I Can't Figth This Feeling Anymore

di Yoan Seiyryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ragione e Sentimento ***
Capitolo 2: *** Prigione di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** Le affinità elettive ***
Capitolo 4: *** Veleni ***
Capitolo 5: *** Alba di ghiaccio ***
Capitolo 6: *** Quel che siamo ***
Capitolo 7: *** Tradimento ***
Capitolo 8: *** Sospiri ***
Capitolo 9: *** Ombre ***
Capitolo 10: *** Nessun addio ***



Capitolo 1
*** Ragione e Sentimento ***






I

Ragione e Sentimento




 

 
Nascondersi fra così tante persone è difficile, quasi impossibile. Forse addirittura irrealistico. Tenti con tutta te stessa di non abbassare la guardia, di mostrarti sicura e non cedere al minimo movimento. Hai le mani fredde, gelide, contornate da guanti che non puoi togliere. Osservi di fronte a te volti felici, gioiosi, il giorno dell’incoronazione rappresenta proprio questo. Ma per te non è così, per te non c’è nulla che possa farti sentire meglio in quella sala colma di persone che farebbero meglio a starti lontana. Una Regina impassibile, dallo sguardo forte e serafico che in realtà trattiene dentro di sé tutta la debolezza covata in anni di solitudine. Elsa è così che si sente, ma nulla potrebbe renderla più lieta di vedere sua sorella volteggiare nella sala con impeccabili Cavalieri. Il sorriso di Anna è sincero, giocoso, pieno di vita. E’ per questo che le è rimasta distante così a lungo, proprio per evitarle qualunque sofferenza. L’amore rappresenta anche il sacrificio di sé.
Rimane in piedi ad osservare seraficamente il volgere della serata, di tanto in tanto si svolge qualche presentazione ordinaria a cui Elsa non può sottrarsi, denotata da sorrisi forzati a causa di una vicinanza che non può e non vuole permettersi di avere con nessuno. Ed è in quel momento che il mastro cerimoniere giunge ancora una volta fino a lei per poter interloquire con la sua voce alta e squillante.
“Vostra Maestà, vi presento il Principe Hans Delle Isole del Sud, ultimo di dodici fratelli”.
Elsa scocca un’occhiata rapida al giovane uomo che si prostra in un elegante inchino, accompagnato dalla ricerca della sua mano per potervi posare un bacio. Lei, senza mostrarsi sprezzante, la ritira con immediatezza prima ancora che il contatto avvenga e la tiene stretta al petto. Sembra essersi scottata, ma così non è, le dita diventano ancora più fredde.
“E’ un onore, Maestà. Sono qui in vece dei miei fratelli per portarvi omaggio in questo lieto giorno”.
Una voce soffice, simile al miele, si insinua nelle orecchie di lei. Calda e rassicurante, ma altrettanto ingenua e serena. C’è qualcosa nel giovane principe che le ricorda sua sorella, uno stato d’animo allegro e spensierato, può leggerglielo perfettamente negli occhi.
“Benvenuto ad Arendelle, Principe Hans. La vostra deve esser stata un’infanzia felice se trascorsa in compagnia di così tanti fratelli” .
Senza scomporsi rimane perennemente immobile a studiare il suo viso, non è interessata alla sua storia ma sa anche che non può permettersi nessuna scortesia verso i suoi ospiti. Arendelle ha bisogno di sostenitori, non di nemici e un approccio più umano sarebbe sicuramente utile.
“A dire il vero, Maestà, la mia è stata un’infanzia piuttosto turbolenta. Certamente ho trovato spesso motivo di sentirmi al culmine della gioia, ma altrettante volte ho subìto le angherie dei miei fratelli maggiori. D’altronde è questo che accade in famiglia, non è così?”.
La domanda suona in modo impertinente ma Elsa sa che in realtà  deriva dall’essere addolorata per aver tenuto le distanze da Anna per tutto quel tempo, senza poterle spiegare nulla, senza essere in grado di farle comprendere quanto tenesse a lei.
“Temo di avere soltanto una sorella, è molto diversa da me e non sempre riusciamo a comunicare come vorremmo” si limita a dire schiarendosi la voce per poi tornare composta.
Non riesce a leggere nulla negli occhi di Hans, nulla che non sia gentilezza ed onestà. I suoi occhi sono sinceri e compassionevoli, forse per questo inizia a sentirsene disturbata. Tra tutti, lui è quello che la guarda in modo diverso, che cerca di comprendere che cosa nasconda dietro quella maschera di ghiaccio. Tra tutti, è l’unico ad aver intuito che nel suo cuore ci sono ombre. Dunque le diventa insopportabile e quasi intollerabile, ma solo per timore di essere scoperta.
“Ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza, una fanciulla a dir poco… naturale”.
Elsa inarca un sopracciglio, non è certo un complimento che è abituata a sentire ma tenta in ogni modo di non scomparsi, nemmeno nello sguardo.
“Che intendete dire?”
“Anna" immediatamente il Principe si corregge, un lieve rossore traspare sulle guance per denotare l’imbarazzo causato dall’errore  “La Principessa Anna ha un carattere molto aperto, disinvolto, schietto oserei dire. Non ha timore di mostrare i propri sentimenti, forse per questo credete di essere così diversa da lei”.
Le ginocchia per un attimo tremano sotto il lungo abito, si stanno per sciogliere ma è costretta a controllarsi con tutta se stessa. Che impudenza! La rabbia non ha mai fatto parte di sé, nonostante tutto il dolore e la sofferenza e la solitudine stessa non si è mai ritrovata nella situazione di perdere le staffe. Calma, serafica, posata, è questo ciò che le hanno insegnato ad essere. Ed ora, un principe sconosciuto, pretende di poter capire chi sia davvero?
“Avete esagerato Principe Hans, non sono questi argomenti che possono competervi. Potete ritirarvi e prendere parte alle danze”.
Parole fredde, di ghiaccio, che instillano nel giovane straniero il movimento di un passo indietro, come spaventato da quelle stalattiti che gli sono state appena lanciate. Gli occhi di Elsa sono impenetrabili così come l’espressione del viso, dura e intransigente.
Hans sembra aver compreso e se ne dispiace, china appena la testa e si inchina.
“Perdonatemi se vi ho arrecato offesa, Maestà, non era mia intenzione”
Scivola via come l’acqua di un fiume e si mescola tra la folla, Elsa non gli rivolgerà più alcuna attenzione. Si è innervosita ed ora teme di poter arrischiare chiunque e tutto per uno sciocco commento da parte di un giovane gentile, ma ingenuo. E’ così simile a sua sorella il parlare senza rendersi conto del peso che le parole hanno e dire esattamente ciò che si pensa. Elsa non ha mai avuto occasione di farlo e probabilmente non potrà mai concedersi un lusso simile. Ma nulla vale più della sicurezza del Regno e di Anna, dovesse anche sacrificarsi per tutta la durata della sua vita.
Le danze hanno inizio e di nuovo torna nel suo silenzio, la musica è leggera ma lei non riesce proprio ad ascoltarla.




 
 
 



Sentirsi in colpa non fa parte della sua natura. Certo, come suo solito si è lasciato andare ai pensieri consumati nella sua testa, ma allo stesso tempo avrebbe dovuto riflettere con più attenzione, più raziocinio. Lo hanno sempre rimproverato, i suoi fratelli, per avere un carattere spensierato. Sarebbe dovuto rimanere con i piedi per terra o non avrebbe mai fatto nulla della sua vita. Ed ora è riuscito a conquistarsi lo sguardo colmo di irritazione da parte della Regina di Arendelle. Di tanto in tanto, nel corso della serata, l’ha ricercata in quella confusione. Non si è mai allontanata dal suo scranno e non ha mai tentato nemmeno una volta di danzare, rifiutando qualunque invito o tentativo tale. Non riesce a smettere di sorridere all’idea di aver indovinato, è davvero sin troppo diversa da Anna, la quale invece è riuscita a rapirlo per tutta l’altra metà della serata. Usciti di nascosto da occhi indiscreti si sono intrufolati nei giardini del Palazzo per trascorrere tutto il tempo a discorrere di loro, a narrare le proprie storie e il futuro che avrebbero dovuto intraprendere.
“Quanto lontano è il per sempre?”
Le sue labbra, i suoi occhi sorridono. Si sono appena promessi amore eterno e lui, in fondo,  sente di essersi lasciato andare troppo in fretta. Ma nessuna donna fino a quel momento è mai riuscito a conquistarlo tanto facilmente. Anna possiede una natura così vivace e spontanea che non si potrebbe far altro che questo: caderne innamorato, per sempre.
“A volte, solo un secondo”.
Sì, è terribilmente diversa da sua sorella. Nel suo cuore c’è calore, le sue mani sono calde e la sua voce è impaziente, giovanile, a volte persino infantile ma non gli arreca alcun disturbo. Non si è mai sentito così vivo prima di quel momento.
Cosa direbbero i suoi fratelli? Probabilmente lo biasimerebbero, forse lo rinchiuderebbero nella sua stanza a riflettere. Lui è fatto così. Agisce, poi pensa.
“Elsa sarà così felice di sapere che ci sposeremo!”
Tutto questo entusiasmo però, per un attimo, lo frastorna. Allunga il sorriso ma l’allegria e l’euforia del momento si spengono all’unisono. Dover riaffrontare ancora una volta la Regina lo intimorisce appena e anzi vorrebbe evitare di comunicarle un simile avvenimento.
Da una parte corre il desiderio di dichiarare al mondo il suo amore per Anna, ma dall’altra ha timore di dover affrontare nuovamente la Regina.
“Come fai ad esserne certa?” le sorride ma lo fa più per tranquillizzare se stesso.
Le sfiora una mano e la conduce alle labbra per poi guardarla negli occhi per un tempo così lungo che lei si vede costretta ad arrossire, nascondere lo sguardo e ridacchiare in modo giocoso.
“Perché sono sua sorella, la conosco! Ed inoltre siamo innamorati, sarà felice per noi e forse così riusciremo anche a tornare amiche come una volta”.
Gli occhi traboccanti di sogni di Anna lo affascinano, è totalmente rapito da tutta questa sua speranza. Hans ogni tanto si lascia andare a qualche vena malinconica composta dalla piega delle labbra che formano una smorfia impercettibile.
“Certe volte non è così facile rimettere insieme i pezzi, Anna. Ma con l’ottimismo dalla tua parte non riesco a credere che potremmo fallire”.
Ed è proprio all’ottimismo che Hans pensa dopo esser rientrati nella sala dei festeggiamenti ed aver comunicato alla Regina la loro intenzione di sposarsi. Avverte su di sé lo sguardo colmo di rancore di Elsa per aver trascinato sua sorella in quella che le sembra una sciocchezza. Sposare uno sconosciuto. Lui, uno sconosciuto? Che sciocchezze!
Due persone possono trascorrere insieme sette anni e non conoscersi affatto, mentre ad altre possono bastare sette giorni [1]. Tra lui ed Anna c’è stato molto di più di semplice attrazione, non si è mai trovato così bene con qualcuno che non con lei, perché dovrebbero dubitare del loro amore?
Ogni pensiero svanisce con il seguire della rabbia di Anna che scaraventa addosso ad Elsa, tutto ciò che in quegli anni non ha osato dire si riversa su di lei come un fiume in piena, finché poi il fiume non straripa. Il ghiaccio, un pavimento di ghiaccio si rafferma al di sotto dei loro piedi e tutto inizia a tremare. Grida di spavento, grida di minaccia, ogni cosa diventa frenetica ed Hans non sa più che cosa aspettarsi. Dunque è questo ciò che la Regina ha sempre nascosto, ciò che guardandola non era riuscito a capire prima. Ora sa, ora comprende quell’ombra immobile nei suoi occhi chiari.
Prova una inspiegabile compassione che non fa in tempo a coltivare, trascinato via dall’impetuosità di Anna che non vuole far andare via sua sorella.
In meno di un istante Hans si ritrova con il Regno di Arendelle tra le mani, la sua futura sposa fuggita via in cerca della Regina dagli strani poteri magici e la neve che inizia a scivolare in modo incessante. Alza gli occhi e incontra i fiocchi morbidi che si depositano sul viso, lo rinfrescano, lo bruciano. Cosa dovrebbe fare, ora?



 

[1] Cit. liberamente tratta da  Sense and Sensibility 






NdA: 

Salve a tutti! 
Alla fine anche io ho deciso di cimentarmi in una storia riguardante questo film che mi è piaciuto tantissimo. Non so in quanti abbiano pensato alla possibilità della coppia Hans/Elsa, ma a me piace davvero molto. Ovviamente la vedo in modo diverso rispetto a come i personaggi sono stati presentati nel film. Elsa sarà sicuramente più restia, più 'incattivita' mentre Hans non ci riserverà brutte sorprese.
Ho optato per una raccolta di one-shot in cui ci saranno i momenti salienti tra i due anzichè una long. In questa prima non accade nulla di particolare e ho preferito evitare di riportare i dialoghi che già abbiamo sentito. 
Spero la storia vi piaccia, alla prossima! Grazie per chi leggerà.
(Immagine trovata su tumblr)

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Capitolo 2
*** Prigione di ghiaccio ***






II

Prigione di ghiaccio




 


 

Percorrere le scale buie che conducono alla prigione è una pena amara quanto fastidiosa. Sono così tante, così scure, così consumate che si trova costretto a ricomporre il passo per scendere più lentamente. Ogni scalino è un pensiero che si ravviva. Ogni scalino lo conduce nella parte più profonda di sé.
Hans, fra tutti i suoi fratelli, è sempre stato il meno attento, il più impacciato. Ora che è cresciuto si è dovuto addossare responsabilità che non è stato abituato ad avere. E’ maturato tutto insieme senza che alcuno gli avesse spiegato come fare, è stato spedito ad Arendelle perché potesse esser messo alla prova. E cosa è riuscito ad ottenere?
Anna, la donna di cui si è innamorato, non ha fatto più ritorno. Elsa, sua sorella, è rinchiusa nelle prigioni del Palazzo. Lui, in quanto Principe delle Isole del Sud, deve trovare un modo affinché la neve smetta di scendere. Perché proprio lui? Al momento vorrebbe solo fuggire da quel luogo e nascondersi in casa sua, senza che nessuno possa addossargli così tante responsabilità.
Ogni passo che compie produce un suono metallico ed ogni rumore lo fa tremare completamente. Deve essere forte, deve farcela. Ha promesso ad Anna che si sarebbe preso cura del Regno e non permetterà a nessuno di fare del male alla Regina, soprattutto se sotto la sua custodia. Non avrebbe voluto imprigionarla ma teme per la sua sicurezza. All’interno del Palazzo non ha potuto evitare di notare l’avversità che si nutre nei confronti di Elsa e ciò lo ha messo in allarme.
Una volta raggiunta la cella di isolamento gli vengono affidate le chiavi dalla guardia che lo lascia passare, non prima di avergli rivolto un inchino rispettoso. Hans deglutisce a vuoto alla sola idea di dover rincontrare quegli occhi così freddi e distanti. Ha sempre temuto  la diversità mentre durante la sua vita non ha fatto altro che elogiare tutto ciò che di più simile a sé si è ritrovato accanto.  Infila la chiave nella toppa, la serratura scatta. Rimane immobile con la mano appena appoggiata sulla porta e un brivido corre lungo la schiena. Freddo. Un freddo alienante che gli percorre il corpo e lo gela fino a lasciarlo senza respiro. Non si tira indietro e fa un passo avanti finché non si ritrova all’interno della cella. Va immediatamente a coprirsi le spalle con le mani per tentare di riscaldarsi ma è tutto inutile, il pavimento è completamente intriso dal ghiaccio e le pareti sono bianche come se trasformate in marmo. Elsa non ha accennato a voltarsi nememno per un istante. Le catene le tengono stretti i polsi e le mani, è seduta su un letto umido di freddo e lo sguardo è costantemente rivolto all’unica finestra da cui entra la luce.
“Maestà?”
La voce trema, sembra più un rantolo di tosse.
Elsa scuote lievemente la testa e poi si volta, puntando gli occhi cerulei su quelli del Principe, che non si azzarda a compiere alcun passo avanti.
“Ci vuole audacia per rivolgervi a me in questo modo, dopo avermi imprigionata”.
Hans rimane attonito di fronte ad un’affermazione simile. Nonostante sia chiusa in una cella è pur sempre la Regina di Arendelle e fino ad allora non le mostrerà un comportamento diverso, non la tratterà in modo diffidente come tutti hanno fatto fino a quel momento. Nei suoi occhi, la prima volta che l’ha incontrata, ha letto molto di più della semplice riservatezza.
“Non avrei potuto fare altro, mia Regina. Se vi avessi lasciata al vostro Castello di ghiaccio vi avrebbero trovata e non oso immaginare le conseguenze” la lingua batte sul palato più volte e poi decide di confessare ciò che sta accadendo fuori di lì. “Il popolo ha paura”.
Per un attimo sente di non credere davvero alle parole che ha appena pronunciato. Perché l’ha condotta lì? Perché non ha lasciato che rimanesse sola, dove nessuno avrebbe potuto farle del male?
Per timore. Timore che qualcuno potesse fargliene davvero. Timore che Anna non gli avrebbe perdonato una cosa simile. E condurla ad Arendelle invece che cosa aveva perseguito? Nulla, nulla se non un imprigionamento infelice.
“Di me?”
Elsa decide di alzarsi lentamente dal giaciglio e guardarlo con occhi duri e seri. Hans può quasi comprendere la sofferenza che vi naviga all’interno e se ora si stringe tra le braccia non è per il freddo, ma per ciò che ha creduto di poter vedere.
“Sì. Hanno paura dei vostri poteri e temo sia normale, ma credo che…”
“Normale?” il tentativo d’arringa viene immediatamente spezzato dalla voce di lei che si tramuta in lieve rabbia “cosa in tutto questo è normale?” solleva appena i polsi per mostrargli il modo in cui è ridotta “sono stata cresciuta con l’idea di essere diversa, di sentirmi diversa e non mi è stato concesso un solo giorno di felicità. E’ normale avere paura di chi non è come noi?”
Hans schiude appena le labbra, si rende conto solo in quel momento di essere rimasto accanto alla porta e non aver azzardato a compiere nemmeno un passo verso di lei. Non teme i suoi poteri, ma i suoi occhi.
“Anche voi avete paura di me” sussurra Elsa lasciando che le sopracciglia trasformino l’espressione adirata in un moto più dolce simile al dispiacere.
“Io non ho paura di voi, mia Regina. Ma non mi date la possibilità di avvicinarmi e non fate che respingermi con il vostro orgoglio” confessa lui tenendo serrate le labbra in una smorfia.
Elsa corruga la fronte e decide di rivolgere gli occhi verso il pavimento di ghiaccio, non desidera sostenere il suo sguardo a lungo.
“Questo lo chiamate orgoglio, Principe Hans?” un sorriso appena accennato le si dipinge in viso, poi accompagna un leggero movimento che la lascia ricadere sul bordo del giaciglio. “Perché credete che sia fuggita da Arendelle? Desideravo solo vivere a mio piacimento senza temere di fare del male a qualcuno. Sarei stata felice, invece voi mi avete tolto tutto”.
Il rimprovero non sfiora minimamente  Hans che anzi si limita a scuotere la testa. Questa volta decide di avvicinarsi, forse proprio grazie a quella leggera arrendevolezza che ha notato nel tono della voce, quella apertura appena accennata che è riuscito ad intravedere nelle parole dettate da un sentimento che persiste in lei.
“Fuggire è la soluzione più semplice, non la più felice. Siete andata via spezzando il cuore di Anna, avete lasciato il vostro Regno senza la minima preoccupazione di quello che sarebbe potuto accadere! Avreste potuto aspettare” si affretta subito ad aggiungere “o meglio, avreste potuto farvi accettare per ciò che siete”.
Gli occhi cerulei di lei si infettano poco a poco nel corpo di lui. Lo osservano, lo studiano, gli squarciano il cuore come una lama affilata ed Hans non può più tenere alte le barriere che ha costruito per proteggersi.
“Credete che non conosca il modo in cui vengo chiamata? L’ho sentito dalle guardie che parlottavano ieri notte. Il ‘mostro di ghiaccio’, il ‘demone delle nevi’, la ‘strega bianca’. Nessuno accetterà mai una creatura simile”.
Hans avverte un brivido corrergli lungo la schiena. Come può una giovane donna dagli occhi così intelligenti e soli essere considerata alla stregua di una belva? China appena la testa, quasi mortificato per quelle voci che le sono giunte, non avrebbe mai voluto che ne fosse a conoscenza.
“Potete dare loro modo di fidarsi di voi. Fermate l’inverno”.
E’ anche per questo che si trova all’interno di quella cella di ghiaccio, deve aiutare il popolo di Arendelle, deve farlo anche per Anna.
Elsa solleva un sopracciglio mostrando un’espressione frastornata.
“Io non ne sono in grado” sussurra senza avvertire la minima voglia di scusarsi.
Hans sgrana gli occhi e tenta di comunicare il suo disappunto, ma gli mancano le parole.
“Non so perché la neve continui a scendere, temo che il vostro destino e quello di tutti gli altri sia segnato”.
Un lampo fugace di rancore appare negli occhi di lei, cosa che Hans può notare perfettamente. Si inumidisce le labbra e poi lascia sfuggire un sospiro appena accennato.
“Saremo dunque costretti a vivere in un inverno perenne?”
“Così ognuno di voi saprà come ho vissuto fino ad ora”.
Hans scioglie le braccia e le tende verso i fianchi per poter stringere i pugni con forza. Non può credere che Elsa sia davvero ostinata a non volerlo aiutare. Anzi, sembra refrattaria all’idea stessa di fermare ciò che lei ha provocato. Il Principe morde l’interno della guancia ripetutamente, non riesce a trovare nemmeno una parola che possa adattarsi alla situazione. Tutto ciò che Anna gli ha raccontato dunque è vero: sua sorella sembra voler vivere da sola, lontana dagli altri. Fino all’ultimo.
“Non vi interessa nemmeno di Anna?”




 


Non è riuscita a prendere sonno. Il ghiaccio non le sembra nemmeno freddo. Non ha bisogno di scaldarsi o di utilizzare le coperte che le hanno lasciato per la notte. Il suo è un freddo interiore, un brivido che fa parte della sua personalità. Ha trascorso l’intera mattinata ad osservare fuori dalla finestra, alla ricerca di una via d’uscita. La neve circonda il Palazzo per intero e non ha risparmiato nessun angolo, nessuna strada. E’ così bella, la neve.
Nessuno fino a quel momento le ha fatto visita e rendersi conto dell’ingresso del Principe Hans la rende nervosa, non desidera la compagnia di alcuno, soprattutto la sua. Tutto è iniziato proprio a causa della notizia di un matrimonio a cui non avrebbe rivolto alcuna benedizione, parte di ciò che è accaduto sicuramente lo deve a lui. Da quando è entrato all’interno della cella non ha fatto altro che guardarlo con occhi colmi di rancore e risentimento, imponendo una lontananza che anche Anna avrebbe dovuto tenere nei suoi confronti. Anna.
“Non vi interessa nemmeno di Anna?”
La domanda suona più volte alle orecchie di lei, seduta ancora sul giaciglio. Se potesse stringerebbe le mani in piccoli pugni contratti dal nervosismo, ma non le è possibile. E’ un mostro e va tenuta a bada.
“Ho pensato sin troppo al bene di mia sorella, è per lei che ho trascorso parte della mia adolescenza chiusa in una stanza. Non merito anche io un po’ di libertà?”
Hans non sa cosa rispondere, è evidente. Deve sentirsi in soggezione e questo non le dispiace. Mantenere le distanze, nascondersi è ciò che le è stato insegnato e comportarsi in modo diverso con le persone ora sarebbe solo sciocco.  Eppure lui crede di detestarlo. Fin dal loro primo incontro si è dimostrato curioso e all’interno di quegli occhi sprofonda il desiderio di conoscerla più di ogni altra cosa. Perché? Non riesce a capacitarsene.
L’amore che ha verso Anna inizia a scemare per fare posto a pensieri più tetri che non hanno mai fatto parte della sua personalità. Lei non ha voluto comprendere, lei non ha potuto capire la sua condizione. Ricordare della sua venuta al Palazzo di ghiaccio non può che farla sprofondare in una rinnovata tristezza. Proteggere le persone a sé cara vuol dire anche far loro del male.
“Nessuno vuole negarvi la libertà, Elsa. Ma è pericoloso e al momento non posso permettervi di uscire dalle prigioni. Se dovesse accadervi qualcosa non mi potrei mai perdonare”.
Elsa per un attimo si lascia sfuggire una risata velata di sarcasmo.
“Lo dite perché avete a cuore la felicità di mia sorella che ne soffrirebbe se sapesse che avete permesso a qualcuno di farmi del male”.
Dura, infallibile. Hans aggrotta le sopracciglia e stringe i pugni.
“Non riuscite proprio ad accettare la possibilità che qualcuno possa avere a cuore la vostra di felicità?”.
Elsa alza impercettibilmente lo sguardo verso il Principe e a quel punto si sente in dovere di porre fine a quelle inutili e sterili discussioni.
“State esagerando, ora. Fino a prova contraria sono ancora la Regina di Arendelle e voi state superando il limite. Vi prego di lasciarmi sola”.
“Maestà…”
“Vi ho chiesto di andarvene”.
Può leggere negli occhi di lui l’incertezza, forse anche una certa arrendevolezza. Ma a quel punto Hans non può che chinare il capo rispettosamente ed uscire dalla cella senza guardarla più negli occhi.
Quando la porta viene richiusa Elsa può tirare un sospiro di sollievo e sciogliere dal viso l’espressione indurita che ha tenuto fino a quel momento. Nessuno fino ad allora si è mai azzardato a comprendere i suoi sentimenti e perché avrebbe dovuto? Cede lo sguardo alle catene che la costringono in quello spazio angusto, quanto ancora dovrà rimanere rinchiusa? 









// NdA: 

Salve a tutti!
Intanto mi scuso per il ritardo, purtroppo in questo ultimo periodo non ho abbastanza tempo per scrivere nè ispirazione. Infatti questa one-shot non credo sia particolarmente riuscita, ma cercherò di rifarmi con le prossime che arriveranno! 
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito ed inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie mille ^^

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Capitolo 3
*** Le affinità elettive ***






III

Le Affinità Elettive 







 
Sono trascorsi due giorni e nessuno è sceso a farle visita, nessuno ha aperto la porta della sua prigione. Le sembra di vivere come in passato, chiusa nella sua stanza a contemplare la solitudine nel tentativo di nascondersi dal mondo.
Quella rinnovata reclusione rischia di farla impazzire. Le catene in cui è  costretta le stringono le mani ed i polsi e riuscire a dormire è quasi impossibile. Il suo destino è quello di non trovare mai la libertà? Eppure è abituata al silenzio, ai piccoli rumori che si confondono all’interno dei suoi pensieri, di nuovo persiste solo il rancore. Un rancore che porta dentro e che sarà difficile riuscire ad eliminare.
Perché Anna non ha voluto capire, perché ha tentato di insistere? Se fosse stata meno irruente forse ora continuerebbe a vivere nel suo Castello di ghiaccio, lontana da tutti. Da sola non può fare del male. O forse è semplicemente quello che si merita.
Quando ti ritrovi da sola con tutto il tempo a tua disposizione i pensieri rischiano di diventare ambigui, confondersi, sciogliersi in mille considerazione contrastanti.
Isolata, schiacciata all’interno di pareti buie, a volte è una rassicurazione. In questo modo nessuno può farti del male e allo stesso tempo non puoi farne a nessuno.
Ha trascorso l’intera giornata senza toccare il pasto, le è stata portata una zuppa di patate per nulla appetitosa e ha declinato con cortesia. La guardia non ha insistito affinché si rifocillasse e lei non ha chiesto altro.
Seduta sul giaciglio sente i passi misurati di qualcuno che si avvicina ma non sa se la visita appartiene a lei. Proprio come due giorni prima si avvede dell’ingresso del principe Hans con la sua espressione disorientata ma pur sempre gentile. L’ultima volta lo ha mandato via con poco garbo, detesta quel suo modo di intromettersi nei suoi occhi, di cercare risposte a domande che nessuno si è mai posto.
“Maestà” si inchina con eleganza, questa volta indossa un luogo soprabito per ripararsi dal freddo. Lei non ne sente nemmeno un po’.
“Ho chiesto espressamente di essere informato riguardo la vostra salute. Mi è stato detto che avete saltato la cena di ieri e il pranzo di oggi” rivolge un’occhiata veloce alla zuppa fredda che giace all’ingresso “forse ne comprendo il motivo, eppure ero stato chiaro, avreste dovuto ricevere pasti abbandonanti”.
Elsa non risponde e si limita a stringere lentamente gli occhi per formare uno sguardo più accigliato e meno lieto di quanto in realtà non sia. Sussiste un silenzio così lungo che per un attimo ha quasi intenzione di romperlo, ma sa bene quanto le sue parole potrebbero risultare una rinnovata critica, un attacco volto a fare del male.
“Immagino che siate in ansia per vostra sorella” sospira Hans, decidendo di anteporre l’orgoglio di fronte a chi ne possiede molto di più e così avanza per trovarsi di fronte al suo cospetto.
Elsa tira appena le catene che producono un fastidioso rumore metallico, è il suono della sua incapacità di essere libera.
“Immaginate troppo, voi” si limita a rimbeccarlo prima di volgere lo sguardo verso la finestrella da cui entra la luce bianca della neve che continua a scendere sul fiordo.
“So quanto Anna sia legata a voi e…”
“Ora credete di sapere anche troppo” lo interrompe ancora una volta e il tintinnio delle catene accompagna quella risposta brusca volta a dimezzare un discorso verso cui non ha interesse.
Hans rimane immobile a stringersi nel soprabito chiaro e la osserva con occhi carichi di compassione. Ed Elsa questo proprio non riesce a sopportarlo. Stringe i pugni con forza e decide di fissarlo intensamente, non ha più paura di scrutare gli altri in profondità. Non ha più paura di leggere il timore negli estranei, né in coloro che la conoscono.
“Non tenete conto dei miei pensieri, ma io conosco il mio cuore e so che non posso permettervi di trascurare il vostro animo. Anna vi ama con tutta se stessa e per quanto in questi anni voi le abbiate tenuto la porta chiusa non ha potuto fare altro che avere fiducia in voi. Raggiungervi in quel Palazzo di Ghiaccio non denota forse un amore fraterno per cui vale la pena lasciarsi andare?”.
Domande che feriscono, domande che richiedono risposte chiuse in un angolo della propria testa che non hanno intenzione di venire a galla.
“Dalle vostre parole deduco che critichiate il comportamento che ho tenuto fino ad ora nei confronti di mia sorella” sussurra Elsa inumidendo le labbra e abbassando appena gli occhi.
Non riesce a sopportare così tanto lo sguardo di un altro che vuole rompere le barriere. La sua è una prigione di cui non possiede le chiavi. C’è buio e oscurità nella sua anima.
“No, non è così” sussurra Hans che a quel punto decide di appoggiare la schiena alla parete ghiacciata “molto spesso i fratelli maggiori tendono a proteggere gli altri in modi che non comprendiamo se non quando tutto ci è più chiaro. Sono certo che vi sia stato un buon motivo se avete deciso di nascondere ad Anna i vostri poteri”.
Elsa di fronte a quelle parole sgrana appena gli occhi azzurri e cristallini, si vanno a perdere in quella figura che fino a quel momento ha sentito tremendamente distante e fuori dal suo campo personale. Vorrebbe improvvisamente porgli domande riguardo al suo passato. Non ha forse scorto una lieve lacerazione all’interno delle sue parole? Non ha forse udito di come anche lui debba aver sofferto a causa dei suoi stessi fratelli? Quell’empatia, non l’ha mai provata con nessuno. Ma annichilisce ogni tentativo di avvicinamento e rimane in silenzio, muta, come una statua di ghiaccio.
“Se aveste avuto fiducia in lei, se aveste condiviso con lei questo peso forse tutto ciò non sarebbe accaduto. Ho compreso a mie spese quanto il silenzio possa essere nocivo” aggiunge subito dopo Hans.
Ed ecco che gli occhi di Elsa mutano e si trasformano in vortici di rabbia e dispiacere. Si annebbia la vista ed è costretta a serrare le palpebre per non mostrare quell’estrema debolezza che si porta dentro.
“Voi non sapete nulla, Principe Hans. Non arrogatevi il diritto di prestarmi consigli che al momento presente non sono utili a mutare una situazione passata” gela ancora una volta ogni tipo di contatto che si è creato tra loro.



 



 

Hans è immobile, con la schiena adagiata alla parete di ghiaccio. Da quando è entrato all’interno della cella ha avvertito la pelle irrigidirsi maggiormente ed ora nemmeno i guanti candidi riescono a misurare quel calore che si va completamente disperdendo. Persino il soprabito adibito all’inverno non riesce a scacciare il freddo che continua ad insinuarsi sotto la carne, fino a pungergli persino il cuore.
Elsa non fa che mostrarsi scostante ed ogni parola da lui pronunciata viene letta come un attacco o una critica alle sue scelte. La maturità che ella propone è ben diversa da quella di sua sorella. Anna ha un carattere giocoso, libero, spensierato. Elsa porta con sé il peso della vita e delle scelte che ha compiuto, oltre ad essersi trascinata dietro una natura che ancora non riesce ad accettare. E’ nata sotto una stella differente ed  ora è stata punita per una situazione che non ha cercato da sola.
“Avete ragione, io non so nulla. Ma perdonatemi se attraverso i vostri occhi riesco a leggere sentimenti che io stesso credo di aver provato” è costretto a farsi sentire, a non rimanere ancora nell’ombra.
Fino ad ora l’ha lasciata parlare senza che vi fosse il minimo rispetto nei suoi confronti, ma non può permettere che Elsa continui a gravitare nella prigione che ella stessa si è andata costruita in tutti quegli anni. Ha promesso ad Anna che si sarebbe preso cura di Arendelle in sua assenza ed ora che Elsa ha fatto ritorno non può permettere che le accada nulla di spiacevole. Le voci che si sono sparse al Palazzo non sono affatto piacevoli e una congiura potrebbe essere prevista. Non permetterà che le facciano del male, a costo della vita, per amore di Anna.
“Non ho intenzione di condividere con voi nulla di tutto ciò”.
Una sua tipica risposta, fredda come sempre. Hans sorride all’angolo delle labbra ma non osa scoraggiarsi per nulla al mondo.
“Costringervi sarebbe un comportamento sconsiderato. Ad ogni modo, sarete preoccupata per le condizioni di vostra sorella” riprende l’argomento iniziale che è stato cacciato poco prima “ho organizzato una squadra di spedizione che è partita alla sua ricerca. Sono fiducioso e presto la ritroveremo”.
Scorge negli occhi di lei una nota di amarezza. Sa che Anna è stata cacciata via da lei in malo modo, ma almeno è certo che sia viva da qualche parte e presto potranno ricongiungersi.
“Dovete esserne molto innamorato” si limita a sentenziare lei che poco a poco indietreggia, fino a sostare al di sotto della finestrella da cui subentra una luce candida e bianca.
Hans per un momento arrossisce e un improvviso calore si forma sulle guance, il freddo sembra quasi svanire per un singolo istante.
“E’ così evidente?” fa per scherzare, per sciogliere la tensione che si è creata fino a quel momento tra i due .
Elsa, per la prima volta dopo diversi giorni dalla sua reclusione, sorride all’angolo delle labbra.
“Non sono ancora disposta ad accettare questo matrimonio”.
Hans, nonostante quelle parole, non riesce ad intristirsi nemmeno un po’. Vuol dire che c’è ancora speranza e che tutto prima  o poi potrà sistemarsi. Ricominciare dall’inizio non sarà solo un sogno. Quando Anna farà ritorno ad Arendelle convincerà il Popolo a perdonare Elsa e a trovare un modo per opporre resistenza ai sostenitori. Lui non ha ancora alcun potere, nonostante sia divenuto il reggente, poiché il Consiglio formatosi non appoggia del tutto le sue decisioni.
“Credete che io non possa diventare un buon marito per lei?”
“Arendelle non ha bisogno di formare alcuna alleanza, né necessita di denaro. Le casse del regno sono ricche e l’amministrazione è ottima. Ciò significa che non vi è bisogno di alcun matrimonio combinato ed Anna potrà sposare chi desidera. Proprio per questo, perché le è permesso di essere felice, non le permetterò di fare una scelta avventata”.
Hans morde lentamente l’interno della guancia e cade in un silenzio ponderato. Le Isole del Sud hanno subito una ricaduta economica e lui è stato spedito ad Arendelle non solo per portare gli omaggi della sua famiglia alla Regina Elsa, ma anche per trovare un’occasione. Un’occasione che avesse permesso di portare ricchezza nel proprio paese di origine. Non era certo partito con l’idea di sposare un membro della famiglia reale, ma cosa penserà Elsa quando verrà a conoscenza della situazione del proprio regno? Crederà che si tratti di un nobile opportunista? Come potrà convincerla della sincerità dei suoi sentimenti nei confronti di Anna?
“Continuate ad asserire che non sarò un buon marito”.
“Un giorno non basta per innamorarsi. A volte si impiegano anni affinché due persone riescano a conoscersi profondamente l’un l’altra. Voi e mia sorella avete amabilmente conversato per una serata e avete deciso di convolare a nozze per uno sciocco capriccio adolescenziale. L’amore non è così semplice”.
Sono parole che non lasciano intravedere una via d’uscita. Sono forti, impeccabili, forse persino altisonanti. Ed Hans per un momento crede di tentennare. Ma non può e non deve mostrarle nulla di simile. Anna è riuscito a coinvolgerlo come mai nessuna altra donna è mai riuscita a fare.
“E’ molto probabile che abbiate conciliato le vostre solitudini per creare un sentimento che vi accomunasse. Gli occhi di Anna sono pieni di vita, proprio come i vostri. Il sorriso di entrambi è così simile che potreste essere la medesima persona” aggiunge lei con serietà.
Ed Hans, ancora, sente di precipitare.
E’ stata la solitudine a farli cadere in errore? L’idea di non essere più soli? Entrambi hanno vissuto rinchiusi nelle proprie stanze poiché nessuno aveva avuto il cuore di aprire loro le porte. Due anime bisognose del medesimo affatto, delle medesime risposte. Lui ed Anna dunque sono semplicemente rimasti illusi?
“Sentirsi così simili non è un errore, in fondo. Ma non discuterò i vostri ordini, Maestà. Vi dimostrerò che tengo ad Anna più di ogni altra persona al mondo e meriterò la sua mano, ottenendo il vostro consenso”.
Le parole di Hans sono audaci ma avvolte dalla più completa sincerità. Rispecchiano sentimenti puri e una estrema volontà di amare e di essere amato. Elsa, dall’altro lato della cella, non aggiunge altro se non un tiepido sorriso a solcare le labbra bianche.
“Ora devo lasciarvi sola, vi sono degli impegni che non posso permettermi di prorogare. Farò in modo che venga servita una cena degna di tal nome ma voi promettetemi che non rimarrete a digiuno”.
Elsa coglie l’occasione per lasciarsi andare ad un sospiro lungo e misurato, per poi accennare ad un segno affermativo. Hans dunque si sente sollevato e le rivolge un inchino quieto ed elegante per ringraziarla di una rinnovata disponibilità che fino a quel momento non avevano trovato. Con la promessa dunque di farle visita il giorno dopo, il Principe reggente esce dalla cella di ghiaccio per tornare ai propri compiti che gli sono stati assegnati.
Il freddo, il gelo di quella stanza per un attimo sono svaniti e man mano che si allontanano iniziano a scemare maggiormente fino a dispersi. 



 

NdA: 

Salve a tutti!
Prima di ogni altra cosa chiedo perdono per aver lasciato passare così tanto tempo dall'ultimo aggiornamento. Ho avuto un periodo piuttosto intenso e non ho avuto modo di portare avanti questa raccolta Helsa. Dunque spero di riuscire a recuperare in fretta e aggiornare in modo più frequente, o almeno non di rado.
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha iniziato a seguire questa raccolta/storia con la speranza che il proseguimento possa essere di vostro gradimento. 
Grazie e alla prossima! 

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Capitolo 4
*** Veleni ***


IV 

Veleni 





 

 

La neve continua a scivolare sul fiordo. Una lieve ombra di appanno compare sulla finestra davanti a cui Hans sosta per osservare quanto Arendelle sia mutata nell’arco di poco tempo. Si è preoccupato di sapere se la Regina ha consumato i pasti e sapendo che ha interrotto il digiuno non ha potuto far altro che rimanerne lieto. Incontrare il proprio riflesso, ora, lo spinge a riflettere sulla situazione in cui si è ritrovato.
Principe delle Isole del Sud, ultimo di dodici fratelli, si ritrova ad essere il reggente di un Regno che rischia di capitombolargli davanti. Il Consiglio reale che è andato formandosi non fa che criticare le sue scelte e per la prima volta Hans inizia a tentennare. Una responsabilità così grande forse non è in grado di poterla sopportare. Nessuno ha mai fatto affidamento su di lui e la sua famiglia lo ha lasciato crescere quasi in solitudine, senza che alcuno si preoccupasse di cosa un giorno sarebbe diventato. Le Isole del Sud continuano ad agitare diverse problematiche economiche e l’alleanza con Arendelle si sarebbe dovuta rafforzare. Non ha nemmeno spedito nessuna missiva alla propria famiglia, dichiarando il suo nuovo compito. Se non sarà in grado di portarlo a termine, cosa penseranno di lui?
China lievemente il capo e finisce per riflettere sulle parole che la Regina Elsa gli ha proferito il giorno prima. Il suo precoce fidanzamento con Anna rischia di rivelarsi una scelta a dir poco avventata. Che si sia innamorato di lei a causa della medesima condizione in cui entrambi si sono rispecchiati? Morde l’interno della guancia e cade nel buio dei suoi pensieri, tormentato da dubbi sempre più crescenti. I suoi fratelli maggiori gli hanno sempre rimproverato questo lato del suo carattere: il riporre estrema fiducia nelle persone.
“Principe Hans” la voce di Askel, il suo più vicino servitore, si appresta ad entrare nella camera prostrandosi in un inchino elegante “la Regina Elsa richiede la vostra presenza”.
Hans volge l’attenzione su di lui, distaccandosi dal riflesso verso cui ha tentato di trarre qualche risposta che sciogliesse i propri dubbi. Udendo quelle parole non può rifiutarsi, è la prima volta che accade da quando Elsa è stata rinchiusa in prigione.
Per la sua sicurezza. Solo per la sua sicurezza, ripete a se stesso proprio per scagionare una colpa che non sente di riuscire a portarsi sulle spalle. E così si ritrova a percorrere i corridoi freddi del Palazzo, avvolto da un inverno eterno che non dà tregua. Ha percorso così tante volte quegli spazi che ormai gli sembra di vivere lì da anni, o da sempre. Sopraggiungere alle prigioni è ormai un’azione quotidiana che ripete senza sosta ed una volta ritrovatosi di fronte alla cella della Regina lo lasciano entrare.
Ancora una volta il gelo lo avvolge fino a pungergli la pelle, le guance arrossiscono e il respiro si congela.
“Maestà, desideravate incontrarmi?” domanda rivolgendosi a lei, che gli mostra solo la schiena insieme al tintinnio delle pesanti catene che ricadono a terra.
Elsa si volta lentamente ma nel compiere quel movimento si accascia come un filo d’erba tirato dal vento e il ghiaccio del pavimento la accoglie come a volerla proteggere.
“Elsa!”
Hans immediatamente si slancia verso di lei e le solleva la nuca per poi afferrarle il viso e tentare di svegliarla. E’ tiepido il suo corpo, in contrasto con la temperatura che si è creata all’interno della cella. Che ormai abbia creato un proprio calore differente? Non riesce a darsi alcuna spiegazione.
“Elsa!” insiste ancora nella speranza che si riprenda.
Ha perso i sensi ma il respiro inizia a tornare regolare e solo poco dopo qualche istante inizia a riprendere vita, sollevando lentamente le palpebre per mostrare l’azzurro del mare nelle iridi che lo avvolgono con lo sguardo. Non le dà il tempo di pronunciare nessuna parola che la avvolge per la vita e la solleva fino a lasciarla sul giaciglio sul quale si addormenta la sera. Non è abbastanza morbido per una Regina, ma è più di quanto un prigioniero possa desiderare. Le catene tintinnano ed Hans avverte una lieve stretta al cuore, avvedendosi di quanto doloroso debba essere tenere rinchiuse le mani in quelle gabbie d’acciaio.
“Non crucciatevi tanto, Principe Hans” sussurra lei che al solo contatto sembra volersi distaccare.
Quest’ultimo non può permettersi di darle ascolto e si china appena per confermare che si sia ripresa del tutto.
“Avete appena perso i sensi, Maestà. I pasti non sono adeguati?” domanda surclassando la volontà di lei.
Elsa accenna ad un diniego con il capo e appoggia la morbida treccia sul giaciglio. Le braccia tremano ma non per il freddo, gli occhi sono lucidi e spenti.
“Non ho seguito più il digiuno, vi ho dato ascolto” aggiunge sottolineando quanto non le piaccia trovarsi nella situazione di seguire un consiglio da parte di colui che l’ha resa prigioniera.
Hans a quel punto si avvicina al rialzo su cui viene depositato il piatto della consumazione e il boccale di legno dove si pone il refrigerio. Lo osserva con attenzione e nota il colore purpureo adagiato sulle pareti del bicchiere che tende a non sciogliersi.
“Avete richiesto del vino?” domanda per accertarsi di quelle che sono supposizioni.
“No, mi è stato portato per scaldarmi. Ogni sera ne arriva un boccale pieno” risponde lei sollevandosi appena dal giaciglio per osservare i suoi movimenti.
Hans fa schioccare la lingua e si avvicina di nuovo per mostrarle la conclusione dell’idea che si è appena fatto. Un’idea terrificante, a suo parere.
“Il vino ha una minore densità e soprattutto un odore forte. Quello che vi hanno portato invece no. Temo che qualcuno stia cercando di avvelenarvi” non può tenerla all’oscuro, d’ora in poi l’attenzione dovrà farsi maggiore.
Elsa sgrana lievemente gli occhi e tenta di rimettersi a sedere con la dovuta calma, lanciandogli uno sguardo colmo di dispiacere che lui crede di comprendere.
“Conoscete quel tipo di veleno? E chi vorrebbe la mia morte?”
“Sì, proviene da una pianta piuttosto rara che cresce in luoghi altamente soleggiati e dalle temperature calde. Non è mortale a meno che non sia ingerito in forti dosi quotidiane. Dopo pochi giorni dall’assunzione può produrre allucinazioni non eccessivamente gravi ma se non si interrompe il dosaggio l’incombenza della morte è quasi del tutto certa” spiega Hans mentre stringe con forza il boccale “riguardo a chi desideri la vostra morte, temo che siano in molti. Ma vi prometto, Maestà, che troverò il colpevole ad ogni costo. Di certo saranno stati corrotti dei membri della servitù ed inizierò le ricerche dal basso” le assicura.
“Da quanto tempo vi portano questa bevanda, spacciandola per vino?” si appresta a domandare.
“Tre giorni, ormai” risponde lei con un filo di voce.
Ciò che però non si può leggere dagli occhi di Hans è un turbamento ben più profondo. Non solo qualcuno sta tentando di uccidere Elsa, ma quello stesso desidera incastrarlo poiché la pianta con cui quel veleno è prodotto proviene dalle sue terre, le Isole del Sud. Chi desidera far cadere entrambi? Una domanda che si aggiunge ancora ai già gravosi problemi.




 



E’ così, dunque. Sono in molti a desiderare la sua morte e senza che nemmeno se ne rendesse conto ha ingerito dosi di veleno che potrebbero procurarle delle allucinazioni. Rimane distesa sul giaciglio tenendo le braccia dritte a causa delle scomode catene che le pesano ai polsi. Una rabbia crescente si fa strada in lei tanto che avverte il ghiaccio formarsi sull’acciaio, pronto a sciogliere quella prigionia che continua a prolungarsi contro il suo volere. Ma questa volta non funziona e non riesce ad usare i suoi poteri. La debolezza fisica che prova al momento è eccessiva e la rabbia scema fino a scomparire per trasformarsi in rassegnazione, poi in rammarico. Vogliono ucciderla per liberare il Regno da un peso troppo importante. Vorrebbe detestare il Principe Hans che è andato a riprenderla nel suo Palazzo di Ghiaccio, rovinando per sempre quell’idilliaca vita che si era prospettata davanti. Vorrebbe detestarlo, ma non ci riesce. Lo guarda con occhi abbacinanti di una luce smorzata e non riesce a provare nulla che non sia gratitudine.
Per quanto l’abbia costretta ad abbandonare la casa che si è costruita con le proprie mani, per quanto l’abbia trascinata nelle prigioni di Arendelle, non può odiarlo. La gentilezza che le riserva nel prendersi cura di lei, le rigidi attenzioni che pone nell’accertarsi che stia bene e la promessa di trovare il colpevole la rendono per la prima volta meno sola. Hans sta tentando di riposizionarla sul trono come le spetta facendo in modo che nessuno la temi più del dovuto. In qualche modo lui si fida ciecamente della purezza del suo cuore e delle sue buone intenzioni. Sa che non farebbe del male ad alcuno, se non fosse che il suo potere è rischioso e va tenuto a bada. Eppure sa anche che la sua fiducia proviene dall’amore nei confronti di Anna e nient’altro.
“Mia sorella un tempo era a conoscenza dei miei poteri” sussurra distogliendo lo sguardo di Hans che si appresta ad avvicinarsi al giaciglio, per controllare il rinnovato miglioramento della sua condizione fisica.
“Cosa è accaduto allora, perché ne è rimasta stupita?” l’ovvia domanda segue immediatamente, sotto lo sguardo incredulo del Principe che non si è aspettato quella confessione dettata da un’innata confidenza.
“Sono svaniti i suoi ricordi riguardo la mia magia. L’ho colpita. Le ho fatto del male e ha rischiato di morire. Se non avesse dimenticato non sarebbe sopravvissuta” per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, gli occhi di Elsa divengono lucidi donando un chiarore maggiore all’azzurro già intenso che possiede.
Hans non aggiunge nessun commento di fronte a quell’affermazione, piuttosto china la testa rispettando quello che deve essere stato un grande dolore.
“Per questo l’avete sempre tenuta a distanza. Non è il vostro cuore ad essersi congelato ma le circostanze che vi hanno impedito di aprirlo di nuovo” solo dopo qualche istante lui si decide ad interferire nel mezzo di un silenzio che sente il bisogno di spezzare.
Elsa inaspettatamente lascia che si formi un mezzo sorriso sul fiore delle labbra. Cede le palpebre affinché non la guardi negli occhi e poco a poco si rialza, mettendosi seduta per riprendere possesso del proprio corpo. Le mani bruciano nel ghiaccio che si è formato all’interno delle catene ma non può liberarle, non può liberarsi.
“Hanno ragione ad avere paura di me. Sono in grado di distruggere ciò che ho di più caro senza averne il minimo controllo” riapre lentamente le palpebre e lo fa sprofondare sul boccale dove sono immerse ancora le macchie del veleno, la conferma della sua mostruosità.
“Potete imparare a farlo”
“In questo modo?” solleva le catene quasi per sbeffeggiarlo “ritirarmi su una Montagna solitaria non è stata una scelta facile ma rimanere lontana dagli altri mi ha permesso di essere me stessa. Lì non potevo fuggire da ciò che sono ed ero in grado di dimostrare che i miei poteri non sono così terrificanti. Convivere è fuori discussione e avreste dovuto lasciarmi lì” rimbrotta con maggiore forza, adesso che acquista le forze.
Hans solleva un sopracciglio e conduce elegantemente le mani dietro la schiena.
“Siete una Regina, Elsa. Il vostro dovere è anche quello di governare su Arendelle e non potete esimervi da ciò per cui siete nata. Fuggire non è una soluzione. Imparerete a convivere con i vostri poteri rimanendo insieme a tutti gli altri”.
Elsa corruga appena la fronte e aggrotta le sopracciglia.
“Avete così tanta fiducia in me, Principe Hans”.
“Come ne ho in Anna. So che presto farà ritorno e insieme a lei riusciremo a sistemare ogni cosa”.
“Una visione utopica e distorta prodotta dalla speranza” si lascia andare ad un umore uggioso e contrastante.
Di nuovo cala il silenzio finché barlumi di luce non entrano dalla finestrella posta in alto, lì dove si intravede la neve che sommerge completamente la terra e le acque.
“Perché non la andate a cercare di persona?” domanda Elsa dopo poco.
Hans prima di rispondere si morde il labbro inferiore e schiarisce la voce.
“Non mi perdonerebbe se sapesse che vi ho lasciata da sola. Le ho promesso che mi sarei preso cura di Arendelle in sua assenza e voi, Elsa, siete la Regina. Per quanto il mio cuore strepiti nel desiderio di andare a cercarla, non posso permettermi di venire meno ai miei doveri”.
La spiegazione piace ad Elsa. Piace in modo troppo sottile. Lo osserva attentamente finché non si convince di aver sbagliato la valutazione che si è fatta su di lui. Il senso del dovere che Hans possiede va ben oltre i sentimenti adolescenziali di cui lo ha considerato schiavo sin dall’inizio. La sua incredibile maturità, nonostante un animo simile a quello di Anna, lo rende affidabile. Si potrebbe persino rivelare un buon marito per sua sorella, una considerazione che prima di allora non si sarebbe concessa di fare.
“Vi ringrazio per ciò che state facendo. E perdonatemi se fino ad ora vi ho mostrato solo parole di scortesia”.
Difficilmente si sarebbe lasciata andare in quel modo ma sente che è giusto farlo. E’ giusto riferire ciò che sente. Nonostante il suo orgoglio l’abbia costretta a fare affidamento solo su se stessa non può fare a meno di ringraziare chi si prodiga nei propri confronti per migliorare una pessima e forse irrisolvibile situazione.
Hans non risponde ma si limita a sorridere. Un sorriso a cui lei inizia poco a poco ad abituarsi. 






 
NdA: 

Salve! Come promesso sto cercando di recuperare visto che avevo lasciato la raccolta parecchio indietro. Siamo al punto in cui si svela un problema piuttosto importante: Chi sta cercando di avvelenare Elsa? Perché voglio incastrare Hans? Prossimamente si saprà qualcosa e tornerà anche Anna, non temete. 
Ringrazio chi ha recensito la scorsa shot e chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Alla prossima!
 
 

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Capitolo 5
*** Alba di ghiaccio ***


 

V

Alba di Ghiaccio





 
 



Le vie respiratorie si occludono, il respiro mozzato si trasforma in un affanno estenuante, che non riesce ad arrestare. L’aria pare rarefatta e la gola brucia in profondità, come se il fuoco avesse iniziato a mordere e lambire ogni parte interna del suo corpo. Un caldo spossante si appropria del suo corpo ed immagini dislocate si presentano ai suoi occhi, trasformando la cella in una visione mutevole che non le dà tregua. E’ iniziato tutto quella mattina, ma Hans l’aveva avvertita il giorno prima rispetto alle possibili conseguenze del tentativo di avvelenamento. Sapeva che sarebbe accaduto ma ora che si ritrova, da sola, in quella situazione, non sa più come comportarsi. Accovacciata all’angolo della cella cerca di chiudere gli occhi ma tutto è inutile poiché la testa inizia a vorticare ed è costretta a spalancare le palpebre. Incubi si susseguono davanti a lei, voci distanziate le perforano le orecchie.
“Elsa, sei sveglia oppure dormi?”
Il richiamo, quello di sua sorella. Quella voce avvolta dal miele cade profonda nei propri pensieri finché l’immagine di Anna bambina non si presenta ai suoi occhi, avvolta dalla tristezza e dalla solitudine. Le vortica davanti, con quell’espressione che ha sempre respinto e scacciato, proprio per proteggerla dalla gravosità della sua esistenza.
La vede piangere ora, in una nuvola di fumo, può percepire tutta la sua malinconia. Le manca, le manca terribilmente. E poi di nuovo si presenta la figura di lei distesa sul ghiaccio, priva di sensi. E’ colpa sua se Anna ha perso la memoria, è colpa sua tutto quello che è accaduto. Non riesce a sopportare di osservare la sofferenza di sua sorella, nonostante si tratti di un’allucinazione. Ma poco a poco la consapevolezza che nulla di vero vi sia davanti a sé inizia a scemare e crederci diventa più facile, più semplice.
Miriadi di persone si figurano davanti a lei, intente tutte a puntarle il dito contro e gridandole di andare via. Quello non è il suo posto. Elsa non dovrebbe trovarsi lì. E tra tutte quelle persone compare Anna con le lacrime a scivolarle sugli occhi, le dà le spalle perché non riesce a guardarla negli occhi.
“Anna! Sono sempre io, tua sorella. Non voglio fare del male a nessuno!” vorrebbe urlare, ma non può. La voce è bloccata e la gola intrattiene parole che non riesce a pronunciare.
“L’Elsa che conoscevo non mi avrebbe mai procurato questo” la figura evanescente di Anna va a sfiorarsi la ciocca bianca di capelli, continuando a darle le spalle.
Finché poi anche la figura di Hans non compare e la guarda, la guarda con occhi tristi e malinconici. Lui che fino ad ora ha creduto in lei. Lui che fino a questo momento non l’ha mai trattata come se fosse diversa. Lui che si è preso cura della sua incolumità, adesso non vuole saperne più nulla.
Tutte quelle visioni che si chiudono davanti agli occhi iniziano poco a poco a svanire, fino a lasciarla stremata e senza forze, sempre a quell’angolo della cella in cui si è rifugiata. Vuole andare via, vuole fuggire e non tornare più. Una rabbia cieca che cresce si esibisce e si raffredda nel ghiaccio che si forma sulle catene, non può controllare le sue emozioni per sempre.
“Elsa?”
Non è un’allucinazione. Non lo è per niente, almeno non questa volta. Le porte della cella si aprono e la vera figura di Hans entra, fiera e composta. Elsa è costretta a trattenere le lacrime con tutta se stessa poiché è stata appena trovata nella sua massima debolezza. Non vuole mostrare nulla a nessuno, tanto meno a lui. Il Principe, ora Reggente, non appena la vede accasciata in quel modo e con il ghiaccio a mordere le catene, si appresta ad avvicinarsi per aiutarla a riprendere possesso del suo corpo.
“Il veleno ha fatto effetto, non è così?” domanda con dolcezza, con una voce rassicurante e calda, in grado di scaldarla. Ma lei non vuole nulla di tutto questo.
Avverte le mani di lui sul suo viso che delicate cercano di scacciare il freddo dalla sua espressione, ma soprattutto la paura in cui è rimasta invischiata fino a quel momento. E così smuove il mento per liberarsi da quella morsa e tira via la schiena facendola aderire alla parete.
“Non toccatemi” digrigna i denti, serrando lo sguardo in un’espressione carica di risentimento. Ancora riesce a vedere davanti a lei quello sguardo malinconico e triste.
Hans volge lo sguardo verso il basso e si rende conto di come il ghiaccio abbia raggiunto le catene, poi lo rialza verso di lei e sospira.
“State tentando di fuggire?”
“E’ una crudele ironia quella di dover fuggire dalla propria stessa casa” risponde Elsa rimanendo incollata alla parete senza la minima volontà di distaccarsene. E’ provata e il suo corpo ne risente eccessivamente.
Hans si inumidisce le labbra ed annuisce.
“In un certo qual modo ho dovuto fare la stessa cosa” sorride lui appena e fa un passo indietro, per allentare una situazione che di certo la infastidisce.
“Nessuno vi ha chiesto nulla a riguardo” ancora una volta Elsa innalza le barriere.
Lo scuotimento veloce del capo da parte di Hans è una risposta più che comprensibile e non aggiunge null’altro.
“Gli effetti del veleno, ad ogni modo, dureranno solo oggi. Ho trascorso buona parte della notte in biblioteca per studiare meglio le conseguenze di ciò che vi hanno somministrato. In più ho posto maggiori controlli per evitare che accada nuovamente”.
Solo ora Elsa si avvede delle leggere occhiaie che circondano lo sguardo appesantito dalla mancanza di sonno del Principe. Le iridi lucide, il colore pallido del viso, tutto fa credere che non abbia chiuso occhio. E tutto questo per Lei? Per aiutarla? O per Anna. Di certo.
“Perché vi affannate tanto?” più che una domanda, sembra una supplica.
Hans solleva appena le spalle.
“Non è solo per amore di vostra sorella, ma anche del Regno. E che voi ci crediate o no, anche per amor vostro. Io credo che abbiate un grande potenziale come Sovrana di Arendelle e mi auguro con tutto il cuore che il popolo riesca a comprendere e ad accettarvi” le parole fluiscono semplici, leggere, ma la appesantiscono.
Elsa preferisce non aggiungere nulla e si limita a riflettere in quei brevi istanti di silenzio. Fino a quel momento è stata certa del fatto Hans si fosse premurato della sua salute esclusivamente per Anna, invece non è propriamente questa l’unica ragione. Lui crede in lei. Ha fede in lei. Ma perché dovrebbe?
“La vostra deduzione su cosa si basa, con esattezza?”
Hans sorride all’angolo delle labbra.
“Avete protetto vostra sorella durante tutto questo tempo, così come lo avete fatto con il Regno. Avete sacrificato la vostra felicità per il bene di ciò che vi sta intorno, nonostante ciò vi abbia causato una grande sofferenza. Non è forse ora di riprendere in mano la vita che vi appartiene?”






 




Ha trascorso un’intera notte a scartabellare pagine e pagine di volumi riguardanti i veleni, ma poiché quella particolare miscela di cui si è interessato fa parte di un regno diverso da Arendelle ha trovato maggiore difficoltà ad affrontare quella determinata ricerca.
In più le preoccupazioni da Reggente iniziano a crescere sempre di più. Sospira, nella biblioteca, tenendo gli occhi serrati sul volume che sta studiando lasciandosi andare ad un sbuffo sonoro. Qualcuno sta tentando di incastrarlo e non può nemmeno permettersi di parlarne ad alcuno. Sarà costretto ad osservare in silenzio, all’ombra, da solo. Hans è sempre stato solo. A quell’idea storce appena le labbra e poi ne morde la parte inferiore. Avverte tutto il peso del suo passato e di un presente di cui non riesce a trovare il giusto equilibrio. Anna se ne è andata via così in fretta, lasciando nelle sue mani un intero Regno. Perché le è stato così facile fidarsi di lui? Si inumidisce le labbra e poi richiude brevemente il volume nel momento in cui si accorge che l’alba fredda sta crescendo al di fuori della finestra, lasciando entrare una luce fioca e chiara nella sala della biblioteca.
Non avverte nemmeno il sonno, superata ormai l’ora della stanchezza. E come un’ombra si dilegua da quel luogo per percorrere ancora una volta i corridoi che conducono alle prigioni. Intravedere la figura di Elsa gettata in un angolo con la paura negli occhi lo fa sentire responsabile. Non l’ha protetta come avrebbe dovuto.
“Non è forse ora di riprendere in mano la vita che vi appartiene?” le ultime parole appese nell’aria ghiacciata.
Elsa corruga leggermente la fronte ed Hans si rende conto di quanto la stanchezza di quella condizione sia diventata maggiormente pesante.
“E come potrei riuscirvi? La mia sola esistenza rappresenta un pericolo per l’intero Regno”.
Parole veritiere che il Principe sa di non poter contraddire. Se la Regina non riuscirà a controllare le proprie emozioni Arendelle potrebbe cadere.
“Tentare di capire i vostri poteri. Li avete sprigionati dando sfogo a tutte le vostre emozioni e ciò vi ha condotto ad un isolamento perpetuo e ad una neve che non desidera sciogliersi. Il vostro animo è turbato, ma se provaste ad accettare…” il tentativo di darle una mano non fa che peggiorare la situazione ed Hans si ritrova con l’ultima frase troncata.
Per un attimo prova il brivido di non essere all’altezza di quella situazione. La sua famiglia lo ha condotto ad Arendelle affinché riuscisse ad ottenere un modo per non lasciare che le Isole del Sud decadano. E cosa è riuscito a fare fino ad ora? Ha chiesto la mano di Anna, nonostante sua sorella continui a non dare la sua benedizione. Si è occupato esclusivamente dei propri sentimenti senza riflettere sulle difficoltà familiari. Come al solito, Hans non è mai all’altezza delle prove a cui viene sottoposto.
“Ho accettato già i miei poteri, ma in solitudine. Posso essere me stessa, libera di andare via. Ma qui è un altro conto, qui non posso accettare di essere quel che sono” le parole di Elsa lo risvegliano.
In fondo non è quello che è capitato anche a lui? Lontano da casa Hans è in grado di essere se stesso, sentendosi libero di mostrarsi senza avere paura di fallire. Mentre all’interno della sua famiglia, ogni volta, sente di non essere abbastanza. Riesce a comprendere, poco a poco, i sentimenti che Elsa deve provare.
“Forse è proprio qui l’errore.  Io ed Anna crediamo in voi e abbiamo fiducia. Se solo tentaste di comprendere la natura…”
Sa di parlare più a se stesso che a lei. Avere fiducia in chi ha fiducia in noi è un passo importante e a volte azzardato. Ma perché tutto dovrebbe essere così difficile?
“Vi prego Principe Hans” la voce di Elsa è spezzata, quasi dilaniata dall’insofferenza di quel discorso  “insistere non mi salverà. Se anche riuscirete a trovare il colpevole che tenta di uccidermi, chi vi assicura che non ve ne saranno degli altri? Vi chiedo solo di lasciarmi andare e restituirmi la libertà”.
Una richiesta che Hans indaga con accuratezza. Riesce a leggerlo nei suoi occhi di ghiaccio, folgorati da un bisogno intenso di fuggire e di riappropriarsi delle proprie emozioni. C’è rabbia in lei, sopportazione, un adattamento non riuscito. Ma lui sa che non c’è solo questo. Sa che non può finire così.
“Questo non posso farlo, lo sapete” con una certa forza ribatte la sua decisione in quanto Reggente “almeno finché non tornerà Anna, non posso lasciarvi andare”.
Ora la vede meglio tutta quella rabbia che si sprigiona nello sguardo della Regina. Ha le ali mozzate e le labbra tremano generando lievi sussulti. E’ stanca e non riesce più a sopportare tutta quella tensione.
“Allora smettete di compiangermi e non venite più a trovarmi”.
Hans sgrana lievemente gli occhi. Desidera davvero isolarsi ancora di più? Vuole davvero cancellare la sua presenza dal mondo, rimanendo chiusa in una prigione per ancora un tempo indeterminato, senza che alcuno vada a farle visita? In fondo come potrebbe non avere ragione? Lui è diventato il suo carnefice senza nemmeno rendersene conto.
“E’ questo ciò che desiderate?” domanda quasi per esserne certo.
“Più che mai”.
Il sonno mancato, la pesantezza di quella situazione e una lieve fitta all’altezza del petto che gli mozza il fiato lo fa scostare dalla sua vicinanza e si allontana per raggiungere la porta della cella. Desidera rimanere sola? Desidera compatire se stessa senza l’aiuto di nessuno?
“Molto bene, allora non vi arrecherò più alcun disturbo Vostra Maestà” parole rigettate con rabbia crescente e che non riesce a trattenere.
Il suo modo composto, il suo fare elegante scompare tutto d’un tratto per lasciare aperta una ferita covata da così tanto tempo che probabilmente persino Elsa deve essersene resa conto.
Hans le dà le spalle ed esce dalla cella per richiudere la porta alle proprie spalle e senza voltarsi indietro ripercorre i corridoi che lo conducono verso la luce. Una luce bianca e avvolta dalla neve, quella stessa che ha iniziato a lambire il suo cuore.
Non fa nemmeno in tempo ad allontanarsi dalle scale per raggiungere le proprie camere, che Askel prontamente gli corre quasi dietro.

“Principe Hans! E’ tornata, la vostra futura sposa”.
Il respiro viene a mancare. Gli occhi traboccano di confusione, gioia e incapacità di mettere in ordine i pensieri. Anna, Anna è davvero tornata?









// NdA: 

E' stata una vera e propria fatica trovare un pò di tempo per aggiornare, ultimamente tra la sessione d'esami e tutto il resto non riesco a mettermi a scrivere come vorrei. Perciò chiedo perdono per le lunghe attese, ma la storia continuerà, abbiate fede!
Anna è tornata. Cosa accadrà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Ovviamente :3. 
Ringrazio chi si è fermato a leggere la storia, ha recensito e l'ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate. 
Grazie mille e alla prossima! 
 

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Capitolo 6
*** Quel che siamo ***


 

VI 

Quel che siamo 



 






Anna è tornata. Anna è davvero tornata. Ed ora il litigio avuto con Elsa passa in secondo piano, perché finalmente Hans riesce a sentirsi sollevato e quasi libero dalle problematiche che fino a quel momento ha dovuto sostenere. Un inetto. La sua famiglia lo ha sempre creduto tale e forse non a torto. Governare, sovrintendere ad un regno è stancante e difficile, e pensare che lui lo ha fatto solo per poco tempo.
Mettendo da parte la questione dell’avvelenamento e gli innumerevoli pensieri che gli girano per la testa, Hans corre quasi verso la stanza dove è atteso dalla sua futura, giovane, moglie. Nel momento in cui vi entra però lo sguardo non cade su di lei, che si trova seduta sulla poltrona accanto al fuoco, ma su un giovane uomo dalle spalle robuste che le sosta poco vicino. La mano di Hans trema e non serve spiegarsene il motivo, poiché lo percepisce, conosce abbastanza se stesso.
“Hans!” la voce d Anna è squillante, gli giunge alle orecchie quasi con prepotenza. E’ calda, rassicurante e decisamente diversa dal tono autoritario di Elsa, più freddo e distaccato.
“Anna, ero così preoccupato che ti fosse accaduto qualcosa! Sono venuto a cercarti ma” si avvicina varcando la soglia e Anna subito si alza per andargli incontro, impedendogli di continuare. Lo avvolge in un abbraccio carico di speranza recuperata.
“No, no. Sto bene. Non sono riuscita a convincere Elsa a tornare con me e la neve continua a scendere. Sembra che non ci sia un modo per tenere a bada il suo potere” si distacca quasi subito dal suo braccio e questo Hans non può che notarlo “cosa possiamo fare?”.
Hans si inumidisce le labbra. Non vuole metterla a parte della problematica dell’avvelenamento, per non farla preoccupare ma al tempo stesso non riesce a pensare ad una qualche soluzione perché l’inverno si fermi. I suoi fratelli, forse, avrebbero saputo come gestire quella situazione.
“Elsa è l’unica che può fermare tutto questo” risponde quasi a scusarsi di non sapere come altro muoversi.
Eppure lui stesso sa quanto la Regina desideri fuggire ed andare via da Arendelle per ritrovare la libertà che gli ha portato via. Dubbi, Hans non fa che essere contornato da dubbi che non riesce a sciogliere. Credeva che l’arrivo di Anna avrebbe risolto ogni cosa, invece adesso che è lì sente di aver riposto male le sue speranze poiché nemmeno lei sa come agire in un caso così estremo. A quel punto il ragazzo accanto al camino si schiarisce la voce per far ricordare la sua presenza all’interno della stanza. Anna, senza perdere tempo, gli si avvicina immediatamente e con naturalezza gli posa una mano sulla spalla.
“Oh giusto! Quasi dimenticavo” sfodera una delle sue adorabili risate e continua “lui è Kristoff e mi ha aiutata durante il viaggio per raggiungere mia sorella”.
Hans si sente quasi immobilizzato e non riesce a muovere nemmeno un muscolo. Anna non è cambiata dall’ultima volta che l’ha vista, per quanto l’abbia conosciuta durante solo una giornata, poiché conserva anche in una situazione simile il suo ottimismo e i suoi sorrisi caldi, colmi di vita. Forse  è questo che l’ha fatto innamorare di lei, forse è questo che lo spinge a provare una sorta di gelosia verso Kristoff. Gelosia? O invidia. Invidia per non essere stato lui a rimanerle accanto. Un’altra volta Hans è stato mancante.
“E tu devi essere il Principe Hans delle Isole del Sud, il suo vero amore” si fa avanti con un tono piuttosto ironico che non può che arrecare fastidio all’altro.
Hans si costringe ad un breve silenzio meditativo. Perché non è partito lui insieme ad Anna? Perché si è lasciato scavalcare dalle decisioni di lei? Inoltre, il ragazzo, metteva persino in dubbio il legame che si era creato in un giorno di conoscenza. E come non farlo? I suoi fratelli, forse, non lo avrebbero rimproverato per un’avventatezza simile? A lui però non sembrava affatto un’avventatezza.
“Ti ringrazio Kristoff, per aver vegliato su di lei” è costretto ora a riprendere fiato, per non mostrarsi eccessivamente ostile nei suoi confronti.
“Non è stato poi così difficile” sorride appena l’altro, prima di continuare “ad ogni modo, qui c’è un problema molto più importante di convenevoli e presentazioni. Io ed Anna siamo tornati al Palazzo di Ghiaccio, ma Elsa non c’era. Che sia fuggita dal Regno?”.
Ora giunge il momento più difficile, il momento della rivelazione. Hans comprime lo sguardo e si morde l’interno della guancia.
“Elsa è qui” rivela senza mostrare esitazione, tra i loro sguardi perplessi “nelle prigioni”.
Anna sgrana gli occhi di rimando e conduce una mano alle labbra con stupore. Hans si era aspettato tutto, tranne la sua successiva risposta.
“Perché mia sorella si trova nelle prigioni?”
“Non potevo fare altrimenti! Sarebbe fuggita, o peggio. L’unico modo che avevo per proteggerla era quello di tenerla al sicuro, anche da se stessa”.
“Ti occupi di mia sorella in questo modo, trattandola come un pericolo da evitare?” la voce di Anna si carica di rimprovero. Non vuole capire le ragioni di lui, non vuole aprire gli occhi sulla gravità della questione ed Hans rimane impietrito, colto forse in un errore che solo lui crede non essere tale.
Si sente sprofondare in un buio totale. Anna ha risposto in lui una cieca fiducia nell’affidargli le sorti di Arendelle ma sembra non averlo fatto nel modo più appropriato. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Rischiare di mettere in pericolo la vita della Regina, lasciarla andare senza prima aver trovato una soluzione alla fine di quell’inverno perenne? Per un attimo Hans immagina di vedere lo sguardo triste di suo padre rivolto nei propri confronti, ogni volta che non portava a termine un compito a lui affidato. Forse Hans è davvero un inetto.
“Anna…” dall’altro capo della stanza, Kristoff la richiama per farla ragionare.
Hans li osserva senza dire più una parola. Il ragazzo appena conosciuto, il compagno di viaggio della sua futura moglie, riesce a convincerla che le azioni di lui sono state fatte per venire incontro ai bisogni della Regina e del Regno stesso. Pare averla convinta del tutto. Perché Hans, invece, non vi è riuscito? Perché non ha dimostrato la propria sicurezza? Ora, si sente di nuovo solo.
 
 

 







Anna è tornata. Anna è tornata e si è scusata con lei per la sua condizione di carcerata all’interno della sua stessa casa. Le ha confessato di aver discusso con Hans per quella scelta così drastica, ma finché le acque non si fossero calmate sarebbe rimasta in cella, per la sua incolumità. Elsa, come al solito, si è dimostrata fredda e poco volenterosa di scambiare altre parole con lei. Non è riuscita a proteggerla da se stessa e questo non può perdonarselo. Evitare ogni tipo di contatto, evitare l’affetto che prova nei suoi confronti è l’unico modo che ha per non trascinarla nel suo stesso baratro. Anna deve essere felice. A lei la felicità le è stata tolta e recuperarla sarà quasi impossibile. Almeno, prima che Anna si ritirasse, le ha comunicato di essere lieta che sia tornata sana e salva.
Adesso si ritrova di nuovo sola nel buio della cella, in quel freddo che lei non riesce a percepire, abituatasi ormai durante tutte quelle notti. Ha ordinato ad Hans di non fare più ritorno da lei poiché causa del suo imprigionamento, ma una parte di sé è in contrato con quella razionalità tanto emergente. Il Principe Hans non ha fatto altro che aiutarla, cercando di capire cosa provasse senza accusarla di nulla. E lei non lo aveva trattato con eccessiva acredine? Probabilmente non lo incontrerà più e l’interruzione delle sue visite giornaliere diventa per lei motivo di malinconia.
Nel mentre che quei pensieri si impossessano di lei, non si aspetta di intravedere la figura di Hans sulla soglia aperta della cella, pronto a varcarla di nuovo, come ogni giorno. Non ha tenuto conto dei suoi ordini e questo, per una volta, non la infastidisce. Lo sguardo di lui però è ben diverso dal solito, più accigliato, più preoccupato.
“Vi avevo detto di non tornare più” interloquisce rapida, tagliente come suo solito.
“E’ l’unico posto dove ora vorrei rimanere, sempre che non vi dispiaccia eccessivamente la mia presenza. In tal caso, andrò via” remissivo, affatto polemico.
Elsa si solleva dal giaciglio e lascia tintinnare le catene legate ai polsi, per poi incrociare le mani, come gesto di difesa. Può forse mandarlo via? Non ne avrebbe alcun motivo.
“Se siete qui è perché avete scoperto qualcosa riguardo al mio potenziale assassino”.
Hans scuote la testa con rammarico.
“Ancora non ne sono venuto a capo”.
Elsa solleva un sopracciglio e inclina lievemente la testa.
“Anna ha fatto ritorno quest’oggi, non dovreste trascorrere con lei questo tempo? L’unico posto dove dovreste trovarvi, è accanto a mia sorella” non si risparmia quel commento forte che probabilmente andrà a bruciare l’orgoglio di lui.
Hans si avvicina e si ferma davanti alla finestra per gettare lo sguardo al di fuori, abbracciando la visione della neve che imperterrita scende da un cielo bianco e colmo di luce.
“Continuate a mettere in dubbio sentimenti che non vi appartengono” sorride all’angolo delle labbra, si ostina a non guardarla e poi riprende “quando ho incontrato Anna, per la prima volta non mi sono sentito solo. E’ difficile trovare qualcuno che sia simile a noi, che capisca cosa hai provato per tutta la vita. Eppure ora…” si ferma, come se avesse deciso di continuare tra sé e sé.
Elsa per un attimo si pente di averlo messo alle strette. Se fosse stato un altro giorno, probabilmente avrebbero riacceso battibecchi lunghi ed infiniti. Adesso invece è del tutto diverso, poiché la sua voce non trasuda più sicurezza, ma malinconia.
“Ora?” gli prega di continuare.
“Ora mi sembra di essere tornato solo. Non l’ho aiutata durante la vostra ricerca e al suo ritorno ho fatto trovare sua sorella chiusa in cella. Non sono riuscito a farle capire le mie motivazioni mentre quel… quel montanaro sembra averla compresa così bene”.
Le sue parole non sono colme di disprezzo, né di odio. Elsa però percepisce quanto questo abbia toccato Hans nel profondo e dunque decide di non porsi all’attacco nei suoi confronti, ma provare per una volta ad ascoltarlo. Solo per una volta.
“Innamorarsi di Anna è estremamente facile. Ha una vitalità contagiosa, un ottimismo tutto suo e una grande fiducia nell’umanità. Avete timore di perderla, dico bene? Lo comprendo”.
Elsa sente il respiro bloccarsi a metà e dunque torna a sedersi, alla ricerca di nuove forze da acquisire. Le razioni di veleno l’hanno indebolita molto ma non abbastanza da lasciarla cadere nell’oblio. Hans non si accorge della sua difficoltà, troppo preso dalle proprie emozioni per guardare oltre se stesso.
“In fondo perché qualcuno dovrebbe innamorarsi dell’ultimo figlio di un piccolo regno, cresciuto solo e considerato un inetto?”.
“Perché qualcuno dovrebbe amare una Regina più simile ad un mostro?”.
Elsa sorride, per la prima volta dopo diverso tempo, lascia distendere le labbra per creare un’espressione che credeva di aver perso nel tempo. Ascoltare Hans, aprire i propri sentimenti a lui, la alleggeriscono. Tenersi dentro ogni cosa non ha procurato altro che sofferenza e tristezza, ma ora crede di poterlo fare.
“Non siate il mostro che tutti temono” ripete Hans come a ricordare ciò che le aveva detto.
“Non siate il principe inetto che tutti credono siate”.
Hans sorride di un sorriso rinnovato, sincero, autentico. Ed Elsa si compiace di quel baluginio di luce sul volto di lui, lieta di avergli donato un piccolo sprazzo di gioia. Sappiamo quel che siamo, ma non quel che potremmo essere [1], suo padre glielo ripeteva sempre quando era una bambina.
“Non appena troverò colui che ha attentato alla vostra vita vi libererò da qui e troveremo un modo per far capire al popolo che siete esattamente la Regina di cui Arendelle ha bisogno”.
Elsa annuisce con gratitudine, riesce a sentire quella forza che di nuovo le scorre dentro e che forse fino ad allora aveva semplicemente tenuto nascosta. Non aveva mai avuto sicurezza in se stessa e si percepiva solo come un pericolo. Ora le parole di Hans le hanno dato coraggio  e sa di poter credere in se stessa, di poter essere davvero ciò che desidera, dimostrando di non essere un mostro.
La conversazione poi si spegne quando Hans viene richiamato dall’esterno e a quel punto Elsa torna di nuovo sola. In realtà, però, in una parte del suo cuore sente di non esserlo più. Deve fermare l’inverno e restituire la felicità ad Arendelle e anche a se stessa.






Note: 

[1] Cit. Shakespeare






NdA: 

SALVE A TUTTI! 
Mi scuso, davvero immensamente, per il ritardo degli aggiornamenti. Purtroppo tra esami e i viaggi estivi non ho avuto modo di continuare a scrivere MA non lascio di certo questa storia incompleta. Anche perché stiamo quasi per volgere alla fine, non mancano molti capitoli, quindi cercherò di non lasciar passare troppo tempo tra un aggiornamento e l'altro. 
Spero che la storia contuini a piacere e ne approfitto per ringraziare sempre chi lascia recensioni e che ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. 
Prima di lasciarvi, vorrei indicare qui il link alla mia pagina autore su facebook per chi volesse seguire gli aggiornamenti della storia. 

https://www.facebook.com/pages/Hello-Captain-Im-the-Mad-Hatter/694524527306828?fref=ts

Grazie, a presto! 

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Capitolo 7
*** Tradimento ***


VII 

Tradimento 





 


 
Elsa è di nuovo libera. Libera fino ad un certo punto. Il consiglio dei politici le ha concesso una libertà vigilata per darle modo di trovare una soluzione a quell’inverno perenne. L’intervento di Anna non ha fatto altro che portare a questo, la possibilità di risolvere la situazione ed aiutare sua sorella a far tornare tutto come prima. Senza il consulto di Hans. Non che abbia desiderato agire alle sue spalle, ma l’idea di tenere Elsa in prigione la faceva star male.
La Regina di Arendelle dunque è libera, con i guanti serrati sulle mani estremamente ghiacciate. Non può fuggire e se anche tentasse di farlo, cadrebbe su di lei una grave colpa che il consiglio non le permetterebbe di espiare. Elsa, però, non ha alcuna intenzione di andare via. In quelle settimane di reclusione la gentilezza e la premurosità di Hans le hanno fatto comprendere di poter trovare la forza dentro di sé e cercare una soluzione a ciò che lei ha scatenato. Poi? Poi avrebbe scelto cosa fare della propria vita.
E’ anche per questo che muove i passi verso la stanza dove lo ha convocato insieme ad Anna, perché potessero fare il punto della situazione. Le appare quasi strano stargli davanti senza avere catene a legarle le mani e i polsi e un tetto più alto e confortevole rispetto a quello della prigione in cui lui l’ha rinchiusa. A quel pensiero corruga la fronte, pensieri inaspettati si fanno strada in lei.
“Regina Elsa”.
La sua voce le arriva chiara alle orecchie, ma nessun’altra. Anna non è ancora arrivata e questo la fa sentire quasi a disagio. Pochi giorni prima Hans le aveva promesso di liberarla quando sarebbe stata al sicuro da qualunque tradimento, ma nessuno ha rispettato quella richiesta, lei soprattutto.
“Principe Hans”.
E’ la prima volta che il silenzio cade tra loro così facilmente. Entrambi non riescono a scambiarsi nulla di più di sguardi comprensivi ma totalmente fuorvianti. La stanza è gelida e il ghiaccio sembra formarsi all’estremità delle finestre, lì dove affacciandosi si scorge una folta coltre di neve bianca che circonda l’intero fiordo.
“Avete scoperto chi sta tramando contro la corona?” decide lei di rompere il ghiaccio sedendosi su una delle poltrone.
Hans scuote lievemente la testa e rimane in piedi, a diversi passi.
“No, Maestà. Non riesco a venirne a capo e non posso mancare di far notare quanto questa vostra liberazione sia una mossa azzardata”.
Elsa aggrotta le sopracciglia e scuote appena la testa. Non riesce a comprendere perché tanta preoccupazione nei propri confronti, non è sola e di certo non sarà facile arrivare a lei per compiere un atto che potrebbe porre fine alla propria vita. Un’insistenza simile non la convince del tutto e poiché non vuole proseguire su quello stesso argomento, decide semplicemente di cambiare discorso.
“Ad ogni modo, una volta che tutto questo sarà finito credo di poter dare la mia benedizione per il matrimonio”.
Ci ha riflettuto ampiamente e ha imparato a conoscere Hans durante la sua prigionia, ormai non ha dubbi riguardo a lui. Sarà un buon marito per Anna. Sì, lo sarà.
Hans inarca le sopracciglia con evidente sorpresa.
“Credevo foste contraria”.
“Prima di conoscervi lo ero. Adesso sono più incline a darvi il mio consenso”.
E’ strano come sia appena stato difficile pronunciare quelle parole con una voce quasi spenta, come se non provenisse da lei ma da qualche parete esterna della camera. Hans china appena la testa e conduce le mani dietro la schiena, Anna arriverà a breve e forse non avranno più occasione per rimanere soli. In fondo, perché dovrebbero?
“Temo, Maestà, che il matrimonio sia compromesso. Probabilmente avevate ragione, affrettare un sentimento appena sbocciato comporta un avanzare di fiamma che rischia di spegnersi tutta in una volta”.
Elsa non ha bisogno di spiegazioni, ormai riesce a capirlo senza l’ausilio delle parole. La presenza di Kristoff deve aver messo in dubbio una relazione sentimentale nata senza alcuna conoscenza ben ponderata.
“E cosa avete intenzione di fare in proposito?”
“Lascerò ad Anna la decisione”.
Elsa si limita ad annuire con la testa e a distogliere subito lo sguardo. L’idea che Hans possa andare via per sempre da Arendelle la rattrista, ma non deve farsene un cruccio. Lui è stato il suo carceriere ma anche il più vicino, il più leale tra coloro che l’hanno tenuta segregata nella sua stessa casa. Il flusso di pensieri però viene interrotto dall’aprirsi improvviso della porta, dalla cui soglia compare Anna in un turbinio di emozioni. Ha gli occhi rossi e la voce impastata di un pianto che ancora non esprime. Alle sue spalle si presentano due guardie in compagnia di Weselton.
“Elsa allontanati da lui, presto!”
“Come?”
Parole che non hanno senso. Parole che non lasciano spazio alla comprensione. In un attimo Hans viene fermato dalle due guardie che lo agguantano per le braccia e lo immobilizzano senza dare alcuna spiegazione. E’ Weselton stesso a farsi avanti e a schiarirsi la voce.
“Regina Elsa, il Principe Hans delle Isole del Sud è accusato di alto tradimento. Nelle sue stanze sono state ritrovate piante velenose che crescono esclusivamente nel suo Regno. Abbiamo catturato anche uno dei suoi uomini che ha confessato di aver ricevuto l’ordine di uccidervi quest’oggi non appena vi avesse trovata completamente  sola”.
Elsa si alza in piedi dalla poltrona, tenendo le mani strette l’una nell’altra e lo sguardo di ghiaccio si carica di miriadi di emozioni che tempestano Hans tutte in una volta.
Quest’ultimo tenta invano di liberarsi dalla presa delle guardie e allora si appella alla voce, l’unica possibilità di salvezza che si riserva.
“Non dovete credere neppure ad una parola! Non ho mai tentato di uccidervi, né ne ho mai avuta l’intenzione! Elsa, credetemi, stanno cercando di incastrarmi!”.
Elsa non riesce a sentire nulla, se non i rumori veloci dei passi delle guardie che lo conducono via. Inutilmente Hans implora Anna di ragionare, inutilmente chiede clemenza affinché possa spiegare quella incresciosa situazione. Per Elsa invece sembra quasi del tutto chiaro. Hans l’ha riportata indietro dal suo Palazzo di Ghiaccio; Hans l’ha condotta nelle prigioni senza volerla liberare; Hans non ha nemmeno comunicato ad Anna il tentativo di tradimento che si stava abbattendo su di lei. Davvero Hans desiderava ucciderla?


 






Il freddo risale lentamente in quella cella buia dove nessuno ha intenzione di ascoltarlo. Le lacrime di Anna sono corse sul viso così velocemente che non ha nemmeno avuto il tempo di fermarle. Quella tristezza negli occhi di lei lo hanno riempito fino al crearsi di un nuovo dolore. Lo sguardo di Elsa, però, vuoto e nullo lo hanno contratto ancora di più. Sono riusciti ad incastrarlo nel migliore dei modi poiché fuori dai giochi saranno in grado di agire come meglio credono per assassinare Elsa. Come può rimanere in quelle condizioni sapendo cosa potrebbe accaderle?
Quasi non gli importa di esser stato additato come un mostro, un ingannatore, un bugiardo. Hans non ha mai tentato di dimostrare le virtù che possiede poiché si è sempre considerato un inetto, come la sua famiglia ha creduto sin dall’infanzia. Essere creduto per ciò che non è non rappresenta una novità. Il timore piuttosto di non proteggere Elsa diventa più forte e costante.
La porta della cella si apre e i passi crepitanti sul ghiaccio che si forma sul pavimento diventano sempre più vicini, ma totalmente inafferrabili. I ruoli si sono capovolti ed ora è Elsa che lo guarda dalla soglia.
Hans si alza immediatamente in piedi e tenta di fare un passo avanti, ma il tentativo viene subito fermato dalle catene che gli circondano i polsi. Quanto deve aver sofferto, lei, per quelle condizioni? E lui non ha fatto nulla per comprenderlo. L’ha lasciata a soffocare in quella prigione credendo di poterla proteggere.
“Elsa vi prego, non potete credere a questa folle accusa”.
Lei corruga la fronte e non ha timore di farsi avanti, mentre il pavimento si congela man mano che avanza. Il freddo ormai è così intenso che persino lui non riesce quasi più a sentirlo.
“Invece riesco a crederci. Le piante utilizzate per produrre il veleno provengono dal vostro Regno e non crescono da nessuna altra parte. Mi avete rinchiusa in questa prigione senza dare ascolto alle mie preghiere e vi è persino un testimone che afferma di aver ricevuto l’ordine di uccidermi”.
Hans solleva gli occhi al cielo e lascia tintinnare le catene con forza. Perché è così difficile credergli? Perché riporre fiducia in lui è così alienante? Per un attimo aveva creduto di trovarsi a casa e dimenticare la sua vita fino all’arrivo ad Arendelle. Si è sbagliato. Nessuno riuscirà mai a capirlo davvero.
“Mi hanno incastrato perché qualcuno deve essersi accorto delle mie ricerche, senza di me sarà più facile arrivare a voi. Non sono stato io ad accorgermi del veleno nelle vivande che vi portavano? Perché avrei dovuto compromettere le mie stesse intenzioni?”
“Forse un barlume di pietà” la voce di Elsa non è più ferma ed inizia a tremare. Si costringe a riscaldarsi in un abbraccio solitario ma senza distogliere lo sguardo da quello di lui.
“Per un attimo, Principe Hans, siete riuscito ad ingannarmi. Credevo foste davvero preoccupato per me. L’unica persona, oltre mia sorella, ad accettare i miei poteri senza additarmi come una strega, un mostro”.
Hans si morde l’interno della guancia e non può fare a meno di sentire un accesso di rabbia crescere fino ad accecarlo. Il freddo è sempre più freddo e dentro di sé non riesce quasi a sentire più nulla. Sarebbe persino capace di arrendersi e di abbandonarsi alle volontà altrui perché lui non è in grado di risolvere alcunché.
“Se non accetterete voi stessa questi poteri nessuno vi considererà diversa da ciò che credono siate. Vi considerate un mostro e gli altri hanno il potere di confermarlo. Se iniziaste a capire che in realtà non avete nulla di mostruoso in voi, anche il popolo capirebbe che c’è molto di più dietro questa tempesta inarrestabile”.
Elsa comprime lo sguardo e lo distoglie da quello di lui. Hans vorrebbe insistere e lottare perché continui a fidarsi e non si lasci ingannare da coloro che non hanno intenzione di farla regnare. Eppure non riesce a trovare la forza di farsi avanti, di alzarsi e farle comprendere quanto desideri proteggerla e che rinchiudendolo in quella prigione non vi sarà modo per salvarla. E se invece si sbagliasse? Lui che potere ha in tutto questo? Fino a quel momento non è riuscito a scovare il traditore, come potrebbe dare una mano? Un inetto. Sarà sempre e solo un inetto.
“Questa sarà l’ultima volta in cui ci vedremo, Principe Hans. Le leggi di Arendelle sono antiche e non sono mai state cambiate. Il consiglio non ammette eccezioni ed io non posso tirarmi indietro. La decisione è stata presa”.
Hans non riesce a comprendere.
“Quale decisione?”
“Siete stato accusato di alto tradimento e giudicato colpevole, domani mattina all’alba ci sarà la vostra esecuzione”.
Deglutisce appena mentre legge quelle parole dalle labbra di Elsa. Lascia tintinnare le catene che adesso appartengono a lui e scuote appena la testa. Una punizione così dura è prevista? E’ davvero pronto a morire per qualcosa che non ha compiuto?
Ingannatore, bugiardo, mostro. In più, morto. Morto senza che vi sia reale giustizia, morto per niente.
“Senza un processo?”
“Senza un processo”.
“Lascerete dunque che mi tolgano la vita? Siete così certa, Maestà, che sia colpevole? Se solo provaste a pensare senza lasciarvi confondere dalle emozioni, forse capireste che –“
“Io non mi lascio confondere dalle emozioni, Principe Hans. Non ho bisogno di conferme né ho dubbi riguardo alla vostra colpevolezza. Non sarò io a cambiare le leggi del mio Regno”.
Eppure Hans lo vede, lo percepisce il dubbio che si attanaglia nel cuore di lei, negli occhi di lei. E’ profondo e ben radicato. Nonostante la voce sia tornata ferma ed alta, sa quanto in realtà non sia sicura di quell’accusa e di parole troppo forti. Allora perché si convince del contrario? Perché non vuole credergli?
Morirà. L’indomani morirà senza aver dimostrato a se stesso di non essere un inetto. Senza nemmeno avere la possibilità di salvare Elsa da quella sconsiderata azione.
“Se siete voi ad ordinarlo, allora accetto questo affrettato ed ingiusto giudizio”.
Lo sguardo cala improvvisamente sul pavimento ormai completamente di ghiaccio. Percepisce solo i passi veloci di Elsa che avanzano verso l’uscita della cella con una furia approssimata. Hans getta uno sguardo all’esterno e si accorge di quanto la neve abbia ripreso a scendere e non esista quasi più il mare lì dove ve ne era uno.
Il suo destino è segnato e non può far nulla per modificarlo. 




 
Note:

Salve a tutti! 
Come promesso ho cercato di aggiornare in tempi brevi, visto che ormai ci stiamo avvicinando al gran finale. Il povero Hans adesso rischia proprio di perdere la testa e passare anche per il vile ingannatore... che nel film è. Ma non qui :3. 
Ringrazio chi continua a seguire la storia e recensisce, chi l'ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie davvero!
Lascio sempre il link della pagina autore per chi volesse seguire gli aggiornamenti: 
https://www.facebook.com/pages/Hello-Captain-Im-the-Mad-Hatter/694524527306828?fref=ts
 

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Capitolo 8
*** Sospiri ***


VIII

Sospiri




 



 
 
 
La morte è fatta di sospiri. La morte è un’alba troppo lontana per concepirne la luce. E noi siamo abituati a dormire quando il sole sorge.
Non incontrerai mai la morte, Hans. Non devi temerla perché quando lei arriverà tu non ci sarai e se ci sei tu lei non ti raggiungerà.
Le parole di sua madre risuonano nella testa forti ed impositive. Non deve temere la morte perché non la incontrerà. L’alba, poi, è sempre così bella. Per tutta la notte non ha fatto altro che contare all’infinito i secondi che lo separano da quell’alba. A cos’altro poteva pensare? Di speranze Hans non ne ha più alcuna. Ha accettato di morire senza lottare e forse quella è l’unica fuga che ha da un’esistenza strana, particolare.
Cammina verso il patibolo con i polsi legati e la testa china. La neve continua a scendere e il silenzio non si ferma. Nonostante la piazza adiacente al Castello sia piena di persone, nessuno gli inveisce contro. Quando Elsa è fuggita e l’inverno ha ricoperto il fiordo di ghiaccio, Hans si è preoccupato di distribuire pasti caldi e beni che tenessero al sicuro la popolazione.
Forse per questo nessuno parla. Tutti sono attoniti di fronte ad un tradimento così improbabile  ma allo stesso tempo nessuno osa ribellarsi e venir meno agli ordini della Regina. Hans riconosce la figura di Elsa tra i tanti spettatori, mentre non riesce ad incrociare lo sguardo di Anna.
“Quali sono le vostre ultime parole, Principe Hans delle Isole del Sud?”
Il duca di Weselton si presenta di fronte a lui, in attesa di ascoltare ciò che ha da dire.
“Un’ombra non parla, né desidera. Un’ombra passa, nulla più”.
Weselton scrolla le spalle ed annuisce.
“Procedete!”
Il boia solleva in alto la spada con cui sarà mozzata la testa del principe ingannatore, mentre quest’ultimo si accomoda sull’apposito rialzo in legno. Ha paura, ha paura di morire e non può far nulla per tirarsi fuori da quella situazione. L’unica sua fortuna è che non vedrà gli occhi dei fratelli commiserarlo per esser stato così ingenuo e disattento. Prima che il boia sferri il colpo, solleva lo sguardo verso quello di Elsa. Trema, ha più freddo del freddo stesso. Ed è così bella. Se sarà lei l’ultima cosa che vedrà di quel mondo allora non morirà del tutto infelice. Solo ora si accorge di cosa prova per lei. Proteggerla, tirarla fuori dal ghiaccio creato intorno al suo cuore, sollevarla dai pesi più difficili da sostenere. All’inizio Hans desiderava aiutarla perché Elsa rappresentava la felicità di Anna. Poi, conoscendola, è diventata importante per lui.
Sorride di sottecchi di fronte a tanta leggerezza. Si è infatuato di Anna in una sera chiedendole di sposarlo perché in lei aveva trovato qualcuno in grado di riporre fiducia in lui, qualcuno che potesse chiamare casa. Elsa invece ha costruito dentro Hans una forza maggiore. Non un sostegno o un appiglio. Elsa è qualcuno con cui condividere se stesso, in modo profondo e sincero. Accorgersi in quel momento dei suoi sentimenti sembra solo uno scherzo del destino. Il boia riceve il segnale e la spada cala.
Hans trattiene il fiato, il cuore si tramuta in una miriade incontrollabile di battiti che gli percorrono il petto.
“Lunga vita alla Regina Elsa!”
La sente arrivare la lama fredda, è pesante persino a quella distanza. Come deve essere la morte? Forse la morte è ghiaccio e neve. E’ alba. Un sospiro.






 
 
 



 
Trema sotto quel mantello troppo leggero. Lei, il ghiaccio, ce l’ha sotto la pelle. Anna non vuole assistere alla decapitazione, ancora incredula per quella scoperta così terribile riguardo alla vera indole di Hans. Allora perché tutto le dice il contrario? I suoi sorrisi, le sue parole, i suoi occhi non fanno che tormentare Elsa.
Anche ora che lo vede salire al patibolo diventa un’agonia. Chi è davvero Hans? E’ stato così facile accusarlo con tutte quelle prove a suo sfavore. Perché dubitare? Hans fino a quel momento si è sempre mostrato dalla sua parte, desideroso di aiutarla, accettando quella parte di lei che all’inizio aveva consigliato di mettere da parte.
“Lunga vita alla Regina Elsa!”
Parole simili a stalattiti che si fermano sul cuore. Stalattiti che Elsa all’improvviso fa nascere dalle mani, che contengono quell’immenso potere e le direziona verso la spada che sta per calare pericolosamente sul collo di Hans. Il ghiaccio immobilizza le mani del boia che non possono più compiere il grande atto. Un gesto improvviso, non ragionato. Hans non può morire, non deve morire. Sarà punito ma non da lei e non davanti ai suoi occhi.
“Riportatelo indietro! Non ci sarà nessuna esecuzione”.
Non ha il coraggio di guardarlo negli occhi, quegli occhi che di sicuro devono sentirsi sollevati, più leggeri all’idea che la morte per quel giorno non lo avrebbe toccato.
Weselton non fa che richiamarla per comprendere  cosa le sia preso, ma Elsa non ha intenzione di ascoltare nessuno. Questa volta la decisione è solo sua. Si precipita nelle prigioni dove Hans è stato ricondotto lasciando prima alcune disposizioni. Lo trova di nuovo in quel buio che per loro è stato quasi un conforto.
“Elsa!”
Nessun appellativo, nulla di più che il suo nome. Il ghiaccio sul pavimento è sempre di più e le pareti scricchiolano intorno allo sgretolarsi di ogni sostegno. Hans è libero dalla catene e può raggiungerla, ma si arresta quando lei gli impone di farlo.
“Non ho fermato l’esecuzione perché dubito della vostra colpevolezza, ma non posso lasciarvi morire. Tornerete alle Isole del Sud e i vostri fratelli decideranno la migliore punizione da infliggervi”.
“Avrei preferito la morte” confessa lui quasi in un sussurro.
“Non abusate della mia compassione. Partirete all’istante e ai confini di Arendelle, dove il mare non è stato sfiorato dai ghiacci, troverete una nave che vi ricondurrà a casa”.
Hans rimane in silenzio ed Elsa si sente mancare sempre più. Si volta dandogli le spalle perché non veda le prime lacrime affiorarle agli occhi. Dovrebbe andare via, dimenticare la sua esistenza e smetterla di domandarsi il motivo di quegli inganni.
Prima di andare via però, Elsa torna indietro riducendo la distanza tra loro e fermandosi ad un passo da lui. Non vede ombra nei suoi occhi, ma un sole caldo che la scalda. Senza pensare, si avvicina come a voler annullare totalmente quello spazio terrificante che li divide. Il desiderio delle sue labbra è vivo, intenso, ed è questione di un attimo. Lo lascia così, senza spingersi oltre fugge via lasciandoselo alle spalle.
 
Amo te. Amo te, Elsa.
Poteva dirglielo prima che andasse via. Non lo ha detto, lo ha conservato dentro di sé. Sarebbe stata solo una dichiarazione volta a scagionarlo e lui non vuole essere liberato per questo. Vuole essere creduto, tutto qui. Inoltre l’amore non è una prova, né una richiesta ma si basa sulla reciproca fiducia. Allora perché gettarlo al vento? E poi, Elsa non gli avrebbe nemmeno creduto. 








Note: 

Salve a tutti!
Come avete notato questa shot è decisamente più corta rispetto alle altre, è esattamente la metà. Fa da passaggio all'ultima parte della storia che spero di aggiornare presto (una parte è già stata scritta). 
Ringrazio come sempre chi continua a seguire ^^ 

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Capitolo 9
*** Ombre ***


IX 

Ombre





 

 



La coltre di neve è alta e quasi impossibile da superare. I cavalli faticano ad allontanarsi dal Palazzo ed Hans stesso, affidato ad una manciata di guardie, viene condotto via da Arendelle. Non ha avuto modo di incontrare più nessuno e nessuno avrebbe desiderato salvarlo. Tornerà alle Isole del Sud e sarà trattato come un traditore. I suoi fratelli di sicuro non gli crederanno.
Il suo viaggio era iniziato per concedersi la possibilità di essere fiero di se stesso, invece ora non può che tornare con la coda tra le gambe, incastrato in qualcosa di cui non ha nemmeno colpa. Arendelle è ancora visibile, nonostante la neve abbia preso a scendere più fitta. Elsa troverà una soluzione all’inverno? Preoccuparsene non è più un suo problema.
Codardo.
Così lo avrebbero definito i suoi fratelli. Codardo perché sta accettando una situazione senza lottare e dimostrare di non essere il principe inetto che la sua famiglia crede che sia.
Pensare di esserlo lo ha condotto a diventarlo davvero. Come potrà proseguire sulla sua strada sapendo che qualcuno sta tramando ancora contro Elsa? Non può andare via davvero da Arendelle senza almeno averci provato. Non un pensiero in più ed immediatamente tira le redini del cavallo per voltarsi e non appena accade, si rende conto di ciò che sta accadendo alle sue spalle: una tempesta di neve ha avvolto il Palazzo, inarrestabile e furiosa si abbatte su di esso con forza incontrollabile.
“Elsa!”
Non deve, non deve andare via. Bastano pochi gesti a liberarlo dalla sua condizione di prigioniero e disarmate le guardie che gli stanno accanto colpisce le ultime che tentano invano di accerchiarlo, trovando così una via di fuga sprona il cavallo verso la direzione della tempesta, rinfoderando la spada per tenersi in equilibrio. Più si avvicina e più la bufera lo avvolge, impedendogli di vedere con certezza ciò che gli si pone davanti. Scende da cavallo per farsi strada da solo e cammina sul ghiaccio scivoloso, uno specchio che il suo riflesso non riesce nemmeno a raggiungere. Mentre avanza supera con difficoltà la forza ostile del vento e in lontananza, quasi per miracolo, scorge Elsa che arranca in quella tempesta creata da lei stessa. In quale stato animo deve trovarsi per arrivare a tanto?
“Elsa!” chiama a gran voce perché riesca a sentirlo.
I suoi occhi azzurri si sollevano appena e lui ormai sa di esser stato riconosciuto. Affretta il passo e grida ancora:
“Elsa devi fermare la tempesta, se non controllerai le tue emozioni finirai per distruggere Arendelle!”
La sua voce non è abbastanza forte e il vento non fa che arrestare la sua traversata. E’ allora che Hans nota un’ombra avvicinarsi ad Elsa. Un’ombra il cui volto non riesce a riconoscere ma riesce a notare la spada che sta per essere sollevata su di lei.
Hans a quel punto compie quegli ultimi passi che lo dividono da Elsa e una volta raggiunta si frappone tra lei e l’arma che sta per abbattersi sulla sua schiena. Avvolge Elsa affinché non venga colpita e sarà lui ad accusare il colpo. Morirà, lo sa. Morirà per la seconda volta n un giorno.
Dunque è questa la morte? L’assenza di vento, il calore di un freddo abbraccio e il solo rumore di un sospiro. Con gli occhi chiusi può ascoltare soltanto il silenzio. In fondo la morte non è poi così rumorosa.
“Hans?” una voce lo richiama da quella sensazione di pace.
Quando riapre lentamente gli occhi, quasi incredulo di poterlo ancora fare, sente ancora Elsa tra le proprie braccia e non avverte alcuna sensazione di dolore nel punto in cui doveva essere colpito.
Con stupore si volta indietro ed osserva il ghiaccio formatosi sull’ombra del sicario, congelato in un terribile gesto.
“Mi avete salvato” pronuncia in un sussurro.
“Voi avete salvato me” Elsa si distacca dalla sua presa.
La tempesta è cessata ma l’aria intorno a loro punge e non li libera dal gelo. Hans sa che non è quello il momento di parlare, sa che vi sarebbero altre priorità a riguardo per conoscere tutta la storia. Ma dopo aver incontrato la morte in così poco tempo, come può lasciare che il tempo gli sfugga dalle dita?
“Sono stato un codardo. Farmi incastrare in questo modo ha permesso ai traditori di muoversi liberamente”.
Elsa scuote appena la testa, forse è per questo che la tempesta si è scatenata in lei.
“Avrei dovuto credervi ma era più facile far tacere il mio cuore anziché comprenderlo. A causa mia vi ho quasi ucciso”.
Hans riesce a trovare la forza di sciogliere la tensione e sorridere.
“Devo essere entrato nelle vostre simpatie, visto che sono morto quasi due volte”.
Fino ad allora Hans ha sempre temuto la sua vicinanza. Chi vorrebbe mai che il gelo si immergesse nelle proprie vene, anziché una sensazione di calore familiare? Ora, però, lo desidera ardentemente.
“Rischierei la vita per voi anche più di due volte in un solo giorno” le afferra una mano, nonostante lei cerchi di ritrarla. Non gli importa se quella presa lo costringere ad irrigidire le dita che si gelano a quel contatto.
“Siete fortunato allora, perché la giornata è ancora lunga Principe Hans”.
Sa quanto costi ad Elsa mantenere quel contatto ma al tempo stesso non desidera in alcun modo lasciarla andare. Adesso è sua, solo per quel breve istante, è sua.
L’arrivo di Anna e Kristoff però costringe loro a sciogliere quel legame appena formatosi e di conseguenza non possono che susseguirsi le scuse nei confronti di colui che è stato ingiustamente incolpato di qualcosa che non avrebbe mai compiuto.
Hans avrebbe desiderato parlare ancora ad Elsa, da solo, ma le trattative per portare in prigione Weselton, il vero colpevole del tentativo di omicidio della Regina finiscono per sovrapporre i seguenti impegni di tutti coloro che si trovano al Palazzo.
 

 

 




Sono trascorsi giorni da quando Elsa è stata salvata Hans. Giorni in cui non ha fatto altro che evitare di incontrarlo tra i corridoi del Palazzo. Giorni in cui, però, è riuscita a dedicare il suo affetto ad Anna. Un affetto che per anni si è trovata a reprimere per salvarla. Dopo l’imprigionamento di Weselton, Elsa non ha avuto un solo istante libero per se stessa ed ogni sera Anna è andata a farle compagnia nella sua stanza per recuperare tutto il tempo perduto.
Quando è venuta a sapere della rottura del fidanzamento tra sua sorella ed il Principe Hans ha provato sentimenti così contrastanti da averne quasi timore. Da una parte aveva compreso che i sentimenti di Anna fossero mutati durante il viaggio per la sua ricerca e dall’altra era quasi lieta di quella notizia, senza sapersene spiegare i veri motivi.
Il Principe Hans sarebbe partito l’indomani poiché nulla lo avrebbe più trattenuto ad Arendelle. Allora perché tentava in ogni modo di non incontrarlo?
Quella sera Elsa si trova di fronte ad una delle grandi finestre della sala comune. Il giorno in cui è stata salvata ha compreso molto di più riguardo al suo potere, ovvero che se si è in grado di creare qualcosa lo si può anche distruggere. Una volta trovato equilibrio in lei è riuscita a sciogliere quel ghiaccio che sembrava eterno a far tornare l’estate ad Arendelle. Da quel momento in poi il popolo non ha più mostrato paura nei suoi confronti e con l’aiuto di Anna è riuscita ad imparare a controllare i suoi poteri, trasformandoli in un dono meraviglioso.
Davanti a sé ora vi è un meraviglioso cielo stellato e nemmeno una nuvola oscura il suo regno. Passi misurati si avvicinano alla sua figura e lei sa perfettamente a chi appartengono, poiché li riconoscerebbe tra mille. Quante volte li ha sentiti avvicinarsi alla cella? Quante volte si è sentita sollevata nello scoprire di non essere poi così sola?
Si volta appena e con la coda dell’occhio incontra Hans, nella sua perenne eleganza di un principe che non è poi così dissimile da lei.
“Vostra Maestà” si inchina come non ha mai mancato di fare “sono giorni ormai che evitate la mia presenza ma vorrei cogliere quest’occasione per porgervi i miei saluti, domani farò ritorno alle Isole del Sud”.
Elsa lo sa bene, probabilmente non lo rivedrà più.
“In tal caso vi chiedo di porgere i miei omaggi ai vostri fratelli e vi ringrazio ancora per tutto ciò che avete fatto per il mio Regno”.
Una risposta fredda, distaccata. Poteva forse aspettarsi altro?
Hans sorride appena e decide di avvicinarsi ancora per coprire quella distanza che sembra quasi abissale.
“Per il vostro Regno o per voi?”
“Non ho idea di ciò di cui state parlando”.
Elsa si divincola da quella vicinanza e gli dà le spalle, iniziando a camminare per la sala di modo che non debba essere costretta a guardarlo negli occhi, nonostante non gli impedisca di parlare ancora. Hans a quel punto non può che raggiungerla, rimanendole appena dietro proprio come lei desidera.
“Non offendete la vostra intelligenza, Maestà. Ormai dovete aver compreso quali siano i sentimenti che provo nei vostri confronti e il vostro rifiuto è più che evidente”.
Hans ha mostrato sempre un certo ardore fin dall’inizio, fin dal primo momento in cui lo ha conosciuto. Elsa a quel punto si volta per mostrargli uno sguardo carico di rimprovero, si è forse dimenticato che lei è la Regina di Arendelle?
“Questa dovrebbe essere una dichiarazione di affetto? Immaginavo poteste fare di meglio, ma mi sbagliavo. Ad ogni modo avete compreso perfettamente e rifiuto i sentimenti che mi state declamando con una così sconcertante mancanza di decoro”.
Così facendo si volta di nuovo e riprende a camminare, serrando appena le mani in piccoli pugni che immediatamente si infittiscono di cristalli di ghiaccio. Hans non mostra l’intenzione di lasciarla andare così facilmente e quindi prende a seguirla.
“Desiderate che nessuno vi raggiunga per tutta la vita?”
“Il punto è esattamente questo: non posso permettermi di lasciarmi andare alle emozioni. Nonostante abbia imparato molto dei miei poteri, non ne ho il pieno controllo. Perché dovrei mettere in pericolo le persone a cui tengo di più?”
Hans sorride.
“Allora lo ammettete”.
Elsa solleva un sopracciglio.
“Cosa dovrei ammettere?”
“Che ricambiate i miei sentimenti”.
“Mai! Domani partirete e se anche i nostri Regni si manterranno in buoni rapporti, non vi sarà più alcuna possibilità di incontrarci. Vi sono riconoscente per tutto ciò che avete fatto per me, ma non credete che questo mi porti a provare sentimenti più profondi”.
Hans arresta il passo e conduce una mano dietro la schiena.
“Ciò non vuol dire che non ne abbiate, di sentimenti profondi intendo. Mostrate a tutti una maschera di ghiaccio ma proprio tra questi tutti siete forse quella che più prova sentimenti profondi ed intensi”.
Elsa non ha quasi più fiato. Si deve fermare anche lei e sa che da lì a poco potrebbe ancora non riuscire a controllare le proprie emozioni. Reprimerle non vuol dire cancellarle. Far finta di non avere sentimenti non vuol dire rimuoverli.
“Andate via, Principe Hans. Il vostro comportamento è a dir poco riprovevole e vi concedete una libertà nei miei confronti che non vi è permessa”.
Il silenzio cade appena tra loro ma solo Hans ha il coraggio di guardarla negli occhi.
“Se è questo il vostro desiderio, allora domani salperò per le Isole del Sud”.
Né un inchino, né un gesto di congedo. Semplicemente Hans si volta per lasciarla nuovamente da sola. Forse più sola di quanto non si sia mai sentita prima. Cos’altro avrebbe dovuto fare? 






NdA: 

Salve a tutti! 
Eccomi qui con la penultima one-shot di questa raccolta. Ricordo che essendo una raccolta e non una long non tutte le parti della storia sono messe in luce ma solo le parti fondamentali tra Elsa ed Hans. Nell'ultima parte ho deciso di rendere tutto meno ombroso, a dispetto del titolo e renderlo un pò più disneyggiante con battute leggere.
Come sempre ringrazio chi recinsisce e continua a seguire, sperando che poi la conclusione vi piaccia. Grazie infinite ^^.





 

 

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Capitolo 10
*** Nessun addio ***


Nessun Addio









“Domani partirò per le Isole del Sud”.
Durante tutta la notte Elsa non ha fatto altro che rigirare quei pensieri nella testa, senza riuscire ad evadere da una prigione che lei stessa si è costruita dentro di sé. Non è ancora in grado di mantenere al sicuro le persone che le stanno accanto da ciò che i suoi sentimenti riescono a scatenare e la paura di non controllarli è forte, per quanto abbia imparato molto da quell’esperienza. Il pavimento lucido della sua stanza si è ricoperto di una coltre di neve leggera, che poco a poco va sciogliendosi. E’ l’unica camera del Palazzo in cui il ghiaccio è stato richiamato ed Elsa non vuole liberarsene, preferisce rimanere immersa in un freddo che non la raggiunge. Poche ore prima dell’alba sente bussare alla porta e si rende conto che si tratta di Anna. Le dice di entrare, ormai la sua non è più una stanza chiusa.
“Elsa, so che non è il momento adatto per parlarti ma non riesco a prendere sonno e devo farti questo discorso prima che sia troppo tardi” così facendo Anna subentra senza nemmeno attendere una risposta.
Si accorge della neve ancora fresca ma non dice nulla, sa che cosa sta passando Elsa e non vuole farle pesare nulla. Attenta a non scivolare si avvicina al letto e poi salta sul materasso per raggiungere la sorella, che ormai si trova costretta a sollevarsi.
“Un discorso che non può aspettare e che deve essere affrontato nel cuore della notte?” domanda retoricamente Elsa con un mezzo sorriso.
Le è mancata Anna, le è mancata così tanto che le sembra quasi un sogno averla lì accanto. Come ha potuto sopportare per tutto quel tempo di tenerla lontana? La sofferenza che si è tenuta dentro è stata più grande di quanto avesse potuto immaginare.
Anna annuisce e le prende le mani, nonostante il freddo inizi a congelare anche le sue.
“Non sono un’esperta in amore e temo di aver compiuto molti errori fino ad ora, almeno finché non mi sono resa conto di ciò che avevo davanti. Mi sento in dovere di aiutarti perché credo che tu ne abbia bisogno. Il Principe Hans ha accettato la mia scelta, non solo perché aveva compiuto il mio stesso errore di valutazione, ma anche perché si è innamorato di te. Lo so, lo so per certo! Non lasciare che se ne vada, potresti perdere la tua occasione di essere felice”.
Elsa aggrotta le sopracciglia e si trova costretta ad abbandonare le mani di lei per chiudersi nuovamente in uno spazio ritagliato soltanto per sé.
“Io sono felice, Anna. Ora posso convivere con i miei poteri senza che nessuno ne sia spaventato, ho di nuovo te e mi sento pronta a governare Arendelle. Non ho bisogno di altro” la rassicura con voce calma e misurata.
Anna incrocia le braccia al petto quasi indispettita.
“Però lo ami. Sei mia sorella Elsa, so esattamente cosa provi” si ferma un istante “va bene, forse ho imparato a comprenderlo solo da poco, ma so ciò che dico! Non permettere al Principe Hans di andare via senza che sappia di avere una speranza”.
Elsa scuote appena la testa e volge lo sguardo da un’altra parte, quel discorso non fa che aumentare la frustrazione che sente e non vuole perdere il controllo in alcun modo.
“Non sono pronta per questo, Anna. Sono ancora incapace di controllare i miei poteri come vorrei e mettere a rischio le persone che amo è l’ultima cosa che desidero. Preferisco che il Principe Hans sia al sicuro, nella sua terra di origine”.
Anna respira profondamente e scende dal letto.
“Non fare a lui ciò che hai fatto a me, non lasciare chiusa la porta” le sorride con affetto e le stringe la mano con forza, prima di ritirarla.
Elsa non riesce a dire nulla poiché avvolta dal rimorso per quello che Anna deve aver passato a causa sua. In un modo o nell’altro la sua sola esistenza ha fatto in modo di far soffrire le persone che ha accanto. Proteggendole, le ha allontanate senza alcuna spiegazione. Avvicinandosi, le ha messe in pericolo.
E se per una volta decidesse da sé cosa fare, andando incontro a quelli che sono i suoi desideri?
“Rifletti su ciò che ti ho detto, Elsa”.
Le parole di Anna non sono cariche di rimprovero o di rancore, piuttosto sono un consiglio dettato dal cuore. A quel punto esce dalla stanza per lasciare la sorella alle riflessioni dovute.
Elsa si stringe tra le braccia, appoggiando il mento sulle ginocchia per racchiudersi in pensieri che avrebbero trasformato il suo futuro imminente.
Il Principe Hans. I suoi occhi comprensivi, caldi, sempre pronti a correre in suo aiuto. Quel suo modo di fare elegante e gentile, il sorriso fermo e deciso, la sua volontà di non essere ciò che hanno detto di lui. Non ha idea di come affrontare la situazione e probabilmente non sarà facile, ma non può lasciarlo andare del tutto. Non può permettere a se stessa di non esprimere ciò che prova. Per una volta, almeno, decide di prendere il controllo della sua vita ed essere ciò che desidera essere senza essere annientata dalle paure e dai timori incontrollabili.
L’alba è giunta e sa che la nave di Hans sta per salpare dal porto, deve fermarlo prima che sia troppo tardi.
Si riveste in fretta dell’abito azzurro dalla lunga scia di cristalli di ghiaccio e senza curarsi della treccia scompigliata di capelli arruffati, esce dal Palazzo in fretta senza dare corda a chi cerca di comprendere quella sua fuga improvvisa.
Per quanto corra veloce, per quanto le sue gambe si siano trasformate in ali, non riesce a raggiungere in tempo la nave. Essa è salpata e ancora si vede dal porto, dove Elsa si è fermata in preda a respiri affannati che non riesce a controllare. E’ arrivata troppo tardi.
E’ davvero tardi?
Quasi senza riflettere sa che non può arrendersi, non deve farlo. Con immediatezza usa i suoi poteri per creare una lunga scia di ghiaccio che parte dal porto ed arriva fino alla nave e senza pensarci due volte si getta in quella corsa per attraversare l’acqua ghiacciata che funge da strada e la conduce fino alla nave improvvisamente bloccata.
Ed è allora che vede il Principe Hans affacciarsi per capire cosa sia accaduto, è allora che i suoi occhi si riempiono di un lampo di speranza.
Elsa rimane immobile ad osservarlo e non riesce a dire nulla, sente la gola infiammarsi ed ogni parola soggiacere di fronte a ciò che ha appena fatto. Un gesto rischioso, folle. Un gesto che Anna avrebbe compiuto, un gesto che lei non si sarebbe mai sognata di fare.



 
 
 
 



Non vi è più nulla da fare. Elsa ha preso la sua decisione e lui non ha modo di contrastare quella scelta. E’ convinto che lei ricambi i suoi sentimenti, non per superbia, ma perché crede di averglielo letto negli occhi. Al contempo sa quanto abbia sofferto a causa dei suoi poteri e quanto sia stato difficile amare ed essere amata dal buio delle sue stanze per tutti quegli anni. Hans comprende e accetta quella situazione. Quando sale sulla nave per far ritorno verso le Isole del Sud è consapevole del fatto che potrebbe non rivederla mai più e che quell’avventura sarebbe diventato un ricordo da conservare con premura, come un segreto che non avrebbe rivelato mai a nessuno.
Andare via, lasciando Arendelle dietro di sé, gli costa molto. Per la prima volta dopo tanto tempo è riuscito a trovare un luogo da chiamare casa e non è riuscito a tenerselo stretto. Come sarebbe tornato dai suo fratelli? Chi sarebbe stato, Hans, una volta incontrato il suo recente passato?
Ha lottato e non ne ha tirato via nulla di buono. Ha amato e il suo amore non è stato accolto. E’ un Principe senza corona e senza alcun futuro tangibile.
Quelle domande non fanno che vorticargli nella testa ma allo stesso tempo non riesce ad accettare quella situazione. Continuerà a lottare, continuerà ad amare e non smetterà di cercare quel se stesso di cui conosce l’esistenza. Sappiamo quel che siamo ma non quel che potremmo essere. [1]
Forse ha provato un amore troppo immaturo e ha bisogno che esso venga rinvigorito perché non si vada perdendo del tutto. La speranza non lo abbandonerà di certo.
Poi la nave si ferma, diventando immobile e le onde non provocano più alcun rumore.
“Ghiaccio!”
Urlano i marinai.
Ghiaccio?
L’estate è appena tornata e il cielo è terso, non vi è alcuna possibilità che le tempeste di neve abbiano ripreso il loro corso. Poi però gli balena un’idea in testa e allora si affaccia, proprio verso Arendelle, incontrando la figura di Elsa che corre verso la sua direzione. Ha creato una scia di ghiaccio in grado di fermare la sua traversata. Ed è quando incontra i suoi occhi che non può fare a meno di afferrare una delle cime sciolte e scivolare via dalla nave per ricadere sulla strada ghiacciata e ritrovarsi di fronte a lei.
“Non posso permettermi di lasciarvi andare senza che sappiate” la voce di Elsa è insicura, per la prima volta riesce ad ascoltare le sfumature della sua fragilità.
Hans ha quasi paura che si tratti di un sogno e preferisce limitarsi ad annuire, senza interrompere il discorso con la sua voce.
Elsa si avvicina fino a fermarsi di fronte a lui, congiungendo le mani come suo solito per mostrarsi come la Regina quale è.
“Ieri vi ho trattato con così poco riguardo nella speranza che vi dimenticaste di me, perché la separazione fosse più semplice e senza traccia di rimorso. Sono stata egoista nei miei confronti e anche nei vostri, perché come mio solito non riesco a gestire un sentimento che va al di là delle mie capacità di controllo. Anna mi riproverebbe, ora, dicendo che certe cose non dovrebbero essere sottoposte a limitazioni, ma io non so ancora cosa voglia dire tutto questo. Voi mi amate, Principe Hans ed io non posso fare a meno di provare lo stesso. La paura che provo, però, è più grande e non so se riuscirei a gestire questa situazione”.
Una dichiarazione chiara, concitata proprio come la sua. Hans non può fare a meno di sorridere e allora si avvicina per poterle afferrare entrambe le mani gelide e tenerle strette, scaldandole con le proprie.
“Ciò che mi avete appena confessato, Elsa, mi rende immensamente felice. Voglio che sappiate, in ogni caso, che non pretendo nulla e non desidero altro che il vostro amore. Abbiamo entrambi molto ancora da imparare su noi stessi prima di essere in grado di convivere l’uno con l’altra. Ho ben compreso le vostre parole?”
Elsa annuisce,  sente le lacrime affiorarle agli occhi ma le trattiene con estrema tenacia.
Hans a quel punto decide di compiere il passo che annullerà le distanze create tra loro e sollevandole con delicatezza il viso, raggiunge le sue labbra fredde per scambiarsi un bacio delicato, appena accennato. Le accarezza una guancia e poi va oltre, tirandola a sé per un abbraccio volto a scaldare il gelo che si è creato intorno a tutto il suo corpo. Hans non sente freddo, non ne sente più ed Elsa si lascia andare tra le sue braccia, senza timore di fargli del male.
“Vi prometto, Elsa, che una volta tornato alle Isole del Sud imparerò ad essere l’uomo che desidero e una volta riuscito nell’intento tornerò ad Arendelle per chiedere la vostra mano. Pensate di potermi aspettare?”
Elsa si distoglie dall’abbraccio per guardarlo negli occhi.
“Ed io vi prometto, Hans, che imparerò a fidarmi dei miei poteri senza avere timore di controllarli, così da lasciare il mio cuore libero per voi. Vi attenderò, così come farete voi”.
Hans sa che quella decisione gli procurerà una certa sofferenza ma al contempo sa che è la scelta più giusta da fare, per entrambi. Hanno ancora bisogno di trovare se stessi e una volta compiuta quella ultima metamorfosi potranno incontrarsi per essere validi regnanti di Arendelle, oltre che ottimi compagni l’uno per l’altra.
“Allora questo non è un addio, ma solo un arrivederci” così facendo Hans le afferra una mano e la sfiora lievemente con le labbra, per poi stringerla affettuosamente.
“Attenderò il vostro ritorno, Principe Hans”.
Le parole terminano in un luccichio di sguardi risvegliati da una felicità che sarebbero diventati un giorno molto di più di quel presente difficile.
Nonostante la lontananza, nonostante le difficoltà, Hans è certo che quella felicità non è affatto irraggiungibile e che si raddoppierà quando sarà di nuovo ad Arendelle. La speranza lo accompagnerà durante tutto il tempo che sarà a casa e in cui cercherà di ricostruire se stesso perché diventi un uomo migliore.


 
 


Note: 
[1] Cit. Shakespeare





NdA:

Salve a tutti cari lettori!
Finalmente siamo giunti al capitolo finale di questa raccolta. Continuo a chiedere perdono per averla trascinata così a lungo ma ho avuto davvero poco tempo per mandarla avanti. Ad ogni modo ringrazio chi ha sempre seguito e chi ha deciso di continuare fino a quest’ultimo capitolo.
So che non è esattamente il lieto fine che si può aspettare, ma nella mia testa preferisco dare loro modo di cercare prima se stessi e solo poi incontrarsi per vivere felicemente insieme.
Ricordo che la scelta di rendere Hans buono ricade sul fatto che per tutto il film avevo questa speranza di vederlo in modo migliore, nonostante AMI FOLLEMENTE Hans anche da cattivo.
Mi auguro che la storia non vi abbia annoiati e vi sia piaciuti, grazie ancora. 


Se per caso voleste passare a trovarvi, vi lascio il link della mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Hello-Captain-Im-the-Mad-Hatter/694524527306828?ref=aymt_homepage_panel

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