Fools Rush In

di Celyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'imprevisto ***
Capitolo 2: *** Ordini superiori ***
Capitolo 3: *** Cinque settembre ***
Capitolo 4: *** Senza paura ***
Capitolo 5: *** “Bentornato”, Malfoy ***
Capitolo 6: *** Persi ***
Capitolo 7: *** Ombre (I parte) ***
Capitolo 8: *** Ombre (II Parte) ***
Capitolo 9: *** Ombre (III Parte) ***
Capitolo 10: *** Voci di sfortuna ***
Capitolo 11: *** Il gioiello delle menti ***
Capitolo 12: *** Tregua ***
Capitolo 13: *** Attimi nel buio ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni (I Parte) ***
Capitolo 15: *** Rivelazioni (II Parte) ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni (III Parte) ***
Capitolo 17: *** Hogwarts ***
Capitolo 18: *** Tradimento ***
Capitolo 19: *** Scelte ***
Capitolo 20: *** Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ***
Capitolo 21: *** Slyther-in ***
Capitolo 22: *** Crucio ***
Capitolo 23: *** Tregua ***
Capitolo 24: *** Distruzione ***
Capitolo 25: *** L'allievo ***
Capitolo 26: *** L'Ordine della Fenice ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'imprevisto ***



Fools Rush In








I

 L'imprevisto


 





“Le sorprese, come le sfortune,
raramente vengono da sole.”
Charles Dickens








Gran parte del viaggio in treno era trascorso parlando di Quidditch.
Harry e Ron si erano lanciati in avvincenti discussioni di ordine tecnico-tattico, analizzando gli schemi di gioco degli ultimi mondiali con particolare accanimento, lasciandola vagare con la mente quanto più lontano possibile da loro.
Il movimento del treno si era rivelato rassicurante, trascinando la carrozza in un leggero dondolio che l'aveva portata presto ad una pesante sonnolenza, libera da boccini, pluffe e bolidi di qual si voglia forma o dimensione.
Ricordando vagamente il rumore della pioggia che batteva contro il finestrino e lasciandosi andare contro di esso, vinta da un torpore caldo e invitante, non ricordò esattamente il sogno che fece, ritrovandosi a dover lottare contro vecchie immagini a lei famigliari.
Le accadeva sempre più spesso di ricordare particolari e scene indefinite di scontri avvenuti in passato, risvegliandosi poi sollevata e preda di un'insolita tranquillità.
Le accadde anche quella volta, quando dopo diverse ore di viaggio trascorse nella più totale incoscienza, si risvegliò in uno scompartimento vuoto e silenzioso, scuro, privo delle forme famigliari dei suoi amici.
Harry e Ron erano assenti, un vuoto che annullò istantaneamente il suo buon umore, assieme all'improvvisa realizzazione dell'immobilità del treno.
Si guardò precipitosamente attorno, Hermione, scrutando attentamente il panorama esterno del finestrino, senza ottenere il minimo risultato.
Era buio, probabilmente l'ora di cena, momento consueto in cui avevano sempre raggiunto Hogwarts anno dopo anno.
Da quanto tempo potevano essere arrivati?
Aprendo lo scompartimento del treno, ne uscì intabarrata all'interno del caldo mantello che poco prima ancora teneva tra le mani, guardandosi attorno con la bacchetta spianata intenta a fare luce.
Deserto.
Si sarebbe potuto definire un treno fantasma se solo non avesse serbato in lei il ricordo della folla che all'andata si era riversata al suo interno, allegra e festante per il ritorno a scuola e l'inizio dell'ultimo, glorioso, anno.
Cercando di non farsi prendere dal panico, si disse che doveva sicuramente esserci una spiegazione plausibile e logica che giustificasse tutto quello.
Aveva notato la mancanza dei bagagli quasi istantaneamente, potendo così immaginare che gli elfi domestici dovessero essere saliti a bordo per trasportarli al castello.
-Okay, Hermione.- sospirò rivolta a se stessa. -Niente panico. Quando ritroverai Harry e Ron, li ucciderai e tutto tornerà a posto.-
Sangue freddo, era quello il segreto.
Scendendo dalla carrozza si guardò attorno spaesata, osservando a fatica i contorni di alberi e cespugli resi sfocati dalla pioggia battente, avendo inoltre l'impaccio del cappuccio calato sugli occhi.
Un panorama scuro e deserto che non si era mai ritrovata a percorrere sola le si stagliava davanti agli occhi. Tutto a causa di una sua distrazione e dell'ingiustificata assenza di Harry e Ron.
Un velo d'ansia coprì i suoi pensieri, lasciando che solo una minima parte di preoccupazione guidasse i suoi passi verso il sentiero che l'avrebbe portata al Castello, dove avrebbe certamente trovato qualcuno in grado di fornirle spiegazioni.
Con un po' di fortuna avrebbe incontrato Hagrid. O forse Gazza, con annessa Mrs Pur a fianco.
In ogni caso, chiunque le fosse apparso davanti sarebbe stato catalogato come persona amica, rispetto al tetro paesaggio che forniva il parco scolastico in quelle particolari condizioni.
-Merlino, Granger. Sei viva.-
O forse no.
Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel momento.
-Malfoy.-

 

***
 

La tela nera copriva a malapena due teste che non avrebbero mai dovuto trovarsi sotto lo stesso ombrello, a percorrere la stessa strada, e condividere la stessa rassegnazione.
Il volto di Malfoy era appena esposto alle intemperie, lasciando solo il mento e la bocca sottile privi di riparo dall'aria fredda della notte, umidi di pioggia e intirizziti dal freddo. Ciocche di capelli biondi s'intravedevano tra le ombre scure del cappuccio, portando una nota di chiarore all'interno di uno spettacolo desolante quanto insolito.
Forse era un bene che gran parte dei loro insulti fossero stati portati via dal vento, lasciando che solo le più alte parole di incredulità e oltraggio riuscissero a raggiungere l'orecchio dell'altro.
-Avrei dovuto immaginare c'entrassero i tuoi!-
Slytherin.
-Ancora prima di arrivare ad Hogwarts!- rimarcò oltraggiata, Hermione, intenta a gesticolare e spruzzare piccole gocce sopra la pregiata stoffa che avvolgeva l'intera figura di Malfoy. Una figura incredibilmente alta e longilinea, dalle spalle più larghe di quelle che lei fosse in grado di ricordare dall'anno precedente.
-In quanto Caposcuola avresti dovuto evitare tutto questo, non prendervi parte.-
-Non ho ancora acquisito l'abilità di essere in due posti allo stesso tempo, Granger, e per quanto difficile possa essere da credere, non ero presente al momento. Cosa di cui non possono vantarsi Potter e Weasley.-
Un classico.
Si era addormentata nella più totale fiducia di ritrovarli al suo fianco nel momento preciso del suo risveglio, ma la malevola indole di cui erano dotati per cacciarsi nei guai aveva stravolto ogni piano.
O più probabilmente, era stato un gruppo di Slytherin che aveva deciso di dare una lezione al più grande dei fratelli Canon: Colin.
Un ragazzino vivace, dallo sguardo curioso e un po' ingenuo, avido di sapere ed elargire troppo platealmente ogni sua scoperta, in attesa di lodi e carezze tanto quanto un cucciolo di puffola pigmea.
Deprecabile, a volte, ma pur sempre un mago facente parte della schiera Gryffindor e che, di conseguenza, aveva immediatamente trovato supporto nelle figure più grandi dei suoi compagni di casa, tra cui Harry, Ron, Ginny e Neville. Almeno, stando al racconto di Malfoy. Parole, le sue, che un'incontrovertibile legge poneva sempre e comunque in discussione, in mancanza di prove tangibili e certe.
-Da ciò che tu stesso hai detto, non sono stati loro a iniziare. Ed è ormai assodato quanto i tuoi compagni possano essere persuasivi con studenti più piccoli e indifesi.-
Nel mondo babbano si sarebbe chiamato bullismo, ad Hogwarts era mera legge di sopravvivenza, in quanto ciascun mago o strega aveva le stesse possibilità di attacco o difesa con una bacchetta in mano. Il tutto stava nel saperla utilizzare.
-Infatti è stato Canon e iniziare, intrufolandosi all'interno del nostro vagone e origliando conversazioni che non lo riguardavano in alcun modo.-
Un punto per lui, che però Hermione non aveva intenzione di cedergli facilmente.
-Cosa può avere origliato di così importante? Forse il nome dell'ultimo Prefetto corrotto che ha avuto scambi di denaro con te, Malfoy, per fornirvi alcool di contrabbando? Le voci girano. E in ogni caso, credevo avessi detto di non essere presente.-
-Le voci, per quanto mi riguarda, sono vecchie.- la blandì, come a voler correggere un errore grammaticale di infima importanza. -Inoltre, Blaise era presente e mi ha riferito l'accaduto nei minimi dettagli.-
Erano quasi arrivati, pronti a gettarsi sotto l'arcata maggiore che precedeva i gradini dell'ingresso scolastico.
-Molto bene.- annuì compita Hermione, per nulla intimorita dall'atteggiamento marziale sfoggiato dallo Slytherin. -Vorrà dire che attenderò di essere informata dei fatti direttamente da Harry.-
Quella sarebbe stata una perfetta occasione per sminuire la credibilità del non menzionato Weasley, sottolineandone la goffaggine e palese inutilizzo di materia grigia, ma la presenza incombente di Gazza sulla soglia del portone fu in grado di inibire qualsiasi parola stesse per uscire dalla bocca di entrambi.
-Credevamo foste morti.-
Un miagolio che aveva tutta l'aria di appartenere ad un essere in agonia diede man forte alla gentile affermazione del custode scolastico. Uomo dai lineamenti spigolosi e scarni, sormontati e circondati al tempo stesso da una lunga capigliatura unta e rada, color topo.
Una descrizione ambivalente, sia per lui che per la gatta, piegata sulle zampe posteriori e pronta a far scintillare i due occhi più rossi che Hermione avesse mai visto.
Non lo aveva mai ammesso davanti a nessuno, ma durante il suo primo anno Gazza e Mrs Pur erano stati in grado di spaventarla a morte anche solo con la loro ombra.
-Ho recuperato la Caposcuola Granger, puoi chiudere il portone e tornare ai tuoi compiti.-
Un verso di scherno fece eco all'ordine di Malfoy, mostrando quanta tolleranza fosse in grado di esercitare Gazza verso gli studenti che ogni giorno gli ruotavano attorno, non evitandolo mai abbastanza.
E altrettanta forza venne espressa nel menefreghismo adottato da Malfoy, troppo impegnato ad ignorare simili atteggiamenti d'insubordinazione per degnare il magonò di una risposta. Molto probabilmente, un purosangue privo di poteri non veniva classificato, dallo Slytherin, come essere degno di normale considerazione. Anche se, a onor del vero, era realmente difficile dispiacersi per Argus Gazza.
-E tu potresti fare mostra di un minimo d'educazione.- lo ammonì Hermione, seguendolo passo passo lungo il percorso che li avrebbe portati all'ufficio di Silente, lasciandosi alle spalle un gatto furioso e un uomo meditante indicibili punizione corporali.
-Ritengo di essere stato sufficientemente educato nel limitarmi ad un eloquente silenzio.-
Improvvisamente, la magniloquenza di una simile risposta, articolata in modo del tutto maturo, le bloccò le parole in bocca, lasciandola interdetta e stupefatta a chiedersi in quale contesto avesse potuto assimilare una simile sagacia.
-Il silenzio a volte è peggiore delle parole.-
-Evidentemente non per te, Granger. Se ti dessi dei soldi la smetteresti di annoiarmi con il tuo incessante ronzio?-
-In questo caso opterò io per un educato silenzio, risparmiandoti la fine ubicazione che troverebbero i tuoi galeoni.-
-Li farai mangiare a poveri volatili appositamente creati da te, Mezzosangue? Le voci girano.-
Sicuramente sarebbe stato indelicato esprimere con chiarezza cosa aveva iniziato a girare a lei, facendogli inoltre capire di aver toccato un nervo scoperto.
-Per quanto mi riguarda, le voci sono vecchie.-
Inutile ed infantile. Ma in quel momento, per un breve attimo, le era sembrato di vitale importanza il chiarire la sua posizione di ragazza matura.
Hermione Granger era al di là di ogni dubbio e sospetto, Caposcuola eccellente e dalla fama impeccabile. Una reputazione che aveva tutte le intenzioni di mantenere.
Il resto del percorso trascorse nel più totale silenzio, lasciando che sbuffi sommessi e passi calcati su pietre innocenti s'impregnassero di nervosismo malcelato e intolleranza manifesta.
In qualità di Caposcuola, lei e Malfoy avrebbero dovuto prevenire simili gesti di villana presa di potere da parte di comuni studenti, troppo su di giri per limitarsi ad una banale discussione verbale, invece la situazione era stata priva di controllo e incrementata dalla partecipazione di Prefetti come Ronald Weasley.
Ron. Oh, l'avrebbe sentita.
Tutte le rassicurazioni del mondo non sarebbero bastate a privilegiarlo della sua fiducia in campo scolastico. E indenne non ne sarebbe uscito nemmeno Harry, il quale aveva sempre avuto l'implicito compito di tenere d'occhio l'amico.
-Hermione!-
Di nuovo padrona della realtà, si scosse il tanto necessario per rendersi conto di essere a un passo dalla schiena di Malfoy che, immobile, sostava davanti al Gargoyle a guardia dell'ufficio di Silente.
-Sveglia, Granger.-
Il contrasto tra le due voci risultò abbagliante, andando al di là della semplice distinzione tra maschile e femminile.
Poche persone, infatti, erano in grado di utilizzare un disprezzo simile a quello che Malfoy era sempre pronto a manifestarle, tanto quanto sapeva essere palese l'affetto in ogni parola detta da Ginevra Weasley.
-Ginny, eri presente anche tu?-
Il nemmeno troppo vago tono di rimprovero diede tutto il tempo alla rossa di pentirsi nell'essere uscita allo scoperto proprio nel momento sbagliato.
-Certo. Ero con i ragazzi quando Colin è stato brutalmente aggredito.- asserì Ginny, assicurandosi di calcare le ultime parole a mo' di palese accusa nei confronti di Malfoy, sempre parte del problema e possessore di responsabilità. -Non potevamo certo rimanere in disparte mentre veniva malmenato.-
-Se per voi Gryffindor un paio di strattoni e qualche parola di scherno significa essere malmenati...-
-Per tua informazione, Malfoy, significa esattamente questo.- intervenne Hermione, prevenendo una più volgare risposta di Ginny, o forse salvando il biondo da una fattura orcovolante che li avrebbe messi nei guai.
Dedicandole una particolare smorfia di scherno e disgusto, il Caposcuola Slytherin si premurò di sfiorarle leggermente la spalla nel suo sprezzante movimento volto a lasciarsi alle spalle tanta sporcizia. Un tipico segno di disprezzo privo di forza o violenza, in grado di esprimere tra le righe il disgusto per un contatto maggiore.
Evidentemente, esistevano persona che nascevano già dotate della particolare capacità di ferire il prossimo nei modi più disparati.
Sussurrando una parola d'ordine terribilmente simile a “liquirizia”, Hermione osservò il biondo salire le scale con estrema decisione, per poi scomparire silenziosamente nel punto in cui la scala a chiocciola curvava.
-Un giorno non potrà più permettersi di fare il gradasso.- masticò tra i denti Ginny, avvicinatasi ad Hermione.
I capelli rossi scarmigliati erano un'evidente prova degli attimi confusi in cui era stata coinvolta, assieme al mantello che cadevo di sbieco su una spalla e la camicia stazzonata.
-Non preoccuparti di lui.- scosse la testa Hermione -Piuttosto, dimmi velocemente come sono andate le cose, devo raggiungere Malfoy e presentarmi a Silente.-
-Harry, Ron e Neville sono ancora di sopra.- disse Ginny, indicando con un cenno del capo la scala su cui era scomparso Malfoy -Anche Zabini, la Parkinson, Tiger e Goyle. Sono stati i due scimmioni a malmenare Colin gettandolo letteralmente fuori dallo scompartimento, ce lo siamo visti atterrare ai nostri piedi. E quando Neville lo ha soccorso, sono usciti altri Slytherin... si è creata una certa folla, poi sono spuntati Harry e Ron a cui si sono uniti anche Dean e Seamus, è volato qualche incantesimo ma non si è fatto male nessuno. O almeno, nulla di grave.-
-Cosa Merlino ci faceva Colin vicino al vagone Slytherin?- chiese incredula Hermione, convinta che simili situazioni si sarebbero potute evitare facilmente lasciando un sostanziale spazio fisico tra Slytherin e Gryffindor.
-Non ne ho idea.- sbuffò Ginny. -Non vuole più parlare e si ostina a guardare Harry implorante, come se potesse tirarlo fuori da questa situazione. In ogni caso, deve aver sentito qualcosa di così interessante da farlo diventare un bersaglio.-
Perfetto. Davvero perfetto.
-E tu non sei stata convocata?-
-No, mi sono dispersa con gli altri studenti all'arrivo dei professori, la McGranitt e Piton hanno radunato solo quelli che ancora si stavano accapigliando.-
Si stava sentendo male, forse il battito cardiaco accelerato era una prova concreta di un possibile attacco di cuore, quello che le avrebbe inflitto la McGranitt nel rimproverarla per non essere stata presente.
-E si può sapere dove diavolo era Malfoy?-
-Non ne ho idea, io non bado a Malfoy.-
-Nemmeno io, ma da qualche parte doveva pur essere, non è ammissibile che mancassimo entrambi.-
-Dovreste organizzare i vostri impegni.- suggerì Ginny, con un vago sorriso in volto -Così sapresti esattamente quando evitarlo.-
-Posso evitarlo relativamente poco viste le mansioni che saremo costretti a compiere insieme. Dannazione.- sospirò infine, tremendamente conscia che quell'anno sarebbe stato un lungo calvario di sopportazione e insulti non detti.
-Torna in Sala Grande, Ginny, ci vediamo più tardi.-
Un cenno affermativo del capo e la rossa se ne andò, facendo ondulare i lunghi capelli rossi a ritmo del passo deciso che aveva acquisito da lì a pochi anni, letteralmente irriconoscibile dalla ragazzina del primo anno, timida e ansiosa, che ancora spuntava nei suoi ricordi.
Scuotendo la testa e concentrandosi nuovamente su qualcosa di concreto e importante, Hermione osservò le scale per una frazione di secondo, prima di salirvi, preannunciando a se stessa quanto sarebbe stato difficile fare fronte ad una simile situazione immediatamente dopo l'arrivo ad Hogwarts, fresca di nomina e rinnovata fiducia.
Se non fosse stata vigile, come sempre, avrebbe trascurato di notare la figura di Malfoy poggiata al muro, proprio dietro la curva che nascondeva il resto dei gradini. Un sussulto e un fievole grido di sorpresa non furono sufficienti a farle guadagnare un paio di scuse dal ragazzo che ora la stava guardando con palese divertimento.
-Credevo fossi salito, Malfoy.-
Rendersi conto che le orecchie indiscrete del Caposcuola avevano ascoltato la conversazione appena conclusa fu piuttosto imbarazzante, mettendola incredibilmente a disagio e lasciandola a chiedersi se avesse detto qualcosa di inappropriato. O se l'avesse detto Ginny, ma la domanda divenne superflua una volta che Malfoy aprì bocca.
-Non organizzeremo i nostri impegni, Granger.- iniziò intransigente, lasciando che un'insolita vena gli pulsasse sul collo in modo estremamente visibile. -Come non ho nessuna intenzione di dirti dove vado, quando e con chi. Ovviamente pretendo che tu ti comporti allo stesso modo e mi ignori quanto più possibile. Perché nemmeno io bado a te.-
Aveva sentito ogni cosa.
-Inoltre, se può risollevare la tua triste giornata, ero in bagno durante l'accaduto. E se stai per protestare riguardo la mancanza di testimoni, be' ti sbagli.-
-Per tua informazione, Malfoy, è a me che non interessano i tuoi programmi giornalieri. Non mi interessa cosa fai, quando lo fai e con chi lo fai, quest'ultimo punto in particolare, quindi sentiti obbligato a saltare spiegazioni e inutili convenevoli che potrebbero seriamente nausearmi.-
Salire di un gradino, nel pronunciare quell'efficace discorso, la fece sentire più forte. Guardare Malfoy negli occhi, all'altezza giusta per sottolineare quanto fossero privi di differenze, fu il traguardo di quella triste giornata non ancora finita.
Con ogni probabilità, il cipiglio seccato del biondo Caposcuola avrebbe preso forma di insulti, lanciati a raffica da una bocca oltraggiata e priva del minimo senso di cavalleria, se solo qualcosa di ancora più imbarazzante non avesse deciso di travolgerli.
-Signorina Granger. Signor Malfoy.-
Hermione, in quel momento, fu sicura di vedere chiaramente le dita di Malfoy graffiare ostentatamente le pietre delle mura ricurve che li circondavano, tanto quanto fu certa di stare tremando in modo così evidente da essere imbarazzante.
-Professoressa McGranitt... ci scusi. Noi stavamo arrivando, ci siamo solo fermati a discutere... su...-
-Ho sentito perfettamente.-
L'ombra intransigente della Professoressa di Trasfigurazione si stagliava su di loro come una condanna, mettendoli a parte, con un solo sguardo, della certezza di averli sentiti discutere animatamente sulle scale, poco prima di un incontro con il Preside.
Un incontro dovuto a fini disciplinari, appena infranti da chi aveva il compito di mantenere ordine.
-I nostri compagni sono già stati rimandati nei dormitori?-
Inaspettatamente, fu Malfoy a riprendere la situazione in mano per primo, voltandosi verso la donna e salendo spavaldo un paio di gradini, come se non fosse accaduto nulla di inappropriato.
-No, Signor Malfoy. Ma li raggiungeranno ora. In qualità di Caposcuola, parleremo con voi separatamente.-
Telegrafica.
La McGranitt raramente parlava a quel modo, del tutto libera di esprimere schietta e oltraggiata una quantità di rimproveri e punizioni invidiabili.
Quel suo contenersi non era buon segno.
Molto probabilmente l'orrore l'aveva sopraffatta, lasciandola priva di parole e carica di rimproveri a cui non avrebbe dato voce in luogo pubblico.
-Cosa state aspettando? Salite.-
Ingoiando ansiosa amarezza, Hermione si prodigò nello spintonare Malfoy di lato, passandogli avanti con cortese noncuranza e limitandosi a rivolgergli un solo sguardo di muto rimprovero, come a volerlo incolpare di quella finale stoccata alla loro serietà.
E quando già la mente della Caposcuola vagava nell'imbarazzo più totale nel presentarsi davanti a Preside, Professori e studenti, la porta dell'ufficio di Silente si palesò ai loro occhi, sorvegliata dal  Professor Piton.
-Vi siete degnati di raggiungerci, vedo.-
Volto pallido e scuri capelli cascanti, Severus Piton, ovvero Professore di Pozioni e Capocasa Slytherin, poteva vantare tanta fedeltà alla sua razza, quanto potesse vantarne Minerva McGranitt, Professoressa di Trasfigurazione e Capocasa Gryffindor.
Uno scontro al vertice, sarebbe potuto definirsi, se solo il disappunto sui due volti non collimasse a tal punto da temere un'inaspettata alleanza.
-Entrate.- riprese Piton -I vostri compagni ci salutano qui.-
Ritrovare i volti arrossati di  Harry, Ron e Neville fu naturale per Hermione, tanto quanto lo fu per Malfoy portare tutta la sua attenzione su Zabini, Tiger, Goyle e la Parkinson.
Ognuno pensava ai suoi, questa era la regola.
Il mantello strappato di Neville era ormai irrimediabilmente compromesso, tanto che piuttosto di tentare un incantesimo sarebbe stato preferibile trasfigurare qualcosa di nuovo. Il volto pallido, oltretutto, veniva macchiato da un livido viola all'altezza dello zigomo destro, già protuberante e dolorosamente gonfio.
Harry e Ron lo affiancavano ciascuno da un lato, rispettivamente feriti da piccoli tagli al volto e sporcizia fangosa imputabile a rovinose cadute all'esterno di Hogwarts. Eventi che non avevano ovviamente risparmiato gli occhiali di Harry, spezzati in due e ancora stretti tra le sue mani.
Mosso un passo verso di loro, fu la McGranitt stessa a fermarla, utilizzando un imponente cenno del capo. -Non ora, Signorina Granger.- E tornando ad osservare la consueta combriccola, li congedò seccamente.
Una bizzarra sfilata si creò sotto i loro occhi, accentuando maggiormente lo scambio di occhiate che non rivelarono altro se non promesse di vendetta e conti solo momentaneamente sospesi.
Blaise Zabini, relativamente incolume e colpevole unicamente di sfoggiare un solo livido all'altezza della tempia sinistra, intercettò lo sguardo di Malfoy, indirizzandogli un breve sogghigno a mo' di rassicurazione. I capelli corvini disordinati, s'accordavano perfettamente alla camicia sporca di sangue, evidentemente non suo, e alla fanghiglia seccatasi lungo il contorno delle scarpe.
Ragazzo di una certo fascino, dicevano le sue compagne, ma di fronte al sorriso sprezzante che le rivolse una volta accortosi del suo sguardo, Hermione riuscì solo a definirlo di una certa strafottente maleducazione.
Solo quando Tiger e Goyle cercarono di passare simultaneamente dalla porta riuscirono ad attirare l'attenzione generale, consistente in diverse battute accuratamente non sussurrate di Ron e un evidente sospiro di mancata fede in Malfoy, probabilmente rassegnato alla sola presenza di muscoli in quei corpi dalla voluminosa consistenza.
-Gregory, cedi il passo a Vincent o non ne usciremo.-
Sagace suggerimento, approvò per un attimo Hermione, il necessario per ricordarle che a parlare era stata Pansy Parkinson. In perfetta uniforme scolastica e pettinatura a caschetto sempre di moda, la brunetta Slytherin attese che il passaggio si liberasse, prima di scoccare uno sguardo duro a Malfoy e sparire dalla vista di Professori e Caposcuola.
I tre Gryffindor furono gli ultimi a scomparire oltre il buio delle scale, osservandosi complici e silenziosamente promettendosi di affrontare il discorso più tardi.
-E ora, a noi Signori.-
L'anziana voce del preside, rauca e gentile, li colpì alle spalle nel momento esatto in cui la McGranitt gli si affiancava e Piton chiudeva la porta.
 

 
Il silenzio carico di tensione che andò a pervadere la stanza, insinuò nella mente di Hermione la convinzione di non essere al corrente di tutti i particolari dell'accaduto, come invece lo era Malfoy.
I due erano seduti su due sedie così vicine, che i braccioli accostati permettevano accidentali contatti con estrema facilità.
Di fronte a loro, Silente li fronteggiava apparentemente tranquillo, avvolto in una lunga tunica turchina e dalle sfumature piuttosto stravaganti. La lunga barba bianca smorzava quella tonalità di colore quasi abbagliante, rendendolo una figura aurea e temibile, di quella misteriosa forza che infondeva rispetto e dedizione davanti a simili caratteristiche.
Gli occhiali a mezzaluna, ingrandivano parzialmente due pupille saldamente piantate nella loro direzione, come se fosse il Preside stesso ad aspettare un primo passo da loro.
Per diversi secondi sperò che fosse Malfoy a dire qualcosa, ad aprire un argomento ancora troppo vago nella mente di lei, forgiato a immagine e somiglianza di ricordi Gryffindor frammentati e troppo imprecisi per poterle dare un quadro completo della situazione, ma quando si accorse che lo Slytherin sarebbe stato disposto a passare l'intera nottata nell'ufficio dell'anziano mago a costo di non abbordare per primo l'argomento, allora Hermione prese il coraggio a due mani, evitando accuratamente qualsiasi tipo di sguardo rivoltole dalla McGranitt e Piton, rispettivamente ai due lati del preside.
-Professore...- indugiò -Sono stata solo parzialmente informata dei fatti. Posso chiederle l'esatta causa dell'incidente che ha visto come protagonista Colin?-
Il verso di scherno in cui si produsse Malfoy fu un chiaro singulto di derisione nel silenzio della stanza circolare. Un segno di irrispettosa presa di posizione davanti alla quale Piton, come da aspettativa, non reagì, limitandosi ad elargire al suo pupillo una vaga occhiata di quello che doveva indubbiamente essere stupore.
E se il Preside fu l'unico ad esporre il suo divertimento con un chiaro sorriso, la McGranitt non ritenne di aderire alla linea di condotta adottata dai colleghi.
-Vuole un tè, Malfoy? Le fa male la gola, per caso?-
Oh, qualcosa gli doleva nel profondo. Un fascio di nervi per cui ancora nessuno aveva potuto nulla, se non ingrandire esponenzialmente il grado di irritazione che aveva deciso di prendere stabilmente asilo nella sua vita.
-Sto benissimo, la ringrazio Professoressa.-
Hermione pensò fugacemente che se fosse stata lei a parlare in quel modo a Piton, utilizzando lo stesso tono svagato e palesemente disinteressato, sarebbe immediatamente stata declassata. Da Caposcuola a Prefetto in meno di una settimana.
Ma a Draco Malfoy queste cose non capitavano. E non capitavano grazie alla benigna influenza di Piton, che a sua volta poteva vantare un certo credito agli occhi di Silente.
A Hogwarts, tutto girava attorno a semplici meccanismi di quel genere. Conoscenze, magie, affetto...
Persino l'altalenante supremazia tra Gryffindor e Slytherin era culminata nella loro nomina simultanea, evento che avrebbe creato una lotta definitiva tra le due case.
-Volevo solo ribadire.- continuò Malfoy, come se in quel lasso di tempo si fosse concesso una breve pausa -Che ho già provveduto ad informare la Caposcuola Granger.-
-Non posso negarlo.- acconsentì Hermione -Ma è comunque un tipo di riassunto troppo vago, in cui, per altro, Colin ne esce come unico responsabile.-
-Dovrai pur ammettere che nessuno Slytherin si è mai avvicinato al vostro vagone.-
Oh, stavolta lo guardò chiaramente, rinfacciandogli con un solo sguardo diversi episodi imbarazzanti che lo avevano avuto come protagonista, del tutto perdente. Tanto da costringergli a precisare -Non quest'anno, almeno.-
-Io non posso saperlo.- sottolineò Hermione, testarda.
-Certo che non puoi. Non eri presente.-
-Oh, senti questa! Nemmeno tu lo eri.-
-Basta così.-
E se prima il vago sentore di essere nei guai era stato capace di inibirli, ora la situazione era addirittura peggiorata per loro diretto intervento.
Tornando a concentrarsi sulla bianca barba del Preside, Hermione optò per un silenzio immediato condito da uno sguardo di puro, quanto iroso, pentimento.
Dal canto suo, Draco Malfoy aveva ben pensato di sfoderare la sua miglior espressione annoiata dai complicati problemi del mondo, che a meno di imminenti ripercussioni personali, non lo riguardavano.
Una bugia.
La migliore finzione che fosse stato in grado di compiere da anni.
Perché lui sapeva.
Sapeva benissimo.
-I vostri litigi non sono un bene.- riprese severa la McGranitt -Non solo per voi stessi, ma per gli incarichi che la vostra nomina vi impone di compiere insieme. Questi incarichi, si riflettono inoltre sulla popolazione studentesca e oggi abbiamo chiaramente visto le conseguenze di una mancata collaborazione. Esigo, che simili spettacoli non si presentino mai più sotto i nostri occhi o saremo costretti a rivedere le scelte da noi compiute quest'estate. Mi sono spiegata?-
Sufficientemente, il necessario per persuadere i due Caposcuola che scene simili non si sarebbero mai più svolte sotto i loro occhi, ma ben lontane da qualsiasi autorità.
-Si.-
-... si.-
-In via del tutto eccezionale.- subentrò Piton -Non verranno presi provvedimenti su entrambi voi, nonostante la vergognosa mancanza. Lo stesso, non potrà dirsi per i vostri compagni.-
E la dolorosa vena di stizza che traspariva dalle sue parole, chiarì perfettamente che gli Slytherin, seppur ritenendosi parte offesa, non avrebbero scampato la punizione inflitta.
-Le due rispettive case, Gryffindor e Slytherin, partiranno con uno svantaggio di centocinquanta punti nella gara delle case. Centocinquanta punti, che dovranno essere recuperati, specificatamente, dagli stessi ragazzi presenti alla rissa, quelli che materialmente hanno scagliato offese e ferite. In quanto al gruppo di studenti accalcatisi attorno a loro, avranno la consapevolezza di dipendere dalla sagacia di studenti come Paciock.- concluse Piton.
-O come Tiger e Goyle.- precisò la McGranitt, pur sempre decisa a non vedere declassata la casa di cui era a capo.
Centocinquanta punti.
Centocinquanta.
Nessuno al Gryffindor avrebbe preso la notizia con spirito di accettazione.
E spiando l'espressione di Malfoy con un discreto sguardo di sbieco, Hermione comprese velocemente che nemmeno a Slytherin sarebbe stato facile riportare la notizia.
-Non possiamo fare nulla per impedirlo?-
La parola esatta, pensò Hermione, sarebbe stata “rimediare”, ma Malfoy doveva avere particolari concetti di espressione totalmente inadeguati al momento.
-No, Signor Malfoy.-
Questa volta fu Silente in persona a parlare, fissandoli bonariamente e con una dose di divertimento in volto assai allarmante.
Spesso aveva guardato Harry a quel modo, prima che qualche avventato colpo di fortuna, o destino abilmente manovrato, salvasse loro la vita. Nonché quella di altre persone.
-E credo che lei sia perfettamente al corrente del motivo.-
Stringendo l'orlo della gonna scozzese tra le mani, Hermione si chiese retoricamente per quale motivo non fosse sorpresa di una simile frase, seppur pronunciata da Silente.
-Cosa intende?-
Hermione comprese di essersi accidentalmente trovata coinvolta in qualcosa che avrebbe richiesto gran parte delle sue energie e sanità mentale messe insieme, molto probabilmente unite per riparare a un danno commesso dal Caposcuola Slytherin.
-Che sta succedendo? Di cosa è al corrente, Malfoy?-
Persino il silenzio ostinato di Malfoy era divenuto del tutto trascurabile se paragonato al spasmodico stringersi delle labbra della McGranitt e all'espressione di vaga derisione di Piton.
-Devi sapere, Signorina Granger, che Hogwarts è stata oggetto di un inusuale, quanto onorevole invito, da parte di una delle più antiche e riservate scuole di magia. Grimlore. Il Preside della struttura ha ritenuto opportuno contattarci per proporre un vantaggioso incontro tra le due scuole.-
Del tutto spiazzata da una simile rivelazione, Hermione non poté fare altro che osservare il Preside, sfoggiando la più sciocca espressione incredula che avesse mai adottato.
-Da che ho memoria, Grimlore è situata nel folto di un'antica isola britannica: Blackwood.- la informò il preside, dando prova di una sbadataggine casuale assai poco credibile. -Ma non è questo che importa. Sin dalla sua fondazione è sempre stata aperta ad un esclusiva studentesca Purosangue, particolare che credo abbia influito sulla fuga di notizie di cui io e il preside Grendel siamo venuti a conoscenza. Credo che alcune delle nostre più illustri famiglie abbiano ottime conoscenze nella vecchia scuola. Probabilmente è esattamente questo che il minore dei Canon è riuscito a scoprire. Non è così, Signor Malfoy? -
-E' così Preside.-
Per un fugace attimo, gli occhi grigi del ragazzo andarono in cerca della cupa espressione di Severus Piton, immobile al fianco del Preside a mo' di guardia reale, pronto a manifestare tutta la sua fedeltà.
In ogni caso, fu uno sguardo che non venne ricambiato in alcun modo apparentemente comprensibile, dando l'impressione ad Hermione che un muto dialogo si stesse svolgendo sotto i loro occhi e accanto alle loro orecchie. Qualcosa di invisibile e inudibile che decise le seguenti battute di Malfoy.
-Mio padre non ha saputo spiegarmi con precisione le intenzioni dell'iniziativa, se non che alcuni dei nostri studenti dovranno partire alla volta di Grimlore, e che altri ne arriveranno ad Hogwarts. In quanto Caposcuola, non ritengo opportuno lasciare Hogwarts in contemporanea con la Granger, se dovessimo mancare entrambi sarebbe un problema.-
-Questo.- intervenne la Professoressa Mc Granitt -E' un nostro problema, Signor Malfoy. L'evento è già stato accettato e pianificato nei minimi dettagli.-
-Un momento.- s'intromise Hermione -Per quanto tempo è inteso un simile trasferimento? Oltretutto non credo di essere stata informata preventivamente di un mio spostamento, senza la minima conoscenza dei fatti.-
-Nessuno mi pare abbia menzionato una vostra partenza in qualità di studenti volontari.- li gelò Piton con tono seccato. -Ma, in qualità di Caposcuola, vi recherete a Grimlore per compiere le dovute presentazioni, accompagnati dal sottoscritto e dal Preside Silente in persona.-
Smarrita e travolta da eventi inaspettati, Hermione cercò con lo sguardo un aiuto o un chiarimento da parte della Professoressa McGranitt, che a quel punto, risultava evidente rimanere ad Hogwarts in qualità di Preside pro tempore.
-Il viaggio è già stato organizzato.- intervenne la donna – La vostra permanenza durerà sette giorni, in modo da non ledere la preparazione degli esami finali. Sarà una visita di rappresentanza, la vostra, da cui mi aspetto massima serietà e un comportamento impeccabile. Non saranno ammesse irregolarità di alcun genere, nemmeno la minima effrazione al loro regolamento scolastico, assai simile al nostro e con cui, mi sembra di ricordare, abbiate entrambi illustri precedenti.-
-Ma, Professoressa...-
-Nessun ma, Signorina Granger, mi aspetto grandi cose da lei.-
E la smorfia di scherno sul volto di Malfoy non fece che ingigantirsi, constatando per l'ennesima volta come da lui non ci si aspettasse grandi cose, ma le basilari azioni di rispetto e obbedienza. Ovvero, atteggiamenti di noioso bon ton e ridicola giustizia. Per non menzionare, oltretutto, la tanta puerile onestà.
-In ogni caso, mi è parso di capire che chiunque altro voglia partecipare all'iniziativa possa farlo in modo volontario.-
-Esattamente, Signor Malfoy.- annuì Silente. -Ripristineremo il Calice di Fuoco per questa partenza straordinaria, fra un mese esatto, in modo che sia possibile concludere il tutto in concomitanza alle vacanze invernali.-
-E quando dovremmo partire, noi?-
-Tra una settimana. Per ora, è tutto.-
Passarono diversi secondi prima che uno dei due Caposcuola fosse in grado di muoversi, rinunciando ad un colloquio che avrebbe avuto il potere di chiarire ulteriori quesiti. O almeno, così pensava Hermione.
Fu Piton ad aprire loro la porta, esibendosi in uno scatto di pura irritazione  deciso a troncare un incontro che, in tutta evidenza, non avrebbe dovuto svolgersi in quel momento. E con un ultimo cenno del capo rivolto a Silente e ai due rispettivi Capocasa, Hermione Granger e Draco Malfoy lasciarono l'ufficio del Preside in possesso di una maggiore irritazione rispetto a quella vantata solo pochi minuti prima.

 
***
 

Sfortunatamente, il bivio che li avrebbe portati a dividersi per raggiungere le rispettive sale comuni era ancora lontano, costringendoli così ad una forzata compagnia per almeno qualche altro minuto, considerato scomodamente di troppo.
Malfoy precedeva Hermione di qualche passo, quasi a volerle sfuggire, prima che l'inopportuna curiosità della Gryffindor destasse in lei domande che non avrebbe mai dovuto porre, ma che invece avrebbe sottoposto alla sua pazienza con la massima noncuranza.
Il mantello ondeggiante alle spalle del ragazzo era quasi un invito a mantenere una certa distanza, dissuadendo così ogni invito alla comunicazione e possibile, quanto insana, voglia di interagire con lui.
-Senti Malfoy, se sai qualcosa di più riguardo a questa storia, voglio che tu me lo dica.-
Chiara e coincisa, la voce di Hermione Granger sembrò impartire un ordine al ragazzo che di fronte a lei non accennava nemmeno a fermarsi per risponderle, limitandosi a voltare brevemente il capo per rivolgerle uno sguardo sprezzante.
-Parlo con te, Malfoy. Sei pregato di fermarti e rispondermi.-
-Allora inizia pure a pregarmi, perché per quanto mi riguarda non sono affari che ti riguardano.-
-Se qualcuno decide che io debba partire con te per un'isola di cui non ricordo nemmeno il nome, perdonami ma credo sia una cosa che mi riguarda incredibilmente da vicino.-
-Blackwood. Il nome dell'isola è Blackwood e non sono stato certo io a costringerti. Merlino solo sa quanto la tua presenza sia già abbastanza seccante qui ad Hogwarts.-
Ormai abituata ai più svariati insulti, Hermione l'oltrepasso con decisione, sbarrandogli la strada e fermandolo a viva forza con un braccio teso.
-Non ti lascerò passare se non mi dirai tutto ciò che sai.-
-Cosa credi che ci sia, dietro? Una cospirazione, Granger? Sogni di mirabolanti complotti orditi dal sottoscritto anche mentre dormi?-
-Il giorno che arriverò a sognarti, Malfoy, potrò considerarmi impazzita in modo irreversibile. Ma questo tuo voler cambiare discorso non cambia le cose. Sono certa che tuo padre ti abbia rivelato molti più particolari di quanto tu abbia ammesso nell'ufficio di Silente.-
-E anche se fosse?-
La guardava dall'alto, con la famigliare espressione di fastidio che tanto facilmente prendeva possesso del suo volto ad ogni occhiata che era solito rivolgerle, per le più semplici e basilari necessità. Come, ad esempio, evitare di sbatterle addosso ed essere costretto a sentire la sua petulante voce intenta ad elencare almeno una decina di regole infrante dal suo eclatante gesto.
-Credi che sentirei il bisogno di parlarne con te, Granger? Perché indovina... no.-
-Non m'importa un accidenti dei tuoi bisogni.-
-Sei scontata, mezzosangue.-
-E tu piuttosto prevedibile.-
Interessante situazione di stallo. Se solo non fossero stati entrambi troppo stanchi per voler realmente proseguire, avrebbero potuto cimentarsi in un interessante duello verbale e magico al tempo stesso. Ma le forze mancanti reclamavano cibo e riposo tanto quanto la fisica lontananza l'uno dall'altra.
Scartando bruscamente di lato, Malfoy l'osservò, deciso a togliersela dai piedi il più velocemente possibile.
-Stiamo parlando di una semplice visita in una scuola straniera, nemmeno troppo lontana dalla nostra. Una cosa del tutto normale, Granger. Uccidi il tuo senso di persistente sospetto e accetta che per sette, lunghi, giorni saremo costretti a camminare fianco a fianco.-
Accettazione, già.
Per un attimo incredibilmente lungo, Hermione aveva dimenticato l'imperante filosofia Slytherin.
Accetta. Subisci. Vendicati.
Lasciata sola nel corridoio, le braccia abbandonate lungo il corpo e il rumore cadenzato di passi in allontanamento, Hermione si voltò quanto più velocemente possibile, compiendo due miseri passi avanti prima di gridare il suo fine punto di vista a Malfoy.
-Il fatto che tu ne sappia qualcosa è già di per sé motivo di sospetto. E se ne uscirà qualcosa di pericoloso, sappi che non ti darò tregua!-
Il fiato corto e il leggero ondulare di capelli ormai indomabili, non furono particolari che lo Slytherin fu in grado di vedere, ma nella corsa spedita verso la sua sala comune, trovò comunque la sfacciataggine necessaria per ridere di lei, alzando una mano stretta a pugno sopra la testa a mo' di saluto e presa visione della minaccia.
Dannato Malfoy.




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Capitolo 2
*** Ordini superiori ***




II


Ordini Superiori














To have you here with me
I thought you should know
You're not making this easy.
Promise – The Getaway






-Hermione siediti, per favore, li stai offendendo.-
-Non dire sciocchezze, Ron, sto solo preparandomi la colazione.-
-Proprio quello che loro non vogliono tu faccia.-
Le visite di Hermione Granger all'interno delle cucine di Hogwarts rasentavano sistematicamente la rivoluzione.
Gli elfi tremavano, Ron e Harry impallidivano, e lei sorrideva. Un copione già visto e collaudato in cui era convinta non vi fosse nulla di sbagliato, la mente volta ad un'illusoria idea di fare del bene a povere creature sottomesse.
Un ultimo movimento esperto del polso trasferì uova e pancette in un piatto di larghe dimensioni, lucido come uno specchio e lavato di fresco.
Tornando al tavolo, la Gryffindor finse di non accorgersi della fuga generale in cui si erano prodigati gli elfi più vicini a lei durante il passaggio, sedendosi e iniziando a piluccare piccole manciate di pancetta croccante.
-Sei distratta.- le fece notare Harry.
-Solo un po'.-
-Stai pensando a Malfoy?-
-Non direi.-
-Be', se fossi al tuo posto ci penserei.-
Non un'ammissione particolarmente al riparo da equivoci, ma quanto mai veritiera.
Seduti di fronte a lei, al piccolo tavolo che avevano gentilmente deciso di monopolizzare per una misera manciata di minuti, Harry Potter e Ronald Weasley avevano deciso di dare fondo alle ultime scorte di dolci alla menta, un mero conforto per chi abitualmente usciva dall'ufficio di Silente ad orari non convenzionali, sinonimi di notizie infauste e potenzialmente letali.
-Non è lui. Almeno, non solo.- chiarì Hermione.
-Hai ragione.- concordò Ron. -Non c'è da fidarsi degli Slytherin.-
-Il problema non è Slytherin in sé, Ron.- lo rimproverò lei, sempre pronta a riportare a galla la vecchia favola dell'unità tra case, chiaramente gettata alle ortiche dall'atteggiamento degli stessi verde-argento. -Quanto maggiormente la fazione...-
-Mangiamorte?- completò Harry, nella più totale normalità.
E lo sguardo di rimprovero che ricevette dall'amica non servì a nulla, se non a farlo ridere in compagnia di Ron e a scambiarsi vaghe occhiate divertite.
-Be', si. Il Calice di Fuoco è già stato oggetto di precedenti manipolazioni a tuo danno Harry, e questo allontanamento da Hogwarts potrebbe essere un rischio.-
-Come se non ci fossi ormai abituato.- sorrise serafico, constatando un dato di fatto difficile a cui porre obiezioni.
-Voglio dire che è altamente sospetta la fuga di notizie e l'improvvisa iniziativa di questa fantomatica scuola. Gli Slytherin ne saranno stati a conoscenza per tutta l'estate grazie ai loro genitori, troppo tempo per non sfruttare la cosa a loro favore.-
-Ma sarebbe da stupidi.- intervenne Ron -Voglio dire, ci hanno già provato. Allontanare Harry con il Calice non si è rivelata un'idea geniale, non possono davvero credere che siamo pronti a cascarci di nuovo.-
Gli elfi attorno a loro si erano allontanati da tempo, mossi da un'incontrollata paura nei confronti di Hermione e dalla volontà di lasciare un minimo di privacy ai padroni, ma nonostante tutto il brusio di sottofondo non era morto del tutto.
Parzialmente attirata da quel suono di stoviglie, la strega rivolse agli amici uno sguardo di scettica sfiducia, intenta a sbocconcellare pezzi di bacon croccante.
-Entrambi metterete i vostri nomi nel Calice, vero?-
-Si.- risposero all'unisono.
Un leggero annuire del capo e il rumore di una pila di piatti andati in frantumi fu tutto quello che videro e avvertirono i due ragazzi, intenti a scrutare l'amica immersa in pensieri capaci di mutarle il volto in un cipiglio concentrato.
-A questo punto posso dire che crederanno ciecamente, voi ci caschiate di nuovo.-
-Oh avanti, Hermione...- la blandì Ron.
-Infondo non siamo nemmeno certi ci sia qualcosa che non va.- lo sostenne Harry, improvvisamente attratto da una visione pura e pacifica delle cose. -Silente non rischierebbe mai di mettere in pericolo nessuno studente di Hogwarts.-
-Ne sono convinta.- sospirò Hermione -Ma non possiamo comunque escludere che Malfoy e i suoi amici tentino qualche scherzo di cattivo gusto.-
-Per quello ci sei tu, Hermione.- sorrise Ron. -Siete entrambi Caposcuola, te lo troverai sempre fra i piedi e potrai controllarlo facilmente.-
Già, controllare Draco Malfoy.
Una prospettiva mortalmente allettante.
Pulendosi velocemente la punta delle dita contro un vecchio straccio da cucina, Hermione sospirò stanca, già esausta da quell'inizio di vita scolastica troppo turbolento per i suoi gusti.
Attese gli amici accanto al ritratto raffigurante un canestro di frutta secca, osservandoli venire presto circondati da elfi sorridenti e sollevati, eccessivamente felici nel dare loro cibo in più a mo' di dono di commiato.
E nonostante il carattere disponibile delle piccole creature, Hermione aveva la netta sensazione che stessero ringraziando Harry e Ron per il semplice fatto di averle ricordato che dovevano andarsene, diretti verso la sala grande per la seconda colazione della giornata. Un premio per aver saltato la cena della sera precedente.
Sbuffando stizzita, la Caposcuola iniziò a percorrere da sola i corridoi delle cantine di Hogwarts, un'estensione quanto più rozza possibile dei veri e propri sotterranei.
A quanto aveva sentito, da quelle parti doveva trovarsi la Sala Comune degli Hufflepuff, ma per quanto vi fosse passata nei diversi anni, non vi aveva mai scorto anima viva o morta.
Guardandosi attorno, senza tuttavia prestare reale attenzione alle miriadi di quadri appesi alle pareti, Hermione volse la mete agli avvenimenti recenti, considerando che il disagio primario di dover partire con Malfoy riguardava esclusivamente lei stessa.
Non ci sarebbero stati Harry e Ron, e nemmeno Ginny.
Il tutto si palesava alla sua mente come un'isolata escursione dai tratti interessanti, ma troppo male accompagnata.
-Hermione Granger, finalmente ti ho trovata.-
Una lugubre voce maschile le giunse alle spalle, facendola sobbalzare visibilmente e spingendo il suo corpo a voltarsi veloce, la mano ben stesa lungo il fianco assai vicina all'impugnatura della bacchetta.
Un fugace ricordo del suo primo anno le ricordò quanto quella fosse un'abitudine entrata in lei solo poco tempo dopo l'inizio della scuola, e quanto vi si fosse esercitata a casa, durante le vacanze estive, nel più totale segreto e ben lontana dagli occhi dei genitori.
Evitare domande inopportune era diventata ben presto una sua prerogativa.
-Sir Nicholas, mi ha spaventata.-
-Davvero?-
Se il tono speranzoso non fosse stato così palese nella sua voce, l'aria impettita con cui aveva improvvisamente gonfiato il petto lo avrebbe fatto sembrare un autentico nobile morto di vero orgoglio.
-Davvero.- lo assicurò lei. -Per quale motivo mi stava cercando?-
Da quando, durante il primo banchetto scolastico, aveva avuto l'indelicatezza di rivolgersi a lui col bislacco soprannome di “Nick-Quasi-Senza-Testa”, a causa di quel centimetro che ancora lo rendeva un fantasma tutto d'un pezzo all'attaccatura posteriore del collo, Hermione non smise mai di rimediare, rivolgendosi a lui col nome dovutogli e che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita da mago.
Un semplice segno di rispetto che lui stesso sembrava aver apprezzato, dimostrandosi sempre più conciliante ad ogni loro successivo incontro.
-La Professoressa McGranitt ti ha cercata di buon'ora questa mattina, alla Torre Gryffindor, e non avendoti trovata ha mandato me a perlustrare il castello.- Fluttuante e del tutto ignaro della pessima notizia appena riportata, il fantasma simbolo della casa Gryffindor le stava davanti nella più totale innocenza, tenendosi a tratti la testa pericolosamente sbilanciata all'indietro. -Credo si trattasse di una cosa importante, seppur non mi abbia lasciato alcun messaggio particolare da riferirti, se non di raggiungerla nel suo ufficio.-
Era accaduto di nuovo, incredibile.
Nel giro di due giorni era stata trovata assente dal luogo in cui era supposto si dovesse trovare.
Un'ansia di ben nota conoscenza la pervase, lasciando che l'agitazione ancora latente prendesse il sopravvento.
-La ringrazio dell'avvertimento, Sir. Corro immediatamente al suo ufficio.-
Un cenno d'intesa e un benevolo gesto della mano causarono il cedimento strutturale della sottile attaccatura alla base del collo di Nick, ora intento ad osservare, da una singolare prospettiva, la parete del corridoio che poco prima poteva vantarsi di avere alle spalle.
Ma Hermione non poté vederlo, già lontana nella sua corsa verso i piani alti di Hogwarts e intenta a pregare in uno sconto di pena, qualsiasi essa fosse stata.




***




Le brutte giornate, ad Hogwarts, erano facilmente riconoscibili sin dalle prime ore del mattino.
Ogni casa tra Gryffindor, Slytheirn, Ravenclaw e Hufflepuff aveva l'ago della bilancia perfettamente incarnato in uno studente che, a turno, si prendeva la responsabilità di segnare i proprio compagni.
Tutto poteva accadere mostrando un semplice atteggiamento di malumore contagioso, o il compiere una bravata che sarebbe stata punita con una sanzione ingiustamente collettiva. Gli scherzi erano all'ordine del giorno, anche se qualcuno ne avrebbe fatto volentieri a meno, lasciando che a volte fosse il buonumore a prevalere sin dalle battute iniziali del mattino.
Ma non quel giorno.
Per Slytherin fu facile individuare il peso che avrebbe modificato piccoli comportamenti tenuti all'interno della loro stessa Sala Comune, trasformandoli in esseri più discreti e meno presenti davanti agli occhi di Draco Malfoy.
Il biondo, o l'albino, come amavano chiamarlo alcuni coraggiosi rigorosamente anonimi, era entrato in Sala Grande scortato da Gregory Goyle, alla sua destra, e Vincent Tiger, alla sua sinistra. Due geni dalla massa muscolare quasi totalmente sopraffatta da strati di grasso incipiente che avrebbe reso difficoltoso anche il solo rendersi conto della posizione fisicamente occupata ai lati di Malfoy.
Il divieto, non solo di parlargli, ma anche di evitare qualsiasi tipo di avvicinamento una volta scortato dai due amici, era una regola non scritta e puntualmente rispettata dalla totalità della casa Slytherin, in quanto nessuno di appartenente ad altre case ne avrebbe mai provato il desiderio.
Dirigendosi verso il posto libero più vicino, Malfoy si sedette al tavolo della colazione senza prestare la minima attenzione a chi vi fosse già precedentemente seduto solo pochi metri più in là.
Riempiendosi il piatto di dolci alla menta e cioccolato, sembrò dimentico di trovarsi in un luogo pubblico, affatto disturbato dal brusio lontano di voci da lui percepito come un confuso sottofondo ai suoi pensieri.


La lettera di Hogwarts giaceva intatta sul copriletto nero, ancora piegata su se stessa.
A malapena l'aveva vista cadere dalle sue mani per fermarsi accanto alla busta vuota, troppo preso ad osservare quella singolare macchia d'oro caduta nel mezzo delle sue ginocchia.
Come un bambino, se ne stava seduto sul letto, senza scarpe e indossando una camicia malamente sfilata dai pantaloni, priva di gemelli o cravatta. Trasandato, come mai si era mostrato in pubblico.
Un sorriso di incredulo trionfo si manifestò sul suo volto prima che gli fosse possibile controllarsi, lasciando che l'esaltazione prendesse il sopravvento in quell'attimo di personale rivincita.
Se l'appuntò al petto con evidente trionfo, sfiorando l'incisione che avrebbe scatenato malumore in una quantità spropositata di persone. Potter e Weasley per primi.
Caposcuola Slytherin: Draco Malfoy.
Guardandosi allo specchio, spostò il piccolo stemma di diversi centimetri, cercando di individuare quale fosse la posizione ottimale per un immediato accorgimento da parte della plebaglia.
Gente poco sveglia, quella, capace di ragionare solo attraverso determinati suggerimenti.
Un'idea improvvisa lo colpì all'ennesimo sguardo dato alla spilla, scalfendo solo marginalmente il suo umore tronfio e soddisfatto.
Questa volta, afferrando con forza la lettera di cui si era quasi dimenticato, Malfoy la lesse attentamente, imprecando a bassa voce per diverse volte di seguito e millantando ritorsioni di atroce sofferenza verso la sua compagna di ruolo.
Caposcuola Gryffindor: Hermione Granger.
Avrebbe pagato, se fosse servito a qualcosa, nel tentativo di sbarazzarsi di lei.
Solo diverse ore dopo, una sorta di passiva accettazione aveva ceduto il posto allo scontento tipico dei Malfoy, capace di scomparire dopo una buona dose di angherie ai danni della servitù, in mancanza di babbani nei paraggi.
Una volta di umore quasi accettabile, era stato sul punto di scrivere a Blaise e Theodore, informandoli del nuovo gradino di potere che potevano ora vantare tra le loro ristrette fila. Forse avrebbe potuto persino scrivere a Daphne, nonostante non la sentisse da mesi.
Più probabilmente avrebbe avvertito Pansy, beandosi dei suoi piani complottistici rivolti alla fazione Gryffindor.
Combattere ad armi pari era un lusso che per molto tempo non si erano potuti permettere.
Il pennino era pronto e la pergamena anche, affiancati da una ricolma boccetta d'inchiostro appena versato.
Quasi troppo perfetto perché credesse realmente che nulla sarebbe venuto a turbare l'avvenimento.
Un elfo si smaterializzò in camera sua con un piccolo “pop”, informandolo che i Signori desideravano vederlo nell'ufficio del Padrone.
Draco decise deliberatamente di raggiungerli il più lentamente possibile, evitando scorciatoie o passaggi segreti.
Venire convocato nello studio di suo padre era sempre stato un cattivo presagio.
Era stato in quel luogo che da piccolo ricevette la sua prima punizione, per aver rotto e nascosto i pezzi di un prezioso vaso orientale recante incisa la presunta mappa di un tesoro magico scomparso.
Come se ne avessero avuto realmente bisogno.
Mentre il ricordo più recente che ancora conservava, era quello di un Mangiamorte seminascosto nell'angolo più buio della stanza, venuto al Manor per scortarlo in un cimitero, situato nella più desolata delle lande, e marchiarlo.
Realizzando concretamente che un avvenimento simile sarebbe stato di impossibile ripetizione, arrivò davanti alla porta chiusa, bussando piano e attendendo l'invito ad entrare.
Come sempre, il quadro perfetto di sua madre alle spalle di suo padre gli si presentò davanti, nell'immacolata rappresentazione di due nobili immersi in un classico ambiente regale.
-Che succede, padre?-
Non ricordava con precisione l'età in cui aveva smesso di chiamarlo semplicemente papà, ma oramai vi si era abituato, tanto quanto l'interessato.
Mani giunte davanti a sé, Lucius Malfoy fece del suo meglio per spiegare nei dettagli quanto venuto a sapere dal suo amico Septimus, membro di lunga data del consiglio scolastico di Grimlore.
Situato su un'isola al largo dell'Atlantico, Blackwood, più a nord di quanto fosse abituato a sopportare il suo corpo, il Castello ospitava una ristretta quantità di studenti, ritirati a vita privata in  quel luogo popolato esclusivamente da maghi e streghe di antiche famiglie.
La scuola era stata per molto tempo elitaria, frequentata da studenti Purosangue di prestigiose famiglie originarie dei più diversi territori mondiali, vantandosi di non fare torto a nessuno per semplici motivi di razza. E così era stato, almeno fino a quando la modernità incombente del mondo esterno non era arrivata a pesare anche in quel luogo sperduto da Merlino stesso, intaccando le idee del Preside neo-eletto, ora del tutto intenzionato a mostrare ai suoi studenti come il mondo magico a loro sconosciuto operasse lontano da Grimlore.
Amico di Silente, si vociferava, corrotto dall'anziano mago con ideali e promesse del tutto fasulle e inconsistenti.
Ma non per tutti.
Incredibilmente, buona parte della commissione scolastica aveva approvato quel folle piano, permettendo ai ragazzi di decidere chi avesse avuto voglia e coraggio di cimentarsi nel mondo magico inglese.
Un sfida raccolta e interpretata come tale, a cui tutti diedero il benvenuto con apprezzamento.
Studenti fatti viaggiare e relegati a livello di semplice merce di scambio, introducendo una pietra nell'acquario che avrebbe portato più scompiglio del previsto, da ambo le parti.
Ecco cosa ne pensava l'illustre compagine di nobili della giuria.
-Immagino tu sappia quanto siano tesi i nostri rapporti con alcune famiglie di studenti frequentanti quella scuola. Voglio quindi che tu stia particolarmente attento. Da quando hanno posto un secco rifiuto alla nostra proposta di aggiungersi ai ranghi, le cose sono diventate complicate.-
Preso in contropiede, Draco sentì il bisogno di incontrare lo sguardo di sua madre, accuratamente evitato fino a quel momento come una dura regola di protocollo.
-Io e tuo padre ci terremo in contatto con Septimus per assicurarci non accada alcun evento spiacevole.-
Ovvero, per assicurarsi che nessuno cercasse di danneggiarli attraverso lui.
-Posso sempre rifiutarmi di partire.- replicò Draco, in grado di pensare velocemente in determinati frangenti, soprattutto se si trattava di dover fuggire e defilarsi dall'occhio delle masse.
-A quanto detto da Septimus, una delegazione partirà da Hogwarts subito dopo l'inizio della scuola. Non abbiamo idea da chi possa essere formata, quindi, di nuovo, ti preghiamo di stare attento.-
Una delegazione.
Perfetto.
Inconsciamente, Draco strinse forte nella mano il distintivo da Caposcuola, toltosi poco prima di arrivare alla porta dello studio paterno.
Non avrebbe potuto esserne certo, ma più che una qualifica di ribalta, ora quel piccolo pezzo d'oro aveva tutto il peso di un'indesiderata responsabilità.


Un fiotto di succo di zucca gli cadde tra le dite, bagnando buona parte della mano e dei polsi, nascosti dalla camicia regolamentare ormai sporca di un appiccicoso liquido arancione.
-Dannazione, Tiger! Fa attenzione a come ti muovi!-
-Non sono stato io!- si discolpò il ragazzo.
Solo allora Draco si accorse delle urla che pervadevano la Sala Grande, un vociare assai diverso dalla quotidiana confusione mattutina.
Cibo fatto levitare da semplici Leviosa veniva lanciato di tavolo in tavolo, trovando bersagli umani e oggetti di fragilità inaspettata, come bicchieri e caraffe distrutti. I liquidi sparsi avevano irrimediabilmente rovinato divise e mantelli, spandendo nell'aria un odore dolciastro di intensità nauseante e rendendo appiccicosi capelli e la stessa pelle, colpita da una battaglia inaspettata sotto gli occhi oltraggiati dei professori.
La zona circoscritta in cui era scoppiato il disordine si trovava, incredibilmente, al tavolo Hufflepuff, occupato da studenti Gryffindor e Slytherin in assetto da battaglia.
La chioma di Hannah Abbott era malapena visibile sotto il massiccio tavolo che ora fungeva da protezione ai ragazzi.
Rannicchiata contro Ernie McMillan, Susan Bones sfoderava indecisa la bacchetta, attendendo il momento propizio per un'entrata in scena sempre rimandata. Si, probabilmente ci si sarebbe aspettato di meglio da Zacharias Smith e Justin Finch-Fletchley che una veloce uscita e conseguente ritirata, dopo aver ricevuto qualcosa di dolce e maleodorante sugli occhi.
-Smettetela immediatamente!-
Un secco quanto efficace movimento di bacchetta aveva fatto evanescere qualsiasi oggetto volante identificato come potenzialmente pericoloso.
Contromisura di immediata efficacia ad opera del Professor Vitious, affiancato dall'austera e più imponente presenza di Severus Piton, intento a scandagliare con lo sguardo i volti degli studenti Slytherin responsabili.
Harper Lewis e Millicent Bulstrode si affiancavano con fiera audacia, non abbassando lo sguardo di fronte al loro capocasa, quasi orgogliosi di tanta ostentazione. O idiozia. Era sempre una questione di punti di vista, quella.
Hestia e Flora Carrow, invece, mostravano le loro facce ripetenti solo parzialmente ricoperte di cioccolata e glassa secca, ansimanti e soddisfatte di aver mietuto qualche vittima tra gli avversari.
Probabilmente quello sarebbe stato il primo indizio di una nuova bocciatura.
-Cosa credevate di fare, sotto i nostri occhi?-
Ascoltando l'inequivocabile tono di Piton, Draco si ritrovò a pensare che qualche testa sarebbe saltata.
E per una volta, la testa in questione non sarebbe stata la sua.
-Avvicinati Goyle.- sussurrò lo Slytherin, ansioso di venire a sapere nei dettagli qualsiasi insulto o punizione uscisse dalle labbra di Piton.
Quando un gomito gli urtò malamente il braccio, Malfoy si voltò verso l'amico-guardia del corpo, seccato e sconfortato.
-Non a me, idiota. A Piton.-
Nessuno aveva intimato agli Slytherin di smetterla di ridere, lasciandoli così a sghignazzare davanti all'occupazione del tavolo dei tassi, esprimendo testimonianze a fiotti sulla colpevolezza dei Gryffindor rei di aver dato inizio alle danze.
Draco stesso non poté esimersi dal ridere apertamente, una volta che Dennis Canon entrò nel suo campo visivo totalmente ricoperto di cibo e grondante succo di zucca. Sarebbe stato impossibile scorgere macchie rosse o lividi sotto quella massa di creme e bignè mischiati l'uno con l'altro, ma sicuramente nessuno dei partecipanti era stato così onesto da non far levitare oggetti più pesanti, come biglie magiche, abilmente confuse con caramelle particolarmente grandi e tonde.
-E così se la sono presa con il fratello minore dello spione. Una spedizione punitiva in piena regola.- scherzò Blaise Zabini, sedutosi al suo fianco in uno spostamento d'aria fastidioso.
-Certo, a colpi di cibo. Quand'è che siamo caduti così in basso?-
-Da quando Piton si è messo a punire noi Slytherin per davvero.- si lamentò Theodore Nott, sedutosi al fianco di Blaise. -Tutta colpa della McGranitt, gli sta col fiato sul collo perché ci crede dei privilegiati.- E versandosi una tazza di tè, abilmente trasfigurato da della comune acqua, il ragazzo ne bevve qualche sorso con calma, godendosi lo spettacolo.
Troppi Gryffindor che non conosceva per nome, ma d'altronde, a malapena conosceva i volti dei suoi stessi compagni di casa.
Non era un tipo molto attento, Theodore Nott, più concentrato sui suoi affari personali e, sporadicamente, su quelli dei suoi amici.
-Com'è il tuo tè, Theodore?-
-Fa schifo.-
-Probabilmente perché non l'hai corretto.-
-Blaise, è mattina.- esclamò l'amico.
-Pivello.- scosse la testa Blaise.
Nel frattempo, la quiete era calata nella sala grazie ad un incantesimo silencio di Slughorn, ora particolarmente orgoglioso di sé. Azione che avrebbe sicuramente riferito a Silente, ora assente ingiustificato.
Ingiustificato, agli occhi degli studenti. Come sempre.
-Che ci fate qui?- chiese Draco di punto in bianco.
-Tiger si è alzato. Hai rotto l'isolamento.- constatò Blaise, non provando nemmeno a fingere di non riconoscere le assurde dinamiche in cui si lanciava l'amico.
Il silenzio che ottenne in risposta non fu di chiara interpretazione, così anche loro si limitarono ad osservare lo spettacolo, diventato però piuttosto noioso, cercando di identificare i Gryffindor coinvolti e notando con chiarezza lampante chi mancasse a quel tavolo.
-Cosa diamine è successo?-
L'uscio laterale della Sala Grande, adiacente alla lunga tavola dei professori, si spalancò con grazia inumana e insopportabile fragore, fornendo a Minerva McGranitt un'entrata in scena di tutto rispetto.
Severus Piton le sorrise amabilmente, intento a raggruppare i Gryffindor in file brevi e vicine, a mo' di piccolo plotone.
Un infuriato Colin Canon venne bloccato da Lavanda Brown nell'intento di scagliarsi contro uno Slytherin colpevole di aver precedentemente infierito sul fratello, lasciando così che la McGranitt si avvicinasse imperiosa e già priva di pazienza.
Di nuovo, Draco Malfoy ringraziò di non essere uno dei soliti elementi chiamati in causa.
-Ora le cose si fanno interessanti.- sogghignò Blaise, osservando con biasimo i suoi stessi compagni di casa, co-protagonisti di un'insulsa battaglia infantile.
Una discussione sembrava essersi accesa tra i due Capocasa, lasciandoli gesticolare in modo secco e a scambiarsi parole affettate.
Una discussione esemplare, quella, inframezzata da cenni del capo minimi, verso gli studenti tenuti d'occhio da Vitious e Slughorn.
-La McGranitt ci toglierà altri punti.- predisse Theodore -Sembra essere l'unica cosa in grado di fare, a parte inventare fantasiose quanto disgustose punizioni a nostro danno.-
-Già.- concordò Blaise -Potter non avrebbe mai dovuto pulire i bagni del quinto piano imbrattati da Pix.-
-Vecchia corva.- commentò Draco, guardando come Tiger venisse abilmente allontanato da Piton, dopo essere stato redarguito in malo modo.
Stupido scimmione.
-Signor Malfoy!-
Per un attimo, vedendo la sopracitata “vecchia corva” camminare spedita nella sua direzione, Draco credette di essere stato scoperto in pieno e colpevole atto di insultare un'insegnante. La Professoressa per eccellenza.
Persino Blaise e Theodore si scansarono di qualche posto, mentre la donna piombava su di lui a passo sostenuto e bacchetta spianata.
Era certo che gli occhi gli si fossero allargati in modo imbarazzante, meglio quindi tenere lo sguardo basso, in segno di apparente noncuranza.
Molti dei suoi compagni avevano salvato la faccia con quell'espediente.
-Malfoy, alzati immediatamente.-
La rapidità con cui era passata al dargli del tu, invece del lei, fu solo un altro campanello d'allarme.
-Si, Professoressa?-
Uno sguardo alle spalle della donna gli mostrò Piton intento a far uscire i ragazzi dalla Sala Grande, tutti diretti verso la via più breve per una punizione esemplare.
-Devo allontanarmi a causa di questo spiacevole incidente, a cui vedo nessuno di voi è venuto in mente di porre rimedio.- Un'accusa generale quella, rivolta a più persone di quante avessero potuto sentirla. -Per cui mi vedo costretta ad affidarti queste.-
La donna gli porse sotto il naso due buste chiuse di discreto spessore, ciascuna recante il nome dei due Caposcuola.
Hermione Granger, era quella che spiccava nella sua mano, al di sopra dell'altra che portava scritto il suo nome.
-Io e il Professor Piton avremmo dovuto consegnarvele dopo colazione, ma vedo che ora ci sarà impossibile, quindi cerca la Signorina Granger e consegnale la lettera. All'interno vi sono le ultime informazioni per il viaggio.-
-Un momento, non ho idea di dove si trovi la Granger!-
Considerando che gli elfi domestici esistevano per incarichi di quel tipo, lo Slytherin ponderò l'idea di farla cercare da uno di loro, evitandosi così un compito ingrato e del tutto indesiderato.
-A quest'ora sarà davanti al mio ufficio.- lo informò la McGranitt, e vedendolo ancora immobile aggiunse -Mi aspetto che la consegni ora.-
E per quanto fosse stato veloce nel fare dietro front e uscire dalla Sala Grande, lasciandosi alle spalle un Goyle totalmente atterrito dalla vecchia corva, Draco non poté sfuggire alle risa idiote dei suoi due amici, rimasti seduti al tavolo in una zona del tutto neutrale e sicura.
Definizione perfetta per qualsiasi luogo non lo vedesse ospite.



***



Aveva camminato in tondo per almeno venti minuti, Hermione, chiedendosi se l'assenza della Professoressa non fosse una punizione premeditata  col solo scopo di farla attendere, o se Nick-Quasi-Senza-Testa avesse sbagliato a recapitare il messaggio.
Indecisa e in preda al timore di sfuggire nuovamente al suo dovere, ovvero a quello che ci si aspettava lei facesse, decise di rimanere salda al suo posto, seduta a terra e intenta a stirare con dita incerte svariate pieghe della gonna.
Avrebbe sentito i passi della McGranitt di certo, così da potersi alzare per tempo ed assumere una posa decisamente più decorosa.
Doveva a tutti i costi dimostrare il suo dispiacere, la costernazione provata in quei giorni di fallimento e poco importava se erano solo due, o a dire il vero poco più di tredici ore, nella sua mente c'era spazio solo per il senso di redenzione.
-Ti sei messa a mendicare, Granger? Con i pezzenti che frequentano questa scuola non aspettarti grandi cose.-
E se all'inizio solo un breve sussulto le aveva fatto temere l'arrivo di un Professore, in seguito si rilassò nuovamente contro la dura parete di pietra assai più sopportabile della maleducazione di Draco Malfoy.
-Non mi aspetto grandi cose nemmeno da quelli come te, non temere.-
Perché si, avrebbe potuto insultarlo in molti modi, ma certamente non dandogli del povero squattrinato.
-In ogni modo, cosa vuoi? Passavi di qui per caso e hai sentito il bisogno di farti notare, o ti serve qualcosa?-
-Da te non mi serve nulla.- rispose in tono sprezzante il biondo, come se la sola idea fosse ridicola e impronunciabile al tempo stesso. -Ma probabilmente vorrai leggere questo.-
Una busta chiusa le cadde in grembo, dopo esserle silenziosamente rimbalzata in fronte, color avorio e dalla chiusura in cera lacca perfettamente intatta.
Il suo nome era elegantemente vergato su quella carta ruvida e spessa, attraverso cui non si poteva intuire il contenuto, lasciando Hermione con gli occhi fissi verso le proprie gambe.
Merlino, di già.
Non era sicura di voler aprire la busta e trovarsi così di fronte alle ultime direttive di Silente in merito al loro viaggio, perché poteva trattarsi solo di quello.
-Credevo di dovermi vedere con la McGranitt.-
Incerta e infastidita dall'ombra di Malfoy che incombeva su di lei, Hermione si alzò con estrema calma, sempre tenendo fra le mani quel comunicato scomodo.
-Ci sono stati problemi in Sala Grande.- alzò le spalle il compagno -Ha mandato me.-
-Che genere di problemi?- si allarmò lei, avendo quasi la certezza che per la terza maledetta volta qualcuno aveva inconsapevolmente cospirato contro di lei.
-Alcuni dei tuoi hanno partecipato ad un'infantile lancio di cibo.-
Merlino.
-E scommetto che alcuni dei tuoi hanno risposto con entusiasmo.-
Seccato dall'essere caduto in quella piccola trappola, Malfoy evitò di rispondere continuando invece a guardarla torvo, quasi sperando in una punizione divina.
Una punizione che per assurdo, aveva tra le mani.
-Non vuoi leggere, Granger?- le sorrise bieco, ben sapendo quale reazione avrebbe suscitato in lei la lettura nero su bianco di un'idea solo accennata a parole.
-Non più di quanto voglia leggerla tu.- colpì nel segno, accennando con il capo alla stessa busta chiusa stretta nel pugno sinistro di Malfoy.
A quel punto, se la persona in questione non fosse stata lui e lei non fosse stata lei, gli avrebbe proposto di aprire contemporaneamente le buste, leggendo insieme del beffardo destino che qualcuno aveva progettato per loro in uno sprazzo di tempo libero.
Ma le cose non funzionavano così.
-Leggerò nei Sotterranei.-
-E io alla Torre.-
-Bene.-
-Bene.-
E a quel punto lei avrebbe dovuto rispondere “molto bene” seguito da un suo “benissimo”, giusto per rimarcare il totale menefreghismo che provavano nei rispettivi confronti.
Una scena in fin dei conti ridicola e fortunatamente interrotta da uno scalpiccio di passi che rimbombavano senza la minima grazia fra le mura del corridoio.
Per una frazione di secondo fu Malfoy a irrigidirsi, presagendo già l'inopportuna presenza di Potter e Weasley, sempre in grado di apparire in sua presenza e parlare in quel modo fastidiosamente arrogante a cui solo lui aveva sacrosanto diritto.
Ma si sbagliava e, per una volta, fu Hermione a dover sbuffare di fronte a quell'invasione che avrebbe fatto impallidire un branco di cavallette.
-Oh, ma sei con la Granger.-
Un'affannata Daphne Greengrass constatò il fatto con tono largamente schifato, come se avesse trovato Draco in disdicevole compagnia.
Peggio di una meretrice poteva essere solo una Mezzosangue, dicevano, perché oltre ai soldi si aspettava speranzosa dedizione.
Roteando gli occhi con muta insofferenza, Hermione osservò prima l'uno e poi l'altra, notando lo sguardo di trionfo dipintosi sul volto di Malfoy.
Solitamente la cavalleria non arrivava mai per lui.
-Non certo per mia volontà.- precisò lui -Tu non dovresti essere a colazione?-
-No, avevo un appuntamento con Blaise prima di colazione.-
-E l'hai dimenticato.-
Il silenzio che seguì quell'affermazione fu piuttosto eloquente, portando la bionda ad un nuovo livello di esasperazione. -Sai benissimo che non sono portata per queste cose.- Poi, ricordandosi improvvisamente della presenza di Hermione Granger accanto a loro, scoccò uno sguardo di duro avvertimento a Draco, come ad invitarlo a fermarsi.
Non era necessario che la Mezzosangue iniziasse ad essere partecipe degli affari loro.
-Pansy è ancora nei dormitori, ha un leggero mal di testa. Sono stata con lei fino ad ora.-
Aggrottando le sopracciglia e sbuffando in modo impercettibile, Malfoy osservò la figura bionda affannarsi in una corsa rumorosa e affatto elegante, un comportamento che in lei rasentava l'eresia.
-Avete finito?- domandò caustica Hermione, gli occhi socchiusi in un'intollerante sopportazione.
-Anche noi abbiamo finito.- rispose Malfoy, improvvisamente di malumore. -La McGranitt non mi ha lasciato messaggi, quindi immagino dovremmo attenerci alle istruzioni nella busta. Ah, e se non ti è chiaro qualcosa... non venire a chiedermelo.-
Già lontano da lei di svariati passi, riuscì comunque a sentire Hermione Granger assicurargli che piuttosto che chiedergli qualcosa sarebbe andata realmente a mendicare agli angoli dei corridoi scolastici. Ipotesi che il biondo trovò piuttosto allettante, tanto da risponderle platealmente che sperava le cose andassero realmente a quel modo.
-Razza di presuntuoso Purosangue.-
E stringendo fra le dita la lettera che sembrava essere responsabile di un viaggio dalla pessima compagnia, Hermione si diresse verso il primo bagno femminile capitatole a tiro per leggere il famoso annuncio.
Tornare al Gryffindor era fuori discussione, sarebbe certamente arrivata in ritardo alle lezioni ed era l'ultima cosa che in quel momento voleva. Così si chiuse la porta del cubicolo alle spalle, sospirando come una condannata a morte e lacerando di netto il sigillo.
Una volta dispiegata la pergamena, fu facile lasciarsi sopraffare dal panico più nero.
Le labbra si mossero in modo del tutto impercettibile, frenetiche, impegnate in una lettura silenziosa e concitata. Ripetitiva. Le pupille le si allargarono in modo vagamente alcolico, troppo incredule per tornare alle loro dimensioni normali, muovendosi lungo ogni riga della pergamena per impararla a memoria.
-Non è possibile.- soffiò Hermione, la mente invasa da una data troppo vicina e divenuta ora nefasta.
Cinque settembre.
-Merlino, partiamo tra due giorni.- Boccheggiò incredula.
Il giorno della partenza era stato anticipato senza la benché minima spiegazione, informandoli del luogo in cui sarebbe stato previsto il raduno mattutino.
A quanto pareva, sarebbe tornata sull'espresso di Hogwarts molto prima del previsto.


















NdA:
So che avendo un'altra fiction all'attivo, questa non sarebbe dovuta esistere, ma quando una cosa inizia ad entrarti in testa in modo esistente, è difficile farla uscire.
Ecco, questo è quello che è successo con Fools, quindi mi spiace, ma progetti a breve termine non ne ho per Lay. Non mi era mai capitato di non finire una fiction, così per ora rimane lì, a portata di mano per me e per voi, ma la mia attenzione rimarrà principalmente qui.
Nota:
Fools Rush in è il titolo di una canzone degli anni quaranta, di cui sono state fatte molte cover, e quella su cui mi baso io è la cover dei Bow wow wow, non so se avete visto il film Marie Antoinette, lì c'è. L'ho adorata dal primo momento in cui l'ho sentita, e direi che il termine Fools, per Draco e Hermione è perfetto.

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Capitolo 3
*** Cinque settembre ***





III


Cinque Settembre












“Ti diverti a torturarmi!
Non hai proprio pietà dei miei poveri nervi.”
“Ti sbagli della grossa, cara.
Ho il massimo rispetto per i tuoi nervi.
Sono mie vecchie e care conoscenze.
Sono per lo meno vent'anni che te li sento nominare.”
Jane Austen







Non era riuscita a dormire quella notte, passata a rigirarsi nel letto e cullando la segreta speranza che qualcuno prima o poi avrebbe bussato alla porta per dirle che tutto era stato annullato o, meglio ancora, che la nomina di Draco Malfoy come Caposcuola era stata frutto di un terribile errore.
In entrambi i casi si sarebbe risparmiata una spiacevole avventura.
Ma le cose non andarono a quel modo, preferendo seguire il loro corso e non fare favori a Hermione Granger, già abbondantemente graziata nel corso degli ultimi anni scolastici.
Il suo baule era già stato prelevato dagli elfi, lasciandola libera di salutare i suoi compagni e ricevere da loro istruzioni e rassicurazioni di ogni genere. Harry e Ron in particolare l'avevano incitata ad avere con Malfoy il contatto necessario a sbrigare le minime formalità richieste e lasciarlo perdere subito dopo, evitando a quel modo ogni possibile evento indesiderato che avrebbe potuto mettere alla prova la sua risoluzione al non incantarlo, o porla in situazioni più pericolose del previsto.
Solo la presenza di Silente li aveva trattenuti dal suggerirle un'azione di forza, che sarebbe consistita nello schiantare Malfoy e costringerlo a letto per tutta la successiva permanenza a Grimlore.
Baci e abbracci già si confondevano nella sua mente, eccessivi e scherzosi come se la stessero lasciando andare per una quantità di tempo indefinita e assai lunga.
Un po' ne era stata angosciata, dovette ammettere, rendendosi conto di non voler più avere fra le mani la dilagante insicurezza degli undici anni che tanto l'aveva rinchiusa in un angolo, fino a quando Harry e Ron non l'avevano trovata... tendendole una mano e la salvezza. In ogni senso, visto l'episodio del troll.
-Caposcuola Grranger, te ne vai?-
Stridula e fastidiosa quanto il suo proprietario, la voce di Pix rimbombò nel corridoio con più forza di quanto potesse gradire l'interessata alla domanda.
-Già, Pix.-
-Non dovresti più tornare Grranger, non sentiremo la tua mancanza!-
Considerato il numero di volte che per minacciarlo aveva usato il Barone Sanguinario, poteva ragionevolmente comprendere l'acredine del poltergeist. Tuttavia, non erano ugualmente parole celestiale da udire prima di una scomoda partenza.
-Sparisci, Pix.- Non si era fermata, nemmeno per un secondo. Se mai la sua camminata si era fatta più veloce, già sufficientemente stanca di quelle prese in giro.
A volte le forza veniva a mancarle, si rese conto, totalmente assorbita da altri pensieri e avvenimenti di gigantesca portata.
Viaggiare con Malfoy, ad esempio, rappresentava un problema maggiore di una ormai comune lotta contro un manipolo di Mangiamorte al Ministero.
-Pix se ne va quando vuole, perrfida Caposcuola!-
E se avesse avuto un gavettone, Hermione ne era più che certa, glielo avrebbe lanciato.
Presa da una crescente irritazione, non poté fare altro che voltarsi di scatto e investirlo con la solita vecchia minaccia.
-Pix, se non la pianti immediatamente sarò costretta a...-
-Chiamare il Barone Sanguinario. E sai che io posso farlo.-
E lei sarebbe potuta svenire, al momento. O voltarsi e maledirlo. Aveva una scelta.
Ma l'esito delle parole di Malfoy fu ineccepibile. Come sempre, d'altronde, quando la minaccia giungeva da una fonte autorevole e competente.
Ovviamente il solo fatto che Pix giudicasse tale lo Slytherin spiegava gran parte delle dinamiche che si svolgevano in quella casa e dintorni.
-Perché ti sei intromesso?-
Il valore di un semplice “grazie” doveva essersi perso nei meandri del loro odio reciproco.
-Perché stiamo aspettando te per la partenza.-
-Ma non sono in ritardo!-
-Credevo fosse implicito dovessimo presentarci in anticipo.-



No, non era implicito per niente.
Solo se tra loro fosse esistito un normale rapporto di amicizia, lo sarebbe stato.
L'imbarazzo crescente provato in quei giorni non poté che aumentare dinnanzi allo sguardo torvo di Piton, segretamente soddisfatto dell'ennesima mancanza da parte sua. L'unica consolazione era stata la provvidenziale assenza della Professoressa McGranitt, rimasta all'interno del castello e pronta a guidare la scuola durante l'assenza del preside.
Silente era stato l'unico a sorriderle, invitandola a salire per prima e a condurla verso una calda carrozza.
Furono sufficienti poche parole perché Piton e il Preside stesso si congedassero, muovendosi in direzione del vagone di testa e quindi del controllo macchine.
Un disastro.
Qualsiasi cosa coinvolgesse Hermione Granger e Draco Malfoy era un disastro alla partenza.
-Sai, credo tu sia davvero un damerino presuntuoso e... maleducato.-
-Cosa?-
Era raro vederlo sinceramente stupito, pensò lei, osservando quel viso pallido voltarsi e guardarla come se avesse appena detto qualcosa di semplicemente impensabile.
-Hai capito benissimo.-
Diverse persone lo avevano chiamato-definito-bollato con i più diversi aggettivi esistenti al mondo.
Bastardo era uno dei più gettonati, così come viziato e presuntuoso, borioso e arrogante, oppure... insensibile.
A volte era stato definito persino bello, da ragazze che probabilmente sognavano un futuro di ozio e ricchezze, ma non per questo menzognere nel definirlo tale.
Ma la grezza definizione di “maleducato” non gli era mai stata accostata prima. Troppo volgare, troppo babbana... troppo popolana. E i maghi non lo erano di certo. Be', forse i Weasley... anche se la loro indigenza sfociava ormai nella semplice e mediocre povertà. Pezzenti, per l'appunto, come era solito chiamarli.
-E per quale motivo lo sarei?-
La fronte poggiata al finestrino iniziava a dolergli, costringendolo a scostarsi e voltarsi in direzione della Gryffindor, seduta rigida e composta ad una ragionevole distanza da lui. Particolare immancabilmente apprezzato.
-Perché avresti dovuto avvertirmi e perché la tua mancanza di tatto è assolutamente disarmante.-
-E quando avrei mancato di tatto nei tuoi confronti?- Bastò una sua semplice occhiata per apportare alla domanda la modifica necessaria. -Intendo oggi.-
-Non avresti dovuto intervenire contro Pix.-
Donne, esseri incomprensibili al mondo per la maggior parte della loro vita.
-Sei arrogante e pieno di te in modo disarmante, convinto che ogni cosa sia in tuo potere. Non lo nascondi nemmeno, e tutto ciò è davvero irritante.-
Probabilmente non si era nemmeno accorta che la foga delle sue parole si era trasmessa alle mani, chiuse a pugno e impegnate a rimbalzarle sulle ginocchia quasi fosse convinta di prenderlo a pugni.
Divertente.
-Senza contare la tua premeditazione nel farmi arrivare in ritardo. Lo hai fatto di proposito, non negare. Sai, sapevo sarebbe stato difficile lavorare con te come Caposcuola, ma credevo anche che avresti dato mostra di un minimo d'intelligenza per capire che questo gioco non ti porterà nessun vantaggio.-
Doveva essere del tutto impazzita, pensò Draco, ricordando che, dopotutto, molto normale non lo era mai stata. E poteva sostenerlo in modo sinceramente non razzista, perché quelle cose erano indipendenti dal fattore sangue.
-Tu vaneggi se credi di essere così tanto nei miei pensieri.-
-E tu vaneggi se credi che un giorno arriverò a reputare sincera anche solo una tua singola parola.-
Be', non era l'onestà che mancava tra loro, quanto la civiltà nell'esternarla con stile. O quanto meno, educazione.
Sbuffando risentita, Hermione voltò il capo verso la porta dello scompartimento in segno di totale estraneità al collega Caposcuola, tentando di dimenticarne l'ingombrante presenza e riuscendo solo, in realtà, a trovarsi faccia a faccia con lo sguardo gelido di Piton.
Un serpente strisciante avrebbe provocato almeno un fruscio.
-Il discorso della McGranitt non è stato forse sufficientemente chiaro.- sibilò lui.
-Oh no, Severus, sono certo che una volta all'interno di Grimlore entrambi terranno un comportamento impeccabile.-
Albus Silente aveva sempre avuto un modo di distinta eleganza nell'obbligare le persone a fare ciò che voleva. Un vecchio da cui c'era molto da imparare, riflettè Draco, per poi considerare che una così pacata compostezza non gli sarebbe mai venuta congeniale. Molto meglio il classico imperius e addio ad ogni seccatura.
-Dal vostro comportamento e dalle vostre interazioni con gli altri studenti dipende l'immagine della nostra scuola che noi proporremmo loro.- ricordò Piton, sedutosi accanto al suo pupillo e di fronte a Silente, accomodatosi al fianco di Hermione quasi a volerla rassicurare.
-Preside... in cosa consiste esattamente questa interazione? Ci limiteremo a frequentare le loro lezioni o dovremmo cimentarci in altre prove?-
Alla mente le sovvennero le spettacolari entrate in scena di Durmstrang e Beauxbatons, in un folgorio di incantesimi e sospiri, fiamme e spettacoli che definire pirotecnici sarebbe stato un insulto. Inoltre eguagliare la nave emersa dal lago e l'imponenza della preside mezzo gigante non sarebbe stato semplice.
Insomma... loro, visti dall'esterno, sarebbero sembrati uno strano gruppo di turisti ingenuamente male assortito.
-Nessuna prova, signorina Granger. La nostra è una semplice visita di rappresentanza, un modo per annunciare di persona a tutti gli studenti l'opportunità offerta loro.-
-Quella di visitare Hogwarts e sperimentare da vicino il nostro metodo di studio, nonché la libertà di cui godiamo. Certo, lo ricordo. Ma in ogni caso il numero di partecipanti all'iniziativa sarà comunque limitato... crede di poterlo rendere un evento annuale? E anche così molti ne saranno esclusi. Per questo siamo venuti? Come esemplari di Hogwarts? Io e Malfoy?-
Avrebbe potuto scegliere di meglio. Non lo disse, ma il suggerimento aleggiò nell'aria come una nube di smog pronta a inquinare l'ambiente.
-Avrebbe potuto scegliere Potter.- sputò Malfoy, con astio malcelato e una buona dose d'empatia che la spaventò sinceramente.
-Non dire sciocchezze, Draco, Potter non è mai entrato in possesso nemmeno della semplice qualifica di Prefetto.-
Ovviamente.
Il ghigno sarcastico di Malfoy fu una risposta sufficiente alla frase di Piton, che di anno in anno si faceva sempre più abile nell'insultare Harry attraverso le più varie forme di rimprovero.
Dal canto suo, Silente si limitò ad investire le due figure con un bonario sorriso tollerante, di chi era solito osservare scaramucce tra bambini e goderne in modo del tutto innocente.
Ma non Hermione.
Non riusciva a non prendersela e a fare finta di niente, non in un ambiente così ristretto dove l'insulto era a portata di bocca ed orecchio.
Solo la mano di Silente sul braccio fu in grado di distrarla dai suoi propositi, lasciando però che il suo sguardo vagasse su Malfoy nel modo più crudo di cui era capace. Sguardo che il biondo ricambiò sorridendo, apparentemente tranquillo e soddisfatto.
-Sarà opportuno ti dimostri più contrito, Draco.- lo redarguì Piton. -Almeno per la durata della cerimonia commemorativa.-
-Quale cerimonia?-
Ancora una volta, Hermione ebbe la precisa sensazione di essere rimasta indietro, abbandonata dai suoi compagni di squadra, già arrivati alla linea del traguardo. Soprattutto Malfoy, che sembrava esserci nato e cresciuto sopra.
-La cerimonia che si tiene annualmente a Grimlore per onorare la memoria del preside Lawrence Oz, il predecessore di quello attualmente in carica.-
-Oh.-
Che dire di fronte ad un lutto? Non potevo saperlo? Era tecnicamente vero, ma le sembrava inadeguato sottolinearlo.
-Sarò il più contrito della platea.- assicurò Malfoy, incastrandosi nuovamente nel sedile quasi cercando di sparirvi dentro.
Lui non era sorpreso, ovviamente. Perché lo sapeva.
-Mi affido a te, signorina Granger, per aiutare il signor Malfoy nel suo compito.-
E se persino Silente era in grado di adoperarsi in commenti leggeri sull'argomento, forse era vero che qualcosa in lei non andava.
Aggrottando le sopracciglia e chinando leggermente la testa, in modo da nascondere la sua espressione concentrata, cercò seriamente di guardarsi dentro ed esaminare quello che le difettava. Senso dell'umorismo, forse. Ron glielo diceva sempre. E anche la sua mania di prendere ogni parola alla lettera... ma non era propriamente una mania, quanto una forma del più basilare senso di responsabilità. Inoltre, le sue legittime forme di sospetto si erano sempre rilevate fondate e di decisivo aiuto per Harry.
Già, annuì fra sé, non c'era assolutamente nulla che non andasse in lei.
Il viaggio proseguì in un ovattato senso di pace e tranquillità, del tutto fittizi ovviamente, ma ben simulati grazie all'assoluto silenzio in cui erano sprofondati i due Caposcuola, ormai persi in due mondi assai lontani l'uno dall'altro. Solo il parlottare sommesso di Piton e Silente rendeva l'atmosfera più calda di quanto non fosse, dando l'idea che tutto ciò stesse accadendo rientrasse nei limiti della normalità.
Le apparenze, dopotutto, contavano. E anche tanto. Aiutavano a sentirsi meglio, seppur unicamente in superficie e per un lasso di tempo maledettamente limitato, ma erano in grado di tenere a galla le persone quel secondo sufficiente a permettere loro di salvarsi.
-Bene, credo sia ora, Severus.-
Presa in contropiede da quell'affermazione, Hermione si affrettò ad avvicinarsi al finestrino in cerca di un pezzo di terra da guardare con diffidenza e curiosità, dando così una forma concreta alle paranoie che l'avevano colpita negli ultimi giorni.
Una mano poggiata contro il vetro freddo e occhi curiosi, sempre vigili, la Gryffindor cercava smaniosa un qualche segno di civiltà più o meno visibile a occhio nudo. Ma nulla spiccava.
-Granger, cosa Merlino credi di poter vedere? Non siamo ancora in acqua, ci vorrà almeno un'altra ora per arrivare.-
-Oh.-
L'acqua, giusto.
-Oh!-
Che stupida.
Davvero stupida.
-L'avevi dimenticato... incredibile.-
-Chiudi la bocca, Malfoy.-
Un'intimazione, la sua, coperta dal rumore dello scompartimento che si chiudeva alle spalle di un Piton particolarmente concentrato, alle calcagna di Silente.
-Che sta succedendo?-
-Il mare, Granger. Si occuperanno di incantare il treno e farci percorrere la distanza marina allo stesso modo di quella terrena.-
Incantesimo di galleggiamento, elementare.
Alzandosi e chiudendo le mani a coppa attorno agli occhi, Hermione poggiò la fronte contro il finestrino nel tentativo di godersi lo spettacolo al meglio. Nella sua semplicità, non aveva mai avuto occasione di osservare da vicino un incantesimo simile amplificato in tali proporzioni. Dopo tutto si trattava dell'espresso di Hogwarts, tonnellate di ferro e ingranaggi dal valore inestimabile.
Un inconsapevole trazione nervosa le mosse le labbra una volta in vista del mare, piuttosto agitato e solcato da onde di forza e dimensioni preoccupanti.
Improvvisamente si ricordò di non essere una nuotatrice così provetta, contando mentalmente gli anni in cui era stata lontana non solo dal mare, ma anche dalla semplice piscina comunale della sua città.  
-Malfoy... siamo sicuri che... sia sicuro. Vero?-
-Dubiti di Silente, Mezzosangue?-
-Mai.-
Una sola parola poteva valere quanto un giuramento di fedeltà eterna.
Così pateticamente commovente da fargli cercare distrazione nel panorama al di fuori del finestrino. Suggestivo, doveva ammetterlo.
Una folle corsa contro il vento del nord era qualcosa di abbastanza inusuale da permettergli di distrarsi dalla destinazione del viaggio.
Le mani ben ancorate alle pareti dello scomparto e alla mensola sottostante il finestrino si rivelarono tuttavia appigli di debole efficacia una volta l'impatto del treno con l'acqua fu al suo culmine.
Il muso dell'espresso proruppe tra le onde come un animale suicida, non accennando minimamente a rallentare e proseguendo contro la forza di onde rese più aspre e di maggior impatto dalla velocità del mezzo. Il tutto fu paragonabile ad una forte scossa di terremoto, che per motivi puramente magici non intaccò in alcun modo l'interno e l'esterno del treno.
-Merlino!-
Mollata la presa ai suoi fragili appigli, Hermione venne catapultata contro il petto di Malfoy, assestandogli una gomitata di considerevole forza nel mezzo dello sterno.
-Porca...-
Il resto dell'imprecazione proseguì nella sua mente senza nessuno sforzo d'immaginazione, lasciandola priva d'equilibrio e poggiata ad un corpo estremamente recalcitrante che, invece di aiutarla a rialzarsi, non poté fare altro che peggiorare la situazione.
Lo strappo che che le era infatti giunto alle orecchie non poteva certo essere stato causato da un cedimento della tappezzeria dello scompartimento, ma bensì dalle sue calze.
-Guarda che cosa hai fatto, Malfoy!-
-Io? Sei tu ad essermi caduta addosso come un peso morto!-
-Scusa se sono semplicemente inciampata!-
Rimettendosi goffamente in piedi, la Gryffindor si guardò attorno assaporando la stabilità ritrovata e godendosi il panorama a dir poco inusuale disponibile oltre il finestrino dello scompartimento.
Prima di allora aveva già avuto l'opportunità di avventurarsi per mare, ma una gita in barca con i suoi genitori, seppur memorabile, non poteva essere minimamente paragonata a quel preciso momento.
Cercando a tentoni la bacchetta incastrata in una piega tra il sedile e il bracciolo della poltroncina, riparò velocemente lo strappo causato da Malfoy, per poi precipitarsi all'esterno dello scomparto ed osservare estasiata la corsa dell'espresso di Hogwarts dai più ampi finestrini che percorrevano tutta la lunghezza del treno.
Il mare agitato non sembrava un ostacolo alla traversata, resa più agevole dalla magia e dalla guida sicura dei due maghi che allo scomparto di testa ne indirizzavano gli spostamenti.
-E'... magico.- Un sussurrò che andò ad appannare la superficie di vetro non lontano dalla sua bocca.
-Già. Sconvolgente.-
La stava prendendo in giro, Malfoy, ricordandole la sua presenza nel più consueto dei modi.
-Non mi stupisce che tu non sappia apprezzare ciò che di bello ti circonda.- lo schernì lei, prodigandosi in passi frenetici che la portavano avanti e indietro senza un minimo di controllo, rendendola estremamente simile ad una bambina allo zoo. Ma non erano animali che stava guardando, bensì il denso color petrolio del mare, che visto a quella distanza e velocità sembrava un ammasso di liquido letale.
Impressionante.
L'emozione a volte aveva il sopravvento sulla paura o sul semplice timore, rendendo apprezzabile uno spettacolo inusuale e degno di nota.
-E a me non stupisce la tua reazione totalmente incontrollata.-
Degno di una sola e fugace occhiata, prima di tornare allo spettacolo di una corsa sul filo del mare, Hermione considerò davvero irritante la piega derisoria che aveva preso il suo volto. Come se lui avesse già provato tutto e nulla gli fosse sconosciuto. Uomo di mondo.
-E' una reazione spontanea. Com'è possibile che tu sia allo scuro del significato delle piccole cose?-
-Non ne sono allo scuro, preferisco ignorarlo.-
-Molto intelligente.- ribatté lei.
-Dopo aver messo piede a Grimlore io ti sembrerò una delle persone più comprensive del mondo, Mezzosangue. Fidati.-
Una risposta capace di scatenare ogni sua più fervida fantasia riguardo la nuova scuola meritava di certo un minimo di interesse ben dissimulato, ma forse fu troppo abile nel proposito, perché quando decise di voltarsi per chiedergli spiegazioni lui era già sparito.



Forte della sua autorità, Hermione era rientrata nello scompartimento come se nulla fosse accaduto, comportandosi con naturale rigidità ogni qual volta Malfoy entrava nel suo campo visivo. Cosa che accadeva spesso, dandole così la tipica aria di ragazza infuriata con l'intero genere maschile.
Tuttavia, definirla infuriata non sarebbe stato corretto. Il suo stato, infatti, poteva tranquillamente essere catalogato come semplice frustrazione.
La posa rigida della schiena era solo la parte più evidente del suo dissidio interiore, mentre gli occhi non facevano che vagare lungo il panorama per catturarne ogni minima sfumatura e sperare di esserne distratta, perché continuare a maledirsi mentalmente per non aver trovato il tempo di una veloce ricerca in biblioteca riguardo a Grimlore... stava devastando i suoi nervi. Altrettanto quanto la consapevolezza che forse, alla luce dei fatti, Malfoy rimaneva la più autorevole fonte di notizie.
-Ti vedo nervosa, Mezzosangue, qualcosa non va?-
Non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato dall'inizio della loro traversata in mare, ma dal ghigno di Malfoy avrebbe potuto scommettere qualunque cifra che l'ora pronosticata per l'arrivo fosse quasi scaduta.
-Affatto. E' la tua immaginazione.-
-Non credo. Non la sprecherei su di te.-
-E io invece potrei sprecare un altro pugno, su di te.-
La minaccia, tuttavia, non sembrò turbarlo più di tanto, scatenando invece un moto ilare peggiore del primo.
-Quindi... non saresti nervosa?-
Le rideva in faccia senza remore, cercando di provocarla per passare il tempo e ottenere battute imbarazzanti che le avrebbe rinfacciato in un futuro nemmeno troppo lontano.
-E tu? Lo sei, Malfoy?-
Attaccare a sua volta le era sembrata l'idea migliore, al momento, godendo del moto di sorpresa apparso sul volto del biondo che, per un attimo, non era riuscito a controllare se stesso.
Interessante.
-Affatto.- Le rispose in tono serrato, invitandola chiaramente a considerare chiusa la discussione.
-Davvero? Mi sembri più pallido del solito, soffri il mal di mare? O l'idea di incontrare vecchi amici ti sta emozionando come una ragazzina al suo primo ballo?-
Cercò di non mostrare il suo disagio nel sputargli in faccia quella domanda, mantenendo una smorfia imprecisa sul volto e continuando a pensare a cos'altro avrebbe potuto dirgli Ron, suo ispiratore del momento.
-E tu sembri aver passato troppo tempo con Weasley.-
Già, probabilmente quella era la tattica sbagliata per tentare di ottenere informazioni. Meglio un atteggiamento maturo, più diretto e volto alla diplomazia.
-Come facevi a sapere della commemorazione del preside? Lawrence...-
-Oz. Lawrence Oz. Il più grande bastardo di tutti i tempi da qui alla nascita di Merlino. Non ti sei persa niente.-
Un vago rossore d'indignazione le si diffuse in volto, incredula davanti a quella manifestazione di aperta ostilità verso un uomo defunto.
-Malfoy... quell'uomo è morto ora!-
-E con ciò?-
-Sei... tu sei incredibile!-
Come aveva anche solo potuto sperare di ottenere da lui risposte esaurienti e prive di malignità?
-Non lo conoscevi, Granger, quindi metti da parte la tua vena di buona samaritana e taci.-
-Perché, forse tu lo conoscevi?-
-Si.-
Oh. Be', non avrebbe dovuto stupirsi in realtà, ma la concreta dimostrazione che Malfoy, nella sua qualità di Purosangue, avesse conosciuto membri di spicco di una società che lei nemmeno sapeva esistesse... la metteva a disagio. E allo stesso tempo le portava in corpo un senso di solitudine che aveva dimenticato di poter provare. Dopo tutto sarebbe stato più comodo crederlo infarcito di informazioni paterne che già inserito in un ambiente di altri ricchi rampolli compiacenti con cui anche lei avrebbe dovuto forzatamente interagire.
-Siamo arrivati.-
Il moto d'ansia fino ad allora trattenuto le esplose in petto senza procurare apparenti danni esterni. Le gambe si mossero da sole, portandola al consueto posto di spettatrice, in piedi e tesa come una corda di violino.
La corsa del treno non si era ancora arrestata, così quando Hermione abbassò il finestrino una gelida aria li investì in pieno, congelando il loro respiro in nuvole di vapore e obbligando Malfoy all'imprecazione più volgare che gli avesse mai sentito dire.
-Mezzosangue, chiudi quel dannato coso!-
Ma non l'ascoltava già più, totalmente catturata dalla sagoma sempre più chiara di un'isola.
La nebbia che circondava quel cumulo di terra sembrava diradarsi sempre più ad ogni tratto percorso dal treno, quasi si trattasse di un banale effetto ottico o, più probabilmente, di un incantesimo di dissimulazione molto scenografico.
All'apparenza non v'era nessuna traccia di una costruzione imputabile ad essere umano o mago che fosse, lasciando che ad una prima occhiata il verde smorto dei fitti boschi prendesse il sopravvento sulla visione del posto.
-Ora basta.-
Con una spinta volta a metterla da parte, Malfoy la sovrastò in tutta la sua limitata imponenza per oscurarle la vista e chiudere il finestrino. Solo allora si rese conto della sua pelle d'oca e dei brividi che le percorrevano il corpo, scuotendola quel tanto sufficiente ad afferrare il mantello malamente ripiegato sulle assi portabagagli sopra la sua testa.
Immediatamente, la lana l'avvolse in un abbraccio morbido quanto malapena sufficiente a riscaldarla, spingendola a stringersi nelle spalle e soffiare fiato caldo sulle mani rattrappite.
-Non siamo più a Hogwarts, Granger, vedi di ricordarlo.-



Stranamente, l'unica cosa che lei ricordava era di non potersi fidare di lui.
Guardarsi le spalle da Draco Malfoy era una certezza che non poteva essere messa in discussione, o il suo piccolo mondo ne sarebbe stato danneggiato in modo irrimediabile.
Cercando di farsi forza, l'aveva seguito fuori dallo scompartimento, entrambi muti ed immobili accanto al portello di uscita.
Sotto i suoi occhi distratti, l'acqua iniziava a farsi più limpida, sino a diventare trasparente in prossimità della spiaggia su cui erano approdati con una leggera frizione delle rotaie. Nulla di traumatico come alla partenza, solo una leggera ondulazione del treno a decretare l'inizio di un'avventura non richiesta e compiuta al fianco di qualcuno in cui non riponeva fiducia. Hermione dubitava, infatti, che in un possibile momento di difficoltà entrambi sarebbero arrivati a coprirsi le spalle.
Pensieri pessimisti, i suoi, che trovarono un arresto al momento di dover scendere dall'Espresso, abbandonando così l'ultimo luogo sicuro e famigliare in grado di farla sentire a casa.
A quel punto, solo osservando le solitarie figure di Silente e Piton, fermi sulla spiaggia come due manichini male abbigliati, Hermione volse lo sguardo all'intera lunghezza del treno.
Piuttosto eccessivo per sole quattro persone, ma adeguato ad un'entrata in scena degna di nota. Peccato che il luogo fosse deserto.
Sotto i suoi piedi e tutto attorno a loro, piccoli sassi bianchi si sostituivano alla sabbia, creando diversi giochi di luce nei punti in cui l'acqua faceva brillare la liscia superficie delle pietre più vicine alla riva. Se il gelo non le avesse paralizzato ogni parte del corpo, Hermione avrebbe giudicato quel paesaggio di acqua scintillante e candore granitico un ottimo posto dove passare le prossime vacanze.
Ma forse, il gelo, non era l'unica pecca.
A circondare quel piccolo pezzo d'incontaminata bellezza, una natura ostile e di aspetto raccapricciante riportava i visitatori alla realtà, inducendoli a pensare che nulla fosse davvero perfetto.
Alberi scheletrici , inframezzati da una folta natura avvizzita, costituivano parte di una foresta cui non si vedeva fine, divisa in due parti da un sentiero fangoso e sconnesso. Lì iniziava la contaminazione di tutto ciò avessero visto fino a quel momento, ovvero molto poco.
Il rumore delle onde arrivò persino a perdersi, diventando solo un mero sottofondo alle parole del Preside, che li invitava ad avanzare per iniziare a percorrere il sentiero.

-Preside, credevo... be', credevo che qualcuno sarebbe venuto quanto meno ad accoglierci.-
Fortunatamente non avevano dovuto percorrere molta strada tra fanghiglia e sporcizia, limitandosi ad avanzare qualche metro per scorgere, oltre la fitta e malsana vegetazione, un nutrito gruppo di carrozze malamente curate e danneggiate dalle intemperie.
Pronto per loro, un cocchio trainato da due cavalli li attendeva all'imbocco di un nuovo sentiero che, in quanto ad estetica, non si prospettava migliore del primo.
Si trovavano a bordo di quel cocchio, ora, troppo stretto per essere a misura di quattro persone e troppo vecchio per ripararli dagli spifferi di freddo che penetravano attraverso i fori della copertura.
-Non darti pena, Signorina Granger, la vera accoglienza ci verrà riservata questa sera, a cena. Prima di quell'ora avremo tempo per un colloquio con Odin, il preside, che ci illustrerà le sue idee a proposito di questa visita.-
-Le sue idee?-
Accanto a lei, Malfoy sembrava fare del suo meglio per estraniarsi dalla situazione e far finta di nulla, riuscendo ad apparire in realtà solo estremamente seccato.
-Il preside di Grimlore si aspetta che i suoi studenti vengano a contatto con una realtà magica più ampia rispetto all'ambiente ristretto in cui sono cresciuti.- specificò Piton, seccato quanto il suo pupillo -E dipenderà da voi l'idea che quei ragazzi si faranno di Hogwarts. Per il momento.- soggiunse.
Un compito oneroso e di insolita importanza.
Nuovamente, Hermione rievocò ai suoi occhi il momento in cui Durmstrang e Beauxbatons erano arrivati a Hogwarts, riuscendo a stupire tutti nella magnificenza delle loro arti. Inoltre, la loro permanenza era stata resa memorabile non solo dal torneo e dai tristi avvenimenti che ne seguirono, quanto anche dalla scoperta di un nuovo mondo magico. O meglio, da una parte di esso che fino a quel momento era stato loro precluso.
-Si faranno un'ottima idea di Hogwarts, non appena l'avranno vista. Ne sono certa.-
Al contrario del sorriso di Silente, il verso di scherno che Malfoy si premurò di rivolgerle fu accolto da un moto di stizza che dovette dominare con ferrea decisione. Prenderlo a pugni, di nuovo, davanti al preside e Piton non sarebbe stata una mossa vincente.
-L'essere Caposcuola ci obbliga a questa piccola trasferta non richiesta, Granger, ma non a partecipare allo scambio successivo. Nessuno ci costringe a tornare se non volessimo offrirci volontari per la selezione. E lo stesso vale per Grimlore. Se nessuno si offrirà volontario dovremmo mandare i nostri studenti allo sbaraglio in una scuola completamente ostile all'iniziativa. O addirittura annullarla. Non che io sia contrario alla cosa... ma la nostra reputazione ne sarebbe compromessa.-
In fondo, tutto girava attorno ad antiche e semplici regole a cui nemmeno Hogwarts poteva sottrarsi. Nella sua testa, Hermione, poteva ancora sentire il tono perentorio della Professoressa McGranitt che la incitava a mantenere alto il prestigio della scuola.
-Non credevo che la situazione fosse così delicata.- sussurrò sbalordita, Hermione, ora molto più incline a considerare Grimlore come il luogo in cui prosperavano senza freno esseri dall'acuta mente di Draco Malfoy.
-La morte di Lawrence ha aperto la porta ad una nuova visione delle cose, principalmente trascinata dal nuovo preside. Un'interessante scommessa, la sua.-
Silente sembrava estremamente incline ad accettare la sfida, giudicando apertamente interessante quella nuova situazione.
Hermione, dal canto suo, iniziava a sentirsi una misera pedina mossa in modo avventato su una scacchiera assai poco favorevole.
-Il suo obbiettivo è di rendere questa iniziativa... ricorrente?-
-Il mio obbiettivo è che non ci caccino a fine giornata. Conto su di voi.-
Forse aveva contato male, pensò Hermione, pur riuscendo a non esternare quel pensiero.
Voltandosi verso il finestrino appannato, prese a strofinarvi un lembo del mantello per poter vedere il paesaggio all'esterno del cubicolo.
La natura stava mutando sotto i suoi occhi ad ogni chilometro percorso, lasciando che gli scomodi sobbalzi divenissero solo il contorno di un viaggio dai connotati insoliti.
Il sottile strato di ghiaccio che ricopriva alberi e vegetazione circostante sembrava voler congelare tutto in attesa di tempi migliori, cercando di preservare la natura in attesa dello sbocciare della primavera e fornendo, nel mentre, uno spettacolo degno di nota.
In circostanze diverse, avrebbe potuto godersi tutto quello.
-Preparatevi a scendere. Tra poco saremo arrivati.-
Il lugubre tono di Piton sembrò decretare la fine dei giochi, estrapolandoli dal purgatorio che era stato fino a quel momento. L'unico a conservare una parvenza di composta esaltazione era Silente, gli occhi scintillanti vispi e attenti quasi si trovassero già in territorio nemico.
Dopotutto, si consolò Hermione, la sua presenza sarebbe stato l'unico conforto di quei giorni bui e troppo incerti per poter essere accolti col sorriso sulle labbra.










NdA:
Piccolo particolare che avevo totalmente dimenticato di inserire (grazie Laleith), questo settimo anno di Hogwarts non vede verificarsi gli eventi del libro. Silente è vivo e vegeto, Draco non ha ricevuto nessuna missione assassina e Voldemort è si tornato, ma non a pieno regime.
Enjoy!

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Capitolo 4
*** Senza paura ***




IV


Senza Paura









“Alone in the wind
and the rain you left me
it's getting dark darling,
too dark to see...
And i'm on my knees,
and your faith in shreds,
it seems...”
Mumford and Sons-Thistle and Weeds









“Preparatevi a scendere. Tra poco saremo arrivati.”
Dopo quella frase tutto si era svolto quasi a rallentatore, come se improvvisamente fossero diventati protagonisti di un sogno in bianco e nero dai tratti confusi.
Il cocchio si era impennato grazie ad un lodevole sforzo da parte dei cavalli, per risalire un tratto collinare piuttosto ripido e abbastanza sconnesso, tanto da far indugiare la mano di Hermione sulla bacchetta. E li era rimasta per tutto il resto del tempo, diviso tra l'osservazione del paesaggio esterno in perenne mutamento e il volto pallido di Malfoy, sempre più cupo e scontroso, tipico di qualcuno che avrebbe volentieri fatto dietro front dall'incresciosa situazione in un turbinio di insulti.
-Uno spettacolo degno di nota, non credete?-
La voce del preside scosse l'atmosfera mortifera all'interno del cocchio con l'assidua eleganza che la caratterizzava, stendendo un velo di calde rassicurazioni sopra una montagna di gelide insicurezze collettive. Hermione poteva sentirlo chiaramente il rumore assordante del nulla, dei pensieri che tutti tenevano ben stretti nelle proprie teste, a riparo da orecchie indiscrete. Sembrava che all'infuori di Silente, nessuno si fidasse di nessuno. Persino Malfoy evitava di incrociare lo sguardo di Piton.
-Vi consiglio di osservare il panorama.-
I cavalli avevano rallentato la loro corsa, ora divenuta poco più che un trotto al centro di una imponente strada sterrata e delimitata da grosse pietre dai riflessi argentati, troppo ammalianti per poterle credere vecchie rocce grezze. Il verde dei prati iniziava al di là di quella piccola muraglia, per poi proseguire sconfinato, a perdita d'occhio... almeno ad ovest della collina, perché guardando dalla parte opposta era possibile vedere l'inizio di una foresta dai tratti scuri e assai poco rassicuranti. Persino la loro foresta proibita non ne sarebbe stata all'altezza.
Pensieri incoerenti le si affollarono nella mente istante dopo istante, in cerca di spiegazioni logiche a sensazioni mai provate prima e che andavano ben aldilà del classico brutto presentimento. Ma quel tempo finì prima che potesse rendersene conto, nello stesso istante in cui i cavalli smisero di muoversi.
Il cocchio si era fermato e il piccolo portello, apertosi per magia, li invitava a scendere.

-Scendete, avanti.-
A fronte di una fissità di sguardo non esattamente onorevole, Piton si era sentito in dovere di smuoverli dalle loro posizioni sorprese e totalmente abbacinate.
Il massiccio portone davanti ai loro occhi era solo una piccola bocca d'entrata quasi insignificante, se paragonata al castello vero e proprio. La pietra lucida, identica a quella che delimitava il sentiero appena percorso, brillava di colori cangianti, come se tutta la costruzione fosse superficialmente percorsa da rigagnoli d'acqua invisibili.
Le torri svettavano alte, sovrastando il paesaggio con maestosità invidiabile e al tempo stesso dando l'impressione di dominare l'intera isola con la loro presenza. Finestre a volta, simili a grandi occhi adirati e indagatori, percorrevano l'intera superficie frontale del castello in linee geometriche dalla posizione strategica eccellente, trasmettendo il chiaro messaggio che nulla sarebbe mai sfuggito a chi vi fosse celato dietro.
Intimidatoria, poteva essere una definizione accettabile per l'intera costruzione.
Le mani ancora strette al portello della carrozza non erano sufficienti a scaricare la tensione che le attanagliava lo stomaco. Poggiare un piede a terra fu il massimo in cui poté cimentarsi prima di cadere in quello stato di catatonica ammirazione.
-Granger, sigilla la bocca, non facciamo la figura dei pezzenti.-
Lo sprezzo nella voce di Malfoy fu in grado di scuoterla quel tanto sufficiente a notare il suo volto, non meno sorpreso del proprio, seppur controllato da una vena di ferma decisione nel non esternare troppa ammirazione.
Tipico.
-Dovresti controllare prima la tua.- gli rispose fugace, tornando con lo sguardo al portone d'ingresso... rigorosamente chiuso.
-Entrambi controllerete il molesto comportamento a cui sembra siate soggetti dalla nascita.-
A volte, Hermione, si chiedeva per quale assurdo motivo Silente avesse scelto proprio Piton come suo braccio destro.
-Come vi ho detto, non è tempo di accoglienze ufficiali per noi.-
La cosa era piuttosto evidente.
Arrivati nell'anonimato più totale, sarebbero potuti cadere morti ai piedi dell'edificio e nessuno l'avrebbe notato.
-E ora?-
-Aspettiamo.-
-Cosa?-
La domanda di Malfoy ebbe presto una risposta concreta, incarnata in un forte cigolio affatto rassicurante e, a dire il vero, piuttosto sinistro.
Il tremito che percorse il terreno sotto i loro piedi avrebbe potuto far pensare ad una lieve scossa di terremoto, facilmente percettibile ma al tempo stesso innocua...
-Guardate.-
L'invito di Silente, un braccio teso davanti ai loro occhi, era chiaro.
Il portone, ruotando lentamente sui cardini, stava aprendosi in tutta la sua imponenza. Piccoli residui di pietre scalfite dal tempo e granelli di polvere vorticanti, stavano a dimostrare che quell'improvvisa cortesia non doveva essere stata usata a qualcuno da parecchi anni.
E solo allora, nella luce di quella gelida giornata, la scritta incisa nella pietra splendette al suo massimo.
Ante mare undae.
“Prima che il mare venisse al mondo.”
Il messaggio posto al di sopra dell'arco d'entrata era un segno indicativo di quanto prestigiosa fosse, o venisse considerata, Grimlore.
-Albus!-
-Odin!-
Una figura ammantata di nero li attendeva alla sommità della piccola scalinata che li avrebbe condotti all'interno della scuola, ennesimo pallido benvenuto di quella giornata.
La bianca figura di Silente li sorpassò velocemente, aprendo le danze dei saluti in un tumulto di sorrisi e abbracci che raramente era solito riservare a... be', chiunque.
-Muovetevi.-
I movimenti sibillini di Piton tendevano ad occultare la sua presenza, nonostante la ferma consapevolezza si trovasse alle loro spalle dall'inizio di quella bizzarra avventura. In ogni caso, l'invito fu colto con la consueta obbedienza, condita questa volta da una cauta attenzione ai dettagli.
Draco e Hermione non avevano potuto fare a meno di scambiarsi uno sguardo teso, nervoso, per la prima volta compagni e protagonisti di una situazione non in grado di metterli a proprio agio.
Subito, la Gryffindor notò quanto fosse singolarmente giovane il preside di Grimlore, un uomo il cui volto non rispecchiava nemmeno lontanamente gli anni che invece gli trapelavano dallo sguardo intenso, stanco, di chi aveva già visto troppe cose nella vita. E non necessariamente positive.
Solo la postura rilassata al di sotto del mantello sembrava smentire la sua prima impressione, sottolineando un corpo ancora in piena forma e singolarmente immobile, esattamente al limite della soglia d'uscita.
-Prego, entrate e seguitemi.-

Seguire quel bizzarro trio di maghi non era cosa particolarmente attraente, non quanto posare lo sguardo sui magnifici interni di Grimlore.
Mattone dopo mattone, la storia di quel posto prendeva piede nella mente di Hermione. Una storia del tutto inventata, irreale, ma che sembrava accordarsi perfettamente a ciò che vedeva.
Ogni finestra era abilmente coperta da una cascata di broccato color oro, perfettamente in tinta alle cornici dei quadri frapposti, in ordine sparso, tra le armature e le torce che illuminavano il cammino. Superflue, queste ultime, in giornate di sole come quella che li aveva insperatamente accolti, ma necessarie per mantenere la temperatura all'interno del castello quanto meno accettabile.
-Granger, muoviti.-
Non sapeva più da quanto tempo stavano camminando, e per il momento non le importava.
-Che tu sappia, è stata una strega a fondare Grimlore?-
-Cosa?-
Gli affreschi raffiguranti prodigiosi paesaggi naturali, ricoprivano la totalità del soffitto sopra le loro teste, ramificandosi in ogni corridoio a mo' di immensa piantina. Solo in alcuni punti la bellezza di tale spettacolo veniva meno, a causa di vecchie crepe nella pietra e dello sbiadire inesorabile del colore.
-Non credo sia il momento per una lezione di storia.-
Qualcuno doveva avergli affidato lo sgradito compito di guardiano, impossibile spiegare altrimenti la costanza con la quale le stava a fianco, seppur in possesso del suo consueto malumore.
-Era solo una curiosità.-
-Be' non ho Storia di Grimlore a portata di mano.-
-Esiste Storia di Grimlore?-
Afferrandola per un gomito, Malfoy la costrinse a tenere il passo con velocità sostenuta, tentando in ogni modo di impedirle superflue distrazioni. Facile, per lui, già in possesso delle conoscenze di base per orientarsi in quell'ambiente a lei sconosciuto.
-Da questa parte, ragazzi.-
Il richiamo di Grendel fu appena sufficiente a far scorgere loro il mantello di Silente sparire oltre un corridoio laterale, di più ampie dimensioni e sfociante in uno spazio circolare privo di vie d'uscita apparenti.
La luce aranciata, del tutto artificiale, che plasmava l'ambiente circostante, spinse Hermione ad alzare il volto in direzione del soffitto, dove una cupola in vetro zigrinato sembrava proteggerli dal sole stesso. Eppure, come in ogni altro ambiente attraversato fino ad allora, anche in quel luogo non vi era la minima traccia di autentico calore.
-Circa tre secoli fa.- spiegò Grendel -Il Preside in carica tentò di riprodurre una pioggia di fuoco, fittizia naturalmente, utilizzando lo stesso incantesimo applicato nella vostra... sala grande? Dico bene Albus?-
-Assolutamente.- assentì Silente.
-Ecco bene, diciamo che il risultato fu quanto mai deludente, e mortale, per lo stesso preside. Carbonizzato in pochi istanti. Riuscirono a bloccare il fuoco con un incantesimo congelante e ad arginarlo creando la cupola.-
-Non sarebbe stato più semplice... spegnere le fiamme?-
Quel barlume di raziocinio, a seguito di una storia improbabile, le valse la prima vera presa di considerazione da parte di Odin Grendel.
Gli occhi castani del direttore la scrutarono per qualche attimo, in modo quasi clinico, analizzandola come se vedesse un essere umano per la prima volta. La fronte corrucciata gli fece assumere l'aspetto di un uomo più maturo, mentre gli zigomi prominenti e i capelli scuri, tra cui non spiccava nessun apparente filo bianco, mandavano il messaggio opposto.
-Certo che no.- Rispose l'uomo, distogliendo lo sguardo dal suo volto e attirando l'attenzione generale sopra le loro teste. -Questo è un monumento che tiene costantemente in vita la memoria di quell'uomo.-
-Oh. Qual'era il suo nome?-
-Il suo nome è andato perso nel tempo, cancellato dai suoi successori. Non aver saputo applicare un incantesimo di così semplice portata ha avuto il suo prezzo.-
Sconcertata e del tutto a corto di parole, Hermione non seppe cosa replicare a fronte di quella rivelazione. Solo un pensiero le balenò in mente.
“Ad Hogwarts non sarebbe mai successo”.
-Esiste qualcosa in grado di farti stare zitta, Granger, sono sconcertato.-
-Sono io ad esserlo!-
-Per cosa? Perché quel tizio è morto o perché nessuno ricorda il suo nome?-
-Sono sconcertata perché a nessuno è importato ricordare quel nome.-
Il suo moto di genuina indignazione non sembrò del tutto privo di senso nemmeno a Malfoy, limitatosi ad osservarla con sguardo accondiscendente ma non infastidito, giudicandola molto probabilmente un'ingenua.
-Credo proprio che mi annoierai con i tuoi buoni principi per tutto il tempo della nostra permanenza.-
Avrebbe preferito sentirsi dire qualcos'altro, Hermione, incapace di cogliere positivamente quella che aveva tutta l'aria di essere una profezia.
-Avremmo modo di parlare meglio nel mio ufficio. Prego.-
Il tono rilassato di Grendel non dava ad intendere alcun tipo di rimprovero. Al contrario, il cordiale sguardo di Piton li invitava a cessare qualsiasi discussione stesse avendo luogo tra loro, per raggiungerli e assecondare il volere del Preside ospitante. E come due animali domestici bene addestrati, lei e Malfoy obbedirono all'istante.
-Arrivare al mio ufficio è molto semplice.- spiegò il Preside. -Dovrete attraversare il muro con decisione e senza paura, solo così riuscirete a superare il varco.-
Detto fatto, all'uomo servì un semplice passo avanti per sparire oltre la barriera di mattoni.
-Per voi sarà come oltrepassare il passaggio che vi porta al binario nove e tre quarti.- li rassicurò Silente. -E ricordate, senza paura.-
Il sorriso dell'uomo scomparve oltre quel passaggio con estrema facilità, portandosi via tutta la sicurezza capace di infondere.
E per ultimo, Piton, si sentì in dovere di chiarire le regole che caratterizzavano l'incantesimo.
-Ovviamente, se sarete pervasi dal minimo senso di vago timore, riuscirete nella straordinaria impresa di finire in infermeria a causa della collisione. E di conseguenza, non riuscirete ad entrare.-
Una manciata di secondi e scomparve anche lui, così come gli altri. In un battito di ciglia.
-Mi sembra di capire... non sia esattamente l'incantesimo che regola il passaggio al binario nove e tre quarti.-
-Paura, Granger?-
-Affatto.-
Una piccola bugia in nome dell'orgoglio non aveva mai ferito nessuno. Fino a quel momento.
-Bene. Perché io vado.-
-Non credo. Vado prima io.-
Una spinta, uno sguardo di famigliare sufficienza uguale a tanti altri, ed era fatta. Era passata.

-Sedetevi, prego.-
L'ufficio di Odin Grendel era certamente degno di nota, troppo grande per una sola persona e troppo ingombro di cianfrusaglie perché potesse ospitarne altre.
Montagne di libri minacciavano di cadere sopra le loro teste, accatastati l'uno sull'altro senza cura apparente e incredibilmente vicini a formare vere e proprie costruzioni metropolitane. Uno spettacolo di inusuale bellezza, per Hermione, pari ai dipinti appesi alle pareti e raffiguranti paesaggi fantastici, di mondi mai realmente esistiti o narrati solo nelle favole. Magiche, ovviamente.
Tutto il resto era catalogabile come ciarpame di dubbio gusto, dal telescopio evidentemente datato ed inutilizzabile, alle ammaccate bottiglie di pozioni... molto probabilmente evaporate.
Solo la forma circolare della stanza aiutava a rendere l'ambiente più imponente di quanto in realtà non fosse, chiudendosi sopra le loro teste in un complicato assemblarsi di specchi.
Fra quella massa di forme e colori, doveva esservi riflessa anche lei. E Malfoy, Piton, Silente... Grendel stesso. Ma nulla appariva, tutto era confuso e molto più simile ad una tela di Picasso. Impossibile scorgervi nitide forme umane, ma solo immagini sbiadite di persone diverse e accostate per sbaglio.
-Dunque, immagino che non tutte le vostre domande abbiano trovato risposta, oggi.-
-Per la verità... affatto, signore.- dichiarò Hermione, non senza una punta di disagio.
-Lo immaginavo.- annuì l'uomo -Io stesso ho chiesto ad Albus la massima riservatezza sui motivi di questo viaggio, almeno fino a quando non foste arrivati a me in carne e ossa.-
Silente si trovava alle spalle di Grendel, in disparte e apparentemente impegnato in un'accurata ispezione di una vecchia armatura arrugginita. Sarebbe stato facile scambiarlo per un vecchio strambo e noncurante, se solo non lo avessero conosciuto come uno dei più potenti maghi  esistenti al mondo. Anche se probabilmente Malfoy era in grado di pensare una cosa simile in qualsiasi momento e con particolare evidenza.
-La scusa dello scambio culturale, o in qualsiasi altro modo vogliate chiamarlo, è stata quasi convincente.- concesse Malfoy -Suppongo ora vogliate dirci di più.-
Totalmente padrone di una educata franchezza del tutto inedita in lui, lo Slytherin aveva espresso ciò che persino Hermione non aveva avuto il coraggio di ammettere a voce alta e di fronte ad un pubblico di una certa importanza.
Anche Piton sembrava appoggiare quello sfoggio di matura e diplomatica franchezza, osservando il suo pupillo con una vena di inconfondibile orgoglio.
-In difesa di questa iniziativa, permettetemi di dire che mi aspetto grande impegno da entrambi voi per aprire gli occhi ai miei ragazzi.- esordì Grendel -I nostri programmi di studio sono diversi dai vostri, da un certo punto di vista persino più arretrati, e in tempi come questi nessuno può permettersi un tipo di sicurezza di sé così spavalda.-
L'espressione granitica di Malfoy e lo sguardo cupo di Piton furono sufficienti ad alimentare la tensione che, in modo del tutto naturale, seguì quelle parole.
“Tempi come questi”. Già, era così che si definivano i tempi duri, più bui di quanto non fossero stati in passato e protagonisti di una calma irreale del tutto fasulla.
-Siamo una scuola antica, ricca di storia, e colma di giovani, talentuosi maghi. Prosperiamo su quest'isola da secoli, accettando solo la presenza di maghi o streghe purosangue, tutto per preservare la nostra discendenza. Almeno, questo era il volere di ogni preside precedutomi da oggi alla creazione di Grimlore...-
-Ma lei vuole cambiare le cose.-
-Esattamente, signorina Granger. Sfortunatamente, solo una piccola parte degli studenti e del consiglio stesso dei genitori si trova in accordo con le nuove disposizioni. E questo, per me, è un problema.-
Mettere in luce il semplice fatto che un preside avesse potere assoluto, in quel caso sarebbe stato superfluo. Sapevano tutti molto bene quanto potesse spingersi oltre l'ostracismo di uno sparuto gruppo di maghi e streghe ben legati a tradizioni passate, persino Silente stesso poteva vantare qualche esperienza di fastidiosa intromissione da parte di terzi nella gestione di Hogwarts.
-Vedete, la vostra presenza a Grimlore è stata giudicata inopportuna e offensiva.- spiegò Grendel. -Il cambiamento non viene accettato perché nessuno si è mai disturbato di prenderlo in considerazione. Oltretutto, domani si terrà la cerimonia commemorativa in onore del precedente preside, Lawrence Oz, uomo estremamente rispettato e di un certo rigore. Molto legato alle tradizioni del passato.-
-Credevo che la cerimonia commemorativa si fosse svolta giorni fa... in modo da portare il lutto per un mese esatto.-
Severus Piton si mostrava estremamente informato dei fatti.
-Il lutto si porterà solo per una settimana. Un altro mio recente cambiamento, non particolarmente gradito.-
Era chiaro che, in quel preciso istante, Lawrence Oz si stesse rivoltando nella tomba.
-Sembrerebbe una pessima scelta, quella di farci venire qui in questo momento.-
-Al contrario, Malfoy. E' il momento migliore per dare inizio al cambiamento. Voglio che li incuriosiate, voglio che vedano altri mondi, oltre Grimlore, voglio che intravedano anche solo una parte di quello che si stanno perdendo. E voglio che imparino ad accettare persone diverse da loro.-
Lo sguardo cadde inevitabilmente su Hermione, unica Mezzosangue nel raggio di diversi chilometri.
-Lei li vuole pronti nel caso la guerra approdasse a Grimlore.-
-Draco.-
Ma fu come se Piton non avesse parlato.
-Se riuscissimo in questa iniziativa, noi saremmo il vostro unico contatto con il mondo esterno. Voi sareste un potente alleato, e noi una solida protezione da ogni potenziale minaccia.-
L'ombra di Voldemort aleggiava tra di loro già da un pezzo, mai nominata e relegata a lontano spauracchio contro cui sarebbe stato prudente intraprendere precauzioni di vecchio stampo.
-Bene.- si schiarì la voce Grendel. -Non potrei certo negare una precisa descrizione dei fatti come la sua, Malfoy, quindi non lo farò. Ammetto che questo è uno dei motivi principali per cui siete qui.-
La subitaneità di quell'ammissione lasciò Hermione preda di una sorpresa inaspettata, scatenando in lei congetture ben diverse da quelle che avrebbero potuto prendere forma nella sua mente solo pochi minuti prima.
-Uno, dei motivi?- chiese, Hermione, sempre più diffidente e conscia che i contorni della storia si stessero delineando in modo spaventosamente chiaro, ma non definitivo.
-Esattamente. Io e il vostro preside abbiamo argomenti importanti di cui discutere.-
Nessuna domanda uscì dalle loro bocche, abbastanza esperti di situazioni di quel tipo per capire che qualsiasi dimostrazione di curiosità sarebbe stata controproducente.
Harry e Ron non avrebbero capito, insistendo fino a farsi sbattere fuori da Piton... ma lei avrebbe agito diversamente. In modo produttivo.
Una linea difficile da seguire, ma abbastanza sicura.
-E... prima di lasciarvi ai vostri argomenti importanti, cos'altro potete dirci?-
-Che i vostri bagagli sono nelle stanze a voi assegnate.- prese la parola Silente. -E così i libri di testo utilizzati qui a Grimlore. Manterrete le vostre uniformi, e i vostri insegnanti di riferimento, per qualsiasi perplessità, saranno il professor Piton e il Professor Arkell.-
Il silenzio che seguì quell'ultima frase fu accompagnato da un'indecisione comune, la classica perplessità che nasceva di fronte ad un invito posto tra le righe.
-Potete andare, ora.-
Il congedo di Grendel pose un chiaro significato all'invito di Silente, concludendo una conversazione sin troppo breve, per i gusti di Hermione.
-Aspettatemi di sotto.- li ammonì Piton, in un chiaro ed inequivocabile invito a non osare mettersi nei guai.



-E' tutta colpa tua, Malfoy.-
-Che vuoi dire?-
Il disinteresse di quella domanda non poteva essere ignorato in alcun modo, lasciandole intendere che la mente dello Slytherin fosse lontana mille miglia da lei e i suoi rimproveri.
Ma non per questo avrebbe desistito.
-Che oltre ad essere una persona priva di tatto e della minima educazione, hai tirato in ballo un argomento delicato in modo troppo... irruento. Non dovevi essere così...-
-Sincero?-
-Già.-
Era così sbagliato quell'inizio di conversazione.
-Volevo dire...- si corresse Hermione. -Che nonostante fosse lampante ci fosse qualcosa sotto, avresti dovuto giocare d'astuzia e aspettare.-
-Aspettare cosa?-
-Proprio non capisci.-
Sinceramente confuso, era evidente non cogliesse il punto della situazione.
-Aspettare il momento migliore per fare domande e ottenere risposte. Magari a Piton, non sei il suo pupillo? Ma certamente non parlare a quel modo ad un preside che non è il nostro. Ci hanno praticamente sbattuti fuori!-
-E secondo te, perché lo hanno fatto?-
Sfilandosi il mantello dalle spalle, Malfoy lo fece cadere ai suoi piedi in un tonfo di morbida lana, troppo costosa per meritare quella fine ma abbastanza morbida e pulita da servire alla causa.
Sedendovici sopra e poggiando la schiena contro la fredda parete alle sue spalle, prese a osservare la singolare cupola di fuoco sopra le loro teste, ricordando a Hermione la triste storia raccontatale solo pochi minuti prima dal preside Grendel.
-Perché affrontare la situazione di petto con chi ha il potere di metterti alla porta, può sembrare una sfida.-
-Errore.- ghignò Malfoy, lasciando ricadere il capo all'indietro. -Li ho solo preceduti. Ti illudi se credi ci avrebbero detto qualcosa di più. E ora sappiamo che Silente e Grendel hanno altri affari di cui parlare.-
-Ottimo lavoro, Sherlock.-
-Cosa?-
-Nulla.-
Camminando nervosamente a vuoto, Hermione imparò ben presto a memoria ogni imperfezione del pavimento che, ostinata, continuava a fissare passo dopo passo.
Le braccia ripiegate dietro la schiena e lo sguardo fisso nel vuoto, continuava a pensare alla situazione in cui Silente stesso l'aveva invischiata, appoggiandosi all'incrollabile fiducia in lui riposta e convinta che Malfoy stesse ingigantendo un problema di proporzioni non così catastrofiche.
-Smettila, Granger.-
-Cosa?-
Interrotto il filo dei suoi pensieri, Hermione guardò Malfoy osservarla con fare seccato.
-Smettila di camminare.- precisò. -Sei fastidiosa.-
-Mi hai appena dato un buona ragione per percorrere diversi chilometri all'interno di questa stanza.- sorrise lei.
-Seccatrice Mezzosangue.-
Un insulto che da molti anni a quella parte non si era più premurato di pronunciare a bassa voce. Per la precisione, da quando l'aveva vista piangere la prima volta a seguito di esso.
-Non farmi precisare quello che sei.-
-Mangiamorte? Puoi dirlo. Non ti farò una fattura.-
-Io intendevo stupido.- ammise lei. -Inoltre mi sembra inopportuno scherzare su un argomento a cui siamo chiamati a rispondere seriamente.-
Il rischio che Grimlore venisse presa di mira da Voldemort e i suoi seguaci non era ipotesi da scacciare a cuor leggero. Non quando le piccole e potenti fonti di potere potevano vantare un vantaggioso isolamento dalla società.
-Se Grendel avesse avuto un sentore di serio pericolo, avrebbe contattato Silente molto prima. Raggiungendolo a Hogwarts, se necessario.-
La risata di Malfoy rimbombò tra le mura di quella singolare stanza colpendola da più punti diversi, imprevedibile e impossibile da evitare.
-Merlino. Che questo sia davvero l'unico argomento di cui non conosci i dettagli?-
Non era nemmeno lontanamente divertito, troppo impegnato a guardarla e ridere della sua miseranda fede nella giustizia.
Si alzò di scatto, facendole fronte con sguardo serio e inflessibile, di qualcuno che avrebbe aperto bocca assicurandosi di risultare estremamente chiaro. A qualsiasi costo.
-Non ho ancora capito quale strana similitudine tu possa aver notato tra Grimlore e Hogwarts, ma dimenticala all'istante. Sono solo fantasie.-
-Che vuoi dire?-
-Odin Grendel è preside di questa scuola da qualche anno, troppo poco tempo per aver avuto l'opportunità di consolidare il suo potere. I genitori degli studenti gli sono contro, e non meno i loro figli. Se credi che lui abbia libertà di lasciare il castello a suo piacemento... be', ti sbagli.-
Confusa e certa di aver male interpretato le sue parole, Hermione si lasciò sfuggire dalle labbra un riso soffocato.
-Scherzi, vero?-
-Affatto.-
-Vuoi dire che non può lasciare il castello?-
-Al contrario, può farlo in qualsiasi momento.- l'assicurò Malfoy. -Ma rientrare potrebbe essere un problema. Un incantesimo, una fattura... qualsiasi cosa.- E osservando il suo sguardo scettico si premurò di aggiungere -Non essere amati comporta dei rischi, Granger. Rischi che vanno al di là della tua comprensione.-
Il riso sarcastico che accompagnò quell'ultima precisazione era solo un altro fiotto di acido che si sentiva in vena di lanciarle contro, probabilmente troppo stanco per rivolgerle i soliti insulti di sempre.
-Non credo tu possa sapere cosa, esattamente, sia al di là della mia comprensione.-
Ripetersi mentalmente che non avrebbe dovuto prenderlo a pugni, di nuovo, stava diventando un pensiero ricorrente.
Un pensiero immediatamente sostituito dall'immagine di Odin Grendel, in piedi sui gradini di Grimlore, fermo ad attenderli esattamente sul ciglio del portone. Non aveva mosso un passo per andare loro incontro, anzi, era stato Silente a precipitarsi per primo.
Avvertendo Malfoy allontanarsi e riprendere il suo posto ai piedi del muro, Hermione cercò di dominare il fiotto di domande che sapeva le sarebbe venuto alla bocca.
Indecisa anche solo se voltarsi a guardarlo o meno, prese a gironzolare attorno alla stanza come un leone in gabbia, alzando di tanto in tanto lo sguardo al soffitto, o meglio, alla cupola di fuoco. L'aveva soprannominata così quasi immediatamente dopo aver appreso l'assurda storia del preside responsabile di quello sfortunato spettacolo.
-Come fai a sapere tutte queste cose?-
Non aveva resistito più di qualche minuto, considerò, davvero a disagio nella situazione di dover chiedere informazioni a Malfoy.
Risposte che, in tutta evidenza, non aveva intenzione di darle.
Nervosa e in parte sconfortata dall'intera situazione, il suo sguardo si concentrò sui guizzi di luce sopra la sua testa, appena visibili oltre il vetro di protezione. Era necessaria grande concentrazione per notarli, socchiudendo gli occhi fino a farsi venire una dose preoccupante di rughe in fronte.
-Perché non rispondi?- chiese distrattamente, impegnata a girare su se stessa nel seguire una serpentita di fuoco impazzita, all'interno di quella massa opaca.
-Perché non sono affari tuoi.-
La risposta di Malfoy venne registrata solo da una parte del suo cervello, come se avesse parlato da un posto molto lontano.
Aveva caldo.
Si rese conto di essere sul punto di cadere quando in realtà si trovava già con le ginocchia a contatto del pavimento ardente, senza avere idea di quando e come fosse successo.
Gocce di sudore le imperlavano il volto e il corpo intero, lasciandola quasi soffocare nella lana che l'avvolgeva e facendole desiderare di avere almeno tre strati di vestiti in meno.
Lo sguardo annebbiato le permise di vedere la confusa sagoma di Malfoy china su di lei, intento a muovere le labbra in parole senza senso e cercando di sollevarla dallo stato di svenimento al quale si stava abbandonando.
Non che fosse facile, reagire...
A dire il vero, non lo era affatto. E molto prima che i suoi occhi potessero registrare altro, l'oscurità totale l'avvolse, dandole un senso di pace e tranquillità a cui non tentò minimamente di opporsi.



***




Il moto convulso delle gambe e la sensazione di stare precipitando la svegliarono.
Lo sguardo ancora appannato dall'incoscienza in cui era caduta non le permetteva di essere vigile quanto avrebbe voluto, lasciandola inerme a chiedersi dove fosse finita.
-Ben svegliata.-
Il movimento repentino della testa risvegliò un dolore acuto non del tutto sopito, che ancora non si era resa conto di provare. Stordita, Hermione soffocò un gemito di puro fastidio, cercando di ritrovare lucidità.
-Calma, cerca di non agitarti.-
La luce divenne improvvisamente soffusa, mentre un braccio sottile le scivolava attorno alle spalle, sollevandola delicatamente per qualche secondo e facendola riadagiare su un soffice cuscino di piume.
-Meglio?-
La voce sconosciuta che aveva creduto di udire nei suoi deliri s'incarnò in una giovane ragazza bionda, dall'apparenza acerba e delicata, vestitasi da infermiera per una qualche festa mascherata. Le labbra rosse e i capelli biondi, quasi bianchi, creavano uno strano contrasto su quel piccolo viso dall'aria inesperta, di chi avesse voluto indossare per un giorno i panni di un adulto.
-Riesci a parlare?-
-...si.-
La voce insolitamente roca tradì un secondo di incertezza.
-Si, va meglio o si, riesci a parlare?-
-Entrambi.-
-Bene.-
Nel tentativo di alzarsi e poggiare la schiena contro il cuscino, una pezzuola bagnata e ormai tiepida le cadde in grembo, lasciandola a riflettere su quanto successo.
Doveva essere rimasta incosciente per un po'.
Distratta, lasciò vagare le dita sulla fronte umida, analizzando l'estetica della stanza con interesse.
La carta da parati dorata portava incisi rilievi di alberi massicci, alti quanto le pareti della camera e sfocianti nel soffitto in arabeschi di foglie delle più svariate dimensioni, dando l'illusione che la stanza fosse rinchiusa in una piccola e calda bolla naturale.
I massicci letti a baldacchino erano solo l'ennesimo tocco d'imponenza, quattro in totale, cesellati alla perfezione e raffiguranti una serie di piccole ninfe su ogni colonna, a malapena coperte dal broccato che vi scendeva attorno e utilizzato per creare quel minimo di privacy all'interno di una stanza normalmente abitata da almeno due coppie di ragazze.
-Tieni, bevi.-
Un bicchiere d'acqua entrò nel suo campo visivo, ghiacciato al tatto e colmo quasi sino all'orlo.  Hermione lo afferrò con gratitudine per goderne ogni sorso, placando istantaneamente il bruciore alla gola e il dolore alle tempie.
-Grazie...-
-Mirie.- si presentò la ragazza. -Aiuto l'infermiera della scuola.-
Sedutasi sul bordo del letto, Mirie le prese il polso con mano esperta, lasciando che i secondi passassero e che il battito la sincerasse delle sue condizioni, per poi passare a sentirle la fronte. Lo sguardo rilassato della ragazza tranquillizzò Hermione, ancora confusa su quanto accaduto.
-Che mi è successo?-
-Cosa ricordi?-
-Non molto.- ammise Hermione. -All'improvviso ho iniziato ad avere molto caldo... credevo di soffocare. Mi ha letteralmente sopraffatta.-
-Ti girava la testa?-
-Forse... non ricordo con precisione, mi dispiace.-
-Non dispiacerti.- le sorrise Mirie. -Stavi male, i vuoti di memoria in questo caso sono accetabili. Ad ogni modo, credo si tratti di semplice stanchezza aggiunta allo stress del viaggio. Troppe novità, troppo movimento... succede.-
Hermione annuì convinta, sentendosi già molto meglio e pronta ad alzarsi, certa che la giornata non fosse finita.
-Che ore sono?-
-E' quasi ora di cena. Se te la senti, non c'è nessun motivo per mancare.-
Il brontolio allo stomaco si fece sentire prepotente, spingendola ad assentire con determinata convinzione.
-Bene. Ti ho dato una leggera pozione per il dolore alla testa e alla gola, dovresti essere in grado di goderti il banchetto e la presentazione. Se può farti sentire meglio, non durerà molto. Potrai tornare presto in camera e conoscere le tue compagne.-
Lo sguardo di Hermione tornò agli altri letti nella stanza, uno accanto al suo e gli altri di fronte a lei, considerando che non sarebbe stata sola.
-Mentre ero svenuta, è entrato qualcuno?-
-Solo Silente.- la rassicurò l'infermiera, accendendo il camino. -L'accesso alla stanza è stato temporaneamente limitato alle altre ragazze.-
Perfetto, un ottimo modo per introdursi nella vita quotidiana delle sue future compagne di stanza senza troppi fastidi.
-Bene, posso lasciarti ora.- le sorrise Mirie, avvicinandosi alla porta. -Hai almeno un'ora di tempo per prepararti, il ché significa che puoi approfittare del letto ancora per un po'.
-Grazie.-
-Di nulla. E buona fortuna, Hermione.-
I suoi riflessi non dovevano ancora essere ottimi. Infatti, solo quando la porta si chiuse alle spalle della bionda, la Gryffindor si rese conto di non essersi mai presentata.

La parte di camera a lei destinata era vuota e impersonale, ben diversa dai tre letti che la circondavano. Seppur ordinati, la sensazione che qualcuno sarebbe rientrato presto per prendervi qualcosa di dimenticato era palpabile.
I bauli erano chiusi malamente, lasciando trapelare orli di vecchi mantelli o bordi di libri ormai rovinati, mentre le scrivanie erano ingombre di calamai mezzi vuoti e pergamene sporche, libri ammucchiati in traballanti pile sin troppo alte, piume dalla punta spezzata e guanti o sciarpe, a scelta della specifica scrivania.
Non aveva osato avvicinarvisi, Hermione, sentendosi un'estranea in quell'ambiente a lei sconosciuto e limitandosi ad osservare da lontano ogni caratteristica della stanza, prendendone nota in silenzio.
E con chi avrebbe potuto parlare? Grattastinchi era rimasto ad Hogwarts molto volentieri, ancora ricordava la diffidenza nei suoi occhi mentre lei preparava il baule. Il messaggio era chiaro.. “non provare ad infilarmici”.
Sospirando e toccandosi di nuovo la fronte in cerca di un calore inesistente, Hermione si sentì pronta a lasciare la stanza nell'esatto momento in cui qualcuno bussò alla porta.
Due colpi decisi e al tempo stesso discreti, facili da attribuire al vecchio mago che era venuto a farle visita.
Silente.
Aveva saputo che era lui ancora prima di aprire la porta, ricordando i molti racconti di Harry che vedevano Silente al suo fianco dopo ogni avventura che richiedesse una visita in infermeria e di cui, d'altronde, lei stessa era stata testimone.
-Signorina Granger, ti vedo in ottima forma.-
A volte le dava del tu, a volte del lei...
Questo era uno di quei momenti in cui la roca voce dell'anziano Preside esprimeva preoccupazione e incoraggiamento misti a una vena di impercettibile sollievo. Tutto andava bene.
-Lo sono. Dopotutto, credo fosse solo la stanchezza del viaggio.-
-Sei assolutamente sicura, di sentirti meglio?-
-Certo.- annuì Hermione, sorridendo e muovendo leggermente le spalle, quasi fosse una garanzia la giovialità simulata del doversi presentare a cena. -L'infermiera mi ha dato una pozione per il dolore alla testa e alla gola, non c'è altro.-
E Silente dovette crederle sulla parola. Non si era preso il disturbo di entrare in camera, al contrario, era rimasto a scrutarla sulla soglia, quasi potesse individuare malesseri fisici con un semplice sguardo.
-Bene, Hermione. Ma nonostante le mirabili cure della nostra giovane infermiera, ti pregherei di utilizzare prudenza e non agitarti troppo questa sera.-
Il suo assenso arrivò automatico, ben prima di porsi domande agitate sull'imminente serata, lasciandola già più agitata di quanto non avrebbe dovuto essere. Ma il Preside le credette, o finse di farlo, sorridendo rassicurante e facendo un passo indietro, invitandola a farsi strada.

Silente la scortò in silenzio fino a quello che doveva essere il piano terra dei dormitori femminili, uno spazio ampio e riscaldato da un camino acceso, arredato nei toni sobri del celeste pallido, ricco di poltrone e sedie solitarie sparse per la stanza senza un ordine preciso. Un grande divano dominava il centro della stanza, mentre la mobilia vera e propria era stata accatastata contro le pareti, dando l'idea che in quella stanza fosse stato da poco tenuto un concilio.
Inoltre, Hermione poté notare che a differenza dei piani superiori, in cui porte e scale rimandavano a diversi nuclei di camere, il pian terreno si rivelava essere una semplice zona di svago.
-Questa è solo una parte dei dormitori femminili.- le spiegò Silente, dirigendosi verso la porta d'uscita. -Le altre ragazze usufruiscono degli alloggi presenti all'ultimo piano, nell'ala ovest del castello.-
La Gryffindor annuì, assimilando ogni nuova informazione come se si trattasse di una nozione di storia, pensando che qualsiasi cosa le sarebbe stata utile per aiutarla a comprendere quel nuovo ambiente.
-Signorina Granger, bentornata tra noi.-
Il cordiale saluto di Piton era totalmente privo di calore, riuscendo, anzi, a farlo sembrare incredibilmente soddisfatto in merito a qualcosa che non avrebbe dovuto riguardarlo. Almeno, non da vicino.
-Vogliamo andare?-
Non attese una risposta, ma solo la presenza di Silente al suo fianco, iniziando una fitta conversazione a capo chino e voce bassissima.
Il corridoio deserto aveva un ché di innaturale, nessuna scuola era fatta per quel silenzio, lasciando Hermione a guardarsi furtivamente attorno e a tentare di capire perché Malfoy chiudesse il gruppo a diversi passi di distanza da loro.
Il suo mutismo era stato apprezzato, ma ora la figura dello Slytherin iniziava ad inquietarla. In più, non si fidava nell'averlo alle spalle.
Dopo essersi voltata un paio di vole per controllare la sua posizione, Hermione si fermò nel mezzo del corridoio il tempo necessario a farlo avvicinare, riprendendo il cammino non appena Malfoy fu due passi avanti a lei.
Un mondo in cui si potesse controllare Draco Malfoy, era un buon mondo.
-Hai paura che ti affatturi, Granger?-
-Affatto.-
-Allora non ti dispiacerà lasciarmi indietro.-
E facendo il suo stesso gioco, si lasciò superare di un paio di passi, camminando dietro di lei come una guardia dalla presenza fastidiosa.
-Lo stai facendo di proposito?-
-A fare cosa?- chiese lui, con la finta innocenza di sempre.
-A farmi innervosire.-
-Oh, no. Mi viene del tutto naturale, Mezzosangue.-
A tratti, le loro conversazioni avevano un ché di stantio, come quelle di due anziani troppo vecchi per ricordare parole o frasi intere pronunciate pochi attimi prima.
Ma loro non erano due anziani maghi, sapevano quel che dicevano. Ricordavano. E lo facevano di proposito.
Dopotutto, che altro avrebbero potuto dirsi, proprio loro due?
Accellerando il passo, fu più vicina a Silente e Piton di quanto non lo fosse stata prima, sentendoli sussurrare frasi troppo confuse per poterne capire il senso. Alle sue spalle, Malfoy continuava la sua placida passeggiata, assai rilassato e in dovere di far sentire il suo malcontento con sospiri che fino a quel giorno avevano avuto il solo scopo di incastrare Madama Chips in degenze forzate.
Pochi minuti e sfociarono nel mezzo del corridoio principale, alla cui estremità le porte della grande sala da pranzo rimanevano spalancate, lasciando che i rumori di stoviglie e le voci di centinaia di ragazzi  e ragazze si mescolassero tra loro, giungendo alle loro orecchie come avvertimento.
Piton e Silente si erano fermati ad attenderli, invitandoli ad avvicinarsi e disporsi in una piccola fila ordinata, quella che Malfoy aveva diligentemente mantenuto per tutta la marcia.
Inconsciamente, Hermione serrò le labbra in una linea retta, alzando le spalle e preparandosi a quello che per lei non era altro che un bagno di folla in mezzo ad estranei.
Le sale grandi erano tutte uguali, spaziose e imponenti, mentre erano le facce a fare la differenza. Le persone cambiavano tutto e, fino a quel momento, nessuno le aveva fatto una grande impressione perché nessuno si era curato di loro.
L'essenza delle parole “ospite non gradito” doveva essere quella.
-Ancora non sei entrata, Granger. Cerca di apparire amichevole.-
Un suggerimento inutile, il suo. Più impostato di lei, il volto deformato in una vera e propria espressione arcigna, di chi fosse perfettamente al corrente di cosa li attendesse, Malfoy prospettava davanti a sé una serata dai pessimi risvolti.

















NdA:
Ante mare undae in realtà non è altro che il motto della famiglia Rochechouart, di cui faceva parte una delle amanti di Luigi XIII: Athénais de Montespan.
Mi sembrava perfettamente calzante al posto in cui ho catapultato quei due poveri disgraziati.





Gli aggiornamenti di Fools riprenderanno i primi di gennaio. Il file della fic si è danneggiato, quindi posso dire ufficialmente di non avere capitoli pronti da postare. Sto rodendo da morire, sappiatelo, quindi mi prenderò tutto dicembre per riscrivere ciò che ho perso e possibilmente mettermi avanti con i capitoli. Non è esattamente il regalo di natale che speravo di farvi, ma che dire... la tecnologia è una *bip* e mi ha fregata di nuovo.

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Capitolo 5
*** “Bentornato”, Malfoy ***



V


“Bentornato”, Malfoy











Il tempo cura tutto,
meno la verità.
Carlos Ruiz Zafón






-Come ben saprete, quest'anno Grimlore sarà testimone di un'iniziativa fortemente voluta dall'intero corpo insegnante e, naturalmente, da me stesso. E' desiderio comune che la nostra scuola possa integrarsi tra i più rinomati istituti europei, e che voi stessi siate testimoni di realtà magiche ben lontane e diverse dalla nostra. Tutto ciò sarà possibile se voi per primi sarete in grado di aprirvi ad una visione del mondo della magia, più moderna e ampia di quanto ci venga concesso ammirare qui a Blackwood.
Ogni singolo studente, sarà quindi chiamato al confronto. Confronto con se stesso, con i suoi compagni, con ciò che di sconosciuto incontrerà sulla sua strada.
Le vostre conoscenze saranno sfidate, così come il vostro livello di comprensione e adattamento a nuovi livelli di magia e a diversi stili di vita.
Se accettare o meno la sfida, sarà una vostra scelta. Una libera, scelta. Non ci saranno limiti di età, streghe o maghi che siate, se vi offrirete volontari sarete accettati.-
Odin Grendel sapeva come catturare l'interesse delle persone.
Centinaia di giovani maghi e streghe pendevano dalle sue labbra, cercando di decifrare il vero senso delle sue parole e riflettendo su cosa avrebbe comportato per loro in quanto comunità.
Nessuno sembrava felice, o anche solo ridicolmente divertito, lasciando invece trapelare una cauta voglia di saperne di più.
-Quanti di voi si offriranno a questa impresa, verranno scelti da un giudice imparziale, soggetto alla propria e unica volontà.-
Il mormorio di sottofondo alle sue parole non fece che propagarsi lungo tutta la sala, di studente in studente, fino a culminare in commenti irrisori e risate ben lungi dall'essere trattenute, lasciando trasparire chiaramente cosa ogni ragazzo o ragazza pensasse del cappello parlante.
-Non è possibile.- soffiò Hermione, guardando incredula la sedia apparsa al centro della sala, recante il vecchio cappello come unico occupante.
Apparso dal nulla, tra tavoli e sedie di studenti ignari del suo potere, l'indumento stonava platealmente con l'atmosfera altezzosa del luogo.
-Magnifico, ora si che ci prenderanno sul serio.-
-Il cappello parlante è un cimelio prezioso per Hogwarts, Malfoy.- lo redarguì Hermione.
Insieme, i due occupavano una posizione privilegiata all'interno di quella plateale presentazione, riuscendo così ad avere una panoramica generale di sconfortante realtà.
-Non un'altra parola, voi due.- li gelò Piton, ritto di fianco a loro e intento a scrutare la folla di studenti come se stesse osservando infime formiche operaie.
Odin Grendel si alzò in piedi nell'esatto momento in cui Silente raggiunse il suo fianco, al centro di un enorme tavolo di legno grezzo a forma di mezzaluna, popolato da insegnanti intenti a consumare il proprio pasto col massimo rigore e con facce bizzarramente serie, assai simili alla consueta espressione del loro professore di Pozioni. E proprio Piton, venne invitato a raggiungere un posto vacante accanto a Silente.
-Seguitemi.-
Si iniziava.
Ora più nessuno osava emettere fiato, lasciando che l'autorità del preside in carica piegasse momentaneamente qualsiasi risoluzione sovversiva avessero voluto mettere in atto. Gli stessi professori percorsero la sala con occhi di ghiaccio, non ammettendo alcun tipo di manifestazione contraria alla loro presenza e imponendo un ordine militare estremamente simile a quello della professoressa McGranitt.
Uomini e donne dall'apparenza normale, non erano in grado di spiccare l'uno sull'altro se messi rigorosamente in fila. Alcuni di loro apparivano annoiati, indifferenti, o addirittura totalmente privi di interesse verso l'evoluzione in corso, limitandosi a tentare di tenere il capo eretto in un'apparente moto d'interesse totalmente fasullo.
Ma con un certo sollievo, Hermione notò molti più volti svegli, interessati ed efficienti, di insegnanti intenti a controllare la sala con lo sguardo, senza battere ciglio, incitando silenziosamente il preside a continuare la sua campagna di reclutamento.
-E' tutto così strano.-
-E grottesco.- aggiunse Malfoy, guardandosi attorno con discrezione, cercando di memorizzare ogni cosa colpisse il suo occhio.
Non era mai stato a Grimlore. Ne aveva solo sentito parlare dai suoi genitori, dai loro amici, da amici di amici, e da conoscenti che frequentavano casa sua con una certa quanto fastidiosa assiduità.
Un ambiente elitario, ricordava di aver sentito, quanto di meglio per ogni Purosangue che si rispettasse e più accogliente di molti altri istituti sparsi per il mondo.
Certo, considerò Malfoy, accogliente quanto Malfoy Manor.
La Granger doveva sentirsi estremamente a suo agio.
E di nuovo, uno sguardo fugace si accese tra di loro, come se entrambi stessero considerando quel nuovo ambiente con una certa diffidenza.
-Cinque, fra i numerosi candidati, verranno scelti per partire. Cinque studenti tra i più preparati, pronti ad allontanarsi da noi e farne ritorno arricchiti, coscienti di un mondo nuovo... non così lontano dal nostro.-
La voce di Grendel proruppe nei loro pensieri a viva forza, fattasi più decisa e accattivante al solo scopo di racimolare seguaci. E d'altronde, ogni singolo studente presente in quella sala, stava sentendosi intrigato da ogni parola di sfida.
Ma non Hermione e, certamente, non Malfoy.
La loro attenzione era maggiormente attratta dalla marea rossa distesa sotto i loro occhi, composta da centinaia di studenti orgogliosamente inguainati in divise scarlatte. Un colore forte, che indicava una spiccata sicurezza in se stessi.
I tavoli sparsi per la sala dovevano essere almeno un centinaio. Piccoli tavoli tondi, attorno a cui poco più di sei o sette studenti sostavano durante i pasti, chiacchierando e dando vita al vociare assordante che solo pochi minuti prima li aveva accolti.
Era stata così nervosa, Hermione, da concentrare ossessivamente il suo sguardo sull'enorme, gigantesco, a dir poco immenso ritratto che campeggiava alle spalle del tavolo degli insegnanti. Un posto d'onore.
Il volto dell'uomo raffigurato era magnetico, serio e per metà coperto da una folta barba scura. Poteva vantare un paio di occhi chiari di rara bellezza, occhi che potevano benissimo essere stati raffigurati meglio di quanto fossero in realtà, tanto per dare vita a un volto altrimenti morto, privo di espressione e alquanto inquietante.
Il vecchio berretto da esploratore e il collo di una vecchia giubba erano solo particolari marginali, a cui si faceva caso solo dopo diversi secondi... come anche alla targa in oro posta sotto la massiccia cornice.
Everard Blackwood. Questo era il suo nome.
Il nome dell'uomo che aveva scoperto quell'isola sperduta e non segnata su alcuna mappa anche solo vagamente attendibile.
-Verranno richiesti tre mesi della vostra preparazione, per far fronte a questo importante evento. E prima della pausa invernale dalle lezioni, ognuno di voi farà ritorno al posto cui appartiene.-
Un'informazione che Hermione registrò con una parte della sua mente, lasciando vagare lo sguardo sull'alto soffitto a cassettoni, ricolmo di lampadari di cristallo grandi quanto un'anguria. Immobili, le braccia dei candelabri parevano ferme nel tempo, rilucenti di bagliori tutt'altro che artificiali.
Era magia. Pura e semplice magia.
Un tipo di contrasto cui l'ambiente necessitava, contando le scure colonne di marmo che solo per metà emergevano dalle pareti, rese più cupe dalla scarsa luce naturale che evidentemente non era in grado di filtrare tramite le grandi finestre di vetro sporco e ingiallito.
Sembrava quasi che chiunque avesse costruito quel posto, avesse voluto tenersi lontano dalla magnifica natura all'esterno del castello.
Protezione o isolamento che fosse, Hermione non era in grado di dirlo.
-Tre mesi sono incredibilmente lunghi.-
Hermione si ritrovò a sussurrare in direzione di Malfoy, avvicinandosi a lui di un passo e voltando il viso di lato in modo apparentemente casuale, riducendo il movimento delle labbra al minimo, per impedire a chiunque di decifrare anche solo una parola uscitale di bocca.
-Sono infiniti.-
-Se solo non li avessi interrotti, questa mattina...-
Di nuovo quel tono petulante.
Era sempre colpa sua, qualsiasi cosa fosse successa.
-Sarebbero stati completamente onesti sul motivo della nostra venuta? Certo, Granger, continua a crederci.-
Credere in Silente era l'unico punto fermo in quel momento, e farlo vacillare non era certamente una buona idea.
Su chi avrebbe potuto contare? Malfoy?
No, lui non era un opzione.
-Certo che continuerò a crederci.- sibilò irritata, ormai decisa a controbattere qualsiasi cosa avesse detto, anche se giusta. Eventualità, comunque, di scarsissima probabilità.
Nel frattempo, il discorso di Grendel giungeva agli sgoccioli, diventando un ottimo sottofondo per  i pensieri di Hermione che, solo voltando la testa, si rese conto della vicinanza di Malfoy.
A disagio, considerò la possibilità di scansarsi con discrezione, poi però si accorse che una buona parte di marea rossa veniva coperta dal suo corpo, facendola sentire meglio. Quasi, meglio. A rovinare la confortevole sensazione di sicurezza era proprio il fatto di doversi nascondere dietro lo Slytherin, dando vita ad un atteggiamento che non era mai stato da lei. Così, molto coraggiosamente, si distanziò compiendo un minimo passo avanti.
La voce di Grendel si era spenta, lasciando che un altro uomo non meglio identificato si premurasse di snocciolare una lista di annunci standard agli studenti più piccoli, ancora nuovi e non abituati alla vita frenetica in una scuola dove la vita a stretto contatto con il prossimo era la più grande lezione che si potesse ricevere in quegli anni.
Avrebbe dovuto prestare più attenzione a quel discorso, ma Hermione si sentiva molto più interessata a tutto quello che la circondava.
Persone. Studenti. Ragazzi e ragazze.
Purosangue.
Sarebbe stato certamente interessante conoscere altri esemplari di Draco Malfoy che non fossero Draco Malfoy.
E scandagliando la sala con vivo interesse, per l'ennesima volta, un punto rosso fuori dal coro colpì la sua attenzione.
Inizialmente lo intravide con la coda dell'occhio, poco lontano da loro e abilmente nascosto all'ombra di una colonna, una delle più vicine al tavolo degli insegnanti, poggiato con una spalla al marmo scuro e la testa inclinata in segno di attesa insofferente.
Le ombre coprivano quasi totalmente la sua figura, lasciando che i tratti del volto fossero abilmente camuffati dalla distanza che li separava, ma non riuscendo comunque a sbiadire sufficientemente una massa ordinata di capelli biondi.
Il blazer scarlatto sembrava molto più simile ad una tela sporca di sangue, con un segno nero all'altezza del cuore piuttosto confuso e non perfettamente delineato. Inutile sforzare la vista, non era ancora a portata di vista.
-Ma chi è?-
Quel sussurro era rivolto più che altro a se stessa, ben sapendo che una risposta non sarebbe arrivata da nessuno dei suoi vicini... ma si sbagliava.
Il gemito gutturale di Malfoy e la sua espressione colma di sdegno erano un chiaro segno di famigliarità con il soggetto.
Labbra serrate, piegate in modo da esprimere uno sdegno appena percepibile, ricordavano molto il suo volto anti-Potter... quando decideva di essere discreto.
-Lo conosci?-
La risposta, se ve ne fosse realmente stata una, venne coperta dal brusio generale degli studenti, impegnati a dimostrarsi improvvisamente interessati e partecipi. Così Hermione si rese conto che la postazione occupata poco prima da Grendel e chiunque altro avesse preso la parola era ora vacante, pronta a essere colmata dalla presenza del loro preside.
Persino a Grimlore, e in tutta Blackwood, la fama di Albus Silente non poteva essere meno imponente di quanto lo fosse nel resto del mondo magico.
-Come Odin ha saggiamente sottolineato, la nuova sfida cui vi troverete a far fronte, sarà un passo importante per voi e la vostra formazione. E in nessun caso, questa iniziativa potrà essere dimenticata. Per voi, le porte di Hogwarts saranno sempre aperte.-
Breve, efficace, provocatorio quanto poteva bastare per lanciare una sfida a un manipolo di adolescenti sconosciuti e apparentemente inavvicinabili.
Seguirono diversi secondi di silenzio dopo che il vecchio mago diede le spalle alla folla di ragazzi, rimasti interdetti e in attesa di un seguito alle parole appena pronunciate. Un seguito che, chiaramente, non ci sarebbe stato, e una volta che persino i professori iniziarono a mangiare e a parlottare a bassa voce... tutti ne seguirono l'esempio.
L'attenzione andò velocemente scemando e così l'interesse di Hermione per quanto li circondava, portando tutti ad un nuovo stato della realtà.
Le sembrava di essere stata in apnea, inconsciamente protetta dal suo stato di alienazione e nervosismo.
-Voi due, qui.-
Piton li richiamò all'ordine con un secco cenno del capo, allontanandoli dal tavolo degli insegnanti e portandoli in una zona più appartata e vicina alle scure colonne che ancora nascondevano quello studente fuori dal coro.
-Severus...-
-Non una parola, Draco.-
L'occhiata ammonitrice fu piuttosto chiara, tanto da lasciare Hermione sorpresa e senza parole. Per un attimo, Malfoy doveva essersi sentito come un comune Gryffindor.
-Non voglio guai.- chiarì subito. -Né risse, incantesimi, o insulti di qualsiasi genere. Questo banchetto è una forma di integrazione, un'opportunità che vi viene data per conoscere meglio persone differenti da voi. Approfittatene e cercate di non mettere Hogwarts in imbarazzo.-
Cercare di non mettere Hogwarts in imbarazzo era l'unica frase sentita del dubbio discorso appena pronunciato, probabilmente l'unica parte in cui Piton credeva davvero.
-Seguitelo. Per questa sera, sarà la vostra guida.-
Gli occhi del professore si mossero velocemente verso la figura che ora stava inequivocabilmente dirigendosi verso di loro, decisa e vagamente ammiccante.
-Ma per favore...- sbottò Draco -Severus.-
Piton non degnò il suo pupillo della benché minima risposta, dileguandosi velocemente dalla loro vista e lasciandoli alla mercé di uno sconosciuto. Quanto meno, sconosciuto per Hermione.
-Il vostro preside sembra essere un tipo interessante.-
La mano protesa in avanti, pronta a stringere la sua, sorprese Hermione tanto quanto il tono sarcastico utilizzato dal ragazzo. Alto, piuttosto pallido, e dotato di un paio di occhi azzurri invidiabili, sarebbe potuto essere facilmente scambiato per un parente di Malfoy a causa della simile capigliatura biondo evanescente. Particolare che, Hermione, aveva fino a quel momento considerato come un marchio di fabbrica tipico della famiglia dello Slytherin. O di tipiche popolazioni nordiche.
-Hermione Granger.- si presentò lei, stringendo una mano dalla stretta salda e glaciale non resa certamente più amichevole dal sogghigno del nuovo arrivato.
-Alexander Reinolds.-
Avere un nome era sicuramente un inizio per... qualcosa.
Qualcosa di non catalogabile come amicizia.
E il concetto divenne lampante non appena Malfoy si rifiutò categoricamente di stringere la mano a colui che gliela stava porgendo, limitandosi a fissarlo con consumato disprezzo e uno sguardo che fino a quel momento Hermione non aveva visto rivolgere a nessuno.
-Poco collaborativo come sempre, Draco.-
E la mano protesa, in quel caso, cadde nel vuoto.

Non poteva certo dire di sentirsi a proprio agio, Hermione, sentendosi osservata come mai prima di allora le era capitato.
Nessuno, in quella sala, cercava di nascondere lo sguardo o agire con un minimo di discrezione. Lei e Malfoy erano considerati alla stregua di uno strano fenomeno da baraccone, ed era intenzione di tutti mostrarlo chiaro e tondo.
Il dedalo di stretti corridoio tra i tavoli era l'unica via per dirigersi ai posti loro assegnati, piuttosto lontani dal tavolo dei professori ma al tempo stesso addossati a una delle pareti laterali, così da renderli protetti almeno su un fronte.
Ad ogni passo, i bisbigli crescevano. Hermione cercava con tutta se stessa di ignorarli come meglio poteva, di non prestarvi reale attenzione... così da non decifrare i sussurri che le giungevano alle orecchie. E per qualche secondo vi era persino riuscita. Almeno fino a quando qualcuno, credendo di essere eletto più audace della sua piccola cerchia, non si premurò di sottolineare, in un sussurro perfettamente udibile, la presenza di una Mezzosangue tra di loro.
Bastò quello, ovvero davvero poco, per sentirsi catapultata di nuovo al suo primo anno di scuola, dove solo una persona aveva avuto quella stessa scortesia nei suoi riguardi.
Si voltò a guardarlo senza nemmeno rendersene conto, spaesata, in cerca dell'unica faccia conosciuta su cui poteva contare.
-Guarda dove vai, Granger.-
Afferratala per un gomito, le impedì di sbattere contro la schiena di Alexander, fermatosi ad un tavolo piuttosto piccolo e sguarnito di studenti, ma abbastanza defilato dal resto della studentesca.
-Arrivati a destinazione.- sorrise la loro guida, invitandoli a sedere con un plateale gesto di benvenuto e senza presentazione alcuna agli altri commensali.
Indecisa e titubante, Hermione sperò ardentemente che Malfoy si rendesse di maggiore utilità da quel momento in avanti.



***




Il segno nero e piuttosto confuso che ogni studente portava ricamato sul blazer all'altezza del cuore, non era altro che la testa di un lupo, vista di profilo e circondata da una corona di spine.
Semplice, stilizzata, e affatto impreziosita da svolazzi o frasi latine di orgogliosa natura antica.
Hermione avrebbe voluto chiederne il significato, ma qualsiasi curiosità le balenasse in mente, veniva immediatamente soffocata dai volti che la circondavano.
-Non appena Alexander si deciderà a tornare, vi troverà un nuovo tavolo.-
Sperare anche solo in un debole “benvenuti” doveva essere una richiesta troppo eccessiva. Sicuramente, lo era per Ethan Carlisle.
L'aspetto del giovane spavaldo, ricco e di buona famiglia, non era solo apparenza. Occhi e capelli scuri, naso dritto, un fisico asciutto e un'espressione sveglia, erano sempre stati un'ottima carta di presentazione. Ottenere ciò che voleva era pura normalità, come anche la deferenza con cui la maggior parte delle persone si rivolgeva a lui, tentando di accontentarlo e compiacerlo il più velocemente possibile.
Essere figlio unico gli aveva conferito un certo potere all'interno delle mura domestiche, che si aspettava venisse rispettato anche al di fuori.
-E se noi non volessimo andarcene?-
Draco Malfoy, in quanto a pedigree, non era certo da meno.
Sarebbe potuto essere quasi divertente vederli scontrarsi.
-Non vi voglio al mio tavolo.-
Il tono più serio e cupo che caratterizzò quella frase fu impossibile da ignorare, persino per Hermione.
-Nulla contro di te, dolcezza.- le si rivolse, quasi cordiale -Ma preferire sbarazzarmi di Malfoy il più presto possibile.-
Dolcezza...
Affatturarlo non avrebbe favorito la nascita dei tanto auspicati buoni rapporti, così Hermione si cimentò in qualcosa di nuovo.
-Non andremo da nessuna parte.- sorrise lei, cordiale quanto più poteva essere un Gryffindor. -E se Draco può fare lo sforzo di restare a questa tavola, credo tu debba fare altrettanto e sopportare.-
Difendere Malfoy.
Che stranezza.
Sentì il suo sguardo colpirla a pieno, studiando il suo atteggiamento con attenzione, tanto per capire se lo stesse prendendo in giro di fronte a persone che, chiaramente, non pteva tollerare.
Ma lei non stava facendo nulla di tutto questo, non era solita farlo nemmeno in tempi più bui, così lo Slytherin incassò con apparente cameratismo quella difesa per cui più tardi l'avrebbe rimproverata.
Perché cosa poteva esserci di meno decoroso, che farsi difendere da una Mezzosangue?
-Ma senti... a Hogwarts devono scegliere i propri studenti in modo molto singolare.-
A parlare era stato il ben più silenzioso Leonard Colridge. Un tipo all'apparenza introverso, più propenso a osservare il prossimo che a scambiarvi inutili convenevoli, e la prova ne era stato il freddo benvenuto in cui si era cimentato.
Scostare la sedia ad Hermione, con un piede, era stato il massimo dell'interazione fino a quel momento concessa.
La camicia ben abbottonata, la cravatta stretta attorno al collo, i capelli impomatati come un damerino appena uscito da una macchina del tempo ferma agli anni venti... tutto denotava in lui elegante discrezione.
Ma non la sua lingua.
-Considerato che metà della tua famiglia non è riuscita a entrarci, lo prenderemo come un complimento.- ghignò Malfoy, soffocando ogni altra parola di schermo in un caldo bicchiere di burrobirra.
Ammirevole.
Hermione aveva sempre immaginato si svolgessero a quel modo i duelli tra persone troppo all'apparenza perbene, incapaci di sfoderare una spada o una bacchetta al momento opportuno.
-O forse dovremmo smetterla di lanciare allusioni e mangiare in silenzio, come la piccola Isbel.-
Il secondo gregario di Ethan, Nathan O'Brian, poteva essere considerato come un tipico bellone da rivista per teenager, consapevole del suo fascino e nulla affatto intenzionato a sminuirlo per amor di modestia.
-Tu che ne dici, Hermione?-
Il sorriso smagliante che investì il suo volto le ricordò la pubblicità televisiva di un dentifricio dal fantomatico effetto brillante, il cui poster era da anni appeso nello studio dentistico dei suoi genitori.
-Dico che sicuramente dovresti tenere la bocca occupata mangiando.-
Questa volta, Malfoy non si premurò di nascondere la sua soddisfazione, godendosi in pieno la delusione sul volto del ragazzo.
I capelli abilmente pettinati in modo da rimanere strategicamente trasversali sulla sua testa, come se una improvvisa folata di vento lo avesse colpito all'interno di una stanza ermeticamente chiusa, parvero afflosciarsi.
-E non infastidire Isbel.- aggiunse, osservando la ragazzina che nell'ultima ora aveva fatto del proprio meglio per ignorarli tutti.
-Non preoccuparti, ci sono abituata.-
La voce chiara e un po' sottile con cui rispose, sprigionarono in Hermione una simpatia istantanea.
I capelli arruffati della ragazza le erano tremendamente famigliari, cornice perfetta di un paio di guance rosee e occhi castani tanto quanto la singolare capigliatura. E più Hermione la osservava, più era certa di notare una scintilla di inespressa bellezza non così latente come ci si sarebbe aspettati da una ragazza minuta come lei.
Avrebbe voluto parlarle, conoscerla, dando ascolto alla sensazione di immediata affinità che ancora sentiva...
Ma a quanto pareva, non era davvero quello il momento.
-Alzati.-
Alexander era tornato, e i suoi occhi non doverono indugiare più di qualche secondo su Isbel perché lei si alzasse, cedendogli il posto.
Un vero gentleman.
-Era il suo posto.- precisò Hermione, incapace di tenere per sé una dose di indignazione troppo grande da poter nascondere.
-E ora è il mio.-
Isbel se n'era andata, lasciandosi alle spalle quel sopruso con calma sconcertante.
-Sono il capo degli studenti del quarto anno.- spiegò Alexander. -Ovvero, il suo. E' tenuta ad obbedire. Non avete nulla di simile ad Hogwarts?-
-Certo. Ma non ne approfittiamo.-
Quella era davvero un'immensa bugia. Almeno, lo era per Malfoy.
-Vuoi farmi credere che Draco è diventato una persona onesta?-
Hermione aveva fatto un grande sforzo per ignorare ogni allusione abilmente lanciata a Malfoy e ad avvenimenti passati di cui evidentemente lei non era a conoscenza, ma stava diventando davvero difficile continuare su quella strada.
L'unica cosa certa, era che non avrebbe chiesto spiegazioni davanti a tutti. Se avessero percepito la spaccatura tra lei e lo Slytherin, sarebbe stato ancora più difficile apparire credibili.
-Non saranno certo le mie parole a cambiare l'opinione che hai di lui.-
Probabilmente molto simile alla sua, ma non sarebbe stato conveniente ammetterlo.
-Non al mio tavolo, per favore. Portalo via, Reinolds.-
-Draco è un ospite d'onore, Ethan. E merita un posto adeguato alla sua fama.-
Il gelo calò tra di loro più velocemente di quanto fosse concepibile.
Leonard si pulì distrattamente la bocca con un tovagliolo immacolato, osservando il soffitto come se improvvisamente fosse diventato molto interessante. O molto sporco, lurido, e infido.
Nathan optò per un'indifferenza signorile e pacata, di gran classe, guadagnandosi tutto il biasimo che Ethan fosse in grado di trasmettere.
Lui non tollerava.
Lo spasmo della mano in direzione della bacchetta non era passato inosservato, tanto che Malfoy stesso si sentì in dovere di imitare, ben più discretamente, quella piccola dichiarazione di guerra.
Tuttavia, il guanto appena gettato, non sembrava essere una sfida sufficientemente allettante per Alexander.
-Suvvia, non agitiamoci. Non credo di avere detto menzogne.-
Ironicamente, quando la situazione aveva preso una piega dannatamente seria, il suo sarcasmo era tornato.
-No.- rispose calmo, Draco. -Questo spiega la tua presenza qui. E tra parentesi, credo che il tavolo debba essere più grande.-
E il suo sguardo scrutò più lontano di quanto Hermione riuscisse a vedere, fermo a osservare qualcuno che lei non era in grado riconoscere come oggetto della conversazione.
Era così frustrante quella situazione, ed era così stressante avere a che fare con Malfoy.
-E io credo che nessuno debba più parlare fino alla fine della cena.-
Li avrebbe schiantati uno per uno, se necessario.
Ma non lo fu...
Il fischio assordante che si produsse nell'aria cancellò ogni voce, ogni risata, ogni discussione in corso... tutto si fermò per un secondo netto, prima di diventare caos.
-Ma cosa...?-
Lo schianto dei cristalli che si frantumavano a terra ebbe il potere di rompere il momento di shock in cui tutti si erano cristallizzati, dando vita a urla sconcertate e corse disperate all'ombra di colonne protettive, viste come unica via di fuga. Salvataggio.
-Malfoy...-
Non era certa di poter identificare il momento esatto in cui l'avesse afferrata per un braccio, spingendola lontana dal tavolo e trascinandola a viva forza contro la parete più vicina, già ingombra di studenti troppo intenti a contendersi un posto al riparo per accorgersi di loro.
Lo sguardo vagava disperso, confuso, cercando di catturare la sagoma di ogni lampadario cadente prima che toccasse suolo, ma era impossibile.
-Sta buona qui, e tu, fuori dai piedi!-
Malfoy e la sua diplomazia.
Bastò poco per liberarsi di uno studente di Grimlore e spedirlo nel mezzo della folla, riuscendo ad occupare il suo posto al sicuro nell'angolo più remoto tra una colonna e la parete.
-Gli abbiamo rubato il posto!-
-No, ci siamo messi a riparo.-
In quel momento, una delle numerose palle di cristallo andò a schiantarsi contro uno scudo invisibile, esattamente al di sopra del cappello parlante.
Uno raro spettacolo, senza dubbio.
Miriadi di cristalli si frantumarono uno dopo l'altro, cadendo a pioggia e scivolando al di sopra di una cupola invisibile.
-A riparo da cosa?-
Quando la mano corse alla bacchetta, si accorse che Malfoy aveva già in pugno la sua, sfoderata e abbassata, discreta e pronta all'uso.
Al di là della sua spalla, Hermione poté constatare che la maggior parte degli studenti era arrivata a mettersi in salvo al di fuori della grande sala, lasciando gli altri a chiedersi quando tutto sarebbe finito.
I Professori erano intenti a lanciare magie in direzione del soffitto, bloccando quanti più detriti possibili e trasportando all'esterno piccoli gruppi di studenti, se non addirittura coppie.
Piton non era in vista, e così molti altri professori...
-Malfoy, spostati, dobbiamo dare una mano!-
-Non credo proprio.-
Hermione era indecisa se pensare che in quel tragico momento lo Slytherin le stesse facendo da scudo, o se la stesse semplicemente bloccando in quell'angolo per impedirle di prestare soccorso e doverla quindi seguire.
-Ma noi dobbiamo...-
E quella volta lo schianto fu più vicino e assordante di quanto si aspettasse, spingendola ad afferrare Malfoy con la mano libera e a chinare il volto contro il suo petto, in un movimento del tutto istintivo e che a mente lucida avrebbe disdegnato con tutte le sue forze.
-Guarda, Granger. Non dobbiamo fare proprio nulla.-
Seguire il suo sguardo fu naturale, fino ad arrivare a vedere il tavolo da loro occupato pochi minuti prima... completamente distrutto.
I rumori erano cessati.
Niente più crolli. Niente più schianti. Niente più urla.
Solo voci che si sovrapponevano in modo confuso, di nuovo padrone della scena.

Ethan Carlisle era sparito, e così anche i suoi amici e buona parte della studentesca.
Gli studenti più piccoli erano stati radunati e portati al sicuro dai loro responsabili, lasciando i più grandi a disperdersi in quel che rimaneva della loro sala grande o a fuggire verso lidi più sicuri.
Alexander Reinolds era riapparso da poco sulla scena, affiancato da un gruppo di studenti che Hermione prima non aveva notato. E si chiese come fosse stato possibile, considerata l'aria di importanza e superiorità che sembravano emanare ad ogni respiro.
-Chi sono quelli?-
Mafloy non si era allontanato di un passo, e lei nemmeno, dal tavolo degli insegnanti.
Grendel era sparito poco dopo Silente, lasciandoli in attesa dell'insegnante che li avrebbe riaccompagnati ai dormitori.
-Nessuno che vorresti conoscere.-
Per un breve attimo, Alexander si voltò a guardarli, e così anche una delle ragazze.
La più alta, capelli lunghi, scuri... dall'aria niente affatto contenta.
Hermione non poteva vederla con chiarezza, ma fu certa di averla vista sorridere e indirizzare loro una muta frase d'accoglienza terribilmente simile a “Bentornato, Malfoy”.
Il diretto interessato non fece una piega.
-Okay, Malfoy, che sta succedendo?-
Alle sue spalle, il nutrito gruppo si apprestava a lasciare la sale grande.
-Che vuoi dire?-
-Tutti questi sottintesi! E' chiaro che conosci molte più persone di quanto vorresti, ed è altrettanto chiaro che nessuno di voi è entusiasta della cosa. Perché?-
-Sapevo che saresti diventata una spina nel fianco.- soffiò esausto -Ma se vuoi sapere qualcosa... be', ti accontento. I genitori di Ethan Carlisle sono colpevoli di aver intrattenuto rapporti con famiglie considerate disdicevoli dalla società di questo buco d'isola, tanto da guadagnarsi l'allontanamento totale dalla vita pubblica cittadina. E' capitato lo stesso ai Colridge, con la differenza che parte dei loro averi sono andati in fumo assieme al castello in cui abitavano. E gli O'Brian non fanno eccezione.- elencò Malfoy, chiarendo velocemente ciò che per lui era stato lampante sin dall'inizio.
-Quindi scusami, se non riesco a gioire della nostra entrata al club dei reietti.-
Indesiderati.
Ecco quello che erano e che sarebbero stati per i prossimi giorni a venire.








NdA:
Mioddio, è passato un secolo più o meno.
Come vi avevo detto, cercando di avvertire il più diffusamente possibile, il file della fiction mi si era danneggiato in modo irreparabile, così da bloccare ogni aggiornamento fino ad oggi.
Il capitolo che avete appena letto è stato riscritto, rimaneggiato, riletto e risfanculato parecchie volte... ma ce l'ho fatta.
Tutto pur di far passare qualche momento difficile a Draco e Hermione, mai lasciare quei due nella noia.




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Capitolo 6
*** Persi ***




VI


Persi











“Se ti svegliassi a un'ora diversa
in un posto diverso,
ti sveglieresti come una persona diversa?”
Fight Club Film





Il cigolio di una porta che si apriva...
Bassi sussurri confusi, sovrapposti e concitati, di persone molto lontane da lei e del tutto intenzionate a rimanervi.
Persone che non era in grado di riconoscere.
Donne e uomini, si, quello poteva distinguerlo.
-... le sue condizioni?-
-Nulla di grave.-
-E' svenuta.-
-Appunto, non è morta.-
Solo quello.
Il vago sentore di qualcosa di fresco che le avvolgeva il corpo e le bagnava le labbra, mani che le lisciavano i capelli...
-Sta reagendo.-
Altri sussurri, di una voce sconosciuta e non più chiara delle altre.
Femminile... quasi sicuramente.
-Andrà tutto bene.-
-Ne è certa?-
-L'incantesimo non era poi così forte e, certamente, non pericoloso.-
-Come ci aspettavamo.-
Passi leggeri, che si allontanavano piano, per non disturbare... e il sottofondo di bassi sussurri, ancora e ancora, impossibili da decifrare.
-...il calore deve averla stordita.-
-...significa che...-
-Siamo sulla strada giusta.-
Poi il silenzio, e il cigolio di una porta che si chiudeva.



***




Hermione aveva dormito di un sonno agitato, incostante, per tutta la notte.
Non ricordava di aver sognato, ma solo di essersi svegliata più volte, rigirandosi ansiosa nel letto e tentando di crogiolarsi a dovere nel calore delle pesanti coperte in cui si era rifugiata.
E aveva funzionato... per un po'.
Almeno fino a quando il volto di Malfoy non aveva fatto capolino nella sua mente, mettendo in moto ingranaggi solitamente riservati a diverso scopo.
Insulti, per esempio.
Ma dal giorno precedente, qualcosa era cambiato.
I ricordi si facevano confusi non appena la sua mente vagava in direzione della parte più movimentata della serata, per farsi poi molto più nitidi in prossimità della chiacchierata con lo Slytherin.
Il tono sprezzante e amareggiato che aveva utilizzato le rimbombava ancora nelle orecchie, permettendole di constatare quanto quella situazione lo ripugnasse e fosse in grado di farlo sentire molto più che seccato.
Quel tipo di irritazione poteva ormai essere definita superficiale, mentre il disagio di Malfoy era più profondo di quanto potesse immaginare, tanto da farlo cadere in un mutismo ostinato ad ogni sua ulteriore domanda.
E gliene aveva poste molte, forse troppe.
Aveva smesso solo quando l'aveva minacciata di andarsene e lasciarla da sola nel mezzo della sala devastata, con l'ingrato compito di dare spiegazioni al professore che avrebbe dovuto accompagnarli nei propri dormitori. E per quanto Hermione credesse che lo Slytherin non avesse una così buona conoscenza di Grimlore, decise di non rischiare. Non quella volta.
-Hermione, il bagno è libero.-
-Grazie.-
La piccola Isbel non era rivelatasi altro che una sua compagna di stanza.
I capelli castani ancora umidi e un asciugamano appallottolato tra le mani, la ragazza le sorrise brevemente prima di peggiorare irrimediabilmente la situazione dei suoi capelli legandoli in una bassa coda disordinata, apparentemente incurante di quale fosse stato il suo aspetto.
-Sicura... di aver finito?-
-Si.-
La disarmante espressione d'innocenza di quella fanciulla fece riaffiorare quella simpatia istintiva che solo la sera prima era nata in modo quasi immediato, facendola rilassare per la prima volta da quando aveva messo piede in quella scuola.
-Bene, non siamo in ritardo, vero?-
-Hai tutto il tempo, tranquilla.-
La voce attutita di Isbel le arrivava chiara all'interno del bagno, un quadrato piuttosto piccolo di mattonelle bianche e nere assolutamente orrende, ma lucide come specchi.
Ogni ragazza era in possesso di un piccolo armadietto, munito di targa identificativa, dove poter riporre le proprie cose e ottenere per esse un minimo di privacy. Ve n'erano quattro, e la Gryffindor immaginò che l'ultimo della fila con scritto “Ermione” dovesse essere per lei.
-Grazie per l'armadietto!-
L'armadietto accanto al suo era tragicamente vuoto e piuttosto malandato, mentre gli altri due portavano inciso rispettivamente il nome “Isbel” e “Audrey”.
-Non credo che il nome sia scritto giusto.-
-Non importa!-
Le sembrava un gesto così importante, dopo l'accoglienza della sera precedente...
Una volta riposto gli asciugamani a fianco del lavandino ed essersi infilata velocemente la divisa di Hogwarts, Hermione fu pronta per avviarsi verso l'inizio di quell'inedita giornata.
-Mi spiace non poter avere lezione con te oggi, ma non sono del quinto anno.-
Fu così che iniziò a ricevere le prime informazioni su Grimlore, in cui gli anni formativi non erano sette, bensì cinque.
La lettera di ammissione alla scuola arrivava al compimento dei dodici anni, mentre i due precedenti erano dedicati ad un'intensa istruzione privata.
A quanto pareva, la libera infanzia finiva a dieci anni.
-E ogni anno, cinque ragazzi del quinto vengono scelti come responsabili per ogni fascia di studenti. Piuttosto semplice e funzionale.-
-Si, ho già conosciuto Alexander.- le ricordò Hermione.
-Giusto, lui è...
-E' un idiota.-
La porta della stanza si aprì di schianto, lasciando entrare due ragazze apparentemente a proprio agio nel prodigarsi in entrate ad effetto.
-Ops, non volevo.- si scusò la colpevole, una mora dal caschetto asimmetrico e braccia ricolme di rotoli di pergamene cascanti.
Inusuale, ma divertente.
-Accidenti... che casino.-
-Audrey se non ti togli dai piedi perderò l'uso delle braccia.- sbottò l'altra ragazza, scansando l'amica con un colpo di fianchi e gettando un mucchio di pergamene luride di inchiostro fresco sul letto più vicino, imitata prontamente dalla sua compare.
-Finalmente.- sospirò infine, scuotendo il capo e facendo muovere piuttosto bizzarramente l'imponente coda di cavallo ben stretta in cima alla testa. -Mai dimenticare la propria bacchetta.-
Hermione si godette i pochi secondi di silenzio che seguirono quell'informale presentazione osservando curiosa le nuove arrivate.
Il colorito di Audrey era scuro e salutare, tipico delle persone impegnate a passare molto tempo all'aperto in qualsiasi situazione climatica e capaci di essere il ritratto della salute anche senza essere baciate dal sole.
Dinamismo, ecco cosa trasmetteva.
-Non è troppo tardi per fare buona impressione, vero? Audrey Sinclaire.- si presentò, mano tesa e stretta decisa.
-Hermione Granger.- ricambiò Hermione, ancora stordita e immobile sul ciglio del proprio letto, esattamente accanto alla discarica di pergamene.
-Margaret Blake.- si presentò successivamente la bionda, sfoggiando un caldo sorriso di benvenuto totalmente in contrasto con l'irruenza di pochi attimi prima.
Il suo volto non le era nuovo, lasciando Hermione a osservarla perplessa.
-Ci siamo già viste?-
-Ieri sera.- le ricordo lei. -Ero quella che ha radunato i ragazzini del primo anno e li ha portati via. Sono la loro responsabile.-
E Hermione ricordò all'istante, portando alla mente il cipiglio deciso e la voce severa che la sera prima aveva sgombrato parte della sala in pochi secondi.
-Scusa, non ti avevo riconosciuta.-
-Comprensibile.- convenne Audrey. -Quando si cala nei panni del capo dei mocciosi tende a essere mortalmente autoritaria.-
-Devo trasmettere disciplina, non essere la loro sorella maggiore.-
-E ora dovreste trasmettere a Hermione tranquillità, è il suo primo giorno.- intervenne Isbel, fattasi improvvisamente silenziosa e apparentemente impegnata a riempire di libri la sua borsa.
-Giusto.- annuì Margaret. -Serve tempo per abituarsi a Grimlore, e certamente una settimana non sarà sufficiente, ma ieri sera ho fatto due chiacchiere con Alexander e abbiamo deciso che prenderò il suo posto come cicerone del luogo. Per qualsiasi cosa, tu e il tuo amico chiederete a me.-
Una notizia così divina non poteva essere accolta con più gioia e calore da parte di Hermione, affatto certa di riuscire a tenere sotto controllo Malfoy e le lotte intestine a cui sembrava votato.
-Hai appena reso migliore la mia giornata.- sorrise la Gryffindor, accettando con piacere l'invito a fare colazione insieme.


Era più forte di lei, non poteva impedirsi di cercare Malfoy tra la folla dei corridoi.
Non sapeva neppure dove si trovasse il suo dormitorio, nemmeno lontanamente vicino al suo.
-E' davvero bizzarro il modo in cui ad Hogwarts venite... divisi?-
-Smistati.- corresse Hermione, tentando di apparire estremamente a suo agio in quel giorno nuovo.
Audrey e Margaret si erano rilevate avide di informazioni, forse per gentilezza, forse per vero interesse, chi poteva dirlo... certo, non lei. Non lo conosceva a sufficienza. E il triste pensiero della distanza presente tra lei e le due ragazze più gentili che avesse incontrato sino a quel momento, la fece sentire un po' sola. Un po' triste.
Spaesata.
Ma dove diavolo era Malfoy?
-Davvero permettete ai fantasmi di infestare Hogwarts?-
-Che vuoi dire?-
Margaret sembrava così sorpresa, come se le parole di Hermione fossero semplicemente inconcepibili.
-Noi non permettiamo ai fantasmi di abitare il castello. Sono stati banditi secoli fa, con un incantesimo molto potente. Impossibile opporvisi per loro.-
-Perché?-
E questa volta fu Hermione ad apparire incredula.
-Non so che tipo di fantasmi abitino Hogwarts, ma quest'isola è molto antica.- spiegò Audrey -Non la abitavano vecchi gentiluomini o pacifiche congreghe di maghi e streghe. I nostri libri di storia ci insegnano quanto siano state violente le loro morti e ancora di più le loro vite.-
-Da morti erano risultati ingovernabili, troppo pericolosi.- intervenne Margaret.
-Così non avete mai visto... spettri? O poltergeist?-
-Avete anche dei poltergeist?-
-Solo uno...-
E il racconto ricominciava, sempre ricco di nuovi particolari, nomi, facce...
Diversità.
Isbel se ne stava in disparte, quasi felice di non essere notata e poter stare sola con i suoi pensieri, ma affiancata da qualcuno.
Fu lei la prima a dirigersi al tavolo della sera precedente, ora ricostruito, come il resto della sala. Una sala... totalmente bardata di nero.
Drappeggi scuri calavano dalle finestre, mentre rose nere e blu ricoprivano la superficie totale delle colonne, ramificandosi in intricati nodi impossibili da disfare.
Le luci erano vive più che mai, quasi a voler squarciare l'atmosfera funerea impossessatasi dell'ambiente dal giorno alla notte, portando Hermione a pensare che la sala era stata più splendente persino nel momento di maggior pericolo, la sera precedente.
-Non uno dei giorni migliori per iniziare a conoscerci.- sussurro Audrey, una mano sulla spalla di Hermione e un sorriso discreto a stenderle le labbra in un atteggiamento che aveva tutta l'aria di voler essere incoraggiante.
-La commemorazione di Lawrence Oz, certo. Lo avevo dimenticato.-
Non ci aveva più pensato, troppo presa da... tutto il resto.
-Io non lo direi ad alta voce, Granger.-
Si era materializzato dietro di lei all'improvviso, arrivando silenzioso e discreto come ad Hogwarts non era mai stato. Come non avrebbe mai voluto essere.
Ignorato.
-Oh, sei qui.- disse senza pensare.
-Perché, dove sarei dovuto essere?-
La superò come se nulla fosse, sedendosi a quel tavolo magicamente ricostruito.
-Non ne ho idea, non so nemmeno dove sia il tuo dormitorio.-
Audrey e Margaret li seguirono a ruota, senza porre domande o tentando di intromettersi in alcun modo nel loro scambio di battute mattutino.
-E non devi saperlo, Merlino non voglia che tu venga a cercarmi. Di proposito. Per parlare. O piagnucolare.-
Gli ultimi chiarimenti non erano necessari, ma Malfoy dovette pensare il contrario.
Apparentemente pacifico e rilassato, impugnò la propria bacchetta con estrema discrezione per trasfigurare il tè presente nella tazza in un liquido più scuro e spumoso, leggermente fumante.
-E' proibito, quello che stai facendo.- puntualizzò Margaret, lasciando Hermione a chiedersi quanto di simile ci fosse in loro nei rimproveri che elargivano.
Anche lei risultava petulante?
-Non sono affari tuoi, Blake.-
-Sono una responsabile degli studenti.-
-Si, del primo anno. Non mi serve sapere dove tenete i pannoloni.- sorrise lo Slytherin, chiarendo in modo inequivocabile quanto contasse per lui la carica ricoperta dalla ragazza. -Ed è solo burrobirra.-
-Vi conoscete?-
Audrey tolse Hermione dall'imbarazzo di dover porre domande, osservando curiosa quel raro esemplare che era Draco Malfoy.
-Ci siamo visti svariate volte quando i Malfoy venivano qui in... villeggiatura. Da piccoli.-
-Anni fa.- chiarì lo Slytherin. -Non ero sicuro fossi davvero tu. Eri molto più... grassa.-
Per un attimo, la sua esitazione le aveva fatto pensare ad un epiteto ben più lusinghiero... un bel ricordo, forse.
Ingenua.
-Malfoy!-
-Non preoccuparti, Hermione. Da piccolo era solito inseguirmi con un bastone urlando “brutta cicciona”.-
-Malfoy!-
-Cosa? Facevo finta fosse la mia bacchetta.- spiegò serafico, nascondendo un sorriso di infantile soddisfazione dietro un sorso di burrobirra.
-E adesso che hai una bacchetta funzionante non immagino la tua condotta ad Hogwarts.-
Chiaramente, per Margaret i ricordi non erano esattamente goliardici.
-La mia condotta è ottima. Sono un Caposcuola.-
-Sta mentendo, vero?-
Hermione scosse la testa con estremo dispiacere, ammettendo quanto di più nefasto potesse esservi. Draco Malfoy in una posizione di comando.
-Ma anche io sono Caposcuola, quindi tutte le sue idiozie sono perfettamente bilanciate da azioni di buon senso.-
Spiegare brevemente cosa fossero i Caposcuola e chiarire quali fossero i loro compiti, fu semplicemente troppo. Margaret rise così forte che molte teste si voltarono a fissarli, chiedendosi cosa potesse esserci di così divertente da infastidire il resto della sala.
-Contegno, Margaret.- la redarguì Audrey -Non vogliamo che gli avvoltoi piombino al nostro tavolo.-
Criptico. Ma non così tanto da non essere colto dal resto dei commensali, tranne lei. Hermione.
Sempre un passo indietro.
-Non c'è pericolo, possiamo andare.-
Il loro alzarsi in piedi e l'arrivo di Ethan coincisero perfettamente, creando un ingorgo attorno al loro tavolo e facendolo sembrare più affollato di quanto non fosse.
-Sei in ritardo questa mattina.- notò Audrey.
-Signore, speravo di avere pace almeno a colazione.-
Sedendosi accanto a Isbel e osservando con disprezzo la burrobirra fumante di Malfoy, il ragazzo sembrava del tutto intenzionato a mantenere una parvenza di civiltà a tavola.
-Senza i tuoi cari amici?-
-Non credo verranno.-
Lo sguardo lanciato in direzione dello Slytherin fu piuttosto chiaro.
Era colpa sua.
-E nemmeno Reinolds.- lo informò Margaret. -Stamattina dobbiamo presenziare alla solita riunione di inizio anno per i responsabili, a cui sono già in ritardo... Comunque, non verrà ad infastidirvi.- E dopo una brevissima pausa -Ho saputo di ieri sera.-
Isbel era chiaramente la destinataria di quella rivelazione.
Ma qualsiasi risposta si aspettasse Margaret, quella non venne.
-Andrai a fargli una ramanzina?- domandò Ethan, senza vero interesse e più formulando la domanda per cortesia.
-Non è necessario.- intervenne Isbel. -Non ho cinque anni.-
-Lui non dovrebbe approfittare della sua carica.-
-Non lo sta facendo.-
-E cosa starebbe facendo?-
-L'idiota.-
Per qualche motivo, Hermione si era fatta un'idea più innocente di Isbel, come di una ragazza troppo timida o riservata per esporsi a quel modo e con simili parole. Ma a quanto pareva, si sbagliava.
-Sono assolutamente d'accordo.- annuì Margaret. -Ecco perché non potrò fare a meno di dirglielo.-
-Sei in ritardo, o no?- intervenne Audrey -Andiamo.-
Hermione non era certa di riuscire a cogliere l'esatta gravità della situazione, eppure, il nervosismo latente nell'aria era molto più che palpabile.
Ancora una volta, trovatasi nel mezzo di una situazione inspiegabile, il suo sguardo volò verso lo Slytherin.
-Qualsiasi cosa stia accadendo, non mi interessa.- sussurrò coinciso.
Perfetto.
-E poi anche noi siamo in ritardo, muoviti.-
Alzatosi in piedi, prese a fissarla come se lei stessa fosse l'incarnazione di una fastidiosa appendice cui era costretto portarsi dietro.
-Non credo siamo...-
-Si, invece. Perché se credi che qualcuno arriverà a darci indicazioni, sei fuori strada.-
E a supportare quella tesi, Ethan irruppe in una subdola risata di scherno, osservandoli in modo inequivocabilmente ostile.
-Prima o poi dovrai dirmi cosa gli hai fatto.- sussurrò Hermione, in piedi accanto allo Slytherin e pronta a prendere il volo.
-Non ho nemmeno fatto colazione...-
Detto fatto, Malfoy le mollò in mano la sua tazza di burrobirra appena tiepida, prima di allontanarsi come una furia dalla zona rossa.
Grandioso.
Nella sua corsa volta a non rimanere indietro, Hermione prestava ben poca attenzione alle persone attorno a lei. Cosa piuttosto facile, a dire il vero, considerata la quantità di persone che pur di evitare il minimo contatto fisico con lei riuscivano a farsi da parte in ogni modo.
Piuttosto rude ed offensivo, a suo parere, ma ancora non avevano avuto modo di conoscersi.
Doveva essere quello il motivo.
Doveva assolutamente essere quello...
La battuta d'arresto giunse improvvisa e inaspettata, quando la spalla di Hermione andò a scontrarsi contro un corpo non meno esile del suo ma decisamente più alto.
Una ragazza.
Capelli scuri, sguardo di ghiaccio... le risultava inspiegabilmente famigliare.
-Guarda dove metti i piedi.-
Si trovavano sotto l'arco della porta d'entrata alla sala grande, una zona meno affollata e più che altro di passaggio, perfetta per sfide in stile “mezzogiorno di fuoco”.
-Scusami, non ti avevo davvero notata.-
Apparentemente, fu la cosa più sbagliata da dire.
Le labbra della ragazza, già sottili, si strinsero ulteriormente in una linea retta del tutto impietosa. Al contempo, le narici si allargarono impercettibilmente, tanto quanto gli occhi si strinsero in due fessure da cui il disprezzo riusciva comunque a sgorgare senza alcuna difficoltà.
Occhi chiari, quasi spenti... ne era sempre stata messa in difficoltà.
-E invece dovresti davvero notare chi ti sta attorno. Non sei qui per questo, Mezzosangue?-
Hermione aveva sempre pensato che solo Malfoy fosse in grado imprimere la massima dose di disgusto a quella parola, ma evidentemente si sbagliava.
E osservando i lunghi capelli corvini muoversi a ritmo di ogni suo minimo spostamento, Hermione riconobbe nella ragazza di fronte a lei la stessa che la sera precedente spiccava nel piccolo gruppo di studenti cui aveva fatto riferimento Alexander.
Era stata lei a dare quel singolare benvenuto a Malfoy.
-Ho un nome.- rispose freddamente Hermione.
-Non mi interessa.- E guardandosi attorno annoiata, constatò una mancanza assordante. -Non vedo Malfoy da nessuna parte. E' andato a nascondersi?-
-Non so di cosa tu stia parlando.-
-Certo...-
La risposta risultò essere troppo condiscendente per poter essere presa sul serio, tanto da indisporre Hermione come raramente accadeva.
-Scusami, sono in ritardo.- sorrise Hermione, gentile quanto le circostanze lo permettessero, ed educata quanto le avevano insegnato.
Superiorità Gryffindor. Forse sconosciuta a Grimlore, ma non per quello priva di efficacia.
Così si lasciò quella ragazza alle spalle, vagamente consapevole della piccola folla che le aveva osservate e del mormorio persistente che avrebbe sparso la voce di quell'incontro inaspettato per tutta la scuola, arricchendolo di particolari inesistenti e avvenimenti visionari.
Dopotutto, un goccio di burrobirra era assolutamente necessario.



-Ma dove diavolo eri finito?-
La diplomazia era riservata ad altri momenti e ad altre persone.
Persone che non fossero Draco Malfoy.
Non si era allontanano molto dal luogo del misfatto, nascosto dietro un angolo e apparentemente intento ad aspettarla, accogliendola con un serafico “Te la stavi cavando benissimo da sola”.
Ma la sua espressione era chiara. Non aveva voglia di scherzare.
-Non credevo possibile che così tante persone potessero odiarti.-
Il tono era casuale, non troppo serio, ma sufficientemente insinuante, tanto da indurre Malfoy a camminarle almeno a cinque passi di distanza.
Mani in tasca e passo sostenuto, si muoveva come se fosse solo.
-Insomma, qui a Grimlore ti credevo più... popolare.-
-Oh, ma io sono popolare. Non dubitarne.-
Eppure il tono non era particolarmente entusiasta.
Per ovvi motivi...
E lei lo seguiva docile, salendo e scendendo scalini, imboccando corridoi sconosciuti, limitandosi a seguire le indicazioni di una vecchia mappa senza rivolgergli realmente la parola.
Si guardava attorno come una novellina, apprezzando ogni novità estetica del castello e chiedendosi, allo stesso tempo, come avrebbe dovuto approcciare Malfoy.
Non voleva essere irruenta come Ron o insistente come Harry, ma d'altronde, qualcosa doveva pur fare.
Era così dannatamente difficile non essere in confidenza con Malfoy. Quasi quanto esserlo, probabilmente.
-Senti Malfoy, credi che qualcuno potrebbe attaccarti?-
-Attaccarmi?-
La domanda era stata posta con una buona dose d'incredulità, come se il quesito di Hermione fosse assurdo.
-Si. Ce l'hanno con te, quindi è presumibile qualcosa del genere.-
-E perché saresti interessata a una cosa simile?-
-Be', vorrei sapere cosa aspettarmi. Non ti lascerei agonizzante in una pozza di sangue.-
Frase sbagliata.
Il ricordò che evocò fu un fantasma che si instaurò tra loro assai facilmente.
Harry, un incantesimo sbagliato, e il bagno dei prefetti.
-Scusa, non volevo riportare a galla vecchi ricordi.-
Era sincera, davvero. E Malfoy parve percepirlo...
-Esattamente come Potter.- sussurrò, quasi sovrappensiero.
Questa volta aveva preso a guardarsi attorno confuso, rallentando il passo in movenze evidentemente indecise, chiedendosi molto probabilmente dove diavolo fossero finiti. Il ché, era un'ottima domanda.
-Malfoy, dove siamo?-
Hermione era piuttosto sicura che la lezione di storia a cui dovevano presentarsi non si sarebbe tenuta ai piedi di una delle torri.
-Ottima domanda...-
E dopo aver preso atto di essersi vergognosamente persi, imboccarono l'unica strada in cui era possibile avventurarsi. Ovvero, quella da cui erano venuti.
Eppure... qualcosa non andava.
Il corridoio sembrava senza fine, più stretto e scuro, privo dei quadri che ne caratterizzavano l'austerità.
-Qualcosa non va.- constatò Hermione. -Ed è tutta colpa tua!-
-Ne ero certo.-
Lo Slytherin non doveva certo essere nuovo ad accuse simili.
-Ora capisco perché un sacco di gente vorrebbe farti la pelle.-
Il corridoio aveva preso ad allargarsi sempre più, rischiarato da una leggera luce azzurrina che di naturale aveva ben poco. O così pensava Hermione, che non si era resa conto di quanto effettivamente si fosse avvicinata a Malfoy... almeno fino a quando non gli sbatté contro la schiena in modo piuttosto maldestro.
-Se hai paura, Granger, sappi che non ti terrò la mano.-
Ma rallentò il passo e le si mise a fianco.
Inaspettato.
Sarebbe stato educato ringraziarlo, ma Hermione era più che certa che se lo avesse fatto, lui l'avrebbe piantata in asso di nuovo.
Così, meglio il silenzio e il rumore di passi furtivi. I loro.
I gomiti che si sfioravano non erano un problema, non come il gelo insinuante che Hermione sentiva crescere dentro di sé.
L'avvolgeva gradualmente, spandendosi a macchia d'olio e serrandola in una morsa troppo forte da cui potersi scuotere.
Cercò di concentrarsi su Malfoy, osservandolo con la coda dell'occhio e sbirciando la preoccupazione nei suoi occhi farsi più marcata. Era ovvio che fossero finiti in un posto sconosciuto. E per due persone che avevano solo tentato di ripercorrere i loro passi, non era normale.
Poi la luce arrivò.
Toni ghiacciati di azzurro e verde acqua, perfettamente sfumati dai vetri colorati del tunnel di cristallo formatosi davanti ai loro occhi.
-Merlino...- soffiò Hermione, osservando il muro troncare di netto la sua presenza a favore di una composizione artistica eccezionale, formata da finestre dai vetri istoriati, molto più simili ad antichi disegni su libri di fiabe dimenticate.
Un serpentone di luce, ecco cos'era. Luminoso e confortante quanto un tunnel sottomarino.
-E' magico. E bellissimo.-
Scene di antichi villaggi rurali, bambini che giocavano, donne ritratte in comuni faccende domestiche, o uomini intenti a coltivare... villaggi e capanne, un ruscello...
Quel tunnel non raccontava una storia, bensì una vita passata.
Hermione non poté fare a meno di avvicinarsi a quelle meraviglie, osservando rapita ogni colore e ogni forma con sguardo rapito.
Non aveva mai visto nulla di simile.
-Non toccare nulla, Granger.-
Le afferrò il polso con mano ferma, lasciando che tra le sue dita e la superficie estremamente artistica di quella galleria ci fosse uno spazio di diversi centimetri, a mo di distanza di sicurezza.
-Che posto è?-
Abbassò volontariamente il braccio, Hermione, guardandosi attorno più attentamente e notando di fronte a loro una via apparentemente senza fine.
Una parte di lei avrebbe voluto incamminarsi, come attratta da qualcosa di indefinito, ma una parte più forte e prudente, fortemente ancorata alla realtà, le diceva quanto fosse imprudente e pericoloso quell'istinto.
-Andiamocene.-
-Tornare indietro significa tornare ai piedi della torre.-
-Meglio che stare qui.-
Si guardava attorno diffidente, cercando qualcosa che lo aiutasse a capire in che diavolo di situazione si fossero cacciati, ma senza venirne a capo.
E Hermione sentì nuovamente il gelo farsi strada dentro di lei.
Iniziò a tremare lievemente, senza potersi controllare, come se si trovasse all'aperto... nel mezzo di un parco, in pieno inverno.
-Malfoy, tu non hai freddo?-
-No.-
Assorto, aveva estratto la bacchetta, tentando di illuminare quanto più fosse possibile la strada di fronte a loro.
-Perché io sto gelando.-
Forse fu il tono che utilizzò, un po' spaventato e decisamente urgente, che lo fece voltare verso di lei. E molto probabilmente fu la nuvola di vapore che le uscì di bocca a farlo accorrere, guardandola come se fosse pazza, e improvvisamente ben più strana di quel luogo.
-Non guardarmi a quel modo.- s'infuriò lei -Non ho idea di cosa stia accadendo!-
Braccia incrociate, sentiva le dita delle mani intirizzirsi e le ginocchia piegarsi leggermente, avvertendo ogni fibra del suo corpo diventare sempre più rigida.
A Malfoy bastò afferrarle una mano per capire la gravità della situazione.
La pelle liscia e insensibile di quelle dita era tipica dei morti. Persone vuote, che non sentivano più nulla.
-Malfoy, non riesco nemmeno a percepire il calore della tua mano.-
La trascinò fuori da quel tunnel quanto più velocemente possibile, letteralmente, non preoccupandosi di farla inciampare o risultare aggressivo.
A quel punto, poco importava.
Dovevano solo correre.



-La tua capacità di attirare guai non è minimamente intaccata dall'assenza di Potter.-
Era seccato. Che novità.
-Non che lo faccia di proposito.-
Una volta usciti da quella galleria, la sensibilità del suo corpo era tornata normale.
Le dita le stavano ancora formicolando, dando segni di vita e ritrovato calore. Ma avrebbe voluto comunque potersi avvolgere in un mantello e rimanervi accoccolata per il resto della giornata.
-Credo che la lezione sia persa, ormai.-
Il silenzio era pesante da sopportare, troppo.
Non ci era abituata.
Finire in situazioni simili con Harry e Ron era normale, e altrettanto era il “dopo”. Un tipo di “dopo” che non aveva nulla a che fare col sesso, un tipo di preoccupazione che ben poche persone potevano avere al mondo.
Come ci si comportava in una situazione di scampato pericolo, quando ci si era rimasti invischiati col nemico?
Malfoy non era il tipo di persona capace di fare sentire meglio gli altri, era evidente.
Seduti sugli scalini della torre, a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro, non sapevano assolutamente cosa dirsi.
Mancanza di fiducia?
Possibile. Più che possibile, a dire il vero.
-Che sta succedendo, Malfoy?-
-Non ne ho idea.-
-Stai mentendo.-
Ginocchia strette contro il petto, lo fissava ostinata, quasi a volerlo obbligare psichicamente a dire la verità.
-Sono quasi morta congelata oggi, quando solo ieri sera il calore mi ha stordita fino a svenire. Stress un accidenti. E tutto è iniziato da quando ho messo piede in questa scuola.-
-E quale di questi passaggi dovrebbe rendermi colpevole?-
-Tu conosci questo posto.-
-No, io conosco alcune persone che abitano questo posto. Mia madre non ha voluto che frequentassi Grimlore nemmeno quando i loro rapporti con le famiglie dell'isola erano ottimi, e ora inizio a capire perché.-
Rafforzando la stretta su se stessa, Hermione cercò di reprimere un brivido.
Si sentiva gettata nella fossa dei leoni, sola e senza indizi su come poterne uscire.
-Voglio parlare con Silente.- sussurrò piano, distogliendo lo sguardo da Malfoy e osservando un punto indefinito di fronte a lei.
“Voglio tornare a casa” era il suo effettivo pensiero. Inconfessabile, codardo, immaturo... Si vergognava del nodo alla gola che le impediva di guardare Malfoy negli occhi, come normalmente faceva senza alcun problema, forte delle sue sicurezze.
Ma ora quelle stesse sicurezze erano svanite, e che il fatto fosse solo temporaneo, al momento non era di consolazione.
-Prendi.-
Stoffa morbida e calda, paradisiaca, le cadde sul capo come una benedizione.
Il profumo tipicamente maschile la stordì per un secondo, non essendo abituata a nulla di simile, e lasciandola a godersi quella strana sensazione di protezione e benessere.
Malfoy era in piedi, accanto a lei, privo di giacca e una mano posata sul capo. Il suo.
Quello era calore. E ci era voluto così poco...
O forse era molto. Forse era appena accaduto qualcosa di grande, di importante.
-Malfoy, quando parlavi dei genitori di Ethan e delle persone disdicevoli con cui avevano avuto rapporti... ti riferivi per caso a...-
-I miei genitori.- rispose lui passivamente, senza inflessioni particolari nel tono. -Si.-
Forse avrebbe dovuto limitarsi ad un ringraziamento.
-Che state facendo voi due, qui?-
Hermione si spaventò così tanto che si alzò in piedi di scatto, stringendosi il blazer di Malfoy attorno al corpo quasi ne dipendesse la sua vita.
Le entrate in scena di Severus Piton, dopotutto, scatenavano spesso quella reazione. Non da parte di Malfoy, ovviamente, che imperturbabile lo fissava quasi sollevato.
-Abbiamo avuto un piccolo contrattempo.-
-Un contrattempo che vi ha fatto perdere tutte le lezioni della mattina e il pranzo.- commentò seccamente il professore di pozioni. -Sono estremamente curioso di sentire la vostra storia.-
-Un momento...- balbettò Hermione -E' impossibile, non può essere passata più di un'ora da quando abbiamo lasciato la sala grande!-
-E io, signorina Granger, sono piuttosto sicuro del contrario.-
Confusi, lei e Malfoy si osservarono impotenti, realizzando per la prima volta di essere bloccati insieme in una situazione penosamente schifosa.




NdA:
Per una volta, Malfoy è innocente.
Al momento, la sua più grande colpa è quella di essere il figlio di Lucius e Narcissa, e nel prossimo capitolo inizieremo a comprendere quanto questo influirà sulle nuove conoscenze dei ragazzi.
Non dimenticatevi la simpatica ragazza che Hermione ha incontrato in questo capitolo, perché non è qualcuno che rimarrà in disparte ancora per molto.
I guai sono appena iniziati per la strana coppia!

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Capitolo 7
*** Ombre (I parte) ***


VII



Ombre

-I parte-













Il dolore e la sventura
sembrano il modo migliore
perché il mondo si prenda cura di te
e ti voglia bene.
Alessandro D'Avenia – Bianca come il latte, rossa come il sangue







Abraxas Malfoy era stato un mago dalla dubbia morale e spiccato senso degli affari, con un fiuto infallibile per i galeoni e una buona dose di sfacciataggine e fortuna. Aveva avuto conoscenze importanti e amici di prestigio, parenti pericolosi e una moglie capace di supportarlo in ogni sua malsana idea, al limite della legge che fosse.
Una vita perfetta sotto ogni punto di vista, quindi.
Collezionista accanito di manufatti magici e gioielli rari, poteva vantare una camera della Gringott ricca di oggettistica di pregio, accumulata in anni di dure ricerche e furti al limite della legalità, come amava definirli.
L'estorsione era il suo forte. Una perfetta combinazione di ricatto e perfidia.
Nulla di nuovo per un Malfoy.
La svolta arrivò circa dieci anni dopo la sua opera di bonifica al ministero, da cui ne era conseguito l'allontanamento del ministro in carica, un nato babbano di umili origini e poco cervello. Fu quel particolare merito, riconosciuto esclusivamente in via ufficiosa, a spianargli la strada verso l'elite della magia.
Blackwood era sempre stato un posto per pochi eletti, e Abraxas Malfoy si era guadagnato un invito di pregio.
Farsi degli amici era stato facile, e guadagnarne la fiducia ancora di più. Erano così profondamente convinti che tra purosangue esistesse un codice d'onore che nessuno di loro avrebbe mai infranto... Ma Abraxas Malfoy aveva un codice d'onore del tutto personale e che imponeva un unico giuramento di fedeltà. Ovviamente, verso se stesso.
Nessuno, a Blackwood, lo aveva capito. Men che meno i Lambert, una nobile famiglia di spicco e importante membro del consiglio che regolava i traffici commerciali dell'isola e il numero limitato di maghi che ogni anno ne uscivano in visita al mondo esterno, o ne entravano sotto preciso invito.
Quello era potere. Vero potere, secondo Abraxas Malfoy, che in anni di assidua frequentazione fu in grado di ottenere la cittadinanza onoraria per sé e la sua famiglia.
Lucius Malfoy era un giovane uomo che non trovò il minimo ostacolo nella sua ascesa nella stima di quelle persone, capaci di vedere bellezza ed onore in qualcuno che di qualità ne aveva ben poche.
Bellezza, galeoni, sangue... abbagliavano. Tanto da nascondere completamente l'oscura strada intrapresa da Lucius e il suo piccolo gruppo di fedeli amici.
La fama di quel mago oscuro, potente e di origini misteriose, era giunta sino a Blackwood. Le voci si susseguivano incoerenti, definendolo prima un assassino e poi un purificatore della specie, fedele ad ideali comuni a tante altre famiglie purosangue. La popolazione dell'isola si era spaccata, dividendosi in fazioni ben precise e decretando quanto fossero d'accordo o quanto dissentissero sull'argomento. Ci volle molto più tempo di quanto fosse saggio per riappacificare gli animi, dichiarando che il problema non sarebbe mai stato di loro competenza. Erano al sicuro. Si sentivano  davvero al sicuro.
Almeno, fino a quando lo scandalo non scoppiò.
Membri di importanti famiglie quali i Lambert, O'Brian, Carlisle, Colridge e altri vennero arrestati da un manipolo di Auror durante una retata nel pieno centro di Londra.
La notizia era rimbalzata di casa in casa nel giro di poche ore, mettendo a dura prova gufi e polveri magiche lanciate di camino in camino, mobilitando il resto del consiglio e svegliando l'intera isola dal torpore sicuro in cui credevano di essere immersi.
Gaston Lambert, capofamiglia e migliore amico di Abraxas Malfoy, subì il colpo peggiore. La fiducia tradita era forse il meno, in confronto alla perdita di un figlio e una nuora.
Francois Lambert e sua moglie Ariane furono i primi a essere stati catturati, arresisi senza combattere ed estremamente consapevoli della situazione in cui si erano cacciati.
Grazie ad un ministro compiacente, ai colpevoli venne concessa la possibilità di rivedere i propri cari un'ultima volta, prima che il processo iniziasse... prima di venire chiusi ad Azkaban, per sempre.
E le confessioni furono dannatamente chiare.
Lucius Malfoy si era dimostrato essere un carismatico personaggio capace di promesse incredibili quanto tentatrici, tanto da mobilitare un vero e proprio reclutamento tra le famiglie dell'isola. Ma in particolare, sembrava essere interessato a un particolare gioiello in possesso dei Lambert, su cui ancora non era riuscito a mettere mano.
La lacrima della fenice.
Da quella notte, Abraxas Malfoy scomparve dalle loro vite, portando con sé suo figlio, misteriosamente uscito indenne da quell'inferno.
Erano stati stupidi e ingenui, come negarlo? Ma il danno era fatto e la tragedia compiuta.
Non fu possibile salvarli dalla pena imposta dal ministero, in alcun modo. Tentare di corrompere qualcuno sarebbe stato forse peggiore, e in ogni caso, non ve ne fu il tempo. Il processo fu veloce e lapidario... tutti vennero giudicati colpevoli.
La stessa notte della sentenza il castello dei Colridge venne dato alle fiamme, e un distrutto Gaston Lambert tornava al suo castello per trovare la camera del tesoro per metà depredata e distrutta.
Al piano di sopra, una Siebel bambina iniziava a piangere.





***






La trama ruvida della pergamena sotto le dita era l'unica cosa in grado di tenerla sveglia. Il polpastrello dell'indice, sporco d'inchiostro, non faceva che muoversi in tondo, lasciando tracce grigiastre su quel foglio intonso e vagamente stropicciato agli angoli, piegati per noia e tutt'ora tormentati da movimenti nervosi.
Gli occhi le si chiudevano senza che potesse fare nulla di realmente efficace per contrastare il senso di torpore crescente, se non avvertire con una lieve smorfia il dolore alla schiena intorpidita, curva e appena poggiata allo schienale della sedia più scomoda su cui avesse mai seduto. Probabilmente non era un caso, forse erano sedie appositamente utilizzate per le lezioni della Professora Mildred Kane, insegnante di Storia di Grimlore. Già. Da quelle parti si prendevano piuttosto sul serio.
Peccato che la concezione di insegnamento della signorina Kane fosse la semplice operazione di aprire il libro di testo ed iniziare a leggere pagina dopo pagina con il tono più piatto che le fosse riuscito, scandendo lentamente ogni parola quasi stesse parlando ad un branco di bambocci.
Avrebbe potuto coltivare un rapporto di amicizia con Ruf senza il minimo problema.
-Merlino, uccidimi ora.-
E come contraddire Malfoy, in quel caso?
Ai piedi della canuta professoressa, la donna più anziana che Hermione avesse mai visto nella sua vita, giacevano sette volumi di storia di Grimlore. Uno dopo l'altro, sarebbero stati letti nel corso dell'anno e accantonati l'attimo dopo, per essere poi ripresi in mano l'anno seguente.
-Se io uccido te ora, chi ucciderà me dopo?-
-Non credo nella stanza manchino volontari.-
Seduti in un banco ben nascosto nell'ultima fila, Hermione e Malfoy avevano fatto del loro meglio per passare inosservati, ascoltando con finto interesse le fantastiche innovazioni del tredicesimo preside di Grimlore, che molto coraggiosamente aveva proposto una barriera anti-mezzosangue a perimetro dell'intera isola. Provvedimento per altro approvato, per essere poi abolito cinquant'anni dopo, dal suo successore.
-Già, ho notato.-
Hermione non avrebbe potuto ignorare quel volto nemmeno volendo.
La ragazza dall'incredibile cordialità del giorno precedente era entrata in classe appena dopo di loro, in uno svolazzo di sorrisi e saluti svenevoli totalmente adulatori e fasulli.
Entrare nelle sue grazie sembrava essere una meta ambita. Ma non solo...
Al suo fianco se ne stava un ragazzo estremamente attraente, alto e serio, piuttosto somigliante a lei. I tratti del volto erano più marcati, certo, ma il colore degli occhi e dei capelli sembravano essere una replica esatta di quelli di lei, catalogandoli immediatamente come parenti stretti, se non direttamente fratello e sorella.
Alexander completava il quadretto di persone conosciute e vagamente ostili del posto, sedendo a schiena dritta e testa alta, come se al mondo non esistesse nulla di più interessante di quella patetica lezione.
La calma regnava sovrana, condita da una buona dose di atmosfera soporifera e sbadigli che nessuno si premurava di trattenere. Inoltre, nella stanza non era presente nessuna finestra, quindi era impossibile fuggire almeno con lo sguardo a quella noia letale.
E Merlino solo sapeva quanto Hermione desiderasse fuggire.
Non poteva parlare, non in quel posto pieno di orecchie indiscrete, così si limitava ad esternare significativi segni di insofferenza che solo Malfoy, stoicamente seduto al suo fianco, poteva capire.
Silente se n'era andato. Aveva lasciato Grimlore per dirigersi al villaggio vicino, Brickstone.
Il villaggio più grande dell'isola, a dire il vero, piuttosto importante e centro della popolazione isolana... ma tutto si era svolto con il massimo riserbo, tanto da tenere all'oscuro persino loro.
Così Piton era improvvisamente diventato il loro punto di riferimento principale, l'uomo a cui guardare per chiedere aiuto e spiegazioni.
Eresia.
Hermione aveva raccontato nei minimi dettagli la loro avventura imprevista, ma non era del tutto certa che Piton ne avesse afferrato la gravità. Impossibile dire cosa gli fosse passato per la testa, in quanto la sua reazione era stata... be', una reazione alla Piton. Labbra che si stringevano, il capo alzato in un'inconfondibile posa di giudizio, e uno sguardo che trasmetteva un misto di ribrezzo e confusione. Come a voler chiedersi, perchè?
Ed era un'ottima domanda.
In ogni caso, era arrivato loro il prevedibile suggerimento di tenersi fuori dai guai fino al ritorno di Silente. Ritorno che sarebbe avvenuto in un giorno e un'ora non meglio identificati.
-La lezione è finita, andate...-
In pace?
Fuggire da quell'aula era un imperativo comune, a giudicare dalla foga con cui ogni studente stava guadagnando la porta, sguardo basso e vagamente allucinato. Qualcuno doveva aver dormito ad occhi aperti.
Per Hermione e Malfoy, era parzialmente vero.
Rimasti in disparte, attendendo che la maggior parte degli studenti e la professoressa stessa uscissero dall'aula, si ritrovarono intrappolati nella più spiacevole delle situazioni.
-Immagino fossi al corrente di non poterti nascondere per sempre, Malfoy.-
Un misto di rabbia e disgusto uscì dalle labbra della ragazza, affiancata da Alexander e il tizio che sembrava essere suo fratello.
Tizio, tizi... ma chi diavolo erano?
-Credi di potermi dire chi sono?-
-Granger, ti presento Siebel e Dominique Lambert. Vecchi amici.-
-Amici, non è la parola che userei.-
A Siebel non andava di scherzare, era piuttosto chiaro.
Mani sui fianchi, gambe leggermente divaricate, sguardo duro... avrebbe potuto impugnare una pistola e sparare a entrambi senza rimorso, se solo avesse saputo cosa fosse e ne avesse posseduta una.
-Be', nemmeno io.- alzò le spalle Malfoy, optando per un atteggiamento di cauta calma. Tipico di chi sentisse dietro il proprio delicato fondoschiena una ingombrante coda di paglia.
-Già.- concordò lei. -Suppongo sarebbe imbarazzante, per te, presentare i fatti per quelli che sono.-
Dominique e Alexander assistevano alla scena come muti spettatori, poggiati al banco più vicino ed estremamente vigili, tanto da spingere Hermione a prodigarsi nel fare lo stesso.
C'era qualcosa che non andava.
-Affatto.- negò Malfoy, prendendo l'aria di qualcuno che avesse giudicato quel momento estremamente opportuno per porre fine a qualcosa di sin troppo fastidioso. -Puoi esprimerti come meglio credi.-
Dopotutto, se doveva essere messo alla pubblica gogna, meglio iniziare da quell'aula quasi vuota.
E che la Granger pensasse quello che voleva, era comunque certo di non essere molto in alto nella lista di persone da stimare che la Mezzosangue teneva sotto il cuscino.
Silente, Potter, i Weasley, Paciock...
Merlino, dopotutto era un onore.
-Io credo sia meglio per te sparire.- iniziò Siebel, lasciando trasparire dalla sue parole una dose di astio impossibile da non notare. -Quello che la tua famiglia ci ha fatto è impossibile da perdonare, e la tua presenza a Grimlore può considerarsi una vergogna a cui nessuno di noi vuole assistere.-
-Potreste spiegarmi...- tentò di parlare Hermione, inutilmente.
-Avrei preferito restarmene ad Hogwarts, credimi, ma a quanto pare i miei doveri impongono la mia presenza qui.-
-Hai ucciso il legittimo Caposcuola? Perché è così che la tua famiglia ottiene ciò che vuole. Uccidendo chiunque si ponga sulla propria strada.-
Hermione avrebbe voluto essere sorpresa, ma accostare il nome dei Malfoy ad azioni quali l'omicidio non era nulla di nuovo per lei.
-Come i miei genitori.- soffiò infine, lasciando fluire le parole in un sibilo di dolore mal trattenuto e fissando Malfoy come se fosse stato lui il colpevole, trovato con un coltello insanguinato tra le mani e la testa di qualcuno a lei caro ai suoi piedi.
Lo sguardo confuso di Hermione attirò l'attenzione della ragazza, tanto da renderla oggetto di attenzione parziale, mentre Malfoy si riscopriva più muto che mai.
-Quanto bene lo conosci?-
-Non sono affari tuoi.- rispose automaticamente Hermione, sulla difensiva.
-A sufficienza da rispondere evasivamente alla mia domanda.- ne dedusse Siebel. -Ma non importa, non mi interessa conoscere la tua condotta morale, o che cosa ti spinga a stare al fianco di uno come lui.-
-Siebel.-
La voce di Dominique suonò inaspettatamente autoritaria, invitando Siebel a dire quello che doveva per poi lasciarli liberi di andare.
-Hai ragione, cugino.- annuì lei -Veniamo al sodo.-
Quando la mano destra corse alla tasca interna della giacca, Hermione si preparò ad estrarre la bacchetta, nonostante potesse constatare con i suoi occhi il sottile pezzo di legno che appena sporgeva dalla borsa dei libri della strega.
-Nulla di mortale.- assicurò -Solo la fine di tutto.-
E così dicendo, lanciò tra le mani di Malfoy la collana più preziosa che Hermione avesse mai visto.
Era molto semplice, una catena d'oro a cui era appeso un rubino di forma ovale incastonato in una cornice d'oro finemente elaborata.
-Dallo a Lucius e vattene non appena questa stupida messa in scena sarà finita.-
Non c'era stato tempo per altro.
Domande, esclamazioni di sorpresa, ringraziamenti o spiegazioni.
Lo schiantesimo di Siebel colpì Malfoy in pieno petto, scagliandolo di forza contro la parete alle sue spalle... lasciandolo impotente al suolo.





***






Dominique Lambert non era stato toccato da particolari sfortune. Non direttamente, almeno.
Seppur la storia della sua famiglia gli fosse ben nota, i suoi genitori avevano tentato di cancellare l'onta di quell'antica stoltezza con tutte le armi in loro potere.
Galeoni, i migliori precettori privati, abiti costosi, importanti eventi di beneficenza e idee vagamente più moderne riguardanti la purezza del sangue e l'effettiva rispettabilità di una famiglia. Dopotutto, se una cugina di terzo grado sposava un babbano, era realmente un'onta imputabile a parenti lontani? Probabilmente no.
Peccato che lo scandalo loro riguardante non trattasse di parenti lontani, ma di personaggi in seno alla famiglia. In quel caso, il tempo e la morte sembravano aver avuto un certo effetto sulla reputazione dei Lambert.
Gaston era ormai un anziano mago provato dagli eventi, di carattere irascibile e diffidente, molto più ben disposto verso i nipoti che qualsiasi altro essere umano avesse la sfortuna di incrociare la sua strada. Il figlio minore, Antoine, nonché padre di Dominique, era l'unico in grado di placare l'ira del capofamiglia, aggiudicandosi così il ruolo di rappresentanza che solitamente spettava al fratello maggiore. Ma Francois era morto, lasciando dietro di sé solo vergogna, debiti, minacce, e una splendida bambina.
Siebel.
Lei e Dominique erano stati un'ancora di salvezza l'uno per l'altro durante l'infanzia, quando gli adulti sembravano aver dichiarato il loro nome e la loro presenza proibiti.
I Reinolds si fecero avanti avanti per primi, pochi mesi dopo l'accaduto, riallacciando i rapporti con cautela e dimostrando quanto l'unità avesse dovuto avere la meglio. Rimanere divisi avrebbe potuto creare il ripetersi di situazioni spiacevoli, così era più consigliabile perdonare e andare avanti.
Alexander non si vergognava di essere visto con loro, anzi, in un certo qual modo ne andava fiero. Trovava così divertente essere indicato e osservato da anziane streghe totalmente sconvolte.
Il reinserimento durò qualche anno, e venne completato nell'esatto momento in cui da Azkaban arrivò la notizia della morte di Francois e Ariane Lambert.
Forse fu la pietà a muovere le persone.
Pietà verso Siebel, la povera orfanella. Pietà verso il vecchio Gaston. Pietà per Antoine, ritrovatosi sulle spalle un peso troppo grande. Pietà per un mancato funerale, perché ad Azkaban funzionava così.
E quella volta ne uscirono come le vittime bisognose di aiuto e comprensione, una parte che a Siebel era sempre stata stretta.

-Non avresti dovuto schiantare Malfoy.-
-Lo so. Avrei dovuto picchiarlo a mani nude, ma sono pur sempre una ragazza, Dominique. Ho classe.-
Tornati nei loro dormitori si erano presi qualche minuto per considerare quanto successo. Siebel visibilmente orgogliosa del suo operato e Dominique più preoccupato di assicurarle un alibi.
-La classe non ti salverà dall'alto livello morale di Grendel.-
-Non parlarmi di quell'uomo.- sbottò Siebel, seduta accanto alla finestra che dava sul parco. Una vista privilegiata, di quelle che era possibile trovare solo nei dormitori situati nell'ala ovest del castello. La più antica ala dedicata agli alloggi degli studenti, e anche l'unica, fino a sette anni fa almeno. Da quando Odin Grendel aveva preso il comando le ammissioni erano aumentate e lo spazio era sembrato improvvisamente insufficiente nel far fronte alla nuova massa di studenti, così ora nuovi alloggi sembravano spuntare come funghi.
-Non riesco nemmeno a immaginare come possa credere che finiremo per accettarci a vicenda.-
Mezzosangue.
Una parola molto semplice per identificare tutto quanto li avesse messi nei guai.
E ora una di loro vagava liberamente tra le pareti di Grimlore, in compagnia del traditore del secolo.
-Le sue speranze sono molto alte.- sussurrò Dominique, poggiato a un colonna del grande letto a baldacchino. Placcato in oro, per la precisione, perché i vecchi dormitori mantenevano una classe e uno sfarzo che le aggiunte più recenti non avrebbero mai potuto eguagliare. -Ma potrebbero crollare presto. Un po' come la pioggia di schegge e diamanti che ha accolto i suoi discutibili pupilli la sera del loro arrivo.-
Il suo sguardo indagatore era sfociato in un'aperta accusa, impossibile da ignorare.
-Cos'è quella faccia?-
-Nulla. Solo... c'è qualcosa che vorresti dirmi?-
Dubbi.
Tra loro non c'erano mai state incertezze, bugie, cose non dette. La fiducia era tutto, lo era stata per molto tempo, almeno fino a quando il rancore non era esploso con l'arrivo del rampollo dei Malfoy.
-Mi stai accusando di qualcosa?-
Esisteva un tono molto particolare che una ragazza poteva utilizzare, capace di far sentire in trappola il proprio interlocutore. E quello ne era un esempio perfetto.
-Credevo fossi stato tu.- dichiarò con estrema innocenza Siebel. -Per questo ho dato quella stramaledetta collana a Malfoy.-
-Questa parte non mi è chiara...-
-Dovrebbe esserti molto chiara, invece. Conosci la storia. I Malfoy si erano fatti promettere in dono la collana, dopo la missione di quella notte. Poi tutto andò storto e qualcuno tentò di impossessarsene entrando nel castello, inutilmente. Non furono in grado di trovarla.-
-Hai abilmente saltato la parte che non mi è chiara, cugina. Perché l'avevi tu e perché l'hai gettata al vento?-
Nessuno dei due aveva la minima idea del reale valore della collana. Certo, in termini di galeoni sarebbe stata un'ottima vendita al mercato nero, ma non era sicuramente ciò che aveva spinto i Malfoy a volerla.
Gaston era ormai al di là di qualsiasi interrogatorio, troppo vecchio e troppo stanco, così si era limitato a scuotere la testa in segno di ignoranza, riponendo la collana in uno dei nascondigli segreti che tanto caratterizzavano il suo studio. E da allora, Dominique non ne aveva saputo più nulla.
-Il nonno me l'ha regalata prima di tornare a Grimlore.- confessò Siebel. -Sapeva che Malfoy sarebbe stato qui, e mi ha detto di dargliela, di liberarmene. Credo avesse paura non fosse venuto solo, o che in qualche modo avrebbe potuto nuocerci. All'inizio non volevo, la tenevo in tasca costantemente, pensando che piuttosto che darla a lui l'avrei gettata in un burrone... ma la notte di quell'incidente in sala grande, be', in un primo momento ho pensato fossi stato tu e che non valeva la pena di mettersi nei guai per loro. Poi ho creduto che fosse stato lui stesso a farlo, un avvertimento...-
-E ti sei liberata di quello che ritenevi fosse il suo obbiettivo.- annuì Dominique.
-Si.- annuì Siebel, decisa e ben in controllo delle sue azioni. -Non permetterò ci coinvolgano di nuovo in qualsiasi cosa stiano macchinando. Che Malfoy prenda quello per cui è venuto e se ne vada.-
-C'è un solo problema.- considerò Dominique. -Non sono stato io a far crollare mezzo soffitto quella sera, e dubito sia stato lui. L'ho osservato per tutta la sera, e nel momento dell'incidente sembrava preoccupato tanto quanto noi. Non ho dubbi che in questo preciso istante ci stia incolpando.-
-Ottimo.- sospirò Siebel. -Quindi, chi è stato? E che facciamo noi, ora?-
Domande rimaste in sospeso, prive di risposte precise.
-Vado a cercare Alexander, magari veniamo a capo di qualcosa.-
-E già che ci sei potresti finalmente dirgli che non approviamo il suo recente stile di vita.- lo intimò Siebel, insinuante, facendo finta di non sentire la volgare risposta di Dominique, che la invitava a pensare esclusivamente agli affari suoi.
Uomini.



***




L'incantesimo era stato scagliato con una tale potenza e velocità da lasciarla senza parole e bloccata nel movimento di estrarre la sua, di bacchetta, quando ormai era evidentemente troppo tardi. Così Hermione si limitò a concentrarsi su Malfoy, risvegliandolo dall'incoscienza con un incantesimo e trasportandolo in infermeria per metà poggiato su una sua spalla e per metà incoraggiandolo a camminare.
Siebel, Dominique e Alexander erano scomparsi, allontanatisi con discrezione e nel massimo silenzio. Ma a quel punto, poco importava. Intascatasi la collana e troppo concentrata nel seguire la cartina che illustrava la pianta scolastica, la Gryffindor sperò di non incontrare ulteriori ostacoli durante il tragitto che portava da quella classe sperduta alla salvezza.



-Senti ancora dolore?-
Steso in uno scomodo letto a una piazza, squallido e dal materasso bitorzoluto, Malfoy avrebbe mandato l'infermiera al diavolo seduta stante, ma probabilmente non sarebbe stato il modo migliore per ingraziarsela e farsi dare quanto meno una pozione antidolorifica dall'effetto immediato.
-Si.- rispose a denti stretti, per la prima volta nella posizione di non dover mentire o simulare dolore.
La diagnosi era stata precisa: due costole rotte e il polso sinistro slogato a causa della caduta scomposta.
-Dove, di preciso?-
Lo stava prendendo in giro, ne era certo.
-Alle dannate costole rotte.-
Mirie gli aveva sistemato il polso qualche minuto prima, con un semplice movimento della bacchetta e una lozione massaggiante che Hermione non aveva mai visto.
-Ottimo. E per quale motivo sono rotte?-
Oh, ora era tutto chiaro. Non lo stava prendendo in giro, lo stava semplicemente trattando come un'idiota.
-Perché sono caduto. Hermione può confermare.-
Per un attimo, Hermione rimase folgorata, tanto da annuire un po' troppo in ritardo a quell'affermazione, sembrando così una testimone un po' scema e decisamente poco attendibile.
-Vedo.- rispose Mirie, piccola e sorridente come Hermione la ricordava. -Be', credo di avere qualcosa che farà al caso tuo.-
Frugandosi in una delle numerose tasche del camice oversize, la ragazza ne estrasse un piccolo flacone contenente un liquido estremamente denso e trasparente, totalmente anonimo. Lo lanciò tra le mani della Gryffindor come se tra le sue avesse preso a scottare, allontanandosi dal letto dell'infermo e annunciandole con un certo piacere che accudire il ragazzo sarebbe stato compito suo.
-Prego?-
-Hai capito benissimo.- il sorriso sempre più accentuato. -Spalmalo sulle costole rotte una volta ogni mezz'ora, e nel giro di tre ore sarà perfettamente guarito.-
-Ma... usare un incantesimo non sarebbe più veloce?-
-Certo. Ma devo sperimentare quella lozione prima di poterne produrre dell'altra. Inoltre, se riesce a mentire così facilmente, le sue ferite non devono essere certo tragiche.-
Touché.

-Come va?-
Le dita ancora unte da quella sostanza appiccicosa, Hermione osservava clinica il lento miglioramento di Malfoy, meno sofferente e più incline ad esprimersi con parole che non fossero un'imprecazione dietro l'altra.
-Meglio.-
Evitava di guardarla in volto, notò Hermione, fissando lo sguardo fuori dalla finestra più vicina, attraverso cui era possibile vedere solo una immensa porzione di cielo grigio. Molto probabilmente non doveva sentirsi propriamente a suo agio in quella situazione. E come dargli torto? Lei stessa lo aveva appena toccato con i polpastrelli al momento di spalmargli l'unguento sulla parte lesa del corpo, sentendo le guance farsi un po' troppo calde per qualcuna che diceva a se stessa di essere estremamente calma e distaccata.
-E' ora della seconda dose.- lo informò, intingendo le dita nella bottiglietta e iniziando a compiere movimenti circolari sul fianco sinistro, lasciando che lentamente la sua intera mano si posasse sulla sua pelle a mo' di leggero massaggio.
-Granger... piano.-
-Scusa.-
L'unguento si assorbiva nel giro di mezz'ora, così da permettere ulteriori applicazioni a seconda della gravità della ferita. E quella lo era abbastanza per tenerli incollati a quel letto ancora per un po'.
-Credevo sarebbe arrivato qualcuno. Un professore, magari.- chiarì lei, notando lo sguardo confuso di Malfoy. -Mirie non ti ha creduto nemmeno per un secondo.-
-Lo so. Ma qui nessuno fa la spia, Granger. Nemmeno le infermiere.-
-Non fanno la spia ma possono farti passare la voglia di metterti nei guai.-
-Esatto.-
E non fu necessario allontanarsi troppo con lo sguardo per notare un esempio concreto davanti ai loro occhi.
A parecchi letti di distanza, due ragazze stavano stese immobili e visibilmente furiose a causa di un paio di zanne che prepotentemente uscivano loro di bocca. Un duello finito in parità, a quanto pareva, nel bel mezzo di uno dei corridoi della scuola e sotto gli occhi di un professore che passava da quelle parti, per caso. Particolare fatale, che era così costato alle due ragazze l'aiuto dell'infermiera anziana: Miss Padgedoorf. Una vecchina quanto mai grinzosa, dalle ossa sporgenti, gobba, il naso colante, e una cuffia unta strettamente schiacciata in testa.
Hermione era pronta a scommettere che sotto la cuffietta da infermiera fossero rimasti ben pochi capelli da pettinare, e che in fin dei conti era meglio tenesse il capo costantemente coperto.
-Potrei chiederle di venirmi a dare una mano.- sorrise malefica la Gryffindor, osservando Malfoy con uno sguardo che non poteva altro che ostentare una vantaggiosa dose di potere.
-Non ci provare.-
-E perché non dovrei?-
-Perché una volta in piedi, te la farei pagare.-
Non mentiva, i suoi occhi erano sempre estremamente sinceri quando si parlava di vendetta. Eppure, nell'immediato, i fatti non cambiavano.
-Ma ora sei sdraiato, impotente e ferito.-
Si era chinata su di lui, poggiando una mano accanto alla sua testa e sussurrando piano, come se fossero due amici in vena di confidenze. I capelli le caddero di lato, riparandoli dai pochi sguardi indiscreti che avrebbero potuto attirare e rendendo la minaccia più efficace, lasciando che Malfoy potesse concentrarsi esclusivamente su di lei e la sua minaccia.
-Quando non sarò più sdraiato, impotente, e ferito... te la farò pagare.-
-Ne sono certa.- sbuffò Hermione, offrendogli la spalla come avrebbe fatto con un qualsiasi amico per permettergli di alzarsi il sufficiente a non farlo sentire totalmente invalido.
Una volta sistemato il cuscino, sembrò decisamente meno moribondo.
-Bene.- sorrise Hermione. -Comincia pure dall'inizio, sono davvero curiosa di sapere perché da queste parti vieni trattato alla stregua di un appestato.-











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Capitolo 8
*** Ombre (II Parte) ***



VIII



Ombre

-II parte-











A che scopo dobbiamo vivere,
se non per essere presi in giro dai nostri vicini
e ridere di loro a nostra volta?
Jane Austen – Orgoglio e Pregiudizio








La biblioteca di Grimlore era qualcosa di notevole.
A forma di mezzaluna e situata all'ultimo piano dell'ala est della scuola, era dotata di scaffali labirintici disposti senza ordine apparente, intervallati da scalini in grado di confondere ulteriormente il visitatore. Salite e discese del tutto inutili non facevano che rendere più unico quel complicato dedalo magico, perché era sin troppo evidente che a dispetto delle reali dimensioni che avrebbe dovuto avere, quella stanza era molto più ampia al suo interno di quanto apparisse all'esterno.
Una vetrata semicircolare costituiva l'unica fonte di luce naturale, pallida e tipica delle giornate uggiose che caratterizzavano l'isola, lasciando che a illuminare gli angoli più remoti della biblioteca fossero antiche lampade ad olio.
Hermione non aveva potuto credere ai propri occhi, quel posto era magnifico.
-Trovato qualcosa, Granger?- chiese Malfoy.
-Non ancora...-
Avevano occupato un tavolo in una delle zone più discrete della biblioteca, illuminato dalla debole luce di una lampada e strategicamente circondato su tre lati, lasciando loro le spalle coperte e la minima preoccupazione di controllare la via davanti a loro.
Non che stessero facendo qualcosa di male, ma non erano del tutto certi di come sarebbe stata accolta la loro fuga dall'infermeria.
-Non credo troverai mai nulla continuando a leggere storia di Blackwood.-
Beccata.
Aveva cercato di aprirlo velocemente, circondandolo di altri libri e fogli sparsi, ma la mole gigantesca del tomo doveva averla tradita.
Era almeno il doppio di storia di Hogwarts.
-Non puoi saperlo.- si difese la Gryffindor -Ci sono scritte parecchie cose interessanti. Parlano anche di Grimlore e dei villaggi limitrofi, inoltre sono raffigurati diversi alberi genealogici delle più importanti famiglie della città.-
-Dammi.-
Si era avvicinato in modo piuttosto rigido, afferrando in malo modo il volume e attirandolo maldestramente nella sua direzione.
Inizialmente Hermione pensò a quanto dovesse essere seccante per lui quella vicinanza forzata, ma la realtà le balenò ben presto davanti agli occhi.
Il gemito gutturale che lo Slytherin si lasciò sfuggire dalle labbra e la smorfia di dolore che gli deformò il volto furono piuttosto chiari, lasciando Hermione a darsi della povera stupida.
Afferrò la piccola boccetta di unguento che teneva a fianco a sé e la svitò velocemente, aiutando poi Malfoy a mettersi seduto in una posa sufficientemente decorosa per slacciargli la camicia.
-E' passata un'ora e mi sono completamente dimenticata di spalmarti questa roba sulla ferita... accidenti.-
-Che stai facendo?-
Le sue mani avevano appena afferrato i lembi della camicia, aprendola e lasciando una buona porzione di fianco allo scoperto. Un segno giallastro ben identificabile segnalava chiaramente quanto le costole non fossero ancora guarite.
-La brava infermiera.- cantilenò Hermione, non badando più di tanto alla sua espressione corrucciata e spalmandosi l'unguento tra le mani.
-Posso fare da solo.-
-Certo, come prima, quando ti sfioravi a malapena per paura di farti male da solo.-
In fondo, il ricordo era sufficientemente imbarazzante per lasciare che fosse la Mezzosangue a occuparsi di tutto.
Il suo tocco era delicato, ma costante. Avrebbe potuto andarci molto più pesante, infierendogli qualche dolore in memoria di tutto quello che avevano passato a scuola in quegli anni, ma forse era troppo superiore persino per quello.
-Mi stai fissando.- gli fece notare lei, non distogliendo lo sguardo dalla ferita.
-E come lo sai?-
-Lo so e basta.-
E improvvisamente le cose si erano fatte imbarazzanti, così, senza un perché.
Schiarendosi leggermente la gola, Hermione ritirò la mano, intimandogli di lasciare la camicia aperta. -Ti ungerai tutto se la abbottoni.-
Imprecare contro l'infermiera era diventato un obbligo, a quel punto.
-Che c'è?-
Lo sguardo ostinato di Hermione era difficile da non notare.
-Potresti anche ringraziarmi.-
-Ringraziarti perché l'infermiera sadica ti ha costretto a prenderti cura di me?-
-Non mi ha costretto.- precisò Hermione. -Mi ha dato una scelta.-
-E voi Gryffindor scegliete sempre l'opzione più caritatevole.-
In qualche modo, parlare con uno Slytherin sovvertiva tutte le regole naturali e della comune coscienza, facendo sembrare la scelta più sensata e giusta unicamente più stupida.
-Ovviamente.- replicò freddamente Hermione. -Ma non preoccuparti, non mi aspetto che la cosa sia reciproca.-
Sbattuto il contenitore dell'unguento sul tavolo, prese a strofinarsi nervosamente le mani contro la gonna, lasciando che piccole macchie più scure la sporcassero. Dopotutto, sarebbe bastato un efficace gratta e netta per risolvere il problema.
-Prendi il libro che stavo sfogliando e controllalo.-
Il tono di Malfoy si era fatto pacato, come a voler smorzare sul nascere nuove discussioni, così Hermione cercò di assecondarlo con tutto il disdegno di cui era capace. E a sentire Ron, ne aveva parecchio.
-Cosa stavi cercando?-
Avevano passato le ultime due ore a controllare un'infinità di volumi dedicati alla produzione orafa del mondo magico, osservando disegni magnifici di gioielli strabilianti e dai poteri più disparati.
L'anello che, se indossato, permetteva di tramutare qualsiasi oggetto in oro... gli orecchini che rendevano invisibili... oggetti preziosi, ma persi nel tempo o custoditi in musei strettamente sorvegliati dal ministero stesso.
In poche parole, fino a quel momento tutto era stato un buco nell'acqua, per quel motivo storia di Blackwood era stata una così allettante distrazione.
Ma a quanto pareva, Malfoy non aveva battuto la fiacca.
“Preziosi maledetti. Antichi manufatti incantati dalla a alla z.” Così intitolava il libro.
-Ho trovato la lacrima della fenice.-

L'irregolare superficie della montatura in oro aveva perso di lucentezza, risentendo della poca cura che i proprietari dovevano aver riservato all'oggetto, mentre la pietra sembrava risplendere di una luce particolare, viva. Di una lacrima, non aveva nulla. Sarebbe stato molto più coerente nominarla “Il cuore della fenice”.
Eppure non c'erano sbagli, il disegno e il gioiello tra le sue mani coincidevano alla perfezione.
-Merlino, è maledetta.-
La didascalia era molto chiara al riguardo.
“Creata durante il secolo delle persecuzioni verso i babbani, la collana è in grado di sprigionare un incantesimo letale in grado di fermare il cuore del proprietario in pochi secondi. Indossarla significa la morte.”
-Merlino... Malfoy, non devi assolutamente...-
Troppo tardi.
Accasciato sulla sedia, apparentemente senza forze, lo Slytherin rivelava parte della catena d'oro attorno al collo.
Gioiello che Hermione stessa gli aveva restituito solo pochi minuti prima, stanca del suo sguardo sospettoso verso le sue tasche.
-No, no, no... come hai potuto solo pensare di indossarla così incautamente?-
Si precipitò su di lui come se il suo scopo primario non fosse quello di salvargli la vita, ma di ucciderlo.
-Malfoy...-
Urgenza, preoccupazione... un paio di mani che frugavano attorno al suo collo per toglierli la sottile catena, fino a strapparla di viva forza una volta incontrato qualche problema con la chiusura.
Ciocche bionde, ricadute malamente sugli occhi, vennero scostate con mano tremante da una Hermione assolutamente terrorizzata dall'idea di aver danneggiato Malfoy in modo... irreparabile. La sua paura era così totale, che quando una mano del biondo le afferrò il polso la sua unica reazione fu quella di emettere un verso stridulo con la bocca, scostandosi il sufficiente per osservare quella pessima faccia sogghignare divertita.
-Sai, Granger, credo sia un falso.-

Aveva cercato di farlo cadere dalla sedia e colpirlo con Storia di Blackwood, ma aveva fallito.
-Tu, stupido Purosangue che non sei altro!-
Il suo oltraggio era così divertente agli occhi di Malfoy, che rimanere impassibili non era un'opzione. Ma nemmeno riderle in faccia, o Storia di Blackwood avrebbe implacabilmente trovato il suo volto, così lo Slytherin si limitò a schivare i colpi e alzarsi in piedi, approfittando del vantaggio naturale della sua corporatura. Non era muscoloso, ma in confronto alla Granger poteva considerarsi un peso massimo.
-Non credevo che la prospettiva di avermi ucciso potesse spaventarti così tanto.-
-Be', non vorrei davvero finire ad Azkaban per una simile banalità.-
Un complimento dopo l'altro.
Le loro dinamiche erano sempre così semplicemente prevedibili...
La stretta di Malfoy sul suo polso s'intensificò per un attimo, prima che la pressione diminuisse gradualmente, fino ad annullarsi.
-Punti di vista.- sussurrò -Io potrei finirci per molto meno.-
Che fosse una minaccia o meno, Hermione non ebbe il tempo di appurarlo.
Improvvisamente, si chinò verso di lei quasi volesse sussurrarle qualcosa all'orecchio, lasciandola a irrigidirsi e a compiere un impercettibile passo indietro, pronta a scansarlo o spingerlo lontano, per quanto potesse. Ma non fu necessario.
-Tranquilla, non ho intenzioni bellicose.-
Con una mano agguantò uno dei libri che aveva tenuto da parte, contrassegnato da un segnalibro ormai completamente distrutto e mezzo aperto in cima alla pila di tomi già controllati.
“Falsari storici”.
Il titolo non sarebbe potuto essere più esplicito.
-Dove lo hai trovato?-
Pagina dopo pagina, i volti di maghi si susseguivano in un turbinio di sorrisi smaglianti e sicuri di sé, alcuni dietro le sbarre altri in lussuosi salotti persi tra le ombre. Con ogni probabilità, quegli ultimi non erano altro che fuggiaschi di lusso.
-Stranamente, era a portata di mano.-
Il tono sospettoso di Malfoy rivelò quanto fosse a dir poco estremamente incredibile quella serie di ritrovamenti a pochi passi da loro, senza nemmeno doversi sforzare particolarmente per ottenere le informazioni che andavano cercando. E ancora più incredibile, Hermione era d'accordo con lui.
-Cosa credi che... ?-
Lo scricchiolio di una sedia e l'ombra che si proiettò di fianco a loro, furono segnali sufficienti ad introdurre un visitatore materializzatosi dal nulla e in grado di spaventarli come si conveniva.
-Ma che ragazzini svegli.- sogghignò il nuovo venuto, osservandoli radioso ed esibendo un sorriso avido assai poco rassicurante.
Un mago, senza dubbio, in grado di smaterializzarsi tra le mura di Grimlore.


Il mantello turchese pendeva sulla spalla destra in un trionfo di pieghe, lasciando l'altra metà del corpo scoperta e la massiccia fibbia in oro sulla spalla sinistra a risplendere di luce propria. Doveva seriamente valere una fortuna.
Gli stivali posati in modo spavaldo sul tavolo erano lindi, immacolati, come se quel tipo non avesse mai realmente camminato in alcun posto, preferendo apparire più impeccabile che normale. Era così strano...
-Così, tu saresti una Mezzosangue.-
Le sopracciglia scure,perfettamente delineate, si arcuarono in un'espressione sorpresa e divertita al tempo stesso, di chi stesse soppesando un evento inedito quanto bizzarro.
Ma lui stava semplicemente osservando Hermione, con occhi predatori e intenti a scavare nei suoi, quasi si aspettasse le spuntassero un paio di ali e iniziasse a volare.
Capelli scuri, labbra sottili, una pelle diafana e mani estremamente curate, tipiche di chi nella propria vita non aveva mai ecceduto in lavori manuali. A Hermione non ricordava nessuno, ed era più che certa di non averlo mai visto, eppure...
Malfoy le strappò di mano la collana più velocemente di quanto avrebbe potuto fare con un incantesimo, soppesandola per un attimo e ficcandosela in tasca come se fosse il posto più sicuro del mondo.
-E chi diavolo saresti, tu?-
L'eleganza di Draco Malfoy era totalmente ineguagliabile.
-Potete trovarmi a pagina trecentonovantaquattro.-
Un movimento svogliato della mano e le pagine del libro “Falsari storici” iniziarono a muoversi come dotate di vita propria, fermandosi alla pagina menzionata dal mago, in cui campeggiava il ritratto in movimento di “Christopher, famoso falsario di cimeli magici e ricettatore di preziosi”.
Sotto il ritratto in bianco e nero, incredibilmente propenso a farle l'occhiolino almeno ogni cinque secondi, una lista piuttosto nutrita si proponeva di elencare ogni cimelio riprodotto dal mago.
Una pepita maledetta, in vero oro massiccio, che presumibilmente avrebbe dovuto lasciare il proprietario nella più totale pazzia una volta liberatosi di essa.
Il mantello dell'invisibilità.
Un corona in grado di sottomettere la volontà altrui.
Perle velenose al tocco.
Diamanti stregati con i più svariati incantesimi di manipolazione della mente, e molto altro...
Una lista nutrita e di tutto rispetto.
-Come ha fatto a entrare?- chiese Hermione, già più allarmata di quanto avrebbe voluto essere.
Bacchette snudate, sia lei che Malfoy sembravano improvvisamente essere sulla stessa lunghezza d'onda.
-Dal portone, piccola babbana. Oh, pardon... mezzosangue.-
Si era smaterializzato in un attimo, comparendole alle spalle in un soffio e costringendola così ad allontanarsi bruscamente, finendo per sbattere contro il petto di Malfoy.
Che situazione assurda.
Totalmente, assurda.
-Accio.-
La collana schizzò fuori dalla tasca di Malfoy alla velocità di un proiettile, finendo dritta nella mano tesa di quell'individuo.
-Uno dei miei pezzi migliori.- sorrise nostalgico, facendo dondolare il ciondolo fra loro, quasi stesse tentando di ipnotizzarli.
-E' stato lei?-
-Certo, ragazzo.- rispose distrattamente il mago, degnando Malfoy di un'occhiata piuttosto superficiale, come se di ragazzi come lui ne avesse già visti un sacco e lo conoscesse sin troppo bene. -Un Malfoy, eh? Quei capelli bianchi sono inconfondibili.-
-Biondi.-
-Punti di vista.-
Dopotutto, poteva essere un tipo simpatico, per essere un falsario.
-E ora cosa...?-
-Ora lui viene con noi.-
Severus Piton e il suo consueto strisciare alle spalle delle persone, avevano colpito ancora.



***




Christopher.
Un nome, senza un cognome, non era in grado di dire molto.
L'imprecisione rendeva le persone vaghe. Uno fra tanti, una massa di omonimi dal cappello a cilindro e mantelli da mago che si riversavano nel mondo a vivere vite completamente diverse.
Ma la pagina di quel libro era rivestita di informazioni piuttosto interessanti, seppur esigue.
Apparso dal nulla circa un secolo fa, si era guadagnato in breve tempo la fama di ladro e falsario più astuto degli ultimi tempi, riuscendo a trafugare manufatti magici e babbani dalle più desolate parti del mondo.
A lui si sarebbero potuti attribuire furti precedenti la sua comparsa nel mondo dell'illegalità, ma questo avrebbe significato attribuirgli un'età sin troppo spropositata persino per un mago, così  il mistero imperversava, condito dalla diceria di una lunga quanto proficua amicizia con Nicolas Flamel. Nulla di confermato o supportato da prove, solo voci abilmente lasciate circolare negli anni.
Presumibilmente Purosangue, la famiglia di appartenenza era tutt'ora sconosciuta. Ma quello era un problema piuttosto comune quando si parlava di quel tipo di criminali magici, nessuno di loro utilizzava il proprio nome. Quello vero. Tutti si buttavano su pseudonimi o nomi d'arte, storpiando e rubando quelli di illustri predecessori.
-Hai imparato quella pagina a memoria, Granger.-
-E' l'unica cosa che ci permettono di sapere.- si giustificò lei, rileggendo ossessivamente quelle parole. Fino a quando Malfoy non chiuse bruscamente il libro, togliendoglielo dalle mani e sbattendolo rumorosamente a terra.
Hermione non reagì, limitandosi a guardarlo come se fosse stato un bambino di cinque anni a cui era caduto il gelato.
-Molto maturo.-
Erano nervosi entrambi, impossibile nasconderlo.
Silente era tornato nel più totale segreto, o così avevano presunto, perché se anche fosse tornato in pompa magna nel mezzo di squilli di trombe e rulli di tamburi, nessuno si sarebbe preso il disturbo di avvertirli.
Nessuno rivolgeva loro la parola. Be', tranne Piton, ma quello non contava davvero.
E parlando del diavolo...
-Potete salire, il Preside Silente vuole parlarvi.-
Ottimo.
Per qualche motivo, non li avevano fatti attendere nella stanza circolare in cui Hermione si era sentita male, la stanza del fuoco... ma appena fuori, al sicuro, in un corridoio del tutto spoglio da ornamenti e vagamente inquietante.
Eppure, al contrario di qualsiasi aspettativa, quel corridoio le sembrava tuttora più confortevole di quella stanza. Bastarono pochi attimi, al momento di attraversarla, per sentire un leggero fastidio alle tempie.
Non di nuovo...
-Granger, muoviti.-
Senza avere reale percezione dei suoi movimenti, si rese conto di essersi fermata al centro della stanza, come in trans, i palmi delle mani sudati e appiccicosi quanto lo sarebbero stati in un afoso giorno d'estate.
Il contatto più solido con la realtà, era la mano di Malfoy poggiata sulla schiena. Molto più in basso di quanto avrebbe giudicato consono in tempi normali, ma piuttosto irrilevante in quel momento.
La pressione delle sue dita la spinse in avanti, un passo dopo l'altro, verso il muro di mattoni fittizio che oltrepassarono insieme.
Perché?
Perché si era sentita a quel modo?
Assente, accaldata, confusa...
Cercò Malfoy con lo sguardo, aspettandosi di averlo infastidito o reso quantomeno nervoso, ma lui non la stava degnando della minima attenzione. Lo sguardo fisso in avanti, dava nota di rendersi conto della sua presenza solo dalla mano che ancora teneva posata sulla sua schiena.

Caotico come lo ricordava, l'ufficio di Odin Grendel fu una boccata d'aria fresca. Metaforicamente parlando, chiaro, perché l'atmosfera tesa e pesante la si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Silente occupava la cattedra che Grendel gli aveva ceduto come se si trovassero ancora ad Hogwarts, un particolare che in un certo senso fu in grado di tranquillizzare Hermione più di quanto si sarebbe mai aspettata. Persino la figura di Piton, in piedi a un passo dalla scrivania, era qualcosa di positivamente famigliare.
Lei e Malfoy si limitavano a rimanere seduti, muti e in silenzio, quasi stessero per ricevere una punizione. E forse, per un attimo, entrambi desiderarono che le circostanze fossero davvero quelle di un provvedimento disciplinare.
-Presumo che entrambi vi sarete posti domande, più che giustificate, dopo gli eventi degli ultimi giorni.-
La voce di Silente aveva sempre avuto un effetto calmante su Hermione.
Dubbi, ansie, senso di smarrimento, paura... tutto svaniva.
-La mia partenza non era prevista.- continuò il preside -E apparentemente, non necessaria, ma non potevamo saperlo. Non ancora. In ogni caso, Severus mi ha informato di... ogni cosa.-
O forse no.
Per la prima volta i dubbi, le ansie, il senso di smarrimento e la paura si moltiplicarono.
La serietà negli occhi di Silente era strana, ricca di inusuali sfumature quali tristezza, e un misto di compassione e scuse inespresse.
Scuse inespresse.
No, non era da Silente.
-Ogni cosa?- chiese Hermione, confusa come non mai da quell'ambiguo approccio dell'argomento. Vago, e non del tutto chiaro.
Di nuovo, il suo sguardo cercò Malfoy. Il profilo dello Slytherin sembrava scolpito nella pietra, immobile e perfettamente delineato, privo di qualsiasi espressione caratteristica. Si era come estraniato, lontano da lei e da qualsiasi cosa stesse cercando di dire loro Silente.
-Ieri avete saltato le lezioni del pomeriggio.-
-Si, ma... c'era un motivo, signore.- Si affrettò a controbattere Hermione, vedendo finalmente l'opportunità di esporre i fatti.
-Ne sono al corrente.-
Alzatosi in piedi, Silente prese a camminare a piccoli passi attorno a loro. Effettivamente, la Gryffindor non ricordava momento in cui la figura del preside fosse rimasta statica e salda al suo posto.
-Grimlore è un edificio antico, ricco di storia, e colmo di magia in ogni singola pietra impiegata per costruirlo. Illustri figure hanno visitato questo castello. Ma la parola “illustre” non è sinonimo di rispettabile, come entrambi avete avuto modo di comprendere.-
Confusa e totalmente allo scuro dello scopo di quel discorso, Hermione cercò di dominare la propria curiosità per prestare attenzione a qualsiasi messaggio Silente stesse cercando di trasmettere.
-Molti presidi, in passato, hanno tentato di assicurare una sorta di impenetrabilità verso il castello. Dovreste averlo studiato durante le lezioni di Storia di Grimlore.
-Le barriere anti-mezzosangue?-
-Esattamente, signorina Granger.-
-Ma sono state abolite anni fa, io sto benissimo e...-
-Davvero, signorina Granger? Lei sta benissimo?-
Piton aveva preso la parola come se fosse stato sempre partecipe del discorso, osservandola attentamente e con sguardo penetrante.
Hermione, dal canto suo, si rese conto molto velocemente che quell'occhiata non era un modo per tentare di capire se stesse mentendo o meno, semplicemente era un modo per farla riflettere su ciò che aveva appena dichiarato.
-Io... si, a parte una volta...-
O due.
O tre.
Il malessere generale che la coglieva nel ritrovarsi in specifici punti di Grimlore era qualcosa a cui si dava pena di pensare solo di notte, sola nel suo letto, persa in riflessioni fantasiose quanto improbabili.
Tutto le sembrava così assurdo, quando vi pensava, perché era impossibile che Silente potesse cimentarsi in azioni simili senza avvertirla...
-Più di una volta, è legittimo pensare, signorina Granger.-
E non era necessario andare troppo indietro nel tempo per ricordare la spossatezza e il malore che l'avevano colta pochi minuti prima, quando era stata necessaria la spinta di Malfoy per farla allontanare dalla stanza del fuoco.
-Non dovrei essere qui, vero?-
Una domanda appena sussurrata, a Silente, a Piton, persino a Malfoy.
La sgradevole sensazione di essere tenuta allo scuro di qualcosa era tornata. E faceva schifo.
-No, Hermione.- rispose il Preside, in un tono dolce e conciliante, tipico dei discorsi di speranza che era solito rivolgere a Harry. -Ma sei precisamente dove dovresti essere, in mia opinione.-
-E dove?-
-In un luogo dove le barriere anti-mezzosangue non sono state del tutto eliminate. Un tempo erano mortali, non lasciavano scampo ad alcun tipo di meticcio, ma i tempi sono cambiati e ogni barriera rimasta è stata a suo modo... indebolita, se non distrutta. Mi è stato detto che sei stata in grado di trovarne due. Una nella stanza sottostante e una ai piedi della torre di astronomia.-
La stanza del fuoco e il tunnel apparso dal nulla.
-Si... Un momento, trovare? Io non stavo cercando nulla, non ho la più pallida idea di cosa sia successo.-
-So che la tua non è stata una ricerca intenzionale, ma era esattamente quello che mi aspettavo accadesse. Le barriere anti-mezzosangue hanno reagito alla tua presenza, disturbando il tuo organismo e tentando di... minacciarti. Ma Odin ha fatto un ottimo lavoro nell'indebolirle. Al contrario, non ti avrei mai portata in questo posto.-
Stordita oltre ogni immaginazione, Hermione non aveva idea di cosa avrebbe dovuto o voluto dire. Voleva semplicemente che le spiegazioni continuassero ad inondare il suo cervello, fino a quando non ne sarebbe arrivata una accettabile e inoppugnabile, contro cui non avrebbe potuto opporsi.
-Quindi, qual'è il significato di queste barriere? Cosa proteggono? Certamente non Grimlore dalla presenza dei Mezzosangue, visto che posso entrare e uscire liberamente.-
-No, non proteggono Grimlore.- confermò Silente, ora fermo accanto alla scrivania. -Proteggono preziosi manufatti che si pensa siano stati nascosti nel castello. E questa parte della storia ci porta alla presentazione del mago che avete incontrato questo pomeriggio.-
-Christopher.-
Malfoy pronunciò quel nome con malcelato nervosismo, osservando Silente in attesa di spiegazioni.
Dunque, se quella parte della storia era stata in grado di risvegliare Malfoy dal suo torpore, era legittimo pensare che persino lui non fosse al corrente di ogni sordido dettaglio della faccenda.
-Possiamo affermare con certezza che ci sia lui dietro la creazione dei manufatti nascosti. Manufatti di un certo interesse, e che vorrei riuscire a riesumare, se così possiamo dire.-
-Non mi sembrava molto disposto alla collaborazione.- notò Malfoy, esprimendo quello che era anche il dubbio di Hermione.
-Era andato a Brickstone per questo? Per cercare il mago, o un qualche manufatto nascosto sull'isola?-
-Per cercare il mago. Ma ovviamente, è stato in grado di sorprenderci.-
-Cosa vuole da lui?- chiese Hermione.
-Il suo aiuto.- rispose semplicemente Silente. -Alcuni manufatti attribuiti alla sua creazione sono di grande interesse per me.-












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Capitolo 9
*** Ombre (III Parte) ***




IX


Ombre

-Terza parte-














“Ecco. Non bisogna mai
esagerare il male che si può
fare agli altri.
Meglio lasciare a loro
questo piacere.”
Daniel Pennac – Il Paradiso degli Orchi







Bagliori di luce altalenante accompagnavano la passeggiata notturna di Hermione, protetta da vecchi scaffali polverosi colmi di libri pressoché dimenticati.
Inoltratasi nel folto di quel dedalo complicato che era la biblioteca di Grimlore, aveva sperato di perdersi nel silenzio della notte, dove nessuno l'avrebbe cercata o tanto meno infastidita.
Sentiva il bisogno di essere circondata dal silenzio più totale, lasciando ai suoi pensieri il potere di dominarla... almeno per quella sera.
Con le dita che sfioravano rigide copertine di libri assai più vecchi di lei, pensava a quanto accaduto poche ore prima, nell'ufficio del preside Grendel.
Alla richiesta di Silente.
Una pazza domanda di aiuto che solo le sue orecchie avevano udito, quando il compagno Slytherin e il suo protettore erano stati fatti allontanare.
La situazione era così chiara... e per un attimo si diede della stupida, perché era stato evidente sin dall'inizio che lei e Malfoy, chiamati a rappresentare Hogwarts in coppia, erano stati una scelta davvero improbabile.
Loro due, insieme, erano improbabili.
Ma la sua buona fede, la fiducia riposta in Silente, era stata troppo grande per poter essere scalfita da meri sospetti suggeriti da Malfoy stesso, il quale aveva sempre rappresentato una fonte di informazioni dubbia quanto inattendibile.
Eppure, quella volta...
-Insospettabile nascondiglio, Granger.-
Come un serpente, Draco era estremamente abile nello strisciare all'ombra di qualsiasi mobilia in grado di offrirgli riparo. Non doveva nemmeno sforzarsi, lo aveva nel sangue.
-Vattene.-
La mano le era caduta su una mensola in un movimento totalmente apatico, come se si fosse staccata dal corpo, morendo di noia tra polvere e sudiciume. Un'immagine triste e cupa, quasi quanto il suo umore.
-Non credo proprio.- scosse la testa Malfoy. -Sei sparita da ore e hai saltato la cena. Non sono il solo a essersene accorto.-
-Il preside sa...-
-No.- la interruppe lui, prevedibilmente divertito dal panico momentaneo che l'aveva colta alla sola idea che Silente e Piton la sapessero fuori dai dormitori dopo il coprifuoco. -Ma sarà meglio riportarti indietro prima che lo scandalo si diffonda.-
Occhi sbarrati, finta preoccupazione, scalpore nel suo tono cospiratorio...
Avrebbe mai smesso di prenderla in giro?
-Ti sto mettendo nei guai, Malfoy?-
Un'allettante prospettiva, quella, a cui non aveva mai pensato prima di allora.
Era stato Silente a insinuare qualcosa, un granello di sospetta autorevolezza nell'intimare a Malfoy di riaccompagnarla al suo dormitorio, assicurandosi che tutto andasse per il meglio.
Era stata quella banale frase a concludere l'incontro di poche ore prima, in cui era stata rivelata la motivazione principale della loro piccola gita fuori porta. Come se fosse del tutto normale, quasi avesse dovuto mettere in conto una cosa simile... e una parte di lei lo aveva fatto, ma non ponendo se stessa al centro dell'intrigo.
Non lo era mai stata.
Lei aiutava Harry.
Lo aiutava ad affrontare ciò che era, ad accettarlo, portando volentieri una parte del peso che derivava dalle sue responsabilità. E lo stesso faceva Ron.
Erano una squadra dai ruoli ben definiti, mentre in quel momento l'unica persona a sua disposizione in una situazione quantomeno confusa... era Draco Malfoy.
-Non so a cosa tu ti stia riferendo.- negò il biondo.
-Bugiardo.-
Tutto quel suo starle vicino, non perderla d'occhio... solo qualche settimana prima l'avrebbe semplicemente mandata al diavolo, lasciandola a cavarsela da sola. Mentre ora...
Anche in quel momento era fermo al suo posto. Immobile, a pochi metri da lei, mani in tasca e sguardo impassibile, come se non stesse davvero guardandola.
Sembrava più grande. A livello puramente estetico, ovviamente, in quanto era evidente che il suo piccolo cervello Slytherin fosse immutato.
-Bugie?- sgranò gli occhi. -Non mi pare di averne dette. Anzi, non mi pare di aver detto proprio nulla, particolare capace di scagionarmi da ogni accusa.-
-Tecnicismi puramente Slytherin, se permetti.-
-Non permetto.-
Parlare con lui poteva essere snervante, ne aveva prova ad ogni singola conversazione in cui veniva coinvolta.
-Quanto sapevi del piano di Silente?-
Un passo dopo l'altro, si era avvicinata abbastanza da poterlo guardare negli occhi senza il frapporsi di ombre indesiderate.
-Quanto è stato seccante monitorare tutti i miei movimenti? Controllare che non mi facessi troppo male nella ricerca inconsapevole di questi... manufatti?-
Pronunciare quella domanda era stato difficile. Uno strizzacervelli avrebbe potuto definirlo terapeutico, un modo per incanalare astio e paura in qualcosa di reale, concreto... ma per lei era solo un momento di terribile realizzazione.
Era ferita.
Ferita e lusingata, a dire il vero, da due persone diverse.
Poteva capire Silente, ed accettare ogni sua azione compiuta per qualcosa di più, una sorta di bene superiore. Ma Draco Malfoy era diverso, lui non agiva per nessun bene superiore. Lui agiva per il suo, di bene, e tanto doveva bastare al resto del mondo e alle persone di cui si prendeva gioco.
-Non è stata una tragedia.- alzò le spalle Malfoy, più propenso a sminuire l'evento piuttosto che dargli effettiva importanza.
-Ovviamente.- annuì Hermione. -Al contrario, non avresti mai accettato.-
-Non ho mai accettato nulla, Granger. Sono venuto a conoscenza dei fatti solo in modo parziale e dopo il nostro arrivo.-
Lui si stava arrabbiando.
Incredibile.
-Quando, precisamente?-
Erano così vicini che avrebbe potuto facilmente spingerlo a terra senza dover nemmeno allungare un braccio.
-Dopo la prima sera.-
Dopo che era svenuta.
Silente era andato a prenderla, volendo sincerarsi delle sue condizioni personalmente. E Malfoy era stato così strano... sempre dietro di lei e sempre al suo fianco nel momento del bisogno, durante quell'assurdo incidente.
-Bene, puoi considerarti esonerato dall'ingrato com...-
Come non detto.
Una mano era salita veloce a tapparle la bocca, lasciando l'altra libera di afferrarla per un braccio e spingerla silenziosamente contro i libri alle loro spalle.
Occhi sbarrati, Hermione rimase immobile, le orecchie tese verso l'eco leggero di passi in avvicinamento.
-Merlino...- sibilò confusamente, le dita di Malfoy ancora premute contro la sua pelle, ben determinate a non lasciarle commettere alcun tipo di errore.
Probabilmente avrebbe voluto intimarle di tacere, ma sarebbe stato rischioso anche solo sussurrare quell'avvertimento, quindi si limitò ad osservarla in modo piuttosto eloquente.
Hermione si limitò a sospirare ed annuire, pensando che il tremito nella mano di Malfoy doveva averlo assolutamente immaginato, e lasciando che la presenza dello Slytherin la confortasse almeno un po'.
Non le era mai capitato di finire nei guai da sola. Come, d'altronde, non le era mai capitato di finire nei guai con una persona che avrebbe certamente scaricato ogni colpa su di lei.
Occhi negli occhi, determinati a controllarsi a vicenda, avvertirono chiaramente i passi farsi sempre più vicini... sino a fermarsi almeno a un paio di file distanti da loro.
Un fruscio di pagine malamente sfogliate giunse alle loro orecchie, come i tonfi di volumi riposti velocemente e senza troppa cura, tipico di chi in biblioteca ci fosse capitato per caso.
Inammissibile per Hermione, e un sogno per Malfoy, che già immaginava un ragazzino in cerca di qualche incantesimo avanzato e non particolarmente onorevole da praticare di nascosto... uno studente, quindi, pronto ad una fuga rapida.
E così andarono le cose.
Quando i passi si allontanarono a ritmo sostenuto, entrambi non poterono fare altro che lasciarsi andare l'uno contro l'altro in un movimento che di calcolato o studiato non aveva nulla.
La fronte di Hermione poggiata sulla spalla di Malfoy era davvero qualcosa di inedito, quasi quanto  il braccio dello Slytherin scivolato attorno alla sua vita.
Come era successo?
Quando era successo?
Il semplice sollievo dell'essersi salvati da fastidiose domande indiscrete e punizioni più che certe era abbastanza per dimenticare qualsiasi repulsione avessero mai potuto provare nei rispettivi confronti. Se mai ve n'era stata.
Il cuore martellava nel petto di Hermione in modo del tutto anomalo, risvegliando la sua mente dal torpore in cui era caduta, lasciandole realizzare quanto la situazione fosse strana.
Avrebbe dovuto staccarsi. Allontanarsi. O forse guardarlo in faccia e fargli capire che... che cosa?
Dopotutto, era molto più facile rimanere appoggiata a lui, lasciandosi andare poco a poco...
Il buio era la tomba delle inibizioni e di ogni pensiero coerente.
Alla luce del giorno, una cosa simile non avrebbe mai osato nemmeno immaginarla.
-Un quadretto interessante, senza dubbio.-
Il respiro che si fermava, gli arti che si irrigidivano nuovamente in una tensione colpevole e assai ben nota...
Merlino, non era possibile.
Essere beccati dall'infermiera della scuola, ecco quanto bastava a spezzare l'atmosfera.



Hermione ricordava Mirie con precisione.
Una ragazza di giovane apparenza, bionda e dai tratti delicati oltre ogni limite. Ovvero la gentile infermiera che si era presa cura di lei la sera del loro arrivo, e la stessa che aveva posto nella mano di Malfoy un unguento con cui curarsi da solo. Be', lo aveva dato a lei, ma il messaggio era comunque stato chiaro. Ferite e lividi derivanti da risse o litigi non meritavano la sua compassione e men che meno il suo tempo.
-Se non fossi stata io a trovarvi, ora sareste nei guai.-
Poggiata contro la fredda parete dell'infermeria, Hermione tentava di racimolare un briciolo di concentrazione capace di riportarla alla normalità.
Lei e Malfoy non si erano rivolti parola durante il tragitto verso l'infermeria, lasciando che fosse Mirie a parlare senza sosta, sottolineando quanto il loro comportamento fosse stato irresponsabile e palesemente contro le regole.
Non il migliore atteggiamento per un paio di ospiti a tempo determinato. Questo non lo disse, ma era implicito.
Dal canto suo, Malfoy, era stato il ritratto perfetto della noncuranza.
Dire che non le aveva rivolto parola sarebbe stato riduttivo, considerato che anche un solo sguardo era stato evidentemente giudicato non accettabile.
-Oltretutto volevo controllare le tue costole.-
Sottospecie di duellante clandestino...
Un borbottio decisamente udibile quanto inesatto. Ma Mirie non poteva saperlo, e nessuno dei due si premurò di correggerla.
Aprendo gli occhi, Hermione ebbe una perfetta visuale del petto di Malfoy.
Sdraiato accanto a lei, sullo stesso letto che aveva occupato quel pomeriggio, lo Slytherin si prestava all'impietoso controllo della giovane infermiera.
Gli occhi sbarrati si limitavano a fissare il soffitto con insistenza, quasi a volerla convincere che quell'improbabile avvicinamento di pochi minuti prima fosse accaduto solo nella sua testa.
Ma così non era, e il disagio che Malfoy stava ad ogni costo tentando di evitare ne era una prova lampante.
-Granger, mi stai fissando.-
-Lo so.-
Bugia.
Non si era nemmeno accorta del momento in cui aveva iniziato ad osservarlo. Cosa che, per i suoi gusti, stava accadendo sin troppo spesso.
-Almeno è di tuo gradimento quello che vedi?-
-Non proprio. Hai saltato qualche allenamento di Quidditch?-
La smorfia in cui si produsse lo Slytherin fu abbastanza per ripagarla della sua indifferenza ostentata e visibilmente fasulla.
Rise senza potersi trattenere, lasciando cozzare delicatamente la testa contro la parete e liberando il suo corpo da una tensione che nemmeno si era accorta di provare.
Tutta colpa di Malfoy.
Come sempre.
Alzatosi dal letto, il biondo prese a rivestirsi con fare seccato, scoccandole occhiate di ammonimento tipicamente Slytherin. Hermione avrebbe potuto rispondere a tono, ma l'ombra di un vago sorriso sul volto di Draco ricacciò a forza nel suo limbo qualsiasi tentativo di ritorsione.
Che stava succedendo?
-Spero di non rivederti più in questa infermeria, Malfoy.- lo avvertì Mirie, intenta a lavarsi le mani in un catino, quasi avesse avuto a che fare con un animale selvatico. -Cerca di tenerti fuori dai guai.-
-Difficile.- scosse la testa lo Slytherin. -I guai mi amano.-
-Tanto quanto i Lambert?-
Quel dannato falsario era capace di entrare in scena in modo impeccabile.
Sdraiato su uno dei letti dell'infermeria, Christopher si guardava attorno estasiato, ammirando l'infermeria in tutto il suo dubbio splendore.
-Ma come...?-
Persino Hermione era a corto di parole.
Incredibile.
-Questa non è Hogwarts, con un po' di impegno ci si può smaterializzare.-
Estremamente a suo agio, il Re dei falsari si trastullava infastidendo il prossimo con  consumata esperienza, apparendo in momenti quantomeno inopportuni e comportandosi come se la sua presenza fosse del tutto normale. Gradita, quasi.
-Solo i pazienti possono occupare l'infermeria.-
Il volto di Mirie, trasfigurato in una maschera di serietà e intransigenza, non era disposto ad esprimere un briciolo di divertimento per quell'apparizione inaspettata.
-Ma io sono un paziente.- Si lamentò Christopher, portandosi una mano sul petto. -Il mio cuore è gravemente ferito.-
-Il tuo cuore potrebbe farsi un giro fuori dalla tua cassa toracica a breve.-
Wow.
-Oh,Miranda...-
Il mago la guardava adorante, la strega ricambiava furiosa.
Improvvisamente, Hermione si sentì a disagio, estremamente cosciente di quanto la sua presenza e quella di Malfoy fossero evidentemente di troppo. Almeno, per Christopher sicuramente.
-Noi ce ne andiamo.- annunciò Malfoy prontamente, affatto interessato alla cosa e ansioso di raggiungere il proprio dormitorio. A quel punto, erano rimaste loro ben poche ore di sonno.
-Non così in fretta.-
Improvvisamente serio, il mago si materializzò accanto allo Slytherin in un baleno. Il suo sguardo viaggiò da lui a Hermione come a voleri soppesare, tentando di capire Merlino solo sapeva cosa, e costringendo la Gryffindor ad affiancare il suo compagno.
Compagno di scuola, ovviamente.
-Non ci sono state le dovute presentazioni.-
-E non ci saranno, piccola Mezzosangue.- sorrise il mago. -Voglio solo sapere cosa hai risposto a Silente.-
Il tempo parve fermarsi per almeno un minuto intero.
La famosa richiesta di aiuto...
Mirie, che aveva tutta l'aria di voler buttare Christopher fuori a calci dalla sua infermeria, si fermò di netto.
Malfoy, in pieno stato belligerante, lasciò che quella frase aleggiasse tra di loro come un macigno, trattenendo qualsiasi tipo di insulto stesse per rivolgere a quel singolare personaggio che ancora impediva loro una onorevole fuga.
Merlino, che situazione...
-Di che parla, Granger?-
-Accidenti, credevo fossi al corrente di ogni cosa.-
-Sai benissimo che le cose non stanno così.-
No, non lo sapeva, e sarebbe stato interessante sapere a che punto fossero arrivate, ma non era una conversazione adatta al momento.
-Intrattenimento interessante, ma vorrei una risposta.-
Hermione si era tenuta alla larga da pensieri pratici e urgenti, contando di poterci dormire sopra e affrontare l'indomani il peso di qualsiasi cosa le sarebbe piombata addosso.
Già, dopotutto, credeva di meritarsi il fantomatico riposo del guerriero.
Ma a quanto pareva...
-Silente mi ha ufficialmente chiesto di ispezionare la scuola in cerca dei manufatti creati da Christopher. Ovviamente, ora che lui stesso è ospite di Grimlore, mi aiuterà nell'impresa.-
-Questo è ancora da vedere.-
-Il tuo aiuto non è negoziabile, questo ha detto Silente.- chiarì Hermione, ben consapevole dello sguardo indagatore di Malfoy.
Non gli aveva detto nulla, crogiolandosi nella perfetta sensazione di essere al corrente di qualcosa che lui ignorava.
Certo, non avrebbe mantenuto quella linea di condotta per molto, aveva programmato di sganciare la bomba il mattino seguente, dandogli modo di iniziare al meglio la giornata. Ma di nuovo, altri avevano deciso per lei.
-Silente dice un sacco di cose...- la blandì Christopher, determinato a sminuire l'importanza degli eventi.
-Silente è quello che in un momento di totale ingenua fiducia ti ha presentato Nicholas Flamel.- intervenne Mirie -E' arrivato il momento di dimostrare un minimo di riconoscenza.-
Quindi era vero...
-Silente è interessato ad un manufatto in particolare. Qualcosa che, un giorno o l'altro, mi metterà nei guai. Vuoi davvero che corra questo rischio?-
-Voglio che tu ti prenda la responsabilità di ciò che fai.-
Per un secondo era sembrata più grande. Mirie, o Miranda che fosse, lo aveva guardato da pari a pari, mostrando un livello di conoscenza e intimità che raramente persone come Christopher si permettevano di instaurare. E persino lui, per un attimo, nell'annuire seccamente a quella richiesta così adulta, era sembrato serio e determinato.
-Bene.- annuì lui, non distogliendo gli occhi dalla strega nemmeno per un secondo. -Domani pomeriggio, dopo le lezioni, fatevi accompagnare da Mirie nella mia stanza.-
Un battito di ciglia, ed era scomparso.
-Tornate nei vostri dormitori il più in fretta possibile. E' stata una notte sin troppo movimentata.-
E così anche la piccola figura bionda si voltò per andarsene, sparendo dietro una porta discretamente nascosta accanto all'armadietto delle pozioni, lasciando Draco e Hermione soli, nel mezzo di un limbo, a farsi domande.



-Sei arrabbiato con me, Malfoy.-
-Sono seccato con te, Granger.-
Giusto. Essere seccati era molto più di classe per uno Slytherin, che essere volgarmente arrabbiato. E in caso il fastidio avesse oltrepassato i livelli di guardia, allora sarebbe diventato semplicemente furioso. Altro sentimento nobilmente accettabile, quello, seppur “sentimento” non fosse la parola giusta.
-Quanto contavi di dirmi della storia di Silente?-
-E tu?-
La stava riaccompagnando al suo dormitorio, senza averne fatto menzione ovviamente, scortandola tra le ombre e facendo affidamento sulle sole punte illuminate delle loro bacchette.
Lumos maxima, ecco un incantesimo utile.
-Siamo qui da troppo poco tempo.- disse Malfoy. -Sono successe molte cose, ma non cambia il fatto che siamo qui da quanto? Tre giorni? E questo non è abbastanza tempo per essere arrabbiati.-
Hermione rimase stupita da quel saggio ragionamento, non aspettandosi nulla di simile dallo Slytherin.
Ma a ben vedere, loro non avevano mai parlato, tanto meno di cose serie.
I suoi pensieri si basavano sul pregiudizio, esattamente come qualsiasi altro studente...
-Sapevi di questi manufatti? Di Christopher?-
-No.- rispose Malfoy -Silente mi ha solo chiesto di tenerti d'occhio, accennando al fatto che questa scuola non era ospitale come si sarebbe convenuto, verso i Mezzosangue. Lo avevoi immaginato anche io, non era una novità, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che le cose erano più complicate del previsto. Poi è sparito, senza una parola.-
-Quindi è chiaro perché voleva me, qui.-
L'implicita domanda che voleva una spiegazione alla presenza di Malfoy galleggiava tra di loro come un interrogativo bizzarro ma non scomodo. In qualche modo, si era creata la giusta atmosfera delle tipiche confidenze tra cospiratori.
-La mia presenza qui è stata utile a far smuovere le acque.- In una disinvolta alzata di spalle, Malfoy concentrò tutto il suo interesse verso la bassa manipolazione che si era fatta della sua persona. -Un bel po' di famiglie saranno attirate dalla mia scomoda presenza qui. I Lambert sono praticamente in via di estinzione, ma le altre sono ancora abbastanza numerose, e sicuramente utili in caso di guerra.-
-Quindi... credi che il fattore Voldemort non sia fuori dal grande piano di Silente?-
-Voldemort è al centro di qualsiasi piano di Silente.-
E solitamente, i piani di Silente erano collegati l'uno all'altro in modo bizzarro e insospettabile.
-Be', se tu mi guarderai le spalle, io farò lo stesso.-
Hermione gli tese la mano con fare deciso, professionale, quasi.
I due si erano fermati uno di fronte all'altro, appena all'imbocco del corridoio che gli avrebbe portati ai dormitori femminili.
La bacchetta di Hermione, ora ben salda nella mano sinistra, giaceva lungo il suo fianco a illuminare fiocamente il pavimento, lasciando che sui loro volti danzassero ombre scure e confuse.
Gli occhi di Malfoy si assottigliarono, divenendo più scuri, quasi la stesse sospettando di qualcosa. O forse no, forse era perso in qualcosa che Hermione era incapace di catalogare, lasciandola a guardarlo interdetta, in attesa di qualcosa che non sembrava arrivare...
-Ti accompagno all'entrata del dormitorio.- concluse semplicemente, ignorando la sua mano tesa e qualsiasi cosa gli stesse passando per la testa in quel momento.
Dopotutto, era così facile scappare.
Voltato l'angolo, Hermione avrebbe voluto dire qualcosa, magari chiedergli cosa diavolo gli fosse preso per cambiare umore così repentinamente e per quale motivo stesse camminando almeno a dieci passi di distanza davanti a lei, ma l'occasione venne nuovamente spazzata via dagli eventi.
Malfoy le aveva fatto cenno di fermarsi, tirandosi indietro e appiattendosi contro la parete nello stesso momento in cui la luce della sua bacchetta venne meno.
Istintivamente, Hermione lo imitò senza fare domande, affiancandolo il più silenziosamente possibile.
Stringendogli un gomito con la mano libera fece in modo di catturare il suo sguardo, in una muta domanda.
Che stava succedendo?
-Hai visto? C'era una luce...-
-Non era nulla, tranquilla.-
Bisbigli quasi inudibili nel buio della notte, appartenenti a due sagome scure ferme nei pressi dell'entrata del dormitorio femminile.
Un ragazzo e una ragazza, sicuramente, dalle voci estremamente famigliari.
Strizzando bene gli occhi e sporgendosi nella loro direzione quanto più le fosse possibile, arrivando a toccare con la guancia la spalla di Malfoy, Hermione poteva distinguere due corpi vicini poggiati alla parete e uniti in un abbraccio particolarmente... stretto.
Ci sarebbero stati mille altri modi per definire quello in cui si erano imbattuti, ma ciascuno di essi suonava alle orecchie di Hermione come una descrizione tratta da un romanzo rosa di terza categoria.
-Devo andare.-
-Domani, al solito posto.-
Il monito del ragazzo era stato pronunciato in tono incolore, come se non gli importasse davvero, ma subito dopo la sua sagoma si chinò a baciare quella più piccola e minuta, inequivocabilmente femminile. E in punta di piedi.
Quel tono, quell'inflessione...
E la voce femminile, così sottile e trasformata dall'ombra di un sorriso che doveva aleggiarle in volto...
-Oh, Merlino...-
Meno di un sussurro, l'esclamazione di Hermione si perse nella stoffa sottile della camicia di Malfoy, il cui umore era improvvisamente migliorato. Prova ne era il fantastico ghigno a trentadue denti che ora lo rendeva più simile ad un serial killer di fronte ad una preda, che ad uno studente.
Davanti ai loro occhi, Alexander Reinolds lasciava rientrare nei dormitori la piccola Isbel Rose.
Quando la porta fu chiusa dietro le spalle della ragazza, la scura ombra di Alexander si fermò nel mezzo del corridoio, voltata nella loro direzione.
Sentendosi incredibilmente in difetto, Hermione strinse la presa sul braccio di Malfoy, pronta a dover affrontare una situazione largamente imbarazzante e sconcertante al tempo stesso.
Lo Slytherin, dal canto suo, rimase impassibile, una vera statua, sino a quando la sagoma di Alexander non girò i tacchi per sparire nel buio dei corridoi di Grimlore.



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Capitolo 10
*** Voci di sfortuna ***



X




Voci di sfortuna














“Ricordati di osare sempre”
-Gabriele D'Annunzio-








I dormitori maschili di Grimlore erano stati progettati per essere posti il più lontano possibile da quelli femminili.
In una scuola in cui il decoro era tutto, le apparenze erano fondamentali.
Fu facile relegare la componente maschile scolastica nei recessi dei sotterranei, lontano da distrazioni e socializzazioni pericolose, poco consone ad un luogo votato all'istruzione e all'addestramento di giovani leve dal sangue altamente selezionato.
Così le giornate trascorrevano tranquille nella landa maschile, tra spifferi di freddo glaciale e camini sempre accesi, schivando malanni e facendo finta di non notare le antiche porte sigillate da catenacci magici che proibivano l'entrata alla parte di dormitori che, secoli prima, servivano ad iniziare gli studenti alla lotta. Spada, fioretto, bacchetta... persino veleni. Un tipo di cultura abolita nel tempo per lasciare spazio a metodi più civili di contesa, quali duelli regolamentati da ormai collaudate leggi d'onore. Non per questo legali, ma esteticamente più civili.
L'ambiente poteva, quindi, considerarsi estremamente congeniale a Draco Malfoy.
-Ancora da queste parti?-
Tranne che per la compagnia.
Era riuscito ad evitare seccatori fin quasi l'uscita del dormitorio...
-A quanto pare. Ma fortunatamente dovrò sopportare la tua presenza ancora per pochi giorni, Carlisle.-
Dal cipiglio seccato del ragazzo era evidente quanto la situazione fosse vista dal punto di vista opposto per lui, ma la frecciata di Malfoy fu incassata con grande eleganza. E con un sorriso falso quanto un galeone di cioccolato.
-Li sto contando, Malfoy. Li sto contando...-
Una frase amichevole come tante altre, di prima mattina, e Ethan Carlisle lo superò velocemente per fiondarsi a colazione.
-Credo non voglia mangiare al tuo fianco. Potrebbe strozzarsi.-
Di nuovo, l'avanzata di Draco venne fermata da un incontro indesiderato. Come sempre, del resto.
La voce che lo aveva preso alle spalle apparteneva a Leonard Colridge, l'ennesimo non sostenitore della sua presenza a Grimlore.
-Colrgidge, tu e O'Brian non dovreste passare il vostro tempo a leccare i piedi a Carlisle?-
Un'offesa gratuita, quella, come tante altre. E anche una bugia.
Se c'era una cosa in grado di infastidire Draco oltre ogni limite, era l'evidente ingegno di cui erano forniti gli amici di Carlisle. Già, persino O'Brian non era idiota quanto i suoi capelli lasciassero credere.
Tiger e Goyle, a confronto, sembravano due zavorre di cui non sarebbe mai riuscito a liberarsi.
-Quello dovresti farlo tu.- sorrise calmo Leonard -Ho saputo di qualcuno del quarto anno che vuole sfidarti a duello. Sarebbe un bel colpo spedirti in infermeria, di nuovo. Sembra che Siebel abbia dato inizia a una moda.-
Che fortunato. Promosso al grado di bersaglio mobile.
-Ma per quanto mi riguarda, non intendo partecipare. Meno ti vedo, migliore è la mia giornata.-
E ancora una volta, uno dei suoi tormentatori era uscito di scena con classe, avendo svolto quello che doveva essere un compito quotidiano molto diffuso. Tormentarlo senza sosta.
Una normale mattina a Grimlore, per lui
Ma quel giorno qualcosa era diverso. Il suo umore, per la precisione.
Non aveva più voglia di estrarre la propria bacchetta per commettere una strage. Non aveva più voglia di saltare le lezioni. E non aveva pensato nemmeno una volta, sino a quel momento, come sarebbe stato soddisfacente dare fuoco al castello. O come minimo, ai dormitori maschili. Iniziando dalla stanza di Dominique Lambert, la cui regale presenza sembrava autorizzare qualsiasi piccolo bastardo ad indirizzargli risatine di scherno e insulti assai poco velati.
Avrebbe dovuto sfidare lui a duello. O buttarlo giù da una torre.
Ma nemmeno i pensieri più cruenti e bellicosi, soliti allietare la sua mente, potevano scalfire il suo insolito ottimo umore.
Già, ottimo.
D'altronde, la consapevolezza di avere Alexander Reinolds nelle proprie mani faceva quell'effetto.
Forse, dopotutto, sarebbe andato a colazione molto più volentieri di qualsiasi altro giorno, godendo il disagio provocato nei suoi vicini e tentando di capire come diamine fosse possibile che quella piccola ragazzina avesse attirato l'attenzione di uno come Reinolds.

I corridoi deserti erano una consolazione.
Hogwarts, Grimlore... non faceva differenza. In entrambe le scuole la sua presenza era sempre stata soggetta a chiacchiere sussurrate a malapena, accompagnate da dita puntate ed espressioni solitamente oltraggiate.
Ma almeno ad Hogwarts poteva contare su un certo sostegno.
Il prestigio dei Malfoy, e Theodore e Blaise.
Mentre a Grimlore poteva contare esclusivamente sulla Granger.
Tragico.
Solo la sera prima, il suo atteggiamento Gryffindor lo aveva quasi tramortito fino a farlo svenire dal tedio.
"Cerca di tenere la lingua a freno, Malfoy, questa storia non ci riguarda." Aveva esordito. "Non vorrei che Isbel finisse nei guai, non se lo merita."
Lo aveva fatto entrare nei dormitori femminili, ed erano rimasti a parlare accanto alla porta, sussurrando come due ladri complici dello stesso furto.
"Credi che altri ne siano a conoscenza? E poi, per quale motivo tutto questo mistero?"
"Affari loro"
Ma a quanto pareva quella risposta non era stata giudicata accettabile.
"Spero che questa tua risposta intenda sottolineare il tuo totale disinteresse alla cosa. So che non ti piace Alexander, ma Isbel non c'entra nulla."
Piccola, ingenua, Mezzosangue. Pronta a difendere i meno fortunati in ogni circostanza, anche quelle di cui non conosceva i più sordidi dettagli.
-Tutto solo, Draco?-
La beatitudine era finita con la più ovvia delle constatazioni... e la migliore apparizione che lo Slytherin potesse augurarsi.
-Alexander, quale piacere.-
Buffa coincidenza. O forse no.
Non a giudicare dalla faccia di Alexander, più propensa ad esprimere fastidio che sorpresa.
-Mi stavi aspettando?-
-Esattamente.-
Mani in tasca e bacchetta accuratamente non in vista, Reinolds lo attendeva impassibile all'imbocco del corridoio che portava alle scale conducenti al primo piano.
-E per quale motivo?-
Di faccia tosta, Draco, ne aveva in abbondanza.
Aveva posto la domanda con finta noncuranza, sorridendo biecamente e inclinando la testa come era solito fare durante una partita a scacchi che era in procinto di vincere.
Dal canto suo, Alexander inspirò lentamente, quasi a voler richiamare a sé quel briciolo di autocontrollo che la sera prima gli aveva permesso di non saltargli alla gola.
Si, perché entrambi sapevano di non essere passati inosservati nel buio della notte.
-Che hai intenzione di fare?- gli chiese Alexander -Dirlo a qualcuno? Certo, sei così pieno di amici che accorreranno per sentire ciò che hai da dire.-
-Ti assicuro che la mia inventiva è decisamente più ampia.-
L'arte nel minacciare subdolamente il prossimo era stata affinata nel corso dei secoli tra i membri della famiglia Malfoy, e Draco ne stava dando un'ottima dimostrazione.
-Devo ammettere che non ti credevo uno che se la fa con le ragazzine.-
-E io non ti credevo un tipo da Mezzosangue.-
Quello era decisamente un colpo inaspettato.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando.- rispose piano lo Slytherin.
-Certo, non avevo dubbi.- annuì l'altro, godendosi la sorpresa sul volto dell'avversario. -Ma parlando di cose serie, credo sia mio dovere avvertirti che il consiglio sta arrivando. Oggi, entro questa sera stessa. Stanno arrivando per te, a quanto pare i genitori non approvano la tua presenza accanto ai loro preziosi figli.-
-Ma quale disgrazia...- soffiò Draco, preso in contro piede da quella ferale notizia.
Il consiglio di Blackwood poteva vantare un certo numero di esponenti perennemente in prima linea nel prodigarsi in cospicue donazioni scolastiche, assicurandosi così un forte peso in ambito decisionale.
-Un Malfoy e una Mezzosangue a Grimlore. Saranno terrorizzati.-
-Sono infuriati, a dir poco. So che qualcuno ha proposto di rimandarvi in Inghilterra su una zattera alla deriva.-
Si, era molto comune che qualcuno sapesse di qualcuno che avrebbe voluto fargli qualcosa di poco carino. O poco legale.
-Tuo padre sarà della partita?-
Draco non ricordava di aver mai incontrato il padre di Alexander, e le voci che circolavano su di lui erano sufficienti a non fargli rimpiangere lo stato delle cose.
-Probabile.-
-Perché mi hai avvertito?-
-Non voglio attrito tra di noi. E francamente, non ho mai capito il motivo del tuo astio... non credo di averti mai fatto nulla di male.-
-E' vero.- gli concesse Malfoy -Ma per quel che mi riguarda, non mi sono mai serviti buoni motivi per detestare il prossimo.-
Quella conversazione lo aveva irritato più di quanto desse a vedere, preferendo non pensare alla diretta insinuazione che aveva scatenato il suo cattivo umore e lasciandosi alle spalle la figura di Alexander Reinolds come se quella conversazione non fosse stata più che vagamente interessante.
-Malfoy!- lo richiamò il ragazzo -Vorranno avere dei colloqui con noi responsabili. Non credere nemmeno per un secondo che la tua presenza sia stata ignorata, così come ogni tuo passo tra questi corridoi.-
Spie e pedinamenti nell'ombra. Come mai non era sorpreso?
-Molto bene.- rispose imperturbabile, Draco. -Rispondi alle domande del paparino, se gli darai informazioni preziose forse deciderà di non indagare sulla tua vita privata.-
Una mano alzata in segno di saluto fu tutto quello che concesse a Reinolds, continuando per la sua strada e pensando che quella settimana non sarebbe mai finita troppo presto. Anche se, obbiettivamente parlando, mancava davvero poco al loro ritorno a Hogwarts.



***




Guardare Isbel negli occhi, senza sentirsi una mera spiona, era diventato un problema piuttosto serio.
Quella mattina in particolare, la loro compagna di stanza Audrey se l'era svignata dai dormitori all'alba per rinchiudersi nelle serre, ambiente a lei particolarmente congeniale. Erbologia e piante varie erano la sua vita, un rifugio sicuro in cui era lieta di perdersi ogni giorno, prima o dopo lezione che fosse. Così, la situazione era particolarmente tranquilla...
-Hermione, avresti potuto disfare il baule e mettere i tuoi vestiti sul letto di Margaret, da quando è diventata responsabile degli studenti del primo anno ha una camera tutta sua, lo sai.-
Il gentile sorriso di Isbel non fu sufficiente a farne nascere uno altrettanto spontaneo sul suo volto, i ricordi della sera precedente erano ancora vivi nella sua mente e la cosa le causava ormai un certo imbarazzo.
Parlare, o tacere?
Nella sua mente, la risposta di Malfoy si fece sentire in modo quanto mai prepotente.
-Non preoccuparti, non ha più molto senso. Il tempo sta scadendo...-
-E i miei compagni di scuola stanno facendo di tutto per rendere l'iniziativa dello scambio un fallimento. Non ne sono sorpresa.-
I capelli di Isbel, avvolti in un pesante asciugamano, emanavano un odore aspro, pungente, facilmente riconducibile ad un qualche tipo di pozione. Una delle sue ennesime strane abitudini. Come quella di alzarsi prima di lei, facendo in modo di non produrre il minimo rumore e chiudersi in bagno per almeno un'ora.
-Non sembrano piacerti molto i tuoi compagni di scuola.-
-Non tutti, solo alcuni.-
E ora Hermione era capace di interpretare quella frase più precisamente di quanto avesse voluto.
-Non voglio essere invadente, ma non so davvero spiegarmene il motivo...-
Gli occhi concentrati sul nodo della cravatta, la Gryffindor dava l'impressione di essere solo moderatamente interessata alla conversazione, come se la domanda fosse stata posta per portare avanti una chiacchierata poco impegnativa gestita con tatto.
Si, anche i Gryffindor sapevano simulare e mentire, all'occorrenza. Nonostante Hermione non avrebbe mai utilizzato quelle parole.
-Mia madre non è originaria di Blackwood, ma ha sposato l'ultimo erede di una famiglia nobiliare piuttosto in vista che ci ha garantito la permanenza sull'isola a titolo definitivo.- sorrise mesta. -Credo che la nostra situazione possa definirsi unica, nessuno degli anziani del consiglio avrebbe voluto creare un precedente di questo tipo, ma in definitiva non esiste legge che regoli le condizioni sui matrimoni. Il nostro unico difetto è la povertà e la mancanza di un titolo.-
-Ma tutto ciò è inammissibile!-
-Credo anche io.- rise Isbel, liberando i capelli dalla morsa di un asciugamano ormai umido e maleodorante. -Ma loro non mi vedono come una di loro, ed effettivamente... non lo sono. Mi sono trasferita l'anno scorso, ad anno scolastico iniziato... non era mai accaduto prima. All'inizio non è stato facile, ma poi ho trovato il modo di vivere in pace.-
A vederla così piccola, i capelli scarmigliati e la divisa gualcita, Hermione si chiese come fosse possibile prendersela con lei in modo così gratuito. Ma la risposta era facile. Quelle che per lei erano offese senza fondamento, per gli altri erano colpe impossibili da ignorare.
-Quale modo hai trovato per...-
-Scusami, ma devo davvero asciugarmi i capelli e quell'incantesimo non è il mio forte.- si scusò lei, aprendo la porta del bagno in tutta fretta.
-Certo, fai pure. Ma posso aiutarti, o consigliarti delle ottime pozioni per domare i ricci, ci sono passata anche io e...-
-Non preoccuparti, non è necessario.- Le rispose Isbel, la voce attutita dietro una porta chiusa. -Puoi iniziare ad avviarti, io ti raggiungo subito.-
Il suggerimento era chiaro.
Hermione abbassò la mano posta sulla maniglia della porta, lasciando la stanza e qualsiasi segreto Isbel stesse cercando di nascondere.



La sala grande era uno spettacolo decisamente più prevedibile.
Ogni mattina, lei e Malfoy arrivavano in tempo per gustarsi gli ultimi dieci minuti disponibili per fare colazione, riuscendo ad evitare la maggior parte della ressa mattutina.
-Non stiamo decisamente socializzando a dovere.-
Le preoccupazioni di Hermione erano molteplici.
Il cappello parlante e la sua apparente inutilità.
Christopher.
Mirie e i suoi segreti.
Isbel e i suoi segreti.
Grimlore in generale.
E, ovviamente, lui...
-La maledizione Imperius potrebbe tornarci utile.- propose Malfoy.
-Non scherzare.-
-Ti assicuro che non ne ho la minima voglia.-
Hermione non era certa di poterlo accusare di aver trasfigurato il suo succo di zucca in acquaviola, ma certamente l'umore dello Slytherin non era dei migliori.
Lo aveva visto seccato e nervoso almeno mille volte, ma quella era peggio.
Ogni parola era una minaccia e ogni sguardo avrebbe voluto uccidere, riuscendo nella mirabile impresa di allontanare da loro anche il più indesiderato dei sussurri o degli sguardi.
-Che cos'è successo?-
-Che vuoi dire?-
Lo sguardo di Hermione fu piuttosto eloquente, rispondendo alla sua domanda in una tacita richiesta a non essere presa in giro.
-Non insultare la mia intelligenza.- si limitò a dire -E visto che siamo qui insieme, gradirei essere informata. Ne ho abbastanza di essere allo scuro di... be', qualsiasi cosa.-
-Bene...- ammise Malfoy, riluttante. -Reinolds ha giocato d'anticipo.-
Pronunciare una frase simile doveva essere stata uno sforzo sovrumano per lui, spingendolo a bere tutto d'un sorso ciò che rimaneva nel suo bicchiere, ora inequivocabilmente pieno di acqua viola.
Il racconto fu piuttosto breve e assai preciso, lasciando Hermione confusa e sollevata al tempo stesso, non sapendo bene cosa poter esternare maggiormente.
-Ti ha offerto un'informazione per ottenere in cambio il tuo silenzio, mi sembra ovvio.-
Dal cipiglio concentrato di Malfoy, Hermione capì che quella considerazione non lo aveva minimamente sfiorato prima.
-Il suo tono non lasciava intendere questo.-
-Posso immaginare il suo tono. Le persone come voi non sono certamente abituate a scambi di conversazione civili, senza il sottinteso della minaccia o del ricatto.-
-Persone come noi?- chiese divertito.
-A voi piace manipolare il prossimo.-
-A noi serve manipolare il prossimo.- la corresse -Per sopravvivere.-
Inconsciamente, una mano andò a coprire fermamente l'avambraccio destro, stingendo la presa in modo ferreo... quasi avesse improvvisamente iniziato a dolere.
Fu un gesto veloce, durato appena pochi secondi, tuttavia sufficiente a catturare l'attenzione di Hermione e a far pentire Malfoy d'aver mosso anche un solo muscolo.
Tutto a un tratto l'atmosfera era diventata tesa, senza che Hermione riuscisse a capacitarsene e senza che Malfoy si sforzasse il minimo indispensabile per cambiare le cose.
-Che facce. Qualcosa non va?-
Margaret prese posto accanto a loro prima che Malfoy potesse rispondere alla domanda col più breve degli insulti, ignorando il suo sguardo freddo e concentrandosi sul sorriso di Hermione, sempre cordiale e pronto a dare il benvenuto.
-Nulla di serio.- la rassicurò Hermione, scrollando le spalle con indifferenza e portandosi alle mani l'orario delle lezioni, scorrendolo senza troppa convinzione e senza saperne bene cosa farne, visto che lo aveva già imparato a memoria.
-E' una bugia.- constatò Margaret -Ma capisco non siano affari miei. Ero solo venuta ad avvertire Malfoy.-
-So già della visita del consiglio.-
Lo stupore sul volto di Margaret era notevole.
-Come?-
-Ho le mie fonti.- rispose criptico lo Slytherin, tentando di infondere mistero in un avvenimento che di chiaro aveva ben poco.
-Chi te lo ha spifferato?-
-Nessuno di tua conoscenza.-
-Altre bugie, Malfoy. Che sorpresa...-
Il livello di guardia era stato ampiamente raggiunto, tanto da rendere necessario l'intervento di Hermione per scongiurare la chiamata delle bacchette. Per qualche motivo, era sufficiente guardare il volto deciso di Margaret per comprendere quanto fosse sconsigliabile costringerla ad un simile gesto. Non che Malfoy fosse un dilettante, ma creare scompiglio a quell'ora del mattino doveva certamente essere contro le più comuni regole conviviali.
-E' davvero così spaventoso il consiglio?- chiese la Gryffindor.
-Non a vedersi.- rispose pacata Margaret, gli occhi ancora ben fissi su Malfoy. -All'apparenza sembrano solo un mucchio di inetti, mentre in realtà sono vecchi maghi ben attaccati al denaro e al prestigio dell'isola. E chi non è un vecchio mago, è un giovane rampollo di famiglie antiche quanto le altre, con scopi non differenti.-
-Credevo che la nostra presenza qui fosse tollerata da una loro maggioranza.-
Hermione non si era certo immaginata tra le loro fila giovani maghi in erba appena usciti da Grimlore, ma sicuramente una buona parte di giovani uomini pronti a portare un cambiamento nella loro piccola comunità.
-Ed è così, infatti.- annuì Margaret, concentrando la sua totale attenzione su di lei. -Ma francamente, non me ne spiego il motivo.-
-Supportare la volontà del Preside, Grendel intendo, sarebbe uno scopo troppo altruista?-
Sia Margaret che Malfoy la osservarono come si può osservare un cervo ormai nel mirino del cacciatore. Fiero a vedersi, astuto a guardarsi, ma irrimediabilmente spacciato.
-Ognuno qui bada ai propri interessi, Hermione. Si fa finta di non vedere, non sentire, o di non parlare se questo si rivelasse di qualche utilità nel portare un effettivo vantaggio al proprio personale benessere.-
Lo sguardo di Margaret era quanto di più tenero potesse vedersi al momento, quasi stesse istruendo una piccola bambina sui difficili fatti della vita.
-Per vostra fortuna, io non sono così ossessionata da una vita di noioso benessere.- disse sorridendo, alzandosi in piedi con decisione e facendo il giro del tavolo con teatrale eleganza -Trovo lo scandalo decisamente più affascinante.-
E tra gli sguardi confusi di Hermione e Malfoy, si fece largo tra i tavoli sino a raggiungere la sedia su cui era posto il vecchio cappello parlante, ignorato dai più e preso in giro dagli altri.
L'attenzione generale si catapultò su di lei come se pochi secondi prima l'intera sala stesse semplicemente fingendo di aver fatto altro, lasciando liberi sussurri ed esclamazioni di sorpresa da parte di chiunque fosse presente.
-Devo averla decisamente sottovalutata.- mormorò Malfoy, osservando divertito la scena.
Senza alcuna indecisione, Margaret aveva afferrato il cappello tra le mani, sedendosi sulla sedia e ficcandoselo in testa rudemente, escludendo dalla sua vista qualsiasi cosa la circondasse.
I più piccoli iniziarono a bisbigliare concitati una volta visto il cappello risvegliarsi dal suo torpore e prendere vita sul capo della loro compagna, quasi timorosi di cosa potesse sussurrare.
Maledizioni, ipotizzavano alcuni, altri erano pronti a scommettere le sarebbe caduta la testa. I più lontani, presi dalla curiosità, si alzarono in piedi l'uno dopo l'altro, tentando di capire chi avesse infranto il dogma silenziosamente imposto dagli studenti più anziani. Dal canto loro, i pochi professori presenti in sala si limitarono ad osservare la scena con una vena di orgoglio ben visibile sui loro volti, mentre ferme sul portone d'ingresso, Isbel e Audrey supportavano la loro compagna con un sorriso sulle labbra.
Decisamente, Margaret Blake sapeva come creare scompiglio.



***




Le lezioni del mattino si erano svolte in un continuo brusio di ricostruzioni, più o meno sussurrate, degli eventi del mattino.
Gli studenti del primo anno avevano preso a camminare piuttosto impettiti per i corridoi, mostrando un  certo orgoglio per l'azione compiuta dalla loro responsabile, ignari dei progetti che li coinvolgevano. Infatti, nella mente di Margaret, già prendeva forma il progetto di costringerli tutti a indossare il cappello parlante e contribuire non troppo volontariamente all'iniziativa promossa dal preside Grendel.
-Avrei dovuto aspettare l'ora di pranzo, ma ero davvero impaziente.-
-Per carità, hai attirato abbastanza l'attenzione.- l'ammonì Audrey -Avrei potuto giurare che alcuni dei nostri amati compagni sarebbero stati disposti a sederci in braccio pur di stare al nostro tavolo.-
Ed era dannatamente vero.
L'ombra furiosa dei Lambert aveva aleggiato ai margini dell'atmosfera curiosa che si era andata creando nel corso della giornata, procurando una certa ansietà in Hermione e puro divertimento in Malfoy, che per la prima volta non sembrava seccato dalla presenza del prossimo.
-Sembra molto più che contenta.- sussurrò Hermione, a una paio di file di distanza dalle due ragazze, durante la lezioni di incantesimi.
Sia lei che Malfoy si erano destreggiati piuttosto bene in quel clima di improvvisa popolarità, costituita da saluti appena sussurrati e cenni del capo vagamente amichevoli. Non da parte di tutti, ovviamente, ad esempio a pranzo avevano avuto l'onore della presenza di Isbel e Nathan, mentre Etahn e Leonard avevano abdicato in favore di una silenziosa indignazione.
-Doveva essere annoiata a morte.- le rispose Malfoy, godendosi l'attenzione di cui erano oggetto come solo un divo consumato poteva fare. Ma d'altronde anche a Hogwarts era spesso sulla bocca di tutti. E per motivi molto meno onorevoli.
-Forse.- gli concesse lei -Ma almeno ci è stata utile. Altri potrebbero prenderla ad esempio.-
-O potrebbero venire costretti ad imitarla.-
-L'importante è che non sia tu a farlo.- l'ammonì Hermione, osservandolo con sospetto e una buona dose d'attenzione ai movimenti della sua bacchetta.
L'incantesimo di dissimulazione su cui dovevano esercitarsi sarebbe stato piuttosto semplice, se solo non avessero dovuto annullare, al contempo, una barriera di protezione sull'oggetto. In quel caso, un libro ancora perfettamente visibile.
-Dovresti muovere la bacchetta più fluidamente.-
-La mia bacchetta si muove benissimo.-
-Farò finta di non aver notato il tuo deprecabile doppio senso.-
A Hermione erano stati necessari un paio di tentativi per padroneggiare l'incantesimo, lasciando presto campo libero a Malfoy, decisamente più svogliato di quanto non fosse a Hogwarts.
-Devi concentrarti. Pensa all'incantesimo.-
-L'incantesimo è l'ultimo dei miei pensieri.-
Ed era evidente.
-Il consiglio potrebbe sbatterci fuori?-
Si era avvicinata di un passo, un grande passo, lasciando che le loro braccia si toccassero e le teste si accostassero in simulazione di un normalissimo consulto.
-Forse prima.-
-Prima di cosa?-
-Prima che la Blake fomentasse la massa.-
Un fluido movimento della bacchetta e il libro scomparve per dare forma ad un sottile foglio di pergamena su cui erano ben tracciati i caratteri presenti all'interno del libro.
-Ma tu continui a essere preoccupato.- constatò Hermione, alzando il volto e fissandolo negli occhi, decisa a voler trovare un punto di contatto.
-Perché, tu no?-
Il riferimento a quanto sarebbe accaduto da lì a poche ore era lampante.
L'arrivo del consiglio e l'incontro con Christopher.
Giornata memorabile.

Pochi minuti ancora e le sedie dei loro compagni si spinsero decisamente indietro per decretare la fine della lezione.
Tutti si affrettarono ad uscire dall'aula come se in essa non vi fosse rimasta più aria da respirare, impazienti di iniziare le ultime lezioni della giornata e fuggire, poi, nei loro dormitori alla ricerca di un briciolo di libertà.
-Noi possiamo andarcene, le nostre due ore di pozioni sono annullate. Di nuovo.-
Margaret li aveva raggiunti in un turbinio di buon umore, continuando a godersi l'euforia della giornata.
-Il professor Arkell è ancora indisposto?- chiese Hermione, ricordando che quell'uomo ancora senza volto avrebbe dovuto rappresentare un punto di riferimento sia per lei che per Malfoy.
-A quanto pare.- annuì la bionda -E' una bravissima persona, ma meglio per noi. Ho tutte le intenzioni di godermi qualche ora di riposo prima di cena.-
Usciti in corridoio, si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo inusuale.
Una Audrey trionfante torreggiava su un povero studentello del terzo anno, caduto rovinosamente a terra e paurosamente vicino ad uno scoppio d'ira.
-Che succede?-
Margaret si era fatta avanti all'istante, assumendo il suo tono più serio e professionale.
-Succede che mi ha buttato a terra!-
-Audrey?- lo scetticismo nella voce della responsabile era lampante.
-Si.- s'impuntò il ragazzo.
Alcune voci si prodigarono in difesa dello studente, ora in piedi e perfettamente in salute, avallando la sua versione.
Una versione alquanto vaga, che vedeva Audrey fargli lo sgambetto di proposito e senza nessun apparente motivo.
Dal canto suo, la diretta interessata se ne stava immobile e compiaciuta accanto all'amica, imperturbabile e ben lontana dal provare anche solo una vaga forma di apparente rimorso.
-Non nego di aver buttato a terra questo idiota, ma ho avuto i miei motivi.-
-Che sarebbero?-
Dominique Lambert si era fatto largo tra la folla senza battere ciglio, attirato dal capannello di studenti fermi nel mezzo del corridoio.
Divisa impeccabile, bacchetta in vista e libri alla mano, sembrava il prototipo del perfetto studente.
-La Sinclaire mi ha buttato a terra. Senza motivo.-
-Ti ho buttato a terra perché sei un idiota, Stevens, troppo impegnato a guardarsi allo specchio per guardare dove metti i piedi.-
-E' stata lei a venirmi addosso.-
-Lei chi?- chiese Dominique, gli occhi sottili puntati su un ragazzo man mano sempre più agitato.
-Isbel Rose.- mugugnò lui, con un brivido.
-Non è stata Isbel ad andargli addosso- spiegò Audrey -Qualcuno lo ha spinto contro di lei e ora ne sta facendo un dramma.-
I bisbigli si erano tramutati in risatine sciocche e strani gesti scaramantici, lasciando Hermione e Malfoy sempre più perplessi.
-Un banale incidente, quindi. Non vedo perché portare avanti l'accaduto.- minimizzò Margaret, pronta ad andarsene e sfollare i curiosi radunati attorno a loro.
-Incidente un corno, mi ha sbattuto a terra!-
-Isbel?- chiese volutamente confusa, Margaret.
-No, la Sinclaire!- urlò il ragazzo in preda ad un eccesso di esasperazione. -Stai solo proteggendo le tue amiche.-
Frase sbagliata, tono sbagliato, persona sbagliata.
-Come, prego?-
-In punizione, Stevens.- decretò Dominique, già piuttosto annoiato dalla situazione. -Non puoi rivolgerti così a un responsabile.-
-Non è la responsabile del mio anno.-
-Nemmeno io, ma farai ciò che ti è stato detto. Mi sono spiegato?-
La minaccia sottintesa in quella frase fu più che sufficiente a quietare l'atmosfera, prima che qualche temerario non si lasciasse sfuggire il tassello mancante.
-La Sinclaire lo ha buttato a terra per quello che ha detto alla Rose. Lo sappiamo tutti che quella porta sfortuna.-
E il caos culminò in assensi solidali, sino a quando la punizione generale non scattò per tutti i presenti.
A quel punto, era Malfoy ad averne abbastanza.
Lasciata Margaret a fare squadra inaspettata con Lambert, pronto a gettare tutti i mocciosi presenti nella foresta, Draco spinse Hermione lontana dalla folla quanto più discretamente possibile.
-Prima regola, Granger. Quando ci si trova in situazioni di pericolo è bene defilarsi il prima possibile.-
-Ma dove stiamo andando?-
-Ti porto in un posto tranquillo.-












NdA:
E ci siamo, il personaggio dalle maggiori rivelazioni è stata Isbel, seguita a strettissima distanza da Margaret.
Draco e Hermione hanno avuto modo di “distrarsi” prima che la parte più importante della giornata arrivi, parte che inizierà subito nel prossimo capitolo.
Il consiglio e Christopher sono due tasti importanti, che meritavano un capitolo intero e corposo, non una veloce introduzione a fine delle vicende qui sopra riportate.
Piccola nota sul professor Arkell, di lui si parla nel quarto capitolo, dove viene indicato come punto di riferimento per Draco e Hermione. Ovviamente così non è stato, quindi, per ora, rimane nel mistero.

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Capitolo 11
*** Il gioiello delle menti ***




XI



Il gioiello delle menti















“ Vi sono momenti in cui uno si trova nella necessità di scegliere
 tra il vivere la propria vita piena, intera, completa,
o trascinare una falsa, vergognosa, degradante esistenza
quale il mondo, nella sua grande ipocrisia, gli domanda.”
-Oscar Wilde-





Le mura esterne di Grimlore potevano considerarsi un buon punto d'osservazione per chiunque desiderasse evadere dalla cupa atmosfera del castello, tentando di sfruttarne uno degli aspetti più vantaggiosi.
Il panorama era spettacolare.
La linea sottile del mare era perfettamente visibile a lunga distanza, come se i chilometri di prati verdi e foreste composte da grotteschi alberi morti non fossero che un piccolo intermezzo del tutto trascurabile.
Ma Hermione sapeva che non era così, ricordava ancora molto chiaramente la traversata di quel territorio ostile.
-Si gela.-
-Ma è tranquillo.-
-Si, lo è.-
Il vento soffiava forte e gelido, ricordando a Hermione le fredde giornate invernali che sarebbero seguite da lì a qualche mese, di nuovo nel famigliare scenario di Hogwarts.
Ma in quel momento, ancora in landa straniera, lei e Malfoy condividevano la vista privilegiata di quel posto antico, ben coperti dal mantello recante lo stemma di Hogwarts e più simili a due spettri portatori di cattivi presagi.
-Non posso credere che si prendano gioco di Isbel a quel modo.-
-Non si prendono gioco di lei, la evitano perché credono porti sfortuna.- precisò Malfoy, come se la situazione fosse perfettamente comprensibile e ragionevole.
-E la credi una cosa possibile, al giorno d'oggi, persino nel mondo dei maghi?-
-A quanto pare...-
Ma fu come se non avesse parlato, l'indignazione di Hermione era un fiume in piena.
-Voglio dire, com'è possibile che porti sfortuna? Credono che sia maledetta? Non è possibile, il Preside Grendel lo saprebbe.-
-Non credo...-
-Per non  parlare delle sue compagne di stanza! Margaret e Audrey sono due ragazze molto sveglie, credi che non avrebbero notato...-
-Merlino, Granger, prendi fiato.-
O chiudi il becco. Non lo disse, ma era nell'aria.
-Credono che porti sfortuna perché attorno a lei succedono sempre incidenti... bizzarri.-
-Che vuoi dire? E come fai a saperlo?-
Non che Hermione non si fosse accorta delle stranezze della ragazza, ma fino a quel momento aveva considerato la cosa come un risvolto personale di un carattere piuttosto introverso e riservato. E alla luce delle più recenti spiegazioni di Isbel, poteva comprenderne il motivo.
-Nei dormitori maschili si parla parecchio.- alzò le spalle Malfoy, ammettendo così che persino la compagine maschile non poteva considerarsi estranea al pettegolezzo. -Le persone che la circondavano sono state soggette a... come dire, bizzarri incidenti. Come cadere dalle scale inciampando sul nulla, venire colpiti da un bolide durante una partita di Quidditch essendo presenti unicamente come spettatori, ritrovarsi sommersi da pozioni esplose improvvisamente, o trovarsi sotto una mensola di precaria solidità e venire colpiti dai più svariati oggetti. E tutto questo è accaduto a ragazzi che possiamo definire molesti, ma anche a chi cercava semplicemente di aiutarla, o ancora a chi le passava accanto. Non ci è voluto molto perché finisse ai margini di questa selettiva società studentesca.-
Hermione avrebbe voluto rimarcare quanto anche gli Slytherin fossero intimi conoscitori di una società estremamente selettiva, ma le parole di Malfoy le portarono a mente qualcosa di ben più importante.
“All'inizio non è stato facile, ma poi ho trovato il modo di vivere in pace. “
Le parole di Isbel.
Oh, si, ora era tutto chiaro.
Più sveglia e matura di quanto potesse sembrare ad un primo sguardo e decisamente più coraggiosa della famosa massa elitaria. Impossibile non provare un moto di brillante orgoglio nei suoi confronti. E a giudicare dall'espressione di Malfoy, doveva leggerglielo in faccia.
-Sapevo ti sarebbe piaciuta ancora di più.-
-Come è possibile che nessuno si sia accorto di nulla?-
Incantesimi silenziosi, ecco di cosa si avvaleva Isbel. Piuttosto innocui e discreti, probabilmente lanciati con la bacchetta nascosta tra le pieghe del mantello o nella manica della divisa. Ingegnoso, ma facilmente intuibile per qualsiasi mago o strega.
-La domanda che devi porti è un'altra, Granger. Come è possibile che preferiscano additarla come portatrice di sfortuna, piuttosto che ammettere apertamente di essere stati giocati da lei?-
Il volto pallido dello Slytherin, che spiccava per contrasto sotto la lana scura del cappuccio, era piuttosto eloquente.
Meglio additare il presunto untore che ammettere la propria goffa ignoranza. O ingenuità, in questo caso, per essere cascati da subito in un tranello scoperto un giorno troppo tardi rispetto a quanto sarebbe stato considerato furbo.
-Questo è... questo è del tutto inqualificabile!-
La voce le era salita di una tacca, lasciando che l'eco della sua indignazione si perdesse nel vento, confondendosi con esso.
-E Alexander? Come può tollerare tutto ciò? Stanno insieme, no?-
-A dire il vero potrebbero anche semplicemente fare sesso.-
L'occhiata scoccatagli da Hermione fu più eloquente di qualsiasi grido oltraggiato potesse lanciargli, giusto per chiarire che i suoi sani principi potevano anche non essere condivisi dal prossimo.
-O magari no.- sospirò Malfoy, poggiando le mani sulla pietra fredda e ruvida del bastione. -Da come Reinolds è intervento questa mattina, sospetto le importi davvero di lei.-
-Perché usi quel tono?-
-Quale tono?-
-Come se lo trovassi inspiegabile.-
Il freddo pungente la costrinse a ripararsi dal vento dando la schiena a quella vista suggestiva, poggiando i fianchi contro la dura pietra di quella barriera protettiva e avendo così libertà di osservare Malfoy senza doversi schermare il volto da fastidiosi capelli svolazzanti.
-Per me lo è. Inspiegabile.- sottolineò.
Lo sguardo fisso con cui l'osservava era qualcosa che Hermione non aveva mai visto. Sfumature inedite della sua personalità affiorarono velocemente a galla, lasciandola a chiedersi cose su Malfoy. Su Draco Malfoy.
Impensabile.
-Per me no.-
-Non avevo dubbi.- sorrise bieco. -Voi Gryffindor trovate tutti affascinanti. O quasi.- si corresse infine, sottolineando qualcosa che in teoria Hermione non avrebbe dovuto cogliere... e che invece colse benissimo.
-Sul serio.- sorrise cauta -Trovo Isbel una ragazza estremamente intelligente e sufficientemente coraggiosa per riuscire a difendersi da sola. Scaltra. Aveva sicuramente messo in conto le conseguenze del suo piano, ma lo ha portato avanti egregiamente, concentrandosi sulle cose importanti e al tempo stesso riuscendo a mantenere poche ma fidate amicizie. Alexander deve esserne stato parecchio affascinato.-
-Sono confuso. Poco fa non eri indignata per la sua mancata presa di posizione di fronte alle angherie subite dalla sua ragazza?-
-Certo.- confermò Hermione, scuotendo il capo con decisione. -Lo sono ancora. Il fatto che lei sappia cavarsela da sola non può certo impedire un interesse più vivo da parte di Alexander.-
Malfoy annuì lentamente, quasi stesse riflettendo molto attentamente sulla situazione. Hermione non lo aveva mai visto così concentrato nemmeno durante la più importante e complicata delle lezioni.
-A che cosa stai pensando?- gli chiese.
-Sto pensando che non possiamo sapere come stanno esattamente le cose.-
Quella frase, estremamente cauta e ragionevole, non era da lui.
Hermione si sarebbe piuttosto aspettata un qualche genere di allusione alla povera situazione di Isbel. Povera, in senso letterale, sottolineando quanto la sua posizione fosse bassa all'interno della cerchia scolastica. E invece l'aveva sorpresa, con quello sguardo serio da ragazzo più grande che le stava semplicemente insegnando qualcosa.
-Guarda, sono arrivati.-
Il richiamo dello Slytherin la riportò alla realtà, facendole chiudere la bocca e reprimere, al tempo stesso, ulteriori domande riguardanti la sua stranezza. Che, tra parentesi, era parecchia.
Come lo era altrettanto lo straordinario numero di carrozze che, in fila indiana, stavano percorrendo il viale d'accesso al castello. Erano almeno una decina, tirate a lucido e trainate da cavalli neri piuttosto imponenti, le cui redini erano saldamente tenute da cocchieri ben saldi al loro dovere nonostante le difficili condizioni atmosferiche.
Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere quando tutte le carrozze si furono fermate di fronte all'entrata del castello, rompendo le righe e sostando in ordine sparso. I cocchieri si premurarono di far scendere i propri padroni dal predellino, muovendosi in delicati movimenti di circostanza praticamente perfetti e rimettendosi a cassetta l'attimo dopo, immobili sotto la pioggia che di lì a qualche minuto sarebbe diventata battente.
-Non riesco a vederli chiaramente...-
Intabarrati nei loro costosi mantelli, i membri del consiglio non erano più distinguibili di lei e di Malfoy, in quel momento. Anzi, a quell'incredibile distanza, potevano essere facilmente scambiati per un gruppo di frati o una bizzarra comitiva di boia in libera uscita.
-Probabilmente si sarebbero presentati conciati a quel modo anche in pieno sole.- constatò Malfoy, ritto al suo fianco e poggiato al bastione solo con un gomito, dandosi l'aria di uno che avrebbe voluto e potuto schiacciarli uno dopo l'altro.
-Mi hai portato qui per vederli?-
-Volevo che ti facessi un'idea di loro prima di incontrarli ufficialmente.-
Non appena l'intensità della pioggia crebbe, tutte quelle eccelse teste ammantate non fecero che estrarre le bacchette per creare un invisibile scudo sopra le loro teste e attorno ai loro abiti, impedendo anche ad una singola goccia di colpirli per sbaglio. Veloci, salirono i gradini che conducevano al portone, producendosi in strani gesti di fronte a quello che doveva essere il motto della scuola.
“Ante mare undae”.
Alle loro spalle, cocchieri e cavalli rimanevano immobili sotto la pioggia battente, senza avere l'aria di aspettarsi altro.
Sirius, una volta, disse qualcosa di molto saggio a proposito di quanto dicesse di sé un uomo che trattava i suoi inferiori in un certo modo... e Hermione pensò che in quel momento, di fronte a lei, non vi erano altro che maghi. Suoi simili. Loro pari.
-Non mi piacciono.- disse di getto.
-Non avevo dubbi nemmeno su questo.- affermò Malfoy, il braccio alzato e la bacchetta spianata a proteggerli dalla pioggia.
Hermione non se ne era nemmeno accorta, era come stare a riparo dietro una finestra ermeticamente chiusa di una stanza calda.
-Torniamo dentro, è quasi ora di incontrare quel Christopher.-
Compirono pochi passi prima che Hermione si arrestasse improvvisamente e costringesse Malfoy a fare lo stesso.
Lo Slytherin la osservò perplesso, chiedendole silenziosamente cosa volesse.
-Non mi piacciono le cose... clandestine.- chiarì, alzando semplicemente le spalle e scuotendo la testa. -Alexander dovrebbe dirlo chiaro e tondo, di lui e di Isbel, senza vergogna o paura di ritorsioni.-
-Si...- annuì lentamente il biondo -In un mondo perfetto...-
-Non si tratta di perfezione o meno, si tratta di prendersi le proprie responsabilità senza paura.-
A lei sembrava tutto così dannatamente semplice che, davvero, non capiva lo strano sguardo di Malfoy, vagamente paziente e condiscendente.
-Granger, ti sei mai trovata a dover nascondere qualcosa in clandestinità?-
Quella parola doveva divertirlo parecchio, a giudicare da quanto aveva calcato di ironia nel pronunciarla.
-No, ma...-
-Allora non puoi capire.-
Il braccio con cui teneva alzata la bacchetta tremò visibilmente, come preda di un improvviso prurito impossibile da soddisfare. Ma fu solo per pochi secondi, poi Malfoy si riprese e dopo un'indecisione infinitesimale in cui sembrò volersi avvicinare a lei per dirle qualcosa, cambiò idea, limitandosi a rivolgerle un discreto cenno del capo per intimarla a seguirlo.



***




Nella storia dei maghi, i falsari di manufatti magici non erano menzionati molto spesso.
Nei libri di storia generale non venivano mai nominati, lasciando così l'illusione che nel mondo dei maghi non fosse pratica comune quella di ingannare il prossimo per professione, alla stregua di un volgare babbano.
A loro erano dedicati volumi specifici e piuttosto difficili da procurarsi, a causa della sconvenienza con cui un tempo erano giudicati e la scarsità di autori in grado di occuparsi dell'argomento con un minimo di attendibilità. Le biblioteche erano spesso un posto sicuro in cui fare ricerca, era infatti risaputo che attraverso specifiche richieste potessero entrare in possesso dei più disparati volumi.
Ma a un mago come Christopher, una popolarità da biblioteca sembrava uno spreco per l'autentica arte di cui era portatore.
Falsari d'esperienza come lui non erano paragonabili a volgari malfattori da strada o bari nel gioco delle carte, loro erano artisti. Osservatori. Maghi dalla straordinaria memoria e capacità di apprendimento, pronti a gettarsi nella difficile quanto divertente sfida dell'inganno. Essere scoperti era quasi segno di aver trovato un degno avversario sulla propria strada.
E lui non ne aveva trovati molti.
-Terrai d'occhio i ragazzi?-
-Ma certamente.-
-Dico davvero.-
-Anche io.-
Una piccola infermiera bionda non avrebbe dovuto essere così minacciosa, eppure...
Si, d'altronde era una parte importante del suo fascino, di ciò che in lei amava.
-Smettila di fissarmi.-
Il mago non faceva che camminare avanti e indietro a passo sostenuto, rigirando tra le mani il sottile legno della propria bacchetta e sbuffando scontento, divertendosi a far svolazzare il mantello ad ogni passo.
-Non posso fissarti, non posso parlarti, non posso...-
-Meglio che la frase si concluda qui.- lo ammonì Mirie, ben più seccata di lui.
Entrambi si trovavano ai piedi della torre nord, luogo in cui i due giovani studenti di Hogwarts, che ora stavano aspettando, sembravano aver avuto un'interessante avventura poco tempo prima.
Christopher avrebbe preferito accoglierli nelle sue stanze, come da lui inizialmente proposto, ma chissà per quale motivo, Mirie non avevo trovato affatto una buona idea sostare in quel luogo nemmeno per cinque minuti. E ne aveva avuto ragione, in quanto aspettavano almeno da venti minuti che Draco e Hermione si facessero vivi.
-A che ora hai detto loro di presentarsi?- gli chiese sospettosa.
-Finite le lezioni.- rispose lui, con una calma assolutamente invidiabile.
-Le lezioni sono finite ora!-
-Davvero?!-
La totale ingenuità di quella domanda era così palesemente falsa che se anche Mirie avesse voluto vendicarsi, colpendolo duramente, ne avrebbe avuto ogni ragione.
-Già, davvero.-
Non avrebbe voluto trovarsi lì con lui, avrebbe seriamente preferito occuparsi di qualche frattura o ferita sanguinolenta entro cui ficcare le dita, ma entrambi i presidi, Grendel e Silente, avevano richiesto la sua presenza in quella particolare circostanza, non potendo essere presenti loro stessi.
Il consiglio era arrivato e, con loro, una intera sequela di problemi più o meno insormontabili.
-Rubare del tempo prezioso ai miei doveri di infermiera non ti aiuterà.-
-Rubare e ingannare sono gli unici espedienti che mi permettono di stare con te, quindi ho paura che continuerò fino a quando ne avrò voglia.-
Si conoscevano da moltissimo tempo, quei due.
Christopher ci aveva messo anni, letteralmente, a diventare suo amico e, ancora di più, a lanciarsi in un corteggiamento che ancora non aveva avuto fine.
-Be', sapevamo già da tempo che questa storia sarebbe stata infinita...-
E Christopher sorrise, cullandosi per qualche attimo nell'illusione che quella frase fosse stata pronunciata in tono diverso. Dolce, magari. Ma gli bastò alzare lo sguardo per collegare il tono aspro con cui era realmente stata pronunciata quella frase, al rancore che ancora gli portava.
Oh si, dopo oltre vent'anni, lei era ancora infuriata con lui. E la cosa buffa, era che lei stessa non sembrava essere più che appena maggiorenne.


-Alla buon ora.-
-Saremmo stati in perfetto orario, se qualcuno ci avesse avvisato prima del cambio del luogo d'incontro.-
Quando Draco e Hermione arrivarono, l'atmosfera si stemperò in normale agitazione da pre missione, in cui le due streghe lasciarono i due maghi liberi di lanciarsi frecciatine nervose per scaricare la tensione.
Anche se Hermione si domandava di quale diamine tensione dovessero liberarsi loro, visto che il lavoro pesante gravava sulle sue spalle. Fortunatamente, anni di spericolate avventure accanto ad Harry e Ron erano un ottimo bagaglio di esperienza a cui attingere in situazioni simili.
-Quindi, possiamo andare?-
La Gryffindor non sapeva con precisione cosa aspettarsi, ma il fatto che i Presidi e qualsiasi altra figura di spicco mancasse all'appello, la rendeva meno nervosa.
-Io vi aspetterò qui.- intervenne Mirie -Dovrete fare affidamento su Christopher, per qualsiasi cosa. Lo so, non si presenta bene, ma sa quel che fa. Ascoltatelo e seguitelo, una volta tornati potrete riempirlo di insulti fino alla fine dei vostri giorni.-
Chiara e coincisa, la spiegazione sembrò, sul momento, più che sufficiente.
-Tanta fiducia mi tocca nel profondo.- s'inchinò il mago, volgendosi fuggevolmente verso Mirie per poi portare la sua attenzione ai due studenti, cambiando espressione in modo radicale.
-Statemi accanto, non prendete iniziative, non lamentatevi e non lanciatevi in gesti avventati. Limitatevi ad ascoltare le mie indicazioni e ce la sbrigheremo in pochi minuti.- Il tono pratico usato dal mago infondeva una certa sicurezza, come se si apprestassero a compiere una semplice e veloce missione di ricerca del tutto ordinaria e non un salto nel buio di un corridoio incantato al cui interno era nascosto un manufatto misterioso di vitale importanza per, nientemeno, che Silente.
-Detto ciò, andiamo.-


Fu sufficiente percorrere pochi metri per ritrovarsi nuovamente all'interno di quel limbo scuro che precedeva la parte incantata del vecchio corridoio.
Malfoy le camminava accanto, all'erta e guardandosi attorno come se un molliccio potesse sorprenderlo da un momento all'altro, cosa che rendeva il suo sguardo concentrato venato di una sfumatura assai simile alla paura, molto divertente da osservare.
Di fronte a loro Christopher camminava disinvolto, quasi avesse tra le mani una mappa dettagliata che gli indicasse cosa aspettarsi lungo il cammino. Mani in tasca e passo rilassato, la sua sagoma scura sembrava quella di uno spensierato giovane intento a passeggiare nei campi.
-Ci siamo.-
L'avvertimento giunse nel momento in cui la luce azzurrognola iniziò a formarsi tutto attorno a loro, annunciando l'imminente comparsa di quell'antico spettacolo.
-E' magnifico come lo ricordavo.- si lasciò sfuggire Hermione, contemplando quelle vetrate di cristallo come se ne fosse ipnotizzata, rendendosi conto di trovarsi di fronte ad uno spettacolo privilegiato.
-Certo, è tutto magnifico, almeno fino a quando non inizierai a congelare.-
Il richiamo del falsario fu sufficientemente brusco da riportarla alla realtà e, in definitiva, non ci volle molto prima che le sue parole diventassero realtà.
-Silente ci ha spiegato che le barriere contro i mezzosangue sono state indebolite, se non interamente scomparse nel corso dei secoli. Cosa mi sarebbe accaduto se mi fossi imbattuta in una barriera integra? Non avrei mai trovato questo posto?-
-Oh, no. Lo avresti comunque trovato, la differenza è che saresti morta congelata all'istante.-
Il passo di Hermione vacillò per un secondo, trovando Malfoy al suo fianco preparato ad ogni cambiamento di marcia.
Morta.
I Purosangue difficilmente prendevano alla leggera la minaccia di una contaminazione Mezzosangue e Grimlore non ne era comunque la prova più eclatante.
-Perché?- chiese semplicemente la Gryffindor, ben conscia della nuvola di vapore uscitale di bocca.
-Perché così sono sempre andate le cose.- alzò le spalle Christopher, affatto turbato dalla piega che stava prendendo il discorso. -I Mezzosangue non sono mai stati graditi alla comunità magica, siete sempre stati visti come una minaccia ibrida di poco valore e quando Grimlore venne costruita, si tenne conto di questo fattore. La scuola voleva essere elitaria, quando ancora questo termine probabilmente non esisteva. Per loro era normale.-
-Ma non per i successivi presidi.-
-Esattamente, ma tieni presente che ci sono voluti secoli prima che il castello venisse bonificato da tutte le trappole mortali di cui era provvisto.-
-Tranne queste.-
I paesaggi rurali raffigurati attorno a loro potevano contare su un fattore comune, una lunga linea blu che accomunava ogni tassello della grande ricostruzione di quello che con ogni probabilità era il passato dell'isola. La Blackwood dei tempi più antichi e innocenti.
-Nel corso dei secoli, i miei antenati hanno utilizzato il castello a mo' di gigantesco forziere, riponendovi le creazioni più preziose della nostra famiglia. Ammetto di averlo fatto io stesso, giudicando il posto abbastanza sicuro dalla brama di volgari cacciatori di tesori.-
-Antenati?- soffiò Hermione, non potendo fare a meno di rabbrividire sempre più. -Tutta la tua famiglia è composta da... be', falsari?-
La linea blu che univa ogni tassello non era altro che un fiume, un corso d'acqua che Hermione non ricordava di avere mai scorto lungo qualsiasi paesaggio posasse occhio.
Ma d'altronde, quella ricostruzione dell'isola era evidentemente vecchia di secoli.
-Una buona parte, ma i miei avi hanno lasciato l'isola secoli fa, cancellando il nostro nome di famiglia dalla storia di Blackwood ma al tempo stesso mantenendo il libero accesso a questa terra. Le nostre carte sono, letteralmente, in regola.-
In quel momento, Malfoy si fermò improvvisamente, ottenendo da Hermione lo stesso senza che dovesse chiederglielo. Anche lei si era accorta che l'ultima volta in cui erano stati all'interno di quella galleria, non erano proseguiti oltre.
Il gelo si faceva spazio dentro di lei di minuto in minuto, tanto da costringerla a rintanarsi sempre più profondamente all'interno del suo mantello, d'improvviso non poi così ampio come credeva che fosse.
-Come funziona?-
-Prego?-
Christopher si era fermato di malavoglia, osservandoli con durezza quasi fossero due bambini capricciosi.
-Non capisco la necessità di avere una Mezzosangue al vostro servizio quando mi sembra che questo lavoro sia praticabile anche da un comune mago purosangue.- spiegò Hermione.
Comune mago purosangue, una definizione che fece accapponare di dissenso la pelle di Malfoy, cosa di cui non riuscì a fare mistero.
-Affatto.- negò il falsario -La magia da cui prende vita la barriera non è percepibile dai comuni maghi purosangue, in quanto incapaci di scatenare una reazione nella barriera. Tu, invece, possiedi una buona quantità di sangue babbano nelle vene che scatena una più blanda reazione di quella inizialmente progettata da chi costruì Grimlore. Sei fortunata che nei secoli le cose siano diventate più tolleranti.-
A dire il vero, a Hermione non sembrava davvero.
-Perché non puoi prenderlo tu, questo famoso manufatto?-
-Posso entrare facilmente in possesso di quelli di mia creazione e pochi altri. Questo specifico oggetto è stato riprodotto secoli or sono da un mio antenato non particolarmente incline alla condivisione e con il terrore che qualche avaro parente lo derubasse, così incantò l'oggetto in modo da renderlo intoccabile a quelli del suo stesso sangue. Ciò significa che posso avvicinarmi abbastanza da vederlo ma non da toccarlo.-
Lo sguardo confuso di Hermione non accennò a scomparire, nonostante nella sua mente stesse prendendo forma una parvenza di ordine assai precisa, così decise di proseguire sulla strada della innocente studentessa colma di dubbi, spingendo Christopher a proseguire il discorso.
-Tutti questi manufatti, sono oggetti preziosi e protetti. Protetti a molteplici livelli e in modo differente contro più minacce. I mezzosangue, i purosangue e, in alcuni casi, la famiglia stessa... ciò significa che più incantesimi tengono ciascuna categoria alla larga da loro, tranne la barriera contro i mezzosangue, l'unica ad essere stata indebolita nel corso dei secoli. Questo ti rende una appetibile ricercatrice.-
O un appetibile cane da tartufo, pensò Hermione, non dandosi nemmeno la pena di esprimere i suoi pensieri ad alta voce, sicura che non sarebbero stati colti.
-Quando ci troveremo di fronte all'oggetto, sarai tu a doverlo recuperare.-
E la marcia riprese veloce quanto lo era prima, lasciandola a strofinarsi le braccia in modo frenetico ad ogni passo compiuto.
Doveva essere una visione davvero raccapricciante se persino Malfoy le si avvicinò, discretamente, per posarle il suo mantello sulle spalle.
Era caldo e profumato come qualsiasi indumento indossato per un certo periodo e che, invece di finire gettato su un letto, finiva su di lei.
-Sistemati, Granger, sembri una piccola mendicante.-
E siccome insultare qualcuno che si era appena dimostrato utile non era ciò che le era stato insegnato, purtroppo, Hermione si limitò ad allacciare gli alamari del mantello sopra quello sottostante e a sistemare i due cappucci attorno al collo a mo' di sciarpa.
-Grazie, per il mantello.-
E non per la piccola mendicante, suggerì quella precisazione.
Tuttavia Malfoy non si disturbò a risponderle, quasi stesse pregando che anche lei facesse finta di nulla, come se non si fosse minimamente mosso e il mantello le fosse arrivato sulle spalle per magia. Così la Gryffindor pensò, erroneamente, di fare un favore ad entrambi ponendo ad alta voce e a nessuno in particolare, una domanda che le era balenata in mente già da diversi minuti.
-La teoria dei maghi che non possono scatenare reazioni nella barriera mi sembra inesatta. Malfoy si trova qui, no?-
Lo Slytherin fece, una volta di più, finta di nulla.
Lui stesso si era posto quella domanda nell'esatto momento in cui lo aveva fatto Hermione, ma a differenza sua, era consapevole di possedere una coda di paglia invidiabile e infiammabile su più fronti. Quindi non era difficile intuire che qualsiasi fosse stata la risposta, non gli sarebbe comunque piaciuta.
E infatti...
-Certo, ma questo perché il tuo amico è un mago corrotto.-
La risposta fu così criptica e inaspettata che Hermione si fermò improvvisamente, confusa e sul punto di porre altre domande alla figura in continuo movimento di Christopher, apparentemente affatto turbato dalla situazione. Ma Malfoy, il diretto interessato di quella discussione anche troppo pubblica, per i suoi gusti, decise di rimettere ciascuno al proprio posto.
-Basta così, Granger. Sono solito badare agli affari miei e pretendo che tu faccia altrettanto.-
Furioso, si ritrasse nuovamente nel suo guscio Slytherin, lasciando che odio e rancore lo proteggessero come meglio sapevano fare. Ovvero, allontanando il prossimo.

L'eco dei loro passi era l'unico suono percepibile in quel tunnel profondo, sempre più scuro e  freddo.
La tenue luce azzurrognola era andata via via scemando, così come le belle raffigurazioni sulle pareti di cristallo che, ora, si limitavano a scintillare lisce e compatte senza essere increspate dalla minima venatura. Contro di esse si specchiavano i loro riflessi confusi, più simili ad ombre scure indefinite che reali sagome umane, dando a Hermione l'impressione di essere una figura agghiacciante bardata in quel duplice strato di lana.
-Dovremmo essere quasi arrivati.- comunicò loro Christopher, impegnato a guardarsi attorno con vago interesse. -Quanto ti senti gelare?-
-Tanto da volermi semplicemente raggomitolare a terra e dormire fino a sognare uno scoppiettante camino.- fantasticò Hermione, la mente piena di riferimenti a fuochi e falò a cui non aveva mai partecipato nella sua vita babbana.
-Ottimo segno.- si limitò a rispondere il mago, già proiettando la sua mente a fine missione.
Già, ottimo.
La pelle secca del viso e delle mani iniziava a diventare insensibile, costringendola e frenetici movimenti dei palmi l'uno contro l'altro, alla ricerca di una parvenza di calore troppo labile perché durasse più di pochi attimi.
Malfoy si ostinava a camminare dietro di lei, muto come una statua e per nulla toccato dai fastidi che stavano facendo di lei una statua di ghiaccio da esposizione.
Per almeno un paio di volte aveva cercato di voltarsi indietro con nonchalance, senza propriamente riuscirci, trovandolo ad osservare le mura senza mostrare una particolare espressione. Tuttavia, nonostante non sembrasse più arrabbiato, Hermione aveva deciso che rischiare un litigio in quel momento non sarebbe stata una mossa saggia, così preferì non rivolgergli parola e lasciare che il silenzio rimanesse a imporsi in modo vagamente imbarazzante.
Ma forse, il silenzio, non sarebbe stata la cosa più imbarazzante che potesse accadere. Infatti...
-Dannazione!-
Era scivolata, come un pesante sacco di patate a cui era certissima di assomigliare, finendo ginocchia a terra e mani protese in avanti per arginare lo sfacelo.
I palmi graffiati perdevano sangue solo a livello superficiale, lasciandola in preda a un forte bruciore tipico delle piccole ferite a cui sarebbe stato sufficiente applicare un semplice cerotto che, lei, ovviamente non aveva.
-Granger, sei un danno continuo.-
Afferratala saldamente per le braccia, Malfoy la rimise in piedi come se stesse maneggiando un unico blocco di pietra a cui si guarda con sospetto, non del tutto certi del proprio equilibrio.
-Non dovresti cercare di ucciderti a questo modo- la rimproverò Christopher -O sarà tutta fatica sprecata.-
-Scusate davvero, ma sono scivolata!-
-Sulla pietra?- la guardò scettico Malfoy.
-Cosa? Quale pietra? E' da almeno cinque metri che cammino sul ghiaccio.-
Lo sguardo dello Slytherin cadde immediatamente al suolo, incredulo e piuttosto scettico riguardo all'essersi perso un cambiamento così drastico.
Ma come aveva immediatamente sospettato, per lui non era cambiato nulla.
-Be', se stai veramente camminando sul ghiaccio, lo stai facendo da sola.-
-Questo significa che siamo vicini.- li avvertì Christopher, spronandoli con una sola occhiata a proseguire senza ulteriori interruzioni perché, a Merlino piacendo, ce l'avevano quasi fatta.
Malfoy le rimase accanto senza dire una parola, la bacchetta spianata giusto per sicurezza e lo sguardo che non cadeva su di lei nemmeno per sbaglio. Ma andava bene così, pensò Hermione, perché in quel momento la concentrazione era vitale.
Si arrivava ad un punto, in situazioni simili, dove la mente doveva essere concentrata solo sullo scopo finale e sul poter tornare indietro vittoriosi.
Dopo una decina di minuti da quella goffa parentesi, si trovarono di fronte ad una biforcazione del tutto anonima, in cui sarebbe stato impossibile scegliere dove andare prendendo come punto di riferimento qualsiasi particolare più o meno incoraggiante, ma la presenza di Christopher non rese necessario porsi il problema.
-Conosco la strada, seguitemi.-
Svoltarono a destra, poi a sinistra, percorsero qualche metro senza mai fermarsi, poi voltarono nuovamente a sinistra, salirono un paio di gradini, ne scesero altri e proseguirono a quel modo ancora per un po', fino a quando sulle mani di Hermione non iniziarono a comparire lividi violacei e le punta delle dita iniziarono a gonfiarsi a vista d'occhio.
-Quanto manca?- riuscì a balbettare, in preda ai tremori.
-Siamo arrivati.- E con un gesto di plateale eleganza, Christopher le indicò una piccola porta in legno situata proprio di fronte a loro, alla fine del corridoio.
-Aprila.- le ordinò deciso. -Aprila, prendiamo ciò che ci interessa e andiamocene.-
Tutto facile, a parole, ma Hermione dubitava che sarebbe stato così anche nei fatti.
-Okay, ma c'è un problema.-
-Sarebbe?-
-Non sarò in grado di tenere in mano la mia bacchetta.-
Piano, da sotto il mantello, estrasse e mostrò chiaramente le sue mani martoriate dai geloni.
-Entriamo tutti.- precisò inaspettatamente Malfoy, guardando Christopher e sfidandolo solo a insinuare il contrario. -Quindi la tua bacchetta non servirà.-
Ben salda nella mano, lo Slytherin mostrava la sua.
Anche solo aprire la maniglia le procurò dolore, accentuando la rigidità delle mani e del corpo intero. Gli occhi avevano preso a lacrimarle superficialmente, quasi qualcuno le stesse soffiando aria gelida a pochi centimetri dal volto. Fastidioso, ma non così tanto da impedirle di notare una bolla di luce chiarissima al centro della stanza spoglia, bolla in cui era rinchiuso un oggetto circolare che Hermione trovò inspiegabilmente famigliare.
Voglio andarmene, voglio uscire.
Un mantra nella sua testa.
-Afferra la sfera e spaccala.-
Hermione guardò Christopher come se fosse impazzito.
-Gettala a terra.- ribatté lui -E afferra il diadema, solo così potremo andarcene.-
Incapace di parlare, Hermione si limitò ad annuire, avvertendo la presenza di Malfoy al suo fianco. Se solo avesse potuto sentirne anche il calore... ma lei aveva smesso di sentire qualsiasi cosa già da diversi minuti. Pessimo segno.
Incerta della sua presa, protese entrambe le mani verso quella sfera di ghiaccio, sentendo le membra diventare sempre più pesanti e goffe, quasi avesse tra le mani un peso in grado di trascinarla a fondo. Scivolò di nuovo e la sfera toccò terra rimanendo intatta, facendo sentire il suo rimbombo cupo.
-Maledizione...- E avendone abbastanza, Hermione scagliò ciò che aveva tra le mani contro la parete più vicina, avendo la sensazione di lanciare una palla di cannone contro un nemico invisibile.
La sfera non si ruppe immediatamente, ma una crepa ben visibile andò diramandosi per tutta la superficie di ghiaccio, lasciando che folate di vento gelido li investissero. E dai moti di sorpresa dei due maghi dietro di lei, Hermione capì che quel trucco non era riservato esclusivamente ai mezzosangue.
Piccoli pezzi di ghiaccio acuminato iniziarono a vorticare nell'aria, ferendole il volto in più punti e accentuando i già gravi problemi delle sue mani, rendendole molto più che difficile raggiungere il gioiello.
-Ci sono quasi...-
D'improvviso, la tempesta di ghiaccio prese a scivolarle attorno, evitandola e scaricando la sua forza contro le pareti vuote della stanza. Dietro di lei, Malfoy e Christopher davano vita a un potente scudo in grado di proteggerla dall'ultima magia sulla loro strada.
Bastò allungare una mano e afferrare il gioiello, una perfetta riproduzione del diadema di Cosetta Corvonero, per voltarsi vittoriosa e intimare a tutti di scappare.
Era fatta.

Le pareti iniziarono a crollare come se si trovassero all'interno di un castello di carta, con la sola differenza che ad ogni passo rischiavano di essere colpiti da un misto di pietre e blocchi di ghiaccio potenzialmente letali.
Il diadema era stato rubato, così il nascondiglio creato magicamente per proteggerlo non aveva più motivo di esistere.
-Merlino...-
La corsa di Hermione era stentata e zoppicante, i piedi doloranti e dalle punte insensibili. Velocemente slacciò gli amari di entrambi i mantelli lasciandoli scivolare liberamente dalle spalle, seguendo Christopher e Malfoy in quella corsa disperata.
-Mezzonsangue...-
Irritato anche nel bel mezzo della fuga, lo Slytherin rallentò quanto poteva bastare per afferrarla e spingerla assieme a lui a una velocità maggiore, continuando a ripeterle quanto l'uscita fosse effettivamente vicina, agitando la bacchetta e riuscendo a creare l'ennesima barriera che proteggesse loro le spalle. Pochi metri avanti, Christopher faceva altrettanto, attento a che nessun pezzo del soffitto li colpisse.
Nelle sue condizioni, Hermione trovò la corsa infinita e fonte di continue sofferenze, avvertendo ogni parte del suo corpo come indolenzita e bisognosa di riposo, così, quando di fronte a loro si palesò l'uscita del tunnel, non fu sicura di potervi credere... almeno, non fino a quando Malfoy la spinse rudemente fuori da quella trappola mortale.
-Mezzosangue, sei davvero una fonte continua di guai. Peggio di Potter.-
Sdraiata a terra, il respiro affannoso e le gambe incapaci di sostenerla, stringeva in una mano il diadema e nell'altra un lembo della camicia dello Slytherin, non meno provato di lei ma fisicamente più presentabile.
-Christopher, cosa diamine ti sei dimenticato di dirci?-
La voce di Mirie non era mai risultata così forte e le sue carezze più aggraziate, concentrata nell'esaminare superficialmente il corpo di Hermione con dita gentili.
-Sto bene, stavo solo morendo di freddo.- la rassicurò la Gryffindor, sollevata anche solo di poter sentire il lontano calore delle torce alle pareti.
-Credimi, è evidente.- annuì l'infermiera, dedicandosi brevemente a Malfoy e ignorando completamente Christopher che, dal canto suo, non la perdeva d'occhio nemmeno per un attimo.
-In infermeria, subito.- comandò la strega, partendo decisa in direzione del suo sacro regno, un mago adulto alle calcagna e due studenti a chiudere l'inusuale comitiva.
-Mi devi un mantello, Granger.-
A dispetto delle parole, il tono dello Slytherin era calmo, forse troppo stanco per lasciarsi andare a qualche sua solita carineria. O forse, dopotutto, una botta in testa l'aveva presa, perché Hermione non avrebbe saputo spiegarsi altrimenti come fosse possibile che il biondo si prodigasse in suo aiuto, sollevandola delicatamente da terra e iniziando a camminare tranquillo, tenendola in braccio.
-Malfoy, posso camminare...-
Non era del tutto vero, ma di certo quella situazione era inusuale.
-Se ti lasciassi camminare arriveremmo in infermeria questa notte.-
Il diadema abbandonato in grembo, sembrava essere l'ultimo pensiero di entrambi. Per Hermione, certamente lo era, spossata e col solo desiderio di seppellirsi in un letto caldo dopo essere stata rimpinzata di pozioni che placassero dolore e bruciori vari.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti e la testa ciondolante la tradì velocemente, poggiandosi con profondo sollievo sulla spalla di Malfoy, estremamente tranquillo e dal passo rilassato. Davanti a loro, Mirie e Christopher erano ormai fuori portata di vista e di udito.
-Anche così arriveremo in infermeria questa notte.- sussurrò Hermione, gli occhi chiusi e il respiro leggero di chi sta per immergersi nel mondo dei sogni. -Spero siano tutti a pranzo a quest'ora, non mi andrebbe davvero di incontrare qualcuno, in questo momento.-
-Siamo fortunati, questa parte del castello non sembra essere molto frequentata.-  le rispose lui, scuotendo leggermente le spalle e rinsaldando la presa tanto da farle sollevare il capo in un momento di improvvisa lucidità.
Lo trovò a fissarla, il passo, se possibile, ancora più lento, portando Hermione ad avere la testa completamente vuota e lo sguardo fisso delle persone che cercano disperatamente di capire cosa stesse sfuggendogli.
Piano, insicuro sino all'ultimo millimetro, Draco chinò il capo sino a sfiorarle la fronte, guardandola negli occhi per qualche attimo prima di sfiorarle le labbra con le proprie.
Il sospiro di Hermione fu una semplice manifestazione di stupore, in cui le labbra si schiusero in un riflesso condizionato impossibile da controllare, lasciando che Malfoy intensificasse quel contatto mai provato prima. Mai, tra di loro.
Hermione si aggrappò saldamente a una spalla dello Slytherin, l'altra mano impegnata a stringere convulsamente il diadema, mentre improvvisamente si ritrovò ad avere estremamente caldo e a ringraziare di essersi liberata di quel duplice strato di lana che poco prima l'infagottava senza pietà.
Dal canto suo, Malfoy intensificò la presa della mano posatale sulla gamba, appena sopra il ginocchio, mandando all'aria qualsiasi remora nel momento stesso in cui la sua lingua cercò quella di Hermione.
Quello si che era qualcosa di decisamente clandestino.










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Capitolo 12
*** Tregua ***




XII



Tregua













 “La paura di innamorarsi non è forse già un po' d'amore?”
-Cesare Pavese-







-Senti qualcosa?-
-Si.-
-Qui?-
-Si.-
Le mani di Mirie si posavano leggere sulle dita di Hermione, tastando piano e muovendo con delicatezza ogni parte dell'arto per verificarne la funzionalità, ora praticamente perfetta.
-La sensibilità sembra essere tornata alla normalità.-
I segni violacei erano scomparsi da mani e volto dopo l'applicazione di una crema dall'odore pungente, e così anche i graffi e il sangue rappreso.
Sdraiata su un letto dell'infermeria, la Gryffindor aveva chiesto che la tenda attorno al letto fosse tirata, dando colpa alla stanchezza e a un pressante mal di testa il suo umore così strano e volubile. Scuse che non dovettero aver particolarmente successo agli occhi dell'infermiera, la quale non le propose nemmeno un leggero tonico o addirittura una pozione per mettere fine alle sue presunte sofferenze.
-Posso tornare nei dormitori? Preferirei non rimanere per la notte.-
La richiesta di Hermione, in realtà, sarebbe stata quella di dormire nel suo letto, un fortino sicuro all'interno di un posto altrettanto protetto, ma si rese conto che sarebbe stata una domanda infantile e del tutto inutile.
-Certo.- annuì l'infermiera, pratica. -Non vedo perché trattenerti.-
E senza darle il tempo di riflettere o per lo meno ringraziarla, Mirie afferrò la spessa tenda bianca per liberarsene con un forte strattone, ammassandola accanto alla parete e lasciando Hermione completamente esposta ad un'infermeria completamente vuota.
Malfoy non era in vista, ovunque si voltasse.
-Anche Draco ha preferito raggiungere i propri dormitori, se n'è andato circa dieci minuti fa.-
Una parte di Hermione accolse quella notizia con gratitudine, pensando che per il momento la salvezza era a portata di mano. Ma, inspiegabilmente, un'altra parte di lei rimase delusa da quella partenza in sordina, dimenticando volutamente che era stata lei la prima a nascondersi dietro una tenda tirata e gli ordini di una giovanissima infermiera.
-Oh, bene. Io...-
-Ti accompagno.- si offrì Mirie, anche se era più giusto dire che si era offerta di imporle quella soluzione come unica possibile. Ed era sufficiente voltare appena lo sguardo per capirne il motivo.
-Vorrei farti notare che anche io sono ferito, Miranda.-
Christopher se ne stava semi sdraiato sul letto più vicino, l'aspetto non poi così moribondo come suggerivano le sue smorfie e lo sguardo disperato di chi si era già abituato all'idea di dover aspettare tutta la notte per ottenere un minimo di considerazione.
-Ma certo.- rispose partecipe, lei, utilizzando un tono così accorato da destare immediatamente i sospetti del mago. -Per questo motivo ho chiamato Miss Padgedoorf, lei è l'infermiera anziana del castello, utilizzerà tutta la sua esperienza per guarire quei brutti tagli che hai in volto.-
Detto fatto, la vecchia infermiera ingobbita fece la sua comparsa come se fosse sempre stata lì, accanto a loro, pronta a intervenire non appena Mirie avesse invocato il suo aiuto, solitamente richiesto per casi “particolari”. Chiunque recasse danno più o meno volontariamente ad un altro studente o agisse come un piccolo bullo di periferia, allora si conquistava il diritto di beneficiare delle grinzose e unte mani di Miss Padgedoorf come personale crocerossina.
-Cosa? Non credo proprio...-
Vedere Christopher così terrorizzato, in fondo, era divertente.
-Più tardi tornerò a controllare le tue condizioni. Aspettami.-
E con quella promessa finale lasciata ad aleggiare nell'aria, Mirie condusse Hermione in corridoio, pilotandola sulla strada che le avrebbe portate ai dormitori femminili.
-Tornerai davvero a controllare le sue condizioni?-
-Chissà.-
Percorrendo i corridoi poco illuminati di quel castello ancora così nuovo ai suoi occhi, Hermione ringraziò l'insistenza della strega nel volerla riaccompagnare, menzionando quanto tutto fosse ancora così nuovo e diverso e, al tempo stesso, vicino alla fine.
-Non dirmi che vorresti rimanere, perché non ci credo.-
Il lieve sorriso sulle labbra della bionda era rassicurante e leggero, come se quella conversazione non fosse affatto scomoda o sconveniente, bisognosa di una buona manutenzione a livello di parole e complimenti.
-Vorrei saperne di più su Grimlore.-
-E non dell'intera situazione in cui il tuo preside e gli altri hanno cacciato te e il tuo amico?-
Precisare che lei e Malfoy non erano amici, al momento, le sembrava davvero una pessima idea, considerato quante energie stava già sprecando per non rivivere i momenti di qualche ora prima. Le bastava vagare con la mente anche solo per qualche attimo e ancora riusciva a sentire la sensazione della spalla sotto la sua mano, più solida e forte di quanto si sarebbe mai immaginata.
E tutto il resto...
-Sono certa che io e Draco sapremo tutto anche troppo presto.- sorrise mesta, ben consapevole di non poter affrontare un argomento simile con lei. -Mentre Grimlore e tutt'ora un mistero.-
-Che cosa ti incuriosisce maggiormente?-
-Be', sarei curiosa di sapere se altri presidi, prima di Silente e Grendel, avessero mai tentato un'iniziativa simile a quella che ci ha portati qui.-
Evitare accuratamente il motivo reale, o più pressante, che li aveva portati a Blackwood non rappresentava un problema, in quanto Mirie sembrava estremamente disponibile ad adattarsi a qualsiasi richiesta da parte di Hermione, genuinamente interessata all'argomento.
-Qualcuno.- annuì lei, sorridendo vagamente e muovendo impercettibilmente le dita della mano destra in un conto silenzioso. -Cinque, più precisamente, dal 1294 a oggi.-
-Cosa?- Incredula, la Gryffindor si fermò nel mezzo del corridoio, osservando Mirie come se fosse pazza.
-Tesoro, non è colpa mia.- rispose semplicemente lei, invitandola a proseguire. -Sai che anno era, quello?-
Furono sufficienti pochi secondi prima che Hermione rispondesse con l'unico elemento che aveva tra le mani. -L'anno del primo torneo tre maghi.- rispose incerta, non tanto della risposta, quanto della pertinenza sull'argomento trattato.
-Esattamente.- annuì Mirie -Il primo torneo si svolse quell'anno, ma i preparativi e gli accordi tra le scuole iniziarono almeno cinque anni prima.-
-Ci volle così tanto?-
-Le scuole coinvolte erano parecchie e situate in tutto il mondo, furono spediti decine di inviti per rendere l'evento più ampio e memorabile possibile, ma solo una minima parte accettò di sedere al tavolo delle trattative e ancora meno si resero disponibili all'iniziativa. Alla fine, solo Hogwarts, Grimlore, Beauxbatons e Durmstrang rimasero in piedi, ma a quel punto era ovvio che una nazione non potesse avere due scuole in lizza. Venne scelta quella ritenuta più prestigiosa e certamente più frequentata, popolare.-
-Hogwarts.- annuì Hermione, affascinata da quell'aneddoto sfuggito ai suoi studi. -Aperta a tutti e conosciuta in tutto il mondo dei maghi.-
-Esattamente.- confermò Mirie. -Grimlore venne fatta fuori senza troppi complimenti e da allora i rapporti sono rimasti burrascosi e congelati in uno stato di perenne dissapore tra l'isola e le scuole coinvolte.-
-Ma sono passati secoli. Letteralmente!-
-Secoli in cui il malumore è cresciuto di anno in anno, e i goffi tentativi di riappacificazione tentati in questo lasso di tempo sono stati così fallimentari da non meritare di essere ricordati. Per questo motivo, se le cose andassero a buon fine, Odin Grendel e Albus Silente sarebbero ricordati nella storia per qualcosa di mai accaduto prima. A dispetto di qualsiasi altra motivazione possa segretamente spingerli all'azione.-
Strabiliante.
Che le cose andassero o meno come previsto, il movente delle loro azioni sarebbe stato inattaccabile agli occhi di tutto il mondo magico.

Si erano salutate velocemente sulla soglia dell'entrata del dormitorio, Hermione più consapevole dei fatti e Mirie apparentemente più sollevata. L'aveva lasciata andare con un sorriso, prima di sparire nel buio dei corridoi con passo rilassato, quasi non avesse alcun pensiero al mondo. Hermione si era chiesta se stesse davvero tornando da Christopher.
La luce fioca delle lanterne l'accompagnò in stanza con cautela, portandola a muoversi con passo felpato per non svegliare nessuno e ad agire come una ladra del tutto nuova del suo mestiere, confortata solo dal chiarore della luna nella stanza. Nessuno aveva chiuso le imposte e Isbel e Audrey sembravano essere totalmente addormentate.
Poggiata alla porta della camera, Hermione fu incapace di tenere la mente a guinzaglio. Lì, nel buio della notte e l'atmosfera ovattata di quel momento, la sua mente prese a vagare verso il ricordo che ancora non aveva avuto il coraggio di analizzare.
Una mano volò a coprirsi la bocca quasi le fosse sfuggita una parolaccia davanti a un bambino, sentendo di aver mancato in qualcosa e di non essersi comportata come avrebbe dovuto. O più semplicemente, come ci si sarebbe aspettato. Già, perché se anche la sua mente le aveva ordinato di fuggire a gambe levate e con un pizzico di sdegno da quella surreale situazione, lei non lo aveva fatto.
Al contrario, aveva stretto la spalla di Malfoy con più forza di quanta ne avesse racchiusa nel pugno che gli aveva lanciato al secondo anno, sfogando tutta la tensione provata in quel momento cruciale e lasciando che il suo volto gli andasse incontro senza esitazione, aprendo sempre di più la bocca ad ogni bacio o sfiorarsi delle loro lingue. Oh, sfiorarsi... forse al principio.
Al momento della separazione, le loro fronti si erano toccate in una mutua richiesta di pausa e riflessione, lasciandoli a bocca aperta e labbra arrossate a chiedersi cosa diamine fosse successo. Nessuno dei due sapeva bene dove guardare, così i loro sguardi si erano scontrati confusamente più volte, durante l'ispezione dei loro occhi o la semplice voglia di concentrarsi sul rossore delle guance di Hermione o, ancora, sulle labbra ancora dannatamente vicine di Malfoy. Poi la voce di Christopher li aveva riportati alla realtà, facendosi sentire a qualche metro di distanza, oltre un bivio che li nascondeva alla vista di chiunque.
Rifiutandosi di lasciarla andare, lo Slytherin l'aveva comunque condotta in infermeria senza che la sua presa cedesse di un millimetro, lasciandola a nascondersi contro la sua spalle, come se in realtà stesse trasportando una bambina di due anni particolarmente poco incline alla socializzazione.
Merlino, quell'evento non sarebbe potuto essere semplicemente catalogato come clandestino, quanto come del tutto imprevisto. Perché di tutte le ipotesi riguardanti il suo futuro, Hermione non aveva calcolato quella.
Lei non aveva semplicemente baciato Draco Malfoy, a lei era piaciuto baciare Draco Malfoy.
-Dannazione.-
Quell'urletto stridulo le valse un assonnato sospiro da parte di Isbel, voltatasi pigramente nel letto e poi rimasta immobile, seminascosta dalle tende tirate solo parzialmente attorno al suo letto. Probabilmente lei e Audrey erano rimaste sveglia a parlare fino a tardi.
In punta di piedi, Hermione si avvicinò il minimo sufficiente per controllare che stesse ancora dormendo, temendo di averla svegliata e dover dare spiegazioni sul suo mostruoso ritardo. O forse no, forse Isbel si sarebbe limitata ad osservarla in silenzio, sorridendo fugacemente e tornando a dormire, non volendo indagare su cose che non la riguardavano per non ottenere in cambio la stessa curiosità.
Curiosità che avrebbe meritato in pieno, considerò Hermione, osservando a bocca aperta la piccola figura immersa nelle coperte.
I tratti del viso erano più rilassati, meno imbronciati e tesi di quanto fossero normalmente, conferendo a Isbel un aspetto aggraziato e di totale abbandono. Le braccia ripiegate davanti al petto lasciavano che le mani restassero abbandonate accanto al suo volto, così che le dita restassero imbrigliate in una massa di capelli lisci e lucenti, di apparenza così morbida da sembrare finti. Ma non lo erano, Hermione lo sapeva benissimo. Come sapeva che, se gli occhi fossero stati aperti, quelli avrebbero avuto un colore differente, più magnetico e profondo... tipico di una veela.



***




Quella mattina, l'ingresso di Grimlore era letteralmente stato preso d'assalto da un gran numero di studenti anziani, affollati in piccoli gruppi sparsi qua e là come centro di pettegolezzi dell'ultima ora.
Alle pareti stavano appesi, sin dalle prime ore dell'alba, gli avvisi che comunicavano le date di inizio delle prossime gite fuori porta, ovvero i week-end in cui era possibile scendere a Brickstone, il paese più popoloso dell'isola, e altri piccoli luoghi caratteristici del posto. Luoghi che ormai ciascun studente doveva conoscere pressoché a memoria.
-Le rovine dell'isola vecchia sono molto suggestive da vedere, tu e Draco dovreste davvero andarci.- suggerì Margaret, piantina del luogo alla mano.
-Le colline circostanti sono uno spettacolo, la vista è eccezionale.- Aggiunse Audrey, indicando il punto preciso su quel rettangolo di carta già troppo spiegazzato per essere attendibile.
-Verissimo, sono luoghi che frequentiamo abitualmente durante l'estate, quindi ci sono scarse probabilità che troviate studenti pronti a darvi noie. Ora che la scuola è ricominciata preferiamo i villaggi più lontani e le foreste sempre verdi dall'altro lato dell'isola, si possono raggiungere velocemente in sella ad una scopa o noleggiando un cocchio al villaggio.-
-Immagino che tutto ciò non sia minimamente permesso dalla scuola.- annuì Hermione, avendo capito velocemente come stessero le cose.
-Immagini bene.- annuì Audrey con leggerezza. -Solo i ragazzi degli ultimi due anni sono soliti seguire questa... tradizione. Per i più piccoli è sempre un sollievo restare lontani da casa e esplorare il territorio vicino alla scuola, dove non è permesso andare prima di diventare studenti.-
-Ricordi del passato, Sinclaire?-
Siebel Lambert le aveva sorprese alle spalle, decidendo di palesare la sua presenza solo dopo aver origliato una parte del loro discorso.
-E tu? Lo hai già dimenticato?-
Fu sufficiente notare il calo di brusio attorno a loro per comprendere quanto Audrey si fosse spinta oltre, inducendo gli studenti più vicini ad adoperarsi in un saggio passo indietro collettivo.
Ricordare a un Lambert il proprio passato non era decisamente una buona idea.
-Affatto.- fu l'affettata risposta della ragazza, rigida di fronte a loro e padrona di sé quanto bastava per non schiantare nessuno. -Per questo motivo scelgo con saggezza i miei amici. E sei fortunata, oggi sono di ottimo umore, non perderò tempo con te.-
Un sorriso di compiacimento, una leggera spinta al braccio di Audrey e Siebel era già passata oltre, accolta in un gruppo di ragazze vocianti ed incredibilmente leccapiedi.
-Non sarebbe saggio scontrarsi con lei, Audrey.- l'avvertì Margaret.
-Tranquilla, ho cose più importanti di cui occuparmi.-
-Come, ad esempio, evitare Nathan?-
Colpita e affondata.
Nathan O'Brian aveva una cotta per lei da tempo immemore, fatto risaputo da una buona quantità di studenti e, in alcuni casi, professori.
A metterli sull'avviso era probabilmente stato il suo pedinarla platealmente ad ogni occasione disponibile, millantando coincidenze inesistenti e necessità di aiuto assai poco credibili.
-E' da un po' che non si fa vivo.- Alzò le spalle Audrey, vagamente dispiaciuta dallo stato delle cose. -Credo che Ethan e Leonard lo abbiano coinvolto in un piano volto ad uccidere Malfoy. Senza offesa.- aggiunse immediatamente, in direzione di Hermione, la quale scrollò impercettibilmente il capo per far capire che un eventuale piano omicida ai danni di Malfoy non era cosa in grado di turbarla.
-Piuttosto, Isbel?- chiese la Gryffindor -L'abbiamo persa per strada e non è ancora arrivata.-
-Oh, non farci caso.- scosse il capo Margaret, con il tono di chi aveva ormai perso ogni speranza. -Lei sparisce spesso senza preavviso. E' fatta così.-
Già, ora Hermione poteva intimamente ammettere di sapere come fosse fatta Isbel. Dentro e... fuori.
-Be', credo che dovrò imitarla.- si scusò Hermione -Devo trovare Draco, non ho visto nemmeno lui questa mattina e vorrei davvero convincerlo a visitare qualcuno di questi posti.-

Bugie e solo bugie, una dopo l'altra.
Era scappata prima di poterlo vedere svoltare un angolo o spintonare uno studente sulla sua strada, sempre ben protetto da quella sua odiosa maschera di indifferenza che a malapena aveva perso anche nel momento di baciarla.
Inutile distrarsi con la prospettiva di una visita dell'isola o di come Merlino andavano le cose nella vita di Isbel, la sua mente riusciva a distrarsi solo per qualche attimo prima di tornare a lui. A loro. A quello.
Di nuovo, dovette frenare il movimento istintivo della propria mano che, pronta a seguire i suoi pensieri o, per meglio dire, ricordi, non faceva che volarle alle labbra, come a voler trovare una prova concreta di quanto accaduto.
Bambina.
Non erano più i tempi del suo primo bacio e Draco Malfoy non era Victor Krum.
Eppure, qualcosa si agitava dentro di lei, qualcosa che sarebbe stato troppo semplice definire unicamente paura.
-Ma tu guarda, una Mezzonsangue a Grimlore. I tempi sono davvero cambiati.-
Colta di sorpresa, Hermione si voltò velocemente, ritrovandosi faccia a faccia con un illustre sconosciuto. Un giovane mago che, a giudicare dal mantello, doveva essere sceso da una di quelle orribili carrozze solo la sera precedente.
Un membro del consiglio.
-Chi sei?-
Dargli del “lei” era un'ipotesi che Hermione aveva immediatamente scartato, preferendo giocare su una posizione di forza e sicurezza. Che fossero solo apparenti, era un mero dettaglio.
Si era accorta subito che, vagando senza meta, era finita in uno dei corridoi più piccoli, secondari, di quelli che si percorrevano in compagnia e di cui ci si dimenticava subito dopo.
-Louis Arkell.-
Pronunciò il suo nome come se non avesse importanza, preferendo accostarsi a lei, girandole attorno come una preda in presenza di un pasto troppo strano per capire se fosse commestibile o meno.
Alto, capelli scuri e mascella squadrata, sembrava più il prototipo del soldato perfetto che un giovane mago facente parte di un consiglio di anziani isolani.
-Arkell?-
-Non il professore, quello è mio zio.-
-Non l'ho mai visto.-
-Lo so.-
La stretta attorno alla bacchetta, nascosta tra le pieghe della divisa, non faceva che intensificarsi di secondo in secondo, seguendo di pari passo la diffidenza che quel tipo le ispirava.
-Devi seguirmi, Mezzosangue, i miei illustri colleghi sono ansiosi di incontrarti in carne e ossa. Credo che alcuni di loro non abbiano mai visto nessuno come te.-
Una sangue sporco, chiaro.
-Come me?-
Forse era stato quell'appellativo, “Mezzonsague”, troppo abituata a sentire dalla bocca di qualcun altro e, certamente, l'offesa in sé le provocò uno spasmo di puro nervosismo attorno al legno della bacchetta... fatto stava, che invece di prodigarsi in un facile quanto sicuro passo indietro, ne compì uno avanti, pronta a sfogare una rabbia latente ormai difficile da controllare.
-Sono forse stato sgarbato?-
Una domanda retorica, quella, posta con l'ombra di un sorriso e la sicurezza eccessiva di uno stolto.
-Credo che la Granger sia troppo educata per dirti cosa, esattamente, sei stato.-
Maledizione.
Non si era minimamente accorta della sua presenza, nonostante la sua voce fosse ormai così vicina che, Hermione ne era certa, voltandosi lo avrebbe trovato a pochi passi da lei.
-E scommetto che tu non lo sei, Malfoy.-
Apparentemente, tutti sembravano conoscerlo, in un modo o nell'altro.
-No, non direi.-
L'affiancò come se nulla fosse, concentrando  tutte le sue attenzioni unicamente su Arkell.
-Be', non è un mio problema.- scosse le spalle il ragazzo, la bocca piegata in una smorfia di supponente soddisfazione. -Volete seguirmi, o no?-
-No.- fu la categorica risposta dello Slytherin. -Il consiglio non è qui per incontrare noi e, a meno che non sia uno dei nostri a chiederlo, io e la Granger non veniamo da nessuna parte.-
Draco Malfoy era sempre stato un campione nello sfuggire a situazioni pericolose e questa volta, non aveva nemmeno dovuto mentire.
-A loro non piacerà. Sono davvero incuriositi.-
Improvvisamente, l'aria si fece pesante, quasi elettrica... immediatamente dopo, Christopher si materializzò al centro di quella disputa in un unico movimento aggraziato, quasi fosse atterrato agilmente a terra da un'altezza considerevole.
-Che tengano la loro curiosità a bada.-
Diede loro le spalle istantaneamente, concentrando tutta la sua attenzione sul mago del consiglio, squadrandolo con evidente interesse. Ma per quanto Christopher potesse dimostrarsi attento, nulla poteva competere con l'espressione di puro stupore apparsa sul volto di Arkell.
-In pochi possono smaterializzarsi all'interno del castello.-
Non aveva spianato la bacchetta, ma il suo corpo irrigidito emanava una tensione che non era possibile trascurare.
-Lo so.- si limitò a rispondere il falsario, sottolineando quando l'osservazione fosse ai limiti dello stupido. -E voi non potete, giusto? Inoltre, ti invito a indossare la spilla di riconoscimento che ti identifica come membro del consiglio. Anche non indossandola, è comunque impossibile passare inosservati all'interno del castello, non sei più uno studente... Louis.-
-Come fai a conoscermi?-
-Tuo zio parla spesso di te.-
Quell'affermazione fu sufficiente a destare la reale attenzione di Arkell, suscitando in lui un improvvisa comprensione mista a evidente rispetto. Hermione era certa di avergli sentito a malapena sussurrare qualcosa di molto simile a “quale onore”, prima di interrompere bruscamente quel sussurro rivelatore.
-So chi sei.- si limitò a dire, osservando Christopher con nuovo rispetto.
-Eccellente.-
E poi fu il vuoto.


***




Uno strappo a livello del costato le mozzò il fiato all'improvviso, lasciandola cieca a sorda al vortice che li aveva inghiottiti.
Cadde sulle ginocchia come se il peso del mondo le gravasse sulle spalle, scosse da un respiro affannato e fuori controllo, mentre il pavimento girava pericolosamente sotto i suoi occhi.
-Potevamo spaccarci!-
La realtà riprendeva forme e colori sfocati poco a poco, sino a farle identificare il luogo in cui si trovavano e la mano di Malfoy stretta attorno al suo braccio. Sembrava furioso e spaventato, ma non con lei.
-Vi ho colti di sorpresa, siete stati passeggeri perfetti.-
Christopher li aveva smaterializzati senza preavviso, trascinandoli con sé all'interno della stanza dal soffitto di fuoco, ai piedi dell'ufficio di Grendel.
Di nuovo, quella sensazione di malessere l'assalì.
-Non posso stare qui dentro...-
Vide il pavimento avvicinarsi pericolosamente, prima di venire spinta indietro e sollevata di peso, fino a essere trascinata pochi metri più avanti, fuori dai confini di quella dannata stanza.
Aprire gli occhi e sentirsi subito meglio furono due cose istantanee.
Inginocchiato di fronte a lei, Malfoy l'osservava con cautela, quasi temendo di vederla crollare da un momento all'altro, esattamente come l'ultima volta.
-Devo portarti in infermeria?-
-No.- escluse lei -Tutto bene, per ora.-
Christopher non li stava nemmeno guardando, concentrando tutta la sua attenzione su un punto ben preciso del soffitto, lasciando dondolare il leggero tessuto del mantello per divertimento.
-Ti servo di nuovo?-
Hermione si alzò in piedi nell'istante in cui pronunciò quella domanda, certa della risposta e nemmeno lontanamente pronta a ripetere una simile fatica. Ma l'avrebbe fatto ugualmente.
-No, questo posso procurarmelo da solo, non avverto barriere contro di me.-
-Allora perché siamo qui?- gli chiese Malfoy, inspiegabilmente seccato. O forse, non così inspiegabilmente.
Non aver ancora parlato di nulla, stare vicini, fare finta di niente... non stava funzionando.
Non stava funzionando affatto.
Hermione lo guardò a testa bassa, pronta a distogliere lo sguardo e tentando di mettere a tacere quella sensazione di nervosismo e aspettativa che l'aveva assalita dalla sua comparsa. Una parte di lei si aspettava qualcosa da lui, qualcosa che non fosse solo una risata o una parola cattiva...
Lei aspettava qualcosa che non avrebbe dovuto nemmeno concepire.
-Non potete andare a lezione, il consiglio manderebbe qualcuno con un briciolo di autorità in più per convocarvi e nessuno dei due Presidi pensa sia una buona idea. Starete con me, per oggi.-
-Che fortuna.- soffiò lo Slytherin.
-Vuoi tornare indietro, Malfoy?-
-No, grazie. Fai quello che devi fare e andiamocene.- Così dicendo, Draco osservò ansioso la parete incantata che portava all'ufficio di Grendel.
-Tranquillo, non sono qui.- E non seguirono ulteriori spiegazioni, solo la rude richiesta di stare zitti e in disparte.

Il silenzio era un problema.
Hermione faceva di tutto per non fissarlo, senza tuttavia riuscirci. Nessuno dei due aveva aperto bocca, preferendo sedere a terra, l'una accanto all'altro, ad ascoltare i borbottii indistinti di Christopher, impegnato a misurare lo spazio della stanza a grandi passi.
Codardia Slytherin, doveva essere contagiosa.
Eppure doveva essere lui a dire qualcosa. A fare qualcosa.
Merlino, era tutta colpa sua.
-Io sto bene, Malfoy, grazie dell'interessamento.-
Non aveva osato parlare a voce troppo alta per paura che Christopher la sentisse, così si era limitata a sussurrare quell'accusa con lo sguardo puntato al soffitto, incredibilmente stanca e confusa.
Con la coda dell'occhio lo aveva visto voltarsi e guardarla, non così indifferente e calmo, dopotutto. Qualcosa aveva incrinato la solita perfetta padronanza di sé, portando Hermione a gioire interiormente di quel malessere appena visibile.
-Lo so. Mirie mi ha informato delle tue condizioni, mentre rimanevi nascosta dietro quella tenda come l'ultima dei moribondi.-
Quello era un buon motivo per guardarlo in faccia e affatturarlo, ma prima che potesse anche solo alzare la bacchetta per mettere in atto il secondo proposito, la mano di Malfoy si alzò a bloccarle il polso, schiacciandolo a terra sotto la pressione decisa delle sue dita.
Evitare incantesimi e maledizioni doveva essere ciò in cui era più bravo.
-Non sono stato io a scappare per primo.-
Si, ma sei stato tu a baciarmi.
Avrebbe voluto urlarglielo in faccia, sempre più ansiosa di farlo sentire colpevole e pronta a scaricare su di lui l'intera responsabilità di quell'accaduto dalle conseguenze disastrose e imbarazzanti, tremendamente complicate. Invece si limitò a rimanere immobile, i pugni chiusi e il cuore che batteva forte, conscia di essere di fronte a qualcosa che non poteva evitare.
-E' stato più forte di me.- ammise lei, distogliendo lo sguardo.
Quel sussurro era stata solo una pallida ammissione di quanto si sentisse realmente confusa. E lei non avrebbe dovuto esserlo.
-O quello, o ti avrei schiantato.-
-Davvero?-
Il tono della domanda la indusse a voltarsi e ad affrontare quell'insinuazione di palese diffidenza.
Non le credeva. E come avrebbe potuto?
Lo sguardo teso e la testa piegata leggermente in avanti, in segno di aspettativa, non erano da lui. Lo facevano sembrare quasi nervoso. Quasi. Gli occhi puntati nei suoi, tuttavia, smentivano qualsiasi insicurezza, obbligandola a ricambiare quella cortesia che non avevano mai osato scambiarsi.
-Perché?-
Se lo stava chiedendo da ore, lasciando che ogni tipo di risposta le balzasse in mente alla velocità di un proiettile.
-Questa è... follia.- disse ancora.
-Pensi che non lo sappia?-
-Penso che tu non abbia riflettuto affatto prima di... be', lo sai.-
Aveva quasi riso di lei e del suo imbarazzo, come se lui non fosse affatto a disagio in quella situazione. Era così irritante.
-Ci ho riflettuto più di quanto pensi.-
-Davvero? Per circa dieci secondi?-
In realtà, quella risposta l'aveva sorpresa e turbata più di quanto fosse disposta ad ammettere, così era stato facile continuare ad accusarlo.
Merlino, era Malfoy. Accusarlo era pura normalità.
-E tu quanto ci hai pensato, Granger?-
Anche seduti, era comunque più alto di lei, facendo si che il suo sguardo incombesse sul suo come a volerla obbligare a rispondere sinceramente alla domanda, mentre lui aveva semplicemente evitato di dire qualsiasi cosa.
-Mi hai colto di sorpresa.-
-Può essere, ma non ricordo di essere stato schiantato.-
E lei non ricordava di averci nemmeno pensato.
-Da quando siamo arrivati, sei diventato stranamente sopportabile.-
Quell'affermazione sembrò stupirlo più di qualsiasi altra, lasciandolo vagamente perplesso e più propenso a pensare alle parole appena pronunciate che a riderci sopra.
Qualcosa stava cambiando... ma non ebbe modo di pensarvi troppo approfonditamente.
Un riverbero di luce accecante li colpì in pieno, spingendoli ad alzarsi velocemente e trovare riparo a diversi metri di distanza dal punto in cui si trovavano.
Fuoco.
Fiamme ovunque, la piccola stanza ne era piena.
Un profondo squarcio al centro del soffitto fungeva da passaggio per quell'onda rossa e incandescente che non accennava a fermarsi, creando un vortice di grandezza innaturale a malapena contenuto in quei pochi metri... già, perché oltre, le fiamme non avanzavano.
-Merlino... Christopher!-
L'urlo di Hermione si perse nel rombo delle fiamme, lasciandola solo vagamente consapevole della cenere grumosa di cui era ricoperta, i capelli mossi da ondate di calore incontrollabili e gli occhi affaticati.
-Malfoy dobbiamo...-
-Non dobbiamo fare proprio niente, guarda.-
Il suo corpo le impediva di avanzare, costringendola all'immobilità e a guardare da lontano. Bastarono pochi secondi perché riuscisse a scorgere una sagoma nera al centro delle fiamme, e per un attimo ne rimase paralizzata, lasciando che le mani si stringessero al corpo di Malfoy per scaricare la tensione e la paura, come se quel gesto sarebbe potuto essere di una qualche utilità a qualcuno che non fosse lei.
Ricominciò a respirare solo quando si rese conto che quella sotto i suoi occhi non era la sagoma carbonizzata di un mago, ma il corpo di Christopher, intatto, che si muoveva piano, intento a far danzare la fiamme a ritmo di bacchetta.
Le controllava.
-Non avevo mai visto nulla di simile.-
-E' un trucchetto che mi piacerebbe imparare.- considerò Malfoy, ben deciso a non muovere un passo e apparentemente lontano dall'intimarle di allontanarsi.
-Mi auguro che non abbia la sfortunata idea di insegnarti nulla.-
Lo Slytherin non rispose nemmeno a quelle parole di petulante diffidenza, limitandosi a farle scorrere una mano tra i capelli, districandosi tra nodi e cenere, per sentenziare con palese disgusto: -Sembri tornata quello del primo anno, Granger.-
Inammissibile.
Gettarlo tra le fiamme, in quel momento, sembrava la soluzione più razionale.
-Tu!-
Invece si limitò a spingerlo lontano da lei, cercando di trasmettergli tutto il suo disappunto con un semplice sguardo, capace solo di farlo ridere.
Se fossero stati ad Hogwarts, con ogni probabilità, Harry e Ron gli sarebbero saltati alla gola mentre lei avrebbe cercato di minimizzare l'accaduto, andandosene sdegnata e decisa a provare solo compassione per lui.
Ma quella non era Hogwarts, Harry e Ron non c'erano, e lei non era sicura di provare qualcosa di anche solo vagamente simile alla compassione.
Quel posto stava cambiando le cose, stava cambiando loro. E nulla, al momento, riusciva a spaventarla di più.
Le fiamme scemarono in pochi secondi, diminuendo a vista d'occhio fino a scomparire totalmente, lasciando un Christopher pienamente in salute a contemplare il soffitto con sguardo soddisfatto. Nulla, nel suo aspetto, lasciava intendere quanto fosse appena accaduto.
-Come è possibile? Non ti sei fatto nemmeno un graffio.-
Hermione si era avvicinata al mago quanto più possibile, rimanendo sulla soglia di quello che per lei era terreno minato.
-Non è del tutto esatto.-
Lentamente, sollevò la mano che ancora impugnava la bacchetta, mostrando un arto arrossato e tremante, ricoperto di lievi ustioni diffuse su tutta la superficie.
-In infermeria, adesso.- intimò Hermione, iniziando già a ripercorrere il corridoio esattamente da dove era venuta.
-Non da questa parte.- li avvertì Malfoy, raggiungendoli. -Sta arrivando qualcuno.-
-Devo aver attirato l'attenzione.- considerò Christopher, non particolarmente preoccupato.
-Il consiglio?-
-E chi altri, Granger?-
Pessimo momento per una vecchia faida alla Gryffindor vs Slytherin.
-Tenetevi forte, e non pensate a niente.-
Un avvertimento dell'ultimo minuto quello di Christopher, più di quanto avessero avuto in precedenza.
Hermione ebbe solo il tempo di voltare il capo verso di lui con l'intenzione di bloccare sul nascere quell'idea, ma fu troppo tardi. Nello stesso momento in cui sentì la mano di Malfoy afferrare la sua, l'ormai famigliare strappo al petto la colpì di nuovo, trascinandoli in un vortice nero e senza via d'uscita.









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Capitolo 13
*** Attimi nel buio ***




XIII



Attimi nel buio



















“Un'altra cosa di te che mi colpisce è questa:
trovi sempre interessante una personalità che
la maggior parte di noi ignorerebbe.
Hai un certo qual modo di aprirti con gli altri,
di fare in modo che si rivelino.
Io non sono abbastanza paziente...”
-Henry Miller-








Il risucchio della smaterializzazione era stato immediato e assordante, trascinandola in un vortice d'aria inconsistente che la lasciò cadere in malo modo contro il duro pavimento di pietra. Solo la ferrea presa di Malfoy, nemmeno lui propriamente a suo agio nel venire trasportato a quel modo, le impedì di schiantarsi al suolo alla stregua di un molliccio colpito da una fattura.
Barcollanti e vagamente intontiti, dovevano avere un aspetto estremamente goffo.
-Fate parte di una gioventù sin troppo delicata, per i miei gusti.- li ammonì Christopher, in piedi accanto a loro e perfettamente padrone di sé, tutto intento ad osservare il punto offeso della sua mano, quasi fosse sufficiente mostrare noncuranza per far passare inosservato il fagotto appena nascosto sotto il mantello.
-Delicati o meno, non siamo ciechi.- soffiò Malfoy, rimettendosi in sesto e portando Hermione con sé.
Piccole attenzioni del tutto inusuali... nemmeno Ron arrivava a tanto, anche nei suoi momenti migliori.
-Dove siamo?-
La Gryffindor prese coscienza del luogo in cui si trovavano con un moto di stupore e soggezione.
Un'immensa vetrata istoriata si ergeva alle loro spalle, salendo dritta sino al soffitto, estremamente vicino, e chiusa a intervalli regolari da catene pesanti e arrugginite, lasciando a intendere quanto a lungo fosse stata sigillata. Secoli, probabilmente.
-Possiamo definirlo un tranquillo punto di osservazione.- spiegò il mago, osservando la triste visuale davanti ai loro occhi.
Si trovavano a diversi metri da terra, sopra quello che aveva l'aria di essere un balconcino interno, delimitato da una ringhiera di ferro arrugginito e dall'aspetto molto poco rassicurante. Hermione era quasi certa che appoggiarvisi avrebbe significato la morte.
-Interessante. E cosa dovremmo osservare?-
Mani in tasca, Malfoy osò sporgere la testa solo di qualche centimetro, osservando il corridoio vuoto senza troppo interesse.
Regnavano sul nulla.
-Quella porta.- borbottò Christopher, accennando col capo a una lastra di metallo scrostata del tutto anonima, incassata nella parete di destra, a pochi metri da loro.
Per lui tutto era normale o mortalmente noioso. Aveva l'aria di aver già visto tutto e sentito a sufficienza, tanto di potersi genuinamente permettere di pensare solo a se stesso. Una caratteristica che Hermione credeva nascesse con la vecchiaia, un istinto di sopravvivenza e disinteresse che, invece, Christopher sembrava combattere ogni giorno.
Si accorsero del pezzo di pergamena che teneva tra le mani solo quando quello sparì a seguito di un secco colpo di bacchetta, come se nulla fosse. Compiva magie per la maggior parte del tempo, evitando anche solo di alzare un dito, se poteva.
Un vero mago delle favole, di quelli che si smaterializzavano dalla poltrona per materializzarsi direttamente tra le calde coltri del letto.
-E' strano.- sussurrò Hermione all'orecchio di Malfoy, solo vagamente interessato all'argomento.
-E' amico del vecchio, non poteva essere altrimenti.-
Lo sguardo torvo guadagnatosi nel pronunciare quella semplice quanto irrispettosa parola, venne abilmente schivato alla stregua di una fattura.
Certe cose non sarebbero mai cambiate. Eppure, avrebbero potuto beneficiare di un nuovo e più ampio margine di tolleranza.
Lo sguardo di Hermione non aveva vacillato, sempre intento a studiare il profilo spigoloso di Malfoy quasi fosse un quadro da interpretare, all'apparenza esageratamente semplice e fuorviante, come se non ci fosse altro a cui interessarsi se non il colore e la forma delle sue espressioni...
Fu imbarazzante essere colta sul fatto, ma ancora di più lo sarebbe stato se avesse scelto di scappare e sfuggire al suo sguardo.
A quel punto era chiaro che le cose erano totalmente sfuggite ad ogni razionale controllo.
-Bene, hanno finito.- annunciò Christopher, infrangendo la bolla di pensieri creatasi attorno a loro.
Malfoy sembrò infinitamente seccato, tanto da aprire bocca per iniziare una frase certamente scortese, ma troncata sul nascere da un tocco della mano di Hermione sul braccio.
Non che improvvisamente Malfoy avesse iniziato a darle retta, solo... era sorpreso. E sconcertato. Forse, quasi quanto lei.
Ai loro piedi, un nugolo di maghi si riversò in corridoio attraverso quella porta, ciascuno di loro chinando leggermente il capo per non colpire lo stipite basso.
Mantelli neri del tutto anonimi e una spilla argentata, di pregiata fattura, a forma di foglia li identificava come membri del consiglio. Istintivamente, sia lei che Malfoy si fecero indietro, consci di non averli ancora mai visti così da vicino e di essere in una posizione scoperta.
-Tranquilli, non possono né vederci né sentirci.-
Che sciocchi a preoccuparsi del contrario.
Hermione riconobbe Louis Arkell quasi istantaneamente, il volto grave e serio perfettamente in sintonia con quello dell'uomo che gli stava accanto: alto, capelli più bianchi che grigi e dalla corporatura sin troppo massiccia per la sua bassa statura.
Entrambi si tenevano ai margini di una cerchia più grande, intenta ad un'animata discussione.
-Io dico di lasciar perdere e tornare alla normalità, dubito fortemente che Blackwood possa essere nel mirino di quel pazzo!-
A tenere alto il ritmo del discorso era un uomo all'apparenza giovane, certamente più di alcuni suoi colleghi, dalla folta capigliatura corvina e il corpo incredibilmente longilineo. Il volto spigoloso era come marmorizzato in un'espressione di ammonimento, mentre i suoi occhi tondi e sporgenti tentavano di incatenare a sé e alle sue idee ogni altro mago avesse la sfortuna di entrare nel suo campo visivo.
-I tempi sono cambiati e le nostre difese sono più alte, non ci faremo trovare impreparati. Inoltre...- soggiunse caustico -... tra di noi non vi sono traditori simpatizzanti della loro causa!-
La voce era andata crescendo di tono, così come il suo sguardo era scivolato lentamente su ciascun uomo o ragazzo presente, quasi a volerne sondare le menti.
Un paio di giovani sembrarono essere catturati da tanta sicurezza di sé, fino ad annuire decisi e scambiarsi eloquenti occhiate di chi credeva d'aver capito ogni cosa solo ascoltando i vaneggiamenti di qualcuno un po' troppo sicuro di sé.
-E, quindi, cosa proponi di fare, Fraser?-
Il mago che si fece avanti ne portò almeno una dozzina con sé, lasciando il novello oratore in una posizione di, pur minimo, svantaggio.
-Lambert, spero tu non ti sia sentito chiamato in causa.-
Antoine Lambert.
Un uomo difficile da dimenticare. Ben piantato, fronte ampia e capelli scuri, spalle larghe e braccia apparentemente robuste, tipiche di un ex battitore. Piacente a sufficienza da non riuscire a passare inosservato alle signore.
-Affatto.- negò recisamente -Ma trovo il tuo ragionamento semplicistico in modo allarmante.-
-Semplicistico? Io direi realista.- ribatté l'altro -La nostra è una piccola isola dimenticata da Merlino stesso, autosufficiente e non soggetta ad alcun stupido Ministero. Non abbiamo nulla che possa interessare quel mago oscuro.-
-Eccetto i nostri figli. Giovani maghi pronti a essere plasmati, o maledetti, secondo il suo volere. E una intera isola autosufficiente, come tu stesso ai appena ricordato, protetta da incantesimi che ne limitano il raggiungimento e la vista a maghi e babbani. Gli basterebbe ucciderci tutti per fare di Blackwood la sua roccaforte.-
A quelle parole, nessuno osò ribattere. Fu come lasciar emergere una paura latente a cui nessuno aveva mai realmente pensato di far fronte, credendo che fuggirla sarebbe stato sufficiente se solo fossero rimasti compatti nella negazione.
-In tal caso, ci difenderemo.- ribatté Fraser.
-In tal caso, potremmo non esserne in grado.-
-Certo che no. Dopotutto siete stati voi a votare a favore di questa assurda intrusione. Hogwarts, tra le nostre mura. Le nostre terre potrebbero ospitare una battaglia tra due fazioni, nessuna delle quali a noi particolarmente vicina.-
Voldemort.
Mangiamorte.
Ministero.
Auror.
Albus Silente.
Una lista piuttosto lunga di persone vissute ai margini della loro società, viste unicamente come figure lontane e mai realmente conosciute. Almeno, fino a quel momento...
-La tua mente è troppo giovane per ricordare la paura di quei giorni, ragazzo.-
Il mago che Arkell affiancava con tanta calma sicurezza era intervenuto senza muovere un passo, guadagnandosi ugualmente l'attenzione generale del consiglio.
Non era facile individuare un potenziale leader all'interno di quel gruppo, ma quell'uomo, al pari di Fraser e Lambert, era evidentemente tenuto in alta considerazione.
-Grave, non oso mettere in dubbio la tua saggezza...- una parola sputata tra i denti di Fraser come il peggiore degli insetti entrativi dentro per sbaglio -... ma il tuo simpatizzare per il cucciolo Malfoy non ha portato altro che guai. Troppi occhi sono puntati sulla nostra isola.-
-Dunque, ammetti l'esistenza di un problema.-
-Un problema da cui saremmo potuti rimanere alla larga.-
Le voci si fecero nuovamente confuse e chiassose, mostrando un gruppo di uomini pronti ad affrontare una seria situazione di pericolo in modo del tutto inconcludente ed estremamente babbano.

-Delusa, Granger?-
Lo sguardo della Gryffindor raggiunse Malfoy in modo pigro, dimostrando quanto quell'ovvietà non meritasse una vera risposta.
Entrambi avevano osservato la scena in silenzio, avanzando verso la balaustra di parola in parola, fino a stringere la sottile barra di ferro tra le mani.
Hermione poteva sentire la mano di Malfoy sfiorare la sua, ma nessuno dei due fece un movimento per scostarsi.
-Più o meno.-
Prima che altro fosse detto, la folla ai loro piedi venne dispersa e messa a tacere da Odin Grendel e Albus Silente, appena usciti dalla stanza che aveva ospitato quel meeting a dir poco... memorabile, per i partecipanti.
-Signori.- esordì Grendel -Sono certo che sarete lieti di godere della bellezza di Grimlore per tutto il week-end, prima di partire. La quiete durante l'assenza degli studenti potrebbe essere un buon momento per rivivere momenti di un passato che vi vedeva giovani studenti tra queste mura.-
L'invito era stato posto con la massima spontaneità, lasciando intendere che se anche una sola parola del precedente alterco era stata sentita da entrambi i presidi, la cosa non era per loro rilevante.
Diversi assensi scossero il silenzio, mischiando toni cortesi ad altri più freddi e menzogneri. Ma non  importava, perché le decisioni erano state prese e ad esse si sarebbero attenuti.
Le fila si ruppero velocemente, non prima che Silente lanciasse uno sguardo sibillino alle sue spalle, come se potesse vederli in tutta la loro clandestina gloria a spiare su di loro.
Di seguito, furono Piton e il suo misterioso accompagnatore a chiudere il corteo.
Un mago alto e biondo, distinto e dai modi estremamente misurati, che parlava con il loro professore di Pozioni con apparente confidenza e fare circospetto.
Per Hermione fu qualcosa di nuovo vedere Piton interagire, quasi umanamente, con un mago che non fosse Silente.
-Chi è quello?-
-Harland Reinolds.- rispose Christopher, palesemente disgustato. -Un damerino da due soldi.-
Draco rise senza divertimento, specificando -Il padre di Alexander.-
E Hermione ebbe l'esatta idea di quanto quell'isola fosse dannatamente piccola.
-Bene, ora, se volete scusarmi, non sono ancora apparso per i saluti.-
Rimasero soli ancora prima che le parole di Christopher si fossero completamente spente nell'aria, avvertendo istantaneamente lontani schiamazzi, indignati e confusi, che davano un'idea piuttosto precisa di dove il mago fosse riapparso.
-Lo schianteranno prima che la giornata sia finita.-
-Non mi sembra il nostro principale problema, Malfoy.- considerò, Hermione.
-Che vuoi dire?-
-Come scendiamo da qui?-


I vicoli ciechi, in un castello, non erano quasi mai tali.
Malfoy aveva iniziato a perquisire il piccolo tratto di muro in cui sarebbe stato logico trovare una porta, tastando la superficie della pietra con meticolosa precisione.
-Hai deciso di essere troppo qualificata per questo tipo di lavoro, Granger?-
-A dire il vero, lo sono.- sottolineò Hermione -Ma in realtà non ne so un gran ché di passaggi segreti.-
Mentire le era riuscito incredibilmente facile.
Non che proteggere le avventure avute con Harry e Ron fosse imperativo al momento, soprattutto considerando quanto Malfoy ne fosse largamente consapevole, ma la verità era che non voleva avvicinarglisi.
Rimanere da soli aveva acuito quella tensione che era andata scemando sotto l'effetto della presenza di Christopher.
-Credevo che mentire portasse all'impiccagione, per voi Gryffindor.-
-Ahah. Divertente.-
Lo scatto arrugginito di un vecchio meccanismo spezzò l'atmosfera, lasciando apparire il passaggio che li avrebbe ricondotti ai normali e più frequentati corridoi scolastici.
-Prego.-
Il buco nero scavato nella parete emanava un freddo pungente assai simile a quello portato dai fantasmi, mentre l'odore di muffa e polvere le invadeva i polmoni pregandola di scappare e gettarsi semplicemente di sotto.
-Prima tu.-
-Sono un gentiluomo, Mezzosangue.-
-Oh, certo, come ho fatto a dimenticarlo.-
Lo guardò di traverso per un tempo inspiegabilmente lungo, prima di superarlo a testa eccessivamente alta solo per evitare il suo sguardo insistente, affatto intimorito dal suo.
Maledizione a Malfoy e alle sue infinite ambiguità.
Avvertiva la sua presenza alle proprie spalle, pronta ad avvolgerla senza nemmeno sfiorarla, mentre illuminava la punta della bacchetta prima che avesse la prontezza di farlo lei.
Merlino, che situazione...
Non appena vide il suo braccio alzarsi e porsi all'altezza della propria spalla si scostò come se si fosse appena ustionata, riuscendo solo a inciampare e a finire contro una parete polverosa, quasi completamente rivestita di ragnatele.
-Oh, accidenti!-
Lo sbuffo divertito di Malfoy non fece che aumentare la sua agitazione, portandola a voltarsi bruscamente verso di lui come se volesse sfidarlo a duello seduta stante. Ma non era quello il suo scopo.
-Te lo chiederò di nuovo. Perché?-
Probabilmente non avrebbe racimolato così tanto coraggio se non si fossero trovati all'interno di quel tunnel marcescente dimenticato dal mondo.
L'aria stantia e la luce tremula della bacchetta rendevano l'atmosfera irreale, onirica in modo confuso. Non riuscivano a vedersi chiaramente, lasciando che le ombre attorno a loro si muovessero a ritmo della bacchetta di Malfoy.
Hermione ne fu immensamente sollevata.
-Perché ti ho vista.-
La risposta racchiudeva un tale livello di confusione da lasciarla inerme.
-Cosa?-
Ogni parola sembrava uscirgli di bocca sempre più riluttante, lasciandolo a lottare contro la sua stessa natura di Slytherin: chiusa, calcolatrice, riservata e apparentemente fredda, sino all'inverosimile.
-All'inizio era qualcosa di puramente estetico, un miglioramento degno di nota per qualcuno abituato ad osservarti di rado e non in modo esattamente... cordiale. Sei diventata sempre più difficile da evitare, tanto che il pensiero di affatturarti era diventato ricorrente, a patto servisse a farmi rinsavire e dimenticare velocemente quel momento di confusione del tutto ingiustificato.- Poco più che un sussurro, la sua voce manteneva un tono volutamente distaccato, considerando più che sufficiente il semplice esternare simili pensieri. -Ma non è andata così.-
Totalmente confusa, spiazzata e sconcertata, Hermione non trovò nulla di appropriato da dire, se non aggrapparsi ad un barlume di logica curiosità, rimanendo immobile al pari di una statua.
-La scuola è appena iniziata, Malfoy.-
Ovvero, un tempo infinitamente breve per perdersi in simili sogni ad occhi aperti, a meno che...
-E' sempre stato qualcosa di puramente superficiale.- spiegò lui, come se non si fosse mai interrotto -Piuttosto facile da controllare, ma non da accettare.-
-Fino ad oggi.-
Il sibilo che gli uscì di bocca poteva essere al tempo stesso una risata o una maledizione soffocata verso se stesso. -Durante tutto il sesto anno ho avuto cose più importanti a cui pensare, senza offesa...-
No, certo, nessuna offesa. Solo una sequela di frasi poco lusinghiere nel mezzo di un'ammissione che lo vedeva in ginocchio, ridicolo ai suoi stessi occhi di Slytherin.
-... poi all'inizio di quest'anno ho ricevuto il distintivo di Prefetto e sapevo che averti continuamente tra i piedi sarebbe stato un problema.-
-Aggiunto a tutti quelli che hai già.-
-Si.-
-Ma poi tutto è peggiorato.-
Aiutarlo a capire, a parlare, era forse l'unico modo in cui sarebbe arrivata ad avere il quadro completo della confusione che regnava nella sua mente.
Maschi, tipico.
-Trovarti gradevole da osservare poteva essere... quasi accettabile, una volta finita la scuola ti avrei dimenticata, ma questo non era previsto.-
-Questo, cosa?-
La bacchetta le cadde di mano come se quella non avesse più la forza di reggerla, mentre il volto di Malfoy si faceva di pietra nell'ammettere implicitamente il motivo per cui l'aveva baciata. E quel pensiero, quel ricordo, fu sufficiente a farle scottare le guance in modo del tutto inappropriato.
Avrebbe dovuto essere indifferente e agghiacciata da quell'ammissione senza senso, invece...
Invece si ritrovò a sperare che fosse lui ad agire, di nuovo, perché lei non sapeva davvero cosa fare. Non sapeva dove trovare il coraggio e la razionalità per accettare il fatto che tutto quello, quell'assurda situazione, in realtà la spaventava abbastanza da darle l'esatta percezione di quanto fosse nei guai.
Una ragazza lo sapeva.
Lo sapeva sempre.
Chiuse gli occhi non appena colse un movimento da parte sua, lasciandosi avvolgere da un braccio e trascinare verso di lui. Lo spostamento minimo che servì allo scopo la risvegliò dal torpore in cui era caduta, realizzando quanto già fossero incredibilmente vicini, pronti a mandare al diavolo qualsiasi cosa la ragione consigliasse.
Per Gryffindor e Slytherin non era saggio mischiarsi.
Sentire il suo respiro sulla pelle era qualcosa di nuovo, come lo era lasciarsi andare e poggiare la fronte sulla sua in cerca di un sostegno reciproco. Bocche socchiuse, respiri affannati, nasi che si sfioravano piano in cerca di un contatto preliminare più delicato possibile, dandosi forse il tempo di scappare prima dell'irreparabile.
Ma nessuno dei due fuggì.
Le mani di Hermione afferrarono le braccia di Malfoy, risalendo decise fino alle spalle e oltre, posandosi sul petto e carezzando il collo in lenti movimenti impossibili da controllare, prima di spingersi oltre e baciarlo con la stessa improvvisa caparbietà che lui stesso aveva utilizzato per spiazzarla.
Sentì le sue labbra aprirsi in un sorriso nello stesso momento in cui l'ansito di pura sorpresa che lei stessa gli aveva procurato non le si riversò in bocca, dandole brividi caldi lungo la spina dorsale e spingendola a muoversi contro di lui per trovare sollievo a quella nuova tortura.
La bacchetta di Malfoy raggiunse la sua al suolo, lasciando sprofondare l'atmosfera nel buio più totale. E poco importava, a quel punto, perché fermarsi era diventato così dannatamente difficile...
Una mano le risalì lo sterno con decisione, fermandosi a coppa su un seno e stringendolo forte, lasciandola a sospirare nella sua bocca come se non vi fossero altre possibilità.
-Non è possibile...-
Un rantolo nel buio non più forte dei sospiri appena spenti nell'aria.
-Lo so.-
-E' tutta colpa tua, Malfoy.-
-Ne ero certo.-
La baciò di nuovo, stringendola forte con entrambe le braccia e sollevandola sulle punte, muovendo il bacino in movimenti ondulati e il più cauti possibili. La paura di venire schiantato non era svanita del tutto, nonostante le mani di Hermione fossero scese a posarsi lungo i suoi fianchi.
-Forse è meglio uscire di qui...-
-Sono d'accordo.-
Un ultimo bacio, un ultimo sospiro, la carezza leggera di un paio di labbra sottili nell'incavo del collo, sufficienti a farle accapponare la pelle per il resto della giornata, e una parvenza di miserabile ordine era tornata.
-Le bacchette...-
Non era in grado di finire una frase o un pensiero di senso compiuto che fosse, troppo impegnata ad ascoltare il battito del proprio cuore e il sangue che sentiva scorrere nelle orecchie.
-Eccole.-
La luce tornò a illuminare i loro volti accesi, portando a galla una vastissima quantità di emozioni. Troppe. Hermione non ricordava di aver mai visto Malfoy così apparentemente... sano.
-Accidenti, Malfoy, dovresti guardarti allo specchio.-
-Anche tu Granger.- sorrise di rimando -Troveresti quello che vedo io incredibilmente interessante.-
Labbra gonfie e occhi brillanti incapaci di concentrarsi su un solo particolare del suo volto, ecco cosa vedeva.
Niente al mondo era stato capace di lusingarlo altrettanto.
-Seguimi.-
Il passaggio si rivelò più tortuoso del previsto, casa di tanti ragni quanti ne erano necessari per far crescere la paura e la paranoia ad ogni passo, mentre detriti e polvere finivano schiacciati sotto i piedi in leggeri rumori striduli.
A volte si affiancavano solo per potersi sfiorare con mani e braccia, altre era Malfoy ad andare avanti e sgombrare il passaggio, lasciando che una mano di Hermione gli sfiorasse la schiena nel superarlo.
Piccoli gesti che si erano concessi nel buio del nulla, tra ombre ben felici di nascondere il profano.
-Chi era quell'uomo?-
Fare conversazione poteva essere un buon modo per distrarsi, per evitarle di pensare insistentemente a cosa le fosse preso.
Avrebbe avuto tutta la notte per quello.
-Quale?-
-Quello che è stato accusato di proteggerti.-
Un argomento sufficientemente importante, tanto da distrarre anche lui.
-Septimus Grave.- rispose, dopo qualche attimo di silenzio -Un amico dei miei genitori.-
-Amico?-
Saltarono un paio di gradini totalmente distrutti, iniziando una discesa piuttosto ripida e accidentata.
-Di mia madre, più che altro.-
-Voi non avete amici che ricoprano cariche comuni, vero?-
-Certo che no, non ci sarebbero di nessuna utilità.-
Ovviamente.
-Non farò finta di essere sorpresa.-
-Ne sarei stato deluso.-
Reprimere il sorriso che le aveva raggiunto le labbra fu difficile, più di quanto si sarebbe aspettata, lasciandola a crogiolarsi in nuove e piacevoli sensazioni.
-Ci siamo.-
Erano arrivati in un vicolo cieco, probabilmente sarebbe bastato cercare il meccanismo che avrebbe permesso al passaggio di aprirsi per uscire dall'ombra di quel cunicolo, immergendo le mani tra ragnatele e polvere.
-Vuoi pensarci tu, questa volta, Granger?-
-Okay.-
Quell'assenso immediato lo stupì.
-Sta indietro.- lo avvertì, concedendosi un passo avanti.
-Perché? Che cosa...-
-Bombarda!-
E Malfoy stesso, quella volta, era certissimo li avrebbero cacciati da quel posto per il resto della loro vita.
-Un altro comportamento degno di nota, vedo.-
Non ultima disgrazia di quella giornata, era la costante presenza di Severus Piton nel posto giusto al momento sbagliato.











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Capitolo 14
*** Rivelazioni (I Parte) ***






XIV



Rivelazioni

-parte I-












“Io provo talvolta uno strano sentimento,
soprattutto quando mi siete vicina
come in questo momento.
Mi par di avere nel cuore una corda invisibile,
legata forte forte a un'altra simile,
collocata nella corrispondente parte del vostro essere.”
-Charlotte Brontë-









Sprofondare nell'oblio sarebbe stato l'unico modo per far cessare il fastidioso dolore alle tempie che l'aveva tormentata per gran parte della notte, impedendole di dormire o anche solo di pensare lucidamente agli ultimi avvenimenti.
Hermione teneva gli occhi strettamente chiusi, il volto sepolto tra lenzuola e cuscini, rivivendo nella sua mente le ultime ore di una giornata troppo intensa.
Isbel e Audrey avevano lasciato la stanza piuttosto presto, impazienti di partire per una gita fuori porta che lei era riuscita abilmente ad evitare borbottando confusamente del suo mal di testa,  guadagnandosi così una dose di pozione dall'odore rivoltante e una colazione portatale in camera direttamente da Margaret. La bionda era stata più che felice di informarla della lunga fila di ragazzi che quella mattina avevano preso in mano il cappello parlante per aderire all'iniziativa tra le due scuole. Quasi dieci, ne era certa. Un successone.
-E il tuo amico ti stava cercando.-
Il solo fatto che Margaret si fosse sentita in dovere di sussurrarle quell'informazione in modo così discreto era un primo segno di allarme.
Lei sapeva. O intuiva. Sapeva o intuiva qualcosa che Hermione era stata a malapena capace di discutere con il diretto interessato.
Quanti altri sapevano?
Chi altri lo avrebbe notato?
Il suo pensiero volò a Hogwarts, a Harry e Ron, e a quanto imminente fosse la partenza, fissata per l'indomani.
Sospirando stanca, fece leva sulle braccia per alzarsi in posizione più o meno seduta, osservando l'ampolla contenente la pozione portatale da Margaret e un piatto di uova e bacon ormai fredde.
Boccone dopo boccone, la mente vagava in direzioni diverse e confuse, saltando da un pensiero all'altro senza darle il tempo di esaminarne alcuno, costringendola a focalizzare la sua attenzione su ciò che era materialmente più importante.
Il colloquio con Silente era solo l'ennesima causa dei suoi turbamenti.

-La maggior parte dei membri del consiglio è con Silente.-
-Lo erano prima di vedere il falsario.-
-Non è un fatto rilevante, l'ombra di Voldemort costituisce una minaccia sufficiente a far ammettere loro le nostre lacune.-
-E mi domando quanto durerà questo attacco di profonda modestia.-
-A tempo indeterminato, spero.-
Odin Grendel aveva chiaramente vissuto quel giorno come una vittoria.
-Fraser non sembra essere concorde nella strategia da seguire.- gli fece notare Piton.
-Steven Fraser è uno stolto, vissuto nella bambagia e addestrato alla stregua un soldatino a prendere in mano le redini del consiglio. Come se qualcuno glielo avesse chiesto.-
-Mi sembra di capire faccia parte di una famiglia piuttosto ambiziosa.-
-Ambizione e intelligenza non sempre vanno di pari passo.-
-Non posso che concordare con te, Odin.- intervenne Silente, per la prima volta partecipe del discorso. -Mi ritengo estremamente soddisfatto del risultato raggiunto oggi.-
-Quale risultato, signore?-
Nessuno si era preoccupato di fornire loro spiegazioni dettagliate di quanto accaduto e il clima di vittoria che si respirava non era stato sufficiente a placare il malumore di Malfoy.
-Dopodomani torneremo a Hogwarts.- ricordò loro Silente, lasciando in sospeso la domanda di Malfoy -Ciò significa che domani sarà una giornata importante, per voi, una giornata di cui vi consiglio approfittare.-
-Ci sta consigliando una gita turistica?-
-Vi sto consigliando, signorina Granger, di fare tesoro di quanto appreso in questi giorni. Di salutare le persone che vi hanno circondato, che queste siano state amiche... o meno. Di uscire dal castello, godervi una giornata di libertà al villaggio, prima di tornare a casa. A Hogwarts.-
Sembrava quasi stesse consigliando loro di godersi il sereno, prima dell'arrivo della tempesta.
E forse era così.
-Christopher ci seguirà a Hogwarts. Lui e gli oggetti raccolti ci saranno di grande aiuto.-
-Un'imitazione del diadema di Corvonero può esserci utile?-
-Incredibilmente utile, signor Malfoy.-
-In che modo?-
-Molti modi.-
-Che ora non ha intenzione di specificare.-
-Temo che i tempi non siano sufficientemente maturi.-
-Cos'altro può dirci?-
-Che il consiglio acconsente ad accettare sull'isola ulteriori... ospiti. Persone che si occuperanno di garantire la sicurezza dell'isola in collaborazione con loro, e che terranno sempre vivi i rapporti con noi.-
Lo sguardo di Malfoy si era fatto confuso e distante, perfettamente consapevole di essere tenuto all'oscuro di qualcosa di fondamentale. Qualcosa che a Hermione non era sfuggito nemmeno per un momento.
Persone, ovvero maghi, che avrebbero aiutato gli isolani a proteggersi e che avrebbero tenuto aperte le comunicazioni con Silente... individui fidati e addestrati allo scopo.
Nella sua mente balenarono tutti, uno ad uno, i volti di maghi e streghe che mille volte aveva visto aggirarsi a casa Weasley o muoversi sicuri tra i corridoi di Grimmuld Place.
Malocchio Moody, Remus Lupin, Ninfadora Tonks... L'ordine della fenice.

Furono sufficienti pochi minuti perché la pozione facesse effetto, lasciando Hermione stesa immobile tra lenzuola sfatte e stropicciate.
Aveva riposto l'uniforme di Hogwarts nel baule, ormai pronto per la partenza e definitivamente sigillato, lasciando la sua parte di camera ordinata e desolatamente vuota, proprio come l'aveva trovata al suo arrivo.
L'indomani, gli elfi avrebbero pensato al resto.
Con un sospiro carico di apprensione, si apprestò a lasciare la stanza, infagottata in un caldo cappotto babbano che, era certa, da quelle parti non costituiva abbigliamento di uso comune.


Delle innumerevoli carrozze messe a disposizione dalla scuola per raggiungere il villaggio ne rimanevano poco meno di una decina, di quelle piccole e malandate, capaci di trasportare non più di quattro studenti.
-Saresti dovuta arrivare prima per trovare un trasporto migliore.-
-Mirie, anche tu diretta a Brickstone?-
Ferme sui gradini dell'ingresso, le due streghe contemplavano la desolazione del parco scolastico.
-Credo di conoscere a memoria ogni strada del villaggio, quindi per stavolta passo. Inoltre, ho del lavoro da fare.-
-Di che tipo?-
-Evitare me.-
Quella volta Christopher non si era materializzato all'improvviso, le aveva semplicemente raggiunte di soppiatto. E non da solo.
-Granger, per colpa tua abbiamo perso le carrozze migliori.-
-Non credevo che viaggiare in gruppo facesse per te.-
Evitarle il disturbo di cercarlo era forse la cosa migliore che avesse fatto.
-Affrettatevi, o perderete altro tempo.- raccomandò loro Mirie. -E' l'ultimo giorno, passerà prima di quanto pensiate.-
-Per questo ho deciso di passarlo con te.-
Per loro era difficile ignorare Christopher, ma non per Mirie, che a parte una impercettibile smorfia non commentò oltre l'ennesima dichiarazione.
-Andate.- li spinse, letteralmente, la strega. E così fecero, prima che l'ennesimo litigio li bloccasse nel mezzo della linea di fuoco.
Il percorso fu sufficientemente silenzioso da far sentire Hermione a disagio, troppo impegnata a pensare a cosa dire, come dirlo, o come iniziare a dirlo. Non era semplice.
Dopo la riunione con i due presidi, Piton li aveva riaccompagnati ai propri dormitori di persona, così che qualsiasi ulteriore chiarimento tra i due era stato rimandato. E se in un primo momento Hermione ne era stata sollevata, ora la sua opinione era decisamente diversa.
Se solo ne avessero parlato prima...
-Entra, Granger.-
La carrozza scelta da Malfoy era la migliore che si potesse ottenere al momento, in compenso veniva trascinata da una coppia di cavalli dall'aria non più così giovane e in forma.
-Merlino, potrebbero accasciarsi a terra e morire durante la marcia.-
Il manto morbido della bestia era piacevole al tatto, spingendo Hermione a indugiare in quel momento con spontanea naturalezza.
Niente distrazioni calcolate.
-Non accadrà nulla del genere. Sono solo dei cavalli obbiettivamente brutti.-
-Malfoy!-
Il moto nervoso della testa dell'animale la indusse a fare un passo indietro, osservando lo Slytherin con quanto più rimprovero potesse trasmettergli.
-Tu non glia piaci.- dichiarò.
-Sono enormemente dispiaciuto.- rispose lui, affatto turbato da quell'osservazione. -Ma ora andiamocene. Con un po' di fortuna, questa giornata finirà prima di quanto pensiamo.-
All'interno la carrozza era in pessime condizioni, piena di spifferi e scricchiolii affatto rassicuranti, la pelle dei sedili squarciata in più punti e la vernice nera che ricopriva il legno andava scrostandosi sempre di più.
-Granger, questa è tutta colpa tua.- la rimproverò Malfoy, sedendosi cautamente all'interno di quel cubicolo, più simile ad un babbano capitato per caso in un bagno pubblico che a un mago appartenente ad una famiglia altolocata.
-Continuate a dirlo.-
-Cosa?-
-Che questa giornata passerà in fretta, come se fosse una cosa buona.-
-Lo è.-
-No che non lo è. Mi piace qui.-
La guardò come se fosse pazza, non riuscendo a cogliere il punto di quella frase.
-Ti piace qui?-
-Più o meno. Insomma, mi mancherà questo posto.- cercò di spiegarsi -Il castello è forse un po' inquietante, ma allo stesso tempo bellissimo e pieno di storia, come del resto l'intera isola. Ho letto che una parte delle terre di Brickstone è completamente dedicata alle rovine del vecchio villaggio, Audrey mi ha consigliato di visitarle, anche se personalmente avrei cercato di trovare spazio anche per le foreste sempre verdi, dall'altra parte dell'isola...-
-Ho capito.- la fermò Malfoy, già sufficientemente esausto da tutto quel ciarlare di cultura provinciale e noiosa. -Con tutte le lezioni che abbiamo saltato avremmo semplicemente potuto uscire dal castello e girare l'isola in lungo e in largo. A quest'ora saresti lieta di tornare a Hogwarts.-
-Ma io sono lieta di tornare a Hogwarts.-
-Allora sono confuso.-
-Una cosa non esclude l'altra, Malfoy. Posso essere allo stesso tempo felice per l'imminente ritorno a Hogwarts e triste per dover lasciare Grimlore.-
-Ma questa è una contraddizione.-
-Quindi?-
Tenendosi ben stretta al bordo del finestrino, Hermione lasciò vagare lo sguardo tra alberi e sentieri inanimati, provando un moto di irrazionale nostalgia. Si era abituata alle stranezze del posto e delle persone, e forse le poche probabilità di ritornarvi avevano dato vita a quel dispiacere.
Blackwood era un luogo che ben poche persone potevano vantarsi di aver visto.
-Cosa succederà quando saremo tornati a Hogwarts?-
La domanda le era sorta spontanea, frutto della confessione del giorno prima.
“Trovarti gradevole da osservare poteva essere... quasi accettabile, una volta finita la scuola ti avrei dimenticata, ma questo non era previsto.”
-Questo, devi dirmelo tu.-
-Ma io non lo so, ecco perché lo sto chiedendo a te.-
La stava fissando allo stesso modo in cui un auror fissava il sospettato, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni e se avesse o meno in programma di fuggire. Si comportava come se lei fosse l'unica incognita di quella storia.
-Parlare di questo non è il mio forte, Granger.-
-Be', nemmeno il mio.-
-Davvero? Da quando? E' dal primo anno che sembri avere un'opinione su qualsiasi dannata cosa.-
-Questo è diverso.-
Loro, erano diversi.
Senza scomporsi, allungò una mano verso di lei, tenendo il palmo aperto proprio sotto i suoi occhi. Niente trucchi, sembrava voler dire, solo la semplice promessa di una prova. Un tentativo di complicata e brutale onestà reciproca, che forse avrebbe imposto mentire agli altri.
-Nulla è mai semplice con te, vero?-
-La semplicità è noiosa e da sempre sopravvalutata.-
Afferrò quella mano con decisione, aggrappandovisi spaventata e ben consapevole di non poter tornare indietro, mentre il cuore le batteva così forte da annientare ogni suo dubbio e pensiero razionale.
Non riusciva a capire, o semplicemente ricordare, il momento in cui le cose erano cambiate, ma era successo e nel momento in cui Malfoy le aveva dato una scelta che lei non era nemmeno convinta esistesse, o di poter avere, tutto aveva assunto un diverso significato.
Merlino, era pura pazzia.

-E' magnifico!-
Brickstone era composto da piccole case in mattoni rossi e bianchi, i tetti coperti di brina e all'orizzonte una nebbia leggera ma perenne, lasciando a Hermione l'impressione di vivere all'interno di una sfera in miniatura, di quelle che improvvisamente ogni commerciante si affrettava a vendere per Natale.
-E' la periferia del mondo magico.- smorzò il suo entusiasmo Malfoy, guardandosi attorno curioso e di umore nettamente migliore rispetto a quello dei giorni passati.
-Quei mattoni bianchi... sembrano quasi le stesse rocce che delimitano il viale di accesso a Grimlore.-
-Non sembrano, lo sono.-
-Come fai a saperlo?-
La carrozza  li aveva lasciati all'ingresso del villaggio, nel punto esatto in cui anziani cocchieri si prendevano l'onere di badare alle cavalcature per l'intera giornata. Il mago che aveva preso in custodia la loro li aveva osservati con sospetto, rendendosi perfettamente conto di non avere a che fare con due persone del posto.
-Christopher mi ha spiegato un paio di cose questa mattina.- spiegò lo Slytherin -Quelle sono pietre incantate, tengono lontani i lupi mannari. Non se ne vedono da secoli, sono probabilmente estinti sull'isola, ma i primi isolani hanno costruito in questo modo qualsiasi edificio.-
-Previdenti.-
Il vociare di maghi e streghe intenti a passeggiare per le vie del villaggio era un richiamo sufficientemente allettante da spingere Hermione ad afferrare Malfoy per un braccio e trascinarlo lungo la strada principale, eccitata come poteva esserlo una ragazzina in procinto di entrare nel negozio di scherzi di Fred e George.
-Aspetta.-
-Cosa?-
La trascinò dietro una casa ai margini del villaggio, spingendola contro il muro con più delicatezza di quanto lo avesse mai ritenuto capace, obbligandola a guardarlo negli occhi. Immobile, non aveva accennato a voler fare oltre.
-Molto intraprendente.- lo prese in giro Hermione.
-Invischiarsi con una Gryffindor lo è di certo.-
La stava aspettando, voleva viscidamente spingerla a compiere la sua mossa. Un'implicita ammissione di quello che lei non aveva mai ammesso ad alta voce, mentre lui era stato costretto a spiegarsi...
-Credevo avessimo già stabilito che fosse una follia.-
Poggiò le mani contro il suo petto con delicatezza, lasciandole scorrere piano, sempre più in alto, fino ad arrivare alla base del collo dove si fermarono salde e ghiacciate. Quando gli impose di abbassarsi, lui non fece resistenza, esibendo un sorriso appena accennato che ben pochi avevano avuto la fortuna di scorgere sulle sue labbra.
Per la prima volta, si baciarono consapevoli di quanto era stato detto e ammesso, consci di aver dato inizio a qualcosa di estremamente serio e potenzialmente pericoloso per entrambi.
Mani perse tra ciocche di capelli biondi, Hermione lasciò che si prendesse quello che voleva, quello che al momento le era possibile dargli, beandosi di quelle labbra sulle proprie, le mani impegnate a vagare dai suoi fianchi al suo petto, sino a quando non arrivarono a stringere un seno sotto la spessa consistenza del cappotto, ormai del tutto inutile. Avrebbe semplicemente potuto gettarlo a terra, tra fango e polvere, perché in quel momento sentiva di non averne il minimo bisogno.
Tutto il calore di cui aveva bisogno le veniva donato da una fonte diversa.
Da Draco Malfoy.
-Da quanto tempo siamo qui?-
Occhi chiusi, mani tremanti, lo sentiva baciarle il collo a bocca leggermente aperta, lasciando tracce bollenti ad ogni tocco.
-Non ne ho idea.-
Tornò a baciarle la bocca per impedirle di parlare razionalmente, sapendo cosa sarebbe venuto dopo. Così vagò senza vergogna sulle curve del suo corpo, sollevandola sulla punta dei piedi e tenendola stretta a sé come se ne andasse delle loro vite, cosa che probabilmente non era da escludere.
Se qualcuno li avesse scoperti...
Se qualcuno, a Hogwarts, li avesse visti....
Come avrebbero potuto giustificarsi?
Amore? Per Merlino, no.
Si districò dalle sue braccia con molta più fatica di quanto fosse disposta ad ammettere, pensando che quel momento di intimità era stato strano e bello allo stesso tempo.
-Bugiardo.-
-Slytherin, grazie.-
-Quando torneremo a Grimlore ci chiederanno cosa abbiamo visto, cosa ci è piaciuto...- cambiò discorso lei -Mi piacerebbe avere delle risposte credibili.-
-A me sarebbe piaciuto inventarle.-
-Non avevo dubbi.-
In realtà aveva bisogno di quella semplice normalità che avrebbe trovato con qualsiasi altro ragazzo e che sarebbe stata un'enorme problema una volta tornati ad Hogwarts. A quel punto, anche una sola parola che fosse meno di una minaccia e più che semplice gentilezza sarebbe stata vista con sospetto.
-Andiamo.- la esortò Malfoy, arrivando a capire che qualcosa aveva irrimediabilmente turbato l'atmosfera e che, in fondo, a loro sarebbe servita una quantità di tempo mostruosa per agire in modo vagamente normale.
Una mano sulla schiena, posata con tanta gentilezza da essere quasi impalpabile, ricondusse la Gryffindor nel mezzo della via principale del villaggio, passo dopo passo sempre più trafficata e viva di voci che non si curavano di loro.

-Non capisco cosa ci trovi in Brickstone, è solo un'imitazione ristretta di Diagon Alley.-
Hermione si era fermata innumerevoli volte di fronte a bancarelle di ogni tipo. La prima era stata una bancarella che vendeva fiori dagli odori decisamente inconsueti, tra cui cannella e un dolce aroma di zucchero filato, miele, cioccolato fuso, e mille altri aromi con cui le donne del paese volevano riempire le loro case.
Poi era stata la volta del ritrattista in grado incantare il quadro in modo tale che il volto del soggetto mutasse gradualmente dalla giovinezza alla vecchiaia, ma Hermione non era stata sufficientemente attratta dall'idea per fermarsi più del dovuto.
Il venditore di gioielli antichi era stato invece piuttosto insistente, millantando improbabili recuperi d'oro da tesori creduti scomparsi, probabilmente mai esistiti, tanto da indurre lo Slytherin ad un'aperta dichiarazione di spocchiosa ricchezza. Lui era un Malfoy, e se avesse voluto dell'oro lo avrebbe comprato direttamente dalle mani di un nano.
-La trovo molto pittoresca.-
-L'ho notato, non riesci a stare ferma in un posto per più di dieci secondi.-
-Mi sarebbe piaciuto passare più tempo in libreria...- commentò caustica.
-Anche a me.- rispose lui, sullo stesso tono, come se non avesse fatto nulla di male. Come se tentare di comprare sottobanco un libro di magia non fosse stato un motivo sufficiente a causare la loro velocissima dipartita.
-O mangiare in un posto che non contemplasse la discesa di ragni sopra le nostre teste.-
-Mi sembra di ricordare che quella scelta fosse obbligata.-
Il posto migliore per consumare un pasto era la Taverna dell'avvincino, che al contrario del nome era un posto decisamente allettante, forse troppo, perché a quanto pareva era la meta preferita dagli studenti di Grimlore, quali Ethan Carlisle, Leonard Colrdige e Nathan O'Brian... tra gli altri. E a quel punto era stata Hermione a trascinarlo in giro per il villaggio alla ricerca di un luogo che non necessitasse di un duello prima di pranzo. E lo avevano trovato, un posto talmente misterioso da non possedere un nome, in quanto l'insegna del locale doveva essere stata bruciata molto tempo fa, per non essere più sostituita.
Una delle peggiori bettole in cui Hermione avesse mai messo piede.
-E' il nostro ultimo giorno, non ci metteremo nei guai proprio oggi.-
-Certo, Granger, farebbe la differenza rispetto a tutto il resto della settimana. E in fondo quel posto non era male. Mi ricordava casa.-
-Hogwarts!?-
-Nocturn Alley.- ghignò compiaciuto.
-Ah. Ah. Divertente.-
E in un lampo ricordò Harry, agitato e sospettoso, raccontare a lei e Ron la storia di come aveva visto Draco Malfoy e illustre genitore sparire all'interno di uno dei negozi più malfamati di quella via oscura.
-A cosa stai pensando?-
-A nulla in particolare.-
Sarebbe sempre stato così. Una parola, una frase, una semplice azione avrebbero richiamato alla mente fatti più grandi di loro, pensieri affatto semplici da gestire. Non in quel momento, almeno. Era tutto così nuovo...
-Bugiarda.-
-Devi perdonarmi se non riesco a prendere sul serio un rimprovero simile detto da uno Slytherin.-
-Figurati, non mi offendo affatto.-
Il villaggio era rimasto alle loro spalle diversi minuti prima, lasciandoli vagare tra campi aperti e l'orizzonte grigio del mare davanti a loro.
Era chiaro che qualsiasi strada avessero intrapreso, letteralmente parlando, fosse quella sbagliata.
-Malfoy, hai una vaga idea di dove siamo finiti?-
-Ti sembro un esperto del posto?-
-Ma sei già stato qui.-
-Non a fare turismo.-
La nebbia rendeva difficile apprezzare a pieno il panorama di cui avrebbero potuto godere in condizioni normali, lasciando le scogliere parzialmente nascoste ed estremamente pericolose. Avvicinarsi ulteriormente allo strapiombo non sarebbe stata una mossa saggia.
-Torniamo indietro.-
-Al castello? Finalmente...-
-Merlino, sei impossibile.-
Forse avrebbero potuto chiedere indicazioni a qualcuno del villaggio, qualcuno che non li guardasse come due intrusi di cui liberarsi.
Semplice a dirsi...
-Ma guarda, vi siete persi?-
Quella voce, supponente e ricolma di superiorità verso la quasi totalità dei suoi interlocutori, Hermione la ricordava benissimo.
-Siebel...- sospirò Malfoy, colpevole d'aver peccato di un eccessivo ottimismo nel credere che quella giornata, dopotutto, potesse non essere eccessivamente disastrosa. -Ti credevo dall'altra parte dell'isola a bere e fare festa per la nostra partenza.-
-La vostra partenza non sarà soggetta a un tale spreco di energie.-
Il mantello interamente drappeggiato attorno al corpo, la strega sembrava un'apparizione oscura nel mezzo della landa desolata di quel posto.
-Questo mi affligge.-
-Tutti questi convenevoli non sono necessari.- intervenne Hermione, cercando di riportare un minimo di buon senso tra loro. -Noi ce ne stavamo andando.-
Era stata una fortuna incontrarla da sola, perché in caso contrario Malfoy non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di una rissa finale a coronamento del loro soggiorno.
-No, sono io che devo tornare al villaggio e non ho nessuna intenzione di fare la strada con voi.-
-Cosa ci stai suggerendo?-
-Di non seguirmi.-
Era incredula. E senza parole. E, di nuovo, incredula.
-Non rimarremo qui ad aspettare che tu sia sparita all'orizzonte.- chiarì Hermione.
-Per quel che mi riguarda potete perdervi nel bosco, buttarvi dalla scogliera, o seppellirvi tra le rovine del villaggio. Se era quella la vostra meta, l'avete mancata di poco, basta aggirare le case più periferiche e sarete arrivati in pochi minuti.-
-Non siamo interessati alle rovine.-
-Io pensavo di si.- sussurrò Malfoy.
-Ora ho cambiato idea.- rispose lapidaria Hermione, in un tono sufficientemente autoritario da spingerlo ad allontanarsi.
Qualcosa gli diceva che era meglio non immischiarsi in una lite che aveva smesso di appartenergli nel momento in cui era diventata prettamente femminile. Gli erano totalmente sfuggite le modalità del cambiamento, ma era comunque tardi.
Incredibilmente seccato dalla presenza della più giovane dei Lambert, stava pensando ad un possibile espediente che servisse a sbarazzarsi di lei in un modo che la Gryffindor avrebbe approvato, quando pensare divenne improvvisamente uno sforzo e un lusso che sembrava non essergli più concesso.
Il dolore arrivò improvviso e profondo, al pari di un colpo inferto da una lama affilata che non si era vista arrivare, scavando solchi brucianti sulla pelle del suo avambraccio.
-Malfoy!-
Chiamò il suo nome talmente forte da sovrastare le urla di dolore che era incapace di trattenere, sempre più simili ai lamenti di un detenuto di Azkaban prossimo a perdere la ragione.
-Che gli prende?-
Rumori assordanti e grida inarticolate gli riempirono la mente, mentre spostamenti d'aria del tutto anomali gli scuotevano le membra, lasciandolo stordito e confuso come solo una volta era stato in tutta la sua vita.
Il marchio nero stava bruciando, e con lui ogni parte del suo essere.

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Capitolo 15
*** Rivelazioni (II Parte) ***



XV





Rivelazioni

-Parte II-
















“Il fatto è che gli uomini,
tornando a Freud e mi si passi la metafora,
si scaldano come lampadine: bollenti in un attimo, fredde un istante dopo.
Le donne, invece, ed è una verità scientifica,
si scaldano come un ferro da stiro, mi capisce?
Poco a poco, a fuoco lento, come una buona "escudella",
la zuppa di carne con cavolo e ceci. Ma una volta che si sono scaldate,
non le ferma più nessuno. Come gli altiforni della Biscaglia.”
-Carlos Ruiz Zafón-









-Giù!-
Sentiva il sangue pomparle nelle orecchie come se il suo corpo stesse per esplodere da un momento all'altro, colmo di adrenalina e quel tipo di forza che si era sempre impossessata di lei nei momenti critici, permettendole di agire in modo rapido ed efficace.
Uno schiantesimo le passò accanto in un fischio acuto, colpendo il terreno e scatenando una pioggia di terra e fanghiglia che le colpì le gambe di striscio, già messe a dura prova dalla corsa forsennata in cui si erano lanciati non appena il pericolo era diventato imminente.
Questo non sta accadendo.
Continuava a ripeterlo, Siebel, nascosta dietro un masso vittima di un incantesimo engorgio, originariamente non più grande di un'arancia. Aveva avuto la prontezza di incantarlo non appena lo aveva visto sulla loro strada, costringendola ad abbassare la bacchetta che teneva alta sulla propria testa per ripararsi da attacchi incessanti ma fortunatamente imprecisi.
Questo non sta accadendo.
Schegge di sassi e pietrisco le avevano graffiato il volto in modo superficiale, spingendola a spazzare via col dorso della mano qualsiasi traccia di sangue mista a sudore, alle volte una combinazione dolorosa.
Questo non sta accadendo.
Striature violacee macchiavano il cielo nel punto esatto in cui una manciata di Mangiamorte cercava di infrangere la barriera che proteggeva Blackwood da visitatori indesiderati, dando l'illusione che il cielo si stesse spaccando sopra le loro teste. Forse era una punizione divina, o forse era solo il risultato degli avvertimenti, inascoltati, di Albus Silente a quella comunità troppo chiusa in se stessa per preoccuparsi realmente del mondo esterno.
-Invece ti assicuro che sta accadendo.- urlò di rimando Hermione, la bacchetta stretta in pugno e ben ancorata al petto.
-Stupeficium!-
-Non riuscirai a colpirli, Malfoy!-
-Almeno ci sto provando, Lambert.-
-Protego!-
Il braccio della Gryffindor tremò sotto l'impatto dell'incantesimo lanciato sopra le loro teste, talmente potente da sgretolare la punta di roccia che ora li copriva a stento.
-Dobbiamo raggiungere il villaggio.-
-Ho provato a smaterializzarmi, ma non ci riesco.-
-Non funziona nelle vicinanze di Brickstone e della scuola.-
E mentre Malfoy non faceva che rimarcare quanto l'organizzazione delle cose fosse impeccabile e insieme geniale, a Blackwood, Hermione notò che i mantelli scuri da cui partivano incantesimi potenzialmente letali e non meglio identificati erano notevolmente aumentati. Solo pochi minuti prima ne aveva contati a malapena una decina, ora erano almeno raddoppiati.
Eppure, qualcosa non andava...
-Reducto!-
La potenza dell'incantesimo scagliato da Siebel e Malfoy, lo stesso e nel medesimo istante, quasi raggiunse il bersaglio. Portata, potenza e precisione non erano comparabili ad un semplice “stupeficium” scagliato in solitaria.
-In fondo, a Hogwarts, sembrano davvero insegnarvi qualcosa. Di nuovo...-
-No!- urlò Hermione, bloccando con una mano il movimento di bacchetta di Malfoy, guadagnandosi uno sguardo interrogativo e nervoso da parte sua, non riuscendo a non notare che la mano della strega si era posizionata proprio al di sotto del marchio nero, quasi fosse stata inconsciamente attenta a non toccarlo.
-Stanno tentando di abbattere la barriera che protegge l'isola, o quanto meno di allargare la falla già creata e da cui passano i loro incantesimi. Se non siete certi di colpirli attraverso quel varco, allora mancherete il bersaglio e darete loro una mano a far crollare le difese.-
Più che un tiro al piattello la situazione era paragonabile ad una gara di tiro con l'arco.
Se davvero fossero riusciti a lanciare un incantesimo abbastanza potente da raggiungere l'obbiettivo e se nel farlo avessero mancato il bersaglio, allora la barriera sarebbe stata colpita su due fronti contemporaneamente, cedendo e aprendo un passaggio per loro letale.
-Quindi cosa dovremmo fare?- chiese Siebel frustrata.
-La tua idea non era male.-
-Prego?-
-Vuoi correre al villaggio, Granger?-
-Ci copriremo le spalle a vicenda.-
A giudicare dalle facce di Siebel e Malfoy, quella proposta sembrava essere ragionevole e praticabile solo ai suoi occhi.
-Non sono sufficientemente collaborativa, mi spiace.- si scusò la strega, nell'esatto momento in cui una scarica di schiantesimi mettevano a dura prova il “protego” di Hermione. Il braccio cedette senza preavviso, così repentinamente da farle lasciare la presa sulla bacchetta che rotolò a terra davanti ai suoi piedi, fortunatamente intatta, mentre i loro corpi si piegavano in avanti in un istintivo moto di protezione.
-Dopotutto, la mia idea è l'unica praticabile.- annuì Siebel, guardando i Mangiamorte riorganizzarsi in uno sciamare veloce.
-Fa vedere...-
Lo Slytherin fece per posarle una mano sul braccio dolorante, incurante del momento evidentemente poco adatto, ma lei si scostò prima che riuscisse a toccarla davvero.
-Sto bene.-
Non era vero, non stava bene, ma lei era perfettamente consapevole del pessimo momento in cui si trovavano, così aveva preferito mentirgli in faccia. Come lui aveva fatto con lei sino a quel momento.
-Avrete tempo per fare i piccioncini più tardi.- Li fermò Siebel -Guardate...-
Un innaturale momento di tregua le aveva permesso di alzarsi in piedi e uscire allo scoperto, allontanandosi di qualche passo dalla roccia per osservare spaesata il movimento nei pressi della barriera.
-Non stanno più cercando di colpirci...-
-Stanno scagliando incantesimi contro la barriera.- constatò Hermione, schermandosi il volto per osservare meglio quei bagliori aranciati sempre più vivi.
-Si saranno accorti che tentare di ucciderci a questo modo è un misero spreco di tempo... vogliono entrare.-
Hermione osservò il biondo senza comprendere davvero le sue parole, rendendosi improvvisamente conto che qualcosa non quadrava in quella situazione.
Perché un qualsiasi gruppo di Mangiamorte avrebbe voluto uccidere o anche solo colpire, il figlio di Lucius Malfoy?
I maghi oscuri si alternavano con estrema precisione nello scagliare incantesimi di forza inaudita contro quello specchio trasparente, muovendosi secondo schemi ben precisi e organizzati, assai diversi dagli attacchi casuali di poco prima. Probabilmente, nemmeno loro avevano pensato ad un incantesimo protettivo così resistente.
-Corriamo.- scandì Hermione -Adesso.-
Scattarono nello stesso momento, correndo veloce quanto consentiva il terreno umido e sconnesso della campagna, un occhio sempre rivolto in alto, alle loro spalle, cercando di tenere sotto controllo una situazione che di prevedibile non aveva davvero nulla.
Malfoy le era accanto, letteralmente premuto contro il suo braccio, minimamente intenzionato a cederle il passo o superarla in alcun modo. Non tentava nemmeno di parlare o anche solo guardarla, limitandosi a guardarle le spalle come se lei non lo stesse facendo per tutti e due. O meglio, per tutti e tre.
Siebel non sembrava incline a così tante premure, ma fu svelta a proteggersi non appena il primo incantesimo calò su di loro come una bomba improvvisa.
Maledizione.
Si erano accorti della loro fuga verso il villaggio e, dopotutto, dovevano aver considerato l'ipotesi di riprendere le ostilità. Ma non tutti, solo alcuni...
-Protego!-
Quasi inciampò nella sua corsa forsennata e non particolarmente attenta, tanto che fu lo Slytherin a doverla sostenere con il braccio che non era impegnato a tenere la bacchetta e mantenere vivo l'incantesimo.
-Per quanto sia lusingato dalla tua totale fiducia in me, Granger, apprezzerei utilizzassi la tua bacchetta!-
Il particolare anomalo, l'incongruenza che avevano avuto sotto gli occhi sino a quel momento, la colpì d'improvviso alla stregua di una agognata epifania.
Non tutti i Mangiamorte sembravano cavalcare una scopa.
-Siamo nei guai, Malfoy.-
Perché non tutti lo erano.
-Lo avevo notato.-
Le case erano in vista, quiete e perfette come quelle di un dipinto.
-Manca poco!- urlò Siebel, subito prima che un rombo scoppiasse nel cielo e ombre scure si precipitassero verso di loro.
Ce l'avevano fatta, lo squarcio nella barriera era grande almeno il doppio, e da esso si riversarono all'interno dei confini dell'isola più ombre di quante ne avessero effettivamente contate. E non solo quelle dei già noti Mangiamorte...
Dissennatori a Blackwood.
E Hermione agì d'istinto.
-Expecto Patronum!-
Il fascio di luce bianca scaturì dalla punta della bacchetta con una fluidità spaventosa, modellandosi velocemente in una figura minuta e agile, difficile da identificare per chi ne era spettatore per la prima volta.
Una lontra, piccola e assolutamente troppo carina per poter essere considerata anche solo vagamente pericolosa, stava sbaragliando i cappucci neri più vicini alla Gryffindor con una forza sorprendente.
-Cosa diavolo...- Siebel era sconcertata, ma fu abbastanza sveglia da permettersi quel tipo di immobilità solo per un attimo. -Everte statim!-
L'incantesimo colpì uno dei restanti Dissennatori in pieno petto, limitandosi però ad allontanarlo brevemente quanto avrebbe potuto fare un soffio di vento.
-Non li fermerai a quel modo, Lambert.- l'avvertì Malfoy, affannato e in preda a tremori che non avevano nulla a che fare con un malessere fisico.
-Lo so, ma speravo li ferisse abbastanza da permetterci di avanzare...-
Pelle imperlata di sudore, battito accelerato, e ricordi sepolti nel profondo della sua mente che improvvisamente premevano per tornare a galla.
Non fu necessario attendere oltre prima che Hermione manovrasse la bacchetta e il filo argentato ad essa collegata, muovendo il Patronus in direzione dei Dissennatori che li circondavano.
Era facile gestirlo, sembrava quasi che quell'oscurità senza fondo lo attirasse in modo inesorabile.
-Correte!-
L'incitamento di Hermione cadde a vuoto, nonostante Siebel avesse già mosso i primi passi verso una fuga precipitosa, era troppo tardi. Il danno era fatto e i Mangiamorte dentro il perimetro dell'isola stavano piombando su di loro.
Accadde tutto molto velocemente, troppo perché Hermione potesse registrarne ogni passaggio... si accorse solo di un improvviso scoppio di voci attorno a loro, conosciute e concitate, pronte alla lotta, e di Malfoy in piedi di fronte a lei, bacchetta spianata e un incantesimo sulle labbra che tinse il terreno di rosso.
-Sectusempra!-


***



Una squadra di maghi a cavallo di scope irruppe nella scena in formazione compatta, scagliando incantesimi precisi e potenti senza esitazione, dimostrando un'esperienza ben superiore a quella dei ragazzi e di parecchi altri adulti.
Una scia di Patronus confinò i Dissennatori ai margini della barriera, spingendoli all'esterno senza troppa fatica, continuando a vorticare nella zona scoperta eseguendo l'ordine dei maghi che li avevano evocati. Maghi, quelli, nel pieno di una lotta senza esclusione di colpi.
Gli incantesimi si susseguivano ad una velocità impossibile da afferrare, così come i movimenti delle scope e i continui cambi di sfidante. Si tentava di abbattere chi fosse più vicino e nel mirino migliore, senza troppi complimenti e dando ben poca importanza al galateo del perfetto duello.
Quella non era una lotta tra gentiluomini, era semplicemente l'ennesima battaglia dei Mangiamorte contro l'Ordine della Fenice.
Almeno, una parte di esso.
I cappucci calati in volto non permettevano al vento di smuoverli, di conseguenza una veloce individuazione dei membri era difficile, ma Hermione era abbastanza convinta di aver visto una ciocca di capelli viola accompagnare la strega intenta a duellare con quello che sembrava essere il più robusto tra i Mangiamorte.
-Saremmo dovuti rimanere e dare una mano!-
Malfoy la stava trascinando di peso verso le porte del villaggio, incurante delle sue parole e dei blandi moti di resistenza che opponeva alla sua stretta.
-Sei ferita.- puntualizzò lui -Continua a correre e non voltarti indietro.-
Facile a dirsi, lei era il tipo di persona che non continuava a camminare e che si voltava indietro proprio per non lasciarsi nessuno alle spalle. Eppure, per quanto non le piacesse ammetterlo, il braccio faceva male.
-Siebel!-
La cappa di nuvole sopra le loro teste si squarciò in due, lasciando passare due scope dirette verso di loro a tutta velocità.
Lo stemma di Grimlore vibrava sui mantelli dei due studenti come se fosse vivo, identificandoli come probabili alleati in quella situazione disperata.
-Che sta succedendo?-
Dominique Lambert era venuto a reclamare sua cugina, il volto preoccupato rivolto alla battaglia che ancora imperversava alle loro spalle, perfettamente visibile anche a quella distanza.
Un movimento brusco indirizzò il manico della scopa verso il terreno, permettendogli di scendere agilmente e prendere tra le braccia la ragazza, stravolta ma non ancora pronta a lasciar andare il nervosismo che la teneva in piedi.
-Ci hanno attaccati!-
-Chi?-
Alexander Reinolds non scese nemmeno dalla scopa, limitandosi a galleggiare a mezz'aria e tenere d'occhio i lampi della battaglia.
-Mangiamorte.-
Lo sguardo della strega cadde su Malfoy come una condanna, evidentemente non aspettandosi nulla di diverso dalla sua presenza a Blackwood.
-Impossibile...-
Il sussurro del ragazzo era solo una debole negazione d'incredulo sconcerto di fronte ad una situazione che aveva dell'incredibile.
-Dobbiamo tornare al villaggio.- disse Hermione -Avvertire gli abitanti e metterci in contatto con Silente e Grendel, e Piton anche...-
-Non c'è bisogno.- scosse il capo Alexander -Abbiamo sorvolato il villaggio poco fa, sono tutti nel panico. I lampi degli incantesimi sono visibili a chilometri di distanza, si sono tutti barricati in casa. A quest'ora le strade saranno deserte.-
-Sali.- ordinò Dominique alla cugina, risalendo sul manico di scopa e aspettando che lei facesse altrettanto, assicurandosi della sua presa e salendo in aria di qualche metro.
-Un momento...-
-Inutile, Granger. Noi non siamo invitati a partecipare alla fuga.-
-Ma è ridicolo.-
-Non vi lasceremo soli.- li tranquillizzò Dominique, per quanto il suo tono totalmente disinteressato potesse servire allo scopo. -Alexander rimarrà con voi in attesa di aiuto. Io riporto mia cugina al sicuro.-
Lo sbuffo di Malfoy doveva essere un chiaro segno di quanto la credibilità del discorso lo avesse colpito, ma in ogni caso, non poté fare nulla per opporsi.
Se ne andarono senza ulteriori spiegazioni, o false rassicurazioni, non voltandosi indietro neppure per un secondo.
-Ottimi amici.- constatò Hermione, il braccio stretto al petto e la bacchetta bene in pugno nella mano sinistra. Non la sua mano forte, ma comunque meglio di nulla.
-Lo sono.- annuì lui -Per me.-
Ma non con tutti e, certamente, non per Malfoy.
I due maghi si scrutarono per un istante infinito, dando a Hermione la netta impressione che la conversazione silenziosa in cui erano impegnati non le sarebbe piaciuta un granché se detta ad alta voce.
-Riportala al castello.-
Infatti...
-Cosa!?-
La richiesta di Malfoy non era qualcosa che aveva previsto.
-Mi hai sentito, Granger.- alzò le spalle lui -Non ci stiamo in tre su una scopa, e non sono io quello ferito.-
-Dipende dai punti di vista. Il tuo cervello non mi è mai sembrato così danneggiato come in questo momento.-
-Inutile discutere, tu ora vai...-
-Io non lascio indietro nessuno, Malfoy, nemmeno te.-
Forse fu il tono in cui lo disse a farlo ammutolire, disegnando sul suo volto una strana espressione imperscrutabile. Se lo avesse offeso o sorpreso, Hermione non avrebbe saputo dirlo, perché in fondo nemmeno lei sapeva cosa avesse voluto intendere con quelle parole.
-Arriva la cavalleria.-
Il pacato annuncio di Alexander venne accompagnato da un leggero incresparsi delle labbra non appena vide Christopher smaterializzarsi a pochi metri da loro, affiancato dalla sempre non rassicurante presenza di Severus Piton.
-Forse avrei dovuto avvertirvi che stavano arrivando.-
-Cosa?- domandarono Hermione e Malfoy all'unisono.
-L'intera scuola si è mobilitata. I presidi e il consiglio hanno blindato l'istituto e l'area circostante, mentre tutti i professori sono usciti a recuperare gli studenti. A quanto pare siamo in allarme rosso.-
E per lui, la cosa, sembrava quasi divertente.
Incredibile.
-Per mano, subito.-
Ecco qualcosa che Hermione non avrebbe mai creduto di poter sentire uscire dalla bocca di Piton.
La voce sferzante del mago era autorevole e glaciale, come sempre, solo leggermente incrinata da un senso di urgenza che si spiegava da sé.
Lo sguardo fisso dell'uomo e il suo generale portamento erano in pieno contrasto con la figura decisamente più rilassata di Christopher, capace di sentirsi a suo agio in ogni situazione.
-Fate come vi ha detto. Torniamo a Grimlore, immediatamente.-
I due ragazzi si guardarono spaesati per una frazione di secondo, assimilando la richiesta con una vena di turbamento, prima che Piton si ponesse come collegamento tra Chritopher e Malfoy, posando una mano su ciascuna spalla. Subito, Alexander si avvicinò al terreno senza scendere dalla scopa, toccando la spalla di Hermione il necessario per non correre il rischio di essere lasciato indietro... ma il suo sorriso furbo fu abbastanza per scatenare il fastidio di Malfoy, che allungò un braccio attorno alla vita della Gryffindor come se non vi fosse nulla di più normale al mondo.
Estremamente a disagio e infuriata, Hermione ebbe solo il tempo di cogliere lo sguardo sbalordito di Piton, prima che il vortice li risucchiasse nella magia della smaterializzazione.



***




I corridoi erano nel caos.
Gli studenti più grandi cercavano di fare da guida ai più piccoli, dando loro la precedenza nello sgombro delle aree comuni e contando molteplici volte il numero di teste all'appello, consultando liste e professori in modo quasi ossessivo, lasciando chiaramente trasparire quanto non fossero mai stati adeguatamente preparati ad un evento simile.
Margaret Blake teneva in pugno i ragazzini del primo anno, suddividendoli in piccoli gruppi e facendoli scortare nei propri dormitori da ragazzi dell'ultimo anno, che avevano poi il compito di far rispettare gli ordini di consegna. Nessuno usciva o entrava senza che un responsabile ne fosse a conoscenza. Contemporaneamente, la strega dava istruzioni alle responsabili del secondo e terzo anno, impegnate ad occuparsi del resto degli studenti senza troppa distinzione d'età, tutto a causa dell'irreperibilità di Dominique Lambert e Alexander Reinolds, a cui erano solitamente affidati i ragazzi più grandi.
-Se qualcuno sa dove si trovano quei due idioti, li porti qui!- urlò Margaret, esasperata.
In circostanze normali, Hermione sarebbe stata un aiuto prezioso per la strega e l'organizzazione generale della messa in sicurezza degli studenti, ma quel giorno ogni sua facoltà era limitata.
-In infermeria, forza.- li guidò Christopher.
Alexander era scomparso prima che potessero rendersene conto, inghiottito dalla presenza di suo padre non appena avevano toccato terra all'interno dell'atrio scolastico.
L'uomo era sembrato preoccupato, i tratti del volto tesi e invecchiati di qualcuno che si era visto mancare il terreno sotto i piedi, ma troppo testardo e decoroso insieme per darlo a vedere apertamente. Non aveva rivolto parola al figlio, limitandosi a stringergli una spalla con fare cameratesco, fino a farsi diventare le nocche bianche.
Quel tipo di controllo, Hermione, non sarebbe mai riuscita a capirlo.
-Che fine ha fatto il consiglio?-
Da quando, dopo essersi smaterializzati, si era liberata della sua stretta, Draco non l'aveva più toccata o mostrato di averne l'intenzione. Si limitava a gravitarle attorno come se non potesse allontanarsi troppo dalla sua orbita, evitando che altri l'avvicinassero e fendendo la folla per lei.
-Si sono divisi.- spiegò Christopher -Molti hanno raggiunto i diversi villaggi dell'isola per mantenere l'ordine e organizzare le difese, altri sono corsi a controllare i propri castelli, mentre i rimanenti sono a colloquio con Grendel e Silente. Non li vedrete tanto presto.-
-La nostra partenza è rimandata?-
-Questo...- intervenne Piton -... è fuori discussione, signorina Granger.-
Senza dubbio.
Una parte di lei avrebbe voluto chiedere delucidazioni in merito all'ordine della fenice, che aveva potuto riconoscere a istinto e piuttosto facilmente, ma sollevare l'argomento non sembrava una buona idea, allo stato attuale delle cose.
-Merlino, è una bolgia.-
Lo sconcerto di Christopher era, ovviamente, rivolto all'infermeria.
Gli studenti si accalcavano di fronte all'entrata quasi volessero irrompere tutti quanti simultaneamente, spingendosi senza sosta e vociando spaventati, millantando ferite improbabili di entità quanto meno mortale.
Il panico dilagava.
-Hey, marmocchi, spostatevi!- tentò di smuovere la folla, Christopher, guadagnandosi invece solo uno spintone e un calcio negli stinchi da un ragazzino che vagava nel terrore di essersi perso e non trovare più i suoi compagni di anno.
-Potrei pensarci io...- si offrì Malfoy, estraendo la bacchetta con perfetta noncuranza, già pronto a lanciare una maledizione che con ogni probabilità avrebbe scagliato ogni studente direttamente contro il soffitto.
-La tua posizione è già abbastanza grave, Malfoy.- gli ricordò Hermione, riuscendo nell'intento di gelarlo sul posto. Cauto, ma non per questo meno seccato.
Fu Piton a sbloccare la situazione, estraendo la bacchetta e muovendola in modo deciso, senza indugio e senza proferire parola. La folla di studenti si aprì in due, e loro vi passarono in mezzo senza che nessuno fiatasse.

-Piccoli marmocchi in preda a crisi di panico totalmente ingiustificate, ecco cosa mancava a questo decoroso istituto...-
Il borbottio della sempre affascinante infermiera, Miss Padgedoorf, era diventata una cantilena che qualsiasi persona le stesse accanto poteva sentire. In compenso, qualsiasi ragazzino se la trovasse davanti con la sola possibilità di diventare suo paziente, se la dava a gambe alla velocità della luce, lasciando liberi posti preziosi.
-E' vero quello che ho sentito?-
Mirie lavorava senza sosta per guarire graffi, lividi, e arti fratturati di ragazzini che di fronte alla notizia dell'invasione si erano totalmente lasciati prendere dal panico.
Al momento, per le mani, aveva uno studente del secondo anno con un braccio rotto e uno zigomo livido, risultato di essere stato calpestato da una folla in fuga. E come lui, molti altri portavano ferite di quel tipo... lievi, ma che si sarebbero potute evitare se solo professori e responsabili avessero avuto un controllo immediato della situazione.
-Dipende da cosa hai sentito.- alzò le spalle, Christopher.
-State tutti bene?-
-Io si, grazie del profondo interessamento, ma non posso dire altrettanto della piccola Mezzosangue.-
Mirie la osservò in modo appartenente superficiale, tuttavia passò solo un secondo prima che indicasse loro una porta ai margini dell'infermeria.
-Arrivo immediatamente.-
-Seguite i suoi ordini alla lettera.- li ammonì Piton -Io devo tornare da Silente.-
Fortunato lui, pensò Hermione, osservando Christopher prendere il posto di Mirie nella cura del ragazzino.
A lei non sarebbe andata così bene.
Il confronto era imminente.

-Stendi il braccio quanto più possibile.-
La stanza in cui Mirie li aveva fatti entrare doveva essere il suo studio, un incrocio tra una camera da letto d'emergenza e un laboratorio.
Manuali e pergamene occupavano l'intera superficie della scrivania e della sedia, su cui era impossibile posare anche un solo dito, così Hermione si accontentò di rannicchiarsi in un angolo del letto, ingombro di casse contenenti pozioni.
-Non riesco oltre...-
-Resta immobile.-
-Okay...-
La punta della bacchetta le percorse il braccio, ora piegato ad angolo retto, rilasciando soffici filmanti grigiastri che vi si avvolgevano attorno lentamente ma sempre più compatti.
-Puoi bere la pozione, ora.-
Hermione si portò alle labbra l'ampolla che stringeva tra le mani, assaporando un liquido fresco e dolce in modo quasi esagerato, che tuttavia fu di immediato sollievo per le fitte di dolore che ancora non si erano totalmente placate.
-Tra un paio d'ore il dolore sarà totalmente scomparso, ma non potrò toglierti le bende fino a domani mattina.- le comunicò Mirie, già in procinto di tornare ai suoi pazienti. -Quindi rimarrai qui stanotte. Entrambi voi.- precisò -Mi sentirei più tranquilla.-
Quando la porta si chiuse dietro di lei, fu Hermione a non sentirsi affatto tranquilla.
Le mani le tremavano senza che potesse fare nulla per fermarle, così le strinse a pugno, provando un leggero fastidio a quella limitata dalla fasciatura.
Non una sola parte di lei poteva dirsi calma, ma nemmeno spaventata. Hermione conosceva bene la paura, e in quel caso era dannatamente certa di essere semplicemente furiosa. E ferita.
Pessima combinazione.
Malfoy era rimasto in disparte per tutto il tempo della visita, poggiato al muro con in volto un'espressione imperturbabile, nascondendo ogni suo pensiero sotto la maschera che era solito indossare quando le emozioni si facevano troppo intense per essere mostrate.
Anche in quel momento la osservava, senza quasi battere ciglio, in attesa di qualcosa. Una sua parola o, più probabilmente, un suo insulto.
-Non osare fare quella faccia.-
Lo aveva accontentato piuttosto in fretta, incapace di mantenere il suo odioso autocontrollo.
-Quale faccia?-
Per un secondo, la voce roca con cui aveva parlato, la destabilizzò. Sembrava scosso e insicuro, tanto da dover controllare il tono della sua voce come se improvvisamente avesse potuto cedere.
-Quella che pretende di dare a bere al prossimo quanto questa situazione non ti riguardi.-
-Non è così, lo sai.-
-Lo so?-
Si era alzata, tenendo il braccio piegato contro il proprio fianco, per andargli tanto vicina da sfiorarlo. Sentiva il suo respiro sul volto, lento e regolare, mentre i suoi occhi la guardavano fissi e colmi d'incertezza.
-Mi sembra invece lampante, quanto io in realtà non sappia nulla.- continuò Hermione -Perché è la verità. Noi non ci conosciamo a sufficienza per non rimanere scottati da improvvise rivelazioni di cui avevamo giurato l'inesistenza. Guardaci! Un attimo passeggiamo tranquilli per il villaggio e l'attimo dopo ti accasci a terra in preda a dolori di cui non voglio nemmeno immaginare l'entità, perché il tuo marchio nero sta bruciando!-
Dirlo ad alta voce aveva alleggerito e al tempo stesso scosso il peso che le opprimeva il petto.
Draco Malfoy aveva il marchio nero, e ciò faceva di lui l'ennesimo...
-Mangiamorte...- soffiò Hermione, incredula e inebetita da quel misto di collera e delusione che non l'avrebbe abbandonata tanto presto. -Avresti mai accennato a questo dettaglio?-
-Non qui.- negò Draco, immobile e ben consapevole di dover rimanere tale, perché se solo si fosse mosso allora lei sarebbe fuggita in capo al mondo. -Non avevo previsto... tutto questo.-
-Che cosa avevi previsto, allora? Di tornare a Hogwarts e conquistare la mia fiducia?-
-La tua fiducia serviva solo a credere alla verità che ora, per partito preso, rifiuterai anche solo di ascoltare.-
-Non provarci nemmeno, Malfoy, non sono io la cattiva.-
-E nemmeno io!-
L'esasperazione e la rabbia lo scossero in un unico movimento di stizza, che ebbe come unico effetto quello di allontanare Hermione seduta stante. Di nuovo, non era stata la paura a muoverla, come inizialmente lui aveva pensato, ma solo l'ostinata volontà di negargli la sua vicinanza.
-Non ho scelto io di portare questo marchio!- e così dicendo si sollevò la manica della camicia fino al gomito, lasciando scoperto il segno nero del morsmordre. -Non mi sono offerto volontario per entrare in un esercito che preferirei vedere bruciare all'inferno.-
-Ma hai scelto di tenermelo nascosto!-
-Vogliamo parlare di segreti? Davvero? Che cosa mi dici di quei fanatici sulla scopa che si sono gettati contro i Mangiamorte come se nulla fosse?-
-Non puoi davvero offenderli per averci salvato, loro sono persone eccezionali, loro sono...-
Si fermò bruscamente, lasciando la frase a metà prima di completarla in modo poco appropriato...
Loro sono l'Ordine della Fenice.
… dicendo la verità.
-Sono...? Chi, Granger?- la incalzò Malfoy, improvvisamente trovatosi con il coltello dalla parte del manico, senza che Hermione potesse darsene una spiegazione. -Te lo dirò io. Loro sono un altro segreto, ma non il mio.-
-E' diverso.-
-In cosa?-
-Loro non uccidono.-
-E nemmeno io.-
-Già...- rise amaramente Hermione -Tu hai solo tradito la fiducia che avevo riposto in no... in te.-
-E' stato per non gettarla al vento che non ti ho sbandierato sotto il naso qualcosa che avrebbe potuto farti scappare all'istante.-
-E guarda dove siamo adesso.- sussurrò lei, improvvisamente stanca e priva di qualsiasi cosa. Non aveva più voglia di schiantarlo contro il muro, o di insultarlo, punirlo per averla fatta sperare e averle fatto credere che forse, dopotutto, poteva davvero funzionare. -Mi sento così stupida per aver creduto che...-
-Ascoltami.- il tono deciso della sua voce la scosse nel profondo, spingendola a guardarlo negli occhi. -Ascoltami e se vorrai, dopo, potrai anche mandarmi al diavolo.-








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Capitolo 16
*** Rivelazioni (III Parte) ***




XVI





Rivelazioni

(Parte III)













“...i suoi occhi si agganciarono ai miei.
Non riuscivo a pensare a nulla se non che
il loro colore grigio era identico all'interno
di una conchiglia di ostrica.
Sembrava che stesse aspettando qualcosa.
Il viso incominciò a contrarmisi dalla paura,
forse non gli stavo dando quello che desiderava.”
Tracy Chevalier – La ragazza con l'orecchino di perla









-Non ho avuto nessuna possibilità di scelta. Nessuno di noi la possiede davvero.-
-Noi, chi?-
-Purosangue.-

La benda sugli occhi era stretta e di lana grossolana, quel tipo che era solito irritare la pelle, larga almeno due spanne e ripiegata su se stessa per essere davvero sicuri che i suoi occhi non potessero distinguere nessun segno particolare che lo aiutasse a identificare il luogo in cui lo avevano portato.
Un cimitero, di questo era certo, perché sapeva da tempo che i riti di iniziazione si svolgevano in quello specifico contesto di morte. Inciampare su una pietra tombale di marmo era stata solo una dolorosa conferma, ma quello era tutto.
Geograficamente parlando, sarebbe potuto essere ovunque.

-Non tutti i Purosangue sono Mangiamorte.-
-E' vero, ma tutti dobbiamo obbedire al volere della famiglia.-

La prima cosa che vide quando la benda gli venne fatta evanescere dal volto fu una vecchia statua sull'orlo del crollo, ricoperta di felci e crepe che ne alteravano irrimediabilmente l'aspetto,  circondata da una serie di lapidi non in migliori condizioni.
Inquietante.
I nomi incisi nella pietra erano irriconoscibili, tanto quanto la targa in bronzo ai piedi della statua. Anche solo poter leggere una parola avrebbe potuto aiutarlo a capire se si trovasse ancora in Inghilterra o meno, ma loro non erano stupidi. Non così tanto.

-Ed era questo, il volere della tua famiglia?-
-Di mio padre.-

Era circondato da maghi dal volto coperto e un cappuccio pesante calato sul capo, tanto che solo la parte inferiore del viso era lasciata scoperta. Nessun segno particolare avrebbe potuto identificarli in alcun modo, sapeva solo che l'uomo alle sue spalle era suo padre. Una certezza dovuta al fatto che i consanguinei tenevano a battesimo altri consanguinei.
-Sei pronto, Draco?-
Una domanda del tutto superflua, considerato che la risposta che avrebbe dovuto dare era obbligata.
-Si.-
-Ottimo.-

-E zia Bellatrix, ovviamente. Complottavano insieme sin dal momento della mia nascita, a discapito delle continue preoccupazioni di mia madre. Lei è sempre stata contraria a tutto questo.-

Era stata Bellatrix a marchiarlo, mentre suo padre testimoniava l'evento da vicino, una mano posata cerimoniosamente sulla spalla destra, e il resto dei Mangiamorte rimaneva immobile attorno a loro, pronti ad accogliere la nuova leva.
Rideva, sua zia, dopo aver rinfoderato la bacchetta ed essersi guardata attorno orgogliosa, invitando tutti a notare l'espressione stoica di Draco, che non aveva emesso un solo lamento sotto la punta incandescente della bacchetta.

-E lui era...?-

Voldemort non era stato presente a quel rito di iniziazione, nemmeno nel caso di un Malfoy.
Forte del suo rinnovato esercito, le nuove leve venivano accolte da una cerchia ristretta e sempre diversa di Mangiamorte anziani. Un sollievo, per Draco, che non aveva nessuna fretta di trovarsi faccia a faccia con il mago oscuro più potente di tutti i tempi.

-No, questo genere di iniziazioni non sono di sua competenza. Non più.-
-Perché?-
-Non ne ho idea. Credo impieghi le sue energie altrove.-
-Dove?-
-Non lo so, Granger!-

Il morsmordre spiccava sul suo braccio in modo allarmante, i bordi arrossati e non ben delineati ne testimoniavano la freschezza, mentre il bruciore non era altro che un monito della sua attuale condizione. Chiudere gli occhi, nasconderlo sotto un incantesimo di dissimulazione... non sarebbe servito a nulla.
L'orgoglio di suo padre era solo un misero fuoco di paglia a confronto della sempre più evidente disperazione di sua madre.
Narcissa Malfoy, nata Black. Una famiglia che notoriamente aveva cercato di tenersi alla larga da simili associazioni clandestine, basando le sue ricchezze su affari forse illeciti, ma quel tipo di illecito di classe, per cui si poteva avanzare contro il mondo con classe. Pallide preoccupazioni, quelle, se messe a confronto al destino del proprio figlio, irrimediabilmente segnato da quel marchio maledetto.

-Com'é stato? Raccontamelo.-



***




Paradossalmente, il silenzio nella stanza era assordante.
Hermione rimaneva ferma, immobile nella sua angosciosa preoccupazione, incapace di muoversi e ben consapevole della rigidità di ogni muscolo del suo corpo. Le braccia iniziavano a dolere, così come la schiena e le dita strette a pugno, segno della sua inflessibile posizione. Una posizione che Draco Malfoy cercava di capire da almeno un'ora buona, tentando di non sembrare un condannato a morte dannatamente vicino al cappio.
Le aveva detto tutto, da come suo padre lo aveva trascinato in quel cimitero a cui non aveva potuto dare un nome, alla disperazione di Narcissa, poco incline a condividere le ambizioni del marito e della sua stessa sorella.
Si, forse avrebbe potuto calcare maggiormente sul suo aspetto di vittima, come aveva fatto con Severus, ma quando si voleva impressionare una ragazza quello era decisamente il modo sbagliato. Sbagliato per lui, che aveva una pesante controparte con cui rivaleggiare in fatto di azioni eroiche e la sopportazione di indicibili dolori.
Dannato Potter.
E dannati tutti i Weasley che ancora camminavano per il mondo.
-Sei in silenzio da un po'.-
Constatare l'ovvio gli era sembrata una partenza sicura, tanto per dire qualcosa mentre le sue spalle erano impegnate a sostenere il muro e qualsiasi altro peso gli piovesse addosso.
-Lo so.- rispose piano -Sto... elaborando.-
Non era abbastanza, nemmeno lontanamente.
Elaborare l'avrebbe rinchiusa in una spirale intricata di dubbi e paranoie che l'avrebbero semplicemente allontanata per sempre.
-E quanto tempo ti ci vorrà?-
-A te quanto è servito?- chiese lei, immediatamente consapevole della nota di nervosismo e frustrazione negli occhi di Malfoy.
Non gli stava dando quello che voleva e in qualche modo, faceva male a entrambi.
-Non lo so.- scosse le spalle -Non ho ancora finito.-
Quella risposta non era altro che il risultato di un moto di onestà totalmente inaspettato, di quelli che raramente prendevano possesso della sua bocca e del suo buon senso, ma che in qualche modo servì a qualcosa.
Hermione perse quanto ancora aveva di marziale nel portamento, avvicinandosi cauta allo Slytherin, accortosi dell'improvviso cambio di rotta nei pensieri della Mezzosangue. Rimase immobile, non osando muoversi o aprire bocca, lasciandole i suoi tempi per muoversi come meglio credeva.
Sarebbe bastato poco, davvero poco, per distruggere sul nascere quella debole fiamma di speranza.
Delicatamente, Hermione prese tra le dita il polsino della camicia, aprendolo e rimboccandolo all'altezza del gomito, portando allo scoperto tutto quello che sino a quel momento li aveva tenuti divisi e spinti nella più nera diffidenza.
Il morsmordre continuava a spiccare sulla pelle pallida di Malfoy come uno schizzo d'inchiostro su una tela completamente bianca, seppur il colore fosse leggermente sbiadito da quando lo aveva visto per la prima volta.
Timidamente, un dito ne percorse i contorni, sfiorando appena la pelle calda che ospitava quello scempio.
-Fa male?-
-Non più.-
Il suo leggero annuire lo fece sperare maggiormente in... qualcosa. Qualsiasi cosa. Dal canto suo, Hermione sembrava immersa in riflessioni più profonde di quanto Draco avrebbe gradito, riemergendone solo dopo svariati minuti, con un sospiro e una presa ben salda sul suo avambraccio.
-Io... io non so cosa voglia dire far parte di una famiglia che si aspetta così tanto dal proprio figlio.- iniziò Hermione, cauta e attenta a scandire perfettamente ogni parola. -I miei genitori sono persone semplici, babbani, che non hanno mai permesso alle loro ambizioni di intaccare il nostro rapporto. Hanno sempre desiderato grandi cose per me...- sorrise -... ma mai una volta sono stata obbligata a seguire una strada che qualcuno aveva già tracciato. Ho sempre deciso liberamente, persino quando la lettera di Hogwarts è entrata in casa nostra, cambiandoci la vita.- E a quel punto l'osservò in volto, trovando due occhi seriamente concentrati, impegnati nel comprendere ogni sua parola per poter meglio valutare il proprio destino.
Il loro destino.
-Hogwarts è stata la risposta a tutte le mute domande che mi ponevo riguardo a strane coincidenze e incidenti inaspettati in cui mi trovavo coinvolta dalla nascita, eppure... anche qui nessuno si sarebbe aspettato molto da me. Come ben sai, i Mezzosangue sono osservati con disprezzo, mentre i nati babbani come me rappresentano un nuovo livello di impurità inspiegabile... aspetta.- alzò la mano, Hermione, bloccando sul nascere una protesta che in realtà non aveva preso forma coerente nemmeno nella mente di Draco, del tutto incapace di difendere la categoria, ma che sentiva di doverle dire qualcosa.
-Non dire nulla, questa volta non ti crederei, davvero.- sorrise brevemente la Gryffindor. -Quello che voglio dire è che, ancora una volta, nessuno si aspettava nulla da me. Ho capito subito che non avrei odvuto rispettare nessuno standard troppo alto per le mie capacità, semplicemente perché non ve ne erano e, forse, in qualche modo, questo è stato quello che ha acceso la miccia. Dimostrare di essere brava, più che brava, la migliore. Il vostro disprezzo mi ha fatta sentire in obbligo di smentirvi, ed eccomi qui, pronta e preparata a battere a duello parecchi maghi da discendenze più pure della mia.-
Il sorriso leggero che condivisero entrambi fu riscaldato dal tocco della mano di Hermione, scesa carezzevolmente a lambirgli il polso in una stretta gentile, per poi scendere ulteriormente all'interno del palmo.
-Questo è stato il mio massimo.- riprese -Questo è tutto quello che ho affrontato e che è servito a mio personale beneficio, perché ora sono più forte, quindi mentirei se ti dicessi che nella tua posizione saprei cosa fare.-
Occhi negli occhi, dita intrecciate, il discorso era giunto alla fine.
-Io sarei devastata, spaventata, e arrabbiata a morte... ma sono solo ipotesi.- scosse la testa -Perché non lo saprò mai e sarebbe presuntuoso, oltre che ingiusto, condannare qualcosa che una parte di me non sarà mai in grado di comprendere a pieno.-
Lo aveva detto. Senza ripensamenti, lasciando la paura da parte e concedendosi un momento di strabiliante sincerità espressa ad alta voce, qualcosa che non sempre era scontato accadesse.
Forse era stata la vulnerabilità nel suo sguardo a spingerla verso quello che lui voleva gli fosse concesso, la stessa vulnerabilità che ora gli vedeva negli occhi pieni di sorpresa.
-Dannazione, Granger, potevi dirlo subito.-
Di slancio, le avvolse le braccia attorno al corpo, tenendola imprigionata in una stretta ferrea e dalla quale non sarebbe riuscita a liberarsi senza il suo consenso.
Una mano persa tra i ricci, le labbra fortemente premute contro una tempia, Draco si stava godendo una sensazione sino a quel momento sconosciuta.
-Allora ti avrei reso le cose troppo facili.- sorrise Hermione, godendosi quella sensazione di calore che aveva creduto non sarebbe più stata capace di accettare da lui.
In qualche modo, Draco sembrò seguire quel pensiero, capace di chiuderle la gola, solo guardandola negli occhi e percependone la paura.
-Con te le cose non lo saranno mai.- sospirò, prima di premerle le labbra con le proprie e soffocare qualsiasi altro tipo di angoscia che non erano ancora capaci di nascondersi a vicenda.
Impazienti, presi da movimenti troppo frenetici, finirono per scontrarsi contro la porta dello studio, la cui maniglia non finì conficcata nella schiena di Hermione per pura fortuna.
Non riusciva a muoversi, il corpo di Draco premuto contro il suo, e a dire il vero nemmeno ne sentiva il bisogno. Per la prima volta, restare era più allettante che scappare. Più allettante persino del buon senso.
Quando una mano dello Slytherin scivolò sotto la gonna e lungo la sua coscia, Hermione divaricò leggermente le gambe, sospirando e tremando al tempo stesso, artigliando con forza le spalle di Draco per scaricare parte di quella tensione che nulla aveva a che fare con la paura.
Incoraggiato da quell'inaspettata docilità, il biondo tornò a lambirle il ginocchio in una carezza appena accennata, portandola a piegare la gamba contro la propria vita, risalendo nuovamente verso la curva della natica. Inaspettatamente, fu Hermione a rinunciare per prima a qualsiasi forma di scrupolo, oscillando il proprio bacino contro quello di Draco con un'insistenza che avrebbe messo a dura prova qualsiasi essere umano.
-Tu, mi stai mettendo a dura prova...- sospirò Draco, premendo tutto se stesso contro quel corpo decisamente più sottile e minuto di quanto avesse mai immaginato, ricavandone un gemito che ancora non aveva mai sentito.
Che non aveva mai sentito, per il semplice motivo che non proveniva da Hermione.
-Ma cosa...?-
-... chi diavolo è?- si domandò Draco, molto più incline a lanciare uno schiantesimo che preso da vera curiosità.
Le voci ovattate che provenivano da dietro la porta erano troppo confuse per essere identificate chiaramente, ma era certo che appartenessero a un qualche paziente dell'infermeria.
-Tutti i letti sono occupati, qualcuno si sarà svegliato.- bisbigliò Hermione, rassettandosi i vestiti in modo comicamente ossessivo.
-Cosa?- rispose al suo sguardo divertito -Potrebbero bussare in cerca di Mirie.-
-E perché dovremmo aprire?-
-Draco! E' un infermeria, potrebbe trattarsi di un'emergenza!-
-E sarebbe una tragedia, immagino...-
Un colpo sul braccio fu sufficiente a farlo desistere, ma non allontanare.
Fronte contro fronte, entrambi cercavano di riprendere fiato e quietare quella smania di toccarsi che avevano alimentato attimo dopo attimo.
-Ti raccomanderei di non farti vedere, se non sapessi che voi Gryffindor avete abilità superiori alla media nel passare inosservati... quando volete.-
Hermione, dal canto suo, fece elegantemente finta di nulla, intimandogli il silenzio con un dito davanti alla bocca e uno sguardo cospiratorio che ebbe il potere di farlo quasi sorridere, non appena lei gli voltò le spalle per socchiudere la porta.
I sussurri che poco prima potevano solo sentire confusamente attraverso la porta, ora erano decisamente più chiari e vicini, identificando le due fonti come una coppia di studenti appartata nel letto più lontano dagli altri e al tempo stesso più vicino allo studio di Mirie, separato dal resto dei degenti da una tenda spessa e scura, cui sarebbe stato difficile vedere attraverso anche in caso di un lume acceso.
Tuttavia, dalla loro posizione riparata, Draco e Hermione potevano vantare una vista privilegiata sull'appuntamento notturno di Isbel e Alexander.
-Interessante...- sussurrò lo Slytherin, facendosi indietro per qualche attimo, spegnendo qualsiasi fonte di luce all'interno della stanza in modo da poter aprire maggiormente la porta.
Hermione avrebbe voluto dirgli qualcosa, evidenziare quanto fosse sbagliato spiare il prossimo, sorte a cui sarebbero potuti andare incontro anche loro molto presto, ma lui non sentì ragione, premendole un dito contro le labbra e poggiandosi contro la sua schiena con delicatezza.
-Questa pozione è disgustosa...- si lamentò Isbel, il naso arricciato e la bocca piegata in una smorfia di fronte al vapore di quello che doveva essere un rimedio preparato direttamente dalle mani di Mirie.
-Tutte le pozioni lo sono.- rise Alexander, seduto sul bordo del letto. -La prossima volta imparerai a non farti schiantare e a correre quando te lo dico.-
Ora, Hermione era più che certa che la tenda fosse incantata, in quanto i due ragazzi avevano la libertà di esprimersi in modo palesemente rilassato, anche se l'ultima menzione di Alexander, che loro potevano vedere solo di spalle, era chiaramente intrisa di rimprovero.
-L'incantesimo mi ha colpita di striscio, non sono stata davvero schiantata.-
-Non m'importa. Quando ti dico di correre, tu corri.- scandì lapidario. -Quelli erano dannati Mangiamorte.-
-Davvero?- chiese Siebel innocente, muovendo la testa di lato preda di un orribile dubbio -Dal tono agitato della tua voce credevo fosse tuo padre.-
La frase venne chiusa da un sorriso angelico, ben lontano da ciò che implicavano le parole di accusa che gli aveva rivolto.
-Lui non ha mai lasciato Grimlore.- rispose piano Alexander.
-Quindi deduco sia per questo che mi hai spinta ad uscire con le ragazze.- annuì calma Siebel, bevendo un sorso abbondante di quella pozione disgustosa, fino a posarne la tazza vuota sul tavolino accanto al letto, illuminato da una piccola candela dalla luce fioca. E allora Hermione riuscì a vedere il suo volto serio e imperturbabile, di chi non voleva davvero esternare un'emozione troppo dolorosa.
Per un attimo, la Gryffindor si chiese se anche lei, un giorno, si sarebbe trovata in quella posizione.
Forse si. Anzi, quasi sicuramente si.
-Ti prego.- riprese la strega -Evita di sentirti in colpa, ho un cassetto pieno di biglietti di scuse e monili preziosi che, una volta tornata a casa, dovrò nascondere sotto qualche asse del pavimento. Perché se vuoi saperlo, il mio patrigno giudica la tua famiglia spocchiosa e altezzosa, una massa di pomposi ricconi dall'aria sempre indaffarata.-
Il volto serio del mago, ora di profilo, si aprì in un sorriso divertito. -Questo non me lo avevi mai detto.-
-E mi aveva anche raccomandato di stare ben lontana da te e i tuoi amici poco perbene, una volta arrivata a Grimlore, quindi credo di averlo completamente deluso.-
-Su tutta la linea.- concordò Alexander, porgendole un bicchiere di quello che aveva tutta l'aria di essere succo di zucca, un toccasana dopo l'ingerimento di una qualsiasi pozione.
-Quindi anche io dovrò guardarmi le spalle.- considerò lui -Dalla tua famiglia.-
-Già.-
-Allora siamo pari.-
-No davvero, Siebel e Dominique non mi ispirano particolare fiducia. Lei mi tollera appena, mentre lui è... così al di sopra di tutto!-
Alexander rise di cuore a quell'ultima affermazione, gettando indietro la testa e abbassandola di nuovo solo per poterle posare un bacio sulle labbra, in qualche modo sempre protese verso di lui.
-Siebel e Dominique non sono un problema. A loro basta che io sia felice.-
Dall'espressione stupita disegnatasi sul volto di Isbel, Hermione comprese quanto quell'ammissione fosse una novità anche per lei.
Paralizzata, la giovane strega accettò le carezze gentili del ragazzo, sino a cedergli l'ennesimo bacio di quel momento che avrebbe dovuto essere privato, per così tante ragioni che Hermione si fece indietro sempre di più, sino a tentare di spingere Draco all'interno della stanza in cui sarebbero dovuti rimanere.
-Questo è decisamente sbagliato è imbarazzante.- sussurrò lei.
-Puritana.- le rispose Malfoy, sogghignando -Dovrò lavorarci su.-
E, dopotutto, l'atmosfera sembrava giusta.
La segretezza e l'oscurità di un'infermeria dormiente erano pericolosamente allettanti, se la situazione fosse rimasta tale. Ma l'idillio finì nell'istante in cui la porta principale si aprì e le torce si accesero in una potente fiammata, illuminando il cammino a Mirie e alcuni membri del consiglio, tra cui il padre di Alexander, Harland Reinolds, e Antoine Lambert.
-Liberate i letti!- urlò Mirie -Subito!-
Man mano, gli studenti si svegliarono in preda alla paura e allo smarrimento dei primi attimi di veglia, insicuri su cosa stesse accadendo ma comunque già pronti a scendere dai letti e posare i piedi sul pavimento freddo.
-Seguite i professori e i vostri responsabili, verrete ricondotti nei vostri dormitori. Immediatamente!-
Alcuni studenti si mossero subito in direzione dell'uscita, chiedendo spiegazioni a insegnanti poco inclini a dilungarsi in parole inutili, mentre i più grandi parlottavano sommessamente con i responsabili del proprio anno.
Margaret era tra loro, intenta alla conta dei suoi, un compito che interruppe non appena vide Hermione nel fondo della stanza.
-Hermione! Malfoy!- sventolando una mano in modo piuttosto pericoloso, la strega si fece avanti a forza di spintoni, fino a raggiungerli con un leggero affanno.
-E' incredibile!- si lamentò -Dobbiamo riportare gli studenti nei dormitori e lasciare libera l'infermeria per ospitare i maghi che ci sono venuti in soccorso, e non c'è nulla di sbagliato in questo, ma all'interno dei dormitori è il caos, nessuno vuole dormire e tutti si divertono a urlare ai quattro venti le loro ipotesi, totalmente sbagliate, su quanto successo. Vorrei poterli schiantare tutti!-
Che la ragazza fosse sull'orlo di un crollo nervoso, era evidente.
-Grazie a Merlino ti ho trovata!-
Audrey sbucò fuori dalla folla in movimento, guardando perplessa Harland Reinolds farsi largo verso di loro.
-Devi tornare nei dormitori, un gruppetto di ragazzini del secondo anno si è introdotto nei dormitori femminili.-
-Quelli del secondo anno non sono di mia competenza.-
-Da ora lo sono, non riesco a trovare chi dovrebbe occuparsene.-
Si, Hermione non poteva che sentirsi sempre più solidale.
-E voi due.- intimò Margaret a Isbel e Alexander, sconcertati e più seccati dalla situazione -Vedete di inventarvi una scusa. Reinolds Senior è nei paraggi in cerca del suo pargolo.-
Il volto di Alexander era una maschera di collera, divisa tra l'incredibile sfortuna del momento, la presenza totalmente inopportuna del padre, la consapevolezza che quasi tutte le persone che sapevano di loro erano presenti, e la particolare certezza di essere stato spiato. Di nuovo.
-Vengo con voi.- si offrì subito Isbel, divisa tra il volere di aiutare e quello di non peggiorare l'umore di Alexander.
-Non esiste.- la fermò lui, una mano posata sulla spalla.
-Saremmo noi a dovercene andare.- concluse lapidario, Draco, già incredibilmente esausto a causa di quel sovraffollamento di umanità.
-Non potete.-
Ethan Carlisle e i suoi amici avevano scelto un momento a dir poco infelice per farsi vivi.
-Prego?-
Hermione dovette posargli una mano sul braccio, tanto per essere pronta a trattenerlo in caso di un moto violento.
-Severus Piton ci ha mandato ad avvertirvi.- spiegò Leonard, non particolarmente entusiasta di essere usato come fattorino -Dovete rimanere qui, nell'ufficio di Mirie, e aspettare istruzioni inerenti la vostra partenza.-
-Grazie a Merlino.- sospirò Draco, liberandosi di tutta la tensione che ancora aveva in corpo. - Tra quanto arriveranno?-
-Non lo sappiamo.- scrollò le spalle Nathan, un occhio sempre posato su Audrey, come se in realtà avesse un disturbo della vista. -Non prima dell'alba, sicuro.-
-Non manca molto.- constatò Margaret, controllando l'orologio.
Il momento divenne improvvisamente pesante, intriso di qualcosa che per le ragazze era definibile come profonda tristezza.
-Allora dovremmo salutarci ora.-
-Non sarai triste, Granger?-
-Al contrario tuo, Malfoy, sono riuscita a farmi degli amici.-
-Okay, ora basta.- alzò le mani Ethan -Non ho nessuna intenzione di assistere a sciocchi addii strappalacrime, quindi, per quanto mi riguarda, ci salutiamo qui.-
Tipico.
Anche Leonard e Nathan condivisero il saluto, scambiando sguardi vagamente minacciosi con Draco, che in realtà potevano essere catalogati come un saluto stoico e tipicamente maschile.
Alexander, dal canto suo, raggiunse suo padre prima che quello si avvicinasse ulteriormente, mentre Draco si allontanò il più possibile da loro.
-Sono senza vergogna.- scosse il capo Audrey, fermandosi a guardare Hermione con espressione triste. -Quindi è ora.-
-Già.- annuì lei, presa alla sprovvista da quel moto di tristezza.
-Non era previsto che ci piacessi così tanto, soprattutto sapendo che saresti arrivata in compagnia di Malfoy.- scherzò Margaret.
-Posso capire il pregiudizio.- rise lei. -Ma voglio che sappiate che la vostra compagnia è stato quanto di meglio potessi sperare, e mi dispiace molto che le circostanze del nostro incontro siano a dir poco complicate.-
-Dopo gli avvenimenti di questi giorni, molte cose cambieranno.- l'avvertì Isbel -Quindi non escluderei una nostra visita a Hogwarts prima di quanto pensi.-
-Sarebbe magnifico.- l'assicurò Hermione -Sarei la vostra guida personale.-
-E ovviamente saresti obbligata a presentarci il famoso Harry Potter! E' vero che lo conosci?-
Hermione fu certa di aver sentito un verso davvero poco lusinghiero provenire da una testa bionda, ma assicurò alle ragazze che avrebbe provveduto alla cosa con molto piacere. E quando le parole finirono, restarono solo gli abbracci, le strette di mano e le rassicurazioni di vedersi in tempi più brevi possibili.
-Grazie.- le sussurrò Isbel, abbracciandola forte. -Per aver mantenuto tutti i miei segreti.-

-Dimmi che non stai piangendo.-
-Affatto.- sussurrò Hermione, asciugandosi gli occhi.
-Che diamine è successo alla tua fasciatura?-
Mirie era riemersa dal nugolo di studenti che l'aveva trascinata all'esterno dell'infermeria, guardando orripilata il braccio ferito di Hermione.
-Oh, accidenti. Me ne ero completamente dimenticata, non fa più male.- l'assicurò la Gryffindor, agitando il braccio.
-Lo credo bene, ma ora resta ferma, ti tolgo la fasciatura. O quello che ne è rimasto.-
In realtà non era così male, solo un po' usurata, come se in realtà l'avesse portata da qualche giorno e non qualche ora.
Seduta su una sedia, accanto a un letto vuoto, Hermione poggiava la testa sul petto di Draco, in piedi accanto a lei e intento a carezzarle i capelli, approfittando dei privilegi della solitudine.
-Non devo nemmeno chiederti se sei contento.-
-Bene, perché non mentirei per farti contenta.-
-Molto carino.-
-Molto carini, voi!- li salutò Christopher, smaterializzandosi in infermeria come se ne fosse il padrone. -Ma non lasciate che la mia presenza vi interrompa, vi prego.-
Del tutto inutile, l'incantesimo era rotto.
-Sono solo qui per aiutare.-
Fu sufficiente un gesto della bacchetta perché i letti si rifacessero all'istante e le bottiglie di pozioni vuote sparissero dai comodini, lasciando l'infermeria nuovamente in ordine, come la prima volta che Hermione l'aveva vista.
-Il tuo aiuto non è stato richiesto.- disse Mirie, ricomparendo con una bacinella e una boccetta di pozione.
-Se mi presentassi solo quando la mia presenza è richiesta, sarei ben noioso.-
-Si, ma saresti anche fuori dai piedi per la maggior parte del tempo.-
Sedendosi di fronte ad Hermione, Mirie le poggio l'avambraccio all'interno della piccola bacinella, aprendo la pozione e versandone il contenuto direttamente sulle bende, che iniziarono a liquefarsi immediatamente.
-Non sentirai nulla a contatto con la pelle.-
E così fu, non si bagnò nemmeno.
Alzando il braccio e muovendolo agevolmente, Hermione vide spuntare l'alba del nuovo giorno da ogni finestra che dava sul parco scolastico.
Era ora.
Mirie si alzò immediatamente, posandole una mano sulla spalla in modo fermo, impedendole di muoversi. -Aspettate nel mio ufficio, Severus arriverà subito.-
-E Silente?-
-Vi raggiungerà a Hogwarts.- s'intromise Christopher -Vi accompagnerò io.-
Il moto di sorpresa iniziale venne totalmente soffocato da un rumore di passi massicci e incredibilmente numerosi all'esterno dell'infermeria, annunciando l'arrivo dell'Ordine della Fenice.
Draco si tese immediatamente avvicinandosi alla porta dell'ufficio di Mirie come se fosse la sua unica fonte di salvezza, mentre al contrario, Hermione, si alzò di scatto, incurante di quanto le era stato appena detto.
La porta si aprì e i maghi entrarono.
-Tonks!-
Era stata la prima a varcare la soglia, il mantello inzaccherato di fango e un taglio profondo sullo zigomo. I capelli corti e ispidi erano di un giallo paglierino piuttosto sbiadito, ma cambiarono immediatamente in un bel rosa vivace non appena Hermione le si fece incontro per abbracciarla.
-Hermione!-
Nonostante la gioia di vederla fosse tanta, la Gryffindor considerò le sue condizioni troppo precarie per poter sopportare un abbraccio degno di questo nome, quindi si limitò a stringerle le spalle sperando di trasmetterle il calore che aveva provato nel vederla per la prima volta nel vivo della battaglia.
-Ero certa di averti vista!-
-Silente ci ha contattati questa mattina, un distaccamento doveva raggiungere l'isola per... affari urgenti.- si limitò a spiegare -Una volta saputo dell'attacco ci siamo precipitati. E' stato quel mago ad aprirci un passaggio.-
Christopher, avrebbe dovuto immaginarlo.
-Sei ferita gravemente? Nelle tue condizioni non saresti dovuta venire.-
-Sono incinta, non malata.-
E alla menzione della gravidanza, Mirie perse completamente il controllo, assegnando a Tonks la priorità assoluta.
-Tutti amici tuoi, Granger?-
Aveva raggiunto Draco, fermo sulla soglia dell'ufficio di Mirie, intento a guardarsi attorno con fare sospetto.
Atteggiamento che i membri dell'ordine ricambiavano con spassionata ovvietà, si rese conto Hermione, osservando il giovane Malfoy come una pericolosa attrattiva.
-Più o meno. Di molti non so nemmeno i nomi, ma li conosco tutti di vista.-
E loro conoscevano lei, per questo non approvavano quella nuova, inedita compagnia.
-Possiamo aspettare Piton dentro l'ufficio, se vuoi.-
Draco non ebbe nemmeno il tempo di annuire, o caricarsela sulle spalle e sbarrare la porta, perché il professore di pozioni era già nel mezzo della sala, intento a dirigersi verso di loro.
Sembrava stremato.
-Christopher, siamo pronti.-
Il richiamo attirò il mago fuori dalle ombre, di nuovo serio e pronto ad agire. O forse troppo impegnato a contenere il proprio scontento, in quanto Hermione dubitava davvero che per lui andasse bene lasciare il fianco di Mirie in una situazione simile, ma l'infermiera non batté ciglio, dedicandosi a un Auror ferito come se non esistesse altro.
-Arrivo.- rispose sconsolato. -Tutti pronti?-
Le porte dell'ufficio di Mirie si chiusero con un tonfo secco, facendo calare la stanza nell'oscurità totale, a causa della mancanza di finestre.
-Lumos.-
Piton accese le torce simultaneamente, voltandosi a guardare i ragazzi con un espressione seria che, purtroppo, per il suo volto non era nuova.
-Ci smaterializzeremo a Hogwarts con l'aiuto di Christopher.- spiegò -I vostri bagagli ci verranno riconsegnati entro stasera, mentre il preside ci raggiungerà dopo. Niente fermate intermedie, niente saluti e, soprattutto, signorina Granger, niente domande.-
La bocca le si chiuse all'istante, colma di dubbi che aveva capito le sarebbero stati parzialmente fugati solo una volta arrivati ad Hogwarts.
-Non potrei chiedere di meglio.- concordò Draco, guadagnandosi un'occhiataccia.
-Bene.- si preparò Christopher -Signori, e signora, prendetevi per mano.-
Fortunatamente, Hermione era già posizionata tra il mago e Malfoy, evitando qualsiasi contatto con Piton, impassibile di fronte a lei.
L'aveva invitata a non porre domande, ma in realtà l'unica perplessità che avrebbe potuto avanzare aveva già una risposta precisa, perché una partenza come la loro, affrettata e in sordina, non era altro che il risultato dell'attacco accaduto ormai il giorno prima.
Lei e Draco si scambiarono uno sguardo d'intesa, stringendo forte le mani, prima di sentire la famigliare e sempre fastidiosa sensazione della smaterializzazione trascinarli in un vortice confuso che, questa volta, li avrebbe riportati a casa.










NdA:
Aggiornamento in extremis prima della vigilia, talmente in ritardo che non faccio nemmeno in tempo a rispondere alle recensioni, quindi vi ringrazio qui fanciulle: CinderNella (Dominique e Siebel non li ho dimenticati, tranquilla ;), Hunterd (Una vera Gryffindor lo manderà al diavolo solo dopo averlo perdonato), Barbarak (Bentornata! Hermione ha deciso di provarci, davvero, il suo discorso è molto chiaro, ma insomma... adesso si torna a Hogwarts, e vedremo se la cosa reggerà o meno), justSay (Draco si è lasciato andare nel racconto dei racconti, e la cosa gli ha fatto guadagnare qualche punto. Furbo il ragazzo), _momoi _ (Benvenuta! Quando si tratta di avvicinarsi, quei due si prendono davvero tutto il tempo del mondo).
Mi spiace davvero per la brevità dei saluti, ma oggi la giornata è stata piena. Regali di Natale, ho detto tutto. Quando poi uno lo si rompe anche prima di aver messo un piede in casa è tragedia. Ma fa tutto parte dello stress del Natale, quindi vi auguro di passare delle feste magnifiche, mangiare un sacco, e iniziare l'anno al meglio!

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Capitolo 17
*** Hogwarts ***




XVII



Hogwarts


















“Stasera, ripensandoci,
con il cuore e lo stomaco in subbuglio,
mi dico che forse in fondo la vita umana è così:
molta disperazione,
ma con qualche istante di bellezza
dove il tempo non è più lo stesso.”
Muriel Barbery – L'eleganza del riccio










Il tempo inclemente di una normalissima domenica autunnale, aveva scatenato nuvole grigie a profusione e una leggera pioggia quasi impalpabile, perfetta per distruggere le più elaborate acconciature ma del tutto incapace di gualcire la più leggera delle stoffe.
-Inghilterra, quanto mi sei mancata!-
Christopher si nascose prontamente sotto il cappuccio di lana grezza del mantello, ormai completamente ricoperto di minuscole gocce opache.
-Certo, perché prima eravamo ai confini del mondo.-
Draco avrebbe baciato il terreno del parco di Hogwarts senza tanti complimenti, se non avesse avuto un briciolo di dignità da perdere, così si limitò a sfoderare la sua consueta supponenza da giovane rampollo di buona famiglia, ghignando alla vista del vecchio castello.
Casa.
-Signorina Granger, aumenti il passo.-
Severus Piton non era tipo da perdersi in inutili smancerie sentimentali. Per lo più, le uccideva con un semplice sguardo.
-Si, professore.-
Ma Hermione...
Le si era gonfiato il petto di emozioni alla vista del castello.
-Ti manca ancora così tanto, quel covo di maghi bastardi?-
-Malfoy, solo per questa volta farò finta di non aver sentito.-
Si erano materializzati pochi metri entro i confini della foresta proibita, uscendone subito nel più totale silenzio e discrezione, iniziando a respirare normalmente solo di fronte alla sagoma dell'imponente castello di Hogwarts.
-Magnanimità Gryffindor, immagino.-
-Uno dei nostri tanti pregi.-
Risalire il sentiero che riportava a scuola si stava facendo difficile, tra fanghiglia e la maggiore intensità della pioggia, tanto che Hermione si sentì libera di afferrare tra indice e pollice un lembo del mantello di Malfoy.
Un piccolo gesto nascosto dai loro corpi vicini e mantelli ingombranti, sufficientemente naturale da non creare imbarazzo ma dal tempismo preoccupante. In fondo, entrambi sapevano che quelli erano gli ultimi istanti in cui potevano concedersi qualcosa di simile.
Avrebbero voluto dire qualcosa, entrambi, ma per qualche motivo le parole non arrivavano alla bocca. Non volevano arrivare, a dire il vero, perché tutte quante promettevano un riferimento indesiderato al ragazzo che ancora oggi sopravviveva, giorno dopo giorno, a spese di Malfoy.
Potter.
Harry Potter e compare Weasley, ovviamente, con annessa tribù di infiniti familiari.
-Quando riusciremo a vederci di nuovo?-
Per un attimo, Draco, pensò che quella domanda fosse stata frutto della sua immaginazione.
-Quando Potter e Weasley non saranno in vista.- rispose immediatamente lo Slytherin -Mi assicurerò di spedirli in infermeria almeno un paio di volte a settimana.-
-Draco!-
Hermione tentò di mantenere l'indignazione ad un livello minimo, controllando con uno sguardo veloce che Piton e Christopher fossero troppo immersi nel loro privato conciliabolo, a diversi passi da loro.
-E i tuoi amici?-
Quella domanda lo aveva preso contropiede.
-I miei amici, cosa?-
-Non saranno un ostacolo minore dei miei.-
La mano che fino a quel momento si era aggrappata a lui, lo lasciò. Fu un movimento quasi del tutto impercettibile, eppure lo avvertì più distintamente di uno schiaffo.
Le porte di Hogwarts si erano aperte per loro e già Christopher e Piton ne erano stati risucchiati all'interno.
-La professoressa McGranitt vi aspetta nell'ufficio di Silente!-
Il messaggio di Gazza li aggredì rozzamente non appena ebbero superato la soglia scolastica, urlato nell'atrio deserto e così grande da far rimbombare la notizia diverse volte, alla faccia della discrezione.
Dal canto suo, Piton li invitò a seguirlo con un solo sguardo, ignorando totalmente la presenza di Gazza e Mrs Purr.
-Odio i gatti.- sibilò invece Christopher, guadagnandosi un'occhiata di puro disgusto dal custode che, probabilmente, stava chiedendosi chi diavolo fosse lo straniero maleducato che entrava a Hogwarts al fianco di un professore e due dei suoi studenti più odiati.

-Sorbetto al limone.-
Hermione non si sarebbe mai abituata a quella parola d'ordine, e il fatto che fosse proprio Piton a pronunciarla non faceva che rendere quel momento ancora più bizzarro.
Per un attimo, le sembrò che una folata di vento e sussurri soffocati le passasse accanto, lasciandola a lisciarsi la gonna della divisa e a guardarsi attorno curiosa, trovando solo le famigliari fattezze dell'interno di Hogwarts.
-Allora, mezzosangue, vuoi un invito per salire?-
La voce sferzante di Draco la colpì a tradimento, risvegliandola dai suoi pensieri nel peggior modo possibile. Quell'inflessione disgustata e petulante, era quella che era solito riservarle dal primo anno, ogni giorno di ogni settimana, prima di...
-Ma cosa...-
-Muoviti!-
Lo sguardo duro che le rivolse la riportò indietro nel tempo, lasciandola sempre più inebetita e confusa.
-Ti ha punto una tarantola?-
Non le rispose nemmeno, limitandosi a superarla senza guardarla davvero, gli occhi fissi davanti a sé e nessuna intenzione di parlarle.
Solo una volta saliti i primi gradini, Hermione si rese conto che Piton e Christopher erano già entrati nell'ufficio di Silente. Un'onda di sollievo la invase all'istante, perché per qualche motivo non avrebbe mai voluto che qualcuno vedesse quanto accaduto.
-Dannazione!-
Si sbilanciò davanti ai suoi occhi, Draco, andando a sbattere pesantemente contro il muro in un tonfo sordo che urlava dolore, lasciandolo chino su se stesso e un lato della testa dolorante.
Tutto era accaduto troppo velocemente e in modo strano. Sospetto. Come se qualcuno lo avesse spinto...
-Ma come...-
-Sta indietro.-
La fermò sul posto una volta di più, allungando un braccio e aprendo il palmo della mano.
-Sto bene.-
Si rimise in piedi e proseguì a passi decisi, nonostante Hermione potesse chiaramente percepire quanto fosse in tensione.
-Okay...- sussurrò lei, guardandosi attorno circospetta, raggiungendo Malfoy all'interno dell'ufficio di Silente.
Se non avesse temuto di sembrare pazza, avrebbe semplicemente iniziato a muovere scoordinatamente la braccia nello spazio attorno a sé. Ma presentarsi a quel modo davanti a Minerva McGranitt, non era davvero una buona idea.
-Signorina Granger, ben arrivata.-
La punta di sollievo che Hermione percepì in quella frase la lusingò.
Minerva McGranitt stava in piedi, sguardo marziale e mento alto, dietro la scrivania di Silente. Impeccabile.
-Grazie, Professoressa.-
Christopher stava seduto sulla sedia che era solita ospitare Harry, o qualsiasi altro studente si fosse mai messo nei guai tanto da meritare quell'onore, mentre Piton si era avvicinato alla McGranitt dietro la scrivania del Preside, prendendo una posizione decisamente più dominante... almeno, più di Malfoy, che rimaneva ostinatamente in piedi in un angolo della scena.
Qualcosa lo disturbava oltre ogni limite e soltanto la presenza della “vecchia corva” lo teneva bloccato in quell'ufficio che, lui, non aveva mai amato particolarmente.
-Sedetevi.- li invitò la McGranitt -Tutti quanti.-
O forse no, non era un invito.
Riluttante, lo Slytherin si sedette all'estremità opposta della stanza, lasciando Hermione a occupare il posto centrale, esattamente di fronte alla professoressa.
Nulla di nuovo per lei.
-Innanzi tutto, non posso che dirmi sollevata del vostro ritorno.- iniziò la Capocasa Gryffindor -Il Pofessor Piton mi ha tenuta minuziosamente informata, inviandomi resoconti giornalieri molto dettagliati sull'andamento delle cose a Grimlore.-
Hermione poté distintamente sentire un formicolio di disagio partire dalla propria testa e irradiarsi lungo tutto il corpo.
-Il Preside Silente tornerà quanto prima a Hogwarts, nel frattempo... qualsiasi iniziativa tra i nostri istituti è sospesa.-
Il tono della professoressa era intriso di vero rammarico, mentre qualcosa di totalmente opposto poteva notarsi sul volto di Draco.
Trionfo, sollievo e rivincita insieme.
-Be', credo ci siano cose più importanti in ballo, ora...- azzardò Hermione, ancora frastornata dagli eventi.
-Proprio così, signorina Granger.-
Il silenzio che seguì quella conferma fu pieno di disagio perché, effettivamente, nessuno osava proseguire il discorso. Persino la professoressa McGranitt sembrava vagamente presa in contropiede.
-Potete andare.- intervenne Piton, glaciale e privo di qualsiasi forma di tatto. -Gazza vi riaccompagnerà nei rispettivi dormitori. Parlerete con il preside non appena sarà tornato.-
Draco non se lo fece ripetere due volte. Hermione lo vide alzarsi come catapultato in piedi da una molla.
-Un momento...- tentò di opporsi la Gryffindor, non sapendo con precisione a cosa o chi appellarsi in quella situazione.
-Sono certa che avrai molte domande, signorina Granger, ma sarà opportuno tu aspetti il Preside.- la invitò la McGranitt. -Ho voluto vedervi unicamente per sincerarmi delle vostre condizioni.-
Persino alle orecchie della stessa professoressa quella frase doveva sembrare poco credibile.
-Obbedite.- intimò loro Christopher -Dopo mi aspetto un giro turistico del posto.-
E di fronte a quell'allettante prospettiva, Hermione cedette.
Venire indirettamente rimproverata da quell'uomo era qualcosa che non avrebbe voluto aggiungere al suo curriculum di cose da dimenticare, inoltre le bastò guardare Draco per capire che si erano già trattenuti più di quanto lui avesse gradito.
Lo raggiunse in silenzio, apparentemente affatto turbata da quel congedo inspiegabile, aspettandosi di vederlo sfondare la porta con un calcio e uscirne correndo. Ma un Malfoy aveva classe, un Malfoy non scappava correndo.
Un Malfoy faceva della propria fuga un momento di normale quotidianità, camminando rilassato e aprendo la porta con grazia... solo per vederla fermarsi bruscamente contro il nulla e riceverla ad appena un centimetro dal volto, costringendo il ragazzo ad arrestarsi a occhi sgranati e la Gryffindor a sbattergli contro la schiena.
-Accidenti, Malfoy, non sai nemmeno aprire una porta?-
Anche lei si era calata perfettamente nella parte.



***




Gli occhi le si chiudevano senza che potesse davvero controllarli, rendendo il letto un dolce miraggio molto più che allettante. Ed era lì, a pochi passi da lei, pronto per essere utilizzato... eppure non poteva, non voleva cedere al suo bisogno di riposo.
Seduta in poltrona, Hermione, attendeva che Harry e Ron si precipitassero da lei per informarla di quanto scoperto nell'ufficio di Silente.
Draco che inciampava, spinto da una mano invisibile che lo aveva fatto brutalmente vacillare, la sensazione che qualcuno le passasse accanto, smuovendole le pieghe del mantello, e il tonfo della porta sul nulla.
Nessuno se n'era accorto, tranne lei e lo Slytherin.
Merlino, il suo sguardo avrebbe potuto uccidere.
Gazza li aveva riaccompagnati ai rispettivi dormitori senza smettere un solo, infinito, secondo di parlare.
Aveva farneticato senza sosta di punizioni corporali e inauditi privilegi concessi agli studenti più anziani, mentre lei tentava di catturare lo sguardo di Malfoy, del tutto inutilmente.
La sua espressione si era fatta di pietra e non aveva vacillato nemmeno per un secondo.
Una volta sulla strada del suo dormitorio, era sparito senza una parola, lasciandola proseguire con Gazza e Mrs. Purr fino alla torre Gryffindor.
Indubbiamente, un ritorno con i fiocchi.
A riportarla alla realtà furono una carrellata di tonfi soffocati che avvertì distintamente dietro la porta, sempre più vicini quanto incomprensibili.
Eccoli.
La porta si aprì di scatto, apparentemente spalancata dal vento, e si richiuse altrettanto seccamente sul nulla.
Ma quelle voci, le loro voci, erano inconfondibili.
Il mantello dell'invisibilità si ripiegò malamente sul braccio di Harry, lasciando lui e Ron allo scoperto nel bel mezzo della sua stanza.
-Hermione!-
L'abbracciarono prima che potesse infuriarsi come avrebbe dovuto, annientando qualsiasi forma di rimprovero le fosse mai venuta alla mente.

La montatura degli occhiali di Harry le premeva su una guancia, mentre il mento di Ron le poggiava direttamente in fronte, entrambi troppo occupati a stringerla tra di loro che a pensare ad agire con comune delicatezza.
-Abbiamo saputo dell'attacco, stai bene?-
-C'entra Malfoy, non è vero?-
-Piton pensa di no, ma...-
-Oh andiamo, Harry, la sua opinione non conta davvero!-
Ora Ron la teneva per le spalle, scrutandola a occhi spalancati, in cerca di qualche segno o ferita per cui l'unico a pagare sarebbe stato Malfoy.
-Io sto bene.- li assicurò Hermione, aggiustando la cravatta di Ron in un nodo serio e come da regolamento -Ma a questo punto credo che ne sappiate più di me.-
-Più o meno.- annuì Harry, lasciando che la ragazza gli sistemasse gli occhiali dritti sul naso.
-Deduco che nell'ufficio del preside si siano dette cose interessanti.-
-Sapevo che ti eri accorta di noi.- sogghignò il rosso, allentandosi la cravatta a disagio. -A proposito, chi è quel tizio?-
E Hermione ripiombò seduta in poltrona, prevedendo uno scambio di informazioni a cui avrebbe dovuto dedicare la massima attenzione.
Iniziò a parlare, a raccontare dal principio quanto accaduto, omettendo l'ovvio e sentendosi sempre più bugiarda ad ogni parola non detta.
Tutto sommato, le veniva facile mentire. Ed era anche peggio.
-Un falsario di manufatti magici!?-
Ron aveva recepito solo quello.
-Sai da quanto tempo non se ne trova uno? Quelli bravi sono molto rari, il ministero non mette mano su uno di loro da secoli. Sarebbe un vero colpaccio per la carriera di un Auror!-
-Non pensarci nemmeno, Ron!- lo ammonì lei, incerta su quali fossero i suoi pensieri ma ben sicura che stroncarli sul nascere fosse comunque una buona idea.
-A cosa?- si discolpò il rosso, seduto a terra accanto al letto -Non ho pensato a nulla!-
E Hermione pensò che a quella frase, Draco non avrebbe potuto che credere.
-Ne siamo sollevati, Ron.- intervenne Harry, seduto accanto al suo fido compare -Ma ci sono cose più importanti di cui parlare.-
-Cosa si sono detti Piton e la McGranitt?-
Una parte di lei, era sempre e comunque in tensione.
Piton li aveva visti. Aveva notato... qualcosa.
Se si fosse lasciato sfuggire un apprezzamento criptico ed insinuante...
-A quanto pare, l'Ordine era atteso a Grimlore. Tonks e gli altri dovevano prelevare qualcosa, dei manufatti credo, e riportarli qui.- spiegò Harry -Per entrate a Blackwood hanno creato un varco all'interno della barriera che protegge l'isola, ed è da quello che sono passati i Mangiamorte.-
-La barriera si era ripristinata, dopo il passaggio dei nostri.- precisò Ron -Ma il punto era coperto più debolmente.-
-Come hanno fatto i Mangiamorte ad arrivare a Blackwood in quell'esatto momento? Pensate che stessero seguendo l'Ordine?-
I piani dell'Ordine della Fenice erano sempre e comunque tenuti sotto il massimo riserbo, un evento simile non era mai capitato.
-Nessuno ha idea di come i Mangiamorte siano venuti a conoscenza della cosa.- rispose mesto, Ron.
-E' vero che hanno lanciato incantesimi anche contro Malfoy?-
-Non erano diretti specificatamente contro di lui, ma di certo non tenevano conto della sua presenza.-
-Incredibile.- scosse la testa -Il figlio di Lucius Malfoy quasi ucciso dal fuoco amico.-
-Anche questo non ha senso.- concordò Harry. -E nemmeno Piton si spiega la cosa, ma ha tutte le intenzioni di fare luce sulla faccenda.-
-Figurarsi.- sbottò il rosso -Malfoy è il suo pupillo.-
-Sapete nulla di Silente?- cambiò argomento Hermione, cercando di approfondire il discorso e passare oltre l'ostacolo dell'ingombrante Slytherin biondo.
A quella domanda, Harry si fece scuro in volto, assumendo una posa rigida e stringendo le mani a pugno sino a farsi sbiancare le nocche.
Solo una volta, Hermione lo aveva visto in quello stato. Prima di correre a salvare Sirius, che loro credevano in pericolo... e dopo, era stato anche peggio.
-Che cosa si sono detti, Piton e la McGranitt?-
-Silente sarebbe già dovuto essere tornato.- disse Ron, parlando piano e fissando, quasi in trance, il tappeto su cui erano seduti -Doveva raggiungervi entro dieci minuti e parlare con te e Malfoy di qualcosa, in seguito riunire l'Ordine e organizzare la prossima mossa.-
-Non hanno idea di cosa possa averlo trattenuto.- scosse la testa Harry, cercando di comprendere la situazione -I Mangiamorte erano imprigionati, vero?-
-Si.- annuì Hermione -Non li ho visti, ma comunque possiamo fidarci di Tonks e gli altri.-
-E degli abitanti dell'isola?- incalzò Ron, alzandosi in piedi per sgranchirsi le gambe e poggiandosi contro una colonna del letto, in una posa da gran signore in vena di chiacchierare e polemizzare -Quel tipo, il falsario, ha ipotizzato che qualcuno li abbia informati dall'interno.-
-Possibile, ma non possiamo esserne certi...-
-Voleva vedermi.- li interruppe Harry, gettando la testa all'indietro, osservando il soffitto con sguardo assente.
-Di cosa parli?- chiese Hermione.
-Silente.- specificò l'amico -Mi ha fatto avvertire tramite Lupin.-
-Quando?- cadde dalle nuvole Ron.
-Ieri sera, Remus mi ha mandato un gufo. Diceva che una volta tornato, Silente avrebbe voluto vedermi.-
-Tutto qui?-
-Già.- annuì lui -Credo che sia sempre rimasto in contatto con quelli dell'Ordine, in qualche modo. Immagino non potesse spedirmi un gufo da Grimlore.-
-E' vero.- concordò Ron -Nemmeno Hermione c'é riuscita. Giusto?-
Una fitta, l'ennesima, le strinse lo stomaco, ben consapevole che spedire gufi non le era nemmeno passato per la testa. E poco importava se avevano davvero rischiato la vita, perché il ricordo più vivo di quella settimana, era il tempo trascorso con Malfoy.



***




-Draco ha qualcosa di diverso.-
La sala comune Slytherin era deserta.
Come di consueto, nei week-end, l'intera studentesca si muoveva verso Hogsmade, in un'ondata di spensieratezza e voglia di divertirsi che mutavano radicalmente l'aspetto del villaggio.
-Cosa?-
-Qualcosa.-
Sfortunatamente, per la quiete del castello, non tutti condividevano quella voglia di marciare allegramente all'aria aperta.
-Interessante.-
-Dico davvero, Blaise.-
-Anche io, Theodore.-
Alcuni studenti tendevano a distinguersi dalla massa, persino dai loro simili, pur di racimolare ore preziose di solitudine e ozio di qualità, passato a farsi servire da elfi domestici terrorizzati e in totale libertà da lamentele femminili.
-Piantatela.-
L'elfo domestico che stava servendo padron Malfoy tremò visibilmente, tanto da esibirsi in un inchino profondo, prima di servire una coppa gelata di succo di zucca e svanire nel nulla.
-E quello era l'ultimo...- considerò Theodore, contando con un movimento del dito il quinto elfo scomparso. Seduto in poltrona, non aveva nemmeno volto lo sguardo dal suo libro, tanto era abituato ai malumori dell'amico.
-Grazie, Draco, ora dovrò servirmi da solo.-
Blaise Zabini non sarebbe mai stato favorevole all'abolizione della servitù.
Sdraiato davanti al camino, lo Slytherin contemplava un bicchiere vuoto dall'odore intenso e dolciastro, rimuginando su cose che al mondo non era dato sapere. Per fortuna.
-Sollevare un bicchiere sarà di certo il lavoro più pesante che hai mai fatto nella vita.-
La replica era arrivata dopo un lungo momento di silenzio, molto più pacata del previsto e affatto sarcastica. Tutti segni, inequivocabili, di una grave malattia.
Draco Malfoy era seriamente preoccupato per qualcosa.
Sdraiato su un divano della sala comune, il biondo osservava il soffitto con sguardo cupo, completamente estraneo a quanto lo circondava.
La mobilia Slytherin era certamente di classe, ricercata e affatto sobria, ma in quel preciso istante regnava l'anarchia del gusto e di qualsiasi tipo d'ordine.
Api frizzole e gelatine tutti i gusti più uno giacevano sparse a terra, mischiate e schiacciate, perfetto contorno per bicchieri e bottiglie vuote, posacenere spaccati contro il muro e caduti a terra in pezzi, o a più comuni vassoi d'argento colmi delle più ricercate leccornie magiche preferite da Draco.
Un dono di sua madre che, molto teneramente, aveva continuato a spedire al figlio ogni genere di conforto anche durante la sua assenza da Hogwarts.
Dolci.
Buste, confezioni, casse, valanghe... di dolci.
Non una lettera, o uno straccio di cenciosa pergamena.
-Possiamo parlarne?-
Theodore lasciò cadere il libro a terra, accanto ai suoi piedi, focalizzando la sua attenzione sul compagno.
Far parlare Draco Malfoy era un qualcosa di decisamente problematico, in quanto il diretto interessato avrebbe quasi preferito stringere la mano a un Weasley.
-Ti conviene approfittare dell'assenza di Daphne e Pansy, possono diventare piuttosto persuasive. Lo sai.-
Persino Blaise si mise a disposizione dell'amico, alzandosi e facendosi spazio sul divano a forza di spinte assai poco delicate, ripetute fino a quando l'amico non fu decentemente seduto come un comunissimo mago di buona creanza.
-Sapete già tutto quello che c'è da sapere.- scrollò le spalle il biondo, evidentemente di pessimo umore -I Mangiamorte hanno attaccato, siamo scappati e l'intero progetto dello scambio studentesco è saltato.-
-Grazie a Merlino.- sospirò Blaise -Ritrovarsi i Lambert dietro la porta di casa sarebbe stato qualcosa di troppo noioso da sopportare.-
-La ragazza ti ha davvero mandato in infermeria?- chiese Theodore, che delle spiegazioni di Draco ricordava solo la parte migliore.
-Ero distratto. Tutto qui.-
Siebel Lambert e il suo dannato complesso da povera vittima di un mondo crudele...
L'avrebbe certamente schiantata, se fossero stati entrambi soli.
-E la Granger?-
-La Granger, cosa?-
-E' stata la solita... Gryffindor?-
Involontariamente, Draco strinse il palmo della mano conficcandovi dentro le unghie, a seguito di una viva riminiscenza di quanto poco Gryffindor fosse stata in alcune situazioni.
Il ricordo era talmente vivido da stordirlo.
-Ho capito.- sospirò Blaise -Deve essere stata peggio del solito.-
E Draco si ritrovò ad annuire assieme ai suoi compagni, avvalorando teorie di certo più realistiche della realtà.
-Ha fatto amicizia con chiunque.- rincarò la dose, afferrando la coppa di succo di zucca al posto di quella contenente whiskey incendiario solo perché se dopo l'avesse vista, sarebbe dovuto essere sobrio.
-Prevedibile.- annuì Theodore -I Gryffindor socializzano con una facilità allarmante.-
-Persino con la ragazza mezzosangue di Alexander Reinolds.-
-Il rampollo ha una ragazza Mezzosangue?- sbalordì Blaise -E' impazzito? Suo padre lo ucciderà.-
-Mezza veela.- precisò il biondo.
-Un pazzo intelligente.- rise Theodore.
-Un idiota fastidioso.- rimuginò Draco, lasciando che una cappa di silenziosa tranquillità s'insinuasse tra loro.
Quella mattina si era presentato in dormitorio come se nulla fosse, lasciando a bocca aperta gli studenti più mattinieri, impazienti di raggiungere Hogsmade per il resto della giornata.
Nessuno avrebbe osato fermarlo per chiedergli spiegazioni, nemmeno Pansy e Daphne.
Le ragazze lo conoscevano abbastanza da aver ripulito la sala comune da qualsiasi faccia umana, cacciando repentinamente ogni studente la cui presenza fosse inopportuna. Poi erano sparite, dirette al villaggio senza i fedeli compagni.
E a quel punto la palla era passata nelle mani di Theodore e Blaise, i quali avevano aspettato con stoica pazienza i tempi di reazione di Draco.
Il racconto di quella settimana, per lui infernale, era stato inframezzato da silenzi riempiti di ovvietà e goliardia momentanea, giusto per stemperare la tensione e riprendere in mano il controllo della situazione.
Non era strano, per loro, comportarsi a quel modo.
Dopo anni di confessioni e problematiche familiari che pochi maghi potevano vantarsi di aver superato, la loro tecnica era collaudata.
-Non avete sentito i vostri genitori?-
-Credo che mio padre mi abbia salutato una settimana prima del mio ritorno a Hogwarts.- considerò Theodore -Ma potrei sbagliarmi.-
I Nott erano, se possibile, più stoici e ingessati dei Malfoy.
-Mia madre scrive solo futilità nelle sue lettere.- sbuffò Blaise -Se è successo qualcosa di grosso ai piani alti, non lo verremo a sapere da loro e, certamente, non tramite lettera.-
Draco lo sapeva, era perfettamente al corrente che determinati particolari delle loro vite potevano essere riportati solo a voce e in luoghi sicuri, ma quei giorni erano stati così surreali che, una lettera chiarificatrice dei suoi genitori, non sarebbe stata la cosa più strana e incredibile successagli.
-Non importa.- si alzò Draco, afferrando la bacchetta e posizionandola comodamente in una tasca posteriore -Non serve un indovino per capire che i Malfoy devono aver fatto infuriare qualcuno.-



I corridoi di Hogwarts erano un ottimo rifugio quando si voleva sparire tra la folla. Almeno, in condizioni normali... ma quando due terzi della studentesca sparivano a Hogsmade, la cosa diventava impossibile e ogni angolo del castello era scoperto.
Draco aveva perso il conto del numero di ragazzini che, vedendolo, avevano squittio alla stregua di una massa di topi, chiedendosi ingenuamente e a voce decisamente troppo alta, il motivo dell'assenza di Silente da Hogwarts.
A quanto pareva, la cosa era diventata di dominio pubblico già dall'ora di pranzo e lui poteva darsi solo una dannata spiegazione.
Gryffindor.
-Credevo saremmo rimasti barricati a Slytherin almeno per il prossimo mese.-
-O anno.-
Theodore e Blaise lo avevano seguito fino in Sala Grande, dove gli occhietti curiosi di qualsiasi bamboccio del primo e del secondo anno si erano posati su di lui.
In assenza di Hermione Granger a dividere gli onori, lui poteva bearsi dell'intera popolarità.
-Credevo avremmo pranzato a Slytherin fino alla fine dell'anno.- rincarò la dose, Blaise, guardandosi attorno svogliato.
-Certo che no, Daphne non potrebbe sfoggiarti a ogni passo che percorre in questa scuola.-
Blaise e Daphne erano belli. Non belle persone, certo, ma la classica coppia che ci si volta a guardare per strada,  e questo, la strega, lo sapeva bene.
-Fa' attenzione.- sorrise Blaise -Nella loro famiglia il culto per la bellezza è ereditario.-
E a quel punto Theodore non osò replicare, limitandosi a seppellire di nuovo il naso nel libro.
Draco trovava la cosa estenuante, perché non faceva che portargli alla mente qualcuno che ancora non aveva avuto la decenza di farsi vedere.
Almeno, fino a quel momento.
Hey, è Hermione Granger!
Il sussurro si sparse per la sala alla velocità della luce.
Con Harry Potter e Ron Weasley!
E come sarebbe potuto essere altrimenti?
Due grandi giocatori di Quidditch!
E ne ebbe abbastanza.
-Cosa stai leggendo, Theodore?-
La guardava con la coda dell'occhio, circondata da sguardi curiosi e sempre protetta dai due idioti, più piattola Weasley che, a quanto pareva, non aveva avuto la decenza di seguire il resto del branco a Hogsmade.
-Storia della tortura.-
-Affascinante.- rispose meccanicamente il biondo, troppo impegnato a fare finta di nulla.-
-Maniacale.- precisò Blaise, sbirciando le pagine ingiallite del vecchio tomo.
Era certo di averla vista guardare nella sua direzione.
Un momento durato un battito di ciglia, ma perfettamente percebile.
-Se vuoi te lo presto.-
L'importante era rimanere apparentemente distaccati.
Attirare l'attenzione non sarebbe stato saggio.
-No, grazie.-
-Allora rimani ignorante.-
-Era la mia precisa intenzione.-
Il brusio degli studenti conobbe un nuovo picco, all'entrata di un mago sconosciuto in Sala Grande, e Dracò sbiancò sulla sedia.
Christopher stava facendo comicamente roteare al suo fianco un bastone da passeggio molto meglio di quanto avrebbe potuto fare una majorette, guardandosi attorno meravigliato e vagamente compiaciuto, alla ricerca di qualcuno.
Quando i suoi occhi li trovarono, il boato che gli uscì di bocca li richiamò all'ordine in modo quanto mai imbarazzante, invitandoli ad uscire dalla sala e seguirlo.
Sarebbe stato vitale, non attirare l'attenzione.
Lo sguardo che gli lanciò Hermione fu di genuina preoccupazione, in quanto entrambi condividevano ormai lo stesso identico sospetto.
Forse, se Merlino aveva voluto graziarli con un briciolo di fortuna, Silente era tornato.




















NdA:
Okay, tre mesi sono un'infinità, mi rendo conto che sono praticamente le vacanze estive di uno studente, ma prima non ce l'ho davvero fatta.
Diciamo che l'anno è iniziato, se non bene, normale... ma siccome un anno non dura un mese, le rotture sono arrivate. Ma tra alti e bassi, il capitolo è postato e, sicuramente, ci rivedremo entro tempi umanamente accettabili.
Un abbraccio ragazze!

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Capitolo 18
*** Tradimento ***



XVIII



Tradimento



















“Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile.
Ma arrabbiarsi con la persona giusta,
e nel grado giusto, ed al momento giusto,
e per lo scopo giusto, e nel modo giusto:
questo non è nelle possibilità di chiunque
e non è facile.”
-Aristotele-










-Urlare a quel modo in sala grande... devi essere totalmente impazzito!-
-Non potevi mandarci un dannato gufo?-
-Ancora non capisco quale sia il problema.-
Christopher non capiva un sacco di cose, a detta di Hermione, ma quella volta aveva superato se stesso.
Il leggero mormorio della sala si era totalmente congelato dopo il richiamo del mago, in modo che anche il più inetto dei presenti potesse gustarsi l'uscita di scena di Hermione Granger e Draco Malfoy.
Semplicemente perfetto.
-Il problema, è che a noi non piace attirare l'attenzione.- rispose Hermione, ben consapevole dello sguardo di Malfoy puntato su di lei.
Come fiera esponente della casa Gryffindor, quel proposito non le era mai davvero riuscito.
-Davvero? E perché?-
-Perché sei un tipo strano e non vogliamo essere visti con te.-
Tipica delicatezza Slytherin.
-Oh. Credevo fosse a causa della vostra tresca.-
Quantomeno, Christopher ebbe la decenza di sussurrare quella rivelazione in tono controllato, senza sbandierarla tra le mura del corridoio alla stregua di un rimbombo scomodo per cui sarebbe stato richiesto un potente incantesimo di memoria.
-Che ti prende, cucciolo Malfoy? Vuoi eliminarmi?-
L'espressione tesa di Draco dava quell'esatta intenzione.
La mano tesa verso la bacchetta suggeriva un'intenzione violenta e il più subdola possibile, degna di uno Slytherin appena gettato allo scoperto.
-Una parola in più...-
-E cosa?-
Fermi nel mezzo del corridoio che portava all'ufficio di Silente, Draco e Christopher si sfidavano con lo sguardo a chi avrebbe commesso per prima una qualche immane stupidaggine.
-E chiamerò Mirie.- intervenne Hermione, non del tutto certa di essersi ripresa dal fatto che Christopher sapeva.
Solo sentirgli pronunciare quella frase ad alta voce, in tutta tranquillità e senza il minimo rispetto per i loro problemi personali, l'aveva pietrificata sul posto.
La loro tela di bugie e negazioni si era già strappata ancora prima di arrivare a Hogwarts.
-Quindi, d'ora in poi, faremo finta che questa conversazione non sia mai avvenuta.-
E se li lasciò alle spalle senza pensarci due volte.
-Però, la tua ragazza sa prendere la situazione in mano.- fischiò il mago, afferrando saldamente il suo stravagante bastone da passeggio.
-Non sono affari tuoi.- lo avvisò Draco, assicurandosi di essere estremamente chiaro nell'esternare il suo fastidio. -Non sono in alcun modo affari tuoi.-
Le mani in tasca erano strette a pugno, perché solo a quel modo riusciva a dominare la tensione del momento, evitando di schiantare il damerino di Blackwood fuori dalla finestra più vicina.
-La tensione vi sta consumando dopo solo poche ore di ritorno... non durerete a lungo.-
-Gryffindor e Slytherin non sono mai stati un'accoppiata vincente, ma se dovessi metterci nei guai, verificheremo sulla tua pelle quanto lontano possiamo arrivare.-
Per proteggerci.
-La mia era una semplice osservazione, non ho alcun interesse nell'immischiarmi in simili pettegolezzi da ragazzini. Ma accetta un consiglio, Draco... se non inizi a batterti per ciò che vuoi, adesso, non sarai mai in grado di farlo. E lei sarà lì a guardarti, prima di rendersi conto di stare sprecando il suo tempo.-
La forza di quelle parole lo colpì fino a stordirlo.
Era stato facile pretendere di ignorare quei pensieri, agendo come se nulla, oltre la già complicata divisione Gryffindo-Slytherin, avrebbe mai potuto interferire tra di loro.
Ma tutto era più grande e complicato, tanto da valicare i confini di Hogwarts e le sue leggi non scritte.
Lui era un Malfoy, e tanto bastava.
-Draco!-
Seguì quel richiamo senza nemmeno rendersene conto, non accorgendosi del sorriso spuntato sulle labbra di Christopher, alla vista del suo movimento repentino non appena la voce di Hermione lo aveva chiamato.
Era in trappola, e ci era finito senza nemmeno rendersene conto.
-Che hai da urlare, Granger?-
Ferma sul primo gradino, accanto al Gargoyle, Hermione fissava due figure terribilmente famigliari farsi strada verso di loro.
Merlino, persino Draco avrebbe gridato... di frustrazione.
Divise impeccabili e sguardo ostile, Dominique e Siebel Lambert sembravano essersi guadagnati un passaggio gratis a Hogwarts.

-Che cosa ci fanno qui?-
Piton era sopraggiunto alle spalle dei due Lambert per riportarli tutti nell'ufficio di Silente, minacciando punizioni che avrebbero fatto impallidire le più fervide fantasie di Gazza.
I due avevano provato a svignarsela con molta calma, declinando l'offerta di ospitalità che Silente aveva offerto loro.
Albus Silente, ancora il grande assente degli eventi.
Ma in compenso...
-Antoine Lambert è stato molto collaborativo.-
La rivelazione di Tonks era forse più inaspettata della sua presenza ad Hogwarts.
-Ha acconsentito ad accordarsi con Grendel e ad aprirci quel varco nella barriera, in cambio della protezione dei due ragazzi.-
Ninfadora era arrivata a Hogwarts aprendo un collegamento clandestino tra i camini degli uffici dei due presidi, trascinandosi dietro i due ragazzi Lambert come carico speciale. E dannatamente prezioso.
Se Hogwarts era davvero riuscita a trovare un'alleanza con Grimlore, prima dei Mangiamorte, allora il favore degli eventi pendeva dalla loro parte.
-Ho la netta sensazione che se l'iniziativa dello scambio di studenti fosse proseguita, sarebbero stati loro a venire ad Hogwarts. O sbaglio?-
Il pensiero di Draco non era del tutto sbagliato, considerò Hermione, ammettendo a se stessa che quell'idea appariva essere la più plausibile del mazzo.
-Molto intuitivo, Malfoy.- lo schernì Siebel.
Quella situazione la metteva a disagio, come qualsiasi cosa non fosse in grado di catalogare e a cui avrebbe dovuto dedicare sin troppo tempo.
-Ora basta.- intervenne Piton, in piedi di fronte alla scrivania di Silente. -In qualità di Caposcuola, condurrete i nostri ospiti nei loro dormitori.-
-E dove sarebbero?- chiese Draco, temendo in un qualche la modo la risposta, pregando Merlino che non si trattasse di Slytherin.
-Terzo piano.-
Tutto un programma.
-Dovremmo rimanere nascosti?-
Dominique Lambert non era tipo di persona da scomporsi facilmente, soprattutto quando sua cugina produceva abbastanza nervosismo per tutti, ma quella situazione aveva iniziato a stargli stretta non appena aveva capito le onorevolissime intenzioni paterne.
-Precisamente.- scandì Piton, in un tono che non ammetteva repliche.
Ovvero, il suo tono quotidiano.
-Non se ne parla.-
-Rifiutare non è un'opzione.-
E la discussione ebbe fine ancor prima di iniziare.
-Per voi, questo, è il posto più sicuro.- li rassicurò Tonks, cercando di apparire incoraggiante.
Il mantello largo avviluppato in grandi onde attorno al corpo e i voluminosi capelli rossi, lunghi fino alla vita, non riuscivano comunque a mascherare una rotondità eloquente in prossimità del ventre.
Ninfadora andava trasformandosi sempre di più, e non grazie alle sue doti di Metamorfomagus.
-I Mangiamorte si sono appena resi conto di essere stati fregati.- intervenne Siebel -E il primo posto su cui sfogheranno la loro rabbia, sarà Hogwarts. Quindi mi permetta di non essere d'accordo.-
Forse, più tardi, Siebel si sarebbe pentita di quell'eccesso d'ira verso la buffa ragazza che, in definitiva, li aveva salvati... ma al momento, la situazione richiedeva uno scoppio d'ira che spazzasse via ogni illusione.
Quando oltrepassò la porta, nessuno osò fermarla.
Dominique si limitò a seguirla con placida calma, scompigliandosi i capelli con la punta delle dita e borbottando insulti molto poco velati verso la generale situazione di...
-Sapete che la ragazzina ha ragione, vero?-
Christopher, sino a quel momento silenzioso e defilato in un angolo dell'ufficio, aveva espresso il pensiero comune.
L'intera situazione andava complicandosi di minuto in minuto, senza che nessuna luce facesse mostra di sé alla fine del tunnel.



***




Il terzo piano del castello non era mai stato davvero “riabilitato” agli occhi della studentesca, che continuava a passare dal secondo al quarto come per magia. Letteralmente.
L'incantesimo di passaggio era stato lanciato da Silente in persona, non appena era diventato chiaro che la proibizione di raggiungere il piano non era diventata altro che una sfida aperta a tutti. Persino a qualche Hufflepuff.
Ora, invece, era necessario presentarsi davanti alle scale del secondo piano con un pezzo di pergamena su cui Silente stesso aveva vergato una specifica parola d'ordine... e la magia avrebbe fatto il resto.
Il foglio di pergamena era galleggiato in aria come una piuma, per poi scomparire nel momento in cui i contorni attorno a loro iniziarono a mutare, mattone dopo mattone e scalino dopo scalino.
Le pietre sotto i loro piedi sussultarono sino a far alzare il pavimento, trasportandoli in un luogo famigliare e al tempo stesso nuovo, oscuro come Hermione lo ricordava e silenzioso come Hogwarts poteva essere solo d'estate, priva dei suoi studenti.
-Ingresso d'effetto.-
Siebel fece del suo meglio per non sembrare impressionata, guardandosi attorno confusa e solo vagamente intimorita.
Quel posto non era accogliente per nulla.
-Cosa ci tenete, di solito?-
Un cane a tre teste e la pietra filosofale.
-Nulla.- scosse la testa Hermione, osservando le torce prendere fuoco al suono delle loro voci -E' un'ala del castello che riserviamo alle situazioni d'emergenza.-
-Farò finta di credere alla tua bugia.-
-Dove sono le nostre stanze?- intervenne Dominique, fulmineo e pronto ad evitare la tragedia.
-Io... Draco?-
Hermione non aveva davvero la più pallida idea di cosa rispondere, la sua memoria era limitata ad una botola custodita da un mastodontico cane a tre teste.
-Per quanto mi riguarda possono dormire in corridoio.-
Eccellente.
-Penserò io a voi.-
L'eco della voce dei fantasmi era facilmente riconoscibile da qualsiasi orecchio umano, poco importava che il morto in questione stesse urlando o conversando amabilmente.
Nel caso specifico, la Dama Grigia manteneva sempre un contegno speciale, degno di nota.
-Merlino...-
Siebel afferrò con mani salde il braccio del cugino, facendo un passo indietro e scrutando il fantasma con tanto d'occhi. Solo in quel momento, Hermione, ricordò che la vista di un fantasma non era cosa abituale per loro.
-Tranquilla.- tentò di rassicurarla -Questa è la Dama Grigia, il fantasma della casata dei Corvonero.-
Fluttuante e trasparente, la dama li osservava compita e vagamente timorosa, mostrando di non avere molta più dimestichezza di Siebel nell'interagire con persone diverse dalla sua condizione.
-Dovete seguirmi.-
Dominique la guardava affascinato, quasi stesse cercando di capire come potesse funzionare un fantasma e come fosse possibile conviverci.
Fu il primo a seguirla, non appena la dama diede loro le spalle, trascinandosi dietro una Siebel sempre più sconcertata e propensa alla fuga.
Nulla di quanto accaduto fino a quel momento poteva considerarsi minimamente accettabile. Non per lei.
-Dovremmo andarcene.-
-Non possiamo. Non ancora.-
L'insofferenza di Draco era palpabile e riconoscibile a chilometri di distanza.
Lentamente, le dita delle loro mani si intrecciarono strette, sbiancando le nocche e arrossando i polpastrelli.
-Non passerò il resto dell'anno scolastico a fare da balia a quei due.-
-Dubito che rimarranno qui per tutto il resto dell'anno.-
-La tua ragazza ha ragione.-
E la stretta cessò di essere tale in meno di un secondo.
Sul volto di Dominique passò l'ombra di un sorriso ,quella situazione stava iniziando a divertirlo.
-Che vuoi dire?-
Si stavano muovendo in cerchio, illuminati da torce scoppiettanti e dalla luce sempre più intensa ad ogni loro passo.
-Che la situazione è temporanea, dovremmo raggiungere una qualche tenuta di famiglia entro pochi giorni.-
-Avete proprietà al di fuori di Blackwood?-
-Sconvolgente, vero Malfoy?-
-I vostri alloggi.-
La marcia si era fermata di fronte ad un ampio arco in pietra, ingresso di un salottino e camere annesse. Niente porte e niente finestre, solo un camino colmo di cenere e mobilia di ottima fattura.
-Verrò a farvi visita. Spesso.-
E con quella promessa, la Dama si dissolse nell'aria molto prima di raggiungere il soffitto.
Piton doveva averle chiesto di controllare gli ospiti, considerato che con ogni probabilità il terzo piano doveva essere il posto preferito della Dama, silenzioso e al riparo da occhi indiscreti.
-Suppongo... che lo farà sul serio.-
La preoccupazione di Siebel era quasi comica, prova tangibile che esistevano aspetti della vita non in grado di lasciarla indifferente o semplicemente infastidita.
Peculiarità interessanti, o che Hermione avrebbe giudicato tali, in altre circostanze.
-Non tornerete più a Grimlore? O a Blackwood?-
La domanda cadde nel vuoto, gelando un'atmosfera già di per sé affatto rilassata.
Siebel s'immobilizzò di schianto, quasi fosse stata colpita da un incantesimo, mentre Dominique si limitò ad avvicinarsi alla libreria del salottino, apparentemente molto fornita e pronta a uccidere qualsiasi attimo di noia.
-Cosa t'importa?-
-Siebel.- l'ammonì il cugino, sfogliando un tomo di incantesimi avanzati.
-No, niente “Siebel”.- s'innervosì la strega -Questi sono solo affari nostri.-
-Affari vostri? Nella nostra scuola? Comodo.-
-Draco.-
Si era messa in moto una giostra pericolosa.
-Non è stata una nostra dannatissima scelta.- scandì la strega, tentando di reprimere la rabbia che la divorava da quando era bambina e che aveva iniziato ad accumularsi non appena era stata in grado di capire cosa le fosse capitato, a lei e alla sua intera famiglia. -Mio zio crede di proteggerci, sta tentando di rimediare ad errori non suoi, paga il prezzo di essere stato imparentato con dei dannati Mangiamorte, e noi siamo diventate le pedine di questo percorso di redenzione e salvezza. Non abbiamo idea di cosa ci accadrà in futuro, e probabilmente verremo spazzati via da chiunque vincerà questa dannata guerra, quindi perdonami se non ho voglia di condividere i miei pensieri più profondi con la tua ragazza mezzosangue. E certamente non con te.-
Tremava, Siebel, stringendo i pugni sino a lasciarsi sui palmi profondi segni a mezza luna, ispirando a fondo, secondo dopo secondo. Era stato Dominique a insegnarglielo, quando era una bambina troppo debole per lanciarsi in sfoghi violenti di una qualche utilità o scagliare incantesimi.
Inspirare ed espirare.
Piano, lentamente.
Dominarsi.
-Credo che Malfoy abbia capito il punto.-
Dominique le si era avvicinato con calma, posandole una mano sulla spalla e stringendola con forza.
Se avesse voluto conforto lo avrebbe richiesto, mentre lo avrebbe certamente rifiutato di fronte ad estranei.
Si conoscevano e comprendevano più profondamente di qualsiasi altra persona che avessero mai incontrato nelle loro vite. Gemelli mancati, così li definiva loro nonno.
-Certo che ho capito.- confermò lo Slytherin -Ma ho cose più importanti di cui occuparmi.-
Come ad esempio i dannati affari suoi.
-Vuoi dire l'alleanza di tua madre con mio zio?-
Malfoy impallidì.
Le labbra leggermente dischiusa, gli occhi sgranati, le braccia un po' più aperte del normale... erano tutti segni di sorpresa, segni che mostravano quanto la realtà delle cose fosse lontana da lui.
-Che cosa?-
La voce roca, insicura, veniva da lontano.
-Tua madre ha informato mio padre di un possibile attacco da parte dei Mangiamorte.-
E i Mangiamorte dovevano averlo scoperto relativamente presto, perché le conseguenze erano state immediate per lui.
Come sempre.
Qualcosa s'incrinò dentro di lui, all'altezza del petto, spandendosi a macchia d'olio in tutto il suo corpo, dandogli un senso di vertigine che mai aveva provato prima.
Il suo non era malessere fisico, lui non si ammalava mai davvero, fingeva sempre.
No, era qualcosa di diverso, qualcosa di molto più personale e dannatamente sentimentale.
Privato.
-Non è stata una soffiata molto efficace.-
-Non era stata presa sul serio. All'inizio.-
-E ora?-
-Ora le cose si sono complicate.-
Per loro.
Non lo aveva detto, non era stato necessario, ma Draco aveva capito.
Hermione aveva capito.
Chiunque, persino Weasley, avrebbe compreso la situazione.
Non si tradiva il Signore Oscuro senza che il tradimento venisse a galla, e la soglia di tolleranza per una tale mancanza di fedeltà rasentava lo zero.
Per un attimo sembrò che Draco volesse aggiungere qualcosa, ma poi cambiò idea, girando i tacchi e sparendo alla vista di tutti.
-Io... devo seguirlo.- spiegò Hermione -Se avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, avvisate un elfo domestico o mandatemi un gufo.-
In realtà Hermione non sapeva se avessero o meno la possibilità di mandare gufi o contattare elfi domestici, soluzione che in realtà le era anche poco congeniale, sapeva solo di non potersi trattenere oltre.
-Ci dispiace.-
Dominique disse quello che Draco non avrebbe mai potuto tollerare.
Suscitare dispiacere nelle persone non era accettabile, in quanto costituiva solo il primo passo verso un fastidioso senso di pietà.
-So che non sembra, ma è vero.-
E nonostante il silenzio di Siebel, le loro facce non esprimevano il minimo senso di trionfo nascosto.
Loro capivano, comprendevano cosa dovesse essere il senso di vergogna per azioni altrui e lo scotto di doverle pagare sulla propria pelle.
Ma Draco non avrebbe potuto accettare nemmeno quello.



***




-Vattene via.-
-Sai, vero, che comprensione e compassione non sono sinonimi?-
La torre di astronomia non era mai stata soggetta a controlli da parte di Gazza, e gli incantesimi che ne custodivano l'entrata erano i più facili da aggirare di tutta Hogwarts.
L'unico inconveniente era il gelo della notte che entrava sin nelle ossa, congelando il respiro nel petto.
-Grazie per l'importante lezioncina, Granger, non attenderò la prossima con ansia.-
Lo aveva seguito mantenendosi a distanza, evitando di richiamare la sua attenzione in qualsiasi modo, nonostante sapesse benissimo di non essere passata inosservata.
A volte, quando si trattava di Draco Malfoy, attendere che il momento giusto arrivasse poteva essere un processo lungo, snervante. Hermione lo aveva capito piuttosto in fretta.
-La lezione più importante che potrei impartirti sarebbe semplicemente quella di dirti la verità.-
-Ma davvero?-
Guardava il cielo come in trans, e forse era anche normale, considerato che durante tutto il tragitto che li aveva portati alla torre erano stati schiantati tre Hufflepuff incautamente fuori dai dormitori, cinque quadri, e due armature.
-Si.-
Seduta accanto a lui, sulla pietra fredda della balconata utilizzata per osservare il cielo, Hermione osservava la luna senza vederla sul serio.
-E sai qual'è la verità, Draco?-
Continuava a non risponderle, tenendo le braccia piegate sulle ginocchia e i pugni chiusi, le nocche sbiancate da una stretta che nulla aveva a che vedere con quella di prima.
-La verità è che sei un idiota.-
Vide gli angoli delle labbra alzarsi per un secondo, tornando normali l'attimo dopo, conferendogli la solita espressione imperturbabile da perfetto bugiardo che era.
-Sarei un idiota perché la stupidità di mia madre avrebbe potuto farmi uccidere, invece di salvarmi?-
-Sei un idiota perché continui a tenere il dolore per te, nonostante io sia qui.-
Si guardarono, allora, per la prima volta da quando si erano salutati quella mattina.
Si guardarono con attenzione, il sangue che pompava nelle vene sino a farla diventare sorda a tutto quello che non fosse lì in quel momento, a tutto quello che non fosse Draco.
-La nostra situazione è... recente.-
Cercò di dirlo con tatto, doveva concederglielo.
-Lo so.- annuì lei -Ma da qualche parte dovremmo pur iniziare.-
E la parte difficile stava toccando a lui, come qualsiasi altra cosa nella vita.
Nulla era mai facile per un Malfoy, nonostante l'intero mondo magico pensasse il contrario.
La verità era che il prezzo da pagare per essere un bastardo privilegiato era troppo alto e, sino a quel momento, non era valso la candela.
-Possiamo iniziare da un punto migliore.-
Si avvicinò così tanto da stenderla a terra, lasciando che il gelo la risvegliasse dal torpore in cui era caduta guardandolo.
Il mantello completamente aperto e la gonna alzata fino alle cosce l'avevano fatta tremare di freddo solo per qualche secondo, prima che le sue braccia la circondassero e il peso del suo corpo la schiacciasse a terra, facendola tremare dentro, all'altezza dell'addome.
-Sarà sempre tutto così complicato?-
La baciò prima che potesse andare oltre, rimandando un'ovvia risposta con qualcosa di meglio, qualcosa di reale tanto quanto i loro problemi.
-Sarà peggio.-
Le sospirò la verità in bocca, dritta tra le labbra e sulla punta della lingua, lasciando vagare le mani sulla pelle calda del suo ventre e delle cosce, sino all'elastico della biancheria.
Le girava la testa mentre ringraziava mentalmente di essere sdraiata, perché quel tremore alle gambe l'avrebbe tradita e spinta a terra in modo quanto mai imbarazzante.
-Hai imparato la lezione...-
Gemette senza controllo quando sentì il freddo delle sue dita risalirle l'interno coscia, lasciandola stordita a stringergli la testa contro il petto, mentre con dita tremanti gli afferrava una manciata di morbidi capelli biondi.
Stava accadendo, lì, in quel momento, e nell'attimo esatto in cui lo realizzò, volle guardarlo negli occhi.
Dirsi a suo agio sarebbe stata una menzogna, ma la necessità di assicurarsi la sua totale presenza, in quel momento, superava qualsiasi altra paura.
-Non aspettarti che succeda spesso.-
Una mano stretta al seno, Draco calò ancor più su di lei.
-Davvero?- rise Hermione, allargando inconsciamente le gambe e facendolo sorridere a sua volta.
-Non questo.- precisò lui -Questo accadrà dannatamente spesso.-
E inizio a tremare contro di lui, andando incontro ad ogni suo movimento senza un secondo pensiero, focalizzando il centro del suo universo in un paio di occhi grigi.
In quel momento, era sufficiente.
Si bastavano a vicenda.





















NdA:
E aggiornamento fu!
Giusto in tempo per Pasqua, così che possiate gustare capitolo e cioccolata insieme, una combinazione affatto da scartare.
Che dire, il fattaccio è successo e si è scoperto per quale motivo i Malfoy al momento non siano le persone più IN tra i Mangiamorte, direi che con queste belle notizie posso anticipatamente augurare buona Pasqua a tutte donzelle, e alla prossima!

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Capitolo 19
*** Scelte ***



XIX



Scelte


















“La cosa più difficile è definire un cammino per noi stessi.
Chi non compie una scelta, agli occhi del signore muore,
anche se continua a respirare e a camminare per le strade.
Perché l'uomo deve scegliere.
In questo sta la sua forza: il potere delle sue decisioni.”
-Paulo Coelho-







La torre di astronomia poteva vantare uno dei panorami migliori di cui si poteva godere a Hogwarts, senza dubbio.
Il parco scolastico sembrava poter entrare in palmo di mano, mentre la foresta proibita costituiva solo una minima parte di quanto saltava all'occhio, una macchia nera irregolare totalmente opposta all'iridescenza del lago.
Una parte di Hogwarts vi si specchiava dentro, maestosa e inspiegabilmente quieta. Hermione era rimasta a fissarla per un po', prima che un tentacolo grande quanto una nave distruggesse l'atmosfera.
Infreddolita, si strinse nel mantello Gryffindor come se fosse una coperta, calandosi sul capo il cappuccio scuro.
Doveva essere orribile. Durante la notte lo avevano utilizzato come cuscino di fortuna, e lei non era del tutto certa che il suo volto ne fosse uscita indenne. Probabilmente buona parte della sua guancia era segnata da righe rosse irregolari, di chi aveva dormito troppo profondamente su un lenzuolo gualcito.
-Che ore sono?-
-Manca poco all'alba.-
Quasi romantico.
Lo sarebbe stato di certo, se fossero potuti rimanere...
-Dovremmo andare.-
Gli occhi le bruciavano, stanchi e appesantiti, forse vagamente arrossati e gonfi, perfetti per l'inizio di una potenziale mattinata normale e priva di domande curiose.
-E' un bene che, in quanto Caposcuola, ci spetti una camera singola. Sarebbe stato difficile spiegare ai nostri compagni di stanza un'assenza simile.-
Si era avvicinato, Draco, fermandosi a pochi centimetri dalla sua schiena e aspettando che fosse lei a fare il resto, poggiando il capo contro la sua spalla.
-Voi Gryffindor siete una manica di ficcanaso. A Slytherin nessuno avrebbe osato fare domande. Non a me, almeno.-
Le premette le labbra contro l'incavo del collo, aprendo leggermente la bocca, carezzando la pelle calda con la lingua... abbastanza per farla capitolare in pochi secondi, approfittando della sua stanchezza, godendosi la sensazione di Hermione totalmente poggiata al suo corpo e intenta a stringergli una mano.
Mano subitaneamente guidata sotto il mantello, oltre la stoffa della camicia, a diretto contatto con la pelle calda del suo seno.
Forse potevano tardare un po'.
Forse rimandare l'inevitabile di qualche secondo non sarebbe stato un rischio così grande.
-Scusa se non ho l'abitudine di affatturare i miei compagni di casa alla minima indiscrezione.-
-Pessime abitudini, Granger, pessime...-
Le catturò la bocca nell'esatto momento in cui la sua mano catturò altro, soffocando qualsiasi cosa stesse per uscirle di bocca.
Non era importante.
Per quell'attimo, nulla lo era abbastanza da farli desistere.
Hermione si ritrovò a terra prima che potesse realmente rendersene conto, stringendo spasmodicamente le spalle di Draco in una presa ferrea che nulla aveva di delicato o particolarmente poetico, dimentica del dolore alle spalle e a qualsiasi altra articolazione avesse toccato suolo quella notte.
Si focalizzò sugli occhi chiari di Draco, ancora una volta così vicini e intensi... ancora una volta incentrati su di lei.
Era una cosa nuova, una sensazione potente e spaventosa, di difficile rinuncia.

-E' l'alba.-
E toglieva il fiato.
Draco stava riabbottonandosi la camicia con tutta calma, apparentemente affatto preoccupato dall'ora fattasi.
-Calmati, Granger, non ci scioglieremo al sole.-
-Io certamente no.- confermò Hermione, rendendo impeccabili i suoi abiti con un veloci colpi di bacchetta. -Ma tu mi preoccupi.-
Il vago sorriso di Draco divenne tale non appena lei gli si avvicinò, cravatta Slytherin alla mano, per renderlo un ragazzo presentabile.
-A quanto pare preoccupo un sacco di gente.-
Le dita di Hermione si mantennero salde nel maneggiare i lembi della cravatta, non trasmettendo alcun tipo d'incertezza.
Dargli segno di aver compreso il suo volersi aprire con lei lo avrebbe fatto fuggire alla velocità di un cervo abbagliato dai fari di una macchina.
-E' normale avere persone che si preoccupano per noi.-
-Non per me.-
Il suo sguardo era lontano, perso in ricordi che Hermione non poteva nemmeno immaginare.
-Sono i tuoi genitori.-
-Mia madre.-
-Cosa?-
La mascella rigida, una vena che pulsava insistente sul collo... solo le ultime avvisaglie del suo malumore.
-Si tratta solo di mia madre. Mio padre non avrebbe mai osato fare una cosa simile.-
E il problema era improvvisamente diventato lampante.
-Non puoi davvero saperlo.-
-Oh, lo so, credimi.- rise amareggiato. -Lucius Malfoy, sempre pronto nel compiacere l'Oscuro e altrettanto pronto alla fuga non appena la situazione lo richiede. Io e mia madre ci siamo piegati ai suoi capricci da sempre, e lei da ancora più tempo. Immagino che la frustrazione abbia avuto la meglio, alla fine...-
Hermione strinse forte il nodo alla base del collo, richiamando la sua attenzione e riportandolo alla realtà in modo relativamente brusco.
-Non credo che tu sia stato un semplice mezzo di ribellione.-
-Non la conosci.-
-Potrà anche non essere la persona più espansiva di questo mondo, ma è una madre. E tu sei suo figlio.-
Calcò in modo esasperante quell'ultima parola, come se potesse trasmettergli il significato di quel legame col pensiero.
Era difficile da spiegare. Lei era stata fortunata.
-Dimenticavo che hai avuto il piacere di incontrarla.- ghignò Draco, facendo finta di non aver sentito l'intera frase. -Come ti è sembrata?-
-Non stiamo parlando di questo, ora.- replicò velocemente Hermione, contraria a qualsiasi tipo di menzogna all'interno di conversazioni già di per sé fragili.
-Non ti ha fatto una grande impressione?-
-Nessun membro della tua famiglia mi ha mai fatto una grande impressione, se vuoi saperlo.- alzò il mento Hermione -Ma credo di aver ampiamente dimostrato di poter cambiare idea.-
Draco scosse il capo afflitto, come se stesse parlando con qualcuno totalmente privo di speranza.
-Merlino, Granger, non hai idea di quello che stai dicendo.-
-Prima o poi lo vedremo.-
E sarebbe davvero accaduto, entrambi ne erano sin troppo consapevoli.
-Cosa farai ora?-
-Presumo che un figlio modello proverebbe a mettersi in contatto con lei...-
-Come?-
Lo sguardo intento che le rivolse Draco ci mise qualche secondo a rendere lampante la risposta.
-Oh, Piton.-
-Il vecchio Severus dovrà fare gli straordinari.-
Allungò un braccio per accoglierla al suo fianco, baciandola ancora una volta, prima di chiudere la porta della torre dietro di loro.
Forse, riuscire a mettersi in contatto con sua madre, gli avrebbe fatto sapere di che morte doveva morire.



***




L'aveva lasciata tornare alla torre Gryffindor da sola, nel caso qualche suo compagno di casa fosse di rientro da una gita notturna non autorizzata. O nel caso in cui Potter e Weasley se ne stessero andando a spasso per il castello sotto quel maledetto mantello dell'invisibilità.
Il giorno in cui avrebbe preso un pugno in faccia da loro, avrebbe almeno voluto vederlo arrivare.
Problemi, quelli, derivati dall'unico fatto di stare con la Gryffindor per eccellenza.
Suo padre l'avrebbe diseredato, e a quel punto sua madre avrebbe avuto l'occasione perfetta per dimostrare... be', qualcosa.
Strofinandosi gli occhi con dita stanche, Draco considerò che invadere gli alloggi di Severus a quell'ora del mattino non doveva essere la cosa più furba che avesse mai fatto, ma certamente la più necessaria.
Se non ricordava male dovevano essere dalle parti dell'ufficio di Silente, oltre un passaggio segreto che nascondeva l'intera ala dedicata agli alloggi degli insegnanti.
-In corridoio oltre l'ora del coprifuoco. Non è da te, Draco.-
Dopotutto, non avrebbe dovuto fare molta strada per trovare il suo mentore.
Severus Piton si era appena dimostrato di tempismo perfetto.

-In ufficio così presto, questa mattina?-
-Siediti, Draco.-
Un comando capace di riportarlo dritto all'infanzia, quando era suo padre a manovrarlo alla stregua di una bambola di pezza.
-Ti stavo cercando, ho bisogno di parlarti.-
Rimase in piedi, poggiato allo schienale di una sedia di legno piuttosto malridotta, tentando di prendere alla larga un argomento di difficile gestione.
Famiglia.
-Deduco ti siano giunte voci di quanto successo.-
-Voci non abbastanza dettagliate. Dove sono Lucius e Narcissa?-
Una volta, quando era molto piccolo, aveva chiamato suo padre "Lucius", alla stregua di un amico di famiglia che ogni tanto andasse a far loro visita. Sua madre ne rimase particolarmente turbata, così commissionò un ritratto di famiglia, solo loro tre, in posa per giorni e giorni di fronte ad un completo sconosciuto.
Uno sconosciuto che Draco ebbe il dispiacere di rivedere la notte della sua iniziazione a Mangiamorte.
-Bellatrix ha ferito tua madre.-
Involontariamente, una mano si strinse attorno al legno della sedia.
-Ma entrambi i tuoi genitori sono riusciti a fuggire prima che il castello venisse preso, suppongo che ora sia totalmente occupato da Mangiamorte.-
Ora aveva bisogno di sedersi.
Trasfigurò la sedia in una comoda poltrona di pelle, lasciandovisi cadere sopra a peso morto, una risata isterica strozzata in gola.
-Abbiamo perso casa nostra.-
Severus Piton aveva un modo tutto suo nel comunicare determinate notizie, e tutto girava attorno ad una lampante mancanza di tatto.
-E immagino che i nostri fondi siano bloccati, non è così? Se uno di noi si presentasse alla Gringott non passerebbe inosservato.-
-Il tuo grado di preoccupazione è estremamente commovente.-
-Mi preoccupo della mia vita, Severus. Mi preoccupo di quel che ne sarà, perché mi sembra ovvio che nessun altro stia prendendo in considerazione la cosa.-
Ed era la prima volta.
Suo padre aveva pianificato il suo intero futuro, compreso un matrimonio d'interesse in cui sarebbero circolati più galeoni che alcool, a conferma che un Malfoy non perdeva mai di vista le cose davvero importanti.
-Dove sono?-
Severus non rispose, limitandosi a prendere posto di fronte a lui, dall'altra parte della scrivania.
-Non lo sappiamo.-
Almeno non erano stati così sciocchi da contare su qualcuno.
-Sappiamo?- chiese Draco, iniziando a sospettare che quel colloquio si stesse svolgendo solo perché in realtà era Severus quello dei due che aveva qualcosa da dire.
-Hai mai sentito parlare dell'Ordine della Fenice?-



***




Ai Gryffindor non era mai davvero importato dimostrarsi discreti, e nessuno meglio di Hermione poteva saperlo.
Tutti si sentivano in dovere di condividere racconti di avventure in teoria segrete, e chiunque fosse il responsabile di uno scherzo o una trasgressione mal riuscita, veniva portato in trionfo semplicemente per averci provato. Insomma, quello era vero e proprio coraggio, onorato da un sacrosanto spirito di condivisione.
Ma quel giorno, a Hermione, non andava affatto di condividere.
Ginny la guardava in modo strano da quando aveva messo piede nella sala comune, facendole notare quanto qualcosa in lei fosse diverso.
Un qualcosa di non meglio identificato e troppo vago per meritarsi un nome, ma ugualmente degno di nota.
E questo era male. Molto male, per Hermione.
-Smettila Ginny, non mi è cresciuto un terzo occhio.-
Harry e Ron non si erano accorti di niente, troppo impegnati nel cercare di indovinare le attuali occupazioni di Silente.
Allo stesso tempo, lei non aveva detto nulla della coppia di studenti che si nascondeva a Hogwarts, qualche piano sopra di loro.
In codice Gryffindor, il suo comportamento poteva tradursi come alto tradimento.
-Ho scritto a Remus, lui deve sapere cosa sta succedendo.-
Harry stava lentamente impazzendo, totalmente estraneo alla normalità di un anno scolastico privo di avvenimenti di spessore.
E aveva ragione.
Il periodo nero in cui era piombato il mondo magico non permetteva di godersi con tranquillità alcun attimo di calma apparente.
-E io ho scritto ai miei fratelli, ma in risposta ho ricevuto una busta piena di petardi magici dall'odore nauseabondo.- sospirò Ron, esponendo i fatti con una smorfia drammaticamente eloquente.
-Bill e Charlie sono i più assidui clienti di Fred e George.- rise Ginny.
Hermione si ritrovò a ridere con loro senza nemmeno sapere perché, la testa altrove e nemmeno un briciolo di concentrazione a cui aggrapparsi.
Quella mattina, non appena aveva messo piede in sala comune e Ginny l'aveva guardata a quel modo, il cuore le era quasi scoppiato nel petto di fronte all'irrazionale paura che tutti sapessero.
-Stanno cercando di tenerci fuori dai piedi, Gin, ma scopriremo cosa sta succedendo.-
Oh, Ronald Weasley, sempre così testardo e ingenuo.
Harry varcò per primo l'ingresso della Sala Grande, fermandosi su due piedi pochi secondi dopo, causando il tracollo di Ron sulle sue spalle.
Una coppia d'oro.
-Miseriaccia Harry, cosa...?-
-E' lui, vero?-
A Hermione si gelò il sangue nelle vene nel seguire con lo sguardo il cenno di Harry al tavolo degli insegnanti, dove al centro di esso, Christopher teneva banco con racconti apparentemente molto interessanti.
-Lui chi?-
-Dai, Hermione... il falsario!-
A Ron si illuminarono gli occhi, letteralmente.
-Oh, si, è lui.-
-Voglio parlarci.- dichiarò Harry, subito appoggiato da Ron e Ginny, anche loro impazienti di conoscere qualcuno che nel mondo magico costituiva ormai una vera rarità.
Che sorpresa...
Istintivamente, lo sguardo di Hermione corse al tavolo Slytherin, aspettandosi di trovare un Draco semplicemente furioso di fronte a quell'ostentazione di esistenza... ma rimase grandemente delusa.
Draco Malfoy non era al tavolo Slytherin semplicemente perché non era in Sala Grande.

La prima lezione della giornata era stata con gli Hufflepuff, a storia della magia.
Le ore erano trascorse lentamente, lasciando Hermione a fantasticare su scenari di improbabili duelli coinvolgenti Malfoy e Siebel Lambert, arbitrati dal sempre composto Dominique. Ma non poteva essere, era impossibile.
Doveva essere impossibile, in quanto almeno Zabini o Nott avrebbero certamente reso disponibile la loro presenza ad un evento simile, invece di partecipare normalmente alle lezioni.
Li aveva visti fare colazione in sala grande, accanto a Pansy Parkinson e Daphne Greengrass, intente a parlare senza sosta di un argomento giudicato estremamente noioso dai due ragazzi, più propensi a condividere occhiate solidali l'uno con l'altro. E a colazione finita, quando era stato il momento di raggiungere le rispettive classi, li aveva visti raggiungere il gruppo diretto a pozioni e entrare in aula con il resto degli studenti. Così era stato per il resto della mattinata, fino a pranzo, in cui il biondo spiccava ancora per assenza.
Era persino corsa in dormitorio, mentre Harry e Ron finivano di mangiare, adducendo una dimenticanza sciocca e totalmente inventata, solo per controllare se le fosse arrivato un gufo o un qualsiasi altro tipo di messaggio da lui, ma la camera era esattamente identica a come l'aveva lasciata quella mattina.
-Cura delle creature magiche, la mia lezione preferita!-
E l'amore per gli animali non c'entrava davvero nulla.
Harry e Ron erano sempre felici di vedere Hagrid, e anche lei ovviamente, ma quella specifica lezione aveva il solo scopo di poter chiedere al mezzo gigante informazioni sulle faccende dell'Ordine.
Remus non aveva dato notizie, ed Harry era ben oltre l'insofferenza.
-Non posso crederci, questa è fortuna!-
O sfortuna, a seconda dei punti di vista.
Christopher chiacchierava amabilmente con Hagrid, accarezzando Thor come un gattino e guadagnandosi sorrisi di simpatia, e qualcos'altro, da qualsiasi ragazza incontrasse il suo sguardo.
Uno spettacolo, per Hermione, innegabilmente terribile.
-Harry, Ron, Hermione! Venite!-
Il richiamo di Hagrid era del tutto superfluo... Harry e Ron stavano già precipitandosi verso Christopher.
Perfetto.
Hermione li seguì piano, confondendosi con i suoi compagni Gryffindor e ascoltando i mormorii eccitati di Seamus e Neville, a quanto pareva perfettamente al corrente dell'identità del mago.
In qualche modo, la voce si era sparsa a macchia d'olio.
-Così conosci davvero il famoso Harry Potter!- le diede il benvenuto, lui, stringendo la mano a Harry e Ron in modo amichevole e rilassato -Nessuno ci credeva a Grimlore, sapete?-
-Questo non ce lo avevi detto.- rise Ron.
-Non era una cosa importante.- replicò lei, stringendosi nelle spalle.
Il resto dei loro compagni aveva preso posto al centro del recinto da sempre riservato alle lezioni, stavolta occupato solo da una manciata di uova non meglio identificate.
Cosa ne sarebbe uscito, sarebbe quasi sicuramente stato uno shock per chiunque, tranne che per il loro insegnante.
-Senti Hagrid, dobbiamo parlare.- lo richiamò Harry.
-Di cosa... No! Neville Paciock, non toccare quell'uovo o potrebbe...-
Troppo tardi.
Un delle uova si era spaccata al minimo tocco del dito di Neville, liberando quello che aveva tutta l'aria di essere un piccolo pulcino dalla lingua biforcuta e il becco d'acciaio.
E quello era solo l'inizio della schiusa generale delle uova...
-Parlaci tu con loro Christopher!-
Hagrid si precipitò tra la folla di studenti, cercando di radunare una decina di velocissimi volatili dal becco potenzialmente letale.
-Accidenti, nemmeno io saprei dirvi cosa sono quei cosi. Credo di intravedere delle squame sul dorso... incredibile il vostro insegnante!-
Almeno lui si divertiva, considerò Hermione, che in quanto Caposcuola avrebbe dovuto dare una mano a Hagrid nel domare la situazione.
-Si, Hagrid è incredibile, ma adesso veniamo a noi...-
La sicurezza di Ron nell'approcciarsi a Christopher la fece ridere, anche se per poco.
Era chiaro che, in quanto coinvolta con Malfoy, doveva rimanere a controllare la situazione.
-Esiste un noi?- chiese gentilmente Christopher.
-Perché Silente la vuole vicino?-
Lasciata cadere la borsa dei libri a terra, Harry aveva colpito duro con la prima domanda. Un atteggiamento in grado di sorprendere persino il mago, era evidente.
-Scusami?-
-Sappiamo che Silente la lascia rimanere per un motivo.- incalzò Ron -E vista la sua... professione, tutto deve essere collegato a quella.-
Christopher guardò Hermione in cerca di spiegazioni, controllando al contempo la situazione di completa anarchia alle loro spalle.
A giudicare dall'urlo echeggiato nell'aria, Dean era probabilmente stato morso.
-Rispondi.- alzò le spalle Hermione, vagamente divertita da quella situazione.
-Be', la mia presenza a Hogwarts è certamente motivata dalla mia vastissima esperienza.-
-Mi sembra incredibile che a Silente serva un falsario.-
L'ammirazione di Ron iniziava a stancarla.
-A me sembra incredibile la tua vastissima esperienza.-
-Ma davvero, signorina?-
Hermione tremò per un lunghissimo secondo, temendo una rivalsa poco elegante da parte del mago, ma quella frase era vera. Onesta.
-Non metto in dubbio tu abbia una grande conoscenza del tuo lavoro, ma sei comunque troppo giovane per vantare una vastissima esperienza.-
-Sono sempre più lusingato dai tuoi apprezzamenti, Hermione.-
In quel momento fu facile notare quanta poca serietà il mago mettesse nel rispondere a domande personali.
-Lei era amico di Nicholas Flamel, non è vero?-
Di nuovo, Harry sembrò centrare il punto.
Hermione non aveva mai davvero preso sul serio quella diceria, qualsiasi cosa potesse dire Christopher, ma in quel momento il sospetto appariva troppo grande per poter essere ignorato. E con un pizzico di vergogna, la strega ammise a se stessa che una volta di nuovo a Hogwarts, con Harry e Ron, la cosa assumeva tutt'altra prospettiva.
-Si, lo ero.-
La solennità di quell'ammissione fu la prima verità lanciata nel piatto da Christopher, ed era sorprendente.
-Quindi lei...-
La lenta realizzazione di Ron venne bloccata da un deciso movimento della mano del mago, ora affatto in vena di scherzare.
-E' coinvolto con l'Ordine, non è vero?- lo sorprese Harry,
-Silente tornerà in tempi brevissimi.- concesse lui -Solo allora risponderò a tutte le vostre domande.-
Voltò loro le spalle con quanta più grazia potesse o avesse mai dimostrato di possedere, dirigendosi verso un affaticato Hagrid, ormai quasi padrone della situazione.
-Un momento!- lo richiamò Hermione -Non è pericoloso essere uscito allo scoperto?-
Per quanto ne sapesse, la sua posizione non era totalmente legale agli occhi del ministero. Mostrarsi all'intera studentesca di Hogwarts non sembrava essere stata una mossa troppo saggia.
-Non preoccuparti, Hermione, la mia posizione sociale è inaspettatamente migliorata!-



***




-Oggi hai saltato tutte le lezioni.-
Theodore non era un bacchettone inflessibile, ma era l'unico in grado di instillare un po' di senso di responsabilità nelle zucche deviate dei suoi compagni di casa.
Era una guida, un po' per tutti, molto perspicace e attento.
Questo, perché Theodore Nott era un grande osservatore.
E Draco Malfoy era un esemplare di mago decisamente interessante da osservare.
-Ero stanco.-
-Dormito poco?-
Blaise Zabini non era da meno, ma fino a quando la situazione non si faceva dannatamente seria, nulla era in grado di meritare una sola goccia di tatto.
-Si, Blaise, sognavo tua sorella.-
-Se avessi una sorella, saresti già morto.-
La sua camera da Caposcuola era diventata un luogo d'incontro fisso, abbastanza confortevole da essere approvata da tutti loro e luogo efficacemente evitato dal resto dei loro compagni di casa.
La privacy di un Malfoy sembrava, per qualche motivo, essere più sacra di quella di qualunque altro mago.
-Non ho visto le ragazze...-
Il vago commento di Blaise sembrò distrarre Draco per qualche secondo, il tempo necessario a farlo sorridere fugacemente.
-Daphne si è dimenticata di un appuntamento?-
-Di nuovo?- rincarò la dose Theodore.
-E' una selvaggia.- la scusò Blaise, con un'alzata di spalle.
Movimento perfettamente coordinato allo spalancarsi della porta di quella che, presumibilmente, era ancora una zona off limits per il mondo.
-Una selvaggia con un ottimo udito.- urlò una furia bionda, lanciando nella direzione di Blaise un libro di dimensioni notevoli. Se non si fosse scansato, sarebbe sicuramente caduto a terra tramortito.
-Ops, sei qui!- sorrise lo Slytherin, allungando una mano in un plateale gesto d'affetto.
Le cose funzionavano a quel modo tra di loro, sempre.
Peccato che quando la lite si faceva seria, nessuno dei due era in grado di tornare indietro.
-Sono venuta ad avvertirti, Draco. Pansy è furibonda.-
-Per quale motivo?-
Domanda inutile, doveva ammetterlo.
Nessuno osò fiatare, specie i ragazzi, del tutto intenzionati a non intromettersi nella discussione.
-Senti, non sono stato io a portare i Lambert qui. E' stato Silente.-
-Potevi avvertirla! Ai tuoi due compari lo hai detto.-
Blaise prese a osservare insistentemente il soffitto, probabilmente tentando di diventare invisibile.
-Dannazione Blaise, quando fate sesso dovresti metterti un tappo in bocca.-
Gli occhi di Daphne si dilatarono pericolosamente, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo.
Male, molto male.
Blaise si coprì gli occhi con una mano, sospirando pesantemente, così da perdersi il movimento di Daphne verso la bacchetta. Ma Theodore lo vide, e anche Draco, pronto a lanciarsi in una zuffa Slytherin in piena regola.
Sfogare energie superflue era qualcosa di cui necessitava incredibilmente, in quel momento.
Quello che nessuno vide, fu l'arrivo di Pansy Parkinson.
Un getto d'acqua ghiacciato colpì Draco in pieno volto, lasciandolo grondante e completamente sotto shock.
-Questo è per non avermi detto che il mio ex fidanzato ora vive tre piani sopra la mia testa!-
Dominique Lambert aveva già provocato una lite, e non era stata nemmeno necessaria la sua diretta presenza.
Ottimo.
Servirono all'incirca cinque secondi netti, a Draco, per cacciare fuori tutti dalla sua stanza.
In quanto a drammi personali, ne aveva già abbastanza per conto suo.


Pace, ecco tutto quello di cui non aveva bisogno e che aveva incessantemente cercato per tutta la giornata.
Aveva cercato di evitare il mondo, di evitare lei ad ogni costo.
Le parole di Piton erano ancora fresche nella sua mente, ne ricordava ogni sillaba.
Scuotendo la testa umida, togliendosi la camicia zuppa, Draco considerò che la sua situazione aveva appena raggiunto un nuovo livello di complicazioni totalmente inaspettate, gettando su di lui l'ennesima responsabilità non richiesta.

-Hai mai sentito parlare dell'Ordine della fenice?-
Quella frase lo aveva stordito, portando alla mente conversazioni frammentarie tra i suoi genitori e svariati gruppi di Mangiamorte.
L'Ordine della fenice... forse il più famoso gruppo di seccatori della storia.
-Mi sembra di aver già sentito questo nome.-
Ritto sulla poltrona, la schiena rigida per la tensione, avrebbe gradito quanto meno un bicchiere colmo di whiskey incendiario.
-L'Ordine è quanto di più opposto al mondo dei Mangiamorte possa esistere.- iniziò Piton, mettendo immediatamente le carte in tavola. -E' formato da un variegato numero di maghi, Auror d'esperienza del calibro di Malocchio Moody, e famiglie che ne fanno parte da generazioni.-
-Mi faccia indovinare.- tentò Draco -I Potter e i Weasley?-
Il silenzio di Severus fu una facile conferma.
-In tempi come questi, loro potrebbero essere la tua unica salvezza, se non quella del mondo magico.-
Non molti potevano vantare un simile senso di rispetto da parte di Severus Piton. Rispetto probabilmente dovuto alla persona a cui tutti facevano capo e volgevano gli occhi in cerca di speranza.
-E immagino che Albus Silente sia il grande capo di questa potente organizzazione.-
Si, era ovvio.
Questi erano segreti solo per i maghi comuni, quelli che nelle loro case speravano nello svolgersi di una lotta tra bene e male che non li avrebbe coinvolti.
Qualcun altro avrebbe risolto i problemi del mondo della magia, qualcuno che non fosse un membro della loro famiglia, un amico, o un conoscente. Nemmeno un vicino di casa, perché quello avrebbe significato portare la lotta troppo vicino alla loro illusoria normalità.
Si, doveva essere bello vivere a quel modo.
-Precisamente.-
Severus sapeva che lui era un Mangiamorte da troppo poco tempo perché fosse al corrente di tutto quello che per qualsiasi altro membro del gruppo era scontato.
Draco viveva di voci sussurrate nei corridoi e conversazioni rubate ai suoi genitori.
Come amava ripetersi, meglio sapere di che morte morire.
E siccome non era uno stupido...
-Cosa volete da me?-
Severus non era tipo da confessioni spontanee, di qualsiasi genere esse fossero, e venire a raccontare tutto quello proprio a lui era solo segno dell'arrivo di un'imminente seccatura.
L'uomo che l'aveva sempre protetto, stava per chiedergli qualcosa.
Qualcosa di grosso.
-Una mappa completa dei passaggi segreti di Malfoy Manor.-
Senza giri di parole, doveva concederglielo.
-Tu sei pazzo.-
-E' importante, Draco.-
-Ne sono certo, altrimenti non me lo avresti mai chiesto.-
Le dita contratte sopra la pelle scura della poltrona erano sbiancate, pronte a spaccarsi come la più delicata porcellana. La tensione era così alta che probabilmente non se ne sarebbe nemmeno accorto.
-Il Manor è grande, ti aspetti il disegno di una mappa?-
-Una mappa, certo. Ma non disegnata dalle tue mani, quanto dalla tua mente.-
Magia, certo.
Erano i buoni, dopotutto, non lo avrebbero sottoposto controvoglia ad un incantesimo che avrebbe potuto friggergli il cervello. Chiedere, era più educato.
-Cos'è nascosto nel Manor, di così importante?-
Sospirando, Severus non interruppe mai il contatto visivo.
Gli parlava francamente, sempre, da quando era nato.
-Lo saprai solo se accetterai di aiutarci... a tempo indeterminato.-
Dracò sbiancò, avvertendo un pressante senso di nausea alla bocca dello stomaco.
Voleva vomitare.
Vomitare e nascondersi da qualche parte, in qualche anfratto buio, impossibile da raggiungere per chiunque.
-Credo che questa conversazione chiarisca una volta per tutte da che parte stai, Severus.-












NdA:
Veloce recap di quanto appena accaduto... Draco sa tutto. O quasi.
Come abbastanza chiaro, pur essendo un Mangiamorte, Draco non è mai stato mandato veramente in missione e di conseguenza nemmeno informato sulle basi della battaglia in corso.
Sentire nominare l'Ordine e vedersi spiegato in cosa consiste è diverso, soprattutto quando la conoscenza porta il prezzo da pagare per non essere più allo scuro.
I Malfoy sono in fuga e Draco sembra essere nelle mani giuste, se deciderà di affidarvisi.

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Capitolo 20
*** Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ***



XX




Giuro solennemente di non avere buone intenzioni

















“C'era la guerra, e tutti ne eravamo presi,
e ormai sapevo che avrebbe deciso delle nostre vite.
Della mia vita; e non sapevo come.”
-Italo Calvino-






-Questo posto è una noia. Cosa si aspettano da noi?-
-Un comportamento corretto.-
-Zio Antoine deve essere impazzito.-
Siebel Lambert si sentiva un leone in gabbia, catturato e tenuto in vita per il semplice divertimento del prossimo.
Melodrammatico, forse, ma non meno sentito.
Seduta su una poltrona malaugaratamente scomoda, le gambe poggiate di traverso su uno dei braccioli, leggeva annoiata un libro di storia della magia incentrato sullo sviluppo delle arti magiche nell'Inghilterra dell'ottocento.
Ai suoi piedi, il cugino Dominique si rigirava tra le mani un vecchio volume di storia di Hogwarts, apparentemente senza l'intenzione di aprirlo veramente.
-E anche tu devi esserlo, se credi che non mi sia accorta di nulla.-
-Che vuoi dire?-
Nessuno dei due aveva mosso lo sguardo di un millimetro, come se la discussione non meritasse tanta attenzione.
-Che puoi uscire in esplorazione e andare a cercare la Parkinson.-
O come se ne meritasse troppa.
Dominique chiuse il libro senza pensarci, non sapendo nemmeno su cosa avesse posato gli occhi sino a quel momento, troppo impegnato a vagare con la mente verso lidi che avrebbe dovuto dimenticare da un pezzo.
-Accidenti, senza il tuo permesso non avrei saputo come fare.-
Di nuovo, quel fastidioso timbro di atono menefreghismo si impossessò della voce del cugino, rendendolo più simile ad un involucro vuoto che a un mago. E lei non lo sopportava.
Lo vide alzarsi e dirigersi verso lo scaffale della biblioteca più vicino, apparentemente interessato ad una nuova lettura.
I capelli scuri erano identici ai suoi, come anche i tratti del volto e quelle piccole inezie estetiche che portavano tutti a scambiarli per fratello e sorella. Eppure, le somiglianze finivano lì.
Non sarebbero potuti crescere forgiando caratteri più diversi, come se in realtà non avessero passato assieme quasi ogni giorno delle loro vite. Oppure, proprio per quello, l'uno si era sentito in dovere di sopperire alle mancanze dell'altro.
Lei arrabbiandosi con il mondo e lui tentando di portare la calma là dove la si era completamente persa.
Siebel trovava giusto infuriarsi contro chiunque li guardasse dall'esterno, pronto a giudicare chi l'aveva accolta in casa propria dopo il fatto.
Scoprire di covare una coppia di Mangiamorte in famiglia sarebbe dovuto essere un dolore sufficiente... invece, chiunque si era sentito libero di dare voce ai propri pensieri. Quindi si, Siebel Lambert trovava sacrosanto far sentire la sua voce, dire chiaro e tondo che le accuse e la pietà tardiva non facevano per loro, che si sarebbero rialzati da soli, come già avevano fatto in passato.
Mantenere le distanze e non aspettarsi granché dalle persone aveva sempre funzionato e, forse, era l'unica cosa che poteva condividere con Dominique senza trovarsi di fronte ad un sorriso di magnanima condiscendenza.
Si, anche lui, campione di calma e nervi saldi, non aveva mai investito molte aspettative nelle persone.
Era diventato un campione nel lasciarsi scivolare addosso il disprezzo del prossimo, prima, e il compatimento poi, quando i Reinolds avevano deciso di reintrodurli in società.
Stoico, come suo padre, le era sempre stato accanto, dimostrando quanto per lui non fosse un'imposizione.
Per un certo periodo, aveva creduto che lo divertisse immensamente dare scandalo, e una parte di lei lo pensava ancora ora.
Anzi, ne era certa.
-Il tuo sguardo mi sta bucando la testa.-
-Almeno potrei vederci dentro.-
Dominique si limitò a ridere, afferrando un libro dalla copertina rossa, totalmente anonimo.
-Non ci troveresti cose interessanti.-
-Infatti, ci troverei cose spaventose.-
Avvicinandosi, glielo lasciò cadere in grembo, sopra il volume di storia della magia. Tomo interessante, senza dubbio, ma che prima della fine l'avrebbe inesorabilmente portata nel mondo dei sogni.
-Che cos'è?-
-Aprilo.-
Le bastarono poche righe per riconoscere il suo libro preferito, da bambina e per sempre.
Le fiabe di Beda il Bardo.
A casa ne aveva una copia, vecchia di qualche secolo, regalatale da suo zio Antoine quando era piccola e troppo sola per poter contare su altra compagnia che non fosse quella del cugino.
Era il suo tesoro, gelosamente custodito in un baule dal doppiofondo incantato.
-Non l'avevo notato.- soffiò lei, passando le dita sulla copertina del tutto priva di segni distintivi.
-Questo perché guardi solo le cose che ti sembrano interessanti.-
-Non è vero!-
In realtà lo era, ma non aveva la minima intenzione di ammetterlo ad alta voce.
Non era lei quella sotto esame, al momento.
-E dopo questo atto di incredibile cavalleria, sparisci.-
-Ti sto annoiando?-
-Non ne hai idea.-
In teoria non avrebbero potuto lasciare i loro alloggi, ma Christopher, con cui condividevano le stanze e che andava e veniva a piacimento, aveva sbadatamente lasciato aperto un passaggio.
Un modo carino per farli evadere dalla noia di quelle giornate, facendoli trasgredire come qualsiasi altro studente della scuola. Eppure, nessuno dei due aveva ancora approfittato della concessione.
-Vieni con me.- la invitò Dominique -Mi sentieri in colpa a lasciarti qui.-
-Ma davvero?-
-Davvero.-
-O hai solo paura di ricevere un Cruciatus in mezzo alle scapole senza che ci sia io a guardarti le spalle?-
Si, poteva anche essere quello.
Anzi, era sicuramente quello.
Pansy Parkinson era capace di gettarti un bicchiere d'acqua in pieno volto quanto lo era di buttarti giù dalle scale facendolo sembrare un incidente.
-Potrei anche ricevere un Avada Kedavra in fronte.-
-E' una Slytherin, e da quello che ho sentito, loro sono più propensi ai Cruciatus in mezzo alle scapole.-
Gli sorrise in modo carino, quasi incoraggiante, tutto pur di spingerlo a fare una mossa.
Le piaceva Pansy?
Merlino, no.
Siebel la considerava una pazza dall'aspetto inquietante e due occhi più simili a giganti buchi neri che altro, mentre caratterialmente non si erano mai prese davvero. Ma piaceva a suo cugino.
Le era piaciuta da subito, lo ricordava ancora, quando da ragazzini l'avevano vista al fianco di Malfoy. Era rimasta sull'isola per poco, tornando, apparentemente, solo per giocare con loro ogni qual volta un Malfoy avesse affari da sbrigare.
Una sorta di amicizia a distanza, la loro, troppo grande. Importante.
Erano piccoli, poi quasi adolescenti, poi si erano lasciati.
Anzi, peggio, Dominique l'aveva vista l'ultima volta un paio di mesi prima che lo scandalo scoppiasse, e poi si era rifiutato di portare avanti anche un semplice rapporto epistolare, perché lei era una di loro. Una di loro, a cui voleva bene. E il volersi bene rendeva sempre tutto più complicato del previsto.
E lei, Siebel, ne era stata contenta.
Suo cugino era tornato a essere suo.
Ancora oggi si sentiva in colpa e a disagio.
-Consiglio dell'ultimo minuto?-
Dominique la riportò alla realtà, già vicino all'uscita, lo sguardo scuro di chi sapeva di dover partire per una guerra che probabilmente sarebbe finita solo per sfinimento.
-Cammina dando sempre le spalle al muro.-
Ottimo.

Rimasta sola, Siebel si perse a osservare il soffitto, desiderosa più che mai di volgere lo sguardo oltre una finestra, assaporando un po' di quel mondo esterno, inglese, che non aveva mai visto.
Eppure, a quale scopo?
A chi avrebbe potuto trasmettere la sua emozione?
A chi avrebbe potuto indirizzare il suo sguardo entusiasta?
Dominique aveva finalmente accettato di uscire fuori dal suo guscio e Alexander era lontano, a casa, con la sua ragazzina mezza veela a tenergli la mano nell'ombra.
Una situazione complicata, era innegabile, ma sicuramente più di quanto non avesse lei.
Fortunatamente, il momento di autocommiserazione finì velocemente, non appena il pavimento prese a tremare e il muro dietro di lei a sgretolarsi, lasciando spazio a un diverso assetto dei mattoni e un buco nero dall'odore penetrante.
Un camino.
Lo stesso camino tramite cui erano arrivati loro, con l'unica differenza che era apparso nell'ufficio del Preside Silente, scaricandoli lì senza tante cerimonie.
Il fuoco blu, sintomo di un collegamento clandestino, iniziò a bruciare al suo interno, vorticando sempre più su se stesso ad ogni secondo.
Completamente atterrita, Siebel faticò a mettersi in piedi, afferrando la bacchetta in un veloce movimento istintivo, in attesa di vedere chi sarebbe sbucato da quella trappola infernale.
E non dovette aspettare molto per veder uscire dalle scintille bluastre la minuta figura femminile di Mirie, vestita di un semplice abito lungo, nero, irrimediabilmente sporco di sangue.



***



-Qualcosa non va.-
Ginny Weasley poteva vantare un certo fiuto per le giornate no, quelle a cui nessuno sarebbe sopravvissuto senza un qualche importante colpo di fortuna, più unico che raro.
Lo sentiva nell'aria e lo vedeva negli occhi di Harry, che fremevano solo a guardarli.
Ron, dal canto suo, continuava a blaterare sciocchezze, come a voler sedare l'atmosfera, distraendoli tutti.
-Ronald, smettila subito di dire sciocchezze.-
Persino Hermione, distratta da mille pensieri, si era accorta che qualcosa non andava.
Harry e Ron erano arrivati tardi a colazione, evento di per sé eccezionale, tanto da fiondarsi direttamente a lezione e rimediare gli ultimi posti in aula, accanto a Neville, Seamus e Dean, passando il tempo a sussurrare segreti che ancora non erano arrivati al suo orecchio.
Incontri mancati, la disperata ricerca di Malfoy, e la situazione le era sfuggita di mano... almeno, sino a quel momento.
Un'ora.
Una sola ora, e sembrava stesse per accadere chissà cosa.
-Non mi stavi nemmeno ascoltando.-
-La cosa non è rilevante.-
Il commento servì a strappare un sorriso a Harry, pensieroso e con la fronte aggrottata, costantemente tenuto d'occhio da Ginny.
-Possiamo parlarne?-
-Non qui.-
Brutto segno.
Se c'era qualcosa di cui non parlavano nei corridoi di Hogwarts, allora erano guai seri.
Guai dal mantello nero e maschera di teschio.
Raggiunsero la stanza delle necessità in un attimo, ormai capaci di percorrere la strada persino a occhi chiusi.
Per Hermione, quel giorno, era la seconda volta.
Draco non si era fatto vivo ed era certa che le sue occhiate insistenti a Slytherin prima o poi sarebbero state notate, così aveva preso la situazione in mano nell'unico modo che conosceva.
Indagare, cercare, ipotizzare.
Draco Malfoy era sempre stato un caso da studio, psichiatrico forse, ma in quel momento era concretamente diventato materiale da analizzare.
In ogni caso, Hermione non lo aveva ancora trovato.
-Salottino confortevole.-
Ginny si sedette su una poltrona di pelle che quasi la fagocitò tanto era morbida, mentre Harry e Ron scelsero il divano vicino al camino, le cui fiamme si spensero all'istante nel momento in cui il bambino sopravvissuto vi si avvicinò.
La stanza delle necessità era sin troppo sensibile ai mutamenti d'umore dei suoi occupanti, e non serviva un indovino per capire che Harry se ne andava in giro con una nuvola nera in testa.
-Che succede, Harry?-
Il tono apprensivo di Hermione gli fece alzare lo sguardo, osservandola con occhi scuri e pesanti.
-La cicatrice ha bruciato stanotte.-
Ron lo sapeva, ovvio, così si limitò a guardare le due ragazze, in silenzio e immobile.
Lo erano tutti, a dire il vero, congelati come statue e perfettamente consapevoli del significato dell'avvenimento.
-E non è tutto.- continuò Harry -L'ho sognato. Ho sognato Voldemort e i suoi Mangiamorte, stavano attaccando un castello, uno che non avevo mai visto. Le immagini erano frammentarie e confuse, ho visto dei volti, quello di Silente e altri, troppi, sconosciuti... e uno stemma, credo, con un lupo.-
Parlava veloce, Harry, cercando di sputare fuori tutto quello che ancora gli galleggiava in testa di quell'incubo.
Spiegò che Ron non era riuscito a svegliarlo, quella mattina, e che allarmato gli aveva gettato addosso un secchio d'acqua.
Rude, ma efficace.
-Devi dirlo a Piton o alla McGranitt.- intervenne prontamente Hermione -Anzi, molto meglio dirlo a entrambi.-
-Se fossero in vista, l'avrei anche fatto.-
-Siamo stati all'ufficio di Silente, ma la parola d'ordine deve essere cambiata, il Gargoyle non si è mosso.- spiegò Ron.
-E la McGranitt non si è vista.- li informò Ginny -Oggi tutte le lezioni di Incantesimi sono state sostituite con quelle di Erbologia.-
-Cosa Merlino sta succedendo? La McGranitt non richiede mai supplenze.-
Ron aveva ragione, Minerva McGranitt era di salute solida e granitica, tanto quanto Hogwarts.
-E Piton?-
-Non l'ho visto.- rispose sfuggevole Harry, ben consapevole di stare per sorbirsi una ramanzina molto seria da Hermione.
-Harry, lui fa parte dell'Ordine.- lo rimbrottò Hermione -Possiamo fidarci, nonostante i suoi modi non siano dei migliori. Senza contare che ci serve qualcuno in grado di comunicare con gli altri, questa notizia deve arrivare a chi di dovere. Grimlore è in pericolo.-
Appunto.
-Grimlore? E' quello che ho visto?-
-A giudicare dallo stemma si. Forse i Mangiamorte che erano imprigionati sono riusciti a fuggire, o fuggiranno... era una visione diretta?-
-Temo di si.-
Ginny chiuse gli occhi, sapendo già cosa sarebbe successo dopo.
Lo strano parlottare di Harry e Ron, la strana attesa prima di agire come avrebbero fatto di solito... avevano un piano.
Un pazzo piano suicida, senza dubbio.
Hermione scattò in piedi alla stessa velocità di Harry e Ron, il volto allarmato e la mente volta a tutte le persone che aveva conosciuto durante il suo soggiorno a Blackwood.
Margaret, Audrey, Isbel...
-Aspettavamo solo questo.- gli occhi di Harry brillavano di pura frenesia -Non so quanti gufi ho mandato a Remus questa mattina per chiedergli se avesse idea di dove si trovasse quel posto, ma non ha mai risposto.-
-Che abbia raggiunto il castello?- chiese Ron, anche lui pronto a gettarsi nella mischia.
-Possibile, Silente deve aver chiamato l'Ordine al gran completo.-
-Allora possiamo dire a Dean e Seamus di smetterla di scandagliare mappe, non avrebbero comunque trovato nulla.- rise Ron, dirigendosi verso la porta.
-Dunque, si va?-
-Come pensate di raggiungere Grimlore?- chiese Hermione, in un certo senso temendo la risposta.
-Abbiamo preparato le scope, e tu ci indicherai la strada.- rispose Harry, con semplicità allarmante, già fuori dalla porta e in attesa di essere raggiunto.
Precipitoso.
Precipitoso e azzardato.
-Un momento.- li fermò Hermione -Forse ho un'opzione migliore.-

Non era facile monitorare gli spostamenti di Christopher, nonostante fosse un tipo che a Hogwarts catalizzava l'attenzione.
Quella mattina non si era presentato in Sala Grande, sparito come tutti gli altri.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.-
La mappa del malandrino prese forma sotto i loro occhi, dipanando l'intera planimetria di Hogwarts e i suoi occupanti più illustri.
Fu facile individuare l'agglomerato più brulicante di persone, formato da puntini sovrapposti in continuo movimento.
E Hermione si diede della stupida, stupida come non mai.
Avrebbe potuto trovare Draco molto prima, se solo avesse chiesto a Harry...
Ma ormai era fatta.
La serpe se ne stava rintanata nell'ufficio di Piton, mentre al terzo piano stava accadendo di tutto.
-Christopher è al terzo piano.- indicò Harry, incredulo -Ma non riconosco gli altri nomi.-
-Nemmeno io.- sussurrarono Ron e Ginny.
-Io si.-
Iniziarono a correre, incuranti di tutto, padroni di corridoi vuoti lasciati sgombri da tutti gli studenti che in quel momento si trovavano a lezione.
-Hermione, che ne dici di vuotare il sacco?-
Ron non era contento, poteva sentirlo.
L'unica volta in cui aveva mantenuto un segreto da loro era stato al terzo anno, quando la giratempo aveva stravolto le sue giornate, permettendole di essere l'emblema della studentessa modello.
Lo stesso anno del loro primo litigio.
Così, consapevole dei tempi bui che sarebbero certamente arrivati, Hermione iniziò a spiegare velocemente chi fossero gli illustri sconosciuti approdati ad Hogwarts.
-Potevi dircelo!- fu l'indignata risposta di Ron, come da copione.
Ma con lui era facile cavarsela, perché il buon senso con cui farciva le sue risposte era sempre stato in grado di farlo ragionare. Certo, Ron era un ragazzo che aveva i suoi tempi, ma arrivava sempre al traguardo.
Fu Harry a rivolgerle un sorriso di tirata comprensione, segno che ne avrebbero discusso più tardi, con calma e senza giocarsi un polmone nella corsa.
-Arrivati.-
Arrivati senza uno straccio di parola d'ordine.
-Che facciamo, Hermione?-
Ottima domanda.
Solo quando la Gryffindor volse lo sguardo al soffitto, qualcosa si mosse.
Fu come se i suoi occhi avessero aperto il passaggio, riconosciuti come amici.
E tutti scomparvero con lei.



***



-Questo posto sta diventando troppo affollato per i miei gusti.-
Erano stati accolti dalla voce seccata di Christopher, un uomo in completa paranoia a causa del sangue sul vestito di Mirie.
Aveva insistito nel controllarle gambe e braccia per individuare probabili ferite, ricevendo una rispostaccia quando le aveva pregato di spogliarsi, per controllare meglio.
Ma era preoccupato davvero, glielo si leggeva negli occhi, più seri e attenti di quanto fossero mai stati.
Fu strano, per Hermione, vederlo a quel modo.
Come fu strano ritrovare il terzo piano completamente invaso da studenti convalescenti, sdraiati a terra o su lettini di fortuna, accucciati in angoli bui con parti del corpo fasciate, lo sguardo vitreo e sottoshock.
Era come passare tra le retrovie di un campo di battaglia, dove i feriti venivano ricuciti prima di tornare in prima linea.
-Sono studenti di Grimlore, vero?-
Hermione annuì in risposta alla domanda di Harry, che aveva riconosciuto lo stemma posto sulle divise.
-Miseriaccia...- soffiò Ron, quasi inciampando in una ragazza dalla gamba testa, completamente fasciata, che li guardò con sguardo vitreo, assente... fino a quando la sua attenzione non si concentrò su Harry e la sua cicatrice.
E i sussurri iniziarono a vorticare attorno a loro, uno dopo l'altro, sempre più forti e sorpresi.
Harry Potter era tra loro.
Il vero Harry Potter, bambino sopravvissuto.
Era da tempo che una reazione simile non si verificava, così i ragazzi cercarono di raggiungere il più in fretta possibile Christopher e Mirie.
-Ma guarda chi si vede, i miei studenti preferiti.-
Lui non si sprecava ad aiutare il prossimo, semplicemente assisteva Mirie quando lei lo richiedeva, pronto a intervenire nel caso la stanchezza avesse preso il sopravvento, nonostante la strega lo avesse rassicurato più volte di sentirsi bene e che quel sangue non era suo.
-Mi domandavo quando sareste arrivati.-
-Nessuno ci ha avvertito.- rispose Harry, seccato e al tempo stesso ansioso.
-Di solito i cattivi non avvertono prima di attaccare.- sorrise Christopher, intento a passare a Mirie un rotolo di garza sterilizzata. -Ma ci hanno trovato discretamente pronti.-
-Con lui ho finito.- dichiarò l'infermiera -Il prossimo.-
Si spostarono con lei, seguendo l'orlo macchiato del suo vestito e le sue maledizioni scagliate a bassa voce contro i Mangiamorte.
-Sapete che è successo?-
-I Mangiamorte rinchiusi a Grimlore si sono liberati, a quanto pare uno di loro era un animagus.-
-Un topo?- chiese subito Harry, il volto tirato dalla rabbia e la voglia di gettarsi nella mischia.
-Esatto.- annuì Christopher -Hanno iniziato a combattere, le difese dell'isola sono cadute e un altro gruppo è arrivato, comandato niente meno che da Voldemort in persona.-
-Non ha senso prendere l'isola con la forza, nessuno si unirà a loro spontaneamente dopo tutto questo.-
-Hermione, è sufficiente un Imperius scagliato come si deve.- le ricordò Ginny, allarmata.
-Ho sempre creduto che il bersaglio più probabile sarebbe stata Hogwarts.- ponderò Ron, guardandosi attorno spaesato.
-Non preoccupatevi, questo posto è nella lista.- sibilò Mirie, rimettendo a posto il braccio di una ragazzina che poteva essere al massimo del secondo anno. -Secondo voi quale sarà la prima cosa che faranno, una volta in possesso di Grimlore?-
Bastò seguire lo sguardo di Christopher per arrivare alla soluzione più ovvia.
Alle loro spalle, un gigantesco camino in pietra cullava un nugolo di fiamme bluastre più vive che mai, fiamme che ogni pochi minuti rilasciavano sul pavimento il ferito di turno.
Un collegamento sempre aperto fra Hogwarts e Grimlore, ecco l'obbiettivo del signore oscuro.
Conquistare una scuola era solo il primo passo per ottenere anche l'altra.
-Ecco perché la vostra vice preside è a colloquio con Caramell, sta tentando di convincere il ministero ad intervenire.-
-No.- negò Harry con decisione -Silente si trova lì, non lo permetterà.-
-E' vero.- annuì Ron -Voldemort non oserà avvicinarsi.-
-Non si avvicinerà fino a quando i suoi non avranno sgombrato il passaggio.- precisò Christopher.
-E noi cosa stiamo facendo?- domandò Harry, incredulo. -Potremmo essere attaccati da un momento all'altro e tutti sono a lezione! Sappiamo bene che il Ministro non interverrà.-
-Le lezioni verranno interrotte presto e a quel punto il panico si potrà contenere nella sala grande, dove daremo istruzioni su come comportarsi.-
-Ogni studente di questa scuola combatterà.- affermò Harry, sicuro come non mai.
-Be', forse non Slytherin.- alzò le spalle Ron -Ma nessun altro si tirerà indietro, nemmeno Hufflepuff.-
-E' vero.- annuì Ginny, la quale già pensava a riordinare le file dell'Esercito di Silente.
Eppure, Hermione faticava a tenere il passo.
Una parte di lei continuava a voltarsi, a girare il capo e muovere gli occhi alla ricerca di qualcuno, pur sapendo che non l'avrebbe trovato.
Negli ultimi tempi, Draco Malfoy le era stato accanto in situazioni di quel tipo, fornendo se non un pieno sostegno, una presenza a cui si era facilmente abituata in poco tempo.
Aveva scoperto che non perdeva più la testa, come quando era un ragazzino del primo anno, ma a forza di maledizioni e improperi andava avanti, assorbendo gli urti con triste esperienza.
E a lei mancava.
-Tu vuoi andare, vero Harry?-
Una domanda di cui tutti sapevano già la risposta.
Gettarsi tra le fiamme di quel camino era stata l'unica cosa a cui aveva pensato da quando aveva messo piede in quella stanza.
-Voglio combattere a fianco dell'Ordine. E voglio Minus.-
Volere vendetta non era sbagliato, Hermione poteva capirlo.
E non sarebbe stato nulla di nuovo, per loro, che di battaglie simili ne avevano combattute parecchie, forse troppe per l'età che avevano.
-Okay, direi che ci siamo.- si sfregò le mani Ron, per poi puntare lo sguardo sulla sorella, intimandole di non muovere un passo.
-Te lo puoi scordare, Ron, io vengo!-
-Tu non vai da nessuna parte!-
L'eterna diatriba fraterna era iniziata e, a breve, sarebbe anche finita.
-Nessuno di voi muoverà un passo, Weasley.-
Christopher parve rasserenato dalla presenza di Severus Piton, il quale aveva fatto la sua entrata trionfale al fianco di Madama Chips, Siebel Lambert in versione assistente dell'infermiera di Hogwarts, e niente meno che Draco Malfoy.
Istintivamente, Hermione strinse i pugni, dominandosi per evitare di muovere anche un solo passo nella sua direzione.
-Io devo...-
-Tu farai quello che ti viene detto, Potter.- lo gelò Piton. -Silente non ha bisogno che tu lo raggiunga.-
-Come fa a saperlo?-
-I membri dell'Ordine possono comunicare in modi a te sconosciuti, te lo assicuro.-
-Allora entrerò a far parte dell'Ordine.-
-Anche io.- si offrì meccanicamente Ron, pronto a seguire l'amico.
-Di qualsiasi cosa stiate parlando, fatelo in disparte.- li ammonì Mirie, dando una pacca consistente alla spalla fasciata di un ragazzo, rivelandogli che il dolore era sicuramente un ottimo segno di guarigione. -Io e Madama Chips abbiamo bisogno di poterci muovere liberamente.-
-Ben detto, ragazza.- annuì la vecchia strega, puntando gli occhi su Ginny -Vieni ad aiutare Weasley, tu e la Lambert assisterete i malati.-
-Cosa? Ma io, veramente...-
-Muoviti, Weasley.-
L'ordine di Piton non poteva essere ignorato, nemmeno appellandosi alla sua poca simpatia, così la rossa si ritrovò a seguire Siebel, studiandola curiosa.
Ginevra Weasley era una strega sveglia, a cui piaceva osservare.
Osservò curiosa i nuovi arrivati che chiedevano aiuto e, altrettanto curiosa, osservò Draco Malfoy avvicinarsi così tanto a Hermione da sfiorarle una spalla.
Fu così, quindi, che vide il volto dell'amica alzarsi e osservare lo Slytherin con apprensione e rabbia fuse insieme.
Una strana sensazione la colse alla bocca dello stomaco.
Qualcosa non andava.



***



-Silente ha altri piani per te, Potter.-
In un'altra stanza del piano, Severus Piton aveva raccolto attorno a sé un improbabile gruppo di maghi.
Improbabile, perché allietati dall'inusuale presenza di Draco Malfoy.
Lo Slytherin si presentava più pallido del solito, con profonde occhiaie sotto gli occhi, come se non avesse chiuso occhio per tutta la notte. Cosa probabile visto lo stato dell'uniforme che, evidentemente, non toglieva da almeno ventiquattro ore.
-Non partecipo a piani che includono Malfoy.- sputò Ron, osservando lo Slyhterin con palese diffidenza. -Non voglio ritrovarmi pugnalato alla schiena.-
-Tranquillo Weasley, per quanto sei sveglio non ci sarebbero difficoltà a pugnalarti in fronte.-
-Okay, ora smettetela.- intervenne Hermione, posando una mano sul braccio di ciascun contendente.
Una scusa.
Una scusa per toccarlo dopo la sua sparizione, anche se avrebbe preferito colpirlo in volto. Ma avrebbe dato nell'occhio... anche se forse, a giudicare dallo sguardo sorpreso di Harry, lo schiaffo sarebbe stato più plausibile. Già, perché Draco, al suo tocco, non aveva fatto una piega.
-Verrà anche Christopher.- annunciò Piton, perfettamente a suo agio nel sentire il suo pupillo scambiarsi insulti mortali con Ron.
-Okay, cosa dovremmo fare?-
Diffidente, Harry non sapeva come rapportarsi con Severus Piton.
Non lo aveva mai capito.
Eppure, quello che vide fu in grado di stupirlo.
Facendo apparire di fronte a loro una mappa estremamente simile a quella di Sirius e gli altri Marauders, solo molto più ampia e con molti meno puntini, il Professore catturò la loro totale attenzione.
-Che cosa...?-
Non andò oltre, Harry, vagamente preoccupato dallo sguardo di Malfoy che, serafico e ghignante come non mai, l'osservava deliziato.
-Sei cordialmente invitato a Malfoy Manor, Potter.-
Dopotutto, forse Slytherin avrebbe combattuto.
















NdA:
Ormai il terreno sta franando sotto i piedi dei ragazzi, ma direi che era ora.
Direi che la scelta di Draco risulti evidente, anche se i termini si vedranno più avanti.
L'azione sta arrivando e quale giorno migliore per inaugurare la cosa, se non venerdì tredici?
E in tema, non potevo non lasciarvi con un quote di Neal Gaiman trovato in bacheca grazie a un'amica.


It's Friday the 13th! you know what that means? It's time to head into the woods and stay in dark cabins and lose our virginity then die horribly by the blade or the chainsaw. Hurrah! 

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Capitolo 21
*** Slyther-in ***




XXI



Slyther-in















“Nessun mortale può mantenere un segreto:
se le labbra restano mute, parlano le dita.”
-Sigmund Freud-







Malfoy Manor sorgeva tra le terre del Wiltshire, isolato dal resto del mondo magico e ben distante da agglomerati babbani, ergendosi in tutta la sua austera bellezza solo di fronte a occhi alleati.
L'entrata era regolata da un sistema di doppi cancelli a cui solo determinate persone avevano accesso, superando il primo blocco grazie ad una parola d'ordine e il secondo dichiarando ad alta voce e in modo sincero i priori intenti.
-Tot hostes.-
Severus Piton poteva considerarsi un privilegiato, quel tipo di mago per cui le porte del maniero sarebbero sempre state aperte.
Amico dei Malfoy, poteva vantare una certa confidenza anche con gli attuali occupanti del fortino.
Superò il primo cancello come niente, evaporandovi attraverso e raggiungendo il secondo blocco in pochi attimi.
Davanti a lui, le sbarre di ferro della cancellata mutarono, piegandosi e congiungendosi sino ad assumere fattezze umane.
Un volto androgino gli stava di fronte, chiedendogli con voce metallica quale fosse lo scopo della sua visita.
-Io, Severus Piton, desidero conferire con i miei compagni: Selwyn e Travers-
La veridicità della frase gli valse l'ingresso definitivo.
Il consueto formicolio da smaterializzazione lo colse in tutto il corpo, poco prima di tramutarsi in denso fumo nero e passare attraverso le sbarre senza nessuna difficoltà.
Riprese forma umana pochi secondi dopo, nel mezzo del giardino dei Malfoy.
Un giardino sconfinato, bisognava ammetterlo, arricchito da siepi e composizioni floreali degne di un'abitazione reale.
Camminava deciso, Severus, senza curarsi delle fontane che si accendevano al suo passaggio, zampillando acqua cristallina in coreografie coordinate, mentre un nutrito gruppo di pavoni albini occupava placidamente la parte più a nord dei giardini.
Un classico esempio, quello, di stravaganze per chi aveva troppi galeoni e non sapeva bene come spenderli.
Arrivato davanti al portone d'ingresso, il suo passo sostenuto non vacillò nemmeno per un secondo. Le massicce ante in legno si aprirono da sole, spalancandogli l'entrata del maniero e proiettandolo all'interno di un'ampia hall sontuosa e ricca di oscurità.
No, Malfoy Manor non era mai stato un posto felice.
-Severus, dimmi che sei venuto per rimanere!-
Selwyn uscì dalla sala dei ritratti quasi correndo, guardandosi indietro con sguardo allarmato e per nulla intenzionato ad abbassare la guardia, il viso stravolto e l'incarnato pallido.
Il mantello nero d'ordinanza toccava il lucido pavimento di marmo, mentre la bacchetta spianata vi si rifletteva alla perfezione in ogni sua minima venatura.
-Quella donna è pazza!-
-Ma davvero?-
Togliendosi il mantello con estrema calma, Piton se ne sbarazzò con un brusco movimento del braccio, lasciando che cadesse a coprire l'esile corpo di un elfo domestico apparso al suo arrivo.
-Se non temesse le ire dell'Oscuro, demolirebbe l'intero castello.-
-Mossa stupida, un giorno potrebbe ereditarlo.-
Un urlo di puro furore gelò l'atmosfera, quasi fosse la risposta più ovvia al suggerimento di Piton.
-Fuggiti! Fuggiti come topi!-
Ed effettivamente, lo era.
Bellatrix Lestrange, ultima Black rimasta tra le fila dei Mangiamorte, stava pagando il prezzo di essere imparentata con Lucius Malfoy, vivendo confinata all'interno del Manor per ordine diretto di Voldemort.
-Potrebbe raderlo al suolo molto prima.-
Travers uscì dalle ombre, letteralmente, unendosi alla piacevole chiacchierata dei compagni in nero.
La barba incolta e le profonde occhiaie che gli scavavano il volto erano un chiaro segno del livello di stress a cui era stato sottoposto nelle ultime ore.
-Notizie dei fuggitivi?-
-Introvabili.- scosse la testa Selwyn -Ma non c'è da stupirsi, stiamo parlando di Lucius Malfoy, il maestro della fuga.-
-Tutte le loro proprietà sono in mano nostra.- spiegò Travers -Tuttavia non so quanto possa essere rilevante. I nascondigli migliori sono le proprietà non dichiarate al Ministero.-
E ciascuno di loro ne sapeva qualcosa.
-Gli altri?-
Un forte rumore di argenteria schiantata al suolo condì la loro conversazione, spingendoli ad avvicinarsi all'ingresso. Così, per precauzione.
-In giro per il castello, in attesa della chiamata.-
-Hogwarts?- chiese avido Selwyn, che aveva sempre adorato le informazioni di prima mano provenienti da Severus -Come hanno preso la notizia dell'attacco a Blackwood?-
-Hanno intuito il nostro piano, ma sembrano un branco di formiche operaie totalmente incapaci di organizzarsi.-
-Ottimo.- ghignò Travers, giocando con il legno della bacchetta -Quando Grimlore sarà caduta, noi ci muoveremo.-
-Circonderemo Hogwarts.- soffiò Selwyn, estasiato. -Sapendo che gli altri arriveranno dall'interno non oseranno coprire la scuola con uno scudo. Rischierebbero di intrappolarsi con le loro stesse mani.-
Avevano avuto molto tempo per progettare un piano simile.
Anni di smacchi e vendette nell'ombra avevano portato a quel momento.
Il momento della rivalsa.
-Sempre che Silente non ritardi troppo il nostro piano.-
Il cambiamento repentino avvenuto nei modi di Travers contagiò Selwyn, rendendolo più agitato nervoso.
-Non accadrà!-
-Ci penserà il nostro Lord.- intervenne Piton -E' solo questione di tempo.-
-Tempo, dici?-
La sottile voce di Bellatrix li colse alle spalle, infantile e capricciosa quanto parte della personalità della strega.
-E quanto tempo ci vorrà perché io esca di qui?-
Poggiata contro lo stipite della porta, capo e spalla inclinati mollemente contro la pietra, Bellatrix Lestrange era più simile all'ombra di un Dissennatore morente che a una strega.
-Ne sai qualcosa, Severus?-
I capelli ricci le ricadevano scomposti sulle spalle in grovigli disordinati e scuri, incorniciando un volto pallido e smagrito su cui spiccavano, per contrasto, labbra sottili dipinte di rosso.
Fuggita da Azkaban diverso tempo addietro, la strega ne conservava l'indelebile ricordo sul suo corpo gracile e spigoloso.
-Quando l'Oscuro deciderà di utilizzarti in battaglia, sarai la prima a saperlo.-
Una risposta affatto soddisfacente per la donna, dalla cui bacchetta scaturirono scintille di puro fuoco.
-Non ho intenzione di pagare per la stupidità di mia sorella e quello stolto di Lucius!-
-L'Oscuro sembra pensarla diversamente.- sottolineò Travers, pacato ma attento, perfettamente conscio della personalità instabile del proprio interlocutore.
Tuttavia, vedendo la donna quietarsi, capì di avere colpito il suo punto debole.
Le volontà di Lord Voldemort erano insindacabili.
-Portami Draco.-
Il sibilo della strega, molto più simile ad un ordine che a una richiesta, era rivolto a Severus.
-Prego?-
-Portami il ragazzo, Narcissa non resisterà nel saperlo al mio fianco.-
Consegnare Draco a Bellatrix per attirare Narcissa e Lucius Malfoy in una trappola nella loro stessa casa.
Si, sarebbe stato degno di Bellatrix punire la propria sorella a quel modo.
-No.- fu la categorica risposta di Piton -Il ragazzo si trova a Hogwarts, e lì rimarrà.-
-Perché?-
-Perché quando Hogwarts verrà invasa raggiungeremo comunque lo scopo.-
E Selwyn si tappò discretamente le orecchie per non sentire l'urlo di furore lanciato da Bellatrix, mentre Severus ordinava di radunare il resto della truppa nel salone.
Era solo questione di tempo, dovevano solo tenersi pronti... ciascuno al proprio posto.



***




-Avete sentito?-
-Cosa?-
-Un urlo. Proprio qui, sopra di noi.-
Ronald Weasley non poteva precisamente definirsi un mago temerario, ma essendo amico di Harry Potter aveva imparato presto ad acuire i sensi e mostrarsi particolarmente ricettivo in situazioni di pericolo.
-Vaneggi, Weasel.-
Dal canto suo, Draco Malfoy, non lo riteneva degno di alcun tipo di fiducia.
-Si chiama Weasley.-
-Vuoi sapere come chiamano te, Potter?-
-Taci, Malferret!-
Nemmeno Harry sembrava propriamente a suo agio in quella situazione, ancora confuso dalla piega poco famigliare che avevano preso gli eventi.
Il professore di pozioni non era stato particolarmente loquace nel comunicargli l'ordine del giorno, limitandosi a definire la missione come un'azione di recupero della massima importanza e di cui i dettagli non dovevano preoccuparlo, visto che Christopher sapeva tutto.
Introdursi a Malfoy Manor, ecco il piano di base. Ed era stato anche relativamente facile, considerata la presenza del falsario, in grado di mandare in tilt i sistemi di sicurezza del castello che, sorprendentemente, avevano recepito solo la presenza di Piton.
Una volta nei giardini era stato facile allontanarsi, fino a trovare lo sbocco di un passaggio segreto che li aveva portati dritti nel cuore dei sotterranei del maniero.
Probabilmente Severus Piton stava assaporando un momento del tutto particolare e irripetibile, gustandosi a pieno la sensazione di avere tra le mani il figlio di James Potter che, per ironia della sorte, non aveva altra scelta che fidarsi di lui.
-Insomma, smettetela.- sussurrò Hermione -Dobbiamo tentare di non dare nell'occhio.-
Un compito reso già più facile dal mantello dell'invisibilità che, contro ogni previsione, era stato in grado di coprire i quattro studenti.
Imbarazzante, per Hermione, che si trovava nella 's'comoda posizione di doversi frapporre a mo' di barriera tra i due suoi amici e Draco, sempre incline a distanziarsi dalla loro presenza ravvicinata.
-Se non la piantate vi smaterializzo di nuovo a Hogwarts, seduta stante.-
L'ammonizione di Christopher arrivò non troppo lontana da loro, collocando il mago come apri pista di quella strana comitiva.
Lui non aveva avuto bisogno di un mantello dell'invisibilità per sparire, limitandosi a sussurrare a se stesso un incantesimo indistinguibile che non si era preso il disturbo di condividere.
-Puoi smaterializzare Malfoy, tanto abbiamo la mappa.-
-Questa è casa mia, Potter. Se proprio deve sparire qualcuno, quello sei tu.-
Incredibilmente, Draco aveva insistito affinché la sua presenza facesse parte del piano di incursione nel maniero, dichiarando che non avrebbe permesso a un gruppo di Gryffindor e a un ladro di scorrazzare liberamente per la sua proprietà.
Proprietà temporaneamente requisita dai Mangiamorte, ma quello era un dettaglio.
-Silenzio, siamo arrivati.- li fermò il mago, nel bel mezzo di un vicolo cieco.
-Susa, ma... arrivati dove?- chiese confuso, Ron.
-Arrivati a poggiare i piedi sopra la cosa più preziosa presente nel maniero.-


I sotterranei di Malfoy Manor si snodavano sotto tutta la superficie del castello, formando un reticolato complesso di corridoi su più piani e vecchie celle per la maggior parte in disuso, profonde nel terreno diversi metri.
Secoli addietro l'intero spazio era stato dedicato all'accumulo dei tesori di famiglia, molto prima che la Gringott divenisse la soluzione più ovvia per la custodia dei propri galeoni e quando ancora gli antenati di Draco Malfoy custodivano sotto i loro preziosi deretani oggetti magici così compromettenti da non poter essere esposti all'esterno del perimetro del maniero.
-Questa storia non mi piace.-
Fortunatamente, gli spazi ampi favorivano l'amplificarsi di ogni rumore, dando vita a echi dal suono confuso e spettrale, facilmente imputabili a vecchi spettri impossessatisi delle celle.
-Zitto, Ron.-
 Ne avevano superati quattro, tra cui due donne anziane intente a filare, un impiccato che si divertiva a inscenare la sua morte a ripetizione, e un bambino intento a far girare una trottola.
-Hermione, ci stiamo fidando di Malfoy.-
-Ma prego, fate come se io non ci fossi.-
Il ragazzo in questione li aveva scortati attraverso un passaggio apertosi nel pavimento, dopo aver misurato il corridoio con un certo numero di passi e tocchi decisi del tallone.
Era venuto fuori che molti passaggi segreti presenti nel maniero non erano regolati da alcun incantesimo che potesse essere rintracciato o manipolato, ma semplicemente dalla pura meccanica.
Draco li ricordava tutti, memore di averli percorsi un centinaio di volte, sin da bambino, quando i compagni di giochi scarseggiavano e le tate correvano a nascondersi pur di sfuggire ai suoi capricci.
-Ne ho abbastanza!-
Harry uscì da sotto il mantello con uno scatto che lasciò uno stordito Ron a guardarlo confuso, mentre Hermione si trovò dritta tra le braccia di Malfoy.
Lo Slytherin attese che anche il rosso si togliesse di torno, scivolando via da sotto il mantello per seguire l'amico, prima di circondare Hermione con le braccia, serrandola in un abbraccio stretto.
Invisibili ma non inudibili, la Gryffindor non proferì parola, osservando impassibile il ragazzo. Avrebbe voluto chiedergli molte cose, parlare con lui fino allo sfinimento di quelle ore di vuoto che ancora non aveva riempito, ma non poteva. Non era il momento adatto e, a dire il vero, nemmeno il luogo.
Lo sguardo di Draco era insondabile ma non cercava di sfuggirle, così quando si chinò per sfiorarle le labbra in un bacio leggero, Hermione non fece nulla per dargli a intendere che quel contatto fosse indesiderato. Al contrario, si concesse di chiudere gli occhi per un secondo, abbandonandosi contro il suo corpo e stringendolo a sua volta con forza.
Lui era lì.
Lui era lì con loro, in una casa che non gli apparteneva più, e lei poteva solo immaginare quanto la situazione fosse difficile da accettare.
Come, del resto, lo era per Harry.
I borbottii suoi e di Ron le giungevano distorti, così lasciò scivolare a terra la stoffa impalpabile del mantello dell'invisibilità, raggiungendoli in silenzio.
-... e continuo a non saperne nulla!-
-Lui si fida di te!-
-Davvero?-
Per Hermione fu facile intuire l'argomento della discussione, sapendo bene quanto Harry fosse suscettibile alle assenze di Albus Silente e alle sue mancate informazioni.
-Harry.- lo richiamò cauta -Una volta andati in fondo a questa storia ne sapremo di più.-
L'amico si voltò a guardarla con sguardo serio, occhi socchiusi e la tipica espressione di chi cercava di capirne di più.
Per niente affatto in possesso del tatto di Ginny Weasley, Harry disse qualcosa in grado di farla tremare dentro.
-Si, Hermione. Una volta finita questa storia, sarò davvero curioso di saperne di più.-
E come se il senso di colpa della Gryffindor non fosse sufficiente a farla sentire in colpa, bastò osservare l'occhiata di puro astio che Harry rivolse a Draco, fermo alle loro spalle con il mantello dell'invisibilità tra le braccia, per sentirsi totalmente scoperta.
-C'è qualcosa che mi sfugge?- chiese Ron, perplesso.
-Ottima domanda, ma non è a me che devi farla.-
Malfoy interruppe la discussione avvicinandosi a Harry, un braccio teso a restituire il mantello proprio contro il petto del proprietario, in uno scambio di sguardi che si sarebbero potuti tranquillamente tradurre in una sequela di maledizioni senza perdono.
Pronta a intervenire, Hermione venne battuta sul tempo da Christopher, apparentemente spensierato e sorridente.
Il mago apparve dal nulla, a pochi centimetri da Harry e Draco che, con un balzo, si allontanarono in fretta.
-Se voi due lattanti non la piantate immediatamente, vi smaterializzerò nella bocca di un vulcano così velocemente che non avrete nemmeno il tempo di realizzare la vostra morte. Ci siamo capiti?-
Il debole annuire di tutti e quattro gli studenti fu istantaneo e in grado di far sorridere maggiormente il mago, ora intento a borbottare dell'impossibilità di convivere con un branco di adolescenti che sembravano avere appena scoperto la pubertà.
-E ora attenti, siamo entrati in una zona pericolosa.-
I corridoi ampi e le celle vuote si trovavano sopra di loro, dimenticati quasi, mentre una nuova disposizione dello spazio colpiva l'occhio per sobrietà.
Gli spazi ampi del piano e la pietra grezza di pavimento e mura ricordavano l'interno di una grotta, mentre l'oscurità del posto e i soffitti bassi trasmettevano un senso di chiusura claustrofobica. L'aria era fredda, di quel gelo che entrava nelle ossa e ti faceva capire di essere diversi metri sotto terra, a convivere con la consapevolezza di non poter scappare velocemente.
-Lumos.-
Non estrasse nemmeno la bacchetta, Christopher, creando una momentanea fonte di luce che venne letteralmente risucchiata da una serie di crepe apertesi sul soffitto, divenute brillanti come diamanti e in grado di attenuare l'oscurità che li circondava.
-Cosa dobbiamo aspettarci da questo posto, Malfoy?- gli chiese Ron, a fatica.
-Non lo so.- fu la riluttante risposta dello Slytherin -E' diverso da come lo ricordavo.-
Fortunatamente la risposta era stata quanto meno neutra e sorprendentemente onesta.
-State pronti.-
-A cosa?- soffiò Hermione, vagamente intimorita dalla situazione.
Tutti avevano sguainato le bacchette, tese di fronte a loro ad altezza d'uomo e pronte all'uso.
La stanza sembrava vuota, deserta...
Eppure...
-Siamo qui per appropriarci di un oggetto estremamente importante. Vitale, oserei dire.- spiegò Christopher, con un ghigno solo a lui comprensibile -Il primo che vede il medaglione di Salazar Slytherin si butti e lo prenda. A qualsiasi costo.-
E dopo quelle parole, il soffitto parve crollare loro addosso. Letteralmente.
Le crepe luminose si allargarono a dismisura, accecando gli occhi e lasciando cadere grossi frammenti di pietra sopra le loro teste.
Immediatamente, i ragazzi si chinarono a terra facendosi scudo con le mani e un solido incantesimo di protezione, accentuato dalla magia di Christopher che disperse i frammenti del soffitto lontano da loro.
Hermione avvertì il braccio di Draco lasciarla subito dopo lo scampato pericolo, mentre Harry e Ron si rialzavano sbalorditi dal repentino cambiamento.
Di fronte a loro, una colonna luminosa spezzava l'oscurità della stanza, accerchiando con la propria luce un grezzo altarino di pietra su cui era poggiato un piccolo cofanetto in legno.
-Ma cosa...?-
-Basta un solo incantesimo per far scattare le trappole.-
-Ed era proprio obbligatorio farle scattare?-
-Direi di si, giovane Weasley.-
Una serie di ombre accerchiava la base della colonna, formando una massa vibrante e non ben definita che sembrava reagire ad ogni loro passo.
Fu come l'espandersi di una macchia d'inchiostro su un tappeto, ramificatasi in direzioni imprevedibili.
-Attenti!-
Nello stesso momento, dal suolo spuntarono una serie di braccia pallide e scattanti, intente ad agitarsi scomposte le une contro le altre.
-Miseriaccia, che roba è?!-
Mani dalle dita lunghe, più lunghe del normale, tentavano di afferrare qualsiasi cosa di cui captassero il movimento.
D'istinto, i tre Gryffindor serrarono i ranghi, guardandosi le spalle a vicenda schiena contro schiena.
-Reducto!-
Era come tentare di debellare un'invasione di doxy.
Gli incantesimi piovevano e i risultati rimanevano comunque scarsi.
Un lembo del mantello di Harry rimase imprigionato tra le unghie affilate di una mano che, subito aiutata da una dozzina di altre, iniziò a strattonarlo verso terra, costringendolo a cedere l'indumento per sbarazzarsi dell'impiccio.
-Mani dei morti!-
Draco aveva optato per una soluzione più pratica, scagliando un incantesimo di congelamento su quanti più arti fossero a portata di bacchetta, frantumandoli con calci ben piazzati uno dopo l'altro.
Preso a esempio da Hermione, anche Harry e Ron ne imitarono riluttanti la tecnica.
-Ottima conoscenza della magia nera, cucciolo Malfoy.-
Christopher avanzava tranquillo, disintegrando al suo passaggio ogni ostacolo, quasi la sua pelle fosse così incandescente da distruggere al semplice contatto.
-Smettila di chiamarmi a quel modo!-
L'oscurità incombeva su di loro, agitando sempre più le ombre che ora li circondavano e che avevano preso a muoversi a scatti, come se qualcosa volesse uscirne per poterli raggiungere.
-Ma cosa...?-
Harry spalancò gli occhi, quando una manciata di Dissennatori si riversarono su di loro come una pioggia nera, tossica e malata, spingendoli a rompere la formazione e cercare riparo altrove.
Un riparo che non esisteva e che, alla luce dei fatti, era solo un miraggio.
-Teneteli a bada, ci siamo quasi!-
Christopher si era avvicinato così tanto all'altare da poterlo sfiorare. Concentrato, la bacchetta puntata contro il fascio di luce che lo circondava, sembrava essere caduto in trance.
-Facile a dirsi...-
-Expecto Patronum!-
Quattro voci evocarono contemporaneamente lo stesso incantesimo, scatenando un'onda d'urto magica che da sola fece tremare gli esserei ammantati.
Draco e Harry si ritrovarono a combattere fianco a fianco, fronteggiando i Dissenatori che tentavano di arrivare al falsario, mentre Ron e Hermione si portarono dalla parte opposta dell'altarino, esattamente di fronte a Christopher.
-Okay, non vorrei allarmare nessuno...- urlò Ron, destreggiando il suo patronus come meglio poteva -...ma il mago sembra andato!-
Gli occhi vitrei di Christopher spaventarono Hermione, portandola a compiere un passo avanti di troppo.
Il lembo del mantello entrato in contatto con la colonna luminescente bruciò all'istante, costringendola a spegnerlo con un tocco di bacchetta a cui rivolse parte della sua concentrazione che, di riflesso, andò a mancare al suo patronus.
La lontra scomparve per qualche attimo, creando una falla nella rete di protezione.
-Dannazione...-
Il cervo di Harry si voltò automaticamente verso di lei, pronto a balzarle di fronte assieme al cane di Ron, obbedendo all'istinto trasmesso loro dai propri evocatori, a cui obbedivano senza necessità di ordini vocali.
-Granger, farti da balia sta diventando un lavoro a tempo pieno!-
Scivolando nell'aria al pari di qualsiasi altro Patronus, il serpente albino di Malfoy avvolse tra le sue spire il Dissenatore più vicino a Hermione, spalancando le fauci quasi a volerlo inghiottire.
Immediatamente, l'essere oscuro si dilatò sino a scomparire, lasciando dietro di sé solo un tetro boato a rimbombare tra quelle mura.
-Expecto Patronum!-
L'evocazione della strega dominò l'aria, ricreando il patronus a forma di lontra perso poco prima, subito diretto a protezione di una testa bionda molto piena di sé, allontanando l'ennesima minaccia.
-Che coincidenza, stavo per dirti la stessa cosa, Malfoy!-
Ora i patronus si muovevano in cerchio, velocissimi attorno a loro, creando una scia luminosa  impossibile da valicare.
Le calze strappate e le gambe graffiate, Hermione iniziava a chiedersi quanto ancora avrebbero potuto resistere.
-Hey tu, quanto tempo ti serve ancora?-
La domanda di Draco non ottenne risposta, così Harry si sentì in dovere di controllare la situazione.
Dei quattro, era quello che riusciva a meglio controllare l'animale guida, sempre attento nonostante i movimenti del padrone.
-Christopher, ci sei?-
-Bambini frettolosi, mi serviva concentrazione.- sussurrò il mago, prima di lasciarsi andare in un sorriso pigro ma soddisfatto.
Dalla bacchetta partì una scarica di energia potentissima, molto simile a un fulmine, che andò a centrare in pieno la colonna luminosa di fronte a loro, smembrandola in mille piccoli fasci di luce simili a frammenti di cristallo.
Impalpabili, quelli caddero a terra senza emettere suono.
-Tenetevi!-
Lo scrigno in legno contenente il medaglione di Salaz Slytherin finì dritto tra le mani del mago, abile nel farlo sparire con un semplice tocco della propria mano, prima che la magia intrisa nel sotterraneo riprendesse vita più forte di prima.
Le pareti iniziarono a vorticare attorno a loro, veloci nel cambiare forma, adattandosi a un'estetica nuova così come il pavimento e il soffitto.
L'aria si faceva più calda, mentre la terra sotto i loro piedi sembrava poter franare da un momento all'altro.
-Che sta succedendo?- urlò Ron, oppresso da un forte senso di vertigine.
-Spero che quel dannato medaglione ne valesse la pena!-
-Non sai quanto, Harry Potter!-
Christopher si guardava attorno trionfante, trasmettendo una sensazione assai simile al giubilo della vittoria.
Una parte della missione era stata portata a termine con successo, ora dovevano solo uscire indenni dal maniero.
Più facile a dirsi che a farsi.
-Lo scrigno era una passaporta... ci sta smaterializzando tutti!-
Istintivamente, Hermione cercò Draco con lo sguardo, trovandolo pochi passi dietro di lei.
Lui la stava guardando, aspettando solo che lei si voltasse per sorriderle piano, discreto, cercando di trasmetterle una vaga forma di sicurezza.
Concentrati, entrambi si mostravano all'altro in vesti poco convenzionali ma non sconosciute, già consapevoli di cosa entrambi fossero capace di fare.
Calarsi nelle vesti di maghi adulti, che impugnavano le bacchette per altro che non fossero semplici incantesimi di trasfigurazione, non era più qualcosa di nuovo.
Ricambiando il sorriso, la strega avrebbe voluto potersi avvicinare a lui o, quanto meno, tendergli una mano per poterlo anche solo sfiorare.
Sarebbe bastato così poco, una frazione di secondo... esattamente quanto servì perché le gambe dello Slytherin cedessero, lasciandolo a terra dolente, il volto contorto in una smorfia di dolore e una mano premuta sul suo avambraccio.
Di nuovo...
Stava accadendo di nuovo, ancora e ancora, fino a quando Voldemort avrebbe voluto.
-Draco!-
Gli fu accanto in un attimo, senza preoccuparsi di altro che non fosse lui, e poco importavano gli sguardi sbalorditi di Harry e Ron.
Ci avrebbe pensato dopo.
Avrebbero avuto tutto il tempo...
-Che cosa?-
Il sibilo di Harry era rivolto alla strana posa assunta da Draco, sin troppo chiara ai suoi occhi.
-Hermione, ma cosa...-
Lo sconcerto di Ron giunse chiaro alle orecchie di tutti, segno che la magia della passaporta era svanita esattamente dopo aver svolto il suo dovere.
Ora la stanza aveva smesso di girare, lasciando che forme e colori si definissero attorno a loro in un concretizzarsi di ansia e paura.
-Molto bene, questo non era previsto.- ammise Christopher, perdendo ogni traccia di leggerezza e vittoria dal volto.
In modo molto poco opportuno, erano appena stati trasportati nel mezzo della sala dei ritratti, al cospetto di uno sparuto gruppo di Mangiamorte capeggiati dalla nota figure di Bellatrix Lestrange e un più che pallido Severus Piton.



***




Il momento in cui Draco Malfoy crollava a terra era stato l'inizio di un nuovo ciclo di ostilità, più minacciose e potenti delle precedenti.
Un gruppo di Mangiamorte lasciava il Manor in formazione compatta, dirigendosi verso i confini non protetti di Hogwarts in un vortice di fumo nero, rispondendo al richiamo del Lord Oscuro in modo immediato.
Altri, un distaccamento minore, andavano a rinforzare le già consistenti fila di fratelli che assediavano Blackwood, coprendo le spalle al loro Lord, intento a misurarsi contro il nemico più temibile che ancora potesse opporsi a lui.
Albus Silente e Lord Voldemort si fronteggiavano a distanza, a colpi di incantesimi dalla straordinaria potenza distruttiva, lo sfondo del castello di Grimlore lontano.
Al suo interno, studenti e professori combattevano al fianco dell'Ordine della Fenice, tenendo il possesso della scuola con ferrea ostinazione, comandati da un più che esperto Remus Lupin.
Le divisioni erano state fatte, le pedine sulla scacchiera.














NdA:
Lo so, non ci credete che ho aggiornato così presto.
Ma la fine si avvicina e vorrei stringere i tempi per non farvi perdere troppo il filo.
Che dire, nel prossimo capitolo si tornerà brevemente a Hogwarts, per poi ripiombare di nuovo tra i nostri ragazzi nei guai a Malfoy Manor.
E parlando del Manor, non c'è bisogno che sia io a ricordarvi che cosa, di preciso, è il medaglione di Salazar Serpeverde... vero?!












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Capitolo 22
*** Crucio ***



XXII




Crucio
















“Non lo so...
se abbiamo ognuno il suo destino
o se siamo tutti trasportati in giro per caso
come da una brezza...
ma io credo, può darsi le due cose,
forse le due cose capitano nello stesso momento.”
-Forrest Gump-








Il primo Cruciatus diretto alla testa di Harry partì dalla bacchetta di Bellatrix Lestrange, che non ci mise molto a replicare la performance per tentare di colpire ogni singolo membro del gruppo.
Persino Draco non venne escluso dall'ira della strega, anche se a lui toccò un meno letale incantesimo di incarcerazione.
Christopher fu svelto a reagire, creando uno scudo che vacillò vistosamente sotto i colpi della strega, parando quel primo disordinato attacco con azioni dettate dal puro istinto.
-Come avete fatto a entrare?-
Travers lo aveva sotto tiro, bacchetta sguainata al pari di Selwyn, Bellatrix e Piton.
Tutti gli altri Mangiamorte si erano smaterializzati nell'istante stesso in cui il salone veniva invaso, lasciando campo libero a quel confronto indesiderato.
-E' stato il ragazzo.- sibilò Bellatrix, non perdendo Draco di vista -Ha lasciato che il mago manipolasse i sistemi di difesa del castello, ho ragione?-
-Bellatrix Lestrange.- sussurrò in tono perfettamente udibile, Christopher -Non così pazza come si potrebbe pensare.-
La risata della strega gelò il sangue a molti, sintomo che la sua presenza era in grado di mettere a disagio ben più che solamente i suoi nemici.
-Al contrario.- lo avvertì -Molto di più.-
Bastò un semplice movimento del polso perché grossi pezzi di marmo si staccassero dal pavimento per piombare addosso al mago, capace di scartarli velocemente e proteggersi quanto meglio dalle schegge che rimbalzarono contro il suo incantesimo di protezione.
-Sono vostri!-
Fulmineo, Severus Piton si mosse prima degli altri, parandosi esattamente di fronte a Draco, impedendogli di compiere anche un solo passo.
-Perché questa intrusione, Draco?-
-Mi mancava casa.- sogghignò il ragazzo, adeguandosi alla rete di menzogne di cui il suo unico protettore era ormai prigioniero da molti anni.
-Hai scelto una dubbia compagnia, ragazzo.-
Selwyn scelse di occuparsi di Ron e Hermione, fermi spalla contro spalla.
-Non importa.- intervenne Travers, tenendo Harry sotto tiro -Lui e Potter sono intoccabili.-
Infatti, spettava al signore oscuro decidere come impiegare le due pedine più preziose sulla scacchiera.
-Avada Kedavra!-
La voce di Bellatrix risuonò sopra tutte le altre, mentre un lampo di luce verde partiva dalla sua bacchetta per andarsi a schiantare contro il muro.
Se Christopher non si fosse smaterializzato, sarebbe morto.
-Sono tutti intoccabili.- precisò Piton -Tranne il mago.-
-Facciamo prigionieri?- chiese Travers.
-Facciamo prigionieri.-
I lampi degli incantesimi scagliati da Christopher e Bellatrix erano accecanti, tanto da spingere i ragazzi l'uno contro l'altro per fare squadra, schiena contro schiena e occhi aperti più che mai.
Draco aveva smesso di tenersi il braccio, il dolore passato non appena il richiamo di Voldemort era concluso. Ma nessuno aveva dimenticato quanto successo. Non Harry e Ron, che evitavano anche solo di sfiorare lo Slytherin con lo sguardo.
Non era il momento delle accuse.
-Incarceramus!-
L'incantesimo partì da tre bocche differenti, potente e veloce come Hermione non aveva mai visto.
D'istinto, i ragazzi alzarono le bacchette in un pronto incantesimo di difesa, non sufficientemente forte da tenerli in piedi. Sbalzati a terra, contrattaccarono con imprecisi incantesimi offensivi di cui solo uno andò a buon fine, dritto nello stomaco di Selwyn che cadde a terra svenuto.
-Rimani pur sempre il figlio di Lucius Malfoy...-
Le parole di Travers caddero nel vuoto, esattamente come l'incantesimo di Harry e Ron, che mancando il bersaglio incenerì uno dei quadri della sala.
Il ritratto del trisnonno Eustass Malfoy poteva considerarsi perso per sempre.
-Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male.-
L'offerta di Piton ottenne in risposta solo la risata priva di divertimento di Harry, un labbro spaccato e un occhio sempre rivolto al combattimento serrato di Christopher contro la Mangiamorte responsabile della morte di Sirius.
-Ma certo, fino a quando Voldemort non si presenterà a chiedere il conto.-
Il lampo di un incantesimo lo centrò in pieno petto, mandandolo a sbattere contro la parete dietro di lui e a battere la testa.
Accadde tutto in un secondo, anche meno, lasciando il resto di loro impreparati.
L'urlo di Hermione si perse in quello di Ron, entrambi veloci a correre al fianco dell'amico steso a terra che, confuso e dolorante, si teneva una mano sulla testa.
-Tu...-
Perdeva sangue, Harry Potter, ma il dolore non era contemplato in quell'attimo di puro odio.
-Non osare pronunciare il suo nome!-
Bellatrix Lestrange aveva totalmente snobbato il duello in cui era coinvolta, non appena la mancanza di rispetto del bambino sopravvissuto era giunta alle sue orecchie.
Gli occhi sgranati e la bocca spalancata davano l'esatta idea di quanto quella donna fosse pazza.
-Bellatrix, non puoi uccidere il ragazzo!-
Il richiamo di Travers arrivò duro e severo, proprio mentre il Mangiamorte sfiorava con un piede il corpo privo di sensi di Selwyn.
-Lui ha osato...-
-Lui appartiene al nostro Lord.- le ricordò Severus.
-Lo risveglio?- s'intromise Travers, sempre in piedi accanto al fratello caduto -La mezzosangue lo ha preso in pieno.-
Hermione, inginocchiata accanto a Harry, non perdeva di vista la figura spettrale della Lestrange, ben conoscendo l'imprevedibilità delle sue mosse.
-No.- negò Piton -Cercherebbe di ucciderla e non abbiamo bisogno di altri colpi di testa.-
-Mangiamorte che fanno prigionieri, questa mi è nuova.-
Christopher si era portato di fronte ai ragazzi, valutando velocemente la ferita di Harry come nulla di eccessivamente grave, seppur abbastanza profonda da meritare una visita accurata di Mirie.
-Quando si hanno a portata di mano i tre studenti preferiti di Silente, vale la pena approfittarne.- considerò Piton -Io lo so.-
Si, lui sapeva.
Lui che li vedeva ogni giorno tra i corridoi di Hogwarts, tentando di insegnare qualcosa a un mucchio di ragazzini che non facevano altro che causargli forti mal di testa.
-Credevamo di conoscerla.-
Il commento di Harry era perfetto, supportato da occhi traditi di un gruppo di Gryffindor che ancora credevano nella lealtà.
-Supponente come tuo padre.-
La linea sottile tra finzione e realtà si era appena incrinata.
-Severus, lasciaci andare.-
Draco arretrò fino ad affiancare Christopher, la bacchetta puntata su sua zia Bellatrix.
Era facile immaginarla intenta a colpire sua madre, tentando di punirla per qualcosa a lei incomprensibile.
Salvare un figlio o, almeno, provarci.
-Devi essere impazzito, nipote.-
Sputò quelle parole come un serpente avrebbe potuto gettare veleno sulla sua vittima, solo per vederla morire e divorarla un secondo dopo.
-Introdurti nel castello con quella feccia!-
-Questa è casa mia.-
-Non più.- dichiarò placidamente Travers, guadagnandosi uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo sul posto.
Draco non lo aveva mai rispettato particolarmente, giudicandolo un tirapiedi dall'intelligenza limitata. Eppure, persino chi più giudicava idiota era ora padrone di girare liberamente attraverso i corridoi di casa sua.
-Me la riprenderò.-
Attorno a lui percepì la tensione dei presenti, consapevole che la cosa non era nei piani.
La rabbia accumulatasi per giorni stava semplicemente trovando una valvola di sfogo, incanalando insoddisfazioni e rancori vecchi di anni e provenienti dalle fonti più disparate.
-Dovreste prima cercare di tenervi Hogwarts.-
La risata di Bellatrix sovrastò tutte le altre, vittoriosa e genuinamente divertita.
Gli schieramenti si erano divisi su due fronti, tre contando quell'anomala accozzaglia di persone nel Manor, e Hogwarts ne usciva come la più sguarnita.
-Ai Dissennatori è mancata molto.-
La voce da bambina di Bella svelò un altro retroscena di quell'attacco anticipato, introducendo nel disegno le creature che già una volta avevano rischiato di metterli in ginocchio.
Dovevano tornare indietro, a Hogwarts, il prima possibile.
-Torna da noi, Draco.-
L'offerta di Piton giunse inaspettata e quasi paterna, un'ultima possibilità offertagli su un piatto d'argento, mentre gli occhi della Mangiamorte al suo fianco si stringevano sprezzanti.
Sua zia non approvava, non lo avrebbe fatto mai più.
E considerando chi aveva alle sue spalle e cosa vedeva di fronte a sé, la risposta fu facile da formulare.
Netta e coincisa.
-No.-



***




-Non posso credere che stia accadendo.-
Daphne Greengrass se ne stava seduta in un angolo remoto della Sala Grande, dove i professori li avevano dirottati un paio d'ore prima, dopo le prime lezioni della mattina.
Minerva McGranitt aveva spiegato in soldoni la situazione, senza dilungarsi troppo nei dettagli, cercando di non terrorizzare la studentesca quanto più di prepararla.
Prepararla ad un possibile attacco di Mangiamorte.
-E Draco non si trova.-
Pansy si guardava attorno spaesata e insicura, stufa delle occhiate che il resto della scuola continuava a rivolgere loro.
Tutta colpa di Millicent Bulstrode che, presa dal panico o da semplice idiozia, aveva proposto di gettare fuori dal portone Harry Potter, altro grande assente, purché i Mangiamorte li risparmiassero. I consensi erano stati parecchi, ma non unanimi, così la decisione fu presa in modo del tutto naturale... allontanare i disertori e rinchiuderli nel loro dormitorio, a Slytherin.
Dai sotterranei non si scappava, garantito.
-Avevamo capito che qualcosa non andava.-
Theodore si era rivolto a Blaise, ricevendo un impercettibile assenso come unica risposta.
Non era saggio farsi vedere a parlottare sotto voce, non quando i Gryffindor stavano loro col fiato sul collo e l'intera scuola era pronta a dare manforte.
Divertente, come nel momento del pericolo, l'unione fra case fosse comunque in grado di escluderli.
-Cambierei volentieri aria.-
La mano di Daphne stretta nella sua, Blaise inizio a strisciare contro il muro, osservando attento i ragazzini Slytherin rimasti, facendo finta di contarli.
Erano rimasti solo quelli del primo e del secondo anno, troppo spaventati per dire o fare qualsiasi cosa. Gli altri li tolleravano solo perché di fronte alla proposta della Bulstrode erano rimasti visibilmente agghiacciati.
-Hey, voi, dove volete andare?-
Dean Thomas e Seamus Finnigan li beccarono proprio prima che potessero imboccare l'uscita della Sala Grande, attirando l'attenzione del professor Votious che, facendosi largo a forza di buffi spintoni tra la folla, stava tentando di raggiungerli.
-Thomas, Finnigan. Chi vi ha eletto guardie della Sala Grande?-
Gryffindor... non facevano mai nulla con discrezione.
Prima che Dean potesse rispondere a Daphne per le rime, fu Blaise a intercettare il suo sguardo, invitandolo molto garbatamente a parlare con lui se aveva qualcosa da dire.
-Che cosa sta succedendo?-
-Oh, grandioso Paciock, mancavi solo tu alla mischia.-
Mani poggiate sui fianchi, Pansy lo aveva gelato con lo sguardo.
Era strano il modo in cui fissava la gente, con quei grandi occhi neri capaci di far sentire chiunque a disagio, ma il Gryffindor resistette senza quasi battere ciglio.
Se fosse stata una conoscenza vagamente piacevole da incontrare, avrebbe potuto congratularsi con lui.
-Vogliamo raggiungere i nostri compagni nei sotterranei.- se ne uscì Theodore, con la massima calma.
-Allora sarete accompagnati.-
-Non ci serve la balia.-
-Non è per quello.-
-E' perché non si fidano di noi, Daphne.-
Blaise le strizzò leggermente la mano, sentendo il corpo della ragazza irrigidirsi per la tensione nervosa.
-Veramente sarei io a non fidarmi della protezione di un branco di Gryffindor.-
E a giudicare dall'espressione dei volti dei Gryffindor in questione e la quantità di teste che si erano voltate al commento, Pansy doveva aver pronunciato l'offesa suprema.
-Sempre al centro dell'attenzione, vedo.-
La voce che li colse alle spalle, proprio sulla soglia della Sala Grande, ebbe il potere di farla tremare dentro.
Per qualche assurdo motivo il cuore iniziò a batterle forte, mentre la vista le si faceva leggermente sfocata, tanto da costringerla a sbattere con forza le palpebre.
Quando si voltò per vederlo, un dolore sordo le strinse la gola, impedendole di mandarlo al diavolo come avrebbe meritato.
Dominique Lambert era venuto per lei.
-Che ci fa qui?-
In qualità di migliore amica, Daphne prese in mano la situazione nel modo migliore che le era stato insegnato: attaccando.
-E tu chi sei?-
I tre Gryffindor sguainarono all'istante le bacchette, puntandole contro quello che era stato facilmente catalogato come intruso.
-Un ospite.-
-Ospite?-
-Da Grimlore!-
Sbucato ai loro piedi, il Professor Vitious urlò quella presentazione dal basso della sua statura, guadagnando quanta più autorità possibile.
-Un ospite che non dovrebbe trovarsi qui!-
-Madama Chips mi ha chiesto di reclutare qualche studente che potesse aiutarla a occuparsi dei feriti.-
-Quali feriti?- chiesero contemporaneamente i ragazzi.
-Capisco.- annuì frenetico il piccolo mago, lanciando occhiate significative al gruppo Slytherin -Avete sentito? Avanti, andate!-
Immobile, Pansy non era sicura di cosa dovesse fare.
Quando, esattamente, la situazione era sfuggita loro di mano?
-Neville Paciock è uno di voi?-
Dominique li osservava curioso, analizzando quella che in termini magici poteva definirsi concorrenza scolastica.
-Si, sono io.- si fece avanti il Gryffindor.
-Ginevra Weasley ti vuole di sopra.-
-Di sopra?-
-Seguitemi.-



***




Bellatrix lo ripudiò nel modo più convenzionale per un Mangiamorte, scagliandoli addosso una maledizione senza perdono come unica risposta al suo diniego.
-Sei la vergogna di questa famiglia!-
No, forse anche quella era una risposta.
Parole pesanti, quelle, che già un altro mago si era sentito rivolgere.
Un Black disertore.
Ripresosi dall'impatto con l'incantesimo precedente, Harry era di nuovo in piedi, estremamente sensibile al richiamo di quell'affermazione.
-La faida di famiglia si concluderà qui e adesso.- s'intromise Christopher, la sua attenzione rivolta al membro più pericoloso del gruppo.
-La faida di famiglia si concluderà quando i traditori saranno morti.- sentenziò Bellatrix -Mentre questo spiacevole incontro avrà fine non appena restituirai ciò che hai rubato.-
Ora non scherzava più.
Se esisteva qualcosa di ancora peggiore della pazzia di Bellatrix Lestrange, quella era la sua serietà.
La bocca stretta in una sottile linea rossa, la strega ora rivolgeva a Christopher la sua totale attenzione.
-Non capisco a cosa tu ti riferisca.-
Lo aveva notato, il mago, nel duello di poco prima.
Tutti quegli incantesimi, tutti quei passi assai simili ad una danza, solo per andargli più vicino.
-Accio!-
L'incantesimo di appello di Piton fece affiorare lo scrigno contenente il medaglione di Salazar Slytherin sino alla mano di Christopher, dove si fermò stretto nel suo pugno.
-Oh, questo!-
-Restituiscilo.-
-Prendilo.-
Poche battute per dare inizio ad un nuovo ciclo di ostilità.
Ron e Hermione si ritrovarono attaccati da Travers che, ormai a corto di pazienza, aveva abbandonato l'idea di scagliare qualsiasi incantesimo che non fosse una maledizione senza perdono.
Tuttavia, rimaneva sempre e comunque un singolo mago in svantaggio numerico.
Se Ron si preoccupava di bloccare i suoi attacchi, Hermione era libera di scagliare tutti gli incantesimi del caso.
Un duello molto più serrato, invece, era quello tra Severus Piton e i due rimanenti allievi di Hogwarts, uniti in un'improbabile coppia.
Harry Potter e Draco Malfoy combattevano fianco a fianco ignorando completamente la presenza l'uno dell'altro, scagliando incantesimi per nulla coordinati tra loro e abbastanza disomogenei da poter essere bloccati dal loro professore che, estremamente rapido, parava colpo su colpo.
No, così non andava affatto bene.
Una volta tornati a Hogwarts avrebbero dovuto cimentarsi in qualche simulazione di duello regolamentare.
-Schiantateli o uccideteli!-
Intenta a parare i colpi di Christopher, Bellatrix sembrava sul punto di voler far crollare il castello solo per debellarlo dalla sgradita presenza degli invasori.
-Vorrei farti notare che sei l'unica a combattere contro un singolo avversario.-
Ansante, Travers stava lentamente cedendo.
-Un singolo avversario di cui mi libererò presto.-
-Non hai il permesso di ucciderli.- le ricordò Severus, iniziando un blando contrattacco.
Il duello tra la strega e il mago raggiunse un nuovo livello, totalmente superiore a quello dei loro vicini.
Entrambi si smaterializzarono nello stesso momento, ricomparendo ai poli opposti della stanza solo per individuarsi all'istante e scagliarsi addosso lingue di fuoco vivo e ardente che, repentino, andò ad intaccare la tappezzeria del salone.
Sorpreso, Travers si distrasse solo per una frazione di secondo, più che sufficiente per ricevere un incantesimo in pieno petto e cadere sanguinante al suolo.
Era stato Ron a colpirlo.
-Wow.-
-Già.- annuì Hermione -Wow, Ron.-
Soddisfatta, la Gryffindor sorrise all'amico, assaporando con lui uno dei tanti momenti post battaglia che già avevano condiviso.
-Guarda...-
Ron attirò la sua attenzione sul fuoco che andava velocemente propagandosi vicino alle finestre, nel punto esatto in cui Christopher si era appena smaterializzato.
Imprevedibili, il mago e la strega avevano fatto dell'intera stanza un enorme campo di battaglia.
-Siete pregati di non distruggermi la casa!-
Draco si disinteressò totalmente al duello con Piton, abbandonando Harry agli attacchi precisi del professore di pozioni, diretto a salvaguardare quello che ancora poteva salvare della sua proprietà.
Un colpo di bacchetta e un getto d'acqua si riversò sulle fiamme, presto raggiunto da altri due.
Al suo fianco, Hermione e Weasley facevano lo stesso.
Il rosso non lo guardò nemmeno, scoccando invece un'occhiata interrogativa a Hermione, ormai campionessa nel fingere indifferenza.
Dopo si sarebbero spiegati.
Una volta tornati a Hogwarts avrebbero affrontato il discorso, ma fino a quel momento era meglio evitare che si ammazzassero a vicenda.
-Attenti!-
I ragazzi risposero meccanicamente all'avvertimento di Christopher, ancora prima di vedere il pericolo, abbassandosi a terra istantaneamente. Solo Draco venne travolto dalla sua presenza, tanto da finire dritto tra le braccia del mago... che li smaterializzò entrambi.
Hermione si guardò attorno frenetica, senza trovare nessuno dei due. Davanti a lei, il duello di Piton e Harry continuava senza sosta.
Avrebbe voluto alzarsi e urlare loro di smetterla e cercare Draco, avrebbe voluto urlare a Christopher di lasciar perdere Bellatrix e smaterializzarli di nuovo a Hogwarts, avrebbe voluto fare più di quanto non avesse già fatto...
-Hermione, fermati!-
Il richiamo di Ron giunse assieme alla sua mano sulla spalla, ferma e decisa, esattamente un secondo dopo la comparsa di Christopher e Draco alle spalle di Harry.
Tutto si svolse molto velocemente, come sempre in un duello...
Bellatrix ricomparve accanto a Piton in un turbinare di magia, i capelli fluttuanti a coprirle quasi interamente il volto, la bacchetta sguainata.
L'incantesimo con cui probabilmente aveva maggior confidenza le scaturì dalle labbra naturalmente, puntando dritto davanti a sé.
Li avrebbe distrutti una volta per sempre, mettendo fine a quella farsa.
Si, lo avrebbe fatto...
Probabilmente ci sarebbe riuscita, se solo Christopher non fosse stato il suo avversario.
L'incantesimo della strega si abbatté sulle difese del mago con forza, sbalzandogli la bacchetta di mano e deviando di traiettoria sino a colpire il soffitto, da cui caddero pezzi di un antico dipinto disegnato su pietra.
In sequenza, due lampi partirono dalle bacchette di Harry e Draco, simultaneamente quella volta. Passarono sul capo chino di Piton con rapidità sorprendente, degna di duellanti esperti, per andarsi a infrangere contro il petto di Bellatrix Lestrange.
Per la prima volta in vita sua, la strega sperimentò il dolore lancinante di due incantesimi cruciatus scagliati nello stesso istante.
Il corpo della donna cadde a terra preda di convulsioni incontrollabili, gli occhi spalancati iniettati di sangue e le vene del collo tirate, mentre le dita tese delle mani sembravano volersi staccare dall'arto.
Era come se il suo corpo avesse avuto come unico istinto quello di volersi smembrare.
-Merlino, l'avete stesa...-
Il bisbiglio di Ron era stato a malapena udibile attraverso le urla strazianti della strega.
Un rivolo di sangue le scendeva dall'orecchio destro, segno che l'impatto con il suolo aveva lasciato una traccia profonda.
-L'avete stesa per bene.- confermò Christopher, tenendosi la mano.
A giudicare dall'intenso rossore della zona ferita era plausibile pensare si fosse ustionato.
-Cosa ne facciamo di lei? Anzi, loro?- domandò Hermione -Per ora il Manor è nostro, ma prima o poi i Mangiamorte torneranno.-
La Gryffindor tentò incontrare lo sguardo di Draco, ma sia lui che Harry sembravano persi in una profonda trance.
Osservavano Bellatrix contorcersi sul pavimento, la voce ormai rauca e quasi spenta.
Erano stati loro a farle quello e seppure le conseguenze fossero terribili, nessuno dei due sembrava esserne particolarmente turbato.
E come dargli torto...
-Immagino abbiate altri luoghi... di ritrovo, puoi portarli lì.-
Il tatto con cui Christopher parlò a Piton era notevole, esattamente come il senso di rispetto che provava di fronte a quell'uomo.
-Suppongo sia la soluzione migliore.-
Avrebbe finto una ritirata, prudente abbastanza da salvare la vita dei suoi compagni e riferire l'accaduto al Signore Oscuro.
Forse sarebbe stato punito, ma era un piano che poteva reggere.
-Allora, ci vediamo Severus.-
Una volta riuniti tutti i corpi, Piton catturò l'attenzione di Draco, rivolgendogli mute parole che solo lui avrebbe potuto comprendere... poi si smaterializzò in pochi attimi, portando con sé tutto quanto rimaneva dei Mangiamorte di Malfoy Manor.
-Come sistemiamo la casa?-
Lo sguardo assente di Draco attraversò Hermione come se fosse stata un fantasma, andandosi a posare direttamente su Christopher, fermo alle sue spalle.
-La sigillerò.- rispose lui -In modo che nessuno possa entrare fino a quando non lo deciderò io. Ovviamente seguirò le tue direttive per questo.-
-Bene.- annuì il biondo -Possiamo andare.-
Una volta all'esterno del Manor trovarono i cancelli spalancati e le difese crollate, probabilmente come conseguenza dell'esplosione di potere nei sotterranei.
L'equilibrio magico era stato alterato e ora gli incantesimi che proteggevano il posto erano totalmente scomparsi.
Meglio per Christopher, che non avrebbe avuto alcun intoppo nell'incantare il maniero.
-Certo che conosci ogni tipo di incantesimo.-
-Ho avuto secoli per perfezionarmi, Ronald Weasley. Sarebbe grave se fossi un incompetente.-
Occhi stanchi e spalle curve, il mago compì quell'ultimo sforzo... per poi svanire e portarli tutti con sé.



***




-Non posso credere che stia accadendo.-
La mano stretta in quella di Daphne, Pansy cercava di controllare il respiro, tentando di non agitarsi ulteriormente.
Dominique era sceso a cercarla prima che l'allarme radunasse tutti nella Sala Grande, solo allora Madama Chips e sua sorella lo avevano intercettato di fronte all'infermeria.
Le spiegazioni erano state veloci e nemmeno troppo precise, ma l'urgenza era palpabile... si percepiva nell'aria.
-Non preoccuparti, non riusciranno a entrare.-
Quella era una cosa a cui non era più abituata.
Lui la fissava sempre, anche quando sembrava immerso in pensieri molto più profondi dei suoi fantomatici sentimenti.
Non preoccuparsi, certo.
La situazione era solo disperata, dopotutto.
-Sei sicuro di non sapere dove si trovi Draco?-
La domanda di Blaise racchiudeva una minaccia non troppo latente, tipica di uno Slytherin diffidente ed estremamente seccato della propria posizione di ignoranza.
-Non ne ho idea, è partito con i suoi amici.-
Indicare Neville Paciock con il capo non era una buona cosa in quel frangente.
-Allora siamo decisamente in stato di allarme.-
Theodore chiudeva la fila, esattamente dietro al Gryffindor.
Neville non faceva che voltarsi, controllandolo con lo sguardo quanto più spesso poteva, fidandosi decisamente poco.
Divertente, per Theodore, che non si era mai davvero preoccupato di crearsi un'opinione su di lui e i suoi rumorosi amici. Ma qualcosa gli diceva che forse era il momento di infrangere il tabù con i quali erano cresciuti.
Non si socializza con i Gryffindor.
-Guardate!-
Paciock aveva voltato la testa quasi per sbaglio, intercettando movimenti sospetti al di fuori delle finestre del secondo piano.
Stavano percorrendo uno dei corridoi più esterni, attraverso cui era possibile avere una visuale completa del parco.
-Ma cosa...?-
All'orizzonte, uno sciame nero si avvicinava veloce, ingrandendosi a vista d'occhio.
Scie di fumo nero si abbatterono al suolo, mutando in piccole figure di uomini. Sopra le loro teste, mantelli neri galleggiavano nell'aria, in fila e composti, pronti a ricevere ordini.
E i ragazzi non persero tempo.
Iniziarono a correre come se Voldemort stesso fosse sulle loro tracce, pronti a dare l'allarme.








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Capitolo 23
*** Tregua ***


XXIII




Tregua

















“Uno degli aspetti più fastidiosi dell'essere umano
è la ridicola convinzione che non siamo responsabili
delle conseguenze delle nostre azioni,
come testimonia l'infantile disinvoltura
con cui troppo spesso attribuiamo alla volontà del Fato
il disastroso esito delle nostre cazzate.”
-Marco Malvaldi-








Minerva McGranitt non poteva definirsi una donna paziente, ma certamente di gran carattere. Ne era servito parecchio per mandare al diavolo Caramell e la sua ottusità, investendo quel piccolo uomo con  parole che probabilmente non gli erano mai state rivolte sin dalla sua nomina a Ministro della Magia.
Ore e ore di una serrata battaglia verbale avevano portato ad un precoce esaurimento della donna e a un intervento del Ministero, finalmente pronto a concedere la presenza dei suoi preziosi Auror sul territorio.
L'allarme era scattato quando un nutrito gruppo di Mangiamorte si era presentato ai confini di Hogwarts, stazionando a distanza di sicurezza e in formazione compatta, mentre da Blackwood erano giunti i primi dispacci che informavano il Ministero magico inglese della situazione.
Per Caramell era stata come una doccia d'acqua gelata.
Studenti che partecipavano alla battaglia prima degli Auror, inammissibile.
L'avvertimento era arrivato in diretta, quando Ginny Weasley e Neville Paciock erano apparsi dietro le spalle della vice preside McGranitt lanciando a squarciagola l'allarme d'invasione, mobilitando chi di dovere a darsi una mossa.
E a quel punto gli eventi si erano susseguiti velocemente, in un gioco di reazioni a catena che solo anni addietro si erano verificate.
Vitious e la McGranitt avevano preso le redini della situazione in mano, scagliando incantesimi di protezione attorno al castello, seguiti da una massa di studenti capeggiati dalla piccola Weasley e Paciock, i quali avevano prontamente richiamato i più famigliari nomi dell'esercito di Silente.
Quando i Mangiamorte attaccarono, le difese erano alte e schierate, sufficienti a coprire il territorio dal piccolo gruppo di invasori.
Se fossero stati di più, probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso.
Ma loro erano in pochi, troppo, e gli Auror arrivarono a dare battaglia molto prima che i seguaci del Lord Oscuro realizzassero di essere caduti in trappola.



***




Non appena il vortice della smaterializzazione si dissolse, Christopher cadde al suolo di schianto.
L'ustione causata dall'attacco di Bellatrix si era diffusa dalla mano al braccio in brevissimo tempo, rendendo il dolore lancinante impossibile da ignorare.
-Tua zia è un avversario davvero poco piacevole con cui duellare.-
Draco era in piedi al suo fianco, lo sguardo assente tipico di chi aveva altro per la testa. Lo stesso di Harry che, con espressione incolore, si limitava ad osservare le pareti di Hogwarts come se non le avesse mai lasciate.
-Ci serve aiuto. Ron corri a chiamare Mirie.-
Il rosso si precipitò fuori dall'anonima stanza in cui erano apparsi, riconoscendo comunque l'ambiente e il vociare di studenti all'esterno di quella zona riparata.
Erano riapparsi al terzo piano, esattamente dove poche ore prima si erano smaterializzati.
-Togliti il mantello e sdraiati.-
Abituata alla vista di ferite da anatema o incantesimi mal riusciti, Hermione sfiorò con delicatezza la pelle ustionata di Christopher.
-Non conoscendo l'incantesimo posso solo cercare di attenuarne il dolore.-
Fu sufficiente un semplice incantesimo di trasfigurazione per far apparire accanto a sé un catino d'acqua ghiacciata e un panno, il più comune dei rimedi per un rapido primo intervento.
Quando ricoprì la ferita, il mago non fece una piega, limitandosi ad alzare gli occhi al soffitto.
-Grazie, Hermione.-
Di rimando, la strega annuì impercettibilmente, conscia di non potersi permettere alcun tipo di intervento. Lei non era una medimaga e agire con un incantesimo azzardato su una fattura sconosciuta, per di più scagliata da Bellatrix Black, avrebbe potuto avere conseguenze molto poco piacevoli.
-Sembra ci siamo persi qualcosa.- osservò Harry, ascoltando le voci e i rumori degli studenti raggruppati sul resto del piano.
-Harry, vorresti...-
-Vado a vedere.- la interruppe lui -Ginny deve essere ancora qui.-
Non l'aveva nemmeno guardata, troppo impegnato a fuggire da quella situazione per lui  insostenibile.
Dietro di lei, Draco rimaneva immobile e silenzioso. Una statua.
Prendendo un respiro profondo, Hermione si avvicinò allo Slytherin con cautela, temendo di urtare in qualche modo il precario equilibrio che lo sosteneva.
Se avesse provato a parlargli sarebbe fuggito anche lui come Harry?
Indecisa, si avvicinò quanto più possibile a lui, non sapendo bene come comportarsi.
Battergli una mano sulla spalla?
Abbracciarlo?
L'avrebbe respinta, ne era certa, così si limitò a stargli vicino... in silenzio e allerta.
Anche lui, come Harry, non osava guardarla.
Gli occhi vitrei e le labbra serrate in una sottile linea tesa, osservava fisso la parete di fronte a lui.
-Immagino che chiederti come ti senti sarebbe troppo stupido.-
Non aveva pensato di dire esattamente quello, le era semplicemente uscito di bocca.
Di rimando, il verso gutturale che emise Draco sembrava qualcosa di estremamente sentito.
-E non sarebbe da te, Granger, essere stupida. Vero?-
-Che vuoi dire?-
Quando si voltò per guardarla, il volto del ragazzo era pallido e tirato, come se fosse improvvisamente invecchiato in poche ore.
Una stretta allo stomaco le impedì di porgli ulteriori domande, lasciando che braccia e gambe si muovessero da sole per andargli più vicino e stringerlo forte.
Se l'avesse respinta, avrebbe urlato.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarlo andare... ma non fu necessario.
Il corpo rigido e contratto, Draco Malfoy non oppose resistenza, lasciandosi abbracciare alla stregua di un bambolotto.
L'unico movimento che si concesse di compiere fu un leggero spostamento del capo, che gli permise di nascondere il volto nei folti capelli della Gryffindor.
-Proprio uno stupido.-
Il volto fortemente premuto contro il collo del ragazzo, Hermione aveva capito.
-Non sono io che sto abbracciando qualcuno abituato a scagliare maledizioni senza perdono.-
Era pronto a vedersela scivolare via dalle braccia in ogni momento, perché se era stato così fortunato una prima volta, di fronte al perdono per un marchio nero che lui non aveva mai realmente voluto, non lo sarebbe stato una seconda volta.
Scagliare una maledizione senza perdono non era qualcosa che accadeva per sbaglio. Serviva metodo, impegno e una buona dose di rancore per ottenere risultati soddisfacenti.
La volontà di causare pena e dolore erano requisiti fondamentali nel caso dell'incantesimo Cruciatus.
Non ci si poteva nascondere dalla magia. Mai.
-Quindi, se un giorno mi ritrovassi nella posizione di dover fare lo stesso, mi lasceresti?-
Ogni parola gli aveva sfiorato la pelle del collo con delicatezza, tramutando quella domanda in una scia di piccoli baci impalpabili.
Lentamente, scostando il volto dalla sicurezza del suo corpo, Hermione lo guardò attentamente negli occhi.
-Lo faresti?-
-Tu non lo faresti mai.-
-E' vero, non ti lascerò per questo.-
-No, non scaglieresti mai una maledizione senza perdono.-
Già, Hermione Granger non scagliava maledizioni senza perdono, non infrangeva le regole e non usciva con Draco Malfoy.
Si, l'Hermione di una volta avrebbe preferito rifugiarsi in una bolla d'indignazione piuttosto che dover affrontare una prospettiva simile, eppure...
-Un tempo non lo avrei mai fatto.- considerò, scandendo bene le parole -Ma ora... ora non so più cosa sarei disposta a fare per salvare te, o Harry, Ron e chiunque altro mi stia a cuore.-
Quei pensieri erano sempre stati qualcosa da cui allontanarsi, battaglia dopo battaglia, anno dopo anno, quando era diventato evidente che gli scontri sarebbero stati sempre più pericolosi e li avrebbero visti sempre più partecipi.
Diventare un Auror, fare parte dell'Ordine... tutto era sempre stato rimandato a data da destinarsi, a quando Hogwarts fosse finita.
A differenza di Harry e Ron, lei era scappata da quei pensieri quanto più a lungo aveva potuto.
-Quindi... non sei preoccupata per quello che ho fatto?-
-No.-
Non era sicuro di aver capito bene, Draco, considerandosi ampiamente graziato dal tipo di discorso fattogli dalla Gryffindor.
Comprensione, accettazione e compromesso erano tutte cose a cui nessuno lo aveva mai abituato.
Suo padre si era sempre premurato d'informarlo ogni qual volta un suo comportamento fosse risultato deludente o non sufficientemente all'altezza di più rosee aspettative.
-E non t'importa del marchio.-
-No.-
L'espressione incredula dello Slytherin la fece ridere, anche se solo per un secondo.
-Sono preoccupata per te.-
-Non sono ferito.-
Istintivamente, le mani della Gryffindor lo strinsero ancora più forte, come a volersi assicurare della veridicità delle sue parole.
No, mai nessuno si era preoccupato così per lui.
Forse sua madre, quando era molto piccolo e il suo divertimento preferito era quello di cadere dalla scopa volante giocattolo.
-L'unico a essere ferito gravemente sarei io.- ricordò loro Christopher -Ma continuate pure le vostre smancerie, non fate caso a me.-
Le guance di Hermione assunsero istantaneamente una tinta rosata, piccolo effetto del suo grande imbarazzo.
Subito, un braccio di Draco si alzò a circondarle il collo, impedendole di scostarsi anche solo di qualche millimetro.
-L'incantesimo, di per sé, non è grave.- spiegò lui -Ma mia zia ha trovato il modo di diffondere l'effetto della fattura in tutto il corpo.-
-Geniale, non c'è che dire...-
-Era pazza, non stupida.-
La normalità con la quale il discorso veniva portato avanti era strabiliante.
Portando entrambe le mani al petto di Draco, Hermione suggerì un ritorno nei ranghi, sobrio e che desse poco nell'occhio.
Per quanto ormai non ci fosse più nulla da nascondere, l'argomento rimaneva comunque di una delicatezza estrema.
-Credo che Potter mi ucciderà prima della fine della giornata.- ghignò Draco, sfiorandole i capelli.
-Non scherzare.- lo ammonì Hermione -Non voglio vedervi sfogare i malumori della giornata l'uno sull'altro.-
Sarebbe stato più accurato descrivere i malumori della giornata come veri e propri traumi, ma sapeva bene che Draco non avrebbe apprezzato.
Merlino, sarebbe stato un incubo.
Ma poteva evitarlo.
-Non posso credere che tu ti sia quasi fatto uccidere!-
O forse no, non poteva.
Irrompendo nella stanza come una furia, Mirie portò con sé un piccolo corteo di facce conosciute, oltre a un'ondata di sconcerto dilagante e grida poco adatte alle orecchie di qualcuno più vicino allo svenimento che altro.
-Oh, bé, questa è una sorpresa.-
Nemmeno troppo stupito, Theodore fece solo da apripista a tutte le teste Slytherin e Gryffindor presenti allo spettacolo.



***




-Se non fossi arrivata in tempo, l'incantesimo avrebbe raggiunto il suo stadio finale.-
-Mi avrebbe fritto la pelle?-
-No, saresti bruciato per autocombustione.-
Steso su un divano, Christopher osservava la sua salvatrice con sguardo adorante, incurante del suo crescente disagio.
-Smettila.-
-Di fare cosa?-
-Di fare lo stalker.-
Braccia, mano e buona parte del petto erano state trattate con un tipo di unguento di sua fabbricazione e fasciate strette. Sarebbe dovuto rimanere a riposo per almeno tre giorni.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando.-
Riponendo fialette e garza nella sua borsa da medimaga, Mirie tentò di tenersi occupata mettendo ordine tra le pozioni.
-Devo tornare dai ragazzi, ho almeno una dozzina di bendaggi da cambiare.-
-C'è qualcuno ferito più gravemente di me?-
-Si.- annuì la strega -Un ragazzo rischia di perdere un occhio, una ragazza si ritrova con una commozione cerebrale piuttosto seria e due ragazzini di undici anni sono praticamente in coma. Li manderei volentieri al S.Mungo, ma Auror e Mangiamorte stanno dando spettacolo fuori dal castello. Non si entra e non si esce.-
-Posso pensarci io.-
Già in procinto di alzarsi, il mago venne bloccato da una sola occhiata di Mirie.
-No, sei troppo debole. Posso cavarmela da sola.-
-Sicura?-
-L'ho fatto per quasi un secolo, certo che ne sono sicura.-
Il tono della strega era cambiato. Di nuovo freddo e distante, sembrava voler mettere tra lei e Christopher quanta più distanza emotiva possibile.
-E dopo quasi un secolo, potresti arrivare a perdonarmi?-
Gli occhi di Mirie si fecero lontani, persi in un tempo che il mago conosceva bene. Un tempo in cui erano stati felici.
-Non lo so.-
-E' la prima volta che non mi mandi al diavolo.-
Era la prima volta che lo vedeva ferito.
-Scusate...-
La voce di Hermione riportò entrambi alla realtà, rendendoli improvvisamente consci di quanto forte fossero strette le loro mani.
Si lasciarono all'istante, Mirie più turbata che mai e Christopher preda di un sorriso che raramente saliva a rischiarargli il volto.
-Harry insiste per raggiungere Ginny e gli altri studenti che stanno aiutando a tenere alte le difese del castello.-
Ferma sulla soglia della stanza, Hermione si teneva in disparte, consapevole di aver interrotto un momento privato e importante.
Da quando Zabini e Nott li avevano informati di quanto stava accadendo all'esterno, era diventato difficile gestire le emozioni.
-Harry non andrà da nessuna parte.- ordinò Christopher -Ho bisogno di lui qui.-
-Per cosa?-
-Portamelo e lo saprete.-


Portargli Harry... più facile a dirsi che a farsi.
La tensione tra lei, Harry e Ron poteva essere tagliata con un coltello, senza contare gli sguardi minatori che le avevano lanciato Pansy Parkinson e Daphne Greengrass.
Le ragazze avevano sempre avuto un modo particolare per far capire a una loro simile di non essere desiderata, e Hermione poteva dichiarare di aver recepito il messaggio.
Ma nessuno aveva ancora estratto le bacchette e quella poteva già considerarsi una vittoria.
-Harry, Christopher vuole vederti.-
Il tono remissivo con cui si era rivolta all'amico era indicativo del suo senso di colpa.
-Bene.-
Si allontanò senza nemmeno guardarla, rivolgendo una vaga occhiata a Ron che si mosse di conseguenza.
Rintanati a un'estremità del corridoio principale del piano, i ragazzi tentavano di riprendersi dagli avvenimenti recenti il più lontano possibile dalla fazione Slytherin di Malfoy, portato via da Nott e Zabini. I due ragazzi si erano dimostrati particolarmente divertiti dalla piega che avevano preso gli eventi.
-Vengo anche io.-
Sentirsi in dovere di dire quella frase era stato qualcosa capace di ferirla dentro.
-Bene.-
Tanto quanto la prevedibile risposta di cui l'amico l'aveva degnata.
-Voi due, fermatevi!-
La voce tremante impedì al suo solito tono autoritario di prodursi in tutta la sua efficacia, ma in ogni caso sembrò sufficiente ad attirare l'attenzione dei compagni.
Entrambi si fermarono nel mezzo del corridoio, sotto la luce tremula di due torce sull'orlo di spegnersi.
-Noi... noi dovremmo parlare.-
-Di cosa?-
Era stato Ron a voltarsi e a rivolgerle quella domanda, utilizzando un tono incolore che le era totalmente estraneo.
-Di me e Malfoy.-
-Allora ce la fai a dirlo.-
Harry era tornato indietro di qualche passo, guardandola come se non la conoscesse.
-Avresti potuto farlo prima.-
-E' successo tutto molto in fretta.-
-A Blackwood, vero?-
-Si, Ron, a Blackwood.- replicò indignata Hermione.
-L'unico particolare che ti sei dimenticata di dirci, vedo.-
La menzogna era quello che faceva più male.
Aveva parlato con loro ogni giorno di quello che era accaduto a Grimlore, di cosa fosse successo e di come le era sembrato l'ambiente, nominando persone che probabilmente non avrebbero mai incontrato... avevano parlato di tutto, ma non della cosa più importante.
-Mi era sembrato strano non avessi parlato molto di Malfoy.-
-Harry...-
-Ci hai mentito da quando sei tornata.-
-Mi dispiace.-
Alla vista dei suoi occhi umidi, Ron perse parte della sua sicurezza, avvicinandosi a lei con fare quasi conciliante.
-Noi non vogliamo... che, ecco, tu ti allontani da noi.-
Imbarazzato, il Re dei dei Gryffindor si era appena lasciato andare a una maldestra confessione di paura.
-Io... io non lo farei mai!-
La paura che vide negli occhi di Harry era del tutto irrazionale, ma non meno reale o sentita.
Nessuno di loro avrebbe mai voluto creare una frattura in grado di separarli, eppure Malfoy era quell'incognita in grado di scuotere il loro piccolo mondo privato.
-Davvero, Harry.-
Il momento di stallo in cui tutti e tre erano piombati li aveva portati in una sorta di limbo, dimentichi della battaglia che si consumava a poca distanza da loro.
-Credi che le farò il lavaggio del cervello, Potter?-
Harry si voltò con velocità impressionante, mentre Ron alzò gli occhi al soffitto in un chiaro moto di esasperazione.
Avere a che fare con Malferret sarebbe stato stressante.
-Credo che sarai la solita spina nel fianco.-
-Se è sotto imperius.- rincarò la dose Ron -Lo scopriremo presto.-
-Ronald!-
-Ne saresti felice, vero Weasley?-
Sbarazzarsi di lui come di un incantesimo da cui si era stati colpiti per sbaglio. Si, sarebbe stato un sogno.
-Ginny è di sotto, sta difendendo la scuola assieme agli insegnanti e io vorrei raggiungerla il prima possibile.- sospirò Harry -Quindi dimmi che cosa vuoi, Malfoy.-
-Mirie mi ha mandato a cercarvi.-
Lo sguardo dello Slytherin incontrò quello di Hermione, inducendola a sorridere lievemente.
-Spero tu non ti sia sentito in dovere di venire a controllare la situazione, Malfoy.-
La tensione culminò nella debole risata di Ron, incredulo e offeso al pari del suo amico.
Quello era il momento in cui i tre ragazzi avrebbero voluto urlarsi contro e sfoderare le bacchette, duellando e lanciandosi gli insulti più svariati.
Harry e Ron avrebbero voluto rimettere Malfoy al proprio posto, facendogli chiaramente capire che le discussioni con Hermione non avrebbero mai necessitato di alcun tipo di supervisione, men che meno la sua... ma sarebbe stato quanto di più sbagliato da fare in quel momento.
La situazione all'esterno di Hogwarts degenerava e Hermione avrebbe affatturato tutti i presenti se solo si fossero azzardati a duellare in un momento così critico.
-Raggiungiamo Christopher.- intervenne la strega -Non mi sembra il momento adatto per impedirvi di fare qualche sciocchezza.-
Hermione Granger, a volte, leggeva nel pensiero.
-Spostati, furetto.-
L'amichevole spallato di Ron al biondo poteva considerarsi il più civile dei saluti, mentre Harry optò per una falcata sicura e a testa alta.
La tregua era stata sancita.
-Come l'hanno presa i tuoi?-
Una veloce domanda prima di separarsi, a una ragionevole distanza da tutto il resto.
-Pansy e Daphne mi credono pazzo e vorrebbero uccidermi, mentre Theodore e Blaise sono più propensi a ridermi addosso.-
O a fare battute sconce, ma quello era meglio non dirglielo.
-Tutto qui?-
-Non mi parleranno seriamente fino a quando questo disastro non sarà finito.-
Logica Slytherin.
-Perché sei venuto?-
Nasi che si sfioravano, occhi negli occhi, Hermione avrebbe voluto baciarlo.
-Per vedere le facce di Potter e Weasley, mi sembra ovvio.-
E alla vista del ghigno di Draco, l'impulso passò.



***




-Spero che i vostri litigi adolescenziali siano finiti, ho bisogno di tutta la vostra attenzione.-
Evidentemente stanco, Christopher non riusciva nemmeno più a muoversi. Passata l'adrenalina dei momenti precedenti, la stanchezza lo aveva travolto.
-Di che si tratta? Voglio raggiungere gli altri.-
-Anche io, mia sorella è là fuori!-
Chiacchiere interminabili, fermate da un solo impaziente gesto della mano.
Harry e Ron non sarebbero riusciti a tollerare altri preziosi minuti di attesa, non quando i loro compagni erano all'esterno in prima linea.
-Mi servi qui, bambino sopravvissuto.-
-Per cosa?-
Hermione si era fatta avanti, attenta e pronta a mettere in moto ogni singola rotella del suo cervello.
-Per questo.-
Dalla mano del mago cadde un pendente a forma di goccia, brillante persino nella penombra della stanza.
-Devi distruggerlo.-
-Non capisco, è il medaglione di Salazar Slytherin.-
-No, Harry Potter.- sospirò l'uomo -Questo è un Horcrux.-












NdA:
Tic tac il tempo scorre e la parola Horcrux è appena stata palesata ai ragazzi, ora Christopher dovrà solo istruirli a velocità record.
Capitolo molto easy questo, incentrato sulle reazioni emotive dei ragazzi di fronte all'inaspettato, e devo dire che se la sono cavata tutti molto bene... più o meno, ma non è la fine del fronte introspettivo. C'è ancora qualcosa da mostrare e tutto verrà ampiamente sviscerato prima della fine.
Che dire... le vacanze si avvicinano anche per me, quindi non posso promettervi di aggiornare prima della mia partenza (che avverrà tra un paio di settimane) ma farò il possibile.
Credo di poter azzardare che al massimo possiamo arrivare ad altri tre/quattro capitoli, quindi preparatevi ma non prendete la cifra per certa.
Celyan


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Capitolo 24
*** Distruzione ***




XXIV



Distruzione











“Ho sognato nella mia vita,
sogni che son rimasti sempre con me,
e che hanno cambiato le mie idee;
son passati attraverso il tempo e attraverso di me,
come il vino attraverso l'acqua,
ed hanno alterato il colore della mia mente.”
-Emily Brontë-







Hermione Granger credeva nel potere della cultura.
Sin da piccola era sempre stata assetata di conoscenza e la sua entrata nel mondo magico non aveva fatto altro che intensificare quel lato di lei che aveva sempre voluto impossessarsi di quante più nozioni possibili.
Essere una nata-babbana le aveva precluso una naturale dimestichezza con la magia, qualcosa che gran parte dei suoi compagni del primo anno aveva dalla nascita, così mettersi in pari con il resto della studentesca era diventato un obbiettivo importante.
Difficile credere che potesse divertirsi davvero a quel modo, ma per lei era così.
Solo la consapevolezza di quanto fossero preziose le sue conoscenze mutò parte di quel divertimento in una meticolosa ricerca del soprannaturale, una ricerca volta a incantesimi e anatemi poco comuni che, prima o poi, avrebbe potuto trovare sul suo cammino. O su quello di Harry e Ron.
Comprendere chi fosse Voldemort e di cosa fosse capace aveva cambiato molte cose, mettendola di fronte a una realizzazione puramente concreta.
Sapere era potere.
Eppure, nonostante il suo costante impegno, Hermione non aveva saputo dare alcuna spiegazione ai suoi amici quando, alla menzione della parola Horcrux, si erano voltati verso di lei in cerca di risposte.
Era stato Christopher a svelare l'arcano, spiegando in cosa consistesse il complesso incantesimo a cui Voldemort aveva attinto per assicurarsi una vita quasi eterna.
Le parole utilizzate dal mago avevano spiegato chiaramente la situazione, dando loro un'idea il più verosimile possibile di quanto grave fosse la situazione.
Da quel momento in poi non sarebbe stato ammesso alcuno sbaglio.
-Era quello di cui voleva parlarmi Silente, vero?-
Seduto a terra esausto, Harry osservava Christopher dal basso della sua posizione, assomigliando terribilmente a un bambino bisognoso di conferme.
-Si, voleva che tu facessi qualcosa per lui.-
-Cosa?-
Qualsiasi segno di debolezza scomparve all'istante dal volto del bambino sopravvissuto, ora pronto a eseguire gli ordini di Silente senza esitazione.
-Che li distruggessi.- spiegò Christopher -Tutti quanti.-
Un silenzio carico di tensione pervase la stanza, già di per sé cupa e del tutto priva di una qualsiasi fonte di calore, concreta o figurata che fosse.
-Suppongo che non mi basti schiacciarli sotto uno stivale.-
-Non potresti distruggerli nemmeno colpendoli con un incantesimo d'attacco in grado di stendere un cucciolo di drago.-
-Confortante...-
Dietro di loro, Ron Weasley diede il suo importante contributo.
Incredibilmente pallido e serio, il rosso affiancava una determinata Hermione Granger.
Entrambi erano in piedi, fermi e immobili alle spalle di Harry, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, molto simili a una scorta il cui unico intento fosse quello di coprire le spalle del ragazzo a terra.
-Lo farò, ovviamente. Dovete solo dirmi come.-
Automaticamente, tutti gli occhi dei presenti si posarono sul medaglione di Salazar Slytherin, brillante in modo quasi spaventoso nell'oscurità della stanza.
Christopher aveva intimato loro di non toccarlo, spiegando brevemente quali sarebbero potuti esserne gli effetti a lungo termine.
Si, ora Hermione riusciva a dare un senso alla presenza di Christopher a fianco di Silente.
-Tu lo sai, non è vero?- gli chiese -Oggetti maledetti... questo è il tuo campo.-
-Precisamente.-
-Ma non servivi solo a questo, sono certa che anche Silente sappia come distruggerli.-
Steso sul divano, Christopher sembrava recuperare le forze molto lentamente.
La pelle pallida del volto era in netto contrasto con quanto lo circondasse, mentre una velata patina di sudore gli ricopriva il corpo esausto.
Per giorni e giorni non aveva fatto altro che utilizzare magie ben al di sopra del normale standard di conoscenza dei maghi e ora sembrava pagarne il prezzo con il suo stesso corpo.
-Molto sveglia.- sorrise il mago, accennando con un movimento del capo alla sacca riposta sotto il tavolo. -Prendila.-
Nessuno di loro l'aveva notata prima, scura e polverosa poteva passare facilmente per un vecchio ammasso di tessuto inutilizzato.
Hermione la prese con cautela, assicurandosi di toccarla il minimo indispensabile per poterla riesumare e aprire sotto gli occhi di tutti.
-Prendi il diadema.-
Non appena le forme sofisticate del Diadema di Rowena Ravenclaw le vennero alla mente, l'oggetto balzò nella sua mano appena immersa tra la vecchia stoffa ruvida.
-E' la copia che hai creato, vero?-
Harry e Ron si avvicinarono per guardarlo meglio, curiosi di poter toccare con mano una creazione di Christopher.
-Si.- annuì lui -Ma l'originale è un Horcrux.-
La sorpresa rese le dita di Hermione molli come burro, tanto da lasciar ricadere il finto diadema nella sacca.
-Voldemort se n'è impossessato per trasformarlo in un Horcrux?- chiese Harry.
-Esatto.-
Un tesoro magico distrutto, piegato e insozzato dalla magia più abietta che potesse esistere.
-Quando hai creato la copia del diadema, eri a conoscenza di cosa fosse?-
-No, non ancora. All'epoca tentavo solo di riprodurre pezzi magici pregiati e facili da piazzare, andavano molto di moda tra le famiglie nobili dell'epoca.-
-Quale epoca?-
Ron ricordava molto bene le parole che l'uomo gli aveva rivolto solo qualche ora prima.
“Ho avuto secoli per perfezionarmi...”
Inutile dire che, dopo quell'ambiguità a dir poco gigantesca, la curiosità dei ragazzi era cresciuta a dismisura.
-Quella in cui riprodurre così fedelmente un oggetto era per me motivo di grande gioia.-
-Ora non lo è più?-
-Ora è pura normalità.-
-Abbiamo capito.- annuì Hermione -Sei il migliore nel tuo campo, è per questo che Silente ti ha chiamato. Voleva delle riproduzioni di...-
-Di tutti gli altri Horcrux creati da Voldemort.-
Lentamente, un disegno più grande andava formandosi sotto i loro occhi.
-Voleva trovare gli originali e sostituirli...- sussurrò Harry, chiedendosi quale fosse il motivo di tanta accortezza.
-Perché non distruggerli?-
-Non credo sia possibile farlo senza che lui ne venga a conoscenza, Ron.- ponderò Hermione -Dopotutto sono ciascuno una parte della sua stessa anima, sarebbe altamente improbabile agire di nascosto in questo senso.-
-Cento punti a Gryffindor, Hermione Granger.- sorrise Christopher -Distruggerne anche solo uno è sempre stato fuori discussione, avremmo attirato l'attenzione sul nostro piano.-
-Riunirli, sostituirli con delle copie per non destare sospetti, e distruggerli solo dopo averli trafugati tutti.-
Ora Harry capiva.
-Esattamente, ma alla luce dei fatti... le cose sono cambiate.-
-Non vi aspettavate che Voldemort si muovesse così presto.-
-No, infatti.-
E tutti e tre i ragazzi capirono chiaramente quale fosse la prossima mossa di un piano ormai naufragato.
-Se lo distruggessi lui se ne accorgerebbe.-
-Si.- annuì Christopher -E questo sarebbe sufficiente per indebolirlo e distrarlo abbastanza a lungo da permettere a Silente di allontanarlo da Blackwood.-
-Rischieremmo troppo. Questa guerra...-
-Questa è solo la prima di una lunga serie di battaglie, Harry Potter.- gli spiegò Christopher, calmo e perfettamente padrone di se. -Sarai costretto ad affrontarle tutte se vuoi sconfiggerlo, ma affrontale una alla volta.-
Ron si lasciò cadere a fianco dell'amico, mentre Hermione pose una mano sulla spalla di entrambi in segno di incondizionato appoggio.
Qualsiasi battaglia avesse dovuto affrontare l'amico, l'avrebbero fatto insieme... ancora una volta.
Non c'era bisogno di porsi domande o guardarsi in cerca di conferme, tutto era già stato scritto dopo la loro prima avventura con un gigantesco troll di montagna.
-Come posso distruggerlo? Non l'ho mai fatto.-
-Errore. Lo hai fatto, ma non sapevi cosa stavi facendo.-
Confusi, i ragazzi vennero riportati indietro nel tempo, quando il loro secondo anno era stato scosso dalla camera dei segreti, un basilisco, e il diario di Tom Riddle.
-Be', meno uno direi.-
Ron e il suo ottimismo furono una parentesi di breve durata.
-Quello l'ho distrutto con una zanna di basilisco.-
Imperturbabile, Harry sentiva di essere profondamente nella melma.
-E io non giro con cose del genere in tasca.-
-Avremmo dovuto tenerne una, dannazione.- imprecò Ron.
-Possiamo tornare nella camera dei segreti.- suggerì Hermione -Il corpo del basilisco è ancora lì.-
La prospettiva di dover riesumare il corpo di un serpente gigantesco era solo una delle stramberie pericolose che avevano o avrebbero mai dovuto fare nella vita. Quindi, perché no?



***




-Non posso credere che tu ce lo abbia tenuto nascosto.-
-Io non posso credere che stiamo parlando della Granger.-
Theodore e Blaise avevano un modo particolarmente ricco di tatto nell'approcciare determinati argomenti.
Nel caos generale scatenatosi al terzo piano e con l'aumentare dei feriti in continuo arrivo, era facile parlare agevolmente di qualsiasi cosa senza paura di essere intercettati dall'orecchio sbagliato.
Le voci e i lamenti si confondevano ad un livello sempre più alto, mentre il pericolo di essere reclutati come assistenti infermieri era sempre più vicino.
-E io non posso credere che proprio voi abbiate voglia di spettegolare come delle ragazzine del primo anno.-
Per nulla incline a parlare dei suoi affari personali, Draco teneva lo sguardo ostinatamente fisso di fronte a lui, dove Hermione sarebbe dovuta apparire per tornare nella stanza principale.
Ogni qual volta la strega spariva a seguito di Potter e Weasel, erano guai.
-Difficile ignorare l'argomento quando sei più teso di un cane da punta.- osservò Blaise, controllando a sua volta una testa bionda lontana da loro, intenta a eseguire di malavoglia gli ordini di Madama Chips.
Daphne non era fatta per lavori di quel tipo, senza dubbio.
-Senti chi parla...-
-Tra poco esploderà.- ghignò lo Slytherin, osservando la propria ragazza sempre più a disagio in mezzo a quella grande quantità di feriti.
Daphne aveva sempre odiato i malati e l'odore di medicinali che aleggiava nelle infermerie, se ne sentiva soffocata ed era facilmente portata ad impressionarsi di fronte a disturbi fisici di qualsiasi genere.
-Lei o Pansy?-
Theodore guardava con grande divertimento l'amica snobbare le più lievi attenzioni di Dominique Lambert che, imperterrito e come se nulla fosse, l'affiancava ad ogni suo passo intento a sussurrarle qualcosa.
-Entrambe.-
-Sei fortunato, Draco.- sorrise l'amico -Per ora sei fuori dal loro mirino.-
In quel momento, la conversazione venne interrotta da un gemito di dolore piuttosto acuto, appartenente a un Gryffindor estremamente stupido steso al loro fianco.
-Canon, per Merlino, che hai da lamentarti?-
-La... go... go-gola...-
Il tono strozzato del ragazzo indicava che l'incantesimo da cui era stato colpito non aveva ancora cessato del tutto il suo effetto.
A quanto pareva, nella confusione generale, qualcuno aveva affatturato il giovane Colin Canon che, senza il minimo senso del rispetto, aveva ritenuto necessario documentare l'accaduto scattando foto a destra e a manca.
-Se non volevi essere steso dovevi farti gli affari tuoi, Canon.-
Nonostante il saggio consiglio, Blaise gli avvicinò alla bocca una pozione datagli da Mirie poco prima, in grado di far tornare il giovane Gryffindor funzionante nel giro di qualche ora.
Fino ad allora, sarebbe rimasto in bilico tra l'essere una statua e un normale essere umano.
-Gr... gra...-
-Si, si.- scosse la testa Blaise -Sta un po' zitto ora.-
Assistere quell'idiota era un modo perfetto per non essere costretti a occuparsi di altri feriti più seri e certamente più bisognosi di attenzioni.
Era stata una fortuna averlo trovato per caso, dopo aver rischiato di inciampare nella cravatta rosso-oro.
-Di cosa stavamo parlando?-
-Delle nuove conoscenze di Draco.-
-Oh, certo, continuiamo.-
Esasperato, il biondo era molto tentato di aggravare le condizioni di Canon, così almeno avrebbero avuto altro con cui intrattenersi.
-Non continueremo proprio un bel niente.-
-Come diavolo hai fatto ad avvicinarti a lei?-
Il rifiuto di Draco e la domanda di Blaise vennero esternati nello stesso momento, rendendo ancora più caotica quell'improbabile conversazione.
-Effettivamente la Granger ha sempre avuto l'aria di una pronta ad affatturare chiunque le si avvicinasse più del dovuto, soprattutto se Slytherin.-
Nonostante il tono gioviale della conversazione, i visi di Theodore e Blaise non avevano perso quella sfumatura incredula che li aveva presi da quando la novità era uscita allo scoperto.
-Devo dedurre che non ti conosce ancora bene. O si?-
Il lento sorriso soddisfatto che s'insinuò sul volto di Draco fu una spiegazione più che sufficiente per tutti.
-Merlino... ha visto?-
-E non è scappata urlando al Mangiamorte?-
-Con ogni probabilità quella stupida non scapperebbe mai di fronte a un Mangiamorte.-
Purtroppo o per fortuna.
-Oh Merlino...-
-Cosa?-
Entrambi i suoi amici lo fissavano straniti, come se in un'unica e semplice frase avessero avuto conferma di qualcosa di terribile.
-Nulla.- si affrettò a rispondere Blaise, trasformando la sua espressione incredula in una apparentemente rilassata -Solo che ora capisco come mai la Granger sembrava tanto interessata al nostro tavolo.-
-Quando?-
-Quando ti eri dato alla macchia.-
L'arria soddisfatta di Draco non fu altro che un altro segno d'allarme.
-Oh Merlino...-
-Avete finito?-
-Sei totalmente cotto della Granger.-
Blaise non sembrava credere alle sue stesse parole.
Draco Malfoy, dopotutto, era ampiamente capace di provare dei sentimenti.
E l'ennesima prova si palesò sul suo volto nel momento esatto in cui Hermione Granger riapparve alla vista del pubblico, affiancata dagli eterni seccatori Potter e Weasley.
Le loro facce, inoltre, non promettevano nulla di buono.
-Dove vai?-
Domanda inutile. Non appena l'aveva vista, il suo corpo si era mosso in automatico.
-Tieni Canon.- Blaise lasciò cadere sul petto rigido del ragazzo l'ampolla della pozione a lui destinata -Cambio della guardia.-
E senza una seconda occhiata al loro improbabile paziente, Blaise e Theodore si fecero forza nel seguire l'amico partito alla carica.
-Malfoy, sei ancora qui?-
Weasley, sempre pronti a dare il benvenuto.
-Dove state andando?-
Si era rivolto a lei, incurante delle parole di protesta degli altri due.
Fu sufficiente guardare la tensione sul suo volto per capire che la situazione si era appena complicata.
Se persino Hermione Granger si degnava di esternare una vena di preoccupazione, allora che Merlino lo aiutasse a sopportare la vicinanza di quel gruppo di Gryffindor.



***




Stare con Hermione Granger non era facile, perché in realtà non si stava solo con lei.
Harry Potter, Ron Weasley e l'incrollabile fede Gryffindor che li caratterizzava facevano tutti parte del pacchetto, come anche le fastidiose missioni suicide in cui avevano la tendenza a gettarsi a capofitto.
-Ditemi che non è vero.-
Sentire parlare Harry Potter in serpentese era qualcosa di abbastanza sconcertante, senza che subito dopo l'ingresso della camera dei segreti si aprisse sotto i loro occhi.
-Nessuno vi ha chiesto di venire.- puntualizzò Ron, in direzione dei tre Slytherin.
In tutta risposta, Blaise e Theodore fecero del loro meglio per perforare la nuca di Malfoy con i loro sguardi seccati.
Ovviamente, era tutta colpa sua.
-Non siamo qui per aiutare, Weasley.-
-Davvero? Allora potete tornarvene al terzo piano.-
Con i moribondi.
Non lo disse, ma l'invito era comunque esplicito.
-Siamo qui per evitare che Draco si metta nei guai.-
Invischiarsi con dei Gryffindor... che idea balorda.
-Cosa dovremmo fare, esattamente?-
-Se non siete qui per aiutare, non è necessario che ne veniate informati.-
Harry era un mago in missione, una delle più serie in cui era mai stato coinvolto.
-Ma potete venire. Credo che tra qualche tempo potremmo scambiarci i ruoli...-
Per niente entusiasta all'idea, lui e Ron avrebbero potuto trovarsi nella scomoda situazione di dover spalleggiare Hermione in contesti meno civili e meno Gryffindor.
-Smettetela, tutti quanti.- li invitò Hermione -Non c'è tempo per simili battibecchi.-
Decisa, fece un passo avanti e iniziò a scendere le scale buie che portavano nella parte sotterranea del piano. Dietro di lei, Draco la seguiva a breve distanza.
I fantasmi erano scomparsi dai corridoi di Hogwarts, deserti e orfani di studenti, mentre i rombi delle battaglie esterne echeggiavano per l'intero castello.
Harry e Ron si erano fermati indecisi di fronte alla via che li avrebbe condotti al portone principale della scuola, dove sarebbero potuti facilmente uscire per andare in cerca di Ginny.
Era stata una tentazione potente e momentanea, normale per chi nutrisse sentimenti difficili da controllare. Ma erano rinsaviti in fretta, decisi a sfogare parte della tensione in un regolare litigio con gli Slytherin presenti.
Qualcosa di normale, a quel punto, era assolutamente necessario.
Rimasti indietro, nelle retrovie, Hermione aveva velocemente riassunto la situazione a Draco, sempre più propenso a sbattere la testa contro il muro.
-Cerchiamo di non attirare l'attenzione.-
I loro passi rimbombavano sul pavimento di pietra del passaggio che li stava lentamente conducendo alla camera dei segreti.
Tutto attorno era buio e silenzio.
-Attirare l'attenzione di cosa?-
Ottima domanda.
Se anche il basilisco era morto, quello non era garanzia di un ambiente sicuro.
-Di qualsiasi cosa si sia annidata qui in questi anni.-
Harry apriva la fila, bacchetta spianata e illuminata da una luce sufficientemente fioca da non risultare fastidiosa, impegnato a controllare i dintorni.
-Ottimo.- sospirò Blaise, guardingo come mai lo era stato nella vita.
-Strano che proprio voi Slytherin siate quelli più a disagio, dovreste sentirvi a casa nel covo di Salazar Slytherin.-
Se persino Ron Weasley si metteva a prenderli in giro, la situazione era persa.
-I nostri manieri non assomigliano neanche lontanamente a questo posto.- lo informò Nott, estremamente compito.
-Non infierire Theodore, è evidente che Weasel non ha la minima idea di come sia fatto l'interno di un maniero.-
Touché.
-Maschi...- sospirò Hermione, dando al contempo una forte gomitata al fianco di Draco.
-Zitti.-
Harry si era fermato alla fine del passaggio, nel punto esatto in cui la pendenza del pavimento era finita.
Immobili, intenti a malapena a respirare, rumori indistinti iniziarono a serpeggiare attorno a loro.
Lievi e ritmici, assomigliavano terribilmente a un incessante zampettare.
-Oh no.-
-Zitto Ronald.-
-Oh no, no, no, no.-
Solo una cosa era in grado atterrire il Gryffindor a quel modo.
Ragni.
-Weasley, se stai per svenire...-
-Questi sono i parenti di Aragog!-
-Di chi?-
Mentre la diatriba tra Blaise e Ron proseguiva, Hermione avvertì Draco farsi più vicino, tanto da sfiorarle la spalla con la propria.
-Siamo entrati da meno di cinque minuti e siamo già nei guai, perché non sono stupito?-
-Sai che noi Gryffindor non ci annoiamo mai.-
Stemperare la tensione era solo un altro modo per andare avanti.
-Sopra di noi!-
Le grida di Harry e Theodore arrivarono all'unisono, come anche gli incantesimi di protezione che scagliarono sopra le loro teste appena in tempo per vedere una cascata di ragni scivolare sopra gli incantesimi e cadere a pioggia attorno a loro.
Grandi come il pugno di un uomo adulto, sembravano in uno stato inferiore di crescita.
-Oh miseriaccia!-
-Che diavolo ti prende, Weasley?-
-E' terrorizzato dai ragni.- spiegò sbrigativamente Harry -Se non lo aveste ancora capito.-
-Grazie per averci illuminati, Potter, ma sarebbe gradito un po' di contegno.-
-Certo, Malfoy, ne riparliamo quando verremo attaccati da una massa di furetti inferociti.-
-Stupeficium!-
L'incantesimo di Hermione mise in allarme tutti, spaventando non solo i ragni raccolti attorno a loro.
Conoscendola, tutti i presenti si erano già visti stesi a terra a riflettere sul proprio comportamento.
-Datemi una mano invece di litigare.-
Gli incantesimi iniziarono a piovere serrati, scagliati con precisione e potenza ma comunque insufficienti ad aprirsi un varco.
Preda di una crisi isterica, gli schiantesimi di Ron erano raddoppiati di potenza e perso di precisione, rendendolo più utile a demolire il posto che a salvare la pelle di tutti.
-Dobbiamo dividerci!-
Harry aveva ragione.
Senza smettere di muovere le bacchette, tutti pensarono che quella fosse la soluzione più ovvia.
-Io e Blaise vi apriamo un varco, voi andate.-
La praticità di Theodore Nott aveva trovato in Harry un qualcosa di affine.
Durante una battaglia, entrmabi diventavano metodici.
Per Harry era tutta questione di esperienza, mentre per Nott si trattava semplicemente di carattere.
-Siete sicuri?-
La domanda venne posta da Draco, affatto a suo agio in quella situazione.
Lasciarsi alle spalle Blaise e Theodore a quel modo era qualcosa di nuovo.
-Non ti fidi di noi?-
-Vedete di farvi trovare tutti interi, al mio ritorno.-
Harry li ringraziò rapidamente con lo sguardo, assicurandosi di mostrarsi il più distaccato possibile.
Farsi coprire le spalle da due Slytherin... esisteva una prima volta per tutto.
-Andate, prima che Weasley ci rimanga secco.-
Subito dopo, una scia di magia divise l'orda di ragni che li circondavano, separandoli di netto in due maree nere attraverso cui Harry, Ron, Draco e Hermione corsero velocemente.
Nessuno di loro si voltò indietro, non potevano permettersi ripensamenti.
L'ucnico conforto furono le voci chiare di Blaise e Theodore intente a scagliare incantesimi.

-Attenti a dove mettete i piedi.-
La raccomandazione di Hermione giunse superflua, ma nessuno si sognò di emettere fiato, soprattutto Ron che continuava a illuminare il terreno, le pareti e il soffitto in modo maniacale.
-Dovrebbe essere in vista, ormai.-
Harry si riferiva all'ingresso della camera e all'immenso cadavere del basilisco.
Stretto nella sua tasca, il medaglione di Salazar Slytherin sembrava pesare come un macigno.
-Il pavimento è in discesa... ci siamo.-
Ron stringeva forte la bacchetta, memore di quanto accaduto in quella stanza durante il secondo anno.
Dal canto suo, Hermione e Draco provavano per la prima volta l'ebrezza di entrare nella camera dei segreti.
-Quindi è così che occupi il tuo tempo.-
Accanto a lei, Draco avrebbe voluto tenersela stretta e proseguire a quel modo, ma sarebbe stato dannatamente poco pratico e pericoloso per lui, in quanto Hermione lo avrebbe certamente affatturato.
-Non sempre. A volte rischiamo la vita anche in superficie e fuori dai confini di Hogwarts.-
-Sapevo mi avresti dato molto da fare.-
-Non ho bisogno di un guardiano.-
-Se non la piantate, quello di cui avrò bisogno io sono un paio di tappi per le orecchie.-
Era troppo presto perché Harry potesse essere a suo agio nel sentirli parlare a quel modo.
-Te le staccherei le orecchie, Potter.-
Il delicato commento di Draco si perse nel sussulto di Harry e Ron, avanti a loro di qualche passo.
-Che succede?-
Mano a mano che si avvicinavano alle spalle dei ragazzi, un odore pungente prese ad appestare l'aria, costringendoli a coprirsi naso e bocca con parte delle divise scolastiche.
-Credo che siamo arrivati al corpo del basilisco.-
La voce ovattata di Ron si sentiva a malapena.
-Lumos Maxima!-
Harry e Hermione illuminarono la zona dall'alto del soffitto, svelando quanto l'oscurità stava nascondendo della camera dei segreti.
-Merlino...-
Il sospiro di Hermione proiettava solo una minima parte della sua sorpresa alla vista dello scheletro dell'enorme serpente.
Persino Draco trattenne il fiato, osservando con occhi sgranati il teschio oblungo e le zanne dell'animale.
Da vivo doveva essere stato un esemplare dei più grandi.
-Guardate... il suo stesso veleno ne sta corrodendo le ossa.-
Hermione indicò la pozza di liquido denso che colava dalle zanne dell'animale e che andava spargendosi a terra lentamente, creando uno specchio di veleno letale.
-Sono passati anni, come può essere ancora...-
-Attivo?- suggerì Ron.
-Il veleno del basilisco è uno dei più potenti esistenti in natura.- spiegò Draco -Solitamente alla loro morte vengono trattati e privati delle zanne, suppongo che la decomposizione naturale richieda una quantità di tempo decisamente maggiore. Forse tra altri cinque anni sarà innocuo.-
La competenza di Draco sfociava nell'inquietante.
-Non sapevo fossi un esperto di serpenti.-
Sorridendo cauto, lo Slytherin le sfiorò gentilmente il polso.
-Cosa dovremmo fare ora?-
Harry estrasse dalla tasca un pezzo di stoffa bianco, gettandolo bruscamente nel mezzo della pozza di veleno.
Immediatamente, il tessuto prese a disintegrarsi velocemente, lasciando allo scoperto il medaglione di Salazar Slytherin... che sarebbe stato distrutto in una stanza oscura creata dal suo stesso possessore originario.
Davvero poetico.
-Christopher mi ha dato questo.-
Da sotto la divisa, Harry fece apparire un pugnale dalla lama sottile e l'impugnatura liscia, perfettamente lucidata.
Anonimo e dall'aspetto efficiente, sembrava l'arma di un killer.
-Ha detto di averlo incantato per resistere a qualsiasi tipo di veleno o urto.-
In realtà Christopher aveva anche espresso la sua preoccupazione per il veleno del basilisco, non potendogli garantire una resistenza massima... ma questo non lo disse, preferendo tenere per sé eventuali dubbi e paure.
-Resisterà?- domandò Ron.
-Deve farlo.-
Immergendolo nel liquido scuro, Harry li esortò ad allontanarsi.
-Se possiamo aiutarti in qualche modo...-
-Non potete, Hermione.-
Si trattava solo di colpire forte e con precisione, bastava un solo uomo per l'impresa. E doveva essere lui.
-Pronti?-
Si, Draco era pronto a gettarsi su Hermione al primo segno di pericolo.
Avvertendo il metallo crepitare sotto la sua mano, Harry agì velocemente e con quanta più forza possibile, conficcando la punta avvelenata del pugnale esattamente al centro della pietra del medaglione.
In un attimo, un rumore molto simile ad un grido acuto e lancinante riempì l'aria, mentre dalle spaccature della pietra uscivano vere e proprie vampate di fumo nero.
Istintivamente, tutti si gettarono a terra, il corpo di Hermione coperto da quello pressante di Draco.
Le mura della stanza sembravano sul punto di crollare, mentre un vento gelido e scuro sferzava i loro corpi fino a quasi spostarli di forza.
In lontananza, Voldemort venne schiacciato dalla consapevolezza di quanto accaduto, dileguandosi urlante e sofferente in un vortice di magia nera.
















NdA:
Aggiornamento in extremis prima della partenza, altrimenti avreste dovuto aspettare come minimo un'altra settimana prima di leggere della disfatta dei cattivi.
Eh già, Horcrux distrutto e Blckwood libera dall'ombra di Voldemort.
Mentre Draco, pur non avendo fatto nulla, non è rimasto seduto in poltrona ad aspettare che la sua bella tornasse dalla missione.
La parte bellicosa della storia è ufficialmente finita... se escludiamo le ultime reazioni ai Dramione.
E ora vi lascio, al mio ritorno comincerò a tirare le fila della conclusione di Fools.
Un abbraccio a tutte e buone vacanze!


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Capitolo 25
*** L'allievo ***




XXV



L'allievo














Ci sono sensazioni che non si possono spiegare,
fantasie che non si possono raccontare,
e in tutto questo ci siete voi.
-Emily Brontë-






Non esisteva Mangiamorte poco sensibile ai voleri e alle condizioni del proprio padrone.
Voldemort aveva costituito un legame con tutti loro, un legame poco vantaggioso per i suoi adepti, sempre pronti a percepire con estrema facilità ogni briciolo di disappunto e dolore in grado di scuotere il Lord Oscuro abbastanza profondamente da poterli raggiungere.
E lo sentirono tutti, il dolore.
La paura e lo sconcerto di Voldemort nel sentirsi strappare, letteralmente, un pezzo di anima volarono lontano e raggiunsero chiunque avesse sul proprio corpo lo sfregio del teschio e del serpente.
Le battaglie in corso subirono un mutamento istantaneo, imprevedibile.
Hogwarts e Grimlore vennero inondate di urla di sconcerto e scie nere di smaterializzazione, testimoni dei primi Mangiamorte che abbandonavano il campo come semplice riflesso della scomparsa del proprio padrone. Altri, completamente sotto shock, persero semplicemente convinzione e ritmo di combattimento, conducendo brevi duelli impacciati dagli esiti irrimediabilmente negativi.
Chi non era stato così veloce da fuggire veniva catturato in breve tempo.
Volti smarriti e spaventati tentavano fughe improbabili, mentre Auror e membri dell'Ordine della Fenice reagivano con esperta velocità nell'imprigionare quanti più Mangiamorte possibile.
Le domande si alzavano nell'aria una dopo l'altra, trovando solo urla inarticolate o cenni della testa come risposte di quanto appena accaduto, segno che nessuno aveva compreso l'evento che li aveva portati rispettivamente alla sconfitta e alla vittoria.
Solo una cosa era chiara a tutti quelli che a Grmilore alzavano la testa al cielo...
Voldemort se n'era andato.
Scomparso.


-Cos'è successo?-
Neville si guardava attorno confuso, non capendo esattamente come fossero arrivati al punto in cui i Mangiamorte venivano messi a terra e catturati.
-Ottima domanda.- sussurrò Ginny, i capelli sparsi sulle spalle in modo disordinato, ansante e già troppo stanca per porsi altre domande.
Lei e Neville erano sempre stati a fianco della professoressa Mc Granitt, ora impegnata a scagliare incantesimi di incarcerazione contro ogni Mangiamorte ferito o fermato dai colleghi professori.
-E' stato... è stato come se qualcuno avesse urlato un ordine che solo loro hanno potuto sentire.- balbettò il ragazzo, cercando con gli occhi tutti gli studenti che riusciva a scorgere nel cortile scolastico.
Alcuni erano davvero mal messi, tanto da necessitare un trasporto urgente al San Mungo.
-Bisogna portare i feriti all'interno della scuola, vado a vedere se ci sono Rvenclaw non troppo mal messi, ci serve aiuto.-
Con un sorriso, Ginny notò l'istintivo movimento di Neville verso una testa bionda, probabilmente l'unica, completamente a suo agio in quella situazione di difficile comprensione per chiunque.
Luna Lovegood manteneva sempre la calma.
-Certo Neville...-
Il debole annuire di Ginny venne immediatamente interrotto da una serie di urla famigliari.
Harry e Ron le si stavano avvicinando a grandi passi, abiti sporchi e laceri, tipici di chi era appena uscito da una situazione difficile e potenzialmente letale.
A ben pensare, il suo aspetto non doveva essere poi così diverso.
-State bene...-
Quella constatazione arrivò in un sussurrò, aprendo una serie di confini sentimentali che durante la battaglia si era sforzata di chiudere e lasciare lontano.
-State bene.- ripeté, spingendosi verso di loro a braccia tese, aperte e pronte a stringerli.
L'abbraccio arrivò forte e stretto, da entrambe le parti.
La testa incastrata tra le spalle di Harry e suo fratello, il respiro veloce e le mani tremanti, Ginny aveva trovato il suo personale angolo di pace nel mezzo di uno spettacolo che urlava desolazione.
-Stai bene?-
-Sei ferita?-
-Si e no.- sorrise lei, osservando i volti stanchi dei due ragazzi -Che è successo? Voi siete feriti?-
Le mani della Gryffindor corsero a controllare spasmodicamente braccia e torso dei due ragazzi, mentre gli occhi frugavano due espressioni stanche ma vittoriose.
-Stiamo bene.- la rassicurò Ron.
-E per quanto tempo staremo... bene?-
Quanto a lungo sarebbe durata la tregua post battaglia?
Sarebbero potuti passare mesi senza che nulla di rilevante accadesse, ma qualcosa diceva a Ginny che l'ultimo scontro appena conclusosi aveva qualcosa di diverso.
-Non tanto quanto vorremmo, ma abbastanza per riprenderci.-
L'onestà di Harry non vacillava su nulla, meno che mai sulle questioni importanti.
-Credo che Neville abbia bisogno di aiuto per radunare i ranghi.- si scusò Ron, allontanandosi in direzione del compagno di casa e lasciando a Harry e sua sorella un momento di preziosa quanto sdolcinata intimità.



***




-Weasley e Paciock che radunano i feriti... Merlino, preferirei rimanere steso in un fosso che affidarmi a quei due.-
-Draco!-
La protesta di Hermione non giunse perentoria come di consueto.
Gli occhi chiusi e il capo poggiato alla spalla di Draco, la strega tentava di controllare il dolore pulsante che l'aveva colta alla testa.
Lo scoppio di energia alla distruzione del Horcrux era stato tale da mettere a dura prova la tenuta della camera dei segreti e la loro stessa resistenza fisica, costringendoli ad abbandonare precipitosamente il posto.
Del medaglione di Salazar Slytherin non era rimasto nulla, se non un alone nero contro la pietra sporca del pavimento.
-Mentre Potter e la Weasley potrebbero tranquillamente prendersi una stanza.-
Hermione sorrise, aprendo gli occhi su un devastato cortile scolastico colmo di feriti e prigionieri.
La parte centrale del castello che dava sul cortile ospitava i meccanismi del grande orologio di Hogwarts, un immenso disco bianco che ticchettava sopra le loro teste, mentre una serie di finestre dall'aspetto piuttosto anonimo permettevano una perfetta visuale dell'ampia entrata esterna.
-Dopo tutto quello che è successo, Ginny e Harry sono le ultime persone che dovrebbero attirare la tua attenzione.-
-Mi preoccupo per i tuoi amici.- fu la candida risposta di Draco.
-Davvero? Generalmente tu ti preoccupi solo di te stesso.-
-Mi sembra ovvio, non ci sarebbe nessun altro a farlo al posto mio.-
Ne era profondamente convinto, Hermione poteva sentirlo nel suo tono.
-Non è la prima volta che lo dici.-
-Perché non è la prima volta che succede.-
Abbassando il capo verso di lei le sfiorò una tempia con le labbra, respirando il profumo dei suoi capelli come se al momento non ci fosse nulla di più importante da fare.
-Quindi... è la prima volta che qualcuno si preoccupa per te?-
Le mani dello Slytherin scesero ad accarezzarle i fianchi, stringendo le dita attorno alla stoffa morbida della gonna desiderando di poterla far svanire con un semplice tocco. E a dire il vero avrebbe potuto... ma sarebbe finita male, con uno schiantesimo in fronte, ad esempio.
-Si.-
-Non ci credo.-
-Sopravvaluti mia madre.-
-Eppure hai capito subito a chi mi riferissi.-
-Sei una Gryffindor, i tuoi pensieri sono prevedibili.-
Troppo stanca per mandarlo al diavolo, Hermione si limitò a colpirlo svogliatamente sul braccio, con un movimento lento e goffo che da solo spiegava quanto fosse provata dagli ultimi avvenimenti.
Grimlore, Hogwarts, Draco, le battaglie... i segreti.
Era stata messa alla prova su ogni fronte.
-Dove ti fa male?-
-Testa.- mugugnò Hermione, voltandosi nel suo abbraccio per portare il capo contro la sua spalla.
-Solo?-
Salì a circondarle le spalle con le braccia, Draco, mentre le labbra scendevano su quelle della strega in un bacio leggero.
-E qualche altro livido... ma nulla di serio.-
Con una mano piegata contro la sua testa, Hermione portò Draco nuovamente sulle sue labbra, approfondendo un bacio che aveva immaginato di dargli non appena lui si era alzato dal suo corpo steso a terra, nella profondità della camera dei segreti.
Non lo aveva mai visto così preoccupato.
-E anche tu sei ferito.-
Non le era sfuggito il gemito di dolore che aveva inutilmente cercato di trattenere quando aveva dovuto aiutarla ad alzarsi.
Cauta, gli sfiorò una spalla con tatto, osservandolo attentamente in faccia.
Lo sforzo per non prodursi in una smorfia era lodevole, doveva ammetterlo, ma comunque ben visibile ai suoi occhi.
-Ti sei fatto male quando ti sei gettato su di me.-
-Non sei poi così morbida come ricordavo.-
-Hai finito di scaricare la tensione facendo il cretino?-
In risposta, Draco le morse impertinente il labbro inferiore, baciandola subito dopo in un modo che Hermione avrebbe solo potuto definire come maliziosamente intenso.
Premendosi contro di lui, lasciò scivolare una gamba tra le sue, ricevendone in cambio un gemito di roco piacere.
Fu facile dimenticare il dolore fisico e morale per immergersi in quel torpore famigliare, lasciando che la mente vagasse verso pensieri che con la guerra non avevano nulla a che fare.
-Draco...-
Una mano scese a racchiuderle un seno nel palmo, esercitando quella giusta dose di pressione che la spinse ad inarcarsi verso di lui, facendole desiderare di trovarsi altrove, in un posto dove nessuno avrebbe potuto disturbarli.
Sentì le dita di Draco tra i capelli quando ancora le sue labbra stavano accarezzandogli il collo, perdendosi in quel calore sicuro che non avrebbe voluto mai e poi mai abbandonare... ma che il suo ragazzo biondo interruppe in modo brusco, improvviso.
-Che succede?-
Lo sguardo serio di chi avrebbe voluto rimproverarla senza remore si spostò dal suo volto alle punta delle dita che aveva appena ritratto dai suoi capelli.
Strofinando i polpastrelli l'uno contro l'altro, Draco tastò la viscida consistenza del sangue.
-Sei ferita.-
Ora il dolore alla testa aveva una causa più che concreta.
-Come dannazione hai fatto a non accorgertene prima?-
Il tono brusco della domanda aveva un sottinteso ben preciso: come dannazione ho fatto a non accorgermene prima?
Mani strette attorno alle spalle, la stava spingendo con forza attraverso i corridoi non più deserti della scuola, pilotandola senza troppi complimenti in infermeria.
-Draco, avranno spostato molti feriti più gravi di me in infermeria...-
-Non m'importa.-
Hermione constatò con una notevole stretta allo stomaco che più si addentravano all'interno del castello, più le facce che li osservavano si facevano famigliari e ansiose, totalmente stranite nel vedere i due Caposcuola agire ancora più bizzarramente del solito.
-Hey, Malfoy, cosa diamine credi di fare?-
Gryffindor.
Gryffindor ovunque.
-Non preoccuparti, Seamus!- gridò Hermione, voltando la testa in direzione del compagno ampiamente superato dalla falcata decisa di Draco. -Va tutto bene!-
Nemmeno una disinfestazione sarebbe servita a ripulire il castello.
-Andrà bene quando ti avranno ricucito la testa.-
-Non è rotta.- protestò Hermione -Non molto.-
La zona dell'infermeria era più caotica di quanto previsto.
Una serie di medimaghi del San Mungo era riuscita a entrare nel castello per occuparsi del trasferimento dei feriti, raggruppandoli su barelle incantate che li avrebbero trasportati all'esterno del perimetro del castello, dove sarebbe stato possibile smaterializzarsi.
-Forse dovremmo tornare da Mirie.-
-Per cosa?-
Uscita con fatica dalle porte dell'infermeria, la strega li aveva individuati facilmente, fermandosi a un passo dal travolgerli.
-Che ci fate qui?-
Il grembiule da medimaga sporco di sangue e i capelli biondi meno lucidi e vaporosi del solito, sembrava esausta.
A giudicare dalle occhiaie scure sotto gli occhi e l'espressione tirata del volto, non doveva essersi fermata un solo secondo per riposare.
-Qualunque cosa ci facciano, non è affar tuo.-
Christopher la raggiunse subito dopo, poggiandole le mani sulle spalle in un gesto di possessiva protezione talmente evidente da non poter essere ignorato.
-Devi riposare.-
-Devo lavorare.-
-Devi ricucirle la testa.-
Hermione, dal canto suo, avrebbe solo voluto dormire.
Che ore erano? Aveva completamente perso la cognizione del tempo.
-Io sto...-
-Sanguinando.-
Le dita di Draco, ancora sporche di sangue secco, saettarono sotto gli occhi della medimaga come spiegazione sufficiente.
-Entra.-
Liberatasi con facilità dalle mani di Christopher, più gentili di quanto apparissero in apparenza, Mirie rientrò in infermeria con passo sicuro, richiamando a sé il necessario per un medicamento all'apparenza non troppo impegnativo.
Dietro di lei, Christopher precedette i ragazzi in un inseguimento fatto di petulante preoccupazione.
In modo del tutto istintivo, Hermione si ritrovò ad osservare il mago e poi Draco, considerando quanto quei due potessero essere simili.

-Le ferite alla testa sanguinano sempre più delle altre, ma il taglio non è grave.-
-Sapevo che Draco si stava agitando troppo.-
Chiuse nell'ufficio di Madama Chips, Hermione e Mirie avevano bandito dalla stanza le due figure più ingombranti di cui avessero conoscenza.
-Lui ne sembrava sconcertato quanto te, credimi.-
Seduta sul piccolo letto a una piazza che Madama Chips teneva sempre pronto per le inaspettate notti di veglia, la Gryffindor teneva il capo ben chino verso le mani delicate di Mirie, intenta a spalmarle un unguento dall'odore poco piacevole sulla ferita.
-Lo credo bene.- sorrise Hermione -La nostra situazione è piuttosto... inusuale.-
-Ne so qualcosa.-
Alzando nuovamente il capo e scostandosi i capelli dal volto, la Gryffindor non poté fare a meno di osservare la strega con aperta curiosità.
Voleva porle delle domande, ma non voleva sembrare indiscreta.
Voleva sapere, ma non con il rischio di sembrare invadente.
-Christopher sembra piuttosto affezionato a te.-
Prendere un argomento alla larga non era mai stata la specialità di un Gryffindor e, oltretutto, la vicinanza totalmente indelicata di Draco stava peggiorando le sue doti diplomatiche.
-A volte vorrei che sembrasse discreto, ma non mi farà mai tanta grazia.-
Ancora una volta, Hermione si ritrovò a osservare con attenzione quel volto dai tratti quasi troppo giovani per appartenere ad una persona così pratica dei fatti della vita.
Era come se qualcosa l'avesse fatta crescere troppo in fretta. Oppure...
-Lui è particolare.- si sforzò di minimizzare, Hermione -E piuttosto misterioso. Ci ha detto di avere alle spalle esperienze di qualche secolo, cosa che ci ha piuttosto incuriositi.-
-Ma davvero?-
Si stava ripulendo le mani, Mirie, osservando la giovane strega con sguardo calcolatore e al tempo stesso cristallino.
-Davvero.-
-Sei molto sveglia, Hermione.- sorrise la bionda -Sarei curiosa di sapere cosa ne pensi di questa storia.-
Riflettendo su quanto sincera potesse essere, la Gryffindor decise di rischiare.
-Penso che le voci su una possibile amicizia tra Christopher e Nicholas Flamel siano vere.- iniziò -E credo che, nonostante la longevità di un mago possa raggiungere picchi molto alti, sia stato aiutato dalle scoperte dell'alchimista per cose che vanno ben oltre le sue abilità magiche. Credo anche che Silente lo abbia conosciuto grazie alla loro amicizia comune e sia rimasto colpito dalle sue abilità, tanto da ritenerlo un potenziale alleato di cui potersi fidare.-
Albus Silente non concedeva la sua fiducia alla cieca, doveva conoscere Christopher molto bene.
-Vorresti sapere se anche Christopher ha potuto godere dei benefici della pietra filosofale?-
-La mia è semplice curiosità.- scosse le spalle, Hermione -E, a dire il vero, vi ho sentiti parlare...-
-Quando lo stavo medicando?-
-Si.- ammise Hermione, con un pizzico di vergogna.
-Vedi, Christopher fa parte di una famiglia importante che tramanda il suo tipo di mestiere da generazioni.- spiegò Mirie, sedendosi accanto a lei -Lui non è mai stato contrario a portare avanti questo tipo di tradizione, come puoi vedere si diverte molto a fare ciò che fa... anche quando rischia di perdere la sua stupida testa. Eppure non si è mai mostrato incline alla fuga.-
Fermandosi ad osservare per un attimo il legno della porta, Mirie sembrò propensa ad aprirla... ma si trattenne stringendo a pugno le mani.
-La sua bravura e la sua innegabile voglia di vivere lo hanno sempre spinto a superare i limiti, tanto da diventare amico di Nicholas Flamel e qualsiasi altro personaggio illustre fosse abbastanza degno di stima e di sapienza da poter essere avvicinato. Ha imparato molto da loro, da chiunque potesse insegnargli qualcosa, rimanendo un amico fedele e contraccambiando con il suo tipo di conoscenza magica.-
-Un incontro di cervelli...- sussurrò Hermione, segretamente attratta dalla prospettiva di partecipare ad un incontro simile, ben più interessante delle piccole riunioni segrete di Slughorn.
-Già.- rise Mirie -Seppure quello di Christopher sia evidentemente danneggiato. Lui e Flamel erano riusciti a ricavare un distillato della giovinezza, un surrogato perfetto della pietra filosofale. Ne erano entusiasti, a sentire Christopher, e non fatico a crederlo.-
-Ed ecco spiegato il mistero di Christopher.-
-Quasi.- annuì Mirie -Iniziò ad assumerlo a intervalli regolari, testandone gli effetti ad ogni assunzione. Per secoli ha trangugiato quella pozione come se fosse acquaviola, custodendone gelosamente la ricetta. Quando lo conobbi, non avevo idea del tipo di persona che mi trovavo di fronte.-
Lo sguardo della strega era perso, fisso contro il muro spoglio di fronte a lei, immersa in un ricordo che Hermione poteva solo tentare di mettere a fuoco con la sua immaginazione.
-Io ero un'apprendista medimaga, nelle Highlands, a servizio di un accampamento allestito a fronte di una faida familiare tra due clan confinanti. Christopher era stato chiamato per aiutare a vincere la disputa... è così che ci incontrammo. Entrò nel campo con una ferita alla testa piuttosto profonda, si muoveva solo perché aveva abbastanza adrenalina in circolo per farlo. Dovetti atterrarlo personalmente per farlo stendere. Ero molto giovane, e lui diffidava della mia poca esperienza... ma avevo ragione e lo rimisi in sesto in un paio d'ore.-
-Un modo interessante di conoscersi.- sorrise Hermione, scaldata in qualche modo dall'espressione serena della medimaga.
-Indubbiamente.- concordò la strega -E' la stessa cosa che pensai anche io. Faceva tutto parte del suo strano fascino, così quando iniziò a corteggiarmi in modo totalmente inopportuno e insistente non lo lasciai aspettare molto, anche se forse avrei dovuto... ma che importava, sapevamo entrambi che era solo questione di tempo. Qualsiasi forma di ritrosia prolungata sarebbe stata una pietosa bugia.-
-Conosco la sensazione.- si ritrovò ad annuire Hermione, sorpresa nel vedere espresso così bene a parole un sentimento a cui ancora non aveva dato voce.
-Ma con il passare del tempo, degli anni a dire il vero, mi resi conto che qualcosa non andava.- contemplando in modo quasi ossessivo la trapunta del letto, Mirie sospirò pesantemente -Stando con lui, avevo smesso di invecchiare.-
Presa in contropiede, Hermione la fissò confusa.
-Cosa...? Come...? Oh Merlino.-
-Il distillato.- annuì Mirie, capendo a quale conclusione era giunta Hermione -Era solito mischiarlo ad innocue tazze di tè senza che io sospettassi nulla.-
-Sapevi quanto spesso lo utilizzava su se stesso?-
-Lo capii solo dopo, a seguito di una sua candita confessione.- rise Mirie, ancora incredula al ricordo di quel discorso incredibilmente idiota. -Merlino, provai a ucciderlo sul posto, mi trattenne solo la consapevolezza che lui lo aveva fatto per non dovermi perdere mai.-
E invece l'aveva persa lo stesso.
-Non lo hai più perdonato?-
-No.-
-Nemmeno ora?-
-Non lo so.-
Ma i suoi occhi parlavano chiaro. Se solo Christopher avesse potuto vederla in quel momento, sarebbe stato un uomo felice. Forse proprio per quello lei continuava a tenerlo a distanza.
-Lui ti voleva a ogni costo.-
-Ma volere qualcosa a ogni costo comporta sempre un prezzo, Hermione. Sta a te decidere se  pagarlo o meno.-



***




-Ti avevo detto che non era nulla di grave.-
Draco non le rispose nemmeno, limitandosi a controllarle la testa come se il medimago fosse stato lui.
-Christopher se n'è andato piuttosto in fretta, deduco che abbia origliato una conversazione poco piacevole.-
Lo Slytherin l'aveva raggiunta nell'ufficio di Madama Chips non appena Mirie ne era uscita, notando immediatamente le espressioni poco allegre delle ragazze.
Lasciar parlare due donne interessanti, a volte, era pericoloso.
-Come ti è sembrato?-
-Oserei dire... turbato.-
Più che normale.
-Allora? Devo somministrarti una dose di vertiaserum o vuoi dirmi da sola di che si tratta?-
-Un giorno deciderò io di somministrarti del veritaserum e allora dovrai rispondere a domande parecchio interessanti.-
Baciandole delicatamente il collo, Draco annuì sorridendo, mentre Hermione si lanciava in un racconto piuttosto sconcertante sulle origini di Christopher, non tralasciando nessun dettaglio.
-Era piuttosto ovvio, lui la segue come un cagnolino.-
Sdraiatosi sul letto, le braccia piegate dietro la testa, Draco aveva ascoltato con attenzione quanto scoperto su Christopher.
-Lui la ama.-
-E' quello che ho detto.-
-Non proprio.- rise Hermione, perfettamente consapevole delle difficoltà di Draco in campo affettivo.
-Punti di vista.-
Silenzioso, lo Slytherin si ostinava a tenere gli occhi chiusi, dando l'illusione di essere sprofondato in un intenso stato meditativo.
Rendendosi conto che quella era la sua reazione tipo di fronte a un qualcosa in grado di turbarlo, Hermione si chinò piano verso di lui, accarezzandogli delicatamente una guancia con la punta del naso.
Erano soli, il ticchettio dell'orologio a muro ben udibile, così la Gryffindor giudicò il momento sufficientemente opportuno per avvicinarsi a lui come non avrebbe mai potuto fare in pubblico.
-Sei teso.-
Lo Slytherin aprì gli occhi di scatto, guardandola divertito.
-E non sei così difficile da leggere.-
-Sono anche shockato.- aprì la bocca lui, spalancando gli occhi in un finto moto d'orrore.
-Io ti ho detto cosa non andava, ora tocca a te.-
-Hai l'imbarazzo della scelta.-
Mordendosi il labbro, Hermione si sdraiò accanto a lui, osservando con preoccupazione la porta.
-E'...-
-L'ho chiusa non appena sono entrato.-
-Non me ne sono accorta.-
Il ghigno di Draco si perse contro le sue labbra, confondendola più di quanto non fosse già.
Poggiando una mano contro la sua guancia, Hermione lo scostò da sé quel tanto che bastava per poter parlare.
-Nessuno di noi si è ripreso da quanto accaduto, tu non più degli altri, ma ora sei persino più preoccupato di prima.-
Gli aveva afferrato il mento tra le dita, guardandolo attentamente negli occhi nel tentativo di spronarlo a parlare.
Non voleva farlo sentire in trappola... solo vagamente braccato.
-Non mi piace essere tenuto d'occhio.-
-Be' è quello che faccio con le persone a cui tengo, quindi farai meglio ad abituartici.-
Scostandosi da lei con un gesto deciso, lo Slytherin si sedette sul letto con un movimento fluido, poggiando la schiena contro il muro alle sue spalle.
-Quando ho acconsentito ad aiutarvi a entrare nel manor ho implicitamente voltato le spalle al mondo in cui sono cresciuto e a cui sono sempre appartenuto, con l'unica alternativa di dover cambiare fazione e lavorare... con voi.-
Solo esprimere quell'ultimo concetto era stato per lui uno sforzo sovrumano.
-Lo avevo immaginato.- annuì Hermione, alzandosi a sua volta e sedendosi al suo fianco, le gambe piegate contro il petto -Non ci sono alternative.-
Tuttavia, il silenzio di Draco fu in grado di metterla in allarme.
-Non è vero?- gli chiese di nuovo.
-Ho chiesto a Christopher di insegnarmi tutto quello che sa, e lui ha accettato.-
Se avesse ricevuto un colpo in testa in quell'esatto momento, sarebbe stata meno sorpresa.
Rimase immobile, Hermione, fissandolo come se all'improvviso si ritrovasse di fronte ad una persona con due teste.
-Quando?-
-Mezzosangue...-
-Quando?-
-Prima.-
-Oh, prima. Vuoi dire quando mi ha spinto in infermeria per poter rimanere sola con lui?-
-Non è stato...-
-Stavamo cercando Mirie perché sapevi che così avremmo trovato anche Christopher, vero? D'altronde lui la segue come un cagnolino.-
-Ero davvero preoccupato per...-
-Per uno stupido taglio! E mentre mi facevo inutilmente ricucire la testa tu decidevi di diventare un fuorilegge!-
Si era scaldata come era solita fare con Ron, quando pretendeva di non farla arrabbiare dicendo qualcosa di immensamente stupido.
-Cosa credi che fossi, prima?-
Alzandosi rudemente la manica della camicia fino al gomito, Draco scoprì il marchio nero in tutto il suo orrore.
-Avresti potuto essere uno di...-
-Voi? Per questo sei arrabbiata?-
La guardava con freddezza, ora, come se in un colpo solo avesse appena distrutto tutta la stima che aveva potuto avere per lei.
-Mi sarebbe piaciuto.-
-Io non sono un Gryffindor.-
-Non è necessario...-
-E non sono amico di Potter, Weasley o, che Merlino me ne scampi, Paciock.- chiarì -A diciassette anni posso già vantare il titolo di ex-mangiamorte fuggitivo, non ho intenzione di aggiungere anche il titolo di martire.-
Accaldata e nervosa, Hermione si rese conto di esserglisi seduta di fronte per potersi indignare meglio.
-Non sono martiri e spero non lo diventino mai.-
Harry, Ron, Silente... l'intero Ordine della Fenice...
Scuotendo la testa, Draco si piegò su di lei, afferrandole le mani con forza.
-So benissimo di cosa si occupano. E capisco che tu voglia farne parte, non mi sono mai fatto illusioni sulle tue inclinazioni altruiste da quando ti sei messa in testa di liberare tutti gli elfi del mondo, ma quella strada non fa per me.-
-E' pericoloso.-
Gli strinse le mani così forte da vederlo muovere impercettibilmente le labbra in segno di sorpresa.
-Non più che essere un Mangiamorte o uno degli uomini di Silente.-
-Si ma tu e Christopher diventerete preziosi per chiunque combatta questa guerra.-
-Per tua fortuna ho già deciso da che parte stare.- rise lui, scuotendo la testa incredulo.
-Tutte queste urla per dirmi che sei preoccupata? E' la prima volta che non arrivi dritta al punto.-
-Be' scusa se ci sono ancora notizie in grado di destabilizzarmi.-
Gli occhi lucidi le creavano qualche problema, così si poggiò prudentemente a lui, nascondendo il volto contro la sua spalla.
-Merlino, è andata anche peggio di quanto mi aspettassi.- bofonchiò lui, le labbra immerse nei suoi capelli.
-Bene, ricordalo per la prossima volta.-
Il cuore le batteva forte, mosso da una preoccupazione che da quel momento in poi sarebbe svanita solo alla fine della guerra.
-Adesso, però, vorrei ricordare qualcos'altro.-
Lasciando vagare una mano sotto la gonna, Draco le accarezzò delicatamente una gamba, salendo fino all'interno coscia.
Iniziò ad accarezzarla lentamente, spostando l'altra mano sotto le natiche, facendola sollevare lentamente su di lui fino a stringerla sempre più vicino.
-Questo non è leale...-
I sospiri di Hermione s'infrangevano contro il suo collo già umido di baci, mentre con le mani era impegnata a slacciargli la cintura.
Non si muovevano in modo frenetico, non c'era fretta nei loro spostamenti, ma solo un'inesorabile eccitazione da appagare al più presto.
Hermione iniziò a dondolare su di lui non appena la cintura finì a terra, gemendo piano contro il suo orecchio e sentendo chiaramente la soddisfazione che lui ne provava.
Si, quel contatto le era mancato più di quanto avesse realizzato sino a quel momento.
-Baciami...-
Impossibile capire chi lo avesse detto per primo, e poco importava.
Le loro labbra si incontrarono a metà strada, voraci e impazienti come i movimenti dei loro corpi, ormai capaci di muoversi in totale sintonia.
Occhi chiusi e nasi che si sfioravano ad ogni movimento dei loro volti, Hermione poggiò una mano contro la parete fredda dietro le spalle di Draco, grattandone con le unghie la superficie irregolare.
Stava perdendo coscienza del reale.
Di lì a poco sarebbe crollata su di lui senza ricordare nemmeno il proprio nome.

-Questo Madama Chips potrebbe non perdonarcelo mai.-
Allarmata, Hermione prese a chiudersi freneticamente i primi bottoni della camicia, quelli che Draco era riuscito a slacciarle per poter più comodamente...
-Spero che Madama Chips non lo venga mai a sapere.-
Con calma, lo Slytherin si riallacciava la cravatta.
-Nessuno deve venirlo mai a sapere.- precisò la Gryffindor, intenta a ricontrollare la stanza in modo ossessivo.
-Fai finta di nulla quando usciamo.-
-Perché, che altro dovrei fare?- rise Draco.
Hermione lo avrebbe insultato, tanto per mantenersi sul sicuro, ma non ebbe la possibilità.
Un deciso colpo alla porta spense qualsiasi tipo di ilarità, mentre la voce di Christopher giungeva ovattata alle loro orecchie.
-Non vorrei disturbare il vostro idillio, ma credo vogliate sapere che Silente è tornato.-












NdA:
Lo so, Settembre è praticamente finito e le vacanze sono finite da un mese buono, ma con settembre sono anche finite parecchie delle mie ansie personali, quindi sono potuta tornare alla scrittura decisamente più leggera. E direi che, se i conti non sono sbagliati, posso ufficialmente annunciare che il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo.
Ebbene si, la conclusione è giunta. I nodi stanno venendo al pettine e i nostri ragazzi stanno trovando la loro strada, ci sentiremo meglio al prossimo giro per tirare le somme finali e dei saluti degni di questo nome!
Un abbraccio ragazze!

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Capitolo 26
*** L'Ordine della Fenice ***




XXVI


L'ordine della fenice















Voglio dire, ci sono delle donne
che possono allocchire gli uomini
senza dire niente, senza muoversi,
senza domandare... gli basta stare lì,
e gli uomini si sentiranno come dei maledetti fessi
e okay, non c'è storia...
-Charles Bukowski-






Le porte di Hogwarts erano sempre state aperte a tutti, accogliendo le più disparate forme di esseri umani, meritevoli e discutibili. Non si erano chiuse nemmeno di fronte alla spropositata inettitudine di Gilderoy Allock e lo spietato razzismo di Dolores Umbridge, quindi fu naturale lasciare che ampie delegazioni di Auror, studenti di Grimlore e Medimaghi entrassero e uscissero a proprio piacimento.
Silente era tornato e non esisteva mago, a quel punto, che non si fidasse del suo giudizio.
La gazzetta del profeta sembrava dare il meglio di sé a colpi di titoli sferzanti e articoli ancora più al vetriolo contro un Ministro apparentemente incompetente, tanto da trascinare l'intera popolazione magica in dibattiti pubblici dalla vena inconfondibilmente babbana.
Voldemort era tornato e immediatamente scomparso, non aveva lasciato tracce che potessero mettere gli Auror su una pista anche solo lontanamente attendibile, così il clima di incertezza che si era respirato durante la prima grande guerra tornò a impossessarsi della gente.
Alcuni genitori si erano presentati a Hogwarts per portare via i propri figli, Slytherin principalmente, mentre altri avevano giudicato il castello come una delle ultime fortezze in cui i Mangiamorte non sarebbero riusciti a penetrare.
Perché Hogwarts aveva resistito e lo aveva fatto anche senza Silente al suo interno. Questo era quanto la gente sapeva, e a loro bastava.
Ma il tumulto e le indagini erano ben lontani dalla conclusione.
-Quanti ragazzini, oggi?-
-Tutti quelli del quinto anno Gryffindor e Ravenclaw.-
Ogni giorno, un nutrito gruppo di Auror utilizzava il terzo piano del castello come base operativa per una lunga serie di interrogatori volti a raccogliere testimonianze del giorno dell'attacco.
I feriti erano stati dislocati quasi tutti al San Mungo, mentre a Hogwarts erano rimasti solo gli studenti che non necessitavano di più di mezza giornata in infermeria.
-Hanno messo gli Slytherin con gli Hufflepuff, eh?-
-Si, domani, dalle due alle otto. Anche se in realtà sono quasi tutti Hufflepuff. Non sono rimasti molti Slytherin a Hogwarts.-
Mirie controllava i fogli che aveva in mano con ossessiva precisione, leggendo ciascun nome almeno due volte.
-Sai che non devi imparare la lista a memoria, vero?-
-Lo so.-
-E allora rilassati, sono solo marmocchi.-
-Devo controllare che i marmocchi si presentino tutti, e non ho la minima esperienza nel trattare con loro.-
Nervosa, Mirie osservò con attenzione una serie di studenti avvicinarsi in fila indiana, accompagnati dal professor Vitious.
-Sei un'infermiera, hai avuto a che fare con centinaia di bambini!-
-Si, e se si presentano con la testa spaccata so cosa fare, altrimenti...-
La risata di Christopher era qualcosa che le sue orecchie non sentivano da tempo.
Si impose di non voltarsi a guardarlo nemmeno per un secondo, concentrandosi sul suo nuovo compito.
Tutti in quei giorni davano una mano come potevano, impegnandosi a svolgere mansioni a cui erano evidentemente poco abituati.
Christopher l'aiutò con la conta dei ragazzi, rassicurando Vitious che poteva lasciarli nelle loro mani e, per qualche ragione a Mirie sconosciuta, il professore si fidò. Era sconcertante constatare con quanta naturalezza la gente si fidasse di lui.
-Scioccante, vero, con quanta rapidità mi sia reintegrato in società?-
-Hogwarts non è la società.- puntualizzò Mirie, guardandolo finalmente in faccia -E non esserne troppo orgoglioso, da quanto mi risulta hai passato gli ultimi cinque giorni a darti alla macchia.-
-L'hai notato?-
Si era smaterializzato direttamente di fronte a lei, a pochi centimetri dalla punta dei suoi piedi.
-L'hanno notato tutti.- minimizzò lei.
-Silente vuole che prenda il posto di Piton, sto evitando l'offerta.-
-Cosa?-
Lo sguardo sconvolto della strega gli disse di essere su un sentiero pericoloso.
-Non puoi!-
-E per quale motivo, di grazia? Sarebbe più facile per me tenere d'occhio il giovane Malfoy.-
-Perché ho accettato di rimanere a Hogwarts fino alla fine dell'anno scolastico, come aiutante di Madama Chips.-
-E quindi?-
-E quindi tu devi andartene!-
L'aveva portata esattamente dove voleva lui.
Ammettere di non poter tollerare la sua vicinanza equivaleva a una sconfitta.
-La mia vista ti è così insopportabile?-
Le braccia che si sfioravano, il respiro leggermente affannato... Christopher era in gradi di riconoscere sul suo volto tutti i segni di uno stato emotivo del tutto a suo favore. Eppure, nonostante tutto, la paura e l'insicurezza lo spinsero ad avvicinarsi ancora di più, afferrandola per le braccia onde evitare fughe repentine.
-Dopo tutto questo tempo, mi odi ancora?-
Solo allora lo guardò davvero negli occhi, smarrita e con ancora la domanda di Hermione a risuonarle in testa.
Non lo hai più perdonato?
Sbattendo freneticamente le palpebre, la strega fissò lo sguardo davanti a lei, contro lo sparato della sua camicia.
Sentiva le mani di Christopher artigliarla sempre più forte, il suo respiro caldo su una tempia... e mentire, improvvisamente, divenne troppo impegnativo.
-Se fossi riuscita a odiarti per più di un secondo netto, non mi sarei mai lasciata riavvicinare.-
Entrambi troppo vulnerabili per parlare ancora, lasciarono che la nostalgia di un tocco famigliare prendesse il sopravvento, portandoli l'una tra le braccia dell'altro.
Il volto affondato nella sua spalla, Mirie si concesse di versare qualche lacrima, per la prima volta consapevole di non dover affrontare una notte di sofferenza e dubbi completamente sola.
Quando si chinò per baciarla, lei aveva già il volto alzato verso di lui.
Solo l'apertura dell'ingresso che conduceva al piano indusse Christopher a smaterializzarli altrove, in un posto più tranquillo e appartato.

-Non c'è nessuno. Strano.-
-Ultimamente ti va tutto troppo bene, Draco.-
-Ah si, dici?-
Lo Slytherin pensò che solo uno di loro poteva avere un concetto simile di fortuna.
Blaise e Theodore si erano offerti di accompagnarlo in missione, strisciando fuori dai sotterranei per raggiungere i piani alti.
-Non posso credere che qualcuno viva in questo posto, è decisamente trasandato.-
Anche Daphne si era unita alla gita fuori porta.
Insieme, il gruppo vagava per i corridoi del terzo piano, stando ben attenti a tenersi lontano dalla stanza degli interrogatori.
Incontrare un Auror non sarebbe stata una bella esperienza, fortunatamente la loro presenza a Hogwarts era stata notevolmente ridimensionata dopo i primi giorni di allerta.
-E comunque, cosa stiamo cercando?-
Draco rivolse a Blaise uno sguardo significativo.
-Tesoro, lo saprai quando ci arriveremo.-
Nessuno l'aveva invitata, nemmeno il suo premuroso ragazzo, così fu facile per Draco immaginare il motivo della sua improvvisa aggregazione.
-Lei non verrà, quindi hai solo sprecato tempo, Daphne.-
-Stiamo per caso parlando della tua ragazza, Draco?-
L'innocente domanda di Theodore scatenò negli altri un moto di sottile ilarità.
Draco Malfoy fidanzato con una ragazza in grado di disapprovare ogni suo passo... che spettacolo.
-Si.- masticò il biondo, facendo cenno agli altri di seguirlo.
Estraendo la bacchetta, aprì senza troppe cerimonie la porta di una stanza a lui famigliare. Era lì che Piton aveva riunito lui e Potter per annunciare il suo piano di invasione nella roccaforte del Lord Oscuro, ed era lì che riposava la mappa di Malfoy Manor. Casa sua, di nuovo.
-Ero certa venisse.- si lamentò Daphne -Questa effrazione non dovrebbe allettare qualunque Gryffindor?-
Aiutato da Theodore, Draco iniziò a perlustrare vecchi cassetti e la moltitudine di fogli sparsi sull'unica scrivania presente nella stanza.
-Anche la compagnia di Harry Potter è allettante per qualunque Gryffindor.- spiegò Blaise, con tono estremamente ragionevole.
La polvere gli stuzzicava il naso in modo molto fastidioso, costringendolo a sbuffare ripetutamente.
Che situazione...
-Tanto quanto quella di Weasel?- domandò la bionda, in modo del tutto innocente.
Una mappa di quel valore persa tra lurida immondizia...
-Quasi. Da quando qualcuno ha iniziato a chiamarlo Re, la sua popolarità ha subito un'impennata notevole.-
-Draco, sei sicuro che la mappa...-
Ma la domanda di Theodore venne troncata dallo scoppio d'ira di uno Slytherin dall'udito incredibilmente ricettivo e la pazienza di uno squalo preso all'amo.
-Se proprio avete deciso di non essere d'aiuto, andatevene!-
Gli risero in faccia, ovviamente, senza darsi la pena di inventare scuse a cui non avrebbe creduto nessuno.
Non funzionava a quel modo tra gli Slytherin.
-Avete bisogno di aiuto?-
Apparsi dal nulla, letteralmente, i tre Gryffindor più odiati da quasi ogni Slytherin stavano sulla porta.
I sorrisi soddisfatti di Harry Potter e Ron Weasley erano da soli una miccia perfetta per accendere un qualunque tipo di discussione.
-Che ci fa qui?-
Ignorarli era sempre e comunque una buona mossa, almeno in presenza di Hermione che, quasi sicuramente, non avrebbe apprezzato lo scontro.
-Malocchio ha voluto vederci.- alzò le spalle lei, come se la cosa non fosse di nessuna importanza.
-Moody è qui?-
Blaise non sembrava propriamente a suo agio e, a ben vedere, nemmeno i suoi amici.
-Per quale motivo?-
In qualità di unico membro responsabile del proprio gruppo, Theodore era già pronto a trascinare tutti in una precipitosa fuga.
-Nulla che vi riguardi.-
L'ammonizione di Harry e Ron, scandita in perfetta sincronia, non fece che destare sospetti.
-O che ci interessi.- intervenne Daphne, decisamente impegnata a squadrare Hermione dall'alto in basso.
-Ti serve qualcosa, Greengrass?-
L'atteggiamento ostile di quello scambio di convenevoli spiegava per quale motivo le due ragazze non si fossero mai rivolte la parola prima di quel momento.
Draco non avrebbe saputo come definire l'ostilità che scaturiva dagli occhi delle due ragazze, ben consapevole di essere molto lontano dal comprendere i meccanismi che regolavano le già poco chiare antipatie femminili.
-A tutti sarebbe servito che voi non commetteste questa immane sciocchezza.-
La schiena dritta e l'espressione di marmo, Daphne uscì dalla stanza con evidente sdegno, muovendo senza sforzo la lunga chioma bionda a ritmo di ogni passo.
Harry e Ron si erano persino scostati per lasciarla passare, sogghignando leggermente di fronte a quella presa di posizione notevole. Tuttavia, bastò un solo sguardo di Hermione per riportarli all'ordine.
-Noi andiamo.- annunciò Harry -Ci vediamo in sala grande.-
Lui e Ron la salutaromo con un cenno del capo e, dopo essersi tutti cordialmente fulminati con lo sguardo, lasciarono la stanza nella quale non erano mai veramente entrati.
-Blaise, segui Daphne e vedi di tenerla d'occhio.- ordinò Draco, osservando l'espressione seccata di Hermione -E tu, Theodore, segui Blaise. Mi serve che ritroviate un minimo di sanità mentale.-
I due ragazzi annuirono seccamente, producendosi nello stesso gesto in direzione di Hermione, considerandolo sufficientemente accettabile per congedarsi.
-Che le prende?-
-Che ci fai qui?-
-Prima tu.-
No, il tempismo non era decisamente il loro forte.
-Daphne è solo nervosa per via di Pansy.- spiegò Draco -A quanto pare ha deciso di dare un'altra possibilità al suo ex, trascurando la sua migliore amica.-
Inutile dire che per lui l'intera situazione era una sciocchezza.
-Oh, si, mi è capitato spesso di vedere Siebel in questi giorni, nemmeno lei sembra molto contenta.-
-Siebel? Ti stai facendo amicizie nuove, mezzosangue?-
-Non è poi così insopportabile.-
L'atmosfera si era fatta leggera, tanto da portare Draco ad avvicinarsi a lei con la consueta calma.
Di nuovo, stava per porle la stessa domanda di poco prima, ma Hermione lo fermò ancora prima che potesse aprire bocca.
-Cercavi la mappa del Manor, vero?-
La estrasse da sotto la giacca, esattamente in corrispondenza dello stemma dei Gryffindor, piegata con cura e illesa.
L'aveva trovata prima di lui.
-Per quanto apprezzi il gesto, dubito tu sia venuta per questo.-
Le labbra piegate nell'accenno di un sorriso, Draco dispiegò la pergamena fino ad aprirla completamente. Perfetta come la ricordava.
-Immaginavo volessi distruggerla, ma non ne ero del tutto certa.-
Un verso di scherno seguì la sue parole, portandola a roteare gli occhi proprio come se si trovasse di fronte il vecchio Draco.
-Okay, ne ero certa, ma pensavo... penso, sia tu a doverlo fare.-
-A questo posso credere.-
Stringendo la presa sulla bacchetta, mormorò a fior di labbra l'incantesimo. Un piccolo buco dai bordi irregolari iniziò a espandersi dal centro della mappa, incandescente e fumante come il foro provocato da un getto acido.
In pochi istanti, dei segreti di Malfoy Manor non rimase nulla.
-Sollevato?-
-Tu che dici?-
Si sorrisero, allontanandosi dalle ceneri fumanti e avvicinandosi alla porta per controllare un corridoio vuoto.
-Andiamo prima che qualche Auror ci veda e inizi a fare domande.-
-Non importa, abbiamo un alibi perfetto.-
-Davvero? E sarebbe?-
L'attirò tra le sue braccia come se pesasse tanto quanto una piuma, stringendola abbastanza forte da farle credere che le sarebbe rimasto qualche segno.
-Qualcosa di molto divertente.-
-Qualcosa che potremmo fare anche altrove.-
Si baciarono sospirando l'uno nella bocca dell'altro, sempre sollevati di poter trovare momenti di calma incontaminata, senza tensioni tra case o sguardi indiscreti che iniziavano a porsi domande.
Nessuno osava chiedere ad alta voce, né a loro né agli amici, ma il sospetto dilagava a macchia d'olio.
-Prima o poi qualcuno ci additerà urlando al sacrilegio.- sorrise Hermione, staccandosi lievemente da lui per potergli accarezzare il collo con le labbra.
-Preferirei che ci rimanessero secchi.- sibilò Draco, già abbastanza contrariato dall'atteggiamento di Daphne. Anche se, per contrasto, le sue sfuriate scatenavano atteggiamenti più comprensivi da parte di Theodore, Blaise e persino Pansy.
-E io preferirei un atteggiamento maturo, ma nessuno dei due avrà quello che vuole.-
-Sbagli, io ho già quello che voglio.-
La voce roca di Draco le sfiorava le orecchie in un allettante sussurro, facendole desiderare di trovarsi in un posto sufficientemente discreto da meritare poca attenzione... ma così non era.
-Andiamocene, il discorso di Silente inizierà tra poco.-



***




Da quando Albus Silente era tornato a Hogwarts, il morale era di nuovo alto.
Gli studenti di Grimlore che ancora non erano rientrati a Blackwood avevano trovato un'accoglienza in grado di spiazzarli, mentre tutte le case della scuola si erano impegnate per farli sentire i benvenuti.
Non esistevano distinzioni in quei giorni, se non per gli Slytherin. Ne erano rimasti pochi, prevalentemente degli anni inferiori, e con la scomparsa ingiustificata di Piton serviva tutta la vigilanza di cui era capace Minerva McGranitt per prevenire incidenti diplomatici assai poco graditi.
Ma Silente teneva le redini con decisione, comunicando quotidianamente con gli Auror e il preside Grendel, impegnato a Grimlore in una radicale riorganizzazione dell'istituto.
Si, il cambiamento era nell'aria.
-Oh, accidenti! Non riusciremo nemmeno a entrare!-
Da quando il preside era rientrato, quella era la prima volta che teneva un discorso riassuntivo della situazione, nonostante avesse già incontrato una delegazione di genitori due ore dopo che la sua presenza a Hogwarts era stata resa nota.
-Che peccato...-
-Draco.-
Sembrava che ogni studente di Grimlore fosse presente, riempiendo ogni spazio vuoto della sala grande.
Da lontano, Hermione riuscì a vedere i suoi amici riuniti al tavolo Gryffindor, festanti e intenti a invitare a sedersi accanto a loro un gruppo di ragazzi che lei conosceva bene.
Siebel si era scoperta incredibilmente tollerante nei confronti dei Gryffindor, trovandoli abbastanza interessanti da meritare un minimo della sua cortesia, così li raggiunse senza esitazione quando la chiamarono, sedendosi accanto a Ginny... mentre Isbel e Alexander, arrivati il giorno prima con il padre di lui, avevano rapidamente attirato l'interesse generale.
Isbel non si nascondeva più sotto le false spoglie di ragazza impacciata e trasandata, portando Alexander a cimentarsi in una vigilanza che Moody avrebbe definito “costante”. Il fatto, poi, che giungessero a Hogwarts potendo già contare sull'approvazione di Hermione Granger era una ulteriore motivazione per volerli al tavolo rosso-oro.
Solo alcuni mancavano all'appello.
Audrey, Margaret, Ethan, Leonard, Nathan... loro erano rimasti a Grimlore, coinvolti in prima persona nella nuova politica della scuola. Avevano combattuto, persino, quando l'istituto era stato  attaccato.
-Raggiungili, se vuoi. Io non mi muovo da qui.-
Draco sembrava voler mettere radici di fronte all'ingresso della sala, dietro a studenti sconosciuti che sorridevano al soffitto. Nessuno dei nuovi ci si era davvero abituato.
-Non importa, resto con te.-
Non lo guardò mentre lo disse, rivolse solo uno sguardo distratto al tavolo Slytherin, afferrando al volo del perché dell'atteggiamento restio di Draco.
Dominique Lambert e Pansy Parkinson stavano seduti accanto a Theodore e Blaise, del tutto inconsapevoli che i due ragazzi servivano a stemperare l'ira di Daphne, sempre meno contenta della situazione.
-Perché Daphne la prende così male?-
-Perché è una ragazza.-
L'espressione severa di Hermione gli disse che, chiaramente, quella era la risposta sbagliata.
-Daphne odia i cambiamenti, tanto quanto odia la serenità di Blaise nell'accettarli.-
-Si sente sola!-
Era così semplice da dire, eppure per uno Slytherin sembrava immensamente complicato.
-Suppongo che si possa dire anche così.- ammise Draco, riluttante.
La sua compostezza, a volte, era un qualcosa di estremamente divertente.
-Il vecchio sta entrando.-
Il vociare degli studenti perse d'intensità nel momento esatto in cui Silente fu in vista.
Un tocco di bacchetta, e la sua voce risuonò in tutta Hogwarts.

I tempi difficili in cui ci accingiamo a vivere richiederanno un grande sforzo da parte nostra, uno sforzo collettivo che dovrà vederci uniti nella lotta.
Hogwarts e Grimlore e chiunque voglia unirsi a noi, tutti saremo responsabili del futuro che costruiremo per l'intero mondo magico... piegarsi alle avversità della lotta non è qualcosa che di fronte all'attuale stato delle cose possiamo permetterci. Solo continuando a lottare, uniti e consapevoli, potremmo uscirne liberi.

Libertà.
Libertà dall'ombra di Voldemort e dei Mangiamorte... entrambi conoscevano quelle parole, le avevano già sentire.
Erano stati a colloquio con Silente la sera stessa del suo ritorno, assieme a Harry, Ron e Christopher.
La stanchezza del preside era palpabile, il volto magro e gli occhi scavati erano solo le prove più evidenti del suo stato di spossatezza.
L'ordine gli copriva le spalle a ogni passo, ma a nessuno sembrava di fare abbastanza.
-Non è nulla di nuovo per noi.-
Draco si allontanò dall'ingresso della sala, sicuro che il discorso non si sarebbe nemmeno lontanamente avvicinato a quanto era stato detto loro in via del tutto confidenziale. Quel tipo di confidenza e fiducia che i Gryffindor erano abituati a ricevere in qualsiasi momento.
-Va bene, andiamo.- acconsentì Hermione, riuscendo a stupirlo una volta di più.
Era certo che, pur sapendo già cosa avrebbe detto il preside, sarebbe voluta rimanere.
Invece...
-Dobbiamo parlare.-
Espressione seria, voce bassa, occhi socchiusi...
No, non sarebbe stata una giornata facile per lui.
Seguendola, con la mente andò indietro al colloquio con Silente, riesaminando le sue parole nella propria testa.
L'anziano mago aveva confermato la veridicità del piano in cui aveva deciso di coinvolgere Christopher, spiegando a tutti la potente magia degli Horcrux.
Aveva visto Potter rivolgersi a quell'uomo con deferenza ma al tempo stesso riuscendo a non provare alcun senso di timidezza o inibizione, dando a intendere che colloqui simili, per lui, non erano altro che normale routine.
Oh certo, lui lo aveva sempre saputo, ma prendervi parte attiva era stato come risvegliarsi da una visione sfocata.
Era stato deciso che l'obbiettivo principale, da quel momento in poi, sarebbe stato quello di riunire e distruggere gli Horcrux, come se fosse stato facile e poco gravoso... eppure, nessuno prese nemmeno in considerazione l'idea di dare del pazzo al vecchio.
La fiducia che tutti riponevano in lui era disarmante.
Così si era ritrovato invischiato in qualcosa di nuovo, qualcosa da cui un tempo sarebbe fuggito a gambe levate, raggiungendo i suoi genitori in qualunque rifugio si fossero barricati.
Ma ormai non poteva più.
Per lui era troppo tardi.
Hermione gli afferrò una mano sorridendogli, trascinandolo sotto le arcate del portico che dava sul cortile interno, completamente deserto.
-Vuoi dirmi cosa stavate confabulando con Moody?-
-Si.- annuì lei, un sorriso nervoso a tentare di tranquillizzarlo. -E voglio che tu ricordi quello che mi hai detto.-
-A cosa ti riferisci?-
Non era mai stato tanto sospettoso come in quel momento.
Manipolare frasi o intere conversazioni era l'arma preferita di qualsiasi donna.
-A quando mi hai detto che eri perfettamente consapevole delle mie “inclinazioni altruiste”. Inoltre, vorrei ricordarti che non sei ancora stato schiantato dalla sottoscritta a causa del tuo dubbio apprendistato con Christopher.-
Di male in peggio.
-Spara, Granger.-
-Moody ha chiesto a me, Harry e Ron di entrare a far parte dell'Ordine della Fenice- buttò fuori -E noi abbiamo accettato.-
Trattenendo bruscamente il respiro, Draco riuscì solo a maledire l'intera casata Gryffindor prima di esternarle la sua illuminata opinione in materia.
Donne. Casa. Al sicuro.
Un mucchio di parole sconnesse che Hermione fece finta di non sentire, evitandogli molto magnanimamente uno schiantesimo.











NdA:
Ultimo capitolo on line! Ma non ultimo aggiornamento, perché a breve giungerà anche l'epilogo, per chiudere a dovere la storia. Mi ci è voluto poco per capire che era necessario, ed è già in scrittura, quindi non dovrete aspettare tempi biblici.
Questo vuol dire che anche i ringraziamenti slittano, ma già ora ringrazio tutte voi che avete letto e avete sopportato la pazzia del 99% dei miei personaggi.
Alla prossima, e ultima, volta!

Celyan.





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Capitolo 27
*** Epilogo ***




Epilogo











Qui riesco quasi a concepire
come un amore possa durare tutta una vita:
mentre finora ero assolutamente convinto
che nessun amore potesse resistere un anno.”
-Emily Brontë-





Fila e fila di ampolle contenenti liquidi colorati e fumanti, ecco il sogno di qualunque pozionista.
Sicuramente doveva essere stato il sogno di Severus Piton che, con precisione maniacale, aveva riempito il suo ufficio di preparati dall'aria letale e forse anche scaduti, già, perché una sostanza melmosa dall'odore nauseabondo doveva certamente essere qualcosa di andato a male.
Con un cenno della bacchetta, Hermione chiuse la porta che dava all'interno dell'ufficio del professore, scappando da una sensazione poco piacevole.
Si sentiva un'intrusa.
Dal basso della sua posizione, seduta a terra in quello che doveva essere il laboratorio segreto di Piton, proprio dietro al suo ufficio, la Gryffindor guardava assente fuori dalla finestra.
Pioveva da giorni, senza sosta.
Il rumore delle gocce che battevano sul vetro e il grigiore del tempo erano solo alcuni dei fattori che contribuivano a rendere inquietante quel posto.
Gli ingredienti per le pozioni più complicate erano tenuti in barattoli trasparenti posti in modo abbastanza precario su mensole di legno che circondavano la stanza, incrostate di polvere e ragnatele da cui pendevano piccoli ragni immobili. La mobilia, invece, costituita dallo stesso legno delle mensole, era evidentemente antiquata e colma di appunti, senza contare la meticolosa divisione con cui erano catalogati gli ingredienti secchi.
Hermione non voleva credere che, da qualche parte, vi fossero anche quelli vivi.
Eppure, nonostante la precarietà della stanza rasentasse quella de La Tana, il pavimento era lucido e pinto, al pari del bancone su cui bollivano le pozioni.
Sospirando, Hermione si alzò per controllare la temperatura dei due composti, unico segno che qualche minuto prima Draco doveva trovarsi lì.
Le aveva dato appuntamento proprio quella mattina, invitandola nell'antro oscuro che Christopher ormai utilizzava al posto di Piton e dove, da una decina di giorni a quella parte, lo iniziava ai segreti del mestiere.
La McGranitt si era totalmente rifiutata di mettere a disposizione la sua aula.
Accanto a lei, sopra uno sgabello dall'aspetto piuttosto malandato, stava una copia della Gazzetta del Profeta su cui le cadde lo sguardo.
In prima pagina campeggiava una foto di Grimlore a portone spalancato a macerie tutte attorno. A quanto pareva il Ministro aveva attuato una politica di riappacificazione che stava dando i suoi frutti.
-Accidenti!-
Abbassando il fuoco sotto i calderoni, ridusse gli scoppiettii di una bollitura precoce.
-Stupide pozioni...-
Nonostante eccellesse nella materia, non era minimamente capace di goderne.
L'umidità dei fumi la fece tossire, senza contare l'effetto che quelli avevano avuto sui suoi capelli. Con fastidio, la strega li riavviò dietro le spalle, toccandosi nervosamente la base del collo coperta da una garza.
-Insulti le mie pozioni, Granger?-
Entrato nella stanza con passo disinvolto, Draco sembrava inconsapevole del nervosismo della sua ragazza.
-Sono rimasta ad aspettarti almeno mezz'ora senza avere la minima idea di cosa fosse questa roba!-
E quindi senza sapere come intervenire in caso di bisogno.
-Hai abbassato il fuoco, va bene.-
La camicia bianca che usciva malamente dai pantaloni e il blazer piegato in una mano erano un chiaro segno di quanto Draco si stesse impegnando in... in qualsiasi cosa facesse.
-Sei stanco.-
Pallido, più del solito, le sorrise.
-Mi hai aspettato.-
Grazie.
Le si avvicinò senza scomporsi, cingendole la vita con il braccio libero e baciandole una tempia.
-Di solito non lasci mai le pozioni incustodite.-
Avvertì il sospiro di Draco sulla guancia, poco prima che le loro labbra si incontrassero.
Qualcosa, nella rigidità dei suoi movimenti, le disse che era nervoso.
-Mi sarebbe seccato molto doverle rifare, inoltre sapevo che saresti venuta.- la provocò -Serviranno per trasformare l'acciaio in oro. Temporaneamente. Ma non dire a Christopher che te l'ho detto, la sua discrezione rasenta l'ossessività.-
Già, fosse stato per lui, Draco non avrebbe mai avuto il permesso di dirle nulla.
-Lo so.- annuì Hermione, poggiando la testa contro la sua spalla -E' per questo che sei nervoso?-
-Non sono nervoso.-
-Allora sei turbato.-
Di nuovo, percepì l'irrigidirsi del suo corpo come se stesse tentando di estraniarsi da una situazione  a lui poco famigliare.
-Sono stato convocato dal preside.-
-Per quale motivo?-
-Notizie di Piton.-
Alzando il volto verso quello dello Slytherin, Hermione gli prese il mento tra le mani, obbligandolo a un contatto visivo.
Sapeva quanto il professore di Pozioni fosse importante per lui. In quei giorni di dubbio e silenzio, persino Draco non era riuscito a nascondere la sua preoccupazione.
-A quanto pare sta bene, la sua copertura ha retto allo scontro nel Manor. E' nascosto non so dove con Travers e Selwyn. I due idioti si sono rimessi in sesto, anche se non riescono a ricordare nulla con chiarezza. Per il momento non verranno puniti, non più di qualsiasi altro Mangiamorte uscito sconfitto dalle battaglie di questi giorni.-
La scomparsa di Voldemort aveva gettato i suoi seguaci nel dubbio più atroce, ma al tempo stesso aveva salvato un sacco di inetti da punizioni terribili.
Hermione dubitava che si sarebbe fatto vivo tanto presto. Distruggere un Horcrux doveva averlo indebolito abbastanza da farlo rintanare da qualche parte, intento a progettare un piano per mettere al sicuro gli altri.
Se fossero riusciti ad intercettare movimenti anomali, forse avrebbero potuto seguire una qualche scia in grado di portarli alla meta.
-E Bellatrix?-
Lei aveva visto Piton schivare gli incantesimi di Harry e Draco di proposito, tutto per permettere loro di colpirla.
-In coma.-
Il volto di Draco esprimeva pura soddisfazione.
-Mi spiace solo di dover dividere il merito con Potter.-
-Non si è mai ripresa?- gli chiese Hermione, facendo finta di non aver notato la smorfia seccata alla menzione del suo migliore amico.
-No.-
-Come ti senti?-
-Non in colpa.-
Il tono di voce dello Slytherin prese una piega dura, evidentemente sulla difensiva.
-Bene, perché non avrei voluto che ti ci sentissi. Non per lei.-
Liberando il volto dalla sua presa, Draco l'attirò di nuovo verso di sé, poggiandole la fronte contro la spalla.
Sentì le mani di Hermione tra i capelli esattamente un secondo dopo averla stretta a sé. La giacca della divisa scivolò a terra in un fruscio di stoffa pesante, così da rendere più agevole l'abbraccio, lasciandoli ad ascoltare il rumore dei propri respiri in quella stanza vuota.
Le pozioni continuavano a bollire, la pioggia a cadere... nulla sembrava più necessario di ciò che stava accadendo in quel momento.
-Ho incrociato Potter uscendo dall'ufficio del vecchio. Suppongo che a quest'ora sarà informato sugli ultimi sviluppi.-
Hermione annuì, mormorando che probabilmente era così.
Da giorni, Silente e Harry stavano minuziosamente controllando ogni indizio in loro possesso per localizzare gli Horcrux.
Solo allora, una volta preparati, sarebbero partiti.
A disagio, Hermione si portò una mano al collo, carezzandolo come se fosse indolenzito.
-Devi sapere una cosa.-
Quando Draco Malfoy iniziava un discorso a quel modo, le cose non finivano mai bene.
-L'ultima volta che dovevo sapere qualcosa non è andata bene.- gli ricordò Hermione, alzando il volto del ragazzo dalla propria spalla e stringendolo a coppa tra le mani.
-Credo di riuscire a capire cosa intendi.-
Si guardarono per qualche attimo in segno di sfida, prima che Draco parlasse.
-Christopher ha chiesto a Silente il permesso di operare sul campo, aiutandovi con la caccia grossa.-
Confusa, Hermione lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.
-Un momento, e tu come farai con...-
-Io lo seguirò.-
Io vi seguirò.
Senza parole, la Gryffindor lo guardava a bocca aperta, aspettando che la stretta allo stomaco sparisse, perché prima di allora non avrebbe certamente potuto parlare.
-Tu...-
-Abbiamo fatto un buon lavoro a Grimlore nel recuperare le copie. Non dovrebbe essere particolarmente diverso con gli originali.-
Poggiato al banco delle pozioni, parlava come se quelle parole non fossero altro che un argomento di normale amministrazione, come se in realtà non stesse abbandonando il suo collaudato credo Slytherin.
-Non fare quella faccia. Cosa credevi che avrei fatto?-
Quelli erano i giorni delle dichiarazioni sconvolgenti e delle decisioni estreme. Quel tipo di situazioni che, letteralmente, cambiavano la vita.
-Io... non lo so.-
Lo sguardo interrogativo di Draco e la bocca piegata in una smorfia terribilmente simile a un sorriso le fecero capire che in quel momento doveva apparire terribilmente buffa.
-Io, immagino che ne avremmo parlato... ma sono successe così tante cose in questi giorni, forse era troppo presto, forse ti saresti stancato se avessi deciso di parlarne ora, perché non sapevo cosa avrei detto di preciso, e...-
Si chinò a baciarla ancora prima che potesse finire la frase. Una frase confusa, nata da quel tipo di agitazione creata dalla paura di non voler perdere qualcuno d'importante dopo una raffica di richieste percepite come assurde.
Le guance umide, Hermione ricambiò quel bacio afferrandolo per la camicia, stringendo i pugni contro la sua schiena quanto più forte poteva.
Il contatto con la sua pelle, il suo respiro caldo sulle labbra, i suoi occhi...
E non avrebbe dovuto separarsi da nulla di tutto ciò.
In silenzio, Draco la fece voltare, stringendola con un braccio sotto il seno.
-Vuoi vederlo?-
La timida domanda di Hermione non ottenne risposta, se non il movimento delle mani di Draco sulla garza che, dalla sera prima, le copriva la base del collo.
-Certamente. Dopotutto, tu hai visto il mio.-
Il tono della frase gli valse una gomitata in pieno sterno, mentre la sua risata accompagnava il movimento della mano.
Sotto le sue dita, Draco accarezzava la forma stilizzata di quella che doveva essere senza ombra di dubbio una fenice.
Una piccola, rossa, fenice.
Troppo perfetta per poter essere stata creata da mano umana.
-Christopher ha fatto un ottimo lavoro.- sussurrò.
-Già, ha un tocco di bacchetta estremamente delicato.- rise lei, sentendo la stretta di Draco farsi più decisa.
-Anche lo Sfregiato e Weasel ne hanno uno?-
-Si. Harry sul polso destro, Ron su quello sinistro.-
-Ma che carini.- li scimmiottò, Draco, chinandosi a baciare quel piccolo segno rosso in segno di pacata accettazione.
Hermione ricoprì la mano che lui le aveva posato sul fianco con la propria, accarezzandola lentamente, ricordando i lunghi discorsi che in quei giorni aveva affrontato con i suoi amici.
Draco Malfoy era stata una sorpresa, una tegola caduta sulle loro teste quando credevano di essere abbastanza al sicuro nel mezzo dell'oceano.
La sorpresa di tutti, le bugie scoperte, la poca sorpresa di Ginny che, dall'alto del suo incredibile sesto senso, aveva intuito qualcosa...
Non sarebbero diventati amici, glielo avevano detto tutti, anche Draco, come se lei avesse potuto farsi illusioni in merito.
E ci sarebbe voluto tempo, molto, per arrivare a quel tipo di accettazione e convivenza che quel genere di cose necessitavano. La fiducia che tutto potesse continuare ad andare bene era fragile nelle persone che li affiancavano, entrambi potevano vederlo chiaramente sui volti dei loro amici, ma fino a quando sarebbero stati semplici spettatori di qualcosa di privato, allora avrebbero sempre potuto silenziosamente dimostrare il contrario.
-La tua giacca...-
Hermione si chinò a raccoglierla, scoprendo a terra una busta dai bordi strappati.
-E' tua?-
-Me l'ha data Silente.-
L'espressione di Draco si era fatta pensierosa, incerta.
-Aprila, io l'ho già letta.-
Di colpo si allontanò da lei, spegnendo il fuoco sotto i calderoni alle sue spalle.
Concentrato, aveva iniziato a travasare il liquido in una serie di ampolle.
Qualsiasi cosa vi fosse scritta nella lettera, Draco si stava estraniando.
Lasciando cadere la busta a terra, Hermione strinse tra le mani la lettera al suo interno.
La scrittura ordinata e lineare riempiva l'intera pergamena, tutto per intimare a Draco di restare a Hogwarts, al sicuro, lontano dai Mangiamorte e da chiunque avrebbe potuto trarre vantaggio dalla sua cattura.
-I tuoi genitori.-
Il sussurro di Hermione sembrò non sfiorarlo nemmeno.
-Non mi sembra una scrittura femminile.-
Ampolle dopo ampolle, i calderoni rimasero vuoti.
-Vogliono che tu rimanga al sicuro e non tenti di raggiungerli.-
Le mani poggiate contro il bancone, lo Slytherin sembrava immensamente impegnato a fissare il pavimento.
-L'ha scritta tuo padre.-
Fu come aver pronunciato la parola magica per ottenere l'attenzione di Draco.
-Anche se volessi raggiungerli, e Merlino sa che non voglio, non ho idea di dove siano.-
-Nessuna?-
-Probabilmente in qualche nostra proprietà non registrata al ministero e di cui nemmeno i Mangiamorte sanno qualcosa, ma ne abbiamo diverse.-
Lo sguardo di Hermione sembrò distendere il suo volto.
-Mio padre è sempre stato un paranoico.-
Sorridendo, la Gryffindor si avvicinò a lui stringendo la lettera tra le mani.
-Sono al sicuro e vogliono che tu lo sia altrettanto.-
Hogwarts aveva retto all'attacco, Silente e i professori facevano del castello un posto sicuro tanto quanto gli studenti.
-Credevo che non li avrei sentiti per un pezzo.-
Apparentemente calmo, lasciava che Hermione gli tenesse una mano come se non si fosse minimamente accorto di quel contatto.
-Immaginavo di avere loro notizie una volta finita la guerra, forse. Spedirmi questa lettera è stato rischioso.-
-Silente sa da dove proviene?-
-No. A lui l'ha data Severus. E Severus non tradisce i segreti.-
La testa china in avanti, a Hermione sembrò di scorgere l'ombra di un sorriso.
Dopo la fine della battaglia a Hogwarts, Draco non aveva più menzionato i suoi genitori nonostante i suoi amici avessero portato a galla l'argomento più volte.
Non aveva voluto pensarci, non avrebbe voluto farlo per un bel po', ma quella lettera aveva cambiato tutto.
-Credevi davvero che non si sarebbero interessati a te?-
-Non credevo proprio nulla.-
Sospirando, piegando la testa all'indietro, Draco aprì le braccia in un invito silenzioso. Invito a cui Hermione rispose immediatamente, senza pensare, trattenendo a stento un sorriso che sentiva incontenibile.
-Lo avrà costretto mia madre.-
-Sicuramente.-
-Mio padre non è qualcuno che scrive lettere simili.-
-Ne sono certa.-
-Potrebbe addirittura averla scritta Severus.-
Avvertendo il sorriso nelle sue parole, Hermione rise contro il suo petto, afferrandogli una mano e intrecciando le dita con le sue.
-Non credevo avessi così tanta immaginazione.-
Si guardarono, sorrisero, si baciarono...
Continuarono così per un po',un bel po', fino a quando Christopher non decise di piombare nel laboratorio e interromperli in un momento davvero poco opportuno, trascinandoli fuori blaterando storie confuse.
Il laboratorio rimase vuoto,una busta strappata a terra e una giacca Slytherin poggiata su uno sgabello accanto al bancone, sopra a un giornale... nell'aria, ancora l'eco della voce di Draco.


Fine.






NdA:
Guardare la data di inizio della storia è un po' un trauma, con quel 2012 molto lontano, ma effettivamente si... sono due anni, quasi tondi. E qui è davvero d'obbligo un ringraziamento speciale a tutte voi che dal 9-10-12 avete iniziato a leggere questa storia per finirla oggi, insieme a me. La pazienza che avete portato è degna di lode, quindi a voi un sentito grazie grande come una casa, anche di più.
Come ringrazio anche tutte le nuove lettrici, quelle che si sono aggiunte ad ogni capitolo, tutte voi che avete sempre avuto belle parole per dei personaggi evidentemente pazzi e per me, ritardataria fino all'ultimo.
Alcune di voi mi hanno chiesto un seguito, ma non sono in grado di dirvi se arriverà, al momento sono più propensa a delle mini fiction collegate, ma è un'idea astratta per ora, perché la mia mente da fanwriter ha rivolto la sua attenzione a qualcosa che da tempo aspettava la sua conclusione. Ebbene si, posso ufficialmente mandarvi all'insperato aggiornamento di Lay me to sleep.
Da ora in poi potrete trovarmi lì.
E a chi volesse semplicemente fare due chiacchiere e parlare di libri, tv show e ossessioni varie, rimando il link di un blog parecchio interessante: Le viaggiatrici immobili.
Un bacio enorme a tutte, ragazze!

Celyan.

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