Il Licantropo e la Lamia

di Lala_tan
(/viewuser.php?uid=588560)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Lucia POV:

Come tutti i sabato sera , o meglio come quasi tutte le sere stavo ballando sul bancone di un bar con un bicchiere di vodka alla fragola in mano,cercando di annegare i ricordi e gli incubi nell'acohol,cercando di dimenticare per qualche ora il passato che tornava a tormentarmi fin troppo spesso.

Tutti gli uomini della stanza mi osservavano con desiderio,mangiandomi con gli occhi e le donne mi lanciavano occhiate piene di invidia e rabbia perchè attiravo l'attenzione dei loro uomini oppure perchè invidiavano il mio vestito striminzito e costosissimo che fasciava il mio corpo snello e muscoloso come un guanto, lasciando ben poco all'immaginazione.

Forse un'altra al mio posto si sarebbe sentita intimidita o in imbarazzo,ma non io,non dopo tutti quei secoli di vita. Mi piaceva essere al centro dell'attenzione,invidiata e desiderata da tutti. Lasciai vagare lo sguardo per tutta la stanza osservando la folla sotto di me e non riuscì a trattenere un sorrisetto crudele e compiaciuto nel vedere gli uomini con la bava alla bocca e le donne /fidanzate/amiche che mi lanciavano occhiatacce e cercavano di allontanare i loro uomini.

"Non verremo più in questo bar", sibilò una al suo fidnzato che la guardò come se si fosse accorto ora della sua presenza.

"Smettila di fissare quella sgualdrina", ringhiò un altra.

"Ha le tette che stanno per saltarle fuori dal vestito,se così si può definire quel pezzo di stoffa" , grugnì una ragazza alle sue amiche che scoppiarono a ridere come un gruppo di oche.

Io non riuscì a trattenere una risata. //Posso sentirvi brutte stronzette invidiose e non credete che ve la faccia passare liscia// , pensai con un sorrisetto un po' folle.

//Non mi sono mai vergognata del mio aspetto o della mia nudità;la bellezza e la sensualità sono un tratto della mia specie....e anche la crudeltà e la sete di vendetta//.

Con un piccolo gesto della mano i cocktail che le oche tenevano in mano si rovesciarono sui loro bei vestiti firmati e, per essere sicura che imparassero la lezione usai nuovamente i miei poteri per fare in modo che le macchie non andassero più via.

Quelle che ormai avevo deciso di chiamare semplicemente oche lanciarono dei gridolini stizziti e rabbiosi e si lanciarono verso il bagno.

//Ben vi sta stronzette//, pensai esultante,//Ve lo siete propio meritato.Tornate a starnazzare a casa vostra e portatevi dietro la vostra invidia//.

Stavo ancora danzando,muovendo i fianchi e il corpo in modo sensuale , seguendo la musica che rimbombava nel locale; quando il mio sesto senso mi avvertì, facendomi irrigidire.

Percepì chiaramente la presenza di altri immortali all'interno del bar, ma non avrei saputo dire cosa fossero.

Annusai l'aria e allungai l'orecchio, lasciando che i miei sensi sovrasviluppati trovassero la fonte di quell'energia immortale, così diversa da quella mortale degli umani che mi circondavano.

Individuarli non fu facilissimo, troppi odori, troppe voci e troppe persone che si muovevano, agitandosi e saltando a tempo di musica, ma alla fine riusci a trovarli e quello che vidi non mi piacque affatto...bhe okay...mi piacque parecchio,ma solo perchè erano davvero degli uomini niente male,il genere di uomini che mi sarei portata a letto senza pensarci due volte,ciò che non mi andò a genio però fu il fatto che erano quattro grossi,ma che dico grossi, enormi licantropi e uno di loro stava quardando nella mia direzione....//NO//,pensai nel panico,//Sta guardando proprio ME//.

//OH CAZZO,NO,NO,NO,CAZZO,CAZZO,CAZZO...Non può essere vero.Mi ha vista!!!//.

Mi lanciai giù dal bancone,lasciando una manciata di banconote e iniziai a correre verso l'uscita, spintonando e scansando la gente che lanciava insulti e grida indignate.

Beh...in effetti sarebbe stato difficile non notarmi,ma non era quello il problema,il problema era che ai licantropi non andavano esattamente a genio le streghe e anche se avessi provato a spiegargli che ero una lamia e non una comune strega, probabilmente non mi avrebbe ascoltata.

Sospirai, irritata dal fatto che tutti mi chiamassero strega....//Strega un cavolo!//, pensai rabbiosa,//Paragonare una lamia ad una strega é come paragonare un pollo ad un cigno o un mulo ad uno stallone//, le streghe e le lamie erano lontanissime cugine, le lamie esistevano da molto più tempo e i loro poteri erano molto più grandi e stabili di quelli delle streghe che ci mettevano anni e anni ad imparare a controllarli.

Estrassi le chiavi della moto e sospirai credendo di essere salva, quando qualcuno mi afferrò per la vita e mi sbattè con ben poca delicatezza conto il muro di mattoni del locale.

Il colpo alla schiena mi mozzò il respiro, ma la sorpresa fu presto sostituita dalla rabbia. Avevo sempre avuto un caratteraccio e chiunque si fosse permesso di mettermi le mani addosso si sarebbe ritrovato in ginocchio implorando il mio perdono nel giro di pochi istanti.

"Vaffanculo! Ma che diavolo ti salta in testa, brutto idiota", ringhiai furiosa.

"Questa me la paghi, razza di troglodi...", le parole mi morirono in gola quando mi accorsi che il Troglodita era uno dei quattro licantropi; il più grosso a giudicare da come mi sormontava con il suo corpo muscoloso.

//CAZZO, e io che credevo che non mi avessero seguita//.

Cercai comunque di non mostrare la mia agitazione e concentrai la mia energia, pronta a colpirli e saltare sulla mia moto.Forse,una volta, molto tempo fa mi sarei fermata e avrei combattuto contro di loro, ma ormai avevo abbandonato quella vita fatta di guerre e sangue,aveva deciso di ricominciare da zero, lasciandomi il passato alle spalle e la cosa prevedeva di fuggire da possibili nemici e problemi con immortali invece che affrontarli e far ricadere la mia vita nel caos .

Stavo giusto per colpire quella montagna di muscoli con una sfera elettrica(la vesione magica e più figa del taser) quando mi accorsi che la Montagna mi stava annusando e non sembrava intenzionato a colpirmi o quantomeno ad uccidermi..per ora.

//Ma che diavolo!?!?//. "Che cavolo stai facendo?", chiesi stizzita e sorpresa.

La Montagna non si degnò di rispondere e , invece si lascio sfuggire un ringhio basso e roco dalla gola, ma non riuscì a capire se lo aveva fatto per dirmi di stare zitta o in segno di apprezzamento della mia voce.

//Okay, se prima stavo per dare di matto ora sono decisamente confusa e spaventata. Cosa vuole da me?Perchè mi sta annusando?Perchè non mi attacca?//

All'improvviso la Montagna alza la testa per guardarmi e ciò che vedi mi tolse il repiro.

//Mi ero sbagliata...non me lo porterei a letto senza pensarci due volte, me lo porterei a letto SUBITO,ORA, in questo preciso istante e ce lo ammanetterei per non farlo più scappare//, pensai a bocca aperta.

Avevo visto molti uomini durante la mia lunga vita e alcuni di loro erano estremamente belli, ma l'uomo che avevo davanti era...era...non trovavo parole per definirlo.

Divino?Perfetto?Super sexy?Nessuna delle parole che mi venivano in mente poteva fargli giustizia,avrei dovuto inventare una parola nuova per definirlo.

Quell'uomo era DIRFEXY...Questa era la parola che da ora in avanti avrei usato per definire la Montagna.

Lui continuava a fissarmi con un'espressione indecifrabile sul volto. Sembrava stesse cercando di capirmi o forse stava solo decidendo se uccidermi oppure no.

Per quanto riguardava me...beh io ero totalmente persa nei suoi occhi verde giada, nel suo viso coperto da una barbetta nera , dal naso dritto, la mascella ben squadrata, i capelli neri che gli ricadevano sul viso e le labbra carnose...//Chissà come sarebbe baciarle? E accarezzargli i capelli?Come sarebbe accarezzare la sua schiena muscolosa e passare gli artigli sui suoi addominali scolpiti?//, pensai con la mente annebbiata.

//Ma sei stupida!!!//, esclamò una vocina nella mia testa , riportandomi alla realtà.

//Secoli di vita passati a tenere gli uomini a distanza e al primo scimmione muscoloso che ti si para davanti ti trasformi in una gelatina con dei cuoricini al posto degli occhi?!?!//, la vocina non aveva tutti i torti.

//Come avevo potuto essere così stupida?Trasformarmi in una ragazzina alla sua prima cotta solo perchè Montagna era DIRFEXY!! Non sono più una bambina,certe cose non dovrebbero succedermi,dannazione!!!//,cercai da allontanare l'uomo da me con una spinta, ma lui non sembrò nemmeno accorgersi del mio tentativo.

Continuava a fissarmi intensamente, gli occhi pieni di desiderio e sollievo...e allora capii...non mi avrebbe uccisa, non mi aveva seguita per sfidarmi...Montagna mi aveva seguita perchè io ero la sua compagna.

Quella consapevolezza mi colpì come un macigno...//Sarebbe stato meglio se avesse voluto uccidermi//, pensai risentita e lo guardai con astio, ritrovando il coraggio che avevo perso.

Montagna si irrigidì, probabilmente aspettandosi una sfuriata.

//Oh, no, no, no, caro.So fare molto meglio che urlare//, pensai con un sorrisetto crudele e...

Ciao a tutti, questo è il primo capitolo della mia prima storia, spero vi sia piaciuta. So di non essere un granchè, ma cercherò di migliorare in futuro. Un abbraccio a tutti i lettori,
                                                                                                                                                                                                                                                                     Lala_tan

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
          Lucia                Adam              Garret

Capitolo 2

Adam POV:

Mi ero lasciato convincere da mio fratello ad uscire..."Hai bisogno di svagarti un po' " aveva detto e, ovviamente i gemelli erano stati subito pronti a sostenerlo..."Siii, andiamo in quel nuovo locale che hanno aperto in centro!","Ci divertiremo un sacco, vedrai".

E io li avevo seguiti perchè sarebbe stato inutile discutere con loro e, per quanto mi dispiacesse ammetterlo avevo davvero bisogno di un po' di svago e di una serata tra amici .

Appena entrato nel bar mi ero accorto di qualcosa che non andava, percepivo la presenza di un immortale, ma non fu quello a sorprendermi.

Il mio spirito di lupo iniziò ad agitarsi, l'istinto cercava di prendere il sopravvento implorandomi e ordinandomi di raggiungere la fonte di quell'energia immortale.

//MIA!!//, ringhiò il mio lupo e il suo cuore si riempì di felicità.

L'avevo trovata...la mia compagna era lì...nel locale e dopo tanti secoli di attesa avrei finalmente potuto incontrarla, accarezzarla, baciarla...//MIA//, pensai vittorioso.

Iniziai ad annusare l'aria , cercandola e, nello stesso istante in cui il suo profumo dolce e intenso di lavanda e zucchero filato mi colpì le narici ...LA VIDI.

//Mio dio!!E' bellissima...no è molto più che bellissima...è...perfetta, perfetta PER ME//.

Aveva i capelli biondo miele che le arrivavano fino alla vita in morbidi boccoli, le punte erano state colorate per assumere sfumature sempre più scure di blu, aveva grandi occhi celesti da gatta, sormontati da lunghe ciglia , la pelle era bianca, le guance rosa e le labbra...Dio, le sue labbra erano carnose e di un rosa scuro; labbra fatte apposta per essere baciate.

Doveva essere alta almeno 175 centimetri, il suo corpo era snello e muscoloso, con curve generose nei punti giusti e quando vide il vestito che indossava non riuscì a trattenere un ringhio di approvazione e rabbia...gli altri uomini la guardavano con desiderio, spogliandola con lo sguardo.

//MIA!!//, pensai nuovamente, //Dovrei ammazzarli tutti per averla guardata , ma da ora in poi mi assicurerò che indossi vestiti del genere solo in mia presenza// e un sorrisetto si formò sulle mie labbra.

Mentre la osservavo, perso nei miei pensieri, la ragazza si irrigidì, iniziò a sondare il locale con lo sguardo e i miei occhi incontrarono quelli di lei per un istante; prima che il colore lasciasse completamente il viso della piccola immortale e io la vedessi lanciarsi giù dal bancone su cui stava ballando e correre verso l'uscita secondaria come se ne valesse la sua stessa vita.

//Sta male?...E'chiaramente spaventata...Sta scappando...Da me?...No, non me la lascerò sfuggire, non ora che la ho trovata...Ho aspettato tanto//, il mio corpo aveva già iniziato a muoversi ancora prima che la mente potesse registrarlo.Corsi verso l'uscita principale, pronto ad inseguirla fino in capo al mondo se necessario.

Sentì mio fratello chiamarmi, ma finsi di non sentire.Uscii e mi diressi sul retro del bar silenziosamente. 

//Non voglio che si accorga di me, non fino a quando sarò sicuro che non potrà scappare//.

La vedi raggiungere un Yamaha R1 nera ed estrarre delle chiavi dalla borsetta.

A quel punto non potei più aspettare, non potevo permetterle di salire sulla moto , non potevo lasciare che se ne andasse.

In un attimo fui al suo fianco, la afferrai per la vita e cercai di ignorare le scosse che quel contatto mi dava . La bloccai contro il muro e quasi mi lasciai sfuggire un'imprecazione quando mi accorsi di aver usato troppa forza, se le avessi fatto male non me lo sarei mai perdonato.

"Vaffanculo! Ma che diavolo ti salta in testa, brutto idiota", la sentii ringhiare furiosa .

"Questa me la paghi,razza di troglodi...", vidi le parole morirle in gola quando alzò lo sguardo su di me e la rabbia e il rossore sul suo viso scomparvero completamente per poi lasciare il posto ad una maschera di fredda calma e distacco.

//Caspita che caratterino!Una vera tigre!//, pensai soddisfatto.

Il suo profumo mi colpì, molto più intenso e inebriante di prima e non riuscì a trattenermi dall'affondare il viso nel suo collo e nei capelli.

//Ah, per tutti gli Dei, che femmina deliziosa//, pensai estasiato.

 "Che cavolo stai facendo?", chiese la ragazza stizzita e sorpresa.

Io mi lasciai sfuggire un ringhio , //Dei che voce!!//, pensai con un brivido che mi scorreva lungo la schiena.

La ragazza sobbalzò leggermente e io sentii il bisogno di guardarla negli occhi.

I nostri sguardi si incrociarono e tutto il mondo sembrò cambiare, Lei era lì, tra le mie braccia, ormai non importava quanto tempo l'avessi aspettata, non importava chi o cosa fosse, io ero nato per Lei, per questo momento, per proteggerla, nulla aveva senso senza di Lei, in quel momento mi resi conto che la mia vita prima di incontrarla non aveva senso, senza di Lei non poteva nemmeno essere chiamata vita.

Restarono a fissarsi a lungo, gli sguardi pieni di desiderio , nessuno dei due osò distogliere lo sguardo, finchè gli occhi di lei non si infiammarono di irritazione e rabbia, cercò di allontanarmi ma io me ne accorsi appena.

Gli occhi della ragazza si spalancarono per la sorpresa prima di infiammarsi nuovamente.

//Ecco che arriva la tempesta//, pensai irrigidendomi, pronto a subire le grida e gli insulti che non arrivarono.

Vidi un sorrisetto prendere forma sulle sue labbra un secondo prima che il mio corpo fosse scagliato a due metri di distanza e delle dolorose scariche elettriche iniziassero ad attraversarmi il corpo facendolo tremare.

//Ma che diavolo!?!?//, pensai confuso.//E' stata lei?...Sapevo che non era una femmina di licantropo, ma non credevo che potesse controllare l'elettricità...Che sia una valchiria?Una strega?O una sirena?...Non le ho controllato le orecchie per vedere se sono a punta//, mentre centinaia di pensieri si affollavano nella mia mente confusa e il mio corpo era ancora scosso da spasmi incontrollabili sentii il suono più orrendo che potessi udire, un suono che mi fece gelare il sangue nelle vene e il dolore cessò con la stessa velocità con cui era iniziato.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Lucia POV:
//Oh, no, no, no, caro.So fare molto meglio che urlare//, pensai con un sorrisetto crudele e...
Colpì il suo corpo con una sfera di energia elettrica, scagliando quella montagna di muscoli a due metri di distanza.
Rimasi ad osservare il suo corpo che si contorceva e tramava in preda a degli spasmi incontrollabili con un misto di senso di colpa, dispiacere, euforia e soddisfazione.
Misi da parte quei pensieri, strinsi le mani intorno alle chiavi della moto e ci sarei salita sopra e partita sgommando come un fulmine se un enorme ammasso ringhiante non si fosse scontrato con me, buttandomi a terra con la forza di un toro e bloccandomi con la schiena contro il duro e freddo asfalto.
Il colpo fu così improvviso e mi colse di sorpresa strappandomi uno strillo spaventato che si tramutò in un grido di dolore quando la mia schiena colpì  pesantemente l'asfalto e sentì un paio di ossa scricchiolare.
Gemetti per il dolore e provai a girarmi su un fianco ma la cosa che mi aveva colpita mi costringeva tra lui e il terreno, impedendomi di muovermi e ringhiando al mio orecchio.
Ad ogni respiro fitte di dolore mi attraversavano la schiena, probabilmente mi ero incrinata un paio di costole e presto la mia schiena si sarebbe trasformata in un livido gigante e dolorante.
//Ti prego fai che abbia solo delle costole incrinate e nulla di più..ti prego...ti prego...ti prego//, pensai guardando il cielo e volgendo le mie preghiere a nessuno in particolare.
//Comunque non credo che vivrò abbastanza a lungo da constatare i danni che il mio corpo ha subito//. Infatti, avevo appena realizzato che l'enorme Cosa che mi aveva sbattuta a terra altro non era che un secondo licantropo che, mezzo trasformato mi fissava con rabbia e ringhiava scoprendo i denti appuntiti, alitando sul mio viso il suo respiro caldo.
Rabbrividì dalla paura e cercai di concentrare altra energia per colpire anche lui con delle scosse elettriche, ma, improvvisamente il corpo del licantropo fu allontanato di peso da me e scagliato a vari metri di distanza.
Montagna, libero dal mio incantesimo che si era spezzato quando ero stata colpita con incredibile dolcezza da Montagna N° 2 //Notare il mio sarcasmo//, si era buttato sul mio assalitore, allontanandolo da me e ringhiandogli addosso in preda ad una furia cieca.
//Fantastico, DAVVERO fantastico//, pensai con sarcasmo.
//La serata non potrebbe andare meglio.Sono la compagna di un gigantesco licantropo, un suo compare mi ha appena devastato la schiena e ora il mio supposto "compagno" sembra sul punto di far fuori il suo amico...Che altro potrebbe succedermi? Essere attaccata da uno squalo d'aria volante? Schiacciata da una mucca portata da un tornado?Scoprire che sono anche la compagna di un panda?//.Per la prima volta in vita mia mi pento di essere uscita a divertirmi. 
//La prossima volta che vorrò passare una serata di svago ripenserò a questa notte e mi piazzerò davanti alla TV, con un buon libro , un thè corretto con un po' di rum e con indosso un pigiama ammazza-sesso ricoperto di gattini//.
//Promemoria n°1: se sopravvivo devo procurarmi un pigiama ammazza-sesso ricoperto di gattini.
Promemoria n°2: se sopravvivo mi trasferisco dall'altra parte del mondo.
Promemoria n°3: se sopravvivo.... smetto di bere....hahaha si come no, tornando seria, se sopravvivo quell'idiota che mi ha buttata a terra me la paga cara//.
Mentre Montagna N°2 si riprende dalla sorpresa di essere stato attaccato dal suo amico e Montagna continuava a ringhiare tenendolo alla larga, io provai a mettermi seduta, ma il dolore alla schiena era troppo intenso e alla fine dovetti accontentarmi di rotolare sul fianco meno dolorante e provare a sedermi facendo leva sul braccio sinistro.
Una fitta acuta ed improvvisa mi mozzò il respiro, strappandomi un gemito agonizzante e facendomi realizzare che anche le spalle avevano avuto un incontro troppo ravvicinato col terreno.
Per tutta risposta, Montagna emise un suono a metà tra un ringhio e un uggiolio , si girò verso di me con aria preoccupata e ansiosa, come se la sola idea che io fossi ferita lo mandasse fuori di testa e lanciò un'occhiata accusatoria a Montagna N°2 che ora gli osservava con aria incuriosita e confusa.
La testa iniziò a girarmi in modo preoccupante e la vista mi si annebbiò per qualche istante.Mi portai una mano sul punto che aveva colpito il terreno con più forza e sentì che era sporco di sangue, caldo e appiccicoso.
//La serata è appena passata da fantastica a meravigliosa//.
 La mia vista si annebbiò nuovamente, ma questa volta invece di tornare normale si riempì di macchie nere che si allargarono sempre di più. Provai a sbattere le palpebre un paio di volte, ma non servi a nulla.
L'ultima cosa che senti fu un uggiolio pieno d'angoscia e paura e poi tutto diventò buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 
Adam POV:
Mi rialzai appena in tempo per vedere la mia compagna che, gemendo di dolore tentava di girarsi su un fianco, ma mio fratello che le era saltato addosso, buttandola a terra con forza la stava bloccando tra lui e l'asfalto.
Quell' idiota le stava ringhiando addosso, spaventandola e minacciandola.
//Come osa fare del male alla mia femmina e ringhiarle in faccia//, pensai furioso.
Sulla mia vista scese un velo rosso e la rabbia prese il sopravvento, mi scagliai su di lui, colpendolo con forza e facendolo volare per due metri buoni prima che atterrasse con un tonfo sordo, per poi saltare subito in piedi sull'attenti, pronto ad attaccare nuovamente.
Quando capì che ero stato io a colpirlo il suo sguardo passò da rabbioso a confuso, fece vagare lo sguardo tra me e la ragazza varie volte mentre io continuavo a ringhiare con fare minaccioso, spostandomi con fare protettivo al fianco della piccola immortale.
La sentì muoversi e rotolare su un fianco prima che un gemito agonizzante le uscisse dalle labbra.
Quel suono fu come una coltellata nel cuore.La mia compagna era ferita e stava soffrendo; mi lasciai sfuggire un uggiolio preoccupato e un ringhio rabbioso rivolto a mio fratello a cui lanciai un'occhiataccia.
//Dannazione, era stato lui a farle del male, si meritava un bel cazzotto sul naso//, ma fu assalito dal senso di colpa.
//Lui la ha ferita, ma sono io quello che avrebbe dovuto proteggerla; la conosco da pochi minuti e non sono riuscito a salvarla nemmeno dal mio stesso fratello. Ti prego, fa che non sia ferita gravemente!//, pensai seriamente preoccupato.
Sentivo lo sguardo curioso e confuso di Garret trafiggermi la schiena, ma ora quello era l'ultimo dei miei problemi, prima dovevo assicurarmi che la mia compagna stesse bene.
Mi girai verso di lei, la vidi portarsi una mano dietro la testa con una smorfia di dolore e sbattere le palpebre un paio di volte, era molto pallida.
Vidi il suo corpo afflosciarsi e iniziare a cadere all'indietro. Mi lanciai su di lei, afferrandola prima che colpisse nuovamente il terreno duro e dalla mia bocca uscì un uggiolio angosciato.
//ODDIO NO!!//, pensai nel panico quando l'odore del suo sangue mi colpì le narici.
//E'ferita e sta sanguinando, devo portarla in un posto sicuro e curarla//.
Le accarezzai la guancia, scostandole i capelli dal viso; in quel momento sembrava così piccola e fragile tra le mie braccia.
Tornai nella mia forma umana, ringraziando la mia buona stella che fosse immortale, sarebbe guarita nel giro di poche ore. La sollevai tra le braccia e stando attento a non colpirle la schiena le feci appoggiare la testa sulla mia spalla, dirigendomi verso la grossa Hummer H3.
"Fratello, che sta succedendo?", mi chiese Garret.
Gli lanciai un'occhiata truce: "Che sta succedendo??Hai appena ferito la mia compagna, ecco cosa sta succedendo e prega che non sia nulla di grave o te la farò pagare cara", ringhiai furioso.
Mio fratello diventò bianco come un morto e guardò la ragazza svenuta tra le mie braccia.
"Io...Io...Lei...Non lo sapevo...Credevo che...Mi dispiace", balbettò in preda al rimorso e al senso di colpa, ma in questo momento la cosa non fece che irritarmi di più.
"Rimanda le tue stupide scuse a più tardi, quando vorrò sentirle...forse", ringhiai.
Lui annui e nello stesso momento fummo affiancati dai gemelli che, a giudicare dalla loro espressione avevano sentito tutto e non sembravano per nulla sorpresi o agitati.
"Drake, porta la moto della ragazza a casa nostra", dissi lanciandogli le chiavi che avevo raccolto.
"Derek, contatta Eliza, dille di preparare garze e disinfettante...e dille anche di assicurarsi che la mia stanza sia stata pulita a dovere", non voleva certo che la sua compagna si svegliasse in una stanza disordinata.
"Agli ordini, Capo",risposero i gemelli contemporaneamente.
"E Tu", dissi guardando Garret "Tu guidi fino a casa e vedi di non fare altre cazzate, visto che per stanotte ne hai già fatte abbastanza".
Garret e Derek salirono davanti mentre io mi sedetti sul sedile posteriore con la ragazza seduta selle mie gambe e la testa appoggiata sul mio petto.
Appena arrivati a casa, una ventina di minuti dopo, saltai giù dall'auto, cercando di non sballottolare la piccola immortale che, ancora svenuta penzolava dalle mie braccia.
Eliza ci stava aspettando: "Ho preparato tutto, come mi ha detto Der, ma si può sapere che succede? Chi si è ferito?State bene?Chi è la ragazza?Oh santo cielo, che le è successo?", esclamò sorpresa guardando la donna svenuta che trasportavo.
"Fattelo spiegare da quell'idiota di Garret", sbottai arrabbiato. "Io la porto nella mia stanza e non voglio essere disturbato da nessuno per nessun motivo, capito?"
Non aspettai nemmeno la loro risposta e iniziai a salire le scale , diretto verso la mia stanza.
Arrivato nella mia camera la adagiai sul letto, le disinfettai la ferita alla testa che, per fortuna aveva già iniziato a guarire e le controllai la schiena . 
Con mio grande orrore mi accorsi che la sua schiena era ricoperta di lividi scuri e gonfi dall'aria dolorosa. Continuai ad esaminare le sue ferite tastando delicatamente con le dita i punti in cui aveva sbattuto con più forza sull'asfalto.
Oltre alla schiena ricoperta di lividi e alla ferita alla testa aveva una spalla lussata e tre costole incrinate, ma la sua colonna vertebrale non sembrava aver subito danni.
Mi ripromisi di dare quel cazzotto a Garret appena uscito dalla stanza e anche bello forte aggiunsi quando dalle labbra della piccola immortale svenuta uscì un piccolo gemito di dolore.
La rimisi delicatamente sul letto e mi misi a sedere su una grossa sedia, aspettando che si risvegliasse, ma più le ore passavano più la mia ansia e la paura crescevano, tanto che iniziai a pensare che la ferita alla testa fosse più grave di quanto avessi pensato.
Stavo giusto per chiamare Eliza quando...








Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Lucia POV:
Ero sdraiata sul mio letto, morbido e comodo e sentivo il calore del sole sul viso.
//Strano, non ricordo di essere tornata a casa ieri sera//, pensai aprendo gli occhi.
Forse non ricordavo di essere tornata a casa perchè quelle non era affatto casa mia.Era una stanza enorme, con mobili costosi dall'aria antica , uno specchio con una finissima cornice d'oro, pareti bianche; il letto era a baldacchino, coperto da pesanti tende di seta blu, le colonne del letto erano di un legno marrone scuro, intagliato e laccato alla perfezione, le finestre erano grandi e contornate dalle stesse tende del baldacchino, una di esse si apriva su un grosso balcone,lasciando intravedere la vista mozzafiato.
La luce del sole che filtrava da una finestra aperta si rifletteva sul mio viso, dandomi una piacevole sensazione di calore e improvvisamente ricordai tutti gli avvenimenti della sera prima, i licantropi, il placcaggio perfettamente riuscito, la ferita alla testa e lo svenimento.
//Beh, questo spiega perchè mi sento così dolorante e anche il leggero mal di testa//. Mi tirai su a sedere con una smorfia e uno sbuffo.
//La prossima volta che vedo Montagna N°2 mi assicurerò che non possa più avere figli//, pensai rabbiosa.
"Sei sveglia grazie al cielo, iniziavo a preoccuparmi", esclamò una voce al mio fianco.
Mi girai di scatto verso la fonte di quella voce e...toh guarda chi si rivede!
Montagna mi stava guardano, lo sguardo pieno di sollievo e preoccupazione.
"Hai dormito parecchio, iniziavo a temere che ti fossi fatta più male di quanto credessi", mormorò accennando un sorriso, ma la sua voce tradiva tutta la preoccupazione che aveva provato e che ancora provava.
//Oh, ma che carino, si preoccupa per me!//, esclamò una vocina nella mia testa.
//Zitta, stai zitta e poi è anche colpa sua se sono in questa situazione//, la zittì io.
//Oh, andiamo,ammettilo che ti fa piacere. Quand'è stata l'ultima volta che qualcuno si è preoccupato per te, sempre che qualcuno lo abbia mai fatto davvero//, mi rispose nuovamente la vocina.
Quella frase mi ferì più di quanto non volessi ammettere, ma repressi crudelmente quei pensieri.
//Non è il momento di pensare al passato.Non è MAI il momento di pensare al passato. Non ho bisogno che qualcuno si preoccupi per me, sono una donna adulta e indipendente//, le risposi con freddezza.
//E anche molto sola//, cantilenò la vocina. //Smettila//, ribattei con freddezza.
//Ed ecco la vera Lucia, quella fredda stronza, con il gelo nel cuore e il ghiaccio negli occhi, quella che diventa pericolosa quando si sente minacciata, come un animale selvatico, quella che non ha paura di lanciarsi in mezzo ad una guerra di immortali, ma che quando si parla di amore e sentimenti si chiude a riccio e scappa come una gazzella inseguita da un leone//, mi schernisce la vocina prima di zittirsi.
//Ehi, io non scappo dai sentimenti, semplicemente li evito elegantemente. Ho  visto cosa possono fare i sentimenti alle persone e ho deciso di tenermene alla larga il più possibile//, penso con una fitta al cuore.
Posso evitare i sentimenti quanto voglio, ma non posso dimenticare di averne provati in passato.
Sospiro."Dove mi trovo?", chiedo, cambiando la direzione dei miei pensieri prima che i ricordi mi assaliscano.
"A casa mia, a sud del locale in cui ti trovavi ieri sera", risponde lui.
"Come ti senti?Ti fa male qualcosa? Hai bisogno di nulla? Hai fame?Vuoi...", inizia a tempestarmi di domande senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere.
Mi sporgo in avanti e gli tappo la bocca con la mano per zittirlo.
"Posso rispondere o vuoi continuare a fermi domande per tutto il giorno?", gli chiedo alzando un sopracciglio.
Lui si scosta dalla mia mano e si lascia sfuggire una risata roca e un po' imbarazzata.
//Davvero DIRFEXY//. Non riesco a trattenere un sospiro
"Scusa, sono solo felice che tu sia qui, sveglia", sussurra prendendo la mia mano nella sua.
La sua mano è calda e grossissima in confronto alla mia, il contatto è piacevole e manda strane scosse lungo il mio braccio, facendomi rabbrividire di piacere.
"Sto bene, solo un po' dolorante. Vorrei farmi una doccia e si ho fame, parecchia a dire il vero", sussurro cercando di non pensare a quanto mi piacerebbe passare la mano che ora mi sta accarezzando col suo pollice sui suoi addominali scolpiti o affondarla nei suoi capelli morbidi.
"Il bagno è dietro quella porta.", dice indicandomi una grossa porta di legno.
Mi alzo dal letto lentamente per non rischiare di avere fastidiose fitte o giramenti di testa e lui allunga leggermente le braccia verso di me come se si aspettasse di vedermi cadere da un momento all'altro e fosse pronto ad afferrarmi.
//OWW, che carino//, penso addolcita, ma il sentimento ha vita breve perchè vedo che anche lui si alza dalla sedia su cui é seduto.
//Non avrà intenzione di venire in bagno con me!?!?//, penso preoccupata.
//Lo dici come se ti dispiacesse!Andiamo è dalla prima volta che lo hai guardato che hai voglia di togliergli la maglietta di dosso...e non solo quella...//, mi riprende nuovamente la vocina.
La zittisco rabbiosamente, ma i miei pensieri vengono interrotti dalla voce del licantropo: "Mentre ti lavi vado a prenderti qualcosa da mangiare...ehm...cosa preferisci?", mi chiede dolcemente.
//Non vuole venire in bagno con me//, penso sollevata e cerco di ignorare una fitta di dispiacere.
"Mi va bene tutto, solo niente carne, sono vegetariana", rispondo cercando di non lasciar trapelare il disappunto che cerca di assalirmi da quando ho capito che non farà il bagno con me.
//Ma che cavolo!E' quello che volevo, restare un po' da sola//, penso irritata con me stessa per il mio comportamento da ragazzina stracotta.
"Okay. Non starò via molto, ma se hai bisogno di qualcosa chiamami pure, sono al piano di sotto e ti sentirò", mi risponde lui e inizia ad andarsene,ma non sembra affatto felice di lasciarmi.
Per un attimo sono tentata di chiamarlo indietro e di invitarlo a fare in bagno con me, ma riesco a trattenermi.
"Ehi", esclamo rendendomi conto di una cosa e richiamando la sua attenzione.
Lui si gira verso di me, sembra sperare che gli chieda di restare e credetemi sono davvero, davvero, davvero tentata di farlo.
"Ehm...Come ti devo chiamare?", chiedo. //Ti va di fare il bagno insieme a me,solo tu, io e un sacco di bollicine.//, vorrei chiedergli invece.
La mia domanda sembra sorprenderlo, forse anche lui come me si è appena accorto che in mezzo a tutto quel folle casino non ci siamo nemmeno chiesti come ci chiamiamo.
"Adam, mi chiamo Adam. E tu?", risponde con un sorriso che potrebbe far bollire anche l'azoto liquido .
"Lucia.", sussurro in risposta, mi schiarisco la gola.
 "Lucia", rispondo con più convinzione e non riesco ad impedire ad un sorriso di prendere forma sulle mie labbra.
Mi dirigo verso il bagno, continuando a sorridere come un ebete e sentendomi un po' imbambolata e parecchio stupida.
Sento la porta della stanza aprirsi e poi richiudersi,segno che Adam è uscito, lasciandomi sola.
//Beh, almeno adesso Montagna ha un nome e uno parecchio sexy per giunta//, penso con un sospiro.
//Se avesse avuto un nome brutto o ridicolo avrei avuto un motivo,per quanto piccolo e sciocco per non lasciarmi abbindolare da lui, ma , sfortunatamente in quell'uomo tutto sembrava dannatamente DIRFEXY. CHE FRUSTRAZIONE!!//, pensai con uno sbuffo.
Mi guardai intorno, il bagno era grandissimo, perfettamente decorato e arredato, le pareti e il pavimento erano ricoperte da minuscole mattonelle azzurro iridescente, la vasca, munita di idromassaggio poteva contenere almeno tre Adam; c'erano due lavandini e una gigantesca doccia, con luci di colori diversi e un comodo posto per sedersi e godersi l'acqua che scendeva a cascata.
Per quanto l'idea di un lungo bagno pieno di bollicine mi allettasse decisi di optare per una doccia, più veloce e più indicata se dovevi levarti del sangue rappreso dai capelli.
Mi lavai velocemente, con gesti veloci e decisi, togliendomi di dosso tutta la sporcizia e il sangue che colarono giù nello scarico, uscì dalla doccia, mi asciugai velocemente, mi avvolsi in un asciugamano e aprì la porta del bagno.
Essere immortale implicava l'impossibilità di morire di fame, ma in quel momento non ne ero poi così sicura, nelle ultime ventiquattro ore le uniche cose che erano entrate nel mio stomaco erano stati tre bicchieri di vodka alla fragola, uno di cola e rum e un paio di bicchieri di Jack Daniel's; non esattamente l'ideale per riempirsi lo stomaco, ma sicuramente il meglio per chi non doveva temere il post-sbornia , le conseguenze al fegato ed era alla ricerca di una bella ubriacatura come me.
Adam era già lì ad aspettarmi con un tavolo talmente pieno di roba che avrebbe potuto sfamare un esercito.
Si girò verso di me e sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si fermò bruscamente e fece scorrere lo sguardo sulle mie gambe e le braccia nude, sui capelli ancora umidi e le gocce d'acqua che mi colavano sul collo, sparendo in mezzo al mio seno.
Il lupacchiotto aveva uno sguardo affamato, ma certamente non di cibo.
Lo vidi schiarirsi la gola un paio di volte, stringere i pugni così forte che le sue nocche diventarono bianche e i suoi occhi si infiammarono di desiderio..
//Chissà quando si deciderà a fare la prima mossa?Forse dovrei dargli una spintarella//, pensai.
//Beh, non sono interessata ad avere una relazione, ma questo non significa che non sia interessata ad avere un amante e lui è proprio il mio tipo, anzi, LUI è proprio l'amante che voglio//.
Io non ero mai stata interessata ad avere una relazione stabile e duratura, mi ero sempre trovata degli amanti con cui passare la notte, senza impegno e nessuno dei miei uomini era durato più di qualche settimana.
La storia col mio ultimo amante era finita parecchi mesi prima ,quando un demone della rabbia aveva mozzato la testa al mio giovane e aitante demone delle fiamme, una vera tragedia!.
La notizia della morte del mio nuovo gioco mi aveva mandata su tutte le furie, insomma come si era permesso quello stupido demone di togliermi un giocattolo nuovo e ancora  tutto da scoprire, se non fosse stato per quell'idiota avrei potuto continuare a divertirmi con lui ancora per qualche settimana prima di scaricarlo e la cosa mi aveva fatta imbestialire.
Il ricordo della fine di quella storia mi irritava ancora parecchio, ma ovviamente non avevo lasciato il demone della rabbia impunito, mi ero presentata a casa sua e gliela avevo fatta pagare cara, molto cara.
//Il demone della rabbia ha perso la testa per me, letteralmente//, pensai ridacchiando tra me e me.
E' vero che avevo deciso di non uccidere più nessuno,s e non fosse stato necessario, ma quel demone se lo era proprio meritato.
"Hai qualcosa che posso indossare?", chiedo ad Adam.
La mia voce sembrò risvegliarlo dallo stato di trance in cui si trovava.
"Si, certo. Puoi metterti una delle mie magliette e più tardi chiederò a Eliza di procurarti un vestito", rispose con la voce resa più profonda e roca dal desiderio e la cosa mi fece sorridere.
//A quanto pare non avrà bisogno di una spintarella, ma semplicemente di qualche piccolo stuzzicamento//, esultai allegramente.
Mi passò una camicia blu e io, senza tante cerimonie mi sfilai l'asciugamano, restando completamente nuda e iniziai ad infilare le braccia nelle maniche, assicurandomi che il lupacchiotto avesse una bella vista del mio corpo.
Lo sentì ringhiare e mi girai verso di lui con finta aria interrogativa.
"Avevo capito che non  eri una ragazza timida, ma la tua nudità non sembra imbarazzarti affatto", biascicò Adam mandando brividi di desiderio e piacere lungo la mia colonna vertebrale.
"La timidezza non è mai stata un tratto distintivo mio o della mia specie  e poi sarebbe stupido provare vergogna o imbarazzo alla mia età", ribattei io con noncuranza.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Adam POV:
"La timidezza non è mai stata un tratto distintivo mio o della mia specie  e poi sarebbe stupido provare vergogna o imbarazzo alla mia età", ribattè lei con noncuranza.
La sua frase mi sorprese. "Quanti anni hai?", le chiesi cercando di non fissarle il corpo e di concentrarmi invece sul suo viso.
Lei alzò un sopracciglio. "Sorvolerò sul fatto che non si chiede l'età ad una signora visto che sono immortale, ma se ti azzardi a fare un commento sul numero di anni che ho alle spalle ti farò pentire di essere nato, intesi?", disse con aria minacciosa.
Io mi limitai ad annuire e sorridere . //Cielo che donna, è forte e non si lascia intimidire nemmeno da un grosso licantropo//.
"Ho appena compiuto milleseicentonovantasette anni. E tu quanti anni hai?"
In effetti aveva quasi 17 secoli, ero sorpreso certo, la credeva molto più giovane, ma l'età non era un problema per lui; erano immortali, il loro concetto di scorrere del tempo era diverso da quello degli umani e poi conosceva Loreani (abitanti del Lore, il mondo sovrannaturale) molto più vecchi di lei.
"Io ne ho cinquecentottantasei", risposi sedendomi a tavola.
Gli occhi di Lucia si spalancarono per la sorpresa. "Santo cielo!!Ma sei un marmocchio!", esclamò come se le avessi appena detto che ne avevo tre.
"Ehi, io non ho fatto commenti sulla tua età, tu no farli sulla mia. E poi che importa quanti anni ho, sono immortale!", le risposi leggermente irritato, non avrei mai creduto che l'età potesse essere un problema tra me e la mia compagna.
"D'accordo, d'accordo, come vuoi", disse alzando le mani in segno di resa e spostò lo sguardo da me alla tavola imbandita.
"Serviti pure", le dissi appoggiandomi allo schienale della sedia.
"Tu non mangi?", mi chiese sospettosa e un po' confusa.
"Ho già mangiato, questa roba è per te", le risposi tranquillamente. In realtà avrei preferito dare ascolto al mio istinto e allungarmi verso di lei per imboccarla e prepararle io stesso la colazione,ma non voleva fare il passo più lungo della gamba,preferivo fare con calma e aspettare che lei si abituasse a me.
"Cosa?Tutto?Ma è troppo!Voglio dire,con questa roba ci sfami un esercito!", esclamò lei con gli occhi spalancati.
Io aggrottai le sopracciglia."Mangia quello che ti senti", le risposi.
La osservai prendere una scodella di macedonia, del thè caldo e un bicchiere di succo all'ace.
Lucia mangiò tutto a piccoli morsi e sorsi. //Santo cielo!Mangia come una bambina//, pensai sconcertato.//Devo assicurarmi che mangi di più//.
La mia compagna si appoggiò allo schienale della sedia incrociando le gambe e passandosi una mano sullo stomaco borbottò: "Ho mangiato troppo, mi tira la pancia".
"M-Mangiato troppo! Stai scherzando?Non hai mangiato praticamente nulla, persino mia cugina mangia più di te e lei ha 2 anni!", sbottai schoccato.
Lucia mi restituì uno sguardo disinteressato e alzò gli occhi al cielo.
"Beh, io mangio sempre così e ora se non ti spiace avrei qualche domanda da farti", mormorò con un  l'espressione indecifrabile sul viso.
"D'accordo, ma se vuoi che io risponda alle tue domande devi mangiare", le rispondo con un sorrisetto.
Il labbro inferiore di Lucia sporge leggermente dandole un'aria imbronciata e infantile a dir poco adorabile che mi fa venire ancora più voglia di prenderla in braccio e riempirla di baci.
La ragazza mi fissò per un lungo momento, sembrava stesse decidendo se accettare la mia proposta oppure mandarmi al diavolo.
"Va bene, abbiamo un accordo,ma non ho intenzione di mangiare tutta questa roba, sia chiaro!", borbottò lanciandomi un'occhiata truce.
Per tutta risposta le trascinai un piatto pieno di brioches al cioccolato davanti e le feci segno di mangiare.
Osservò la montagna di brioches per qualche secondo prima di lasciarsi sfuggire un pesante sospiro e iniziare a mangiucchiarne di malavoglia.
"Che ore sono?Chi è l'idiota che mi ha placcata ieri sera? Cosa hai intenzione di fare con me? Dov'è la mia moto? E quando posso tornarmene a casa?", mi chiese velocemente tra un piccolo morso e l'altro.
"Sei la mia compagna", mi limitai a rispondere e guadagnandomi un'occhiataccia.
"Ma davvero!?Hai scoperto l'acqua calda, lupacchiotto. Lo avevo capito e comunque non è quello che ti ho chiesto, io mangio e tu rispondi, questo era il patto", rispose irritata e incrociò le braccia sul petto, abbandonando la brioche mezza mangiucchiata sul piatto.
"Sono le 10:35. L'Idiota è quell'idiota di mio fratello Garret, si è già beccato un pugno e una bella lavata di capo per quello che ha fatto e si sente molto in colpa. La tua moto è nel garage. E per quanto riguarda le ultime due domande, come ho già detto sei la mia compagna, questa adesso è anche casa tua e resterai qui con me", le risposi osservando attentamente le sue reazioni.
"Restare qui?No, no, no, tu sei pazzo.Sarò anche la tua compagna ma TU...", ringhiò indicandomi.
"TU non sei il MIO compagno. Voglio tornarmene a casa, SUBITO e non puoi costringermi a rimanere qui ."







Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Lucia POV:

"Sono le 10:35.L'Idiota è quell'idiota di mio fratello Garret, si è già beccato un pugno e una bella lavata di capo per quello che ha fatto e si sente molto in colpa.La tua moto è nel garage. E per quanto riguarda le ultime due domande,come ho già detto sei la mia compagna,questa adesso è anche casa tua e resterai qui con me",mi rispose osservando attentamente le mie reazioni.

//Che cosa!?!?Non se ne parla.Ma chi diavolo si crede di essere?.Vuole assaggiare di nuovo la mia magia?//,pensai furiosa e iniziai e raccogliere energia nei palmi delle mani.

"Restare qui?No,no,no,tu sei pazzo.Sarò anche la tua compagna ma TU...",ringhiai indicandolo.

"TU non sei il MIO compagno. Voglio tornarmene a casa,SUBITO e non puoi costringermi a rimanere qui".

//Se il lupacchiotto crede di potermi tenere qui si sbaglia di grosso,non permetterò mai più a nessuno di tenermi prigioniera//.

La rabbia e i ricordi si stavano impossessando della mia mente, ma il lupacchiotto disse qualcosa che mi sorprese.

"Non voglio tenerti qui contro la tua volontà, voglio che tu voglia restare qui,con me come mia compagna. Però se mi costringerai a farlo ti terrò qui anche con la forza, almeno finchè non deciderai di restare qui di tua spontanea volontà", mi rispose con gli occhi che brillavano di una strana luce azzurrognola, segno che il suo spirito lupo stava cercando di prendere il controllo.

"Cosa ti fa pensare che vorrò mai stare qui,con te?", gli chiesi ancora irritata.

"Perchè che tu lo voglia o no sei la mia compagna.Il Destino ti ha scelta per stare al mio fianco,ti ho aspettata a lungo e ora che ti ho trovata non ho alcuna intenzione di lasciarti scappare", i suoi occhi erano diventati completamente azzurri e la sua voce era più animalesca.

Per un attimo le sue parole mi procurarono una fitta di dolore al petto, ma la scacciai velocemente.

//A lungo?Cinquecentottantasei anni non sono molto tempo!...Il Destino avrebbe potuto portarti da me molto tempo fa, quando credevo ancora nelle persone e nei sentimenti, quando ti avrei accettato a braccia aperte e avrei ringraziato il cielo per un simile dono. Ora è troppo tardi,ora sto bene da sola,ora non ho bisogno di protezione o di una spalla su cui piangere,non ho bisogno di amore e parole dolci . Ho solo bisogno di una bottiglia di vodka//, pensai cinicamente,poi però cercai di calmarmi e di pensare razionalmente.

Nel Lore ero famosa per essere una stronza fredda e calcolatrice,non potevo lasciare che un lupacchiotto innamorato e DIRFEXY smontasse la mia reputazione così duramente costruita e guadagnata.

//Okay, non dimenticarti che è un licantropo e se crede che la sua compagna sia in pericolo o stia per lasciarlo non esiterà a trasformarsi e a riportarmi indietro di peso.Vediamo di farlo calmare. Gli farò credere che tutta questa storia mi sta bene e intanto cercherò un modo per andarmene//. Come piano non era il massimo,ma al momento non mi veniva in mente nulla di meglio.

"D'accordo,ammettiamo che io decida di restare qui.Hai davvero intenzione di accettare una Styx (essere in grado di usare la magia) come tua compagna?Cosa dirà la tua famiglia?", chiesi fingendomi preoccupata.

"Non mi importa cosa sei, una strega, una sirena o Peppa Pig. Sei MIA e nessuno si permetterà di dire nulla, ormai fai parte anche tu della famiglia", rispose tranquillamente.

I suoi occhi erano tornati verde giada,ma sapevo che il lupo era sempre lì,pronto ad intervenire in ogni momento.

Famiglia..., quella parola risuono nella sua testa come un eco. Ne avevo desiderata una per secoli prima di rendermi conto che non ne avevo bisogno,che i sentimenti e le affezioni mi avrebbero solo resa più debole e le persone a cui avrei tenuto sarebbero diventate un bersaglio dei miei nemici.

//No, l'amore non è un sentimento che posso permettermi di provare. Mi spiace per te lupacchiotto sei stato sfortunato ad avere me come compagna, ma non posso proprio lasciarmi andare. Ora che posso finalmente avere una famiglia sono io a tirarmi indietro//, pensai tristemente.

"Conosci Peppa Pig?", chiesi aggrottando le sopracciglia.

La mia domanda sembrò alleggerire l'atmosfera e Adam scoppiò in una fragorosa risata.

"Mia cugina la adora e mi costringe a guardarla continuamente", ridacchiò.

Io mi accigliai. "Davvero?Io odio quel maiale senza prospettiva.Sono vegetariana,ma quel suino lo sfonderei di mazzate. E' ovunque!", sbottai.

Adam rise così forte che gli vennero le lacrime agli occhi,poi si fece improvvisamente più serio e mi guardò intensamente.

"Sei davvero incredibile", disse con gli occhi pieni di sentimento e io sentì le guance andare in fiamme.

//Ma che diavolo mi prende? Dovrei essere abituata ai complimenti eppure eccomi qui ad abbassare lo sguardo e arrossire come un pomodoro//, che imbarazzo.

//Forse sei arrossita perchè nessuno ti ha mai fatto un complimento senza secondi fini o guardandoti nel modo in cui ti guarda lui//, mi suggerì la vocina nella mia testa.

Mi prese il mento tra le dita e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

I suoi bruciavano di passione e desiderio, si chinò lentamente verso di me.

//Hallelujah!!Mi sta per baciare//, esultò la vocina e dovevo ammettere che l'idea di allontanarmi o di non restituire il bacio non mi era nemmeno passata per l'anticamera del cervello.

Le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza,tanto che riuscivo a sentire il suo alito caldo sulla pelle e il profumo alla menta del suo dopobarba.

Le nostre labbra stavano per incontrarsi quando un suono fece sobbalzare entrambi e lui si staccò da me con un'imprecazione,estraendo il cellulare dalla sua tasca e rispondendo con aria irritata alla persona che ci aveva interrotti.

Una parte di me era sollevata di essere stata interrotta e avrebbe voluto ringraziare chi stava dall'altra parte della cornetta, ma l'altra stava morendo dalla voglia di assaggiare le sue labbra e avrebbe voluto prendere a schiaffi il nostro disturbatore.

Adesso che Adam si era allontanato da me mi sentivo troppo sola e fredda,come se tutto il calore del mio corpo lo avesse seguito ,andandosene via con lui.

"E' successa una cosa. Devo andare a parlare con mio fratello, ma starò via solo per pochi minuti. Tu resti qui?", mi chiese come temesse che potessi sparire in una nuvoletta di fumo.

"E dove altro potrei andare?Non conosco la casa e sicuramente finirei col perdermi.", dissi alzando un sopracciglio.

La mia risposta sembrò soddisfarlo e calmarlo un pochino.

"Farò il più in fretta possibile",disse mentre usciva velocemente dalla stanza.

Io mi alzai dalla sedia con la pancia strapiena e lanciai un'ultima occhiataccia alle brioches incriminate prima di dirigermi verso la mia borsetta che era stata appoggiata sul comò ed estrarre il mio Ipod.

Mi infilai le cuffie nelle orecchie e feci scorrere i titoli della canzoni finchè non trovai quella che cercavo.

Affondai in una grossa poltrona mentre Numb dei Linkin Park mi riempiva la testa,rilassandomi.

Non so dire per quanto tempo rimasi immobile ad ascoltare la musica,ma proprio quando Awake and Alive degli Skillet iniziò a rimbombare nelle mie orecchie sentì la porta spalancarsi con forza.

Mi girai di scatto,aspettandomi di trovare Adam, ma ciò che vidi mi lasciò senza parole.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
Adam POV:
Avevo appena finito di dare istruzioni per la ristrutturazione di una stanza della casa e stavo tornando verso la mia camera, affiancato da mio fratello che voleva a tutti costi scusarsi con Lucia ;quando lo sbattere di una porta e un grido furioso provenienti da camera mia mi costrinsero ad aumentare il passo.
Arrivai alla mia stanza appena in tempo per vedere Natasha lanciarsi addosso a Lucia e tentare di graffirla sul petto con gli artigli.
Con mia grande sorpresa Lucia schivò agilmente il colpo, ruotò su se stessa colpendo Nat al petto con un calcio e andando ad appollaiarsi agilmente sullo schienale della poltrona con un'elegante capovolta.
Nat barcollò e ringhiò pronta ad attaccare nuovamente,ma prima che potesse muoversi fu colpita da una grossa sfera di energia che la mandò a sbattere con forza contro il muro e la bloccò con i piedi sollevati da terra.
La giovane femmina di licantropo provò a divincolarsi, a mordere e graffiare, ma fu tutto inutile, era completamente immobilizzata dalla magia.
"Che diavolo sta succedendo?", tuonai furioso,facendo scorrere lo sguardo tra Nat e Lucia.
"Chiedilo a quella stronza che è entrata nella stanza dandomi della zoccola e saltandomi addosso come una pazza furiosa", ringhiò Lucia con rabbia.
"Ma tu SEI una zoccola. Schifosa strega, scommetto che hai usato la magia per far credere ad Adam che sei la sua compagna", gridò Nat in preda ad una furia cieca.
Le sue parole mi strapparono un ringhio.
"Dannazione, Nat. Che cazzo ti è saltato in testa? E non osare parlare alla mia donna in quel modo o te la farò pagare. Portale rispetto.", gridai furioso.
"Strega?A chi hai dato della strega butta stronza incapace". Lucia che stava letteralmente fumando si lanciò in avanti, pronta a pestare Nat e, dopo ciò che avevo visto ero sicuro che l'avrebbe fatta fuori se non fossi intervenuto e non l'avessi afferrata per la vita.
"Cosa?La proteggi anche, quella schifosa strega?", gridò Natasha stizzita.
"Non sono una strega, sono una lamia, brutta deficiente", urlo Lucia tremante di rabbia e le scagliò addosso un'altra sfera di energia che, a metà strada prese la forma di un pugnale e andò a conficcarsi nella spalla di Nat.
La ragazza gridò e si dimenò, facendo colare un fiotto di sangue dalla sua ferita.
//Cazzo! Lucia non è una strega, è una lamia//, pensai sconvolto.
Le streghe godevano di una pessima reputazione all'interno del Lore, ma le lamie erano considerate una vera e propria piaga, erano rispettate e temute da tutti i Loreani, ma era raro trovare una di loro nel nostro mondo perchè, solitamente restavano nella loro dimensione, dove ben pochi avevano avuto il coraggio di addentrarsi e nessuno era mai tornato.
Le lamie erano donne bellissime , crudeli e potenti, dedite alla guerra, alle armi e alla distruzione; adoravano essere al centro dell'attenzione e amavano la libertà e la seduzione.
In passato aveva sentito storie raccapriccianti su di loro e sul fatto che nascondessero il loro vero e sensuale aspetto dai tratti animaleschi dietro incantesimi e illusioni per attrarre gli umani e divertirsi con loro.
Vide suo fratello estrarre il pugnale del petto di Natsha e alzarla tra le braccia.
"Fuori, tutti e due. Lasciateci soli!...E Nat, con te farò i conti più tardi", ringhiai minaccioso.
Natasha, già pallida per la ferita e la rivelazione, ebbe il buon gusto di tenere la bocca chiusa e, tra lei e lei ringraziò la sua buona stella per essere stata interrotta dai due licantropi che le avevano appena salvato la vita.
Aveva sentito parlare delle lamie e il fatto che fosse ancora viva era a dir poco sorprendente; non avrebbe dovuto essere così avventata, ma quando aveva sentito che Adam aveva trovato la sua compagna e che era una strega per giunta, era stata accecata dalla gelosia e dalla rabbia e aveva deciso di dare a quella stronzetta una bella lezione.
Adesso si rendeva conto che era stato uno sbaglio madornale, voleva ancora liberarsi di quella zoccola, ma per farlo doveva usare l'astuzia, non poteva contare sulla forza bruta perchè, evidentemente sarebbe finita con la testa mozzata.
Sentì la porta richiudersi alle mie spalle con un tonfo sordo e solo allora mi azzardai a posare lo sguardo sul viso di Lucia.
"Non sei una strega", dissi con voce roca.
"Non è una domanda, comunque no, non lo sono", disse alzando un sopracciglio.
"E' un problema per te?", chiese e per un attimo mi sembrò di veder brillare una luce di incertezza e preoccupazione nei suoi occhi, ma fu solo per un istante così breve che non potei esserne sicuro.
"No, certo che no.Ti ho già detto che non mi importa cosa sei, sono solo sorpreso. Mi spiace per quello che è successo, non avrei dovuto lasciarti sola. Non ti ha ferita, vero?", chiesi ansioso.
"No, no, sto bene e poi non è colpa tua. Si può sapere che problema ha quella stronza? I capelli rosso fuoco le hanno bruciato il cervello?", sbottò incrociando le braccia al petto.
Mi passai una mano tra i capelli e cercai di trovare una risposta esauriente alla sua domande.
"Nat è...ehm...lei...", balbettai. "Allora?", esclamò Lucia spazientita.
"Nat ha sempre avuta una specie di...ehm...cotta per me. Ha sempre voluto che fossimo più che amici pur sapendo di non essere la mia compagna, ma io la ho sempre rifiutata gentilmente. Ora mi rendo conto che forse sarei dovuto essere un po' più burbero con lei e fargliele capire una volta per tutte. Mi assicurerò che da ora in poi ti stia alla larga", le assicurai.
"Vuoi dire che ha fatto su tutto sto casino perchè è gelosa di me?...Aspetta, quella stronza ci prova con te?Avresti dovuto lasciarmela uccid...", Lucia si interruppe bruscamente come se avesse appena realizzato quello che stava dicendo e si fosse accorta di aver detto la cosa sbagliata.
//Nat non è l'unica gelosa//, quel pensiero mi fece sorridere.//Quindi le piaccio abbastanza da farla ingelosire//, pensai gonfiando il petto mentre il mio spirito lupo iniziò ad agitarsi felicemente.
Le circondai la vita con un braccio e la avvicinai al mio petto. "Che stai fac...?", la voce della ragazza fu interrotta dalle mie labbra che premetti con prepotenza e impazienza sulle sue.
Inizialmente la sentì irrigidirsi tra le mie braccia, ma dopo alcuni istanti restituì il bacio con la stessa intensità con cui la stavo baciando io.
La piccola immortale portò le sue braccia intorno al mio collo e intrecciò le dita ai miei capelli, avvicinando il suo corpo caldo al mio e rendendo il bacio più profondo e passionale.
La sollevai tra le braccia e .....






 


 







Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Lucia POV:
Sentì che Adam mi sollevava tra le braccia come se non pesassi più di una piuma, strinsi le gambe intorno ai suoi fianchi e, se possibile avvicinai ancora di più il mio corpo al suo,perdendomi nel nostro bacio appassionato.
Le sue labbra erano morbide e calde a contatto con le mie, la sua bocca aveva un sapore dolce e delizioso mentre il suo corpo era duro e solido come una roccia a contatto con il mio, così piccolo e apparentemente fragile a confronto del suo.
//Potrei andare avanti a baciarlo per sempre//, pensai con la mente offuscata dal desiderio e quando lui provò ad inserire la sua lingua nella mia bocca lo lasciai fare.
Le nostre lingue si intrecciarono e iniziarono a danzare in sincronia perfetta.
Improvvisamente senti la mia schiena toccare qualcosa di morbido...il letto.
//Quand'è che mi ha spostata sul letto?Oh,e chi se ne frega//, pensai continuando a restituire i suoi baci e staccandomi da lui solo il tempo di respirare.
Adam si scostò leggermente da me e mi sarei lamentata se non avesse iniziato a tracciare una linea di baci sul mio collo, strappandomi un gemito di piacere e facendomi inarcare leggermente la schiena in muta richiesta di altri baci e carezze bollenti.
//Il lupacchiotto ci sa fare. Oh, altrochè se ci sa fare!//, pensai mentre le sue labbra si avvicinavano pericolosamente al mio seno,ma, proprio quando credetti che stesse per sbottonarmi la camicia, iniziò a risalire verso la mascella.
Inarcai nuovamente la schiena e sentì dei suoni a metà tra dei ringhi e delle fusa uscire dalla sua gola, quel suono mandò brividi caldi lungo la mia colonna vertebrale, facendomi eccitare ancora di più.
"Accidenti lupacchiotto, o hai una mazza nei pantaloni o qualcuno qui è molto felice di vedermi", sussurrai al suo orecchio con voce sensuale.
"Oh, credimi sono molto, mooolto felice di vederti", ridacchiò al mio orecchio, la sua voce resa più animalesca e quasi irriconoscibile dal desiderio e dalla passione che ci aveva travolti.
Avremmo continuato se un gridolino infantile proveniente dal corridoio non ci avesse sorpresi, facendoci sobbalzare e separare.
"Ad, poo entae?", cantilenò una voce da bambina e, senza aspettare una risposta la porta si aprì cigolando leggermente.
"Sara, tesoro, quante volte ti devo dire che devi aspettare una risposta PRIMA di aprire la porta?", chiese Adam che nel frattempo era saltato in piedi andando incontro ad una minuscola bambina.
La piccola lo guardava con aria incuriosita, un po'imbronciata e per nulla dispiaciuta.
//Ma che carina!!//, pensai guardando la bambina più adorabile che avessi mai visto.
I capelli ricci e neri erano leggermente spettinati, la pelle leggermente abbronzata, piccole labbra rosse a forma di cuore, guance rosa e paffute che facevano venire voglia di pizzicargliele e due occhioni verde scuro che passavano incuriositi da Adam a me.
"Ah, è lei?", chiese la piccola illuminandosi come un albero di Natale.
"Si, è lei", sospirò Adam."Sara, Lucia. Lucia, ti presento Sara, la cugina di cui ti parlavo prima".
"Le hai pallato di meeee?", gridò Sara e, se possibile il suo viso si illuminò ancora di più.
Scesi dal letto e mi avvicinai a lei, piegandomi sulle ginocchia per essere alla sua altezza.
"Certo che mi ha parlato di te", esclamai come se fosse ovvio. "Come avrebbe potuto dimenticarsi di parlarmi della bambina più carina del mondo", le sussurrai con fare cospiratorio e le strizzai l'occhio.
La piccola scoppiò in una squillante risatina, arrossendo e mi lanciò le braccia al collo rischiando di farmi perdere l'equilibrio.
"Lo sapeoo, l'aveo detto che non potei essee tanto mae, ma Nat non mi ha creduo", esclamò la piccola con la sua voce squillante.
"Nat è solo gelosa", le risposi con un altro occhiolino.
"Cetto che lo è. Sei motto più bea di lei e più gentie". Io scoppiai a ridere.
//Ah, questa si che è musica per le mie orecchie//, pensai con un sorrisetto soddisfatto. //Ho la graziosa marmocchia dalla mia parte. Beccati questo Nat//. 
Improvvisamente mi importò molto meno di essere stata interrotta sul più bello; la bambina era simpatica e sarebbe potuto tornarmi utile averla come alleata.
"Vieni a vedee i cattoni con me?", mi chiese Sara fissandomi con gli occhi spalancati e ricordandomi molto il gatto con gli stivali di Shrek.
"Ehm...Certo, perchè no?", le risposi. In realtà avrei preferito restare in camera e continuare la mia "attività" da dove ero stata interrotta, ma la sua domanda mi aveva presa in contropiede e non ero proprio riuscita a dirle di no.
A quanto pare Adam era della mia stessa idea perchè sbuffò rumorosamente, ma alla fine seguì me e una iper attiva Sara che mi stava letteralmente trascinando per un braccio al piano di sotto.
La piccola accese un enorme televisore e, con mia grande sorpresa venne a sedersi sulle mie gambe invece che affondare in uno dei comodi e giganteschi divani; appoggiò la schiena contro il mio petto e lanciò un'occhiata vittoriosa ad Adam che, per tutta risposta ringhiò.
"Ehi, Lucia è la mia compagna,non la tua perciò giù le zampe e scendi dalle sue gambe", borbottò gelosamente e io dovetti trattenere una risata.
"Ma Lucia è MIA amica perciò posso sedermi in braccio a lei quando voglio. Vero, Lucia?", mi chiese la bambina con quegli occhi da gatto con gli stivali a cui non potevo proprio dire no.
"Certo che puoi". La mia risposta fece apparire un enorme sorriso sul viso di Sara che si girò verso Adam con espressione trionfante e gli mostrò la lingua.
Lui ringhiò di nuovo con aria sconfitta e mi fulminò con lo sguardo; a quel punto non riuscì più a trattenere una risata.
"Oh , andiamo. Un licantropo grande e grosso come te non sarà mica geloso di una bambina di due anni?", gli chiesi divertita.
Adam grugnì."Più tardi te la farò pagare, tigrotta.", mi avvertì lui con la sua voce profonda e una luce pericolosa negli occhi.
"Non vedo l'ora, lupacchiotto", lo schernì io.
Il nostro breve battibecco fu interrotto dall'infantile sigla di un cartone per marmocchi e dai gridolini eccitati di Sara che stava battendo le mani allegramente, completamente ignara delle preghiere che stavo rivolgendo agli dei nella speranza che mi salvassero da quella tortura o, perlomeno da Peppa Pig, ma, sfortunatamente non fui così fortunata  e dovetti passare il resto della giornata a guardare osceni programmi per pargoli in compagnia di una tanto piccola quanto esagitata licantropa.
Più la mia espressione passava da annoiata a disperata più l'irritazione spariva dal volto di Adam, lasciando spazio al divertimento e alla soddisfazione e , dopo quella che mi parve un'eternità mi lanciò un'occhiata che sembrava voler dire: "Visto?Se fossimo rimasti in camera ora staremmo facendo qualcosa di molto meglio che guardare stupidi cartoni per poppanti". 
Io lo zittì con un'occhiataccia e indicai la bambina seduta sulle mie gambe che canticchiava e commentava ciò che vedeva alla TV, sorridente e felice come una Pasqua.
Adam alzò gli occhi al cielo,ma non osò lamentarsi nuovamente e io mi godetti la mia vittoria...almeno fino a quando la sigla di Dora l'Esploratrice non iniziò a risuonare nella stanza, facendomi desiderare di poter sparire nel nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
Adam POV:
//Non ci posso credere!! Ma che diavolo!!//.
Le aveva detto di si e ora eravamo bloccati sul grosso divano a guardare cartoni orrendi che solo Sara stava seguendo, con l' interesse e il coinvolgimento che solo una bambina di due anni avrebbe potuto avere per programmi simili.
Io ero abituato a fare da baby-sitter alla bambina, sopportando e fingendo entusiasmo per tutte le sue piccole follie e le sue passioni per cartoni, film, principesse e il colore rosa, colore che regnava incontrastato nella sua cameretta infondo al corridoio, ma, a giudicare dall'espressione sempre più orripilata e disperata sul viso di Lucia potevo dedurre che non passava molto tempo con i bambini e con le loro adorabili quanto snervanti azioni e reazioni.
La sua faccia era davvero buffa e, ancora più buffo era il modo in cui la nascondeva ogni volta che Sara si girava per assicurarsi che Lucia stesse apprezzando i cartoni tanto quanto lei e non ne perdesse nemmeno un secondo.
Finalmente, dopo non so quanti secoli Sara spense il televisore e si girò verso di me con aria corrucciata.
"Ho fame", trillò con la sua vocina squillante.
L'evidente sollievo di Lucia mi fece quasi scoppiare a ridere e quasi cambiai idea riguardo al fatto di vendicarmi di lei per la situazione in cui ci aveva cacciati, QUASI.
Presi Lucia e Sara in braccio facendo sfuggire un gridolino sorpreso e stizzito alla prima e una risatina alla seconda e mi diressi verso la cucina dove Eliza stava già togliendo una teglia dal forno.
"Potevo camminare benissimo da sola", sibilò freddamente la mia compagna.
"Certo che potevi, ma io preferisco in questo modo", ribattei con uno dei miei sorrisi migliori.
Sentì Lucia borbottare in modo scorbutico qualcosa in quella che sembrava un'altra lingua e distogliere lo sguardo che era nuovamente passato da una freddezza glaciale ad un ardore furioso.
//E brava la mia tigre, cerca di fare la distaccata, ma non può nascondere le fiamme che ardono nei suoi occhi//, pensai soddisfatto.
Aveva capito dal suo comportamento che non era abituata a lasciarsi andare , facendo predominare i sentimenti alla ragione; aveva visto i suoi occhi diventare di ghiaccio e privi di emozione, ma poi bastava che le dicessi qualcosa per farli diventare nuovamente incandescenti e la cosa sembrava sorprenderla, come se il suo stesso ardore fosse una cosa a cui non era avvezza.
Quella mattina la avevo osservata attentamente e, proprio quando nei suoi occhi sembrava comparire una luce di risentimento, tristezza o malinconia la sua espressione e gli occhi diventavano di ghiaccio.
La sua piccola e graziosa compagna sembrava usare la freddezza e il distacco come uno scudo, bloccando i suoi sentimenti e allontanando le persone che la circondavano.
//Se voglio vincere il suo cuoricino, tutti i muri e gli scudi che si è costruita dovranno cadere. Devo fare in modo che si fidi di me. Proteggerla è compito mio, proteggerla da chiunque possa ferirla, anche se stessa//.
"Avete fame?", la voce di Eliza interruppe le sue riflessioni.
"Un saccoooo", gridò Sara facendo scoppiare a ridere tutti.
"Ho appena fatto il pasticcio di patate". 
Sara iniziò a battere le mani con aria eccitata e squittì : "Il pastiio di Liz è il miioe".
"Puoi dirlo forte, piccola peste. Comunque, io sono Elizabeth", disse offrendo la mano a Lucia con un sorriso. 
"Lucia", rispose con tono gentile ma distaccato.
Ci sedemmo a mangiare mentre Sara parlava animatamente con Eliza e Lucia dei suoi cartoni e film preferiti.
Le due la ascoltavano pazientemente annuendo e assecondando la piccola che non sembrava voler più stare zitta.
"Garret e i gemelli?", chiesi ad un certo punto, anticipando Sara che si era zittita un attimo per mangiare un grosso boccone di cibo.
"Garret è andato in città e i gemelli si stanno allenando con le armi e il corpo a corpo", rispose Eliza con noncuranza.
Lucia si girò di scatto verso di loro, completamente dimentica del piatto esageratamente pieno e praticamente intonso di pasticcio davanti a lei e nei suoi occhi brillò una strana luce.
"Avete un'armeria? E una palestra? Avete i sacchi da box? Possiamo andarci?", chiese e, per la prima volta mi sembrava sinceramente interessata e coinvolta.
"Ti interessano tanto le armi e i combattimenti?", le chiesi aggrottando le sopracciglia.
"Certo che si, le armi e i combattimenti sono una delle cose migliori del mondo. La mia specie venera la guerra e le lotte. Ci insegnano fin da piccole a proteggerci senza contare sulla magia. Impariamo ad impugnare un coltello ancora prima di parlare, ma d'altronde se vuoi sopravvivere nel Lore devi imparare a cavartela da sola e ad essere spietata. Nel nostro mondo chi è debole o gentile di cuore fa una brutta fine", rispose Lucia con gli occhi che brillavano di crudeltà e eccitazione, come se la sola idea di un combattimento la mandasse su di giri.
//Il Destino mi ha mandato una guerriera come compagna, una donna forte e indipendente che sa come cavarsela da sola. Bene, non avrei sopportato una barbie schizzinosa e petulante//, pensai gonfiando il petto e sorridendo alla mia fortuna, ma allo stesso tempo dispiacendomi nel sentire che la sua infanzia era stata difficile e composta da duri allenamenti ed insegnamenti crudeli invece che da giochi, risate e divertimento.
Dopotutto se era sopravvissuta per 1700 anni senza un compagno al suo fianco doveva esserci un motivo e, a quanto pare quel motivo era la passione per la guerra, la fiera crudeltà ereditate dalla sua specie e i duri insegnamenti che le erano stati impartiti fin dalla più tenera età.
"Prima finisci di mangiare tutto quello che hai nel piatto, poi andremo in palestra", le dissi e la mia risposta fece illuminare il suo viso come non mai.
//Allora è questo che rende felice la mia compagna. Non è certo una femmina come tutte le altre, ma più la conosco più mi rendo conto di quanto sia perfetta per me//, pensai guardandola mangiare velocemente e con foga tutto il contenuto del suo piatto.
..........
Spalancai la porta della palestra e lasciai che una molto agitata Lucia entrasse prima di me, praticamente saltellando dall'eccitazione.
Derek e Drake si fermarono giusto il tempo di presentarsi alla mia femmina, sfoderando i loro migliori sorrisi ammiccanti e facendomi incavolare di brutto, poi tornarono al centro della stanza e ripresero a combattere.
Lucia sembrava totalmente rapita da loro e la cosa mi avrebbe infastidito non poco se il suo sguardo non gli avesse osservati con un interesse calcolatorio, guardava attentamente ogni loro più piccolo movimento, ogni mossa con freddo interesse, giudicandoli e valutandoli come un leone che fissa la sua preda, cercando di comprenderne le capacità e le possibilità di abbatterla.
La ragazza non sembrava minimamente interessata ai due muscolosi licantropi, ma solamente alle loro capacità e stili di combattimento.
Continuai ad osservare il suo viso che, di tanto in tanto tradiva i suoi sentimenti, la vidi mordicchiarsi il labbo e sporgersi leggermente in avanti e un sorrisetto comparve agli angoli della sua bocca quando Drake afferrò Derek, sbattendolo a terra e immobilizzandolo sotto di sè.
Il mio cellulare iniziò a vibrare, distraendomi. Lo estrassi dalla tasca e mi diressi verso l'uscita per rispondere, tenendo lo sguardo fermo su Lucia che sembrava troppo presa da ciò che stava guardando per accorgersi della mia assenza e uscì, pensando che non sarebbe potuto succedere nulla se mi fossi allontanato da lei, assentandomi per una manciata di minuti...Dei quanto mi sbagliavo...






Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo  11
Lucia POV:
Adam era uscito da pochi istanti quando Derek fece uno sgambetto a Drake, facendolo cadere a terra con un sonoro tonfo e strappandomi un grugnito di scherno e una risatina divertita.
Drake si girò verso di me con un sopracciglio alzato e uno sguardo irritato negli occhi.
"Ah, se la cosa ti diverte tanto perchè non vieni a combattere al mio posto?", mi chiese con aria superiore.
La richiesta mi mandò in brodo di giuggiole. <>, pensai eccitata e mi piazzai al centro della stanza.
Derek fece per allontanarsi, ma io lo fermai.
"Posso sbattervi al tappeto entrambi, senza problemi", dissi incrociando le braccia al petto.
"Wohoo, sentito fratello, sembra che la micetta abbia la lingua lunga, ma vediamo se ha anche gli artigli o sa solo parlare", ridacchiò Drake.
Derek alzò gli occhi al cielo, ma non se lo fece ripetere due volte e si posizionò alla mia sinistra, opposto a suo fratello che stava alla mia destra.
"Ci andremo piano con te, non vogliamo che una cosina tanto piccola e carina si faccia male", scherza Drake, irritandomi.
//Te la faccio vedere io la cosa piccola e carina, idiota//, penso crudelmente tra me e me .
Do it like a dude di Jessie J inizia ad uscire dalle casse poste sul muro, risuonando tra le pareti della palestra e i due grossi licantropi si lanciano su di me con fare minaccioso.
Schivo velocemente tutti i loro colpi con agilità ed eleganza, sorprendendoli.
"Tutto qui quello che sapete fare, cucciolotti?", gli schernisco con un sorrisetto.
La mia presa in giro sorbisce l'effetto sperato, mandando in bestia i due ragazzoni che si lanciano nuovamente su di me con più forza, ma io sono pronta e schivo nuovamente i loro colpi.
Uno dei due allunga la mano cercando di afferrarmi, ma io stringo la mano intorno al suo polso e lo tiro verso di me colpendolo allo stomaco con una gomitata e al viso con un pugno, giro su me stessa schivando il colpo del fratello e gli atterro entrambi abbassandomi e colpendoli alle gambe con un unico calcio.
I gemelli cadono rovinosamente a terra, imprecando rumorosamente per la sorpresa, ma non mi permetto di abbassare la guardia e, nel giro di pochi secondi i due sono nuovamente in piedi, pronti ad attaccare.
Fletto leggermente le ginocchia, aspettandomi il colpo che non tarda ad arrivare, ma questa volta invece di schivarlo apertamente lo evito di pochi millimetri e, sfruttando la spinta delle gambe e il peso del mio corpo mi lancio in avanti, afferrando il mio avversario per le spalle e facendolo cadere all'indietro, sulla schiena.
Drake impreca e ringhia sotto di me, facendomi ridere, rotola di lato finchè non sono io a trovarmi sotto di lui, ma io lo colpisco all'inguine, strappandogli un gemito e rotolo nuovamente sopra.
Andiamo avanti così ancora per qualche minuto, tra una risata e l'altra, ormai completamente dimentichi della nostra sfida e continuiamo a punzecchiarci e colpirci con fare più giocoso che conflittuale.
Sono seduta a cavalcioni sopra Drake,con gli artigli allungati a pochi millimetri dalla sua gola quando sento la risata di Derek risuonarmi nelle orecchie.
"Beh, direi che la micetta ci sa fare eccome, ci ha stracciati, fratello. Dobbiamo ammettere la sconfittà", esclama in modo esageratamente tragico, facendomi ridere.
"MAI!", ringhia Drake che ne apporofitta per spostarsi di nuovo sopra di me.
Sento i miei artigli graffiare leggermente la sua pelle, la sensazione della sua carne che si lacera sotto le mie unghie manda piccoli brividi di piacere lungo la mia schiena e dalle piccole ferite cola qualche goccia cremisi.
Sento il rumore della pesante porta della palestra venire sbattuta aperta, ma me ne accorgo a malapena, sono troppo impegnata a fissare le goccioline di sangue che scivolano silenziosamente dai piccoli solchi che Drake ha sul collo.
Il modo in cui scivolano, il loro colore...sono totalmente ammagliata... desidero poterne vedere di più, molto di più.
Mi lecco le labbra e vorrei affondare nuovamente gli artigli nella carne morbida e delicata per vederne fuoriuscire altro sangue caldo, dall'odore salato e metallico.
Mi eccito mentre i ricordi di vecchie battaglie mi affollano la mente...grida di guerra, il rumore di armi che cozzano, i corpi che giaciono immobili sul terreno , ormai privi di vita, il sangue che sgorga a fiumi, ricoprendo e nutrendo il terreno che si colora di un rosso acceso... 
Un  ringhio furioso e selvaggio rimbomba tra i muri, facendoli tremare e svegliandomi dalla mia trance.
Non faccio in tempo a riprendermi completamente dai miei pericolosi pensieri che il peso di Drake sparisce da sopra di me e sento il tonfo sordo del suo corpo che colpisce il terreno.
//Questo mi ricorda qualcosa...Forse non avrei dovuto lottare con i gemelli, non con il mio lupacchiotto a pochi metri di distanza almeno...OOOPPPSSS!//, penso indecisa se ridere della situazione famigliare oppure no.
Quando mi tiro su a sedere ogni indecisione su come prendere la cosa mi abbandona e la risata che ero pronta a lasciarmi sfuggire mi muore in gola perchè mi ero sbagliata; Adam non si era limitato a spingere via Drake, infatti lo aveva afferrato, sbattendolo con forza contro un muro e tenendolo bloccato, ma quella non era la parte peggiore, no, la parte peggiore era l'espressione folle e furibonda sul suo viso e gli occhi azzurro ghiaccio che brillavano d'ira.
In tanti secoli di vita non avevo mai visto un'espressione tanto terrificante.
//Un licantropo che protegge la sua femmina è una delle cose più pericolose e spaventose che esistano//, pensai rabbuiandomi, ma allo stesso tempo la parte più perversa e crudele di me provò delle fitte di piacere nel vedere quel grosso uomo-lupo tanto geloso di me e pronto a fare qualunque cosa per tenermi al sicuro.
"Lei è MIA!! Come osi toccare la MIA donna?Avresti potuto ferirla. Dovrei strapparti la testa a morsi per ciò che hai fatto", stava gridando Adam in preda ad una furia cieca, la voce più animalesca che mai era quasi irriconoscibile e sembrava sul punto di perdere il controllo e trasformarsi da un momento all'altro.
Fremetti leggermente di paura mentre una folle vocina della mia testa sussurrava, facendo le fusa ://Dei, che uomo! Devo portarmelo a letto il prima possibile. Lo VOGLIO e sarà MIO, solo MIO//, rabbrividì di desiderio e piacere.
//Zitta, non è proprio il momento di pensare a questo. Devo fare qualcosa se non voglio che faccia fuori il cucciolo per colpa mia//, la zittì cercando di pensare ad un modo per fermarlo.
//E da quando in qua ti importa della vita degli altri?//, mi chiese la vocina.
La ignorai e mi avvicinai silenziosamente ad Adam che teneva ancora un molto terrorizzato Drake schiacciato contro la parete.
//D'accordo,o la va o la spacca//, pensai cercando di farmi coraggio e allungai la mano appoggiandola delicatamente sul braccio del grosso licantropo.
Inizialmente lo sentì irrigidirsi sotto il mio tocco, ma poi sembrò calmarlo leggermente e si girò lentamente verso di me.
Il suo lupo aveva preso completamente controllo del suo corpo e , riconoscendo il tocco della suo compagna si lasciò sfuggire un piccolo uggiolio di piacere, dimenticandosi per un attimo dell'uomo che teneva ancora schiacciato contro il muro.
//Forse Drake non morirà oggi...O forse si//, pensai vedendo che Adam stava riportando l'attenzione sul giovane licantropo e...

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
Adam POV:
Mi trovavo nel corridoio della palestra e avevo appena richiuso il cellulare quando dei suoni e dei tonfi sordi attirarono la mia attenzione.
Da dietro la porta della palestra provenivano tonfi, grugniti, ringhi, respiri pesanti e affaticati, gemiti e risate.
Mi accigliai restando ad ascoltare quei suoni a dir poco equivoci.
//Ma che cazzo stanno facendo quei due idioti?//, pensai aggrottando le sopracciglia, ma la confusione lasciò ben presto posto alla furia quando riconobbi chiaramente che una delle voci apparteneva alla mia compagna e che anche lei stava emettendo quegli strani suoni, sovrapponendoli a quelli più profondi e mascolini dei gemelli.
La rabbia si impossessò di me, un velo rosso mi calò sugli occhi e mi lanciai a passo di carica verso la porta della palestra che aprì con una sonora manata.
La vista che mi si parò davanti agli occhi non fece che aumentare la mia ira, facendola raggiungere vette mai sfiorate prima.
La mia donna era bloccata sotto un altro uomo, le gambe intorno ai fianchi di lui, entrambi respiravano affannosamente, avevano le guance arrossate e Lucia fissava con espressione rapita delle gocce di sangue che colavano lungo il collo di Drake.
L'eccitazione della mia femmina mi colpì le narici con forza e non ci vidi più dalla rabbia perchè il suo ardore era dovuto e rivolto all'uomo sopra di lei e non a me.
Lasciai che lo spirito del lupo si impossessasse del mio corpo e mi lanciai addosso alla mia preda, afferrandola, sbattendola contro il muro e tenendola ben ferma.
Mi sembrò di sentire degli scricchiolii provenire dal corpo dell'uomo, ma non mi importava, anzi provai una soddisfazione selvaggia nel ferire il nemico che aveva osato toccare la mia femmina e il desiderio di ucciderlo si fece più insistente.
"Lei è MIA!! Come osi toccare la MIA donna?Avresti potuto ferirla. Dovrei strapparti la testa a morsi per ciò che hai fatto", ringhiai in preda ad una furia cieca, pronto a e trasformi.
Dopo qualche secondo sentì una mano piccola e calda appoggiarsi delicatamente sul mio braccio.
Mi irrigidì, godendomi le gradevoli scosse di piacere che quel contatto mi dava e mi rilassai leggermente, riconoscendo la pelle morbida e delicata della mia compagna.
Un piccolo uggiolio mi uscì dalle labbra e il desiderio si impossessò del mio corpo per un attimo, prima che mi ricordassi del licantropo che tenevo ancora immobilizzato e mi rigirassi verso di lui.
Avrei continuato nel mio intento di ucciderlo se la richiesta di attenzioni da parte della mia compagna non si fosse fatta più insistente ed esplicita.
Sentì la sua manina delicata iniziare a tracciare piccoli cerchi e linee sul mio braccio e sul petto e la sua voce calda e sensuale che mi solleticava il collo, facendomi rabbrividire di piacere e desiderio.
//Mi sembra di andare a fuoco//, pensai confusamente.
"Lupacchiotto, gradirei davvero che lasciassi andare il ragazzino, non ha fatto nulla di male. Stavamo lottando amichevolmente perchè gliel'ho chiesto io, non è successo nulla. E poi se lo lasci andare potrei mostrarti tutta la mia gratitudine per non averlo ucciso", alitò sensualmente al mio orecchio facendo le fusa come una gattina.
L'idea di uccidere quell'idiota mi allettava ancora, ma la proposta-richiesta della mia femmina era molto, molto più allettante.
Mi girai verso di lei, staccandomi dalla mia preda e lasciandola libera e avvolsi un braccio intorno alla vita della mia morbida ed erotica compagna, avvicinandola al mio petto con un ringhio.
"Bravo il mio lupacchiotto", sussurrò prendendomi il viso tra le mani e sollevandosi leggermente sulle punte, finchè le sue labbra non furono a pochi centimetri dalle mie.
Sentì i gemelli allontanarsi velocemente e richiudersi la porta della palestra alle spalle, ma me ne accorsi a malapena, troppo concentrato sulle soffici e calde labbra che stavano per incontrare le mie e su due grandi occhi celesti che mi fissavano, pieni di passione e desiderio.
Mi chinai e catturai le sue labbra tra le mie, la baciai con passione, affondando le dita nei suoi morbidi boccoli e nelle sue curve generose, assaggiando il suo sapore con trasporto.
Sentì le sue dita intrecciarsi ai miei capelli e le sue gambe stringersi intorno ai miei fianchi, facendo aderire meglio il mio corpo al suo e rendendo il bacio più profondo e bisognoso.
Lucia si strusciò leggermente contro di me, facendomi gemere di piacere mentre io spostavo le mani sotto la maglietta che Eliza le aveva da poco procurato, fino a toccare il ferretto del suo reggiseno.
"Che ne dici di trovare un posto più appartato prima", ansimò la ragazza tra un bacio e l'altro.
Avrei voluto protestare, ma l'idea che un'altro maschio potesse entrare per sbaglio vedendo la mia donna nuda mi fece cambiare idea e, con lei ancora tra le braccia mi diressi a gradi passi verso la casa e nella mia stanza.
"Andiamo di fretta eh, lupacchiotto?", ridacchiò Lucia con la voce resa più roca dal desiderio e le labbra più rosse e gonfie dai baci.
Io mi limitai a brontolare e a stringere le mani sulle sue cosce, riavvicinando i suoi fianchi ai miei e facendola gemere mentre si mordicchiava il labbro inferiore.
Quel gesto mi mandò ancora più su di giri e aumentai il passo.
//Prima raggiungo camera nostra, prima posso farla mia, davvero mia//, pensai eccitato.
Entrai in camera, richiusi velocemente la porta a chiave e adagiai Lucia sul letto.
Le strappai velocemente i vestiti che ricaddero sul letto in tanti pezzi di stoffa e per un attimo rimasi a fissare incantato il suo corpo nudo e perfetto, i suoi seni generosi, la pelle bianca, il ventre piatto e le gambe sode e muscolose.
Lei interruppe i miei pensieri baciandomi con ardore e slacciandomi con sicurezza la lampo dei jeans che, ben presto raggiunsero la mia maglietta e ciò che restava dei vestiti di lei.
"Spero che Eliza non se la prenda per i vestiti. Li hai distrutti, lupacchiotto cattivo. Ora ti dovrò punire", sussurrò maliziosamente la mia donna.
Iniziai a baciarle la mandibola, il collo, il petto, scendendo sempre più giù.
Alzai leggermente la testa e i miei occhi incontrarono quelli di lei, semichiusi per il piacere; la sentì gemere e respirare pesantemente mentre inarcava lievemente la schiena per avvicinare un'altra volta il suo corpo caldo e voglioso al mio.
"Sicura di volermi ancora mostrare la tua gratitudine, tigrotta?", le chiesi con la voce arrochita dal desiderio.
Lei mi osservò per un lungo istante e...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
Lucia POV:
"Sicura di volermi ancora mostrare la tua gratitudine, tigrotta?", mi chiese Adam con la voce arrochita dal desiderio.
Lo osservai per un lungo istante e il mio sguardo finì involontariamente tra le sue gambe...
//Cavolo, il lupacchiotto è davvero ben dotato//, pensai eccitata.
"Sicura al 100%, lupacchiotto. Quando prendo una decisione non cambio idea facilmente", gli risposi e un grosso sorriso spavaldo gli illuminò il volto.
"Speravo davvero che lo dicessi, tigrotta", ridacchiò raucamente e, prima che potessi dire altro le sue labbra si scontrarono con le mie in un bacio affamato e scivolò dentro di me con un unico movimento deciso del bacino. 
Da quel momento in poi i miei pensieri si fecero confusi e annegai nelle mie stesse sensazioni e nel piacere più grande che avessi mai provato in tutta la mia vita.
........
Faceva caldo, molto caldo e mi sentivo intorpidita e più riposata che mai.
Avevo dormito senza incubi, ormai avevo dimenticato quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che era successo. Settimane? Mesi? Beh, comunque a me sembrava un'eternità.
Mi girai su un fianco, stiracchiandomi leggermente per eliminare l'intorpidimento e mi trovai davanti all'uomo più bello che avessi mai visto; tranquillamente addormentato e con un'espressione rilassata sul viso estremamente sexy.
Adam era ancora completamente nudo sotto le coperte, sentivo il suo corpo muscoloso aderire al mio e il suo braccio sinistro era intorno alla mia vita, stringendomi con fare possessivo e protettivo al suo petto.
Sospirai felicemente e quasi mi presi a schiaffi da sola, ricordandomi che non dovevo affezionarmi a lui, ma solo portarmelo a letto.
Adam doveva aver sentito il mio sospiro perchè aggrottò leggermente le sopracciglia e mi strinse con più forza a lui.
//Sei crudele e ingiusto e non te ne rendi nemmeno conto//, pensai con una smorfia. //Se fai così sarà davvero dura non innamorarmi di te, lupacchiotto e, per quanto tu mi piaccia non posso davvero permettermelo. Mi godrò il tempo che ci resta insieme e sarà meglio che tu faccia lo stesso perchè non ne avrai altro//.
Mi guardai intorno, notando come la stanza fosse piena di foto e oggetti, come tutta la casa del resto.
Ogni parete era adornata da foto o quadri, ogni stanza era piena di ricordi e immagini che immortalavano la vita delle persone che abitavano in quel luogo; momenti speciali, ma anche foto di avvenimenti quotidiani che non avevano nulla di eccezionale se non il fatto di essere stati vissuti.
In quella casa aleggiava un'aria accogliente, calda e famigliare, una cosa a cui non ero abituata da tempo.
Casa mia era grande, vuota e fredda; niente foto o quadri a riempire le pareti o ad affollare i mobili perfettamente spolverati, niente ricordi, niente voci o risate che risuonavano tra le pareti, i mobili semplici e costosi erano le uniche cose che riempivano il vuoto delle stanze, dando a tutta la casa l'aria di essere appena stata arredata per un servizio fotografico.
//La mia casa è grande e ben tenuta, ma vuota e priva di emozioni...incredibilmente vuota...come la mia vita...come il mio cuore...come me//.
"Buongiorno, bellezza", la voce roca e profonda di Adam mi distrasse dalle mie riflessioni.
//Dei, la sua voce assonnata è così dannatamente DIRFEXY//, pensai mentre piccoli brividi di piacere mi attraversavano il corpo, ricordandomi ciò che avevamo fatto fatto fino a poche ore fa, più e più volte.
"Buongiorno a te, lupacchiotto", sussurrai mentre ci scambiavamo un sguardo d'intesa.
Non avemmo bisogno di dire altro, non avemmo bisogno di trasformare i nostri pensieri in parole, ci muovemmo in perfetta sincronia, lui si spostò sopra di me, io scostai le coperte dai nostri corpi e, nel giro di pochi istanti fummo nuovamente persi l'uno nell'altra.
//Inizia il secondo round!!//, fu il mio ultimo pensiero coerente.
......
Ero immersa nell'acqua profumata e piena di schiuma quando la porta del bagno venne spalancata e Adam entrò come se nulla fosse, si appoggiò con la schiena al muro e iniziò a fissarmi con le braccia incrociate al petto.
"Ti piace quello che vedi, lupacchiotto? Perchè non vieni a vedere più da vicino e ti unisci a me a fare il bagno?, gli chiesi con voce sensuale.
Erano passati solo pochi secondi quando Adam entrò nella vasca, dietro di me e mi fece sedere sulle sue gambe muscolose; le sue mani iniziarono ad accarezzarmi la pelle, mi scostò i capelli e iniziò a baciarmi il collo.
//Viva la schiuma!//, esclamò la vocina nella mia testa mentre mi lasciai sfuggire un sospiro strozzato.
//Puoi dirlo forte vocina, puoi dirlo forte//.
Mi girai verso il mio grosso amante e premetti le mie labbra contro le sue, lo baciai con passione e trasporto, lo baciai quasi con disperazione, come se fosse una bacio d'addio
//No, non ancora, ma presto//, pensai e mentre la parte più razionale di me mi diceva che era la cosa più giusta da fare, che era la cosa migliore per entrambi e la parte più debole e bisognosa di affetto di me gemeva di dolore e soffriva alla sola idea di allontanarmi dal mio nuovo giocattolo perchè,anche se non lo avrei mai ammesso a nessuno, tanto meno a me stessa, innamorarmi di quest'uomo sarebbe facile e naturale come respirare.
//Potrei davvero finire con l'innamorarmi di te, per questo dovrò stare più attenta che mai e restare fredda e distaccata. La passione va bene, ma l'affetto no. Se credessi di non poterti resistere, sparirei in un batter d'occhio, senza lasciare traccia//, pensai tristemente.
Adam sembrò accorgersi del mio cambiamento d'umore e il suo sguardo si fece più preoccupato e ansioso.
"Sono fortunato ad aver trovato te come compagna. Resterai con me per sempre, vero?Mi prenderò io cura di te, ti proteggerò e ti farò felice, solo resta con me, per favore, dammi una possibilità", sussurrò con la voce carica di emozione.
Le sue parole mi mandarono nel panico, i suoi sentimenti mi mandarono nel panico, i miei sentimenti addormentati che con lui sembravano risvegliarsi sempre di più mi mandarono nel panico e i ricordi che riaffiorano nella mia mente mi mandarono nel panico, ma mi sforzai di tenere un'espressione fredda e distaccata, come avevo sempre fatto, non volevo che si accorgesse di quanto tutto questo mi spaventasse.
"Ricorda, non mostrare le tue debolezze o il tuo dolore a nessuno, MAI.
Lascia il tuo cuore sanguinare, ma le  lacrime non versare,
al mondo le tue debolezze non mostrare perchè ti potrebbero spezzare.
Figlia mia ,ricordati le mie parole e questa vecchia poesia se non vuoi diventare come me", mi sussurrò mia madre, con espressione fredda e distaccata e gli occhi vuoti e lontani, persi chissà dove, in un altro tempo, in un'altra vita, più felice e distante, una vita ormai perduta, per sempre.
"Certo, non vado da nessuna parte", mormorai fingendomi sicura e felice, ma dentro di me mi sembrava di morire perchè, per la prima volta in tutta la mia vita mi sentivo sul punto di piangere, gli occhi mi bruciavano e sentivo un groppo in gola.
//Sono una stronza, una stronza bugiarda ed egoista e devo andarmene da questo posto, allontanarmi da lui e da queste sensazioni al più presto, prima che sia troppo tardi//, pensai ricoprendo il mio cuore di ghiaccio e tornando ad essere la vecchia me.
//Ora basta giocare o finirai col diventare patetica e miserabile, come tua madre. Se vuoi uscire vincente da questo gioco che stai facendo col Destino dovrai usare tutte le tue carte, tutte le abilità e la freddezza che hai imparato ad usare con il tempo. Se vuoi vincere dovrai far onore al nome che ti sei guadagnata, ancora una volta. Non ti hanno soprannominata Lucia la Crudele per nulla//, mi dissi con amarezza e ripresi in mano le redini della mia vita e del mio cuore che sembrava aver smesso nuovamente di battere.
Adam sembrò dubbioso, doveva aver capito che c'era qualcosa che non andava. Avrei dovuto impegnarmi di più se volevo dargliela a bere.
"Allora, dove eravamo rimasti?", gli chiesi con fare lascivo, cercando di distrarlo.
Mi allungai verso Adam per baciarlo, ma lui...

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
Adam POV:
//C'è qualcosa che non va//, pensai guardando Lucia negli occhi.
Si fingeva allegra e calma, ma i suoi occhi erano inespressivi e anche la sua voce era più fredda.
"Allora, dove eravamo rimasti?", mi chiese con fare lascivo e sapevo che stava cercando di distrarmi.
Si allungò verso di me per baciarmi, ma io mi scostai.
Il mio rifiuto la colse di sorpresa e forse la offese, ma non avevo intenzione di lasciar perdere il nostro discorso, non se la mia compagna mi stava mentendo.
Mi lasciai sfuggire un sospiro. //Perchè deve essere tutto così difficile con lei. Se la mia compagna fosse stata un licantropo avrebbe ricambiato i miei sentimenti all'istante// ,pensai tristemente.
//Ma che diavolo sto pensando!! Se la mia compagna fosse stata un licantropo non avrei avuto LEI//. Avrei voluto prendermi a pugni anche solo per aver pensato una cosa simile, Lucia era la mia compagna e non la avrei cambiata per nessuna al mondo, mai.
"D'accordo", sussurrò e potevo sentire tutto il risentimento, la tristezza e la malinconia nella sua voce.
"Non posso e non voglio mentirti, non te lo meriti. IO non ti merito. Adam, non sono alla ricerca dell'amore o della mia metà, non lo sono mai stata. 
Tu mi piaci molto, troppo a dire il vero, ma non posso permettermi di provare dei sentimenti per te, ne ora ne mai, mi spiace. Possiamo andare a letto insieme, essere amanti, almeno per un po', ma per quanto tu possa sforzarti o amarmi non esisterà mai nessun NOI.
Non sono la persona giusta per te, non la sarò mai e non voglio nemmeno esserla.
Non sono la brava persona che credi, non sai nulla di me o del mio passato e voglio che le cose restino così.
Puoi accettarmi per chi e cosa sono, ma sono io che non posso accettare questa situazione, mi dispiace, davvero, ma il Destino è stato crudele a scegliermi come tua compagna come lo è stato con me in tutti questi lunghi secoli". 
Lucia sussurrò queste parole fissando fuori dalla finestra, lo sguardo perso era rivolto lontano e pieno di tormento e amarezza, sussurrò queste parole che alle mie orecchie suonarono molto come un addio e una condanna.
//Si, una condanna a restare solo, senza di lei, la mia anima gemella, la mia ragione di vita. Non le è mai importato nulla di me, di noi, voleva solo un nuovo amante che le scaldasse il letto e con cui divertirsi durante la notte//, pensai con rabbia e dolore, ma poi successe qualcosa che mi fece ricredere...
Le labbra di Lucia tremarono lievemente e sbattè più volte le palpebre, scacciando le lacrime che per un attimo erano apparse nei suoi occhi e allora capii, capii che era spaventata, capii che tutto quello che stava succedendo era nuovo per lei e, mentre le sue parole mi risuonarono nella mente presi una decisione.
 //...il Destino è stato crudele a scegliermi come tua compagna come lo è stato con me in tutti questi lunghi secoli//.
La sentì muoversi e uscire dalla vasca, la seguì con lo sguardo mentre si vestiva velocemente, ancora gocciolante e, quando stava per uscire dalla porta l'afferrai per la vita, trattenendola tra le mie braccia.
Lei si dibattè debolmente, arrendendosi quasi subito.
"Ti sbagli, tigrotta. Il Destino non è stato crudele a sceglierti come mia compagna, è stato provvidenziale. Mi ha mandato da te quando avevi più bisogno di me, mi ha mandato da te prima che fosse troppo tardi.
 Puoi essere forte e indipendente quanto vuoi, ma tutti hanno bisogno di affetto e amore nella propria vita, anche tu.
Forse non vuoi accettarlo o crederci, forse sei troppo spaventata o orgogliosa per ammetterlo, forse ti hanno convinta o ti sei convinta che non è cosi, ma il Destino ci ha fatto incontrare per aiutarci e sostenerci a vicenda, come due veri compagni ed è quello che intendo fare.
E' vero che non so nulla di te o del tuo passato, non so cosa ti sia successo per farti diventare così distaccata e sospettosa nei confronti di tutto e tutti, ma insieme possiamo imparare a conoscerci, ad accettarci e a guarirci a vicenda. Dammi una possibilità e farò tutto ciò che è in mio potere per farti felice, per farti dimenticare il passato e per farti credere nell'amore e nella fiducia, fidati di me tigrotta e ti prometto che non te ne pentirai".
Era questa la mia decisione: avrei passato ogni istante della mia eterna vita a cercare di renderla felice, a guarirla dal suo passato e a cercare di farle riguadagnare fiducia nell'amore e nelle persone.
Lucia mi osservò a lungo, guardandomi negli occhi. Sembrava indecisa sul da farsi, era chiaro che era esitante e spaventata.
Rimanemmo a fissarci in un silenzio che mi stava logorando, le sue prossime parole sarebbero potute essere la mia vittoria o la mia rovina.
Capì che anche lei ha preso la sua decisione quando il suo sguardo passò da dubbioso a risoluto, conoscevo quello sguardo infuocato, era lo stesso che aveva la prima volta che ci siamo incontrati e la prima volta che avevamo fatto l'amore.
Mi accarezzò la guancia con una mano e io pregai che quello non fosse il suo addio.
"Davvero non ti merito, Adam. Ho preso la mia decisione, io voglio...", mormorò prima che io venissi colpito al petto da una sfera di energia e sbalzato dall'altra parte della stanza.
La mia schiena scricchiolò, colpendo il muro con forza e mandando le piastrelle in frantumi.
//Ma che cazzo! E' stata lei? Mi ha colpito con i suoi poteri...di nuovo//, pensai confusamente e la sua voce riempì la mia testa dolorante.
"Adam...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
Lucia POV:
Gli accarezzai la guancia con una mano e finalmente seppi cosa devo fare.
"Davvero non ti merito, Adam. Ho preso la mia decisione, io voglio...", mormorai, ma prima che io potessi finire la frese sentì la presenza di un immortale sconosciuto e Adam venne sbalzato dall'altra parte della stanza.
La sua schiena scricchiolò, colpendo il muro con forza e mandando le piastrelle dietro di lui in frantumi.
"Adam...Oddio Adam stai bene?", gridai cercando di raggiungerlo, ma qualcosa mi afferrò brutalmente, strappandomi grido di dolore e sorpresa.
A quel suono Adam alzò leggermente la testa, stava sanguinando e si vedeva che era gravemente ferito, mi guardò con occhi carichi di rabbia, dolore e tradimento, doveva aver pensato che ero stata io a colpirlo, ma poi i suoi occhi si spalancano per la sorpresa.
Abbassai lo sguardo e vidi il mio corpo ricoperto di catene nere che si stringevano facendomi gemere per il dolore.
Il ringhio furioso di Adam mi rimbombò nelle orecchie insieme ad una risata crudele.
"Hahahah. Avresti dovuto darle ascolto, cane rognoso. Avresti dovuto lasciarla andare via, questa stronza porta solo guai e dolore, ma presto non potrà più farlo", ringhiò la voce con fare sprezzante.
Mi sentì tirare indietro con forza e finì tra le braccia di qualcuno, ma non riuscì a voltarmi e vederlo in faccia per via delle catene che mi bloccavano.
"Lasciala andare, bastardo o ti strapperò la testa a morsi", ringhiò Adam rialzandosi, gli occhi erano azzurri e il suo corpo iniziò a mutare.
L'uomo che mi aveva catturata rise con disprezzo e quella risata mi suonò vagamente famigliare.
"Luciaaaa...", gridò Adam mentre sentivo il mio corpo svanire nel nulla e l'oscurità calò sui miei occhi.
.......
Mi svegliai, guardandomi intorno per cercare di capire dove mi trovavo. Ero in una cella poco illuminata e delle catene magiche erano state legate intorno ai miei polsi e caviglie.
//Dannazione, sono incatenata al muro//, pensai rabbiosamente mentre la porta della mia cella veniva aperta con un cigolio sonoro e un'uomo entrò sorridendo crudelmente.
"Ah, finalmente ti sei svegliata, mostro. Era l'ora", ridacchiò l'uomo facendomi rabbrividire.
L'uomo si spostò e il suo viso venne illuminato dalla luce fioca che c'era sul muro della cella. In quel momento capì che non è solo la sua voce ad essermi famigliare, ma anche il suo viso e la sua espressione mi ricordavano molto qualcuno.
I ricordi iniziarono ad affiorare prepotentemente nella mia testa, un sorriso crudele...occhi color ghiaccio...una voce sprezzante...una risata da brivido...catene che mi tengono intrappolata...armi che mi feriscono...fruste che mortificano la mia pelle...ferri roventi che deturpano la mia carne...fiamme che divorano il mio corpo...le mie grida e i miei insulti che sovrastano le risate dei miei carcerieri...e capì chi era quell'uomo.
"Ah, vedo dal tuo sguardo che ti sei ricordata di me. La cosa mi sorprende, l'ultima volta che ci siamo visti ero solo un bambino, sono cambiato parecchio da allora mentre tu, TU non sei cambiata affatto. Stesso sguardo freddo, stessa espressione distaccata e perennemente annoiata, anche se il tuo aspetto è più umano di quanto ricordassi. Credimi se ti dico che non vedo l'ora di toglierti quell'espressione dal viso a furia di torture. Ho aspettato secoli per questo momento, il momento in cui avrei finalmente vendicato la morte di mio padre", abbaiò.
"Tuo padre era un idiota, narcisista e folle e si è meritato la fine che gli ho fatto fare. A quanto pare avrei dovuto uccidere anche te quel giorno invece di mostrare pietà nei tuoi confronti e permetterti di vivere", ribattei io con fredda calma.
"Sta zitta. Lui non si meritava proprio un bel niente e tu lo hai ucciso, gli hai tagliato la testa davanti hai miei occhi e ora pagherai per quello che hai fatto", gridò tirandomi un cazzotto sulla guancia con tale forza che quasi caddi a terra.
Mi afferrò per i capelli, avvicinando il mio viso al suo.
"Vedremo se sarai ancora così spavalda quando avrò finito con te" e detto questo un paio di grossi immortali entrarono nella cella, afferrando le mie catene e trascinandomi di peso verso un'altra stanza che aveva tutta l'aria di essere una camera degli orrori.
Tutte le pareti, persino il soffitto erano sporche di sangue nero, ormai vecchio e rappreso, c'erano degli anelli d'acciaio a cui fissare le catene e un tavolo era ricoperto da strani oggetti metallici, alcuni facilmente riconoscibili come coltelli e bisturi, altri sconosciuti e altrettanto inquietanti, ma la cosa più rassicurante era il fatto che fossero anch'essi ricoperti di sangue secco.
//Ci risiamo//, pensai abbattuta, ma mantenni la testa alta e mi girai verso il figlio dello stregone che mi aveva catturata e torturata per mesi, prima che riuscissi a liberarmi e vendicarmi per ciò che ero stata costretta a subire.
"Non puoi farmi nulla che non mi sia già stato fatto", gli dissi in tono di sfida.
"Questo è tutto da vedere. Sai l'elettricità ha portato all'invenzione di aggeggi parecchio interessanti", mormorò sedendosi su una grossa sedia e con un gesto della mano in direzione di uno dei due immortali incappucciati gli ordinò di azionare quella che sembrava una piccola sega circolare.
Le mie viscere si contorsero e ringraziai il cielo di non aver mangiato nulla o non sarei riuscita a tenerlo nello stomaco.
Strinsi i pugni e i denti con rabbia, aspettando che le torture iniziassero.
Avevo paura, ma non l'avrei mai detto o mostrato, non gli avrei mai dato questa soddisfazione, non lo avevo fatto con suo padre e non lo avrei fatto nemmeno con lui.
Suo padre era stato il mio nemico in guerra, il mio carceriere in prigione e infine la preda su cui vendicarmi per gli affronti e le torture subite. 
Il nostro era un mondo crudele; o sei preda o sei predatore. Suo padre aveva goduto delle mie urla mentre mi torturava e io avevo goduto delle sue mentre lo uccidevo, erano così che andavano le cose. Se quello stregone fosse stato più furbo o intelligente mi avrebbe uccisa subito, ma lui aveva deciso di tenermi in vita, firmando così la sua condanna a morte. Avrebbe dovuto sapere che sarei andata a cercarlo una volta libera, nessuna lamia avrebbe rinunciato a vendicarsi e soprattutto non io. 
//Vai all'inferno, brutto bastardo. Fai del mio corpo quello che vuoi, ma non cederò. Non ti mostrerò le mie lacrime. Puoi piegarmi, ma non spezzarmi e quando scapperò di qui pregherai per la mia pietà, come fece tuo padre//, pensai folle di rabbia.
Nei miei pensieri comparve un'ultima volta il viso di Adam, il suo sorriso e la sua voce, prima che il dolore sovrastasse tutto, facendolo sparire e le mie urla e la risata dello stregone risuonassero tra le mura di quella prigione.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
Adam POV:
"Luciaaaa...", gridai mentre la mia compagna spariva nel nulla tra le braccia di quell'immortale sconosciuto.
.......
Una settimana, era passata un'intera, lunghissima e orrenda settimana da quando la mia compagna mi era stata portata via, rapita da quell'uomo.
Ogni volta che ci pensavo andavo su tutte le furie e questi sette giorni mi erano sembrati un'eternità senza di lei.
Non sapevo dove fosse, se stesse bene, se fosse ferita, non sapevo chi fosse quell'uomo o cosa volesse da lei, ma le cose stavano per cambiare.
Avevo passato ogni ora di ogni giorno a cercarla senza sosta e, finalmente l'avevo trovata.
In questi sette giorni avevo scoperto parecchie cose su di lei, come il fatto che fosse conosciuta con il nome di Lucia la Crudele, che era una lamia e una guerriera molto famosa, temuta e rispettata nel Lore, che aveva partecipato a migliaia di battaglie e ne era sempre uscita vincitrice. Avevo anche scoperto che era stata catturata varie volte dai suoi nemici, ma era sempre riuscita a fuggire e le sue vendette erano state crudelmente epiche, avevano addirittura composto delle canzoni su di esse.
Si sapeva poco o niente della sua infanzia, se non che avesse perso il padre da piccola e la madre in adolescenza e che fosse comparsa dal nulla prima del suo ventesimo compleanno, seminando panico e terrore nel nostro mondo fino a quando non era sparita parecchi anni addietro.
Qualcuno credeva che fosse morta o imprigionata da qualche parte per volere di uno dei suoi nemici, altri credevano che fosse tornata tra le sue simili, in un altra dimensione e altri ancora credevano che si  nascondesse tra gli umani, protetta da un incantesimo che nascondeva il suo vero aspetto, impedendo agli altri di riconoscerla.
Avevo ascoltato quelle informazioni con interesse, imprimendole nella mia mente, fino a quando non avevo trovato ciò che stavo cercando.
Un gruppo di demoni avevano sentito dire che il figlio di uno stregone che aveva ucciso secoli fa la stava cercando per vendicarsi della morte del padre .
//E a quanto pare ci è riuscito//, pensai fumante di rabbia e più preoccupato che mai per la sorte della mia femmina.
//Ucciderò quell'idiota con le mie stesse mani//.
Stavo meditando vendetta, riflettendo sui modi più dolorosi di uccidere lo stregone e, allo stresso tempo pregavo che la mia compagna fosse ancora viva dopo tutti quei giorni.
Estrassi il cellulare dalla tasca e digitai velocemente il numero di mio fratello.
"Pronto", rispose dopo il primo squillo.
"E' stato uno stregone. So dove si trova. Partiamo subito", dissi velocemente.
Garret non ebbe bisogno di sapere altro, nel giro di cinque minuti era salito in macchina insieme ai gemelli e si dirigeva a tutta velocità verso il centro della città, dove io lo stavo aspettando impazientemente, sempre più preoccupato e arrabbiato, via via che i minuti passavano.
"Si trova nel castello di Fedelmid, lo stregone irlandese. Ha ucciso suo padre secoli fa e gli ci è voluto tutto questo tempo, ma ora è abbastanza potente da poterlo vendicare. Spero non sia già troppo tardi", spiegai mentre mio fratello partiva sgommando, diretto verso il castello dell'uomo a cui, presto avrei staccato la testa.
//Lei è la tua compagna, se fosse morta saresti in grado di percepirlo//, continuavo a ripetermi, ma più il tempo passava meno riuscivo ad auto-convincermi della cosa e la mia preoccupazione si faceva sempre più grande e la paura più opprimente.
Un licantropo non può vivere senza la sua compagna, se lei fosse morta io l'avrei seguita a ruota, senza pensarci due volte, una vita senza lei non sarebbe stata nemmeno degna di essere considerata tale.
No, la sola idea che lei potesse non essere più in questo mondo era inaccettabile e insopportabile, non avrei potuto vivere un solo istante con la consapevolezza  che lei si trovasse in un altro luogo e che la morte sarebbe stata l'unico modo per restare con lei. Sarei morto con il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore, sapendo che lei sarebbe stata dall'altra parte ad aspettarmi.
I miei pensieri si interruppero quando la macchina si fermò davanti alle mura di un grosso e antico castello.
Sapevamo già tutti cosa fare e, una volta abbattuto il portone Garret e i gemelli iniziarono a massacrare le guardie mentre io mi lanciavo di corsa alla ricerca delle prigioni in cui speravo avrei trovato Lucia.
Varie guardie provarono a fermarmi, ma nulla è più pericoloso di un licantropo furioso che cerca la sua compagna, soprattutto se lei è in pericolo.
Mi trasformai completamente, lasciando che il mio spirito lupo si impossessasse di me, uccidendo tutti i nemici in pochi secondi e partendo a tutta velocità alla ricerca della mia femmina, seguendo il mio istinto che ora era più forte che mai.
Entrai nelle prigioni e mi bloccai alla vista di una stanza ricoperta di sangue secco e, tra quel sangue riuscivo a distinguere chiaramente l'odore di quello di Lucia.
Il mio cuore perse un paio di battiti e un velo rosso di rabbia mi offuscò la vista.
Seguì l'odore della mia compagna fino ad un'altra stanza, ma al suo posto trovai la porta della cella spalancata e vuota e il pavimento sporco del suo sangue, ormai rappreso.
Colpì la parete con un pugno rabbioso e un ringhio uscì da mio petto, raggiungendo il soffitto e rimbombando per tutto il castello, ma mi bloccai di colpo quando i miei sensi estremamente sviluppati percepirono nuovamente il profumo di Lucia , misto a quello metallico e salato del suo sangue.
Seguì nuovamente il suo odore finchè non mi ritrovai davanti ad una grossa e pesante porta di legno che spalancai con forza e mi bloccai alla vista che mi si parò davanti agli occhi... 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
Lucia POV:
Sentii la grossa porta della stanza in cui ero stata portata venir aperta con forza eccessiva, per un attimo ci fu silenzio, poi un ringhio famigliare colpì la mie orecchie sensibili.
"Brutto bastardo, te la farò pagare per ciò che hai fatto", ringhiò la bellissima voce di Adam.
//Sto sognando? Ho forse perso completamente la ragione? O il mio Adam è davvero venuto a salvarmi? Mio? Si, ormai avevo iniziato a considerare Adam mio, proprio come lui mi considerava sua//.
Se c'era una cosa che avevo capito in questi lunghi giorni di tortura era che volevo stare con lui, volevo dargli una possibilità, forse anche più di una perchè, per quanto mi costasse ammetterlo avevo sentito la sua mancanza , avevo avuto bisogno di lui e la sua lontananza mi aveva ferita, facendomi sentire più sola e vulnerabile che mai.
L'altro giorno non avevo avuto la possibilità di dargli una risposta, ma avevo deciso che se fossi sopravvissuta a questa storia la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata andare da lui, dirgli che mi fidavo di lui e che volevo passare il resto dell'eternità al suo fianco perchè per quanto mi costasse ammetterlo forse mi ero innamorata di lui dal primo momento che l'avevo visto.
Tutti i miei tentativi di allontanarlo e di negare i miei sentimenti e il legame che sentivo nei suoi confronti erano serviti solamente a farci soffrire e rimandare l'inevitabile, ma forse ora era troppo tardi per dirglielo.
"Sei venuto a salvarla. Avrei dovuto aspettarmelo. Speravo solo di poter avere più tempo a disposizione per divertirmi con lei, prima di ucciderla", sbuffò Fedelmid con aria infastidita, ma per nulla spaventata o preoccupata.
Sentì che lo stregone mi afferrava per i capelli e mi strattonò per farmi alzare la testa.
Le mie ferite e le ossa rotte mi facevano un male indicibile e non riuscii a trattenere un gemito di dolore.
I miei occhi incontrarono quelli azzurri e pieni di furia e angoscia di Adam.
Avrei voluto poter scappare o almeno distogliere le sguardo, non volevo che mi vedesse così, non volevo che nessuno mi vedesse così, ferita, sofferente e vulnerabile.
//Ma non sconfitta o in lacrime. Quello mai//, mi dissi cercando di raggruppare le forze e divincolarmi dalla presa dello stregone.
"Ti ho sottovalutata, mostro. Dopo tutto quello che ti ho fatto hai ancora la forza di opporti a me e combattermi Ammirevole, davvero, ma non servirà a salvarti", ridacchiò crudelmente Fedelmid e la sua presa si fece più salda e dolorosa, mandando nuove ondate di sofferenza lungo il mio corpo martoriato.
"Ma prima voglio divertirmi un po' con il tuo cucciolo", sibilò al mio orecchio.
//No, no, no. Dei, vi prego, salvatelo//, pensai terrorizzata.
"Scappa", riuscii a rantolare con la voce spezzata de dolore e dall'angoscia, prima che la mia faccia colpisse il pavimento, facendomi gemere e riempiendo la mia vista già offuscata di macchie scure.
Avrei voluto vedere cosa stava succedendo, ma non riuscivo a girarmi, intrappolata dalle catene magiche che mi impedivano di muovermi o di usare i miei poteri.
I rumori si susseguivano confusamente nella mia testa; tonfi, ringhi, risate, voci e scricchiolii che servirono solo a disorientarmi ancora di più, facendo aumentare la mia ansia e la mia paura.
Poi qualcosa cambia improvvisamente, lo percepii chiaramente e una fredda determinazione si impossessò di me.
//Non ho mai avuto nessuno che lottasse per me o per cui valesse la pena di lottare, ma ora non è più così. Adam è venuto qui per me, rischiando la sua vita e, che gli Dei mi maledicano se lo lascerò morire senza nemmeno lottare per salvarlo//, pensai con rabbia mentre l'adrenalina iniziava a circolare abbondantemente nel mio sangue.
Mi concentrai, richiamando e raggruppando la mia energia; ne richiamai sempre di più, sentendomi più potente che mai e, alla fine le catene cedettero sotto tutto quel potere, spezzandosi e cadendo a terra sferragliando.
Mi alzai in piedi, ignorando completamente il dolore e le ferite che, grazie all'adrenalina sembravano dolere di meno e concentrai una sfera di energia nella mano destra, scagliandola contro lo stregone che si lasciò sfuggire un grido sorpreso e cadde in ginocchio.
Con la coda dell'occhio vidi Adam, ferito e sanguinante scuotersi, percepii la sua sorpresa, ma non potevo lasciarmi distrarre.
Con un gesto delle dita mi smaterializzai e rimaterializzai davanti a Fedelmid che mi fissò con gli occhi spalancati pieni di schock, confusione e paura.
Un altro gesto delle dita e una spada comparve tra le mie mani ferite e sporche di sangue.
"Tu padre mi ha torturata per mesi prima che riuscissi a scappare dalle sue prigioni e vendicarmi delle torture che mi aveva inflitto. Tuo padre era un idiota, sadico e pazzo e si è meritato la fine che gli ho dato, anzi si sarebbe meritato di peggio. Portagli i miei saluti quando lo vedrai, tra le fiamme dell'inferno", gli dissi con voce fredda e crudele mentre lui iniziava a tremare.
La mia lama scese su di lui e la sua testa sanguinante cadde ai miei piedi con un tonfo.
//Ci avrei scommesso che la sua zucca avrebbe suonato a vuoto, era troppo simile a suo padre per poter avere un cervello//, pensai tra me e me e mi diressi verso Adam, traballante ed incerta sulla gambe ora che la scarica di adrenalina era finita.
Lui mi venne incontro e mi strinse con delicatezza tra le sue braccia.
"Ma come hai fatto?", mi chiese con la voce piena di sorpresa e ammirazione.
"Oh, lascia stare. Piuttosto, stai bene?", sussurrò ansiosamente.
"Sono stata meglio, ma ne ho viste anche di peggiori. Possiamo tornare a casa?Sono stanca e sporca", sospirai appoggiando la testa sul suo petto.
La mia richiesta sembrò sorprenderlo e, per un attimo si irrigidì contro di me prima di rilassarsi.
Lo sentii sollevarmi tra le braccia e baciarmi la fronte.
"Saremo a casa in men che non si dica. Tu dormi pure, amore mio", sussurrò al mio orecchio.
"Hmm Hmm", gli risposi io già sprofondata nel mondo dei sogni e, per la prima volta in vita mia mi sentì al caldo e al sicuro e sapevo che gli incubi mi sarebbero stati lontani, almeno per un po'.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***



Capitolo 18

Adam POV:

//La mia compagna è di nuovo al sicuro, tra le mie braccia e tra le mura della nostra casa che ora è protetta da un potente incantesimo che terrà lontani i visitatori indesiderati e tutte le possibili minacce//, pensai e mi sembrò che il mio cuore riprendesse a battere e l'aria a riempire i miei polmoni dopo quei sette lunghi giorni.

Lucia dormiva profondamente, accoccolata tra le mie braccia, aveva un'espressione tranquilla e rilassata e le sue ferite erano completamente guarite.

Le accarezzai distrattamente i capelli e il viso, baciandoli di tanto in tanto. e aspettando che si svegliasse.

C'erano un sacco di domande che mi frullavano nella testa e avrei voluto farle, ma prima dovevo assicurarmi che stesse bene, che si lavasse e mettesse del cibo nello stomaco,

//Un bel po' di cibo//, pensai guardando il suo viso, leggermente più magro di quanto ricordassi e accarezzai con un dito una delle sue orecchie appuntite che si mosse lievemente a quel contatto.

Mentre Lucia dormiva era successa una cosa molto strana, la sua figura aveva tremolato leggermente, diventando indistinta, come un'immagine dalle linee confuse e il suo aspetto aveva iniziato a cambiare.

Il sortilegio che fino a quel momento aveva nascosto il suo vero aspetto agli occhi degli altri era svanito, mostrando la vera Lucia in tutta la sua magnificenza e io avevo controllato ogni centimetro del suo corpo per accertarmi della sua guarigione e per controllarne i cambiamenti.

Aveva notato che i canini superiori e quelli inferiori erano diventati un po' più lunghi e appuntiti, le unghie si erano allungate, diventando ricurve come artigli, alla base della sua colonna vertebrale; all'altezza dei reni era comparsa una coda con la punta a forma di freccia, simile a quella di alcune specie di demoni e sul suo viso e corpo erano comparsi dei segni, simili a tatuaggi che la facevano sembrare ancora di più una tigre.

Per quanto amassi l'aspetto umano della mia compagna, non c'era paragone con le sue vere sembianze, ancora più rare e particolari e che io trovavo a dir poco sensuali e bellissime.

Quella era la mia vera compagna e d'ora in poi non avrebbe mai più dovuto nascondere le sue vere fattezze, non davanti a me almeno.

Dopo qualche altro minuto sentì Lucia stiracchiarsi tra le mie braccia e lamentarsi leggermente, sbadigliando.

Si staccò da me, stiracchiandosi come una gatta e passandosi una mano tra i capelli spettinati e ancora sporchi di sangue.

"Buongiorno", sussurrai.

Lucia si girò verso di me. "Buongiorno a te", biascicò e le sue labbra si piegarono nel sorriso più bello e naturale che le avessi mai visto fare.

Il respiro mi restò bloccato in gola, i suoi occhi avevano lo stesso colore di sempre, ma la pupilla era allungata e appuntita come quella dei gatti.

//Se prima credevo che il suo vero aspetto fosse sexy, ora penso che sia semplicemente irresistibile//.

"Ho bisogno di una bella doccia e di un bagno caldo. Sono tutta sporca e puzzo. Bleah, che schifo", borbottò guardandosi con disgusto e storcendo il naso.

"Ti va di unirti a me? Il nostro ultimo bagno insieme non è andato proprio come avevo sperato", mi chiese con un sospiro.

......

Lucia era nuovamente seduta sulle mie gambe ed eravamo immersi nell'acqua calda e profumata della vasca.

Avevo aspettato fino a quel momento, ma non potevo aspettare oltre e questo mi sembrava il momento giusto di porre le mie domande.

"Ci sono un sacco di cose che vorrei mi dicessi, un sacco di domande a cui vorrei che dessi risposta", sussurrai accarezzandole la guancia.

Lei mi guarda negli occhi per un lungo momento.

"Cosa vuoi sapere?", le sue parole uscirono in un soffio appena udibile.

"Tutto", le risposi.

"Non so da dove iniziare", sospirò ma so che non stava cercando di scappare, non questa volta.

"Perchè non dall'inizio, di tutto", le suggerì.

Appoggiò la testa conto il mio petto e, dopo un lungo sospiro iniziò a raccontare.

Mi raccontò dell'assassinio di suo padre quando aveva solo quattro anni e di come sua madre, da allora fosse cambiata completamente, diventando una donna fredda, distaccata e menefreghista.

"Non le importava più di niente e nessuno, nemmeno di me, era troppo presa dal suo dolore e dal suo odio per prestare attenzione a tutto il resto. L'amore l'aveva rovinata, l'assenza dell'uomo che amava l'aveva cambiata completamente, rendendola l'ombra della donna felice e meravigliosa che era stata una volta. Aveva sempre lo sguardo perso nel vuoto e la voce acida e piena di disprezzo.

Mia madre morì lo stesso giorno in cui morì mio padre, quella donna era solo un mostro con le sue sembianze per questo, quando si tolse la vita qualche anno dopo non riuscì a sentirmi triste, anzi mi setii....libera, sì libera dalla sua presenza opprimente, libera dalla sua voce aspra e dei suoi pensieri e parole negative.

Senza di lei stavo meglio, avevo imparato a cavarmela da sola e, anche se ero molto giovane non avevo più bisogno di lei così continuai a vivere la mia vita.

Mi sono fatta un nome e una reputazione nel Lore, ho partecipato a molte battaglie, ho ucciso molte persone, mi sono fatta molti nemici e il padre di Fedelmid era tra di loro. Mi catturò e torturò per molti mesi, ma, alla fine riuscì a scappare a vendicarmi di lui, suo figlio era presente quando lo uccisi, ma me ne accorsi troppo tardi, era solo un bambino perciò decisi di risparmiargli la vita.

Non pensavo che avrebbe cercato di vendicarsi, non dopo tutti questi secoli almeno".

Continuammo a parlare a lungo di lei e di me, delle nostre vite, di quello che ci piaceva e di quello che odiavamo, di ciò che avevamo fatto e di ciò che avremmo voluto fare.

"Perchè il tuo aspetto è cambiato?", chiesi aggrottando le sopracciglia.

"Ormai mi sembrava stupido mantenere attivo l'incantesimo, so che posso fidarmi di te", ridacchiò lei.

"Lucia", sussurrai prendendole il mento tra le dita.

"Si, Adam?", mormorò alzando un sopracciglio con aria interrogativa.

"Non sei riuscita a terminare la frese, l'ultima volta...".

"Già", si limitò a sussurrare lei.

"E...?", le chiesi con impazienza.

"E cosa?", chiese con aria confusa.

"La tua risposta...Aspetta un attimo lo stai facendo apposta? Ti stai prendendo gioco di me!", sbottai lanciandole un'occhiataccia.

"Che cosa? Chi? Io? Prendermi gioco di te? Ma cosa te lo fa pensare!", disse con sarcasmo prima di guardarmi in faccia e scoppiare in una sonora quanto melodica risata.

"Ah si. Te lo tolgo io quel sorrisetto divertito dalla faccia", dissi, ma non riuscì ad impedire che un sorriso prendesse forma anche sulle mie labbra.

Feci per afferrarla per la vita, ma lei fu più veloce, strinse le braccia intorno al mio collo e premette le sue labbra contro le mie in un bacio appassionato.

"Ho sempre pensato che fosse stato l'amore a rendere mia madre patetica e miserabile, ho sempre creduto che le avesse rovinato la vita e per questo lo ho sempre evitato, l'amore e qualunque altro sentimento che potesse farmi soffrire o rendermi come lei, ma ora capisco di essermi sempre sbagliata. Durante la mia prigionia ho avuto tempo di pensare e ho capito che non è stato l'amore a renderla così, ma la sua mancanza assieme alla debolezza di mia madre.

Ho sempre cercato di non diventare come lei e non mi sono accorta che era proprio quello che mi stava succedendo, otto giorni fa non ero poi così sicura della risposta che ti avrei dato, ma ora lo so e non cambierò idea. Si, Adam, voglio restare con te e passare il resto della mia vita immortale al tuo fianco, come tua compagna", le sue ultime parole uscirono dalle sue labbra in un sussurro, ma la sua voce era decisa e gli occhi che mi osservavano pieni di sicurezza e fiducia.

Le nostre labbra si toccarono nuovamente, dapprima con tenerezza e felicità, sostituendo le parole che non riuscivo a trovare e poi con più desiderio e voracità, dopo tutti quei giorni di lontananza.

Nel giro di pochi minuti ci ritrovammo sul letto, ancora gocciolanti d'acqua e più felici che mai. Ci perdemmo l'uno nell'altro, desiderando che quel momento duri per sempre e, forse sarà proprio così che andrà perchè ora avevamo l'eternità per stare insieme e amarci.

Facemmo l'amore a lungo, prima più velocemente, in modo passionale e bisognoso, poi lentamente, con tenerezza e calma e con la consapevolezza che nulla potrà mai separarci.

Affondai i denti nel suo collo, mordendola , marchiandola per sempre come mia compagna e rendendo il nostro legame eterno e indissolubile.

Ci guardammo con intesa, sorridendoci prima di addormentarci l'uno tra le braccia dell'altro e sognare il nostro futuro insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Epilogo ***


Epilogo

Lucia POV:

Un pianto assordante e penetrante raggiunse le mie orecchie, svegliandomi.

Mi misi a sedere con un lamento e mi stropicciai gli occhi, notando che l'altra metà del letto era vuota.

Mi infilai una vestaglia e mi diressi, ancora assonnata e sbadigliante verso la camera in fondo al corridoio, ma arrivata alla porta mi bloccai, appoggiandomi allo stipite della porta e rimasi a fissare con un sorriso la scena davanti ai miei occhi.

Adam era in piedi, in mezzo alla stanza e stringeva tra le braccia una neonata che lo fissava con il viso e gli occhioni verde-azzurro arrossati, un'adorabile espressione leggermente imbronciata e i corti boccoli neri completamente scompigliati.

La piccola emise un lamento squillante, agitando i piedini e le manine insistentemente, con fare perentorio e arrabbiato.

"Shh, principessa. Non vorrai svegliare la mamma", sussurrò Adam cullando la piccola contro il suo petto.

"Credo sia un po' tardi per quello", ridacchiai io avvicinandomi e prendendo la bambina dalle sue braccia.

"Che c'è? Volevi la mamma?", le chiesi solleticandola e strappandole una risatina e quegli adorabili quanto buffi suoni che solo in neonati sanno fare.

"Beh, di certo la principessina sa come attirare l'attenzione. Chissà da chi avrà preso?", mi domandò Adam sorridendo con aria divertita.

"Di sicuro il caratteraccio lo ha preso dal padre. Vero, piccola peste?", scherzai io sorridendo alla piccola.

Katherine aveva conquistato tutti fin dal primo momento, con il suo caratterino e le sue facce buffe aveva fatto cadere tutti ai suoi piedi; nemmeno Sara aveva resistito al fascino della piccola e non vedeva l'ora che crescesse un po'per poter giocare con lei.

Erano passati quasi tre anni da quando avevo incontrato Adam e le cose non potevano andare meglio.

All'inizio non era stato semplice, ma col tempo avevo imparato ad essere me stessa e a non nascondere i miei sentimenti e in questo la sua...la nostra famiglia mi aveva aiutata parecchio.

Mi avevano accolta con le braccia aperte e il sorriso sulle labbra e, col passare delle settimane e dei mesi avevo imparato a fidarmi e a lasciarmi andare, mettendo da parte le mie paure e i miei dubbi.

Persino Natasha alla fine aveva rinunciato ad Adam, rendendosi conto che io ero la sua vera compagna e che non sarebbe mai riuscita a separarci, ma mi trattava ancora con disprezzo, lanciandomi frecciatine e occhiatacce ad ogni buona occasione; col tempo mi ci ero abituata e ormai non ci facevo più caso.

Kat si mosse leggermente tra le mie braccia, ormai riaddormentata e la sua bocca prese la forma di una piccola O.

//Davvero adorabile//, pensai rimettendola delicatamente nella sua culla.

"E' perfetta", sussurrò Adam al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.

"Certo che è perfetta, è nostra", risposi con orgoglio, facendolo ridacchiare.

"Stavo pensando...", mormorò a bassa voce per non svegliare la piccola.

"Tu pensi? E da quando?", chiesi io fingendo di essere sconvolta.

"Ha ha ha, mooooolto divertente. Dicevo, stavo pensando che, intanto che la principessa dorme potremmo iniziare a lavorare sul prossimo bambino. Che ne dici, tigrotta?", sussurrò con fare lascivo al mio orecchio.

"Mmm, dico che per me va bene, lupacchiotto", gli risposi baciandolo con trasporto e stringendo le mie gambe intorno ai suoi fianchi.

Uscimmo silenziosamente dalla stanza, lanciando un'ultima occhiata alla bambina, profondamente addormentata e ci dirigemmo verso la nostra camera, dove ci baciammo e perdemmo l'uno nelle braccia dell'altra, come era sempre stato e come sarebbe stato per il resto dell'eternità.


 

.....................................................FINE...............................................


 


 

Cari lettori,

questo era il mio primo racconto, spero che vi sia piaciuto, che non lo abbiate trovato pesante o noioso e, soprattutto che vi siate divertiti a leggerlo.

Grazie per avermi seguita e alla prossima... si spera :)

Con tanto affetto,

Lala-tan <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2498661