Fools Rush In di Celyan (/viewuser.php?uid=13543)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'imprevisto ***
Capitolo 2: *** Ordini superiori ***
Capitolo 3: *** Cinque settembre ***
Capitolo 4: *** Senza paura ***
Capitolo 5: *** “Bentornato”, Malfoy ***
Capitolo 6: *** Persi ***
Capitolo 7: *** Ombre (I parte) ***
Capitolo 8: *** Ombre (II Parte) ***
Capitolo 9: *** Ombre (III Parte) ***
Capitolo 10: *** Voci di sfortuna ***
Capitolo 11: *** Il gioiello delle menti ***
Capitolo 12: *** Tregua ***
Capitolo 13: *** Attimi nel buio ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni (I Parte) ***
Capitolo 15: *** Rivelazioni (II Parte) ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni (III Parte) ***
Capitolo 17: *** Hogwarts ***
Capitolo 18: *** Tradimento ***
Capitolo 19: *** Scelte ***
Capitolo 20: *** Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ***
Capitolo 21: *** Slyther-in ***
Capitolo 22: *** Crucio ***
Capitolo 23: *** Tregua ***
Capitolo 24: *** Distruzione ***
Capitolo 25: *** L'allievo ***
Capitolo 26: *** L'Ordine della Fenice ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** L'imprevisto ***
Fools
Rush In
I
L'imprevisto
“Le
sorprese,
come le sfortune,
raramente
vengono da
sole.”
Charles Dickens
Gran parte del viaggio in treno era trascorso parlando di Quidditch.
Harry e Ron si erano lanciati in avvincenti discussioni di ordine
tecnico-tattico, analizzando gli schemi di gioco degli ultimi mondiali
con particolare accanimento, lasciandola vagare con la mente quanto
più lontano possibile da loro.
Il movimento del treno si era rivelato rassicurante, trascinando la
carrozza in un leggero dondolio che l'aveva portata presto ad una
pesante sonnolenza, libera da boccini, pluffe e bolidi di qual si
voglia forma o dimensione.
Ricordando vagamente il rumore della pioggia che batteva contro il
finestrino e lasciandosi andare contro di esso, vinta da un torpore
caldo e invitante, non ricordò esattamente il sogno che
fece, ritrovandosi a dover lottare contro vecchie immagini a lei
famigliari.
Le accadeva sempre più spesso di ricordare particolari e
scene indefinite di scontri avvenuti in passato, risvegliandosi poi
sollevata e preda di un'insolita tranquillità.
Le accadde anche quella volta, quando dopo diverse ore di viaggio
trascorse nella più totale incoscienza, si
risvegliò in uno scompartimento vuoto e silenzioso, scuro,
privo delle forme famigliari dei suoi amici.
Harry e Ron erano assenti, un vuoto che annullò
istantaneamente il suo buon umore, assieme all'improvvisa realizzazione
dell'immobilità del treno.
Si guardò precipitosamente attorno, Hermione, scrutando
attentamente il panorama esterno del finestrino, senza ottenere il
minimo risultato.
Era buio, probabilmente l'ora di cena, momento consueto in cui avevano
sempre raggiunto Hogwarts anno dopo anno.
Da quanto tempo potevano essere arrivati?
Aprendo lo scompartimento del treno, ne uscì intabarrata
all'interno del caldo mantello che poco prima ancora teneva tra le
mani, guardandosi attorno con la bacchetta spianata intenta a fare luce.
Deserto.
Si sarebbe potuto definire un treno fantasma se solo non avesse serbato
in lei il ricordo della folla che all'andata si era riversata al suo
interno, allegra e festante per il ritorno a scuola e l'inizio
dell'ultimo, glorioso, anno.
Cercando di non farsi prendere dal panico, si disse che doveva
sicuramente esserci una spiegazione plausibile e logica che
giustificasse tutto quello.
Aveva notato la mancanza dei bagagli quasi istantaneamente, potendo
così immaginare che gli elfi domestici dovessero essere
saliti a bordo per trasportarli al castello.
-Okay, Hermione.- sospirò rivolta a se stessa. -Niente
panico. Quando ritroverai Harry e Ron, li ucciderai e tutto
tornerà a posto.-
Sangue freddo, era quello il segreto.
Scendendo dalla carrozza si guardò attorno spaesata,
osservando a fatica i contorni di alberi e cespugli resi sfocati dalla
pioggia battente, avendo inoltre l'impaccio del cappuccio calato sugli
occhi.
Un panorama scuro e deserto che non si era mai ritrovata a percorrere
sola le si stagliava davanti agli occhi. Tutto a causa di una sua
distrazione e dell'ingiustificata assenza di Harry e Ron.
Un velo d'ansia coprì i suoi pensieri, lasciando che solo
una minima parte di preoccupazione guidasse i suoi passi verso il
sentiero che l'avrebbe portata al Castello, dove avrebbe certamente
trovato qualcuno in grado di fornirle spiegazioni.
Con un po' di fortuna avrebbe incontrato Hagrid. O forse Gazza, con
annessa Mrs Pur a fianco.
In ogni caso, chiunque le fosse apparso davanti sarebbe stato
catalogato come persona amica, rispetto al tetro paesaggio che forniva
il parco scolastico in quelle particolari condizioni.
-Merlino, Granger.
Sei viva.-
O forse no.
Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere
piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona
sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O
almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto
salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel
momento.
-Malfoy.-
***
La tela nera copriva a malapena due teste che non avrebbero mai dovuto
trovarsi sotto lo stesso ombrello, a percorrere la stessa strada, e
condividere la stessa rassegnazione.
Il volto di Malfoy era appena esposto alle intemperie, lasciando solo
il mento e la bocca sottile privi di riparo dall'aria fredda della
notte, umidi di pioggia e intirizziti dal freddo. Ciocche di capelli
biondi s'intravedevano tra le ombre scure del cappuccio, portando una
nota di chiarore all'interno di uno spettacolo desolante quanto
insolito.
Forse era un bene che gran parte dei loro insulti fossero stati portati
via dal vento, lasciando che solo le più alte parole di
incredulità e oltraggio riuscissero a raggiungere l'orecchio
dell'altro.
-Avrei dovuto immaginare c'entrassero i tuoi!-
Slytherin.
-Ancora prima di arrivare ad Hogwarts!- rimarcò oltraggiata,
Hermione, intenta a gesticolare e spruzzare piccole gocce sopra la
pregiata stoffa che avvolgeva l'intera figura di Malfoy. Una figura
incredibilmente alta e longilinea, dalle spalle più larghe
di quelle che lei fosse in grado di ricordare dall'anno precedente.
-In quanto Caposcuola avresti dovuto evitare tutto questo, non
prendervi parte.-
-Non ho ancora acquisito l'abilità di essere in due posti
allo stesso tempo, Granger, e per quanto difficile possa essere da
credere, non ero presente al momento. Cosa di cui non possono vantarsi
Potter e Weasley.-
Un classico.
Si era addormentata nella più totale fiducia di ritrovarli
al suo fianco nel momento preciso del suo risveglio, ma la malevola
indole di cui erano dotati per cacciarsi nei guai aveva stravolto ogni
piano.
O più probabilmente, era stato un gruppo di Slytherin che
aveva deciso di dare una lezione al più grande dei fratelli
Canon: Colin.
Un ragazzino vivace, dallo sguardo curioso e un po' ingenuo, avido di
sapere ed elargire troppo platealmente ogni sua scoperta, in attesa di
lodi e carezze tanto quanto un cucciolo di puffola pigmea.
Deprecabile, a volte, ma pur sempre un mago facente parte della schiera
Gryffindor e che, di conseguenza, aveva immediatamente trovato supporto
nelle figure più grandi dei suoi compagni di casa, tra cui
Harry, Ron, Ginny e Neville. Almeno, stando al racconto di Malfoy.
Parole, le sue, che un'incontrovertibile legge poneva sempre e comunque
in discussione, in mancanza di prove tangibili e certe.
-Da ciò che tu stesso hai detto, non sono stati loro a
iniziare. Ed è ormai assodato quanto i tuoi compagni possano
essere persuasivi con studenti più piccoli e indifesi.-
Nel mondo babbano si sarebbe chiamato bullismo, ad Hogwarts era mera
legge di sopravvivenza, in quanto ciascun mago o strega aveva le stesse
possibilità di attacco o difesa con una bacchetta in mano.
Il tutto stava nel saperla utilizzare.
-Infatti è stato Canon e iniziare, intrufolandosi
all'interno del nostro vagone e origliando conversazioni che non lo
riguardavano in alcun modo.-
Un punto per lui, che però Hermione non aveva intenzione di
cedergli facilmente.
-Cosa può avere origliato di così importante?
Forse il nome dell'ultimo Prefetto corrotto che ha avuto scambi di
denaro con te, Malfoy, per fornirvi alcool di contrabbando? Le voci
girano. E in ogni caso, credevo avessi detto di non essere presente.-
-Le voci, per quanto mi riguarda, sono vecchie.- la blandì,
come a voler correggere un errore grammaticale di infima importanza.
-Inoltre, Blaise era presente e mi ha riferito l'accaduto nei minimi
dettagli.-
Erano quasi arrivati, pronti a gettarsi sotto l'arcata maggiore che
precedeva i gradini dell'ingresso scolastico.
-Molto bene.- annuì compita Hermione, per nulla intimorita
dall'atteggiamento marziale sfoggiato dallo Slytherin.
-Vorrà dire che attenderò di essere informata dei
fatti direttamente da Harry.-
Quella sarebbe stata una perfetta occasione per sminuire la
credibilità del non menzionato Weasley, sottolineandone la
goffaggine e palese inutilizzo di materia grigia, ma la presenza
incombente di Gazza sulla soglia del portone fu in grado di inibire
qualsiasi parola stesse per uscire dalla bocca di entrambi.
-Credevamo foste morti.-
Un miagolio che aveva tutta l'aria di appartenere ad un essere in
agonia diede man forte alla gentile affermazione del custode
scolastico. Uomo dai lineamenti spigolosi e scarni, sormontati e
circondati al tempo stesso da una lunga capigliatura unta e rada, color
topo.
Una descrizione ambivalente, sia per lui che per la gatta, piegata
sulle zampe posteriori e pronta a far scintillare i due occhi
più rossi che Hermione avesse mai visto.
Non lo aveva mai ammesso davanti a nessuno, ma durante il suo primo
anno Gazza e Mrs Pur erano stati in grado di spaventarla a morte anche
solo con la loro ombra.
-Ho recuperato la Caposcuola Granger, puoi chiudere il portone e
tornare ai tuoi compiti.-
Un verso di scherno fece eco all'ordine di Malfoy, mostrando quanta
tolleranza fosse in grado di esercitare Gazza verso gli studenti che
ogni giorno gli ruotavano attorno, non evitandolo mai abbastanza.
E altrettanta forza venne espressa nel menefreghismo adottato da
Malfoy, troppo impegnato ad ignorare simili atteggiamenti
d'insubordinazione per degnare il magonò di una risposta.
Molto probabilmente, un purosangue privo di poteri non veniva
classificato, dallo Slytherin, come essere degno di normale
considerazione. Anche se, a onor del vero, era realmente difficile
dispiacersi per Argus Gazza.
-E tu potresti fare mostra di un minimo d'educazione.- lo
ammonì Hermione, seguendolo passo passo lungo il percorso
che li avrebbe portati all'ufficio di Silente, lasciandosi alle spalle
un gatto furioso e un uomo meditante indicibili punizione corporali.
-Ritengo di essere stato sufficientemente educato nel limitarmi ad un
eloquente silenzio.-
Improvvisamente, la magniloquenza di una simile risposta, articolata in
modo del tutto maturo, le bloccò le parole in bocca,
lasciandola interdetta e stupefatta a chiedersi in quale contesto
avesse potuto assimilare una simile sagacia.
-Il silenzio a volte è peggiore delle parole.-
-Evidentemente non per te, Granger. Se ti dessi dei soldi la
smetteresti di annoiarmi con il tuo incessante ronzio?-
-In questo caso opterò io per un educato silenzio,
risparmiandoti la fine ubicazione che troverebbero i tuoi galeoni.-
-Li farai mangiare a poveri volatili appositamente creati da te,
Mezzosangue? Le voci girano.-
Sicuramente sarebbe stato indelicato esprimere con chiarezza cosa aveva
iniziato a girare a lei, facendogli inoltre capire di aver toccato un
nervo scoperto.
-Per quanto mi riguarda, le voci sono vecchie.-
Inutile ed infantile. Ma in quel momento, per un breve attimo, le era
sembrato di vitale importanza il chiarire la sua posizione di ragazza
matura.
Hermione Granger era al di là di ogni dubbio e sospetto,
Caposcuola eccellente e dalla fama impeccabile. Una reputazione che
aveva tutte le intenzioni di mantenere.
Il resto del percorso trascorse nel più totale silenzio,
lasciando che sbuffi sommessi e passi calcati su pietre innocenti
s'impregnassero di nervosismo malcelato e intolleranza manifesta.
In qualità di Caposcuola, lei e Malfoy avrebbero dovuto
prevenire simili gesti di villana presa di potere da parte di comuni
studenti, troppo su di giri per limitarsi ad una banale discussione
verbale, invece la situazione era stata priva di controllo e
incrementata dalla partecipazione di Prefetti come Ronald Weasley.
Ron. Oh,
l'avrebbe sentita.
Tutte le rassicurazioni del mondo non sarebbero bastate a privilegiarlo
della sua fiducia in campo scolastico. E indenne non ne sarebbe uscito
nemmeno Harry, il quale aveva sempre avuto l'implicito compito di
tenere d'occhio l'amico.
-Hermione!-
Di nuovo padrona della realtà, si scosse il tanto necessario
per rendersi conto di essere a un passo dalla schiena di Malfoy che,
immobile, sostava davanti al Gargoyle a guardia dell'ufficio di Silente.
-Sveglia, Granger.-
Il contrasto tra le due voci risultò abbagliante, andando al
di là della semplice distinzione tra maschile e femminile.
Poche persone, infatti, erano in grado di utilizzare un disprezzo
simile a quello che Malfoy era sempre pronto a manifestarle, tanto
quanto sapeva essere palese l'affetto in ogni parola detta da Ginevra
Weasley.
-Ginny, eri presente anche tu?-
Il nemmeno troppo vago tono di rimprovero diede tutto il tempo alla
rossa di pentirsi nell'essere uscita allo scoperto proprio nel momento
sbagliato.
-Certo. Ero con i ragazzi quando Colin è stato brutalmente aggredito.-
asserì Ginny, assicurandosi di calcare le ultime parole a
mo' di palese accusa nei confronti di Malfoy, sempre parte del problema
e possessore di responsabilità. -Non potevamo certo rimanere
in disparte mentre veniva malmenato.-
-Se per voi Gryffindor un paio di strattoni e qualche parola di scherno
significa essere malmenati...-
-Per tua informazione, Malfoy, significa esattamente
questo.- intervenne Hermione, prevenendo una più volgare
risposta di Ginny, o forse salvando il biondo da una fattura
orcovolante che li avrebbe messi nei guai.
Dedicandole una particolare smorfia di scherno e disgusto, il
Caposcuola Slytherin si premurò di sfiorarle leggermente la
spalla nel suo sprezzante movimento volto a lasciarsi alle spalle tanta
sporcizia. Un tipico segno di disprezzo privo di forza o violenza, in
grado di esprimere tra le righe il disgusto per un contatto maggiore.
Evidentemente, esistevano persona che nascevano già dotate
della particolare capacità di ferire il prossimo nei modi
più disparati.
Sussurrando una parola d'ordine terribilmente simile a
“liquirizia”, Hermione osservò il biondo
salire le scale con estrema decisione, per poi scomparire
silenziosamente nel punto in cui la scala a chiocciola curvava.
-Un giorno non potrà più permettersi di fare il
gradasso.- masticò tra i denti Ginny, avvicinatasi ad
Hermione.
I capelli rossi scarmigliati erano un'evidente prova degli attimi
confusi in cui era stata coinvolta, assieme al mantello che cadevo di
sbieco su una spalla e la camicia stazzonata.
-Non preoccuparti di lui.- scosse la testa Hermione -Piuttosto, dimmi
velocemente come sono andate le cose, devo raggiungere Malfoy e
presentarmi a Silente.-
-Harry, Ron e Neville sono ancora di sopra.- disse Ginny, indicando con
un cenno del capo la scala su cui era scomparso Malfoy -Anche Zabini,
la Parkinson, Tiger e Goyle. Sono stati i due scimmioni a malmenare
Colin gettandolo letteralmente fuori dallo scompartimento, ce lo siamo
visti atterrare ai nostri piedi. E quando Neville lo ha soccorso, sono
usciti altri Slytherin... si è creata una certa folla, poi
sono spuntati Harry e Ron a cui si sono uniti anche Dean e Seamus,
è volato qualche incantesimo ma non si è fatto
male nessuno. O almeno, nulla di grave.-
-Cosa Merlino ci faceva Colin vicino al vagone Slytherin?- chiese
incredula Hermione, convinta che simili situazioni si sarebbero potute
evitare facilmente lasciando un sostanziale spazio fisico tra Slytherin
e Gryffindor.
-Non ne ho idea.- sbuffò Ginny. -Non vuole più
parlare e si ostina a guardare Harry implorante, come se potesse
tirarlo fuori da questa situazione. In ogni caso, deve aver sentito
qualcosa di così interessante da farlo diventare un
bersaglio.-
Perfetto. Davvero perfetto.
-E tu non sei stata convocata?-
-No, mi sono dispersa con gli altri studenti all'arrivo dei professori,
la McGranitt e Piton hanno radunato solo quelli che ancora si stavano
accapigliando.-
Si stava sentendo male, forse il battito cardiaco accelerato era una
prova concreta di un possibile attacco di cuore, quello che le avrebbe
inflitto la McGranitt nel rimproverarla per non essere stata presente.
-E si può sapere dove diavolo era Malfoy?-
-Non ne ho idea, io non bado a Malfoy.-
-Nemmeno io, ma da qualche parte doveva pur essere, non è
ammissibile che mancassimo entrambi.-
-Dovreste organizzare i vostri impegni.- suggerì Ginny, con
un vago sorriso in volto -Così sapresti esattamente quando
evitarlo.-
-Posso evitarlo relativamente poco viste le mansioni che saremo
costretti a compiere insieme. Dannazione.- sospirò infine,
tremendamente conscia che quell'anno sarebbe stato un lungo calvario di
sopportazione e insulti non detti.
-Torna in Sala Grande, Ginny, ci vediamo più tardi.-
Un cenno affermativo del capo e la rossa se ne andò, facendo
ondulare i lunghi capelli rossi a ritmo del passo deciso che aveva
acquisito da lì a pochi anni, letteralmente irriconoscibile
dalla ragazzina del primo anno, timida e ansiosa, che ancora spuntava
nei suoi ricordi.
Scuotendo la testa e concentrandosi nuovamente su qualcosa di concreto
e importante, Hermione osservò le scale per una frazione di
secondo, prima di salirvi, preannunciando a se stessa quanto sarebbe
stato difficile fare fronte ad una simile situazione immediatamente
dopo l'arrivo ad Hogwarts, fresca di nomina e rinnovata fiducia.
Se non fosse stata vigile, come sempre, avrebbe trascurato di notare la
figura di Malfoy poggiata al muro, proprio dietro la curva che
nascondeva il resto dei gradini. Un sussulto e un fievole grido di
sorpresa non furono sufficienti a farle guadagnare un paio di scuse dal
ragazzo che ora la stava guardando con palese divertimento.
-Credevo fossi salito, Malfoy.-
Rendersi conto che le orecchie indiscrete del Caposcuola avevano
ascoltato la conversazione appena conclusa fu piuttosto imbarazzante,
mettendola incredibilmente a disagio e lasciandola a chiedersi se
avesse detto qualcosa di inappropriato. O se l'avesse detto Ginny, ma
la domanda divenne superflua una volta che Malfoy aprì bocca.
-Non organizzeremo i nostri impegni, Granger.- iniziò
intransigente, lasciando che un'insolita vena gli pulsasse sul collo in
modo estremamente visibile. -Come non ho nessuna intenzione di dirti
dove vado, quando e con chi. Ovviamente pretendo che tu ti comporti
allo stesso modo e mi ignori quanto più possibile.
Perché nemmeno io bado a te.-
Aveva sentito ogni cosa.
-Inoltre, se può risollevare la tua triste giornata, ero in
bagno durante l'accaduto. E se stai per protestare riguardo la mancanza
di testimoni, be' ti sbagli.-
-Per tua informazione, Malfoy, è a me che non interessano i
tuoi programmi giornalieri. Non mi interessa cosa fai, quando lo fai e
con chi lo fai, quest'ultimo punto in particolare, quindi sentiti
obbligato a saltare spiegazioni e inutili convenevoli che potrebbero
seriamente nausearmi.-
Salire di un gradino, nel pronunciare quell'efficace discorso, la fece
sentire più forte. Guardare Malfoy negli occhi, all'altezza
giusta per sottolineare quanto fossero privi di differenze, fu il
traguardo di quella triste giornata non ancora finita.
Con ogni probabilità, il cipiglio seccato del biondo
Caposcuola avrebbe preso forma di insulti, lanciati a raffica da una
bocca oltraggiata e priva del minimo senso di cavalleria, se solo
qualcosa di ancora più imbarazzante non avesse deciso di
travolgerli.
-Signorina Granger. Signor Malfoy.-
Hermione, in quel momento, fu sicura di vedere chiaramente le dita di
Malfoy graffiare ostentatamente le pietre delle mura ricurve che li
circondavano, tanto quanto fu certa di stare tremando in modo
così evidente da essere imbarazzante.
-Professoressa McGranitt... ci scusi. Noi stavamo arrivando, ci siamo
solo fermati a discutere... su...-
-Ho sentito perfettamente.-
L'ombra intransigente della Professoressa di Trasfigurazione si
stagliava su di loro come una condanna, mettendoli a parte, con un solo
sguardo, della certezza di averli sentiti discutere animatamente sulle
scale, poco prima di un incontro con il Preside.
Un incontro dovuto a fini disciplinari, appena infranti da chi aveva il
compito di mantenere ordine.
-I nostri compagni sono già stati rimandati nei dormitori?-
Inaspettatamente, fu Malfoy a riprendere la situazione in mano per
primo, voltandosi verso la donna e salendo spavaldo un paio di gradini,
come se non fosse accaduto nulla di inappropriato.
-No, Signor Malfoy. Ma li raggiungeranno ora. In qualità di
Caposcuola, parleremo con voi separatamente.-
Telegrafica.
La McGranitt raramente parlava a quel modo, del tutto libera di
esprimere schietta e oltraggiata una quantità di rimproveri
e punizioni invidiabili.
Quel suo contenersi non era buon segno.
Molto probabilmente l'orrore l'aveva sopraffatta, lasciandola priva di
parole e carica di rimproveri a cui non avrebbe dato voce in luogo
pubblico.
-Cosa state aspettando? Salite.-
Ingoiando ansiosa amarezza, Hermione si prodigò nello
spintonare Malfoy di lato, passandogli avanti con cortese noncuranza e
limitandosi a rivolgergli un solo sguardo di muto rimprovero, come a
volerlo incolpare di quella finale stoccata alla loro
serietà.
E quando già la mente della Caposcuola vagava nell'imbarazzo
più totale nel presentarsi davanti a Preside, Professori e
studenti, la porta dell'ufficio di Silente si palesò ai loro
occhi, sorvegliata dal Professor Piton.
-Vi siete degnati di raggiungerci, vedo.-
Volto pallido e scuri capelli cascanti, Severus Piton, ovvero
Professore di Pozioni e Capocasa Slytherin, poteva vantare tanta
fedeltà alla sua razza, quanto potesse vantarne Minerva
McGranitt, Professoressa di Trasfigurazione e Capocasa Gryffindor.
Uno scontro al vertice, sarebbe potuto definirsi, se solo il disappunto
sui due volti non collimasse a tal punto da temere un'inaspettata
alleanza.
-Entrate.- riprese Piton -I vostri compagni ci salutano qui.-
Ritrovare i volti arrossati di Harry, Ron e Neville fu
naturale per Hermione, tanto quanto lo fu per Malfoy portare tutta la
sua attenzione su Zabini, Tiger, Goyle e la Parkinson.
Ognuno pensava ai suoi, questa era la regola.
Il mantello strappato di Neville era ormai irrimediabilmente
compromesso, tanto che piuttosto di tentare un incantesimo sarebbe
stato preferibile trasfigurare qualcosa di nuovo. Il volto pallido,
oltretutto, veniva macchiato da un livido viola all'altezza dello
zigomo destro, già protuberante e dolorosamente gonfio.
Harry e Ron lo affiancavano ciascuno da un lato, rispettivamente feriti
da piccoli tagli al volto e sporcizia fangosa imputabile a rovinose
cadute all'esterno di Hogwarts. Eventi che non avevano ovviamente
risparmiato gli occhiali di Harry, spezzati in due e ancora stretti tra
le sue mani.
Mosso un passo verso di loro, fu la McGranitt stessa a fermarla,
utilizzando un imponente cenno del capo. -Non ora, Signorina Granger.-
E tornando ad osservare la consueta combriccola, li congedò
seccamente.
Una bizzarra sfilata si creò sotto i loro occhi, accentuando
maggiormente lo scambio di occhiate che non rivelarono altro se non
promesse di vendetta e conti solo momentaneamente sospesi.
Blaise Zabini, relativamente incolume e colpevole unicamente di
sfoggiare un solo livido all'altezza della tempia sinistra,
intercettò lo sguardo di Malfoy, indirizzandogli un breve
sogghigno a mo' di rassicurazione. I capelli corvini disordinati,
s'accordavano perfettamente alla camicia sporca di sangue,
evidentemente non suo, e alla fanghiglia seccatasi lungo il contorno
delle scarpe.
Ragazzo di una certo fascino, dicevano le sue compagne, ma di fronte al
sorriso sprezzante che le rivolse una volta accortosi del suo sguardo,
Hermione riuscì solo a definirlo di una certa strafottente
maleducazione.
Solo quando Tiger e Goyle cercarono di passare simultaneamente dalla
porta riuscirono ad attirare l'attenzione generale, consistente in
diverse battute accuratamente non
sussurrate di Ron e un evidente sospiro di mancata fede in Malfoy,
probabilmente rassegnato alla sola presenza di muscoli in quei corpi
dalla voluminosa consistenza.
-Gregory, cedi il passo a Vincent o non ne usciremo.-
Sagace suggerimento, approvò per un attimo Hermione, il
necessario per ricordarle che a parlare era stata Pansy Parkinson. In
perfetta uniforme scolastica e pettinatura a caschetto sempre di moda,
la brunetta Slytherin attese che il passaggio si liberasse, prima di
scoccare uno sguardo duro a Malfoy e sparire dalla vista di Professori
e Caposcuola.
I tre Gryffindor furono gli ultimi a scomparire oltre il buio delle
scale, osservandosi complici e silenziosamente promettendosi di
affrontare il discorso più tardi.
-E ora, a noi Signori.-
L'anziana voce del preside, rauca e gentile, li colpì alle
spalle nel momento esatto in cui la McGranitt gli si affiancava e Piton
chiudeva la porta.
Il silenzio carico di tensione che andò a pervadere la
stanza, insinuò nella mente di Hermione la convinzione di
non essere al corrente di tutti i particolari dell'accaduto, come
invece lo era Malfoy.
I due erano seduti su due sedie così vicine, che i braccioli
accostati permettevano accidentali contatti con estrema
facilità.
Di fronte a loro, Silente li fronteggiava apparentemente tranquillo,
avvolto in una lunga tunica turchina e dalle sfumature piuttosto
stravaganti. La lunga barba bianca smorzava quella tonalità
di colore quasi abbagliante, rendendolo una figura aurea e temibile, di
quella misteriosa forza che infondeva rispetto e dedizione davanti a
simili caratteristiche.
Gli occhiali a mezzaluna, ingrandivano parzialmente due pupille
saldamente piantate nella loro direzione, come se fosse il Preside
stesso ad aspettare un primo passo da loro.
Per diversi secondi sperò che fosse Malfoy a dire qualcosa,
ad aprire un argomento ancora troppo vago nella mente di lei, forgiato
a immagine e somiglianza di ricordi Gryffindor frammentati e troppo
imprecisi per poterle dare un quadro completo della situazione, ma
quando si accorse che lo Slytherin sarebbe stato disposto a passare
l'intera nottata nell'ufficio dell'anziano mago a costo di non
abbordare per primo l'argomento, allora Hermione prese il coraggio a
due mani, evitando accuratamente qualsiasi tipo di sguardo rivoltole
dalla McGranitt e Piton, rispettivamente ai due lati del preside.
-Professore...- indugiò -Sono stata solo parzialmente
informata dei fatti. Posso chiederle l'esatta causa dell'incidente che
ha visto come protagonista Colin?-
Il verso di scherno in cui si produsse Malfoy fu un chiaro singulto di
derisione nel silenzio della stanza circolare. Un segno di irrispettosa
presa di posizione davanti alla quale Piton, come da aspettativa, non
reagì, limitandosi ad elargire al suo pupillo una vaga
occhiata di quello che doveva indubbiamente essere stupore.
E se il Preside fu l'unico ad esporre il suo divertimento con un chiaro
sorriso, la McGranitt non ritenne di aderire alla linea di condotta
adottata dai colleghi.
-Vuole un tè, Malfoy? Le fa male la gola, per caso?-
Oh, qualcosa gli doleva nel profondo. Un fascio di nervi per cui ancora
nessuno aveva potuto nulla, se non ingrandire esponenzialmente il grado
di irritazione che aveva deciso di prendere stabilmente asilo nella sua
vita.
-Sto benissimo, la ringrazio Professoressa.-
Hermione pensò fugacemente che se fosse stata lei a parlare
in quel modo a Piton, utilizzando lo stesso tono svagato e palesemente
disinteressato, sarebbe immediatamente stata declassata. Da Caposcuola
a Prefetto in meno di una settimana.
Ma a Draco Malfoy queste cose non capitavano. E non capitavano grazie
alla benigna influenza di Piton, che a sua volta poteva vantare un
certo credito agli occhi di Silente.
A Hogwarts, tutto girava attorno a semplici meccanismi di quel genere.
Conoscenze, magie, affetto...
Persino l'altalenante supremazia tra Gryffindor e Slytherin era
culminata nella loro nomina simultanea, evento che avrebbe creato una
lotta definitiva tra le due case.
-Volevo solo ribadire.- continuò Malfoy, come se in quel
lasso di tempo si fosse concesso una breve pausa -Che ho già
provveduto ad informare la Caposcuola Granger.-
-Non posso negarlo.- acconsentì Hermione -Ma è
comunque un tipo di riassunto troppo vago, in cui, per altro, Colin ne
esce come unico responsabile.-
-Dovrai pur ammettere che nessuno Slytherin si è mai
avvicinato al vostro vagone.-
Oh, stavolta lo guardò chiaramente, rinfacciandogli con un
solo sguardo diversi episodi imbarazzanti che lo avevano avuto come
protagonista, del tutto perdente. Tanto da costringergli a precisare
-Non quest'anno, almeno.-
-Io non posso saperlo.- sottolineò Hermione, testarda.
-Certo che non puoi. Non eri presente.-
-Oh, senti questa! Nemmeno tu lo eri.-
-Basta così.-
E se prima il vago sentore di essere nei guai era stato capace di
inibirli, ora la situazione era addirittura peggiorata per loro diretto
intervento.
Tornando a concentrarsi sulla bianca barba del Preside, Hermione
optò per un silenzio immediato condito da uno sguardo di
puro, quanto iroso, pentimento.
Dal canto suo, Draco Malfoy aveva ben pensato di sfoderare la sua
miglior espressione annoiata dai complicati problemi del mondo, che a
meno di imminenti ripercussioni personali, non lo riguardavano.
Una bugia.
La migliore finzione che fosse stato in grado di compiere da anni.
Perché lui
sapeva.
Sapeva benissimo.
-I vostri litigi non sono un bene.- riprese severa la McGranitt -Non
solo per voi stessi, ma per gli incarichi che la vostra nomina vi
impone di compiere insieme. Questi incarichi, si riflettono inoltre
sulla popolazione studentesca e oggi abbiamo chiaramente visto le
conseguenze di una mancata collaborazione. Esigo, che simili spettacoli
non si presentino mai più sotto i nostri occhi o saremo
costretti a rivedere le scelte da noi compiute quest'estate. Mi sono
spiegata?-
Sufficientemente, il necessario per persuadere i due Caposcuola che
scene simili non si sarebbero mai più svolte sotto i loro
occhi, ma ben lontane da qualsiasi autorità.
-Si.-
-... si.-
-In via del tutto eccezionale.- subentrò Piton -Non verranno
presi provvedimenti su entrambi voi, nonostante la vergognosa mancanza.
Lo stesso, non potrà dirsi per i vostri compagni.-
E la dolorosa vena di stizza che traspariva dalle sue parole,
chiarì perfettamente che gli Slytherin, seppur ritenendosi
parte offesa, non avrebbero scampato la punizione inflitta.
-Le due rispettive case, Gryffindor e Slytherin, partiranno con uno
svantaggio di centocinquanta punti nella gara delle case.
Centocinquanta punti, che dovranno essere recuperati, specificatamente,
dagli stessi ragazzi presenti alla rissa, quelli che materialmente
hanno scagliato offese e ferite. In quanto al gruppo di studenti
accalcatisi attorno a loro, avranno la consapevolezza di dipendere
dalla sagacia di studenti come Paciock.- concluse Piton.
-O come Tiger e Goyle.- precisò la McGranitt, pur sempre
decisa a non vedere declassata la casa di cui era a capo.
Centocinquanta punti.
Centocinquanta.
Nessuno al Gryffindor avrebbe preso la notizia con spirito di
accettazione.
E spiando l'espressione di Malfoy con un discreto sguardo di sbieco,
Hermione comprese velocemente che nemmeno a Slytherin sarebbe stato
facile riportare la notizia.
-Non possiamo fare nulla per impedirlo?-
La parola esatta, pensò Hermione, sarebbe stata
“rimediare”, ma Malfoy doveva avere particolari
concetti di espressione totalmente inadeguati al momento.
-No, Signor Malfoy.-
Questa volta fu Silente in persona a parlare, fissandoli bonariamente e
con una dose di divertimento in volto assai allarmante.
Spesso aveva guardato Harry a quel modo, prima che qualche avventato
colpo di fortuna, o destino abilmente manovrato, salvasse loro la vita.
Nonché quella di altre persone.
-E credo che lei sia perfettamente al corrente del motivo.-
Stringendo l'orlo della gonna scozzese tra le mani, Hermione si chiese
retoricamente per quale motivo non fosse sorpresa di una simile frase,
seppur pronunciata da Silente.
-Cosa intende?-
Hermione comprese di essersi accidentalmente trovata coinvolta in
qualcosa che avrebbe richiesto gran parte delle sue energie e
sanità mentale messe insieme, molto probabilmente unite per
riparare a un danno commesso dal Caposcuola Slytherin.
-Che sta succedendo? Di cosa è al corrente, Malfoy?-
Persino il silenzio ostinato di Malfoy era divenuto del tutto
trascurabile se paragonato al spasmodico stringersi delle labbra della
McGranitt e all'espressione di vaga derisione di Piton.
-Devi sapere, Signorina Granger, che Hogwarts è stata
oggetto di un inusuale, quanto onorevole invito, da parte di una delle
più antiche e riservate scuole di magia. Grimlore. Il
Preside della struttura ha ritenuto opportuno contattarci per proporre
un vantaggioso incontro tra le due scuole.-
Del tutto spiazzata da una simile rivelazione, Hermione non
poté fare altro che osservare il Preside, sfoggiando la
più sciocca espressione incredula che avesse mai adottato.
-Da che ho memoria, Grimlore è situata nel folto di
un'antica isola britannica: Blackwood.- la informò il
preside, dando prova di una sbadataggine casuale assai poco credibile.
-Ma non è questo che importa. Sin dalla sua fondazione
è sempre stata aperta ad un esclusiva studentesca
Purosangue, particolare che credo abbia influito sulla fuga di notizie
di cui io e il preside Grendel siamo venuti a conoscenza. Credo che
alcune delle nostre più illustri famiglie abbiano ottime
conoscenze nella vecchia scuola. Probabilmente è esattamente
questo che il minore dei Canon è riuscito a scoprire. Non
è così, Signor Malfoy? -
-E' così Preside.-
Per un fugace attimo, gli occhi grigi del ragazzo andarono in cerca
della cupa espressione di Severus Piton, immobile al fianco del Preside
a mo' di guardia reale, pronto a manifestare tutta la sua
fedeltà.
In ogni caso, fu uno sguardo che non venne ricambiato in alcun modo
apparentemente comprensibile, dando l'impressione ad Hermione che un
muto dialogo si stesse svolgendo sotto i loro occhi e accanto alle loro
orecchie. Qualcosa di invisibile e inudibile che decise le seguenti
battute di Malfoy.
-Mio padre non ha saputo spiegarmi con precisione le intenzioni
dell'iniziativa, se non che alcuni dei nostri studenti dovranno partire
alla volta di Grimlore, e che altri ne arriveranno ad Hogwarts. In
quanto Caposcuola, non ritengo opportuno lasciare Hogwarts in
contemporanea con la Granger, se dovessimo mancare entrambi sarebbe un
problema.-
-Questo.- intervenne la Professoressa Mc Granitt -E' un nostro
problema, Signor Malfoy. L'evento è già stato
accettato e pianificato nei minimi dettagli.-
-Un momento.- s'intromise Hermione -Per quanto tempo è
inteso un simile trasferimento? Oltretutto non credo di essere stata
informata preventivamente di un mio spostamento, senza la minima
conoscenza dei fatti.-
-Nessuno mi pare abbia menzionato una vostra partenza in
qualità di studenti volontari.- li gelò Piton con
tono seccato. -Ma, in qualità di Caposcuola, vi recherete a
Grimlore per compiere le dovute presentazioni, accompagnati dal
sottoscritto e dal Preside Silente in persona.-
Smarrita e travolta da eventi inaspettati, Hermione cercò
con lo sguardo un aiuto o un chiarimento da parte della Professoressa
McGranitt, che a quel punto, risultava evidente rimanere ad Hogwarts in
qualità di Preside pro tempore.
-Il viaggio è già stato organizzato.- intervenne
la donna – La vostra permanenza durerà sette
giorni, in modo da non ledere la preparazione degli esami finali.
Sarà una visita di rappresentanza, la vostra, da cui mi
aspetto massima serietà e un comportamento impeccabile. Non
saranno ammesse irregolarità di alcun genere, nemmeno la
minima effrazione al loro regolamento scolastico, assai simile al
nostro e con cui, mi sembra di ricordare, abbiate entrambi illustri
precedenti.-
-Ma, Professoressa...-
-Nessun ma, Signorina Granger, mi aspetto grandi cose da lei.-
E la smorfia di scherno sul volto di Malfoy non fece che ingigantirsi,
constatando per l'ennesima volta come da lui non ci si aspettasse
grandi cose, ma le basilari azioni di rispetto e obbedienza. Ovvero,
atteggiamenti di noioso bon ton e ridicola giustizia. Per non
menzionare, oltretutto, la tanta puerile onestà.
-In ogni caso, mi è parso di capire che chiunque altro
voglia partecipare all'iniziativa possa farlo in modo volontario.-
-Esattamente, Signor Malfoy.- annuì Silente. -Ripristineremo
il Calice di Fuoco per questa partenza straordinaria, fra un mese
esatto, in modo che sia possibile concludere il tutto in concomitanza
alle vacanze invernali.-
-E quando dovremmo partire, noi?-
-Tra una settimana. Per ora, è tutto.-
Passarono diversi secondi prima che uno dei due Caposcuola fosse in
grado di muoversi, rinunciando ad un colloquio che avrebbe avuto il
potere di chiarire ulteriori quesiti. O almeno, così pensava
Hermione.
Fu Piton ad aprire loro la porta, esibendosi in uno scatto di pura
irritazione deciso a troncare un incontro che, in tutta
evidenza, non avrebbe dovuto svolgersi in quel momento. E con un ultimo
cenno del capo rivolto a Silente e ai due rispettivi Capocasa, Hermione
Granger e Draco Malfoy lasciarono l'ufficio del Preside in possesso di
una maggiore irritazione rispetto a quella vantata solo pochi minuti
prima.
***
Sfortunatamente, il bivio che li avrebbe portati a dividersi per
raggiungere le rispettive sale comuni era ancora lontano,
costringendoli così ad una forzata compagnia per almeno
qualche altro minuto, considerato scomodamente di troppo.
Malfoy precedeva Hermione di qualche passo, quasi a volerle sfuggire,
prima che l'inopportuna curiosità della Gryffindor destasse
in lei domande che non avrebbe mai dovuto porre, ma che invece avrebbe
sottoposto alla sua pazienza con la massima noncuranza.
Il mantello ondeggiante alle spalle del ragazzo era quasi un invito a
mantenere una certa distanza, dissuadendo così ogni invito
alla comunicazione e possibile, quanto insana, voglia di interagire con
lui.
-Senti Malfoy, se sai qualcosa di più riguardo a questa
storia, voglio che tu me lo dica.-
Chiara e coincisa, la voce di Hermione Granger sembrò
impartire un ordine al ragazzo che di fronte a lei non accennava
nemmeno a fermarsi per risponderle, limitandosi a voltare brevemente il
capo per rivolgerle uno sguardo sprezzante.
-Parlo con te, Malfoy. Sei pregato di fermarti e rispondermi.-
-Allora inizia pure a pregarmi, perché per quanto mi
riguarda non sono affari che ti riguardano.-
-Se qualcuno decide che io debba partire con te per un'isola di cui non
ricordo nemmeno il nome, perdonami ma credo sia una cosa che mi
riguarda incredibilmente da vicino.-
-Blackwood. Il nome dell'isola è Blackwood e non sono stato
certo io a costringerti. Merlino solo sa quanto la tua presenza sia
già abbastanza seccante qui ad Hogwarts.-
Ormai abituata ai più svariati insulti, Hermione
l'oltrepasso con decisione, sbarrandogli la strada e fermandolo a viva
forza con un braccio teso.
-Non ti lascerò passare se non mi dirai tutto ciò
che sai.-
-Cosa credi che ci sia, dietro? Una cospirazione, Granger? Sogni di
mirabolanti complotti orditi dal sottoscritto anche mentre dormi?-
-Il giorno che arriverò a sognarti, Malfoy, potrò
considerarmi impazzita in modo irreversibile. Ma questo tuo voler
cambiare discorso non cambia le cose. Sono certa che tuo padre ti abbia
rivelato molti più particolari di quanto tu abbia ammesso
nell'ufficio di Silente.-
-E anche se fosse?-
La guardava dall'alto, con la famigliare espressione di fastidio che
tanto facilmente prendeva possesso del suo volto ad ogni occhiata che
era solito rivolgerle, per le più semplici e basilari
necessità. Come, ad esempio, evitare di sbatterle addosso ed
essere costretto a sentire la sua petulante voce intenta ad elencare
almeno una decina di regole infrante dal suo eclatante gesto.
-Credi che sentirei il bisogno di parlarne con te, Granger?
Perché indovina... no.-
-Non m'importa un accidenti dei tuoi bisogni.-
-Sei scontata, mezzosangue.-
-E tu piuttosto prevedibile.-
Interessante situazione di stallo. Se solo non fossero stati entrambi
troppo stanchi per voler realmente proseguire, avrebbero potuto
cimentarsi in un interessante duello verbale e magico al tempo stesso.
Ma le forze mancanti reclamavano cibo e riposo tanto quanto la fisica
lontananza l'uno dall'altra.
Scartando bruscamente di lato, Malfoy l'osservò, deciso a
togliersela dai piedi il più velocemente possibile.
-Stiamo parlando di una semplice visita in una scuola straniera,
nemmeno troppo lontana dalla nostra. Una cosa del tutto normale,
Granger. Uccidi il tuo senso di persistente sospetto e accetta che per
sette, lunghi, giorni saremo costretti a camminare fianco a fianco.-
Accettazione, già.
Per un attimo incredibilmente lungo, Hermione aveva dimenticato
l'imperante filosofia Slytherin.
Accetta. Subisci. Vendicati.
Lasciata sola nel corridoio, le braccia abbandonate lungo il corpo e il
rumore cadenzato di passi in allontanamento, Hermione si
voltò quanto più velocemente possibile, compiendo
due miseri passi avanti prima di gridare il suo fine punto di vista a
Malfoy.
-Il fatto che tu ne sappia qualcosa è già di per
sé motivo di sospetto. E se ne uscirà qualcosa di
pericoloso, sappi che non ti darò tregua!-
Il fiato corto e il leggero ondulare di capelli ormai indomabili, non
furono particolari che lo Slytherin fu in grado di vedere, ma nella
corsa spedita verso la sua sala comune, trovò comunque la
sfacciataggine necessaria per ridere di lei, alzando una mano stretta a
pugno sopra la testa a mo' di saluto e presa visione della minaccia.
Dannato Malfoy.
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Capitolo 2 *** Ordini superiori ***
II
Ordini
Superiori
To
have you here with me
I
thought you should
know
You're
not making this
easy.
Promise
– The Getaway
-Hermione siediti, per
favore, li stai offendendo.-
-Non dire sciocchezze, Ron, sto solo preparandomi la colazione.-
-Proprio quello che loro non
vogliono tu faccia.-
Le visite di Hermione Granger all'interno delle cucine di Hogwarts
rasentavano sistematicamente la rivoluzione.
Gli elfi tremavano, Ron e Harry impallidivano, e lei sorrideva. Un
copione già visto e collaudato in cui era convinta non vi
fosse nulla di sbagliato, la mente volta ad un'illusoria idea di fare
del bene a povere creature sottomesse.
Un ultimo movimento esperto del polso trasferì uova e
pancette in un piatto di larghe dimensioni, lucido come uno specchio e
lavato di fresco.
Tornando al tavolo, la Gryffindor finse di non accorgersi della fuga
generale in cui si erano prodigati gli elfi più vicini a lei
durante il passaggio, sedendosi e iniziando a piluccare piccole
manciate di pancetta croccante.
-Sei distratta.- le fece notare Harry.
-Solo un po'.-
-Stai pensando a Malfoy?-
-Non direi.-
-Be', se fossi al tuo posto ci penserei.-
Non un'ammissione particolarmente al riparo da equivoci, ma quanto mai
veritiera.
Seduti di fronte a lei, al piccolo tavolo che avevano gentilmente
deciso di monopolizzare per una misera manciata di minuti, Harry Potter
e Ronald Weasley avevano deciso di dare fondo alle ultime scorte di
dolci alla menta, un mero conforto per chi abitualmente usciva
dall'ufficio di Silente ad orari non convenzionali, sinonimi di notizie
infauste e potenzialmente letali.
-Non è lui. Almeno, non solo.- chiarì Hermione.
-Hai ragione.- concordò Ron. -Non c'è da fidarsi
degli Slytherin.-
-Il problema non è Slytherin in sé, Ron.- lo
rimproverò lei, sempre pronta a riportare a galla la vecchia
favola dell'unità tra case, chiaramente gettata alle ortiche
dall'atteggiamento degli stessi verde-argento. -Quanto maggiormente la
fazione...-
-Mangiamorte?- completò Harry, nella più totale
normalità.
E lo sguardo di rimprovero che ricevette dall'amica non
servì a nulla, se non a farlo ridere in compagnia di Ron e a
scambiarsi vaghe occhiate divertite.
-Be', si. Il Calice di Fuoco è già stato oggetto
di precedenti manipolazioni a tuo danno Harry, e questo allontanamento
da Hogwarts potrebbe essere un rischio.-
-Come se non ci fossi ormai abituato.- sorrise serafico, constatando un
dato di fatto difficile a cui porre obiezioni.
-Voglio dire che è altamente sospetta la fuga di notizie e
l'improvvisa iniziativa di questa fantomatica scuola. Gli Slytherin ne
saranno stati a conoscenza per tutta l'estate grazie ai loro genitori,
troppo tempo per non sfruttare la cosa a loro favore.-
-Ma sarebbe da stupidi.- intervenne Ron -Voglio dire, ci hanno
già provato. Allontanare Harry con il Calice non si
è rivelata un'idea geniale, non possono davvero credere che
siamo pronti a cascarci di nuovo.-
Gli elfi attorno a loro si erano allontanati da tempo, mossi da
un'incontrollata paura nei confronti di Hermione e dalla
volontà di lasciare un minimo di privacy ai padroni, ma
nonostante tutto il brusio di sottofondo non era morto del tutto.
Parzialmente attirata da quel suono di stoviglie, la strega rivolse
agli amici uno sguardo di scettica sfiducia, intenta a sbocconcellare
pezzi di bacon croccante.
-Entrambi metterete i vostri nomi nel Calice, vero?-
-Si.- risposero all'unisono.
Un leggero annuire del capo e il rumore di una pila di piatti andati in
frantumi fu tutto quello che videro e avvertirono i due ragazzi,
intenti a scrutare l'amica immersa in pensieri capaci di mutarle il
volto in un cipiglio concentrato.
-A questo punto posso dire che crederanno ciecamente, voi ci caschiate
di nuovo.-
-Oh avanti, Hermione...- la blandì Ron.
-Infondo non siamo nemmeno certi ci sia qualcosa che non va.- lo
sostenne Harry, improvvisamente attratto da una visione pura e pacifica
delle cose. -Silente non rischierebbe mai di mettere in pericolo
nessuno studente di Hogwarts.-
-Ne sono convinta.- sospirò Hermione -Ma non possiamo
comunque escludere che Malfoy e i suoi amici tentino qualche scherzo di
cattivo gusto.-
-Per quello ci sei tu, Hermione.- sorrise Ron. -Siete entrambi
Caposcuola, te lo troverai sempre fra i piedi e potrai controllarlo
facilmente.-
Già, controllare Draco Malfoy.
Una prospettiva mortalmente
allettante.
Pulendosi velocemente la punta delle dita contro un vecchio straccio da
cucina, Hermione sospirò stanca, già esausta da
quell'inizio di vita scolastica troppo turbolento per i suoi gusti.
Attese gli amici accanto al ritratto raffigurante un canestro di frutta
secca, osservandoli venire presto circondati da elfi sorridenti e
sollevati, eccessivamente felici nel dare loro cibo in più a
mo' di dono di commiato.
E nonostante il carattere disponibile delle piccole creature, Hermione
aveva la netta sensazione che stessero ringraziando Harry e Ron per il
semplice fatto di averle ricordato che dovevano andarsene, diretti
verso la sala grande per la seconda colazione della giornata. Un premio
per aver saltato la cena della sera precedente.
Sbuffando stizzita, la Caposcuola iniziò a percorrere da
sola i corridoi delle cantine di Hogwarts, un'estensione quanto
più rozza possibile dei veri e propri sotterranei.
A quanto aveva sentito, da quelle parti doveva trovarsi la Sala Comune
degli Hufflepuff, ma per quanto vi fosse passata nei diversi anni, non
vi aveva mai scorto anima viva o morta.
Guardandosi attorno, senza tuttavia prestare reale attenzione alle
miriadi di quadri appesi alle pareti, Hermione volse la mete agli
avvenimenti recenti, considerando che il disagio primario di dover
partire con Malfoy riguardava esclusivamente lei stessa.
Non ci sarebbero stati Harry e Ron, e nemmeno Ginny.
Il tutto si palesava alla sua mente come un'isolata escursione dai
tratti interessanti, ma troppo male accompagnata.
-Hermione Granger,
finalmente ti ho trovata.-
Una lugubre voce maschile le giunse alle spalle, facendola sobbalzare
visibilmente e spingendo il suo corpo a voltarsi veloce, la mano ben
stesa lungo il fianco assai vicina all'impugnatura della bacchetta.
Un fugace ricordo del suo primo anno le ricordò quanto
quella fosse un'abitudine entrata in lei solo poco tempo dopo l'inizio
della scuola, e quanto vi si fosse esercitata a casa, durante le
vacanze estive, nel più totale segreto e ben lontana dagli
occhi dei genitori.
Evitare domande inopportune era diventata ben presto una sua
prerogativa.
-Sir Nicholas, mi ha spaventata.-
-Davvero?-
Se il tono speranzoso non fosse stato così palese nella sua
voce, l'aria impettita con cui aveva improvvisamente gonfiato il petto
lo avrebbe fatto sembrare un autentico nobile morto di vero orgoglio.
-Davvero.- lo assicurò lei. -Per quale motivo mi stava
cercando?-
Da quando, durante il primo banchetto scolastico, aveva avuto
l'indelicatezza di rivolgersi a lui col bislacco soprannome di
“Nick-Quasi-Senza-Testa”, a causa di quel
centimetro che ancora lo rendeva un fantasma tutto d'un pezzo
all'attaccatura posteriore del collo, Hermione non smise mai di
rimediare, rivolgendosi a lui col nome dovutogli e che lo aveva
accompagnato per tutta la sua vita da mago.
Un semplice segno di rispetto che lui stesso sembrava aver apprezzato,
dimostrandosi sempre più conciliante ad ogni loro successivo
incontro.
-La Professoressa
McGranitt ti ha cercata di buon'ora questa mattina, alla Torre
Gryffindor, e non avendoti trovata ha mandato me a perlustrare il
castello.- Fluttuante e del tutto ignaro della pessima
notizia appena riportata, il fantasma simbolo della casa Gryffindor le
stava davanti nella più totale innocenza, tenendosi a tratti
la testa pericolosamente sbilanciata all'indietro. -Credo si trattasse di una cosa
importante, seppur non mi abbia lasciato alcun messaggio particolare da
riferirti, se non di raggiungerla nel suo ufficio.-
Era accaduto di nuovo, incredibile.
Nel giro di due giorni era stata trovata assente dal luogo in cui era
supposto si dovesse trovare.
Un'ansia di ben nota conoscenza la pervase, lasciando che l'agitazione
ancora latente prendesse il sopravvento.
-La ringrazio dell'avvertimento, Sir. Corro immediatamente al suo
ufficio.-
Un cenno d'intesa e un benevolo gesto della mano causarono il cedimento
strutturale della sottile attaccatura alla base del collo di Nick, ora
intento ad osservare, da una singolare prospettiva, la parete del
corridoio che poco prima poteva vantarsi di avere alle spalle.
Ma Hermione non poté vederlo, già lontana nella
sua corsa verso i piani alti di Hogwarts e intenta a pregare in uno
sconto di pena, qualsiasi essa fosse stata.
***
Le brutte giornate, ad Hogwarts, erano facilmente riconoscibili sin
dalle prime ore del mattino.
Ogni casa tra Gryffindor, Slytheirn, Ravenclaw e Hufflepuff aveva l'ago
della bilancia perfettamente incarnato in uno studente che, a turno, si
prendeva la responsabilità di segnare i proprio compagni.
Tutto poteva accadere mostrando un semplice atteggiamento di malumore
contagioso, o il compiere una bravata che sarebbe stata punita con una
sanzione ingiustamente collettiva. Gli scherzi erano all'ordine del
giorno, anche se qualcuno ne avrebbe fatto volentieri a meno, lasciando
che a volte fosse il buonumore a prevalere sin dalle battute iniziali
del mattino.
Ma non quel giorno.
Per Slytherin fu facile individuare il peso che avrebbe modificato
piccoli comportamenti tenuti all'interno della loro stessa Sala Comune,
trasformandoli in esseri più discreti e meno presenti
davanti agli occhi di Draco Malfoy.
Il biondo, o l'albino,
come amavano chiamarlo alcuni coraggiosi rigorosamente anonimi, era
entrato in Sala Grande scortato da Gregory Goyle, alla sua destra, e
Vincent Tiger, alla sua sinistra. Due geni dalla massa muscolare quasi
totalmente sopraffatta da strati di grasso incipiente che avrebbe reso
difficoltoso anche il solo rendersi conto della posizione fisicamente
occupata ai lati di Malfoy.
Il divieto, non solo di parlargli, ma anche di evitare qualsiasi tipo
di avvicinamento una volta scortato dai due amici, era una regola non
scritta e puntualmente rispettata dalla totalità della casa
Slytherin, in quanto nessuno di appartenente ad altre case ne avrebbe
mai provato il desiderio.
Dirigendosi verso il posto libero più vicino, Malfoy si
sedette al tavolo della colazione senza prestare la minima attenzione a
chi vi fosse già precedentemente seduto solo pochi metri
più in là.
Riempiendosi il piatto di dolci alla menta e cioccolato,
sembrò dimentico di trovarsi in un luogo pubblico, affatto
disturbato dal brusio lontano di voci da lui percepito come un confuso
sottofondo ai suoi pensieri.
La lettera di Hogwarts
giaceva intatta sul copriletto nero, ancora piegata su se stessa.
A malapena l'aveva vista
cadere dalle sue mani per fermarsi accanto alla busta vuota, troppo
preso ad osservare quella singolare macchia d'oro caduta nel mezzo
delle sue ginocchia.
Come un bambino, se ne
stava seduto sul letto, senza scarpe e indossando una camicia malamente
sfilata dai pantaloni, priva di gemelli o cravatta. Trasandato, come
mai si era mostrato in pubblico.
Un sorriso di incredulo
trionfo si manifestò sul suo volto prima che gli fosse
possibile controllarsi, lasciando che l'esaltazione prendesse il
sopravvento in quell'attimo di personale rivincita.
Se l'appuntò
al petto con evidente trionfo, sfiorando l'incisione che avrebbe
scatenato malumore in una quantità spropositata di persone.
Potter e Weasley per primi.
Caposcuola Slytherin: Draco Malfoy.
Guardandosi allo
specchio, spostò il piccolo stemma di diversi centimetri,
cercando di individuare quale fosse la posizione ottimale per un
immediato accorgimento da parte della plebaglia.
Gente poco sveglia,
quella, capace di ragionare solo attraverso determinati suggerimenti.
Un'idea improvvisa lo
colpì all'ennesimo sguardo dato alla spilla, scalfendo solo
marginalmente il suo umore tronfio e soddisfatto.
Questa volta, afferrando
con forza la lettera di cui si era quasi dimenticato, Malfoy la lesse
attentamente, imprecando a bassa voce per diverse volte di seguito e
millantando ritorsioni di atroce sofferenza verso la sua compagna di
ruolo.
Caposcuola Gryffindor: Hermione Granger.
Avrebbe pagato, se fosse
servito a qualcosa, nel tentativo di sbarazzarsi di lei.
Solo diverse ore dopo,
una sorta di passiva accettazione aveva ceduto il posto allo scontento
tipico dei Malfoy, capace di scomparire dopo una buona dose di angherie
ai danni della servitù, in mancanza di babbani nei paraggi.
Una volta di umore quasi
accettabile, era stato sul punto di scrivere a Blaise e Theodore,
informandoli del nuovo gradino di potere che potevano ora vantare tra
le loro ristrette fila. Forse avrebbe potuto persino scrivere a Daphne,
nonostante non la sentisse da mesi.
Più
probabilmente avrebbe avvertito Pansy, beandosi dei suoi piani
complottistici rivolti alla fazione Gryffindor.
Combattere ad armi pari
era un lusso che per molto tempo non si erano potuti permettere.
Il pennino era pronto e
la pergamena anche, affiancati da una ricolma boccetta d'inchiostro
appena versato.
Quasi troppo perfetto
perché credesse realmente che nulla sarebbe venuto a turbare
l'avvenimento.
Un elfo si
smaterializzò in camera sua con un piccolo
“pop”, informandolo che i Signori desideravano
vederlo nell'ufficio del Padrone.
Draco decise
deliberatamente di raggiungerli il più lentamente possibile,
evitando scorciatoie o passaggi segreti.
Venire convocato nello
studio di suo padre era sempre stato un cattivo presagio.
Era stato in quel luogo
che da piccolo ricevette la sua prima punizione, per aver rotto e
nascosto i pezzi di un prezioso vaso orientale recante incisa la
presunta mappa di un tesoro magico scomparso.
Come se ne avessero
avuto realmente bisogno.
Mentre il ricordo
più recente che ancora conservava, era quello di un
Mangiamorte seminascosto nell'angolo più buio della stanza,
venuto al Manor per scortarlo in un cimitero, situato nella
più desolata delle lande, e marchiarlo.
Realizzando
concretamente che un avvenimento simile sarebbe stato di impossibile
ripetizione, arrivò davanti alla porta chiusa, bussando
piano e attendendo l'invito ad entrare.
Come sempre, il quadro
perfetto di sua madre alle spalle di suo padre gli si
presentò davanti, nell'immacolata rappresentazione di due
nobili immersi in un classico ambiente regale.
-Che succede, padre?-
Non ricordava con
precisione l'età in cui aveva smesso di chiamarlo
semplicemente papà, ma oramai vi si era abituato,
tanto quanto l'interessato.
Mani giunte davanti a
sé, Lucius Malfoy fece del suo meglio per spiegare nei
dettagli quanto venuto a sapere dal suo amico Septimus, membro di lunga
data del consiglio scolastico di Grimlore.
Situato su un'isola al
largo dell'Atlantico, Blackwood, più a nord di
quanto fosse abituato a sopportare il suo corpo, il Castello ospitava
una ristretta quantità di studenti, ritirati a vita privata
in quel luogo popolato esclusivamente da maghi e streghe di
antiche famiglie.
La scuola era stata per
molto tempo elitaria, frequentata da studenti Purosangue di prestigiose
famiglie originarie dei più diversi territori mondiali,
vantandosi di non fare torto a nessuno per semplici motivi di razza. E
così era stato, almeno fino a quando la modernità
incombente del mondo esterno non era arrivata a pesare anche in quel
luogo sperduto da Merlino stesso, intaccando le idee del Preside
neo-eletto, ora del tutto intenzionato a mostrare ai suoi studenti come
il mondo magico a loro sconosciuto operasse lontano da Grimlore.
Amico di Silente, si
vociferava, corrotto dall'anziano mago con ideali e promesse del tutto
fasulle e inconsistenti.
Ma non per tutti.
Incredibilmente, buona
parte della commissione scolastica aveva approvato quel folle piano,
permettendo ai ragazzi di decidere chi avesse avuto voglia e coraggio
di cimentarsi nel mondo magico inglese.
Un sfida raccolta e
interpretata come tale, a cui tutti diedero il benvenuto con
apprezzamento.
Studenti fatti viaggiare
e relegati a livello di semplice merce di scambio, introducendo una
pietra nell'acquario che avrebbe portato più scompiglio del
previsto, da ambo le parti.
Ecco cosa ne pensava
l'illustre compagine di nobili della giuria.
-Immagino tu sappia
quanto siano tesi i nostri rapporti con alcune famiglie di studenti
frequentanti quella scuola. Voglio quindi che tu stia particolarmente
attento. Da quando hanno posto un secco rifiuto alla nostra proposta di
aggiungersi ai ranghi, le cose sono diventate complicate.-
Preso in contropiede,
Draco sentì il bisogno di incontrare lo sguardo di sua
madre, accuratamente evitato fino a quel momento come una dura regola
di protocollo.
-Io e tuo padre ci
terremo in contatto con Septimus per assicurarci non accada alcun
evento spiacevole.-
Ovvero, per assicurarsi
che nessuno cercasse di danneggiarli attraverso lui.
-Posso sempre rifiutarmi
di partire.- replicò Draco, in grado di pensare velocemente
in determinati frangenti, soprattutto se si trattava di dover fuggire e
defilarsi dall'occhio delle masse.
-A quanto detto da
Septimus, una delegazione partirà da Hogwarts subito dopo
l'inizio della scuola. Non abbiamo idea da chi possa essere formata,
quindi, di nuovo, ti preghiamo di stare attento.-
Una delegazione.
Perfetto.
Inconsciamente, Draco
strinse forte nella mano il distintivo da Caposcuola, toltosi poco
prima di arrivare alla porta dello studio paterno.
Non avrebbe potuto
esserne certo, ma più che una qualifica di ribalta, ora quel
piccolo pezzo d'oro aveva tutto il peso di un'indesiderata
responsabilità.
Un fiotto di succo di zucca gli cadde tra le dite, bagnando buona parte
della mano e dei polsi, nascosti dalla camicia regolamentare ormai
sporca di un appiccicoso liquido arancione.
-Dannazione, Tiger! Fa attenzione a come ti muovi!-
-Non sono stato io!- si discolpò il ragazzo.
Solo allora Draco si accorse delle urla che pervadevano la Sala Grande,
un vociare assai diverso dalla quotidiana confusione mattutina.
Cibo fatto levitare da semplici Leviosa veniva lanciato di tavolo in
tavolo, trovando bersagli umani e oggetti di fragilità
inaspettata, come bicchieri e caraffe distrutti. I liquidi sparsi
avevano irrimediabilmente rovinato divise e mantelli, spandendo
nell'aria un odore dolciastro di intensità nauseante e
rendendo appiccicosi capelli e la stessa pelle, colpita da una
battaglia inaspettata sotto gli occhi oltraggiati dei professori.
La zona circoscritta in cui era scoppiato il disordine si trovava,
incredibilmente, al tavolo Hufflepuff, occupato da studenti Gryffindor
e Slytherin in assetto da battaglia.
La chioma di Hannah Abbott era malapena visibile sotto il massiccio
tavolo che ora fungeva da protezione ai ragazzi.
Rannicchiata contro Ernie McMillan, Susan Bones sfoderava indecisa la
bacchetta, attendendo il momento propizio per un'entrata in scena
sempre rimandata. Si, probabilmente ci si sarebbe aspettato di meglio
da Zacharias Smith e Justin Finch-Fletchley che una veloce uscita e
conseguente ritirata, dopo aver ricevuto qualcosa di dolce e
maleodorante sugli occhi.
-Smettetela immediatamente!-
Un secco quanto efficace movimento di bacchetta aveva fatto evanescere
qualsiasi oggetto volante identificato come potenzialmente pericoloso.
Contromisura di immediata efficacia ad opera del Professor Vitious,
affiancato dall'austera e più imponente presenza di Severus
Piton, intento a scandagliare con lo sguardo i volti degli studenti
Slytherin responsabili.
Harper Lewis e Millicent Bulstrode si affiancavano con fiera audacia,
non abbassando lo sguardo di fronte al loro capocasa, quasi orgogliosi
di tanta ostentazione. O idiozia. Era sempre una questione di punti di
vista, quella.
Hestia e Flora Carrow, invece, mostravano le loro facce ripetenti solo
parzialmente ricoperte di cioccolata e glassa secca, ansimanti e
soddisfatte di aver mietuto qualche vittima tra gli avversari.
Probabilmente quello sarebbe stato il primo indizio di una nuova
bocciatura.
-Cosa credevate di fare, sotto i nostri occhi?-
Ascoltando l'inequivocabile tono di Piton, Draco si ritrovò
a pensare che qualche testa sarebbe saltata.
E per una volta, la testa in questione non sarebbe stata la sua.
-Avvicinati Goyle.- sussurrò lo Slytherin, ansioso di venire
a sapere nei dettagli qualsiasi insulto o punizione uscisse dalle
labbra di Piton.
Quando un gomito gli urtò malamente il braccio, Malfoy si
voltò verso l'amico-guardia del corpo, seccato e sconfortato.
-Non a me, idiota.
A Piton.-
Nessuno aveva intimato agli Slytherin di smetterla di ridere,
lasciandoli così a sghignazzare davanti all'occupazione del
tavolo dei tassi, esprimendo testimonianze a fiotti sulla colpevolezza
dei Gryffindor rei di aver dato inizio alle danze.
Draco stesso non poté esimersi dal ridere apertamente, una
volta che Dennis Canon entrò nel suo campo visivo totalmente
ricoperto di cibo e grondante succo di zucca. Sarebbe stato impossibile
scorgere macchie rosse o lividi sotto quella massa di creme e
bignè mischiati l'uno con l'altro, ma sicuramente nessuno
dei partecipanti era stato così onesto da non far levitare
oggetti più pesanti, come biglie magiche, abilmente confuse
con caramelle particolarmente grandi e tonde.
-E così se la sono presa con il fratello minore dello
spione. Una spedizione punitiva in piena regola.- scherzò
Blaise Zabini, sedutosi al suo fianco in uno spostamento d'aria
fastidioso.
-Certo, a colpi di cibo. Quand'è che siamo caduti
così in basso?-
-Da quando Piton si è messo a punire noi Slytherin per
davvero.- si lamentò Theodore Nott, sedutosi al fianco di
Blaise. -Tutta colpa della McGranitt, gli sta col fiato sul collo
perché ci crede dei privilegiati.- E versandosi una tazza di
tè, abilmente trasfigurato da della comune acqua, il ragazzo
ne bevve qualche sorso con calma, godendosi lo spettacolo.
Troppi Gryffindor che non conosceva per nome, ma d'altronde, a malapena
conosceva i volti dei suoi stessi compagni di casa.
Non era un tipo molto attento, Theodore Nott, più
concentrato sui suoi affari personali e, sporadicamente, su quelli dei
suoi amici.
-Com'è il tuo tè, Theodore?-
-Fa schifo.-
-Probabilmente perché non l'hai corretto.-
-Blaise, è mattina.- esclamò l'amico.
-Pivello.- scosse la testa Blaise.
Nel frattempo, la quiete era calata nella sala grazie ad un incantesimo
silencio di
Slughorn, ora particolarmente orgoglioso di sé. Azione che
avrebbe sicuramente riferito a Silente, ora assente ingiustificato.
Ingiustificato, agli occhi degli studenti. Come sempre.
-Che ci fate qui?- chiese Draco di punto in bianco.
-Tiger si è alzato. Hai rotto l'isolamento.-
constatò Blaise, non provando nemmeno a fingere di non
riconoscere le assurde dinamiche in cui si lanciava l'amico.
Il silenzio che ottenne in risposta non fu di chiara interpretazione,
così anche loro si limitarono ad osservare lo spettacolo,
diventato però piuttosto noioso, cercando di identificare i
Gryffindor coinvolti e notando con chiarezza lampante chi mancasse a
quel tavolo.
-Cosa diamine
è successo?-
L'uscio laterale della Sala Grande, adiacente alla lunga tavola dei
professori, si spalancò con grazia inumana e insopportabile
fragore, fornendo a Minerva McGranitt un'entrata in scena di tutto
rispetto.
Severus Piton le sorrise amabilmente, intento a raggruppare i
Gryffindor in file brevi e vicine, a mo' di piccolo plotone.
Un infuriato Colin Canon venne bloccato da Lavanda Brown nell'intento
di scagliarsi contro uno Slytherin colpevole di aver precedentemente
infierito sul fratello, lasciando così che la McGranitt si
avvicinasse imperiosa e già priva di pazienza.
Di nuovo, Draco Malfoy ringraziò di non essere uno dei
soliti elementi chiamati in causa.
-Ora le cose si fanno interessanti.- sogghignò Blaise,
osservando con biasimo i suoi stessi compagni di casa, co-protagonisti
di un'insulsa battaglia infantile.
Una discussione sembrava essersi accesa tra i due Capocasa, lasciandoli
gesticolare in modo secco e a scambiarsi parole affettate.
Una discussione esemplare, quella, inframezzata da cenni del capo
minimi, verso gli studenti tenuti d'occhio da Vitious e Slughorn.
-La McGranitt ci toglierà altri punti.- predisse Theodore
-Sembra essere l'unica cosa in grado di fare, a parte inventare
fantasiose quanto disgustose punizioni a nostro danno.-
-Già.- concordò Blaise -Potter non avrebbe mai
dovuto pulire i bagni del quinto piano imbrattati da Pix.-
-Vecchia corva.-
commentò Draco, guardando come Tiger venisse abilmente
allontanato da Piton, dopo essere stato redarguito in malo modo.
Stupido scimmione.
-Signor Malfoy!-
Per un attimo, vedendo la sopracitata “vecchia
corva” camminare spedita nella sua direzione, Draco credette
di essere stato scoperto in pieno e colpevole atto di insultare
un'insegnante. La Professoressa per eccellenza.
Persino Blaise e Theodore si scansarono di qualche posto, mentre la
donna piombava su di lui a passo sostenuto e bacchetta spianata.
Era certo che gli occhi gli si fossero allargati in modo imbarazzante,
meglio quindi tenere lo sguardo basso, in segno di apparente noncuranza.
Molti dei suoi compagni avevano salvato la faccia con quell'espediente.
-Malfoy, alzati immediatamente.-
La rapidità con cui era passata al dargli del tu, invece del
lei, fu solo un altro campanello d'allarme.
-Si, Professoressa?-
Uno sguardo alle spalle della donna gli mostrò Piton intento
a far uscire i ragazzi dalla Sala Grande, tutti diretti verso la via
più breve per una punizione esemplare.
-Devo allontanarmi a causa di questo spiacevole incidente, a cui vedo
nessuno di voi è venuto in mente di porre rimedio.-
Un'accusa generale quella, rivolta a più persone di quante
avessero potuto sentirla. -Per cui mi vedo costretta ad affidarti
queste.-
La donna gli porse sotto il naso due buste chiuse di discreto spessore,
ciascuna recante il nome dei due Caposcuola.
Hermione Granger,
era quella che spiccava nella sua mano, al di sopra dell'altra che
portava scritto il suo nome.
-Io e il Professor Piton avremmo dovuto consegnarvele dopo colazione,
ma vedo che ora ci sarà impossibile, quindi cerca la
Signorina Granger e consegnale la lettera. All'interno vi sono le
ultime informazioni per il viaggio.-
-Un momento, non ho idea di dove si trovi la Granger!-
Considerando che gli elfi domestici esistevano per incarichi di quel
tipo, lo Slytherin ponderò l'idea di farla cercare da uno di
loro, evitandosi così un compito ingrato e del tutto
indesiderato.
-A quest'ora sarà davanti al mio ufficio.- lo
informò la McGranitt, e vedendolo ancora immobile aggiunse
-Mi aspetto che la consegni ora.-
E per quanto fosse stato veloce nel fare dietro front e uscire dalla
Sala Grande, lasciandosi alle spalle un Goyle totalmente atterrito
dalla vecchia corva, Draco non poté sfuggire alle risa
idiote dei suoi due amici, rimasti seduti al tavolo in una zona del
tutto neutrale e sicura.
Definizione perfetta per qualsiasi luogo non lo vedesse ospite.
***
Aveva camminato in tondo per almeno venti minuti, Hermione, chiedendosi
se l'assenza della Professoressa non fosse una punizione
premeditata col solo scopo di farla attendere, o se
Nick-Quasi-Senza-Testa avesse sbagliato a recapitare il messaggio.
Indecisa e in preda al timore di sfuggire nuovamente al suo dovere,
ovvero a quello che ci si aspettava lei facesse, decise di rimanere
salda al suo posto, seduta a terra e intenta a stirare con dita incerte
svariate pieghe della gonna.
Avrebbe sentito i passi della McGranitt di certo, così da
potersi alzare per tempo ed assumere una posa decisamente
più decorosa.
Doveva a tutti i costi dimostrare il suo dispiacere, la costernazione
provata in quei giorni di fallimento e poco importava se erano solo
due, o a dire il vero poco più di tredici ore, nella sua
mente c'era spazio solo per il senso di redenzione.
-Ti sei messa a mendicare, Granger? Con i pezzenti che frequentano
questa scuola non aspettarti grandi cose.-
E se all'inizio solo un breve sussulto le aveva fatto temere l'arrivo
di un Professore, in seguito si rilassò nuovamente contro la
dura parete di pietra assai più sopportabile della
maleducazione di Draco Malfoy.
-Non mi aspetto grandi cose nemmeno da quelli come te, non temere.-
Perché si, avrebbe potuto insultarlo in molti modi, ma
certamente non dandogli del povero squattrinato.
-In ogni modo, cosa vuoi? Passavi di qui per caso e hai sentito il
bisogno di farti notare, o ti serve qualcosa?-
-Da te non mi serve nulla.- rispose in tono sprezzante il biondo, come
se la sola idea fosse ridicola e impronunciabile al tempo stesso. -Ma
probabilmente vorrai leggere questo.-
Una busta chiusa le cadde in grembo, dopo esserle silenziosamente
rimbalzata in fronte, color avorio e dalla chiusura in cera lacca
perfettamente intatta.
Il suo nome era elegantemente vergato su quella carta ruvida e spessa,
attraverso cui non si poteva intuire il contenuto, lasciando Hermione
con gli occhi fissi verso le proprie gambe.
Merlino, di già.
Non era sicura di voler aprire la busta e trovarsi così di
fronte alle ultime direttive di Silente in merito al loro viaggio,
perché poteva trattarsi solo di quello.
-Credevo di dovermi vedere con la McGranitt.-
Incerta e infastidita dall'ombra di Malfoy che incombeva su di lei,
Hermione si alzò con estrema calma, sempre tenendo fra le
mani quel comunicato scomodo.
-Ci sono stati problemi in Sala Grande.- alzò le spalle il
compagno -Ha mandato me.-
-Che genere di problemi?- si allarmò lei, avendo quasi la
certezza che per la terza maledetta volta qualcuno aveva
inconsapevolmente cospirato contro di lei.
-Alcuni dei tuoi hanno partecipato ad un'infantile lancio di cibo.-
Merlino.
-E scommetto che alcuni dei tuoi hanno risposto con entusiasmo.-
Seccato dall'essere caduto in quella piccola trappola, Malfoy
evitò di rispondere continuando invece a guardarla torvo,
quasi sperando in una punizione divina.
Una punizione che per assurdo, aveva tra le mani.
-Non vuoi leggere, Granger?- le sorrise bieco, ben sapendo quale
reazione avrebbe suscitato in lei la lettura nero su bianco di un'idea
solo accennata a parole.
-Non più di quanto voglia leggerla tu.- colpì nel
segno, accennando con il capo alla stessa busta chiusa stretta nel
pugno sinistro di Malfoy.
A quel punto, se la persona in questione non fosse stata lui e lei non
fosse stata lei, gli avrebbe proposto di aprire contemporaneamente le
buste, leggendo insieme del beffardo destino che qualcuno aveva
progettato per loro in uno sprazzo di tempo libero.
Ma le cose non funzionavano così.
-Leggerò nei Sotterranei.-
-E io alla Torre.-
-Bene.-
-Bene.-
E a quel punto lei avrebbe dovuto rispondere “molto
bene” seguito da un suo “benissimo”,
giusto per rimarcare il totale menefreghismo che provavano nei
rispettivi confronti.
Una scena in fin dei conti ridicola e fortunatamente interrotta da uno
scalpiccio di passi che rimbombavano senza la minima grazia fra le mura
del corridoio.
Per una frazione di secondo fu Malfoy a irrigidirsi, presagendo
già l'inopportuna presenza di Potter e Weasley, sempre in
grado di apparire in sua presenza e parlare in quel modo
fastidiosamente arrogante a cui solo lui aveva sacrosanto diritto.
Ma si sbagliava e, per una volta, fu Hermione a dover sbuffare di
fronte a quell'invasione che avrebbe fatto impallidire un branco di
cavallette.
-Oh, ma sei con la Granger.-
Un'affannata Daphne Greengrass constatò il fatto con tono
largamente schifato, come se avesse trovato Draco in disdicevole
compagnia.
Peggio di una meretrice poteva essere solo una Mezzosangue, dicevano,
perché oltre ai soldi si aspettava speranzosa dedizione.
Roteando gli occhi con muta insofferenza, Hermione osservò
prima l'uno e poi l'altra, notando lo sguardo di trionfo dipintosi sul
volto di Malfoy.
Solitamente la cavalleria non arrivava mai per lui.
-Non certo per mia volontà.- precisò lui -Tu non
dovresti essere a colazione?-
-No, avevo un appuntamento con Blaise prima di colazione.-
-E l'hai dimenticato.-
Il silenzio che seguì quell'affermazione fu piuttosto
eloquente, portando la bionda ad un nuovo livello di esasperazione.
-Sai benissimo che non sono portata per queste cose.- Poi, ricordandosi
improvvisamente della presenza di Hermione Granger accanto a loro,
scoccò uno sguardo di duro avvertimento a Draco, come ad
invitarlo a fermarsi.
Non era necessario che la Mezzosangue iniziasse ad essere partecipe
degli affari loro.
-Pansy è ancora nei dormitori, ha un leggero mal di testa.
Sono stata con lei fino ad ora.-
Aggrottando le sopracciglia e sbuffando in modo impercettibile, Malfoy
osservò la figura bionda affannarsi in una corsa rumorosa e
affatto elegante, un comportamento che in lei rasentava l'eresia.
-Avete finito?- domandò caustica Hermione, gli occhi
socchiusi in un'intollerante sopportazione.
-Anche noi abbiamo finito.- rispose Malfoy, improvvisamente di
malumore. -La McGranitt non mi ha lasciato messaggi, quindi immagino
dovremmo attenerci alle istruzioni nella busta. Ah, e se non ti
è chiaro qualcosa... non venire a chiedermelo.-
Già lontano da lei di svariati passi, riuscì
comunque a sentire Hermione Granger assicurargli che piuttosto che
chiedergli qualcosa sarebbe andata realmente a mendicare agli angoli
dei corridoi scolastici. Ipotesi che il biondo trovò
piuttosto allettante, tanto da risponderle platealmente che sperava le
cose andassero realmente a quel modo.
-Razza di presuntuoso Purosangue.-
E stringendo fra le dita la lettera che sembrava essere responsabile di
un viaggio dalla pessima compagnia, Hermione si diresse verso il primo
bagno femminile capitatole a tiro per leggere il famoso annuncio.
Tornare al Gryffindor era fuori discussione, sarebbe certamente
arrivata in ritardo alle lezioni ed era l'ultima cosa che in quel
momento voleva. Così si chiuse la porta del cubicolo alle
spalle, sospirando come una condannata a morte e lacerando di netto il
sigillo.
Una volta dispiegata la pergamena, fu facile lasciarsi sopraffare dal
panico più nero.
Le labbra si mossero in modo del tutto impercettibile, frenetiche,
impegnate in una lettura silenziosa e concitata. Ripetitiva. Le pupille
le si allargarono in modo vagamente alcolico, troppo incredule per
tornare alle loro dimensioni normali, muovendosi lungo ogni riga della
pergamena per impararla a memoria.
-Non è possibile.- soffiò Hermione, la mente
invasa da una data troppo vicina e divenuta ora nefasta.
Cinque settembre.
-Merlino, partiamo tra due giorni.- Boccheggiò incredula.
Il giorno della partenza era stato anticipato senza la
benché minima spiegazione, informandoli del luogo in cui
sarebbe stato previsto il raduno mattutino.
A quanto pareva, sarebbe tornata sull'espresso di Hogwarts molto prima
del previsto.
NdA:
So che avendo un'altra fiction all'attivo, questa non sarebbe dovuta
esistere, ma quando una cosa inizia ad entrarti in testa in modo
esistente, è difficile farla uscire.
Ecco, questo è quello che è successo con Fools,
quindi mi spiace, ma progetti a breve termine non ne ho per Lay. Non mi
era mai capitato di non finire una fiction, così per ora
rimane lì, a portata di mano per me e per voi, ma la mia
attenzione rimarrà principalmente qui.
Nota:
Fools Rush in
è il titolo di una canzone degli anni quaranta, di cui sono
state fatte molte cover, e quella su cui mi baso io è la
cover dei Bow wow wow, non so se avete visto il film Marie Antoinette,
lì c'è. L'ho adorata dal primo momento in cui
l'ho sentita, e direi che il termine Fools, per Draco e Hermione
è perfetto.
|
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Capitolo 3 *** Cinque settembre ***
III
Cinque
Settembre
“Ti
diverti a torturarmi!
Non
hai proprio pietà dei miei poveri nervi.”
“Ti
sbagli della grossa, cara.
Ho
il massimo rispetto per i tuoi nervi.
Sono
mie vecchie e care conoscenze.
Sono
per lo meno vent'anni che te li sento nominare.”
Jane Austen
Non
era riuscita a dormire quella notte, passata a rigirarsi nel letto e
cullando la segreta speranza che qualcuno prima o poi avrebbe bussato
alla porta per dirle che tutto era stato annullato o, meglio ancora,
che la nomina di Draco Malfoy come Caposcuola era stata frutto di un
terribile errore.
In
entrambi i casi si sarebbe risparmiata una spiacevole avventura.
Ma
le cose non andarono a quel modo, preferendo seguire il loro corso e
non fare favori a Hermione Granger, già abbondantemente
graziata nel corso degli ultimi anni scolastici.
Il
suo baule era già stato prelevato dagli elfi, lasciandola
libera di salutare i suoi compagni e ricevere da loro istruzioni e
rassicurazioni di ogni genere. Harry e Ron in particolare l'avevano
incitata ad avere con Malfoy il contatto necessario a sbrigare le
minime formalità richieste e lasciarlo perdere subito dopo,
evitando a quel modo ogni possibile evento indesiderato che avrebbe
potuto mettere alla prova la sua risoluzione al non incantarlo, o porla
in situazioni più pericolose del previsto.
Solo
la presenza di Silente li aveva trattenuti dal suggerirle un'azione di
forza, che sarebbe consistita nello schiantare Malfoy e costringerlo a
letto per tutta la successiva permanenza a Grimlore.
Baci
e abbracci già si confondevano nella sua mente, eccessivi e
scherzosi come se la stessero lasciando andare per una
quantità di tempo indefinita e assai lunga.
Un
po' ne era stata angosciata, dovette ammettere, rendendosi conto di non
voler più avere fra le mani la dilagante insicurezza degli
undici anni che tanto l'aveva rinchiusa in un angolo, fino a quando
Harry e Ron non l'avevano trovata... tendendole una mano e la salvezza.
In ogni senso, visto l'episodio del troll.
-Caposcuola
Grranger, te ne vai?-
Stridula
e fastidiosa quanto il suo proprietario, la voce di Pix
rimbombò nel corridoio con più forza di quanto
potesse gradire l'interessata alla domanda.
-Già,
Pix.-
-Non
dovresti più tornare Grranger, non sentiremo la tua mancanza!-
Considerato
il numero di volte che per minacciarlo aveva usato il Barone
Sanguinario, poteva ragionevolmente comprendere l'acredine del
poltergeist. Tuttavia, non erano ugualmente parole celestiale da udire
prima di una scomoda partenza.
-Sparisci,
Pix.- Non si era fermata, nemmeno per un secondo. Se mai la sua
camminata si era fatta più veloce, già
sufficientemente stanca di quelle prese in giro.
A
volte le forza veniva a mancarle, si rese conto, totalmente assorbita
da altri pensieri e avvenimenti di gigantesca portata.
Viaggiare
con Malfoy, ad esempio, rappresentava un problema maggiore di una ormai
comune lotta contro un manipolo di Mangiamorte al Ministero.
-Pix
se ne va quando vuole, perrfida Caposcuola!-
E
se avesse avuto un gavettone, Hermione ne era più che certa,
glielo avrebbe lanciato.
Presa
da una crescente irritazione, non poté fare altro che
voltarsi di scatto e investirlo con la solita vecchia minaccia.
-Pix,
se non la pianti immediatamente sarò costretta a...-
-Chiamare
il Barone Sanguinario. E sai che io posso
farlo.-
E
lei sarebbe potuta svenire, al momento. O voltarsi e maledirlo. Aveva
una scelta.
Ma
l'esito delle parole di Malfoy fu ineccepibile. Come sempre,
d'altronde, quando la minaccia giungeva da una fonte autorevole e
competente.
Ovviamente
il solo fatto che Pix giudicasse tale lo Slytherin spiegava gran parte
delle dinamiche che si svolgevano in quella casa e dintorni.
-Perché
ti sei intromesso?-
Il
valore di un semplice “grazie” doveva essersi perso
nei meandri del loro odio reciproco.
-Perché
stiamo aspettando te per la partenza.-
-Ma
non sono in ritardo!-
-Credevo
fosse implicito dovessimo presentarci in anticipo.-
No,
non era implicito per niente.
Solo
se tra loro fosse esistito un normale rapporto di amicizia, lo sarebbe
stato.
L'imbarazzo
crescente provato in quei giorni non poté che aumentare
dinnanzi allo sguardo torvo di Piton, segretamente soddisfatto
dell'ennesima mancanza da parte sua. L'unica consolazione era stata la
provvidenziale assenza della Professoressa McGranitt, rimasta
all'interno del castello e pronta a guidare la scuola durante l'assenza
del preside.
Silente
era stato l'unico a sorriderle, invitandola a salire per prima e a
condurla verso una calda carrozza.
Furono
sufficienti poche parole perché Piton e il Preside stesso si
congedassero, muovendosi in direzione del vagone di testa e quindi del
controllo macchine.
Un
disastro.
Qualsiasi
cosa coinvolgesse Hermione Granger e Draco Malfoy era un disastro alla
partenza.
-Sai,
credo tu sia davvero un damerino presuntuoso e... maleducato.-
-Cosa?-
Era
raro vederlo sinceramente stupito, pensò lei, osservando
quel viso pallido voltarsi e guardarla come se avesse appena detto
qualcosa di semplicemente impensabile.
-Hai
capito benissimo.-
Diverse
persone lo avevano chiamato-definito-bollato con i più
diversi aggettivi esistenti al mondo.
Bastardo
era uno dei più gettonati, così come viziato e
presuntuoso, borioso e arrogante, oppure... insensibile.
A
volte era stato definito persino bello, da ragazze che probabilmente
sognavano un futuro di ozio e ricchezze, ma non per questo menzognere
nel definirlo tale.
Ma
la grezza definizione di “maleducato” non gli era
mai stata accostata prima. Troppo volgare, troppo babbana... troppo popolana. E i
maghi non lo erano di certo. Be', forse i Weasley... anche se la loro
indigenza sfociava ormai nella semplice e mediocre povertà.
Pezzenti, per l'appunto, come era solito chiamarli.
-E
per quale motivo lo sarei?-
La
fronte poggiata al finestrino iniziava a dolergli, costringendolo a
scostarsi e voltarsi in direzione della Gryffindor, seduta rigida e
composta ad una ragionevole distanza da lui. Particolare
immancabilmente apprezzato.
-Perché
avresti dovuto avvertirmi e perché la tua mancanza di tatto
è assolutamente disarmante.-
-E
quando avrei mancato di tatto nei tuoi confronti?- Bastò una
sua semplice occhiata per apportare alla domanda la modifica
necessaria. -Intendo oggi.-
-Non
avresti dovuto intervenire contro Pix.-
Donne,
esseri incomprensibili al mondo per la maggior parte della loro vita.
-Sei
arrogante e pieno di te in modo disarmante, convinto che ogni cosa sia
in tuo potere. Non lo nascondi nemmeno, e tutto ciò
è davvero irritante.-
Probabilmente
non si era nemmeno accorta che la foga delle sue parole si era
trasmessa alle mani, chiuse a pugno e impegnate a rimbalzarle sulle
ginocchia quasi fosse convinta di prenderlo a pugni.
Divertente.
-Senza
contare la tua premeditazione nel farmi arrivare in ritardo. Lo hai
fatto di proposito, non negare. Sai, sapevo sarebbe stato difficile
lavorare con te come Caposcuola, ma credevo anche che avresti dato
mostra di un minimo d'intelligenza per capire che questo gioco non ti
porterà nessun vantaggio.-
Doveva
essere del tutto impazzita, pensò Draco, ricordando che,
dopotutto, molto normale non lo era mai stata. E poteva sostenerlo in
modo sinceramente non razzista, perché quelle cose erano
indipendenti dal fattore sangue.
-Tu
vaneggi se credi di essere così tanto nei miei pensieri.-
-E
tu vaneggi se credi che un giorno arriverò a reputare
sincera anche solo una tua singola parola.-
Be',
non era l'onestà che mancava tra loro, quanto la
civiltà nell'esternarla con stile. O quanto meno, educazione.
Sbuffando
risentita, Hermione voltò il capo verso la porta dello
scompartimento in segno di totale estraneità al collega
Caposcuola, tentando di dimenticarne l'ingombrante presenza e riuscendo
solo, in realtà, a trovarsi faccia a faccia con lo sguardo
gelido di Piton.
Un
serpente strisciante avrebbe provocato almeno un fruscio.
-Il
discorso della McGranitt non è stato forse sufficientemente
chiaro.- sibilò lui.
-Oh
no, Severus, sono certo che una volta all'interno di Grimlore entrambi
terranno un comportamento impeccabile.-
Albus
Silente aveva sempre avuto un modo di distinta eleganza nell'obbligare
le persone a fare ciò che voleva. Un vecchio da cui c'era
molto da imparare, riflettè Draco, per poi considerare che
una così pacata compostezza non gli sarebbe mai venuta
congeniale. Molto meglio il classico imperius e addio ad ogni seccatura.
-Dal
vostro comportamento e dalle vostre interazioni con gli altri studenti
dipende l'immagine della nostra scuola che noi proporremmo loro.-
ricordò Piton, sedutosi accanto al suo pupillo e di fronte a
Silente, accomodatosi al fianco di Hermione quasi a volerla rassicurare.
-Preside...
in cosa consiste esattamente questa interazione? Ci limiteremo a
frequentare le loro lezioni o dovremmo cimentarci in altre prove?-
Alla
mente le sovvennero le spettacolari entrate in scena di Durmstrang e
Beauxbatons, in un folgorio di incantesimi e sospiri, fiamme e
spettacoli che definire pirotecnici sarebbe stato un insulto. Inoltre
eguagliare la nave emersa dal lago e l'imponenza della preside mezzo
gigante non sarebbe stato semplice.
Insomma...
loro, visti dall'esterno, sarebbero sembrati uno strano gruppo di
turisti ingenuamente male assortito.
-Nessuna
prova, signorina Granger. La nostra è una semplice visita di
rappresentanza, un modo per annunciare di persona a tutti gli studenti
l'opportunità offerta loro.-
-Quella
di visitare Hogwarts e sperimentare da vicino il nostro metodo di
studio, nonché la libertà di cui godiamo. Certo,
lo ricordo. Ma in ogni caso il numero di partecipanti all'iniziativa
sarà comunque limitato... crede di poterlo rendere un evento
annuale? E anche così molti ne saranno esclusi. Per questo
siamo venuti? Come esemplari di
Hogwarts? Io e Malfoy?-
Avrebbe
potuto scegliere di meglio. Non lo disse, ma il suggerimento
aleggiò nell'aria come una nube di smog pronta a inquinare
l'ambiente.
-Avrebbe
potuto scegliere Potter.- sputò Malfoy, con astio malcelato
e una buona dose d'empatia che la spaventò sinceramente.
-Non
dire sciocchezze, Draco, Potter non è mai entrato in
possesso nemmeno della semplice qualifica di Prefetto.-
Ovviamente.
Il
ghigno sarcastico di Malfoy fu una risposta sufficiente alla frase di
Piton, che di anno in anno si faceva sempre più abile
nell'insultare Harry attraverso le più varie forme di
rimprovero.
Dal
canto suo, Silente si limitò ad investire le due figure con
un bonario sorriso tollerante, di chi era solito osservare scaramucce
tra bambini e goderne in modo del tutto innocente.
Ma
non Hermione.
Non
riusciva a non prendersela e a fare finta di niente, non in un ambiente
così ristretto dove l'insulto era a portata di bocca ed
orecchio.
Solo
la mano di Silente sul braccio fu in grado di distrarla dai suoi
propositi, lasciando però che il suo sguardo vagasse su
Malfoy nel modo più crudo di cui era capace. Sguardo che il
biondo ricambiò sorridendo, apparentemente tranquillo e
soddisfatto.
-Sarà
opportuno ti dimostri più contrito, Draco.- lo
redarguì Piton. -Almeno per la durata della cerimonia
commemorativa.-
-Quale
cerimonia?-
Ancora
una volta, Hermione ebbe la precisa sensazione di essere rimasta
indietro, abbandonata dai suoi compagni di squadra, già
arrivati alla linea del traguardo. Soprattutto Malfoy, che sembrava
esserci nato e cresciuto sopra.
-La
cerimonia che si tiene annualmente a Grimlore per onorare la memoria
del preside Lawrence Oz, il predecessore di quello attualmente in
carica.-
-Oh.-
Che
dire di fronte ad un lutto? Non potevo saperlo? Era tecnicamente vero,
ma le sembrava inadeguato sottolinearlo.
-Sarò
il più contrito della platea.- assicurò Malfoy,
incastrandosi nuovamente nel sedile quasi cercando di sparirvi dentro.
Lui
non era sorpreso, ovviamente. Perché lo sapeva.
-Mi
affido a te, signorina Granger, per aiutare il signor Malfoy nel suo
compito.-
E
se persino Silente era in grado di adoperarsi in commenti leggeri
sull'argomento, forse era vero che qualcosa in lei non andava.
Aggrottando
le sopracciglia e chinando leggermente la testa, in modo da nascondere
la sua espressione concentrata, cercò seriamente di
guardarsi dentro ed esaminare quello che le difettava. Senso
dell'umorismo, forse. Ron glielo diceva sempre. E anche la sua mania di
prendere ogni parola alla lettera... ma non era propriamente una mania,
quanto una forma del più basilare senso di
responsabilità. Inoltre, le sue legittime forme di sospetto
si erano sempre rilevate fondate e di decisivo aiuto per Harry.
Già,
annuì fra sé, non c'era assolutamente nulla che
non andasse in lei.
Il
viaggio proseguì in un ovattato senso di pace e
tranquillità, del tutto fittizi ovviamente, ma ben simulati
grazie all'assoluto silenzio in cui erano sprofondati i due Caposcuola,
ormai persi in due mondi assai lontani l'uno dall'altro. Solo il
parlottare sommesso di Piton e Silente rendeva l'atmosfera
più calda di quanto non fosse, dando l'idea che tutto
ciò stesse accadendo rientrasse nei limiti della
normalità.
Le
apparenze, dopotutto, contavano. E anche tanto. Aiutavano a sentirsi
meglio, seppur unicamente in superficie e per un lasso di tempo
maledettamente limitato, ma erano in grado di tenere a galla le persone
quel secondo sufficiente a permettere loro di salvarsi.
-Bene,
credo sia ora, Severus.-
Presa
in contropiede da quell'affermazione, Hermione si affrettò
ad avvicinarsi al finestrino in cerca di un pezzo di terra da guardare
con diffidenza e curiosità, dando così una forma
concreta alle paranoie che l'avevano colpita negli ultimi giorni.
Una
mano poggiata contro il vetro freddo e occhi curiosi, sempre vigili, la
Gryffindor cercava smaniosa un qualche segno di civiltà
più o meno visibile a occhio nudo. Ma nulla spiccava.
-Granger,
cosa Merlino credi di poter vedere? Non siamo ancora in acqua, ci
vorrà almeno un'altra ora per arrivare.-
-Oh.-
L'acqua,
giusto.
-Oh!-
Che
stupida.
Davvero stupida.
-L'avevi
dimenticato... incredibile.-
-Chiudi
la bocca, Malfoy.-
Un'intimazione,
la sua, coperta dal rumore dello scompartimento che si chiudeva alle
spalle di un Piton particolarmente concentrato, alle calcagna di
Silente.
-Che
sta succedendo?-
-Il
mare, Granger. Si occuperanno di incantare il treno e farci percorrere
la distanza marina allo stesso modo di quella terrena.-
Incantesimo
di galleggiamento, elementare.
Alzandosi
e chiudendo le mani a coppa attorno agli occhi, Hermione
poggiò la fronte contro il finestrino nel tentativo di
godersi lo spettacolo al meglio. Nella sua semplicità, non
aveva mai avuto occasione di osservare da vicino un incantesimo simile
amplificato in tali proporzioni. Dopo tutto si trattava dell'espresso
di Hogwarts, tonnellate di ferro e ingranaggi dal valore inestimabile.
Un
inconsapevole trazione nervosa le mosse le labbra una volta in vista
del mare, piuttosto agitato e solcato da onde di forza e dimensioni
preoccupanti.
Improvvisamente
si ricordò di non essere una nuotatrice così
provetta, contando mentalmente gli anni in cui era stata lontana non
solo dal mare, ma anche dalla semplice piscina comunale della sua
città.
-Malfoy...
siamo sicuri che... sia sicuro. Vero?-
-Dubiti
di Silente, Mezzosangue?-
-Mai.-
Una
sola parola poteva valere quanto un giuramento di fedeltà
eterna.
Così
pateticamente commovente da fargli cercare distrazione nel panorama al
di fuori del finestrino. Suggestivo, doveva ammetterlo.
Una
folle corsa contro il vento del nord era qualcosa di abbastanza
inusuale da permettergli di distrarsi dalla destinazione del viaggio.
Le
mani ben ancorate alle pareti dello scomparto e alla mensola
sottostante il finestrino si rivelarono tuttavia appigli di debole
efficacia una volta l'impatto del treno con l'acqua fu al suo culmine.
Il
muso dell'espresso proruppe tra le onde come un animale suicida, non
accennando minimamente a rallentare e proseguendo contro la forza di
onde rese più aspre e di maggior impatto dalla
velocità del mezzo. Il tutto fu paragonabile ad una forte
scossa di terremoto, che per motivi puramente magici non
intaccò in alcun modo l'interno e l'esterno del treno.
-Merlino!-
Mollata
la presa ai suoi fragili appigli, Hermione venne catapultata contro il
petto di Malfoy, assestandogli una gomitata di considerevole forza nel
mezzo dello sterno.
-Porca...-
Il
resto dell'imprecazione proseguì nella sua mente senza
nessuno sforzo d'immaginazione, lasciandola priva d'equilibrio e
poggiata ad un corpo estremamente recalcitrante che, invece di aiutarla
a rialzarsi, non poté fare altro che peggiorare la
situazione.
Lo
strappo che che le era infatti giunto alle orecchie non poteva certo
essere stato causato da un cedimento della tappezzeria dello
scompartimento, ma bensì dalle sue calze.
-Guarda
che cosa hai fatto, Malfoy!-
-Io?
Sei tu ad essermi caduta addosso come un peso morto!-
-Scusa
se sono semplicemente inciampata!-
Rimettendosi
goffamente in piedi, la Gryffindor si guardò attorno
assaporando la stabilità ritrovata e godendosi il panorama a
dir poco inusuale disponibile oltre il finestrino dello scompartimento.
Prima
di allora aveva già avuto l'opportunità di
avventurarsi per mare, ma una gita in barca con i suoi genitori, seppur
memorabile, non poteva essere minimamente paragonata a quel preciso
momento.
Cercando
a tentoni la bacchetta incastrata in una piega tra il sedile e il
bracciolo della poltroncina, riparò velocemente lo strappo
causato da Malfoy, per poi precipitarsi all'esterno dello scomparto ed
osservare estasiata la corsa dell'espresso di Hogwarts dai
più ampi finestrini che percorrevano tutta la lunghezza del
treno.
Il
mare agitato non sembrava un ostacolo alla traversata, resa
più agevole dalla magia e dalla guida sicura dei due maghi
che allo scomparto di testa ne indirizzavano gli spostamenti.
-E'...
magico.- Un sussurrò che andò ad appannare la
superficie di vetro non lontano dalla sua bocca.
-Già.
Sconvolgente.-
La
stava prendendo in giro, Malfoy, ricordandole la sua presenza nel
più consueto dei modi.
-Non
mi stupisce che tu non sappia apprezzare ciò che di bello ti
circonda.- lo schernì lei, prodigandosi in passi frenetici
che la portavano avanti e indietro senza un minimo di controllo,
rendendola estremamente simile ad una bambina allo zoo. Ma non erano
animali che stava guardando, bensì il denso color petrolio
del mare, che visto a quella distanza e velocità sembrava un
ammasso di liquido letale.
Impressionante.
L'emozione
a volte aveva il sopravvento sulla paura o sul semplice timore,
rendendo apprezzabile uno spettacolo inusuale e degno di nota.
-E
a me non stupisce la tua reazione totalmente incontrollata.-
Degno
di una sola e fugace occhiata, prima di tornare allo spettacolo di una
corsa sul filo del mare, Hermione considerò davvero
irritante la piega derisoria che aveva preso il suo volto. Come se lui
avesse già provato tutto e nulla gli fosse sconosciuto. Uomo
di mondo.
-E'
una reazione spontanea. Com'è possibile che tu sia allo
scuro del significato delle piccole cose?-
-Non
ne sono allo scuro, preferisco ignorarlo.-
-Molto
intelligente.- ribatté lei.
-Dopo
aver messo piede a Grimlore io ti sembrerò una delle persone
più comprensive del mondo, Mezzosangue. Fidati.-
Una
risposta capace di scatenare ogni sua più fervida fantasia
riguardo la nuova scuola meritava di certo un minimo di interesse ben
dissimulato, ma forse fu troppo abile nel proposito, perché
quando decise di voltarsi per chiedergli spiegazioni lui era
già sparito.
Forte
della sua autorità, Hermione era rientrata nello
scompartimento come se nulla fosse accaduto, comportandosi con naturale
rigidità ogni qual volta Malfoy entrava nel suo campo
visivo. Cosa che accadeva spesso, dandole così la tipica
aria di ragazza infuriata con l'intero genere maschile.
Tuttavia,
definirla infuriata non sarebbe stato corretto. Il suo stato, infatti,
poteva tranquillamente essere catalogato come semplice frustrazione.
La
posa rigida della schiena era solo la parte più evidente del
suo dissidio interiore, mentre gli occhi non facevano che vagare lungo
il panorama per catturarne ogni minima sfumatura e sperare di esserne
distratta, perché continuare a maledirsi mentalmente per non
aver trovato il tempo di una veloce ricerca in biblioteca riguardo a
Grimlore... stava devastando i suoi nervi. Altrettanto quanto la
consapevolezza che forse, alla luce dei fatti, Malfoy rimaneva la
più autorevole fonte di notizie.
-Ti
vedo nervosa, Mezzosangue, qualcosa non va?-
Non
aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato
dall'inizio della loro traversata in mare, ma dal ghigno di Malfoy
avrebbe potuto scommettere qualunque cifra che l'ora pronosticata per
l'arrivo fosse quasi scaduta.
-Affatto.
E' la tua immaginazione.-
-Non
credo. Non la sprecherei su di te.-
-E
io invece potrei sprecare un altro pugno, su di te.-
La
minaccia, tuttavia, non sembrò turbarlo più di
tanto, scatenando invece un moto ilare peggiore del primo.
-Quindi...
non saresti nervosa?-
Le
rideva in faccia senza remore, cercando di provocarla per passare il
tempo e ottenere battute imbarazzanti che le avrebbe rinfacciato in un
futuro nemmeno troppo lontano.
-E
tu? Lo sei, Malfoy?-
Attaccare
a sua volta le era sembrata l'idea migliore, al momento, godendo del
moto di sorpresa apparso sul volto del biondo che, per un attimo, non
era riuscito a controllare se stesso.
Interessante.
-Affatto.-
Le rispose in tono serrato, invitandola chiaramente a considerare
chiusa la discussione.
-Davvero?
Mi sembri più pallido del solito, soffri il mal di mare? O
l'idea di incontrare vecchi amici ti sta emozionando come una ragazzina
al suo primo ballo?-
Cercò
di non mostrare il suo disagio nel sputargli in faccia quella domanda,
mantenendo una smorfia imprecisa sul volto e continuando a pensare a
cos'altro avrebbe potuto dirgli Ron, suo ispiratore del momento.
-E
tu sembri aver passato troppo tempo con Weasley.-
Già,
probabilmente quella era la tattica sbagliata per tentare di ottenere
informazioni. Meglio un atteggiamento maturo, più diretto e
volto alla diplomazia.
-Come
facevi a sapere della commemorazione del preside? Lawrence...-
-Oz.
Lawrence Oz. Il più grande bastardo di tutti i tempi da qui
alla nascita di Merlino. Non ti sei persa niente.-
Un
vago rossore d'indignazione le si diffuse in volto, incredula davanti a
quella manifestazione di aperta ostilità verso un uomo
defunto.
-Malfoy...
quell'uomo è morto ora!-
-E
con ciò?-
-Sei...
tu sei incredibile!-
Come
aveva anche solo potuto sperare di ottenere da lui risposte esaurienti
e prive di malignità?
-Non
lo conoscevi, Granger, quindi metti da parte la tua vena di buona
samaritana e taci.-
-Perché,
forse tu lo conoscevi?-
-Si.-
Oh.
Be', non avrebbe dovuto stupirsi in realtà, ma la concreta
dimostrazione che Malfoy, nella sua qualità di Purosangue,
avesse conosciuto membri di spicco di una società che lei
nemmeno sapeva esistesse... la metteva a disagio. E allo stesso tempo
le portava in corpo un senso di solitudine che aveva dimenticato di
poter provare. Dopo tutto sarebbe stato più comodo crederlo
infarcito di informazioni paterne che già inserito in un
ambiente di altri ricchi rampolli compiacenti con cui anche lei avrebbe
dovuto forzatamente interagire.
-Siamo
arrivati.-
Il
moto d'ansia fino ad allora trattenuto le esplose in petto senza
procurare apparenti danni esterni. Le gambe si mossero da sole,
portandola al consueto posto di spettatrice, in piedi e tesa come una
corda di violino.
La
corsa del treno non si era ancora arrestata, così quando
Hermione abbassò il finestrino una gelida aria li
investì in pieno, congelando il loro respiro in nuvole di
vapore e obbligando Malfoy all'imprecazione più volgare che
gli avesse mai sentito dire.
-Mezzosangue,
chiudi quel dannato coso!-
Ma
non l'ascoltava già più, totalmente catturata
dalla sagoma sempre più chiara di un'isola.
La
nebbia che circondava quel cumulo di terra sembrava diradarsi sempre
più ad ogni tratto percorso dal treno, quasi si trattasse di
un banale effetto ottico o, più probabilmente, di un
incantesimo di dissimulazione molto scenografico.
All'apparenza
non v'era nessuna traccia di una costruzione imputabile ad essere umano
o mago che fosse, lasciando che ad una prima occhiata il verde smorto
dei fitti boschi prendesse il sopravvento sulla visione del posto.
-Ora
basta.-
Con
una spinta volta a metterla da parte, Malfoy la sovrastò in
tutta la sua limitata imponenza per oscurarle la vista e chiudere il
finestrino. Solo allora si rese conto della sua pelle d'oca e dei
brividi che le percorrevano il corpo, scuotendola quel tanto
sufficiente ad afferrare il mantello malamente ripiegato sulle assi
portabagagli sopra la sua testa.
Immediatamente,
la lana l'avvolse in un abbraccio morbido quanto malapena sufficiente a
riscaldarla, spingendola a stringersi nelle spalle e soffiare fiato
caldo sulle mani rattrappite.
-Non
siamo più a Hogwarts, Granger, vedi di ricordarlo.-
Stranamente,
l'unica cosa che lei ricordava era di non potersi fidare di lui.
Guardarsi
le spalle da Draco Malfoy era una certezza che non poteva essere messa
in discussione, o il suo piccolo mondo ne sarebbe stato danneggiato in
modo irrimediabile.
Cercando
di farsi forza, l'aveva seguito fuori dallo scompartimento, entrambi
muti ed immobili accanto al portello di uscita.
Sotto
i suoi occhi distratti, l'acqua iniziava a farsi più
limpida, sino a diventare trasparente in prossimità della
spiaggia su cui erano approdati con una leggera frizione delle rotaie.
Nulla di traumatico come alla partenza, solo una leggera ondulazione
del treno a decretare l'inizio di un'avventura non richiesta e compiuta
al fianco di qualcuno in cui non riponeva fiducia. Hermione dubitava,
infatti, che in un possibile momento di difficoltà entrambi
sarebbero arrivati a coprirsi le spalle.
Pensieri
pessimisti, i suoi, che trovarono un arresto al momento di dover
scendere dall'Espresso, abbandonando così l'ultimo luogo
sicuro e famigliare in grado di farla sentire a casa.
A
quel punto, solo osservando le solitarie figure di Silente e Piton,
fermi sulla spiaggia come due manichini male abbigliati, Hermione volse
lo sguardo all'intera lunghezza del treno.
Piuttosto
eccessivo per sole quattro persone, ma adeguato ad un'entrata in scena
degna di nota. Peccato che il luogo fosse deserto.
Sotto
i suoi piedi e tutto attorno a loro, piccoli sassi bianchi si
sostituivano alla sabbia, creando diversi giochi di luce nei punti in
cui l'acqua faceva brillare la liscia superficie delle pietre
più vicine alla riva. Se il gelo non le avesse paralizzato
ogni parte del corpo, Hermione avrebbe giudicato quel paesaggio di
acqua scintillante e candore granitico un ottimo posto dove passare le
prossime vacanze.
Ma
forse, il gelo, non era l'unica pecca.
A
circondare quel piccolo pezzo d'incontaminata bellezza, una natura
ostile e di aspetto raccapricciante riportava i visitatori alla
realtà, inducendoli a pensare che nulla fosse davvero
perfetto.
Alberi
scheletrici , inframezzati da una folta natura avvizzita, costituivano
parte di una foresta cui non si vedeva fine, divisa in due parti da un
sentiero fangoso e sconnesso. Lì iniziava la contaminazione
di tutto ciò avessero visto fino a quel momento, ovvero
molto poco.
Il
rumore delle onde arrivò persino a perdersi, diventando solo
un mero sottofondo alle parole del Preside, che li invitava ad avanzare
per iniziare a percorrere il sentiero.
-Preside,
credevo... be', credevo che qualcuno sarebbe venuto quanto meno ad
accoglierci.-
Fortunatamente
non avevano dovuto percorrere molta strada tra fanghiglia e sporcizia,
limitandosi ad avanzare qualche metro per scorgere, oltre la fitta e
malsana vegetazione, un nutrito gruppo di carrozze malamente curate e
danneggiate dalle intemperie.
Pronto
per loro, un cocchio trainato da due cavalli li attendeva all'imbocco
di un nuovo sentiero che, in quanto ad estetica, non si prospettava
migliore del primo.
Si
trovavano a bordo di quel cocchio, ora, troppo stretto per essere a
misura di quattro persone e troppo vecchio per ripararli dagli spifferi
di freddo che penetravano attraverso i fori della copertura.
-Non
darti pena, Signorina Granger, la vera accoglienza ci verrà
riservata questa sera, a cena. Prima di quell'ora avremo tempo per un
colloquio con Odin, il preside, che ci illustrerà le sue
idee a proposito di questa visita.-
-Le
sue idee?-
Accanto
a lei, Malfoy sembrava fare del suo meglio per estraniarsi dalla
situazione e far finta di nulla, riuscendo ad apparire in
realtà solo estremamente seccato.
-Il
preside di Grimlore si aspetta che i suoi studenti vengano a contatto
con una realtà magica più ampia rispetto
all'ambiente ristretto in cui sono cresciuti.- specificò
Piton, seccato quanto il suo pupillo -E dipenderà da voi
l'idea che quei ragazzi si faranno di Hogwarts. Per il momento.-
soggiunse.
Un
compito oneroso e di insolita importanza.
Nuovamente,
Hermione rievocò ai suoi occhi il momento in cui Durmstrang
e Beauxbatons erano arrivati a Hogwarts, riuscendo a stupire tutti
nella magnificenza delle loro arti. Inoltre, la loro permanenza era
stata resa memorabile non solo dal torneo e dai tristi avvenimenti che
ne seguirono, quanto anche dalla scoperta di un nuovo mondo magico. O
meglio, da una parte di esso che fino a quel momento era stato loro
precluso.
-Si
faranno un'ottima idea di Hogwarts, non appena l'avranno vista. Ne sono
certa.-
Al
contrario del sorriso di Silente, il verso di scherno che Malfoy si
premurò di rivolgerle fu accolto da un moto di stizza che
dovette dominare con ferrea decisione. Prenderlo a pugni, di nuovo,
davanti al preside e Piton non sarebbe stata una mossa vincente.
-L'essere
Caposcuola ci obbliga a questa piccola trasferta non richiesta,
Granger, ma non a partecipare allo scambio successivo. Nessuno ci
costringe a tornare se non volessimo offrirci volontari per la
selezione. E lo stesso vale per Grimlore. Se nessuno si
offrirà volontario dovremmo mandare i nostri studenti allo
sbaraglio in una scuola completamente ostile all'iniziativa. O
addirittura annullarla. Non che io sia contrario alla cosa... ma la
nostra reputazione ne sarebbe compromessa.-
In
fondo, tutto girava attorno ad antiche e semplici regole a cui nemmeno
Hogwarts poteva sottrarsi. Nella sua testa, Hermione, poteva ancora
sentire il tono perentorio della Professoressa McGranitt che la
incitava a mantenere alto il prestigio della scuola.
-Non
credevo che la situazione fosse così delicata.-
sussurrò sbalordita, Hermione, ora molto più
incline a considerare Grimlore come il luogo in cui prosperavano senza
freno esseri dall'acuta mente di Draco Malfoy.
-La
morte di Lawrence ha aperto la porta ad una nuova visione delle cose,
principalmente trascinata dal nuovo preside. Un'interessante scommessa,
la sua.-
Silente
sembrava estremamente incline ad accettare la sfida, giudicando
apertamente interessante quella nuova situazione.
Hermione,
dal canto suo, iniziava a sentirsi una misera pedina mossa in modo
avventato su una scacchiera assai poco favorevole.
-Il
suo obbiettivo è di rendere questa iniziativa... ricorrente?-
-Il
mio obbiettivo è che non ci caccino a fine giornata. Conto
su di voi.-
Forse
aveva contato male, pensò Hermione, pur riuscendo a non
esternare quel pensiero.
Voltandosi
verso il finestrino appannato, prese a strofinarvi un lembo del
mantello per poter vedere il paesaggio all'esterno del cubicolo.
La
natura stava mutando sotto i suoi occhi ad ogni chilometro percorso,
lasciando che gli scomodi sobbalzi divenissero solo il contorno di un
viaggio dai connotati insoliti.
Il
sottile strato di ghiaccio che ricopriva alberi e vegetazione
circostante sembrava voler congelare tutto in attesa di tempi migliori,
cercando di preservare la natura in attesa dello sbocciare della
primavera e fornendo, nel mentre, uno spettacolo degno di nota.
In
circostanze diverse, avrebbe potuto godersi tutto quello.
-Preparatevi
a scendere. Tra poco saremo arrivati.-
Il
lugubre tono di Piton sembrò decretare la fine dei giochi,
estrapolandoli dal purgatorio che era stato fino a quel momento.
L'unico a conservare una parvenza di composta esaltazione era Silente,
gli occhi scintillanti vispi e attenti quasi si trovassero
già in territorio nemico.
Dopotutto,
si consolò Hermione, la sua presenza sarebbe stato l'unico
conforto di quei giorni bui e troppo incerti per poter essere accolti
col sorriso sulle labbra.
NdA:
Piccolo
particolare che avevo totalmente dimenticato di inserire (grazie
Laleith), questo settimo anno di Hogwarts non vede verificarsi gli
eventi del libro. Silente è vivo e vegeto, Draco non ha
ricevuto nessuna missione assassina e Voldemort è si
tornato, ma non a pieno regime.
Enjoy!
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Capitolo 4 *** Senza paura ***
IV
Senza
Paura
“Alone in the
wind
and the rain you left me
it's getting dark
darling,
too dark to see...
And i'm on my knees,
and your faith in shreds,
it seems...”
Mumford and Sons-Thistle and Weeds
“Preparatevi a
scendere. Tra poco saremo arrivati.”
Dopo quella frase tutto si era svolto quasi a rallentatore, come se
improvvisamente fossero diventati protagonisti di un sogno in bianco e
nero dai tratti confusi.
Il cocchio si era impennato grazie ad un lodevole sforzo da parte dei
cavalli, per risalire un tratto collinare piuttosto ripido e abbastanza
sconnesso, tanto da far indugiare la mano di Hermione sulla bacchetta.
E li era rimasta per tutto il resto del tempo, diviso tra
l'osservazione del paesaggio esterno in perenne mutamento e il volto
pallido di Malfoy, sempre più cupo e scontroso, tipico di
qualcuno che avrebbe volentieri fatto dietro front dall'incresciosa
situazione in un turbinio di insulti.
-Uno spettacolo degno di nota, non credete?-
La voce del preside scosse l'atmosfera mortifera all'interno del
cocchio con l'assidua eleganza che la caratterizzava, stendendo un velo
di calde rassicurazioni sopra una montagna di gelide insicurezze
collettive. Hermione poteva sentirlo chiaramente il rumore assordante
del nulla, dei pensieri che tutti tenevano ben stretti nelle proprie
teste, a riparo da orecchie indiscrete. Sembrava che all'infuori di
Silente, nessuno si fidasse di nessuno. Persino Malfoy evitava di
incrociare lo sguardo di Piton.
-Vi consiglio di osservare il panorama.-
I cavalli avevano rallentato la loro corsa, ora divenuta poco
più che un trotto al centro di una imponente strada sterrata
e delimitata da grosse pietre dai riflessi argentati, troppo ammalianti
per poterle credere vecchie rocce grezze. Il verde dei prati iniziava
al di là di quella piccola muraglia, per poi proseguire
sconfinato, a perdita d'occhio... almeno ad ovest della collina,
perché guardando dalla parte opposta era possibile vedere
l'inizio di una foresta dai tratti scuri e assai poco rassicuranti.
Persino la loro foresta proibita non ne sarebbe stata all'altezza.
Pensieri incoerenti le si affollarono nella mente istante dopo istante,
in cerca di spiegazioni logiche a sensazioni mai provate prima e che
andavano ben aldilà del classico brutto presentimento. Ma
quel tempo finì prima che potesse rendersene conto, nello
stesso istante in cui i cavalli smisero di muoversi.
Il cocchio si era fermato e il piccolo portello, apertosi per magia, li
invitava a scendere.
-Scendete, avanti.-
A fronte di una fissità di sguardo non esattamente
onorevole, Piton si era sentito in dovere di smuoverli dalle loro
posizioni sorprese e totalmente abbacinate.
Il massiccio portone davanti ai loro occhi era solo una piccola bocca
d'entrata quasi insignificante, se paragonata al castello vero e
proprio. La pietra lucida, identica a quella che delimitava il sentiero
appena percorso, brillava di colori cangianti, come se tutta la
costruzione fosse superficialmente percorsa da rigagnoli d'acqua
invisibili.
Le torri svettavano alte, sovrastando il paesaggio con
maestosità invidiabile e al tempo stesso dando l'impressione
di dominare l'intera isola con la loro presenza. Finestre a volta,
simili a grandi occhi adirati e indagatori, percorrevano l'intera
superficie frontale del castello in linee geometriche dalla posizione
strategica eccellente, trasmettendo il chiaro messaggio che nulla
sarebbe mai sfuggito a chi vi fosse celato dietro.
Intimidatoria,
poteva essere una definizione accettabile per l'intera
costruzione.
Le mani ancora strette al portello della carrozza non erano sufficienti
a scaricare la tensione che le attanagliava lo stomaco. Poggiare un
piede a terra fu il massimo in cui poté cimentarsi prima di
cadere in quello stato di catatonica ammirazione.
-Granger, sigilla la bocca, non facciamo la figura dei pezzenti.-
Lo sprezzo nella voce di Malfoy fu in grado di scuoterla quel tanto
sufficiente a notare il suo volto, non meno sorpreso del proprio,
seppur controllato da una vena di ferma decisione nel non esternare
troppa ammirazione.
Tipico.
-Dovresti controllare prima la tua.- gli rispose fugace, tornando con
lo sguardo al portone d'ingresso... rigorosamente chiuso.
-Entrambi controllerete il molesto comportamento a cui sembra siate
soggetti dalla nascita.-
A volte, Hermione, si chiedeva per quale assurdo motivo Silente avesse
scelto proprio Piton come suo braccio destro.
-Come vi ho detto, non è tempo di accoglienze ufficiali per
noi.-
La cosa era piuttosto evidente.
Arrivati nell'anonimato più totale, sarebbero potuti cadere
morti ai piedi dell'edificio e nessuno l'avrebbe notato.
-E ora?-
-Aspettiamo.-
-Cosa?-
La domanda di Malfoy ebbe presto una risposta concreta, incarnata in un
forte cigolio affatto rassicurante e, a dire il vero, piuttosto
sinistro.
Il tremito che percorse il terreno sotto i loro piedi avrebbe potuto
far pensare ad una lieve scossa di terremoto, facilmente percettibile
ma al tempo stesso innocua...
-Guardate.-
L'invito di Silente, un braccio teso davanti ai loro occhi, era chiaro.
Il portone, ruotando lentamente sui cardini, stava aprendosi in tutta
la sua imponenza. Piccoli residui di pietre scalfite dal tempo e
granelli di polvere vorticanti, stavano a dimostrare che
quell'improvvisa cortesia non doveva essere stata usata a qualcuno da
parecchi anni.
E solo allora, nella luce di quella gelida giornata, la scritta incisa
nella pietra splendette al suo massimo.
Ante mare undae.
“Prima che il mare venisse al mondo.”
Il messaggio posto al di sopra dell'arco d'entrata era un segno
indicativo di quanto prestigiosa fosse, o venisse considerata, Grimlore.
-Albus!-
-Odin!-
Una figura ammantata di nero li attendeva alla sommità della
piccola scalinata che li avrebbe condotti all'interno della scuola,
ennesimo pallido benvenuto di quella giornata.
La bianca figura di Silente li sorpassò velocemente, aprendo
le danze dei saluti in un tumulto di sorrisi e abbracci che raramente
era solito riservare a... be', chiunque.
-Muovetevi.-
I movimenti sibillini di Piton tendevano ad occultare la sua presenza,
nonostante la ferma consapevolezza si trovasse alle loro spalle
dall'inizio di quella bizzarra avventura. In ogni caso, l'invito fu
colto con la consueta obbedienza, condita questa volta da una cauta
attenzione ai dettagli.
Draco e Hermione non avevano potuto fare a meno di scambiarsi uno
sguardo teso, nervoso, per la prima volta compagni e protagonisti di
una situazione non in grado di metterli a proprio agio.
Subito, la Gryffindor notò quanto fosse singolarmente
giovane il preside di Grimlore, un uomo il cui volto non rispecchiava
nemmeno lontanamente gli anni che invece gli trapelavano dallo sguardo
intenso, stanco, di chi aveva già visto troppe cose nella
vita. E non necessariamente positive.
Solo la postura rilassata al di sotto del mantello sembrava smentire la
sua prima impressione, sottolineando un corpo ancora in piena forma e
singolarmente immobile, esattamente al limite della soglia d'uscita.
-Prego, entrate e seguitemi.-
Seguire quel bizzarro trio di maghi non era cosa particolarmente
attraente, non quanto posare lo sguardo sui magnifici interni di
Grimlore.
Mattone dopo mattone, la storia di quel posto prendeva piede nella
mente di Hermione. Una storia del tutto inventata, irreale, ma che
sembrava accordarsi perfettamente a ciò che vedeva.
Ogni finestra era abilmente coperta da una cascata di broccato color
oro, perfettamente in tinta alle cornici dei quadri frapposti, in
ordine sparso, tra le armature e le torce che illuminavano il cammino.
Superflue, queste ultime, in giornate di sole come quella che li aveva
insperatamente accolti, ma necessarie per mantenere la temperatura
all'interno del castello quanto meno accettabile.
-Granger, muoviti.-
Non sapeva più da quanto tempo stavano camminando, e per il
momento non le importava.
-Che tu sappia, è stata una strega a fondare Grimlore?-
-Cosa?-
Gli affreschi raffiguranti prodigiosi paesaggi naturali, ricoprivano la
totalità del soffitto sopra le loro teste, ramificandosi in
ogni corridoio a mo' di immensa piantina. Solo in alcuni punti la
bellezza di tale spettacolo veniva meno, a causa di vecchie crepe nella
pietra e dello sbiadire inesorabile del colore.
-Non credo sia il momento per una lezione di storia.-
Qualcuno doveva avergli affidato lo sgradito compito di guardiano,
impossibile spiegare altrimenti la costanza con la quale le stava a
fianco, seppur in possesso del suo consueto malumore.
-Era solo una curiosità.-
-Be' non ho Storia di Grimlore a portata di mano.-
-Esiste Storia di Grimlore?-
Afferrandola per un gomito, Malfoy la costrinse a tenere il passo con
velocità sostenuta, tentando in ogni modo di impedirle
superflue distrazioni. Facile, per lui, già in possesso
delle conoscenze di base per orientarsi in quell'ambiente a lei
sconosciuto.
-Da questa parte, ragazzi.-
Il richiamo di Grendel fu appena sufficiente a far scorgere loro il
mantello di Silente sparire oltre un corridoio laterale, di
più ampie dimensioni e sfociante in uno spazio circolare
privo di vie d'uscita apparenti.
La luce aranciata, del tutto artificiale, che plasmava l'ambiente
circostante, spinse Hermione ad alzare il volto in direzione del
soffitto, dove una cupola in vetro zigrinato sembrava proteggerli dal
sole stesso. Eppure, come in ogni altro ambiente attraversato fino ad
allora, anche in quel luogo non vi era la minima traccia di autentico
calore.
-Circa tre secoli fa.- spiegò Grendel -Il Preside in carica
tentò di riprodurre una pioggia di fuoco, fittizia
naturalmente, utilizzando lo stesso incantesimo applicato nella
vostra... sala grande? Dico bene Albus?-
-Assolutamente.- assentì Silente.
-Ecco bene, diciamo che il risultato fu quanto mai deludente, e
mortale, per lo stesso preside. Carbonizzato in pochi istanti.
Riuscirono a bloccare il fuoco con un incantesimo congelante e ad
arginarlo creando la cupola.-
-Non sarebbe stato più semplice... spegnere le fiamme?-
Quel barlume di raziocinio, a seguito di una storia improbabile, le
valse la prima vera presa di considerazione da parte di Odin Grendel.
Gli occhi castani del direttore la scrutarono per qualche attimo, in
modo quasi clinico, analizzandola come se vedesse un essere umano per
la prima volta. La fronte corrucciata gli fece assumere l'aspetto di un
uomo più maturo, mentre gli zigomi prominenti e i capelli
scuri, tra cui non spiccava nessun apparente filo bianco, mandavano il
messaggio opposto.
-Certo che no.- Rispose l'uomo, distogliendo lo sguardo dal suo volto e
attirando l'attenzione generale sopra le loro teste. -Questo
è un monumento che tiene costantemente in vita la memoria di
quell'uomo.-
-Oh. Qual'era il suo nome?-
-Il suo nome è andato perso nel tempo, cancellato dai suoi
successori. Non aver saputo applicare un incantesimo di così
semplice portata ha avuto il suo prezzo.-
Sconcertata e del tutto a corto di parole, Hermione non seppe cosa
replicare a fronte di quella rivelazione. Solo un pensiero le
balenò in mente.
“Ad Hogwarts
non sarebbe mai successo”.
-Esiste qualcosa in grado di farti stare zitta, Granger, sono
sconcertato.-
-Sono io ad esserlo!-
-Per cosa? Perché quel tizio è morto o
perché nessuno ricorda il suo nome?-
-Sono sconcertata perché a nessuno è importato
ricordare quel nome.-
Il suo moto di genuina indignazione non sembrò del tutto
privo di senso nemmeno a Malfoy, limitatosi ad osservarla con sguardo
accondiscendente ma non infastidito, giudicandola molto probabilmente
un'ingenua.
-Credo proprio che mi annoierai con i tuoi buoni principi per tutto il
tempo della nostra permanenza.-
Avrebbe preferito sentirsi dire qualcos'altro, Hermione, incapace di
cogliere positivamente quella che aveva tutta l'aria di essere una
profezia.
-Avremmo modo di parlare meglio nel mio ufficio. Prego.-
Il tono rilassato di Grendel non dava ad intendere alcun tipo di
rimprovero. Al contrario, il cordiale sguardo di Piton li invitava a
cessare qualsiasi discussione stesse avendo luogo tra loro, per
raggiungerli e assecondare il volere del Preside ospitante. E come due
animali domestici bene addestrati, lei e Malfoy obbedirono all'istante.
-Arrivare al mio ufficio è molto semplice.-
spiegò il Preside. -Dovrete attraversare il muro con
decisione e senza paura, solo così riuscirete a superare il
varco.-
Detto fatto, all'uomo servì un semplice passo avanti per
sparire oltre la barriera di mattoni.
-Per voi sarà come oltrepassare il passaggio che vi porta al
binario nove e tre quarti.- li rassicurò Silente. -E
ricordate, senza paura.-
Il sorriso dell'uomo scomparve oltre quel passaggio con estrema
facilità, portandosi via tutta la sicurezza capace di
infondere.
E per ultimo, Piton, si sentì in dovere di chiarire le
regole che caratterizzavano l'incantesimo.
-Ovviamente, se sarete pervasi dal minimo senso di vago timore,
riuscirete nella straordinaria impresa di finire in infermeria a causa
della collisione. E di conseguenza, non riuscirete ad entrare.-
Una manciata di secondi e scomparve anche lui, così come gli
altri. In un battito di ciglia.
-Mi sembra di capire... non sia esattamente l'incantesimo che regola il
passaggio al binario nove e tre quarti.-
-Paura, Granger?-
-Affatto.-
Una piccola bugia in nome dell'orgoglio non aveva mai ferito nessuno.
Fino a quel momento.
-Bene. Perché io vado.-
-Non credo. Vado prima io.-
Una spinta, uno sguardo di famigliare sufficienza uguale a tanti altri,
ed era fatta. Era passata.
-Sedetevi, prego.-
L'ufficio di Odin Grendel era certamente degno di nota, troppo grande
per una sola persona e troppo ingombro di cianfrusaglie
perché potesse ospitarne altre.
Montagne di libri minacciavano di cadere sopra le loro teste,
accatastati l'uno sull'altro senza cura apparente e incredibilmente
vicini a formare vere e proprie costruzioni metropolitane. Uno
spettacolo di inusuale bellezza, per Hermione, pari ai dipinti appesi
alle pareti e raffiguranti paesaggi fantastici, di mondi mai realmente
esistiti o narrati solo nelle favole. Magiche, ovviamente.
Tutto il resto era catalogabile come ciarpame di dubbio gusto, dal
telescopio evidentemente datato ed inutilizzabile, alle ammaccate
bottiglie di pozioni... molto probabilmente evaporate.
Solo la forma circolare della stanza aiutava a rendere l'ambiente
più imponente di quanto in realtà non fosse,
chiudendosi sopra le loro teste in un complicato assemblarsi di specchi.
Fra quella massa di forme e colori, doveva esservi riflessa anche lei.
E Malfoy, Piton, Silente... Grendel stesso. Ma nulla appariva, tutto
era confuso e molto più simile ad una tela di Picasso.
Impossibile scorgervi nitide forme umane, ma solo immagini sbiadite di
persone diverse e accostate per sbaglio.
-Dunque, immagino che non tutte le vostre domande abbiano trovato
risposta, oggi.-
-Per la verità... affatto, signore.- dichiarò
Hermione, non senza una punta di disagio.
-Lo immaginavo.- annuì l'uomo -Io stesso ho chiesto ad Albus
la massima riservatezza sui motivi di questo viaggio, almeno fino a
quando non foste arrivati a me in carne e ossa.-
Silente si trovava alle spalle di Grendel, in disparte e apparentemente
impegnato in un'accurata ispezione di una vecchia armatura arrugginita.
Sarebbe stato facile scambiarlo per un vecchio strambo e noncurante, se
solo non lo avessero conosciuto come uno dei più potenti
maghi esistenti al mondo. Anche se probabilmente Malfoy era
in grado di pensare una cosa simile in qualsiasi momento e con
particolare evidenza.
-La scusa dello scambio culturale, o in qualsiasi altro modo vogliate
chiamarlo, è stata quasi convincente.- concesse Malfoy
-Suppongo ora vogliate dirci di più.-
Totalmente padrone di una educata franchezza del tutto inedita in lui,
lo Slytherin aveva espresso ciò che persino Hermione non
aveva avuto il coraggio di ammettere a voce alta e di fronte ad un
pubblico di una certa importanza.
Anche Piton sembrava appoggiare quello sfoggio di matura e diplomatica
franchezza, osservando il suo pupillo con una vena di inconfondibile
orgoglio.
-In difesa di questa iniziativa, permettetemi di dire che mi aspetto
grande impegno da entrambi voi per aprire gli occhi ai miei ragazzi.-
esordì Grendel -I nostri programmi di studio sono diversi
dai vostri, da un certo punto di vista persino più
arretrati, e in tempi come questi nessuno può permettersi un
tipo di sicurezza di sé così spavalda.-
L'espressione granitica di Malfoy e lo sguardo cupo di Piton furono
sufficienti ad alimentare la tensione che, in modo del tutto naturale,
seguì quelle parole.
“Tempi come questi”. Già, era
così che si definivano i tempi duri, più bui di
quanto non fossero stati in passato e protagonisti di una calma irreale
del tutto fasulla.
-Siamo una scuola antica, ricca di storia, e colma di giovani,
talentuosi maghi. Prosperiamo su quest'isola da secoli, accettando solo
la presenza di maghi o streghe purosangue, tutto per preservare la
nostra discendenza. Almeno, questo era il volere di ogni preside
precedutomi da oggi alla creazione di Grimlore...-
-Ma lei vuole cambiare le cose.-
-Esattamente, signorina Granger. Sfortunatamente, solo una piccola
parte degli studenti e del consiglio stesso dei genitori si trova in
accordo con le nuove disposizioni. E questo, per me, è un
problema.-
Mettere in luce il semplice fatto che un preside avesse potere
assoluto, in quel caso sarebbe stato superfluo. Sapevano tutti molto
bene quanto potesse spingersi oltre l'ostracismo di uno sparuto gruppo
di maghi e streghe ben legati a tradizioni passate, persino Silente
stesso poteva vantare qualche esperienza di fastidiosa intromissione da
parte di terzi nella gestione di Hogwarts.
-Vedete, la vostra presenza a Grimlore è stata giudicata
inopportuna e offensiva.- spiegò Grendel. -Il cambiamento
non viene accettato perché nessuno si è mai
disturbato di prenderlo in considerazione. Oltretutto, domani si
terrà la cerimonia commemorativa in onore del precedente
preside, Lawrence Oz, uomo estremamente rispettato e di un certo
rigore. Molto legato alle tradizioni del passato.-
-Credevo che la cerimonia commemorativa si fosse svolta giorni fa... in
modo da portare il lutto per un mese esatto.-
Severus Piton si mostrava estremamente informato dei fatti.
-Il lutto si porterà solo per una settimana. Un altro mio
recente cambiamento, non particolarmente gradito.-
Era chiaro che, in quel preciso istante, Lawrence Oz si stesse
rivoltando nella tomba.
-Sembrerebbe una pessima scelta, quella di farci venire qui in questo
momento.-
-Al contrario, Malfoy. E' il momento migliore per dare inizio al
cambiamento. Voglio che li incuriosiate, voglio che vedano altri mondi,
oltre Grimlore, voglio che intravedano anche solo una parte di quello
che si stanno perdendo. E voglio che imparino ad accettare persone
diverse da loro.-
Lo sguardo cadde inevitabilmente su Hermione, unica Mezzosangue nel
raggio di diversi chilometri.
-Lei li vuole pronti nel caso la guerra approdasse a Grimlore.-
-Draco.-
Ma fu come se Piton non avesse parlato.
-Se riuscissimo in questa iniziativa, noi saremmo il vostro unico
contatto con il mondo esterno. Voi sareste un potente alleato, e noi
una solida protezione da ogni potenziale minaccia.-
L'ombra di Voldemort aleggiava tra di loro già da un pezzo,
mai nominata e relegata a lontano spauracchio contro cui sarebbe stato
prudente intraprendere precauzioni di vecchio stampo.
-Bene.- si schiarì la voce Grendel. -Non potrei certo negare
una precisa descrizione dei fatti come la sua, Malfoy, quindi non lo
farò. Ammetto che questo è uno dei motivi
principali per cui siete qui.-
La subitaneità di quell'ammissione lasciò
Hermione preda di una sorpresa inaspettata, scatenando in lei
congetture ben diverse da quelle che avrebbero potuto prendere forma
nella sua mente solo pochi minuti prima.
-Uno, dei motivi?- chiese, Hermione, sempre più diffidente e
conscia che i contorni della storia si stessero delineando in modo
spaventosamente chiaro, ma non definitivo.
-Esattamente. Io e il vostro preside abbiamo argomenti importanti di
cui discutere.-
Nessuna domanda uscì dalle loro bocche, abbastanza esperti
di situazioni di quel tipo per capire che qualsiasi dimostrazione di
curiosità sarebbe stata controproducente.
Harry e Ron non avrebbero capito, insistendo fino a farsi sbattere
fuori da Piton... ma lei avrebbe agito diversamente. In modo produttivo.
Una linea difficile da seguire, ma abbastanza sicura.
-E... prima di lasciarvi ai vostri argomenti importanti, cos'altro
potete dirci?-
-Che i vostri bagagli sono nelle stanze a voi assegnate.- prese la
parola Silente. -E così i libri di testo utilizzati qui a
Grimlore. Manterrete le vostre uniformi, e i vostri insegnanti di
riferimento, per qualsiasi perplessità, saranno il professor
Piton e il Professor Arkell.-
Il silenzio che seguì quell'ultima frase fu accompagnato da
un'indecisione comune, la classica perplessità che nasceva
di fronte ad un invito posto tra le righe.
-Potete andare, ora.-
Il congedo di Grendel pose un chiaro significato all'invito di Silente,
concludendo una conversazione sin troppo breve, per i gusti di Hermione.
-Aspettatemi di sotto.- li ammonì Piton, in un chiaro ed
inequivocabile invito a non osare mettersi nei guai.
-E' tutta colpa tua, Malfoy.-
-Che vuoi dire?-
Il disinteresse di quella domanda non poteva essere ignorato in alcun
modo, lasciandole intendere che la mente dello Slytherin fosse lontana
mille miglia da lei e i suoi rimproveri.
Ma non per questo avrebbe desistito.
-Che oltre ad essere una persona priva di tatto e della minima
educazione, hai tirato in ballo un argomento delicato in modo troppo...
irruento. Non dovevi essere così...-
-Sincero?-
-Già.-
Era così sbagliato quell'inizio di conversazione.
-Volevo dire...- si corresse Hermione. -Che nonostante fosse lampante
ci fosse qualcosa sotto, avresti dovuto giocare d'astuzia e aspettare.-
-Aspettare cosa?-
-Proprio non capisci.-
Sinceramente confuso, era evidente non cogliesse il punto della
situazione.
-Aspettare il momento migliore per fare domande e ottenere risposte.
Magari a Piton, non sei il suo pupillo? Ma certamente non parlare a
quel modo ad un preside che non è il nostro. Ci hanno
praticamente sbattuti fuori!-
-E secondo te, perché lo hanno fatto?-
Sfilandosi il mantello dalle spalle, Malfoy lo fece cadere ai suoi
piedi in un tonfo di morbida lana, troppo costosa per meritare quella
fine ma abbastanza morbida e pulita da servire alla causa.
Sedendovici sopra e poggiando la schiena contro la fredda parete alle
sue spalle, prese a osservare la singolare cupola di fuoco sopra le
loro teste, ricordando a Hermione la triste storia raccontatale solo
pochi minuti prima dal preside Grendel.
-Perché affrontare la situazione di petto con chi ha il
potere di metterti alla porta, può sembrare una sfida.-
-Errore.- ghignò Malfoy, lasciando ricadere il capo
all'indietro. -Li ho solo preceduti. Ti illudi se credi ci avrebbero
detto qualcosa di più. E ora sappiamo che Silente e Grendel
hanno altri affari di cui parlare.-
-Ottimo lavoro, Sherlock.-
-Cosa?-
-Nulla.-
Camminando nervosamente a vuoto, Hermione imparò ben presto
a memoria ogni imperfezione del pavimento che, ostinata, continuava a
fissare passo dopo passo.
Le braccia ripiegate dietro la schiena e lo sguardo fisso nel vuoto,
continuava a pensare alla situazione in cui Silente stesso l'aveva
invischiata, appoggiandosi all'incrollabile fiducia in lui riposta e
convinta che Malfoy stesse ingigantendo un problema di proporzioni non
così catastrofiche.
-Smettila, Granger.-
-Cosa?-
Interrotto il filo dei suoi pensieri, Hermione guardò Malfoy
osservarla con fare seccato.
-Smettila di camminare.- precisò. -Sei fastidiosa.-
-Mi hai appena dato un buona ragione per percorrere diversi chilometri
all'interno di questa stanza.- sorrise lei.
-Seccatrice Mezzosangue.-
Un insulto che da molti anni a quella parte non si era più
premurato di pronunciare a bassa voce. Per la precisione, da quando
l'aveva vista piangere la prima volta a seguito di esso.
-Non farmi precisare quello che sei.-
-Mangiamorte? Puoi dirlo. Non ti farò una fattura.-
-Io intendevo stupido.- ammise lei. -Inoltre mi sembra inopportuno
scherzare su un argomento a cui siamo chiamati a rispondere seriamente.-
Il rischio che Grimlore venisse presa di mira da Voldemort e i suoi
seguaci non era ipotesi da scacciare a cuor leggero. Non quando le
piccole e potenti fonti di potere potevano vantare un vantaggioso
isolamento dalla società.
-Se Grendel avesse avuto un sentore di serio pericolo, avrebbe
contattato Silente molto prima. Raggiungendolo a Hogwarts, se
necessario.-
La risata di Malfoy rimbombò tra le mura di quella singolare
stanza colpendola da più punti diversi, imprevedibile e
impossibile da evitare.
-Merlino. Che questo sia davvero l'unico argomento di cui non conosci i
dettagli?-
Non era nemmeno lontanamente divertito, troppo impegnato a guardarla e
ridere della sua miseranda fede nella giustizia.
Si alzò di scatto, facendole fronte con sguardo serio e
inflessibile, di qualcuno che avrebbe aperto bocca assicurandosi di
risultare estremamente chiaro. A qualsiasi costo.
-Non ho ancora capito quale strana similitudine tu possa aver notato
tra Grimlore e Hogwarts, ma dimenticala all'istante. Sono solo
fantasie.-
-Che vuoi dire?-
-Odin Grendel è preside di questa scuola da qualche anno,
troppo poco tempo per aver avuto l'opportunità di
consolidare il suo potere. I genitori degli studenti gli sono contro, e
non meno i loro figli. Se credi che lui abbia libertà di
lasciare il castello a suo piacemento... be', ti sbagli.-
Confusa e certa di aver male interpretato le sue parole, Hermione si
lasciò sfuggire dalle labbra un riso soffocato.
-Scherzi, vero?-
-Affatto.-
-Vuoi dire che non può lasciare il castello?-
-Al contrario, può farlo in qualsiasi momento.-
l'assicurò Malfoy. -Ma rientrare potrebbe essere un
problema. Un incantesimo, una fattura... qualsiasi cosa.- E osservando
il suo sguardo scettico si premurò di aggiungere -Non essere
amati comporta dei rischi, Granger. Rischi che vanno al di
là della tua comprensione.-
Il riso sarcastico che accompagnò quell'ultima precisazione
era solo un altro fiotto di acido che si sentiva in vena di lanciarle
contro, probabilmente troppo stanco per rivolgerle i soliti insulti di
sempre.
-Non credo tu possa sapere cosa, esattamente, sia al di là
della mia comprensione.-
Ripetersi mentalmente che non avrebbe dovuto prenderlo a pugni, di
nuovo, stava diventando un pensiero ricorrente.
Un pensiero immediatamente sostituito dall'immagine di Odin Grendel, in
piedi sui gradini di Grimlore, fermo ad attenderli esattamente sul
ciglio del portone. Non aveva mosso un passo per andare loro incontro,
anzi, era stato Silente a precipitarsi per primo.
Avvertendo Malfoy allontanarsi e riprendere il suo posto ai piedi del
muro, Hermione cercò di dominare il fiotto di domande che
sapeva le sarebbe venuto alla bocca.
Indecisa anche solo se voltarsi a guardarlo o meno, prese a gironzolare
attorno alla stanza come un leone in gabbia, alzando di tanto in tanto
lo sguardo al soffitto, o meglio, alla cupola di fuoco. L'aveva
soprannominata così quasi immediatamente dopo aver appreso
l'assurda storia del preside responsabile di quello sfortunato
spettacolo.
-Come fai a sapere tutte queste cose?-
Non aveva resistito più di qualche minuto,
considerò, davvero a disagio nella situazione di dover
chiedere informazioni a Malfoy.
Risposte che, in tutta evidenza, non aveva intenzione di darle.
Nervosa e in parte sconfortata dall'intera situazione, il suo sguardo
si concentrò sui guizzi di luce sopra la sua testa, appena
visibili oltre il vetro di protezione. Era necessaria grande
concentrazione per notarli, socchiudendo gli occhi fino a farsi venire
una dose preoccupante di rughe in fronte.
-Perché non rispondi?- chiese distrattamente, impegnata a
girare su se stessa nel seguire una serpentita di fuoco impazzita,
all'interno di quella massa opaca.
-Perché non sono affari tuoi.-
La risposta di Malfoy venne registrata solo da una parte del suo
cervello, come se avesse parlato da un posto molto lontano.
Aveva caldo.
Si rese conto di essere sul punto di cadere quando in realtà
si trovava già con le ginocchia a contatto del pavimento
ardente, senza avere idea di quando e come fosse successo.
Gocce di sudore le imperlavano il volto e il corpo intero, lasciandola
quasi soffocare nella lana che l'avvolgeva e facendole desiderare di
avere almeno tre strati di vestiti in meno.
Lo sguardo annebbiato le permise di vedere la confusa sagoma di Malfoy
china su di lei, intento a muovere le labbra in parole senza senso e
cercando di sollevarla dallo stato di svenimento al quale si stava
abbandonando.
Non che fosse facile, reagire...
A dire il vero, non lo era affatto. E molto prima che i suoi occhi
potessero registrare altro, l'oscurità totale l'avvolse,
dandole un senso di pace e tranquillità a cui non
tentò minimamente di opporsi.
***
Il moto convulso delle gambe e la sensazione di stare precipitando la
svegliarono.
Lo sguardo ancora appannato dall'incoscienza in cui era caduta non le
permetteva di essere vigile quanto avrebbe voluto, lasciandola inerme a
chiedersi dove fosse finita.
-Ben svegliata.-
Il movimento repentino della testa risvegliò un dolore acuto
non del tutto sopito, che ancora non si era resa conto di provare.
Stordita, Hermione soffocò un gemito di puro fastidio,
cercando di ritrovare lucidità.
-Calma, cerca di non agitarti.-
La luce divenne improvvisamente soffusa, mentre un braccio sottile le
scivolava attorno alle spalle, sollevandola delicatamente per qualche
secondo e facendola riadagiare su un soffice cuscino di piume.
-Meglio?-
La voce sconosciuta che aveva creduto di udire nei suoi deliri
s'incarnò in una giovane ragazza bionda, dall'apparenza
acerba e delicata, vestitasi da infermiera per una qualche festa
mascherata. Le labbra rosse e i capelli biondi, quasi bianchi, creavano
uno strano contrasto su quel piccolo viso dall'aria inesperta, di chi
avesse voluto indossare per un giorno i panni di un adulto.
-Riesci a parlare?-
-...si.-
La voce insolitamente roca tradì un secondo di incertezza.
-Si, va meglio o si, riesci a parlare?-
-Entrambi.-
-Bene.-
Nel tentativo di alzarsi e poggiare la schiena contro il cuscino, una
pezzuola bagnata e ormai tiepida le cadde in grembo, lasciandola a
riflettere su quanto successo.
Doveva essere rimasta incosciente per un po'.
Distratta, lasciò vagare le dita sulla fronte umida,
analizzando l'estetica della stanza con interesse.
La carta da parati dorata portava incisi rilievi di alberi massicci,
alti quanto le pareti della camera e sfocianti nel soffitto in
arabeschi di foglie delle più svariate dimensioni, dando
l'illusione che la stanza fosse rinchiusa in una piccola e calda bolla
naturale.
I massicci letti a baldacchino erano solo l'ennesimo tocco d'imponenza,
quattro in totale, cesellati alla perfezione e raffiguranti una serie
di piccole ninfe su ogni colonna, a malapena coperte dal broccato che
vi scendeva attorno e utilizzato per creare quel minimo di privacy
all'interno di una stanza normalmente abitata da almeno due coppie di
ragazze.
-Tieni, bevi.-
Un bicchiere d'acqua entrò nel suo campo visivo, ghiacciato
al tatto e colmo quasi sino all'orlo. Hermione lo
afferrò con gratitudine per goderne ogni sorso, placando
istantaneamente il bruciore alla gola e il dolore alle tempie.
-Grazie...-
-Mirie.- si presentò la ragazza. -Aiuto l'infermiera della
scuola.-
Sedutasi sul bordo del letto, Mirie le prese il polso con mano esperta,
lasciando che i secondi passassero e che il battito la sincerasse delle
sue condizioni, per poi passare a sentirle la fronte. Lo sguardo
rilassato della ragazza tranquillizzò Hermione, ancora
confusa su quanto accaduto.
-Che mi è successo?-
-Cosa ricordi?-
-Non molto.- ammise Hermione. -All'improvviso ho iniziato ad avere
molto caldo... credevo di soffocare. Mi ha letteralmente sopraffatta.-
-Ti girava la testa?-
-Forse... non ricordo con precisione, mi dispiace.-
-Non dispiacerti.- le sorrise Mirie. -Stavi male, i vuoti di memoria in
questo caso sono accetabili. Ad ogni modo, credo si tratti di semplice
stanchezza aggiunta allo stress del viaggio. Troppe novità,
troppo movimento... succede.-
Hermione annuì convinta, sentendosi già molto
meglio e pronta ad alzarsi, certa che la giornata non fosse finita.
-Che ore sono?-
-E' quasi ora di cena. Se te la senti, non c'è nessun motivo
per mancare.-
Il brontolio allo stomaco si fece sentire prepotente, spingendola ad
assentire con determinata convinzione.
-Bene. Ti ho dato una leggera pozione per il dolore alla testa e alla
gola, dovresti essere in grado di goderti il banchetto e la
presentazione. Se può farti sentire meglio, non
durerà molto. Potrai tornare presto in camera e conoscere le
tue compagne.-
Lo sguardo di Hermione tornò agli altri letti nella stanza,
uno accanto al suo e gli altri di fronte a lei, considerando che non
sarebbe stata sola.
-Mentre ero svenuta, è entrato qualcuno?-
-Solo Silente.- la rassicurò l'infermiera, accendendo il
camino. -L'accesso alla stanza è stato temporaneamente
limitato alle altre ragazze.-
Perfetto, un ottimo modo per introdursi nella vita quotidiana delle sue
future compagne di stanza senza troppi fastidi.
-Bene, posso lasciarti ora.- le sorrise Mirie, avvicinandosi alla
porta. -Hai almeno un'ora di tempo per prepararti, il ché
significa che puoi approfittare del letto ancora per un po'.
-Grazie.-
-Di nulla. E buona fortuna, Hermione.-
I suoi riflessi non dovevano ancora essere ottimi. Infatti, solo quando
la porta si chiuse alle spalle della bionda, la Gryffindor si rese
conto di non essersi mai presentata.
La parte di camera a lei destinata era vuota e impersonale, ben diversa
dai tre letti che la circondavano. Seppur ordinati, la sensazione che
qualcuno sarebbe rientrato presto per prendervi qualcosa di dimenticato
era palpabile.
I bauli erano chiusi malamente, lasciando trapelare orli di vecchi
mantelli o bordi di libri ormai rovinati, mentre le scrivanie erano
ingombre di calamai mezzi vuoti e pergamene sporche, libri ammucchiati
in traballanti pile sin troppo alte, piume dalla punta spezzata e
guanti o sciarpe, a scelta della specifica scrivania.
Non aveva osato avvicinarvisi, Hermione, sentendosi un'estranea in
quell'ambiente a lei sconosciuto e limitandosi ad osservare da lontano
ogni caratteristica della stanza, prendendone nota in silenzio.
E con chi avrebbe potuto parlare? Grattastinchi era rimasto ad Hogwarts
molto volentieri, ancora ricordava la diffidenza nei suoi occhi mentre
lei preparava il baule. Il messaggio era chiaro.. “non
provare ad infilarmici”.
Sospirando e toccandosi di nuovo la fronte in cerca di un calore
inesistente, Hermione si sentì pronta a lasciare la stanza
nell'esatto momento in cui qualcuno bussò alla porta.
Due colpi decisi e al tempo stesso discreti, facili da attribuire al
vecchio mago che era venuto a farle visita.
Silente.
Aveva saputo che era lui ancora prima di aprire la porta, ricordando i
molti racconti di Harry che vedevano Silente al suo fianco dopo ogni
avventura che richiedesse una visita in infermeria e di cui,
d'altronde, lei stessa era stata testimone.
-Signorina Granger, ti vedo in ottima forma.-
A volte le dava del tu, a volte del lei...
Questo era uno di quei momenti in cui la roca voce dell'anziano Preside
esprimeva preoccupazione e incoraggiamento misti a una vena di
impercettibile sollievo. Tutto andava bene.
-Lo sono. Dopotutto, credo fosse solo la stanchezza del viaggio.-
-Sei assolutamente sicura, di sentirti meglio?-
-Certo.- annuì Hermione, sorridendo e muovendo leggermente
le spalle, quasi fosse una garanzia la giovialità simulata
del doversi presentare a cena. -L'infermiera mi ha dato una pozione per
il dolore alla testa e alla gola, non c'è altro.-
E Silente dovette crederle sulla parola. Non si era preso il disturbo
di entrare in camera, al contrario, era rimasto a scrutarla sulla
soglia, quasi potesse individuare malesseri fisici con un semplice
sguardo.
-Bene, Hermione. Ma nonostante le mirabili cure della nostra giovane
infermiera, ti pregherei di utilizzare prudenza e non agitarti troppo
questa sera.-
Il suo assenso arrivò automatico, ben prima di porsi domande
agitate sull'imminente serata, lasciandola già
più agitata di quanto non avrebbe dovuto essere. Ma il
Preside le credette, o finse di farlo, sorridendo rassicurante e
facendo un passo indietro, invitandola a farsi strada.
Silente la scortò in silenzio fino a quello che doveva
essere il piano terra dei dormitori femminili, uno spazio ampio e
riscaldato da un camino acceso, arredato nei toni sobri del celeste
pallido, ricco di poltrone e sedie solitarie sparse per la stanza senza
un ordine preciso. Un grande divano dominava il centro della stanza,
mentre la mobilia vera e propria era stata accatastata contro le
pareti, dando l'idea che in quella stanza fosse stato da poco tenuto un
concilio.
Inoltre, Hermione poté notare che a differenza dei piani
superiori, in cui porte e scale rimandavano a diversi nuclei di camere,
il pian terreno si rivelava essere una semplice zona di svago.
-Questa è solo una parte dei dormitori femminili.- le
spiegò Silente, dirigendosi verso la porta d'uscita. -Le
altre ragazze usufruiscono degli alloggi presenti all'ultimo piano,
nell'ala ovest del castello.-
La Gryffindor annuì, assimilando ogni nuova informazione
come se si trattasse di una nozione di storia, pensando che qualsiasi
cosa le sarebbe stata utile per aiutarla a comprendere quel nuovo
ambiente.
-Signorina Granger, bentornata tra noi.-
Il cordiale saluto di Piton era totalmente privo di calore, riuscendo,
anzi, a farlo sembrare incredibilmente soddisfatto in merito a qualcosa
che non avrebbe dovuto riguardarlo. Almeno, non da vicino.
-Vogliamo andare?-
Non attese una risposta, ma solo la presenza di Silente al suo fianco,
iniziando una fitta conversazione a capo chino e voce bassissima.
Il corridoio deserto aveva un ché di innaturale, nessuna
scuola era fatta per quel silenzio, lasciando Hermione a guardarsi
furtivamente attorno e a tentare di capire perché Malfoy
chiudesse il gruppo a diversi passi di distanza da loro.
Il suo mutismo era stato apprezzato, ma ora la figura dello Slytherin
iniziava ad inquietarla. In più, non si fidava nell'averlo
alle spalle.
Dopo essersi voltata un paio di vole per controllare la sua posizione,
Hermione si fermò nel mezzo del corridoio il tempo
necessario a farlo avvicinare, riprendendo il cammino non appena Malfoy
fu due passi avanti a lei.
Un mondo in cui si potesse controllare Draco Malfoy, era un buon mondo.
-Hai paura che ti affatturi, Granger?-
-Affatto.-
-Allora non ti dispiacerà lasciarmi indietro.-
E facendo il suo stesso gioco, si lasciò superare di un paio
di passi, camminando dietro di lei come una guardia dalla presenza
fastidiosa.
-Lo stai facendo di proposito?-
-A fare cosa?- chiese lui, con la finta innocenza di sempre.
-A farmi innervosire.-
-Oh, no. Mi viene del tutto naturale, Mezzosangue.-
A tratti, le loro conversazioni avevano un ché di stantio,
come quelle di due anziani troppo vecchi per ricordare parole o frasi
intere pronunciate pochi attimi prima.
Ma loro non erano due anziani maghi, sapevano quel che dicevano.
Ricordavano. E lo facevano di proposito.
Dopotutto, che altro avrebbero potuto dirsi, proprio loro due?
Accellerando il passo, fu più vicina a Silente e Piton di
quanto non lo fosse stata prima, sentendoli sussurrare frasi troppo
confuse per poterne capire il senso. Alle sue spalle, Malfoy continuava
la sua placida passeggiata, assai rilassato e in dovere di far sentire
il suo malcontento con sospiri che fino a quel giorno avevano avuto il
solo scopo di incastrare Madama Chips in degenze forzate.
Pochi minuti e sfociarono nel mezzo del corridoio principale, alla cui
estremità le porte della grande sala da pranzo rimanevano
spalancate, lasciando che i rumori di stoviglie e le voci di centinaia
di ragazzi e ragazze si mescolassero tra loro, giungendo alle
loro orecchie come avvertimento.
Piton e Silente si erano fermati ad attenderli, invitandoli ad
avvicinarsi e disporsi in una piccola fila ordinata, quella che Malfoy
aveva diligentemente mantenuto per tutta la marcia.
Inconsciamente, Hermione serrò le labbra in una linea retta,
alzando le spalle e preparandosi a quello che per lei non era altro che
un bagno di folla in mezzo ad estranei.
Le sale grandi erano tutte uguali, spaziose e imponenti, mentre erano
le facce a fare la differenza. Le persone cambiavano tutto e, fino a
quel momento, nessuno le aveva fatto una grande impressione
perché nessuno si era curato di loro.
L'essenza delle parole “ospite non gradito” doveva
essere quella.
-Ancora non sei entrata, Granger. Cerca di apparire amichevole.-
Un suggerimento inutile, il suo. Più impostato di lei, il
volto deformato in una vera e propria espressione arcigna, di chi fosse
perfettamente al corrente di cosa li attendesse, Malfoy prospettava
davanti a sé una serata dai pessimi risvolti.
NdA:
Ante mare undae
in realtà non è altro che il
motto della famiglia Rochechouart, di cui faceva parte una delle amanti
di Luigi XIII: Athénais de Montespan.
Mi sembrava perfettamente calzante al posto in cui ho catapultato quei
due poveri disgraziati.
Gli aggiornamenti di Fools riprenderanno i primi di gennaio. Il file della fic si è danneggiato, quindi posso dire ufficialmente di non avere capitoli pronti da postare. Sto rodendo da morire, sappiatelo, quindi mi prenderò tutto dicembre per riscrivere ciò che ho perso e possibilmente mettermi avanti con i capitoli. Non è esattamente il regalo di natale che speravo di farvi, ma che dire... la tecnologia è una *bip* e mi ha fregata di nuovo.
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Capitolo 5 *** “Bentornato”, Malfoy ***
V
“Bentornato”,
Malfoy
Il tempo cura tutto,
meno la
verità.
Carlos Ruiz Zafón
-Come ben saprete, quest'anno Grimlore sarà testimone di
un'iniziativa fortemente voluta dall'intero corpo insegnante e,
naturalmente, da me stesso. E' desiderio comune che la nostra scuola
possa integrarsi tra i più rinomati istituti europei, e che
voi stessi siate testimoni di realtà magiche ben lontane e
diverse dalla nostra. Tutto ciò sarà possibile se
voi per primi sarete in grado di aprirvi ad una visione del mondo della
magia, più moderna e ampia di quanto ci venga concesso
ammirare qui a Blackwood.
Ogni singolo studente, sarà quindi chiamato al confronto.
Confronto con se stesso, con i suoi compagni, con ciò che di
sconosciuto incontrerà sulla sua strada.
Le vostre conoscenze saranno sfidate, così come il vostro
livello di comprensione e adattamento a nuovi livelli di magia e a
diversi stili di vita.
Se accettare o meno la sfida, sarà una vostra scelta. Una
libera,
scelta. Non ci saranno limiti di età, streghe o
maghi che siate, se vi offrirete volontari sarete accettati.-
Odin Grendel sapeva come catturare l'interesse delle persone.
Centinaia di giovani maghi e streghe pendevano dalle sue labbra,
cercando di decifrare il vero senso delle sue parole e riflettendo su
cosa avrebbe comportato per loro in quanto comunità.
Nessuno sembrava felice, o anche solo ridicolmente divertito, lasciando
invece trapelare una cauta voglia di saperne di più.
-Quanti di voi si offriranno a questa impresa, verranno scelti da un
giudice imparziale, soggetto alla propria e unica volontà.-
Il mormorio di sottofondo alle sue parole non fece che propagarsi lungo
tutta la sala, di studente in studente, fino a culminare in commenti
irrisori e risate ben lungi dall'essere trattenute, lasciando
trasparire chiaramente cosa ogni ragazzo o ragazza pensasse del
cappello parlante.
-Non è possibile.- soffiò Hermione, guardando
incredula la sedia apparsa al centro della sala, recante il vecchio
cappello come unico occupante.
Apparso dal nulla, tra tavoli e sedie di studenti ignari del suo
potere, l'indumento stonava platealmente con l'atmosfera altezzosa del
luogo.
-Magnifico, ora si che ci prenderanno sul serio.-
-Il cappello parlante è un cimelio prezioso per Hogwarts,
Malfoy.- lo redarguì Hermione.
Insieme, i due occupavano una posizione privilegiata all'interno di
quella plateale presentazione, riuscendo così ad avere una
panoramica generale di sconfortante realtà.
-Non un'altra parola, voi due.- li gelò Piton, ritto di
fianco a loro e intento a scrutare la folla di studenti come se stesse
osservando infime formiche operaie.
Odin Grendel si alzò in piedi nell'esatto momento in cui
Silente raggiunse il suo fianco, al centro di un enorme tavolo di legno
grezzo a forma di mezzaluna, popolato da insegnanti intenti a consumare
il proprio pasto col massimo rigore e con facce bizzarramente serie,
assai simili alla consueta espressione del loro professore di Pozioni.
E proprio Piton, venne invitato a raggiungere un posto vacante accanto
a Silente.
-Seguitemi.-
Si iniziava.
Ora più nessuno osava emettere fiato, lasciando che
l'autorità del preside in carica piegasse momentaneamente
qualsiasi risoluzione sovversiva avessero voluto mettere in atto. Gli
stessi professori percorsero la sala con occhi di ghiaccio, non
ammettendo alcun tipo di manifestazione contraria alla loro presenza e
imponendo un ordine militare estremamente simile a quello della
professoressa McGranitt.
Uomini e donne dall'apparenza normale, non erano in grado di spiccare
l'uno sull'altro se messi rigorosamente in fila. Alcuni di loro
apparivano annoiati, indifferenti, o addirittura totalmente privi di
interesse verso l'evoluzione in corso, limitandosi a tentare di tenere
il capo eretto in un'apparente moto d'interesse totalmente fasullo.
Ma con un certo sollievo, Hermione notò molti più
volti svegli, interessati ed efficienti, di insegnanti intenti a
controllare la sala con lo sguardo, senza battere ciglio, incitando
silenziosamente il preside a continuare la sua campagna di reclutamento.
-E' tutto così strano.-
-E grottesco.- aggiunse Malfoy, guardandosi attorno con discrezione,
cercando di memorizzare ogni cosa colpisse il suo occhio.
Non era mai stato a Grimlore. Ne aveva solo sentito parlare dai suoi
genitori, dai loro amici, da amici di amici, e da conoscenti che
frequentavano casa sua con una certa quanto fastidiosa
assiduità.
Un ambiente elitario, ricordava di aver sentito, quanto di meglio per
ogni Purosangue che si rispettasse e più accogliente di
molti altri istituti sparsi per il mondo.
Certo, considerò Malfoy, accogliente quanto Malfoy Manor.
La Granger doveva sentirsi estremamente a suo agio.
E di nuovo, uno sguardo fugace si accese tra di loro, come se entrambi
stessero considerando quel nuovo ambiente con una certa diffidenza.
-Cinque, fra i numerosi candidati, verranno scelti per partire. Cinque
studenti tra i più preparati, pronti ad allontanarsi da noi
e farne ritorno arricchiti, coscienti di un mondo nuovo... non
così lontano dal nostro.-
La voce di Grendel proruppe nei loro pensieri a viva forza, fattasi
più decisa e accattivante al solo scopo di racimolare
seguaci. E d'altronde, ogni singolo studente presente in quella sala,
stava sentendosi intrigato da ogni parola di sfida.
Ma non Hermione e, certamente, non Malfoy.
La loro attenzione era maggiormente attratta dalla marea rossa distesa
sotto i loro occhi, composta da centinaia di studenti orgogliosamente
inguainati in divise scarlatte. Un colore forte, che indicava una
spiccata sicurezza in se stessi.
I tavoli sparsi per la sala dovevano essere almeno un centinaio.
Piccoli tavoli tondi, attorno a cui poco più di sei o sette
studenti sostavano durante i pasti, chiacchierando e dando vita al
vociare assordante che solo pochi minuti prima li aveva accolti.
Era stata così nervosa, Hermione, da concentrare
ossessivamente il suo sguardo sull'enorme, gigantesco, a dir poco
immenso ritratto che campeggiava alle spalle del tavolo degli
insegnanti. Un posto d'onore.
Il volto dell'uomo raffigurato era magnetico, serio e per
metà coperto da una folta barba scura. Poteva vantare un
paio di occhi chiari di rara bellezza, occhi che potevano benissimo
essere stati raffigurati meglio di quanto fossero in realtà,
tanto per dare vita a un volto altrimenti morto, privo di espressione e
alquanto inquietante.
Il vecchio berretto da esploratore e il collo di una vecchia giubba
erano solo particolari marginali, a cui si faceva caso solo dopo
diversi secondi... come anche alla targa in oro posta sotto la
massiccia cornice.
Everard Blackwood.
Questo era il suo nome.
Il nome dell'uomo che aveva scoperto quell'isola sperduta e non segnata
su alcuna mappa anche solo vagamente attendibile.
-Verranno richiesti tre mesi della vostra preparazione, per far fronte
a questo importante evento. E prima della pausa invernale dalle
lezioni, ognuno di voi farà ritorno al posto cui appartiene.-
Un'informazione che Hermione registrò con una parte della
sua mente, lasciando vagare lo sguardo sull'alto soffitto a cassettoni,
ricolmo di lampadari di cristallo grandi quanto un'anguria. Immobili,
le braccia dei candelabri parevano ferme nel tempo, rilucenti di
bagliori tutt'altro che artificiali.
Era magia. Pura e semplice magia.
Un tipo di contrasto cui l'ambiente necessitava, contando le scure
colonne di marmo che solo per metà emergevano dalle pareti,
rese più cupe dalla scarsa luce naturale che evidentemente
non era in grado di filtrare tramite le grandi finestre di vetro sporco
e ingiallito.
Sembrava quasi che chiunque avesse costruito quel posto, avesse voluto
tenersi lontano dalla magnifica natura all'esterno del castello.
Protezione o isolamento che fosse, Hermione non era in grado di dirlo.
-Tre mesi sono incredibilmente lunghi.-
Hermione si ritrovò a sussurrare in direzione di Malfoy,
avvicinandosi a lui di un passo e voltando il viso di lato in modo
apparentemente casuale, riducendo il movimento delle labbra al minimo,
per impedire a chiunque di decifrare anche solo una parola uscitale di
bocca.
-Sono infiniti.-
-Se solo non li avessi interrotti, questa mattina...-
Di nuovo quel tono petulante.
Era sempre colpa sua, qualsiasi cosa fosse successa.
-Sarebbero stati completamente onesti sul motivo della nostra venuta?
Certo, Granger, continua a crederci.-
Credere in Silente era l'unico punto fermo in quel momento, e farlo
vacillare non era certamente una buona idea.
Su chi avrebbe potuto contare? Malfoy?
No, lui non era un opzione.
-Certo che continuerò a crederci.- sibilò
irritata, ormai decisa a controbattere qualsiasi cosa avesse detto,
anche se giusta. Eventualità, comunque, di scarsissima
probabilità.
Nel frattempo, il discorso di Grendel giungeva agli sgoccioli,
diventando un ottimo sottofondo per i pensieri di Hermione
che, solo voltando la testa, si rese conto della vicinanza di Malfoy.
A disagio, considerò la possibilità di scansarsi
con discrezione, poi però si accorse che una buona parte di
marea rossa veniva coperta dal suo corpo, facendola sentire meglio.
Quasi, meglio. A rovinare la confortevole sensazione di sicurezza era
proprio il fatto di doversi nascondere dietro lo Slytherin, dando vita
ad un atteggiamento che non era mai stato da lei. Così,
molto coraggiosamente, si distanziò compiendo un minimo
passo avanti.
La voce di Grendel si era spenta, lasciando che un altro uomo non
meglio identificato si premurasse di snocciolare una lista di annunci
standard agli studenti più piccoli, ancora nuovi e non
abituati alla vita frenetica in una scuola dove la vita a stretto
contatto con il prossimo era la più grande lezione che si
potesse ricevere in quegli anni.
Avrebbe dovuto prestare più attenzione a quel discorso, ma
Hermione si sentiva molto più interessata a tutto quello che
la circondava.
Persone. Studenti. Ragazzi e ragazze.
Purosangue.
Sarebbe stato certamente interessante conoscere altri esemplari di
Draco Malfoy che non fossero Draco Malfoy.
E scandagliando la sala con vivo interesse, per l'ennesima volta, un
punto rosso fuori dal coro colpì la sua attenzione.
Inizialmente lo intravide con la coda dell'occhio, poco lontano da loro
e abilmente nascosto all'ombra di una colonna, una delle più
vicine al tavolo degli insegnanti, poggiato con una spalla al marmo
scuro e la testa inclinata in segno di attesa insofferente.
Le ombre coprivano quasi totalmente la sua figura, lasciando che i
tratti del volto fossero abilmente camuffati dalla distanza che li
separava, ma non riuscendo comunque a sbiadire sufficientemente una
massa ordinata di capelli biondi.
Il blazer scarlatto sembrava molto più simile ad una tela
sporca di sangue, con un segno nero all'altezza del cuore piuttosto
confuso e non perfettamente delineato. Inutile sforzare la vista, non
era ancora a portata di vista.
-Ma chi è?-
Quel sussurro era rivolto più che altro a se stessa, ben
sapendo che una risposta non sarebbe arrivata da nessuno dei suoi
vicini... ma si sbagliava.
Il gemito gutturale di Malfoy e la sua espressione colma di sdegno
erano un chiaro segno di famigliarità con il soggetto.
Labbra serrate, piegate in modo da esprimere uno sdegno appena
percepibile, ricordavano molto il suo volto anti-Potter... quando
decideva di essere discreto.
-Lo conosci?-
La risposta, se ve ne fosse realmente stata una, venne coperta dal
brusio generale degli studenti, impegnati a dimostrarsi improvvisamente
interessati e partecipi. Così Hermione si rese conto che la
postazione occupata poco prima da Grendel e chiunque altro avesse preso
la parola era ora vacante, pronta a essere colmata dalla presenza del
loro preside.
Persino a Grimlore, e in tutta Blackwood, la fama di Albus Silente non
poteva essere meno imponente di quanto lo fosse nel resto del mondo
magico.
-Come Odin ha saggiamente sottolineato, la nuova sfida cui vi troverete
a far fronte, sarà un passo importante per voi e la vostra
formazione. E in nessun
caso, questa iniziativa potrà essere
dimenticata. Per voi, le porte di Hogwarts saranno sempre aperte.-
Breve, efficace, provocatorio quanto poteva bastare per lanciare una
sfida a un manipolo di adolescenti sconosciuti e apparentemente
inavvicinabili.
Seguirono diversi secondi di silenzio dopo che il vecchio mago diede le
spalle alla folla di ragazzi, rimasti interdetti e in attesa di un
seguito alle parole appena pronunciate. Un seguito che, chiaramente,
non ci sarebbe stato, e una volta che persino i professori iniziarono a
mangiare e a parlottare a bassa voce... tutti ne seguirono l'esempio.
L'attenzione andò velocemente scemando e così
l'interesse di Hermione per quanto li circondava, portando tutti ad un
nuovo stato della realtà.
Le sembrava di essere stata in apnea, inconsciamente protetta dal suo
stato di alienazione e nervosismo.
-Voi due, qui.-
Piton li richiamò all'ordine con un secco cenno del capo,
allontanandoli dal tavolo degli insegnanti e portandoli in una zona
più appartata e vicina alle scure colonne che ancora
nascondevano quello studente fuori dal coro.
-Severus...-
-Non una parola, Draco.-
L'occhiata ammonitrice fu piuttosto chiara, tanto da lasciare Hermione
sorpresa e senza parole. Per un attimo, Malfoy doveva essersi sentito
come un comune Gryffindor.
-Non voglio guai.- chiarì subito. -Né risse,
incantesimi, o insulti di qualsiasi genere. Questo banchetto
è una forma di integrazione, un'opportunità che
vi viene data per conoscere meglio persone differenti da voi.
Approfittatene e cercate di non mettere Hogwarts in imbarazzo.-
Cercare di non mettere Hogwarts in imbarazzo era l'unica frase sentita
del dubbio discorso appena pronunciato, probabilmente l'unica parte in
cui Piton credeva davvero.
-Seguitelo. Per questa sera, sarà la vostra guida.-
Gli occhi del professore si mossero velocemente verso la figura che ora
stava inequivocabilmente dirigendosi verso di loro, decisa e vagamente
ammiccante.
-Ma per favore...- sbottò Draco -Severus.-
Piton non degnò il suo pupillo della benché
minima risposta, dileguandosi velocemente dalla loro vista e
lasciandoli alla mercé di uno sconosciuto. Quanto meno,
sconosciuto per Hermione.
-Il vostro preside sembra essere un tipo interessante.-
La mano protesa in avanti, pronta a stringere la sua, sorprese Hermione
tanto quanto il tono sarcastico utilizzato dal ragazzo. Alto, piuttosto
pallido, e dotato di un paio di occhi azzurri invidiabili, sarebbe
potuto essere facilmente scambiato per un parente di Malfoy a causa
della simile capigliatura biondo evanescente. Particolare che,
Hermione, aveva fino a quel momento considerato come un marchio di
fabbrica tipico della famiglia dello Slytherin. O di tipiche
popolazioni nordiche.
-Hermione Granger.- si presentò lei, stringendo una mano
dalla stretta salda e glaciale non resa certamente più
amichevole dal sogghigno del nuovo arrivato.
-Alexander Reinolds.-
Avere un nome era sicuramente un inizio per... qualcosa.
Qualcosa di non catalogabile come amicizia.
E il concetto divenne lampante non appena Malfoy si rifiutò
categoricamente di stringere la mano a colui che gliela stava porgendo,
limitandosi a fissarlo con consumato disprezzo e uno sguardo che fino a
quel momento Hermione non aveva visto rivolgere a nessuno.
-Poco collaborativo come sempre, Draco.-
E la mano protesa, in quel caso, cadde nel vuoto.
Non poteva certo dire di sentirsi a proprio agio, Hermione, sentendosi
osservata come mai prima di allora le era capitato.
Nessuno, in quella sala, cercava di nascondere lo sguardo o agire con
un minimo di discrezione. Lei e Malfoy erano considerati alla stregua
di uno strano fenomeno da baraccone, ed era intenzione di tutti
mostrarlo chiaro e tondo.
Il dedalo di stretti corridoio tra i tavoli era l'unica via per
dirigersi ai posti loro assegnati, piuttosto lontani dal tavolo dei
professori ma al tempo stesso addossati a una delle pareti laterali,
così da renderli protetti almeno su un fronte.
Ad ogni passo, i bisbigli crescevano. Hermione cercava con tutta se
stessa di ignorarli come meglio poteva, di non prestarvi reale
attenzione... così da non decifrare i sussurri che le
giungevano alle orecchie. E per qualche secondo vi era persino
riuscita. Almeno fino a quando qualcuno, credendo di essere eletto
più audace della sua piccola cerchia, non si
premurò di sottolineare, in un sussurro perfettamente
udibile, la presenza di una Mezzosangue tra di loro.
Bastò quello, ovvero davvero poco, per sentirsi catapultata
di nuovo al suo primo anno di scuola, dove solo una persona aveva avuto
quella stessa scortesia nei suoi riguardi.
Si voltò a guardarlo senza nemmeno rendersene conto,
spaesata, in cerca dell'unica faccia conosciuta su cui poteva contare.
-Guarda dove vai, Granger.-
Afferratala per un gomito, le impedì di sbattere contro la
schiena di Alexander, fermatosi ad un tavolo piuttosto piccolo e
sguarnito di studenti, ma abbastanza defilato dal resto della
studentesca.
-Arrivati a destinazione.- sorrise la loro guida, invitandoli a sedere
con un plateale gesto di benvenuto e senza presentazione alcuna agli
altri commensali.
Indecisa e titubante, Hermione sperò ardentemente che Malfoy
si rendesse di maggiore utilità da quel momento in avanti.
***
Il segno nero e piuttosto confuso che ogni studente portava ricamato
sul blazer all'altezza del cuore, non era altro che la testa di un
lupo, vista di profilo e circondata da una corona di spine.
Semplice, stilizzata, e affatto impreziosita da svolazzi o frasi latine
di orgogliosa natura antica.
Hermione avrebbe voluto chiederne il significato, ma qualsiasi
curiosità le balenasse in mente, veniva immediatamente
soffocata dai volti che la circondavano.
-Non appena Alexander si deciderà a tornare, vi
troverà un nuovo tavolo.-
Sperare anche solo in un debole “benvenuti” doveva
essere una richiesta troppo eccessiva. Sicuramente, lo era per Ethan
Carlisle.
L'aspetto del giovane spavaldo, ricco e di buona famiglia, non era solo
apparenza. Occhi e capelli scuri, naso dritto, un fisico asciutto e
un'espressione sveglia, erano sempre stati un'ottima carta di
presentazione. Ottenere ciò che voleva era pura
normalità, come anche la deferenza con cui la maggior parte
delle persone si rivolgeva a lui, tentando di accontentarlo e
compiacerlo il più velocemente possibile.
Essere figlio unico gli aveva conferito un certo potere all'interno
delle mura domestiche, che si aspettava venisse rispettato anche al di
fuori.
-E se noi non volessimo andarcene?-
Draco Malfoy, in quanto a pedigree, non era certo da meno.
Sarebbe potuto essere quasi divertente vederli scontrarsi.
-Non vi voglio al mio tavolo.-
Il tono più serio e cupo che caratterizzò quella
frase fu impossibile da ignorare, persino per Hermione.
-Nulla contro di te, dolcezza.- le si rivolse, quasi cordiale -Ma
preferire sbarazzarmi di Malfoy il più presto possibile.-
Dolcezza...
Affatturarlo non avrebbe favorito la nascita dei tanto auspicati buoni
rapporti, così Hermione si cimentò in qualcosa di
nuovo.
-Non andremo da nessuna parte.- sorrise lei, cordiale quanto
più poteva essere un Gryffindor. -E se Draco può
fare lo sforzo di restare a questa tavola, credo tu debba fare
altrettanto e sopportare.-
Difendere Malfoy.
Che stranezza.
Sentì il suo sguardo colpirla a pieno, studiando il suo
atteggiamento con attenzione, tanto per capire se lo stesse prendendo
in giro di fronte a persone che, chiaramente, non pteva tollerare.
Ma lei non stava facendo nulla di tutto questo, non era solita farlo
nemmeno in tempi più bui, così lo Slytherin
incassò con apparente cameratismo quella difesa per cui
più tardi l'avrebbe rimproverata.
Perché cosa poteva esserci di meno decoroso, che farsi
difendere da una Mezzosangue?
-Ma senti... a Hogwarts devono scegliere i propri studenti in modo
molto singolare.-
A parlare era stato il ben più silenzioso Leonard Colridge.
Un tipo all'apparenza introverso, più propenso a osservare
il prossimo che a scambiarvi inutili convenevoli, e la prova ne era
stato il freddo benvenuto in cui si era cimentato.
Scostare la sedia ad Hermione, con un piede, era stato il massimo
dell'interazione fino a quel momento concessa.
La camicia ben abbottonata, la cravatta stretta attorno al collo, i
capelli impomatati come un damerino appena uscito da una macchina del
tempo ferma agli anni venti... tutto denotava in lui elegante
discrezione.
Ma non la sua lingua.
-Considerato che metà della tua famiglia non è
riuscita a entrarci, lo prenderemo come un complimento.-
ghignò Malfoy, soffocando ogni altra parola di schermo in un
caldo bicchiere di burrobirra.
Ammirevole.
Hermione aveva sempre immaginato si svolgessero a quel modo i duelli
tra persone troppo all'apparenza perbene, incapaci di sfoderare una
spada o una bacchetta al momento opportuno.
-O forse dovremmo smetterla di lanciare allusioni e mangiare in
silenzio, come la piccola Isbel.-
Il secondo gregario di Ethan, Nathan O'Brian, poteva essere considerato
come un tipico bellone da rivista per teenager, consapevole del suo
fascino e nulla affatto intenzionato a sminuirlo per amor di modestia.
-Tu che ne dici, Hermione?-
Il sorriso smagliante che investì il suo volto le
ricordò la pubblicità televisiva di un
dentifricio dal fantomatico effetto brillante, il cui poster era da
anni appeso nello studio dentistico dei suoi genitori.
-Dico che sicuramente dovresti tenere la bocca occupata mangiando.-
Questa volta, Malfoy non si premurò di nascondere la sua
soddisfazione, godendosi in pieno la delusione sul volto del ragazzo.
I capelli abilmente pettinati in modo da rimanere strategicamente
trasversali sulla sua testa, come se una improvvisa folata di vento lo
avesse colpito all'interno di una stanza ermeticamente chiusa, parvero
afflosciarsi.
-E non infastidire Isbel.- aggiunse, osservando la ragazzina che
nell'ultima ora aveva fatto del proprio meglio per ignorarli tutti.
-Non preoccuparti, ci sono abituata.-
La voce chiara e un po' sottile con cui rispose, sprigionarono in
Hermione una simpatia istantanea.
I capelli arruffati della ragazza le erano tremendamente famigliari,
cornice perfetta di un paio di guance rosee e occhi castani tanto
quanto la singolare capigliatura. E più Hermione la
osservava, più era certa di notare una scintilla di
inespressa bellezza non così latente come ci si sarebbe
aspettati da una ragazza minuta come lei.
Avrebbe voluto parlarle, conoscerla, dando ascolto alla sensazione di
immediata affinità che ancora sentiva...
Ma a quanto pareva, non era davvero quello il momento.
-Alzati.-
Alexander era tornato, e i suoi occhi non doverono indugiare
più di qualche secondo su Isbel perché lei si
alzasse, cedendogli il posto.
Un vero gentleman.
-Era il suo posto.- precisò Hermione, incapace di tenere per
sé una dose di indignazione troppo grande da poter
nascondere.
-E ora è il mio.-
Isbel se n'era andata, lasciandosi alle spalle quel sopruso con calma
sconcertante.
-Sono il capo degli studenti del quarto anno.- spiegò
Alexander. -Ovvero, il suo. E' tenuta ad obbedire. Non avete nulla di
simile ad Hogwarts?-
-Certo. Ma non ne approfittiamo.-
Quella era davvero un'immensa bugia. Almeno, lo era per Malfoy.
-Vuoi farmi credere che Draco è diventato una persona
onesta?-
Hermione aveva fatto un grande sforzo per ignorare ogni allusione
abilmente lanciata a Malfoy e ad avvenimenti passati di cui
evidentemente lei non era a conoscenza, ma stava diventando davvero
difficile continuare su quella strada.
L'unica cosa certa, era che non avrebbe chiesto spiegazioni davanti a
tutti. Se avessero percepito la spaccatura tra lei e lo Slytherin,
sarebbe stato ancora più difficile apparire credibili.
-Non saranno certo le mie parole a cambiare l'opinione che hai di lui.-
Probabilmente molto simile alla sua, ma non sarebbe stato conveniente
ammetterlo.
-Non al mio tavolo, per favore. Portalo via, Reinolds.-
-Draco è un ospite d'onore, Ethan. E merita un posto
adeguato alla sua fama.-
Il gelo calò tra di loro più velocemente di
quanto fosse concepibile.
Leonard si pulì distrattamente la bocca con un tovagliolo
immacolato, osservando il soffitto come se improvvisamente fosse
diventato molto interessante. O molto sporco, lurido, e infido.
Nathan optò per un'indifferenza signorile e pacata, di gran
classe, guadagnandosi tutto il biasimo che Ethan fosse in grado di
trasmettere.
Lui non tollerava.
Lo spasmo della mano in direzione della bacchetta non era passato
inosservato, tanto che Malfoy stesso si sentì in dovere di
imitare, ben più discretamente, quella piccola dichiarazione
di guerra.
Tuttavia, il guanto appena gettato, non sembrava essere una sfida
sufficientemente allettante per Alexander.
-Suvvia, non agitiamoci. Non credo di avere detto menzogne.-
Ironicamente, quando la situazione aveva preso una piega dannatamente
seria, il suo sarcasmo era tornato.
-No.- rispose calmo, Draco. -Questo spiega la tua presenza qui. E tra
parentesi, credo che il tavolo debba essere più grande.-
E il suo sguardo scrutò più lontano di quanto
Hermione riuscisse a vedere, fermo a osservare qualcuno che lei non era
in grado riconoscere come oggetto della conversazione.
Era così frustrante quella situazione, ed era
così stressante avere a che fare con Malfoy.
-E io credo che nessuno debba più parlare fino alla fine
della cena.-
Li avrebbe schiantati uno per uno, se necessario.
Ma non lo fu...
Il fischio assordante che si produsse nell'aria cancellò
ogni voce, ogni risata, ogni discussione in corso... tutto si
fermò per un secondo netto, prima di diventare caos.
-Ma cosa...?-
Lo schianto dei cristalli che si frantumavano a terra ebbe il potere di
rompere il momento di shock in cui tutti si erano cristallizzati, dando
vita a urla sconcertate e corse disperate all'ombra di colonne
protettive, viste come unica via di fuga. Salvataggio.
-Malfoy...-
Non era certa di poter identificare il momento esatto in cui l'avesse
afferrata per un braccio, spingendola lontana dal tavolo e
trascinandola a viva forza contro la parete più vicina,
già ingombra di studenti troppo intenti a contendersi un
posto al riparo per accorgersi di loro.
Lo sguardo vagava disperso, confuso, cercando di catturare la sagoma di
ogni lampadario cadente prima che toccasse suolo, ma era impossibile.
-Sta buona qui, e tu, fuori dai piedi!-
Malfoy e la sua diplomazia.
Bastò poco per liberarsi di uno studente di Grimlore e
spedirlo nel mezzo della folla, riuscendo ad occupare il suo posto al
sicuro nell'angolo più remoto tra una colonna e la parete.
-Gli abbiamo rubato il posto!-
-No, ci siamo messi a riparo.-
In quel momento, una delle numerose palle di cristallo andò
a schiantarsi contro uno scudo invisibile, esattamente al di sopra del
cappello parlante.
Uno raro spettacolo, senza dubbio.
Miriadi di cristalli si frantumarono uno dopo l'altro, cadendo a
pioggia e scivolando al di sopra di una cupola invisibile.
-A riparo da cosa?-
Quando la mano corse alla bacchetta, si accorse che Malfoy aveva
già in pugno la sua, sfoderata e abbassata, discreta e
pronta all'uso.
Al di là della sua spalla, Hermione poté
constatare che la maggior parte degli studenti era arrivata a mettersi
in salvo al di fuori della grande sala, lasciando gli altri a chiedersi
quando tutto sarebbe finito.
I Professori erano intenti a lanciare magie in direzione del soffitto,
bloccando quanti più detriti possibili e trasportando
all'esterno piccoli gruppi di studenti, se non addirittura coppie.
Piton non era in vista, e così molti altri professori...
-Malfoy, spostati, dobbiamo dare una mano!-
-Non credo proprio.-
Hermione era indecisa se pensare che in quel tragico momento lo
Slytherin le stesse facendo da scudo, o se la stesse semplicemente
bloccando in quell'angolo per impedirle di prestare soccorso e doverla
quindi seguire.
-Ma noi dobbiamo...-
E quella volta lo schianto fu più vicino e assordante di
quanto si aspettasse, spingendola ad afferrare Malfoy con la mano
libera e a chinare il volto contro il suo petto, in un movimento del
tutto istintivo e che a mente lucida avrebbe disdegnato con tutte le
sue forze.
-Guarda, Granger. Non dobbiamo fare proprio nulla.-
Seguire il suo sguardo fu naturale, fino ad arrivare a vedere il tavolo
da loro occupato pochi minuti prima... completamente distrutto.
I rumori erano cessati.
Niente più crolli. Niente più schianti. Niente
più urla.
Solo voci che si sovrapponevano in modo confuso, di nuovo padrone della
scena.
Ethan Carlisle era sparito, e così anche i suoi amici e
buona parte della studentesca.
Gli studenti più piccoli erano stati radunati e portati al
sicuro dai loro responsabili, lasciando i più grandi a
disperdersi in quel che rimaneva della loro sala grande o a fuggire
verso lidi più sicuri.
Alexander Reinolds era riapparso da poco sulla scena, affiancato da un
gruppo di studenti che Hermione prima non aveva notato. E si chiese
come fosse stato possibile, considerata l'aria di importanza e
superiorità che sembravano emanare ad ogni respiro.
-Chi sono quelli?-
Mafloy non si era allontanato di un passo, e lei nemmeno, dal tavolo
degli insegnanti.
Grendel era sparito poco dopo Silente, lasciandoli in attesa
dell'insegnante che li avrebbe riaccompagnati ai dormitori.
-Nessuno che vorresti conoscere.-
Per un breve attimo, Alexander si voltò a guardarli, e
così anche una delle ragazze.
La più alta, capelli lunghi, scuri... dall'aria niente
affatto contenta.
Hermione non poteva vederla con chiarezza, ma fu certa di averla vista
sorridere e indirizzare loro una muta frase d'accoglienza terribilmente
simile a “Bentornato,
Malfoy”.
Il diretto interessato non fece una piega.
-Okay, Malfoy, che sta succedendo?-
Alle sue spalle, il nutrito gruppo si apprestava a lasciare la sale
grande.
-Che vuoi dire?-
-Tutti questi sottintesi! E' chiaro che conosci molte più
persone di quanto vorresti, ed è altrettanto chiaro che
nessuno di voi è entusiasta della cosa. Perché?-
-Sapevo che saresti diventata una spina nel fianco.- soffiò
esausto -Ma se vuoi sapere qualcosa... be', ti accontento. I genitori
di Ethan Carlisle sono colpevoli di aver intrattenuto rapporti con
famiglie considerate disdicevoli dalla società di questo
buco d'isola, tanto da guadagnarsi l'allontanamento totale dalla vita
pubblica cittadina. E' capitato lo stesso ai Colridge, con la
differenza che parte dei loro averi sono andati in fumo assieme al
castello in cui abitavano. E gli O'Brian non fanno eccezione.-
elencò Malfoy, chiarendo velocemente ciò che per
lui era stato lampante sin dall'inizio.
-Quindi scusami, se non riesco a gioire della nostra entrata al club
dei reietti.-
Indesiderati.
Ecco quello che erano e che sarebbero stati per i prossimi giorni a
venire.
NdA:
Mioddio, è passato un secolo più o meno.
Come vi avevo detto, cercando di avvertire il più
diffusamente possibile, il file della fiction mi si era danneggiato in
modo irreparabile, così da bloccare ogni aggiornamento fino
ad oggi.
Il capitolo che avete appena letto è stato riscritto,
rimaneggiato, riletto e risfanculato parecchie volte... ma ce l'ho
fatta.
Tutto pur di far passare qualche momento difficile a Draco e Hermione,
mai lasciare quei due nella noia.
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Capitolo 6 *** Persi ***
VI
Persi
“Se ti svegliassi a un'ora diversa
in un posto diverso,
ti sveglieresti come una
persona diversa?”
Fight Club Film
Il cigolio di una porta
che si apriva...
Bassi sussurri confusi,
sovrapposti e concitati, di persone molto
lontane da lei e del tutto intenzionate a rimanervi.
Persone che non era in
grado di riconoscere.
Donne e uomini, si,
quello poteva distinguerlo.
-... le sue condizioni?-
-Nulla di grave.-
-E' svenuta.-
-Appunto, non è morta.-
Solo quello.
Il vago sentore di
qualcosa di fresco che le avvolgeva il corpo e le
bagnava le labbra, mani che le lisciavano i capelli...
-Sta reagendo.-
Altri sussurri, di una
voce sconosciuta e non più chiara
delle altre.
Femminile... quasi
sicuramente.
-Andrà tutto bene.-
-Ne è certa?-
-L'incantesimo non era poi così forte e, certamente, non
pericoloso.-
-Come ci aspettavamo.-
Passi leggeri, che si
allontanavano piano, per non disturbare... e il
sottofondo di bassi sussurri, ancora e ancora, impossibili da decifrare.
-...il calore deve averla stordita.-
-...significa che...-
-Siamo sulla strada giusta.-
Poi il silenzio, e il
cigolio di una porta che si chiudeva.
***
Hermione aveva dormito di un sonno agitato, incostante, per tutta la
notte.
Non ricordava di aver sognato, ma solo di essersi svegliata
più volte, rigirandosi ansiosa nel letto e tentando di
crogiolarsi a dovere nel calore delle pesanti coperte in cui si era
rifugiata.
E aveva funzionato... per un po'.
Almeno fino a quando il volto di Malfoy non aveva fatto capolino nella
sua mente, mettendo in moto ingranaggi solitamente riservati a diverso
scopo.
Insulti, per esempio.
Ma dal giorno precedente, qualcosa era cambiato.
I ricordi si facevano confusi non appena la sua mente vagava in
direzione della parte più movimentata della serata, per
farsi poi molto più nitidi in prossimità della
chiacchierata con lo Slytherin.
Il tono sprezzante e amareggiato che aveva utilizzato le rimbombava
ancora nelle orecchie, permettendole di constatare quanto quella
situazione lo ripugnasse e fosse in grado di farlo sentire molto
più che seccato.
Quel tipo di irritazione poteva ormai essere definita superficiale,
mentre il disagio di Malfoy era più profondo di quanto
potesse immaginare, tanto da farlo cadere in un mutismo ostinato ad
ogni sua ulteriore domanda.
E gliene aveva poste molte, forse troppe.
Aveva smesso solo quando l'aveva minacciata di andarsene e lasciarla da
sola nel mezzo della sala devastata, con l'ingrato compito di dare
spiegazioni al professore che avrebbe dovuto accompagnarli nei propri
dormitori. E per quanto Hermione credesse che lo Slytherin non avesse
una così buona conoscenza di Grimlore, decise di non
rischiare. Non quella volta.
-Hermione, il bagno è libero.-
-Grazie.-
La piccola Isbel non era rivelatasi altro che una sua compagna di
stanza.
I capelli castani ancora umidi e un asciugamano appallottolato tra le
mani, la ragazza le sorrise brevemente prima di peggiorare
irrimediabilmente la situazione dei suoi capelli legandoli in una bassa
coda disordinata, apparentemente incurante di quale fosse stato il suo
aspetto.
-Sicura... di aver finito?-
-Si.-
La disarmante espressione d'innocenza di quella fanciulla fece
riaffiorare quella simpatia istintiva che solo la sera prima era nata
in modo quasi immediato, facendola rilassare per la prima volta da
quando aveva messo piede in quella scuola.
-Bene, non siamo in ritardo, vero?-
-Hai tutto il tempo, tranquilla.-
La voce attutita di Isbel le arrivava chiara all'interno del bagno, un
quadrato piuttosto piccolo di mattonelle bianche e nere assolutamente
orrende, ma lucide come specchi.
Ogni ragazza era in possesso di un piccolo armadietto, munito di targa
identificativa, dove poter riporre le proprie cose e ottenere per esse
un minimo di privacy. Ve n'erano quattro, e la Gryffindor
immaginò che l'ultimo della fila con scritto
“Ermione” dovesse essere per lei.
-Grazie per l'armadietto!-
L'armadietto accanto al suo era tragicamente vuoto e piuttosto
malandato, mentre gli altri due portavano inciso rispettivamente il
nome “Isbel” e “Audrey”.
-Non credo che il nome sia scritto giusto.-
-Non importa!-
Le sembrava un gesto così importante, dopo l'accoglienza
della sera precedente...
Una volta riposto gli asciugamani a fianco del lavandino ed essersi
infilata velocemente la divisa di Hogwarts, Hermione fu pronta per
avviarsi verso l'inizio di quell'inedita giornata.
-Mi spiace non poter avere lezione con te oggi, ma non sono del quinto
anno.-
Fu così che iniziò a ricevere le prime
informazioni su Grimlore, in cui gli anni formativi non erano sette,
bensì cinque.
La lettera di ammissione alla scuola arrivava al compimento dei dodici
anni, mentre i due precedenti erano dedicati ad un'intensa istruzione
privata.
A quanto pareva, la libera infanzia finiva a dieci anni.
-E ogni anno, cinque ragazzi del quinto vengono scelti come
responsabili per ogni fascia di studenti. Piuttosto semplice e
funzionale.-
-Si, ho già conosciuto Alexander.- le ricordò
Hermione.
-Giusto, lui è...
-E' un idiota.-
La porta della stanza si aprì di schianto, lasciando entrare
due ragazze apparentemente a proprio agio nel prodigarsi in entrate ad
effetto.
-Ops, non volevo.- si scusò la colpevole, una mora dal
caschetto asimmetrico e braccia ricolme di rotoli di pergamene cascanti.
Inusuale, ma divertente.
-Accidenti... che casino.-
-Audrey se non ti togli dai piedi perderò l'uso delle
braccia.- sbottò l'altra ragazza, scansando l'amica con un
colpo di fianchi e gettando un mucchio di pergamene luride di
inchiostro fresco sul letto più vicino, imitata prontamente
dalla sua compare.
-Finalmente.- sospirò infine, scuotendo il capo e facendo
muovere piuttosto bizzarramente l'imponente coda di cavallo ben stretta
in cima alla testa. -Mai dimenticare la propria bacchetta.-
Hermione si godette i pochi secondi di silenzio che seguirono
quell'informale presentazione osservando curiosa le nuove arrivate.
Il colorito di Audrey era scuro e salutare, tipico delle persone
impegnate a passare molto tempo all'aperto in qualsiasi situazione
climatica e capaci di essere il ritratto della salute anche senza
essere baciate dal sole.
Dinamismo, ecco cosa trasmetteva.
-Non è troppo tardi per fare buona impressione, vero? Audrey
Sinclaire.- si presentò, mano tesa e stretta decisa.
-Hermione Granger.- ricambiò Hermione, ancora stordita e
immobile sul ciglio del proprio letto, esattamente accanto alla
discarica di pergamene.
-Margaret Blake.- si presentò successivamente la bionda,
sfoggiando un caldo sorriso di benvenuto totalmente in contrasto con
l'irruenza di pochi attimi prima.
Il suo volto non le era nuovo, lasciando Hermione a osservarla
perplessa.
-Ci siamo già viste?-
-Ieri sera.- le ricordo lei. -Ero quella che ha radunato i ragazzini
del primo anno e li ha portati via. Sono la loro responsabile.-
E Hermione ricordò all'istante, portando alla mente il
cipiglio deciso e la voce severa che la sera prima aveva sgombrato
parte della sala in pochi secondi.
-Scusa, non ti avevo riconosciuta.-
-Comprensibile.- convenne Audrey. -Quando si cala nei panni del capo
dei mocciosi tende a essere mortalmente autoritaria.-
-Devo trasmettere disciplina, non essere la loro sorella maggiore.-
-E ora dovreste trasmettere a Hermione tranquillità,
è il suo primo giorno.- intervenne Isbel, fattasi
improvvisamente silenziosa e apparentemente impegnata a riempire di
libri la sua borsa.
-Giusto.- annuì Margaret. -Serve tempo per abituarsi a
Grimlore, e certamente una settimana non sarà sufficiente,
ma ieri sera ho fatto due chiacchiere con Alexander e abbiamo deciso
che prenderò il suo posto come cicerone del luogo. Per
qualsiasi cosa, tu e il tuo amico chiederete a me.-
Una notizia così divina non poteva essere accolta con
più gioia e calore da parte di Hermione, affatto certa di
riuscire a tenere sotto controllo Malfoy e le lotte intestine a cui
sembrava votato.
-Hai appena reso migliore la mia giornata.- sorrise la Gryffindor,
accettando con piacere l'invito a fare colazione insieme.
Era più forte di lei, non poteva impedirsi di cercare Malfoy
tra la folla dei corridoi.
Non sapeva neppure dove si trovasse il suo dormitorio, nemmeno
lontanamente vicino al suo.
-E' davvero bizzarro il modo in cui ad Hogwarts venite... divisi?-
-Smistati.- corresse Hermione, tentando di apparire estremamente a suo
agio in quel giorno nuovo.
Audrey e Margaret si erano rilevate avide di informazioni, forse per
gentilezza, forse per vero interesse, chi poteva dirlo... certo, non
lei. Non lo conosceva a sufficienza. E il triste pensiero della
distanza presente tra lei e le due ragazze più gentili che
avesse incontrato sino a quel momento, la fece sentire un po' sola. Un
po' triste.
Spaesata.
Ma dove diavolo era Malfoy?
-Davvero permettete ai fantasmi di infestare Hogwarts?-
-Che vuoi dire?-
Margaret sembrava così sorpresa, come se le parole di
Hermione fossero semplicemente inconcepibili.
-Noi non permettiamo ai fantasmi di abitare il castello. Sono stati
banditi secoli fa, con un incantesimo molto potente. Impossibile
opporvisi per loro.-
-Perché?-
E questa volta fu Hermione ad apparire incredula.
-Non so che tipo di fantasmi abitino Hogwarts, ma quest'isola
è molto antica.- spiegò Audrey -Non la abitavano
vecchi gentiluomini o pacifiche congreghe di maghi e streghe. I nostri
libri di storia ci insegnano quanto siano state violente le loro morti
e ancora di più le loro vite.-
-Da morti erano risultati ingovernabili, troppo pericolosi.- intervenne
Margaret.
-Così non avete mai visto... spettri? O poltergeist?-
-Avete anche dei poltergeist?-
-Solo uno...-
E il racconto ricominciava, sempre ricco di nuovi particolari, nomi,
facce...
Diversità.
Isbel se ne stava in disparte, quasi felice di non essere notata e
poter stare sola con i suoi pensieri, ma affiancata da qualcuno.
Fu lei la prima a dirigersi al tavolo della sera precedente, ora
ricostruito, come il resto della sala. Una sala... totalmente bardata
di nero.
Drappeggi scuri calavano dalle finestre, mentre rose nere e blu
ricoprivano la superficie totale delle colonne, ramificandosi in
intricati nodi impossibili da disfare.
Le luci erano vive più che mai, quasi a voler squarciare
l'atmosfera funerea impossessatasi dell'ambiente dal giorno alla notte,
portando Hermione a pensare che la sala era stata più
splendente persino nel momento di maggior pericolo, la sera precedente.
-Non uno dei giorni migliori per iniziare a conoscerci.- sussurro
Audrey, una mano sulla spalla di Hermione e un sorriso discreto a
stenderle le labbra in un atteggiamento che aveva tutta l'aria di voler
essere incoraggiante.
-La commemorazione di Lawrence Oz, certo. Lo avevo dimenticato.-
Non ci aveva più pensato, troppo presa da... tutto il resto.
-Io non lo direi ad alta voce, Granger.-
Si era materializzato dietro di lei all'improvviso, arrivando
silenzioso e discreto come ad Hogwarts non era mai stato. Come non
avrebbe mai voluto essere.
Ignorato.
-Oh, sei qui.- disse senza pensare.
-Perché, dove sarei dovuto essere?-
La superò come se nulla fosse, sedendosi a quel tavolo
magicamente ricostruito.
-Non ne ho idea, non so nemmeno dove sia il tuo dormitorio.-
Audrey e Margaret li seguirono a ruota, senza porre domande o tentando
di intromettersi in alcun modo nel loro scambio di battute mattutino.
-E non devi saperlo, Merlino non voglia che tu venga a cercarmi. Di
proposito. Per parlare. O piagnucolare.-
Gli ultimi chiarimenti non erano necessari, ma Malfoy dovette pensare
il contrario.
Apparentemente pacifico e rilassato, impugnò la propria
bacchetta con estrema discrezione per trasfigurare il tè
presente nella tazza in un liquido più scuro e spumoso,
leggermente fumante.
-E' proibito, quello che stai facendo.- puntualizzò
Margaret, lasciando Hermione a chiedersi quanto di simile ci fosse in
loro nei rimproveri che elargivano.
Anche lei risultava petulante?
-Non sono affari tuoi, Blake.-
-Sono una responsabile degli studenti.-
-Si, del primo anno. Non mi serve sapere dove tenete i pannoloni.-
sorrise lo Slytherin, chiarendo in modo inequivocabile quanto contasse
per lui la carica ricoperta dalla ragazza. -Ed è solo
burrobirra.-
-Vi conoscete?-
Audrey tolse Hermione dall'imbarazzo di dover porre domande, osservando
curiosa quel raro esemplare che era Draco Malfoy.
-Ci siamo visti svariate volte quando i Malfoy venivano qui in...
villeggiatura.
Da piccoli.-
-Anni fa.- chiarì lo Slytherin. -Non ero sicuro fossi
davvero tu. Eri molto più... grassa.-
Per un attimo, la sua esitazione le aveva fatto pensare ad un epiteto
ben più lusinghiero... un bel ricordo, forse.
Ingenua.
-Malfoy!-
-Non preoccuparti, Hermione. Da piccolo era solito inseguirmi con un
bastone urlando “brutta cicciona”.-
-Malfoy!-
-Cosa? Facevo finta fosse la mia bacchetta.- spiegò
serafico, nascondendo un sorriso di infantile soddisfazione dietro un
sorso di burrobirra.
-E adesso che hai una bacchetta funzionante non immagino la tua
condotta ad Hogwarts.-
Chiaramente, per Margaret i ricordi non erano esattamente goliardici.
-La mia condotta è ottima. Sono un Caposcuola.-
-Sta mentendo, vero?-
Hermione scosse la testa con estremo dispiacere, ammettendo quanto di
più nefasto potesse esservi. Draco Malfoy in una posizione
di comando.
-Ma anche io sono Caposcuola, quindi tutte le sue idiozie sono
perfettamente bilanciate da azioni di buon senso.-
Spiegare brevemente cosa fossero i Caposcuola e chiarire quali fossero
i loro compiti, fu semplicemente troppo. Margaret rise così
forte che molte teste si voltarono a fissarli, chiedendosi cosa potesse
esserci di così divertente da infastidire il resto della
sala.
-Contegno, Margaret.- la redarguì Audrey -Non vogliamo che
gli avvoltoi piombino al nostro tavolo.-
Criptico. Ma non così tanto da non essere colto dal resto
dei commensali, tranne lei. Hermione.
Sempre un passo indietro.
-Non c'è pericolo, possiamo andare.-
Il loro alzarsi in piedi e l'arrivo di Ethan coincisero perfettamente,
creando un ingorgo attorno al loro tavolo e facendolo sembrare
più affollato di quanto non fosse.
-Sei in ritardo questa mattina.- notò Audrey.
-Signore, speravo di avere pace almeno a colazione.-
Sedendosi accanto a Isbel e osservando con disprezzo la burrobirra
fumante di Malfoy, il ragazzo sembrava del tutto intenzionato a
mantenere una parvenza di civiltà a tavola.
-Senza i tuoi cari amici?-
-Non credo verranno.-
Lo sguardo lanciato in direzione dello Slytherin fu piuttosto chiaro.
Era colpa sua.
-E nemmeno Reinolds.- lo informò Margaret. -Stamattina
dobbiamo presenziare alla solita riunione di inizio anno per i
responsabili, a cui sono già in ritardo... Comunque, non
verrà ad infastidirvi.- E dopo una brevissima pausa -Ho
saputo di ieri sera.-
Isbel era chiaramente la destinataria di quella rivelazione.
Ma qualsiasi risposta si aspettasse Margaret, quella non venne.
-Andrai a fargli una ramanzina?- domandò Ethan, senza vero
interesse e più formulando la domanda per cortesia.
-Non è necessario.- intervenne Isbel. -Non ho cinque anni.-
-Lui non dovrebbe approfittare della sua carica.-
-Non lo sta facendo.-
-E cosa starebbe facendo?-
-L'idiota.-
Per qualche motivo, Hermione si era fatta un'idea più
innocente di Isbel, come di una ragazza troppo timida o riservata per
esporsi a quel modo e con simili parole. Ma a quanto pareva, si
sbagliava.
-Sono assolutamente d'accordo.- annuì Margaret. -Ecco
perché non potrò fare a meno di dirglielo.-
-Sei in ritardo, o no?- intervenne Audrey -Andiamo.-
Hermione non era certa di riuscire a cogliere l'esatta
gravità della situazione, eppure, il nervosismo latente
nell'aria era molto più che palpabile.
Ancora una volta, trovatasi nel mezzo di una situazione inspiegabile,
il suo sguardo volò verso lo Slytherin.
-Qualsiasi cosa stia accadendo, non mi interessa.- sussurrò
coinciso.
Perfetto.
-E poi anche noi siamo in ritardo, muoviti.-
Alzatosi in piedi, prese a fissarla come se lei stessa fosse
l'incarnazione di una fastidiosa appendice cui era costretto portarsi
dietro.
-Non credo siamo...-
-Si, invece. Perché se credi che qualcuno
arriverà a darci indicazioni, sei fuori strada.-
E a supportare quella tesi, Ethan irruppe in una subdola risata di
scherno, osservandoli in modo inequivocabilmente ostile.
-Prima o poi dovrai dirmi cosa gli hai fatto.- sussurrò
Hermione, in piedi accanto allo Slytherin e pronta a prendere il volo.
-Non ho nemmeno fatto colazione...-
Detto fatto, Malfoy le mollò in mano la sua tazza di
burrobirra appena tiepida, prima di allontanarsi come una furia dalla
zona rossa.
Grandioso.
Nella sua corsa volta a non rimanere indietro, Hermione prestava ben
poca attenzione alle persone attorno a lei. Cosa piuttosto facile, a
dire il vero, considerata la quantità di persone che pur di
evitare il minimo contatto fisico con lei riuscivano a farsi da parte
in ogni modo.
Piuttosto rude ed offensivo, a suo parere, ma ancora non avevano avuto
modo di conoscersi.
Doveva essere quello il motivo.
Doveva assolutamente essere quello...
La battuta d'arresto giunse improvvisa e inaspettata, quando la spalla
di Hermione andò a scontrarsi contro un corpo non meno esile
del suo ma decisamente più alto.
Una ragazza.
Capelli scuri, sguardo di ghiaccio... le risultava inspiegabilmente
famigliare.
-Guarda dove metti i piedi.-
Si trovavano sotto l'arco della porta d'entrata alla sala grande, una
zona meno affollata e più che altro di passaggio, perfetta
per sfide in stile “mezzogiorno di fuoco”.
-Scusami, non ti avevo davvero notata.-
Apparentemente, fu la cosa più sbagliata da dire.
Le labbra della ragazza, già sottili, si strinsero
ulteriormente in una linea retta del tutto impietosa. Al contempo, le
narici si allargarono impercettibilmente, tanto quanto gli occhi si
strinsero in due fessure da cui il disprezzo riusciva comunque a
sgorgare senza alcuna difficoltà.
Occhi chiari, quasi spenti... ne era sempre stata messa in
difficoltà.
-E invece dovresti davvero notare chi ti sta attorno. Non sei qui per
questo, Mezzosangue?-
Hermione aveva sempre pensato che solo Malfoy fosse in grado imprimere
la massima dose di disgusto a quella parola, ma evidentemente si
sbagliava.
E osservando i lunghi capelli corvini muoversi a ritmo di ogni suo
minimo spostamento, Hermione riconobbe nella ragazza di fronte a lei la
stessa che la sera precedente spiccava nel piccolo gruppo di studenti
cui aveva fatto riferimento Alexander.
Era stata lei a dare quel singolare benvenuto a Malfoy.
-Ho un nome.- rispose freddamente Hermione.
-Non mi interessa.- E guardandosi attorno annoiata, constatò
una mancanza assordante. -Non vedo Malfoy da nessuna parte. E' andato a
nascondersi?-
-Non so di cosa tu stia parlando.-
-Certo...-
La risposta risultò essere troppo condiscendente per poter
essere presa sul serio, tanto da indisporre Hermione come raramente
accadeva.
-Scusami, sono in ritardo.- sorrise Hermione, gentile quanto le
circostanze lo permettessero, ed educata quanto le avevano insegnato.
Superiorità Gryffindor. Forse sconosciuta a Grimlore, ma non
per quello priva di efficacia.
Così si lasciò quella ragazza alle spalle,
vagamente consapevole della piccola folla che le aveva osservate e del
mormorio persistente che avrebbe sparso la voce di quell'incontro
inaspettato per tutta la scuola, arricchendolo di particolari
inesistenti e avvenimenti visionari.
Dopotutto, un goccio di burrobirra era assolutamente necessario.
-Ma dove diavolo eri finito?-
La diplomazia era riservata ad altri momenti e ad altre persone.
Persone che non fossero Draco Malfoy.
Non si era allontanano molto dal luogo del misfatto, nascosto dietro un
angolo e apparentemente intento ad aspettarla, accogliendola con un
serafico “Te la stavi cavando benissimo da sola”.
Ma la sua espressione era chiara. Non aveva voglia di scherzare.
-Non credevo possibile che così tante persone potessero
odiarti.-
Il tono era casuale, non troppo serio, ma sufficientemente insinuante,
tanto da indurre Malfoy a camminarle almeno a cinque passi di distanza.
Mani in tasca e passo sostenuto, si muoveva come se fosse solo.
-Insomma, qui a Grimlore ti credevo più... popolare.-
-Oh, ma io sono popolare. Non dubitarne.-
Eppure il tono non era particolarmente entusiasta.
Per ovvi motivi...
E lei lo seguiva docile, salendo e scendendo scalini, imboccando
corridoi sconosciuti, limitandosi a seguire le indicazioni di una
vecchia mappa senza rivolgergli realmente la parola.
Si guardava attorno come una novellina, apprezzando ogni
novità estetica del castello e chiedendosi, allo stesso
tempo, come avrebbe dovuto approcciare Malfoy.
Non voleva essere irruenta come Ron o insistente come Harry, ma
d'altronde, qualcosa doveva pur fare.
Era così dannatamente difficile non essere in confidenza con
Malfoy. Quasi quanto esserlo, probabilmente.
-Senti Malfoy, credi che qualcuno potrebbe attaccarti?-
-Attaccarmi?-
La domanda era stata posta con una buona dose d'incredulità,
come se il quesito di Hermione fosse assurdo.
-Si. Ce l'hanno con te, quindi è presumibile qualcosa del
genere.-
-E perché saresti interessata a una cosa simile?-
-Be', vorrei sapere cosa aspettarmi. Non ti lascerei agonizzante in una
pozza di sangue.-
Frase sbagliata.
Il ricordò che evocò fu un fantasma che si
instaurò tra loro assai facilmente.
Harry, un incantesimo sbagliato, e il bagno dei prefetti.
-Scusa, non volevo riportare a galla vecchi ricordi.-
Era sincera, davvero. E Malfoy parve percepirlo...
-Esattamente come Potter.- sussurrò, quasi sovrappensiero.
Questa volta aveva preso a guardarsi attorno confuso, rallentando il
passo in movenze evidentemente indecise, chiedendosi molto
probabilmente dove diavolo fossero finiti. Il ché, era
un'ottima domanda.
-Malfoy, dove siamo?-
Hermione era piuttosto sicura che la lezione di storia a cui dovevano
presentarsi non si sarebbe tenuta ai piedi di una delle torri.
-Ottima domanda...-
E dopo aver preso atto di essersi vergognosamente persi, imboccarono
l'unica strada in cui era possibile avventurarsi. Ovvero, quella da cui
erano venuti.
Eppure... qualcosa non andava.
Il corridoio sembrava senza fine, più stretto e scuro, privo
dei quadri che ne caratterizzavano l'austerità.
-Qualcosa non va.- constatò Hermione. -Ed è tutta
colpa tua!-
-Ne ero certo.-
Lo Slytherin non doveva certo essere nuovo ad accuse simili.
-Ora capisco perché un sacco di gente vorrebbe farti la
pelle.-
Il corridoio aveva preso ad allargarsi sempre più,
rischiarato da una leggera luce azzurrina che di naturale aveva ben
poco. O così pensava Hermione, che non si era resa conto di
quanto effettivamente si fosse avvicinata a Malfoy... almeno fino a
quando non gli sbatté contro la schiena in modo piuttosto
maldestro.
-Se hai paura, Granger, sappi che non ti terrò la mano.-
Ma rallentò il passo e le si mise a fianco.
Inaspettato.
Sarebbe stato educato ringraziarlo, ma Hermione era più che
certa che se lo avesse fatto, lui l'avrebbe piantata in asso di nuovo.
Così, meglio il silenzio e il rumore di passi furtivi. I
loro.
I gomiti che si sfioravano non erano un problema, non come il gelo
insinuante che Hermione sentiva crescere dentro di sé.
L'avvolgeva gradualmente, spandendosi a macchia d'olio e serrandola in
una morsa troppo forte da cui potersi scuotere.
Cercò di concentrarsi su Malfoy, osservandolo con la coda
dell'occhio e sbirciando la preoccupazione nei suoi occhi farsi
più marcata. Era ovvio che fossero finiti in un posto
sconosciuto. E per due persone che avevano solo tentato di ripercorrere
i loro passi, non era normale.
Poi la luce arrivò.
Toni ghiacciati di azzurro e verde acqua, perfettamente sfumati dai
vetri colorati del tunnel di cristallo formatosi davanti ai loro occhi.
-Merlino...- soffiò Hermione, osservando il muro troncare di
netto la sua presenza a favore di una composizione artistica
eccezionale, formata da finestre dai vetri istoriati, molto
più simili ad antichi disegni su libri di fiabe dimenticate.
Un serpentone di luce, ecco cos'era. Luminoso e confortante quanto un
tunnel sottomarino.
-E' magico. E bellissimo.-
Scene di antichi villaggi rurali, bambini che giocavano, donne ritratte
in comuni faccende domestiche, o uomini intenti a coltivare... villaggi
e capanne, un ruscello...
Quel tunnel non raccontava una storia, bensì una vita
passata.
Hermione non poté fare a meno di avvicinarsi a quelle
meraviglie, osservando rapita ogni colore e ogni forma con sguardo
rapito.
Non aveva mai visto nulla di simile.
-Non toccare nulla, Granger.-
Le afferrò il polso con mano ferma, lasciando che tra le sue
dita e la superficie estremamente artistica di quella galleria ci fosse
uno spazio di diversi centimetri, a mo di distanza di sicurezza.
-Che posto è?-
Abbassò volontariamente il braccio, Hermione, guardandosi
attorno più attentamente e notando di fronte a loro una via
apparentemente senza fine.
Una parte di lei avrebbe voluto incamminarsi, come attratta da qualcosa
di indefinito, ma una parte più forte e prudente, fortemente
ancorata alla realtà, le diceva quanto fosse imprudente e
pericoloso quell'istinto.
-Andiamocene.-
-Tornare indietro significa tornare ai piedi della torre.-
-Meglio che stare qui.-
Si guardava attorno diffidente, cercando qualcosa che lo aiutasse a
capire in che diavolo di situazione si fossero cacciati, ma senza
venirne a capo.
E Hermione sentì nuovamente il gelo farsi strada dentro di
lei.
Iniziò a tremare lievemente, senza potersi controllare, come
se si trovasse all'aperto... nel mezzo di un parco, in pieno inverno.
-Malfoy, tu non hai freddo?-
-No.-
Assorto, aveva estratto la bacchetta, tentando di illuminare quanto
più fosse possibile la strada di fronte a loro.
-Perché io sto gelando.-
Forse fu il tono che utilizzò, un po' spaventato e
decisamente urgente, che lo fece voltare verso di lei. E molto
probabilmente fu la nuvola di vapore che le uscì di bocca a
farlo accorrere, guardandola come se fosse pazza, e improvvisamente ben
più strana di quel luogo.
-Non guardarmi a quel modo.- s'infuriò lei -Non ho idea di
cosa stia accadendo!-
Braccia incrociate, sentiva le dita delle mani intirizzirsi e le
ginocchia piegarsi leggermente, avvertendo ogni fibra del suo corpo
diventare sempre più rigida.
A Malfoy bastò afferrarle una mano per capire la
gravità della situazione.
La pelle liscia e insensibile di quelle dita era tipica dei morti.
Persone vuote, che non sentivano più nulla.
-Malfoy, non riesco nemmeno a percepire il calore della tua mano.-
La trascinò fuori da quel tunnel quanto più
velocemente possibile, letteralmente, non preoccupandosi di farla
inciampare o risultare aggressivo.
A quel punto, poco importava.
Dovevano solo correre.
-La tua capacità di attirare guai non è
minimamente intaccata dall'assenza di Potter.-
Era seccato. Che novità.
-Non che lo faccia di proposito.-
Una volta usciti da quella galleria, la sensibilità del suo
corpo era tornata normale.
Le dita le stavano ancora formicolando, dando segni di vita e ritrovato
calore. Ma avrebbe voluto comunque potersi avvolgere in un mantello e
rimanervi accoccolata per il resto della giornata.
-Credo che la lezione sia persa, ormai.-
Il silenzio era pesante da sopportare, troppo.
Non ci era abituata.
Finire in situazioni simili con Harry e Ron era normale, e altrettanto
era il “dopo”. Un tipo di
“dopo” che non aveva nulla a che fare col sesso, un
tipo di preoccupazione che ben poche persone potevano avere al mondo.
Come ci si comportava in una situazione di scampato pericolo, quando ci
si era rimasti invischiati col nemico?
Malfoy non era il tipo di persona capace di fare sentire meglio gli
altri, era evidente.
Seduti sugli scalini della torre, a pochi centimetri di distanza l'uno
dall'altro, non sapevano assolutamente cosa dirsi.
Mancanza di fiducia?
Possibile. Più che possibile, a dire il vero.
-Che sta succedendo, Malfoy?-
-Non ne ho idea.-
-Stai mentendo.-
Ginocchia strette contro il petto, lo fissava ostinata, quasi a volerlo
obbligare psichicamente a dire la verità.
-Sono quasi morta congelata oggi, quando solo ieri sera il calore mi ha
stordita fino a svenire. Stress un accidenti. E tutto è
iniziato da quando ho messo piede in questa scuola.-
-E quale di questi passaggi dovrebbe rendermi colpevole?-
-Tu conosci questo posto.-
-No, io conosco alcune persone che abitano questo posto. Mia madre non
ha voluto che frequentassi Grimlore nemmeno quando i loro rapporti con
le famiglie dell'isola erano ottimi, e ora inizio a capire
perché.-
Rafforzando la stretta su se stessa, Hermione cercò di
reprimere un brivido.
Si sentiva gettata nella fossa dei leoni, sola e senza indizi su come
poterne uscire.
-Voglio parlare con Silente.- sussurrò piano, distogliendo
lo sguardo da Malfoy e osservando un punto indefinito di fronte a lei.
“Voglio tornare a casa” era il suo effettivo
pensiero. Inconfessabile, codardo, immaturo... Si vergognava del nodo
alla gola che le impediva di guardare Malfoy negli occhi, come
normalmente faceva senza alcun problema, forte delle sue sicurezze.
Ma ora quelle stesse sicurezze erano svanite, e che il fatto fosse solo
temporaneo, al momento non era di consolazione.
-Prendi.-
Stoffa morbida e calda, paradisiaca, le cadde sul capo come una
benedizione.
Il profumo tipicamente maschile la stordì per un secondo,
non essendo abituata a nulla di simile, e lasciandola a godersi quella
strana sensazione di protezione e benessere.
Malfoy era in piedi, accanto a lei, privo di giacca e una mano posata
sul capo. Il suo.
Quello era calore. E ci era voluto così poco...
O forse era molto. Forse era appena accaduto qualcosa di grande, di
importante.
-Malfoy, quando parlavi dei genitori di Ethan e delle persone
disdicevoli con cui avevano avuto rapporti... ti riferivi per caso a...-
-I miei genitori.- rispose lui passivamente, senza inflessioni
particolari nel tono. -Si.-
Forse avrebbe dovuto limitarsi ad un ringraziamento.
-Che state facendo voi due, qui?-
Hermione si spaventò così tanto che si
alzò in piedi di scatto, stringendosi il blazer di Malfoy
attorno al corpo quasi ne dipendesse la sua vita.
Le entrate in scena di Severus Piton, dopotutto, scatenavano spesso
quella reazione. Non da parte di Malfoy, ovviamente, che imperturbabile
lo fissava quasi sollevato.
-Abbiamo avuto un piccolo contrattempo.-
-Un contrattempo che vi ha fatto perdere tutte le lezioni della mattina
e il pranzo.- commentò seccamente il professore di pozioni.
-Sono estremamente curioso di sentire la vostra storia.-
-Un momento...- balbettò Hermione -E' impossibile, non
può essere passata più di un'ora da quando
abbiamo lasciato la sala grande!-
-E io, signorina Granger, sono piuttosto sicuro del contrario.-
Confusi, lei e Malfoy si osservarono impotenti, realizzando per la
prima volta di essere bloccati insieme in una situazione penosamente
schifosa.
NdA:
Per una volta, Malfoy è innocente.
Al momento, la sua più grande colpa è quella di
essere il figlio di Lucius e Narcissa, e nel prossimo capitolo
inizieremo a comprendere quanto questo influirà sulle nuove
conoscenze dei ragazzi.
Non dimenticatevi la simpatica ragazza che Hermione ha incontrato in
questo capitolo, perché non è qualcuno che
rimarrà in disparte ancora per molto.
I guai sono appena iniziati per la strana coppia!
|
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Capitolo 7 *** Ombre (I parte) ***
VII
Ombre
-I
parte-
Il dolore e la sventura
sembrano il modo
migliore
perché il
mondo si prenda cura di te
e ti voglia bene.
Alessandro D'Avenia – Bianca come il latte, rossa come il
sangue
Abraxas Malfoy era stato
un mago dalla dubbia morale e spiccato senso
degli affari, con un fiuto infallibile per i galeoni e una buona dose
di sfacciataggine e fortuna. Aveva avuto conoscenze importanti e amici
di prestigio, parenti pericolosi e una moglie capace di supportarlo in
ogni sua malsana idea, al limite della legge che fosse.
Una vita perfetta sotto
ogni punto di vista, quindi.
Collezionista accanito
di manufatti magici e gioielli rari, poteva
vantare una camera della Gringott ricca di oggettistica di pregio,
accumulata in anni di dure ricerche e furti al limite della
legalità, come amava definirli.
L'estorsione era il suo
forte. Una perfetta combinazione di ricatto e
perfidia.
Nulla di nuovo per un
Malfoy.
La svolta
arrivò circa dieci anni dopo la sua opera di
bonifica al ministero, da cui ne era conseguito l'allontanamento del
ministro in carica, un nato babbano di umili origini e poco cervello.
Fu quel particolare merito, riconosciuto esclusivamente in via
ufficiosa, a spianargli la strada verso l'elite della magia.
Blackwood era sempre
stato un posto per pochi eletti, e Abraxas Malfoy
si era guadagnato un invito di pregio.
Farsi degli amici era
stato facile, e guadagnarne la fiducia ancora di
più. Erano così profondamente convinti che tra
purosangue esistesse un codice d'onore che nessuno di loro avrebbe mai
infranto... Ma Abraxas Malfoy aveva un codice d'onore del tutto
personale e che imponeva un unico giuramento di fedeltà.
Ovviamente, verso se stesso.
Nessuno, a Blackwood, lo
aveva capito. Men che meno i Lambert, una
nobile famiglia di spicco e importante membro del consiglio che
regolava i traffici commerciali dell'isola e il numero limitato di
maghi che ogni anno ne uscivano in visita al mondo esterno, o ne
entravano sotto preciso invito.
Quello era potere. Vero
potere, secondo Abraxas Malfoy, che in anni di
assidua frequentazione fu in grado di ottenere la cittadinanza onoraria
per sé e la sua famiglia.
Lucius Malfoy era un
giovane uomo che non trovò il minimo
ostacolo nella sua ascesa nella stima di quelle persone, capaci di
vedere bellezza ed onore in qualcuno che di qualità ne aveva
ben poche.
Bellezza, galeoni,
sangue... abbagliavano. Tanto da nascondere
completamente l'oscura strada intrapresa da Lucius e il suo piccolo
gruppo di fedeli amici.
La fama di quel mago
oscuro, potente e di origini misteriose, era
giunta sino a Blackwood. Le voci si susseguivano incoerenti,
definendolo prima un assassino e poi un purificatore della specie,
fedele ad ideali comuni a tante altre famiglie purosangue. La
popolazione dell'isola si era spaccata, dividendosi in fazioni ben
precise e decretando quanto fossero d'accordo o quanto dissentissero
sull'argomento. Ci volle molto più tempo di quanto fosse
saggio per riappacificare gli animi, dichiarando che il problema non
sarebbe mai stato di loro competenza. Erano al sicuro. Si
sentivano davvero al sicuro.
Almeno, fino a quando lo
scandalo non scoppiò.
Membri di importanti
famiglie quali i Lambert, O'Brian, Carlisle,
Colridge e altri vennero arrestati da un manipolo di Auror durante una
retata nel pieno centro di Londra.
La notizia era
rimbalzata di casa in casa nel giro di poche ore,
mettendo a dura prova gufi e polveri magiche lanciate di camino in
camino, mobilitando il resto del consiglio e svegliando l'intera isola
dal torpore sicuro in cui credevano di essere immersi.
Gaston Lambert,
capofamiglia e migliore amico di Abraxas Malfoy,
subì il colpo peggiore. La fiducia tradita era forse il
meno, in confronto alla perdita di un figlio e una nuora.
Francois Lambert e sua
moglie Ariane furono i primi a essere stati
catturati, arresisi senza combattere ed estremamente consapevoli della
situazione in cui si erano cacciati.
Grazie ad un ministro
compiacente, ai colpevoli venne concessa la
possibilità di rivedere i propri cari un'ultima volta, prima
che il processo iniziasse... prima di venire chiusi ad Azkaban, per
sempre.
E le confessioni furono
dannatamente chiare.
Lucius Malfoy si era
dimostrato essere un carismatico personaggio
capace di promesse incredibili quanto tentatrici, tanto da mobilitare
un vero e proprio reclutamento tra le famiglie dell'isola. Ma in
particolare, sembrava essere interessato a un particolare gioiello in
possesso dei Lambert, su cui ancora non era riuscito a mettere mano.
La lacrima della fenice.
Da quella notte, Abraxas
Malfoy scomparve dalle loro vite, portando con
sé suo figlio, misteriosamente uscito indenne da
quell'inferno.
Erano stati stupidi e
ingenui, come negarlo? Ma il danno era fatto e la
tragedia compiuta.
Non fu possibile
salvarli dalla pena imposta dal ministero, in alcun
modo. Tentare di corrompere qualcuno sarebbe stato forse peggiore, e in
ogni caso, non ve ne fu il tempo. Il processo fu veloce e lapidario...
tutti vennero giudicati colpevoli.
La stessa notte della
sentenza il castello dei Colridge venne dato alle
fiamme, e un distrutto Gaston Lambert tornava al suo castello per
trovare la camera del tesoro per metà depredata e distrutta.
Al piano di sopra, una
Siebel bambina iniziava a piangere.
***
La trama ruvida della pergamena sotto le dita era l'unica cosa in grado
di tenerla sveglia. Il polpastrello dell'indice, sporco d'inchiostro,
non faceva che muoversi in tondo, lasciando tracce grigiastre su quel
foglio intonso e vagamente stropicciato agli angoli, piegati per noia e
tutt'ora tormentati da movimenti nervosi.
Gli occhi le si chiudevano senza che potesse fare nulla di realmente
efficace per contrastare il senso di torpore crescente, se non
avvertire con una lieve smorfia il dolore alla schiena intorpidita,
curva e appena poggiata allo schienale della sedia più
scomoda su cui avesse mai seduto. Probabilmente non era un caso, forse
erano sedie appositamente utilizzate per le lezioni della Professora
Mildred Kane, insegnante di Storia di Grimlore. Già. Da
quelle parti si prendevano piuttosto sul serio.
Peccato che la concezione di insegnamento della signorina Kane fosse la
semplice operazione di aprire il libro di testo ed iniziare a leggere
pagina dopo pagina con il tono più piatto che le fosse
riuscito, scandendo lentamente ogni parola quasi stesse parlando ad un
branco di bambocci.
Avrebbe potuto coltivare un rapporto di amicizia con Ruf senza il
minimo problema.
-Merlino, uccidimi ora.-
E come contraddire Malfoy, in quel caso?
Ai piedi della canuta professoressa, la donna più anziana
che Hermione avesse mai visto nella sua vita, giacevano sette volumi di
storia di Grimlore. Uno dopo l'altro, sarebbero stati letti nel corso
dell'anno e accantonati l'attimo dopo, per essere poi ripresi in mano
l'anno seguente.
-Se io uccido te ora, chi ucciderà me dopo?-
-Non credo nella stanza manchino volontari.-
Seduti in un banco ben nascosto nell'ultima fila, Hermione e Malfoy
avevano fatto del loro meglio per passare inosservati, ascoltando con
finto interesse le fantastiche innovazioni del tredicesimo preside di
Grimlore, che molto coraggiosamente aveva proposto una barriera
anti-mezzosangue a perimetro dell'intera isola. Provvedimento per altro
approvato, per essere poi abolito cinquant'anni dopo, dal suo
successore.
-Già, ho notato.-
Hermione non avrebbe potuto ignorare quel volto nemmeno volendo.
La ragazza dall'incredibile cordialità del giorno precedente
era entrata in classe appena dopo di loro, in uno svolazzo di sorrisi e
saluti svenevoli totalmente adulatori e fasulli.
Entrare nelle sue grazie sembrava essere una meta ambita. Ma non solo...
Al suo fianco se ne stava un ragazzo estremamente attraente, alto e
serio, piuttosto somigliante a lei. I tratti del volto erano
più marcati, certo, ma il colore degli occhi e dei capelli
sembravano essere una replica esatta di quelli di lei, catalogandoli
immediatamente come parenti stretti, se non direttamente fratello e
sorella.
Alexander completava il quadretto di persone conosciute e vagamente
ostili del posto, sedendo a schiena dritta e testa alta, come se al
mondo non esistesse nulla di più interessante di quella
patetica lezione.
La calma regnava sovrana, condita da una buona dose di atmosfera
soporifera e sbadigli che nessuno si premurava di trattenere. Inoltre,
nella stanza non era presente nessuna finestra, quindi era impossibile
fuggire almeno con lo sguardo a quella noia letale.
E Merlino solo sapeva quanto Hermione desiderasse fuggire.
Non poteva parlare, non in quel posto pieno di orecchie indiscrete,
così si limitava ad esternare significativi segni di
insofferenza che solo Malfoy, stoicamente seduto al suo fianco, poteva
capire.
Silente se n'era andato. Aveva lasciato Grimlore per dirigersi al
villaggio vicino, Brickstone.
Il villaggio più grande dell'isola, a dire il vero,
piuttosto importante e centro della popolazione isolana... ma tutto si
era svolto con il massimo riserbo, tanto da tenere all'oscuro persino
loro.
Così Piton era improvvisamente diventato il loro punto di
riferimento principale, l'uomo a cui guardare per chiedere aiuto e
spiegazioni.
Eresia.
Hermione aveva raccontato nei minimi dettagli la loro avventura
imprevista, ma non era del tutto certa che Piton ne avesse afferrato la
gravità. Impossibile dire cosa gli fosse passato per la
testa, in quanto la sua reazione era stata... be', una reazione alla
Piton. Labbra che si stringevano, il capo alzato in un'inconfondibile
posa di giudizio, e uno sguardo che trasmetteva un misto di ribrezzo e
confusione. Come a voler chiedersi, perchè?
Ed era un'ottima domanda.
In ogni caso, era arrivato loro il prevedibile suggerimento di tenersi
fuori dai guai fino al ritorno di Silente. Ritorno che sarebbe avvenuto
in un giorno e un'ora non meglio identificati.
-La lezione è finita, andate...-
In pace?
Fuggire da quell'aula era un imperativo comune, a giudicare dalla foga
con cui ogni studente stava guadagnando la porta, sguardo basso e
vagamente allucinato. Qualcuno doveva aver dormito ad occhi aperti.
Per Hermione e Malfoy, era parzialmente vero.
Rimasti in disparte, attendendo che la maggior parte degli studenti e
la professoressa stessa uscissero dall'aula, si ritrovarono
intrappolati nella più spiacevole delle situazioni.
-Immagino fossi al corrente di non poterti nascondere per sempre,
Malfoy.-
Un misto di rabbia e disgusto uscì dalle labbra della
ragazza, affiancata da Alexander e il tizio che sembrava essere suo
fratello.
Tizio, tizi... ma chi diavolo erano?
-Credi di potermi dire chi sono?-
-Granger, ti presento Siebel e Dominique Lambert. Vecchi amici.-
-Amici, non è la parola che userei.-
A Siebel non andava di scherzare, era piuttosto chiaro.
Mani sui fianchi, gambe leggermente divaricate, sguardo duro... avrebbe
potuto impugnare una pistola e sparare a entrambi senza rimorso, se
solo avesse saputo cosa fosse e ne avesse posseduta una.
-Be', nemmeno io.- alzò le spalle Malfoy, optando per un
atteggiamento di cauta calma. Tipico di chi sentisse dietro il proprio
delicato fondoschiena una ingombrante coda di paglia.
-Già.- concordò lei. -Suppongo sarebbe
imbarazzante, per te, presentare i fatti per quelli che sono.-
Dominique e Alexander assistevano alla scena come muti spettatori,
poggiati al banco più vicino ed estremamente vigili, tanto
da spingere Hermione a prodigarsi nel fare lo stesso.
C'era qualcosa che non andava.
-Affatto.- negò Malfoy, prendendo l'aria di qualcuno che
avesse giudicato quel momento estremamente opportuno per porre fine a
qualcosa di sin troppo fastidioso. -Puoi esprimerti come meglio credi.-
Dopotutto, se doveva essere messo alla pubblica gogna, meglio iniziare
da quell'aula quasi vuota.
E che la Granger pensasse quello che voleva, era comunque certo di non
essere molto in alto nella lista di persone da stimare che la
Mezzosangue teneva sotto il cuscino.
Silente, Potter, i Weasley, Paciock...
Merlino, dopotutto era un onore.
-Io credo sia meglio per te sparire.- iniziò Siebel,
lasciando trasparire dalla sue parole una dose di astio impossibile da
non notare. -Quello che la tua famiglia ci ha fatto è
impossibile da perdonare, e la tua presenza a Grimlore può
considerarsi una vergogna a cui nessuno di noi vuole assistere.-
-Potreste spiegarmi...- tentò di parlare Hermione,
inutilmente.
-Avrei preferito restarmene ad Hogwarts, credimi, ma a quanto pare i
miei doveri impongono la mia presenza qui.-
-Hai ucciso il legittimo Caposcuola? Perché è
così che la tua famiglia ottiene ciò che vuole.
Uccidendo chiunque si ponga sulla propria strada.-
Hermione avrebbe voluto essere sorpresa, ma accostare il nome dei
Malfoy ad azioni quali l'omicidio non era nulla di nuovo per lei.
-Come i miei genitori.- soffiò infine, lasciando fluire le
parole in un sibilo di dolore mal trattenuto e fissando Malfoy come se
fosse stato lui il colpevole, trovato con un coltello insanguinato tra
le mani e la testa di qualcuno a lei caro ai suoi piedi.
Lo sguardo confuso di Hermione attirò l'attenzione della
ragazza, tanto da renderla oggetto di attenzione parziale, mentre
Malfoy si riscopriva più muto che mai.
-Quanto bene lo conosci?-
-Non sono affari tuoi.- rispose automaticamente Hermione, sulla
difensiva.
-A sufficienza da rispondere evasivamente alla mia domanda.- ne dedusse
Siebel. -Ma non importa, non mi interessa conoscere la tua condotta
morale, o che cosa ti spinga a stare al fianco di uno come lui.-
-Siebel.-
La voce di Dominique suonò inaspettatamente autoritaria,
invitando Siebel a dire quello che doveva per poi lasciarli liberi di
andare.
-Hai ragione, cugino.- annuì lei -Veniamo al sodo.-
Quando la mano destra corse alla tasca interna della giacca, Hermione
si preparò ad estrarre la bacchetta, nonostante potesse
constatare con i suoi occhi il sottile pezzo di legno che appena
sporgeva dalla borsa dei libri della strega.
-Nulla di mortale.- assicurò -Solo la fine di tutto.-
E così dicendo, lanciò tra le mani di Malfoy la
collana più preziosa che Hermione avesse mai visto.
Era molto semplice, una catena d'oro a cui era appeso un rubino di
forma ovale incastonato in una cornice d'oro finemente elaborata.
-Dallo a Lucius e vattene non appena questa stupida messa in scena
sarà finita.-
Non c'era stato tempo per altro.
Domande, esclamazioni di sorpresa, ringraziamenti o spiegazioni.
Lo schiantesimo di Siebel colpì Malfoy in pieno petto,
scagliandolo di forza contro la parete alle sue spalle... lasciandolo
impotente al suolo.
***
Dominique Lambert non era stato toccato da particolari sfortune. Non
direttamente, almeno.
Seppur la storia della sua famiglia gli fosse ben nota, i suoi genitori
avevano tentato di cancellare l'onta di quell'antica stoltezza con
tutte le armi in loro potere.
Galeoni, i migliori precettori privati, abiti costosi, importanti
eventi di beneficenza e idee vagamente più moderne
riguardanti la purezza del sangue e l'effettiva
rispettabilità di una famiglia. Dopotutto, se una cugina di
terzo grado sposava un babbano, era realmente un'onta imputabile a
parenti lontani? Probabilmente no.
Peccato che lo scandalo loro riguardante non trattasse di parenti
lontani, ma di personaggi in seno alla famiglia. In quel caso, il tempo
e la morte sembravano aver avuto un certo effetto sulla reputazione dei
Lambert.
Gaston era ormai un anziano mago provato dagli eventi, di carattere
irascibile e diffidente, molto più ben disposto verso i
nipoti che qualsiasi altro essere umano avesse la sfortuna di
incrociare la sua strada. Il figlio minore, Antoine, nonché
padre di Dominique, era l'unico in grado di placare l'ira del
capofamiglia, aggiudicandosi così il ruolo di rappresentanza
che solitamente spettava al fratello maggiore. Ma Francois era morto,
lasciando dietro di sé solo vergogna, debiti, minacce, e una
splendida bambina.
Siebel.
Lei e Dominique erano stati un'ancora di salvezza l'uno per l'altro
durante l'infanzia, quando gli adulti sembravano aver dichiarato il
loro nome e la loro presenza proibiti.
I Reinolds si fecero avanti avanti per primi, pochi mesi dopo
l'accaduto, riallacciando i rapporti con cautela e dimostrando quanto
l'unità avesse dovuto avere la meglio. Rimanere divisi
avrebbe potuto creare il ripetersi di situazioni spiacevoli,
così era più consigliabile perdonare e andare
avanti.
Alexander non si vergognava di essere visto con loro, anzi, in un certo
qual modo ne andava fiero. Trovava così divertente essere
indicato e osservato da anziane streghe totalmente sconvolte.
Il reinserimento durò qualche anno, e venne completato
nell'esatto momento in cui da Azkaban arrivò la notizia
della morte di Francois e Ariane Lambert.
Forse fu la pietà a muovere le persone.
Pietà verso Siebel, la povera orfanella. Pietà
verso il vecchio Gaston. Pietà per Antoine, ritrovatosi
sulle spalle un peso troppo grande. Pietà per un mancato
funerale, perché ad Azkaban funzionava così.
E quella volta ne uscirono come le vittime bisognose di aiuto e
comprensione, una parte che a Siebel era sempre stata stretta.
-Non avresti dovuto schiantare Malfoy.-
-Lo so. Avrei dovuto picchiarlo a mani nude, ma sono pur sempre una
ragazza, Dominique. Ho classe.-
Tornati nei loro dormitori si erano presi qualche minuto per
considerare quanto successo. Siebel visibilmente orgogliosa del suo
operato e Dominique più preoccupato di assicurarle un alibi.
-La classe non ti salverà dall'alto livello morale di
Grendel.-
-Non parlarmi di quell'uomo.- sbottò Siebel, seduta accanto
alla finestra che dava sul parco. Una vista privilegiata, di quelle che
era possibile trovare solo nei dormitori situati nell'ala ovest del
castello. La più antica ala dedicata agli alloggi degli
studenti, e anche l'unica, fino a sette anni fa almeno. Da quando Odin
Grendel aveva preso il comando le ammissioni erano aumentate e lo
spazio era sembrato improvvisamente insufficiente nel far fronte alla
nuova massa di studenti, così ora nuovi alloggi sembravano
spuntare come funghi.
-Non riesco nemmeno a immaginare come possa credere che finiremo per
accettarci a vicenda.-
Mezzosangue.
Una parola molto semplice per identificare tutto quanto li avesse messi
nei guai.
E ora una di loro vagava liberamente tra le pareti di Grimlore, in
compagnia del traditore del secolo.
-Le sue speranze sono molto alte.- sussurrò Dominique,
poggiato a un colonna del grande letto a baldacchino. Placcato in oro,
per la precisione, perché i vecchi dormitori mantenevano una
classe e uno sfarzo che le aggiunte più recenti non
avrebbero mai potuto eguagliare. -Ma potrebbero crollare presto. Un po'
come la pioggia di schegge e diamanti che ha accolto i suoi discutibili
pupilli la sera del loro arrivo.-
Il suo sguardo indagatore era sfociato in un'aperta accusa, impossibile
da ignorare.
-Cos'è quella faccia?-
-Nulla. Solo... c'è qualcosa che vorresti dirmi?-
Dubbi.
Tra loro non c'erano mai state incertezze, bugie, cose non dette. La
fiducia era tutto, lo era stata per molto tempo, almeno fino a quando
il rancore non era esploso con l'arrivo del rampollo dei Malfoy.
-Mi stai accusando di qualcosa?-
Esisteva un tono molto particolare che una ragazza poteva utilizzare,
capace di far sentire in trappola il proprio interlocutore. E quello ne
era un esempio perfetto.
-Credevo fossi stato tu.- dichiarò con estrema innocenza
Siebel. -Per questo ho dato quella stramaledetta collana a Malfoy.-
-Questa parte non mi è chiara...-
-Dovrebbe esserti molto chiara, invece. Conosci la storia. I Malfoy si
erano fatti promettere in dono la collana, dopo la missione di quella
notte. Poi tutto andò storto e qualcuno tentò di
impossessarsene entrando nel castello, inutilmente. Non furono in grado
di trovarla.-
-Hai abilmente saltato la parte che non mi è chiara, cugina.
Perché l'avevi tu e perché l'hai gettata al
vento?-
Nessuno dei due aveva la minima idea del reale valore della collana.
Certo, in termini di galeoni sarebbe stata un'ottima vendita al mercato
nero, ma non era sicuramente ciò che aveva spinto i Malfoy a
volerla.
Gaston era ormai al di là di qualsiasi interrogatorio,
troppo vecchio e troppo stanco, così si era limitato a
scuotere la testa in segno di ignoranza, riponendo la collana in uno
dei nascondigli segreti che tanto caratterizzavano il suo studio. E da
allora, Dominique non ne aveva saputo più nulla.
-Il nonno me l'ha regalata prima di tornare a Grimlore.-
confessò Siebel. -Sapeva che Malfoy sarebbe stato qui, e mi
ha detto di dargliela, di liberarmene. Credo avesse paura non fosse
venuto solo, o che in qualche modo avrebbe potuto nuocerci. All'inizio
non volevo, la tenevo in tasca costantemente, pensando che piuttosto
che darla a lui l'avrei gettata in un burrone... ma la notte di
quell'incidente in sala grande, be', in un primo momento ho pensato
fossi stato tu e che non valeva la pena di mettersi nei guai per loro.
Poi ho creduto che fosse stato lui stesso a farlo, un avvertimento...-
-E ti sei liberata di quello che ritenevi fosse il suo obbiettivo.-
annuì Dominique.
-Si.- annuì Siebel, decisa e ben in controllo delle sue
azioni. -Non permetterò ci coinvolgano di nuovo in qualsiasi
cosa stiano macchinando. Che Malfoy prenda quello per cui è
venuto e se ne vada.-
-C'è un solo problema.- considerò Dominique. -Non
sono stato io a far crollare mezzo soffitto quella sera, e dubito sia
stato lui. L'ho osservato per tutta la sera, e nel momento
dell'incidente sembrava preoccupato tanto quanto noi. Non ho dubbi che
in questo preciso istante ci stia incolpando.-
-Ottimo.- sospirò Siebel. -Quindi, chi è stato? E
che facciamo noi, ora?-
Domande rimaste in sospeso, prive di risposte precise.
-Vado a cercare Alexander, magari veniamo a capo di qualcosa.-
-E già che ci sei potresti finalmente dirgli che non
approviamo il suo recente stile di vita.- lo intimò Siebel,
insinuante, facendo finta di non sentire la volgare risposta di
Dominique, che la invitava a pensare esclusivamente agli affari suoi.
Uomini.
***
L'incantesimo era stato scagliato con una tale potenza e
velocità da lasciarla senza parole e bloccata nel movimento
di estrarre la sua, di bacchetta, quando ormai era evidentemente troppo
tardi. Così Hermione si limitò a concentrarsi su
Malfoy, risvegliandolo dall'incoscienza con un incantesimo e
trasportandolo in infermeria per metà poggiato su una sua
spalla e per metà incoraggiandolo a camminare.
Siebel, Dominique e Alexander erano scomparsi, allontanatisi con
discrezione e nel massimo silenzio. Ma a quel punto, poco importava.
Intascatasi la collana e troppo concentrata nel seguire la cartina che
illustrava la pianta scolastica, la Gryffindor sperò di non
incontrare ulteriori ostacoli durante il tragitto che portava da quella
classe sperduta alla salvezza.
-Senti ancora dolore?-
Steso in uno scomodo letto a una piazza, squallido e dal materasso
bitorzoluto, Malfoy avrebbe mandato l'infermiera al diavolo seduta
stante, ma probabilmente non sarebbe stato il modo migliore per
ingraziarsela e farsi dare quanto meno una pozione antidolorifica
dall'effetto immediato.
-Si.- rispose a denti stretti, per la prima volta nella posizione di
non dover mentire o simulare dolore.
La diagnosi era stata precisa: due costole rotte e il polso sinistro
slogato a causa della caduta scomposta.
-Dove, di preciso?-
Lo stava prendendo in giro, ne era certo.
-Alle dannate costole rotte.-
Mirie gli aveva sistemato il polso qualche minuto prima, con un
semplice movimento della bacchetta e una lozione massaggiante che
Hermione non aveva mai visto.
-Ottimo. E per quale motivo sono rotte?-
Oh, ora era tutto chiaro. Non lo stava prendendo in giro, lo stava
semplicemente trattando come un'idiota.
-Perché sono caduto. Hermione può confermare.-
Per un attimo, Hermione
rimase folgorata, tanto da annuire un po'
troppo in ritardo a quell'affermazione, sembrando così una
testimone un po' scema e decisamente poco attendibile.
-Vedo.- rispose Mirie, piccola e sorridente come Hermione la ricordava.
-Be', credo di avere qualcosa che farà al caso tuo.-
Frugandosi in una delle numerose tasche del camice oversize, la ragazza
ne estrasse un piccolo flacone contenente un liquido estremamente denso
e trasparente, totalmente anonimo. Lo lanciò tra le mani
della Gryffindor come se tra le sue avesse preso a scottare,
allontanandosi dal letto dell'infermo e annunciandole con un certo
piacere che accudire il ragazzo sarebbe stato compito suo.
-Prego?-
-Hai capito benissimo.- il sorriso sempre più accentuato.
-Spalmalo sulle costole rotte una volta ogni mezz'ora, e nel giro di
tre ore sarà perfettamente guarito.-
-Ma... usare un incantesimo non sarebbe più veloce?-
-Certo. Ma devo sperimentare quella lozione prima di poterne produrre
dell'altra. Inoltre, se riesce a mentire così facilmente, le
sue ferite non devono essere certo tragiche.-
Touché.
-Come va?-
Le dita ancora unte da quella sostanza appiccicosa, Hermione osservava
clinica il lento miglioramento di Malfoy, meno sofferente e
più incline ad esprimersi con parole che non fossero
un'imprecazione dietro l'altra.
-Meglio.-
Evitava di guardarla in volto, notò Hermione, fissando lo
sguardo fuori dalla finestra più vicina, attraverso cui era
possibile vedere solo una immensa porzione di cielo grigio. Molto
probabilmente non doveva sentirsi propriamente a suo agio in quella
situazione. E come dargli torto? Lei stessa lo aveva appena toccato con
i polpastrelli al momento di spalmargli l'unguento sulla parte lesa del
corpo, sentendo le guance farsi un po' troppo calde per qualcuna che
diceva a se stessa di essere estremamente calma e distaccata.
-E' ora della seconda dose.- lo informò, intingendo le dita
nella bottiglietta e iniziando a compiere movimenti circolari sul
fianco sinistro, lasciando che lentamente la sua intera mano si posasse
sulla sua pelle a mo' di leggero massaggio.
-Granger... piano.-
-Scusa.-
L'unguento si assorbiva nel giro di mezz'ora, così da
permettere ulteriori applicazioni a seconda della gravità
della ferita. E quella lo era abbastanza per tenerli incollati a quel
letto ancora per un po'.
-Credevo sarebbe arrivato qualcuno. Un professore, magari.-
chiarì lei, notando lo sguardo confuso di Malfoy. -Mirie non
ti ha creduto nemmeno per un secondo.-
-Lo so. Ma qui nessuno fa la spia, Granger. Nemmeno le infermiere.-
-Non fanno la spia ma possono farti passare la voglia di metterti nei
guai.-
-Esatto.-
E non fu necessario allontanarsi troppo con lo sguardo per notare un
esempio concreto davanti ai loro occhi.
A parecchi letti di distanza, due ragazze stavano stese immobili e
visibilmente furiose a causa di un paio di zanne che prepotentemente
uscivano loro di bocca. Un duello finito in parità, a quanto
pareva, nel bel mezzo di uno dei corridoi della scuola e sotto gli
occhi di un professore che passava da quelle parti, per caso.
Particolare fatale, che era così costato alle due ragazze
l'aiuto dell'infermiera anziana: Miss Padgedoorf. Una vecchina quanto
mai grinzosa, dalle ossa sporgenti, gobba, il naso colante, e una
cuffia unta strettamente schiacciata in testa.
Hermione era pronta a scommettere che sotto la cuffietta da infermiera
fossero rimasti ben pochi capelli da pettinare, e che in fin dei conti
era meglio tenesse il capo costantemente coperto.
-Potrei chiederle di venirmi a dare una mano.- sorrise malefica la
Gryffindor, osservando Malfoy con uno sguardo che non poteva altro che
ostentare una vantaggiosa dose di potere.
-Non ci provare.-
-E perché non dovrei?-
-Perché una volta in piedi, te la farei pagare.-
Non mentiva, i suoi occhi erano sempre estremamente sinceri quando si
parlava di vendetta. Eppure, nell'immediato, i fatti non cambiavano.
-Ma ora sei sdraiato, impotente e ferito.-
Si era chinata su di lui, poggiando una mano accanto alla sua testa e
sussurrando piano, come se fossero due amici in vena di confidenze. I
capelli le caddero di lato, riparandoli dai pochi sguardi indiscreti
che avrebbero potuto attirare e rendendo la minaccia più
efficace, lasciando che Malfoy potesse concentrarsi esclusivamente su
di lei e la sua minaccia.
-Quando non sarò più sdraiato, impotente, e
ferito... te la farò pagare.-
-Ne sono certa.- sbuffò Hermione, offrendogli la spalla come
avrebbe fatto con un qualsiasi amico per permettergli di alzarsi il
sufficiente a non farlo sentire totalmente invalido.
Una volta sistemato il cuscino, sembrò decisamente meno
moribondo.
-Bene.- sorrise Hermione. -Comincia pure dall'inizio, sono davvero
curiosa di sapere perché da queste parti vieni trattato alla
stregua di un appestato.-
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Capitolo 8 *** Ombre (II Parte) ***
VIII
Ombre
-II
parte-
A che scopo dobbiamo vivere,
se non per essere presi
in giro dai nostri vicini
e ridere di loro a
nostra volta?
Jane Austen – Orgoglio e Pregiudizio
La biblioteca di Grimlore era qualcosa di notevole.
A forma di mezzaluna e situata all'ultimo piano dell'ala est della
scuola, era dotata di scaffali labirintici disposti senza ordine
apparente, intervallati da scalini in grado di confondere ulteriormente
il visitatore. Salite e discese del tutto inutili non facevano che
rendere più unico quel complicato dedalo magico,
perché era sin troppo evidente che a dispetto delle reali
dimensioni che avrebbe dovuto avere, quella stanza era molto
più ampia al suo interno di quanto apparisse all'esterno.
Una vetrata semicircolare costituiva l'unica fonte di luce naturale,
pallida e tipica delle giornate uggiose che caratterizzavano l'isola,
lasciando che a illuminare gli angoli più remoti della
biblioteca fossero antiche lampade ad olio.
Hermione non aveva potuto credere ai propri occhi, quel posto era
magnifico.
-Trovato qualcosa, Granger?- chiese Malfoy.
-Non ancora...-
Avevano occupato un tavolo in una delle zone più discrete
della biblioteca, illuminato dalla debole luce di una lampada e
strategicamente circondato su tre lati, lasciando loro le spalle
coperte e la minima preoccupazione di controllare la via davanti a loro.
Non che stessero facendo qualcosa di male, ma non erano del tutto certi
di come sarebbe stata accolta la loro fuga dall'infermeria.
-Non credo troverai mai
nulla continuando a leggere storia di
Blackwood.-
Beccata.
Aveva cercato di aprirlo velocemente, circondandolo di altri libri e
fogli sparsi, ma la mole gigantesca del tomo doveva averla tradita.
Era almeno il doppio di storia di Hogwarts.
-Non puoi saperlo.- si difese la Gryffindor -Ci sono scritte parecchie
cose interessanti. Parlano anche di Grimlore e dei villaggi limitrofi,
inoltre sono raffigurati diversi alberi genealogici delle
più importanti famiglie della città.-
-Dammi.-
Si era avvicinato in modo piuttosto rigido, afferrando in malo modo il
volume e attirandolo maldestramente nella sua direzione.
Inizialmente Hermione pensò a quanto dovesse essere seccante
per lui quella vicinanza forzata, ma la realtà le
balenò ben presto davanti agli occhi.
Il gemito gutturale che lo Slytherin si lasciò sfuggire
dalle labbra e la smorfia di dolore che gli deformò il volto
furono piuttosto chiari, lasciando Hermione a darsi della povera
stupida.
Afferrò la piccola boccetta di unguento che teneva a fianco
a sé e la svitò velocemente, aiutando poi Malfoy
a mettersi seduto in una posa sufficientemente decorosa per slacciargli
la camicia.
-E' passata un'ora e mi sono completamente dimenticata di spalmarti
questa roba sulla ferita... accidenti.-
-Che stai facendo?-
Le sue mani avevano appena afferrato i lembi della camicia, aprendola e
lasciando una buona porzione di fianco allo scoperto. Un segno
giallastro ben identificabile segnalava chiaramente quanto le costole
non fossero ancora guarite.
-La brava infermiera.- cantilenò Hermione, non badando
più di tanto alla sua espressione corrucciata e spalmandosi
l'unguento tra le mani.
-Posso fare da solo.-
-Certo, come prima, quando ti sfioravi a malapena per paura di farti
male da solo.-
In fondo, il ricordo era sufficientemente imbarazzante per lasciare che
fosse la Mezzosangue a occuparsi di tutto.
Il suo tocco era delicato, ma costante. Avrebbe potuto andarci molto
più pesante, infierendogli qualche dolore in memoria di
tutto quello che avevano passato a scuola in quegli anni, ma forse era
troppo superiore persino per quello.
-Mi stai fissando.- gli fece notare lei, non distogliendo lo sguardo
dalla ferita.
-E come lo sai?-
-Lo so e basta.-
E improvvisamente le cose si erano fatte imbarazzanti, così,
senza un perché.
Schiarendosi leggermente la gola, Hermione ritirò la mano,
intimandogli di lasciare la camicia aperta. -Ti ungerai tutto se la
abbottoni.-
Imprecare contro l'infermiera era diventato un obbligo, a quel punto.
-Che c'è?-
Lo sguardo ostinato di Hermione era difficile da non notare.
-Potresti anche ringraziarmi.-
-Ringraziarti perché l'infermiera sadica ti ha costretto a
prenderti cura di me?-
-Non mi ha costretto.- precisò Hermione. -Mi ha dato una
scelta.-
-E voi Gryffindor scegliete sempre l'opzione più
caritatevole.-
In qualche modo, parlare con uno Slytherin sovvertiva tutte le regole
naturali e della comune coscienza, facendo sembrare la scelta
più sensata e giusta unicamente più stupida.
-Ovviamente.- replicò freddamente Hermione. -Ma non
preoccuparti, non mi aspetto che la cosa sia reciproca.-
Sbattuto il contenitore dell'unguento sul tavolo, prese a strofinarsi
nervosamente le mani contro la gonna, lasciando che piccole macchie
più scure la sporcassero. Dopotutto, sarebbe bastato un
efficace gratta e netta per risolvere il problema.
-Prendi il libro che stavo sfogliando e controllalo.-
Il tono di Malfoy si era fatto pacato, come a voler smorzare sul
nascere nuove discussioni, così Hermione cercò di
assecondarlo con tutto il disdegno di cui era capace. E a sentire Ron,
ne aveva parecchio.
-Cosa stavi cercando?-
Avevano passato le ultime due ore a controllare un'infinità
di volumi dedicati alla produzione orafa del mondo magico, osservando
disegni magnifici di gioielli strabilianti e dai poteri più
disparati.
L'anello che, se indossato, permetteva di tramutare qualsiasi oggetto
in oro... gli orecchini che rendevano invisibili... oggetti preziosi,
ma persi nel tempo o custoditi in musei strettamente sorvegliati dal
ministero stesso.
In poche parole, fino a quel momento tutto era stato un buco
nell'acqua, per quel motivo storia di Blackwood era stata una
così allettante distrazione.
Ma a quanto pareva, Malfoy non aveva battuto la fiacca.
“Preziosi
maledetti. Antichi manufatti incantati dalla a alla
z.” Così intitolava il libro.
-Ho trovato la lacrima della fenice.-
L'irregolare superficie della montatura in oro aveva perso di
lucentezza, risentendo della poca cura che i proprietari dovevano aver
riservato all'oggetto, mentre la pietra sembrava risplendere di una
luce particolare, viva. Di una lacrima, non aveva nulla. Sarebbe stato
molto più coerente nominarla “Il cuore della
fenice”.
Eppure non c'erano sbagli, il disegno e il gioiello tra le sue mani
coincidevano alla perfezione.
-Merlino, è maledetta.-
La didascalia era molto chiara al riguardo.
“Creata
durante il secolo delle persecuzioni verso i babbani,
la collana è in grado di sprigionare un incantesimo letale
in grado di fermare il cuore del proprietario in pochi secondi.
Indossarla significa la morte.”
-Merlino... Malfoy, non devi assolutamente...-
Troppo tardi.
Accasciato sulla sedia, apparentemente senza forze, lo Slytherin
rivelava parte della catena d'oro attorno al collo.
Gioiello che Hermione stessa gli aveva restituito solo pochi minuti
prima, stanca del suo sguardo sospettoso verso le sue tasche.
-No, no, no... come hai potuto solo pensare di indossarla
così incautamente?-
Si precipitò su di lui come se il suo scopo primario non
fosse quello di salvargli la vita, ma di ucciderlo.
-Malfoy...-
Urgenza, preoccupazione... un paio di mani che frugavano attorno al suo
collo per toglierli la sottile catena, fino a strapparla di viva forza
una volta incontrato qualche problema con la chiusura.
Ciocche bionde, ricadute malamente sugli occhi, vennero scostate con
mano tremante da una Hermione assolutamente terrorizzata dall'idea di
aver danneggiato Malfoy in modo... irreparabile. La sua paura era
così totale, che quando una mano del biondo le
afferrò il polso la sua unica reazione fu quella di emettere
un verso stridulo con la bocca, scostandosi il sufficiente per
osservare quella pessima faccia sogghignare divertita.
-Sai, Granger, credo sia un falso.-
Aveva cercato di farlo cadere dalla sedia e colpirlo con Storia di
Blackwood, ma aveva fallito.
-Tu, stupido Purosangue che non sei altro!-
Il suo oltraggio era così divertente agli occhi di Malfoy,
che rimanere impassibili non era un'opzione. Ma nemmeno riderle in
faccia, o Storia di Blackwood avrebbe implacabilmente trovato il suo
volto, così lo Slytherin si limitò a schivare i
colpi e alzarsi in piedi, approfittando del vantaggio naturale della
sua corporatura. Non era muscoloso, ma in confronto alla Granger poteva
considerarsi un peso massimo.
-Non credevo che la prospettiva di avermi ucciso potesse spaventarti
così tanto.-
-Be', non vorrei davvero finire ad Azkaban per una simile
banalità.-
Un complimento dopo l'altro.
Le loro dinamiche erano sempre così semplicemente
prevedibili...
La stretta di Malfoy sul suo polso s'intensificò per un
attimo, prima che la pressione diminuisse gradualmente, fino ad
annullarsi.
-Punti di vista.- sussurrò -Io potrei finirci per molto
meno.-
Che fosse una minaccia o meno, Hermione non ebbe il tempo di appurarlo.
Improvvisamente, si chinò verso di lei quasi volesse
sussurrarle qualcosa all'orecchio, lasciandola a irrigidirsi e a
compiere un impercettibile passo indietro, pronta a scansarlo o
spingerlo lontano, per quanto potesse. Ma non fu necessario.
-Tranquilla, non ho intenzioni bellicose.-
Con una mano agguantò uno dei libri che aveva tenuto da
parte, contrassegnato da un segnalibro ormai completamente distrutto e
mezzo aperto in cima alla pila di tomi già controllati.
“Falsari
storici”.
Il titolo non sarebbe potuto essere più esplicito.
-Dove lo hai trovato?-
Pagina dopo pagina, i volti di maghi si susseguivano in un turbinio di
sorrisi smaglianti e sicuri di sé, alcuni dietro le sbarre
altri in lussuosi salotti persi tra le ombre. Con ogni
probabilità, quegli ultimi non erano altro che fuggiaschi di
lusso.
-Stranamente, era a portata di mano.-
Il tono sospettoso di Malfoy rivelò quanto fosse a dir poco
estremamente incredibile quella serie di ritrovamenti a pochi passi da
loro, senza nemmeno doversi sforzare particolarmente per ottenere le
informazioni che andavano cercando. E ancora più
incredibile, Hermione era d'accordo con lui.
-Cosa credi che... ?-
Lo scricchiolio di una sedia e l'ombra che si proiettò di
fianco a loro, furono segnali sufficienti ad introdurre un visitatore
materializzatosi dal nulla e in grado di spaventarli come si conveniva.
-Ma che ragazzini svegli.- sogghignò il nuovo venuto,
osservandoli radioso ed esibendo un sorriso avido assai poco
rassicurante.
Un mago, senza dubbio, in grado di smaterializzarsi tra le mura di
Grimlore.
Il mantello turchese pendeva sulla spalla destra in un trionfo di
pieghe, lasciando l'altra metà del corpo scoperta e la
massiccia fibbia in oro sulla spalla sinistra a risplendere di luce
propria. Doveva seriamente valere una fortuna.
Gli stivali posati in modo spavaldo sul tavolo erano lindi, immacolati,
come se quel tipo non avesse mai realmente camminato in alcun posto,
preferendo apparire più impeccabile che normale. Era
così strano...
-Così, tu saresti una Mezzosangue.-
Le sopracciglia scure,perfettamente delineate, si arcuarono in
un'espressione sorpresa e divertita al tempo stesso, di chi stesse
soppesando un evento inedito quanto bizzarro.
Ma lui stava semplicemente osservando Hermione, con occhi predatori e
intenti a scavare nei suoi, quasi si aspettasse le spuntassero un paio
di ali e iniziasse a volare.
Capelli scuri, labbra sottili, una pelle diafana e mani estremamente
curate, tipiche di chi nella propria vita non aveva mai ecceduto in
lavori manuali. A Hermione non ricordava nessuno, ed era più
che certa di non averlo mai visto, eppure...
Malfoy le strappò di mano la collana più
velocemente di quanto avrebbe potuto fare con un incantesimo,
soppesandola per un attimo e ficcandosela in tasca come se fosse il
posto più sicuro del mondo.
-E chi diavolo saresti, tu?-
L'eleganza di Draco Malfoy era totalmente ineguagliabile.
-Potete trovarmi a pagina trecentonovantaquattro.-
Un movimento svogliato della mano e le pagine del libro
“Falsari
storici” iniziarono a muoversi come dotate
di vita propria, fermandosi alla pagina menzionata dal mago, in cui
campeggiava il ritratto in movimento di “Christopher, famoso
falsario di cimeli magici e ricettatore di preziosi”.
Sotto il ritratto in bianco e nero, incredibilmente propenso a farle
l'occhiolino almeno ogni cinque secondi, una lista piuttosto nutrita si
proponeva di elencare ogni cimelio riprodotto dal mago.
Una pepita maledetta, in vero oro massiccio, che presumibilmente
avrebbe dovuto lasciare il proprietario nella più totale
pazzia una volta liberatosi di essa.
Il mantello dell'invisibilità.
Un corona in grado di sottomettere la volontà altrui.
Perle velenose al tocco.
Diamanti stregati con i più svariati incantesimi di
manipolazione della mente, e molto altro...
Una lista nutrita e di tutto rispetto.
-Come ha fatto a entrare?- chiese Hermione, già
più allarmata di quanto avrebbe voluto essere.
Bacchette snudate, sia lei che Malfoy sembravano improvvisamente essere
sulla stessa lunghezza d'onda.
-Dal portone, piccola babbana. Oh, pardon... mezzosangue.-
Si era smaterializzato in un attimo, comparendole alle spalle in un
soffio e costringendola così ad allontanarsi bruscamente,
finendo per sbattere contro il petto di Malfoy.
Che situazione assurda.
Totalmente, assurda.
-Accio.-
La collana schizzò fuori dalla tasca di Malfoy alla
velocità di un proiettile, finendo dritta nella mano tesa di
quell'individuo.
-Uno dei miei pezzi migliori.- sorrise nostalgico, facendo dondolare il
ciondolo fra loro, quasi stesse tentando di ipnotizzarli.
-E' stato lei?-
-Certo, ragazzo.- rispose distrattamente il mago, degnando Malfoy di
un'occhiata piuttosto superficiale, come se di ragazzi come lui ne
avesse già visti un sacco e lo conoscesse sin troppo bene.
-Un Malfoy, eh? Quei capelli bianchi sono inconfondibili.-
-Biondi.-
-Punti di vista.-
Dopotutto, poteva essere un tipo simpatico, per essere un falsario.
-E ora cosa...?-
-Ora lui viene con noi.-
Severus Piton e il suo consueto strisciare alle spalle delle persone,
avevano colpito ancora.
***
Christopher.
Un nome, senza un cognome, non era in grado di dire molto.
L'imprecisione rendeva le persone vaghe. Uno fra tanti, una massa di
omonimi dal cappello a cilindro e mantelli da mago che si riversavano
nel mondo a vivere vite completamente diverse.
Ma la pagina di quel libro era rivestita di informazioni piuttosto
interessanti, seppur esigue.
Apparso dal nulla circa un secolo fa, si era guadagnato in breve tempo
la fama di ladro e falsario più astuto degli ultimi tempi,
riuscendo a trafugare manufatti magici e babbani dalle più
desolate parti del mondo.
A lui si sarebbero potuti attribuire furti precedenti la sua comparsa
nel mondo dell'illegalità, ma questo avrebbe significato
attribuirgli un'età sin troppo spropositata persino per un
mago, così il mistero imperversava, condito dalla
diceria di una lunga quanto proficua amicizia con Nicolas Flamel. Nulla
di confermato o supportato da prove, solo voci abilmente lasciate
circolare negli anni.
Presumibilmente Purosangue, la famiglia di appartenenza era tutt'ora
sconosciuta. Ma quello era un problema piuttosto comune quando si
parlava di quel tipo di criminali magici, nessuno di loro utilizzava il
proprio nome. Quello vero. Tutti si buttavano su pseudonimi o nomi
d'arte, storpiando e rubando quelli di illustri predecessori.
-Hai imparato quella pagina a memoria, Granger.-
-E' l'unica cosa che ci permettono di sapere.- si giustificò
lei, rileggendo ossessivamente quelle parole. Fino a quando Malfoy non
chiuse bruscamente il libro, togliendoglielo dalle mani e sbattendolo
rumorosamente a terra.
Hermione non reagì, limitandosi a guardarlo come se fosse
stato un bambino di cinque anni a cui era caduto il gelato.
-Molto maturo.-
Erano nervosi entrambi, impossibile nasconderlo.
Silente era tornato nel più totale segreto, o
così avevano presunto, perché se anche fosse
tornato in pompa magna nel mezzo di squilli di trombe e rulli di
tamburi, nessuno si sarebbe preso il disturbo di avvertirli.
Nessuno rivolgeva loro la parola. Be', tranne Piton, ma quello non
contava davvero.
E parlando del diavolo...
-Potete salire, il Preside Silente vuole parlarvi.-
Ottimo.
Per qualche motivo, non li avevano fatti attendere nella stanza
circolare in cui Hermione si era sentita male, la stanza del fuoco...
ma appena fuori, al sicuro, in un corridoio del tutto spoglio da
ornamenti e vagamente inquietante.
Eppure, al contrario di qualsiasi aspettativa, quel corridoio le
sembrava tuttora più confortevole di quella stanza.
Bastarono pochi attimi, al momento di attraversarla, per sentire un
leggero fastidio alle tempie.
Non di nuovo...
-Granger, muoviti.-
Senza avere reale percezione dei suoi movimenti, si rese conto di
essersi fermata al centro della stanza, come in trans, i palmi delle
mani sudati e appiccicosi quanto lo sarebbero stati in un afoso giorno
d'estate.
Il contatto più solido con la realtà, era la mano
di Malfoy poggiata sulla schiena. Molto più in basso di
quanto avrebbe giudicato consono in tempi normali, ma piuttosto
irrilevante in quel momento.
La pressione delle sue dita la spinse in avanti, un passo dopo l'altro,
verso il muro di mattoni fittizio che oltrepassarono insieme.
Perché?
Perché si era sentita a quel modo?
Assente, accaldata, confusa...
Cercò Malfoy con lo sguardo, aspettandosi di averlo
infastidito o reso quantomeno nervoso, ma lui non la stava degnando
della minima attenzione. Lo sguardo fisso in avanti, dava nota di
rendersi conto della sua presenza solo dalla mano che ancora teneva
posata sulla sua schiena.
Caotico come lo ricordava, l'ufficio di Odin Grendel fu una boccata
d'aria fresca. Metaforicamente parlando, chiaro, perché
l'atmosfera tesa e pesante la si sarebbe potuta tagliare con un
coltello.
Silente occupava la cattedra che Grendel gli aveva ceduto come se si
trovassero ancora ad Hogwarts, un particolare che in un certo senso fu
in grado di tranquillizzare Hermione più di quanto si
sarebbe mai aspettata. Persino la figura di Piton, in piedi a un passo
dalla scrivania, era qualcosa di positivamente famigliare.
Lei e Malfoy si limitavano a rimanere seduti, muti e in silenzio, quasi
stessero per ricevere una punizione. E forse, per un attimo, entrambi
desiderarono che le circostanze fossero davvero quelle di un
provvedimento disciplinare.
-Presumo che entrambi vi sarete posti domande, più che
giustificate, dopo gli eventi degli ultimi giorni.-
La voce di Silente aveva sempre avuto un effetto calmante su Hermione.
Dubbi, ansie, senso di smarrimento, paura... tutto svaniva.
-La mia partenza non era prevista.- continuò il preside -E
apparentemente, non necessaria, ma non potevamo saperlo. Non ancora. In
ogni caso, Severus mi ha informato di... ogni cosa.-
O forse no.
Per la prima volta i dubbi, le ansie, il senso di smarrimento e la
paura si moltiplicarono.
La serietà negli occhi di Silente era strana, ricca di
inusuali sfumature quali tristezza, e un misto di compassione e scuse
inespresse.
Scuse inespresse.
No, non era da Silente.
-Ogni cosa?- chiese Hermione, confusa come non mai da quell'ambiguo
approccio dell'argomento. Vago, e non del tutto chiaro.
Di nuovo, il suo sguardo cercò Malfoy. Il profilo dello
Slytherin sembrava scolpito nella pietra, immobile e perfettamente
delineato, privo di qualsiasi espressione caratteristica. Si era come
estraniato, lontano da lei e da qualsiasi cosa stesse cercando di dire
loro Silente.
-Ieri avete saltato le lezioni del pomeriggio.-
-Si, ma... c'era un motivo, signore.- Si affrettò a
controbattere Hermione, vedendo finalmente l'opportunità di
esporre i fatti.
-Ne sono al corrente.-
Alzatosi in piedi, Silente prese a camminare a piccoli passi attorno a
loro. Effettivamente, la Gryffindor non ricordava momento in cui la
figura del preside fosse rimasta statica e salda al suo posto.
-Grimlore è un edificio antico, ricco di storia, e colmo di
magia in ogni singola pietra impiegata per costruirlo. Illustri figure
hanno visitato questo castello. Ma la parola
“illustre” non è sinonimo di
rispettabile, come entrambi avete avuto modo di comprendere.-
Confusa e totalmente allo scuro dello scopo di quel discorso, Hermione
cercò di dominare la propria curiosità per
prestare attenzione a qualsiasi messaggio Silente stesse cercando di
trasmettere.
-Molti presidi, in passato, hanno tentato di assicurare una sorta di
impenetrabilità verso il castello. Dovreste averlo studiato
durante le lezioni di Storia di Grimlore.
-Le barriere anti-mezzosangue?-
-Esattamente, signorina Granger.-
-Ma sono state abolite anni fa, io sto benissimo e...-
-Davvero, signorina Granger? Lei sta benissimo?-
Piton aveva preso la parola come se fosse stato sempre partecipe del
discorso, osservandola attentamente e con sguardo penetrante.
Hermione, dal canto suo, si rese conto molto velocemente che
quell'occhiata non era un modo per tentare di capire se stesse mentendo
o meno, semplicemente era un modo per farla riflettere su
ciò che aveva appena dichiarato.
-Io... si, a parte una volta...-
O due.
O tre.
Il malessere generale che la coglieva nel ritrovarsi in specifici punti
di Grimlore era qualcosa a cui si dava pena di pensare solo di notte,
sola nel suo letto, persa in riflessioni fantasiose quanto improbabili.
Tutto le sembrava così assurdo, quando vi pensava,
perché era impossibile che Silente potesse cimentarsi in
azioni simili senza avvertirla...
-Più di una volta, è legittimo pensare, signorina
Granger.-
E non era necessario andare troppo indietro nel tempo per ricordare la
spossatezza e il malore che l'avevano colta pochi minuti prima, quando
era stata necessaria la spinta di Malfoy per farla allontanare dalla
stanza del fuoco.
-Non dovrei essere qui, vero?-
Una domanda appena sussurrata, a Silente, a Piton, persino a Malfoy.
La sgradevole sensazione di essere tenuta allo scuro di qualcosa era
tornata. E faceva schifo.
-No, Hermione.- rispose il Preside, in un tono dolce e conciliante,
tipico dei discorsi di speranza che era solito rivolgere a Harry. -Ma
sei precisamente dove dovresti essere, in mia opinione.-
-E dove?-
-In un luogo dove le barriere anti-mezzosangue non sono state del tutto
eliminate. Un tempo erano mortali, non lasciavano scampo ad alcun tipo
di meticcio, ma i tempi sono cambiati e ogni barriera rimasta
è stata a suo modo... indebolita, se non distrutta. Mi
è stato detto che sei stata in grado di trovarne due. Una
nella stanza sottostante e una ai piedi della torre di astronomia.-
La stanza del fuoco e il tunnel apparso dal nulla.
-Si... Un momento, trovare? Io non stavo cercando nulla, non ho la
più pallida idea di cosa sia successo.-
-So che la tua non è stata una ricerca intenzionale, ma era
esattamente quello che mi aspettavo accadesse. Le barriere
anti-mezzosangue hanno reagito alla tua presenza, disturbando il tuo
organismo e tentando di... minacciarti. Ma Odin ha fatto un ottimo
lavoro nell'indebolirle. Al contrario, non ti avrei mai portata in
questo posto.-
Stordita oltre ogni immaginazione, Hermione non aveva idea di cosa
avrebbe dovuto o voluto dire. Voleva semplicemente che le spiegazioni
continuassero ad inondare il suo cervello, fino a quando non ne sarebbe
arrivata una accettabile e inoppugnabile, contro cui non avrebbe potuto
opporsi.
-Quindi, qual'è il significato di queste barriere? Cosa
proteggono? Certamente non Grimlore dalla presenza dei Mezzosangue,
visto che posso entrare e uscire liberamente.-
-No, non proteggono Grimlore.- confermò Silente, ora fermo
accanto alla scrivania. -Proteggono preziosi manufatti che si pensa
siano stati nascosti nel castello. E questa parte della storia ci porta
alla presentazione del mago che avete incontrato questo pomeriggio.-
-Christopher.-
Malfoy pronunciò quel nome con malcelato nervosismo,
osservando Silente in attesa di spiegazioni.
Dunque, se quella parte della storia era stata in grado di risvegliare
Malfoy dal suo torpore, era legittimo pensare che persino lui non fosse
al corrente di ogni sordido dettaglio della faccenda.
-Possiamo affermare con certezza che ci sia lui dietro la creazione dei
manufatti nascosti. Manufatti di un certo interesse, e che vorrei
riuscire a riesumare, se così possiamo dire.-
-Non mi sembrava molto disposto alla collaborazione.- notò
Malfoy, esprimendo quello che era anche il dubbio di Hermione.
-Era andato a Brickstone per questo? Per cercare il mago, o un qualche
manufatto nascosto sull'isola?-
-Per cercare il mago. Ma ovviamente, è stato in grado di
sorprenderci.-
-Cosa vuole da lui?- chiese Hermione.
-Il suo aiuto.- rispose semplicemente Silente. -Alcuni manufatti
attribuiti alla sua creazione sono di grande interesse per me.-
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Capitolo 9 *** Ombre (III Parte) ***
IX
Ombre
-Terza
parte-
“Ecco. Non bisogna mai
esagerare il male che si
può
fare agli altri.
Meglio lasciare a loro
questo
piacere.”
Daniel Pennac – Il Paradiso degli Orchi
Bagliori di luce altalenante accompagnavano la passeggiata notturna di
Hermione, protetta da vecchi scaffali polverosi colmi di libri
pressoché dimenticati.
Inoltratasi nel folto di quel dedalo complicato che era la biblioteca
di Grimlore, aveva sperato di perdersi nel silenzio della notte, dove
nessuno l'avrebbe cercata o tanto meno infastidita.
Sentiva il bisogno di essere circondata dal silenzio più
totale, lasciando ai suoi pensieri il potere di dominarla... almeno per
quella sera.
Con le dita che sfioravano rigide copertine di libri assai
più vecchi di lei, pensava a quanto accaduto poche ore
prima, nell'ufficio del preside Grendel.
Alla richiesta di
Silente.
Una pazza domanda di aiuto che solo le sue orecchie avevano udito,
quando il compagno Slytherin e il suo protettore erano stati fatti
allontanare.
La situazione era così chiara... e per un attimo si diede
della stupida, perché era stato evidente sin dall'inizio che
lei e Malfoy, chiamati a rappresentare Hogwarts in coppia, erano stati
una scelta davvero improbabile.
Loro due, insieme,
erano improbabili.
Ma la sua buona fede, la fiducia riposta in Silente, era stata troppo
grande per poter essere scalfita da meri sospetti suggeriti da Malfoy
stesso, il quale aveva sempre rappresentato una fonte di informazioni
dubbia quanto inattendibile.
Eppure, quella volta...
-Insospettabile
nascondiglio, Granger.-
Come un serpente, Draco era estremamente abile nello strisciare
all'ombra di qualsiasi mobilia in grado di offrirgli riparo. Non doveva
nemmeno sforzarsi, lo aveva nel sangue.
-Vattene.-
La mano le era caduta su una mensola in un movimento totalmente
apatico, come se si fosse staccata dal corpo, morendo di noia tra
polvere e sudiciume. Un'immagine triste e cupa, quasi quanto il suo
umore.
-Non credo proprio.- scosse la testa Malfoy. -Sei sparita da ore e hai
saltato la cena. Non sono il solo a essersene accorto.-
-Il preside sa...-
-No.- la interruppe lui, prevedibilmente divertito dal panico
momentaneo che l'aveva colta alla sola idea che Silente e Piton la
sapessero fuori dai dormitori dopo il coprifuoco. -Ma sarà
meglio riportarti indietro prima che lo scandalo si diffonda.-
Occhi sbarrati, finta preoccupazione, scalpore nel suo tono
cospiratorio...
Avrebbe mai smesso di prenderla in giro?
-Ti sto mettendo nei guai, Malfoy?-
Un'allettante prospettiva, quella, a cui non aveva mai pensato prima di
allora.
Era stato Silente a insinuare qualcosa, un granello di sospetta
autorevolezza nell'intimare a Malfoy di riaccompagnarla al suo
dormitorio, assicurandosi che tutto andasse per il meglio.
Era stata quella banale frase a concludere l'incontro di poche ore
prima, in cui era stata rivelata la motivazione principale della loro
piccola gita fuori porta. Come se fosse del tutto normale, quasi avesse
dovuto mettere in conto una cosa simile... e una parte di lei lo aveva
fatto, ma non ponendo se stessa al centro dell'intrigo.
Non lo era mai stata.
Lei aiutava Harry.
Lo aiutava ad affrontare ciò che era, ad accettarlo,
portando volentieri una parte del peso che derivava dalle sue
responsabilità. E lo stesso faceva Ron.
Erano una squadra dai ruoli ben definiti, mentre in quel momento
l'unica persona a sua disposizione in una situazione quantomeno
confusa... era Draco Malfoy.
-Non so a cosa tu ti stia riferendo.- negò il biondo.
-Bugiardo.-
Tutto quel suo starle vicino, non perderla d'occhio... solo qualche
settimana prima l'avrebbe semplicemente mandata al diavolo, lasciandola
a cavarsela da sola. Mentre ora...
Anche in quel momento era fermo al suo posto. Immobile, a pochi metri
da lei, mani in tasca e sguardo impassibile, come se non stesse davvero
guardandola.
Sembrava più grande. A livello puramente estetico,
ovviamente, in quanto era evidente che il suo piccolo cervello
Slytherin fosse immutato.
-Bugie?- sgranò gli occhi. -Non mi pare di averne dette.
Anzi, non mi pare di aver detto proprio nulla, particolare capace di
scagionarmi da ogni accusa.-
-Tecnicismi puramente Slytherin, se permetti.-
-Non permetto.-
Parlare con lui poteva essere snervante, ne aveva prova ad ogni singola
conversazione in cui veniva coinvolta.
-Quanto sapevi del piano di Silente?-
Un passo dopo l'altro, si era avvicinata abbastanza da poterlo guardare
negli occhi senza il frapporsi di ombre indesiderate.
-Quanto è stato seccante monitorare tutti i miei movimenti?
Controllare che non mi facessi troppo male nella ricerca inconsapevole
di questi... manufatti?-
Pronunciare quella domanda era stato difficile. Uno strizzacervelli
avrebbe potuto definirlo terapeutico, un modo per incanalare astio e
paura in qualcosa di reale, concreto... ma per lei era solo un momento
di terribile realizzazione.
Era ferita.
Ferita e lusingata, a dire il vero, da due persone diverse.
Poteva capire Silente, ed accettare ogni sua azione compiuta per
qualcosa di più, una sorta di bene superiore. Ma Draco
Malfoy era diverso, lui non agiva per nessun bene superiore. Lui agiva
per il suo, di bene, e tanto doveva bastare al resto del mondo e alle
persone di cui si prendeva gioco.
-Non è stata una tragedia.- alzò le spalle
Malfoy, più propenso a sminuire l'evento piuttosto che
dargli effettiva importanza.
-Ovviamente.- annuì Hermione. -Al contrario, non avresti mai
accettato.-
-Non ho mai accettato nulla, Granger. Sono venuto a conoscenza dei
fatti solo in modo parziale e dopo il nostro arrivo.-
Lui si
stava arrabbiando.
Incredibile.
-Quando, precisamente?-
Erano così vicini che avrebbe potuto facilmente spingerlo a
terra senza dover nemmeno allungare un braccio.
-Dopo la prima sera.-
Dopo che era svenuta.
Silente era andato a prenderla, volendo sincerarsi delle sue condizioni
personalmente. E Malfoy era stato così strano... sempre
dietro di lei e sempre al suo fianco nel momento del bisogno, durante
quell'assurdo incidente.
-Bene, puoi considerarti esonerato dall'ingrato com...-
Come non detto.
Una mano era salita veloce a tapparle la bocca, lasciando l'altra
libera di afferrarla per un braccio e spingerla silenziosamente contro
i libri alle loro spalle.
Occhi sbarrati, Hermione rimase immobile, le orecchie tese verso l'eco
leggero di passi in avvicinamento.
-Merlino...- sibilò confusamente, le dita di Malfoy ancora
premute contro la sua pelle, ben determinate a non lasciarle commettere
alcun tipo di errore.
Probabilmente avrebbe voluto intimarle di tacere, ma sarebbe stato
rischioso anche solo sussurrare quell'avvertimento, quindi si
limitò ad osservarla in modo piuttosto eloquente.
Hermione si limitò a sospirare ed annuire, pensando che il
tremito nella mano di Malfoy doveva averlo assolutamente immaginato, e
lasciando che la presenza dello Slytherin la confortasse almeno un po'.
Non le era mai capitato di finire nei guai da sola. Come, d'altronde,
non le era mai capitato di finire nei guai con una persona che avrebbe
certamente scaricato ogni colpa su di lei.
Occhi negli occhi, determinati a controllarsi a vicenda, avvertirono
chiaramente i passi farsi sempre più vicini... sino a
fermarsi almeno a un paio di file distanti da loro.
Un fruscio di pagine malamente sfogliate giunse alle loro orecchie,
come i tonfi di volumi riposti velocemente e senza troppa cura, tipico
di chi in biblioteca ci fosse capitato per caso.
Inammissibile per Hermione, e un sogno per Malfoy, che già
immaginava un ragazzino in cerca di qualche incantesimo avanzato e non
particolarmente onorevole da praticare di nascosto... uno studente,
quindi, pronto ad una fuga rapida.
E così andarono le cose.
Quando i passi si allontanarono a ritmo sostenuto, entrambi non
poterono fare altro che lasciarsi andare l'uno contro l'altro in un
movimento che di calcolato o studiato non aveva nulla.
La fronte di Hermione poggiata sulla spalla di Malfoy era davvero
qualcosa di inedito, quasi quanto il braccio dello Slytherin
scivolato attorno alla sua vita.
Come era successo?
Quando era
successo?
Il semplice sollievo dell'essersi salvati da fastidiose domande
indiscrete e punizioni più che certe era abbastanza per
dimenticare qualsiasi repulsione avessero mai potuto provare nei
rispettivi confronti. Se mai ve n'era stata.
Il cuore martellava nel petto di Hermione in modo del tutto anomalo,
risvegliando la sua mente dal torpore in cui era caduta, lasciandole
realizzare quanto la situazione fosse strana.
Avrebbe dovuto staccarsi. Allontanarsi. O forse guardarlo in faccia e
fargli capire che... che cosa?
Dopotutto, era molto più facile rimanere appoggiata a lui,
lasciandosi andare poco a poco...
Il buio era la tomba delle inibizioni e di ogni pensiero coerente.
Alla luce del giorno, una cosa simile non avrebbe mai osato nemmeno
immaginarla.
-Un quadretto interessante, senza dubbio.-
Il respiro che si fermava, gli arti che si irrigidivano nuovamente in
una tensione colpevole e assai ben nota...
Merlino, non era possibile.
Essere beccati dall'infermiera della scuola, ecco quanto bastava a
spezzare l'atmosfera.
Hermione ricordava Mirie con precisione.
Una ragazza di giovane apparenza, bionda e dai tratti delicati oltre
ogni limite. Ovvero la gentile infermiera che si era presa cura di lei
la sera del loro arrivo, e la stessa che aveva posto nella mano di
Malfoy un unguento con cui curarsi da solo. Be', lo aveva dato a lei,
ma il messaggio era comunque stato chiaro. Ferite e lividi derivanti da
risse o litigi non meritavano la sua compassione e men che meno il suo
tempo.
-Se non fossi stata io a trovarvi, ora sareste nei guai.-
Poggiata contro la fredda parete dell'infermeria, Hermione tentava di
racimolare un briciolo di concentrazione capace di riportarla alla
normalità.
Lei e Malfoy non si erano rivolti parola durante il tragitto verso
l'infermeria, lasciando che fosse Mirie a parlare senza sosta,
sottolineando quanto il loro comportamento fosse stato irresponsabile e
palesemente contro le regole.
Non il migliore atteggiamento per un paio di ospiti a tempo
determinato. Questo non lo disse, ma era implicito.
Dal canto suo, Malfoy, era stato il ritratto perfetto della noncuranza.
Dire che non le aveva rivolto parola sarebbe stato riduttivo,
considerato che anche un solo sguardo era stato evidentemente giudicato
non accettabile.
-Oltretutto volevo controllare le tue costole.-
Sottospecie di duellante
clandestino...
Un borbottio decisamente udibile quanto inesatto. Ma Mirie non poteva
saperlo, e nessuno dei due si premurò di correggerla.
Aprendo gli occhi, Hermione ebbe una perfetta visuale del petto di
Malfoy.
Sdraiato accanto a lei, sullo stesso letto che aveva occupato quel
pomeriggio, lo Slytherin si prestava all'impietoso controllo della
giovane infermiera.
Gli occhi sbarrati si limitavano a fissare il soffitto con insistenza,
quasi a volerla convincere che quell'improbabile avvicinamento di pochi
minuti prima fosse accaduto solo nella sua testa.
Ma così non era, e il disagio che Malfoy stava ad ogni costo
tentando di evitare ne era una prova lampante.
-Granger, mi stai fissando.-
-Lo so.-
Bugia.
Non si era nemmeno accorta del momento in cui aveva iniziato ad
osservarlo. Cosa che, per i suoi gusti, stava accadendo sin troppo
spesso.
-Almeno è di tuo gradimento quello che vedi?-
-Non proprio. Hai saltato qualche allenamento di Quidditch?-
La smorfia in cui si produsse lo Slytherin fu abbastanza per ripagarla
della sua indifferenza ostentata e visibilmente fasulla.
Rise senza potersi trattenere, lasciando cozzare delicatamente la testa
contro la parete e liberando il suo corpo da una tensione che nemmeno
si era accorta di provare.
Tutta colpa di Malfoy.
Come sempre.
Alzatosi dal letto, il biondo prese a rivestirsi con fare seccato,
scoccandole occhiate di ammonimento tipicamente Slytherin. Hermione
avrebbe potuto rispondere a tono, ma l'ombra di un vago sorriso sul
volto di Draco ricacciò a forza nel suo limbo qualsiasi
tentativo di ritorsione.
Che stava succedendo?
-Spero di non rivederti più in questa infermeria, Malfoy.-
lo avvertì Mirie, intenta a lavarsi le mani in un catino,
quasi avesse avuto a che fare con un animale selvatico. -Cerca di
tenerti fuori dai guai.-
-Difficile.- scosse la testa lo Slytherin. -I guai mi amano.-
-Tanto quanto i Lambert?-
Quel dannato falsario era capace di entrare in scena in modo
impeccabile.
Sdraiato su uno dei letti dell'infermeria, Christopher si guardava
attorno estasiato, ammirando l'infermeria in tutto il suo dubbio
splendore.
-Ma come...?-
Persino Hermione era a corto di parole.
Incredibile.
-Questa non è Hogwarts, con un po' di impegno ci si
può smaterializzare.-
Estremamente a suo agio, il Re dei falsari si trastullava infastidendo
il prossimo con consumata esperienza, apparendo in momenti
quantomeno inopportuni e comportandosi come se la sua presenza fosse
del tutto normale. Gradita, quasi.
-Solo i pazienti possono occupare l'infermeria.-
Il volto di Mirie, trasfigurato in una maschera di serietà e
intransigenza, non era disposto ad esprimere un briciolo di
divertimento per quell'apparizione inaspettata.
-Ma io sono un paziente.- Si lamentò Christopher, portandosi
una mano sul petto. -Il mio cuore è gravemente ferito.-
-Il tuo cuore potrebbe farsi un giro fuori dalla tua cassa toracica a
breve.-
Wow.
-Oh,Miranda...-
Il mago la guardava adorante, la strega ricambiava furiosa.
Improvvisamente, Hermione si sentì a disagio, estremamente
cosciente di quanto la sua presenza e quella di Malfoy fossero
evidentemente di troppo. Almeno, per Christopher sicuramente.
-Noi ce ne andiamo.- annunciò Malfoy prontamente, affatto
interessato alla cosa e ansioso di raggiungere il proprio dormitorio. A
quel punto, erano rimaste loro ben poche ore di sonno.
-Non così in fretta.-
Improvvisamente serio, il mago si materializzò accanto allo
Slytherin in un baleno. Il suo sguardo viaggiò da lui a
Hermione come a voleri soppesare, tentando di capire Merlino solo
sapeva cosa, e costringendo la Gryffindor ad affiancare il suo
compagno.
Compagno di scuola, ovviamente.
-Non ci sono state le dovute presentazioni.-
-E non ci saranno, piccola Mezzosangue.- sorrise il mago. -Voglio solo
sapere cosa hai risposto a Silente.-
Il tempo parve fermarsi per almeno un minuto intero.
La famosa richiesta di aiuto...
Mirie, che aveva tutta l'aria di voler buttare Christopher fuori a
calci dalla sua infermeria, si fermò di netto.
Malfoy, in pieno stato belligerante, lasciò che quella frase
aleggiasse tra di loro come un macigno, trattenendo qualsiasi tipo di
insulto stesse per rivolgere a quel singolare personaggio che ancora
impediva loro una onorevole fuga.
Merlino, che situazione...
-Di che parla, Granger?-
-Accidenti, credevo fossi al corrente di ogni cosa.-
-Sai benissimo che le cose non stanno così.-
No, non lo sapeva, e sarebbe stato interessante sapere a che punto
fossero arrivate, ma non era una conversazione adatta al momento.
-Intrattenimento interessante, ma vorrei una risposta.-
Hermione si era tenuta alla larga da pensieri pratici e urgenti,
contando di poterci dormire sopra e affrontare l'indomani il peso di
qualsiasi cosa le sarebbe piombata addosso.
Già, dopotutto, credeva di meritarsi il fantomatico riposo
del guerriero.
Ma a quanto pareva...
-Silente mi ha ufficialmente chiesto di ispezionare la scuola in cerca
dei manufatti creati da Christopher. Ovviamente, ora che lui stesso
è ospite di Grimlore, mi aiuterà nell'impresa.-
-Questo è ancora da vedere.-
-Il tuo aiuto non è negoziabile, questo ha detto Silente.-
chiarì Hermione, ben consapevole dello sguardo indagatore di
Malfoy.
Non gli aveva detto nulla, crogiolandosi nella perfetta sensazione di
essere al corrente di qualcosa che lui ignorava.
Certo, non avrebbe mantenuto quella linea di condotta per molto, aveva
programmato di sganciare la bomba il mattino seguente, dandogli modo di
iniziare al meglio la giornata. Ma di nuovo, altri avevano deciso per
lei.
-Silente dice un sacco di cose...- la blandì Christopher,
determinato a sminuire l'importanza degli eventi.
-Silente è quello che in un momento di totale ingenua
fiducia ti ha presentato Nicholas Flamel.- intervenne Mirie -E'
arrivato il momento di dimostrare un minimo di riconoscenza.-
Quindi era vero...
-Silente è interessato ad un manufatto in particolare.
Qualcosa che, un giorno o l'altro, mi metterà nei guai. Vuoi
davvero che corra questo rischio?-
-Voglio che tu ti prenda la responsabilità di ciò
che fai.-
Per un secondo era sembrata più grande. Mirie, o Miranda che
fosse, lo aveva guardato da pari a pari, mostrando un livello di
conoscenza e intimità che raramente persone come Christopher
si permettevano di instaurare. E persino lui, per un attimo,
nell'annuire seccamente a quella richiesta così adulta, era
sembrato serio e determinato.
-Bene.- annuì lui, non distogliendo gli occhi dalla strega
nemmeno per un secondo. -Domani pomeriggio, dopo le lezioni, fatevi
accompagnare da Mirie nella mia stanza.-
Un battito di ciglia, ed era scomparso.
-Tornate nei vostri dormitori il più in fretta possibile. E'
stata una notte sin troppo movimentata.-
E così anche la piccola figura bionda si voltò
per andarsene, sparendo dietro una porta discretamente nascosta accanto
all'armadietto delle pozioni, lasciando Draco e Hermione soli, nel
mezzo di un limbo, a farsi domande.
-Sei arrabbiato con me, Malfoy.-
-Sono seccato con te, Granger.-
Giusto. Essere seccati era molto più di classe per uno
Slytherin, che essere volgarmente arrabbiato. E in caso il fastidio
avesse oltrepassato i livelli di guardia, allora sarebbe diventato
semplicemente furioso. Altro sentimento nobilmente accettabile, quello,
seppur “sentimento” non fosse la parola giusta.
-Quanto contavi di dirmi della storia di Silente?-
-E tu?-
La stava riaccompagnando al suo dormitorio, senza averne fatto menzione
ovviamente, scortandola tra le ombre e facendo affidamento sulle sole
punte illuminate delle loro bacchette.
Lumos maxima, ecco un incantesimo utile.
-Siamo qui da troppo poco tempo.- disse Malfoy. -Sono successe molte
cose, ma non cambia il fatto che siamo qui da quanto? Tre giorni? E
questo non è abbastanza tempo per essere arrabbiati.-
Hermione rimase stupita da quel saggio ragionamento, non aspettandosi
nulla di simile dallo Slytherin.
Ma a ben vedere, loro non avevano mai parlato, tanto meno di cose serie.
I suoi pensieri si basavano sul pregiudizio, esattamente come qualsiasi
altro studente...
-Sapevi di questi manufatti? Di Christopher?-
-No.- rispose Malfoy -Silente mi ha solo chiesto di tenerti d'occhio,
accennando al fatto che questa scuola non era ospitale come si sarebbe
convenuto, verso i Mezzosangue. Lo avevoi immaginato anche io, non era
una novità, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che le
cose erano più complicate del previsto. Poi è
sparito, senza una parola.-
-Quindi è chiaro perché voleva me, qui.-
L'implicita domanda che voleva una spiegazione alla presenza di Malfoy
galleggiava tra di loro come un interrogativo bizzarro ma non scomodo.
In qualche modo, si era creata la giusta atmosfera delle tipiche
confidenze tra cospiratori.
-La mia presenza qui è stata utile a far smuovere le acque.-
In una disinvolta alzata di spalle, Malfoy concentrò tutto
il suo interesse verso la bassa manipolazione che si era fatta della
sua persona. -Un bel po' di famiglie saranno attirate dalla mia scomoda
presenza qui. I Lambert sono praticamente in via di estinzione, ma le
altre sono ancora abbastanza numerose, e sicuramente utili in caso di
guerra.-
-Quindi... credi che il fattore Voldemort non sia fuori dal grande
piano di Silente?-
-Voldemort è al centro di qualsiasi piano di Silente.-
E solitamente, i piani di Silente erano collegati l'uno all'altro in
modo bizzarro e insospettabile.
-Be', se tu mi guarderai le spalle, io farò lo stesso.-
Hermione gli tese la mano con fare deciso, professionale, quasi.
I due si erano fermati uno di fronte all'altro, appena all'imbocco del
corridoio che gli avrebbe portati ai dormitori femminili.
La bacchetta di Hermione, ora ben salda nella mano sinistra, giaceva
lungo il suo fianco a illuminare fiocamente il pavimento, lasciando che
sui loro volti danzassero ombre scure e confuse.
Gli occhi di Malfoy si assottigliarono, divenendo più scuri,
quasi la stesse sospettando di qualcosa. O forse no, forse era perso in
qualcosa che Hermione era incapace di catalogare, lasciandola a
guardarlo interdetta, in attesa di qualcosa che non sembrava arrivare...
-Ti accompagno all'entrata del dormitorio.- concluse semplicemente,
ignorando la sua mano tesa e qualsiasi cosa gli stesse passando per la
testa in quel momento.
Dopotutto, era così facile scappare.
Voltato l'angolo, Hermione avrebbe voluto dire qualcosa, magari
chiedergli cosa diavolo gli fosse preso per cambiare umore
così repentinamente e per quale motivo stesse camminando
almeno a dieci passi di distanza davanti a lei, ma l'occasione venne
nuovamente spazzata via dagli eventi.
Malfoy le aveva fatto cenno di fermarsi, tirandosi indietro e
appiattendosi contro la parete nello stesso momento in cui la luce
della sua bacchetta venne meno.
Istintivamente, Hermione lo imitò senza fare domande,
affiancandolo il più silenziosamente possibile.
Stringendogli un gomito con la mano libera fece in modo di catturare il
suo sguardo, in una muta domanda.
Che stava succedendo?
-Hai visto? C'era una
luce...-
-Non era nulla,
tranquilla.-
Bisbigli quasi inudibili nel buio della notte, appartenenti a due
sagome scure ferme nei pressi dell'entrata del dormitorio femminile.
Un ragazzo e una ragazza, sicuramente, dalle voci estremamente
famigliari.
Strizzando bene gli occhi e sporgendosi nella loro direzione quanto
più le fosse possibile, arrivando a toccare con la guancia
la spalla di Malfoy, Hermione poteva distinguere due corpi vicini
poggiati alla parete e uniti in un abbraccio particolarmente... stretto.
Ci sarebbero stati mille altri modi per definire quello in cui si erano
imbattuti, ma ciascuno di essi suonava alle orecchie di Hermione come
una descrizione tratta da un romanzo rosa di terza categoria.
-Devo andare.-
-Domani, al solito
posto.-
Il monito del ragazzo era stato pronunciato in tono incolore, come se
non gli importasse davvero, ma subito dopo la sua sagoma si
chinò a baciare quella più piccola e minuta,
inequivocabilmente femminile. E in punta di piedi.
Quel tono, quell'inflessione...
E la voce femminile, così sottile e trasformata dall'ombra
di un sorriso che doveva aleggiarle in volto...
-Oh, Merlino...-
Meno di un sussurro, l'esclamazione di Hermione si perse nella stoffa
sottile della camicia di Malfoy, il cui umore era improvvisamente
migliorato. Prova ne era il fantastico ghigno a trentadue denti che ora
lo rendeva più simile ad un serial killer di fronte ad una
preda, che ad uno studente.
Davanti ai loro occhi, Alexander Reinolds lasciava rientrare nei
dormitori la piccola Isbel Rose.
Quando la porta fu chiusa dietro le spalle della ragazza, la scura
ombra di Alexander si fermò nel mezzo del corridoio, voltata
nella loro direzione.
Sentendosi incredibilmente in difetto, Hermione strinse la presa sul
braccio di Malfoy, pronta a dover affrontare una situazione largamente
imbarazzante e sconcertante al tempo stesso.
Lo Slytherin, dal canto suo, rimase impassibile, una vera statua, sino
a quando la sagoma di Alexander non girò i tacchi per
sparire nel buio dei corridoi di Grimlore.
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Capitolo 10 *** Voci di sfortuna ***
X
Voci
di sfortuna
“Ricordati di osare sempre”
-Gabriele D'Annunzio-
I dormitori maschili di Grimlore erano stati progettati per essere
posti il più lontano possibile da quelli femminili.
In una scuola in cui il decoro era tutto, le apparenze erano
fondamentali.
Fu facile relegare la componente maschile scolastica nei recessi dei
sotterranei, lontano da distrazioni e socializzazioni pericolose, poco
consone ad un luogo votato all'istruzione e all'addestramento di
giovani leve dal sangue altamente selezionato.
Così le giornate trascorrevano tranquille nella landa
maschile, tra spifferi di freddo glaciale e camini sempre accesi,
schivando malanni e facendo finta di non notare le antiche porte
sigillate da catenacci magici che proibivano l'entrata alla parte di
dormitori che, secoli prima, servivano ad iniziare gli studenti alla
lotta. Spada, fioretto, bacchetta... persino veleni. Un tipo di cultura
abolita nel tempo per lasciare spazio a metodi più civili di
contesa, quali duelli regolamentati da ormai collaudate leggi d'onore.
Non per questo legali, ma esteticamente più civili.
L'ambiente poteva, quindi, considerarsi estremamente congeniale a Draco
Malfoy.
-Ancora da queste parti?-
Tranne che per la compagnia.
Era riuscito ad evitare seccatori fin quasi l'uscita del dormitorio...
-A quanto pare. Ma fortunatamente dovrò sopportare la tua
presenza ancora per pochi giorni, Carlisle.-
Dal cipiglio seccato del ragazzo era evidente quanto la situazione
fosse vista dal punto di vista opposto per lui, ma la frecciata di
Malfoy fu incassata con grande eleganza. E con un sorriso falso quanto
un galeone di cioccolato.
-Li sto contando, Malfoy. Li sto contando...-
Una frase amichevole come tante altre, di prima mattina, e Ethan
Carlisle lo superò velocemente per fiondarsi a colazione.
-Credo non voglia mangiare al tuo fianco. Potrebbe strozzarsi.-
Di nuovo, l'avanzata di Draco venne fermata da un incontro
indesiderato. Come sempre, del resto.
La voce che lo aveva preso alle spalle apparteneva a Leonard Colridge,
l'ennesimo non sostenitore della sua presenza a Grimlore.
-Colrgidge, tu e O'Brian non dovreste passare il vostro tempo a leccare
i piedi a Carlisle?-
Un'offesa gratuita, quella, come tante altre. E anche una bugia.
Se c'era una cosa in grado di infastidire Draco oltre ogni limite, era
l'evidente ingegno di cui erano forniti gli amici di Carlisle.
Già, persino O'Brian non era idiota quanto i suoi capelli
lasciassero credere.
Tiger e Goyle, a confronto, sembravano due zavorre di cui non sarebbe
mai riuscito a liberarsi.
-Quello dovresti farlo tu.- sorrise calmo Leonard -Ho saputo di
qualcuno del quarto anno che vuole sfidarti a duello. Sarebbe un bel
colpo spedirti in infermeria, di nuovo. Sembra che Siebel abbia dato
inizia a una moda.-
Che fortunato. Promosso al grado di bersaglio mobile.
-Ma per quanto mi riguarda, non intendo partecipare. Meno ti vedo,
migliore è la mia giornata.-
E ancora una volta, uno dei suoi tormentatori era uscito di scena con
classe, avendo svolto quello che doveva essere un compito quotidiano
molto diffuso. Tormentarlo senza sosta.
Una normale mattina a Grimlore, per lui
Ma quel giorno qualcosa era diverso. Il suo umore, per la precisione.
Non aveva più voglia di estrarre la propria bacchetta per
commettere una strage. Non aveva più voglia di saltare le
lezioni. E non aveva pensato nemmeno una volta, sino a quel momento,
come sarebbe stato soddisfacente dare fuoco al castello. O come minimo,
ai dormitori maschili. Iniziando dalla stanza di Dominique Lambert, la
cui regale presenza sembrava autorizzare qualsiasi piccolo bastardo ad
indirizzargli risatine di scherno e insulti assai poco velati.
Avrebbe dovuto sfidare lui a duello. O buttarlo giù da una
torre.
Ma nemmeno i pensieri più cruenti e bellicosi, soliti
allietare la sua mente, potevano scalfire il suo insolito ottimo umore.
Già, ottimo.
D'altronde, la consapevolezza di avere Alexander Reinolds nelle proprie
mani faceva quell'effetto.
Forse, dopotutto, sarebbe andato a colazione molto più
volentieri di qualsiasi altro giorno, godendo il disagio provocato nei
suoi vicini e tentando di capire come diamine fosse possibile che
quella piccola ragazzina avesse attirato l'attenzione di uno come
Reinolds.
I corridoi deserti erano una consolazione.
Hogwarts, Grimlore... non faceva differenza. In entrambe le scuole la
sua presenza era sempre stata soggetta a chiacchiere sussurrate a
malapena, accompagnate da dita puntate ed espressioni solitamente
oltraggiate.
Ma almeno ad Hogwarts poteva contare su un certo sostegno.
Il prestigio dei Malfoy, e Theodore e Blaise.
Mentre a Grimlore poteva contare esclusivamente sulla Granger.
Tragico.
Solo la sera prima, il suo atteggiamento Gryffindor lo aveva quasi
tramortito fino a farlo svenire dal tedio.
"Cerca di tenere la
lingua a freno, Malfoy, questa storia non ci
riguarda." Aveva esordito. "Non vorrei che Isbel finisse
nei guai, non
se lo merita."
Lo aveva fatto entrare nei dormitori femminili, ed erano rimasti a
parlare accanto alla porta, sussurrando come due ladri complici dello
stesso furto.
"Credi che altri ne
siano a conoscenza? E poi, per quale motivo tutto
questo mistero?"
"Affari loro"
Ma a quanto pareva quella risposta non era stata giudicata accettabile.
"Spero che questa tua
risposta intenda sottolineare il tuo totale
disinteresse alla cosa. So che non ti piace Alexander, ma Isbel non
c'entra nulla."
Piccola, ingenua, Mezzosangue. Pronta a difendere i meno fortunati in
ogni circostanza, anche quelle di cui non conosceva i più
sordidi dettagli.
-Tutto solo, Draco?-
La beatitudine era finita con la più ovvia delle
constatazioni... e la migliore apparizione che lo Slytherin potesse
augurarsi.
-Alexander, quale piacere.-
Buffa coincidenza. O forse no.
Non a giudicare dalla faccia di Alexander, più propensa ad
esprimere fastidio che sorpresa.
-Mi stavi aspettando?-
-Esattamente.-
Mani in tasca e bacchetta accuratamente non in vista, Reinolds lo
attendeva impassibile all'imbocco del corridoio che portava alle scale
conducenti al primo piano.
-E per quale motivo?-
Di faccia tosta, Draco, ne aveva in abbondanza.
Aveva posto la domanda con finta noncuranza, sorridendo biecamente e
inclinando la testa come era solito fare durante una partita a scacchi
che era in procinto di vincere.
Dal canto suo, Alexander inspirò lentamente, quasi a voler
richiamare a sé quel briciolo di autocontrollo che la sera
prima gli aveva permesso di non saltargli alla gola.
Si, perché entrambi sapevano di non essere passati
inosservati nel buio della notte.
-Che hai intenzione di fare?- gli chiese Alexander -Dirlo a qualcuno?
Certo, sei così pieno di amici che accorreranno per sentire
ciò che hai da dire.-
-Ti assicuro che la mia inventiva è decisamente
più ampia.-
L'arte nel minacciare subdolamente il prossimo era stata affinata nel
corso dei secoli tra i membri della famiglia Malfoy, e Draco ne stava
dando un'ottima dimostrazione.
-Devo ammettere che non ti credevo uno che se la fa con le ragazzine.-
-E io non ti credevo un tipo da Mezzosangue.-
Quello era decisamente un colpo inaspettato.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando.- rispose piano lo Slytherin.
-Certo, non avevo dubbi.- annuì l'altro, godendosi la
sorpresa sul volto dell'avversario. -Ma parlando di cose serie, credo
sia mio dovere avvertirti che il consiglio sta arrivando. Oggi, entro
questa sera stessa. Stanno arrivando per te, a quanto pare i genitori
non approvano la tua presenza accanto ai loro preziosi figli.-
-Ma quale disgrazia...- soffiò Draco, preso in contro piede
da quella ferale notizia.
Il consiglio di Blackwood poteva vantare un certo numero di esponenti
perennemente in prima linea nel prodigarsi in cospicue donazioni
scolastiche, assicurandosi così un forte peso in ambito
decisionale.
-Un Malfoy e una Mezzosangue a Grimlore. Saranno terrorizzati.-
-Sono infuriati, a dir poco. So che qualcuno ha proposto di rimandarvi
in Inghilterra su una zattera alla deriva.-
Si, era molto comune che qualcuno sapesse di qualcuno che avrebbe
voluto fargli qualcosa di poco carino. O poco legale.
-Tuo padre sarà della partita?-
Draco non ricordava di aver mai incontrato il padre di Alexander, e le
voci che circolavano su di lui erano sufficienti a non fargli
rimpiangere lo stato delle cose.
-Probabile.-
-Perché mi hai avvertito?-
-Non voglio attrito tra di noi. E francamente, non ho mai capito il
motivo del tuo astio... non credo di averti mai fatto nulla di male.-
-E' vero.- gli concesse Malfoy -Ma per quel che mi riguarda, non mi
sono mai serviti buoni motivi per detestare il prossimo.-
Quella conversazione lo aveva irritato più di quanto desse a
vedere, preferendo non pensare alla diretta insinuazione che aveva
scatenato il suo cattivo umore e lasciandosi alle spalle la figura di
Alexander Reinolds come se quella conversazione non fosse stata
più che vagamente interessante.
-Malfoy!- lo richiamò il ragazzo -Vorranno avere dei
colloqui con noi responsabili. Non credere nemmeno per un secondo che
la tua presenza sia stata ignorata, così come ogni tuo passo
tra questi corridoi.-
Spie e pedinamenti nell'ombra. Come mai non era sorpreso?
-Molto bene.- rispose imperturbabile, Draco. -Rispondi alle domande del
paparino, se gli darai informazioni preziose forse deciderà
di non indagare sulla tua vita privata.-
Una mano alzata in segno di saluto fu tutto quello che concesse a
Reinolds, continuando per la sua strada e pensando che quella settimana
non sarebbe mai finita troppo presto. Anche se, obbiettivamente
parlando, mancava davvero poco al loro ritorno a Hogwarts.
***
Guardare Isbel negli occhi, senza sentirsi una mera spiona, era
diventato un problema piuttosto serio.
Quella mattina in particolare, la loro compagna di stanza Audrey se
l'era svignata dai dormitori all'alba per rinchiudersi nelle serre,
ambiente a lei particolarmente congeniale. Erbologia e piante varie
erano la sua vita, un rifugio sicuro in cui era lieta di perdersi ogni
giorno, prima o dopo lezione che fosse. Così, la situazione
era particolarmente tranquilla...
-Hermione, avresti potuto disfare il baule e mettere i tuoi vestiti sul
letto di Margaret, da quando è diventata responsabile degli
studenti del primo anno ha una camera tutta sua, lo sai.-
Il gentile sorriso di Isbel non fu sufficiente a farne nascere uno
altrettanto spontaneo sul suo volto, i ricordi della sera precedente
erano ancora vivi nella sua mente e la cosa le causava ormai un certo
imbarazzo.
Parlare, o tacere?
Nella sua mente, la risposta di Malfoy si fece sentire in modo quanto
mai prepotente.
-Non preoccuparti, non ha più molto senso. Il tempo sta
scadendo...-
-E i miei compagni di scuola stanno facendo di tutto per rendere
l'iniziativa dello scambio un fallimento. Non ne sono sorpresa.-
I capelli di Isbel, avvolti in un pesante asciugamano, emanavano un
odore aspro, pungente, facilmente riconducibile ad un qualche tipo di
pozione. Una delle sue ennesime strane abitudini. Come quella di
alzarsi prima di lei, facendo in modo di non produrre il minimo rumore
e chiudersi in bagno per almeno un'ora.
-Non sembrano piacerti molto i tuoi compagni di scuola.-
-Non tutti, solo alcuni.-
E ora Hermione era capace di interpretare quella frase più
precisamente di quanto avesse voluto.
-Non voglio essere invadente, ma non so davvero spiegarmene il
motivo...-
Gli occhi concentrati sul nodo della cravatta, la Gryffindor dava
l'impressione di essere solo moderatamente interessata alla
conversazione, come se la domanda fosse stata posta per portare avanti
una chiacchierata poco impegnativa gestita con tatto.
Si, anche i Gryffindor sapevano simulare e mentire, all'occorrenza.
Nonostante Hermione non avrebbe mai utilizzato quelle parole.
-Mia madre non è originaria di Blackwood, ma ha sposato
l'ultimo erede di una famiglia nobiliare piuttosto in vista che ci ha
garantito la permanenza sull'isola a titolo definitivo.- sorrise mesta.
-Credo che la nostra situazione possa definirsi unica, nessuno degli
anziani del consiglio avrebbe voluto creare un precedente di questo
tipo, ma in definitiva non esiste legge che regoli le condizioni sui
matrimoni. Il nostro unico difetto è la povertà e
la mancanza di un titolo.-
-Ma tutto ciò è inammissibile!-
-Credo anche io.- rise Isbel, liberando i capelli dalla morsa di un
asciugamano ormai umido e maleodorante. -Ma loro non mi vedono come una
di loro, ed effettivamente... non lo sono. Mi sono trasferita l'anno
scorso, ad anno scolastico iniziato... non era mai accaduto prima.
All'inizio non è stato facile, ma poi ho trovato il modo di
vivere in pace.-
A vederla così piccola, i capelli scarmigliati e la divisa
gualcita, Hermione si chiese come fosse possibile prendersela con lei
in modo così gratuito. Ma la risposta era facile. Quelle che
per lei erano offese senza fondamento, per gli altri erano colpe
impossibili da ignorare.
-Quale modo hai trovato per...-
-Scusami, ma devo davvero asciugarmi i capelli e quell'incantesimo non
è il mio forte.- si scusò lei, aprendo la porta
del bagno in tutta fretta.
-Certo, fai pure. Ma posso aiutarti, o consigliarti delle ottime
pozioni per domare i ricci, ci sono passata anche io e...-
-Non preoccuparti, non è necessario.- Le rispose Isbel, la
voce attutita dietro una porta chiusa. -Puoi iniziare ad avviarti, io
ti raggiungo subito.-
Il suggerimento era chiaro.
Hermione abbassò la mano posta sulla maniglia della porta,
lasciando la stanza e qualsiasi segreto Isbel stesse cercando di
nascondere.
La sala grande era uno spettacolo decisamente più
prevedibile.
Ogni mattina, lei e Malfoy arrivavano in tempo per gustarsi gli ultimi
dieci minuti disponibili per fare colazione, riuscendo ad evitare la
maggior parte della ressa mattutina.
-Non stiamo decisamente socializzando a dovere.-
Le preoccupazioni di Hermione erano molteplici.
Il cappello parlante e la sua apparente inutilità.
Christopher.
Mirie e i suoi segreti.
Isbel e i suoi segreti.
Grimlore in generale.
E, ovviamente, lui...
-La maledizione Imperius potrebbe tornarci utile.- propose Malfoy.
-Non scherzare.-
-Ti assicuro che non ne ho la minima voglia.-
Hermione non era certa di poterlo accusare di aver trasfigurato il suo
succo di zucca in acquaviola, ma certamente l'umore dello Slytherin non
era dei migliori.
Lo aveva visto seccato e nervoso almeno mille volte, ma quella era
peggio.
Ogni parola era una minaccia e ogni sguardo avrebbe voluto uccidere,
riuscendo nella mirabile impresa di allontanare da loro anche il
più indesiderato dei sussurri o degli sguardi.
-Che cos'è successo?-
-Che vuoi dire?-
Lo sguardo di Hermione fu piuttosto eloquente, rispondendo alla sua
domanda in una tacita richiesta a non essere presa in giro.
-Non insultare la mia intelligenza.- si limitò a dire -E
visto che siamo qui insieme, gradirei essere informata. Ne ho
abbastanza di essere allo scuro di... be', qualsiasi cosa.-
-Bene...- ammise Malfoy, riluttante. -Reinolds ha giocato d'anticipo.-
Pronunciare una frase simile doveva essere stata uno sforzo sovrumano
per lui, spingendolo a bere tutto d'un sorso ciò che
rimaneva nel suo bicchiere, ora inequivocabilmente pieno di acqua viola.
Il racconto fu piuttosto breve e assai preciso, lasciando Hermione
confusa e sollevata al tempo stesso, non sapendo bene cosa poter
esternare maggiormente.
-Ti ha offerto un'informazione per ottenere in cambio il tuo silenzio,
mi sembra ovvio.-
Dal cipiglio concentrato di Malfoy, Hermione capì che quella
considerazione non lo aveva minimamente sfiorato prima.
-Il suo tono non lasciava intendere questo.-
-Posso immaginare il suo tono. Le persone come voi non sono certamente
abituate a scambi di conversazione civili, senza il sottinteso della
minaccia o del ricatto.-
-Persone come noi?- chiese divertito.
-A voi piace manipolare il prossimo.-
-A noi serve manipolare il prossimo.- la corresse -Per sopravvivere.-
Inconsciamente, una mano andò a coprire fermamente
l'avambraccio destro, stingendo la presa in modo ferreo... quasi avesse
improvvisamente iniziato a dolere.
Fu un gesto veloce, durato appena pochi secondi, tuttavia sufficiente a
catturare l'attenzione di Hermione e a far pentire Malfoy d'aver mosso
anche un solo muscolo.
Tutto a un tratto l'atmosfera era diventata tesa, senza che Hermione
riuscisse a capacitarsene e senza che Malfoy si sforzasse il minimo
indispensabile per cambiare le cose.
-Che facce. Qualcosa non va?-
Margaret prese posto accanto a loro prima che Malfoy potesse rispondere
alla domanda col più breve degli insulti, ignorando il suo
sguardo freddo e concentrandosi sul sorriso di Hermione, sempre
cordiale e pronto a dare il benvenuto.
-Nulla di serio.- la rassicurò Hermione, scrollando le
spalle con indifferenza e portandosi alle mani l'orario delle lezioni,
scorrendolo senza troppa convinzione e senza saperne bene cosa farne,
visto che lo aveva già imparato a memoria.
-E' una bugia.- constatò Margaret -Ma capisco non siano
affari miei. Ero solo venuta ad avvertire Malfoy.-
-So già della visita del consiglio.-
Lo stupore sul volto di Margaret era notevole.
-Come?-
-Ho le mie fonti.- rispose criptico lo Slytherin, tentando di infondere
mistero in un avvenimento che di chiaro aveva ben poco.
-Chi te lo ha spifferato?-
-Nessuno di tua conoscenza.-
-Altre bugie, Malfoy. Che sorpresa...-
Il livello di guardia era stato ampiamente raggiunto, tanto da rendere
necessario l'intervento di Hermione per scongiurare la chiamata delle
bacchette. Per qualche motivo, era sufficiente guardare il volto deciso
di Margaret per comprendere quanto fosse sconsigliabile costringerla ad
un simile gesto. Non che Malfoy fosse un dilettante, ma creare
scompiglio a quell'ora del mattino doveva certamente essere contro le
più comuni regole conviviali.
-E' davvero così spaventoso il consiglio?- chiese la
Gryffindor.
-Non a vedersi.- rispose pacata Margaret, gli occhi ancora ben fissi su
Malfoy. -All'apparenza sembrano solo un mucchio di inetti, mentre in
realtà sono vecchi maghi ben attaccati al denaro e al
prestigio dell'isola. E chi non è un vecchio mago,
è un giovane rampollo di famiglie antiche quanto le altre,
con scopi non differenti.-
-Credevo che la nostra presenza qui fosse tollerata da una loro
maggioranza.-
Hermione non si era certo immaginata tra le loro fila giovani maghi in
erba appena usciti da Grimlore, ma sicuramente una buona parte di
giovani uomini pronti a portare un cambiamento nella loro piccola
comunità.
-Ed è così, infatti.- annuì Margaret,
concentrando la sua totale attenzione su di lei. -Ma francamente, non
me ne spiego il motivo.-
-Supportare la volontà del Preside, Grendel intendo, sarebbe
uno scopo troppo altruista?-
Sia Margaret che Malfoy la osservarono come si può osservare
un cervo ormai nel mirino del cacciatore. Fiero a vedersi, astuto a
guardarsi, ma irrimediabilmente spacciato.
-Ognuno qui bada ai propri interessi, Hermione. Si fa finta di non
vedere, non sentire, o di non parlare se questo si rivelasse di qualche
utilità nel portare un effettivo vantaggio al proprio
personale benessere.-
Lo sguardo di Margaret era quanto di più tenero potesse
vedersi al momento, quasi stesse istruendo una piccola bambina sui
difficili fatti della vita.
-Per vostra fortuna, io non sono così ossessionata da una
vita di noioso benessere.- disse sorridendo, alzandosi in piedi con
decisione e facendo il giro del tavolo con teatrale eleganza -Trovo lo
scandalo decisamente più affascinante.-
E tra gli sguardi confusi di Hermione e Malfoy, si fece largo tra i
tavoli sino a raggiungere la sedia su cui era posto il vecchio cappello
parlante, ignorato dai più e preso in giro dagli altri.
L'attenzione generale si catapultò su di lei come se pochi
secondi prima l'intera sala stesse semplicemente fingendo di aver fatto
altro, lasciando liberi sussurri ed esclamazioni di sorpresa da parte
di chiunque fosse presente.
-Devo averla decisamente sottovalutata.- mormorò Malfoy,
osservando divertito la scena.
Senza alcuna indecisione, Margaret aveva afferrato il cappello tra le
mani, sedendosi sulla sedia e ficcandoselo in testa rudemente,
escludendo dalla sua vista qualsiasi cosa la circondasse.
I più piccoli iniziarono a bisbigliare concitati una volta
visto il cappello risvegliarsi dal suo torpore e prendere vita sul capo
della loro compagna, quasi timorosi di cosa potesse sussurrare.
Maledizioni, ipotizzavano alcuni, altri erano pronti a scommettere le
sarebbe caduta la testa. I più lontani, presi dalla
curiosità, si alzarono in piedi l'uno dopo l'altro, tentando
di capire chi avesse infranto il dogma silenziosamente imposto dagli
studenti più anziani. Dal canto loro, i pochi professori
presenti in sala si limitarono ad osservare la scena con una vena di
orgoglio ben visibile sui loro volti, mentre ferme sul portone
d'ingresso, Isbel e Audrey supportavano la loro compagna con un sorriso
sulle labbra.
Decisamente, Margaret Blake sapeva come creare scompiglio.
***
Le lezioni del mattino si erano svolte in un continuo brusio di
ricostruzioni, più o meno sussurrate, degli eventi del
mattino.
Gli studenti del primo anno avevano preso a camminare piuttosto
impettiti per i corridoi, mostrando un certo orgoglio per
l'azione compiuta dalla loro responsabile, ignari dei progetti che li
coinvolgevano. Infatti, nella mente di Margaret, già
prendeva forma il progetto di costringerli tutti a indossare il
cappello parlante e contribuire non troppo volontariamente
all'iniziativa promossa dal preside Grendel.
-Avrei dovuto aspettare l'ora di pranzo, ma ero davvero impaziente.-
-Per carità, hai attirato abbastanza l'attenzione.-
l'ammonì Audrey -Avrei potuto giurare che alcuni dei nostri
amati compagni sarebbero stati disposti a sederci in braccio pur di
stare al nostro tavolo.-
Ed era dannatamente vero.
L'ombra furiosa dei Lambert aveva aleggiato ai margini dell'atmosfera
curiosa che si era andata creando nel corso della giornata, procurando
una certa ansietà in Hermione e puro divertimento in Malfoy,
che per la prima volta non sembrava seccato dalla presenza del prossimo.
-Sembra molto più che contenta.- sussurrò
Hermione, a una paio di file di distanza dalle due ragazze, durante la
lezioni di incantesimi.
Sia lei che Malfoy si erano destreggiati piuttosto bene in quel clima
di improvvisa popolarità, costituita da saluti appena
sussurrati e cenni del capo vagamente amichevoli. Non da parte di
tutti, ovviamente, ad esempio a pranzo avevano avuto l'onore della
presenza di Isbel e Nathan, mentre Etahn e Leonard avevano abdicato in
favore di una silenziosa indignazione.
-Doveva essere annoiata a morte.- le rispose Malfoy, godendosi
l'attenzione di cui erano oggetto come solo un divo consumato poteva
fare. Ma d'altronde anche a Hogwarts era spesso sulla bocca di tutti. E
per motivi molto meno onorevoli.
-Forse.- gli concesse lei -Ma almeno ci è stata utile. Altri
potrebbero prenderla ad esempio.-
-O potrebbero venire costretti ad imitarla.-
-L'importante è che non sia tu a farlo.- l'ammonì
Hermione, osservandolo con sospetto e una buona dose d'attenzione ai
movimenti della sua bacchetta.
L'incantesimo di dissimulazione su cui dovevano esercitarsi sarebbe
stato piuttosto semplice, se solo non avessero dovuto annullare, al
contempo, una barriera di protezione sull'oggetto. In quel caso, un
libro ancora perfettamente visibile.
-Dovresti muovere la bacchetta più fluidamente.-
-La mia bacchetta si muove benissimo.-
-Farò finta di non aver notato il tuo deprecabile doppio
senso.-
A Hermione erano stati necessari un paio di tentativi per padroneggiare
l'incantesimo, lasciando presto campo libero a Malfoy, decisamente
più svogliato di quanto non fosse a Hogwarts.
-Devi concentrarti. Pensa all'incantesimo.-
-L'incantesimo è l'ultimo dei miei pensieri.-
Ed era evidente.
-Il consiglio potrebbe sbatterci fuori?-
Si era avvicinata di un passo, un grande passo, lasciando che le loro
braccia si toccassero e le teste si accostassero in simulazione di un
normalissimo consulto.
-Forse prima.-
-Prima di cosa?-
-Prima che la Blake fomentasse la massa.-
Un fluido movimento della bacchetta e il libro scomparve per dare forma
ad un sottile foglio di pergamena su cui erano ben tracciati i
caratteri presenti all'interno del libro.
-Ma tu continui a essere preoccupato.- constatò Hermione,
alzando il volto e fissandolo negli occhi, decisa a voler trovare un
punto di contatto.
-Perché, tu no?-
Il riferimento a quanto sarebbe accaduto da lì a poche ore
era lampante.
L'arrivo del consiglio e l'incontro con Christopher.
Giornata memorabile.
Pochi minuti ancora e le sedie dei loro compagni si spinsero
decisamente indietro per decretare la fine della lezione.
Tutti si affrettarono ad uscire dall'aula come se in essa non vi fosse
rimasta più aria da respirare, impazienti di iniziare le
ultime lezioni della giornata e fuggire, poi, nei loro dormitori alla
ricerca di un briciolo di libertà.
-Noi possiamo andarcene, le nostre due ore di pozioni sono annullate.
Di nuovo.-
Margaret li aveva raggiunti in un turbinio di buon umore, continuando a
godersi l'euforia della giornata.
-Il professor Arkell è ancora indisposto?- chiese Hermione,
ricordando che quell'uomo ancora senza volto avrebbe dovuto
rappresentare un punto di riferimento sia per lei che per Malfoy.
-A quanto pare.- annuì la bionda -E' una bravissima persona,
ma meglio per noi. Ho tutte le intenzioni di godermi qualche ora di
riposo prima di cena.-
Usciti in corridoio, si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo
inusuale.
Una Audrey trionfante torreggiava su un povero studentello del terzo
anno, caduto rovinosamente a terra e paurosamente vicino ad uno scoppio
d'ira.
-Che succede?-
Margaret si era fatta avanti all'istante, assumendo il suo tono
più serio e professionale.
-Succede che mi ha buttato a terra!-
-Audrey?- lo scetticismo nella voce della responsabile era lampante.
-Si.- s'impuntò il ragazzo.
Alcune voci si prodigarono in difesa dello studente, ora in piedi e
perfettamente in salute, avallando la sua versione.
Una versione alquanto vaga, che vedeva Audrey fargli lo sgambetto di
proposito e senza nessun apparente motivo.
Dal canto suo, la diretta interessata se ne stava immobile e
compiaciuta accanto all'amica, imperturbabile e ben lontana dal provare
anche solo una vaga forma di apparente rimorso.
-Non nego di aver buttato a terra questo idiota, ma ho avuto i miei
motivi.-
-Che sarebbero?-
Dominique Lambert si era fatto largo tra la folla senza battere ciglio,
attirato dal capannello di studenti fermi nel mezzo del corridoio.
Divisa impeccabile, bacchetta in vista e libri alla mano, sembrava il
prototipo del perfetto studente.
-La Sinclaire mi ha buttato a terra. Senza motivo.-
-Ti ho buttato a terra perché sei un idiota, Stevens, troppo
impegnato a guardarsi allo specchio per guardare dove metti i piedi.-
-E' stata lei a venirmi addosso.-
-Lei chi?- chiese Dominique, gli occhi sottili puntati su un ragazzo
man mano sempre più agitato.
-Isbel Rose.- mugugnò lui, con un brivido.
-Non è stata Isbel ad andargli addosso- spiegò
Audrey -Qualcuno lo ha spinto contro di lei e ora ne sta facendo un
dramma.-
I bisbigli si erano tramutati in risatine sciocche e strani gesti
scaramantici, lasciando Hermione e Malfoy sempre più
perplessi.
-Un banale incidente, quindi. Non vedo perché portare avanti
l'accaduto.- minimizzò Margaret, pronta ad andarsene e
sfollare i curiosi radunati attorno a loro.
-Incidente un corno, mi ha sbattuto a terra!-
-Isbel?- chiese volutamente confusa, Margaret.
-No, la Sinclaire!- urlò il ragazzo in preda ad un eccesso
di esasperazione. -Stai solo proteggendo le tue amiche.-
Frase sbagliata, tono sbagliato, persona sbagliata.
-Come, prego?-
-In punizione, Stevens.- decretò Dominique, già
piuttosto annoiato dalla situazione. -Non puoi rivolgerti
così a un responsabile.-
-Non è la responsabile del mio anno.-
-Nemmeno io, ma farai ciò che ti è stato detto.
Mi sono spiegato?-
La minaccia sottintesa in quella frase fu più che
sufficiente a quietare l'atmosfera, prima che qualche temerario non si
lasciasse sfuggire il tassello mancante.
-La Sinclaire lo ha buttato a terra per quello che ha detto alla Rose.
Lo sappiamo tutti che quella porta sfortuna.-
E il caos culminò in assensi solidali, sino a quando la
punizione generale non scattò per tutti i presenti.
A quel punto, era Malfoy ad averne abbastanza.
Lasciata Margaret a fare squadra inaspettata con Lambert, pronto a
gettare tutti i mocciosi presenti nella foresta, Draco spinse Hermione
lontana dalla folla quanto più discretamente possibile.
-Prima regola, Granger. Quando ci si trova in situazioni di pericolo
è bene defilarsi il prima possibile.-
-Ma dove stiamo andando?-
-Ti porto in un posto tranquillo.-
NdA:
E ci siamo, il personaggio dalle maggiori rivelazioni è
stata Isbel, seguita a strettissima distanza da Margaret.
Draco e Hermione hanno avuto modo di “distrarsi”
prima che la parte più importante della giornata arrivi,
parte che inizierà subito nel prossimo capitolo.
Il consiglio e Christopher sono due tasti importanti, che meritavano un
capitolo intero e corposo, non una veloce introduzione a fine delle
vicende qui sopra riportate.
Piccola nota sul professor Arkell, di lui si parla nel quarto capitolo,
dove viene indicato come punto di riferimento per Draco e Hermione.
Ovviamente così non è stato, quindi, per ora,
rimane nel mistero.
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Capitolo 11 *** Il gioiello delle menti ***
XI
Il
gioiello delle menti
“ Vi sono momenti in cui uno si trova nella
necessità di scegliere
tra il vivere
la propria vita piena, intera, completa,
o trascinare una falsa,
vergognosa, degradante esistenza
quale il mondo, nella
sua grande ipocrisia, gli domanda.”
-Oscar Wilde-
Le mura esterne di Grimlore potevano considerarsi un buon punto
d'osservazione per chiunque desiderasse evadere dalla cupa atmosfera
del castello, tentando di sfruttarne uno degli aspetti più
vantaggiosi.
Il panorama era spettacolare.
La linea sottile del mare era perfettamente visibile a lunga distanza,
come se i chilometri di prati verdi e foreste composte da grotteschi
alberi morti non fossero che un piccolo intermezzo del tutto
trascurabile.
Ma Hermione sapeva che non era così, ricordava ancora molto
chiaramente la traversata di quel territorio ostile.
-Si gela.-
-Ma è tranquillo.-
-Si, lo è.-
Il vento soffiava forte e gelido, ricordando a Hermione le fredde
giornate invernali che sarebbero seguite da lì a qualche
mese, di nuovo nel famigliare scenario di Hogwarts.
Ma in quel momento, ancora in landa straniera, lei e Malfoy
condividevano la vista privilegiata di quel posto antico, ben coperti
dal mantello recante lo stemma di Hogwarts e più simili a
due spettri portatori di cattivi presagi.
-Non posso credere che si prendano gioco di Isbel a quel modo.-
-Non si prendono gioco di lei, la evitano perché credono
porti sfortuna.- precisò Malfoy, come se la situazione fosse
perfettamente comprensibile e ragionevole.
-E la credi una cosa possibile, al giorno d'oggi, persino nel mondo dei
maghi?-
-A quanto pare...-
Ma fu come se non avesse parlato, l'indignazione di Hermione era un
fiume in piena.
-Voglio dire, com'è possibile che porti sfortuna? Credono
che sia maledetta? Non è possibile, il Preside Grendel lo
saprebbe.-
-Non credo...-
-Per non parlare delle sue compagne di stanza! Margaret e
Audrey sono due ragazze molto sveglie, credi che non avrebbero
notato...-
-Merlino, Granger, prendi fiato.-
O chiudi il becco. Non lo disse, ma era nell'aria.
-Credono che porti sfortuna perché attorno a lei succedono
sempre incidenti... bizzarri.-
-Che vuoi dire? E come fai a saperlo?-
Non che Hermione non si fosse accorta delle stranezze della ragazza, ma
fino a quel momento aveva considerato la cosa come un risvolto
personale di un carattere piuttosto introverso e riservato. E alla luce
delle più recenti spiegazioni di Isbel, poteva comprenderne
il motivo.
-Nei dormitori maschili si parla parecchio.- alzò le spalle
Malfoy, ammettendo così che persino la compagine maschile
non poteva considerarsi estranea al pettegolezzo. -Le persone che la
circondavano sono state soggette a... come dire, bizzarri incidenti.
Come cadere dalle scale inciampando sul nulla, venire colpiti da un
bolide durante una partita di Quidditch essendo presenti unicamente
come spettatori, ritrovarsi sommersi da pozioni esplose
improvvisamente, o trovarsi sotto una mensola di precaria
solidità e venire colpiti dai più svariati
oggetti. E tutto questo è accaduto a ragazzi che possiamo
definire molesti, ma anche a chi cercava semplicemente di aiutarla, o
ancora a chi le passava accanto. Non ci è voluto molto
perché finisse ai margini di questa selettiva
società studentesca.-
Hermione avrebbe voluto rimarcare quanto anche gli Slytherin fossero
intimi conoscitori di una società estremamente selettiva, ma
le parole di Malfoy le portarono a mente qualcosa di ben più
importante.
“All'inizio
non è stato facile, ma poi ho trovato
il modo di vivere in pace. “
Le parole di Isbel.
Oh, si, ora era tutto chiaro.
Più sveglia e matura di quanto potesse sembrare ad un primo
sguardo e decisamente più coraggiosa della famosa massa
elitaria. Impossibile non provare un moto di brillante orgoglio nei
suoi confronti. E a giudicare dall'espressione di Malfoy, doveva
leggerglielo in faccia.
-Sapevo ti sarebbe piaciuta ancora di più.-
-Come è possibile che nessuno si sia accorto di nulla?-
Incantesimi silenziosi, ecco di cosa si avvaleva Isbel. Piuttosto
innocui e discreti, probabilmente lanciati con la bacchetta nascosta
tra le pieghe del mantello o nella manica della divisa. Ingegnoso, ma
facilmente intuibile per qualsiasi mago o strega.
-La domanda che devi porti è un'altra, Granger. Come
è possibile che preferiscano additarla come portatrice di
sfortuna, piuttosto che ammettere apertamente di essere stati giocati
da lei?-
Il volto pallido dello Slytherin, che spiccava per contrasto sotto la
lana scura del cappuccio, era piuttosto eloquente.
Meglio additare il presunto untore che ammettere la propria goffa
ignoranza. O ingenuità, in questo caso, per essere cascati
da subito in un tranello scoperto un giorno troppo tardi rispetto a
quanto sarebbe stato considerato furbo.
-Questo è... questo è del tutto inqualificabile!-
La voce le era salita di una tacca, lasciando che l'eco della sua
indignazione si perdesse nel vento, confondendosi con esso.
-E Alexander? Come può tollerare tutto ciò?
Stanno insieme, no?-
-A dire il vero potrebbero anche semplicemente fare sesso.-
L'occhiata scoccatagli da Hermione fu più eloquente di
qualsiasi grido oltraggiato potesse lanciargli, giusto per chiarire che
i suoi sani principi potevano anche non essere condivisi dal prossimo.
-O magari no.- sospirò Malfoy, poggiando le mani sulla
pietra fredda e ruvida del bastione. -Da come Reinolds è
intervento questa mattina, sospetto le importi davvero di lei.-
-Perché usi quel tono?-
-Quale tono?-
-Come se lo trovassi inspiegabile.-
Il freddo pungente la costrinse a ripararsi dal vento dando la schiena
a quella vista suggestiva, poggiando i fianchi contro la dura pietra di
quella barriera protettiva e avendo così libertà
di osservare Malfoy senza doversi schermare il volto da fastidiosi
capelli svolazzanti.
-Per me lo è. Inspiegabile.- sottolineò.
Lo sguardo fisso con cui l'osservava era qualcosa che Hermione non
aveva mai visto. Sfumature inedite della sua personalità
affiorarono velocemente a galla, lasciandola a chiedersi cose su
Malfoy. Su Draco Malfoy.
Impensabile.
-Per me no.-
-Non avevo dubbi.- sorrise bieco. -Voi Gryffindor trovate tutti
affascinanti. O quasi.- si corresse infine, sottolineando qualcosa che
in teoria Hermione non avrebbe dovuto cogliere... e che invece colse
benissimo.
-Sul serio.- sorrise cauta -Trovo Isbel una ragazza estremamente
intelligente e sufficientemente coraggiosa per riuscire a difendersi da
sola. Scaltra. Aveva sicuramente messo in conto le conseguenze del suo
piano, ma lo ha portato avanti egregiamente, concentrandosi sulle cose
importanti e al tempo stesso riuscendo a mantenere poche ma fidate
amicizie. Alexander deve esserne stato parecchio affascinato.-
-Sono confuso. Poco fa non eri indignata per la sua mancata presa di
posizione di fronte alle angherie subite dalla sua ragazza?-
-Certo.- confermò Hermione, scuotendo il capo con decisione.
-Lo sono ancora. Il fatto che lei sappia cavarsela da sola non
può certo impedire un interesse più vivo da parte
di Alexander.-
Malfoy annuì lentamente, quasi stesse riflettendo molto
attentamente sulla situazione. Hermione non lo aveva mai visto
così concentrato nemmeno durante la più
importante e complicata delle lezioni.
-A che cosa stai pensando?- gli chiese.
-Sto pensando che non possiamo sapere come stanno esattamente le cose.-
Quella frase, estremamente cauta e ragionevole, non era da lui.
Hermione si sarebbe piuttosto aspettata un qualche genere di allusione
alla povera situazione di Isbel. Povera, in senso letterale,
sottolineando quanto la sua posizione fosse bassa all'interno della
cerchia scolastica. E invece l'aveva sorpresa, con quello sguardo serio
da ragazzo più grande che le stava semplicemente insegnando
qualcosa.
-Guarda, sono arrivati.-
Il richiamo dello Slytherin la riportò alla
realtà, facendole chiudere la bocca e reprimere, al tempo
stesso, ulteriori domande riguardanti la sua stranezza. Che, tra
parentesi, era parecchia.
Come lo era altrettanto lo straordinario numero di carrozze che, in
fila indiana, stavano percorrendo il viale d'accesso al castello. Erano
almeno una decina, tirate a lucido e trainate da cavalli neri piuttosto
imponenti, le cui redini erano saldamente tenute da cocchieri ben saldi
al loro dovere nonostante le difficili condizioni atmosferiche.
Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere quando tutte le carrozze
si furono fermate di fronte all'entrata del castello, rompendo le righe
e sostando in ordine sparso. I cocchieri si premurarono di far scendere
i propri padroni dal predellino, muovendosi in delicati movimenti di
circostanza praticamente perfetti e rimettendosi a cassetta l'attimo
dopo, immobili sotto la pioggia che di lì a qualche minuto
sarebbe diventata battente.
-Non riesco a vederli chiaramente...-
Intabarrati nei loro costosi mantelli, i membri del consiglio non erano
più distinguibili di lei e di Malfoy, in quel momento. Anzi,
a quell'incredibile distanza, potevano essere facilmente scambiati per
un gruppo di frati o una bizzarra comitiva di boia in libera uscita.
-Probabilmente si sarebbero presentati conciati a quel modo anche in
pieno sole.- constatò Malfoy, ritto al suo fianco e poggiato
al bastione solo con un gomito, dandosi l'aria di uno che avrebbe
voluto e potuto schiacciarli uno dopo l'altro.
-Mi hai portato qui per vederli?-
-Volevo che ti facessi un'idea di loro prima di incontrarli
ufficialmente.-
Non appena l'intensità della pioggia crebbe, tutte quelle
eccelse teste ammantate non fecero che estrarre le bacchette per creare
un invisibile scudo sopra le loro teste e attorno ai loro abiti,
impedendo anche ad una singola goccia di colpirli per sbaglio. Veloci,
salirono i gradini che conducevano al portone, producendosi in strani
gesti di fronte a quello che doveva essere il motto della scuola.
“Ante mare
undae”.
Alle loro spalle, cocchieri e cavalli rimanevano immobili sotto la
pioggia battente, senza avere l'aria di aspettarsi altro.
Sirius, una volta, disse qualcosa di molto saggio a proposito di quanto
dicesse di sé un uomo che trattava i suoi inferiori in un
certo modo... e Hermione pensò che in quel momento, di
fronte a lei, non vi erano altro che maghi. Suoi simili. Loro pari.
-Non mi piacciono.- disse di getto.
-Non avevo dubbi nemmeno su questo.- affermò Malfoy, il
braccio alzato e la bacchetta spianata a proteggerli dalla pioggia.
Hermione non se ne era nemmeno accorta, era come stare a riparo dietro
una finestra ermeticamente chiusa di una stanza calda.
-Torniamo dentro, è quasi ora di incontrare quel
Christopher.-
Compirono pochi passi prima che Hermione si arrestasse improvvisamente
e costringesse Malfoy a fare lo stesso.
Lo Slytherin la osservò perplesso, chiedendole
silenziosamente cosa volesse.
-Non mi piacciono le cose... clandestine.- chiarì, alzando
semplicemente le spalle e scuotendo la testa. -Alexander dovrebbe dirlo
chiaro e tondo, di lui e di Isbel, senza vergogna o paura di
ritorsioni.-
-Si...- annuì lentamente il biondo -In un mondo perfetto...-
-Non si tratta di perfezione o meno, si tratta di prendersi le proprie
responsabilità senza paura.-
A lei sembrava tutto così dannatamente semplice che,
davvero, non capiva lo strano sguardo di Malfoy, vagamente paziente e
condiscendente.
-Granger, ti sei mai trovata a dover nascondere qualcosa in
clandestinità?-
Quella parola doveva divertirlo parecchio, a giudicare da quanto aveva
calcato di ironia nel pronunciarla.
-No, ma...-
-Allora non puoi capire.-
Il braccio con cui teneva alzata la bacchetta tremò
visibilmente, come preda di un improvviso prurito impossibile da
soddisfare. Ma fu solo per pochi secondi, poi Malfoy si riprese e dopo
un'indecisione infinitesimale in cui sembrò volersi
avvicinare a lei per dirle qualcosa, cambiò idea,
limitandosi a rivolgerle un discreto cenno del capo per intimarla a
seguirlo.
***
Nella storia dei maghi, i falsari di manufatti magici non erano
menzionati molto spesso.
Nei libri di storia generale non venivano mai nominati, lasciando
così l'illusione che nel mondo dei maghi non fosse pratica
comune quella di ingannare il prossimo per professione, alla stregua di
un volgare babbano.
A loro erano dedicati volumi specifici e piuttosto difficili da
procurarsi, a causa della sconvenienza con cui un tempo erano giudicati
e la scarsità di autori in grado di occuparsi dell'argomento
con un minimo di attendibilità. Le biblioteche erano spesso
un posto sicuro in cui fare ricerca, era infatti risaputo che
attraverso specifiche richieste potessero entrare in possesso dei
più disparati volumi.
Ma a un mago come Christopher, una popolarità da biblioteca
sembrava uno spreco per l'autentica arte di cui era portatore.
Falsari d'esperienza come lui non erano paragonabili a volgari
malfattori da strada o bari nel gioco delle carte, loro erano artisti.
Osservatori. Maghi dalla straordinaria memoria e capacità di
apprendimento, pronti a gettarsi nella difficile quanto divertente
sfida dell'inganno. Essere scoperti era quasi segno di aver trovato un
degno avversario sulla propria strada.
E lui non ne aveva trovati molti.
-Terrai d'occhio i ragazzi?-
-Ma certamente.-
-Dico davvero.-
-Anche io.-
Una piccola infermiera bionda non avrebbe dovuto essere così
minacciosa, eppure...
Si, d'altronde era una parte importante del suo fascino, di
ciò che in lei amava.
-Smettila di fissarmi.-
Il mago non faceva che camminare avanti e indietro a passo sostenuto,
rigirando tra le mani il sottile legno della propria bacchetta e
sbuffando scontento, divertendosi a far svolazzare il mantello ad ogni
passo.
-Non posso fissarti, non posso parlarti, non posso...-
-Meglio che la frase si concluda qui.- lo ammonì Mirie, ben
più seccata di lui.
Entrambi si trovavano ai piedi della torre nord, luogo in cui i due
giovani studenti di Hogwarts, che ora stavano aspettando, sembravano
aver avuto un'interessante avventura poco tempo prima.
Christopher avrebbe preferito accoglierli nelle sue stanze, come da lui
inizialmente proposto, ma chissà per quale motivo, Mirie non
avevo trovato affatto una buona idea sostare in quel luogo nemmeno per
cinque minuti. E ne aveva avuto ragione, in quanto aspettavano almeno
da venti minuti che Draco e Hermione si facessero vivi.
-A che ora hai detto loro di presentarsi?- gli chiese sospettosa.
-Finite le lezioni.- rispose lui, con una calma assolutamente
invidiabile.
-Le lezioni sono finite ora!-
-Davvero?!-
La totale ingenuità di quella domanda era così
palesemente falsa che se anche Mirie avesse voluto vendicarsi,
colpendolo duramente, ne avrebbe avuto ogni ragione.
-Già, davvero.-
Non avrebbe voluto trovarsi lì con lui, avrebbe seriamente
preferito occuparsi di qualche frattura o ferita sanguinolenta entro
cui ficcare le dita, ma entrambi i presidi, Grendel e Silente, avevano
richiesto la sua presenza in quella particolare circostanza, non
potendo essere presenti loro stessi.
Il consiglio era arrivato e, con loro, una intera sequela di problemi
più o meno insormontabili.
-Rubare del tempo prezioso ai miei doveri di infermiera non ti
aiuterà.-
-Rubare e ingannare sono gli unici espedienti che mi permettono di
stare con te, quindi ho paura che continuerò fino a quando
ne avrò voglia.-
Si conoscevano da moltissimo tempo, quei due.
Christopher ci aveva messo anni, letteralmente, a diventare suo amico
e, ancora di più, a lanciarsi in un corteggiamento che
ancora non aveva avuto fine.
-Be', sapevamo già da tempo che questa storia sarebbe stata
infinita...-
E Christopher sorrise, cullandosi per qualche attimo nell'illusione che
quella frase fosse stata pronunciata in tono diverso. Dolce, magari. Ma
gli bastò alzare lo sguardo per collegare il tono aspro con
cui era realmente stata pronunciata quella frase, al rancore che ancora
gli portava.
Oh si, dopo oltre vent'anni, lei era ancora infuriata con lui. E la
cosa buffa, era che lei stessa non sembrava essere più che
appena maggiorenne.
-Alla buon ora.-
-Saremmo stati in perfetto orario, se qualcuno ci avesse avvisato prima
del cambio del luogo d'incontro.-
Quando Draco e Hermione arrivarono, l'atmosfera si stemperò
in normale agitazione da pre missione, in cui le due streghe lasciarono
i due maghi liberi di lanciarsi frecciatine nervose per scaricare la
tensione.
Anche se Hermione si domandava di quale diamine tensione dovessero
liberarsi loro, visto che il lavoro pesante gravava sulle sue spalle.
Fortunatamente, anni di spericolate avventure accanto ad Harry e Ron
erano un ottimo bagaglio di esperienza a cui attingere in situazioni
simili.
-Quindi, possiamo andare?-
La Gryffindor non sapeva con precisione cosa aspettarsi, ma il fatto
che i Presidi e qualsiasi altra figura di spicco mancasse all'appello,
la rendeva meno nervosa.
-Io vi aspetterò qui.- intervenne Mirie -Dovrete fare
affidamento su Christopher, per qualsiasi cosa. Lo so, non si presenta
bene, ma sa quel che fa. Ascoltatelo e seguitelo, una volta tornati
potrete riempirlo di insulti fino alla fine dei vostri giorni.-
Chiara e coincisa, la spiegazione sembrò, sul momento,
più che sufficiente.
-Tanta fiducia mi tocca nel profondo.- s'inchinò il mago,
volgendosi fuggevolmente verso Mirie per poi portare la sua attenzione
ai due studenti, cambiando espressione in modo radicale.
-Statemi accanto, non prendete iniziative, non lamentatevi e non
lanciatevi in gesti avventati. Limitatevi ad ascoltare le mie
indicazioni e ce la sbrigheremo in pochi minuti.- Il tono pratico usato
dal mago infondeva una certa sicurezza, come se si apprestassero a
compiere una semplice e veloce missione di ricerca del tutto ordinaria
e non un salto nel buio di un corridoio incantato al cui interno era
nascosto un manufatto misterioso di vitale importanza per, nientemeno,
che Silente.
-Detto ciò, andiamo.-
Fu sufficiente percorrere pochi metri per ritrovarsi nuovamente
all'interno di quel limbo scuro che precedeva la parte incantata del
vecchio corridoio.
Malfoy le camminava accanto, all'erta e guardandosi attorno come se un
molliccio potesse sorprenderlo da un momento all'altro, cosa che
rendeva il suo sguardo concentrato venato di una sfumatura assai simile
alla paura, molto divertente da osservare.
Di fronte a loro Christopher camminava disinvolto, quasi avesse tra le
mani una mappa dettagliata che gli indicasse cosa aspettarsi lungo il
cammino. Mani in tasca e passo rilassato, la sua sagoma scura sembrava
quella di uno spensierato giovane intento a passeggiare nei campi.
-Ci siamo.-
L'avvertimento giunse nel momento in cui la luce azzurrognola
iniziò a formarsi tutto attorno a loro, annunciando
l'imminente comparsa di quell'antico spettacolo.
-E' magnifico come lo ricordavo.- si lasciò sfuggire
Hermione, contemplando quelle vetrate di cristallo come se ne fosse
ipnotizzata, rendendosi conto di trovarsi di fronte ad uno spettacolo
privilegiato.
-Certo, è tutto magnifico, almeno fino a quando non
inizierai a congelare.-
Il richiamo del falsario fu sufficientemente brusco da riportarla alla
realtà e, in definitiva, non ci volle molto prima che le sue
parole diventassero realtà.
-Silente ci ha spiegato che le barriere contro i mezzosangue sono state
indebolite, se non interamente scomparse nel corso dei secoli. Cosa mi
sarebbe accaduto se mi fossi imbattuta in una barriera integra? Non
avrei mai trovato questo posto?-
-Oh, no. Lo avresti comunque trovato, la differenza è che
saresti morta congelata all'istante.-
Il passo di Hermione vacillò per un secondo, trovando Malfoy
al suo fianco preparato ad ogni cambiamento di marcia.
Morta.
I Purosangue difficilmente prendevano alla leggera la minaccia di una
contaminazione Mezzosangue e Grimlore non ne era comunque la prova
più eclatante.
-Perché?- chiese semplicemente la Gryffindor, ben conscia
della nuvola di vapore uscitale di bocca.
-Perché così sono sempre andate le cose.-
alzò le spalle Christopher, affatto turbato dalla piega che
stava prendendo il discorso. -I Mezzosangue non sono mai stati graditi
alla comunità magica, siete sempre stati visti come una
minaccia ibrida di poco valore e quando Grimlore venne costruita, si
tenne conto di questo fattore. La scuola voleva essere elitaria, quando
ancora questo termine probabilmente non esisteva. Per loro era normale.-
-Ma non per i successivi presidi.-
-Esattamente, ma tieni presente che ci sono voluti secoli prima che il
castello venisse bonificato da tutte le trappole mortali di cui era
provvisto.-
-Tranne queste.-
I paesaggi rurali raffigurati attorno a loro potevano contare su un
fattore comune, una lunga linea blu che accomunava ogni tassello della
grande ricostruzione di quello che con ogni probabilità era
il passato dell'isola. La Blackwood dei tempi più antichi e
innocenti.
-Nel corso dei secoli, i miei antenati hanno utilizzato il castello a
mo' di gigantesco forziere, riponendovi le creazioni più
preziose della nostra famiglia. Ammetto di averlo fatto io stesso,
giudicando il posto abbastanza sicuro dalla brama di volgari cacciatori
di tesori.-
-Antenati?- soffiò Hermione, non potendo fare a meno di
rabbrividire sempre più. -Tutta la tua famiglia è
composta da... be', falsari?-
La linea blu che univa ogni tassello non era altro che un fiume, un
corso d'acqua che Hermione non ricordava di avere mai scorto lungo
qualsiasi paesaggio posasse occhio.
Ma d'altronde, quella ricostruzione dell'isola era evidentemente
vecchia di secoli.
-Una buona parte, ma i miei avi hanno lasciato l'isola secoli fa,
cancellando il nostro nome di famiglia dalla storia di Blackwood ma al
tempo stesso mantenendo il libero accesso a questa terra. Le nostre
carte sono, letteralmente, in regola.-
In quel momento, Malfoy si fermò improvvisamente, ottenendo
da Hermione lo stesso senza che dovesse chiederglielo. Anche lei si era
accorta che l'ultima volta in cui erano stati all'interno di quella
galleria, non erano proseguiti oltre.
Il gelo si faceva spazio dentro di lei di minuto in minuto, tanto da
costringerla a rintanarsi sempre più profondamente
all'interno del suo mantello, d'improvviso non poi così
ampio come credeva che fosse.
-Come funziona?-
-Prego?-
Christopher si era fermato di malavoglia, osservandoli con durezza
quasi fossero due bambini capricciosi.
-Non capisco la necessità di avere una Mezzosangue al vostro
servizio quando mi sembra che questo lavoro sia praticabile anche da un
comune mago purosangue.- spiegò Hermione.
Comune mago purosangue, una definizione che fece accapponare di
dissenso la pelle di Malfoy, cosa di cui non riuscì a fare
mistero.
-Affatto.- negò il falsario -La magia da cui prende vita la
barriera non è percepibile dai comuni maghi purosangue, in
quanto incapaci di scatenare una reazione nella barriera. Tu, invece,
possiedi una buona quantità di sangue babbano nelle vene che
scatena una più blanda reazione di quella inizialmente
progettata da chi costruì Grimlore. Sei fortunata che nei
secoli le cose siano diventate più tolleranti.-
A dire il vero, a Hermione non sembrava davvero.
-Perché non puoi prenderlo tu, questo famoso manufatto?-
-Posso entrare facilmente in possesso di quelli di mia creazione e
pochi altri. Questo specifico oggetto è stato riprodotto
secoli or sono da un mio antenato non particolarmente incline alla
condivisione e con il terrore che qualche avaro parente lo derubasse,
così incantò l'oggetto in modo da renderlo
intoccabile a quelli del suo stesso sangue. Ciò significa
che posso avvicinarmi abbastanza da vederlo ma non da toccarlo.-
Lo sguardo confuso di Hermione non accennò a scomparire,
nonostante nella sua mente stesse prendendo forma una parvenza di
ordine assai precisa, così decise di proseguire sulla strada
della innocente studentessa colma di dubbi, spingendo Christopher a
proseguire il discorso.
-Tutti questi manufatti, sono oggetti preziosi e protetti. Protetti a
molteplici livelli e in modo differente contro più minacce.
I mezzosangue, i purosangue e, in alcuni casi, la famiglia stessa...
ciò significa che più incantesimi tengono
ciascuna categoria alla larga da loro, tranne la barriera contro i
mezzosangue, l'unica ad essere stata indebolita nel corso dei secoli.
Questo ti rende una appetibile ricercatrice.-
O un appetibile cane da tartufo, pensò Hermione, non dandosi
nemmeno la pena di esprimere i suoi pensieri ad alta voce, sicura che
non sarebbero stati colti.
-Quando ci troveremo di fronte all'oggetto, sarai tu a doverlo
recuperare.-
E la marcia riprese veloce quanto lo era prima, lasciandola a
strofinarsi le braccia in modo frenetico ad ogni passo compiuto.
Doveva essere una visione davvero raccapricciante se persino Malfoy le
si avvicinò, discretamente, per posarle il suo mantello
sulle spalle.
Era caldo e profumato come qualsiasi indumento indossato per un certo
periodo e che, invece di finire gettato su un letto, finiva su di lei.
-Sistemati, Granger, sembri una piccola mendicante.-
E siccome insultare qualcuno che si era appena dimostrato utile non era
ciò che le era stato insegnato, purtroppo, Hermione si
limitò ad allacciare gli alamari del mantello sopra quello
sottostante e a sistemare i due cappucci attorno al collo a mo' di
sciarpa.
-Grazie, per il mantello.-
E non per la piccola mendicante, suggerì quella precisazione.
Tuttavia Malfoy non si disturbò a risponderle, quasi stesse
pregando che anche lei facesse finta di nulla, come se non si fosse
minimamente mosso e il mantello le fosse arrivato sulle spalle per
magia. Così la Gryffindor pensò, erroneamente, di
fare un favore ad entrambi ponendo ad alta voce e a nessuno in
particolare, una domanda che le era balenata in mente già da
diversi minuti.
-La teoria dei maghi che non possono scatenare reazioni nella barriera
mi sembra inesatta. Malfoy si trova qui, no?-
Lo Slytherin fece, una volta di più, finta di nulla.
Lui stesso si era posto quella domanda nell'esatto momento in cui lo
aveva fatto Hermione, ma a differenza sua, era consapevole di possedere
una coda di paglia invidiabile e infiammabile su più fronti.
Quindi non era difficile intuire che qualsiasi fosse stata la risposta,
non gli sarebbe comunque piaciuta.
E infatti...
-Certo, ma questo perché il tuo amico è un mago
corrotto.-
La risposta fu così criptica e inaspettata che Hermione si
fermò improvvisamente, confusa e sul punto di porre altre
domande alla figura in continuo movimento di Christopher,
apparentemente affatto turbato dalla situazione. Ma Malfoy, il diretto
interessato di quella discussione anche troppo pubblica, per i suoi
gusti, decise di rimettere ciascuno al proprio posto.
-Basta così, Granger. Sono solito badare agli affari miei e
pretendo che tu faccia altrettanto.-
Furioso, si ritrasse nuovamente nel suo guscio Slytherin, lasciando che
odio e rancore lo proteggessero come meglio sapevano fare. Ovvero,
allontanando il prossimo.
L'eco dei loro passi era l'unico suono percepibile in quel tunnel
profondo, sempre più scuro e freddo.
La tenue luce azzurrognola era andata via via scemando, così
come le belle raffigurazioni sulle pareti di cristallo che, ora, si
limitavano a scintillare lisce e compatte senza essere increspate dalla
minima venatura. Contro di esse si specchiavano i loro riflessi
confusi, più simili ad ombre scure indefinite che reali
sagome umane, dando a Hermione l'impressione di essere una figura
agghiacciante bardata in quel duplice strato di lana.
-Dovremmo essere quasi arrivati.- comunicò loro Christopher,
impegnato a guardarsi attorno con vago interesse. -Quanto ti senti
gelare?-
-Tanto da volermi semplicemente raggomitolare a terra e dormire fino a
sognare uno scoppiettante camino.- fantasticò Hermione, la
mente piena di riferimenti a fuochi e falò a cui non aveva
mai partecipato nella sua vita babbana.
-Ottimo segno.- si limitò a rispondere il mago,
già proiettando la sua mente a fine missione.
Già, ottimo.
La pelle secca del viso e delle mani iniziava a diventare insensibile,
costringendola e frenetici movimenti dei palmi l'uno contro l'altro,
alla ricerca di una parvenza di calore troppo labile perché
durasse più di pochi attimi.
Malfoy si ostinava a camminare dietro di lei, muto come una statua e
per nulla toccato dai fastidi che stavano facendo di lei una statua di
ghiaccio da esposizione.
Per almeno un paio di volte aveva cercato di voltarsi indietro con
nonchalance, senza propriamente riuscirci, trovandolo ad osservare le
mura senza mostrare una particolare espressione. Tuttavia, nonostante
non sembrasse più arrabbiato, Hermione aveva deciso che
rischiare un litigio in quel momento non sarebbe stata una mossa
saggia, così preferì non rivolgergli parola e
lasciare che il silenzio rimanesse a imporsi in modo vagamente
imbarazzante.
Ma forse, il silenzio, non sarebbe stata la cosa più
imbarazzante che potesse accadere. Infatti...
-Dannazione!-
Era scivolata, come un pesante sacco di patate a cui era certissima di
assomigliare, finendo ginocchia a terra e mani protese in avanti per
arginare lo sfacelo.
I palmi graffiati perdevano sangue solo a livello superficiale,
lasciandola in preda a un forte bruciore tipico delle piccole ferite a
cui sarebbe stato sufficiente applicare un semplice cerotto che, lei,
ovviamente non aveva.
-Granger, sei un danno continuo.-
Afferratala saldamente per le braccia, Malfoy la rimise in piedi come
se stesse maneggiando un unico blocco di pietra a cui si guarda con
sospetto, non del tutto certi del proprio equilibrio.
-Non dovresti cercare di ucciderti a questo modo- la
rimproverò Christopher -O sarà tutta fatica
sprecata.-
-Scusate davvero, ma sono scivolata!-
-Sulla pietra?- la guardò scettico Malfoy.
-Cosa? Quale pietra? E' da almeno cinque metri che cammino sul
ghiaccio.-
Lo sguardo dello Slytherin cadde immediatamente al suolo, incredulo e
piuttosto scettico riguardo all'essersi perso un cambiamento
così drastico.
Ma come aveva immediatamente sospettato, per lui non era cambiato nulla.
-Be', se stai veramente camminando sul ghiaccio, lo stai facendo da
sola.-
-Questo significa che siamo vicini.- li avvertì Christopher,
spronandoli con una sola occhiata a proseguire senza ulteriori
interruzioni perché, a Merlino piacendo, ce l'avevano quasi
fatta.
Malfoy le rimase accanto senza dire una parola, la bacchetta spianata
giusto per sicurezza e lo sguardo che non cadeva su di lei nemmeno per
sbaglio. Ma andava bene così, pensò Hermione,
perché in quel momento la concentrazione era vitale.
Si arrivava ad un punto, in situazioni simili, dove la mente doveva
essere concentrata solo sullo scopo finale e sul poter tornare indietro
vittoriosi.
Dopo una decina di minuti da quella goffa parentesi, si trovarono di
fronte ad una biforcazione del tutto anonima, in cui sarebbe stato
impossibile scegliere dove andare prendendo come punto di riferimento
qualsiasi particolare più o meno incoraggiante, ma la
presenza di Christopher non rese necessario porsi il problema.
-Conosco la strada, seguitemi.-
Svoltarono a destra, poi a sinistra, percorsero qualche metro senza mai
fermarsi, poi voltarono nuovamente a sinistra, salirono un paio di
gradini, ne scesero altri e proseguirono a quel modo ancora per un po',
fino a quando sulle mani di Hermione non iniziarono a comparire lividi
violacei e le punta delle dita iniziarono a gonfiarsi a vista d'occhio.
-Quanto manca?- riuscì a balbettare, in preda ai tremori.
-Siamo arrivati.- E con un gesto di plateale eleganza, Christopher le
indicò una piccola porta in legno situata proprio di fronte
a loro, alla fine del corridoio.
-Aprila.- le ordinò deciso. -Aprila, prendiamo
ciò che ci interessa e andiamocene.-
Tutto facile, a parole, ma Hermione dubitava che sarebbe stato
così anche nei fatti.
-Okay, ma c'è un problema.-
-Sarebbe?-
-Non sarò in grado di tenere in mano la mia bacchetta.-
Piano, da sotto il mantello, estrasse e mostrò chiaramente
le sue mani martoriate dai geloni.
-Entriamo tutti.- precisò inaspettatamente Malfoy, guardando
Christopher e sfidandolo solo a insinuare il contrario. -Quindi la tua
bacchetta non servirà.-
Ben salda nella mano, lo Slytherin mostrava la sua.
Anche solo aprire la maniglia le procurò dolore, accentuando
la rigidità delle mani e del corpo intero. Gli occhi avevano
preso a lacrimarle superficialmente, quasi qualcuno le stesse soffiando
aria gelida a pochi centimetri dal volto. Fastidioso, ma non
così tanto da impedirle di notare una bolla di luce
chiarissima al centro della stanza spoglia, bolla in cui era rinchiuso
un oggetto circolare che Hermione trovò inspiegabilmente
famigliare.
Voglio andarmene, voglio
uscire.
Un mantra nella sua testa.
-Afferra la sfera e spaccala.-
Hermione guardò Christopher come se fosse impazzito.
-Gettala a terra.- ribatté lui -E afferra il diadema, solo
così potremo andarcene.-
Incapace di parlare, Hermione si limitò ad annuire,
avvertendo la presenza di Malfoy al suo fianco. Se solo avesse potuto
sentirne anche il calore... ma lei aveva smesso di sentire qualsiasi
cosa già da diversi minuti. Pessimo segno.
Incerta della sua presa, protese entrambe le mani verso quella sfera di
ghiaccio, sentendo le membra diventare sempre più pesanti e
goffe, quasi avesse tra le mani un peso in grado di trascinarla a
fondo. Scivolò di nuovo e la sfera toccò terra
rimanendo intatta, facendo sentire il suo rimbombo cupo.
-Maledizione...- E avendone abbastanza, Hermione scagliò
ciò che aveva tra le mani contro la parete più
vicina, avendo la sensazione di lanciare una palla di cannone contro un
nemico invisibile.
La sfera non si ruppe immediatamente, ma una crepa ben visibile
andò diramandosi per tutta la superficie di ghiaccio,
lasciando che folate di vento gelido li investissero. E dai moti di
sorpresa dei due maghi dietro di lei, Hermione capì che quel
trucco non era riservato esclusivamente ai mezzosangue.
Piccoli pezzi di ghiaccio acuminato iniziarono a vorticare nell'aria,
ferendole il volto in più punti e accentuando i
già gravi problemi delle sue mani, rendendole molto
più che difficile raggiungere il gioiello.
-Ci sono quasi...-
D'improvviso, la tempesta di ghiaccio prese a scivolarle attorno,
evitandola e scaricando la sua forza contro le pareti vuote della
stanza. Dietro di lei, Malfoy e Christopher davano vita a un potente
scudo in grado di proteggerla dall'ultima magia sulla loro strada.
Bastò allungare una mano e afferrare il gioiello, una
perfetta riproduzione del diadema di Cosetta Corvonero, per voltarsi
vittoriosa e intimare a tutti di scappare.
Era fatta.
Le pareti iniziarono a crollare come se si trovassero all'interno di un
castello di carta, con la sola differenza che ad ogni passo rischiavano
di essere colpiti da un misto di pietre e blocchi di ghiaccio
potenzialmente letali.
Il diadema era stato rubato, così il nascondiglio creato
magicamente per proteggerlo non aveva più motivo di esistere.
-Merlino...-
La corsa di Hermione era stentata e zoppicante, i piedi doloranti e
dalle punte insensibili. Velocemente slacciò gli amari di
entrambi i mantelli lasciandoli scivolare liberamente dalle spalle,
seguendo Christopher e Malfoy in quella corsa disperata.
-Mezzonsangue...-
Irritato anche nel bel mezzo della fuga, lo Slytherin
rallentò quanto poteva bastare per afferrarla e spingerla
assieme a lui a una velocità maggiore, continuando a
ripeterle quanto l'uscita fosse effettivamente vicina, agitando la
bacchetta e riuscendo a creare l'ennesima barriera che proteggesse loro
le spalle. Pochi metri avanti, Christopher faceva altrettanto, attento
a che nessun pezzo del soffitto li colpisse.
Nelle sue condizioni, Hermione trovò la corsa infinita e
fonte di continue sofferenze, avvertendo ogni parte del suo corpo come
indolenzita e bisognosa di riposo, così, quando di fronte a
loro si palesò l'uscita del tunnel, non fu sicura di potervi
credere... almeno, non fino a quando Malfoy la spinse rudemente fuori
da quella trappola mortale.
-Mezzosangue, sei davvero una fonte continua di guai. Peggio di Potter.-
Sdraiata a terra, il respiro affannoso e le gambe incapaci di
sostenerla, stringeva in una mano il diadema e nell'altra un lembo
della camicia dello Slytherin, non meno provato di lei ma fisicamente
più presentabile.
-Christopher, cosa diamine ti sei dimenticato di dirci?-
La voce di Mirie non era mai risultata così forte e le sue
carezze più aggraziate, concentrata nell'esaminare
superficialmente il corpo di Hermione con dita gentili.
-Sto bene, stavo solo morendo di freddo.- la rassicurò la
Gryffindor, sollevata anche solo di poter sentire il lontano calore
delle torce alle pareti.
-Credimi, è evidente.- annuì l'infermiera,
dedicandosi brevemente a Malfoy e ignorando completamente Christopher
che, dal canto suo, non la perdeva d'occhio nemmeno per un attimo.
-In infermeria, subito.- comandò la strega, partendo decisa
in direzione del suo sacro regno, un mago adulto alle calcagna e due
studenti a chiudere l'inusuale comitiva.
-Mi devi un mantello, Granger.-
A dispetto delle parole, il tono dello Slytherin era calmo, forse
troppo stanco per lasciarsi andare a qualche sua solita carineria. O
forse, dopotutto, una botta in testa l'aveva presa, perché
Hermione non avrebbe saputo spiegarsi altrimenti come fosse possibile
che il biondo si prodigasse in suo aiuto, sollevandola delicatamente da
terra e iniziando a camminare tranquillo, tenendola in braccio.
-Malfoy, posso camminare...-
Non era del tutto vero, ma di certo quella situazione era inusuale.
-Se ti lasciassi camminare arriveremmo in infermeria questa notte.-
Il diadema abbandonato in grembo, sembrava essere l'ultimo pensiero di
entrambi. Per Hermione, certamente lo era, spossata e col solo
desiderio di seppellirsi in un letto caldo dopo essere stata rimpinzata
di pozioni che placassero dolore e bruciori vari.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti e la testa
ciondolante la tradì velocemente, poggiandosi con profondo
sollievo sulla spalla di Malfoy, estremamente tranquillo e dal passo
rilassato. Davanti a loro, Mirie e Christopher erano ormai fuori
portata di vista e di udito.
-Anche così arriveremo in infermeria questa notte.-
sussurrò Hermione, gli occhi chiusi e il respiro leggero di
chi sta per immergersi nel mondo dei sogni. -Spero siano tutti a pranzo
a quest'ora, non mi andrebbe davvero di incontrare qualcuno, in questo
momento.-
-Siamo fortunati, questa parte del castello non sembra essere molto
frequentata.- le rispose lui, scuotendo leggermente le spalle
e rinsaldando la presa tanto da farle sollevare il capo in un momento
di improvvisa lucidità.
Lo trovò a fissarla, il passo, se possibile, ancora
più lento, portando Hermione ad avere la testa completamente
vuota e lo sguardo fisso delle persone che cercano disperatamente di
capire cosa stesse sfuggendogli.
Piano, insicuro sino all'ultimo millimetro, Draco chinò il
capo sino a sfiorarle la fronte, guardandola negli occhi per qualche
attimo prima di sfiorarle le labbra con le proprie.
Il sospiro di Hermione fu una semplice manifestazione di stupore, in
cui le labbra si schiusero in un riflesso condizionato impossibile da
controllare, lasciando che Malfoy intensificasse quel contatto mai
provato prima. Mai, tra di loro.
Hermione si aggrappò saldamente a una spalla dello
Slytherin, l'altra mano impegnata a stringere convulsamente il diadema,
mentre improvvisamente si ritrovò ad avere estremamente
caldo e a ringraziare di essersi liberata di quel duplice strato di
lana che poco prima l'infagottava senza pietà.
Dal canto suo, Malfoy intensificò la presa della mano
posatale sulla gamba, appena sopra il ginocchio, mandando all'aria
qualsiasi remora nel momento stesso in cui la sua lingua
cercò quella di Hermione.
Quello si che era qualcosa di decisamente clandestino.
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Capitolo 12 *** Tregua ***
XII
Tregua
“La paura di innamorarsi non è forse
già un po' d'amore?”
-Cesare Pavese-
-Senti qualcosa?-
-Si.-
-Qui?-
-Si.-
Le mani di Mirie si posavano leggere sulle dita di Hermione, tastando
piano e muovendo con delicatezza ogni parte dell'arto per verificarne
la funzionalità, ora praticamente perfetta.
-La sensibilità sembra essere tornata alla
normalità.-
I segni violacei erano scomparsi da mani e volto dopo l'applicazione di
una crema dall'odore pungente, e così anche i graffi e il
sangue rappreso.
Sdraiata su un letto dell'infermeria, la Gryffindor aveva chiesto che
la tenda attorno al letto fosse tirata, dando colpa alla stanchezza e a
un pressante mal di testa il suo umore così strano e
volubile. Scuse che non dovettero aver particolarmente successo agli
occhi dell'infermiera, la quale non le propose nemmeno un leggero
tonico o addirittura una pozione per mettere fine alle sue presunte
sofferenze.
-Posso tornare nei dormitori? Preferirei non rimanere per la notte.-
La richiesta di Hermione, in realtà, sarebbe stata quella di
dormire nel suo letto, un fortino sicuro all'interno di un posto
altrettanto protetto, ma si rese conto che sarebbe stata una domanda
infantile e del tutto inutile.
-Certo.- annuì l'infermiera, pratica. -Non vedo
perché trattenerti.-
E senza darle il tempo di riflettere o per lo meno ringraziarla, Mirie
afferrò la spessa tenda bianca per liberarsene con un forte
strattone, ammassandola accanto alla parete e lasciando Hermione
completamente esposta ad un'infermeria completamente vuota.
Malfoy non era in vista, ovunque si voltasse.
-Anche Draco ha preferito raggiungere i propri dormitori, se
n'è andato circa dieci minuti fa.-
Una parte di Hermione accolse quella notizia con gratitudine, pensando
che per il momento la salvezza era a portata di mano. Ma,
inspiegabilmente, un'altra parte di lei rimase delusa da quella
partenza in sordina, dimenticando volutamente che era stata lei la
prima a nascondersi dietro una tenda tirata e gli ordini di una
giovanissima infermiera.
-Oh, bene. Io...-
-Ti accompagno.- si offrì Mirie, anche se era più
giusto dire che si era offerta di imporle quella soluzione come unica
possibile. Ed era sufficiente voltare appena lo sguardo per capirne il
motivo.
-Vorrei farti notare che anche io sono ferito, Miranda.-
Christopher se ne stava semi sdraiato sul letto più vicino,
l'aspetto non poi così moribondo come suggerivano le sue
smorfie e lo sguardo disperato di chi si era già abituato
all'idea di dover aspettare tutta la notte per ottenere un minimo di
considerazione.
-Ma certo.- rispose partecipe, lei, utilizzando un tono così
accorato da destare immediatamente i sospetti del mago. -Per questo
motivo ho chiamato Miss Padgedoorf, lei è l'infermiera
anziana del castello, utilizzerà tutta la sua esperienza per
guarire quei brutti tagli che hai in volto.-
Detto fatto, la vecchia infermiera ingobbita fece la sua comparsa come
se fosse sempre stata lì, accanto a loro, pronta a
intervenire non appena Mirie avesse invocato il suo aiuto, solitamente
richiesto per casi “particolari”. Chiunque recasse
danno più o meno volontariamente ad un altro studente o
agisse come un piccolo bullo di periferia, allora si conquistava il
diritto di beneficiare delle grinzose e unte mani di Miss Padgedoorf
come personale crocerossina.
-Cosa? Non credo proprio...-
Vedere Christopher così terrorizzato, in fondo, era
divertente.
-Più tardi tornerò a controllare le tue
condizioni. Aspettami.-
E con quella promessa finale lasciata ad aleggiare nell'aria, Mirie
condusse Hermione in corridoio, pilotandola sulla strada che le avrebbe
portate ai dormitori femminili.
-Tornerai davvero a controllare le sue condizioni?-
-Chissà.-
Percorrendo i corridoi poco illuminati di quel castello ancora
così nuovo ai suoi occhi, Hermione ringraziò
l'insistenza della strega nel volerla riaccompagnare, menzionando
quanto tutto fosse ancora così nuovo e diverso e, al tempo
stesso, vicino alla fine.
-Non dirmi che vorresti rimanere, perché non ci credo.-
Il lieve sorriso sulle labbra della bionda era rassicurante e leggero,
come se quella conversazione non fosse affatto scomoda o sconveniente,
bisognosa di una buona manutenzione a livello di parole e complimenti.
-Vorrei saperne di più su Grimlore.-
-E non dell'intera situazione in cui il tuo preside e gli altri hanno
cacciato te e il tuo amico?-
Precisare che lei e Malfoy non erano amici, al momento, le sembrava
davvero una pessima idea, considerato quante energie stava
già sprecando per non rivivere i momenti di qualche ora
prima. Le bastava vagare con la mente anche solo per qualche attimo e
ancora riusciva a sentire la sensazione della spalla sotto la sua mano,
più solida e forte di quanto si sarebbe mai immaginata.
E tutto il resto...
-Sono certa che io e Draco sapremo tutto anche troppo presto.- sorrise
mesta, ben consapevole di non poter affrontare un argomento simile con
lei. -Mentre Grimlore e tutt'ora un mistero.-
-Che cosa ti incuriosisce maggiormente?-
-Be', sarei curiosa di sapere se altri presidi, prima di Silente e
Grendel, avessero mai tentato un'iniziativa simile a quella che ci ha
portati qui.-
Evitare accuratamente il motivo reale, o più pressante, che
li aveva portati a Blackwood non rappresentava un problema, in quanto
Mirie sembrava estremamente disponibile ad adattarsi a qualsiasi
richiesta da parte di Hermione, genuinamente interessata all'argomento.
-Qualcuno.- annuì lei, sorridendo vagamente e muovendo
impercettibilmente le dita della mano destra in un conto silenzioso.
-Cinque, più precisamente, dal 1294 a oggi.-
-Cosa?- Incredula, la Gryffindor si fermò nel mezzo del
corridoio, osservando Mirie come se fosse pazza.
-Tesoro, non è colpa mia.- rispose semplicemente lei,
invitandola a proseguire. -Sai che anno era, quello?-
Furono sufficienti pochi secondi prima che Hermione rispondesse con
l'unico elemento che aveva tra le mani. -L'anno del primo torneo tre
maghi.- rispose incerta, non tanto della risposta, quanto della
pertinenza sull'argomento trattato.
-Esattamente.- annuì Mirie -Il primo torneo si svolse
quell'anno, ma i preparativi e gli accordi tra le scuole iniziarono
almeno cinque anni prima.-
-Ci volle così tanto?-
-Le scuole coinvolte erano parecchie e situate in tutto il mondo,
furono spediti decine di inviti per rendere l'evento più
ampio e memorabile possibile, ma solo una minima parte
accettò di sedere al tavolo delle trattative e ancora meno
si resero disponibili all'iniziativa. Alla fine, solo Hogwarts,
Grimlore, Beauxbatons e Durmstrang rimasero in piedi, ma a quel punto
era ovvio che una nazione non potesse avere due scuole in lizza. Venne
scelta quella ritenuta più prestigiosa e certamente
più frequentata, popolare.-
-Hogwarts.- annuì Hermione, affascinata da quell'aneddoto
sfuggito ai suoi studi. -Aperta a tutti e conosciuta in tutto il mondo
dei maghi.-
-Esattamente.- confermò Mirie. -Grimlore venne fatta fuori
senza troppi complimenti e da allora i rapporti sono rimasti burrascosi
e congelati in uno stato di perenne dissapore tra l'isola e le scuole
coinvolte.-
-Ma sono passati secoli. Letteralmente!-
-Secoli in cui il malumore è cresciuto di anno in anno, e i
goffi tentativi di riappacificazione tentati in questo lasso di tempo
sono stati così fallimentari da non meritare di essere
ricordati. Per questo motivo, se le cose andassero a buon fine, Odin
Grendel e Albus Silente sarebbero ricordati nella storia per qualcosa
di mai accaduto prima. A dispetto di qualsiasi altra motivazione possa
segretamente spingerli all'azione.-
Strabiliante.
Che le cose andassero o meno come previsto, il movente delle loro
azioni sarebbe stato inattaccabile agli occhi di tutto il mondo magico.
Si erano salutate velocemente sulla soglia dell'entrata del dormitorio,
Hermione più consapevole dei fatti e Mirie apparentemente
più sollevata. L'aveva lasciata andare con un sorriso, prima
di sparire nel buio dei corridoi con passo rilassato, quasi non avesse
alcun pensiero al mondo. Hermione si era chiesta se stesse davvero
tornando da Christopher.
La luce fioca delle lanterne l'accompagnò in stanza con
cautela, portandola a muoversi con passo felpato per non svegliare
nessuno e ad agire come una ladra del tutto nuova del suo mestiere,
confortata solo dal chiarore della luna nella stanza. Nessuno aveva
chiuso le imposte e Isbel e Audrey sembravano essere totalmente
addormentate.
Poggiata alla porta della camera, Hermione fu incapace di tenere la
mente a guinzaglio. Lì, nel buio della notte e l'atmosfera
ovattata di quel momento, la sua mente prese a vagare verso il ricordo
che ancora non aveva avuto il coraggio di analizzare.
Una mano volò a coprirsi la bocca quasi le fosse sfuggita
una parolaccia davanti a un bambino, sentendo di aver mancato in
qualcosa e di non essersi comportata come avrebbe dovuto. O
più semplicemente, come ci si sarebbe aspettato.
Già, perché se anche la sua mente le aveva
ordinato di fuggire a gambe levate e con un pizzico di sdegno da quella
surreale situazione, lei non lo aveva fatto.
Al contrario, aveva stretto la spalla di Malfoy con più
forza di quanta ne avesse racchiusa nel pugno che gli aveva lanciato al
secondo anno, sfogando tutta la tensione provata in quel momento
cruciale e lasciando che il suo volto gli andasse incontro senza
esitazione, aprendo sempre di più la bocca ad ogni bacio o
sfiorarsi delle loro lingue. Oh, sfiorarsi... forse al principio.
Al momento della separazione, le loro fronti si erano toccate in una
mutua richiesta di pausa e riflessione, lasciandoli a bocca aperta e
labbra arrossate a chiedersi cosa diamine fosse successo. Nessuno dei
due sapeva bene dove guardare, così i loro sguardi si erano
scontrati confusamente più volte, durante l'ispezione dei
loro occhi o la semplice voglia di concentrarsi sul rossore delle
guance di Hermione o, ancora, sulle labbra ancora dannatamente vicine
di Malfoy. Poi la voce di Christopher li aveva riportati alla
realtà, facendosi sentire a qualche metro di distanza, oltre
un bivio che li nascondeva alla vista di chiunque.
Rifiutandosi di lasciarla andare, lo Slytherin l'aveva comunque
condotta in infermeria senza che la sua presa cedesse di un millimetro,
lasciandola a nascondersi contro la sua spalle, come se in
realtà stesse trasportando una bambina di due anni
particolarmente poco incline alla socializzazione.
Merlino, quell'evento non sarebbe potuto essere semplicemente
catalogato come clandestino, quanto come del tutto imprevisto.
Perché di tutte le ipotesi riguardanti il suo futuro,
Hermione non aveva calcolato quella.
Lei non aveva semplicemente baciato Draco Malfoy, a lei era piaciuto
baciare Draco Malfoy.
-Dannazione.-
Quell'urletto stridulo le valse un assonnato sospiro da parte di Isbel,
voltatasi pigramente nel letto e poi rimasta immobile, seminascosta
dalle tende tirate solo parzialmente attorno al suo letto.
Probabilmente lei e Audrey erano rimaste sveglia a parlare fino a tardi.
In punta di piedi, Hermione si avvicinò il minimo
sufficiente per controllare che stesse ancora dormendo, temendo di
averla svegliata e dover dare spiegazioni sul suo mostruoso ritardo. O
forse no, forse Isbel si sarebbe limitata ad osservarla in silenzio,
sorridendo fugacemente e tornando a dormire, non volendo indagare su
cose che non la riguardavano per non ottenere in cambio la stessa
curiosità.
Curiosità che avrebbe meritato in pieno,
considerò Hermione, osservando a bocca aperta la piccola
figura immersa nelle coperte.
I tratti del viso erano più rilassati, meno imbronciati e
tesi di quanto fossero normalmente, conferendo a Isbel un aspetto
aggraziato e di totale abbandono. Le braccia ripiegate davanti al petto
lasciavano che le mani restassero abbandonate accanto al suo volto,
così che le dita restassero imbrigliate in una massa di
capelli lisci e lucenti, di apparenza così morbida da
sembrare finti. Ma non lo erano, Hermione lo sapeva benissimo. Come
sapeva che, se gli occhi fossero stati aperti, quelli avrebbero avuto
un colore differente, più magnetico e profondo... tipico di
una veela.
***
Quella mattina, l'ingresso di Grimlore era letteralmente stato preso
d'assalto da un gran numero di studenti anziani, affollati in piccoli
gruppi sparsi qua e là come centro di pettegolezzi
dell'ultima ora.
Alle pareti stavano appesi, sin dalle prime ore dell'alba, gli avvisi
che comunicavano le date di inizio delle prossime gite fuori porta,
ovvero i week-end in cui era possibile scendere a Brickstone, il paese
più popoloso dell'isola, e altri piccoli luoghi
caratteristici del posto. Luoghi che ormai ciascun studente doveva
conoscere pressoché a memoria.
-Le rovine dell'isola vecchia sono molto suggestive da vedere, tu e
Draco dovreste davvero andarci.- suggerì Margaret, piantina
del luogo alla mano.
-Le colline circostanti sono uno spettacolo, la vista è
eccezionale.- Aggiunse Audrey, indicando il punto preciso su quel
rettangolo di carta già troppo spiegazzato per essere
attendibile.
-Verissimo, sono luoghi che frequentiamo abitualmente durante l'estate,
quindi ci sono scarse probabilità che troviate studenti
pronti a darvi noie. Ora che la scuola è ricominciata
preferiamo i villaggi più lontani e le foreste sempre verdi
dall'altro lato dell'isola, si possono raggiungere velocemente in sella
ad una scopa o noleggiando un cocchio al villaggio.-
-Immagino che tutto ciò non sia minimamente permesso dalla
scuola.- annuì Hermione, avendo capito velocemente come
stessero le cose.
-Immagini bene.- annuì Audrey con leggerezza. -Solo i
ragazzi degli ultimi due anni sono soliti seguire questa... tradizione.
Per i più piccoli è sempre un sollievo restare
lontani da casa e esplorare il territorio vicino alla scuola, dove non
è permesso andare prima di diventare studenti.-
-Ricordi del passato, Sinclaire?-
Siebel Lambert le aveva sorprese alle spalle, decidendo di palesare la
sua presenza solo dopo aver origliato una parte del loro discorso.
-E tu? Lo hai già dimenticato?-
Fu sufficiente notare il calo di brusio attorno a loro per comprendere
quanto Audrey si fosse spinta oltre, inducendo gli studenti
più vicini ad adoperarsi in un saggio passo indietro
collettivo.
Ricordare a un Lambert il proprio passato non era decisamente una buona
idea.
-Affatto.- fu l'affettata risposta della ragazza, rigida di fronte a
loro e padrona di sé quanto bastava per non schiantare
nessuno. -Per questo motivo scelgo con saggezza i miei amici. E sei
fortunata, oggi sono di ottimo umore, non perderò tempo con
te.-
Un sorriso di compiacimento, una leggera spinta al braccio di Audrey e
Siebel era già passata oltre, accolta in un gruppo di
ragazze vocianti ed incredibilmente leccapiedi.
-Non sarebbe saggio scontrarsi con lei, Audrey.- l'avvertì
Margaret.
-Tranquilla, ho cose più importanti di cui occuparmi.-
-Come, ad esempio, evitare Nathan?-
Colpita e affondata.
Nathan O'Brian aveva una cotta per lei da tempo immemore, fatto
risaputo da una buona quantità di studenti e, in alcuni
casi, professori.
A metterli sull'avviso era probabilmente stato il suo pedinarla
platealmente ad ogni occasione disponibile, millantando coincidenze
inesistenti e necessità di aiuto assai poco credibili.
-E' da un po' che non si fa vivo.- Alzò le spalle Audrey,
vagamente dispiaciuta dallo stato delle cose. -Credo che Ethan e
Leonard lo abbiano coinvolto in un piano volto ad uccidere Malfoy.
Senza offesa.- aggiunse immediatamente, in direzione di Hermione, la
quale scrollò impercettibilmente il capo per far capire che
un eventuale piano omicida ai danni di Malfoy non era cosa in grado di
turbarla.
-Piuttosto, Isbel?- chiese la Gryffindor -L'abbiamo persa per strada e
non è ancora arrivata.-
-Oh, non farci caso.- scosse il capo Margaret, con il tono di chi aveva
ormai perso ogni speranza. -Lei sparisce spesso senza preavviso. E'
fatta così.-
Già, ora Hermione poteva intimamente ammettere di sapere
come fosse fatta Isbel. Dentro e... fuori.
-Be', credo che dovrò imitarla.- si scusò
Hermione -Devo trovare Draco, non ho visto nemmeno lui questa mattina e
vorrei davvero convincerlo a visitare qualcuno di questi posti.-
Bugie e solo bugie, una dopo l'altra.
Era scappata prima di poterlo vedere svoltare un angolo o spintonare
uno studente sulla sua strada, sempre ben protetto da quella sua odiosa
maschera di indifferenza che a malapena aveva perso anche nel momento
di baciarla.
Inutile distrarsi con la prospettiva di una visita dell'isola o di come
Merlino andavano le cose nella vita di Isbel, la sua mente riusciva a
distrarsi solo per qualche attimo prima di tornare a lui. A loro. A
quello.
Di nuovo, dovette frenare il movimento istintivo della propria mano
che, pronta a seguire i suoi pensieri o, per meglio dire, ricordi, non
faceva che volarle alle labbra, come a voler trovare una prova concreta
di quanto accaduto.
Bambina.
Non erano più i tempi del suo primo bacio e Draco Malfoy non
era Victor Krum.
Eppure, qualcosa si agitava dentro di lei, qualcosa che sarebbe stato
troppo semplice definire unicamente paura.
-Ma tu guarda, una Mezzonsangue a Grimlore. I tempi sono davvero
cambiati.-
Colta di sorpresa, Hermione si voltò velocemente,
ritrovandosi faccia a faccia con un illustre sconosciuto. Un giovane
mago che, a giudicare dal mantello, doveva essere sceso da una di
quelle orribili carrozze solo la sera precedente.
Un membro del consiglio.
-Chi sei?-
Dargli del “lei” era un'ipotesi che Hermione aveva
immediatamente scartato, preferendo giocare su una posizione di forza e
sicurezza. Che fossero solo apparenti, era un mero dettaglio.
Si era accorta subito che, vagando senza meta, era finita in uno dei
corridoi più piccoli, secondari, di quelli che si
percorrevano in compagnia e di cui ci si dimenticava subito dopo.
-Louis Arkell.-
Pronunciò il suo nome come se non avesse importanza,
preferendo accostarsi a lei, girandole attorno come una preda in
presenza di un pasto troppo strano per capire se fosse commestibile o
meno.
Alto, capelli scuri e mascella squadrata, sembrava più il
prototipo del soldato perfetto che un giovane mago facente parte di un
consiglio di anziani isolani.
-Arkell?-
-Non il professore, quello è mio zio.-
-Non l'ho mai visto.-
-Lo so.-
La stretta attorno alla bacchetta, nascosta tra le pieghe della divisa,
non faceva che intensificarsi di secondo in secondo, seguendo di pari
passo la diffidenza che quel tipo le ispirava.
-Devi seguirmi, Mezzosangue, i miei illustri colleghi sono ansiosi di
incontrarti in carne e ossa. Credo che alcuni di loro non abbiano mai
visto nessuno come te.-
Una sangue sporco, chiaro.
-Come me?-
Forse era stato quell'appellativo, “Mezzonsague”,
troppo abituata a sentire dalla bocca di qualcun altro e, certamente,
l'offesa in sé le provocò uno spasmo di puro
nervosismo attorno al legno della bacchetta... fatto stava, che invece
di prodigarsi in un facile quanto sicuro passo indietro, ne
compì uno avanti, pronta a sfogare una rabbia latente ormai
difficile da controllare.
-Sono forse stato sgarbato?-
Una domanda retorica, quella, posta con l'ombra di un sorriso e la
sicurezza eccessiva di uno stolto.
-Credo che la Granger sia troppo educata per dirti cosa, esattamente,
sei stato.-
Maledizione.
Non si era minimamente accorta della sua presenza, nonostante la sua
voce fosse ormai così vicina che, Hermione ne era certa,
voltandosi lo avrebbe trovato a pochi passi da lei.
-E scommetto che tu non lo sei, Malfoy.-
Apparentemente, tutti sembravano conoscerlo, in un modo o nell'altro.
-No, non direi.-
L'affiancò come se nulla fosse, concentrando tutte
le sue attenzioni unicamente su Arkell.
-Be', non è un mio problema.- scosse le spalle il ragazzo,
la bocca piegata in una smorfia di supponente soddisfazione. -Volete
seguirmi, o no?-
-No.- fu la categorica risposta dello Slytherin. -Il consiglio non
è qui per incontrare noi e, a meno che non sia uno dei
nostri a chiederlo, io e la Granger non veniamo da nessuna parte.-
Draco Malfoy era sempre stato un campione nello sfuggire a situazioni
pericolose e questa volta, non aveva nemmeno dovuto mentire.
-A loro non piacerà. Sono davvero incuriositi.-
Improvvisamente, l'aria si fece pesante, quasi elettrica...
immediatamente dopo, Christopher si materializzò al centro
di quella disputa in un unico movimento aggraziato, quasi fosse
atterrato agilmente a terra da un'altezza considerevole.
-Che tengano la loro curiosità a bada.-
Diede loro le spalle istantaneamente, concentrando tutta la sua
attenzione sul mago del consiglio, squadrandolo con evidente interesse.
Ma per quanto Christopher potesse dimostrarsi attento, nulla poteva
competere con l'espressione di puro stupore apparsa sul volto di Arkell.
-In pochi possono smaterializzarsi all'interno del castello.-
Non aveva spianato la bacchetta, ma il suo corpo irrigidito emanava una
tensione che non era possibile trascurare.
-Lo so.- si limitò a rispondere il falsario, sottolineando
quando l'osservazione fosse ai limiti dello stupido. -E voi non potete,
giusto? Inoltre, ti invito a indossare la spilla di riconoscimento che
ti identifica come membro del consiglio. Anche non indossandola,
è comunque impossibile passare inosservati all'interno del
castello, non sei più uno studente... Louis.-
-Come fai a conoscermi?-
-Tuo zio parla spesso di te.-
Quell'affermazione fu sufficiente a destare la reale attenzione di
Arkell, suscitando in lui un improvvisa comprensione mista a evidente
rispetto. Hermione era certa di avergli sentito a malapena sussurrare
qualcosa di molto simile a “quale onore”, prima di
interrompere bruscamente quel sussurro rivelatore.
-So chi sei.- si limitò a dire, osservando Christopher con
nuovo rispetto.
-Eccellente.-
E poi fu il vuoto.
***
Uno strappo a livello del costato le mozzò il fiato
all'improvviso, lasciandola cieca a sorda al vortice che li aveva
inghiottiti.
Cadde sulle ginocchia come se il peso del mondo le gravasse sulle
spalle, scosse da un respiro affannato e fuori controllo, mentre il
pavimento girava pericolosamente sotto i suoi occhi.
-Potevamo spaccarci!-
La realtà riprendeva forme e colori sfocati poco a poco,
sino a farle identificare il luogo in cui si trovavano e la mano di
Malfoy stretta attorno al suo braccio. Sembrava furioso e spaventato,
ma non con lei.
-Vi ho colti di sorpresa, siete stati passeggeri perfetti.-
Christopher li aveva smaterializzati senza preavviso, trascinandoli con
sé all'interno della stanza dal soffitto di fuoco, ai piedi
dell'ufficio di Grendel.
Di nuovo, quella sensazione di malessere l'assalì.
-Non posso stare qui dentro...-
Vide il pavimento avvicinarsi pericolosamente, prima di venire spinta
indietro e sollevata di peso, fino a essere trascinata pochi metri
più avanti, fuori dai confini di quella dannata stanza.
Aprire gli occhi e sentirsi subito meglio furono due cose istantanee.
Inginocchiato di fronte a lei, Malfoy l'osservava con cautela, quasi
temendo di vederla crollare da un momento all'altro, esattamente come
l'ultima volta.
-Devo portarti in infermeria?-
-No.- escluse lei -Tutto bene, per ora.-
Christopher non li stava nemmeno guardando, concentrando tutta la sua
attenzione su un punto ben preciso del soffitto, lasciando dondolare il
leggero tessuto del mantello per divertimento.
-Ti servo di nuovo?-
Hermione si alzò in piedi nell'istante in cui
pronunciò quella domanda, certa della risposta e nemmeno
lontanamente pronta a ripetere una simile fatica. Ma l'avrebbe fatto
ugualmente.
-No, questo posso procurarmelo da solo, non avverto barriere contro di
me.-
-Allora perché siamo qui?- gli chiese Malfoy,
inspiegabilmente seccato. O forse, non così
inspiegabilmente.
Non aver ancora parlato di nulla, stare vicini, fare finta di niente...
non stava funzionando.
Non stava funzionando affatto.
Hermione lo guardò a testa bassa, pronta a distogliere lo
sguardo e tentando di mettere a tacere quella sensazione di nervosismo
e aspettativa che l'aveva assalita dalla sua comparsa. Una parte di lei
si aspettava qualcosa da lui, qualcosa che non fosse solo una risata o
una parola cattiva...
Lei aspettava qualcosa che non avrebbe dovuto nemmeno concepire.
-Non potete andare a lezione, il consiglio manderebbe qualcuno con un
briciolo di autorità in più per convocarvi e
nessuno dei due Presidi pensa sia una buona idea. Starete con me, per
oggi.-
-Che fortuna.- soffiò lo Slytherin.
-Vuoi tornare indietro, Malfoy?-
-No, grazie. Fai quello che devi fare e andiamocene.- Così
dicendo, Draco osservò ansioso la parete incantata che
portava all'ufficio di Grendel.
-Tranquillo, non sono qui.- E non seguirono ulteriori spiegazioni, solo
la rude richiesta di stare zitti e in disparte.
Il silenzio era un problema.
Hermione faceva di tutto per non fissarlo, senza tuttavia riuscirci.
Nessuno dei due aveva aperto bocca, preferendo sedere a terra, l'una
accanto all'altro, ad ascoltare i borbottii indistinti di Christopher,
impegnato a misurare lo spazio della stanza a grandi passi.
Codardia Slytherin, doveva essere contagiosa.
Eppure doveva essere lui a dire qualcosa. A fare qualcosa.
Merlino, era tutta colpa sua.
-Io sto bene, Malfoy, grazie dell'interessamento.-
Non aveva osato parlare a voce troppo alta per paura che Christopher la
sentisse, così si era limitata a sussurrare quell'accusa con
lo sguardo puntato al soffitto, incredibilmente stanca e confusa.
Con la coda dell'occhio lo aveva visto voltarsi e guardarla, non
così indifferente e calmo, dopotutto. Qualcosa aveva
incrinato la solita perfetta padronanza di sé, portando
Hermione a gioire interiormente di quel malessere appena visibile.
-Lo so. Mirie mi ha informato delle tue condizioni, mentre rimanevi
nascosta dietro quella tenda come l'ultima dei moribondi.-
Quello era un buon motivo per guardarlo in faccia e affatturarlo, ma
prima che potesse anche solo alzare la bacchetta per mettere in atto il
secondo proposito, la mano di Malfoy si alzò a bloccarle il
polso, schiacciandolo a terra sotto la pressione decisa delle sue dita.
Evitare incantesimi e maledizioni doveva essere ciò in cui
era più bravo.
-Non sono stato io a scappare per primo.-
Si, ma sei stato tu a
baciarmi.
Avrebbe voluto urlarglielo in faccia, sempre più ansiosa di
farlo sentire colpevole e pronta a scaricare su di lui l'intera
responsabilità di quell'accaduto dalle conseguenze
disastrose e imbarazzanti, tremendamente complicate. Invece si
limitò a rimanere immobile, i pugni chiusi e il cuore che
batteva forte, conscia di essere di fronte a qualcosa che non poteva
evitare.
-E' stato più forte di me.- ammise lei, distogliendo lo
sguardo.
Quel sussurro era stata solo una pallida ammissione di quanto si
sentisse realmente confusa. E lei non avrebbe dovuto esserlo.
-O quello, o ti avrei schiantato.-
-Davvero?-
Il tono della domanda la indusse a voltarsi e ad affrontare
quell'insinuazione di palese diffidenza.
Non le credeva. E come avrebbe potuto?
Lo sguardo teso e la testa piegata leggermente in avanti, in segno di
aspettativa, non erano da lui. Lo facevano sembrare quasi nervoso.
Quasi. Gli occhi puntati nei suoi, tuttavia, smentivano qualsiasi
insicurezza, obbligandola a ricambiare quella cortesia che non avevano
mai osato scambiarsi.
-Perché?-
Se lo stava chiedendo da ore, lasciando che ogni tipo di risposta le
balzasse in mente alla velocità di un proiettile.
-Questa è... follia.-
disse ancora.
-Pensi che non lo sappia?-
-Penso che tu non abbia riflettuto affatto prima di... be', lo sai.-
Aveva quasi riso di lei e del suo imbarazzo, come se lui non fosse
affatto a disagio in quella situazione. Era così irritante.
-Ci ho riflettuto più di quanto pensi.-
-Davvero? Per circa dieci secondi?-
In realtà, quella risposta l'aveva sorpresa e turbata
più di quanto fosse disposta ad ammettere, così
era stato facile continuare ad accusarlo.
Merlino, era Malfoy. Accusarlo era pura normalità.
-E tu quanto ci hai pensato, Granger?-
Anche seduti, era comunque più alto di lei, facendo si che
il suo sguardo incombesse sul suo come a volerla obbligare a rispondere
sinceramente alla domanda, mentre lui aveva semplicemente evitato di
dire qualsiasi cosa.
-Mi hai colto di sorpresa.-
-Può essere, ma non ricordo di essere stato schiantato.-
E lei non ricordava di averci nemmeno pensato.
-Da quando siamo arrivati, sei diventato stranamente sopportabile.-
Quell'affermazione sembrò stupirlo più di
qualsiasi altra, lasciandolo vagamente perplesso e più
propenso a pensare alle parole appena pronunciate che a riderci sopra.
Qualcosa stava cambiando... ma non ebbe modo di pensarvi troppo
approfonditamente.
Un riverbero di luce accecante li colpì in pieno,
spingendoli ad alzarsi velocemente e trovare riparo a diversi metri di
distanza dal punto in cui si trovavano.
Fuoco.
Fiamme ovunque, la piccola stanza ne era piena.
Un profondo squarcio al centro del soffitto fungeva da passaggio per
quell'onda rossa e incandescente che non accennava a fermarsi, creando
un vortice di grandezza innaturale a malapena contenuto in quei pochi
metri... già, perché oltre, le fiamme non
avanzavano.
-Merlino... Christopher!-
L'urlo di Hermione si perse nel rombo delle fiamme, lasciandola solo
vagamente consapevole della cenere grumosa di cui era ricoperta, i
capelli mossi da ondate di calore incontrollabili e gli occhi
affaticati.
-Malfoy dobbiamo...-
-Non dobbiamo fare proprio niente, guarda.-
Il suo corpo le impediva di avanzare, costringendola
all'immobilità e a guardare da lontano. Bastarono pochi
secondi perché riuscisse a scorgere una sagoma nera al
centro delle fiamme, e per un attimo ne rimase paralizzata, lasciando
che le mani si stringessero al corpo di Malfoy per scaricare la
tensione e la paura, come se quel gesto sarebbe potuto essere di una
qualche utilità a qualcuno che non fosse lei.
Ricominciò a respirare solo quando si rese conto che quella
sotto i suoi occhi non era la sagoma carbonizzata di un mago, ma il
corpo di Christopher, intatto, che si muoveva piano, intento a far
danzare la fiamme a ritmo di bacchetta.
Le controllava.
-Non avevo mai visto nulla di simile.-
-E' un trucchetto che mi piacerebbe imparare.- considerò
Malfoy, ben deciso a non muovere un passo e apparentemente lontano
dall'intimarle di allontanarsi.
-Mi auguro che non abbia la sfortunata idea di insegnarti nulla.-
Lo Slytherin non rispose nemmeno a quelle parole di petulante
diffidenza, limitandosi a farle scorrere una mano tra i capelli,
districandosi tra nodi e cenere, per sentenziare con palese disgusto:
-Sembri tornata quello del primo anno, Granger.-
Inammissibile.
Gettarlo tra le fiamme, in quel momento, sembrava la soluzione
più razionale.
-Tu!-
Invece si limitò a spingerlo lontano da lei, cercando di
trasmettergli tutto il suo disappunto con un semplice sguardo, capace
solo di farlo ridere.
Se fossero stati ad Hogwarts, con ogni probabilità, Harry e
Ron gli sarebbero saltati alla gola mentre lei avrebbe cercato di
minimizzare l'accaduto, andandosene sdegnata e decisa a provare solo
compassione per lui.
Ma quella non era Hogwarts, Harry e Ron non c'erano, e lei non era
sicura di provare qualcosa di anche solo vagamente simile alla
compassione.
Quel posto stava cambiando le cose, stava cambiando loro. E nulla, al
momento, riusciva a spaventarla di più.
Le fiamme scemarono in pochi secondi, diminuendo a vista d'occhio fino
a scomparire totalmente, lasciando un Christopher pienamente in salute
a contemplare il soffitto con sguardo soddisfatto. Nulla, nel suo
aspetto, lasciava intendere quanto fosse appena accaduto.
-Come è possibile? Non ti sei fatto nemmeno un graffio.-
Hermione si era avvicinata al mago quanto più possibile,
rimanendo sulla soglia di quello che per lei era terreno minato.
-Non è del tutto esatto.-
Lentamente, sollevò la mano che ancora impugnava la
bacchetta, mostrando un arto arrossato e tremante, ricoperto di lievi
ustioni diffuse su tutta la superficie.
-In infermeria, adesso.- intimò Hermione, iniziando
già a ripercorrere il corridoio esattamente da dove era
venuta.
-Non da questa parte.- li avvertì Malfoy, raggiungendoli.
-Sta arrivando qualcuno.-
-Devo aver attirato l'attenzione.- considerò Christopher,
non particolarmente preoccupato.
-Il consiglio?-
-E chi altri, Granger?-
Pessimo momento per una vecchia faida alla Gryffindor vs Slytherin.
-Tenetevi forte, e non pensate a niente.-
Un avvertimento dell'ultimo minuto quello di Christopher,
più di quanto avessero avuto in precedenza.
Hermione ebbe solo il tempo di voltare il capo verso di lui con
l'intenzione di bloccare sul nascere quell'idea, ma fu troppo tardi.
Nello stesso momento in cui sentì la mano di Malfoy
afferrare la sua, l'ormai famigliare strappo al petto la
colpì di nuovo, trascinandoli in un vortice nero e senza via
d'uscita.
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Capitolo 13 *** Attimi nel buio ***
XIII
Attimi
nel buio
“Un'altra cosa di te che mi colpisce è questa:
trovi sempre
interessante una personalità che
la maggior parte di noi
ignorerebbe.
Hai un certo qual modo
di aprirti con gli altri,
di fare in modo che si
rivelino.
Io non sono abbastanza
paziente...”
-Henry Miller-
Il risucchio della smaterializzazione era stato immediato e assordante,
trascinandola in un vortice d'aria inconsistente che la
lasciò cadere in malo modo contro il duro pavimento di
pietra. Solo la ferrea presa di Malfoy, nemmeno lui propriamente a suo
agio nel venire trasportato a quel modo, le impedì di
schiantarsi al suolo alla stregua di un molliccio colpito da una
fattura.
Barcollanti e vagamente intontiti, dovevano avere un aspetto
estremamente goffo.
-Fate parte di una gioventù sin troppo delicata, per i miei
gusti.- li ammonì Christopher, in piedi accanto a loro e
perfettamente padrone di sé, tutto intento ad osservare il
punto offeso della sua mano, quasi fosse sufficiente mostrare
noncuranza per far passare inosservato il fagotto appena nascosto sotto
il mantello.
-Delicati o meno, non siamo ciechi.- soffiò Malfoy,
rimettendosi in sesto e portando Hermione con sé.
Piccole attenzioni del tutto inusuali... nemmeno Ron arrivava a tanto,
anche nei suoi momenti migliori.
-Dove siamo?-
La Gryffindor prese coscienza del luogo in cui si trovavano con un moto
di stupore e soggezione.
Un'immensa vetrata istoriata si ergeva alle loro spalle, salendo dritta
sino al soffitto, estremamente vicino, e chiusa a intervalli regolari
da catene pesanti e arrugginite, lasciando a intendere quanto a lungo
fosse stata sigillata. Secoli, probabilmente.
-Possiamo definirlo un tranquillo punto di osservazione.-
spiegò il mago, osservando la triste visuale davanti ai loro
occhi.
Si trovavano a diversi metri da terra, sopra quello che aveva l'aria di
essere un balconcino interno, delimitato da una ringhiera di ferro
arrugginito e dall'aspetto molto poco rassicurante. Hermione era quasi
certa che appoggiarvisi avrebbe significato la morte.
-Interessante. E cosa dovremmo osservare?-
Mani in tasca, Malfoy osò sporgere la testa solo di qualche
centimetro, osservando il corridoio vuoto senza troppo interesse.
Regnavano sul nulla.
-Quella porta.- borbottò Christopher, accennando col capo a
una lastra di metallo scrostata del tutto anonima, incassata nella
parete di destra, a pochi metri da loro.
Per lui tutto era normale o mortalmente noioso. Aveva l'aria di aver
già visto tutto e sentito a sufficienza, tanto di potersi
genuinamente permettere di pensare solo a se stesso. Una caratteristica
che Hermione credeva nascesse con la vecchiaia, un istinto di
sopravvivenza e disinteresse che, invece, Christopher sembrava
combattere ogni giorno.
Si accorsero del pezzo di pergamena che teneva tra le mani solo quando
quello sparì a seguito di un secco colpo di bacchetta, come
se nulla fosse. Compiva magie per la maggior parte del tempo, evitando
anche solo di alzare un dito, se poteva.
Un vero mago delle favole, di quelli che si smaterializzavano dalla
poltrona per materializzarsi direttamente tra le calde coltri del letto.
-E' strano.- sussurrò Hermione all'orecchio di Malfoy, solo
vagamente interessato all'argomento.
-E' amico del vecchio, non poteva essere altrimenti.-
Lo sguardo torvo guadagnatosi nel pronunciare quella semplice quanto
irrispettosa parola, venne abilmente schivato alla stregua di una
fattura.
Certe cose non sarebbero mai cambiate. Eppure, avrebbero potuto
beneficiare di un nuovo e più ampio margine di tolleranza.
Lo sguardo di Hermione non aveva vacillato, sempre intento a studiare
il profilo spigoloso di Malfoy quasi fosse un quadro da interpretare,
all'apparenza esageratamente semplice e fuorviante, come se non ci
fosse altro a cui interessarsi se non il colore e la forma delle sue
espressioni...
Fu imbarazzante essere colta sul fatto, ma ancora di più lo
sarebbe stato se avesse scelto di scappare e sfuggire al suo sguardo.
A quel punto era chiaro che le cose erano totalmente sfuggite ad ogni
razionale controllo.
-Bene, hanno finito.- annunciò Christopher, infrangendo la
bolla di pensieri creatasi attorno a loro.
Malfoy sembrò infinitamente seccato, tanto da aprire bocca
per iniziare una frase certamente scortese, ma troncata sul nascere da
un tocco della mano di Hermione sul braccio.
Non che improvvisamente Malfoy avesse iniziato a darle retta, solo...
era sorpreso. E sconcertato. Forse, quasi quanto lei.
Ai loro piedi, un nugolo di maghi si riversò in corridoio
attraverso quella porta, ciascuno di loro chinando leggermente il capo
per non colpire lo stipite basso.
Mantelli neri del tutto anonimi e una spilla argentata, di pregiata
fattura, a forma di foglia li identificava come membri del consiglio.
Istintivamente, sia lei che Malfoy si fecero indietro, consci di non
averli ancora mai visti così da vicino e di essere in una
posizione scoperta.
-Tranquilli, non possono né vederci né sentirci.-
Che sciocchi a preoccuparsi del contrario.
Hermione riconobbe Louis Arkell quasi istantaneamente, il volto grave e
serio perfettamente in sintonia con quello dell'uomo che gli stava
accanto: alto, capelli più bianchi che grigi e dalla
corporatura sin troppo massiccia per la sua bassa statura.
Entrambi si tenevano ai margini di una cerchia più grande,
intenta ad un'animata discussione.
-Io dico di lasciar perdere e tornare alla normalità, dubito
fortemente che Blackwood possa essere nel mirino di quel pazzo!-
A tenere alto il ritmo del discorso era un uomo all'apparenza giovane,
certamente più di alcuni suoi colleghi, dalla folta
capigliatura corvina e il corpo incredibilmente longilineo. Il volto
spigoloso era come marmorizzato in un'espressione di ammonimento,
mentre i suoi occhi tondi e sporgenti tentavano di incatenare a
sé e alle sue idee ogni altro mago avesse la sfortuna di
entrare nel suo campo visivo.
-I tempi sono cambiati e le nostre difese sono più alte, non
ci faremo trovare impreparati. Inoltre...- soggiunse caustico -... tra
di noi non vi sono traditori simpatizzanti della loro causa!-
La voce era andata crescendo di tono, così come il suo
sguardo era scivolato lentamente su ciascun uomo o ragazzo presente,
quasi a volerne sondare le menti.
Un paio di giovani sembrarono essere catturati da tanta sicurezza di
sé, fino ad annuire decisi e scambiarsi eloquenti occhiate
di chi credeva d'aver capito ogni cosa solo ascoltando i vaneggiamenti
di qualcuno un po' troppo sicuro di sé.
-E, quindi, cosa proponi di fare, Fraser?-
Il mago che si fece avanti ne portò almeno una dozzina con
sé, lasciando il novello oratore in una posizione di, pur
minimo, svantaggio.
-Lambert, spero tu non ti sia sentito chiamato in causa.-
Antoine Lambert.
Un uomo difficile da dimenticare. Ben piantato, fronte ampia e capelli
scuri, spalle larghe e braccia apparentemente robuste, tipiche di un ex
battitore. Piacente a sufficienza da non riuscire a passare inosservato
alle signore.
-Affatto.- negò recisamente -Ma trovo il tuo ragionamento
semplicistico in modo allarmante.-
-Semplicistico? Io direi realista.- ribatté l'altro -La
nostra è una piccola isola dimenticata da Merlino stesso,
autosufficiente e non soggetta ad alcun stupido Ministero. Non abbiamo
nulla che possa interessare quel mago oscuro.-
-Eccetto i nostri figli. Giovani maghi pronti a essere plasmati, o
maledetti, secondo il suo volere. E una intera isola autosufficiente,
come tu stesso ai appena ricordato, protetta da incantesimi che ne
limitano il raggiungimento e la vista a maghi e babbani. Gli basterebbe
ucciderci tutti per fare di Blackwood la sua roccaforte.-
A quelle parole, nessuno osò ribattere. Fu come lasciar
emergere una paura latente a cui nessuno aveva mai realmente pensato di
far fronte, credendo che fuggirla sarebbe stato sufficiente se solo
fossero rimasti compatti nella negazione.
-In tal caso, ci difenderemo.- ribatté Fraser.
-In tal caso, potremmo non esserne in grado.-
-Certo che no. Dopotutto siete stati voi a votare a favore di questa
assurda intrusione. Hogwarts,
tra le nostre mura. Le nostre terre
potrebbero ospitare una battaglia tra due fazioni, nessuna delle quali
a noi particolarmente vicina.-
Voldemort.
Mangiamorte.
Ministero.
Auror.
Albus Silente.
Una lista piuttosto lunga di persone vissute ai margini della loro
società, viste unicamente come figure lontane e mai
realmente conosciute. Almeno, fino a quel momento...
-La tua mente è troppo giovane per ricordare la paura di
quei giorni, ragazzo.-
Il mago che Arkell affiancava con tanta calma sicurezza era intervenuto
senza muovere un passo, guadagnandosi ugualmente l'attenzione generale
del consiglio.
Non era facile individuare un potenziale leader all'interno di quel
gruppo, ma quell'uomo, al pari di Fraser e Lambert, era evidentemente
tenuto in alta considerazione.
-Grave, non oso mettere in dubbio la tua saggezza...- una
parola
sputata tra i denti di Fraser come il peggiore degli insetti entrativi
dentro per sbaglio -... ma il tuo simpatizzare per il cucciolo Malfoy
non ha portato altro che guai. Troppi occhi sono puntati sulla nostra
isola.-
-Dunque, ammetti l'esistenza di un problema.-
-Un problema da cui saremmo potuti rimanere alla larga.-
Le voci si fecero nuovamente confuse e chiassose, mostrando un gruppo
di uomini pronti ad affrontare una seria situazione di pericolo in modo
del tutto inconcludente ed estremamente babbano.
-Delusa, Granger?-
Lo sguardo della Gryffindor raggiunse Malfoy in modo pigro, dimostrando
quanto quell'ovvietà non meritasse una vera risposta.
Entrambi avevano osservato la scena in silenzio, avanzando verso la
balaustra di parola in parola, fino a stringere la sottile barra di
ferro tra le mani.
Hermione poteva sentire la mano di Malfoy sfiorare la sua, ma nessuno
dei due fece un movimento per scostarsi.
-Più o meno.-
Prima che altro fosse detto, la folla ai loro piedi venne dispersa e
messa a tacere da Odin Grendel e Albus Silente, appena usciti dalla
stanza che aveva ospitato quel meeting a dir poco... memorabile, per i
partecipanti.
-Signori.- esordì Grendel -Sono certo che sarete lieti di
godere della bellezza di Grimlore per tutto il week-end, prima di
partire. La quiete durante l'assenza degli studenti potrebbe essere un
buon momento per rivivere momenti di un passato che vi vedeva giovani
studenti tra queste mura.-
L'invito era stato posto con la massima spontaneità,
lasciando intendere che se anche una sola parola del precedente alterco
era stata sentita da entrambi i presidi, la cosa non era per loro
rilevante.
Diversi assensi scossero il silenzio, mischiando toni cortesi ad altri
più freddi e menzogneri. Ma non importava,
perché le decisioni erano state prese e ad esse si sarebbero
attenuti.
Le fila si ruppero velocemente, non prima che Silente lanciasse uno
sguardo sibillino alle sue spalle, come se potesse vederli in tutta la
loro clandestina gloria a spiare su di loro.
Di seguito, furono Piton e il suo misterioso accompagnatore a chiudere
il corteo.
Un mago alto e biondo, distinto e dai modi estremamente misurati, che
parlava con il loro professore di Pozioni con apparente confidenza e
fare circospetto.
Per Hermione fu qualcosa di nuovo vedere Piton interagire, quasi
umanamente, con un mago che non fosse Silente.
-Chi è quello?-
-Harland Reinolds.- rispose Christopher, palesemente disgustato. -Un
damerino da due soldi.-
Draco rise senza divertimento, specificando -Il padre di Alexander.-
E Hermione ebbe l'esatta idea di quanto quell'isola fosse dannatamente
piccola.
-Bene, ora, se volete scusarmi, non sono ancora apparso per i saluti.-
Rimasero soli ancora prima che le parole di Christopher si fossero
completamente spente nell'aria, avvertendo istantaneamente lontani
schiamazzi, indignati e confusi, che davano un'idea piuttosto precisa
di dove il mago fosse riapparso.
-Lo schianteranno prima che la giornata sia finita.-
-Non mi sembra il nostro principale problema, Malfoy.-
considerò, Hermione.
-Che vuoi dire?-
-Come scendiamo da qui?-
I vicoli ciechi, in un castello, non erano quasi mai tali.
Malfoy aveva iniziato a perquisire il piccolo tratto di muro in cui
sarebbe stato logico trovare una porta, tastando la superficie della
pietra con meticolosa precisione.
-Hai deciso di essere troppo qualificata per questo tipo di lavoro,
Granger?-
-A dire il vero, lo sono.- sottolineò Hermione -Ma in
realtà non ne so un gran ché di passaggi segreti.-
Mentire le era riuscito incredibilmente facile.
Non che proteggere le avventure avute con Harry e Ron fosse imperativo
al momento, soprattutto considerando quanto Malfoy ne fosse largamente
consapevole, ma la verità era che non voleva avvicinarglisi.
Rimanere da soli aveva acuito quella tensione che era andata scemando
sotto l'effetto della presenza di Christopher.
-Credevo che mentire portasse all'impiccagione, per voi Gryffindor.-
-Ahah. Divertente.-
Lo scatto arrugginito di un vecchio meccanismo spezzò
l'atmosfera, lasciando apparire il passaggio che li avrebbe ricondotti
ai normali e più frequentati corridoi scolastici.
-Prego.-
Il buco nero scavato nella parete emanava un freddo pungente assai
simile a quello portato dai fantasmi, mentre l'odore di muffa e polvere
le invadeva i polmoni pregandola di scappare e gettarsi semplicemente
di sotto.
-Prima tu.-
-Sono un gentiluomo, Mezzosangue.-
-Oh, certo, come ho fatto a dimenticarlo.-
Lo guardò di traverso per un tempo inspiegabilmente lungo,
prima di superarlo a testa eccessivamente alta solo per evitare il suo
sguardo insistente, affatto intimorito dal suo.
Maledizione a Malfoy e alle sue infinite ambiguità.
Avvertiva la sua presenza alle proprie spalle, pronta ad avvolgerla
senza nemmeno sfiorarla, mentre illuminava la punta della bacchetta
prima che avesse la prontezza di farlo lei.
Merlino, che situazione...
Non appena vide il suo braccio alzarsi e porsi all'altezza della
propria spalla si scostò come se si fosse appena ustionata,
riuscendo solo a inciampare e a finire contro una parete polverosa,
quasi completamente rivestita di ragnatele.
-Oh, accidenti!-
Lo sbuffo divertito di Malfoy non fece che aumentare la sua agitazione,
portandola a voltarsi bruscamente verso di lui come se volesse sfidarlo
a duello seduta stante. Ma non era quello il suo scopo.
-Te lo chiederò di nuovo. Perché?-
Probabilmente non avrebbe racimolato così tanto coraggio se
non si fossero trovati all'interno di quel tunnel marcescente
dimenticato dal mondo.
L'aria stantia e la luce tremula della bacchetta rendevano l'atmosfera
irreale, onirica in modo confuso. Non riuscivano a vedersi chiaramente,
lasciando che le ombre attorno a loro si muovessero a ritmo della
bacchetta di Malfoy.
Hermione ne fu immensamente sollevata.
-Perché ti ho vista.-
La risposta racchiudeva un tale livello di confusione da lasciarla
inerme.
-Cosa?-
Ogni parola sembrava uscirgli di bocca sempre più
riluttante, lasciandolo a lottare contro la sua stessa natura di
Slytherin: chiusa, calcolatrice, riservata e apparentemente fredda,
sino all'inverosimile.
-All'inizio era qualcosa di puramente estetico, un miglioramento degno
di nota per qualcuno abituato ad osservarti di rado e non in modo
esattamente... cordiale. Sei diventata sempre più difficile
da evitare, tanto che il pensiero di affatturarti era diventato
ricorrente, a patto servisse a farmi rinsavire e dimenticare
velocemente quel momento di confusione del tutto ingiustificato.- Poco
più che un sussurro, la sua voce manteneva un tono
volutamente distaccato, considerando più che sufficiente il
semplice esternare simili pensieri. -Ma non è andata
così.-
Totalmente confusa, spiazzata e sconcertata, Hermione non
trovò nulla di appropriato da dire, se non aggrapparsi ad un
barlume di logica curiosità, rimanendo immobile al pari di
una statua.
-La scuola è appena iniziata, Malfoy.-
Ovvero, un tempo infinitamente breve per perdersi in simili sogni ad
occhi aperti, a meno che...
-E' sempre stato qualcosa di puramente superficiale.- spiegò
lui, come se non si fosse mai interrotto -Piuttosto facile da
controllare, ma non da accettare.-
-Fino ad oggi.-
Il sibilo che gli uscì di bocca poteva essere al tempo
stesso una risata o una maledizione soffocata verso se stesso. -Durante
tutto il sesto anno ho avuto cose più importanti a cui
pensare, senza offesa...-
No, certo, nessuna offesa. Solo una sequela di frasi poco lusinghiere
nel mezzo di un'ammissione che lo vedeva in ginocchio, ridicolo ai suoi
stessi occhi di Slytherin.
-... poi all'inizio di quest'anno ho ricevuto il distintivo di Prefetto
e sapevo che averti continuamente tra i piedi sarebbe stato un
problema.-
-Aggiunto a tutti quelli che hai già.-
-Si.-
-Ma poi tutto è peggiorato.-
Aiutarlo a capire, a parlare, era forse l'unico modo in cui sarebbe
arrivata ad avere il quadro completo della confusione che regnava nella
sua mente.
Maschi, tipico.
-Trovarti gradevole da osservare poteva essere... quasi accettabile,
una volta finita la scuola ti avrei dimenticata, ma questo non era
previsto.-
-Questo,
cosa?-
La bacchetta le cadde di mano come se quella non avesse più
la forza di reggerla, mentre il volto di Malfoy si faceva di pietra
nell'ammettere implicitamente il motivo per cui l'aveva baciata. E quel
pensiero, quel ricordo, fu sufficiente a farle scottare le guance in
modo del tutto inappropriato.
Avrebbe dovuto essere indifferente e agghiacciata da quell'ammissione
senza senso, invece...
Invece si ritrovò a sperare che fosse lui ad agire, di
nuovo, perché lei non sapeva davvero cosa fare. Non sapeva
dove trovare il coraggio e la razionalità per accettare il
fatto che tutto quello, quell'assurda situazione, in realtà
la spaventava abbastanza da darle l'esatta percezione di quanto fosse
nei guai.
Una ragazza lo sapeva.
Lo sapeva sempre.
Chiuse gli occhi non appena colse un movimento da parte sua,
lasciandosi avvolgere da un braccio e trascinare verso di lui. Lo
spostamento minimo che servì allo scopo la
risvegliò dal torpore in cui era caduta, realizzando quanto
già fossero incredibilmente vicini, pronti a mandare al
diavolo qualsiasi cosa la ragione consigliasse.
Per Gryffindor e
Slytherin non era saggio mischiarsi.
Sentire il suo respiro sulla pelle era qualcosa di nuovo, come lo era
lasciarsi andare e poggiare la fronte sulla sua in cerca di un sostegno
reciproco. Bocche socchiuse, respiri affannati, nasi che si sfioravano
piano in cerca di un contatto preliminare più delicato
possibile, dandosi forse il tempo di scappare prima dell'irreparabile.
Ma nessuno dei due fuggì.
Le mani di Hermione afferrarono le braccia di Malfoy, risalendo decise
fino alle spalle e oltre, posandosi sul petto e carezzando il collo in
lenti movimenti impossibili da controllare, prima di spingersi oltre e
baciarlo con la stessa improvvisa caparbietà che lui stesso
aveva utilizzato per spiazzarla.
Sentì le sue labbra aprirsi in un sorriso nello stesso
momento in cui l'ansito di pura sorpresa che lei stessa gli aveva
procurato non le si riversò in bocca, dandole brividi caldi
lungo la spina dorsale e spingendola a muoversi contro di lui per
trovare sollievo a quella nuova tortura.
La bacchetta di Malfoy raggiunse la sua al suolo, lasciando sprofondare
l'atmosfera nel buio più totale. E poco importava, a quel
punto, perché fermarsi era diventato così
dannatamente difficile...
Una mano le risalì lo sterno con decisione, fermandosi a
coppa su un seno e stringendolo forte, lasciandola a sospirare nella
sua bocca come se non vi fossero altre possibilità.
-Non è possibile...-
Un rantolo nel buio non più forte dei sospiri appena spenti
nell'aria.
-Lo so.-
-E' tutta colpa tua, Malfoy.-
-Ne ero certo.-
La baciò di nuovo, stringendola forte con entrambe le
braccia e sollevandola sulle punte, muovendo il bacino in movimenti
ondulati e il più cauti possibili. La paura di venire
schiantato non era svanita del tutto, nonostante le mani di Hermione
fossero scese a posarsi lungo i suoi fianchi.
-Forse è meglio uscire di qui...-
-Sono d'accordo.-
Un ultimo bacio, un ultimo sospiro, la carezza leggera di un paio di
labbra sottili nell'incavo del collo, sufficienti a farle accapponare
la pelle per il resto della giornata, e una parvenza di miserabile
ordine era tornata.
-Le bacchette...-
Non era in grado di finire una frase o un pensiero di senso compiuto
che fosse, troppo impegnata ad ascoltare il battito del proprio cuore e
il sangue che sentiva scorrere nelle orecchie.
-Eccole.-
La luce tornò a illuminare i loro volti accesi, portando a
galla una vastissima quantità di emozioni. Troppe. Hermione
non ricordava di aver mai visto Malfoy così
apparentemente... sano.
-Accidenti, Malfoy, dovresti guardarti allo specchio.-
-Anche tu Granger.- sorrise di rimando -Troveresti quello che vedo io
incredibilmente interessante.-
Labbra gonfie e occhi brillanti incapaci di concentrarsi su un solo
particolare del suo volto, ecco cosa vedeva.
Niente al mondo era stato capace di lusingarlo altrettanto.
-Seguimi.-
Il passaggio si rivelò più tortuoso del previsto,
casa di tanti ragni quanti ne erano necessari per far crescere la paura
e la paranoia ad ogni passo, mentre detriti e polvere finivano
schiacciati sotto i piedi in leggeri rumori striduli.
A volte si affiancavano solo per potersi sfiorare con mani e braccia,
altre era Malfoy ad andare avanti e sgombrare il passaggio, lasciando
che una mano di Hermione gli sfiorasse la schiena nel superarlo.
Piccoli gesti che si erano concessi nel buio del nulla, tra ombre ben
felici di nascondere il profano.
-Chi era quell'uomo?-
Fare conversazione poteva essere un buon modo per distrarsi, per
evitarle di pensare insistentemente a cosa le fosse preso.
Avrebbe avuto tutta la notte per quello.
-Quale?-
-Quello che è stato accusato di proteggerti.-
Un argomento sufficientemente importante, tanto da distrarre anche lui.
-Septimus Grave.- rispose, dopo qualche attimo di silenzio -Un amico
dei miei genitori.-
-Amico?-
Saltarono un paio di gradini totalmente distrutti, iniziando una
discesa piuttosto ripida e accidentata.
-Di mia madre, più che altro.-
-Voi non avete amici che ricoprano cariche comuni, vero?-
-Certo che no, non ci sarebbero di nessuna utilità.-
Ovviamente.
-Non farò finta di essere sorpresa.-
-Ne sarei stato deluso.-
Reprimere il sorriso che le aveva raggiunto le labbra fu difficile,
più di quanto si sarebbe aspettata, lasciandola a
crogiolarsi in nuove e piacevoli sensazioni.
-Ci siamo.-
Erano arrivati in un vicolo cieco, probabilmente sarebbe bastato
cercare il meccanismo che avrebbe permesso al passaggio di aprirsi per
uscire dall'ombra di quel cunicolo, immergendo le mani tra ragnatele e
polvere.
-Vuoi pensarci tu, questa volta, Granger?-
-Okay.-
Quell'assenso immediato lo stupì.
-Sta indietro.- lo avvertì, concedendosi un passo avanti.
-Perché? Che cosa...-
-Bombarda!-
E Malfoy stesso, quella volta, era certissimo li avrebbero cacciati da
quel posto per il resto della loro vita.
-Un altro comportamento degno di nota, vedo.-
Non ultima disgrazia di quella giornata, era la costante presenza di
Severus Piton nel posto giusto al momento sbagliato.
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Capitolo 14 *** Rivelazioni (I Parte) ***
XIV
Rivelazioni
-parte
I-
“Io provo talvolta uno strano sentimento,
soprattutto quando mi
siete vicina
come in questo momento.
Mi par di avere nel
cuore una corda invisibile,
legata forte forte a
un'altra simile,
collocata nella
corrispondente parte del vostro essere.”
-Charlotte Brontë-
Sprofondare nell'oblio sarebbe stato l'unico modo per far cessare il
fastidioso dolore alle tempie che l'aveva tormentata per gran parte
della notte, impedendole di dormire o anche solo di pensare lucidamente
agli ultimi avvenimenti.
Hermione teneva gli occhi strettamente chiusi, il volto sepolto tra
lenzuola e cuscini, rivivendo nella sua mente le ultime ore di una
giornata troppo intensa.
Isbel e Audrey avevano lasciato la stanza piuttosto presto, impazienti
di partire per una gita fuori porta che lei era riuscita abilmente ad
evitare borbottando confusamente del suo mal di testa,
guadagnandosi così una dose di pozione dall'odore rivoltante
e una colazione portatale in camera direttamente da Margaret. La bionda
era stata più che felice di informarla della lunga fila di
ragazzi che quella mattina avevano preso in mano il cappello parlante
per aderire all'iniziativa tra le due scuole. Quasi dieci, ne era
certa. Un successone.
-E il tuo amico ti stava cercando.-
Il solo fatto che Margaret si fosse sentita in dovere di sussurrarle
quell'informazione in modo così discreto era un primo segno
di allarme.
Lei sapeva. O intuiva. Sapeva o intuiva qualcosa che Hermione era stata
a malapena capace di discutere con il diretto interessato.
Quanti altri sapevano?
Chi altri lo avrebbe notato?
Il suo pensiero volò a Hogwarts, a Harry e Ron, e a quanto
imminente fosse la partenza, fissata per l'indomani.
Sospirando stanca, fece leva sulle braccia per alzarsi in posizione
più o meno seduta, osservando l'ampolla contenente la
pozione portatale da Margaret e un piatto di uova e bacon ormai fredde.
Boccone dopo boccone, la mente vagava in direzioni diverse e confuse,
saltando da un pensiero all'altro senza darle il tempo di esaminarne
alcuno, costringendola a focalizzare la sua attenzione su
ciò che era materialmente più importante.
Il colloquio con Silente era solo l'ennesima causa dei suoi turbamenti.
-La maggior parte dei
membri del consiglio è con Silente.-
-Lo erano prima di
vedere il falsario.-
-Non è un
fatto rilevante, l'ombra di Voldemort costituisce
una minaccia sufficiente a far ammettere loro le nostre lacune.-
-E mi domando quanto
durerà questo attacco di profonda
modestia.-
-A tempo indeterminato,
spero.-
Odin Grendel aveva
chiaramente vissuto quel giorno come una vittoria.
-Fraser non sembra
essere concorde nella strategia da seguire.- gli
fece notare Piton.
-Steven Fraser
è uno stolto, vissuto nella bambagia e
addestrato alla stregua un soldatino a prendere in mano le redini del
consiglio. Come se qualcuno glielo avesse chiesto.-
-Mi sembra di capire
faccia parte di una famiglia piuttosto ambiziosa.-
-Ambizione e
intelligenza non sempre vanno di pari passo.-
-Non posso che
concordare con te, Odin.- intervenne Silente, per la
prima volta partecipe del discorso. -Mi ritengo estremamente
soddisfatto del risultato raggiunto oggi.-
-Quale risultato,
signore?-
Nessuno si era
preoccupato di fornire loro spiegazioni dettagliate di
quanto accaduto e il clima di vittoria che si respirava non era stato
sufficiente a placare il malumore di Malfoy.
-Dopodomani torneremo a
Hogwarts.- ricordò loro Silente,
lasciando in sospeso la domanda di Malfoy -Ciò significa che
domani sarà una giornata importante, per voi, una giornata
di cui vi consiglio approfittare.-
-Ci sta consigliando una
gita turistica?-
-Vi sto consigliando,
signorina Granger, di fare tesoro di quanto
appreso in questi giorni. Di salutare le persone che vi hanno
circondato, che queste siano state amiche... o meno. Di uscire dal
castello, godervi una giornata di libertà al villaggio,
prima di tornare a casa. A Hogwarts.-
Sembrava quasi stesse
consigliando loro di godersi il sereno, prima
dell'arrivo della tempesta.
E forse era
così.
-Christopher ci
seguirà a Hogwarts. Lui e gli oggetti
raccolti ci saranno di grande aiuto.-
-Un'imitazione del
diadema di Corvonero può esserci utile?-
-Incredibilmente utile,
signor Malfoy.-
-In che modo?-
-Molti modi.-
-Che ora non ha
intenzione di specificare.-
-Temo che i tempi non
siano sufficientemente maturi.-
-Cos'altro
può dirci?-
-Che il consiglio
acconsente ad accettare sull'isola ulteriori...
ospiti. Persone che si occuperanno di garantire la sicurezza dell'isola
in collaborazione con loro, e che terranno sempre vivi i rapporti con
noi.-
Lo sguardo di Malfoy si
era fatto confuso e distante, perfettamente
consapevole di essere tenuto all'oscuro di qualcosa di fondamentale.
Qualcosa che a Hermione non era sfuggito nemmeno per un momento.
Persone, ovvero maghi,
che avrebbero aiutato gli isolani a proteggersi
e che avrebbero tenuto aperte le comunicazioni con Silente... individui
fidati e addestrati allo scopo.
Nella sua mente
balenarono tutti, uno ad uno, i volti di maghi e
streghe che mille volte aveva visto aggirarsi a casa Weasley o muoversi
sicuri tra i corridoi di Grimmuld Place.
Malocchio Moody, Remus
Lupin, Ninfadora Tonks... L'ordine della fenice.
Furono sufficienti pochi minuti perché la pozione facesse
effetto, lasciando Hermione stesa immobile tra lenzuola sfatte e
stropicciate.
Aveva riposto l'uniforme di Hogwarts nel baule, ormai pronto per la
partenza e definitivamente sigillato, lasciando la sua parte di camera
ordinata e desolatamente vuota, proprio come l'aveva trovata al suo
arrivo.
L'indomani, gli elfi avrebbero pensato al resto.
Con un sospiro carico di apprensione, si apprestò a lasciare
la stanza, infagottata in un caldo cappotto babbano che, era certa, da
quelle parti non costituiva abbigliamento di uso comune.
Delle innumerevoli carrozze messe a disposizione dalla scuola per
raggiungere il villaggio ne rimanevano poco meno di una decina, di
quelle piccole e malandate, capaci di trasportare non più di
quattro studenti.
-Saresti dovuta arrivare prima per trovare un trasporto migliore.-
-Mirie, anche tu diretta a Brickstone?-
Ferme sui gradini dell'ingresso, le due streghe contemplavano la
desolazione del parco scolastico.
-Credo di conoscere a memoria ogni strada del villaggio, quindi per
stavolta passo. Inoltre, ho del lavoro da fare.-
-Di che tipo?-
-Evitare me.-
Quella volta Christopher non si era materializzato all'improvviso, le
aveva semplicemente raggiunte di soppiatto. E non da solo.
-Granger, per colpa tua abbiamo perso le carrozze migliori.-
-Non credevo che viaggiare in gruppo facesse per te.-
Evitarle il disturbo di cercarlo era forse la cosa migliore che avesse
fatto.
-Affrettatevi, o perderete altro tempo.- raccomandò loro
Mirie. -E' l'ultimo giorno, passerà prima di quanto
pensiate.-
-Per questo ho deciso di passarlo con te.-
Per loro era difficile ignorare Christopher, ma non per Mirie, che a
parte una impercettibile smorfia non commentò oltre
l'ennesima dichiarazione.
-Andate.- li spinse, letteralmente, la strega. E così
fecero, prima che l'ennesimo litigio li bloccasse nel mezzo della linea
di fuoco.
Il percorso fu sufficientemente silenzioso da far sentire Hermione a
disagio, troppo impegnata a pensare a cosa dire, come dirlo, o come
iniziare a dirlo. Non era semplice.
Dopo la riunione con i due presidi, Piton li aveva riaccompagnati ai
propri dormitori di persona, così che qualsiasi ulteriore
chiarimento tra i due era stato rimandato. E se in un primo momento
Hermione ne era stata sollevata, ora la sua opinione era decisamente
diversa.
Se solo ne avessero parlato prima...
-Entra, Granger.-
La carrozza scelta da Malfoy era la migliore che si potesse ottenere al
momento, in compenso veniva trascinata da una coppia di cavalli
dall'aria non più così giovane e in forma.
-Merlino, potrebbero accasciarsi a terra e morire durante la marcia.-
Il manto morbido della bestia era piacevole al tatto, spingendo
Hermione a indugiare in quel momento con spontanea naturalezza.
Niente distrazioni calcolate.
-Non accadrà nulla del genere. Sono solo dei cavalli
obbiettivamente brutti.-
-Malfoy!-
Il moto nervoso della testa dell'animale la indusse a fare un passo
indietro, osservando lo Slytherin con quanto più rimprovero
potesse trasmettergli.
-Tu non glia piaci.- dichiarò.
-Sono enormemente dispiaciuto.- rispose lui, affatto turbato da
quell'osservazione. -Ma ora andiamocene. Con un po' di fortuna, questa
giornata finirà prima di quanto pensiamo.-
All'interno la carrozza era in pessime condizioni, piena di spifferi e
scricchiolii affatto rassicuranti, la pelle dei sedili squarciata in
più punti e la vernice nera che ricopriva il legno andava
scrostandosi sempre di più.
-Granger, questa è tutta colpa tua.- la
rimproverò Malfoy, sedendosi cautamente all'interno di quel
cubicolo, più simile ad un babbano capitato per caso in un
bagno pubblico che a un mago appartenente ad una famiglia altolocata.
-Continuate a dirlo.-
-Cosa?-
-Che questa giornata passerà in fretta, come se fosse una
cosa buona.-
-Lo è.-
-No che non lo è. Mi piace qui.-
La guardò come se fosse pazza, non riuscendo a cogliere il
punto di quella frase.
-Ti piace qui?-
-Più o meno. Insomma, mi mancherà questo posto.-
cercò di spiegarsi -Il castello è forse un po'
inquietante, ma allo stesso tempo bellissimo e pieno di storia, come
del resto l'intera isola. Ho letto che una parte delle terre di
Brickstone è completamente dedicata alle rovine del vecchio
villaggio, Audrey mi ha consigliato di visitarle, anche se
personalmente avrei cercato di trovare spazio anche per le foreste
sempre verdi, dall'altra parte dell'isola...-
-Ho capito.- la fermò Malfoy, già
sufficientemente esausto da tutto quel ciarlare di cultura provinciale
e noiosa. -Con tutte le lezioni che abbiamo saltato avremmo
semplicemente potuto uscire dal castello e girare l'isola in lungo e in
largo. A quest'ora saresti lieta di tornare a Hogwarts.-
-Ma io sono lieta di tornare a Hogwarts.-
-Allora sono confuso.-
-Una cosa non esclude l'altra, Malfoy. Posso essere allo stesso tempo
felice per l'imminente ritorno a Hogwarts e triste per dover lasciare
Grimlore.-
-Ma questa è una contraddizione.-
-Quindi?-
Tenendosi ben stretta al bordo del finestrino, Hermione
lasciò vagare lo sguardo tra alberi e sentieri inanimati,
provando un moto di irrazionale nostalgia. Si era abituata alle
stranezze del posto e delle persone, e forse le poche
probabilità di ritornarvi avevano dato vita a quel
dispiacere.
Blackwood era un luogo che ben poche persone potevano vantarsi di aver
visto.
-Cosa succederà quando saremo tornati a Hogwarts?-
La domanda le era sorta spontanea, frutto della confessione del giorno
prima.
“Trovarti
gradevole da osservare poteva essere... quasi
accettabile, una volta finita la scuola ti avrei dimenticata, ma questo
non era previsto.”
-Questo, devi dirmelo tu.-
-Ma io non lo so, ecco perché lo sto chiedendo a te.-
La stava fissando allo stesso modo in cui un auror fissava il
sospettato, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni e se
avesse o meno in programma di fuggire. Si comportava come se lei fosse
l'unica incognita di quella storia.
-Parlare di questo
non è il mio forte, Granger.-
-Be', nemmeno il mio.-
-Davvero? Da quando? E' dal primo anno che sembri avere un'opinione su
qualsiasi dannata cosa.-
-Questo è diverso.-
Loro, erano diversi.
Senza scomporsi, allungò una mano verso di lei, tenendo il
palmo aperto proprio sotto i suoi occhi. Niente trucchi, sembrava voler
dire, solo la semplice promessa di una prova. Un tentativo di
complicata e brutale onestà reciproca, che forse avrebbe
imposto mentire agli altri.
-Nulla è mai semplice con te, vero?-
-La semplicità è noiosa e da sempre
sopravvalutata.-
Afferrò quella mano con decisione, aggrappandovisi
spaventata e ben consapevole di non poter tornare indietro, mentre il
cuore le batteva così forte da annientare ogni suo dubbio e
pensiero razionale.
Non riusciva a capire, o semplicemente ricordare, il momento in cui le
cose erano cambiate, ma era successo e nel momento in cui Malfoy le
aveva dato una scelta che lei non era nemmeno convinta esistesse, o di
poter avere, tutto aveva assunto un diverso significato.
Merlino, era pura pazzia.
-E' magnifico!-
Brickstone era composto da piccole case in mattoni rossi e bianchi, i
tetti coperti di brina e all'orizzonte una nebbia leggera ma perenne,
lasciando a Hermione l'impressione di vivere all'interno di una sfera
in miniatura, di quelle che improvvisamente ogni commerciante si
affrettava a vendere per Natale.
-E' la periferia del mondo magico.- smorzò il suo entusiasmo
Malfoy, guardandosi attorno curioso e di umore nettamente migliore
rispetto a quello dei giorni passati.
-Quei mattoni bianchi... sembrano quasi le stesse rocce che delimitano
il viale di accesso a Grimlore.-
-Non sembrano, lo sono.-
-Come fai a saperlo?-
La carrozza li aveva lasciati all'ingresso del villaggio, nel
punto esatto in cui anziani cocchieri si prendevano l'onere di badare
alle cavalcature per l'intera giornata. Il mago che aveva preso in
custodia la loro li aveva osservati con sospetto, rendendosi
perfettamente conto di non avere a che fare con due persone del posto.
-Christopher mi ha spiegato un paio di cose questa mattina.-
spiegò lo Slytherin -Quelle sono pietre incantate, tengono
lontani i lupi mannari. Non se ne vedono da secoli, sono probabilmente
estinti sull'isola, ma i primi isolani hanno costruito in questo modo
qualsiasi edificio.-
-Previdenti.-
Il vociare di maghi e streghe intenti a passeggiare per le vie del
villaggio era un richiamo sufficientemente allettante da spingere
Hermione ad afferrare Malfoy per un braccio e trascinarlo lungo la
strada principale, eccitata come poteva esserlo una ragazzina in
procinto di entrare nel negozio di scherzi di Fred e George.
-Aspetta.-
-Cosa?-
La trascinò dietro una casa ai margini del villaggio,
spingendola contro il muro con più delicatezza di quanto lo
avesse mai ritenuto capace, obbligandola a guardarlo negli occhi.
Immobile, non aveva accennato a voler fare oltre.
-Molto intraprendente.- lo prese in giro Hermione.
-Invischiarsi con una Gryffindor lo è di certo.-
La stava aspettando, voleva viscidamente spingerla a compiere la sua
mossa. Un'implicita ammissione di quello che lei non aveva mai ammesso
ad alta voce, mentre lui era stato costretto a spiegarsi...
-Credevo avessimo già stabilito che fosse una follia.-
Poggiò le mani contro il suo petto con delicatezza,
lasciandole scorrere piano, sempre più in alto, fino ad
arrivare alla base del collo dove si fermarono salde e ghiacciate.
Quando gli impose di abbassarsi, lui non fece resistenza, esibendo un
sorriso appena accennato che ben pochi avevano avuto la fortuna di
scorgere sulle sue labbra.
Per la prima volta, si baciarono consapevoli di quanto era stato detto
e ammesso, consci di aver dato inizio a qualcosa di estremamente serio
e potenzialmente pericoloso per entrambi.
Mani perse tra ciocche di capelli biondi, Hermione lasciò
che si prendesse quello che voleva, quello che al momento le era
possibile dargli, beandosi di quelle labbra sulle proprie, le mani
impegnate a vagare dai suoi fianchi al suo petto, sino a quando non
arrivarono a stringere un seno sotto la spessa consistenza del
cappotto, ormai del tutto inutile. Avrebbe semplicemente potuto
gettarlo a terra, tra fango e polvere, perché in quel
momento sentiva di non averne il minimo bisogno.
Tutto il calore di cui aveva bisogno le veniva donato da una fonte
diversa.
Da Draco Malfoy.
-Da quanto tempo siamo qui?-
Occhi chiusi, mani tremanti, lo sentiva baciarle il collo a bocca
leggermente aperta, lasciando tracce bollenti ad ogni tocco.
-Non ne ho idea.-
Tornò a baciarle la bocca per impedirle di parlare
razionalmente, sapendo cosa sarebbe venuto dopo. Così
vagò senza vergogna sulle curve del suo corpo, sollevandola
sulla punta dei piedi e tenendola stretta a sé come se ne
andasse delle loro vite, cosa che probabilmente non era da escludere.
Se qualcuno li avesse scoperti...
Se qualcuno, a Hogwarts, li avesse visti....
Come avrebbero potuto giustificarsi?
Amore? Per Merlino, no.
Si districò dalle sue braccia con molta più
fatica di quanto fosse disposta ad ammettere, pensando che quel momento
di intimità era stato strano e bello allo stesso tempo.
-Bugiardo.-
-Slytherin, grazie.-
-Quando torneremo a Grimlore ci chiederanno cosa abbiamo visto, cosa ci
è piaciuto...- cambiò discorso lei -Mi piacerebbe
avere delle risposte credibili.-
-A me sarebbe piaciuto inventarle.-
-Non avevo dubbi.-
In realtà aveva bisogno di quella semplice
normalità che avrebbe trovato con qualsiasi altro ragazzo e
che sarebbe stata un'enorme problema una volta tornati ad Hogwarts. A
quel punto, anche una sola parola che fosse meno di una minaccia e
più che semplice gentilezza sarebbe stata vista con sospetto.
-Andiamo.- la esortò Malfoy, arrivando a capire che qualcosa
aveva irrimediabilmente turbato l'atmosfera e che, in fondo, a loro
sarebbe servita una quantità di tempo mostruosa per agire in
modo vagamente normale.
Una mano sulla schiena, posata con tanta gentilezza da essere quasi
impalpabile, ricondusse la Gryffindor nel mezzo della via principale
del villaggio, passo dopo passo sempre più trafficata e viva
di voci che non si curavano di loro.
-Non capisco cosa ci trovi in Brickstone, è solo
un'imitazione ristretta di Diagon Alley.-
Hermione si era fermata innumerevoli volte di fronte a bancarelle di
ogni tipo. La prima era stata una bancarella che vendeva fiori dagli
odori decisamente inconsueti, tra cui cannella e un dolce aroma di
zucchero filato, miele, cioccolato fuso, e mille altri aromi con cui le
donne del paese volevano riempire le loro case.
Poi era stata la volta del ritrattista in grado incantare il quadro in
modo tale che il volto del soggetto mutasse gradualmente dalla
giovinezza alla vecchiaia, ma Hermione non era stata sufficientemente
attratta dall'idea per fermarsi più del dovuto.
Il venditore di gioielli antichi era stato invece piuttosto insistente,
millantando improbabili recuperi d'oro da tesori creduti scomparsi,
probabilmente mai esistiti, tanto da indurre lo Slytherin ad un'aperta
dichiarazione di spocchiosa ricchezza. Lui era un Malfoy, e se avesse
voluto dell'oro lo avrebbe comprato direttamente dalle mani di un nano.
-La trovo molto pittoresca.-
-L'ho notato, non riesci a stare ferma in un posto per più
di dieci secondi.-
-Mi sarebbe piaciuto passare più tempo in libreria...-
commentò caustica.
-Anche a me.- rispose lui, sullo stesso tono, come se non avesse fatto
nulla di male. Come se tentare di comprare sottobanco un libro di magia
non fosse stato un motivo sufficiente a causare la loro velocissima
dipartita.
-O mangiare in un posto che non contemplasse la discesa di ragni sopra
le nostre teste.-
-Mi sembra di ricordare che quella scelta fosse obbligata.-
Il posto migliore per consumare un pasto era la Taverna dell'avvincino,
che al contrario del nome era un posto decisamente allettante, forse
troppo, perché a quanto pareva era la meta preferita dagli
studenti di Grimlore, quali Ethan Carlisle, Leonard Colrdige e Nathan
O'Brian... tra gli altri. E a quel punto era stata Hermione a
trascinarlo in giro per il villaggio alla ricerca di un luogo che non
necessitasse di un duello prima di pranzo. E lo avevano trovato, un
posto talmente misterioso da non possedere un nome, in quanto l'insegna
del locale doveva essere stata bruciata molto tempo fa, per non essere
più sostituita.
Una delle peggiori bettole in cui Hermione avesse mai messo piede.
-E' il nostro ultimo giorno, non ci metteremo nei guai proprio oggi.-
-Certo, Granger, farebbe la differenza rispetto a tutto il resto della
settimana. E in fondo quel posto non era male. Mi ricordava casa.-
-Hogwarts!?-
-Nocturn Alley.- ghignò compiaciuto.
-Ah. Ah. Divertente.-
E in un lampo ricordò Harry, agitato e sospettoso,
raccontare a lei e Ron la storia di come aveva visto Draco Malfoy e
illustre genitore sparire all'interno di uno dei negozi più
malfamati di quella via oscura.
-A cosa stai pensando?-
-A nulla in particolare.-
Sarebbe sempre stato così. Una parola, una frase, una
semplice azione avrebbero richiamato alla mente fatti più
grandi di loro, pensieri affatto semplici da gestire. Non in quel
momento, almeno. Era tutto così nuovo...
-Bugiarda.-
-Devi perdonarmi se non riesco a prendere sul serio un rimprovero
simile detto da uno Slytherin.-
-Figurati, non mi offendo affatto.-
Il villaggio era rimasto alle loro spalle diversi minuti prima,
lasciandoli vagare tra campi aperti e l'orizzonte grigio del mare
davanti a loro.
Era chiaro che qualsiasi strada avessero intrapreso, letteralmente
parlando, fosse quella sbagliata.
-Malfoy, hai una vaga idea di dove siamo finiti?-
-Ti sembro un esperto del posto?-
-Ma sei già stato qui.-
-Non a fare turismo.-
La nebbia rendeva difficile apprezzare a pieno il panorama di cui
avrebbero potuto godere in condizioni normali, lasciando le scogliere
parzialmente nascoste ed estremamente pericolose. Avvicinarsi
ulteriormente allo strapiombo non sarebbe stata una mossa saggia.
-Torniamo indietro.-
-Al castello? Finalmente...-
-Merlino, sei impossibile.-
Forse avrebbero potuto chiedere indicazioni a qualcuno del villaggio,
qualcuno che non li guardasse come due intrusi di cui liberarsi.
Semplice a dirsi...
-Ma guarda, vi siete persi?-
Quella voce, supponente e ricolma di superiorità verso la
quasi totalità dei suoi interlocutori, Hermione la ricordava
benissimo.
-Siebel...- sospirò Malfoy, colpevole d'aver peccato di un
eccessivo ottimismo nel credere che quella giornata, dopotutto, potesse
non essere eccessivamente disastrosa. -Ti credevo dall'altra parte
dell'isola a bere e fare festa per la nostra partenza.-
-La vostra partenza non sarà soggetta a un tale spreco di
energie.-
Il mantello interamente drappeggiato attorno al corpo, la strega
sembrava un'apparizione oscura nel mezzo della landa desolata di quel
posto.
-Questo mi affligge.-
-Tutti questi convenevoli non sono necessari.- intervenne Hermione,
cercando di riportare un minimo di buon senso tra loro. -Noi ce ne
stavamo andando.-
Era stata una fortuna incontrarla da sola, perché in caso
contrario Malfoy non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di una
rissa finale a coronamento del loro soggiorno.
-No, sono io che devo tornare al villaggio e non ho nessuna intenzione
di fare la strada con voi.-
-Cosa ci stai suggerendo?-
-Di non seguirmi.-
Era incredula. E senza parole. E, di nuovo, incredula.
-Non rimarremo qui ad aspettare che tu sia sparita all'orizzonte.-
chiarì Hermione.
-Per quel che mi riguarda potete perdervi nel bosco, buttarvi dalla
scogliera, o seppellirvi tra le rovine del villaggio. Se era quella la
vostra meta, l'avete mancata di poco, basta aggirare le case
più periferiche e sarete arrivati in pochi minuti.-
-Non siamo interessati alle rovine.-
-Io pensavo di si.- sussurrò Malfoy.
-Ora ho cambiato idea.- rispose lapidaria Hermione, in un tono
sufficientemente autoritario da spingerlo ad allontanarsi.
Qualcosa gli diceva che era meglio non immischiarsi in una lite che
aveva smesso di appartenergli nel momento in cui era diventata
prettamente femminile. Gli erano totalmente sfuggite le
modalità del cambiamento, ma era comunque tardi.
Incredibilmente seccato dalla presenza della più giovane dei
Lambert, stava pensando ad un possibile espediente che servisse a
sbarazzarsi di lei in un modo che la Gryffindor avrebbe approvato,
quando pensare divenne improvvisamente uno sforzo e un lusso che
sembrava non essergli più concesso.
Il dolore arrivò improvviso e profondo, al pari di un colpo
inferto da una lama affilata che non si era vista arrivare, scavando
solchi brucianti sulla pelle del suo avambraccio.
-Malfoy!-
Chiamò il suo nome talmente forte da sovrastare le urla di
dolore che era incapace di trattenere, sempre più simili ai
lamenti di un detenuto di Azkaban prossimo a perdere la ragione.
-Che gli prende?-
Rumori assordanti e grida inarticolate gli riempirono la mente, mentre
spostamenti d'aria del tutto anomali gli scuotevano le membra,
lasciandolo stordito e confuso come solo una volta era stato in tutta
la sua vita.
Il marchio nero stava bruciando, e con lui ogni parte del suo essere.
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Capitolo 15 *** Rivelazioni (II Parte) ***
XV
Rivelazioni
-Parte
II-
“Il fatto è che gli uomini,
tornando a Freud e mi si
passi la metafora,
si scaldano come
lampadine: bollenti in un attimo, fredde un istante
dopo.
Le donne, invece, ed
è una verità scientifica,
si scaldano come un
ferro da stiro, mi capisce?
Poco a poco, a fuoco
lento, come una buona "escudella",
la zuppa di carne con
cavolo e ceci. Ma una volta che si sono scaldate,
non le ferma
più nessuno. Come gli altiforni della
Biscaglia.”
-Carlos Ruiz Zafón-
-Giù!-
Sentiva il sangue pomparle nelle orecchie come se il suo corpo stesse
per esplodere da un momento all'altro, colmo di adrenalina e quel tipo
di forza che si era sempre impossessata di lei nei momenti critici,
permettendole di agire in modo rapido ed efficace.
Uno schiantesimo le passò accanto in un fischio acuto,
colpendo il terreno e scatenando una pioggia di terra e fanghiglia che
le colpì le gambe di striscio, già messe a dura
prova dalla corsa forsennata in cui si erano lanciati non appena il
pericolo era diventato imminente.
Questo non sta accadendo.
Continuava a ripeterlo, Siebel, nascosta dietro un masso vittima di un
incantesimo engorgio, originariamente non più grande di
un'arancia. Aveva avuto la prontezza di incantarlo non appena lo aveva
visto sulla loro strada, costringendola ad abbassare la bacchetta che
teneva alta sulla propria testa per ripararsi da attacchi incessanti ma
fortunatamente imprecisi.
Questo non sta accadendo.
Schegge di sassi e pietrisco le avevano graffiato il volto in modo
superficiale, spingendola a spazzare via col dorso della mano qualsiasi
traccia di sangue mista a sudore, alle volte una combinazione dolorosa.
Questo non sta accadendo.
Striature violacee macchiavano il cielo nel punto esatto in cui una
manciata di Mangiamorte cercava di infrangere la barriera che
proteggeva Blackwood da visitatori indesiderati, dando l'illusione che
il cielo si stesse spaccando sopra le loro teste. Forse era una
punizione divina, o forse era solo il risultato degli avvertimenti,
inascoltati, di Albus Silente a quella comunità troppo
chiusa in se stessa per preoccuparsi realmente del mondo esterno.
-Invece ti assicuro che sta accadendo.- urlò di rimando
Hermione, la bacchetta stretta in pugno e ben ancorata al petto.
-Stupeficium!-
-Non riuscirai a colpirli, Malfoy!-
-Almeno ci sto provando, Lambert.-
-Protego!-
Il braccio della Gryffindor tremò sotto l'impatto
dell'incantesimo lanciato sopra le loro teste, talmente potente da
sgretolare la punta di roccia che ora li copriva a stento.
-Dobbiamo raggiungere il villaggio.-
-Ho provato a smaterializzarmi, ma non ci riesco.-
-Non funziona nelle vicinanze di Brickstone e della scuola.-
E mentre Malfoy non faceva che rimarcare quanto l'organizzazione delle
cose fosse impeccabile e insieme geniale, a Blackwood, Hermione
notò che i mantelli scuri da cui partivano incantesimi
potenzialmente letali e non meglio identificati erano notevolmente
aumentati. Solo pochi minuti prima ne aveva contati a malapena una
decina, ora erano almeno raddoppiati.
Eppure, qualcosa non andava...
-Reducto!-
La potenza dell'incantesimo scagliato da Siebel e Malfoy, lo stesso e
nel medesimo istante, quasi raggiunse il bersaglio. Portata, potenza e
precisione non erano comparabili ad un semplice
“stupeficium” scagliato in solitaria.
-In fondo, a Hogwarts, sembrano davvero insegnarvi qualcosa. Di
nuovo...-
-No!- urlò Hermione, bloccando con una mano il movimento di
bacchetta di Malfoy, guadagnandosi uno sguardo interrogativo e nervoso
da parte sua, non riuscendo a non notare che la mano della strega si
era posizionata proprio al di sotto del marchio nero, quasi fosse stata
inconsciamente attenta a non toccarlo.
-Stanno tentando di abbattere la barriera che protegge l'isola, o
quanto meno di allargare la falla già creata e da cui
passano i loro incantesimi. Se non siete certi di colpirli attraverso
quel varco, allora mancherete il bersaglio e darete loro una mano a far
crollare le difese.-
Più che un tiro al piattello la situazione era paragonabile
ad una gara di tiro con l'arco.
Se davvero fossero riusciti a lanciare un incantesimo abbastanza
potente da raggiungere l'obbiettivo e se nel farlo avessero mancato il
bersaglio, allora la barriera sarebbe stata colpita su due fronti
contemporaneamente, cedendo e aprendo un passaggio per loro letale.
-Quindi cosa dovremmo fare?- chiese Siebel frustrata.
-La tua idea non era male.-
-Prego?-
-Vuoi correre al villaggio, Granger?-
-Ci copriremo le spalle a vicenda.-
A giudicare dalle facce di Siebel e Malfoy, quella proposta sembrava
essere ragionevole e praticabile solo ai suoi occhi.
-Non sono sufficientemente collaborativa, mi spiace.- si
scusò la strega, nell'esatto momento in cui una scarica di
schiantesimi mettevano a dura prova il “protego” di
Hermione. Il braccio cedette senza preavviso, così
repentinamente da farle lasciare la presa sulla bacchetta che
rotolò a terra davanti ai suoi piedi, fortunatamente
intatta, mentre i loro corpi si piegavano in avanti in un istintivo
moto di protezione.
-Dopotutto, la mia idea è l'unica praticabile.-
annuì Siebel, guardando i Mangiamorte riorganizzarsi in uno
sciamare veloce.
-Fa vedere...-
Lo Slytherin fece per posarle una mano sul braccio dolorante, incurante
del momento evidentemente poco adatto, ma lei si scostò
prima che riuscisse a toccarla davvero.
-Sto bene.-
Non era vero, non stava bene, ma lei era perfettamente consapevole del
pessimo momento in cui si trovavano, così aveva preferito
mentirgli in faccia. Come lui aveva fatto con lei sino a quel momento.
-Avrete tempo per fare i piccioncini più tardi.- Li
fermò Siebel -Guardate...-
Un innaturale momento di tregua le aveva permesso di alzarsi in piedi e
uscire allo scoperto, allontanandosi di qualche passo dalla roccia per
osservare spaesata il movimento nei pressi della barriera.
-Non stanno più cercando di colpirci...-
-Stanno scagliando incantesimi contro la barriera.- constatò
Hermione, schermandosi il volto per osservare meglio quei bagliori
aranciati sempre più vivi.
-Si saranno accorti che tentare di ucciderci a questo modo è
un misero spreco di tempo... vogliono entrare.-
Hermione osservò il biondo senza comprendere davvero le sue
parole, rendendosi improvvisamente conto che qualcosa non quadrava in
quella situazione.
Perché un qualsiasi gruppo di Mangiamorte avrebbe voluto
uccidere o anche solo colpire, il figlio di Lucius Malfoy?
I maghi oscuri si alternavano con estrema precisione nello scagliare
incantesimi di forza inaudita contro quello specchio trasparente,
muovendosi secondo schemi ben precisi e organizzati, assai diversi
dagli attacchi casuali di poco prima. Probabilmente, nemmeno loro
avevano pensato ad un incantesimo protettivo così resistente.
-Corriamo.- scandì Hermione -Adesso.-
Scattarono nello stesso momento, correndo veloce quanto consentiva il
terreno umido e sconnesso della campagna, un occhio sempre rivolto in
alto, alle loro spalle, cercando di tenere sotto controllo una
situazione che di prevedibile non aveva davvero nulla.
Malfoy le era accanto, letteralmente premuto contro il suo braccio,
minimamente intenzionato a cederle il passo o superarla in alcun modo.
Non tentava nemmeno di parlare o anche solo guardarla, limitandosi a
guardarle le spalle come se lei non lo stesse facendo per tutti e due.
O meglio, per tutti e tre.
Siebel non sembrava incline a così tante premure, ma fu
svelta a proteggersi non appena il primo incantesimo calò su
di loro come una bomba improvvisa.
Maledizione.
Si erano accorti della loro fuga verso il villaggio e, dopotutto,
dovevano aver considerato l'ipotesi di riprendere le
ostilità. Ma non tutti, solo alcuni...
-Protego!-
Quasi inciampò nella sua corsa forsennata e non
particolarmente attenta, tanto che fu lo Slytherin a doverla sostenere
con il braccio che non era impegnato a tenere la bacchetta e mantenere
vivo l'incantesimo.
-Per quanto sia lusingato dalla tua totale fiducia in me, Granger,
apprezzerei utilizzassi la tua bacchetta!-
Il particolare anomalo, l'incongruenza che avevano avuto sotto gli
occhi sino a quel momento, la colpì d'improvviso alla
stregua di una agognata epifania.
Non tutti i Mangiamorte sembravano cavalcare una scopa.
-Siamo nei guai, Malfoy.-
Perché non tutti lo erano.
-Lo avevo notato.-
Le case erano in vista, quiete e perfette come quelle di un dipinto.
-Manca poco!- urlò Siebel, subito prima che un rombo
scoppiasse nel cielo e ombre scure si precipitassero verso di loro.
Ce l'avevano fatta, lo squarcio nella barriera era grande almeno il
doppio, e da esso si riversarono all'interno dei confini dell'isola
più ombre di quante ne avessero effettivamente contate. E
non solo quelle dei già noti Mangiamorte...
Dissennatori a Blackwood.
E Hermione agì d'istinto.
-Expecto Patronum!-
Il fascio di luce bianca scaturì dalla punta della bacchetta
con una fluidità spaventosa, modellandosi velocemente in una
figura minuta e agile, difficile da identificare per chi ne era
spettatore per la prima volta.
Una lontra, piccola e assolutamente troppo carina per poter essere
considerata anche solo vagamente pericolosa, stava sbaragliando i
cappucci neri più vicini alla Gryffindor con una forza
sorprendente.
-Cosa diavolo...- Siebel era sconcertata, ma fu abbastanza sveglia da
permettersi quel tipo di immobilità solo per un attimo.
-Everte statim!-
L'incantesimo colpì uno dei restanti Dissennatori in pieno
petto, limitandosi però ad allontanarlo brevemente quanto
avrebbe potuto fare un soffio di vento.
-Non li fermerai a quel modo, Lambert.- l'avvertì Malfoy,
affannato e in preda a tremori che non avevano nulla a che fare con un
malessere fisico.
-Lo so, ma speravo li ferisse abbastanza da permetterci di avanzare...-
Pelle imperlata di sudore, battito accelerato, e ricordi sepolti nel
profondo della sua mente che improvvisamente premevano per tornare a
galla.
Non fu necessario attendere oltre prima che Hermione manovrasse la
bacchetta e il filo argentato ad essa collegata, muovendo il Patronus
in direzione dei Dissennatori che li circondavano.
Era facile gestirlo, sembrava quasi che quell'oscurità senza
fondo lo attirasse in modo inesorabile.
-Correte!-
L'incitamento di Hermione cadde a vuoto, nonostante Siebel avesse
già mosso i primi passi verso una fuga precipitosa, era
troppo tardi. Il danno era fatto e i Mangiamorte dentro il perimetro
dell'isola stavano piombando su di loro.
Accadde tutto molto velocemente, troppo perché Hermione
potesse registrarne ogni passaggio... si accorse solo di un improvviso
scoppio di voci attorno a loro, conosciute e concitate, pronte alla
lotta, e di Malfoy in piedi di fronte a lei, bacchetta spianata e un
incantesimo sulle labbra che tinse il terreno di rosso.
-Sectusempra!-
***
Una squadra di maghi a cavallo di scope irruppe nella scena in
formazione compatta, scagliando incantesimi precisi e potenti senza
esitazione, dimostrando un'esperienza ben superiore a quella dei
ragazzi e di parecchi altri adulti.
Una scia di Patronus confinò i Dissennatori ai margini della
barriera, spingendoli all'esterno senza troppa fatica, continuando a
vorticare nella zona scoperta eseguendo l'ordine dei maghi che li
avevano evocati. Maghi, quelli, nel pieno di una lotta senza esclusione
di colpi.
Gli incantesimi si susseguivano ad una velocità impossibile
da afferrare, così come i movimenti delle scope e i continui
cambi di sfidante. Si tentava di abbattere chi fosse più
vicino e nel mirino migliore, senza troppi complimenti e dando ben poca
importanza al galateo del perfetto duello.
Quella non era una lotta tra gentiluomini, era semplicemente l'ennesima
battaglia dei Mangiamorte contro l'Ordine della Fenice.
Almeno, una parte di esso.
I cappucci calati in volto non permettevano al vento di smuoverli, di
conseguenza una veloce individuazione dei membri era difficile, ma
Hermione era abbastanza convinta di aver visto una ciocca di capelli
viola accompagnare la strega intenta a duellare con quello che sembrava
essere il più robusto tra i Mangiamorte.
-Saremmo dovuti rimanere e dare una mano!-
Malfoy la stava trascinando di peso verso le porte del villaggio,
incurante delle sue parole e dei blandi moti di resistenza che opponeva
alla sua stretta.
-Sei ferita.- puntualizzò lui -Continua a correre e non
voltarti indietro.-
Facile a dirsi, lei era il tipo di persona che non continuava a
camminare e che si voltava indietro proprio per non lasciarsi nessuno
alle spalle. Eppure, per quanto non le piacesse ammetterlo, il braccio
faceva male.
-Siebel!-
La cappa di nuvole sopra le loro teste si squarciò in due,
lasciando passare due scope dirette verso di loro a tutta
velocità.
Lo stemma di Grimlore vibrava sui mantelli dei due studenti come se
fosse vivo, identificandoli come probabili alleati in quella situazione
disperata.
-Che sta succedendo?-
Dominique Lambert era venuto a reclamare sua cugina, il volto
preoccupato rivolto alla battaglia che ancora imperversava alle loro
spalle, perfettamente visibile anche a quella distanza.
Un movimento brusco indirizzò il manico della scopa verso il
terreno, permettendogli di scendere agilmente e prendere tra le braccia
la ragazza, stravolta ma non ancora pronta a lasciar andare il
nervosismo che la teneva in piedi.
-Ci hanno attaccati!-
-Chi?-
Alexander Reinolds non scese nemmeno dalla scopa, limitandosi a
galleggiare a mezz'aria e tenere d'occhio i lampi della battaglia.
-Mangiamorte.-
Lo sguardo della strega cadde su Malfoy come una condanna,
evidentemente non aspettandosi nulla di diverso dalla sua presenza a
Blackwood.
-Impossibile...-
Il sussurro del ragazzo era solo una debole negazione d'incredulo
sconcerto di fronte ad una situazione che aveva dell'incredibile.
-Dobbiamo tornare al villaggio.- disse Hermione -Avvertire gli abitanti
e metterci in contatto con Silente e Grendel, e Piton anche...-
-Non c'è bisogno.- scosse il capo Alexander -Abbiamo
sorvolato il villaggio poco fa, sono tutti nel panico. I lampi degli
incantesimi sono visibili a chilometri di distanza, si sono tutti
barricati in casa. A quest'ora le strade saranno deserte.-
-Sali.- ordinò Dominique alla cugina, risalendo sul manico
di scopa e aspettando che lei facesse altrettanto, assicurandosi della
sua presa e salendo in aria di qualche metro.
-Un momento...-
-Inutile, Granger. Noi non siamo invitati a partecipare alla fuga.-
-Ma è ridicolo.-
-Non vi lasceremo soli.- li tranquillizzò Dominique, per
quanto il suo tono totalmente disinteressato potesse servire allo
scopo. -Alexander rimarrà con voi in attesa di aiuto. Io
riporto mia cugina al sicuro.-
Lo sbuffo di Malfoy doveva essere un chiaro segno di quanto la
credibilità del discorso lo avesse colpito, ma in ogni caso,
non poté fare nulla per opporsi.
Se ne andarono senza ulteriori spiegazioni, o false rassicurazioni, non
voltandosi indietro neppure per un secondo.
-Ottimi amici.- constatò Hermione, il braccio stretto al
petto e la bacchetta bene in pugno nella mano sinistra. Non la sua mano
forte, ma comunque meglio di nulla.
-Lo sono.- annuì lui -Per me.-
Ma non con tutti e, certamente, non per Malfoy.
I due maghi si scrutarono per un istante infinito, dando a Hermione la
netta impressione che la conversazione silenziosa in cui erano
impegnati non le sarebbe piaciuta un granché se detta ad
alta voce.
-Riportala al castello.-
Infatti...
-Cosa!?-
La richiesta di Malfoy non era qualcosa che aveva previsto.
-Mi hai sentito, Granger.- alzò le spalle lui -Non ci stiamo
in tre su una scopa, e non sono io quello ferito.-
-Dipende dai punti di vista. Il tuo cervello non mi è mai
sembrato così danneggiato come in questo momento.-
-Inutile discutere, tu ora vai...-
-Io non lascio indietro nessuno, Malfoy, nemmeno te.-
Forse fu il tono in cui lo disse a farlo ammutolire, disegnando sul suo
volto una strana espressione imperscrutabile. Se lo avesse offeso o
sorpreso, Hermione non avrebbe saputo dirlo, perché in fondo
nemmeno lei sapeva cosa avesse voluto intendere con quelle parole.
-Arriva la cavalleria.-
Il pacato annuncio di Alexander venne accompagnato da un leggero
incresparsi delle labbra non appena vide Christopher smaterializzarsi a
pochi metri da loro, affiancato dalla sempre non rassicurante presenza
di Severus Piton.
-Forse avrei dovuto avvertirvi che stavano arrivando.-
-Cosa?- domandarono Hermione e Malfoy all'unisono.
-L'intera scuola si è mobilitata. I presidi e il consiglio
hanno blindato l'istituto e l'area circostante, mentre tutti i
professori sono usciti a recuperare gli studenti. A quanto pare siamo
in allarme rosso.-
E per lui, la cosa, sembrava quasi divertente.
Incredibile.
-Per mano, subito.-
Ecco qualcosa che Hermione non avrebbe mai creduto di poter sentire
uscire dalla bocca di Piton.
La voce sferzante del mago era autorevole e glaciale, come sempre, solo
leggermente incrinata da un senso di urgenza che si spiegava da
sé.
Lo sguardo fisso dell'uomo e il suo generale portamento erano in pieno
contrasto con la figura decisamente più rilassata di
Christopher, capace di sentirsi a suo agio in ogni situazione.
-Fate come vi ha detto. Torniamo a Grimlore, immediatamente.-
I due ragazzi si guardarono spaesati per una frazione di secondo,
assimilando la richiesta con una vena di turbamento, prima che Piton si
ponesse come collegamento tra Chritopher e Malfoy, posando una mano su
ciascuna spalla. Subito, Alexander si avvicinò al terreno
senza scendere dalla scopa, toccando la spalla di Hermione il
necessario per non correre il rischio di essere lasciato indietro... ma
il suo sorriso furbo fu abbastanza per scatenare il fastidio di Malfoy,
che allungò un braccio attorno alla vita della Gryffindor
come se non vi fosse nulla di più normale al mondo.
Estremamente a disagio e infuriata, Hermione ebbe solo il tempo di
cogliere lo sguardo sbalordito di Piton, prima che il vortice li
risucchiasse nella magia della smaterializzazione.
***
I corridoi erano nel caos.
Gli studenti più grandi cercavano di fare da guida ai
più piccoli, dando loro la precedenza nello sgombro delle
aree comuni e contando molteplici volte il numero di teste all'appello,
consultando liste e professori in modo quasi ossessivo, lasciando
chiaramente trasparire quanto non fossero mai stati adeguatamente
preparati ad un evento simile.
Margaret Blake teneva in pugno i ragazzini del primo anno,
suddividendoli in piccoli gruppi e facendoli scortare nei propri
dormitori da ragazzi dell'ultimo anno, che avevano poi il compito di
far rispettare gli ordini di consegna. Nessuno usciva o entrava senza
che un responsabile ne fosse a conoscenza. Contemporaneamente, la
strega dava istruzioni alle responsabili del secondo e terzo anno,
impegnate ad occuparsi del resto degli studenti senza troppa
distinzione d'età, tutto a causa
dell'irreperibilità di Dominique Lambert e Alexander
Reinolds, a cui erano solitamente affidati i ragazzi più
grandi.
-Se qualcuno sa dove si trovano quei due idioti, li porti qui!-
urlò Margaret, esasperata.
In circostanze normali, Hermione sarebbe stata un aiuto prezioso per la
strega e l'organizzazione generale della messa in sicurezza degli
studenti, ma quel giorno ogni sua facoltà era limitata.
-In infermeria, forza.- li guidò Christopher.
Alexander era scomparso prima che potessero rendersene conto,
inghiottito dalla presenza di suo padre non appena avevano toccato
terra all'interno dell'atrio scolastico.
L'uomo era sembrato preoccupato, i tratti del volto tesi e invecchiati
di qualcuno che si era visto mancare il terreno sotto i piedi, ma
troppo testardo e decoroso insieme per darlo a vedere apertamente. Non
aveva rivolto parola al figlio, limitandosi a stringergli una spalla
con fare cameratesco, fino a farsi diventare le nocche bianche.
Quel tipo di controllo, Hermione, non sarebbe mai riuscita a capirlo.
-Che fine ha fatto il consiglio?-
Da quando, dopo essersi smaterializzati, si era liberata della sua
stretta, Draco non l'aveva più toccata o mostrato di averne
l'intenzione. Si limitava a gravitarle attorno come se non potesse
allontanarsi troppo dalla sua orbita, evitando che altri
l'avvicinassero e fendendo la folla per lei.
-Si sono divisi.- spiegò Christopher -Molti hanno raggiunto
i diversi villaggi dell'isola per mantenere l'ordine e organizzare le
difese, altri sono corsi a controllare i propri castelli, mentre i
rimanenti sono a colloquio con Grendel e Silente. Non li vedrete tanto
presto.-
-La nostra partenza è rimandata?-
-Questo...- intervenne Piton -... è fuori discussione,
signorina Granger.-
Senza dubbio.
Una parte di lei avrebbe voluto chiedere delucidazioni in merito
all'ordine della fenice, che aveva potuto riconoscere a istinto e
piuttosto facilmente, ma sollevare l'argomento non sembrava una buona
idea, allo stato attuale delle cose.
-Merlino, è una bolgia.-
Lo sconcerto di Christopher era, ovviamente, rivolto all'infermeria.
Gli studenti si accalcavano di fronte all'entrata quasi volessero
irrompere tutti quanti simultaneamente, spingendosi senza sosta e
vociando spaventati, millantando ferite improbabili di
entità quanto meno mortale.
Il panico dilagava.
-Hey, marmocchi, spostatevi!- tentò di smuovere la folla,
Christopher, guadagnandosi invece solo uno spintone e un calcio negli
stinchi da un ragazzino che vagava nel terrore di essersi perso e non
trovare più i suoi compagni di anno.
-Potrei pensarci io...- si offrì Malfoy, estraendo la
bacchetta con perfetta noncuranza, già pronto a lanciare una
maledizione che con ogni probabilità avrebbe scagliato ogni
studente direttamente contro il soffitto.
-La tua posizione è già abbastanza grave,
Malfoy.- gli ricordò Hermione, riuscendo nell'intento di
gelarlo sul posto. Cauto, ma non per questo meno seccato.
Fu Piton a sbloccare la situazione, estraendo la bacchetta e muovendola
in modo deciso, senza indugio e senza proferire parola. La folla di
studenti si aprì in due, e loro vi passarono in mezzo senza
che nessuno fiatasse.
-Piccoli marmocchi in preda a crisi di panico totalmente
ingiustificate, ecco cosa mancava a questo decoroso istituto...-
Il borbottio della sempre affascinante infermiera, Miss Padgedoorf, era
diventata una cantilena che qualsiasi persona le stesse accanto poteva
sentire. In compenso, qualsiasi ragazzino se la trovasse davanti con la
sola possibilità di diventare suo paziente, se la dava a
gambe alla velocità della luce, lasciando liberi posti
preziosi.
-E' vero quello che ho sentito?-
Mirie lavorava senza sosta per guarire graffi, lividi, e arti
fratturati di ragazzini che di fronte alla notizia dell'invasione si
erano totalmente lasciati prendere dal panico.
Al momento, per le mani, aveva uno studente del secondo anno con un
braccio rotto e uno zigomo livido, risultato di essere stato calpestato
da una folla in fuga. E come lui, molti altri portavano ferite di quel
tipo... lievi, ma che si sarebbero potute evitare se solo professori e
responsabili avessero avuto un controllo immediato della situazione.
-Dipende da cosa hai sentito.- alzò le spalle, Christopher.
-State tutti bene?-
-Io si, grazie del profondo interessamento, ma non posso dire
altrettanto della piccola Mezzosangue.-
Mirie la osservò in modo appartenente superficiale, tuttavia
passò solo un secondo prima che indicasse loro una porta ai
margini dell'infermeria.
-Arrivo immediatamente.-
-Seguite i suoi ordini alla lettera.- li ammonì Piton -Io
devo tornare da Silente.-
Fortunato lui, pensò Hermione, osservando Christopher
prendere il posto di Mirie nella cura del ragazzino.
A lei non sarebbe andata così bene.
Il confronto era imminente.
-Stendi il braccio quanto più possibile.-
La stanza in cui Mirie li aveva fatti entrare doveva essere il suo
studio, un incrocio tra una camera da letto d'emergenza e un
laboratorio.
Manuali e pergamene occupavano l'intera superficie della scrivania e
della sedia, su cui era impossibile posare anche un solo dito,
così Hermione si accontentò di rannicchiarsi in
un angolo del letto, ingombro di casse contenenti pozioni.
-Non riesco oltre...-
-Resta immobile.-
-Okay...-
La punta della bacchetta le percorse il braccio, ora piegato ad angolo
retto, rilasciando soffici filmanti grigiastri che vi si avvolgevano
attorno lentamente ma sempre più compatti.
-Puoi bere la pozione, ora.-
Hermione si portò alle labbra l'ampolla che stringeva tra le
mani, assaporando un liquido fresco e dolce in modo quasi esagerato,
che tuttavia fu di immediato sollievo per le fitte di dolore che ancora
non si erano totalmente placate.
-Tra un paio d'ore il dolore sarà totalmente scomparso, ma
non potrò toglierti le bende fino a domani mattina.- le
comunicò Mirie, già in procinto di tornare ai
suoi pazienti. -Quindi rimarrai qui stanotte. Entrambi voi.-
precisò -Mi sentirei più tranquilla.-
Quando la porta si chiuse dietro di lei, fu Hermione a non sentirsi
affatto tranquilla.
Le mani le tremavano senza che potesse fare nulla per fermarle,
così le strinse a pugno, provando un leggero fastidio a
quella limitata dalla fasciatura.
Non una sola parte di lei poteva dirsi calma, ma nemmeno spaventata.
Hermione conosceva bene la paura, e in quel caso era dannatamente certa
di essere semplicemente furiosa. E ferita.
Pessima combinazione.
Malfoy era rimasto in disparte per tutto il tempo della visita,
poggiato al muro con in volto un'espressione imperturbabile,
nascondendo ogni suo pensiero sotto la maschera che era solito
indossare quando le emozioni si facevano troppo intense per essere
mostrate.
Anche in quel momento la osservava, senza quasi battere ciglio, in
attesa di qualcosa. Una sua parola o, più probabilmente, un
suo insulto.
-Non osare fare quella faccia.-
Lo aveva accontentato piuttosto in fretta, incapace di mantenere il suo
odioso autocontrollo.
-Quale faccia?-
Per un secondo, la voce roca con cui aveva parlato, la
destabilizzò. Sembrava scosso e insicuro, tanto da dover
controllare il tono della sua voce come se improvvisamente avesse
potuto cedere.
-Quella che pretende di dare a bere al prossimo quanto questa
situazione non ti riguardi.-
-Non è così, lo sai.-
-Lo so?-
Si era alzata, tenendo il braccio piegato contro il proprio fianco, per
andargli tanto vicina da sfiorarlo. Sentiva il suo respiro sul volto,
lento e regolare, mentre i suoi occhi la guardavano fissi e colmi
d'incertezza.
-Mi sembra invece lampante, quanto io in realtà non sappia
nulla.- continuò Hermione -Perché è la
verità. Noi non ci conosciamo a sufficienza per non rimanere
scottati da improvvise rivelazioni di cui avevamo giurato
l'inesistenza. Guardaci! Un attimo passeggiamo tranquilli per il
villaggio e l'attimo dopo ti accasci a terra in preda a dolori di cui
non voglio nemmeno immaginare l'entità, perché il
tuo marchio nero sta bruciando!-
Dirlo ad alta voce aveva alleggerito e al tempo stesso scosso il peso
che le opprimeva il petto.
Draco Malfoy aveva il marchio nero, e ciò faceva di lui
l'ennesimo...
-Mangiamorte...- soffiò Hermione, incredula e inebetita da
quel misto di collera e delusione che non l'avrebbe abbandonata tanto
presto. -Avresti mai accennato a questo dettaglio?-
-Non qui.- negò Draco, immobile e ben consapevole di dover
rimanere tale, perché se solo si fosse mosso allora lei
sarebbe fuggita in capo al mondo. -Non avevo previsto... tutto questo.-
-Che cosa avevi previsto, allora? Di tornare a Hogwarts e conquistare
la mia fiducia?-
-La tua fiducia serviva solo a credere alla verità che ora,
per partito preso, rifiuterai anche solo di ascoltare.-
-Non provarci nemmeno, Malfoy, non sono io la cattiva.-
-E nemmeno io!-
L'esasperazione e la rabbia lo scossero in un unico movimento di
stizza, che ebbe come unico effetto quello di allontanare Hermione
seduta stante. Di nuovo, non era stata la paura a muoverla, come
inizialmente lui aveva pensato, ma solo l'ostinata volontà
di negargli la sua vicinanza.
-Non ho scelto io di portare questo marchio!- e così dicendo
si sollevò la manica della camicia fino al gomito, lasciando
scoperto il segno nero del morsmordre.
-Non mi sono offerto volontario
per entrare in un esercito che preferirei vedere bruciare all'inferno.-
-Ma hai scelto di tenermelo nascosto!-
-Vogliamo parlare di segreti? Davvero? Che cosa mi dici di quei
fanatici sulla scopa che si sono gettati contro i Mangiamorte come se
nulla fosse?-
-Non puoi davvero offenderli per averci salvato, loro sono persone
eccezionali, loro sono...-
Si fermò bruscamente, lasciando la frase a metà
prima di completarla in modo poco appropriato...
Loro sono l'Ordine della
Fenice.
… dicendo la verità.
-Sono...? Chi, Granger?- la incalzò Malfoy, improvvisamente
trovatosi con il coltello dalla parte del manico, senza che Hermione
potesse darsene una spiegazione. -Te lo dirò io. Loro sono
un altro segreto, ma non il mio.-
-E' diverso.-
-In cosa?-
-Loro non uccidono.-
-E nemmeno io.-
-Già...- rise amaramente Hermione -Tu hai solo tradito la
fiducia che avevo riposto in no... in te.-
-E' stato per non gettarla al vento che non ti ho sbandierato sotto il
naso qualcosa che avrebbe potuto farti scappare all'istante.-
-E guarda dove siamo adesso.- sussurrò lei, improvvisamente
stanca e priva di qualsiasi cosa. Non aveva più voglia di
schiantarlo contro il muro, o di insultarlo, punirlo per averla fatta
sperare e averle fatto credere che forse, dopotutto, poteva davvero
funzionare. -Mi sento così stupida per aver creduto che...-
-Ascoltami.- il tono deciso della sua voce la scosse nel profondo,
spingendola a guardarlo negli occhi. -Ascoltami e se vorrai, dopo,
potrai anche mandarmi al diavolo.-
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Capitolo 16 *** Rivelazioni (III Parte) ***
XVI
Rivelazioni
(Parte
III)
“...i suoi
occhi si agganciarono ai miei.
Non riuscivo a pensare a
nulla se non che
il loro colore grigio
era identico all'interno
di una conchiglia di
ostrica.
Sembrava che stesse
aspettando qualcosa.
Il viso
incominciò a contrarmisi dalla paura,
forse non gli stavo
dando quello che desiderava.”
Tracy Chevalier – La ragazza con l'orecchino di perla
-Non ho avuto nessuna possibilità di scelta. Nessuno di noi
la possiede davvero.-
-Noi, chi?-
-Purosangue.-
La benda sugli occhi era
stretta e di lana grossolana, quel tipo che
era solito irritare la pelle, larga almeno due spanne e ripiegata su se
stessa per essere davvero sicuri che i suoi occhi non potessero
distinguere nessun segno particolare che lo aiutasse a identificare il
luogo in cui lo avevano portato.
Un cimitero, di questo
era certo, perché sapeva da tempo che
i riti di iniziazione si svolgevano in quello specifico contesto di
morte. Inciampare su una pietra tombale di marmo era stata solo una
dolorosa conferma, ma quello era tutto.
Geograficamente
parlando, sarebbe potuto essere ovunque.
-Non tutti i Purosangue sono Mangiamorte.-
-E' vero, ma tutti dobbiamo obbedire al volere della famiglia.-
La prima cosa che vide
quando la benda gli venne fatta evanescere dal
volto fu una vecchia statua sull'orlo del crollo, ricoperta di felci e
crepe che ne alteravano irrimediabilmente l'aspetto,
circondata da una serie di lapidi non in migliori condizioni.
Inquietante.
I nomi incisi nella
pietra erano irriconoscibili, tanto quanto la targa
in bronzo ai piedi della statua. Anche solo poter leggere una parola
avrebbe potuto aiutarlo a capire se si trovasse ancora in Inghilterra o
meno, ma loro non erano stupidi. Non così tanto.
-Ed era questo, il volere della tua famiglia?-
-Di mio padre.-
Era circondato da maghi
dal volto coperto e un cappuccio pesante calato
sul capo, tanto che solo la parte inferiore del viso era lasciata
scoperta. Nessun segno particolare avrebbe potuto identificarli in
alcun modo, sapeva solo che l'uomo alle sue spalle era suo padre. Una
certezza dovuta al fatto che i consanguinei tenevano a battesimo altri
consanguinei.
-Sei pronto, Draco?-
Una domanda del tutto
superflua, considerato che la risposta che
avrebbe dovuto dare era obbligata.
-Si.-
-Ottimo.-
-E zia Bellatrix, ovviamente. Complottavano insieme sin dal momento
della mia nascita, a discapito delle continue preoccupazioni di mia
madre. Lei è sempre stata contraria a tutto questo.-
Era stata Bellatrix a
marchiarlo, mentre suo padre testimoniava
l'evento da vicino, una mano posata cerimoniosamente sulla spalla
destra, e il resto dei Mangiamorte rimaneva immobile attorno a loro,
pronti ad accogliere la nuova leva.
Rideva, sua zia, dopo
aver rinfoderato la bacchetta ed essersi guardata
attorno orgogliosa, invitando tutti a notare l'espressione stoica di
Draco, che non aveva emesso un solo lamento sotto la punta
incandescente della bacchetta.
-E lui era...?-
Voldemort non era stato
presente a quel rito di iniziazione, nemmeno
nel caso di un Malfoy.
Forte del suo rinnovato
esercito, le nuove leve venivano accolte da una
cerchia ristretta e sempre diversa di Mangiamorte anziani. Un sollievo,
per Draco, che non aveva nessuna fretta di trovarsi faccia a faccia con
il mago oscuro più potente di tutti i tempi.
-No, questo genere di iniziazioni non sono di sua competenza. Non
più.-
-Perché?-
-Non ne ho idea. Credo impieghi le sue energie altrove.-
-Dove?-
-Non lo so, Granger!-
Il morsmordre spiccava
sul suo braccio in modo allarmante, i bordi
arrossati e non ben delineati ne testimoniavano la freschezza, mentre
il bruciore non era altro che un monito della sua attuale condizione.
Chiudere gli occhi, nasconderlo sotto un incantesimo di
dissimulazione... non sarebbe servito a nulla.
L'orgoglio di suo padre
era solo un misero fuoco di paglia a confronto
della sempre più evidente disperazione di sua madre.
Narcissa Malfoy, nata
Black. Una famiglia che notoriamente aveva
cercato di tenersi alla larga da simili associazioni clandestine,
basando le sue ricchezze su affari forse illeciti, ma quel tipo di
illecito di classe, per cui si poteva avanzare contro il mondo con
classe. Pallide preoccupazioni, quelle, se messe a confronto al destino
del proprio figlio, irrimediabilmente segnato da quel marchio maledetto.
-Com'é stato? Raccontamelo.-
***
Paradossalmente, il silenzio nella stanza era assordante.
Hermione rimaneva ferma, immobile nella sua angosciosa preoccupazione,
incapace di muoversi e ben consapevole della rigidità di
ogni muscolo del suo corpo. Le braccia iniziavano a dolere,
così come la schiena e le dita strette a pugno, segno della
sua inflessibile posizione. Una posizione che Draco Malfoy cercava di
capire da almeno un'ora buona, tentando di non sembrare un condannato a
morte dannatamente vicino al cappio.
Le aveva detto tutto, da come suo padre lo aveva trascinato in quel
cimitero a cui non aveva potuto dare un nome, alla disperazione di
Narcissa, poco incline a condividere le ambizioni del marito e della
sua stessa sorella.
Si, forse avrebbe potuto calcare maggiormente sul suo aspetto di
vittima, come aveva fatto con Severus, ma quando si voleva
impressionare una ragazza quello era decisamente il modo sbagliato.
Sbagliato per lui, che aveva una pesante controparte con cui
rivaleggiare in fatto di azioni eroiche e la sopportazione di
indicibili dolori.
Dannato Potter.
E dannati tutti i Weasley che ancora camminavano per il mondo.
-Sei in silenzio da un po'.-
Constatare l'ovvio gli era sembrata una partenza sicura, tanto per dire
qualcosa mentre le sue spalle erano impegnate a sostenere il muro e
qualsiasi altro peso gli piovesse addosso.
-Lo so.- rispose piano -Sto... elaborando.-
Non era abbastanza, nemmeno lontanamente.
Elaborare l'avrebbe rinchiusa in una spirale intricata di dubbi e
paranoie che l'avrebbero semplicemente allontanata per sempre.
-E quanto tempo ti ci vorrà?-
-A te quanto è servito?- chiese lei, immediatamente
consapevole della nota di nervosismo e frustrazione negli occhi di
Malfoy.
Non gli stava dando quello che voleva e in qualche modo, faceva male a
entrambi.
-Non lo so.- scosse le spalle -Non ho ancora finito.-
Quella risposta non era altro che il risultato di un moto di
onestà totalmente inaspettato, di quelli che raramente
prendevano possesso della sua bocca e del suo buon senso, ma che in
qualche modo servì a qualcosa.
Hermione perse quanto ancora aveva di marziale nel portamento,
avvicinandosi cauta allo Slytherin, accortosi dell'improvviso cambio di
rotta nei pensieri della Mezzosangue. Rimase immobile, non osando
muoversi o aprire bocca, lasciandole i suoi tempi per muoversi come
meglio credeva.
Sarebbe bastato poco, davvero poco, per distruggere sul nascere quella
debole fiamma di speranza.
Delicatamente, Hermione prese tra le dita il polsino della camicia,
aprendolo e rimboccandolo all'altezza del gomito, portando allo
scoperto tutto quello che sino a quel momento li aveva tenuti divisi e
spinti nella più nera diffidenza.
Il morsmordre continuava a spiccare sulla pelle pallida di Malfoy come
uno schizzo d'inchiostro su una tela completamente bianca, seppur il
colore fosse leggermente sbiadito da quando lo aveva visto per la prima
volta.
Timidamente, un dito ne percorse i contorni, sfiorando appena la pelle
calda che ospitava quello scempio.
-Fa male?-
-Non più.-
Il suo leggero annuire lo fece sperare maggiormente in... qualcosa.
Qualsiasi cosa. Dal canto suo, Hermione sembrava immersa in riflessioni
più profonde di quanto Draco avrebbe gradito, riemergendone
solo dopo svariati minuti, con un sospiro e una presa ben salda sul suo
avambraccio.
-Io... io non so cosa voglia dire far parte di una famiglia che si
aspetta così tanto dal proprio figlio.- iniziò
Hermione, cauta e attenta a scandire perfettamente ogni parola. -I miei
genitori sono persone semplici, babbani, che non hanno mai permesso
alle loro ambizioni di intaccare il nostro rapporto. Hanno sempre
desiderato grandi cose per me...- sorrise -... ma mai una volta sono
stata obbligata a seguire una strada che qualcuno aveva già
tracciato. Ho sempre deciso liberamente, persino quando la lettera di
Hogwarts è entrata in casa nostra, cambiandoci la vita.- E a
quel punto l'osservò in volto, trovando due occhi seriamente
concentrati, impegnati nel comprendere ogni sua parola per poter meglio
valutare il proprio destino.
Il loro
destino.
-Hogwarts è stata la risposta a tutte le mute domande che mi
ponevo riguardo a strane coincidenze e incidenti inaspettati in cui mi
trovavo coinvolta dalla nascita, eppure... anche qui nessuno si sarebbe
aspettato molto da me. Come ben sai, i Mezzosangue sono osservati con
disprezzo, mentre i nati babbani come me rappresentano un nuovo livello
di impurità inspiegabile... aspetta.- alzò la
mano, Hermione, bloccando sul nascere una protesta che in
realtà non aveva preso forma coerente nemmeno nella mente di
Draco, del tutto incapace di difendere la categoria, ma che sentiva di
doverle dire qualcosa.
-Non dire nulla, questa volta non ti crederei, davvero.- sorrise
brevemente la Gryffindor. -Quello che voglio dire è che,
ancora una volta, nessuno si aspettava nulla da me. Ho capito subito
che non avrei odvuto rispettare nessuno standard troppo alto per le mie
capacità, semplicemente perché non ve ne erano e,
forse, in qualche modo, questo è stato quello che ha acceso
la miccia. Dimostrare di essere brava, più che brava, la
migliore. Il vostro disprezzo mi ha fatta sentire in obbligo di
smentirvi, ed eccomi qui, pronta e preparata a battere a duello
parecchi maghi da discendenze più pure della mia.-
Il sorriso leggero che condivisero entrambi fu riscaldato dal tocco
della mano di Hermione, scesa carezzevolmente a lambirgli il polso in
una stretta gentile, per poi scendere ulteriormente all'interno del
palmo.
-Questo è stato il mio massimo.- riprese -Questo
è tutto quello che ho affrontato e che è servito
a mio personale beneficio, perché ora sono più
forte, quindi mentirei se ti dicessi che nella tua posizione saprei
cosa fare.-
Occhi negli occhi, dita intrecciate, il discorso era giunto alla fine.
-Io sarei devastata, spaventata, e arrabbiata a morte... ma sono solo
ipotesi.- scosse la testa -Perché non lo saprò
mai e sarebbe presuntuoso, oltre che ingiusto, condannare qualcosa che
una parte di me non sarà mai in grado di comprendere a
pieno.-
Lo aveva detto. Senza ripensamenti, lasciando la paura da parte e
concedendosi un momento di strabiliante sincerità espressa
ad alta voce, qualcosa che non sempre era scontato accadesse.
Forse era stata la vulnerabilità nel suo sguardo a spingerla
verso quello che lui voleva gli fosse concesso, la stessa
vulnerabilità che ora gli vedeva negli occhi pieni di
sorpresa.
-Dannazione, Granger, potevi dirlo subito.-
Di slancio, le avvolse le braccia attorno al corpo, tenendola
imprigionata in una stretta ferrea e dalla quale non sarebbe riuscita a
liberarsi senza il suo consenso.
Una mano persa tra i ricci, le labbra fortemente premute contro una
tempia, Draco si stava godendo una sensazione sino a quel momento
sconosciuta.
-Allora ti avrei reso le cose troppo facili.- sorrise Hermione,
godendosi quella sensazione di calore che aveva creduto non sarebbe
più stata capace di accettare da lui.
In qualche modo, Draco sembrò seguire quel pensiero, capace
di chiuderle la gola, solo guardandola negli occhi e percependone la
paura.
-Con te le cose non lo saranno mai.- sospirò, prima di
premerle le labbra con le proprie e soffocare qualsiasi altro tipo di
angoscia che non erano ancora capaci di nascondersi a vicenda.
Impazienti, presi da movimenti troppo frenetici, finirono per
scontrarsi contro la porta dello studio, la cui maniglia non
finì conficcata nella schiena di Hermione per pura fortuna.
Non riusciva a muoversi, il corpo di Draco premuto contro il suo, e a
dire il vero nemmeno ne sentiva il bisogno. Per la prima volta, restare
era più allettante che scappare. Più allettante
persino del buon senso.
Quando una mano dello Slytherin scivolò sotto la gonna e
lungo la sua coscia, Hermione divaricò leggermente le gambe,
sospirando e tremando al tempo stesso, artigliando con forza le spalle
di Draco per scaricare parte di quella tensione che nulla aveva a che
fare con la paura.
Incoraggiato da quell'inaspettata docilità, il biondo
tornò a lambirle il ginocchio in una carezza appena
accennata, portandola a piegare la gamba contro la propria vita,
risalendo nuovamente verso la curva della natica. Inaspettatamente, fu
Hermione a rinunciare per prima a qualsiasi forma di scrupolo,
oscillando il proprio bacino contro quello di Draco con un'insistenza
che avrebbe messo a dura prova qualsiasi essere umano.
-Tu, mi stai mettendo a dura prova...- sospirò Draco,
premendo tutto se stesso contro quel corpo decisamente più
sottile e minuto di quanto avesse mai immaginato, ricavandone un gemito
che ancora non aveva mai sentito.
Che non aveva mai sentito, per il semplice motivo che non proveniva da
Hermione.
-Ma cosa...?-
-... chi diavolo è?- si domandò Draco, molto
più incline a lanciare uno schiantesimo che preso da vera
curiosità.
Le voci ovattate che provenivano da dietro la porta erano troppo
confuse per essere identificate chiaramente, ma era certo che
appartenessero a un qualche paziente dell'infermeria.
-Tutti i letti sono occupati, qualcuno si sarà svegliato.-
bisbigliò Hermione, rassettandosi i vestiti in modo
comicamente ossessivo.
-Cosa?- rispose al suo sguardo divertito -Potrebbero bussare in cerca
di Mirie.-
-E perché dovremmo aprire?-
-Draco! E' un infermeria, potrebbe trattarsi di un'emergenza!-
-E sarebbe una tragedia, immagino...-
Un colpo sul braccio fu sufficiente a farlo desistere, ma non
allontanare.
Fronte contro fronte, entrambi cercavano di riprendere fiato e quietare
quella smania di toccarsi che avevano alimentato attimo dopo attimo.
-Ti raccomanderei di non farti vedere, se non sapessi che voi
Gryffindor avete abilità superiori alla media nel passare
inosservati... quando volete.-
Hermione, dal canto suo, fece elegantemente finta di nulla,
intimandogli il silenzio con un dito davanti alla bocca e uno sguardo
cospiratorio che ebbe il potere di farlo quasi sorridere, non appena
lei gli voltò le spalle per socchiudere la porta.
I sussurri che poco prima potevano solo sentire confusamente attraverso
la porta, ora erano decisamente più chiari e vicini,
identificando le due fonti come una coppia di studenti appartata nel
letto più lontano dagli altri e al tempo stesso
più vicino allo studio di Mirie, separato dal resto dei
degenti da una tenda spessa e scura, cui sarebbe stato difficile vedere
attraverso anche in caso di un lume acceso.
Tuttavia, dalla loro posizione riparata, Draco e Hermione potevano
vantare una vista privilegiata sull'appuntamento notturno di Isbel e
Alexander.
-Interessante...- sussurrò lo Slytherin, facendosi indietro
per qualche attimo, spegnendo qualsiasi fonte di luce all'interno della
stanza in modo da poter aprire maggiormente la porta.
Hermione avrebbe voluto dirgli qualcosa, evidenziare quanto fosse
sbagliato spiare il prossimo, sorte a cui sarebbero potuti andare
incontro anche loro molto presto, ma lui non sentì ragione,
premendole un dito contro le labbra e poggiandosi contro la sua schiena
con delicatezza.
-Questa pozione è disgustosa...- si lamentò
Isbel, il naso arricciato e la bocca piegata in una smorfia di fronte
al vapore di quello che doveva essere un rimedio preparato direttamente
dalle mani di Mirie.
-Tutte le pozioni lo sono.- rise Alexander, seduto sul bordo del letto.
-La prossima volta imparerai a non farti schiantare e a correre quando
te lo dico.-
Ora, Hermione era più che certa che la tenda fosse
incantata, in quanto i due ragazzi avevano la libertà di
esprimersi in modo palesemente rilassato, anche se l'ultima menzione di
Alexander, che loro potevano vedere solo di spalle, era chiaramente
intrisa di rimprovero.
-L'incantesimo mi ha colpita di striscio, non sono stata davvero
schiantata.-
-Non m'importa. Quando ti dico di correre, tu corri.- scandì
lapidario. -Quelli erano dannati Mangiamorte.-
-Davvero?- chiese Siebel innocente, muovendo la testa di lato preda di
un orribile dubbio -Dal tono agitato della tua voce credevo fosse tuo
padre.-
La frase venne chiusa da un sorriso angelico, ben lontano da
ciò che implicavano le parole di accusa che gli aveva
rivolto.
-Lui non ha mai lasciato Grimlore.- rispose piano Alexander.
-Quindi deduco sia per questo che mi hai spinta ad uscire con le
ragazze.- annuì calma Siebel, bevendo un sorso abbondante di
quella pozione disgustosa, fino a posarne la tazza vuota sul tavolino
accanto al letto, illuminato da una piccola candela dalla luce fioca. E
allora Hermione riuscì a vedere il suo volto serio e
imperturbabile, di chi non voleva davvero esternare un'emozione troppo
dolorosa.
Per un attimo, la Gryffindor si chiese se anche lei, un giorno, si
sarebbe trovata in quella posizione.
Forse si. Anzi, quasi sicuramente si.
-Ti prego.- riprese la strega -Evita di sentirti in colpa, ho un
cassetto pieno di biglietti di scuse e monili preziosi che, una volta
tornata a casa, dovrò nascondere sotto qualche asse del
pavimento. Perché se vuoi saperlo, il mio patrigno giudica
la tua famiglia spocchiosa e altezzosa, una massa di pomposi ricconi
dall'aria sempre indaffarata.-
Il volto serio del mago, ora di profilo, si aprì in un
sorriso divertito. -Questo non me lo avevi mai detto.-
-E mi aveva anche raccomandato di stare ben lontana da te e i tuoi
amici poco perbene, una volta arrivata a Grimlore, quindi credo di
averlo completamente deluso.-
-Su tutta la linea.- concordò Alexander, porgendole un
bicchiere di quello che aveva tutta l'aria di essere succo di zucca, un
toccasana dopo l'ingerimento di una qualsiasi pozione.
-Quindi anche io dovrò guardarmi le spalle.-
considerò lui -Dalla tua famiglia.-
-Già.-
-Allora siamo pari.-
-No davvero, Siebel e Dominique non mi ispirano particolare fiducia.
Lei mi tollera appena, mentre lui è... così al di
sopra di tutto!-
Alexander rise di cuore a quell'ultima affermazione, gettando indietro
la testa e abbassandola di nuovo solo per poterle posare un bacio sulle
labbra, in qualche modo sempre protese verso di lui.
-Siebel e Dominique non sono un problema. A loro basta che io sia
felice.-
Dall'espressione stupita disegnatasi sul volto di Isbel, Hermione
comprese quanto quell'ammissione fosse una novità anche per
lei.
Paralizzata, la giovane strega accettò le carezze gentili
del ragazzo, sino a cedergli l'ennesimo bacio di quel momento che
avrebbe dovuto essere privato, per così tante ragioni che
Hermione si fece indietro sempre di più, sino a tentare di
spingere Draco all'interno della stanza in cui sarebbero dovuti
rimanere.
-Questo è decisamente sbagliato è imbarazzante.-
sussurrò lei.
-Puritana.- le rispose Malfoy, sogghignando -Dovrò lavorarci
su.-
E, dopotutto, l'atmosfera sembrava giusta.
La segretezza e l'oscurità di un'infermeria dormiente erano
pericolosamente allettanti, se la situazione fosse rimasta tale. Ma
l'idillio finì nell'istante in cui la porta principale si
aprì e le torce si accesero in una potente fiammata,
illuminando il cammino a Mirie e alcuni membri del consiglio, tra cui
il padre di Alexander, Harland Reinolds, e Antoine Lambert.
-Liberate i letti!- urlò Mirie -Subito!-
Man mano, gli studenti si svegliarono in preda alla paura e allo
smarrimento dei primi attimi di veglia, insicuri su cosa stesse
accadendo ma comunque già pronti a scendere dai letti e
posare i piedi sul pavimento freddo.
-Seguite i professori e i vostri responsabili, verrete ricondotti nei
vostri dormitori. Immediatamente!-
Alcuni studenti si mossero subito in direzione dell'uscita, chiedendo
spiegazioni a insegnanti poco inclini a dilungarsi in parole inutili,
mentre i più grandi parlottavano sommessamente con i
responsabili del proprio anno.
Margaret era tra loro, intenta alla conta dei suoi, un compito che
interruppe non appena vide Hermione nel fondo della stanza.
-Hermione! Malfoy!- sventolando una mano in modo piuttosto pericoloso,
la strega si fece avanti a forza di spintoni, fino a raggiungerli con
un leggero affanno.
-E' incredibile!- si lamentò -Dobbiamo riportare gli
studenti nei dormitori e lasciare libera l'infermeria per ospitare i
maghi che ci sono venuti in soccorso, e non c'è nulla di
sbagliato in questo, ma all'interno dei dormitori è il caos,
nessuno vuole dormire e tutti si divertono a urlare ai quattro venti le
loro ipotesi, totalmente sbagliate, su quanto successo. Vorrei poterli
schiantare tutti!-
Che la ragazza fosse sull'orlo di un crollo nervoso, era evidente.
-Grazie a Merlino ti ho trovata!-
Audrey sbucò fuori dalla folla in movimento, guardando
perplessa Harland Reinolds farsi largo verso di loro.
-Devi tornare nei dormitori, un gruppetto di ragazzini del secondo anno
si è introdotto nei dormitori femminili.-
-Quelli del secondo anno non sono di mia competenza.-
-Da ora lo sono, non riesco a trovare chi dovrebbe occuparsene.-
Si, Hermione non poteva che sentirsi sempre più solidale.
-E voi due.- intimò Margaret a Isbel e Alexander,
sconcertati e più seccati dalla situazione -Vedete di
inventarvi una scusa. Reinolds Senior è nei paraggi in cerca
del suo pargolo.-
Il volto di Alexander era una maschera di collera, divisa tra
l'incredibile sfortuna del momento, la presenza totalmente inopportuna
del padre, la consapevolezza che quasi tutte le persone che sapevano di
loro erano presenti, e la particolare certezza di essere stato spiato.
Di nuovo.
-Vengo con voi.- si offrì subito Isbel, divisa tra il volere
di aiutare e quello di non peggiorare l'umore di Alexander.
-Non esiste.- la fermò lui, una mano posata sulla spalla.
-Saremmo noi a dovercene andare.- concluse lapidario, Draco,
già incredibilmente esausto a causa di quel sovraffollamento
di umanità.
-Non potete.-
Ethan Carlisle e i suoi amici avevano scelto un momento a dir poco
infelice per farsi vivi.
-Prego?-
Hermione dovette posargli una mano sul braccio, tanto per essere pronta
a trattenerlo in caso di un moto violento.
-Severus Piton ci ha mandato ad avvertirvi.- spiegò Leonard,
non particolarmente entusiasta di essere usato come fattorino -Dovete
rimanere qui, nell'ufficio di Mirie, e aspettare istruzioni inerenti la
vostra partenza.-
-Grazie a Merlino.- sospirò Draco, liberandosi di tutta la
tensione che ancora aveva in corpo. - Tra quanto arriveranno?-
-Non lo sappiamo.- scrollò le spalle Nathan, un occhio
sempre posato su Audrey, come se in realtà avesse un
disturbo della vista. -Non prima dell'alba, sicuro.-
-Non manca molto.- constatò Margaret, controllando
l'orologio.
Il momento divenne improvvisamente pesante, intriso di qualcosa che per
le ragazze era definibile come profonda tristezza.
-Allora dovremmo salutarci ora.-
-Non sarai triste, Granger?-
-Al contrario tuo, Malfoy, sono riuscita a farmi degli amici.-
-Okay, ora basta.- alzò le mani Ethan -Non ho nessuna
intenzione di assistere a sciocchi addii strappalacrime, quindi, per
quanto mi riguarda, ci salutiamo qui.-
Tipico.
Anche Leonard e Nathan condivisero il saluto, scambiando sguardi
vagamente minacciosi con Draco, che in realtà potevano
essere catalogati come un saluto stoico e tipicamente maschile.
Alexander, dal canto suo, raggiunse suo padre prima che quello si
avvicinasse ulteriormente, mentre Draco si allontanò il
più possibile da loro.
-Sono senza vergogna.- scosse il capo Audrey, fermandosi a guardare
Hermione con espressione triste. -Quindi è ora.-
-Già.- annuì lei, presa alla sprovvista da quel
moto di tristezza.
-Non era previsto che ci piacessi così tanto, soprattutto
sapendo che saresti arrivata in compagnia di Malfoy.-
scherzò Margaret.
-Posso capire il pregiudizio.- rise lei. -Ma voglio che sappiate che la
vostra compagnia è stato quanto di meglio potessi sperare, e
mi dispiace molto che le circostanze del nostro incontro siano a dir
poco complicate.-
-Dopo gli avvenimenti di questi giorni, molte cose cambieranno.-
l'avvertì Isbel -Quindi non escluderei una nostra visita a
Hogwarts prima di quanto pensi.-
-Sarebbe magnifico.- l'assicurò Hermione -Sarei la vostra
guida personale.-
-E ovviamente saresti obbligata a presentarci il famoso Harry Potter!
E' vero che lo conosci?-
Hermione fu certa di aver sentito un verso davvero poco lusinghiero
provenire da una testa bionda, ma assicurò alle ragazze che
avrebbe provveduto alla cosa con molto piacere. E quando le parole
finirono, restarono solo gli abbracci, le strette di mano e le
rassicurazioni di vedersi in tempi più brevi possibili.
-Grazie.- le sussurrò Isbel, abbracciandola forte. -Per aver
mantenuto tutti
i miei segreti.-
-Dimmi che non stai piangendo.-
-Affatto.- sussurrò Hermione, asciugandosi gli occhi.
-Che diamine è successo alla tua fasciatura?-
Mirie era riemersa dal nugolo di studenti che l'aveva trascinata
all'esterno dell'infermeria, guardando orripilata il braccio ferito di
Hermione.
-Oh, accidenti. Me ne ero completamente dimenticata, non fa
più male.- l'assicurò la Gryffindor, agitando il
braccio.
-Lo credo bene, ma ora resta ferma, ti tolgo la fasciatura. O quello
che ne è rimasto.-
In realtà non era così male, solo un po' usurata,
come se in realtà l'avesse portata da qualche giorno e non
qualche ora.
Seduta su una sedia, accanto a un letto vuoto, Hermione poggiava la
testa sul petto di Draco, in piedi accanto a lei e intento a carezzarle
i capelli, approfittando dei privilegi della solitudine.
-Non devo nemmeno chiederti se sei contento.-
-Bene, perché non mentirei per farti contenta.-
-Molto carino.-
-Molto carini, voi!- li salutò Christopher,
smaterializzandosi in infermeria come se ne fosse il padrone. -Ma non
lasciate che la mia presenza vi interrompa, vi prego.-
Del tutto inutile, l'incantesimo era rotto.
-Sono solo qui per aiutare.-
Fu sufficiente un gesto della bacchetta perché i letti si
rifacessero all'istante e le bottiglie di pozioni vuote sparissero dai
comodini, lasciando l'infermeria nuovamente in ordine, come la prima
volta che Hermione l'aveva vista.
-Il tuo aiuto non è stato richiesto.- disse Mirie,
ricomparendo con una bacinella e una boccetta di pozione.
-Se mi presentassi solo quando la mia presenza è richiesta,
sarei ben noioso.-
-Si, ma saresti anche fuori dai piedi per la maggior parte del tempo.-
Sedendosi di fronte ad Hermione, Mirie le poggio l'avambraccio
all'interno della piccola bacinella, aprendo la pozione e versandone il
contenuto direttamente sulle bende, che iniziarono a liquefarsi
immediatamente.
-Non sentirai nulla a contatto con la pelle.-
E così fu, non si bagnò nemmeno.
Alzando il braccio e muovendolo agevolmente, Hermione vide spuntare
l'alba del nuovo giorno da ogni finestra che dava sul parco scolastico.
Era ora.
Mirie si alzò immediatamente, posandole una mano sulla
spalla in modo fermo, impedendole di muoversi. -Aspettate nel mio
ufficio, Severus arriverà subito.-
-E Silente?-
-Vi raggiungerà a Hogwarts.- s'intromise Christopher -Vi
accompagnerò io.-
Il moto di sorpresa iniziale venne totalmente soffocato da un rumore di
passi massicci e incredibilmente numerosi all'esterno dell'infermeria,
annunciando l'arrivo dell'Ordine della Fenice.
Draco si tese immediatamente avvicinandosi alla porta dell'ufficio di
Mirie come se fosse la sua unica fonte di salvezza, mentre al
contrario, Hermione, si alzò di scatto, incurante di quanto
le era stato appena detto.
La porta si aprì e i maghi entrarono.
-Tonks!-
Era stata la prima a varcare la soglia, il mantello inzaccherato di
fango e un taglio profondo sullo zigomo. I capelli corti e ispidi erano
di un giallo paglierino piuttosto sbiadito, ma cambiarono
immediatamente in un bel rosa vivace non appena Hermione le si fece
incontro per abbracciarla.
-Hermione!-
Nonostante la gioia di vederla fosse tanta, la Gryffindor
considerò le sue condizioni troppo precarie per poter
sopportare un abbraccio degno di questo nome, quindi si
limitò a stringerle le spalle sperando di trasmetterle il
calore che aveva provato nel vederla per la prima volta nel vivo della
battaglia.
-Ero certa di averti vista!-
-Silente ci ha contattati questa mattina, un distaccamento doveva
raggiungere l'isola per... affari urgenti.- si limitò a
spiegare -Una volta saputo dell'attacco ci siamo precipitati. E' stato
quel mago ad aprirci un passaggio.-
Christopher, avrebbe dovuto immaginarlo.
-Sei ferita gravemente? Nelle tue condizioni non saresti dovuta venire.-
-Sono incinta, non malata.-
E alla menzione della gravidanza, Mirie perse completamente il
controllo, assegnando a Tonks la priorità assoluta.
-Tutti amici tuoi, Granger?-
Aveva raggiunto Draco, fermo sulla soglia dell'ufficio di Mirie,
intento a guardarsi attorno con fare sospetto.
Atteggiamento che i membri dell'ordine ricambiavano con spassionata
ovvietà, si rese conto Hermione, osservando il giovane
Malfoy come una pericolosa attrattiva.
-Più o meno. Di molti non so nemmeno i nomi, ma li conosco
tutti di vista.-
E loro conoscevano lei, per questo non approvavano quella nuova,
inedita compagnia.
-Possiamo aspettare Piton dentro l'ufficio, se vuoi.-
Draco non ebbe nemmeno il tempo di annuire, o caricarsela sulle spalle
e sbarrare la porta, perché il professore di pozioni era
già nel mezzo della sala, intento a dirigersi verso di loro.
Sembrava stremato.
-Christopher, siamo pronti.-
Il richiamo attirò il mago fuori dalle ombre, di nuovo serio
e pronto ad agire. O forse troppo impegnato a contenere il proprio
scontento, in quanto Hermione dubitava davvero che per lui andasse bene
lasciare il fianco di Mirie in una situazione simile, ma l'infermiera
non batté ciglio, dedicandosi a un Auror ferito come se non
esistesse altro.
-Arrivo.- rispose sconsolato. -Tutti pronti?-
Le porte dell'ufficio di Mirie si chiusero con un tonfo secco, facendo
calare la stanza nell'oscurità totale, a causa della
mancanza di finestre.
-Lumos.-
Piton accese le torce simultaneamente, voltandosi a guardare i ragazzi
con un espressione seria che, purtroppo, per il suo volto non era nuova.
-Ci smaterializzeremo a Hogwarts con l'aiuto di Christopher.-
spiegò -I vostri bagagli ci verranno riconsegnati entro
stasera, mentre il preside ci raggiungerà dopo. Niente
fermate intermedie, niente saluti e, soprattutto, signorina Granger,
niente domande.-
La bocca le si chiuse all'istante, colma di dubbi che aveva capito le
sarebbero stati parzialmente fugati solo una volta arrivati ad Hogwarts.
-Non potrei chiedere di meglio.- concordò Draco,
guadagnandosi un'occhiataccia.
-Bene.- si preparò Christopher -Signori, e signora,
prendetevi per mano.-
Fortunatamente, Hermione era già posizionata tra il mago e
Malfoy, evitando qualsiasi contatto con Piton, impassibile di fronte a
lei.
L'aveva invitata a non porre domande, ma in realtà l'unica
perplessità che avrebbe potuto avanzare aveva già
una risposta precisa, perché una partenza come la loro,
affrettata e in sordina, non era altro che il risultato dell'attacco
accaduto ormai il giorno prima.
Lei e Draco si scambiarono uno sguardo d'intesa, stringendo forte le
mani, prima di sentire la famigliare e sempre fastidiosa sensazione
della smaterializzazione trascinarli in un vortice confuso che, questa
volta, li avrebbe riportati a casa.
NdA:
Aggiornamento in extremis prima della vigilia, talmente in ritardo che
non faccio nemmeno in tempo a rispondere alle recensioni, quindi vi
ringrazio qui fanciulle: CinderNella (Dominique e Siebel non li ho
dimenticati, tranquilla ;), Hunterd (Una vera Gryffindor lo
manderà al diavolo solo dopo averlo perdonato), Barbarak
(Bentornata! Hermione ha deciso di provarci, davvero, il suo discorso
è molto chiaro, ma insomma... adesso si torna a Hogwarts, e
vedremo se la cosa reggerà o meno), justSay (Draco si
è lasciato andare nel racconto dei racconti, e la cosa gli
ha fatto guadagnare qualche punto. Furbo il ragazzo), _momoi _
(Benvenuta! Quando si tratta di avvicinarsi, quei due si prendono
davvero tutto il tempo del mondo).
Mi spiace davvero per la brevità dei saluti, ma oggi la
giornata è stata piena. Regali di Natale, ho detto tutto.
Quando poi uno lo si rompe anche prima di aver messo un piede in casa
è tragedia. Ma fa tutto parte dello stress del Natale,
quindi vi auguro di passare delle feste magnifiche, mangiare un sacco,
e iniziare l'anno al meglio!
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Capitolo 17 *** Hogwarts ***
XVII
Hogwarts
“Stasera, ripensandoci,
con il cuore e lo
stomaco in subbuglio,
mi dico che forse in
fondo la vita umana è così:
molta disperazione,
ma con qualche istante
di bellezza
dove il tempo non
è più lo stesso.”
Muriel Barbery – L'eleganza del riccio
Il tempo inclemente di una normalissima domenica autunnale, aveva
scatenato nuvole grigie a profusione e una leggera pioggia quasi
impalpabile, perfetta per distruggere le più elaborate
acconciature ma del tutto incapace di gualcire la più
leggera delle stoffe.
-Inghilterra, quanto mi sei mancata!-
Christopher si nascose prontamente sotto il cappuccio di lana grezza
del mantello, ormai completamente ricoperto di minuscole gocce opache.
-Certo, perché prima eravamo ai confini del mondo.-
Draco avrebbe baciato il terreno del parco di Hogwarts senza tanti
complimenti, se non avesse avuto un briciolo di dignità da
perdere, così si limitò a sfoderare la sua
consueta supponenza da giovane rampollo di buona famiglia, ghignando
alla vista del vecchio castello.
Casa.
-Signorina Granger, aumenti il passo.-
Severus Piton non era tipo da perdersi in inutili smancerie
sentimentali. Per lo più, le uccideva con un semplice
sguardo.
-Si, professore.-
Ma Hermione...
Le si era gonfiato il petto di emozioni alla vista del castello.
-Ti manca ancora così tanto, quel covo di maghi bastardi?-
-Malfoy, solo per questa volta farò finta di non aver
sentito.-
Si erano materializzati pochi metri entro i confini della foresta
proibita, uscendone subito nel più totale silenzio e
discrezione, iniziando a respirare normalmente solo di fronte alla
sagoma dell'imponente castello di Hogwarts.
-Magnanimità Gryffindor, immagino.-
-Uno dei nostri tanti pregi.-
Risalire il sentiero che riportava a scuola si stava facendo difficile,
tra fanghiglia e la maggiore intensità della pioggia, tanto
che Hermione si sentì libera di afferrare tra indice e
pollice un lembo del mantello di Malfoy.
Un piccolo gesto nascosto dai loro corpi vicini e mantelli ingombranti,
sufficientemente naturale da non creare imbarazzo ma dal tempismo
preoccupante. In fondo, entrambi sapevano che quelli erano gli ultimi
istanti in cui potevano concedersi qualcosa di simile.
Avrebbero voluto dire qualcosa, entrambi, ma per qualche motivo le
parole non arrivavano alla bocca. Non volevano arrivare, a dire il
vero, perché tutte quante promettevano un riferimento
indesiderato al ragazzo che ancora oggi sopravviveva, giorno dopo
giorno, a spese di Malfoy.
Potter.
Harry Potter e compare Weasley, ovviamente, con annessa
tribù di infiniti familiari.
-Quando riusciremo a vederci di nuovo?-
Per un attimo, Draco, pensò che quella domanda fosse stata
frutto della sua immaginazione.
-Quando Potter e Weasley non saranno in vista.- rispose immediatamente
lo Slytherin -Mi assicurerò di spedirli in infermeria almeno
un paio di volte a settimana.-
-Draco!-
Hermione tentò di mantenere l'indignazione ad un livello
minimo, controllando con uno sguardo veloce che Piton e Christopher
fossero troppo immersi nel loro privato conciliabolo, a diversi passi
da loro.
-E i tuoi amici?-
Quella domanda lo aveva preso contropiede.
-I miei amici, cosa?-
-Non saranno un ostacolo minore dei miei.-
La mano che fino a quel momento si era aggrappata a lui, lo
lasciò. Fu un movimento quasi del tutto impercettibile,
eppure lo avvertì più distintamente di uno
schiaffo.
Le porte di Hogwarts si erano aperte per loro e già
Christopher e Piton ne erano stati risucchiati all'interno.
-La professoressa McGranitt vi aspetta nell'ufficio di Silente!-
Il messaggio di Gazza li aggredì rozzamente non appena
ebbero superato la soglia scolastica, urlato nell'atrio deserto e
così grande da far rimbombare la notizia diverse volte, alla
faccia della discrezione.
Dal canto suo, Piton li invitò a seguirlo con un solo
sguardo, ignorando totalmente la presenza di Gazza e Mrs Purr.
-Odio i gatti.- sibilò invece Christopher, guadagnandosi
un'occhiata di puro disgusto dal custode che, probabilmente, stava
chiedendosi chi diavolo fosse lo straniero maleducato che entrava a
Hogwarts al fianco di un professore e due dei suoi studenti
più odiati.
-Sorbetto al limone.-
Hermione non si sarebbe mai abituata a quella parola d'ordine, e il
fatto che fosse proprio Piton a pronunciarla non faceva che rendere
quel momento ancora più bizzarro.
Per un attimo, le sembrò che una folata di vento e sussurri
soffocati le passasse accanto, lasciandola a lisciarsi la gonna della
divisa e a guardarsi attorno curiosa, trovando solo le famigliari
fattezze dell'interno di Hogwarts.
-Allora, mezzosangue, vuoi un invito per salire?-
La voce sferzante di Draco la colpì a tradimento,
risvegliandola dai suoi pensieri nel peggior modo possibile.
Quell'inflessione disgustata e petulante, era quella che era solito
riservarle dal primo anno, ogni giorno di ogni settimana, prima di...
-Ma cosa...-
-Muoviti!-
Lo sguardo duro che le rivolse la riportò indietro nel
tempo, lasciandola sempre più inebetita e confusa.
-Ti ha punto una tarantola?-
Non le rispose nemmeno, limitandosi a superarla senza guardarla
davvero, gli occhi fissi davanti a sé e nessuna intenzione
di parlarle.
Solo una volta saliti i primi gradini, Hermione si rese conto che Piton
e Christopher erano già entrati nell'ufficio di Silente.
Un'onda di sollievo la invase all'istante, perché per
qualche motivo non avrebbe mai voluto che qualcuno vedesse quanto
accaduto.
-Dannazione!-
Si sbilanciò davanti ai suoi occhi, Draco, andando a
sbattere pesantemente contro il muro in un tonfo sordo che urlava
dolore, lasciandolo chino su se stesso e un lato della testa dolorante.
Tutto era accaduto troppo velocemente e in modo strano. Sospetto. Come
se qualcuno lo avesse spinto...
-Ma come...-
-Sta indietro.-
La fermò sul posto una volta di più, allungando
un braccio e aprendo il palmo della mano.
-Sto bene.-
Si rimise in piedi e proseguì a passi decisi, nonostante
Hermione potesse chiaramente percepire quanto fosse in tensione.
-Okay...- sussurrò lei, guardandosi attorno circospetta,
raggiungendo Malfoy all'interno dell'ufficio di Silente.
Se non avesse temuto di sembrare pazza, avrebbe semplicemente iniziato
a muovere scoordinatamente la braccia nello spazio attorno a
sé. Ma presentarsi a quel modo davanti a Minerva McGranitt,
non era davvero una buona idea.
-Signorina Granger, ben arrivata.-
La punta di sollievo che Hermione percepì in quella frase la
lusingò.
Minerva McGranitt stava in piedi, sguardo marziale e mento alto, dietro
la scrivania di Silente. Impeccabile.
-Grazie, Professoressa.-
Christopher stava seduto sulla sedia che era solita ospitare Harry, o
qualsiasi altro studente si fosse mai messo nei guai tanto da meritare
quell'onore, mentre Piton si era avvicinato alla McGranitt dietro la
scrivania del Preside, prendendo una posizione decisamente
più dominante... almeno, più di Malfoy, che
rimaneva ostinatamente in piedi in un angolo della scena.
Qualcosa lo disturbava oltre ogni limite e soltanto la presenza della
“vecchia corva” lo teneva bloccato in quell'ufficio
che, lui, non aveva mai amato particolarmente.
-Sedetevi.- li invitò la McGranitt -Tutti quanti.-
O forse no, non era un invito.
Riluttante, lo Slytherin si sedette all'estremità opposta
della stanza, lasciando Hermione a occupare il posto centrale,
esattamente di fronte alla professoressa.
Nulla di nuovo per lei.
-Innanzi tutto, non posso che dirmi sollevata del vostro ritorno.-
iniziò la Capocasa Gryffindor -Il Pofessor Piton mi ha
tenuta minuziosamente informata, inviandomi resoconti giornalieri molto
dettagliati sull'andamento delle cose a Grimlore.-
Hermione poté distintamente sentire un formicolio di disagio
partire dalla propria testa e irradiarsi lungo tutto il corpo.
-Il Preside Silente tornerà quanto prima a Hogwarts, nel
frattempo... qualsiasi iniziativa tra i nostri istituti è
sospesa.-
Il tono della professoressa era intriso di vero rammarico, mentre
qualcosa di totalmente opposto poteva notarsi sul volto di Draco.
Trionfo, sollievo e rivincita insieme.
-Be', credo ci siano cose più importanti in ballo, ora...-
azzardò Hermione, ancora frastornata dagli eventi.
-Proprio così, signorina Granger.-
Il silenzio che seguì quella conferma fu pieno di disagio
perché, effettivamente, nessuno osava proseguire il
discorso. Persino la professoressa McGranitt sembrava vagamente presa
in contropiede.
-Potete andare.- intervenne Piton, glaciale e privo di qualsiasi forma
di tatto. -Gazza vi riaccompagnerà nei rispettivi dormitori.
Parlerete con il preside non appena sarà tornato.-
Draco non se lo fece ripetere due volte. Hermione lo vide alzarsi come
catapultato in piedi da una molla.
-Un momento...- tentò di opporsi la Gryffindor, non sapendo
con precisione a cosa o chi appellarsi in quella situazione.
-Sono certa che avrai molte domande, signorina Granger, ma
sarà opportuno tu aspetti il Preside.- la invitò
la McGranitt. -Ho voluto vedervi unicamente per sincerarmi delle vostre
condizioni.-
Persino alle orecchie della stessa professoressa quella frase doveva
sembrare poco credibile.
-Obbedite.- intimò loro Christopher -Dopo mi aspetto un giro
turistico del posto.-
E di fronte a quell'allettante prospettiva, Hermione cedette.
Venire indirettamente rimproverata da quell'uomo era qualcosa che non
avrebbe voluto aggiungere al suo curriculum di cose da dimenticare,
inoltre le bastò guardare Draco per capire che si erano
già trattenuti più di quanto lui avesse gradito.
Lo raggiunse in silenzio, apparentemente affatto turbata da quel
congedo inspiegabile, aspettandosi di vederlo sfondare la porta con un
calcio e uscirne correndo. Ma un Malfoy aveva classe, un Malfoy non
scappava correndo.
Un Malfoy faceva della propria fuga un momento di normale
quotidianità, camminando rilassato e aprendo la porta con
grazia... solo per vederla fermarsi bruscamente contro il nulla e
riceverla ad appena un centimetro dal volto, costringendo il ragazzo ad
arrestarsi a occhi sgranati e la Gryffindor a sbattergli contro la
schiena.
-Accidenti, Malfoy, non sai nemmeno aprire una porta?-
Anche lei si era calata perfettamente nella parte.
***
Gli occhi le si chiudevano senza che potesse davvero controllarli,
rendendo il letto un dolce miraggio molto più che
allettante. Ed era lì, a pochi passi da lei, pronto per
essere utilizzato... eppure non poteva, non voleva cedere al suo
bisogno di riposo.
Seduta in poltrona, Hermione, attendeva che Harry e Ron si
precipitassero da lei per informarla di quanto scoperto nell'ufficio di
Silente.
Draco che inciampava, spinto da una mano invisibile che lo aveva fatto
brutalmente vacillare, la sensazione che qualcuno le passasse accanto,
smuovendole le pieghe del mantello, e il tonfo della porta sul nulla.
Nessuno se n'era accorto, tranne lei e lo Slytherin.
Merlino, il suo sguardo avrebbe potuto uccidere.
Gazza li aveva riaccompagnati ai rispettivi dormitori senza smettere un
solo, infinito, secondo di parlare.
Aveva farneticato senza sosta di punizioni corporali e inauditi
privilegi concessi agli studenti più anziani, mentre lei
tentava di catturare lo sguardo di Malfoy, del tutto inutilmente.
La sua espressione si era fatta di pietra e non aveva vacillato nemmeno
per un secondo.
Una volta sulla strada del suo dormitorio, era sparito senza una
parola, lasciandola proseguire con Gazza e Mrs. Purr fino alla torre
Gryffindor.
Indubbiamente, un ritorno con i fiocchi.
A riportarla alla realtà furono una carrellata di tonfi
soffocati che avvertì distintamente dietro la porta, sempre
più vicini quanto incomprensibili.
Eccoli.
La porta si aprì di scatto, apparentemente spalancata dal
vento, e si richiuse altrettanto seccamente sul nulla.
Ma quelle voci, le loro
voci, erano inconfondibili.
Il mantello dell'invisibilità si ripiegò
malamente sul braccio di Harry, lasciando lui e Ron allo scoperto nel
bel mezzo della sua stanza.
-Hermione!-
L'abbracciarono prima che potesse infuriarsi come avrebbe dovuto,
annientando qualsiasi forma di rimprovero le fosse mai venuta alla
mente.
La montatura degli occhiali di Harry le premeva su una guancia, mentre
il mento di Ron le poggiava direttamente in fronte, entrambi troppo
occupati a stringerla tra di loro che a pensare ad agire con comune
delicatezza.
-Abbiamo saputo dell'attacco, stai bene?-
-C'entra Malfoy, non è vero?-
-Piton pensa di no, ma...-
-Oh andiamo, Harry, la sua opinione non conta davvero!-
Ora Ron la teneva per le spalle, scrutandola a occhi spalancati, in
cerca di qualche segno o ferita per cui l'unico a pagare sarebbe stato
Malfoy.
-Io sto bene.- li assicurò Hermione, aggiustando la cravatta
di Ron in un nodo serio e come da regolamento -Ma a questo punto credo
che ne sappiate più di me.-
-Più o meno.- annuì Harry, lasciando che la
ragazza gli sistemasse gli occhiali dritti sul naso.
-Deduco che nell'ufficio del preside si siano dette cose interessanti.-
-Sapevo che ti eri accorta di noi.- sogghignò il rosso,
allentandosi la cravatta a disagio. -A proposito, chi è quel
tizio?-
E Hermione ripiombò seduta in poltrona, prevedendo uno
scambio di informazioni a cui avrebbe dovuto dedicare la massima
attenzione.
Iniziò a parlare, a raccontare dal principio quanto
accaduto, omettendo l'ovvio e sentendosi sempre più bugiarda
ad ogni parola non detta.
Tutto sommato, le veniva facile mentire. Ed era anche peggio.
-Un falsario di manufatti magici!?-
Ron aveva recepito solo quello.
-Sai da quanto tempo non se ne trova uno? Quelli bravi sono molto rari,
il ministero non mette mano su uno di loro da secoli. Sarebbe un vero
colpaccio per la carriera di un Auror!-
-Non pensarci nemmeno, Ron!- lo ammonì lei, incerta su quali
fossero i suoi pensieri ma ben sicura che stroncarli sul nascere fosse
comunque una buona idea.
-A cosa?- si discolpò il rosso, seduto a terra accanto al
letto -Non ho pensato a nulla!-
E Hermione pensò che a quella frase, Draco non avrebbe
potuto che credere.
-Ne siamo sollevati, Ron.- intervenne Harry, seduto accanto al suo fido
compare -Ma ci sono cose più importanti di cui parlare.-
-Cosa si sono detti Piton e la McGranitt?-
Una parte di lei, era sempre e comunque in tensione.
Piton li aveva visti. Aveva notato... qualcosa.
Se si fosse lasciato sfuggire un apprezzamento criptico ed insinuante...
-A quanto pare, l'Ordine era atteso a Grimlore. Tonks e gli altri
dovevano prelevare qualcosa, dei manufatti credo, e riportarli qui.-
spiegò Harry -Per entrate a Blackwood hanno creato un varco
all'interno della barriera che protegge l'isola, ed è da
quello che sono passati i Mangiamorte.-
-La barriera si era ripristinata, dopo il passaggio dei nostri.-
precisò Ron -Ma il punto era coperto più
debolmente.-
-Come hanno fatto i Mangiamorte ad arrivare a Blackwood in quell'esatto
momento? Pensate che stessero seguendo l'Ordine?-
I piani dell'Ordine della Fenice erano sempre e comunque tenuti sotto
il massimo riserbo, un evento simile non era mai capitato.
-Nessuno ha idea di come i Mangiamorte siano venuti a conoscenza della
cosa.- rispose mesto, Ron.
-E' vero che hanno lanciato incantesimi anche contro Malfoy?-
-Non erano diretti specificatamente contro di lui, ma di certo non
tenevano conto della sua presenza.-
-Incredibile.- scosse la testa -Il figlio di Lucius Malfoy quasi ucciso
dal fuoco amico.-
-Anche questo non ha senso.- concordò Harry. -E nemmeno
Piton si spiega la cosa, ma ha tutte le intenzioni di fare luce sulla
faccenda.-
-Figurarsi.- sbottò il rosso -Malfoy è il suo
pupillo.-
-Sapete nulla di Silente?- cambiò argomento Hermione,
cercando di approfondire il discorso e passare oltre l'ostacolo
dell'ingombrante Slytherin biondo.
A quella domanda, Harry si fece scuro in volto, assumendo una posa
rigida e stringendo le mani a pugno sino a farsi sbiancare le nocche.
Solo una volta, Hermione lo aveva visto in quello stato. Prima di
correre a salvare Sirius, che loro credevano in pericolo... e dopo, era
stato anche peggio.
-Che cosa si sono detti, Piton e la McGranitt?-
-Silente sarebbe già dovuto essere tornato.- disse Ron,
parlando piano e fissando, quasi in trance, il tappeto su cui erano
seduti -Doveva raggiungervi entro dieci minuti e parlare con te e
Malfoy di qualcosa, in seguito riunire l'Ordine e organizzare la
prossima mossa.-
-Non hanno idea di cosa possa averlo trattenuto.- scosse la testa
Harry, cercando di comprendere la situazione -I Mangiamorte erano
imprigionati, vero?-
-Si.- annuì Hermione -Non li ho visti, ma comunque possiamo
fidarci di Tonks e gli altri.-
-E degli abitanti dell'isola?- incalzò Ron, alzandosi in
piedi per sgranchirsi le gambe e poggiandosi contro una colonna del
letto, in una posa da gran signore in vena di chiacchierare e
polemizzare -Quel tipo, il falsario, ha ipotizzato che qualcuno li
abbia informati dall'interno.-
-Possibile, ma non possiamo esserne certi...-
-Voleva vedermi.- li interruppe Harry, gettando la testa all'indietro,
osservando il soffitto con sguardo assente.
-Di cosa parli?- chiese Hermione.
-Silente.- specificò l'amico -Mi ha fatto avvertire tramite
Lupin.-
-Quando?- cadde dalle nuvole Ron.
-Ieri sera, Remus mi ha mandato un gufo. Diceva che una volta tornato,
Silente avrebbe voluto vedermi.-
-Tutto qui?-
-Già.- annuì lui -Credo che sia sempre rimasto in
contatto con quelli dell'Ordine, in qualche modo. Immagino non potesse
spedirmi un gufo da Grimlore.-
-E' vero.- concordò Ron -Nemmeno Hermione c'é
riuscita. Giusto?-
Una fitta, l'ennesima, le strinse lo stomaco, ben consapevole che
spedire gufi non le era nemmeno passato per la testa. E poco importava
se avevano davvero rischiato la vita, perché il ricordo
più vivo di quella settimana, era il tempo trascorso con
Malfoy.
***
-Draco ha qualcosa di diverso.-
La sala comune Slytherin era deserta.
Come di consueto, nei week-end, l'intera studentesca si muoveva verso
Hogsmade, in un'ondata di spensieratezza e voglia di divertirsi che
mutavano radicalmente l'aspetto del villaggio.
-Cosa?-
-Qualcosa.-
Sfortunatamente, per la quiete del castello, non tutti condividevano
quella voglia di marciare allegramente all'aria aperta.
-Interessante.-
-Dico davvero, Blaise.-
-Anche io, Theodore.-
Alcuni studenti tendevano a distinguersi dalla massa, persino dai loro
simili, pur di racimolare ore preziose di solitudine e ozio di
qualità, passato a farsi servire da elfi domestici
terrorizzati e in totale libertà da lamentele femminili.
-Piantatela.-
L'elfo domestico che stava servendo padron Malfoy tremò
visibilmente, tanto da esibirsi in un inchino profondo, prima di
servire una coppa gelata di succo di zucca e svanire nel nulla.
-E quello era l'ultimo...- considerò Theodore, contando con
un movimento del dito il quinto elfo scomparso. Seduto in poltrona, non
aveva nemmeno volto lo sguardo dal suo libro, tanto era abituato ai
malumori dell'amico.
-Grazie, Draco, ora dovrò servirmi da solo.-
Blaise Zabini non sarebbe mai stato favorevole all'abolizione della
servitù.
Sdraiato davanti al camino, lo Slytherin contemplava un bicchiere vuoto
dall'odore intenso e dolciastro, rimuginando su cose che al mondo non
era dato sapere. Per fortuna.
-Sollevare un bicchiere sarà di certo il lavoro
più pesante che hai mai fatto nella vita.-
La replica era arrivata dopo un lungo momento di silenzio, molto
più pacata del previsto e affatto sarcastica. Tutti segni,
inequivocabili, di una grave malattia.
Draco Malfoy era seriamente preoccupato per qualcosa.
Sdraiato su un divano della sala comune, il biondo osservava il
soffitto con sguardo cupo, completamente estraneo a quanto lo
circondava.
La mobilia Slytherin era certamente di classe, ricercata e affatto
sobria, ma in quel preciso istante regnava l'anarchia del gusto e di
qualsiasi tipo d'ordine.
Api frizzole e gelatine tutti i gusti più uno giacevano
sparse a terra, mischiate e schiacciate, perfetto contorno per
bicchieri e bottiglie vuote, posacenere spaccati contro il muro e
caduti a terra in pezzi, o a più comuni vassoi d'argento
colmi delle più ricercate leccornie magiche preferite da
Draco.
Un dono di sua madre che, molto teneramente, aveva continuato a spedire
al figlio ogni genere di conforto anche durante la sua assenza da
Hogwarts.
Dolci.
Buste, confezioni, casse, valanghe... di dolci.
Non una lettera, o uno straccio di cenciosa pergamena.
-Possiamo parlarne?-
Theodore lasciò cadere il libro a terra, accanto ai suoi
piedi, focalizzando la sua attenzione sul compagno.
Far parlare Draco Malfoy era un qualcosa di decisamente problematico,
in quanto il diretto interessato avrebbe quasi preferito stringere la
mano a un Weasley.
-Ti conviene approfittare dell'assenza di Daphne e Pansy, possono
diventare piuttosto persuasive. Lo sai.-
Persino Blaise si mise a disposizione dell'amico, alzandosi e facendosi
spazio sul divano a forza di spinte assai poco delicate, ripetute fino
a quando l'amico non fu decentemente seduto come un comunissimo mago di
buona creanza.
-Sapete già tutto quello che c'è da sapere.-
scrollò le spalle il biondo, evidentemente di pessimo umore
-I Mangiamorte hanno attaccato, siamo scappati e l'intero progetto
dello scambio studentesco è saltato.-
-Grazie a Merlino.- sospirò Blaise -Ritrovarsi i Lambert
dietro la porta di casa sarebbe stato qualcosa di troppo noioso da
sopportare.-
-La ragazza ti ha davvero mandato in infermeria?- chiese Theodore, che
delle spiegazioni di Draco ricordava solo la parte migliore.
-Ero distratto. Tutto qui.-
Siebel Lambert e il suo dannato complesso da povera vittima di un mondo
crudele...
L'avrebbe certamente schiantata, se fossero stati entrambi soli.
-E la Granger?-
-La Granger, cosa?-
-E' stata la solita... Gryffindor?-
Involontariamente, Draco strinse il palmo della mano conficcandovi
dentro le unghie, a seguito di una viva riminiscenza di quanto poco
Gryffindor fosse stata in alcune situazioni.
Il ricordo era talmente vivido da stordirlo.
-Ho capito.- sospirò Blaise -Deve essere stata peggio del
solito.-
E Draco si ritrovò ad annuire assieme ai suoi compagni,
avvalorando teorie di certo più realistiche della
realtà.
-Ha fatto amicizia con chiunque.-
rincarò la dose,
afferrando la coppa di succo di zucca al posto di quella contenente
whiskey incendiario solo perché se dopo l'avesse vista,
sarebbe dovuto essere sobrio.
-Prevedibile.- annuì Theodore -I Gryffindor socializzano con
una facilità allarmante.-
-Persino con la ragazza mezzosangue di Alexander Reinolds.-
-Il rampollo ha una ragazza Mezzosangue?- sbalordì Blaise
-E' impazzito? Suo padre lo ucciderà.-
-Mezza veela.- precisò il biondo.
-Un pazzo intelligente.- rise Theodore.
-Un idiota fastidioso.- rimuginò Draco, lasciando che una
cappa di silenziosa tranquillità s'insinuasse tra loro.
Quella mattina si era presentato in dormitorio come se nulla fosse,
lasciando a bocca aperta gli studenti più mattinieri,
impazienti di raggiungere Hogsmade per il resto della giornata.
Nessuno avrebbe osato fermarlo per chiedergli spiegazioni, nemmeno
Pansy e Daphne.
Le ragazze lo conoscevano abbastanza da aver ripulito la sala comune da
qualsiasi faccia umana, cacciando repentinamente ogni studente la cui
presenza fosse inopportuna. Poi erano sparite, dirette al villaggio
senza i fedeli compagni.
E a quel punto la palla era passata nelle mani di Theodore e Blaise, i
quali avevano aspettato con stoica pazienza i tempi di reazione di
Draco.
Il racconto di quella settimana, per lui infernale, era stato
inframezzato da silenzi riempiti di ovvietà e goliardia
momentanea, giusto per stemperare la tensione e riprendere in mano il
controllo della situazione.
Non era strano, per loro, comportarsi a quel modo.
Dopo anni di confessioni e problematiche familiari che pochi maghi
potevano vantarsi di aver superato, la loro tecnica era collaudata.
-Non avete sentito i vostri genitori?-
-Credo che mio padre mi abbia salutato una settimana prima del mio
ritorno a Hogwarts.- considerò Theodore -Ma potrei
sbagliarmi.-
I Nott erano, se possibile, più stoici e ingessati dei
Malfoy.
-Mia madre scrive solo futilità nelle sue lettere.-
sbuffò Blaise -Se è successo qualcosa di grosso
ai piani alti, non lo verremo a sapere da loro e, certamente, non
tramite lettera.-
Draco lo sapeva, era perfettamente al corrente che determinati
particolari delle loro vite potevano essere riportati solo a voce e in
luoghi sicuri, ma quei giorni erano stati così surreali che,
una lettera chiarificatrice dei suoi genitori, non sarebbe stata la
cosa più strana e incredibile successagli.
-Non importa.- si alzò Draco, afferrando la bacchetta e
posizionandola comodamente in una tasca posteriore -Non serve un
indovino per capire che i Malfoy devono aver fatto infuriare qualcuno.-
I corridoi di Hogwarts erano un ottimo rifugio quando si voleva sparire
tra la folla. Almeno, in condizioni normali... ma quando due terzi
della studentesca sparivano a Hogsmade, la cosa diventava impossibile e
ogni angolo del castello era scoperto.
Draco aveva perso il conto del numero di ragazzini che, vedendolo,
avevano squittio alla stregua di una massa di topi, chiedendosi
ingenuamente e a voce decisamente troppo alta, il motivo dell'assenza
di Silente da Hogwarts.
A quanto pareva, la cosa era diventata di dominio pubblico
già dall'ora di pranzo e lui poteva darsi solo una dannata
spiegazione.
Gryffindor.
-Credevo saremmo rimasti barricati a Slytherin almeno per il prossimo
mese.-
-O anno.-
Theodore e Blaise lo avevano seguito fino in Sala Grande, dove gli
occhietti curiosi di qualsiasi bamboccio del primo e del secondo anno
si erano posati su di lui.
In assenza di Hermione Granger a dividere gli onori, lui poteva bearsi
dell'intera popolarità.
-Credevo avremmo pranzato a Slytherin fino alla fine dell'anno.-
rincarò la dose, Blaise, guardandosi attorno svogliato.
-Certo che no, Daphne non potrebbe sfoggiarti a ogni passo che percorre
in questa scuola.-
Blaise e Daphne erano belli. Non belle persone, certo, ma la classica
coppia che ci si volta a guardare per strada, e questo, la
strega, lo sapeva bene.
-Fa' attenzione.- sorrise Blaise -Nella loro famiglia il culto per la
bellezza è ereditario.-
E a quel punto Theodore non osò replicare, limitandosi a
seppellire di nuovo il naso nel libro.
Draco trovava la cosa estenuante, perché non faceva che
portargli alla mente qualcuno che ancora non aveva avuto la decenza di
farsi vedere.
Almeno, fino a quel momento.
Hey, è
Hermione Granger!
Il sussurro si sparse per la sala alla velocità della luce.
Con Harry Potter e Ron
Weasley!
E come sarebbe potuto essere altrimenti?
Due grandi giocatori di
Quidditch!
E ne ebbe abbastanza.
-Cosa stai leggendo, Theodore?-
La guardava con la coda dell'occhio, circondata da sguardi curiosi e
sempre protetta dai due idioti, più piattola Weasley che, a
quanto pareva, non aveva avuto la decenza di seguire il resto del
branco a Hogsmade.
-Storia della tortura.-
-Affascinante.- rispose meccanicamente il biondo, troppo impegnato a
fare finta di nulla.-
-Maniacale.- precisò Blaise, sbirciando le pagine ingiallite
del vecchio tomo.
Era certo di averla vista guardare nella sua direzione.
Un momento durato un battito di ciglia, ma perfettamente percebile.
-Se vuoi te lo presto.-
L'importante era rimanere apparentemente distaccati.
Attirare l'attenzione non sarebbe stato saggio.
-No, grazie.-
-Allora rimani ignorante.-
-Era la mia precisa intenzione.-
Il brusio degli studenti conobbe un nuovo picco, all'entrata di un mago
sconosciuto in Sala Grande, e Dracò sbiancò sulla
sedia.
Christopher stava facendo comicamente roteare al suo fianco un bastone
da passeggio molto meglio di quanto avrebbe potuto fare una majorette,
guardandosi attorno meravigliato e vagamente compiaciuto, alla ricerca
di qualcuno.
Quando i suoi occhi li trovarono, il boato che gli uscì di
bocca li richiamò all'ordine in modo quanto mai
imbarazzante, invitandoli ad uscire dalla sala e seguirlo.
Sarebbe stato vitale,
non attirare l'attenzione.
Lo sguardo che gli lanciò Hermione fu di genuina
preoccupazione, in quanto entrambi condividevano ormai lo stesso
identico sospetto.
Forse, se Merlino aveva voluto graziarli con un briciolo di fortuna,
Silente era tornato.
NdA:
Okay, tre mesi sono un'infinità, mi rendo conto che sono
praticamente le vacanze estive di uno studente, ma prima non ce l'ho
davvero fatta.
Diciamo che l'anno è iniziato, se non bene, normale... ma
siccome un anno non dura un mese, le rotture sono arrivate. Ma tra alti
e bassi, il capitolo è postato e, sicuramente, ci rivedremo
entro tempi umanamente accettabili.
Un abbraccio ragazze!
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Capitolo 18 *** Tradimento ***
XVIII
Tradimento
“Chiunque può arrabbiarsi: questo è
facile.
Ma arrabbiarsi con la
persona giusta,
e nel grado giusto, ed
al momento giusto,
e per lo scopo giusto, e
nel modo giusto:
questo non è
nelle possibilità di chiunque
e non è
facile.”
-Aristotele-
-Urlare a quel modo in sala grande... devi essere totalmente
impazzito!-
-Non potevi mandarci un dannato
gufo?-
-Ancora non capisco quale sia il problema.-
Christopher non capiva un sacco di cose, a detta di Hermione, ma quella
volta aveva superato se stesso.
Il leggero mormorio della sala si era totalmente congelato dopo il
richiamo del mago, in modo che anche il più inetto dei
presenti potesse gustarsi l'uscita di scena di Hermione Granger e Draco
Malfoy.
Semplicemente perfetto.
-Il problema, è che a noi non piace attirare l'attenzione.-
rispose Hermione, ben consapevole dello sguardo di Malfoy puntato su di
lei.
Come fiera esponente della casa Gryffindor, quel proposito non le era
mai davvero riuscito.
-Davvero? E perché?-
-Perché sei un tipo strano e non vogliamo essere visti con
te.-
Tipica delicatezza Slytherin.
-Oh. Credevo fosse a causa della vostra tresca.-
Quantomeno, Christopher ebbe la decenza di sussurrare quella
rivelazione in tono controllato, senza sbandierarla tra le mura del
corridoio alla stregua di un rimbombo scomodo per cui sarebbe stato
richiesto un potente incantesimo di memoria.
-Che ti prende, cucciolo Malfoy? Vuoi eliminarmi?-
L'espressione tesa di Draco dava quell'esatta intenzione.
La mano tesa verso la bacchetta suggeriva un'intenzione violenta e il
più subdola possibile, degna di uno Slytherin appena gettato
allo scoperto.
-Una parola in più...-
-E cosa?-
Fermi nel mezzo del corridoio che portava all'ufficio di Silente, Draco
e Christopher si sfidavano con lo sguardo a chi avrebbe commesso per
prima una qualche immane stupidaggine.
-E chiamerò Mirie.- intervenne Hermione, non del tutto certa
di essersi ripresa dal fatto che Christopher sapeva.
Solo sentirgli pronunciare quella frase ad alta voce, in tutta
tranquillità e senza il minimo rispetto per i loro problemi
personali, l'aveva pietrificata sul posto.
La loro tela di bugie e negazioni si era già strappata
ancora prima di arrivare a Hogwarts.
-Quindi, d'ora in poi, faremo finta che questa conversazione non sia
mai avvenuta.-
E se li lasciò alle spalle senza pensarci due volte.
-Però, la tua ragazza sa prendere la situazione in mano.-
fischiò il mago, afferrando saldamente il suo stravagante
bastone da passeggio.
-Non sono affari tuoi.- lo avvisò Draco, assicurandosi di
essere estremamente chiaro nell'esternare il suo fastidio. -Non sono in
alcun modo affari tuoi.-
Le mani in tasca erano strette a pugno, perché solo a quel
modo riusciva a dominare la tensione del momento, evitando di
schiantare il damerino di Blackwood fuori dalla finestra più
vicina.
-La tensione vi sta consumando dopo solo poche ore di ritorno... non
durerete a lungo.-
-Gryffindor e Slytherin non sono mai stati un'accoppiata vincente, ma
se dovessi metterci nei guai, verificheremo sulla tua pelle quanto
lontano possiamo arrivare.-
Per proteggerci.
-La mia era una semplice osservazione, non ho alcun interesse
nell'immischiarmi in simili pettegolezzi da ragazzini. Ma accetta un
consiglio, Draco... se non inizi a batterti per ciò che
vuoi, adesso, non sarai mai in grado di farlo. E lei sarà
lì a guardarti, prima di rendersi conto di stare sprecando
il suo tempo.-
La forza di quelle parole lo colpì fino a stordirlo.
Era stato facile pretendere di ignorare quei pensieri, agendo come se
nulla, oltre la già complicata divisione
Gryffindo-Slytherin, avrebbe mai potuto interferire tra di loro.
Ma tutto era più grande e complicato, tanto da valicare i
confini di Hogwarts e le sue leggi non scritte.
Lui era un Malfoy, e tanto bastava.
-Draco!-
Seguì quel richiamo senza nemmeno rendersene conto, non
accorgendosi del sorriso spuntato sulle labbra di Christopher, alla
vista del suo movimento repentino non appena la voce di Hermione lo
aveva chiamato.
Era in trappola, e ci era finito senza nemmeno rendersene conto.
-Che hai da urlare, Granger?-
Ferma sul primo gradino, accanto al Gargoyle, Hermione fissava due
figure terribilmente famigliari farsi strada verso di loro.
Merlino, persino Draco avrebbe gridato... di frustrazione.
Divise impeccabili e sguardo ostile, Dominique e Siebel Lambert
sembravano essersi guadagnati un passaggio gratis a Hogwarts.
-Che cosa ci fanno qui?-
Piton era sopraggiunto alle spalle dei due Lambert per riportarli tutti
nell'ufficio di Silente, minacciando punizioni che avrebbero fatto
impallidire le più fervide fantasie di Gazza.
I due avevano provato a svignarsela con molta calma, declinando
l'offerta di ospitalità che Silente aveva offerto loro.
Albus Silente, ancora il grande assente degli eventi.
Ma in compenso...
-Antoine Lambert è stato molto collaborativo.-
La rivelazione di Tonks era forse più inaspettata della sua
presenza ad Hogwarts.
-Ha acconsentito ad accordarsi con Grendel e ad aprirci quel varco
nella barriera, in cambio della protezione dei due ragazzi.-
Ninfadora era arrivata a Hogwarts aprendo un collegamento clandestino
tra i camini degli uffici dei due presidi, trascinandosi dietro i due
ragazzi Lambert come carico speciale. E dannatamente prezioso.
Se Hogwarts era davvero riuscita a trovare un'alleanza con Grimlore,
prima dei Mangiamorte, allora il favore degli eventi pendeva dalla loro
parte.
-Ho la netta sensazione che se l'iniziativa dello scambio di studenti
fosse proseguita, sarebbero stati loro a venire ad Hogwarts. O sbaglio?-
Il pensiero di Draco non era del tutto sbagliato, considerò
Hermione, ammettendo a se stessa che quell'idea appariva essere la
più plausibile del mazzo.
-Molto intuitivo, Malfoy.- lo schernì Siebel.
Quella situazione la metteva a disagio, come qualsiasi cosa non fosse
in grado di catalogare e a cui avrebbe dovuto dedicare sin troppo
tempo.
-Ora basta.- intervenne Piton, in piedi di fronte alla scrivania di
Silente. -In qualità di Caposcuola, condurrete i nostri
ospiti nei loro dormitori.-
-E dove sarebbero?- chiese Draco, temendo in un qualche la modo la
risposta, pregando Merlino che non si trattasse di Slytherin.
-Terzo piano.-
Tutto un programma.
-Dovremmo rimanere nascosti?-
Dominique Lambert non era tipo di persona da scomporsi facilmente,
soprattutto quando sua cugina produceva abbastanza nervosismo per
tutti, ma quella situazione aveva iniziato a stargli stretta non appena
aveva capito le onorevolissime intenzioni paterne.
-Precisamente.- scandì Piton, in un tono che non ammetteva
repliche.
Ovvero, il suo tono quotidiano.
-Non se ne parla.-
-Rifiutare non è un'opzione.-
E la discussione ebbe fine ancor prima di iniziare.
-Per voi, questo, è il posto più sicuro.- li
rassicurò Tonks, cercando di apparire incoraggiante.
Il mantello largo avviluppato in grandi onde attorno al corpo e i
voluminosi capelli rossi, lunghi fino alla vita, non riuscivano
comunque a mascherare una rotondità eloquente in
prossimità del ventre.
Ninfadora andava trasformandosi sempre di più, e non grazie
alle sue doti di Metamorfomagus.
-I Mangiamorte si sono appena resi conto di essere stati fregati.-
intervenne Siebel -E il primo posto su cui sfogheranno la loro rabbia,
sarà Hogwarts. Quindi mi permetta di non essere d'accordo.-
Forse, più tardi, Siebel si sarebbe pentita di quell'eccesso
d'ira verso la buffa ragazza che, in definitiva, li aveva salvati... ma
al momento, la situazione richiedeva uno scoppio d'ira che spazzasse
via ogni illusione.
Quando oltrepassò la porta, nessuno osò fermarla.
Dominique si limitò a seguirla con placida calma,
scompigliandosi i capelli con la punta delle dita e borbottando insulti
molto poco velati verso la generale situazione di...
-Sapete che la ragazzina ha ragione, vero?-
Christopher, sino a quel momento silenzioso e defilato in un angolo
dell'ufficio, aveva espresso il pensiero comune.
L'intera situazione andava complicandosi di minuto in minuto, senza che
nessuna luce facesse mostra di sé alla fine del tunnel.
***
Il terzo piano del castello non era mai stato davvero
“riabilitato” agli occhi della studentesca, che
continuava a passare dal secondo al quarto come per magia.
Letteralmente.
L'incantesimo di passaggio era stato lanciato da Silente in persona,
non appena era diventato chiaro che la proibizione di raggiungere il
piano non era diventata altro che una sfida aperta a tutti. Persino a
qualche Hufflepuff.
Ora, invece, era necessario presentarsi davanti alle scale del secondo
piano con un pezzo di pergamena su cui Silente stesso aveva vergato una
specifica parola d'ordine... e la magia avrebbe fatto il resto.
Il foglio di pergamena era galleggiato in aria come una piuma, per poi
scomparire nel momento in cui i contorni attorno a loro iniziarono a
mutare, mattone dopo mattone e scalino dopo scalino.
Le pietre sotto i loro piedi sussultarono sino a far alzare il
pavimento, trasportandoli in un luogo famigliare e al tempo stesso
nuovo, oscuro come Hermione lo ricordava e silenzioso come Hogwarts
poteva essere solo d'estate, priva dei suoi studenti.
-Ingresso d'effetto.-
Siebel fece del suo meglio per non sembrare impressionata, guardandosi
attorno confusa e solo vagamente intimorita.
Quel posto non era accogliente per nulla.
-Cosa ci tenete, di solito?-
Un cane a tre teste e la pietra filosofale.
-Nulla.- scosse la testa Hermione, osservando le torce prendere fuoco
al suono delle loro voci -E' un'ala del castello che riserviamo alle
situazioni d'emergenza.-
-Farò finta di credere alla tua bugia.-
-Dove sono le nostre stanze?- intervenne Dominique, fulmineo e pronto
ad evitare la tragedia.
-Io... Draco?-
Hermione non aveva davvero la più pallida idea di cosa
rispondere, la sua memoria era limitata ad una botola custodita da un
mastodontico cane a tre teste.
-Per quanto mi riguarda possono dormire in corridoio.-
Eccellente.
-Penserò io a
voi.-
L'eco della voce dei fantasmi era facilmente riconoscibile da qualsiasi
orecchio umano, poco importava che il morto in questione stesse urlando
o conversando amabilmente.
Nel caso specifico, la Dama Grigia manteneva sempre un contegno
speciale, degno di nota.
-Merlino...-
Siebel afferrò con mani salde il braccio del cugino, facendo
un passo indietro e scrutando il fantasma con tanto d'occhi. Solo in
quel momento, Hermione, ricordò che la vista di un fantasma
non era cosa abituale per loro.
-Tranquilla.- tentò di rassicurarla -Questa è la
Dama Grigia, il fantasma della casata dei Corvonero.-
Fluttuante e trasparente, la dama li osservava compita e vagamente
timorosa, mostrando di non avere molta più dimestichezza di
Siebel nell'interagire con persone diverse dalla sua condizione.
-Dovete seguirmi.-
Dominique la guardava affascinato, quasi stesse cercando di capire come
potesse funzionare un fantasma e come fosse possibile conviverci.
Fu il primo a seguirla, non appena la dama diede loro le spalle,
trascinandosi dietro una Siebel sempre più sconcertata e
propensa alla fuga.
Nulla di quanto accaduto fino a quel momento poteva considerarsi
minimamente accettabile. Non per lei.
-Dovremmo andarcene.-
-Non possiamo. Non ancora.-
L'insofferenza di Draco era palpabile e riconoscibile a chilometri di
distanza.
Lentamente, le dita delle loro mani si intrecciarono strette,
sbiancando le nocche e arrossando i polpastrelli.
-Non passerò il resto dell'anno scolastico a fare da balia a
quei due.-
-Dubito che rimarranno qui per tutto il resto dell'anno.-
-La tua ragazza ha ragione.-
E la stretta cessò di essere tale in meno di un secondo.
Sul volto di Dominique passò l'ombra di un sorriso ,quella
situazione stava iniziando a divertirlo.
-Che vuoi dire?-
Si stavano muovendo in cerchio, illuminati da torce scoppiettanti e
dalla luce sempre più intensa ad ogni loro passo.
-Che la situazione è temporanea, dovremmo raggiungere una
qualche tenuta di famiglia entro pochi giorni.-
-Avete proprietà al di fuori di Blackwood?-
-Sconvolgente, vero Malfoy?-
-I vostri alloggi.-
La marcia si era fermata di fronte ad un ampio arco in pietra, ingresso
di un salottino e camere annesse. Niente porte e niente finestre, solo
un camino colmo di cenere e mobilia di ottima fattura.
-Verrò a
farvi visita. Spesso.-
E con quella promessa, la Dama si dissolse nell'aria molto prima di
raggiungere il soffitto.
Piton doveva averle chiesto di controllare gli ospiti, considerato che
con ogni probabilità il terzo piano doveva essere il posto
preferito della Dama, silenzioso e al riparo da occhi indiscreti.
-Suppongo... che lo farà sul serio.-
La preoccupazione di Siebel era quasi comica, prova tangibile che
esistevano aspetti della vita non in grado di lasciarla indifferente o
semplicemente infastidita.
Peculiarità interessanti, o che Hermione avrebbe giudicato
tali, in altre circostanze.
-Non tornerete più a Grimlore? O a Blackwood?-
La domanda cadde nel vuoto, gelando un'atmosfera già di per
sé affatto rilassata.
Siebel s'immobilizzò di schianto, quasi fosse stata colpita
da un incantesimo, mentre Dominique si limitò ad avvicinarsi
alla libreria del salottino, apparentemente molto fornita e pronta a
uccidere qualsiasi attimo di noia.
-Cosa t'importa?-
-Siebel.- l'ammonì il cugino, sfogliando un tomo di
incantesimi avanzati.
-No, niente “Siebel”.- s'innervosì la
strega -Questi sono solo affari nostri.-
-Affari vostri?
Nella nostra
scuola? Comodo.-
-Draco.-
Si era messa in moto una giostra pericolosa.
-Non è stata una nostra dannatissima scelta.-
scandì la strega, tentando di reprimere la rabbia che la
divorava da quando era bambina e che aveva iniziato ad accumularsi non
appena era stata in grado di capire cosa le fosse capitato, a lei e
alla sua intera famiglia. -Mio zio crede di proteggerci, sta tentando
di rimediare ad errori non suoi, paga il prezzo di essere stato
imparentato con dei dannati Mangiamorte, e noi siamo diventate le
pedine di questo percorso di redenzione e salvezza. Non abbiamo idea di
cosa ci accadrà in futuro, e probabilmente verremo spazzati
via da chiunque vincerà questa dannata guerra, quindi
perdonami se non ho voglia di condividere i miei pensieri
più profondi con la tua ragazza mezzosangue. E certamente
non con te.-
Tremava, Siebel, stringendo i pugni sino a lasciarsi sui palmi profondi
segni a mezza luna, ispirando a fondo, secondo dopo secondo. Era stato
Dominique a insegnarglielo, quando era una bambina troppo debole per
lanciarsi in sfoghi violenti di una qualche utilità o
scagliare incantesimi.
Inspirare ed espirare.
Piano, lentamente.
Dominarsi.
-Credo che Malfoy abbia capito il punto.-
Dominique le si era avvicinato con calma, posandole una mano sulla
spalla e stringendola con forza.
Se avesse voluto conforto lo avrebbe richiesto, mentre lo avrebbe
certamente rifiutato di fronte ad estranei.
Si conoscevano e comprendevano più profondamente di
qualsiasi altra persona che avessero mai incontrato nelle loro vite.
Gemelli mancati, così li definiva loro nonno.
-Certo che ho capito.- confermò lo Slytherin -Ma ho cose
più importanti di cui occuparmi.-
Come ad esempio i dannati affari suoi.
-Vuoi dire l'alleanza di tua madre con mio zio?-
Malfoy impallidì.
Le labbra leggermente dischiusa, gli occhi sgranati, le braccia un po'
più aperte del normale... erano tutti segni di sorpresa,
segni che mostravano quanto la realtà delle cose fosse
lontana da lui.
-Che cosa?-
La voce roca, insicura, veniva da lontano.
-Tua madre ha informato mio padre di un possibile attacco da parte dei
Mangiamorte.-
E i Mangiamorte dovevano averlo scoperto relativamente presto,
perché le conseguenze erano state immediate per lui.
Come sempre.
Qualcosa s'incrinò dentro di lui, all'altezza del petto,
spandendosi a macchia d'olio in tutto il suo corpo, dandogli un senso
di vertigine che mai aveva provato prima.
Il suo non era malessere fisico, lui non si ammalava mai davvero,
fingeva sempre.
No, era qualcosa di diverso, qualcosa di molto più personale
e dannatamente sentimentale.
Privato.
-Non è stata una soffiata molto efficace.-
-Non era stata presa sul serio. All'inizio.-
-E ora?-
-Ora le cose si sono complicate.-
Per loro.
Non lo aveva detto, non era stato necessario, ma Draco aveva capito.
Hermione aveva capito.
Chiunque, persino Weasley, avrebbe compreso la situazione.
Non si tradiva il Signore Oscuro senza che il tradimento venisse a
galla, e la soglia di tolleranza per una tale mancanza di
fedeltà rasentava lo zero.
Per un attimo sembrò che Draco volesse aggiungere qualcosa,
ma poi cambiò idea, girando i tacchi e sparendo alla vista
di tutti.
-Io... devo seguirlo.- spiegò Hermione -Se avete bisogno di
qualcosa, qualsiasi cosa, avvisate un elfo domestico o mandatemi un
gufo.-
In realtà Hermione non sapeva se avessero o meno la
possibilità di mandare gufi o contattare elfi domestici,
soluzione che in realtà le era anche poco congeniale, sapeva
solo di non potersi trattenere oltre.
-Ci dispiace.-
Dominique disse quello che Draco non avrebbe mai potuto tollerare.
Suscitare dispiacere nelle persone non era accettabile, in quanto
costituiva solo il primo passo verso un fastidioso senso di
pietà.
-So che non sembra, ma è vero.-
E nonostante il silenzio di Siebel, le loro facce non esprimevano il
minimo senso di trionfo nascosto.
Loro capivano, comprendevano cosa dovesse essere il senso di vergogna
per azioni altrui e lo scotto di doverle pagare sulla propria pelle.
Ma Draco non avrebbe potuto accettare nemmeno quello.
***
-Vattene via.-
-Sai, vero, che comprensione e compassione non sono sinonimi?-
La torre di astronomia non era mai stata soggetta a controlli da parte
di Gazza, e gli incantesimi che ne custodivano l'entrata erano i
più facili da aggirare di tutta Hogwarts.
L'unico inconveniente era il gelo della notte che entrava sin nelle
ossa, congelando il respiro nel petto.
-Grazie per l'importante lezioncina, Granger, non
attenderò
la prossima con ansia.-
Lo aveva seguito mantenendosi a distanza, evitando di richiamare la sua
attenzione in qualsiasi modo, nonostante sapesse benissimo di non
essere passata inosservata.
A volte, quando si trattava di Draco Malfoy, attendere che il momento
giusto arrivasse poteva essere un processo lungo, snervante. Hermione
lo aveva capito piuttosto in fretta.
-La lezione più importante che potrei impartirti sarebbe
semplicemente quella di dirti la verità.-
-Ma davvero?-
Guardava il cielo come in trans, e forse era anche normale, considerato
che durante tutto il tragitto che li aveva portati alla torre erano
stati schiantati tre Hufflepuff incautamente fuori dai dormitori,
cinque quadri, e due armature.
-Si.-
Seduta accanto a lui, sulla pietra fredda della balconata utilizzata
per osservare il cielo, Hermione osservava la luna senza vederla sul
serio.
-E sai qual'è la verità, Draco?-
Continuava a non risponderle, tenendo le braccia piegate sulle
ginocchia e i pugni chiusi, le nocche sbiancate da una stretta che
nulla aveva a che vedere con quella di prima.
-La verità è che sei un idiota.-
Vide gli angoli delle labbra alzarsi per un secondo, tornando normali
l'attimo dopo, conferendogli la solita espressione imperturbabile da
perfetto bugiardo che era.
-Sarei un idiota perché la stupidità di mia madre
avrebbe potuto farmi uccidere, invece di salvarmi?-
-Sei un idiota perché continui a tenere il dolore per te,
nonostante io sia qui.-
Si guardarono, allora, per la prima volta da quando si erano salutati
quella mattina.
Si guardarono con attenzione, il sangue che pompava nelle vene sino a
farla diventare sorda a tutto quello che non fosse lì in
quel momento, a tutto quello che non fosse Draco.
-La nostra situazione è... recente.-
Cercò di dirlo con tatto, doveva concederglielo.
-Lo so.- annuì lei -Ma da qualche parte dovremmo pur
iniziare.-
E la parte difficile stava toccando a lui, come qualsiasi altra cosa
nella vita.
Nulla era mai facile per un Malfoy, nonostante l'intero mondo magico
pensasse il contrario.
La verità era che il prezzo da pagare per essere un bastardo
privilegiato era troppo alto e, sino a quel momento, non era valso la
candela.
-Possiamo iniziare da un punto migliore.-
Si avvicinò così tanto da stenderla a terra,
lasciando che il gelo la risvegliasse dal torpore in cui era caduta
guardandolo.
Il mantello completamente aperto e la gonna alzata fino alle cosce
l'avevano fatta tremare di freddo solo per qualche secondo, prima che
le sue braccia la circondassero e il peso del suo corpo la schiacciasse
a terra, facendola tremare dentro, all'altezza dell'addome.
-Sarà sempre tutto così complicato?-
La baciò prima che potesse andare oltre, rimandando un'ovvia
risposta con qualcosa di meglio, qualcosa di reale tanto quanto i loro
problemi.
-Sarà peggio.-
Le sospirò la verità in bocca, dritta tra le
labbra e sulla punta della lingua, lasciando vagare le mani sulla pelle
calda del suo ventre e delle cosce, sino all'elastico della biancheria.
Le girava la testa mentre ringraziava mentalmente di essere sdraiata,
perché quel tremore alle gambe l'avrebbe tradita e spinta a
terra in modo quanto mai imbarazzante.
-Hai imparato la lezione...-
Gemette senza controllo quando sentì il freddo delle sue
dita risalirle l'interno coscia, lasciandola stordita a stringergli la
testa contro il petto, mentre con dita tremanti gli afferrava una
manciata di morbidi capelli biondi.
Stava accadendo, lì, in quel momento, e nell'attimo esatto
in cui lo realizzò, volle guardarlo negli occhi.
Dirsi a suo agio sarebbe stata una menzogna, ma la necessità
di assicurarsi la sua totale presenza, in quel momento, superava
qualsiasi altra paura.
-Non aspettarti che succeda spesso.-
Una mano stretta al seno, Draco calò ancor più su
di lei.
-Davvero?- rise Hermione, allargando inconsciamente le gambe e
facendolo sorridere a sua volta.
-Non
questo.- precisò lui -Questo accadrà
dannatamente spesso.-
E inizio a tremare contro di lui, andando incontro ad ogni suo
movimento senza un secondo pensiero, focalizzando il centro del suo
universo in un paio di occhi grigi.
In quel momento, era sufficiente.
Si bastavano a vicenda.
NdA:
E aggiornamento fu!
Giusto in tempo per Pasqua, così che possiate gustare
capitolo e cioccolata insieme, una combinazione affatto da scartare.
Che dire, il fattaccio è successo e si è scoperto
per quale motivo i Malfoy al momento non siano le persone
più IN tra i Mangiamorte, direi che con queste belle notizie
posso anticipatamente augurare buona Pasqua a tutte donzelle, e alla
prossima!
|
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Capitolo 19 *** Scelte ***
XIX
Scelte
“La cosa più difficile è definire un
cammino per noi stessi.
Chi non compie una
scelta, agli occhi del signore muore,
anche se continua a
respirare e a camminare per le strade.
Perché l'uomo
deve scegliere.
In questo sta la sua
forza: il potere delle sue decisioni.”
-Paulo Coelho-
La torre di astronomia poteva vantare uno dei panorami migliori di cui
si poteva godere a Hogwarts, senza dubbio.
Il parco scolastico sembrava poter entrare in palmo di mano, mentre la
foresta proibita costituiva solo una minima parte di quanto saltava
all'occhio, una macchia nera irregolare totalmente opposta
all'iridescenza del lago.
Una parte di Hogwarts vi si specchiava dentro, maestosa e
inspiegabilmente quieta. Hermione era rimasta a fissarla per un po',
prima che un tentacolo grande quanto una nave distruggesse l'atmosfera.
Infreddolita, si strinse nel mantello Gryffindor come se fosse una
coperta, calandosi sul capo il cappuccio scuro.
Doveva essere orribile. Durante la notte lo avevano utilizzato come
cuscino di fortuna, e lei non era del tutto certa che il suo volto ne
fosse uscita indenne. Probabilmente buona parte della sua guancia era
segnata da righe rosse irregolari, di chi aveva dormito troppo
profondamente su un lenzuolo gualcito.
-Che ore sono?-
-Manca poco all'alba.-
Quasi romantico.
Lo sarebbe stato di certo, se fossero potuti rimanere...
-Dovremmo andare.-
Gli occhi le bruciavano, stanchi e appesantiti, forse vagamente
arrossati e gonfi, perfetti per l'inizio di una potenziale mattinata
normale e priva di domande curiose.
-E' un bene che, in quanto Caposcuola, ci spetti una camera singola.
Sarebbe stato difficile spiegare ai nostri compagni di stanza
un'assenza simile.-
Si era avvicinato, Draco, fermandosi a pochi centimetri dalla sua
schiena e aspettando che fosse lei a fare il resto, poggiando il capo
contro la sua spalla.
-Voi Gryffindor siete una manica di ficcanaso. A Slytherin nessuno
avrebbe osato fare domande. Non a me, almeno.-
Le premette le labbra contro l'incavo del collo, aprendo leggermente la
bocca, carezzando la pelle calda con la lingua... abbastanza per farla
capitolare in pochi secondi, approfittando della sua stanchezza,
godendosi la sensazione di Hermione totalmente poggiata al suo corpo e
intenta a stringergli una mano.
Mano subitaneamente guidata sotto il mantello, oltre la stoffa della
camicia, a diretto contatto con la pelle calda del suo seno.
Forse potevano tardare un po'.
Forse rimandare l'inevitabile di qualche secondo non sarebbe stato un
rischio così grande.
-Scusa se non ho l'abitudine di affatturare i miei compagni di casa
alla minima indiscrezione.-
-Pessime abitudini, Granger, pessime...-
Le catturò la bocca nell'esatto momento in cui la sua mano
catturò altro, soffocando qualsiasi cosa stesse per uscirle
di bocca.
Non era importante.
Per quell'attimo, nulla lo era abbastanza da farli desistere.
Hermione si ritrovò a terra prima che potesse realmente
rendersene conto, stringendo spasmodicamente le spalle di Draco in una
presa ferrea che nulla aveva di delicato o particolarmente poetico,
dimentica del dolore alle spalle e a qualsiasi altra articolazione
avesse toccato suolo quella notte.
Si focalizzò sugli occhi chiari di Draco, ancora una volta
così vicini e intensi... ancora una volta incentrati su di
lei.
Era una cosa nuova, una sensazione potente e spaventosa, di difficile
rinuncia.
-E' l'alba.-
E toglieva il fiato.
Draco stava riabbottonandosi la camicia con tutta calma, apparentemente
affatto preoccupato dall'ora fattasi.
-Calmati, Granger, non ci scioglieremo al sole.-
-Io certamente no.- confermò Hermione, rendendo impeccabili
i suoi abiti con un veloci colpi di bacchetta. -Ma tu mi preoccupi.-
Il vago sorriso di Draco divenne tale non appena lei gli si
avvicinò, cravatta Slytherin alla mano, per renderlo un
ragazzo presentabile.
-A quanto pare preoccupo un sacco di gente.-
Le dita di Hermione si mantennero salde nel maneggiare i lembi della
cravatta, non trasmettendo alcun tipo d'incertezza.
Dargli segno di aver compreso il suo volersi aprire con lei lo avrebbe
fatto fuggire alla velocità di un cervo abbagliato dai fari
di una macchina.
-E' normale avere persone che si preoccupano per noi.-
-Non per me.-
Il suo sguardo era lontano, perso in ricordi che Hermione non poteva
nemmeno immaginare.
-Sono i tuoi genitori.-
-Mia madre.-
-Cosa?-
La mascella rigida, una vena che pulsava insistente sul collo... solo
le ultime avvisaglie del suo malumore.
-Si tratta solo di mia madre. Mio padre non avrebbe mai osato fare una
cosa simile.-
E il problema era improvvisamente diventato lampante.
-Non puoi davvero saperlo.-
-Oh, lo so, credimi.- rise amareggiato. -Lucius Malfoy, sempre pronto
nel compiacere l'Oscuro e altrettanto pronto alla fuga non appena la
situazione lo richiede. Io e mia madre ci siamo piegati ai suoi
capricci da sempre, e lei da ancora più tempo. Immagino che
la frustrazione abbia avuto la meglio, alla fine...-
Hermione strinse forte il nodo alla base del collo, richiamando la sua
attenzione e riportandolo alla realtà in modo relativamente
brusco.
-Non credo che tu sia stato un semplice mezzo di ribellione.-
-Non la conosci.-
-Potrà anche non essere la persona più espansiva
di questo mondo, ma è una madre. E tu sei suo figlio.-
Calcò in modo esasperante quell'ultima parola, come se
potesse trasmettergli il significato di quel legame col pensiero.
Era difficile da spiegare. Lei era stata fortunata.
-Dimenticavo che hai avuto il piacere di incontrarla.-
ghignò Draco, facendo finta di non aver sentito l'intera
frase. -Come ti è sembrata?-
-Non stiamo parlando di questo, ora.- replicò velocemente
Hermione, contraria a qualsiasi tipo di menzogna all'interno di
conversazioni già di per sé fragili.
-Non ti ha fatto una grande impressione?-
-Nessun membro della tua famiglia mi ha mai fatto una grande
impressione, se vuoi saperlo.- alzò il mento Hermione -Ma
credo di aver ampiamente dimostrato di poter cambiare idea.-
Draco scosse il capo afflitto, come se stesse parlando con qualcuno
totalmente privo di speranza.
-Merlino, Granger, non hai idea di quello che stai dicendo.-
-Prima o poi lo vedremo.-
E sarebbe davvero accaduto, entrambi ne erano sin troppo consapevoli.
-Cosa farai ora?-
-Presumo che un figlio modello proverebbe a mettersi in contatto con
lei...-
-Come?-
Lo sguardo intento che le rivolse Draco ci mise qualche secondo a
rendere lampante la risposta.
-Oh, Piton.-
-Il vecchio Severus dovrà fare gli straordinari.-
Allungò un braccio per accoglierla al suo fianco, baciandola
ancora una volta, prima di chiudere la porta della torre dietro di loro.
Forse, riuscire a mettersi in contatto con sua madre, gli avrebbe fatto
sapere di che morte doveva morire.
***
L'aveva lasciata tornare alla torre Gryffindor da sola, nel caso
qualche suo compagno di casa fosse di rientro da una gita notturna non
autorizzata. O nel caso in cui Potter e Weasley se ne stessero andando
a spasso per il castello sotto quel maledetto mantello
dell'invisibilità.
Il giorno in cui avrebbe preso un pugno in faccia da loro, avrebbe
almeno voluto vederlo arrivare.
Problemi, quelli, derivati dall'unico fatto di stare con la Gryffindor
per eccellenza.
Suo padre l'avrebbe diseredato, e a quel punto sua madre avrebbe avuto
l'occasione perfetta per dimostrare... be', qualcosa.
Strofinandosi gli occhi con dita stanche, Draco considerò
che invadere gli alloggi di Severus a quell'ora del mattino non doveva
essere la cosa più furba che avesse mai fatto, ma certamente
la più necessaria.
Se non ricordava male dovevano essere dalle parti dell'ufficio di
Silente, oltre un passaggio segreto che nascondeva l'intera ala
dedicata agli alloggi degli insegnanti.
-In corridoio oltre l'ora del coprifuoco. Non è da te,
Draco.-
Dopotutto, non avrebbe dovuto fare molta strada per trovare il suo
mentore.
Severus Piton si era appena dimostrato di tempismo perfetto.
-In ufficio così presto, questa mattina?-
-Siediti, Draco.-
Un comando capace di riportarlo dritto all'infanzia, quando era suo
padre a manovrarlo alla stregua di una bambola di pezza.
-Ti stavo cercando, ho bisogno di parlarti.-
Rimase in piedi, poggiato allo schienale di una sedia di legno
piuttosto malridotta, tentando di prendere alla larga un argomento di
difficile gestione.
Famiglia.
-Deduco ti siano giunte voci di quanto successo.-
-Voci non abbastanza dettagliate. Dove sono Lucius e Narcissa?-
Una volta, quando era molto piccolo, aveva chiamato suo padre "Lucius",
alla stregua di un amico di famiglia che ogni tanto andasse a far loro
visita. Sua madre ne rimase particolarmente turbata, così
commissionò un ritratto di famiglia, solo loro tre, in posa
per giorni e giorni di fronte ad un completo sconosciuto.
Uno sconosciuto che Draco ebbe il dispiacere di rivedere la notte della
sua iniziazione a Mangiamorte.
-Bellatrix ha ferito tua madre.-
Involontariamente, una mano si strinse attorno al legno della sedia.
-Ma entrambi i tuoi genitori sono riusciti a fuggire prima che il
castello venisse preso, suppongo che ora sia totalmente occupato da
Mangiamorte.-
Ora aveva bisogno di sedersi.
Trasfigurò la sedia in una comoda poltrona di pelle,
lasciandovisi cadere sopra a peso morto, una risata isterica strozzata
in gola.
-Abbiamo perso casa nostra.-
Severus Piton aveva un modo tutto suo nel comunicare determinate
notizie, e tutto girava attorno ad una lampante mancanza di tatto.
-E immagino che i nostri fondi siano bloccati, non è
così? Se uno di noi si presentasse alla Gringott non
passerebbe inosservato.-
-Il tuo grado di preoccupazione è estremamente commovente.-
-Mi preoccupo della mia vita, Severus. Mi preoccupo di quel che ne
sarà, perché mi sembra ovvio che nessun altro
stia prendendo in considerazione la cosa.-
Ed era la prima volta.
Suo padre aveva pianificato il suo intero futuro, compreso un
matrimonio d'interesse in cui sarebbero circolati più
galeoni che alcool, a conferma che un Malfoy non perdeva mai di vista
le cose davvero importanti.
-Dove sono?-
Severus non rispose, limitandosi a prendere posto di fronte a lui,
dall'altra parte della scrivania.
-Non lo sappiamo.-
Almeno non erano stati così sciocchi da contare su qualcuno.
-Sappiamo?- chiese Draco, iniziando a sospettare che quel colloquio si
stesse svolgendo solo perché in realtà era
Severus quello dei due che aveva qualcosa da dire.
-Hai mai sentito parlare dell'Ordine della Fenice?-
***
Ai Gryffindor non era mai davvero importato dimostrarsi discreti, e
nessuno meglio di Hermione poteva saperlo.
Tutti si sentivano in dovere di condividere racconti di avventure in
teoria segrete, e chiunque fosse il responsabile di uno scherzo o una
trasgressione mal riuscita, veniva portato in trionfo semplicemente per
averci provato. Insomma, quello era vero e proprio coraggio, onorato da
un sacrosanto spirito di condivisione.
Ma quel giorno, a Hermione, non andava affatto di condividere.
Ginny la guardava in modo strano da quando aveva messo piede nella sala
comune, facendole notare quanto qualcosa in lei fosse diverso.
Un qualcosa di non meglio identificato e troppo vago per meritarsi un
nome, ma ugualmente degno di nota.
E questo era male. Molto male, per Hermione.
-Smettila Ginny, non mi è cresciuto un terzo occhio.-
Harry e Ron non si erano accorti di niente, troppo impegnati nel
cercare di indovinare le attuali occupazioni di Silente.
Allo stesso tempo, lei non aveva detto nulla della coppia di studenti
che si nascondeva a Hogwarts, qualche piano sopra di loro.
In codice Gryffindor, il suo comportamento poteva tradursi come alto
tradimento.
-Ho scritto a Remus, lui deve sapere cosa sta succedendo.-
Harry stava lentamente impazzendo, totalmente estraneo alla
normalità di un anno scolastico privo di avvenimenti di
spessore.
E aveva ragione.
Il periodo nero in cui era piombato il mondo magico non permetteva di
godersi con tranquillità alcun attimo di calma apparente.
-E io ho scritto ai miei fratelli, ma in risposta ho ricevuto una busta
piena di petardi magici dall'odore nauseabondo.- sospirò
Ron, esponendo i fatti con una smorfia drammaticamente eloquente.
-Bill e Charlie sono i più assidui clienti di Fred e
George.- rise Ginny.
Hermione si ritrovò a ridere con loro senza nemmeno sapere
perché, la testa altrove e nemmeno un briciolo di
concentrazione a cui aggrapparsi.
Quella mattina, non appena aveva messo piede in sala comune e Ginny
l'aveva guardata a quel modo, il cuore le era quasi scoppiato nel petto
di fronte all'irrazionale paura che tutti sapessero.
-Stanno cercando di tenerci fuori dai piedi, Gin, ma scopriremo cosa
sta succedendo.-
Oh, Ronald Weasley, sempre così testardo e ingenuo.
Harry varcò per primo l'ingresso della Sala Grande,
fermandosi su due piedi pochi secondi dopo, causando il tracollo di Ron
sulle sue spalle.
Una coppia d'oro.
-Miseriaccia Harry, cosa...?-
-E' lui, vero?-
A Hermione si gelò il sangue nelle vene nel seguire con lo
sguardo il cenno di Harry al tavolo degli insegnanti, dove al centro di
esso, Christopher teneva banco con racconti apparentemente molto
interessanti.
-Lui chi?-
-Dai, Hermione... il falsario!-
A Ron si illuminarono gli occhi, letteralmente.
-Oh, si, è lui.-
-Voglio parlarci.- dichiarò Harry, subito appoggiato da Ron
e Ginny, anche loro impazienti di conoscere qualcuno che nel mondo
magico costituiva ormai una vera rarità.
Che sorpresa...
Istintivamente, lo sguardo di Hermione corse al tavolo Slytherin,
aspettandosi di trovare un Draco semplicemente furioso di fronte a
quell'ostentazione di esistenza... ma rimase grandemente delusa.
Draco Malfoy non era al tavolo Slytherin semplicemente
perché non era in Sala Grande.
La prima lezione della giornata era stata con gli Hufflepuff, a storia
della magia.
Le ore erano trascorse lentamente, lasciando Hermione a fantasticare su
scenari di improbabili duelli coinvolgenti Malfoy e Siebel Lambert,
arbitrati dal sempre composto Dominique. Ma non poteva essere, era
impossibile.
Doveva essere impossibile, in quanto almeno Zabini o Nott avrebbero
certamente reso disponibile la loro presenza ad un evento simile,
invece di partecipare normalmente alle lezioni.
Li aveva visti fare colazione in sala grande, accanto a Pansy Parkinson
e Daphne Greengrass, intente a parlare senza sosta di un argomento
giudicato estremamente noioso dai due ragazzi, più propensi
a condividere occhiate solidali l'uno con l'altro. E a colazione
finita, quando era stato il momento di raggiungere le rispettive
classi, li aveva visti raggiungere il gruppo diretto a pozioni e
entrare in aula con il resto degli studenti. Così era stato
per il resto della mattinata, fino a pranzo, in cui il biondo spiccava
ancora per assenza.
Era persino corsa in dormitorio, mentre Harry e Ron finivano di
mangiare, adducendo una dimenticanza sciocca e totalmente inventata,
solo per controllare se le fosse arrivato un gufo o un qualsiasi altro
tipo di messaggio da lui, ma la camera era esattamente identica a come
l'aveva lasciata quella mattina.
-Cura delle creature magiche, la mia lezione preferita!-
E l'amore per gli animali non c'entrava davvero nulla.
Harry e Ron erano sempre felici di vedere Hagrid, e anche lei
ovviamente, ma quella specifica lezione aveva il solo scopo di poter
chiedere al mezzo gigante informazioni sulle faccende dell'Ordine.
Remus non aveva dato notizie, ed Harry era ben oltre l'insofferenza.
-Non posso crederci, questa è fortuna!-
O sfortuna, a seconda dei punti di vista.
Christopher chiacchierava amabilmente con Hagrid, accarezzando Thor
come un gattino e guadagnandosi sorrisi di simpatia, e qualcos'altro,
da qualsiasi ragazza incontrasse il suo sguardo.
Uno spettacolo, per Hermione, innegabilmente terribile.
-Harry, Ron, Hermione! Venite!-
Il richiamo di Hagrid era del tutto superfluo... Harry e Ron stavano
già precipitandosi verso Christopher.
Perfetto.
Hermione li seguì piano, confondendosi con i suoi compagni
Gryffindor e ascoltando i mormorii eccitati di Seamus e Neville, a
quanto pareva perfettamente al corrente dell'identità del
mago.
In qualche modo, la voce si era sparsa a macchia d'olio.
-Così conosci davvero il famoso Harry Potter!- le diede il
benvenuto, lui, stringendo la mano a Harry e Ron in modo amichevole e
rilassato -Nessuno ci credeva a Grimlore, sapete?-
-Questo non ce lo avevi detto.- rise Ron.
-Non era una cosa importante.- replicò lei, stringendosi
nelle spalle.
Il resto dei loro compagni aveva preso posto al centro del recinto da
sempre riservato alle lezioni, stavolta occupato solo da una manciata
di uova non meglio identificate.
Cosa ne sarebbe uscito, sarebbe quasi sicuramente stato uno shock per
chiunque, tranne che per il loro insegnante.
-Senti Hagrid, dobbiamo parlare.- lo richiamò Harry.
-Di cosa... No! Neville Paciock, non toccare quell'uovo o potrebbe...-
Troppo tardi.
Un delle uova si era spaccata al minimo tocco del dito di Neville,
liberando quello che aveva tutta l'aria di essere un piccolo pulcino
dalla lingua biforcuta e il becco d'acciaio.
E quello era solo l'inizio della schiusa generale delle uova...
-Parlaci tu con loro Christopher!-
Hagrid si precipitò tra la folla di studenti, cercando di
radunare una decina di velocissimi volatili dal becco potenzialmente
letale.
-Accidenti, nemmeno io saprei dirvi cosa sono quei cosi. Credo di
intravedere delle squame sul dorso... incredibile il vostro insegnante!-
Almeno lui si divertiva, considerò Hermione, che in quanto
Caposcuola avrebbe dovuto dare una mano a Hagrid nel domare la
situazione.
-Si, Hagrid è incredibile, ma adesso veniamo a noi...-
La sicurezza di Ron nell'approcciarsi a Christopher la fece ridere,
anche se per poco.
Era chiaro che, in quanto coinvolta con Malfoy, doveva rimanere a
controllare la situazione.
-Esiste un noi?- chiese gentilmente Christopher.
-Perché Silente la vuole vicino?-
Lasciata cadere la borsa dei libri a terra, Harry aveva colpito duro
con la prima domanda. Un atteggiamento in grado di sorprendere persino
il mago, era evidente.
-Scusami?-
-Sappiamo che Silente la lascia rimanere per un motivo.-
incalzò Ron -E vista la sua... professione, tutto deve
essere collegato a quella.-
Christopher guardò Hermione in cerca di spiegazioni,
controllando al contempo la situazione di completa anarchia alle loro
spalle.
A giudicare dall'urlo echeggiato nell'aria, Dean era probabilmente
stato morso.
-Rispondi.- alzò le spalle Hermione, vagamente divertita da
quella situazione.
-Be', la mia presenza a Hogwarts è certamente motivata dalla
mia vastissima
esperienza.-
-Mi sembra incredibile che a Silente serva un falsario.-
L'ammirazione di Ron iniziava a stancarla.
-A me sembra incredibile la tua vastissima
esperienza.-
-Ma davvero, signorina?-
Hermione tremò per un lunghissimo secondo, temendo una
rivalsa poco elegante da parte del mago, ma quella frase era vera.
Onesta.
-Non metto in dubbio tu abbia una grande conoscenza del tuo lavoro, ma
sei comunque troppo giovane per vantare una vastissima esperienza.-
-Sono sempre più lusingato dai tuoi apprezzamenti, Hermione.-
In quel momento fu facile notare quanta poca serietà il mago
mettesse nel rispondere a domande personali.
-Lei era amico di Nicholas Flamel, non è vero?-
Di nuovo, Harry sembrò centrare il punto.
Hermione non aveva mai davvero preso sul serio quella diceria,
qualsiasi cosa potesse dire Christopher, ma in quel momento il sospetto
appariva troppo grande per poter essere ignorato. E con un pizzico di
vergogna, la strega ammise a se stessa che una volta di nuovo a
Hogwarts, con Harry e Ron, la cosa assumeva tutt'altra prospettiva.
-Si, lo ero.-
La solennità di quell'ammissione fu la prima
verità lanciata nel piatto da Christopher, ed era
sorprendente.
-Quindi lei...-
La lenta realizzazione di Ron venne bloccata da un deciso movimento
della mano del mago, ora affatto in vena di scherzare.
-E' coinvolto con l'Ordine, non è vero?- lo sorprese Harry,
-Silente tornerà in tempi brevissimi.- concesse lui -Solo
allora risponderò a tutte le vostre domande.-
Voltò loro le spalle con quanta più grazia
potesse o avesse mai dimostrato di possedere, dirigendosi verso un
affaticato Hagrid, ormai quasi padrone della situazione.
-Un momento!- lo richiamò Hermione -Non è
pericoloso essere uscito allo scoperto?-
Per quanto ne sapesse, la sua posizione non era totalmente legale agli
occhi del ministero. Mostrarsi all'intera studentesca di Hogwarts non
sembrava essere stata una mossa troppo saggia.
-Non preoccuparti, Hermione, la mia posizione sociale è
inaspettatamente migliorata!-
***
-Oggi hai saltato tutte le lezioni.-
Theodore non era un bacchettone inflessibile, ma era l'unico in grado
di instillare un po' di senso di responsabilità nelle zucche
deviate dei suoi compagni di casa.
Era una guida, un po' per tutti, molto perspicace e attento.
Questo, perché Theodore Nott era un grande osservatore.
E Draco Malfoy era un esemplare di mago decisamente interessante da
osservare.
-Ero stanco.-
-Dormito poco?-
Blaise Zabini non era da meno, ma fino a quando la situazione non si
faceva dannatamente seria, nulla era in grado di meritare una sola
goccia di tatto.
-Si, Blaise, sognavo tua sorella.-
-Se avessi una sorella, saresti già morto.-
La sua camera da Caposcuola era diventata un luogo d'incontro fisso,
abbastanza confortevole da essere approvata da tutti loro e luogo
efficacemente evitato dal resto dei loro compagni di casa.
La privacy di un Malfoy sembrava, per qualche motivo, essere
più sacra di quella di qualunque altro mago.
-Non ho visto le ragazze...-
Il vago commento di Blaise sembrò distrarre Draco per
qualche secondo, il tempo necessario a farlo sorridere fugacemente.
-Daphne si è dimenticata di un appuntamento?-
-Di nuovo?- rincarò la dose Theodore.
-E' una selvaggia.- la scusò Blaise, con un'alzata di spalle.
Movimento perfettamente coordinato allo spalancarsi della porta di
quella che, presumibilmente, era ancora una zona off limits per il
mondo.
-Una selvaggia con un ottimo udito.- urlò una furia bionda,
lanciando nella direzione di Blaise un libro di dimensioni notevoli. Se
non si fosse scansato, sarebbe sicuramente caduto a terra tramortito.
-Ops, sei qui!- sorrise lo Slytherin, allungando una mano in un
plateale gesto d'affetto.
Le cose funzionavano a quel modo tra di loro, sempre.
Peccato che quando la lite si faceva seria, nessuno dei due era in
grado di tornare indietro.
-Sono venuta ad avvertirti, Draco. Pansy è furibonda.-
-Per quale motivo?-
Domanda inutile, doveva ammetterlo.
Nessuno osò fiatare, specie i ragazzi, del tutto
intenzionati a non intromettersi nella discussione.
-Senti, non sono stato io a portare i Lambert qui. E' stato Silente.-
-Potevi avvertirla! Ai tuoi due compari lo hai detto.-
Blaise prese a osservare insistentemente il soffitto, probabilmente
tentando di diventare invisibile.
-Dannazione Blaise, quando fate sesso dovresti metterti un tappo in
bocca.-
Gli occhi di Daphne si dilatarono pericolosamente, come se avesse
appena ricevuto uno schiaffo.
Male, molto male.
Blaise si coprì gli occhi con una mano, sospirando
pesantemente, così da perdersi il movimento di Daphne verso
la bacchetta. Ma Theodore lo vide, e anche Draco, pronto a lanciarsi in
una zuffa Slytherin in piena regola.
Sfogare energie superflue era qualcosa di cui necessitava
incredibilmente, in quel momento.
Quello che nessuno vide, fu l'arrivo di Pansy Parkinson.
Un getto d'acqua ghiacciato colpì Draco in pieno volto,
lasciandolo grondante e completamente sotto shock.
-Questo è per non avermi detto che il mio ex fidanzato ora
vive tre piani sopra la mia testa!-
Dominique Lambert aveva già provocato una lite, e non era
stata nemmeno necessaria la sua diretta presenza.
Ottimo.
Servirono all'incirca cinque secondi netti, a Draco, per cacciare fuori
tutti dalla sua stanza.
In quanto a drammi personali, ne aveva già abbastanza per
conto suo.
Pace, ecco tutto quello di cui non
aveva bisogno e che aveva
incessantemente cercato per tutta la giornata.
Aveva cercato di evitare il mondo, di evitare lei ad ogni costo.
Le parole di Piton erano ancora fresche nella sua mente, ne ricordava
ogni sillaba.
Scuotendo la testa umida, togliendosi la camicia zuppa, Draco
considerò che la sua situazione aveva appena raggiunto un
nuovo livello di complicazioni totalmente inaspettate, gettando su di
lui l'ennesima responsabilità non richiesta.
-Hai mai sentito parlare
dell'Ordine della fenice?-
Quella frase lo aveva
stordito, portando alla mente conversazioni
frammentarie tra i suoi genitori e svariati gruppi di Mangiamorte.
L'Ordine della fenice...
forse il più famoso gruppo di
seccatori della storia.
-Mi sembra di aver
già sentito questo nome.-
Ritto sulla poltrona, la
schiena rigida per la tensione, avrebbe
gradito quanto meno un bicchiere colmo di whiskey incendiario.
-L'Ordine è
quanto di più opposto al mondo dei
Mangiamorte possa esistere.- iniziò Piton, mettendo
immediatamente le carte in tavola. -E' formato da un variegato numero
di maghi, Auror d'esperienza del calibro di Malocchio Moody, e famiglie
che ne fanno parte da generazioni.-
-Mi faccia indovinare.-
tentò Draco -I Potter e i Weasley?-
Il silenzio di Severus
fu una facile conferma.
-In tempi come questi,
loro potrebbero essere la tua unica salvezza, se
non quella del mondo magico.-
Non molti potevano
vantare un simile senso di rispetto da parte di
Severus Piton. Rispetto probabilmente dovuto alla persona a cui tutti
facevano capo e volgevano gli occhi in cerca di speranza.
-E immagino che Albus
Silente sia il grande capo di questa potente
organizzazione.-
Si, era ovvio.
Questi erano segreti
solo per i maghi comuni, quelli che nelle loro
case speravano nello svolgersi di una lotta tra bene e male che non li
avrebbe coinvolti.
Qualcun altro avrebbe
risolto i problemi del mondo della magia,
qualcuno che non fosse un membro della loro famiglia, un amico, o un
conoscente. Nemmeno un vicino di casa, perché quello avrebbe
significato portare la lotta troppo vicino alla loro illusoria
normalità.
Si, doveva essere bello
vivere a quel modo.
-Precisamente.-
Severus sapeva che lui
era un Mangiamorte da troppo poco tempo
perché fosse al corrente di tutto quello che per qualsiasi
altro membro del gruppo era scontato.
Draco viveva di voci
sussurrate nei corridoi e conversazioni rubate ai
suoi genitori.
Come amava ripetersi,
meglio sapere di che morte morire.
E siccome non era uno
stupido...
-Cosa volete da me?-
Severus non era tipo da
confessioni spontanee, di qualsiasi genere esse
fossero, e venire a raccontare tutto quello proprio a lui era solo
segno dell'arrivo di un'imminente seccatura.
L'uomo che l'aveva
sempre protetto, stava per chiedergli qualcosa.
Qualcosa di grosso.
-Una mappa completa dei
passaggi segreti di Malfoy Manor.-
Senza giri di parole,
doveva concederglielo.
-Tu sei pazzo.-
-E' importante, Draco.-
-Ne sono certo,
altrimenti non me lo avresti mai chiesto.-
Le dita contratte sopra
la pelle scura della poltrona erano sbiancate,
pronte a spaccarsi come la più delicata porcellana. La
tensione era così alta che probabilmente non se ne sarebbe
nemmeno accorto.
-Il Manor è
grande, ti aspetti il disegno di una mappa?-
-Una mappa, certo. Ma
non disegnata dalle tue mani, quanto dalla tua
mente.-
Magia, certo.
Erano i buoni,
dopotutto, non lo avrebbero sottoposto controvoglia ad
un incantesimo che avrebbe potuto friggergli il cervello. Chiedere, era
più educato.
-Cos'è
nascosto nel Manor, di così importante?-
Sospirando, Severus non
interruppe mai il contatto visivo.
Gli parlava francamente,
sempre, da quando era nato.
-Lo saprai solo se
accetterai di aiutarci... a tempo indeterminato.-
Dracò
sbiancò, avvertendo un pressante senso di
nausea alla bocca dello stomaco.
Voleva vomitare.
Vomitare e nascondersi
da qualche parte, in qualche anfratto buio,
impossibile da raggiungere per chiunque.
-Credo che questa
conversazione chiarisca una volta per tutte da che
parte stai, Severus.-
NdA:
Veloce recap di quanto appena accaduto... Draco sa tutto. O quasi.
Come abbastanza chiaro, pur essendo un Mangiamorte, Draco non
è mai stato mandato veramente in missione e di conseguenza
nemmeno informato sulle basi della battaglia in corso.
Sentire nominare l'Ordine e vedersi spiegato in cosa consiste
è diverso, soprattutto quando la conoscenza porta il prezzo
da pagare per non essere più allo scuro.
I Malfoy sono in fuga e Draco sembra essere nelle mani giuste, se
deciderà di affidarvisi.
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Capitolo 20 *** Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ***
XX
Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni
“C'era la
guerra, e tutti ne eravamo presi,
e ormai sapevo che
avrebbe deciso delle nostre vite.
Della mia vita; e non
sapevo come.”
-Italo Calvino-
-Questo posto è una noia. Cosa si aspettano da noi?-
-Un comportamento corretto.-
-Zio Antoine deve essere impazzito.-
Siebel Lambert si sentiva un leone in gabbia, catturato e tenuto in
vita per il semplice divertimento del prossimo.
Melodrammatico, forse, ma non meno sentito.
Seduta su una poltrona malaugaratamente scomoda, le gambe poggiate di
traverso su uno dei braccioli, leggeva annoiata un libro di storia
della magia incentrato sullo sviluppo delle arti magiche
nell'Inghilterra dell'ottocento.
Ai suoi piedi, il cugino Dominique si rigirava tra le mani un vecchio
volume di storia di Hogwarts, apparentemente senza l'intenzione di
aprirlo veramente.
-E anche tu devi esserlo, se credi che non mi sia accorta di nulla.-
-Che vuoi dire?-
Nessuno dei due aveva mosso lo sguardo di un millimetro, come se la
discussione non meritasse tanta attenzione.
-Che puoi uscire in esplorazione e andare a cercare la Parkinson.-
O come se ne meritasse troppa.
Dominique chiuse il libro senza pensarci, non sapendo nemmeno su cosa
avesse posato gli occhi sino a quel momento, troppo impegnato a vagare
con la mente verso lidi che avrebbe dovuto dimenticare da un pezzo.
-Accidenti, senza il tuo permesso non avrei saputo come fare.-
Di nuovo, quel fastidioso timbro di atono menefreghismo si
impossessò della voce del cugino, rendendolo più
simile ad un involucro vuoto che a un mago. E lei non lo sopportava.
Lo vide alzarsi e dirigersi verso lo scaffale della biblioteca
più vicino, apparentemente interessato ad una nuova lettura.
I capelli scuri erano identici ai suoi, come anche i tratti del volto e
quelle piccole inezie estetiche che portavano tutti a scambiarli per
fratello e sorella. Eppure, le somiglianze finivano lì.
Non sarebbero potuti crescere forgiando caratteri più
diversi, come se in realtà non avessero passato assieme
quasi ogni giorno delle loro vite. Oppure, proprio per quello, l'uno si
era sentito in dovere di sopperire alle mancanze dell'altro.
Lei arrabbiandosi con il mondo e lui tentando di portare la calma
là dove la si era completamente persa.
Siebel trovava giusto infuriarsi contro chiunque li guardasse
dall'esterno, pronto a giudicare chi l'aveva accolta in casa propria
dopo il fatto.
Scoprire di covare una coppia di Mangiamorte in famiglia sarebbe dovuto
essere un dolore sufficiente... invece, chiunque si era sentito libero
di dare voce ai propri pensieri. Quindi si, Siebel Lambert trovava
sacrosanto far sentire la sua voce, dire chiaro e tondo che le accuse e
la pietà tardiva non facevano per loro, che si sarebbero
rialzati da soli, come già avevano fatto in passato.
Mantenere le distanze e non aspettarsi granché dalle persone
aveva sempre funzionato e, forse, era l'unica cosa che poteva
condividere con Dominique senza trovarsi di fronte ad un sorriso di
magnanima condiscendenza.
Si, anche lui, campione di calma e nervi saldi, non aveva mai investito
molte aspettative nelle persone.
Era diventato un campione nel lasciarsi scivolare addosso il disprezzo
del prossimo, prima, e il compatimento poi, quando i Reinolds avevano
deciso di reintrodurli in società.
Stoico, come suo padre, le era sempre stato accanto, dimostrando quanto
per lui non fosse un'imposizione.
Per un certo periodo, aveva creduto che lo divertisse immensamente dare
scandalo, e una parte di lei lo pensava ancora ora.
Anzi, ne era certa.
-Il tuo sguardo mi sta bucando la testa.-
-Almeno potrei vederci dentro.-
Dominique si limitò a ridere, afferrando un libro dalla
copertina rossa, totalmente anonimo.
-Non ci troveresti cose interessanti.-
-Infatti, ci troverei cose spaventose.-
Avvicinandosi, glielo lasciò cadere in grembo, sopra il
volume di storia della magia. Tomo interessante, senza dubbio, ma che
prima della fine l'avrebbe inesorabilmente portata nel mondo dei sogni.
-Che cos'è?-
-Aprilo.-
Le bastarono poche righe per riconoscere il suo libro preferito, da
bambina e per sempre.
Le fiabe di Beda il
Bardo.
A casa ne aveva una copia, vecchia di qualche secolo, regalatale da suo
zio Antoine quando era piccola e troppo sola per poter contare su altra
compagnia che non fosse quella del cugino.
Era il suo tesoro, gelosamente custodito in un baule dal doppiofondo
incantato.
-Non l'avevo notato.- soffiò lei, passando le dita sulla
copertina del tutto priva di segni distintivi.
-Questo perché guardi solo le cose che ti sembrano
interessanti.-
-Non è vero!-
In realtà lo era, ma non aveva la minima intenzione di
ammetterlo ad alta voce.
Non era lei quella sotto esame, al momento.
-E dopo questo atto di incredibile cavalleria, sparisci.-
-Ti sto annoiando?-
-Non ne hai idea.-
In teoria non avrebbero potuto lasciare i loro alloggi, ma Christopher,
con cui condividevano le stanze e che andava e veniva a piacimento,
aveva sbadatamente lasciato aperto un passaggio.
Un modo carino per farli evadere dalla noia di quelle giornate,
facendoli trasgredire come qualsiasi altro studente della scuola.
Eppure, nessuno dei due aveva ancora approfittato della concessione.
-Vieni con me.- la invitò Dominique -Mi sentieri in colpa a
lasciarti qui.-
-Ma davvero?-
-Davvero.-
-O hai solo paura di ricevere un Cruciatus in mezzo alle scapole senza
che ci sia io a guardarti le spalle?-
Si, poteva anche essere quello.
Anzi, era sicuramente quello.
Pansy Parkinson era capace di gettarti un bicchiere d'acqua in pieno
volto quanto lo era di buttarti giù dalle scale facendolo
sembrare un incidente.
-Potrei anche ricevere un Avada Kedavra in fronte.-
-E' una Slytherin, e da quello che ho sentito, loro sono più
propensi ai Cruciatus in mezzo alle scapole.-
Gli sorrise in modo carino, quasi incoraggiante, tutto pur di spingerlo
a fare una mossa.
Le piaceva Pansy?
Merlino, no.
Siebel la considerava una pazza dall'aspetto inquietante e due occhi
più simili a giganti buchi neri che altro, mentre
caratterialmente non si erano mai prese davvero. Ma piaceva a suo
cugino.
Le era piaciuta da subito, lo ricordava ancora, quando da ragazzini
l'avevano vista al fianco di Malfoy. Era rimasta sull'isola per poco,
tornando, apparentemente, solo per giocare con loro ogni qual volta un
Malfoy avesse affari da sbrigare.
Una sorta di amicizia a distanza, la loro, troppo grande. Importante.
Erano piccoli, poi quasi adolescenti, poi si erano lasciati.
Anzi, peggio, Dominique l'aveva vista l'ultima volta un paio di mesi
prima che lo scandalo scoppiasse, e poi si era rifiutato di portare
avanti anche un semplice rapporto epistolare, perché lei era
una di loro. Una di loro, a cui voleva bene. E il volersi bene rendeva
sempre tutto più complicato del previsto.
E lei, Siebel, ne era stata contenta.
Suo cugino era tornato a essere suo.
Ancora oggi si sentiva in colpa e a disagio.
-Consiglio dell'ultimo minuto?-
Dominique la riportò alla realtà, già
vicino all'uscita, lo sguardo scuro di chi sapeva di dover partire per
una guerra che probabilmente sarebbe finita solo per sfinimento.
-Cammina dando sempre le spalle al muro.-
Ottimo.
Rimasta sola, Siebel si perse a osservare il soffitto, desiderosa
più che mai di volgere lo sguardo oltre una finestra,
assaporando un po' di quel mondo esterno, inglese, che non aveva mai
visto.
Eppure, a quale scopo?
A chi avrebbe potuto trasmettere la sua emozione?
A chi avrebbe potuto indirizzare il suo sguardo entusiasta?
Dominique aveva finalmente accettato di uscire fuori dal suo guscio e
Alexander era lontano, a casa, con la sua ragazzina mezza veela a
tenergli la mano nell'ombra.
Una situazione complicata, era innegabile, ma sicuramente
più di quanto non avesse lei.
Fortunatamente, il momento di autocommiserazione finì
velocemente, non appena il pavimento prese a tremare e il muro dietro
di lei a sgretolarsi, lasciando spazio a un diverso assetto dei mattoni
e un buco nero dall'odore penetrante.
Un camino.
Lo stesso camino tramite cui erano arrivati loro, con l'unica
differenza che era apparso nell'ufficio del Preside Silente,
scaricandoli lì senza tante cerimonie.
Il fuoco blu, sintomo di un collegamento clandestino, iniziò
a bruciare al suo interno, vorticando sempre più su se
stesso ad ogni secondo.
Completamente atterrita, Siebel faticò a mettersi in piedi,
afferrando la bacchetta in un veloce movimento istintivo, in attesa di
vedere chi sarebbe sbucato da quella trappola infernale.
E non dovette aspettare molto per veder uscire dalle scintille bluastre
la minuta figura femminile di Mirie, vestita di un semplice abito
lungo, nero, irrimediabilmente sporco di sangue.
***
-Qualcosa non va.-
Ginny Weasley poteva vantare un certo fiuto per le giornate no, quelle
a cui nessuno sarebbe sopravvissuto senza un qualche importante colpo
di fortuna, più unico che raro.
Lo sentiva nell'aria e lo vedeva negli occhi di Harry, che fremevano
solo a guardarli.
Ron, dal canto suo, continuava a blaterare sciocchezze, come a voler
sedare l'atmosfera, distraendoli tutti.
-Ronald, smettila subito di dire sciocchezze.-
Persino Hermione, distratta da mille pensieri, si era accorta che
qualcosa non andava.
Harry e Ron erano arrivati tardi a colazione, evento di per
sé eccezionale, tanto da fiondarsi direttamente a lezione e
rimediare gli ultimi posti in aula, accanto a Neville, Seamus e Dean,
passando il tempo a sussurrare segreti che ancora non erano arrivati al
suo orecchio.
Incontri mancati, la disperata ricerca di Malfoy, e la situazione le
era sfuggita di mano... almeno, sino a quel momento.
Un'ora.
Una sola ora, e sembrava stesse per accadere chissà cosa.
-Non mi stavi nemmeno ascoltando.-
-La cosa non è rilevante.-
Il commento servì a strappare un sorriso a Harry, pensieroso
e con la fronte aggrottata, costantemente tenuto d'occhio da Ginny.
-Possiamo parlarne?-
-Non qui.-
Brutto segno.
Se c'era qualcosa di cui non parlavano nei corridoi di Hogwarts, allora
erano guai seri.
Guai dal mantello nero e maschera di teschio.
Raggiunsero la stanza delle necessità in un attimo, ormai
capaci di percorrere la strada persino a occhi chiusi.
Per Hermione, quel giorno, era la seconda volta.
Draco non si era fatto vivo ed era certa che le sue occhiate insistenti
a Slytherin prima o poi sarebbero state notate, così aveva
preso la situazione in mano nell'unico modo che conosceva.
Indagare, cercare, ipotizzare.
Draco Malfoy era sempre stato un caso da studio, psichiatrico forse, ma
in quel momento era concretamente diventato materiale da analizzare.
In ogni caso, Hermione non lo aveva ancora trovato.
-Salottino confortevole.-
Ginny si sedette su una poltrona di pelle che quasi la
fagocitò tanto era morbida, mentre Harry e Ron scelsero il
divano vicino al camino, le cui fiamme si spensero all'istante nel
momento in cui il bambino sopravvissuto vi si avvicinò.
La stanza delle necessità era sin troppo sensibile ai
mutamenti d'umore dei suoi occupanti, e non serviva un indovino per
capire che Harry se ne andava in giro con una nuvola nera in testa.
-Che succede, Harry?-
Il tono apprensivo di Hermione gli fece alzare lo sguardo, osservandola
con occhi scuri e pesanti.
-La cicatrice ha bruciato stanotte.-
Ron lo sapeva, ovvio, così si limitò a guardare
le due ragazze, in silenzio e immobile.
Lo erano tutti, a dire il vero, congelati come statue e perfettamente
consapevoli del significato dell'avvenimento.
-E non è tutto.- continuò Harry -L'ho sognato. Ho
sognato Voldemort e i suoi Mangiamorte, stavano attaccando un castello,
uno che non avevo mai visto. Le immagini erano frammentarie e confuse,
ho visto dei volti, quello di Silente e altri, troppi, sconosciuti... e
uno stemma, credo, con un lupo.-
Parlava veloce, Harry, cercando di sputare fuori tutto quello che
ancora gli galleggiava in testa di quell'incubo.
Spiegò che Ron non era riuscito a svegliarlo, quella
mattina, e che allarmato gli aveva gettato addosso un secchio d'acqua.
Rude, ma efficace.
-Devi dirlo a Piton o alla McGranitt.- intervenne prontamente Hermione
-Anzi, molto meglio dirlo a entrambi.-
-Se fossero in vista, l'avrei anche fatto.-
-Siamo stati all'ufficio di Silente, ma la parola d'ordine deve essere
cambiata, il Gargoyle non si è mosso.- spiegò Ron.
-E la McGranitt non si è vista.- li informò Ginny
-Oggi tutte le lezioni di Incantesimi sono state sostituite con quelle
di Erbologia.-
-Cosa Merlino sta succedendo? La McGranitt non richiede mai supplenze.-
Ron aveva ragione, Minerva McGranitt era di salute solida e granitica,
tanto quanto Hogwarts.
-E Piton?-
-Non l'ho visto.- rispose sfuggevole Harry, ben consapevole di stare
per sorbirsi una ramanzina molto seria da Hermione.
-Harry, lui fa parte dell'Ordine.- lo rimbrottò Hermione
-Possiamo fidarci, nonostante i suoi modi non siano dei migliori. Senza
contare che ci serve qualcuno in grado di comunicare con gli altri,
questa notizia deve arrivare a chi di dovere. Grimlore è in
pericolo.-
Appunto.
-Grimlore? E' quello che ho visto?-
-A giudicare dallo stemma si. Forse i Mangiamorte che erano
imprigionati sono riusciti a fuggire, o fuggiranno... era una visione
diretta?-
-Temo di si.-
Ginny chiuse gli occhi, sapendo già cosa sarebbe successo
dopo.
Lo strano parlottare di Harry e Ron, la strana attesa prima di agire
come avrebbero fatto di solito... avevano un piano.
Un pazzo piano suicida, senza dubbio.
Hermione scattò in piedi alla stessa velocità di
Harry e Ron, il volto allarmato e la mente volta a tutte le persone che
aveva conosciuto durante il suo soggiorno a Blackwood.
Margaret, Audrey, Isbel...
-Aspettavamo solo questo.- gli occhi di Harry brillavano di pura
frenesia -Non so quanti gufi ho mandato a Remus questa mattina per
chiedergli se avesse idea di dove si trovasse quel posto, ma non ha mai
risposto.-
-Che abbia raggiunto il castello?- chiese Ron, anche lui pronto a
gettarsi nella mischia.
-Possibile, Silente deve aver chiamato l'Ordine al gran completo.-
-Allora possiamo dire a Dean e Seamus di smetterla di scandagliare
mappe, non avrebbero comunque trovato nulla.- rise Ron, dirigendosi
verso la porta.
-Dunque, si va?-
-Come pensate di raggiungere Grimlore?- chiese Hermione, in un certo
senso temendo la risposta.
-Abbiamo preparato le scope, e tu ci indicherai la strada.- rispose
Harry, con semplicità allarmante, già fuori dalla
porta e in attesa di essere raggiunto.
Precipitoso.
Precipitoso e azzardato.
-Un momento.- li fermò Hermione -Forse ho un'opzione
migliore.-
Non era facile monitorare gli spostamenti di Christopher, nonostante
fosse un tipo che a Hogwarts catalizzava l'attenzione.
Quella mattina non si era presentato in Sala Grande, sparito come tutti
gli altri.
-Giuro solennemente di
non avere buone intenzioni.-
La mappa del malandrino prese forma sotto i loro occhi, dipanando
l'intera planimetria di Hogwarts e i suoi occupanti più
illustri.
Fu facile individuare l'agglomerato più brulicante di
persone, formato da puntini sovrapposti in continuo movimento.
E Hermione si diede della stupida, stupida come non mai.
Avrebbe potuto trovare Draco molto prima, se solo avesse chiesto a
Harry...
Ma ormai era fatta.
La serpe se ne stava rintanata nell'ufficio di Piton, mentre al terzo
piano stava accadendo di tutto.
-Christopher è al terzo piano.- indicò Harry,
incredulo -Ma non riconosco gli altri nomi.-
-Nemmeno io.- sussurrarono Ron e Ginny.
-Io si.-
Iniziarono a correre, incuranti di tutto, padroni di corridoi vuoti
lasciati sgombri da tutti gli studenti che in quel momento si trovavano
a lezione.
-Hermione, che ne dici di vuotare il sacco?-
Ron non era contento, poteva sentirlo.
L'unica volta in cui aveva mantenuto un segreto da loro era stato al
terzo anno, quando la giratempo aveva stravolto le sue giornate,
permettendole di essere l'emblema della studentessa modello.
Lo stesso anno del loro primo litigio.
Così, consapevole dei tempi bui che sarebbero certamente
arrivati, Hermione iniziò a spiegare velocemente chi fossero
gli illustri sconosciuti approdati ad Hogwarts.
-Potevi dircelo!- fu l'indignata risposta di Ron, come da copione.
Ma con lui era facile cavarsela, perché il buon senso con
cui farciva le sue risposte era sempre stato in grado di farlo
ragionare. Certo, Ron era un ragazzo che aveva i suoi tempi, ma
arrivava sempre al traguardo.
Fu Harry a rivolgerle un sorriso di tirata comprensione, segno che ne
avrebbero discusso più tardi, con calma e senza giocarsi un
polmone nella corsa.
-Arrivati.-
Arrivati senza uno straccio di parola d'ordine.
-Che facciamo, Hermione?-
Ottima domanda.
Solo quando la Gryffindor volse lo sguardo al soffitto, qualcosa si
mosse.
Fu come se i suoi occhi avessero aperto il passaggio, riconosciuti come
amici.
E tutti scomparvero con lei.
***
-Questo posto sta diventando troppo affollato per i miei gusti.-
Erano stati accolti dalla voce seccata di Christopher, un uomo in
completa paranoia a causa del sangue sul vestito di Mirie.
Aveva insistito nel controllarle gambe e braccia per individuare
probabili ferite, ricevendo una rispostaccia quando le aveva pregato di
spogliarsi, per controllare meglio.
Ma era preoccupato davvero, glielo si leggeva negli occhi,
più seri e attenti di quanto fossero mai stati.
Fu strano, per Hermione, vederlo a quel modo.
Come fu strano ritrovare il terzo piano completamente invaso da
studenti convalescenti, sdraiati a terra o su lettini di fortuna,
accucciati in angoli bui con parti del corpo fasciate, lo sguardo
vitreo e sottoshock.
Era come passare tra le retrovie di un campo di battaglia, dove i
feriti venivano ricuciti prima di tornare in prima linea.
-Sono studenti di Grimlore, vero?-
Hermione annuì in risposta alla domanda di Harry, che aveva
riconosciuto lo stemma posto sulle divise.
-Miseriaccia...- soffiò Ron, quasi inciampando in una
ragazza dalla gamba testa, completamente fasciata, che li
guardò con sguardo vitreo, assente... fino a quando la sua
attenzione non si concentrò su Harry e la sua cicatrice.
E i sussurri iniziarono a vorticare attorno a loro, uno dopo l'altro,
sempre più forti e sorpresi.
Harry Potter era tra loro.
Il vero
Harry Potter, bambino sopravvissuto.
Era da tempo che una reazione simile non si verificava, così
i ragazzi cercarono di raggiungere il più in fretta
possibile Christopher e Mirie.
-Ma guarda chi si vede, i miei studenti preferiti.-
Lui non si sprecava ad aiutare il prossimo, semplicemente assisteva
Mirie quando lei lo richiedeva, pronto a intervenire nel caso la
stanchezza avesse preso il sopravvento, nonostante la strega lo avesse
rassicurato più volte di sentirsi bene e che quel sangue non
era suo.
-Mi domandavo quando sareste arrivati.-
-Nessuno ci ha avvertito.- rispose Harry, seccato e al tempo stesso
ansioso.
-Di solito i cattivi non avvertono prima di attaccare.- sorrise
Christopher, intento a passare a Mirie un rotolo di garza sterilizzata.
-Ma ci hanno trovato discretamente pronti.-
-Con lui ho finito.- dichiarò l'infermiera -Il prossimo.-
Si spostarono con lei, seguendo l'orlo macchiato del suo vestito e le
sue maledizioni scagliate a bassa voce contro i Mangiamorte.
-Sapete che è successo?-
-I Mangiamorte rinchiusi a Grimlore si sono liberati, a quanto pare uno
di loro era un animagus.-
-Un topo?- chiese subito Harry, il volto tirato dalla rabbia e la
voglia di gettarsi nella mischia.
-Esatto.- annuì Christopher -Hanno iniziato a combattere, le
difese dell'isola sono cadute e un altro gruppo è arrivato,
comandato niente meno che da Voldemort in persona.-
-Non ha senso prendere l'isola con la forza, nessuno si
unirà a loro spontaneamente dopo tutto questo.-
-Hermione, è sufficiente un Imperius scagliato come si
deve.- le ricordò Ginny, allarmata.
-Ho sempre creduto che il bersaglio più probabile sarebbe
stata Hogwarts.- ponderò Ron, guardandosi attorno spaesato.
-Non preoccupatevi, questo posto è nella lista.-
sibilò Mirie, rimettendo a posto il braccio di una ragazzina
che poteva essere al massimo del secondo anno. -Secondo voi quale
sarà la prima cosa che faranno, una volta in possesso di
Grimlore?-
Bastò seguire lo sguardo di Christopher per arrivare alla
soluzione più ovvia.
Alle loro spalle, un gigantesco camino in pietra cullava un nugolo di
fiamme bluastre più vive che mai, fiamme che ogni pochi
minuti rilasciavano sul pavimento il ferito di turno.
Un collegamento sempre aperto fra Hogwarts e Grimlore, ecco
l'obbiettivo del signore oscuro.
Conquistare una scuola era solo il primo passo per ottenere anche
l'altra.
-Ecco perché la vostra vice preside è a colloquio
con Caramell, sta tentando di convincere il ministero ad intervenire.-
-No.- negò Harry con decisione -Silente si trova
lì, non lo permetterà.-
-E' vero.- annuì Ron -Voldemort non oserà
avvicinarsi.-
-Non si avvicinerà fino a quando i suoi non avranno
sgombrato il passaggio.- precisò Christopher.
-E noi cosa stiamo facendo?- domandò Harry, incredulo.
-Potremmo essere attaccati da un momento all'altro e tutti sono a
lezione! Sappiamo bene che il Ministro non interverrà.-
-Le lezioni verranno interrotte presto e a quel punto il panico si
potrà contenere nella sala grande, dove daremo istruzioni su
come comportarsi.-
-Ogni studente di questa scuola combatterà.-
affermò Harry, sicuro come non mai.
-Be', forse non Slytherin.- alzò le spalle Ron -Ma nessun
altro si tirerà indietro, nemmeno Hufflepuff.-
-E' vero.- annuì Ginny, la quale già pensava a
riordinare le file dell'Esercito di Silente.
Eppure, Hermione faticava a tenere il passo.
Una parte di lei continuava a voltarsi, a girare il capo e muovere gli
occhi alla ricerca di qualcuno, pur sapendo che non l'avrebbe trovato.
Negli ultimi tempi, Draco Malfoy le era stato accanto in situazioni di
quel tipo, fornendo se non un pieno sostegno, una presenza a cui si era
facilmente abituata in poco tempo.
Aveva scoperto che non perdeva più la testa, come quando era
un ragazzino del primo anno, ma a forza di maledizioni e improperi
andava avanti, assorbendo gli urti con triste esperienza.
E a lei mancava.
-Tu vuoi andare, vero Harry?-
Una domanda di cui tutti sapevano già la risposta.
Gettarsi tra le fiamme di quel camino era stata l'unica cosa a cui
aveva pensato da quando aveva messo piede in quella stanza.
-Voglio combattere a fianco dell'Ordine. E voglio Minus.-
Volere vendetta non era sbagliato, Hermione poteva capirlo.
E non sarebbe stato nulla di nuovo, per loro, che di battaglie simili
ne avevano combattute parecchie, forse troppe per l'età che
avevano.
-Okay, direi che ci siamo.- si sfregò le mani Ron, per poi
puntare lo sguardo sulla sorella, intimandole di non muovere un passo.
-Te lo puoi scordare, Ron, io vengo!-
-Tu non vai da nessuna parte!-
L'eterna diatriba fraterna era iniziata e, a breve, sarebbe anche
finita.
-Nessuno di voi muoverà un passo, Weasley.-
Christopher parve rasserenato dalla presenza di Severus Piton, il quale
aveva fatto la sua entrata trionfale al fianco di Madama Chips, Siebel
Lambert in versione assistente dell'infermiera di Hogwarts, e niente
meno che Draco Malfoy.
Istintivamente, Hermione strinse i pugni, dominandosi per evitare di
muovere anche un solo passo nella sua direzione.
-Io devo...-
-Tu farai quello che ti viene detto, Potter.- lo gelò Piton.
-Silente non ha bisogno che tu lo raggiunga.-
-Come fa a saperlo?-
-I membri dell'Ordine possono comunicare in modi a te sconosciuti, te
lo assicuro.-
-Allora entrerò a far parte dell'Ordine.-
-Anche io.- si offrì meccanicamente Ron, pronto a seguire
l'amico.
-Di qualsiasi cosa stiate parlando, fatelo in disparte.- li
ammonì Mirie, dando una pacca consistente alla spalla
fasciata di un ragazzo, rivelandogli che il dolore era sicuramente un
ottimo segno di guarigione. -Io e Madama Chips abbiamo bisogno di
poterci muovere liberamente.-
-Ben detto, ragazza.- annuì la vecchia strega, puntando gli
occhi su Ginny -Vieni ad aiutare Weasley, tu e la Lambert assisterete i
malati.-
-Cosa? Ma io, veramente...-
-Muoviti, Weasley.-
L'ordine di Piton non poteva essere ignorato, nemmeno appellandosi alla
sua poca simpatia, così la rossa si ritrovò a
seguire Siebel, studiandola curiosa.
Ginevra Weasley era una strega sveglia, a cui piaceva osservare.
Osservò curiosa i nuovi arrivati che chiedevano aiuto e,
altrettanto curiosa, osservò Draco Malfoy avvicinarsi
così tanto a Hermione da sfiorarle una spalla.
Fu così, quindi, che vide il volto dell'amica alzarsi e
osservare lo Slytherin con apprensione e rabbia fuse insieme.
Una strana sensazione la colse alla bocca dello stomaco.
Qualcosa non andava.
***
-Silente ha altri piani per te, Potter.-
In un'altra stanza del piano, Severus Piton aveva raccolto attorno a
sé un improbabile gruppo di maghi.
Improbabile, perché allietati dall'inusuale presenza di
Draco Malfoy.
Lo Slytherin si presentava più pallido del solito, con
profonde occhiaie sotto gli occhi, come se non avesse chiuso occhio per
tutta la notte. Cosa probabile visto lo stato dell'uniforme che,
evidentemente, non toglieva da almeno ventiquattro ore.
-Non partecipo a piani che includono Malfoy.- sputò Ron,
osservando lo Slyhterin con palese diffidenza. -Non voglio ritrovarmi
pugnalato alla schiena.-
-Tranquillo Weasley, per quanto sei sveglio non ci sarebbero
difficoltà a pugnalarti in fronte.-
-Okay, ora smettetela.- intervenne Hermione, posando una mano sul
braccio di ciascun contendente.
Una scusa.
Una scusa per toccarlo dopo la sua sparizione, anche se avrebbe
preferito colpirlo in volto. Ma avrebbe dato nell'occhio... anche se
forse, a giudicare dallo sguardo sorpreso di Harry, lo schiaffo sarebbe
stato più plausibile. Già, perché
Draco, al suo tocco, non aveva fatto una piega.
-Verrà anche Christopher.- annunciò Piton,
perfettamente a suo agio nel sentire il suo pupillo scambiarsi insulti
mortali con Ron.
-Okay, cosa dovremmo fare?-
Diffidente, Harry non sapeva come rapportarsi con Severus Piton.
Non lo aveva mai capito.
Eppure, quello che vide fu in grado di stupirlo.
Facendo apparire di fronte a loro una mappa estremamente simile a
quella di Sirius e gli altri Marauders, solo molto più ampia
e con molti meno puntini, il Professore catturò la loro
totale attenzione.
-Che cosa...?-
Non andò oltre, Harry, vagamente preoccupato dallo sguardo
di Malfoy che, serafico e ghignante come non mai, l'osservava deliziato.
-Sei cordialmente invitato a Malfoy Manor, Potter.-
Dopotutto, forse Slytherin avrebbe combattuto.
NdA:
Ormai il terreno sta franando sotto i piedi dei ragazzi, ma direi che
era ora.
Direi che la scelta di Draco risulti evidente, anche se i termini si
vedranno più avanti.
L'azione sta arrivando e quale giorno migliore per inaugurare la cosa,
se non venerdì tredici?
E in tema, non potevo non lasciarvi con un quote di Neal
Gaiman trovato
in bacheca grazie a un'amica.
It's Friday the 13th! you know
what that means? It's time to head into
the woods and stay in dark cabins and lose our virginity then die
horribly by the blade or the chainsaw. Hurrah!
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Capitolo 21 *** Slyther-in ***
XXI
Slyther-in
“Nessun
mortale può mantenere un segreto:
se le labbra restano
mute, parlano le dita.”
-Sigmund Freud-
Malfoy Manor sorgeva tra le terre del Wiltshire, isolato dal resto del
mondo magico e ben distante da agglomerati babbani, ergendosi in tutta
la sua austera bellezza solo di fronte a occhi alleati.
L'entrata era regolata da un sistema di doppi cancelli a cui solo
determinate persone avevano accesso, superando il primo blocco grazie
ad una parola d'ordine e il secondo dichiarando ad alta voce e in modo
sincero i priori intenti.
-Tot hostes.-
Severus Piton poteva considerarsi un privilegiato, quel tipo di mago
per cui le porte del maniero sarebbero sempre state aperte.
Amico dei Malfoy, poteva vantare una certa confidenza anche con gli
attuali occupanti del fortino.
Superò il primo cancello come niente, evaporandovi
attraverso e raggiungendo il secondo blocco in pochi attimi.
Davanti a lui, le sbarre di ferro della cancellata mutarono, piegandosi
e congiungendosi sino ad assumere fattezze umane.
Un volto androgino gli stava di fronte, chiedendogli con voce metallica
quale fosse lo scopo della sua visita.
-Io, Severus Piton, desidero conferire con i miei compagni: Selwyn e
Travers-
La veridicità della frase gli valse l'ingresso definitivo.
Il consueto formicolio da smaterializzazione lo colse in tutto il
corpo, poco prima di tramutarsi in denso fumo nero e passare attraverso
le sbarre senza nessuna difficoltà.
Riprese forma umana pochi secondi dopo, nel mezzo del giardino dei
Malfoy.
Un giardino sconfinato, bisognava ammetterlo, arricchito da siepi e
composizioni floreali degne di un'abitazione reale.
Camminava deciso, Severus, senza curarsi delle fontane che si
accendevano al suo passaggio, zampillando acqua cristallina in
coreografie coordinate, mentre un nutrito gruppo di pavoni albini
occupava placidamente la parte più a nord dei giardini.
Un classico esempio, quello, di stravaganze per chi aveva troppi
galeoni e non sapeva bene come spenderli.
Arrivato davanti al portone d'ingresso, il suo passo sostenuto non
vacillò nemmeno per un secondo. Le massicce ante in legno si
aprirono da sole, spalancandogli l'entrata del maniero e proiettandolo
all'interno di un'ampia hall sontuosa e ricca di oscurità.
No, Malfoy Manor non era mai stato un posto felice.
-Severus, dimmi che sei venuto per rimanere!-
Selwyn uscì dalla sala dei ritratti quasi correndo,
guardandosi indietro con sguardo allarmato e per nulla intenzionato ad
abbassare la guardia, il viso stravolto e l'incarnato pallido.
Il mantello nero d'ordinanza toccava il lucido pavimento di marmo,
mentre la bacchetta spianata vi si rifletteva alla perfezione in ogni
sua minima venatura.
-Quella donna è pazza!-
-Ma davvero?-
Togliendosi il mantello con estrema calma, Piton se ne
sbarazzò con un brusco movimento del braccio, lasciando che
cadesse a coprire l'esile corpo di un elfo domestico apparso al suo
arrivo.
-Se non temesse le ire dell'Oscuro, demolirebbe l'intero castello.-
-Mossa stupida, un giorno potrebbe ereditarlo.-
Un urlo di puro furore gelò l'atmosfera, quasi fosse la
risposta più ovvia al suggerimento di Piton.
-Fuggiti! Fuggiti come
topi!-
Ed effettivamente, lo era.
Bellatrix Lestrange, ultima Black rimasta tra le fila dei Mangiamorte,
stava pagando il prezzo di essere imparentata con Lucius Malfoy,
vivendo confinata all'interno del Manor per ordine diretto di Voldemort.
-Potrebbe raderlo al suolo molto prima.-
Travers uscì dalle ombre, letteralmente, unendosi alla
piacevole chiacchierata dei compagni in nero.
La barba incolta e le profonde occhiaie che gli scavavano il volto
erano un chiaro segno del livello di stress a cui era stato sottoposto
nelle ultime ore.
-Notizie dei fuggitivi?-
-Introvabili.- scosse la testa Selwyn -Ma non c'è da
stupirsi, stiamo parlando di Lucius Malfoy, il maestro della fuga.-
-Tutte le loro proprietà sono in mano nostra.-
spiegò Travers -Tuttavia non so quanto possa essere
rilevante. I nascondigli migliori sono le proprietà non
dichiarate al Ministero.-
E ciascuno di loro ne sapeva qualcosa.
-Gli altri?-
Un forte rumore di argenteria schiantata al suolo condì la
loro conversazione, spingendoli ad avvicinarsi all'ingresso.
Così, per precauzione.
-In giro per il castello, in attesa della chiamata.-
-Hogwarts?- chiese avido Selwyn, che aveva sempre adorato le
informazioni di prima mano provenienti da Severus -Come hanno preso la
notizia dell'attacco a Blackwood?-
-Hanno intuito il nostro piano, ma sembrano un branco di formiche
operaie totalmente incapaci di organizzarsi.-
-Ottimo.- ghignò Travers, giocando con il legno della
bacchetta -Quando Grimlore sarà caduta, noi ci muoveremo.-
-Circonderemo Hogwarts.- soffiò Selwyn, estasiato. -Sapendo
che gli altri arriveranno dall'interno non oseranno coprire la scuola
con uno scudo. Rischierebbero di intrappolarsi con le loro stesse mani.-
Avevano avuto molto tempo per progettare un piano simile.
Anni di smacchi e vendette nell'ombra avevano portato a quel momento.
Il momento della rivalsa.
-Sempre che Silente non ritardi troppo il nostro piano.-
Il cambiamento repentino avvenuto nei modi di Travers
contagiò Selwyn, rendendolo più agitato nervoso.
-Non accadrà!-
-Ci penserà il nostro Lord.- intervenne Piton -E' solo
questione di tempo.-
-Tempo, dici?-
La sottile voce di Bellatrix li colse alle spalle, infantile e
capricciosa quanto parte della personalità della strega.
-E quanto tempo ci vorrà perché io esca di qui?-
Poggiata contro lo stipite della porta, capo e spalla inclinati
mollemente contro la pietra, Bellatrix Lestrange era più
simile all'ombra di un Dissennatore morente che a una strega.
-Ne sai qualcosa, Severus?-
I capelli ricci le ricadevano scomposti sulle spalle in grovigli
disordinati e scuri, incorniciando un volto pallido e smagrito su cui
spiccavano, per contrasto, labbra sottili dipinte di rosso.
Fuggita da Azkaban diverso tempo addietro, la strega ne conservava
l'indelebile ricordo sul suo corpo gracile e spigoloso.
-Quando l'Oscuro deciderà di utilizzarti in battaglia, sarai
la prima a saperlo.-
Una risposta affatto soddisfacente per la donna, dalla cui bacchetta
scaturirono scintille di puro fuoco.
-Non ho intenzione di pagare per la stupidità di mia sorella
e quello stolto di Lucius!-
-L'Oscuro sembra pensarla diversamente.- sottolineò Travers,
pacato ma attento, perfettamente conscio della personalità
instabile del proprio interlocutore.
Tuttavia, vedendo la donna quietarsi, capì di avere colpito
il suo punto debole.
Le volontà di Lord Voldemort erano insindacabili.
-Portami Draco.-
Il sibilo della strega, molto più simile ad un ordine che a
una richiesta, era rivolto a Severus.
-Prego?-
-Portami il ragazzo, Narcissa non resisterà nel saperlo al
mio fianco.-
Consegnare Draco a Bellatrix per attirare Narcissa e Lucius Malfoy in
una trappola nella loro stessa casa.
Si, sarebbe stato degno di Bellatrix punire la propria sorella a quel
modo.
-No.- fu la categorica risposta di Piton -Il ragazzo si trova a
Hogwarts, e lì rimarrà.-
-Perché?-
-Perché quando Hogwarts verrà invasa
raggiungeremo comunque lo scopo.-
E Selwyn si tappò discretamente le orecchie per non sentire
l'urlo di furore lanciato da Bellatrix, mentre Severus ordinava di
radunare il resto della truppa nel salone.
Era solo questione di tempo, dovevano solo tenersi pronti... ciascuno
al proprio posto.
***
-Avete sentito?-
-Cosa?-
-Un urlo. Proprio qui, sopra di noi.-
Ronald Weasley non poteva precisamente definirsi un mago temerario, ma
essendo amico di Harry Potter aveva imparato presto ad acuire i sensi e
mostrarsi particolarmente ricettivo in situazioni di pericolo.
-Vaneggi, Weasel.-
Dal canto suo, Draco Malfoy, non lo riteneva degno di alcun tipo di
fiducia.
-Si chiama Weasley.-
-Vuoi sapere come chiamano te, Potter?-
-Taci, Malferret!-
Nemmeno Harry sembrava propriamente a suo agio in quella situazione,
ancora confuso dalla piega poco famigliare che avevano preso gli eventi.
Il professore di pozioni non era stato particolarmente loquace nel
comunicargli l'ordine del giorno, limitandosi a definire la missione
come un'azione di recupero della massima importanza e di cui i dettagli
non dovevano preoccuparlo, visto che Christopher sapeva tutto.
Introdursi a Malfoy Manor, ecco il piano di base. Ed era stato anche
relativamente facile, considerata la presenza del falsario, in grado di
mandare in tilt i sistemi di sicurezza del castello che,
sorprendentemente, avevano recepito solo la presenza di Piton.
Una volta nei giardini era stato facile allontanarsi, fino a trovare lo
sbocco di un passaggio segreto che li aveva portati dritti nel cuore
dei sotterranei del maniero.
Probabilmente Severus Piton stava assaporando un momento del tutto
particolare e irripetibile, gustandosi a pieno la sensazione di avere
tra le mani il figlio di James Potter che, per ironia della sorte, non
aveva altra scelta che fidarsi di lui.
-Insomma, smettetela.- sussurrò Hermione -Dobbiamo tentare
di non dare nell'occhio.-
Un compito reso già più facile dal mantello
dell'invisibilità che, contro ogni previsione, era stato in
grado di coprire i quattro studenti.
Imbarazzante, per Hermione, che si trovava nella 's'comoda posizione di
doversi frapporre a mo' di barriera tra i due suoi amici e Draco,
sempre incline a distanziarsi dalla loro presenza ravvicinata.
-Se non la piantate vi smaterializzo di nuovo a Hogwarts, seduta
stante.-
L'ammonizione di Christopher arrivò non troppo lontana da
loro, collocando il mago come apri pista di quella strana comitiva.
Lui non aveva avuto bisogno di un mantello dell'invisibilità
per sparire, limitandosi a sussurrare a se stesso un incantesimo
indistinguibile che non si era preso il disturbo di condividere.
-Puoi smaterializzare Malfoy, tanto abbiamo la mappa.-
-Questa è casa mia, Potter. Se proprio deve sparire
qualcuno, quello sei tu.-
Incredibilmente, Draco aveva insistito affinché la sua
presenza facesse parte del piano di incursione nel maniero, dichiarando
che non avrebbe permesso a un gruppo di Gryffindor e a un ladro di
scorrazzare liberamente per la sua proprietà.
Proprietà temporaneamente requisita dai Mangiamorte, ma
quello era un dettaglio.
-Silenzio, siamo arrivati.- li fermò il mago, nel bel mezzo
di un vicolo cieco.
-Susa, ma... arrivati dove?- chiese confuso, Ron.
-Arrivati a poggiare i piedi sopra la cosa più preziosa
presente nel maniero.-
I sotterranei di Malfoy Manor si snodavano sotto tutta la superficie
del castello, formando un reticolato complesso di corridoi su
più piani e vecchie celle per la maggior parte in disuso,
profonde nel terreno diversi metri.
Secoli addietro l'intero spazio era stato dedicato all'accumulo dei
tesori di famiglia, molto prima che la Gringott divenisse la soluzione
più ovvia per la custodia dei propri galeoni e quando ancora
gli antenati di Draco Malfoy custodivano sotto i loro preziosi deretani
oggetti magici così compromettenti da non poter essere
esposti all'esterno del perimetro del maniero.
-Questa storia non mi piace.-
Fortunatamente, gli spazi ampi favorivano l'amplificarsi di ogni
rumore, dando vita a echi dal suono confuso e spettrale, facilmente
imputabili a vecchi spettri impossessatisi delle celle.
-Zitto, Ron.-
Ne avevano superati quattro, tra cui due donne anziane
intente a filare, un impiccato che si divertiva a inscenare la sua
morte a ripetizione, e un bambino intento a far girare una trottola.
-Hermione, ci stiamo fidando di Malfoy.-
-Ma prego, fate come se io non ci fossi.-
Il ragazzo in questione li aveva scortati attraverso un passaggio
apertosi nel pavimento, dopo aver misurato il corridoio con un certo
numero di passi e tocchi decisi del tallone.
Era venuto fuori che molti passaggi segreti presenti nel maniero non
erano regolati da alcun incantesimo che potesse essere rintracciato o
manipolato, ma semplicemente dalla pura meccanica.
Draco li ricordava tutti, memore di averli percorsi un centinaio di
volte, sin da bambino, quando i compagni di giochi scarseggiavano e le
tate correvano a nascondersi pur di sfuggire ai suoi capricci.
-Ne ho abbastanza!-
Harry uscì da sotto il mantello con uno scatto che
lasciò uno stordito Ron a guardarlo confuso, mentre Hermione
si trovò dritta tra le braccia di Malfoy.
Lo Slytherin attese che anche il rosso si togliesse di torno,
scivolando via da sotto il mantello per seguire l'amico, prima di
circondare Hermione con le braccia, serrandola in un abbraccio stretto.
Invisibili ma non inudibili, la Gryffindor non proferì
parola, osservando impassibile il ragazzo. Avrebbe voluto chiedergli
molte cose, parlare con lui fino allo sfinimento di quelle ore di vuoto
che ancora non aveva riempito, ma non poteva. Non era il momento adatto
e, a dire il vero, nemmeno il luogo.
Lo sguardo di Draco era insondabile ma non cercava di sfuggirle,
così quando si chinò per sfiorarle le labbra in
un bacio leggero, Hermione non fece nulla per dargli a intendere che
quel contatto fosse indesiderato. Al contrario, si concesse di chiudere
gli occhi per un secondo, abbandonandosi contro il suo corpo e
stringendolo a sua volta con forza.
Lui era lì.
Lui era lì con loro, in una casa che non gli apparteneva
più, e lei poteva solo immaginare quanto la situazione fosse
difficile da accettare.
Come, del resto, lo era per Harry.
I borbottii suoi e di Ron le giungevano distorti, così
lasciò scivolare a terra la stoffa impalpabile del mantello
dell'invisibilità, raggiungendoli in silenzio.
-... e continuo a non saperne nulla!-
-Lui si fida di te!-
-Davvero?-
Per Hermione fu facile intuire l'argomento della discussione, sapendo
bene quanto Harry fosse suscettibile alle assenze di Albus Silente e
alle sue mancate informazioni.
-Harry.- lo richiamò cauta -Una volta andati in fondo a
questa storia ne sapremo di più.-
L'amico si voltò a guardarla con sguardo serio, occhi
socchiusi e la tipica espressione di chi cercava di capirne di
più.
Per niente affatto in possesso del tatto di Ginny Weasley, Harry disse
qualcosa in grado di farla tremare dentro.
-Si, Hermione. Una volta finita questa storia, sarò davvero
curioso di saperne di più.-
E come se il senso di colpa della Gryffindor non fosse sufficiente a
farla sentire in colpa, bastò osservare l'occhiata di puro
astio che Harry rivolse a Draco, fermo alle loro spalle con il mantello
dell'invisibilità tra le braccia, per sentirsi totalmente
scoperta.
-C'è qualcosa che mi sfugge?- chiese Ron, perplesso.
-Ottima domanda, ma non è a me che devi farla.-
Malfoy interruppe la discussione avvicinandosi a Harry, un braccio teso
a restituire il mantello proprio contro il petto del proprietario, in
uno scambio di sguardi che si sarebbero potuti tranquillamente tradurre
in una sequela di maledizioni senza perdono.
Pronta a intervenire, Hermione venne battuta sul tempo da Christopher,
apparentemente spensierato e sorridente.
Il mago apparve dal nulla, a pochi centimetri da Harry e Draco che, con
un balzo, si allontanarono in fretta.
-Se voi due lattanti non la piantate immediatamente, vi
smaterializzerò nella bocca di un vulcano così
velocemente che non avrete nemmeno il tempo di realizzare la vostra
morte. Ci siamo capiti?-
Il debole annuire di tutti e quattro gli studenti fu istantaneo e in
grado di far sorridere maggiormente il mago, ora intento a borbottare
dell'impossibilità di convivere con un branco di adolescenti
che sembravano avere appena scoperto la pubertà.
-E ora attenti, siamo entrati in una zona pericolosa.-
I corridoi ampi e le celle vuote si trovavano sopra di loro,
dimenticati quasi, mentre una nuova disposizione dello spazio colpiva
l'occhio per sobrietà.
Gli spazi ampi del piano e la pietra grezza di pavimento e mura
ricordavano l'interno di una grotta, mentre l'oscurità del
posto e i soffitti bassi trasmettevano un senso di chiusura
claustrofobica. L'aria era fredda, di quel gelo che entrava nelle ossa
e ti faceva capire di essere diversi metri sotto terra, a convivere con
la consapevolezza di non poter scappare velocemente.
-Lumos.-
Non estrasse nemmeno la bacchetta, Christopher, creando una momentanea
fonte di luce che venne letteralmente risucchiata da una serie di crepe
apertesi sul soffitto, divenute brillanti come diamanti e in grado di
attenuare l'oscurità che li circondava.
-Cosa dobbiamo aspettarci da questo posto, Malfoy?- gli chiese Ron, a
fatica.
-Non lo so.- fu la riluttante risposta dello Slytherin -E' diverso da
come lo ricordavo.-
Fortunatamente la risposta era stata quanto meno neutra e
sorprendentemente onesta.
-State pronti.-
-A cosa?- soffiò Hermione, vagamente intimorita dalla
situazione.
Tutti avevano sguainato le bacchette, tese di fronte a loro ad altezza
d'uomo e pronte all'uso.
La stanza sembrava vuota, deserta...
Eppure...
-Siamo qui per appropriarci di un oggetto estremamente importante.
Vitale, oserei dire.- spiegò Christopher, con un ghigno solo
a lui comprensibile -Il primo che vede il medaglione di Salazar
Slytherin si butti e lo prenda. A
qualsiasi costo.-
E dopo quelle parole, il soffitto parve crollare loro addosso.
Letteralmente.
Le crepe luminose si allargarono a dismisura, accecando gli occhi e
lasciando cadere grossi frammenti di pietra sopra le loro teste.
Immediatamente, i ragazzi si chinarono a terra facendosi scudo con le
mani e un solido incantesimo di protezione, accentuato dalla magia di
Christopher che disperse i frammenti del soffitto lontano da loro.
Hermione avvertì il braccio di Draco lasciarla subito dopo
lo scampato pericolo, mentre Harry e Ron si rialzavano sbalorditi dal
repentino cambiamento.
Di fronte a loro, una colonna luminosa spezzava l'oscurità
della stanza, accerchiando con la propria luce un grezzo altarino di
pietra su cui era poggiato un piccolo cofanetto in legno.
-Ma cosa...?-
-Basta un solo incantesimo per far scattare le trappole.-
-Ed era proprio obbligatorio farle scattare?-
-Direi di si, giovane Weasley.-
Una serie di ombre accerchiava la base della colonna, formando una
massa vibrante e non ben definita che sembrava reagire ad ogni loro
passo.
Fu come l'espandersi di una macchia d'inchiostro su un tappeto,
ramificatasi in direzioni imprevedibili.
-Attenti!-
Nello stesso momento, dal suolo spuntarono una serie di braccia pallide
e scattanti, intente ad agitarsi scomposte le une contro le altre.
-Miseriaccia, che roba è?!-
Mani dalle dita lunghe, più lunghe del normale, tentavano di
afferrare qualsiasi cosa di cui captassero il movimento.
D'istinto, i tre Gryffindor serrarono i ranghi, guardandosi le spalle a
vicenda schiena contro schiena.
-Reducto!-
Era come tentare di debellare un'invasione di doxy.
Gli incantesimi piovevano e i risultati rimanevano comunque scarsi.
Un lembo del mantello di Harry rimase imprigionato tra le unghie
affilate di una mano che, subito aiutata da una dozzina di altre,
iniziò a strattonarlo verso terra, costringendolo a cedere
l'indumento per sbarazzarsi dell'impiccio.
-Mani dei morti!-
Draco aveva optato per una soluzione più pratica, scagliando
un incantesimo di congelamento su quanti più arti fossero a
portata di bacchetta, frantumandoli con calci ben piazzati uno dopo
l'altro.
Preso a esempio da Hermione, anche Harry e Ron ne imitarono riluttanti
la tecnica.
-Ottima conoscenza della magia nera, cucciolo Malfoy.-
Christopher avanzava tranquillo, disintegrando al suo passaggio ogni
ostacolo, quasi la sua pelle fosse così incandescente da
distruggere al semplice contatto.
-Smettila di chiamarmi a quel modo!-
L'oscurità incombeva su di loro, agitando sempre
più le ombre che ora li circondavano e che avevano preso a
muoversi a scatti, come se qualcosa volesse uscirne per poterli
raggiungere.
-Ma cosa...?-
Harry spalancò gli occhi, quando una manciata di
Dissennatori si riversarono su di loro come una pioggia nera, tossica e
malata, spingendoli a rompere la formazione e cercare riparo altrove.
Un riparo che non esisteva e che, alla luce dei fatti, era solo un
miraggio.
-Teneteli a bada, ci siamo quasi!-
Christopher si era avvicinato così tanto all'altare da
poterlo sfiorare. Concentrato, la bacchetta puntata contro il fascio di
luce che lo circondava, sembrava essere caduto in trance.
-Facile a dirsi...-
-Expecto Patronum!-
Quattro voci evocarono contemporaneamente lo stesso incantesimo,
scatenando un'onda d'urto magica che da sola fece tremare gli esserei
ammantati.
Draco e Harry si ritrovarono a combattere fianco a fianco,
fronteggiando i Dissenatori che tentavano di arrivare al falsario,
mentre Ron e Hermione si portarono dalla parte opposta dell'altarino,
esattamente di fronte a Christopher.
-Okay, non vorrei allarmare nessuno...- urlò Ron,
destreggiando il suo patronus come meglio poteva -...ma il mago sembra
andato!-
Gli occhi vitrei di Christopher spaventarono Hermione, portandola a
compiere un passo avanti di troppo.
Il lembo del mantello entrato in contatto con la colonna luminescente
bruciò all'istante, costringendola a spegnerlo con un tocco
di bacchetta a cui rivolse parte della sua concentrazione che, di
riflesso, andò a mancare al suo patronus.
La lontra scomparve per qualche attimo, creando una falla nella rete di
protezione.
-Dannazione...-
Il cervo di Harry si voltò automaticamente verso di lei,
pronto a balzarle di fronte assieme al cane di Ron, obbedendo
all'istinto trasmesso loro dai propri evocatori, a cui obbedivano senza
necessità di ordini vocali.
-Granger, farti da balia sta diventando un lavoro a tempo pieno!-
Scivolando nell'aria al pari di qualsiasi altro Patronus, il serpente
albino di Malfoy avvolse tra le sue spire il Dissenatore più
vicino a Hermione, spalancando le fauci quasi a volerlo inghiottire.
Immediatamente, l'essere oscuro si dilatò sino a scomparire,
lasciando dietro di sé solo un tetro boato a rimbombare tra
quelle mura.
-Expecto Patronum!-
L'evocazione della strega dominò l'aria, ricreando il
patronus a forma di lontra perso poco prima, subito diretto a
protezione di una testa bionda molto piena di sé,
allontanando l'ennesima minaccia.
-Che coincidenza, stavo per dirti la stessa cosa, Malfoy!-
Ora i patronus si muovevano in cerchio, velocissimi attorno a loro,
creando una scia luminosa impossibile da valicare.
Le calze strappate e le gambe graffiate, Hermione iniziava a chiedersi
quanto ancora avrebbero potuto resistere.
-Hey tu, quanto tempo ti serve ancora?-
La domanda di Draco non ottenne risposta, così Harry si
sentì in dovere di controllare la situazione.
Dei quattro, era quello che riusciva a meglio controllare l'animale
guida, sempre attento nonostante i movimenti del padrone.
-Christopher, ci sei?-
-Bambini frettolosi, mi serviva concentrazione.- sussurrò il
mago, prima di lasciarsi andare in un sorriso pigro ma soddisfatto.
Dalla bacchetta partì una scarica di energia potentissima,
molto simile a un fulmine, che andò a centrare in pieno la
colonna luminosa di fronte a loro, smembrandola in mille piccoli fasci
di luce simili a frammenti di cristallo.
Impalpabili, quelli caddero a terra senza emettere suono.
-Tenetevi!-
Lo scrigno in legno contenente il medaglione di Salaz Slytherin
finì dritto tra le mani del mago, abile nel farlo sparire
con un semplice tocco della propria mano, prima che la magia intrisa
nel sotterraneo riprendesse vita più forte di prima.
Le pareti iniziarono a vorticare attorno a loro, veloci nel cambiare
forma, adattandosi a un'estetica nuova così come il
pavimento e il soffitto.
L'aria si faceva più calda, mentre la terra sotto i loro
piedi sembrava poter franare da un momento all'altro.
-Che sta succedendo?- urlò Ron, oppresso da un forte senso
di vertigine.
-Spero che quel dannato medaglione ne valesse la pena!-
-Non sai quanto, Harry Potter!-
Christopher si guardava attorno trionfante, trasmettendo una sensazione
assai simile al giubilo della vittoria.
Una parte della missione era stata portata a termine con successo, ora
dovevano solo uscire indenni dal maniero.
Più facile a dirsi che a farsi.
-Lo scrigno era una passaporta... ci sta smaterializzando tutti!-
Istintivamente, Hermione cercò Draco con lo sguardo,
trovandolo pochi passi dietro di lei.
Lui la stava guardando, aspettando solo che lei si voltasse per
sorriderle piano, discreto, cercando di trasmetterle una vaga forma di
sicurezza.
Concentrati, entrambi si mostravano all'altro in vesti poco
convenzionali ma non sconosciute, già consapevoli di cosa
entrambi fossero capace di fare.
Calarsi nelle vesti di maghi adulti, che impugnavano le bacchette per
altro che non fossero semplici incantesimi di trasfigurazione, non era
più qualcosa di nuovo.
Ricambiando il sorriso, la strega avrebbe voluto potersi avvicinare a
lui o, quanto meno, tendergli una mano per poterlo anche solo sfiorare.
Sarebbe bastato così poco, una frazione di secondo...
esattamente quanto servì perché le gambe dello
Slytherin cedessero, lasciandolo a terra dolente, il volto contorto in
una smorfia di dolore e una mano premuta sul suo avambraccio.
Di nuovo...
Stava accadendo di nuovo, ancora e ancora, fino a quando Voldemort
avrebbe voluto.
-Draco!-
Gli fu accanto in un attimo, senza preoccuparsi di altro che non fosse
lui, e poco importavano gli sguardi sbalorditi di Harry e Ron.
Ci avrebbe pensato dopo.
Avrebbero avuto tutto il tempo...
-Che cosa?-
Il sibilo di Harry era rivolto alla strana posa assunta da Draco, sin
troppo chiara ai suoi occhi.
-Hermione, ma cosa...-
Lo sconcerto di Ron giunse chiaro alle orecchie di tutti, segno che la
magia della passaporta era svanita esattamente dopo aver svolto il suo
dovere.
Ora la stanza aveva smesso di girare, lasciando che forme e colori si
definissero attorno a loro in un concretizzarsi di ansia e paura.
-Molto bene, questo non era previsto.- ammise Christopher, perdendo
ogni traccia di leggerezza e vittoria dal volto.
In modo molto poco opportuno, erano appena stati trasportati nel mezzo
della sala dei ritratti, al cospetto di uno sparuto gruppo di
Mangiamorte capeggiati dalla nota figure di Bellatrix Lestrange e un
più che pallido Severus Piton.
***
Il momento in cui Draco Malfoy crollava a terra era stato l'inizio di
un nuovo ciclo di ostilità, più minacciose e
potenti delle precedenti.
Un gruppo di Mangiamorte lasciava il Manor in formazione compatta,
dirigendosi verso i confini non protetti di Hogwarts in un vortice di
fumo nero, rispondendo al richiamo del Lord Oscuro in modo immediato.
Altri, un distaccamento minore, andavano a rinforzare le già
consistenti fila di fratelli che assediavano Blackwood, coprendo le
spalle al loro Lord, intento a misurarsi contro il nemico
più temibile che ancora potesse opporsi a lui.
Albus Silente e Lord Voldemort si fronteggiavano a distanza, a colpi di
incantesimi dalla straordinaria potenza distruttiva, lo sfondo del
castello di Grimlore lontano.
Al suo interno, studenti e professori combattevano al fianco
dell'Ordine della Fenice, tenendo il possesso della scuola con ferrea
ostinazione, comandati da un più che esperto Remus Lupin.
Le divisioni erano state fatte, le pedine sulla scacchiera.
NdA:
Lo so, non ci credete che ho aggiornato così presto.
Ma la fine si avvicina e vorrei stringere i tempi per non farvi perdere
troppo il filo.
Che dire, nel prossimo capitolo si tornerà brevemente a
Hogwarts, per poi ripiombare di nuovo tra i nostri ragazzi nei guai a
Malfoy Manor.
E parlando del Manor, non c'è bisogno che sia io a
ricordarvi che cosa, di preciso, è il medaglione di Salazar
Serpeverde... vero?!
|
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Capitolo 22 *** Crucio ***
XXII
Crucio
“Non lo so...
se abbiamo ognuno il suo
destino
o se siamo tutti
trasportati in giro per caso
come da una brezza...
ma io credo,
può darsi le due cose,
forse le due cose
capitano nello stesso momento.”
-Forrest Gump-
Il primo Cruciatus diretto alla testa di Harry partì dalla
bacchetta di Bellatrix Lestrange, che non ci mise molto a replicare la
performance per tentare di colpire ogni singolo membro del gruppo.
Persino Draco non venne escluso dall'ira della strega, anche se a lui
toccò un meno letale incantesimo di incarcerazione.
Christopher fu svelto a reagire, creando uno scudo che
vacillò vistosamente sotto i colpi della strega, parando
quel primo disordinato attacco con azioni dettate dal puro istinto.
-Come avete fatto a entrare?-
Travers lo aveva sotto tiro, bacchetta sguainata al pari di Selwyn,
Bellatrix e Piton.
Tutti gli altri Mangiamorte si erano smaterializzati nell'istante
stesso in cui il salone veniva invaso, lasciando campo libero a quel
confronto indesiderato.
-E' stato il ragazzo.- sibilò Bellatrix, non perdendo Draco
di vista -Ha lasciato che il mago manipolasse i sistemi di difesa del
castello, ho ragione?-
-Bellatrix Lestrange.- sussurrò in tono perfettamente
udibile, Christopher -Non così pazza come si potrebbe
pensare.-
La risata della strega gelò il sangue a molti, sintomo che
la sua presenza era in grado di mettere a disagio ben più
che solamente i suoi nemici.
-Al contrario.- lo avvertì -Molto di più.-
Bastò un semplice movimento del polso perché
grossi pezzi di marmo si staccassero dal pavimento per piombare addosso
al mago, capace di scartarli velocemente e proteggersi quanto meglio
dalle schegge che rimbalzarono contro il suo incantesimo di protezione.
-Sono vostri!-
Fulmineo, Severus Piton si mosse prima degli altri, parandosi
esattamente di fronte a Draco, impedendogli di compiere anche un solo
passo.
-Perché questa intrusione, Draco?-
-Mi mancava casa.- sogghignò il ragazzo, adeguandosi alla
rete di menzogne di cui il suo unico protettore era ormai prigioniero
da molti anni.
-Hai scelto una dubbia compagnia, ragazzo.-
Selwyn scelse di occuparsi di Ron e Hermione, fermi spalla contro
spalla.
-Non importa.- intervenne Travers, tenendo Harry sotto tiro -Lui e
Potter sono intoccabili.-
Infatti, spettava al signore oscuro decidere come impiegare le due
pedine più preziose sulla scacchiera.
-Avada Kedavra!-
La voce di Bellatrix risuonò sopra tutte le altre, mentre un
lampo di luce verde partiva dalla sua bacchetta per andarsi a
schiantare contro il muro.
Se Christopher non si fosse smaterializzato, sarebbe morto.
-Sono tutti intoccabili.- precisò Piton -Tranne il mago.-
-Facciamo prigionieri?- chiese Travers.
-Facciamo prigionieri.-
I lampi degli incantesimi scagliati da Christopher e Bellatrix erano
accecanti, tanto da spingere i ragazzi l'uno contro l'altro per fare
squadra, schiena contro schiena e occhi aperti più che mai.
Draco aveva smesso di tenersi il braccio, il dolore passato non appena
il richiamo di Voldemort era concluso. Ma nessuno aveva dimenticato
quanto successo. Non Harry e Ron, che evitavano anche solo di sfiorare
lo Slytherin con lo sguardo.
Non era il momento delle accuse.
-Incarceramus!-
L'incantesimo partì da tre bocche differenti, potente e
veloce come Hermione non aveva mai visto.
D'istinto, i ragazzi alzarono le bacchette in un pronto incantesimo di
difesa, non sufficientemente forte da tenerli in piedi. Sbalzati a
terra, contrattaccarono con imprecisi incantesimi offensivi di cui solo
uno andò a buon fine, dritto nello stomaco di Selwyn che
cadde a terra svenuto.
-Rimani pur sempre il figlio di Lucius Malfoy...-
Le parole di Travers caddero nel vuoto, esattamente come l'incantesimo
di Harry e Ron, che mancando il bersaglio incenerì uno dei
quadri della sala.
Il ritratto del trisnonno Eustass Malfoy poteva considerarsi perso per
sempre.
-Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male.-
L'offerta di Piton ottenne in risposta solo la risata priva di
divertimento di Harry, un labbro spaccato e un occhio sempre rivolto al
combattimento serrato di Christopher contro la Mangiamorte responsabile
della morte di Sirius.
-Ma certo, fino a quando Voldemort non si presenterà a
chiedere il conto.-
Il lampo di un incantesimo lo centrò in pieno petto,
mandandolo a sbattere contro la parete dietro di lui e a battere la
testa.
Accadde tutto in un secondo, anche meno, lasciando il resto di loro
impreparati.
L'urlo di Hermione si perse in quello di Ron, entrambi veloci a correre
al fianco dell'amico steso a terra che, confuso e dolorante, si teneva
una mano sulla testa.
-Tu...-
Perdeva sangue, Harry Potter, ma il dolore non era contemplato in
quell'attimo di puro odio.
-Non osare pronunciare
il suo nome!-
Bellatrix Lestrange aveva totalmente snobbato il duello in cui era
coinvolta, non appena la mancanza di rispetto del bambino sopravvissuto
era giunta alle sue orecchie.
Gli occhi sgranati e la bocca spalancata davano l'esatta idea di quanto
quella donna fosse pazza.
-Bellatrix, non puoi uccidere il ragazzo!-
Il richiamo di Travers arrivò duro e severo, proprio mentre
il Mangiamorte sfiorava con un piede il corpo privo di sensi di Selwyn.
-Lui ha osato...-
-Lui appartiene al nostro Lord.- le ricordò Severus.
-Lo risveglio?- s'intromise Travers, sempre in piedi accanto al
fratello caduto -La mezzosangue lo ha preso in pieno.-
Hermione, inginocchiata accanto a Harry, non perdeva di vista la figura
spettrale della Lestrange, ben conoscendo l'imprevedibilità
delle sue mosse.
-No.- negò Piton -Cercherebbe di ucciderla e non abbiamo
bisogno di altri colpi di testa.-
-Mangiamorte che fanno prigionieri, questa mi è nuova.-
Christopher si era portato di fronte ai ragazzi, valutando velocemente
la ferita di Harry come nulla di eccessivamente grave, seppur
abbastanza profonda da meritare una visita accurata di Mirie.
-Quando si hanno a portata di mano i tre studenti preferiti di Silente,
vale la pena approfittarne.- considerò Piton -Io lo so.-
Si, lui sapeva.
Lui che li vedeva ogni giorno tra i corridoi di Hogwarts, tentando di
insegnare qualcosa a un mucchio di ragazzini che non facevano altro che
causargli forti mal di testa.
-Credevamo di conoscerla.-
Il commento di Harry era perfetto, supportato da occhi traditi di un
gruppo di Gryffindor che ancora credevano nella lealtà.
-Supponente come tuo padre.-
La linea sottile tra finzione e realtà si era appena
incrinata.
-Severus, lasciaci andare.-
Draco arretrò fino ad affiancare Christopher, la bacchetta
puntata su sua zia Bellatrix.
Era facile immaginarla intenta a colpire sua madre, tentando di punirla
per qualcosa a lei incomprensibile.
Salvare un figlio o, almeno, provarci.
-Devi essere impazzito, nipote.-
Sputò quelle parole come un serpente avrebbe potuto gettare
veleno sulla sua vittima, solo per vederla morire e divorarla un
secondo dopo.
-Introdurti nel castello con quella feccia!-
-Questa è casa mia.-
-Non più.- dichiarò placidamente Travers,
guadagnandosi uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo sul posto.
Draco non lo aveva mai rispettato particolarmente, giudicandolo un
tirapiedi dall'intelligenza limitata. Eppure, persino chi
più giudicava idiota era ora padrone di girare liberamente
attraverso i corridoi di casa sua.
-Me la riprenderò.-
Attorno a lui percepì la tensione dei presenti, consapevole
che la cosa non era nei piani.
La rabbia accumulatasi per giorni stava semplicemente trovando una
valvola di sfogo, incanalando insoddisfazioni e rancori vecchi di anni
e provenienti dalle fonti più disparate.
-Dovreste prima cercare di tenervi Hogwarts.-
La risata di Bellatrix sovrastò tutte le altre, vittoriosa e
genuinamente divertita.
Gli schieramenti si erano divisi su due fronti, tre contando
quell'anomala accozzaglia di persone nel Manor, e Hogwarts ne usciva
come la più sguarnita.
-Ai Dissennatori è mancata molto.-
La voce da bambina di Bella svelò un altro retroscena di
quell'attacco anticipato, introducendo nel disegno le creature che
già una volta avevano rischiato di metterli in ginocchio.
Dovevano tornare indietro, a Hogwarts, il prima possibile.
-Torna da noi, Draco.-
L'offerta di Piton giunse inaspettata e quasi paterna, un'ultima
possibilità offertagli su un piatto d'argento, mentre gli
occhi della Mangiamorte al suo fianco si stringevano sprezzanti.
Sua zia non approvava, non lo avrebbe fatto mai più.
E considerando chi aveva alle sue spalle e cosa vedeva di fronte a
sé, la risposta fu facile da formulare.
Netta e coincisa.
-No.-
***
-Non posso credere che stia accadendo.-
Daphne Greengrass se ne stava seduta in un angolo remoto della Sala
Grande, dove i professori li avevano dirottati un paio d'ore prima,
dopo le prime lezioni della mattina.
Minerva McGranitt aveva spiegato in soldoni la situazione, senza
dilungarsi troppo nei dettagli, cercando di non terrorizzare la
studentesca quanto più di prepararla.
Prepararla ad un possibile attacco di Mangiamorte.
-E Draco non si trova.-
Pansy si guardava attorno spaesata e insicura, stufa delle occhiate che
il resto della scuola continuava a rivolgere loro.
Tutta colpa di Millicent Bulstrode che, presa dal panico o da semplice
idiozia, aveva proposto di gettare fuori dal portone Harry Potter,
altro grande assente, purché i Mangiamorte li
risparmiassero. I consensi erano stati parecchi, ma non unanimi,
così la decisione fu presa in modo del tutto naturale...
allontanare i disertori e rinchiuderli nel loro dormitorio, a Slytherin.
Dai sotterranei non si scappava, garantito.
-Avevamo capito che qualcosa non andava.-
Theodore si era rivolto a Blaise, ricevendo un impercettibile assenso
come unica risposta.
Non era saggio farsi vedere a parlottare sotto voce, non quando i
Gryffindor stavano loro col fiato sul collo e l'intera scuola era
pronta a dare manforte.
Divertente, come nel momento del pericolo, l'unione fra case fosse
comunque in grado di escluderli.
-Cambierei volentieri aria.-
La mano di Daphne stretta nella sua, Blaise inizio a strisciare contro
il muro, osservando attento i ragazzini Slytherin rimasti, facendo
finta di contarli.
Erano rimasti solo quelli del primo e del secondo anno, troppo
spaventati per dire o fare qualsiasi cosa. Gli altri li tolleravano
solo perché di fronte alla proposta della Bulstrode erano
rimasti visibilmente agghiacciati.
-Hey, voi, dove volete andare?-
Dean Thomas e Seamus Finnigan li beccarono proprio prima che potessero
imboccare l'uscita della Sala Grande, attirando l'attenzione del
professor Votious che, facendosi largo a forza di buffi spintoni tra la
folla, stava tentando di raggiungerli.
-Thomas, Finnigan. Chi vi ha eletto guardie della Sala Grande?-
Gryffindor... non facevano mai nulla con discrezione.
Prima che Dean potesse rispondere a Daphne per le rime, fu Blaise a
intercettare il suo sguardo, invitandolo molto garbatamente a parlare
con lui se aveva qualcosa da dire.
-Che cosa sta succedendo?-
-Oh, grandioso Paciock, mancavi solo tu alla mischia.-
Mani poggiate sui fianchi, Pansy lo aveva gelato con lo sguardo.
Era strano il modo in cui fissava la gente, con quei grandi occhi neri
capaci di far sentire chiunque a disagio, ma il Gryffindor resistette
senza quasi battere ciglio.
Se fosse stata una conoscenza vagamente piacevole da incontrare,
avrebbe potuto congratularsi con lui.
-Vogliamo raggiungere i nostri compagni nei sotterranei.- se ne
uscì Theodore, con la massima calma.
-Allora sarete accompagnati.-
-Non ci serve la balia.-
-Non è per quello.-
-E' perché non si fidano di noi, Daphne.-
Blaise le strizzò leggermente la mano, sentendo il corpo
della ragazza irrigidirsi per la tensione nervosa.
-Veramente sarei io a non fidarmi della protezione di un branco di
Gryffindor.-
E a giudicare dall'espressione dei volti dei Gryffindor in questione e
la quantità di teste che si erano voltate al commento, Pansy
doveva aver pronunciato l'offesa suprema.
-Sempre al centro dell'attenzione, vedo.-
La voce che li colse alle spalle, proprio sulla soglia della Sala
Grande, ebbe il potere di farla tremare dentro.
Per qualche assurdo motivo il cuore iniziò a batterle forte,
mentre la vista le si faceva leggermente sfocata, tanto da costringerla
a sbattere con forza le palpebre.
Quando si voltò per vederlo, un dolore sordo le strinse la
gola, impedendole di mandarlo al diavolo come avrebbe meritato.
Dominique Lambert era venuto per lei.
-Che ci fa qui?-
In qualità di migliore amica, Daphne prese in mano la
situazione nel modo migliore che le era stato insegnato: attaccando.
-E tu chi sei?-
I tre Gryffindor sguainarono all'istante le bacchette, puntandole
contro quello che era stato facilmente catalogato come intruso.
-Un ospite.-
-Ospite?-
-Da Grimlore!-
Sbucato ai loro piedi, il Professor Vitious urlò quella
presentazione dal basso della sua statura, guadagnando quanta
più autorità possibile.
-Un ospite che non dovrebbe trovarsi qui!-
-Madama Chips mi ha chiesto di reclutare qualche studente che potesse
aiutarla a occuparsi dei feriti.-
-Quali feriti?- chiesero contemporaneamente i ragazzi.
-Capisco.- annuì frenetico il piccolo mago, lanciando
occhiate significative al gruppo Slytherin -Avete sentito? Avanti,
andate!-
Immobile, Pansy non era sicura di cosa dovesse fare.
Quando, esattamente, la situazione era sfuggita loro di mano?
-Neville Paciock è uno di voi?-
Dominique li osservava curioso, analizzando quella che in termini
magici poteva definirsi concorrenza scolastica.
-Si, sono io.- si fece avanti il Gryffindor.
-Ginevra Weasley ti vuole di sopra.-
-Di sopra?-
-Seguitemi.-
***
Bellatrix lo ripudiò nel modo più convenzionale
per un Mangiamorte, scagliandoli addosso una maledizione senza perdono
come unica risposta al suo diniego.
-Sei la vergogna di questa famiglia!-
No, forse anche quella era una risposta.
Parole pesanti, quelle, che già un altro mago si era sentito
rivolgere.
Un Black disertore.
Ripresosi dall'impatto con l'incantesimo precedente, Harry era di nuovo
in piedi, estremamente sensibile al richiamo di quell'affermazione.
-La faida di famiglia si concluderà qui e adesso.-
s'intromise Christopher, la sua attenzione rivolta al membro
più pericoloso del gruppo.
-La faida di famiglia si concluderà quando i traditori
saranno morti.- sentenziò Bellatrix -Mentre questo
spiacevole incontro avrà fine non appena restituirai
ciò che hai rubato.-
Ora non scherzava più.
Se esisteva qualcosa di ancora peggiore della pazzia di Bellatrix
Lestrange, quella era la sua serietà.
La bocca stretta in una sottile linea rossa, la strega ora rivolgeva a
Christopher la sua totale attenzione.
-Non capisco a cosa tu ti riferisca.-
Lo aveva notato, il mago, nel duello di poco prima.
Tutti quegli incantesimi, tutti quei passi assai simili ad una danza,
solo per andargli più vicino.
-Accio!-
L'incantesimo di appello di Piton fece affiorare lo scrigno contenente
il medaglione di Salazar Slytherin sino alla mano di Christopher, dove
si fermò stretto nel suo pugno.
-Oh, questo!-
-Restituiscilo.-
-Prendilo.-
Poche battute per dare inizio ad un nuovo ciclo di ostilità.
Ron e Hermione si ritrovarono attaccati da Travers che, ormai a corto
di pazienza, aveva abbandonato l'idea di scagliare qualsiasi
incantesimo che non fosse una maledizione senza perdono.
Tuttavia, rimaneva sempre e comunque un singolo mago in svantaggio
numerico.
Se Ron si preoccupava di bloccare i suoi attacchi, Hermione era libera
di scagliare tutti gli incantesimi del caso.
Un duello molto più serrato, invece, era quello tra Severus
Piton e i due rimanenti allievi di Hogwarts, uniti in un'improbabile
coppia.
Harry Potter e Draco Malfoy combattevano fianco a fianco ignorando
completamente la presenza l'uno dell'altro, scagliando incantesimi per
nulla coordinati tra loro e abbastanza disomogenei da poter essere
bloccati dal loro professore che, estremamente rapido, parava colpo su
colpo.
No, così non andava affatto bene.
Una volta tornati a Hogwarts avrebbero dovuto cimentarsi in qualche
simulazione di duello regolamentare.
-Schiantateli o uccideteli!-
Intenta a parare i colpi di Christopher, Bellatrix sembrava sul punto
di voler far crollare il castello solo per debellarlo dalla sgradita
presenza degli invasori.
-Vorrei farti notare che sei l'unica a combattere contro un singolo
avversario.-
Ansante, Travers stava lentamente cedendo.
-Un singolo avversario di cui mi libererò presto.-
-Non hai il permesso di ucciderli.- le ricordò Severus,
iniziando un blando contrattacco.
Il duello tra la strega e il mago raggiunse un nuovo livello,
totalmente superiore a quello dei loro vicini.
Entrambi si smaterializzarono nello stesso momento, ricomparendo ai
poli opposti della stanza solo per individuarsi all'istante e
scagliarsi addosso lingue di fuoco vivo e ardente che, repentino,
andò ad intaccare la tappezzeria del salone.
Sorpreso, Travers si distrasse solo per una frazione di secondo,
più che sufficiente per ricevere un incantesimo in pieno
petto e cadere sanguinante al suolo.
Era stato Ron a colpirlo.
-Wow.-
-Già.- annuì Hermione -Wow, Ron.-
Soddisfatta, la Gryffindor sorrise all'amico, assaporando con lui uno
dei tanti momenti post battaglia che già avevano condiviso.
-Guarda...-
Ron attirò la sua attenzione sul fuoco che andava
velocemente propagandosi vicino alle finestre, nel punto esatto in cui
Christopher si era appena smaterializzato.
Imprevedibili, il mago e la strega avevano fatto dell'intera stanza un
enorme campo di battaglia.
-Siete pregati di non distruggermi la casa!-
Draco si disinteressò totalmente al duello con Piton,
abbandonando Harry agli attacchi precisi del professore di pozioni,
diretto a salvaguardare quello che ancora poteva salvare della sua
proprietà.
Un colpo di bacchetta e un getto d'acqua si riversò sulle
fiamme, presto raggiunto da altri due.
Al suo fianco, Hermione e Weasley facevano lo stesso.
Il rosso non lo guardò nemmeno, scoccando invece un'occhiata
interrogativa a Hermione, ormai campionessa nel fingere indifferenza.
Dopo si sarebbero spiegati.
Una volta tornati a Hogwarts avrebbero affrontato il discorso, ma fino
a quel momento era meglio evitare che si ammazzassero a vicenda.
-Attenti!-
I ragazzi risposero meccanicamente all'avvertimento di Christopher,
ancora prima di vedere il pericolo, abbassandosi a terra
istantaneamente. Solo Draco venne travolto dalla sua presenza, tanto da
finire dritto tra le braccia del mago... che li
smaterializzò entrambi.
Hermione si guardò attorno frenetica, senza trovare nessuno
dei due. Davanti a lei, il duello di Piton e Harry continuava senza
sosta.
Avrebbe voluto alzarsi e urlare loro di smetterla e cercare Draco,
avrebbe voluto urlare a Christopher di lasciar perdere Bellatrix e
smaterializzarli di nuovo a Hogwarts, avrebbe voluto fare
più di quanto non avesse già fatto...
-Hermione, fermati!-
Il richiamo di Ron giunse assieme alla sua mano sulla spalla, ferma e
decisa, esattamente un secondo dopo la comparsa di Christopher e Draco
alle spalle di Harry.
Tutto si svolse molto velocemente, come sempre in un duello...
Bellatrix ricomparve accanto a Piton in un turbinare di magia, i
capelli fluttuanti a coprirle quasi interamente il volto, la bacchetta
sguainata.
L'incantesimo con cui probabilmente aveva maggior confidenza le
scaturì dalle labbra naturalmente, puntando dritto davanti a
sé.
Li avrebbe distrutti una volta per sempre, mettendo fine a quella farsa.
Si, lo avrebbe fatto...
Probabilmente ci sarebbe riuscita, se solo Christopher non fosse stato
il suo avversario.
L'incantesimo della strega si abbatté sulle difese del mago
con forza, sbalzandogli la bacchetta di mano e deviando di traiettoria
sino a colpire il soffitto, da cui caddero pezzi di un antico dipinto
disegnato su pietra.
In sequenza, due lampi partirono dalle bacchette di Harry e Draco,
simultaneamente quella volta. Passarono sul capo chino di Piton con
rapidità sorprendente, degna di duellanti esperti, per
andarsi a infrangere contro il petto di Bellatrix Lestrange.
Per la prima volta in vita sua, la strega sperimentò il
dolore lancinante di due incantesimi cruciatus scagliati nello stesso
istante.
Il corpo della donna cadde a terra preda di convulsioni
incontrollabili, gli occhi spalancati iniettati di sangue e le vene del
collo tirate, mentre le dita tese delle mani sembravano volersi
staccare dall'arto.
Era come se il suo corpo avesse avuto come unico istinto quello di
volersi smembrare.
-Merlino, l'avete stesa...-
Il bisbiglio di Ron era stato a malapena udibile attraverso le urla
strazianti della strega.
Un rivolo di sangue le scendeva dall'orecchio destro, segno che
l'impatto con il suolo aveva lasciato una traccia profonda.
-L'avete stesa per bene.- confermò Christopher, tenendosi la
mano.
A giudicare dall'intenso rossore della zona ferita era plausibile
pensare si fosse ustionato.
-Cosa ne facciamo di lei? Anzi, loro?- domandò Hermione -Per
ora il Manor è nostro, ma prima o poi i Mangiamorte
torneranno.-
La Gryffindor tentò incontrare lo sguardo di Draco, ma sia
lui che Harry sembravano persi in una profonda trance.
Osservavano Bellatrix contorcersi sul pavimento, la voce ormai rauca e
quasi spenta.
Erano stati loro a farle quello e seppure le conseguenze fossero
terribili, nessuno dei due sembrava esserne particolarmente turbato.
E come dargli torto...
-Immagino abbiate altri luoghi... di ritrovo, puoi portarli
lì.-
Il tatto con cui Christopher parlò a Piton era notevole,
esattamente come il senso di rispetto che provava di fronte a
quell'uomo.
-Suppongo sia la soluzione migliore.-
Avrebbe finto una ritirata, prudente abbastanza da salvare la vita dei
suoi compagni e riferire l'accaduto al Signore Oscuro.
Forse sarebbe stato punito, ma era un piano che poteva reggere.
-Allora, ci vediamo Severus.-
Una volta riuniti tutti i corpi, Piton catturò l'attenzione
di Draco, rivolgendogli mute parole che solo lui avrebbe potuto
comprendere... poi si smaterializzò in pochi attimi,
portando con sé tutto quanto rimaneva dei Mangiamorte di
Malfoy Manor.
-Come sistemiamo la casa?-
Lo sguardo assente di Draco attraversò Hermione come se
fosse stata un fantasma, andandosi a posare direttamente su
Christopher, fermo alle sue spalle.
-La sigillerò.- rispose lui -In modo che nessuno possa
entrare fino a quando non lo deciderò io. Ovviamente
seguirò le tue direttive per questo.-
-Bene.- annuì il biondo -Possiamo andare.-
Una volta all'esterno del Manor trovarono i cancelli spalancati e le
difese crollate, probabilmente come conseguenza dell'esplosione di
potere nei sotterranei.
L'equilibrio magico era stato alterato e ora gli incantesimi che
proteggevano il posto erano totalmente scomparsi.
Meglio per Christopher, che non avrebbe avuto alcun intoppo
nell'incantare il maniero.
-Certo che conosci ogni tipo di incantesimo.-
-Ho avuto secoli per perfezionarmi, Ronald Weasley. Sarebbe grave se
fossi un incompetente.-
Occhi stanchi e spalle curve, il mago compì quell'ultimo
sforzo... per poi svanire e portarli tutti con sé.
***
-Non posso credere che stia accadendo.-
La mano stretta in quella di Daphne, Pansy cercava di controllare il
respiro, tentando di non agitarsi ulteriormente.
Dominique era sceso a cercarla prima che l'allarme radunasse tutti
nella Sala Grande, solo allora Madama Chips e sua sorella lo avevano
intercettato di fronte all'infermeria.
Le spiegazioni erano state veloci e nemmeno troppo precise, ma
l'urgenza era palpabile... si percepiva nell'aria.
-Non preoccuparti, non riusciranno a entrare.-
Quella era una cosa a cui non era più abituata.
Lui la fissava sempre, anche quando sembrava immerso in pensieri molto
più profondi dei suoi fantomatici sentimenti.
Non preoccuparsi, certo.
La situazione era solo
disperata, dopotutto.
-Sei sicuro di non sapere dove si trovi Draco?-
La domanda di Blaise racchiudeva una minaccia non troppo latente,
tipica di uno Slytherin diffidente ed estremamente seccato della
propria posizione di ignoranza.
-Non ne ho idea, è partito con i suoi amici.-
Indicare Neville Paciock con il capo non era una buona cosa in quel
frangente.
-Allora siamo decisamente in stato di allarme.-
Theodore chiudeva la fila, esattamente dietro al Gryffindor.
Neville non faceva che voltarsi, controllandolo con lo sguardo quanto
più spesso poteva, fidandosi decisamente poco.
Divertente, per Theodore, che non si era mai davvero preoccupato di
crearsi un'opinione su di lui e i suoi rumorosi amici. Ma qualcosa gli
diceva che forse era il momento di infrangere il tabù con i
quali erano cresciuti.
Non si socializza con i
Gryffindor.
-Guardate!-
Paciock aveva voltato la testa quasi per sbaglio, intercettando
movimenti sospetti al di fuori delle finestre del secondo piano.
Stavano percorrendo uno dei corridoi più esterni, attraverso
cui era possibile avere una visuale completa del parco.
-Ma cosa...?-
All'orizzonte, uno sciame nero si avvicinava veloce, ingrandendosi a
vista d'occhio.
Scie di fumo nero si abbatterono al suolo, mutando in piccole figure di
uomini. Sopra le loro teste, mantelli neri galleggiavano nell'aria, in
fila e composti, pronti a ricevere ordini.
E i ragazzi non persero tempo.
Iniziarono a correre come se Voldemort stesso fosse sulle loro tracce,
pronti a dare l'allarme.
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Capitolo 23 *** Tregua ***
XXIII
Tregua
“Uno degli
aspetti più fastidiosi dell'essere
umano
è la ridicola
convinzione che non siamo responsabili
delle conseguenze delle
nostre azioni,
come testimonia
l'infantile disinvoltura
con cui troppo spesso
attribuiamo alla volontà del Fato
il disastroso esito
delle nostre cazzate.”
-Marco Malvaldi-
Minerva McGranitt non poteva definirsi una donna paziente, ma
certamente di gran carattere. Ne era servito parecchio per mandare al
diavolo Caramell e la sua ottusità, investendo quel piccolo
uomo con parole che probabilmente non gli erano mai state
rivolte sin dalla sua nomina a Ministro della Magia.
Ore e ore di una serrata battaglia verbale avevano portato ad un
precoce esaurimento della donna e a un intervento del Ministero,
finalmente pronto a concedere la presenza dei suoi preziosi Auror sul
territorio.
L'allarme era scattato quando un nutrito gruppo di Mangiamorte si era
presentato ai confini di Hogwarts, stazionando a distanza di sicurezza
e in formazione compatta, mentre da Blackwood erano giunti i primi
dispacci che informavano il Ministero magico inglese della situazione.
Per Caramell era stata come una doccia d'acqua gelata.
Studenti che partecipavano alla battaglia prima degli Auror,
inammissibile.
L'avvertimento era arrivato in diretta, quando Ginny Weasley e Neville
Paciock erano apparsi dietro le spalle della vice preside McGranitt
lanciando a squarciagola l'allarme d'invasione, mobilitando chi di
dovere a darsi una mossa.
E a quel punto gli eventi si erano susseguiti velocemente, in un gioco
di reazioni a catena che solo anni addietro si erano verificate.
Vitious e la McGranitt avevano preso le redini della situazione in
mano, scagliando incantesimi di protezione attorno al castello, seguiti
da una massa di studenti capeggiati dalla piccola Weasley e Paciock, i
quali avevano prontamente richiamato i più famigliari nomi
dell'esercito di Silente.
Quando i Mangiamorte attaccarono, le difese erano alte e schierate,
sufficienti a coprire il territorio dal piccolo gruppo di invasori.
Se fossero stati di più, probabilmente le cose sarebbero
andate in modo diverso.
Ma loro erano in pochi, troppo, e gli Auror arrivarono a dare battaglia
molto prima che i seguaci del Lord Oscuro realizzassero di essere
caduti in trappola.
***
Non appena il vortice della smaterializzazione si dissolse, Christopher
cadde al suolo di schianto.
L'ustione causata dall'attacco di Bellatrix si era diffusa dalla mano
al braccio in brevissimo tempo, rendendo il dolore lancinante
impossibile da ignorare.
-Tua zia è un avversario davvero poco piacevole con cui
duellare.-
Draco era in piedi al suo fianco, lo sguardo assente tipico di chi
aveva altro per la testa. Lo stesso di Harry che, con espressione
incolore, si limitava ad osservare le pareti di Hogwarts come se non le
avesse mai lasciate.
-Ci serve aiuto. Ron corri a chiamare Mirie.-
Il rosso si precipitò fuori dall'anonima stanza in cui erano
apparsi, riconoscendo comunque l'ambiente e il vociare di studenti
all'esterno di quella zona riparata.
Erano riapparsi al terzo piano, esattamente dove poche ore prima si
erano smaterializzati.
-Togliti il mantello e sdraiati.-
Abituata alla vista di ferite da anatema o incantesimi mal riusciti,
Hermione sfiorò con delicatezza la pelle ustionata di
Christopher.
-Non conoscendo l'incantesimo posso solo cercare di attenuarne il
dolore.-
Fu sufficiente un semplice incantesimo di trasfigurazione per far
apparire accanto a sé un catino d'acqua ghiacciata e un
panno, il più comune dei rimedi per un rapido primo
intervento.
Quando ricoprì la ferita, il mago non fece una piega,
limitandosi ad alzare gli occhi al soffitto.
-Grazie, Hermione.-
Di rimando, la strega annuì impercettibilmente, conscia di
non potersi permettere alcun tipo di intervento. Lei non era una
medimaga e agire con un incantesimo azzardato su una fattura
sconosciuta, per di più scagliata da Bellatrix Black,
avrebbe potuto avere conseguenze molto poco piacevoli.
-Sembra ci siamo persi qualcosa.- osservò Harry, ascoltando
le voci e i rumori degli studenti raggruppati sul resto del piano.
-Harry, vorresti...-
-Vado a vedere.- la interruppe lui -Ginny deve essere ancora qui.-
Non l'aveva nemmeno guardata, troppo impegnato a fuggire da quella
situazione per lui insostenibile.
Dietro di lei, Draco rimaneva immobile e silenzioso. Una statua.
Prendendo un respiro profondo, Hermione si avvicinò allo
Slytherin con cautela, temendo di urtare in qualche modo il precario
equilibrio che lo sosteneva.
Se avesse provato a parlargli sarebbe fuggito anche lui come Harry?
Indecisa, si avvicinò quanto più possibile a lui,
non sapendo bene come comportarsi.
Battergli una mano sulla spalla?
Abbracciarlo?
L'avrebbe respinta, ne era certa, così si limitò
a stargli vicino... in silenzio e allerta.
Anche lui, come Harry, non osava guardarla.
Gli occhi vitrei e le labbra serrate in una sottile linea tesa,
osservava fisso la parete di fronte a lui.
-Immagino che chiederti come ti senti sarebbe troppo stupido.-
Non aveva pensato di dire esattamente quello, le era semplicemente
uscito di bocca.
Di rimando, il verso gutturale che emise Draco sembrava qualcosa di
estremamente sentito.
-E non sarebbe da te, Granger, essere stupida. Vero?-
-Che vuoi dire?-
Quando si voltò per guardarla, il volto del ragazzo era
pallido e tirato, come se fosse improvvisamente invecchiato in poche
ore.
Una stretta allo stomaco le impedì di porgli ulteriori
domande, lasciando che braccia e gambe si muovessero da sole per
andargli più vicino e stringerlo forte.
Se l'avesse respinta, avrebbe urlato.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarlo andare... ma non fu
necessario.
Il corpo rigido e contratto, Draco Malfoy non oppose resistenza,
lasciandosi abbracciare alla stregua di un bambolotto.
L'unico movimento che si concesse di compiere fu un leggero spostamento
del capo, che gli permise di nascondere il volto nei folti capelli
della Gryffindor.
-Proprio uno stupido.-
Il volto fortemente premuto contro il collo del ragazzo, Hermione aveva
capito.
-Non sono io che sto abbracciando qualcuno abituato a scagliare
maledizioni senza perdono.-
Era pronto a vedersela scivolare via dalle braccia in ogni momento,
perché se era stato così fortunato una prima
volta, di fronte al perdono per un marchio nero che lui non aveva mai
realmente voluto, non lo sarebbe stato una seconda volta.
Scagliare una maledizione senza perdono non era qualcosa che accadeva
per sbaglio. Serviva metodo, impegno e una buona dose di rancore per
ottenere risultati soddisfacenti.
La volontà di causare pena e dolore erano requisiti
fondamentali nel caso dell'incantesimo Cruciatus.
Non ci si poteva nascondere dalla magia. Mai.
-Quindi, se un giorno mi ritrovassi nella posizione di dover fare lo
stesso, mi lasceresti?-
Ogni parola gli aveva sfiorato la pelle del collo con delicatezza,
tramutando quella domanda in una scia di piccoli baci impalpabili.
Lentamente, scostando il volto dalla sicurezza del suo corpo, Hermione
lo guardò attentamente negli occhi.
-Lo faresti?-
-Tu non lo faresti mai.-
-E' vero, non ti lascerò per questo.-
-No, non scaglieresti mai una maledizione senza perdono.-
Già, Hermione Granger non scagliava maledizioni senza
perdono, non infrangeva le regole e non usciva con Draco Malfoy.
Si, l'Hermione di una volta avrebbe preferito rifugiarsi in una bolla
d'indignazione piuttosto che dover affrontare una prospettiva simile,
eppure...
-Un tempo non lo avrei mai fatto.- considerò, scandendo bene
le parole -Ma ora... ora non so più cosa sarei disposta a
fare per salvare te, o Harry, Ron e chiunque altro mi stia a cuore.-
Quei pensieri erano sempre stati qualcosa da cui allontanarsi,
battaglia dopo battaglia, anno dopo anno, quando era diventato evidente
che gli scontri sarebbero stati sempre più pericolosi e li
avrebbero visti sempre più partecipi.
Diventare un Auror, fare parte dell'Ordine... tutto era sempre stato
rimandato a data da destinarsi, a quando Hogwarts fosse finita.
A differenza di Harry e Ron, lei era scappata da quei pensieri quanto
più a lungo aveva potuto.
-Quindi... non sei preoccupata per quello che ho fatto?-
-No.-
Non era sicuro di aver capito bene, Draco, considerandosi ampiamente
graziato dal tipo di discorso fattogli dalla Gryffindor.
Comprensione, accettazione e compromesso erano tutte cose a cui nessuno
lo aveva mai abituato.
Suo padre si era sempre premurato d'informarlo ogni qual volta un suo
comportamento fosse risultato deludente o non sufficientemente
all'altezza di più rosee aspettative.
-E non t'importa del marchio.-
-No.-
L'espressione incredula dello Slytherin la fece ridere, anche se solo
per un secondo.
-Sono preoccupata per te.-
-Non sono ferito.-
Istintivamente, le mani della Gryffindor lo strinsero ancora
più forte, come a volersi assicurare della
veridicità delle sue parole.
No, mai nessuno si era preoccupato così per lui.
Forse sua madre, quando era molto piccolo e il suo divertimento
preferito era quello di cadere dalla scopa volante giocattolo.
-L'unico a essere ferito gravemente sarei io.- ricordò loro
Christopher -Ma continuate pure le vostre smancerie, non fate caso a
me.-
Le guance di Hermione assunsero istantaneamente una tinta rosata,
piccolo effetto del suo grande imbarazzo.
Subito, un braccio di Draco si alzò a circondarle il collo,
impedendole di scostarsi anche solo di qualche millimetro.
-L'incantesimo, di per sé, non è grave.-
spiegò lui -Ma mia zia ha trovato il modo di diffondere
l'effetto della fattura in tutto il corpo.-
-Geniale, non c'è che dire...-
-Era pazza, non stupida.-
La normalità con la quale il discorso veniva portato avanti
era strabiliante.
Portando entrambe le mani al petto di Draco, Hermione
suggerì un ritorno nei ranghi, sobrio e che desse poco
nell'occhio.
Per quanto ormai non ci fosse più nulla da nascondere,
l'argomento rimaneva comunque di una delicatezza estrema.
-Credo che Potter mi ucciderà prima della fine della
giornata.- ghignò Draco, sfiorandole i capelli.
-Non scherzare.- lo ammonì Hermione -Non voglio vedervi
sfogare i malumori della giornata l'uno sull'altro.-
Sarebbe stato più accurato descrivere i malumori della
giornata come veri e propri traumi, ma sapeva bene che Draco non
avrebbe apprezzato.
Merlino, sarebbe stato un incubo.
Ma poteva evitarlo.
-Non posso credere che tu ti sia quasi fatto uccidere!-
O forse no, non poteva.
Irrompendo nella stanza come una furia, Mirie portò con
sé un piccolo corteo di facce conosciute, oltre a un'ondata
di sconcerto dilagante e grida poco adatte alle orecchie di qualcuno
più vicino allo svenimento che altro.
-Oh, bé, questa è una sorpresa.-
Nemmeno troppo stupito, Theodore fece solo da apripista a tutte le
teste Slytherin e Gryffindor presenti allo spettacolo.
***
-Se non fossi arrivata in tempo, l'incantesimo avrebbe raggiunto il suo
stadio finale.-
-Mi avrebbe fritto la pelle?-
-No, saresti bruciato per autocombustione.-
Steso su un divano, Christopher osservava la sua salvatrice con sguardo
adorante, incurante del suo crescente disagio.
-Smettila.-
-Di fare cosa?-
-Di fare lo stalker.-
Braccia, mano e buona parte del petto erano state trattate con un tipo
di unguento di sua fabbricazione e fasciate strette. Sarebbe dovuto
rimanere a riposo per almeno tre giorni.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando.-
Riponendo fialette e garza nella sua borsa da medimaga, Mirie
tentò di tenersi occupata mettendo ordine tra le pozioni.
-Devo tornare dai ragazzi, ho almeno una dozzina di bendaggi da
cambiare.-
-C'è qualcuno ferito più gravemente di me?-
-Si.- annuì la strega -Un ragazzo rischia di perdere un
occhio, una ragazza si ritrova con una commozione cerebrale piuttosto
seria e due ragazzini di undici anni sono praticamente in coma. Li
manderei volentieri al S.Mungo, ma Auror e Mangiamorte stanno dando
spettacolo fuori dal castello. Non si entra e non si esce.-
-Posso pensarci io.-
Già in procinto di alzarsi, il mago venne bloccato da una
sola occhiata di Mirie.
-No, sei troppo debole. Posso cavarmela da sola.-
-Sicura?-
-L'ho fatto per quasi un secolo, certo che ne sono sicura.-
Il tono della strega era cambiato. Di nuovo freddo e distante, sembrava
voler mettere tra lei e Christopher quanta più distanza
emotiva possibile.
-E dopo quasi un secolo, potresti arrivare a perdonarmi?-
Gli occhi di Mirie si fecero lontani, persi in un tempo che il mago
conosceva bene. Un tempo in cui erano stati felici.
-Non lo so.-
-E' la prima volta che non mi mandi al diavolo.-
Era la prima volta che lo vedeva ferito.
-Scusate...-
La voce di Hermione riportò entrambi alla realtà,
rendendoli improvvisamente consci di quanto forte fossero strette le
loro mani.
Si lasciarono all'istante, Mirie più turbata che mai e
Christopher preda di un sorriso che raramente saliva a rischiarargli il
volto.
-Harry insiste per raggiungere Ginny e gli altri studenti che stanno
aiutando a tenere alte le difese del castello.-
Ferma sulla soglia della stanza, Hermione si teneva in disparte,
consapevole di aver interrotto un momento privato e importante.
Da quando Zabini e Nott li avevano informati di quanto stava accadendo
all'esterno, era diventato difficile gestire le emozioni.
-Harry non andrà da nessuna parte.- ordinò
Christopher -Ho bisogno di lui qui.-
-Per cosa?-
-Portamelo e lo saprete.-
Portargli Harry... più facile a dirsi che a farsi.
La tensione tra lei, Harry e Ron poteva essere tagliata con un
coltello, senza contare gli sguardi minatori che le avevano lanciato
Pansy Parkinson e Daphne Greengrass.
Le ragazze avevano sempre avuto un modo particolare per far capire a
una loro simile di non essere desiderata, e Hermione poteva dichiarare
di aver recepito il messaggio.
Ma nessuno aveva ancora estratto le bacchette e quella poteva
già considerarsi una vittoria.
-Harry, Christopher vuole vederti.-
Il tono remissivo con cui si era rivolta all'amico era indicativo del
suo senso di colpa.
-Bene.-
Si allontanò senza nemmeno guardarla, rivolgendo una vaga
occhiata a Ron che si mosse di conseguenza.
Rintanati a un'estremità del corridoio principale del piano,
i ragazzi tentavano di riprendersi dagli avvenimenti recenti il
più lontano possibile dalla fazione Slytherin di Malfoy,
portato via da Nott e Zabini. I due ragazzi si erano dimostrati
particolarmente divertiti dalla piega che avevano preso gli eventi.
-Vengo anche io.-
Sentirsi in dovere di dire quella frase era stato qualcosa capace di
ferirla dentro.
-Bene.-
Tanto quanto la prevedibile risposta di cui l'amico l'aveva degnata.
-Voi due, fermatevi!-
La voce tremante impedì al suo solito tono autoritario di
prodursi in tutta la sua efficacia, ma in ogni caso sembrò
sufficiente ad attirare l'attenzione dei compagni.
Entrambi si fermarono nel mezzo del corridoio, sotto la luce tremula di
due torce sull'orlo di spegnersi.
-Noi... noi dovremmo parlare.-
-Di cosa?-
Era stato Ron a voltarsi e a rivolgerle quella domanda, utilizzando un
tono incolore che le era totalmente estraneo.
-Di me e Malfoy.-
-Allora ce la fai a dirlo.-
Harry era tornato indietro di qualche passo, guardandola come se non la
conoscesse.
-Avresti potuto farlo prima.-
-E' successo tutto molto in fretta.-
-A Blackwood, vero?-
-Si, Ron, a Blackwood.- replicò indignata Hermione.
-L'unico particolare che ti sei dimenticata di dirci, vedo.-
La menzogna era quello che faceva più male.
Aveva parlato con loro ogni giorno di quello che era accaduto a
Grimlore, di cosa fosse successo e di come le era sembrato l'ambiente,
nominando persone che probabilmente non avrebbero mai incontrato...
avevano parlato di tutto, ma non della cosa più importante.
-Mi era sembrato strano non avessi parlato molto di Malfoy.-
-Harry...-
-Ci hai mentito da quando sei tornata.-
-Mi dispiace.-
Alla vista dei suoi occhi umidi, Ron perse parte della sua sicurezza,
avvicinandosi a lei con fare quasi
conciliante.
-Noi non vogliamo... che, ecco, tu ti allontani da noi.-
Imbarazzato, il Re dei dei Gryffindor si era appena lasciato andare a
una maldestra confessione di paura.
-Io... io non lo farei mai!-
La paura che vide negli occhi di Harry era del tutto irrazionale, ma
non meno reale o sentita.
Nessuno di loro avrebbe mai voluto creare una frattura in grado di
separarli, eppure Malfoy era quell'incognita in grado di scuotere il
loro piccolo mondo privato.
-Davvero, Harry.-
Il momento di stallo in cui tutti e tre erano piombati li aveva portati
in una sorta di limbo, dimentichi della battaglia che si consumava a
poca distanza da loro.
-Credi che le farò il lavaggio del cervello, Potter?-
Harry si voltò con velocità impressionante,
mentre Ron alzò gli occhi al soffitto in un chiaro moto di
esasperazione.
Avere a che fare con Malferret sarebbe stato stressante.
-Credo che sarai la solita spina nel fianco.-
-Se è sotto imperius.- rincarò la dose Ron -Lo
scopriremo presto.-
-Ronald!-
-Ne saresti felice, vero Weasley?-
Sbarazzarsi di lui come di un incantesimo da cui si era stati colpiti
per sbaglio. Si, sarebbe stato un sogno.
-Ginny è di sotto, sta difendendo la scuola assieme agli
insegnanti e io vorrei raggiungerla il prima possibile.-
sospirò Harry -Quindi dimmi che cosa vuoi, Malfoy.-
-Mirie mi ha mandato a cercarvi.-
Lo sguardo dello Slytherin incontrò quello di Hermione,
inducendola a sorridere lievemente.
-Spero tu non ti sia sentito in dovere di venire a controllare la
situazione, Malfoy.-
La tensione culminò nella debole risata di Ron, incredulo e
offeso al pari del suo amico.
Quello era il momento in cui i tre ragazzi avrebbero voluto urlarsi
contro e sfoderare le bacchette, duellando e lanciandosi gli insulti
più svariati.
Harry e Ron avrebbero voluto rimettere Malfoy al proprio posto,
facendogli chiaramente capire che le discussioni con Hermione non
avrebbero mai necessitato di alcun tipo di supervisione, men che meno
la sua... ma sarebbe stato quanto di più sbagliato da fare
in quel momento.
La situazione all'esterno di Hogwarts degenerava e Hermione avrebbe
affatturato tutti i presenti se solo si fossero azzardati a duellare in
un momento così critico.
-Raggiungiamo Christopher.- intervenne la strega -Non mi sembra il
momento adatto per impedirvi di fare qualche sciocchezza.-
Hermione Granger, a volte, leggeva nel pensiero.
-Spostati, furetto.-
L'amichevole spallato di Ron al biondo poteva considerarsi il
più civile dei saluti, mentre Harry optò per una
falcata sicura e a testa alta.
La tregua era stata sancita.
-Come l'hanno presa i tuoi?-
Una veloce domanda prima di separarsi, a una ragionevole distanza da
tutto il resto.
-Pansy e Daphne mi credono pazzo e vorrebbero uccidermi, mentre
Theodore e Blaise sono più propensi a ridermi addosso.-
O a fare battute sconce, ma quello era meglio non dirglielo.
-Tutto qui?-
-Non mi parleranno seriamente fino a quando questo disastro non
sarà finito.-
Logica Slytherin.
-Perché sei venuto?-
Nasi che si sfioravano, occhi negli occhi, Hermione avrebbe voluto
baciarlo.
-Per vedere le facce di Potter e Weasley, mi sembra ovvio.-
E alla vista del ghigno di Draco, l'impulso passò.
***
-Spero che i vostri litigi adolescenziali siano finiti, ho bisogno di
tutta la vostra attenzione.-
Evidentemente stanco, Christopher non riusciva nemmeno più a
muoversi. Passata l'adrenalina dei momenti precedenti, la stanchezza lo
aveva travolto.
-Di che si tratta? Voglio raggiungere gli altri.-
-Anche io, mia sorella è là fuori!-
Chiacchiere interminabili, fermate da un solo impaziente gesto della
mano.
Harry e Ron non sarebbero riusciti a tollerare altri preziosi minuti di
attesa, non quando i loro compagni erano all'esterno in prima linea.
-Mi servi qui, bambino sopravvissuto.-
-Per cosa?-
Hermione si era fatta avanti, attenta e pronta a mettere in moto ogni
singola rotella del suo cervello.
-Per questo.-
Dalla mano del mago cadde un pendente a forma di goccia, brillante
persino nella penombra della stanza.
-Devi distruggerlo.-
-Non capisco, è il medaglione di Salazar Slytherin.-
-No, Harry Potter.- sospirò l'uomo -Questo è un
Horcrux.-
NdA:
Tic tac il tempo scorre e la parola Horcrux è appena stata
palesata ai ragazzi, ora Christopher dovrà solo istruirli a
velocità record.
Capitolo molto easy questo, incentrato sulle reazioni emotive dei
ragazzi di fronte all'inaspettato, e devo dire che se la sono cavata
tutti molto bene... più o meno, ma non è la fine
del fronte introspettivo. C'è ancora qualcosa da mostrare e
tutto verrà ampiamente sviscerato prima della fine.
Che dire... le vacanze si avvicinano anche per me, quindi non posso
promettervi di aggiornare prima della mia partenza (che
avverrà tra un paio di settimane) ma farò il
possibile.
Credo di poter azzardare che al massimo possiamo arrivare ad altri
tre/quattro capitoli, quindi preparatevi ma non prendete la cifra per
certa.
Celyan
|
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Capitolo 24 *** Distruzione ***
XXIV
Distruzione
“Ho sognato
nella mia vita,
sogni che son rimasti
sempre con me,
e che hanno cambiato le
mie idee;
son passati attraverso
il tempo e attraverso di me,
come il vino attraverso
l'acqua,
ed hanno alterato il
colore della mia mente.”
-Emily Brontë-
Hermione Granger credeva nel potere della cultura.
Sin da piccola era sempre stata assetata di conoscenza e la sua entrata
nel mondo magico non aveva fatto altro che intensificare quel lato di
lei che aveva sempre voluto impossessarsi di quante più
nozioni possibili.
Essere una nata-babbana le aveva precluso una naturale dimestichezza
con la magia, qualcosa che gran parte dei suoi compagni del primo anno
aveva dalla nascita, così mettersi in pari con il resto
della studentesca era diventato un obbiettivo importante.
Difficile credere che potesse divertirsi davvero a quel modo, ma per
lei era così.
Solo la consapevolezza di quanto fossero preziose le sue conoscenze
mutò parte di quel divertimento in una meticolosa ricerca
del soprannaturale, una ricerca volta a incantesimi e anatemi poco
comuni che, prima o poi, avrebbe potuto trovare sul suo cammino. O su
quello di Harry e Ron.
Comprendere chi fosse Voldemort e di cosa fosse capace aveva cambiato
molte cose, mettendola di fronte a una realizzazione puramente concreta.
Sapere era potere.
Eppure, nonostante il suo costante impegno, Hermione non aveva saputo
dare alcuna spiegazione ai suoi amici quando, alla menzione della
parola Horcrux,
si erano voltati verso di lei in cerca di risposte.
Era stato Christopher a svelare l'arcano, spiegando in cosa consistesse
il complesso incantesimo a cui Voldemort aveva attinto per assicurarsi
una vita quasi
eterna.
Le parole utilizzate dal mago avevano spiegato chiaramente la
situazione, dando loro un'idea il più verosimile possibile
di quanto grave fosse la situazione.
Da quel momento in poi non sarebbe stato ammesso alcuno sbaglio.
-Era quello di cui voleva parlarmi Silente, vero?-
Seduto a terra esausto, Harry osservava Christopher dal basso della sua
posizione, assomigliando terribilmente a un bambino bisognoso di
conferme.
-Si, voleva che tu facessi qualcosa per lui.-
-Cosa?-
Qualsiasi segno di debolezza scomparve all'istante dal volto del
bambino sopravvissuto, ora pronto a eseguire gli ordini di Silente
senza esitazione.
-Che li distruggessi.- spiegò Christopher -Tutti quanti.-
Un silenzio carico di tensione pervase la stanza, già di per
sé cupa e del tutto priva di una qualsiasi fonte di calore,
concreta o figurata che fosse.
-Suppongo che non mi basti schiacciarli sotto uno stivale.-
-Non potresti distruggerli nemmeno colpendoli con un incantesimo
d'attacco in grado di stendere un cucciolo di drago.-
-Confortante...-
Dietro di loro, Ron Weasley diede il suo importante contributo.
Incredibilmente pallido e serio, il rosso affiancava una determinata
Hermione Granger.
Entrambi erano in piedi, fermi e immobili alle spalle di Harry,
rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, molto simili a una
scorta il cui unico intento fosse quello di coprire le spalle del
ragazzo a terra.
-Lo farò, ovviamente. Dovete solo dirmi come.-
Automaticamente, tutti gli occhi dei presenti si posarono sul
medaglione di Salazar Slytherin, brillante in modo quasi spaventoso
nell'oscurità della stanza.
Christopher aveva intimato loro di non toccarlo, spiegando brevemente
quali sarebbero potuti esserne gli effetti a lungo termine.
Si, ora Hermione riusciva a dare un senso alla presenza di Christopher
a fianco di Silente.
-Tu lo sai, non è vero?- gli chiese -Oggetti maledetti...
questo è il tuo campo.-
-Precisamente.-
-Ma non servivi solo a questo, sono certa che anche Silente sappia come
distruggerli.-
Steso sul divano, Christopher sembrava recuperare le forze molto
lentamente.
La pelle pallida del volto era in netto contrasto con quanto lo
circondasse, mentre una velata patina di sudore gli ricopriva il corpo
esausto.
Per giorni e giorni non aveva fatto altro che utilizzare magie ben al
di sopra del normale standard di conoscenza dei maghi e ora sembrava
pagarne il prezzo con il suo stesso corpo.
-Molto sveglia.- sorrise il mago, accennando con un movimento del capo
alla sacca riposta sotto il tavolo. -Prendila.-
Nessuno di loro l'aveva notata prima, scura e polverosa poteva passare
facilmente per un vecchio ammasso di tessuto inutilizzato.
Hermione la prese con cautela, assicurandosi di toccarla il minimo
indispensabile per poterla riesumare e aprire sotto gli occhi di tutti.
-Prendi il diadema.-
Non appena le forme sofisticate del Diadema di Rowena Ravenclaw le
vennero alla mente, l'oggetto balzò nella sua mano appena
immersa tra la vecchia stoffa ruvida.
-E' la copia che hai creato, vero?-
Harry e Ron si avvicinarono per guardarlo meglio, curiosi di poter
toccare con mano una creazione di Christopher.
-Si.- annuì lui -Ma l'originale è un Horcrux.-
La sorpresa rese le dita di Hermione molli come burro, tanto da lasciar
ricadere il finto diadema nella sacca.
-Voldemort se n'è impossessato per trasformarlo in un
Horcrux?- chiese Harry.
-Esatto.-
Un tesoro magico distrutto, piegato e insozzato dalla magia
più abietta che potesse esistere.
-Quando hai creato la copia del diadema, eri a conoscenza di cosa
fosse?-
-No, non ancora. All'epoca tentavo solo di riprodurre pezzi magici
pregiati e facili da piazzare, andavano molto di moda tra le famiglie
nobili dell'epoca.-
-Quale epoca?-
Ron ricordava molto bene le parole che l'uomo gli aveva rivolto solo
qualche ora prima.
“Ho avuto
secoli per perfezionarmi...”
Inutile dire che, dopo quell'ambiguità a dir poco
gigantesca, la curiosità dei ragazzi era cresciuta a
dismisura.
-Quella in cui riprodurre così fedelmente un oggetto era per
me motivo di grande gioia.-
-Ora non lo è più?-
-Ora è pura normalità.-
-Abbiamo capito.- annuì Hermione -Sei il migliore nel tuo
campo, è per questo che Silente ti ha chiamato. Voleva delle
riproduzioni di...-
-Di tutti gli altri Horcrux creati da Voldemort.-
Lentamente, un disegno più grande andava formandosi sotto i
loro occhi.
-Voleva trovare gli originali e sostituirli...- sussurrò
Harry, chiedendosi quale fosse il motivo di tanta accortezza.
-Perché non distruggerli?-
-Non credo sia possibile farlo senza che lui ne venga a conoscenza,
Ron.- ponderò Hermione -Dopotutto sono ciascuno una parte
della sua stessa anima, sarebbe altamente improbabile agire di nascosto
in questo senso.-
-Cento punti a Gryffindor, Hermione Granger.- sorrise Christopher
-Distruggerne anche solo uno è sempre stato fuori
discussione, avremmo attirato l'attenzione sul nostro piano.-
-Riunirli, sostituirli con delle copie per non destare sospetti, e
distruggerli solo dopo averli trafugati tutti.-
Ora Harry capiva.
-Esattamente, ma alla luce dei fatti... le cose sono cambiate.-
-Non vi aspettavate che Voldemort si muovesse così presto.-
-No, infatti.-
E tutti e tre i ragazzi capirono chiaramente quale fosse la prossima
mossa di un piano ormai naufragato.
-Se lo distruggessi lui se ne accorgerebbe.-
-Si.- annuì Christopher -E questo sarebbe sufficiente per
indebolirlo e distrarlo abbastanza a lungo da permettere a Silente di
allontanarlo da Blackwood.-
-Rischieremmo troppo. Questa guerra...-
-Questa è solo la prima di una lunga serie di battaglie,
Harry Potter.- gli spiegò Christopher, calmo e perfettamente
padrone di se. -Sarai costretto ad affrontarle tutte se vuoi
sconfiggerlo, ma affrontale una alla volta.-
Ron si lasciò cadere a fianco dell'amico, mentre Hermione
pose una mano sulla spalla di entrambi in segno di incondizionato
appoggio.
Qualsiasi battaglia avesse dovuto affrontare l'amico, l'avrebbero fatto
insieme... ancora una volta.
Non c'era bisogno di porsi domande o guardarsi in cerca di conferme,
tutto era già stato scritto dopo la loro prima avventura con
un gigantesco troll di montagna.
-Come posso distruggerlo? Non l'ho mai fatto.-
-Errore. Lo hai fatto, ma non sapevi cosa stavi facendo.-
Confusi, i ragazzi vennero riportati indietro nel tempo, quando il loro
secondo anno era stato scosso dalla camera dei segreti, un basilisco, e
il diario di Tom Riddle.
-Be', meno uno direi.-
Ron e il suo ottimismo furono una parentesi di breve durata.
-Quello l'ho distrutto con una zanna di basilisco.-
Imperturbabile, Harry sentiva di essere profondamente nella melma.
-E io non giro con cose del genere in tasca.-
-Avremmo dovuto tenerne una, dannazione.- imprecò Ron.
-Possiamo tornare nella camera dei segreti.- suggerì
Hermione -Il corpo del basilisco è ancora lì.-
La prospettiva di dover riesumare il corpo di un serpente gigantesco
era solo una delle stramberie pericolose che avevano o avrebbero mai
dovuto fare nella vita. Quindi, perché no?
***
-Non posso credere che tu ce lo abbia tenuto nascosto.-
-Io non posso credere che stiamo parlando della Granger.-
Theodore e Blaise avevano un modo particolarmente ricco di tatto
nell'approcciare determinati argomenti.
Nel caos generale scatenatosi al terzo piano e con l'aumentare dei
feriti in continuo arrivo, era facile parlare agevolmente di qualsiasi
cosa senza paura di essere intercettati dall'orecchio sbagliato.
Le voci e i lamenti si confondevano ad un livello sempre più
alto, mentre il pericolo di essere reclutati come assistenti infermieri
era sempre più vicino.
-E io non posso credere che proprio voi abbiate voglia di spettegolare
come delle ragazzine del primo anno.-
Per nulla incline a parlare dei suoi affari personali, Draco teneva lo
sguardo ostinatamente fisso di fronte a lui, dove Hermione sarebbe
dovuta apparire per tornare nella stanza principale.
Ogni qual volta la strega spariva a seguito di Potter e Weasel, erano
guai.
-Difficile ignorare l'argomento quando sei più teso di un
cane da punta.- osservò Blaise, controllando a sua volta una
testa bionda lontana da loro, intenta a eseguire di malavoglia gli
ordini di Madama Chips.
Daphne non era fatta per lavori di quel tipo, senza dubbio.
-Senti chi parla...-
-Tra poco esploderà.- ghignò lo Slytherin,
osservando la propria ragazza sempre più a disagio in mezzo
a quella grande quantità di feriti.
Daphne aveva sempre odiato i malati e l'odore di medicinali che
aleggiava nelle infermerie, se ne sentiva soffocata ed era facilmente
portata ad impressionarsi di fronte a disturbi fisici di qualsiasi
genere.
-Lei o Pansy?-
Theodore guardava con grande divertimento l'amica snobbare le
più lievi attenzioni di Dominique Lambert che, imperterrito
e come se nulla fosse, l'affiancava ad ogni suo passo intento a
sussurrarle qualcosa.
-Entrambe.-
-Sei fortunato, Draco.- sorrise l'amico -Per ora sei fuori dal loro
mirino.-
In quel momento, la conversazione venne interrotta da un gemito di
dolore piuttosto acuto, appartenente a un Gryffindor estremamente
stupido steso al loro fianco.
-Canon, per Merlino, che hai da lamentarti?-
-La... go... go-gola...-
Il tono strozzato del ragazzo indicava che l'incantesimo da cui era
stato colpito non aveva ancora cessato del tutto il suo effetto.
A quanto pareva, nella confusione generale, qualcuno aveva affatturato
il giovane Colin Canon che, senza il minimo senso del rispetto, aveva
ritenuto necessario documentare l'accaduto scattando foto a destra e a
manca.
-Se non volevi essere steso dovevi farti gli affari tuoi, Canon.-
Nonostante il saggio consiglio, Blaise gli avvicinò alla
bocca una pozione datagli da Mirie poco prima, in grado di far tornare
il giovane Gryffindor funzionante nel giro di qualche ora.
Fino ad allora, sarebbe rimasto in bilico tra l'essere una statua e un
normale essere umano.
-Gr... gra...-
-Si, si.- scosse la testa Blaise -Sta un po' zitto ora.-
Assistere quell'idiota era un modo perfetto per non essere costretti a
occuparsi di altri feriti più seri e certamente
più bisognosi di attenzioni.
Era stata una fortuna averlo trovato per caso, dopo aver rischiato di
inciampare nella cravatta rosso-oro.
-Di cosa stavamo parlando?-
-Delle nuove conoscenze di Draco.-
-Oh, certo, continuiamo.-
Esasperato, il biondo era molto tentato di aggravare le condizioni di
Canon, così almeno avrebbero avuto altro con cui
intrattenersi.
-Non continueremo proprio un bel niente.-
-Come diavolo hai fatto ad avvicinarti a lei?-
Il rifiuto di Draco e la domanda di Blaise vennero esternati nello
stesso momento, rendendo ancora più caotica
quell'improbabile conversazione.
-Effettivamente la Granger ha sempre avuto l'aria di una pronta ad
affatturare chiunque le si avvicinasse più del dovuto,
soprattutto se Slytherin.-
Nonostante il tono gioviale della conversazione, i visi di Theodore e
Blaise non avevano perso quella sfumatura incredula che li aveva presi
da quando la novità era uscita allo scoperto.
-Devo dedurre che non ti conosce ancora bene. O si?-
Il lento sorriso soddisfatto che s'insinuò sul volto di
Draco fu una spiegazione più che sufficiente per tutti.
-Merlino... ha visto?-
-E non è scappata urlando al Mangiamorte?-
-Con ogni probabilità quella stupida non scapperebbe mai di
fronte a un Mangiamorte.-
Purtroppo o per fortuna.
-Oh Merlino...-
-Cosa?-
Entrambi i suoi amici lo fissavano straniti, come se in un'unica e
semplice frase avessero avuto conferma di qualcosa di terribile.
-Nulla.- si affrettò a rispondere Blaise, trasformando la
sua espressione incredula in una apparentemente rilassata -Solo che ora
capisco come mai la Granger sembrava tanto interessata al nostro
tavolo.-
-Quando?-
-Quando ti eri dato alla macchia.-
L'arria soddisfatta di Draco non fu altro che un altro segno d'allarme.
-Oh Merlino...-
-Avete finito?-
-Sei totalmente cotto della Granger.-
Blaise non sembrava credere alle sue stesse parole.
Draco Malfoy, dopotutto, era ampiamente capace di provare dei
sentimenti.
E l'ennesima prova si palesò sul suo volto nel momento
esatto in cui Hermione Granger riapparve alla vista del pubblico,
affiancata dagli eterni seccatori Potter e Weasley.
Le loro facce, inoltre, non promettevano nulla di buono.
-Dove vai?-
Domanda inutile. Non appena l'aveva vista, il suo corpo si era mosso in
automatico.
-Tieni Canon.- Blaise lasciò cadere sul petto rigido del
ragazzo l'ampolla della pozione a lui destinata -Cambio della guardia.-
E senza una seconda occhiata al loro improbabile paziente, Blaise e
Theodore si fecero forza nel seguire l'amico partito alla carica.
-Malfoy, sei ancora qui?-
Weasley, sempre pronti a dare il benvenuto.
-Dove state andando?-
Si era rivolto a lei, incurante delle parole di protesta degli altri
due.
Fu sufficiente guardare la tensione sul suo volto per capire che la
situazione si era appena complicata.
Se persino Hermione Granger si degnava di esternare una vena di
preoccupazione, allora che Merlino lo aiutasse a sopportare la
vicinanza di quel gruppo di Gryffindor.
***
Stare con Hermione Granger non era facile, perché in
realtà non si stava solo con lei.
Harry Potter, Ron Weasley e l'incrollabile fede Gryffindor che li
caratterizzava facevano tutti parte del pacchetto, come anche le
fastidiose missioni suicide in cui avevano la tendenza a gettarsi a
capofitto.
-Ditemi che non è vero.-
Sentire parlare Harry Potter in serpentese era qualcosa di abbastanza
sconcertante, senza che subito dopo l'ingresso della camera dei segreti
si aprisse sotto i loro occhi.
-Nessuno vi ha chiesto di venire.- puntualizzò Ron, in
direzione dei tre Slytherin.
In tutta risposta, Blaise e Theodore fecero del loro meglio per
perforare la nuca di Malfoy con i loro sguardi seccati.
Ovviamente, era tutta colpa sua.
-Non siamo qui per aiutare, Weasley.-
-Davvero? Allora potete tornarvene al terzo piano.-
Con i moribondi.
Non lo disse, ma l'invito era comunque esplicito.
-Siamo qui per evitare che Draco si metta nei guai.-
Invischiarsi con dei Gryffindor... che idea balorda.
-Cosa dovremmo fare, esattamente?-
-Se non siete qui per aiutare, non è necessario che ne
veniate informati.-
Harry era un mago in missione, una delle più serie in cui
era mai stato coinvolto.
-Ma potete venire. Credo che tra qualche tempo potremmo scambiarci i
ruoli...-
Per niente entusiasta all'idea, lui e Ron avrebbero potuto trovarsi
nella scomoda situazione di dover spalleggiare Hermione in contesti
meno civili e meno Gryffindor.
-Smettetela, tutti quanti.- li invitò Hermione -Non
c'è tempo per simili battibecchi.-
Decisa, fece un passo avanti e iniziò a scendere le scale
buie che portavano nella parte sotterranea del piano. Dietro di lei,
Draco la seguiva a breve distanza.
I fantasmi erano scomparsi dai corridoi di Hogwarts, deserti e orfani
di studenti, mentre i rombi delle battaglie esterne echeggiavano per
l'intero castello.
Harry e Ron si erano fermati indecisi di fronte alla via che li avrebbe
condotti al portone principale della scuola, dove sarebbero potuti
facilmente uscire per andare in cerca di Ginny.
Era stata una tentazione potente e momentanea, normale per chi nutrisse
sentimenti difficili da controllare. Ma erano rinsaviti in fretta,
decisi a sfogare parte della tensione in un regolare litigio con gli
Slytherin presenti.
Qualcosa di normale, a quel punto, era assolutamente necessario.
Rimasti indietro, nelle retrovie, Hermione aveva velocemente riassunto
la situazione a Draco, sempre più propenso a sbattere la
testa contro il muro.
-Cerchiamo di non attirare l'attenzione.-
I loro passi rimbombavano sul pavimento di pietra del passaggio che li
stava lentamente conducendo alla camera dei segreti.
Tutto attorno era buio e silenzio.
-Attirare l'attenzione di cosa?-
Ottima domanda.
Se anche il basilisco era morto, quello non era garanzia di un ambiente
sicuro.
-Di qualsiasi cosa si sia annidata qui in questi anni.-
Harry apriva la fila, bacchetta spianata e illuminata da una luce
sufficientemente fioca da non risultare fastidiosa, impegnato a
controllare i dintorni.
-Ottimo.- sospirò Blaise, guardingo come mai lo era stato
nella vita.
-Strano che proprio voi Slytherin siate quelli più a
disagio, dovreste sentirvi a casa nel covo di Salazar Slytherin.-
Se persino Ron Weasley si metteva a prenderli in giro, la situazione
era persa.
-I nostri manieri non assomigliano neanche lontanamente a questo
posto.- lo informò Nott, estremamente compito.
-Non infierire Theodore, è evidente che Weasel non ha la
minima idea di come sia fatto l'interno di un maniero.-
Touché.
-Maschi...- sospirò Hermione, dando al contempo una forte
gomitata al fianco di Draco.
-Zitti.-
Harry si era fermato alla fine del passaggio, nel punto esatto in cui
la pendenza del pavimento era finita.
Immobili, intenti a malapena a respirare, rumori indistinti iniziarono
a serpeggiare attorno a loro.
Lievi e ritmici, assomigliavano terribilmente a un incessante
zampettare.
-Oh no.-
-Zitto Ronald.-
-Oh no, no, no, no.-
Solo una cosa era in grado atterrire il Gryffindor a quel modo.
Ragni.
-Weasley, se stai per svenire...-
-Questi sono i parenti di Aragog!-
-Di chi?-
Mentre la diatriba tra Blaise e Ron proseguiva, Hermione
avvertì Draco farsi più vicino, tanto da
sfiorarle la spalla con la propria.
-Siamo entrati da meno di cinque minuti e siamo già nei
guai, perché non sono stupito?-
-Sai che noi Gryffindor non ci annoiamo mai.-
Stemperare la tensione era solo un altro modo per andare avanti.
-Sopra di noi!-
Le grida di Harry e Theodore arrivarono all'unisono, come anche gli
incantesimi di protezione che scagliarono sopra le loro teste appena in
tempo per vedere una cascata di ragni scivolare sopra gli incantesimi e
cadere a pioggia attorno a loro.
Grandi come il pugno di un uomo adulto, sembravano in uno stato
inferiore di crescita.
-Oh miseriaccia!-
-Che diavolo ti prende, Weasley?-
-E' terrorizzato dai ragni.- spiegò sbrigativamente Harry
-Se non lo aveste ancora capito.-
-Grazie per averci illuminati, Potter, ma sarebbe gradito un po' di
contegno.-
-Certo, Malfoy, ne riparliamo quando verremo attaccati da una massa di
furetti inferociti.-
-Stupeficium!-
L'incantesimo di Hermione mise in allarme tutti, spaventando non solo i
ragni raccolti attorno a loro.
Conoscendola, tutti i presenti si erano già visti stesi a
terra a riflettere sul proprio comportamento.
-Datemi una mano invece di litigare.-
Gli incantesimi iniziarono a piovere serrati, scagliati con precisione
e potenza ma comunque insufficienti ad aprirsi un varco.
Preda di una crisi isterica, gli schiantesimi di Ron erano raddoppiati
di potenza e perso di precisione, rendendolo più utile a
demolire il posto che a salvare la pelle di tutti.
-Dobbiamo dividerci!-
Harry aveva ragione.
Senza smettere di muovere le bacchette, tutti pensarono che quella
fosse la soluzione più ovvia.
-Io e Blaise vi apriamo un varco, voi andate.-
La praticità di Theodore Nott aveva trovato in Harry un
qualcosa di affine.
Durante una battaglia, entrmabi diventavano metodici.
Per Harry era tutta questione di esperienza, mentre per Nott si
trattava semplicemente di carattere.
-Siete sicuri?-
La domanda venne posta da Draco, affatto a suo agio in quella
situazione.
Lasciarsi alle spalle Blaise e Theodore a quel modo era qualcosa di
nuovo.
-Non ti fidi di noi?-
-Vedete di farvi trovare tutti interi, al mio ritorno.-
Harry li ringraziò rapidamente con lo sguardo, assicurandosi
di mostrarsi il più distaccato possibile.
Farsi coprire le spalle da due Slytherin... esisteva una prima volta
per tutto.
-Andate, prima che Weasley ci rimanga secco.-
Subito dopo, una scia di magia divise l'orda di ragni che li
circondavano, separandoli di netto in due maree nere attraverso cui
Harry, Ron, Draco e Hermione corsero velocemente.
Nessuno di loro si voltò indietro, non potevano permettersi
ripensamenti.
L'ucnico conforto furono le voci chiare di Blaise e Theodore intente a
scagliare incantesimi.
-Attenti a dove mettete i piedi.-
La raccomandazione di Hermione giunse superflua, ma nessuno si
sognò di emettere fiato, soprattutto Ron che continuava a
illuminare il terreno, le pareti e il soffitto in modo maniacale.
-Dovrebbe essere in vista, ormai.-
Harry si riferiva all'ingresso della camera e all'immenso cadavere del
basilisco.
Stretto nella sua tasca, il medaglione di Salazar Slytherin sembrava
pesare come un macigno.
-Il pavimento è in discesa... ci siamo.-
Ron stringeva forte la bacchetta, memore di quanto accaduto in quella
stanza durante il secondo anno.
Dal canto suo, Hermione e Draco provavano per la prima volta l'ebrezza
di entrare nella camera dei segreti.
-Quindi è così che occupi il tuo tempo.-
Accanto a lei, Draco avrebbe voluto tenersela stretta e proseguire a
quel modo, ma sarebbe stato dannatamente poco pratico e pericoloso per
lui, in quanto Hermione lo avrebbe certamente affatturato.
-Non sempre. A volte rischiamo la vita anche in superficie e fuori dai
confini di Hogwarts.-
-Sapevo mi avresti dato molto da fare.-
-Non ho bisogno di un guardiano.-
-Se non la piantate, quello di cui avrò bisogno io sono un
paio di tappi per le orecchie.-
Era troppo presto perché Harry potesse essere a suo agio nel
sentirli parlare a quel modo.
-Te le staccherei le orecchie, Potter.-
Il delicato commento di Draco si perse nel sussulto di Harry e Ron,
avanti a loro di qualche passo.
-Che succede?-
Mano a mano che si avvicinavano alle spalle dei ragazzi, un odore
pungente prese ad appestare l'aria, costringendoli a coprirsi naso e
bocca con parte delle divise scolastiche.
-Credo che siamo arrivati al corpo del basilisco.-
La voce ovattata di Ron si sentiva a malapena.
-Lumos Maxima!-
Harry e Hermione illuminarono la zona dall'alto del soffitto, svelando
quanto l'oscurità stava nascondendo della camera dei segreti.
-Merlino...-
Il sospiro di Hermione proiettava solo una minima parte della sua
sorpresa alla vista dello scheletro dell'enorme serpente.
Persino Draco trattenne il fiato, osservando con occhi sgranati il
teschio oblungo e le zanne dell'animale.
Da vivo doveva essere stato un esemplare dei più grandi.
-Guardate... il suo stesso veleno ne sta corrodendo le ossa.-
Hermione indicò la pozza di liquido denso che colava dalle
zanne dell'animale e che andava spargendosi a terra lentamente, creando
uno specchio di veleno letale.
-Sono passati anni, come può essere ancora...-
-Attivo?- suggerì Ron.
-Il veleno del basilisco è uno dei più potenti
esistenti in natura.- spiegò Draco -Solitamente alla loro
morte vengono trattati e privati delle zanne, suppongo che la
decomposizione naturale richieda una quantità di tempo
decisamente maggiore. Forse tra altri cinque anni sarà
innocuo.-
La competenza di Draco sfociava nell'inquietante.
-Non sapevo fossi un esperto di serpenti.-
Sorridendo cauto, lo Slytherin le sfiorò gentilmente il
polso.
-Cosa dovremmo fare ora?-
Harry estrasse dalla tasca un pezzo di stoffa bianco, gettandolo
bruscamente nel mezzo della pozza di veleno.
Immediatamente, il tessuto prese a disintegrarsi velocemente, lasciando
allo scoperto il medaglione di Salazar Slytherin... che sarebbe stato
distrutto in una stanza oscura creata dal suo stesso possessore
originario.
Davvero poetico.
-Christopher mi ha dato questo.-
Da sotto la divisa, Harry fece apparire un pugnale dalla lama sottile e
l'impugnatura liscia, perfettamente lucidata.
Anonimo e dall'aspetto efficiente, sembrava l'arma di un killer.
-Ha detto di averlo incantato per resistere a qualsiasi tipo di veleno
o urto.-
In realtà Christopher aveva anche espresso la sua
preoccupazione per il veleno del basilisco, non potendogli garantire
una resistenza massima... ma questo non lo disse, preferendo tenere per
sé eventuali dubbi e paure.
-Resisterà?- domandò Ron.
-Deve farlo.-
Immergendolo nel liquido scuro, Harry li esortò ad
allontanarsi.
-Se possiamo aiutarti in qualche modo...-
-Non potete, Hermione.-
Si trattava solo di colpire forte e con precisione, bastava un solo
uomo per l'impresa. E doveva essere lui.
-Pronti?-
Si, Draco era pronto a gettarsi su Hermione al primo segno di pericolo.
Avvertendo il metallo crepitare sotto la sua mano, Harry agì
velocemente e con quanta più forza possibile, conficcando la
punta avvelenata del pugnale esattamente al centro della pietra del
medaglione.
In un attimo, un rumore molto simile ad un grido acuto e lancinante
riempì l'aria, mentre dalle spaccature della pietra uscivano
vere e proprie vampate di fumo nero.
Istintivamente, tutti si gettarono a terra, il corpo di Hermione
coperto da quello pressante di Draco.
Le mura della stanza sembravano sul punto di crollare, mentre un vento
gelido e scuro sferzava i loro corpi fino a quasi spostarli di forza.
In lontananza, Voldemort venne schiacciato dalla consapevolezza di
quanto accaduto, dileguandosi urlante e sofferente in un vortice di
magia nera.
NdA:
Aggiornamento in extremis prima della partenza, altrimenti avreste
dovuto aspettare come minimo un'altra settimana prima di leggere della
disfatta dei cattivi.
Eh già, Horcrux distrutto e Blckwood libera dall'ombra di
Voldemort.
Mentre Draco, pur non avendo fatto nulla, non è rimasto
seduto in poltrona ad aspettare che la sua bella tornasse dalla
missione.
La parte bellicosa della storia è ufficialmente finita... se
escludiamo le ultime reazioni ai Dramione.
E ora vi lascio, al mio ritorno comincerò a tirare le fila
della conclusione di Fools.
Un abbraccio a tutte e buone vacanze!
|
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Capitolo 25 *** L'allievo ***
XXV
L'allievo
“Ci sono
sensazioni che non si possono spiegare,
fantasie che non si
possono raccontare,
e in tutto questo ci
siete voi.”
-Emily Brontë-
Non esisteva Mangiamorte poco sensibile ai voleri e alle condizioni del
proprio padrone.
Voldemort aveva costituito un legame con tutti loro, un legame poco
vantaggioso per i suoi adepti, sempre pronti a percepire con estrema
facilità ogni briciolo di disappunto e dolore in grado di
scuotere il Lord Oscuro abbastanza profondamente da poterli raggiungere.
E lo sentirono tutti, il dolore.
La paura e lo sconcerto di Voldemort nel sentirsi strappare,
letteralmente, un pezzo di anima volarono lontano e raggiunsero
chiunque avesse sul proprio corpo lo sfregio del teschio e del serpente.
Le battaglie in corso subirono un mutamento istantaneo, imprevedibile.
Hogwarts e Grimlore vennero inondate di urla di sconcerto e scie nere
di smaterializzazione, testimoni dei primi Mangiamorte che
abbandonavano il campo come semplice riflesso della scomparsa del
proprio padrone. Altri, completamente sotto shock, persero
semplicemente convinzione e ritmo di combattimento, conducendo brevi
duelli impacciati dagli esiti irrimediabilmente negativi.
Chi non era stato così veloce da fuggire veniva catturato in
breve tempo.
Volti smarriti e spaventati tentavano fughe improbabili, mentre Auror e
membri dell'Ordine della Fenice reagivano con esperta
velocità nell'imprigionare quanti più Mangiamorte
possibile.
Le domande si alzavano nell'aria una dopo l'altra, trovando solo urla
inarticolate o cenni della testa come risposte di quanto appena
accaduto, segno che nessuno aveva compreso l'evento che li aveva
portati rispettivamente alla sconfitta e alla vittoria.
Solo una cosa era chiara a tutti quelli che a Grmilore alzavano la
testa al cielo...
Voldemort se n'era andato.
Scomparso.
-Cos'è successo?-
Neville si guardava attorno confuso, non capendo esattamente come
fossero arrivati al punto in cui i Mangiamorte venivano messi a terra e
catturati.
-Ottima domanda.- sussurrò Ginny, i capelli sparsi sulle
spalle in modo disordinato, ansante e già troppo stanca per
porsi altre domande.
Lei e Neville erano sempre stati a fianco della professoressa Mc
Granitt, ora impegnata a scagliare incantesimi di incarcerazione contro
ogni Mangiamorte ferito o fermato dai colleghi professori.
-E' stato... è stato come se qualcuno avesse urlato un
ordine che solo loro hanno potuto sentire.- balbettò il
ragazzo, cercando con gli occhi tutti gli studenti che riusciva a
scorgere nel cortile scolastico.
Alcuni erano davvero mal messi, tanto da necessitare un trasporto
urgente al San Mungo.
-Bisogna portare i feriti all'interno della scuola, vado a vedere se ci
sono Rvenclaw non troppo mal messi, ci serve aiuto.-
Con un sorriso, Ginny notò l'istintivo movimento di Neville
verso una testa bionda, probabilmente l'unica, completamente a suo agio
in quella situazione di difficile comprensione per chiunque.
Luna Lovegood manteneva sempre la calma.
-Certo Neville...-
Il debole annuire di Ginny venne immediatamente interrotto da una serie
di urla famigliari.
Harry e Ron le si stavano avvicinando a grandi passi, abiti sporchi e
laceri, tipici di chi era appena uscito da una situazione difficile e
potenzialmente letale.
A ben pensare, il suo aspetto non doveva essere poi così
diverso.
-State bene...-
Quella constatazione arrivò in un sussurrò,
aprendo una serie di confini sentimentali che durante la battaglia si
era sforzata di chiudere e lasciare lontano.
-State bene.- ripeté, spingendosi verso di loro a braccia
tese, aperte e pronte a stringerli.
L'abbraccio arrivò forte e stretto, da entrambe le parti.
La testa incastrata tra le spalle di Harry e suo fratello, il respiro
veloce e le mani tremanti, Ginny aveva trovato il suo personale angolo
di pace nel mezzo di uno spettacolo che urlava desolazione.
-Stai bene?-
-Sei ferita?-
-Si e no.- sorrise lei, osservando i volti stanchi dei due ragazzi -Che
è successo? Voi siete feriti?-
Le mani della Gryffindor corsero a controllare spasmodicamente braccia
e torso dei due ragazzi, mentre gli occhi frugavano due espressioni
stanche ma vittoriose.
-Stiamo bene.- la rassicurò Ron.
-E per quanto tempo staremo... bene?-
Quanto a lungo sarebbe durata la tregua post battaglia?
Sarebbero potuti passare mesi senza che nulla di rilevante accadesse,
ma qualcosa diceva a Ginny che l'ultimo scontro appena conclusosi aveva
qualcosa di diverso.
-Non tanto quanto vorremmo, ma abbastanza per riprenderci.-
L'onestà di Harry non vacillava su nulla, meno che mai sulle
questioni importanti.
-Credo che Neville abbia bisogno di aiuto per radunare i ranghi.- si
scusò Ron, allontanandosi in direzione del compagno di casa
e lasciando a Harry e sua sorella un momento di preziosa quanto
sdolcinata intimità.
***
-Weasley e Paciock che radunano i feriti... Merlino, preferirei
rimanere steso in un fosso che affidarmi a quei due.-
-Draco!-
La protesta di Hermione non giunse perentoria come di consueto.
Gli occhi chiusi e il capo poggiato alla spalla di Draco, la strega
tentava di controllare il dolore pulsante che l'aveva colta alla testa.
Lo scoppio di energia alla distruzione del Horcrux era stato tale da
mettere a dura prova la tenuta della camera dei segreti e la loro
stessa resistenza fisica, costringendoli ad abbandonare
precipitosamente il posto.
Del medaglione di Salazar Slytherin non era rimasto nulla, se non un
alone nero contro la pietra sporca del pavimento.
-Mentre Potter e la Weasley potrebbero tranquillamente prendersi una
stanza.-
Hermione sorrise, aprendo gli occhi su un devastato cortile scolastico
colmo di feriti e prigionieri.
La parte centrale del castello che dava sul cortile ospitava i
meccanismi del grande orologio di Hogwarts, un immenso disco bianco che
ticchettava sopra le loro teste, mentre una serie di finestre
dall'aspetto piuttosto anonimo permettevano una perfetta visuale
dell'ampia entrata esterna.
-Dopo tutto quello che è successo, Ginny e Harry sono le
ultime persone che dovrebbero attirare la tua attenzione.-
-Mi preoccupo per i tuoi amici.- fu la candida risposta di Draco.
-Davvero? Generalmente tu ti preoccupi solo di te stesso.-
-Mi sembra ovvio, non ci sarebbe nessun altro a farlo al posto mio.-
Ne era profondamente convinto, Hermione poteva sentirlo nel suo tono.
-Non è la prima volta che lo dici.-
-Perché non è la prima volta che succede.-
Abbassando il capo verso di lei le sfiorò una tempia con le
labbra, respirando il profumo dei suoi capelli come se al momento non
ci fosse nulla di più importante da fare.
-Quindi... è la prima volta che qualcuno si preoccupa per
te?-
Le mani dello Slytherin scesero ad accarezzarle i fianchi, stringendo
le dita attorno alla stoffa morbida della gonna desiderando di poterla
far svanire con un semplice tocco. E a dire il vero avrebbe potuto...
ma sarebbe finita male, con uno schiantesimo in fronte, ad esempio.
-Si.-
-Non ci credo.-
-Sopravvaluti mia madre.-
-Eppure hai capito subito a chi mi riferissi.-
-Sei una Gryffindor, i tuoi pensieri sono prevedibili.-
Troppo stanca per mandarlo al diavolo, Hermione si limitò a
colpirlo svogliatamente sul braccio, con un movimento lento e goffo che
da solo spiegava quanto fosse provata dagli ultimi avvenimenti.
Grimlore, Hogwarts, Draco, le battaglie... i segreti.
Era stata messa alla prova su ogni fronte.
-Dove ti fa male?-
-Testa.- mugugnò Hermione, voltandosi nel suo abbraccio per
portare il capo contro la sua spalla.
-Solo?-
Salì a circondarle le spalle con le braccia, Draco, mentre
le labbra scendevano su quelle della strega in un bacio leggero.
-E qualche altro livido... ma nulla di serio.-
Con una mano piegata contro la sua testa, Hermione portò
Draco nuovamente sulle sue labbra, approfondendo un bacio che aveva
immaginato di dargli non appena lui si era alzato dal suo corpo steso a
terra, nella profondità della camera dei segreti.
Non lo aveva mai visto così preoccupato.
-E anche tu sei ferito.-
Non le era sfuggito il gemito di dolore che aveva inutilmente cercato
di trattenere quando aveva dovuto aiutarla ad alzarsi.
Cauta, gli sfiorò una spalla con tatto, osservandolo
attentamente in faccia.
Lo sforzo per non prodursi in una smorfia era lodevole, doveva
ammetterlo, ma comunque ben visibile ai suoi occhi.
-Ti sei fatto male quando ti sei gettato su di me.-
-Non sei poi così morbida come ricordavo.-
-Hai finito di scaricare la tensione facendo il cretino?-
In risposta, Draco le morse impertinente il labbro inferiore,
baciandola subito dopo in un modo che Hermione avrebbe solo potuto
definire come maliziosamente intenso.
Premendosi contro di lui, lasciò scivolare una gamba tra le
sue, ricevendone in cambio un gemito di roco piacere.
Fu facile dimenticare il dolore fisico e morale per immergersi in quel
torpore famigliare, lasciando che la mente vagasse verso pensieri che
con la guerra non avevano nulla a che fare.
-Draco...-
Una mano scese a racchiuderle un seno nel palmo, esercitando quella
giusta dose di pressione che la spinse ad inarcarsi verso di lui,
facendole desiderare di trovarsi altrove, in un posto dove nessuno
avrebbe potuto disturbarli.
Sentì le dita di Draco tra i capelli quando ancora le sue
labbra stavano accarezzandogli il collo, perdendosi in quel calore
sicuro che non avrebbe voluto mai e poi mai abbandonare... ma che il
suo ragazzo biondo interruppe in modo brusco, improvviso.
-Che succede?-
Lo sguardo serio di chi avrebbe voluto rimproverarla senza remore si
spostò dal suo volto alle punta delle dita che aveva appena
ritratto dai suoi capelli.
Strofinando i polpastrelli l'uno contro l'altro, Draco tastò
la viscida consistenza del sangue.
-Sei ferita.-
Ora il dolore alla testa aveva una causa più che concreta.
-Come dannazione hai fatto a non accorgertene prima?-
Il tono brusco della domanda aveva un sottinteso ben preciso: come
dannazione ho
fatto a non accorgermene prima?
Mani strette attorno alle spalle, la stava spingendo con forza
attraverso i corridoi non più deserti della scuola,
pilotandola senza troppi complimenti in infermeria.
-Draco, avranno spostato molti feriti più gravi di me in
infermeria...-
-Non m'importa.-
Hermione constatò con una notevole stretta allo stomaco che
più si addentravano all'interno del castello, più
le facce che li osservavano si facevano famigliari e ansiose,
totalmente stranite nel vedere i due Caposcuola agire ancora
più bizzarramente del solito.
-Hey, Malfoy, cosa diamine credi di fare?-
Gryffindor.
Gryffindor ovunque.
-Non preoccuparti, Seamus!- gridò Hermione, voltando la
testa in direzione del compagno ampiamente superato dalla falcata
decisa di Draco. -Va tutto bene!-
Nemmeno una disinfestazione sarebbe servita a ripulire il castello.
-Andrà bene quando ti avranno ricucito la testa.-
-Non è rotta.- protestò Hermione -Non molto.-
La zona dell'infermeria era più caotica di quanto previsto.
Una serie di medimaghi del San Mungo era riuscita a entrare nel
castello per occuparsi del trasferimento dei feriti, raggruppandoli su
barelle incantate che li avrebbero trasportati all'esterno del
perimetro del castello, dove sarebbe stato possibile smaterializzarsi.
-Forse dovremmo tornare da Mirie.-
-Per cosa?-
Uscita con fatica dalle porte dell'infermeria, la strega li aveva
individuati facilmente, fermandosi a un passo dal travolgerli.
-Che ci fate qui?-
Il grembiule da medimaga sporco di sangue e i capelli biondi meno
lucidi e vaporosi del solito, sembrava esausta.
A giudicare dalle occhiaie scure sotto gli occhi e l'espressione tirata
del volto, non doveva essersi fermata un solo secondo per riposare.
-Qualunque cosa ci facciano, non è affar tuo.-
Christopher la raggiunse subito dopo, poggiandole le mani sulle spalle
in un gesto di possessiva protezione talmente evidente da non poter
essere ignorato.
-Devi riposare.-
-Devo lavorare.-
-Devi ricucirle la testa.-
Hermione, dal canto suo, avrebbe solo voluto dormire.
Che ore erano? Aveva completamente perso la cognizione del tempo.
-Io sto...-
-Sanguinando.-
Le dita di Draco, ancora sporche di sangue secco, saettarono sotto gli
occhi della medimaga come spiegazione sufficiente.
-Entra.-
Liberatasi con facilità dalle mani di Christopher,
più gentili di quanto apparissero in apparenza, Mirie
rientrò in infermeria con passo sicuro, richiamando a
sé il necessario per un medicamento all'apparenza non troppo
impegnativo.
Dietro di lei, Christopher precedette i ragazzi in un inseguimento
fatto di petulante preoccupazione.
In modo del tutto istintivo, Hermione si ritrovò ad
osservare il mago e poi Draco, considerando quanto quei due potessero
essere simili.
-Le ferite alla testa sanguinano sempre più delle altre, ma
il taglio non è grave.-
-Sapevo che Draco si stava agitando troppo.-
Chiuse nell'ufficio di Madama Chips, Hermione e Mirie avevano bandito
dalla stanza le due figure più ingombranti di cui avessero
conoscenza.
-Lui ne sembrava sconcertato quanto te, credimi.-
Seduta sul piccolo letto a una piazza che Madama Chips teneva sempre
pronto per le inaspettate notti di veglia, la Gryffindor teneva il capo
ben chino verso le mani delicate di Mirie, intenta a spalmarle un
unguento dall'odore poco piacevole sulla ferita.
-Lo credo bene.- sorrise Hermione -La nostra situazione è
piuttosto... inusuale.-
-Ne so qualcosa.-
Alzando nuovamente il capo e scostandosi i capelli dal volto, la
Gryffindor non poté fare a meno di osservare la strega con
aperta curiosità.
Voleva porle delle domande, ma non voleva sembrare indiscreta.
Voleva sapere, ma non con il rischio di sembrare invadente.
-Christopher sembra piuttosto affezionato a te.-
Prendere un argomento alla larga non era mai stata la
specialità di un Gryffindor e, oltretutto, la vicinanza
totalmente indelicata di Draco stava peggiorando le sue doti
diplomatiche.
-A volte vorrei che sembrasse discreto, ma non mi farà mai
tanta grazia.-
Ancora una volta, Hermione si ritrovò a osservare con
attenzione quel volto dai tratti quasi troppo giovani per appartenere
ad una persona così pratica dei fatti della vita.
Era come se qualcosa l'avesse fatta crescere troppo in fretta. Oppure...
-Lui è particolare.- si sforzò di minimizzare,
Hermione -E piuttosto misterioso. Ci ha detto di avere alle spalle
esperienze di qualche secolo, cosa che ci ha piuttosto incuriositi.-
-Ma davvero?-
Si stava ripulendo le mani, Mirie, osservando la giovane strega con
sguardo calcolatore e al tempo stesso cristallino.
-Davvero.-
-Sei molto sveglia, Hermione.- sorrise la bionda -Sarei curiosa di
sapere cosa ne pensi di questa storia.-
Riflettendo su quanto sincera potesse essere, la Gryffindor decise di
rischiare.
-Penso che le voci su una possibile amicizia tra Christopher e Nicholas
Flamel siano vere.- iniziò -E credo che, nonostante la
longevità di un mago possa raggiungere picchi molto alti,
sia stato aiutato dalle scoperte dell'alchimista per cose che vanno ben
oltre le sue abilità magiche. Credo anche che Silente lo
abbia conosciuto grazie alla loro amicizia comune e sia rimasto colpito
dalle sue abilità, tanto da ritenerlo un potenziale alleato
di cui potersi fidare.-
Albus Silente non concedeva la sua fiducia alla cieca, doveva conoscere
Christopher molto bene.
-Vorresti sapere se anche Christopher ha potuto godere dei benefici
della pietra filosofale?-
-La mia è semplice curiosità.- scosse le spalle,
Hermione -E, a dire il vero, vi ho sentiti parlare...-
-Quando lo stavo medicando?-
-Si.- ammise Hermione, con un pizzico di vergogna.
-Vedi, Christopher fa parte di una famiglia importante che tramanda il
suo tipo di mestiere
da generazioni.- spiegò Mirie,
sedendosi accanto a lei -Lui non è mai stato contrario a
portare avanti questo tipo di tradizione, come puoi vedere si diverte
molto a fare ciò che fa... anche quando rischia di perdere
la sua stupida testa. Eppure non si è mai mostrato incline
alla fuga.-
Fermandosi ad osservare per un attimo il legno della porta, Mirie
sembrò propensa ad aprirla... ma si trattenne stringendo a
pugno le mani.
-La sua bravura e la sua innegabile voglia di vivere lo hanno sempre
spinto a superare i limiti, tanto da diventare amico di Nicholas Flamel
e qualsiasi altro personaggio illustre fosse abbastanza degno di stima
e di sapienza da poter essere avvicinato. Ha imparato molto da loro, da
chiunque potesse insegnargli qualcosa, rimanendo un amico fedele e
contraccambiando con il suo tipo di conoscenza magica.-
-Un incontro di cervelli...- sussurrò Hermione, segretamente
attratta dalla prospettiva di partecipare ad un incontro simile, ben
più interessante delle piccole riunioni segrete di Slughorn.
-Già.- rise Mirie -Seppure quello di Christopher sia
evidentemente danneggiato. Lui e Flamel erano riusciti a ricavare un
distillato della giovinezza, un surrogato perfetto della pietra
filosofale. Ne erano entusiasti, a sentire Christopher, e non fatico a
crederlo.-
-Ed ecco spiegato il mistero di Christopher.-
-Quasi.- annuì Mirie -Iniziò ad assumerlo a
intervalli regolari, testandone gli effetti ad ogni assunzione. Per
secoli ha trangugiato quella pozione come se fosse acquaviola,
custodendone gelosamente la ricetta. Quando lo conobbi, non avevo idea
del tipo di persona che mi trovavo di fronte.-
Lo sguardo della strega era perso, fisso contro il muro spoglio di
fronte a lei, immersa in un ricordo che Hermione poteva solo tentare di
mettere a fuoco con la sua immaginazione.
-Io ero un'apprendista medimaga, nelle Highlands, a servizio di un
accampamento allestito a fronte di una faida familiare tra due clan
confinanti. Christopher era stato chiamato per aiutare a vincere la
disputa... è così che ci incontrammo.
Entrò nel campo con una ferita alla testa piuttosto
profonda, si muoveva solo perché aveva abbastanza adrenalina
in circolo per farlo. Dovetti atterrarlo personalmente per farlo
stendere. Ero molto giovane, e lui diffidava della mia poca
esperienza... ma avevo ragione e lo rimisi in sesto in un paio d'ore.-
-Un modo interessante di conoscersi.- sorrise Hermione, scaldata in
qualche modo dall'espressione serena della medimaga.
-Indubbiamente.- concordò la strega -E' la stessa cosa che
pensai anche io. Faceva tutto parte del suo strano fascino,
così quando iniziò a corteggiarmi in modo
totalmente inopportuno e insistente non lo lasciai aspettare molto,
anche se forse avrei dovuto... ma che importava, sapevamo entrambi che
era solo questione di tempo. Qualsiasi forma di ritrosia prolungata
sarebbe stata una pietosa bugia.-
-Conosco la sensazione.- si ritrovò ad annuire Hermione,
sorpresa nel vedere espresso così bene a parole un
sentimento a cui ancora non aveva dato voce.
-Ma con il passare del tempo, degli anni a dire il vero, mi resi conto
che qualcosa non andava.- contemplando in modo quasi ossessivo la
trapunta del letto, Mirie sospirò pesantemente -Stando con
lui, avevo smesso di invecchiare.-
Presa in contropiede, Hermione la fissò confusa.
-Cosa...? Come...? Oh Merlino.-
-Il distillato.- annuì Mirie, capendo a quale conclusione
era giunta Hermione -Era solito mischiarlo ad innocue tazze di
tè senza che io sospettassi nulla.-
-Sapevi quanto spesso lo utilizzava su se stesso?-
-Lo capii solo dopo, a seguito di una sua candita confessione.- rise
Mirie, ancora incredula al ricordo di quel discorso incredibilmente
idiota. -Merlino, provai a ucciderlo sul posto, mi trattenne solo la
consapevolezza che lui lo aveva fatto per non dovermi perdere mai.-
E invece l'aveva persa lo stesso.
-Non lo hai più perdonato?-
-No.-
-Nemmeno ora?-
-Non lo so.-
Ma i suoi occhi parlavano chiaro. Se solo Christopher avesse potuto
vederla in quel momento, sarebbe stato un uomo felice. Forse proprio
per quello lei continuava a tenerlo a distanza.
-Lui ti voleva a ogni costo.-
-Ma volere qualcosa a ogni costo comporta sempre un prezzo, Hermione.
Sta a te decidere se pagarlo o meno.-
***
-Ti avevo detto che non era nulla di grave.-
Draco non le rispose nemmeno, limitandosi a controllarle la testa come
se il medimago fosse stato lui.
-Christopher se n'è andato piuttosto in fretta, deduco che
abbia origliato una conversazione poco piacevole.-
Lo Slytherin l'aveva raggiunta nell'ufficio di Madama Chips non appena
Mirie ne era uscita, notando immediatamente le espressioni poco allegre
delle ragazze.
Lasciar parlare due donne interessanti, a volte, era pericoloso.
-Come ti è sembrato?-
-Oserei dire... turbato.-
Più che normale.
-Allora? Devo somministrarti una dose di vertiaserum o vuoi dirmi da
sola di che si tratta?-
-Un giorno deciderò io di somministrarti del veritaserum e
allora dovrai rispondere a domande parecchio interessanti.-
Baciandole delicatamente il collo, Draco annuì sorridendo,
mentre Hermione si lanciava in un racconto piuttosto sconcertante sulle
origini di Christopher, non tralasciando nessun dettaglio.
-Era piuttosto ovvio, lui la segue come un cagnolino.-
Sdraiatosi sul letto, le braccia piegate dietro la testa, Draco aveva
ascoltato con attenzione quanto scoperto su Christopher.
-Lui la ama.-
-E' quello che ho detto.-
-Non proprio.- rise Hermione, perfettamente consapevole delle
difficoltà di Draco in campo affettivo.
-Punti di vista.-
Silenzioso, lo Slytherin si ostinava a tenere gli occhi chiusi, dando
l'illusione di essere sprofondato in un intenso stato meditativo.
Rendendosi conto che quella era la sua reazione tipo di fronte a un
qualcosa in grado di turbarlo, Hermione si chinò piano verso
di lui, accarezzandogli delicatamente una guancia con la punta del naso.
Erano soli, il ticchettio dell'orologio a muro ben udibile,
così la Gryffindor giudicò il momento
sufficientemente opportuno per avvicinarsi a lui come non avrebbe mai
potuto fare in pubblico.
-Sei teso.-
Lo Slytherin aprì gli occhi di scatto, guardandola divertito.
-E non sei così difficile da leggere.-
-Sono anche shockato.- aprì la bocca lui, spalancando gli
occhi in un finto moto d'orrore.
-Io ti ho detto cosa non andava, ora tocca a te.-
-Hai l'imbarazzo della scelta.-
Mordendosi il labbro, Hermione si sdraiò accanto a lui,
osservando con preoccupazione la porta.
-E'...-
-L'ho chiusa non appena sono entrato.-
-Non me ne sono accorta.-
Il ghigno di Draco si perse contro le sue labbra, confondendola
più di quanto non fosse già.
Poggiando una mano contro la sua guancia, Hermione lo scostò
da sé quel tanto che bastava per poter parlare.
-Nessuno di noi si è ripreso da quanto accaduto, tu non
più degli altri, ma ora sei persino più
preoccupato di prima.-
Gli aveva afferrato il mento tra le dita, guardandolo attentamente
negli occhi nel tentativo di spronarlo a parlare.
Non voleva farlo sentire in trappola... solo vagamente braccato.
-Non mi piace essere tenuto d'occhio.-
-Be' è quello che faccio con le persone a cui tengo, quindi
farai meglio ad abituartici.-
Scostandosi da lei con un gesto deciso, lo Slytherin si sedette sul
letto con un movimento fluido, poggiando la schiena contro il muro alle
sue spalle.
-Quando ho acconsentito ad aiutarvi a entrare nel manor ho
implicitamente voltato le spalle al mondo in cui sono cresciuto e a cui
sono sempre appartenuto, con l'unica alternativa di dover cambiare
fazione e lavorare... con voi.-
Solo esprimere quell'ultimo concetto era stato per lui uno sforzo
sovrumano.
-Lo avevo immaginato.- annuì Hermione, alzandosi a sua volta
e sedendosi al suo fianco, le gambe piegate contro il petto -Non ci
sono alternative.-
Tuttavia, il silenzio di Draco fu in grado di metterla in allarme.
-Non è vero?- gli chiese di nuovo.
-Ho chiesto a Christopher di insegnarmi tutto quello che sa, e lui ha
accettato.-
Se avesse ricevuto un colpo in testa in quell'esatto momento, sarebbe
stata meno sorpresa.
Rimase immobile, Hermione, fissandolo come se all'improvviso si
ritrovasse di fronte ad una persona con due teste.
-Quando?-
-Mezzosangue...-
-Quando?-
-Prima.-
-Oh, prima. Vuoi dire quando mi ha spinto in infermeria per poter
rimanere sola con lui?-
-Non è stato...-
-Stavamo cercando Mirie perché sapevi che così
avremmo trovato anche Christopher, vero? D'altronde lui la segue come
un cagnolino.-
-Ero davvero preoccupato per...-
-Per uno stupido taglio! E mentre mi facevo inutilmente ricucire la
testa tu decidevi di diventare un fuorilegge!-
Si era scaldata come era solita fare con Ron, quando pretendeva di non
farla arrabbiare dicendo qualcosa di immensamente stupido.
-Cosa credi che fossi, prima?-
Alzandosi rudemente la manica della camicia fino al gomito, Draco
scoprì il marchio nero in tutto il suo orrore.
-Avresti potuto essere uno di...-
-Voi? Per questo sei arrabbiata?-
La guardava con freddezza, ora, come se in un colpo solo avesse appena
distrutto tutta la stima che aveva potuto avere per lei.
-Mi sarebbe piaciuto.-
-Io non sono un Gryffindor.-
-Non è necessario...-
-E non sono amico di Potter, Weasley o, che Merlino me ne scampi,
Paciock.- chiarì -A diciassette anni posso già
vantare il titolo di ex-mangiamorte fuggitivo, non ho intenzione di
aggiungere anche il titolo di martire.-
Accaldata e nervosa, Hermione si rese conto di esserglisi seduta di
fronte per potersi indignare meglio.
-Non sono martiri e spero non lo diventino mai.-
Harry, Ron, Silente... l'intero Ordine della Fenice...
Scuotendo la testa, Draco si piegò su di lei, afferrandole
le mani con forza.
-So benissimo di cosa si occupano. E capisco che tu voglia farne parte,
non mi sono mai fatto illusioni sulle tue inclinazioni altruiste da
quando ti sei messa in testa di liberare tutti gli elfi del mondo, ma
quella strada non fa per me.-
-E' pericoloso.-
Gli strinse le mani così forte da vederlo muovere
impercettibilmente le labbra in segno di sorpresa.
-Non più che essere un Mangiamorte o uno degli uomini di
Silente.-
-Si ma tu e Christopher diventerete preziosi per chiunque combatta
questa guerra.-
-Per tua fortuna ho già deciso da che parte stare.- rise
lui, scuotendo la testa incredulo.
-Tutte queste urla per dirmi che sei preoccupata? E' la prima volta che
non arrivi dritta al punto.-
-Be' scusa se ci sono ancora notizie in grado di destabilizzarmi.-
Gli occhi lucidi le creavano qualche problema, così si
poggiò prudentemente a lui, nascondendo il volto contro la
sua spalla.
-Merlino, è andata anche peggio di quanto mi aspettassi.-
bofonchiò lui, le labbra immerse nei suoi capelli.
-Bene, ricordalo per la prossima volta.-
Il cuore le batteva forte, mosso da una preoccupazione che da quel
momento in poi sarebbe svanita solo alla fine della guerra.
-Adesso, però, vorrei ricordare qualcos'altro.-
Lasciando vagare una mano sotto la gonna, Draco le accarezzò
delicatamente una gamba, salendo fino all'interno coscia.
Iniziò ad accarezzarla lentamente, spostando l'altra mano
sotto le natiche, facendola sollevare lentamente su di lui fino a
stringerla sempre più vicino.
-Questo non è leale...-
I sospiri di Hermione s'infrangevano contro il suo collo già
umido di baci, mentre con le mani era impegnata a slacciargli la
cintura.
Non si muovevano in modo frenetico, non c'era fretta nei loro
spostamenti, ma solo un'inesorabile eccitazione da appagare al
più presto.
Hermione iniziò a dondolare su di lui non appena la cintura
finì a terra, gemendo piano contro il suo orecchio e
sentendo chiaramente la soddisfazione che lui ne provava.
Si, quel contatto le era mancato più di quanto avesse
realizzato sino a quel momento.
-Baciami...-
Impossibile capire chi lo avesse detto per primo, e poco importava.
Le loro labbra si incontrarono a metà strada, voraci e
impazienti come i movimenti dei loro corpi, ormai capaci di muoversi in
totale sintonia.
Occhi chiusi e nasi che si sfioravano ad ogni movimento dei loro volti,
Hermione poggiò una mano contro la parete fredda dietro le
spalle di Draco, grattandone con le unghie la superficie irregolare.
Stava perdendo coscienza del reale.
Di lì a poco sarebbe crollata su di lui senza ricordare
nemmeno il proprio nome.
-Questo Madama Chips potrebbe non perdonarcelo mai.-
Allarmata, Hermione prese a chiudersi freneticamente i primi bottoni
della camicia, quelli che Draco era riuscito a slacciarle per poter
più comodamente...
-Spero che Madama Chips non lo venga mai a sapere.-
Con calma, lo Slytherin si riallacciava la cravatta.
-Nessuno deve venirlo mai a sapere.- precisò la Gryffindor,
intenta a ricontrollare la stanza in modo ossessivo.
-Fai finta di nulla quando usciamo.-
-Perché, che altro dovrei fare?- rise Draco.
Hermione lo avrebbe insultato, tanto per mantenersi sul sicuro, ma non
ebbe la possibilità.
Un deciso colpo alla porta spense qualsiasi tipo di ilarità,
mentre la voce di Christopher giungeva ovattata alle loro orecchie.
-Non vorrei disturbare il vostro idillio, ma credo vogliate sapere che
Silente è tornato.-
NdA:
Lo so, Settembre è praticamente finito e le vacanze sono
finite da un mese buono, ma con settembre sono anche finite parecchie
delle mie ansie personali, quindi sono potuta tornare alla scrittura
decisamente più leggera. E direi che, se i conti non sono
sbagliati, posso ufficialmente annunciare che il prossimo capitolo
sarà anche l'ultimo.
Ebbene si, la conclusione è giunta. I nodi stanno venendo al
pettine e i nostri ragazzi stanno trovando la loro strada, ci sentiremo
meglio al prossimo giro per tirare le somme finali e dei saluti degni
di questo nome!
Un abbraccio ragazze!
|
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Capitolo 26 *** L'Ordine della Fenice ***
XXVI
L'ordine della fenice
“Voglio dire,
ci sono delle donne
che possono allocchire
gli uomini
senza dire niente, senza
muoversi,
senza domandare... gli
basta stare lì,
e gli uomini si
sentiranno come dei maledetti fessi
e okay, non
c'è storia...”
-Charles Bukowski-
Le porte di Hogwarts erano sempre state aperte a tutti, accogliendo le
più disparate forme di esseri umani, meritevoli e
discutibili. Non si erano chiuse nemmeno di fronte alla spropositata
inettitudine di Gilderoy Allock e lo spietato razzismo di Dolores
Umbridge, quindi fu naturale lasciare che ampie delegazioni di Auror,
studenti di Grimlore e Medimaghi entrassero e uscissero a proprio
piacimento.
Silente era tornato e non esisteva mago, a quel punto, che non si
fidasse del suo giudizio.
La gazzetta del profeta sembrava dare il meglio di sé a
colpi di titoli sferzanti e articoli ancora più al vetriolo
contro un Ministro apparentemente incompetente, tanto da trascinare
l'intera popolazione magica in dibattiti pubblici dalla vena
inconfondibilmente babbana.
Voldemort era tornato e immediatamente scomparso, non aveva lasciato
tracce che potessero mettere gli Auror su una pista anche solo
lontanamente attendibile, così il clima di incertezza che si
era respirato durante la prima grande guerra tornò a
impossessarsi della gente.
Alcuni genitori si erano presentati a Hogwarts per portare via i propri
figli, Slytherin principalmente, mentre altri avevano giudicato il
castello come una delle ultime fortezze in cui i Mangiamorte non
sarebbero riusciti a penetrare.
Perché Hogwarts aveva resistito e lo aveva fatto anche senza
Silente al suo interno. Questo era quanto la gente sapeva, e a loro
bastava.
Ma il tumulto e le indagini erano ben lontani dalla conclusione.
-Quanti ragazzini, oggi?-
-Tutti quelli del quinto anno Gryffindor e Ravenclaw.-
Ogni giorno, un nutrito gruppo di Auror utilizzava il terzo piano del
castello come base operativa per una lunga serie di interrogatori volti
a raccogliere testimonianze del giorno dell'attacco.
I feriti erano stati dislocati quasi tutti al San Mungo, mentre a
Hogwarts erano rimasti solo gli studenti che non necessitavano di
più di mezza giornata in infermeria.
-Hanno messo gli Slytherin con gli Hufflepuff, eh?-
-Si, domani, dalle due alle otto. Anche se in realtà sono
quasi tutti Hufflepuff. Non sono rimasti molti Slytherin a Hogwarts.-
Mirie controllava i fogli che aveva in mano con ossessiva precisione,
leggendo ciascun nome almeno due volte.
-Sai che non devi imparare la lista a memoria, vero?-
-Lo so.-
-E allora rilassati, sono solo marmocchi.-
-Devo controllare che i marmocchi si presentino tutti, e non ho la
minima esperienza nel trattare con loro.-
Nervosa, Mirie osservò con attenzione una serie di studenti
avvicinarsi in fila indiana, accompagnati dal professor Vitious.
-Sei un'infermiera, hai avuto a che fare con centinaia di bambini!-
-Si, e se si presentano con la testa spaccata so cosa fare,
altrimenti...-
La risata di Christopher era qualcosa che le sue orecchie non sentivano
da tempo.
Si impose di non voltarsi a guardarlo nemmeno per un secondo,
concentrandosi sul suo nuovo compito.
Tutti in quei giorni davano una mano come potevano, impegnandosi a
svolgere mansioni a cui erano evidentemente poco abituati.
Christopher l'aiutò con la conta dei ragazzi, rassicurando
Vitious che poteva lasciarli nelle loro mani e, per qualche ragione a
Mirie sconosciuta, il professore si fidò. Era sconcertante
constatare con quanta naturalezza la gente si fidasse di lui.
-Scioccante, vero, con quanta rapidità mi sia reintegrato in
società?-
-Hogwarts non è la società.-
puntualizzò Mirie, guardandolo finalmente in faccia -E non
esserne troppo orgoglioso, da quanto mi risulta hai passato gli ultimi
cinque giorni a darti alla macchia.-
-L'hai notato?-
Si era smaterializzato direttamente di fronte a lei, a pochi centimetri
dalla punta dei suoi piedi.
-L'hanno notato tutti.- minimizzò lei.
-Silente vuole che prenda il posto di Piton, sto evitando l'offerta.-
-Cosa?-
Lo sguardo sconvolto della strega gli disse di essere su un sentiero
pericoloso.
-Non puoi!-
-E per quale motivo, di grazia? Sarebbe più facile per me
tenere d'occhio il giovane Malfoy.-
-Perché ho accettato di rimanere a Hogwarts fino alla fine
dell'anno scolastico, come aiutante di Madama Chips.-
-E quindi?-
-E quindi tu devi andartene!-
L'aveva portata esattamente dove voleva lui.
Ammettere di non poter tollerare la sua vicinanza equivaleva a una
sconfitta.
-La mia vista ti è così insopportabile?-
Le braccia che si sfioravano, il respiro leggermente affannato...
Christopher era in gradi di riconoscere sul suo volto tutti i segni di
uno stato emotivo del tutto a suo favore. Eppure, nonostante tutto, la
paura e l'insicurezza lo spinsero ad avvicinarsi ancora di
più, afferrandola per le braccia onde evitare fughe
repentine.
-Dopo tutto questo tempo, mi odi ancora?-
Solo allora lo guardò davvero negli occhi, smarrita e con
ancora la domanda di Hermione a risuonarle in testa.
Non lo hai
più perdonato?
Sbattendo freneticamente le palpebre, la strega fissò lo
sguardo davanti a lei, contro lo sparato della sua camicia.
Sentiva le mani di Christopher artigliarla sempre più forte,
il suo respiro caldo su una tempia... e mentire, improvvisamente,
divenne troppo impegnativo.
-Se fossi riuscita a odiarti per più di un secondo netto,
non mi sarei mai lasciata riavvicinare.-
Entrambi troppo vulnerabili per parlare ancora, lasciarono che la
nostalgia di un tocco famigliare prendesse il sopravvento, portandoli
l'una tra le braccia dell'altro.
Il volto affondato nella sua spalla, Mirie si concesse di versare
qualche lacrima, per la prima volta consapevole di non dover affrontare
una notte di sofferenza e dubbi completamente sola.
Quando si chinò per baciarla, lei aveva già il
volto alzato verso di lui.
Solo l'apertura dell'ingresso che conduceva al piano indusse
Christopher a smaterializzarli altrove, in un posto più
tranquillo e appartato.
-Non c'è nessuno. Strano.-
-Ultimamente ti va tutto troppo bene, Draco.-
-Ah si, dici?-
Lo Slytherin pensò che solo uno di loro poteva avere un
concetto simile di fortuna.
Blaise e Theodore si erano offerti di accompagnarlo in missione,
strisciando fuori dai sotterranei per raggiungere i piani alti.
-Non posso credere che qualcuno viva in questo posto, è
decisamente trasandato.-
Anche Daphne si era unita alla gita fuori porta.
Insieme, il gruppo vagava per i corridoi del terzo piano, stando ben
attenti a tenersi lontano dalla stanza degli interrogatori.
Incontrare un Auror non sarebbe stata una bella esperienza,
fortunatamente la loro presenza a Hogwarts era stata notevolmente
ridimensionata dopo i primi giorni di allerta.
-E comunque, cosa stiamo cercando?-
Draco rivolse a Blaise uno sguardo significativo.
-Tesoro, lo saprai quando ci arriveremo.-
Nessuno l'aveva invitata, nemmeno il suo premuroso ragazzo,
così fu facile per Draco immaginare il motivo della sua
improvvisa aggregazione.
-Lei non verrà, quindi hai solo sprecato tempo, Daphne.-
-Stiamo per caso parlando della tua ragazza, Draco?-
L'innocente domanda di Theodore scatenò negli altri un moto
di sottile ilarità.
Draco Malfoy fidanzato con una ragazza in grado di disapprovare ogni
suo passo... che spettacolo.
-Si.- masticò il biondo, facendo cenno agli altri di
seguirlo.
Estraendo la bacchetta, aprì senza troppe cerimonie la porta
di una stanza a lui famigliare. Era lì che Piton aveva
riunito lui e Potter per annunciare il suo piano di invasione nella
roccaforte del Lord Oscuro, ed era lì che riposava la mappa
di Malfoy Manor. Casa sua, di nuovo.
-Ero certa venisse.- si lamentò Daphne -Questa effrazione
non dovrebbe allettare qualunque Gryffindor?-
Aiutato da Theodore, Draco iniziò a perlustrare vecchi
cassetti e la moltitudine di fogli sparsi sull'unica scrivania presente
nella stanza.
-Anche la compagnia di Harry Potter è allettante per
qualunque Gryffindor.- spiegò Blaise, con tono estremamente
ragionevole.
La polvere gli stuzzicava il naso in modo molto fastidioso,
costringendolo a sbuffare ripetutamente.
Che situazione...
-Tanto quanto quella di Weasel?- domandò la bionda, in modo
del tutto innocente.
Una mappa di quel valore persa tra lurida immondizia...
-Quasi. Da quando qualcuno
ha iniziato a chiamarlo Re, la sua
popolarità ha subito un'impennata notevole.-
-Draco, sei sicuro che la mappa...-
Ma la domanda di Theodore venne troncata dallo scoppio d'ira di uno
Slytherin dall'udito incredibilmente ricettivo e la pazienza di uno
squalo preso all'amo.
-Se proprio avete deciso di non essere d'aiuto, andatevene!-
Gli risero in faccia, ovviamente, senza darsi la pena di inventare
scuse a cui non avrebbe creduto nessuno.
Non funzionava a quel modo tra gli Slytherin.
-Avete bisogno di aiuto?-
Apparsi dal nulla, letteralmente, i tre Gryffindor più
odiati da quasi ogni Slytherin stavano sulla porta.
I sorrisi soddisfatti di Harry Potter e Ron Weasley erano da soli una
miccia perfetta per accendere un qualunque tipo di discussione.
-Che ci fa qui?-
Ignorarli era sempre e comunque una buona mossa, almeno in presenza di
Hermione che, quasi sicuramente, non avrebbe apprezzato lo scontro.
-Malocchio ha voluto vederci.- alzò le spalle lei, come se
la cosa non fosse di nessuna importanza.
-Moody è qui?-
Blaise non sembrava propriamente a suo agio e, a ben vedere, nemmeno i
suoi amici.
-Per quale motivo?-
In qualità di unico membro responsabile del proprio gruppo,
Theodore era già pronto a trascinare tutti in una
precipitosa fuga.
-Nulla che vi riguardi.-
L'ammonizione di Harry e Ron, scandita in perfetta sincronia, non fece
che destare sospetti.
-O che ci interessi.- intervenne Daphne, decisamente impegnata a
squadrare Hermione dall'alto in basso.
-Ti serve qualcosa, Greengrass?-
L'atteggiamento ostile di quello scambio di convenevoli spiegava per
quale motivo le due ragazze non si fossero mai rivolte la parola prima
di quel momento.
Draco non avrebbe saputo come definire l'ostilità che
scaturiva dagli occhi delle due ragazze, ben consapevole di essere
molto lontano dal comprendere i meccanismi che regolavano le
già poco chiare antipatie femminili.
-A tutti
sarebbe servito che voi non commetteste questa immane
sciocchezza.-
La schiena dritta e l'espressione di marmo, Daphne uscì
dalla stanza con evidente sdegno, muovendo senza sforzo la lunga chioma
bionda a ritmo di ogni passo.
Harry e Ron si erano persino scostati per lasciarla passare,
sogghignando leggermente di fronte a quella presa di posizione
notevole. Tuttavia, bastò un solo sguardo di Hermione per
riportarli all'ordine.
-Noi andiamo.- annunciò Harry -Ci vediamo in sala grande.-
Lui e Ron la salutaromo con un cenno del capo e, dopo essersi tutti
cordialmente fulminati con lo sguardo, lasciarono la stanza nella quale
non erano mai veramente entrati.
-Blaise, segui Daphne e vedi di tenerla d'occhio.- ordinò
Draco, osservando l'espressione seccata di Hermione -E tu, Theodore,
segui Blaise. Mi serve che ritroviate un minimo di sanità
mentale.-
I due ragazzi annuirono seccamente, producendosi nello stesso gesto in
direzione di Hermione, considerandolo sufficientemente accettabile per
congedarsi.
-Che le prende?-
-Che ci fai qui?-
-Prima tu.-
No, il tempismo non era decisamente il loro forte.
-Daphne è solo nervosa per via di Pansy.- spiegò
Draco -A quanto pare ha deciso di dare un'altra possibilità
al suo ex, trascurando la sua migliore amica.-
Inutile dire che per lui l'intera situazione era una sciocchezza.
-Oh, si, mi è capitato spesso di vedere Siebel in questi
giorni, nemmeno lei sembra molto contenta.-
-Siebel? Ti stai facendo amicizie nuove, mezzosangue?-
-Non è poi così insopportabile.-
L'atmosfera si era fatta leggera, tanto da portare Draco ad avvicinarsi
a lei con la consueta calma.
Di nuovo, stava per porle la stessa domanda di poco prima, ma Hermione
lo fermò ancora prima che potesse aprire bocca.
-Cercavi la mappa del Manor, vero?-
La estrasse da sotto la giacca, esattamente in corrispondenza dello
stemma dei Gryffindor, piegata con cura e illesa.
L'aveva trovata prima di lui.
-Per quanto apprezzi il gesto, dubito tu sia venuta per questo.-
Le labbra piegate nell'accenno di un sorriso, Draco dispiegò
la pergamena fino ad aprirla completamente. Perfetta come la ricordava.
-Immaginavo volessi distruggerla, ma non ne ero del tutto certa.-
Un verso di scherno seguì la sue parole, portandola a
roteare gli occhi proprio come se si trovasse di fronte il vecchio
Draco.
-Okay, ne ero certa, ma pensavo... penso, sia tu a doverlo fare.-
-A questo posso credere.-
Stringendo la presa sulla bacchetta, mormorò a fior di
labbra l'incantesimo. Un piccolo buco dai bordi irregolari
iniziò a espandersi dal centro della mappa, incandescente e
fumante come il foro provocato da un getto acido.
In pochi istanti, dei segreti di Malfoy Manor non rimase nulla.
-Sollevato?-
-Tu che dici?-
Si sorrisero, allontanandosi dalle ceneri fumanti e avvicinandosi alla
porta per controllare un corridoio vuoto.
-Andiamo prima che qualche Auror ci veda e inizi a fare domande.-
-Non importa, abbiamo un alibi perfetto.-
-Davvero? E sarebbe?-
L'attirò tra le sue braccia come se pesasse tanto quanto una
piuma, stringendola abbastanza forte da farle credere che le sarebbe
rimasto qualche segno.
-Qualcosa di molto divertente.-
-Qualcosa che potremmo fare anche altrove.-
Si baciarono sospirando l'uno nella bocca dell'altro, sempre sollevati
di poter trovare momenti di calma incontaminata, senza tensioni tra
case o sguardi indiscreti che iniziavano a porsi domande.
Nessuno osava chiedere ad alta voce, né a loro né
agli amici, ma il sospetto dilagava a macchia d'olio.
-Prima o poi qualcuno ci additerà urlando al sacrilegio.-
sorrise Hermione, staccandosi lievemente da lui per potergli
accarezzare il collo con le labbra.
-Preferirei che ci rimanessero secchi.- sibilò Draco,
già abbastanza contrariato dall'atteggiamento di Daphne.
Anche se, per contrasto, le sue sfuriate scatenavano atteggiamenti
più comprensivi da parte di Theodore, Blaise e persino Pansy.
-E io preferirei un atteggiamento maturo, ma nessuno dei due
avrà quello che vuole.-
-Sbagli, io ho già quello che voglio.-
La voce roca di Draco le sfiorava le orecchie in un allettante
sussurro, facendole desiderare di trovarsi in un posto sufficientemente
discreto da meritare poca attenzione... ma così non era.
-Andiamocene, il discorso di Silente inizierà tra poco.-
***
Da quando Albus Silente era tornato a Hogwarts, il morale era di nuovo
alto.
Gli studenti di Grimlore che ancora non erano rientrati a Blackwood
avevano trovato un'accoglienza in grado di spiazzarli, mentre tutte le
case della scuola si erano impegnate per farli sentire i benvenuti.
Non esistevano distinzioni in quei giorni, se non per gli Slytherin. Ne
erano rimasti pochi, prevalentemente degli anni inferiori, e con la
scomparsa ingiustificata di Piton serviva tutta la vigilanza di cui era
capace Minerva McGranitt per prevenire incidenti diplomatici assai poco
graditi.
Ma Silente teneva le redini con decisione, comunicando quotidianamente
con gli Auror e il preside Grendel, impegnato a Grimlore in una
radicale riorganizzazione dell'istituto.
Si, il cambiamento era nell'aria.
-Oh, accidenti! Non riusciremo nemmeno a entrare!-
Da quando il preside era rientrato, quella era la prima volta che
teneva un discorso riassuntivo della situazione, nonostante avesse
già incontrato una delegazione di genitori due ore dopo che
la sua presenza a Hogwarts era stata resa nota.
-Che peccato...-
-Draco.-
Sembrava che ogni studente di Grimlore fosse presente, riempiendo ogni
spazio vuoto della sala grande.
Da lontano, Hermione riuscì a vedere i suoi amici riuniti al
tavolo Gryffindor, festanti e intenti a invitare a sedersi accanto a
loro un gruppo di ragazzi che lei conosceva bene.
Siebel si era scoperta incredibilmente tollerante nei confronti dei
Gryffindor, trovandoli abbastanza interessanti da meritare un minimo
della sua cortesia, così li raggiunse senza esitazione
quando la chiamarono, sedendosi accanto a Ginny... mentre Isbel e
Alexander, arrivati il giorno prima con il padre di lui, avevano
rapidamente attirato l'interesse generale.
Isbel non si nascondeva più sotto le false spoglie di
ragazza impacciata e trasandata, portando Alexander a cimentarsi in una
vigilanza che Moody avrebbe definito “costante”. Il
fatto, poi, che giungessero a Hogwarts potendo già contare
sull'approvazione di Hermione Granger era una ulteriore motivazione per
volerli al tavolo rosso-oro.
Solo alcuni mancavano all'appello.
Audrey, Margaret, Ethan, Leonard, Nathan... loro erano rimasti a
Grimlore, coinvolti in prima persona nella nuova politica della scuola.
Avevano combattuto, persino, quando l'istituto era stato
attaccato.
-Raggiungili, se vuoi. Io non mi muovo da qui.-
Draco sembrava voler mettere radici di fronte all'ingresso della sala,
dietro a studenti sconosciuti che sorridevano al soffitto. Nessuno dei
nuovi ci si era davvero abituato.
-Non importa, resto con te.-
Non lo guardò mentre lo disse, rivolse solo uno sguardo
distratto al tavolo Slytherin, afferrando al volo del perché
dell'atteggiamento restio di Draco.
Dominique Lambert e Pansy Parkinson stavano seduti accanto a Theodore e
Blaise, del tutto inconsapevoli che i due ragazzi servivano a
stemperare l'ira di Daphne, sempre meno contenta della situazione.
-Perché Daphne la prende così male?-
-Perché è una ragazza.-
L'espressione severa di Hermione gli disse che, chiaramente, quella era
la risposta sbagliata.
-Daphne odia i cambiamenti, tanto quanto odia la serenità di
Blaise nell'accettarli.-
-Si sente sola!-
Era così semplice da dire, eppure per uno Slytherin sembrava
immensamente complicato.
-Suppongo che si possa dire anche così.- ammise Draco,
riluttante.
La sua compostezza, a volte, era un qualcosa di estremamente divertente.
-Il vecchio sta entrando.-
Il vociare degli studenti perse d'intensità nel momento
esatto in cui Silente fu in vista.
Un tocco di bacchetta, e la sua voce risuonò in tutta
Hogwarts.
I tempi difficili in cui
ci accingiamo a vivere richiederanno un grande
sforzo da parte nostra, uno sforzo collettivo che dovrà
vederci uniti nella lotta.
Hogwarts e Grimlore e
chiunque voglia unirsi a noi, tutti saremo
responsabili del futuro che costruiremo per l'intero mondo magico...
piegarsi alle avversità della lotta non è
qualcosa che di fronte all'attuale stato delle cose possiamo
permetterci. Solo continuando a lottare, uniti e consapevoli, potremmo
uscirne liberi.
Libertà.
Libertà dall'ombra di Voldemort e dei Mangiamorte...
entrambi conoscevano quelle parole, le avevano già sentire.
Erano stati a colloquio con Silente la sera stessa del suo ritorno,
assieme a Harry, Ron e Christopher.
La stanchezza del preside era palpabile, il volto magro e gli occhi
scavati erano solo le prove più evidenti del suo stato di
spossatezza.
L'ordine gli copriva le spalle a ogni passo, ma a nessuno sembrava di
fare abbastanza.
-Non è nulla di nuovo per noi.-
Draco si allontanò dall'ingresso della sala, sicuro che il
discorso non si sarebbe nemmeno lontanamente avvicinato a quanto era
stato detto loro in via del tutto confidenziale. Quel tipo di
confidenza e fiducia che i Gryffindor erano abituati a ricevere in
qualsiasi momento.
-Va bene, andiamo.- acconsentì Hermione, riuscendo a
stupirlo una volta di più.
Era certo che, pur sapendo già cosa avrebbe detto il
preside, sarebbe voluta rimanere.
Invece...
-Dobbiamo parlare.-
Espressione seria, voce bassa, occhi socchiusi...
No, non sarebbe stata una giornata facile per lui.
Seguendola, con la mente andò indietro al colloquio con
Silente, riesaminando le sue parole nella propria testa.
L'anziano mago aveva confermato la veridicità del piano in
cui aveva deciso di coinvolgere Christopher, spiegando a tutti la
potente magia degli Horcrux.
Aveva visto Potter rivolgersi a quell'uomo con deferenza ma al tempo
stesso riuscendo a non provare alcun senso di timidezza o inibizione,
dando a intendere che colloqui simili, per lui, non erano altro che
normale routine.
Oh certo, lui lo aveva sempre saputo, ma prendervi parte attiva era
stato come risvegliarsi da una visione sfocata.
Era stato deciso che l'obbiettivo principale, da quel momento in poi,
sarebbe stato quello di riunire e distruggere gli Horcrux, come se
fosse stato facile e poco gravoso... eppure, nessuno prese nemmeno in
considerazione l'idea di dare del pazzo al vecchio.
La fiducia che tutti riponevano in lui era disarmante.
Così si era ritrovato invischiato in qualcosa di nuovo,
qualcosa da cui un tempo sarebbe fuggito a gambe levate, raggiungendo i
suoi genitori in qualunque rifugio si fossero barricati.
Ma ormai non poteva più.
Per lui era troppo tardi.
Hermione gli afferrò una mano sorridendogli, trascinandolo
sotto le arcate del portico che dava sul cortile interno, completamente
deserto.
-Vuoi dirmi cosa stavate confabulando con Moody?-
-Si.- annuì lei, un sorriso nervoso a tentare di
tranquillizzarlo. -E voglio che tu ricordi quello che mi hai detto.-
-A cosa ti riferisci?-
Non era mai stato tanto sospettoso come in quel momento.
Manipolare frasi o intere conversazioni era l'arma preferita di
qualsiasi donna.
-A quando mi hai detto che eri perfettamente consapevole delle mie
“inclinazioni altruiste”. Inoltre, vorrei
ricordarti che non sei ancora stato schiantato dalla sottoscritta a
causa del tuo dubbio apprendistato con Christopher.-
Di male in peggio.
-Spara, Granger.-
-Moody ha chiesto a me, Harry e Ron di entrare a far parte dell'Ordine
della Fenice- buttò fuori -E noi abbiamo accettato.-
Trattenendo bruscamente il respiro, Draco riuscì solo a
maledire l'intera casata Gryffindor prima di esternarle la sua
illuminata opinione in materia.
Donne. Casa. Al sicuro.
Un mucchio di parole sconnesse che Hermione fece finta di non sentire,
evitandogli molto magnanimamente uno schiantesimo.
NdA:
Ultimo capitolo on line! Ma non ultimo aggiornamento, perché
a breve
giungerà anche l'epilogo, per chiudere a dovere
la
storia. Mi ci è voluto poco per capire che era necessario,
ed è già in scrittura, quindi non dovrete
aspettare tempi biblici.
Questo vuol dire che anche i ringraziamenti slittano, ma già
ora ringrazio tutte voi che avete letto e avete sopportato la pazzia
del 99% dei miei personaggi.
Alla prossima, e ultima, volta!
Celyan.
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Capitolo 27 *** Epilogo ***
Epilogo
“Qui riesco
quasi a concepire
come un amore possa
durare tutta una vita:
mentre finora ero
assolutamente convinto
che nessun amore potesse
resistere un anno.”
-Emily Brontë-
Fila e fila di ampolle contenenti liquidi colorati e fumanti, ecco il
sogno di qualunque pozionista.
Sicuramente doveva essere stato il sogno di Severus Piton che, con
precisione maniacale, aveva riempito il suo ufficio di preparati
dall'aria letale e forse anche scaduti, già,
perché una sostanza melmosa dall'odore nauseabondo doveva
certamente essere qualcosa di andato a male.
Con un cenno della bacchetta, Hermione chiuse la porta che dava
all'interno dell'ufficio del professore, scappando da una sensazione
poco piacevole.
Si sentiva un'intrusa.
Dal basso della sua posizione, seduta a terra in quello che doveva
essere il laboratorio segreto di Piton, proprio dietro al suo ufficio,
la Gryffindor guardava assente fuori dalla finestra.
Pioveva da giorni, senza sosta.
Il rumore delle gocce che battevano sul vetro e il grigiore del tempo
erano solo alcuni dei fattori che contribuivano a rendere inquietante
quel posto.
Gli ingredienti per le pozioni più complicate erano tenuti
in barattoli trasparenti posti in modo abbastanza precario su mensole
di legno che circondavano la stanza, incrostate di polvere e ragnatele
da cui pendevano piccoli ragni immobili. La mobilia, invece, costituita
dallo stesso legno delle mensole, era evidentemente antiquata e colma
di appunti, senza contare la meticolosa divisione con cui erano
catalogati gli ingredienti secchi.
Hermione non voleva credere che, da qualche parte, vi fossero anche
quelli vivi.
Eppure, nonostante la precarietà della stanza rasentasse
quella de La Tana, il pavimento era lucido e pinto, al pari del bancone
su cui bollivano le pozioni.
Sospirando, Hermione si alzò per controllare la temperatura
dei due composti, unico segno che qualche minuto prima Draco doveva
trovarsi lì.
Le aveva dato appuntamento proprio quella mattina, invitandola
nell'antro oscuro che Christopher ormai utilizzava al posto di Piton e
dove, da una decina di giorni a quella parte, lo iniziava ai segreti
del mestiere.
La McGranitt si era totalmente rifiutata di mettere a disposizione la
sua aula.
Accanto a lei, sopra uno sgabello dall'aspetto piuttosto malandato,
stava una copia della Gazzetta del Profeta su cui le cadde lo sguardo.
In prima pagina campeggiava una foto di Grimlore a portone spalancato a
macerie tutte attorno. A quanto pareva il Ministro aveva attuato una
politica di riappacificazione che stava dando i suoi frutti.
-Accidenti!-
Abbassando il fuoco sotto i calderoni, ridusse gli scoppiettii di una
bollitura precoce.
-Stupide pozioni...-
Nonostante eccellesse nella materia, non era minimamente capace di
goderne.
L'umidità dei fumi la fece tossire, senza contare l'effetto
che quelli avevano avuto sui suoi capelli. Con fastidio, la strega li
riavviò dietro le spalle, toccandosi nervosamente la base
del collo coperta da una garza.
-Insulti le mie pozioni, Granger?-
Entrato nella stanza con passo disinvolto, Draco sembrava inconsapevole
del nervosismo della sua ragazza.
-Sono rimasta ad aspettarti almeno mezz'ora senza avere la minima idea
di cosa fosse questa roba!-
E quindi senza sapere come intervenire in caso di bisogno.
-Hai abbassato il fuoco, va bene.-
La camicia bianca che usciva malamente dai pantaloni e il blazer
piegato in una mano erano un chiaro segno di quanto Draco si stesse
impegnando in... in qualsiasi cosa facesse.
-Sei stanco.-
Pallido, più del solito, le sorrise.
-Mi hai aspettato.-
Grazie.
Le si avvicinò senza scomporsi, cingendole la vita con il
braccio libero e baciandole una tempia.
-Di solito non lasci mai le pozioni incustodite.-
Avvertì il sospiro di Draco sulla guancia, poco prima che le
loro labbra si incontrassero.
Qualcosa, nella rigidità dei suoi movimenti, le disse che
era nervoso.
-Mi sarebbe seccato molto doverle rifare, inoltre sapevo che saresti
venuta.- la provocò -Serviranno per trasformare l'acciaio in
oro. Temporaneamente. Ma non dire a Christopher che te l'ho detto, la
sua discrezione rasenta l'ossessività.-
Già, fosse stato per lui, Draco non avrebbe mai avuto il
permesso di dirle nulla.
-Lo so.- annuì Hermione, poggiando la testa contro la sua
spalla -E' per questo che sei nervoso?-
-Non sono nervoso.-
-Allora sei turbato.-
Di nuovo, percepì l'irrigidirsi del suo corpo come se stesse
tentando di estraniarsi da una situazione a lui poco
famigliare.
-Sono stato convocato dal preside.-
-Per quale motivo?-
-Notizie di Piton.-
Alzando il volto verso quello dello Slytherin, Hermione gli prese il
mento tra le mani, obbligandolo a un contatto visivo.
Sapeva quanto il professore di Pozioni fosse importante per lui. In
quei giorni di dubbio e silenzio, persino Draco non era riuscito a
nascondere la sua preoccupazione.
-A quanto pare sta bene, la sua copertura ha retto allo scontro nel
Manor. E' nascosto non so dove con Travers e Selwyn. I due idioti si
sono rimessi in sesto, anche se non riescono a ricordare nulla con
chiarezza. Per il momento non verranno puniti, non più di
qualsiasi altro Mangiamorte uscito sconfitto dalle battaglie di questi
giorni.-
La scomparsa di Voldemort aveva gettato i suoi seguaci nel dubbio
più atroce, ma al tempo stesso aveva salvato un sacco di
inetti da punizioni terribili.
Hermione dubitava che si sarebbe fatto vivo tanto presto. Distruggere
un Horcrux doveva averlo indebolito abbastanza da farlo rintanare da
qualche parte, intento a progettare un piano per mettere al sicuro gli
altri.
Se fossero riusciti ad intercettare movimenti anomali, forse avrebbero
potuto seguire una qualche scia in grado di portarli alla meta.
-E Bellatrix?-
Lei aveva visto Piton schivare gli incantesimi di Harry e Draco di
proposito, tutto per permettere loro di colpirla.
-In coma.-
Il volto di Draco esprimeva pura soddisfazione.
-Mi spiace solo di dover dividere il merito con Potter.-
-Non si è mai ripresa?- gli chiese Hermione, facendo finta
di non aver notato la smorfia seccata alla menzione del suo migliore
amico.
-No.-
-Come ti senti?-
-Non in colpa.-
Il tono di voce dello Slytherin prese una piega dura, evidentemente
sulla difensiva.
-Bene, perché non avrei voluto che ti ci sentissi. Non per
lei.-
Liberando il volto dalla sua presa, Draco l'attirò di nuovo
verso di sé, poggiandole la fronte contro la spalla.
Sentì le mani di Hermione tra i capelli esattamente un
secondo dopo averla stretta a sé. La giacca della divisa
scivolò a terra in un fruscio di stoffa pesante,
così da rendere più agevole l'abbraccio,
lasciandoli ad ascoltare il rumore dei propri respiri in quella stanza
vuota.
Le pozioni continuavano a bollire, la pioggia a cadere... nulla
sembrava più necessario di ciò che stava
accadendo in quel momento.
-Ho incrociato Potter uscendo dall'ufficio del vecchio. Suppongo che a
quest'ora sarà informato sugli ultimi sviluppi.-
Hermione annuì, mormorando che probabilmente era
così.
Da giorni, Silente e Harry stavano minuziosamente controllando ogni
indizio in loro possesso per localizzare gli Horcrux.
Solo allora, una volta preparati, sarebbero partiti.
A disagio, Hermione si portò una mano al collo, carezzandolo
come se fosse indolenzito.
-Devi sapere una cosa.-
Quando Draco Malfoy iniziava un discorso a quel modo, le cose non
finivano mai bene.
-L'ultima volta che dovevo sapere qualcosa non è andata
bene.- gli ricordò Hermione, alzando il volto del ragazzo
dalla propria spalla e stringendolo a coppa tra le mani.
-Credo di riuscire a capire cosa intendi.-
Si guardarono per qualche attimo in segno di sfida, prima che Draco
parlasse.
-Christopher ha chiesto a Silente il permesso di operare sul campo,
aiutandovi con la caccia grossa.-
Confusa, Hermione lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.
-Un momento, e tu come farai con...-
-Io lo seguirò.-
Io vi seguirò.
Senza parole, la Gryffindor lo guardava a bocca aperta, aspettando che
la stretta allo stomaco sparisse, perché prima di allora non
avrebbe certamente potuto parlare.
-Tu...-
-Abbiamo fatto un buon lavoro a Grimlore nel recuperare le copie. Non
dovrebbe essere particolarmente diverso con gli originali.-
Poggiato al banco delle pozioni, parlava come se quelle parole non
fossero altro che un argomento di normale amministrazione, come se in
realtà non stesse abbandonando il suo collaudato credo
Slytherin.
-Non fare quella faccia. Cosa credevi che avrei fatto?-
Quelli erano i giorni delle dichiarazioni sconvolgenti e delle
decisioni estreme. Quel tipo di situazioni che, letteralmente,
cambiavano la vita.
-Io... non lo so.-
Lo sguardo interrogativo di Draco e la bocca piegata in una smorfia
terribilmente simile a un sorriso le fecero capire che in quel momento
doveva apparire terribilmente buffa.
-Io, immagino che ne avremmo parlato... ma sono successe
così tante cose in questi giorni, forse era troppo presto,
forse ti saresti stancato se avessi deciso di parlarne ora,
perché non sapevo cosa avrei detto di preciso, e...-
Si chinò a baciarla ancora prima che potesse finire la
frase. Una frase confusa, nata da quel tipo di agitazione creata dalla
paura di non voler perdere qualcuno d'importante dopo una raffica di
richieste percepite come assurde.
Le guance umide, Hermione ricambiò quel bacio afferrandolo
per la camicia, stringendo i pugni contro la sua schiena quanto
più forte poteva.
Il contatto con la sua pelle, il suo respiro caldo sulle labbra, i suoi
occhi...
E non avrebbe dovuto separarsi da nulla di tutto ciò.
In silenzio, Draco la fece voltare, stringendola con un braccio sotto
il seno.
-Vuoi vederlo?-
La timida domanda di Hermione non ottenne risposta, se non il movimento
delle mani di Draco sulla garza che, dalla sera prima, le copriva la
base del collo.
-Certamente. Dopotutto, tu hai visto il mio.-
Il tono della frase gli valse una gomitata in pieno sterno, mentre la
sua risata accompagnava il movimento della mano.
Sotto le sue dita, Draco accarezzava la forma stilizzata di quella che
doveva essere senza ombra di dubbio una fenice.
Una piccola, rossa, fenice.
Troppo perfetta per poter essere stata creata da mano umana.
-Christopher ha fatto un ottimo lavoro.- sussurrò.
-Già, ha un tocco di bacchetta estremamente delicato.- rise
lei, sentendo la stretta di Draco farsi più decisa.
-Anche lo Sfregiato e Weasel ne hanno uno?-
-Si. Harry sul polso destro, Ron su quello sinistro.-
-Ma che carini.- li scimmiottò, Draco, chinandosi a baciare
quel piccolo segno rosso in segno di pacata accettazione.
Hermione ricoprì la mano che lui le aveva posato sul fianco
con la propria, accarezzandola lentamente, ricordando i lunghi discorsi
che in quei giorni aveva affrontato con i suoi amici.
Draco Malfoy era stata una sorpresa, una tegola caduta sulle loro teste
quando credevano di essere abbastanza al sicuro nel mezzo dell'oceano.
La sorpresa di tutti, le bugie scoperte, la poca sorpresa di Ginny che,
dall'alto del suo incredibile sesto senso, aveva intuito qualcosa...
Non sarebbero diventati amici, glielo avevano detto tutti, anche Draco,
come se lei avesse potuto farsi illusioni in merito.
E ci sarebbe voluto tempo, molto, per arrivare a quel tipo di
accettazione e convivenza che quel genere di cose necessitavano. La
fiducia che tutto potesse continuare ad andare bene era fragile nelle
persone che li affiancavano, entrambi potevano vederlo chiaramente sui
volti dei loro amici, ma fino a quando sarebbero stati semplici
spettatori di qualcosa di privato, allora avrebbero sempre potuto
silenziosamente dimostrare il contrario.
-La tua giacca...-
Hermione si chinò a raccoglierla, scoprendo a terra una
busta dai bordi strappati.
-E' tua?-
-Me l'ha data Silente.-
L'espressione di Draco si era fatta pensierosa, incerta.
-Aprila, io l'ho già letta.-
Di colpo si allontanò da lei, spegnendo il fuoco sotto i
calderoni alle sue spalle.
Concentrato, aveva iniziato a travasare il liquido in una serie di
ampolle.
Qualsiasi cosa vi fosse scritta nella lettera, Draco si stava
estraniando.
Lasciando cadere la busta a terra, Hermione strinse tra le mani la
lettera al suo interno.
La scrittura ordinata e lineare riempiva l'intera pergamena, tutto per
intimare a Draco di restare a Hogwarts, al sicuro, lontano dai
Mangiamorte e da chiunque avrebbe potuto trarre vantaggio dalla sua
cattura.
-I tuoi genitori.-
Il sussurro di Hermione sembrò non sfiorarlo nemmeno.
-Non mi sembra una scrittura femminile.-
Ampolle dopo ampolle, i calderoni rimasero vuoti.
-Vogliono che tu rimanga al sicuro e non tenti di raggiungerli.-
Le mani poggiate contro il bancone, lo Slytherin sembrava immensamente
impegnato a fissare il pavimento.
-L'ha scritta tuo padre.-
Fu come aver pronunciato la parola magica per ottenere l'attenzione di
Draco.
-Anche se volessi raggiungerli, e Merlino sa che non voglio, non ho
idea di dove siano.-
-Nessuna?-
-Probabilmente in qualche nostra proprietà non registrata al
ministero e di cui nemmeno i Mangiamorte sanno qualcosa, ma ne abbiamo
diverse.-
Lo sguardo di Hermione sembrò distendere il suo volto.
-Mio padre è sempre stato un paranoico.-
Sorridendo, la Gryffindor si avvicinò a lui stringendo la
lettera tra le mani.
-Sono al sicuro e vogliono che tu lo sia altrettanto.-
Hogwarts aveva retto all'attacco, Silente e i professori facevano del
castello un posto sicuro tanto quanto gli studenti.
-Credevo che non li avrei sentiti per un pezzo.-
Apparentemente calmo, lasciava che Hermione gli tenesse una mano come
se non si fosse minimamente accorto di quel contatto.
-Immaginavo di avere loro notizie una volta finita la guerra, forse.
Spedirmi questa lettera è stato rischioso.-
-Silente sa da dove proviene?-
-No. A lui l'ha data Severus. E Severus non tradisce i segreti.-
La testa china in avanti, a Hermione sembrò di scorgere
l'ombra di un sorriso.
Dopo la fine della battaglia a Hogwarts, Draco non aveva più
menzionato i suoi genitori nonostante i suoi amici avessero portato a
galla l'argomento più volte.
Non aveva voluto pensarci, non avrebbe voluto farlo per un bel po', ma
quella lettera aveva cambiato tutto.
-Credevi davvero che non si sarebbero interessati a te?-
-Non credevo proprio nulla.-
Sospirando, piegando la testa all'indietro, Draco aprì le
braccia in un invito silenzioso. Invito a cui Hermione rispose
immediatamente, senza pensare, trattenendo a stento un sorriso che
sentiva incontenibile.
-Lo avrà costretto mia madre.-
-Sicuramente.-
-Mio padre non è qualcuno che scrive lettere simili.-
-Ne sono certa.-
-Potrebbe addirittura averla scritta Severus.-
Avvertendo il sorriso nelle sue parole, Hermione rise contro il suo
petto, afferrandogli una mano e intrecciando le dita con le sue.
-Non credevo avessi così tanta immaginazione.-
Si guardarono, sorrisero, si baciarono...
Continuarono così per un po',un bel po', fino a quando
Christopher non decise di piombare nel laboratorio e interromperli in
un momento davvero poco opportuno, trascinandoli fuori blaterando
storie confuse.
Il laboratorio rimase vuoto,una busta strappata a terra e una giacca
Slytherin poggiata su uno sgabello accanto al bancone, sopra a un
giornale... nell'aria, ancora l'eco della voce di Draco.
Fine.
NdA:
Guardare la data di inizio della storia è un po' un trauma,
con quel 2012 molto lontano, ma effettivamente si... sono due anni,
quasi tondi. E qui è davvero d'obbligo un ringraziamento
speciale a tutte voi che dal 9-10-12 avete iniziato a leggere questa
storia per finirla oggi, insieme a me. La pazienza che avete portato
è degna di lode, quindi a voi un sentito grazie grande come
una casa, anche di più.
Come ringrazio anche tutte le nuove lettrici, quelle che si sono
aggiunte ad ogni capitolo, tutte voi che avete sempre avuto belle
parole per dei personaggi evidentemente pazzi e per me, ritardataria
fino all'ultimo.
Alcune di voi mi hanno chiesto un seguito, ma non sono in grado di
dirvi se arriverà, al momento sono più propensa a
delle mini fiction collegate, ma è un'idea astratta per ora,
perché la mia mente da fanwriter ha rivolto la sua
attenzione a qualcosa che da tempo aspettava la sua conclusione. Ebbene
si, posso ufficialmente mandarvi all'insperato aggiornamento di
Lay me to sleep.
Da ora in poi potrete trovarmi lì.
E a chi volesse semplicemente fare due chiacchiere e parlare di libri,
tv show e ossessioni varie, rimando il link di un blog parecchio
interessante: Le viaggiatrici
immobili.
Un bacio enorme a tutte, ragazze!
Celyan.
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