SuperWhoLock On The Orient Express

di TheRedPhoenix
(/viewuser.php?uid=38512)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
 
Prologo
 
America, Ohio, in una qualche strada secondaria.
 
 
Sam e Dean erano a bordo dell'Impala, cercando di mettere più miglia possibili tra loro e il musical di Supernatural;no che non avessero apprezzato lo spettacolo, ma certi subtext erano imbarazzanti.
In macchina regnava il silenzio, l'unico rumore proveniva dal ticchettio continuo che faceva il "Samulet" ogni volta che sbatteva sullo specchietto retrovisore.
Erano in mezzo a una strada di campagna isolata, in piena notte, quando l'Impala iniziò a rallentare e infine a fermarsi.
"Dean, cosa sta succedendo?"Chiese Sam perplesso."Pensavo l'avessi sistemata pochi giorni fa"
"Infatti l'ho fatto!"Rispose Dean con un leggero tono di nervosismo nella voce , prima di aprire lo sportello e uscire dalla macchina. Si mise di fronte al muso della macchina e aprì la cappotta, per constatare cosa non andasse nella sua piccola.
Sam abbassò il finestrino e si affacciò "Allora, qual è il problema?"
"Nulla, qui sembra che sia tutto a posto, a parte questo ronzio che inizia a darmi fastidio."
Anche Sam iniziava a sentire quel ronzio, si infilò un dito nell'orecchio per vedere se ci fosse qualcosa dentro che gli causasse questo suono, ma nulla.
Dean fissava il motore con aria interrogativa, non riuscendo a capire perchè la macchina si fosse fermata in mezzo al nulla.
Sam lo raggiunse e si mise al suo fianco, fissando l'interno dell'Impala come se ci capisse qualcosa.
"Non ti sei dimenticato di fare benzina?"Chiese per sicurezza.
Dean neanche gli rispose, si limitò a rivolgergli una delle sue solite occhiate che significava:" Credi che io sia un idiota?".
"Non vedo tracce di zolfo, quindi nessun demone può aver manomesso la macchina."
Alle parole di Sam, Dean impallidì "Credi che qualcuno voglia fare del male alla mia piccola?"
"Rilassati Dean, era solo una supposizione."
Ma in quel momento, un raggio di luce illuminò i due fratelli, che subito guardarono in alto, ma la luce era troppo forte per poter vedere da dove proveniva.
"Oh no, le fate , di nuovo?!"Esclamò Dean prima che lui e Sam scomparissero.
 
 
 
Inghilterra, Londra, 221 di Baker Street
 
 
Il matrimonio di John e Mary era ormai alle porte e questo significava una sola cosa: addio al celibato.
Sherlock aveva pensato meticolosamente a tutti; aveva fatto calcolare a Molly quale fosse la giusta quanttà d'alcool che lui e John potevano consumare per rimanere piacevolmente alticci  tutta la serata, ma senza perdere la lucidità e incombere in situazioni che il mattino seguente sarebbero state spiacevoli.
E fu così che ebbe inizio la serata, John e Sherlcok passarono  da un locale all'altro, portandosi dietro le loro personali pinte per poter ricevere la giusta quantità d'alcool calcolata. John però non sembrava d'accordo con Sherlock sul suo piano, così ogni volta che l'amico era in bagno, aggiungeva degli shottini per rendere le loro birre più forti. In questo modo il piano di Sherlock andò in fumo e i due amici in breve tempo si ubriacarono.
Quando furono troppo stanchi e ubriachi per continuare a festeggiare, decisero di tornare a casa, ma non ce la fecero a salire le scale, così si ritrovarono a Baker Street, sdraiati sulle scale, a fare discorsi da ubriachi.
"Ho una reputazione internazionale. Tu ce l'hai una reputazione internazionale?"Chiese Sherlock a John.
"No,non ho una reputazione internazionale"Bofonchiò come risposta.
"E non ricordo neanche perchè ce l'ho.E' per il crimine in qualche modo"
Dietro di loro si aprì una porta e apparve Mrs Hudson con i sacchi della spazzatura.
"Cosa fate qui?Pensavo che sareste rimasti fuori tutta lanotte"
"Che ore sono?"DOmandò Sherlock.
Mrs Hudson guardò l'orologio "Siete stati via solo due ore." Rispose per poi uscire di casa.
John e Sherlcok abbandonarono la loro comoda postazione sulle scale per tornare nell'appartamento e fare qualche gioco, in modo da concludere la serata dignitosamente.
 
John aveva attaccato sulla fronte un foglietto con su scritto il nome di un personaggio famoso, Madonna in questo caso, e doveva fare a Sherlock delle domande per capire chi fosse.
"Sono una verdura?"
Sherlock si mise a ridere,ma cessò quasi subito, mettendosi in stato di allerta.
"Che...che cosa succede?"Domandò John, troppo ubriaco per dare importanza alla reazione dell'amico.
"Lo senti questo suono acuto?"
John rimase in silenzio e anche lui iniziò a sentire, un ronzio di sottofondo.
"Sherlock siamo ubriachi, forse ce lo stiamo solo immaginando."
Un intensa luce illuminò l'intero appartamento, rendendo tutto bianco per un istante, quando sparì non c'era più nessuna traccia di Sherlock e John.





Angolo dell'autrice.
So che la storia è ambientata nella sezione di Doctor Who, e vi prometto che nel capitolo successivo comparirà.
Questo è il mio primo tentativo di una storia SuperWhoLock, ho sempre amato questo crossover e spero di riuscire a rendere al meglio tutti i personaggi.
Un ringraziamento speciale a Noemi che si è offerta di aiutarmi con questa piccola impresa <3
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 


Capitolo 1

 


Quando Sam e Dean aprirono gli occhi, dopo essere stati accecati momentaneamente dalla forte luce, si ritrovarono a bordo di un treno di gran classe. 
Erano seduti a un tavolo, quelli che utilizzavano nel vagone ristorazione e tutti i presentanti indossavano abiti stile anni venti . Nessuno sembrava preoccupato dalla situazione, anzì, il loro atteggiamento indicava il completo opposto, come se non ci fosse niente di strano.
Oltre a Sam e Dean, gli unici,  a trovarsi in evidente disagio erano i due tizi seduti di fronte a loro allo stesso tavolo, Inoltre, a differenza del resto dei passegeri, anche loro indossavano vestiti attuali.
Il primo, quello alto, indossava un lungo cappotto scuro, con tanto di sciarpa legata al collo.
Il secondo, quello basso, aveva addosso uno di quei tipici maglioni da pensionato.
I quattro si fissarono a lungo, sperando che qualcuno parlasse per primo, dando così un senso a quell'assurda situazione. Purtroppo ciò non accadde.
"Sammy, cosa diamine sta succedendo?"SBottò alla fine Dean, spazientito.
"Non sei il solo a volerlo sapere."A parlare fu il tipo basso seduto di fronte a Sam.
"John, evidentemente siamo stati drogati  e questa è un allucinazione, molto realistica devo ammettere, forse un qualche nuovo tipo di droga..." Sherlock era riuscito solo a capire che i due uomini seduti di fronte a loro erano americani, indossavano delle camice a quadri sotto delle vecchie t-shirt e aveva l'aria presuntuosa tipica degli americani; non era in grado di dedurre nient'altro perchè il suo cervello era troppo annebbiato dall'alcool, che per sfortuna aveva intaccato momentaneamente le sue eccellenti capacità deduttive di detective-
Sam fece un colpo di tosse, interrompendo il monologo dell'uomo ben vestito e dagli zigomi pronunciati.
"Credo che dovreste tutti guardare fuori dal finestrino."
Dean, Sherlock e John girarono le teste all'unisono, impallidendo di fronte allo scenario  che si ritrovarono davanti agli occhi. Il treno non viaggiava sui binari, ma bensì nello spazio, potevano vedere i pianeti e le stelle circondarli.
"Qui deve esserci lo zampino di Crowley! Quel demone schifoso." Dean sbattè il pugno sul tavolo per la rabbia.
"Scusa, hai usato la parola demone?"John sembrava l'unico ancora capace di mantenere la calma , forse per merito dell'alcool che aveva ancor in circolo, mentre Sherlock fissava oltre il vetro del finestrino in religioso silenzio.
"Si amico, mi dispiace informarti che è colpa di un demone se siamo qui, per la precisione è colpa del re dell'inferno."
John fissò Dean per poi scoppiargli a ridere in faccia.
"Okay, okay, tu mi stai dicendo che siamo in un treno anni 20, che viaggia nello spazio, per colpa di un demone, no scusa, per colpa del re dell'inferno?"
"Ascolta, io sono Sam e lui è mio fratello Dean, siamo cacciatori. CI occupiamo di demoni, mostri, fantasmi, streghe e qualsiasi altra creatura sovrannaturale. So che è difficile da accettarlo, ma queste cose sono reali."
"No!" 
Tutti e tre si voltarono verso Sherlock, che era appena uscito dal suo stato di mutismo, ma sembrando comunque ancora sotto shock.
"I demoni non posso esistere e un treno non può viaggiare nello spazio, siamo sotto l'effetto di un potente allucinogeno, è l'unica spiegazione razionale!" 
A uno dei tavoli vicino a loro una signora stava alzando la voce con un cameriere.
"Mandi via quel...mostro dalla carrozza!"Stava dicendo.
Alle parole mostro i Winchester si voltarono allarmati e pronti ad agire, nella direzione indicata dall'anziana donna, ma non videro nulla di sospetto e potenzialmente pericoloso.
"Mamma, non c'è nessuno" La figlia della signora cercò di rassicurarla.
"NO, no, basta!Levatemelo di dosso" L'anziana donna era impaurita e agitava le mani davanti a  sè, come per scacciare qualcosa, come se ci fosse qualcosa. Poiché nessuno sembrava vedere quello che vedeva lei,  tutti  presero a fissarla, chi impietosito, chi invece vagamente seccato, pensando si trattase solo di un momento di squilibrio dovuto alla vecchiaia.
Alla fine, la signora anziana si accasciò su se stessa, immobile.
"Mamma!"La figlia della donna si alzò in piedi  "C'è un dottore?Ho bisogno di un dottore!"
"Io sono un dottore"John si avvicinò subito alla donna e in modo professionale, le toccò prima il polso, poi il collo.
"Mi dispiace, ma è morta"Con rammarico sia nello sguardo che nella voce, informò la ragazza, la quale portandosi le mani sul viso  iniziò a piangere a dirotto. A quel punto i il capo treno, si fece avanti e cercò di consolarla allontanandola dalla confusione di quel vagone. Intanto Sherlock, Dean e Sam fissavano la scena incuriositi, tutti e tre erano assolutamente convinti che non si trattasse di una morte naturale, così come sapevano che c'era altro e che bisognava andare oltre l'apparenza.
"Allora inglesino, continui a non credere al sovrannaturale?"Dean lanciò una frecciatina al detective.
"Ovviamente.Tutto quello che vedo, è un caso"Sherlock sorrise pieno di entusiasmo, ma risultando inquietante agli occhi dei WInchester. Quale razza di persona poteva essere così euforica davanti alla prospettiva di un omicidio?
"Chi sei tu?" Chiese Sam.
"Sono Sherlock Holmes, lui è il mio collega John Watson. Probabilmente avete già sentito parlare di noi sui giornali" Rispose Sherlock con un leggero autocompiacimento.
Ma le espressioni sul viso dei Winchester lasciavano intuire che non l'avessero mai sentito nominare prima di ora.
Sherlock sospirò spazientito "Americani..."







Il Dottore e Clara stavano per affrontare insieme il loro ultimo viaggio. Clara aveva deciso che non poteva più viaggiare alle condizioni del Dottore, non dopo che lui l'aveva abbandonata proprio nel momento del bisogno.
Erano saliti a bordo di un treno spaziale, un imitazione fedele dell'Orient Express, solo più grande e invece delle rotaie viaggiava sospesa nello spazio.
Il Dottore le stava illustrando le caratteristiche di alcuni vecchi pianeti scomparsi migliaia di anni prima a causa di un buco nero.
Clara lo ascoltava affascinata, il Dottore in apparenza poteva sembrare un tipo saccente, ma in realtà era piacevole ascoltare le sue storie, storie che raccontava con intensità.
"E' una bugia! Thedion 4 è scomparso migliaia di anni fa"Una ragazza interruppe il discorso del Dottore.
La ragazza non sembrava affatto stare bene, gli occhi erano lucidi, la carnagione del viso un pò troppo pallida e le mani le tremavano leggermente.
Uno degli addetti del treno le si avvicinò, fissandola con apprensione la giovane.
"Signorina Pitt, è sicura che non preferirebbe riposare nella sua stanza?Permetta al signor Carlyle di scortarla." Le si rivolse con calma e condiscendenza, come se parlasse a una bambina.
La signorina Pitt non ebbe nulla da obiettare e seguì il cameriere.
"Mi dispiace, ma credo che sia comprensibile viste le circostanze."Aggiune l'uomo quando la signorina Pitt lasciò il vagone. Fece una pausa, in cui ne approfittò per fissare attentamente Clara e il Dottore "Credo che non ci abbiano presentato.Capitano Quell." Si portò una mano al capello insegno di saluto.
Aveva un aria molto formale e distinta, il tipico atteggiamento da capitano.
"Io sono Clara e questo è il Dottore."Si presentò la giovane, indicando la figura dietro di lei.
"Ah un'altro." Commentò il Capitano.
"Come scusi?"
"Abbiamo dottori, professori, perfino un detective e due agenti dell'FBI spaziale"Si premurò di spiegare.
Alle parole "FBI spaziale" il Dottore fece un faccia perplessa, ma non disse nulla.
Quando, più tardi, Il Dottore e Clara si recarono nelle loro cabine, la compagna non faceva che parlare della morte misteriosa, mentre il Signore del Tempo ne sembrava indifferente.
"Potrebbe non essere nulla, le vecchie signore muoiono di continuo, è il loro lavoro."
"E per quanto riguarda il mostro?"Chiese Clara con una vena di eccitazione.
"Be' visto da nessuno tranne lei, questo fa suggerire che non ci fosse. Un cervello morente, mancanza di ossigeno, allucinazioni.Comunque a volte la gente muore e basta, avrà avuto più di 100 anni."Il Dottore cercava di essere la voce della ragione, sperando così di placare Clara.
"Dice l'uomo di 2000 anni."
Il Dottore fissò la sua compagna negli occhi, cercando la verità.
"Clara, parli come se tu volessi che ci fosse davvero qualcosa.Lo vuoi?"
"No"Subito rispose lei "Se tu pensi che non ci sia qualcosa di cui preoccuparsi per me va bene."
Si guardarono per qualche istante.
"Al nostro ultimo viaggio"Aggiunse tristemente il Dottore.
"Al nostro ultimo viaggio"Ripetè Clara.
Fecero tintinnare i calici, in un brindisi per onorare il loro viaggio.




Angolo dell'autrice.

Vi starete chiedendo come facciano Dean e Sam a non conoscere Sherlock Holmes, quando esistono i libri di Arthur Conan Doyle. Ho deciso in questo caso di seguire il canone di Sherlock(BBC) in cui i libri non esistono ovviamente e Sherlock e John sono personaggi reali.
Grazie per quella buona anima che ha messo la storia tra le seguite <3.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate :)


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***





Capitolo 2



Dean e Sam sfortunatamente non avevano con sè nulla, nè armi, nè completi eleganti per cammuffarsi, tutto quello che avevano erano i tesserini dell'FBI e dovevano farseli bastare.
"Sul serio Dean?Ora ci presentiamo come FBI spaziale?"Protestò Sam.
"Senti se hai un idea migliore fammelo sapere, tutto quello che voglio è risolvere il caso prima di quei due inglesi. Vogliamo parlare del loro accento? Cosa ci trovano le donne di attraente nell'accento inglese non lo comprendo."
Sam roteò gli occhi, spazientito dalle lamentele infantili del fratello. 
"Ascolta, prima di risolvere il caso dobbiamo capire cosa ci facciamo su questo treno."
"Oppure dobbiamo risolvere il caso per capire cosa ci facciamo su questo treno"RIbattè il fratello.
"D'accordo, dividiamoci. Io faccio domande in giro per capire se ci sono stati strani fenomeni"
Dean sembrò approvare "E io vado a fare alcune domande alla figlia della morta, magari può dirci qualcosa di utile."
I due fratelli si guardarono annuendo complici e poi ognuno di loro prese la propria strada.
Dean si recò nella zona alloggi, per bussare alla cabina della signorina Pitt.
"Signorina Pitt, FBI spaziale." 
Nessuna risposta.
"Signorina Pitt" Bussò di nuovo ma nessuno rispose, così decise di entrare, al diavolo le buone maniere.
La camera era in perfetto ordine, non sembrava esserci nulla di anomalo.
Decise di frugare tra gli oggetti personali, poteva trattarsi di una strega che aveva lanciato un incantesimo e aveva dimenticato di gettare via le prove della sua colpevolezza, o forse proprio la signorina Pitt stessa lo era.Ma per quanto a lungo Dean cercasse, non riuscì a trovare nulla di interessante, a parte la biancheria datata inizio '900.
Quando romai, fu più che certo che in quella sfarzosa camera non ci fosse nulla di sospetto,
fece per uscire ritrovandosi davanti niente meno che quel saccente di Sherlock Holmes.
"Cosa ci fai tu qui?"Chiese infastidito, quel tipo aveva una faccia che avrebbe volentieri preso a pugni.
"Veramente non sono io quello che ha forzato la serratura ed è entrato nella cabina della signorina Pitt"SHerlock allungò il collo per vedere oltre Dean.
"E ha messo mano fra sue cose private." Aggiunse, continuando, senza smettere di esaminare l'interno della stanza
"Non ho toccato nulla, volevo solamente vedere se avesse bisogno di qualcosa" Mentì Dean.
"In verità, io stesso prima sono entrato per cercare la Signorina Pitt e il suo portagioie era più vicino al finestrino, il terzo cassetto in basso a destra non era completamente chiuso e il letto era in perfettamente in ordine senza nessuna piega."
Sherlock nel vedere la faccia sconvolta di Dean sorrise soddisfatto.
"Ora se vuoi scusarmi, ho un cadavere da esaminare."
Il detective fece dietro front e Dean lo seguì.
"Vengo con te, anch'io sono interessato a vedere il corpo della vecchia."
"Davvero?"Chiese sorpreso Sherlock"Non devi cacciare qualche fantasma? E dimmi usano ancora il lenzuolo per spaventare le persone?"Aggiunse, scettico.
"Prima di tutto: i fantasmi non hanno il lenzuolo addosso. Secondo: anche a noi cacciatori anallizare un corpo può dirci molte cose. Terzo: prima o poi dovrai accettare che il sovrannaturale esiste e chissà, magari un giorno qualche spirito vendicativo busserà alla tua porta e tu verrai a chiedermi aiuto."
Sherlock stava per rispondergli quando in quel momento, videro infondo al corridoio la signorina Pitt, assieme a un'altra ragazza.
"Shhh!"Disse Sherlock, bloccando Dean con un braccio per non farlo avanzare.
"Fammi indovinare, vuoi pedinarle?"
"Esattamente."
Con discrezione, il cacciatore e il detective iniziarono a seguire le due donne, che si stavano recando nella stiva, proprio dove era stato collocato il corpo esanime della signora.
Si nascosero dietro una cabina blu della polizia- una cabina blu della polizia?Che accidenti ci faceva lì?- osservando attentamente per vedere cosa sarebbe successo.
La signorina Pitt si mie di fronte a una porta di metallo dall'aspetto solido "Computer, apri la porta."
"Non capisco, se siamo in Star Trek,perchè si vestono tutti come se fossero usciti da Downton  Abbey?" Commentò Dean.
"Cos'è Downton Abbey?"Domandò Sherlock, non che fosse realmente interessato alla risposta
"Sei inglese e non conosci Downton Abbey?"Sbottò incredulo.
"Chiamami Gus."Proferì una voce robotica "Temo che questa porta possa essere aperta solo su ordine esecutivo."
La signorina Pitt, sull'orlo delle lacrime, si avvicinò alla porta, cercando di manometterla.
"Credo che dovremo fermarla prima che faccia qualche pazzia."
Dean non ebbe neanche il tempo di finire la frase che il sistema operativo venne colpito dal tacco della scarpa della Signorina Pitt.
A sorpresa, la porta si aprì e le due donne entrarono.Sherlock e Dean emersero in tutta fretta dal loro nascondiglio e corsero per entrare in tempo nella stiva.

Mentre Sherlock era andato a investigare chissà dove, John aveva deciso che avrebbe studiato il treno per capire cosa stesse succedendo su quel bizzaro treno, non poteva trattarsi di una allucinazione, era troppo reale. L'unica ipotesi plausibile era che si trovassero in uno studio cinematografico e che fosse tutto quanto una messa in scena, non poteva di certo credere che un demone li avesse teletrasportati nello spazio.Eppure, per quanto si sforzarsi di trovare qualcosa di storto, qualcosa che non fosse al suo posto in modo da svelare l'inganno, non c'era niente. Nella sua anormalità, sembrava tutto normale.
John era anche andato a parlare con il meccanico, un tipo dall'aria sveglia, chiedendogli di procurargli: manifesto dei passeggeri, piano del treno e una lista di fermate degli ultimi sei mesi. Il meccanico non ci aveva trovato nulla di strano nella sua richiesta, anzì l'aveva informato che anche lui era interessato a capire cosa stesse succedendo e che era già andato a cercare quei documenti, che gli consegnò volentieri.
Entrò nel vagone adibito a bar e in un angolo vide Sam il cacciatore che faceva alcune domande a una signora.
"Hey"Andò a salutarlo dopo che ebbe finito.
"John, ti è passata la sbornia?"
John dovette alzare la testa il più possibile per riuscire a parlare in faccia a Sam, quel ragazzo era un gigante."Si, a quanto pare tutto questo stress è utile a smaltire l'alcool. Hai scoperto qualcosa di interessante?"
Sam scosse la testa "Nessuna traccia di zolfo,  le luci hanno sempre funzionato bene e nessuno ha sentito un freddo improvviso."
John guardò Sam con aria perplessa, come se parlasse una lingua sconosciuta.
"Sono tutte cose che fanno capire se c'è stata la presenza di un demone o di un fantasma."
"Ah si, il demone."Disse sarcastico.
"Ascolta, so che non ci credi a queste cose, ma hai forse un idea migliore?"
John non rispose e Sam sospirò "Senti, dobbiamo capire cosa ci facciamo qui. Innanzitutto cosa stavate facendo tu e Sherlock prima di essere teletrasportati?"
" Eravamo a casa ubriachi, stavamo festeggiando il...oddio mio!"John si portò le mani alla testa.
"John,stai bene?"Chiese Sam preoccupato.
"Io devo sposarmi con Mary! QUando tornerò a casa, se tornerò mai casa?"SI abbandonò su una sedia, preso dal panico.
Sam si sedette con lui, aspettando pazientemente che l'attacco di panico gli passasse, fu allora che sentì un uomo poco più lontano, pronunciare delle parole interessanti.
"Sai il Predetto, l'antica mummia..."
Sam si voltò verso i due signori che stavano conversando.
"Scusate, state parlando di una mummia?"
Un uomo di mezz'età, dai capelli grigi lo fissò attentamente, come se lo conoscesse, per poi rispondergli affermativamente e iniziare la sua spiegazione.
"La leggenda dice che se la vedi sei un uomo morto."
La prerogativa di Sam era capire come mai fosse sul treno, ma se poteva scoprire qual era stata la causa della morte della vecchia signora, di certo non si sarebbe tirato indietro.
"Agente Sam McCartney"Prese la sedia e si mise al tavolo con i due signori.
"Emil Moorhouse, professore di mitologia aliena." 
"Io sono il Dottore,piacere"Si presentò l'uomo che aveva parlato per primo prima della mummia.
Sam sobbalzò alle parole "mitologia aliena" ma cercò di mostrarsi il più calmo possibile, come se quel discorso non lo turbasse. Infondo se erano su un treno che viaggiava nello spazio, non era poi così difficile credere agli alieni.
Il Dottore si rivolse al professore, sembrava molto preso dalla storia della mummia e voleva sapere il più possibile, il prima possibile. Cosa che voleva anche Sam.
"Una delle cose più interessanti è il tempo dato prima che ti uccida. Non riesco a pensare a un altro mito dove sia così specifico. Il numero del male, due volte. Coloro che sostengono lo sguardo del Predetto, hanno ben 66 secondi di vita."
Sam iniziò a riflettere sulla leggenda, non aveva mai sentito nulla di simile prima d'ora e una parte di lui ne era affascinato.
Il Dottore invece non era soddisfatto,  voleva sapere di più.
"No, no, no. Bel tentativo. Molto suggestivo. Ma non è così riprova" Allargò leggermente le braccia in un gesto di incoraggiamento, spronando il professore a dire di più.
"Un uomo cinico potrebbe dire che sta cercando di estrarmi informazioni."
Il Dottore tirò fuori dalla tasca un porta sigarette argentato e iniziò la sua spiegazione.
"Il mito del Predetto è apparso per la prima volta 5000 anni fa. In alcune storie c'è un indovinello o una parola segreta che si suppone lo fermi." Il Dottore apprezzò il modo in cui il professore e Sam lo guardavano, rapiti dalle sue parole.
"Alcuni cercano di contrattare, altri di offrire ricchezze, confessare i peccati. Tutto senza alcun risultato."
Il Dottore aprì il porta sigarette, ma non conteneva sigarette bensì Jelly Bean, che offrì ai due.
"Vedo che ne sapete molto"Commentò Sam, con un pizzico di ammirazione.
"So molto. Perchè a volte salta fuori essere vera."
Il professore sembrò divertito da quell'affermazione.
"Le leggende della Terra, sono secche, affari polverosi e sempre finzione.Ma qui nelle stelle, tutto è possibile."
Sia il Dottore che Sam guardarono il professore con un leggero sorriso, entrambi sapevano che le leggende della terra non erano finzione.
"A essere sincero, ecco perchè ho scelto questo campo, nella speranza di incontrare un vero mostro."Confessò il professore.
Sam dovette camuffare la sua risata con un colpo di tosse, per non fare brutta figura.
"Il sogno di tutti."Commentò infine.
"Ma professore"Iniziò a parlare il Dottore "Non ha ancora risposto al mio indovinello, qual è la cosa più interessante sul Predetto?"
"Beh, non puoi scappargli. Ci sono persone che hanno provato ma non funziona mai. Non importa quanto corri, è sempre dietro di te."
"Quindi, non c'è modo di fermarlo?"Chiese Sam
"No."Rispose il Dottore "Non può essere fermato."




Angolo dell'autrice.

Si, sono convinta che Dean ami Downton Abbey anche se non lo ammetterà mai xD.
Tornando a noi, la storia sta entrando nel vivo e spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite e soprattutto PaperBack White e Shyel per le recensioni :)
Per chi avesse domande o curiosità può contattarmi tramite i miei social:
 https://www.facebook.com/red.phoenix.52459   http://ask.fm/RedPhoenix469

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***





Capitolo 3


Quando la porta elettronica si chiuse dietro di loro, Sherlock e Dean si ritrovarono addosso gli occhi interrogativi della signorina Pitt e della sua amica.
Quest'ultima puntò il dito verso Sherlock" Io ti conosco."
"Perdonami, ma non credo di poter dire lo stesso." Rispose lui cordialmente.
"Tu sei Sherlock Holmes il famoso detective! Sono una tua grande fan." 
Nel vedere come la ragazza facesse gli occhi dolci al detective, Dean sbuffò, di solito era lui quello circondato da belle ragazze.
"Ma cosa ci fai qui? Non sarai mica un alieno? Questo spiegherebbe le tue enormi capacità deduttive." Chiese Clara.
"In effetti potresti benissimo essere un alieno, strambo come sei."
Alle parole maligne di Dean, Sherlock gli rivolse un occhiata esasperata.
"Demoni e alieni, adesso mi dirai che esistono pure gli unicorni." Disse scettico.
"Non ho detto che gli alieni esistono, non diciamo assurdità! E comunque, per quanto riguarda gli unicorni, una volta mi è capitato un caso dove un uomo era stato trafitto da un unicorno, ma è una lunga storia."
Clara fissava Dean con curiosità, come se si fosse resa conto solo ora della sua presenza
"Tu chi sei?"
"Sono Dean Winchester, cacciatore. Ritengo che la povera signora sia stata uccisa da uno spettro, o da qualche altra entità sovrannaturale." Dean preferiva non rivelare subito del suo lavoro, ma aveva bisogno di rimarcare la storia del sovrannaturale per convincere Sherlock.
"Mia madre è stata uccisa da un mostro?" La povera signorina Pitt non sembrò prendere bene la notizia. Iniziò a espirare e ad inspirare lentamente, sembrava sul punto di avere un attacco di panico.
Clara subito cercò di darle conforto, abbracciandola leggermente e accarezzandola la schiena.
"Clara Oswald" si presentò infine la ragazza. "Aspetta un attimo, mi stai dicendo che cacci mostri ma non credi negli alieni? Quando siamo su un treno in mezzo allo spazio?"
Dean si sentì in difficolta e provò a dire qualcosa, ma non gli venne in mente nulla di buono, odiava quando lo mettevano alle strette; in quel momento sentì la mancanza di Sam, tra i due era lui quello intelligente.
Sherlock nel frattempo osservava Clara, finché un’espressione di puro entusiasmo non gli illuminò il viso, come quando riusciva a risolvere un enigma.
"Clara Oswald, tu mi conosci, sei umana!" Esclamò.
"Ehm sì, sono umana, di Londra." Ripeté lei ciò che era ovvio.
"Allora dimmi, come sei arrivata su questo treno?"
"Oh io viaggio con un mio amico, lui si chiama il Dottore."
Sherlock nell'udire quel nome si pietrificò, esattamente come prima, quando aveva scoperto che il treno viaggiava nello spazio.
"Dottore?" Chiese Dean, "Dottore chi?" Lui era scocciato nel non sapere minimamente di cosa si stesse parlando.
"Solo Dottore." Rispose Clara
"Non può essere." farfugliò Sherlock. "Pensavo che fosse solo una storia che Mycroft raccontava quando alzava troppo il gomito." Sherlock iniziò a fare su e giù per il locale, aveva bisogno assimilare tutte le informazioni che aveva ricevuto, ordinarle e trarre le giuste conclusioni. In passato aveva avuto casi difficili, casi che non era neanche riuscito a risolvere, ma qui la situazione era ben diversa, stavolta aveva la certezza che il mondo fosse molto più ampio di quel che credeva.
Clara sorrise nel vederlo così in difficoltà, sembrava che la situazione la divertisse.
"Il Dottore è reale, è un alieno di duemila anni che viaggia nel tempo e nello spazio e ha salvato la terra innumerevoli volte"
Sherlock unì le mani e le portò leggermente alla bocca, assumendo un aria pensierosa.
"Dunque gli alieni esistono. "Sherlock si voltò verso Dean "Ma continuo a non credere alla tua storia dei demoni."
Dean era sul punto dell'esasperazione. "Come puoi credere agli alieni e no ai mostri? Per tua informazione esistono anche l'inferno, il purgatorio e il paradiso. Li ho visitati tutti e tre personalmente." Quasi gli urlò contro, lo scetticismo di Sherlock assieme alla sua aria saccente, lo facevano impazzire.
Dean fece un bel respiro per calmarsi, dopo di che puntò gli occhi su Clara, preferendo lei come interlocutrice che Sherlock.
"Sai, ho conosciuto molti angeli, ma nessuno era bello come te." Le disse con il suo solito sorriso spavaldo che faceva sciogliere le donne.
Clara arrossì leggermente" Grazie, ma sono fidanzata."
Sherlock li guardò con aria di sufficienza "Oh Clara ignoralo, sta mentendo." 
"Come?"Chiesero indignati sia Dean che Clara.
"Quando hai detto di non aver visto un angelo così bello ti si sono formato delle piccole rughe sulla fronte, tipico segno di stress per chi mente. Inoltre hai distolto per un secondo lo sguardo, per non parlare del tuo tono di voce che è diventato più cupo. Posso continuare se vuoi?"
Dean alzò il braccio a mezz'aria e fece cenno a Sherlock di fermarsi.
"Okay abbiamo capito! Basta così." Alzò leggermente la voce, un’altra sola parola e gli avrebbe dato un pugno in faccia.
Sherlock lo guardò e sorrise compiaciuto, mentre Dean non faceva che rivolgergli sguardi cagneschi.
"Ehm…io vado a sistemare la porta." Clara sembrava a disagio nel stare vicino a quei due che bisticciavano come bambini, quindi trascinò con sé la signorina Pitt e insieme guardarono l'intreccio di fili della porta elettronica, per capire come poterla aprire. Clara non era un'esperta di tecnologia e dubitava che la signorina Pitt lo fosse, ma loro due erano le uniche che si trovavano agio con la tecnologia spaziale, a differenza di Sherlock e Dean.
"Ho del lavoro da fare, devo esaminare un cadavere!" Informò con entusiasmo i presenti, Sherlock.
"E no amico, devo vederlo prima io il cadavere." Aggiunse immediatamente Dean, come se fosse una gara.
Si incamminarono all'unisono verso il sarcofago che conteneva la salma della signora Pitt, lanciandosi alcune occhiate in cagnesco.
"Tu? Vuoi per caso contaminare le prove con le tue mani sporche di unto d'hamburger?"
"Okay si può sapere come fai?" Chiese esasperato, "Sei una specie di mago o cosa?"
"Non sono un mago, semplicemente osservo, cosa che voi idioti non fate."
Misero entrambi le mani sulla maniglia del sarcofago, pronti per aprire.
"Intanto io ho salvato l'umanità da Lucifero, non c'è di che."
"Posso anche accettare che esistano i fantasmi, ma non crederò mai che un tipo come te possa aver salvato il mondo."
Tirarono insieme la maniglia del sarcofago, ma non si aprì neanche di un centimetro.
"Qualcosa deve tenerlo sigillato." Commentò Sherlock.
"Qui ci vuole un po’ di forza, lascia che ci pensino gli americani." Disse Dean con aria strafottente.
Si asciugò le mani leggermente sudate sui jeans, si alzò le maniche della camicia e poi afferrò la maniglia con entrambe le mani, tirando di nuovo. Il sarcofago non si aprì minimamente, così Dean tentò di nuovo, appoggiando un piede al muro e cercando di aiutarsi facendo leva sulla gamba; la situazione non cambiò minimamente.
" Niente da fare, questo stupido coso non vuole aprirsi!" Sbottò arrabbiato.
"Clara." Sherlock si avvicinò alla ragazza "Sei riuscita ad aprire la porta?"
Se non poteva esaminare il corpo tanto valeva tornare da John e indagare da un'altra parte.
"No, non riesco a capire come funzionano questo fili." Rispose lei.
Dean si avvicinò a Sherlock e gli posò una mano sulla spalla, gesto che fece trasalire il detective.
"Beh, sei bloccato qui con me a quanto pare." Dean usò un tono gioioso, solo per infastidirlo ancora di più; e a giudicare dall'espressione di Sherlock, ci stava riuscendo.





Il Dottore aveva sentito che c'era stata un'altra morte, un’altra vittima della mummia, doveva saperne di più e in assenza di Clara aveva bisogno di un altro assistente.
"Ehi tu, bei capelli." Disse avvicinandosi a Sam.
Il ragazzo non sembrò apprezzare l'appellativo a giudicare dall'occhiataccia che gli rivolse.
"Dottore, posso aiutarti?"
"C'è stata un'altra morte e so che tu quanto me vuoi scoprire la verità sulla mummia, quindi seguimi."
In tutto questo, il Dottore non aveva prestato caso a John, che era seduto accanto a Sam e che fortunatamente si era calmato dopo il suo attacco di panico.
"Hey voglio anch'io indagare su queste morti misteriose, Sam mi ha detto tutto della mummia a…aliena" John disse l'ultima parola come se dovesse vomitarla. Prima i demoni e poi gli alieni, cominciava a sentire la mancanza di Moriarty.
"Come ti chiami?" Domandò il Dottore.
"John Watson, sono un dottore anch'io."
"Si, non ci interessa, ora andiamo!" Il Dottore fece dietro front e si incamminò velocemente, costringendo i due a corrergli dietro.
"Esattamente in cosa sei Dottore?" Chiese John perplesso.
"Questo non è importante ora. Dobbiamo parlare con l'unico uomo che possa darmi delle risposte sulle misteriose morti."
"Ossia?"
"Il capitano Quell."

Si recarono presso l'ufficio del capitano, che li ricevette non con molta gioia. L'uomo aveva il viso tirato e sembrava preoccupato per quello che stava succedendo, anche se non lo voleva esternare.
"Capitano Quell, dobbiamo parlare di quella che sta succedendo su questo treno." Iniziò il Dottore.
L'uomo li fissò tutti e tre stizziti.
"I passeggeri non sono autorizzati a certe informazioni."
Il Dottore stava per tirare fuori la sua carta psichica quando Sam lo precedette, mostrando il tesserino dell'FBI.
"Agente McCartney, FBI spaziale, sotto copertura. Loro sono i miei colleghi, l'agente Watson e l'agente Smith."
Il Capitano prese un bel respiro e andò a versarsi da bere, offrendo anche a loro, ma tutti e tre rifiutarono.
"Questo non è esattamente nelle mie mansioni."
"Oh andiamo Capitano" Iniziò il Dottore "Dove saremo se seguissimo tutti le nostre mansioni?"
"Bella domanda" Rispose con una certa nota di ironia.
"Invece che attaccarsi alla bottiglia, non dovrebbe fare qualcosa?" Commentò John, che sembrava non apprezzare un ufficiale che beveva in una situazione di emergenza.
"Ho seguito la procedura per le morti accidentali!" Il Capitano si sentì offeso dal modo in cui gli si rivolgevano. "Voi non sapete nulla di me."
" Ferito in battaglia, congedato con onore. Speravi in una vita tranquilla, dopo aver perso la voglia di combattere. Dimmi se sbaglio?" John non ci mise molto a capire la storia del capitano, forse perché rivedeva una parte di sé in lui, l'unica differenza era che lui non si era attaccato alla bottiglia per non diventare come sua sorella.
Il Dottore fissò John e sorrise soddisfatto, lieto di aver trovare un altra mente sveglia.
Il Capitano rimase in silenzio per un pò, poi svuotò il suo bicchiere e tornò a guardare i tre uomini seduti di fronte a lui.
"Non ci prove di nessun attacco a terze parti."
"Si, aspettiamo che i corpi si accumulino nella speranza di qualche indizio. Oppure potremo fare qualcosa."
Ma alle parole del Dottore il capitano Quell voltò la testa, ricevendo in cambio uno sguardo dal Dottore pieno di delusione, uno di quegli sguardi che speri di non ricevere mai nella vita.
"Perché mai parlo con te?" Il Dottore uscì dall'ufficio indignato, John e Sam dopo un breve momento di smarrimento lo seguirono.
"Cosa facciamo ora?" Chiese Sam.
"Beh vediamo un po’."Il Dottore batté le mani per poi allargarle di nuovo in un gesto molto teatrale.
"Abbiamo una delle menti più brillanti dell'universo, che sarei io, un cacciatore e un dottore. Unendo le forze potremmo farcela."
John tossì leggermente per attirare l'attenzione.
"Prima ho fatto delle ricerche e mi sono procurato il manifesto dei passeggeri, il piano del treno e una lista di fermate degli ultimi sei mesi." 
Sam e il Dottore fissarono John sorpresi, mentre lui tirava fuori dalle tasche diversi fogli spiegazzati
"Non ho ancora avuto il tempo di controllarli, ma credo che tu saprai farne un uso migliore."
"Complimenti John Watson." Disse il Dottore affascinato, mentre prendeva le carte e le studiava con un certo interesse.
Intanto Sam si stava chiedendo come facesse il Dottore a sapere che lui era un cacciatore, quando non aveva rivelato a nessuno la sua identità, tranne a John e a Sherlock.



Angolo dell'autrice:
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti, seguite, ricordate.E un abbraccio a chi lascia una piccola recensione <3.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto:)
Se avete domande o curiosità ecco i miei social: http://https://www.facebook.com/red.phoenix.52459   http://http://ask.fm/RedPhoenix469

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



CAPITOLO 4


 
Il Dottore, John e Sam avevano avuto l'accesso ai filmati delle videocamere di sicurezza, per potere rivedere la morte della Signora Pitt, con accesso si intende che Sam aveva tirato fuori il suo finto distintivo e ottenuto il permesso. 
Con loro c'era anche il professor Moorhouse, l'esperto di miti alieni, il Dottore aveva chiesto il suo aiuto in quanto esperto, sperava che tramite i filmati potesse capire se si trattava veramente della mummia.
John tenevano in mano  un cronometro , Sam gli aveva spiegato che la mummia ci metteva 66 secondi a uccidere la vittima dopo la sua comparsa e quindi aveva il compito di controllare quanto tempo passava dalla visione che avevano avuto le vittime alla morte.
Fecero partire il filmato del vagone ristorante, nel momento esatto in cui la signora Pitt iniziò a lamentarsi di uno strano ospite che solo lei poteva vedere.
"66 secondi, esattamente come il mito." John fermò il cronometro nel momento esatto in cui la signora si era accasciata inerme.
"Avete visto lo sfarfallio delle luci?" chiese Sam "E' successo anche in cucina, prima che lo chef vedesse la mummia."
"In tutti i resoconti le armi convenzionali non hanno effetto sul Predetto, è immortale, inarrestabile. In-uccidibile." Il professore, con aria tetra e seria, spiegò a tutti loro questo particolare.
"No, noi possiamo fermarlo." aggiunse Sam.
"E' evidente che si tratta di un fantasma, che decide di apparire solo alle sue vittime. Mi servono del sale e del ferro, possiamo intanto rallentarlo finché non troviamo un modo di eliminarlo."
Il Dottore guardò attentamente Sam. "Facciamo come dice lui."
Se il Dottore sembrava fiducioso nei confronti di Sam, non si poteva dire lo stesso del professore che invece era completamente scettico. "Siete sicuri di voler procedere in questo modo?"
"Se avete un'idea migliore fatecelo sapere, nel frattempo seguiremo il piano di Sam." 
Sam apprezzò la fiducia che il Dottore gli dava, anche se non riusciva a fidarsi completamente di lui, il suo sesto senso gli diceva che quello strano individuo nascondeva qualcosa che lo riguardava personalmente.
Trascorsero tutta la notte in piedi a guardare più volte i filmati, nella speranza di notare un qualche dettaglio che gli fosse sfuggito; studiarono i documenti che John si era procurato e sfogliarono i vecchi libri del professore. Ma per quanto loro cercassero, non riuscivano a trovare niente di nuovo, nulla che potesse aiutarli.
Alla fine erano tutti esausti, uno alla volta si addormentarono sulle loro sedie, tranne il Dottore.
 
 
 
 
 
Sherlock e Dean erano rimasti bloccati tutti la notte nella stiva, assieme a Clara e alla signorina Pitt, in questo modo aveva avuto l'occasione di potersi conoscere meglio.
Clara aveva raccontato a loro dei suoi viaggi col Dottore e alcune curiosità sui signori del tempo, rispondendo sempre gentilmente alle domande che Dean e Sherlock le rivolgevano.
Anche Dean aveva raccontato varie storie. Le sue avventure con il fratello minore, i mostri che avevano affrontato, le volte in cui erano morti e risorti e confermando a loro l'esistenza di un aldilà.
Sherlock aveva ascoltato attentamente ogni singola parola delle storie e aveva assimilato tutto quanto, era arrivato a un punto in cui non poteva più negare alieni e mostri, ma accettare il fatto che il mondo è molto più ampio di quanto si pensi e che la razionalità non sempre spiega tutto. Ovviamente questi pensieri rimasero privati, non li avrebbe mai detti ad alta voce, di certo non avrebbe dato alcuna soddisfazione a Dean Winchester.
"Tu e tuo fratello siete molto legati" quella di Clara non era una domanda, ma una constatazione.
Dean annuì. " Mi occupo di lui da tutta la vita, è il mio fratellino." Prese il cellulare e lo guardò, ancora nessuna linea.
Sia Dean che Sherlock avevano passato il tempo a fissare i cellulari nella speranza di potersi mettere in contatto con i rispettivi compagni, ma a quanto pare nello spazio il segnale era pessimo.
"Il vostro sembra un rapporto bellissimo"
Sherlock guardò Clara e Dean parlare e si trovò a concordare con la ragazza. Il rapporto tra i due fratelli Winchester gli ricordava molto quello tra lui e John, alla fine si era scoperto che lui e Dean avevano una cosa in comune, avrebbero fatto qualunque cosa per le persone a cui voleva bene.
Sentirono una musichetta provenire da Clara, sembrava una suoneria telefonica.
"Come può funzionarti il telefono nello spazio?" chiese Dean sorpreso e leggermente infastidito, Clara poteva offrirsi di prestargli il telefono per contattare suo fratello.
"Il Dottore lo ha modificato" rispose prima di rispondere.
"Dottore per favore sono nei guai." niente convenevoli, Clara subito arrivò al centro del discorso.
Ma a giudicare dal borbottio che proveniva dall'altra parte, il Dottore non voleva lasciar parlare la ragazza.
Clara sospirò spazientiva, per poi dire ad alta voce, "Sono in trappola!"



Angolo dell'autrice:
Scusate se ci ho messo tanto a pubblicare questo capitolo ma è il periodo degli esami universitari T.T
Comunque grazie a tutti coloro che seguono questa storia, è bello sapere che il SuperWhoLock è così amato :') 
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo e se avete domande o curiosità, vi lascio i miei social: http://https//www.facebook.com/red.phoenix.52459   http://http//ask.fm/RedPhoenix469

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***




                                                    Capitolo 5





Clara si avvicinò verso il sarcofago, nonostante Dean cercasse di fermarla, dicendole che era troppo pericoloso, ma non gli diede ascolto. La curiosità che era in lei aveva preso il sopravvento e inoltre era abituata al pericolo da quando viaggiava col Dottore.
Quando il sarcofago si fu aperto del tutto, constatarono che al suo interno vi era solo della carta da imballaggio e ognuno di loro tirò un sospiro di sollievo per il mancato pericolo.
Clara si portò il telefono all'orecchio, per poter comunicare con l'altra parte."Dottore, non c'è nessuna mummia, solo dell'imballaggio."Lo rassicurò.

 Il Dottore, John e Sam rimasero sorpresi, avevano visto le luci andare a intermittenza eppure  nulla si era manifestato all'interno della stiva,  che il Predetto fosse da un'altra parte?
"Fermi voi!"Il Capitano Quell si avvicinò a loro e assieme a un gruppo di uomini della sicurezza lì accerchiò, puntandoli contro le armi.
"I nostri amici sono lì dentro"John indicò la stiva e parlò con calma, sperando di poter ragionare e risolvere lo spiacente equivoco.
"Bene, allora anche loro sono nei guai." Rispose prontamente il Capitano.
"Clara, devo richiamarti."Il Dottore attaccò il telefono.
Il capitano Quell gli si avvicinò e lanciò un occhiata dura ai 3 "Ho controllato e non esiste nessuna FBI spaziale."
Sam chinò leggermente la testa, sperando che nonostante i suoi 194 cm  potesse sparire e così nascondere il suo imbarazzo. Dentro di sé maledì Dean per aver avuto in mente l'idea di usare proprio quel nome.
"E nella lista dei passeggeri non sono presenti nessun Signor Smith, Watson, Holmes, McCartney e Lennon." A un cenno del capitano gli uomini della sicurezza lì ammanettarono e li trascinarono via.
"Per quanto ne so, ci siete voi dietro questi misteriosi omicidi."
"Oh andiamo Capitano"Disse il Dottore esasperato "Quanti uomini devono morire prima che la smetta di guardare dall'altra parte?".
Il Capitano stava per rispondere quando un rumore di spari lo fece tacere e voltare dall'altra parte. Prontamente corse verso la fonte del rumore, assieme ai suoi uomini, temendo il peggio.
Gli spari provenivano dal vagone bar,  dalla pistola di uno dei suoi uomini, che stava sparando  a un bersaglio invisibile .
"Cos'è questa indisciplina!Rialzati" Urlò infuriato. Non poteva tollerare un simile comportamento, inoltre il soldato stava mettendo in grave pericolo la vita dei passeggeri presenti.
Ma l'uomo non ascoltò l'ordine del superiore, era troppo spaventato e preso a implorare pietà alla misteriosa entità che solo lui riusciva a vedere. Alla fine morì, velocemente e senza una spiegazione, proprio come la signora Pitt e il cuoco.
Sam, John e Il Dottore assistettero all'intera scena, sentendosi impotenti.Anche se non fossero stati ammanettati non avrebbero potuto salvare quell'uomo, come potevano affrontare qualcosa che non vedevano?
Il capitano Queel guardò il corpo esanime del suo uomo con aria di sconfitta.
"Sembra che sia tre, il numero di persone che dovevano morire prima che io la smettessi di guardare dall'altra parte." Ordinò di liberare il Dottore e i suoi compagni.
John si chinò per studiare il cadavere "Sembra che sia morto come gli altri."Constatò .Sam intanto ricordava tutti i fantasmi che aveva affrontato in passato, nessuno era mai stato assassinato in quel modo.
Il Dottore guardò il cadavere, poi tutti i presenti che erano spaventati e sotto shock e allora decise che era il momento di intervenire apertamente.
"Signori e signore posso avere un attimo del vostro tempo per favore?" 
Il silenzio calò e tutti i presenti si concentrarono sul Dottore, che nel frattempo si era messo al centro del vagone, in modo da essere ben visibile a tutti.
"C'è un mostro su questo treno, che può essere visto solo da chi sta per morire. Se lo vedete avete esattamente 66 secondi da vivere."
Nessuno osò interrompere il Dottore, ne tanto meno dargli del pazzo, dopo ciò che avevano appena assistito sapevano che aveva ragione ed erano così spaventati che avrebbero fatto qualunque cosa pur di salvarsi.
"Ma non è questa la cosa più interessante. Volete sapere qual'è?"
Il Dottore puntò il dito e girò su stesso "Voi"Indicando così tutti quanti.
Sam e John si scambiarono un occhiata, non riuscendo a capire a che punto il Dottore volesse arrivare.
"I passeggeri, esperti in biologia aliena, fisica, mitologia. Abbiamo anche una coppia di detective e di cacciatori."A questo punto indicò Sam e John.
"Se stessi mettendo insieme un team per analizzare questa cosa, sceglierei voi."
Fece una pausa, approfittando per studiare uno a uno il viso dei presenti."E penso che qualcuno lo abbia fatto. Qualcuno con un potere e un'influenza immensi. Qualcuno ha organizzato questo viaggio. Qualcuno che, senza dubbio, ci sta ascoltando proprio ora."
Silenzio.
"Vuoi uscire dalla tenda e darci i tuoi ordini?" Chiese il Dottore.
Un rumore metallico avvertì i presenti che la porta del vagone si era chiusa, sigillandoli al suo interno. Le luce iniziarono a non funzionare e ad andare a intermittenza; Sam prontamente afferrò un oggetto in ferro e si preparò al peggio, ma non fu necessario. La sala calò nel buio solo per un secondo per poi tornare alla luce e svelare la verità.
Non si trovavano in un treno di lusso, ma bensì in un laboratorio. Intorno a loro era tutto bianco e sterile, circondati da i macchinari più tecnologici che ci fossero in circolazione; insomma, tutto il necessario per poter analizzare e capire il misterioso fenomeno.
Sam vide in un angolo l'occorrente per un cacciatore: acqua santa, sale, fucili, proiettili antidemoni, lame per uccidere angeli e demoni.
"John"Diede un colpetto all'amico per attirare la sua attenzione e indicargli quello che aveva visto.
"Cosa ci fanno queste cose in un laboratorio?" Chiese perplesso, studiando con curiosità quello strano armamentario.
"In assenza di mio fratello"Sam gli passò un fucile e una lama "dovrai aiutarmi tu." 
John annuì  "Sono pronto a tutto."
Sam iniziò a spiegare a John come e quando utilizzare l'armamentario del cacciatore, erano così presi entrambi dal discorso che non si erano resi conto che alcuni passeggeri erano scomparsi.
"Teletrasporto?"Chiese qualcuno al Dottore.
"No, ologrammi di luce solida. Non sono mai stati qui.Passeggeri falsi per fare numero." Spiegò prontamente.
"Buongiorno a tutti voi"Una voce robotica li salutò gentilmente, la voce proveniva da un altoparlante.
"Nella stanza troverete una varietà di apparecchiature scientifiche e di materiale per cacciatori. Il vostro obiettivo è accertare la vera natura del Predetto. Tastare le sue debolezze,catturarlo,dopodiché faremo dell'ingegneria inversa sulle sue capacità. Non è eccitante?"
"Hai detto "catturare" questo implica che non puoi controllare questa cosa?" Domandò il Dottore. "Eppure hai qualcosa a bordo, cosa?"
"C'è un manufatto, un antica pergamena. L'ho illuminata per la vostra comodità." Due piccoli fari vennero puntata infondo al muro, dove era appesa la suddetta pergamena.
Sembrava antica e proveniente dall'Egitto, aveva un aria sinistra.
"Per ragioni sconosciute, il Predetto appare nelle vicinanze di questo manufatto e uccide a intervalli regolari"
Sam tirò fuori dalla tasca l'accendino. "Lo spettro è collegato sicuramente alla pergamena, bruciandola potremo eliminarlo una volta per tutte." Si avvicinò al manufatto.
"No!"Urlò il Dottore.
Non appena il cacciatore allungò il braccio per afferrare l'oggetto, una piccola scossa gli attraverso il corpo, facendolo balzare all'indietro di alcuni metri.
"Non vuole che la distruggiamo, vuole che la studiamo."Pensò John ad alta voce,mentre aiutava Sam a rialzarsi.
"Cosa succede se mi rifiuto di collaborare?"Domandò il professor Moorhouse, che sembrava oltremodo oltraggiato da quella situazione.
"La scelta è vostra"Disse la voce robotica "Ma sarebbe davvero spiacevole se voi tutti doveste morire per mano del predetto."
"Dunque sbrigatevi, prima che vi uccida."Commentò John.
"Ma come possono studiare qualcosa che non possono vedere?"
"Non c'è nulla da studiare"Iniziò Sam "Si tratta di un fantasma e qui tutto quello che dobbiamo fare è bruciare la pergamena ed eliminare così il Predetto."
"Non siamo certi che sia un fantasma, perché altrimenti creare un laboratorio?No no, è qualcosa di più complesso"Commentò il Dottore.
Le luci della sala iniziarono ad andare a intermittenza; Sam, John e il Dottore si scambiarono uno sguardo di intesa, il Predette stava per comparire.
"John, fai partire il cronometro."Ordinò il Dottore.
Iniziarono tutti a guardarsi intorno, coi volti pallidi e le mani sudati, ognuno dei presenti si chiedeva se sarebbe stato  lui il prossimo a morire.
"E' altro circa un metro e ottanta."A parlare fu il professore Moorhouse, la vittima designata.
 "In verità, vederlo di persona non è gratificante come mi aspettavo." Stava mantenendo ancora la calma,  non bisognava di certo perdere le buone maniere.
Sam subito afferrò il sacco di sale e si avvicinò al professore, creando un cerchio intorno a lui.
"Ascoltatemi, non dovete uscire dal cerchio per nessuna ragione al mondo, finché siete qui dentro siete al sicuro." Il professore annuì e riprese a elencare i dettagli della mummia, su richiesta del Dottore.
"Sembra un uomo, con delle bende...delle vecchie bende, rovinate. Ascolti non so nemmeno cosa le devo dire!"Urlò terrorizzato al Dottore. Ed ecco che il panico arrivò.
"Ascolta!Tu puoi vederlo, noi non possiamo. Dicci cosa vedi."Il Dottore cercò di parlare con calma, nella speranza di tranquillizzarlo.
Il professore annuì e continuò a fissare la mummia.
"Il più piccolo dettaglio più dirci come salvare il prossimo."Aggiunse infine il Signore del Tempo.
"Il prossimo, non puoi salvarmi?"Chiese con preoccupazione.
"Oh beh non era ovvio?Probabilmente per te è finita, ma fai almeno che conti!"
Il Dottore era davvero entusiasta dei dettagli che stava raccogliendo, cosa che era alquanto fuori luogo visto che un uomo stava per morire.
"Posso provare a salvarti, dimmi dov'è?"Chiese Sam impugnando un bastone di ferro.
Il professore indicò proprio davanti a sé "E' a circa due metri e mezzo lontano da me."
Sam calcolò la distanza e iniziò a colpire l'aria con il bastone, più e più volte, sperando così di fermare lo spettro.
"L'ho colpito?" Non riusciva a capire se stesse funzionando o meno.
Il professore annuì "Si, ma il bastone gli è passato di traverso, sembra che lui neanche se ne sia accorto."
Sam rimase a bocca aperta, non era un fantasma se il ferro non gli aveva fatto niente, ma allora cos'era?
Il professore sembrava sempre più preoccupato, ormai il tempo stava per scadere, così smise di raccontare i dettagli al Dottore e cercò di negoziare per la sua vita. Secondo a quanto aveva letto, alcuni miti riportavano che usando la parola giusto si potesse fermare il Predetto, quindi il professore gli offrì la sua anima, i suoi beni terreni, era anche disposto a confessare i suoi peccati, implorò anche per la sua vita.
Ma allo scadere dei 66 secondi cadde a terra, morto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2909610