Nothing matches better than cold and dark

di AmyJay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Beginning ***
Capitolo 2: *** 2. Magic will only grow ***



Capitolo 1
*** 1. Beginning ***


Aveva vagabondato per lungo tempo, come al solito, senza meta. Spargeva terrore, ed al suo passaggio la scia che restava dietro di lui era di paura e disperazione. E lui ne godeva, come era nella sua natura, come era il perfetto agire del suo essere. Pitch Black era il più spregevole essere vivente sulla faccia della terra, ed aveva un piano. Terrorizzare tutto il mondo, il più possibile, fino alla fine dei tempi. E per questo, aveva creato una mappa, che seguiva di città in città. Ed ora la sua mappa lo avrebbe portato in un posto ben preciso. In quella fredda notte d’inverno, era diretto verso una ridente cittadina che  sfidava la sua perfidia ed i suoi propositi. –Prossima fermata…Arendelle…- mormorò l’Uomo Nero, per poi ridere malignamente mentre veleggiava nel suo mantello lungo e nero verso il piccolo borgo sul mare.
Non gli fu difficile trovare il castello dove viveva la locale famiglia reale. Molte finestre erano coperte da pesanti tendaggi, per cui non gli era dato di vedere la camera in cui i regnanti dormivano i loro sonni sereni. Frustrato, continuò nella sua ricerca…fino a che una scena particolarmente allettante lo portò a fermarsi davanti ad una particolare finestra. Una bambina con piccola trecce rosse, lentiggini, ed occhi verdi saltava su un letto occupato da un’altra bambina, dai capelli quasi bianchi e gli occhi ancora chiusi. –Elsa! Sveglia, sveglia, sveglia!- urlava la piccola dai capelli rossi, con aria entusiasta. –Anna, torna a dormire!- esclamò quella dai capelli bianchi, senza scomporsi troppo. La più piccola le si gettò addosso:-Non posso…si è svegliato il cielo…perciò sono sveglia! Dobbiamo giocare!-. –Va a giocare da sola!- esclamò Elsa, buttando giù dal letto l’altra bambina. Questa, imbronciata, incasso la caduta senza farsi male. Pitch ghignò, continuando a guardare. Anna infatti non demorse: le si illuminò il viso e tornò ad arrampicarsi sul letto della sorella. –Lo facciamo un pupazzo di neve?- mormorò con aria allusiva. A quel punto, Elsa aprì i grandi occhioni azzurri. Anche Pitch si illuminò: erano gli occhi più belli che avesse mai visto. Ma erano ancora troppo puri…dovevano essere riempiti di terrore. Le bambine scesero dal letto ed uscirono dalla stanza. Pitch, spaventato, cercò in ogni modo di aprire la finestra. Purtroppo era chiusa dall’interno, e bramava di raggiungere le bambine. Cercò altre finestre, ma nessuna era aperta. Solo qualche momento dopo si accorse della canna fumaria di un piccolo camino. Assunse un’aria disgustata: imitare lo stile di Nord non era affatto nei suoi piano, ma doveva rischiare. Si avvicinò alla canna fumaria, si tappò il naso e scese lungo di essa. Al fondo, il camino dava su una camera da letto, proprio quella dei due regnanti. La porta era aperta, e senza indugio e senza pensare di rovinare il loro sonno lui lasciò la camera alla ricerca delle due bambine. Seguì il risolino irritante della più piccola fino ad una sala dove, in mezzo ad una montagna di neve, le bambine stavano giocando. Pitch rimase colpito: da dove era nata tutta quella neve? Si avvicinò ancora, mentre le piccola costruivano un piccolo pupazzo di neve. Elsa borbottò qualcosa con una voce maschile, dicendo che il pupazzo si chiamava Olaf ed amava i caldi abbracci. Anna parse entusiasta, ed abbracciò il pupazzo. Poi, per gioco, le bambine presero a  scivolare sulla superficie ghiacciata del pavimento. Le mani di Elsa brillavano, come se da esse scaturisse il potere del ghiaccio. Pitch si illuminò di nuovo: era quella bambina ad avere il potere di creare neve e ghiaccio. Se avesse avuto un cuore, questo avrebbe fatto un tuffo: una bambina con un potere magico, per di più legato al ghiaccio. Ne fu colpito, estasiato. E subito, rapito. Ma non rapito da quel sentimento inutile che l’uomo si ostinava a chiamare amore: Elsa era un’arma. Un’arma perfetta. Se solo ci fosse stato il modo di creare in lei talmente tanta paura da permettergli di controllarla. Pitch alzò gli occhi verso la Luna: Manny doveva essere in ascolto, e forse per puro scherzo del destino, qualche istante dopo, gli fornì il piano perfetto.
Elsa stava creando delle montagnette di neve, su cui Anna aveva preso a saltare. Era molto veloce, agile, ma Elsa non riusciva a starle dietro. All’ultimo, Elsa scivolò e cadde, e la piccola Anna saltò su un’ipotetica montagna di neve che però Elsa non era stata in grado di creare in tempo. –Anna!-urlò lei, sprigionando il suo potere. Il colpo prese Anna in piena faccia, anzi, in mezzo agli occhi. La piccola cadde sul pavimento gracchiato, priva di sensi. –Anna!- esclamò Elsa, correndo trafelata al capezzale di quella che doveva essere, verosimilmente, sua sorella. Disperata, chiamò aiuto:-Madre! Padre!-. Intanto sil suo potere, sprigionandosi da solo, aveva gelato ancor più il pavimento e distrutto il “povero” Olaf. Pitch congiunse le dita, con un sorriso sornione. –Un potere sopraffatto dalle emozioni…- mormorò tra se, mentre i reali irrompevano nella stanza. –Elsa, che cosa hai fatto?!- esclamò la regina. –Non lo domini più!- esclamò il re. La bambina si voltò verso i genitori con aria affranta, e tentò di giustificarsi:-E’ stato un incidente…- per poi voltarsi verso la sorellina, che ancora teneva tra le braccia. –Mi dispiace Anna- mormorò con aria afflitta, mentre affidava la sorella alle cure della madre. –Oh, è fredda come il ghiaccio…-sospirò le regina, mentre il re poneva una mano sulla fronte di sua figlia. Pitch osservava con trepidante attesa la scena: stava accadendo qualcosa, e lui aspettava solo di sapere cosa. –So dove andare- disse risoluto il re. Prese in braccio Elsa e si diressero, di corsa, all’enorme biblioteca del palazzo. Pitch li seguì, osservando il re che cercava un riferimento ben preciso in un libro piuttosto vecchio. Con risolutezza lo prese e si diressero quindi alle scuderie. Partiti al galoppo per destinazione ignota, Pitch capì subito che non sarebbe stato difficile seguirli: Elsa lasciava una scia di ghiaccio, portata dalla disperazione per la sorte della sorella. Ghignando, volò dietro di loro.
Arrivarono ad un piccolo spiazzo colmo di pietre rotonde, che iniziarono a tremare non appena il re prese la parola:-Aiutateci! E’…è per mia figlia-.

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Capitolo 2
*** 2. Magic will only grow ***


Non c’era solo Pitch all’ascolto quella notte. Un ragazzino orfano, e la sua renna, si erano ritrovati a seguire la scia di Elsa. Il ragazzino si chiava Kristoff, e la sua amica renna Svenn. Ed ora entrambi, Pitch ed i sue amici, da lati opposti dello spiazzo, osservavano la scena. Il re si fece avanti, quando un tozzo troll di pietra prese la parola:-Maestà…-. Qui cercò la mano di Elsa, che gliela porse con timore. –E’ nata con i poteri, o è un maleficio?-. –Ci è nata, e si intensificano- rispose il re. Pitch si rabbuiò. “Maleficio? Perché mai dovrebbe essere un maleficio?” si chiese con una punta di odio. Intanto il troll, avvicinatosi alla regina che teneva in braccio Anna, disse:-E’ una fortuna che non sia il cuore. Con il cuore non si  ragiona, ma…con la testa si può provare-. –Fate ciò che dovete- supplicò il re, stringendo a se Elsa. –Il mio consiglio è di rimuovere tutta la magia, perfino il ricordo della magia-. Elsa si fece triste, e forse per questo il troll aggiunse:-Ma non vi crucciate…lascerò il divertimento…-. La magia del troll fece il suo dovere, e quest’ultimo sospirò:-Se la caverà..-. Elsa a quel punto si fece avanti, mormorando:-Ma lei non ricorderà più che ho i poteri…- guardando poi verso la piccola Anna addormentata. –E’ per il suo bene- la interruppe suo padre. Quindi il troll prese per mano la bambina e con aria paterna le disse:-Ascoltami bene, Elsa…il tuo potere crescerà con te…-. Dalle mani del troll scurirono puntini luminosi che, nell’aria di fronte a loro, creò una visione di Elsa, adulta. –In esso c’è bellezza…- mormorò il troll. La visione assunse toni rossastri, però, mentre lui aggiungeva:-…ma anche orrore-. Elsa si spaventò, ed il troll fece una piccola pausa, aggiungendo:-Dovrai imparare a controllarlo. La paura sarà tua nemica-. La visione mostrò loro il destino di Elsa, se fosse stata sopraffatta dalla paura: distrutta dal suo stesso potere. Pitch ghignò, mentre Elsa si rannicchiò contro suo padre. –No, noi la proteggeremo. Imparerà a controllarlo, ne sono certo- disse il re con tono preoccupato, ma convinto. Il troll voleva dire ancora qualcosa, ma il re lo interruppe:-Fino ad allora chiuderemo le porte, ridurremo i domestici, ridurremo il suo contatto con le persone…Inclusa Anna- e guardò sua figlia ancora addormentata. Si inchinò, in ringraziamento al troll, poi lui e la regina, con le due figlie, risalirono sui loro cavalli e ripartirono al galoppo. –Maestà, aspettate…-mormorò il troll preoccupato. –Non intendevo…- e sospirò, scuotendo il capo. –Tu non intendevi, vecchio troll puzzolente- mormorò Pitch. –Ma è la cosa migliore perché il mio piano abbia forma…-. E ridendo malignamente, tornò all’inseguimento della famiglia reale. Kristoff e Svenn vennero presentati ai troll. Lui e Granpapà si scambiarono uno sguardo preoccupato: lo avevano visto. Pitch era arrivato ad Arendelle, e si poteva solo sperare che i Guardiani proteggessero la primogenita. Elsa venne confinata nella stanza che da ora in avanti sarebbe stata solo sua, mentre Anna avrebbe temporaneamente dormito con il re e la regina, e piangeva la sua sorte. Seduta sul letto della sorella, ne accarezzava la coperta ed il cuscino. Si sentiva un mostro, era molto triste ed affranta. Non si accorse subito dell’ombra nera che le si era avvicinata, timidamente, e le accarezzò un braccio. –Io ti capisco…-le sussurrò l’ombra, ed Elsa reagì spaventandosi  e tentando di colpirla con il proprio potere. Pitch lo sviò senza fatica, andando a creare una piccola scultura di ghiaccio nero. Quindi sorrise alla bambina, alzandosi dal letto e ponendosi accanto alla scultura:-Vedi? Nulla si sposa meglio con il ghiaccio…dell’oscurità-. Elsa si stringeva ancora le mani al petto, e guardava terrorizzata Pitch Black. –Co…co..cosa vuoi da me?- mormorò spaventata, con la voce rotta dal pianto. Pitch allungò lentamente le mani verso di lei:-Non temermi, sono qui per aiutarti-. –Chi sei?-rispose lei, ancora spaventata ed indietreggiando verso il muro. Lui sorrise, cercando di essere il più amichevole possibile, e rispose:-Sono la tua paura, Elsa- e fece anche un inchino, ovviamente canzonatorio. –E non voglio esserti nemico- aggiunse, tirandosi su ed avvicinandosi al letto su cui tornò a sedersi. –Io credo che abbiamo una possibilità, se lavoriamo assieme- aggiunse, cercando di prendere una delle mani della bambina. Lei gliela lasciò prendere, con gli occhi azzurri ancora colmi di lacrime. Pitch annuì, e lei si asciugò gli occhi con la mano libera. –Mi…mi puoi aiutare a domare il mio potere?- chiese lei, ingenuamente. –Ma certo, sono qui apposta!- esclamò lui con entusiasmo, allargando il finto sorriso. Elsa sorrise di rimando, e poi guardò la scultura di ghiaccio da loro creata. Nel complesso, era davvero molto bella: le sfumature azzurrine del ghiaccio davvero si sposavano bene con l’oscurità del potere di quella strana creatura. Tornò a guardarlo, e con aria leggermente più allegra, si presentò:-Io mi chiamo Elsa-. Lui annuì, e rispose:-Io mi chiamo Pitch-.

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