A very Rumbelle week.

di seasonsoflove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Doccia ***
Capitolo 2: *** 02. Alcool ***
Capitolo 3: *** 03. Voce ***
Capitolo 4: *** 04. Bambini/Figli ***
Capitolo 5: *** 05. Lenzuola ***
Capitolo 6: *** 06. Modi impliciti di dire ti amo. ***
Capitolo 7: *** 07. Gelosia ***



Capitolo 1
*** 01. Doccia ***


Day 1. Shower

 
Rumplestiltskin aveva intuito che sarebbe stato un disastro.
Era stato tutto un concatenarsi di eventi inarrestabili e non aveva potuto fare nulla per evitare l'inevitabile.
Lui ed Henry avevano vinto la sfida “Il miglior Vulcano della Scuola” (Rumple aveva truccato la lava per farla sembrare vera e bollente ma questo lo sapeva solo Henry) e avevano vinto quelli stupidi biglietti per quello stupidissimo campeggio nel bosco. Henry aveva insistito per andarci e aveva voluto che l’invito venisse esteso a Belle. Non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo coi suoi nonni preferiti (non lo diceva ad Emma, ma le giornate che passava a casa Gold erano di gran lunga più divertenti ed imprevedibili di quelle spese in casa Charming)
Regina aveva asserito che non avrebbe mai lasciato suo figlio andare in vacanza da solo con  “quel deviato di suo nonno e sua moglie”, quindi si era immediatamente unita alla comitiva. Emma quindi aveva sentito l’impellente bisogno di comprare immediatamente un biglietto, una tenda e un bollitore elettrico per il campeggio.
Naturalmente Hook non aveva esitato ad unirsi. E così, anche Mary Margaret e David.
Rumplestiltskin era stato fortemente tentato di dare forfait, ma Belle ed Henry erano così entusiasti che alla fine aveva acconsentito.
Ma lo sapeva, diavolo se lo sapeva, che era una pessima idea.

E sapeva perfettamente che sarebbe stata una tremenda, no, allucinante idea, quella di fare la doccia insieme, lui e Belle, nel bugigattolo puzzolente del campeggio, solo per “risparmiare acqua”.
In verità aveva acconsentito anche perché era una settimana che, dormendo in quella pulciosissima tenda proprio accanto a quella di Mary Margaret e Charming, lui e Belle non avevano trovato un singolo momento di intimità. A tutte le ore del giorno e della notte sentivano provenire dalla tenda accanto risatine, commenti, vagiti di neonati e chi più ne ha più ne metta.
Ma Rumplestiltskin sapeva che la doccia in campeggio non era il momento di intimità che cercavano.
Ciononostante, l’idea di sua moglie nuda sotto la doccia, l’aveva convinto. Non poteva farci nulla, era pur sempre un uomo.
Non appena misero piede nella doccia, fu chiaro che avrebbero avuto dei problemi.
“Dai, fammi mettere lì l’accappatoio.”
“Ma io dove lo metto il mio?”
"Appoggialo fuori.”
“Ma sei matta, mi prendo le zecche!”
E poi la cosa era peggiorata. Non c’era posto per appoggiare due mucchi di vestiti, così Rumple aveva dovuto correre seminudo per il campeggio, per smollare tutto in tenda. Hook gli aveva fischiato dietro e Mary Margaret aveva scosso la testa indignata. Grazie al cielo Regina si era allontanata per raccogliere della legna, sennò avrebbe dovuto sorbirsi anche i suoi commenti pungenti.
“Bene, siamo pronti.” Aveva dichiarato Rumple, una volta rientrato nella cabina di cemento e legno.
“Mi fa piacere.” aveva replicato Belle, con una punta di malizia nella voce.
Avevano aperto l’acqua. Solo che era bollente, così Rumple aveva urlato dal dolore.
“Tutto bene?” aveva chiesto dubbiosa la voce di Charming, fuori dalla porta.
“Sì, certo.” Aveva detto Belle, lanciando un’occhiataccia a suo marito.
Poi Rumple si era ricordato di aver dimenticato la cuffietta per i capelli e Belle si era infuriata. Se volevano darsi da fare sotto la doccia, la cuffietta doveva scordarsela.
Poi si erano spogliati, entrambi un po’ imbarazzati per la situazione.
Rumple, inizialmente esitante ma via via sempre più tranquillo e rapito dalla bellezza di sua moglie, si era avvicinato a Belle e l’aveva spinta gentilmente contro il muro, cingendole i fianchi e appoggiando il proprio corpo al suo.
Si erano baciati come non si baciavano da giorni, anche se a loro parevano mesi. A Belle sembrava decisamente di stare in paradiso, sentendo la bocca dell’amato esplorare il suo corpo prima lentamente, poi con passione. Quella doccia si stava rivelando un dono del cielo.
Ma ad un certo punto l’acqua era diventata improvvisamente gelida, troppo gelida. Evidentemente qualcuno fuori aveva deciso che era ora di aprire il rubinetto del lavandino.
Rumplestiltskin e Belle avevano cercato di ignorare la cosa ma sentendo i brividi di freddo farsi più forti di quelli di piacere, avevano deciso di intervenire.
Avvolta nel suo accappatoio, Belle era uscita furibonda dalla doccia e aveva urlato contro una stupita Emma che in quel momento stava riempiendo il suo bollitore elettrico.
Dopodiché era tornata da suo marito.
Mentre finalmente la coppia era lasciata andare e l’acqua scorreva tiepida e piacevole sui loro corpi, in un momento particolarmente cruciale, Rumple aveva perso l’equilibrio ed era finito a gambe all’aria, mettendo in mostra tutto ciò che madre natura gli aveva gentilmente donato.
E a quel punto, proprio in quel momento, era entrata Regina.
Non si era minimamente accorta che il bagno fosse occupato, aveva gli auricolari nelle orecchie e una pila di riviste in mano.
La donna era rimasta immobile a fissare con orrore crescente lo spettacolo che le si parava davanti, mentre Rumple, piagnucolando, cercava di coprirsi e al tempo stesso di rialzarsi, non riuscendo a fare né una cosa, né l’altra.
Belle aveva osservato la scena impotente, nascosta dalla tendina della doccia.
Improvvisamente era apparso anche Hook sulla soglia e aveva guardato la scena con tanto d'occhi, mentre Regina arretrava disgustata.
Ovviamente il pirata aveva chiamato tutti gli altri.
Prima che accadesse l'irrimediabile, Rumple era strisciato dietro Belle, camminando a gattoni sul pavimento scivoloso, con le chiappette al vento e tutti i capelli bagnati attaccati alla testa.
Da quel giorno, giurò che avrebbe fatto solo il bagno nella comodissima, ampia e sicura vasca di casa sua.

 

 






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Pity the poor Seasonsoflove. Come avrete tutti notato sono stata un po' assente da EFP in questi ultimi tempi, causa viaggi, università che ricomincia etc. etc.
Ma sono tornata. Sono felicissima di partecipare a questo splendido progetto organizzato dal gruppo Rumbelle-Remilie. Se non erro è la prima Rumbelle Week italiana, perciò la cosa è decisamente elettrizzante. 
Per chi volesse partecipare i prompt sono: Doccia, Alcool, Bambini, Lenzuola, Voce, Gelosia, Modi impliciti di dire ti amo.
Il primo prompt se devo essere sincera, l'ho trovato un po' difficile. Non avevo idee e questo è il risultato.
Ho deciso che la raccolta avrà un filo conduttore che fa parte del mio progetto per la vita ossia : #NOANGST #MOREFLUFF.
Saranno tutte storie con un pizzico di comicità (no, a chi voglio darla a bere: IDIOZIA, non comicità), ho deciso di voler far passare una settimana di assoluto fluff e felicità ai miei Rumbellini. Questa prima one-shot è DEMENZIALISSIMA, mi dispiace, ho cercato di produrre qualcosa di serio ma mi riesce proprio difficile.
Ciononostante, se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate (non è che ci sia molto da pensare eh, è proprio stupida e basta C: ).
Buona Rumbelle Week a tutti quelli che parteciperanno, a quelli che recensiranno o anche solo leggeranno!
A domani col prompt ALCOOL, e vi prometto che sarà un po' meno idiota e un po' più...fluff! 
Un bacione a tutti voi! 
Seasonsoflove

PS: Le altre storie sono in fase di aggiornamento. Lo dico sempre ma è così. Non disperate. Ci metterò un po' di più a causa della Rumbelle Week ma aggiornerò!

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Capitolo 2
*** 02. Alcool ***


Day 2: ALCOOL
 
AU: Cursed!Storybrooke. Belle e Rumple non hanno idea della loro reale identità.
Nonostante questo, Belle lavora da qualche mese nel negozio di Rumple come aiuto commessa.



Non era stata una buona idea uscire con Ruby ed Ashley, pensò Belle.
Non si poteva negare che si fosse divertita ma ora la situazione era leggermente diversa. Era buio, era quasi mezzanotte, la testa le girava e aveva perso quel dannato cappotto. Come aveva fatto a perderlo, non se lo ricordava.
Forse l’aveva lasciato al locale, forse qualcuno gliel’aveva rubato ma non se n’era accorta finché non aveva cercato di infilare le mani in tasca e allora…
Non aveva il cellulare. Non aveva le chiavi di casa.  Avrebbe voluto disperarsi ma era troppo alticcia anche per quello.
Avrebbe dovuto andare da suo padre a chiedere di stare da lui per una notte perché l’appartamento sopra la biblioteca era chiuso a chiave…
Ma quanto aveva bevuto? Non lo ricordava. Sapeva solo che ad un certo punto aveva perso il conto dei bicchieri e si era semplicemente lasciata andare, un evento più unico che raro per una ragazza come lei. In realtà era la primissima volta che le accadeva una cosa simile.
Così, cercando di ripararsi dal freddo autunnale con il misero cardigan che le era rimasto, si avviò traballante verso casa di Moe French.
Pensò confusamente che avrebbe mentito, gli avrebbe detto che non aveva bevuto nulla e che era semplicemente stanca…
Improvvisamente cozzò contro qualcosa di duro e, complice l’alcool, complici i tacchi, rovinò a terra senza dignità.
“Fai più attenzione, che diamine!” biascicò cercando di rialzarsi.
“Potrebbe fare più attenzione lei, signorina French. Tra parentesi non la facevo il tipo di ragazza che beve così tanto da non riuscire a stare in piedi.”
Belle tirò su lo sguardo e si sentì raggelare. Conosceva quella voce. Era la voce del suo datore di lavoro.
“Signor Gold.” Disse immediatamente, cercando di ricomporsi.
Si rialzò e stava per scivolare, quando l’uomo la afferrò rapidamente per la vita e la rimise in piedi.
“Grazie.” Mormorò confusa.
Tremò leggermente sulle gambe dopodiché si prese un secondo per osservare il nuovo arrivato, che a sua volta la guardava costernato.
“E non mi guardi così! Ho solo passato una serata con le mie amiche!” esclamò poi, agitando il dito nella sua direzione.
Gold non si mosse di un millimetro, continuando a scrutarla con le sopracciglia leggermente inarcate.
“Non ha freddo, signorina French?” disse infine.
Belle ci pensò su.
Sì…aveva freddo.
“Credo di sì.”
“E il suo cappotto dov’è?”
“Perso…rubato…” mormorò confusamente. Si girò su sé stessa per tornare sui propri passi ma perse l’equilibro e dovette aggrapparsi ad una ringhiera lì vicino.
La strada era vuota e non c’era anima viva.
“La accompagno a casa. Così sarò sicuro che la mia unica commessa non finisca in cattive mani.” Disse semplicemente Gold, togliendosi la giacca e consegnandogliela.
“No io…non ho le chiavi di casa!” disse Belle.
“Perché?”
“Perse…credo…”
“Anche quelle?”
“Sì...”
L’uomo scosse la testa incredulo. Dopodiché sia avvicinò lentamente e le appoggiò la giacca sulle spalle con estrema delicatezza. Belle lo guardò con curiosità. Indossava una semplice camicia nera e un gilet, i suoi vestiti di sempre. Improvvisamente si chiese cose ci facesse in giro a quell’ora. Magari tornava da un appuntamento…
“Almeno eviterà di svegliarsi col raffreddore, oltre che con un terribile mal di testa.”
La ragazza ridacchiò. “Non ho mica bevuto così tanto!”
“Certo che no. Dove abita?”
Lei non rispose e si limitò a fissare il pavimento.
“Signorina French? Dove abita?”
“Io…in via Beaumont, ma non avendo le chiavi…”
“Non credo che questo sia un problema.”
Belle lo scrutò perplessa senza capire bene dove volesse arrivare.
“Venga. La riaccompagno. Prima però dobbiamo raggiungere la mia macchina.” Ripeté infine Gold.
Camminava piano, zoppicando leggermente, mentre Belle gli trotterellava accanto perdendo di tanto in tanto l’equilibrio ed aggrappandosi alla sua spalla.
“Dunque, cosa ci fa una ragazza della sua età, da sola, di sera e completamente ubriaca?” iniziò l’uomo, gli angoli della bocca leggermente inclinati.
“Prima di tutto non sono completamente ubriaca. Avrò bevuto giusto…due…tre…” la voce si perse ed iniziò a contare sulle dita.
“No, non sprechi il suo tempo. Non mi ingannerebbe in ogni caso.”
“Lei è proprio ostile!” esclamò Belle stringendo la mano intorno ad un palo della luce e girandoci intorno agitando l’altro braccio.
“E lei è ridicola, se mi permette. La facevo più responsabile.”
“Io lo sono! Sempre stata!” disse Belle sdegnosamente, riprendendo a camminare.
“Posso immaginare. Ricordo com’era responsabile quando durante il primo giorno di lavoro mi ha distrutto mezzo negozio in poche ore.”
“Non era andata così!” protestò Belle “Ero solo…inciampata…Sul serio, lei è ostile. Io non la capisco, non riesce mai a scambiare una parola gentile con le persone?”
Gold si fermò improvvisamente.
“Perché qualcuno dovrebbe voler scambiare una parola gentile con me?” chiese poi, scrutandola torvo.
Anche Belle si fermò.
Lo fissò con sguardo offuscato.
“Io scambierei una parola gentile con lei. Non la capisco ma lei mi…interessa…mi fanno ridere i fazzoletti che porta sempre nel taschino, chiacchiererei volentieri con lei.” Disse poi.
Gold scosse la testa di fronte a quel discorso sconclusionato. Era davvero ubriaca.
 
Arrivarono alla macchina.
Il viaggio si rivelò relativamente tranquillo.
Dopo qualche minuto in cui Belle insistette per cantare alcune delle canzoni che passavano alla radio, la ragazza appoggiò la testa al finestrino ed iniziò a respirare profondamente.
Mentre Gold guidava, si chiedeva il perché di tutto quello.
Avrebbe potuto semplicemente lasciarla dov’era. Sarebbe andata da suo padre, non c’era problema. Ma in qualche modo in quei mesi si era davvero affezionato a quella ingenua ragazzina.  Ed ora, vedendola ciondolare ad ogni minimo sbalzo dell’automobile, sentì di aver fatto la cosa giusta. Sorrise debolmente.
 
Il momento più critico giunse al momento di smontare dall’auto.
“Signorina French.”
“Mhmhm…”
“Signorina French!”
“Nooo…” mormorò lei nel sonno.
Gold sbuffò e scese dalla macchina. Dopodiché aprì la portiera della ragazza e riprovò a svegliarla.
“Arrivo…” biascicò lei confusa. Cercò di alzarsi ma finì distesa sul cemento appena mise piede a terra.
“Mi ricordi di rinfacciarle questa serata per il resto dei suoi giorni.” Mormorò Gold a denti stretti, mentre la aiutava a rialzarsi, tenendola ben stretta intorno alla vita.
Belle sorrise candidamente e gli passò una mano intorno al collo, camminando storta.
“Riesce a salire le scale?”
Non ottenne risposta.
“Signorina French…”
“Belle!”
“Cosa?”
“Mi chiami Belle!”
“Riesce a salire le scale, Belle?”
“Sì, anche da sola!” e si gettò improvvisamente in avanti con slancio. Inutile dire che cadde dopo qualche metro.
“Proprio un chiaro esempio di equilibrio e grazia femminile.” Commentò lui sarcastico.
Vedendo che la ragazza faticava a rialzarsi, optò per una soluzione drastica.
Pregando che il ginocchio non lo tradisse, la fece rialzare e dopodiché, cercando di tenerla il più saldamente possibile e passandole una mano intorno alla schiena e l’altra intorno alle ginocchia, la prese in braccio.
La gamba lanciò una fitta preoccupante ma Gold strinse i denti e salì i gradini.
“Uuuuuuh” esclamò Belle.
Lui la guardò. Sorrideva così beatamente che persino a lui sfuggì una mezza risata.
“Cosa c’è di tanto entusiasmante?”
“Il signor Gold mi porta in braccio! Il signor Gold mi porta in braccio! Come se fossimo sposati!” strillò lei felice.
“Silenzio! Siamo sul giro scale, c’è gente che dorme a quest’ora! Suo padre non le ha insegnato proprio niente?” sibilò lui.
“Lei ha davvero un buon profumo.” Mormorò Belle, avvicinando il naso alla camicia e strofinandolo contro, spostandosi poi verso il collo e appoggiando leggermente il viso contro di esso.
Gold non rispose. Evitava di pensare a qualunque cosa ma per un folle istante, la sensazione del viso di Belle così vicino alla sua pelle l’aveva completamente stordito.
‘E’ ubriaca’ pensò. Ma non doveva mettersi a pensare. Pensare avrebbe creato pensieri. Pensieri a cui non doveva pensare.  
Giunto davanti alla porta si bloccò.
“Adesso la lascio andare, crede di saper stare in piedi un momento senza il mio ausilio?” chiese infine.
“So fare tutto, io.”
“Ovviamente. Mi dia anche una forcina già che c’è.”
 
Pochi minuti dopo, come per magia, la porta di casa di Belle si aprì.
“Ma come ha fatto?”
“Ho un passato come scassinatore.” Rispose Gold enigmatico mentre la ragazza batteva le mani entusiasta.
Fece per salutarla ma improvvisamente si zittì. Cosa doveva dirle? Che gli…dispiaceva se aveva perso il cappotto? Che lunedì poteva avere un giorno di ferie…? Se…aveva bisogno di qualcosa?
Belle parlò per lui.
“Mi deve portare in braccio anche in casa.”
“Come, prego?”
“Mi ha sentito.”
Gold strinse gli occhi.
“Buonanotte signorina French.”
“Non se ne parla neanche!” esclamò lei afferrandolo per la camicia. “Ha iniziato un lavoro ed ora lo porta a termine!”
“Ma che cosa-“
“O lo fa,  o…”
“O? Cosa mi farà?” ghignò lui.
“Dai, era divertente. La prego, sono tanto triste e sola e mi gira la testa…” Lo supplicò Belle.
Gold strinse i pugni. Poteva andarsene senza neanche salutarla. Ma lei lo guardava così speranzosa, come poteva farlo? Poverina, in fondo aveva persino perso le chiavi di casa…
“Questo le costerà caro.”
Dopodiché la afferrò nuovamente tra le braccia e varcò la porta di casa.
“Sììììì!”
“Zitta!”
Belle chiuse gli occhi beata e si accoccolò comodamente addosso a lui, affondando il viso nell'incavo tra il collo e la spalle, inalando il suo profumo. Le braccia e le mani dell’uomo la tenevano saldamente, facendola sentire curiosamente a suo agio.
“Sto per lasciarla andare.” Avvisò Gold, sentendo però una strana sensazione di piacevole calore intorno allo stomaco.
“Mhm…”
“Signorina French!”
“Mi chiamo Belle!” biascicò.
“Belle, sta per cadere a terra quindi le consiglio di scostarsi e prepararsi a rimanere in piedi sulle sue gambe.”
Ma la ragazza ormai si era persa. Ridacchiava e faceva penzolare le braccia, mormorando frasi senza senso, ancora avvolta nella giacca nera dell’uomo, enorme e decisamente troppo rigida per un corpicino come il suo.
“Dannazione!” sibilò Gold. Con lo sguardo cercò la camera da letto.
Avrebbe depositato la ragazza nel suo letto e se ne sarebbe andato, poco ma sicuro.
Provò la prima delle due porte che gli si palesava davanti: ebbe fortuna.
Ormai Belle iniziava già a dormicchiare, così con estrema delicatezza la adagiò sul morbido materasso e la coprì con la propria giacca.
Si allontanò leggermente per verificare l’operato. A disagio, si torse le mani.
Dopodiché afferrò la coperta e gliela lasciò cadere sopra.
Sì, ora lo convinceva di più.
“Gold…” mugugnò ancora Belle, tenendo gli occhi chiusi.
“Sto per andare.” Dichiarò lui.
“Non mi ha neanche salutata!” protestò lei leggermente.
“Buonanotte e arrivederci!”
“Venga qui. Devo…dirle una cosa…” continuò lei sorridendo leggermente e strofinando il viso contro il cuscino.
“Buonanotte, signorina French.”
“Perfavore, è importante…”
Ancora riluttante, Gold si mosse in avanti e si sedette accanto a lei.
“Domani mattina si sentirà molto male. Se posso darle un consiglio, beva un bel bicchiere d’acqua appena sveglia. La aiuterà, mi creda.”
Belle si morse le labbra e aprì appena gli occhi.
“Lei è così carino.” Mormorò poi, osservando confusamente il viso dell’uomo. Non ci aveva mai fatto caso ma era davvero carino. Con quei bei grandi occhi scuri e i capelli lisci, e lo sguardo malinconico…Alzò il braccio e gli sfiorò il viso. Cercò di raggiungergli i capelli per arruffarglieli ma sbagliò mira e colpì gli occhi e il naso.
"Stia un po' ferma!" esclamò Gold.
"Ma guardi quanto è carino!" ripetè Belle ipnotizzata.
Ma come mai non ci aveva fatto caso? Forse era tutta la vodka che aveva bevuto…o forse…improvvisamente la ragazza si tirò su di scatto, ma con troppo slancio, e ricadde in avanti. 
“Cosa doveva dirmi? E’ molto tardi e vorrei andare a casa. In più lei è uno degli spettacoli più patetici a cui abbia mai assistito. Se non regge l’alcool perché ha bevuto così tanto?”
Belle provò a mettersi a sedere, dopodiché senza pensarci, lo afferrò per il colletto della camicia e lo avvicinò a sé.
“Perché mi sentivo sola.”
Gold non si mosse, sentendo un enorme brivido percorrergli la spina dorsale.
Lui non era quel tipo di persona, non aveva neanche mai guardato la sua aiutante o per lo meno non l’aveva mai guardata in quel modo, non aveva mai fatto quel tipo di pensieri ma in quel momento la situazione aveva davvero preso un risvolto affascinante.
“Anche io sono solo. Ma di sicuro non lo uso come pretesto per ridurmi ad uno straccio e far sì che gli altri debbano farmi da balia.” Disse infine, cercando di mantenere un tono pungente e cercando soprattutto di ignorare le labbra rosse della ragazza che erano un po’ troppo vicine al suo viso, e le mani che erano ancora artigliate alla sua camicia.
“Io mi sento ancora sola.”
“Può prendersi un cane. O può provare a dormire con la mia giacca, le sarà di compagnia.”
“Voglio lei, non la sua giacca.”
Gold deglutì.
“Se mi fa la cortesia di lasciare la mia camicia, io andrei a-“
Fu un momento.
Le morbide labbra di Belle incontrarono le sue e fermarono il suo monologo.
Prima che avesse il tempo di fare qualsiasi cosa, prima che avesse il tempo di decidere se respingerla o semplicemente chiudere gli occhi e lasciarsi andare, Belle si staccò da lui e ricadde tra i cuscini.
“Signorina French?” provò Gold vagamente stordito.
Lei sorrise.
"Lei è proprio carino..." ripetè poi.
“Belle?”
Niente.
Evidentemente aveva esaurito completamente le forze.
"Belle...?" ritentò.
Il petto della ragazza iniziò ad alzarsi e abbassarsi regolarmente, mentre Gold, completamente inebetito, si alzava lentamente e si dirigeva verso l'uscita.


Lunedì mattina, Belle entrò nel negozio dei pegni col cuore in gola e qualcosa di molto agitato nello stomaco.
"Signorina French, è in ritardo." 
L'usuale saluto freddo del signor Gold era rimasto lo stesso.
"Buongiorno anche lei, signor Gold!" iniziò lei, cercando di sorridere.
L'uomo la ignorò completamente.
Belle si levò la giacca e si diresse verso il bancone.
Dopodichè si fermò di fronte all'uomo.
"C'è qualcosa in particolare che vuole dirmi?" chiese lui, senza degnarla di uno sguardo.
"Volevo dirle che mi dispiace per il pietoso spettacolo di sabato sera...e mi dispiace che abbia dovuto sobbarcarsi una...stupida ragazzina alle prese con la sua prima sbronza." disse tutto d'un fiato, tenendo la testa ben alta e cercando di sembrare sicura di sè.
Finalmente Gold alzò gli occhi su di lei. Sogghignò.
"Era la sua prima sbronza?"
Belle arrossì leggermente ed annuì. 
Poi senza aggiungere nient'altro, afferrò due scatoloni ed inizio a spolverare il contenuto.
Gold finì di compilare il registro, guardandola di tanto in tanto di sottecchi.
Poi, si decise a parlare.
"So che potrebbe sembrare inopportuna come domanda ma lei ricorda cos-"
"Sì." disse rapidamente Belle, sentendo le guance bollenti.
Ricordava eccome. Non bene, era tutto molto sfocato, ma ricordava. E ci aveva pensato tutta la domenica.
Un lungo silenzio seguì le loro parole.
Dopodichè Belle non resistette più.
"Senta, lo so che...ecco...mi sono lasciata andare, ma volevo dirle che non sono assolutamente-"
"E' tutto a posto signorina French, eviti di peggiorare la situazione. Non mi faccio certo influenzare dai deliri di una ragazzina ubriaca. Ci vuole ben altro per impressionarmi." Tagliò corto lui. Le voltò le spalle e prese a trafficare con degli oggetti dentro ad uno scaffale.
Dentro di sè sentì l'amarezza della delusione. Ovviamente se lo aspettava, così non lo diede a vedere. Era ovvio che era stato un semplice bacio dettato dalle circostanze, dal fatto che lei era ubriaca e incosciente e non da una reale sentimento.
"Prima che mi interrompesse con la sua solita buona grazia" esclamò Belle alzando lo sguardo su di lui, le guance rosse e il tono di voce molto seccato "Cercavo di dirle che non sono assolutamente pentita di quanto ho fatto. A parte l'essere caduta circa dieci volte ed essermi ritrovata le gambe a pezzi."
Gold si immobilizzò.
"E anche se lei è davvero...antipatico e proprio maleducato, se posso permettermi" proseguì lei con voce tremante "mi piacerebbe mangiare qualcosa insieme per pranzo...o per cena. Un hamburger ad esempio."
Nessuno disse niente.
Belle si limitò a guardare la sua figura immobile, di spalle, provando ad indovinare a cosa stesse pensando.
Lei invece, non voleva più pensare. Aveva pensato per tutta la domenica al suo gesto e non aveva trovato nessuna spiegazione plausibile, se non una. E c'era un solo modo di scoprire se ciò che aveva immaginato poteva corrispondere alla realtà.
"Allora?" chiese poi, sentendosi vagamente stupida. Non otteneva nessuna risposta.
Poi, lentamente, Gold si girò con un mezzo sorriso stampato sul volto.
"Sbaglio o è un appuntamento quello che mi sta chiedendo?"
Belle esitò.
Lo era?
"Circa." rispose titubante.
Gold aggrottò leggermente la fronte.
"Credo si possa fare." disse infine.
"Questa sera?" chiese Belle incrociando le dita.
Lui ghignò.
"Questa sera."







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Ecco il secondo prompt della Rumbelle Week, Alcohol.
Ovviamente son già in ritardo e siamo solo all'inizio. 
Well done seasonsoflove! Nella giornata di domani recupererò i due prompt Voce e (*-*) BAMBINI E GRAVIDANZA (*-*) e vi annuncio che le due shot potrebbero essere collegate, perciò probabilmente le pubblicherò insieme!
Detto questo, è stata dura.
Non sono soddisfatta del risultato, non quanto vorrei esserlo...volevo più fluff ma ho immaginato che comunque, essendo Rumple/Gold abbastanza sconcertato dalla situazione, ed essendo un vero gentiluomo, abbia evitato di approfittarsene troppo. Non ho neanche idea se si potesse inserire un AU così spudorato ma l'ho fatto quindi...
Fatemi pure sapere cosa ne pensate! :)
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, a quelli che seguono, preferiscono, ai lettori silenziosi e a tutti i partecipanti attivi e non della Rumbelle Week! 
Un bacione bellimiei, a domani coi prossmi prompt <3

Seasonsoflove

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Capitolo 3
*** 03. Voce ***


03. VOICE
 
Rumple's giggles.


Rumple si fermò davanti alla porta di legno di betulla ed esitò.
Si girò verso sua moglie che gli fece un segno di incoraggiamento.
“Belle, non sono sicuro che sia una buona idea!” sussurrò.
Belle scosse la testa e lo incitò a bussare.
Così fece.
Il pugno serrato di Rumple batté due volte sul duro legno, dopodichè si fermò in attesa di una risposta. Una risposta che però non arrivò.
Allora batté tre volte. Nulla.
Belle sgranò gli occhi.
“Arya…?” disse infine l’uomo.
Nessuno rispose.
“Arya! Arya, lo sto che sei lì dentro e fingere di essere morta come fanno le prede con gli orsi non servirà a nulla.”
“Lasciami stare!” mugugnò una vocina proveniente da dentro la camera.
“Adesso entro.” dichiarò Rumple solennemente, mentre Belle gli sorrideva.
 
Una volta entrato nella stanzetta, si richiuse la porta alle spalle.
Di fronte a lui, nell’ampio lettone colorato, c’era un fagottino sotto le coperte, che segnalava la chiara presenza di un essere umano.
“Vattene!” disse la voce di prima.
Rumple esitò, poi si sedette ai piedi del letto.
“Arya? Possiamo parlare un momentino?”
Lentamente, da sotto le coperte, sbucò fuori una testolina di capelli scuri.
“Non voglio parlare.” Esclamò ostilmente la ragazzina.
Era piccola ed esile, con grandi occhi celesti e il visino a punta.
Rumple sorrise.
“Allora parlerò io!”
Arya non disse nulla e lo guardò di sottecchi.
“La mamma mi ha detto che le hai urlato contro. E mi ha detto che sei triste e che non riesce a parlarti.”
“La mamma non capisce niente!” attaccò subito Arya. “Non sa cosa significhi avere tredici anni!” rincarò la dose.
Rumple inarcò le sopracciglia “Sono piuttosto certo che abbia avuto anche lei tredici anni. Ora vuoi dirmi qual è il problema?”
La ragazzina giocherellò col bordo della coperta e seppellì la testa nei cuscini.
“Non c’è nessun problema. Vai via.” Ripeté ostinata.
L’uomo tamburellò col piede indeciso sul da farsi.
“Sai, quando io e la mamma…vivevamo insieme, nella foresta incantata…e lei era triste perché le mancava la sua famiglia…c’era una sola cosa che sapevo fare per tirarla su di morale.” Disse poi.
Arya non disse nulla ma lo spiò con la coda dell’occhio.
Rumple sorrise e seppe di aver ottenuto ciò che voleva: la sua attenzione.
“Cosa?” chiese poi bruscamente la ragazzina.
“Era…una cosa davvero stupida. Ma la faceva sempre ridere.”
“Scommetto che non fa ridere per niente.”
“Può essere. Ma a lei piaceva…”
Arya si voltò e lo guardò con palese curiosità.
“Allora?” incalzò.
E poi Rumple fece una cosa che non faceva da tantissimo tempo. Gli pareva che fosse passata una vita dall'ultima volta in cui aveva sentito le corde vocali serrarsi in quel modo e quel suono uscire spontaneamente dalla gola.
Sogghignò e dalla sua bocca uscì un risolino acutissimo e beffardo.
Arya si tirò su di scatto.
“Come hai fatto!?”
“Con la mia voce…” rispose semplicemente lui.
“Non è possibile! Non sembrava per niente la tua voce!”
“E invece…"
"Ma era così acuto e...strano!"
"Ti assicuro che era la mia voce."
“Rifallo.”
Rumple lo rifece. Una, due, tre, quattro volte. Cambiando l’intonazione, cambiando leggermente i versi.
Arya lo fissava a bocca aperta.
“Facevi davvero questi versi? E la mamma rideva?”
“Esatto.”
E finalmente sul viso della ragazzina si aprì un enorme sorriso.
“E’ orribile! Veramente, è quanto di più stupido ed orrido io abbia mai sentito!” disse. E infine proruppe in una risata.
Suo padre si unì a lei.
Dopo che entrambi si furono calmati, Arya si ributtò tra le coperte ma continuò a guardare suo padre, che attese pazientemente. Per quelle cose ci voleva tempo.
“Cosa succede quando ti piace una persona?” chiese infine.
Rumple sospirò profondamente. Avrebbe dovuto immaginare una cosa simile. Si appollaiò meglio sul letto e guardò sua figlia con intensità.
“Succede che la tua vita inizia a girare intorno a quella persona. E che da quella persona…dipendono molte cose. Come la tua felicità o la tua tristezza…le tue emozioni…”
Arya tirò in fuori il labbro inferiore e se lo mordicchiò.
“E cosa succede se ti accorgi di esserne…diciamo…innamorato?”
L’uomo sorrise tristemente.
“La stessa cosa. Ma amplificata. Sia la felicità…sia il dolore…e tutto il resto.”
“Ho capito.” Tacque un momento. Poi riprese, con vocina sempre più insicura.
“E come si conquista una persona?”
“Dipende dalla persona.”
“Tu come hai conquistato la mamma?”
Rumple ci pensò un po’ su.
“Le ho regalato una biblioteca!” dopodichè si fece sfuggire un'altra delle sue risatine.
Lei sghignazzò. “Smettila!”
I due non dissero nulla per un po’.
“Arya, non c’è nulla di male se ti piace un ragazzo.” Disse infine Rumple, guardandola incoraggiante.
Arya non disse nulla.
“O una ragazza.” Aggiunse precipitosamente l’uomo.
Lei sbuffò.
“E’ un ragazzo!”
“Okay, okay, era solo per dire che…ecco, non farebbe nessuna differenza.”
Arya ghignò leggermente.
“Lo so. A te basta che non sia il figlio dei Charming!”
“Non è il figlio dei Charming, vero?” esclamò lui preoccupato.
“No. Lui è troppo stupido.” Dichiarò Arya.
Rumple parve immensamente sollevato.
Dopo un po’, la ragazzina parlò di nuovo.
“Papà…mi insegneresti a fare quelle risatine?”
 
A cena, l’atmosfera era piuttosto tesa.
Belle continuava a lanciare occhiate ad Arya che però non si degnava di dire nulla e fissava il suo piatto con concentrazione.
Lydia, la loro figlia maggiore di sedici anni, rossa di capelli come sua madre, guardava dubbiosa il suo riflesso in un cucchiaio.
Brandon, il più piccolo, un bambino di dieci anni, osservava sua madre e la sua sorellina, intuendo che qualcosa non andava.
Rumple mangiava tranquillamente il suo piatto di arrosto.
“Papà mi ha insegnato una cosa oggi.” Esordì improvvisamente Arya, rossa in faccia.
Rumple sorrise mentre Belle lo guardava stupita.
E poi, con grande coordinazione, i due esplosero in una serie di sghignazzamenti a dir poco agghiaccianti.
Lydia sobbalzò e li guardò con stupore misto a sdegno, prima di sentire le labbra piegarsi spontaneamente verso l’alto.
Brandon era estasiato e sul viso di Belle si stava aprendo un enorme sorriso.
“Voglio farlo anche io!” esclamò infine Brandon.
E così fu.
La serata passò tra risatine e strani versi, mentre Rumple insegnava a tutti e tre i figli i segreti del mestiere.

Belle si accoccolò tra le braccia di suo marito. Finalmente i loro tre figli erano tutti e tre nei loro letti e in casa non si sentiva volare una mosca, dopo il gran baccano e i litigi di quel pomeriggio.
"Sono sfinita." mormorò lei.
"Lo so. Adesso riposati e stai tranquilla." disse Rumple pensieroso, accarezzandole la testa e abbracciandola.
La donna sorrise leggermente, appoggiando la testa sul suo petto.
"Era da tantissimo che non sentivo quel suono." disse poi.
Rumple sospirò.
"Sembra passata una vita dall'ultima volta che l'ho sentito." continuò lei.
"E' passata una vita." 
"Lo rifaresti? Mi ricorda uno dei più bei periodi della mia vita..."
I due si guardarono, dopodichè Belle appoggiò lentamente le labbra sulle sue.
Quando si staccò, Rumple la guardò e sogghignando leggermente.
"Dai, fallo!" lo supplicò Belle.
Lui alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. 
"Aaaaaah!" disse lei arricciando il naso e ridendo. "E' così stupido!"
"Ti piaceva tanto."
"Mi piace ancora." 
Rumple sorrise. 
"In realtà mi piace ancora tutto di te." disse semplicemente Belle.






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NIEHEHEHEEHEHEH.
Ecco il prompt (che dovevo pubblicare ieri ma ehm, lo pubblico oggi con un giorno di ritardo)!
V O C E.
So che non è propriamente solo Rumbelle ma è...Rumbelle family. 
Mi piaceva l'idea di vedere Rumple padre, alle prese con i problemi di qualunque padre...è una cosa che non ha mai avuto modo di fare con Neal / Bae, perciò ho voluto dargli questa possibilità. 
E sì, in caso ve lo stiate chiedendo, Arya è Arya (Stark) di Game of Thrones. E sì, Brandon è Bran di Game of Thrones (se non seguite la serie, eccoli qui: Arya http://img2.wikia.nocookie.net/__cb20110626031118/gameofthrones/images/3/39/Arya_Stark_1x05.jpg e Bran http://img4.wikia.nocookie.net/__cb20131204134629/game-of-thrones-le-trone-de-fer/fr/images/a/a5/Bran-stark.jpg). Lydia invece nel mio cervello è lei: http://3.bp.blogspot.com/-tU9HpgeFN34/UuO7QDaZo0I/AAAAAAAAB_c/1mva1Ga9om4/s1600/tumblr_mzgnx2CNxG1rw7osyo4_1280.jpg).
Fine parentesi figli (cose di cui non importa niente a nessuno ma se volete dirmi chi scegliereste voi come attori / attrici mi fate felice, sono curioooosissima.).
Dunque non so, ditemi voi :)
Era un prompt un po' rischioso ma ho voluto provare...anche se ho la sensazione di essere andata OOC.
Il prossimo prompt, "bambini/gravidanza" sarà collegato...quindi alla prossima.
Un bacione a tutti e grazie per le recensioni!
Seasonsoflove.



 

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Capitolo 4
*** 04. Bambini/Figli ***


04. CHILDREN (PREGNANCY). 



“Posso entrare?” chiese Belle senza preamboli, evitando il suo sguardo.
Rumple rimase immobile, guardandola come se fosse un miraggio.
Non la vedeva da settimane. Non ufficialmente per lo meno; certo, l’aveva intravista in città, qualche volta da Granny’s, ma tra loro non c'era mai nessun segno amichevole o affettuoso, mai nulla oltre ad un freddo saluto, se proprio non potevano farne a meno.
Provò una fitta all’altezza del petto, ricordando l’ultima volta che si erano parlati, il viso sconsolato della donna e la sua richiesta di potersi trasferire in città, lontano da lui, dalla magia, dal suo stupido pugnale, dalla sua dipendenza, dal loro matrimonio.
“Belle…” iniziò lui.
Sembrava devastato. La camicia era macchiata e i capelli arruffati, la barba di qualche giorno.
“Devo dirti una cosa ed è piuttosto importante.” Disse lei a disagio, tamburellando col piede.
“Io…certo. C’è…un po’ di disordine, non farci caso.”
Belle annuì brevemente ed entrò respirando quell’odore famigliare che sapeva di casa, di lui, di loro due insieme. Le si strinse il cuore.
Si guardò intorno: un po’ di disordine era un eufemismo. Aveva vissuto in quella casa e sapeva bene com’era al massimo del suo splendore e vederla così le procurava una spiacevole stretta allo stomaco.
I mobili erano impolverati, vestiti abbandonati in giro…
Belle si immobilizzò e si girò verso l’uomo che era visibilmente a disagio e si guardava con sommo interesse la punta delle scarpe.
“Rumple?”
“Cosa c’è?”
“Cos’è successo?”
Non rispose, si limitò ad osservarla di sottecchi.
“Non ho avuto molto tempo, né molta voglia di tenere le cose in ordine.” Rispose poi.
Belle si avviò verso la cucina. I piatti erano tutti da lavare e c’erano sparse un po’ ovunque tazze e bicchieri sporchi.
Aprì il frigo, dentro c’erano solamente due cotolette precotte, una confezione di insalata scaduta e un limone.
“Questa non la puoi più mangiare.” Esclamò indicando, leggermente schifata, l’insalata.
Dopodiché camminò spedita verso il soggiorno.
Il divano era sfatto e sul tavolino c’erano due bottiglie di whiskey vuote.
“Se sei venuta qui per dirmi che è un disastro, beh, grazie tante ma ci arrivo da solo.” Esclamò lui con voce pungente, vedendo l’espressione costernata di Belle.
Lei si girò lentamente.
“Quindi è così che fai fronte alle cose?”
“Esattamente.” Ribattè lui piccato.
“Beh, questo non è un posto adatto per crescere un bambino. Quindi vedi di darti una ripulita e soprattutto, dare una ripulita a questa casa!” dichiarò Belle corrucciata.
Rumple stava per rispondere a tono quando improvvisamente si bloccò.
Registrò molto lentamente le parole che aveva appena sentito.
“Belle ma cos-“
“Sono incinta.” Disse lei semplicemente, guardandolo.
L’uomo rimase immobile e spalancò la bocca.
“E prima che tu me lo chieda…sì, sono sicura.” aggiunse bruscamente.
Nessuno dei due disse nulla.
Belle aspettava un segno di vita dall’uomo che evidentemente però aveva preso la cosa molto male e non muoveva un muscolo.
Dopo quelli che parvero anni, lui mosse un passo in avanti.
“E’…mio?” chiese infine, titubante.
Belle lo fissò costernata.
“Ma per chi mi hai presa!?” esclamò irata.
Rumple sobbalzò.
“Ovvio che è tuo! Di chi credevi che fosse!? Di qualche tizio a caso!?”
“Io non- è che sono settimane che non ci vediamo.”
“Ma cosa c’entra?”
“Io credevo che- insomma, ecco, magari avevi conosciuto qualcuno e-“
“E’ tuo.” Tagliò corto Belle seccata. “Magari quando nascerà verde e scorbutico o coi capelli lunghi e lisci e la cravatta, mi crederai.”
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato, Rumple guardò sua moglie, perché sì, era ancora sua moglie, la donna che credeva di aver perso per sempre e che invece era lì, e in qualche folle modo gli stava chiedendo di condividere quel meraviglioso quanto inaspettato avvenimento.
“Posso…abbracciarti?” chiese infine, avvicinandosi a lei.
Belle annuì e simultaneamente i due si strinsero forte.
“Mi dispiace. Tantissimo.” Mormorò Rumple, perdendosi nel suo profumo, seppellendo il volto tra i suoi capelli.
“Lo so.”
"Voglio provare a spiegarti."
"No. Non farlo. Non mi interessa. Peggiorerebbe le cose."
"Ma-"
Belle alzò lo sguardo su di lui.
"Non voglio inutili promesse. Voglio solo che...mi stringi. Okay?"
Quella sera i due si accoccolarono sul divano, dopo che Belle ebbe dato una veloce ripulita e dopo che Rumple uscì dalla doccia perfettamente pulito e rasato. Rimasero lì finchè non si addormentarono, immersi nei loro pensieri, senza baciarsi, semplicemente godendo della loro vicinanza e di ciò che stava accadendo. 
 
La gravidanza proseguì non senza tensioni.
Vivevano di nuovo insieme ma tra loro sentivano ancora il peso delle bugie su cui si era basato il loro matrimonio; non era un fardello facile da ignorare.
 
Belle dormiva nella camera degli ospiti e Rumplestiltskin nella sua.
Questo fino al terzo mese, dopoché Belle ebbe una crisi isterica di fronte alla prima gonna che si rifiutava di chiudersi.
Da quel giorno si spostò in camera del marito. Ogni sera, verso le nove, bussava alla porta e chiedeva semplicemente se poteva dormire lì perchè in camera sua faceva freddo. Entrambi sapevano che era una scusa, ma andava bene così: in quel modo Belle si godeva ore ed ore di grattini, incoraggiamenti e coccole, davanti a qualche programma televisivo.
 
Quando non fu più possibile nascondere la pancia, Belle uscì allo scoperto con l’intera cittadina.
Il giorno dopo,  Mary Margaret si presentò sulla porta di casa Gold insieme a Charming. I due uomini andarono a pesca (sotto forte insistenza di Charming) mentre Mary Margaret condivise la sua saggezza con Belle che la ascoltava terrificata.
“No Belle, non puoi mangiare carne. Assolutamente. Sei matta!?”
“Ma io ho letto che-“
“E ricorda, se hai i fianchi troppo stretti, partorire farà molto male.”
“Non mi sembra di avere i fian-“
“E guai a te se fumi! O bevi!”
“Io non fumo! E non bevo neanche!”
“Bene. Domani tornerò qui con un po’ dei libri che ho letto io durante la gravidanza. E’ importante che tu sia informata.”
“Ma io faccio la bibliotecaria, i libri ce li-“
“Un’altra cosa, non preoccuparti se ingrassi, a me è successo ma poi ritorni magra e splendente come prima, come puoi vedere.”
La sera, dopochè Rumple ebbe cacciato Mary Margaret e David di casa, Belle ebbe un’altra crisi isterica. Quella notte lei e suo marito si riappacificarono completamente, meditando insieme, piani di vendetta contro i Charmings.
 
Dopodiché iniziarono le congratulazioni.
Dalle più impacciate come Henry, che si presentò in negozio con un suo vecchio giochino di quando era piccolo e insistendo che voleva regalarlo al nuovo arrivato, fino a quelle più assurde.
Regina bussò furiosa alla porta di casa Gold, sbraitando che ne aveva abbastanza di neonati in quella città e che non voleva un altro moccioso piagnucolante come il piccolo Neal.
Hook inviò un messaggio a Rumple: “Centro al primo colpo, complimenti al pugnaletto.”
Emma mandò un biglietto molto formale (ma sporco di pizza).
“Congratulazioni e felicitazioni. Gentili saluti, Emma.”
 
Poi venne il momento dell’ecografia.
Quando si seppe che era una femmina, per poco Belle non svenne dalla felicità. Voleva tanto una bambina ed era accaduto.
Dentro di sè, Rumple sentì quasi un motto di sollievo. Continuava a pensare a Bae. Sapere che una bimba era in arrivo, lo rendeva in qualche modo più sicuro.
 
Quindi la famiglia si riunì a casa Gold per discutere del nome.
Dopo tre ore di litigi furiosi in cui Hook insisteva per chiamare la bambina “Liam” (benchè gli fu fatto notare il fatto che fosse un nome da bambino) e Regina per chiamarla Regina II (al che Mary Margaret iniziò ad insistere perché fosse chiamata Mary Margaret II o al limite Mary Regina Emma, per correttezza nei confronti di entrambe le famiglie) Rumple e Belle si buttarono a letto sfiniti.
“Io un nome ce lo avrei.” Mormorò poi Belle, avvicinandosi al marito e guardandolo con i suoi meravigliosi occhi azzurri.
“Spara.”
“Cosa ne dici di Arya?”
Rumple sorrise e baciò dolcemente la moglie sulla fronte.
 
E così la piccola Arya arrivò all’ottavo mese e Ruby insistette per organizzare un enorme party pre-maman, con l’aiuto di Ariel e Tinkerbell.
Fu ordinata un enorme torta (fatta da Granny) che venne trasportata in casa da un furibondo Brontolo, con l’auto di Archie e Geppetto.
Tutte le donne della città erano presenti: Rumple fu cacciato fuori casa e costretto a passare il pomeriggio a giocare a freccette da Granny insieme ad uno scocciatissimo Hook.
 
Rincasò la sera e trovò Belle seduta sul divano, intenta a sistemare i regali ricevuti.
“Ciao, ti sei divertita?”
“Moderatamente. Avrei preferito dormire tutto il giorno.” Disse Belle sorridendo.
Rumple le si sedette accanto, le prese le mani e le bloccò.
“Riposati, ok? Penso io domani a riordinare tutto.”
Lei, sempre col sorriso sulle labbra, gli fece segno di sdraiarsi.
Dopodiché si stese vicino a lui.
“C’è ancora un po’ di torta, se vuoi.”
“Dopo la assaggerò.”
Rumple prese ad accarezzarle distrattamente la schiena.
“Sarò un buon padre.” Disse dopo un po’.
Belle tirò su il viso e lo guardò.
“Lo so. Non prometterlo però, ti prego...non mi piacciono le promesse.”
Lui non disse nulla per un po'. Non le piacevano le sue promesse, lo sapeva bene.
“Ce la faremo, lo sai?” disse poi Belle, cercando di portarsi più in alto, all'altezza del suo viso.
“Continuo a pensare a Bae.” ammise schiettamente Rumple.
“So anche questo.”
Vedendo che l'uomo fissava il soffitto con malinconia, strofinò il naso contro la sua guancia e fece una cosa che non faceva da nove mesi. Lo baciò.
Fu come respirare di nuovo dopo mesi di apnea.
Si erano riappacificati, avevano ripreso a vivere come una coppia, ma non si erano mai lasciati andare ad un contatto così intimo come il bacio. 
Belle semplicemente non si sentiva pronta, non dopo quello che aveva sofferto, e Rumplestiltskin non aveva certo forzato le cose.

Fu un bacio lieve, le loro labbra rimasero per qualche secondo immobili, semplicemente appoggiate le une sulle altre.
Belle socchiuse gli occhi mentre la mano di Rumple le sfiorò il viso.
Dopodichè arretrò leggermente per guardarlo e vedere un leggero sorriso illuminargli il volto.
“Non posso prometterti che sarà diverso. Dipende da te. Però posso prometterti che non ti abbandonerò mai. Che mi avrai sempre accanto, finchè mi vorrai. Che ti ascolterò e quando sarai...triste, spaventato, o arrabbiato, o ti sentirai debole, potrai venire da me. E sarò lì per te.” disse poi Belle, continuando a perdersi nei suoi occhi scuri.
“Ora mi sento debole. Mi sento sempre debole.”
“Sei più forte di quanto credi.”
"Ti ho mentito Belle. Ti ho chiesto di sposarmi e ti ho mentito, questo significa essere deboli e sinceram-"
Belle lo zittì precipitosamente, mettendogli il dito sulle labbra.
"Ascolta!"
Dopodichè gli prese la mano e la appoggiò sul proprio ventre.
Arya scalciava.










--------------
Ehm ehm ehm.
Sì, sono una ritardataria...ma ormai mi conoscete. Vi chiedo scusa, è che se non trovo l'ispirazione proprio non riescoa produrre nulla di buono. Non sono sicura che questa cosa sia buona, ma ho cercato di scrivere una versione delle cose, come vorrei che andassero.
Vi avevo anticipato che questa shot sarebbe stata collegata a voce e infatti...la piccola Arya è la stessa! Diciamo che questa è il prequel!
Il tema era bambini/figli e diciamo che ho voluto "spostarlo" sulla gravidanza. Sempre figli sono! :')
So anche che la Rumbelle Week è finita ieri (LOL), ma io la finirò entro qualche giorno e vi chiedo immensamente scusa di questo, ma ho avuto proprio una lack of inspiration. In ogni caso, complimenti a tutti voi che vi siete dati tantissimo da fare in questa splendida iniziativa ^-^
Sono super fiera! #RumbellePowah.
Quindi bravi. E grazie, naturalmente, delle recensioni, di seguire i miei deliri e accettare i miei orridi ritardi...grazie!
Fatemi sapere come vi è sembrato questo delirio, sapete che sono un'insicura cronica e non sono mai soddisfatta dei miei scritti (non è che non mi piacciano, è che mi sembra sempre che manchi qualcosa, soprattutto verso la fine!)
Un bacione a tutti.
Seasonsoflove


Ps: Sì. Mi sono resa conto tardi di aver fatto un errore MADORNALE con Arya che doveva essere la secondogenita dei Gold e invece qui risulta la prima. Mh. Sono fusa. Completamente. Abbiate pietà che non gliela fo'.  

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Capitolo 5
*** 05. Lenzuola ***


05. Sheets


 
 
 
Rumplestiltskin odiava le notti d’estate.
No, non era esattamente così: le odiava e le amava allo stesso tempo.
Le amava perché la sua Belle, quando faceva proprio caldo, dormiva con una leggerissima camicetta da notte trasparente, che lo rendeva molto felice e gli offriva certi spettacoli da capogiro.
Le odiava perché faceva caldo. Allora dovevano aprire la finestra, ed iniziava a fare freddo.
Poi c’era il problema delle lenzuola.
D’inverno, lui e Belle tendevano ad accoccolarsi nel lato del letto più caldo, in genere quello più vicino al termosifone, sotto innumerevoli strati di coperte e piumoni.
Ma d’estate…l’estate era un altro discorso.
L’estate era la guerra. Guerra per le lenzuola, guerra per l’angolo più fresco del letto, guerra per qualsiasi cosa.
 
“Ho freddo.” Mugugnò Belle una sera.
“Come fai ad avere freddo!? È luglio!” Ribattè Rumple stizzito, già quasi addormentato, imbozzolato nel lenzuolo.
“Hai tu tutto il lenzuolo! Ovvio che ho freddo!”
“Ma poco fa hai detto che avevi caldo! Mi hai lanciato tu il lenzuolo!”
“Ed ora ho freddo! Per forza, hai aperto la finestra!”
“L’ho aperta perché avevi caldo!”
“Ma ora ho freddo.”
Rumple sbuffò e si alzò per chiudere la finestra.
Belle gli rubò il lenzuolo e si appallottolò in un angolo lontano.
“Vieni qui. Ci accoccoliamo come in inverno.” Mormorò poi.
L’uomo strisciò verso di lei e le abbracciò la schiena, cingendola con le braccia ed appoggiando il viso ai suoi capelli profumati.
Belle, con un fluido gesto, ricoprì entrambi con le lenzuola, dopodichè intrecciò le proprie mani a quelle del marito.
Sembrava tutto tranquillo quando…
“Ho caldo.” Sussurrò Belle.
“Mmhm…”
“Rumple, mi fai caldo! Dai, spostati un po’.”
Lui ringhiò qualcosa e si scostò, tirandosi dietro il lenzuolo.
“Apri un po’ quella finestra!” mormorò lei, confusa.
“Ma Belle, lasciami dormire!”
“Fa caldissimo! Si soffoca.”
“E va bene!” esclamò lui esasperato. Si alzò ed aprì la finestra.
“Ecco. Ora basta. Dormi!” disse ributtandosi a letto.
Dopo dieci minuti, Belle iniziò a lamentare che il venticello fresco estivo le stava procurando i brividi.
Disperato, Rumple le fece segno di avvicinarsi.
“Vieni qua e appoggiati.” Disse poi, indicandosi il petto. Lei gli si appoggiò sopra e chiuse gli occhi beata, mentre Rumple avvolgeva entrambi in quello stupido lenzuolo che ogni sera creava loro dei problemi disumani.
Iniziò a sentire un formicolio fastidioso al braccio.
“Belle…”
“Mmmmh…”
“Belle, mi si è addormentato il braccio.”
“Sì…”
“Belle!”
Lei sobbalzò.
“Cosa c’è! Lasciami dormire!” esclamò indignata.
“Non posso dormire io, se mi si addormenta il braccio!” protestò Rumple.
“Ma perché ora fa di nuovo così caldo!” disse esasperata Belle.
“Il vento ha chiuso la finestra.” Rispose lui con voce incolore, non credendo ai propri occhi, guardando la finestra chiusa.
“Non è possibile. Ti eri dimenticato di aprirla!?”
“No! Mi hai visto mentre lo facevo!” protestò lui.
La donna lo guardò con sospetto. Dopodiché si alzò, aprì la finestra e la fermò.
“Bene.” Disse tornando al letto, mentre Rumple si godeva silenziosamente lo spettacolo di sua moglie con quella cortissima camicetta…intanto cominciava a pensare che l’estate non era poi così male…
“E stai buono tu!” Lo ammonì Belle, sorridendo però nel vedere che il marito si era messo a sedere per guardarla meglio.
Si lanciò sul letto e socchiuse gli occhi.
Il venticello fresco fece rabbrividire la sua pelle nuda.
Lentamente, strisciò verso Rumple, infilandosi sotto quello stupido lenzuolo, tanto conteso e tanto combattuto.
“Hai caldo?” chiese lui, avvicinandosi ulteriormente e abbracciandola.
“No. Finchè la finestra rimane aperta sto bene.”
“Bene.”
Rimasero un momento in silenzio, al buio.
“Possiamo dormire?” chiese infine Belle.
“Ci sarebbe un’altra cosa che mi piacerebbe fare.” Disse improvvisamente l’uomo, stringendosi di più a lei, accarezzandole le braccia, risalendo poi per le spalle nude, seguendo la forma del suo corpo.
“Ho capito. E col lenzuolo come la mettiamo?” replicò Belle, sorridendo maliziosa.
Rumple ghignò e lo scalciò via.
 







---------------------
EEEhhhmmm...
Mini-shot fluffina senza pretese. Questo è il prompt che più mi ha causato problemi, non sapevo proprio cosa inventarmi...è uscita questa cosina qui.
E' che io ho davvero un sacco di problemi estivi di questo tipo.
Cerco l'angolo più fresco del materasso, apro la finestra e fa freddo , la chiudo e fa caldo, la riapro e fa freddo e ho paura che entrino i ladri, mi nascondo sotto il lenzuolo perchè mi sento troppo esposta...insomma...un disastro.
Però mi manca l'estate. Perciò ecco qua.
I prossimi prompt sono già scritti e pronti, perciò arriveranno puntualissimi e freschissimi.
Fatemi sapere, se vi va, cosa pensate di questo delirio assurdo...e grazie come sempre a chi recensisce, a chi segue, a chi preferisce, a chi sopporta i miei ritardi. :)
Un bacione :*
seasonsoflove - la ritardataria cronica.

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Capitolo 6
*** 06. Modi impliciti di dire ti amo. ***


06. Implicite ways to say "I love you".
 
 
AU: Ufficio.
Nel quale Gold è il capo e Belle una giornalista alle prime armi.


Sei mesi, due settimane, tre giorni, sette ore.
Belle segnò quella sfilza di numeri sul suo blocco di appunti, dopodiché strappò la pagina e la appallottolò con rabbia.
Si stiracchiò ed osservò pensierosa l’orologio: erano quasi le sei.
Si voltò verso l’ufficio del capo…niente. Ancora niente.
Deglutì e riprese a scrivere.
“Tieni, sono passata a prendere i caffè.”
Belle alzò lo sguardo. Ariel, una sua collega, le tendeva allegramente un bicchierone di Starbucks. Si sforzò si sorridere.
“Grazie!”
La ragazza si sedette sulla sua scrivania, guardandola con curiosità.
“Hai consegnato quella relazione che il capo ti aveva chiesto?”
“Non ancora. La porta è chiusa.” Rispose Belle con voce piatta, fissando lo schermo del suo computer.
“Ma sono secoli che è chiusa!” esclamò Ariel.
“Evidentemente il capo e la signora Mills avranno molto da fare!” si intromise Ruby, la segretaria dell’ufficio, che passava con un sorriso malizioso stampato sul volto.
“Cosa intendi dire?” chiese Belle bruscamente.
“Non dirmi che non lo sai!” continuò l’altra, mentre Ariel la guardava stupita.
“Sapere cosa?”
Ruby scoppiò e ridere.
“Si dice che Gold e la Mills…” fece un segno eloquente con le mani ed ammiccò.
Belle non disse nulla ma sentì del piombo scenderle dalla gola fino allo stomaco.
 
Sei mesi, due settimane, tre giorni, sette ore.
Sei mesi, due settimane, tre giorni, sette ore che lavorava in quell’ufficio come giornalista e stagista, sei mesi, due settimane, tre giorni, sette ore da quando aveva conosciuto il signor Gold, il capo del loro ufficio.
Sei mesi, due settimane, tre giorni, sette ore che era innamorata di lui.
 
Da un certo punto di vista, odiava essere innamorata di lui. Odiava sentire lo stomaco sobbalzare ogni volta che lo vedeva, odiava sentire le guance diventare improvvisamente bollenti se lui la guardava o le sorrideva, o le rivolgeva la parola.
Odiava tutto quello perché la faceva sentire stupida e debole. Non che lei trovasse qualcosa di sbagliato nell’amare una persona, ma nel perdersi in quel modo dietro ad una persona…la faceva sentire infinitesimamente piccola e sciocca.
Ma allo stesso tempo, amava esserne innamorata. 
Lei e Gold avevano un rapporto particolare. Le persone tendevano a definirlo un uomo spietato e crudele ma lei non credeva che fosse così; ricordava ancora la sua espressione quando lei aveva intravisto il nome del destinatario sulla busta degli auguri di Natale.
Neal Gold.
Belle non aveva potuto fare a meno di chiedergli spiegazioni…spiegazioni che dopo giorni e giorni di silenzio, una sera, quasi all’improvviso, erano arrivate.
Una sera in cui lei si era fermata a lavorare in ufficio fino a tardi e lui era arrivato, con quel suo sguardo malinconico e due tazze di tè freddo in mano e le aveva raccontato di suo figlio.
E così lei e Gold avevano iniziato a parlare e giorno dopo giorno, si era innamorata di lui.
Ma a volte, odiava esserlo.
Soprattutto quando c’era di mezzo anche Cora Mills.
Era capo reparto delle pubbliche relazioni e, a detta di molti, amante segreta del signor Gold.
Belle non aveva mai prestato attenzione a quelle voci ma in quel momento, si sentì incredibilmente stupida.
La signora Mills e Gold erano chiusi in quel dannato studio da ore. Cosa potevano fare due persone, chiuse in uno studio, per ore?
Belle chiuse gli occhi ed appoggiò la testa sulla scrivania.
C'erano tante volte in cui amava essere innamorata di lui.
Quando arrivava a casa la sera e poteva ripensare a tutti i momenti passati con Gold, ai piccoli gesti che durante il giorno l’avevano fatta sentire speciale, come quando lui la aspettava in ascensore o le teneva aperta la porta, o ancora quando le portava un bicchiere del suo tè freddo preferito.
Amava semplicemente il modo di fare che riservava a lei, quell’implicita complicità che si era creata tra loro due in sei lunghissimi mesi di lavoro.
 
Finì il suo caffè ed aspettò.
 
Quando la porta si aprì e la signora Mills uscì, sorridente come sempre, Belle la seguì con lo sguardo finchè non sparì.
Dopodiché, tesa come una corda di violino, afferrò con malagrazia alcuni documenti e si diresse verso l’ufficio del signor Gold, in fondo al corridoio.
“Signorina French.” La salutò lui, mentre entrava, concentrato su alcune scartoffie.
Era seduto alla scrivania, vestito come sempre, con uno dei sui semplici completi neri eleganti. I capelli castani striati di grigio, i grandi occhi scuri e l’espressione pensierosa, quel viso così atipico che aveva colpito Belle fin dal primo istante.
L’ufficio era pieno di curiosi oggetti dalle più disparate origini: sicuramente il signor Gold era un uomo particolare e colto, un'altra cosa che Belle trovava estremamente affascinante.
“La relazione che mi aveva chiesto…” dichiarò la ragazza, cercando di ignorare la sensazione di vuoto allo stomaco che l’uomo le creava.
“Alla buon’ora.” Commentò lui semplicemente.
Belle strinse le labbra.
“L’avrei consegnata ore fa.” Sentenziò, cercando di nascondere l’irritazione “Ma la porta era chiusa.”
Gold finalmente si degnò di guardarla, sorridendo leggermente.
“Poteva bussare.”
“Non volevo disturbarla.”
“Lei non disturba mai.”
“Non si direbbe.”
“Signorina French, va tutto bene?”
Belle non rispose ma deglutì.
“Se non c’è altro…” disse poi, avviandosi verso la porta piuttosto bruscamente.
“C’è altro.” Replicò l’uomo, fissandola di sottecchi. “Vorrei sapere se c’è qualcosa che la infastidisce. Mi sembra piuttosto…irritata oggi.”
La ragazza si lisciò la gonna nervosamente ed incrociò le braccia.
“E’ solo che non mi piace darmi da fare e…dover aspettare.” Ammise.
Gold ghignò.
“Quindi il problema è solo questo?”
“Il problema è che ho lavorato duramente ieri sera e questa notte per finire in tempo. Mi aveva chiesto che fosse completa entro questa mattina e mi sono impegnata. Se avessi saputo che non era così urgente, beh, magari avrei dormito la notte scorsa!” esclamò decisamente seccata.
“Fa parte del suo lavoro. Darsi da fare intendo.” Replicò Gold.
“E fa parte del suo lavoro assicurarsi che io mi sia data da fare!”
“E’ quello che farò ora.”
“Poteva farlo prima! Invece che…passare due ore qui dentro con la signora Mills., a fare…non so cosa!” Sbottò infine la ragazza respirando velocemente.
Gold inarcò le sopracciglia.
“E’ successo qualcosa tra lei e Cora Mills e non ne sono al corrente?”
Belle si guardò intorno e scosse la testa.
Non poteva ribattere o rischiava di finire nei guai: era pur sempre il suo capo.
Cercò di calmarsi.
“Mi scusi, ho dormito poco e sono stanca.”
“Lo vedo. Le suggerisco di andare a prendersi un caf-“
“Ne ho già presi tre oggi.”
“Allora un tè.” Replicò lui serafico.
Belle respirò a fondo ed annuì. Uscì dall’ufficio, afferrò la giacca e si diresse verso l’uscita.
 
Quando rientrò erano le sette passate.
Non c’era più nessuno seduto alle varie scrivanie.
Solo in qualche stanza, la luce era ancora accesa.
Belle si avvicinò alla propria postazione per riporre il laptop nella borsa quando notò qualcosa di insolito.
Una volta di fronte al tavolo, trattenne il respiro e sgranò gli occhi.
Appoggiata sul massiccio legno di mogano, sopra il suo portatile, c’era una rosa rossa.
Tese la mano tremante e afferrò il fiore, portandolo più vicino al viso per osservarlo.
“Ho letto la sua relazione.”
Belle sobbalzò e abbassò immediatamente la rosa, pronta a fronteggiare  il nuovo arrivato.
Gold avanzava lentamente verso di lei, sorridendo leggermente.
“Ottimo lavoro.” Disse semplicemente, fermandosi.
Lei non disse nulla, sentendo le guance prendere fuoco.
“Cos’ha lì?” chiese poi l’uomo, indicando il fiore che teneva dietro la schiena.
“Io- niente. E’ che…l’ho trovata sulla mia scrivania.” Rispose Belle, mostrando la rosa e non potendosi più nascondere.
Non osava muovere un muscolo.
Gold sorrise.
“Deve avere qualche vero ammiratore in questo uffucio.”
“Lei dice?”
“E’ una rosa rossa.” Osservò.
“Lo so.”
“Sa anche cosa significa?”
Belle rimase un momento in silenzio.
“E’…un segno d’amore, in genere. L’ho letto in un sacco di libri.” Rispose infine, evitando il suo sguardo.
Il battito del suo cuore rimbombava in modo assordante nelle sue orecchie.
“Vero. Beh, qualcuno deve aver voluto cogliere l'occasione per confessarle qualche sentimento nascosto. ” Replicò Gold, continuando a guardarla.
Dopo un momento Belle si decise a parlare nuovamente.
“Per caso ha…visto chi l’ha lasciata qui?”
L’uomo si sistemò la giacca pensieroso.
“Non saprei. C’è qualcuno in particolare di cui vorrebbe sentire il nome?”
Belle si morse le labbra.
“Sì.”
Gold fece un passo verso di lei.
“Posso chiederle…chi? Perdoni, è solo curiosità la mia.”
Lei si guardò intorno, dopodiché si mosse fino a fermarsi di fronte a lui.
“E’ una persona che non usa molto spesso il suo nome. Penso che a questa persona non piaccia il suo nome, perciò preferirei non dirlo, se non le dispiace.”
Per qualche momento l’unico rumore fu il suono distante delle fotocopiatrici e dei computer in stand-by e il leggero rumore della macchinetta del caffè.
“Capisco. Passi una bella serata.” Disse infine, Gold, sempre con un leggero sorriso stampato sul volto.
“Grazie, signor Gold e...altrettanto.” Mormorò Belle.
Lui la salutò con un leggero cenno e si voltò.
Belle rimase immobile, appoggiata alla scrivania, senza parole.
Poteva rischiare oppure poteva semplicemente tornare a casa e lasciare le cose come stavano.
Strinse il gambo della rosa indecisa sul da farsi.
“Signor Gold.” Esclamò poi, alzandosi improvvisamente.
Afferrò le sue cose e camminò rapida attraverso le varie scrivanie, uscendo dall’ufficio e avviandosi verso l’ascensore.
“Signor Gold!” Ripeté.
Lui si girò verso di lei, sorpreso.
“Ha dimenticato qualcosa, signorina French?”
Belle si avvicinò spedita ma una volta di fronte all’uomo, si bloccò con occhi sgranati.
“Sì?” chiese lui.
Belle aprì la bocca a vuoto, rendendosi conto di non avere nulla da dire.
Prese quindi un bel respiro, si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò.
Appoggiò lievemente le labbra sulle sue, tenendo gli occhi ben chiusi; dopodiché si staccò, respirando profondamente.
Sorrise nel vedere che Gold sembrava decisamente scombussolato.
“Belle…?”
“Io…non ho dimenticato niente. Ora.” Disse poi, fissandolo decisa negli occhi.
In quel momento, l’ascensore si aprì davanti a loro con un sonoro scampanellio.
“Prendo le scale.” Dichiarò Belle, indicandole.
Gold, che sembrava aver perso il dono della parola, si limitò a guardarla.  Poi all’improvviso prese la mano della ragazza e curvandosi leggermente per raggiungere il viso, ricambiò il gesto di poco prima con altrettanta spontaneità.
Il secondo bacio fu delicato quanto il primo, mentre entrambi rimasero semplicemente immobili, l’uno contro le labbra dell’altra, ad occhi chiusi.
Un altro scampanellio ricordò loro che l’ascensore aspettava.
“Okay.” Esordì Belle, staccandosi. “Le scale.” Ripetè stordita.
Gold annuì leggermente.
“Buona serata signorina French.”
“Buona serata anche a lei, signor Gold.”
 
Quando Belle uscì all’aperto, nel freddo vento di febbraio, respirò profondamente e sorrise.
“Una rosa rossa eh?” mormorò poi felice.







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Ecco qua!
Un altro AU.
Sto scoprendo un vero amore per gli AU. Un amore che non credevo possibile e invece...Non so.
All'inizio tutto questo mi sembrava un po' troppo 50 Shades of Gold/Grey. PREMETTO CHE NON L'HO MAI LETTO, ma non volevo che Belle risultasse troppo ragazzina passiva in balia degli eventi e Mr.Gold il solito capo superfigo e ricchissimo (con passione per il sadomaso). Perciò ho cercato di rendere la cosa un po' diversa, soprattutto verso la fine, inserendo un elemento fluff e un po' impacciato da parte di entrambi. 
Ho ripreso la rosa rossa della 1x12 come Implicite way to say "I love you"...è un gesto che mi ha sempre fatta sciogliere in Skin Deep, perciò ho voluto inserirlo!
Ringrazio come al solito le persone che seguono i miei deliri e li commentano, soprattutto considerato che ho circa una settimana di ritardo! Ma domani...terminerò anche io. Mi sento già un po' triste. Miao.
E niente, un bacione a tutti, a domani con l'ultimo prompt, gelosia.
Seasonsoflove

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Capitolo 7
*** 07. Gelosia ***


07. Jealousy




“Belle, non lo farò.”
“Rumple, per favore, almeno stammi a sentire!”
“Non se ne parla!”
“Perché non cerchi di essere un po’ ragionevole!?”
“RAGIONEVOLE!? Ma ti sei resa conto di ciò che mi hai chiesto!?”
“Nulla di così tremendo! Se mi fai parlare e-“
“No! Non farò mai una cosa simile!”
Andava avanti da almeno venti minuti. I due coniugi erano in piedi, nel bel mezzo della cucina e stavano litigando furiosamente.
“Rumple, non è nulla di strano! Tantissime coppie lo fanno!” strillò Belle.
“Nessuna coppia normale lo fa! Nessuna! Pensi che Mary Margaret e quel cretino di suo marito facciano una cosa simile?” urlò lui di rimando.
“Noi non siamo loro! Noi non siamo noiosi e-“
“Ah quindi è questo il punto.” Disse infine Rumple, quasi trionfante. “Lo sapevo. LO SAPEVO.”
“Cos-“
“Ti annoi con me.”
“Non ho detto questo!”
“Sii sincera! E’ così, vero?”
“NON MI ANNOIO CON TE! BRUTTO IMBECILLE CHE NON SEI ALTRO!”
“E ALLORA PERCHE’ DIAVOLO MI HAI CHIESTO DI FARE UNA COSA A TRE!?” sbraitò Rumple.
Belle pestò i piedi furiosa.
“Non ti ho chiesto una cosa a tre! Ti ho…” esitò brevemente e poi riprese “Ti ho solo chiesto gentilmente di poter evocare un altro TE STESSO. Insomma, non è una cosa a tre. Non tecnicamente.”
Rumple si appoggiò al bancone della cucina e si massaggiò le tempie.
“Perché hai bisogno di UN ALTRO Rumplestiltskin? Non ti basto io?” chiese poi.
“Non è un altro…saresti te. Il te del passato. Il folletto!”
“Ma perché!” esclamò Rumple disperato “Non capisco Belle, faccio sempre quello che mi chiedi, ho trecento anni di esperienza, io mi do da fare, non sono esattamente quello che si potrebbe definire un fallito!”
Belle gli prese la mano e si avvicinò a lui.
“Amore, lo so, okay? Non l’ho mai pensato e mi piace tantissimo quello che facciamo. E’ che…mi piacerebbe provare una cosa nuova. Sai, come esperienza di vita! E pensavo che evocando un tuo alter-ego tu…avresti potuto non essere geloso, ecco.”
Lui non rispose, evitando il suo sguardo.
“Ti piacevo di più quando ero nella Foresta Incantata?”
La ragazza scoppiò a ridere.
“Mi piaci sempre.”
“E allora…perché vuoi che ci sia anche lui?”
“Tu sei lui! Hai la magia…usiamola per qualcosa di produttivo!” esclamò Belle sgranando gli occhi.
“No. Non ce lo voglio in camera da letto. Non voglio vederlo. Non voglio che ti tocchie non voglio che tocchi me, per l’amor del cielo!” Disse ostinatamente Rumple.
Belle sbuffò.
“Non mi sentirei a mio agio.” Continuò Rumple “Inoltre non capisco perché tu lo voglia. Insomma, non ero proprio un adone quando vivevo nella Foresta Incantata, avevo la pelle verde e raggrinzita e quegli occhi strani e-“
“E i pantaloni aderenti di pelle.” Disse Belle, quasi casualmente.
L’uomo si zittì.
“E quelle belle camicie sempre aperte.” Aggiunse lei con tono innocente.  “E quel modo di camminare e di muoverti che-“
“Ho capito.” Disse bruscamente Rumple “Ora invece faccio schifo.”
“Ma no è che-“
“E’ che ti piacevo più prima, ho capito, certo. Beh non mi importa, io mi piaccio così!” esclamò, improvvisamente ferito nel suo orgoglio di uomo. “E per la cronaca, se mi mettessi i pantaloni di pelle, mi starebbero bene anche ora. Ma proprio divinamente! Mi metterebbero in risalto tutti i punti giusti!”
“Lo so.” Disse Belle, pazientemente. Capì che era inutile insistere e il marito andava assecondato. 
“E anche le camicie aperte! Qualsiasi vestito mi sta bene! Non sono ingrassato per niente! Sono ancora un bell’uomo e ho un grande fascino! Non ho nulla da invidiare a quel…a quel coso! Quindi non lo evocherò mai. MAI!” concluse furioso.
Belle inarcò le sopracciglia.
“Quanti isterismi per niente.” Commentò poi, scettica.
Rumple la guardò sdegnoso, dopodiché uscì dalla cucina sbattendo la porta.
 







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Dearies!
Eccoci giunti alla fine di questo viaggio, con una settimana di ritardo ma...ci siamo.
Che dire? Mi sono veramente divertita. E' stata una bellissima esperienza che spero assolutamente di rifare! *^*
Per quanto riguarda al prompt, dannazione, l'avevo già svolto in un'altra raccolta Rumbelle...quindi ho dovuto reinventarmi. E ho provato ad immaginarmi una situazione assurda dove Belle decide che GIUSTAMENTE due Rumple sono meglio di uno e...fa la sua fatidica domanda.
Chiaramente è una shot senza pretese, ma...non escludo di poter scrivere un seguito nel quale Rumple EFFETTIVAMENTE evocherà il sè stesso del passato e...beh, sarà tutto da vedere.
Quindi niente.
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito, a quelli che hanno inserito la raccolta nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate. Sietebbelli. EFP non esisterebbe senza di voi.
Quindi arrivederci, e alla prossima Rumbelle Week!
Un bacione a tutti voi,
seasonsoflove

PS: A domani con l'aggiornamento, per  chi lo segue, di Gardening Challenge...e nel week-end...Highschool :D

 

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