Not your eyes.

di drowninginfables
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto. ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo. ***


1
 
- Che hai da guardare?-
Draco Malfoy apostrofò la ragazza davanti a sé con tono accusatorio. Aveva provato a trattenersi, a far finta di niente, ma lei lo fissava così intensamente che era scoppiato.
Lei aprì la bocca un paio di volte come se cercasse le parole adatte senza trovarle, poi disse lentamente, soppesando ogni parola: - M-mi chiedevo che cosa si provasse-.
Draco la guardò meglio, cercando di analizzarla. Era una tassorosso, secondo il colore della cravatta. Aveva corti capelli biondo miele e un viso leggermente tondo coperto di efelidi. I suoi occhi erano verde scuro e il naso all’insù. “Tutto sommato non è male” si ritrovò a pensare Draco. Scacciò quel pensiero dalla sua testa, con fastidio. “Non iniziare, non sai neanche cosa vuole”
Le lanciò un’occhiata interrogativa con una punta di disprezzo. Lei afferrò:- Che cosa si provasse ad essere nella tua posizione - e un po’ rassicurata aggiunse – Non deve essere facile-.
Lui avrebbe preferito non capire, ma sapeva ciò che stava dicendo lei. Dopo la fine di Voldemort per mano di Potter tutti avevano iniziato a trattarlo con sdegno: ogni volta che camminava per i corridoi sussurri lo perseguitavano, LORO facevano di tutto per metterlo in imbarazzo, aveva addirittura dovuto chiedere alla McGranitt, la nuova preside, una stanza singola per sfuggire alle voci almeno la notte.
Ma come poteva una semplice tassorosso comprenderlo? E chi era poi?
- Tu sei…?-  chiese nascondendo la curiosità con un velo di noia.
- Scarlett Green, tassorosso- disse indicando la cravatta gialla con la mano – sono al sesto anno.
Draco registrò le informazioni e si chinò di nuovo su un libro di pozioni. Quasi tutti avevano scelto di ripetere l’anno, dopo quello che avevano perso a causa del regime tirannico a Hogwarts durante la Guerra Magica. Lui aveva deciso di tornare perché voleva trovare un buon lavoro e riscattarsi, ma la maggior parte dei serpeverde era fuggita. Suo padre aveva premuto perché si trasferissero, ma Draco l’aveva mandato al diavolo. Quella era la sua vita, voleva rimediare ai suoi errori con dignità. Non credeva che la situazione sarebbe stata così insopportabile.
Il rumore di qualcosa di pesante che cadeva lo riportò alla realtà. Un grifondoro dall’aria arrogante aveva fatto cadere di proposito la pila di libri che lui intendeva sfogliare prima di sera.
- Raccoglili – disse Draco autoritario.
- Se no cosa fai? Mi scateni contro quello schifoso mangiamorte che è tuo padre?-
Scoppiò una risata generale e quello aggiunse: - O mi lanci tu una maledizione? Quante ne hai imparate da Voldemort, Dracuccio?-
Il biondo non ribattè, per quanto quelle parole gli bruciassero dentro. Si limitò a piegarsi a terra perché sapeva che se avesse richiamato i tomi con la magia quelli sarebbero ricaduti subito: avevano inventato quella fattura solo per lui. Mentre raccoglieva “Animali fantastici: dove trovarli” da sotto una scrivania, una mano entrò nella sua visuale. D’istinto portò le dita alla bacchetta, poi s’accorse che era la ragazza di prima. Perché lo stava aiutando.
Un corvonero le passò vicino sussurrandole di stare attenta, mentre qualcuno urlava:- Allontanati o ti attaccherà qualche malattia-. Molti risero ma, con stupore di Draco, Scarlett rimase seria.
I loro sguardi si incontrarono e una nuova consapevolezza si fece largo nella serpe. Recuperò in fretta i suoi libri, appoggiando gli altri sul tavolo.
-Senti, Green, è meglio se mi stai lontano- e detto questo uscì dalla biblioteca lasciando tutti i presenti con gli occhi sgranati.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo. ***


2
 
Draco Malfoy era appena uscito dalla biblioteca lasciando Scarlett attonita. Nel momento in cui i loro sguardi si erano incontrati lei aveva visto qualche sorta di gratitudine nei suoi occhi. E poi quella frase… Perché avrebbe dovuto strargli lontana se sapeva che non doveva temere nulla da lui?
Ricordava ancora quando due anni prima l’aveva sentito piangere.  A quel tempo non sapeva che fosse lui. Stava passando di fronte ai bagni del sesto piano, per raggiungere il campo di Quidditch, quando aveva sentito dei lamenti provenienti da quello dei maschi.
Era entrata nella toilette delle ragazze e aveva chiesto, attraverso il muro, se era tutto a posto. Una voce sconvolta e arrabbiata le aveva intimato di andarsene. Le sembrava di conoscerla, ma non riusciva a collegarla a nessuno. Aveva sentito anche i sospiri familiari di Mirtilla Malcontenta, perciò si era raccomandata con lei di aiutarlo ed era andata via.
Solo qualche settimana dopo aveva sentito un ragazzo biondo apostrofare con toni poco cortesi un bambino e aveva riconosciuto la voce. Non aveva parlato del suo momento di debolezza, si era limitata a raggiungere il bambino dopo che Malfoy era scomparso giù per le scale. Ma non aveva mai dimenticato l’accaduto, il dolore che si sentiva nei gemiti del biondo…
- Tutto bene Scarlett? –
Le parole di Kenneth le fecero perdere il filo dei ricordi. Si conoscevano da tempo ed erano molto legati. Lui aveva un anno di meno, ma era abbastanza maturo da capirla. Aveva capelli scuri, lunghi fino alle spalle e degli occhi nocciola sempre sorridenti. Il suo fisico era snello, ma i muscoli derivanti dagli allenamenti di Quidditch si notavano sotto la pelle, pronti a scattare. Le tendeva una mano.
- Sì, sto bene, grazie-
Non si era resa conto di essere rimasta piegata a terra. Subito si tirò su, aiutata dall’amico.
- Cosa ti salta in mente ad attaccar briga con Malfoy?-
Scarlett lo guardò infastidita.
- Non ho attaccato briga con nessuno. Gli ho solo parlato.-
- E’ pericoloso, Let. Non devi più avvicinarti a lui.-
Lei scansò il braccio di lui che le si stava avvolgendo su un fianco, lanciandogli un’occhiata stizzita. Come facevano tutti a non capire?
- E’ esattamente come noi, Ken. Ha solo bisogno di qualcuno su cui contare. E poi non dirmi cosa devo fare.-
- Era uno schifoso mangiamorte! Uccideva i nati babbani come te. Se solo ti tocca io…-
La stupidità che stava dimostrando il suo amico la colpì come un pugno nello stomaco.
- Cosa stai dicendo? Non è stata una sua scelta!-
In quel momento Madama Pince, la bibliotecaria, si fece largo tra le persone che stavano osservando la scena e guardò i due torva.
- Se intendete continuare questa discussione, potete accomodarvi fuori- disse con voce calma ma severa.
Scarlett guardò ancora una volta Ken in faccia: lui la guardava quasi supplicante, i suoi le stavano chiedendo di non mettersi in pericolo da sola. Scarlett stava quasi per chiedere scusa, per arrendersi davanti a quello sguardo, ma poi si voltò con decisione:- Stavo proprio andando infatti-.
Uscì nel corridoio udendo qualche risatina e qualcuno che affermava:- Quella è proprio fuori di testa.-
 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo. ***


3
 
“Che cavolo vuole da me quella ragazza?” disse tra sé e sé il serpeverde. “Di sicuro cerca di trovare un modo più divertente di prendermi in giro. Sono tutti uguali alla fine.”
Eppure lei non aveva neanche sorriso alle battute degli altri, anzi sembrava dispiaciuta. “Non ha importanza, tanto non la rivedrò mai più”
La sua camera da letto non aveva niente di speciale: era fornita di una finestra che dava sulle acque del Lago Nero e di un letto a baldacchino con la copertura verde, il colore della sua casa. I vestiti erano infilati ordinatamente in un piccolo armadio e il libro che stava leggendo in quel momento era appoggiato sul comodino insieme a un bollente bicchiere di burrobirra che si era appena fatto recapitare tramite un gufo dai Tre Manici Di Scopa.  Il servizio-consegna era una novità di quell’anno ed era davvero utile: in quel modo non doveva andare a Hogsmeade tra i compagni per comprare qualcosa.
Draco mandò giù un caldo sorso di quel liquido saporito e tornò a concentrarsi sui compiti di Pozioni che aveva lasciato a metà. Il giorno dopo si sarebbero divertiti a preparare la Pozione Ossofast con Lumacorno e lui doveva ancora terminare la sua ricerca sui singoli ingredienti.
“Almeno i tassorosso non sono competitivi” pensò il biondo. [1] “Quella ragazza fa il sesto anno, quindi non la vedrò”
Il ragazzo si accorse però con orrore che quella notizia non lo rendeva per niente felice. “Che c***o Draco, immagina cosa direbbe tuo padre se ti vedesse così”
Si rimise a lavorare, cercando di allontanare dalla mente tutto ciò che non era coda di lucertola, aneto, belladonna o essenza di dittamo.
Quando rialzò gli occhi dalla pergamena si rese conto con sorpresa che l’orologio indicava che la cena era già cominciata da un pezzo. Solo allora sentì lo stomaco brontolare forte e si diresse verso la Sala Grande.
 
Il tavolo di Serpeverde era mezzo vuoto e Draco si accomodò nell’angolo più lontano dai professori, con le spalle rivolte verso gli altri alunni. Nessuno era seduto vicino a lui e questo lo mise abbastanza a suo agio per incominciare a mangiare. Gli elfi domestici avevano fatto il loro lavoro come al solito. Si riempì il piatto prima di Giunchiglie strombazzanti ripiene, poi della buonissima Zuppa di piselli. Mentre era alle prese con la Torta di zucca, sentì che dietro di lui c’era molta agitazione. Riuscì a sentire parte dei discorsi ma non capì cosa stava succedendo fino a quando qualcuno non si sedette proprio davanti a lui.
- Ciao– la voce sottile di Scarlett lo fece quasi sobbalzare sulla panca.
- Che cosa vuoi adesso?- chiese Draco, sottolineando la terza parola con una piccola pausa.
- Solo farti compagnia- lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso timido.
- I tuoi amici – e fece un cenno dietro le sue spalle – non sembrano molto d’accordo-
Lei lo guardò come se avesse detto qualcosa di strano. Forse non pensava che si sarebbe accorto che TUTTI in quella sala lo odiavano. In effetti era molto arduo rendersene conto.
- Loro non capiscono- disse lei, come per scusarli.
Draco la fissò, lasciando cadere il resto della torta nel piatto. Lei credeva di comprendere come si sentiva tutti i giorni, il dolore che provava quando gli veniva fatto un torto e non poteva fare altro che rimanere in silenzio, la solitudine che si era annidata tra le quattro mura della sua camera e la consapevolezza che tutto quello che gli stava accadendo era solo colpa sua. Una rabbia sorda iniziò a montargli dentro e, nonostante sapesse che quella ragazza non intendeva nulla di male, alla fine non riuscì più a trattenersi.
- Come faresti tu a sapere come mi sento. Ipocrita che non sei altro! Neanche mi conosci e credi di capire la mia situazione?! Sei solo una stupida ragazzina con niente in testa!-
Il biondo si alzò di scatto, facendo quasi ribaltare il piatto che aveva davanti. Le lanciò un’ultima occhiata e, senza più fiatare, andò via.
 
1 A causa dell’astio della casa di grifondoro, aumentato dopo la fine della guerra magica, quest’anno sono i tassorosso a fare coppia con i serpeverde durante le lezioni. 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto. ***


4
 
Dopo aver passato la restante parte del pomeriggio a studiare ed evitare Kenneth, Scarlett si diresse verso la Sala Grande per la cena. Il tavolo di tassorosso era già gremito di studenti e lei si sedette vicino a Carley, una sua compagna di corsi. Ken non era presente ma all’iniziò non se ne preoccupò. Solo quando arrivarono i primi piatti chiese agli altri se l’avessero visto.
- Non lo sai? E’ stato messo in punizione per aver dato un pugno a un grifo in biblioteca!-
Scarlett rimase stupita da quella rivelazione. Il suo amico non era mai stato una persona violenta e non riusciva a capire per quale motivo l’avesse fatto. Forse non lo conosceva così bene.
- Perché ha fatto un cosa del genere?-  chiese facendo una smorfia.
Gli altri la guardarono con gli occhi spalancati, come se fosse una cosa troppo ovvia da domandare.
- Per te ovviamente- risposero due gemelli in coro.
La storia che le raccontarono coincideva troppo con la realtà per essere solo frutto di un’invenzione. Quella mattina, dopo che era “scappata”, certi ragazzi avevano iniziato a prenderla in giro per ciò che era appena successo. Erano stati pronunciati anche alcuni insulti e allora Ken non ci aveva visto più. Si era lanciato sul grifondoro che aveva iniziato a parlare male di lei e gli aveva fatto un occhio nero. La bibliotecaria era accorsa sulla scena e aveva colto il suo amico in una posizione poco fraintendibile, perciò gli aveva ordinato di sistemare tutto uno scaffale di libri. Avrebbe mangiato più tardi, da solo.
La bionda era quasi dispiaciuta di averlo trattato così male, anche se in quel contesto l’aveva decisamente meritato.
Quando sentì il rumore della porta della sala che veniva spinta, Scarlett si voltò sperando che l’amico fosse riuscito a liberarsi in anticipo. Invece vide i due occhi di ghiaccio e la zazzera chiara che erano segni distintivi di Draco Malfoy. Si andò a sedere da solo nel lato più lontano del tavolo di serpeverde e si mise a mangiare velocemente i rimanenti primi.
Dopo poco quelli si trasformano in secondi e infine in dolci. A quel punto la ragazza era sazia e si domandò se fosse il caso si andare a sedersi qualche minuto con il biondo. Tentò di parlarne con i compagni ma quelli iniziarono a dire che lui era un tipo troppo poco raccomandabile e a dimostrare di credere ai soliti pregiudizi. Così lei si alzò e si diresse verso la panca di fronte al ragazzo.
Lui quasi sobbalzò e quando la vide sembrò tirare un sospiro di sollievo. Chi aveva paura che fosse?
Malfoy la apostrofò con un “che cosa vuoi” e lei gli rispose il più educatamente possibile. Quando poi lui le fece notare il fatto che gli altri non erano d’accordo con ciò che stava facendo, Scarlett si infiammò.
- Loro non capiscono-
Afferrò che non avrebbe dovuto esprimersi così appena vide il cambiamento nel viso del ragazzo, prima quasi sereno. Stava per scusarsi quando le sue parole rabbiose esplosero nella Sala Grande. Lei era certa che tutti avessero sentito perciò, dopo un attimo di shock, seguì Draco nel punto in cui era scomparso.
Si diresse velocemente in biblioteca dove sicuramente avrebbe trovato Ken. Era decisa a raccontargli tutto, a fargli comprendere il suo punto di vista. Quando entrò lo vide seduto a una scrivania con la testa appoggiata ad un libro, addormentato. Si avvicinò a lui silenziosamente e lo svegliò con un bacio sulla guancia. Lui aprì gli occhi piano e quando vide Scarlett sorrise. Tornò subito serio però e le toccò il viso.
- Perché stai piangendo?- le chiese preoccupato.
Scarlett non se ne era nemmeno accorta. Lo guardò negli occhi, sicura che non sarebbe riuscito a nascondergli l’accaduto e alla fine gli raccontò tutto.
All’inizio era molto arrabbiato. Solo il fatto che qualcuno l’avesse fatta soffrire lo irritava. Ma quando lei, guardandolo con i suoi grandi occhi verdi, gli chiese di non mettersi in mezzo a meno che non fosse accaduto qualcosa di grave, lui annuì. Sarebbe intervenuto solo se l’altro l’avesse davvero meritato.
- Grazie per avermi protetto oggi- gli disse lei grata.
I due si strinsero in un tenero abbraccio senza sapere che, nascosta, Pansy Parkinson li stava guardando e stringeva tra le mani una vecchia macchina fotografica.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto. ***


5
 
Il ragazzo si svegliò con un fortissimo mal di testa la mattina seguente. Aveva passato tutta la serata a riflettere su quello che aveva detto e si era reso conto di essere stato troppo duro. Aveva fatto bene a chiarire come la pensava, ma forse avrebbe dovuto farlo in privato. Era quasi deciso a scusarsi- lui, Draco Malfoy, chiedere perdono a una sangue marcio- era quasi una battuta. Quando si era addormentato aveva fatto sogni strani e scollegati e aveva aperto gli occhi di scatto quando uno di questi era sembrato troppo reale.
Guardò l’orologio appeso di fronte al letto e capì che mancavano solo pochi minuti all’inizio della prima lezione. Prese i vestiti puliti ed entrò nel bagno privato per farsi una doccia veloce. Quando uscì, dopo aver indossato la casacca verde argento e lasciato la biancheria sporca nell’apposita sacca, era splendido come il suo solito. Stava per tirare a sé la maniglia della porta e uscire quando vide due fotografie appoggiate al contrario a terra. Le prese tra le mani e lesse la calligrafia di Pansy Parkinson sul retro.
“ Caro Draco, spero che queste foto ti interessino. Sempre tua, Pansy.”
Le voltò quasi con noia, ma quando vide il contenuto si fece molto più attento. Scarlett e quell’idiota di Kenneth erano riprodotti durante un bacio appassionato che, da quanto quelle istantanee magiche mostravano, era anche provvisto di lingua. Quello che fece infiammare di più il ragazzo, oltre all’assurdità della situazione, era il fatto che lui e quel tasso si erano sempre disprezzati. Erano agli antipodi: uno così simpatico, estroverso e festaiolo; l’altro silenzioso, scorbutico e freddo.
- Fanculo!- il biondo tirò un pugno contro il muro e il rumore rimbombò nelle altre camere. Quando riportò la mano verso di sé vide che sanguinava ma non se ne curò. Prese la sua roba e uscì dalla camera, continuando a immaginarsi quella disgustosa scena.
“Nessuno sarà mai più buono con te, dovresti saperlo ormai”
Evitò come poteva quella vipera della Parkinson e uscì dal dormitorio prima che qualcuno potesse chiedergli qualcosa. I corridoi erano pieni di scolari e lui sperò con tutto il cuore di non incontrare l’oggetto delle sue emozioni contrastanti. La colazione era ormai terminata, perciò aveva maggiori possibilità di raggiungere il sotterraneo di pozioni incolume.
Il professor Lumacorno era già all’interno della classe quando anche Draco fece il suo ingresso. Si posizionò al calderone accanto alla finestra e attese che la marea di studenti affluisse attorno ai banchi coperti di ingredienti. Fuori era una giornata splendida, il sole batteva forte sulle rocce e l’acqua del Lago Nero risplendeva. Mentre il ragazzo si accingeva ad aggiungere dell’essenza di belladonna al liquido bianco fumante, qualcuno entrò nell’aula e iniziò a parlare con l’insegnante. Lui era troppo occupato nell’impresa di raggiungere il voto più alto, perciò non se ne preoccupò. Solo quando ebbe terminato il filtro, Lumacorno lo chiamò con voce leggermente irrequieta.
- Figliolo, come sappiamo entrambi sei il più bravo di questo corso. Proprio per questo volevo chiederti di aiutare una persona che ha qualche- ehm- problema con questa materia. Mi spiego?-
Draco annuì appena, pensando a che razza di troll avrebbe dovuto dare ripetizioni. Non era esattamente il suo sogno, ma i professori tendevano ad essere molto severi se non seguivi i loro desideri. L’uomo rassicurato continuò.
- D’accordo: frequenta il sesto anno, perciò non spingerti su pozioni troppo ardue. Dovrete venire nella stanza accanto tutti i venerdì sera e lavorare per almeno un’ora. Ovviamente ogni lezione ti farà guadagnare punti casa. Ti auguro buon lavoro!-
Detto questo fece per andarsene, ma venne fermato dalle parole pronunciate dal biondo.
- Mi scusi, non mi ha detto il nome di..-
- Credo che lo scoprirai questa sera-  rispose facendogli l’occhiolino.
La serpe non rimuginò troppo sulla individuo misterioso che avrebbe incontrato di lì a poco, anzi non ci pensò neanche un attimo. Si fece prendere dalle materie di studio e, quando arrivarono le sei, quasi si dimenticò della promessa fatta. Fece una piccola deviazione per arrivare nell’aula di pozioni e non nella sala comune.
Quando entrò nella stanza rimase così stupito che non riuscì ad articolare parola per quasi un minuto. Davanti a lui c’era Scarlett Green che lo guardava con gli occhi spalancati.
- Che cavolo ci fai tu qui?- chiese lui rabbiosamente.
- E’ esattamente quello che stavo per chiedere a te- disse lei, facendo notare il suo nervosismo con un piccolo balbettio.
Si squadrarono per qualche momento senza proferir parola e poi dissero contemporaneamente “ripetizioni”.   

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto. ***


6
 
Era stata una giornata molto pesante per Scarlett e la prospettiva delle ripetizioni non le andava per niente a genio. Aveva passato tutta la mattinata a cercare un modo per chiarire con Malfoy ma non era riuscita nella sua impresa: nonostante fosse entrata nella classe dove lui si trovava per parlare con il professor Lumacorno, lui non l’aveva degnata neanche di uno sguardo e questo l’aveva infastidita parecchio. Non sopportava chi le toglieva il saluto per un semplice litigio. Inoltre aveva dovuto tollerare due lunghissime ore di Storia della Magia e una di Erbologia che l’avevano stremata sia mentalmente che fisicamente. Si diresse quindi al sotterraneo di Pozioni armata di acidità e stanchezza e quando vide il biondo entrare nell’aula poco dopo di lei rimase senza parole.
Non considerò neppure la possibilità che il suo “aiuto” fosse lui e gli lanciò un’occhiata di fuoco. O era venuto a prenderla in giro, oppure intendeva compiere qualche azione proibita. Così quando si rese conto che proprio lui le avrebbe insegnato, lo guardò con gli occhi spalancati.
- Hanno davvero scelto te? Non ci posso credere.- disse lei in tono di sfida.
- Si vede che sono più bravo di te- rispose l’altro con un sorriso amaro.
Da quell’espressione Scarlett si rese conto che, più che arrabbiato, lui sembrava ferito. Così lo guardò qualche secondo negli occhi prima di chiedergli se fosse successo qualcosa.
- Perché non me lo dici tu?-
In quel momento la ragazzo notò che qualcosa era scivolato dalla tasca di lui e, incuriosita, si abbassò a raccoglierla. Quello che vide in parte la disgustò: era una fotografia che mostrava lei e Ken baciarsi in modo fin troppo passionale. La voltò e vide una piccola firma storta “Pansy” e allora capì tutto. Quella serpeverde era da sempre innamorata di Draco e sicuramente, vedendo lei e l’amico abbracciarsi, aveva colto l’occasione per distruggere tutto ciò che lei aveva provato a costruire. Questo rispondeva non solo al motivo della rabbia di Malfoy, ma le comunicava anche un’informazione molto importante: per quanto non lo volesse dare a vedere, lui si stava affezionando.
Scarlett sorrise lentamente e alzò lo sguardo sul ragazzo che la fissava interrogativo.
- Ci hai creduto sul serio?- gli chiese.
- Cosa intendi?-
- Hai creduto alla Parkinson! E’ ovvio che non è successo davvero. Ti ha preso in giro perché è innamorata di te. Non posso credere che te la sei presa per questo.-
Lui all’inizio la guardò storto, poi comprese che quella serpe– nel vero senso della parola- gli doveva qualche spiegazione. Durante tutta l’ora sembrò assente e, nonostante la ragazza cercasse in tutti i modi di attirare la sua attenzione, i loro discorsi non virarono mai in argomenti diversi da Pozioni. Quando il suono della campanella li avvertì del termine di quella soporifera esperienza, Scarlett non ebbe neanche il tempo di mettere a posto calderone e ingredienti che il biondo era già scomparso.
Lei ritornò allora nella sua stanza per darsi una sistemata prima di cena e trascorse quest’ultima in compagnia dell’amico Kenneth, senza avere idea di ciò che Malfoy intendeva fare. Invece di tornare subito in sala comune, decise di fare una passeggiata fino alla guferia, una delle stanze più alte del castello. Percorse decine e decine di rampe di scale e quando raggiunse finalmente il suo obiettivo aveva il fiato corto per la fatica. Il cielo era scuro e trapunto di stelle. Una grande luna quasi piena illuminava leggermente il panorama attorno, rendendo visibile la sagoma della capanna del guardiacaccia e quella lontana della piccola Hogsmeade. Il silenzio era rotto da un mormorio indecifrabile che probabilmente giungeva fin lì da qualche camera da letto.
Le era sempre piaciuto il buio: non ne aveva mai avuto paura, neanche da bambina, anzi le dava sicurezza. Non era spaventata da ciò che esisteva che nella sua mente, nonostante fosse una sognatrice. Sapeva qual era la realtà. O almeno lo sapeva fino a quando non aveva scoperto, a 11 anni, di essere una strega. Quel fatto aveva distrutto qualche sua sicurezza, ma ne aveva create altre. Scarlett si ritrovò a sorridere da sola. Stava diventando esattamente la donna che aveva desiderato diventare.
Dopo qualche minuto decise che era il momento di rientrare, si voltò e notò che c’era qualcuno sulla porta della guferia. Poté comprendere la sua identità solo quando quello fece un passo avanti. Due grandi occhi grigi la fissavano dalla semi-oscurità e un brivido le scosse la schiena. Passarono qualche secondo a guardarsi negli occhi, fino a quando lui non parlò con una strana voce.
- Mi dispiace, Scarlett- 

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo. ***


7
 
Draco non credeva a ciò che aveva fatto. Non si era mai lasciato andare ai sentimenti, era sempre riuscito a usare il cervello, ma la sera prima non c’era riuscito. Era caduto davvero in basso e non riusciva a pentirsene. Meritava ancora l’appartenenza alla casa di Serpeverde?
 
Appena terminata la lezione di Pozioni con la Green, il biondo era uscito dal sotterraneo e si era diretto verso la Sala Comune: aveva intenzione di affrontare quella traditrice di Pansy faccia a faccia. Ci mise qualche minuto per trovarla nella marea di studenti che si muovevano in branco verso il lauto pasto che li attendeva. Appena vide il suo viso sorridente la rabbia lo scosse dall’interno. Le tirò un braccio con forza per farla avvicinare e le lanciò un infuocato sguardo di ghiaccio. Nonostante tentasse di non farlo notare a Malfoy, il corpo della Parkinson tremò sotto il suo tocco.
- Perché mi hai preso in giro?- la voce tagliente del ragazzo la colpì come una lama affilata.
- I-io non l’ho fatto- rispose lei con voce sottile.
L’occhiata che Draco le lanciò tradiva tutte le azione vendicative che stava tramando e distrusse la copertura della ragazza. Finalmente confessò la sua malefatta e, quasi piangendo, chiede scusa. Malfoy si stupì talmente della sua reazione che quasi le poggiò una mano sulla spalla per consolarla. Poi però si limitò a scuotere la testa e scostarsi un po’, chiedendole come avesse fatto.
- Ho usato la vecchia macchina fotografica di Dennis Creevey. L’ho…presa in prestito.-
- Sei davvero spregevole. Era l’eredità del fratello morto!- il disgusto si scorgeva nella sua voce.
- Tu hai compiuto azioni molto peggiori!-
La Parkinson si mise subito una mano sulla bocca quando si rese conto di ciò che aveva appena detto, come per nascondere quelle parole dentro di lei. L’altro rimase per un attimo paralizzato con gli occhi fissi nel vuoto, le dita chiuse a pugno. Poi la fissò negli occhi, deluso e ferito, e si voltò verso la sua stanza. L’adolescente tentò di fermarlo per chiedere perdono, ma ricevette solo una forte spinta che l’avrebbe fatta cadere a terra se non si fosse aggrappata alla prima cosa che aveva trovato: il braccio di un'altra ragazza.
Lui non si voltò e tentò di ignorare ciò che accadeva nella stanza, anche se non potè non sentire un frase proveniente da chissà quale bocca di ragazza.
- Ti senti  bene?-
 
No, non stava bene. Il dolore l’aveva colpito così forte che non era quasi riuscito a camminare fino alla sua camera. Nonostante avesse sempre detto di odiarla, ci teneva a lei. Per quanto fosse saccente, presuntuosa e testarda, Draco non poteva che volerle bene. Era l’unica che nel periodo più buio della sua vita, ossia i giorni subito dopo la fine del Signore Oscuro, l’aveva sostenuto. Scoprire che una persona che lo conosceva da così tanto tempo non capiva i suoi sentimenti lo faceva soffrire. Non era tanto per la sua falsità, ma proprio per il pensiero che sembrava aver tenuto dentro di sé per così tanto. Lui si fidava e lei lo aveva tradito proprio come gli altri. La sua mente corse senza preavviso a Scarlett, l’unica ragazza che aveva messo da parte i pregiudizi per usare solo la propria testa. Non meritava il silenzio che Draco aveva usato contro di lei quella sera, ma delle scuse sentite. Il ragazzo si alzò frettolosamente e, senza neanche sistemarsi un poco, aprì la porta piano. Fuori era vuoto: gli studenti dovevano essere in Sala Grande o a passeggiare per digerire meglio.
“O a limonare”
Si passò una mano davanti al viso come per scacciare una mosca fastidiosa e uscì dalla Sala Comune. Salì piano dopo piano, cercando la piccola Green con lo sguardo. Stava per rinunciare, ma decise di salire ancora alla guferia per essere sicuro che lei non ci fosse. Quando si affacciò all’interno, vide una sagoma sdraiata sul piccolo balconcino che sovrastava tutta Hogwarts. Si avvicinò silenziosamente e si rese contò che era proprio lei: era così bella illuminata dalla luce della luna, il volto rivolto verso le stelle. I suoi occhi verdi sembravano ancora più luminosi del solito e, nonostante fosse in penombra, Malfoy la vide sorridere. Dopo poco la vide muoversi e si ritrovò i suoi grandi occhi da cerbiatta addosso. Ci mise un attimo a riprendersi, poi aprì la bocca per parlare.
- Mi dispiace, Scarlett-

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo. ***


8
 
Per la prima volta da anni le lacrime solcarono le sue guance e scesero lungo la sinuosa linea del collo. I capelli scuri scivolarono sulle sue scapole solleticandole la pelle, ma lei li scostò bruscamente. Aveva appena perso l’unica persona di cui si fosse mai fidata, lui che aveva imparato a oltrepassare il muro che si era costruita attorno, il suo primo amore.
Si accorse troppo tardi di cadere e si aggrappò alla prima cosa che vide: il braccio di un’altra ragazza. Quella si sentì tirare verso il basso e dovette fare molta resistenza per mantenere l’equilibrio.
- Ma cosa…?!- si bloccò a metà della frase cose se la vista della Parkinson l’avesse stupita.
- Ti senti bene?- domandò quella preoccupata. Pansy fece un segno di diniego e fece per allontanarsi ma l'altra la bloccò e la costrinse a guardarla in volto. L’ovale perfetto del suo viso era circondato da un corto caschetto castano ramato e gli occhi color miele lanciavano scintille fiammeggianti. Il naso era leggermente storto, ma questo la rendeva più interessante. Quando i loro sguardi entrarono in contatto, la mora sentì come una scossa lungo tutto il corpo.
- Se hai bisogno di compagnia basta chiedere. Io sono Lexie Reynold.-
La leggera preoccupazione che si udiva nella sua voce fece sentire la Parkinson quasi a suo agio. Aveva proprio bisogno di qualcuno con cui parlare in quel momento, ma poteva fidarsi di una sconosciuta? Si prese il suo tempo e poi decise di rischiare: non aveva più niente da perdere.
Camminarono lentamente per i corridoi di Hogwarts, senza parlare, fino a che non giunsero in riva al lago. Era il luogo preferito da Pansy, soprattutto nelle giornate di pioggia quando gli altri studenti restavano all’interno del castello per non bagnarsi. Si sedettero su una delle banchine nascoste alla vista dagli alberi.
- Questo litigio è stato diverso dagli altri. L’ho ferito, capisci? Era l’ultima cosa che volevo. Ma non sopportavo di vederlo con quella Green e allora ho detto una cosa che non pensavo.- la sua voce si fece lamentosa e iniziò a stritolarsi le mani con fare colpevole.
- Sei innamorata di lui?-
Quella domanda così diretta destabilizzò un attimo la mora che impiegò qualche secondo in più a rispondere.
- Lo ero qualche anno fa. Ora..non credo. E’ solo gelosia tra amici.-
- Allora aspetta che gli passi e chiedigli scusa-
La semplicità con cui Lexie prendeva la questione la infiammò non poco. Era una situazione molto difficile: Draco non avrebbe mai accettato delle semplici scuse, doveva completamente riacquistare la sua fiducia. Quando lo fece notare all’altra però ricevette una risposta inaspettata.
- Se sai quello che hai sbagliato e come rimediare, non è così difficile. Non devi intralciare la relazione tra lui e quella Scarlett e devi riavvicinarti a lui giorno per giorno dimostrando che lo meriti. Puoi farcela.-
Quell’esortazione fu per lei dolce come miele puro. Era forte, era intelligente, poteva superare anche questo ostacolo. Senza capire cosa stava facendo, appoggiò la sua mano su quella di Lexie. Appena sentì la sua pelle calda contro la sua, un sorrise le si aprì sulle labbra e si lasciò riempire dalla sensazione di quella stretta.
Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito, due persone diverse che finalmente si erano trovate. Quando si alzarono scoprirono che si era fatto molto tardi. Avevano parlato delle loro vite, di ciò che avrebbero voluto fare dopo la scuola, di chi avrebbero voluto diventare. Avevano scoperto di essere allo stesso tempo simile e contrarie e si erano accorte di migliaia di sfumature del proprio carattere di cui nemmeno conoscevano l’esistenza. Arrivata l’ora di cena si dispiacquero di dover ritornare al caos scolastico. Pansy disse di non avere fame e decise di dirigersi nella sua stanza. Quando si allontanò dalla Reynold, sentì qualcosa che la abbandonava e capì che sarebbe stato così tutte le volte che fossero rimaste divise. Ormai erano legate da qualcosa di irrinunciabile.
 
Arrivata nella sua camera si stese sul letto per pensare. Era stato un giorno strano, brutto e bello al tempo stesso, ma il litigio con Draco era stato prima quasi nascosto dalla presenza di quella ragazza. Non sapeva cosa aspettarsi da lei. Era stata una fantastica scoperta e in quel momento, sdraiata sul materasso, non riusciva a pensare ad altro che alle strane sensazioni che aveva provato solo con lei. Cosa provava esattamente? Avrebbe voluto saperlo. C’erano tanti dubbi nella sua vita e ancor più paure. Decise di non pensare a Malfoy per quella sera, l’avrebbe fatto il giorno dopo con la mente più fresca. Appoggiò la testa al cuscino e, poco prima di addormentarsi, sentì il verso di un gufo e una lettera che veniva appoggiata al suo davanzale. La finestra era aperta nonostante la stagione e la mora allungò il braccio per prendere il biglietto. C’era una sola semplice scritta firmata L.R.
“Buonanotte Pansy”

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