse provocatoriamente di unirsi alle Cacciatrici, perché era una ragazza forte e indipendente. Se Thalia considerava lei forte e indipendente, Piper si chiedeva quante volte avesse chiesto ad Annabeth di unirsi alle Cacciatrici.

“Reyna, la settimana scorsa ho finalmente avuto modo di incontrare la tua sorella maggiore… siamo state ospiti delle Amazzoni a Seattle. Somigli moltissimo a Hylla.”

Reyna sorrise. “Un incontro diplomatico tra Amazzoni e Cacciatrici di Artemide? Non credevo fosse possibile…”

“Siamo state molto bene – oh, Annie!” con un cenno della mano salutò Annabeth che stava arrivando.

“Ciao ragazze,” disse entusiasta. Le abbracciò una ad una, prima Thalia.

“Thals, mi sei mancata.”

“Anche tu, piccola. Hai avuto proprio una bella idea a riunirci.”

Poi Reyna. “Reyna! Non ci vediamo da quanto? Due mesi? Dovevi proprio venire.”

“Ti ringrazio,” rispose lei, sempre così dannatamente formale.

E per ultima Piper, che vedeva quasi tutti i giorni.

“Oh, ci sei anche tu,” la stuzzicò.

“Stanotte non ti farò chiudere occhio, Chase,” rispose Piper.

Dopo aver salutato tutte, Annabeth guardò l’orologio.

“Manca solo Rachel, giusto? La campanella dovrebbe suonare tra cinque minuti, prendiamo Hazel e andiamo.”

“Rachel è la solita ritardataria,” commentò Piper.

Trenta secondi dopo furono travolte da una massa di capelli rossi.

“Ciao a tutte!” disse Rachel, esuberante come al solito­.

“Stavi dicendo qualcosa, Piper?” le chiese con aria consapevole.

“Ma come diamine fai a sapere che stavo parlando di te, Dare?”

Rachel fece un gesto molto teatrale. “Sono l’Oracolo di quel figo di Apollo, bella. Conosco passato, presente e futuro.”

Annabeth sbuffò divertita. “Non te la tirare tanto, rossa. Devo ricordarti a cosa hai dovuto rinunciare?”

Annabeth la prendeva continuamente in giro per ciò che il suo giuramento aveva implicato, cioè la castità. La loro amicizia era praticamente fondata su quello: Annabeth sfotteva, Rachel aveva una rispostina pronta che faceva scoppiare a ridere entrambe. L’antica rivalità per Percy era più che dimenticata.

“Oh, ma oggi ho il supporto di un’altra eterna vergine! Thalia, come va la vita?” disse dandole una pacca sulla spalla.

“Benissimo. Ricordiamo ad Annie che è meglio restare sole che male accompagnate, e quel cretino di Percy è decisamente una cattiva compagnia.”

“Sono d’accordo,” ammise Reyna che si era concessa una risatina.

Dopo poco furono raggiunte da Hazel, che salutò cordialmente tutte.

“Allora, dove si va?”

“Avete fame? Pranziamo prima e poi andiamo a farci un giro?”

“Io ho una fame che mangerei anche Hazel,” disse Rachel.

A volte si scordavano che Hazel era cresciuta negli anni ’30 e non capiva affatto il loro umorismo.

“Oh, non preoccuparti, Hazel. Rachel stava solo scherzando,” aggiunse Annabeth vedendo l’espressione sconcertata della più piccola.

“Certo che stavo scherzando. Sennò poi chi la sente Piper? Già mi guarda male quando mangio una bistecca, figuriamoci cosa farebbe trovandosi di fronte al cannibalismo. Vegetariani, non li capirò mai…”

“Hey!” urlò Piper.

“Sei vegetariana, Piper?” chiese Reyna cercando di suonare interessata.

“Una vegetariana convinta,” rispose Annabeth per lei. “Non hai idea dei drammi che succedono quando Jason vuole portarla fuori a cena.”

“Vogliamo parlare dei casini che provochi tu quando Percy vorrebbe galantemente pagarti la cena e tu fai sproloqui di mezz’ora sulla parità dei sessi? Povero ragazzo, Annabeth riesce a rovinare le serate più romantiche,” rispose Piper.

“Sì, ma poi quando arriviamo a casa si aggiusta tutto,” Annabeth ammiccò.

“Ah, giusto. Dimenticavo le tue capacità amatorie. Qui non tutti sanno che sei una dea del sesso, Annabeth, e che vuoi spodestare mia madre Afrodite.”

“Attente, stanotte potrebbe saltarvi addosso!” aggiunse Rachel ridendo. “Piper, ti ricordi quella volta che –“

“Rachel Elizabeth Dare!” la interruppe Annabeth. “Non azzardarti a raccontare quella cosa o quanto è vero che mia madre è Atena ti ammazzo, ” aggiunse decisa. “E poi è stato un incidente,” disse arrossendo.

Un incidente. Hai sentito, Pipes? E’ stato un incidente,” scoppiò a ridere.

Rachel era decisamente la più pettegola tra loro, e pretendeva che Annabeth e Piper le raccontassero tutti i dettagli (soprattutto quelli più piccanti) della loro vita sentimentale, per il semplice fatto che lei non poteva viverli in prima persona. La cosa a volte diventava imbarazzante. Sapeva tutto di tutti. Al Campo si era persino aperta un business, scambiando informazioni per favori di ogni genere.

 

 

“Dai Piper, ti prego, assaggia questo pollo! E’ fantastico,” le stava dicendo Rachel.

Tutte e sei stavano sedute a un tavolino per quattro, Reyna e Hazel occupavano comodamente due lati del tavolo, mentre Thalia e Annabeth e Rachel e Piper si erano divise i restanti due.

“Per l’ultima volta, Rach, non mangerò carne! Non vi sto guardando male, voi potete continuare a mangiare tutto quello che volete, io ho i miei hamburger di tofu, pace! Hai proprio rotto le palle.”

“Piper, guarda che ci sono persone non abituate alla tua scostumatezza,” la prese in giro Annabeth, che ricevette un’occhiataccia dalla figlia di Afrodite.

“Come ci disponiamo stasera?” chiese Reyna. “Per dormire intendo.”

“Se credete che stanotte chiuderemo occhio avete proprio capito male,” rispose Thalia.

“Già,” appoggiò Rachel. “Stanotte ci si diverte. Prima facciamo qualche gioco, che so, qualcosa di imbarazzante, poi scegliamo un film da vedere e poi ci faremo i capelli e le unghie a vicenda spettegolando.”

“E’ questo che si fa ai pigiama party delle mortali?” chiese Piper.

Thalia annuì e aggiunse: “Hai dimenticato la parte più bella. Mangiare tante schifezze e bere tanto alcol.”

“Alt, alt, calme, tigri! Niente alcol a casa mia. Prima di tutto, molte di voi sono ancora minorenni – Rachel non guardarmi così – e poi suppongo che nessuna di voi si ricordi cosa è successo l’ultima volta che vi è entrato un po’ di alcol nell’organismo, eh? Piper e Leo hanno vomitato sul tappeto, Jason stava per volare fuori dalla finestra ed è un miracolo che Frank non si sia trasformato in un elefante nel mio salotto. Hazel, ti prego, appoggiami.”

“Ragazze, Annabeth ha ragione. E poi è casa sua, dovremmo seguire le sue regole,” disse timidamente.

“Visto?” Annabeth indicò Hazel. “La voce della ragione. Hazel ha parlato: a casa mia non bevete più. Il massimo che posso concedervi se sentite che state per addormentarvi è una tazza di caffè, che è già troppo, considerando che siete tutte piuttosto iperattive. Raccontate a Reyna cosa succede se Leo assume caffeina.”

Piper, Hazel e Rachel scoppiarono a ridere, Thalia scosse la testa in rassegnazione.

“Beh insomma, come avrai notato, Leo ha una sindrome di iperattività e deficit di attenzione davvero molto alta, anche per un semidio.”

“E’ più o meno come Percy quando era più piccolo, ma ancora peggio. Te lo ricordi, Thal? Non riusciva a concentrarsi su qualcosa per più di venti secondi,” commentò Annabeth. Thalia annuì.

“Ecco, Leo è peggio. Abbiamo dimostrato scientificamente, dopo un’acuta e attenta osservazione, che non riesce a stare fermo per più di sette secondi. Nemmeno quando dorme,” proseguì Hazel.

“Una volta, questa cretina qui,” disse Annabeth indicando Piper, “ha pensato bene di fargli una tazza di caffè, extra zuccherato, come se la caffeina non bastasse. Sembrava ubriaco, giuro. Saltellava qua e là per il Campo canticchiando. Ed erano le due di notte. Alla fine siamo dovute andare a svegliare Clovis, un figlio di Hypnos – e ti assicuro che è praticamente impossibile svegliare un figlio di Hypnos – per far cadere Leo in un sonno profondo, o lo avremmo ucciso.”

Reyna rise.

 

 

“Okay ragazze. Sapete che non amo questo genere di cose, ma se vogliamo vivere una giornata normale, un po’ di shopping è d’obbligo. E poi ci sono i saldi,” disse Annabeth con un sorriso.

Piper sbuffò, chiaramente disapprovando.

“Ma che razza di figlia di Afrodite sei?” chiese Thalia.

“Già, è così noiosa che potrebbe essere una figlia di Atena,” aggiunse Rachel, che si beccò uno schiaffo dalla figlia di Afrodite appena sfottuta.

“Devo cacciarvi di casa ancora prima di farvi entrare?” minacciò Annabeth.

Hazel scosse la testa. “Ce la facciamo a stare dieci minuti senza battibeccare?”

Rachel rise sotto i baffi.

Annabeth sospirò mentre prendeva Reyna sotto braccio. “Ho fatto un grave errore a far conoscere quelle due,” e indicò Rachel e Piper che si scambiavano un’occhiatina complice.

Thalia annuì. “Sono spaventose insieme.”

“Persino Travis e Connor Stoll hanno paura di loro.”

“Se aveste un po’ di buon senso anche voi ci temereste. Non appena una di voi si addormenta stanotte, la conciamo per le feste.”

“Annabeth, l’idea del pigiama party comincia a non piacermi…”

 

 

Erano in un negozio di sport e lo stavano svaligiando. Tute e scarpe da ginnastica tornano utili quando combatti mostri quasi tutti i giorni.

Hazel, non tanto familiare con l’idea degli shorts si stava provando una deliziosa gonnellina da tennis bianca che risaltava sulla sua pelle color cioccolato.

“Haze, quella non va bene,” disse Piper entrando nel camerino di prova. “Non ucciderai nessun mostro se sei intenta ad assicurarti che non ti si alzi la gonna,” le disse dolcemente.

Hazel era come la sorellina di tutte: aveva un’aria di innocenza che destava in ognuna di loro la voglia di proteggerla.

“Chi dice che la deve indossare per combattere mostri?” s’intromise Annabeth. “Magari le viene voglia di giocare a tennis. Guarda come le sta bene.”

Piper capì. “In effetti hai ragione, Ann. Hazel, che gambe chilometriche. Da quando sei così figa? O meglio, perché nascondi la tua figaggine sotto quei pantaloni non aderenti?”

Hazel arrossì. “E’ solo che non mi sento molto a mio agio con certi capi…”

“Oh, piccola, siamo nel ventunesimo secolo, devi adeguarti!”

“Piper, perché tu e Reyna non andate a scegliere qualcosa con Hazel?” propose Annabeth. Il suo piano della giornata era stato quello di coinvolgere il più possibile Reyna, che era l’estranea del gruppo, e di farle fare amicizia con Piper. Non le andava giù che due delle sue amiche più strette non si sopportassero.

Piper la guardò in cagnesco, ma Hazel si era rivestita e la stava tirando per un braccio fuori dal camerino. “Andiamo, Pipes! Reyna, che ne dici di cominciare da quel reparto?”

Thalia aveva in mano due t-shirt: una a sfondo nero con una scritta che diceva pink is the enemy e un’altra con l’immagine di una bambola impiccata con scritto DEATH TO BARBIE in caratteri cubitali. Annabeth sorrise. Thalia non sarebbe mai cambiata.

“Ti piacciono?” le chiese.

“Sembrano fatte apposta per te.”

Poi Annabeth si avvicinò a Rachel, che sembrava particolarmente interessata allo stand monocolore che stava scorrendo con le mani.

“Rach… non puoi comprare quella roba. Il colore cozza con i tuoi capelli.”

Rachel fece un ghigno divertito. “Chi se ne frega! Sono rossa e indosso vestiti rossi. Tutto di me grida rosso, persino il mio nome. Rachel Elizabeth Dare. RED. La moda non mi impedirà di sfoggiare la mia vera natura!” disse con fare drammatico.

“Lo spirito di Delfi ti ha dato alla testa,” commentò Annabeth ridendo.

Dopo che tutte ebbero pagato, uscirono dal negozio con un paio di buste ciascuna.

“Oi, Annabeth!” disse Piper. “Dobbiamo assolutamente andare lì!”

Stava indicando un punto vendita di Victoria’s Secret.

“Io là dentro non ci metto piede,” si tirò indietro Thalia.

“Già, tutto quel pizzo… neanche per sogno,” aggiunse Rachel.

“Vorrà dire che ci andremo solo io e Annabeth allora. Non è che voi altre ve ne fareste molto, dell’intimo sexy. Voi due avete giurato castità eterna ad Apollo e Artemide, mentre Hazel è ancora pura e non si decide a darsi una mossa… Reyna, ovviamente sei la benvenuta se vuoi venire con noi,” lo disse quasi con aria di sfida.

Reyna valutò le sue possibilità. Fissò intensamente Piper. Annabeth pensava che avrebbe detto di no, ma alla fine annuì. “Vengo con voi.”

Una volta dentro, Piper cacciò fuori il suo lato Afroditesco.

“Annabeth, dobbiamo trovarti un completino blu. O azzurro. Basta che sia di quella scala cromatica…”

“Perché?” chiese ingenuamente Reyna.

“Perché Percy va pazzo per il blu. Annabeth e i completini intimi blu sono la sua combinazione preferita. L’ultimo gliel’ha distrutto,” aggiunse con una risatina maliziosa.

Piper! Vogliamo raccontarlo a tutto il negozio?” la riprese Annabeth arrossendo. “Per te invece… il colore preferito di Jason è –“

“Il viola,” rispose automaticamente Reyna. Poi sembrò accorgersi di averlo detto ad alta voce e si schiarì la gola. “Il colore preferito di Jason è il viola,” ripeté.

Quella conversazione stava andando a parare in zone pericolose…

“No,” disse tranquillamente Piper. “Il colore preferito di Jason è l’arancione.”

“Oh, beh una volta era il viola, il colore della toga che portava al Campo Giove quando era pretore.”

Cazzo. In quei pochi attimi di silenzio Annabeth pregò gli dei affinché Piper non rispondesse a tono rovinando la loro serata.

Funzionò.

“Poi Era gli ha rubato i ricordi e si è scelto un altro colore preferito, magari. Non ne faccio una questione di filosofia, davvero… ma sono un’indiana Cherokee, il viola cozzerebbe con la mia carnagione. Un bell’arancione fluo è quello che mi serve,” Piper disse con il suo migliore sorriso. Reyna non replicò.

Crisi scampata.

 

Annabeth fu molto felice del suo acquisto: tanga e reggiseno coordinati di un bell’azzurro acceso e con le rifiniture in pizzo nero. Non vedeva l’ora di indossarli e vedere la faccia che Percy avrebbe fatto dopo averle tolto i vestiti.

Reyna optò per un comodo reggiseno sportivo color carne e due paia di mutandine che erano in saldo.

Piper alla fine aveva comprato due completini più del necessario, forse per irritare Reyna, forse perché non poteva resistere. Uno arancione fluo, uno con una fantasia a fiori e uno semplice di pizzo nero. Piper non era una figlia di Afrodite per niente, e Annabeth doveva ammettere che agli occhi di un uomo era decisamente irresistibile.

“Jason ti salterà addosso,” le sussurrò mentre uscivano dal negozio.

“Lo fa sempre,” ripose Piper ammiccando.

 

“Finalmente, quanto ci avete messo?” si lamentò Thalia.

“Piper ha svaligiato Victoria’s Secret,” commentò Reyna.

Rachel sorrise maliziosamente. “Sono sicura che Jason apprezzerà… e io sarò più che felice di ascoltare i resoconti dettagliati.”

“Rachel, lasciatelo dire. Sei una pervertita e mi fai paura,” l’accusò Annabeth.

“Almeno voi fate sesso!”

“Forse avresti dovuto pensarci prima di diventare l’Oracolo di Delfi.”

“Bionda, te l’ho già spiegato. Non avevo altra scelta! La castità era compresa nel pacchetto, non potevo rinunciare. Quindi, visto che non potrò mai vivere un’esperienza sessuale con qualcuno, mi accontento di vivere attraverso di voi, mie care e belle migliori amiche con fidanzati da urlo, e devo festeggiare i vostri successi come se fossero i miei.”

“Io non le racconto più niente,” borbottò la figlia di Atena.

“Idem,” aggiunse Piper.

“Comunque ho pensato che una persona con cui potrei… in realtà ci sarebbe.”

“Chi, le tue dita?”

“PIPER!” urlò Annabeth.

Hazel si era fatta rossa. Thalia si era tappata le orecchie in disgusto e Reyna sembrava indecisa se fare lo stesso o continuare ad ascoltare e scoppiare in una fragorosa risata.

“No, stronza.” Rachel fece un profondo respiro come se dovesse confessare un crimine, poi disse semplicemente. “Apollo.”

Ci fu un coro di “Apollo?

Mentre le altre erano nella più totale confusione, Annabeth scoppiò improvvisamente a ridere. Tutte si voltarono verso di lei per accertarsi della sua salute mentale.

“Ah. Ragazze… era una battuta. Annabeth l’ha capita prima di noi. Figlia di Atena…”

“No, Piper. Non rido perché penso che Rachel abbia fatto una battuta. Al contrario, penso che fosse disperata e serissima… Rido perché – dei, non ce la faccio,” Trattenne un’altra risata. “Rido perché quando eravamo piccole, Thalia aveva una cotta per Apollo!”

“Annabeth Chase, ti ammazzo!” la minacciò Thalia.

E’ uno splendore, diceva sempre…”

“Che Artemide mi fermi se cerco di ammazzare la mia migliore amica…”

Le altre – tranne Rachel – ridevano.

“Scusate? Stavamo parlando del mio problema col sesso!”

Annabeth cercò di calmare le risate. “Sì, scusa, rossa. Dicci di questa tua fantastica idea. E non preoccuparti, non devi essere gelosa di Thalia. Non è mai successo niente tra lei e Apollo.” Scoppiò di nuovo a ridere.

“In realtà mi ha fatto guidare il suo carro! Mica lo fa fare a tutte quante!” dichiarò fiera Thalia.

Piper non riusciva quasi a respirare e si manteneva lo stomaco.

“Non so se ridere o piangere, visto quanto è ridicola questa situazione,” disse Reyna, e Hazel fu d’accordo.

“Okay, stop. Annabeth, smettila di ridere così sguaiatamente. Rachel, parla. E evita di dire cose che potrebbero provocare ulteriore ilarità, per favore. Altrimenti perdiamo Annabeth.”

“E’ molto semplice, ragazze. Quando ho pronunciato il mio giuramento mi sono impegnata con Apollo. Ho consacrato la mia esistenza a lui. Non ho pronunciato parola sulla castità come invece fate voi Cacciatrici,” si girò verso Thalia come per cercare approvazione, e quest’ultima annuì. “Quindi, niente mi impedirebbe di… insomma, se lui volesse, io dovrei accettarlo, ecco.”

“A me sembra che tu sia più che consenziente,” commentò Piper.

“Dettagli,” la liquidò Rachel con un gesto della mano.

“Questo è il tuo piano geniale? Aspettare che Apollo ci provi con te?” chiese Annabeth.

“Secondo me vuole proprio sedurlo,” disse Piper.

“Non so se mi fate più schifo o paura,” commentò Reyna, ponendo fine alla discussione.

Beh, pensò Annabeth, almeno si è ambientata.

 

 

 

Angolo autrice: eccoci qui. Come avete sicuramente notato, questa era solo una parte introduttiva, il pigiama party in sé deve ancora venire.

Ho cercato di non sfociare troppo nell’OOC, anche se in questa situazione è un po’ difficile, (Rick non ha mai trattato certi argomenti o descritto una situazione simile) ma faccio del mio meglio. Se mi conoscete sapete che sono abituata a scrivere cose serie e decisamente meno comiche xD

Fatemi sapere se questo primo capitolo di follia vi è piaciuto, ho quasi terminato il prossimo e lo pubblicherò tra una settimana.

A presto,

Ginny_theQueen ♥

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Capitolo 2
*** 2. ***


“Io ve l’avevo detto che quella lì aveva un’aria sospetta.”

“Piantala, Annabeth.”

Passeggiavano sulla affollatissima Fifth Avenue ed erano appena state attaccate da tre dracenae della Scizia. Forti ma non imbattibili. Annabeth aveva neutralizzato la prima in venti secondi, ma le altre due erano state più tenaci e restie a farsi polverizzare. C’erano volute anche Thalia e Reyna per rispedirle nel Tartaro. Annabeth rabbrividì al ricordo di quel posto...

“Le avevo viste anche io,” commentò Rachel. “Annabeth aveva ragione.”

“Come sempre.”

“Che facciamo ora?” chiese Hazel.

“Casa di Percy e Annabeth ci aspetta!” rispose Rachel.

“E’ già ora di andare?”

“Dobbiamo prima passare a fare la spesa, non ho abbastanza viveri per tutte voi, considerando che mangiate come animali.”

“Hey!” protestò Piper.

“Tu non puoi proprio parlare,” disse Rachel ridendo.

 

“Di cosa abbiamo bisogno?” chiese Reyna una volta arrivate da Walmart.

“Dipende da quello che volete mangiare stasera,” le rispose Annabeth.

“Pizza!” dissero in coro Rachel e Piper. Thalia annuì.

“Hazel, per te va bene?”

“Okay.”

“Vada per la pizza, allora.”

“Prendiamo anche qualcosa di dolce. Non so, nutella, burro di arachidi, marshmallow… vedete voi.”

“Che siano blu, altrimenti Percy non li mangia.”

“Quanti anni ha, cinque? Trovati un ragazzo normale, Annabeth,” disse Thalia.

“Comunque non c’è il rischio. Percy non vedrà nemmeno tutta questa roba, perché mangeremo tutto. Non è vero, Rachel?”

“Certo, Pipes.”

 

Lo sguardo di Annabeth cadde sul carrello stracolmo che Piper e Rachel si ostinavano a riempire di cibo spazzatura. “Ragazze!” disse loro. “Non vorrei sembrarvi tirchia, ma vi ricordo che io non sono l’erede di un ingente patrimonio come voi due, il mio papino non mi dà cinquemila dollari di paghetta settimanale, io i soldi devo guadagnarmeli onestamente…”

“Che problema c’è, Ann?” rispose Piper.

Rachel sorrise. “OFFRIAMO NOI!”

 

La metropolitana era affollatissima e il tragitto piuttosto lungo. Le ragazze, piene di buste dello shopping e della spesa, e stanche per aver camminato tutto il pomeriggio, non vedevano l’ora di buttarsi sul letto di Annabeth. Uscite dalla metro percorsero un paio di isolati a piedi ed arrivarono al palazzo di Percy e Annabeth. Thalia e Reyna erano le uniche a non esserci mai state.

“Bel posto,” commentò Reyna.

“Grazie,” rispose Annabeth fiera. “Aspetta di vedere l’interno della casa. L’ho disegnata io.”

Annabeth aprì la porta e tutte entrarono.

“Stupido Testa d’Alghe, ha lasciato la luce accesa in cucina.”

“Annabeth, sei tornata! Oh, ciao ragazze.”

Percy comparve davanti a loro con una scodella in mano.

Tralasciando il fatto che avesse una scodella in mano, tralasciando anche il significativo dettaglio che fosse a torso nudo, c’era da rispondere alla domanda ovvia sul perché fosse ancora in casa.

“Percy, che diamine ci fai ancora qui?”

Lui assunse un’espressione innocente. “Cosa intendi con che diamine ci faccio qui? Io ci vivo qui, Annabeth. Ricordi quella splendida mattina di maggio in cui ti ho chiesto di andare a vivere insieme e tu mi hai buttato le braccia al collo perché –”

“Percy! L’accordo era che te ne saresti andato per le sei! Sono le otto, noi dobbiamo fare il pigiama party,” disse Annabeth stizzita.

“Oh, era stasera? Me n’ero dimenticato…”

“Bel fisico, Jackson,” s’intromise Piper.

“Già,” aggiunse Rachel.

“Ragazze!” Annabeth si stava arrabbiando.

“Che stavi facendo con quella ciotola in mano?” chiese Hazel cercando di non arrossire mentre inevitabilmente incontrava lo sguardo del ragazzo.

“Che stavi facendo a torso nudo?” replicarono Rachel e Piper.

Percy le ignorò. “Stavo… stavo cucinando. Sì, stavo preparando la cena. Volevo fare una sorpresa ad Annabeth, ma…”

Perché stavi cucinando a torso nudo, di grazia?” chiese nuovamente Reyna, scettica.

Percy sfoggiò un sorrisetto. “Vedete, in questa casa ci sono delle regole particolari che ha stabilito Annab–“

“Non interessa a nessuno!” lo interruppe Annabeth. “Percy, possiamo parlare un secondo?”

Posò le buste sul pavimento dell’ingresso e condusse Percy in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Prima che potesse dire qualcosa, Percy sorrise malizioso.

“Sbaglio, o era una busta di Victoria’s Secret quella che avevi in mano?”

Annabeth lo ignorò.

“Percy, sono senza parole. Non me la bevo la storia che ti eri dimenticato. Stamattina quando mi sono alzata hai piagnucolato per cinque minuti abbracciandomi e dicendomi di non andarmene perché stanotte non avremmo dormito insieme.”

Si sentì una risatina.

“Piper e Rachel, lo so che state origliando dietro la porta. Smammate.”

“D’accordo, okay non mi ero dimenticato. Almeno ci ho provato. E poi stavo davvero cucinando.”

Annabeth gli posò una mano sul petto. “Senza maglietta, sperando di ottenere la mia compassione?”

“Beh, cercavo di suscitare qualcosa di diverso dalla compassione, ma l’idea generale era quella. E poi le Regole le hai davvero stabilite tu.”

“Non parlare delle Regole con le ragazze! Mi tormenteranno per sempre…”

“Tu adori le nostre regole,” le sussurrò Percy all’orecchio.

“C – certo che adoro le nostre regole.”

Vedendola sussultare, Percy colse il suo momento di debolezza e la baciò. Era difficile resistergli, in quella situazione, incastrata tra lui e la porta, con le mani di lui sui fianchi…

“Percy! Non cercare di corrompermi. Non funzionerà.”

Percy sfoggiò la sua faccia da supplica, quella che Piper definiva cucciolo di foca. “Ma…”

“Mettiti una maglietta e vattene.”

“Sei cattiva,” disse Percy fingendo di piagnucolare. Annabeth non poteva negare che fosse adorabile e magari in un’altra occasione l’avrebbe convinta, ma quella era la sua serata con le ragazze.

Gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Domani puoi avere una ricompensa,” gli disse.

Il volto di Percy si illuminò. “C’entra qualcosa con la busta di Victoria’s Secret che hai posato all’ingresso?”

Annabeth rise. “Sì, se ti comporti bene,” gli rispose mentre uscivano dal bagno.

Dopo quella promessa – e molti commenti maliziosi da parte di Rachel e Piper – gli ci vollero solo dieci minuti per preparare uno zaino con le cose che gli servivano per andare a dormire al Campo. Percy salutò tutte frettolosamente, diede un bacio ad Annabeth e quando fu sull’uscio della porta chiamò “Allora ci vediamo domani mattina! Divertitevi ragazze,” e scomparve giù per le scale.

“Che cretino,” commentò Thalia.

Tutte mormorarono un assenso, Annabeth scuoteva la testa.

“Che dite, mangiamo?” chiese Hazel.

 

Tralasciando il fatto che avevano rischiato di far saltare in aria l’edificio lasciando acceso il forno, la pizza era venuta bene.

Annabeth aveva fatto una scenata, rimproverando tutte per la loro l’irresponsabilità e su come era sopravvissuta a due guerre contro mostri, Titani, Giganti e la Madre Terra in persona per poi essere uccisa da un forno.

“Sei più isterica di Era, Annabeth,” aveva commentato Thalia.

“Sicura di non essere incinta?”

“Muori, Piper,” fu l’amorevole risposta della bionda.

 

Comunque, era arrivato il momento dei film.

“Vediamo un Harry Potter,” decretò Annabeth. “Ho il cofanetto edizione speciale con tutti e otto i film che Rachel mi ha regalato il Natale scorso, ci sono anche le scene tagliate e le interviste al cast. Quale preferite vedere?”

“Il quarto,” rispose Rachel. “C’è Robert Pattinson.”

“Il terzo!” replicò Thalia. “E’ il più bello, e ci sono Remus e Sirius.”

“Sì ma non c’era ancora Luna! Io voglio un po’ di follia,” disse invece Piper.

Dopo una lunga discussione, finirono per vedere L’Ordine della Fenice, il preferito di Reyna.

 

“Oi, Annabeth,” cominciò a un certo punto Piper mentre si mettevano lo smalto alle unghie, “Che cos’era quella storia delle regole di cui parlava Percy?”

“Niente,” rispose velocemente l’interrogata. Non aveva vie di fuga per evitare l’argomento, dal momento che Rachel stava cercando di riprodurre un Van Gogh sul suo alluce. L’unico modo per scappare dalla domanda imbarazzante era porre un’altra domanda spostando l’attenzione delle ragazze su qualcos’altro. Atena ha sempre un piano.

“Hazel, tesoro, mi passeresti le patatine al formaggio? Grazie. Reyna, come se la sta passando Octavian? Sempre un coglione?”

“L’idiota che sventrava i peluches? Continua a farlo?” s’intromise Rachel.

“Purtroppo sì. Ma fortunatamente Frank sta ottenendo sempre più consensi tra i senatori... Octavian non avrà mai il pretorato, né cerca più di ottenerlo. E’ solo un fastidio, più che altro. L’altro giorno gli ho sguinzagliato Aurum contro, credo che mi eviterà per un bel po’,” concluse sorridendo.

“Sei malefica, – aspetta, com’è che ti chiami di cognome?” disse Thalia.

Reyna sospirò. “Arellano.”

“Sei malefica, Arellano,” ripeté Thalia alzando un pollice in approvazione.

“No, aspetta. E’ molto meglio di così,” intervenne Rachel. “Il suo nome completo è Reyna Avila Ramirez Arellano.”

“Cioè,” si intromise Piper. “Vuoi dire che le tue iniziali sono R.A.R.A.?”

Reyna si diede uno schiaffo da sola. “Ci risiamo.” Poi, rivolta ad Annabeth disse: “Ora capisci perché evito di dirlo in giro? Non dovevi divulgarlo!”

“Guarda che è un bel nome,” commentò Hazel. “Un nome importante. Hai due nomi e due cognomi, proprio come una vera regina.”

“Hazel Levesque, questa pessima battutina potevi anche risparmiartela. Me l’ha già detta Leo Valdez quando cercava di far colpo su di me. E comunque tutto il mondo sa che reina in spagnolo significa regina.”

“Giusto per avvertirti, sappi che ti chiameremo RARA per sempre.”

Thalia rise. Reyna si diede uno schiaffo da sola, rassegnata.

“Sì, okay, d’accordo, che RARA sia,” disse Piper con aria sbrigativa. “Annabeth, non credere di potermi sfuggire. Cos’era quella storia delle regole?”

Beccata di nuovo. Piper la conosceva proprio bene.

“Mi appello alla facoltà di non rispondere.”

Piper rise. “Sorella, sai che non esiste una facoltà del genere qui. O rispondi adesso o ti costringo a rispondermi. Ti conviene sputare il rospo, non ho voglia di ipnotizzarti al momento.”

Annabeth sapeva benissimo di non poter resistere ai poteri di Piper. Sarebbe stato solo più imbarazzante, tanto valeva confessare da sola, magari sarebbe riuscita a tralasciare qualche dettaglio…

“Okay, d’accordo, ve lo dico,” disse alzando le mani. “E’ proprio bello avere delle amiche che rispettano la tua privacy…”

“Parla!”

“Calmatevi… sembrate Era l’ultima volta che ha scoperto che Zeus aveva infranto il patto.” Il cielo tuonò, ma nessuna ci fece particolarmente caso. “Comunque. Le Regole sono delle norme che ho inventato quando Percy ed io siamo venuti a vivere qui. Regole di convivenza, insomma.”

“E…?” la incitò Rachel.

“E una delle Regole dice che quando siamo soli a casa nostra, Percy non deve indossare magliette. Certo, poi in inverno –“

Il resto del suo discorso fu interrotto dalla fragorosissima risata di Rachel e Piper. Thalia la guardava male. Hazel cercava di non guardarla affatto, e Reyna ebbe il buon gusto di fingere di non stare ridendo insieme a quelle altre due disgraziate.

“Avete finito? Siete voi che me l’avete chiesto.”

“Annabeth, è una cosa –“

“Fantastica? Lo so. La convivenza è meravigliosa. Possiamo fare sesso dove e quando vogliamo, senza preoccuparci di essere sgamati dalla suocera – senza offesa, sapete che adoro Sally, ma una volta è successo ed è stato molto imbarazzante, non sono riuscita a guardarla in faccia per un mese…”

“Annabeth –“

“Lo so che mi invidiate la vita sessuale.”

“Annabeth –“

“Che c’è?”

“Non fare certi discorsi davanti ad Hazel, si sente male.”

“Scusa, piccola.”

“Smettetela di trattarmi come se avessi nove anni!” disse Hazel lanciando un cuscino in aria. Ora, se avesse o meno avuto intenzione di colpire qualcuno, non ci è dato sapere. Fatto sta che colpì Piper in pieno.

“Ahi! Hazel!” la figlia di Afrodite ricambiò la cuscinata.

“Non toccare Hazel!”

Cuscino volante.

Tu non toccare Piper!”

Altro cuscino.

Inutile dire che scaturì una battaglia di cuscini in piena regola e senza esclusione di colpi tra tutte e sei le ragazze.

 

 

Visto che Rachel aveva deciso che proprio non dovevano chiudere occhio quella notte, si dettero da fare con i giochi. Dopo un lungo torneo a carte, Piper fece una proposta.

“Ognuna di noi deve raccontare un segreto. Qualcosa di divertente e che nessun altro sa, altrimenti non c’è sfizio. Meglio se è imbarazzante. E se raccontate delle balle vi picchio. Tutto chiaro?”

“Un normale Obbligo o Verità non ti piaceva?”

“Oh, ma questo è più diretto: posso obbligarvi a dire la verità,” rispose Piper facendo l’occhiolino.

Le altre annuirono, intimidite dalla figlia di Afrodite che avrebbe potuto usare il suo potere contro di loro.

“Bene, comincia tu, Thalia.”

La Cacciatrice dovette pensare un po’.

“Beh, visto che Annabeth vi ha già rivelato che anni fa avevo una cottarella per Apollo, devo pensare a qualcos’altro. Vediamo… okay, questo è imbarazzante. Quando ho rivisto Jason per la prima volta, mentre era in missione con Leo e con te, Piper, giuro che per un attimo lo credevo il fantasma di Luke.”

Annabeth impallidì visibilmente, poi si riprese. “Beh, in effetti i colori sono quelli.”

“E quindi? Hai scambiato Jason per Luke Castellan?” chiese Piper.

“Ho rivisto il ragazzo di cui ero innamorata nel mio fratellino, non credo che sia una cosa del tutto normale, Pipes. Tocca a te.”

Piper sospirò. “Quello che sto per raccontarvi è più che imbarazzante. Dovete promettermi di non dirlo a nessuno, okay?”

Le altre promisero.

“Una volta, quell’impicciona di mia madre ha pensato bene di farmi visita mentre io e Jason…” lasciò la frase in sospeso, arrossendo visibilmente.

“Mentre tu e Jason cosa?”chiese Rachel ghignando sotto i baffi.

“…facevamo l’amore.”

“Mi stai dicendo che Afrodite è scesa dall’Olimpo per vedere te e Jason che scopavate?”

“Il succo è quello,” rispose Piper grattandosi la nuca.

Annabeth, Rachel e Thalia scoppiarono a ridere.

“E cosa è successo? Intendo, quando è comparsa lei. Suppongo–” si interruppe per prorompere in un’altra breve risata, “suppongo che abbiate smesso.”

“Certo che abbiamo smesso! Jason era imbarazzatissimo, cercava di coprirsi in tutti i modi possibili – il ragazzo non realizza che quella pervertita ci avrà guardato innumerevoli volte anche da lassù – io invece sono rimasta com’ero e mi sono incazzata. Lei ha cercato di calmarmi, dicendo che voleva solo ‘passare a salutare’. Certo, come no. Per farvela breve, si è congedata con un ‘divertitevi, mi raccomando’. Ma che razza di madre è? Inutile dirvi che Jason si è rifiutato di scopare per due settimane.”

“E’ la dea dell’amore carnale, Piper,” disse semplicemente Annabeth, che stava seduta accanto a lei. “Almeno tua madre approva la vostra relazione. Atena ha minacciato Percy più volte, intimandogli di starmi alla larga.”

“Sul serio?” chiese Hazel.

“Sì, e lo ha fatto prima che ci mettessimo insieme. Il mio cucciolo vive con il costante terrore di essere trasformato in una civetta ogni volta che mi sfiora.”

“Annabeth, ‘il mio cucciolo’? ti stai proprio rammollendo,” la stuzzicò Thalia. “Comunque, il tuo anneddoto?”

“Mi avete già costretto a parlarvi delle Regole. Certo, ce ne sono altre, ma onestamente, sapete già fin troppe cose sulla mia vita. Lasciatemi conservare un briciolo di dignità.”

Le altre stavano per replicare, ma le fermò con aria dittatoriale: “Casa mia, decido io. Reyna, è il tuo turno.”

“Octavian ci ha provato con me.”

A Piper andò di traverso il popcorn che stava masticando, e Hazel prese a darle dei colpetti sulla schiena. Quando non fu più in pericolo di soffocamento – cosa che pure aveva suscitato diversi risolini – chiese a Reyna: “Cosa?”

“Voleva che lo candidassi al pretorato, subito dopo la sparizione di Jason. Ha cercato di flirtare per una settimana, poi alla fine l’ho preso a schiaffi davanti a tutto il Senato.”

“Così si fa,” approvò Thalia, sorridendo.

“Tocca a me?” chiese Rachel impaziente. “Bene. Questa fa ridere. Però ho bisogno di un elmo e di uno scudo per difendermi perché so che qualcuno vorrà uccidermi. No? Okay, poi se muoio farete i conti con Apollo. Volevo raccontarvi com’è andato il mio ultimo bacio prima di diventare Oracolo. Che, per inciso, non è stato il mio primo bacio.” Lanciò un’occhiata preoccupata ad Annabeth, poi riprese. “Quel cretino del suo attuale fidanzato era candidato per diventare il mio ragazzo. Annabeth non guardarmi così, almeno io ci provavo! Voi litigavate soltanto in quel periodo e Percy cercava conforto in me… comunque, per farla breve, un giorno Percy mi passa a prendere con la Prius di Paul – e non aveva ancora la patente, che cattivo ragazzo – e ci facciamo un giro romantico sulla South Shore. Nel momento esatto in cui comincio a fargli il discorso per dirgli che mi piace, un fottuto pegaso atterra sulla macchina! Ma io non mi faccio intimidire e lo bacio lo stesso, prima di lasciarlo andare via con Charles Beckendorf in sella a Blackjack. Che tempismo perfetto. No, ma capite? Trovo finalmente il coraggio di baciare il ragazzo che mi piaceva da mesi e un dannato cavallo alato mette fine a tutto! Avrei dovuto capirlo allora che non eravamo destinati a stare insieme… Ora tu non uccidermi.”

“Rachel,” disse Annabeth, “Guarda che lo sapevo già.”

“Cosa??”

“E’ una lunga storia*. Tocca ad Hazel.”

“Una volta mi sono trovata un’iguana sul letto. Era Frank.”

“Spiega meglio,” disse Thalia.

“Beh, in genere Frank non fa molto uso del suo potere di mutaforma, quindi non sono abituata a trovarmi strani animali intorno. Insomma, se fosse stato un gattino o un coniglio okay, ma mi sono svegliata e ho trovato un’iguana che mi dormiva accanto, cavolo! Chi di voi non avrebbe urlato? Le mie grida l’hanno svegliato ed è caduto dal letto. Quando è atterrato sul pavimento era di nuovo un ragazzo.”

“E questa cosa quando è successa?” domandò Annabeth.

“Già, Haze, scusa ma da quando Frank entra in camera tua nel bel mezzo della notte?” s’intromise Piper.

La figlia di Plutone si era ovviamente fatta rossa.

“Ragazze, secondo me dormono insieme da secoli e non ce l’hanno mai detto,” propose Rachel.

“N-no! Ma che dite! Lo sapete che sono una tipa all’antica, io… è capitato, okay? Non dormiamo mai insieme o cose del genere. Credo che avesse avuto un incubo e quindi era venuto a cercarmi, ma visto che mi aveva trovato addormentata aveva pensato bene di non svegliarmi e di mettersi a dormire accanto a me.”

“Sì, certo, ti crediamo, Hazel.”

“Ma è la verità!”

 

Erano le tre, ed era arrivata l’ora del secondo spuntino della nottata.

Reyna stava spalmando il burro d’arachidi sui panini, mentre Thalia arrostiva i marshmallow con delle piccole scariche di elettricità. Tre quarti della loro scorta erano bruciacchiati.

Finito con il burro di arachidi, Reyna aprì lo sportello del mobile per prendere il barattolo di Nutella che Annabeth, da brava maniaca dell’ordine, aveva subito messo a posto dopo la spesa, e notò le tante buste di colorante blu. Sorrise impercettibilmente.

“Quei due si sono organizzati bene. Durante la guerra, Percy aveva maturato l’idea di venire a vivere a Nuova Roma, e invece…”

“Credimi, è meglio che abbiano trovato un posto solo per loro. Percy sente la necessità di staccare la spina una volta ogni tanto, e non posso certo biasimarlo. Non ha avuto un attimo di tregua negli ultimi sette anni e non deve essere stato facile essere l’Eroe di entrambe le profezie. Meglio che si siano stabiliti qui, dove possono essere indipendenti. Il padre di Annabeth crede che giochino a fare gli adulti, ma fanno sul serio.”

“Si vede lontano da un miglio che questa situazione sarà permanente,” commentò Reyna.

La figlia di Zeus sorrise. “Permanente… è la parola preferita di Annabeth. Sì, penso che rimarranno qui per molto. E chi se ne frega se i vicini sentono le urla.”

“Litigano parecchio?” chiese Reyna.

Thalia ridacchiò. “Non mi riferivo necessariamente a quel tipo di urla…” Anche Reyna rise.

“Ragazze, a che punto siete? Qui abbiamo fame!”

 

Ore cinque e trentacinque.

“Ragazze,” chiamò Rachel da vicino alla finestra. “L’alba.”

“Hey, Thalia, il tuo amore Apollo sta facendo sorgere il sole.”

“Sei divertente quanto le battute di Nico di Angelo, Annabeth,” rispose la Cacciatrice.

“Apollo è mio,” ricordò Rachel con aria assassina.

“Bene, ora che abbiamo anche assistito a questo irripetibile spettacolo, che ne dite se ci spostassimo in camera?”

“Non ditemi che avete sonno.”

“Un po’,” ammisero Hazel e Reyna.

“No, se salite sul nostro lettone Percy vi ammazza. E’ tipo una cosa sacra per lui.”

“Sacra? Credo che tu e Percy lo rendiate piuttosto profano con le vostre attività notturne.”

 

 

*la lunga storia su come Annabeth sia venuta a conoscenza del bacio tra Rachel e Percy la trovate qui.

Angolo autrice: rieccomi! Sono riuscita ad aggiornare in tempo come promesso :)

Ditemi cosa ne pensate della seconda parte: cosa vi è piaciuto di più? (ed eventualmente cosa non vi è piaciuto) Vorrei sentire il vostro parere su questo capitolo visto che il terzo è in fase di scrittura e posso ancora lavorarci.

Vi do una piccola anticipazione: Percy torna!

Se volete stalkerarm- ehm, volevo dire seguirmi, qui trovate il mio Twitter ed il mio Tumblr. Avvisatemi se mi seguite così posso ricambiare!

Un bacione,

Ginny_theQueen ♥ 

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


Note: probabilmente vi eravate dimenticati di questa storia (io quasi). Spero che mi perdonerete dell’immane ritardo, eccovi l’ultimo capitolo. Buona lettura, ci vediamo giù.

 

 

Quando Percy arrivò sul pianerottolo alle nove del mattino, sapeva che suonare il campanello avrebbe significato una morte dolorosa. Rovistò nelle tasche, ma non riuscì a trovare le chiavi di casa. Rassegnato, si sedette con le spalle al muro e posò a terra il suo zaino, poi lo aprì e ne rovesciò i contenuti sul pavimento di marmo. C’erano carte di merendine, un pigiama, i boxer sporchi di ieri, altri snack, la felpa rossa dalle tasche abissali… ecco dov’erano le chiavi di casa!

Percy entrò in casa cercando di fare il minor rumore possibile. Il russare delle sei ragazze era udibile perfino dall’ingresso. Era chiaro che avrebbero continuato a dormire per un po’, quindi Percy decise di darsi da fare.

Il bagno era stato invaso. C’erano tubetti di prodotti sconosciuti ovunque. Borse, sciarpe e giubbini dominavano il salotto. Sembrava che le ragazze si fossero trasferite per settimane, invece che per una sola notte.

Percy prese una decisione molto matura. Non andò a sbirciare in camera. Avrebbe potuto fare un milione di foto alle ragazze che dormivano l’una addosso all’altra in posizioni strane sul suo letto, – per quanto stupida fosse, la cosa lo rendeva un po’ geloso – avrebbe potuto scattare un milione di foto mentre dormivano con la bocca aperta, senza trucco e con i capelli arruffati. I fratelli Stoll avrebbero pagato centinaia di dracme d’oro per quelle foto. Ma Percy era un adulto. Una persona responsabile che rispettava la privacy delle sue amiche.

Si mise a ridere.

 

Un’ora dopo, aveva sistemato il casino generale che vigeva sovrano nell’appartamento. Aveva indossato dei comodi pantaloni da tuta e la sopracitata felpa dalle tasche abissali, sapendo che le ragazze avrebbero riso. Gli era stata regalata da Piper al suo diciannovesimo compleanno. Era a tinta unica, rossa, con una scritta bianca davanti che diceva, ‘Se mi perdo, restituitemi ad Annabeth’ e ovviamente alla sua ragazza era stato regalato il capo coordinato complementare, bianco con la scritta rossa ‘Sono io sono Annabeth’. Era stato una sorta di scherzo, ma Percy insisteva sempre che dovessero indossare le due felpe insieme, provocando l’ilarità di tutti.

Il buon semidio si mise a fare i pancakes e apparecchiò la tavola per quando le ragazze si sarebbero svegliate.

 

La prima ad alzarsi fu Thalia.

“Buongio–” stava cominciando a dire Percy seduto al tavolo della cucina, ma fu interrotto dall’urlo della Cacciatrice. “C’è un uomo in cucinaaaaaaaaaaa!”

Dal corridoio arrivò la voce ancora assonnata di Rachel, “E’ tuo cugino, idiota.”

Dopo l’urlo, anche le altre si alzarono.

“Ciao, Perce. Vedo che hai preparato la colazione.”

“’Giorno, Hazel, serviti pure.”

“Già tornato, Jackson?”

“Si.”

“Uhhh, indossi la felpa!” esclamò Piper con un sorriso. Tipico di Piper: euforica anche appena sveglia.

Il volto di Percy si illuminò quando vide comparire anche Annabeth, in tutto il suo mattutino splendore con il pigiama con le civette.

“Ti sono mancato?” chiese lui aprendo le braccia.

Annabeth entrò nel suo abbraccio e si sedette diagonalmente sulla sua gamba. “Nemmeno un po’. Ho avuto la compagnia migliore del mondo.”

“Beccati questa, Jackson,” lo prese in giro Reyna facendogli la linguaccia.

“Ho fatto il bucato mentre dormivate,” disse rivolto alla sua fidanzata con una faccia da angelo.

“SPOSALO!” intervenne Hazel.

“Nah, penso che fuggirò con Reyna.”

Percy la fece quasi cadere. “Divertente, Annabeth.”

“Che sono quelle occhiaie? Siamo noi a non aver chiuso occhio fino a dopo l’alba…”

“Beh, io e Jason ci siamo fatti un giro. Poi siamo stati intercettati da Apollo che ci ha chiesto un favore, e sai come vanno a finire queste cose. Sono tornato a casa alle tre di notte, ho dovuto svegliare Mamma perché non avevo le chiavi. Le è venuto un colpo. Mi ha fatto mangiare– “

“Santa donna, tua madre.”  

“– e poi mi ha chiesto cosa era successo, e soprattutto perché non ero a casa con te.”

“E tu cosa le hai raccontato?”

“Che dovevi fare un pigiama party.”

“E lei?”

“Si è messa a ridere.”

“Aw, Sally. Dopo le telefono. Magari invito lei e Paul per pranzo domani.”

“Se la casa sarà ancora agibile quando queste qui se ne saranno andate…” disse Percy indicando le ragazze.

“Sciocchezze,” disse Annabeth con un cenno della mano.

“Adoro il modo in cui non calcola minimamente le osservazioni di Percy e procede secondo le sue idee ignorandolo del tutto,” commentò Thalia. “Sono fiera di te, Annie. Ti ho cresciuta bene.”

“Certo, certo,” rispose Annabeth sbrigativa. Poi rivolta alle altre “E’ fissata con questa storia del ‘ti ho cresciuta bene’, ma vi assicuro che è tutto nella sua testa. Lei era un pino mentre io crescevo.”

“Annabeth…!”

“Oh, andiamo, Thals.”

“Pancakes pronti!” urlò Percy per alleggerire la tensione. “Chi vuole quelli blu?”

Hazel alzò la mano. “Io voglio provarli.”

“Anch’io!”

“Dai, assaggiamoli…”

Il tavolo della cucina non era abbastanza grande per tutti, quindi Annabeth mangiò in piedi, con la schiena sul piano d’appoggio. Percy si mise accanto a lei e le cinse la vita. La ragazza si voltò per dargli un debole sorriso.

“Ehm… Percy,” cominciò Reyna. “I pancakes sono buoni, ma perché blu?”

Il ragazzo ghignò. “Quando ero piccolo la mia mamma diceva che se il cibo può essere blu allora qualsiasi cosa può avverarsi.”

 

 

Avevano dovuto stabilire i turni per la doccia. Ecco, la turnazione era stata un problema.

Thalia aveva tentato invano di entrare in bagno per prima dichiarando che suo padre era il re degli dei. Questo aveva portato ad un’accesa discussione tra le ragazze sui gradi di importanza dei genitori divini, mentre Rachel, non vista, era tranquillamente sgattaiolata in bagno.

Alla fine, le altre si erano giocate la turnazione con un veloce torneo di morra cinese, e Percy le guardava scuotendo il capo, ormai persa ogni speranza.

 

“Jason voleva sapere se saresti tornata in tempo per la lezione di tiro con l’arco di mezzogiorno, Pipes.”

Reyna guardò l’orologio. “Beh, penso proprio di no,” rispose al suo posto.

Piper diede una pacca sulla spalla a Percy. “E non tornerò nemmeno per quella delle quattro. Rimaniamo qui fino a stasera, fratello.”

Percy sgranò gli occhi. “Sul serio?”

“Sì,” rispose Rachel. “Ti aspetta un luuuuungo pomeriggio.”

“Guarda il lato positivo, almeno sei circondato da belle ragazze.”

Percy emise un suono indistinto.

“Beh, puoi sempre tornartene al Campo.”

“Ma questa è casa mia! Non era nel contratto che sareste rimaste qui un giorno in più!”    

“Annabeth dice che possiamo. Stabilisce lei le regole,” sentenziò Rachel.

A proposito,” intervenne Piper. “Annabeth ci ha raccontato delle speciali regole che vigono in questa casa…”

Il semidio arrossì. Quelle erano cose private! Doveva sfuggire a Piper…

In quel momento Thalia uscì dal bagno e Annabeth vi entrò. Percy si fiondò nel corridoio e bussò. “Annabeth, apri.”

“Percy, devo fare la doccia.”

“Apri.”

Annabeth ubbidì. Percy sgattaiolò dentro e richiuse la porta.

“Che fai?”

“Sono scappato da Piper che stava per farmi domande imbarazzanti,” confessò.

“Incredibile. Non batti un ciglio davanti a titani e giganti, ma sei terrorizzato dalla mia migliore amica.”

Percy annuì. “E’ una figlia di Afrodite.”

“Beh, hai intenzione di rimanere chiuso qui dentro per sempre? Io devo farmi la doccia,” ripeté Annabeth.

Percy le afferrò il polso e sorrise. “Ora che mi ci fai pensare, anche io avrei proprio bisogno di un’altra doccia. Potremmo risparmiare acqua e –“

Percy.”

Annabeth sospirò. Non che non volesse, anzi. Ma le ragazze erano nella stanza accanto…

“Più tardi,” gli disse infine.

Faccia da cucciolo di foca. “Promesso?”

“Promesso.”

Qualcuno bussò alla porta.

“Hey,” riconobbero la voce di Hazel. “Mi dispiace interrompere qualsiasi cosa voi stiate facendo lì dentro, ma vi ricordo che c’è un solo bagno…”

Annabeth diede un bacio veloce a Percy per poi farlo uscire.

Piper gli si avvicinò di nuovo, mettendo le mani avanti. “Non c’è bisogno di scappare, tranquillo. Volevo chiederti un’altra cosa.”

Seppur con un po’ di esitazione, “Spara,” le disse.

“Hai detto che tu e Jason vi siete fatti un giro ieri sera.”
“Sì, siamo andati a berci una cosa,” confermò Percy titubante.

“Wow. Non me l’ha detto.”

“Problemi in paradiso, McLean?” la provocò Rachel.

“Unisciti alle Cacciatrici, Pipes,” disse Thalia, come al solito.

“Zitte voi, verginelle.”

“Nemmeno io ho avvisato Annabeth,” continuò Percy ignorando il veloce intermezzo delle ragazze.

“Ma –“

“Hey, voi ragazze vi stavate divertendo tutte insieme, noi siamo usciti. Che ti aspettavi che facessimo? Piagnucolare?”

“Beh, visto che le vostre vite ruotano attorno a noi, francamente sì,” rispose la figlia di Afrodite con un sorriso smagliante.

“Hey!” anche Percy rise. “Questa era una risposta alla Annabeth.”

Piper gli fece l’occhiolino. “Ho imparato dalla migliore.”

“Quindi, nessun rancore, vero? Non è che appena torni al Campo ti arrabbi con Jason per qualche strano motivo e lui se la prende con me?”

“Nah, tu e Jason potete fare ciò che volete. Siete liberi di spassarvela a modo vostro mentre noi facciamo altrettanto.”

Percy non parve molto convinto.

“Jackson, sono seria!”

 

Erano in salone, cinque schiacciati sul divano e due comodamente spaparanzate sulle poltrone. La disposizione vedeva Piper, Rachel, Thalia e Percy che se ne stavano stretti stretti, con Annabeth che in teoria stava seduta in braccio a Percy, ma che in pratica era semidistesa trasversalmente su tutti loro, con i piedi poggiati sulle cosce di Piper. Reyna e Hazel, che si erano accaparrate le postazioni più comode guardavano con divertimento la scenetta di fronte a loro.

“Spero per voi che vi siate divertite,” cominciò a dire Percy. “Perché è la prima ed ultima volta che lascio che mi invadiate la casa in questo modo.”

“Sì, certo, come no,” commentò Piper.

“Pipes, sono serio.”

“Nah, non lo sei,” intervenne Rachel. “Prevedo altri pigiama party in questa casa,” disse ammiccando.

Annabeth scoppiò improvvisamente a ridere. “Percy, c’è una cosa che devi assolutamente sapere!”

“Cosa?”

“Rachel – segue le orme di Thalia…” continuò tra le risate.

“Annabeth, ti farò del male. Molto, molto male,” borbottò l’Oracolo di Delfi, sapendo cosa Annabeth stava per dire.

“…nella sua cotta per il dio più splendente di tutti.”

Percy guardava le ragazze senza capire. “Mi spiegate?”

“No!”

“Per fartela breve, Rachel ha intenzione di saltare addosso ad Apollo.”

“Smettila, faccia da civetta!”

Annabeth si girò a guardarla. “Ma che razza di insulto è?”

Percy cominciò a sorridere. “Visto che rientro nella ristretta lista di persone a cui Rachel è saltata addosso –“

“Hey! Non ti sono saltata addosso! Guarda che mi sembravi piuttosto consenziente in quella macchina –“

“Ritengo che sia poco saggio e molto irresponsabile da parte tua provare un atto del genere… oh, ma chi prendo in giro? Buttati, Dare!”

“Ma cosa?”

“Percy sei il solito cretino prevedibile”

“Idiota.”

“Quando avete finito il vostro round a Insultiamo Percy… Rach, io dico che ti devi buttare. Mal che vada, Apollo potrebbe incenerirti.”

“Wow, grazie Jackson, questo mi rassicura.”

 

 

“Ragazze, direi che è ora di andare.”

“Perché? Rimaniamo un altro po’!”

“Io mi scoccio di andare a casa…”

“Dobbiamo andare,” ripetè Piper.

“Perché?” chiese nuovamente Hazel.

“Perché abbiamo disturbato abbastanza, Percy e Annabeth hanno bisogno dei loro spazi per –“

“Fare le loro cose,” concluse Reyna per lei, facendo segni ambigui con le mani.

Thalia si espresse con un “Bleah”, Rachel diede un urletto di gioia, come se la cosa la riguardasse in prima persona. Hazel ammutolì, Piper rise. I diretti interessati, che non avevano seguito lo scambio di battute perché erano andati in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, tornarono in salone tenendosi per mano, gesto che non passò inosservato.

“Hey, piccioncini… noi pensavamo di togliere il disturbo,” annunciò Reyna.

“E di lasciarvi un po’ di spazio,” aggiunse Rachel.

“Percy ci sta amando in questo momento,” commentò Piper vedendo il sorrisone del ragazzo.

“Come non ci ha mai amate prima…”

 

 

“Ti sei divertita?”

Annabeth annuì soddisfatta. “Era da tanto tempo che volevo organizzare una cosa con tutte, ma c’era sempre stato il problema di Piper e Reyna, e Thalia non è quasi mai reperibile, e Hazel viveva dall’altra parte del paese…”

Annabeth lo abbracciò forte e mise la testa nell’incavo del suo collo, “Grazie.”

Il modo in cui aveva sussurrato quella semplice parola, con le labbra che gli solleticavano la pelle, fece impazzire Percy per un secondo. Ma non era sempre così? Non lo aveva sempre fatto impazzire, sin dal primo giorno, sin da quel ‘quando dormi sbavi’? E sarebbe sempre stato così, pensò Percy felice.

Prese ad accarezzarle i capelli e la strinse a sua volta. Non sapeva per quanto tempo rimasero lì fermi in quella posizione, ma sapeva soltanto che non l’avrebbe mai lasciata andare, perché non c’era nessun altro posto al mondo in cui si sentisse così. Completo.

Dovettero passare parecchi minuti, perché ad un tratto Annabeth alzò la testa per guardarlo e la sua espressione era cambiata: aveva un sorrisetto sghembo stampato in faccia. Prima che lei potesse dire qualcosa, Percy disse ad alta voce quello che stava pensando prima di riuscire a fermare le parole che gli stavano uscendo di bocca.

“Se potessi stare abbracciato a te ventiquattro ore su ventiquattro lo farei.”

Era probabilmente la cosa più stupida che le avesse mai detto – e

gliene aveva dette di cose stupide – ma l’espressione di Annabeth si addolcì.

“Non vorrei mai lasciarti andare,” aggiunse.

“E non dovrai mai farlo,” lo rassicurò lei prendendogli la mano.

“Ora,” riprese Annabeth “mi pare di ricordare che avessimo un accordo…”

Per una volta, la testa di Percy era davvero lontana anni luce da certi pensieri, ma il ghigno malizioso della sua ragazza lo riportò alla realtà.

“Sai, ora che mi ci fai pensare, mi sovviene una certa promessa…”

“Quella di ieri o quella di stamattina?”

“Caspita, erano due? Di bene in meglio…”

Il resto del discorso sicuramente molto intelligente che Percy stava per fare si perse in una marea di baci e sospiri.

 

Ma erano pur sempre Annabeth Chase e Percy Jackson, quante erano le probabilità che riuscissero ad avere un po’ di pace?

Poche. Troppo poche.

La stupida maglietta di Percy non aveva ancora toccato il pavimento che i due furono interrotti dal suono del citofono.

Annabeth staccò le labbra dal collo del ragazzo per chiedere, “Che dici, se fingiamo di non sentire la smetteranno?”

Suonò di nuovo.

“Non credo,” rispose Percy e si alzò da terra con un solo agile movimento. Con un gesto alquanto cavalleresco porse una mano ad Annabeth per aiutarla, ma anche lei saltò in piedi in un attimo e si uscì dalla stanza per andare a rispondere. Percy scosse la testa e raccolse la maglia, seguendola.

“Se è Piper, la uccido. Ho mai rotto le palle a lei e Jason? Okay, tecnicamente c’è stata quella volta, ma non sapevo che –“

“Secondo me è Thalia, che vorrebbe ancora disperatamente proteggere la tua virtù.”

“Amore, la mia virtù è partita da qualche anno, e lo sa persino Thalia,” poi rispose al citofono. “Certo, sali, piccola.” Posò la cornetta e si rivolse nuovamente al fidanzato, “Sbagliato entrambi, è Hazel.”

“Scusate, scusate, scusatemi,” fu la prima cosa che Hazel disse entrando. Il suo sguardo dorato si posò su Percy – la maglietta gli era rimasta in mano – e Hazel chiese nuovamente scusa, imbarazzatissima. “Non volevo interrompervi, dopo tutto il fastidio che abbiamo dato… ma domani Nico mi porta al Campo Giove, rimango lì per un paio di giorni e ho bisogno del pigiama, che credo di aver dimenticato in camera…”

 

“Finalmente soli,” disse Annabeth con un sospiro dopo che Hazel fu uscita dalla porta principale.

“Io non ci conterei.”

Annabeth ignorò il pessimismo del suo ragazzo. “Che strano senso di dejà-vù…”

“Già,” assecondò Percy. “Dove eravamo?”

Annabeth rispose con un sorrisetto stanco, ma divertito. “Credo proprio che ci stessimo strappando i vestiti di dosso.”

 

 

Angolo autrice: Eccoci qua. Questa storia è stata come una gravidanza: c’è voluto pochissimo per concepirla e mesi e mesi per farla nascere. (Perdonate la simpatica similitudine)

Spero che la storia vi sia piaciuta, lasciatemi qualche recensione.

Alla prossima,

 

Ginny_theQueen

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