Miðgarð- La Terra di Mezzo

di EvelynJaneWolfman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio di Fenrir ***
Capitolo 2: *** La völva ***
Capitolo 3: *** Gudrun ed Helsa ***
Capitolo 4: *** Libri e Bufere ***
Capitolo 5: *** I Nove Mondi ***



Capitolo 1
*** Il risveglio di Fenrir ***


 Miðgarðr- La terra di mezzo
Il risveglio di Fenrir
Diana camminava a passo spedito per il corridoio del dormitorio maschile. Quell'idiota ... se fosse arrivata in ritardo per colpa sua, gliel'avrebbe fatta pagare cara. Si fermò davanti ad una porta di legno scuro, su cui sopra vi era incollata una targhetta in ferro, con scritto: "Martin Mystere". Prese un bel respiro, e caricò un calcio. In una frazione di secondo la porta si aprì, colpendo violentemente la parete dietro di essa.
Un povero Martin cadde dal letto, svegliato dall'impatto della porta con la parete. Ancora assonnato e spaventato, sentiva il cuore palpitare velocemente dentro la sua gabbia toracica. Si alzò piano, massaggiandosi la fronte dolorante per l'impatto col suolo. Ancora non si era reso conto che una Diana accigliata lo fissava, con sguardo omicida.
Stroppicciandosi gli occhi si accorse, finalmente, della persona di fronte a lui.
"Diana! Allora eri tu? Ma che ti salta in mente? Ho preso un colpo!" Sbraitò Martin, assonnato ed irritato dal brusco risveglio.
"Brutto idiota! Sai che ore sono?" Diana prese la sveglia dal comodino del ragazzo, e gliela puntò contro.
Le 8 e 15 ... cavolo!
Preso dal panico, il ragazzo inizió a spogliarsi, dimenticandosi completamente dell'amica, che lo guardava imbarazzata.
"Martin!" Gridacchio lei, coprendosi gli occhi.
Il ragazzo continuò a vestirsi, e dopo essersi spazzolato i capelli con le dita, si precipitò fuori dalla stanza. Seguito da una Diana ancora sconvolta ed imbarazzata.
Entrarono in classe in ritardo, ma per fortuna, l'insegnante era ancora assente. Sospirando di sollievo, Diana si sedette accanto alla sua amica Jenny.
"Stava ancora dormendo, l'imbecille?" Le chiese l'amica, con tono sarcastico.
"Si, per fortuna il professore non è ancora arrivato, altrimenti ..." Mentre pensava alle possibili torture da infliggere  all'amico d'infanzia, il professore fece il suo ingresso in aula. Tutti si alzarono e la lezione di biologia iniziò.
Dopo due ore di biologia, la campanella suonò, con grande gioia degli alunni, eccetto Diana. La ragazza uscì velocemente dalla classe e si avvio verso il suo armadietto, mentre un Martin esaltato le veniva incontro.
"Ehi, Di! Hanno aperto una nuova gelateria, perché non ci andiamo ne..." Martin venne interrotto dal suono fastidioso del suo U-watch. Alzando il polso, iniziò a cercare il passaggio, guardando sullo schermo del suo "orologio". Dopo vari minuti di ricerca, scovò il passaggio dietro ad un pianta, si guardò intorno per essere certo di non essere visto, e spostò l'enorme vaso, gettandosi nel passaggio, seguito dalla sua compagna.
Dopo aver passato i controlli per il riconoscimento, si avviarono verso l'ufficio di M.O.M. La donna era impegnata con una strana gelatina azzurra e fluorescente. A Martin brillarono gli occhi, e tentò di avvicinarsi, ma la donna lo ammonì.
"Agente Mystere, faccia un'altro passo e la sospendo per un mese." Lo avvertì la donna, con tono calmo.
Martin sbuffò. "Qual'è la missione di oggi?" Chiese alla donna.
"Dovrete andare ad Oslo, stanno succedendo strani avvenimenti, collegati al ritrovamento di alcune rune celtiche." Spiegò la donna
"Dov'è Java?" Chiese Diana, notando l'assenza del cavernicolo.
"Java è con Billy, questa missione dovrete svolgerla da soli, e cercate di andare d'amore e d'accordo." Fisso i due ragazzi, con sguardo severo.
"Certo, certo." Annuì Martin, scocciato, guardando la sua compagna e ghignando, pensando agli scherzi che le avrebbe fatto.
M.o.m aprì il portale, Martin si lancio dentro con velocità e Diana lo seguì, sospirando.
 
Usciti dal portale, si ritrovarono davanti all'entrata del museo delle navi vichinge di Oslo.
"Credo che dovremmo parlare con il direttore." Disse Diana, entrando nell'edificio. Martin le corse dietro, pregandola di aspettarlo
"Vai di fretta, Di?" Aveva il respiro un po' affannato, e prese la ragazza per mano, fermandola.
"Al contrario di te, non considero questa missione come una vacanza, e nemmeno le altre." Si accorse della sua mano, ancora stretta con quella di Martin, si liberò velocemente ed arrossì.
"Salve, voi siete gli agenti Mystere e Lombard?" I due ragazzi si voltarono, ed un uomo sulla cinquantina, con occhi azzurri e capelli bianchi come la neve li stava fissando, in attesa della loro risposta.
"Si." Risposero in coro.
"Bene, io sono Olaf Freya e sono il direttore di questo museo, vi prego di seguirmi." L'uomo condusse i due nel suo ufficio. Entrati si lasciò cadere sulla poltrona, sembrava esausto.
"Signor Freya, ci racconti cosa sta succedendo." Diana si sedette su una delle poltrone, aspettando che l'uomo iniziasse a raccontare.
"Vedete ... una settimana fa trovammo delle rune, nascoste dentro ad una roccia. Le portammo qui per studiarle, ma la notte stessa, il guardiano notturno venne attaccato da un lupo enorme e tutto nero." L'uomo si sorregeva il capo con la mano.
"Un lupo nero ed enorme? Fenrir?" Chiese Diana, iniziando a preoccuparsi. Se Fenrir si era liberato ... qualcosa di terribile stava per accadere.
"Fenrir? Chi è?" Chiese Martin.
"Uno dei tre figli che Loki ebbe con una gigantessa. E' stasto legato con la Gleipnir* ed esiliato sul lago Ámsvartnir. Solo al Ragnarörk*, Fenrir si libererà dalla catena che lo tiene imprigionato, uccidendo tutti gli Dei. Si dice che spalancherà le fauci con tanta ferocia, che la mascella inferiore toccherà il suolo e quella superiore il cielo. Divorerà Odino e verrà sconfitto da Víðarr, con un colpo di spada al cuore." Spiegò brevemente Diana, e Martin iniziò a comprendere la gravità del caso. Non si trattava più di semplici rune.
"Signor Freya, stasera io e la mia partner, ci chiuderemo nel museo." Disse Martin, deciso. Mentre il povero uomo lo guardava con occhi sbarrati e Diana iniziava a tremare. Se veramente si trattava di Fenrir, non aveva nessuna voglia di incontrarlo.
 
 
*Gleipnir: E' la catena che tiene prigioniero Fenrir. E' stata costruita dagli elfi oscuri e da alcuni nani. Il suo aspetto è quello di un nastro di seta, ma è indistruttibile.
*Ragnarök: Nella mitologia nordica indica la battaglia finale tra bene e male, dove il mondo verrà distrutto ed in seguito rigenerato.
 
 
 
-Angolo Pazza-
Salve a tutti! Sono molto agitata nel pubblicare questo capitolo. L'ho scritto in preda al panico ahahaha.
Tirate pure tutto ciò che avete. Comunque, se ci sono errori di qualunque genere, fatemelo sapere, devo assolutamente migliorare.
Detto questo, spero che il cap vi sia piaciuto.
Alla prossima! Evy.

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Capitolo 2
*** La völva ***


La völva
 
Martin e Diana si aggiravano per il museo. Come promesso, all'orario ci chiusura, loro si erano fatti rinchiudere dentro. Ed ora, Martin ammirava le imponenti nave vichinghe, mentre Diana dava un'occhiata in giro. Aveva molta paura che Fenrir potesse comparire all'improvviso, ma doveva farsi coraggio. Entrò nell'ultima camera da ispezionare, dentro vi erano rune di ogni genere. Diede un'ultima veloce occhiata e si decise ad uscire e tornare da Martin, ma non fece più di due passi. Qualcosa sul pavimento attirò la sua attenzione, si avvicinò e la raccolse: era una collana. La catena era d'oro ed il ciondolo era una pietra nera su cui era incisa una runa, assomigliava ad una "z" capovolta ed allungata. La riconobbe, era la runa di Eihwaz. Il suo significata era: "difesa".
Ma difesa da cosa? Da Fenrir? Da qualcosa o qualcuno di più pericoloso?
Indossò la collana, appena il ciondolo venne a contatto con la pelle, Diana sentì come se qualcosa si legasse alla sua anima. Le mancava il respiro, cercò di arrivare alla porta, ma le gambe cedettero e si trovò inginocchiata a terra, in cerca di aria. All'improvviso, nella sua mente, lo vide; vide Fenrir uscire da un portale e scaraventarsi su Martin, con ferocia. In sottofondo sentiva il suono dell'orologio a pendolo, che avvisava della mezzanotte. In un'attimo tutto scomparve e Diana tornò a respirare, si alzò in fretta e corse da Martin. Aveva avuto una visione? Guardò sul suo orologio ... le 23:58, doveva sbrigarsi. Corse più veloce che poteva, arrivò all'entrata, dove Martin stava sbirciando sulla scrivania del custode.
"M-Martin..." Aveva il fiatone, si sentiva debole e spossata.
"Diana!" Martin la guardò preoccupato e si avvicinò a lei."Ma che ti è successo? Sei pallida e sudata!"
"Ti ... racconto dopo." I rintocchi dell'orologio le fecero gelare il sangue nelle vene ... mezzanotte. Istintivamente si aggrappò al braccio di Martin, che la guardò con aria divertita.
"Sei sempre la solita fifona, era solo..." Gli occhi terrorizzati delle ragazza, bloccarono le ultime parole di Martin. Stava per chiederle cose le succedesse, quando una luce abbagliante costrinse i due ragazzi a chiudere gli occhi.
Tutto durò pochi secondi, la luce svanì ed un ringhio minaccioso fece tremare i due. Diana aprì gli occhi, le sembro di avere un deja vu. Un grande lupo nero li guardava con odio, ringhiava e lei poteva vedere i suoi lunghi ed affilati canini, era spaventoso. Il lupo ringhiò con maggiore ferocia e si lancio su Martin, ma Diana aveva già visto questa scena. Diede una spinta a Martin, che cadde poco più lontano, mentre il lupo si schiantò contro la parete. Nel panico, sentì come se il suo corpo non le rispondesse più, qualcosa la costringeva ad avvicinarsi alla scrivania del custode, prese un pennarello ed iniziò a disegnare strane rune per terra. Finito la sua opera, il tempò si fermò ed in mezzo alle rune si aprì un portale, simile a quello da cui era uscito Fenrir. Una voce nella sua testa le gridava:" Salta!"
Si guardò intorno, in cerca del compagno, e lo trovò seduto a massaggiarsi la testa. "Martin!" gridò. Il ragazzo alzò la testa e la guardò impressionato. "Vieni qui!"
Martin non se lo fece ripetere due volte, ed in meno di due secondi era già accanto a lei. "Diana! Come cavolo hai fatto?"
Se lo chiedeva anche lei. "Non lo so, ma non abbiamo molto tempo." Si alzò e prese per mano il compagno."Al mio tre saltiamo, okay?" Il ragazzo annuì, poco convinto. "Bene ... uno ... due ... tre!" Saltarono insieme, e si ritrovarono avvolti da una luce azzurra, era bellissimo, ma durò pochi secondi. I due ragazzi si ritrovarono con il sedere su un prato.
"Ahi!" Si lamentò Martin, massaggiandosi la parte dolorante. "Ma dove siamo?" Domandò.
Diana si guardò intorno, tutti gli alberi erano neri, il cielo grigio. Tutto era cupo. ... "Siamo a Svartálfaheimr, la dimore degli elfi oscuri". La voce nella mente di Diana si fece risentire.
"Chi sei?" Diana era spaventata. "Io  sono una Völva", io ti ho fatto avere quella visione, e sempre io vi ho portati qui".
"U-una völva?" Diana era incredula, cosa ci faceva una veggente nella sua testa? "Si, la mia anima rimarrà legata al ciondolo, fino al giorno predetto."
Martin guardava la sua compagna preoccupato, ora iniziava anche a parlare da sola ... "Di? Tutto bene?" Si avvicinò a lei.
Diana fissò Martin, stava bene? Non lo sapeva nemmeno lei, troppe cose strane. "Si, almeno credo."
"Parlavi da sola, poco fa..." Era ancora preoccupato per lei, tutto questo doveva averla sconvolta.
"No, io..." Doveva dirgli la verità? Le avrebbe creduto? "Vedi, il ciondolo che porto al collo ... dentro è stata sigillata l'anima di una völva, stavo parlando con lei, mi ha detto dove siamo."
"E' stata lei a portarci qui?" Diana annuì. "E dove siamo?" Martin credeva alla sua storia, non era la prima volta che si imbattevano in qualcosa di bizzarro.
"Nella dimora degli elfi oscuri ... sono davvero stanca." Diana si appoggiò ad una roccia.
"Dovremmo cercare un riparo, ma questa foresta mi sembra poco raccomandabile" Sbuffò e si passò una mano sul viso.
"Casa mia non è lontana da qui, e sono sicura che l'incantesimo di protezione che feci, l'ha protetta dal tempo."
"La völva dice che ha una casa non lontano da qui." Fissò il ragazzo, non sapeva se fidarsi della veggente, ma era veramente stanca.
"Va bene, andiamo." Martin seguì Diana.
Dopo venti minuti di cammino, una piccola casa di legno e pietra si ergeva solitaria in mezzo agli alberi. I due entrarono e notarono il modesto arredamento, tipico di quell'epoca. C'era un tavolo al centro della stanza, un camino con una pentola ed un letto.
"Un letto!" Esclamò felicemente Diana, e senza pensarci due volte, ne prese possesso. Martin ridacchio e continuò a curiosare, notò delle strane ampolle sul davanzale della piccola finestra. Avevano dei colori strani, sicuramente erano delle pozioni. Si girò verso Diana e la trovò profondamente addormentata. Si avvicinò a lei, sembrava veramente esausta, colpa della völva? Se era così, le avrebbe strappato quel ciondolo con la forza ... senza accorgersene, aveva iniziato ad accarezzare la guancia della compagna. Prese una sedia e si sedette vicino a lei, appoggiando la testa sul materasso ed addormentandosi poco dopo.
 
 
-Angolo Pomodori-
 
Ehm ... salve, chiedo scusa per il capitolo disastroso. Mi era venuta l'ispirazione, ed ho pensato: "Adesso, o mai più."
Chiedo scusa per gli eventuali errori, e spero di migliorare nei prossimi capitoli. Come sempre, fatemeli notare gli "orrori"
Ringrazio chi ha letto, recensito il primo capitolo. E chi ha messo la storia tra le seguite.
Alla prossima, Evy!

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Capitolo 3
*** Gudrun ed Helsa ***


Gudrun ed Helsa
 
"E' tornata ... è lei" Due bizzarre e piccole figure, si aggiravano per la casetta. Saltellando, per poter riuscire a scorgere dalla finestra, cosa si nascondeva dentro quelle quattro mura in pietra.
"Gudrun! Gudrun è tornata!" Un'ometto basso e grassottello, gironzola su se stesso. Gioioso.
"Shh! Zitto, la sveglierai!" Un'altro ometto, basso e magrolino. Si rivolge infastidito al compagno.
"Scusa Rorik."L'ometto grassottello abbassa il capo, dispiaciuto.
"Sei sempre il solito Rorric!" Lo rimprovera ancora l'altro.
Intanto, nella casetta, Martin era stato svegliato dai rumori che provenivano dall'esterno. Alzandosi dalla sedia e strofinandosi gli occhi assonnati, si avvicinò alla porta, per scoprire cosa o chi lo aveva disturbato nel sonno. Reprimendo un sonoro sbadiglio, strinse la piccola maniglia arrugginita della porta, abbassandola e tirando la porta verso di se. A piccoli passi, uscì di casa, trovandosi di fronte una scena alquanto bizzarra: due nani, uno grassottello ed uno magrolino, stavano litigando. O meglio, il magrolino stava rimproverando il grassottelo, che aveva il capo chino ed un'espressione dispiaciuta. Le due figure indossavano un pantalone verde, delle bretelle nere, una camicia una volta bianca, delle scarpette di pelle marrone e un cappellino a punta, anch'esso verde. Era come trovarsi davanti uno di quei nani di ceramica che si trovavano nei giardini.
Le piccole figure non lo avevano ancora notato, avvicinandosi piano, arrivo alle loro spalle.
"E voi chi siete?" Chiese, con voce alta, ma calma. I due nanetti gridarono dallo spavento, e si nascosero dietro ad un albero.
"Allora? Devo costringervi a parlare con un'ascia?" Il tono minaccioso di Martin fece deglutire i due. Il nano più magro spinse fuori dal "nascondiglio" il nano più grassottello. Il poveretto fissò Martin, terrorizzato  e tremante.
Martin si avvicino a lui ed addolcendo lo sguardo, si inginocchiò di fronte al nano.
"Mi dispiace averti messo paura, allora mi dici il tuo nome?" La sua voce era più calma, voleva tranquillizzare il povero esserino.
"I-io sono Rorric." Il piccoletto era ancora tremante per la paura.
"Piacere Rorric, io sono Martin. E stai tranquillo, non mordo mica." Martin si lasciò scappare una piccola risatina, e Rorric sorrise.
"Lui è mio fratello Rorik." Disse, puntando l'altro esserino nascosto dietro l'albero. "Rorik! Vieni! Lui è buono."
A passi incerti, Rorik si avvicinò ai due. "G-Gudrun è tornata?" Chiese con timore.
"Gudrun?" Martin guardò i due fratelli. "Chi è Gudrun?" Chiese ai due.
"Gudrun è una delle völve del villaggio." Spiegò Rorric. "Lei e sua sorella erano sempre buone con noi. Poi ... Helsa e Gudrun ..." Il piccolo ometto iniziò a singhiozzare.
"E' successo qualcosa di brutto?" Chiese Martin e Rorric annuì. Prese posto su un masso li vicino, e Martin fece lo stesso, seguito da Rorik.
Prendendo un bel respirco, il piccolo Rorric iniziò a raccontare. "Una volta in questo villaggio vivevano due sorella: Helsa e Gudrun. Helsa era la più grande, avevi i capelli biondi, chiari come la neve e due occhi color ghiaccio. Mentre Gudrun, la più piccola, aveva i capelli castani e due occhi color del bosco. Entrambe erano dolci e gentili, ed entrambe avevano un dono speciale; potevano vedere il passato ed il futuro delle persone. Non avevano molti amici, si isolavano da tutti. Helsa diceva sempre che era orribile vedere la fine di una persona che ami, così preferivano restare sole. Un giorno io e mio fratello eravamo inseguiti da un cinghiale ed Helsa e Gudrun ci salvarono. Da allora le seguimmo ovunque, ed alla fine diventammo i loro aiutanti. Gli anni passavano ed i poteri di Helsa e Gudrun crescevano sempre di più. Helsa divenne la völva più potente dell'intero paese, venivano da ogni dove per farsi predirre il futuro. Tutto andava bene, ma poi ... un giorno Odino, il padre degli dei, si presentò qui e chiese ad Helsa di predirgli il futuro. Lei non voleva, aveva visto cose terribili, ma Odino la minacciò e lei cedette. Gli predisse la fine del mondo e di tutti gli dei, lui compreso. Pieno di paura e di rabbia, Odino accusò Helsa di essere una bugiarda e la esiliò in un limbo, mentre Gudrun ... la trasformò in un amuleto portafortuna, per scampare alla sorte di cui gli aveva parlato Helsa. Si dice che un giorno, durante una battaglia, Odino perse il suo amuleto e si rinchiuse nel suo palazzo, mandando migliaia di soldati a perlustrare tutto il paese, ma l'amuleto non fu mai trovato." Finito il racconto, Rorric guardò Martin. "Ma ora è tornata, vero? Si è liberata della maledizione." I suoi occhi erano pieni di speranza, gli dispiaceva dirgli che Gudrun non era tornata.
"Vedi Rorric..." Sospirò, come poteva dirglielo? Stava per riaprire bocca, ma una voce dolce ed assonata, attirò l'attenzione dei tre.
"Che succede?" Una Diana assonnata, si strofinava gli occhi, cercando di svegliarsi. Il suo sguardo si posò su Martin, e poi sui due nani. Non ebbe tempo di chiedergli chi fossero perché Rorric le saltò addosso.
"Gudrun!" Gridò il piccolo uomo, abbracciando le gambe della ragazza. "Sei tornata!"
"Chi è Gudrun?" Chiese lei, molto confusa.
"Forse è meglio se entriamo dentro." Sospirando, Martin si alzò ed entrò in casa, facendo segno ai tre di seguirlo. Diana ed i due fratelli entrarono in casa, prendendo posto sul letto.
"Martin, chi è questa Gudrun?" Diana guardava Martin, in attesa di una risposta.
Prendendo posto davanti a loro, Martin raccontò la storia, raccontatagli prima da Rorric.
 
Diana non riusciva a crederci, quella storia era così triste. Che Gudrun fosse la völva dentro la sua collana?
Non finì di pensarlo, che la völva parlò: "Si, sono io Gudrun."
Stringendosi il medaglione al petto, non potè che provare tristezza per quella giovane donna e sua sorella.
"Ma ora sei tornata!" Rorric, fermò il corso dei suoi pensieri. "Sei anche più carina di quanto ricordassi." Disse allegramente l'ometto paffuto, facendo arrossire Diana. "Mi dispiace piccolo, ma io non sono Gudrun. Lei è ancora rinchiusa qui." Puntò lo sguardo sul medaglione.
"Oh ... " Sospirò tristemente Rorric.
"Ehi, non preoccuparti, la tireremo fuori e troveremo Helsa. Vero Di?" Martin sorrise e Diana annuì.
"Grazie!" Urlò Rorric, abbracciando i due, seguito dal fratello.
 
 
 
 
-Angolo pazzoide-
Salve! Ecco il terzo capitolo, spero che vi piaccia e che non ci siano troppi errori. Se notate qualcosa di sbagliato, ditemelo pure. Anzi, vi obbligo! Ahahaha.
Ringrazio tutti quelli che leggono e che mi lasciano una piccola recensione.
Alla prossima. Evy! ♥

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Capitolo 4
*** Libri e Bufere ***


Libri e Bufere



-Dov’è? Ah, maledetto!- Frugando nella misera e logora libreria delle due sorelle, Diana cercava disperatamente il sacro libro delle volve. Gudrun le aveva detto che li avrebbe trovato un’importante profezia. Il libro poteva essere letto solo dalla persona scelta da esso, infatti  il libro si apriva alla persona che doveva ricevere una sfortunata premonizione, e le volve erano in grado di capire chi fosse lo sfortunato, o la sfortunata.
-Gudrun, qui non c’è!- Diana stava per avere una crisi di nervi, stava cercando quel libro da un’ora, mentre Martin ed i due bizzarri fratelli erano a cerca di legna, per scaldare la piccola casetta dal gelo improvviso.
-L’ho trovato!- Esultò la ragazza, gettandosi con poca grazia su una delle vecchie sedie intorno al tavolo.  Si mise sul tavolo ed aprì il libro, le pagine erano bianche.
-Cosa? Gudrun, sei sicura che questo libro dovesse premonirmi qualcosa?- I nervi della ragazza minacciavano seriamente di crollare-.
-Certo, Diana, non mi sbaglio mai, ma il libro è un po’ burlone. A lui piace tenere sulle spine ahaha.- La dolce risata di Gudrun la fece rilassare, era la prima volta che la sentiva ridere. Doveva trovare Helsa, era l’unico modo per ridare la felicità a quella ragazza. Ancora non poteva credere che Odino, padre degli dei, avesse fatto una cosa del genere per paura, era inconcepibile.
-Ah, ti pareva, mai niente che fili liscio.- Sospirò, quello stupido libri, ci si metteva anche lui e poi, dove cavolo era Martin?  Era da mezz’ora fuori con pinco panco e panco pinco. Stava gelando, dov’era andato a prendere quella stupida legna?
-Eccoci!!- Martin aprì con un calcio la porta,  facendola scontrare con la parete di legno dietro e facendo cadere Diana dalla sedia per lo spavento.
-Brutto idiota! Ti sembra il modo di entrare?- Un violento pugno si schiantò sulla testa del ragazzo, che lasciò cadere i rametti di legno per il dolore.
-Ahia! Cos'ho fatto? Sei troppo violenta, ecco perché nessun ragazzo vuole uscire con te, non hai nulla di femminile, a parte l’aspetto!- Martin era veramente fuori di se, era stato a cercare legna per un’ora, solo per farla stare al caldo ed era questa la sua gratitudine?
Diana era rimasta immobile, le sue parole l’avevano ferita, e non sapeva nemmeno lei il perché, voleva rispondergli per le rime, ma per qualche strano motivo aveva solo voglia di piangere.
-Già, dev’essere questo il motivo.- Storse le labbra in un sorriso triste e si portò il libro al petto.
-Diana, scusa, non dicevo sul serio. Io … sono solo molto stanco.- Non voleva ferirla, era strano stupido e crudele. E poi, non era vero che nessuno voleva uscire con lei, molti ragazzi erano cotti, ma era troppo concentrata sullo studio per accorgersene.
-Non importa, hai ragione: non ho nulla di femminile, scusa.- Le lacrime minacciavano di uscire, così strinse di più il libro ed uscì correndo dalle porta.
-Diana! Dove vai? C’è una bufera in arrivo!- Martin cercò di fermarla, ma la sua figura era già scomparsa alla sua vista. –Dannazione!- Imprecò.
-Dobbiamo andare a cercarla o morirà.- Il piccolo Rorric era preoccupato, non voleva perdere anche lei. Per qualche strano motivo voleva molto bene a Diana, forse perché assomigliava molto a Gudrun, sia di aspetto sia nel carattere.
-Voi due, rimanete qui ed accendete il fuoco, io vado a cercarla.- I due piccoletti annuirono e Martin prese al volo due logore pellicce ed uscì di corsa.
I suoi piedi affondavano nella neve, bagnata dalle sue lacrime. Stava piangendo come una bambina e per cosa? Perché Martin aveva detto una delle sue stupide frasi pungenti? C’era abituata, allora perché le lacrime cadevano traditrici sulle sue guancie? Sfinita, si accasciò a terra, rannicchiandosi su se stessa, sentiva molto freddo e la neve cadeva giù molto più velocemente e sempre di più, doveva mettersi al riparo ed alla svelta. Si alzo con fatica e riprese a camminare, guardandosi attentamente intorno.
Stava per perdere le speranze, quando intravide una piccola grotta, scavata dentro una grande roccia e nascosta dalla vegetazione. Senza pensarci due volte liberò l’entrata dalle radici di una lunga pianta ed entrò dentro, ma sentiva ancora freddo.
-Diana! Diana, dove sei?- Martin camminava da un quarto d’ora, urlando come una donna ai saldi, ma di Diana nemmeno l’ombra. Era preoccupato, per colpa sua lei era in pericolo, se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Diana era molto più importante di quanto lui volesse ammettere ed in quel momento voleva solo stringerla e scaldarla da qual freddo pungente che sentiva fine dentro le ossa.
Camminò per altri dieci minuti, era stanco ed infreddolito. Notando una piccola grotticina decise di entrare per la notte, il sole stava calando ed avrebbe fatto ancora più freddo. Raccolse qualche riammetto per accendere un fuoco e si avvicinò all’entrata, notando sue lunghe gambe. Si fermò di colpo; solo una persona aveva quelle gambe …
-Diana?- Urlò il nome della ragazza, notando distintamente il corpo della persona in questione sussultare. Entrò nella piccola grotta, Diana si era rannicchiata su se stessa, gli faceva tenerezza e tristezza allo stesso tempo.
-Ehi Di? Scusami, non volevo dire quelle cose. Non è vero che nessuno vuole uscire con te, ci sono molti ragazzi che ti stanno dietro come dei poveri idioti, ma tu nemmeno te ne accorgi. Anche se è meglio così, meriti di più. Tu sei fantastica, hai degli occhi stupendi ed il profumo dei tuoi capelli è molto rilassa …- Martin si arrestò di colpo arrossendo, cosa cavolo stava dicendo la sua stupida bocca?
Diana lo guardava sorpresa, aveva sentito bene? Magari Martin aveva la febbre, si, poteva essere. Si avvicinò al suo volto e mise una mano sulla fronte. I loro volti erano vicini, troppo per Martin.
-C-che fai?- Martin era agitato, all’improvviso non aveva più freddo e non voleva sapere il perché.
-Non hai la febbre.- Tolse la mano, ma non si allontanò. La sua mano si mosse da sola sulla guancia del ragazzo ed iniziò ad accarezzarla. Martin era molto freddo, le sue guancie rosse e le labbra secche e rosse, le sarebbe piaciuto scaldargliele. Spaventata dal suo stesso pensiero, tolse la mano di scatto, come se si fosse scottata. Ritornò al suo angolino, rannicchiandosi di nuovo su se stessa, incapace di guardarlo mentre Martin si avvicinava a lei.
 
 
-Angolo bastarda ritardataria-
Si, lo so. Due mesi di ritardo, scusateeee! Mi si è rotto (di nuovo) il cellulare e non ho ancora il pc, quindi me ne lavo le mani(?) u.u
A parte gli scherzi, scusate. Spero il capitolo non faccia troppo schifo, ho approfittato del pc dello zio per scriverlo e l’ispirazione  saliva man man che scrivevo. Fatemi sapere se vi piace, se ci sono errori ecc …
A presto, Evy!

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Capitolo 5
*** I Nove Mondi ***


Si avvicinava… perché si avvicinava? Voleva scappare, ma la grotta era troppo piccola e di certo non poteva fondersi con la roccia.
Deglutì sonoramente, mentre le sue guance s'imporporavano di rosa. Il viso di Martin era sempre più vicino al suo e voleva assulmente gridare, non sapeva il perché, ma doveva gridare.
Premette la schiena contro la parete di roccia, tentando di sfuggire al suo “assalitore”, anche se lei aveva fatto la medesima cosa pochi istanti prima e non sapeva il perché. Era stata attratta da Martin e non sapeva spiegarselo, forse stava accadendo lo stesso a lui.
Il suo viso si avvicinava sempre di più, stava per chiudere gli occhi quando…

Una luce.Una luce abbagliante alla sua destra, voltò di scatto la testa, chiudendo leggermente gli occhi per il bagliore.
Il libro delle völve si era aperto ed emanava una luce accecante.
Si avvicino ed accarezzò la pagina luminosa, e nello stesso preciso istante il bagliore sparì e la pagina era non era più bianca, ma delle frasi erano comparse improvvisamente su di essa.
Diana si portò il libro sulle gambe ed iniziò a leggere:
“Nove mondi collegano uno solo scopo, nove guerrieri difendono una sola giovane donna, che ne porta un'altra al collo. Per liberla da quel peso dovrà trovare i nove guerrieri, nei corrispondenti nove mondi. E solo così potrà liberare la verità e battere Odino nella sua paura.” Diana chiuse il libro e guardò Martin. Il ragazzo non aveva capito nulla di tutto quello che era successo, ricordava solo una luce abbagliante che stava per renderlo ceco.
-Diana? Che succede?- Alla domanda del ragazzo, Diana gli passò il libro e lui iniziò a leggere la profezia.
-Bhe, di sicuro si parla di te, ma quali sono questi nove mondi? E come troveremo i guerrieri?- Chiese lui, scettico.
-I nove mondi sono: Ásaheimr, il mondo degli Æsir. Álfheimr, il mondo degli elfi. Miđgarđ, il mondo degli uomini. Jötunheimr, il mondo dei giganti. Vanaheimr, mondo dei Vanir. Niflheimr, mondo del gelo. Múspellesheimr, mondo del fuoco. Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani ed Hel, il mondo dei morti. Ma non saprei in che modo cercare questi “guerrieri”- citò con le dita. -Non possiamo mica andare li e dire:“Salve, cerchiamo un guerriero per ribellarci ad Odino.” Come minimo ci giustiziano sul posto.- Disse lei, sospirando.
-Perché non chiedi a Gudrun, magari lei lo sa.- Per Martin quella sembrava l'unica possibilità.
-Gudrun? Ci sei?- Diana attese per qualche minuto e la voce dolce e gentile di Gudrun rispose alla sua chiamata.
Si, ci sono ed ho ascoltato ogni cosa.
-Allora puoi aiutarci? Come troviamo i guerrieri? - la voce di Diana era agitata, aveva paura che nemmeno Gudrun conoscesse la risposta, ma lei era una völva e doveva saperlo, doveva!
Certo, questa è la parte più facile. In ogni regno il guerriero è il principe o la principessa, di solito. Ma potrebbe anche essere il soldato più forte del reame, insomma dovete recarvi in ogni mondo e chiedere del guerriero. Il problema e che i guerrieri non vi daranno una mano senza un buon motivo, quindi dovrete convincerli
-Fantastico! Dovremmo anche convincerli?- Diana era mentalmente sfinita. Prima veniva posseduta da una völva, poi si ritrovava in un'altro mondo ed ora doveva anche saltellare felice e contenta in altri otto mondi e pregare degli svitati di farsi aiutare? Tutto questo era decisamente troppo.
-Cosa succede?- La voce di Martin non le era mai sembrata così fastidiosa.
-Gudrun dice che il difficile è convincere i “guerrieri"ad aiutarci, non a trovarli.- Sbuffò, era stanca ed aveva la strana voglia di accoccolarsi tra le braccia di Martin ed andare in letargo.
-Bhe, quando mai ci sono piaciute le missioni facili Di??- Le sorrise e guardò fuori. -La bufera si è calmata, che ne dici di tornare?-
Lei annuì ed uscì dalla grotta, seguita da lui.
-Da che parte è la casetta?- Chiese Diana.
-Ad ovest, seguimi. Mi sono guardato intorno mentre ti cercavo, mi sono detto che se ti avessi trovato ma non ricordassi dove tornare sarebbe stato un problema, no?- Le sorrise e riprese a camminare.
-Già…- Sospirò e lo seguì, rimandendo concentrata sui propri pensieri; avrebbero trovato tutti e nove i guerrieri e riuscito a liberare Gudrun ed infine Helsa? E poi Fenrir si era liberato, quindi la fine degli dei e di quel mondo era imminente.
Aveva paura, paura di perdere Martin, Rorric e Rorik ed anche Gudrun, anche se non l'aveva mai vista di persona.
Strinse il medaglione nella mano e ricacciò le lacrime che minacciavano di liberarsi e mostrando la sua preoccupazione al mondo intero, ma soprattutto a Martin.
Alzò lo sguardo e lo fisso, si guardava intorno cercando qualche punto di riferimento.
-Martin? Sei sicuro di ricordare la strada.- Se quello stupido si fosse perso… che avrebbe fatto? In fondo era lei che era scappata come una scema.
-Si, infatti siamo arrivati.- Puntò il dito di fronte a lui e la piccola casetta era visibile dietro pochi alberi.
-Che bello, stavo gelando.- Si sfregò le braccia con le mani e corse verso la casetta, aprendo di scatto la porta e facendo sobbalzare i due fratelli.
-Diana!- il piccolo Rorric volò tra le sue braccia e lei lo strinse forte.
-Stai bene, ero così preoccupato!- Le lacrime di sollievo scendevano lungo la guancia del dolce nano.
-Mi dispiace tanto, piccolo.- Lo abbracciò ancora più forte, cercando di calmarlo.
-Basta con le lacrime, l'ho trovata e sta bene!- Esclamò Martin.
Rorric annuì e lo rimisi giù.
-Abbiamo delle nuove informazioni…- I due fratelli ci guardarono spaesati ed iniziai a raccontare tutto.

Finito il racconto, Rorik si portò una mano al mento.
-Ci troviamo nella terra dei nani e degli elfi oscuri, quindi… chi è il guerriero di questo mondo?-
Io e Martin ci guardammo, non ci avevamo pensato.
Chi era il guerriero di quel mondo?

-Angolo della vergogna-
S-salveeee!!! ^^”
Lo so, sono in un ritardo bestiale, ma non avevo proprio ispirazione ed infatti questo capitolo non mi piace molto: corto e scritto male.
Ma non potevo lasciar passare altro tempo, quindi spero che non faccia troppa pena e che vi ricordiate ancora della storia 😭
Ora vi saluto, a presto!
Evelyn! ❤

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