Brenda and The Doctor

di SivvHerondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Capitolo 1: Il Dottore

 
BOOM!
Un sonoro schianto svegliò Brenda, che si mise dritta a sedere. Si guardò intorno, e mise a fuoco il posto dove si trovava. Era tutto normale, lei era seduta sul suo letto, nella sua cameretta, con a sinistra la grande scrivania ad angolo e a destra il suo armadio tutto ripieno di poster. Una normale camera di una ragazza sedicenne, dentro ad una normale casa con un normale giardino.
Era tutto normalmente normale.
Ma ancora per poco.
Brenda si strofinò gli occhi e guardò la sua sveglia a forma di pinguino: erano le tre e mezza del mattino. Ma cos’era stato quel rumore assordante? La ragazza si alzò. Si infilò un maglione e un paio di ciabatte e, facendo meno rumore possibile, scese le scale per andare a controllare. Si accertò che i suoi genitori e suo fratello dormissero, dopodiché uscì di casa.
Ma quello che vide, fu l’inizio di una serie di eventi che le avrebbero completamente cambiato la vita.
Nel giardino normale di casa sua, tutto curato e sempre verde (grazie al papà!), ora c’era una voragine lunga almeno due metri e larga uno. Al fondo del buco, una cabina telefonica della polizia blu, che sembrava uscita direttamente da un film degli anni ’50. Ma la cosa già di per sé strana, fu resa ancora più strana alla vista di un uomo sui 30 anni che stava uscendo a fatica dalla suddetta cabina. Quando vide Brenda, si fermò di colpo, e disse, come se fosse la cosa più normale da dire:-Ciao! Scusa per il disastro, stavo andando a vedere le turborane gommose su Razos ma il TARDIS ha di nuovo sbagliato rotta ma ehi, perché hai di nuovo sbagliato, ti ho risistemato i calibratori interspaziali solo una settimana fa!- concluse, rivolto alla cabina, che sembrò quasi assumere un’aria offesa.
Tutto questo sarebbe stato enormemente comico, se solo Brenda non fosse stata totalmente spaventata. La parte razionale del suo cervello le diceva di urlare e di scappare via, ma era troppo sbalordita e curiosa per poter muovere un solo muscolo.
–Tu… tu… si può sapere chi diavolo sei?! E cosa ci fai qui?!- ora la parte razionale si rifiutava di avere paura, e quindi trasformò i sentimenti controversi in rabbia e avversione.
Lo strano uomo intanto si era arrampicato su per il buco, e, tentando di sistemarsi i suoi sporchi e strappati vestiti, si era voltato verso la ragazza e le aveva sorriso, tendendole la mano: -Piacere, sono il Dottore, un alieno, o meglio, un Signore del Tempo, ho circa 2000 anni e sono tendenzialmente pazzo, viaggio attraverso il tempo e lo spazio con la mia personale macchina del tempo, il TARDIS, che al momento è inutilizzabile perché schiantandosi ha recato molti danni. E tu ragazzina sei…?-
-Aspetta, cosa? Io sono Brenda però… non... tu…-
A Brenda sembrò quasi che il Dottore ridesse sotto i baffi. –Adoro quando lo fanno!- Disse solamente, per poi estrarre un oggetto, simile ad un cacciavite, che emetteva una luce verde e uno strano ronzio. Lo puntò in diverse direzioni, poi, mentre lo faceva, disse:- Comunque, Brenda, non preoccuparti, entro due ore al massimo sarò molto lontano da.. oh no. Oh nonono. Non è possibile!-
-Dottore? Cosa sta succedendo?-
-Alieni. Alieni cattivi, intendo. Alieni cattivi che dovrebbero essere morti, più che morti! Brenda, forse è il caso che tu vada in casa tua e ti addormenti. Domani tutto questo ti sembrerà solo un sogno.-
-Eh no caro il mio “Dottore”- e dicendolo fece le virgolette in aria – finchè non mi spieghi tutto quello che hai detto prima io ti seguirò ovunque andrai!-
-Brenda, sul serio, va’ in casa tua-
-No!-
-Brenda!-
-No!-
-Oh, maledetti adolescenti!- si rinfilò il cacciavite in tasca. –E va bene! Ma dovrai fare tutto quello che dico io senza provare a contestare!-
-Io… va bene… credo-
-Perfetto!- Si girò, e con fare molto teatrale disse:-E allora preparati, piccola Brenda, perché da adesso in poi si CORRE!-

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


CAPITOLO DUE

 
 
Il Dottore prese la mano di Brenda e la trascinò fuori dal cortile, poi lungo la strada principale, dopodiché svoltò prima a destra e poi a sinistra, infine ancora due volte a destra. Erano arrivati alla scuola della ragazza.
Lì si fermarono, e il Dottore prese di nuovo il suo cacciavite-led.
-Comunque… cos… cos’è….- Disse Brenda, che aveva il fiatone – Cos’è quell’affare che punti dappertutto?-
-È un cacciavite sonico! Scannerizza e apre di tutto, tranne le serrature soniche, ovviamente- Il cacciavite emise un ronzio più acuto –ma ora vieni, Brenda, da questa parte!-
-Dentro scuola? Sei pazzo?-
-Non più del solito- rispose il Dottore –e comunque è lì che dobbiamo andare.-
Il Dottore s’incamminò, ma Brenda lo prese per un braccio. –No! Non si può entrare! È un luogo del delitto di quattro persone!-
Il Dottore si bloccò di colpo. –Delitto hai detto?-
-Sì- rispose Brenda –anche se è stato ritrovato solo una cosa da ogni cadavere… Lo scheletro, comprensivo di tutte le ossa, nessuna esclusa.- Così dicendo, la ragazza rabbrividì, e la sua espressione mutò in una silenziosa smorfia di paura.
-Già, è proprio quello che fanno i Lamafog-
-I cosa?- La faccia di Brenda era decisamente diversa da prima: ora aveva un sopracciglio alzato, la bocca contratta e gli occhi sia spaventati che curiosi. Oh, che mimica, quella ragazza, pensò il Dottore.
-I Lamafog sono alieni, alieni cattivi s’intende. Pensavo di averli sconfitti tutti, ma a quanto pare uno è riuscito a sfuggirmi. Sono fortissimi e riescono a controllare la mente delle persone, in compenso però sono lenti e facili da trovare, basta seguire il naso!-
-Il naso?-
-Eh già, il naso! Hanno un odore di terra dopo la pioggia e foglie marce- il Dottore fece una pausa e puntò il cacciavite sonico di qua e di là, finché questo non emise di nuovo il ronzio più acuto.
-E ricordati- disse, incamminandosi –che in caso ti vedano l’unica cosa che puoi fare è stare immobile, trattenere il fiato e sperare che qualcos’altro li distragga. Ci vedono male ma hanno un udito formidabile, e una volta puntata la preda non se le lasciano scappare!-
Finendo di parlare, Doc e Brenda arrivarono all’entrata della scuola. –Ok, d’ora in poi silenzio!-
Entrarono. Si muovevano il più silenziosamente possibile, cosa resa un po’ meno facile dalle ciabatte di Brenda.
Svoltarono a destra, poi a sinistra e poi tutto dritto, seguendo i suoni del cacciavite finché…

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre

Finché…
Il cacciavite si spense: smise di ronzare e di lampeggiare. –Ma cosa..- il Dottore aveva un’espressione davvero contrita sul volto.
-Dottore? Che succede?-
-A quanto pare c’è un emissione di onde soniche qui da qualche parte, ma questo non è normale a meno che… no non può essere. Okay, escludendo questa cosa, rimangono circa altre…- Doc fece una pausa –Zero opzioni. Fantastico. Brenda, se vorrai sopravvivere dovrai promettermi una cosa davvero importante- Doc si girò verso Brenda, guardandola molto intensamente negli occhi.
-C-Cosa?- Hey Bren, non ti incantare così! La sua vocina della coscienza la fece rinsavire.
-Dovrai fare quello che ti dico, quando te lo dico, anche se andrà contro la tua volontà. Lo prometti?-
-Io… Promesso Doc.-
Il Dottore fece per andarsene, ma si bloccò di colpo. –Come mi hai chiamato?-
-Ti ho chiamato Doc. Perché, non va bene?-
-No, anzi, è… fantastico- il Dottore sorrise. –Comunque, al momento, dobbiamo andare Brenda!- Le afferrò la mano.
-Geronimo!-
 
Corsero lungo tutto il lungo e cupo corridoio, fino ad arrivare all’estremità opposta della scuola, dove si fermarono quasi contemporaneamente.
Entrambi avevano sentito quello sgradevolissimo odore, l’odore di un Lamafog. Ed era maledettamente intenso, che significava molto, molto vicino. Sentirono uno strusciare, come un’enorme lumaca sbavante. Silenziosamente, ma anche più velocemente possibile il Dottore e Brenda si appiattirono contro il muro, dietro degli armadietti, e come Doc aveva detto prima, trattennero il fiato. Circa quattro metri più in là, attraverso un corridoio che intersecava quello principale dove erano i nostri eroi, un’enorme e raccapricciante creatura si stagliava eretta, per così dire, nei suoi due metri e mezzo di altezza. Non si poteva dire che fosse bello: era una specie di ammasso di melma scura. All’incirca sopra la metà di quel corpo, si trovava un’enorme bocca sprovvista di labbra, ma piena di piccoli dentini superaffilati. Non aveva narici o nasi, ma in compenso aveva due buchi sopra la testa grandi quanto due palline da tennis, da cui fuoriuscivano delle strane protuberanze  che si muovevano convulsamente da tutte le parti. L’alieno si mosse lentamente attraverso il corridoio, e arrivato quasi a metà si fermò di colpo e si girò verso Brenda e il Dottore. Sembrava avesse smesso di “guardare” da quella parte, ma proprio quando serbava che il pericolo fosse passato, cominciò ad avanzare, puntando proprio al nascondiglio.
 
 
Angolo dell’autrice:
Ehilà! Eccomi qua, dopo un po’ di assenza (biscottini e VINOH a tutti :3)
Ringrazio tanto tanto Amity Belle, che ha recensito il mio primo capitolo :)
Inoltre, un saluto speciale a FoxFace00, eccoti il tanto agognato capitolo, spero ti piaccia! :*
Ciao ciao!
-SivvHerondale
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


CAPITOLO QUATTRO

 

Il mostro si avvicinava sempre di più, e il suo fetore ora si sentiva talmente tanto che Brenda non capiva come potesse avvertirlo seppur stesse trattenendo il fiato.

L’alieno si fermò a circa 20 centimetri dal nascondiglio. Siamo morti pensò Bren.

Improvvisamente, si sentì un forte tonfo dall’altra parte della scuola, e il Lamafog partì a tutta carica, si fa per dire, verso il suo nuovo punto d‘interesse, e scomparve tra i corridoi.

Finalmente Bren e Doc poterono tornare a respirare.

-Ce la siamo passata proprio brutta!- Doc aveva le mani appoggiate sulle ginocchia -Quel Lamafog sembra affamato, e questo non è affatto un bene.-

-Affamato? Da quel che mi racconti tu è stato quello a mangiarsi quattro persone! QUATTRO PERSONE! Capisci? Si… si è… mangiato delle persone che lavoravano, erano oneste… avevano una vita!-

Il Dottore si girò verso Bren con le sopracciglia corrucciate e il viso un po’ compatente, e vide che Bren aveva le lacrime agli occhi. -Bren, per caso una delle persone… la conoscevi?-

Brenda si girò e diede le spalle a Doc. -Io… era mia zia. L’unica persona che mi sia sempre stata accanto. Io e lei eravamo uguali, ho pure il suo stesso nome! Faceva la segretaria, e l’altra sera era tornata per consegnare un foglio e lei…- Bren s’interruppe e scoppiò a piangere. Il Dottore allora la prese tra le braccia e la strinse forte.

 

 

Dopo lo scoppio di Bren, il Dottore era sempre più deciso ad affrontare quell’alieno. All’inizio pensava solo di rispedirlo sul suo pianeta, era cattivo ma se fosse stato da solo in un posto lontano non avrebbe fatto danni, però dopo ciò che gli aveva raccontato Brenda era sicuro che il mostro non sarebbe vissuto più tanto a lungo.

E Bren pensava lo stesso.

 

 

Quando Brenda si fu calmata, lei e Doc poterono fare il punto della situazione.

-Allora- Cominciò il Dottore -Questo Lamafog non è così tanto grosso quanto pensavo, me lo aspettavo più grande. A quanto pare non è ancora del tutto formato.-

-Quindi stai dicendo che… è un cucciolo? Bleah.-

-Non è un cucciolo, è più… un adolescente, diciamo. Un adolescente con tutti gli sbalzi d’umore! Sarà ancora più difficile catturarlo così!- Doc fece una pausa e riprese il cacciavite sonico, che ritornò alla vita con un amiccante ronzio e la familiare luce verde. -Fantastico! Funziona di nuovo!- Puntò il cacciavite in tutte le direzioni, poi seguì il ronzio più acuto. -Vieni Bren- Disse, mentre s’incamminava -Per sistemarlo dobbiamo prendere alcuni ingredienti importanti e… ho una buona notizia e una cattiva-

-Oh mamma! Sentiamo prima la buona notizia- 

-Beh, la buona è che so cosa ci serve e dove andare a prenderlo-

-Oh bene! E la cattiva?-

-È che per recuperare tutto ci servirà il TARDIS-

-E cosa… sarebbe?-

-Ma come!- Il Dottore si fermò -Ti precipita in giardino e non sai cos’è? Oh, umani!-

-Quindi è quel coso che ha distrutto il giardino di papà? Beh, non sembrava messo bene!-

-Infatti- il Dottore si fermò di nuovo, solo per ricalibrare il cacciavite ( o almeno così disse lui) -ma a quest’ora dovrebbe essere a posto. Vieni?- Doc le porse la mano.

-Certo!- Bren gli diede la sua, di mano. Era poco tempo (un’ora al massimo!) che aveva incontrato quello strano, bizzarro e completamente fuori di testa personaggio, però in qualche modo si sentiva legata a lui, sentiva di potersi fidare, in qualche modo. Forse era il cravattino, o forse la sua camminata che le ispirava fiducia, non sapeva dirlo.

Corsero fuori da scuola, sempre con i “nasi all’insù”, pronti a captare qualsiasi odore strano. Per fortuna, non ne sentirono nessuno, e arrivarono indisturbati a casa di Brenda, dove la voragine si era inspiegabilmente ridotta, ma la cabina blu sembrava ancora intrappolata. -Eccoti qua, mia piccola e sexy TARDIS!- Questo è davvero pazzo, pensò Bren, e tu sei ancora più pazza perché lo stai seguendo! Ma di nuovo, quello strano e familiare senso di fiducia si insinuò nel suo spirito.

-Bene- cominciò il Dottore, che era sceso nella voragine per andare a quella che sembrava una porta, una porta della cabina -Vieni Brenda, ti piacerà-

Brenda si avvicino con cautela e, prima di entrare, diede ancora uno sguardo dietro di sé. Poi, si buttò dentro, ad occhi chiusi.

Quando li riaprì, un senso esagerato di magia la investì. Aveva mille domande, ma l’unica cosa che le uscì dalla bocca fu un oooh di ammirazione e completo stupore.

Quella che sembrava una semplice cabina retrò, era in realtà MOLTO più grande all’interno!

Brenda uscì di corsa, e, per quel che riusciva, girò intorno alla cabina, per confrontare le dimensioni esterne con quelle interne. -Ma… non è possibile!-

-Ti piace eh?- Il Dottore aveva sul viso un sorrisetto compiaciuto. Diede una pacca al TARDIS e le disse: -Hai visto, tesoro, che effetto che fai? È sempre un piacere andare in giro con te!- La cabina sembrò quasi arrossire.

-Bene, purtroppo però non siamo qui per stare con le mani in mano, vieni dentro, dobbiamo fare una lista!-

E così entrarono, pronti per il nuovo ed importante compito.

 

 

 

Angolo dell’autrice: Buonasera a tutti! Avevo l’ispirazione e così puff! Un nuovo capitolo :)
È un po’ più lungo del solito, e spero tanto che vi piaccia :)
Ringrazio tanto tanto FoxFace00, a cui faccio piccoli spoiler e a cui mando foto di “capitolo in corso” senza che lei possa leggere il testo. Perdonami! :*
See you at the next chapter!
Ciao ciao!
-SivvHerondale
 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


CAPITOLO CINQUE

 

-Okay, allora, abbiamo un bel po’ di giri da fare!- Il Dottore si avviò tranquillamente verso quella che sembrava un’enorme superficie piena di pulsanti, leve e lucine che si sviluppavano intorno ad un tubo che conteneva qualcosa di brillante. Brenda invece entrò con calma, ammirando tutto. Era DAVVERO più grande all’interno! E anche di molto!

-Brenda! Vieni per favore? Dobbiamo fare una lista!-

La ragazza si affrettò a raggiungere Doc. -Allora- cominciò il Dottore -buttiamo giù una lista di oggetti e i relativi pianeti di provenienza!- Estrasse una biro e dei fogli da chissà dove, e scrisse.

 

Occorrente:

1) 6 Foglie color crema - Trasmafon

2) Uno stabilizzatore transdimensionale subtemporale - Gomnusis

3) 40 cellule di carta autorigenerante - Fibrominop

4) 3 ranefanti secche - Sontremon

5) Un atomo di elio - Terra

 

-Rane… Ranecosa?- Bren non ci capiva niente. E nel miscuglio di quegli strani ingredienti, cosa c’entrava l’elio? Ma la pazza anche se geniale non era lei.

-Beh,intanto non puoi andartene i giro in pigiama a pinguini e ciabatte con i pon pon.- Bren si guardò i piedi -E cosa c’è di strano? Tu hai una cabina ancora più strana della mia vestaglia a maialini che parla!-

-Cos…Cosa? Bren, lasciamo perdere. Terza porta a sinistra, c’è un armadio, scegli pure cosa indossare!- Doc sorrise e le mostrò la via.

Brenda si avviò verso la porta designata, e nel mentre si diede un’altra occhiata intorno. Cavoli, com’era grande quel posto! Enorme e minuscolo, tutto allo stesso tempo, alla faccia della fisica! Trovata la stanza e dopo un veloce cambio d’abito, si guardò allo specchio. Aveva scelto una maglietta a maniche corte blu, un paio di jeans chiari e una fascia per capelli verde, che s’intonava perfettamente ai suoi occhi. Per le scarpe, fu un vero problema. Le uniche che le andavano sembravano un paio di scarpette da elfo, con una punta gigantesca. Sconsolata, si rimise le sue ciabatte ma, con sua grande sorpresa, trovò un paio di scarpe a lei familiari. -Oh, che strano, sono le stesse scarpe di mamma!- Fortunatamente, le calzarono a pennello, quindi ridiscese per andare dal Dottore.

-Doc, sono pronta!-

-Fantastico! Ora vieni, ti mostro una cosa.-

Bren si avvicinò al quadrante, e dopo che Doc ebbe acceso qualche pulsante e spostato qualche leva, si sentì un rumore strano, uno wheeeeo wheeeeo.

Dopo pochi secondi, tutto cessò. -Cos’è successo?- Chiese Bren.

-Abbiamo viaggiato nello spazio! Siamo alle coordinate 54. 98. 322. , anche conosciute come il luogo del pianeta Trasfamon, un mondo quasi totalmente privo di vita nel quale potremo trovare le foglie che ci servono. Andiamo?-

-Abbiamo… abbiamo cosa? Viaggiato nello spazio?!-

-Non ci credi? Esci a dare un’occhiata.-

Bren uscì, e ciò che si trovò davanti era proprio come lo aveva descritto Doc. Una landa desolata color prugna si estendeva a vista d’occhio. Sembrava fatta di sabbia, ma luccicava. Bren si chinò a raccoglierne un po’, ma subito Doc la fermò:-No! Non la toccare! Potrebbe essere pericolosa!- ma proprio mentre pronunciava queste parole, all’orizzonte comparvero delle cose, che sembravano scappare da qualcosa. Subito dopo, comparve una figura non troppo alta, con in mano una pistola laser e in testa una zazzera di capelli biondi. Teneva testa a tutti quegli alieni, che più si avvicinavano più sembravano brutti. La ragazza (avvicinatasi ancora, sembrava proprio una ragazza) stava eliminando i mostri uno ad uno, e quando gliene rimase solo uno era decisamente vicina al TARDIS. Sparò all’ultimo, che esplose come fosse stato un barattolo di marmellata caduto a terra. Ancora con la pistola puntata, sorrise e disse: -Ciao, dolcezza-.

 

Angolo dell’autrice:

Buonasera a tutti! Scusatemi, ma questo capitolo è un po’ corto, ma l’avevo promesso alla mia sister-in-fangirl, FoxFace00.
Prometto di rifarmi con i prossimi!
Intanto, vi è piace come sta andando la storia? C’è qualcosa che dovrei correggere? Inoltre, vi è piaciuto questo capitolo dove avrete sicuramente riconosciuto River? (La amo da impazzire, la infilerò un po’ dovunque!)
Lasciate una recensioncina! :*
Ringrazio come al solito FoxFace00 che ha recensito il capitolo precedente e ringrazio anche te, piccolo lettore silenzioso del mio cuore :3
Ciao ciao!
-SivvHerondale
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


CAPITOLO 6

 

-River?- Il Dottore salutò la nuova arrivata.

-Ciao, tesoro- La ragazza, River, ripose la sua pistola nella fondina attaccata alla cintura.

-Cosa ci fai qui, River?- Chiese Doc

-Stavo cacciando dei Graoul, li ho inseguiti per mezza galassia! Ma ho fatto fuori uno a uno quei bastardi.- River sorrise. -E tu, piuttosto, chi è questa ragazza?-

Doc, preso com’era dalla nuova arrivata, sembrò accorgersi solo in quel momento di Brenda, che se ne stava in piedi con le mani sui fianchi. -Oh, giusto. River, lei è Brenda, una terrestre. Sono atterrato nel suo giardino, e abbiamo seguito le tracce di un Lamafog, e poi siamo venuti qui.-

-Piacere- River le rivolse un sorriso, poi tornò a concentrarsi su Doc. -Strano, Lamafog sulla Terra. Chissà come mai. Immagino siate qui per le foglie.-

-Esatto. Sai mica dove si trovano?-

-Venite, vi accompagno.-

S’incamminarono per quella landa desolata, fatta di sabbia violetta. River in mano aveva un oggetto con un display grande quanto la sua mano che sembrava una sorta di GPS. Dopo un ventina di minuti di camminata, svoltarono improvvisamente a destra. -Tu Brenda non lo puoi vedere, ma qui stiamo entrando in una grotta.-

-Come sarebbe non lo posso vedere?- 

-Per poter guardare attraverso lo spesso strati di tecnologia degli antichi abitanti di questo pianeta, devi avere un paio di occhiali speciali o un apertore sonico.- Spiegò River. Intanto Doc si affiancò a Brenda -Ecco- le disse, e le porse il cacciavite -Mettilo vicino agli occhi e tieni premuto il pulsante.- Brenda eseguì e improvvisamente le comparse un mondo davanti agli occhi. C’erano piante e dei vegetali simili ad alberi ovunque (se togliamo il fatto che quest’ultimi muovevano i piccoli filamenti che avevano al posto dei rami per mangiare i simil-insetti che svolazzavano in giro), fiumi cristallini e impetuosi in lontananza e moltissime grotte e in una di queste era quella in cui stavano entrando.

Arrivati all’entrata della grotta, Brenda diede un sbirciatina dentro, poi si ritirò subito perché aveva visto passare un’ ombra. Rabbrividì.

-Bene- Stava dicendo River -lo scanner non rileva segni vitali, oltre agli alberi, ma facciamo comunque attenzione. Le foglie sono in fondo alla grotta.-

Sistemate le ultime cose, s’inoltrarono nel buio della caverna. La cavità era molto ampia, una decina di metri di diametro e aveva tre gallerie che si diramavano verso l’interno, ancora più buio. -Dove dobbiamo andare?- Brenda aveva un po’ freddo perché non si era portata una maglia. River rispose guardando lo scanner:-Le informazioni sono un po’ vaghe, ma da quel che capisco il cunicolo di destra è un vicolo cieco. Rimangono gli altri due, e lo scanner non indica quale sia quello giusto. Immagino dovremmo tentare la sorte.- Ripose l’oggetto in una tasca dei pantaloni.

-Beh, direi di andare a sinistra. Mi piace andare a sinistra. È una bella direzione, non trovi?- Bren guardò prima il Dottore, poi River, che alzò gli occhi al cielo. -Andiamo dove vuoi tu, dolcezza-.

Quindi si avviarono verso il corridoio sinistro.

La galleria era fatta di un materiale che sembrava pietra, ma non era propriamente pietra. Era solida e resistente, di color rosso chiaro, ma a differenza della pietra, se veniva a contatto con l’acqua si scioglieva subito.

Dopo un quarto d’ora buono di camminata, Bren tentò di fare conversazione. -Ehm… Quindi… Perché quando non vedevo il paesaggio non sono andata a sbattere da nessuna parte? Intendo… le cose c’erano, ma io non le vedevo soltanto.-

-Questa tecnologia- Spiegò River -è davvero una strana tecnologia. Se riesci a vedere quello che ti sta intorno, allora puoi andare a sbatterci, se non lo vedi ci passi attraverso. È grazie a questo che durante la guerra che ha sterminato tutti gli abitanti alcuni si sono salvati. Ma questo è successo tanto tempo fa, e oramai sono tutti morti.-

-Ah… e com’è capitata, questa guerra?-

-Beh vedi… gli abitanti di questo pianeta, i Trasmafoniani, erano un popolo di grandi inventori, ma erano completamente incapaci a fare affari. Dopo anni e anni di studi, riuscirono ad arrivare al pianeta abitato più vicino per loro, che si trova a 50’000 anni luce da qui, in soli 2 anni. Lì, su Mardis, incontrarono degli alieni completamente opposti a loro, incompetenti in fatto di fisica ma bravissimi negli affari. Cominciarono a commerciare i loro prodotti, ma così facendo svendevano i loro lavori a pochissimo, mentre compravano prodotti che su Mardis dicevano fossero di alta fattura, mentre non erano altro che scarti. Ma i Trasmafoniani questo non lo sapevano e anzi, chi possedeva più oggetti “esotici” era considerato più prestigioso! Così si indebitarono fino al collo, e un giorno non riuscirono più a pagare i Mardiesi. Questi gli concessero del tempo per pagare, ma ogni poco tempo aggiungevano interessi su interessi… e i Trasmafoniani non ce la facevano più. Scoppiò un guerra, dove i Mardiesi vinsero, grazie a tutti i progetti che avevano precedentemente acquistato. E questa è la triste storia di questo pianeta.-

-Siamo arrivati- annunciò Doc.

 

 

Angolo autrice: Buonasera a tutti! Perdonate l’assenza, mi mancava l’ispirazione :’)
Ringrazio FoxFace00 che come al solito mi supporta e mi spinge a scrivere e ringrazio anche te, piccolo lettore silenzioso del mio cuore :3
Ci vediamo al prossimo capitolo!
-SivvHerondale

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


CAPITOLO SETTE

 

La compagnia sbucò in una caverna completamente illuminata. Nessuno parlò, fatta eccezione per un oooh di meraviglia da parte di Brenda.

-Ma come… È luminosa!- Bren aveva gli occhi pieni di stupore - È splendida!-

River sorrise: -Queste grotte si auto-illuminano, prendono il sole dalla superficie e lo “rigettano” qua sotto. Ma… Guardate, ecco un albero di foglie color crema!- Si avvicinarono, ma neanche il tempo di fare qualche passo che sprofondarono in un abisso senza fondo.

 

 

La caduta era durata parecchi metri, e Brenda si sentiva un po’ indolenzita. -Ma che diamine…- River si era alzata prima di tutti, e si stava guardando intorno. Erano in un’altra grotta, molto più scura di quella precedente, il che era molto inquietante. Dovevano essere parecchio in profondità. La grotta era molto lunga, e mano a mano si stringeva fino a diventare un corridoio. Dietro di loro, uno strano fiume dalle acque rosa acceso scorreva in salita nascendo da sottoterra, facendo qualche bolla di tanto in tanto e cadendo poi nel buio con una cascata. Ancora meno rassicurante. Il Dottore intanto scannerizzava di nuovo tutto col cacciavite. -Dovevo aspettarmelo- borbottava -Mica le lasciano così, quelle foglie!- Ripose il cacciavite. -Bene, sembra che dovremmo addentrarci nelle grotte. Fate attenzione!-

 

Il corridoio si faceva sempre più largo, l’aria però diventava man mano meno respirabile. Brenda aveva già dato un paio di colpi di tosse, quando degli improvvisi sussurri alle sue spalle la fecero voltare di scatto, e con lei anche gli altri. -Avete sentito anche voi, vero?-

-Ssssht!- River la zittì, poi controllò di nuovo il suo scanner, che non sembrava voler collaborare: si spense e si riaccese tre volte, per poi emettere un ronzio acutissimo e morire del tutto. La bionda scambiò un’occhiata con il Dottore, che fece un’ espressione decisamente preoccupata. -Okay, Brenda, River… Quando dirò quello che dirò, dovrete farlo. Capito?-

La scena sarebbe anche stata comica, si disse Bren, ma vedendo le facce dei due più che comica al massimo sembrava la trama perfetta per un horror. Mancava solo la musica inquietante.

Al grido di “CORRETE!”, tutti e tre si girarono di scatto e si precipitarono lungo il corridoio, sbucando nell’ennesima grotta. Questa grotta sembrava ancora più buia delle precedenti, e dava l’idea di non essere utilizzata da secoli. Se solo fosse esistita su quel pianeta, sarebbe stata una dispensatrice di polvere ambulante.

La cava era però piena di mobili, se così possiamo definirli.

Sembravano le bolle della lava-lamp, solo molto più grandi e decisamente più solide. -Presto, dietro ai mobili!- Mentre River e Brenda si nascosero (solo per ricaricare, per citare la bionda), Doc sonicizzò una “bolla lava-lamp”, e ne estrasse delle foglie secche. -Dottore! Lo sapevi?!- River sembrava alquanto sorpresa.

-Veramente ho seguito la scia!- Doc indicò per terra, dove c’erano tracce di vecchie foglie che puntavano proprio a quel mobile.

 

-Benissimo caro, ora sarebbe il caso di andarsene, prima che ci venga qualcosa (o peggio, qualcuno) addosso!-

Si guardarono in giro, per trovare un’altra uscita. In fondo alla caverna, sulla destra, c’era un’apertura che continuava con un corridoio in salita. -Di là!- indicò Bren. Si infilarono nel tunnel e cominciarono a correre.

Dopo pochi secondi, sentirono correre anche qualcos’altro. Se ne accorsero tutti, a giudicare dalle loro espressioni, e aumentarono il passo.

Bren buttò un’ occhiata all’indietro, e a momenti cadde. Ad inseguirli c’erano dei Graoul.

 

 

-Maledetti bastardi!- River sfoderò la pistola e cominciò a sparare, sempre correndo. Sbucarono di botto in una delle prime grotte, mentre River aveva abbattuto quasi tutti quei mostri. Il tempo di uscire “all’aria aperta” e la riccia sparò all’ultimo di quei cosi.

Doc inchiodò, e Bren gli finì addosso, ma mantenne l’equilibrio. Si fermarono due secondi a riprendere fiato. -Di questo passo dimagrirò di due chili in tre ore!- Sdrammatizzò Bren. Doc le sorrise, ma River non la sentì.

-Dottore, tu e Bren tornate al TARDIS, io devo finire qua.-

-Sei sicura?-

-Sì, quei Graoul non avrebbero dovuto esserci. Devo controllare se ce ne sono altri.-

Doc annuì.
-Buona fortuna- Le disse Bren.

River fece per andarsene, poi si girò di nuovo. -Bren, io e te ci conosciamo già? Mi ricordi qualcuno.-

Bren rimase spiazzata. -Io… no! Non che io sappia, almeno.-

River si fece pensierosa, ma qualsiasi idea avesse in mente, non la espresse. -Beh, ciao allora!- e poi, rivolta al Dottore:-E arrivederci anche a te, dolcezza.- e se ne andò ancheggiandonon poco, tornando nella grotta.

 

 

Bren e Doc tornarono al TARDIS. Bren era stanca e si voleva fare una doccia, ma sapeva di avere molti altri ingredienti da trovare e non aveva tempo di tornare a casa. Così chiese a Doc di usare il bagno del TARDIS. Ma prima fece una tappa nel guardaroba. Al posto di limitarsi al primo armadio, come aveva fatto l’altra volta, sbirciò un po’ dappertutto. Trovò abiti splendidi, simil-vittoriani, abiti decisamente alieni e abiti simili ai suoi, ma con qualche differenza, e con un po’ di fantasia li attribuì al futuro. In uno di questi armadi, in un angolo, trovò una giacca decisamente sullo stile del Dottore, ma dato che in quegli armadi il vestiario era totalmente femminile, pensò si trovasse nel posto sbagliato, e la tenne da parte per restituirla al Dottore. Intanto, scelse una maglietta viola, una felpa blu scuro e un paio di leggins neri, e si diresse in bagno. Qui, si fece una lunga e calda doccia, e dopo che fu vestita, tornò dal Dottore, con la giacca di lui in mano. -Doc?-

Il Dottore stava riparando qualcosa sotto la console del TARDIS. -Arrivo!- Con un gran trambusto e qualche inciampo, Doc le fu davanti, e si lisciò la camicia. -Doc, senti, mentre giravo tra i vestiti ho trovato questa, e ho pensato fosse al posto sbagliato.-
Gli porse la giacca, e lui la prese e le diede un’occhiata:- Ecco dov’era! Grazie mille, la metto subito a posto!-
Ma mentre il Dottore portava la giacca al guardaroba giusto, qualcosa si sfilò dalla tasca interna della giacca in questione, e cadde a terra.
-Aspetta!- Gli urlò Bren. -Ti è caduto qualcosa!-
La ragazza raccolse il pezzo di carta, e lo girò. Era una foto che ritraeva una ragazza giovane e sorridente, dagli occhi verdi e i capelli rossi. Brenda ebbe un tuffo al cuore, e per poco non svenne. Doc aveva capito qual era la foto in questione e gli si velarono gli occhi di lacrime, ma la cosa che fece perdere un battito a tutti e due i suoi cuori fu quello che Bren gli chiese dopo, qualcosa di veramente inaspettato.
-Doc?- Chiese Bren con una voce flebile ma stridula:-perché hai una foto della mia vera mamma?-

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Buonsalve a tutti! Perdonate la mia lunga assenza…
Per farmi perdonare ho scritto questo capitolo un po’ più lungo e decisamente MOLTO più ricco di colpi di scena!
Spero che vi sia piaciuto, soprattutto la fine! *eheheh*
Ringrazio FoxFace00, è lei che mi spinge a scrivere :)
E ringrazio anche te, piccolo lettore silenzioso del mio cuore :3
Buon 2015 a tutti, spero sia un anno pieno di gioia! *soprattutto dall’autunno, ricomincia Doctor Who!!*
-SivvHerondale
 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


CAPITOLO OTTO

 

 

-Dedicato a FoxFace00

 

Bren si rigirava la foto tra le mani e guardava il Dottore, che appena sentita quella fatidica frase si era appoggiato al corrimano del TARDIS ed era quasi svenuto. Dopo un bel po’ di respiri profondi però era riuscito a calmarsi (insomma), e si era seduto sugli scalini con la testa fra le mani. Bren era rimasta ferma immobile, a fissarlo. Dopo minuti che parvero secoli, il Dottore ruppe il silenzio:-Bren, ti dispiacerebbe ricominciare da capo?-

-Beh, è facile. Una sola domanda. Perché hai la foto della mia madre biologica?-

Doc tirò su la testa. -Sei stata adottata?-

-Sì. E l’unica cosa che ho dei miei veri genitori è una foto, che però ritrae solo mamma. Non so nient’altro, i miei genitori adottivi me l’hanno detto solo l’anno scorso. Dicono che sono comparsa davanti a casa loro in una copertina bianca, con un biglietto con su scritto “Si chiama Brenda” e la foto. E loro hanno deciso di tenermi. Io… non so nemmeno come si chiami mia mamma.-

-Amelia Pond.- Il Dottore sputò fuori quelle parole come se avesse i chiodi al posto della lingua. Si poteva quasi toccare il suo dolore. -Tua madre si chiama… Amelia Pond.-.

Era troppo anche per lui, si prese la testa fra le mani e pianse, in silenzio.

 

 

-Ti prego, raccontami di lei.- 

Poco dopo che Doc si fu “ripreso”, riportò Bren a casa, promettendole che sarebbe ripassato la notte successiva. Bren non si fidava, quindi Doc dovette giurarglielo. Ma la notte dopo, eccolo lì col suo farfallino e il suo scintillante TARDIS. Questa volta, Bren si era attrezzata: scarpe da ginnastica, jeans e maniche corte e ovviamente almeno tre elastici per i capelli. Erano saliti sul TARDIS e si erano materializzati nello spazio, per avere ancora più privacy.

-Vediamo- Cominciò Doc. Non stava ancora bene, ma doveva dirle di che splendida donna era figlia. Anche se il suo cervello si chiedeva come fosse possibile.

Per le successive due ore Doc le raccontò per filo e per segno tutte le avventure che avevano avuto insieme fino al fatidico giorno in cui lei… Beh, angeli piangenti, ecco tutto.

Brenda pianse quando capì di non avere speranze di incontrare mai la sua vera madre. Ci teneva davvero, e voleva sapere perché lei l’aveva abbandonata. Anche se si non spiegava perché, dal racconto del Dottore sembrava l’incarnazione della donna perfetta.

Poi Doc le raccontò il delicato argomento di madre-figlia, ossia del rapporto Amy-River, e questa fu una parte di domande martellanti, che fecero quasi sorridere il Dottore.

-Oddio- disse Bren a un certo punto. -Sono la sorella di River!-

-Quindi questo vuol dire che sei mia cognata!-

-Aspetta, COSA?!-

-Storia lunga, basta parlare.- Risata imbarazzata da parte del Dottore -Prossima fermata, Gomnusis!-

 

 

 

Arrivati su Gomnusis, all’uscita ad attenderli c’era un enorme mercato pieno di alieni bizzarri. Bren diede uno sguardo: sulla destra c’era una bancarella che vendeva dei cerchietti che sembravano di metallo, di tutti i colori e dimensioni. I più piccoli stavano su un’unghia, mentre i più grossi sembravano delle enormi porte rotonde. Dietro la bancarella, un porro viola. Sì, un porro, letteralmente, l’unica differenza erano gli occhi, a livello della “vita”e di colore viola, la bocca poco più sopra e tutta una serie di tentacoli che correvano alle estremità del suddetto porro. Se ne stava appoggiato ad una sedia, con fare annoiato, mentre tutti gli altri alieni passavano vicini e non guardavano i suoi anelli. Sulla destra, si estendeva una piazza rotonda con un’enorme statua al centro. Il pavimento della piazza era fatto di lastre che sembravano vetri colorati opachi, incastrati tra loro a formare uno stupendo arcobaleno. La statua invece era immensa, ed era posta sopra un piedistallo che recava una gigantesca lastra color zaffiro, tutta incisa di strani segni. Brenda e il Dottore si avviarono proprio verso la piazza,e Brenda vide che il pavimento, ogni volta che lo si toccava, cambiava colore. Era uno spettacolo magnifico. Ma ancora più magnifica era la strana scrittura della targa blu, che le risultava però comprensibile.

 -Come mai riesco a leggere?- Chiese Brenda. -Mica l’ho studiato l’alienese.- 

-Vedi, il TARDIS decifra il 99,999% delle lingue dell’universo, e ha una speciale funzione che permette a noi che ci abbiamo viaggiato di capire e parlare queste lingue, anche se solo in prossimità del TARDIS.- Spiegò il Dottore.

-Oh… Fico!-

La targa era un elogio a Xanamos V Il Grande, che a quanto pare aveva protetto la città dai Lamafog 150 anni prima. Sempre guerre pensò Bren mai nessuno che venga ricordato per una grande scoperta.

Quando ebbero oltrepassato la piazza, si addentrarono in un vicoletto laterale. Doc disse a Brenda:-Ora stammi vicino e non parlare, qui non gira bella gente.- Bren annuì, e entrambi s’incamminarono verso i vicoli più bui.

 

 

Dopo una decina di minuti di camminata, dove avevano incontrato alieni per niente rassicuranti, Bren e Doc arrivarono a un muro, dove il Dottore si fermò e fece un complicato “disegno”, ossia compose una figura toccando determinati mattoni, che si scurivano al contatto. -E cos’è, Diagon Alley?- Disse sarcastica Brenda.

-Una specie, diciamo.- Ribatté Doc. Il muro cominciò a produrre uno strano rumore, e si aprì un varco nei mattoni colorati. -Benvenuta a Diagonal Street.-

 

 

-Ma ahahahah, scherzi?- Brenda era appassionata di Harry Potter, ma pensare che ci fosse uno strano passaggio segreto proprio come nel primo libro del maghetto era decisamente strano. Okay viaggiare nel tempo e nello spazio, ma questo poi!  -E ora andrò in un negozio di bacchette e tu mi comprerai un civetta bianca?- Bren era sarcastica, ma sotto sotto ci sperava. Insomma, una versione un po’ diversa dall’originale, ma sempre a studiare magia si finiva!

-Mi dispiace, ma niente Cappello Parlante, piccola Weasley. Siamo qui per incontrare qualcuno di molto meno rassicurante di un vecchio mago con la barba bianca.-

Così dicendo, si addentrarono in Diagonal Street, e Doc bussò tre volte ad una porta di legno scuro. Da dietro, si aprì uno spioncino, comparvero due occhi neri e una voce acuta e stridula chiese:-Parola d’ordine?- Doc si avvicinò e bisbigliò qualcosa di incomprensibile, dopodiché la porta fece uno scatto e si aprì. -Tieniti forte e non toccare nulla!- Sussurrò Doc a Bren. -Stiamo per entrare a qualcosa di molto simile alla Banca Gringott.-

 

 

Angolo dell’autrice:
BUONASERA! Scusate l’assenza, ma avevo tanti compiti e tante serie tv :3
Spero che questo mini-crossover con Harry Potter vi sia piaciuto, ci ho pensato un bel po’ su!
In ogni caso, ringrazio FoxFace00 e le dedico questo capitolo, come già scritto sopra :)
Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia alle preferite/seguite e anche te, piccolo lettore silenzioso del mio cuore! <3
 
Ciao ciao!
-SivvHerondale
 

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