E se domani...

di danyazzurra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1 CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 2 CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 3 CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 4 CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 5 CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 7 CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 8 CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** 9 CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** 10 CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** 11 CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** 12 CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** 13 CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** 14 CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** 15 CAPITOLO ***
Capitolo 17: *** 16 CAPITOLO ***
Capitolo 18: *** 17 CAPITOLO ***
Capitolo 19: *** 18 CAPITOLO ***
Capitolo 20: *** 19 CAPITOLO ***
Capitolo 21: *** 20 CAPITOLO ***
Capitolo 22: *** 21 CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** 22 CAPITOLO ***
Capitolo 24: *** 23 CAPITOLO ***
Capitolo 25: *** 24 CAPITOLO ***
Capitolo 26: *** 25 CAPITOLO ***
Capitolo 27: *** 26 CAPITOLO ***
Capitolo 28: *** 27 CAPITOLO ***
Capitolo 29: *** 28 CAPITOLO ***
Capitolo 30: *** 29 CAPITOLO ***
Capitolo 31: *** 30 CAPITOLO ***
Capitolo 32: *** 31 CAPITOLO ***
Capitolo 33: *** 32 CAPITOLO ***
Capitolo 34: *** 33 CAPITOLO ***
Capitolo 35: *** 34 CAPITOLO ***
Capitolo 36: *** 35 CAPITOLO ***
Capitolo 37: *** 36 CAPITOLO ***
Capitolo 38: *** 37 CAPITOLO ***
Capitolo 39: *** 38 CAPITOLO ***
Capitolo 40: *** 39 CAPITOLO ***
Capitolo 41: *** 40 CAPITOLO ***
Capitolo 42: *** 41 CAPITOLO ***
Capitolo 43: *** 42 CAPITOLO ***
Capitolo 44: *** 43 CAPITOLO ***
Capitolo 45: *** 44 CAPITOLO ***
Capitolo 46: *** 45 CAPITOLO ***
Capitolo 47: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Tutti i personaggi riconducibili al mondo di Harry Potter non mi appartengono, ma sono proprietà della mitica J.K. Rowling, i personaggi originali come Pegasus e compagni sono miei, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Draco Malfoy non era mai stato un uomo molto paziente e adesso, se possibile, si sentiva anche più agitato del solito.
Era seduto su una panchina, in un parco pieno di bambini che gli giocavano accanto, ridendo e correndo spensierati.
Nella sua mano stringeva un biglietto, un biglietto che gli era stato recapitato dal suo elfo domestico quella stessa mattina.
Aveva chiesto a Twinnie come mai non avesse fatto accomodare la persona che lo aveva recapitato, ma aveva ricevuto solo una vaga risposta dalla vecchia elfa che aveva finito per continuare a tirarsi le orecchie e sbattere la testa contro il muro, consapevole di aver scontentato il suo padrone e quindi, Draco era stato costretto a tranquillizzarla e a far buon viso a cattivo gioco.
Per fortuna Astoria era stata fuori tutta la mattina e Scorpius era al suo corso Auror, perché da quando aveva letto quelle semplici parole qualcosa aveva cominciato ad agitarsi in lui.
La sua prima reazione era stata di andare dritto da Potter, in fondo i loro figli erano molto amici e lui e il suo senso dell’ onore non gli avrebbero negato un favore, se gli avesse chiesto d’ indagare, ma quel biglietto era chiaro: non doveva coinvolgere nessuno e doveva presentarsi proprio in quel punto alle dodici di quella mattina se voleva salvare la vita di Scorpius.
Accartocciò il biglietto ancora più forte tra le sue mani, poteva essere benissimo stato uno scherzo, ma chi poteva aver architettato una cosa simile?
Era vero i nemici non gli mancavano, ma era ugualmente certo che nessuno di loro avrebbe parlato a vanvera e quindi se si trattava davvero di qualche nemico, sarebbero stati guai certi.
Un forte rumore lo fece voltare di scatto, era piuttosto sicuro che fosse, l’ ormai familiare, rumore della smaterializzazione, ma nonostante continuasse a voltare la testa da un lato all’ altro non vedeva nessuno.
Contrasse le sopracciglia sempre più inquieto e sentì una risata bassa e roca a pochi passi da sé.
“Chi sei?” chiese, alzandosi di scatto e facendo cadere il foglietto che aveva tra le mani.
Diverse persone si voltarono verso di lui, incuriosite dal suo scatto e dal suo viso pieno di rabbia, e lui si passò una mano tra i capelli cercando di calmarsi.
Gli sembrò di sentire un altro sbuffo divertito e si voltò verso la fonte del rumore “nessuno ti può vedere e solo io ti posso sentire, vero?” gli chiese seccato.
Era un mago estremamente potente, non era facile rendersi invisibili e men che mai inudibili.
“Sei davvero perspicace come ricordavo”.
La sua voce era sarcastica e Draco per un momento dimenticò il fastidio che avrebbe dovuto provare verso un uomo che minacciava la sua famiglia.
Non sapeva neanche lui il motivo, ma per un attimo provò quasi ammirazione verso questo mago così dotato e sagace.
“Seguimi” disse lui, interrompendo i suoi pensieri.
Questa volta fu Draco ad emettere uno sbuffo “come faccio se non riesco a vederti?” gli chiese freddo.
Il ragazzo invisibile rise di nuovo “segui la mia voce, nonno”
Nonno? Lo stava prendendo in giro?
Si riferiva forse alla sua età? Eppure era un quarantenne di tutto rispetto.
“So già che starai pensando di non portare così male i tuoi quarant’ anni, anche se in realtà ne hai quasi cinquanta” lo prese in giro il ragazzo, Draco  si chiese come avesse fatto, ma si riscosse subito perché la sua voce era già più lontana e ricominciò a camminare per raggiungerlo.
Lo seguì in silenzio per tutto il tragitto, mentre quello strano ragazzo continuava a parlare come se niente fosse.
Arrivarono all’ imboccatura di un vicolo e Draco si fermò sul posto “dimmi cosa vuoi o non farò più neanche un passo” gli ordinò arrabbiato.
Lo strusciare dei piedi sulla ghiaia si fermò e Draco si guardò intorno. E se fosse stata tutta una trappola?
Se l’ avessero attirato là con l’ inganno per ucciderlo? Era stato il Mangiamorte peggiore della storia, ma in giro c’era ancora qualche invasato che lo voleva morto.
“Non voglio ucciderti” disse la voce e Draco alzò lo sguardo percependola davanti a sé.
Come faceva a sapere ogni cosa gli passasse per la mente.
“Ho solo bisogno del tuo aiuto” gli spiegò.
Draco incrociò le braccia davanti al petto “davvero uno strano modo per chiedere aiuto” replicò sarcastico “prima minacci di uccidere mio figlio e poi mi porti…”
“Non ho mai detto di volerlo uccidere” si oppose lui.
“Lo hai scritto nel biglietto…hai scritto che dovevo presentarmi qua se volevo salvarlo” ribatté Draco.
“Infatti. Salvarlo e non ucciderlo. Sono due cose diverse” affermò con voce divertita.
Draco si spazientì, quel tipo non poteva giocare con lui e riconosceva benissimo una fregatura quando gli si presentava davanti “non ho voglia di perdere tempo con te, contatterò gli Auror e gli dirò che c’ è una nuova minaccia in giro…”
“E che voglio uccidere Scorpius e forse metterai di mezzo anche qualche innocente per il tuo scopo, vero, nonno?” gli chiese.
Come faceva a saperlo? Come mai sembrava sempre un passo avanti a lui?
“Basta con questo nonno, non sono tuo nonno” esplose Draco.
Sentì come se gli stessero applicando qualcosa di freddo e pungente sopra gli occhi “invece sì” disse il ragazzo, indietreggiando di un passo per mostrarsi alla luce completa.
Draco non era mai stato facile da sorprendere. Credeva di averne viste tante in vita sua, ma quello che vide gli fece aprire le labbra dall’ incredulità.
I suoi occhi grigi furono la prima cosa che lo colpirono, erano esattamente della sua stessa tonalità, anche se il ragazzo, poteva notare, aveva delle piccole macchie castane che sembravano rendere l’iride ancora più bella e particolare, ma nonostante quello, anche il taglio degli occhi sembrava uguale al suo.
L’unica differenza era una lunga e sottile cicatrice che gli partiva da sotto l’occhio sinistro, arrivando quasi al labbro superiore.
Era alto più o meno quanto lui e leggermente più robusto, i capelli erano di un biondo diverso, però, sembravano quasi aver dei leggeri riflessi rossi sotto il sole di mezzogiorno, ed era anche sicuro, che nella zona intorno al suo naso, avesse qualche piccola lentiggine.
 “Non…non puoi essere mio nipote” disse stordito e il ragazzo rise per niente disturbato dalla sua incredulità “ma se ti conosco come le mie tasche?” si oppose divertito.
Draco però non si stava divertendo.
Quel ragazzo doveva avere all’ incirca vent’ anni, sembrava proprio avere la stessa età di Scorpius, quindi non era matematicamente possibile.
“Mio figlio ha ventun anni e non ha figli, io non ho altri eredi e quindi non puoi essere mio nipote”
Semplice. Basilare. Lineare.
“Lo sapevo che avresti detto erede” disse scoppiando a ridere “scegli sempre questi vocaboli…”
“Smettila” lo interruppe Draco.
“Non è divertente, o comunque, almeno per uno dei due non lo è” lo rimproverò, assottigliando gli occhi per studiarlo meglio.
Salazar, era davvero uguale a lui.
“Cosa vuoi?” ripeté la domanda, senza abbassare lo sguardo di un millimetro.
“Il tuo aiuto, nonno” rispose educatamente il ragazzo, poi vide lo sguardo irato di Draco e sospirò.
“Ok, ti spiegherò tutto dal principio” si arrese, appoggiandosi con le spalle al muro dietro di lui.
“Il mio nome è Pegasus Alexander Malfoy e nascerò…”
“Nascerò?” lo interruppe Draco, sempre più confuso.
“Nascerò il 4 aprile 2028” concluse Pegasus.
Draco sbatté gli occhi per qualche secondo, quel ragazzo lo stava guardando con un’ espressione seria, come se credesse davvero a quello che stava dicendo.
“Ti manca qualche rotella, ragazzo”  commentò, girandosi su se stesso per andarsene.
“Chiami sempre nonna Astoria, scimmietta” gli urlò dietro lui.
Draco si bloccò sul posto, irrigidendo le spalle e Pegasus sorrise con trionfo.
“Sai, l’ ho scoperto che avevo solo sette anni, eri riuscito a tenerlo nascosto anche a tuo figlio, ma ormai in famiglia lo sanno tutti" lo prese in giro “grazie a me” aggiunse, mentre Draco si voltava verso di lui.
Sospirò “va bene, poniamo il fatto che io ti creda, che cosa vuoi da me?”
Pegasus finse d’ imbronciarsi “insomma, nonno. Non si tratta così un nipote, se ti avesse sentito l’ altro nonno, ti avrebbe scorticato vivo”
L’altro nonno?
Quel pensiero ne creò un altro nella mente di Draco “se davvero Scorpius è tuo padre, chi è tua madre?” gli chiese e Pegasus s’irrigidì leggermente.
Draco pensò che era davvero uno strano ragazzo e che la sua storia faceva acqua da tutte le parti “lui non è fidanzato con nessuna” chiarì.
Pegasus rise “oh, non ancora” disse con leggerezza.
Draco spalancò gli occhi “ma se ad aprile del ’28 manca meno di un anno” protestò.
Pegasus incrociò le braccia “infatti lui è già innamorato, ma non lo sa” disse saputo.
“Non credo ad una sola parola di quello che mi hai detto e oltretutto non è possibile viaggiare nel tempo, anche ammettendo che qualche giratempo…”
“Qualche giratempo si è salvata dalla famosa distruzione al Ministero” confermò interrompendolo.
“Ma non si può tornare indietro di anni” protestò Draco e Pegasus rise “non crederai davvero che la tecnologia magica si sia fermata, vero?” gli chiese “con tutti i maghi ingegnosi della vostra generazione” gli spiegò.
Draco scosse la testa e il pensiero gli andò al problema principale.
“E perché saresti tornato indietro?” gli chiese.
“Devi farmi entrare a far parte degli Auror di ferro"
Draco scoppiò a ridere, prima di potersi trattenere, ma lo sguardo determinato del suo presunto nipote gli fece capire che non stava scherzando.
“Dici sul serio?” gli chiese, non riuscendo ad evitare che un po’ di sorpresa trapelasse dalla sua voce.
“Non mi prendere in giro, so che tu puoi farlo”  affermò sicuro.
“Qui se c’ è qualcuno che prende in giro l’ altro sei tu, non esistono gli Auror di ferro” si oppose Draco e non poté trattenersi dal ghignare per la soddisfazione di averlo preso in castagna.
A questo punto non c’ erano più dubbi: mentiva.
“Ma secondo il libro di storia della magia, verranno creati nel 2027” ribatté leggermente deluso.
Draco studiò il suo volto, sembrava davvero credere in quello che diceva.
“Siamo solo a maggio, forse verranno creati successivamente” non sapeva perché continuava a dargli corda, ma provava una simpatia verso quel ragazzo e gli dispiaceva leggere la delusione nel suo volto.
“Che giorno è?” chiese lui, l’ agitazione nella sua voce.
“Martedì quattro maggio” rispose Draco, studiandolo.
Gli anni dovevano aver ammorbidito il suo lato Serpeverde, in precedenza avrebbe infierito su una persona così particolare.
“Per Silente, sono arrivato in anticipo” affermò lui, guardandosi le mani.
“Oh, puoi dirlo forte…sei in anticipo di più di vent’anni” replicò Draco, sarcastico e il ragazzo lo guardò in tralice.
“Non sei divertente, nonno” lo rimproverò.
Draco ghignò “ah no? eppure credevo di esserlo” lo prese in giro.
Pegasus assunse un’ espressione di rimprovero “non crederai di spaventarmi con i tuoi modi Serpeverde, vero?” gli chiese ironico, fissò lo sguardo nel suo avvicinandosi a lui “io ci sono cresciuto” gli disse in un soffio.
Per un momento lo stupore e lo sgomento apparvero negli occhi di Draco. Chi era quel ragazzo che lo sfidava in quel modo?
Non credeva affatto che fosse suo nipote. Il suo cervello funzionava ancora bene e sapeva che se una cosa, come muoversi nel tempo per anni, fosse stata possibile quella buonanima di Silente l’ avrebbe saputa.
“Comunque, la cosa importante è che qualcosa non ha funzionato” affermò il ragazzo.
Draco storse la bocca in una smorfia “a parte il tuo cervello?” e Pegasus alzò gli occhi al cielo esasperato.
“Dovevo arrivare qua di giovedì” rispose.
Draco sorrise “ah, ora ho capito, sai che da Madama Rosmerta il giovedì fanno la carne di drago più buona del paese” lo prese in giro.
Pegasus non rispose e tirò fuori un coltello da dentro la giacca “ehy, ragazzo, calma” intimò Draco, tirando a sua volta fuori la bacchetta e puntandola contro di lui.
Pegasus mosse una mano quasi senza guardarlo neanche e Draco vide nel palmo della sua mano formarsi un disegno luminescente prima che la bacchetta gli sfuggisse dalle mani per essere attirato nelle sue.
“Come…come hai fatto?” gli chiese inorridito.
Non aveva usato bacchetta, solo il palmo della sua mano, eppure aveva appena fatto una magia.
Pegasus alzò gli occhi su di lui “te l’ ho detto, vengo dal futuro” gli rispose semplicemente, poi prese la lama e se la chiuse nel palmo della mano.
“Ma sei impazzito?” gli chiese Draco. Era sempre più stupito, quel ragazzo aveva decisamente qualche rotella fuori posto.
“Ti conosco e so che non mi aiuterai, se non ti dimostrerò che sono un Malfoy” disse semplicemente.
Draco sbatté gli occhi, seguendo il movimento del ragazzo davanti a sé.
Aveva appena tirato fuori dalla giacca una piccola provetta e l’ aveva stappata, poi chiudendo la mano a pugno era riuscito a far cadere dentro diverse gocce del suo sangue.
La guardò un secondo prima di porgergliela insieme alla bacchetta.
Draco lo guardò accigliato “mi rendi l’ arma?” gli chiese “non hai paura che ti attacchi?” gli chiese ancora.
Pegasus sorrise “credo che correrò il rischio” disse aprendo le sue mani con i palmi rivolti verso di lui e Draco poté vedere che vi erano delle strane cicatrici bianche che risaltavano nel roseo della pelle.
“Fai l’ incantesimo d’ identità, non abbiamo molto tempo” gli ordinò.
Draco lo guardò ancora un attimo prima di muovere la bacchetta sulla fiala per eseguire l’ incantesimo.
Si chiese ancora una volta perché gli stava dando corda e quando il nome apparve sopra la fiala comprese.
“Pegasus Alexander Malfoy”.
Lui gli ricordava molto se stesso negli anni della guerra. Sembrava avesse una missione e sembrava che fosse molto importante.
“Ok, sei un Malfoy, ma questo non prova che tu sia mio nipote…”
“I Malfoy hanno solo un figlio, maschio, da generazioni o credi che possa essere tuo fratello?” lo schernì.
Draco assottigliò gli occhi.
“Allora, dimmi…” cominciò tornando a guardare i suoi occhi “perché ti sei rivolto a me e non a tua madre, tuo padre o a l’ altro tuo nonno che prima citavi?” gli chiese.
Pegasus storse la bocca e Draco notò che ogni volta che nominava i suoi genitori, sembrava divenire insofferente.
“Va bene ho capito, non me lo dirai, ma se vuoi che ti aiuti dovrai almeno spiegarmi in che modo vorresti salvare mio figlio, o meglio, quale pericolo corre”.
Sapeva che era un ricatto bello e buono, ma se davvero era suo nipote e lo conosceva come diceva di conoscerlo, avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere.
Pegasus sollevò la testa e sorrise e Draco capì che se lo aspettava davvero.
“Ci sarà una nuova guerra magica e io sono qua per impedirlo” disse soltanto.
“Non penserai di essere…”
“Non lo penso, so di essere un Prescelto”.
Draco non sapeva se ridere o mandarlo all’ inferno direttamente o meglio ancora, forse doveva farlo internare al San Mungo, come parente più prossimo non avrebbe avuto difficoltà.
“Un piccolo Potter ?” lo prese in giro “quindi anche tu vai in giro con la mania di salvare gente e di dispensare bene nel mondo?” gli chiese.
Pegasus sorrise “andiamo, nonno, sono pur sempre anche un Malfoy”.
“Ma sei qua…e ci sei per salvare il mondo, giusto?”.
“Già, si potrebbe dire anche così…credo dipenda dai geni della famiglia di mia madre” ipotizzò Pegasus.
“Giusto” disse Draco “ma non mi vuoi dire chi è tua madre, anche se sai che lo scoprirò presto, visto che rimarrà incinta di mio figlio tra pochi mesi”.
Pegasus sorrise “perché toglierti la sorpresa?” gli chiese ironico.
Anche se non avesse fatto l’ incantesimo, Draco non avrebbe avuto più dubbi sul fatto che il ragazzo fosse un suo discendente.
Era decisamente troppo Serpeverde.

COMMENTO: LO SO, LO SO, COME IDEA NON E’ IL MASSIMO DELL’ ORIGINALITA’…I VIAGGI NEL TEMPO VENGONO TRATTATI IN ALTRE STORIE, IN TELEFILM, FILM, LIBRI  ECC…ECC… MA NON HO RESISTITO, AVEVO QUESTA IDEA IN TESTA DA TROPPO TEMPO : )  L’ IDEA INIZIALE DEL FIGLIO CHE VIENE DAL FUTURO MI E’ VENUTA DA STREGHE, MA SI TROVA ANCHE IN RITORNO AL FUTURO O IN DRAGON BALL O IN TANTISSIME ALTRE COSE CHE ORA NON MI VENGONO IN MENTE…QUINDI NON PENSATE CHE SEGUIRO’ LA TRAMA DI STREGHE !!  IL MOTIVO PER CUI IL GIOVANE MALFOY E’ TORNATO INDIETRO NEL TEMPO VERRA’ FUORI PIU’ AVANTI…ANCHE SE QUA DA UNA PICCOLA SPIEGAZIONE…E’ SOLO LA PUNTA DELL’ ICEBERG ; )) SPERO CHE MI DARETE UNA POSSIBILITA’ E MI FARETE SAPERE !! GRAZIE MILLE A TUTTI !!
 
 

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Capitolo 2
*** 1 CAPITOLO ***


Draco guardò Pegasus con la coda dell’ occhio.
Stavano camminando indirizzati verso Diagon Alley, ma lui non sembrava affatto turbato, anzi, camminava con lo sguardo fisso davanti a sé e l’espressione quasi assente, mentre con la mano sinistra si stuzzicava il bracciale di cotone nero che aveva al polso destro.
“Oh, porco Godric “ affermò Draco, arrestandosi sul posto “sei il figlio di Luna Lovegood” affermò con l’espressione negli occhi di chi avesse appena ricevuto un’illuminazione.
“Chi?” chiese Pegasus, ma Draco non si fermò”ma io la denuncio. Scorpius è maggiorenne, ma sono sicuro che esista qualche regola per l’età…”
“Nonno”
“Deve esistere. Mi dispiace, ma tu non nascerai”
“Draco!” Pegasus non capì se l’espressione di confusione che lesse nel volto di suo nonno fosse per tutto quello che stava succedendo, per il fatto che avesse urlato o per il fatto che si stava abituando ad essere chiamato nonno e fosse rimasto di sasso sentendosi chiamare Draco.
“Puoi calmarti perché non so neanche chi sia Luna Lovegood” lo confortò Pegasus e Draco storse la bocca.
“No, non lo sei. Lei non urla, ad esempio” convenne Draco “mai, è troppo sognante per farlo” continuò e Pegasus sorrise “bene, adesso che siamo tutti più tranquilli possiamo andare?” gli chiese “ci sarebbe un mondo da salvare” lo rimproverò.
Draco sbuffò “lamentoso e con la convinzione di essere l’unico a poter salvare la situazione” strinse gli occhi, guardandolo più attentamente “se non sapessi che non può essere lei, penserei a Lily Potter, tutto in te grida Potter, ma lei…”
Lasciò cadere la frase e riprese a camminare, senza notare l’ espressione incupita di Pegasus che, nonostante tutto, riprese a camminare dopo di lui.
Draco entrò dentro il Paiolo Magico, maledicendo che non fosse molto affollato.
Adesso sarebbe stato più difficile scollarsi di dosso Tom.
“Ciao, Tom” salutò, l’ormai vecchio barista, con un cenno della mano, sperando non avesse molta voglia di parlare.
“Chi porti con te?” gli chiese lui, posando subito lo sguardo sul giovane.
“Mio cugino” rispose Draco, alzando gli occhi al cielo.
“Chi?” Tom tirò fuori una delle più nuove invenzioni Weasley, un’evoluzione delle orecchie oblunghe che permettevano di sentire anche a chi non aveva più un udito perfetto.
Draco sospirò e prese in mano il filo “mio cugino” ripeté e Tom sorrise mostrando i quattro denti che gli erano rimasti “piacere” disse.
“Piacere mio” disse Pegasus dentro l’orecchio “ma ci scusi dovremmo davvero andarcene”
Draco guardò il suo sorriso, era così affabile e sembrava potergli illuminare il viso. Dubitava che in molti fossero riusciti a dire di no a quel ragazzo.
“Quante ragazze hai dalle tue parti?” gli chiese curioso e gli parve quasi di vedere un leggero rossore nella sua pelle pallida.
Allora qualcosa riusciva a sconvolgerlo.
“Ma che domande sono?” protestò superandolo per uscire dal retro.
Draco lo seguì “si passa da qua anche ai tuoi tempi?” gli chiese, vedendo che si avvicinava al muro di mattoni e Pegasus stirò le labbra in una linea sottile.
“Il Paiolo Magico non esiste più” rispose con voce grave e Draco lo osservò ancora un secondo prima di cominciare a battere sui mattoni per aprire il passaggio su Diagon Alley.
Lo osservò guardarsi intorno. I suoi occhi erano luminosi. Gli ricordò Scorpius quando lo aveva portato lì la prima volta, ma Scorpius era un bambino allora ed era normale che tutto gli sembrasse nuovo e che tutto fosse come una meravigliosa magia, quello che non era normale era che così fosse anche per un ragazzo di vent’anni.
Decise di non chiedere, razionalmente si diede la motivazione che era una cosa stupida e che non avrebbe fatto altro che fomentare la sua follia, ma dentro sapeva che era perché non voleva rovinargli quel momento e sapeva che con qualsiasi domanda l’avrebbe fatto, perché tutto nel suo ipotetico futuro sembrava turbarlo.
“Bene” disse fermandosi davanti a Finnigan’s e indicandogli l’entrata “devi comprare una bacchetta” lo informò.
Da quando Olivander si era ritirato, Seamus Finnigan gli si era affiancato, fino ad apprendere tutto sull’ arte delle bacchette e poter così aprire un negozio tutto suo.
Pegasus guardò la bacchetta dell’ insegna per un attimo “posso fare senza” sentenziò e Draco scosse la testa “forse nel tuo futuro tutti riuscite a fare i giochetti che fai tu, ma qua non li sa fare nessuno e se vuoi convincere tutti di essere un normale ragazzo devi avere una bacchetta” disse semplicemente.
“Non ho soldi” protestò Pegasus, incrociando le braccia come se la cosa lo mettesse a disagio e Draco innalzò un sopracciglio “mio figlio nel futuro diverrà povero?” chiese incredulo.
Pegasus alzò gli occhi al cielo e Draco intervenne di nuovo: “senti, almeno questo devi dirmelo” affermò preoccupato “posso aprire un fondo fiduciario in più, vendere qualche casa, non permetterò che Scorpius…”
“Vuoi smetterla?” gli chiese scocciato “i soldi non ci mancano, non li ho qua con me” affermò.
“Sei un po’ disorganizzato, ragazzo” protestò “non si parte per un viaggio senza soldi e se io…”
“Non potevo portarli perché sono diversi e poi sapevo che mi li avresti dati tu” si oppose alzando leggermente il labbro superiore “sei il mio nonno preferito” aggiunse furbescamente.
“Se sono davvero tuo nonno, ti prego, quando tutto sarà finito obliviami, non voglio sapere di avere un nipote come te” affermò sarcasticamente e Pegasus rise.
Appena entrarono nel negozio Seamus alzò gli occhi dal bancone “Malfoy, che succede ti si è rotta la bacchetta?” chiese ironico.
“Non sono io che pasticciavo con gli incantesimi” ribatté Draco e Seamus sbuffò “che vuoi allora?” gli chiese paziente.
“Lui vorrebbe una bacchetta” rispose Draco, indicando il nipote con il pollice.
Pegasus alzò gli occhi al cielo “Lui sarei io…Alexander piacere” disse con il suo solito sorriso incantatore.
Seamus sorrise “è un tuo parente?” chiese a Draco, sicuramente aveva notato la somiglianza.
“Un cugino da parte di madre” specificò, visto che tutti sapevano che i Malfoy erano figli unici da generazioni.
Seamus sorrise più ampliamente “bene, bene, quindi signor Black dobbiamo trovargli una bacchetta” disse pensieroso “ne avevi una prima immagino, quindi potremmo rifarla uguale” aggiunse.
Pegasus scosse la testa da una parte all’ altra “veramente, ho vissuto in mezzo ai Babbani e non ho mai avuto una bacchetta”
Seamus spalancò gli occhi e spostò lo sguardo su Draco che assunse la sua migliore espressione scocciata.
Meno domande Finnigan faceva e meglio era per tutti.
“Insomma, Finnigan, non è né il primo né l’ultimo, puoi dargli una bacchetta per favore?”
Seamus osservò Pegasus ancora non del tutto convinto e poi scosse la testa “certo, certo” affermò, prima di prendere una bacchetta da un cassetto “forse questa?” gli chiese porgendogliela.
La bacchetta non emise alcuna luce. Pegasus e Draco si guardarono “agitala” gli disse Draco, visto che sembrava davvero un bambino di undici anni che non ha mai visto una bacchetta.
Lui lo fece puntandola verso Seamus e qualcosa esplose con un gran fumo nero.
Seamus sbuffò, spostando grandi nuvole di fumo con le mani e guardando Draco in cagnesco “bè ci sei abituato, no?” chiese Draco, trattenendo a stento una risata.
Seamus non rispose e prese un’altra bacchetta “Forse…” disse, come sovrappensiero e Pegasus lo guardò “forse?” chiese.
Non capiva perché non volesse passargli la bacchetta.
“Bè, non è più successo” rispose lui semplicemente e gli porse la bacchetta.
Pegasus strinse il bastoncino tra le dita e sentì un’energia invaderlo, vide il sorriso sulle labbra di suo nonno, ma al contrario, Seamus Finnigan sembrava altamente disturbato.
“E’ questa” esclamò Draco, soddisfatto di esserci riuscito al secondo tentativo.
“Quanto costa?” chiese poi rivolto a Seamus.
Lui lo guardò “questa bacchetta non ti dice niente?” chiese e Draco prese la bacchetta che gli porgeva il nipote.
“Agrifoglio…” la voce di Seamus era quasi un sottofondo, mentre Draco osservava quella bacchetta “undici pollici…” s’ interruppe ancora e Pegasus ebbe un pessimo presentimento “molto flessibile e nucleo…”
“Piuma di fenice, Oh, porco Godric” Draco si portò automaticamente una mano al petto, dove aveva la cicatrice che una bacchetta molto simile a quella gli aveva inferto.
“Malfoy, tieni le imprecazioni per te” si arrabbiò Seamus.
“Ma non significa niente…ormai è solo la bacchetta di Potter” disse, nonostante i suoi occhi seguissero preoccupati quelli di Seamus “e poi Fanny non c’ è più e quindi non è neanche identica”
Seamus fece spallucce “sono andato fino ai confini del mondo per cercare un’ altra fenice da cui poter prendere una piuma, volevo omaggiare Harry e sinceramente anche poter avere una riserva nel caso in cui gli si rompesse…” respirò a fondo, spostando lo sguardo su Pegasus “non avrei mai creduto di venderla a qualcuno” disse in un tono che Pegasus non capì se fosse sospettoso o ammirato.
“Bè, quindi direi che non devo averla” sentenziò poggiandola sul bancone “la fama di Harry Potter non conosce confini e non vorrei mai scontentarlo”
Inoltre sapeva benissimo che Seamus era un vecchio compagno di scuola di Harry ed immaginava che lo avrebbe avvertito appena uscito e lui non voleva attirare l’ attenzione su di sé.
Doveva riuscire ad entrare negli Auror per aver accesso agli Auror di ferro e sicuramente farsi odiare dal capo, non era il modo giusto.
Seamus sbatté le palpebre “ma non c’è alcun problema e poi non puoi restare senza bacchetta, pur non essendo più i tempi oscuri di una volta” disse, lanciando un’occhiata a Draco e mettendo la bacchetta dentro la propria scatola “sono venti galeoni” lo informò e Pegasus sorrise in direzione di Draco che si riscosse “sì…pago io per lui” tirò fuori i galeoni e glieli porse.
“So che lo dirai a Potter, per cui quando lo farai, puoi fingere che fossi preoccupatissimo e che ti abbia cercato di salvare la vita dal nuovo Signore Oscuro?” gli chiese sarcastico.
Seamus scosse la testa “ non sei divertente, Malfoy”
“ Oggi me lo dicono tutti” affermò, spingendo il nipote per l’ avambraccio di modo da fargli capire che era arrivato il momento di uscire.

Appena si chiusero la porta alle spalle, Draco si voltò verso di lui “ la stessa bacchetta di Potter?” gli chiese e sembrava davvero arrabbiato.
“ Fai sul serio?” gli chiese ancora “ insomma, non potevi fare qualcosa con le mani e far sbarellare la bacchetta?”
Pegasus si appoggiò al muro e incrociò le braccia “ e secondo te io come facevo a sapere che era la stessa bacchetta di Harry Potter?”
“ Non è quello il problema, è che è la stessa bacchetta di Voldemort e il suo ricordo non è ancora morto…adesso, ragazzo nuovo più bacchetta di Voldemort, ti farai una fama pericolosa e questo non va bene”
“ Non m’ interessa cosa pensa la gente” si oppose Pegasus con una scrollata di spalle.
“ Deve interessarti cosa pensa Potter se vuoi entrare negli Auror e se vuoi vivere in questa città, visto che da quando gli hanno dichiarato guerra è divenuto, giustamente, sospettoso”
Pegasus sospirò “ ho provato a dire che non la volevo” protestò “ che posso farci se qua sono tutti così ottusi…”
Draco lo interruppe con uno sbuffo nervoso “ mi stai snervando, ragazzo, tu e la tua storia assurda “ si lamentò “ se vuoi che ti aiuti d’ ora in poi devi fare come dico io” gli ordinò.
“ Non fare niente, niente, assolutamente niente che possa far sembrare che attenti alla pace o alle persone di questo posto” lo informò sollevando il primo dito “ mai mettersi contro Harry Potter e neanche contro gli Weasley, dopo quello che è accaduto sarebbe da stupidi e incoscienti, visto che adesso Harry sospetta di chiunque” sollevò il secondo dito “ devi abolire espressioni come –Per Silente- o altre futuristiche…qua non esistono e soprattutto…” lo guardò dritto negli occhi “ io in questo tempo sono padre, quindi non chiamarmi nonno” .
Una volta concluso lo guardò curioso di vedere se la sua sfuriata lo avesse un po’ colpito, ma lui rimase appoggiato al muro e si limitò a continuare a far rimbalzare l’ elastico nero che aveva al suo polso, quasi come se fosse un gioco, quasi come se fosse un rituale.
“ Che cos’ è successo ad Harry Potter?” chiese semplicemente.
Draco aggrottò le sopracciglia. Lo stava prendendo in giro?
“ Vieni dal futuro e non lo sai?” lo prese in giro “ devi rivedere la tua parte, ragazzo”
Pegasus alzò gli occhi al cielo “ certo che lo so, volevo vedere se era diverso” gli spiegò, ma Draco storse la bocca “ bene, allora se lo sai non importa che te lo dica, non trovi?” gli chiese per metterlo alla prova.
Pegasus sorrise quasi di scherno “ certamente e ora mi porti al Ministero o dobbiamo ancora chiacchierare come nonno e nipote?” gli chiese strafottente, nonostante Draco gli avesse appena detto di non chiamarlo nonno.
“ Non ti ho chiamato nonno” lo anticipò, alzando le mani in segno di resa e Draco poté vedere più da vicino le linee che solcavano i suoi palmi.
Erano qualcosa che non aveva mai visto. Aveva studiato Rune antiche, ma non erano rune.
Cercò di guardarle più attentamente e di memorizzare il loro disegno, ma quando Pegasus si accorse cosa stava guardando chiuse immediatamente le mani a pugno.
“ Andiamo” disse guidandolo verso la strada principale.
“ Il problema sono i tuoi occhi” lo informò Draco, camminando velocemente.
Voleva liberarsi di quel ragazzo, gli metteva ansia e agitazione e contemporaneamente gli faceva sentire il bisogno di aiutarlo.
C’ era qualcosa che non andava in lui.
“ Che hanno i miei occhi?” chiese Pegasus, voltandosi verso di lui “ bè, sono identici a quelli di Scorpius che sono uguali ai miei che sono uguali a quelli di mio pa…”
“ Sì, ho capito, ho capito e quindi credi di non essere convincente per la storia di Alexander Black”
Draco innalzò gli occhi pensieroso. Aveva detto Black?
Certo, era quello il cognome di sua madre da ragazza e anche alcuni Black, come Sirius, avevano gli occhi grigi.
“ Lascia perdere, è solo un vantaggio, che ne dici di un incantesimo sui tuoi capelli e di renderli neri?”
“ Neri?”
“ Bè, sei un Black…e non si è mai visto un Black biondo” affermò Draco.
Pegasus parve riflettere un attimo. Il biondo era la sua identità, ma in fondo era solo un incantesimo temporaneo.
Aprì la sua mano e la passò a palmo aperto a pochi centimetri dalla sua testa.
Draco vide di nuovo la sua mano illuminarsi, anche se stavolta gli sembrava che i disegni fossero diversi, ma non ebbe il tempo di appurarlo, perché in pochi secondi l’ incantesimo fu effettuato.
Il taglio leggermente disordinato rimase uguale, ma i capelli erano divenuti neri come la pece.
“ La bacchetta” ringhiò Draco “ cosa?” si riscosse Pegasus.
“ La bacchetta, devi fare gli incantesimi con la bacchetta o ti penseranno un potente mago oscuro impelagato nella magia oscura” lo rimproverò.
Pegasus aprì la scatola e la tirò fuori impugnandola “ ah già, dimenticavo”
“ Ah già?” la voce di Draco era piena di nervoso “ va bene, sai che ti dico, siamo arrivati e ora ti scaricherò e tanti saluti” commentò.
Pegasus sgranò gli occhi “ wow, non reprimerti, sfogati pure” lo prese in giro, guadagnandosi un’ occhiata ancora più piena di rabbia.
***
Scorpius si mise un dito sopra le labbra intimando il silenzio ad Albus che era accanto a lui.
Albus si voltò a sua volta verso gli altri due ragazzi che erano dietro di lui e fece la stessa cosa.
Si fermarono tutti. Immobili. Senza neanche respirare.
Solo le orecchie tese a sentire che cosa stava accadendo intorno a loro.
La palestra era vuota, o almeno così sembrava, visto che Scorpius sapeva che non era così.
Guardò Albus, ma lui scosse lentamente la testa e Scorpius fece un passo.
Lentamente, muovendo una gamba per volta e continuando a guardarsi intorno.
Improvvisamente un rumore, proprio dietro ai materassi che usavano durante la lotta.
Tutti si precipitarono verso la fonte del rumore, ma Scorpius cercò d’ isolare lo scalpiccio dei suoi compagni per continuare a sentire il rumore intorno a sé.
“ NO” urlò e tutti si voltarono verso di lui, ma era troppo tardi.
Voltò la testa in tempo per vedere la testa rossa di Lily Potter scattare verso l’ uscita “ tornate qua” gridò e si lanciò all’ inseguimento.
Lily Potter correva velocissima, una volta aveva sentito un detto Babbano che diceva correre come se avessi il diavolo alle calcagna e Scorpius pensò che potesse essere davvero così.
Con tutti i suoi demoni interiori. Con tutti i suoi scheletri nascosti.
Girò la testa, poteva sempre prendere una compagna, ma sembravano tutte lanciate e concentrate e nessuna perdeva un passo.
Arrivò persino a sfiorare la mano di Lily e chiuse le dita per afferrarla, ma con uno scatto lei portò il braccio in avanti dandogli solo un’ occhiata in cambio e poi prima che potesse riprovarci, tutte e quattro le ragazze arrivarono alla campana e la suonarono.
Avevano appena vinto la sfida del giorno e a lui e agli altri ragazzi sarebbe toccato pulire la palestra.
“ Bravissima la mia bambina” si congratulò Harry, uscendo fuori dalla sua stanza, da dove aveva osservato la prova.
“ Anche tu, Albus” gli disse sorridendo, ma Albus scosse la testa, poggiando le mani sulle ginocchia e riprendendo fiato.
“ Scorpius è stato bravo, è stato l’ unico a capire che ci stavano distraendo”  disse Albus, tirando una spallata al suo amico.
“ E’ vero, bravissimo, Scorpius” si complimentò Harry e Scorpius sorrise, riportando subito dopo lo sguardo su Lily Potter “ anche se hanno vinto le donne, per cui dovrete venire alle nove a pulire la palestra” concluse, facendo sorridere le ragazze.
“ Comunque per oggi basta” sentenziò Harry “ riprendiamo domani con incantesimi e difesa” spiegò.
Ci fu qualche mormorio e qualche lamento “ sapete che essere Auror è quasi una missione ed io so che siete ancora reclute, per cui se in qualsiasi momento credete di non farcela più, dovete solo dirlo” gli disse, ma nessuno accennò a farlo.
“ Lily, Albus, mi aspettate?” chiese rivolto ai figli.
Lily e Albus si guardarono. Ecco che Harry entrava nella parte del padre apprensivo e loro per quanto lo amassero, non riuscivano a farcela.
“ Io torno con Alice, voglio parlare con mamma” rispose Lily, baciandogli la guancia e precipitandosi verso gli spogliatoi.
“ Io passo da Scorp…torno per cena” rispose Albus, prima di fuggire a sua volta e Harry annuì con un lieve sospiro.
“ E’ passato più di un anno, Potter, devi lasciarli respirare o scapperanno per sempre”
Harry si voltò verso la voce che aveva parlato e si trovò di fronte a Draco Malfoy.
“ Non ricordo di aver chiesto consigli a te, Malfoy” si oppose “ sono i miei figli” aggiunse.
Draco sorrise “ oh, lo so e uno è anche il migliore amico di mio figlio, pensa l’ ironia…”
“ Bè, almeno l’ altra bilancia la cosa” lo interruppe Harry “ comunque cosa vuoi?”
Draco ghignò “ presentarti mio cugino” disse soltanto e si spostò di modo che Pegasus fosse visibile totalmente.
***
“ Dai, Lily, andiamo” Alice fremeva, sapeva che appena fuori di lì avrebbero potuto essere due normali ragazze.
Era lì dentro che era tutto diverso. Era come essere due giovani soldatesse.
Solo che avevano pur sempre diciannove anni.
“ Mi metti fretta per vedere Al” si lamentò Lily, spostando la bacchetta con la quale si stava asciugando i capelli.
“ Ma che dici?” si oppose Alice, arrossendo suo malgrado e Lily rise “ dai, vai pure, tanto io voglio andare davvero a casa, ho davvero bisogno di parlare con mia madre…”
“ Lily” la interruppe Alice. Quando faceva così la preoccupava.
Forse era anche per James. Il suo fratellone preferito.
“ Dai ti aspetto” disse pazientemente, sedendosi sulla panca.
“ Ehy, ci siete?” la tenda nera dello spogliatoio venne spostata e Albus e Scorpius fecero capolino “ sarebbe lo spogliatoio femminile” si lamentò Lily e gli altri due scoppiarono a ridere.
“ Svitati” commentò Alice e Albus la sentì “ che hai detto?” chiese e Alice alzò le mani “ io ho sentito che vuol fare la doccia, tu no, Scorp?” chiese ancora.
Lily alzò gli occhi al cielo, immaginava già come sarebbe finita e infatti pochi secondi dopo Alice cominciò a correre e Albus cominciò ad andarle dietro.
Lily prese la bacchetta e la ripose in tasca “ io vado” disse, salutando Scorpius con un cenno della mano, ma lui la fermò per un polso e la strinse contro il muro.
“ Mi saluti con un cenno, Potter?” le chiese e i suoi occhi grigi sembravano pieni di rabbia “ dopo ieri sera?” le chiese ancora.
Lily poteva sentire il calore del suo corpo a pochi centimetri dal suo e il suo profumo naturale di bagnoschiuma al sandalo, come quello che Lily sapeva che lui usava.
“ Ieri sera?” chiese Lily, mordendosi il labbro per la sua stupidaggine “ non ti ricordi? O stai fingendo?” le chiese Scorpius, facendo scorrere lentamente un indice sulla sua gamba.
Lily gli fermò la mano “ non è successo niente ieri sera, solo puro divertimento. Tu ci sei abituato, no?” gli chiese e Scorpius strinse gli occhi.
Quella ragazza aveva il potere di innervosirlo come nessuna mai.
“ E ora scusami, ma devo andare da mia madre”.
Scorpius rimase un secondo scioccato e questo permise a Lily di sgattaiolare sotto le sue braccia e scendere di corsa le scale.
Si precipitò in strada con il cuore che ancora batteva a mille e il profumo di Scorpius nelle sue narici, ma aveva davvero troppi problemi per permettergli di romperle il suo cuore.
Non poteva innamorarsi. Quello era il suo unico pensiero mentre si smaterializzava a casa.
Entrò in salotto “ Chi è ?” quella voce femminile, la rassicurò “ sono io: Lily” rispose, passando accanto alla foto di suo fratello James che la salutava con la mano e le mandava un bacio.
“ Mi manchi anche te” gli disse, accarezzandogli la guancia e suo fratello sorrise dalla fotografia.
Salì le scale e corse verso la porta di sua madre aprendola e Luna le venne incontro abbracciandola “ come sta?” chiese Lily, guardando la figura immobile di sua madre stesa sul letto.
Luna le mise una mano sulla spalla “ come sempre, da un anno a questa parte, Lily” le disse con tono di conforto “ posso lasciarti con lei?” le chiese e Lily annuì.
Si sedette accanto alla madre e le prese la mano, guardando i suoi occhi fissi e spalancati che fissavano il soffitto.
“ Luna?” la chiamò e Luna si voltò “ Grazie per occuparti di lei, mentre siamo al lavoro”
Luna sorrise “ tua madre è stata la mia prima vera amica” disse soltanto e poi uscì.

COMMENTO: OK…LO SO, DISASTRO, GINNY IN QUESTA SPECIE DI CATALESSI E JAMES, BE’ NON VI HO ANCORA DETTO CHE E’ SUCCESSO A JAMES, MA ADESSO CAPITE PERCHE’ HO DETTO PIU’ VOLTE CHE AVEVANO DICHIARATO GUERRA AD HARRY : )) LILY E SCORP…BE’ STAVOLTA HANNO GIA’ UN QUALCOSA DI APERTO…MA NON SARA’ COSI’ FACILE ; )) PER IL RESTO STRANAMENTE A ME IL CAPITOLO PIACIUCCHIA, MA ASPETTO LE VOSTRE OPINIONI CON ANSIA !! RINGRAZIO ICEPRINCESS/ LUISA21 / DREAMER IMPERFECT E MARGHEPUFFOLA !! SPERO MI FACCIATE SAPERE ANCORA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE E SEGUITE !! UN BACIONE A TUTTE !!
 

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Capitolo 3
*** 2 CAPITOLO ***


 "Devi ammettere che i Black della tua famiglia sono sempre stati dei pazzi”.
A quelle parole Pegasus fece una smorfia.
Harry aveva chiesto di poter parlare da solo con Draco e Pegasus era dovuto restare fuori, ma nessuno poteva veramente chiuderlo fuori e in quel momento stava comunque ascoltando la conversazione dei suoi due nonni.
Era bastato appoggiare la mano sopra al muro e poi le linee di energia si erano illuminate nella sua mano e le voci al di là del muro si erano fatte nitide come se fossero accanto a lui.
“ E Sirius Black allora?” chiese Draco e Pegasus sorrise, non si poteva certo dire che suo nonno non sapesse quali tasti premere.
 “ O Andromeda Black? Tu, prima di tutti, dovresti sapere che non sono tutti uguali, in fondo la persona che ha attaccato la tua famiglia…”
“ Non ho voglia di parlare di questo” lo interruppe Harry e Pegasus sospirò, il dolore di suo nonno si leggeva anche in quelle poche parole.
“ Piuttosto vorrei saperne di più su di lui” riprese dopo un attimo “ Seamus mi ha mandato un gufo per per dirmi che ha la bacchetta uguale alla mia e soprattutto uguale a quella di Voldemort…”
“ Bè, non significa niente” si oppose Draco “ Tu e Voldmort non potevate essere più diversi, ma avevate la stessa bacchetta”
Pegasus si batté la mano libera sulla fronte. Aveva sbagliato a dire così, sapeva già che cosa gli avrebbe risposto suo nonno Harry.
“ Voldemort aveva infilato un pezzo della sua anima dentro di me, per quello io ero coì connesso a lui e invece il tuo Alexander?”
Sentì suo nonno sbuffare “ sai benissimo quanto me che le cose non sono come appaiono, fallo provare, ti chiedo solo questo…vedrai che ti stupirà e se non andrà…”
“ Cosa stai facendo?”
Pegasus sussultò e fece ricadere la mano dal muro il quale sembrò quasi spengersi dall’ energia che lo stava illuminando.
Alzò gli occhi fissandoli nei due ragazzi davanti a lui e strinse i pugni vedendo che invece loro gli stavano guardando le mani.
“ Chi sei?” chiese Scorpius, assottigliando gli occhi e Pegasus sospirò.
Anche adesso, anche se aveva più di vent’ anni avrebbe voluto tuffarsi tra le sue braccia. Vederlo morire era stato davvero troppo per lui.
“ Alexander Black” rispose cercando di apparire noncurante “ voi siete Auror?” chiese continuando a fingere e cominciando a giocherellare con l’ elastico del suo polso.
“ Black?” chiese Scorpius, osservandolo con sospetto e facendo un passo in avanti “ credevo di conoscere tutti i Black rimasti” disse, guardando il suo volto attentamente.
“ A quanto pare non è così” replicò Pegasus ironicamente.
Albus rise “ abbiamo trovato qualcun altro che ti tiene testa. Non sono in tanti a farlo sai?” lo informò e Pegasus avrebbe voluto dirgli che lo sapeva benissimo, ma si limitò a ricambiare il sorriso.
“ Puoi spiegarmi che cos’ era quella cosa che riesci a fare con le mani?” chiese Albus, sentendosi più libero adesso che avevano alleggerito l’ atmosfera.
Pegasus si maledì. Aveva sempre saputo che suo zio era la persona più intuitiva che avesse mai conosciuto.
“ Non era niente di che” rispose vago e Albus fece per replicare, ma venne interrotto da Draco ed Harry che uscirono dalla stanza.
“ Bene” disse Draco rivolto a Scorpius “ vedo che hai già conosciuto tuo cugino Alexander”
“ Che cosa?” chiese Scorpius guardando suo padre con l’ espressione più stupita della quale Draco avesse ricordo e anche Albus si voltò verso di lui.
“ Sì, Black…ricordi?” gli chiese strafottente e Scorpius lo guardò in tralice.
“ Starà con noi fino a quando non si sarà ambientato” gli spiegò e Scorpius roteò gli occhi.
Quel ragazzo non gli piaceva. Non gli piaceva come lo guardava, sembrava che nel suo sguardo ci fosse qualcosa.
Sembrava che stesse nascondendo qualcosa di grosso.
“ Perfetto” mormorò e Pegasus sorrise tra sé. Suo padre da giovane era davvero un insopportabile pallone gonfiato, come gli avevano sempre raccontato.
 “ E domani farà una prova per entrare negli Auror” sentenziò Harry e stavolta fu Albus a strabuzzare gli occhi.

“ Ma se noi abbiamo dovuto sgobbare per sette anni ad Hogwarts e prendere una media di sette Eccezionale per essere nelle reclute…”
“ Non ho detto che entrerà” si oppose Harry, guardando prima suo figlio e poi quel misterioso ragazzo.
“ Ho detto che merita la possibilità di provare” e poi in quel modo, sarebbe riuscito a tenerlo d’ occhio.
“Ma…”
“ Ora basta”  Harry placò le proteste dei due ragazzi sul nascere “ ho bisogno di più forze possibili in questo periodo…”
“ Puoi dirlo forte” affermò Pegasus e tutti si voltarono verso di lui “ non potevo interrompere?” chiese con falsa innocenza.
Harry lo guardò ancora un secondo: i suoi capelli neri ed i suoi occhi grigi, se fossero stati un grigio totale e non avessero avuto quelle piccole scaglie castane, quel ragazzo sarebbe davvero stato molto somigliante a Sirius. Aveva la sua stessa espressione, quasi come se dietro a quegli occhi ci fosse una grande sofferenza.
“ Alexander, ti aspetto domattina. Alle otto, non tardare” disse, prima di andarsene.
Draco gli mise una mano sulla spalla per incoraggiarlo, sapeva che la mattina dopo non lo avrebbe atteso una prova facile.
Il gesto, però, non sfuggì a Scorpius che aggrottò ancora di più le sopracciglia.
Non era facile vedere suo padre dare confidenza ad estranei ed in fondo questo misterioso cugino comparso dal nulla, non era niente più di questo.
***
Lily respirò a fondo, più volte, sempre più veloce.
Poteva sentire la testa girarle per l’ affanno, poteva sentire il respiro pesante nelle sue orecchie fondersi con il battito del suo cuore.
Un battito, due battiti.
I suoi polsi legati e le urla di sua madre e dei suoi fratelli di sottofondo.
“ Smettetela. Smettetela. ” le uniche parole che le riempivano il cervello, ma che non riusciva ad emettere.
Perché non riusciva a parlare? Perché non riusciva a vederli ?
Era la persona davanti a lei che le stava facendo del male ad impedirglielo? O era il fatto che non sentisse più niente?
Non sentiva più nessun rumore, poteva solo sentire l’ odore del sangue che si mischiava al sapore ferroso di cui si sentiva piena la bocca.
“ Lily"
La ragazza si svegliò con un sobbalzo e alzò il viso dal letto di sua madre, guardando i familiari occhi verdi di suo padre.
“ Amore, hai la coperta impressa sul volto” le disse, carezzandole la guancia nel punto dove si erano formate delle righe a causa del copriletto, ma Lily gli saltò al collo.
I ricordi del sogno, o il sogno dei ricordi, era ancora tutto così orribile per lei.
“ Stai bene?” le chiese suo padre, scostandole il viso dalla sua spalla e Lily annuì.
Non poteva dargli anche il peso di se stessa.
A volte le sembrava quasi che suo padre potesse sfaldarsi da un momento all’ altro.
Sul lavoro era diventato una macchina, voleva solo portare in prigione più Apocalittici possibili, ma in casa sembrava un uomo distrutto.
L’ unica cosa che riusciva a fare era restare con la moglie. Giorno e sera, ogni momento che aveva libero.
“ Non è colpa tua, papà” lo consolò Lily, anche se sapeva che le sue erano parole vuote.
Sapeva che suo padre avrebbe continuato ad incolparsi ogni giorno della sua vita.
Perché aveva perso il suo primogenito. Perché aveva quasi perso sua moglie e gli altri suoi figli. Perché come sempre quello nel mirino era lui, ma quelli che ne pagavano il prezzo erano le persone intorno a lui.
“ C’ è Alice di sotto, vuol sapere se hai voglia di uscire” aggiunse e Lily si alzò “ ti voglio bene” gli disse, baciandogli una guancia e suo padre le accarezzò la guancia.
“ State attente, ok?” le raccomandò “ e se incontri un Apocalittico…”
“ Lo uccido con le mie mani, non prima di averlo fatto soffrire lentamente, come lui ha fatto con noi”
Harry la guardò con rimprovero e Lily sbuffò “ uso questo e scappo” si corresse tirando fuori lo spray al peperoncino che sua zia Hermione aveva comprato per tutta la famiglia, dicendo che a volte un rimedio Babbano era più semplice e immediato.
“ Ti voglio bene” ripeté Lily, uscendo dalla stanza e scendendo di corsa le scale, lasciando suo padre a cercare di riattaccare i cocci della sua vita.
“ Aly!” urlò Lily, saltando gli ultimi gradini e balzando accanto alla sua amica.
“ Sei allegra” convenne Alice con un sorriso e Lily scosse la testa “ tutto il contrario, amica mia, sono appena stata svegliata da un allegro incubo a base di Apocalittici, nel quale ho appena rivisto tutto il sangue di mio fratello, goccia per goccia, per cui per favore portami a bere e fammi dimenticare tutto” le disse in una sorta di euforia adrenalinica.
Il doversi fingere sempre una ragazza normale con suo padre, con suo fratello e con tutto il resto del mondo, faceva sì che Lily spesso sembrasse una pazza furiosa, ma Alice la conosceva bene e sapeva che quei momenti in realtà erano i peggiori di tutti.
“ Veramente…”
“ No, no e poi no, Alice Ginevra Paciock , non pensare proprio ad andare dai ragazzi. Loro hanno perso, noi abbiamo vinto, quindi staremo lontane dalla palestra” si oppose.
“ Ma l’ avevo promesso ad Albus” ribatté Alice e Lily alzò gli occhi al cielo.
Alice sapeva benissimo che i due fratelli sopportavano a stento la presenza dell’ altro, ma non riusciva a capirne il motivo, visto che nessuno dei due voleva parlarne e visto che prima del “ fatto” come lo chiamavano tutti, Albus e Lily erano molto uniti e sembrava che non potesse esserci niente in grado di separarli.
Invece gli Apocalittici avevano fatto anche quello.
“ Però prima passiamo a prendere qualcosa di forte da bere” replicò, facendo spuntare il sorriso all’ amica che aveva appena capito di aver vinto.
Si smaterializzarono nella piazza di Diagon Alley vicina al Ministero.
Stranamente era vuota e Lily ebbe un pessimo presentimento “ non ti sembra strano?” chiese ad Alice, la quale scosse le spalle.
“ Ci saranno sì e no cinque gradi ” rispose Alice come giustificazione e Lily annuì  “ in effetti è un maggio particolarmente freddo” affermò strusciandosi le mani per riscaldarle “ dai andiamo” le disse, cominciando a camminare.
Salirono le scale che conducevano all’ edificio del ministero. Da quando la famiglia di Harry Potter era stata attaccata, da quando la guerra era stata dichiarata, le smaterializzazioni  e le altre entrate per accedere al ministero erano state bloccate a chiunque non fosse  un dipendente e loro erano solo reclute.
“ Pensi che ce la faremo?” chiese Alice e Lily la guardò curiosa “ con il corso intendo” chiarì, indicando con la testa il Ministero e Lily sollevò un sopracciglio “ certo che lo faremo. Tuo padre ha ucciso un serpente lungo quanto tutto l’ edificio e mio padre ha ucciso Voldemort, ce l’ abbiamo nel sangue” sentenziò Lily, continuando a salire le scale.
“ Sì, ma questo non ha impedito a James di morire”
Lily s’ irrigidì a quelle parole e alzò la testa di scatto trovandosi suo fratello davanti.
Guardò i suoi occhi verdi così simili a quelli di suo padre e si chiese come si poteva allo stesso amare e odiare gli stessi occhi, lo stesso sguardo.
“ Avete fatto scattare l’ allarme anti intrusione”  spiegò loro Albus, ma Lily non si fermò neanche e gli passò accanto, senza degnarlo di una seconda occhiata.
“ L’ incantesimo che sbadate”  Alice si picchiò la fronte, si erano dimenticate di formulare l’ incantesimo di apertura che garantiva di poter entrare in palestra anche dopo l’ orario di lavoro.
Albus sorrise entrando dentro la palestra “ per fortuna c’ eravamo noi…”
“ Sì, per fortuna c’ eri tu che hai potuto far irritare tua sorella” lo rimproverò e Albus ridivenne serio “ sai che non voglio parlare di mia sorella”  la riprese e Alice fece spallucce “ non preoccuparti neanche lei vuole parlare di te” gli disse sarcastica “ ma ciò non implica che tu la debba sempre provocare, non dopo quello che ha passato…”
“ Quello che abbiamo passato, vorrai dire” la corresse arrabbiato e Alice si morse un labbro “ sai che per lei è stato diverso, sai che quello che le hanno fatto…”
Albus fece un gesto con la mano come a voler tagliare la conversazione e girò le spalle ad Alice per andare al centro della palestra con gli altri.
Alice sospirò. Sapeva che non doveva immischiarsi tra i due fratelli, ma era più forte di lei, eppure sospettava che prima o poi questa cosa le sarebbe costata il suo rapporto con Albus.
***
Pegasus vide procedere verso di lui quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi castani che aveva visto poche volte e della quale tutte le volte aveva dei ricordi specifici.
Il cuore gli diede un battito doloroso. Quella che stava venendo verso di lui era sua madre.
No. Non era pronto. Era stato un azzardo, sapeva che non avrebbe dovuto dar retta a Zoe e Cris.
La mano che stringeva la bacchetta con la quale stava facendo qualche piccolo incantesimo di pulizia per aiutare quei quattro ragazzi gli tremò vistosamente facendogli cadere la bacchetta dalle mani.
“ Fa questo effetto a parecchie persone” scherzò un ragazzo, tirandogli una gomitata e guardandolo come se comprendesse “ ma lei non guarda nessuno” aggiunse.
Pegasus si chinò per riprendere la bacchetta. Avevano appena pensato che fosse rimasto affascinato da sua madre?
“ Per Silente, potrei vomitare” disse e il ragazzo si voltò verso di lui “ che hai detto?” gli chiese stupito.
Pegasus si passò una mano tra i capelli, doveva imparare a gestire le emozioni o avrebbe mandato tutto a gambe all’ aria.
“ Per Silente?” chiese ancora il ragazzo e finalmente Pegasus si voltò verso di lui degnandolo di un’ occhiata.
“ Ti piace? Puoi usarlo” gli disse, credendo che l’ indifferenza fosse la cosa migliore, se si fosse messo a dare tante spiegazioni sarebbe suonato sospetto.
“ Karl” lo salutò Lily avvicinandosi e Pegasus fu investito dal suo profumo.
Era un profumo buono, diverso da quello che aveva sempre associato a lei, era un profumo naturale e femminile, un profumo che gli sapeva di mamma. Non aveva niente del suo solito odore.
“ Lui chi è?” chiese guardando Pegasus negli occhi.
“ A quanto pare un nuovo collega” la informò e Lily alzò un sopracciglio.
Il ragazzo la guardò un secondo ed il suo cuore cominciò ad accelerare, il respiro si fece leggermente più pesante e frastagliato, come se gli arrivasse a blocchi nei polmoni, le mani continuavano a tremargli e ne portò una a torturare il suo elastico, sempre più nervosamente, sempre più forte.
“ Si chiama Alexander, ma non so che gli stia prendendo ora”  continuò, guardandolo incuriosito.
“ Scorp, mi sa che tuo cugino ha qualche problema” urlò, poi rivolgendosi a Scorpius.
Scorpius si voltò e i suoi occhi per prima cosa videro Lily che era davanti a quel ragazzo nuovo, la mascella gli si contrasse involontariamente, poi spostò gli occhi su Pegasus e lo vide impallidito, sudato e affannato.
Corse verso di lui insieme a tutti gli altri, proprio nello stesso istante in cui Lily alzò una mano per toccargli un braccio “ ehy, stai bene?” gli chiese.
Pegasus la scosse violentemente, più violentemente di quanto volesse e attirò l’ attenzione di tutti che cominciarono a mormorare ipotesi.
L’ ansia e il panico continuarono a crescere e Pegasus sentì le sue mani, ancora raccolte a pugno, riscaldarsi sempre più.
Sapeva che cosa stava succedendo e doveva impedirlo, ma ormai sapeva che non ci sarebbe riuscito.
I legni della palestra e tutte le attrezzature cominciarono a scagliarsi da sole da un lato all’ altro.
I ragazzi si guardarono preoccupati “ E’ lui?” chiese Albus, guardando Scorpius con gli occhi spalancati.
“ Alexander, fermati” urlò Scorpius, ma Pegasus sembrava non sentirlo.
Il respiro che gli rimbombava forte nelle orecchie e le attrezzature che si schiantavano contro i muri.
“ ALEX!” Lily lo prese per le braccia e lui alzò gli occhi su di lei.
Fu un attimo, ma Lily sgranò gli occhi e lasciò che le proprie mani scivolassero dalle sue braccia. Era stato solo un secondo, ma non aveva dubbi, il colore dei suoi occhi era cambiato. I suoi occhi erano rossi.
Rossi come i suoi capelli. Rossi come il sangue che aveva sognato fino a poco prima. Rossi come quelli di Lord Voldemort nei racconti di suo padre.
Fece un passo indietro spaventata mentre tutto si calmava intorno a lei, quel ragazzo era tornato a respirare normalmente e i legni e le attrezzature si erano fermate ormai, sicuramente, danneggiate, sul pavimento.
Lily continuò a guardarlo, anche se in battito di ciglia i suoi occhi erano tornati del suo colore e il grigio aveva ripreso possesso delle sue pupille.
“ Scusate” disse facendosi largo in mezzo agli altri, senza guardare nessuno e uscì a passo spedito dalla palestra.
Era stato un errore. Lo sapeva. Doveva immaginarlo.
Come poteva pretendere di cambiare il passato, di salvare sua madre e suo padre, se sua madre gli scatenava ancora quel tipo di ricordi, se ancora dopo tutti quegli anni non riusciva a farsi toccare da lei.
Se ancora aveva paura di lei e di quello che poteva fare.
Senza pensarci neanche un secondo infilò la bacchetta in tasca e voltò le mani di modo da poterne vedere le linee energiche impresse.
Adesso come avrebbe potuto spiegare tutto quel casino? Non poteva obliviare tutti e non aveva spiegazioni valide.
Prese un respiro focalizzando quello che voleva fare e mentre i palmi delle sue mani s’ illuminavano, lui scomparve e riapparve dopo pochi secondi in un vialetto.
Un gruppetto di case tutte uguali si stagliava davanti a lui. Il prato all’ inglese curato alla perfezione, passò la mano sopra al numero 4 e bussò tre volte come concordato.
Un uomo aprì la porta e Pegasus parve quasi afflosciarsi “ ho fatto un casino” commentò.

COMMENTO: LO SO AVEVO APPENA DETTO CHE NON CI SI POTEVA SMATERIALIZZARE NELLA PALESTRA, MA ORMAI AVRETE CAPITO CHE PEGASUS PUO’ FARE UN SACCO DI COSE, NO?? E POI GLI APOCALITTICI…VI HO GIA’ COMINCIATO AD ACCENNARE CHE COS’ HANNO FATTO, MA ANCORA NE SAPETE POCO-POCO…DICIAMO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO SE NE SAPRA’ DI PIU’…TIPO PERCHE’ LO FANNO E COSA VOGLIONO : )) E I DUE FRATELLI? SAPETE QUANTO LI AMI…E NON IMMAGINATE QUANTO MI DISPIACCIA VEDERLI COSI’, MA…QUESTIONI DI TRAMA : ((  INFINE PEGASUS COME MAI AVRA’ REAGITO COSI’ NEL VEDERE LILY? VI SIETE FATTE UN’ IDEA ?? AH UN ULTIMA COSA…PEGASUS NON HA HORCRUX DENTRO DI SE’ E VOLDEMORT E’ MORTO E SEPOLTO...SE QUALCUNO LO STAVA PENSANDO ; )) CMQ SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FACCIATE SAPERE : )) INTANTO RINGRAZIO ICEPRINCESS/ ARYELLE / ALWAYS89 / BLACKFURY E IPSE DIXIT !! SPERO MI FACCIATE SAPERE ANCORA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTE !!

 

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Capitolo 4
*** 3 CAPITOLO ***


"Si  può sapere che diavolo è successo?” l’ espressione di Scorpius era piena d’ ira.
Non sapeva neanche lui se era per quello che era successo oppure, semplicemente, perché era successo con Lily. Mentre lui parlava con Lily.
“ Stavamo semplicemente parlando. Io, Alexander e Lily” si giustificò Karl, mentre Lily era ancora a testa china cercando di far funzionare il proprio cervello.
“ Comunque tuo cugino è completamente pazzo” affermò Joey.
“ Dai, non esagerare, è stata sicuramente magia involontaria” lo giustificò Alice e tutti si fermarono come persi nei propri pensieri.
Lily credeva che Alice avesse ragione. Era stata sicuramente magia involontaria, ma perché? E poi c’ erano da considerare gli occhi.
Era sicura di aver visto i suoi occhi diventare rossi e la cosa la spaventava.
Non aveva mai sentito di qualcuno, a parte Voldemort, i cui occhi fossero diventati, anche solo occasionalmente, rossi.
E più ci pensava, più credeva che avrebbe dovuto prenderlo come un segnale d’ allarme. Dirlo a suo padre e indagare su quel ragazzo, poteva esserci qualcosa di oscuro in lui.
Eppure c’ era qualcosa che la frenava e sapeva anche che cos’ era.
Quello sguardo. Quello che aveva visto in Alexander poco prima che i suoi occhi cambiassero, non avrebbe saputo dirlo con precisione, ma sembrava cieco terrore o un dolore sconfinato.
“ Potter” la voce spazientita di Scorpius le fece finalmente alzare la testa e vide che tutti la stavano fissando.
“ Stai bene?” le chiese Albus, la sua voce non era preoccupata, anzi era piuttosto neutra, ma già il fatto che le avesse posto la domanda fece inarcare a Lily le sopracciglia per lo sorpresa.
Davvero gli importava?
“ Certo” rispose, senza riuscire a nascondere lo stupore e Albus annuì impercettibilmente, prima di distogliere di nuovo lo sguardo da lei.
“ Quindi, adesso, dobbiamo ricominciare da capo” si lamentò Joey aprendo le mani, come a voler mostrare a tutti la devastazione che c’ era nella palestra.
Karl emise un gemito che era molto simile ad un lamento “ è quasi mezzanotte” affermò a conferma della sua contrarietà “ e domani alle otto dobbiamo essere di nuovo qua…”
“ E se ci lamentiamo non finiremo mai” concluse Alice con un sorriso, dimostrando come sempre il suo innato ottimismo, poi diede una leggera gomitata ad Albus “ fuori la bacchetta” gli disse scherzosa e tutti la guardarono cercando di trattenere una risata.
Alice arrossì “ cos’ è la festa degli ormoni oggi?” chiese ironica, cercando di dissimulare il proprio rossore e voltandosi verso Lily in cerca di aiuto.
Lily scosse la testa sorridendo, solo Alice riusciva ad infilarsi in simili situazioni  “ dai, sbrighiamoci, insieme faremo in un baleno” intervenne per cercare di aiutare la sua amica.
Per un po’ ci fu solo silenzio. Tutti e sei i ragazzi erano impegnati a riparare o riordinare, ma non durò molto prima che Albus e Alice si mettessero a scherzare e anche Karl e Joey sembravano impegnati in una discussione piuttosto accesa sull’ ultima partita di Quidditch.
 “Dobbiamo parlare”.
Lily si voltò e incrociò gli occhi grigi di Scorpius e, come sempre, si trovò a desiderare di riuscire ad interpretare quello sguardo, di riuscire a capire che cosa ci fosse dietro a quegli occhi.
Voleva parlare? E di cosa?
Aveva una lista talmente lunga di cose delle quali poteva parlare, ma delle quali in realtà non voleva farlo affatto.
“ Sai, si vede che siete cugini” gli disse, tornando a puntare la bacchetta davanti a sé e ignorando completamente le sue parole.
Scorpius sbatté le sopracciglia, ma non disse niente e quando Lily si voltò di nuovo verso di lui, preoccupata per non aver udito nessuna reazione, scoppiò a ridere.
“ Sei davvero buffo con quella faccia” lo prese in giro, avvicinandosi a lui.
Scorpius arricciò un labbro in un mezzo sorriso.
Buffo lui?
La prese per la vita e Lily sussultò al contatto delle sue mani, ma non si mosse e lasciò che lui la guidasse verso una colonna leggermente più nascosta.
“ Ritira quello che hai detto, Potter” le disse ponendosi di fronte a lei e guardandola in quei suoi occhi castani.
Lily sorrise senza abbassare lo sguardo “ dovrei avere paura di te, Malfoy?” gli chiese ironica e a dimostrazione che non aveva affatto paura di lui, si avvicinò fino ad arrivare alla distanza di un respiro.
“ Malfoy?” le chiese “ sbaglio o ieri sera mi chiamavi Scorpius?” le chiese ancora, facendo scorrere lentamente le proprie dita lungo il suo fianco.
Lily rabbrividì di piacere e gli bloccò la mano, afferrandolo per il polso.
Non era possibile che il solo contatto delle sue mani, pur sopra la sua maglia, le desse ancora queste sensazioni.
“ Ieri sera è stato uno sbaglio. Io non sono in grado, io non sarò mai in grado” affermò, mordendosi nervosamente un labbro.
Lo sguardo di Scorpius si fece più rilassato, al di là delle parole di Lily, lei aveva appena ammesso che la sera prima c’ era stato qualcosa e questo per Scorpius voleva già dire aver fatto un gran passo avanti.
“ Io credo che tu abbia paura di me” affermò e Lily inarcò un sopracciglio.
“ Non vuoi parlare con me e…”
“ Forse perché non m’ interessa” si oppose Lily e Scorpius per tutta risposta si avvicinò ancora.
“ Puoi dire quello che vuoi, puoi dirmi di non essere in grado, ma io so cosa provi quando stai con me” mormorò Scorpius e Lily ebbe un brivido.
Il suo alito caldo era riuscita a risvegliare tutti i suoi sensi.
Era quello che le accadeva sempre con Scorpius. Lui riusciva a riattivare tutti i suoi sensi sopiti, riusciva sempre a farla sentire viva, cosa che dopo l’ attacco degli Apocalittici era sempre più difficile per lei.
“ Ho ragione?” le chiese, riportandola alla realtà e Lily si accorse di essere stata come assente per qualche secondo di troppo e infatti Scorpius la stava guardando con la sua espressione più trionfante.
Sentì la rabbia della sconfitta bruciarle le guance. Non voleva essere come le ragazze a cui Scorpius era abituato.
Lei era diversa e voleva imprimerglielo bene in testa.
Si mosse per liberarsi dalla prigione delle sue braccia “ No che non hai ragione” disse in modo quasi piccoso e Scorpius sorrise, allargando le braccia per permetterle di uscire, ma prima che Lily potesse effettivamente andarsene, lui la prese per un braccio e la trasse a sé con forza facendola battere contro il suo petto.
“ Sai benissimo che potrei baciarti e dimostrarti, ora e qui davanti a tutti, che provi qualcosa per me, vero?” le chiese continuando a sorridere.
Lily gli passò un dito sopra alla guancia in una lenta carezza “ perché non ci provi?” lo sfidò e Scorpius si allontanò da lei di un passo e si passò una mano sulla guancia, come se si fosse appena scottato.
“ Non lo faccio per rispetto a tuo fratello” si giustificò e Lily rise “ non gli importerebbe neanche se morissi” affermò e a Scorpius non sfuggì la voce amareggiata con la quale lo disse “ non ne sarei così sicuro” ribatté.
Albus e Lily erano restii a parlare dei loro sentimenti, quanto lo erano nel parlare di quello che era successo quel maledetto giorno, ma Scorpius era sicuro che aldilà di tutto il rancore, ci fosse ancora tutto l’ amore che provavano l’ uno per l’ altra.
“ Ah e non dirmi più che somiglio a quello strano tipo di mio cugino” le disse e Lily sorrise “ ma è vero” replicò “ i vostri occhi sono uguali” aggiunse e Scorpius incrociò le braccia infastidito “ i miei occhi sono uguali a quelli di mio padre, mentre lui è un cugino da parte di madre” ribatté piccoso.
Lily rise e si avvicinò di nuovo “ ti sei offeso?” lo sbeffeggiò ridendo.
Scorpius la guardò un secondo, non era possibile che ogni volta che vedeva i suoi occhi castani illuminarsi di quella luce di sfida tutto in lui vibrasse.
Non era possibile che lei avesse tutto questo potere su di lui.
Prima ancora di riuscire a riflettere l’ attirò a sé e spense la sua risata con un bacio.
Un bacio folle, impulsivo, pieno di tutto il desiderio e la passione che gli avevano scosso le membra in quel momento.
Lily sentì la mano di Scorpius chiudersi sulla sua nuca e arruffarle i capelli come se soltanto reggendosi a quelli potesse evitare di perdersi, le sue labbra morbide sulle proprie e il suo odore mischiato con il proprio: sentiva che stava perdendo il controllo, ma non poteva farlo. Non di nuovo.
Era vero quello che aveva detto a Scorpius. Non poteva stare con lui, non poteva permettersi di essere libera di provare qualcosa per lui, perché lei sapeva che il suo cuore era diventato nero.
Quel maledetto giorno gli Apocalittici le avevano portato via la famiglia, la felicità e la capacità di amare ed essere amata, non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi più a nessuno, a fidarsi mai più di nessuno.
E Scorpius non lo meritava. Meritava una ragazza che potesse amarlo, sposarlo e renderlo felice come meritava e che questo significasse reprimere il suo amore non era altro che un sacrificio da compiere per lui.
Si staccò da lui, premendo le mani sul suo petto e ansimando come se avesse corso per chilometri.
Lo guardò negli occhi con rabbia.
Come aveva potuto farlo? Soprattutto davanti a tutti.
Voltò lo sguardo e vide Albus con la bocca aperta che continuava a passare lo sguardo dall’ uno all’ altra, Karl e Joey ridevano e commentavano a bassa voce, Alice aveva un’ espressione quasi estasiata dipinta in volto, sembrava talmente felice che Lily avrebbe voluto dirle di smetterla.
Sentì la rabbia montarle in pochi secondi “ volete che faccia esplodere tutto anch’ io?” chiese rabbiosa e tutti, capendo l’ antifona, tornarono a riportare l’ attenzione su ciò che stavano facendo.
***
Pegasus si sedette sul divano sconsolato “ che sarà mai, penseranno che sia stata magia involontaria” lo consolò il ragazzo seduto davanti a lui.
Pegasus alzò i suoi occhi grigi su di lui  “ J.J. non capisci, credo che mia madre mi abbia visto mentre i miei occhi cambiavano colore…”
“ Tanto valeva che le mostrassi il tuo Triskel”.
La voce familiare di una ragazza lo fece voltare verso l’ arco della porta e vide le due ragazze appoggiate al muro.
Cristel e Zoelie Lupin, le ultimo genite di Teddy e Victoire, le due gemelle, che insieme a J.J., avevano intrapreso questo viaggio con lui.
“ Cristel, sentivo così tanto la mancanza del tuo sarcasmo” replicò Pegasus, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi azzurri.
Erano di un azzurro così chiaro che unito ad i suoi capelli biondi la faceva sembrare quasi un angelo.
Niente di più sbagliato.
Zoe fu la prima ad entrare nella stanza e si sedette accanto a lui, tirandogli una piccola spallata d’ incoraggiamento.
Nonostante Zoe e Cris fossero gemelle non potevano essere più diverse, così come non potevano essere più diversi i rapporti che le due ragazze avevano con lui.
Zoelie era così dolce ed eterea, pur avendo ereditato i geni da Metamorfmago del padre, e quindi avendo i capelli e gli occhi sempre dei colori più disparati, era una veela perfetta, come amava dirle per prenderla in giro; invece Cristel  era molto meno elegante, nonostante i suoi occhi azzurro cielo e i suoi capelli biondi grano, lei era tutto al di fuori che una veela perfetta, lei non entrava in una stanza in maniera delicata come Zoe, la quale sembrava quasi fluttuare invece che camminare, ed era molto più irruenta e diretta nei modi, ma era comunque una buona amica e, anche se Pegasus non lo avrebbe mai ammesso, era felice che ci fosse anche lei, anche perché sapeva che era giusto che tutti e quattro avessero la loro possibilità.
“ A proposito, moro non ti si può proprio guardare” gli disse Cristel, diretta come sempre.
Pegasus si passò una mano tra i capelli “ allora, quasi quasi ci resto”  scherzò, facendo l’ occhiolino a Zoe.
Zoe scosse i suoi capelli blu e sorrise “ non mettermi in mezzo…anche se credo che mia sorella abbia ragione” finì in un sussurro e Pegasus sbuffò e guardò J.J. rassegnato.
J.J. rise e alzò le mani in segno di resa e Pegasus sbuffò ancora più sonoramente “ sai, James, tuo padre è più coraggioso di te”  protestò e aprì la sua mano per passarla sopra i suoi capelli e tornare ad averli biondi.
James sorrise facendo brillare i suoi occhi verdi “ oh- oh, se mi chiami con il mio nome completo devo essere davvero nei guai” scherzò, ma Pegasus non fece in tempo a rispondere che le ragazze intervennero.
“ Hai già conosciuto tuo zio?” chiese Zoe “ e immagino anche i tuoi genitori…tua madre” .
Cris concluse la frase di Zoe e allo stesso tempo osservò Pegasus per non perdersi neanche un movimento della sua reazione.
Sapeva benissimo tutto ciò che era successo a Pegasus e in fondo odiava che adesso lui dovesse sacrificarsi per tutti, sarebbe stato più semplice se avesse potuto andare lei, se avesse potuto farlo lei, invece non erano riusciti a fare altro che mettere la base nella casa che il nonno di Pegasus gli aveva suggerito, dicendo loro che non sarebbe stata controllata, essendo in un quartiere Babbano e cominciare a fare le ricerche su quei maledetti degli Apocalittici.
La mascella di Pegasus si contrasse involontariamente “ è stato per lei che ho perso il controllo…anche se…”
Il silenzio era così tangibile in quel momento che anche se ci fosse stato un minimo sussurro sicuramente lo avrebbero sentito.
“ Anche se?” chiese J.J. e Pegasus sospirò “ non saprei dirlo, ma credo di essere riuscito a non perdermi del tutto grazie a lei…lei mi ha toccato il braccio ed io mi sono calmato”
“ Oh, ti sei ricongiunto con la tua mammina?” lo prese in giro Cris, ma non era la solita presa in giro bonaria, stavolta sembrava davvero arrabbiata.
Pegasus si voltò e la perforò con i suoi occhi grigi che parvero quasi riflettersi in quelli così azzurri e trasparenti di lei.
“ Come puoi dirmi questo?” le chiese rabbioso “ sono esploso perché dopo tutti questi anni ancora non riesco ad avvicinarmi a lei” le disse stringendo i pugni.
“ Mi dispiace tanto, ma devi farlo” ribatté Cris e Pegasus si alzò in piedi non riuscendo più a stare seduto.
“ Devo farlo io? Hai idea di cosa provo quando lei si avvicina?” le chiese, la rabbia che sembrava liquefare i suoi occhi.
J.J. si alzò e si avvicinò a Pegasus “ ti capisco, sai?” gli disse ponendogli una mano sulla spalla “ ma ci siamo ripromessi di fare di tutto per cambiare il nostro futuro, non si tratta solo di noi, ma anche di tutte le persone che abbiamo lasciato là, persone in balìa della guerra, persone che in questo momento stanno morendo…proprio come le nostre famiglie”
Pegasus sospirò e si rimise seduto mettendosi i palmi delle mani a coprire gli occhi.
Sapeva che avevano ragione, ma era così difficile “ sai che cosa ricordo di più di lei? Lo sguardo che aveva quando mi ha fatto questo” disse, passandosi una mano sulla guancia sfregiata.
Puntò il suo sguardo su Cristel “ è questo il ricordo che hai di tua madre?” le chiese e i suoi occhi parvero brillare di lacrime represse.
Cristel si morse un labbro. Lei sapeva che stavano chiedendo molto a Pegasus.
Sapeva che lui aveva vissuto un incubo per sei anni della sua vita e che adesso lo stava rivivendo, ma non potevano fare altrimenti.
Era lui il prescelto. Solo lui aveva tutto quel potere.
Il fatto che provenisse da una fonte sbagliata, non contava. Importava solo che ce l’ aveva.
“ Mi dispiace, Axel, ma mia madre non è la regina del male” gli disse, prima di girarsi ed andarsene.
Zoe sospirò “ mi chiedo perché finisca sempre così tra voi”  domandò “ in fondo tutti noi abbiamo sofferto per questa guerra” sentenziò “ è vero le cose che hai passato tu nei primi sei anni della tua vita, sono inimmaginabili e orrende, ma ti hanno dato anche un potere immenso…”
“ Potere che non voglio” protestò Pegasus “ non ho scelto io di essere il prescelto, ha scelto mia madre per me” continuò.
“ Come direbbe nonno Harry, sceglie sempre qualcun altro per te” disse J.J. “ ma non puoi fare a meno. Devi capire cosa ha trasformato tua madre, o ucciderla subito dopo la tua nascita”
Non era la prima volta che parlavano di quello che avrebbe dovuto fare. Pegasus era cosciente del fatto che avrebbe dovuto uccidere la madre e tante volte si era trovato a fantasticare su quel momento, a chiedersi se davvero ne avrebbe tratto soddisfazione, se si sarebbe sentito in qualche modo in pari con lei e con il destino; ma per la prima volta ne rimase turbato.
Forse perché non riusciva a togliersi la mente quegli occhi che l’ avevano guardato mentre tutto dentro di lui stava bruciando, o quelle piccole mani che l’ avevano stretto facendogli chiedere se lei lo avesse mai accarezzato.
Tutto era così diverso in lei. Tutti i gesti di quella sera gli erano sembrati così gentili e così spontanei da averlo turbato più di qualsiasi altra cosa.
O forse, era solo perchè i gesti e le parole di quella sera, erano ciò che di più gentile ricordava da parte di sua madre.
***
Pegasus si materializzò nel salotto di casa Malfoy ancora turbato.
Tutto quello che era successo quella sera: il vedere sua madre, quando ancora non era la madre che aveva conosciuto e il vedere suo padre e pensare che se non fosse riuscito a cambiare niente, sarebbe dovuto tornare in un futuro, in un suo presente, dove lui non c’ era.
Si sedette sul divano e chiuse gli occhi, cominciando a tormentare il suo elastico e continuando a pensare.
Cris aveva ragione, non poteva permettersi di mandare tutto all’ aria, non era l’ unico ad avere interesse che il loro futuro cambiasse.
I genitori di Cris e Zoe erano morti quando le due gemelle avevano ancora pochi mesi, vittime della guerra, vittime e martiri per cercare un mondo migliore, per liberare il mondo magico dagli Apocalittici. La madre di J.J. era morta, quando lui era ancora piccolissimo e solo perché la sua migliore amica, sua madre, l’ aveva venduta come se la loro amicizia non fosse mai esistita.
A volte si chiedeva come potesse essere sua madre, ma poi arrivavano i racconti dei suoi nonni o di suo padre; spesso quando era un bambino che doveva riabituarsi a vivere e che doveva superare quello che sua madre gli aveva fatto, suo padre lo prendeva in braccio e si metteva a raccontargli della fantastica ragazza della quale si era innamorato: di come fosse stato difficile conquistarla, di come lei non gli avesse reso la vita facile e di come, a lui, questa cosa lo facesse innamorare sempre di più e Pegasus si ritrovava a chiudere gli occhi ed immaginare con la fantasia di un bambino di sei anni, un abbraccio pieno d’amore da parte di sua madre, uno sguardo pieno d’ orgoglio o qualche parola di conforto. Aveva impiegato anni a capire che non sarebbe mai successo e quando era accaduto, aveva smesso di sognare e aveva iniziato ad odiarla.
Ad odiare tutto di lei, a scappare ogni volta che sentiva parlare di lei, a tapparsi le orecchie ogni volta che suo padre o suo nonno la nominavano. Lei non esisteva più per lui, neanche la vecchia Lily, neanche quella dolce e piena d’ amore,perché tanto per lui non era mai stata così. Invece quella sera si era ritrovato a pochi centimetri da lei e le sue mani ancora tremavano.
Le strinse a pugno proprio nell’ istante in cui si accese la luce.
“ Sai, Pegasus, ero convinto di aver fatto gli incantesimi di protezione” la voce inconfondibile di suo nonno, gli arrivò prima ancora che riuscisse a vederlo e lo riscosse dai suoi pensieri.
“ Come sapevi che ero io?” chiese, strusciandosi leggermente gli occhi per abituarli alla luce.
Draco ghignò “ bè, mio figlio è tornato ore fa’” rispose “ e poi…” continuò, stringendo gli occhi e guardandolo fisso come se volesse leggere tutte le risposte che gli servivano sul suo volto “ sono davvero sicuro di aver fatto gli incantesimi di protezione” concluse e Pegasus sorrise “ e scommetto che sei ammirato, ma anche piuttosto incavolato, perché non riesci a capire come sia potuto entrare ugualmente” spiegò.
Draco sollevò un dito davanti al suo viso “ sì, potrei dire che sono incavolato…”
“ Anche ammirato, ma non lo ammetteresti mai” lo interruppe Pegasus, senza riuscire a nascondere la sua soddisfazione.
“ Puoi smetterla di leggermi nel pensiero e spiegarmi come fai a fare tutte queste magie?” gli chiese indispettito, sedendosi di fronte a lui.
“ Oh, non ho bisogno di leggerti nel pensiero, nonno”.
Draco alzò gli occhi al cielo, esasperato per il fatto che lo avesse chiamato di nuovo in quel modo.
“Ops, scusa, nonno”  aggiunse ironico Pegasus, passandosi scherzoso un indice sotto il naso.
Era incredibile come la sua mente fosse tornata immediatamente serena.
I suoi nonni erano sempre riusciti a rasserenarlo e aiutarlo.
Draco trattenne a stento una risata. Gli risultava sempre più difficile fingersi indifferente con quel ragazzo.
Però allo stesso tempo doveva saperne di più su di lui.
“ Ti ho accolto in casa, credo che tu me la debba una spiegazione” gli disse e Pegasus sorrise quasi in maniera sorniona.
“ Davvero stai tentando il ricatto morale con me?” gli chiese, senza riuscire a nascondere il divertimento nella sua voce e Draco lo osservò a fondo: aveva un sorriso stupendo, riusciva ad illuminargli tutto il viso, rendendo i suoi occhi grigi luminosi come fari nella notte. Eppure quello non era il sorriso di Scorpius, ma non era neanche un sorriso che gli era del tutto sconosciuto, solo che non riusciva a collegare il sorriso alla persona e sapeva che appena lo avrebbe fatto, avrebbe trovato la madre.
“ Comunque ti devo molto di più di una spiegazione” convenne Pegasus e Draco notò che la sua espressione si era fatta cupa “ sì, mi devi qualche Galeone”  scherzò Draco per alleggerire l’ atmosfera, ma Pegasus restò serio e si portò in un movimento involontario la mano sulla guancia, coprendosi la cicatrice “ no, ti devo la vita” replicò e Draco poté vedere dai suoi occhi e sentire dalla sua voce che stava dicendo la verità.
Non sapeva neanche lui con quale certezza riusciva ad affermarlo, ma ne era sicuro.
Sapeva che era un’ assurdità, conosceva quel ragazzo da meno di un giorno, ma i suoi modi di fare e persino la scelta delle sue parole, la sua voce, avevano così tanta familiarità per lui che gli sembrava di conoscerlo da sempre.
“ Ti ho salvato la vita?” chiese Draco “ non sembra una cosa da me, almeno che non ci fosse anche la mia in pericolo” aggiunse.
Pegasus increspò leggermente il labbro superiore in quello che doveva essere un sorriso mal riuscito.
“ Non salveresti la tua famiglia?” gli chiese, conoscendo benissimo la risposta, infatti riprese a parlare immediatamente “ e poi non eri solo, è stata una collaborazione…”
“ Con tuo padre” lo interruppe Draco, curioso di sapere di più “ non proprio” replicò Pegasus e Draco si portò una mano alla tempia per pensare meglio.
Era strano che Scorpius non lo avesse aiutato a salvare il suo bambino. In fondo aveva insegnato dei buoni valori a Scorpius e sapeva che lui non si sarebbe mai tirato indietro a meno che…
La mano di Draco tremò mentre la riportava sul suo ventre “ Scorpius morirà” sussurrò, spalancando gli occhi terrorizzato.
Non sapeva neanche lui quando aveva iniziato a credere a quel ragazzo, sapeva soltanto che gli credeva e che il pensiero che suo figlio potesse morire da lì a pochi anni lo aveva terrorizzato, ma Pegasus scosse la testa e si portò le mani ai capelli, senza smettere di muovere la testa da una parte all’ altra.
“ Senti, nonno, non è così semplice…credimi vorrei che lo fosse, ma la mia vita è un gran casino e ti ho già detto anche troppo…”
“ Ma se tuo padre non morirà…”
“ Non posso dirti più niente” esclamò arrabbiato e Draco vide che aveva cominciato di nuovo a giocare con quel suo elastico nero che portava al polso.
Draco sospirò. Era un Serpeverde e sapeva giocare d’ astuzia. Doveva solo aspettare e piano piano sarebbe riuscito a venire a sapere tutto.
“ Ti ho preparato una stanza di sopra, sono le cinque e tra tre ore dovrai essere in Accademia, quindi sarebbe meglio dormissi un paio d’ ore”
Pegasus annuì e si voltò verso la porta, anche se dubitava che sarebbe riuscito a chiudere occhio, almeno avrebbe potuto sdraiarsi e continuare a riflettere in tranquillità.
“ Ah, Pegasus?”
Lui si voltò lentamente verso suo nonno e lo vide sorridere “ i capelli” gli disse e Pegasus se li toccò, ma li sentì come sempre, arruffati e morbidi.
Draco sorrise ancora più ampliamente “ sono biondi” gli spiegò e Pegasus aprì gli occhi sorpreso. Li aveva dimenticati biondi.
Passò una mano, stancamente, sopra la sua testa e i capelli tornarono mori.
“ La bacchetta” lo rimproverò Draco, ma Pegasus scosse la testa. Era troppo stanco per ribattere.

COMMENTO: ECCOCI QUA…HO SVELATO IL MOTIVO DELLA REAZIONE DI PEGASUS ALLA VISTA DI LILY…PERO’ VOLEVO TRANQUILLIZZARVI SUL FATTO DI LILY, LEI PER ORA NON E’ CATTIVA…LA MIA LILY NON POTREBBE ESSERE CATTIVA : )) PERO’ NEL FUTURO DI PEGASUS LO E’…PERCHE’ ? NON VI SEMBRA CHE CI SIA QUALCOSA CHE NON TORNI?? Sì ; ))) PERCHE’ DOVETE SCOPRIRE ANCORA DIVERSE COSE : )) CMQ SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, AVETE CONOSCIUTO I 4 RAGAZZI DEL FUTURO, MA NON PREOCCUPATEVI PIANO PIANO LI VEDREMO TUTTI IN AZIONE E UN ULTIMA COSA…RICORDATEVI IL TRISKEL CHE TORNERA’ ; )) SPERO CHE MI FARETE SAPERE !! RINGRAZIO DI CUORE LE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21 / ARYELLE / ALWAYS 89 / IPSE DIXIT E ALESSANDRA CORTESE !! SIETE GENTILISSIME, GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE !! SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCHE VOI !! UN BACIONE !!
 

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Capitolo 5
*** 4 CAPITOLO ***


Alle 100 fantastiche persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti: GRAZIE di cuore a tutte quante !!

Scorpius scese le scale di casa sua piuttosto velocemente.
Era in ritardo come sempre.
Albus lo prendeva sempre in giro, scherzando e dicendogli che non riusciva a capire come un principino, perfettino come lui, potesse essere sempre in ritardo.
“ Buongiorno, tesoro” disse sua madre, mentre lui le baciava la guancia e correva ad aprire il frigo.
Prese un cartoncino di succo di zucca e cominciò a berlo velocemente.
“ Non sarebbe meglio se ti sedessi a far colazione con tranquillità?” gli chiese Astoria, spostandosi un ciuffo da davanti agli occhi e accendendo con la bacchetta il fuoco per fare il caffè.
Aveva sempre amato preparare da sola la colazione per la sua famiglia.
Scorpius sorrise alla madre “ sai che non ho tempo, dov’ è papà?” chiese, facendo vagare lo sguardo per la cucina.
“ Qua” rispose Draco, entrando dalla porta accompagnato da Pegasus.
Alla vista del fantomatico cugino, Scorpius storse le labbra “ avevo dimenticato che avresti dormito da noi” disse soltanto, buttando il cartone dentro al cestino.
“ Buongiorno anche a te, Scorpius” rispose Pegasus, facendo sorridere Draco.
Scorpius strinse gli occhi e guardò suo padre. Lo stava prendendo in giro?
“ Devo andare” disse superandoli e camminando a passo spedito verso la porta.
“ Scorpius” la voce di suo padre, però, lo costrinse a fermarsi e contemporaneamente ad irrigidirsi, perché sapeva che cosa stava per chiedergli.
Si voltò lentamente, cercando di non mostrare tutto il nervoso che stava accumulando in quel momento.
Draco sorrise in direzione del figlio e Scorpius alzò gli occhi al cielo “ Oh, certo, Alexander, vieni pure con me” disse sarcastico.
Pegasus guardò suo nonno, sapeva già di non aver fatto esattamente colpo su suo padre, ma se lo costringeva a sopportare la sua presenza, sarebbe arrivato ad odiarlo e invece, a lui, sarebbe piaciuto potersi godere quei momenti con suo padre.
“ Senti, Alex, perché non vai a prenderti qualcosa da mangiare?” gli chiese e Pegasus sbarrò gli occhi.
“ Vai” ordinò Draco e Pegasus seppur a malincuore fu costretto a rientrare in cucina. Se non avesse fatto come gli aveva detto Draco, sarebbe sembrato sospetto.
Draco si avvicinò al figlio “ sai che sembri un ragazzino viziato e geloso?” gli chiese, non capendo il suo comportamento.
Geloso? Geloso?
Era questo che credeva che lo disturbasse?
Pensava che fosse geloso del suo papà come un bambino? Sentì la rabbia montargli velocemente, ma che opinione aveva suo padre di lui?
“ Io non sono geloso. Io non capisco come tu possa essere così cieco” si arrabbiò Scorpius “ questo ragazzo arriva dal nulla, dice di essere un parente, un tuo cugino da parte di nonna Narcissa, peccato che le sue sorelle fossero la svitata di Bellatrix che non può essere sua madre, visto che è morta anni prima che lui nascesse e Andromeda, che non mi risulta avesse altri figli oltre alla madre di Teddy, ma anche sorvolando su questa cosa- che prima o poi vorrei tu mi spiegassi- me lo infili in casa, ti affezioni a lui in un modo in cui non ti ho mai visto affezionarti a nessuno e non gli chiedi prove, non gli chiedi cosa voglia. Sai che ieri sera ha fatto esplodere quasi tutte le attrezzature in palestra? Ed è successo mentre parlava con Lily. Lily Potter ti rendi conto che se lo sapesse Harry, io verrei buttato fuori dal programma e tu passeresti non so quanti gua? tutti ancora ricordano i rapporti che avevi con Harry Potter, tutti comincerebbero a pensare che ti sia unito agli Apocalittici. Quindi scusami tanto se non mi fido di lui e non capisco come tu invece possa farlo e mettere a repentaglio tutto. Vale davvero la pena per uno che non conosci neanche?”
Scorpius concluse il suo sfogo con il fiato corto e la rabbia iniettata nei suoi occhi grigi.
Draco sapeva benissimo che suo figlio era intelligente e scaltro e sapeva che la storia del cugino non reggeva più di tanto, non con qualcuno che conosceva la famiglia.
In fondo Scorpius aveva solo tirato le somme di tutto quello che era successo il giorno precedente.
“ Non è come credi”  gli sussurrò e desiderò tanto dirgli tutto quel poco che sapeva, ma davanti a sé rivide gli occhi di Phoenix e il suo sguardo ammonitore di pochi minuti prima.
Se lui avesse detto tutto a Scorpius, suo nipote non si sarebbe più fidato di lui e Draco sapeva che ci doveva essere molto di più dietro al viaggio nel tempo di Pegasus.
Mise le mani sulle braccia di Scorpius “ sai che non ti ho mai mentito e non comincerò adesso, lui viene da lontano e noi siamo i parenti più stretti che gli restano…”
Scorpius emise una mezza risata “ e tu gli credi?” chiese stupito, ma prima che Draco potesse rispondere Pegasus si schiarì la voce “ non vorrei interrompere questo fantastico momento padre e figlio, ma se io non arrivo in accademia tra quindici minuti, Harry Potter non mi farà neanche provare” disse “ che dispiacere” commentò Scorpius sottovoce.
Pegasus guardò suo nonno con un leggero sorriso e poi affiancò suo padre “ ne terrò conto” rispose, facendogli capire che aveva sentito il suo commento.
Scorpius lo guardò “ andiamo” ringhiò, prese una manciata di polvere volante e un po’ di polvere scintillante fuoriuscì dalla sua mano chiusa a pugno, poi guardò Pegasus e disse chiaramente la destinazione, scomparendo tra le fiamme.
Draco guardò Pegasus seguire le orme del padre e prendere una manciata di polvere volante. Non sembrava turbato, ma Draco sospettava che fosse solo apparenza
“ Buona fortuna” gli disse, osservandolo entrare nel camino.
Pegasus lo guardò alzando la mano che doveva lanciare la polvere “ non ne ho bisogno” rispose strizzando l’ occhio a suo nonno e pronunciando a chiare lettere la destinazione.
Quando arrivò nel camino di quello che aveva riconosciuto come il Ghirigoro si scosse leggermente i vestiti  dalla polvere e si guardò intorno per vedere dove fosse suo padre.
Lo vide appoggiato ad uno scaffale e che lo osservava con le braccia conserte “ sei pronto?” gli chiese con voce noncurante, come se non gli importasse davvero la risposta ed a dimostrazione di ciò cominciò a scendere la scale.
Pegasus alzò gli occhi al cielo e lo seguì.
Non dissero una parola fino all’ entrata in Accademia e Pegasus fu quasi sollevato quando Harry Potter lo fermò appena varcata la soglia.
“ Buongiorno” gli disse con un sorriso, anche se i suoi occhi sembravano ancora sospettosi.
Pegasus rispose al saluto e Harry cominciò a spiegargli in cosa sarebbe consistita la sua prova.
“ Gli Auror devono dimostrare di sapere gestire una situazione di pericolo, di conoscere le pozioni e gli incantesimi…diciamo che la tua prova verterà su queste cose”.
Pegasus annuì. Forse l’ unica cosa che lo preoccupava erano gli incantesimi da pronunciare con la bacchetta, era talmente abituato a farlo utilizzando le sue mani che aveva paura di non riuscire a incanalare la sua energia in quel piccolo bastoncino di legno.
Fece per entrare negli spogliatoi maschili, ma vide sua madre venirgli incontro.
Subito il fiato gli si bloccò nei polmoni. Respira, si disse mentalmente.
Sapeva che se non avesse respirato, i suoi pensieri si sarebbero azzerati e in quel caso gli sarebbe stato più semplice perdere il controllo. E non doveva succedere.
“ Spero che verrai preso” gli disse Lily con un sorriso.
Pegasus guardò il sorriso di sua madre. Quel sorriso uguale al suo e provò l’ ennesima fitta dolorosa.
“ Grazie” mormorò, prima d’ infilarsi nello spogliatoio e lasciarla ferma e stupita dalla sua reazione.
Appena uscì dallo spogliatoio dove si era infilato la semplice divisa da recluta Auror: una maglia a mezza manica azzurra e un pantalone dello stesso colore, i suoi occhi trovarono di nuovo quelli della madre e si ritrovò a sorridere pensando all’ ironia della cosa.
Sua madre indossava la sua stessa divisa; ma non era quello a stupirlo, quanto il fatto che gli Auror vestivano da sempre di azzurro: per loro era il simbolo della luce e del combattere contro l’ oscurità.
E forse proprio per quello vedere quella divisa addosso a sua madre gli sembrava come una stonatura in un’ esecuzione perfetta.
Lei gli sorrise, probabilmente per incoraggiarlo, ma Pegasus distolse velocemente lo sguardo e cercò suo padre.
Lo vide appoggiato al muro. Suo zio Albus accanto a lui, entrambi parlavano, ma non sembravano perdersi neanche un suo movimento.
Sospirò pensando che avrebbe dovuto risolvere quella situazione. Doveva conquistarsi la fiducia di suo padre, ma dal suo sguardo comprese che non sarebbe stato semplice.
Suo nonno si schiarì la voce per intimare il silenzio e Pegasus alzò gli occhi su di lui.
Harry Potter lo stava guardando da dietro un bancone: su di esso vi era poggiato un calderone, un mortaio e diversi ingredienti che Pegasus immaginava gli sarebbero serviti per una qualche pozione.
Sorrise dentro di sé, in pozioni non aveva mai avuto problemi. Gli era sempre venuto molto naturale.
Alzò gli occhi su suo nonno, pronto a ricevere l’ ordine per la pozione, ma vide i suoi occhi verdi brillare.
Lo conosceva troppo bene e sapeva benissimo che quello era lo sguardo di quando qualcosa bolliva in pentola, ma non capiva cosa.
“ Vorrei tu mi preparassi la pozione Occhiopallato” ordinò Harry e Pegasus tornò a posare lo sguardo sul tavolo di fronte a lui, sicuro che avrebbe trovato una falla.
Conteggiò mentalmente gli ingredienti: zanne di serpente, pungiglioni di Celestino, sembrava esserci tutto.
Tutto tranne…
Alzò gli occhi senza nascondere un sorriso di soddisfazione “ potresti darmi anche l’ Aconito?” gli chiese e Harry trattenne un sorriso, mentre posava l’ ingrediente mancante sul tavolo.
Incurante del mormorio che si era sollevato, Pegasus iniziò a preparare la pozione e dopo poco più di un’ ora la portò a termine.
Harry la mescolò e ne tirò su una paiolata. La vide nel suo tipico colore rosa e la consistenza era fluida come doveva essere.
“ E’ corretta” disse soltanto e Pegasus sollevò il labbro superiore in un mezzo sorriso.
Harry si lasciò contagiare dal suo sorriso, sembrava come quando Lily e James ridevano, era impossibile resistere; non potevi fare a meno di ridere con loro.
Per un attimo il suo cuore si fermò, come ogni volta che pensava a James, ma s’ impose di tornare a pensare al lavoro.
“ Ben fatto” gli disse prima di riuscire a fermarsi.
Forse lo fece solo perché quel ragazzo lo stava guardando come se anelasse la sua approvazione, o forse perché in un certo qual modo gli ricordava suo figlio, ma per la prima volta si sbilanciò con lui.
“ Adesso vediamo come te la cavi in incantesimi” commentò, uscendo da dietro il bancone e conducendolo quasi in mezzo alla stanza.
Con grande sorpresa di Pegasus anche gli incantesimi andarono bene; un po’ perché quelli che per loro erano incantesimi avanzati per lui erano incantesimi quasi basilari e un po’ perché fare gli incantesimi con la bacchetta era davvero semplice: gli bastava incanalare la sua energia attraverso le sue mani, invece che nelle sue mani.
“ Un  ultimo incantesimo che immagino saprai è fondamentale per gli Auror. Devi creare un Patronus e farlo parlare”
Pegasus si morse un labbro. Lui con i Patronus aveva sempre avuto molti problemi, nessuno nel suo tempo se ne era mai stupito più di tanto, visto gli orrori del suo passato, ma qua nessuno lo sapeva e chiaramente il Patronus era uno degli incantesimi fondamentali.
Alzò la bacchetta e lo sguardo si posò per un attimo su sua madre, seduta a terra accanto a sua zia Alice che lo guardava come se riponesse fiducia in lui, come se volesse davvero che lui vincesse le prove e poi guardò suo padre che, per ironia, aveva lo sguardo esattamente opposto.
“ Expecto Patronum”  sillabò le parole con sicurezza e cercò il suo pensiero felice nei meandri della sua memoria, proprio come gli aveva sempre insegnato suo nonno Harry.
Uno sbuffo di vapore argenteo uscì dalla sua bacchetta e Pegasus chiuse gli occhi.
Credeva che il ricordo di quando era riuscito a riabbracciare suo padre fosse abbastanza forte, ma forse era troppo piccolo e racchiudeva comunque così tanta tristezza.
Ignorò i vari risolini che gli arrivarono alle orecchie e si concentrò. Guardò fisso gli occhi di suo nonno e ripensò a tutte le persone che amava.
Ad uno ad uno tutti i visi si fecero spazio nella sua mente: suo padre, i suoi nonni, J.J. ,Zoe, Cristel e i suoi occhi cielo e infine, per quanto cercasse d’ impedirselo, gli occhi castani di sua madre.
Lo sguardo che aveva visto qualche secondo prima, la fiducia che aveva letto nei suoi occhi.
“ Expecto Patronum” pronunciò e finalmente una tigre argentea uscì dalla sua bacchetta “ che devo dirgli?” chiese a suo nonno, ma vide che lui stava guardando sua figlia, proprio come quasi tutti nella palestra.
Lily aprì le labbra sorpresa. Le sembrava impossibile. Una cosa del genere non capitava mai, o meglio quasi mai, a giudicare dai racconti di suo padre.
Sapeva che era successo ai suoi nonni, ma invece, ad esempio, non era successo ai suoi genitori.
Sentì su di sé lo sguardo di Scorpius, ma non lo guardò, in fondo anche se avesse potuto avanzare qualche protesta non ve ne era motivo.
Lei e Alexander si conoscevano a malapena.
“ Sarà un caso” affermò Alice, guardando l’ amica che era ancora stordita.
Pegasus spalancò gli occhi.
Non poteva aver capito bene. Non poteva avere lo stesso Patronus di sua madre, non era semplicemente possibile.
Lui e sua madre erano l’ opposto, dovevano esserlo, perché lei era malvagia mentre lui…no, lui non lo era.
Harry annuì ancora senza guardarlo “ sì, indagherò” disse, pensieroso e Pegasus imprecò mentalmente.
La bacchetta uguale a suo nonno e il Patronus di sua madre. Adesso era davvero fregato.
Con un colpo di bacchetta lasciò che la tigre si dissolvesse e si rivolse a suo nonno “ che altro devo fare?” chiese, giudicando che l’ indifferenza sarebbe stata la cosa migliore.
Harry – che aveva ancora lo sguardo sulla figlia- si voltò verso di lui “ dimmi, Alexander” cominciò vago “ cosa sai degli Apocalittici?”
Perfetto, lo stava considerando una spia. Si era fregato con le sue mani, adesso non avrebbe più avuto modo di restare vicino a sua madre e di controllarla.
Il suo sguardo corse a Lily senza neanche rendersene conto, ma lo distolse subito.
“ Capisco” disse Harry, a cui non era sfuggita la direzione del suo sguardo “ sai che la mia famiglia è stata attaccata, vero?” gli chiese, ma prima che Pegasus potesse ribattere, Harry riprese “ ma sai qualcosa di diverso dai giornali?” gli chiese ancora.
Il silenzio era sceso nella stanza, talmente denso che sembrava si potesse quasi toccare.
“ Papà” intervenne Lily, guardandolo con rimprovero, ma Pegasus non voleva aiuto da lei “ non so niente di più” rispose, sperando che fosse la risposta che suo nonno desiderava.
Harry annuì continuando a guardarlo. Era strano essere guardato così da suo nonno, gli sembrava di essere soppesato, gli sembrava di essere valutato e per quanto sapesse che era effettivamente così, continuava a sembrargli tremendamente sbagliato.
“ Bene. Direi che per ora possiamo interrompere” sentenziò Harry, senza mai smettere di osservarlo, come se cercasse un qualche indizio sul suo volto.
“Oggi pomeriggio assisterai alle lezioni e domani valuterò il tuo grado di difesa e di mimetizzazione. Se supererai anche queste resterai…”
Pegasus emise un lieve sorriso “ in prova” concluse Harry e il nipote storse la bocca, anche se sapeva che dati tutti i sospetti che aveva su di lui, non poteva aspettarsi di più.
Harry interruppe finalmente il contatto visivo e si voltò verso tutti gli altri “ oggi pomeriggio ci sarà Ron e poi Teddy e ora…a pranzo” disse con un sorriso.
Lily si avvicinò a Pegasus e non sapeva neanche precisamente cosa voleva dirgli: fargli i complimenti? Dirgli che il loro Patronus era uguale? Cercare di capire qualcosa di più su di lui?
Ma non riuscì a dire niente perché come la vide avvicinarsi, Pegasus s’ irrigidì e con uno “ scusa” farfugliato tra i denti le girò le spalle.
Lily rimase per la seconda volta impalata e stupita. Perché la odiava così? Eppure era convinta che avessero molte cose in comune, la sofferenza che aveva visto nei suoi occhi era la stessa che aveva sentito tante volte nel suo cuore.
“ Non mi piace” affermò Scorpius affiancandola e Lily emise uno sbuffo quasi divertito “ chissà come mai lo immaginavo” asserì.
Scorpius si voltò verso di lei “ e come mai, di grazia?” le chiese puntando i suoi occhi nei propri e Lily sorrise “ perché ami essere al centro dell’ attenzione, perché sicuramente adesso in casa tua non sarai più l’ unico principino e forse anche perché hai paura che abbia catturato la mia attenzione”
Catturato la sua attenzione? Lo poteva dire forte.
Aveva dovuto tenere decisamente la rabbia sotto controllo per tutta la mattina.
Aveva visto i suoi tentativi di avvicinarlo e gli occhi di Lily che non lo perdevano per un attimo e poi c’ era anche la storia del Patronus.
Sapeva che non era comune trovare due maghi che non fossero connessi e avessero lo stesso Patronus.
Non piaceva neanche a lui provare tutte queste emozioni, non le aveva mai provate per nessuna.
Gelosia. Possessività. Non sembravano parole facenti parte del suo vocabolario, ma con Lily era diverso.
Il sapere cosa le era successo. Il sapere perché scappava da lui e perché continuava a negarsi la possibilità di amare lo rendevano ancora più deciso ad abbattere le sue barriere; ancora più deciso a dimostrarle che il suo cuore poteva battere ancora o forse era anche perché lui lo sperava.
Lo sperava per quello che il suo di cuore gli trasmetteva sempre, per quello che il suo cervello gli comunicava continuamente e per quello che il suo corpo continuava a cercare di fargli capire.
Forse, quello che provava per Lily, era più di un’ attrazione. Più di una sfida.
Ma questo, lei, non doveva saperlo.
Le mise l’ indice sotto il mento sollevandolo verso di lui, di modo da poterla guardare dritta nei suoi occhi castani “ non ti starai sopravvalutando?” le chiese,  ma Lily sorrise a sua volta “ tu dici?” gli chiese, facendo scorrere l’ indice sulla sua guancia.
La mascella di Scorpius si contrasse e con uno scatto chiuse la sua mano attorno al suo polso.
“ Perché vuoi farmi impazzire?” le chiese, ma Lily non riuscì a rispondere perché la voce di Albus chiamò Scorpius, sicuramente per andare a pranzo.
Scorpius si voltò un secondo verso di lui senza lasciare il polso “ ti raggiungo” gli disse annuendo velocemente per comunicargli che aveva capito, poi si voltò di nuovo verso Lily.
Il respiro di Lily che sembrava quasi echeggiare nella palestra vuota, i suoi occhi che non riuscivano a lasciare quelli di Scorpius e i suoi denti che mordicchiavano senza sosta le sue labbra, fino a quando Scorpius non s’ impossessò di esse in un bacio pieno di amore e di passione.
Le sue mani che circondavano le gote rosse e accaldate di Lily, lasciando che le sue dita scivolassero e le accarezzassero , i loro respiri uniti che sembravano uscire dal loro controllo e i loro corpi talmente vicini che poteva sentire il seno di Lily  schiacciato contro il suo petto.
Lily sapeva che sarebbe successo, ma in quel momento non riusciva a impedirselo.
Il suo stomaco era stretto in una morsa di eccitazione e le sue mani erano subito salite a circondare il collo di Scorpius.
Tutti i suoi propositi, tutte le sue idee e tutto quello che era successo in quel momento erano solo un angolino buio della sua mente e tutto in lei sembrava urlarle di continuare, di lasciare che qualcuno provasse ad amarla.
Quando Scorpius si staccò da lei appoggiò la fronte contro la sua “ tu puoi continuare per tutta la vita a dire che questo non è nulla” le disse e Lily vide i suoi occhi che sembravano plumbei e pieni di eccitazione “ ma io non smetterò mai, non rinuncerò mai a te, neanche se dovessi perdere del tutto la ragione, potrei rinunciare a te”
Lily si scansò di colpo con gli occhi sgranati.
Quella che Scorpius aveva appena fatto era una dichiarazione d’ amore, o meglio, era ciò che per lui più si avvicinava ad una dichiarazione d’ amore.
Adesso doveva essere lei ad essere forte e ad allontanarlo, ma come poteva fare se il cuore le batteva così veloce che sembrava esploderle nel petto e se in quel momento non avrebbe desiderato altro che buttarsi tra le sue braccia e lasciarsi andare.
Parlare con lui, dirgli tutto quello che aveva nel cuore: perché si sentiva oscura, perché era convinta di non riuscire più ad amare e perché non poteva fidarsi più di nessuno.
Invece scosse la testa, le lacrime che le pungevano gli occhi e che, caparbiamente, fermava al limitare delle sue ciglia, poi gli voltò le spalle e corse via, senza dire una parola.

COMMENTO: LO SO, CAPITOLO DI TRANSIZIONE, MA CI DEVONO PUR ESSERE ANCHE QUESTI ALTRIMENTI COME FACCIO A COLLEGARE TUTTO? ;) COMUNQUE SE TUTTO VA NEL VERSO GIUSTO NEL PROSSIMO CAPITOLO DOVREI RIUSCIRE A SPIEGARE CHI SONO GLI APOCALITTICI ED ENTREREMO NEL VIVO DELLA STORIA : )) PER IL RESTO SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…CHE VI SIA PIACIUTO PEGASUS E CHE SCORP NON VI SIA SEMBRATO TROPPO DIABETICO, D’ ALTRONDE HO PENSATO CHE PER UNA VOLTA POTESSE ESSERE LUI IL PRIMO A CAPIRE DI ESSERE INNAMORATO ; )) RINGRAZIO LE 10 FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, VI ADORO TUTTE NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / ALWAYS 89 / ARYELLE / LILY NON LILIAN / BLACKFURY  / ALESSANDRA CORTESE / SINISA / KETTY / IPSE DIXIT E LILY LUNA MOON !! SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCORA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 6
*** 5 CAPITOLO ***


“ Tua sorella mi sta facendo letteralmente andare fuori di testa” .
Scorpius si sedette attorno al tavolo e quasi sbatté, il vassoio con il mangiare, sopra di esso.
Albus lo guardò da sopra gli occhiali. In effetti sembrava davvero innervosito.
“ Dov’ è ora?” gli chiese con tono di noncuranza e Scorpius lo guardò con nervosismo “ ti importa?” gli chiese sarcastico.
Questo recitare la parte del fratello a cui non importava niente di quello che faceva sua sorella, non riusciva molto bene ad Albus, o almeno non riusciva ai suoi occhi che lo conosceva bene e che lo vedeva esternamente, ma Lily sembrava crederci.
Albus fece cenno di diniego “ no, semplicemente ti ho visto e sembri molto preso da lei” lo guardò dritto negli occhi “ non devi” gli ordinò e Scorpius sollevò il labbro superiore in segno di scherno, appoggiandosi comodamente contro la spalliera della sedia “ e me lo dici in qualità di…”
Forse si aspettava che gli dicesse che era ancora un fratello geloso, ma dimenticava che anche Albus era furbo e sapeva svicolare bene “ in qualità di migliore amico” gli disse, tornando a mangiare.
Ma Scorpius non aveva intenzione di arrendersi, quella storia era durata fin troppo “ ah, certo, ma non devi preoccuparti per me, vedi, io non ho intenzioni serie con lei”
Vide la mano di Albus stringere più forte la forchetta, ma, ancora, il ragazzo non disse niente.
“ Mi piace e non lo nego, ammetto che per una buona notte di sesso mi sta facendo dannare, ma credo che riuscirò a portarmela a letto e dopodichè…”
“ Smettila” .
Albus lasciò di colpo la forchetta che tintinnò nel piatto e guardò il suo amico con gli occhi che sembravano due tizzoni verdi e ardenti.
“ Non m’ importa” gli disse “ puoi portartela a letto, lasciarla, sposarla o averci cinque figli, ma non mi dire niente di lei” gli disse alzando di un tono la voce.
“ Non m’ importa niente di lei. E’ morta il giorno in cui è morto mio fratello e hanno torturato nostra madre”.
Scorpius era sconvolto.
Non sapeva se a disturbarlo di più fosse stato il fatto che Albus stesse parlando davanti a tutti di quello che era successo quel giorno, cosa che non avveniva mai; o se fosse stato il fatto che avesse alzato la voce; o ancora, il fatto che le sue parole trasudavano così tanto odio che lo costrinse a chiedersi se si fosse sbagliato, se davvero ormai il rapporto tra Albus e Lily fosse definitivamente rotto.
Il silenzio era calato nella stanza. Scorpius vide che tutti li stavano guardando e vide lo sguardo attento di Alexander e quello triste e comprensivo di Alice.
Albus si alzò così velocemente che grattò la sedia contro il pavimento e se ne andò senza guardare in faccia nessuno.
“ Sono davvero bravo ad allontanare da me tutti i Potter, oggi” disse ironico Scorpius, appena Alice si sedette accanto a lui.
“ Ma che è successo?” chiese lei, mentre anche Pegasus li raggiungeva.
Scorpius guardò il ragazzo negli occhi come per comunicargli che era di troppo in questioni tanto private, ma quando vide che lui sosteneva il suo sguardo senza accennare ad alzarsi, scosse le spalle e continuò a parlare, tanto se fosse rimasto nel programma si sarebbe accorto da solo dei rapporti tra i due fratelli.
“ Stavo cercando di far capire ad Albus che tiene a Lily, credevo di scatenare il suo lato geloso di fratello maggiore…”
“ Vorresti dire che voi…”
Ma Scorpius interruppe Alice con un’ occhiata, non si sentiva a suo agio a parlarne davanti ad Alexander, il sorriso sfrontato che gli vedeva in volto, pur ricordandogli vagamente quello di Lily, non gli piaceva come il suo.
“ Comunque” riprese “ ho solo ottenuto di sentirmi dire che non gli importa niente di lei” guardò Alice negli occhi “ non capisco” disse sospirando “ devi aver notato anche te come si comporta nelle situazioni di pericolo o durante le prove fisiche di Lily”.
Alice annuì “ non le toglie gli occhi di dosso” convenne.
“ Non solo, il suo corpo s’ irrigidisce e, a volte, mi sembra di sentirlo anche trattenere il respiro”  incrociò le braccia lasciandosi, di nuovo, andare verso la spalliera “ dev’ esserci qualcosa che non ci dicono…”
“ Certo che c’ è” intervenne Pegasus, parlando per la prima volta e Scorpius spostò lo sguardo su di lui, guardandolo con sospetto.
“ E tu che ne sai, Alexander?” gli chiese, senza preoccuparsi che potesse sentire il sospetto e la rabbia verso di lui “ non sapevi solo quello che scrivevano i giornali?” chiese ancora.
Pegasus sorrise e portò l’ indice e il medio della sua mano ad allargare piano il suo elastico, come se stesse riflettendo “ non c’ è bisogno di sapere di più per capire che nascondono qualcosa che non vogliono che voi sappiate”
“ In che senso?” gli chiese Alice, in tono gentile.
Pegasus prese un respiro e guardò un secondo sua zia prima di riportare lo sguardo su suo padre “ tu sei un uomo duro, giusto? “ gli chiese e Scorpius assottigliò gli occhi senza rispondere “ o perlomeno così vuoi sembrare, ma se dei ladri entrassero in casa tua e tu ti ritrovassi a piangere come un bambino, vorresti che si sapesse?”
“ Certo che no” disse Alice in un sussurro, come se per la prima volta, avesse capito cosa nascondevano Albus e Lily.
“ Quindi credi che sia andata così?”
“ Gli dai anche relazione?” si oppose Scorpius e Alice annuì.
“ Certo che sì, rifletti. E’ principalmente Albus che disprezza Lily, lei cerca sempre di allontanarsi da lui perché non riesce a sopportare tutto il rancore che legge negli occhi di suo fratello, quindi…” fece una pausa nella quale spostò il suo sguardo da Scorpius a Pegasus “ Lily ha fatto qualcosa durante l’ attacco. Qualcosa per la quale Albus la odia” concluse e Pegasus annuì “ proprio così” concordò con un sorriso.
“ Ora sono entrambi in palestra” osservò Scorpius, guardando Alice.
Non era sicuro di quello che voleva fare. Certo non era la prima volta che si ritrovavano faccia a faccia da quando era successo il fatto, ma in quel momento erano entrambi sconvolti.
Alice si alzò come se la sedia avesse cominciato a scottare  “ vado a cercarli” disse “ vengo con te” affermò Scorpius e Pegasus si rilassò contro lo schienale continuando a mordicchiare un gambo di sedano.
Non aveva motivo di andare. Non era per quello che era venuto nel passato.
Non gli importava se suo zio e sua madre non si parlavano- anche se non riusciva a capire come mai lui non gliene avesse mai parlato- sarebbe stato solo una complicazione in più.
Non gli importava, ma non riusciva a togliersi dalla mente i suoi occhi.
Quegli occhi che sembravano credere in lui e se qualcosa del suo rapporto con Albus avesse contribuito a renderla così?
Era tornato indietro con un’ idea fissa in mente. L’ idea di ucciderla.
L’ idea di guardarla negli occhi mentre lui le avrebbe fatto male quanto lei ne aveva fatto a lui, ma adesso le cose erano cambiate. In un solo giorno, con poche occhiate e poche parole, si rendeva sempre più conto che lui avrebbe voluto poterla salvare e cambiare il loro futuro in un altro modo.
Posò il gambo di sedano sul piatto e si strusciò le mani sulla divisa dei pantaloni, quasi come se dovesse raccogliere il coraggio per andare, o al contrario per restare.
Guardò tutti gli altri ragazzi che ridevano  e che erano tornati a mangiare tranquilli e spensierati e poi si alzò.
***
“ Gli Apocalittici, per ora, si sono rivelati soltanto una volta…”
“ Per l’ attacco alla famiglia di Harry”
Cristel era seduta sul divano e stava parlando delle sue teorie con Zoe e J.J., era davvero convinta di essere sulla strada giusta.
“ E con questo?” chiese Zoe, guardando la sorella nei suoi occhi azzurri.
Cristel mosse la testa da un lato all’ altro, pensierosa.
Erano giorni che ci pensava, da quando nel loro presente avevano iniziato le ricerche sugli Apocalittici.
Avevano sempre pensato che gli Apocalittici volessero semplicemente metter fine al mondo magico e forse, in parte, ne era ancora convinta, ma era sicura che non volessero eliminare tutti i maghi, ma mettere fine al mondo magico per come lo conoscevano loro e piano piano ci stavano riuscendo.
“ Apocalisse non nel senso di fine del mondo” disse a voce bassa e Zoe aggrottò le sopracciglia “ posso sentire anche da qua le tue meningi lavorare, dimmi a cosa stai pensando” le disse.
Cristel sollevò lo sguardo e guardò prima sua sorella e poi J.J. notando, per un solo secondo, che Zoe, in quel momento, aveva lo stesso colore degli occhi del giovane Potter.
“ Sto pensando al termine Apocalisse” spiegò loro Cristel, ma Zoe e J.J. si guardarono ancora più confusi “ una traduzione aiuterebbe” commentò J.J. ironico.
“ Apocalisse significa scoprire, portare alla luce ciò che è nascosto…”
“ Ancora non ti seguo” la interruppe sua sorella e Cristel sospirò “ che gemella sei, se non riesci a seguire le mie teorie” la prese in giro, mettendosi più comoda e portando una gamba sotto la coscia.
“ Nessuno riuscirebbe a seguire le tue teorie” la prese in giro J.J. e Cristel lo guardò in tralice “ mi sarei aspettata questa risposta da Pegasus e non da te” lo rimproverò.
J.J. rise “ bè, in fondo siamo cugini, no?”
Cristel annuì tornando al suo pensiero principale “ già, siete cugini “ affermò  “ due Potter…”
“ Malfoy. Almeno che tu non abbia intenzione di incorrere nella sua ira” la riprese Zoe con una voce quasi solenne, come se volesse mettere l’ accento su quanto, per lei, fosse assurda la rabbia che Pegasus provava verso il cognome di sua madre.
“ Sì, ma in questo tempo hanno attaccato i Potter”
“ Cris, hai finito? Mi sembri pazza” si lamentò Zoe, quando Cristel s’ immobilizzò di nuovo, persa nei suoi pensieri.
“ Cosa?” chiese lei voltandosi di nuovo a guardare sua sorella.
Zoe sbuffò “ è ridicolo” commentò arrabbiata “ vuoi farci un discorso come si deve e spiegarci a cosa stai pensando?” le chiese e la guardò negli occhi, come se non ammettesse un diniego per risposta.
“ Perché hanno attaccato la famiglia di Harry Potter e poi si sono fermati?” chiese Cristel, voltando completamente la testa per avere di fronte gli occhi di sua sorella.
Zoe e J.J. non dissero nulla, ancora non erano sicuri di dove lei volesse arrivare.
“ Sappiamo che sono stati gli Apocalittici a causa dei libri di Storia della Magia ed a causa della testimonianza di tuo padre o di quello di Pegasus, ma se non fossero stati loro? “
J.J. scosse la testa “ stai insinuando che mio padre avrebbe mentito per anni?” chiese J.J. quasi offeso.
Cristel sospirò “ sto insinuando che magari tuo padre ha visto ciò che gli volevano mostrare” lo corresse e J.J. si alzò in piedi ancora pieno di rabbia.
“ Forse è quello che piacerebbe a te. Forse Pegasus ha ragione, tu dimentichi che cosa la nostra famiglia ha passato, ma mio padre non ha passato giorno della sua vita senza ricordare la tunica verde degli Apocalittici. Era l’ ultima cosa che vedeva prima di addormentarsi e la prima appena sveglio…”
“ Ma non capisci che potrebbe essere stato il trauma o…” ipotizzò Cristel, ma J.J. fece un gesto spazientito con la mano per farle capire che non voleva sentire più niente.
“ Trauma? Trauma? Certo che aveva un trauma, hanno ucciso suo fratello e rovinato la sua vita per sempre”  J.J. era inorridito “ sono felice che Pegasus non sia ancora tornato, non sai cosa stai dicendo…ti stai arrampicando sugli specchi” le disse con rabbia e poi si girò e se ne andò.
“ Cris” la rimproverò Zoe, alzandosi per raggiungerlo, ma sua sorella la fermò per un polso.
“ Ascoltami” le disse, guardandola negli occhi con quella sorta di tacito accordo che avevano sempre avuto di ascoltarsi e credersi l’ un con l’ altra.
“ Lui è offuscato dai sentimenti e sicuramente lo sarebbe anche Pegasus, ma io credo di aver ragione, credo che l’ attacco ai Potter e la nascita degli Apocalittici sia una cosa diversa…”
“ Fammi capire, davvero stai ipotizzando che le persone che hanno causato la guerra nella quale siamo dentro da vent’ anni siano buone?” le chiese Zoe, guardandola come se non credesse alle sue parole e Cristel scosse la testa “ certo che non sono buone, sto solo dicendo che forse questa guerra è stata provocata…magari è nell’ interesse di qualcuno che avvenga e quale modo migliore che non attaccare la famiglia del salvatore magico, colui che tutti amano” spiegò Cristel.
Zoe sospirò ancora non del tutto convinta “ e come intendi indagare?” le chiese.
Cristel si morse la guancia e guardò la sorella come se fosse indecisa se dirlo “ dobbiamo parlare con Aaron Corner”
Zoe emise una risata ironica “ sai che, anche se passassimo i controlli al Ministero, non ci farebbero mai entrare a parlare con un prigioniero, vero?” le chiese “ senza contare che noi non esistiamo in questo tempo” aggiunse, ma Cristel con sua sorpresa annuì.
“ Ma tu puoi diventare chiunque”
“ E come pensi di passare la pesa delle bacchette?”
“ Con quella di Pegasus” affermò Cristel sicura e in quel momento Zoe scoppiò a ridere.
“ Stai scherzando, vero?” le chiese tra le risate, Cristel le lasciò il braccio ed incrociò le sue quasi offesa “ no, che non scherzo” borbottò.
“ Dovrei fingere di essere Harry Potter?” le chiese, quando le risate iniziarono a scemare e lasciarono il posto all’ incredulità “ hai idea di quanto possa essere pericoloso?” le chiese “ se mi scoprono cosa gli dico: dolcetto o scherzetto?” la prese in giro.
Cristel sbuffò “ non fare l’ antipatica…”
“ Sono serissima” si oppose Zoe “ verrò con te” e Zoe inarcò le sopracciglia bionde “ è un suicidio” commentò e Cristel sorrise. Aveva ceduto.
***
 Lily uscì dallo spogliatoio. Si sentiva stupida ad essersi rifugiata nel bagno come le ragazzine e oltretutto cominciava anche ad avere piuttosto fame.
Il problema era Scorpius. Riusciva a controllarsi sempre meno in sua presenza.
Sembrava che tutto il suo corpo vibrasse quando era vicino a lui, sembrava che volesse implorarla di lasciarsi andare, di amare ed essere amata.
Ancora, nonostante fosse passata più di mezz’ ora, Lily sentiva le sue membra tremare e il suo cuore battere.
Proprio per quello doveva allontanarlo, proprio per quello cercava di allontanarlo, ma la realtà era che non ci riusciva perché le piaceva quello che sentiva: amava sentire il suo cuore riscaldarle le vene e accelerare nel suo petto; amava anche sentire il suo respiro divenire più affannoso e i suoi muscoli vibrare di eccitazione.
Forse perché era l’ esatto opposto di quello che aveva sentito quel giorno, quando il respiro si era affievolito, i suoi muscoli si erano irrigiditi e il suo cuore si era fermato insieme a quello di suo fratello.
“ Devi lasciarlo stare”
Lily alzò gli occhi e vide Albus davanti a sé, teatralmente appoggiato al muro accanto alla porta come se stesse aspettando proprio lei.
Capì subito di chi stava parlando e fece per superarlo per andarsene. Non valeva neanche la pena di provare a parlare, a chiarire, lei aveva perso due fratelli quel giorno.
Lei era rimasta sola.
Sola, perché non poteva dire a nessuno quello che era successo: non poteva dirlo a suo padre, o ad Alice, né tantomeno ad Albus e questo la rendeva sola.
Non riuscì a superarlo perché Albus la fermò per un polso “ devi lasciarlo stare” le impose e Lily alzò i suoi occhi castani “ lasciami, Al “ gli ordinò, guardandolo dura.
Da quando era successo tutto non si erano mai riavvicinati, Lily sapeva che era perché lui la incolpava, ma non capiva come mai, il suo fratellone, colui che per lei era stato un punto di riferimento, un confessionale e un amico tutto insieme, le avesse potuto voltare le spalle per quello e non capire che lei era stata torturata e ferita tanto quanto lui.
“ Ho detto lasciami” ripeté, ma non mosse il braccio per liberarsi, per assurdo quello era il primo contatto che avevano avuto da quando era successo il fatto.
“ Non puoi rovinare anche lui è il mio migliore amico” le disse e Lily inarcò le sopracciglia rosse fino a farle scomparire sotto i suoi capelli “ ma ti senti?” gli chiese “ sembri un bambino. Lui è mio amico e quindi tu non ti devi avvicinare a lui” prese un respiro “ lui è un adulto e può decidere da solo, anche se non capisco perché debba scegliere, non può scegliere entrambi ?”
Albus rise, ma Lily notò che i suoi occhi erano pieni di rabbia repressa “ credi che sia questo il problema?” le chiese e Lily fece segno di diniego “ no, credo che siamo noi il problema. Il tuo odio per me” gli disse prima di scuotere il braccio e liberarsi.
Non poteva più sopportare il suo contatto. Era troppa la rabbia che leggeva dentro di lui, troppo l’ odio, si sentiva morire.
Alice e Scorpius arrivarono in quel momento e li videro guardarsi negli occhi, sordi e ciechi a quello che succedeva intorno a loro.
“ E te ne stupisci? Sei così falsa o così stupida da non capire perché ti odio?”
Quelle parole colpirono Lily come uno schiaffo e indietreggiò di un passo vacillando leggermente.
Un conto era essere sicura che la odiava, un conto era sentirglielo dire.
Alice fece un passo in avanti, ma Scorpius la fermò e scosse la testa da un lato all’ altro per farle capire che dovevano attendere.
Pegasus arrivò a sua volta, ma si tenne indietro di un passo, per essere sicuro di passare inosservato.
Alzò la sua mano e le linee energetiche si disposero secondo il suo volere, pochi secondi dopo s’ illuminarono, facendogli capire che l’ incantesimo stava funzionando.
Le aprì entrambe e le direzionò verso sua madre e suo zio. Se uno dei due avesse mentito, un piccolo cono di luce avrebbe illuminato il suo polso, facendogli capire chi lo avesse fatto.
Voleva davvero vedere se aveva ragione, e quindi, se per ora sua madre era ancora buona.
“ Certo che lo so” disse Lily “ tu mi dai la colpa di tutto quello che è successo, perché io facevo parte degli Apocalittici, perché stavo con uno di loro”
Lily stava quasi urlando, ma Albus scosse la testa “ sei davvero sciocca, sai?” le chiese, ma era quasi più un’ affermazione.
“ Io so cosa significavano gli Apocalittici per te, so che erano un modo per passare il tempo, so che condividevi le loro idee di non nasconderci più ai Babbani e so che non pensavi che fossero cattivi” le spiegò “ e so tutte queste cose perché me le hai spiegate tu” aggiunse “ ore ad ascoltarti mentre parlavi di questo gruppo rivoluzionario che in tempo di pace avrebbe voluto mostrarsi ai Babbani, un gruppo di ragazzi pieni di ideali…” lasciò cadere la frase amareggiato.
Lily fece per parlare, ma Albus riprese prima che potesse farlo “ quello che non so è con quale coraggio hai attaccato la tua famiglia” lo disse come se le avesse appena detto che non era d’ accordo con lei su qualcosa e non che aveva  ucciso suo fratello.
Tutti sgranarono gli occhi e Lily s’ immobilizzò “ che stai dicendo?” chiese e dalla sua voce traspariva orrore.
Paura e orrore.
Pegasus guardò le sue mani, ma nessuno dei due polsi si era illuminato.
Come era possibile che entrambi dicessero la verità. Se uno negava quello che diceva l’ altro?
“  Sto dicendo che hai torturato e ucciso James e che hai torturato mamma e che io ho avuto fortuna solo perché è arrivata la squadra di papà” la voce di Albus era così piena di rabbia che la sua voce sembrava quasi un sibilo che usciva dai denti stretti.
Lily scosse la testa “ menti” disse con decisione, avanzando di un passo. Voleva prenderlo per la maglia, scuoterlo, imporgli di non mentire.
Lei non era un’ assassina. Lei aveva visto morire suo fratello e non l’ aveva ucciso lei.
Pegasus si guardò di nuovo le braccia, ma nessuna delle due si era illuminata. Era assurdo, sua madre tremava e, almeno che non fosse un attrice provetta, sembrava davvero scioccata e suo zio aveva una luce negli occhi, quella luce che viene soltanto quando stai finalmente dicendo la verità, quando ti togli un peso troppo a lungo nascosto.
Albus guardò Lily e, per assurdo, emise un ghigno a metà tra il sadico ed il folle: finalmente le aveva detto tutto quello che aveva nel cuore.
“ Non sai quanto vorrei” affermò “ non sai quanto vorrei che mia sorella non fosse un’ assassina”
La mano di Lily si mosse più velocemente della sua mente e sentì il suono del suo palmo contro la guancia di suo fratello, prima ancora di aver registrato di voler davvero farlo.
Il tono di disprezzo, era stato quello a farla reagire. Non aveva mai sentito tutto quell’ odio da parte di suo fratello, eppure adesso le sembrava di sentirlo, mentre le invadeva la mente, il cuore e tutti i suoi muscoli.
“ Io…io non so se ti hanno condizionato la mente, o se ti hanno fatto vedere quello che volevano, ma solo il fatto che tu ci abbia creduto…” la voce le si spezzò “ non so come hai potuto…ora capisco tutto” disse deglutendo per cercare di non piangere.
Lo guardò ancora un secondo: i suoi occhi verdi sembravano così sinceri e per niente pentiti, Lily sentì le prime lacrime scenderle nel volto.
Le asciugò bruscamente e lo superò per andarsene e lui stavolta non la fermò.  Quando vide il pubblico formato da Scorpius, Alice e Pegasus quasi sussultò.
Avevano sentito e adesso ?
Avrebbero creduto ad Albus? L’ avrebbero ritenuta un’ assassina?
Non riuscì a guardare nessuno dei due negli occhi. Guardò Pegasus e si stupì che, nonostante non sorridesse e non riuscisse a leggere niente nei suoi occhi,  per la prima volta stava reggendo il suo sguardo senza volerne fuggire.
Non sapeva davvero cosa pensare di quel ragazzo.
“ Per favore, Alice, dì a mio padre che mi sono sentita male” le disse lentamente per cercare di non far capire quanto si sentisse rotta dentro, poi passò accanto a loro che si scostarono, scioccati, per farla passare.
Appena Lily fu in strada si sentì come sgretolare.
Tutta la rabbia che l’ aveva tenuta su, quando era davanti a suo fratello, si stava trasformando in disperazione.
Lei non aveva idea di quello che gli avevano fatto per portarlo a pensare una cosa del genere, ma non riusciva neanche a capire come lui avesse potuto crederci.
Lui l’ aveva vista ferita, erano rimasti a lungo ricoverati al S. Mungo, in due letti gemelli, con loro padre che si divideva tra loro e la madre.
Il suo volto era ormai bagnato da lacrime e le persone per strada cominciarono a voltarsi verso di lei, sicuramente incuriosite, dal perché la figlia di Harry Potter fosse in quelle condizioni.
Li guardò con rabbia e poi si voltò su se stessa e si smaterializzò.
Appena arrivò in casa corse verso le scale.
Voleva vedere sua madre, voleva parlare con sua madre, era l’ unica cosa che riusciva sempre a calmarla.
Sapeva che per tutti era un’ assurdità, ma non lo era per lei.
Anche se sua madre non era cosciente, anche se l’ avevano torturata fino quasi alla follia, anche se i Guaritori avevano detto che, forse, non si sarebbe mai ripresa, per Lily era la stessa mamma di sempre.
La sua mamma forte e coraggiosa, il suo esempio, il suo scoglio in mezzo al mare.
Arrivò davanti alla porta della camera di sua madre e la spalancò con forza “ ciao, Luna” disse, ma il saluto venne fuori poco meno di un urlo, visto che scivolò e per non cadere si dovette reggere alla porta, anche se questo non le impedì di picchiare dolorosamente le ginocchia.
Si alzò maledicendo la sua vista ancora offuscata per il pianto e sorrise credendo di trovare Luna davanti a sé pronta a scherzare sul quanto fosse goffa, invece gli occhi le si spalancarono e il colore defluì in un solo secondo dal suo viso e prima di rendersene conto cominciò ad urlare.

COMMENTO:  ECCO…EHM…LO SO COMINCIO A LASCIARVI MALE, MA LA STORIA INIZIA AD ENTRARE NEL VIVO : ) EHM, INSOMMA CHE DIRE…VI ASPETTAVATE CHE ALBUS ODIASSE LILY PER QUESTO? SARA’ VERO OPPURE NO?  E SAPPIATE CHE ANCORA SI DEVONO SAPERE TANTE COSINE DI QUEL FAMOSO GIORNO…E CRISTEL AVRA’ RAGIONE OPPURE NO? CHI POTREBBE AVERE UNA MENTE COSI’ CONTORTA? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO !!  E SPERO CHE MI FARETE SAPERE…DAI CHE LE VOSTRE RECENSIONI M’ INCORAGGIANO TANTISSIMO ; )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO IL CAPITOLO PRECEDENTE OVVERO ICEPRINCESS / ALWAYS89 / ARYELLE / IPSE DIXIT / KETTY / ALESSANDRA CORTESE E SINISA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 7
*** 6 CAPITOLO ***


Sangue.
Non riusciva a vedere che sangue. Tanto, tantissimo sangue.
La mano di Lily tremò mentre si avvicinava piano al corpo di Luna riverso sul letto.
Era in una posizione strana, innaturale: sembrava quasi una bambina che si era addormentata trasversalmente e che avesse nascosto la sua testa sotto le coperte.
Lily tirò su con il naso, le lacrime che ormai le accecavano la visuale, ma per una volta non le maledì, sapeva che le stavano impedendo di vedere fino in fondo tutto quello che era successo in quella stanza.
“ Luna” disse piano Lily, la sua voce era tremante proprio come tutto il suo corpo, ma non ricevette alcuna risposta.
Aveva notato anche che sua madre non era lì, ma non era lucida per poter formulare ipotesi.
Il suo cervello era attanagliato dal panico e le sembrava quasi di non riuscire a respirare, si sentiva come dentro una bolla dove non arrivavano suoni e c’ era solo il suo battito cardiaco.
Era quasi arrivata al letto, i suoi piedi che incespicavano nei passi e le sue scarpe che lasciavano orme nel sangue sparso per tutta la stanza.
Poteva essere di una sola persona? O avevano fatto del male anche a sua madre?
Arrivò davanti al corpo riverso di Luna ed allungò piano la sua mano, le sfiorò i capelli stopposi e appiccicati a ciocche per colpa del sangue e tastò la vena sul suo collo in cerca di un battito.
Silenzio.
Sangue e Silenzio. Luna era morta.
Lily risucchiò il suo respiro portandosi una mano sporca di sangue e tremante alle labbra.
“ No, no, no”  disse, mentre le sue ginocchia cedevano e battevano contro il pavimento.
Non sentì neanche il dolore, troppo lo shock, troppa la negazione.
Scosse la testa più e più volte. Non era giusto, non era possibile.
Alzò una mano per accarezzare la guancia di Luna e quasi urlò cadendo a sedere sul pavimento e cominciando ad indietreggiare con le mani.
Il corpo di Luna era stato martoriato: i suoi occhi erano stati rimossi e nella guancia era stato impresso un simbolo.
Un simbolo che Lily aveva già visto. Un simbolo che Lily aveva addosso: il Triskel, il simbolo degli Apocalittici.
Cercò a tastoni la bacchetta. Sapeva di averla addosso, indossava ancora la sua divisa da recluta Auror.
Doveva chiamare suo padre. Doveva mandare un Patronus, ma in quel momento le sembrava la cosa più difficile del mondo.
Anche solo ricordare il suo nome le sembrava impossibile. Guardò la sua bacchetta sporca anche quella del sangue di Luna e raccolse le braccia al petto, stringendole come per avere conforto.
Gli occhi fermi e vitrei di James le comparvero davanti  e le sembrò quasi di sentire la risata pazza e sadica di Aaron.
Si mise le mani sopra le orecchie cercando di scacciare quelle immagini da dentro la sua testa “ non sta succedendo di nuovo” si disse e cominciò a muoversi avanti e indietro come se si stesse cullando.
Sangue chiama sangue. Non sarà finita. Non potete batterci.
Tutte le parole che aveva sentito in quel giorno infinito le stavano tornando alla mente e Lily cominciò a battersi una mano sopra la fronte, sempre più forte, per cercare di chiudere quei pensieri fuori e di concentrarsi su sua madre e sul chiamare suo padre.
Alzò la bacchetta in maniera instabile “ Expecto Petronum” enunciò, guardando la bacchetta e cercando di tenerla ferma.
Dalla sua bacchetta non uscì niente e Lily si asciugò le lacrime lasciandosi due lunghe striature di sangue proprio sotto gli occhi e poi si alzò cercando dentro di sé la sua famosa determinazione.
Le sue gambe tremarono sotto il suo peso mentre si alzava per raggiungere il piano inferiore.
Doveva smaterializzarsi o mandare un Patronus e sapeva che l’ unica maniera per concentrarsi era allontanarsi da tutto quell’ orrore.
Gli occhi mancanti di Luna continuavano ad apparirle, come un macabro scherzo, come se qualcuno avesse voluto trasmettere un messaggio.
In fondo gli occhi di Luna erano il suo tratto distintivo, erano sempre sognanti, sembravano sempre pieni di gioia e di speranza.
Scese lentamente le scale aggrappandosi al corrimano e quasi trascinandosi sulle gambe e si ritrovò al piano inferiore.
Sentiva la testa come se improvvisamente le fosse stata svuotata e neanche si rese conto che non stava più piangendo, che ormai la sua disperazione e la sua angoscia le stavano scorrendo nelle vene  arrivando al cuore e al cervello.
Provò ad impugnare di nuovo la bacchetta per mandare un Patronus, pensò a quando era ancora felice, a poco più di un anno prima: a quando James era ancora vivo e sempre sorridente, a quando suo padre e sua madre scherzavano assieme e si punzecchiavano, a quando Albus era il solito ragazzo riflessivo che prendeva sempre le sue difese, ma non riuscì, le vennero in mente il sorriso spento di James e le sue urla, le parole di Albus che la considerava un’ assassina e gli occhi fermi e, apparentemente, privi di vita e di volontà di sua madre.
Formulò l’ incantesimo, ma ancora non uscì niente, neanche un minimo sbuffo argenteo.
Doveva smaterializzarsi.
Strinse la bacchetta più forte e chiuse gli occhi cercando di vuotare la mente, non poteva permettersi di spaccarsi.
Fece un respiro profondo continuando a tenere gli occhi chiusi e cercando di concentrarsi sul suo respiro come gli aveva insegnato suo zio Ron.
Improvvisamente davanti ai suoi occhi vide nitidamente la figura di Scorpius, i suoi occhi argentei puntati su di lei erano così vividi che Lily ebbe quasi la tentazione di allungare una mano per accarezzargli il volto e la sua voce risuonò nell’ aria.
“ Non rinuncerò mai a te, neanche se dovessi perdere del tutto la ragione, potrei rinunciare a te”
Lily non si dette il tempo di pensare ad altro e si smaterializzò.
***
Pegasus guardò attentamente il padre di Cris e Zoe mettersi addossato alla parete della palestra e quasi scomparire, come se fosse appena stato risucchiato da essa.
Sorrise vedendo le facce meravigliate degli altri. In fondo per lui era routine: Zoe gli aveva insegnato tutti i trucchi della mimetizzazione e ormai lui li conosceva abbastanza bene.
Sapeva che anche per quello doveva ringraziare tutte le angherie che aveva subito da sua madre e soprattutto doveva ringraziare che lei gli avesse impresso il Triskel.
Quando toccò a Scorpius provare, Pegasus vide suo padre entrare in azione: il suo viso determinato, il suo corpo irrigidito e in tensione e il suo sguardo. Il grigio dei suoi occhi, sembrava quasi diventare duro come un blocco di ghiaccio.
Riuscì piuttosto bene nella mimetizzazione e Pegasus pensò che probabilmente se era diventato un mago dotato non era merito, solo, di tutto quello che aveva passato, ma anche di suo padre, che era davvero un grande mago.
Scorpius alzò lo sguardo e vide gli occhi di Pegasus puntati su di sé, assottigliò leggermente lo sguardo e prima di rendersene conto si ritrovò a cercare di capire quel ragazzo.
Sembrava un ragazzo talmente sicuro di sé da essere presuntuoso, ma nello stesso momento sembrava quasi cercare l’ approvazione e la benevolenza e Scorpius proprio non riusciva a capire.
Non comprendeva come le due cose potessero coesistere e non capiva perché sembrava, con tanta determinazione, voler diventare amico suo e di Albus, mentre, non che gli dispiacesse, sembrava insofferente ogni qual volta si trovava a contatto con Lily.
All’ apparenza gli assomigliava davvero molto ed era una cosa che non capiva, i suoi tratti erano comuni a quelli dei Malfoy mentre quel ragazzo doveva avere i tratti Black, anche se, doveva ammettere, con tutti gli strani miscugli che c’ erano stati nella sua famiglia per restare Purosangue da generazioni, non poteva escludere di avere dei tratti Black.
La lezione finì mentre era ancora assorto a studiare il ragazzo nuovo e Harry e Ron entrarono nuovamente in palestra.
Con sua sorpresa Teddy non uscì e rimase appoggiato al muro della palestra “ che succede?” gli chiese Karl e Scorpius scosse la testa, voltandosi verso Albus seduto accanto a lui.
Albus fece una smorfia mettendo il labbro inferiore sopra quello superiore a testimonianza che non ne aveva idea.
“ Alexander Black” chiamò Harry e il ragazzo si alzò raggiungendolo .
Scorpius sbuffò infastidito dalla sicurezza che anche in quel momento dimostrava.
“ Oggi pomeriggio vorrei valutare la tua bravura nei duelli. Immagino saprai che un buon Auror deve saper gestire un duello”
Pegasus annuì e suo nonno riprese: “ bene. Quindi, adesso chiamerò un tuo compagno, almeno che qualcuno non voglia offrirsi volontario”
Pegasus sgranò gli occhi e si voltò subito verso suo padre con un pessimo presentimento.
Scorpius arricciò le labbra in un ghigno soddisfatto ed alzò la mano facendo sospirare Pegasus. Era proprio come immaginava.
Harry non disse niente, guardò Pegasus e poi Scorpius, infine fece un gesto con la mano a Scorpius per fargli capire che doveva alzarsi e raggiungerli.
Scorpius si scosse leggermente il pantalone celeste e si avvicinò ai due.
“ Mi raccomando, un duello pulito e solo con incantesimi basilari” si raccomandò Harry, a cui probabilmente non era sfuggito come Scorpius guardasse Pegasus.
Poi Harry si mise da parte affiancando Ron e Teddy e guardando fisso verso di loro.
Adesso, Pegasus comprendeva perché erano tutti lì, suo nonno voleva mostrare a Ron e Teddy la novità e sicuramente voleva un loro parere, voleva sapere se poteva fidarsi di lui oppure no.
Sospirò indeciso sul da farsi, se si fosse dimostrato incapace, sicuramente, sarebbe stato espulso dal programma, ma se avesse fatto vedere gli incantesimi che riusciva a fare, sicuramente avrebbero sospettato di lui e avrebbe rischiato di essere comunque espulso dal programma.
Mosse le labbra indeciso, comunque si fosse comportato sarebbe stato pericoloso, alla fine viaggiava letteralmente sul filo di una lama.
“ Pronti?” chiese Harry e Pegasus e Scorpius si guardarono: grigio contro grigio, padre contro figlio.
Pegasus prese un respiro e annuì nervosamente.
Gli altri scambiarono la sua ansia per paura e Joey si voltò verso Karl “ cinque Galeoni che Scorpius lo stende in dieci minuti” Karl sorrise “ ci sto” rispose.
Pegasus sapeva che toccava a lui il primo incantesimo, ma non aveva la più pallida idea di cosa intendesse suo nonno per incantesimi basilari.
Si maledì per non essersi informato meglio, i viaggi nel tempo non erano così elementari come sembravano, c’ erano davvero tante cose che non sapeva, davvero tante cose che rischiavano di farlo scoprire.
Prima che potesse anche solo muovere la bacchetta, però, Pegasus vide suo padre dilatare così tanto gli occhi che credette gli potessero fuori uscire dalle orbite e poi lo vide cominciare a correre.
Inizialmente lo guardò stupito, quasi intimorito che volesse scagliarsi su di lui e indeciso sul da farsi, ma poi sentì Alice urlare ed Harry correre a sua volta verso l’ uscita della palestra e si voltò.
Sua madre era sull’ arco della porta: era piena di sangue, sembrava essere dappertutto, sul suo viso, sulla sua divisa, persino sulle sue scarpe. Sembrava che ne fosse stata inzuppata.
Suo padre la raggiunse per primo e la prese tra le braccia, lei come se non avesse atteso altro che qualcuno la sorreggesse si accasciò contro di lui sporcandolo di sangue.
“ Lily” la chiamò Scorpius, scostandole una ciocca di capelli dal viso e Pegasus sentì le sue labbra inaridirsi davanti allo sguardo di suo padre.
Quando era piccolo e suo padre gli parlava di sua madre, prima che Pegasus smettesse di ascoltare e decidesse di non voler sapere altro della donna che lo aveva generato, era stato ore ad ascoltarlo mentre descriveva l’ amore che provava per lei e a Pegasus era sempre sembrato che lui avesse una nostalgia negli occhi e nella voce, come la mancanza di qualcosa e adesso, finalmente, ne capiva il motivo.
A Scorpius nel futuro sarebbe mancato l’ amore, quell’ amore che in quel momento gli stava facendo brillare gli occhi, quell’ amore che, nonostante la preoccupazione, gli permetteva di guardare sua madre come se non esistesse che lei al mondo, come se non volesse che lei.
“ Lily” anche Harry arrivò e s’ inginocchiò per poterla guardare “ amore, sei ferita?” chiese, cercando di sollevarla a sedere, ma Lily non rispose né si mosse.
Pegasus vide suo padre gettare un’ occhiata disperata ad Albus che era immobile, i pugni chiusi, serrati in una morsa piena di rabbia e gli occhi lucidi di lacrime.
Alice lo raggiunse e gli prese la mano appoggiando la testa al suo braccio, ma lui non diede quasi adito di aver sentito alcun contatto. Sembrava che i suoi occhi fossero immersi nei ricordi più di quanto non lo fossero in quello che aveva davanti.
“ Non è ferita” sentenziò Ron che si era inginocchiato accanto ad Harry per controllare.
“ Lily, dove sei stata?” le chiese Harry con calma, anche se una vena del suo collo era così ingrossata che Pegasus immaginò che il suo cuore stesse quasi per esplodere.
Vedendo che Lily non gli rispondeva si voltò verso Alice “ non doveva essere a casa?” le chiese in modo quasi brusco.
Alice parve riprendersi dallo stato catatonico in cui sembrava caduta alla vista della sua migliore amica in quelle condizioni e si rimise in posizione eretta.
“ Sì, andava a casa, non stava bene” disse, cercando lo sguardo di Scorpius perché anche lui confermasse la sua versione, ma sorprendentemente fu Albus il primo a parlare “ la mamma” sussurrò soltanto, ma fu come se l’ avesse urlato.
Harry scattò in piedi guardando suo figlio, ma senza vederlo realmente, semplicemente, come se stesse mettendo insieme tutti i pezzi.
“ Portala al San Mungo” ordinò rivolto a Teddy e dopo un’ ultima occhiata alla figlia si smaterializzò senza neanche aspettare Ron.
Ron si portò le mani ai capelli come se stesse per esplodere, tutti sapevano che ancora non si era ripreso per le condizioni di sua sorella, poi si smaterializzò subito dopo il suo migliore amico.
Adesso, quasi tutti gli sguardi erano puntati su Albus.
Pegasus non avrebbe saputo dire che cosa gli altri si aspettassero da lui: se volevano vederlo piangere, se volevano vederlo esplodere o se, forse, speravano che dopo aver visto sua sorella così, lui si lasciasse andare e cominciasse a raccontare qualcosa in più di quello che era successo un anno prima, invece Albus lasciò la mano di Alice lentamente, facendo scorrere le proprie dita sul palmo della mano di Alice “ io vado” le disse con una voce quasi strozzata e Alice scosse la testa, Albus fece per ribattere, sicuro che Alice si sarebbe opposta, ma lei lo fermò con la mano “ voglio dire che vengo con te” e uscirono dalla stanza di corsa per scendere le scale e potersi smaterializzare anche loro.
Pegasus guardò sua madre e suo padre e sentì il suo cuore sobbalzare. Per quanto fosse assurdo, per quanto se l’ avesse detto a qualcuno, forse, sarebbe stato tacciato di essere un malato di mente, quella scena, per quanto macabra, per quanto non avesse niente di romantico, gli sembrava la cosa più bella del mondo.
Forse, soltanto perché non era mai riuscito a vedere suo padre e sua madre assieme.
Teddy guardò Scorpius “ lasciamela, la porto al S. Mungo” gli disse, ma Lily come se avesse finalmente sentito quello che accadeva intorno a lei, alzò una mano e strinse la maglietta di Scorpius, come se lo stesse pregando di non andarsene.
Scorpius guardò Teddy “ la porto io” si oppose e Teddy sospirò “ tu devi smaterializzarti fuori, perderemo più tempo” gli spiegò paziente, ma Scorpius si alzò tenendo Lily tra le braccia “ hai sentito Ron, non è ferita” protestò, poi guardò Teddy “ per favore” sussurrò e Teddy annuì lentamente.
“ Ok, vengo con te” gli disse calmo.
Scorpius uscì dalla stanza seguito da Teddy e un gran vocio cominciò a spargersi in essa. Tutti che cercavano di capire cosa fosse successo, ipotesi su ipotesi.
Pegasus li guardò un attimo e poi uscì dalla palestra. Si guardò un attimo intorno e aprì le mani, le sue linee energiche s’ illuminarono e pensò alla destinazione, poi scomparve.
***
Draco uscì dalla stanza di un paziente e sobbalzò impaurito.
“ Vuoi farmi morire?” gli chiese, guardando il nipote negli occhi “ è per questo che sei venuto dal futuro?” lo rimproverò abbassando leggermente la voce.
Pegasus cercò di sorridere, ma si accorse di non riuscirci molto bene. Per quanto cercasse di negarlo anche a se stesso, aver visto sua madre in quelle condizioni lo aveva turbato.
“ Arriveranno a momenti” gli disse e Draco sbatté le palpebre “ spero non altri come te” ribatté con un sorriso sarcastico.
Pegasus sbuffò “ non ho tempo per il sarcasmo” gli disse e Draco tornò serio vedendo lo sguardo del nipote.
“ Non so per bene cosa sia successo e non so perché nel futuro nessuno me lo abbia raccontato, ma dev’ esserci stato un altro attacco a casa Potter…”
“ Che cosa?” lo interruppe Draco incredulo “ Scorpius la sta portando qua” spiegò Pegasus.
“ Mio figlio? perché lui? È ferito?” Draco sentì di star perdendo la sua storica freddezza.
Pegasus alzò gli occhi al cielo “ non è ferito, sta benissimo è Lily Potter che non sta bene” specificò “ io starò nei paraggi, ma voglio che tu mi dica tutto quello che verrai a sapere di questa storia” continuò.
Draco s’ incupì “ ehy, signorino, chi ti credi di essere per darmi ordini?” gli chiese, ma la sua voce non era davvero severa.
Pegasus ghignò, ma non fece in tempo a rispondere niente che una voce rimbombò nel corridoio “ Draco Malfoy. Draco Malfoy è desiderato nella sala 4”
Draco sospirò e scosse la testa “ vedrò quello che posso fare” gli disse, guardandolo un’ ultima volta prima di avviarsi verso la sala e sapendo già chi vi avrebbe trovato dentro.

COMMENTO: DAI…STAVOLTA VI HO LASCIATE BENE, NO?? PRENDETELO COME REGALO DI NATALE : P NIENTE ANSIA QUESTA SETTIMANA ;) SCHERZI A PARTE, SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…SO CHE LILY E’ TALMENTE SCIOCCATA DA SEMBRARE CHE NON SI RIPRENDA PIU’, MA…BE’ CONOSCETE LE LILY CHE DESCRIVO IO, NO?? ; )) E SO ANCHE CHE E’ UN PO’ PIU’ CORTO DEL SOLITO, MA E’ GIA’ UN MIRACOLO CHE SIA RIUSCITA A PUBBLICARE, VISTO CHE HO AVUTO LA SPLENDIDA IDEA DI ORGANIZZARE IL NATALE A CASA MIA E DOMANI AVRO’ DA CUCINARE TANTISSIMO...MI SENTO COME NONNA MOLLY, MA SENZA MAGIA  : )) SPERO CHE VI SIA PIACIUTO COMUNQUE  E CHE MI FARETE SAPERE !! RINGRAZIO LE MITICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO OVVERO : ICEPRINCESS / LUISA 21 / ARYELLE / ALWAYS 89 / LILY NON LILIAN / ALESSANDRA CORTESE / ENDY LILY 95 E SINISA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! VISTO CHE STO PUBBLICANDO IL CAPITOLO SUL FINIRE DELLA VIGILIA, VI REGALO UN PICCOLO SPOILER, OVVERO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO AVREMO IL PRIMO PICCOLO FLASHBACK SU COSA E’ SUCCESSO QUEL FAMIGERATO GIORNO, INOLTRE COLGO L’ OCCASIONE PER AUGURARE A TUTTE VOI UN FELICISSIMO NATALE PIENO DI GIOIA !! UN BACIONE A TUTTE !! PS. SE VOLETE LASCIARMI UNA RECENSIONE COME REGALO DI NATALE MI FARETE FELICE ; ))

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Capitolo 8
*** 7 CAPITOLO ***


Harry Potter si smaterializzò nel salotto di casa sua e si guardò intorno con occhi quasi spiritati e il respiro affannoso per l’ ansia e la paura.
Ron si smaterializzò subito dopo di lui e dopo una breve occhiata di controllo, guardò il suo migliore amico “ andiamo di sopra” gli disse e Harry annuì cominciando a correre verso le scale.
Fecero i gradini a due a due, velocemente, Harry sentiva una fitta al cuore per ogni macchia di sangue che vedeva sulle scale e capì che probabilmente Lily era scesa al piano inferiore per allontanarsi da quello che era successo.
Appena arrivarono davanti alla stanza di Ginny il cuore di Harry si fermò definitivamente.
Ginny non c’ era e Luna sembrava morta ed era riversa sul letto con un lago di sangue intorno a lei.
Ron si avvicinò lentamente a Luna, le sue labbra strette in una linea sottile e le sue orecchie rosse come i suoi capelli, a testimonianza della rabbia che stava provando in quel momento.
Voltò la loro amica e fece un passo indietro spaventato “ mio Dio” sussurrò, poi guardò Harry “ stanno diventando spietati e…” Ginny dev’ essere in mano loro, ma questo non lo disse perché lo sguardo di Harry era un misto di preoccupazione, angoscia e rabbia.
Ron si avvicinò ad Harry “ dobbiamo trovarla” gli disse, le lacrime che riempivano i suoi occhi azzurri e Harry annuì senza riuscire a staccare gli occhi dal corpo di Luna.
“ Di nuovo quel dannato simbolo” imprecò pieno di rabbia e Ron annuì.
Proprio in quel momento il rumore di una smaterializzazione li fece scattare in allarme, si guardarono, prima di precipitarsi di sotto, ma videro soltanto Albus e Alice – mano nella mano- che si guardavano intorno impauriti.
Albus alzò i suoi occhi verdi su suo padre “ la mamma sta bene?” chiese in tono pieno di angoscia.
Harry chiuse gli occhi  “ è stata presa” rispose con un filo di voce e Alice si portò entrambe le mani a coprire la bocca mentre si voltava verso Albus.
Albus scosse la testa “ non è vero “ si oppose salendo gli scalini per andare a controllare, ma Harry lo fermò per l’ avambraccio “ non andare” gli disse e Albus guardò quegli occhi così identici ai suoi “ perché?” gli chiese “ perché?” ripeté alzando la voce, visto che il padre non gli rispondeva.
Harry sospirò “ hanno ucciso Luna e…” prese un respiro “ ho già una figlia sotto shock”
Albus emise uno sbuffo che era quasi più una risata, divenne rosso nella zona orecchie, caratteristica che aveva ereditato dalla sua parte Weasley “ Lily fingeva” disse rabbioso.
Alice scosse la testa “ Albus” lo ammonì, ma Harry la interruppe come se non l’ avesse sentita “ che stai dicendo?” gli chiese.
Albus alzò il mento e fissò gli occhi di suo padre, sapeva che avrebbe dovuto smettere. Suo padre gli sembrava invecchiato di dieci anni nell’ anno trascorso, i suoi capelli erano ormai quasi totalmente ingrigiti e i suoi occhi erano perennemente spenti.
Albus sapeva che era la sofferenza e sapeva che non lo aveva aiutato vedere il rapporto di odio che si era instaurato tra lui e Lily, ma contemporaneamente era stato proprio lui ad insegnargli a non fingere mai, a non accettare compromessi, a portare avanti la verità a qualsiasi costo.
E lui non ce la faceva più, non poteva più portarsi dietro questo peso.
Senza distogliere gli occhi da suo padre esplose. “ Sto dicendo che è tutta colpa sua. Sto dicendo che è lei a provocare tutta la sofferenza che stiamo passando, sto dicendo che ha uc…” Albus non riuscì a completare la frase perché Harry gli tirò uno schiaffo.
Albus si portò una mano alla guancia e guardò suo padre con gli occhi pieni di lacrime, ma lui non lo stava guardando bensì stava guardando la sua mano; non aveva mai tirato uno schiaffo a nessuno dei suoi figli, era stato sempre un padre che aveva asserito che le cose andavano spiegate e non imposte, ma sentire Albus affermare una cosa del genere lo aveva fatto sentire come un padre che aveva fallito.
“ Non voglio mai più sentire una cosa del genere “ gli impose “ è la verità” scattò Albus con le lacrime agli occhi e la mano ancora appoggiata sulla sua guancia come se bruciasse più il ricordo del gesto.
Gli occhi di Harry sembravano pieni di dolore “ non posso credere che tu pensi che tua sorella possa fare una cosa del genere…siete cresciuti insieme…”
Albus non lo lasciò neanche finire, scosse la testa e lo guardò rabbioso prima di scendere gli scalini e uscire di casa.
Alice guardò un attimo Harry e Ron e poi lo seguì intenzionata a far rientrare un po’ di ragione perduta in quella testa ostinata.
***
Draco entrò dentro la stanza visite e la prima cosa che lo colpì fu il sangue.
Lily Potter era probabilmente stata addormenta e giaceva stesa nel lettino, ma ne era ricoperta: i suoi capelli già rossi, avevano assunto una tonalità ancora più scura e il suo viso sembrava quasi quello di un pittore che aveva fatto degli esperimenti.
Scorpius era seduto in un angolo del letto e continuava a tenerle la mano e Teddy Lupin era a pochi passi da loro, le braccia conserte e il viso contratto per la rabbia.
“ Scorpius” , Draco chiamò il figlio e lui alzò lo sguardo “ papà, devi aiutarla” gli disse e Draco rimase colpito dal tono basso della sua voce, come se si stesse impegnando a tenere le sue emozioni sotto controllo.
Annuì  “ certo” asserì “ mi spiegate cosa è successo?” chiese guardando i due ragazzi davanti a lui.
“ E’ arrivata in palestra così, non è ferita, ma è scioccata e non riusciamo a farle dire che cosa le è successo” rispose Teddy.
“ Non c’ è nessuno con lei?” chiese Draco, pensando ad Harry o ad Albus, ma Teddy scosse la testa “ sono a controllare la casa, non sappiamo cosa sia successo” rispose.
“ Ci siamo noi con lei” intervenne Scorpius e Draco strinse gli occhi, possibile che lui…
Scosse la testa e sospirò, non era comunque il momento di pensarci “ devo visitarla e quindi vorrei che usciste” ordinò Draco.
Teddy annuì e si avviò alla porta “ Alzati, Scorp” gli ordinò il padre e suo figlio si morse più volte il labbro superiore con i denti, come se volesse dirgli qualcosa, ma non ne avesse il coraggio fino in fondo.
Draco gli mise una mano sulla spalla “ alzati, Scorp” ripeté Draco, con voce un po’ più dolce e la sensazione in fondo al cuore di non essersi sbagliato.
Scorpius strinse un’ ultima volta la mano di Lily “ tornerà quella di prima, vero?”  chiese senza togliere gli occhi dalla figura addormentata di Lily.
Draco sospirò “ certo” rispose “ dimentichi che si è ripresa dopo l’ attacco dell’ anno scorso” gli disse e Scorpius annuì prima di alzarsi.
Draco sentì la porta chiudersi e guardò Lily, non era affatto sicuro che si sarebbe ripresa, non era affatto sicuro neanche che si fosse davvero ripresa dall’ orribile esperienza dell’ anno prima, ma come poteva dirlo a suo figlio e se poi, davvero, fosse stata- come credeva di aver intuito- la madre di suo nipote, voleva dire che in un modo o nell’ altro si sarebbe rialzata da quel letto.
Eppure, da quello che aveva capito, suo nipote odiava sua madre.
Un’ infermiera entrò dentro la stanza e lui si riscosse dai suoi pensieri “ per favore, Sylvie  aiutami a  spogliarla per visitarla, poi lavala e infilale il camice”
L’ infermiera annuì e cominciò a toglierle la maglietta della divisa, Draco sapeva che era azzurra, l’ aveva vista mille volte indosso a suo figlio, ma quella maglia sembrava di un colore indefinito, il rosso sangue mischiato all’ azzurro avevano dato vita ad un colore simile al viola, ma meno intenso.
Appena il torace di Lily fu scoperto, Draco prese la bacchetta per visitarla e vide la moltitudine di segni che la ragazza aveva sulla pelle, non erano una novità per lui, l’ aveva viste il giorno stesso in cui gliele avevano fatte, ma ogni volta non poteva fare a meno di pensare alla cattiveria che avevano impresso sulla pelle di quella ragazza: tante cicatrici di diversa grandezza, tante bruciature che erano dappertutto sulla base del collo, sul suo petto, sulle sue braccia e, anche se non era ancora scoperta, Draco sapeva che le avrebbe viste anche sulla pancia e sulle gambe.
Sospirò, ricordando quando l’ aveva curata più di un anno prima e pensando allo sguardo di suo figlio mentre Lily era di nuovo in quel lettino. Non riusciva a capire come fosse possibile, eppure tutto faceva pensare che Lily fosse la madre di Pegasus, glielo aveva detto lui stesso il giorno che l’ aveva conosciuto: tutto in lui faceva pensare ad un Potter, ma continuava a non capire come fosse possibile, lui stesso l’ aveva operata. Lui stesso le aveva comunicato che per lei sarebbe stato difficilissimo poter aver figli.
Difficile, ma non impossibile, si disse e quindi poteva anche essere.
***
Scorpius era seduto su una poltroncina in sala d’ attesa e aveva la testa bassa e le mani tra i capelli biondi.
Pegasus si avvicinò lentamente, era praticamente sicuro che suo padre non sarebbe stato molto felice di vederlo, ma doveva riuscire ad avvicinarsi a lui.
“ Sei solo?” chiese, sedendosi accanto a lui.
Scorpius alzò il viso e concentrò lo sguardo su di lui e Pegasus poté notare che aveva gli occhi stanchi e gonfi come se si fosse appena svegliato.
“ Che ci fai qua?” gli chiese e Pegasus scosse le spalle guardando davanti a sé “ ho pensato di venire a vedere come stava la figlia del grande capo”.
Scorpius emise un sorriso stanco “ cerchi d’ ingraziarti il capo?” gli chiese schernendolo “ sappi che Harry Potter non si fa corrompere” lo informò.
“ Oh, lo so bene, lui è il salvatore del mondo magico, lui è la leggenda, lui combatte i cattivi, ma a quanto pare se ne è trovata una in casa” affermò, studiando la sua reazione.
Scorpius trattenne il respiro e si sollevò diritto sulla sedia “ hai sentito quello che ha detto Albus?” gli chiese, ma era una domanda retorica.
“ Erano bugie”.
“ No, non lo erano” affermò Pegasus guardando Scorpius negli occhi.
“ Certo che lo erano e non ti merita entrare negli affari dei due Potter” lo ammonì.
“ E’ una minaccia?” chiese Pegasus e Scorpius sospirò “ è un consiglio” gli rispose.
Non gli piaceva quel ragazzo, ma non voleva neanche che si facesse un’ idea sbagliata di lui.
“ Sembri tenere molto a Lily Potter, invece io credevo che la tua amicizia con Albus Potter ti avrebbe spinto a prendere le sue difese” disse Pegasus.
“ Non credo che siano affari tuoi” lo avvertì “ e comunque hanno entrambi sofferto molto” chiarì Scorpius.
Pegasus annuì cominciando a giocherellare con il suo elastico nero “ già, la perdita del loro fratello, giusto?” chiese e Scorpius sospirò rumorosamente.
Si alzò in piedi e guardò Pegasus negli occhi “ comunque vadano le cose, non parlare mai, mai di James davanti a nessun altro Potter” lo avvertì.
Pegasus notò l’ urgenza negli occhi di suo padre “ perché?” gli chiese.
Nel suo tempo tutte le fonti che aveva avuto sulla morte di suo zio erano state depurate.
I libri ed i giornali erano costantemente controllati dagli Apocalittici e tutto ciò che veniva pubblicato e stampato doveva passare il loro vaglio.
A volte c’ erano state fughe di notizie e radio o giornali clandestini, ma erano sempre state su notizie del loro tempo- notizie che potessero aiutarli a fuggire e sopravvivere- ma erano sempre stati scoperti e puniti con la morte proprio come era accaduto a Teddy e Victoire.
I racconti di suo padre e dei suoi nonni invece erano sempre stati molto vaghi. Nessuno parlava della morte di James Potter, tutti lo volevano proteggere e continuavano a dirgli che aveva sofferto anche troppo, quindi adesso si ritrovava a non sapere molto del proprio passato.
“ Vuoi saperlo per una macabra curiosità?” gli chiese Scorpius e Pegasus sbuffò “ non so come mai tu abbia questa alta opinione di me” gli disse sarcastico “ ma ti assicuro che se provi a conoscermi potrei anche piacerti” concluse con un ghigno che a Scorpius ricordò quasi una delle sue espressioni più sprezzanti.
“ Oh, ma tu mi piaci” affermò Scorpius con sarcasmo “ è che non capisco dove finiscono le tue bugie ed inizino le menzogne” continuò.
Pegasus si voltò verso di lui “ io non mento” dichiarò punto sul vivo.
Sua madre mentiva, sua madre era cattiva, lui non lo era.
“ Ah no?” gli chiese Scorpius, guardando il suo braccio e Pegasus si accorse che stava martoriando il suo braccialetto da troppo tempo e il movimento non era passato inosservato a Scorpius.
“ E’ solo un vizio” si giustificò.
Un vizio che aveva preso per non impazzire, ma questo per ora non poteva spiegarlo a suo padre.
Scorpius alzò le spalle per fargli capire che non gli importava molto e poi spostò di nuovo lo sguardo sugli occhi di suo figlio “ Io so che non sei chi dici di essere e so che non sei venuto a Londra per fare il corso Auror, quello che non so è che cosa vuoi davvero e ti giuro che ti starò con il fiato sul collo fino a quando non lo scoprirò, fino a quando non farai un passo falso e se sei un Apocalittico…”
“ Non sono un Apocalittico”.
Pegasus si accorse di aver alzato la voce e di essersi alzato in piedi nello stesso istante, ma non poteva essere accusato di essere ciò che più detestava.
Draco aprì la porta e Scorpius si voltò verso la porta.
“ Sta bene?”
“ Che succede?”
Draco e Scorpius parlarono contemporaneamente, ma Pegasus non udì nessuno dei due, troppo impegnato a concentrarsi per non esplodere.
La sua rabbia era montata in pochi secondi e sentiva già le mani tremare e accendersi di energia.
Doveva andarsene o rischiava di perdere il controllo di nuovo.
Prese un respiro cercando di calmarsi “ non dirlo mai più. Non osare mai più ” lo ammonì prima di andarsene.
Scorpius sospirò e alzò gli occhi su suo padre “ si può sapere che succede?” chiese Draco, ancora turbato per la reazione del nipote.
Quando era uscito sembrava che tutto il suo corpo vibrasse e poi aveva abbassato lo sguardo ed era sicuro di aver visto una luce argentea circondare le sue mani chiuse a pugno.
“ Niente” rispose Scorpius alzandosi e provando ad entrare nella stanza, ma Draco lo fermò per l’ avambraccio.
“ La ami davvero?” gli chiese mentre Scorpius si voltava verso di lui.
Scorpius non rispose, ma non ce ne fu bisogno. Draco conosceva suo figlio meglio di se stesso e poteva leggergli la risposta nelle iridi dei suoi occhi.
“ L’ ho risvegliata dal sonno incantato, ma adesso si è riaddormentata quindi lasciala stare” gli raccomandò.
Scorpius annuì ed entrò nella stanza.
***
Lily era distesa a terra, le lacrime che le scendevano dagli occhi e finivano nella sue orecchie rendendo i suoni intorno a lei stranamente ovattati.
Tutti urlavano: sua madre, i suoi fratelli e lei cercava di capire che cosa gli stavano facendo.
Aaron era il suo ragazzo o almeno così aveva creduto, prima di capire che l’ aveva soltanto usata per guadagnarsi la sua fiducia e per entrare tranquillamente nella sua casa.
“ Non puoi farmi questo” lo pregò e lui rise. Una risata potente, maligna, piena di rabbia.
“ Non posso? E chi me lo impedirà? Tu forse?” le chiese, puntandole la bacchetta alla gola.
Lily alzò il viso cercando di guardare dietro di sé e per un attimo vide gli occhi di James e il sangue attorno a lui: sembrava la guardasse e Lily singhiozzò più forte, cercando di muovere la mano per raggiungere la sua alzata sopra la sua testa, ma non poteva, l’ incantesimo immobilizzante glielo impediva.
“ Lasciali stare” ordinò al ragazzo davanti a lei “ uccidi me e lascia stare la mia famiglia” continuò disperata.
Aaron mosse i suoi lunghi capelli castani e si chinò su di lei lasciando che questi le ricadessero accanto.
“ Ti dirò una cosa” le sussurrò accarezzandole una guancia.
Lily chiuse gli occhi sapendo che sottrarsi le era impossibile, ma sentì le sue mani stringerle le gote e costringerla ad aprire gli occhi.
“ Devi guardarmi” le ordinò “ eri così felice di guardarmi quando facevamo…”
Lily gli sputò nel viso e lui le tirò uno schiaffo facendole voltare la testa, ma Lily la raddrizzò subito guardandolo dritto negli occhi con tutto l’ odio che sentiva di provare per lui.
“ Perché lo stai facendo?” gli chiese rabbiosa.
“ Perché lo stai facendo?” la prese in giro con voce piagnucolosa “ c’ è bisogno di un motivo?” le chiese “ il fatto che siete Potter non lo è abbastanza?” chiese ancora.
“ Che significa?” domandò Lily di rimando, ma lui si scostò per riprendere la bacchetta “ ti faccio vedere” le disse con un ghigno perfido.
Lily strinse i denti fino a sentirli scricchiolare e guardò di nuovo in alto per cercare gli occhi di suo fratello, la stava ancora guardando, ma stavolta le sembravano più offuscati, più spenti e dove prima c’ era il suo braccio, Lily vide con orrore che c’ era soltanto la sua spalla.
Cominciò ad urlare, ma non sapeva se era per quello che Aaron le stava facendo o per quello che avevano fatto a suo fratello.
Urlò e urlò ancora, fino a quando la voce non le venne a mancare, fino a quando i polmoni non richiesero aria, fino a quando non sentì i suoi sensi scemare e andare alla deriva.
Urlò di nuovo, ma qualcuno la prese tra le braccia e la strinse a sé “ Lily” era la voce di Scorpius e Lily aprì gli occhi, il respiro affannoso e gli occhi pieni di lacrime “ io…io…” non riusciva neanche a formulare un discorso coerente e si limitò a guardare Scorpius negli occhi.
Quegli occhi così diversi da quelli di Aaron, quegli occhi che sembravano dirle di non temere niente che non l’ avrebbe abbandonata, quegli occhi che non poteva permettersi di amare.
Mise le mani sul petto di Scorpius per scostarlo da sé e si lasciò cadere sui cuscini “ sto bene” affermò e Scorpius sorrise lievemente: parlava e questo era già un grande passo avanti.
“ Io ho solo…solo sognato…”
“ James” la interruppe Scorpius “ l’ hai nominato nel sonno” aggiunse e Lily abbassò gli occhi sentendoli riempire di lacrime.
Scorpius le mise l’ indice sotto il mento sollevandoglielo “ io ti voglio aiutare, perché non vuoi permettermelo?” le chiese e Lily, per un attimo, si perse in quegli infiniti occhi ghiaccio.
“ Io sono come l’ erba cattiva, sono come un parassita, uccido tutto ciò che mi sta intorno”
Scorpius si allontanò appena e lei emise un amaro sorriso “ hai sentito mio fratello, no?”  gli chiese, ma Scorpius scosse la testa “ credo che correrò il rischio” affermò e Lily sgranò gli occhi.
Diceva sul serio?
“ Non mi credi?” le chiese quasi sorridendo e Lily sbatté le palpebre “ ho appena trovato l’ ennesima persona uccisa a casa mia, mia madre è scomparsa ed io ti giuro che farò di tutto, veramente di tutto, compreso vendere la mia anima per ritrovarla e uccidere tutti gli Apocalittici che trovo e tu mi dici che vuoi correre il rischio per starmi vicino?” gli chiese quasi incredula.
“ Nessuno sano di mente lo farebbe” affermò e Scorpius guardò i suoi occhi castani.
Dopo quello che le era accaduto l’ anno prima Lily era cambiata e lui lo aveva notato in tante cose, ma dopo quel pomeriggio Lily era cambiata ulteriormente e lo poteva vedere dai suoi occhi: erano diventati duri e freddi come due pezzi di marmo.
“ Io non sono sano di mente” le rispose passandole un pollice sopra la guancia e giurando a se stesso che sarebbe riuscito a far tornare il calore nei suoi bellissimi occhi.

COMMENTO: OK, HO AGGIORNATO PRESTISSIMO ( SPERO NE SIATE FELICI : )) UN PO’ PERCHE’ SONO IN FERIE E LIBERA DAL NATALE E QUINDI HO PIU’ TEMPO E UN PO’ PERCHE’ DAL 2 GENNAIO TORNO AL LAVORO ED AD UN RITMO DURISSIMO…QUINDI PUO’ DARSI CHE GLI AGGIORNAMENTI RALLENTINO LEGGERMENTE, NEL QUAL CASO VI CHIEDO DI PAZIENTARE : ((   COMUNQUE SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, COMINCIA UN PRIMO APPROCCIO PADRE E FIGLIO MA COME VEDETE LE COSE TRA I DUE SONO PIUTTOSTO COMPLICATE, VISTO CHE SCORP NON SI FIDA DI LUI, AL CONTRARIO ORMAI HA COMPRESO DI AMARE LILY E LEI? BO’ VEDREMO…PENSATE SOLO CHE E’ UNA RAGAZZA CON TANTE COSE DA SUPERARE E CHE LA RABBIA HA PRESO IL POSTO DELLA DISPERAZIONE ; )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO ICEPRINCESS/ LUISA 21 / ARYELLE / LILY NON LILIAN / SINISA / ENDI_LILY 95  E ALESSANDRA CORTESE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTI E...CI VEDIAMO NEL 2014 ; ))

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Capitolo 9
*** 8 CAPITOLO ***


Pegasus si smaterializzò dentro casa Malfoy anche se ancora sentiva la rabbia ribollirgli dentro la pelle.
Aveva impiegato tanto tempo a calmarsi e c’ erano voluti tutti gli sforzi di J.J., Cris e Zoe assieme.
A volte aveva pensato di aver sbagliato ad imbarcarsi in quell’ avventura con loro, forse sarebbe stato meglio se avesse potuto fare tutto da solo, ma poi si guardava in momenti come quello e capiva che solo loro riuscivano a calmarlo. Forse perché solo loro potevano capirlo, solo loro avevano condiviso con lui la lotta e il sacrificio per cercare di combattere tutti gli orrori del loro presente.
“ Sei tornato” la voce di Draco lo riportò alla realtà e Pegasus si voltò verso suo nonno.
Era proprio come la volta precedente, lo stava aspettando seduto sulla poltrona e dentro il salotto immerso completamente nel buio.
“ Dobbiamo smettere d’ incontrarci così” replicò Pegasus con sarcasmo “ Nonna Astoria potrebbe pensare che siamo amanti” aggiunse appoggiandosi  allo stipite della porta.
Draco non sorrise come suo solito, ma accese la bacchetta con un incantesimo “ credevo non saresti tornato” disse osservandolo: i suoi occhi grigi rilucevano alla luce della bacchetta quasi come la cicatrice che gli solcava la guancia ed i suoi capelli erano di nuovo biondi.
Pegasus non rispose alla domanda “ hai scoperto qualcosa?” gli chiese andando dritto al punto.
Draco assottigliò gli occhi  “ tipo che tua madre è Lily Potter ? ” gli chiese e vide Pegasus tradire un po’ della sua maschera di indifferenza.
“ Sai, sei stato davvero bravo a sviarmi, senza contare che io stesso l’ ho operata e le ho comunicato quello che le avevano fatto…” lasciò il discorso in sospeso, ma non abbastanza a lungo perché Pegasus potesse inserirsi e chiedergli come mai aveva questa certezza che sua madre non avesse potuto esserlo “ ma sai cosa? Mi è bastato guardare mio figlio, posso leggere nei suoi occhi tutto ciò che prova, così come posso leggere nei tuoi lo stupore per il fatto che sia riuscito a capirlo” gli disse.
Pegasus non rispose e non tentò neanche di negare, limitandosi a tenere gli occhi fissi in quelli di Draco.
“ Quindi adesso ho due domande per te” prese un respiro “ come mai non ti sei rivolto ad Harry Potter? Sarebbe stato più semplice con la sua collaborazione entrare negli Auror” .
Pegasus ancora non rispose, conosceva abbastanza suo nonno per sapere che era meglio se avesse ascoltato anche la seconda domanda.
“ L’ altra domanda è: se davvero sei un prescelto, se davvero è stata fatta una profezia su di te, perché non ti hanno detto tutto quello che è accaduto nel nostro tempo? Perché eri così sorpreso oggi dell’ attacco a casa Potter?”
Pegasus strinse le mani cercando di tenere a bada l’ ansia e il nervoso. Era strano vedere suo nonno con quegli occhi ostili, da quando aveva memoria, lo ricordava affettuoso e anche quando si metteva a litigare e becchettarsi con suo nonno Harry, era quasi in maniera affettuosa.
“  Forse perché Lily Potter non è mia madre” lo disse in maniera ironica e tenendo la voce ferma, ma capì subito di non essere riuscito ad ingannare suo nonno.
“ Non prendermi in giro” gli disse con voce fredda “ io ti ho creduto e appoggiato nonostante tutto, nonostante mio figlio mi dicesse che eri solo un pazzo con un secondo fine, ma oggi hai quasi attaccato mio figlio- tuo padre a quanto mi hai sempre detto- e, perdonami, ma non mi sembra un comportamento da figlio che sta cercando di salvare suo padre, come mi dicesti al nostro primo incontro”
La voce di Draco era stata così ferma e dura che Pegasus capì che forse aveva sottovalutato suo nonno, forse poteva provare ad aprirsi con lui, certo non a dirgli tutto, ma almeno una versione depurata dei fatti.
Avanzò di qualche passo e si sedette sulla poltrona davanti a lui. Appoggiò gli avambracci sulle sue cosce e giunse le mani per poi ridistenderle, infine strusciò i denti e alzò il viso su suo nonno.
“ Lily Potter è mia madre” disse con un sospiro e vide il volto di Draco rilassarsi un attimo “ ma vorrei tanto che non lo fosse” aggiunse.
I pensieri di Draco andarono subito a quello che gli aveva raccontato Scorpius proprio quella mattina.
Pegasus aveva perso il controllo della magia e lo aveva fatto davanti a Lily Potter, eppure ci era mancato poco che perdesse il controllo anche in presenza di suo figlio.
“ Perché?” gli chiese e Pegasus sospirò “ non è stata proprio la madre ideale” commentò e Draco inarcò le sopracciglia e fece per parlare, ma Pegasus lo interruppe con un cenno della mano “ non chiedermi perché, se vuoi che continui a parlare con te” lo avvertì e Draco si riappoggiò con la schiena alla poltrona.
“ Perché oggi stavi per attaccare tuo padre?” gli chiese e Pegasus lo guardò e Draco poté giurare di aver visto un’ ombra nei suoi occhi “ non volevo” disse sincero “ ho perso il controllo” aggiunse.
“ Ti capita spesso di perdere il controllo?” gli chiese Draco, facendo le virgolette con le dita alla parola controllo.
Pegasus sospirò e cominciò a giocare con il suo braccialetto nero “ è complicato, non riesco a spiegartelo”
“ Provaci” disse Draco e vide che il volto di Pegasus era combattuto come se quella fosse un tasto davvero doloroso per lui.
Pegasus si alzò in piedi e con un movimento fluido si tolse la maglietta rimanendo con il petto scoperto davanti a suo nonno.
“ C’ entra il tuo fisico prestante?” lo prese in giro Draco, notando che suo nipote era davvero in forma.
Pegasus però non rise e scosse lentamente la testa “ no” dissentì “ c’ entra questo” disse voltandosi e mostrando la schiena.
Draco aprì la bocca incredulo, il simbolo che aveva visto solo altre quattro volte in vita sua gli occupava quasi tutta la schiena e la cosa più spaventosa era che sembrava marchiato a fuoco, le sue linee erano talmente impresse sulla sua pelle e nel contempo il rossore era talmente in rilievo che sembrava fatto con un ferro rovente, anche se Draco non aveva dubbi che esistesse una magia anche per quello.
 “ Tu…tu…” per la prima volta in vita sua Draco sentì le parole mancargli “ sei un Apocalittico?” gli chiese e Pegasus si bloccò nell’ atto di rimettersi la maglia “ tu e papà vi somigliate tantissimo” affermò pensieroso, ma Draco non sentì la rabbia nella sua voce, anzi, poteva sentire una punta di nostalgia.
Non si rimise a sedere e si aggrappò con le mani allo schienale della poltrona “ non credo ci sia nessuno più di me che odia gli Apocalittici” affermò “ allora sei stato attaccato?” gli chiese “ per questo non parli volentieri di noi nel futuro?”
Pegasus sbuffò “ non posso dirti niente” Draco cercò di protestare, ma Pegasus sembrava avesse perso tutta la sua voglia di parlare.
“ Devo andare a letto” disse soltanto e uscì dalla stanza lasciando Draco a pensare a cosa sarebbe potuto succedere nel futuro.
Draco si guardò le mani, alla fine non gli aveva spiegato niente, gli aveva solo mostrato quel simbolo e gli aveva detto che era la colpa per cui ogni tanto la magia gli sfuggiva di mano, ma non gli aveva detto qual era la profezia e neanche perché non si fosse rivolto ad Harry e come mai odiava sua madre.
Fondamentalmente suo nipote era stato così furbo da dirgli solo quello che voleva.
***
Cris sentì il sudore percorrergli la schiena come piccole goccioline che le solleticavano la pelle.
Sua sorella Zoe stava camminando accanto a lei, la sua espressione concentrata e i suoi occhi fissi in un punto davanti a sé.
“ Sorridi” le sussurrò tirandole una gomitata, Zoe si voltò verso di lei puntando i suoi occhi verdi in quelli azzurri della sorella “ sua moglie è appena stata rapita e sua figlia è in ospedale, non credo che nessuno si stupirà nel non vederlo sorridere” commentò acida.
Cris sospirò, quando Pegasus era rientrato era in condizioni pessime e avevano dovuto parlare con lui a lungo per calmarlo, dopo di che erano riusciti a scoprire che sua madre era in ospedale, suo padre era uno straccio e suo nonno era a fare il sopralluogo della casa.
Cris e Zoe avevano subito pensato che fosse il momento adatto per andare ad interrogare Aaron Corner, il problema era che una volta davanti al Ministero della magia il loro coraggio si era affievolito.
Zoe si fermò davanti alla fontana dei magici fratelli e aprì le labbra sorpresa “ è bellissima” disse meravigliata e Cris la guardò un attimo prima di guardarsi intorno nervosa,” sì, lo è” commentò, pensando al fatto che nel loro presente il Ministero era stato da tempo presidiato e la fontana distrutta, semplicemente perché era stata voluta da Harry Potter.
Cris sospirò “ dobbiamo muoverci” disse alla sorella “ non credo che Harry rimiri la statua ogni volta che passa di qua” disse ironica e Zoe sorrise sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
“ Salve, Potter” salutò una strega con un buffo cappello con il pennacchio “ buongiorno” rispose Zoe, cercando di sorridere e continuando a camminare.
Mano a mano che si avvicinavano all’ ufficio Auror vi erano sempre più persone che salutavano Harry e che guardavano incuriositi la ragazza accanto a lui.
Cris cercò di apparire disinvolta,  ma aumentò il passo.
Entrarono velocemente nell’ ufficio Auror dove tutti i colleghi si alzarono per informarsi con Harry come stava Lily e se aveva avuto dei riscontri con la perquisizione della casa.
Zoe li liquidò con poche parole e presentò Cris come una testimone, poi si avvicinò alla scrivania dove sapeva che tenevano la passaporta autorizzata che le avrebbe mandate ad Azkaban e guardò i colleghi che le stavano osservando quasi incuriositi “ devo parlare con Corner” affermò, quasi giustificandosi e qualcuno inarcò le sopracciglia.
Cris e Zoe si scambiarono un’ occhiata sperando di non aver commesso qualche errore e misero le mani sulla passaporta sparendo alla vista degli altri.
“ Hai visto come ci guardavano?” chiese Zoe, appena i loro piedi toccarono il pavimento della prigione più famosa per i maghi.
Cris si morse pensierosa la guancia “ ho paura che abbiamo fatto qualche errore” commentò “ dovevamo chiedere informazioni a Pegasus o J.J.” aggiunse e Zoe sbuffò “ certo e loro ci avrebbero detto: brave, state per fare una cosa giustissima, quasi quasi veniamo anche noi. Dimentichi che non sanno niente e dimentichi che l’ hai voluta te questa cosa assurda”
Cris alzò gli occhi al cielo “ non lo dimentico e lascia a me il sarcasmo a te non riesce” la rimproverò e Zoe si lasciò scappare una risatina “ ci ho provato” ribatté, mentre arrivavano davanti al funzionario che controllava le bacchette.
Zoe si sistemò gli occhiali che continuavano a scivolarle sul naso e guardò la guardia chiedendosi se avesse dovuto conoscerla.
Nel dubbio optò per un saluto informale “ buongiorno” disse e le labbra dell’ uomo si aprirono in un sorriso “ che ci fai qua, Harry?” gli chiese, confermando a Zoe che quell’ uomo conosceva Harry Potter.
“ Devo interrogare Aaron Corner” si giustificò e l’ uomo dilatò gli occhi “ davvero?” gli chiese incredulo.
Zoe continuava a non capire “ davvero” confermò e l’ uomo annuì “ ti dispiace darmi la tua bacchetta e quella della signorina…”
Lasciò il discorso in sospeso e Cris si affrettò a riempire il vuoto “ Josephine Duffy ” e vide l’ uomo annuire.
Analizzò la bacchetta di Harry e annuì, subito dopo controllò quella di Cris “ bellissima bacchetta” commentò restituendogliela e Cris sorrise, mentre si affrettavano a superare l’ uomo.
Quando entrarono dentro la stanza dove i prigionieri ricevevano le visite, Cris e Zoe si guardarono attorno: le pareti erano grigie e spoglie e davanti a loro vi erano pochi tavoli, ognuno con una sedia per lato, ma solo una di queste era occupata da qualcuno.
Zoe salutò con un cenno della testa l’ Auror vicino alla porta conscia del ruolo che stava recitando. L’ Auror sorrise, ma anche lui, nonostante stesse uscendo, parve sorpreso e Cris si chiese in cosa stavano sbagliando e si ritrovò a sperare che questo errore non portasse conseguenze.
Prendendo un respiro più ampio si sedettero davanti a quel ragazzo che le stava guardando in maniera strafottente e lo studiarono per un attimo: doveva essere poco più grande di Pegasus, aveva lunghi capelli castani raccolti in una coda ordinata, i suoi lineamenti erano classici ed i suoi occhi erano del colore del piombo, così scuri da apparire quasi neri.
Nel complesso era davvero un bellissimo ragazzo e Cris si ritrovò a comprendere come la madre di Pegasus avesse potuto farsi ingannare da lui: sembrava il classico bravo ragazzo.
“ Harry Potter” disse e Cris si ritrovò a pensare che anche la sua voce era dolce e grave al punto giusto.
“ Ho sempre voluto parlare con te” affermò e Cris sgranò gli occhi sentendo il fiato smorzarglisi nei polmoni.
Ecco il problema. Ecco il loro errore.
Harry non era mai stato a parlare con Aaron e Cris non stentava a capirne il motivo, né lo poteva biasimare.
“ Tua figlia come sta?” gli chiese e finalmente Cris lo vide per come era: il mostro nascosto dietro quella bellezza così perfetta.
Nei suoi occhi c’ era tutta la derisione, tutta la sua voglia di provocare, quasi come se volesse dimostrare ad Harry chi era davvero.
Zoe poggiò le mani sul tavolo e cercò di calarsi nei panni di Harry, non le era poi così difficile, le bastava pensare agli occhi di J.J. quando parlava di suo nonno, quando le diceva che non era mai, mai nella sua vita, riuscito a perdonarsi di aver perso due dei suoi figli: uno ucciso dagli Apocalittici, l’ altra strappata via dagli stessi.
“ Qua le domande le faccio io” affermò e si sorprese di come la sua voce risultasse dura e ferma anche alle sue orecchie.
Aaron incrociò le braccia al petto, ma non disse più niente e Zoe si chiese se fosse per rispetto o per paura, anche se dubitava che quel ragazzo conoscesse la parola rispetto.
“ Qualcuno ha attaccato casa mia” affermò “ mia moglie è scomparsa e tu devi dirmi chi c’ è dietro” lo minacciò.
Aaron rise “ chi c’ è dietro? Gli Apocalittici, no?” ma lo disse con un tono che non fece altro che continuare a far accrescere i sospetti di Cris e Zoe.
“ Userò il Veritaserum” lo minacciò ancora e Aaron appoggiò le mani sopra al tavolo “ non potete, non finchè collaboro” si oppose.
Zoe trattenne il fiato, sapeva che lui aveva ragione e per due motivi: il primo era che lei non poteva minacciare proprio nessuno visto che Harry non l’ avrebbe mai saputo, il secondo era che il Veritaserum veniva usato solo raramente, visto che veniva accusato di ledere la dignità del prigioniero.
“ Certo che possiamo se abbiamo le prove che sei di nuovo responsabile dell’ attacco a casa mia” la voce di Zoe risultò ferma, ma non se ne stupì non era difficile fingere di odiarlo.
“ Ma non le avete, io sono sempre stato rinchiuso qua dentro”
Zoe lanciò un’ occhiata furtiva a Cris, erano in un momento di stallo, in questo modo non avrebbero ottenuto niente da lui e lei lo aveva sempre sospettato, ma Cris era convinta del contrario e ancora Zoe non riusciva a capire come avesse potuto crederle.
Riportò gli occhi davanti a sé, ma si fermò, immobilizzandosi come se un incantesimo le stesse bloccando gli arti e la parola.
Spostò di nuovo gli occhi sulla sorella, ma stavolta non riuscì a muovere il viso e vide solo Cris che tirava fuori la sua bacchetta e la mostrava ad Aaron che sgranò subito gli occhi.
Probabilmente non si era aspettato che quella ragazza che era con Harry lo potesse tradire ed a dire la verità neanche Zoe.
“ Vuoi liberarmi o uccidermi ? ” gli chiese riprendendo possesso di se stesso ed esibendo un sorriso.
Cris scosse la testa “ dipende, hai qualcosa da offrirmi?” gli chiese e Aaron sorrise ancora più ampliamente.
“ Vuoi entrare nella nostra organizzazione, vero?” le chiese e Cris sorrise “ qualcosa del genere” rispose vaga.
Aaron si sporse verso di lei “ allora devi liberarmi” le disse in un sussurro e Cris cercò di trattenere la smorfia di disgusto per il fatto di avere quel mostro così vicino a lei.
“ Appena sarò entrata”  non aveva mai avuto problemi a patteggiare, ma non ne aveva mai avuto bisogno in un’ occasione così delicata.
“ Subito, uccidi Potter e fammi uscire di qua”
Cris nascose la rabbia dietro ad una risatina isterica “ come credi che possa farti uscire da una prigione dalla quale non si può evadere?” gli chiese “ e poi, grande mente diabolica, come credi che possiamo uscire se ucciderò Harry Potter? Appena verrà scoperto tutti si precipiteranno su di noi” .
Vide che Aaron aveva ancora lo sguardo fisso sulla sua bacchetta e Cris la riportò più vicina al suo corpo.
“ Dimmi come entrare nell’ organizzazione e io ti farò uscire” disse determinata.
Aaron strinse gli occhi, ma poi dovette sembrargli una cosa ragionevole perché iniziò a parlare.
“ Da Madama Mc Clan, vai dopo l’ orario di chiusura, bussa in maniera decisa tre volte e all’ uomo che si affaccerà devi dire Libertà”
Cris si sarebbe messa a ridere se la situazione non fosse stata così tragica, come poteva, una società segreta che aveva tolto la libertà a tutti usarla come parola d’ ordine.
“ Se si rivelerà vero, tornerò a liberarti” disse soltanto, poi prima che lui potesse aggiungere qualcosa, puntò la bacchetta su Zoe e la liberò.
Per lei non fu difficile sembrare confusa, visto che lo era davvero. Solo che lo era perché non riusciva a capire il comportamento di sua sorella.
“ Harry, dobbiamo andare” disse semplicemente e Zoe si alzò ancora un po’ confusa.
“ Cosa credevi di fare? Bloccarmi. Farti dire come entrare nella società. Sai benissimo che non possiamo” .
Zoe stata quasi urlando per l’ irritazione verso sua sorella.
Cris si fermò “ tu non puoi, io lo farò” sentenziò e Zoe aprì la bocca “ stai scherzando, vero?” le chiese, appena ebbero sorpassato l’ Auror che aveva fatto loro il controllo delle bacchette.
“ Affatto” negò Cris guardando sua sorella negli occhi e ponendo di nuovo la mano sulla passaporta.
“ Pegasus non lo permetterà” sentenziò Zoe, pensando a come lui avrebbe dato in escandescenze sapendola in mano agli Apocalittici.
“ Credi che questo possa fermarmi?” le chiese, mentre la passaporta si illuminava e il classico strappo all’ ombelico faceva loro capire che erano di nuovo in viaggio per il Ministero.
Uscirono subito dall’ ufficio felici che in quel momento fosse vuoto.
“ Fallo per me, Cris” la pregò Zoe, ma conosceva abbastanza sua sorella per sapere che ormai aveva deciso.
Cris stava per replicare, ma una voce le fece fermare “ Harry”.
Zoe e Cris si voltarono e per poco non caddero a terra. Davanti a loro c’ erano suo padre e sua madre. Entrambi.
***
Harry era seduto sul letto nella camera dove per un anno aveva dormito Ginny. Lo stesso letto sul quale avevano trovato Luna morta.
Certo gli Auror della sua squadra dopo i rilievi avevano ripulito tutto con la magia e non era rimasto segno di quello che era successo, ma ad Harry gli sembrava ancora di sentire l’ odore del sangue nelle sue narici.
“ Harry” la voce dolce di Hermione, nonostante fosse poco più di un sussurro, lo fece quasi trasalire.
Si sedette sopra al letto, prendendo posto proprio di fronte a lui ed Harry alzò gli occhi quando sentì il materasso piegarsi sotto il suo peso.
I suoi occhi verdi si fissarono in quelli di Hermione e poi si spostarono su quelli di Ron.
Non aveva dubbi che sarebbero arrivati. Erano come fratelli per lui e ne avevano passate troppe insieme, non lo avrebbero mai lasciato solo.
Hermione gli prese la mano “ Harry…” cominciò Hermione, ma lui la interruppe, voleva davvero un gran bene a Hermione, ma non riusciva a pensare di ascoltare uno dei suoi sermoni su come avrebbe dovuto reagire.
“ Se mi devi dire le stesse cose dell’ anno scorso, puoi anche evitare” le disse e la guardò negli occhi.
Se Hermione ne fu ferita non lo diede a vedere.
“ Ginny è la mia migliore amica, praticamente una sorella, oltre ad essere davvero la sorella di Ron, non credi che vogliamo aiutarti?” gli chiese e Harry sospirò “ so che volete aiutarmi e l’ avete fatto moltissime volte, ma stavolta è diverso “ affermò.
Hermione lo guardò negli occhi e Harry riprese “ Credete che stia morendo di dolore per la scomparsa di Ginny?” chiese loro.
“ Non è così” affermò irato “ non è così perchè la mia vita era già finita l’ anno scorso. James è morto” si voltò verso Ron “ tu l’ hai visto…hai visto i suoi pezzi sparsi per tutta la stanza, hai visto gli altri miei due figli feriti, così tanto feriti, da sembrare morti ed hai visto Ginny…” aveva parlato senza riprendere il fiato ed il suo viso era paonazzo “ non aveva una sola ferita, ma era morta…” la sua voce era sempre più flebile “ era morta dentro” concluse abbassando gli occhi per non far vedere le lacrime che ormai scendevano sulle sue guance.
Hermione diede uno sguardo a suo marito e vide che stava cercando di trattenere le lacrime a sua volta.
Prese un respiro “ allora facciamo qualcosa” disse “ non possiamo stare a guardare mentre ci uccidono e dobbiamo riprenderci Ginny”.
Harry fece cenno di diniego “ ce l’ hanno con me” si oppose “ come sempre”.
“ Basta che sparisca io e questa storia finirà”.
Ron emise una mezza risata piena di rabbia “ e quindi scappi?” gli chiese arrabbiato “ il grande Harry Potter fugge?” chiese ancora “ non mi ricordavo che fossi così vigliacco, non tu, non l’ uomo che ha affrontato Voldemort e che ha accettato di morire per salvare tutti” concluse.
“ Qui si tratta di andarsene per salvare tutti” replicò Harry.
“ Tu credi?” gli chiese Hermione dando man forte a Ron “ credi davvero che se tu sparirai tutto finirà?” gli chiese ancora “ e saresti capace di lasciare gli altri due tuoi figli e di lasciare Ginny in mano a quei maledetti?” chiese e dalla sua voce traspariva delusione.
“ Lily e Albus staranno meglio senza di me”.
“ Ma se non si parlano neanche”.
“ E’ colpa mia”.
“ Smettila, Harry”.
Forse fu la voce imperiosa di Ron a fargli capire che doveva smetterla. In fondo lui aveva appena perso sua sorella, eppure non era a compiangersi, era accanto a lui. Come sempre.
Harry alzò gli occhi e li puntò in quelli azzurri e limpidi di Ron “ che dovrei fare?” gli chiese.
“ Io un’ idea ce l’ avrei” intervenne Hermione ed Harry e Ron si voltarono verso di lei.
“ Una squadra speciale, solo con poche fidate persone. Una squadra, come direbbero i Babbani, d’ assalto. Con turni di giorno e di notte. Persone fidate che non abbiano paura di entrare in posti pericolosi e di dover infrangere anche qualche regola”.
Ron ed Harry si guardarono e sorrisero. Hermione doveva essere davvero arrabbiata perché l’ avevano sentita solo un’ altra volta parlare di infrangere le regole.
“ Una squadra Auror di ferro” concluse. Harry scosse la testa “ anche ammesso che riusciamo a convincere Cormac McLaggen, non saprei di chi fidarmi a parte voi due…”
“ Di me ti fidi?” la voce di Lily lo fece voltare e la vide, insieme a Scorpius Malfoy,  vicino all’ arco della porta, poco più indietro di Ron.
“ E di me?” chiese Albus, che era vicino, seppur ancora a debita distanza, da sua sorella. Accanto a lui, come poco prima, c’ era Alice.
Harry sospirò “ non vi permetterei mai di combattere” affermò e Lily rise “ non si tratta di permettere o no” si oppose “ si tratta di trovare quei figli di…” prese un respiro “ si tratta di trovare quegli assassini e metterli in prigione, si tratta di trovare nostra madre…” Albus le diede un’ occhiata fugace. Forse Alice non mentiva per prendere le sue difese. C’ era qualcosa che non tornava. Lily – sua sorella – non parlava da assassina e complice.
“ Io lo farò con o senza di te” finì Lily fissando suo padre negli occhi “ anch’ io” concordò Albus e suo padre guardò quegli occhi così simili ai suoi.
“ In fondo, Harry, sono quasi degli Auror formati” s’ inserì Ron ed Harry chiuse gli occhi.
Ron aveva ragione, ma come poteva mettere in pericolo i suoi figli. Gli erano rimasti solo loro.
“ Harry, forse è più sicuro che li segua tu che non che facciano di testa loro, e sai che lo faranno, sono figli tuoi” disse Hermione.
Harry sospirò “ vediamo, se riusciamo a convincere Mc Laggen” sentenziò.
 Mc Laggen era il nuovo Ministro della Magia, colui che aveva preso il posto di Shackebolt quando lui si era ritirato.
Era il solito borioso di quando andavano a scuola e Harry odiava doversi rivolgere a lui “ Ci penso io a mio zio” intervenne Scorpius ed Harry lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.
Aveva dimenticato che Mc Laggen aveva sposato Daphne Greengrass.
“ E sia” disse infine facendo sfuggire un sorriso a Lily ed Albus.

COMMENTO: CAPITOLO UN PO’ DI TRANSIZIONE, MA CHE SPERO VI PIACCIA LO STESSO : )) D’ ALTRONDE ANDAVANO MESSE LE BASI!! STANNO NASCENDO GLI AUROR DI FERRO E POI VEDRETE COME FUNZIONERANNO E PEGASUS SI E’ APERTO UN PO’ DI PIU’ CON SUO NONNO E ABBIAMO VISTO LA FONTE DEL SUO POTERE !! E INFINE CRIS CHE SI STA ANDANDO AD INFILARE NELLA TANA DEL LEONE !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO E CHE ADORO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21/ ALWAYS 89 / ARYELLE / ARIB / SINISA / ENDY_ LILY95 / ALESSANDRA CORTESE E LILY 33 !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 10
*** 9 CAPITOLO ***


Scorpius trovò Lily seduta sui gradini di casa sua.
L’ aveva cercata dappertutto, inizialmente aveva creduto che fosse semplicemente andata in bagno, poi più tempo passava e più aveva capito che stava cercando di evitare tutti e, probabilmente anche lui.
Aveva sentito il cuore farsi più pesante, dopo quella sera, dopo quello che le aveva detto, aveva creduto davvero che lei si fosse arresa a quello che per lui era tanto evidente, aveva creduto che lei avesse capito che era davvero innamorato di lei e che l’ avrebbe aiutata, ci sarebbe stato per superare tutto assieme a lei.
“ Non mi sembra il posto adatto per lasciarsi andare alle riflessioni” la prese in giro sedendosi accanto a lei.
Lily si voltò verso di lui e le ciocche dei suoi capelli parvero prendere dei riflessi ancora più intensi e luminosi alla luce rossa dell’ alba.
“ Non sapevo che fossi un esperto sui posti dove pensare” ribatté prendendolo in giro a sua volta.
Scorpius sorrise “ e a cosa pensi precisamente?” le chiese.
Lily lo guardò e per un attimo le sembrò di scorgere nei suoi occhi la preoccupazione, ma era così difficile decifrare gli occhi intensi e tempestosi di Scorpius.
“ Ti pare che non abbia niente a cui pensare?” gli chiese mettendosi sulla difensiva e Scorpius sospirò “ è proprio perché so che ne hai tante che te lo chiedo…” poi si fermò e prese un respiro “ tipo, potrebbe essere che tu stia pensando a come è stato bello tra di noi tre giorni fa”.
Lily inarcò le sopracciglia “ vaneggi” gli disse, però non riuscì ad evitare che un sorriso facesse capolino sul suo volto.
Era strano come proprio Scorpius, tra tutti, riuscisse a farla sentire bene e rilassata.
Un anno prima, probabilmente, non lo avrebbe mai creduto. Aveva James e Albus, pensò con una fitta dolorosa al cuore; aveva Alice che non doveva sempre correre dietro a suo fratello per farlo star meglio; aveva suo padre e sua madre che erano sempre pronti per lei.
Fondamentalmente non era mai stata così sola.
“ Un penny per i tuoi pensieri” la voce di Scorpius la fece tornare alla realtà e lo guardò di nuovo: era davvero sola?
Forse Scorpius voleva davvero starle vicino, ma lei poteva lasciarsi andare?
“ Questo è un po’ troppo simile ai film Babbani” protestò scherzosa e Scorpius arricciò un labbro “ credevo ti piacessero i film Babbani” e Lily aprì la bocca sorpresa.
Era vero, adorava i film Babbani e sicuramente Scorpius, durante la sua amicizia più che decennale con Albus, aveva avuto modo di trovarla seduta sul divano con un bicchiere di tè freddo in mano e lo sguardo concentrato sul film di turno, ma non credeva che se lo ricordasse.
E men che mai che ne avesse guardato qualcuno.
“ Sì, lo so che ami i film Babbani” rispose alla domanda implicita che le leggeva negli occhi.
“ E vuoi sapere perché lo so?” le chiese prendendole il viso sotto il mento e sollevandolo verso di lui “ perché quando venivo a casa tua e ti vedevo con quello sguardo perso e concentrato su quella scatoletta infernale, pensavo che non avrei mai visto qualcosa di così bello”
Lily sbatté gli occhi stupita e desiderò perdersi nei suoi occhi e lasciarsi andare con lui, invece si allontanò.
“ E’ l’ alba che ti rende così sdolcinato o la voglia di portarmi di nuovo a letto?” gli chiese ironica.
Scorpius sospirò lasciando cadere la mano e rimettendosi dritto con lo sguardo perso verso il sole che stava nascendo.
“ Perché ti sembra così impossibile che mi sia innamorato di te?”
Lily sentì il fiato smorzarglisi in gola. La voce di Scorpius sembrava davvero offesa e si chiese se le stesse davvero aprendo il suo cuore.
Avrebbe tanto voluto poterlo fare anche lei.
“ Ci aspetta una giornata dura”  affermò, puntando le mani sulle scalino per alzarsi in piedi, ma Scorpius la fermò per un polso e l’ attirò verso di sé.
Non le diede neanche il tempo di protestare che posò le labbra sulle sue.
Inizialmente fu un bacio delicato, ma poi la passione prese il sopravvento e Lily si ritrovò a passare le braccia intorno al suo collo per sentirlo sempre più vicino.
Scorpius si fermò e i suoi occhi sembravano brillare di desiderio “ te l’ ho detto una volta” le sussurrò posando un bacio sul suo zigomo “ puoi dire quello che vuoi” continuò scendendo sulla linea della mascella e facendola fremere “ma poi le tue azioni tradiscono” concluse tornando sulle sue labbra e facendo chiedere a Lily perché dovesse reprimere quello che provava.
Vuoi che muoia? Che impazzisca o che gli succeda qualsiasi cosa?
Quei pensieri furono come una doccia fredda per lei e si allontanò di scatto.
“ Non posso” mormorò, ancora stordita per le sensazioni che stava provando.
Scorpius che le stava ancora stringendo il polso aprì la mano per liberarla e si passò una mano tra i capelli.
“ Perché?” le chiese “ è complicato” gli rispose e si alzò scuotendosi i pantaloni “ davvero?” le chiese Scorpius guardandola dal basso.
“ E scommetto che non vuoi neanche provare a spiegarmelo” le disse sentendo la rabbia montare dentro di lui.
“ No” ammise Lily. Era sicura che non l’ avrebbe capita, che non avrebbe compreso le sue paure e le sue insicurezze.
Nessuno poteva.
Scorpius si alzò tornando a guardarla dalla giusta prospettiva, anche se Lily avrebbe preferito che restasse seduto.
Così la stava facendo sentire così piccola che non avrebbe voluto altro che lanciarsi letteralmente tra le sue braccia.
Scorpius probabilmente intuì i suoi pensieri perché le passò una mano intorno alla vita e l’ attirò di nuovo a sé “ se non fosse mai successo niente tra di noi, potrei credere che non mi ami, ma ho ancora impresso tutte le tue reazioni, tutto quello che hai provato e che abbiamo provato assieme” le disse concentrandosi nei suoi occhi castani.
Lily sospirò “ il fatto che tu sia stato un bravo amante non significa che ti ami” disse, nonostante anche alle sue orecchie quelle parole risultassero false.
Soltanto la mascella contratta di Scorpius le fece capire che aveva incassato il colpo, perché per il resto la sua espressione rimase invariata.
“ So cosa stai facendo” le disse e Lily si liberò del suo abbraccio “ non pretendere di sapere cosa mi passa per la testa” gli disse offesa e Scorpius strinse gli occhi “ sei un libro aperto, Lily” le disse “ so che stai cercando di allontanarmi” concluse.
Lei lo guardò ancora una volta e si morse l’ interno della guancia per non permettere alle lacrime di scendere.
Era davvero un libro aperto per lui? E allora come avrebbe fatto ad avere la forza per tenerlo lontano?
Si sentiva così piena di rabbia e di frustrazione.
Avrebbe voluto solo una vita normale. La vita che aveva un anno e mezzo prima, la vita dove avrebbe potuto aprirsi a lui.
“ Non è così” disse e rientrò dentro casa.
***
Alice allungò una mano, ma la parte del letto dove fino a pochi minuti prima dormiva Albus era vuota.
Era ancora calda e Alice alzò la testa per vedere dove fosse.
Lo vide davanti alla finestra e si alzò per raggiungerlo.
I suoi piedi nudi sul pavimento emisero il classico rumore leggero, ma lui non si voltò, sicuramente troppo perso nei suoi pensieri.
Gli mise una mano sul braccio e guardò a sua volta fuori dalla finestra.
Lily era tra le braccia di Scorpius, ma sembravano discutere in maniera piuttosto accesa.
“ Fai il guardone?” le chiese scherzosa “ o sei geloso della tua sorellina?” chiese ancora, quasi speranzosa che lui scegliesse la seconda opzione.
Invece Albus sospirò e si voltò verso di lei “ le avevo detto di stargli lontana” confessò tornando verso il letto.
Alice lo guardò scuotendo la testa “ davvero l’ hai fatto?” gli chiese incredula e poi si dette della stupida da sola.
Certo che l’ aveva fatto. Per quale motivo avrebbe dovuto farsi problemi, quando poche ore prima l’ aveva definita un’ assassina.
Si sedette sul letto davanti a lui e gli prese le mani “ tu credi davvero che tua sorella abbia ucciso James?”
Erano stati tutto il pomeriggio e buona parte della notte rimanente a parlare, ma non avevano affrontato il discorso principale.
Ogni volta che Alice aveva provato ad affrontarlo o a vertere il discorso su Lily e James, Albus si era chiuso e la sua espressione piena di rabbia avevano fatto capire ad Alice che era meglio aspettare.
Invece adesso mentre era lì alla finestra e stava guardando sua sorella e Scorpius, ad Alice era quasi parso di vedere negli occhi di Albus il rimpianto.
Albus sospirò e alzò gli occhi su Alice “ il problema non è se lo credo è che l’ ho vista” disse e la sua voce era così carica di dolore che Alice sentì il suo cuore spezzarsi.
Risucchiò le sue labbra strusciandole l’ una contro l’ altra pensierosa.
“ L’ hai tenuto dentro per un anno e mezzo, ti sei limitato ad odiarla senza chiederle una spiegazione…”
“ Una spiegazione?” la interruppe lui guardandola come se non credesse che la sua ragazza avesse appena pronunciato quelle parole.
“ Credi che se vedessi Frank uccidere qualcuno a cui tieni vorresti una spiegazione?” le chiese alzando di un tono la voce.
Alice si allontanò leggermente abbassando il viso per pensare più lucidamente.
Pensare a suo fratello che uccideva qualcuno le risultava impossibile, ma le risultava impossibile anche pensare a Lily in quelle vesti.
“ Credo di sì” disse infine “ credo che mi arrabbierei, che strepiterei, che lo aggredirei e gli chiederei come ha potuto, ma non ci crederei, non riuscirei mai a credere mio fratello un assassino e proverei a cercare tutte le scappatoie e tutto quello che potrebbe essere successo…e soprattutto, non me lo terrei dentro per un anno e mezzo, non sapendo di rischiare la follia” rispose tutto un fiato.
Albus si alzò strusciando le mani l’ una contro l’ altra e poi guardò Alice “ vorresti dirmi che sono stato egoista? Che non ho considerato i sentimenti di mia sorella? Che avrei dovuto parlarle e chiederle perché l’ ha fatto?”
Ormai Albus era fuori di sé dalla rabbia e nonostante Alice sapesse che non avrebbe mai fatto qualcosa contro di lei, si rese conto che era meglio andare via e lasciarlo sbollire.
“ Io vado” disse infilandosi le scarpe e alzandosi dal letto per  prenderela sua bacchetta appoggiata sul comodino.
Albus parve rendersi conto di quello che aveva fatto e la raggiunse prendendola per un polso e voltandola verso di sé.
“ Non dovevo urlare con te” le disse attirandola a sé e parlandole tra i suoi capelli.  Alice si scostò e gli sorrise “ non fa niente” gli disse, passando una mano sulla sua guancia.
“ Tu e tua sorella ne avete passate tante…troppe” disse e Albus fece una smorfia nel sentire la sua situazione paragonata a quella di sua sorella.
Alice scosse la testa vedendo il suo volto “ promettimi solo che ci penserai” gli chiese  con un sospiro e Albus contrasse le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse.
“ Penserò a cosa?” le chiese “ al fatto che potrebbero averti modificato i ricordi…”
“ Non sono ricordi modificati” protestò Albus arrabbiato per il fatto che lei non avesse preso in considerazione che lui avesse già valutato questa ipotesi.
“ Mi credi davvero così meschino da non aver provato a darmi una spiegazione?” le chiese.
“ Ti credo confuso e arrabbiato per aver provato a darti una vera spiegazione” gli rispose e poi si alzò sulle punte per sfiorare le labbra con le sue.
“ Conosco tua sorella, è la mia migliore amica e sono cresciuta con lei tanto quanto te e sono sicura che se metterai la rabbia da parte, capirai che ci deve essere qualche motivo” gli disse, prima di scostarsi da lui e smaterializzarsi davanti ai suoi occhi.
Alice gli aveva messo un sacco di dubbi. Era stato convinto per un anno e mezzo che sua sorella avesse ucciso suo fratello.
Nessun dubbio solo una certezza, convalidata dal fatto che sua madre fosse impazzita dal dolore e non ne aveva mai parlato con nessuno limitandosi a fomentare il suo odio per lei, a farlo crescere sempre di più, a staccarsi dall’ immagine della sorellina adorata che aveva sempre avuto, senza parlarle, fregandosene dei suoi tentativi di avvicinarsi di nuovo a lui, dei suoi tentativi di condividere il loro dolore e l’ esperienza che avevano passato.
Invece adesso seduto sul letto e ancora sconvolto dalla chiacchierata con Alice si chiedeva se lei non avesse avuto ragione. Se la rabbia non l’ avesse guidato facendogli indossare il paraocchi e chiudendolo ad ogni altra possibilità e opzione.
Si alzò in piedi e s’ infilò qualcosa che non fosse sgualcito e decise: sarebbe andato a parlare con sua cugina.
Rose l’ avrebbe aiutato.
***
 “ Qua non siamo in un campo da Quiddicth, Harry, stiamo parlando della vita di persone…di ragazzi” .
Il viso di Cormac McLaggen era rosso e pieno di rabbia ed Harry sapeva che non sarebbe stato semplice vincere contro di lui.
“ Credo che sappia benissimo che non siamo in un campo da Quidditch altrimenti qui gli ordini li darebbe lui” protestò Ron, guadagnandosi un’ occhiataccia sia da sua moglie che dal suo migliore amico.
McLaggen era rimasto il solito borioso e stupido ragazzo che avevano conosciuto ad Hogwarts ed Harry si chiedeva ancora adesso come avesse potuto divenire Ministro della magia.
Probabilmente il suo fare affabile, anche se palesemente finto, unito alle sue conoscenze erano riusciti a piazzarlo lì, ma se Ron avesse detto un’ altra sola frase contro di lui, probilmente si sarebbero giocati ogni possibilità.
Non che Ron avesse torto, ma doveva tenere a bada la sua impulsività per il bene di tutti.
“ So la gravità della cosa, Cormac, ma credimi non farei questa cosa a cuor leggero” gli disse.
“ Due dei ragazzi che voglio inserire nel gruppo sono i miei figli” aggiunse e Cormac si lasciò nuovamente cadere sulla sedia.
“ In cosa consisterebbero questi Auror di ferro?” chiese congiungendo le mani e battendo gli indici l’ uno contro l’ altro.
Harry chiuse gli occhi e prese un respiro prima di iniziare a parlare.
Quando ebbe finito studiò il volto di McLaggen in attesa di una sua risposta: aveva gli occhi persi nel vuoto e sembrava decisamente alla ricerca di una scappatoia per potergli negare il consenso.
Hermione parve intuire i suoi pensieri  “ crede che gioverebbe alla tua immagine dire di no al trio d’ oro?” gli chiese.
Aveva parlato lentamente e la sua voce era stata moderata e calma, ma McLaggen la guardò pieno di rabbia.
Harry e Ron si chiesero se, visto che con il cervello sembrava rimasto alla sua adolescenza, avesse mai davvero digerito quello che gli aveva fatto Hermione. Da come la guardava sembrava di no, ma contemporaneamente la sua domanda sembò metterlo ancora di più con le spalle al muro.
“ Le azioni più pericolose devono essere vagliate da me” ordinò e Harry si morse il labbro superiore per trattenere una rispostaccia.
Parlarne con lui, come se lui avesse mai capito qualcosa di strategia o di azioni degli Auror “ possiamo farlo” rispose Ron al suo posto e diede un sorriso verso Harry che lo stava guardando sorpreso.
“ E al primo errore viene smantellato tutto” sentenziò alla fine.
Harry tornò a respirare. Ce l’ avevano fatta.
Gli Auror di ferro sarebbero nati.
***
Pegasus si alzò dal letto.
Era prestissimo, ma non gli era mai piaciuto poltrire a letto.
Quando dormiva si sentiva più indifeso, un po’ perché i sogni popolati dagli incubi di tutto quello che gli era successo tornavano a fargli visita, un po’ perché doveva per forza abbassare le sue difese e la sua abitudine a stare sempre all’ erta per i pericoli del suo presente lo svegliavano continuamente anche adesso che era, diciamo, al sicuro.
Passò davanti alla camera di suo padre e vide la porta aperta.
Si affacciò e vide il letto intatto. Non era tornato.
Il pensiero che fosse con sua madre lo infastidiva, ma sapeva che non poteva allonarli altrimenti non sarebbe mai nato e avrebbe compromesso il futuro.
Anche per quello non poteva aprirsi totalmente con suo nonno.
Se gli avesse detto chi sarebbe diventata sua madre, sicuramente lui avrebbe fatto di tutto per dividerli e, nonostante Pegasus ne sarebbe stato solo felice, non poteva permetterlo.
Lui doveva nascere.
Entrò dentro la stanza di suo padre dopo essersi guardato in giro, ma probabilmente i suoi nonni dormivano ancora, visto che nessun rumore giungeva alle sue orecchie.
La camera di suo padre era ordinata, ma contemporaneamente piena di cose.
Pensò che osservandola e curiosando un po’ non avrebbe fatto niente di male, in fondo era solo un modo per conoscerlo un po’ di più.
Quando aveva intrapreso questo viaggio nel passato era stato così contento del fatto che avrebbe visto suo padre e che sarebbe potuto stare un po’ con lui.
Invece Scorpius non si fidava di lui e lo trattava con una freddezza tale che per Pegasus fronteggiarlo diventava sempre più difficile.
Avrebbe voluto dirgli tutto, dirgli chi era; abbracciarlo e avvertirlo del pericolo che correva.
Pegasus, ancora sovrappensiero, toccò uno strano tubo e lo riconobbe come uno degli scherzi comprati dai tiri vispi, sorrise guardando le foto incastrate nello specchio: suo padre e suo zio che ridevano e facevano gli scemi e suo padre con i suoi nonni .
Si sedette sul letto e prese il libro poggiato sul comodino “ Guida ai duelli più famosi” .
Lo scorse tra le dita e vide che vi era la rappresentazione anche del duello di suo nonno contro Voldemort.
Inarcò le sopracciglia pensando a suo nonno Harry e che sicuramente le fonti citate dal libro erano menzogne.
Sorrise, quando gli venne in mente il quasi duello che aveva avuto con suo padre.
Sarebbe stato davvero curioso di vedere come sarebbe finito il duello tra di loro, anche se, sospettava già chi avrebbe avuto la meglio.
Quasi rise pensando a come Cris lo avrebbe preso in giro se lo avesse sentito e come gli avrebbe detto di contare troppo sulle sue capacità e che sarebbe arrivato il giorno nel quale si sarebbe reso conto che anche lui aveva dei limiti.
Sentì una fitta di nostalgia e la voglia di andare alla loro base prese il sopravvento.
Si alzò tenendo il libro tra le mani per riporlo, ma come lo mise dritto una foto uscì dalle pagine del libro.
La raccolse pensando ad un segnalibro e rimase stupito: era una foto di Lily Potter.
Sicuramente sua madre non si era neanche accorta della foto perché era di profilo e aveva lo sguardo perso nel vuoto, era un po’ più giovane di adesso e le lunghe ciocche rosse dei suoi capelli continuavano ad essere smosse dal vento ed andarle davanti al viso.
Sembrava così bella, così spensierata, così piena di vita e i suoi occhi sembravano così sinceri e gentili.
Le sue mani si strinsero con rabbia attorno alla foto stropicciandola ai bordi e cominciarono ad illuminarsi.
Contemporaneamente il suo sguardo si fece pesante e la rabbia cominciò a ribollire nella sue vene.
Quello sguardo era quello che avrebbe voluto vedere in sua madre.
Quegli occhi e quel sorriso, tante volte quando gli occhi di sua madre si erano puntati su di lui, Pegasus aveva sperato di leggervi l’ amore.
Era incredibile come ricordasse tutto, ogni momento, ogni sguardo, ogni dolore.
In fondo era stato liberato a sei anni ed era solo un bambino spaventato, ma certe cose non si dimenticano, certe cose ti segnano per sempre.
“ Cosa stai facendo?”
Pegasus si calmò immediatamente al suono della voce di suo nonno e alzò gli occhi su di lui.
Lo vide sfocato e si rese conto di avere le lacrime agli occhi per la rabbia. Alzò gli occhi al soffitto prendendo tanti respiri profondi e sbattendo le lacrime più volte per calmarsi.
Poi posò di nuovo lo sguardo su di lui. Nel frattempo Draco si era avvicinato e gli aveva preso la foto dalle mani.
La guardò: era quasi liquefatta e il volto di Lily Potter era pieno di bruciature e macchie nere. Quello era odio puro.
Lo guardò “ Avevi detto che riuscivi a controllarti” gli disse “ questo sarà difficile da nascondere a Scorpius”.
Pegasus guardò la foto e poi suo nonno.
Gliela prese dalle mani e vi passò una mano sopra facendola tornare come era prima della sua “sbandata”.
Draco sospirò. Non sapeva se essere felice che suo nipote fosse così potente.
Quando l’ aveva visto: seduto sul letto con le mani incandescenti e quelle linee sulle sue mani dvenute rosse come se stessero trattenendo tutto il fuoco che Pegasus aveva dentro, gli aveva fatto quasi paura.
Si era reso conto che suo nipote poteva essere molto pericoloso.
Pegasus lesse il disagio negli occhi di suo nonno e sospirò lo aveva spaventato e non era quello che gli ci voleva, aveva bisogno di un alleato in famiglia, aveva bisogno di un aiuto.
Sentì la rabbia prendere di nuovo il sopravvento e capì che doveva andarsene.
Dispose le sue mani per smaterializzarsi,ma Draco gli afferrò il polso “ dove stai andando?” gli chiese.
“ Ho bisogno di calmarmi” gli disse soltanto, aprendo la sua mano senza difficoltà e smaterializzandosi davanti a lui.

COMMENTO: OK, CAPITOLO FORTEMENTE INCENTRATO SU LILY E SCORPIUS E ALBUS E ALICE…LE NOSTRE COPPIE COMINCIANO A FORMARSI, ANCHE SE LILY E’ ANCORA SPAVENTATA E ALBUS ANCORA DURO COME I MURI : )) PEGASUS INVECE RIESCE A TENERE SEMPRE MENO LA SUA RABBIA SOTTO CONTROLLO E RISCHIA DI PERDERE L' AIUTO DI DRACO : )) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, OVVERO: ICEPRINCESS/ ALWAYS 89 / LILY NON LILIAN / ENDY_LILY 95 / SINISA / ALESSANDRA  CORTESE E LILY LUNA MOON !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 11
*** 10 CAPITOLO ***


Pegasus si materializzò al n. 4 di Privet Drive e sentì subito dei bisbigli sommessi arrivare dalla cucina.
Si guardò intorno e vide che non c’ era nessuno, dovevano essere tutti e tre dentro la stanza.
Fece per entrare, ma non aveva messo ancora la mano sulla porta che sentì J.J. alzare il volume della voce in modo quasi incredibile per lui.
“ Vi rendete conto di quello che avete fatto?”
Pegasus rimase bloccato nella propria posizione.
“ Vi hanno anche visto e se qualcuno glielo dicesse? Lo sapete che l’ unica bacchetta uguale a quella di mio nonno ce l’ ha Pegasus? Avete pensato a questo prima di fare la vostra bravata? Avete pensato che Pegasus sarà il primo ad essere sospettato?”
Pegasus sentì la rabbia mal sopita minacciare di venire fuori nuovamente. J.J. stava sicuramente parlando con Cris e Zoe. Cosa avevano combinato quelle due?
Entrò deciso dentro la stanza e tutti gli sguardi si posarono su di lui.
J.J. guardò prima lui e poi le ragazze come se fosse indeciso se renderlo partecipe della conversazione, probabilmente leggeva nei suoi occhi tutta la sua rabbia.
“ Che succede?” chiese guardando suo cugino.
J.J. sospirò e guardò Cris e Zoe “ chi vuole raccontarlo?” chiese loro.
Entrambe le sorelle guardarono Pegasus continuando a pensare che non avevano fatto niente di male o di così stupido, ma fu Cris ad alzarsi “ questa è tua” disse porgendogli la bacchetta senza smettere di guardarlo negli occhi.
Pegasus degnò la bacchetta di una sola occhiata prima di rialzare lo sguardo su Cris.
“ Da quello che ho capito non posso più fidarmi di voi” disse freddo.
L’ espressione di Cris fu quella di una persona che aveva appena ricevuto un pugno in pieno viso.
Non si rendeva neanche conto del perché, forse perché non le era mai successo di leggere la delusione nei suoi occhi quando la guardava, ma adesso vederlo la feriva molto,  al contempo però non si sarebbe mai perdonata se avesse mostrato i suoi sentimenti.
“ Ti metti ad origliare adesso?” gli chiese con rabbia.
“ Non ho origliato”.
Cris rise “ come no? “ rispose con ironia “ allora stanotte i tuoi poteri sono aumentati ed adesso riesci a vedere cosa succede anche quando non ci sei?” chiese ironica, ma Pegasus non rise, anzi riabbassò lo sguardo sulla bacchetta come se guardarla lo innervosisse troppo.
“ Che cosa avete fatto con la mia bacchetta?” chiese ancora e Cris sentì la rabbia aumentarle.
Cosa avevano fatto con la sua bacchetta? Ma come si permetteva e come si permetteva di trattarla come una scolaretta da punire?
“ La tua maledetta bacchetta…”
“ Cris” la riprese  Zoe interrompendola e guardandola con rimprovero. Cris alzò gli occhi al cielo.
Sempre tutti a proteggere Pegasus, sempre tutti a coccolarlo perché non esploda, bè a lei non piaceva fare così.
“ Tecnicamente, tu non hai la bacchetta visto che non ne hai bisogno” scherzò Zoe per stemperare un po’ l’ ambiente.
Pegasus però continuò a restare serio. Normalmente ci avrebbe scherzato, probabilmente anche riso per le loro espressioni e per la faccia tosta con la quale avevano organizzato tutto ed erano riuscite a non farsi beccare né da lui e J.J. e né dagli Auror, ma stavolta non ci riusciva. Troppe volte aveva perso il controllo quel giorno, troppe volte si era dovuto dominare, adesso sentiva la rabbia che gli percorreva le vene con la stessa velocità con la quale un fuoco si propaga in un posto cosparso di benzina.
Incrociò le braccia al petto cominciando a sentire le mani tremare.
“ E comunque tu sei il primo che fa le cose impulsivamente e senza pensare” aggiunse Cris incrociando le braccia a sua volta, quasi come se stesse raccogliendo una sfida.
“ I miei colpi di testa non mettono a repentaglio la mia copertura” ribatté e la sua voce venne fuori affilata e tagliente, talmente tanto che J.J. si alzò in piedi “ adesso basta” disse frapponendosi tra i due, poi guardò Pegasus in maniera decisa “ e tu calmati” gli ordinò.
Pegasus capì che se ne doveva andare.
Era tornato a casa per calmarsi, sperando di ricevere aiuto e conforto dai suoi amici e invece anche stavolta si era sbagliato.
Si sentiva travolto da tutte le emozioni di quel giorno: sua madre ricoperta di sangue, suo padre che l’ aveva creduto un Apocalittico, la foto di sua madre ed i suoi occhi pieni di sentimento e di amore e infine gli occhi di suo nonno, quegli occhi quasi spaventati, come se si chiedessero chi era la persona che aveva davanti.
Sentiva la rabbia salire contemporaneamente al suo battito cardiaco.
Doveva andarsene e subito anche.
Adesso si era alzata anche Zoe ed erano tutti e tre intorno a lui e lo stavano guardando preoccupati.
Non era la prima volta che lo vedevano perdere il controllo, ma di solito, davanti a loro, era sempre riuscito a riprenderlo.
Non era così che doveva andare. Sapeva che erano preoccupati per lui e non per loro, ma leggeva la paura nei loro occhi e quello lo faceva arrabbiare di più.
Era furioso con se stesso e con quello che gli succedeva ed era furioso anche con sua madre per aver fatto di lui una cavia, per averlo reso un esperimento.
Probabilmente un esperimento andato male.
Chiuse gli occhi e prese un respiro cercando di concentrarsi su di sé, sulla sua mente, ma ormai i pensieri si erano azzerati e la sua parte razionale era sopita in qualche angolo del suo cervello.
“ Devo andare via” riuscì a dire tra l’ affanno.
Le sue mani s’ illuminarono e sentì il suo potere affluirvi in una maniera devastante, proprio come un fiume che ha rotto gli argini.
“ no…no” ansimò prendendosi la testa tra le mani
“ Axus, concentrati” la voce di Cris non era più rabbiosa e sprezzante, ma dolce e preoccupata.
Pegasus alzò gli occhi su di lei e la vide spalancare gli occhi e la bocca “ i tuoi occhi” disse con un filo di voce.
Pegasus abbassò gli occhi, sapeva che cosa aveva appena visto. I suoi occhi erano rossi.
Rossi come il fuoco, rossi come un semaforo, rossi come l’ inferno nel quale viveva da quando era nato.
“ Devo andare via” ripeté, ma non era sicuro di essere riuscito a dirlo davvero o se le parole erano rimaste chiuse dentro la sua testa.
Il sudore gli percorreva ormai il viso per la concentrazione e lo sforzo di mantenere il controllo.
Aprì le mani cercando di pensare alla smaterializzazione, cercando di concentrarsi sull’ incantesimo e vuotare la testa da tutta la rabbia che aveva assorbito.
Gli altri parlavano, ma ormai non li sentiva più, le loro voci erano solo un brusio di  sottofondo.
Poteva farcela. Doveva solo riprendere possesso di sé.
Uscire dal buio, da quel tunnell oscuro che lo risucchiava.
“ Pegasus” .
Quando delle dita si chiusero attorno al suo polso, Pegasus perse del tutto il controllo.
Si ritrovò risucchiato totalmente.
Davanti a sé, all’ improvviso era comparsa sua madre: i suoi capelli rossi raccolti in uno chignon severo ed i suoi occhi cattivi e pieni di rabbia.
“ Pegasus, devi venire…subito”
Pegasus aveva quattro anni eppure riuscì a notare come le labbra della madre si arricciassero riuscendo a riempire di cattiveria quell’ ultima parola.
“ Ho detto subito!” urlò afferrandolo per il polso  e trascinandolo verso di sé.
Lo strattonò cominciando a scrollarlo con rabbia “ sei cattivo, io ti ho creato così cattivo e io pago ogni giorno per la tua esistenza. Non dovevi nascere…non dovevi nascere…non dovevi nascere”
Pegasus cercava di non piangere. Alla sua mamma non piaceva che piangesse e diventava sempre più cattiva dopo, ma era tanto difficile, lui voleva essere amato.
“ Smettila di piagnucolare, vuoi essere punito?” lo sguardo di Lily era un misto tra cattiveria e compiacimento nel vederlo così terrorizzato.
“ No… no… Per favore, per favore” supplicò portandosi la mano libera agli occhi “ per favore” continuò a pregarla fino a quando lei non lo lasciò e poi corse via.
Corse verso la sua camera. Corse dall’ unica persona che sembrava volergli bene. Corse dalla sua cameriera Emily.
“ Pegasus”  la voce di Cris lo riportò alla realtà e com’ era venuta sentì la sua rabbia defluire leggermente e tornare sotto il suo controllo. Era lei che lo stava scrollando e non aveva neanche lontanamente l’ espressione rabbiosa che aveva visto nella madre, anche se sembrava guardarlo con rimprovero.
“ Ti ha dato di balta il cervello?” gli chiese e Pegasus non capì fino a quando lei non spostò lo sguardo verso il muro.
J.J. era accasciato a terra e sembrava perdere sangue dalla testa.
“ Per Silente” esclamò correndo da lui “ non sono stato io, vero?” chiese, guardando Cris e pregandola con lo sguardo.
Lei sospirò. Come poteva arrabbiarsi quando era una cosa della quale neanche lui aveva il controllo.
Pegasus le lesse la risposta negli occhi e non disse più niente.
Chiuse gli occhi e cercò di fare appello a tutta la sua magia benigna, ma in quel momento non ne aveva molta, probabilmente il suo lato di luce stava ancora combattendo con il lato oscuro per predominare sull’ altro.
Suo nonno Harry gli aveva sempre detto che in ogni persona c’ è luce e oscurità e tutto dipende dalle proprie azioni che determinano quale lato vuoi far vincere.
Il problema è che per lui non era così. In lui erano le emozioni a decidere, la rabbia o la felicità, l’ angoscia o la soddisfazione.
Passò una mano sopra alla testa di J.J. e la ferità gli si asciugò sulla fronte mentre contemporaneamente  i suoi occhi si aprivano concentrandosi in quelli di Pegasus.
Quelle iridi verdi lo studiarono per qualche secondo e poi sorrisero insieme alle sue labbra “ bentornato, cugino” disse alzandosi a sedere e toccandosi la testa nel punto dove avrebbe dovuto esserci la sua ferita.
“ J.J., io…”
Pegasus non sapeva neanche come continuare.
Non volevo? Scontato. Non sapevo quello che facevo? Evidente. Non sono riuscito a controllarmi? Molto, molto evidente.
Fortunatamente per lui, J.J. non sembrava voler le sue scuse “ Ehy, non sono mica fatto di burro” gli disse alzandosi in piedi e Pegasus sorrise “ ma se te le ho suonate?” si oppose cercando di scherzare.
Zoe tornò a respirare normalmente e guardò Cris “ scherzano” disse quasi incredula “ lui ha fatto un volo di cinque metri e loro scherzano” continuò.
Cris rise e guardò Pegasus “ devi trovare il modo per controllarti” gli disse “ pensare a qualcosa che ti faccia restare aggrappato alla realtà” e Pegasus annuì.
Sapeva che lei aveva ragione e sapeva anche che questa volta era seria.
Nessuna ironia, nessuno scherzo, solo semplice preoccupazione.
“ Vado via” disse “ e non tornerò fino a quando non avrò trovato un modo…”
“ Pegasus, davvero non devi…” lo interruppe J.J., ma Pegasus lo interruppe a sua volta “ sì che devo, mia madre mi ha già rovinato abbastanza la vita, non voglio che mi renda anche un assassino”
“ Non ti sembra di essere un po’ troppo drammatico?” gli chiese Zoe “ J.J. sta bene” aggiunse, ma Pegasus scosse la testa “ posso sentire ogni vena, ogni muscolo, ogni particella di sangue che cerca di opporsi al male che vuol prendere il sopravvento…”
“ Devi combatterlo, come dice il nonno” si oppose J.J.
“ Devo combatterlo lontano da qua”ribatté.
“ Non te ne andare” la voce di Cris era un sussurro tale che non era neanche sicura di averlo detto davvero, ma da come la guardò Pegasus presuppose di sì.
Non aveva mai provato niente per Pegasus. Lo conosceva da sempre, o meglio, dai suoi sei anni quando lui fu liberato ed erano stati solo buoni amici, ma allora perché al pensiero di non vederlo per tanto tempo il suo cuore sembrava spezzarsi?
“ Non ero mai andato così tanto in là con voi. E se la prossima volta andasse peggio? Se non riuscissi a controllare la mia forza, il mio potere e vi uccidessi?” le chiese guardandola come se sperasse di trovare una soluzione nei suoi occhi cielo.
“ Non lo farai” ribatté Cris.
“ Non puoi saperlo”
“ Sì, invece, io mi fido…mi fido di te” concluse stupendosi delle sue stesse parole.
Sapeva che adesso lui l’ avrebbe presa in giro fino allo sfinimento, sapeva che non le avrebbe fatto passar liscia le sue parole da femminuccia, ma al diavolo. Se questo fosse servito a non farlo andare via, allora, ne sarebbe valsa la pena.
Già era dura vederlo solo una volta al giorno, nel loro presente stavano sempre insieme, combattevano assieme. Sapere di non vederlo per settimane era davvero troppo.
Invece Pegasus non la prese in giro, ma  le mise una mano sulla guancia “ non posso correre il rischio” disse senza smettere di guardarla negli occhi e Cris per la prima volta abbassò gli occhi sentendoli riempire di lacrime.
La mano di Pegasus lasciò la sua guancia, ma le parve quasi che il calore fosse impresso come fuoco.
“ Non scappo” disse, voltandosi verso J.J e Zoe “ sarò a casa di mio nonno, cercherò di farmi aiutare a superare la cosa…”
“ Ma vedrai sempre tua madre” si oppose Zoe , la voce rotta dalle lacrime e Pegasus sorrise “ sì, ma solo perché devo ancora nascere…”
“ Probabilmente devi ancora essere concepito” scherzò J.J. e Pegasus non riuscì a trattenersi dall’ emettere una smorfia di disgusto, “ come ti contattiamo?” gli chiese J.J. tornando serio.
Pegasus ci pensò un secondo e poi guardò il block notes appoggiato sul divano “ con quelli” disse e tutti lo guardarono allibiti “ vuoi far volare un biglietto per tutta la città?” gli chiese Zoe, ma Pegasus scosse la testa “ no, voglio che lo smaterializzate…”
“ Impossibile” lo interruppe J.J. “ sai che non lo è” si oppose Pegasus “ devi solo utilizzare lo stesso incantesimo con il quale siamo tornati indietro, solo che devi spostarlo di luogo e non di tempo, dovrebbe essere più semplice”
J.J. annuì anche se ancora non era del tutto convinto. Quando erano tornati indietro avevano la Mangiatempo e tutta la forza magica di Pegasus sulla quale contare, adesso sarebbero stati solo loro tre. Però al contempo doveva solo smaterializzare delle lettere e non delle persone.
“ Scrivetemi solo Axus ed io saprò che state bene” disse guardando Cris, prima di riportare lo sguardo sugli altri “ se non riceverò vostre notizie per più di due giorni, verrò a cercarvi” li avvertì, poi prima che qualcuno potesse protestare ancora, raccolse la bacchetta da terra e aprendo le sue mani si smaterializzò.
Cris si lasciò cadere su una sedia continuando a guardare incredula il punto dove era sparito, poi guardò Zoe che aveva smesso di fare la crocerossina a J.J. e la stava guardando preoccupata.
“ Va tutto bene” la tranquillizzò, pur leggendo nei suoi occhi che non le credeva neanche un po’.
***
Pegasus non si smaterializzò da suo nonno, ormai non mancava molto all’ inizio delle lezioni.
Nonostante quel giorno si svolgessero solo il pomeriggio, ormai non mancavano che poche decine di minuti.
Si cambiò velocemente nello spogliatoio, indossando la casacca celeste ed i pantaloni dello stesso colore, poi si infilò le scarpe e si prese un paio di minuti per allacciarle con cura, intanto che la sua testa vagava.
Aveva il cuore stretto in una morsa, non avrebbe mai voluto abbandonare i ragazzi, ma quando aveva visto che cos’ aveva fatto era stato preso dal panico.
Non aveva mai fatto del male a nessuno e invece questa volta aveva attaccato suo cugino.
Sospirò uscendo dagli spogliatoi.
J.J. era una delle persone a cui teneva di più al mondo e non poteva credere di averlo attaccato che poi ne fosse stato o no consapevole non importava.
Importava solo che avrebbe potuto ucciderlo.
Mosse la mano con rabbia e scardinò una scala di legno dal muro.
Se fosse morto avrebbe avuto davvero importanza se l’ avesse fatto di proposito o no?
Mosse l’ altra mano e cominciò a scagliare i pesi dall’ altro lato della stanza.
Era solo colpa di sua madre.
La rabbia ricominciò a salire, ma stavolta aveva una palestra intera per sfogarsi e forse, stavolta, era la decisione giusta.
Lily entrò nella palestra e si dovette piegare sulle ginocchia per evitare un legno piuttosto appuntito che le stava volando intorno.
Quando riuscì  a rialzarsi vide che la causa di tutto quello era Alexander.
Era al centro della palestra e stava scagliando ogni cosa gli capitasse a tiro e la cosa sorprendente era che la bacchetta sembrava quasi ciondolare nella sua mano.
I suoi incantesimi non avevano niente di simile ai movimenti di bacchetta che aveva imparato a scuola.
“ Ehy” urlò, ma lui non si voltò, in effetti le attrezzature che volavano stavano facendo un fracasso infernale.
“ Alexander” lo chiamò, prima di gettarsi a terra per evitare che una palla pesante quasi quanto lei le si schiantasse addosso.
Si rialzò cominciando a chiedersi chi glielo facesse fare, ma ancora ricordava gli occhi di quel ragazzo quando, precedentemente, gli era successo la stessa cosa.
“ Alexander!” riuscì a toccargli un braccio e lui spostò lo sguardo su di lei.
Fu solo un secondo, un battito di ciglia, ma Lily ebbe finalmente la conferma: non si era sbagliata, i suoi occhi erano rossi.
Ma fu solo un attimo perché come il suo sguardo si concentrò sul proprio, quegli occhi tornarono grigi come prima e le attrezzature caddero a terra come marionette private di sostegno.
Pegasus scansò la mano della madre da dosso e la guardò con una rabbia infinita, poteva sentire ancora il dolore del ricordo che aveva avuto precedentemente.
Adesso sarebbe tornata la rabbia, adesso non sarebbe riuscito a tenere il controllo, sarebbe esploso come prima.
Si concentrò attendendo che i battiti aumentassero e il respiro cominciasse a farsi pesante, ma non accadde.
Il suo cuore batteva normalmente e il respiro era regolare.
Guardò sua madre sbattendo nervosamente più volte le palpebre.
Con tutte le persone che gli volevano bene, proprio lei, proprio la persona che lui odiava di più aveva il potere di abbattere tutta la sua rabbia?
Poteva davvero essere così?
“ Voglio che tu mi stia lontano” l’ ammonì con voce rabbiosa, ma Lily a dispetto di tutto sorrise.
“ Forse siamo partiti con il piede sbagliato, Alexander” disse “ Perché non ricominciamo da capo?” gli chiese senza smettere di sorridere.
Il primo vero sorriso da parte di sua madre. Era ironico che l’ unico sorriso ricevuto da sua madre, lo avesse avuto in quel momento, mentre lei non aveva la più pallida idea di chi lui fosse.
Sentì la rabbia ricominciare a scorrergli nelle vene “ non scherzo” le sussurrò, poi si chinò vicino al suo viso  vedendo da vicino tutte le sue lentiggini che aveva in parte ereditato “ stai lontana da me” fece attenzione a scandire bene le parole una per una.
La vide osservarlo, ma non sembrava aver paura, anche questa volta sembrava dispiaciuta.
“ Sai, non riuscirai a spaventarmi od allontanarmi perché io uso lo stesso metodo con le persone” gli spiegò e Pegasus trattenne un commento acido. Lui non era come lei, ma non disse niente limitandosi ad allontanarsi da lei.
“ E tu hai la mia stessa espressione, ce l’ hai sempre avuta, dal primo giorno e mi ha colpito, mi ha fatto capire che hai bisogno di un amico qua dentro…”
“ Io non ho bisogno di nessuno” la interruppe Pegasus. Se avesse voluto scegliere un amico tra gli Auror, avrebbe scelto chiunque. Chiunque tranne lei.
Lily sospirò “ ho visto come ti trattano. Nessuno si fida di te, eppure io sento che c’ è qualcosa in te. C’ è qualcosa che mi fa sentire che posso fidarmi di te “
Pegasus avrebbe voluto urlare.
Si dice che una madre percepisce sempre suo figlio. Si dice che l’ istinto di una madre è la cosa più grande e forte al mondo, ma sua madre non sapeva neanche cosa fosse l’ istinto materno.
O forse non lo sapeva la madre del suo tempo, invece questa Lily sembrava guardarlo come se credesse in tutto quello che gli aveva appena detto.
Perché? Perché doveva essere così gentile con lui? Perché doveva sembrare così buona e indifesa?
Perché? Come avrebbe potuto guardare quegli occhi, quello sguardo così desideroso di aiutarlo e lanciarle la maledizione che uccide?
***
Scorpius guardò i due continuare a guardarsi negli occhi e parlare.
Quando era andato a casa sua a fare la doccia e non l’ aveva trovato, si era immaginato che fosse in palestra ed aveva fatto tutto velocemente e con la paura che potesse di nuovo eccedere in presenza di Lily che potesse farle del male.
Invece quando era arrivato li aveva trovati parlare e addirittura lei gli aveva proposto di diventare amici.
Lei. Nonostante lui avesse provato in ogni modo ad  avvicinarsi, lei lo aveva ugualmente allontanato.
Non riusciva a credere di averle aperto il suo cuore. Non riusciva a credere di essere stato così stupido e ingenuo e di aver pensato che tutte le sue reazioni fossero dovuto allo shock e alla paura.
Probabilmente la realtà era che l’ unico che provava qualcosa era lui.
Doveva essere così, visto che non si faceva problemi ad avvicinarsi ad Alexander, a pregarlo di essere amici.
Pregarlo. Uno che non conosceva neanche. Un ragazzo del quale non ci si poteva fidare.
Guardò Alexander e sentì la rabbia quasi accecarlo. Lui non era quello che voleva mostrare.
Scorpius poteva sentirlo e poteva vedere anche quello che a lei pareva celato: lui mentiva.
E adesso avrebbe fatto di tutto, avrebbe smosso mari e monti, ma gliel’ avrebbe dimostrato, avrebbe portato a Lily tutte le prove della sua ingenuità e gliel’ avrebbe mostrate con rabbia e soddisfazione.

COMMENTO: CAPITOLO INCENTRATO SU PEGASUS E I SUOI RAPPORTI CON I RAGAZZI E CON I SUOI GENITORI !! PER QUANTO RIGUARDA I RAGAZZI NON TEMETE CONTINUEREMO A VEDERLI E NON DIMENTICATE DI QUELLO CHE HANNO SCOPERTO CRIS E ZOE !! PER QUANTO RIGUARDA PEGASUS E LILY, PER LUI E’ SEMPRE PIU’ DIFFICILE VISTO CHE LILY NONOSTANTE TUTTO SENTE DI POTERSI FIDARE DI LUI CONTRARIAMENTE A SCORPIUS CHE E’ INCAVOLATO NERO – PER USARE UN EUFEMISMO- CON ENTRAMBI : )) AH DIMENTICAVO, MANGIATEMPO NON E' UN ERRORE...E' UN' EVOLUZIONE DELLA GIRATEMPO ; )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21 / ARYELLE / ALWAYS 89 / SINISA / ENDY_LILY 95 / LILY LUNA MOON E ALESSANDRA CORTESE !! SPERO MI FARETE SAPERE ANCHE STAVOLTA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTA ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 12
*** 11 CAPITOLO ***


Rose riemerse dai ricordi di Albus e lo guardò dritto negli occhi.
Lui la osservò preoccupato, non aveva un volto esattamente tranquillo, ma quello se l’ era immaginato, nonostante sua cugina fosse un Medimago, vedere nei suoi ricordi le torture che lui, Lily e James avevano subito non doveva essere facile.
Rose si tolse gli occhiali e pose due dita ai lati dei suoi occhi azzurri come se volesse ricomporsi, sicuramente pensando che Albus non si era rivolto a lei perché si mettesse a piangere come una bambina. Albus si era rivolto a lei, per un aiuto, per una certezza nel suo mare di dubbi.
“ Allora?” chiese Albus, la sua voce carica di aspettativa.
Rose alzò gli occhi verso il soffitto e prese un respiro prima di tornare a guardare gli occhi verdi del cugino.
Si spostò una ciocca dei suoi capelli ricci e cresposi dietro un orecchio e si morse il labbro, poi parlò.
“ Hai ragione” disse lentamente e vide Albus spalancare gli occhi, sicuramente sperava che gli stesse per dare torto. Lo sperava perché avrebbe significato che sua sorella era innocente.
“ Quindi…” Albus si fermò prima di dire che sua sorella era un’ assassina, il suo cuore sembrava essere pugnalato da una lama molto affilata ogni volta che quel pensiero sfiorava la sua mente.
Com’ era possibile? E Soprattutto perché Alice aveva voluto riaprirgli una ferita così dolorosa per lui? Perché aveva voluto instillargli dei dubbi? Fino a quando aveva avuto la certezza si era chiuso nel suo guscio di dolore e invece adesso gli sembrava di soffrire come il primo giorno.
“ Albus!” la voce di Rose era quasi un urlo e Albus riportò lo sguardo su di lei “ scusami” disse “ parlavi con me?”
Rose incrociò le braccia al petto da dietro la scrivania e sorrise “ no, con il quadro là in fondo…certo che parlavo con te, da circa dieci minuti” rispose “ ma d’ altronde sei sempre stato un tipo che si distrae facilmente” scherzò e Albus sorrise di rimando alla cugina.
“ Allora, puoi ripetere ?” le chiese e Rose appoggiò gli avambracci sulla scrivania incrociando le mani e sporgendosi di più verso di lui.
“ Stavo dicendo che hai ragione i tuoi ricordi non sono modificati sono stati manipolati” gli spiegò e Albus aprì le labbra.
“ Non è possibile” ribatté in un sussurro.
“ Oh sì che lo è, e se tu fossi venuto da me appena hai avuto questo sospetto ti saresti evitato di soffrire e di far soffrire Lily” lo rimproverò.
Il cuore di Albus si fermò di botto. Non era possibile, non era possibile.
“ Ma…ma…io…li ho esaminati e…non hanno…cioè papà mi ha sempre raccontato come appaiono i ricordi modificati, la nebbia e tutto il resto…” tentò di giustificarsi.
Rose lo guardò con rabbia “ ah, ma certo, come ho potuto pensare che il grande sommo Albus Severus Potter abbia peccato di egoismo, lui aveva controllato, perché lui è un Medimago, o no…forse è un mago potente come quel grand’ uomo del quale porti il nome, o no…aspetta è un mago migliore di suo padre che ha dovuto imparare queste cose per sopravvivere ” si fermò pensando che forse aveva esagerato, ma si sentiva così arrabbiata. Così solidale con Lily.
Aveva sempre amato sua cugina, certo aveva sempre amato anche James e Albus, ma con Lily era diverso, erano femmine, come diceva James per prenderle in giro e come femmine erano cresciute come sorelle.
“ Io…non immaginavo…” Albus si fermò di nuovo e Rose sospirò “ cosa non immaginavi, precisamente?” gli chiese.
“ Puoi spiegarmi a cosa pensavi quando hai creduto che tua sorella avesse davvero potuto fare quelle cose che mi hai detto quando sei entrato nel mio studio?” gli chiese arrabbiata.
“ Tu…non capisci” si giustificò Albus e per la prima volta le lacrime riempirono quegli occhi verdi.
“ Tu non sai che cosa ho passato…”
“ Ne ho avuto una visione piuttosto ampia” lo interruppe Rose, ripensando e rabbrividendo per quello che aveva appena visto.
“ MA NON L’ HAI VISSUTO” urlò Albus alzandosi in piedi e lasciando che la sedia cadesse riversa sul pavimento.
Rose sospirò “ hai ragione, scusa” disse tornando a congiungere le mani e appoggiandovi sopra la fronte.
“ Io parlo da esterna eppure mi sento coinvolta da voi perché vi voglio bene” confessò e la sua voce era tornata calma “ è solo che questa era una cosa che si poteva evitare” gli spiegò alzando il viso su di lui “ io ci credo che tu abbia esaminato i tuoi ricordi, ci credo che tu abbia cercato la nebbia che – come ti ha raccontato tuo padre – è caratteristica delle modifiche dei ricordi” gli spiegò  “ ma tu dovevi farti venire dei dubbi, dovevi provare a pensare che potesse esserci un errore e venire subito da me… farli analizzare subito…” continuò “ lo avrei fatto ed avrei visto quello che ho potuto notare adesso, ovvero una piccola imperfezione…” prese un respiro, sapeva che stava infierendo e lo vedeva dal viso di Albus, sembrava che – nonostante cercasse di tenere la voce modulata e tranquilla – Albus stesse ricevendo uno schiaffo in faccia ad ogni sua parola.
“ La nebbia che dici te, la nebbia che ha visto zio Harry nei ricordi di Lumacorno, era il risultato di un lavoro approssimativo con la sua memoria, il tuo è il risultato perfetto “ dichiarò “ ho studiato per cinque anni per riuscire in queste cose, la mia specializzazione nella mente e nella memoria, mi porta a dirti che sei stato manipolato, che un impercettibile appannamento, un soffio, un velo minimo come la piccola nube che emette il respiro in una notte d’ inverno, per te era impossibile notarlo” gli spiegò, poi lo fissò dritto negli occhi e nel suo sguardo si poteva ancora leggere i resti del rimprovero precedente.
“ E’ per questo che gli Auror si avvalgono di noi” gli disse “ gli Auror non sono perfetti, nessuno è perfetto e tutti abbiamo bisogno dell’ aiuto degli altri ed io non capisco, tu avevi me a portata di mano, potevi dirmelo in qualsiasi momento ed io ti avrei aiutato…sai benissimo che non avrei giudicato né te né Lily…dovresti saperlo, una volta eravamo amici oltre che cugini” concluse guardandolo.
Albus raccolse la sedia, il lungo sfogo della cugina era riuscito a far tornare la calma anche in lui; anche se forse, più che la calma, quello che lo stava invadendo era il senso di colpa che lo stava logorando, che lo stava rodendo dall’ interno “ lo siamo ancora” disse tornando a sedersi “ per questo mi sono rivolto a te”
“ E perché solo ora?” gli chiese “ perché dopo un anno e mezzo? Perché non subito?”
Albus sospirò cercando di tenere le lacrime arginate nei suoi occhi “ perché…perché la mia rabbia è esplosa su Lily e l’ ho accusata di aver ucciso James. Io non le avevo mai detto niente, avevo preferito evitarla, ma…ecco, io ieri…”
Rose richiuse la bocca cercando di tenersi distaccata, avrebbe voluto dire ad Albus quanto era stupido ad  aver detto a Lily di essere un’ assassina senza averne parlato mai con nessuno, senza aver avuto alcuna prova, ma d’ altronde lui poteva aver peccato di essere stato precipitoso, ma in fondo di quale altra prova poteva aver bisogno che non fossero i suoi ricordi?
“ Ieri le ho detto che aveva ucciso James, davanti a Scorpius e Alice e Alice…”
“ Lei ha cominciato a farti venire dei dubbi ed ecco perché sei qua” concluse Rose per lui “ ma perché non hai detto subito a Lily quello che pensavi?” chiese Rose “ perché quando sei uscito dal SanMungo non sei andato da lei e non le hai detto assassina in quel momento…nel momento in cui il dolore era più forte, nel momento in cui tutti piangevate James e zia Ginny? Perché aspettare un anno e mezzo? ” chiese Rose e Albus storse la bocca.
Sapeva perché non l’ aveva fatto allora ed era solo perché non poteva dare un altro dolore del genere a suo padre, lo vedeva sgretolarsi  e cadere a pezzi e lui, lui era il suo papà.
Per lui non era l’ eroe del mondo magico, ma era l’ eroe della sua vita e non poteva pensare di dargli un altro dolore di fargli pensare che anche la sua bambina, la sua principessa adorata non fosse come lui la immaginava e poi…
“ Perché non riuscivo a disfarmi dell’ immagine di mia sorella, mi sono dovuto impegnare così tanto per arrivare ad odiarla, ogni volta che rivedevo nella mia mente quello che aveva fatto a James sentivo la rabbia crescere in me, ma ogni volta che vedevo lei, ogni volta che i suoi s’ incrociavano con i miei, ogni volta che leggevo nei suoi occhi lo stesso dolore che riempiva i miei, riuscivo solo a pensare che avrei voluto abbracciarla, parlare con lei, aiutarci a vicenda a superare la cosa e dovevo trattenermi e l’ unica maniera per trattenermi, per arrivare ad odiarla era fingere che non esistesse ed anche allora non era così facile…”
Albus si sfogò, senza neanche provare a trattenere le lacrime e riempiendo l’ aria di tutte le parole che non aveva mai detto a nessuno, facendo capire a Rose come- anche se poteva sembrare che odiasse sua sorella,-dietro c’ era tutto un lavoro di autoconvincimento e di forza di volontà, visto che in realtà Albus amava ancora molto Lily e come poteva essere altrimenti?
“ Senti” disse Rose cercando di non far tremare la sua voce “ l’ ideale sarebbe analizzare i ricordi di zia Ginny, ma purtroppo…” respirò a fondo mentre le lacrime si facevano spazio in lei “ comunque, io credo che dovrei analizzare i ricordi di Lily e partendo da lì, vedere se anche lei ha qualche manipolazione, ricostruire quello che è successo quella notte, forse c’ è un qualcosa che non è stato considerato, forse dai vostri ricordi potremo trovare qualche indizio”
Albus strusciò i palmi delle mani sui suoi occhi e li strusciò verso l’ esterno quasi con rabbia. Non solo Alice aveva avuto ragione e lui era stato un egoista sconsiderato, ma forse, per colpa sua, qualche informazione importante poteva essere stata celata nell’ indagine.
Non poteva credere di essere stato così idiota.
Alice aveva ragione, avrebbe dovuto arrabbiarsi, urlare con sua sorella, forse anche aggredirla, ma, in conclusione, avrebbe dovuto sfogarsi.
Trattenere la sua rabbia, avere così paura di affrontare sua sorella e di distruggere definitivamente tutta l’ immagine che aveva di lei, aver così paura di far soffrire suo padre: era stato solo uno stupido vigliacco e questo poteva solo dargli l’ ennesima conferma di come mai i suoi due fratelli fossero dei Grifondoro e lui un Serpeverde.
“ Scusa, Rose” disse alzandosi in piedi “ devo andare” le disse improvvisamente a disagio, afferrando la sua bacchetta e avviandosi alla porta.
“ Albus” lo chiamò lei “ ti voglio bene” gli disse, con un sorriso e lui annuì “ grazie, Rose” disse con la voce rotta, prima di uscire.
Non si smaterializzò neanche. Si sentiva cadere a pezzi. Era distrutto. Era stato uno stupido idiota e non riusciva a capire come aveva fatto a pensare tutto quello di Lily.
Cominciò a correre.
La sua guancia sembrava bruciare per il ricordo dello schiaffo del padre. Lui sapeva, lui non aveva mai avuto un dubbio, eppure aveva rispettato il dolore di entrambi e non gli aveva detto nulla per il suo comportamento, non fino alla sua definitiva esplosione.
Corse come se qualcuno lo stesse inseguendo. Corse fino a sentire i suoi polmoni bruciare e le sue gambe piegarsi sotto il suo peso, poi si fermò e sbatté un pugno contro il muro, lasciando che le lacrime scorressero libere sul suo viso.
Affondò il viso nell’ incavo del suo braccio e pianse. Pianse tutte le lacrime che non era riuscito ad emettere in quell’ anno e mezzo. Pianse per suo fratello, per sua madre e suo padre, pianse per Lily e se stesso.
Un viso affiorò tra i suoi pensieri e si staccò dal muro ancora ansante e incurante dello sguardo della gente.
Sapeva che lo conoscevano tutti a Diagon Alley, ma non gli importava. Che guardassero pure, che lo giudicassero se volevano; in fondo lui aveva giudicato per un anno e mezzo.
Tirò fuori la sua bacchetta di tasca e si smaterializzò.
Dopo pochi secondi riapparve davanti ad una casa bianca, in stile vittoriano, sembrava una di quelle case dei depliant pubblicitari. Sembrava la classica casa dei sogni.
Suonò il campanello e un uomo aprì la porta.
Vide i suoi occhi sgranarsi e si chiese in quali condizioni dovesse essere.
“ Albus, è successo qualcosa?” chiese Neville, mettendogli un braccio intorno alle spalle e portandolo dentro casa.
Albus fece cenno di diniego e si lasciò condurre davanti al divano anche se non riuscì a sedersi. Era troppo agitato, troppo inquieto per sedersi.
Neville lo guardò comprensivo, sicuramente sapeva di sua madre e pensava che fosse per quello.
“ Senti, troveremo tua madre, te l’ assicuro” lo rassicurò confermandogli che aveva ragione.
Albus annuì alzandosi in piedi “ scusami, Neville, ma io avrei bisogno di vedere Alice” disse velocemente, di modo che non potesse accorgersi del tremito della sua voce.
Neville annuì e guardò verso le scale “ vuoi salire?” gli chiese senza malizia, ma Albus fece cenno di diniego.
Neville annuì di nuovo guardandolo in un misto di comprensione e di sorpresa e poi cominciò a salire le scale. Non era ancora arrivato a metà che Albus sentì qualcuno scendere precipitosamente le scale e Neville venne quasi travolto.
“ Merlino! scusa, papà” disse Alice con un sorriso e sfiorando la sua guancia con un bacio, poi prima che suo padre potesse dirle qualsiasi cosa ricominciò a scendere, ma riuscì a scendere  solo qualche scalino prima che si dovesse fermare di nuovo. Stavolta perché aveva visto Albus.
I suoi occhi si aprirono spaventati ed Albus pensò che doveva avere davvero un aspetto pessimo.
“ Al” disse soltanto, prima di scendere precipitosamente gli ultimi scalini e correre verso di lui.
Gli prese il viso tra le mani stringendoglielo e portando i suoi occhi a riflettersi nei suoi “ che succede?” gli chiese e la sua voce era davvero preoccupata.
“ Io non sapevo dove andare…con chi parlare…” disse e la sua voce era un mormorio sommesso che fece preoccupare ancora di più Alice.
“ Che hai fatto?” chiese con la paura nel cuore e nella voce.
Non poteva aver litigato di nuovo con Lily, vero? O essergli successo di nuovo qualcosa di brutto.
“ Al, dimmelo” gli ordinò, continuando a guardarlo preoccupata.
Albus la guardò un secondo e poi si afflosciò come un palloncino tra le sue mani costringendola ad inginocchiarsi per continuare a tenerlo tra le braccia.
“ Oddio” disse piegandosi su se stesso e lasciando che il dolore lo invadesse fino in fondo.
Lasciando che tutto quello che aveva represso nella sua mente e tenuto ostentatamente sotto controllo riuscisse finalmente a trovare il libero accesso per fuoriuscire.
“ Aly, non posso credere di essere stato così stupido” disse in un singhiozzo “ che è successo?” chiese ancora Alice.
Non ricordava di averlo mai visto in quello stato, neanche quando era morto suo fratello, neanche con tutte le cose che gli erano successe negli ultimi tempi.
“ James mi odierebbe, mi direbbe che sono uno schifo di fratello” confessò e Alice sospirò “ perché dici questo? Per quello che ti ho detto stamani?” chiese.
Albus alzò gli occhi per guardare verso le scale, ma Neville era discretamente uscito di scena.
“ Io…sono andato da Rose… io ti giuro… te lo giuro, Aly, non ho mai creduto di essere in errore… la memoria di James…l’ ho infangata, Aly…io ho tradito tutto, tutto quello che mi hanno insegnato i miei genitori…tutto…tutto!”
La sua voce era qualcosa di straziante alle orecchie di Alice, il cuore le si stringeva come se qualcuno lo stesse strizzando con forza.
Non aveva mai sentito Albus piangere in quel modo, il suo corpo scosso dai singhiozzi e la sua voce piena di disperazione.
Era riuscita a cogliere poco dalle farneticazioni del pianto, ma di una cosa era sicura: Albus aveva capito di aver sbagliato tutto con Lily e la cosa lo stava distruggendo.
Era quello che lei aveva sempre temuto; quello che si era immaginata sarebbe successo, quando- non se- ma quando lui si fosse accorto, avesse capito che Lily non avrebbe mai ucciso suo fratello.
Per lei era sempre stato chiaro come il sole, Lily amava troppo i suoi fratelli, Lily era quella leale, corretta, buona e gentile quasi come un Tassorosso, semplicemente non avrebbe potuto uccidere nessuno, figurarsi suo fratello e se Albus le avesse detto subito i suoi dubbi, probabilmente si sarebbero risparmiati tutta questa sofferenza, ma a vederlo in quelle condizioni non le sembrava il caso d’ infierire.
Si asciugò le lacrime che le erano scese sulle guance e alzò il viso di Albus per guardarlo negli occhi.
Albus si scansò tirando su con il naso “ scusa” le disse, muovendosi per allontanarsi da lei “ non avevo il diritto di venire qua, non dopo come ti ho trattato stamani, non dopo che…” s’ interruppe per cercare di respirare visto che il suo corpo, nonostante avesse smesso di piangere, era ancora scosso da singulti “ ti ho trattato malissimo e tu avevi ragione, dovresti odiarmi…proprio come Lily…”
Alice gli sorrise e Albus sgranò gli occhi. Alice gli sorrideva? Nonostante tutto?
“ Io…io non capisco” disse alzandosi in piedi e cercando di ritrovare un po’ della sua dignità che in quel momento sentiva sotto i piedi a causa del suo sfogo.
“ Tu…tu dovresti essere furiosa con me, dovresti odiarmi, considerarmi uno stupido, un idiota totale e per finire anche un uomo patetico che piange come un bambino”
Alice non smise di sorridere e si avvicinò a lui “ vuoi che sia furiosa con te?” gli chiese e Albus fece una smorfia “ probabilmente aiuterebbe” commentò.
Alice scosse la testa “ va bene” gli disse “ sei stato un idiota totale, un cretino, non so neanche con quale coraggio hai sospettato di tua sorella, tanto quanto non so come abbia fatto tua cugina a farti capire che sei in errore…” Albus abbassò la testa e Alice riprese “ ma nonostante tu sia stato così stupido, così egoista, così…non ho abbastanza termini per definirti, credo che ti stia punendo abbastanza da solo senza che io aggiunga un altro carico di colpa, credo che tu ti stia odiando davvero, credo che faresti di tutto per rimediare e credo che adesso andremo da tua sorella e le chiederai scusa”
Albus scosse la testa indietreggiando di un passo “ io…non posso” sussurrò spalancando gli occhi e Alice sospirò “ non puoi o non vuoi?” domandò.
“ Lei non accetterà mai di parlarmi, lei non accetterà mai le mie scuse, lei è troppo orgogliosa ed io le ho fatto troppo male…” fissò gli occhi nel vuoto “ la vedevo spegnersi ogni giorno di più davanti ai miei occhi, la vedevo soffrire sempre di più, isolarsi come un gatto che si cura le proprie ferite, cercare di venirmi vicino ed io la respingevo, non le rivolgevo parola, l’ ho spinta ad odiarmi…”
“ Non credo che ti odi” disse Alice.
“ Non puoi saperlo” ribatté Albus “ davvero?” chiese Alice inarcando un sopracciglio.
Albus si morse un labbro nervosamente in un modo che ad Alice ricordò molto Lily, per quanto per un anno e mezzo si fossero quasi odiati, per quanto cercassero di negarlo, i due fratelli erano molto simili e Alice – che conosceva perfettamente ogni sfaccettatura di entrambi - sapeva che sarebbero riusciti a tornare i fratelli uniti di un tempo.
“ Andiamo da lei” ordinò e Albus fissò di nuovo i suoi lucidi occhi verdi su di lei “ ma…”
Alice alzò una mano “ tu dici che hai paura di essermi sembrato patetico, meno uomo per il tuo sfogo?” domandò “ io credo che sia stata la prima cosa da uomo che ti ho visto fare in un anno e mezzo e adesso dimostrami che non sei più il vigliacco che sei stato fino a questa mattina…”
“ Non sono un Grifondoro come te” si oppose Albus, ma un sorriso fece capolino nel suo volto. Era davvero felice che Alice non lo considerasse uno stupido e un idiota.
“ Non deve essere una scusante” gli disse Alice incrociando le braccia al petto “ anche mia madre non lo è, ma nonostante tutto è coraggiosa, leale e…”
Non riuscì a finire che Albus la trasse a sé prendendola per l’ avambraccio e le chiuse la bocca con un bacio.
Un bacio salato per le lacrime versato, ma un bacio pieno di amore e gratitudine perché Alice c’ era sempre, perché Alice c’era sempre stata, perché Alice lo amava più di quanto si sarebbe potuto meritare in tutta la sua vita.
“ Grazie” le disse in un soffio ad un centimetro dalle sue labbra, Alice alzò i suoi occhi castani su di lui e si perse in quelle meravigliose iridi verdi “ credo che se ti avesse visto mio padre, a quest’ ora starebbe già parlando con il tuo impuntandosi per farti rinchiudere ad Azkaban” scherzò ed Albus alzò automaticamente lo sguardo sopra la testa di Alice, per sincerarsi che Neville non fosse lì.
Alice rise per la sua reazione e poi si sciolse dal suo abbraccio “ se non ricordo male devi fare una cosa” gli disse ed Albus sorrise “ sì” disse soltanto.
***
“ Vi state divertendo?” la voce di Scorpius era talmente tagliente e minacciosa che Lily lo guardò accigliata e Pegasus sospirò.
Doveva immaginare che suo padre si sarebbe ingelosito vedendolo assieme a Lily, anche lui l’ avrebbe fatto se…scacciò l’ immagine di Cris dalla sua mente.
Cosa gli stava prendendo? Non poteva innamorarsi della sua migliore amica. Non poteva permetterselo perché quando fossero tornati nel loro tempo, l’ avrebbe sottoposta a pericoli troppo grandi.
“ A dir la verità no” disse cercando di pensare ad altro.
Scorpius sorrise, ma Pegasus sapeva benissimo che non stava realmente sorridendo, conosceva quell’ espressione piena di sarcasmo e di rabbia.
Aveva sempre avuto una forte ammirazione per suo padre, gli era sempre sembrato un super eroe, ma in quel momento si rese davvero conto di come potesse essere forte: trasudava rabbia da tutti i pori, i suoi muscoli sembravano contratti e in tirare sotto la maglietta azzurra, la sua espressione era severa e i suoi occhi grigi sembravano due pozzi senza fine;  le sue labbra di solito arricciate con sarcasmo erano una linea dura e le sue mani erano chiuse a pugno come se si stesse trattenendo dall’ attaccarlo.
“ Che ti prende?” gli chiese Lily, a quanto pareva neanche a sua madre era sfuggito il messaggio che suo padre lanciava con tutto il suo corpo.
“ Che prende a te, Potter” rispose Scorpius.
“ Potter?” chiese Lily e poi alzò gli occhi al cielo, probabilmente comprendendo che era semplicemente accecato dalla gelosia “ non credevo fossi un tale bambino, Malfoy” lo rimproverò calcando la sua voce sul cognome di suo padre.
Fece per andarsene, ma Scorpius la trattenne per un polso “ non abbiamo finito” le disse con occhi pieni d’ ira.
Pegasus vide gli occhi di sua madre oscurarsi per la rabbia , ma non ne fu per niente impaurito, nonostante il suo corpo sembrasse vibrare per l’ ira e la delusione, non aveva niente a che vedere con la rabbia e la cattiveria che riempivano i suoi occhi nel suo presente.
E di nuovo, Pegasus, tornò a chiedersi perché questa Lily sembrasse così diversa da quella che conosceva lui.
Lily abbassò lo sguardo sulla mano di Scorpius che le serrava il polso, fermamente, ma allo stesso tempo con delicatezza, come se volesse trattenerla con sé , poi rialzò gli occhi su di lui e quello fu un errore. Come potevano gli occhi di Scorpius essere così belli per lei?  Come poteva quello sguardo calamitarla e legarla a sé più di qualsiasi altra cosa?  Come poteva ricordarle anche il passato? Ricordarle un’ altra volta in cui i loro occhi si erano incontrati quasi come in una guerra silenziosa. Una volta che sembrava appartenere ad una vita precedente.
 
Lily era seduta sul bracciolo del divano e stava parlando e ridendo con Alice. Erano ad una festa a casa di amici:  tanto alcool e musica a tutto volume. L’ unico problema: lui. Scorpius era lì con suo fratello e non perdeva occasione di prenderla in giro o di esibire qualche ragazza passandole davanti. Sempre una diversa, sempre guardandola con sfida.
“ Secondo me lo fa apposta” suppose Alice dopo che Scorpius fu passato per l’ ennesima volta.
Lily sospirò “ non lo so, sai quanto gli piace essere il gallo del pollaio” disse Lily osservandolo da lontano.
“ E perché continui a guardarlo?” domandò Alice con malizia “ non lo guardo” si oppose Lily “ oh sì che lo guardi” protestò Alice con un sorriso furbo.
Lily fece una smorfia “ e va bene, ma sto guardando solo fin dove può arrivare la sua superficialità” ribatté convinta.
“ Per convincerti che non è il ragazzo che fa per te”
“ Infatti” rispose di getto, poi capì quello che aveva appena detto ed arrossì di botto alzandosi dal divano e guardando in volto la sua amica che stava sorridendo.
“ Ho sbagliato” si corresse “ io volevo dire…”
“ Volevi dire esattamente quello che hai detto” la interruppe Alice ridendo “ e anche se avessi negato non ci avrei creduto, perché lo stai fissando da un’ ora, perché sembri voler mangiare quella che sta parlando con lui e perché non ti sei accorta che ci sono tre diversi ragazzi che ti fissano da un po’”
Lily sollevò le sopracciglia fino a farli sparire sotto i capelli in quel momento ondulati e acconciati per non sembrare il solito taglio disordinato che aveva normalmente.
Spostò lo sguardo da Alice alla sala e guardò chi potevano essere i tre ragazzi che diceva Alice.
“ Ehy quello lo conosco” disse Lily con un sorriso “ ti ricordi? Veniva ad Hogwarts…si chiama…mi pare, Aaron. Sì Aaron Corner. Vado a parlare con lui” disse ad Alice e lei scosse il capo “ sai che sarà solo un rimpiazzo, vero?” Lily diede un’ ultima occhiata a Scorpius e per un attimo i loro occhi s’ incatenarono come per magia, come se fossero legati, come se non riuscissero a lasciarsi, poi Lily distolse lo sguardo e tornò a guardare Alice “ bè, magari sarà un rimpiazzo che me lo farà dimenticare” disse scherzosa.
Lily si riscosse con un brivido. Quello era stato l’ inizio della fine per lei. Quel maledetto giorno aveva conosciuto il ragazzo che le avrebbe distrutto la vita per sempre.
Aprì le dita di Scorpius che tenevano il suo braccio “ prova a fermarmi” gli disse con rabbia.
“ Ok, mi arrendo con te. Basta” scattò Scorpius passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Lily spalancò gli occhi, ma non fu l’ unica: Pegasus era nel panico più totale.
Quello non poteva essere successo nel passato perché lui non c’ era e quindi, sicuramente, suo padre non scattato per gelosia; quindi aveva appena cambiato il suo passato.
Avrebbe potuto non nascere, avrebbe potuto essere come in quel film babbano che gli aveva fatto vedere suo nonno. Forse sarebbe diventato trasparente, prima di scomparire nell’ oblio.
Deglutì a vuoto e guardò suo padre che se ne stava andando. Se ne stava andando? Doveva fermarlo subito.
Lo rincorse e lo raggiunse “ Scorpius” lo chiamò toccandogli il braccio per spingerlo a voltarsi, ma Scorpius si rigirò e con un movimento rabbioso lo spinse contro il muro e gli mise l’ avambraccio contro il collo “ non so chi sei, non so che vuoi, ma tornami vicino o prova solo ad approfittarti di lei ed io ti uccido” lo minacciò.
Pegasus guardò suo padre sbalordito. Non l’ aveva mai visto così furioso. Mai in vita sua e il pensiero che tutta quella rabbia fosse rivolta a lui gli impedì di reagire bloccandolo sul posto.
“ Scorpius!” urlò Lily, ma lui non si voltò a guardarla e si limitò a rilasciare Pegasus che si passò una mano sotto al collo.
“ Ti sei fatto male?” gli chiese Lily, facendo un passo verso di lui.
Pegasus la guardò in tralice “ Non ho bisogno del tuo aiuto” le disse irato, ma forse non era così.
Se suo padre non gli permetteva di avvicinarsi, forse – per quanto gli costasse- avrebbe dovuto avvicinarsi a sua madre. Altrimenti avrebbe potuto non nascere davvero.
Lily guardò prima lui e poi Scorpius che adesso era appoggiato con le spalle al muro e sembrava molto interessato alle sue unghie.
Sentì la rabbia invaderla “ ho bisogno di aria” disse prima di avviarsi alle scale.
Quando vide chi stava entrando, però, decise di cambiare di nuovo “ perfetto” mormorò e si girò per andarsene dentro agli spogliatoi.
“ Aspetta” la voce di suo fratello, la fece fermare, più per lo shock che per la voglia di parlare con lui, ma non riusciva a credere che lui le stesse parlando.
“ Dovrei parlare con te, in privato” aggiunse guardando Scorpius e Pegasus e l’ espressione che Scorpius aveva in volto gli fece aggrottare le sopracciglia, ma non poteva pensarci ora.
Lily emise una mezza risata “ no, resta” disse guardando Alice che si stava avviando agli spogliatoi “ non vuoi dei testimoni? Non hai paura che ti uccida?” gli chiese sarcastica.
“ Io…” prese un respiro, sapeva di meritare tutta la sua rabbia “ in realtà no” confessò.
Si torse le mani nervosamente e poi riportò lo sguardo su sua sorella “ mi dispiace, Lily” le disse in un fiato.
Lily sbatté più volte le palpebre. Le stava davvero chiedendo scusa? Il macigno che sentiva dentro il petto sembrò alleggerirsi leggermente, ma non voleva dargli la soddisfazione di vedere quanto avesse atteso quelle parole “ Il mondo si sta capovolgendo?” domandò e Albus sospirò “ senti è una storia lunga, ma ti spiegherò tutto se vorrai ascoltarmi…te lo chiedo per favore” la pregò, facendo rimanere tutti di stucco.
Lily scosse la testa e mise una mano davanti a sé come a volersi proteggere “ siete tutti impazziti, oggi ?” gli chiese “ cosa è cambiato, perché ieri ero un’ assassina e oggi arrivi con la coda tra le gambe a chiedermi scusa?”  domandò ancora e dalla sua voce traspariva tutta la sua incredulità.
Poi si portò le mani al volto esasperata “ non importa…no, giuro che è davvero troppo, io…io devo andare via” disse soltanto e Alice storse le labbra vedendo l’ espressione mortificata di Albus “ io credo che dovresti ascoltare tuo fratello” le consigliò.
Lily guardò Alice come se l’ avesse appena tradita e forse era davvero così “ mio fratello?” chiese guardandola con rabbia “ mio fratello?” chiese ancora, come se aspettasse una risposta da qualcuno.
Quando non arrivò guardò Albus negli occhi. La stava guardando con rimpianto, colpa e comprensione, non sapeva neanche lei per quanto tempo aveva desiderato vedergli quella espressione nel viso, invece della rabbia e del disprezzo che aveva imparato a conoscere.
“ James – il mio unico fratello-  è morto” sillabò con rabbia continuando a guardare Albus negli occhi per essere sicura che il messaggio penetrasse.

COMMENTO: OK…SONO CATTIVA, CATTIVA, MA NON VI ASPETTAVATE MICA CHE LILY SALTASSE AL COLLO DEL FRATELLO REDENTO?  COMUNQUE AVEVA RAGIONE CHI PENSAVA CHE LILY NON POTESSE AVER UCCISO IL FRATELLO E QUINDI CHI E PERCHE’ L’ HA FATTO E COSA NASCONDONO I RICORDI DI ALBUS E QUELLI DI LILY? SARA’ PER QUESTO CHE HANNO RAPITO GINNY? SPERO DI ESSERE RIUSCITA A RENDERE L’ ANGOSCIA E LA CONFUSIONE DI ALBUS…PERCHE’ LO SAPETE CHE A VOLTE NELLA MIA TESTA SI SVOLGONO IN UN MODO CHE NON E’ FACILE RENDERE SU CARTA : )) E SCORPIUS E LA SUA GELOSIA? E’ UN CAPOCCIONE CHE CI VOLETE FARE? E PEGASUS CHE CAPISCE CHE CON SUO PADRE NON HA SPERANZA? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…SO DI ESSERE IN LARGO ANTICIPO, MA QUESTO CAPITOLO SI E’ SCRITTO DA SOLO ED E’ ANCHE BELLO LUNGO, SPERO CHE FACCIA PIACERE A QUALCUNO ; ) OLTRETUTTO LA PROSSIMA SETTIMANA SARO’ INCASINATISSIMA QUINDI NELL’ EVENTUALITA’ DI UN RITARDO, MI FACCIO PERDONARE IN ANTICIPO : )…RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO E CHE MI INCORAGGIANO AD ANDARE SEMPRE PIU’ AVANTI…VI ADORO TUTTE NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS 89 / ENDY _LILY 95 / SINISA/ LILIAN CRISTABEL MALFOY E LILY LUNA MOON !! SPERO MI FARETE SAPERE ANCHE QUESTA VOLTA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 13
*** 12 CAPITOLO ***


Lily era persa nei suoi pensieri mentre suo padre parlava.
La sua voce era un sottofondo quasi piacevole, ma la sua testa non ne voleva sapere di restare concentrata.
Dopo quello che era successo un paio d’ ore prima, l’ unica cosa che riusciva a fare era cercare di non guardare dall’ altro lato della palestra.
Albus era seduto su un lato come sempre, la cosa che differiva era che accanto a lui c’ erano sia Alice che Scorpius.
Sicuramente se lo sarebbe aspettata da Scorpius soprattutto dopo le sue ultime parole, lo conosceva e sapeva che non era uno che se le rimangiava facilmente.
Lo guardò fugacemente, solo per un secondo. Il suo sguardo era concentrato su suo padre e con una mano continuava a spostarsi una ciocca di capelli biondi che continuavano a ricadergli sul viso.
Lily sospirò, sarebbe dovuta essere felice che lui si fosse arreso con lei, in fondo era quello che aveva voluto dall’ inizio: non fargli correre rischi, proteggerlo da tutto quello che lei rappresentava, ma allora perché in quel momento sentiva un vuoto nel cuore che non era sicura sarebbe mai riuscita a riempire?
Si voltò istintivamente come a scambiarsi un paio di battute con Alice, ma accanto a sé vide solo Emily, scosse la testa, non si sarebbe mai aspettata che Alice avrebbe potuto abbandonarla.
Mai, non lo avrebbe creduto possibile. Erano amiche da quando erano nate, le sembrava di ricordare anche la prima volta che si erano giurate amicizia eterna, che si erano giurate che mai nessuno, neanche un ragazzo, sarebbe riuscito a dividerle.
Ed invece Alice aveva preferito prendere palesemente le parti di Albus e adesso lei era davvero, definitivamente, sola.
“ Lily!” la voce di suo padre la fece tornare con i piedi per terra e si voltò verso di lui e lo vide arrabbiato.
“ Scusa, papà “ disse leggermente imbarazzata e Harry scosse la testa continuando a mantenere il cipiglio “ sai che saresti morta?” le chiese e le sue parole furono come un macigno sullo stomaco di Lily.
“ Devo potermi fidare di te” affermò “ di tutti voi “ aggiunse “non posso controllarti ogni passo, non posso controllare nessuno di voi ogni passo…e se fate una mossa sbagliata e incontrate qualche Apocalittico…fidatevi…che lui non avrà pietà” disse con difficoltà.
Lily strusciò le labbra una contro l’ altra, suo padre aveva ragione e con lei ancora di più, visto che si era fatta terra bruciata intorno.
Non c’era nessuno a guardarle le spalle. Nessuno che fosse rimasto dalla sua parte.
In quel momento la mancanza di James e di sua madre le fece salire le lacrime agli occhi, cercò di ricacciarle indietro, ma la sensazione di oppressione era troppo forte.
Lei sapeva che con James avrebbe sempre avuto un appoggio sicuro e sapeva che sua madre non le avrebbe mai voltato le spalle e l’ avrebbe accettata qualsiasi fosse stata la sua scelta.
Per fortuna la voce di suo padre le venne in soccorso congedando tutti per il pranzo e lei si alzò lieta di potersi distrarre un attimo.
Emily l’ affiancò “ tutto ok?” le chiese “ come mai Alice non è con te?” chiese sempre più curiosa.
Lily sospirò, ma non era affatto propensa a raccontarle i fatti suoi  “ ha bisogno di passare un po’ di tempo con il suo ragazzo” affermò impostandosi un sorriso.
Emily annuì, ma non staccò gli occhi di dosso ad Alice, Albus e Scorpius che le stavano precedendo.
“ Lily, Albus, venite un attimo”
Lily chiuse gli occhi quando la voce di suo padre li chiamò e si voltò lentamente verso di lui decisa a non guardare suo fratello.
Si avvicinò verso suo padre che stava passando gli occhi dall’ uno all’ altra, quasi come se avesse passato tutta la mattina a studiarli.
“ Che sta succedendo?” domandò deciso.
Lily e Albus abbassarono gli occhi, sapevano che Harry li leggeva meglio di un libro aperto.
“ Senti, Albus” iniziò “ vorrei che tu lasciassi in pace tua sorella, la stai distruggendo e ti stai distruggendo, questo rancore infondato non aiuta nessuno dei due”
Lily sarebbe voluta intervenire, la sua lealtà Grifondoro sembrava pungolarle la pelle e dirle che era davvero una vigliacca a non difendere Albus e a non dire a suo padre che la situazione era cambiata e che quella che portava rancore era lei, ma quando spostò leggermente gli occhi per lanciare uno sguardo ad Albus vide Alice e Scorpius che aspettavano Albus e la sua rabbia montò nuovamente.
Capì che innocente o colpevole tutti si erano schierati dalla parte di Albus e quindi, egoisticamente, era felice che almeno suo padre la difendesse.
Harry li guardò di nuovo entrambi “ so di potermi fidare di voi” affermò “ vi ho cresciuti io e so come siete fatti, so che nonostante tutto vi amate e vi chiedo solo di ritrovare questa cosa o non potrò farvi entrare negli Auror di ferro”
Lily e Albus fecero scattare la testa nello stesso istante e guardarono Harry quasi tramortiti “ non puoi” sussurrò Lily, per lei era davvero fondamentale fare parte di quel gruppo, voleva davvero trovare sua madre, voleva uccidere chi le aveva fatto tutto questo male.
Il viso sfregiato di Luna fece capolino nella sua mente e scosse la testa “ non puoi farmi questo, papà” affermò più decisa ed Harry la guardò “ allora non farmelo fare” sentenziò, prima di uscire dalla stanza.
Lily rimase immobile, i pugni serrati e le spalle irrigidite.
Non poteva credere che suo padre lo avesse davvero detto.  Lei non poteva perdonare Albus, ma contemporaneamente non poteva perdere la possibilità di entrare nel gruppo.
“ Vieni a mangiare?” la domanda era stata posta con calma e con voce delicata.
Sembrava che Albus non fosse per niente arrabbiato per il fatto che Harry avesse preso le sue difese e che lei lo avesse lasciato fare e come sarebbe potuto essere stato diversamente, visto che per più di un anno la situazione era stata proprio in quel modo.
Lily si limitò a scuotere la testa in risposta “ Lily…”
Lei alzò gli occhi su di lui mostrandogli tutta la sua collera “ non è per ordine di papà che tornerò a parlare con te ed amarti di nuovo, mi spiace, Albus, non funziona così” affermò sedendosi a terra e prendendosi la testa tra le mani.
Albus si chinò alla sua altezza “ Mi dispiace, ok?”  le disse “ cosa devo fare fustigarmi? Come posso farti capire quanto sto male?” le chiese e Lily sentì che la sua voce non era ferma.
Rilasciò le sue mani facendole scorrere tra i suoi capelli rossi e portandosi diverse ciocche dietro le spalle, poi lo guardò dritto negli occhi “ ti dispiace?” gli chiese con un sorriso ironico “ oh ma davvero?” chiese ancora e i suoi occhi castani sembravano luccicare di rabbia repressa “ vieni qua, fratellino mio, e fingiamo che non sia mai successo niente, fingiamo che tu non mi abbia dato di assassina, anzi fingiamo che tu non lo abbia PENSATO!” concluse alzando la voce sulla parola pensato.
Era ancora così assurdo per lei.
“ Se tu parlassi con me, ti spiegherei tutto…”
“ Cosa mi spiegheresti precisamente?” chiese Lily di rimando “ mi diresti perché mi hai lasciato sola per un anno e mezzo? mi diresti perché l’ unico che poteva capire quello che avevo passato non c’era mai per me?  Oppure mi diresti perché quando cercavo di essere una sorella per te, tu mi davi le spalle?” le sue domande erano così piene di rancore che Albus si fece paonazzo.
Si alzò con un sospiro “ hai ragione ho fatto tutte queste cose” affermò e poi se ne andò dandole le spalle.
Lily lo seguì con lo sguardo decisa a non far cadere neanche una lacrima fino a quando non se ne fosse andato e vide Alice scuotere la testa e spostare lo sguardo palesemente pieno di lacrime.
Al contrario Scorpius la stava osservando come se non sapesse chi stava guardando veramente.
Lily resse il suo sguardo che le dicesse qualcosa, che palesasse la sua rabbia nei suoi confronti, in fondo anche lui si era arreso, anche lui l’ aveva lasciata.
Appena i tre ragazzi furono usciti, Lily si prese di nuovo la testa tra le mani, la sentiva scoppiare di rabbia e lacrime represse.
Si sentiva sola e abbandonata e non riusciva a capire perché fosse passata da innocente a colpevole in un momento solo.
Era vero, quello che aveva detto a suo fratello era pesante ed anche il non dargli altre possibilità, ma in fondo quali possibilità aveva avuto da lui in un anno e mezzo? E perché nessuno sembrava disposto ad ascoltarla ed aiutarla?
“ Vuoi?”
Lily alzò la testa convinta che quella voce appartenesse a Scorpius e invece si trovò davanti ad un’ altra persona che aveva un panino in mano e glielo stava porgendo con un sorriso stentato.
“ Alexander” disse sorpresa. Perfetto adesso provocava anche compassione.
Si vedeva lontano un miglio che quel ragazzo la detestava, eppure adesso si stava sedendo accanto a lei.
“ Dovresti mangiare, sai?” le chiese senza guardarla e Lily sbatté le palpebre.
“ Pensi che la crocerossina Black mi guarderà anche in faccia?” domandò Lily ironica.
Pegasus si morse un labbro con forza. Era così difficile per lui, ma doveva farlo.
Si voltò verso sua madre cercando d’ imporsi un sorriso che sembrasse piuttosto sincero.
“ Grazie”
Pegasus chiuse gli occhi assaporando la sensazione della voce di sua madre, non l’ aveva mai sentita rivolgersi a lui con vera gratitudine.
“ Ho pensato che avessi bisogno di un amico”
Lily sorrise sentendo Alexander ripetere le stesse parole che gli aveva detto lei “ e se io non avessi bisogno di nessuno?” gli chiese.
“ Tutti abbiamo bisogno di un amico” scherzò Pegasus ripetendo nuovamente le sue stesse parole.
Lily annuì giocherellando con il panino, staccandone piccoli pezzettini e portandoseli alle labbra.
“ Sono sicuro che se lo mangi è più buono” affermò con sarcasmo e Lily sorrise “ sei un tipo strano, sai?” gli chiese.
Pegasus emise una mezza risata “ me lo dicono tutti” rispose e poi s’ irrigidì consapevole di quello che stava succedendo: non stava più fingendo, stava davvero parlando e scherzando con sua madre.
“ Io…devo andare” disse scattando in piedi come se si fosse bruciato “ ero venuto solo a dirti di non nasconderti, ti farà sembrare colpevole”
Lily accennò un sorriso. Per quanto Scorpius non l’ accettasse, quel ragazzo era sicuramente un suo parente.
I suoi occhi, la sua voce e persino i modi di fare o di nascondere quello che prova era uguale identico a Scorpius.
C’ era solo una differenza, Lily non riusciva a sentire alcuna scintilla guardandolo negli occhi, sembrava che la forza che aveva Scorpius e che riusciva a calamitarla a sé, non fosse presente in quel ragazzo.
Anche se, pur non riuscendo a capire il perché, Lily provava una strana fiducia nei suoi confronti. Era come se sentisse un affetto innato.
Si alzò in piedi “ ok, vengo con te” disse determinata e si alzò per seguirlo in sala mensa.
***
Cris prese un respiro e alzò una mano chiudendola a pugno e portandola davanti al suo volto pronta per bussare da Madama Mclan, proprio come le aveva detto quell’ assassino di Corner.
Si chiese se non fosse davvero una pazzia come le aveva detto sua sorella e si chiese se, quando la mattina dopo, lei e J.J. si fossero svegliati, trovando nel suo letto solo una lettera, avrebbero capito o sarebbero andati fuori di testa.
In effetti entrare nel covo degli Apocalittici, non era l’ idea più geniale che avesse avuto; non era una stupida e sapeva i rischi che avrebbe corso.
Conosceva la loro cattiveria – l’ aveva provata sulla sua pelle- e conosceva la loro ferocia – molte delle persone vicine a lei erano morte- ma quando due giorni prima aveva visto suo padre e sua madre aveva capito. Non poteva restare ferma ad aspettare.
Quel giorno si era bloccata, aveva letteralmente perso la testa. Pensare che aveva sempre rimproverato Pegasus di non riuscire a restare distaccato e di farsi coinvolgere nell’ odio e nell’ amore che provava per i suoi genitori e invece lei aveva fatto peggio.
La sua gola si era inaridita e i suoi occhi si erano fissati nei loro volti come se non riuscissero più a guardare nient’ altro.
D’ altronde come avrebbe potuto essere diversamente? Quando Teddy e Victoire erano morti, lei e Zoe avevano poco più di sei mesi e quindi, loro non avevano alcun ricordo dei genitori e si erano sempre dovuti basare sui racconti dei loro fratelli maggiori o meglio su quelli di Remus e Dora, visto che Andromeda aveva a sua volta poco più di due anni.
Per fortuna Zoe, che probabilmente era ormai entrata nel ruolo di Harry, era riuscita seppur con qualche titubanza ad imbastire una storia all’ apparenza credibile. Per fortuna. Perché se fosse stato per lei, sarebbe ancora a contare le lentiggini di sua madre o a guardare se era vero che aveva gli stessi occhi di suo padre.
Invece con il cuore a pezzi e gli occhi umidi di lacrime ingoiate erano state costrette a congedarsi e dar loro le spalle; poi c’ era stato quell’ incidente con Pegasus e lui se n’ era andato lasciandola con l’ amaro in bocca e quella sensazione di impotenza alla quale non era abituata e che non le piaceva per niente.
Non era giusto che fosse tutto nelle spalle di Pegasus.
Non erano andati con lui per una villeggiatura e del sostegno morale.
Nel loro tempo combattevano e non stavano a guardare e lo avrebbe fatto anche stavolta o si sarebbe sentita come se avesse disonorato la sua famiglia.
Visto che Weasley o Lupin, nessuno si era mai tirato indietro nel combattere per un mondo libero.
Prese un respiro e bussò.
***
Mentre i giorni passavano, lasciando un maggio freddo e piovoso e introducendo un giugno altrettanto freddo, Pegasus cercò di non pensare a come si fosse avvicinato a sua madre; a come fosse così gentile e predisposta a fidarsi di lui, quasi al punto che, ormai, sembrava provare un vero affetto nei suoi confronti e come invece suo padre sembrasse odiarlo ogni giorno di più.
“ Pronti per i duelli del pomeriggio?” chiese Karl, sedendosi accanto a loro.
Ormai lui, Lily, Karl ed Emily erano diventati un gruppo e Lily finalmente si sentiva di nuovo rilassata, come se finalmente non fosse più sola.
Nonostante durante gli allenamenti serali degli Auror di ferro non potesse contare su nessuno del suo gruppo e nonostante, a volte, quando le capitava di incrociare i loro sguardi, le sembrava come se le mancasse una parte di sé, come se la mancanza di Albus e Alice fosse troppo forte e come se la mancanza di Scorpius, fosse addirittura insopportabile.
“ Non dovresti essere così eccitato Morrison, sai che chiunque può batterti” affermò Pegasus divertito “ oh, stai zitto, Black” ribatté Karl, lanciandogli una mollica di pane.
Pegasus bevve un sorso del suo succo di zucca. Nel suo tempo non lo trovavano ormai più, visto che persino le bevande erano controllate dagli Apocalittici e lui l’ aveva provato la prima volta perché Emily gliel’ aveva preso, essendo finite le bottiglie d’ acqua e lui aveva subito adorato quel sapore dolce, così dolce da fargli contrarre le pupille gustative.
Ne andava così pazzo che ormai beveva solo di quello.
“ Spera di non doverti battere con Scorpius” affermò Joey raggiungendoli e facendosi spazio per sedersi accanto a loro.
“ Credo che sia geloso per la tua amicizia con Lily” gli spiegò e Pegasus si limitò a sospirare, spostando lo sguardo su suo padre che, tanto per cambiare, stava guardando verso di loro con un’ espressione che sembrava non promettere niente di buono.
“ Dai, Lily, non guardarlo così” la rimproverò Karl “ non è colpa tua, è semplicemente il fatto che tu sia bellissima”
Pegasus inarcò un sopracciglio come se non credesse alle sue orecchie. Karl ci stava davvero provando con sua madre? E davanti a lui?
Bè, in effetti, tecnicamente lui non era nessuno per lei, e non aveva senso che si sentisse infastidito, ma invece si sentiva proprio così, come un bambino geloso della propria mamma.
“ Credo che Lily non cadrebbe così in basso da mettersi con te, Morrison ” lo riprese “ invece con te sì, Black?” lo sfidò Karl con rabbia.
“ Non ho detto questo” ribatté Pegasus cominciando a giocherellare con il suo elastico “ ma se ti è piaciuta dal primo giorno” lo schernì Karl e Pegasus cominciò a sentire la sua rabbia crescere.
Era già difficile per lui mantenere il controllo ogni giorno, combattere con le sensazioni opposte del suo cuore e della sua mente.
Opporsi ad un cuore di figlio abbandonato e maltrattato che voleva assaporare l’ affetto che, inconsapevolmente, sua madre sembrava dargli e ad una mente che sembrava volergli ricordare in ogni momento che lei era il male, che lei lo aveva ferito, che aveva ucciso persone che amava, che gli aveva fatto troppo male per potersi avvicinare a lei.
Lily vide le sue mani stringersi fino a far sbiancare le nocche e appoggiò una mano sulla sua guardandolo negli occhi, come sempre la rabbia di Pegasus si dissolse, come se non fosse mai arrivata e Lily parve percepirlo perché si rilassò e gli sorrise “ non sono bellissima” affermò guardando Karl “ e non credo che sia geloso di me…in fondo ha Kathrine” continuò guardando quest’ ultima che, nonostante Scorpius non sembrava neanche accorgersene, continuava a parlargli e a poggiargli la mano sul braccio come se cercasse un contatto con lui “ oltretutto io non ho intenzione di mettermi con nessuno” affermò tornando a guardare Karl.
Quest’ ultimo voltò la testa innervosito e Lily riprese: “ sorridi, Karl, sono sicura che sia meglio così”.
Si alzò in piedi “ E’ ora di tornare” affermò dirigendosi verso la palestra.
 Il primo duello fu tra Kathrine ed Emily e quest’ ultima vinse facilmente, poi avvenne quello tra Joey e Karl e anche qua Karl ebbe la meglio in poco tempo.
“ Lily, è il tuo turno contro Alice”
Lily prese un respiro e guardò la sua ex migliore amica, cercava di pensarla così, perché altrimenti era troppo doloroso per lei.
Vide Albus baciarla a fior di labbra e  sentì la rabbia sopita riaffiorare in lei.
“ Voglio combattere contro Albus” sentenziò e tutta la palestra sembrò trattenere il fiato.
Tutti ormai avevano capito che la situazione tra Lily ed Albus era degenerata e tutti avevano compreso che ormai l’ odio era divenuto insormontabile tra loro.
Lily vide il volto di suo padre corrugarsi e si preparò per sentirsi dire che era impossibile, invece, sorprendentemente annuì.
“ Sarà l’ ultimo duello per oggi” spiegò dando un’ occhiata al suo storico orologio, poi guardò Alice “ tu combatterai domani, proprio come Alexander e Scorpius”.
Pegasus guardò suo padre e lo vide sollevare un labbro soddisfatto.
Era dalla volta precedente in cui avevano provato i duelli che aspettava questo momento.
Lily si sollevò e guardò suo fratello con rabbia.
Lui sembrava quasi rigirarsi la bacchetta tra le mani come se fosse indeciso sul da farsi e lei sorrise di scherno “ attacca” gli disse “ perché io non avrò pietà, fratellino” lo schernì dandogli le spalle e cominciando a camminare per raggiungere l’ estremità della pedana.
“ Vi ricordo che voglio solo incantesimi non verbali e che non devono essere veramente nocivi…non dobbiamo combattere tra di noi” spiegò Harry, poi mosse una mano dando inizio al duello.
Lily prese un respirò ed attaccò, ma Albus si parò rimandando un incantesimo così debole che a Lily bastò spostarsi di pochi centimetri per evitarlo.
Lily sentì la rabbia prendere il sopravvento. Perché doveva aver pietà di lei? Perché, visto che non l’ aveva mai avuta?
Lei non voleva la sua pietà e gli rimandò un incantesimo così potente che Albus dovette retrocedere di alcuni passi per riuscire a mantenere lo scudo.
Lily ne mandò un altro e un altro ancora, fino a quando Albus cadde sotto l’ultimo e finì sdraiato e pieno di ulcere.
Lily si avvicinò con uno sguardo pieno di rabbia e alzò la bacchetta per colpirlo ancora, ma fece l’ errore di guardarlo negli occhi e lo sguardo che vide la fece vacillare.
Era suo fratello e per quanto la rabbia le ribollisse ancora nelle vene e per quanto lo negasse con tutti, lei lo amava ancora tantissimo.
Lasciò la bacchetta schifata e questa cadde nella pedana con un rumore che parve fortissimo nel silenzio che si era creato.
Si voltò verso gli altri e vide che tutti la stavano guardando allibiti, poi posò gli occhi su suo padre e vide la rabbia nel suo sguardo.
Harry fece cenno ad un Medimago che in pochi secondi guarì le ulcere dolorose di Albus, lasciando al suo posto solo dei deboli segni rossi.
“ La lezione è finita, ci vediamo domani” sentenziò Harry, senza staccare gli occhi dai suoi figli.
Albus si alzò da terra mentre Lily raccolse la sua bacchetta “ nel mio ufficio” disse Harry “ entrambi”.
La sua voce era un ruggito rabbioso e Lily si sentì per la prima volta colpevole.
Ancora non avevano neanche chiuso la porta che Harry scoppiò.
“ Siete letteralmente impazziti?”  chiese “ no, non parlate” aggiunse vedendo che Albus aveva aperto la bocca per replicare “ non parlate perché sono fuori di me, tu non ti difendi “ spiegò guardando Albus “ e tu dove volevi arrivare, volevi ucciderlo?” chiese spostando lo sguardo su Lily.
Lei strusciò i denti, ma non disse niente, sapeva di aver esagerato.
“ Mi sono fidato di voi, credevo di conoscervi e invece non vi riconosco più” affermò ed il suo dolore traspariva dalla sua voce.
“ Siete fuori” disse con un sospiro ed entrambi i ragazzi scattarono “ non puoi, papà” si oppose Albus “ non buttarci fuori dagli Auror di ferro” si oppose Lily a sua volta.
Harry li guardò entrambi “ siete fuori anche dalla formazione per Auror”.
Lily e Albus aprirono le labbra ed Harry riprese “ non posso non fidarmi di voi. Non posso aver paura che vi attacchiate tra di voi o che non difendiate l’ altro solo per questa assurda rabbia che ha preso possesso di voi”.
Lily scosse la testa “ rimedieremo” affermò ed Harry li studiò “ quando me lo avrete dimostrato tornerete, per ora siete sospesi” affermò e Lily poté vedere quanto, questa fermezza, costasse a suo padre.
Annuì lentamente ed uscì dalla stanza, ma si fermò dopo pochi passi. Era incredula di quello che era appena successo.
Ignorò Scorpius, Alice e Pegasus che erano rimasti ad attenderli e si voltò verso Albus “ sembra che alla fine tu abbia vinto” disse stancamente “ parleremo” sentenziò guardandolo negli occhi.

COMMENTO: OK, CAPITOLO DI TRANSIZIONE, SPERO NON SIA TROPPO NOIOSO, MA ALLA FINE CERTE COSE ANDAVANO PREPARATE !! COME AVETE VISTO ALBUS E LILY SARANNO COSTRETTI A CHIARIRE O PERLOMENO CERCARE DI SOPRASSEDERE SU ALCUNE COSE SE NON VOGLIONO USCIRE DAGLI AUROR E SCORPIUS E ALICE HANNO PRESO LE PARTI DI ALBUS…NON VE LO ASPETTAVATE DALLA MIA ALICE, VERO? MA ANCHE LEI E’ UMANA ED HA LE SUE RAGIONI CHE LA PORTANO A PENSARE CHE SIA GIUSTO FARE COSI’…PEGASUS SI STA UNENDO SEMPRE PIU’ ALLA MADRE E CRIS…BE’ E’ ENTRATA NELLA TANA DEL SERPENTE !! TUTTO QUESTO PER PREPARARE IL PROSSIMO CAPITOLO NEL QUALE INIZIERANNO I VERI CASINI  : ))) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / CHIARA SHIRIN SCINTILLA / ENDY_LILY 95 / SINISA E  LILIAN CRISTABEL MALFOY !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 14
*** 13 CAPITOLO ***


“ Chi cerchi di evitare?”
Lily era salita in cima all’ edificio. Aveva sempre amato quel posto e Scorpius lo sapeva per quello gli era stato così semplice trovarla.
Sapeva che quando aveva bisogno di pensare o di stare sola andava a rifugiarsi là in cima.
La tranquillità di quella terrazza verandata dove nessuno poteva vederla, ma che non impediva a lei di vedere cosa accadeva in strada l’ aveva sempre affascinata.
“ Non evito nessuno” affermò Lily anche se non era vero.
Evitava Albus, perché sapeva che sarebbe stata costretta a parlare con lui.
Evitava Alice, perché solo guardarla in viso e vedere la sua espressione così delusa, la feriva.
Evitava suo padre, perché l’ idea che l’ avesse punita così duramente e le avesse tolto la possibilità di diventare Auror, sembrava la ciliegina che completava la torta.
Ed evitava Scorpius perché aveva paura di averlo perso per sempre, ma il suo dannato orgoglio le impediva di guardare quegli occhi grigi come una mattina piovosa e di dirgli che lo amava.
Perché era davvero così, lo sapeva e l’ aveva sempre saputo, era solo stata troppo stupida per ammetterlo con se stessa; non che ammetterlo avrebbe cambiato la cosa, anzi, sarebbe stato solo un motivo in più per non metterlo in pericolo, ma mentire anche con se stessa le sembrava davvero una cosa stupida.
E di cose stupide ne aveva fatto la collezione ormai.
“ Io credo che tu fugga…”
“ Io credo che dovresti tornare a casa come ha detto mio padre”
Scorpius sollevò un labbro “ giusto, perché tu fai tutto quello che ti dice tuo padre, no?” le chiese e Lily si voltò verso di lui “ che vorresti dire?” gli domandò.
“ Voglio dire che tuo padre ti aveva chiesto di parlare con Albus e tu te ne sei andata, lasciando tutti a chiedersi dove fossi, anche se era palese che tu volessi restare da sola”
“ E allora che ci fai qua?” gli chiese portandosi una mano dietro la testa e sciogliendosi la coda alta che teneva sempre per gli allenamenti.
Scorpius s’ irrigidì sentendo il suo profumo arrivargli fino alle narici e maledicendo se stesso per le sue reazioni.
“ Volevo vedere che tu stessi bene” confessò e Lily quasi rise “ non mi hai detto che non ti importava di me e che ti saresti arreso?”
Glielo chiese tutto d’ un fiato, ma subito si pentì della sua impulsività. Non voleva sapere la risposta.
“ Ci ho provato…ma a quanto pare non ce la faccio” affermò senza alcun imbarazzo, semplicemente come se le stesse esponendo una  cosa evidente.
“ Forse perché dopo aver saputo cosa ha fatto tuo padre mi sono messo nei tuoi panni, io so che cosa significa essere Auror per te” le spiegò Scorpius “ so che il non poter partecipare alla ricerca di tua madre ti sta distruggendo dentro”.
Le mani di Lily appoggiate sul pavimento si contrassero lentamente fino a formare due pugni.
La conosceva così bene? Perché per lui era così evidente quello che provava mentre non era la stessa cosa per lei?
“ Forse è meglio tornare a casa, hai detto che mi stanno cercando” affermò alzandosi inpiedi.
“ Se ne sono andati, Lily” le disse alzandosi a sua volta “ se ne sono andati perché tu li mandi via, lo fai con Albus…”
“ Albus mi ha trattato come una pezza da piedi, ha pensato che fossi una maledetta assassina come quegli stronzi degli Apocalittici”
“ Alice? E lei, perché l’ allontani?” domandò Scorpius avvicinandosi a lei.
“ E’ lei che allontana me” si oppose Lily con rabbia e Scorpius alzò gli occhi al cielo “ certo” affermò “ e tuo padre?”
“ Io…io…no, mio padre non lo allontano”
Lily sentì il cuore stretto in una morsa, forse era vero, forse era divenuta davvero così e la cosa le faceva paura.
Lei non era mai stata così. Per lei la sua famiglia era la cosa più importante.
“ Me ne vado” affermò dirigendosi alla porta “ e me?” chiese Scorpius, facendola fermare poco prima dell’ uscita.
“ Perché mi allontani?”
Lily sentì il cuore balzarle direttamente nella gola per la dolcezza del tono che aveva usato.
Avrebbe voluto disperatamente buttarsi tra le sue braccia e farsi stringere; se chiudeva gli occhi le sembrava quasi di poter sentire le sue labbra sul suo collo e sul suo petto.
Si voltò verso di lui “ Non ti allontano” disse con un filo di voce.
Perché le risultava così difficile mentire?
“ Sei sempre stata una frana con le bugie” affermò Scorpius, avvicinandosi lentamente.
Lily avrebbe voluto dirgli di fermarsi o avrebbe voluto indietreggiare fino ad uscire, la verità era che si sentiva incredibilmente e totalmente ipnotizzata da lui. Dai suoi occhi.
Non riusciva a lasciarli, era come se avessero l’ immenso potere di calamitarla a lui e lei non fosse che la preda immobile da catturare.
“ Non puoi allontanarmi perché ti conosco ed ho conosciuto la vera Lily, il tuo cuore immenso, la tua voglia di esserci sempre e per tutti”
Lily si morse il labbro nervosamente, le sue mani tremavano e la voce dolce di Scorpius era come una cura, come un qualcosa che le entrava direttamente dentro, nelle sue vene, e le percorreva tutto il corpo facendole capire che era viva.
Lui le mise una mano sulla guancia, poi la richiuse lasciando che fosse solo il pollice ad accarezzarla “ ti avevo promesso che non mi sarei mai arreso” le disse e Lily chiuse gli occhi sentendo il suo fiato solleticarle la pelle e il suo tocco darle i brividi scuotendola dall’ interno.
“ Ma dimmi che non mi ami ed io lo farò” le disse “ dimmelo e ti lascerò in pace”
Lily aprì gli occhi di scatto e si ritrovò quelli di Scorpius abbassati nei suoi.
Voleva mentire. Doveva mentire. Dirgli che non l’ amava, ma ogni volta che cercava di aprire le labbra per dire quella bugia, le sembrava di soffocare e non riusciva a farcela.
“ Giuralo” le disse facendo scorrere il polpastrello sulle sue labbra e Lily scosse la testa sempre più confusa per tutte le sensazioni che stava provando.
Perché con lui doveva essere così? Perché aveva la capacità di sollevarla e farla sentire come se fosse in un’ altra dimensione.
Non le era mai successo e non era neanche una ragazzina senza esperienza, ormai aveva quasi vent’ anni ed era un po’ grandicella per i brividi e le farfalle nello stomaco, eppure quello che sentiva quando lui la guardava era davvero molto simile: il suo stomaco sembrava fare le capriole dentro di lei e il suo cuore accelerava fino a farle chiedere se la sua gabbia toracica sarebbe stato in grado di contenerlo ancora.
“ Lo sapevo” affermò Scorpius con un sorriso di trionfo e le prese la nuca con le mani traendola a sé con passione e baciandola delicatamente, assaporando le sue labbra.
I pensieri di Lily si azzerarono completamente, quel poco di lucidità che era riuscita a conservare se ne andò, come se Scorpius avesse premuto un interruttore e spento la sua testa.
Si sentiva una stupida a lasciarsi andare, si sentiva una stupida a permettere al desiderio e all’ amore di mettere in pericolo Scorpius, ma era la prima volta che si sentiva amata dopo tanto tempo, era la prima volta che si sentiva amata da Scorpius e lui…lui era l’ amore della sua vita.
Poggiò le mani sul suo petto facendole scorrere fino alle sue spalle e lasciò che lui l’ avvicinasse di più a sé, lasciò che i loro corpi combaciassero e che i loro baci si facessero più ardenti.
Lily sentì le mani di Scorpius sulla sua pelle e l’ eccitazione salì lasciandola senza respiro.
Le sue gambe cominciarono a cedere e Scorpius la fece sdraiare.
“ Me ne pentirò”
“ No, non lo farai, te lo prometto ” il sussurro di Scorpius contro la sua pelle, le fece capire che lo aveva detto ad alta voce, ma non riusciva a fermarlo, non riusciva a rendere concreto il suo pensiero.
S’ irrigidì quando Scorpius sfiorò il suo Triskel sulla clavicola e lui alzò gli occhi velati di passione per guardarla negli occhi in uno sguardo intenso e contemporaneamente comprensivo.
Vi poggiò le labbra sopra, a lui non importava, come non importava delle tante cicatrici che rovinavano la sua pelle, a lui importava di lei. Solo di lei.
Proprio come Lily che riusciva solo a pensare alle labbra di Scorpius sulla sua pelle, alle proprie mani sulla sua schiena, sul suo petto, sul suo viso;  e al calore del suo corpo sopra al suo, dentro al suo. Fino alla fine. Fino a perdersi l’ uno dentro l’ altro. 
Con il raggiungimento del piacere ritornò anche la lucidità. Prima ancora che Scorpius potesse abbracciarla e attirarla a sé, Lily scattò seduta.
“ Non ci credo…non ci credo…non ci credo”  disse sollevandosi i capelli e con la voce sempre più stridula ogni volta che lo ripeteva.
Non poteva essersi lasciata andare. Perché? Perché era così stupida?
Scorpius si passò una mano tra i capelli esasperato.
“ Non ci credi…nel senso che è stato troppo bello?” le chiese sarcastico e Lily gli lanciò un’ occhiataccia.
Aveva una mano sopra al seno e l’ altra appoggiata sopra la fronte, il suo respiro era ancora leggermente accelerato, e le gambe erano rannicchiate al petto di modo da nascondere la sua nudità.
“ Non ci credo, non posso essere stata così stupida da aver di nuovo fatto sesso con te” chiarì e Scorpius alzò un sopracciglio sospirando.
“ Sai, credo che tu sia la donna meno romantica che conosca” la prese in giro alzandosi in piedi e rinfilandosi i boxer davanti a lei e Lily abbassò lo sguardo.
Scorpius sorrise scuotendo la testa, abbassava lo sguardo? Era la seconda volta che facevano l’ amore, pochi minuti prima le sue mani lo avevano esplorato dandogli un piacere infinito e adesso abbassava lo sguardo come se quelle cose non le avesse fatte lei?
S’ inginocchiò e le prese il viso tra le mani di modo che i loro occhi tornassero a guardarsi.
“ Non sei stata stupida semplicemente perché noi non abbiamo fatto sesso. Abbiamo fatto l’ amore”  ribatté prima di poggiare di nuovo le labbra sulle sue con dolcezza.
“ Lo so che mi ami” ripeté Scorpius.
“ Non sarai un po’ troppo sicuro di te, Malfoy?” lo sfidò Lily e Scorpius rise “ sono sicuro di me perché so di essere bellissimo e che tu non puoi resistermi” scherzò e Lily scosse la testa “ illuso” commentò.
 Scorpius rise guardandola con negli occhi un’ espressione che era un misto di divertimento e di lussuria “ dici che puoi resistermi?” le chiese.
Gli occhi di Lily luccicarono all’ idea di raccogliere una sfida “ decisamente” disse imperativa e Scorpius la prese tra le braccia dimostrandole che quella volta avrebbe perso.
“ Devo smetterla” disse Lily, ma questa volta non accennò neanche ad alzarsi e si lasciò cullare dal calore delle braccia di Scorpius.
“ Devi smetterla? Sono felice che tu abbia smesso di farmi sentire come un approfittatore di povere ragazze indifese” scherzò con voce divertita.
Lily si alzò leggermente puntellandosi su un gomito “ indifese?” chiese inarcando un sopracciglio “ ma se agli allenamenti ti faccio sempre il…”
Scorpius la interruppe prendendola per le braccia e zittendola con un bacio.
La prese quasi di peso e la fece scorrere sotto di lui “ vedi? Sei indifesa” disse in un sussurro prima di tornare a baciarla.
Lily rise e si lasciò baciare, ma questa volta il suo cervello riuscì a restare abbastanza lucido per imporle di smettere.
“ No, Scorp, dicevo sul serio. Devo smetterla” affermò.
“ Perché ?” le chiese lui sollevandosi da lei e tornando disteso, ma senza smettere di tenerla tra le braccia.
“ Non posso, non posso e basta. Io non sono come le altre…tu…tu hai bisogno di qualcuna…senza tutto il bagaglio che mi porto dietro io…qualcuna non lo so… forse… come Kathrine” confessò, anche se la sua voce si era fatta sempre più bassa ad ogni parola, fino a divenire un sussurro sul nome della loro compagna di corso.
Trattenne il fiato ed anche il suo cuore parve fermarsi come in attesa.
Nonostante le sue parole, in fondo al suo cuore, lei voleva che lui negasse; aveva così bisogno che lui le dicesse che non sarebbe mai stato possibile.
La mano di Scorpius si arrestò nella carezza “ vuoi decidere tu chi devo frequentare? Vuoi decidere anche chi devo amare, sposare o con quale donna devo avere dei figli?” le chiese con voce irata.
Lily scosse la testa sentendo il fiato ricominciare ad affluire nei suoi polmoni e appoggiò la fronte e una mano contro il petto di Scorpius solleticandoglielo con i suoi capelli “ no” mormorò non riuscendo più a mentire.
Scorpius le sollevò di nuovo il viso “ io ti amo, Lily” le confessò  e dai suoi occhi poté vedere che era la verità.
Lily inspirò bruscamente, era la prima volta che glielo diceva e le sembrava, bè le pareva quasi impossibile.
Scorpius non era il tipo da esternare i sentimenti, anzi, di solito tendeva a lasciare che le persone capissero quello che provava, quindi le sembrava così irreale sentire quelle parole da lui, ma contemporaneamente più lo osservava e più le sembrava sincero.
Per la prima volta le sembrava quasi che la sua espressione fosse meno enigmatica, quasi decifrabile“ qualsiasi sia il tuo problema, il motivo per il quale non vuoi lasciarti andare, quello per cui continui a negarti la possibilità di essere felice a me non importa. Io ti amo e quando tu vorrai raccontarmelo io sarò qua e ti ascolterò, per adesso mi accontenterò di amarti” aggiunse.
Lily sentì le lacrime premerle sugli occhi, ma per la prima volta dopo tanto tempo non era la disperazione.
Era qualcosa…era come la felicità, ma forse era ancora più intenso, quasi come se lui potesse salvarla, se lui potesse farla tornare ad essere quella di prima, potesse farle dimenticare buona parte degli orrori che aveva vissuto.
Istintivamente, obbedendo semplicemente ad un impulso che lo guidava verso di lui, seguendo solo il suo cuore, gli prese il viso tra le mani e premette forte le labbra sulle sue, lasciando che si trasformasse, subito dopo, in un bacio pieno di amore e passione.
Scorpius la prese per le braccia e l’ allontanò da sé “ E questo cos’era?” le chiese e Lily sorrise “ era un grazie” confessò e Scorpius sorrise riportandola su di sé per baciarla, ma si staccò quasi subito, come se un pensiero lo stesse ossessionando
“ Devi dare una possibilità ad Al “ le disse, guardandola in viso per studiare la sua reazione.
Lily scosse la testa oscurandosi immediatamente in volto e si alzò a sedere infilandosi il reggiseno.
Perfetto, serata finita, fu il pensiero di Scorpius vedendola infilarsi anche la maglietta.
Accidenti alla sua boccaccia lunga. Doveva immaginare che toccare il tasto di suo fratello sarebbe stato pericoloso, ma non riusciva a vederli in quella maniera ed Harry aveva ragione erano un pericolo per se stessi e dovevano risolvere la cosa, prima di rischiare di farsi male davvero.
Lily finì di aggiustarsi i pantaloni e si alzò in piedi “ Credi che solo perché abbiamo fatto sesso, tu possa dirmi cosa fare?” gli chiese arrabbiata e Scorpius si sollevò raggiungendola e prendendole il mento “ amore” la corresse, prima di chinarsi a riprendere i suoi pantaloni.
“ Amore come ti pare” commentò acida Lily e Scorpius roteò gli occhi “ dico solo che mi pare che un anno e mezzo di odio sia più che sufficiente” affermò.
“ Certo, perché è una cosa che ho cercato io. L’ ho allontanato io, giusto?”
Scorpius infilò i pantaloni sollevandosi sulle punte per agganciare i bottoni e chinando il viso lasciando che alcune ciocche di capelli gli ricadessero sul viso.
“ Ti vuole bene”  affermò subito dopo.
“ Così bene che mi ha ignorato per tutto questo tempo”.
“ Tu hai solo paura”.
Le mani di Lily tremarono di rabbia. Colpita e affondata.
 “ Smettila di parlare come se tu sapessi cosa stai dicendo, non sai niente” si arrabbiò e Scorpius rimase bloccato nell’ atto di rimettersi la maglietta.
“ Hai ragione” ribatté “ e te l’ ho detto non voglio saperlo fino a quando non ti sentirai pronta a dirmelo, ma credo lo stesso che tu abbia paura, credo che tu non lo affronti per paura di perderlo di nuovo”
Lily serrò i pugni e cercò di respingere le lacrime.
Aveva ragione e come sempre le aveva letto in viso quello che provava.
“ Io non ho paura” borbottò legandosi i capelli in maniera nervosa.
Ma non era vero. Lo sapeva lei, lo sapeva la sua coscienza e a quanto pare lo sapeva anche Scorpius.
“ Perché devi sempre rovinare tutto?” gli disse guardandolo con ira, ma avrebbe voluto chiedergli perché doveva avere ragione.
 Lo guardò con rabbia e poi uscì dalla stanza ignorando i suoi richiami.
***
Lily non riusciva a dormire.
Appena aveva lasciato Scorpius era scesa in strada e si era smaterializzata velocemente per paura che lui potesse raggiungerla.
Sapeva di essere stata una vigliacca, ma non riusciva a pensare con lui vicino, non riusciva ad essere obbiettiva.
Ricordava la sensazione che aveva provato, quando tutto le era sembrato superabile con lui accanto, ma doveva combatterla perché non era semplicemente impossibile.
Sapeva che era la contropartita dell’ essere innamorata, quando tutto sembra possibile con la persona che ami accanto, ma non era sicuramente il suo caso ed era il momento di riportare i piedi per terra.
Per quello aveva lasciato Scorpius da solo dopo che lui le aveva aperto il suo cuore, perché lei si era lasciata andare e non solo con il corpo, ma anche con la mente, gli aveva permesso di toccarle l’ anima e la mente, di capirla e di amarla, dopo che si era ripromessa di non permetterlo mai più a nessuno.
Eppure, ancora, se pensava a lui e a quello che avevano condiviso le sembrava d’ impazzire, le sembrava come se delle fiamme le percossero la pelle seguendo la scia delle sue mani e delle sue labbra.
Lo amava e, a quanto diceva, l’ amava anche lui, ma quello non doveva bastarle, anzi, doveva essere un deterrente, invece si era buttata letteralmente tra le sue braccia appena lui le si era avvicinato.
In fondo lui aveva ragione lei non riusciva a resistergli; il suo amore, il suo calore erano energia vitale per lei.
Quel momento era stato quasi un risveglio per lei.
Scosse la testa, non doveva e non poteva. Non aveva bisogno di altri pensieri e la paura di metterlo in pericolo era troppo forte, la paura di essere inadeguata ancora di più.
Si chiese dove fosse finito il suo leggendario coraggio Grifondoro, quello che aveva sempre fatto impazzire Scorpius e Albus e che aveva sempre reso orgogliosi James ed i suoi genitori.
Forse era finito sotto le sue scarpe, o forse era semplicemente in attesa che rimettesse ordine nella sua testa, anche se le sembrava impossibile, anche se in quel momento tutto nella sua vita era incasinato e le sembrava proprio di aver toccato il fondo.
Si sedette sul bordo della finestra, aveva bisogno d’ aria e le era sempre piaciuto farlo, le ricordava quei telefilm che vedeva da bambina insieme ai suoi fratelli. Il pensiero le andò per l’ ennesima volta a James, al fratello che aveva perso, ricordava come si arrabbiava ogni volta che la vedeva in quella posizione.
“ Sai, dovresti davvero scendere di lì”
Lily respirò e si prese un attimo per guardare la luna nel cielo: aveva quasi completato il suo giro e con il gioco di nubi, sembrava quasi ridesse di lei.
Sembrava che la prendesse in giro per tutti gli eventi di quel giorno, prima Scorpius e poi Albus, e pensare che aveva cercato di evitarli entrambi…era davvero una pessima Auror.
Si girò verso suo fratello e vide la sua espressione preoccupata. L’ impulso fu di andarsene, era ancora troppo disgustata per parlare con lui, anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo, ma le parole di Scorpius le tornarono in mente: hai paura.
“ Non credo che darmi ordini sia il modo migliore per scusarti” 
“ E’ pericoloso” ribatté lui e Lily scese dal bordo con un piccolo salto “ uhm, interessante, adesso ti preoccupi per me?” gli chiese guardandolo negli occhi e sedendosi sul letto.
Albus si sedette accanto a lei e Lily si mosse istintivamente per allontanarsi da lui.
Non sapeva neanche perché aveva reagito così, non aveva paura di lui, ma della sua vicinanza.
Forse Scorpius aveva ragione, aveva paura di perdonarlo, di tornare a volergli bene liberamente e poi perderlo di nuovo.
“ Siamo arrivati a questo?” domandò Albus “ adesso ti allontani da me?” chiese ancora con una smorfia incredula.
Lily strinse il copriletto con una mano, era così difficile aprirsi con lui, eppure per la prima volta le fu davvero chiaro che doveva farlo, se non per lui, per se stessa,  per suo padre.
Scosse la testa “ è un anno e mezzo che passo dopo passo mi allontano da te e tu te ne accorgi solo adesso?”
Il suo tono non era cattivo, ma nonostante questo, Lily vide Albus abbassare gli occhi  “ mi sono già scusato più e più volte, ma sembri non capire…”
“ No, tu sembri non capire” lo interruppe Lily alzandosi in piedi.
“ Tu sei mio fratello, io e te siamo cresciuti assieme, mi sono appoggiata a te per una vita, forse più a te che a James, ti ho ascoltato ogni volta che mi parlavi di Alice, mi sei sempre stato vicino e ti sono sempre stata accanto, poi nel momento in cui avevo più bisogno di te, nel momento in cui tutto mi cadeva addosso…puf, mio fratello non c’ era più, sembrava fossi morto insieme a James e potevo anche accettarlo, avrei potuto capire lo shock e la negazione se fossi stato così con tutti e non fosse stato un trattamento che riservavi solo a me…” si rese conto di avere il fiatone per lo sfogo e face un passo indietro riprendendo fiato.
Albus era ancora immobile, seduto sul letto, le labbra strette ed in continuo movimento, come a segnalare il suo disagio, ed i suoi occhi verdi pieni di lacrime e puntati su di lei.
“ Poi…” prese un altro respiro, non voleva piangere, non voleva assolutamente piangere “ poi, dopo un anno e mezzo che mi ignori, che fingi che io non esista, che ti disinteressi totalmente di me…a quel punto scatti, ti sfoghi – cosa che avresti dovuto fare subito - e mi dici che sono un’ assassina, che ho ucciso James, che ho torturato nostra madre…” sentì la rabbia ribollirle di nuovo “ ti rendi conto di quello che mi hai detto? Hai idea di come mi sono sentita?” gli chiese e Albus poté solo abbassare nuovamente  lo sguardo.
Cosa poteva dire?
Lily scosse la testa “ lo sguardo che ho visto nei tuoi occhi un mese fa, lo sguardo che avevi quando mi parlavi, era di uno che finalmente era riuscito a dire ciò che si teneva dentro da tanto, troppo tempo ed io…io non credo che riuscirò mai a dimenticare i tuoi occhi, quegli occhi che ho sempre amato tanto che mi guardavano come se fossi un escremento, un rifiuto da gettare; come se non potessero mai perdonarmi” la voce le tremò e Lily chiuse gli occhi.
“ Tu cosa avresti fatto se nei tuoi ricordi ci fosse stata la mia immagine che uccideva James e torturava nostra madre?” domandò Albus, parlando dopo aver ascoltato tutto il suo sfogo.
Lily emise una mezza risata amara “ me lo chiedi davvero?” domandò con un sorriso pieno di tensione “ credevo che mi conoscessi. Io non ci avrei mai creduto, io sarei andata da papà e gli avrei chiesto cosa non funzionava nella mia testa, cosa mi avevano fatto…”
Si fermò innervosita. Forse non era del tutto vero, o meglio, era sicuramente vero che non avrebbe creduto ai suoi ricordi, come lo era il fatto che si sarebbe opposta e avrebbe cercato di sapere la verità, su quello non aveva dubbi, conosceva il suo carattere, infatti la sua delusione, in parte, era dovuta anche al fatto che non avrebbe mai pensato che invece Albus sarebbe stato così vigliacco da credere a tutto e non dirle niente; ma al contempo non sapeva se si sarebbe rivolta a qualcuno, perché…perché la verità era che lei aveva un problema, ma non l’ aveva mai detto a nessuno e per una volta fu contenta di non essersi sfogata neanche con Alice.
“ Mi dispiace, Lily, mi dispiace davvero…devi credermi” Albus interruppe i suoi pensieri, probabilmente credendo che la sua esitazione di poco prima fosse dovuta alla rabbia o la disperazione.
Lily si sedette sulla sedia accanto alla scrivania e giocherellò con le piume poste dentro al suo portamatite a forma di boccino d’ oro; fece scorrere un dito sul contorno dell’ ala e lo fermò sul bordo “ sai, forse non è neanche questa la cosa che non riesco a perdonarti” confessò e prese una piuma solleticandosi  la guancia, come se la tenerezza della piuma potesse darle il calore di una carezza e automaticamente il pensiero le andò a Scorpius e alle sue carezze.
Pensiero che scacciò scuotendo la testa vigorosamente “ è solo che…” commentò tornando a pensare a suo fratello “ io avevo davvero bisogno di te, Al” confessò alzando gli occhi su di lui.
Albus sentì il suo cuore fare un tuffo, l’ aveva chiamato Al, forse stava iniziando a perdonarlo.
“ Tu non sai cosa mi è successo, io avrei voluto parlartene, eri l’ unico con cui potevo farlo; per non sobbarcare papà che era già abbastanza distrutto, per non dare fastidio a nessuno, io potevo parlare solo con te…” s’ interruppe portandosi una mano a coprire le labbra, non voleva che le vedesse tremare.
“ Alice ti è sempre stata vicina” si giustificò Albus e Lily sorrise di un sorriso triste “ amo Alice, anche adesso, anche dopo che si è allontanata da me, anche dopo che ha preso le tue parti così palesemente e non mi ha spiegato le sue ragioni…sicuramente appena lo farà capirò che lei aveva ragione ed io torto ” poi chiuse gli occhi come per riordinare le idee “ non so come fa, ma è l’ unica a farmi sempre ricredere” Albus sorrise della confessione, ma Lily riprese subito.
“ Però, fondamentalmente, non sono mai riuscita a parlare con nessuno di quel giorno” lo guardò dritto nelle sue iridi verdi che sembravano risplendere alla luce della luna “ tu ne hai parlato con Scorpius? Non mi sembra che anche lui sappia molto” aggiunse e Albus storse la bocca “ non posso” disse soltanto.
“ Già “ ammise Lily.
Non poteva lei e non poteva lui.
Come potevano raccontare la complessità di quello che avevano passato, visto o subito, senza fare la figura dei patetici che volevano farsi compatire?
Sicuramente i loro amici li avrebbero capiti ed avrebbero scelto di star loro vicini, ma il loro orgoglio, quel lato ereditato sia da Harry che da Ginny, glielo aveva semplicemente impedito.
“ Io ho sbagliato, potessi tornare indietro nel tempo non farei niente di quello che ho fatto…”
“ No, invece lo faresti” lo riprese Lily stancamente e Albus la guardò a bocca aperta “ no, che non lo farei, adesso sei tu che pensi il peggio di me”
Lily sorrise, il primo sorriso sincero. Albus, per un attimo, sembrava tornato a quando erano bambini, quando cercava d’  impuntarsi per spuntarla con lei e James.
“ No” si oppose Lily “ non penso il peggio di te, ma so che adesso dici così per la tua consapevolezza di aver sbagliato, se tornassi indietro nel tempo, con gli stessi elementi che avevi un anno e mezzo fa, mi accuseresti di nuovo”
Albus non riuscì a dire niente, era come se il fiato gli fosse stato prelevato con la forza dai suoi polmoni.
Sapeva che aveva ragione, sapeva che era il suo carattere. Essere Serpeverde non è una scusante, la voce di Alice fu un eco nella sua testa.
“ Io ti voglio bene” disse soltanto e Lily poté notare i suoi occhi pieni di lacrime non versate.
Era impaurito, gli sembrava quasi che sua sorella gli stesse dicendo che non sarebbe mai riuscito a perdonarla e lui…fondamentalmente lui non sapeva se sarebbe riuscito mai a perdonarsi se l’ avesse persa.
“ Anche io” rispose Lily, era inutile negarlo, era inutile continuare a fare del male a lui e a se stessa.
Quella punizione non serviva a nessuno se non a far soffrire tutti e a impedir loro di poter divenire Auror e fare una strage di quegli assassini.
Albus si alzò dal letto e si diresse verso di lei, probabilmente per prenderla tra le braccia e Lily dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per impedirsi di cedere e anzi, mettere una mano davanti a sé per bloccarlo; non c’ era niente che avrebbe desiderato di più che un abbraccio di Albus, ma non sarebbe riuscita a sentirsi davvero bene e non voleva che fosse così.
“ Per favore, ricominciamo piano piano” disse con voce così bassa che Albus si chiese se non se lo fosse immaginato.
Invece sua sorella alzò di nuovo il viso su di lui e vide le lacrime che cominciavano a rigare il suo volto.
“ Non posso pulire un anno e mezzo con un colpo di spugna. Ho bisogno di tempo per potermi di nuovo fidare di te, per poter credere che tu mi voglia bene davvero” disse cercando di tenere la voce ferma.
“ Per poter essere di nuovo fratelli” concluse e vide Albus chiudere gli occhi, sicuramente non era quello che si era aspettato.
“ Cerchiamo solo di tenere un comportamento civile e rilassato, di mettere da parte tutta la rabbia che ci ha diviso per troppo tempo, papà ha ragione dobbiamo smettere di attaccarci e cercare di proteggerci…anche per lui, ha solo noi”
Albus annuì sapeva di non potersi aspettare molto di più.
Sapeva che lei non si sarebbe potuta dimenticare tutto il male che lui le aveva fatto, non subito almeno.
Si chinò sui talloni per essere all’ altezza del suo viso, Lily si mosse sulla sedia ,sembrava quasi che stesse per abbracciarla lo stesso, ma probabilmente la sentì irrigidirsi perché alzò gli occhi su di lei e mise una mano sopra la sua.
“ Ok” le disse alzandosi “ cominciamo piano piano, esattamente l’ opposto di te e Scorpius…”
Lily alzò lo sguardo incredula: se n’ era accorto? Lo vide sorridere divertito “ dovrò avvertirlo di tenere giù le zampe dalla mia sorellina” le comunicò e Lily non poté trattenersi dall’ incupirsi di nuovo “ non credo ce ne sia più bisogno” disse con amarezza, ma Albus sorprendentemente sorrise “ tu dici?” le chiese “ un ragazzo di ventun anni pieno di ormoni che non riesce a toglierti gli occhi di dosso? Per non parlare di Alexander o di Karl, ti stanno attaccati come la colla”
Lily si morse un labbro pensierosa e Albus scosse la testa “ quando sarai pronta ad essere di nuovo fratello e sorella, dovrò spiegarti un paio di cose” disse ridendo e avviandosi alla porta.
Harry si staccò dal muro e sorrise – finalmente orgoglioso dei suoi figli - prima di scendere le scale per andare in cucina.
Quando entrambi un paio d’ ore dopo scesero le scale, assonnati e con il viso sconvolto, Harry gli mise davanti qualche frittella e riempì ad entrambi il bicchiere di succo di succo di zucca.
Lily e Albus si guardarono aggrottando le sopracciglia, leggermente sorpresi “ non sei arrabbiato?” chiese Lily, esponendo il dubbio di entrambi.
Harry sorrise prendendo anche il suo piatto e sedendosi davanti a loro, ma non disse niente, anzi prese il coltello e la forchetta e cominciò a spezzettare la sua frittella.
Albus guardò di nuovo Lily e lei alzò le spalle facendogli capire che ne sapeva quanto lui “ papà?” chiese Albus spazientito.
Harry alzò finalmente lo sguardo su di loro e lo passò dall’ uno all’ altra “ mangiate o farete tardi in Accademia” disse ed entrambi spalancarono gli occhi.
“ Ma…Ma…” Albus sembrava senza parole dalla felicità e invece Lily si alzò e si buttò tra le braccia di suo padre rischiando quasi di farlo cadere “ sei il papà migliore del mondo” gli disse circondandogli il collo con le braccia.
Harry le baciò la testa tenendola stretta a sé e contemporaneamente alzò gli occhi su Albus “ no, non lo sono” disse tristemente “ sono stato troppo concentrato sul mio dolore per pensare a quello che stava accadendo tra di voi, ma adesso non voglio più che sia così”.
Staccò Lily da sé e guardò entrambi i suoi figli “ voglio che mi diciate ogni cosa, ogni volta che avete paura, siete tristi o arrabbiati, voglio che ricominciate a poter contare su di me, voglio che torniamo ad essere una famiglia” confessò e Albus e Lily annuirono, nonostante le lacrime che appannavano i loro occhi.
***
“ Sei Cristel, giusto?”
Lei alzò gli occhi dal lavabo dove si stava lavando e guardò il ragazzo davanti a lei.
Le bastò guardare i suoi occhi grigi piombo, così scuri da sembrare quasi neri ed i suoi lineamenti così perfetti da sembrare irreali e fastidiosi per capire chi si trovava davanti e finalmente dopo più di un mese sorrise.
Quando aveva bussato da Madama Mclan ed aveva detto la parola d’ ordine proprio come le aveva spiegato Aaron Corner, Cris era stata bendata e condotta in un cunicolo stretto e circondato di vestiti, o almeno così aveva dedotto, visto che aveva sentito più volte la consistenza di un tessuto sfiorarle le braccia nude.
Era stata tenuta sotto stretta osservazione per più di due settimane e poi, finalmente, le avevano ridato la bacchetta e avevano cominciato a darle qualche compito seppur mediocre e di poca importanza, ma almeno con la bacchetta era riuscita a ricominciare ad inviare qualche messaggio a Zoe e J.J.
Adesso, erano passate altre due settimane e finalmente qualcuno che nel gruppo aveva una minima importanza l’ avvicinava e, notando la somiglianza, doveva essere il fratello di Aaron.
“ Ho parlato con mio fratello…non è stato facile, sai mi tengono fastidiosamente d’ occhio” commentò e Cris annuì.
Non le stava dicendo niente di nuovo, nelle ultime due settimane, quando era stata più libera di muoversi, aveva capito che in quel posto ci stavano ben poche persone e che, sicuramente le persone che erano al vertice dell’ organizzazione, non erano lì.
“ Pare che tu gli abbia promesso di liberarlo in cambio dell’ entrata nel nostro gruppo” le disse e Cris provò un moto di fastidio, sembrava che la stesse studiando molto attentamente.
Prese automaticamente la bacchetta dalla mensola accanto al lavandino, dove l’ aveva appoggiata, e riportò lo sguardo sul ragazzo davanti a lei sperando che il messaggio fosse chiaro.
Lui sorrise “ non ti devi preoccupare, non ti voglio far niente” commentò agitando le mani davanti al suo viso, ma i suoi occhi non convincevano affatto Cris, sembravano così gentili e così inappropriati in una persona come lui che lei fu sicura fossero anche falsi.
“ Vorrei solo sapere come mai ti interessava tanto il nostro gruppo”.
Cris si rilassò impercettibilmente e cominciò a raccontargli la menzogna che si era preparata, ovvero che condivideva le loro idee, che voleva far qualcosa e non stare a guardare.
Il ragazzo la guardò ancora un secondo come se volesse leggerle dentro, poi annuì e il suo volto si aprì in un sorriso facendo capire a Cris che aveva passato le selezioni.
“ Bene” disse alzandosi “ io sono Leary” si presentò tendendole la mano e Cris la strinse cercando di apparire felice per la sua decisione.
“ Una bella ragazza che appoggia la nostra causa è una cosa davvero piacevole” affermò guardandola negli occhi e Cris dovette lottare con se stessa per non trasformare il sorriso in una smorfia.
Chissà se Aaron aveva detto le stesse cose alla madre di Pegasus.
“ Aaron mi ha detto che conosci Harry Potter e la mia idea sarebbe di usarti come spia” le disse e Cris si morse una guancia a disagio e se Pegasus l’ avesse vista?
Sarebbe davvero stato capace di smuovere mari e monti per prenderla per un orecchio e riportarla a casa.
Era sempre stato molto protettivo, saperla poi nella tana degli Apocalittici, delle persone che odiava di più al mondo l’ avrebbe mandato fuori di testa.
“ Per adesso però vorrei che ti occupassi di una cosa” le disse uscendo dalla stanza.
Cris rilasciò il respiro e seguì Leary per delle scale che conducevano in un sotterraneo buio e con un forte odore di muffa.
“ Eccoci” disse facendo scorrere una porta di metallo che produsse un fortissimo clangore.
Cris guardò dentro e l’ odore di putrefazione e sporco le arrivò subito alle narici, fece vagare lo sguardo per tutta la stanza fino a quando quello che vide non le fece sgranare gli occhi incredula.
“ Oddio” sussurrò portandosi una mano alla bocca.

COMMENTO: BE’ ECCOCI QUA…FINALMENTE PEGASUS E’ STATO CONCEPITO ;) ANCHE SE, COME SA CHI MI HA SEMPRE SEGUITO, IL MIO PENSIERO E’ SEMPRE STATO CHE IL SESSO NON RISOLVE I PROBLEMI…QUINDI NON PENSATE CHE ADESSO SIA TUTTO ROSE E FIORI : ) SPERO CHE SCORPIUS NON VI SIA SEMBRATO TROPPO SDOLCINATO…MA MI PIACEVA FAR CAPIRE CHE PEGASUS ERA STATO CONCEPITO NELL’ AMORE PIU’ TOTALE DA PARTE DI ENTRAMBI E POI IN QUESTA STORIA SARA’ COSI’…A VOLTE AVRETE VOGLIA DI STROZZARLO E ALTRE DI COCCOLARLO...IN FONDO CHI E' PERFETTO?  : P ALBUS E LILY HANNO PIU’ O MENO CHIARITO, PUR CON UN PO’ DI PAURA : )) E CRIS? COSA AVRA' VISTO? IN QUESTO CAPITOLO NON C’ E’ PEGASUS, MA NON PREOCCUPATEVI LO RITROVEREMO PRESTISSIMO ; )) RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE CON IL LORO SUPPORTO MI AIUTANO A MANDARE AVANTI LA STORIA OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / CHIARA SHIRIN SCINTILLA / SINISA ED ENDY_LILY 95 !! GRAZIE DI CUORE A TUTTE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! SE VI VA, MI FAREBBE TANTO TANTO PIACERE AVERE ANCHE UN VOSTRO PARERE !! UN BACIONE A TUTTE !!

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Capitolo 15
*** 14 CAPITOLO ***


A Cris…buon compleanno “ compagna”  di fangirlamento.

Pegasus si alzò di scatto a sedere nel letto. Il respiro concitato e la fronte sudata.
Guardò con occhi spiritati intorno a sé e quando razionalizzò si lasciò ricadere sui cuscini coprendosi gli occhi con l’ avambraccio.
Perché doveva fare sogni tanto reali? Da quando era arrivato, aveva sognato ogni tipo di scenario:  di trovarsi all’ interno di una battaglia o di fronte a sua madre – e non nella versione di adesso – o di veder morire suo padre o ancora, come questa volta, di veder morire i suoi amici.
Gli occhi di J.J. che si chiudevano o quelli di Zoe e Cris che lo guardavano sorprese e spaventate mentre la vita abbandonava i loro corpi.
Lo guardavano in quel modo perché la colpa era sua. Era lui che troneggiava su loro tre e li uccideva con la bacchetta.
Se non fosse stato per il particolare della bacchetta avrebbe quasi pensato di aver visto il futuro, tanto era vivido e reale.
Per un attimo pensò di andare a trovare i suoi amici, ma poi scacciò il pensiero, non era ancora pronto. Dopo questo sogno meno che mai. Non poteva rischiare di far del male a qualcun altro.
Si alzò dal letto per andare a bere un bicchier d’ acqua in cucina. Era davvero un sogno assurdo. Lui non avrebbe mai fatto del male ai suoi amici.
Forse – pensò mentre scendeva le scale- questo sogno era dovuto al contatto con sua madre e questa voglia, insita dentro di lui, di credere che non fosse la stessa persona del suo presente. Questo fatto che sua madre sembrava avere un cuore e sembrava tenere a lui, più adesso che non sapeva chi era, che non nel futuro quando era cosciente che fosse suo figlio.
Bevve l’ acqua con mani ancora tremanti. Doveva smettere di pensare a sua madre così o quando fosse tornato nel suo presente avrebbe sofferto come se fosse morta.
L’ avrebbe vissuta come una perdita.
“ Se mi sciogli anche il lavabo potrei davvero arrabbiarmi”
Pegasus abbassò gli occhi e vide le sue mani illuminate e tremanti stringere il lavabo in maniera quasi spasmodica.
Si concentrò un attimo e le sue mani si spensero, poi si voltò verso suo nonno.
“ Ma tu non dormi mai?” gli chiese con un mezzo sorriso. Era ancora turbato dal suo sogno.
“ Potrei farti la stessa domanda” ribatté Draco sarcastico “ e comunque quando ho sentito dei rumori ho creduto che fosse tuo padre…non è ancora tornato” affermò guardandosi intorno, quasi come se cercasse di cogliere un segno del suo passaggio.
Pegasus sorrise appoggiandosi al lavabo “ la tua apprensione è quasi commovente” lo prese in giro e Draco lo guardò in tralice.
“ Non sono per niente apprensivo” lo corresse e Pegasus rise “ certo” assentì ironico.
“ E comunque sta bene, l’ ho lasciato in Accademia, cercava…cercava mia madre” lo informò e, come ogni volta che pensava a suo padre e sua madre insieme, fece una smorfia di sopportazione.
Draco non si lasciò sfuggire la sua reazione e pensò che fosse il momento giusto per vendicarsi della sua presa in giro.
Occhio per occhio…c’ era un detto Babbano che non ricordava precisamente, ma che il sostanza diceva che era bene ripagare una persona con lo stesso Galeone e lui da bravo Serpeverde non poteva farselo sfuggire.
“ Sbaglio o hai detto che nascerai ad Aprile” gli chiese con un ghigno dipinto sul suo volto, Pegasus annuì “ Sì, il quattro…”
Si fermò. “ Per Silente” disse spalancando gli occhi. “ Che schifo…vuoi farmi vomitare, vero?” gli chiese e lo guardò con espressione irata.
Draco rise “ bè, in quale modo pensavi che saresti nato?” lo prese in giro “ forse nel futuro esiste un metodo alternativo, ma qua…bè qua ci piace il modo classico” continuò senza smettere di sorridere.
Pegasus fece una smorfia. Sapeva che era inevitabile, ma se sommava il fatto che odiava sua madre e che non riusciva a capire come suo padre avesse potuto amarla – anche se dopo averla conosciuta in quest’ epoca gli era più chiaro- al fatto che stava parlando di quegli argomenti con suo nonno, non riuscì a fare a meno di arrossire con la stessa tonalità di un pomodoro maturo.
Gli occhi di Draco s’ illuminarono di trionfo e si voltò per tornare verso la camera, poi si fermò sull’ arco della porta e si voltò di nuovo verso di lui.
“ Sai, quando torna potreste parlare come vecchi amici, credo che raccontarvi le vostre vicende amorose potrebbe unirvi molto”
Diede la stoccata finale e lasciò Pegasus schiumante di rabbia.
Non era stato abbastanza pronto a rispondere alle provocazioni di suo nonno, eppure lo conosceva, solo che nella sua epoca era davvero suo nonno e non gli avrebbe mai fatto un discorso simile.
Sospirò e si avviò per le scale. Non era abituato a perdere, ma era solo una battaglia, alla fine la guerra l’ avrebbe vinta lui.
***
“ Io non ho capito” disse Alice infilzando un oliva con la forchetta.
Albus si scambiò uno sguardo divertito con Scorpius, sapeva che non avrebbe dovuto prenderla in giro, sapeva che lei stava soffrendo davvero, ma era troppo buffa.
Alice d’ altro canto non badò minimamente ai ragazzi e continuò ad osservare la sua amica che rideva e scherzava con Karl, Alexander, Emily e Joe.
“ Come funziona che tutti e due avete fatto pace con lei prima di me” si scandalizzò.
“ Tu” disse sollevando la forchetta e puntandola minacciosa contro di lui “ tu non le hai parlato per un anno e mezzo, le hai dato di assassina…”
Si fermò vedendo negli occhi verdi di Albus il dolore. Nonostante si fossero chiariti, la colpa nel cuore di Albus era sempre pronta a riaffiorare.
Soprattutto perché le cose, per adesso, non erano tornate minimamente come prima.
“ E tu” spostò la forchetta verso Scorpius, usandola come un indicatore “ bè, tu sei tu, non ci sono altre giustificazioni…”
“ Grazie” rispose Scorpius fingendosi offeso e trattenendo una risata.
“ Prego” lo rimbrottò Alice.
“ Comunque sia,  anche se con noi ha chiarito, non mi pare che sia a mangiare qua…o sbaglio?” domandò Albus.
Il suo intento era quello di tranquillizzarla, ma Alice abbassò la testa e cominciò a infilzare nuovamente le olive davanti a lei.
“ Forse se non fosse arrabbiata con me…se avessimo fatto pace…”
“ Ti manca, vero?” chiese Albus.
Alice puntò i suoi occhi castani su di lui “ no” rispose decisa e Scorpius simulò un colpo di tosse per mascherare una risata.
“ Va bene “ ammise “ ma questo non cambia niente”.
“ Cambia tutto” si oppose Scorpius “ a parte il fatto che non ho ancora capito perché non vi parlate da più di un mese…”
Alice spostò lo sguardo su Albus e lui scosse la testa “ andiamo” disse con il tono di uno che non ci credeva neanche un po’.
“ Non puoi dire che è dipeso da me, non avresti mai permesso ad un ragazzo di rovinare la vostra amicizia…” s’ interruppe per ridere della faccia stupita di Alice “ bè, credevi che non vi avessi mai spiato quando ero un bambino?” scherzò e Alice scosse la testa.
“ Lei è troppo testona”
“ Oh decisamente” assentì Scorpius ridendo “ ma anche il tuo lato Grifondoro non scherza” la prese in giro.
Alice respirò a fondo.
Avevano ragione? Stavano entrambe rovinando la loro bella amicizia solo per una questione di orgoglio?
“ Non ho mai visto un’ amicizia come la vostra” disse Albus come se le avesse letto nel pensiero e il cuore di Alice sprofondò ancora di più.
“ Va bene” disse alzandosi “ E’ arrivata l’ ora di finirla”.
I due ragazzi sorrisero e la guardarono dirigersi verso il suo tavolo.
“ Devo parlarti” disse Alice senza aspettare neanche che lei alzasse gli occhi.
Se avesse incrociato il suo sguardo prima di parlare, forse il suo coraggio avrebbe vacillato.
Lily stava ridendo ad una battuta, ma come sentì la sua voce si fermò di colpo e alzò lo sguardo su di lei.
I loro occhi s’ incrociarono e Alice temette che lei le avrebbe detto di no e se ne sarebbe andata, ma sperava che la loro amicizia contasse anche per lei e che questo l’ avrebbe spinta ad ascoltarla.
“ Torniamo in palestra” disse alzandosi “ tanto stanno per ricominciare le lezioni”.
Si avviò senza neanche aspettarla, ma almeno non le aveva detto di no.
Quando si fermarono in palestra, Lily si pose davanti a lei con le braccia conserte e la guardò pronta ad ascoltarla.
“ Sai che quella è una posizione di difesa?” scherzò Alice.
Lily la guardò seria “ sai quanto avrei avuto bisogno di te?” domandò Lily, restando seria.
Alice sospirò, sapeva che non le avrebbe reso le cose semplici.
La realtà però era che Alice si sentiva in colpa, o meglio, sapeva di avere le sue ragioni, ma sapeva anche quanto la sua amica avrebbe avuto bisogno di lei.
Gliel’ aveva letto nel viso giorno dopo giorno per tutto il mese durante il quale non si erano parlate.
Nel suo sguardo, nel suo silenzio, tutto sembrava implorare l’ aiuto del quale aveva bisogno.
Proprio come in quel momento sembrava implorare che tutto tornasse alla normalità.
Alice era sicura. Non avevano mai avuto bisogno di parole ed anche in quel momento, anche se Alice era arrabbiata con lei ed anche se lei non aveva compreso il perché, non era stato diverso da tanti altri momenti.
Quegli occhi castani le avevano chiesto aiuto più che se lo avesse urlato con tutta la sua voce.
Una fitta di dolore le aveva attraversato il cuore.
 “ Lily, ascolta…” iniziò incerta, quasi come se avesse paura che lei non l’ avrebbe fatta parlare.
Invece  Lily non era così. Lily non aveva mai amato litigare, soprattutto con lei.
Persino le loro discussione si contavano sulla punta delle dita e che, come era successo stavolta, non si fossero rivolte la parola, Alice credette di ricordarlo solo un’ altra volta.
“ Mi dispiace non esserti stata vicina, mi dispiace non aver scelto di restare dalla tua parte per la faccenda di Albus”
Gli occhi castani di Lily si spalancarono e Alice poté vedere, le lacrime che sembravano separare le sue ciglia una per una, ma allo stesso tempo vi lesse l’ orgoglio che la sosteneva.
“ Non voglio la tua compassione per quello che è successo” disse, ma la sua voce più che arrabbiata sembrava ferita.
“ Oltretutto abbiamo chiarito, anche mio padre ci ha riammessi al corso”
“ Possibile che tu non capisca perché mi sono arrabbiata con te?”
Lily sospirò “ perché lo ami” affermò “ e ti capisco, solo avrei voluto che restassi anche con me”
“ Quello che dissi ad Albus riguardo a Scorpius è vero, lo pensavo per loro, ma anche per noi, l’ amicizia con uno non esclude l’ amore per l’ altro…”
“ Amore?” la interruppe Alice con sguardo divertito e Lily spostò lo sguardo “ per modo di dire” si giustificò “ e poi non stavamo parlando di questo” cercò di darsi un contegno.
Amore? Ma che le prendeva?
 “ Credevo avessimo la stessa idea di amicizia” riprese Alice dopo un po’.
“ Sì, ma almeno per me non contempla abbandonarsi nel momento del bisogno” rispose Lily offesa e Alice pose la testa da un lato, come una mamma che è pronta al rimprovero.
“ Non lo fare” l’ ammonì Lily sorseggiando un po’ della sua acqua che si era portata dal pranzo.
“ Non fare cosa?”
“ Non fare così. Ti sei messa nella posizione che assumi quando stai per farmi la ramanzina e soprattutto quando sai che alla fine dovrò darti ragione”
Alice rise “ non sto per farti la ramanzina”  la rassicurò “ non sembrava” mormorò Lily e Alice scosse la testa esasperata.
“ E’ che sono rimasta delusa da te e…”
“ Delusa da me?” chiese Lily, non riusciva a crederci.
Lei era delusa?
“ Pensi di essere l’ unica ad avere questo diritto?” le chiese e Lily scosse la testa “ no…” disse in un sussurro.
Ancora non capiva perché Alice fosse delusa da lei.
“ E’ che credevo di conoscerti in tutto e per tutto…”
“ Ed è così” la interruppe Lily, ma Alice fece cenno di diniego “ sono stata un anno e mezzo a consolarti, a cercare di farti superare la cosa di Al, ho visto come sei stata, ho visto tutte le lacrime che hai pianto per il suo comportamento  “
Lily avrebbe voluto dirle che lo sapeva, ma qualcosa le diceva che era meglio farla finire.
“ Ma quando lui capisce di aver sbagliato e ti chiede scusa tu gli volti le spalle”.
Lily non poté impedirsi di aprire le labbra sorpresa “ vorresti dire che sei arrabbiata perché non ho accettato le scuse di Albus?” domandò ed era sicura che la sua incredulità trasparisse anche dalla sua voce.
“ Proprio così” affermò.
“ Stai scherzando, vero?” chiese ancora cominciando a sentire il nervoso invaderla “ io e te siamo amiche da una vita, ci siamo giurate che mai nessuno ci avrebbe diviso e ora mi dici che proprio mio fratello ce l’ ha fatta?”
“ Oh, Lily, dovrai mettere da parte il tuo orgoglio un giorno e comprendere che non siamo tutti perfetti come tu credi”
“ Io non vi credo perfetti” si oppose Lily e Alice mosse il capo velocemente da un lato all’ altro come se non le credesse.
“ Non dirlo, Lily. Non dirlo perché ti conosco troppo bene e tu sai che tuo fratello ha sbagliato, proprio come lo so io, ma non riesci a perdonarlo ed io credevo che lo avresti fatto, pensavo che dopo tutto quello che hai sofferto, dopo quanto lo hai voluto vicino a te…”
“ Non potevi pensare che sarei passata sopra a tutto”
“ No, ma pensavo che avresti provato a ricominciare, siete rimasti solo voi due per potervi aiutare l’ un l’ altro”
“ E perché non l’ hai detto a lui quando non mi ha parlato per un anno e mezzo credendomi un’ assassina”
“ L’ ho fatto!” la voce di Alice era salita di diversi toni e le persone che stavano cominciando a tornare in palestra si voltarono incuriosite, quindi Alice abbassò la voce.
“ E’ questo che intendo” le disse “ tu credi che tutti debbano essere forti e coraggiosi come te, tu pensi che tutti non debbano aver paura di niente, ma io ho paura, ho avuto paura di perdere te ed Albus, sia nell’ immediato dopo l’ attacco che successivamente; non potevo esagerare con nessuno dei due, con te perché eri così isolata dal resto del mondo che sembravi poter impazzire da un momento all’ altro e con Albus perché sembrava potesse rompersi da un momento all’ altro. Anche Albus è pieno di paure, sai che non voleva venire a scusarsi con te? Credeva di averla combinata troppo grossa ed era vero…è vero, ma tu non l’ hai visto dopo la sua scoperta, se l’ avessi visto probabilmente non l’ avresti trattato in quel modo” concluse la sua spiegazione e Lily sentì il peso sul suo stomaco allentarsi.
Il modo con il quale le aveva parlato era lo stesso con il quale si era sempre rivolta a lei.
“ Non puoi arrabbiarti con me solo per questo” affermò nonostante tutto “ vorresti dirmi che se litigherò di nuovo con mio fratello tu prenderai le sue parti”
“ Oh, Lily” Alice era esasperata “ sei così cocciuta a volte” la rimproverò “ e anche un po’ ottusa…”
“ No, ma fai pure” si lamentò Lily offesa.
“ Certo che faccio pure, ma hai ascoltato una sola parola di quello che ti ho detto?” le chiese.
“ Non mi sono arrabbiato per il fatto che tu non l’ abbia perdonato, ma per quello che poteva conseguirne” le spiegò.
“ Per fortuna tuo padre l’ ha pensata come me e vi ha cacciato, facendovi reagire”
Lily aprì la bocca per protestare.
“ Per il fatto che non ci saremmo guardati le spalle?” domandò.
 “ Perché non è così ?” chiese di rimando.
“ Era così per me, lui aveva te e Scorpius dalla sua parte, voi lo avreste tenuto d’ occhio” la sua voce era un misto tra orgoglio e rimpianto.
“ Perché pensi che io non ti avrei guardato le spalle?” le chiese e Lily scosse la testa “ forse in ricordo dei vecchi tempi” rispose ironica.
Vide l’ espressione quasi offesa di Alice e si pentì, in fondo Alice c’ era sempre stata per lei, forse avrebbe dovuto capire perché stavolta si era comportata così.
“ Siamo state amiche per una vita…davvero mi conosci così poco da non sapere che ti avrei voluto bene nonostante tutto?”
Lily per rabbia avrebbe voluto confermare, ma sapeva che non era vero.
“ So che mi avresti guardato le spalle e so di cosa avevi paura. Avevi paura che per colpa di un litigio avresti potuto perderci tutti e due e…”
Non concluse neanche e saltò al collo di Alice stringendola in un abbraccio e lasciandosi stringere.
“ Tanto lo sapevo” disse con le lacrime agli occhi “ lo avevo detto ad Albus che alla fine avresti avuto ragione te, hai sempre ragione te…”
“ No, ho avuto paura, ma è che vi amo e…sì, lo so, sono una fifona” scherzò Alice allontanandosi e riprendendo un contegno, prima che tutta la palestra le prendesse in giro.
“ Non lo sei, tutti abbiamo paura”
“Già, persino Scorpius ha paura…” disse Alice guardandola per studiare la sua reazione alla menzione di quel nome.
Lily che si stava torcendo le mani nervosamente alzò improvvisamente il viso “ e di cosa avrebbe paura ?” chiese “ di non trovare più le sue scarpe preferite?” ironizzò, ma Alice scosse la testa “ credo tu sappia di cosa lui possa aver paura”.
Lily rise “ ti assicuro che per me non è così chiaro…” Alice la studiò.
Il suo viso si era leggermente imporporato e i suoi occhi si erano fatti sfuggenti.
Spalancò gli occhi “ Lily Luna Potter che hai…”
Lily le tirò una pedata piuttosto forte. Doveva immaginare che avrebbe capito, non c’ era nessuno che la conosceva come lei.
“ Sei impazzita” sibillò abbassando la voce.
Alice rise “ ok, sta entrando tuo padre, è meglio se ne parliamo dopo e altrove”.
Lily scosse la testa “ non c’ è niente di cui parlare” affermò e Alice inarcò un sopracciglio.
“ Credevo fossimo d’ accordo che avresti gettato la maschera da superdonna ammettendo di aver bisogno di aiuto…di amicizia”
Lily si morse il labbro “ ho bisogno della tua amicizia, ora più che mai” chiarì e Alice si sedette accanto a lei, rendendo Lily di nuovo serena.
***
“ Perché ?” chiese Cris senza riuscire a staccare lo sguardo dall’ interno del magazzino.
Leary sorrise e si avvicinò a lei talmente tanto che Cris sentì il profumo della sua pelle.
“ Perché il cervello è la base di tutto” disse “ perché con i pensieri puoi comandare il mondo, puoi costringere le persone a fare quello che non vogliono…”
“ Ma l’ Imperius…” si oppose Cris, prima di fermarsi sbattendo gli occhi.
Che cosa credeva di fare? Voleva suggerire agli Apocalittici come comportarsi? Non aveva già provato sulla sua pelle cosa erano in grado di fare?
“ La maledizione Imperius è una cosa troppo rischiosa. Qualunque mago ne conosca bene un altro può capire che viene pilotato e metterlo alla prova o peggio ancora interrompere la maledizione”
Cris guardò di nuovo dentro la stanza, capendo finalmente il loro ragionamento.
Leary che non aveva smesso di osservarla per un solo secondo scese il gradino che si trovavano davanti ed entrò nella stanza.
Guardò Cris e le fece cenno di entrare.
Lei si strinse le braccia attorno al corpo, non tanto per il freddo, anche se la differenza di temperatura rispetto alle altre stanze era notevole, quanto perché continuava ad avere i brividi.
Non aveva mai visto una cosa del genere, ma sapeva grazie ad alcuni libri che una cosa simile veniva studiata all’ interno del Ministero della Magia.
All’ improvviso comprese. Gli Apocalittici nel suo tempo avevano conquistato il Ministero quasi subito, mettendo persone al comando, o lasciando le stesse che improvvisamente sembravano guidati da una voglia di rivincita e da uno strano appoggio verso quel gruppo, seppur neonato.
Cris si morse una guancia mentre passava accanto a tutte quelle vasche piene di cervelli e a tutte quelle persone vestite di bianco che si affannavano attorno ad esse.
“ Dobbiamo sempre scegliere da che parte stare” disse Leary all’ improvviso. Probabilmente tutto lo stupore e la paura che stava provando erano dipinte sul suo volto.
Prese un respiro cercando di calmare il suo cuore e si voltò per capire se lui avesse compreso il suo doppio gioco, ma in realtà sembrava solo soddisfatto di sentirsi parlare.
“ Io ho scelto quella del vincente e…”
Cris alzò gli occhi su di lui sentendolo interrompersi e vide che la stava valutando, quindi aveva ragione non si fidavano ancora di lei, ma allora in quale guaio di stava cacciando?
“ Anche tu, giusto?” le chiese e Cris ebbe la sensazione che da quella risposta sarebbe dipeso tutto.
Il suo sguardo percorse velocemente tutta la stanza: era grande come un magazzino, talmente tanto che non era sicura di vederne la fine, ma la cosa che la spaventava di più erano la quantità di persone che vi erano stipate dentro, uomini e donne e ognuno si occupava di una diversa vasca.
La luce verde che illuminava la stanza, probabilmente studiata apposta per non danneggiare i cervelli, la rendeva ancora più inquietante.
Cris ebbe l’ impressione di trovarsi di nuovo in guerra.
Prese un respiro e si voltò di nuovo verso di lui “ che dovrei fare?” gli chiese, cercando di apparire noncurante nonostante avesse ancora lo stomaco capovolto.
Leary sorrise “ Se riuscirai a procurarmi Harry Potter, io ti mostrerò cosa siamo in grado di fare e tu potrai conoscere il vero quartier generale”
Cris si sentì quasi girare la testa.
Prendere Harry Potter, anche ammesso che lei avesse voluto farlo, non era esattamente la cosa più facile del mondo.
Aveva ragione non si fidavano di lei, o almeno non totalmente e adesso la stavano mettendo alla prova.
In fondo comunque fosse andata loro avrebbero vinto.
Se si fosse rivelata degna di fiducia avevano guadagnato un nuovo membro, altrimenti, se li avesse traditi e fosse corsa da Pegasus, con tutta probabilità, sarebbero riusciti ad ucciderla prima ancora che avesse avuto il tempo di vederlo.
Era stata una sciocca presuntuosa ad aver creduto di essere riuscita a convincere Aaron Corner. Per quello in un mese nessuno l’ aveva disturbata, per quello l’ avevano lasciata abbastanza libera.
Quel posto era solo una specie di laboratorio, il vero quartier generale era un altro e probabilmente anche ben protetto.
“ Non posso farcela contro di lui. E’ un mago potente, circondato da una squadra di maghi e streghe molto potenti”
Leary sorrise senza fermarsi “ ma tu lo conosci, giusto?” le chiese senza guardarla e Cris deglutì sentendosi fregata.
“ Non benissimo” affermò cercando di tener ferma la voce.
Leary si arrestò bruscamente e Cris vide che erano arrivati davanti alla porta.
Il suo cuore accelerò i battiti impaurita da quello che avrebbe potuto attenderla al di là della porta.
“ Allora potresti ricattarlo” affermò togliendo il lucchetto e facendo  scorrere il portone lungo i binari producendo un eco nel magazzino semivuoto.
Man a mano che la porta scorreva Cris ebbe il brutto presentimento di chi ci fosse dentro.
L’ unica persona che sarebbe potuta interessare al nonno di Pegasus, ma si sbagliò.
Cris sentì il sangue defluirle dal volto e sbatté più volte le palpebre incredula.
I letti all’ interno erano due ed erano entrambi occupati, senza contare che le persone che li occupavano sembravano incoscienti e non si muovevano minimamente.
Se non fosse stato per il respiro leggero ed i loro toraci che si alzavano e si abbassavano, Cris avrebbe dubitato che fossero stati vivi.
“ Que..quello è…”
Leary sorrise del suo volto scioccato “ James Sirius Potter” concluse per lei.

COMMENTO: SONO IN RITARDO LO SO, PERDONO, PERDONO, PERDONO !! COMUNQUE TORNANDO A NOI, MI SEMBRA GIA’ DI SENTIRE I VOSTRI COMMENTI : JAMES? MA COME E’ POSSIBILE, HARRY SI SARA’ ACCERTATO CHE SIA LUI E…NON SO ALTRI MILLE E PIU’ DOMANDE CHE POTETE FARMI, MA ALLE QUALI NON POSSO ANCORA RISPONDERE, L’ UNICA COSA SAPPIATE CHE CRIS E’ MESSA ALLA PROVA, SAPPIATE CHE LE COSE SONO UN PO’ COMPLICATE E…OK BASTA PER ORA : )) ALICE E LILY HANNO FATTO PACE…ERA L’ ORA, LO SO E SPERO ABBIATE CAPITO I MOTIVI DI ALICE, IN FONDO ANCHE LEI E’ UMANA E ANCHE SE E’ UNA GRIFONDORO NON SIGNIFICA CHE NON POSSA AVER PAURA DI NIENTE E UNA DELLE SUE PIU’ GRANDI PAURE ERA PERDERE LILY E ALBUS !! INFINE PEGASUS E DRACO, SO CHE E’ STRANO CHE DRACO ABBIA FATTO QUELLE BATTUTE A SUO NIPOTE, MA IN FONDO LUI NON LO CONSIDERA PROPRIO UN NIPOTE, NEL SENSO, SA CHE NON MENTE, MA E’ POCO CHE LO CONOSCE E NON E’ UN BAMBINO E POI DRACO E’ UN SERPEVERDE VENDICATIVO E QUINDI…RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO COMMENTATO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / ENDY_LILY 95 / LILY LUNA MOON  E SINISA !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE !! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 16
*** 15 CAPITOLO ***


“ Non puoi pretendere che lo faccia”.
Lily era in piedi davanti ad Albus e lo stava guardando con rabbia.
Erano ormai passate tre settimane dalla loro riconciliazione e lei aveva cercato di essere sempre civile con lui e di provare a trovare di nuovo dentro di sé quell’ amore spropositato che aveva verso di lui.
Ma ogni volta che le sembrava di essersi avvicinata ad avere di nuovo quel rapporto di fiducia e di affetto fraterno, succedeva qualcosa che le faceva capire che ancora non era pronta.
Che non si sentiva affatto sicura di provare fiducia verso di lui.
“ Lily, non te lo chiederei se non fosse necessario” affermò stancamente “ ho aspettato quanto più possibile, volevo davvero che ricominciassi a fidarti di me prima, ma ora il tempo stringe e Rose ha detto che dobbiamo farlo al più presto” continuò, poi la studiò e i suoi occhi verdi si fissarono in quelli castani di sua sorella “ non vuoi aiutare la mamma?” le chiese in un sussurro.
Lily si morse il labbro con tutta la forza che aveva per non scoppiare a piangere come una bambina.
Non sapeva come uscire da quella situazione.
Certo che voleva aiutare sua madre, certo che voleva fare quanto necessario per ritrovarla.
Lily era convinta che a nessuno mancasse quanto a lei, la sua mamma, la sua confidente, l’ unica che l’ avrebbe sempre capita.
Contemporaneamente però non riusciva a pensare di aprirsi, non poteva ricordare di nuovo.
“ Neanche io vorrei ricordare quei momenti…soprattutto perché molti dei miei ricordi sono falsi” commentò Albus.
Lily lo guardò in tralice, ci mancava solo che le ricordasse quello che le aveva fatto passare per un anno e mezzo.
“ E sia” disse in un sussurro “ per la mamma, ma solo io e Rose, nessun altro” stabilì.
Albus aprì la bocca per protestare, ma Lily scosse la testa “ solo io e Rose” ripeté nervosamente e Albus annuì.
Non riusciva a pretendere di più da lei, ma gli faceva molto male vedere che non si fidava di lui, constatare che non si apriva più con lui.
D’ altronde, però, come poteva fargliene una colpa?
Prima di tutto quello che era successo, Lily si confidava sempre con lui, forse al pari di Alice, amava chiedergli pareri e consigli e lui era sempre stato felice di quel loro rapporto.
Se non poteva essere il fratello giocherellone e protettivo come James, poteva almeno essere quello riflessivo, la roccia su cui poter sempre contare.
Per troppo tempo però non era più stato così. Troppe volte, per troppi giorni, lui si era negato a lei, ogni volta che lei era corsa da lui, Albus aveva cambiato direzione.
Quelle notti che l’ aveva sentita urlare nel sonno, si era messo un cuscino sulla testa cercando d’ isolare le sue grida.
E adesso non urlava più, non lo cercava più e lui avrebbe tanto voluto poter tornare indietro.
“ Vieni a mangiare?” le chiese distogliendosi a forza dai suoi pensieri.
Lily scosse la testa “ non ho fame” rispose e se ne andò dandogli le spalle.
Uscì fuori dal palazzo e si sedette su una panchina con il viso rivolto verso di esso.
Sospirò e appoggiò gli avambracci sulle sue gambe, infilandosi le mani dentro ai capelli.
Non riusciva a credere a quello che stava per fare.
Si era detta che avrebbe relegato tutto in un angolo remoto della sua testa, si era imposta di dimenticare, anche se con scarsa riuscita, e adesso le stavano chiedendo di riaprire testa e cuore ai ricordi?
Eppure non poteva scappare, lo doveva a sua madre e a suo padre.
Se davvero, come diceva Albus, poteva servire alle indagini, allora doveva farlo.
Sentì un fruscio di carta e la presenza di una persona accanto a sé e alzò il viso, incontrando un paio di occhi grigi.
Sorrise, anche se non erano quelli che la ossessionavano continuamente.
“ Continui a fare l’ angelo misericordioso?” scherzò e Pegasus rispose spontaneamente al sorriso.
Ormai dopo tre mesi che faceva parte di quel gruppo, si era accorto di non riuscire a fare a meno di sua madre.
Mentre con suo padre i rapporti non erano che peggiorati, quelli con sua madre erano diventati sempre più amichevoli e Pegasus si rendeva sempre più conto che le sue difese verso di lei stavano cedendo sempre di più.
Si rese conto che anelava il suo sorriso ed il suo tocco; si rese conto che una parte di lui, piuttosto grande in realtà, non riusciva più a fare a meno di lei.
Gli sembrava di aver ritrovato sua madre, o almeno quella che avrebbe voluto, nei suoi atteggiamenti affettuosi e nelle sue maniere dolci, in tutti quegli aspetti da madre che lui non aveva mai conosciuto.
Si stava sciogliendo con lei e nonostante sapesse che era sbagliato, nonostante si rendesse conto che in questo modo il distacco per tornare dalla vera Lily Potter della sua epoca, lo avrebbe praticamente ucciso; contemporaneamente non riusciva a smettere, era come una droga: Una droga chiamata amore materno.
“ Ho pensato che potessi avere fame” le disse porgendogli un sacchettino di carta con dentro un toast e una bottiglietta d’ acqua.
“ Te l’ ha preparata Astoria?” chiese Lily, guardando il toast, non era il mangiare della mensa.
Pegasus rise “ Draco” rispose bevendo un sorso del  succo di zucca che si era portato dietro “ sembra pensare che non mangi abbastanza” scherzò toccandosi lo stomaco con la mano libera.
Lily sorrise “ sai Draco con te, sembra proprio come i racconti di mio padre su mia nonna Molly… ti sta facendo da madre” affermò stando allo scherzo.
Pegasus si rabbuiò un secondo. Lei non si rendeva neanche conto di quanto si era avvicinata alla verità.
Harry e Draco erano stati più che dei nonni per lui: erano stati la sua salvezza.
“ Scusa” disse Lily, sicuramente notando i suoi occhi incupiti “ non so neanche cosa sia successo a tua madre” si giustificò.
Pegasus chiuse gli occhi un secondo e per un attimo si ritrovò bambino.
Le sue gambe fasciate per gli incantesimi che sua madre aveva scagliato su di lui.
I suoi occhi pieni di lacrime che guardavano Lily come cercando una spiegazione; un motivo per il quale sua madre continuava a fargli del male, un motivo che lui, un bambino, non riusciva a capire.
Scosse la testa e si riconcentrò sugli occhi di questa Lily Potter.
Quegli occhi così trasparenti, così puri. Dolci e rassicuranti, come lui avrebbe voluto fossero stati anche nella sua infanzia.
“ Mia madre” disse, senza smettere di guardarla negli occhi, come se volesse ricordare a se stesso, che lei non era la stessa persona.
“ Non parlo volentieri di mia madre” affermò “ gli Apocalittici  me l’ hanno portata via”.
Ed era quasi la verità.
“ Mi dispiace” disse Lily, il panino che era immobile e dimenticato tra le sue mani.
Aveva capito dal primo giorno che quel ragazzo doveva aver sofferto tantissimo, glielo poteva leggere negli occhi.
“ Non devi” disse “ lei era crudele e cattiva, era…”
Si fermò prima di sbilanciarsi troppo “ scusa” disse alzandosi di scatto.
“ Alexander” lo richiamò Lily, ma lui non si voltò.
Forse aveva premuto troppo, forse non avrebbe dovuto, ma era così curiosa di sapere qualcosa di più su quel misterioso ragazzo.
Sentì un moto di tenerezza verso di lui, a quanto pareva molta della sua sofferenza era causata da sua madre.
Era ingiusto che non avesse mai avuto amore da lei. Doveva essere davvero cattiva.
Decise che non doveva pensarci.
Non poteva certo risolvere tutti i mali del mondo. Non spettava a lei. Non poteva ereditare la mania di salvare tutti che aveva suo padre.
“ Un Penny per i tuoi pensieri” .
Lily sorrise istintivamente reprimendo un brivido.
Scorpius le era apparso alle spalle e aveva pronunciato quelle parole ad un centimetro dalla sua nuca.
Si voltò verso di lui “ certo che qua non si può pensare in pace” scherzò e Scorpius inarcò un sopracciglio “ non vorresti mica paragonare la mia presenza a quella di Alexander, vero?” e per ribadire il concetto le poggiò le labbra sul collo facendola rabbrividire di eccitazione.
Lily si scostò, ma gli sorrise “ mi è abbastanza chiara la differenza, grazie” scherzò e Scorpius sorrise soddisfatto e con un piccolo salto si sedette sulla spalliera della panchina.
“ Uhm, è un complimento?” le chiese malizioso.
Lily diede un morso al suo panino “ affatto” rispose “ tra l’ altro tuo padre fa dei toast niente male, li prepara anche a te?” lo provocò.
Scorpius storse la bocca “ no, solo al povero piccolo e sfortunato Alexander” rispose.
Lily si alzò e buttò nel cestino la carta che conteneva il toast, poi guardò Scorpius con divertimento “ oh, povero principino” lo prese in giro.
Scorpius sollevò leggermente il labbro superiore.
Voleva la guerra? Non si sarebbe mai potuto tirare indietro da una sfida, soprattutto se a lanciarla era Lily.
Balzò a terra e Lily indietreggiò di un passo leggendo le sue intenzioni nei suoi occhi.
“ Paura, Potter?” la provocò e Lily racchiuse le sue labbra dentro la sua bocca per non mostrare quanto la cosa la stesse divertendo.
“ Ti piacerebbe” rispose avanzando di un passo per dimostrare la sua teoria.
Scorpius non aspettava altro. Le mise le mani intorno alla vita e l’ attirò a sé in un bacio pieno di passione.
Lily non provò neanche ad opporsi. Ormai non riusciva più a ragionare quando era con lui.
Lo desiderava troppo e lo amava troppo e dopo il discorso con Alice si era resa conto che forse doveva smettere davvero di fare la super donna ed affrontare tutto da sola, forse poteva appoggiarsi a qualcuno, forse poteva farsi amare da qualcuno.
Le mani di Scorpius risalirono sui suoi fianchi attirandola ancora di più verso di lei, come se volesse fondersi con lei, come se anche la distanza di pochi centimetri fosse insopportabile.
Lily si lasciò stringere e portò le sue mani a circondare il suo collo, a giocherellare con i capelli che ribelli scendevano su di esso.
“ Sai, credo che dovremo smettere” le disse staccandosi da lei, la sua voce ancora vibrante di desiderio “ almeno che tu non voglia dare spettacolo sul cortile dell’ Accademia” la provocò.
“ Un’ altra volta” rispose scherzosa “ e magari con qualcun altro” lo provocò a sua volta.
“ Non credo proprio, Potter” l’ ammonì “ e anzi, parlando di questo che voleva Alexander da te?” le chiese.
Lily sbuffò vedendo il suo viso di nuovo serio.
“ Non rovinare tutto” lo avvertì, ma Scorpius scosse il capo caparbio “  ti sta un po’ troppo intorno”
Lily roteò gli occhi “ Sei insopportabile quando fai il bambino geloso e comunque siamo solo amici”.
Scorpius assottigliò gli occhi “ non mi piace quel ragazzo e non mi piace che siate amici” affermò.
“ Quel ragazzo è tuo cugino e comunque a me piace e non credo di aver mai chiesto il tuo parere” rispose Lily impuntandosi.
Neanche stavano insieme e lui si permetteva di farle la morale.
La mascella di Scorpius s’ indurì. Aveva detto che le piaceva.
La rabbia gli crebbe in un secondo “ quel ragazzo ha qualcosa che non va e tu non dovresti metterti a fare la stupida con lui”
Lily divenne rossa come i suoi capelli e credette che la rabbia le avrebbe fatto uscire il fuoco dagli occhi.
“ Se pensi che sia stupida sei pregato di smettere di  baciarmi o di…io… io non lo farei mai con uno che considero stupido” sentì la rabbia continuare a crescere dentro di lei. Ma come si permetteva di trattarla così e proprio quando lei aveva cominciato ad appoggiarsi a lui.
Aveva sbagliato di nuovo.
“ Oltretutto tu non sei nessuno per dirmi cosa fare e non fare” concluse il suo sfogo senza smettere di guardarlo negli occhi.
La determinazione in quegli occhi castani e il fiato grosso per la rabbia.
Scorpius la osservò e per assurdo l’ unica cosa che gli venne in mente fu di attirarla a sé e dimostrarle che lui non era “ nessuno”, che lei nelle sue braccia si scioglieva, che lei tornava a vivere. Che poteva dire quello che voleva, ma che lei tornava a provare dei sentimenti, tornava ad amare.
Strinse i pugni per cercare di controllarsi.
“ Sì, non sono nessuno” convenne con voce dura “ è meglio se torno dentro” disse ed i suoi occhi sembravano del colore della tempesta che infuria tanto erano cupi.
La guardò ancora un secondo ed entrò dentro l’ Accademia senza aspettarla.
***
Zoe si guardò intorno nervosamente strusciandosi le mani l’ una con l’ altra.
Le sentiva sudate, ma non sapeva se era solo per la paura e l’ angoscia o anche per il nervosismo.
“ Sai che Pegasus ci ucciderà, vero?” le chiese J.J. risvegliandola dai suoi pensieri.
“ E’ l’ ultimo dei miei pensieri adesso” rispose, poi si voltò verso di lui trafiggendolo con i suoi occhi azzurri “ mia sorella è scomparsa” continuò “ non scrive più e non risponde più…io non so cosa fare” concluse con una nota di sconforto nella voce.
J.J. la guardò sentendosi vagamente in colpa, era stato sciocco, anche se continuava a pensare che Pegasus non avrebbe reagito affatto bene.
Non era solo il fatto che Cris fosse scomparsa, ma anche il fatto che gli avevano tenuto nascosto tutto quello che aveva fatto fino ad adesso.
“ Comunque sì, credo che ci farà a pezzettini molto fini e poi andrà a prendere Cris e farà lo stesso con lei”
J.J. sorrise, nonostante la battuta il suo tono restava preoccupato e non poteva darle torto.
Lui non aveva fratelli, per lui la figura più vicina ad un fratello era proprio Pegasus, seppur si fossero conosciuti a sei anni, avevano legato subito e non si erano più lasciati.
E Pegasus e i guai andavano così spesso di pari passo che Harry, il loro nonno, gli diceva sempre che doveva essere la sua parte Potter che li attirava.
Quindi, in fondo, sapeva cosa voleva dire avere un fratello ed essere preoccupato per lui.
Senza smettere di camminare, mise un braccio intorno alle spalle di Zoe e lei alzò la testa verso di lui e gli sorrise debolmente.
Aveva capito che lui la comprendeva.
“ Ci siamo”  disse fermandosi davanti ad un palazzo un po’ malandato.
“ Vorresti dire che il Ministero della Magia è questo?” chiese J.J. e Zoe alzò gli occhi al cielo “ ma i racconti di tua zia Rose li ascolto solo io?”
J.J. la guardò come a sottintendere che fosse vero e Zoe sorrise “ quasi, quasi ti lascio qua, così impari” lo schernì “ scusa se io vado a salvare il mondo”  si arrabbiò e Zoe rise “ quello della profezia è Pegasus non tu” gli ricordò e J.J. sorrise “ lo so, ma ha bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle” affermò e Zoe alzò le spalle “ ok, te lo concedo, andiamo” disse prendendolo velocemente per la mano e J.J. sentì il suo cuore mancare un battito.
Gli sembrava di essere un ragazzino, ma forse era davvero così.
Con la guerra, con tutte quelle morti e con tutte quelle persone da mettere in salvo, spesso dimenticavano di essere solo dei ragazzi e la loro vita amorosa era sempre stato l’ ultimo dei loro pensieri.
Certo, c’ erano state ragazze che lo avevano attratto o che gli avevano fatto battere il cuore, ma non aveva mai avuto tempo di soffermarsi ad amare nessuno.
Invece adesso, in questo tempo, in quest’ epoca dove non erano neanche ancora nati, la situazione era leggermente più tranquilla e lui si era ritrovato più volte a pensare alla bellezza di Zoe, al suo coraggio e alla sua determinazione e soprattutto, alle sue labbra chiedendosi se sarebbero state morbide da baciare, proprio come sembrava.
“ Che c’ è?” gli chiese Zoe e J.J. la mise a fuoco accorgendosi che si era fermato “ scusa, io…pensavo” si giustificò cercando di non arrossire e Zoe rise scuotendo la testa “ è proprio vero che voi uomini non riuscite a fare più cose contemporaneamente” lo prese in giro.
J.J. la guardò storto, ma non fece in tempo a replicare che si ritrovarono davanti ad una porta con la scritta toilette.
Si guardò in giro e vide che c’ era nessuno “ vuoi andare in bagno?” le chiese, ma Zoe per tutta risposta aprì la porta  “ se avessi ascoltato Rose, sapresti che è una vecchia entrata per il ministero. E’ ormai in disuso, ma ancora funzionante…almeno così afferma” disse pensierosa aprendo la porta nera che dava sul cubicolo.
“ Allora, ascoltami bene, tu adesso entri dentro, ti posizioni dentro al Wc e tiri la catena e dovremo apparire direttamente nell’ Atrium, ok?”
J.J. la guardò inarcando le sopracciglia “ davvero?” le chiese e Zoe alzò gli occhi al cielo “ certo, questo metodo l’ ha usato quasi tutta la tua famiglia…ma cosa ti raccontavano prima di dormire?” domandò esasperata.
“ Com’ era bello il mondo prima degli Apocalittici” rispose amareggiato e i suoi occhi si oscurarono un attimo.
Zoe storse le labbra a disagio “ dai, andiamo” gli disse ed entrò per prima.
J.J. la guardò posizionarsi dentro al water ed allungarsi per tirare la catena, pochi secondi dopo era sparita.
La imitò immediatamente, guardò con meraviglia i suoi piedi entrare nell’ acqua e non bagnarsi, poi allungò leggermente la mano per afferrare la catenella  e sparì a sua volta.
Rotolò letteralmente fuori dal camino e ringraziò mentalmente tutti i maghi defunti che conosceva che il camino da dove era sbucato fosse in fondo all’ Atrium poiché le poche persone che erano vicine a lui lo guardarono subito con occhi incuriositi.
“ Somigli troppo a tuo padre”.
Una mano si allungò davanti a lui. Se non avesse riconosciuto la sua voce, non avrebbe mai capito che dietro quei lunghi capelli neri e quegli occhi dello stesso colore si nascondeva Zoe.
“ Bè, non tutti hanno la tua fortuna” osservò innervosito, senza accettare la sua mano per rialzarsi.
Ci poteva scommettere che con la grazia innata che possedeva lei si era rialzata senza cadere goffamente come lui. E questo lo faceva arrabbiare.
“ Tieni” gli disse tirando fuori un pezzo di stoffa da dentro la sua borsa.
J.J. la guardò “ hai ricordato il mantello?” si stupì e Zoe sbuffò “ per chi mi hai preso?” scherzò.
“ Per me” rispose lui stando allo scherzo. Lei rise e si avviò con lui verso la palestra dove si allenavano gli Auror. Sapeva che era comunicante con quella dell’ Accademia.
“ Sono un po’ nervoso” affermò J.J. da sotto il mantello mentre si avvicinavano alla palestra. Zoe sospirò “ affronti gli Apocalittici ed hai paura di un gruppetto di Auror?” si voltò verso di lui come se potesse vederlo “ ricordati che loro sono il bene”.
“ Visto che in questa epoca Lily Potter fa parte degli Auror, permettimi di dissentire” si oppose.
Zoe prese un respiro, non poteva dargli torto “ dai, pensa che il capo è ancora tuo nonno e che il Ministero non è ancora stato conquistato”.
Percorsero il resto del tragitto in silenzio. Superarono la palestra degli Auror e spuntarono in un vicolo esterno al Ministero, ma irraggiungibile senza passare all’ interno di esso.
“ Ok, è fatta” disse Zoe con un sorriso e J.J. trattenne il fiato “ porta malissimo” la rimproverò “ mai dire che è fatta prima che…”
“ Chi sei?”
Zoe trasalì e si voltò lentamente. Caspita per una volta J.J. aveva avuto decisamente ragione.
Credeva di riuscire a raggiungere la palestra e parlare con Pegasus senza che nessuno la notasse particolarmente ed invece era stata fermata. E proprio dalla madre di Pegasus.
L’ essenza del male in persona.
Sentì il sudore cominciare a percorrerle la schiena. Avrebbe tanto voluto poter stringere la mano a J.J. per infondersi coraggio.
Era completamente immobilizzata dalla paura. Quella davanti a lei era la donna che aveva ucciso i suoi genitori, era la donna che stava terrorizzando tutti nella loro epoca, era la donna che non si era fatta problemi a torturare il proprio figlio.
La vide avvicinarsi ed emise un gemito di gola. Zoe non si era mai trovata così vicino a lei.
Lei poteva essere una parte della mente di tutti i loro piani, ma l’ azione la lasciava sempre a Pegasus e J.J.
Lily la guardò attentamente: il suo volto non le era familiare, ma sembrava terrorizzata, forse aveva bisogno di aiuto.
“ Non volevo spaventarti” le disse avvicinandosi ancora e la vide fare un passo indietro.
“ Hai paura di me o hai qualche problema?” le chiese fermandosi sul posto, ma senza smettere di guardarla incuriosita.
Zoe prese un respiro e cercò di trovare il coraggio. La sua famiglia doveva essere orgogliosa di lei e non poteva fare la figura della stupida.
“ Vorrei parlare con Harry Potter” inventò sul momento e Lily si accigliò ancora di più “ e perché ?” le chiese.
Zoe sentì la sua voce diffidente. Doveva valutare attentamente quello che avrebbe detto.
“ Ho bisogno di aiuto. Mi serve un aiuto degli Auror di ferro” .
Zoe pensò di non essere riuscita a convincere Lily perché la vide aggrottare vistosamente le sopracciglia, ma poi il suo viso si rilassò e Zoe prese un respiro per il sollievo.
“ Ti ci porto io”  le disse cominciando a camminare “ grazie” rispose Zoe, cercando di apparire rilassata “ questo posto è un labirinto”.
Lily annuì distrattamente e continuò a camminare.
Zoe restò indietro di un passo e si sentì afferrare leggermente per la manica; non poteva vedere J.J. ma da come continuava a tormentarla, Zoe capì che doveva essere qualcosa d’ importante.
“ Altrimenti potrei tornare…” azzardò e Lily si fermò voltandosi verso di lei e tirando fuori la bacchetta.
Fu un movimento talmente veloce e fluido che Zoe si bloccò mentre ancora stava finendo di parlare.
“ Ma…ma…”
Lily le puntò la bacchetta dritta nel viso e si avvicinò. Aveva sperato di riuscire a condurla fino dentro, dove avrebbe trovato suo padre e gli altri, dove avrebbe potuto essere aiutata, ma lei doveva averlo capito e non poteva certo farsi sfuggire un Apocalittico.
“ Sei un Apocalittico?” chiese, anche se era sicura che fosse così.
Quando vide che la ragazza non rispondeva si avvicinò ancora “ non ho creduto un solo secondo alla tua storia e nessuno…nessuno sa degli Auror di ferro” la sua voce era di una freddezza tale che Zoe fu percorsa dai brividi.
“ Come fai a saperlo? Chi ti ha parlato di noi?” la subissò di domande e Zoe sentì il panico impossessarsi di lei-
E adesso?
“ Lily, giù”
Lily si abbassò di scatto all’ ordine perentorio di Alice e vide un incantesimo passarle sopra alla testa.
Si voltò e Alice ed Albus erano sulla porta e si stavano precipitando da lei.
Zoe guardò automaticamente dove avrebbe dovuto trovarsi J.J. e vide che aveva la bacchetta sguainata, ma che la stava rimettendo sotto il mantello.
Sapeva che non avrebbe mai colpito i suoi genitori e il problema era che non lo avrebbe mai fatto neanche lei.
“ Andiamo”.
J.J. le tirò il braccio e Zoe cominciò a correre con lui, pochi passi dopo però delle corde si formarono intorno alle sue braccia e gambe e cadde malamente.
Provò ad alzarsi a sedere,  ma la legatura la costringeva a restare distesa sul fianco, per cui si voltò strusciando il fianco sul selciato.
J.J. vide che erano vicinissimi e che ne stavano arrivando altri, e decise in un secondo.
Prese la sua passaporta personale dalla tasca, ma non si accorse di aver fatto troppi movimenti e di aver fatto capire che c’ era qualcuno nascosto.
Una persona lo afferrò per le spalle scoprendolo dal mantello e lui puntò la bacchetta pronunciando l’ incantesimo revulsivo.
La persona che gli era addosso volò indietro e lui guardò con orrore il corpo di sua madre cadere sul selciato.
Per un solo secondo incrociò lo sguardo di suo padre e lo vide dilatare gli occhi.
Si impose di riscuotersi e nell’ attimo prima di sparire, mentre le sue dita si chiudevano attorno al polso di Zoe, vide Pegasus correre verso di loro.
***
Alice si risvegliò nel letto dell’ infermeria dell’ Accademia con Jennifer, l’ infermiera dell’ Accademia, che la stava visitando.
Si guardò intorno e vide Lily seduta accanto a lei che si alzò immediatamente appena vide i suoi occhi aperti.
“ Avevi ragione a dirmi che mi avresti guardato le spalle” le disse sedendosi accanto a lei e Alice sorrise.
“ Albus?” le chiese.
“ E’ con mio padre e gli altri…quando hai scoperto quel ragazzo, gli hai tolto quel mantello dell’ invisibilità, il problema è che è uguale a quello di papà”.
Diede un’ occhiata a Jennifer, ma poi convenne che dato il trambusto che era successo, queste cose si sarebbero sapute ugualmente.
Alice fece un mezzo scatto con la testa “ che cosa?” chiese incredula “ ma mio padre mi ha sempre raccontato che non esistono due esemplari di quel mantello”
Lily annuì “ infatti, ed è questo il problema. Il nostro mantello è al sicuro in casa eppure questi Apocalittici hanno un mantello uguale al nostro e chissà quante altre cose di cui ignoriamo l’ esistenza”.
“ Mi viene da vomitare” disse Alice, lasciandosi ricadere sui cuscini.
Era un modo di dire, ma in realtà era davvero nauseata.
Jennifer si mise tra loro e sollevò la bacchetta, sembrava comparsa dal nulla, ma Lily sapeva che era la sua discrezione.
“ Bè, un motivo per la nausea c’ è” affermò e Alice si sollevò a sedere con un pessimo presentimento.
Improvvisamente come guidata da un sesto senso si mise la mano sul ventre “ non è possibile…noi mai… forse solo una volta…”
L’ infermiera rise “ una volta può bastare” affermò.
Alice impallidì e Lily spostò gli occhi da lei all’ infermiera che non riusciva a togliersi il sorriso dal viso.
“ Oddio” disse portandosi le mani a coprire la bocca “ Aly, è bellissimo” affermò abbracciandola, ma Alice la scostò da sé e la guardò disperata “ tu credi?” le chiese “ non penso che Albus la riterrà una bella notizia”
Lily rise “ sei così sciocca a volte e anche un po’ ottusa” le disse ripetendo le stesse parole che Alice aveva usato con lei “ certo che ne sarà felice, è Albus e ti ama alla follia”
Alice la guardò offesa, ma dopo pochi secondi un sorriso fece capolino sul suo viso “ lo pensi davvero?” le chiese.
“ Credo che tu ti stia fasciando la testa prima di averla battuta e credo che mio fratello farà i salti che arriveranno al soffitto”.
 “ Solo una cosa” l’ avvertì e Alice la guardò di nuovo preoccupata “ diglielo davanti a me, voglio vedere i suoi occhi”.
Alice scosse la testa “ sei tremenda” le disse e Lily l’ assalì circondandola con un abbraccio “ sarò zia, sarò zia” ripeté più volte, facendo sentire Alice un po’ più rilassata.
Era l’ effetto che l’ amicizia con Lily le faceva sempre.
“ Congratulazioni” disse Jennifer, capendo che il peggio era passato e che adesso potevano essere felici del bambino in arrivo.
Alice si portò le mani al ventre e sorrise “ grazie” rispose ancora incerta.
Jennifer si voltò e appoggiò una mano sulla spalla di Lily, come a dimostrare la sua approvazione per tutto quello che aveva fatto per l’ amica.
Lily le sorrise di rimando, ma il suo sorriso si spense subito quando vide gli occhi di Jennifer farsi vacui.
Un senso di paura s’ impossessò di lei appena Jennifer cadde a terra intirizzita come se l’ avessero legata con delle corde invisibili.
“ Jennifer” urlò Lily chinandosi su di lei. Anche Alice scese dal letto e prese la bacchetta per curare le ferite.
Non erano Guaritrici, ma avevano comunque delle basi di primo soccorso.
“ Che cosa sta succedendo?” chiese Alice guardando Lily, la paura nei suoi occhi “ io… io non lo so” rispose Lily.
La porta si spalancò, ma Lily e Alice non si voltarono neanche per vedere chi era entrato troppo impegnate a cercare di spostarla su un lato.
Il suo corpo però non rispondeva neanche ai loro solleciti, era intirizzito come una trave di legno.
Poi ad un tratto, gli occhi di Jennifer si spalancarono.
 “ Jen..”
Lily venne interrotta dalla sua voce.
Il tono era grave e metteva i brividi, i suoi occhi erano fissi nel vuoto, come se non potesse vederle  e immobili, senza neanche un battito di ciglia.
 “ La luna ed il sole congiungeranno nel quarto giorno del quarto mese dell’ anno.
 Nel giorno che rifletterà la sua luce nelle acque rosse di sangue.
Colui che verrà alla vita sarà marchiato con la luce e quando la vita lo abbandonerà, l’ Apocalisse fermarsi potrà
Poi gli occhi le si chiusero di nuovo ed il suo corpo ebbe uno spasmo violento come se fosse stata scossa dall’ interno.
Lily ansimò per l’ agitazione e guardò Alice “ era…era…” non riusciva a trovare le parole, ma Alice la capì ugualmente ed annuì “ credo che dovremo parlarne con tuo padre e non dirlo a nessuno” sentenziò.
“ Certo” assentì Lily sovrappensiero, le era venuto in mente il rumore della porta che si spalancava, ma quando voltò la testa e vide che era aperta  non c’ era più nessuno.
Forse lo aveva immaginato, ma c’ era qualcosa che le diceva che non era affatto così.
“ Non credi che sia un’ altra profezia su tuo padre, vero?” chiese ancora Alice, cercando di riordinare le idee.
Lily pensò alle parole dette da Jennifer “ colui che vedrà la luce…” rifletté “ è qualcuno che deve nascere”.
Nascere… ancora nascere…la vita lo abbandonerà.
Il suo sguardo si alzò sul viso dell’ amica e dai suoi occhi spaventati capì che anche lei aveva collegato le cose.
Istintivamente Alice si portò le mani alla pancia “ no” sussurrò indietreggiando e sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
Lily adagiò la testa di Jennifer, ancora incosciente, a terra e corse da lei. Le prese le mani “ non ti far prendere dal panico” le disse  “ potresti non essere te e anche se fosse…io non permetterò che succeda niente…le profezie non sono mai certe”  la tranquillizzò “ mio padre non lo permetterà… non suo nipote… lui è stato condannato per una profezia… ma stavolta non succederà… nessuno lo saprà” era così agitata che nonostante cercasse di tranquillizzare Alice, sentiva la sua voce tremare e le sue parole scorrerle fuori come un fiume in piena. Erano confuse e insicure.
Vide il volto di Alice segnato dalle lacrime “ te lo prometto, Aly, nessuno lo saprà”  disse abbracciandola riportando lo sguardo sulla porta aperta e sperando che fosse davvero così.

COMMENTO: AH AH AH…OK, GIURO CHE SE RIDETE PER LA MIA PESSIMA PROFEZIA NON ME LA PRENDERO’ ; ) SONO DAVVERO PESSIMA NEL DIRE E NON DIRE…MA SAPPIATE CHE PRIMA O POI AVRA’ SIGNIFICATO ED ANCHE SOLE E LUNA NON HANNO SOLO IL SIGNIFICATO EVIDENTE DEL TERMINE : ) DI LILY E SCORPIUS CHE NE DITE? LUI CONTINUA AD ESSERE GELOSO DI PEGASUS E NON FINIRA’ QUA…DICIAMO CHE LA GELOSIA DI SCORPIUS E’ PROVERBIALE !! ZOE E J.J. L’ HANNO COMBINATA GROSSA PIU’ CHE ALTRO PERCHE’ ALBUS HA VISTO SUO FIGLIO E ANCHE PERCHE’… BE’ VEDRETE : ) PEGASUS CHE COMINCIA AD APRIRSI CON LA MADRE? IN FONDO PER UNO ABITUATO A VEDERE LA MADRE ODIARLO…QUESTO CAMBIAMENTO NON PUO’ CHE ATTIRARLO A FREQUENTARLA : D AH DIMENTICAVO “ PAURA, POTTER “ E RELATIVA RISPOSTA NON E’ MIA…MA CREDO CHE NON CI SIA NEANCHE BISOGNO DI DIRLO  ; ) BE’ MI PIACEREBBE SAPERE CHE NE PENSATE !! GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI ALLE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE MI SEGUONO SEMPRE OVVERO ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS 89 / CHIARA SHIRIN SCINTILLA / ENDY _LILY 95 / SINISA E LILY LUNA MOON !!  GRAZIE MILLE A TUTTE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 17
*** 16 CAPITOLO ***


Lily era seduta sul divano che guardava uno dei suoi telefilm preferiti, quando qualcuno le arruffò i capelli portandoglieli davanti agli occhi.
Staccò gli occhi solo quei due secondi che bastarono per fulminare suo fratello con gli occhi “ se gli sguardi potessero uccidere” scherzò lui sedendosi accanto a lei.
Lily sbuffò “ ho capito è finita la pace” affermò Lily stando allo scherzo e James l’ attirò a sé circondandola con un abbraccio “ tanto lo so che ti piace essere stuzzicata” le disse scherzoso e Lily rise “ solo da chi voglio io” lo provocò.
James annuì quasi in maniera solenne “ non vorrai mica dire che preferisci quel bacucco di Corner al tuo fratellone preferito, vero?” le chiese.
“ Chi è il fratellone preferito di chi?” domandò Albus lasciandosi scivolare sul divano all’ altro lato di Lily, le prese un braccio e la tirò verso di sé facendo ridere Lily.
“ Tu non puoi essere il suo fratello preferito. Lily, lui è un vile Serpeverde” lo provocò James e Lily fece finta di riflettere “ in effetti…” disse puntandosi un dito alla tempia, ma Albus non si arrese “ pensi davvero che James, il fratello che ti rompe le scatole con tutti i ragazzi che vedi, possa essere il tuo fratello preferito”
Lily spostò il peso del corpo verso Albus “ in effetti…” ripeté come se stesse considerando l’ idea.
James aprì la bocca per rispondere, ma colse un movimento con la coda dell’ occhio e i suoi occhi si spalancarono impauriti.
Automaticamente la sua mano corse alla tasca dove aveva la bacchetta, ma il ragazzo alle sue spalle scosse la testa “ no, no, no” disse la sua voce piena di rabbia “ non lo farei, caro il mio cognatino”.
Lily spostò lo sguardo terrorizzata da Aaron a sua madre che era tra le sue braccia con la bacchetta puntata alla gola “ Aaron… che… che stai fa… ”
“ Zitta!” l’ ammonì lui e fece un cenno con la testa ad un ragazzo vicino a lui.
Lily vide con terrore altri due ragazzi prendere i suoi fratelli, erano così giovani, avevano dei visi così indifesi.
Lei non avrebbe mai pensato, lei non avrebbe mai voluto.
Quando vide il primo incantesimo abbattersi su James urlò e Aaron rise stringendo più forte il collo di Ginny con l’ avambraccio.
Lily si agitò tra le mani del ragazzo che la teneva ferma.
Lei e sua madre erano di fronte, spettatrici involontarie di quello che stava succedendo.
“ Stai buona” l’ ammonì il ragazzo che la tratteneva “Arriverà anche il tuo turno” .
Lily vide le lacrime sul volto di sua madre e quello la fece andar fuori di testa, più delle urla, più della paura perché sua madre non piangeva mai.
Ginny aveva sopportato troppe prove e invece Lily vide nel suo volto che si stava sgretolando, che ogni grido era un sussulto, ogni immagine era qualcosa che la stava sciogliendo lentamente.
Con uno strattone più forte si liberò del ragazzo che la tratteneva e prima che lui potesse riafferrarla sollevò un ginocchio e lo colpì all’ inguine.
Si gettò con tutta la forza della disperazione contro il tavolino e sbatté contro l’ angolo del divano per prendere la bacchetta.
Si voltò verso Aaron il desiderio di fargli del male che ribolliva nelle sue vene.
Il desiderio di uccidere lui e tutti quelli che erano con lui, ma quando si voltò lo vide a pochi centimetri dal suo volto.
Terrorizzata cercò sua madre con gli occhi, ma non la vide e Aaron approfittò di quel momento di distrazione per colpirla e farla cadere a terra.
Non aveva neanche usato la bacchetta, era bastato un ceffone ben assestato e Lily era caduta come una mela da un ramo.
Lui si chinò su di lei “ volevi il tuo momento di gloria, vero?” le chiese senza smettere di sorridere.
Lily alzò lo sguardo per non guardarlo negli occhi e vide suo fratello disteso, le loro teste quasi si toccavano e lui la stava guardando a sua volta.
‘Posso lasciarmi andare alle lacrime?’ Pensava incessantemente, ma non voleva, la sua dignità non glielo permetteva.
Loro sarebbero usciti di lì e quei maledetti avrebbero pagato. Suo padre sarebbe arrivato.
Harry stava per arrivare.
Lily guardò ancora James cercando di trasmettergli con gli occhi quello che stava pensando.
Poi il dolore le fece spezzare il fiato nei polmoni e vide la punta incandescente della bacchetta di Aaron, la stessa punta che era appena stata premuta sulla sua pelle.
‘ Posso piangere adesso? Mi è concesso piangere?’
Non riusciva. Non voleva. La sua testa glielo impediva.
Non era disperazione, era paura, angoscia, dolore. Terrore puro.
“ Perché lo fai? Non ti abbiamo fatto niente” supplicò “ lasciali stare. Lascia stare la mia famiglia” la sua voce era una preghiera, ma il sorriso non abbandonò il viso di Aaron.
“ Non è così semplice, sangue chiama sangue, Lily” le disse e a Lily sembrarono tanto i vaneggiamenti di un folle.
Alzò di nuovo lo sguardo per cercare quello del fratello, ma il sangue era aumentato e le urla si erano sopite.
I suoi occhi non la guardavano più, il suo sguardo sembrava vitreo.
‘ Posso piangere adesso?’
E le lacrime si formarono nei suoi occhi contemporaneamente all’ urlo nella sua gola.
Un urlo che non poté emettere, un urlo tappato da una mano grande, violenta, piena di rabbia.
Un grido che le rimase in gola, che sembrava soffocarla, che sembrava opprimerla e farle scoppiare il cuore.
“ Vediamo di divertirci…”
Lily si alzò di scatto a sedere:  gli occhi spiritati, i capelli attaccati a ciocche al suo viso, il sudore che le percorreva ogni centimetro di pelle ed i brividi che la scuotevano come se niente potesse scaldarla.
Qualcuno la prese per le spalle, qualcuno che gridava.
“ Lily, Lily, sei qua…Lily, sei qua con me”
Lei si portò le mani sulle orecchie e si accorse che le grida erano le sue e che non provenivano solo dalla sua testa.
“ Lily” era più di una voce, ma i suoi occhi non riuscivano a vedere niente che non fosse il sangue, niente che non fosse lo sguardo di Aaron o quello di suo fratello James.
“ LILY! ”.
Gli occhi grigi di Scorpius le entrarono nel campo visivo e Lily finalmente spostò lo sguardo.
Guardò con gli occhi spalancati tutte le persone che erano accanto a lei “ non…non riesco…a respirare” disse tra i singulti e Rose afferrò la bacchetta.
“ No” disse Albus “ non la incantare…” Rose scosse la testa “ non può farcela, deve riprendersi” disse cercando di sovrastare la confusione.
Scorpius le prese la mano e Lily sentì il calore a contrasto con la sua pelle gelata.
Le sue mani erano delicate e il suo sguardo era fisso nel suo, quegli occhi ghiaccio che a dispetto di tutto erano puro calore per lei.
Quegli occhi che la stavano aiutando ad uscire dal ricordo.
Piano piano il respiro cominciò a rifluire nei suoi polmoni e i singhiozzi a calmarsi “ che…cosa…io…cosa ci…cosa ci fai qua?” chiese e si accorse di quanto le fosse ancora difficile scindere i ricordi dalla realtà e che l’ unica cosa che le impediva di affondare era proprio la mano di Scorpius che racchiudeva la sua, le sue dita calde sul suo viso ed i suoi occhi.
“ Dove credi di essere?” le domandò e Lily si guardò intorno. Era nell’ infermeria dell’ Accademia.
I ricordi cominciarono ad affluire proprio come il sangue cominciò di nuovo a scorrerle nelle vene.
Gli allenamenti sospesi per l’ attacco di quelli che presumevano essere degli Apocalittici.
Suo padre e Ron che con una squadra cominciavano le indagini.
Alice che portava Jennifer a casa sua e la lasciava in custodia dei suoi genitori.
L’ arrivo di Rose e la richiesta di vedere i suoi ricordi.
Lei che avrebbe solo voluto dirle di Alice e la sua profezia.
Alice che le diceva di farsi prima visionare i ricordi che sarebbe stata una cosa veloce e che lei doveva ancora parlare con Albus.
Lei sola con Rose che si sedeva sul lettino dell’ infermeria e poi…
Un brivido la scosse di nuovo e la sua mano si strinse più forte a quella di Scorpius.
“ Potete lasciarci?” chiese Rose e Lily vide tutti quelli che erano accorsi.
Praticamente erano tutti i suoi compagni di corso. Passò uno sguardo sui loro visi, maledicendosi per essere apparsa debole e patetica. Vide Alice in un angolo che piangeva sconvolta e suo fratello con la consapevolezza negli occhi che cingeva le spalle di Alice senza staccare lo sguardo da Lily, ma quello che la colpì più di tutto furono gli occhi di Alexander oscurati e la sua mano che giocherellava nervosamente con il suo bracciale di cotone nero, il quale rimbalzava piuttosto violentemente sulla sua pelle.
Lily avrebbe voluto toccargli le braccia o stringergli la mano, si era accorta che – pur non capendone il motivo -  quando lei lo toccava la sua agitazione, quella rabbia che sembrava scuoterlo dall’ interno si placava, ma in quel momento non aveva forza.
La forza la stava traendo da Scorpius e non era neanche sicura che le bastasse, non era certa di riuscire, ad esempio, a reggersi sulle gambe se si fosse alzata; quindi, in quel momento, non poteva decisamente aiutarlo.
Li vide uscire tutti e ricadde indietro sul lettino come se i fili che l’ avessero trattenuta fossero stati tagliati.
“ Lily” la chiamò Scorpius e lei lo guardò.
Posso piangere adesso?
I suoi occhi si riempirono di lacrime “ c’ era qualcosa?” chiese cercando di prendere più fiato possibile e guardando la cugina.
Rose espirò, anche per lei era stata una dura prova vedere quei ricordi, forse più di quelli di Albus, poi scosse la testa.
“ I tuoi ricordi erano reali”.
Fu come uno schiaffo. Era tutto vero. Non poteva appigliarsi neanche a questo.
Posso piangere adesso? Posso sgretolarmi com’ è successo a mia madre?
La mano di Scorpius strinse la sua con più forza.
“ Ma sono bloccati…ne ho visto solo una piccola parte e tu lo sai”.
Gli occhi di Albus si spostarono da Lily a Rose “ una piccola parte?” chiese incredulo.
Rose annuì “ sì, non so se li blocchi tu o se ti sono stati bloccati, ti sei fermata prima…noi… noi dovremmo rifarlo”
“ Non se ne parla” si oppose immediatamente Albus.
Rifarlo?
Posso piangere adesso?
“ Certo, Lily” lei non ricordava che Scorpius le avesse mai parlato così dolcemente “ certo che puoi piangere, ma dopo devi combattere, devi risollevarti, devi aiutarci a trovare quei maledetti che ti hanno fatto questo”.
Lily si morse il labbro inferiore e cercò di fermare il suo corpo che ancora tremava “ io sono con te” le disse “ io non ti lascerò mai” ribadì.
Lily guardò i suoi occhi e non riuscì a capire se fosse per colpa della sua testa o se effettivamente lo sguardo di Scorpius fosse più offuscato. Quasi provato.
Lily appoggiò la testa contro il suo petto lasciando che i capelli le ricadessero sul volto e lo nascondessero.
“ Non lo rifarà” la voce di Albus era tanto decisa quanto angosciata.
Lily sapeva che se stava dicendo in quel modo era solo per paura verso di lei, sapeva quanto gli costava dover rinunciare a qualcosa che poteva portarli alla soluzione di quello che era effettivamente successo quel giorno.
“ E’ quasi morta… lei non può, non ce la fa” rincarò Albus e Lily alzò la testa “ sto bene, Al, erano solo ricordi, non possono farmi più del male. Devo imparare a gestirli”
Albus scosse la testa “ non sono solo ricordi” disse soltanto e Lily lo guardò tristemente.
Lei sapeva che anche se lui non aveva visto i suoi ricordi la capiva.
Loro avevano condiviso quel giorno. Loro erano sopravvissuti, ma allo stesso tempo una grossa parte di loro era morta.
Si alzò in piedi e le sue gambe traballarono. Era ancora impaurita e il suo corpo non voleva saperne di risponderle correttamente.
Scorpius si mosse per aiutarla, ma lei tese un braccio “ ce la faccio, sto bene” lo rimproverò e sentì le sue gambe più forti ad ogni passo.
Si avvicinò ad Albus e gli sorrise “ Non sono morta la prima volta, non morirò la seconda” gli disse e Albus chiuse gli occhi.
Sapeva che l’ animo Grifondoro di Lily non avrebbe accettato di restare in disparte e che se poteva aiutare a trovarli lo avrebbe fatto anche se le fosse costata tutta la sua sanità mentale.
“ E’ solo il tuo coraggio che parla” si oppose anche se sapeva che era tutto inutile, se lei voleva farlo, lo avrebbe fatto.
“ Proprio come te” gli disse “ è il tuo amore per me che parla” continuò e il cuore di Albus accelerò capendo che forse, adesso, era davvero pronta a perdonarlo.
E lui non voleva altro.
“ Non posso impedirtelo” si rassegnò e nel momento in cui lo disse si rese conto che l’ aveva sempre saputo.
Sapeva che Lily non si sarebbe mai tirata indietro, come non l’ avrebbe fatto mai fatto neanche James e come sempre si ritrovò a chiedersi che vigliacco fosse.
“ Non lo sei” gli disse  capendo i suoi pensieri dai suoi occhi e Albus contrasse le sopracciglia “ non lo sei, perché lo farai anche te, affronteremo questa cosa insieme…come due fratelli”  concluse la frase con un sorriso stentato e Albus ebbe la definitiva conferma che lei era pronta a tornare ad essere la sua sorellina.
La prese immediatamente tra le braccia stringendola a sé così forte da toglierle il respiro.
Poter abbracciare di nuovo sua sorella, poter sentire di nuovo la fiducia nelle sue parole, l’ amore nei suoi occhi. Il cuore di Albus riprese a battere regolarmente.
“ Grazie” le disse staccandosi e Lily lo guardò con affetto prima di spostare gli occhi su Alice.
Albus vide il volto di sua sorella tornare serio e spostò lo sguardo su Alice che non aveva ancora smesso di piangere.
“ Al, devo dirti una cosa” mormorò Alice e Albus aggrottò la fronte. Non sembravano buone notizie.
***
Pegasus uscì dalla stanza ancora ansante.
Sentiva tutto il corpo tremare, sentiva le sue mani infuocate.
Abbassò lo sguardo e vide le sue mani illuminarsi.
Doveva andarsene e doveva farlo subito.
Prima quello che era successo con Zoe e J.J. poi sua madre.
Non credeva che avrebbe sofferto così, invece vedere sua madre in quelle condizioni.
Vederla arrancare per uscire dai ricordi, vederla tremare in preda al terrore, vedere i suoi occhi disperati di chi aveva visto la morte in faccia, gli aveva fatto male.
Ogni volta che il suo sguardo si era posato sul suo viso trasfigurato dalla paura si era sentito come se qualcuno avesse afferrato il suo cuore e lo avesse strizzato. A più riprese, incessantemente, fino a fargli male.
Davvero male.
Sarebbe dovuto essere felice, godere della sua sofferenza.
Era quello che meritava. Quello che avrebbe meritato una qualsiasi madre che avesse fatto quello che lei aveva fatto a lui, ma non era così.
Lui non era felice, anzi.
Le mani gli tremarono e Pegasus vide che erano talmente luminose che difficilmente avrebbe potuto nasconderle.
Le aprì e prima ancora che il suo cervello pensasse alla destinazione si smaterializzò.
Si ritrovò nel salotto di Privet Drive e si guardò intorno con movimenti febbrili.
Sentiva il suo controllo allontanarsi sempre di più da lui.
Sapeva che non avrebbe trovato Zoe e J.J. , sapeva che cosa avevano ottenuto con la passaporta e la cosa non gli piaceva affatto, ma quello che gli piaceva ancora meno era che in casa non ci fosse neanche Cris.
Entrò in cucina e anche quella era vuota.
Salì al piano di sopra con il corpo che ormai tremava totalmente.
La ragione si stava allontanando da lui, lasciando spazio alla furia, alla rabbia per tutto quello che aveva visto e fatto quel giorno.
Entrò nella seconda camera da letto e frugò nel comò.
I suoi movimenti erano discontinui e si dovette fermare più volte per riordinare le idee, per non permettere alla rabbia di guidarlo.
Le mensole cominciarono a ballare nei cardini per l’ energia che cercava di reprimere.
Alzò il viso e si guardò allo specchio, i suoi occhi erano ancora grigi, seppur più plumbei e fino a quando fossero rimasti così voleva dire che si controllava.
Guardò l’ ennesimo foglio e vide la scrittura di Cris: “ Scusa sorellina, dovevo farlo, ho avuto la possibilità e l’ ho colta, per favore, promettimi che non dirai niente a Pegasus e J.J., io ti scriverò ogni giorno. Appena gli Apocalittici si fideranno di me t’ informerò…”
Pegasus non riuscì neanche a finire di leggere, sentì un’ energia che non aveva mai sentito prima.
Molto più del solito. Più destabilizzante e molto meno controllabile.
Nell’ ultimo barlume di ragione si rese conto che sicuramente i suoi occhi si stavano infuocando come il suo corpo.
Il Triskel gli parve bruciare sulla sua schiena e aprì le braccia per dare sfogo a tutta l’ energia che sembrava liquefargli le mani.
La casa sembrò vibrare come in preda ad un terremoto mentre lui librava a qualche centimetro da terra.
Ormai la sua testa era completamente assorbita nella sua rabbia e nella sua potenza.
Le assi del pavimento s’ inarcarono e i mobili caddero.
Il rumore fortissimo dell’ armadio che cadeva andando a sbattere contro il letto rimbombò nella casa vuota.
Anche i mobili nelle altre stanze cominciarono a cadere.
Le posate si riversarono a terra insieme a piatti e bicchieri.
La sua furia non riuscì a placarsi fino a quando cadde con un tonfo sordo sul pavimento. Atterrando violentemente su quelle assi vecchie e malandate.
La sua stessa energia lo aveva spossato.
Il pavimento, già provato da quello che era successo, cedette e lui cadde di sotto senza neanche riprendere i sensi. Pochi secondi dopo uno sfrigolio sempre più forte preannunciò il cadere anche del letto.
***
Zoe e J.J. ruzzolarono a terra violentemente.
Nessuno dei due riuscì a scendere piano e delicatamente, come una passaporta consentiva.
Sicuramente era per la potenza dell’ incantesimo contenuto nella passaporta.
Tutti e quattro avevano contribuito a quell’ incantesimo e tutti e quattro ne avevano una personale.
Una passaporta dalla forma di una piccola tabacchiera argentata, di modo che potesse passare inosservata a qualsiasi perquisizione, ma che avesse il potere di riportarli indietro.
Indietro nel futuro.
J.J. gemette e si sollevò a sedere scuotendosi i vestiti “ non posso crederci” disse allarmato “ non posso credere di aver colpito mia madre”
“ Che ne dici di liberarmi?” gli chiese Zoe di rimando.
Prima di rispondere qualsiasi cosa voleva essere libera, soprattutto per usare le mani.
Lui la liberò con un colpo di bacchetta e Zoe si passò le mani sopra le braccia. Le sembrava di aver perso un po’ della sensibilità.
“ Stai bene?” domandò J.J. guardandola, ma Zoe lo fulminò con gli occhi “ lo sai cos’hai combinato?” gli chiese alzandosi in piedi per non restargli troppo vicina.
“ Ci hai rispedito nel futuro” esclamò arrabbiata.
J.J. si alzò a sua volta “ cosa dovevo fare secondo te?” le chiese “ già ho attaccato mia madre e sono quasi sicuro che mio padre mi abbia visto e lui è troppo intelligente per non capire che c’ è qualcosa che non torna. Noi dovevamo andare via e l’ unico modo che mi è venuto in mente…”
“ E smaterializzarci?” propose lei “ non ti è venuto in mente di smaterializzarci?”
“ Eri legata come un salame lo hai dimenticato?” domandò a sua volta, la collera che rischiava di venirgli fuori.
Cosa pensava che non avesse riflettuto su quello che faceva?
“ Tu non ti rendi conto” insistette Zoe mettendosi le mani nei capelli “ tu non ti rendi conto” ripeté.
Più ci pensava e più tutto le sembrava un’ insana follia.
“ Illuminami” le disse lui, incrociando le braccia sul petto e aspettando una sua risposta.
“ Non capisci che tutto sarebbe stato meglio rispetto a quello che hai fatto?”
J.J. aprì la bocca per protestare, ma lei ricominciò subito a dar sfogo alla sua rabbia.
“ Cris è sola, Santo Silente!” esplose “ e Pegasus non ha la più pallida idea che lei sia in pericolo e anche se andasse a casa nostra – e sono sicura che lo farà- e capisse che c’ è qualcosa che non va, lui, non ha la più pallida idea di dove cercarla”.
I suoi occhi erano lucidi di rabbia e preoccupazione e J.J. abbassò lo sguardo.
In effetti a quello non aveva pensato e non era un particolare di poco conto, ma quando erano stati attaccati da metà della squadra Auror, tra cui Lily Potter in persona e i suoi genitori, l’ unica cosa a cui era riuscito a pensare era mettere in salvo se stesso e Zoe.
“ Forse dovevamo farci arrestare, forse Pegasus ci avrebbe tirato fuori dai guai” ipotizzò J.J.
“ Già, come sempre” .
J.J. sentì il suo cuore come un macigno. Forse era stupido, soprattutto in quel momento, ma sentire che lei aveva perso tutta la fiducia in lui, bruciava come un fuoco sulla pelle.
S’ impose di riprendersi e guardò i suoi occhi azzurri “ allora?” le chiese “ come torniamo indietro?”
Zoe lo guardò e si lasciò scivolare lungo un muro prendendosi i capelli tra le mani “ non lo so” rispose sconfortata.
“ Ci sono voluti tanti di quegli incantesimi per permetterci di andare nel passato e anche il doppio per creare queste ancore di salvataggio che ci riportassero nel futuro e…non dimentichiamo che avevamo Pegasus”
J.J. si morse un labbro innervosito. Ancora Pegasus?
Lui non era mai stato geloso della forza magica di suo cugino, ma il pensiero di non essere il più forte e la persona su cui contare per lei era così dolorosa da renderlo, per la prima volta, geloso.
Abbassò gli occhi su di lei per risponderle in maniera acida e offesa, quando vide le lacrime sulle sue gote e aprì la bocca, ma si accorse di essere incapace di dire qualsiasi cosa.
Aveva fatto un casino e lo aveva fatto lui. Lei si era fidata di lui e l’ unica cosa che era riuscito a fare era stata riportarla nel futuro lontana da sua sorella e dalla possibilità di aiutarla.
Si chinò sui talloni e le alzò il viso “ io…” ma lei scosse la testa “ tu pensavi di fare la cosa giusta” gli disse cercando di tenere la voce giusta.
J.J. sorrise della sua dolcezza “ va bene” le disse, mettendole i pollici sotto gli occhi e strusciandoli dolcemente verso l’ esterno del viso per asciugarle le lacrime “ io ho fatto casino ed io rimedio…andremo da mio nonno” sentenziò.
Gli occhi di Zoe s’ illuminarono. Harry Potter, certo, ecco la soluzione.

COMMENTO: OK…E IL GRAN CASINO E’ SERVITO : p SCHERZI A PARTE, PER UNA VOLTA IL CAPITOLO NON MI DISPIACE ANCHE SE IN EFFETTI SUCCEDONO UN PO’ DI MACELLI…I NOSTRI DUE RAGAZZI DEL FUTURO SONO TORNATI PROPRIO LA’ E…BE’ NON POSSO DIRVI NIENTE : )) CRIS NESSUNO SA DOV’ E’ E COSA STA FACENDO, MA NEL PROSSIMO CAPITOLO ALMENO NOI LA VEDREMO, PEGASUS HA PERSO UN PELINO IL CONTROLLO ED HA FATTO UN MACELLO E LILY…BE’ LEI LASCIO A VOI I COMMENTI !! RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE RECENSISCONO, VI ADORO TUTTE, NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE /SINISA / LILYLUNAMOON E ENDY_LILY 95 !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 18
*** 17 CAPITOLO ***


“ Hanno risistemato la strada” affermò Zoe, notando che dove metteva i piedi vi erano molte meno buche rispetto a quando se ne erano andati.
“ Siano lodati gli Apocalittici” disse J.J. sarcastico.
Era chiaro che se era stato fatto qualche lavoro era solo perché interessava a loro.
Zoe sospirò “ davvero divertente, Potter” lo rimproverò e J.J. sollevò il labbro superiore in un mezzo sorriso “ siamo tornati nella nostra epoca e siamo tornati ai cognomi, Lupin?” la stuzzicò “ può darsi” rispose Zoe, scavalcando un muretto per continuare il percorso attraverso la boscaglia.
Conoscevano benissimo il percorso che li avrebbe condotti al quartier generale della resistenza e anche se mancavano ormai da più di tre mesi, erano sicuri che non si sarebbero mai spostati.
“ Strano che non sia passato neanche un Apocalittico” affermò Zoe e J.J. si guardò intorno “ vuoi smetterla di portar male?”.
Lei roteò gli occhi “ vuoi smetterla di essere così superstizioso?” gli chiese.
J.J. si fermò “ superstizione o no prima ho avuto ragione”. Zoe si fermò a sua volta girandosi verso di lui “ potresti evitare di ricordarmi ogni cinque minuti che per colpa tua…lasciamo stare” .
Si voltò, ma J.J. la prese per un polso costringendola a girarsi di nuovo “ lo risolveremo. Te l’ ho promesso” la rassicurò e Zoe scosse la testa “ non fare promesse che non sei sicuro di mantenere” lo rimproverò e lui strinse le labbra “ mio nonno…”
“ Tuo nonno non è onnipotente…”
“ Neanche Pegasus!” esclamò J.J. e si accorse di aver quasi gridato.
Zoe spalancò gli occhi stupita da tanta rabbia, lui e Pegasus erano così uniti, per quale motivo adesso si comportava così?
Lo studiò ancora un secondo, ma sembrava davvero arrabbiato, poi scosse la testa e tornò a guardare davanti a sé “ andiamo” disse soltanto passando sotto ad una staccionata che conduceva alla parte più fitta del bosco.
“ Ci siamo quasi” affermò J.J. guardandola di soppiatto, si sentiva in colpa per il suo scatto di rabbia.
Forse era stato immotivato, in fondo era vero che si erano sempre appoggiati a Pegasus, ma Zoe non lo guardava continuando a camminare avanti a sé.
Sospirò abbassando leggermente lo sguardo. Non era esattamente il suo giorno fortunato.
Dopo pochi passi sentì  Zoe fermarsi di colpo, le scarpe che emisero un rumore di foglie smosse nel silenzio del bosco.
Alzò la testa e vide un gruppo di maghi con un cappuccio semi calato sul volto che erano letteralmente apparsi loro davanti con le bacchette sguainate.
Anche loro tirarono fuori le proprie, ma con un Expelliarmus le bacchette volarono in mano al più alto di loro.
Zoe guardò J.J. spaventata: non era la divisa degli Apocalittici, ma loro non erano neanche il solo pericolo in un periodo oscuro come quello che stavano vivendo.
“ Guarda guarda due innamorati litigiosi” disse una voce di donna che a J.J. sembrava di aver già sentito.
“ Non siamo innamorati” lo interruppe Zoe e poi si diede della stupida da sola, in quel momento la cosa meno importante era puntualizzare.
L’ uomo con le bacchette in mano rise sommessamente e J.J. guardò Zoe, sembrava la risata di Pegasus, quella risata leggera, ma piena di scherno, ma com’ era possibile.
Lo avevano lasciato nel passato.
“ Sapete che questo bosco è privato?” chiese ancora la donna.
“ E di chi è?” chiese J.J. rabbioso attirando l’ attenzione su di sé.
Per un attimo ci fu un silenzio generale, poi una delle figure incappucciate si avvicinò superando gli altri più vicini.
J.J. indietreggiò di un passo. Forse li aveva fatti arrabbiare e fare innervosire persone armate mentre sei disarmato non era un’ idea fantastica.
Quel giorno doveva proprio essere la festa delle idee sbagliate.
“ Lasciateci andare e cambieremo strada” tentò Zoe, sentendo il cuore accelerare dalla paura per J.J., ma la figura non si voltò verso di lei e si avvicinò ancora di un passo a J.J., poi si tolse il cappuccio “ hai gli occhi di mio padre” affermò.
J.J. spalancò le labbra sorpreso. Quello davanti a loro era James Sirius Potter.
“ Ma non eri morto?” non riuscì a trattenersi dal chiedere e James aggrottò le sopracciglia “ morto?” domandò quasi divertito, poi parve pensare a qualcosa e il suo sguardo tornò a concentrarsi su di lui “ mi conosci?” chiese e J.J. deglutì.
“ Io…io sono il figlio di Albus P…”
Non riuscì neanche a finire le parola che si trovò la bacchetta puntata alla gola.
“ Non mentire” intimò e J.J. fece scorrere lo sguardo sul suo volto. Era davvero impressionante vedere come suo padre e suo zio si assomigliavano.
La donna che teneva le loro bacchette si avvicinò mentre l’ altro teneva Zoe sotto tiro.
“ Gli somiglia davvero tanto, Jamie” affermò, ma James scosse la testa “ è morto quando avevamo vent’ anni”.
Le gambe di J.J. parvero cedere. Che aveva detto?
“ Alice però era incinta” disse una voce dal fondo e J.J. poté sentire la donna sospirare “ lo sai che è morta prima di partorire…inutile aggrapparsi a scuse effimere” affermò stancamente e J.J. cominciò a respirare pesantemente.
Non è possibile. L’ unico pensiero che gli veniva in mente, mentre il respiro si faceva sempre più grosso e la vista più sfocata.
“ J.J.” la voce di Zoe era spaventata e lui non riusciva a capire perché.
Si sentiva sudare e le voci si fecero più ovattate. Suo padre morto. Lui non era nato?
Forse il casino era più grande di quello che pensavano.
“ James!” la voce di Zoe era imperativa e suo malgrado si voltò verso di lei “ Zoe…io…io non esisto” disse mentre le gambe gli cedevano definitivamente facendolo cadere in ginocchio. Zoe si lanciò verso di lui.
“ Ferma” le intimarono, ma lei li ignorò raggiungendolo e gli prese il viso “ Devi stare calmo. Devi stare calmo” gli intimò.
“ Respira, risolveremo tutto, parleremo con tuo nonno come avevamo deciso” parlava come se gli altri non ci fossero.
J.J. scosse la testa “ mio nonno non mi riconoscerà. Mio nonno non sa…non sa neanche che esisto” sentiva la sua voce rompersi per le lacrime che volevano uscire.
“ Tuo nonno è Harry Potter, lui capirà”
La donna rise e si tolse il cappuccio mostrando i suoi capelli rossi “ che cosa?” chiese e J.J. e Zoe spalancarono gli occhi senza riuscire a staccare lo sguardo da lei.
“ Siamo in mano agli Apocalittici” sussurrò Zoe terrorizzata, senza lasciare la mano di J.J.
L’ uomo che le puntava la bacchetta contro prima che si spostasse si tolse il cappuccio a sua volta, mostrando i suoi capelli biondi e gli occhi grigi.
“ Non credo proprio, ragazzini, siete in mano alla resistenza e adesso credo che dovreste spiegarci un paio di cosette” affermò e J.J. capì perché la sua risata gli era sembrata quella di Pegasus, quello davanti a lui era suo padre. Scorpius Malfoy.
Lui e Zoe si guardarono e J.J. lesse negli occhi di lei la stessa identica sorpresa; anche lui doveva essere morto da ormai tanti anni, senza contare che se era vero quello che stavano dicendo, Lily Potter era buona e suo padre era morto.
Che casino avevano combinato?
***
Albus spalancò le labbra senza riuscire a staccare lo sguardo da Alice “ so che non era esattamente programmato…”
Albus interruppe il tentativo di giustificarsi di Alice e la prese tra le braccia sollevandola leggermente e affondando la testa nel suo collo “ è bellissimo” le sussurrò sulla pelle e Alice si rilassò e sorrise.
Lily, Scorpius e Rose guardavano la scena, sentendosi quasi di troppo in una cosa tanto privata e Lily aveva le lacrime agli occhi alla vista della felicità che vedeva sui volti di entrambi.
“ E bravo Al” sussurrò Scorpius e Lily sorrise tirandogli una lieve gomitata, voleva colpire le costole come era abituata a fare con Alice, ma data la differenza di altezza lo prese al livello della cintura e Scorpius si scansò facendo un viso scandalizzato “ vuoi toglierti ogni possibilità di vivere la stessa gioia?” le chiese malizioso e Lily arrossì incrociando le braccia “ non voglio un bambino” mormorò imbronciata facendolo ridere.
Sapeva che lei non voleva un bambino, sapeva che aveva già troppi problemi, che tutto quello che in quel momento aveva nella testa erano il ritrovamento di sua madre e il rimettere in ordine le sue emozioni dopo tutto quello che le era successo.
Ma guardando Albus e Alice, guardando la loro felicità impresso in ogni angolo del loro viso, osservando i loro occhi luminosi che non riuscivano a lasciarsi, non riusciva a pensare che al fatto che avrebbe tanto voluto un giorno vivere la stessa cosa e, che avrebbe voluto viverla con Lily.
“ Non avrei mai pensato che il primo sarebbe stato il responsabile e tranquillo Albus” sussurrò Rose al fianco di Lily.
Lei si voltò verso la cugina “ è vero, anche io credevo che sarebbe stato James” affermò tristemente e Rose le mise un braccio intorno alle spalle “ io invece credevo che saresti stata tu…sai l’ ultima Potter, quella più impulsiva, quella più ribelle” la prese in giro e Lily si staccò dalla cugina per darle uno sguardo scandalizzato “ che stai dicendo?” le chiese stizzita “ io non sono impulsiva”.
Vide Rose inarcare un sopracciglio e Scorpius al suo fianco ridere di nuovo, facendole capire che aveva ascoltato la conversazione e facendola arrossire di nuovo.
“ Va bene, credo che andrò a fare un giro” affermò, cercando di dissimulare l’ imbarazzo.
Si allontanò approfittando del fatto che gli altri due non potevano chiamarla per non disturbare l’ atmosfera dei due piccioncini, ma quando passò a fianco di Alice, lei la fermò per un polso “ resta” la supplicò e Lily vide dai suoi occhi che stava per dirgli della profezia.
Albus le guardò smarrito “ che succede?” chiese guardando proprio Lily e lei vide lo spavento nei suoi occhi verdi.
Si chiese come avesse fatto a capire che c’ era qualcosa che non andava, ma in fondo non poteva stupirsi, suo fratello era sempre stato un buon osservatore.
Lily sentì anche gli occhi di Rose e Scorpius concentrati su di lei e ebbe la sensazione e la voglia di scappare di lì, ma non poteva abbandonare Alice così.
Le strinse la mano e la guardò negli occhi così scuri che più che castani sembravano neri.
“ Lily…”
Albus s’ interruppe, non sapeva neanche se rivolgersi alla sorella o alla fidanzata.
Alice prese un respiro e cercò di calmare il suo cuore stringendo la mano di Lily, appigliandosi a lei proprio alla stessa maniera in cui Lily si era appoggiata a Scorpius.
Ce la puoi fare. Lily cercava di trasmettere ad Alice questo messaggio e la sua amica annuì impercettibilmente.
Ingoiò le lacrime. Era una Grifondoro e non voleva affrontare tutto quello che l’ avrebbe aspettata piangendo e disperandosi.
Quel bambino aveva bisogno di una madre ed un padre che lottassero per lui.
Lily si concentrò sugli occhi del fratello isolando le parole di Alice.
Non voleva sentire di nuovo quelle parole, le aveva stampate bene in testa e credeva che non se le sarebbe mai potute dimenticare.
Vide suo fratello spalancare gli occhi e la scena le ricordò molto il momento in cui Alice gli aveva confessato di essere incinta, solo che in quel momento i suoi occhi erano spalancati dal terrore.
Quando lo vide mettersi le mani tra i capelli dovette distogliere lo sguardo sentendo la rabbia salire contemporaneamente alle sue lacrime.
Prese un respiro e vide Scorpius che la osservava, anche i suoi erano pieni di rabbia e sembrava si stesse trattenendo a stento dall’ uscire dalla stanza.
Lesse nei suoi occhi tutta l’ ira che lo invadeva, ma contemporaneamente lesse la comprensione che non poteva abbandonare Albus.
“ Io…io credo…sì, devo uscire di qua” affermò Albus confuso e Alice si voltò verso Lily impaurita.
Lily fermò il fratello poco prima che arrivasse alla porta e lo prese per le braccia cercando di guardarlo negli occhi e maledicendo anche questa volta la differenza di altezza che permetteva a lui di poter tranquillamente evitare il suo sguardo.
“ Sai che le profezie non sono certe, vero?” gli chiese e Albus abbassò lo sguardo e  Lily vide che erano pieni di lacrime “ neanche il tempo di saperlo” disse mordendosi il labbro per trattenersi dal piangere come un bambino.
“ Le profezie…”.
 “ Le profezie non cambiano, papà ne è un esempio” la interruppe Albus.
Lily sospirò, sapeva che aveva ragione. Loro padre aveva avuto la vita rovinata da una profezia.
“ Le profezie si possono cambiare. Ne sono convinta. Noi possiamo farle cambiare e poi dobbiamo analizzarla con papà, con Rose, magari zia Hermione e zio Ron, in fondo noi abbiamo dato per scontato che parli di lui o lei, ma Alice non sarà l’ unica donna del mondo magico ad essere incinta” lo rassicurò e Albus annuì speranzoso.
***
Harry arrivò nelle vicinanze del Ministero e si guardò intorno.
“ Non ti sembra una calma strana?” chiese a Ron e lui annuì girando su se stesso.
“ Non vedo niente di anomalo, però” ribatté e Harry prese un respiro. Quella situazione gli ricordava molto la sua adolescenza.
Si sentiva paranoico proprio allo stesso modo, ma contemporaneamente gli sembrava di avere la soluzione sotto gli occhi.
Quei due ragazzi, Harry non li aveva neanche visti, ma aveva analizzato la memoria di Albus e quello nascosto dal mantello dell’ invisibilità era uguale a suo figlio.
Inizialmente aveva pensato alla polisucco, ma guardando i ricordi di Albus si era sentito un po’ come quando guardò i ricordi di Piton e vi vide suo padre.
Quel ragazzo era molto somigliante ad Albus, ma non era proprio uguale: i suoi capelli avevano la stessa forma disordinata, ma erano di un colore un po’ più chiaro, i suoi occhi erano sì verdi, ma il taglio non era lo stesso, senza contare che sembrava più alto di suo figlio; quindi era sicuro che non fosse un estraneo sotto l’ effetto della Polisucco, altrimenti sarebbe stato esattamente uguale ad Albus.
Continuava ad avere una sensazione. La sensazione che ci fosse più di quel che si vedeva o meglio, che quello che riusciva a vedere non fosse il quadro completo della situazione.
“ Harry” la voce spaventata di Ron lo colse nello stesso istante in cui si sentì stringere il cuore in una morsa gelata.
I suoi occhi verdi si spalancarono mentre sentiva le sue gambe cedere e la sua testa riempirsi di urla.
Non si sentiva così da anni e l’ unica cosa capace di farlo sentire così erano…
“ Dissennatori” disse cadendo a terra sulle ginocchia e cercando di isolare il suo cervello dalle grida.
Ormai non erano più solo quelle di sua madre. Il suo passato era davvero pieno di cose orribili, tutte quelle morti ingiuste, tutta la guerra e per finire tutto quello che aveva vissuto dall’ avvento degli Apocalittici.
Si voltò verso Ron e lo vide con la bacchetta rilasciata lungo il suo corpo e una mano alla testa come se potesse fermarla dall’ afflusso dei ricordi che lo stavano invadendo.
Si sollevò piano sulle gambe. Non era più un ragazzino spaurito e sapeva benissimo come combatterli. Lo avevano preso alla sprovvista e si era sentito sopraffare, ma adesso stava cercando di concentrare la testa nei suoi ricordi felici.
L’ unica cosa che non riusciva a capire, era come, dopo tutti questi anni, i Dissennatori fossero tornati ad infestare la loro città.
Emise una piccola nuvoletta di vapore dalle labbra aperte mentre si avvicinava a Ron “ Patronus” gli disse e vide i suoi occhi azzurri concentrarsi su di lui per cercare di uscire dal vortice dei ricordi.
Cercò di combattere il gelo che gli si stava infiltrando nelle vene e puntò la bacchetta verso i Dissennatori cercando di non pensare a quanti erano.
Era incredibile, sapeva che i Dissennatori si autoriproducevano e che sguazzavano nella paura e nell’ angoscia.
Sicuramente era per quello che erano tornati, ma non avrebbe mai creduto che ne sarebbero tornati una tale quantità.
Pensò al suo matrimonio con Ginny, alla prima volta che aveva tenuto in braccio Albus, alla prima magia involontaria di Lily e alla prima marachella di James.
Vide anche Ron puntare la bacchetta verso l’ alto e si guardarono un solo secondo prima di pronunciare la formula “ Expecto Patronum” dissero contemporaneamente e il cervo uscì insieme al Jack Russel Terrier.
Pochi secondi dopo i Dissennatori si ritirarono soccombendo alla potenza dei loro Patronus e lasciando Ron ed Harry affaticati e provati da quella sensazione che riuscivano a trasmettere quegli esseri.
“ Miseriaccia” Ron si voltò verso Harry “ avevo ben sperato di non vederli mai più” affermò respirando pesantemente.
Harry annuì “ già, preferivo continuare a ricordare l’ effetto del loro gelo che ti entra nel cervello fino a paralizzartelo ed impedirti di pensare”.
Ron sospirò e ricominciò a camminare “ dove stai andando?” gli chiese Harry e Ron sorrise “ a prendere un pezzo di cioccolata grande come un campo da Quidditch” affermò facendo sorridere Harry “ e poi ad informare Hermione” aggiunse ed Harry assentì con il capo.
Se c’ era qualcuno che poteva confermare con chiarezza il motivo del loro ritorno quella era Hermione.
“ Dovrei anche dire un paio di paroline al nostro Ministro” affermò Harry salendo le scale per il Ministero.
Ron si portò una mano al petto, ancora il suo cuore non si era calmato del tutto “ ok, ti aspetto da Hermione” gli disse ed Harry annuì dirigendosi verso l’ ufficio del Ministro.
“ Ciao, Cho” salutò la sua vecchia compagna di scuola e segretaria di Cormac “ Ciao. Vuoi vedere il Ministro?”  domandò e Harry annuì.
Cho gli sorrise lasciva ed Harry inarcò le sopracciglia in maniera tanto palese che la sua cicatrice venne scoperta dai suoi capelli.
Sapeva che Cho era separata dal suo matrimonio con un Babbano, ma sapeva anche che si era già trovata un nuovo compagno, e stavolta un mago, per cui si chiese se non fosse una sua impressione il fatto che lei sembrava sempre seguirlo con lo sguardo.
“ Come va Emily?” gli chiese, riferendosi alla figlia che frequentava il suo corso Auror “ molto bene” rispose Harry e Cho sembrò voler aggiungere qualcosa, ma non fece in tempo perché il globo che aveva sulla scrivania si illuminò di giallo, facendo capire ad Harry che poteva passare.
Lui rivolse un leggero sorriso a Cho a mo’ di saluto e poi entrò dentro l’ ufficio.
“ Cormac” lo salutò e l’ uomo davanti a lui gli diede un cenno del capo in risposta “ cosa vuoi, Harry?” gli chiese.
“ Avvertirti” rispose Harry. Quell’ uomo gli piaceva sempre meno e gli faceva rimpiangere sempre di più il ritiro di Kingsley.
“ E di cosa?” gli chiese senza alzare la testa e continuando a scrivere sul foglio davanti a lui.
“ Dissennatori” sputò e Cormac alzò il capo di scatto.
Adesso aveva la sua più completa attenzione.
“ Che hai detto?” domandò ed Harry sorrise incrociando le braccia al petto “ ho detto Dissennatori ed in grande quantità”.
Gli occhi di Cormac si spalancarono e la penna gli cadde di mano.
“ Com’ è possibile?” chiese ancora sconvolto “ Vo…Vo…” prese un respiro non riuscendo ancora a pronunciare il nome di Voldemort “ Tu sai chi è morto” sussurrò, come se avesse paura di vederselo spuntare da dietro la tenda.
Harry scosse la testa. Aveva sempre pensato che Cormac fosse un Grifondoro un po’ anomalo “ puoi star tranquillo, Voldemort è morto” lo rassicurò.
“ E allora cos’ è?” chiese ancora senza staccare il volto da Harry.
“ E’ la guerra. E’ la paura. E’ l’ angoscia. E’ la disperazione. E’ tutto ciò che li nutre e li fa autoprodurre”.
Cormac sospirò, sapeva che il capo degli Auror non avrebbe mai mentito su una cosa del genere.
“ Va bene” disse congiungendo le mani davanti a sé “ come li ributtiamo indietro?” chiese ed Harry si concentrò sulla domanda.
Era davvero possibile eliminare per sempre i Dissennatori? L’ unico modo era la pace, ma non sembravano molto vicini ad essa.
***
“ Credo tu ti sia presa già abbastanza tempo” affermò Leary assottigliando gli occhi “ ti avevo detto che volevo Harry Potter e tu mi hai detto che avevi bisogno di tempo…” la guardò “ bè, il tempo l’ hai avuto, è passato un mese. E’ il momento di agire o…”
Cris si morse il labbro inferiore a disagio. Le sembrava tanto una minaccia. Forse, perché era una minaccia.
“ Lo farò oggi” affermò e lui sorrise avvicinandosi a lei “ sapevo che non mi avresti deluso” disse poggiando le labbra sulla sua testa.
Cris chiuse gli occhi cercando di restare ferma e di reprimere il movimento che le avrebbe permesso di sfuggire al suo bacio, ma che probabilmente, l’ avrebbe anche fatta scoprire.
Leary la guardò soddisfatto e se ne andò.
Cris mise le mani sulle ginocchia e respirò cercando di calmarsi.
Ormai erano mesi che viveva così. Sempre sul filo del rasoio, mentendo continuamente e chiedendosi se prima o poi l’ avrebbero scoperta.
Fingendo di essere felice delle semplici avances che Leary le faceva, ma svicolando ogni volta che diventavano troppo esplicite.
Dentro se stessa ringraziò il fatto che, a quanto sembrava, quel ragazzo nonostante fosse un feroce assassino, non era un maniaco e rispettava i suoi spazi ed anzi le dava, quasi, ogni cosa che chiedeva.
Prese la bacchetta e cominciò a scendere le scale, si trovò davanti alla stanza che le aveva mostrato Leary quasi un mese prima e aprì la porta scorrevole che produsse il solito clangore fastidioso.
“ Ciao, Cris” la salutò una ragazza bionda con una cartellina in mano.
Lei sorrise cercando di non abbassare lo sguardo sui cervelli che galleggiavano dentro la vasca.
“ Fanno sempre un po’ schifo all’ inizio” le disse lei solidale avvicinandosi “ oh, Cindy, mi chiedo ogni giorno come fai” ribatté arricciando il naso per resistere all’ odore acre e pungente.
Cindy alzò le spalle “ ti ci abitui” le disse semplicemente, poi le si avvicinò ancora fino ad arrivare ad unire le loro spalle “ sai che il mio verrà usato domani?” le chiese e Cris spalancò gli occhi.
“ Usato? In che senso?” domandò spaventata e Cindy fece un passo indietro “ io credevo…pensavo che Leary ti avesse informata…”
Si guardò intorno come se fosse spaventata da quello che si era lasciata sfuggire, ma gli altri sembravano concentrati sulle loro vasche.
Cris la guardò negli occhi e la prese per le spalle “ Cindy. Usato in che senso?” le chiese scandendo bene le parole.
La ragazza scosse la testa “ mi uccideranno e metteranno il mio di cervello in queste vasche” mormorò impaurita.
Cris le lasciò le spalle, se c’ era una cosa che aveva imparato era che far sentire una persona con le spalle al muro, era il modo peggiore per avere la sua collaborazione.
“ Scusa” le disse cercando di calmare il suo cuore. Sentiva che stava per scoprire qualcosa d’ importante.
“ Non volevo essere aggressiva, è che sono nuova e vorrei tanto piacere e far capire che sono davvero dalla vostra parte…”
Si fermò, non era sicura di averla convinta, ma Cindy le sorrise “ non ci sono problemi, so quanto è difficile capire il sistema all’ inizio” la giustificò e Cris le sorrise di rimando.
“ Ma questi sono davvero importanti, con questi noi riusciremo a dominare il mondo magico, a piegare le persone al nostro volere”.
Cris ebbe paura che Cindy potesse sentire la potenza con la quale il suo cuore stava battendo “ sì?” chiese fingendosi ammirata “ sembra così impossibile” esclamò continuando a tenere la voce un misto tra incredulità e ammirazione.
Cindy rise definitivamente più rilassata “ niente è impossibile quando si tratta del cervello” le disse divertita “ e la nostra prigioniera sarà la prima cavia”.
Cris inspirò bruscamente e dissimulò il rumore con un colpo di tosse “ però” disse ammirata “ immagino che in questo modo potreste far fare quello che volete ai Potter”.
Cindy sorrise “ tra lei e James Potter, credo che non avremo problemi ad arrivare al resto della famiglia”.
La sua voce era scherzosa, ma Cris sapeva che diceva davvero, il problema era: Perché?
Chiuse gli occhi un secondo sentiva di aver bisogno di tempo per riordinare tutte le informazioni e capire qual era lo scopo.
“ Penso che adesso andrò a dar loro la pozione altrimenti potreste non avere le cavie disponibili” scherzò, ma sentiva il suo stomaco sottosopra.
Aprì la porta e come sempre se la richiuse alle spalle.
Prese le due pozioni e, come sempre, le vuotò dentro al lavandino e poi prese due spugne ed un catino.
Si maledì perché le prime due settimane aveva fatto queste cose sotto supervisione ed era stata costretta a continuare a dar loro la pozione per sedare ed il fatto che l’ avessero presa così a lungo aveva fatto in modo che nelle restanti due settimane non aveva avuto grandi miglioramenti.
Prese la spugna e la bagnò nell’ acqua calda passandola piano sulla pelle di Ginny “ devi reagire”  sussurrò guardando quegli occhi vuoti.
“ So che quello che ti è successo è tremendo, o meglio, non lo so, ma so quello che mi ha raccontato J.J. che glielo ha…”
Sospirò “ sono una chiacchierona, vero?” scherzò passandole la spugna sulle pieghe del collo “ ma sai, Albus, tuo figlio, mi ha sempre detto che sei così forte…io credo che tu possa reagire” affermò fermandosi con la spugna e puntando gli occhi su di lei.
“ I tuoi figli sono in pericolo, Albus, Lily, James…da qualche parte ti devi ricordare di loro, Harry è in pericolo…per favore, ricordati di lui, di loro…non c’ è tempo, devi farlo…domani…domani ti renderanno una marionetta” la prese per le spalle sollevandola leggermente “ per favore, per favore, ricordati di loro…di Harry, dei tuoi figli…” la pregò.
Cris chiuse gli occhi. Era un peso morto tra le sue braccia e non vi era nessuna reazione.
L’ adagiò lentamente sul letto e guardò James.
Si avvicinò a lui con l’ altra spugna e cominciò a lavarlo, ma questo le impedì di vedere Ginny spostare gli occhi verso la porta.
***
Pegasus riaprì piano gli occhi sentendosi soffocare.
Sentiva tutto il suo corpo dolergli e protestare per la caduta.
Vide il letto che gli comprimeva il torace e capì come mai sentiva il fiato non entrargli correttamente nei polmoni.
Si contorse, anche se ogni movimento era come ricevere una coltellata, ma doveva tirare fuori le mani.
Doveva uscire da quel pasticcio.
Si maledì, quella doveva essere stata la sua peggiore perdita di controllo.
Non riusciva a ricordare proprio niente, come se quello non fosse stato lui, come se qualcuno avesse preso possesso del suo corpo.
Urlò quando riuscì a sfilare le mani e guardò il sangue che le striava.
Le aprì e si preparò a sollevare il letto con la magia, ma le sue mani non si illuminarono neanche.
Il cuore cominciò a battergli rumorosamente nel petto.
Perché non funzionava? Che cos’ era successo?
Guardò in alto e vide che era caduto da due piani, ma non era la prima volta che era ferito in quel modo e la sua magia non l’ aveva mai abbandonato.
Aprì di nuovo le mani osservando le sue linee, ma queste rimasero chiare come delle semplici cicatrici.
La rabbia stava prendendo possesso di lui e per la prima volta ne fu felice, forse la collera lo avrebbe reso più potente facendolo uscire da quella situazione, ma anche stavolta non successe niente.
Doveva uscire di lì e doveva farlo subito. Con o senza magia.
Non gli era sfuggito lo scricchiolio prodotto dall’ armadio che premeva sulle assi e non sapeva quanto ancora avrebbero retto.
E non ci teneva affatto a provare a vedere se riusciva a sopravvivere anche a quello.
“ Maledizione. Maledizione” imprecò e con un urlo provò a spostare il letto.
Ma un letto matrimoniale in legno e ferro battuto sarebbe stato difficile da sollevare anche nel pieno delle sue forze,  figurarsi da disteso e ferito.
Urlò quando le sue mani ferite si agganciarono ai bordi, ma riuscì a sollevarlo di un centimetro prima che gli ricadesse addosso nuovamente.
Respirava sempre peggio, era sicuro che qualche costola fosse rotta e anche le sue gambe non dovevano stare troppo meglio.
Odiava chiedere aiuto, ma se non voleva morire doveva farlo.
Sollevò di nuovo il letto di qualche centimetro e lasciò il peso sul letto su una sola mano: sentì il suo viso diventare rosso per lo sforzo e le vene del suo collo ingrossarsi e pulsargli dolorosamente “ un solo secondo” la sua voce era un ansimo, mentre pregava di reggere ancora un secondo e permettergli di prendere la piuma dalla tasca.
Strinse le labbra serrando i denti e la sfilò, ma mentre faceva scorrere la mano per farla uscire da sotto il letto, questo ricadde giù con un forte schiocco e Pegasus urlò accecato dal dolore.
Il polso aveva ceduto. L’ osso si era rotto.
Ancora stordito dalla sofferenza si mosse lentamente e portò la piuma vicino al suo viso prima di premervi un dito.
Chiuse gli occhi cercando d’ inalare più fiato, il respiro gli mancava sempre di più e i classici pallini neri davanti ai suoi occhi gli stavano facendo capire che aveva, per l’ ennesima volta, preteso troppo dal suo corpo.
L’ ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu il viso di Cris che gli diceva che sarebbe arrivato il giorno che anche lui avrebbe compreso i suoi limiti.
Quanto odiava quando aveva ragione.

COMMENTO: OK, DICIAMO CHE QUESTO E’ UN CAPITOLO DI PREPARAZIONE, VI HO DATO UN SACCO D’ INFORMAZIONI…FORSE TROPPE  :P  CHE DITE DEL FUTURO CAMBIATO? E DELLA NUOVA LILY POTTER? E DI CRIS E LA SUA MISSIONE…NON VI SEMBRA CHE LA RAGAZZA SIA SUL FILO DI UN RASOIO E NON NE SIA NEANCHE DEL TUTTO CONSAPEVOLE? E DI PEGASUS? E DELLA PROFEZIA? E DEI DISSENNATORI? AHHAAHAH NO, VABBE’, SPERO CHE NON SI SIA CAPITO TROPPO CHE VORREI SAPERE CHE NE PENSATE ; ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 /ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ENDY_LILY95 / SINISA E LILYLUNAMOON !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 19
*** 18 CAPITOLO ***


Lily sentì la piuma che aveva in tasca riscaldarsi e seppe che tutti l’ avevano sentita perché ci fu un attimo di silenzio nell’ emergenza che stavano vivendo.
Tirò fuori la piuma e quando vide il nome che vi era scritto sopra  il suo cuore si fermò per un attimo.
“ Vado io” affermò immediatamente leggendo l’ indirizzo.
Le sembrava anche familiare, ma non aveva tempo di pensarci.
“ Non puoi andare da sola…se incontrassi…”
Lily fermò suo fratello “ non pensarci neanche, tu e Alice dovete parlare con papà, subito” chiarì Lily.
“ Vado io con lei” lo informò Scorpius e Albus gli sorrise rassicurato prima che i due si smaterializzassero all’ indirizzo.
Appena i suoi piedi toccarono terra, Lily corse verso l’ interno della casa senza guardare né Scorpius né che casa fosse.
Non sapeva perché, ma qualcosa nel suo cuore, un istinto, le diceva che doveva correre da Alexander.
Scorpius contrasse la mascella infastidito, ma seguì Lily.
Lei vide il corpo di Alexander disteso e quel letto enorme sopra di lui ed emise un verso di paura.
“ Oddio, oddio, oddio” commentò andando da lui e vedendo che era incosciente e che sembrava anche molto ferito.
“ Lo sollevo io, tu tiralo fuori da lì sotto” gli disse Scorpius, tirando fuori la bacchetta e cercando d’ ignorare il senso di fastidio che provava a vedere Lily così preoccupata per Alexander  e cominciò subito con l’ incantesimo.
Pegasus si mosse appena, mentre Lily gli passava le mani sotto le ascelle per prepararsi a trascinarlo fuori.
 
Pegasus si era nascosto sotto al letto, ma si sentì afferrare per le ascelle e tirare fuori di peso.
“ Mamma, Mamma, mi dispiace, mi dispiace” si scusò con la voce piena di pianto.
Lily lo tirò in piedi e gli afferrò una ciocca di capelli biondi “ Non piangere, sei solo ridicolo” lo rimproverò e la sua voce era così fredda.
Gli prese le guance con le mani e le strinse fino a farle diventare rosse, Pegasus sentì le lacrime cominciare a scendere dai suoi occhi. Lo sguardo di Lily si fece ancora più furioso “ cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio così…scommetto che sei anche un Magonò, vero?”.
Pegasus abbassò lo sguardo all’ accusa della madre, avrebbe voluto chiedere che cos’ era un Magonò, ma la sua esperienza di bambino di cinque anni lo fece fermare. Avrebbe solo peggiorato la situazione.
“ Rispondi!” urlò e Pegasus alzò gli occhi e si morse il labbro cercando di non piangere più “ non lo so” sussurrò.
Non sapeva davvero come rispondere. Qual era la risposta giusta per non farla arrabbiare?
“ Sei un bambino o un criceto?” gli chiese e Pegasus sentì le lacrime premergli sempre di più per uscire, aveva sbagliato la risposta.
Lily emise un gemito di rabbia “ sei solo un maledetto stupido…non fossi mai nato” gli disse spingendolo.
Pegasus cadde a terra e la guardò, era piccolo, ma credeva di aver capito che cosa gli aveva detto la sua mamma: lei non lo voleva, lei non l’ aveva mai voluto.
“ Adesso che fai? Alzati!” gli ordinò rabbiosa.
Vedendo che Pegasus non eseguiva lo prese per l’ avambraccio e lo alzò, a lui sembrò che le sue dita fossero conficcate nella pelle, ma quello non era il suo primo pensiero.
Guardò con terrore davanti a sé, dove sua madre lo stava conducendo “ no, no… per favore, mamma… no”, ma lei non ascoltava “ non lo faccio più, sarò bravissimo” ormai le lacrime riempivano le sue guance.
Lily per tutta risposta lo spinse dentro l’ armadio “ uscirai solo domani” gli disse con la cattiveria che riluceva nei suoi occhi e l’ ultima cosa che il bambino vide furono i capelli rossi della madre, poi fu l’ oscurità.
Si sedette senza riuscire a smettere di piangere e si avvicinò le ginocchia al petto. Aveva fame, ma sapeva che quando sua madre diceva qualcosa la portava fino in fondo e quindi non gli avrebbe mai portato la cena.
Singhiozzò, non capiva perché la sua mamma doveva punirlo così, lei sapeva che lui aveva paura, sapeva che solo dentro a quell’ armadio in mezzo a quella stanza vuota lui aveva solo incubi.
Ogni rumore, ogni sussurro, sembrava che tutti venissero per lui, per portarlo via, per fargli del male.
Strinse le mani sulle braccia premendo e cercando di ignorare il dolore per i lividi che le riempivano, poi appoggiò la testa sopra di esse e chiuse gli occhi, sperando di dormire.
 
Pegasus aprì gli occhi di scatto ed incontrò un paio di occhi nocciola che lo guardavano preoccupati.
In un secondo i suoi occhi si dilatarono ed il suo corpo iniziò a tremare.
Distolse lo sguardo. Il sogno era troppo recente perché la potesse guardare normalmente negli occhi.
Si mosse per liberarsi dalle sue mani, ma si provocò soltanto delle fitte di dolore.
“ Stai tranquillo” gli disse con dolcezza, ma Pegasus non la sentì, l’ unica cosa che riusciva a sentire era un ronzio nelle orecchie. E stava aumentando.
Il suo corpo s’ irrigidì appena si accorse delle sue mani sotto le ascelle che cercavano di farlo uscire da sotto il letto.
La sua mente si azzerò e il suo respiro crebbe in un secondo, Lily vide i suoi occhi diventare rossi, ma non ne fu spaventata, voleva toccarlo, rassicurarlo, farlo calmare.
Ma non ne ebbe il tempo perché Pegasus vide le mani di sua madre toccare la sua testa e agì senza riflettere.
Il sogno, l’ incubo, il ricordo era ancora troppo reale.
Le sue mani si mossero quasi con vita propria e Lily si ritrovò sbattuta contro il muro.
“ Lily!” Scorpius corse verso di lei, il cuore impazzito per la paura.
Lily gemette portandosi una mano alla testa “ sto bene, è solo la botta” spiegò con voce leggermente dolorante.
 Ritrasse le dita dalla testa per alzarsi, e vide che erano sporche di sangue.
Alzò lo sguardo su Scorpius e vide che stava fissando il suo sangue. Seppe quello che stava per fare ancora prima che sollevasse la bacchetta, ma non riuscì ugualmente a fermarlo.
Le girava troppo la testa non riusciva ad alzarsi.
Scorpius si alzò in piedi di scatto, uno sguardo furioso nei suoi occhi e prima che Pegasus potesse anche solo provare a spiegaris, lui sollevò la bacchetta e con un incantesimo lo attaccò al muro.
Pegasus soffocò un grido per il dolore che le costole e la schiena gli inviarono.
“ No” protestò Lily, vedendo il ragazzo respirare faticosamente.
Si alzò in piedi sulle gambe malferme e si appoggiò al muro per non cadere di nuovo.
Vide lo sguardo accigliato di Scorpius su di lei e si chiese se la nausea che sentiva si poteva leggere anche sul suo viso.
“ Io sto bene” gli disse, avanzando di qualche passo, tenendosi lo stomaco.
Sentiva una nausea tremenda e continuava ad avere delle fitte che le davano un dolore infernale.
Eppure non aveva perso così tanto sangue da sentirsi in quel modo.
Forse il colpo che aveva ricevuto le aveva lasciato qualche lesione? Non voleva neanche chiederselo o Alexander sarebbe stato ancora più nei guai.
“ Ha attaccato una collega…ha attaccato te” si giustificò Scorpius, senza staccare gli occhi da Pegasus, la rabbia che trasudava da ogni parola.
Pegasus vide lo sguardo del padre e abbassò il suo. Avrebbe potuto benissimo respingerlo, semplicemente alzando una mano, si sarebbe liberato e avrebbe colpito suo padre, ma non riusciva a farlo.
Lui era suo padre.
Aveva attaccato sua madre solo perché si era appena svegliato da un incubo troppo reale e la sua magia istintiva aveva agito per lui, altrimenti non credeva che sarebbe riuscito ad attaccarla e men che mai suo padre, ma contemporaneamente non riusciva a guardarlo in faccia.
L’ unica cosa che riusciva a pensare era che non poteva guardarlo così, che ogni volta che lo faceva era come ricevere un pugno nello stomaco e che avrebbe solo voluto gridargli che era suo figlio e che aveva ancora bisogno di lui.
 “ Scorpius, smettila” disse calma e mise una mano sul braccio di suo padre facendogli abbassare la bacchetta.
Pegasus ricadde carponi sul pavimento, ma quando la sua mano colpì il pavimento non riuscì a trattenere un grido e si portò la mano al petto.
Lily si chinò subito su di lui “ come stai?” gli chiese.
Pegasus non rispose, un po’ perché era senza fiato per il dolore, un po’ perché non sarebbe mai riuscito a dimenticare i primi sei anni della sua vita e vedere sua madre che si preoccupava per lui, era una cosa talmente strana che lo metteva a disagio.
Era davvero una situazione assurda. Ogni bambino sarebbe dovuto crescere sapendo che cos’ è l’ amore di una madre, e al contrario, nessun bambino avrebbe dovuto crescere temendo la propria madre, con la continua paura di lei e di quello che avrebbe potuto fare.
Invece Pegasus era cresciuto proprio così, il terrore di quale sarebbe stato il successivo abuso che Lily avrebbe fatto a lui, suo figlio, e adesso che lei non aveva la più pallida idea di chi fosse, era sempre dolce e gentile con lui.
“ Sei impazzita?” chiese Scorpius e la guardò pieno di rabbia “ non solo non mi permetti di attaccarlo, ma ti avvicini anche?” domandò ancora senza spostare lo sguardo da Pegasus.
Lui non aveva ancora sollevato la testa e se ne restava a capo chino, la mano vicino al petto, cercando di respirare profondamente.
Era davvero troppo per lui. Cercò di tenere la sua magia sotto controllo, non poteva perderlo di nuovo, forse tutto quello che era successo, la mancanza temporanea di magia era stato anche per quello.
Troppa magia ed era stato quasi come un secchio che si riempie e si riempie ancora fino a quando l’ acqua non straborda e il secchio si vuota.
Si alzò lentamente e s’ incamminò, ma non fece che pochi passi che suo padre lo fermò.
“ Devi restare fermo, dobbiamo portarti all’ Accademia e là deciderà Harry” gli disse con una strana soddisfazione nella voce.
Lily sospirò  e guardò Scorpius “ cosa c’ è che non va nella tua testa? Dobbiamo portarlo al San Mungo…non vedi come sta?” gli chiese e Pegasus vide suo padre guardare sua madre con rabbia.
“ Non mi sembra che tu stia meglio ed è solo colpa sua”.
Pegasus sorrise un attimo, non gli era sfuggito il colorito di sua madre e il tentativo di restare in piedi nonostante si vedesse chiaramente che non stava bene e per assurdo credeva che fosse davvero colpa sua, non tanto per l’ attacco, che sicuramente aveva contribuito, in quanto pensava che un piccolo se stesso fosse già al calduccio del suo utero.
Si riconcentrò su suo padre, ma quando vide i suoi occhi trasalì.
Se quello che aveva inviato a Lily era uno sguardo di piena rabbia, quello che stava rivolgendo a lui era uno sguardo di odio puro.
In un secondo gli venne in mente esattamente il momento opposto.
Uno dei primi momenti in cui aveva potuto riabbracciare suo padre.
 
Scorpius lo prese sulle ginocchia e Pegasus lo guardò stordito e ancora impaurito.
Scorpius sapeva che era perché suo figlio non aveva mai conosciuto l’ amore e ancora sentiva il cuore stringersi al pensiero che avesse sofferto così e che la causa fosse Lily.
La sua Lily.
Prese un respiro profondo e guardò quel bambino che gli assomigliava così tanto.
Era così innocente e aveva sofferto così tanto, quella cicatrice che aveva sulla guancia era talmente infettata che suo padre gli aveva detto che non sarebbe mai scomparsa neanche con la magia, il suo corpo era pieno di lividi e le sue mani erano fasciate per colpa degli incantesimi a cui lo avevano sottoposto; senza contare la cosa peggiore: quel maledetto marchio che gli aveva impresso sulla schiena.
Sentì le lacrime agli occhi al pensiero che Lily fosse riuscita a fare questo a suo figlio.
Non poteva crederci eppure l’ aveva vista con i suoi occhi.
“ Papà?” Pegasus gli mise una mano sulla guancia e gli spostò leggermente il viso come a voler attrarre la sua attenzione.
Scorpius abbassò gli occhi su di lui e lo guardò con un sorriso “ Pegasus, non posso dormire sempre con te” lo rimproverò con dolcezza “ devo andare al lavoro e a volte ho i turni di notte” lo informò e automaticamente pensò che voleva fare più turni possibili: voleva trovare Lily.
“ Ti lascio con i nonni, ma devi imparare a dormire da solo” gli disse scompigliandogli i capelli.
Il bambino si scansò automaticamente e Scorpius maledì Lily e quello che era riuscita a fare a loro figlio.
“ Non ti succederà più niente” gli disse, capendo il motivo del suo disagio “ ti prometto che ti proteggerò sempre” continuò a rassicurarlo.
Pegasus scosse la testa “ non posso dormire da solo” protestò con la voce rotta dal pianto, ma nessuna lacrima scese nel suo viso.
“ Perché ?” gli chiese Scorpius e Pegasus scosse la testa, sembrava che non volesse assolutamente dirglielo.
Scorpius alzò il viso su Albus che stava guardando la scena con J.J. appoggiato alle gambe.
“ Pegasus, sai che puoi dirmi tutto, vero?” gli chiese, prendendogli il mento tra le dita e portando i suoi occhi al livello dei propri.
Il bambino lo guardò ancora qualche secondo e poi spostò lo sguardo verso il muro “ Ho paura del buio” confessò e riportò gli occhi sul padre, guardandolo terrorizzato per paura che lo punisse.
Scorpius trattenne il fiato. Non era sicuro di voler sapere tutto quello che era successo al suo bambino.
Cercò di trattenere le sue emozioni e dopo aver cercato coraggio con un altro sguardo ad Albus, sorrise a suo figlio “ vuoi sapere una cosa?” gli chiese con l’ aria di uno che stava per fare una grande confessione.
Pegasus annuì e Scorpius si avvicinò al suo orecchio “ è il buio che ha paura di te, per quello è così scuro, si nasconde” gli disse in un sussurro e Pegasus sgranò gli occhi incredulo.
“ Alexander!” la voce di sua madre lo riscosse “ Alexander, stai bene?”.
Il suo volto sembrava impallidito e il suo sguardo completamente perso era fissato in quello di Scorpius.
Scorpius assottigliò gli occhi e lo studiò “ a che gioco stai giocando?” gli chiese rabbioso “ se pensi che se mi fai pena ti lascerò andare, ti sbagli” lo liquidò.
Lily sentì il nervoso aumentargli, non sapeva neanche lei perchè, ma Alexander gli era ormai entrato nel cuore.
“ Perché non puoi semplicemente lasciarlo in pace?” chiese guardando Scorpius.
“ Devo vomitare” sussurrò Pegasus quasi più a se stesso che agli altri e infatti nessuno lo udì.
“ Lo capisci che è un pazzo, che non è minimante chi vuole sembrare, che potrebbe essere un Apocalittico…”
Pegasus non riuscì a sentire il resto perché corse via, sentì suo padre intimargli di fermarsi e sua madre urlare preoccupata per quello che gli stava succedendo, ma lui corse ancora e quando entrò dentro il bagno sigillò velocemente la porta prima di chinarsi e vomitare tutto.
Ignorò il dolore che il suo corpo gli inviava ad ogni spasmo causato dal vomito e continuò fino a quando non fu completamente svuotato.
Non ci riusciva. Non poteva continuare.
Appena riuscì a smettere si accasciò lungo le piastrelle e si mise la mano sana tra i capelli.
Doveva sparire dalla vita dei suoi genitori, doveva trovare Cris e andarsene.
Magari poteva chiedere a lei di uccidere sua madre. Lui aveva fallito, non riusciva più a gestire l’ amore di sua madre e l’ odio di suo padre. Non quando era abituato ad avere l’ esatto contrario.
Lily si appoggiò al muro sentendo i  gemiti sconquassati di Alexander e chiuse gli occhi.
“ Non potevi farne a meno, vero?” chiese stancamente senza riaprire gli occhi.
Scorpius serrò le mani nervosamente, ma non rispose.
“ Che cosa pensavi di fare, non hai visto che era ferito?”
Scorpius non rispose ancora, ma strinse ancora di più i pugni, sembrava che si stesse trattenendo.
“ Lui è un nostro collega”.
Scorpius non resistette più e guardò Lily con la collera che aumentava sempre di più in lui “ un collega che ti ha attaccato”.
“ Non l’ ha fatto apposta” lo difese Lily, non sapeva perché, ma ne era sicura.
“ Hai visto le sue mani? Hai visto che ti ha attaccato senza bacchetta?” le chiese sentendo la rabbia crescere in lui.
Perché lo difendeva?
“ Una delle regole degli Auror è non infierire su chi è già ferito”.
Scorpius emise una mezza risata e scosse la testa. Sentiva la gelosia pungolarlo e la cosa non gli piaceva affatto.
Possibile che Lily riuscisse sempre a scatenare questi sentimenti in lui.
Sentimenti travolgenti, che fossero amore, passione o gelosia, lui sentiva la sua mente travolta da tutto quello che provava.
“ Smettila, Lily, lo sai anche tu che quella era magia oscura” l’ ammonì voltandosi, ma Lily lo afferrò per un braccio.
“ Oscura?” gli chiese e la sua voce sembrava davvero confusa “ hai già deciso, vero?” gli chiese amareggiata.
 “ Giudice e giuria e invece lui potrebbe…”
Ma fu interrotta da Scorpius “ Potrebbe cosa? Merlino, Lily, non capisco cosa ti prenda…tu proprio tu non capisci che potrebbe essere un Apocalittico, ti ha fatto del male…proprio come…”
Lily lo fermò con una mano e il suo viso divenne paonazzo “ non ci provare” sibillò e credette di non essere mai riuscita a dire tre parole con altrettanta rabbia.
“ Non provare neanche a mettere nel mezzo quello che mi è successo” lo avvertì.
“ E’ la stessa cosa” ribatté Scorpius, forse avrebbe dovuto fermarsi, già in quel momento sentiva la rabbia che agiva sui suoi pensieri, ma non ci riusciva.
“ La stessa cosa?” Lily quasi urlò e lo guardò fuori di sé.
“ Tu ne sai tanto così di quello che mi è successo quel giorno” gli disse unendo il pollice e l’ indice “ e ti assicuro che se ne sapessi di più, sapresti che non è la solita cosa proprio per niente”.
Non urlava, ma Scorpius forse avrebbe preferito che urlasse. Era così tanta la rabbia e il dolore che trasudavano da quelle parole.
“ Quindi non mettere in mezzo cose che non sai solo per mettere a tacere la tua coscienza”.
Scorpius aprì la bocca per parlare, ma Lily lo tagliò fuori.
“ Sei pieno di pregiudizi, Alex non ti è mai piaciuto e tu non ti sei neanche dato la briga di conoscerlo”
Scorpius sentì il cuore fermarsi per un attimo: Alex?
Sapeva che dopo quello che aveva appena detto non avrebbe dovuto aggiungere nulla.
Sapeva che aveva fatto male a Lily più di quanto avesse mai immaginato, ma semplicemente il suo temperamento prese il sopravvento e non ci vide più.
Per un attimo il suo cervello parve concentrarsi solo sulla parola Alex.
Lo aveva davvero chiamato così? E da dove veniva tutta quella confidenza?
“ Quanto?” le chiese, gli occhi scintillanti di rabbia.
Lily aggrottò le sopracciglia “ quanto cosa?” domandò.
“ Tu, quanto l’ hai conosciuto bene?” chiarì senza smettere di guardarla e Lily scosse la testa indietreggiando di un passo “ sei ridicolo” gli rispose, sperando di aver capito male quello che stava insinuando.
“ E’ meglio finirla qua” disse superandolo per andare in salotto.
Scorpius la guardò in silenzio, ma dentro di sé bruciava. Doveva sapere se era davvero così. La raggiunse mentre era ancora in corridoio e  la prese per un polso.
“ Te lo fai?” le chiese a bruciapelo e Lily spalancò gli occhi “ che cosa?” chiese con voce stridula.
Sentiva gli occhi dolerle per lo sforzo di sgranarli all’ inverosimile. Non poteva aver sentito bene.
“ Il mio amato cuginetto, te lo fai? Ti mette le mani addosso? Ti bacia? Ti tocca? Te lo porti a…”
Lily alzò una mano e lo colpì prima ancora che lui potesse completare l’ ultima ipotesi.
Non voleva sentire nient’ altro e per assurdo non erano state neanche le sue parole a infastidirla, seppur avesse scelto le peggiori in assoluto, quello che davvero la infastidiva era il tono di umiliazione e la luce cattiva che vedeva nei suoi occhi.
Come se adesso volesse solo ferirla.
Scorpius spalancò gli occhi come se il suo schiaffo lo avesse riportato alla realtà, come se si fosse appena reso conto di quello che aveva detto.
“ Io…” cominciò, ma in fondo non sapeva come concludere.
Aveva esagerato e lo sapeva, ma quello che non sapeva era se si voleva veramente scusare.
E’ vero, era stata la rabbia, ma non solo. Quello che davvero lo aveva spinto a dirle quelle cose era ancora vivo in lui, era un fuoco che lo divorava, un qualcosa che gli graffiava il cuore e che gli faceva vedere orrende e insopportabili immagini di Lily con Alexander.
“ Non osare trattarmi così, Malfoy” gli disse, la rabbia che le faceva scoppiare il cuore nel petto.
La collera la stava invadendo talmente tanto che dovette appoggiarsi al muro per non cadere da quanto le girava la testa. Si portò una mano sulla fronte cercando di combattere la nausea che quel forte capogiro le aveva dato.
“ Lily” Scorpius mosse un passo verso di lei, i suoi occhi erano pieni di preoccupazione, ma Lily alzò i propri su di lui.
“ Non mi toccare” disse scansandosi di colpo, ma così facendo perse del tutto il suo precario equilibrio e cadde a terra.
“ Che ti succede?” adesso la voce di Scorpius era davvero piena di panico mentre si chinava su di lei, ma lei alzò i suoi occhi su di lui e Scorpius quasi indietreggiò vedendoli così ardenti di rabbia.
“ Ti ho detto di non toccarmi” gli impose, alzandosi piano e riacquistando completamente il controllo di sé.
“ Tu credi di poter dire quello che vuoi, vero?” gli chiese e ringraziò mentalmente che il suo momento di debolezza fosse passato.
“ Arrivi tu, il grande Scorpius Malfoy, colui che tutto sa, colui che può dire quello che vuole senza preoccuparsi delle conseguenze…”
Si sentiva davvero spossata, forse era il fatto che non aveva mangiato dalla sera precedente, o forse il fatto che aveva dormito male, o, cosa più probabile, tutta la rabbia che stava scorrendo nelle sue vene.
“ Non funziona così” aggiunse debolmente e Scorpius guardò il suo volto pallido, ma piena di rabbia.
Aprì la bocca per dirgli che non era più sicuro di quello che aveva detto, che forse dovevano parlarne, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa la porta si aprì e Pegasus uscì fuori.
Il viso era pallido e madido di sudore, i suoi capelli erano attaccati alla fronte in ciocche ancora più disordinate del solito e gli occhi erano arrossati e cerchiati “ io… non litigate per me” gli disse e Scorpius distolse lo sguardo imbarazzato; per un attimo il suo tono ed il suo sguardo gli avevano dato la sensazione di un bambino che implorava i genitori di smetterla.
Si sentì un po’ stupido. Non pensava che lo avesse sentito e adesso che lo guardava gli sembrava così assurdo.
Qualcosa in fondo al suo cuore si era appena smosso per Alexander e per come lo aveva appena guardato, sembrava davvero ferito e non solo fisicamente, sembrava davvero colpito da quello che era successo e sembrava che lo fosse da lui.
“ Io sparirò, devo solo trovare una persona e poi…io me ne andrò, ma ho davvero bisogno degli Auror per trovare questa persona…”
La sua voce era affaticata, il petto gli faceva davvero male e sapeva che la sua posizione leggermente incurvata era perché anche la schiena era malandata.
Avrebbe voluto guarirsi, ma le sue forze scemavano sempre di più.
“ Ho bisogno degli Auror ” disse cercando di non farsi avvolgere dall’ incoscienza.
“ Ho davvero bisogno di…Cris”
Cadde in ginocchio e Lily gli mise una mano intorno alla vita per impedirgli di cadere totalmente.
Guardò Pegasus che ormai respirava a bocca aperta cercando di portare ossigeno con sé e poi alzò lo sguardo su Scorpius e lo guardò piena di rabbia.
“ Adesso sarai contento” gli disse e Scorpius li guardò dall’ alto.
Non era contento.
Non lo era perché era sicuro di aver rovinato tutto con Lily e di aver distrutto tutti i passi avanti che aveva fatto con lei.
Non lo era perché improvvisamente vedere quel ragazzo ferito davanti a sé lo metteva a disagio e gli faceva dolere il cuore.
Aveva visto dai suoi occhi che non era solo rotto fisicamente, lo sembrava anche interiormente.
“ Portiamolo al San Mungo” disse afferrandolo dall’ altro lato e alzandolo.
Pegasus si accasciò tra le loro braccia e Scorpius imprecò quando sentì il peso del ragazzo rilasciarsi.
“ Dannazione, adesso non posso smaterializzarmi ” si arrabbiò “ prendi la passaporta” ordinò a Lily e lei non protestò solo perché sapeva che lei non sarebbe mai riuscita a reggere il peso di Alex da sola.
L’ attivò e pochi secondi dopo il familiare strappo gli fece capire che erano in viaggio.
***
Quando Draco Malfoy fu chiamato per un’ emergenza su un Auror sentì il cuore in gola.
La sua prima paura fu che si trattasse di suo figlio, ma poi si accorse che a quel pensiero gli si era accoppiato anche il pensiero di suo nipote.
Non poteva credere quanto quel presuntuoso ragazzino gli fosse entrato nel cuore.
Arrivò davanti alla porta della sala medicazioni e la aprì con il cuore che batteva all’ impazzata e nella mente la preghiera che non fosse nessuno dei due.
Quando vide il nipote steso sul lettino e soprattutto, quando vide com’ era conciato, chiuse gli occhi cercando di calmarsi.
Adesso lui aveva bisogno della sua piena lucidità.
“ Che è successo?” domandò aspettando di trovarsi davanti a degli Auror comuni, invece scosse la testa, quando vide che chi lo aveva accompagnato lì erano proprio il padre e la madre di Pegasus.
Lily lo guardò solo un secondo prima di assumere una strana tonalità verdognola e scappare per chiudersi in bagno.
Mentre guardava suo figlio lanciargli un’ occhiata e seguirla di corsa scosse la testa, a quanto pareva anche il piccolo Pegasus era già in mezzo a loro.
Guardò quello grande, ferito e incosciente davanti a sé.
Si avvicinò e gli scostò una ciocca di capelli dal viso.
A quanto pareva, il destino aveva uno strano senso dell’ umorismo.

COMMENTO: OK, CAPITOLO INCENTRATISSIMO SU PEGASUS…SPERO CHE NON PENSIATE MALE DI LUI, MA POVERINO, PROVATEVI A METTERVI NEI SUOI PANNI, HA PERSO TUTTI I SUOI AMICI, E’ PREOCCUPATISSIMO PER LORO, FERITO E PIENO DI CONFUSIONE PER COME E’ DEGENERATO IL RAPPORTO CON SUO PADRE CHE ADORA : ) PER SCORPIUS VI AVEVO AVVERTITO CHE NON SAREBBE SEMPRE STATO DOLCE E CHE A VOLTE VI AVREBBE FATTO VENIR VOGLIA DI PRENDERLO A SCHIAFFI ; )) PER QUANTO RIGUARDA GLI ALTRI, NON SONO RIUSCITA A FARCELI ENTRARE O SAREBBE VENUTO UN CAPITOLO IMMENSO QUINDI, DOVRANNO ASPETTARE IL PROSSIMO ; ) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, NON SAPETE LA CARICA CHE MI DATE CON LE VOSTRE PAROLE, OVVERO GRAZIE A : ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS 89 / SINISA / ENDY_LILY 95 / CHIARA SHRIN SCINTILLA E LILY LUNAMOON !! INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SSEGUITE E RICORDATE E GRAZIE ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 20
*** 19 CAPITOLO ***


“ Io…vi giuro, davvero, non capisco” .
Draco sentiva la rabbia trapelare da ogni parola mentre guardava Lily e Scorpius negli occhi.
“ Perché non lo avete portato qua subito?”
Scorpius sospirò “ papà…” cominciò, ma venne interrotto immediatamente da Draco “ sai che anche noi guaritori abbiamo i nostri limiti, vero?” gli chiese “ sai che cos’ è una sindrome da schiacciamento?”
Draco emise un verso spazientito vedendo i loro volti sorpresi “ non avete notato che aveva difficoltà a respirare, non avete notato che le forze lo abbandonavano, che…”
Draco stava continuando a parlare, ma Scorpius non lo ascoltava più, riusciva solo a rivedere tutte le immagini nella sua testa; era vero, Alexander aveva mostrato più volte di non riuscire a respirare correttamente e il suo viso era sempre più cereo, sembrava non riuscire a reggersi neanche in piedi e lui cosa aveva fatto?
Niente.
Draco guardò il viso colpevole di suo figlio e prese un respiro per calmarsi, ma era così arrabbiato con loro.
Se solo avessero saputo chi era il ragazzo steso nel letto e che rischiava la vita non sarebbero rimasti così tranquilli ad ascoltarlo, anzi, con tutta probabilità suo figlio avrebbe dato in escandescenze e la piccola Potter, bè lei era una continua sorpresa.
Per un attimo fu quasi tentato di dirglielo e di sbattergli in faccia che avevano quasi ucciso loro figlio, poi tornò sui suoi passi e pensò che quello non era il suo compito.
Non poteva tradire in quel modo la fiducia di suo nipote. Forse i Serpeverde non erano sempre a loro agio con lealtà e fiducia, ma lui, soprattutto dopo il suo passato, lo era verso la sua famiglia.
Nessun inganno, nessun imbroglio.
Pegasus avrebbe detto loro chi era, se e quando, se lo fosse sentito.
“ Va bene, ascoltate, le cose stanno così…” iniziò stancamente “ P…Alexander non è messo molto bene, quando voi lo avete trovato schiacciato da quel letto, dovevate precipitarvi qua, perché tutto, al momento in cui lo avete liberato, tutto dai suoi polmoni ai suoi reni ha smesso di funzionare correttamente e…”
Scorpius lo interruppe “ non stai dicendo che morirà, vero?” gli chiese con una strana ansia nella voce.
Draco lo osservò e vide che il volto di suo figlio era davvero pieno di preoccupazione e gli occhi di Lily erano pieni di lacrime non versate.
“ Noi abbiamo perso tempo” mormorò cercando di tenere a bada la nausea.
Si sentiva davvero male ed era sicura che tutto quello fosse legata ad Alexander e al loro egoismo nei suoi confronti.
“ Noi ci siamo messi a litigare” mormorò ancora sentendosi sempre più in colpa.
Se Alexander fosse morto non sarebbe mai riuscita a perdonarsi.
“ Scusate” disse in un sussurro ed entrò nella stanza.
Scorpius la seguì con lo sguardo, ma non disse niente, limitandosi a passare una mano tra i capelli nervosamente.
“ Ho fatto un gran casino, papà” disse lasciandosi cadere sulla sedia.
Draco si sedette accanto a lui “ con lei o con lui?” chiese cercando di capire per quale motivo sembrasse così abbattuto.
“ Con entrambi” rispose Scorpius e Draco innalzò un sopracciglio, ma non disse niente, restando accanto a lui e aspettando il momento in cui si sarebbe sentito pronto.
“ Non solo non ho capito che stava male, ma l’ ho anche aggredito, e pensare che Lily me lo diceva, continuava a ripetermi  ‘ non vedi che sta male?’ ed io non riuscivo ad ascoltarla, lui l’ aveva aggredita in un momento di quasi incoscienza e oltretutto senza usare la bacchetta, ma non è stato neanche quello…è stato…è stata…bè, credo di essere geloso” confessò appoggiando gli avambracci sulle cosce e affondando la testa tra le mani.
Draco cercò di soffocare una risata, ma non ci riuscì molto bene e Scorpius si voltò verso di lui “ bè, e ora che ridi?” domandò quasi offeso.
Draco cercò di tornare serio “ scusa, scusa…è che…” non riusciva neanche a parlare, non riusciva a smettere di ridere.
Scorpius era geloso di suo figlio?
“ Va bene, ho capito, smetto di parlare con te. Grazie, papà” si lamentò alzandosi.
Draco si ricompose vedendolo andare via “ aspetta...aspetta… dove vai?” gli chiese tornando serio di colpo “ via” rispose Scorpius “ vado a casa, ho bisogno di stendermi e di prendere a pugni qualcosa per la mia idiozia”
Draco sospirò “ guarirà, fidati, lui guarirà, se fosse stato un Babbano non credo che avrebbe avuto qualche speranza, ma lui ha un forte nucleo magico e quello lo aiuterà a guarire” gli disse sincero, anche lui durante la visita si era stupito di quanta magia racchiudesse suo nipote dentro di sé.
Scorpius annuì “ puoi fare qualcosa anche per Lily?”
Draco assottigliò gli occhi: che suo figlio avesse capito lo stato di Lily?
“ Credo sia colpa mia se sta così”
Draco si trattenne dallo scoppiare a ridere di nuovo “ a dir la verità credo che la colpa sia di entrambi…” disse tra il serio e il faceto.
Scorpius si accigliò “ che stai dicendo. Non sai neanche che cosa è accaduto…”
“ Posso immaginarlo” replicò stringendo le labbra per restare serio.
“ Papà, di cosa stai parlando?” gli chiese Scorpius, poi strinse gli occhi “ hai bevuto?” gli chiese ancora e Draco si concesse finalmente un ghigno.
“ Purtroppo no” rispose.
Scorpius sospirò “ va bene. Stasera sei di un umore stupendo e io non posso restare…”
“ Scorpius” lo interruppe Draco, tornando serio e mettendogli le mani sulle spalle.
“ Devo dire che hai preso tutti i miei lati peggiori” scherzò  “ Ma credo che tu abbia preso quelli migliori di tua madre” continuò e Scorpius emise suo malgrado un sorriso.
“ Non voglio mettere bocca nel vostro rapporto, ma non andartene…vai dentro e parlale o te ne pentirai” gli consigliò.
“ Non credo sia saggio, farei star peggio Lily e…anche Alexander”.
Draco scosse le spalle “ come vuoi, ma io credo che se fossi solo e non avessi più nessuno al mondo vorrei svegliarmi con accanto una faccia amica”.
“ Allora non sono io” commentò Scorpius pensando a tutto quello che gli aveva fatto, Draco sorrise e gli mise una mano sulla spalla “ ne saresti sorpreso” lo contraddisse.
Scorpius guardò la porta e poi suo padre.
Era tentato di entrare, sembrava che ci fosse qualcosa che lo spingeva ad aprire quella porta, si sentiva quasi come se tutta la sua famiglia fosse stata lì.
Forse perché suo padre e Lily erano là o forse per il senso di colpa che provava verso quel ragazzo.
Guardò di nuovo suo padre e poi prese un respiro “ non dire niente” lo ammonì scherzoso, quando notò il suo sorriso mentre si avvicinava alla porta.
Draco alzò le mani per difesa e fece segno di cucirsi la bocca.
Scorpius scosse la testa con un sorriso ed entrò nella stanza.
***
“ Mi spieghi come ci siamo ritrovati a questo punto?”
J.J. mosse le braccia mentre faceva questa domanda e cercò di liberarsi dalle corde magiche che lo stringevano.
“ Vuoi che te lo dica davvero?” domandò Zoe di rimando innervosendosi “ allora, vediamo, forse perché un ragazzo idiota ha premuto la passaporta e ci ha riportati nel futuro, ma non nel nostro futuro perché è già variato e, sempre questo ragazzo…”
Arrivò al punto dove doveva dire che aveva scoperto che non era nato ed aveva cominciato a dare in escandescenze, ma capì che non poteva farlo.
Ancora, dopo più di due ore, poteva vedere i suoi occhi verdi pieni di angoscia al pensiero che i suoi genitori erano entrambi morti e che lui non era riuscito a nascere.
“ Vedrai che si risolverà tutto” disse invece e sperò davvero che potesse andare così.
“ Almeno se qualcuno si avvicinasse e ci dicesse qualcosa” si lamentò J.J. e subito dopo notò due ragazzini che cominciavano ad avvicinarsi, un passo dietro l’ altro ed un’ occhiata dietro l’ altra.
“ Secondo me, hai un futuro in Divinazione” scherzò Zoe e J.J. la fulminò con gli occhi “ felice di farti ridere, Lupin” la rimproverò e Zoe si mise a ridere.
“ Chi siete?” chiese uno dei due ragazzini arrivando accanto a loro.
J.J. notò che l’ altro si teneva un po’ più indietro, quasi fosse un po’ intimorito, o forse, pensò J.J. poteva semplicemente essere meno curioso.
Osservò il ragazzino accanto a lui: sembrava non avere più di quindici anni, i suoi capelli erano biondi e disordinati, gli ricordavano quelli di Pegasus, sia nella forma che nel colore, i suoi occhi invece erano diversi, con un taglio più ampio e con l’ iride color nocciola.
“ Per Silente, tu sei figlio di Scorpius e Lily” affermò, poi aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Zoe “ ma Pegasus non ha fratelli” aggiunse stupito.
Zoe scosse la testa con un sorriso in volto “ avrai anche un futuro in Divinazione, ma sicuramente non in qualcosa dove si deve applicare la testa” lo prese in giro e J.J. assottigliò gli occhi.
“ Rifletti, il futuro è cambiato e Lily” si fermò lanciando un’ occhiata ai due ragazzini che sembravano molto interessati ai loro discorsi e abbassò la voce di modo che solo J.J. potesse sentirla “ non è più la regina del male e anzi, è rimasta insieme al padre di Pegasus e quindi…non è così strano che abbiano avuto un altro figlio” concluse e J.J. riportò automaticamente gli occhi sul cugino.
“ Vorrei vedere la reazione di Pegasus” affermò con un sorriso.
Il ragazzino spalancò gli occhi e fece un movimento per allontanarsi da lui “ Pegasus?” chiese con un filo di voce.
L’ altro ragazzino gli toccò la spalla “ andiamo, A.J., c’ è davvero qualcosa di strano, hanno ragione i nostri genitori” gli spiegò.
“ A.J… oh no, ti prego, dimmi che non hanno avuto la splendida idea di darti il nome di mio padre defunto”.
Possibile che i fratelli Potter fossero tutti uguali. Tre entità distinte e lo stesso cervello?
Ma d’ altronde perché si stupiva? Erano degni figli di loro padre, tutti e tre i fratelli Potter avevano nomi di defunti.
Suo malgrado un sorriso gli affiorò sulle labbra “ se riusciamo a cambiare ulteriormente il futuro e salvare anche i miei genitori, io e questo ragazzino ci troveremo senza nome” scherzò.
“ Sì, direi che in questo momento, quando, tu non sei neanche nato ed io…bò, non so neanche cosa sia successo a me…il nome è davvero il particolare più importante” lo schernì.
J.J. mormorò un simpatica tra le labbra, ma riportò il suo sguardo sul ragazzino.
“ Quanti anni hai?” gli chiese, sembrava molto più giovane di Pegasus.
A.J. aprì anche le labbra per rispondere, ma l’ altro ragazzino, moro e con due occhi blu mare, sospirò esasperato “ A.J., ti metterai nei guai” si lamentò  “ Stai zitto, Nath, guai è il tuo secondo nome” lo prese in giro “ veramente sarebbe Samuel” ribatté stando allo scherzo e A.J. sorrise prima di riportare lo sguardo su quella coppia di stranieri.
“ Ho quindici anni” rispose, guardando J.J. negli occhi e lui si stupì come nonostante l’ espressione fosse la solita, gli occhi di A.J. e di Pegasus risultassero diversi e non solo nel colore.
C’ era qualcosa che non gli sovveniva, ma che li differenziava in modo palese.
“ Come vi chiamate?” chiese lui incuriosito e J.J. mise da parte i suoi pensieri e si presentò.
“ Sai, ti stringerei anche la mano, ma…” mosse le mani per mostrare che erano legate e vide suo cugino sorridere ed anche Nath sollevò il labbro superiore, nonostante cercasse di rimanere serio.
Entrambi i ragazzini spostarono lo sguardo su Zoe come se la notassero per la prima volta “ sei una Metamorfmaga” affermò Nath e Zoe alzò gli occhi al cielo innervosita “ però che occhio” ribatté innervosita.
In fondo era ormai qualche ora che si trovavano lì, legati come salami e con nessuna possibilità di uscita e, oltretutto senza nessuno che li considerasse, a parte due ragazzini curiosi.
Stavano perdendo tempo prezioso. Tempo che Cris poteva non avere.
“ Che c’ è?” chiese guardando il viso dei tre ragazzi che la guardavano stupita “ mi sembrava evidente, no?” chiese e dopo un’ ultima occhiata a J.J. riportò il suo sguardo in avanti.
J.J. scosse la testa “ scusatela” disse “ credo sia sindrome premestruale”.
Zoe girò la testa verso di lui ad una velocità impressionante ed i suoi capelli divennero rossi fuoco il che non era mai buon segno, J.J. si fece piccolo piccolo sotto il suo sguardo furioso e gli altri due ragazzini risero apertamente.
“ Siete meglio di un buon film” affermò Nath, sedendosi finalmente accanto al cugino.
J.J. prese un respiro e si concentrò di nuovo sui ragazzini “ sì, vabbè, diciamo che non le posso dar torto, è colpa mia se siamo in questo casino” si giustificò e guardò di sottecchi Zoe, ma lei non lo guardava un’ altra volta.
“ Sentite, pensate di riuscire a farmi parlare con Harry Potter?”
I due ragazzini lo guardarono di nuovo seri “ il nonno?” chiese Nath e si scambiò uno sguardo con A.J.
“ Nonno?” chiese J.J.
Ecco chi era Nath, doveva essere il figlio di James, vide che anche Zoe doveva essere giunta alla stessa conclusione, visto che i suoi occhi erano pieni di comprensione.
“ Quindi James non solo è vivo, ma ha anche avuto un figlio” mormorò Zoe e J.J. annuì.
“ Ok, adesso dobbiamo assolutamente parlare con qualcuno”.
Se fossero riusciti a tornare nel passato, sarebbero riusciti ad aiutare gli altri a ritrovare James e sarebbero riusciti anche a salvare suo padre e sua madre.
“ Va bene chiunque: tuo padre, tuo nonno, tua madre…anche tuo padre” concluse guardando Nath.
“ Non possiamo” si giustificò A.J. “ stanno ancora parlando di voi, della tua somiglianza con il nonno” disse osservandolo meglio.
“ Per forza sono suo nipote, anche Pegasus è uguale a Draco…”
I due ragazzini si scambiarono di nuovo un’ occhiata terrorizzata “ che succede?” chiese Zoe, non le era sfuggito che era la seconda volta che reagivano così al nome di Pegasus.
“ Che cosa c’ è che non va con Pegasus?” domandò ancora assottigliando gli occhi.
A.J. guardò suo cugino negli occhi “ davvero conosci mio fratello?” chiese con un filo di voce.
J.J. annuì un po’ indeciso. E adesso che cos’ era successo.
“ Vorrei tanto conoscerlo anche io” confessò amaramente e J.J. capì che cosa c’ era di diverso con Pegasus.
A.J. era un ragazzino spontaneo, vivace e, soprattutto innocente. Tutte cose che Pegasus, non per propria volontà, non aveva mai avuto.
“ Dov’ è ora?” si sentiva tanto stupido a fare questa domanda. Era chiaro dove fosse, nel passato insieme a Cris e loro dovevano tornare al più presto.
A.J. guardò lontano e Nath si morse un labbro nervoso.
“ E’…E’…morto?” chiese Zoe, e la parola morto fu poco più di un sussurro.
I due ragazzini scossero la testa “ non possono ucciderlo” spiegò “ A.J.” lo interruppe Nath scuotendo la testa vigorosamente.
“ Potrebbero essere spie” gli disse “ hanno detto di stargli lontani…”
“ Smettila, Nath, è chiaro che non sono spie e poi lui assomiglia davvero troppo al nonno”
Nath incrociò le braccia al petto “ tua la decisione, tua la responsabilità” affermò e J.J. lo guardò.
Sembrava una frase da uscita e quindi si aspettava che se ne andasse da un momento all’ altro, ma non lo fece e a J.J. ricordò molto il suo rapporto con Pegasus, potevano anche arrabbiarsi l’ uno con l’ altro, ma non si sarebbero mai abbandonati.
Il cuore gli si strinse al pensiero di averlo lasciato nel passato, ma la voce di A.J. lo distolse di nuovo dai suoi pensieri.
“ Non possono ucciderlo, altrimenti il loro gruppo vedrebbe la fine…”
“ Tanto vale che gli dici tutta la profezia” si lamentò Nath, guardandolo con ammonimento.
“ Sappiamo della profezia”.
Se avesse tirato una bomba J.J. avrebbe fatto meno danni.
I due ragazzini si alzarono in piedi di scatto e Zoe si voltò verso di lui stupita, nei loro accordi c’ era il fatto che nessuno avrebbe mai parlato della profezia, ed ora invece…
“ Nessuno sa della profezia…” disse A.J. in un sussurro “ solo la mamma, papà e pochissimi altri…loro non l’ hanno mai detta a nessuno”
J.J. sospirò “ ascoltami bene, io so della profezia perché Pegasus mi ha detto della profezia, perché ho passato, giorni, mesi, anni a pensare con lui come risolvere quello che la profezia dice…” s’ interruppe valutando in pochi secondi se fosse il caso di parlarne con due quindicenni “ secondo te, tuo fratello può aver accettato a pacchetto chiuso che l’ unico modo per sconfiggere quei maledetti Apocalittici è la sua morte?”
A.J. lo guardò “ io non lo so…io non lo conosco”.
J.J. alzò gli occhi. Aveva ragione: uno a zero per il biondino.
Zoe scosse la testa, ma gli venne in soccorso “ noi siamo davvero molto amici di Pegasus e vorremo tornare da lui, per quello abbiamo bisogno di Harry…non vi disturberemo più, ma abbiamo davvero bisogno di lui.”
A.J. e Nath valutarono i due ragazzi “ non potete essere amici di Pegasus” affermò il ragazzo dai capelli corvini “ lui è prigioniero da anni in quel castello”.
J.J. inarcò le sopracciglia “ ma se tua madre è qua…”
A.J. lo guardò sorpreso “ che c’ entra mia madre?” chiese irritato “ chi lo sta tenendo prigioniero?” domandò J.J. a sua volta.
Adesso i due ragazzini sembravano davvero sorpresi “ non avevate detto che sapevate della profezia”.
J.J. non capì se le parole di Nath erano una domanda od un’ affermazione, per cui si limitò a restare in silenzio.
“ Pegasus è prigioniero e non riusciamo a liberarlo…mamma e papà ci hanno provato così tanto, ma non riescono ad avvicinarsi, l’ unica cosa che li consola e che li fa andare avanti…”
Si fermò e guardò dritto gli occhi di J.J. “ è che non possono ucciderlo, perché se lui muore, moriranno anche loro” li informò con voce amareggiata.
“ Sì, ma non è una gran consolazione” affermò di rimando J.J.
Porca Morgana, aggiunse dentro di sé. Lui non era nato, Pegasus era in mano agli Apocalittici e non era mai stato liberato.
Era sempre più un gran casino.
***
Lily si chiuse la porta alle spalle lasciando fuori Scorpius e Draco e sperando di riuscire a chiudere fuori anche il suo senso di colpa, ma scoprì di non esserci affatto riuscita.
Più guardava Alexander e più il cuore le si stringeva come fosse incastrato dentro una morsa.
Era ancora incosciente e, nonostante il corpo fosse parzialmente nascosto dal lenzuolo, poteva vedere i grossi lividi sulla parte superiore del petto.
Ne era quasi completamente ricoperto. Sembrava che qualche pittore distratto avesse alternato il viola al rosa carne.
Si aggrappò con rabbia alla sponda del letto e lo guardò.
Perché le sembrava di aver fallito in qualcosa? Perché sentiva di non averlo protetto abbastanza?
Sentì le lacrime salirle agli occhi e si chiese che cosa fosse quello che stava sentendo in fondo al suo cuore.
Sembrava le si stesse spezzando e non ne capiva il motivo.
Si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sopra al polso.
Chiuse gli occhi come delle immagini le arrivarono nitide nella mente: un bambino biondo, con gli stessi occhi grigi e la stessa tristezza che c’ erano in quelli di Alexander, le stava correndo incontro, o almeno credeva che fosse lei, perché non si vedeva, era come se stesse guardando la scena con i propri occhi.
Il bambino sorrideva e stava già tendendo le sue braccia verso di lei, quando una figura lo afferrò.
Non riusciva a vederlo. Lily strizzò gli occhi cercando di combattere il fatto che sembrasse solo un’ ombra.
Li strinse ancora di più e cercò di avvicinarsi di un passo, ma le gambe sembravano troppo pesanti, provò a chiamare Alexander, ma lui piangeva e non la sentiva.
Lei lo vedeva, poteva sentire tutta la sua sofferenza, tutta la sua paura, ma non poteva fare niente.
No. No. Alexander, voleva aiutarlo, era solo un bambino, non poteva soffrire.
Aprì gli occhi, il fiato grosso ed il viso che andava in fiamme.
La sua mano si staccò di colpo dal braccio di Pegasus come se si fosse scottata e guardò il suo volto.
A parte il colore dei capelli, per il resto il bambino poteva benissimo essere lui.
Ma perché lei era riuscita a vedere quel suo ricordo? E se fosse stato Alexander : che cosa voleva che lei notasse?
Sentì la nausea salirle di nuovo e corse verso il bagno, senza neanche premurarsi di chiudere la porta.
Dopo qualche minuto si sollevò e prese un respiro dirigendosi al lavandino.
Si lavò e rinfrescò il viso e poi se lo asciugò con una salvietta guardandosi  allo specchio della toilette: era molto pallida e i suoi occhi castani sembravano scavati nel suo volto.
Negli ultimi mesi la situazione per lei era ulteriormente peggiorata e gli effetti si cominciavano a vedere anche sul suo fisico.
Era sempre stanca e provata e sinceramente anche la sua testa aveva cominciato a protestare sonoramente: non vi era giorno che non avesse mal di testa, o forti capogiri che la destabilizzavano.
Davanti ai suoi occhi apparvero di nuovo quelli di quel bambino: sembrava sofferente, triste, mal nutrito e, soprattutto, nel suo sguardo sembrava non esserci più speranza.
“ Va bene, Lily, ora esci e vai a vedere come sta Alex” s’ incoraggiò, passandosi un’ ultima volta l’ asciugamano sul viso.
“ Addirittura t’ incoraggi?” domandò Scorpius e Lily si chiese come avesse fatto a comparirle dietro all’ improvviso, eppure dentro il San Mungo non ci si poteva smaterializzare.
Lo ignorò intenzionata a superarlo, ma lui la fermò “ allora? Come ti senti?” chiese e Lily non si mosse e non mosse neanche il braccio per liberarsi, rimase lì, ferma, immobile, come se non lo vedesse e non lo sentisse.
“ Non fare la bambina” la rimproverò, ma Lily ancora rimase ferma senza guardarlo “ credo che dovresti farti controllare, magari l’ attacco di Alexander…”
Lily lo interruppe con una sola occhiata e Scorpius sospirò “ al di là di quello che penso di lui, non ho mai voluto fargli del male e tu lo sai”.
“ Certo è per quello che si ritrova qua” ribatté Lily, senza riuscire più a controllare le sue emozioni.
“ Non si trova qua per colpa mia…” si giustificò Scorpius guardandola incredulo, davvero credeva questo di lui?
Si passò nervosamente una mano tra i capelli “ ti rendi conto che aveva un letto compresso sopra di lui, vero? E ti rendi conto che c’ era un buco sul soffitto e che quindi probabilmente era caduto dal piano superiore?”
Lily prese un respiro. Sapeva che non era tutta colpa di Scorpius, probabilmente ce l’ aveva con lui per tutto quello che le aveva detto e stava afferrando la prima scusa per prendersela con lui.
“ Scusami, devo andare dal mio amante” lo schernì e Scorpius alzò gli occhi al cielo “ Merlino, Lily, lascerai mai perdere?” le chiese seguendola dentro la stanza.
Lily lo guardò negli occhi e Scorpius lesse la risposta nelle sue iridi castane.
“ Che vuoi che ti dica? Che mi sono sbagliato? Che sono sicuro che tra te e lui non ci sia niente?”
“ Se lo pensassi, sì” ribatté, Lily spostando una ciocca di capelli di Pegasus.
Scorpius trattenne il fiato e la sua gelosia a bada “ quando tu fai così mi fai impazzire” ammise in un sussurro e Lily alzò gli occhi su di lui, la sua mano ancora tra i capelli di Pegasus.
“ Sei così diversa con lui rispetto che con me, è come se con Alexander ti sentissi libera e non sai quanto vorrei che ti sentissi alla stessa maniera con me”.
La guardò come se non credesse di averlo detto davvero e poi alzò gli occhi al cielo e si appoggiò allo schienale della sedia “ benissimo, ormai non si torna indietro” sospirò, stendendo le lunghe gambe davanti a sé.
 “ Io non so cosa mi fai, ti giuro, se un paio di anni fa mi avessero detto che sarebbe arrivata una donna per la quale avrei fatto follie, avrei pensato che fosse un pazzo…”
“ Follie?” lo interruppe Lily con un mezzo sorriso, ma lui riprese “ Sì, follie. Credi che sia normale per me parlare di…” agitò lievemente le mani davanti a sé indicando la stanza “ di tutto questo?”
Lily rispose solo dentro di sé, ma sapeva che non era normale.
“ Io ti…no, senti, non ti dirò cosa provo. E’ evidente in tutto quello che faccio” e Lily spalancò gli occhi “ come cerco il tuo sguardo, come cerco la tua voce e il tuo viso” continuò “ solo che vorrei che tu ti fidassi di me così tanto da dirmi quello che hai passato, così tanto da permettermi di aiutarti…”
Lily non riusciva a staccare gli occhi da lui, sembrava che le sue parole stessero fluttuando nell’ aria e vi restassero sospese.
“ Invece, ogni volta che mi sembra di aver trovato un varco, di essermi riuscito ad avvicinare a te, mi accorgo di essermi sbagliato e che tu mi spingi via...” sospirò “ poi vedo come ti comporti con lui, vedo che gli permetti di avvicinarsi senza fatica, vedo che sorridi e sei felice con lui e per me è come se mi perforassero con un coltello… mi chiedo che cosa tu trovi in lui che non trovi in me…”
Lily pensava che gli occhi le sarebbero usciti dalle orbite. Davvero Scorpius Malfoy stava ammettendo di essere geloso e insicuro?
Si alzò in piedi guardando i suoi occhi ancora fissi nei propri e le sue labbra aperte “ bene” la sua voce era tornata fredda come se si fosse appena reso conto di essersi scoperto troppo.
“ Adesso sai tutto” concluse e si stava già avvicinando alla porta quando sentì la voce di Lily.
“ Hai mai visto i suoi occhi?” gli chiese e Scorpius strusciò le labbra nervosamente “ siamo stati in Accademia insieme per tre mesi, senza contare che vive con me…sì, direi che ho visto i suoi occhi” le disse irritato.
Lui le aveva aperto il suo cuore e lei gli chiedeva se aveva visto i suoi occhi?
Ci mancava solo che adesso cominciasse a chiederle se i suoi capelli erano morbidi come sembravano, invece Lily sorrise “ non intendo i suoi occhi, nel senso di colore o forma, intendo la sua espressione” chiarì e Scorpius rilasciò le dita dalla maniglia.
“ Dentro di lui c’ è tutta la tristezza e la disperazione che a volte provo io, dai suoi occhi puoi capire che lui ha provato qualcosa di orrendo e che sta cercando di uscirne…” sospirò “ capisci perché mi sento vicina a lui?” gli chiese alzando gli occhi su Scorpius.
Lui si avvicinò a lei e Lily riprese “ io non so cosa provo per te”  confessò e Scorpius si fermò sul posto “ ci sono troppe cose nella mia testa: James, mia madre, mio padre, Albus e adesso anche la profezia…”
“ Però Alex riesci a farcelo entrare”  Scorpius non riuscì a trattenersi dal dire, la gelosia che ricominciava a pungolarlo.
“ Anche te ci sei…ma non so quale ruolo ricopri...” si allontanò da Pegasus, ma non smise di guardare Scorpius “ mi confondi” ammise “ ma forse è un mio problema”
“ E comunque non devi essere geloso di Alex, lui mi è stato molto vicino quando tutti mi avevate girato le spalle, ma ti assicuro che non ha mai preteso niente…anzi, sembrava facesse il tifo per te” gli disse con un sorriso.
Scorpius si avvicinò al letto di Alexander e lo guardò, anche mentre dormiva non sembrava rilassato.
Ripensò a tutte le volta che aveva parlato con lui, a quando si era trovato faccia a faccia con lui.
Non gli aveva mai mostrato amicizia, non gli aveva mai teso una mano.
E’ che tutto in lui sembrava una menzogna, ma forse per scoprire la verità doveva scavare a fondo e provare a conoscerlo.
Forse era vero il detto delle verità dietro alle bugie.
Vide Lily mettere la propria mano sopra al braccio di Alexander, ma prima che potesse anche solo sentirsi infastidito, la vide chiudere gli occhi e intirizzirsi come se fosse stata folgorata.
Il corpo di lei si muoveva a scatti, ma senza lasciare il braccio di Alexander.
La sua voce era un misto tra un gorgoglio ed un gemito e anche le parole erano interrotte e sconnesse.
Che cosa stava succedendo?
Scorpius sentì il panico invaderlo e tutto divenne nero, vedeva solo Lily e la sua sofferenza.
Corse verso di lei e la prese per le spalle provando ad allontanarla da lui, ma sembravano collegati; per quanta forza facesse non riusciva a dividerli.
Se la situazione non fosse stata così tragica, si sarebbe messo a ridere pensando che adesso Lily non avrebbe potuto negare che qualcosa la univa ad Alexander.
“ Papà” urlò.
Prese la bacchetta dalla tasca, ma in realtà non sapeva quale incantesimo pronunciare.
Non esisteva un incantesimo per una cosa del genere.
Non sapeva neanche se era mai esistita una cosa del genere.
“ Finite incantatem” enunciò mirando il punto d’ incontro tra la mano di Lily e il braccio di Alexander.
L’ unica cosa che accadde fu che i capelli di Alexander divennero biondi. Scorpius sbatté le palpebre, ma non si diede tempo per pensare, si puntò la bacchetta alla gola e pronunciò “ Sonorus” prima di cominciare ad urlare il nome di suo padre.
Non riusciva più a vederla così, non riusciva più ad udire quel misto tra grida e dolore.
Sembrava che gli stessero perforando le orecchie.
Dopo pochi minuti, che a Scorpius parvero ore, Lily fu come espulsa dal corpo di Alexander, la mano si rilasciò spontaneamente e, nel momento in cui sentì suo padre aprire la porta ed urlare il suo nome,  lei gli si accasciò tra le braccia senza conoscenza.
Sembrava che la mano che aveva appoggiato sul braccio di Alexander fosse completamente bruciata, tanto era piena di piaghe e galle “ che succede, papà?” chiese Scorpius senza neanche guardare suo padre.
Le voltò la mano e sul dorso era apparso un simbolo, piccolissimo, della stessa grandezza di un bottone, ma era lo stesso simbolo che già aveva sulla clavicola “ papà?” la voce di Scorpius era ormai piena di panico.
Draco si riscosse, era rimasto talmente basito per la scena che aveva appena visto che non era riuscito a smuoversi di un millimetro ed i suoi occhi erano rimasti fissi sulla mano di Lily Potter, cercò di far funzionare il suo cervello e fece scorrere velocemente gli occhi da Lily a Pegasus e viceversa.
Quando era entrato dentro la stanza e aveva visto la scena quasi non credeva ai suoi occhi, eppure era proprio così.
Lily Potter era rimasta attaccata al braccio di suo figlio, come una persona che prende la scossa, non riusciva a rilasciarlo e non ne era cosciente.
Cosa significava? E perché aveva il Triskel sulla mano?
Aveva qualcosa a che fare con la gravidanza?
Doveva venirne a capo e per farlo c’ era solo un modo.

COMMENTO: LO SO VI HO FATTO ASPETTARE TANTISSIMO E POI VI ARRIVO CON UN CAPITOLO DI PASSAGGIO E CHE NON MI PIACE NEANCHE , A MIA DISCOLPA POSSO SOLO DIRE CHE E’ STATA UNA SETTIMANA INFERNALE E CHE QUESTO CAPITOLO SI PUO’ DIRE CHE SIA LA CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA ; )) SPERO CHE VI SIA PIACIUTO PIU’ CHE A ME E MI SCUSO PER LA CONFUSIONE CHE SO DI AVERVI CREATO CON J.J. E A.J. MA MI FACEVA TROPPO RIDERE ; )) RINGRAZIO COME SEMPRE LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE RECENSISCONO E CHE MI DANNO UNA CARICA INCREDIBILE OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / ENDYLILY_95 / LILYLUNA MOON E SINISA !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 21
*** 20 CAPITOLO ***


“ Ok, non possiamo più aspettare” .
Cris si chinò a fianco al letto di Ginny e provò a tirarle qualche pizzicotto.
Si sentiva stupida che cosa si aspettava che lei si voltasse e le dicesse: “ Ahi” ?
Eppure dentro di sé sapeva che lei era l’ unica che poteva reagire.
Lei era stata rapita da meno tempo di James Sirius e lei, sicuramente, non era ferita quanto il figlio.
La sua era solo una situazione mentale.
Solo. Come se dire quella parola lo rendesse più semplice.
“ Merlino, Ginny Weasley, devi svegliarti, ora, subito, devi farlo…” chinò la testa sulle mani giunte e prese un respiro.
“ Friggeranno il tuo cervello” sussurrò “ non ricorderai più nessuno, devi svegliarti, devi aiutarmi a portarvi fuori…”
“ Cris!”
La ragazza schizzò in piedi ad una velocità incredibile ed i suoi occhi si spalancarono notando che davanti a lei c’ era Leary.
Quanto poteva aver sentito?
“ Io stavo…” che stava facendo?
Ma fortunatamente a Leary non sembrava importare.
Sul suo volto c’ era un sorriso ed i suoi occhi brillavano di trionfo mentre la guardava.
“ Che succede?” chiese Cris.
Non sapeva se essere preoccupata o se tirare un sospiro di sollievo per il fatto che avesse altri pensieri che non gli facessero notare quello che lei stava facendo.
Lui si avvicinò e la prese per un braccio cominciando a trascinarla fuori.
Lei guardò le sue dita chiuse nella sua pelle nuda e aggrottò ancora di più le sopracciglia.
Riportò lo sguardo su di lui e si fermò di botto piantando bene i piedi per terra.
“ Dimmi cosa sta succedendo o io non mi muovo da qua” disse risoluta.
Leary la guardò attentamente e per un attimo un lampo di collera parve oscurare i suoi occhi.
Cris si impose di restare ferma e continuare a guardarlo negli occhi e con sua sorpresa Leary sorrise.
“ Abbiamo la possibilità di prendere Harry Potter” le comunicò, i suoi occhi sembravano sprizzare letteralmente gioia.
Cris lo guardò confusa “ ma…avevamo detto…t…”
“ Che cosa c’ è non vuoi più farlo?” le domandò innervosito poi prese un respiro “ tu mi piaci, ma devo fidarmi di te”.
Non aveva abbassato minimamente gli occhi da lei, non l’ aveva neanche spostati, sembrava che volesse leggerle nel pensiero.
La parola Occlumanzia le si materializzò nel cervello e Cris abbassò gli occhi e cercò di innalzare le barriere come le era stato insegnato.
“ Io mi sono esposto con te…vorrei presentarti alla madre, vorrei portarti al quartiere generale…”
La madre?
La madre di chi? Sua forse? O era semplicemente un nomignolo come Tu sai chi o Signore Oscuro?
Rialzò gli occhi quando sentì le sue dita accarezzarle una guancia.
“ Devi solo dimostrarmi che sei davvero dalla nostra parte e poi potrai essere una di noi…ma ti prego non rimandare più”.
Cris spalancò gli occhi quando le labbra di lui si posarono sulle sue.
Strinse i pugni e inspirò bruscamente.
Che cosa doveva fare adesso? Staccarsi di colpo o schiaffeggiarlo non le sembrava la mossa più giusta, ma fino a dove poteva spingersi per fare quello che si era prefissata?
Alzò le mani e le puntò sul suo petto.
Lo fece dolcemente anche se avrebbe voluto spingerlo con tutta la forza che aveva e sbatterlo contro il muro.
“ Io non posso” affermò senza smettere di guardarlo negli occhi e lui sorrise prendendole la mano “ per ora” replicò con voce divertita, ma si staccò da lei e si avviò alla porta.
“ Preparati…cinque minuti, poi ti aspetto al portone principale” le disse  e si voltò uscendo dalla porta.
Cris si lasciò scivolare lungo il muro e appoggiò la testa su una mano.
Fino a dove poteva arrivare senza perdere se stessa?
Emise un gemito di rabbia e si voltò verso Ginny e James.
Quasi trasalì quando vide gli occhi di lui aperti.
Corse verso James e gli circondò le braccia con le mani “ James, mi senti?” gli chiese, ma lui non rispose.
Frustrata si alzò e cominciò a girare in tondo.
Non era servito a niente. Tutto, aveva provato di tutto e l’ unica cosa che era riuscita ad ottenere era che anche James aprisse gli occhi.
Adesso erano entrambi svegli o meglio, apparivano svegli; perché potevano anche essere vigili, ma non erano coscienti.
Nessuno dei due reagiva alle sue parole e nessuno dei due muoveva neanche un muscolo.
Si alzò e si diresse verso la porta.
Doveva andare o sarebbe stata davvero nei guai e non poteva permetterselo.
Non per ora almeno.
***
“ Ok, non possiamo più aspettare” .
La voce di Zoe era spazientita e i suoi occhi erano rivolti verso la tenda dove da più di tre ore erano rinchiusi tutti.
“ Che cosa vorresti fare?” domandò J.J.
“ Uscire da questa situazione…posso benissimo usare il mio potere e liberarmi e poi libererò te” gli spiegò.
J.J. sospirò “ e dove andiamo senza bacchetta e senza poter tornare nel passato? Come credi di poter aiutare tua sorella?”
Zoe non rispose e il suo labbro tremò leggermente, J.J. avrebbe voluto consolarla e stringerla tra le sue braccia, ma si limitò a distogliere lo sguardo per lasciarle lo spazio necessario.
Sapeva che era orgogliosa, sapeva che stava provando con tutta se stessa a non piangere, a non umiliarsi davanti a lui.
“ Non sei sola”  mormorò senza neanche guardarla.
Sentì un leggero singhiozzo, sicuramente le era sfuggito suo malgrado e J.J. sospirò.
“ In questa merda ci siamo insieme come sempre e ne usciremo insieme come sempre”.
Mosse un piede spostando un po’ di terra e puntò di nuovo lo sguardo verso la tenda.
Aveva fatto un gran casino e se adesso Zoe stava così era tutta colpa sua.
Il pensiero di Cris e Pegasus rimasti indietro nel passato lo soffocava e saper di aver causato tutta questa preoccupazione in Zoe lo faceva impazzire.
Lui…lui l’ amava e riusciva solo a farla soffrire.
“ Loro sono il bene, ci daranno una possibilità, ci faranno spiegare o ci faranno l’ incantesimo dell’ identità…hanno solo bisogno di tempo” riprese, senza sapere se stesse incoraggiando più lei o più se stesso.
J.J. sentì tirare su con il naso ed un lieve rumore di ghiaia smossa,  poi un peso leggero sulla sua spalla.
Capì che Zoe aveva appoggiato la sua testa su di lui, senza riflettere sfiorò i suoi capelli con le sue labbra.
Rimasero così, fermi, immobili nei loro gesti e nelle loro parole, aspettando e sperando che qualcuno arrivasse presto.
Quando dei passi si fermarono davanti a loro, alzarono entrambi lo sguardo e J.J. quasi urlò di gioia vedendo suo nonno davanti a lui.
Cercò d’ ignorare lo sguardo ostile che vedeva nei suoi occhi e guardò le altre persone davanti a lui.
Accanto a suo nonno c’ erano Lily e James Potter e dall’ altro lato Scorpius Malfoy e un’ altra persona che J.J. non conosceva, ma vedendo il colore dei suoi occhi immaginò che fosse la madre di Nath, la compagna di James.
“ Spiegatevi”
La voce di Harry era così ostile che J.J. avrebbe voluto piangere.
Sapeva che suo nonno non lo conosceva, sapeva che per lui era un estraneo, ma non era abituato a sentire quel tono da lui.
Vedendo la sua incertezza Zoe decise di iniziare a parlare e decise che la cosa migliore fosse dire tutta la verità.
Pensavano già che fossero degli Apocalittici o dei pazzi e quindi, cosa avevano da perdere?
J.J. si limitava a guardarli attentamente, ad uno ad uno, cercando un qualcosa che potesse fargli capire se gli stavano credendo, se li avrebbero aiutati.
Vide il corpo di Lily irrigidirsi quando Zoe nominò Pegasus e Scorpius invece contrasse la mascella.
Poteva vedere chiaramente quanto tutto quello fosse doloroso per loro, ma li lasciarono finire, senza interromperli neanche una volta.
Sembrava che ogni rumore nel bosco si fosse placato, sembrava che tutti, anche gli animali selvaggi, stessero ascoltando il racconto di Zoe.
“ E questo è tutto” concluse con un sospiro.
I suoi occhi si fermarono sicuri in quelli verdi di Harry Potter, si concesse solo un secondo per ammirare quanto gli occhi di Harry fossero identici a quelli di J.J., in tutto: nella forma, nel colore e nel calore che trasmettevano.
Come potevano essere così ciechi da non riconoscere che J.J. assomigliava troppo ad Harry per essere un impostore?
“ Vorremmo solo che ci aiutaste a tornare nel passato” .
“ Solo?” chiese James ironico e J.J. lo guardò, la sua voce era così simile a suo padre.
“ Andiamo, James, non crederai a quello che dicono?” si oppose la sconosciuta.
“ Certo che no” affermò James, guardò J.J. e si passò nervosamente una mano tra i capelli “ è solo che lui…”
Lasciò la frase in sospeso, ma non c’era bisogno che la finisse per sapere quello che stava pensando.
Lui era uguale a suo padre.
J.J. notò che Lily e Scorpius non avevano ancora detto niente, limitandosi a guardarli con sospetto.
“ E’ vero” bisbigliò J.J. guardando entrambi negli occhi “ è tutto vero” ripeté alzando leggermente la voce.
“ Pegasus è nel passato e dobbiamo salvarlo, è insieme a Cris, la sorella di Zoe…”
“ Adesso basta” la voce di Scorpius era fredda “ Queste persone non possono parlare di Pegasus come se fosse…come se potesse agire di sua volontà” disse voltandosi verso Harry e parlando con difficoltà.
Ogni cosa, ogni atteggiamento sembrava mostrare quanto  l’ argomento Pegasus lo facesse soffrire non che avrebbe mai potuto essere diversamente: era un padre che aveva perso un figlio, o chissà, forse in questa realtà non lo aveva neanche mai conosciuto.
“ Lui non…lui è ancora…”
“ Nel castello” lo interruppe J.J. “ lo so ce l’ hanno detto”.
“ Chi?”
J.J. ebbe difficoltà a guardare negli occhi Lily Potter, per quanto continuasse a ripetersi che non era più la cattiva per eccellenza, che in questo futuro era una brava donna preoccupata per il figlio, continuava a sentirsi come se potesse lanciargli una maledizione da un momento all’ altro.
“ Ce lo hanno detto i vostri figli” rispose, inutile continuare a mentire.
Videro tutti e quattro i genitori voltarsi indietro e quasi sorrisero al pensiero della ramanzina che si sarebbero beccati i due.
“ Non crediamo ad una sola parola di quello che raccontate” sentenziò James e Zoe scosse la testa.
“ Per favore…perché non ci fate il test dell’ identità” propose.
“ Perché ? stai chiedendo perché?” chiese Lily, i suoi occhi castani sembravano emettere lampi di rabbia “ vieni qua e dici di essere figlio di mio fratello…mio fratello che è morto a ventun’ anni, mio fratello che è morto senza avere neanche un figlio, mio fratello che…”
James le strinse la mano “ sai potevi dire di essere chiunque, forse anche mio figlio, ma non dovevi giocare sui nostri sentimenti nominando Albus”.
J.J. scosse la testa “ io non gioco con i vostri sentimenti…io…le cose sono complicate, noi veniamo da un altro futuro…”
Scorpius lo interruppe con una risata “ questo è davvero troppo” disse “ è ridicolo” ribadì “ dicono di conoscere Pegasus che è rinchiuso da quando aveva due mesi e dice di essere figlio di Albus…questo ragazzo avrà meno di vent’ anni…quando ti ha fatto da morto?” chiese alzando la voce di un tono sull’ ultima parte.
J.J. abbassò la testa sconfitto e Zoe lo guardò con grande compassione e si sentì invadere dalla rabbia.
Passò uno sguardo di fuoco su tutti quanti e sentì il calore riempirle le vene e farle scottare la faccia “ Sentite” sibillò “ vi chiediamo solo di darci una possibilità, il nostro futuro è diverso e J.J. ha ragione…suo padre è vivo, tu sei morto” disse indicando James con la testa “ e tu…”
“ Zoe” J.J. la fermò, non poteva dire davvero a Lily Potter chi era nel loro futuro “ e noi siamo cresciuti con Pegasus…volete una descrizione? Come faremo a sapere che è biondo ed ha gli occhi grigi di suo padre, che è testone come la madre, ma ha un cuore d’ oro, che sta facendo di tutto per mandare all’ altro mondo tutti gli Apocalittici…”
Lily si portò una mano alle labbra e guardò Scorpius.
Forse non era vero, anche perché la loro storia sul futuro alternativo faceva acqua da tutte le parti eppure nel suo cuore di madre, le sembrava davvero di vedere Pegasus dalle loro descrizioni.
Harry sorrise tristemente “ vi faremo il test dell’ idendità, ma dopo quello che hanno fatto a James, saremo noi a togliervi il sangue, noi a dire l’ incantesimo, noi a controllare il risultato”.
J.J. annuì, potevano fare quello che volevano, tanto lui sapeva di essere un Potter e glielo avrebbe dimostrato.
Lily si avvicinò a lui e J.J. si scansò automaticamente.
“ Mi sembravi desideroso di farlo, o sbaglio?” domandò ironica.
J.J. prese un respiro. Non lo avrebbe maledetto. Non lo avrebbe maledetto.
Con un incantesimo fece evanescere le corde che li circondavano “ non fate un solo movimento” li avvertì Scorpius che non sembrava per niente felice di vedere Lily occuparsi di loro.
J.J. le tese le mani e Lily fece un piccolo taglietto con la bacchetta prima di raccogliere il suo sangue nella provetta, poi passò a Zoe e lei gli pose la mano aperta “ attenta, mi sono appena fatta le unghie” commentò innervosita.
Lily piegò la testa e la guardò con un mezzo sorriso. Le sue labbra ed il suo naso sembrava quello degli Weasley, ma non poteva essere…o poteva?
Passò anche questa fiala a suo padre e attese.
Harry pronunciò l’ incantesimo, ma entrambe le fiale si sbriciolarono tra le sue mani.
Zoe e J.J. spalancarono gli occhi e si guardarono scuotendo la testa con un senso di negazione.
Non fecero in tempo a dire niente che quattro bacchette si alzarono su di loro.
***
Cindy mescolò ai due cervelli della sua vasca l’ ultimo ingrediente che le serviva e li guardò.
Ogni giorno diceva a Cris che piano piano ci avrebbe fatto l’ abitudine, ma non era propriamente vero.
Lei non era sicura di essere riuscita a fare l’ abitudine a tutto questo e men che mai ai cervelli.
Inizialmente amava le idee degli Apocalittici, amava la loro esuberanza, il loro essere pieni di ideali, ma poi la cosa si era  trasformata in una guerra ad Harry Potter e tutto il resto era rimasto in secondo piano.
Cindy continuava a chiedersi il motivo, ma sapeva che non lo avrebbe mai saputo.
Lei non era nella cerchia interna e, nonostante la curiosità a volte la rodesse, in realtà ne era felice.
Non voleva essere partecipe di quella follia.
“ Credi davvero di starne fuori solo perché non sei all’ esterno a combattere?”
Come poteva pensarlo, soprattutto mentre preparava i cervelli per Ginny e James Potter.
“ Ora ci manca solo che mi metta a parlare da sola” si rimproverò scuotendo la testa con un sorriso.
Appena sentì un rumore però, il sorriso le si congelò sulle labbra.
Si guardò intorno, ma non c’era nessuno.
Ricominciò a respirare, sicuramente era un’ impressione, visto che era rimasta sola; quasi tutti erano andati alla battaglia e l’ avevano lasciata a curare tutti i cervelli, non che fosse difficile, visto che gli unici pronti erano quelli che stava mescolando in quel momento.
Il rumore sordo si ripeté e Cindy sentì il cuore cominciarle ad accelerare.
“ Chi c’ è ?” chiese, ma non udì risposta.
S’ impose di riportare il suo cuore a battere normalmente e prese la sua bacchetta dalla tasca del camice.
BUM.
Di nuovo, più forte.
Cindy era sicura stavolta, non c’ era alcun dubbio, era un rumore che proveniva dall’ interno del magazzino.
“ Che cos’ hai paura che un cervello esca e ti si arrampichi addosso?” si disse, ma non si sentì tranquillizzata, forse perché sapeva che se si fosse avvicinata troppo sarebbe potuto succedere davvero.
Con la bacchetta stretta tra le mani tremanti si mosse verso dove aveva sentito il rumore.
Passo dopo passo, leggera e silenziosa.
Quando il rumore replicò di nuovo, si voltò, era sicura che venisse da lì, proprio accanto a lei.
Ma di fianco a lei c’ era solo la porta rossa che conduceva alla stanza dei prigionieri.
Sentì il cuore balzarle in gola, ma decise di aprire, maledicendo la sua curiosità Corvonero.
La porta non era ancora del tutto aperta, quando si fermò aprendo le labbra sorpreso.
Disteso prono sul pavimento c’ era James Sirius Potter.
Sembrava privo di conoscenza.
Quindi come era arrivato fino a là?
Si chiese se Cris non avesse combinato qualcosa e si chinò su di lui per sentire il battito ed il respiro e dopo lo avrebbe levitato di nuovo sulla sua brandina.
Come si avvicinò però lui spalancò gli occhi e mentre lei indietreggiava per la sorpresa le afferrò la bacchetta.
“ Grazie” disse con un sorriso.
La sua voce era poco più forte di un sussurro, ma i suoi occhi erano svegli e sembravano pieni  di una strana energia e di un sentimento che colpirono Cindy.
“ Tu…tu…tu”
“ Sì, io” rispose James e cercò di mettersi seduto contro il muro.
Cindy vide che non riusciva a muovere le gambe e non se ne stupì data la lunga inattività.
Lo guardò mentre si scuoteva le cosce intorpidite e si tirava dei pugni piuttosto forti.
“ Non funzionerà” disse, suo malgrado si sentì in dovere di condividere la sua conoscenza.
Non si poteva certo dire che non fosse una Corvonero.
Lui la guardò con malcelata rabbia “ se stai pensando di assalirmi, visto che non posso reggermi in piedi, ti avverto che non ti renderò la vita semplice” l’ ammonì puntandogli la bacchetta contro.
Cindy si sentì invadere da una paura fredda.
“ Probabilmente mi faresti più paura se non me lo dicessi in un sussurro” lo schernì riferendosi al fatto che era praticamente afono.
In realtà però non si sentiva affatto tranquilla.
Nonostante sapesse che si doveva essere appena svegliato da un anno e mezzo d’ incoscienza, nonostante sapesse che doveva essere davvero debole, la rabbia e la forza che leggeva nei suoi occhi la spaventavano.
E in fondo lui che cos’ aveva da perdere?
Che cosa gli impediva di farle del male?
Poteva anche lanciarle un Imperdonabile e uscire con calma - strisciando- ma con calma, visto che tutti erano andati via.
Lo vide abbassare la bacchetta, probabilmente per la sua mancanza di reazioni e la guardò più dolcemente, quasi come se la capisse.
“ Non voglio farti del male” le comunicò e Cindy respirò nuovamente.
“ Dove siamo?” chiese lui “ non siamo in una base degli Apocalittici o a quest’ ora sarebbero accorsi tutti” ipotizzò e Cindy scosse la testa “ invece sì” disse con un filo di voce “ ma adesso non c’ è nessuno”.
James contrasse le sopracciglia.
Non sapeva se fidarsi, magari appena avesse svoltato l’ angolo sarebbero arrivati tutti in massa e lo avrebbero steso immediatamente, ma alla fine non aveva scelta.
“ Devi darmi qualcosa per rimettermi in piedi…conosco un paio d’ incantesimi, ma non funzioneranno a lungo…mi serve una pozione energizzante…una di quelle mediche”.
Cindy scosse la testa “ perché dovrei collaborare?” domandò.
Avrebbe passato troppi guai per la scomparsa di un prigioniero.
Due prigionieri, visto che dubitava che James avrebbe mai lasciato sua madre.
“ Perché dovrei lasciarti in vita?” domandò lui di rimando.
“ Non andresti da nessuna parte senza di me” gli disse lei sprezzante.
“ Non mettermi alla prova” la provocò James e Cindy si ritrovò ad osservare quel ragazzo.
Si era appena svegliato, dopo un anno e mezzo di sedazione, eppure non aveva neanche chiesto che gli fosse successo o quanto tempo fosse stato in quelle condizioni, l’ unica cosa che gli importava era venirne fuori.
Cindy sentì il rumore di una porta che si apriva e quasi tirò un sospiro di sollievo.
Erano arrivati, adesso l’ avrebbero aiutata.
Adesso avrebbero ripristinato le cose come dovevano essere e lei sarebbe stata libera.
Fece per alzarsi, ma si ritrovò bloccata nei movimenti.
Il suo viso era irrigidito e non riusciva a muoverlo, ma riuscì a spostare gli occhi verso di lui “ Ti avevo detto che sapevo usare la bacchetta molto bene” mormorò James soddisfatto.
Si spinse fino a riuscire a mettere la testa appena fuori dalla porta ed osservò chi era entrato.
“ Ma che…” 

COMMENTO: OK…INUTILE DIRE CHE IL CAPITOLO NON MI PIACE MOLTO, MA IN COMPENSO I CASINI PRENDONO IL VIA  : )) I NOSTRI AMICI NEL FUTURO NON SONO RIUSCITI A DIMOSTRARE CHI SONO, LA NOSTRA CRIS E’ “ LEGGERMENTE” INCASINATA E IL NOSTRO JAMES SI E’ FINALMENTE SVEGLIATO…MA E’ INDEBOLITO E NON SA COME USCIRE !! NON ABBIAMO VISTO LILY E SCORP E NEANCHE PEGASUS, MA LI RITROVEREMO NEL PROSSIMO CAPITOLO ;)) SPERO CHE VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE : )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE RECENSISCONO INCORAGGIANDOMI TANTISSIMO !! OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARIB/ ENDY LILY_95 / SINISA E LILY LUNA MOON !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 22
*** 21 CAPITOLO ***


PICCOL A PREMESSA: LA PRIMA PARTE DEL CAPITOLO E’ PIUTTOSTO CRUDA, IL RAITING E’ GIA’ ARANCIONE E GLI AVVERTIMENTI CI SONO, MA ESSENDO COINVOLTO UN BAMBINO PREFERISCO AVVERTIRVI ULTERIORMENTE.

Era in piedi, una spettatrice esterna, come la prima volta che le era successo.
Un bambino era seduto su una poltrona verde e logora, sembrava essere vecchia, proprio come la stanza dove si trovavano.
I muri erano crepati in più punti e la vernice sembrava staccarsi a causa della muffa.
La prima cosa che era riuscita a pensare vedendo quella casa, era stata che non era certo un ambiente adatto per un bambino così piccolo.
Poi concentrò lo sguardo su di lui.
Sembrava avere all’ incirca tre anni e sembrava stare male: teneva le braccia allacciate alla sua vita e le sue labbra erano contratte in un broncio come se stesse per piangere.
Lily sarebbe voluta andare da lui e chiedergli come mai era così triste, ma sapeva che non poteva, sapeva che quelli erano ricordi, o forse era la sua testa, in ogni caso non era reale.
Vide il bambino sollevare i suoi occhi e quasi indietreggiò: erano grigi, e sembravano quelli di Scorpius.
Se non avesse saputo che sin da bambino Scorpius aveva avuto i capelli di un biondo intenso, quasi come i raggi del sole, e non di quel biondo quasi rosso, avrebbe detto che era lui.
Gli somigliava come una goccia d’ acqua.
“ Pegasus che stai facendo?”
Lei trasalì contemporaneamente al bambino.
Di chi era quella voce? Chi avrebbe parlato con una tale cattiveria ed una tale durezza ad un bambino?
“ Ni… niente, mamma” rispose e Lily vide quasi il terrore nei suoi occhi.
Si leccò le labbra nervosamente e dentro di sé sperò che fosse tutto un sogno perché la paura di quel bambino era quasi tangibile e le faceva stringere il cuore come se fosse la sua.
“ Niente? Niente?”
Le due parole furono un ruggito di rabbia, ma non fu quello a spaventarla, quanto la persona che vide entrare dalla porta.
Lily stavolta non riuscì a non indietreggiare, quella che stava entrando nella stanza era lei, ma non era possibile.
Lei non aveva quell’ espressione, forse non l’ aveva mai avuta neanche in battaglia, figurarsi se l’ avrebbe avuta davanti ad un bambino di tre anni e poi lei non conosceva nessuno che si chiamava Pegasus.
“ Sei uno spreco di spazio” gli disse alzandolo dalla poltrona prendendolo violentemente per un braccio.
Lily avrebbe voluto spingerla via, ma come si permetteva di trattare così un bambino così piccolo?
Poi si avvicinò e guardò meglio la donna. Era lei in tutto e per tutto.
“ Per Merlino” sussurrò, ma in mezzo ai pianti sommessi del bambino le sembrò un urlo.
“ Devi fare il bagno, piccolo essere inutile” gli disse spingendolo dentro un’ altra stanza.
Lily vide il piccolo Pegasus perdere l’ equilibrio a causa della spinta e il piede piegarsi prima di cadere a terra.
Il bambino si prese il piedino tra le mani, poteva vedere benissimo il suo volto sofferente, ma vide anche che non una lacrima lasciava i suoi occhi.
La donna – si rifiutava di vederla come se stessa- ghignò “ finalmente hai imparato a non piangere per ogni minima cosa” gli disse fredda e dopo un’ ultima occhiata sprezzante lasciò la stanza.
Lily s’ inginocchiò accanto a lui e lo guardò finalmente piangere liberamente.
Le si stringeva il cuore e le mani le tremavano di rabbia, avrebbe voluto prendere quella donna e sbatterle la testa contro il muro fino a quando il senno non vi fosse rientrato dentro.
Vide il bambino alzarsi piano e arrivare zoppicante fino alla vasca. Lo vide arrampicarsi sopra di essa e cercare in tutti i modi di aprire il rubinetto.
Ma per quanto ci provasse era davvero troppo difficile per lui.
Lily cercava di aiutarlo, ma le sue mani passavano attraverso al bambino e si dovette arrendere.
La porta si riaprì con un tonfo e Lily vide di nuovo la donna e nel volto aveva una faccia spaventosa.
“ Pensi che l’ acqua scenda da sola?”
Lily strinse i pugni per la rabbia quando vide la donna avvicinarsi di nuovo al bambino.
Se gli avesse fatto del male di nuovo…lei…in realtà non poteva fare niente, solo da spettatrice e lo sapeva benissimo.
“ Ti rendi conto di essere un inutile Magonò, vero?” gli chiese, come se gli stesse dando una vera informazione.
“ Ti prego, mamma”
Lily sentì il bambino incespicare nelle parole per colpa del pianto mentre pregava la sua mamma.
“ Io alla tua età facevo magie già da due anni. Hai quattro anni, idiota” lo offese e Lily chiuse gli occhi.
Quelle parole la offendevano quanto e forse più del bambino, perché il bambino aveva l’ innocenza del non capire, ma lei sapeva benissimo che quella donna diceva quelle cose tanto per trovare una scusa per maltrattare Pegasus perché nessuno, nessuno poteva far magie a due anni.
La seconda cosa che la colpì fu che il bambino aveva quattro anni eppure sembrava più piccolo.
Era così magro e così sofferente che sembrava più piccolo della sua età.
“ Vuoi vedere come si fa?” riprese la donna e tirò fuori la bacchetta.
Lily vide Pegasus indietreggiare e fu sicura che quel bambino aveva già sofferto per colpa di quella e la sua rabbia aumentò ancora di più.
Però la donna non sembrava intenzionata a far del male al bambino, anzi puntò la bacchetta verso il rubinetto e lasciò che l’ acqua cominciasse a scorrere.
Lily la guardò un po’ impaurita e un po’ confusa, sembrava che nutrisse un grande odio per quel bambino, ma non riusciva a capirne il motivo ed a vedere il viso contrito e pieno di paura di Pegasus, probabilmente neanche lui lo sapeva.
Il vapore cominciò a spargersi nella stanza, lo specchiò divenne opaco e il pavimento sembrava lucido di umidità.
Lily guardò la donna, se ne stava ferma a braccia conserte e guardava il bambino con uno sguardo folle.
Qualcuno doveva liberarlo. Non poteva essere ogni giorno in balìa di quella pazza.
Forse era per quello che lei stava vedendo tutto questo. Forse lei doveva liberarlo.
Il bambino scosse la testa e si appoggiò al muro sembrava che volesse andare ancora più lontano.
Era scosso dai tremori, nonostante il calore che sicuramente si stava diffondendo nel bagno.
Lily guardava il bambino contorcersi e cercare di entrare dentro la parete, sentiva le sue grida mescolate al pianto e avrebbe voluto solo tapparsi le orecchie.
Odiava non poter far niente. Odiava dover essere una spettatrice passiva. Odiava dover assistere a tutto questo.
Vide la Lily della sua visione avvicinarsi al bambino e strattonarlo; la sua espressione non mutò minimamente mentre lo prendeva di forza e lo conduceva davanti alla vasca.
La forza che impegnava su di lui gli riempiva la pelle di chiazze rosse, ma Lily temette che non fosse quello la cosa peggiore che gli sarebbe capitato.
Quando la vide cominciare ad urlare che gli avrebbe insegnato a difendersi e che sarebbe diventato un vero mago, cominciò a sospettare che cosa sarebbe successo e scosse la testa a livello incoscio, senza riuscire a controllarsi.
Senza riuscire a smettere.
Lo avrebbe ucciso. Il contatto del corpo di un bambino con l’ acqua a quella temperatura l’ avrebbe ucciso e lei non avrebbe potuto fare niente.
Non si rese conto che aveva cominciato a piangere e tremare proprio come il bambino davanti a lei ed urlò, un grido misto tra rabbia e sollievo, quando la donna immerse solo la mano del bambino.
Chiaramente il contatto non l’ aveva ucciso, ma adesso il bimbo era gravemente ustionato e piangeva forte, senza riuscire a smettere.
Lei lo lasciò e Pegasus ricadde a terra ripiegandosi su se stesso fino a formare una palla, la mano al petto come a cullarla e le urla che non riusciva a smettere di emettere.
Lily vide, con la vista annebbiata dal pianto, la donna chinarsi su di lui e voltarlo sulla schiena “ quando avrai sofferto un po’ ti guarirò…devo farlo…devo punirti fino a quando non userai i tuoi poteri” concluse.
Lily si avvicinò al bambino e si lasciò cadere in ginocchio senza riuscire a smettere di piangere.
Non aveva mai visto una tale barbarie.
Soprattutto su un bambino e su uno che l’ aveva appena chiamata mamma.
Si chiese se quella donna era un Apocalittico, se loro potevano essere così crudeli con un infante.
Automaticamente la sua mano si mosse e salì da accarezzargli i capelli.
Sapeva che lui non poteva sentire quella carezza, ma non riusciva a sopportare il suono del suo pianto, la vista del suo corpo ferito e tremante era come un pugno in pieno stomaco.
Se avesse potuto lo avrebbe raccolto da terra e lo avrebbe cullato, ma non poteva.
Lo accarezzò ancora e ancora, immaginando di averlo tra le braccia, immaginando la sensazione dei suoi capelli tra le dita e della sua pelle di bambino.
Dopo qualche minuto vide gli occhi di Pegasus socchiudersi e sfarfallare leggermente.
Stava perdendo i sensi. Non sapeva se esserne felice o meno. Forse privo di sensi avrebbe sofferto meno, ma chissà se quella donna lo avrebbe aiutato.
Chissà se conosceva la pietà.
Ebbe la sua risposta quando vide la donna alzare la bacchetta. Non si diede neanche il tempo di chiedersi se lo stesse guarendo o volesse ancora fargli del male.
L’ istinto si mosse per lei.
Si alzò in piedi e mise la mano davanti alla sua bacchetta proprio mentre l’ incantesimo ne veniva scaturito.
Vide la luce viola riflettersi sulla sua mano, ma non gli passò attraverso, anzi, sembrò diffondersi in tutto il suo corpo.
Lily aprì le labbra mentre vedeva il suo braccio illuminarsi, le sue labbra si spalancarono mentre sentiva un formicolio percorrerle tutte le membra.
Cominciò a sentire un forte dolore in tutto il corpo, ma s’ impose di resistere, non avrebbe permesso a quella donna di colpirlo di nuovo.
Sentiva un grande amore per quel bambino e si chiese se fosse solo la compassione.
Il dolore aumentò tanto quanto lo stupore negli occhi della donna.
Cominciava a chiedersi come mai l’ incantesimo si fosse fermato, perché non stava colpendo Pegasus.
Lily cercò di restare concentrata e per darsi la forza di superare il dolore, si voltò verso il bambino e vide che aveva perso i sensi.
La rabbia la fece reagire ed emise un gemito spingendo il getto verso l’ esterno, ormai non sentiva più il dolore, voleva solo fare del male a quella donna che aveva il suo stesso volto.
Premette ancora di più arrivando quasi ad urlare e finalmente riuscì a spingerla via, ma la potenza dell’ incantesimo le scaraventò entrambe contro il muro.
Improvvisamente tutto si fece nero intorno a lei e sentì come se stesse sprofondando nel nulla, vide il bambino muoversi nella sua incoscienza e poi anche quello scomparve.
E lei cadeva, cadeva, cadeva.
Riaprì gli occhi boccheggiando e agitando le mani e le braccia come se stesse affogando.
Due mani forti si chiusero attorno ad esse “ Lily, tranquilla, Lily, sei qua”.
Lily smise di dimenarsi e si guardò attorno, vide le mura, purtroppo, familiari del San Mungo e ne percepì il classico odore pungente di alcool.
Poi portò lo sguardo sulla persona che le stava ancora tenendo ferme le braccia e vide che era Scorpius.
Non che ne avesse avuto dubbi, visto che il calore e i brividi che il suo tocco le aveva dato, le avevano preannunciato di chi si trattasse.
Avrebbe riconosciuto le sue mani tra tante. Era in grado di percepire le emozioni che le trasmettevano anche ad occhi chiusi.
“ Come stai?” le chiese preoccupato.
Per tutta risposta Lily si alzò e dopo essersi scrollata le braccia di Scorpius di dosso, corse verso il bagno e si chiuse dentro per vomitare.
Non riusciva a credere a quello che aveva visto.
Era normale che fosse nauseata, nessuno poteva trattare un bambino così.
Doveva essere un sogno.
Ma lo era davvero? Che cos’ era stato? Un sogno? Un ricordo? Una visione?
Sapeva soltanto che voleva trovare quel bambino, voleva salvarlo e voleva anche sapere anche chi era quella donna che gli faceva del male.
Quella donna con il suo volto che Pegasus aveva chiamato mamma.
Pegasus. Il suo nome.
Quello l’ avrebbe aiutata di sicuro. Non era un nome comune, non avrebbe dovuto avere difficoltà.
 ***
Pegasus aprì le palpebre e se ne pentì immediatamente.
Avrebbe tanto voluto richiuderle.
Con il ritorno della coscienza, era tornato anche il dolore e ne aveva molto.
Si sentiva come se fosse caduto da una scopa durante una partita di Quidditch, o almeno così credeva che ci si dovesse sentire visto che non aveva mai giocato.
Sentiva le ossa talmente dolenti che, nonostante sapesse che suo nonno doveva averlo guarito, si chiese se non avesse sbagliato qualcosa.
Un sorriso gli spuntò automaticamente in viso al pensiero di quello che avrebbe detto suo nonno se gli avesse confessato i suoi dubbi.
Si decise ad aprire definitivamente gli occhi e guardare dove fosse precisamente, ma non fece in tempo ad osservare niente, visto che vide due occhi verdi scrutarlo dall’ alto.
“ Bentornato, Pegasus”.
Lui stava quasi per rispondere con un sorriso a suo nonno, quando rifletté su come l’ aveva chiamato.
Improvvisamente la gola gli si fece arsa e spostò lo sguardo lungo tutta la stanza per vedere se vi era traccia dell’ altro nonno.
“ Draco non c’ è ora” lo informò Harry, capendo subito chi cercasse.
Suo nonno aveva sempre avuto un buon intuito.
La sua mano corse immediatamente a cercare il suo braccialetto nero, ma Harry lo fermò prima che vi arrivasse poggiandoci la sua sopra.
Il tocco di Harry tranquillizzò Pegasus. Si sentì come quando era un bambino ed ogni volta che aveva un brutto sogno correva da lui e si faceva raccontare tutte le sue avventure.
“ Non devi aver paura perché ho scoperto chi sei” poi sorrise e Pegasus rilasciò definitivamente il respiro.
Draco entrò nella stanza e vide i due parlare.
Non sapeva se essere più felice per il fatto che suo nipote stesse bene o più amareggiato per aver dovuto dire la verità ad Harry.
Si sentiva un po’ infantile, ma si era abituato al fatto che Pegasus contasse su di lui e gli faceva un po’ effetto condiverlo.
Anche se sapeva che non avrebbe potuto fare altrimenti.
Quando aveva visto il Triskel sulla mano di Lily aveva capito che il legame tra sua nuora e suo nipote andava oltre al rapporto madre e figlio.
C’ era qualcosa di profondo e nel bene e nel male era legato agli Apocalittici.
E l’ unica persona che, purtroppo per lui, conosceva ogni sfaccettatura di questo gruppo di pazzi, era proprio Harry.
“ Ammetto che non è stato facile credere a Draco” confessò Harry, lanciando un’ occhiata al suo consuocero e Pegasus seguì il suo sguardo sorridendo a suo nonno che si avvicinò a loro.
“ Non so se sai che non c’ è molto da fidarsi di lui…”
“ Ehy” lo interruppe Draco offeso.
“ No, hai ragione” ammise Harry, tornando a guardare il nipote “ diciamo che ormai è innocuo, il guardarsi troppo allo specchio gli ha bruciato tutte le cellule celebrali” lo schernì e Pegasus rise sonoramente alla battuta.
Harry e Draco si guardarono negli occhi, avevano sicuramente avuto la stessa impressione.
Nessuno dei due aveva mai sentito loro nipote ridere.
Lo avevano sempre visto serio, quasi imbronciato, quell’ espressione misteriosa, con cui Draco lo aveva preso in giro il primo giorno dicendogli che sicuramente affascinava le ragazze.
Ma la stessa espressione che sicuramente era frutto di un brutto passato.
“ Comunque”  si ricompose Harry “ ho deciso di dargli il beneficio del dubbio e ti abbiamo fatto l’ incantesimo d’ identità e anche quello che dimostra se sei un nostro diretto discendente e…”
Si fermò guardandolo attentamente “ bè, sorpresa” concluse, facendo sorridere Pegasus.
“ Dovevo capirlo comunque, sei tutto mia figlia”.
Draco rischiò di soffocarsi nella risata “ scusa?” chiese incredulo “ vorresti dire che è tutto tua figlia, se togliamo: i capelli, gli occhi, le labbra, il naso, l’ altezza, la corporatura e bè visto che ci siamo anche il sesso” lo prese in giro.
Harry lo guardò in tralice “ ma se ha gli occhi…”
“ Grigi” lo interruppe Draco “ ma con le screziature castane” si oppose Harry.
“ Ed i capelli sono biondi” insisté Draco “ ma non il tuo biondo, direi che sono rossicci”.
Draco emise un gemito che suonava tanto come stronzate “ ti concedo i riflessi rossi” gli disse con il tono di uno che da il contentino.
“ Le labbra però sono tutte di Lily” e la sua espressione si fece cupa “ sono le stesse di James e Ginny”.
Pegasus vide l’ espressione di suo nonno e pensò a qualcosa per sdrammatizzare “ sì, e il mio naso è quello dei Greengrass” li informò “ adesso che mi avete scansionato pezzo per pezzo e che avete litigato, come al solito, come due vecchie comari, possiamo tornare a noi?”
Harry e Draco si guardarono imbarazzati “ non litighiamo sempre” si difese Harry.
“ Certo, come no?” scherzò Pegasus “ non potete fregarmi io sono cresciuto con voi” commentò.
Harry e Draco si guardarono di nuovo “ ecco, questa credo sia la mia prima domanda…perché sei cresciuto con noi?”
Pegasus sospirò e stavolta nessuno gli impedì di cominciare a giocherellare con il suo braccialetto.
Adesso che cosa avrebbe dovuto raccontare?
Verità o menzogne?
Era stanco di mentire e si stava rivelando sempre più difficile, ma lui non doveva pensare a cosa era difficile o doloroso, ma quanto a quello che fosse giusto.
***
“ Va bene, basta, vado a chiamare mio padre” disse Scorpius rabbioso, vedendola uscire dal bagno traballante e con il volto cereo.
“ Non ne ho bisogno” si lamentò Lily, sedendosi sul letto.
“ Oh, peccato che in questo momento, con me in questa stanza e tuo padre in quella accanto, tu non hai potere decisionale” la prese in giro Scorpius.
“ Mio padre è qua?” chiese Lily con voce afflitta “ non avrai mica chiamato anche Albus per un semplice svenimento, vero?”
“ Non è stato un semplice svenimento, Lily” protestò Scorpius, poi prese un respiro “ forse…forse dovresti guardarti la mano”.
Aveva tentennato, ma era stata solo la paura.
Come avrebbe reagito Lily vedendo di nuovo sulla sua pelle quel maledetto simbolo?
La vide abbassare gli occhi sulla mano e fu certo di sentire anche il suo respiro trattenuto.
“ Quando…quando…sì, insomma…mi hanno attaccato?” chiese spaventata.
I suoi occhi roteavano spostandosi nervosamente su ogni angolo del volto di Scorpius, come se dalla sua risposta dipendesse la propria vita e lui sapeva che era davvero così.
“ No” scosse la testa per essere sicuro che il messaggio penetrasse più a fondo “ non ti ha attaccato nessuno, tu hai messo una mano sul braccio di Alexander” prese un respiro. Forse era riuscito a spingere in basso la sua gelosia, ma questo non toglieva che quello che era accaduto sembrava legarli.
“ E sei rimasta come folgorata” concluse.
Lily inarcò le sopracciglia fino a farle scomparire al di sotto dei capelli “ folgorata?” chiese.
“ Letteralmente” confermò Scorpius.
Vide il volto spaventato di Lily “ però sei riuscita a far diventare biondo Alexander” scherzò e Lily invece di tranquillizzarsi spalancò gli occhi “ che cosa?” domandò.
“ I capelli di Alexander sono diventati biondi” ripeté Scorpius “ anche se qualcosa mi dice che anche i suoi capelli fossero una menzogna come il resto” aggiunse soprappensiero.
“ Scorp, per favore” lo rimproverò Lily, ma intanto la sua testa cercava di mettere insieme i pezzi.
C’ era qualcosa di strano nell’ espressione di Alexander, una strana sofferenza, la stessa sofferenza che aveva visto in quel bambino: Pegasus.
“ Sei sveglia” esordì Draco entrando nella stanza “ vado a chiamare tuo padre” disse voltandosi.
“ No, aspetta, papà, vorrei che tu la visitassi prima” lo bloccò.
Lily lo guardò con rabbia e Scorpius scrollò le spalle “ vuoi chiederlo direttamente a tuo padre?” le chiese sarcastico e Lily sospirò “ va bene” assentì, lasciandosi ricadere sui cuscini.
Draco li guardò divertito.
Come aveva fatto a sfuggirgli per mesi che fossero innamorati? Era così palese.
“ Ok, Scorp, per favore, perché non vai a prendere un bel succo di zucca alla nostra Lily?” gli chiese.
“ Ma se non fa che vomitare” si oppose Scorpius “ appunto avrà bisogno di zuccheri, no?” replicò suo padre “ e poi devo spogliarla per visitarla” lo informò e vide Scorpius sul punto di protestare di nuovo, sicuramente voleva dire che non era un problema, ma Draco lo fermò con un’ occhiata.
“ Cinque minuti, Scorp. Dacci cinque minuti, la ritroverai intera te lo prometto” aggiunse la parte finale con un ghigno e Scorpius scosse la testa.
Preso in giro da suo padre. Atroce.
Scosse la testa e uscì fuori sorridendo.
Draco si avvicinò a Lily “ allora vediamo questa mano” le disse e Lily gliela porse in silenzio.
“ Sì, è proprio come l’ altro…sembra marchiato a fuoco, eppure…”
Lasciò la sua mano e alzò gli occhi su di lei “ cosa ricordi di quando hai appoggiato la mano sul braccio di Alexander” le domandò e Lily scosse la testa “ nulla. Proprio nulla” rispose e tornò ad appoggiarsi sui cuscini “ a parte questo e la nausea sto benissimo” rifletté.
Draco storse la bocca. Mai che facessero due più due da soli.
“ Senti a proposito di questo…” iniziò e Lily aggrottò le sopracciglia, perché improvvisamente le sembrava quasi divertito?
“ Sei incinta” le disse tutto un fiato e Lily boccheggiò come in mancanza di aria e lo guardò.
Le sembrava quasi che fosse in attesa della sua reazione ed ogni traccia di sarcasmo era sparito dal suo sguardo.
“ Ma tu…tu…” non riuscì a concludere la frase.
I suoi occhi si riempirono di lacrime e la sua mano scese lenta verso il ventre come se non potesse crederci.
Non si era mai data il lusso di crederci e tutto questo per…
“ Come può essere?” chiese con un filo di voce.
Era stato lui. Lui. Subito dopo la sua operazione e prima di scoprire quello che era successo al resto della sua famiglia.
Lui le aveva detto del suo apparato riproduttivo e dei danni che aveva subito.
“ So quello che ti ho detto” lesse tutti i dubbi nei suoi occhi castani “ e prima che tu me lo chieda non c’ è nessun errore”.
Anche perché la prova era nella stanza accanto.
“ Sei incinta davvero, Lily”.
“ Che cosa?”
Lily trasalì e il suo sguardo si spostò direttamente verso la porta dove aveva sentito provenire l’ urlo incredulo.
Scorpius era lì, con in mano un cartone di succo di zucca e Lily lo guardò impaurita.
Sentiva distintamente il cuore batterle a livello della gola. Inutile negarlo: era terrorizzata.
Le importava la sua reazione. Per quanto cercasse di convincersi che non era così. Lei temeva la sua reazione.
Temeva di perderlo.
Come poteva essere stata così stupida? Eppure per lui era sempre stato così chiaro.
Invece lei doveva arrivare sull’ orlo di perderlo per capire – come lo aveva chiamato?- il suo ruolo nella sua vita.
Lei lo amava. Era solo quello il ruolo e adesso rischiava di essere troppo tardi.
E se lui fosse stato ancora geloso di Alexander? e se non lo avesse creduto suo?
Si accorse di essere rimasta a fissarlo, come un troll, fino a quel momento. Si accorse che anche i suoi occhi rilucevano alla luce del neon e che anzi, in quel momento avevano proprio il colore di un cielo in tempesta.
Aprì la bocca per parlare. Non sapeva neanche cosa avrebbe detto. Non sapeva neanche se sarebbe riuscita a dire qualcosa.
Ma non fece in tempo a scoprirlo.
Con un piccolo tonfo il cartone cadde a terra e lui percorse la distanza che li divideva in pochi lunghi passi.
Poi dimentico che anche suo padre fosse lì, le afferrò il viso con entrambe le mani e l’ attirò a sé in  un bacio pieno di amore e di passione.
In un bacio che non lasciava dubbi alla sua reazione.
Lily si sentì la testa leggera come se fosse stata momentaneamente privata dell’ ossigeno.
Sentì le mani di Scorpius muoversi fino a racchiudere la sua nuca attorcigliandosi i capelli attorno alle dita e sollevandoglieli in una pettinatura scompigliata attirandola sempre di più a sé.
Lily si alzò in ginocchio trasportata dalle sensazioni che quel bacio le stava dando. Era sempre stato bello con lui, ma quello era…non lo sapeva, ma sapeva che la stava mandando fuori di testa.
Gli passò le braccia attorno alla vita e sentì i loro cuori battere all’ unisono, ed era impossibile capire quale appartenesse a chi.
Quando lui si staccò lei rimase ancora un attimo ad occhi chiusi cercando di modulare il battito del suo cuore ed impedirgli di uscire dalla sua gabbia toracica.
Lui le sollevò il viso con due dita portandola ad aprire gli occhi e vide che i suoi erano brillanti quanto i propri.
Fece correre uno sguardo lungo la stanza e vide che fortunatamente Draco se ne era andato.
Aprì la bocca per parlare, ma Scorpius le mise un dito sopra le labbra fermandola di nuovo.
“ Ti rendi conto almeno un po’ di quanto ti amo in questo momento, Lily Luna Potter?” le disse ad un centimetro dalle sue labbra così che lei sentisse il suo respiro caldo e poi tornò a baciarla.

COMMENTO: CI SIAMO !! IL CAPITOLO E’ LUNGHISSIMO…PIU’ DI 10 PAGINE, SPERO NON LO SIA TROPPO E CHE NON ANNOI, MA NON VOLEVO INTERROMPERE SOLO DOPO L’ ANNUNCIO…FORSE IL MIO SADISMO SI STA UN PO’ SMORZANDO ; ) QUINDI RICAPITOLANDO LA PRIMA PARTE E' QUELLO CHE LILY HA VISTO QUANDO E' RIMASTA ATTACCATA A SUO FIGLIO...POI FINALMENTE LILY E’ INCINTA E MI DIRETE MA VA?? :p PERO’ FINALMENTE SCORPIUS LO SA…VI PIACE LA SUA REAZIONE? L’ AVEVO IMMAGINATA COSI’ DALL’ INIZIO…SCOMMETTO CHE NON TUTTE GLI AVEVATE DATO FIDUCIA, VERO? E PEGASUS SCOPERTO DA NONNO HARRY? BE’ SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE !!  RINGRAZIO TUTTE LE MERAVIGLIOSE RAGAZZE CHE NON  MI ABBANDONANO MAI, OVVERO : ICEPRINCESS/ ALWAYS 89 / ENDY_LILY 95 / SINISA E LILY LUNA MOON !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE…SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCHE VOI !! E RINGRAZIO ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 23
*** 22 CAPITOLO ***


La donna camminava avanti e indietro ed era quasi sicura che stesse rovinando il parquet continuando a fare in quel modo.
Ma era al settimo cielo.
Le era stato detto che sarebbero tornati con Harry Potter e davvero non poteva credere che tra poco sarebbe stato tra le sue mani.
Si attorcigliò una ciocca di capelli neri tra le dita immaginando già il momento: il momento in cui gli avrebbe fatto rimangiare tutto.
Lo avrebbe messo davanti all’ evidenza e lui avrebbe compreso quanto la sua decisione aveva influito nella sua vita.
Era colpa sua. Sin da quando era ragazzina lui le aveva rovinato la vita.
Da quando era entrato a farne parte erano stato un fallimento dietro l’ altro.
Un matrimonio arrangiato, dei figli ingrati e infine lei. Lei che le era stata strappata troppo presto.
Lei che doveva solo essere protetta, lei che poteva essere salvata.
Se solo le leggi fossero state diverse, se solo Harry avesse preso le sue parti.
Adesso però avrebbe pagato. Gli aveva già tolto la moglie e il figlio, pregustava già il momento in cui lui li avrebbe rivisti.
O meglio avrebbe rivisto il loro corpo, quasi come un guscio vuoto, visto che sarebbero stati dei semplici burattini nelle sue mani.
Voleva togliergli anche gli altri due figli, ma non era stata abbastanza pronta e ormai loro erano controllati, probabilmente più di quanto loro stessi si rendessero conto.
Strusciò le mani l’ una con l’ altra.
La sua vendetta, oggi, quasi non riusciva a crederci.
Oggi.
***
James guardò la ragazza immobilizzata davanti a lui “ e quella roba che sarebbe?” chiese e la sua espressione disgustata comunicava perfettamente quello che provava.
“ Non possono essere cervelli, vero? Nessuno sano di mente lavorerebbe sui cervelli” scosse la testa “ già, ma voi non siete sani di mente” affermò.
Il rumore si ripeté e lui si sporse un po’ di più, ma ancora non vide nessuno.
“ Ok, adesso basta, faccio l’ incantesimo sulle mie gambe e poi usciamo di qui”.
Cindy spalancò gli occhi e lui rise “ paura di finire in prigione, tesoro?”  domandò con voce sarcastica.
Pronunciò l’ incantesimo e si alzò reggendosi al muro, poi si staccò a malapena e tornò ad appoggiarcisi dopo pochi secondi “ appena mi passeranno le vertigini sarà perfetto” commentò ironico, poi la guardò e sorrise malandrino “ bè, direi che intanto possiamo liberarti” la informò e con un colpo di bacchetta delle corde si strinsero attorno ai suoi polsi.
Si staccò di nuovo dal muro e finalmente riuscì a muoversi senza barcollare, s’ inginocchiò fino ad arrivarle davanti al viso “ non crederai di farmi tenerezza con questi occhioni da cerbiatto, vero?” le chiese.
“ Non so neanche perché ti lascio vivere” disse sprezzante e per rimarcare il concetto sbatté i piedi a terra ancora insicuro di reggersi sulle gambe.
Il rumore si ripeté ancora e questa volta udì nitidamente la porta sbattere ed una voce femminile.
“ Cindy?”.
James abbassò gli occhi su di lei “ ti chiami Cindy?” chiese e poi scosse la testa. Si era dimenticato di toglierle l’ incantesimo.
Lo fece e Cindy aprì la bocca per urlare, ma James prontamente la tappò con una mano “ non essere così prevedibile” le disse, poi prese un respiro sentendo il rumore dei passi avvicinarsi, tra poco chiunque fosse sarebbe riuscito a vedere la porta aperta e allora sarebbe stato scoperto.
Soppesò la bacchetta. Poteva batterlo, era una donna, il problema era che non aveva la più pallida idea di come uscire da lì e non lo avrebbe mai fatto senza sua madre, quindi non poteva avere anche il pensiero di essere seguito.
“ Se ti lascio non urli, ok?” le domandò e Cindy per tutta risposta voltò la testa.
Bè per lo meno era onesta, avrebbe potuto dirgli di sì.
Si diede dello stupido mentalmente, stava ammirando un’ Apocalittica? Il prossimo passo magari sarebbe stato chiederle un appuntamento.
Non era così pazzo. Lo era già stata sua sorella e l’ avevano pagata tutti cara.
Al pensiero di Lily e di Albus gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non sapeva neanche se erano vivi, se stavano bene.
Si scrollò mentalmente non poteva cedere, aveva poco tempo prima che le sue gambe ricominciassero a cedere e doveva sfruttarlo al meglio.
Mosse piano la mano facendola scivolare dal suo viso, lentamente, pronto a ritapparla al primo mugolio, ma lei non fece niente e lui tirò un sospiro di sollievo.
La vide guardare la bacchetta, probabilmente stava valutando i rischi e i vantaggi.
“ Adesso vai fuori e gli dici che è tutto a posto, poi torni qua e mi guidi fuori” bisbigliò e lei sorrise di scherno “ poi vuoi più niente?” gli chiese “ magari un panino?”
James strinse gli occhi “ non è uno scherzo” l’ ammonì e il sorriso le si spense nel viso.
Negli occhi di James era tornata ad ardere una rabbia che la spaventava.
“ Chi ti dice che non ti tradirò?” gli chiese e poi scosse la testa.
Non poteva essere così stupida. Non poteva essere la classica Corvonero che voleva valutare le cause e gli effetti di ogni comportamento.
Doveva agire e basta.
James la osservò “ credo che ti metterò sotto Imperius” bisbigliò e Cindy sgranò gli occhi “ voi non potete usare le maledizioni senza perdono”.
Non voleva che qualcuno la guidasse. Non voleva essere costretta a fare qualcosa sulla quale non aveva alcun potere decisionale.
“ Per tornare da mio padre e dai miei fratelli, per portare in salvo mia madre, non esiterei ad usare nessuna delle Imperdonabili” disse sicuro e Cindy vide la sincerità nei suoi occhi.
Probabilmente i suoi capi non avevano mai pensato a quanta rabbia si sarebbe potuta accumulare in una persona tenuta in quello stato per così tanto tempo.
E in fondo perché avrebbero dovuto farlo? Lui doveva risvegliarsi solo dopo l’ acquisizione.
Si alzò in piedi “ lo farò” gli disse e sperò di essere risultata convincente, perché chiaramente non aveva la minima intenzione di dargliela vinta.
Non aveva nessun vantaggio ad aiutarlo, anzi, si sarebbe inimicata tutti i suoi colleghi.
James la guardò uscire e poi gettò un’ occhiata veloce sulla madre.
Quando si era svegliato ed era accorso da lei, il suo sguardo vitreo dentro quegli occhi aperti, lo avevano addolorato talmente tanto che non era più riuscito a guardarla.
“ Ti porterò fuori, mamma” le promise e si riconcentrò su quello che stava accadendo fuori dalla sua prigione.
Non aveva creduto neanche un secondo a quella Cindy, ma se avesse distratto l’ altra ragazza per più di un minuto lui avrebbe potuto furtivamente spostarsi e poi l’ avrebbe potuta schiantare.
“ Cris” Cindy tirò un sospiro di sollievo, lei e Cris si capivano al volo e non ci avrebbe impiegato molto per capire che cosa stava succedendo.
“ Come mai sei ancora qua?” le domandò con voce nervosa.
Vide Cris quasi scandagliare la stanza, che avesse capito qualcosa?
“ Leary mi ha rimandato a prendere questa” rispose mostrando una boccetta “ ma devo tornare subito là” spiegò ancora maledicendosi per essere voluta passare a controllare se Ginny o James si fossero ripresi.
“ E allora perché sei passata di qua?”
Cindy pensò che non le importava proprio niente perché era lì, o perché non se ne era andata subito dopo aver preso la pozione.
L’ unica cosa che voleva era comunicarle quello che stava accadendo e cercava di farlo attraverso gli occhi.
Gli occhi azzurri di Cris seguirono il suo volto e videro che cercava di spostarlo lentamente verso un lato non molto lontano della stanza.
Le parve di notare un movimento e finalmente capì “ Per Silente!” affermò sentendo il cuore aumentare i battiti.
Ce l’ aveva fatta.
Si chiese per un secondo chi dei due avesse ripreso conoscenza o se lo avessero fatto entrambi, ma non si diede il tempo neanche di cercare una risposta.
Tirò fuori la bacchetta e vide Cindy rilassarsi, felice di essere riuscita a farle capire l’ emergenza.
Cris si abbassò portando Cindy con sé vedendo la luce di un incantesimo arrivarle contro.
Voleva aiutare James o Ginny, ma non sapeva che incantesimo avessero lanciato e non voleva che Cindy morisse.
“ Fermo!” urlò e alzò le mani in segno di resa, ma si dovette riabbassare perché vide la luce di un altro incantesimo.
Avrebbe voluto vederne il proprietario, ma si era nascosto dietro ad una vasca e l’ unica cosa che vedeva era la punta di una bacchetta.
“ Sono dalla tua parte” urlò “ sono una spia, sono un’ amica di Albus” prese il primo nome che le era venuto in mente.
“ Perché dovrei crederti?” chiese una voce maschile e Cris capì che era James.
“ Perché…” non sapeva neanche lei cosa dire, la maggior parte delle cose che sapeva dovevano ancora avvenire e se andava come sperava non sarebbero mai avvenute.
Improvvisamente fu illuminata da un’ idea “ scusa” mormorò Cris guardando Cindy negli occhi e vedendoli impauriti, poi la schiantò.
“ Adesso siamo solo io e te” urlò ancora e James si sporse leggermente dalla vasca.
Cris sospirò. Non avevano tempo per quello.
Mosse la bacchetta velocemente.
Quando, come era successo a lei e ai suoi amici, crescevi in mezzo alla guerra, ma soprattutto avevi avuto Harry, Scorpius e tanti Auror come insegnanti, imparavi ad essere veloce.
Molto veloce.
Più veloce degli altri e lei in questo era sempre stata brava.
Se Pegasus non avesse avuto il vantaggio delle mani, sicuramente sarebbe stata anche più brava di lui.
Un sorriso le increspò le labbra, mentre James si sollevava in aria a testa in giù e la bacchetta gli scivolava dalle mani.
Era sempre stato un incantesimo che l’ aveva divertita e sinceramente le era stato insegnato da Harry quasi per gioco, per difendersi da Pegasus e da J.J. non avrebbe mai pensato di utilizzarlo per qualcosa di serio, ma era la prima cosa che le era venuta in mente per rendere inoffensivo James senza stordirlo o fargli del male.
“ Scherzi, vero?” chiese James irato “ mio padre mi ha insegnato questo incantesimo appena ho ricevuto la mia prima bacchetta”  protestò.
“ Oh, sì, anche a me” disse Cris quasi divertita, poi guardò i suoi occhi scioccati.
“ Senti, se ti calmi, ti metto giù” lo informò “ ti ripeto che siamo dalla stessa parte, ma non abbiamo tempo” continuò.
“ Vuoi portare fuori tua madre? vuoi tornare dai tuoi parenti? Vuoi farlo prima che rapiscano tuo padre? O meglio ancora prima che ci trovino e ci uccidano?”
Sparò tutte quelle domande una dopo l’ altra e vide il suo volto oscurarsi sempre di più, mano a mano che snocciolava tutte le questioni.
“ Come faccio a sapere che non è una trappola?” domandò e Cris alzò gli occhi al cielo “ non credi che ti avrei già stordito e rimesso in quello stato di catalessi?” gli chiese “ chi credi che si sia occupato di te e tua madre tutto il tempo? Chi pensi che abbia provveduto a nascondere e far sparire quelle bombe che ti rendevano un ameba?” chiese ancora.
Poi senza aspettare la risposta lo liberò. James ricadde giù e si massaggiò immediatamente le gambe.
Era appena tornato a camminare ed averlo messo a testa in giù non aveva certo migliorato la sua circolazione.
“ Ok, anche ammesso che mi fidi, perché lo staresti facendo?”
“ Ne parliamo dopo, vuoi?” gli chiese sarcastica “ adesso dobbiamo scappare”.
Puntò la bacchetta su Cindy e lei si librò in aria “ che fai?” le chiese lui “ non posso permettere che resti qua, ho bisogno di salvaguardare la mia copertura” lo informò e James scosse la testa, ma non si oppose.
Non capiva perché non aveva usato l’ Oblivion, ma era già tanto che lo aiutasse quindi lasciò perdere e con un incantesimo sollevò sua madre.
“ Andiamo” disse lei “ devo tornare da Leary velocemente, o mi scopriranno” disse quasi più a se stessa che a James.
Cominciarono a camminare a passo spedito e in pochi minuti lo condusse fuori dal perimetro del magazzino. Nel punto dove potevano smaterializzarsi.
“ Smaterializzati” gli ordinò e James scosse la testa “ Hai detto che vogliono rapire mio padre e tu stai tornando da loro, portami con te” ribatté e Cris si chiese se fosse il caso di scoppiare a ridere o prenderlo a schiaffi.
“ Certo e cosa dirai: ho pensato di venire a far due passi?” lo schernì “ e poi rifletti, non puoi lasciare tua madre da sola”.
James sospirò, aveva ragione. Il voler rivedere suo padre e i suoi fratelli, il volerli riabbracciare lo stava rendendo irrazionale.
“ Privet Drive n. 4, dovresti trovare un ragazzo e una ragazza, resta lì fino a quando non mi farò sentire io” gli ordinò.
Poi senza dargli il tempo di protestare ancora si smaterializzò.
James osservò sua madre e Cindy.
Era impossibile smaterializzarsi con entrambe. Le sue forze si stavano esaurendo, l’ incantesimo stava svanendo.
Poteva sentire le sue gambe tremare e la muscolatura cominciare a cedere.
Era durato meno di quanto aveva previsto, ma sicuramente era stato perché aveva dovuto trasportare sua madre, utilizzando la magia e quindi buona parte della sua energia.
Forse poteva obliviare quella ragazza e portare via solo sua madre, ma quando la guardò capì perché quella strana ragazza non l’ aveva fatto.
Se l’ avessero obliviata e lasciata lì e contemporaneamente lui e sua madre fossero spariti, sarebbe sicuramente stata incolpata e probabilmente uccisa.
Quindi quella Cris le aveva salvato la vita.
Le gambe gli cedettero e finì in ginocchio.
Da chi poteva farsi aiutare? Gli venivano in mente decine di nomi, ma non voleva mettere in pericolo nessuno.
“ Di chi ti fidi escludendo la tua famiglia?” chiese a se stesso e il primo viso che gli venne in mente lo sorprese, ma non fino in fondo.
Formulò un Patronus e lo inviò.
***
J.J. portò entrambe le mani a comprimere gli occhi.
Erano di nuovo legati e stava cominciando a pensare che gli sarebbe esplosa la testa a forza di cercare una soluzione.
Non potevano andare avanti così.
Avevano bisogno di tornare a casa e dovevano farlo in fretta.
Adesso stava cominciando ad avere davvero le palpitazioni e l’ adrenalina stava cominciando a circolare rendendolo nervoso e irritabile.
Non aveva neanche il coraggio di guardare Zoe negli occhi, tanta era la paura di vederli di nuovo lucidi di lacrime e di preoccupazione.
Abbassò le mani e si scoprì gli occhi appena sentì dei passi.
Era ormai notte e tutti si erano ritirati in delle tende e avevano detto che appena possibile sarebbero andati a portar loro una coperta e un cuscino per dormire a loro volta.
J.J. si era chiesto come pensavano che sarebbero riusciti a dormire, ma non aveva protestato.
Quando vide che la persona che si stava avvicinando a loro era Lily Potter quasi trasalì.
Si scambiò uno sguardo con Zoe e automaticamente si spostò verso di lei per un istinto di protezione, ma si rilassò quando vide anche Scorpius uscire dalla tenda insieme a Harry e James.
“ Non voglio farvi del male”.
Lily li guardò stupiti, non capiva perché avessero tutta questa paura di lei; non le sembrava che davanti agli altri reagissero così.
“ Conoscete davvero mio figlio?” chiese loro, approfittando del fatto che gli altri non fossero ancora arrivati e J.J. annuì lentamente stupendosi nel sentire il dolore nella voce di Lily Potter.
Sapeva che non avrebbe dovuto stupirsi. Era una mamma angosciata per un figlio perduto, ma era la contrapposizione con l’ altra Lily a farlo confondere. Non sembrava proprio la stessa persona.
“ Mi permettereste di vedere i vostri ricordi?” domandò facendo scorrere lo sguardo dall’ uno all’ altra.
I ricordi?
Come mai lui e Zoe non ci avevano pensato? Era così chiaro.
Probabilmente non esistevano, non avevano modo di dimostrare la loro identità, ma potevano mostrare i ricordi.
Anche se mostrar loro i ricordi significava mostrare…
“ Va bene” disse senza darsi tempo per pensare ulteriormente.
Lily avvicinò la bacchetta alla testa del ragazzo e ne estrasse un filo argenteo, poi evocò un pensatoio e tutti e tre vi si tuffarono dentro.
La prima a riemergere fu Lily e guardò J.J. con occhi sbarrati “ io…io sono a capo…non è vero” commentò “ avete manipolato i ricordi…io non potrei mai, hanno ucciso mio fratello”.
Lily continuò a scuotere la testa “ e quel bambino magro e sofferente che ti è stato presentato quando avevi sei anni non può essere Pegasus”.
Vide Harry, James e Scorpius sollevare a loro volta la testa e guardare i due ragazzi, solo che vi era una differenza.
Scorpius li stava studiando, mentre Harry e James sembravano credergli.
Harry poi, aveva proprio uno strano sguardo, sembrava pieno di speranza.
“ I ricordi non sono modificati, Lily”.
“ Papà non vorrai credere che…io non farei mai…”
Sentì la mano di Scorpius avvolgere la sua e quella fu l’ unica cosa che le impedì di piangere.
Non riusciva a credere a quello che aveva visto, ed erano solo una piccola parte dei ricordi di quel ragazzo.
“ No, Lily, non lo credo…anche perché tu avresti già dovuto essere cattiva” si voltò verso il ragazzo ed il suo sguardo si addolcì vedendo i suoi occhi verdi.
Erano davvero uguali ai suoi, uguali a quelli di sua madre e di Albus. Finora aveva pensato ad un inganno o ad una coincidenza; semplicemente si era impedito di pensarci, ma adesso che li osservava, li vedeva davvero.
“ Dico bene?” gli chiese e J.J. annuì.
Sentiva la bocca secca, non riusciva a credere che finalmente gli stavano credendo.
Eppure era così, conosceva bene suo nonno e non poteva sbagliare sul significato di quell’ espressione, di quel sorriso.
“ Tu invece saresti?” chiese rivolto a Zoe e lei invece parlò “ sono Zoe Lupin” disse orgogliosa.
Harry la guardò “ sorella di Remus?” domandò e il volto di Zoe s’ illuminò “ Remus è vivo?” chiese “ e mio padre e mia madre e mia sorella Andromeda e Dora ?” ed io e Cris avrebbe voluto aggiungere, ma si fermò.
Aveva avuto la sua risposta con l’ incantesimo dell’ identità.
“ Remus è figlio unico e Teddy e Victoire sono morti da tanti anni” la informò con gli occhi lucidi. Gli faceva ancora male pensare alla loro morte.
J.J. la guardò, lui era crollato dopo aver saputo che suo padre era morto, ma Zoe si limitò a stringere le labbra.
Forse perché non li aveva conosciuti neanche nel loro presente, o forse perché era stata preparata dal risultato dell’ incantesimo dell’ identità.
Agli occhi di tutti poteva sembrare una reazione fredda, ma a J.J. non era sfuggito quel guizzo di disperazione nascosto nei suoi occhi.
Le pose entrambe le mani sulla gamba.
Avrebbe voluto attrarla a sé, ma erano ancora legati.
Harry parve seguire il suo movimento e con un colpo di bacchetta li liberò.
Zoe continuò a tenere le mani raccolte, quasi fosse ancora sotto shock e J.J. la prese tra le braccia.
Lei appoggiò la testa contro il suo petto e cercò di respirare a fondo “ i miei fratelli, Jay”  lui annuì “ lo so” mormorò tenendola stretta “ loro mi hanno cresciuta…loro…” la sua voce era rotta e il cuore di J.J. si strinse in una morsa.
“ Cambieremo ancora il futuro, Zoe” la rassicurò, poi le sollevò il mento “ d’ altronde non può esistere un mondo dove J.J. Potter non esiste, no?” le chiese scherzoso e Zoe sorrise “ sempre presuntuoso, Potter”.
James si schiarì la voce e entrambi i ragazzi arrossirono, si erano scordati che erano ancora tutti là.
“ Sicuro di non essere figlio del Potter scemo?” chiese Scorpius indicando James con il pollice e James s’ accigliò, ma J.J. intervenne prima che potesse parlare “ non l’ ho neanche mai conosciuto” li informò e James non poté impedirsi di trasalire “ allora sarà il nome” replicò Scorpius, stavolta più per stemperare che per altro.
“ Mio fratello ti ha chiamato J.J. in onore di James che nel vostro presente è morto?” s’ informò Lily parlando per la prima volta da quando aveva capito di essere perfida nella loro dimensione, e J.J. annuì “ un po’ come tu hai chiamato A.J. in onore di mio padre o sbaglio?” le chiese e Lily annuì quasi sovrappensiero.
“ Sono felice che Lily abbia insistito tanto per cercare di vedere i vostri ricordi, diceva di vedere qualcosa in voi… io vi avrei schiantato e portato all’ uscio degli Apocalittici” scherzò James, ma Zoe e J.J. non sorrisero.
“ Non… Harry” si fermò prima di chiamarlo nonno, forse sarebbe stato un po’ troppo per lui “ credi di poter incantare una giratempo e rimandarci nel passato?”
Harry sospirò “ penso di sì, sommando il potere di tutti… James, potresti andare a prenderla?” gli chiese, poi si voltò di nuovo verso J.J. “ e comunque puoi chiamarmi anche nonno, se vuoi” gli disse e J.J. provò il forte impulso di abbracciarlo, ma prima che potesse farlo fu proprio Harry a sporgersi e attirarlo a sé.
Gli sembrava di poter stringere di nuovo Albus tra le sue braccia.

COMMENTO:  JAMES E’ LIBERO !!! O FORSE NO? CHI HA CHIAMATO? VI ASPETTAVATE CHE FOSSE CRIS LA PRESENZA NELLA STANZA? J.J. E ZOE STANNO PER TORNARE NEL PASSATO SEMPRE CHE NON ACCADA QUALCOS’ ALTRO… NON NE SONO SICURA, HO IN MENTE DUE SCENARI : p INFINE LA CATTIVA…SOSPETTI? AH NON HO DIMENTICATO CRIS…VOI PENSATE A DOV’  E’ E IMMAGINATE COSA SUCCEDERA’ NEL PROSSIMO CAPITOLO… : ) GRAZIE MILLE DI NUOVO AD ALWAYS PER AVER CREATO IL BANNER !! GRAZIE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS 89 / CHIARA SHRIN SCHINTILLA / ARYELLE / ENDY_LILY95 / SINISA /  LILYLUNAMOON E LILIAN CRISTABEL MALFOY !! GRAZIE DAVVERO !! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 24
*** 23 CAPITOLO ***


Cris respirò a fondo attraversando la strada.
Puntò direttamente alla vetrina con quel manichino brutto e vecchio e si prese un secondo fingendo di esaminarlo.
Guardò le ciglia staccate e il suo corpo immobile e svestito e intanto pensò a tutto quello che Leary si aspettava da lei: avvicinare Harry Potter e portarlo via dal reparto.
Era convinto che lei non avrebbe avuto problemi con questo compito, data la sua conoscenza, peccato che lei conosceva Harry Potter del 2046 ovvero la sua epoca, mentre in questo tempo quello che avevano visto con lei, era solo sua sorella; quindi non sarebbe stato affatto facile come pensava lui, ma questo, chiaramente, non poteva dirglielo.
Una volta entrata in contatto con Harry Potter, avrebbe soltanto dovuto portarlo al quinto piano, a quel punto secondo Leary, Harry non avrebbe mai rischiato delle vite e si sarebbe fatto portare via.
Infine, al momento della resa, Leary gli avrebbe somministrato il contenuto della boccetta che le aveva fatto prendere dal magazzino, ovvero un particolare veleno che lo avrebbe steso in pochi secondi permettendo loro di farlo uscire senza pericoli, ma che contemporaneamente non lo avrebbe ucciso immediatamente, anzi gli avrebbe dato un largo margine per somministrargli l’ antidoto.
Semplice. Lineare. Basilare. E con centomila cose che potevano andare storte, iniziando proprio dal fatto che non aveva la più pallida idea di come avvicinarlo.
Aveva provato a dire a Leary che poteva non essere solo, ma lui aveva protestato dicendo che l’ informatore all’ Accademia gli aveva detto che era lì con la figlia e altri due Auror, entrambi ancora studenti e dei quali uno era anche ferito, quindi non avrebbe avuto problemi.
Si voltò  indietro e guardò se vedeva Leary e gli altri, ma si erano mimetizzati nella folla piuttosto bene e l’ unica cosa che notò fu che stava cominciando ad attirare l’ attenzione delle persone che passavano rimanendo imbambolata davanti a quella vetrina.
Bussò al vetro e disse al manichino che era in visita, questo diede un cenno di assenso e dopo essersi guardata un’ altra volta in giro superò con sicurezza la barriera.
Adesso era sola. Al San Mungo non ci si poteva smaterializzare e quindi neanche fuggire, forse Pegasus ci sarebbe riuscito, lui si smaterializzava praticamente ovunque e da che lei ne avesse ricordo, lo aveva sempre fatto.
Sorrise prima di scuotere vivamente la testa, non doveva pensare a lui. Doveva solo essere felice che questa cosa la stesse facendo al San Mungo, se fosse stata in Accademia, con lui…
Lui l’ avrebbe riconosciuta? Certo.  Lui l’ avrebbe aiutata? Sicuramente. Lui l’ avrebbe disprezzata per quello che stava per fare?
Si morse il labbro nervosamente. Sapeva che la risposta era sì. Sapeva che l’ avrebbe odiata per mettere in pericolo degli innocenti per i suoi scopi.
Pegasus era la persona più assolutista che conosceva; forse a causa del suo passato, ma aveva sempre avuto ben chiara la distinzione tra il bene e il male e per lui non esistevano vie di mezzo.
Ma lei sapeva che esistevano anche le vie di mezzo, e sapeva che se tutto andava per il verso giusto poteva risolvere tutto senza rischiare la vita di nessuno.
Quindi non avrebbe pensato a Pegasus. No, no, non lo avrebbe fatto. Non avrebbe pensato a lui. No.
Si riconcentrò sulle informazioni che aveva. Harry doveva essere al pianterreno, al pronto soccorso magico, quindi evitò di avvicinarsi all’ accoglienza limitandosi a passare accanto a quella strega con i denti sporgenti seduta dietro alla scrivania che la stava guardando come se fosse affetta da uno strano caso di vaiolo di drago  e si diresse direttamente verso il familiare corridoio illuminato dalle candele.
Mentre lo percorse si chiese come fosse possibile che tutto fosse cambiato nel suo futuro, tutto tranne il San Mungo.
Tutto era uguale lì: i corridoi, le stanze e persino i quadri appesi pieni di Guaritori che sembravano scrutarla.
***
“ Non ce la faccio” rispose Pegasus, i suoi occhi grigi puntati in quelli verdi del nonno e luccicanti di rabbia, come se volesse solo arrabbiarsi per quello che gli stavano chiedendo.
Harry si scambiò un’ occhiata con Draco “ da quello che ho capito sei cresciuto con noi, perché ti risulta tanto difficile aprirti? Siamo così diversi dagli Harry e Draco che conosci nel tuo tempo?”
Pegasus prese un respiro profondo e fissò il muro di fronte a lui. Non erano loro ad essere diversi, era lui.
Dopo aver conosciuto sua madre, la Lily della sua epoca gli sembrava un ricordo: solo uno stupido, patetico, orrendo, ricordo.
E come poteva dire ai suoi nonni che la causa di tutta la sua sofferenza, la causa della morte di suo padre o di metà delle persone che conoscevano era proprio lei, quando questa Lily era così diversa.
“ Ascolta Pegasus” Harry si sedette sul letto e gli mise una mano sopra la sua. Pegasus, però sfilò immediatamente la mano da sotto quella di suo nonno, sentendola divenire bollente per la rabbia.
I suoi sentimenti contrastanti stavano di nuovo prendendo il sopravvento, come ogni volta che pensava a sua madre.
La sua rabbia stava di nuovo venendo fuori.
Vide Harry seguire il suo movimento e guardare la sua mano illuminarsi, poi lo vide guardare di nuovo Draco.
“ Lo fa spesso” spiegò Draco con voce ironica “ perde il controllo” continuò con la stessa ironia e riportando lo sguardo su Pegasus.
Pegasus guardò con malcelata rabbia suo nonno, sembrava quasi che lo stesse prendendo in giro con Harry.
Di quelle prese in giro che fanno i nonni quando si confrontano su una marachella del nipote.
“ Non lo faccio spesso” si giustificò innervosito “ e comunque non mi piace essere toccato” lo informò, sentendo la rabbia salirgli sempre di più e prendendo piccole boccate d’ aria cercando di riacquistare il controllo.
L’ ultima volta che lo aveva perso aveva distrutto mezza casa.
“ Va bene” disse Harry paziente, togliendo la mano e riportandola sulla propria gamba, ma continuando a restare seduto accanto a lui e a guardarlo.
Pegasus avrebbe voluto che entrambi i suoi nonni capissero che non potevano fare così, che non era così semplice.
Non potevano guardarlo come un povero cagnolino spaurito, non potevano avere compassione di lui.
Poteva leggerlo nei loro occhi: anelavano di poter comprendere e di potergli, a loro volta, far capire che loro ci sarebbero stati per lui, ma non era quello che voleva.
Pegasus non aveva bisogno di questo.
Conosceva i suoi nonni perfettamente e sapeva che ci sarebbero stati per lui, ma non voleva vedere quello sguardo in loro.
Lo sguardo che diceva: sei una vittima, come lo eravamo anche noi in tempo di guerra.
“ Vedi?” esplose alla fine “ è proprio per questo che non posso parlare con voi.  Mi state compatendo!”
Dilatò gli occhi quando vide che entrambi stavano aprendo la bocca per negare.
“ Non sapete neanche quello che mi è successo, ma sapete che mi è accaduto qualcosa di grave e questo vi fa pensare: povero piccolo” prese l’ ennesimo respiro per cercare di controllarsi “ non sono povero e non sono piccolo e…”
Si alzò. Odiava sentirsi in svantaggio e restare disteso in un letto d’ ospedale lo faceva sentire proprio così.
“ L’ ho detto io che aveva la vena tragica dei Potter…” lo interruppe Draco divertito.
“ Oh sta’ zitto, Malfoy” lo riprese Harry.
“ Ma se sembra di vedere te durante la tua adolescenza: tutto il mondo ce l’ ha con me” recitò Draco con voce melodrammatica.
“ Lasciamo perdere che se devo mettermi a recitare la tua parte durante la guerra, mi devo appendere due fili come un burattino” ribatté Harry e Draco assottigliò gli occhi offeso, ma non disse niente.
Pegasus suo malgrado sorrise delle scaramucce dei nonni e si appoggiò alla sedia, sentendo il suo corpo calmarsi e le sue forze ancora non tornate del tutto rilasciarsi.
“ Avete ragione” ammise “mi fido di voi più che di me stesso, ma nonostante siate sempre i miei nonni e so che i caratteri sono quelli e che posso affidarmi a voi, non avete vissuto quello che hanno vissuto i nonni della mia epoca. E se tutto funzionerà non lo vivrete mai, per cui vi prego, vi prego, non chiedetemi niente… almeno per ora” li vide guardarsi e negli occhi di suo nonno Harry vide la tendenza al non volersi arrendere, per cui lo precedette prima che potesse ribattere di nuovo “ prima di andare via vi racconterò tutto, promesso” disse loro e scherzosamente si baciò le dita incrociate per suggellare il giuramento appena fatto.
Harry guardò suo nipote, i suoi occhi grigi e il dolore che vi leggeva dentro e pensò a quante volte anche per lui era stato difficile parlare delle cose.
Un conto era viverle, un conto raccontarle.
Avrebbe dovuto chiedergli perlomeno del Triskel che aveva sulla schiena e che Draco gli aveva mostrato quando era ancora incosciente, o chiedergli del contatto con sua madre e del Triskel che, dopo di quello, era rimasto impresso sulla mano di Lily.
Insomma avrebbe dovuto cominciare ad indagare. In fondo per quello era lì, per quello Draco lo aveva chiamato, ma non ci riusciva.
Non subito. Sentiva di dovergli dare un po’ di tempo per permettergli di abituarsi a lui.
Annuì dolcemente e un piccolo sorriso di trionfo illuminò le labbra di Pegasus facendo salire le lacrime agli occhi di Harry.
Il sorriso di Lily, il sorriso di James.
***
Scorpius era appoggiato alla testiera del letto, le ginocchia piegate e le gambe aperte per accogliere nel mezzo Lily che era appoggiata al suo petto e giocherellava con il palmo della sua mano.
Le diede un bacio sui capelli inspirando il profumo di essi e sorrise “ sembra una scena di quei film diabetici che guardi tu” la prese in giro, sottovalutando però il fatto che fosse troppo a portata di gomitata e quando Lily lo colpì gli mozzò quasi il fiato.
“ Riesci ad essere un pelino, non tantissimo, ma un pelino più romantico in un momento del genere?”  lo rimproverò voltando la testa verso di lui.
Scorpius le prese il mento con le dita e la guardò dritto negli occhi “ non sono mica un orsetto del cuore” la prese in giro e Lily scosse la testa esasperata.
“ Ho avuto paura di averti definitivamente perso” ammise Lily e Scorpius la baciò tra i capelli “ credevo di averti dimostrato che non mi sarei arreso mai” le rispose e Lily annuì “ già, in questa situazione tu sei stato il Grifondoro tra i due, tu non hai mai avuto dubbi, mentre io…”
Scorpius la prese per le spalle e la fece voltare verso di lui “ cosa stai cercando di dirmi, Potter?” le chiese malizioso e Lily sorrise appoggiando il mento al suo petto e guardandolo con sfida “ ti piacerebbe saperlo, vero, Malfoy?” gli chiese di rimando “ ma non te lo dirò” lo provocò.
Scorpius per tutta risposta la fece scivolare sotto di lui senza smettere di guardarla “ siamo in un ospedale, Scorpius” lo rimproverò scherzosa.
“ Sì, siete in un ospedale e siete stomachevoli”
Al suono della voce di Albus entrambi si alzarono e arrossirono colti in fragrante.
“ Al, noi stavamo solo festeggiando” si sentì in dovere di giustificarsi Scorpius, rimettendosi le scarpe.
Lily invece continuò a guardare il fratello come a volerlo sfidare a dire qualcosa e Albus sospirò.
Poteva rinunciare subito a spaventare Lily, non ci sarebbe mai riuscito.
“ Allora? Che festeggiavate?” chiese Alice per stemperare l’ ambiente e Lily la guardò.
Il suo sguardo era un po’ più rilassato, ma il dolore sembrava sempre oscurare i suoi occhi castani.
Sgranò gli occhi cercando di ricordare che cosa diceva la profezia e vide Scorpius guardarla, sicuramente anche lui stava pensando la stessa cosa.
“ La luna ed il sole” mormorò.
Albus si avvicinò a lei, ma Lily alzò una mano scuotendo la testa. Doveva restare concentrata e ripensare ad ogni parola.
Il quarto giorno del quarto mese. Conteggiò i mesi, Draco le aveva detto di quanto era incinta?
Non lo aveva detto.
Guardò Scorpius, il terrore che si leggeva anche nei suoi occhi e pensò che gli sarebbe esploso il cuore nel petto.
Poteva trattarsi del loro bambino?
“ Oddio, oddio, oddio” disse e la sua voce crebbe contemporaneamente al panico che le stava montando dentro.
Si accucciò sui talloni per cercare di restare lucida.
“ Che succede?” chiese Albus, passando lo sguardo da lei a Scorpius che aveva le mani tra i capelli e continuava a camminare come un leone in gabbia che gira in circolo senza una meta.
Alice si chinò su Lily e Albus li guardò ancora un secondo prima di esplodere “ siete impazziti?” gridò e Lily si riscosse dal suo stato.
Guardò Alice con gli occhi pieni di lacrime “ sono davvero felice che non sia il tuo bambino” le disse con la voce strozzata.
Ed era vero.
Era davvero felice per Albus e Alice, erano la sua migliore amica e suo fratello, ma non riusciva a credere che il bambino fosse il suo.
Quando era stata operata gli avevano detto che non sarebbe riuscita ad avere figli, che per lei sarebbe rimasto un sogno; poi all’ improvviso era invece successo, rendendola incredula e così felice da farle toccare il cielo con un dito, infine, la realtà e quella maledetta profezia l’ avevano gettata nuovamente nel baratro.
“ Che stai dicendo?” le domandò Alice in un sussurro, ma Lily le sorrise lievemente, prima di alzarsi in piedi.
Guardò Scorpius, le lacrime versate che solcavano le sue guance, ma i suoi occhi asciutti.
“ Calmati” gli ordinò e Scorpius si voltò verso di lei. I suoi occhi pericolosamente oscurati.
“ Calmarmi?” le chiese con voce strozzata “ ti rendi conto che con ogni probabilità quello della profezia è il nostro bambino?” chiese ancora e si avvicinò a lei.
Lily non si mosse di un passo e annuì “ sì, me ne rendo conto eccome” gli disse fredda “ ma quello che ho detto quando credevamo che fosse il loro bambino, vale anche per il nostro: le profezie possono cambiare” continuò e Scorpius scoppiò a ridere.
Una risata che di allegro non aveva niente. Una risata piena di rabbia.
“ Sei stupida? O solo tanto ingenua?” le chiese “ nessuna profezia cambia, non è cambiata quella di tuo padre e non cambierà questa e…”
“ E quindi?” lo interruppe “ la tua maniera per risolvere le cose è stare qua a litigare?” domandò, poi prese un respiro e lo guardò assottigliando gli occhi.
“ Credevo che tu combattessi per le persone che ami. Che non ti arrendessi” lo provocò e poi uscì di corsa dalla stanza per cercare suo padre.
Scorpius guardò Alice seguirla e sbatté un pugno contro il muro, così forte che il rumore rimbombò nella stanza.
“ Posso sapere cosa sta succedendo?” gli chiese Albus innervosito.
***
“ Certo che non hai decisamente un bell’ aspetto”.
Pegasus alzò il viso, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille e allo stesso tempo non credeva che sarebbe riuscito a sentirla tanto presto.
“ Sono comunque più bello di te” scherzò con un sorriso giocoso nel volto.
Non gli chiese neanche come avessero fatto a tornare. Si limitò a travolgerli in un abbraccio.
Era stato così preoccupato per loro ed era così felice che fossero tornati  che le spiegazioni potevano aspettare.
Zoe sorrise a sua volta lasciandosi trasportare dai due cugini che per un minuto si erano lasciati andare dimenticando tutto il resto, ma come immaginava non era destinato a durare.
Infatti dopo pochi secondi il sorriso morì sulle labbra di Pegasus e lo vide concentrarsi sui suoi occhi “ Io…io… vi vorrei…” balbettava dalla rabbia e alzò le mani arrendendosi, visto che tutto quello che gli veniva in mente erano parole del quale si sarebbe pentito.
Scosse la testa, ma riuscì a resistere in silenzio solo pochi secondi.
“ Voi due siete spariti e…” si fermò di nuovo,  assalito dalla stessa sensazione precedente e guardò Zoe, come se tramite gli occhi potesse farle capire cosa pensava.
Zoe si voltò verso J.J., ma lui non la degnava di uno sguardo, come se volesse dirle che ormai che visto che si era incasinata da sola, da sola doveva uscirne.
Zoe sbuffò “ non è colpa mia. Ha una sua testa e fa tutto da sola” rispose capendo il motivo di tutta la rabbia di Pegasus.
Lui sentì il viso accaldarsi per la collera che rischiava di salire come sempre negli ultimi tempi.
Alzò gli occhi e prese un respiro, poi si concentrò sugli occhi del cugino “ ok, allora…” iniziò appellando con un solo movimento della mano i suoi vestiti “ vorrei tanto sapere come avete fatto a tornare, ma siccome i miei genitori sono nella stanza accanto e…”
“ Pegasus, a proposito di questo…” lo interruppe J.J.
Voleva dirgli di sua madre e di come fossero riusciti già a variare, in maniera importante, il futuro, ma fu interrotto a sua volta da Pegasus “ non c’ è davvero tempo, dobbiamo aiutare Cris e subito anche. E se quello che ho letto nel biglietto è vero…”
Strinse le mani attorno alla sponda del letto per non cedere alla rabbia “ e sono sicuro che quella pazza lo ha fatto davvero” continuò e Zoe aprì le labbra vedendo i suoi occhi cominciare a cambiare colore.
“ Stai calmo, amico” gli disse J.J., anche a lui non era sfuggito il cambiamento negli occhi di Pegasus.
Lui annuì riportando fiato nei suoi polmoni.
“ Sono calmo” affermò e poi si guardò le mani “ ma appena la libero giuro che…che…”
Gli altri due lo guardarono con un misto di divertimento e apprensione, sapevano che lui non avrebbe mai torto un capello a Cris.
“ Sì, credo proprio che la ucciderò” concluse e Zoe rise “ la liberi per ucciderla? ” replicò beccandosi un’ occhiataccia da Pegasus.
Si  alzò e si chiuse in bagno un secondo per rivestirsi e darsi una sciacquata e riapparve dopo pochi minuti.
“ Come mai sei qua, a proposito?” chiese J.J.
“ Volevo fare una giro, te che pensi?” gli chiese sarcastico e Zoe lo guardò scuotendo la testa.
J.J. parve pensarci due secondi e poi spalancò gli occhi “ ehy, chi è riuscito nella folle impresa di mandarti all’ ospedale? È ancora vivo?”.
Pegasus sospirò  “ ah-ah, divertente, certo che è ancora vivo e diciamo che ho fatto tutto da solo, con un aiutino da parte di mio padre”  spiegò.
“ Ah” J.J. non chiese più niente e spostò lo sguardo verso la porta “ meglio andare” disse e Pegasus guardò Zoe “ allora? Dove si trova?”
“ Voi chi siete?”
Tutti e tre alzarono lo sguardo smarriti e si trovarono davanti a Draco Malfoy, i loro occhi si rilassarono immediatamente “ Ehy, BigD” lo salutò J.J.
Draco aggrottò le sopracciglia “ che hai detto?” gli chiese “ e poi voi chi sareste?” chiese ancora.
J.J. guardò Pegasus “ ma il nonno non ha ancora iniziato a prenderlo in giro con la storia del BigD?” chiese in un sussurro e Pegasus si limitò a scuotere la testa.
Non sapeva quando Harry avrebbe cominciato a chiamare Draco “BigD dicendogli che gli ricordava suo cugino viziato.
Draco li guardò a fondo, da come erano vicini a suo nipote e parlavano amichevolmente, poteva dedurre che si conoscevano molto bene; quindi con ogni probabilità erano ragazzi del futuro anche loro.
Il ragazzo aveva i capelli nero corvino sparati in tutte le direzioni e gli occhi di un verde smeraldo molto particolare e Draco sbuffò, era fin troppo facile; la ragazza invece aveva dei morbidi capelli viola e gli occhi dello stesso colore, anche nel suo caso sembrava piuttosto semplice.
Sommando le due cose. Ottenne chi potevano essere.
“ Albus Potter e Teddy Lupin, giusto?” domandò.
Pegasus piegò le labbra in una smorfia per il trattenersi dal sorridere al volto stupito dei suoi due amici.
“ Noi…”
“ E dai, J.J., abbiamo fretta e lui sa che io vengo dal futuro…”
“ Alla faccia della segretezza” si oppose J.J.
“ Disse quello che lo ha appena chiamato BigD” lo prese in giro “ comunque se tu conosci tuo nonno, anche io voglio conoscere il mio” s’ impuntò J.J. e a Pegasus ricordò molto le loro litigate di quando erano bambini.
“ Sei davvero un moccioso viziato” lo prese in giro “ ah- ah senti chi parla, ma se ti hanno dato tutto quello che volevi per ripagarti della tua povera infanzia infelice” ribatté J.J. e Pegasus nonostante il nervoso per la presa di giro, quasi sorrise.
Aveva sempre amato che J.J.  fosse così con lui. Suo cugino non lo aveva mai compatito e aveva sempre scherzato su argomenti che tutti consideravano intoccabili come la sua prigionia.
“ Ehy? Vi ricordate di mia sorella?” li interruppe Zoe e Pegasus trasalì.
Per un momento gli occhi di Cris e il suo sorriso gli apparvero davanti al viso facendogli stringere dolorosamente il cuore.
“ Pegasus, i capelli” gridò Draco, ma sapeva che non lo stava più ascoltando perché non fece in tempo a finire la frase che suo nipote era già uscito e gli altri due ragazzi con lui.
“ Allora, c’ è qualcuna che gli ha fatto perdere la testa” sussurrò a se stesso con un sorriso in volto.
Pegasus corse, voleva solo uscire dall’ ospedale e poi andare a liberare Cris.
Voleva vederla di nuovo, voleva parlare con lei, voleva toccare la sua pelle ed essere sicuro che stesse bene.
Si maledì, doveva sapere che lei non sarebbe stata ferma a guardare.
Come aveva potuto mancare per così tanto tempo? Come aveva potuto credere di proteggerli di più abbandonandoli?
Era stato stupido e presuntuoso da parte sua “ Ehy, Axel, ti merita concentrarti e smettere o attirerai l’ attenzione” gli disse J.J. che stava correndo accanto a lui, indicando le sue mani.
Pegasus abbassò gli occhi e le chiuse a pugno nascondendo la luce bianca che le stava illuminando, poi tornò a guardare il cugino, ma lo vide intento ad osservare Zoe che correva pochi passi dietro a loro.
“ Sentiti libero di dirmi quello che vuoi” lo provocò “ Smettila” ribatté J.J. e Pegasus ghignò prima di doversi arrestare perché qualcuno era andato a sbattere violentemente contro di lui.
La mano di Pegasus si allungò automaticamente  e afferrò il braccio della ragazza- che poi riconobbe essere sua madre- per impedirle di cadere.
In un attimo la mente di Lily fu di nuovo invasa dalle immagini.
Scosse violentemente il  braccio e alzò gli occhi su di lui.
Fu un secondo: i suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra. Tutto era uguale, anche quello sguardo ferito e pieno di dolore con il quale la stava guardando in quel momento. Lo stesso che aveva visto neanche un’ ora prima.
Lo stesso sguardo di quel bambino maltrattato da quella donna che pretendeva di spacciarsi per lei.
Ne era sicura. Non stava sbagliando.
E in un attimo la sua mente comprese ciò che il suo cuore sapeva già.
“ Pegasus” mormorò facendo spalancare gli occhi all’ interpellato.
Poi un boato fece tremare il pavimento.

COMMENTO: ECCOMI QUA!! UN GIORNO DI RITARDO, MA PERDONATEMI SONO IN UN PERIODO UN PO’ INCASINATO : )) COMUNQUE, HO SCELTO DI NON FAR DIRE NIENTE A PEGASUS AI SUOI NONNI E PRESTO CAPIRETE IL PERCHE’ !! E HO SCELTO DI FAR TORNARE SUBITO J.J. E ZOE, MA NEI PROSSIMI CAPITOLI RACCONTERANNO QUELLO CHE E’ SUCCESSO E COME SONO ARRIVATI A CAPIRE CHE PEGASUS ERA IN OSPEDALE !! SCORPIUS E LILY HANNO CAPITO DELLA PROFEZIA E SONO ARRIVATE LE REAZIONI E LA RABBIA… CHIARAMENTE SCORPIUS DA BRAVO SERPEVERDE NON HA LA REAZIONE IMMEDIATA DI COMBATTERE CHE HA AVUTO LILY, UN PO’ COME ERA SUCCESSO NELL’ ALTRO CAPITOLO TRA ALICE E ALBUS : ) POI LILY CHE HA CAPITO CHE ALEXANDER E’ IN REALTA’ PEGASUS, MA SECONDO VOI HA CAPITO ANCHE CHE E’ SUO FIGLIO? INFINE CRIS E IL SUO ARRIVO ALL’ OSPEDALE…RIUSCIRA’ A VEDERE PEGASUS?  E IL BOATO?? RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE ADORO E CHE MI SPRONANO SEMPRE OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / ENDY_LILY95 / SINISA/ LILYLUNAMOON E GACCIA !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE/ SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 25
*** 24 CAPITOLO ***


“ Credi che ci aiuteranno davvero?” sussurrò  Zoe guardando J.J. e lui sorrise di rimando.
Aveva gli occhi che brillavano, sembrava felice come un bambino la notte di Natale.
“ Non hai visto?” le chiese “ mio nonno mi ha abbracciato…”
Il sorriso si spense quando vide il volto di Zoe. Non era convinta.
“ Tu credi che mi stiano ingannando?” la sua voce era un misto tra amarezza e delusione, desiderava tanto che lei la pensasse come lui.
“ Penso che non sarebbe da escludere” convenne Zoe e J.J. scosse la testa “ siamo liberi” protestò, mostrando le mani “ stiamo girellando per la loro base per dargli il tempo di organizzarsi” spiegò e Zoe storse la bocca “ sì, organizzarsi ma a pro o contro di noi?” domandò osservando gli occhi di J.J. incupirsi.
“ Io non capisco” J.J. si fermò emettendo un lieve rumore di foglie smosse “ perché devi fare così ? perché non puoi pensare che per una volta ce la possiamo aver fatta?” le chiese e Zoe notò che i suoi occhi erano quasi delusi.
Sospirò “ non è come pensi” si difese “ è solo che in quest’ epoca niente è come sembra. Tua zia è buona, Pegasus non è mai stato liberato” si fermò come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa e poi scosse la testa “ siamo sicuri che siano davvero i buoni?”
J.J. spalancò gli occhi “ ma ti senti?” domandò “ non voglio più ascoltarti” sentenziò, facendo un gesto di taglio con la mano e ricominciando a camminare.
“ Va bene, va bene” Zoe lo fermò per un braccio “ se sono i buoni come dici tu, perché non ci hanno chiesto come abbiamo fatto a liberare Pegasus o se nel nostro presente gli Apocalittici esistono ancora?”
“ Perché sappiamo già che esistono ancora” affermò Lily facendoli voltare entrambi giusto in tempo per vederla spuntare da dietro ad un albero “ o voi non sareste tornati nel passato per cercare di fermarli prima che…prima che io rapisca e torturi mio figlio” i suoi occhi erano un misto di dolore e incredulità, ma quando si rialzarono su di loro erano di nuovo colmi della sua determinazione.
Zoe indietreggiò automaticamente e Lily scosse la testa “ non credo che riuscirò mai ad abituarmi all’ idea di essere cattiva nel futuro” affermò stancamente.
Tese il braccio e J.J. s’ irrigidì ma non si mosse e lei gli diede un piccolo sorriso prima di prendergli la mano e aprirla facendovi cadere sopra una catenina che si arrotolò su se stessa.
Inizialmente J.J. credette che fosse una Giratempo, ma poi la guardò bene: la catena era molto più corta e il pendente era diverso.
Lo osservò per un attimo, era una semplice pietra bianca, sembrava quasi trasparente, ma dentro di essa qualcosa vorticava senza sosta e aveva la consistenza di una nebbia.
Alzò gli occhi su Lily guardandola interrogativo e lei sorrise di nuovo alzando una mano per accarezzargli una guancia, ma quando J.J. vide la sua mano venirle incontro indietreggiò e Lily restò con la mano a mezz’ aria, ma non disse niente né si lamentò, dopo quello che aveva visto sembrava capire i loro atteggiamenti.
“ Scusa” si giustificò “ è solo…solo che assomigli tanto a mio fratello”
“ Sì, lo so” affermò J.J. e Lily scosse la testa “ non solo fisicamente, ma anche nel modo in cui cammini, parli e persino lo sguardo incredulo con cui mi stai guardando adesso” concluse quasi divertita.
Zoe si lasciò sfuggire un sorriso. Questa Lily non solo era diversa, ma era anche così dolce che era impossibile non sentirsi bene vicino a lei.
“ Comunque” iniziò “ questa è una pietra magica” spiegò tornando a fissare J.J. negli occhi.
Era fondamentale che capisse l’ importanza di quello che stringeva tra le mani.
“ Sai, Zoe ha ragione” disse “ nel nostro mondo non siamo riusciti a liberare Pegasus, ma credimi ci abbiamo provato…in ogni modo” continuò e spostò lo sguardo come se potesse raggiungerlo “ tutto, tutto quello che abbiamo fatto…” s’ interruppe, la voce incrinata dal pianto.
Aprì i palmi delle mani e prese un respiro per calmarsi “ Ma non ci siamo riusciti e non passa giorno che non pensiamo a lui o che non studiamo qualcosa per riaverlo con noi e questa è una delle cose che io e Scorpius avevamo trovato nelle notti di ricerca” spiegò loro indicando la pietra.
“ Immagino che ancora non siate genitori, ma una madre e un padre devono proteggere il loro bambino. Devono farlo sentire al sicuro, amato e protetto e noi non ci siamo riusciti” la confessione le fece incrinare di nuovo la voce “ ma non abbiamo perso la speranza di rimediare e intanto voglio rimediare con l’ altro Pegasus…quando penso a lui, voglio pensare di averlo aiutato e non torturato” ammise.
J.J. parve comprendere l’ importanza del ciondolo e abbassò gli occhi notando che la nebbia si era fermata.
“ Funziona solo con lui” lo informò Lily vedendo che J.J. aveva aggrottato le sopracciglia “ tutti gli incantesimi di protezione che ci sono funzionano solo con lui, io e Scorpius abbiamo usato il nostro sangue” continuò.
La protezione di una madre. Suo nonno diceva sempre che non c’ era niente di più forte.
Vedendo il suo volto ancora sorpreso Lily guardò anche Zoe “ fateglielo indossare e fategli promettere di non toglierlo mai” li pregò e di nuovo le lacrime riempirono i suoi occhi “ vorrei essere sicura che almeno lui possa restare libero e possa essere protetto da tutti”.
J.J. aprì la bocca per dirgli che Pegasus poteva proteggersi da solo e che sicuramente lei non aveva idea dell’ entità dei suoi poteri, ma poi ci ripensò e chiuse le labbra.
Questa, per quanto incredibile ai suoi stessi occhi, era una Lily diversa. Era una Lily madre. Davvero madre e non solo di nome.
E Pegasus meritava di avere un regalo di sua madre. Pegasus meritava di sapere che donna era in realtà sua madre.
Zoe parve giungere allo stesso pensiero perché poggiò una mano su quella di J.J. facendogli chiudere le dita attorno alla catenella.
“ Glielo daremo” le promise e Lily sorrise annuendo.
J.J. stava per aggiungere qualcosa, ma non fece in tempo perché arrivarono anche gli altri e stavolta avevano la Giratempo.
“ Bene” disse Harry con un sorriso “ dovrebbe essere a posto” commentò con un’ ultima occhiata al ciondolo “ il giorno impostato è quello che mi avete chiesto voi, l’ unico problema è che sicuramente vi ritroverete in un bosco vuoto” continuò guardandoli e J.J. alzò le spalle “ non ci sono problemi” rispose con un sorriso.
“ Immagino di no” ribatté Harry con un sorriso malizioso e passando lo sguardo da lui a Zoe  facendoli arrossire.
“ Preferisco l’ altra versione di tuo nonno,  questo sembra essersi fuso con Draco” scherzò Zoe in un sussurro e J.J. soffocò una risata con un colpo di tosse.
Harry fece passare la catena attorno ai loro colli e li guardò “ buon ritorno” gli disse e sembrava non riuscisse a staccare lo sguardo dagli occhi di J.J. come se tramite lui avesse di nuovo davanti suo figlio “ dai papà, li rivedrai tra poco” affermò Lily prendendogli la mano e Harry annuì.
“ Ci vediamo nel passato” affermò e J.J. guardò Zoe che aveva appena finito di girare gli anni e si stava apprestando a girare il cerchio più piccolo per i mesi e infine quello piccolissimo dei giorni.
Appena concluse, J.J. fece scivolare la propria mano nella sua e dopo un ultimo sguardo a tutti, scomparvero ai loro occhi.
Erano appena entrati nell’ ormai, per loro, familiare viaggio nel tempo: un turbinio di forme e colori, qualcosa di indistinguibile.
Non era come nella Giratempo classica, non vedevi le persone e le cose muoversi a ritroso, non vedevi neppure la luce del giorno o l’ oscurità della notte, tutto si fondeva insieme in colori e forme distorte;
Appena tutto attorno a loro parve riprendere consistenza, trattennero il fiato pronti all’ espulsione e le loro mani si strinsero più forte, poi l’ aria fu come risucchiata e tutto tornò normale.
Rilasciarono il respiro contemporaneamente alle loro mani e si guardarono “come facciamo a sapere se ha funzionato?” chiese Zoe guardandosi intorno, ma vedendo solo bosco.
J.J. sospirò “ immagino che dovremmo solo…” s’ interruppe di colpo e Zoe lo guardò preoccupata “ che succede?” gli chiese “ brucia” rispose e quando Zoe lo guardò sempre più stranita, J.J. s’ infilò una mano in tasca e tirò fuori il ciondolo.
Zoe sbatté le palpebre vedendo che il ciondolo si era illuminato e stava creando la stessa luce che creavano di solito le mani di Pegasus.
“ Credi che lo senta?” chiese Zoe in un sussurro, quasi come se temesse di poter essere udita.
“ Sì, credo che voglia ricongiungersi a lui” rispose J.J. e il volto di Zoe si illuminò letteralmente per la felicità.
Le sue labbra si distesero in un sorriso facendo pensare a J.J. che non aveva mai visto niente di più bello e i suoi occhi, quando li puntò in quelli di J.J., erano così brillanti che sembravano scaglie di ametista lasciate al sole.
“ Ci condurrà da Pegasus. Potremmo liberar…”
Zoe non riuscì a finire la frase perché J.J. l’ aveva afferrata per le guance e attirata a sé.
La catena del ciondolo che le premeva sulla guancia, ma Zoe pensò che gliel’ avrebbe persino potuta imprimere e lei non se ne sarebbe neanche accorta, l’ unica cosa che riusciva a sentire in quel momento era il tocco delle labbra di J.J.
La passione e contemporaneamente la gentilezza, proprio com’ era lui. Dolce e testardo.
***
“ Direi che mi è andata meglio” affermò James scherzoso, ma poi pensò che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa e quasi sicuramente la sua voce sarebbe entrata da un orecchio e uscita da quell’ altro senza che la ragazza la registrasse neanche.
Aveva detto solo due parole da quando era arrivata e dopo quell’ eri morto, non aveva più emesso un fiato e adesso erano ormai diversi minuti che lo stava guardando a bocca aperta, senza neanche muovere un muscolo.
Lo stava semplicemente osservando, le lacrime che scendevano sulle sue guance e la bacchetta ancora stretta nella sua mano, ma puntata contro terra.
James la comprendeva, era sicuramente sconvolta, ma avrebbe ugualmente voluto tirarle un nocchino. Quante volte le aveva insegnato che la bacchetta andava puntata verso la persona e non verso terra.
“ Pensi di riuscire a tornare tra noi prima che qualcuno torni e ci trovi, uccidendoci entrambi?”
Non era felice neanche lui di parlarle così brutalmente, ma aveva bisogno che si svegliasse, che smettesse di guardarlo come se avesse visto un fondatore di Hogwarts camminarle davanti e che usasse tutta la sua intelligenza.
Quando vide che ancora non reagiva sbuffò sonoramente.
Per quello aveva mandato il Patronus a Scorpius e non a qualcuno della sua famiglia. Non sapeva precisamente che cos’ era successo; il suo ultimo ricordo era l’ attacco a casa sua, ma aveva capito dalla reazione delle sue gambe e dalle parole di quella ragazza che lui era mancato per molto tempo e quindi si era immaginato che la loro reazione sarebbe stata esattamente quella che stava, in quel momento, avendo Rose.
“ Ok, senti, Rose, ho bisogno delle tue cellule celebrali, quindi svegliati prima che ti metta un Desolante a causa della tua disattenzione”.
Si sentiva un po’ stupido a parlarle come quando andavano a scuola, ma non sapeva che fare seduto a terra e con sua madre e l’ altra ragazza distese accanto a lui.
Maledizione, ma perché quella pazza bionda non l’ aveva smaterializzato prima di abbandonarlo lì?
“ Rose, porco Salazar! Sono io…sono James e sì, lo so, è strano, ma ti assicuro che sono vivo, non sono incorporeo, guarda…” e accompagnò l’ ordine con il gesto di raccogliere un po’ di ghiaia e spandersela nei pantaloni.
“ So che sembra strano, soprattutto ad una mente razionale come la tua, e ti giuro, ancora non ho collegato tutti i fili neanche io, ma devi credermi e subito, dobbiamo andare via di qua…” si passò le mani nervosamente tra i capelli “ maledizione, Rose, devo salvare la mamma, io…”
“ James” il sussurro di Rose lo fece fermare e cominciò ad annuire “ sì, sì, Rose, sono io…sono io…per favore aiutami” la supplicò.
Ma il risveglio di Rose non fu dolce come James aveva sperato e lei alzò la bacchetta puntandogliela dritto sul volto.
“ Hai il suo viso, ma non sei lui” affermò con rabbia e James chiuse gli occhi, era troppo sperare che la razionale Rose gli credesse sulla parola.
“ Rosa rossa, sono io” le disse, usando il nomignolo con il quale l’ aveva sempre presa in giro da ragazzini, quando aveva unito il nome al colore dei capelli solo per urtarle i nervi.
Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime di rabbia e sembrava che la furia l’ avesse invasa “ tu…io…io non voglio neanche sapere cosa gli hai fatto per farti dire questa cosa e soprattutto…che cosa t’ importa? Qual è il tuo scopo? Che vuoi da noi?”
James si portò le dita alle tempie e sospirò “ sono io, Rose, ricordi le vacanze a Lisbona? Ti ricordi di aver sperimentato quasi tutti i cocktail Babbani? Ti ricordi di esserti ubriacata sfatta? Ti ricordi com’ eri felice e disinibita? Ti ricordi di esserti infilata nuda in camera di quel ragazzo che ti piaceva? Chi era? forse…”
“ Non importa” lo interruppe Rose arrossendo vistosamente e divenendo un tutt’uno con i suoi fulvi capelli rossi.
Poi tutto parve muoversi al rallentatore per James. Lei s’ inginocchiò davanti a lui e tese una mano sfiorandogli la guancia “ sei davvero tu?” gli chiese, senza riuscire più a controllare le lacrime.
Suo cugino.
Suo cugino morto.
Suo cugino che non era morto, ma anzi era lì davanti a lei. Stava parlando con lei.
“ E’ mezz’ ora che cerco di dirti che sono io, testona” si oppose, ma quando lei lo travolse con un abbraccio anche lui dovette farsi molto forza per non mettersi a piangere.
“ Quando lo sapranno Albus e Lily” disse Rose staccandosi da lui “ quando ti vedranno e…oddio tuo padre” dilatò gli occhi “ gli verrà un infarto, io credo che…”
“ Stanno tutti bene, quindi?” chiese James un po’ più rilassato e Rose assentì con la testa, ma il suo sguardo parve dire il contrario “ ti conosco, Rose” le disse “ non stanno bene?” domandò con  una nota di paura nella voce.
“ Stanno come dei sopravvissuti” affermò lei con lo sguardo basso, poi lo rialzò su di lui “ e cercano di adattarsi a vivere senza una parte…” si fermò spostando lo sguardo su sua zia “ due parti fondamentali della loro vita”.
James sospirò “ per quanto siamo stati prigionieri?” le chiese e Rose scosse la testa “ eri morto, James, non prigioniero” lo informò “ eri morto per tutti” rincarò e la sua voce era così dura e grave che il cuore di James si strinse come se qualcuno lo stesse spremendo con forza.
“ Dobbiamo smaterializzarci” disse Rose guardandosi intorno “ siamo troppo esposti qua” lo informò e James rise “ complimenti, segugio, adesso sei pronta per essere un’ Auror” la prese in giro, ma Rose invece di offendersi si aprì in un sorriso enorme “ mi sei mancato” affermò con le lacrime agli occhi.
“ Adesso, però non so come fare per smaterializzarci tutti”  corrugò la fronte e James poté giurare di aver visto le rotelle del suo cervello cominciare a muoversi.
“ Io, infatti, avevo chiamato Scorpius e non perché mi piaccia particolarmente la sua faccia da biondo rampollo viziato, ma perché in quanto Auror ha una passaporta in dotazione…”
“ E così pensando a qualcuno di fiducia hai pensato a Scorpius, eh?” lo prese in giro “ volevo qualcuno al di fuori della famiglia” protestò James e Rose strinse le labbra per non ridere.
Lui non sapeva ancora quanto Scorpius fosse ormai parte della famiglia.
“ Ma Scorpius è al San Mungo e sai che là non arrivano i Patronus o ci sarebbe una confusione pazzesca, per fortuna è arrivato in Accademia e l’ ho intercettato io” disse completando il suo ragionamento, però poi si zittì cercando di pensare alla soluzione.
“ Ok, ok, ho trovato” disse e il suo viso era euforico come se le avessero appena detto che sarebbe potuta tornare ad Hogwarts.
“ Passaporta” affermò e James si chiese se lo shock le avesse bruciato le cellule celebrali “ non me lo potrei perdonare” mormorò e Rose lo guardò stranita.
“ Creerò una passaporta” chiarì e si guardò intorno per cercare un oggetto da utilizzare “ ma sai farlo?” chiese James, sapeva che la cugina era bravissima con gli incantesimi, ma quello era difficile anche per lui, quando era sano, in forze e con la sua bacchetta ed era un Auror.
“ Sì” rispose immediatamente, poi lo guardò dal basso in alto e sorrise incerta “ o meglio, conosco la teoria” ammise e James si poggiò il palmo della mano sulla fronte “ finiremo in Giappone” sentenziò disperato.
***
Pegasus si gettò automaticamente a terra portando sua madre con sé  e coprendola con il suo corpo per proteggerla dai detriti che volarono verso di loro.
Alla seconda esplosione si alzò in ginocchio e sollevò la mano con rabbia rivolgendo il palmo verso il corridoio.
Subito le linee curve della sua mano s’ illuminarono e i detriti si fermarono davanti a lui prima di sbriciolarsi come piccoli granelli di polvere.
Spostò lo sguardo per vedere se stavano tutti bene e li vide tutti quanti osservarlo ed ognuno aveva un’ espressione differente in volto.
“ Lily! Alice!” la voce di Scorpius ed Albus rimbombò nella confusione e nelle urla che arrivavano echeggiando nel corridoio.
Quando le videro si fermarono e passarono lo sguardo su tutti e cinque i ragazzi a terra “ chissà perché non mi stupisco” affermò Scorpius stringendo i pugni, ma Pegasus non l’ ascoltò neanche, era troppo concentrato a cambiare aspetto a J.J. o la sua totale somiglianza con suo padre avrebbe destato non dubbi, ma certezze.
Era pazzesco come Albus e J.J. si somigliassero, suo nonno Harry aveva sempre detto che era come vedere di nuovo Albus crescere, ma con una forma del viso diversa e un carattere molto più aperto,  proprio come Alice e cavoli, aveva decisamente ragione.
“ Quando hai finito di fare battute stupide andiamo a salvare la gente, tu che dici?” chiese Lily sarcastica e alzandosi in piedi.
“ Io dico che tu non vai” protestò Scorpius.
“ Io invece dico che tu sei un illuso”
“ Vedi Alice protestare?”
“ No, perché Alice andrà” rispose l’ interpellata con un sorriso di sfida, Albus fece per protestare, ma un nuovo botto precedette delle nuove urla e Lily e Alice scattarono in avanti e corsero via prima che potessero fermarle.
Veloci e precise, come negli allenamenti in Accademia.
“ Io odio le Grifondoro”  affermò Albus con rabbia prima di cominciare a correre.
Scorpius respirò a fondo “ la uccido” mormorò “ giuro che la uccido” affermò prima di seguire il suo migliore amico.
Zoe mise una mano sul braccio di Pegasus “ Ehy, è decisamente tuo padre!” esclamò e J.J. rise “ già, quando si dice tale padre e tale figlio” assentì, ma Pegasus non li ascoltava, era totalmente preso dai suoi pensieri.
Forse quando suo padre gli parlava, da piccolo, e gli diceva che somigliava tanto alla vera Lily, non aveva tutti i torti.
Lo sguardo che aveva visto in sua madre, quel coraggio innato, quel modo di buttarsi nella mischia, quella speranza di incontrare colui o colei che la perseguitava negli incubi, era lo stesso che aveva lui.
“ Pegasus” .
J.J. lo riportò alla realtà e lui strusciò i denti continuando a guardare il corridoio.
“ So che vuoi andare da loro” disse Zoe “ andremo io e J.J. e appena potrai ci raggiungerai” concluse, ma Pegasus scosse la testa “ i nostri genitori si aiuteranno a vicenda, Cris è sola” commentò “ l’ andremo a prendere, la ucciderò e poi tornerò qua” decise e gli altri due sorrisero.
“ Non posso smaterializzarmi con voi, non passereste le barriere” spiegò e poi sospirò “ andrò da solo e poi mi raggiungerete” li informò prima di smaterializzarsi.
“ Merda!” imprecò Zoe e J.J. si voltò verso di lei “ sì, anche io odio quando si mette a capo e decide tutto lui” scherzò J.J. passandole un braccio intorno alle spalle.
“ Giù le zampe, Potter” lo ammonì “ imprecavo semplicemente per due motivi: perché non gli abbiamo dato il ciondolo e poi perché dobbiamo passare davanti ai tuoi genitori e Pegasus ti ha tolto l’ incantesimo ed hai di nuovo la tua faccia” disse le due ultime parole come se le avessero dato qualcosa di sgradevole da mandare giù.
“ Ehy, non mi sembra che ti sia dispiaciuto baciare questa brutta bocca” protestò offeso.
“ No, hai ragione, l’ unica cosa che mi è dispiaciuto è non aver controllato se il cervello c’ era prima di lasciarmi baciare”.
Un grido familiare li fece tornare in loro e scuotere la testa.
Che gli prendeva? Non era il momento di litigare.
Si guardarono un attimo prima di prendersi per la mano e correre verso le grida e verso la loro famiglia.
***
Non poteva essere più felice.
Aveva cominciato a pensare di riuscire solo a deludere la madre.
Fino a quel momento era riuscita solo a passare poche informazioni e adesso non era riuscita a fermare quella stupida di Rose.
Aveva avuto paura, non tanto di lei come persona o di James che non era neanche ad un decimo delle sue forze, ma quanto di esporsi.
Come poteva far saltare la sua copertura se non fosse stata certa di riuscire a fermarli?
E se davvero fossero fuggiti e l’ avessero vista in volto?
Eppure tutto si basava su di lei e quindi era rimasta sotto il mantello dell’ invisibilità rubato e si era limitata ad ascoltare i loro discorsi cercando di capire dove stessero andando.
Era stata sul punto di dichiararsi fallita quando aveva visto i quattro sparire, ma poi aveva visto lui.
Alexander.
Era rimasta a bocca aperta e non solo perché era diverso dal solito: i suoi capelli erano biondi e non più neri come quando lo aveva visto in Accademia qualche giorno prima, quanto perché si era smaterializzato all’ interno del cancello.
Nessuno poteva farlo, ma la cosa che l’ aveva stupita di più era stato vederlo alzare le mani davanti a lui, aprendo i palmi verso l’ esterno come si stesse difendendo da qualcosa  e queste illuminarsi di luce propria.
Una luce bianca, ma lucente, forte e intensa, qualcosa di talmente potente che la porta quasi si sradicò dai cardini per aprirsi al suo passaggio.
Lo vide voltarsi verso di lei, quasi come se si sentisse osservato e ringraziò mentalmente il mantello dell’ invisibilità.
Il sole illuminò il suo volto rendendo più lucida la sua cicatrice, evidenziando quelle piccole efelidi ai lati del suo naso e rendendo più brillanti i suoi occhi grigi e lei non poté fare a meno che restare ipnotizzata come sempre, praticamente, da quando lo aveva conosciuto.
Quell’ espressione quasi imbronciata e quegli occhi perennemente sofferenti l’ avevano attratta subito e adesso scoprire che era anche così potente era stato come scoprire che Babbo Natale esiste e che ha tutti i regali arretrati per lei.
Doveva valutare molto bene se condividere questa cosa con la madre. Sicuramente sarebbe salita agli onori davanti a tutti gli altri, ma dopo lui sarebbe diventato l’ obbiettivo primario e non era sicura se condividerlo o tenerlo per sé.

COMMENTO: PRIMA DI TUTTO BUONA PASQUA A TUTTI !!!!!!! CE L’ HO FATTA!! NON POSSO CREDERCI : )) HO CONCLUSO QUESTO CAPITOLO IERI SERA ALLE 2 DI NOTTE DOPO UNA GIORNATA DI PREPARATIVI PER IL PRANZO DI OGGI…QUINDI SPERO CHE VI PIACERA’ ; )) PARLANDO DELLA STORIA, HO INIZIATO CON I NOSTRI J.J. E ZOE PER FARVI VEDERE COME SONO TORNATI INDIETRO E COME SAPEVANO DOV’ ERA PEGASUS E POI PER FARVI VEDERE IL BACIO…ANCHE SE ORA GIA’ LITIGANO DI NUOVO ; )) JAMES…MOLTE DI VOI AVEVANO CAPITO CHE VOLEVO FARGLI CHIAMARE SCORPIUS, MA POI MI SON DETTA: E’ DAVVERO IL MOMENTO GIUSTO PERCHE’ TUTTI LO SAPPIANO? OVVIAMENTE NO E QUINDI…ECCOVI ROSE ; )) INFINE, OPS, PEGASUS E’ DA TUTT’ ALTRA PARTE!! DAVVERO AVEVATE PENSATO CHE SAREBBE STATO COSI’ SEMPLICE PER LUI INCONTRARE CRIS?? NAA, NON SAREI STATA IO ; )) ANZI, OLTRETUTTO GLI METTO UNA DEI CATTIVI ALLE CALCAGNA…ANCHE SE… VABBE’, COMUNQUE, IDEE SU CHI SIA QUESTA TIPA?  AH DIMENTICAVO, LILY NON E' RIMBAMBITA CHE NON CAPISCE CHI E' PEGASUS, E' SOLO CHE NON CREDE DI ESSERE LA DONNA DELLE VISIONI E NON HA ANCORA AVUTO TEMPO DI RIFLETTERE SU QUELLO CHE HA VISTO E COLLEGARE LE COSE, QUINDI HA CAPITO CHE ALEXANDER E' PEGASUS, MA NON CHI SIA PER LEI : )) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE NON MANCANO MAI DI INCORAGGIARMI…VI ADORO DI CUORE NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS/ LUISA21/ ALWAYS89 / ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA ( HO USATO IL TUO PAZZA BIONDA ; ))) / SINISA / ENDY_LILY95 E  LILYLUNAMOON!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! RICORDATE CHE UN PARERE E’ SEMPRE IL BENVENUTO : )) UN BACIONE A TUTTI E BUONA PASQUA DI NUOVO !!

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Capitolo 26
*** 25 CAPITOLO ***


Appena Lily arrivò nella grande sala che conteneva quella che prima era la reception, non poté fare a meno di sgranare gli occhi sbalordita.
Pezzi di muro erano crollati e sotto i suoi piedi vi erano parti della vetrina interna completamente sbriciolata, fortunatamente, quella esterna che li proteggeva dai Babbani era sempre al suo posto, era protetta da grandi e potenti incantesimi, ma altrettanto non si poteva dire del tavolo di accoglienza e delle sedie in sala d’ aspetto.
Vi erano persone scappavano ovunque urlando terrorizzate e spintonando chiunque si mettesse sul loro cammino.
Piano piano la stanza si riempì di rumori di smaterializzazione, ma Lily vide che restavano ancorati dov’ erano; nonostante le persone cercassero di sparire non vi riuscivano. Probabilmente non tutti sapevano che al San Mungo nessuno si poteva smaterializzare.
Lily guardò Scorpius che le era comparso al fianco, per la prima volta lo vide sorpreso e non riuscì a fare a meno d’ inarcare le sopracciglia, non era mai riuscita a vederlo così espressivo.
Anche lui aveva perso la sua proverbiale indifferenza e freddezza.
Albus e Alice li affiancarono e tutti e quattro guardarono oltre il caos cercando d’ individuarne la fonte.
Lily vide alcuni uomini sulle scale e li riconobbe immediatamente. Non avrebbe mai dimenticato la loro divise. Erano marchiate a fuoco nei suoi occhi e nella sua pelle. Quelle maglie rosse, ma che non erano di un rosso acceso, bensì di un rosso sangue che sembrava preannunciare le loro intenzioni; il cappuccio come sempre ricalato negli occhi, di modo che solo le labbra -sempre distese in un sorriso carico di sadismo- fossero visibili.
Le mani le si arricciarono e il respiro si affannò, sentì il panico crescere in lei e cercò Albus con lo sguardo., ma lui aveva lo sguardo dritto davanti a sé.
Scorpius le prese la mano e le fece distendere le dita. Lily fu grata per il contatto, il suo respiro tornò regolare, come se lui riuscisse a farla uscire da quella nebbia che le occludeva il cervello e a farla concentrare sul come uscire da quella situazione.
Li studiò e capì che erano troppi per poterli attaccare tranquillamente, quindi avrebbe dovuto giocare d’ astuzia.
Puntò la bacchetta contro il lampadario – enorme e orizzontale come ogni lampadario al neon che c’ era in quell’ ospedale-  e con un incantesimo non verbale lo fece cadere sulle scale costringendo quegli uomini ad allargare la loro formazione allontanandosi gli uni dagli altri.
“ Lumus Solem” pronunciò nello stesso momento Scorpius e una luce che aveva la stessa potenza di un sole, li accecò rendendoli inoffensivi per qualche minuto.
Lily sorrise per la loro complicità e Scorpius le fece un occhiolino “ dubitavi?” domandò prima di voltarsi “ Forza” incitò guardando anche gli altri e lei annuì scattando in avanti.
Scorpius però la fermò per un polso “ non ti allontanare da me” le intimò e Lily fece una smorfia. Era sempre stata insofferente agli ordini e lui lo sapeva, però assentì pensando al suo bambino “ agli ordini, capitano” rispose sarcastica e Scorpius strinse le labbra per non ridere e per ricordarsi che erano al centro di una battaglia e non poteva attirarla a sé e baciarla.
Purtroppo però quella promessa non era destinata a durare. I combattimenti li divisero quasi subito e Lily si ritrovò a combattere vicino ad un gruppo di civili terrorizzati e tremanti.
“ Fuori” urlò loro, ma si accorse che non potendosi smaterializzare e non potendo creare Patronus per chiedere aiuto, potevano solo fuggire per le scale e per passare dovevano transitare davanti agli Apocalittici.
 “ Se li tieni occupati ci pensiamo noi a far passare la gente”.
Lily si voltò e vide una ragazza accanto a lei, era la ragazza che aveva visto con Pegasus: aveva i capelli di un viola acceso, ma non fu quello a colpirla, quanto che il suo viso le sembrava familiare.
Accanto a quella ragazza vi era anche un ragazzo, ma se ne stava un passo indietro e il suo volto era girato e le impediva di guardarlo attentamente.
Un incantesimo la colpì e cadde distesa sulla schiena.
Il dolore del colpo che aveva ricevuto da Pegasus si riacutizzò e la rabbia le diede l’ adrenalina necessaria per rialzarsi subito.
“ Non lasciate indietro nessuno” ordinò, prima di puntare la bacchetta verso gli Apocalittici, decisa ad arrestarne il più possibile.
Vide con la coda dell’ occhio i due ragazzi correre verso le scale e cominciò a lanciare incantesimi per coprir loro le spalle ed aiutarli, almeno fino a quando gli Apocalittici capirono il loro gioco e i due ragazzi si ritrovarono sempre più al centro della battaglia.
Lily li guardò ammirata mentre li aiutava. Poteva vedere quei ragazzi cercare di portar via le persone facendosele passare da dietro e contemporaneamente tenere a bada un bel gruppetto di Apocalittici, sembrava davvero che, mentre lei e gli altri avevano quasi difficoltà a giostrarsi con tutti quei nemici, loro fossero abituati a tutto questo.
Si chiese come poteva essere che due semplici civili fossero più addestrati di loro, ormai quasi degli Auror, ma poi si disse che non sapeva qual era il trascorso di quei due ragazzi e che da come combattevano sembravano odiare davvero gli Apocalittici, avevano lo stesso sguardo pieno di rabbia che aveva visto spesso in Pegasus quando parlava di loro.
“ J.J.” urlò la ragazza vedendo il ragazzo cadere a terra e Lily cominciò a dirigersi verso di loro.
Voleva aiutarli. Non aveva la più pallida idea di chi fossero, ma sentiva che doveva aiutare quei due ragazzi.
“ Confundus” urlò ad un Apocalittico che si stava muovendo verso i due ragazzi e questo parve smarrito per qualche secondo e diede il tempo alla ragazza di riprendersi dallo shock di vedere l’ amico accasciato a terra e di colpirlo.
Lily cercò di destreggiarsi tra le persone che le occludevano la strada e che stavano cercando di uscire dalla breccia che quei due ragazzi avevano creato, ma non riusciva a passare.
Spintonò  facendosi spazio a forza e urlò di spostarsi di mezzo, ma gli incantesimi volavano dappertutto e la folla era ormai in preda al panico non si spostava e anzi, cercava di scavalcare altre persone per arrivare prima all’ uscita creata dai due ragazzi.
Lily vide Albus arrivare da loro e mettersi davanti per difenderli.
La distrazione la fece inciampare, ma quando guardò a terra vide che era una donna e che tutti la stavano colpendo per passare, ma in quel modo le impedivano di rialzarsi.
Si chinò e la prese per un braccio facendosi spazio e cercando di sollevarla di forza.
La donna si oppose impaurita e Lily si chinò “ Avanti, deve alzarsi”.
Vide che aveva il volto pieno di lacrime e si avvicinò al suo viso cercando di rassicurarla “ l’ aiuto io, ma lei deve collaborare” le disse guardandola negli occhi.
La donna annuì e Lily la prese sotto le braccia e la sollevò mentre lei puntava i piedi per agevolare la manovra.
La fatica le fece girare la testa e aumentare la nausea prepotentemente e si portò automaticamente le mani al ventre. Non doveva esagerare.
Non voleva rischiare l’ unico miracolo della sua vita.
La vide passare dal varco e scappare fuori e rilasciò il respiro soddisfatta, ma il sollievo durò solo pochi secondi perché i suoi occhi videro Scorpius cadere a terra.
Era come se il suo cuore lo avesse sentito. Aveva alzato gli occhi e individuato lui tra altre centinaia di persone e quando aveva visto quella luce violacea colpirlo, lo stesso cuore che lo aveva trovato, le si era fermato nel petto.
Non sapeva che cosa l’ aveva colpito, ma aveva visto il sangue sulla sua maglia.
E sembrava tanto sangue o forse erano i suoi occhi che si sbagliavano, forse era la paura che le offuscava la mente.
Alice cercava di aiutarlo, ma era circondata da cinque uomini e Lily capì che rischiava di soccombere anche lei.
“ Albus!” gridò Lily e non si stupì che la sua voce tremasse. Non aspettò neanche di vedere se Albus era dietro di lei, i suoi piedi, il suo corpo, il suo cuore, la sua mente, tutto la stava conducendo da Scorpius.
Albus alzò il viso e cercò Lily con lo sguardo e la vide correre verso la parte opposta della stanza, muovendosi a zig zag per evitare gli incantesimi che le volavano incontro e gli occhi fissi su un punto.
Seguì la direzione e vide Scorpius a terra e Alice che sembrava sempre più vicina a cadere sotto i loro colpi.
Si alzò di scatto e cominciò a correre a sua volta.
Zoe si chinò su J.J., non poteva smettere di combattere, ma doveva sapere se si sarebbe ripreso, doveva vedere che cos’ aveva.
Non riusciva neanche a pensare fluentemente. Agiva d’ istinto, ma la sua mente era sempre su di lui.
“ Innerva” enunciò Zoe, ma J.J. non si mosse “ Innerva, Innerva…maledizione, Innerva” lo ripeté più e più volte, ma J.J. rimase immobile, gli occhi chiusi.
Si portò la sua testa sul grembo “ per favore, J.” Lo pregò con il pianto nella voce “ per favore, non mi puoi abbandonare”.
Si passò una mano sul viso cercando di non piangere. Pegasus l’ avrebbe guarito. Sì, doveva solo aspettare Pegasus.
Sarebbe stato bene. Sì, sarebbe guarito. Doveva solo aspettare Pegasus.
E se non fosse arrivato in tempo? La sua mano si strinse in quella di J.J. come se potesse trasferirgli un po’ della sua energia e chiuse gli occhi trattenendo il respiro, come in una muta preghiera.
Fu solo un secondo di distrazione prima che riportasse lo sguardo sulla battaglia, ma fu sufficiente per vedere un Apocalittico lanciare un incantesimo verso di loro.
Come aveva potuto distrarsi? Cris si sarebbe arrabbiata se l’ avesse vista abbassare la guardia in quel modo. Era una delle prime regole che Harry Potter aveva insegnato loro: mai distrarsi e sempre tenere alta la guardia.
Strinse i pugni attorno alla maglia di J.J. per spostare entrambi dalla traiettoria, ma capì che non avrebbe mai fatto in tempo e capì anche che lei non lo avrebbe mai lasciato per salvarsi.
Trattenne il respiro sapendo che l’ incantesimo li avrebbe colpiti senza pietà, ma questo non arrivò mai e s’ infranse contro quella che sembrava una barriera.
Spostò lo sguardo freneticamente e quello che vide la fece rimanere immobile e non solo nei movimenti: le sembrava che anche il cuore e il respiro le si fosse fermato.
“ Cris” urlò e non riuscì ad impedirsi di sorridere di sollievo.
Non riusciva a credere ai suoi occhi. Sua sorella era lì, era come era sempre stata.
Era viva, non era ferita, non aveva niente che non andava.
Stava per alzarsi e correre ad abbracciarla, ma sua sorella la fermò con un gesto.
Zoe vide la mano aperta come a dirle di non muoversi “ non ti distrarre” le disse, poi le sorrise, ma fu solo un attimo prima di sparire di nuovo in mezzo alla folla.
Zoe la cercò con lo sguardo, ma non riuscì più a trovarla.
Non riusciva a crederci. Era sparita da mesi, non giorni, mesi e oltretutto lei e J.J. avevano passato l’ inferno per trovarla e adesso scappava così?
L’ aveva salvata era vero, ma poi? Neanche un abbraccio, un:  “ ti voglio bene”, un: “ mi sei mancata”, solo un sorriso. Niente, solo un sorriso e un avvertimento e poi era sparita come risucchiata nel niente.
La odiò, riempiendosi di rabbia contro di lei, ma più ci pensava, più guardava la battaglia, più combatteva contro quei maledetti e più si sentiva in colpa. Capì che in fondo lei non poteva fare altrimenti, si stava nascondendo, doveva sembrare dalla parte degli Apocalittici, per cui non poteva rischiare di farsi trovare ad aiutarli, ma al contempo era quello che stava facendo.
“ Maledizione! Maledizione!” imprecò Zoe. Sembrava andare tutto storto.
J.J. stava male, sua sorella era stata una visione fugace e Pegasus era sparito ormai da un’ ora.
Lily e Albus raggiunsero Scorpius e Alice, e Lily si lanciò letteralmente accanto a lui, sbattendo dolorosamente le ginocchia, ma restando immobile al dolore.
L’ unica cosa che contava era lui.
“ Scorpius! Scorpius, per favore, Scorpius! ” urlò scuotendolo leggermente, ma lui non aprì gli occhi e lei si abbassò sul suo petto sentendo le lacrime scendere sulle guance.
Rialzò la testa come al rallentatore, la rabbia le accese gli occhi.
Si asciugò le lacrime con un brusco gesto della mano, si alzò poggiandosi le mani sulle ginocchia e si voltò verso gli Apocalittici che stavano combattendo con Alice e Scorpius.
Davanti ai suoi occhi vide solo Scorpius, il suo sorriso, i suoi occhi pieni di felicità che aveva visto neanche un’ ora prima quando gli aveva detto che lei aspettava un bambino.
Cominciò a sparare incantesimi quasi senza guardare, guidata dall’ istinto, guidata dalla collera.
I suoi occhi parvero diventare dello stesso colore dei suoi capelli e il suo viso era disteso e trasfigurato dalla rabbia.
“ Lily” mormorò Alice quasi spaventata dal cambiamento, ma lei non si voltò continuando a buttare giù un uomo dietro l’ altro come se fossero semplici birilli.
Finalmente il rumore di smaterializzazioni cominciò a riempire l’ aria e uomini e donne apparvero davanti ai loro occhi.
Lily tirò un sospiro di sollievo vedendo le loro divise azzurre. Gli Auror erano riusciti ad abbattere le barriere che impedivano la smaterializzazione. Finalmente avevano supporto.
Automaticamente si calmò sentendo la furia tornare sotto il livello di pericolo.
Si chinò di nuovo su Scorpius e gli mise una mano sul collo. Le dita le tremavano, ma voleva sentire il suo cuore battere, aveva bisogno di sentire il suo cuore battere, ma fortunatamente non dovette attendere, come le sue dita toccarono il collo di Scorpius lui aprì gli occhi e Lily sentì le lacrime riempire i propri.
Lo vide guardarla, sembrava debole, ma il modo in cui le sorrise le fece capire che stava bene.
“ Abbiamo vinto?” chiese in un sussurro e Lily sorrise a sua volta accarezzandogli piano una guancia “ dovevi dirmelo, Malfoy, dovevi dirmi che mi volevi vicino per aver protezione” lo prese in giro, ma la sua voce tremava ancora.
Lui fece per protestare, ma come si mosse la spalla ricominciò a sanguinare. Doveva essere una fattura potente.
“ Stai fermo” gli intimò Lily appoggiando la sua mano nella spalla sana “ ora chiamo qualcuno” lo rassicurò.
Adesso che la stanza era piena di Auror si sarebbe potuta far aiutare da qualcuno a portarlo lontano dalla battaglia.
“ Ma gli Apocalittici…” provò a protestare Scorpius e Lily sorrise “ ci stanno pensando gli Auror e tu devi guarire o ti farai ammazzare” lo rimproverò alzandosi, ma Scorpius le afferrò un polso “ paura per me, Potter?” la prese in giro.
“ Scherzi? Certo che no” rispose stando allo scherzo, ma si alzò ugualmente per vedere da chi poteva farsi aiutare.
Vide Draco fermo in un angolo, ma gli Auror gli stavano impedendo di passare, i loro sguardi s’ incrociarono un attimo e Lily poté vedere tutta la sua preoccupazione.
Gli sorrise alzando il pollice e cercando di fargli capire che stava bene, ma non era sicura che lui lo avesse capito.
Parlare con Draco però le fece venire in mente il proprio padre. Non lo aveva visto per tutta la battaglia, ma non poteva chiederselo adesso. Ora doveva restare concentrata, doveva aiutare Scorpius.
Si alzò continuando a guardarsi intorno e cercando suo fratello che era di nuovo sparito risucchiato dalla battaglia, ma quando si voltò si ritrovò una bacchetta puntata dritta in faccia.
Non fece in tempo a vedere il volto dell’ uomo, che come al solito aveva il cappuccio ricalato, perché lui la prese per il braccio che teneva la bacchetta torcendoglielo dietro la schiena e girandola di scatto di modo che aderisse contro il suo petto.
Lily si agitò contro la sua presa, le bastava liberarsi il braccio, ma non ce la fece e anzi lui glielo torse ancora di più facendola gridare di dolore.
“ Lily” urlò Scorpius alzandosi a sedere, ma l’ uomo lanciò immediatamente un incantesimo e mirò alla spalla ferita facendolo cadere violentemente all’ indietro facendolo contorcere dal dolore.
“ Scorp!” urlò Lily, ma l’ uomo rise così forte che quasi sovrastò il suo grido.
“ Questo è l’ uomo con cui mi hai sostituito? ” le chiese in un bisbiglio. Fu un soffio nelle orecchie. Una voce familiare. Un brivido di paura.
Il colore drenò velocemente dal suo viso, il respiro – già affannato per la lotta- si fece ancora più pesante e le lacrime le riempirono gli occhi “ tu non puoi essere qua, tu sei in prigione” disse cercando con lo sguardo qualcuno che potesse aiutarla, ma vide che erano tutti occupati a cercare di rendere inoffensivi gli altri Apocalittici e Scorpius non era ancora riuscito a rialzarsi dal dolore.
La sua risata bassa e roca le fece venire i brividi “ se sono qua, non sono in prigione, non ti pare?” le chiese sarcastico.
“ E’ pieno di Auror” lo minacciò, cercando di tenere la voce ferma, cercando di mascherare la paura, ma lui rise di nuovo “ sono così impegnati e noi così veloci”, ma nel parlare le aveva quasi lasciato il braccio e questo diede a Lily l’ occasione che aspettava.
Con uno strattone si liberò del tutto, poi prese lo slancio e si chinò in avanti facendo leva sulla schiena e sulle gambe e riuscì a farlo cadere in avanti.
Infine si lanciò su di lui e gli piantò un ginocchio sul collo premendoglielo con forza.
Tutti gli allenamenti che aveva fatto dalla sua aggressione erano fruttati.
“ Stavolta non riuscirai ad uscire di prigione, pezzo di merda” gli disse guardandolo dritto negli occhi e cercando di tenere a bada l’ odio che provava per lui “ Ci passerai tutta la vita, non vedrai mai più la luce del giorno” lo minacciò sentendo la rabbia aumentare.
Era così forte e la stava invadendo così tanto. Le sembrava un fiume che stava rischiando di straripare.
Non aveva mai provato una sensazione del genere. Era qualcosa di inebriante e contemporaneamente di spaventoso.
Le sue mani vibrarono e la pancia le diede una fitta dolorosa, mentre il Triskel che era sul dorso della sua mano s’ illuminava.
Aaron approfittò di quel momento di distrazione per dare un colpo di reni e sbilanciarla facendole battere dolorosamente la schiena e poggiandole le mani sulle spalle costringendola a restare inchiodata a terra.
Le mani di Lily si artigliarono ai suoi polsi “ lasciami, maledetto” gli impose e lui sorrise mentre i capelli neri gli ricadevano sul viso.
“ Certo, come ho potuto non pensarci” la prese in giro e la prese per il collo alzandola senza il minimo sforzo.
Lily chiuse le braccia con i gomiti rivolti verso il ventre e piantò i piedi cercando d’ indurirsi come un masso e funzionò perché lui non riuscì più a spostarla.
“ Al!” urlò Lily, aveva bisogno d’ aiuto, l’ aveva rallentato, ma sapeva che lui sarebbe riuscito a portarla via.
E infatti, Aaron mormorò “ Elettro” e lei urlò in preda agli spasmi dell’ incantesimo e le sue forze si rilasciarono facendole quasi perdere i sensi.
Albus si voltò verso di lei, contemporaneamente ad Alice, ed entrambi impallidirono.
La prima cosa che videro fu Lily, le sue mani ancora aggrappate al braccio dell’ uomo che la stava trattenendo, il viso madido di sudore, gli occhi socchiusi per il dolore e le labbra aperte come se cercasse d’ ispirare ossigeno.
Poi videro chi la stava trattenendo.
Non poteva essere. Doveva essere in prigione. Doveva essere in prigione.
“ Lily!”
Anche Scorpius si era alzato e nonostante l’ andatura incerta si diresse verso di loro, la bacchetta stretta nella mano sana.
Lily quasi si spaventò a vederlo. Il sangue che perdeva era aumentato talmente tanto che ormai la maglia era mezza e anche i pantaloni erano macchiati.
Si chiese con quale forza di volontà fosse in piedi davanti a lei.
Albus cercò di puntare la bacchetta verso Aaron, ma non era facile, quel vigliacco si stava facendo scudo con lei.
Lily sapeva di tremare tra le braccia di Aaron, ma aveva paura.
Tutto in lui la portava a ricordare il giorno più brutto della sua vita e guardando suo fratello vide che anche per lui era così.
Albus vide il terrore nei suoi occhi e fu invaso dalla rabbia per la certezza di non poter far niente, ma non voleva arrendersi, sapeva che Lily non l’ avrebbe mai fatto.
Guardò Scorpius accanto a sé cercare di fare la stessa cosa e poi vide Alice cominciare a spostarsi lentamente verso il lato, sicuramente stava provando ad aggirarlo per prenderlo alle spalle.
“ Il mio cognatino” affermò Aaron con voce ironica.
“ Tu non sei mio cognato. Lui lo è” rispose Albus indicando Scorpius con la testa e Aaron rise “ così pare” assentì spostando lo sguardo su Scorpius.
“ Pensi che non riuscirò a portarla via?” lo provocò strafottente stringendo il braccio sempre più forte attorno al collo di Lily.
“ Penso che tu debba lasciarla se vuoi sopravvivere” rispose Scorpius. Si accorse che faceva fatica a respirare e sperò che l’ incantesimo che lo aveva colpito non lo mettesse al tappeto prima di aver liberato Lily.
“ Sai, Malfoy, forse se non fossi in queste condizioni, faresti più paura” strinse ancora di più il braccio attorno al collo di Lily “ non trovi, tesoro?” le chiese.
Lei si sentì soffocare e automaticamente piantò le unghie nel suo braccio, graffiando e colpendo per fargli mollare la presa.
Non riusciva più a respirare. Sentiva l’ aria nei suoi polmoni esaurirsi e il braccio di Aaron le impediva di attingerne di nuova.
L’ unica cosa che riusciva a pensare era che aspettava un bambino; che se fosse morta lui non sarebbe nato.
“ Lasciala” urlarono sia Scorpius che Albus, ma questo divertì ancora di più Aaron e Scorpius pensò che era davvero malato.
Era un maledetto pazzo sadico.
“ Andiamo, Albus, tu mi hai visto combattere” spostò la sua provocazione su Albus.
Sembrava divertirsi un mondo a sfidarli entrambi. Ad avere il potere nelle sue mani.
Quel potere che si chiamava Lily.
Albus non rispose limitandosi a guardarlo con odio, con quale coraggio gli parlava di quel maledetto giorno?
Con la coda dell’ occhio riuscì a vedere Alice fare un altro passo, adesso era quasi parallela e lasciò fuoriuscire il respiro.
Aaron rise e fu una risata di gola “ mi fate divertire tanto, sapete?” chiese loro e Albus si impose di non reagire.
“ Soprattutto le donne della tua famiglia mi fanno divertire. Il fuoco che hanno, la loro iniziativa. Tua madre…”
Albus avrebbe voluto strappargli gli occhi, ma sapeva che se si fosse avvicinato, lui avrebbe ucciso Lily.
Aveva purtroppo conosciuto fin troppo bene la sua mancanza di pietà.
 “ Tua sorella” continuò poggiando le labbra sulla sua testa “ il suo profumo…” parlava con Albus, ma guardava Scorpius mentre con la mano libera sollevava una ciocca di capelli di Lily.
Scorpius sentì la pressione sanguigna salirgli fino al volto e la rabbia lo assalì come un fiume in piena.
Strinse la bacchetta più forte e la sollevò. Era più alto di Lily, forse avrebbe potuto colpirlo alla testa, ma aveva una sola possibilità, mentre Alice era quasi arrivata.
Aaron rise vedendo che nonostante la bacchetta puntata Scorpius non gli avesse inviato nessun incantesimo.
In una sorta di ultima sfida accarezzò il volto di Lily e Scorpius non ragionò più scagliandosi contro di lui, ma in quelle condizioni non riuscì ad essere veloce e Aaron lo precedette con una fattura che gli squarciò la gamba facendolo cadere in ginocchio.
Lily se avesse potuto avrebbe urlato. Scorpius era ormai bianco dal dolore e dalla perdita di sangue.
“ Ti ucciderò” ringhiò cercando di tenere a bada il dolore “ te lo giuro, ti ucciderò” gli promise e i suoi occhi erano un cielo in tempesta.
“ Potresti provarci” lo provocò “ ma il vostro problema è che continuate a sottovalutarmi tutti quanti” affermò Aaron e la sua voce sembrava quasi divertita.
 “ Il fidanzatino” e con la bacchetta indicò Scorpius “ il fratellino” e indicò Albus “ e anche la sua fidanzata” si fermò, lasciando cadere Lily a terra e in un secondo si voltò e schiantò Alice che si accasciò senza un fiato.
Scorpius vide Lily cadere come una marionetta privata dei fili e rimanere riversa a terra tossendo e cercando di riportare il respiro nei suoi polmoni.
Provò ad alzarsi per andare verso di lei, ma riuscì solo a trascinarsi.
Albus intanto era arrivato da Lily, ma non riusciva a staccare gli occhi da Alice, impaurito e impaziente di vederle riaprire gli occhi.
Aaron gli inviò un incantesimo non verbale e Albus fu sbalzato indietro, ma si rialzò immediatamente.
“ I buoni che sciocchi, gli innamorati poi…è così facile distrarvi” li schernì.
“ Stupeficium” urlò Scorpius, ma lui aveva già effettuato un incantesimo scudo e fece un piccolo cenno verso l’ alto.
Alcuni Apocalittici si materializzarono immediatamente accanto a lui e Aaron sorrise “ ben arrivati, ragazzi” li salutò mentre questi si predisponevano a ventaglio per proteggerlo.
Scorpius si chiese come mai lo proteggessero in quel modo.
Chi era lui nella scala sociale di quei pazzi.
“ Vi presento i miei amici” disse e Lily si poggiò sulle mani cercando di rialzarsi.
Aaron la vide e puntò la bacchetta su di lei “ Crucio” urlò e Lily fu travolta da un dolore inimmaginabile.
Fu come se milioni di coltelli venissero infilati nella sua pelle e rigirati a piegarle la carne, sentì le vene infuocarsi e gli organi dentro al suo corpo come esplodere.
Non era la prima volta che la maledicevano, ma ogni volta sembrava peggiore.
“ No! No! No!” urlò Scorpius e lui e Albus cominciarono ad inviare un incantesimo dietro l’ altro, ma tutti gli Apocalittici accanto a lui, avevano innalzato degli scudi e lanciavano incantesimi creando una cortina impenetrabile.
Accorsero anche altri Auror attirati dalle loro urla, ma nessuno sembrava riuscire a battere quegli Apocalittici ed i loro incantesimi difensivi e di attacco.
Quando un incantesimo di un Auror arrivò a segno e stese un Apocalittico, un’ ombra passò sopra gli occhi di Aaron.
Scosse la testa “ facciamo il gioco che per ogni vostro incantesimo, io ne getto uno a queste ragazzine innocenti?” e per provare la sua affermazione lanciò una nuova Maledizione ad Alice.
Albus e Scorpius si fermarono di colpo e intimarono di farlo anche agli altri Auror, ma costò loro ogni briciola di determinazione desiderando, in realtà, solo poterlo uccidere a mani nude, strappargli ogni lembo di pelle, staccargli ogni osso dal corpo. 
 “ Quindi, avete capito le regole del gioco” li schernì guardandoli con rabbia e superiorità “ vorrei giocare ancora, ma devo proprio portare queste due ragazze…”
“ Se solo le tocchi ancora…” lo minacciò Scorpius, ma Aaron sorrise, anche se i suoi occhi erano ancora seri “ cosa fai?” lo prese in giro “ ringraziate che non vi abbia ucciso, ma volevo godermi questa scena” aggiunse “ i vostri volti mentre facevo questo” concluse e prima che chiunque potesse far qualcosa,  Aaron tirò fuori una passaporta e sparì portandosi le ragazze con lui.
Pochi secondi dopo anche gli Apocalittici che lo proteggevano scomparvero.

COMMENTO: OK, VE LO AVEVO DETTO CHE LE COSE SI SAREBBERO INCASINATE!! E IL PROBLEMA E’ CHE DEVONO INCASINARSI ANCORA DI PIU’ E ANCORA DI PIU’ PER UN BEL PO’ ;)) TRA L’ ALTRO HO TANTA VOGLIA DI FARVI LEGGERE IL PROSSIMO CAPITOLO, PERCHE’ E’ GIA’ PRATICAMENTE SCRITTO, VISTO CHE DOVEVANO ESSERE UN TUTT’ UNO, MA POI MI SONO DETTA CHE 13 PAGINE WORD VI AVREBBERO ANNOIATE E L’ HO DIVISO !! ECCO UNA PRIMA BATTAGLIA, COME SEMPRE NON VIENE ESATTAMENTE COME LA IMMAGINO NELLA MIA TESTA, MA E’ DAVVERO UN CASINO E AMMIRO CHI RIESCE A SCRIVERLE SENZA DIFFICOLTA’ COME LA REGINA ROW : )) FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DELLA NOSTRA LILY, NON TROVATE CHE ABBIA QUALCOSA DI STRANO? E DEL RAPIMENTO SUO E DI ALICE?  TRA L’ ALTRO IMMAGINO VI CHIEDERETE COME MAI AARON E’ LIBERO, NON TEMETE ANCHE QUESTO AVRA’ UNA RISPOSTA ; )) SPERO CHE MI FARETE SAPERE COSA NE PENSATE E IO VI PROMETTO CHE AGGIORNERO’ TRA POCHISSIMI GIORNI :P  INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / ALWAYS89 / ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ENDY_LILY 95 / SINISA E LILY LUNA HERONDALE !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE !! ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 27
*** 26 CAPITOLO ***


Aveva deciso.
Era sicura di quello che avrebbe dovuto fare.
La sua lealtà verso La madre non ammetteva dubbi.
Lei l’ aveva salvata, lei l’ aveva portata ad essere quello che era e lei non poteva fare a meno che esserle grata.
Seguì Alexander dentro l’ edificio. Sapeva che era vuoto.
Sapeva del piano degli altri Apocalittici e sapeva che lei avrebbe dovuto tenere lontani gli altri Auror, ma poi aveva visto quel Patronus arrivare e Rose Weasley allontanarsi e si era detta, a ragione, che sicuramente doveva essere qualcosa d’ importante.
In fondo quando un Potter o un Weasley si allontanavano era sempre per nascondere, salvare o fare qualche loro “ buona” azione.
Detestava il loro modo di fare. Era cresciuta odiando il loro comportamento da super eroi, ma contemporaneamente era cresciuta in mezzo a loro, come infiltrata, come amica.
Entrò lentamente dentro la stanza e rimase sbalordita.
Aveva visto il potere di quel ragazzo, l’ aveva visto in Accademia.
Era sicura che sarebbe diventato un futuro Auror davvero sopra alla media, migliore, probabilmente anche di Scorpius Malfoy, migliore anche di James Potter e non aveva mai visto nessuno come James Potter.
Adesso però si stava rendendo conto del suo effettivo potere e non sapeva se esserne più spaventata o più affascinata.
Alexander stava distruggendo tutto e lo stava facendo con il solo ausilio delle sue mani.
Sarebbe dovuta intervenire, impedirgli di distruggere il lavoro di mesi, di anni.
Avrebbe dovuto fermarlo, ma era come ipnotizzata.
Riusciva a vedere tutto di Alexander, ogni muscolo teso mentre lanciava in aria quei cervelli e li faceva esplodere con facilità, come se non avesse fatto altro nella vita; riusciva a vedere la sua mascella contratta e le sue labbra leggermente aperte per il grido che emetteva ogni volta, un urlo pieno di rabbia e di rancore, come lei, era sicura, non ne aveva mai sentito.
Era bellissimo in quel momento, o forse era la sua pericolosità ad affascinarla, il suo sembrare così letale.
Sorrise dentro di sé. L’ unica volta che si era ritrovata a fare dei pensieri del genere stava ammirando Aaron: il suo viso determinato e pericoloso, il suo volto divertito ogni volta che si trattava di fare del male; aveva visto così tante volte i suoi ricordi a casa Potter che ogni volta che guardava il volto di Albus o di Lily Potter si chiedeva come fosse possibile che fossero tornati a vivere.
Forse era quella la differenza tra Alexander e Aaron, lui era così arrabbiato in quel momento, non aveva nessuna soddisfazione dipinta sul volto, nessuna felicità nel fare quello che stava facendo.
Aveva fatto bene a seguirlo. Era stata la sua seconda intuizione fortunata.
La prima era stata quando Alice Paciock era rimasta ferita, quando aveva visto arrivare Rose Weasley e chiudersi in infermeria con lei e Lily Potter. Ancora non credeva alla sua grande prontezza di riflessi. Aveva deciso in così pochi secondi, si era infilata sotto il mantello dell’ invisibilità e le aveva tenute d’ occhio e, alla fine, la sua intuizione era stata premiata.
Una profezia. Ancora non riusciva a crederlo. Una profezia sulla loro fine e la Paciock incinta, era quasi fin troppo semplice.
Bastava eliminare lei e quella minaccia che doveva essere quel bambino non sarebbe mai nata.
Sperò che Aaron fosse riuscito a prenderla. Anche solo per ripagare tutta la sua fatica per farlo uscire di prigione.
A dir la verità l’ idea era stata de La madre. Lei aveva vissuto la guerra magica e sapeva benissimo quali erano stati i modi per uscire da Azkaban.
Maniere a cui non pensava più nessuno e sperimentati in giorni che sembravano ormai lontani.
Alexander sembrava quasi impazzito e questo la riportò alla realtà.
Stava entrando in tutte le stanze e ne usciva con uno sguardo ogni volta più infuocato.
I suoi occhi sembravano davvero poter emettere fiamme e questo la lasciò ancora più basita.
Amava così tanto il fuoco che sembrava scorrergli nelle vene proprio nello stesso modo in cui amava quello di Aaron, ma dato che lui non poteva averlo, o almeno non fino in fondo visto che era ossessionato dalla Potter, magari avrebbe potuto avere Alexander.
Scacciò quei pensieri dalla sua testa. Doveva ricordare a chi doveva la sua lealtà.
Doveva pensare a La madre.
Stava ancora pensando a come intervenire, quando lo vide guardarsi intorno un’ ultima volta e poi sparire.
Sorrise di nuovo. Quel ragazzo era davvero incredibile. Ogni volta la sorprendeva di più.
Al magazzino non era possibile smaterializzarsi e lui l’ aveva fatto e lo aveva fatto senza bacchetta.
Compose il suo Patronus e quando il cigno argenteo fuoriuscì dalla sua bacchetta si chiese se La madre l’ avrebbe premiata per tutte le sue scoperte, magari le avrebbe permesso di tenerlo.
Sarebbe stato utile alla causa e anche a lei.
***
Pegasus si smaterializzò all’ interno dell’ ospedale proprio in tempo per veder sparire sua madre e Alice.
Chiuse le mani a pugno, se non avesse sprecato tutto quel tempo in quel magazzino.
Non poteva credere di non aver neanche trovato Cris.  Era come se avesse davvero solo perso tempo.
Tempo nel quale poteva aiutare sua madre.
Vide suo padre cadere a terra e l’ istinto fu di andare verso di lui, ma suo nonno lo aveva già preceduto e anche suo zio Albus era accanto a lui, quindi cercò Zoe e J.J.
Quando li vide sentì le ginocchia cedergli. J.J. era disteso a terra e Zoe era china su di lui, i capelli davanti agli occhi e il viso basso.
Per un attimo il cuore gli si fermò nel petto.
Se J.J. fosse morto…
Si accorse che la sua energia stava di nuovo andando in ebollizione, sentì le mani bruciare e la sua vista si oscurò per un attimo.
Senza neanche rendersi conto di averlo fatto si smaterializzò e riapparve poche decine di metri più avanti, accanto a Zoe.
“ Sono qua” le disse e lei alzò i suoi occhi pieni di lacrime “ non risponde, Pegasus” disse con voce rotta e lui guardò il cugino.
“ Quale incantesimo lo ha colpito?” si accorse che la sua voce stava uscendo quasi meccanicamente, ma non era facile cercare di mantenere la concentrazione  e non pensare che quello disteso davanti a lui, privo di sensi e in fin di vita, era suo cugino, il suo migliore amico, uno dei suoi punti di riferimento.
Zoe in risposta si limitò a scuotere la testa più e più volte.
Pegasus spinse le unghie fin dentro la sua mano.
Doveva restare ancorato a terra. Non doveva cedere alla rabbia.
J.J. aveva bisogno di lui.
Prese un respiro e guardò Zoe “ ce la farà, te lo prometto” le disse, ma non sapeva se stava incoraggiando lei o se stesso.
Mise la mano sulla testa di J.J.. Subito le sue linee si illuminarono e sembrò quasi che il sangue scorresse attraverso di esse, ma al contrario, come se Pegasus lo stesse assorbendo.
Zoe vide i suoi occhi serrarsi e la mascella contrarsi quasi come se sentisse dolore.
Più andava avanti e più il suo viso impallidiva e tutto il colore di cui veniva privato il volto affluiva nelle sue braccia, rendendole piene di chiazze violacee.
Infine lo vide emettere un gemito gutturale come se fosse stato respinto indietro, come se fosse appena riemerso da un’ immersione e staccare le mani da lui, cadendo a sedere.
“ Ce l’ abbiamo fatta” disse con un sorriso e Zoe si morse il labbro ancora con le lacrime agli occhi.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma sapeva che lui si sarebbe solo arrabbiato.
Pegasus aveva sempre avuto un suo modo di ragionare, un modo che per lei era lontano anni luce.
Anche se erano amici da una vita, anche se lei avrebbe dato la vita per lui, proprio com’ era sicura che anche Pegasus avrebbe fatto, non era mai riuscita a capirlo fino in fondo.
Era troppo enigmatico per lei, troppo impulsivo e contemporaneamente troppo razionale.
E poi cosa doveva dirgli? Grazie? Si erano salvati così tante volte a vicenda nel loro futuro che probabilmente si sarebbe messo a ridere.
Per cui si limitò a fare quello che aveva sempre fatto per comunicare con lui.
Gli saltò al collo abbracciandolo stretto e affondando la testa nella sua spalla.
“ Si sveglierà da un momento all’ altro” la rassicurò scostandola da sé con un sorriso e Zoe annuì con le lacrime agli occhi.
“ Hanno preso tua madre” lo informò e stavolta fu lui annuire “ lo so” rispose e Zoe poté vedere tutta la rabbia che stava cercando di arginare.
Sapeva che era inutile dirgli qualsiasi cosa, sapeva che sarebbe stato solo peggio.
Non conosceva nessuno testardo quanto lui, forse solo sua sorella.
Lo vide alzarsi di scatto e lo guardò negli occhi “ Devi darti il tempo di riprenderti” commentò suo malgrado e lui scosse la testa “ non posso. Devo trovare Cris…”si fermò prendendo un respiro “ ed anche mia madre e mia zia” concluse ripensando allo sguardo disperato di suo padre che aveva visto prima che svenisse.
Zoe lo afferrò decisa per un polso e Pegasus riabbassò lo sguardo su di lei quasi stupito.
La confusione e le urla si stavano attenuando. La battaglia intorno a loro stava lentamente finendo.
Gli Apocalittici erano quasi tutti arrestati o si erano smaterializzati, i pochi che stavano ancora dando battaglia erano quasi tutti stati arginati dagli Auror.
“ Cris era qua”  gli disse e lo vide spalancare gli occhi.
Aprì e chiuse le labbra come per dirle qualcosa, ma dopo un’ ultima occhiata corse via.
Lo vide cercarla freneticamente e guardarsi intorno. I suoi occhi erano rossi, ma tutti erano troppo occupati per notare gli occhi di  un ragazzo fermo in mezzo alla stanza.
Sicuramente stavano pensando che fosse un qualsiasi civile che cercava una via di fuga.
***
“ Dobbiamo andarcene”.
Leary la prese per un braccio e Cris si voltò verso di lui distogliendo lo sguardo da davanti a sé.
Aveva appena visto Pegasus salvare J.J.e il suo cuore stava ancora cercando di tornare a battere regolarmente.
Non aveva capito neanche lei quanto le fossero mancati tutti quanti. Quanto le fosse mancato Pegasus.
Avrebbe voluto solo abbracciarli tutti quanti.
Sentire il profumo naturale di Pegasus avvolgerla, udire la sua voce, ricominciare a litigare con lui e vedere quello sguardo che rivolgeva solo a lei.
 “ Abbiamo Harry Potter, dobbiamo andarcene, adesso” continuò lui e Cris sentì le sue dita bruciarle sulla pelle.
Scosse il suo braccio e tornò a guardare davanti a sé.
Per quanto tempo sarebbe riuscita a resistere a fare il doppio gioco?
“ Non provare ad opporti a me, è colpa tua se siamo in tutto questo casino” la minacciò Leary, prendendola per le spalle, ma lei si liberò della sua stretta puntandogli le mani contro il petto e spingendolo via.
Guardò Pegasus. Forse lui avrebbe potuto aiutarla. Forse lui avrebbe capito.
Come attirato dai suoi pensieri, lui alzò il viso ed i loro occhi s’ incrociarono.
A Cris sembrò che tutto si fosse ovattato intorno. Sentiva che Leary le stava parlando, ma non riusciva a sentirlo.
Non riusciva ad udire neanche il battito del suo cuore, nonostante potesse percepire che stava battendo furiosamente.
Dal momento che i suoi occhi grigi si erano puntati in quelli azzurri di lei, non era riuscita a vedere nient’ altro come calamitata da lui.
Leary le strinse la stretta sul braccio per farle capire che dovevano sbrigarsi e lei mugolò di dolore, ma non si spostò.
Non potevano chiederle di andarsene. Non potevano chiederle di lasciarlo. Non più.
Immaginava che sarebbe finita così. Per quello aveva sperato fino all’ ultimo che lui non arrivasse, per quello non voleva vederlo.
Aveva capito che la sua determinazione avrebbe vacillato.
Come Leary la strattonò per attirarla verso di sé e costringerla a scappare con lui, Cris vide gli occhi di Pegasus stringersi fino a divenire due fessure piccolissime.
Lo pregò con gli occhi di rimanere fermo, sapeva che quello era uno dei primi segnali di pericolo, ma doveva continuare a tenere la sua copertura o rischiava di farsi uccidere sul posto.
Lui comprese e si limitò a stringere i pugni senza distogliere lo sguardo da lei, Cris era sicura che non avrebbe smesso di studiarli fino a quando non fosse tutto finito.
Ma Leary aveva già notato il suo sguardo fisso su quel ragazzo al piano inferiore “ chi diavolo è?” le chiese con rabbia costringendola a voltarsi verso di lui.
Cris scosse il braccio per liberarsi dalla sua presa, ma stavolta lui non la lasciò stringendo ancora più forte il suo polso.
“ Chi è?” ripeté di nuovo e Cris scosse la testa, davvero era geloso? Si sarebbe messa a ridere se non fosse stata troppo arrabbiata.
“ Lasciami immediatamente” gli impose e lui sorrise con scherno “ non credo proprio” ribatté e quando Cris alzò la bacchetta per lanciargli un incantesimo lui la colpì.
Non fu uno schiaffo violento, sapeva quasi più di punizione per non aver voluto obbedire, ma la rabbia la invase ugualmente.
Il suo viso fece uno scatto indietro e lei reagì d’ istinto, ruotò su se stessa e alzò una gamba colpendolo con un calcio nello stomaco.
Il ragazzo si piegò sulla pancia e lei fuggì alla sua presa, ma non aveva fatto che pochi passi che si dovette fermare perché un Auror le impedì di passare puntandole la bacchetta contro.
In fondo era un’ Apocalittica agli occhi di tutti. Si fermò lasciando cadere la bacchetta e alzando le mani e si voltò per cercare Pegasus.
Aprì le labbra quando lo vide. Non poteva succedere. Non doveva succedere davanti a tutta quella gente.
E invece lo conosceva troppo bene e sapeva che stava davvero per accadere e lei avrebbe solo voluto arrestare il tempo per prenderlo per le braccia e fermarlo.
Vide che i suoi occhi erano già divenuti rossi e il respiro si era fatto affrettato e pesante, ma quello che le fece spalancare gli occhi però fu che la rabbia lo stava invadendo in un modo tale che lui si librò da terra.
Osservò tutti fermarsi e fissarlo con uno sguardo a metà tra lo stupito e lo spaventato.
Anche J.J. e Zoe sembravano increduli e quindi Cris capì che anche per loro era la prima volta che lo vedevano perdere il controllo. O meglio, era già successo, ma mai in quel modo, mai con quella intensità.
“ Pegasus!” urlò svicolando facilmente dall’ Auror imbambolato a guardare lo spettacolo davanti a lui.
Doveva fermarlo. Lo aveva visto pochi minuti prima guarire J.J. Era troppo indebolito per perdere il controllo in quel modo.
Era solo a metà scale quando vide Pegasus alzare le mani. Le sue linee di energia non erano bianche come al solito, ma rosse.
Comprese quello che stava per fare e sperò con tutta se stessa che non lo facesse.
Urlò il suo nome e vide J.J. fare la stessa cosa, ma lui non tornò in sé, non poteva farlo, si era spinto troppo in là.
Si appoggiò con le mani alla balaustra stringendola fino a farsi male.
Non poteva farlo. Lui non era così. Che cosa gli stava succedendo?
“ Non ucciderlo! Per favore, Pegasus! ” ma lui non parve registrare la sua voce.
Prese una decisione. Non le importava un bel niente se quell’ idiota di un Apocalittico sarebbe morto, ma non avrebbe permesso a Pegasus di sacrificare la sua anima.
Non era giusto. Se lui aveva questi poteri che sfuggivano dal suo controllo non era colpa sua. Non aveva scelto lui di essere uno stupido esperimento di quei maledetti. Di sua madre.
Ripercorse la strada che aveva appena fatto, passò accanto all’ Auror che non la degnò di uno sguardo visto che era troppo occupato a puntare la bacchetta su Pegasus e a cercare di far restare il suo braccio fermo.
Fece una smorfia. “ Non servirà” gli disse sarcastica, superandolo.
Arrivò di nuovo davanti a Leary e lo vide immobile per la paura.
Quando la vide arrivare puntò la bacchetta verso di lei e Cris alzò gli occhi al cielo.
Idiota, lei era sicuramente il bersaglio più facile, ma non il più pericoloso.
Gettò un’ occhiata a Pegasus e lo vide piegare la testa e sorridere di scherno a Leary.
E poi accadde. I suoi occhi parvero infuocarsi le sue mani si rivolsero verso di lui. Le sue linee erano così rosse che sembravano infuocate.
Cris sentì Zoe e J.J. urlare e si rese conto che stavolta stavano urlando il suo nome, probabilmente per dirle di togliersi di mezzo, ma non poteva indugiare.
Si mise davanti a Leary e guardò Pegasus.
“ NON FARLO” urlò e tirò un sospiro di sollievo quando vide le sue mani tornare lungo il suo corpo.
C’ era ancora qualcosa di lui nascosto dentro.
“ Togliti, Cris”.
Non l’ aveva mai sentito parlare quando perdeva il controllo, credeva che fosse una delle cose che lo distingueva dal vero Pegasus.
Invece poteva e la sua voce era la sua solita voce.
“ Non lo farò perchè altrimenti lo ucciderai ” gli disse rabbiosa.
Le sembrava quasi normale litigare con lui, nonostante fosse sollevato in aria, nonostante le sue mani sembrassero prendere fuoco e nonostante i suoi occhi fossero più rossi che mai.
“ Lo proteggi? Sei impazzita?” le chiese e le pupille sembrarono ballare nei suoi occhi, proprio come un fuoco scosso dal vento.
“ PROTEGGO TE” urlò di nuovo “ Proteggo te, stupido idiota” aggiunse sentendo le lacrime salirle agli occhi.
Possibile che non capisse?
“ Spostati” ripeté Pegasus e Cris scosse la testa lasciando che le lacrime scendessero sulle sue guance.
“ La tua anima, Pegasus…” gli disse con la voce rotta dal pianto “ Ricordati cosa mi hai sempre detto…”
Cris non riuscì a continuare perché Leary le passò un braccio intorno al collo e le puntò la bacchetta alla gola.
“ Va bene, buffone” gli disse “ non so che strano fenomeno da baraccone tu sia, ma adesso io me ne vado e tu…” passò uno sguardo anche sugli altri Auror che osservavano la scena “ voi… mi lascerete uscire, o ucciderò questa bella biondina”.
Cris si mosse per liberarsi “ sei un suicida per caso?” chiese innervosita. Sì, doveva essere idiota e ne ebbe la conferma quando lo sentì ridere “ oh, non preoccuparti per me, dolcezza, non mi succederà niente” le bisbigliò all’ orecchio.
Cris chiuse gli occhi per cercare di non tappare la bocca a pedate a quello stupido, ma li riaprì immediatamente e guardò  Pegasus, era come se l’ avesse chiamata e ora sapeva il  perché, non gli aveva mai visto quell’ espressione. Era peggiore di quella di prima e adesso le sembrava quasi di poter vedere il fuoco scorrere anche nelle sue vene.
Con un colpo della mano Cris venne scaraventata via e cadde battendo la spalla.
Si rialzò di scatto, ma si accorse subito che era troppo tardi.
“ NO!” gridò, ma sapeva che non l’ avrebbe ascoltata. Non più.
Dalle mani di Pegasus si staccò un incantesimo, fu una linea dorata, della stessa consistenza di un incantesimo fatto con la bacchetta e colpì in pieno petto un impietrito Leary.
La botta lo scaraventò all’ indietro, sembrava che lo avesse infossato contro il muro, i suoi occhi si spalancarono e il suo corpo s’ irrigidì, infine cadde riverso con la faccia sul pavimento e cominciò a scuotersi come se fosse in preda ad un attacco epilettico.
Dopo una manciata di interminabili secondi si fermò.
Cris si portò le mani alle labbra nello stesso istante in cui Pegasus ricadde sul pavimento afflosciandosi su se stesso.
Cominciò a correre verso di lui. Le lacrime che le offuscavano gli occhi e scansò tutte le persone immobili che lo stavano guardando come se fosse una mucca volante, come se non avessero mai visto una cosa del genere.
Anche se avevano ragione. Neanche lei, che lo conosceva da sempre, lo aveva mai visto.
“ Axus!” urlò quasi scivolando accanto a lui.
Gli mise due dita sul collo e sentì il battito. Era così debole e sembrava quasi che stesse rallentando ulteriormente.
Non poteva morire. Non lo avrebbe permesso.
“ Non state impalati” disse con voce rotta vedendo che nessuno si muoveva “ ha bisogno di aiuto” mormorò accarezzandogli il viso, non poteva perderlo. Rialzò gli occhi ed erano pieni di rabbia “ SUBITO” urlò.
Vide Draco alzarsi dal fianco del figlio e correre verso di loro “ ci penso io” le disse facendola spostare e poi vide anche un Auror – che riconobbe essere Ron-  riscuotersi “ due di voi restino di piantone” ordinò ad un gruppo di Auror che avevano in consegna un paio di Apocalittici “ è da considerare in arresto” sentenziò.
“ No” protestò Cris alzandosi in piedi e Ron si mise davanti a lei “ ha ucciso un uomo” le spiegò guardandola a fondo. Il suo viso gli era quasi familiare.
Cris guardò Zoe e J.J. e vide la stessa sua identica espressione nei loro occhi.
Non potevano arrestarlo.

COMMENTO: ECCOMI, IN ANTICIPO COME VI AVEVO ANNUNCIATO ; )) OH-OH…L’ AVEVO DETTO IO CHE I CASINI SAREBBERO AUMENTATI E AUMENTATI…BE’ IMMAGINATE CHE I MIEI PERSONAGGI DALLO SCORSO CAPITOLO SIANO ENTRATI IN UN ASCENSORE IMPAZZITO, LI SBALLONZERO’ UN POCHINO : p INIZIAMO SUBITO CON PEGASUS ARRESTATO…OPS ; )) SPERO CHE NON VI SIA SEMBRATA UN’ IDEA FOLLE E CHE MI FARETE SAPERE : )) E HARRY SPARITO? SARA’ STATO PORTATO DOVE SONO LILY E ALICE? OPPURE NO?  E LA FOLLE CATTIVA? AVETE CAPITO UN PO’ IL SUO PIANO? AH PRIMA CHE MI DIMENTICHI, SICCOME MOLTE DI VOI LO HANNO IPOTIZZATO, IL FATTO CHE LA SPIA CHIAMI LA MADRE NON SIGNIFICA CHE SIA SUA MADRE…E’ UN NOME COME DIRE…NON SO, TIPO IL CAPO O IL SICARIO…COLPA MIA FORSE DOVEVO METTERLO SUBITO IN CORSIVO, MA HO RIMEDIATO ADESSO : ))  A PARTE QUESTO, SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…E CHE MI FARETE SAPERE :D GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO E MI HANNO INCORAGGIATO…VI ADORO TUTTE COME SEMPRE!! ICE PRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ENDY_LILY95 / SINISA E LILY LUNA HERONDALE !! GRAZIE MILLE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 28
*** 27 CAPITOLO ***


Poche ore prima
 
Harry uscì dalla stanza del nipote con la mente piena di informazioni.
Adesso che sapeva tutto gli sembrava così assurdo aver creduto alla storia di Alexander Black.
“Certo con il senno di poi sono tutti bravi” si disse, ma questo gli fece tornare in mente la sua Ginny.
Se chiudeva gli occhi poteva vedere ancora il suo sguardo divertito mentre lo rimproverava scherzosa.
Sospirò e chiuse i pugni, non solo l’ avevano ridotta ad un guscio vuoto, non solo avevano annullato tutto in lei: la sua mente, il suo spirito; ma oltretutto gliel’ avevano anche portata via ed aldilà di quello che aveva detto a Ron ed Hermione, questo era stato un colpo fortissimo per il suo cuore.
Fino a quando era a casa, aveva potuto sperare di vederle riprendere possesso di sé, poteva credere che prima o poi la forte e tenace Ginny, della quale si era innamorato, sarebbe tornata fuori. Adesso, invece, non poteva che chiedersi se, dovunque l’ avessero portata, fosse ancora viva.
Sentì le lacrime premergli sugli occhi e cercò d’ ingoiarle. Non aveva più pianto, mai neanche una volta, dopo la morte di James e il ritrovamento dei suoi figli.
Era andato avanti per Albus e per Lily, per i suoi due figli rimasti. Nonostante non avessero mai raccontato nulla, Harry sapeva che dovevano aver passato l’ inferno, perché indirettamente, attraverso le loro ferite, attraverso il ritrovamento dei pezzi di James e del corpo vuoto di Ginny, l’ aveva passato anche lui.
Per quasi due anni si era imposto di non piangere, di non sgretolarsi, di non lasciarsi andare per i suoi figli e invece, loro lo avevano visto ugualmente. E per questo motivo non si erano appoggiati a lui, arrivando ad odiarsi per così tanto tempo che Harry aveva cominciato a credere di averli persi per sempre.
Quindi non si sarebbe certo concesso adesso di piangere, non ora che doveva aiutare anche suo nipote.
Non gli aveva raccontato tutto, ma da quello che aveva capito aveva subito delle cose tremende per mano degli  Apocalittici.
Si era lasciato andare solo parzialmente con loro, ma gli aveva detto di essere stato prigioniero di quei Bastardi fino ai suoi sei anni.
Se pensava al fatto che avevano fatto del male ad un bambino così piccolo, la pelle gli si accapponava e per la prima volta dopo tanto tempo gli risvegliava la voglia di fare del male.
Non poteva pensarci. Doveva tenere la mente sgombra per aiutarlo per cui cercò di pensare alla parte allegra di aver conosciuto suo nipote: il nome.
Pegasus. Non poteva credere che sua figlia avesse accettato un nome così assurdo.
Sì, va bene, era un nome di costellazione, la tradizione dei Black e tutto il resto, ma Pegasus? Cioè… seriamente?
Stava sorridendo e scuotendo la testa con il capo basso ancora perso nei suoi pensieri quando andò a sbattere contro una ragazza.
“ Scusami” le disse alzando il viso e il volto della ragazza parve illuminarsi: I suoi occhi azzurri brillarono di felicità e le sue labbra si distesero in un sorriso spontaneo.
“ Ti conosco?” le chiese Harry  chiedendosi come mai vederlo l’ avesse resa così palesemente felice.
Lei si avvicinò facendogli aggrottare le sopracciglia.
Aveva un viso familiare, soprattutto quegli occhi azzurri, sembravano quasi quelli di Ron e della maggior parte degli Weasley, ma, almeno che non si fosse perso un nipote per la strada, lei non era tra i suoi parenti.
“ No” gli rispose la ragazza “ ma ho bisogno del tuo aiuto” gli comunicò.
Harry innalzò un sopracciglio “ e sarebbe?” chiese sospettoso “ Devo rapirti” gli rispose diretta.
Harry non sapeva se arrestarla o mettersi a ridere.
Quale ragazza sana di mente minaccerebbe di rapimento il capo degli Auror, senza prenderlo di nascosto o provare a combattere? Chi lo farebbe semplicemente comunicandoglielo?
O pensava davvero che lui sarebbe andato spontaneamente con lei?
“ Per quale motivo, secondo te, dovrei farmi rapire?” le chiese.
Forse era il fatto che fosse così pazza, o forse erano quegli occhi così Weasley, o forse, cosa più probabile, era il fatto che sembrava parlargli con affabilità, come se si conoscessero da una vita, ma sentiva di doverle dare la possibilità di spiegarsi.
Cris prese un respiro, aveva già deciso che avrebbe dovuto dirgli tutto o non sarebbe mai riuscita a portarlo via, era troppo superiore a lei come incantesimi, per cui poteva solo agire di furbizia, ovvero dirgli tutto e sperare che lui le credesse; anche se aveva molte speranze in proposito, in fondo Harry era abituato alle cose strane e quindi le avrebbe dato una possibilità… o almeno sperava.
“ So che sembra strano, credimi, Harry, non mi sono del tutto abituata neanche io…” cominciò ed Harry incrociò le braccia “ sembra strano? No, ma che dici mai. Solo perché mi hai detto che vuoi rapirmi? ” scherzò e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“ Non sono abituata a vederti in versione sarcastica, per me sei solo Harry, il nonno di Pegasus, la persona che mi ha insegnato a combattere…”
“ Ferma, ferma” la stoppò strabuzzando gli occhi “ Pegasus hai detto?”
Non poteva essere, o poteva?
Suo nipote non era tornato indietro da solo? E quella ragazza chi era?
Cris invece tirò un sospiro di sollievo, da come l’ aveva fermata quando aveva nominato Pegasus, aveva capito che sapeva di lui e quindi non sarebbe stato difficile fargli capire chi era lei.
“ Potresti ricominciare da capo?” le chiese “ ad esempio con il tuo nome e cognome” la incitò e Cris annuì.
“ Mi chiamo Cris Lupin e ti spiegherò tutto, ma ora devi venire con me” sentenziò.
“ Abbiamo solo venti minuti…” guardò l’ orologio “ dieci minuti prima che vengano a controllare e noi dobbiamo anche creare un diversivo o gli Apocalittici ci verranno dietro e io non potrò portarti dove voglio” concluse.
Harry sbatté gli occhi più volte “ Cris Lupin? Sei figlia di Teddy e Victoire? Ma com’ è possibile Teddy e Vic hanno Remus, Dora e Andromeda e lei…” si fermò sbarrando gli occhi “ oddio è incinta anche lei? Che cos’ è un’ epidemia?” chiese stupito e Cris rise “ bè, se ti può essere d’ aiuto, secondo i miei calcoli, mia madre non è ancora incinta di me e mia sorella…”
“ Sorella?” chiese Harry “ gemelle” affermò Cris.
Era così bello vedere Harry sorpreso e divertito. L’ Harry del suo futuro era così duro e disilluso, aveva perso suo figlio e sua moglie, sua figlia era divenuta capo degli Apocalittici e il suo unico figlio rimasto era continuamente in pericolo.
“ Ne ho anche molte altre da raccontarti, ma adesso è davvero tardi e se non ti rapisco interverranno loro…”
“ Che ci fa la figlia di Teddy e Victoire in mezzo agli Apocalittici?” chiese Harry e Cris sospirò “ ci credi se ti dico che è una storia lunga quasi come una delle tue? E ci credi se ti dico che ho pensato ad ogni tuo singolo insegnamento?” domandò.
Harry storse la bocca “ sei una pazza” decretò “ ma ho deciso di crederti” aggiunse e il volto di Cris s’ illuminò di nuovo.
“ Meno male o avrei dovuto portarti via di peso” lo minacciò scherzosa e Harry sorrise scuotendo la testa.
Era davvero una degna nipote di Tonks. Decisa e determinata e soprattutto, guai a non fare come diceva lei.
“ Ricapitolando, ci serve una distrazione che ci permetta di non portarci dietro tutti i tuoi amici…”
“ Non chiamarli così”.
Cris interruppe Harry e contemporaneamente il sorriso sparì dal suo volto.
Sapeva che era un modo per Harry per sdrammatizzare, per stringere un legame per ora inesistente però non poteva sentire neanche per scherzo gli Apocalittici essere paragonati a dei suoi amici.
Gli Apocalittici erano il motivo per cui lei era orfana, erano il motivo per il quale lei e gli altri avevano sofferto così tanto, erano il motivo per il quale la guerra aveva devastato tutto il suo presente.
Harry sospirò a quanto pareva, anche lei, come suo nipote, ne aveva passate tante con gli Apocalittici.
Si chiese che cosa dovesse ancora accadere e come sarebbe stato il loro mondo dopo una ventina d’ anni e si ripromise di chiederlo ad uno dei due, poi  si guardò intorno “ non c’ è nessuno, è il momento di agire” le disse e Cris annuì riportando la sua attenzione su di lui “ tu rimetti la bacchetta in tasca” ordinò, poi prima che Harry potesse anche solo chiederle qual era il suo piano, Cris  puntò la bacchetta a terra e gridò: “ Arenas”.
Il pavimento si aprì con un gran boato e Harry e Cris furono quasi sbalzati a terra dal grande vortice che si formò in mezzo alla reception.
Pochi secondi dopo il boato le persone cominciarono ad affluire spaventate e contemporaneamente gli Apocalittici con le loro familiari divise rosse apparvero davanti ai loro occhi.
Non dovette neanche fingere per apparire agitato e nervoso. Ai suoi occhi si stava formando un completo caos di gente impazzita.
“ Dobbiamo andare” disse Cris afferrandolo per un braccio e puntandogli la bacchetta contro la vita per continuare la recita.
“ Non possiamo lasciare tutte queste persone” si oppose Harry continuando a guardare le persone che continuavano ad arrivare nella sala della Reception.
Cris si morse il labbro inferiore “ non possiamo fare altrimenti” sussurrò e Harry capì dalla sua voce quanto le costava questa decisione.
La vide fare un cenno ad uno degli Apocalittici e lui rispondere con un esplicito gesto di accordo.
“ Ci siamo” lo informò “ sto per rapirti” scherzò e pochi secondi dopo si smaterializzò.
Appena mise piede sul terreno, Harry si voltò arrabbiato verso Cris “ non erano questi gli accordi, non dovevi mettere in pericolo tutte queste persone, dobbiamo tornare indietro c’ erano Apocalittici dappertutto” protestò e i suoi occhi verdi sembravano liquefatti.
“ Lo so, tu non metti in pericolo gli innocenti, credimi, lo so, ma so anche che non potevamo fare altrimenti, se non avessi creato quel diversivo si sarebbero accorti immediatamente che non volevo tornare da loro, che non ti avrei condotto da loro” si oppose Cris e Harry sospirò “ ma…”
“ Scusa, Harry, ma non potevo fare altrimenti”.
Harry scosse la testa e si ritrovò a pregare che gli Auror arrivassero in tempo, poi si voltò nervosamente per vedere dove fossero.
Lo riconobbe immediatamente e sgranò gli occhi “ spero tu stia scherzando” le disse guardando quasi con rabbia la casa davanti a sé.
Non avrebbe mai creduto di tornare al n. 4 di Privet Drive.
“ I tuoi zii sono già morti se non sbaglio” gli disse piegando leggermente la testa “ e tuo cugino te l’ ha lasciata, così ci hai sempre raccontato…”
“ Sì, ma non mi dirai che…”
Cris sorrise “ nel nostro presente questo è il nostro quartier generale”.
Harry si portò una mano tra i capelli sentendosi per un attimo come Sirius, una casa che odiava e che era stata messa a disposizione per una “ buona” causa, distruggere il male che minacciava le loro vite.
“ Perfetto!” sospirò “ e ora mi dirai che devo stare rinchiuso qua dentro fino a quando non sarà il momento giusto” in fondo se dovevano fingere che fosse stato rapito dubitava che sarebbe potuto uscire a suo piacimento.
Sembrava la storia che si ripeteva.
Cris sorrise “ sei troppo intuitivo. Non per niente sei il nostro insegnante” lo lodò “ e so cosa stai pensando, ma non sarai solo come lui. Questa casa non ti terrà più prigioniero”.
Harry si chiese quanto, davvero, questa ragazza lo conoscesse? Sembrava capire ogni suo pensiero prima ancora che lui effettivamente lo formulasse.
Annuì e si mosse per entrare, ma Cris lo bloccò per un braccio “ Harry, quando entrerai…”
Come poteva dirglielo? Come faceva a dire ad un padre che suo figlio era vivo? Che quel pezzo di sé che aveva pianto per due anni, in realtà, era vivo.
“ Cosa?” le chiese lui guardandola stupito e Cris scosse la testa “ forse ti sembrerà assurdo, sicuramente sarà un grosso shock, lo è stato anche per me, ma ti assicuro che è tutto vero”.
Harry aggrottò le sopracciglia “ a cosa ti riferisci?” le chiese, non capiva perché dopo avergli detto praticamente tutto, ora parlasse in maniera così criptica.
Cris si portò un dito alle mani mordicchiandosi nervosamente un unghia “ non farmi dire altro, devi vederlo con i tuoi occhi” gli spiegò.
Adesso Harry era davvero attirato da quella casa.
La sua curiosità era qualcosa di risaputo a tutti, quindi, ormai sarebbe entrato anche se quello che aveva cercato di fargli capire si fosse rivelato essere la reincarnazione di Lord Voldemort.
Percorse il vialetto di casa con il cuore pieno di ansia e quando arrivò davanti alla porta e mise la mano sulla maniglia dovette rilasciare il respiro che aveva trattenuto senza accorgersene.
***
“ Quindi, ripetimi come stanno le cose precisamente”.
James circondò con entrambe le mani la sua gamba sinistra e la sollevò per distenderla sul divano.
Rose alzò gli occhi al soffitto ancora sovrappensiero “ secondo te, perché la ragazza che ti ha salvato ti ha dato questo indirizzo per farci trovare una casa disabitata e in rovina?” domandò.
“ Che ne so, te l’ ho detto che è pazza” rispose e poi la guardò “ puoi fermarti?” le chiese e Rose fece cenno di diniego “ questa casa cade a pezzi”  commentò puntando la bacchetta verso un tavolo e risanandolo “ abbiamo dovuto restaurare anche il soffitto” lo guardò “ il soffitto capisci? Ed un letto era in mezzo al salotto…non ha senso” rifletté.
James sbuffò sonoramente, possibile che non riuscisse a fermarla per farsi raccontare cosa era successo nei suoi quasi due anni di assenza?
Perché sua cugina doveva essere proprio la classica Corvonero che fino a quando non avesse messo ogni tessera al suo posto non avrebbe avuto pace?
“ Hai praticamente ricostruito questa casa, Rose, potresti fermarti un attimo?” le chiese cominciando a spazientirsi.
Rose annuì stancamente. Era inutile, nessuno poteva vincere contro l’ insistenza di James, era il ragazzo più testardo e caparbio che avesse mai conosciuto.
Con un incantesimo fece lievitare Cindy verso le scale “ che stai facendo?” la voce di James la interruppe e Rose rischiò quasi di farla cadere.
“ La porto di sopra” lo informò come se fosse evidente  e James scosse la testa esasperato “ ma non eri una Corvonero?” le chiese irritato, senza smettere di guardarla e Rose socchiuse gli occhi, immaginando già dove voleva andare a parare.
“ Vuoi portarla di sopra per farla stare più comoda? Magari vuoi anche prepararle un thè? E due biscottini, no? ” domandò senza premurarsi di non far trapelare la sua rabbia “ ti stai scordando che è una schifosa Apocalittica” sputò velenosamente e Rose osservò il suo viso pieno di rabbia.
Quasi non lo riconosceva. Non credeva che sarebbe mai tornato completamente il ragazzo spensierato che era. Non del tutto almeno e sicuramente, non quando si parlava di Apocalittici.
“ Solo al pensiero di avere un’ Apocalittica nella stessa casa sento il sangue che mi ribolle di rabbia, ho dovuto accettare solo perché la ragazza che mi ha salvato sembrava determinata a salvare anche lei, ma il fatto che tu la compatisca…nessuno di loro mi ha compatito” spiegò, ma la sua voce non era triste o sofferente, era piena di collera repressa.
Rose sbuffò forte come se le stesse uscendo il fumo dal naso. Lo capiva, davvero, ma era lui a non capire lei.
La considerava davvero così tonta?
“ Oddio, James, mi sembrava di ricordare che avessi più cervello” lo rimproverò e James inarcò le sopracciglia “ a me sembrava di ricordare che fossi meno ironica” ribatté e il suo sorriso malandrino tornò ad increspare le labbra.
Il volto di Rose si distese. Era pazzesco. Incredibile. Stava scherzando tranquillamente con suo cugino.
Lo aveva pianto per così tanto tempo.
“ Penso ancora che potrei svegliarmi da un momento all’ altro e ritrovarmi china sopra la mia scrivania addormentata e scoprire che niente di tutto questo in realtà è accaduto”  la sua voce era poco più di un mormorio, quasi come se fosse un ragionamento interiore; il commento, però, non sfuggì a James e il suo sorriso si smorzò leggermente.
Rose si riprese subito, James non aveva bisogno di piagnistei. Ci sarebbero state già le inevitabili reazioni di Harry, Albus e Lily con le quali avrebbe dovuto fare i conti, non poteva fargli pesare anche la sua.
Quindi s’ impostò di nuovo in volto un sorriso giocoso e disse: “ però mi sottovaluti, come quando hai dubitato che riuscissi a portarti qua…”
James si portò una mano sul retro della testa grattandosela imbarazzato.
“ Fai bene a vergognarti, perché tu, grande Auror, avevi davvero creduto che io non potessi farcela e che…”
“ Rose, fermati, ho capito” la interruppe divertito e Rose distese le labbra in un sorriso di trionfo.
“ Avevo intenzione di legarla, la portavo semplicemente su… per te…per non farti avere sotto gli occhi la tua carceriera” gli spiegò tornando al discorso iniziale e James abbassò leggermente la testa.
Portò una mano a racchiuderla quasi come se volesse comprimerla e svuotarla.
“ Non so neanche se fosse davvero la mia carceriera o se si trovasse lì per quegli stupidi esperimenti che facevano con quei cervelli, so solo che per qualche motivo la pazza bionda non ha voluto lasciarla in mano a quei bastardi” ammise rialzando la testa.
Rose annuì “ comunque sia è una di loro e come tale deve essere trattata” sentenziò e vedendo lo sguardo incupito di suo cugino si affrettò a condurla di sopra.
James si lasciò scivolare con la schiena contro il bracciolo del divano e vi appoggiò la testa portandosi due dita alle tempie.
Avrebbe solo voluto ricordarsi di più. Il problema era che non ricordava bene neanche l’ aggressione.
Quando cercava di concentrarsi e di pensare a quei momenti tutto diveniva sfocato nella sua mente: il volto dei suoi fratelli, quello di sua madre.
“ Ti tornerà tutto in mente” .
James si riscosse e vide Rose riscendere le scale.
“ Non puoi saperlo”  ribatté James alzando la testa“ e vorrei che non continuassi a dirmi che potrò ricordare tutto” continuò con una smorfia sul volto.
Rose prese una sedia e la pose davanti a lui “ ti tornerà in mente e te lo dico perché questo è il mio lavoro e i ricordi ti torneranno, te lo prometto, dovessi entrare nella tua testa per prenderli” lo minacciò scherzosa.
“ Ehy, non voglio nessuno nella mia testa” si oppose James stando allo scherzo.
“ Ed io non voglio entrarci, rischierei di trovarci solo Burrobirra e ragazze…”
“ Che bassa opinione…”
“ Chissà come mai” concluse Rose, prima di tornare seria.
“ Quindi, dicevo, ma secondo te come mai la tua salvatrice ci ha fatto venire proprio qua?”.
 “ Non lo so, Rose, non so come ragioni la pazza bionda…”
“ Pazza bionda?” domandò Rose inarcando un sopracciglio, era la seconda volta che la chiamava così,  James sorrise “ mi sembrava adatto: è bionda ed è pazza…pazza bionda” rispose divertito.
Rose alzò gli occhi al cielo. Era decisamente suo cugino, solo lui poteva trovare un soprannome anche ad una sconosciuta.
Gli fece cenno di continuare e James riprese “so solo che mi ha salvato e… non lo so, forse è quello che mi è successo, ma mi sembrava di potermi fidare”
Rose inarcò le sopracciglia “ tu che ti fidi?” domandò e James fece spallucce prima di indicarsi le gambe “ non è che comunque avessi molta scelta” ammise e Rose sorrise “ dai, che fortunatamente hai una cugina secchiona” scherzò cercando di sollevarlo di morale “ preparerò il decotto giusto per te e in una settimana, massimo dieci giorni le tue gambe torneranno come nuove” disse prima di girarsi per andare in cucina, ma non aveva ancora raggiunto il corridoio che dalle finestre aperte giunse un rumore.
Un suono forte, un rumore che assomigliava allo scoppio di un motore. Il familiare rumore della materializzazione.
James ebbe l’ istinto di alzarsi in piedi “ Maledizione” imprecò quando le sue gambe non risposero.
“ Hai sentito anche te?” chiese Rose, se lo aveva udito anche lui allora non se lo era immaginato.
James annuì e guardò Rose “ devi pensarci tu” le sussurrò e Rose scosse la testa “ non sono un Auror, sono una Guaritrice” bisbigliò e dalla sua voce filtrava un filo di spavento.
James la guardò senza lasciare mai i suoi occhi “ ce la farai, Rose, anche tua madre e tuo padre erano dei semplici studenti quando insieme a mio padre hanno affrontato tutti quei casini. Ce l’ hai nel sangue” le disse piano.
Rose annuì “ vorrei tanto poterti aiutare” le disse poggiando una mano sulla sua gamba destra “ ma le mie gambe non reggerebbero l’ incantesimo una seconda volta”.
Rose annuì di nuovo, purtroppo lo sapeva meglio di lui.
Si avvicinò piano alla finestra e subito si rilassò mentre un sorriso fece capolino nel suo viso.
“ Niente lotte. E’ tuo padre” gli comunicò felice, ma non aveva previsto la reazione di James.
Il sorriso si spense nel suo viso e la fronte si aggrottò mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“ Non posso” sussurrò “ stai scherzando, vero?” domandò Rose, ma sapeva che non era così, il suo sguardo smarrito e i suoi occhi pieni di lacrime parlavano per lui.
“ Guarda come sono ridotto, Rose” e lei scosse la testa “ ti si è danneggiato il cervello? Stai parlando dello zio Harry, di tuo padre. Ti ha creduto morto per quasi due anni, credi che gli importi se le tue gambe funzionano oppure no?” gli chiese stupita.
Era incredibile come James fosse riuscito, a suo modo, a somatizzare l’ essere stato creduto morto, ma non riuscisse a sopportare di farsi vedere da suo padre.
Andava contro ogni logica.
“ Non farmelo vedere, Rose, non ancora” la pregò e Rose vide il panico nei suoi occhi castani.
Scosse la testa. Continuava a non capire, da quando si erano ritrovati non aveva fatto altro che chiedere di lui e di Lily e di Albus, e adesso che finalmente aveva la possibilità di vedere uno dei tre si tirava indietro?
Aveva la sensazione che non fosse solo per le gambe.
Doveva esserci di più. Qualche paura insita dentro di lui, qualche timore che neanche un Grifondoro come lui riusciva a superare.
“ Qual è il vero motivo, James?” gli chiese e lui abbassò gli occhi.
“ Odio dovertelo chiedere, odio dover dipendere da qualcuno, ma smaterializzami su. Per favore, Rose” .
Ormai i suoi occhi erano pieni di lacrime e il suo volto era ritratto dell’ ansia e lei era sicura che se si fosse avvicinata abbastanza avrebbe sentito il suo cuore battere come un cavallo impazzito.
Rose si avvicinò e guardò le sue mani,  poteva vederle tremare nonostante fossero chiuse a pugno.
Gli mise una mano sulla spalla e sollevò la bacchetta per smaterializzarsi.
Appena arrivarono al piano superiore lo lievitò fino alla camera e lo aiutò a porsi nel letto.
Poteva vedere quanto James odiasse tutto questo, non era abituato a dipendere da qualcuno.
Era abituato a dire e fare immediatamente. Era l’ impulsività fatta persona.
“ James” mormorò Rose, ma lui abbassò la testa “ vai da lui e spiegagli che non posso vederlo…”
“ James, tuo padre salirà qua di forza se saprà che sei nascosto in questa stanza”.
Lui posò lo sguardo sull’ Apocalittica distesa sul letto gemello al suo, ma senza vederla realmente.
“ E’ colpa mia, Rose” ammise e lei inarcò le sopracciglia “ cosa stai dicendo?” domandò, la voce poco più di un sussurro.
“ Ero l’ unico Auror, Lily e Albus avevano appena iniziato l’ Accademia e la mamma…” s’ interruppe, ma quando vide il volto sorpreso e incredulo di Rose riprese a parlare “ sono stato il più veloce di tutti i tempi a diplomarsi Auror, più veloce di mio padre, più bravo di tutti e poi…poi il grande e sommo James Sirius Potter, si lascia fregare da un gruppo di pazzi qualsiasi” la colpa si poteva leggere nella sua voce come se fosse qualcosa di tattile.
“ Un gruppo di pazzi qualunque?” chiese Rose e non era più stupita, ma arrabbiata “ ti sembrano pazzi qualunque? Tu non hai idea di quanto siano organizzati, non hai idea di cosa stiano facendo…” s’ interruppe con un gesto d’ impazienza.
“ Sai cosa? Non voglio neanche sentirti”  sentenziò e i suoi occhi erano pieni di rabbia “ tu hai la più pallida idea di cosa abbia passato tuo padre? Ti rendi conto di quanto la tua morte abbia cambiato la vita di tutti in famiglia?” non si accorse neanche di alzare la voce, non si accorse neanche degli occhi di James che sembravano ballare nelle sue orbite.
“ No, James, tu non ne hai idea. Per niente” disse spazientita  “ Senti, mi dispiace se il tuo ego è ferito…”
“ Non è per l’ ego, ma per la mia stupidità…”
“ Non sai assolutamente di cosa stati parlando” lo interruppe a sua volta Rose.
“ Perché se tu sapessi di cosa stai parlando, sapresti che tuo padre non ha più avuto pace, sapresti che tua sorella e tuo fratello non si sono parlati fino a un paio di mesi fa e sapresti che nessuno ti da la colpa, ma che anzi ti piangono come e forse più del primo giorno” prese un respiro “ quindi smetti di crogiolarti inutilmente nella colpa, smettila di compiangerti, perché nessuno in famiglia ne ha avuto il tempo” concluse.
“ Non si sono parlati per tutto questo tempo?” chiese incredulo ripensando a quello che aveva detto dei suoi fratelli “ ma Albus e Lily si adorano” aggiunse basito. Non riusciva ad immaginare suo fratello e sua sorella che si ignoravano né, tantomeno, la motivazione.
“ Già, prima dell’ attacco si adoravano, adesso stanno rimettendo insieme i cocci del loro rapporto”.
James la guardò come se fosse pazza e Rose continuò a guardarlo con fermezza. Non avrebbe ceduto.
Era arrabbiata con lui. Odiava la stupidità, non era nella sua natura di Corvonero e James si stava comportando proprio da stupido.
 Non pretendeva che tornasse immediatamente alla vita normale, ma neanche che si rifiutasse di vedere gli altri per una stupida colpa che non aveva mai commesso o per uno stupido impedimento fisico del quale non sarebbe mai importato a nessuno.
“ Nessuno ti odia, James, anzi…”
James si asciugò una lacrima che gli stava scendendo sulla guancia “ i miei fratelli non si parlano? Mio padre era solo?” domandò e la sua voce era sofferenza pura.
Che cosa avevano passato mentre lui era stato tenuto in quella specie di coma? Avrebbe voluto esserci per loro.
Per la sua sorellina coraggiosa, per il suo fratellino testone, per la sua mamma resa vuota e soprattutto per suo padre. Non poteva neanche pensare che fosse stato tutto sulle sue spalle e che avesse portato tutto quel peso da solo.
Le sue spalle avevano già retto così tanti pesi in tutti quegli anni.
“ Puoi farmi l’ incantesimo alle gambe?” le chiese “ non voglio che mio padre mi veda…”
Rose sorrise. Lo aveva convinto.
Fece per parlare, per dirgli che sapeva benissimo che non poteva, ma non fece in tempo, sentirono la porta aprirsi e gli occhi di James scattarono verso il corridoio.
“ Devono essere di sopra” la voce della sua salvatrice, era sicuro che non se la sarebbe mai più dimenticata.
“ Cris, devi dirmi che cos’ è, devo essere preparato, se…”
“ Non è un attacco, ok?”
James sentì la voce di suo padre e si accorse di tremare.
Si sentiva quasi come un bambino che è dovuto rimanere involontariamente separato dai suoi genitori.
Erano passati due anni, ma la sua voce era la stessa, forse un po’ più dura, forse con un pizzico di tristezza insita dentro di essa, ma comunque la solita.
Cominciò a sentire il rumore dei piedi che si strusciavano sugli scalini e sentì il cuore aumentare i suoi battiti.
Sembrava quasi che ogni battito scandisse un nome: papà.
TUM-TUM; PA-PA’.
Quando sentì aprire le porte delle stanze accanto alla sua pensò che sarebbe davvero morto.
Le mani gli tremavano ed era sicuro che se fosse riuscito a muovere le gambe queste si sarebbero alzate e abbassate ad un ritmo frenetico.
Ormai era nel panico più totale, se l’ avesse visto adesso il cappello non lo avrebbe mai messo nei Grifondoro, ma neanche nei Tassorosso o nei Corvonero, probabilmente avrebbe dovuto creare una categoria a parte.
Non sapeva neanche precisamente perché era così spaventato, non lo era mai stato neanche in un combattimento, ma stava per rivedere suo padre.
Il suo amato papà dopo quasi due anni in cui era stato solo e neanche cosciente di essere vivo.
La maniglia si abbassò e James spalancò gli occhi vedendo finalmente il viso di suo padre.
Vide i suoi occhi verdi vagare per un attimo per la stanza, vide le sue labbra aprirsi in un sorriso quando registrò Rose e infine vide i suoi occhi riempirsi di lacrime e il sorriso congelarsi assieme a tutto il resto del suo corpo, quando le sue iridi verdi incrociarono le proprie nocciola.
James non era neanche sicuro che suo padre stesse respirando da come era rimasto immobile, ma anche lui non riusciva neanche a deglutire, sentiva la bocca secca.
“ Ciao, papà” disse cercando, senza riuscirci, di sorridere.

COMMENTO: CAPITOLO INCENTRATO SU PADRE E FIGLIO…SPERO NE SIA USCITO QUALCOSA DI BUONO PERCHE’ COME SEMPRE  NON E’ FACILE RENDERE SU CARTA QUESTE REAZIONI COSI’ INTENSE, PER CUI SPERO DI ESSERE RIUSCITA A RENDERE ALMENO IN MINIMA PARTE LA PAURA DI JAMES E QUELLA DI HARRY !!  IO NON NE SONO SODDISFATTISSIMA, MA SPERO CHE A VOI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO…VI AMO TUTTE E NON SAPETE QUANTO MI CARICHINO LE VOSTRE RECENSIONI !! PER CUI RINGRAZIO ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SINISA / ENDY_LILY95 E LILY LUNA HERONDALE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 29
*** 28 CAPITOLO ***


Scorpius era seduto su una delle poche poltroncine rimaste indenni all’ attacco di poche ore prima.
Albus era accanto a lui, la testa china e le mani tra i capelli corvini.
Pensare a Lily di nuovo in balìa di quel maledetto, era una cosa che lo stava uccidendo, si sentiva come se una spina gli fosse stata conficcata nel cuore.
Aveva ancora davanti a sé gli occhi di Lily mentre lui la teneva a sé. Quegli occhi così combattivi e così pieni di dignità e coraggio.
La rabbia gli fece contrarre i pugni, per tutto il tempo in cui lo aveva avuto davanti, avrebbe voluto cavare gli occhi a quel maledetto, proprio come facevano loro agli innocenti che attaccavano, solo era troppo ferito, troppo indebolito e non era riuscito a fare niente.
Non era riuscito a salvarla.
Sentì le lacrime salirgli ad offuscargli la vista e strinse i pugni ancora più forte conficcandosi le unghie nella pelle fino a farsi male.
“ Sono rimasto solo” mormorò Albus, probabilmente sentendo lo sguardo di Scorpius addosso.
“ No, non lo sei” replicò Scorpius, sapeva che Albus stava crollando, sapeva che aver perso Alice, Lily ed Harry, tutti in un colpo solo, era stato, giustamente, troppo per lui, ma aveva bisogno del suo migliore amico, aveva bisogno che rimanesse abbastanza razionale per aiutarlo a ritrovare Lily e Alice.
“ La mia famiglia è distrutta, non è rimasto più nessuno a parte me”.
Scorpius sospirò avrebbe voluto dirgli di non parlare così. Urlargli di smetterla di dire che potevano essere morti.
Di non dirlo più, di non fargli sanguinare il cuore al pensiero di Lily, ma sapeva che non poteva farlo.
Albus era davvero rimasto solo e aveva perso davvero troppe persone perché lui potesse impedirgli di piangere e disperarsi.
“ Tu dovevi badare a lei”.
“ Albus” lo riprese Scorpius. Sapeva quello che stava facendo, conosceva Albus da una vita, era così che sfogava il suo nervosismo. Aveva bisogno di distribuire colpe.
“ Tu dovevi stare attento a lei” lo incolpò di nuovo Albus.
Scorpius pensò alle sue parole, le ultime parole che aveva detto a Lily “ non ti allontanare da me”, ma poi la battaglia li aveva divisi.
“ Albus, smettila” lo avvertì, lo conosceva e cercava di non prendersela, di lasciarlo sfogare, di cercare di assorbire tutto quello che diceva, ma era difficile.
Lui stava già combattendo con il senso di colpa di non essere riuscito a salvarla.
“ Tu dovevi starle dietro, tu dovevi proteggerla, se lo avessi fatto lei e Alice non sarebbero scomparse adesso” urlò Albus.
Scorpius guardò davanti a sé e vide che avevano attirato l’ attenzione di tutti e che Ron si stava dirigendo verso di loro.
Si alzò dando le spalle al suo migliore amico.
Aveva bisogno di sbollire per non prendersela con lui, per non prenderlo a pugni per quello che gli aveva appena detto, per cercare di razionalizzare che non diceva sul serio, ma che era solo la disperazione per la perdita di tutta la sua famiglia a farlo parlare e a fargli ignorare quello che anche lui provava.
S’ incrociò con Ron che gli diede un leggero sguardo di comprensione prima di dirigersi verso il nipote e Scorpius strinse i pugni.
E per lui chi c’ era?
Dov’ era suo padre? Perché era con Alexander quando sarebbe dovuto essere con lui?
Aveva dimostrato di aver ragione con quel ragazzo, aveva dimostrato che era un bugiardo, che era talmente potente da essere pericoloso e probabilmente, anche che era un Apocalittico, visto come era impazzito per proteggere quella ragazza.
I suoi occhi vagarono un attimo prima di trovarla.
Era appoggiata ad un muro e aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Karl la stava tenendo sotto tiro, ma avrebbe potuto tenere sotto tiro anche una statua date le attenzioni che stava ricevendo.
“ Vai, Karl, ci penso io” disse Scorpius e Karl lo guardò per un attimo prima di lasciarli per raggiungere Kathrine, Emily e Joey che stavano prendendo alcune testimonianze, comprese quelle dei due ragazzi che aveva visto combattere al loro fianco.
Il ragazzo dai capelli corvini continuava a dargli le spalle, eppure Scorpius non riusciva a smettere di osservarlo, era convinto che ci fosse qualcosa che non andava, ma non poteva pensarci ora.
Per cui riportò lo sguardo sulla ragazza bionda davanti a lui e la osservò da vicino, sembrava totalmente scioccata.
“ Chi sei?” gli chiese diretto e lei alzò i suoi occhi azzurri su di lui, Scorpius quasi trasalì leggendo nel suo sguardo la stessa disperazione, la stessa rabbia e la stessa preoccupazione che era convinto ci fossero nei propri occhi.
Cris riabbassò subito lo sguardo. Non era che non riuscisse a guardarlo per paura o per chissà cos’ altro, ma semplicemente non poteva guardare occhi così simili a quelli di Pegasus, era davvero troppo doloroso.
“ Guardami!” le impose invece Scorpius e suo malgrado Cris alzò gli occhi su di lui, sentendo come se mille aghi le si fossero piantati dentro la cassa toracica.
“ Chi sei?” ripeté, ma ancora Cris non disse niente, non era sicura di riuscire a parlare, non era sicura di riuscire a farcela senza mettersi a piangere come una bambina piccola.
Scorpius ripeté per la terza volta la domanda e quando ancora non ebbe risposta si avvicinò rabbioso a lei e le puntò la bacchetta contro restando a pochi centimetri dal suo volto.
“ Sai cosa vuol dire non aver niente da perdere?” le chiese, la rabbia che trapelava da ogni sua parola “ ecco, io non ho niente da perdere, perché non c’ è più niente che m’ importi se non ritrovo Lily Potter ed ho la netta sensazione, quasi sicurezza potrei dire, che tu possa aiutarmi, per cui…” prese fiato “ dimmi immediatamente chi sei ” sillabò le parole una per una e nonostante- o forse proprio per quello- il tono di voce fosse stato sorprendentemente basso, a Cris vennero i brividi.
***
J.J. osservò Cris tenuta sotto tiro dal padre di Pegasus e la vide immobile senza neanche rispondere, mentre lui stava alzando la voce e perdendo sempre più la pazienza.
“ Dobbiamo fare qualcosa” sussurrò Zoe e lui per tutta risposta le diede le spalle.
“ Dove vai?” lo fermò Zoe e J.J. la guardò dritta negli occhi “ non permetterò che arrestino anche lei” sentenziò.
Zoe innalzò un sopracciglio “ e come vorresti fare? Un’ altra genialata come il nostro ritorno al futuro?” domandò acida.
J.J. strinse i suoi occhi verdi, ma non lasciò cadere lo sguardo “ sai cosa penso?” le chiese “ che io almeno cerco di fare qualcosa, ho sempre cercato di fare qualcosa, quando siamo andati nel futuro, mentre eravamo nel futuro, quando siamo tornati qua e anche adesso…” s’ interruppe portandosi la mano al fianco, alzare la voce gli aveva dato delle fitte dolorose.
“ Anche adesso, non resto a guardare Cris e Pegasus passare dei guai quando potrei fare qualcosa” la rimproverò e Zoe lo guardò quasi colpevole.
In fondo aveva ragione, c’era anche un detto che Harry diceva sempre: chi non fa non falla e J.J. poteva anche aver sbagliato in alcune decisioni, ma almeno aveva sempre avuto il sangue freddo di prenderle quelle decisioni, mentre lei non lo aveva fatto.
“ Quindi puoi dirmi quello che vuoi e offendermi, se pensi che ti faccia stare meglio, ma non…”
Zoe si lanciò verso di lui e prima ancora che J.J. potesse capire che cosa stava succedendo, lo prese per le guance e lo portò letteralmente sulle sue labbra, dandogli un bacio fugace che fece zittire J.J.
“ Non mi andava di vederti arrabbiato” scherzò Zoe scrollando le spalle e rispondendo allo sguardo sorpreso di J.J.
Lui le prese la mano “ andiamo “  disse fingendo che non fosse successo niente, ma il suo sorriso mentre la guidava dall’ altra parte della stanza, testimoniava che il gesto non era, esattamente, passato inosservato.
“ Sei impazzito?” Chiese Zoe fermandosi sul posto appena ebbe capito dove si stava dirigendo“ Ok, idee folli, ma questa…”
J.J. prese un respiro “ mio padre mi ha già visto privo dell’ incantesimo di Pegasus e credo che in questo momento sia solo troppo scioccato per quello che è successo a mia madre e mia zia per rendersene conto, ma appena realizzerà di aver aiutato un ragazzo uguale a lui saremo comunque nei guai, tanto vale dire a qualcuno di cui ci fidiamo una parziale verità” le spiegò e lei scosse la testa “ e questa persona sarebbe mio padre?” chiese indicando la testa blu che spuntava dal gruppo.
Era davvero molto alto, ecco come mai lei e Cris, pur essendo piuttosto alte, arrivavano solo al petto di Remus.
“ Non vorrai dirgli anche di Pegasus, vero?” domandò mentre cercava di scendere a patti con il fatto che tra poco sarebbe stata ad una ventina di centimetri dal padre che non aveva praticamente mai conosciuto.
J.J. scosse la testa. Non voleva che Pegasus, al momento del suo risveglio, dovesse affrontare altri problemi. Sempre se si fosse svegliato.
Aveva visto l’ espressione di Draco, e lui, grazie a suo cugino, riusciva a leggere piuttosto bene le espressioni dei Malfoy e quella di Draco era piena di preoccupazione.
“ Si sveglierà” disse Zoe intuendo i suoi pensieri “ tornerà a rompere le scatole e comandarci a bacchetta prima di quanto ti aspetti”  aggiunse e J.J. sorrise, grato che lei riuscisse a capirlo senza che lui dovesse neanche spiegare.
Sorrise e la guardò “ lo so” disse soltanto, quando teneva la sua mano, quando la guardava negli occhi si sentiva come pieno di speranza “ E so che anche tu ce la farai. Sei più forte di quel che credi” Zoe annuì a sua volta, cercando di spingere il suo cuore a rallentare e le sue labbra a non tremare.
***
Cris stava per rispondere.
Che andasse tutto a farsi friggere, la missione, il bene superiore e la fine della guerra, non sarebbe servito a niente se Pegasus fosse morto.
Le era sempre stato raccontato di come i suoi nonni fossero morti per la libertà, di come si fossero battuti per donare loro un futuro migliore, ma nel loro caso a cosa sarebbe servito se non avevano un futuro nel quale tornare?
Prima che potesse rispondere però sentì una voce chiamare Scorpius e guardò oltre lui per vedere chi stava arrivando.
Quando vide che era suo padre cominciò ad andare in iperventilazione.
Accanto a lui c’ erano Zoe e J.J. e lei cercò di puntare lo sguardo sulla sua gemella, di modo da calmarsi, ma, nonostante Zoe cercasse con lo sguardo di trasmetterle calma, lei continuava a riportare lo sguardo su di lui.
Era proprio come quando lo avevano al Ministero, perché lei non riusciva a restare calma come Zoe?
Perché riusciva ad avere la freddezza di infiltrarsi in un gruppo di pazzi, di salvare James, di raccontare tutto ad Harry Potter con il rischio di essere arrestata ed infine a combattere per ore, ma non riusciva a vedere suo padre senza sentirsi male?
 “ Che stai facendo? Stai terrorizzando questa ragazza!” disse indicandola con la testa.
“ Cosa importa è un Apocalittica, voglio che mi conduca da Lily, Alice ed Harry” spiegò Scorpius e Teddy prese un respiro.
“ Questi due ragazzi hanno detto di avere informazioni che potrebbero aiutarci, ma voglio prima sapere chi sono”.
Scorpius spostò lo sguardo su di loro e finalmente vide il volto del ragazzo. Era la copia sputata di Albus.
“ Scherzi, vero?” chiese riportando lo sguardo su Teddy, ma lui scosse la testa intuendo a cosa si riferisse.
“ Ho annullato tutti gli incantesimi su di lui e ho controllato se avesse, nel sangue, tracce di Polisucco, ma niente” lo informò.
Scorpius guardò con rabbia il ragazzo “ chi sei?” gli chiese “ come mai sei identico ad Albus Potter?” chiese ancora, ma Teddy lo precedette “ non credi che glielo abbia già chiesto io?” replicò quasi offeso e Zoe sorrise suo malgrado, aveva deciso: amava suo padre.
“ Non vogliono dirmelo e non essendo accusati di niente, ma anzi, secondo le testimonianze, avendoci aiutato nel combattimento, non possiamo usare il Veritaserum su di loro, ma possiamo trattenerli come persone informate sui fatti e nel frattempo tuo padre potrebbe effettuare un esame dell’ identità su di loro”.
Zoe e J.J. si guardarono “ non credo proprio” si difese J.J. “ non potete obbligarci” protestò allo stesso tempo Zoe, continuando a guardare Cris che ormai si era piegata sulle ginocchia per cercare di respirare a fondo.
Era un attacco di panico in piena regola e lei riusciva anche a capirla, anche lei sentiva il suo cuore battere all’ impazzata e cercava di non focalizzarsi sul fatto che quello era il padre che non aveva mai conosciuto, che quello era l’ uomo del quale aveva solo pochi sporadici racconti dei suoi fratelli, o meglio di Remus, quello che lo aveva conosciuto di più.
Perché se si metteva a pensare a lui, a sua madre, a quello che voleva dire poterli conoscere e soprattutto, a quello che avrebbero dovuto sopportare tornando in un futuro dove loro non c’erano, sicuramente si sarebbe fatta prendere dal panico a sua volta
Invece stava cercando di tenere, tutto quello che provava, a bada e alzò gli occhi al cielo, aveva sempre detto a Cris di cercare di domare la sua emotività. La sua impulsività, i suoi sentimenti.
Teddy guardò quella ragazzina davanti a lui negli occhi e un sorriso gli nacque spontaneo sul viso.
Era una metarmorfmaga e i suoi capelli in quel momento grigi e, per niente adatti alla sua età, lo dimostravano, inoltre  quel cipiglio arrabbiato gli ricordava quasi il cipiglio di sua moglie quando era infuriata con lui.
“ Non abbiamo fatto niente, per cui non potete accusarci né costringerci a fare nulla” protestò J.J. guardando anche lui Cris che aveva appoggiato una mano al muro.
Era già preoccupato per Pegasus, non voleva preoccuparsi anche per lei.
“ Che le hai fatto? Che le hai detto?” chiese Teddy, dopo aver seguito lo sguardo dei due ragazzi ed aver visto a sua volta le condizioni dell’ Apocalittica.
“ Io…niente” rispose Scorpius guardandola interdetto. Non potevano essere state quelle due frasi buttate lì a spaventarla così tanto.
Sentì che gli mancava qualche pezzo, capì che quei due ragazzi erano collegati e che nascondevano qualcosa di grosso.
Teddy lo superò e la prese per le spalle. Era cerea e sembrava sul punto di collassare da un momento all’ altro.
Se fosse successo avrebbero passato un’ infinità di guai. Non si tortura un prigioniero, neppure se un Apocalittico. E poi, era solo una ragazzina.
“ Ehy, ragazza” la chiamò scuotendola leggermente “ torna da noi” la pregò e lei portò lo sguardo su di lui.
Vide quegli occhi blu elettrico della stessa tonalità dei suoi capelli, quegli occhi che aveva sempre sentito raccontare dai suoi fratelli, quegli occhi che l’ avevano osservata solo per i primi sei mesi della sua vita prima di spegnersi definitivamente.
Vide quegli occhi e tutto il resto intorno a lei si fece scuro. Senti un ronzio nelle orecchie che si confondeva con voci preoccupate e poi si afflosciò tra le sue braccia.
“ Per Silente!” urlò J.J. facendo voltare Scorpius verso di lui, aveva già sentito questa espressione.
“ Cris!” urlò invece Zoe chinandosi su di lei nell’ esatto momento in cui loro padre la adagiava a terra.
“ Quindi la conosci?” le chiese Teddy, osservandola, i suoi capelli prima grigi si erano totalmente spenti per la preoccupazione e adesso erano totalmente bianchi.
“ Cris! Cris!” urlò Zoe preoccupata e scansando le mani di Teddy che la volevano sollevare.
Due Guaritori arrivarono e la portarono via e Zoe fece per seguirla, ma Teddy la bloccò per le spalle “ lasciami” gli urlò rabbiosa.
In quel momento non gli importava se lui era il padre che non aveva mai conosciuto, in quel momento voleva vedere Cris.
“ E’ mia sorella, va bene? Volevi sentire questo?” domandò e svicolò via correndo dietro di lei.
J.J. fece per seguirla, ma stavolta Teddy e Scorpius non si fecero sorprendere e gli puntarono la bacchetta contro “ bè, adesso, posso dichiararvi in arresto” disse compiaciuto “ chiama tuo padre per il test dell’ identità” disse rivolto a Scorpius.
Scorpius sospirò “ è dietro a quell’ Apocalittico infiltrato” lo informò e Teddy inspirò “ maledizione!” imprecò “ voglio qualcuno di cui possa fidarmi, voglio ritrovare Harry e Lily immediatamente e non so perché…” guardò il volto di J.J. “ ma questi tre ragazzi credo che siano la chiave di tutto…anzi l’ imitazione di Albus qua, credo ci possa aiutare parecchio”.
J.J. roteò gli occhi “ io non sono l’ imitazione di nessuno” si oppose in un misto di orgoglio e rabbia e Scorpius ghignò “ ah no? E chi saresti?” chiese.
J.J. lo guardò negli occhi.
Lo aveva detto a Zoe, glielo aveva detto che non sarebbero passati inosservati, che lui con la sua somiglianza con suo padre non sarebbe passato inosservato.
Perché doveva essere così dannatamente uguale a lui? Non poteva aver preso gli occhi blu di sua madre invece di quelli verdi di suo padre?
Prese un respiro “ io sono James Jack Potter” disse e proprio come era successo nel futuro alternativo si ritrovò le bacchette di Scorpius e di Teddy puntate nel suo viso e sospirò rassegnato.
***
Lily si rese conto immediatamente di essere di nuovo dentro uno di quei maledetti ricordi di Pegasus.
La casa dentro la quale si trovò come per magia l’ aveva già vista ed aveva anche sperato con tutta se stessa di non doverla rivedere.
Quel muro pieno di muffa, quel colore ormai grigiastro che si staccava assieme all’ intonaco e quei mobili pieni di polvere e sporco e soprattutto, quel buio opprimente.
Pensandoci, era esattamente il contrario di una casa a prova di bambino.
“ Devi fare come dico io!”
Lily avrebbe voluto tapparsi le orecchie, non riusciva a credere come la voce di quella impostora potesse essere così simile alla sua.
Si avvicinò alla donna, doveva cercare di carpirne le differenze, doveva essere cosciente di chi si spacciava per lei e perché lo faceva.
Oltretutto, non riusciva a capire come doveva interpretare la cosa. Se Pegasus era davvero quel ragazzo con cui da sei mesi a questa parte aveva condiviso gli allenamenti in Accademia, i ricordi di lui bambino non potevano avere lei come protagonista. Non era possibile, lei era più piccola di lui o forse coetanea, al contempo però questo poteva giustificare il nervosismo e l’ insofferenza che spesso mostrava nei suoi confronti.
Tornava ad essere il bambino impaurito che era nei ricordi.
Il bambino scattò in piedi e la donna lo afferrò per un braccio stringendo al punto che la carne del bambino si modellò come fosse argilla sotto le sue dita.
“ Sei cattivo” gli disse strattonandolo, poi alzò la bacchetta e gliela puntò al viso “ la vedi questa?” gli chiese e il bambino annuì.
Poteva vedere dai suoi occhi quanto fosse spaventato, ma notò, allo stesso tempo che aveva una determinazione non comune in un bambino della sua età.
“ Visto che ho finito la pazienza, ogni volta che sbaglierai una magia sarà questa bacchetta a punirti” lo minacciò.
Lily portò le mani alle labbra, avrebbe tanto voluto strapparglielo dalle mani, vedere quella bacchetta puntata sul viso del bambino era doloroso per lei, quasi come vedere questa estranea con il suo volto far subire queste angherie.
Per dimostrargli la veridicità delle sue parole, la donna chiamò un nome a voce alta e una ragazza apparve con una gabbietta tra le mani che Lily notò contenere un gatto.
Un micio completamente bianco e con una macchia nera sulla fronte.
Si chinò e lo tirò fuori dalla gabbia posizionandolo a pochi passi dal bambino, appena questo però cercò di muoversi lo immobilizzò con un colpo di bacchetta e poi alzò il viso su Pegasus.
“ Tendi la mano e fai come avevamo detto” gli ordinò, nessuna dolcezza nella sua voce, solo un puro ordine, come se quel bambino fosse un soldato ai suoi ordini.
Il bambino la tese e Lily si chiese cosa stesse per succedere, poteva vedere il volto contrariato del bambino, poteva notare ogni briciola di determinazione nei suoi occhi, il suo mento che tremava per non piangere e Lily si ritrovò ad ammirarlo, ma allo stesso tempo ad esserne spaventata.
La sua mano tremò e il bambino corrugò la fronte sollevando appena lo sguardo sulla donna che aveva appena portato la gabbia.
Lily la vide annuire dolcemente e il bambino cercare di concentrarsi sempre di più, per quanto un bambino di cinque o sei anni riuscisse a concentrarsi.
“ Fallo subito, Pegasus” gli ordinò e il bambino cominciò a scuotere la testa “ non ce la faccio, mamma” si oppose e finalmente Lily vide due lacrime scendere dagli occhi di Pegasus mentre alzava gli occhi su quella donna che pretendeva di essere lei “ non voglio fare male al gatto” disse deciso nella sua voce infantile.
Lily non fece neanche in tempo a reagire che il bambino si ritrovò sbattuto contro il muro dalla potenza dell’ incantesimo della donna.
“ Sai cosa ti farebbe il gatto se potesse?” chiese mentre lui cercava di rialzarsi.
Lily vide la cameriera commossa cercare di muoversi verso di lui per aiutarlo a rialzarsi, ma la donna con il suo viso si voltò verso di lei e Lily quasi indietreggiò per l’ intensità di quello sguardo.
Era feroce e trionfante allo stesso tempo, sembrava piena di quel sadismo che aveva sempre contraddistinto Aaron.
Con un fluido movimento della bacchetta bloccò la cameriera per impedirle di aiutare il bambino e poi sbloccò il gatto che cominciò a correre per allontanarsi, ma non fece che pochi passi prima che la donna lo centrasse con un incantesimo.
Appena sentì quelle parole, Lily ebbe una brutta sensazione che si trasformò in certezza pochi secondi dopo, quando il gatto assunse, per assurdo la stessa espressione della sua padrona e si scagliò contro il bambino.
Aveva impresso una Imperius sul gatto e lo aveva fatto solo per dare una lezione a Pegasus.
Lily si portò le mani alla testa vedendo i graffi e i buchi che gli artigli stavano creando sulla pelle e sul viso del bambino, si afferrò due ciocche per non urlare ad ogni pianto, ad ogni urlo del bambino.
“ Che ci fai qua?”
Lily sobbalzò, non era preparata all’ idea che ci fosse qualcuno che si accorgesse di lei, ma non fu sorpresa quando vi vide l’ unica persona che poteva essere arrivata dentro.
Il padrone dei ricordi: Pegasus.
“ Come osi piangere?” le chiese, Lily non si era neanche accorta di star piangendo e si portò una mano sulla guancia sentendola effettivamente bagnata.
“ Come puoi dirmi questo?” chiese stupita e indicò il bambino nell’ angolo, finalmente liberato dal gatto, ma ormai pieno di graffi e di buchi sanguinanti “ è una cosa tremenda quello che questo bambino sta subendo, quello che tu stai subendo” chiarì “ non è solo un abuso fisico, è anche un abuso mentale” aggiunse.
Lui guardò per un attimo oltre Lily e vide la piccola versione di se stesso cercare di combattere per non far scendere le lacrime che ostinatamente cercavano di uscire.
“ Sei un bambino…eri un bambino, come potevano chiederti…come potevano obbligarti o torturarti…”
Pegasus distolse lo sguardo da quella mini versione di sé.
“ Sai, in tutto questo tempo non ho ancora imparato ad inquadrarti, non so ancora chi sei…”
“ Io so che avevo ragione, ti ho riconosciuto quasi subito, il tuo sguardo non mente, Pegasus…quel bambino sei tu” gli spiegò e Pegasus inarcò un sopracciglio “ e tu?” le chiese “ tu non ti sei riconosciuta…mamma?” aggiunse.
Lily aprì le labbra e lo guardò scioccata: i suoi capelli biondi rossicci, il suo viso chiaro con qualche lentiggine, la sua cicatrice che partiva da quegli occhi così simili a Scorpius e arrivava a quelle labbra così simili alle sue, automaticamente si portò una mano al ventre. Che fosse davvero il suo bambino?
Che stava dicendo? Come poteva essere sua madre, non tornavano i tempi e poi lei non sarebbe mai stata così, lei non avrebbe mai fatto del male ad un bambino.
Non fece in tempo a dire niente però perché Pegasus la precedette “ non voglio vedere il tuo viso, sono già troppo ossessionato dal tuo viso” le disse e Lily poté sentire tutta la rabbia nella sua voce.
“ Vattene” le disse “ questa è la mia testa, non dovresti neanche esserci…”
“ Pegasus, non capisci, non può essere” protestò Lily, voleva fargli capire che non poteva essere lei.
Voleva dirgli che lei non lo avrebbe mai fatto, che loro avevano la stessa età, che pensarla sua madre era palesemente assurdo, ma il ragazzo non le ne diede modo.
“ Vattene!” le intimò.
Lily cominciò a vedere tutto intorno a sé sfocarsi “ vattene!” le disse più deciso, Lily cercò di fare un passo in avanti, ma non ci riuscì, si guardò i piedi e vide che aveva qualcosa di bianco e gelatinoso che la tenevano incollata al pavimento.
Alzò lo sguardo su di lui aprendo le labbra sorpresa “ come hai fatto?” gli chiese e non si sorprese di vedere i suoi accendersi di rabbia e divenire rossi come i suoi capelli.
“ VATTENE!” gridò stringendo i pugni, ma tenendoli aderenti al suo corpo e Lily si sentì espellere dalla sua mente.
***
Draco provò a girare suo nipote.
Era solo, non aveva voluto nessuno per non dover dare spiegazioni su chi fosse quel ragazzo e come mai fosse così preoccupato per lui.
Preoccupato. Estremamente preoccupato.
Proprio alla stessa maniera in cui, prima, nella Sala d’ accoglienza, era stato preoccupato per la ferita di suo figlio.
Era incredibile come ormai anche lui fosse riuscito ad entrare nel suo cuore.
Lo lasciò un attimo, doveva prendere la bacchetta, non ce l’ avrebbe mai fatta da solo.
Pegasus era forse più alto di suo figlio che era già un bel pezzetto più alto di lui, inoltre aveva anche una costituzione robusta.
Tese la mano per afferrare la bacchetta e la vide sporca di sangue.
“ Maledizione!” imprecò tornando su di lui, stavolta avrebbe, davvero, dovuto girarlo manualmente.
Doveva capire dov’ era la ferita e doveva curarlo prima che si dissanguasse, ma al contempo non poteva rischiare di fargli più male.
“ Papà” la voce di Scorpius lo fece voltare leggermente. Lo squadrò da capo a piedi e quando vide che stava bene si voltò di nuovo verso suo nipote.
Scorpius sospirò “ ho bisogno di te” gli disse comparendogli nel campo visivo e Draco alzò lo sguardo su di lui.
“ Credo che questo ragazzo ne abbia più bisogno” affermò Draco, continuando a cercare di voltarlo verso di sé.
“ Di lui può occuparsi chiunque invece io ho bisogno di te, devi fare tre incantesimi dell’ identità…”
“ Quelli può davvero farli chiunque, qua invece no, questo ragazzo potrebbe non sopravvivere” lo informò e lo guardò negli occhi sperando di scorgervi lo stesso dolore che sentiva lui.
Lo vide abbassare il viso su Pegasus, ma poi scuotere la testa.
“ E potresti restare senza il tuo parente preferito” lo schernì Scorpius e Draco scosse la testa.
Non capiva se la sua era davvero gelosia o se era davvero Pegasus a scatenare in lui queste reazioni.
“ Si tratta della vita di un ventenne” lo rimproverò.
“ Che è un Apocalittico” ribatté Scorpius.
“ Non lo è, ma se anche lo fosse, io sarei tenuto a curare tutti” soprattutto mio nipote, tuo figlio, aggiunse Draco dentro di sé.
Poi pose le mani sopra il torace di Pegasus e sospirò, fermandosi un attimo per guardare Scorpius.
“ Aspetti un figlio, Scorpius” gli disse serio “ lo aspetti e quando lo avrai capirai come tutto intorno a te cambia, il senso di protezione e di amore che provi adesso per Lily Potter raddoppierà per lui, quadruplicherà, non riuscirai a valutarlo neanche tu… per un figlio si fa tutto persino annullare la propria esistenza…”
“ Cosa vuoi dirmi che lui…”
Draco scosse la testa “ no, non hai un fratello del quale non hai mai sentito parlare, non preoccuparti” disse con un sorriso e Scorpius tirò un sospiro di sollievo.
“ Voglio solo dirti che devi maturare e cominciare a ragionare da padre…”
Lasciò la frase in sospeso ricominciando ad occuparsi di Pegasus e Scorpius si morse il labbro inferiore. Le parole di suo padre lo avevano colpito.
Sentiva che c’ era altro nel suo discorso, non era un semplice rimprovero né tantomeno un semplice incoraggiamento. Voleva dirgli qualcosa, ma ancora non riusciva a comprendere fino in fondo cosa.
Guardò il viso di quel ragazzo e la fitta della colpa parve farsi più acuta, poi però si riscosse, doveva trovare Lily.
 “ Per favore, papà, non ti dico di non aiutarlo, ma c’ è uno identico ad Albus di là e dice di chiamarsi James Jack Potter, abbiamo bisogno di qualcuno del quale fidarci che gli faccia l’ incantesimo dell’ identità”.
“ James Jack? Credevo fosse James Junior” mormorò quasi sovrappensiero.
“ Papà, devo trovare Lily!” gridò Scorpius e sentire quella voce piena di dolore fece sospirare Draco.
D’ altronde capiva Scorpius, per lui quel ragazzo non era nessuno, mentre la ragazza che amava era, probabilmente, in mano ad un pazzo psicotico che l’ aveva già distrutta una volta.
“ Senti, se mi aiuti faremo prima, per cui aiutami a girarlo, lo curerò e poi verrò con te, va bene?” domandò.
Scorpius annuì, non poteva certo dire di no, quel ragazzo stava diventando sempre più cereo, ormai anche le sue labbra avevano abbandonato l’ usuale rosso ed erano divenute bianche come se non avesse più sangue in circolo.
Si mise dallo stesso lato di suo padre e afferrò le gambe mentre suo padre afferrava il busto e lo fecero ruotare verso di loro fino a riuscire a stenderlo sulla pancia.
Draco guardò la maglietta azzurra era fradicia di sangue e temette di aver capito quello che stava succedendo.
Prese la bacchetta e fece evanescere la maglia.
Scorpius fece un passo indietro mentre Draco si portava una mano a coprirsi le labbra.
Il Triskel che una volta Pegasus gli aveva mostrato, quello che gli occupava tutta la schiena come un grande marchio, stava sanguinando copiosamente e incessantemente.

COMMENTO: LO SO E’ UN CAPITOLO UN PO’ DI TRANSIZIONE, MA SAPETE CHE LE COSE DEVONO AVERE UNA BASE PRIMA DI ACCADERE…LILY HA QUESTA SORTA DI CONNESSIONE CON PEGASUS E ADESSO LUI L’ HA CHIAMATA MAMMA  ; )) E SCORPIUS SI DIVIDE TRA LA PREOCCUPAZIONE PER LILY E I CASINI CHE GLI STANNO SUCCEDENDO INTORNO E  ALBUS CHE E’ A PEZZETTI, MA NON POTEVA ESSERE DIVERSAMENTE : (( E GLI ALTRI RAGAZZI DEL FUTURO? SONO UN PELINO INCASINATI !! MA NON TEMETE NEL PROSSIMO CAPITOLO TROVEREMO JAMES ED HARRY E ANCHE LILY E ALICE E NON DIMENTICATEVI DEI NOSTRI APOCALITTICI ANCHE IN QUESTO CAPITOLO C’ ERA QUALCHE PICCOLO INDIZIO, MA NEL PROSSIMO CE NE SARANNO DI Più…TANTI TANTI DI PIU’ ; )) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO TANTISSIMO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21/ ALWAYS89 / ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ENDY_LILY95 / SINISA / LILY LUNA HERONDALE !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 30
*** 29 CAPITOLO ***


“ Si può sapere perché hai preso Lily Potter?”
Aaron alzò le spalle disinteressato continuando a mordersi un unghia.
“ Dovevi prendere solo Alice Paciock” rincarò la donna davanti a lui.
Sembrava arrabbiata, ma a lui non importava. Lui lo era di più.
Non era lei che aveva passato due anni della sua vita dentro un buco puzzolente e privo di luce e tutto questo per cosa?
L’ attacco a casa Potter? Lei doveva solo ringraziare la sua bravura negli incantesimi di memoria e quella della loro infiltrata nel nascondere tutto, altrimenti al suo posto ci sarebbe stata lei.
“ Che cambia?” chiese Aaron guardandola arrabbiato “ una o due o tre, basta che il lavoro sia fatto, uccideremo la Paciock e quello che ha dentro di sé. Che cambia se mi diverto un po’ per farlo”.
Gli era quasi dovuto.
La donna poggiò i palmi delle mani sulla scrivania e i suoi lunghi capelli neri le sfiorarono il viso.
“ Non ti ho fatto uscire di prigione per bontà d’ animo…”
“ Mi hai fatto uscire perché sono tuo figlio”.
Un sorriso increspò il volto della donna mentre lo rialzava su di lui “ è qua che ti sbagli” affermò “ ti ho fatto uscire perché sei il migliore, perché i tuoi lavori sono sempre ben fatti, ma non ho intenzione di fare altri errori. Tuo fratello…”
“ Mio fratello verrà vendicato”.
“ Tuo fratello doveva portarmi Harry Potter” urlò di nuovo la donna.
Aaron la guardò con disprezzo “ la tua ossessione per Harry Potter è disgustosa” la rimproverò con rabbia e la donna sorrise “ proprio come il tuo volerlo far pagare alla figlia” disse con noncuranza e Aaron si voltò su se stesso.
“ Aaron” lo fermò sua madre e il ragazzo seppur riluttante si voltò.
“ Se per il tuo divertimento rovini tutto, io ti ammazzo” gli disse puntandogli il dito contro “ ti ho creato e ti distruggo, chiaro stupido idiota?” lo minacciò.
Aaron si limitò a guardarla stringendo la mascella e poi uscì.
La donna restò sola.
Niente stava andando come doveva. Quell’ incapace di Leary si era fatto uccidere e non le aveva portato Harry.
Si era fidato della persona sbagliata, ma se la sua piccola spia fosse riuscita nell’ intento, potevano avere ancora qualche possibilità.
Ormai erano ramificati bene, non era solo questione delle spie, era anche questione delle persone infiltrate e delle persone conquistate.
Ce l’ avrebbero fatta. Avrebbe ottenuto Harry e non solo, sarebbe riuscita nel suo intento: farla pagare ad un mondo magico che non protegge i Babbani come dovrebbe.
***
Lily aprì gli occhi di scatto. Il respiro ancora affannato per il sogno che aveva fatto.
Si prese un secondo per raccogliere i suoi pensieri ancora confusionari. Le sembrava così vero quello che aveva vissuto.
Pegasus che guardandola con quegli occhi pieni d’ odio le aveva detto se si riconosceva.
Se si riconosceva?
No, non aveva neanche detto così, le aveva chiesto se si riconosceva come quella donna e l’ aveva chiamata mamma, ma era impossibile.
Si poggiò una mano sugli occhi. Ma in fondo cosa le importava di un sogno?
Perché doveva esserne turbata in quel modo e soprattutto, perché in quel momento, quando l’ unica cosa a cui doveva pensare era uscire da lì.
Si poggiò su un braccio per darsi la spinta necessaria ad alzarsi e quasi trasalì: davanti a sé si stagliava quel familiare divano verde che ormai aveva imparato a conoscere, i muri erano crepati e malandati e anche il resto della mobilia sembrava dover cadere a pezzi da un momento all’ altro.
Non riusciva a collegarlo a nessun posto che avesse mai visto, ma contemporaneamente capì che quello era il posto dove avevano cresciuto e torturato Pegasus.
Questo rendeva quel sogno, molto più di un semplice sogno, come si era obbligata a pensare.
Lo rendeva reale. Quel divano era reale. Quei muri erano reali e allora anche quel piccolo bambino indifeso…
Automaticamente si portò una mano al ventre “ non lo permetterò mai” sussurrò decisa, poi tolse la mano scuotendo la testa “ stai decisamente impazzendo, Lily” si disse portandola ai capelli.
Anche se il sogno fosse stato vero, non poteva pensare davvero di essere la madre di Pegasus per due validi motivi: il primo era che lei non avrebbe mai torturato suo figlio, non gli avrebbe mai fatto del male, non lo avrebbe trattato come un animale; il secondo, e non meno importante, era che Pegasus aveva la sua età.
Qualcuno doveva aver condizionato la mente di Pegasus. Sì, doveva essere così, anche se quegli occhi che l’ avevano guardata con tanto disprezzo, le erano sembrati così simili a quelli di Scorpius che l’ avevano inquietata ancora di più.
Sospirò, non poteva risolvere niente in quel momento, quindi non aveva senso pensarci, anzi, adesso doveva solo concentrarsi sul fuggire da lì.
Si passò le mani sui pantaloni della divisa cercando di asciugare il sudore che le percorreva, come se con quel gesto avesse il potere di esorcizzare la paura.
Vide la porta della stanza e vi si avvicinò, sapeva che era stupido da parte sua, sapeva che Aaron non era un imbecille, ma decise lo stesso di provarci e mise la mano sulla maniglia abbassandola e provando ad aprirla, ma come si era aspettata, la porta era chiusa a chiave.
Quel maledetto. Quel maledetto bastardo.
Non sarebbe diventata di nuovo il suo giochino, non gli avrebbe permesso di divertirsi con lei.
Girò su se stessa nervosamente. Ricordava di aver visto una finestra nel ricordo di Pegasus, era sempre aperta e la tenda si muoveva lentamente.
Percorse con gli occhi tutta la parete fino a quando non riconobbe la tenda.
Corse verso di essa e la spostò con rabbia lasciando che la tenda si avvolgesse attorno al suo corpo e muovendo freneticamente le mani per liberarsene.
Mise la mano sulla maniglia, ma anche questa non si aprì. Provò a scorrere la mano su tutti i lati del vetro per vedere se poteva cedere in qualche modo, se vi fosse anche solo un cardine allentato, ma niente.
Sbatté una mano sul vetro. Si sentiva furiosa. Quel maledetto non aveva sbagliato niente.
I suoi battiti stavano aumentando e il suo respiro si stava facendo affannato.
Quel maledetto. La sua mano sbatté di nuovo sopra al vetro provocando, però, solo un rumore sordo.
Quel maledetto bastardo e sbatté la sua mano ancora più forte.
“ Fammi uscire” bisbigliò appoggiando la fronte alla finestra. Le sembrava di ardere, ma forse era solo la paura, solo la rabbia.
Bastardo.
Prima che se ne potesse anche solo accorgere cominciò a prendere a calci e pugni la finestra ed il muro sottostante.
“ VAFFANCULO!” urlò tirando un calcio piuttosto forte.
La sua rabbia era di nuovo al limite dell’ ebollizione, si sentiva come se stesse per esplodere.
Quasi come se non fosse neanche lei a guidare le sue azioni, si voltò su se stessa e quasi si lanciò contro la porta ripetendo le stesse azioni che faceva contro la finestra.
“ APRIMI, BASTARDO!”  gridò tirando un calcio alla porta.
“ APRI!” urlò e continuò ad urlare e picchiare la porta con i pugni.
Sembrava che il dolore alle mani, ai piedi, al suo corpo già piuttosto provato, non facesse altro che farla sentire meglio.
Le sembrava che concentrarsi su quello riuscisse ad offuscare parzialmente la paura di essere di nuovo in balìa di quel pazzo.
Le sembrava che il dolore fisico riuscisse a farle superare quello mentale.
Solo quando sentì la sua voce ridursi ad un sussurro roco smise di gridare.
Solo quando la sua testa cominciò a riempirla di impulsi dolorosi  di pari passo ad ogni calcio o pugno si decise a smettere.
Solo quando la nausea la invase di nuovo capì che non sarebbe servito a niente.
Si lasciò scivolare lungo la porta e piegò le ginocchia avvolgendosele con le braccia.
Era sicura che comunque Aaron non si sarebbe fatto aspettare molto.
Il suo sadismo non si sarebbe accontentato a lungo di vederla solo impaurita e imprigionata.
Lui aveva bisogno sempre di più, aveva bisogno dell’ adrenalina che gli dava il torturare le persone, il far del male, uccidere.
Una luce si accese nello sguardo di Lily.
“ Paura, stronzo?” chiese e la sua voce era bassa e, per quanto ormai Lily sentisse il proprio cuore battere all’ impazzata, anche piena di calma.
Guardò verso il soffitto sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, sapeva che lui la stava osservando.
Si passò una mano tra i capelli ravviandoseli con indifferenza, in realtà la sua mano tremava di rabbia e terrore, ma sperò di essere riuscita a nasconderlo.
“ Che vuoi fare? Farmi morire di fame? Tenermi rinchiusa? Non è da te” lo provocò cercando di tenere la voce ferma “ o ti sei rammollito?” chiese ancora.
Sapeva che era come giocare con il fuoco. Sapeva che la sua rabbia sarebbe stata maggiore se provocata, ma come aveva visto setacciando tutta la stanza non c’ era modo di uscire di lì.
Nessun modo che non fosse premere sul suo enorme ego.
Aveva paura, certo. Ogni parola che pronunciava sembrava trasmetterle una scarica di terrore, ma quel bambino che cresceva dentro di lei era un miracolo e meritava di avere una mamma che non si arrendeva e che lottava per lui.
Chiuse le mani a pugno cercando di restare lucida.
Non sapeva se fosse la paura, il panico o la rabbia, ma si sentiva sempre più fuori da se stessa, come se la testa le girasse perennemente e l’ adrenalina in circolo le impedisse di pensare nitidamente.
Non poteva permettere che quel maledetto la riducesse di nuovo in quel modo. Doveva farlo venire da lei.
Doveva provare a sopraffarlo, doveva lottare e fuggire.
“ Paura? Paura? Paura?” continuò a ripeterlo ininterrottamente per almeno un’ ora, ma nessuno entrò nella stanza.
Alla fine si alzò e andò di nuovo alla finestra. Forse poteva capire dove si trovasse, anche se non sapeva se sarebbe mai potuto servirle.
Stava per sedersi di nuovo quando la porta scattò e lei si precipitò verso di essa.
Aaron comparve davanti a lei con un sorriso dei suoi più belli.
Era assurdo. Era davvero la bellezza del mostro, nessuno avrebbe mai pensato male di lui e della sua faccina d’ angelo.
Quei lineamenti così perfetti da sembrare innaturali, quei capelli neri e lisci, così lisci da sembrare setosi, quegli occhi di quel nero così profondo da sembrare effimero, così bello per poter nascondere la sua anima dello stesso colore.
“ Ciao, Lily” la salutò e lei sentì il fiato bloccarsi nei polmoni appena vide chi teneva stretta a sé.
Il suo braccio era avvolto attorno alla vita di Alice e la sua bacchetta era puntata proprio contro la sua pancia.
Lo sguardo di Lily saettò dal suo volto a quello di Alice e infine alla porta dietro, forse poteva in qualche modo prendere Alice e scappare.
“ Mi è sempre piaciuto il tuo ottimismo” commentò capendo le sue intenzioni e facendo un passo avanti mostrandole  che dietro di lui c’ erano due Apocalittici con le loro solite divise rosso sangue e quel cappuccio calato negli occhi che l’ aveva sempre spaventata.
Si sentì perduta e le lacrime le invasero gli occhi. Il respiro le si fece sempre più affrettato, le sembrava quasi non voler uscire correttamente.
Sentiva il panico sempre più vivido, il cuore salirle in gola e battere furiosamente.
Fece automaticamente un passo indietro cercando di respirare regolarmente e ricordarsi quello che si era detta poco prima: doveva lottare.
“ Lasciala andare” ordinò, ma ottenne solo che Aaron sorridesse più ampliamente. Notò anche che la stava guardando con gli occhi pieni di trionfo e dedusse che il panico che sentiva, doveva leggersi benissimo anche nei suoi occhi.
Li abbassò continuando a inspirare ed espirare per qualche secondo, poi li rialzò puntandoli diretti dentro ai suoi. Non gli avrebbe permesso di terrorizzarla.
“ Sai, la tua proposta è interessante, ma credo di dover rifiutare” la prese in giro e la mascella di Lily si contrasse.
Riportò lo sguardo su Alice e vide che non la stava guardando e che il suo corpo era quasi arrendevole tra le braccia di Aaron, non scalpitava, non protestava e soprattutto non si muoveva.
Lily sentì la rabbia cominciare ad infuocarle le vene. Alice aveva qualcosa che non andava.
“ Che le hai fatto?” chiese e pregò che Alice stesse bene. Doveva star bene, forse quello sguardo vacuo era solo uno stato confusionale dovuto dal combattimento.
Aaron scosse la testa facendo un altro passo in avanti.
“ Che le hai fatto, bastardo?” chiese ancora Lily alzando la voce e riuscendo finalmente a coprire un po’ il suo battito del cuore che le martellava nelle orecchie.
“ Dovresti essere più gentile con me” le disse e Lily sentì la rabbia in ognuna delle sue parole “ non ci guadagni a farmi arrabbiare” la provocò, ma Lily si limitò a guardarlo con disgusto.
Sentiva la collera rimbombarle nelle orecchie come se dentro di lei si stesse consumando una tempesta “ Cosa le hai fatto?” chiese urlando e scandendo le parole una per una senza smettere di guardarlo negli occhi.
Il suo sguardo divenne di pietra e la rabbia sembrò quasi trasfigurargli il viso.
“ Perché non controlli da sola?” le chiese prendendo Alice per il collo e spingendola verso di lei.
Lily corse verso l’ amica, ma non fece in tempo e Alice cadde a terra, il viso contro il pavimento.
“ Aly, Aly, Aly!” urlò Lily prendendola tra le braccia e voltandola verso di sé.
Le accarezzò il volto con una mano tremante cercando la vita in quegli occhi vitrei, ma lei sembrava essere completamente assente.
Le lacrime le percorsero il viso mentre sollevava una mano di Alice per portarsela al viso.
La sua amica. La sua migliore amica e l’ avevano ridotta come sua madre.
L’ avevano ridotta a niente.
Il respiro le si affannò di nuovo. Sarebbe mai finita questa storia? Sarebbero mai riusciti a prenderli tutti?
Le asciugò con un dito il  sangue dal naso che stava perdendo dopo la caduta e rimase qualche secondo ad osservare il suo dito sorda ai mormorii dei tre ragazzi.
Quando alzò gli occhi su Aaron sembrava che i suoi occhi fossero due pozzi senza fine e pieni di odio.
Spostò la testa di Alice dal suo ventre e l’ appoggiò delicatamente sul pavimento, poi si alzò lentamente.
Mosse un passo leggero verso di lui e Aaron la guardò come se non avesse aspettato altro dall’ inizio, come se, come al suo solito, avesse già pianificato tutto.
Ma non le importava. Non riusciva ad importarle. Nei suoi occhi vi erano solo gli occhi di Alice, quel dolore nascosto e indescrivibile.
“ Maledetto bastardo” urlò lanciandosi contro di lui e cercando di colpire ogni parte che riusciva a raggiungere.
Aaron incassò qualche calcio e pugno preso di sorpresa, prima di prenderle i polsi senza alcuna difficoltà e tenerli tra le sue mani.
Lily vide il Triskel che era sul dorso della sua mano rilucere leggermente e lo guardò sorpresa, ma spostò subito gli occhi vedendo che lui non l’ aveva notato. Voleva mantenere quel vantaggio. Se era un vantaggio.
Aaron era rimasto nella stessa posizione, i suoi polsi stretti in una morsa ed i suoi occhi neri puntati sul suo viso, scrutandolo tutto con divertimento.
Il suo scatto lo aveva divertito, eccitato a tal punto che non l’ avrebbe neanche punita.
Lily sentì la collera aumentare ancora ed usò questa energia per attaccarlo.
Si inarcò all’ indietro e sfruttò la presa sui polsi per sbilanciarlo. Si chinò velocemente e gli tirò un calcio nello stinco facendogli perdere definitivamente l’ equilibrio.
Lui cadde indietro portandosi anche Lily con sé, ma a quel punto non le ci volle molto per liberarsi, anche se  non fece in tempo neanche a fare un passo che una luce la investì e la fece volare lunga distesa sul pavimento.
Lily guardò il ragazzo alla sinistra di Aaron e anche se poteva vedere solo la parte inferiore del suo viso, vide il suo sorriso traboccante di soddisfazione.
Si puntellò sulle braccia e si rialzò sfidando la nausea ed i capogiri, non poteva dargli quel vantaggio, non gli avrebbe mai dato quel vantaggio.
“ Fai sul serio?” le chiese Aaron, vedendola stringere di nuovo i pugni e prepararsi a lanciarsi nuovamente verso di lui.
“ Ti farai solo male” constatò e Lily quasi rabbrividì sentendo il tono della sua voce: sembrava preoccupato, come se lui non le avesse mai fatto del male.
“ Dico sul serio. Il mio amico qua ti fermerà ogni volta” la informò indicando il ragazzo alla sua sinistra “ e se non lo farà, sarà lui a farlo” continuò muovendo il pollice ad indicare il ragazzo alla sua destra.
Poi si avvicinò a lei “ e io non voglio che tu ti faccia male ” il trionfo si poteva percepire in ogni sua parola.
Lily si concentrò sul contare i passi per distrarsi dal suo cuore che sembrava esplodere e dirgli di  indietreggiare.
Un passo. Non doveva indietreggiare.
Due passi. L’ avrebbe raggiunta presto.
Tre passi. Le sembrava quasi di poter già sentire il suo odore.
Quattro passi. Tutto in lei urlava di fare un passo indietro. Di fuggire.
Ma una Potter non fugge. Una Grifondoro non fugge. Lei non fugge.
Cinque passi e Lily poté sentire il fiato sul suo viso e lo alzò, non voleva che la pensasse terrorizzata.
“ Anche se, forse, sarà doloroso comunque” la schernì prima di afferrarla per la parte superiore del braccio e attirarla a sé “ ma sarà una cosa tra me e te” concluse con voce divertita, come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
Lily sentiva il suo corpo ribellarsi alla sua volontà.
Le dita di Aaron che sembravano perforarle la pelle e le ossa le stavano ghiacciando il corpo e rendendolo rigido e tremante.
Voleva solo che la lasciasse e che si allontanasse di modo da permettere al suo cervello di uscire dalla nebbia di panico che l’ aveva avvolta.
Sapeva che non doveva lasciarsi trasportare dai ricordi e dalla paura, sapeva di dover restare lucida per Alice, ma non sapeva come fare.
Fece un passo indietro per liberarsi della sua presa, ma ottenne solo che lui la stringesse più forte.
Tremò quando lo vide avvicinarsi e curvarsi su di lei fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso, fino ad arrivare ad odorarle rumorosamente i capelli.
“ Certe cose non cambiano mai ed i tuoi capelli profumano ancora di frutta” le disse con voce suadente, ma Lily si limitò a spostare il viso più lontano che poteva.
“ Cosa le hai fatto?” ripeté Lily per l’ ennesima volta, come se tutto il resto che accadeva intorno a lei fosse ininfluente.
Il sorriso di Aaron si spense nel suo volto, la lasciò andare di colpo e Lily vacillò “ non mi diverto quando sei di questo umore” le disse e si girò su se stesso.
Lily sgranò gli occhi. Che stava dicendo?
Sembrava che si stesse lamentando della fidanzata noiosa. Era pazzo? Il problema era che sapeva già la risposta: lo era, ma nonostante questo doveva provare a smuoverlo. Doveva farlo per Alice.
Non poteva pensare che la sua migliore amica stava morendo. Il cuore le mancò un battito al pensiero e si morse il labbro a sangue prima di fare l’ ultima cosa che avrebbe voluto fare, soprattutto adesso che lui se ne stava andando.
Lo afferrò per un braccio prima che potesse allontanarsi più di qualche passo da lei.
Sentì il fruscio delle vesti dei due ragazzi che avevano sfoderato la bacchetta per puntargliela contro, ma lei non li guardò continuando a guardare Aaron.
“ Non te ne frega niente di Alice, tu vuoi fare del male a me, è sempre stato quello il tuo obbiettivo…”
Si morse l’ interno della guancia ancora più forte per non piangere.
Non voleva piangere. Non doveva piangere o la sua soddisfazione sarebbe stata tale da non lasciarla andare.
“ Lasciala andare, sta male, lascia che la curino” lo supplicò.
Aaron sorrise di nuovo “ non è in pericolo di vita, anche se altrettanto non si può dire del mostriciattolo dentro di lei”.
Lily inspirò bruscamente e Aaron parve accorgersene “ pensavi davvero che non sapessimo della vostra bellissima profezia?” le chiese, poi alzò la mano e gliela pose sulla guancia, Lily poteva ormai sentire la pelle della sua guancia sollevarsi per la forza con la quale si stava mordendo.
“ Pensavi che ci saremmo lasciati distruggere da una stupida profezia?” le disse quasi dolcemente e Lily sentì il sapore ferroso del sangue mischiarsi alla saliva.
“ Sai quando l’ ho sentita, pensavo riguardasse te, la progenie del prescelto che mette al mondo un prescelto, aveva qualcosa di mistico, invece ho scoperto che quella incinta è la ragazza di tuo fratello…bè, tuo fratello non lo metterà al mondo, ma è sempre progenie del prescelto, ho ragione?” domandò ironico “ strana cosa il destino” affermò prima di spostare la mano che aveva sulla sua guancia fino alla nuca e attirarla a sé.
Lily lasciò che la baciasse restando con la bocca serrata e gli occhi aperti e fissi sul corpo disteso di Alice.
Sarebbe rimasta come una statua, non avrebbe ottenuto soddisfazione da lei, anche se sapeva che questo non lo avrebbe fermato.
Non smise per un solo secondo di guardare Alice, era l’ unica cosa che la teneva ancorata alla realtà.
Lei insieme al bambino che cresceva in lei, le stavano dando la forza per non arrendersi. Non sapeva che cosa le avevano fatto. Non sapeva se fosse vero che non rischiava la vita, ma sapeva che doveva portarla via da qua.
Sentì il suo corpo ormai completamente rigido informicolarsi e le sue mani cominciare a riscaldarsi di nuovo.
“ Ti vorrei un po’ più partecipe” la schernì Aaron senza lasciarla.
“ Allora forse dovresti tirarmi una botta in testa” ribatté Lily con una calma fredda, ma pentendosi del suo carattere impulsivo.
Doveva riflettere, non doveva fare colpi di testa.
Era sola contro tre e oltretutto doveva anche salvare Alice, quindi non poteva permettersi di sbagliare niente.
Aaron la prese di nuovo per le braccia stringendole fino a farle male.
“ Sai cosa facciamo?” le chiese e Lily riportò lo sguardo su di lui sentendo la paura crescere di nuovo.
Ogni volta che le parlava con questo tono era sempre qualcosa di sadico.
Uno dei suoi giochini come li chiamava lui, giochi che prevedevano coltelli Babbani – i suoi preferiti- incantesimi oscuri o semplicemente bacchette incandescenti.
“ E’ un giochino” propose divertito e Lily chiuse gli occhi per un secondo.
Aveva ragione.
Aaron appellò un coltello e Lily fece un passo indietro.
Il coltello. Il coltello.
Aaron scosse la testa e fece un cenno al ragazzo accanto a lui che prese Alice tra le braccia e tirò fuori una boccetta.
“ Vedi, se stai calma e tranquilla, lui darà un antidoto alla tua amica e lei ricomincerà ad essere se stessa”.
Lily scosse la testa. Come faceva? Come poteva stare ferma? Chi lo avrebbe fatto sapendo quello che lui poteva fare?
Ma Alice. Alice. Alice. Non riusciva che a pensare al suo nome, forse le avevano davvero fatto perdere il bambino, ma almeno lei sarebbe sopravvissuta.
Continuava a guardare i suoi occhi e la cattiveria che trasmettevano, non riusciva a decidere.
Non riusciva ad annuire, aveva troppa paura, non riusciva a pensare di dover sopportare di nuovo tutto quello, ma non riusciva a negare, sarebbe voluto dire voltare le spalle ad Alice.
Il suo animo Grifondoro le urlava di sacrificarsi. Persino il suo lato Potter sembrava farlo, ma il pensiero del suo piccolo miracolo sembrava impedirglielo.
Prese un respiro e finalmente annuì.
Aaron si mosse soddisfatto verso di lei, sapeva perché aveva atteso, sapeva che il suo consenso, il suo cedere al ricatto che le aveva appena fatto gli aveva appena dato una soddisfazione enorme.
Avrebbe potuto costringerla e sicuramente alla lunga lo avrebbe fatto, ma il pensiero del consenso lo stava inebriando.
“ Sei davvero una brava amica” le disse e si avvicinò ancora di un passo.
Le fece scorrere il coltello davanti agli occhi e Lily pensò che forse avrebbe preferito un incantesimo.
Il suo sguardo era ormai concentrato sul suo viso e Lily avrebbe voluto urlare.
Gridargli di fermarsi, tirargli un calcio, stenderlo, picchiarlo, ucciderlo, invece si limitò a spostare lo sguardo su Alice.
Sentì di nuovo il suo fiato sul suo viso, ma non spostò gli occhi.
Era finita. Dopo, tutto sarebbe stato diverso per lei, non sapeva se avrebbe avuto ancora la forza per opporsi alla paura.
Sentì il coltello toccare la sua carne, ma prima che potesse anche solo inciderle la pelle, Lily sentì un’ enorme energia fuoriuscire da dentro di sé e vide una luce bianca avvolgere Aaron e scaraventarlo lontano da lei.
Sbatté le palpebre più volte, ma non riuscì a realizzare visto che entrambi i due ragazzi alzarono la bacchetta su di lei, ma come pronunciarono il loro incantesimo, la stessa luce di prima alzò uno scudo e allo stesso momento li scaraventò contro il muro.
Lily respirò affannosamente. Le sembrava di impazzire. Non aveva fatto lei quelle magie.
Era stato il bambino. Lo aveva sentito nascere da dentro, dal suo cuore, dal suo ventre, dal suo sangue, ma perché allora non l’ aveva protetta la prima volta?
Non lo sapeva, ma sapeva che il suo bambino l’ aveva protetta dalla pancia. Non lo aveva mai sentito dire, non credeva neanche che una cosa del genere fosse mai successa.
Gli occhi di Pegasus le apparvero davanti. Lui faceva magie senza bacchetta, lui era potente.
Lui poteva essere davvero suo figlio?
***
Scorpius vide il suo migliore amico entrare dentro la stanza.
Sembrava fuori di sé e stringeva quel ragazzo uguale a lui per un braccio e quest’ ultimo non ne sembrava proprio felice.
“ Al, non è il momento” gli disse vedendo il suo volto arrabbiato e immaginando che volesse sapere perchè era stato lasciato fuori da tutto, ma Albus scosse la testa “ non dirmi che non è il momento perché devo sapere che diavolo…”
“ Per Silente!” lo interruppe J.J. e scosse il braccio di suo padre da sé per avvicinarsi a Pegasus.
“ Draco, devi fare qualcosa” disse e la sua voce era piena di panico proprio come i suoi occhi mentre osservava il corpo di Pegasus completamente pieno di sangue.
Sangue che sgorgava dal suo Triskel.
J.J. si mise le mani tra i capelli. Non poteva essere, erano andati nel passato per salvare la situazione e non per morire tutti.
“ Ho provato praticamente di tutto…”
“ Può dipendere dalla sua perdita di controllo?” domandò Pegasus, forse,  se si trattava di quella, bastava…non sapeva che cosa poteva bastare, ma magari Draco avrebbe potuto fare qualcosa.
“ La chiami perdita di controllo?” chiese sarcastico con la scena ancora davanti agli occhi, ma poi si riprese “ comunque non credo…” s’ interruppe e guardò gli occhi verdi di J.J. “ era mai successo?” ma il ragazzo scosse la testa.
“ Devi esserne sicuro” rincarò Draco, ma J.J. si spazientì capendo cosa intendeva “ mai, mai, né ora né…”
Guardò con la coda dell’ occhio suo padre e suo zio “ né nel futuro” affermò in un mormorio.
Scorpius e Albus guardarono Draco e J.J. come se fossero impazziti. Di quale futuro stavano parlando?
Draco prosciugò per l’ ennesima volta il sangue, ma non fecero in tempo a vedere la pelle di Pegasus che il sangue cominciò di nuovo a fuoriuscire.
“ Gli serve anche del sangue o morirà dissanguato” affermò.
J.J. scosse la testa “ usa il mio, usa il mio, usa il mio” ripeté senza staccare gli occhi da suo cugino. Il suo migliore amico.
Draco guardò lui e poi guardò Scorpius che si accigliò. Cosa voleva dirgli suo padre?
“ Dimmelo chiaramente, vuoi che glielo dia io?” gli chiese quasi arrabbiato.
“ Sarebbe meglio, rinsalderebbe la sua magia”.
Sapeva come funzionava la magia. Sapeva che la magia di sangue era la più potente di tutte.
Aveva studiato anche lui Storia della Magia e la storia di Harry Potter era negli annali.
“ Non sono un parente diretto” affermò.
“ Sei un suo parente” ribatté Draco.
“ E tu no? E lui no?” chiese Scorpius. Anche ammettendo che fosse davvero suo parente, quel ragazzino che sembrava sul punto di crollare per la preoccupazione sembrava tenere molto a lui.
“ Davvero maturo, Scorpius” lo rimproverò il padre.
Come avrebbe voluto dirgli chi era. Fargli capire che si stava comportando da stupido.
“ Tu mi rimproveri per la mia maturità? Perdiamo tempo dietro a questo Apocalittico quando Lily…”
Due reazioni scoppiarono simultaneamente.
“ Ti ho detto che non è un Apocalittico” si arrabbiò Draco.
“ Lui non è un Apocalittico. E’ tuo figlio, cieco e idiota che non sei altro e adesso dagli il tuo sangue che vorrei vedere di nuovo gli occhi di mio cugino” scoppiò J.J. pieno di astio.
Ok. L’ aveva detto.
Aveva il fiatone per la rabbia, Pegasus sicuramente lo avrebbe odiato, ma si era tolto la soddisfazione di zittire suo zio che era in piena crisi isterica.
“ Figlio?” la voce di suo padre lo riportò alla realtà e li guardò entrambi.
Scorpius stava guardando Pegasus come se avesse visto un fantasma, probabilmente stava ricollegando tutti i tasselli nella sua testa. Tutte le cose che anche Draco gli aveva detto.
Albus osservava lui e sembrava aver già tratto le sue conclusioni.
Sorrise leggermente a suo padre prima che il dolore lo facesse piegare su se stesso.
“ Che succede?” chiese Albus vedendolo cadere a terra privo di conoscenza e chinandosi su di lui.
Draco corse verso il ragazzo e gli passò la bacchetta per visitarlo, poi alzò gli occhi su Albus “ avvelenato” disse soltanto e si voltò verso il nipote.
Chi stava uccidendo questi ragazzi del futuro?

COMMENTO: PERDONO VI HO FATTO ASPETTARE UN SACCO E POI TORNO CON UN CAPITOLO UN PO’ COSI’ E COSI’…E UN PO' TROPPO LUNGO, MA NON RIUSCIVO A TOGLIERE NIENTE !! J.J. SPERO SI SIA CAPITO CHE STA MORENDO, PERCHE’ STA MORENDO IL FETO…MENTRE PER L’ IDEA DELLO SCUDO MI SONO RIFATTA A STREGHE, DOPO L’ IDEA INIZIALE NON AVEVO PIU’ PRESO NULLA ED ERA GIUNTO IL MOMENTO NO? QUINDI COME AVETE VISTO, I DUE GENITORI LO HANNO CAPITO INSIEME DI ESSERE PADRE E MADRE DI PEGASUS, OGNUNO A MODO SUO…SPERO NON ABBIATE ODIATO SCORPIUS, MA SAPETE CHE HA SEMPRE MAL SOPPORTATO PEGASUS E NON VOLEVA CERTO SACRIFICARSI PER LUI E SPERO NON ABBIATE ODIATO NEANCHE LILY, INSOMMA SACRIFICARSI NON E’ UNA DECISIONE CHE SI PRENDE ESATTAMENTE A CUOR LEGGERO, SOPRATTUTTO SAPENDO A COSA VAI INCONTRO : )) E LA CATTIVA? SEMBRA SEMPLICE, MA LO E’ O NON LO E’? E ADESSO? STAVOLTA CERCHERO’ DI AGGIORNARE PRESTO E INTANTO RINGRAZIO TUTTE QUANTE PER I VOSTRI INCORAGGIAMENTI, LO SAPETE CHE MI DATE LA CARICA PER CONTINUARE E QUINDI VI ADORO, VERO? QUINDI GRAZIE A ICEPRINCESS/ ALWAYS89 /CHIARA SHRIN SCINTILLA / SINISA / ENDY_LILY95 / LILY LUNA HERONDALE E JALE90!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE !!

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Capitolo 31
*** 30 CAPITOLO ***


“ Io…io…devo prendere aria” Harry si voltò lentamente con le ginocchia che tremavano.
Era stato uno shock troppo grande. Se stavano giocando con lui e con i suoi sentimenti, avevano trovato il modo per distruggerlo.
“ Papà” la voce di James lo fermò e chiuse gli occhi continuando a dare le spalle a quello che aveva l’ aspetto di suo figlio. Quello che poteva essere suo figlio.
In quel momento con gli occhi chiusi cercò di visualizzarlo nella sua mente, ricordò l’ ultima volta che lo aveva visto; provò ad udire di nuovo la sua voce, quella voce che non aveva mai dimenticato e quella che aveva appena sentito vi si avvicinava molto, forse era un po’ più debole, forse un po’ più tremante, ma era pur sempre la sua voce.
Focalizzò i suoi grandi occhi nocciola, quegli occhi che aveva ereditato da Ginny e che avevano sempre un’ espressione spensierata in viso e li confrontò. Era vero, non c’ era più quella luce viva di spensieratezza che li avevano sempre caratterizzati, ma la forma, l’ espressione che contenevano era inconfondibile.
Non aveva dubbi. O forse sì?
E se poi si fosse sbagliato? Se fosse stato un inganno del suo cuore e della sua mente così desiderosa di riavere suo figlio con sé? Sarebbe mai riuscito a dimenticare la sensazione? Sarebbe riuscito a perderlo una seconda volta?
“ Papà” ripeté James vedendo che lui non si voltava.
Harry rimase ancora di spalle a suo figlio, ma si raccolse il viso tra le mani cercando di non piangere.
“ Per favore, papà, sono io, sono il tuo teppista” .
Harry si voltò di colpo alle parole del figlio. Solo in famiglia sapevano che lui chiamava James il suo teppista.
Quel nomignolo che si era guadagnato da piccolo e non lo aveva più abbandonato.
Lo guardò con le lacrime che gli annebbiavano la vista. Voleva credergli. Voleva disperatamente credergli.
“ Per favore, papà, non andartene…io…io non posso raggiungerti”.
Il cuore di Harry si spezzò in un milione di pezzettini mentre il suo sguardo scivolava lentamente verso le gambe di suo figlio, distese ed immobili.
In pochi lunghi passi eliminò la distanza che li divideva e prendendolo per la nuca lo attirò a sé in un abbraccio.
James affondò il viso sulla sua spalla e per la prima volta da quando si era ripreso si concesse di piangere.
Di piangere insieme a suo padre. Di sfogarsi tra le sue braccia. Di lasciarsi consolare dal suo amore.
Harry provò più volte a staccarsi da James, ma ogni volta che lo allontanava da sé ed i suoi occhi incrociavano quelle iridi nocciola e pieni di lacrime del figlio, finiva per attirarlo di nuovo tra le sue braccia.
Non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe riabbracciato suo figlio o, almeno, non avrebbe mai immaginato di poterlo fare in questo mondo.
Aveva ancora davanti agli occhi ogni pezzo, ogni parte di James che avevano ritrovato sparso per la casa.
Ma chi era allora? E com’ era stato possibile? Lui stesso li aveva visti.
Si staccò da James e piegò la testa sul torace premendosi gli occhi con i palmi delle mani.
Si sentiva travolto.
Era tutto così surreale.
Quello a pochi centimetri da lui era James, su quello non aveva più dubbi, il suo cuore di padre non l’ avrebbe mai tratto in inganno, ma era così incredibile che ancora aveva paura a concedersi il lusso di crederci.
“ Papà?” chiese James con la paura nel cuore e nella voce.
Era ancora terrorizzato all’ idea di non essere creduto e di essere lasciato solo.
Era stato solo così a lungo e adesso tra le braccia di suo padre si era sentito come di nuovo al sicuro, protetto.
Scosse la testa al pensiero di come dentro di sé ci fosse tutta questa insicurezza che non aveva mai avuto.
Doveva riuscire a superarla. Aveva ventiquattro anni e non poteva regredire alle stesse paure e insicurezze di un ragazzino di quindici.
Aprì di nuovo gli occhi e vide lo sguardo attento di suo padre osservare ogni centimetro del suo volto.
“ Sono davvero io” rincarò con un filo di voce “ lo so” rispose Harry con un sorriso che non gli lasciava più dubbi.
Gli credeva.
Era il classico sorriso che riservava alla sua famiglia. Il sorriso pieno di amore di suo padre.
Si ritrovò di nuovo con gli occhi pieni di lacrime e li abbassò.
“ Sono diventato una femminuccia” affermò scherzoso ed Harry rise prima di abbracciarlo di nuovo.
“ Il mio ometto grande” ribatté facendolo tornare con la mente a quando da bambino lo chiamava così per distinguerlo da Albus.
Questo lo portò con il pensiero ai suoi fratelli.
“ Albus e Lily?” chiese  asciugandosi gli occhi che continuavano a produrre lacrime contro la sua volontà.
Harry si grattò la testa e si voltò verso Cris, ma vide che era già sparita “ Per Silente!” imprecò usando l’ espressione preferita di suo nipote “ non chiedere” aggiunse divertito guardando lo sguardo sorpreso di James.
Lui scosse la testa “ non preoccuparti ho visto cose strane per una vita” affermò stando allo scherzo e passandosi una mano tra i capelli.
“ Lo pensavo anche io, poi ho conosciuto mio nipote e…la figlia di Teddy a quanto pare” gli comunicò con un sospiro.
“ Tuo nipote?” la domanda di Rose fece ricordare a padre e figlio che non erano soli.
Harry alzò lo sguardo sulla nipote e sorrise alzandosi in piedi “ scusa, Rose, non ti ho neanche salutata” si giustificò scompigliandole i capelli, Rose sorrise “ e infatti sono offesissima” replicò scherzosa, poi il suo lato Corvonero prese il sopravvento,“ Quindi?” chiese curiosa.
“ Di quale nipote stai parlando? E da quando in qua la figlia di Teddy può avere pressappoco la mia età?” domandò.
Harry sospirò “ frena, Rose” le disse sorridendo al pensiero di come sua nipote somigliasse a sua madre “ è una cosa complicata e soprattutto molto riservata” le disse e prima che lei potesse replicare indicò la ragazza distesa nel letto accanto a loro.
“ Dorme stordita” lo informò James, ma Harry scosse la testa “ è solo furba” affermò alzandosi in piedi e ponendosi davanti a lei.
“ Ma neanche tantissimo, altrimenti avrebbe cercato di modulare il respiro, oltre al non aprire gli occhi per controllare chi era entrato nella stanza”.
Cindy sospirò e si alzò a sedere facendo scorrere la schiena lungo la testiera del letto.
“ Il grande Harry Potter, allora è vero ciò che si dice, non ti sfugge niente, neanche una cosa come il fingere di dormire” la sua voce era piena di rabbia.
Harry rise di scherno “ ho passato metà della mia adolescenza a farlo”.
Cindy lo guardò come se la cosa non la toccasse e si voltò incrociando per un attimo gli occhi di James, ma li distolse subito, la furia che vi leggeva dentro continuava a spaventarla.
Si calmò puntando lo sguardo su Rose che tra i tre le sembrava il male minore, ma si sbagliava.
“ Non troverai appoggio in me” le disse capendo il suo sguardo.
Cindy sospirò. Era troppo intuitiva.
“ Non voglio l’ appoggio di nessuno, voglio parlare con Cris” ordinò.
“ Con chi?” chiese Rose “ la pazza bionda” rispose James, prima di riportare lo sguardo su di lei.
“ Sai, non credo che troverai molto appoggio neanche in lei. Lei mi ha salvato. Lei mi ha dato questo indirizzo…”
“ E sei stato tu a decidere di portarmi con voi?” lo sfidò cercando di sostenere il suo sguardo e contemporaneamente tenere ferma la sua voce.
James assottigliò gli occhi, ma non rispose e lei sorrise di trionfo “ allora, ho più appoggio da lei di quanto ti immagini” lo schernì.
James strinse i pugni e serrò la mascella, ma Harry lo notò e gli poggiò una mano sopra la spalla, poi si voltò verso la ragazza.
“ Pensi di fartene qualcosa del suo appoggio?” le chiese e il tono sembrava quasi affabile, ma i suoi occhi verdi dicevano il contrario.
Erano capaci di trasmettere così tanta freddezza che Cindy avrebbe voluto rabbrividire, invece si limitò a stringersi nelle spalle.
Harry si avvicinò a lei e si chinò fino a portare i suoi occhi a riflettersi nei propri “ ogni Apocalittico verrà processato per l’ attacco a casa mia…”
“ Non c’ ero” protestò lei e Harry sorrise come se stesse rimproverando una bambina colta in flagrante “ tu dici? Anche se sei stata trovata con mio figlio?”.
Lei spostò di nuovo lo sguardo verso James e questa volta non poté impedirsi di rabbrividire “ Non c’ ero davvero” ribatté ancora, ma Harry proseguì “ omicidi, atti di terrorismo verso il mondo magico…”
“ io non…”
“ Tu sei una di loro, tu hai tenuto prigioniero mio figlio, tu resterai ad Azkaban per il resto della tua vita”.
Cindy non sapeva più dove guardare.  Tutti la stavano osservando, ma stava solo ricevendo sguardi ostili, velenosi e pieni di rabbia e le parole di Harry erano così fredde e affilate da spaventarla quasi quanto lo sguardo di James.
Non avevano neanche dovuto sfilare la bacchetta dalla tasca per spaventarla.
Abbassò gli occhi, ma li rialzò quando sentì la presenza di Harry sollevarsi.
“ E ora possiamo andare a parlare di sotto, lei resterà chiusa qua fino a quando non potremmo condurla ad Azkaban” poi la guardò di nuovo e sorrise “ e se stai pensando di fuggire…non lo farei fossi in te, ormai per loro sei una traditrice” concluse e la vide mordersi il labbro nervosa.
“  Ti preparo un decotto per le gambe, Jamie” disse Rose muovendosi per uscire.
“ Non funzionerà” li interruppe Cindy e tutti e tre si voltarono verso di lei.
“ Che vuoi dire?” chiese Rose e Cindy scosse la testa sollevandosi dritta sulla schiena “ voglio dire che non funzionerà nessun decotto, nessuna pozione, nessun incantesimo…”
“ Un incantesimo ha già funzionato. Tu mi hai visto in piedi” la interruppe James e Cindy distolse lo sguardo da lui non riuscendo a reggere tutto quel carico d’ odio.
“ Una cosa temporanea. Niente di definitivo ti farà tornare a camminare” sentenziò.
James si sporse verso di lei come se volesse saltarle al collo e Cindy si ritrasse istintivamente.
“ Voglio trattare” disse rivolta ad Harry “ io vi aiuterò, ma voglio…”
“ Non puoi dettare nessuna condizione” la interruppe James con la rabbia palpabile nella voce.
“ Vuoi tornare a camminare?” lo sfidò lei e James assottigliò così tanto gli occhi che la sua presenza si fece così imponente da farle sembrare che si fosse alzato e stesse troneggiando su di lei.
“ Non provare a giocare con me” sillabò le parole una per una con una rabbia e una freddezza tale che anche Harry si voltò verso di lui.
“ James” lo riportò alla realtà. Non voleva che suo figlio potesse fare qualcosa della quale si sarebbe pentito.
“ Rose, chiudila dentro e assicurati di sigillare tutto con la magia” ordinò Harry, poi spostò lo sguardo su di lei “ se menti…”
“ Sto dicendo la verità” la sua voce era quasi implorante “ lo vedremo” disse Harry e poi prese James e si smaterializzò.
Rose la guardò “ perché non dovrebbe funzionare?” le chiese “ lo dirò solo quando avremo un accordo” la ricattò.
Rose si avvicinò alla porta senza smettere di guardarla, poi le diede le spalle e se ne andò.
***
Draco vide l’ espressione ancora scioccata di suo figlio e di Albus e capì che doveva prendere in mano la situazione.
“ Ho bisogno di aiuto” commentò Draco, alzandosi in piedi e lasciando il fianco di J.J. per tornare accanto a Pegasus.
Asciugò di nuovo il suo sangue che ormai era arrivato a gocciolare a terra e guardò suo figlio negli occhi, “ Scorpius, devi darmi il tuo sangue” poi si voltò verso Albus “ tu invece devi chiamare qualcuno per aiutarmi. Serve un antidoto per J.J.” ordinò.
Poi vedendo che nessuno dei due si muoveva sospirò “ sì, è scioccante e tutto il resto” gli concesse attirando finalmente i loro sguardi su di sé “ ma se muoiono non avrete neanche modo di parlare con loro” si spazientì.
Scorpius alzò gli occhi verso suo padre “ è vero?” gli chiese, anche se il cuore che gli batteva indiavolato sembrava già confermarglielo.
Draco si passò una mano tra i capelli “ Scorpius…” ma non riuscì a finire perché lui lo interruppe “ sono davvero una merda di padre” commentò furioso, poi si arrotolò la manica della maglia con uno scatto nervoso “ prendilo” ordinò e quando Draco lo guardò nei suoi occhi lesse talmente tanta rabbia che sembravano avere davvero una tempesta dentro di loro.
Si voltò verso J.J. e vide che Albus era sparito, sperò che fosse corso a chiamare qualcuno, dato che il colore sempre più grigiastro della pelle del ragazzo sembrava comunicargli che non avevano ancora molto tempo.
Si avvicinò a Scorpius e cominciò a prelevargli il sangue che con un incantesimo fece incanalare direttamente nelle vene di Pegasus.
“ Non è colpa tua, Scorp, non lo sapevi”.
“ Già” commentò lui mesto. Era stato davvero cieco, anche adesso, anche se era privo di sensi  e poteva vedergli solo un lato del viso, poteva notare la somiglianza.
Quegli occhi che, come aveva notato da subito, somigliavano troppo ai suoi e a quelli di suo padre. Quel sorriso che stranamente gli aveva sempre ricordato Lily e quel carattere: quel prendere fuoco facilmente che amava tanto in Lily e quella caparbietà che, purtroppo o per fortuna, aveva ereditato da lui.
“ Ha scelto lui di non dirtelo” provò ancora Draco.
“ Immagino. Con il senno di poi posso capire perché lo abbia detto a te e non a me”.
La sua voce era mesta e i suoi occhi erano ancora fissi su Pegasus, Draco provò un moto di tenerezza e s’ inginocchiò su di lui di modo da avere i suoi occhi al pari dei propri.
“ Smettila di compatirti” gli ordinò e Scorpius spostò lo sguardo su suo padre “ tu non sai, io…”
“ Cosa non so? Che l’ hai quasi ucciso per gelosia? Che l’ hai accusato di essere uno di quelle persone che odia e che è tornato indietro per eliminare?” spostò la testa di lato e sorrise “ so tutto e so anche che lui ti ama talmente tanto che alla fine ti perdona sempre, quindi smettila di compatirti e pensa a conoscerlo…”
Le parole di suo padre che gli aveva detto qualche ora prima gli tornarono alla mente.
Non vuole me accanto a lui.
Potresti rimanerne stupito.
“ Da quanto lo sai?”.
Draco sospirò e si alzò interrompendo la trasfusione “ vai a mangiare qualcosa” gli consigliò e Scorpius emise un misto tra uno sbuffo e una risata “ come no? E magari mi faccio anche una dormita, mentre la donna che amo è chissà dove in mano all’ uomo che l’ ha torturata e quasi uccisa già una volta e mio figlio…” abbassò gli occhi su di lui e vide il Triskel ricominciare a sgorgare sangue “ mio figlio sta morendo…ah e dimenticavo” la sua voce era ormai quasi un ringhio arrabbiato mentre guardava J.J. sollevato da Draco con la magia e deposto sul letto accanto a Pegasus “ a quanto pare ho anche un coraggioso nipote che… indovina? sta morendo anche lui” quasi urlò tirando un calcio alla sedia e facendola rotolare di diversi metri.
Draco mise un Bezoar in bocca a J.J. sperando che potesse rallentare l’ avvelenamento.
Non serviva per i veleni più forti, ma visto che creare un antidoto richiedeva minimo qualche ora, magari quello poteva dargli un po’ di vantaggio, poi andò da Scorpius e  gli pose le mani sulle spalle “ ti ho tolto molto sangue, quindi… vai a mangiare, cammina, calmati, ritrova Albus e poi torna…devi essere in forze e soprattutto…  lucido” gli impose “ così non mi servi” lo rimproverò.
Scorpius si liberò delle braccia di suo padre, stava per dirgli che non si sarebbe mosso, ma poi gli venne in mente quella ragazza bionda.
La ragazza che suo figlio aveva salvato. La ragazza per la quale era impazzito in quel modo.
Si voltò e raggiunse la porta in pochi passi, deciso a cercarla e a farsi chiarire le cose da lei, ma come si avvicinò alla porta quasi venne travolto da una ragazza che le somigliava molto e che stava piangendo.
Zoe si bloccò sul posto quando vide la scena e si portò le mani alle labbra “ Oddio! Oddio! Oddio!” le sue mani tremarono mentre cercava di muovere le gambe che sembravano essersi improvvisamente bloccate.
Albus era dietro di lei “ sono andato a chiamare Teddy” si giustificò “ non sapevo di chi fidarmi” aggiunse, vedendo le espressioni confuse di Draco e Scorpius mentre la ragazza si lanciava letteralmente verso il letto di J.J.
Albus sospirò e entrò definitivamente nella stanza “ Teddy è corso a fare un antidoto, ma come ho detto quello che stava succedendo lei ha cominciato a correre” concluse e Draco lo guardò “ sì, è una ragazza del futuro anche lei” li informò e Albus e Scorpius annuirono. Ormai più niente li stupiva.
“ Non potrà aiutarci però” disse Draco vedendola accarezzare il volto di J.J. e spostarsi verso il letto di Pegasus “ merda! Merda!” imprecò portandosi le mani ai capelli e sollevandosi qualche ciocca viola.
Si appoggiò al pezzo di muro libero in mezzo ai due letti e alzò gli occhi su Draco “ devi fare qualcosa” lo pregò senza neanche cercare di nascondere le lacrime.
Draco avrebbe voluto urlare a tutti che era quello che stava cercando di fare, ma tenne il suo temperamento a bada e si limitò ad annuire “ hai qualche idea?” le chiese sarcastico e lei scosse le spalle “ Tu ed Harry siete quelli delle idee, noi siamo quelli che le eseguiamo” spiegò con voce rotta, poi lo sguardo le si illuminò.
Tutti la guardarono correre verso J.J. e frugargli i pantaloni fino a quando non tirò fuori una collana.
Una semplice collana con una pietra bianca al centro.
Si appoggiò con entrambe le mani sul letto e prese un respiro guardando J.J. “ ti guarirà lui” sussurrò poggiando una mano sul suo viso.
“ Una collana li guarirà?”.
Zoe alzò il viso sentendo la voce di sua sorella e la vide ferma sull’ arco della porta, gli occhi talmente dilatati da sembrare spiritati e le mani contratte lungo il corpo.
Scorpius la osservò, sembrava ancora più sconvolta di prima, sembrava più furiosa di prima, sembrava che tutto il suo corpo fosse teso, quasi in attesa.
“ Questa collana è stata fatta da Lily e Scorpius” la informò.
“ Da me e Lily?” chiese Scorpius, non sapeva neanche cos’ era, figurarsi se poteva averlo fatto.
Zoe aprì la bocca per rispondere, ma Cris l’ anticipò “ Lily? E lo dovrebbe proteggere?” domandò arrabbiata, poi entrò nella stanza e si mise di fianco a lui.
Gli mise una mano sul braccio nudo e guardò la sua schiena, quel Triskel che lui tanto odiava e che ora, per ironia, lo stava uccidendo.
Sentì la rabbia invaderla con la stessa violenza di un mare in tempesta che s’ infrange sugli scogli, la sua pelle era fredda, il suo Triskel pieno di sangue e lui non poteva fare niente, lui che poteva aiutare gli altri, persino salvare la vita agli altri non poteva fare niente per se stesso.
Anche questa era una colpa di sua madre, non averlo amato abbastanza da capire che renderlo una macchina perfetta per uccidere o per salvare, non lo avrebbe salvato da se stesso, né la sua anima, né il suo corpo.
Alzò lo sguardo pieno di lacrime guardando Zoe, l’ unica che la poteva capire fino in fondo, “ è colpa sua se è così, è colpa sua se siamo tornati indietro, è colpa sua se lui…”
“ Cris!” la interruppe Zoe e lei si accorse di come la sua voce fosse velenosa dallo sguardo che gli diede la sorella, ma non si sentì per niente in colpa.
Era troppo arrabbiata. Troppo fuori di sé. Non riusciva a vedere Pegasus così, soprattutto visto che era davvero colpa di sua madre. Tutto era colpa di Lily, lei aveva distrutto il loro presente, lei stava distruggendo suo figlio.
“ Che stai dicendo?” chiese Scorpius “ niente di tutto questo è colpa di Lily” si arrabbiò  e Cris sorrise prima di riportare lo sguardo su Pegasus, ma Scorpius poté vedere che non era un sorriso sentito, era un sorriso pieno di rabbia celata.
Stava per insistere ancora, voleva saperne di più di questa storia. Era stufo di essere lasciato all’ oscuro, stufo di non saperne niente, di non essere a conoscenza il vero motivo per il quale erano tornati indietro e soprattutto voleva sapere ogni cosa potesse salvare suo figlio, ma Zoe lo precedette “ Questo è stato fatto da una Lily che lo ama, ti giuro Cris, devi fidarti di me…non solo lo proteggerà, ma dovrebbe salvarlo…c’ è la magia del sangue dentro, la magia di una madre che lo ama più di ogni altra cosa e che lo piange…” s’ interruppe, stava per dire troppo e adesso non era più solo Scorpius a guardarla stupito e pieno d’ interesse per lo scoprire sempre di più. Adesso tutti la stavano guardando stupiti, anche Cris che del viaggio nel loro futuro alternativo non sapeva niente.
Vide nei suoi occhi che stava per chiederle che intendeva dire che era una collana di una Lily che lo amava, che stava per chiederle se fosse impazzita o ubriaca, ma non aveva tempo per le spiegazioni, ci sarebbero stati altri momenti per le spiegazioni, adesso doveva pensare a Pegasus e J.J., per cui abbassò gli occhi su Pegasus, prese un respiro e gli appoggiò la collana sulla schiena.
Sentì tutti trattenere il respiro mentre per  un attimo tutto parve rimanere invariato, ma poi una luce bianca proveniente dalla pietra cominciò a spandersi per la stanza.
Il sangue si cristallizzò prima di iniziare a regredire, fino a venire completamente riassorbito dal corpo di Pegasus.
Scorpius vide la luce attenuarsi leggermente e restare solo un po’ più vivida della luce che avrebbe emesso normalmente una pietra di quel colore e di quella grandezza.
Sembrava che la pietra avesse fatto il suo dovere, ma, nonostante tutti avessero gli occhi puntati su Pegasus quelli di lui rimasero serrati.
“ E adesso?” chiese Scorpius in un solo fiato.
“ Adesso dobbiamo aspettare” rispose Draco, ancora stordito da tutto quello che aveva visto e saputo.
Albus camminò lentamente fino al letto del figlio, sembrava cominciare a respirare male. Si appoggiò con le mani sul suo letto e chinò la testa.
Era stanco, negli ultimi due anni, la sua vita si era rivoluzionata ed era stata distrutta: della sua famiglia non era rimasto più niente, suo padre era scomparso, aveva perso sua sorella per la seconda volta; Alice era stata rapita e non aveva avuto neanche modo di vedere che bellissimo ragazzo avrebbero cresciuto e lui… lui adesso stava morendo, ogni istante senza antidoto lo stava allontanando da lui.
Lasciò che la lacrime scorressero silenziose sul suo volto, fino a quando non sentì una mano poggiarsi sulla sua. Una mano femminile e piccola, per un secondo s’ illuse che fosse Alice, ma appena la sua testa tornò razionale alzò semplicemente gli occhi e trovò quelli viola della ragazza che aveva pensato alla collana.
“ Appena Pegasus si riprenderà lo salverà” gli disse e Albus guardò per un attimo suo nipote, come poteva salvarlo? Che avesse qualche conoscenza particolare?
“ Lui è forte, è molto forte e resisterà fino a quando non potrà essere salvato” lo rassicurò con le lacrime agli occhi, ma, contemporaneamente con la certezza nella voce.
Zoe abbassò gli occhi su  J.J. e si avvicinò al suo viso “ non provare a contraddirmi, Potter” mormorò scherzosa al suo orecchio.
***
Lily prese un respiro prima di correre dall’ Apocalittico che aveva la boccetta con l’ antidoto in mano.
Non riusciva a rendersi conto fino in fondo di quello che era successo, ma di una cosa era sicura: doveva sfruttare il vantaggio che il suo bambino le aveva dato.
Per fortuna la boccetta era rimasta integra, altrimenti non vi sarebbe stato modo di recuperare il liquido.
La prese dalla mano dell’ uomo e si avvicinò ad Alice, le aprì le labbra e cominciò a farlo defluire dentro di lei continuando a guardarsi intorno per controllare che nessuno di loro stesse riprendendo conoscenza.
Provò a produrre un Patronus, ma come la volta precedente solo uno sbuffo argenteo uscì dalla sua bacchetta.
Sarebbe mai più riuscita a produrne uno?
Dopo quelli che le sembrarono secondi interminabili, Alice si mosse tra le sue mani, fu come un pesce che annaspa per tornare dentro l’ acqua e infine cominciò a tossire alzandosi di colpo a sedere.
Si guardò intorno spaurita mentre Lily cadeva a sedere con un sospiro di sollievo.
Alice era tornata. La sua migliore amica era viva e era tornata.
Alice si voltò verso di lei e quasi le saltò al collo “ Lily!” urlò e lei sorrise abbracciandola, ma la staccò da sé quasi subito.
“ Dobbiamo andare. Subito” le ordinò indicandole con la testa gli uomini stesi, Alice inarcò le sopracciglia “come hai fatto?” domandò e Lily scosse la testa “ ne parliamo dopo, adesso andiamo” le disse.
Se l’ avesse detto che con tutta probabilità era stato Pegasus, avrebbe attirato l’ attenzione sul bambino e Alice avrebbe sicuramente chiesto del suo e lei…lei non sapeva come risponderle.
“ Puoi produrre un Patronus ?” le chiese cercando di deviare il discorso.
“ Penso di sì” rispose Alice alzandosi cautamente in piedi cercando d’ ignorare il dolore, ma quando si piegò per prendere la bacchetta questo si fece più forte.
“ Lily” la chiamò cercando di rimettersi dritta, lei si voltò e nei suoi occhi passò tutta la consapevolezza mentre guardava l’ espressione preoccupata di Alice “ il bambino” sussurrò e Lily scosse la testa  “ va tutto bene” mentì, pur sapendo che Alice non l’ avrebbe mai perdonata.
Ma in fondo a come poteva dirle la verità? Ne sarebbe stata distrutta e non sarebbe riuscita a salvarla.
Alice formulò l’ incantesimo e il suo Patronus illuminò la stanza, gli affidò il suo messaggio e lo mandò all’ Accademia. Era sicura che vi fosse qualcuno.
Lily prese un respiro. La strada si stava spianando, “ usciamo da qua prima che si riprendano” disse poi guardò il suo volto cereo e sudato “appoggiati a me” le ordinò dolcemente e Alice le passò una mano dietro la schiena.
Cominciarono a correre senza guardarsi indietro, ogni tanto Lily sentiva il peso di Alice su di sé e questo le faceva capire che stava avendo l’ ennesima fitta dolorosa.
Lily serrò i denti fino a farli scricchiolare mettendosi  a pregare ogni mago defunto che conosceva. Non era giusto che Alice perdesse il bambino.
Non per quei pazzi.
Una fitta più forte fece urlare Alice e Lily si ritrovò tutto il suo peso addosso e dovette fermarsi per non cadere.
“ Il mio bambino, Lily” aveva capito e Lily corrugò la fronte e si morse le labbra, cosa poteva dirle?
La prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi “ è proprio per lui che dobbiamo andare via di qua, se c’ è qualche possibilità di curarlo…”
“ Qualche possibilità?” chiese Alice sentendo la disperazione opprimerle la gola.
Lily sospirò “ hanno avvelenato il feto” confessò. Era inutile continuare a mentire e poi lei al suo posto avrebbe voluto sapere.
“ Perché? “ chiese Alice pur sentendosi irrazionale, doveva davvero avere un motivo? Non aveva ormai capito che quel maledetto di Aaron non aveva una logica, ma solo un insano sadismo?
“ Hanno saputo della profezia…”
“ Allora anche il tuo bambino…”
“ Non lo sapevano” rispose Lily e Alice prese un respiro “ come potevano sapere di me? E perché non hanno avvelenato anche me?”
Lily le strinse le mani “ lo salveremo” la rassicurò “ arriveremo al San Mungo e ti daranno l’ antidoto”.
Alice annuì tra le lacrime e si portò le mani al ventre come se potesse stringere il suo bambino e aiutarlo.
“ Non possiamo smaterializzarci, in questo maledetto posto non ci si può smaterializzare ” la informò Lily e Alice sospirò “ vuol dire che correremo” replicò e Lily emise un mezzo sorriso “ dai, appoggiati a me” le disse e cominciarono di nuovo a correre.
“ Mi sembra strano non incontrare nessuno” sussurrò Alice e Lily annuì passandosi una mano sulla fronte e continuando a correre per quanto fosse possibile correre con il peso di Alice su di sé.
“ Merlino!” esclamò fermandosi talmente di colpo che Alice gemette.
“ Che succede?” ansimò guardandosi intorno, che stesse arrivando qualcuno?
“ Polvere volante” rispose Lily e indicò un camino con un ciotolino accanto “ almeno spero” continuò guardando Alice che era piegata per riprendere fiato e gestire il dolore.
Si mosse velocemente verso il camino e prese una manciata della polvere, vide il suo inconfondibile colore verde e chiuse gli occhi per un secondo.
“ Aly” chiamò “ è davvero polvere volante”  le disse e Alice si avvicinò a lei.
“ Vai prima tu” le disse e Alice si morse le labbra “ e se dopo tu avessi bisogno di aiuto?” Lily si guardò intorno e non vide nessuno, ma sapeva che quei tre non sarebbero rimasti incoscienti ancora a lungo, sempre se non si fossero già ripresi e le stessero cercando “ ho questa e tu devi salvare il piccolo…”
Alice annuì lentamente ed entrò dentro il camino.
Odiava lasciare Lily. Si sentiva una pessima amica. Le aveva sempre detto che non l’ avrebbe mai abbandonata, le aveva continuamente ripetuto che lei ci sarebbe sempre stata per guardarle le spalle, ma adesso il suo bambino stava morendo ed ogni secondo poteva essere prezioso.
“ Vai” le intimò Lily vedendola incerta.
Alice annuì e prese una manciata di polvere volante, disse la destinazione a chiare lettere, ma i suoi occhi si spalancarono.
L’ ultima cosa che vide prima di sparire in un turbinio di fiamme verdi, fu una luce rossa che colpiva Lily e i suoi occhi sbarrati, prima che si chiudessero cadendo a terra.

COMMENTO: OK, E’ STATO UN CAPITOLO FORSE PIU’ DI REAZIONI CHE DI AZIONI E SPERO VI SIANO PIACIUTE PERCHE’ COME SEMPRE E’ DAVVERO COMPLICATO RENDERE SU CARTA SENTIMENTI TANTO PROFONDI COME QUELLI TRA PADRE E FIGLIO : ) PER QUANTO RIGUARDA LILY E ALICE INVECE AMMETTO DI ESSERE STATA UN PO’ CATTIVELLA…MA NON AVRETE MICA PENSATO CHE SAREBBE STATO COSI’ FACILE VERO? :P IN COMPENSO CHI AVRA’ COLPITO LILY? AARON O QUALCUN ALTRO?  ;) RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO INCORAGGIANDOMI TANTISSIMO OVVERO ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SINISA / ENDY_LILY 95 / LILY LUNA HERONDALE / JALE90 E SCEMINA!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE!!

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Capitolo 32
*** 31 CAPITOLO ***


Lily si guardò intorno e impallidì. Tutto era bianco intorno a lei, era una stanza asettica, senza mobili, senza finestre, solo quattro grandi pareti bianche.
Si appoggiò a una con la sensazione che si potesse dissolvere come una nube di fumo e invece la sentì consistente e dura al tatto.
“ Merda !” imprecò e continuò a girare su se stessa per capire dove fosse finita e trovare un modo per uscirne, fino a quando non scorse una figura.
Impiegò qualche secondo per realizzare che era vero e non un’ immagine partorita dalla sua mente, ma quando lo fece i suoi occhi si illuminarono. Era davvero lui. Era Scorpius e le stava venendo incontro, ma Lily non riusciva a capire, non vi erano porte, non vi erano finestre.
Com’era entrato? Si portò una mano alla testa, si sentiva confusa:  lei, invece, come era entrata?
Prima di potersi rispondere però vide che anche lui l’aveva scorta e per una volta riuscì a leggere nel suo viso tutta la felicità e il sollievo nel vederla.
Cominciò a camminare verso di lui e in men che non si dica si ritrovò a correre fino ad essere avvolta dalle sue braccia.
Odorò il profumo di Scorpius e si concentrò sul calore del suo corpo e in quel momento tutto dentro di lei si acquietò.
Si sentiva come se tutta la rabbia che aveva provato fino a quell’ attimo e che le aveva riempito le vene e la testa si stesse dissolvendo, come se le mani che Scorpius stava passando in mezzo ai suoi capelli le stessero contemporaneamente spazzando via timore e spavento.
Scorpius invece si sentiva come se il suo petto si fosse alleggerito di un peso enorme, Lily era con lui, Lily era tra le sue braccia, viva e sana, quel maledetto di Aaron non le aveva torto un capello.
“ Sono qui. Non ti lascio più ” le sussurrò tra i capelli e lei si allontanò da lui per portare le sue mani a racchiudere le sue guance “ ho avuto paura di non rivederti” confessò e Scorpius sorrise baciandole i capelli “ possibile che non mi ascolti mai, Potter?” la rimproverò “ io non ti lascerò mai…”
A quelle parole Lily s’ irrigidì “ Scorpius, devo dirti una cosa…”
“ Ti ascolto” le disse guardandola preoccupato, il suo viso sembrava il ritratto dell’ angoscia e il suo sguardo sembrava perso nel vuoto; anzi, forse fu proprio quello ad impressionarlo di più, Lily Potter non deviava mai lo sguardo.
“ Che succede?” le chiese alzandole il mento per costringerla a guardarlo negli occhi.
Lily prese un respiro. Poteva dirgli le sue paure? E se poi lui le avesse portato via il suo bambino? E se in fondo fosse stata la cosa giusta?
Pegasus l’ aveva chiamata mamma, ma nessuno degno di questo nome si comporterebbe in quel modo con il suo bambino, quindi, forse, l’ atto più coraggioso che avrebbe potuto fare, sarebbe stato farlo crescere da Scorpius e andarsene fino a quando  non avesse capito che cosa le sarebbe successo nel futuro.
“ Alexander…” lo guardò negli occhi raccogliendo tutto il suo coraggio “ Alexander è…”
“ Pegasus, nostro figlio” terminò per lei Scorpius e Lily annuì lentamente, ma non fece in tempo ad aggiungere altro che una nebbia rossastra si avvolse attorno a loro.
“ Maledizione!” imprecò Scorpius, mentre la sua mano avvolgeva protettivamente la vita di Lily portandola istintivamente verso di sé.
Quella nebbia improvvisa non era un buon segno. Sembrava un incantesimo e loro erano disarmati.
Lei lasciò che i loro corpi si modellassero l’uno all’ altra e guardò con apprensione i colori susseguirsi nella stanza fino a quando finalmente non si fermò.
La stanza non era più una stanza, ma un giardino. Il giardino di una casa precisamente.
“ E’ un pensatoio” mormorò Lily e Scorpius annuì “ così sembra” assentì, guardando il paesaggio che si metteva a fuoco, dando vita a quello che avrebbero dovuto vedere.
Videro che era notte, ma si stava quasi schiarendo e la luna era ormai quasi del tutto scomparsa.
Una donna era distesa sulla poltroncina nel suo giardino, gli occhi chiusi e le mani strette sul ventre.
“ Sei tu” sussurrò Scorpius e Lily si guardò, sembrava una tranquilla ragazza che dormiva su uno sdraio in una calda notte d’ estate, ma contemporaneamente poté notare che di tranquillo non aveva niente.
“ Ci sono anche io” aggiunse Scorpius indicando l’ uomo che la stava osservando dall’ arco della porta finestra.

Scorpius la stava guardando con i pugni stretti lungo il corpo e l’ espressione piena di rabbia e di angoscia.
Lui sapeva che non stava dormendo.
Poteva ingannare suo padre e suo fratello, ma non lui.
A Lui non potevano sfuggire quei piccoli particolari che testimoniavano quanto in realtà, lei, fosse tutto tranne che serena: quella lacrima sulla sua guancia che si stava asciugando con la brezza della notte estiva, quella  tutina racchiusa in quelle mani strette sul proprio ventre, quegli occhi serrati a forza come se volesse imporsi di dormire e magari, di dimenticare.
La raggiunse e lei continuò a tenere gli occhi chiusi, nonostante sapesse che doveva essersi sicuramente accorta della sua presenza.
“ Lo troveremo” le disse e lei aprì i suoi occhi nocciola che quasi rilucevano alla luce della luna.
“ Davvero?” gli chiese, la voce dura e tagliente di una persona che sta soffrendo.
Scorpius si sentì quasi esaminato dai suoi occhi che gli scrutavano tutto il viso, aveva sempre amato il suo sguardo su di lui, ogni volta era un brivido come la prima volta, ogni volta era una scarica elettrica, ma adesso non era più così.
Non lo era più da due mesi. Da quel maledetto cinque maggio.
“ Lily, smettila” si arrabbiò subito. Che cosa credeva?
Ma lei non si premurò neanche di rispondere e si alzò per aggirarlo e tornare dentro la casa.
Scorpius si sentì morire, tutto quello che c’ era di bello tra loro stava lentamente scomparendo.
Non doveva solo piangere per aver perduto il suo bambino, ma anche per aver perso sua moglie.
La seguì e quando la raggiunse la fermò prima che si mettesse seduta sul divano.
Sapeva cosa voleva fare. Sapeva che stava per dormire lì.
Sul divano, sulla sedia in giardino, persino sulla sedia in cucina, dappertutto andava bene, ma non nel loro letto e perché avrebbe dovuto?
Che marito era uno che non riusciva più a guardarla negli occhi? che padre era uno che non riesce a proteggere il figlio?
“ Perché non dormi in camera…con me, almeno stanotte” la pregò e sentì il braccio di Lily irrigidirsi.
Spostò gli occhi e vide che aveva chiuso gli occhi.
Provava davvero questa repulsione per lui? Non riusciva a stargli vicino e a cercare di superare la cosa riparando a vicenda i loro cuori spezzati dal dolore?
“ Non pensi che anche io sia distrutto? Non pensi che anche io vorrei solo morire?” le chiese e la sua voce uscì così arrabbiata da sembrare tagliente.
Ma Lily non rispose e si limitò ad alzare la mano contenente la tutina e farla passare tra le dita in un misto tra un mantra e un sollievo.
Scorpius sentì la rabbia investirlo.
Lily non parlava, Lily non reagiva e lui? Lui stava lentamente morendo, senza di lei e senza il suo bambino stava perdendo di vista tutto quello che era davvero importante.
Allargò le mani e le portò alle tempie “ Lily, non posso…io non ce la faccio…” quando vide che ancora non lo stava guardando perse definitivamente la pazienza “ SMETTILA!” urlò e le strappò la tutina di mano lanciandola lontano.
Lily seguì il movimento come se fosse stato al rallentatore e quando vide la tutina colpire il muro e afflosciarsi a terra trasalì come se quella cosa così morbida e soffice avesse prodotto il rumore di un piatto che s’ infrange.
Riportò lentamente lo sguardo su Scorpius e lui credette di non aver mai visto Lily guardarlo con così tanto odio.
Non era fiero di quello che aveva fatto, non era fiero di come lei lo stava guardando, ma sapeva che era l’ unico modo per smuoverla e per farla tornare ad essere la combattente che era.
Gli si scagliò contro, battendo i pugni contro il suo petto e urlando grida di dolore miste a lacrime di disperazione.
Lui la lasciò stare, ogni pugno, ogni colpo, ogni parola urlata, erano il suo modo per guarire, per rialzarsi da quella apatia; e quando, finalmente, la stanchezza la fece cedere fino ad arrivare ad inginocchiarsi e prendere il proprio viso tra le sue mani, lui s’ inginocchiò accanto a lei e la prese tra le sue braccia.
“ Non ce la faccio, Scorp… non posso tornare a vivere senza di lui” disse tra le lacrime.
Scorpius la strinse più forte e la portò a sedere su di lui, cullandola, senza riuscire a dire niente, come se non riuscisse ad aprire bocca per la paura di scoppiare a piangere come lei.
“ Mi manca, Scorp…” rincarò Lily “ è in mano loro, gli avevo promesso di proteggerlo…” la voce le si spezzò
“ Me lo hanno portato via…” disse in un singhiozzo così disperato che Scorpius si conficcò le unghie dentro la carne per non strapparsi il cuore per il dolore che stava provando.
 “ Non posso salire a dormire su…” si giustificò ad un tratto e Scorpius, che al momento neanche ricordava più la sua domanda di poco prima, trattenne il respiro mentre lei restava aggrappata alla sua camicia come se fosse la sua unica ancora.
Rimase così, fermo, in attesa, avrebbe voluto chiederle la motivazione, ma contemporaneamente ne aveva paura: era la prima volta che si apriva con lui in due mesi, la prima volta che diceva più di due parole in fila, la prima volta che si lasciava prendere tra le braccia.
“ Io non posso, Scorp…io non posso…la sua stanza…io…” s’ interruppe portandosi una mano alla testa e massaggiandola.
Scorpius la strinse più forte a sé, aveva capito.
Per andare a dormire nella loro camera, dovevano passare dalla stanza di Pegasus e lei…lui era uno stupido.
Aveva pensato che fosse il suo modo per rifiutarlo, per fargli capire che lo incolpava perché non era riuscito a salvare e proteggere il loro bambino.
Sentì le lacrime salirgli come se lo stessero soffocando.
Il dolore più forte della volontà. La sofferenza che gli straziava il cuore che combatteva contro la volontà di andare avanti e di non spezzarsi anche lui.
“ Dormiremo qua” disse soltanto e la sua voce era un gemito strozzato.
Lily alzò gli occhi pieni di lacrime su di lui “ dovresti odiarmi” commentò e prima che Scorpius potesse ribattere aggiunse: “ io mi odio”.
Scorpius prese un respiro e scosse la testa “ dopo tutto quello che ho fatto per farti capire che ti amo?” le chiese “ neanche se mi condizionassero a farlo” commentò e le diede un bacio sulla punta del naso.
Lily riappoggiò la testa sul petto di Scorpius “ voglio solo che torni con noi” disse con voce rotta e Scorpius annuì pur sapendo che lei non poteva vederlo “ ti prometto che lo troverò”.
 
Lily sfilò la sua mano da quella di Scorpius per asciugarsi le guance bagnate e si accorse di avere le dita intorpidite per la forza con la quale lui le aveva strette.
“ Non posso credere che dovremo perderlo davvero” disse con voce rotta e la mano ferma sul suo ventre come se potesse proteggerlo “ dobbiamo fare qualcosa subito, io non voglio perderlo…” s’ interruppe come i suoi occhi incrociarono quelli di Scorpius. Non aveva mai visto tutta quella rabbia nei suoi occhi.
Mai.
Gli ricordavano vagamente quelli di suo figlio mentre ricordava il suo passato, sembravano occhi tormentati e pieni di dolore, occhi che non si sarebbero mai rassegnati.
“ Noi non lo perderemo” disse e la sua voce era un misto di sicurezza e rabbia, Lily annuì, ma prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa la stanza ricominciò a girare e a riempirsi di luce e colori.
La mano di Lily cercò immediatamente quella di Scorpius e le loro dita s’ intrecciarono mentre la stanza si fermava di nuovo e una Lily e un James seduti sul divano di casa Potter prendevano forma.
“ Oddio è James” commentò Lily con un tuffo al cuore “ come può essere James?” chiese con voce tremolante di emozione e di nostalgia.
Sentiva il cuore esploderle nel vedere di nuovo il volto vivo e allegro di suo fratello, ma contemporaneamente era così doloroso.
 
 “ Non so come fare, James” Lily si torse le mani fisse sul suo grembo mentre parlava con suo fratello.
James era passato a trovarla, come faceva almeno una volta la settimana da quando un anno prima era scomparso il suo bambino.
“ Scorpius, non dorme, non mangia, crede di vederlo ovunque, li cerca dappertutto, parte per missioni impossibili da solo…sembra…sembra quasi…”
James prese un respiro, sentendo la voce rotta della sorella, non l’ aveva più vista piangere, mai più da quella maledetta notte in cui lo avevano rapito.
“ Non può andare avanti così, si farà ammazzare ed io…Jamie, io ho solo lui”.
James s’ inginocchiò e la prese per le guance fissandola negli occhi “ dillo un’ altra volta e ti prendo a pedate” le disse con voce scherzosa.
Pose la sua fronte contro la propria, come amava fare quando erano bambini e le sorrise affettuosamente“ Tu sei la mia sorellina e lo sarai sempre, quindi togliti dalla testa l’ avere solo lui e ora…”
Si alzò con un teatrale gemito da sforzo “ ho sempre sognato di prenderlo a schiaffi” scherzò.
Lily lo guardò in tralice “ non ha bisogno di essere preso a schiaffi, ha bisogno di un amico…” s’ interruppe mentre il dolore le offuscava lo sguardo “ avrebbe bisogno di Albus” sentenziò e James si morse il labbro concedendosi un secondo per pensare a suo fratello e poi cacciandolo via.
Non si concedeva mai più di un secondo, era sufficiente per ricordare i suoi occhi e il suo sorriso e allo stesso tempo non era troppo da impedirgli di tornare alla realtà e perdersi nel dolore.
Sospirò cercando di rimpostarsi il sorriso giocoso del quale la sorella aveva bisogno e le fece l’ occhiolino “ e dai Lils, non devi preoccuparti…ti fidi del tuo fratellone?” le chiese.
Lily annuì con un leggero sorriso stiracchiato e James pensò che avrebbe dato davvero tutto per vedere di nuovo uno di quei sorrisi travolgenti e pieni di vita di Lily.
Si chiese se l’ avrebbe mai più rivisti.
Entrò in camera di Lily e Scorpius e lo trovò a infilarsi la tuta da Auror “ straordinari?” gli chiese, sedendosi sul letto, ma Scorpius lo guardò appena mentre alzava la gamba per indossare il pantalone della tuta.
James alzò gli occhi al cielo, non si era certo aspettato comitati di benvenuto, ma almeno qualcosa in più rispetto al semplice registrare la sua presenza al pari di una mosca fastidiosa.
“ Senti, a dir la verità, noi non abbiamo mai avuto molto da spartire, ma mia sorella è innamorata di te e Albus…” si fermò deglutendo a vuoto alla menzione del fratello “ lui era il tuo migliore amico…quindi potresti fingere che fossi io, o no?”
Scorpius si voltò verso di lui “ Hai bevuto, Potter?” gli chiese e la sua voce monocorde riuscì ad impedire a James di arrabbiarsi.
Lily aveva ragione, Scorpius non era più se stesso.
“ Scorpius” e lui alzò le sopracciglia nel sentirsi chiamare per nome “ io sono un buffone per natura, ma non credere che non abbia vissuto la mia parte di tragedie, so che non potrò mai essere Albus per te, nessuno potrà mai essere Albus, neppure tu lo potrai…ma devi farlo per mia sorella, se la ami…”
“ James, non ho voglia di parlarne”.
“ Io so che quello che è successo è…tutti vogliamo trovare Pegasus, per mio padre, per me, per tutti è la priorità e ti giuro faremo sputare a tutti quanti la bile appena lo troveremo, ma non allontanarti da lei…”
“ Le ho giurato che l’ avremo trovato e invece…è passato un anno, James…un anno in cui il mio bambino è chissà dove e chissà con chi…” e nella sua voce James potè sentire tutto il suo dolore come se fosse una cosa tangibile.
“ Ma non puoi farcela da solo” si oppose James.
“ Non posso permettermi di rischiare anche lei, l’ ultima persona che amo più di me stesso” i suoi occhi grigi brillavano mentre parlava e per la prima volta James riuscì a comprendere quello che Lily aveva visto in Scorpius come uomo.
“ Bene, ma, ripeto, non puoi farcela da solo, hai bisogno…”
“ Allora non mi ascolti…” si spazientì Scorpius, voltandosi verso di lui.
“ No, sei tu che non mi ascolti” si arrabbiò alzando la voce e ottenendo l’ attenzione di Scorpius” hai bisogno di qualcuno che venga a proteggere il tuo sedere suicida e Purosangue”  continuò un po’ più calmo“ ragion per cui… verrò con te” concluse con un sorriso.
Scorpius lo guardò scioccato per un attimo, ma poi si riprese, in fondo perché si stupiva? Stava parlando con un Potter.
I tre fratelli erano fatti con lo stampino, tutti e tre uguali, uno più leale dell’ altro.
Sorrise e lo guardò “ Sai che sarebbe stato un discorso da Albus?” lo prese in giro. Era grato che James avesse smesso di volergli far cambiare idea, ma non sarebbe mai riuscito a confessarglielo.
“ Non ti emozionare. Lo sto facendo per Lily” sminuì James uscendo dalla porta, ma con un sorriso ben impostato sul volto.
Da uomo lo capiva, non poteva piangere e sedersi da una parte. Doveva agire, anche se avesse dovuto girare tutto il mondo, anche se fosse morto cercandolo, ma non poteva arrendersi.
E quindi, dato che sapeva che non avrebbe mai potuto impedirglielo, lo avrebbe aiutato.
“ James Potter non perde mai “ sussurrò e Scorpius roteò gli occhi, ma pensò che per quella volta poteva fargliela passare.
 
Lily si sentiva ormai senza parole e anche nello sguardo di Scorpius vedeva le stesse sensazioni.
Era come vedere un film,  erano esterni alla cosa perché effettivamente a loro non era, per fortuna, ancora successo, ma contemporaneamente potevano sentire ogni cosa vissuta dalla loro controparte.
Ogni sentimento, ogni parola, gli sembrava di viverla, di percepirla, potevano sentirla come se gli stesse entrando dentro, perché effettivamente sapevano che l’ avrebbero condivisa. Sapevano che sarebbe andata esattamente così.
La stanza ricominciò a ruotare e Lily si sentì morire. Perché non potevano vedere qualcosa di piacevole? Perché il loro futuro doveva essere così nero? Perché da lì a due anni tutto il loro mondo per come lo conoscevano, sarebbe totalmente sparito?
Appena tutto si fermò Lily sentì Scorpius gemere leggermente come se anche lui non riuscisse più ad assistere e gli strinse la mano più forte.
I colori si dissolsero e poterono vedere uno Scorpius entrare dentro casa Malfoy di corsa, tutto trafelato, la divisa strappata in più punti e con molte macchie di sangue e i capelli pieni di polvere.
 
“ Che ti è successo?” chiese Astoria avvicinandosi al figlio e passandogli una mano tra i capelli, Scorpius si scansò innervosito “ non abbiamo tempo, mamma” commentò senza fermarsi“ siete pronti? Papà ed Harry hanno preso le loro cose?” chiese salendo le scale e  facendo i gradini due per volta per far più veloce.
“ Scorpius, aspetta” gridò sua madre, ma era troppo tardi, lui aveva già spalancato la porta della camera del padre.
Assottigliò gli occhi quando vide Lily seduta sul letto, il viso tra le sue mani e Harry che seduto accanto a lei le teneva la mano, mentre Draco appoggiato al muro si tamburellava un dito sopra al labbro.
“ Stai male?” le domandò subito preoccupato.
Lily sembrò accorgersi solo in quel momento della sua presenza e alzò i suoi occhi castani e pieni di lacrime su di lui.
“ Sto benissimo” rispose alzandosi in piedi e impostando un sorriso sul suo volto.
Scorpius passò lo sguardo da lei a suo padre e da suo padre ad Harry.
I due uomini sembravano nervosi e lei distrutta. Che stava succedendo?
“ Lily” l’ ammonì e lei prese un respiro guardando il padre e il suocero. Loro annuirono e si avviarono per uscire.
“ E’una seconda occasione” gli sussurrò Draco e pose una mano sul braccio del figlio prima di uscire dalla stanza e lasciare suo figlio solo più confuso.
“ Vuoi dirmi che succede?” le chiese con l’ ira che rischiava di riaffiorare come ogni giorno da quando due anni prima era scomparso il loro bambino.
“ Scorpius…”
“ Lily, per favore” si avvicinò e i suoi occhi sembravano tempesta pura “ stiamo per fuggire, per rinchiuderci in un campo profughi, per formare una resistenza armata…devo sapere…”
“ Io odio quelli che hanno preso Pegasus” lo interruppe Lily in un fiato e Scorpius annuì più che per abitudine che per altro, dato che aveva capito che non era finita “ li odio così tanto che vorrei strappargli il cuore…io non so neanche cosa gli è successo…potrebbe essere morto e nessun genitore dovrebbe sopravvivere al proprio figlio…”
Si lasciò di nuovo cadere sul letto come se quelle parole, quelle poche frasi l’ avessero spossata e forse, era davvero così.
“ Ma dobbiamo smettere…” disse con voce rotta, le costava davvero tanto dire queste cose “ adesso dobbiamo proteggere anche qualcun altro, qualcuno che merita che ci dedichiamo anche a lui…”
S’interruppe alzandosi in piedi e, guardando il volto di Scorpius ancora scioccato, gli prese la mano e se la portò al ventre.
Scorpius sgranò gli occhi “ Non…non può essere” replicò in un sussurro e Lily annuì tra le lacrime “ tra sette mesi più o meno” disse con un leggero sorriso.
Scorpius si portò le mani giunte davanti al naso e scosse la testa prendendo fiato, era felice, ma aveva sempre quella paura mal sopita in lui. La paura che non sarebbe riuscito ad essere un buon padre, che non avrebbe potuto proteggere neanche lui.
“ Scorp” la voce di Lily lo riportò alla ragione. Era una nuova vita. Era il loro bambino.Era la sua seconda occasione proprio come aveva detto suo padre.
La seconda occasione per tornare a vivere.
Non avrebbe mai sostituito Pegasus, nessuno lo avrebbe mai fatto, ma era sicuro che quel bambino sarebbe riuscito a far battere di nuovo i loro cuori atrofizzati.
“ Se fosse un maschio potremmo chiamarlo Albus” disse Lily per cercare di pensare a cose belle e non al fatto che Scorpius non avesse fatto ancora neanche un commento.
Lui le passò una mano dietro la schiena e l’ attirò a sé stringendola come se potesse perderla da un momento all’ altro.
“ Che ne dici di Albus James?” le chiese prima di baciarla con tutta la passione e l’ amore di cui era capace.
 
Lily scosse la testa mentre anche questa immagine spariva.
Non riusciva a credere come la loro vita sarebbe cambiata in cinque anni.
“ Non sembriamo neanche noi”  disse Lily con voce inorridita.
“ Forse, perché non siete voi”.
Entrambi si voltarono al suono della voce aspra e piena di rabbia di Pegasus.
“ Come fai a dirlo?” gli chiese Lily e lui assottigliò gli occhi “ proprio tu me lo chiedi, mammina?” la schernì e Lily inspirò bruscamente.
“ Cosa vuoi dire?” domandò Scorpius “ Questi ricordi…”
“ Questi ricordi non sono veri” sentenziò lui semplicemente “ sarebbe bello se la mia mamma fosse stata davvero così, ma sai… quando io avevo cinque anni lei era con me e…”
“ Per favore” lo pregò Lily e Scorpius si voltò verso di lei, sembrava travolta, sembrava provare un dolore troppo forte e lui se ne chiese il motivo.
Da quello che aveva visto, Pegasus non aveva motivo di odiare Lily…eppure anche quella ragazza, Cris, anche lei sembrava piena d’ odio nei confronti di Lily.
Pegasus emise un verso a metà tra uno sbuffo e una risata e guardò Lily “ che facciamo? Glielo raccontiamo a papà?” chiese con una vocina quasi infantile, come quella che le mamme usano con i loro bambini quando hanno fatto qualcosa della quale andare orgogliosi.
“ Io ti giuro…”
“ NON GIURARE” i suoi occhi divennero rossi e Scorpius avanzò automaticamente di un passo frapponendosi tra lui e Lily, ma ottenne solo un sorriso da parte di Pegasus.
“ Sai, papà, sei esattamente come mi raccontavi... almeno per la maggior parte delle cose” scherzò e Scorpius non potè trattenere un sorriso.
“ Sì, e…a proposito di questo…”
“ Non starai per chiedermi scusa, vero?” lo guardò inarcando le sopracciglia “ è davvero una cosa comica” commentò e Scorpius aggrottò le sopracciglia “ che vuoi dire?” gli chiese e Pegasus spostò lo sguardo su Lily.
Suo padre gli stava per chiedere scusa? E per cosa?
Per qualche piccolo “ scozzo” avuto tra due ragazzi pressappoco della stessa età? Invece sua madre se ne stava lì, guardandolo con quegli occhi pieni di paura e di terrore, proprio lei che l’ aveva torturato quando era solo un piccolo bambino indifeso?
“ Non posso essere io…quella dei tuoi ricordi…ti giuro non lo farei mai” Lily cercò in tutti i modi di tenere la voce ferma e gli occhi sicuri, ma si accorse di avere così paura dell’ altra se stessa e del male che era in grado d’ infliggere, da non riuscire a farlo.
“ Ti ho detto di non giurare” sibillò chiudendo gli occhi, non riusciva a guardare quegli occhi innocenti e contemporaneamente ad odiarla.
“ Pegasus” lo chiamò e l’ amore e la disperazione che era riuscita ad imprimere nel suo nome gli aveva fatto nascere un brivido.
“ Smettila” un soffio a denti stretti.
“ Pegasus” era davvero la voce di una mamma, o almeno, la voce che aveva sempre immaginato avesse sua madre.
“ Smettila” un secondo sibilo sempre più rabbioso e i pugni stretti.
“ Pegasus, per favore” quelle ultime tre parole ebbero l’ effetto di un gesso che stride sulla lavagna alle orecchie di Pegasus e se le tappò con rabbia.
“ TI HO DETTO DI SMETTERLA!” urlò agitando una mano e Lily si preparò per finire a terra per la potenza dell’ incantesimo che vide scaturire dalla sua mano, ma il suo bambino alzò di nuovo lo scudo e riuscì a proteggerli entrambi.
Scorpius e Pegasus guardarono entrambi sorpresi la luce bianca ritirarsi e venire come riassorbita dal ventre materno.
Lily sorrise per il viso con il quale Pegasus stava fissando la sua pancia ancora invisibile “ bè, che sei potente non è un mistero ormai, no?” gli chiese.
“ Perché fai così?” domandò Pegasus e di colpo sembrò come spossato.
“ Da quello che ricordo di te, non ti è mai dispiaciuto infliggere dolore, anzi hai sempre goduto delle reazioni, della paura che incutevi…”
“ Pegasus” lo interruppe Scorpius “ io non credo che Lily…”
Pegasus scosse la testa più e più volte con un sorriso amaro sulle labbra “ quando mi raccontavi quanto l’ avevi amata, non riuscivo a capirlo fino in fondo…adesso lo vedo e mi fa male” disse portandosi una mano al petto “ sento il cuore squarciarsi perché neanche io riconosco in lei mia madre…non la riconosco e sto combattendo contro me stesso, perché rischio di iniziare a volerle bene e non posso permettermelo, ma…” si fermò guardando suo padre “ è così facile amarla, vero papà?”  Scorpius fece per rispondere, ma Pegasus riprese “è così facile amare questa Lily e dimenticare che si tratta della stessa persona che mi ha torturato che mi ha sfregiato…” concluse portandosi una mano alla cicatrice sulla sua guancia.
Scorpius spalancò gli occhi. Cosa aveva appena detto? Guardò lui e poi Lily, ma sembrava altrettanto scioccata: aveva le labbra aperte e scuoteva la testa come se volesse negare e negare.
“  Non posso averlo fatto” fu un mormorio appena sommesso, ma nel silenzio di quella strana stanza risuonò al pari di un grido.
Pegasus storse le labbra strusciando i denti “ davvero?” domandò “ eppure continuasti a vantartene per così tanto tempo” la sua voce era così piena di rabbia e di sarcasmo da impedire ad entrambi di proferire parola.
“ LA PUNIZIONE IDEALE PER UN FIGLIO CHE NON VOLEVA IMPARARE AD UCCIDERE” urlò e i suoi occhi luccicarono per le lacrime represse.
Lily si portò una mano tremante alle labbra.
Lei non poteva, non poteva davvero aver fatto una cosa simile.
Doveva esserci qualche trucco, qualcosa di sbagliato nei suoi ricordi, come in quelli di Albus.
“ GUARDALA” urlò ancora Pegasus avvicinandosi di un passo “ TOCCALA, MAMMINA” la schernì e con rabbia si asciugò una lacrima che era scesa malgrado i suoi tentativi di non piangere.
Scorpius lo guardò, come avesse fatto fino ad adesso a non capire per lui restava tuttora un mistero.
Adesso gli sembrava così chiaro. Quel suo modo per cercare la sua approvazione e quella di Draco o di Harry. Quell’ odio e amore che aveva verso Lily, quel suo avvicinarsi e poi allontanarsi.
“ Non posso credere, Lily non avrebbe mai…”
Pegasus scoppiò a ridere “ Certo” assentì tra le risate “ tu non hai creduto fino all’ ultimo, non hai perso la speranza fino all’ ultimo”.
Scorpius trattenne il fiato vedendo uno sguardo uguale al proprio, ma senza la spensieratezza e la vivacità che caratterizzano gli occhi di un ventenne.
“ Che dici, mamma?” chiese guardando di nuovo Lily “ MOSTRIAMO ANCHE A PAPA’ LA TUA CREAZIONE?” urlò infine e con un gesto della sua mano tutti i colori cominciarono a sbiadire e il familiare divano verde si stagliò davanti a lei.
 
COMMENTO: SAPETE COSA? DOVEVA ESSERE UN PO’ DIVERSO, MA POI QUANDO HO INIZIATO A SCRIVERE I PERSONAGGI HANNO COMINCIATO A VIVERE DI VITA PROPRIA ED IO…BE’ NON SONO RIUSCITA AD OPPORMI…  A ME NON CONVINCE TANTISSIMO, MA A QUESTO PUNTO DIREI CHE E’ SOLO COLPA LORO : p CMQ ECCOCI AL DUNQUE PEGASUS CONTRO LILY…DOVEVA ARRIVARE IL MOMENTO, NO? VI CHIEDERETE COME SONO FINITI TUTTI IN QUEL MEGA PENSATOIO…E’ UNA COSA CHE VEDRETE MEGLIO NEI PROSSIMI CAPITOLI, MA HA A CHE FARE CON LA COLLANA SALVAVITA DI PEGASUS E DI CONSEGUENZA I RICORDI CHE HANNO VISTO…AVETE CAPITO, VERO? COMUNQUE QUANDO HO SCRITTO IL NOME INTERO DI A.J. MI SONO MESSA A RIDERE E MI SON DETTA ANCHE QUA IMMAGINERANNO CHE LA J STESSE PER JUNIOR E INVECE NO…SONO DISPETTOSA :p  QUINDI ADESSO LI TROVIAMO TUTTI LA’ DENTRO A CAUSA DEL SANGUE RACCHIUSO NELLA COLLANA, SOLO CHE LILY E PEGASUS SONO INCOSCIENTI, MA SCORP? VABBE’ VEDRETE, COME VEDRETE PER INTERO IL CONFRONTO E COME ANDRANNO LE COSE TRA LILY E SCORPIUS O TRA LILY E SUO FIGLIO : )) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO OVVERO: ICEPRINCESS / ALWAYS89 / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / ENDY_LILY95 / LILY LUNA HERONDALE / SCEMINA E SINISA!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTI !!

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Capitolo 33
*** 32 CAPITOLO ***


AVVERTIMENTO: IN QUESTO CAPITOLO CI SONO SCENE CHE POTREBBERO TURBARE IN QUANTO SI PARLA DI VIOLENZA SU UN BAMBINO, GLI AVVERTIMENTI CI SONO, MA PREFERISCO AVVERTIRE ULTERIORMENTE PER DARVI LA POSSIBILITA’ DI SALTARE IL CAPITOLO!!
Teddy non riusciva a credere a quello che aveva visto fino ad allora.
Pensava di averne viste tante nella sua vita e di averne sentite ancora di più crescendo con i racconti del suo padrino sui tempi della guerra.
Ma quando quella ragazza, Zoe, gli aveva confessato che lei e la sua gemella erano figlie sue e di Victoire, era rimasto imbambolato e senza parole per qualche minuto.
Razionalmente avrebbe voluto mettersi a ridere e scuotere la testa, comunicando a quella ragazza che era nel posto giusto per ricevere un qualche aiuto psicologico, ma poi aveva guardato i suoi occhi.
Erano di un colore spento in quel momento, la sua disperazione e preoccupazione si poteva evincere in ogni capello grigio, in ogni sfaccettatura dei suoi occhi o linea della sua pelle, ma nonostante quello, Teddy non riusciva a non crederle.
Gli sembrava che gli occhi di quella ragazza fossero esattamente identici a quelli di Victoire, e poi, era una Metamorfmaga; certo, questo non gli dava la certezza di niente, ma era un ulteriore punto a suo favore.
Vedendo il suo volto smarrito, lei aveva indicato sua sorella, ancora priva di sensi, e aveva cercato di spiegargli come fossero venute nel passato insieme al figlio di Albus e a quello di Lily per salvare il loro futuro compromesso.
Scosse la testa, anche mentre le formulava nella sua mente quelle parole gli sembravano così assurde, così impossibili, eppure, ancora una volta, la sua voce e i suoi occhi erano così certi che aveva potuto dire con certezza che quella ragazza non mentiva.
Questo, però, non gli aveva impedito di sentirsi sopraffatto e appena vide la ragazza avvicinarsi alla sorella che dava segni di risveglio, mormorò qualcosa a proposito di un antidoto e se ne andò dalla stanza: O forse avrebbe dovuto dire che era fuggito.
Per un attimo si sentì come suo padre che, come gli aveva raccontato sua nonna, non ebbe una reazione esattamente coraggiosa all’ idea di aspettarlo.
Certo, era una cosa diversa, suo padre era fuggito per paura di avergli fatto del male prima ancora che lui vedesse la luce, aveva paura di avergli trasmesso il gene della Licantropia…come se potesse esistere, mentre lui era fuggito solo per riordinare le idee e poter aiutare l’ altro ragazzo.
Sorrise inconsciamente mentre i suoi pensieri deviavano di nuovo, avrebbe voluto mettersi in contatto con Victoire e dirle che stavano per diventare di nuovo genitori, non era da tutti poter annunciare alla moglie che aspettavano un bambino…anzi due.
Sollevò il mestolo e versò l’ antidoto dentro una fialetta, era ancora perso dietro a tutti i suoi ragionamenti quando vide le fiamme del camino accendersi di un verde acceso e il suo corpo si tese: stava arrivando qualcuno.
Istintivamente afferrò la bacchetta e si mise in tasca la fiala, sapeva che tutte le vie di comunicazione da e per il San Mungo erano state disattivate, ma avevano deciso di lasciare un camino per una qualsiasi emergenza con un paziente.
Si rilassò appena vide una figura venire fuori; riconobbe immediatamente Alice mentre veniva sputata fuori atterrando sulle mani e sulle ginocchia.
“ Alice” la chiamò e poggiò la bacchetta sul ripiano per chinarsi su di lei.
Quando vide il suo sguardo sgranò gli occhi:  le sue guance erano rigate di lacrime e il suo respiro sembrava incepparsi nel suo petto.
“ Teddy” soffocò in un gemito, lui provò a sorriderle per farle capire che era davvero lui, ma non ci riuscì totalmente, sembrava davvero sconvolta e lui stesso l’ aveva vista sparire davanti ai suoi occhi, senza contare che Lily non era con lei.
“ Teddy…aiutala…Teddy, io…oddio”
Alice si sollevò in ginocchio e si strinse le mani sulla testa comprimendola come se tutto fosse troppo per lei.
Teddy le prese le mani staccandole dalla sua testa e lei lo fissò, ma lui non era affatto sicuro che lo stesse vedendo davvero.
“ Alice, Alice, fermati, smettila e dimmi cos’ è successo? Dov’ è Lily? Dove vi hanno portate?”
Era importante che lei si calmasse, solo riacquistando la lucidità avrebbe potuto sapere qualcosa.
“ Teddy” ripeté Alice e lui suo malgrado emise un sospiro frustrato, rischiava di non arrivare da nessuna parte in quel modo.
L’ aiutò a sollevarsi e cominciò a condurla verso la stanza dov’ erano tutti riuniti.
Albus l’ avrebbe aiutata, era sicuro che lui sarebbe riuscito a sapere tutto quello che era successo.
Si fermò quando lei si piegò su se stessa colta da uno spasmo improvviso, vide le lacrime ricominciare ad uscire dai suoi occhi e sarebbe caduta sulle ginocchia se Teddy non l’ avesse sostenuta.
“ Il mio bambino” sussurrò “ hanno ucciso il mio bambino” affermò con voce rotta dal pianto.
Teddy improvvisamente comprese e lo spavento gli fece accelerare il passo, il ragazzo stava morendo e lui aveva l’ antidoto.
“ Dobbiamo correre” affermò e la prese in braccio per trascinarla verso la stanza.
Lei urlò e si contorse tra le sue braccia e Teddy dovette farla scendere. Le poggiò con la schiena contro il muro e si chinò su di lei.
“ Sta morendo, posso sentirlo” la sua voce era ormai un pianto angosciato. Tutto lo shock sembrava scomparso e sembrava aver lasciato nei suoi occhi solo un dolore immenso.
“ Non morirà, Alice” le disse, poi le prese il viso tra le mani “ non morirà, te lo prometto” si alzò e fece per correre verso la stanza pregando di arrivare in tempo, se Alice era in queste condizioni significava che al bambino restava poco tempo e quindi anche al ragazzo disteso in quel letto.
Alice emise l’ ennesimo gemito e Teddy si fermò.
Cosa aveva appena pensato? Come aveva potuto essere così stupido.
Tornò indietro mettendosi una mano in tasca e tirando fuori la fiala dell’ antidoto.
“ Bevi” le ordinò calmo e Alice lo guardò, nei suoi occhi il dolore e lo smarrimento la fecero indugiare un attimo, ma poi parve comprendere i pensieri di Teddy e velocemente prese la fiala bevendone tutto il suo contenuto.
Rabbrividì un attimo per il sapore dell’ antidoto, ma qualche secondo dopo il respiro le si fece regolare e Teddy poté vedere i suoi pugni rilasciare la morsa nella quale erano stati racchiusi fino a quel momento e il viso distendersi leggermente.
Alice sorrise prendendo respiri regolari e cercando di far smettere la sua testa di girare vorticosamente.
“ Mi viene da vomitare” sussurrò e si alzò di scatto, ma appena fu in piedi, l’ aria fresca la investì e le sembrò immediatamente di stare meglio.
Teddy la vide appoggiarsi al muro “ vieni, andiamo” le disse con voce tranquilla e lei lo seguì.
Percorsero un paio di corridoi prima di arrivare alla stanza dove erano rinchiusi tutti.
“ Lily” disse improvvisamente. Non poteva credere di averla accantonata.
Lei non ci aveva pensato più di un secondo a mandarla avanti e per colpa di questo era rimasta bloccata in quel posto maledetto e lei invece l’ aveva  messa da parte pensando solo a se stessa.
“ Lily” ripeté guardando Teddy nervosamente “ lei è…” si fermò. Dov’ erano? Lei non lo sapeva.
Non sapeva dov’ erano state portate, era stata inconscia per la maggior parte del tempo e anche quando si era ripresa stava talmente male che non ricordava alcun particolare, tranne uno: la persona che aveva stordito Lily.
“ Va bene, Alice” la consolò Teddy “ visioneremo i tuoi ricordi, la troveremo” le disse posandole una mano sopra al braccio e contemporaneamente aprendo la porta.
Appena entrarono nella stanza rimasero bloccati.
Pandemonio, non era una parola che avrebbe potuto soddisfare a pieno tutto quello che stava succedendo.
Tutti urlavano contro tutti.
Draco sembrava quello più nel panico di tutti.
Scorpius era come avvolto da una pallida luce che circondava lui e Pegasus rendendoli quasi legati.
Teddy seguì la luce e vide che scaturiva dalla mano di Pegasus e che le linee – che aveva notato precedentemente-  erano illuminate.
Albus aveva le mani tra i capelli e continuava a passare lo sguardo dal suo migliore amico ad un ragazzo steso nel letto.
Infine vi erano due ragazze appoggiate ad un muro, avevano sul volto l’ espressione di chi non riesce a comprendere cosa sta succedendo, ma che contemporaneamente non riescono a stare ferme a guardare.
Alice vide le loro mani allacciate e sorrise tristemente, fino a pochi minuti prima anche lei aveva tenuto la mano di sua sorella, della sua migliore amica.
Questo la riportò alla realtà “ Albus” chiamò.
Non fu altro che un sussurro e si diede quasi della stupida da sola, come poteva sentirla visto tutto il caos che c’ era nella stanza, ma lui invece la sentì.
Alzò gli occhi e Alice non aveva mai visto i suoi occhi brillare così tanto.
Tutto si fermò intorno a lei mentre guardava Albus correre verso di lei e prenderla tra le braccia.
Aveva avuto così tanta paura di non rivederlo che Alice passò le sue mani intorno al suo busto e lasciò che il profumo del suo corpo le invadesse le narici.
Lui le prese il viso tra le mani accarezzandolo e la baciò.
Proprio nel secondo in cui le loro labbra s’ incontrarono, il rumore di un risucchio li riscosse e li fece dividere.
Albus guardò suo figlio sollevarsi a sedere di scatto e cominciare a respirare come per riportare aria dentro ai suoi polmoni.
Alice guardò il ragazzo, lei non lo aveva mai visto, ma quando il ragazzo aprì i suoi occhi e lei vide i suoi occhi verdi non poté fare a meno di fare un passo indietro.
Albus stava per andare verso suo figlio, ma sentì la mano di Alice scivolare dalla sua e si fermò.
Vide che le due ragazze avevano circondato suo figlio e decise che Alice aveva bisogno di qualche spiegazione.
“ Alice, so che potrà sembrarti assurdo, ma lui è J.J. …” si fermò per essere sicuro che lei lo stesse comprendendo, quando la vide riportare lo sguardo su di lui continuò: “ lui è il nostro bambino” affermò e Alice aprì le labbra osservando il ragazzo che stava parlando con le due ragazze: i suoi capelli corvini sparati in tutte le direzioni, i suoi occhi verdi e pieni di luce e persino le labbra piene di Albus.
“ Aly” la chiamò Albus vedendo il suo volto scioccato.
Lei riportò per la seconda volta lo sguardo su di lui, ma stavolta un sorriso orgoglioso comparve sulle sue labbra “ è la tua copia sputata” commentò.
Albus sorrise alla sua reazione e guardò verso il figlio “ sì, direi che mi sei rimasta fedele” scherzò prendendosi uno scappellotto da Alice.
Proprio in quel momento il ragazzo si voltò verso di loro e gli occhi di madre e figlio s’ incrociarono per un attimo.
Alice sembrava volesse precipitarsi da lui, ma contemporaneamente capì dal suo sguardo che lui non la conosceva.
“ Perché non vai da lei?” gli chiese Zoe e J.J. distolse lo sguardo puntandolo nel suo “ potremmo andare insieme, là c’ è tuo padre a parlare con Draco” le disse sarcastico.
Zoe sospirò “ pensavo che il veleno ti avesse addolcito” scherzò guardando di soppiatto verso suo padre.
Lui sorrise “ da quando in qua il veleno addolcisce?” chiese scherzoso “ bè, più acido di come eri è impossibile” replicò stando allo scherzo.
“ Ma…ma…” J.J. non riusciva a trovare parole per opporsi, poi capì che lo stava prendendo in giro e incrociò le braccia al petto.
Lei rise e gli circondò le gote con le mani “ ho fatto bene a scommettere su di te, Potter” gli disse baciandolo dolcemente sulle labbra.
Lui mise le mani su quelle piccole di Zoe e sorrise “ da quando in qua credi in me?” la stuzzicò, poi prima ancora di aspettare la sua risposta l’ attirò a sé.
“ Bè…questo sì che è imbarazzante” commentò Albus e Alice sorrise portandosi una mano al ventre visto che il piccolo J.J. le aveva appena tirato un calcio.
Alice spostò lo sguardo e osservò l’ altro ragazzo e Scorpius entrambi incoscienti e circondati dai restanti occupanti della stanza.
“ Cosa è successo a Scorpius?” chiese Alice “ non lo sa neanche Draco” rispose Albus e Alice si avvicinò a loro.
“ Quindi se lui è nostro figlio…” disse osservando di nuovo quel ragazzo che si stava spostando per scendere dal letto “ provo ad indovinare…lui è figlio di Lily e Scorpius?” chiese guardando i suoi capelli biondi e il fisico simile a quello del padre.
Albus annuì “ Pegasus “ la informò e Alice annuì con le lacrime agli occhi.
Non riusciva a smettere di pensare a Lily. Pensare a lei nelle mani di Aaron, pensare a lei ferita da colei che avevano creduto amica.
Con la quale avevano diviso pasti, allenamenti e chiacchiere tra amiche.
Si appese al braccio di Albus attirando la sua attenzione. Doveva dirglielo subito “ Lily…”
Si fermò notando il dolore negli occhi di Albus, sapeva che sua sorella era stata sicuramente il suo primo pensiero dopo averla vista entrare sola nella stanza e sapeva che non aveva chiesto niente per paura.
Il suo animo Serpeverde che aveva preferito non pensare per un attimo invece che soffrire.
“ Lei non ce l’ ha fatta a fuggire” lo informò e lui annuì senza riuscire a parlare “ dobbiamo trovarla… lei è in mano…”
Albus alzò una mano e la interruppe, non voleva sentire il nome di Aaron. Non credeva di riuscire a gestirlo.
“ Non è solo lui, Albus…” lo informò la voce che tremava “ c’ è una talpa in Accademia” affermò ottenendo totalmente la sua attenzione.
***
J.J. scese dal letto e si fermò appena i suoi occhi registrarono suo cugino steso sul letto.
“ Non si è ancora ripreso?” chiese la paura nei suoi occhi. Zoe scosse la testa, senza riuscire a staccare gli occhi dalla figura immobile nel letto.
“ Non è bastata neanche la collana…anzi…io credo che sia per questo che Scorpius…”
Si fermò e lasciò che J.J. osservasse la luce bianca che si sprigionava dalle mani di Pegasus e lo legava a suo padre, seduto e anche lui inconscio.
“ Per Silente!” imprecò “ questo è proprio un gran casino” affermò e nel silenzio che si era creato, tutti si voltarono verso di lui.
Non potevano essere più d’ accordo.
***
Lily vide il divano verde che ormai aveva visto anche dal vivo e trattenne il fiato.
Quello che aveva visto succedere più volte in quella stanza l’ aveva distrutta talmente tanto che si chiedeva se sarebbe mai più tornata la stessa persona che era.
Guardò il bambino seduto sul divano e sentì le lacrime salirle agli occhi, fino a quando aveva potuto credere di non essere lei, aveva provato solo odio verso quella figura che si presentava con il suo volto per fare del male ad un bambino così piccolo, da quando aveva capito che lei era la mamma di Pegasus, che lei era quella mamma che lui guardava con occhi pieni di supplica, che guardava implorante come se non capisse il motivo, da quell’ esatto momento, poteva essere solo disgustata e piena di odio verso se stessa.
Come poteva essere diventata quel tipo di persona.
Razionalmente le pareva così impossibile, le sembrava che solo dopo averla sottoposta ad un trapianto di cervello avrebbe potuto comportarsi in quel modo, perché non era da lei; non era da Lily Potter.
Non avrebbe mai torturato suo figlio, anzi, dubitava che sarebbe mai riuscita a torturare nessuno. Non dopo quello che aveva passato.
Sentì la mano di Scorpius stringere la sua, ma Lily non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, né per guardare lui, né per guardare l’ espressione di Pegasus.
Quando vide il bambino sbarrare gli occhi e raccogliere le ginocchia al petto come per proteggersi capì che quella donna doveva essere in arrivo e soprattutto, capì che oramai, il piccolo, ne era completamente terrorizzato.
I suoi occhi erano così spenti, ancora meno vivaci dell’ ultimo ricordo che Lily aveva visto, e probabilmente in questo era anche cresciuto, sembrava avere circa cinque o sei anni.
“ Piccolo incapace, cosa stai facendo qua?”.
Lily chiuse gli occhi quando la donna entrò anche nel loro campo visivo. Non riusciva a guardarsi.
Scorpius si voltò verso Lily; era sorpreso. Aveva creduto che Pegasus fosse in errore, eppure adesso Lily era davanti a lui e il modo in cui aveva appena parlato al bambino non faceva presagire niente di buono.
Guardò Lily, ma lei aveva ancora gli occhi fissi su quella donna, lo sguardo inorridito e sorpreso di chi non riesce a credere ai propri occhi. Spostò lo sguardo sulla Lily del ricordo e strinse i suoi occhi per osservarla meglio.
Aveva qualcosa che non andava.
Il colore degli occhi era quello di Lily, ma lo sguardo non gli sembrava il suo.
Conosceva ogni sfaccettatura dei suoi occhi, di quel castano così luminoso da sembrare del colore di una foglia autunnale. Conosceva l’ amore che Lily riusciva a trasmettere, anche nei momenti di rabbia pura o di furia, e, quello sguardo, non assomigliava minimamente a quello di quella Lily.
“ Tu stupido Magonò” disse la donna con una cattiveria tale che Lily trasalì.
Si avvicinò al bambino e Lly avrebbe voluto solo frapporsi tra i due e proteggere quel bambino, ma non poteva cambiare ciò che era già successo.
Lo vide prenderlo per il polso e sollevarlo dal divano “ ti sei allenato?” gli chiese e il bambino la guardò terrorizzato. Le lacrime in quei piccoli occhi azzurri “ m-mamma…” iniziò, ma lei non lo lasciò finire perché gli tirò uno schiaffo così forte che il bambino barcollò qualche secondo tenendosi la guancia.
“ Non devi implorare!” gli urlò “ sii uomo e uccidi” gli disse e senza degnarlo di uno sguardo, puntò la bacchetta verso il corridoio e dopo qualche secondo videro apparire un gattino.
“ Stai scherzando” soffiò Lily vedendo che lo depositava sul divano e lo immobilizzava con la magia. Non poteva aver capito bene. Quella donna voleva davvero che Pegasus imparasse ad uccidere, facendogli maledire un gattino.
Lily capì che era la stessa scena che aveva visto la volta precedente.
“ Per favore… Non farmelo rivedere…”
Lily s’ interruppe appena il figlio che aveva ancora nel ventre alzò di nuovo lo scudo e lei guardò meglio gli occhi di Pegasus e vide che la stavano guardando con una furia tale che era diventati di nuovo rossi.
“ Davvero mamma?” le chiese con la rabbia che trapelava dalle sue parole “ non sei orgogliosa? mi hai costretto…” si fermò stringendo le mani a pugno, il respiro affaticato per fare uscire le sue ultime parole “ non essere ipocrita… almeno…non essere ipocrita” le sibillò e Lily riportò lo sguardo sul bambino del ricordo e guardandolo attentamente vide i lividi e i graffi sul suo volto e capì che effettivamente doveva essere passato qualche giorno rispetto al ricordo precedente.
Sospirò distogliendo lo sguardo e lo scudo si abbassò di nuovo.
Si portò una mano alla tempia massaggiandosela. Il piccolo Pegasus stava cercando di maledire il gattino. Lily poteva vedere la sua espressione concentrata, lo sguardo che lanciava a quella donna e che cercava la sua pietà.
“ Non ce la faccio, mamma… ti prego smettiamo”.
La donna puntò la bacchetta su di lui “ è una questione di sopravvivenza, Pegasus, la mamma lo fa per te” gli disse con una voce così calma che a Lily si arricciarono i capelli sulla nuca.
Scorpius chiuse gli occhi provando ad ascoltare la voce di questa Lily, l’ aveva sentita così tante volte arrabbiata con lui e come se non bastasse l’ aveva sentita infuriata e piena di disperazione anche nel primo ricordo del futuro che aveva osservato, ma mai, mai, aveva udito questo timbro.
Era cattivo, era sadico, era qualcosa che non gli sembrava appartenere a Lily. Lei che non era così neanche quando parlava degli Apocalittici, come poteva rivolgersi al proprio figlio in quel modo?
Riaprì gli occhi quando sentì un rumore di vetri infranti e il suo cuore mancò un battito quando vide che il suo bambino era riverso a terra in mezzo ai resti di un tavolino rotto.
Provò una grande rabbia nel vedere la donna avvicinarsi a lui e torreggiare su di lui guardandolo, quasi, come se fosse preoccupata.
La vide chinarsi mentre Pegasus cercava di rialzarsi finendo per tagliarsi di più, gemendo di dolore e mordendosi il labbro inferiore per imporsi di non piangere.
Lily azzardò un’ occhiata a suo figlio, il ragazzo adulto che era al suo fianco e vide che non riusciva a staccare gli occhi dal bambino, la mascella contratta e le mani strette in un pugno così forte che le sue nocche erano sbiancate.
Si pose i palmi delle mani sugli occhi sentendo le lacrime salirle, cosa doveva aver passato in mano a quel mostro?
Un verso gutturale attrasse la sua attenzione sul piccolo Pegasus e lo vide muovere una mano per togliersi il vetro da un braccio e stringere i denti per non cedere alle lacrime. Sentì Scorpius accanto a lei inspirare bruscamente il respiro.
Vide il suo piccolo braccio cominciare a sanguinare sempre più copiosamente e si chinò sulle ginocchia “mi dispiace” mormorò “ mi dispiace così tanto” bisbigliò con la voce rotta dalla lacrime.
Non sapeva neanche perché si stava scusando, era convinta di non essere lei quella donna, ma guardare il suo bambino e leggere la disperazione nei suoi occhi e la confusione nel suo volto, era una cosa che la stava distruggendo.
Stava distruggendo il suo cuore di mamma.
Si avvicinò lentamente ormai incurante di chi fosse con lei, ma solo con gli occhi fissi sul bambino tremante.
S’ inginocchiò accanto a lui e vide una cameriera percorrere la stanza e portarsi le mani alle labbra dopo aver visto la scena.
“ Non ora, Emily” le disse la donna con cattiveria e contemporaneamente con uno sguardo pieno di trionfo che Lily comprese essere per quello che aveva fatto “ ma puoi restare qua, probabilmente dopo avrà bisogno di te”.
Lo disse con una tranquillità tale che Lily quasi rabbrividì. Come poteva minacciare un bambino con quella tranquillità?
Vide la cameriera scuotere la testa e finalmente capì perché in tutti i ricordi che aveva visto non parlava mai.
L’ aveva sempre vista lateralmente, appoggiata al muro o china sul bambino e non era mai riuscita a vederla totalmente in viso.
Il suo viso era completamente sfigurato da una parte.  L’ occhio era fisso e la palpebra assente mentre la bocca sembrava sempre aperta in un ghigno che mostrava i denti.
Lily si chiese come poteva Pegasus non esserne spaventato. Un bambino della sua età non poteva non esserne impaurito.
Ma capì che non era così quando vide come Pegasus adulto stava guardando la cameriera, con un amore così sconfinato che Lily avrebbe pagato Galeoni per vedere quello sguardo mentre osservava lei.
“ Hai capito, stupido pezzo di carne inutile?” gli chiese prendendolo per i capelli e alzandolo di modo che lui non potesse che seguirla e mettersi in piedi.
Il bambino cercava di non piangere, ma Lily vide che il suo mento era talmente tanto contratto e i suoi occhi talmente pieni di lacrime che non sapeva se ci sarebbe riuscito ancora a lungo. E lei aveva visto cosa gli succedeva se cominciava a piangere.
“ Non starai per piangere, vero?” gli chiese la donna e la sua voce era quasi un ringhio animalesco.
Il bambino guardò per un attimo davanti a sé e Lily si accorse che cercava conforto nella cameriera.
Lei scosse la testa impercettibilmente e il bimbo ripeté il gesto stringendo le labbra per ricacciare le lacrime indietro.
“ Bene” disse la donna lasciandogli i capelli e Pegasus si portò una mano a massaggiarsi la testa dolente, ma ancora non disse una parola.
“ Allora…stendi la mano e uccidi quel dannato gatto” gli ordinò.
Pegasus stese il braccio e lo puntò verso il gattino e pronunciò le parole.
Lily si portò le mani al viso quando sentì quelle due parole uscire dalle labbra innocenti del suo bambino “ Avada Kedavra” disse e la sua voce era poco più di un sussurro.
Il ringhio rabbioso della donna fece capire a Scorpius che il gattino era ancora vivo, ma Scorpius non l’ aveva neanche guardato, non era riuscito a spostare gli occhi dal viso del suo coraggioso bambino.
Non era riuscito a smettere di guardare tutta la determinazione che si era imposto per non piangere e per cercare di accontentare la madre e non soffrire più, ma quando la vide chinarsi sui vetri rabbrividì.
Lily si alzò in piedi come per frapporsi in mezzo, ma sapeva che non sarebbe servito.
“ Tu…devi…volerlo…uccidere” disse scandendo le parole una per una e Lily scosse la testa vedendo Pegasus che la guardava senza riuscire a proferire parola o a chiedere spiegazioni, solo fermo nel suo terrore.
Lo vide iniziare a tremare quando lei si avvicinò a lui con un vetro in mano, ma ancora non la pregò.
Vide la cameriera scattare in avanti e lei sorridere e bloccarla con un semplice incantesimo.
Vide Pegasus guardare la cameriera e poi spostare lo sguardo su sua madre come a pregarla di non farlo.
“ Devo, capisci?” gli chiese come se gli stesse impartendo una lezione.
“ Devo mostrarti cosa significa sopravvivenza…ricordi che ti ho detto che era una questione di sopravvivenza?” gli chiese e la sua voce non era più piena di rabbia, anzi sembrava quasi felice e Lily sentì la bile salirle in gola quando capì che sicuramente stava pregustando quello che sarebbe successo.
“ Sai, Pegasus, se dovessi scegliere tra la tua vita e quella di un altro che faresti?” gli chiese e il bambino scosse la testa, un vago sguardo di confusione nel suo volto.
Lily strinse le mani. Come poteva chiedere ad un bambino di cinque anni una cosa del genere?
Cosa ne sapeva lui della morte?
“ Non uccidere nessuno” la voce bassa e terrorizzata con cui lo disse, fece capire a Lily che in realtà sapeva cos’ era la morte e lo sapeva anche troppo bene.
Questo fece cadere Lily in un baratro ancora più profondo. Cos’altro aveva dovuto subire il suo povero bambino?
La donna si alzò in piedi con un’espressione soddisfatta sul suo viso “ ti riferisci a Kathrine?” gli chiese “ bè, dovevo mostrarti come si uccideva e mi serviva un volontario” rispose con una voce così scherzosa che Scorpius provò l’ impulso di prenderla a schiaffi.
Oltre ad abusare di lui fisicamente, stava torturando anche la sua mente.
Guardò Emily e tornò a guardare il bambino “ ma in fondo era lei quella a cui eri più affezionato, vero?” e il bambino abbassò gli occhi “ se mi sono sbagliata posso benissimo…”
“ NO” urlò lui, parlando per la prima volta e implorando la mamma di non fare del male alla cameriera cui aveva già puntato la bacchetta al petto.
“ Allora, se dovessi scegliere tra te e lei…chi salveresti?” le chiese inginocchiandosi di nuovo davanti a lui.
Lily non riusciva a staccare gli occhi da suo figlio e da quello sguardo pieno di disperazione.
“ Va bene” disse lei allungando la mano e toccandogli i capelli, lui si ritrasse e la donna rise “ non preoccuparti” gli disse, non senza una certa soddisfazione “ mi sono ripromessa di non colpirti più in testa, credo tu stia diventando scemo” lo informò, con la stessa intonazione di un dato di fatto e Lily non poté fare a meno di sgranare gli occhi.
Era una conferma. Lei non avrebbe mai detto una cosa del genere. Mai. Non esisteva. Mai.
“ Ti faccio un esempio più semplice, vuoi?” domandò e Lily si alzò in piedi mettendosi di fronte a lei e studiando ogni centimetro di quella folle che adesso stava parlando al suo bambino come se avesse mai avuto una scelta.
“ Tra te e il gatto chi salveresti?”.
Vedendo che non riceveva risposta si chinò di nuovo e si appoggiò al braccio, già ferito del bambino, conficcando una delle sue dita nella carne viva.
Lily urlò contemporaneamente a Pegasus. Non se lo aspettava e non osava immaginare come un bambino così piccolo fosse riuscito a sopportare un dolore che, come lei purtroppo sapeva, era fortissimo.
“ Fa male?” gli chiese e Lily vide con la coda dell’occhio che anche Scorpius era avanzato e che ora erano entrambi così vicini alla donna e al bambino che se solo avessero potuto glielo avrebbero strappato tra le braccia prima di maledirla una cinquantina di volte.
“ Questo è il dolore” gli insegnò mentre il bambino era caduto a terra e si stava rotolando tenendosi il braccio ferito e respirando affannosamente. 
“ FERMATI!” urlò la donna e lo bloccò per le spalle “ adesso?” gli chiese “ adesso chi lasceresti morire?” domandò ancora.
Quando il bambino non rispose lei infilò di nuovo un dito dentro la carne aperta facendolo urlare e rendendolo quasi stordito per il dolore.
“ Adesso?” ripeté e lui scosse la testa.
Lily avrebbe voluto che il ricordo si fermasse come sentì di nuovo le urla piene di dolore del suo bambino.
Il cuore le stava esplodendo nel petto e le lacrime le rigavano ormai le guance.
“ Devi reagire” gli urlò schiaffeggiandolo di nuovo “ dimmi chi vorresti che morisse” gli ordinò.
Lily vide il bambino finalmente fermarsi e prendere dei respiri.
Poteva vedere il suo petto muoversi a blocchi, la sofferenza talmente tanto forte da rendergli impossibile respirare correttamente.
Vide il suo sguardo pieno di rabbia e rancore e lei si ritrovò a pensare che in tutti i ricordi che aveva visto, non era mai riuscita a vedere uno sguardo felice o spensierato in quel bambino.
“ Te” rispose in un fiato e il cuore di Lily si fermò.
Che cos’ aveva detto?
“ No, no, no” disse disperata alzandosi in piedi e mettendosi in mezzo tra la donna e il bambino “ non lo ha fatto apposta…è piccolo…” lo giustificò presagendo già cosa stava per accadere “ NON LO TOCCARE!” urlò cercando di abbassare la bacchetta, ma non aveva potere in un ricordo.
Si voltò verso il Pegasus adulto “ ti prego fermalo” gli disse.
Non poteva vedere un’ altra tortura. Lei non riusciva a convivere con questa colpa.
Non riusciva a pensare di essere davvero lei.
 “ Pensi di essere intelligente, vero?” gli chiese, la voce piena di rabbia e Lily suo malgrado si voltò di nuovo verso la scena.
Il bambino si muoveva tra le mani della donna, si agitava, ma la forza di lei era maggiore e lo schiacciò a terra.
Quando il corpo del bambino cozzò contro i vetri già infranti Lily si portò le mani sopra al viso e a quel punto non riuscì ad impedire a nuove lacrime di cadere dai suoi occhi.
“ Vuoi che t’ insegni nel peggiore dei modi, vero?” il bambino non rispose quasi soffocato dal braccio della donna e lei gli puntò il vetro contro la gola.
“ Allora, salveresti te stesso o il gattino?” gli chiese e Lily vide il bambino stringere gli occhi pieni di rabbia con la quale la stava guardando.
Lei gli passò, lentamente e senza premere la parte tagliente del vetro sulla gola “ sai cosa potrei farti? La tua vita è in mano mia…” sussurrò “ quindi dimmi quello che voglio sentire” gli ordinò e con il vetro salì al suo viso.
“ Per favore” sussurrò Lily avvicinandosi al Pegasus adulto.
Pegasus bambino scosse la testa “ ucciderò il gatto” mormorò impaurito.
Il viso della donna si aprì in un sorriso pieno di perfidia e vittoria “ sei deciso?” gli chiese e lui non rispose continuando a guardarla come se fosse l’ ultima cosa che volesse fare.
La donna sorrise come se non avesse aspettato che questo e premette il vetro fino ad affondare nella sua carne, partì dal lato del labbro e percorse la strada fino all’ occhio fermandosi poco prima.
Lily si premette le mani sulla bocca, forte, fino a riuscire a smorzare il suo grido, fino a farsi del male; vide Scorpius sorpassarla e fu sicura che stesse cercando d’ impedirle di fargli del male, ma non ci riuscì.
Lily si distese accanto al bambino urlante e tremante e gli pose una mano sulla testa, come a volerlo cullare.
“ Almeno adesso somiglierai a chi ami così tanto” gli disse con rabbia e liberò la cameriera che schizzò subito accanto al bambino.
“ Curalo” le ordinò “ ma non devi toccare quella” le disse indicando il viso di Pegasus che stava ormai diventando una maschera di sangue “ se quando torno gli hai curato anche quella…” la guardò minacciosa “ a quel punto ne avrà davvero una uguale alla tua” minacciò.
Lily vide lo sguardo della cameriera e provò pena per lei. Da come guardava suo figlio sembrava che questa Emily lo amasse davvero, forse era l’ unica figura materna che conosceva.
“  E tu…” disse guardandolo “ quando torno dovrai uccidere quel gatto” gli ordinò.
Pegasus guardò quella donna che diceva di essere sua madre e che lo aveva ferito e strinse i pugni.
Gli oggetti cominciarono a vibrare sulle mensole, i vetri tremarono e persino il pavimento sembrò sussultare.
E poi accadde: In un secondo gli occhi di Pegasus divennero rossi.
La cameriera cadde seduta all’ indietro e gli occhi della Lily del futuro si sgranarono come Pegasus spostò gli occhi verso il gatto e senza esitazione tese la mano pronunciando le fatidiche parole.
In un attimo il gatto cadde a terra. Gli occhi sgranati e le membra intirizzite. Era morto.
“ NO!” urlò Lily “ NO!NO! NO!” continuò ad urlare.
Scorpius si precipitò da lei e la prese tra le braccia. Si chiese come potesse amarla dopo aver visto quello che aveva fatto al suo bambino, ma si stava facendo forza pensando che quella non era lei.
Lily non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
“ Ti prego…” lo supplicò tra le lacrime, passando lo sguardo dal bambino dei ricordi che in quel momento era cullato da una cameriera silenziosa, a il ragazzo che aveva accanto a sé. La versione adulta di suo figlio.
“ Per favore…” lo pregò “ devi credermi, io…” si fermò quando afferrò il polso di suo figlio.
Per un attimo fu come se ci fosse un terremoto, tutto intorno a loro cominciò a vibrare e istintivamente riportarono lo sguardo sui ricordi, forse era qualcosa che li riguardava.
Invece tutto era come un attimo prima, all’ improvviso però una nebbia si diffuse intorno a loro e quando si schiarì la cameriera non era la solita cameriera.
Il suo viso era ancora sfigurato e la sua bocca ancora perennemente spalancata e senza labbra, ma i lineamenti erano decisamente quelli di Lily.
“ Cosa hai fatto?” chiese Pegasus facendo un passo indietro.
Lily e Scorpius stavano guardando ancora scioccati la scena davanti a loro e non lo sentirono.
“ COSA HAI FATTO?” urlò Pegasus e Lily comprese che i suoi occhi erano di nuovo diventati rossi e senza controllo, visto che il suo bambino alzò immediatamente il suo scudo.
“ Non ho fatto niente…” mormorò Lily incerta.
“ DEVI AVER FATTO QUALCOSA…RIDAMMI EMILY, RIDAMMI EMILY!” urlò Pegasus fuori controllo e Scorpius si alzò frapponendosi tra madre e figlio.
“ SPOSTATI PAPA’” urlò sentendo le sue mani vibrare di potenza “ Pegasus, calmati”  gli impose Scorpius.
Alcune voci attirarono l’ attenzione di Lily e lei non poté fare a meno di aprire le labbra nel vedere finalmente chi era la persona che interpretava il suo ruolo.
Un calore le si irradiò nel petto al sollievo di aver sempre avuto ragione.
Non era lei. Era Emily.

COMMENTO: CU Cù VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO PER IL RITARDO, MA DAVVERO E’ UN PERIODO CHE NON AVETE IDEA…E VI CHIEDO ANCHE DI PAZIENTARE PERCHE’ QUESTI AGGIORNAMENTI IRREGOLARI DURERANNO ANCORA QUALCHE SETTIMANA !! RINGRAZIO TANTISSIMO CHI MI HA CHIESTO DOVE FOSSI SPARITA E SE FOSSE TUTTO A POSTO !! SIETE CARINISSIME!! VI ADORO !! : )) PARLANDO DELLA STORIA, FINALMENTE SONO RIUSCITA A CONCLUDERE IL CAPITOLO INIZIATO E SPERO CHE VI PIACCIA… ABBIAMO SCOPERTO IL NOME DELLA TRADITRICE, ANCHE SE LEI E’ SOLO UNA PICCOLA PARTE DELL’ ORGANIZZAZIONE E NEL PROSSIMO CAPITOLO LA VEDREMO MEGLIO !! J.J. SI E’ RIPRESO E ALICE LO HA CONOSCIUTO PER LA PRIMA VOLTA E ADESSO? SCORPIUS? AVETE CAPITO PERCHE' E' DENTRO IL PENSATOIO? BE’ CI SONO ANCORA DIVERSE COSE DA CAPIRE E FILI DA RIALLACCIARE…SPERO DI RIAGGIORNARE IL PRIMA POSSIBILE E INTANTO SPERO CHE VI SIA PIACIUTO QUESTO…CHE PER FARMI PERDONARE E’ LUNGO 13 PAGINE : ))) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ENDYLILY_95 / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ARYELLE / SINISA E LILY LUNA HERONDALE !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE GRAZIE A CHIUNQUE HA AGGIUNTO LA MIA STORIA ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 34
*** 33 CAPITOLO ***


Albus stava ancora cercando di digerire quello che Alice gli aveva appena detto.
Sentiva tutte le membra tremare, non era possibile che si trattasse di lei.
Erano stati compagni di corso per anni e nessuno aveva mai pensato che proprio lei potesse essere complice degli Apocalittici.
Albus cercò di pensare a come aveva reagito Emily al loro ritorno dopo l’ attacco subito, ma non gli sembrava di ricordare niente di particolare, sicuramente aveva preferito rimanere nell’ ombra, passare inosservata e non attrarre l’ attenzione con reazioni eccessive in un lato o nell’ altro.
La porta si aprì con un rumore assordante facendolo trasalire e si voltò per vedere cosa stava succedendo.
Vide entrare suo zio Ron insieme a sua zia Hermione e sembravano il ritratto dell’ ansia.
Ron guardò tutte le persone nella stanza soffermandosi un attimo di più sui così detti ragazzi del futuro.
Gli era stato più o meno spiegato da Teddy quello che era successo e, nonostante la grande voglia di scuotere la testa e dire che quanto quello che stava raccontando non fosse possibile, si trattenne e si guardò intorno in cerca di suo cognato, del suo migliore amico, visto che quando accadevano queste cose impossibili, lui era sempre nei paraggi.
Invece non l’ aveva trovato. Era rimasto un attimo confuso ricordando come fosse scomparso e si era voltato rituffandosi nelle indagini, senza smettere, almeno fino a quel momento.
Fino alla sua irruzione nella stanza.
“ Spero che siate pronti per qualche domanda”  disse e la sua, non era una domanda.
Draco strinse gli occhi osservandolo, non gli era mai piaciuto Ron, lui e i suoi capelli rossi, ma il loro lavoro li aveva avvicinati, proprio come con lo sfregiato.
Gli Auror finivano spesso al San Mungo con qualche maledizione o incantesimo da curare e lui, nonostante avrebbe notevolmente goduto di più nel vederli soffrire, aveva fatto un giuramento e si ritrovava molto spesso a doverli curare.
Senza contare che la piccola Rose, era una tirocinante di tutto rispetto.
“ Cosa stai dicendo, Weasley” gli chiese, e Ron non poté fare a meno di notare quanto scocciata e nervosa fosse la sua voce.
Prese un respiro cercando di non perdere la pazienza.
“ Semplicemente quello che ho detto, Malfoy” affermò “ Hermione è arrivata pochi minuti fa, il ministro ha saputo dello spettacolino di Pegasus e sta arrivando”.
Cris inspirò bruscamente e J.J. e Zoe si guardarono con occhi pieni di panico.
“ Non possono prenderlo con loro” mormorò J.J. “ scopriranno chi è, capiranno che ha mentito sulla sua identità, faranno indagini e capiranno che lui non esiste…”
“ Draco, tu potresti fargli credere di essere il padre…” lo interruppe Albus, ma fu subito interrotto da Teddy “ e il test di paternità?” gli chiese.
Albus sospirò, era sicuramente parte della procedura su persone non note alla società magica.
“ Non crederanno mai che sia figlio di Scorpius” affermò Zoe “ certo che no…guardali sembrano avere la stessa età” intervenne Alice “ anche se c’ è sempre il test di paternità…che potrebbe esserci utile” aggiunse Ron, ma Hermione scosse la testa “ potrebbe essere peggio, come spieghiamo che un ragazzo di ventun’ anni ha un figlio di…diciannove?” chiese guardando i ragazzi del futuro.
“ Diciotto” la informò J.J. e Hermione annuì pensierosa.
Il silenzio regnò ancora per qualche attimo poi il panico dilagò e tutti cominciarono ad ipotizzare soluzioni.
Cris strinse i pugni e isolò le voci di tutti.
I suoi pensieri erano tutti concentrati su Pegasus. Lo guardò, anche se era privo di sensi il suo viso era solcato da quella piccola ruga di espressione che gli contraeva la fronte.
Zoe aveva sempre sorriso e lo aveva sempre preso in giro per quello, dicendogli che anche mentre dormiva doveva fare il misterioso della situazione e che se sommavi la sua aria misteriosa, al suo broncio perenne ed anche, perché no, a quella cicatrice sulla guancia che sembrava farlo essere un sopravvissuto, il risultato era che quasi tutte le ragazze al quartier generale erano pazze di lui.
Lui aveva sempre scosso la testa ed era sempre finito con Zoe che continuava a prenderlo in giro dicendogli che però nessuna di queste ragazze lo conosceva abbastanza da capire che era solo apparenza e dopodiché doveva fuggire per tutta la base per evitare di essere levitata nei posti più assurdi.
Cris però sapeva che non era così.
Sapeva che la sua espressione che tutti pensavano misteriosa, quella ruga di espressione che aveva sulla fronte, era semplicemente per il fatto che lui non si rilassava mai, per il fatto che anche mentre dormiva i suoi pensieri viaggiavano e tante volte si era svegliata sentendolo gemere per gli incubi; lei sapeva che il suo broncio perenne non era per affascinare le ragazze, ma soltanto perché non passava momento in cui non pensava a quello che aveva subito, non passava attimo in cui non rivedeva gli occhi di sua madre e quella cicatrice ne era la prova più assoluta.
La cicatrice che poteva vedere anche in quel momento, che sembrava rilucere sotto al  neon e che lei non voleva altro che accarezzare e fargli dimenticare qual era il vero significato.
Si stupì dei suoi pensieri, ma si giustificò dicendosi che era perché gli voleva bene e che ne aveva passate fin troppe.
Si ritrovò a pensare che niente nella sua vita era stato giusto.
Aveva sofferto così tanto per mano di sua madre e non era affatto colpa sua se i suoi poteri gli facevano perdere il controllo.
Il suo cuore era buono e lei per prima lo sapeva. Si erano protetti a vicenda così tante volte da perdere il conto e lui, come loro, non si era mai tirato indietro.
Riusciva a farle sempre una rabbia incredibile con la sua testardaggine e quella mania di voler decidere tutto lui e fare sempre e comunque come ha deciso, ma a quello avrebbe pensato una volta sveglio.
Adesso dovevano proteggerlo.
“ BASTA!” urlò e tutti si voltarono verso di lei. Zoe e J.J. per primi visto che si erano stupiti di non averla ancora sentita parlare.
“ Non gli permetteremo di prenderlo perché lo faremo sparire” disse loro e Ron aggrottò le sopracciglia.
“ Come pensi di smaterializzare lui e Scorpius in pochi minuti” ribatté diffidente, ma prima che Cris potesse rispondere Hermione fece un passo avanti “ dammi la tua Passaporta” ordinò a Ron e lui la guardò stupito, ma gliela passò, aveva imparato diversi anni prima che non doveva mai dubitare di sua moglie.
“ Immagino che se parli di portarlo via, avrete un posto dove andare” ipotizzò guardando Cris e lei annuì e disse l’ indirizzo.
“ Cosa hai detto?” chiese Ron e la guardò stordito “ è l’ indirizzo degli zii di Harry” spiegò ad una confusa Hermione, lei lo guardò piena di orgoglio  “ ancora oggi riesci a stupirmi, Ron” mormorò e  Ron si grattò la testa imbarazzato.
Cris aprì la bocca per spiegare la motivazione e automaticamente il suo sguardo si spostò su Albus doveva ancora dirgli di Harry e soprattutto di James.
“ Avete finito?” chiese Draco prima che potesse parlare “ non abbiamo tempo per tutte le spiegazioni, ci penseremo quando saremo là, Granger, hai finito di modificare quella Passaporta?”
Hermione sospirò, Draco non aveva mai smesso di chiamarla con il nome da nubile, nonostante ormai fosse sposata con Ron da tanti anni, e quando lei lo riprendeva lui le diceva sempre di accontentarsi, visto che l’ aveva chiamata in modi peggiori e lei finiva sempre per andarsene prima di schiantarlo sul posto.
Si concentrò sull’incantesimo, non era semplice e non lo faceva da tanti anni.
Quello era uno di quei momenti in cui era felice di essere tornata ad Hogwarts per frequentare il loro settimo anno, visto che era uno degli incantesimi imparati in quell’ anno, non che fosse stato nel programma, ma comunque lei lo aveva trovato in uno di quei libri che prendeva in biblioteca per rilassarsi e non pensare alla mancanza di Ron ed Harry.
“ Fatto” disse rialzando gli occhi e tutti rilasciarono il respiro che avevano silenziosamente tenuto fino a quel momento.
Cris distese le dita intorpidite e si rese conto di aver stretto la bacchetta e non aver distolto lo sguardo dalla porta fino a quel momento.
“ Perfetto, andiamo” ordinò Draco tendendo la mano per metterla sopra la Passaporta e tenendo forte il polso di suo figlio.
Hermione scosse la testa “ tu non puoi andare” gli disse e Draco si accigliò “ che stai dicendo, che Salazar mi fulmini se resto qua mentre mio figlio e mio nipote sono ancora in queste condizioni”.
Hermione sospirò “ mi dispiace, Draco, ma se McLaggen non trova nessuno potrebbe insospettirsi, tu, Teddy e Ron resterete qua…” quando anche Ron aprì la bocca per opporsi Hermione alzò una mano “ tu sei il capo degli Auror in assenza di Harry e tu sei un primario di quest’ ospedale, non pensate che in una situazione di emergenza in questo modo, la vostra assenza si noterebbe?” chiese scocciata.
“ Se può consolarvi, non potrò andare con loro neanche io. Devo rimaterializzarmi in ufficio e andarmene da là o la cosa sarà ugualmente sospetta…” sospirò  e guardò Albus e Alice “ ragazzi…” ma Alice sorrise e annuì prima che lei potesse finire la frase.
Hermione le passò la passaporta “ ci vediamo là” disse picchiettandola con la bacchetta “ dieci secondi” aggiunse e Alice posò la mano e così fecero gli altri.
Cris prese quella di Pegasus e intrecciò le dita con le sue prima di metterle entrambe sulla passaporta;  Albus prese quella di Scorpius e dopo pochi secondi sentirono il familiare strappo all’ ombelico.
“ Pazza bionda” disse James notandola subito prima di vagare con lo sguardo per vedere chi fosse arrivato.
Si bloccò appena vide i capelli corvini del fratello e rimase ipnotizzato.
Albus aveva sentito quella voce e s’ irrigidì prima di voltarsi. Lo fece lentamente perché sapeva che le sue orecchie dovevano essersi sbagliate e cercò di dirsi che quando si fosse girato non avrebbe mai potuto esserci colui che il suo cuore sperava di vedere.
Quando invece i suoi occhi verdi incrociarono quelle iridi familiari, quegli occhi nocciola pieni di vita, sentì come se qualcuno gli avesse tirato un secchio di acqua ghiacciata addosso.
James vide la sua espressione e il suo volto si aprì in un largo sorriso. Per lui era molto meno traumatico visto che ormai era riuscito ad ammortizzare il colpo e sapeva che avrebbe rivisto tutti o almeno sperava.
Era comunque sconvolgente, ma in maniera diversa; lui era felice di poter vedere di nuovo il suo fratellino, invece per Albus era impossibile da credere.
Lo vide indietreggiare e Alice gli mise una mano sopra al braccio pur non riuscendo a sua volta a staccare lo sguardo da James.
“ J…” Albus emise un suono che sembrava la prima lettera del nome di suo fratello, ma contemporaneamente sembrava non riuscirci, come se pronunciare il suo nome potesse renderlo reale e lui aveva una paura folle di renderlo reale.
J.J. e le due gemelle cominciarono a levitare Pegasus e Scorpius per portarli in camera.
“ Potevi anticiparglielo” si lamentò J.J. per niente stupito di vedere James Potter vivo e vegeto “ sono venuto per salvare i miei genitori e se me li fai morire di crepacuore non ti perdonerò mai” le comunicò innervosito.
Cris sorrise, cercando di aiutarlo a manovrare i due ragazzi, non era per niente facile visto il loro legame.
“ Come mai non siete stupiti che sia vivo? A me è preso un colpo quando l’ ho visto” chiese loro e Zoe le sorrise “ diciamo che i viaggi nel tempo non sono del tutto inutili” la informò e quando la vide aggrottare le sopracciglia rise “ ti ragguaglierò stasera” le disse.
Sapeva che avrebbe dovuto punirla per la sua folle idea di prendere e mischiarsi agli Apocalittici, ma non riusciva proprio a restare arrabbiata con la sua gemella.
Albus non si era neanche accorto di tutto quello che era accaduto intorno a lui, non era riuscito a distogliere lo sguardo da suo fratello.
“ So che può essere uno shock…” iniziò James, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“ Shock” ripeté Albus in un sussurro.
“ Ma sono davvero io. Sono James, tuo fratello”
“ Fratello” ripeté di nuovo e la sua voce era sempre molto flebile.
James si voltò verso Alice “ sta bene?” le chiese e Alice cercò di uscire dal suo stato di shock e scosse la testa “ come potrebbe” mormorò.
James si passò la mano tra i capelli scompigliandoseli nervosamente e desiderando andare da suo fratello e dargli una scrollata per svegliarlo, ma per l’ ennesima volta si ricordò che le sue gambe non andavano di pari passo ai suoi pensieri e maledì gli Apocalittici per quello che gli avevano fatto.
Improvvisamente gli venne un’ idea e sorrise “ Albus ti ricordi quando ti sei infilato nel mio letto e mi hai detto che il buio non ti piaceva?” gli chiese sentendo le lacrime pungolargli gli occhi.
Erano sempre stati dei fratelli molto uniti e neanche la differenza di casa ad Hogwarts era riuscita a dividerli.
“ Te…te mi hai detto che… probabilmente neanche al buio piacevo io” concluse lentamente Albus e un sorriso fece lentamente capolino mentre le lacrime continuavano a scendere e rigargli le guance ancora sporche per la battaglia.
James sorrise malandrino, felice che suo fratello avesse ricordato il suo modo di prenderlo in giro, ma prima che potesse anche solo muoversi, Albus si era già gettato addosso a lui.
“ Io…tu…non è possibile” urlò e la sua voce era un misto di risate e pianto.
Gli prese il viso tra le mani “ tu…tu…Oddio, James…Oddio, James…”
“ Sì, sono vivo, Albus” lo interruppe senza riuscire a sua volta a trattenere le lacrime.
Albus lo abbracciò “scusa, scusa, scusa” ripeté più e più volte senza riuscire a staccarsi dal suo fratellone.
Aveva bisogno di chiedergli scusa. Aveva sempre sognato di poterlo fare, ma mai avrebbe creduto di farlo davvero.
“ Scusa per cosa?” gli chiese James staccandolo da sé, ma prima che lui potesse rispondere sentì una voce familiare.
“ Albus!” lo chiamò Harry scendendo le scale “ mi sembrava la tua voce”  continuò e Albus strabuzzò gli occhi alzandosi in piedi.
Alice lo guardò, le sembrava quasi di poter sentire il suo cuore accelerare anche da quella distanza.
Si chiese se volessero ucciderlo e si portò accanto a lui prendendogli dolcemente la mano, ma non durò molto perché Albus si precipitò dal padre e gli gettò le braccia al collo.
Pensava di essere rimasto solo.
Sua madre era stata rapita, suo padre e sua sorella anche, e suo fratello era morto, invece suo padre e suo fratello erano vivi e stavano sorridendo davanti a lui.
Si staccò dal padre e si guardò intorno “ Lily” sussurrò pieno di speranza, immaginando di vederla spuntare da qualche parte.
Scosse la testa quando si ricordò che non poteva essere. Lily non era fuggita, Lily era ancora in mano loro.
Alzò gli occhi nuovamente pieni di lacrime su suo padre e lui lo prese per le spalle, i loro occhi verdi s’ incrociarono e Harry poté vedere la paura nello sguardo di Albus.
“ Dov’ è Lily?” chiese impaurito.
Albus lo guardò e poi spostò lo sguardo su James, gli sembrava di averlo deluso per l’ ennesima volta non riuscendo a proteggere Lily.
Era un pessimo fratello maggiore.
***
Draco guardò il ministro di sfuggita e riportò le mani sull’ apparecchiatura accanto al letto.
Aveva bisogno di tenere le mani occupate o lui avrebbe notato che gli tremavano di rabbia.
“ Guaritore Malfoy” lo chiamò “ mi hanno detto che l’ assassino dell’ Apocalittico…tale…” agitò la mano per farsi passare dei fogli dalla sua segretaria “ Alexander Black” completò e alzò lo sguardo su Draco “ mi hanno detto che era sotto le sue cure…dov’ è?” chiese.
“ Non ne ho la più pallida idea” rispose stando attento a non guardare Ron, sapeva che erano sotto controllo entrambi e che il ministro e i suoi Auror personali stavano studiando ogni minima reazione.
“ E’ fuggito mentre io mi stavo occupando di altri pazienti…”
“ Mi hanno detto che era privo di sensi” lo interruppe il ministro.
“ Si vede che li ha ripresi” lo schernì Draco.
“ Non osi scherzare con me” si arrabbio McLaggen e a Ron sembrò quasi di vederlo impettirsi per la rabbia.
Draco avrebbe voluto dirgli che domande stupide necessitavano di risposte stupide, ma si trattenne.
“ Non lo farei mai, stavo giusto parlando con l’ Auror Weasley al riguardo…” rispose invece.
“ Auror Weasley?” lo interrogò McLaggen interrompendo Draco, come se avesse perso l’ interesse in quello che stava dicendo.
Ron pensò che la cafonaggine in quell’ uomo non era mai scomparsa e che continuava a voler essere pomposo e presuntuoso.
“ Come ha detto Malfoy, sono arrivato dopo la fuga del ragazzo, stavo giusto controllando se vi erano indizi…”
“ Dobbiamo trovarlo, è un Apocalittico pericolosissimo” s’ indignò McLaggen “ non credo sia un Apocalittico” intervenne Draco.
“ Non lo crede? ”  chiese e piegò la testa osservando Draco attentamente “ e con quale competenza afferma ciò?” chiese ancora e Draco cercò di trattenersi dal serrare i pugni, doveva far scendere la sua maschera Serpeverde, non dovevano notare quanto fosse innervosito.
“ Lei è solo un Guaritore, per cui si esima da certi pareri non richiesti” concluse e Draco desiderò poterlo uccidere.
Ron gli mise distrattamente una mano sul braccio, sapeva che Draco non sarebbe resistito ancora a lungo.
“ Quello che Malfoy vuole dire è che ha ucciso uno…”
“ Ha pur sempre ucciso!” la voce del ministro era sempre più alterata e Ron dovette spingere in basso il suo temperamento e ripetersi che non sarebbe servito a nulla tirargli un pugno nel naso. Non poteva essere davvero così maleducato da interrompere lui e Draco a metà di ogni frase.
“ Io ero qua” disse con voce fredda “ e sono consapevole del fatto che abbia ucciso, ma quello che ha ucciso era un ricercato dal ministero” lo giustificò.
McLaggen scosse la testa più e più volte e Draco notò per la prima volta la paura nei suoi occhi.
“ Ho visto le registrazioni, quel ragazzo ha un potere oscuro, gli occhi di quel ragazzo erano rossi, ha agito senza bacchetta…sembrava…sembrava…” il suo corpo fu scosso da un brivido, ancora, dopo tutti quegli anni, lui faceva parte di quella cerchia di persone che non riuscivano a pronunciare il nome di Voldemort.
Draco alzò gli occhi al cielo, ma fortunatamente il ministro era troppo concentrato su Ron “ dovete trovarlo, non voglio un altro Signore Oscuro” disse aprendo la porta “ Ministro, Harry è stato rapito” lo informò Ron, voleva il via libera sull’ unica cosa che davvero lo preoccupava.
“ Scommetto che se troverete il ragazzo, troverete anche l’ Auror Potter” sentenziò uscendo dalla porta.
Ron sentì le orecchie accaldarsi, si ripromise che quando tutto questo fosse finito gli avrebbe detto tutto quello che pensava di lui, anche se gli fosse dovuto costare il posto di lavoro.
Draco si voltò, ma vide la segretaria ferma ancora accanto alla porta.
Sembrava indecisa se avanzare o no, come se avesse paura a porre la domanda.
La guardò gli sembrava di ricordarla, era quella che durante il loro quarto anno era stata la dama del campione di Tassorosso.
La ragazza di Diggory.
“ Cho” disse Ron notandola e avvicinandosi a lei.
Lei deglutì e lo guardò i suoi occhi pieni di preoccupazione “ non ho visto Emily” disse lentamente “ mia figlia sta bene, vero?” la sua domanda era quasi una supplica e lui addolcì lo sguardo.
Cho era una madre preoccupata.
Cercò di fare mente locale e di ricordare l’ ultima volta che aveva visto Emily Show nei paraggi e si accorse di non averla vista per tutta la battaglia.
Era vero, era una situazione di emergenza, ma era convinto di aver visto bene o male quasi tutti gli Auror e tirocinanti Auror.
La guardò di nuovo, come poteva dirle che era sparita?
“ Cho, tante persone sono in giro per l’ ospedale a cercare di aiutare più gente possibile…sicuramente…” si fermò e si ricordò il primo insegnamento che davano agli Auror in Accademia: mai false speranze.
“ Forse è da qualche parte impegnata nelle indagini” ipotizzò.
Cho annuì ancora non molto convinta, ma si apprestò a raggiungere il Ministro.
“ Non hai la più pallida idea di dove sia, vero?” gli chiese Draco appena la porta si fu chiusa alle spalle della donna.
Ron scosse la testa e appoggiò le mani al bordo del letto.
“ Sempre detto che gli Auror sono degli incompetenti” si lamentò.
“ Stai zitto, furetto” si arrabbiò Ron “ zitto tu, donnola” ribatté Draco.
***
“ So che non puoi credermi…”
Lily s’ interruppe quando il bimbo dentro di sé alzò di nuovo lo scudo, vide Pegasus guardarla e cercare di respirare a fondo.
Quando i suoi occhi divennero di nuovo grigi, Lily ricominciò a parlare “ Io non ti avrei mai fatto del male…lo sapevo dalla prima volta che ho visto un tuo ricordo, sapevo che non potevo essere io, il mio cuore mi diceva che non…”
“ Vattene!” le ordinò e Lily scosse la testa “ devi ascoltarmi” gli impose e lui voltò lo sguardo.
Era doloroso per lui vedere gli occhi disperati di sua madre, gli sembrava quasi davvero di vedere Emily davanti a sé, ma doveva pensare che non era lei.
Quella era sua madre, la donna che da lì a pochi anni avrebbe reso la sua vita un inferno.
“ Come hai fatto, eh?” le chiese sentendo l’ ira ribollire nelle sue vene.
“ Non ho fatto niente, mi hai visto ti ho solo preso per mano” si oppose Lily e Pegasus scosse la testa.
“ Vorrei crederti, vorrei davvero e forse lo farei…se non mi avessi mentito tutta la vita, se non sapessi di cosa sei capace” .
La sua rabbia era così palpabile che Lily credette quasi di poterla sentire solo allungando una mano.
Scorpius strinse gli occhi, continuava a riflettere sulle parole di Lily.
Era la collana. La collana che l’ altra ragazza aveva messo al collo di Pegasus.
Per quello erano tutti lì, Zoe aveva detto che la collana era fatta con il sangue suo e di Lily e Pegasus era il frutto del loro sangue.
Ora tornava tutto.
Gli sembrava quasi come quando leggi le soluzioni di un gioco complicato, tutto poi, si svela e cominci a capire come tutto fosse collegato.
Quando erano cominciati i ricordi c’ erano solo lui e Lily e avevano visto i ricordi del futuro che li coinvolgeva, e probabilmente erano insieme, perché Pegasus e i suoi amici avevano già cambiato qualcosa.
Quasi sicuramente per come stavano le cose adesso, lui e Lily sarebbero sopravvissuti e sarebbero rimasti insieme, ma avrebbero perso Pegasus e Scorpius non poteva permetterlo. Avrebbe fatto di tutto per cambiare ancora il loro futuro.
Poi era arrivato Pegasus e con una delle sue magie, aveva mostrato il suo futuro; sicuramente la collana non si era opposta a lui, dato che comunque aveva il loro sangue, ma quando Lily lo aveva afferrato e lui aveva preso Lily, sicuramante la collana non era più riuscita a distinguere i ricordi e gli aveva mostrato come le cose erano davvero.
Si chiese se, quindi, questo volesse dire che Pegasus avesse i ricordi modificati, ma poi si rispose da solo. Non era possibile, o qualcuno, anche solo una persona doveva averla vista per chi era veramente.
Cercò di sopprimere la rabbia verso Emily, non era il momento di pensare a cosa aveva fatto al suo bambino, di pensare a come malata e perversa doveva essere una persona, soprattutto una donna, per abusare in quel modo di un bambino.
Prese due o tre respiri per concentrarsi di nuovo e cercare di riportare l’ attenzione sulla discussione di Lily e Pegasus.
“ Perché non vuoi credermi? Perché sei disposto a credere che ti ho fatto del male e non puoi credere che possa averlo fatto Emily?”.
“ PERCHE’ MI HAI SEMPRE MENTITO, USATO E…”
S’ interruppe passandosi una mano davanti agli occhi. Non voleva dirglielo, non sapeva se era pronto per affrontare questo con sua madre, ma sentiva di non reggere più il peso.
Le voltò le spalle e si diresse verso il ricordo in quel momento bloccato.
Passò lo sguardo dalla Lily del ricordo alla cameriera e lo vide alzare una mano, sembrava quasi che volesse carezzarla, ma poi parve ricordarsi di qualcosa e chiuse la mano a pugno, riportandola lungo il suo corpo.
“ Perché mi hai fatto diventare la persona che sono…”  disse voltandosi, la sua voce era talmente roca che se Lily non stesse guardando i suoi occhi asciutti avrebbe pensato che stesse piangendo “ sono un assassino” disse con voce monocorde e poi un sorriso fece capolino nelle sue labbra, ma non era un sorriso felice, era un sorriso pieno di disperazione.
Scorpius congelò sul posto. Un assassino? Sì, lui l’ aveva visto uccidere quel Corner ed era rimasto scioccato, ma da come Pegasus parlava sembrava che non fosse la prima volta.
Si portò le mani alla testa “ un assassino e tu…tu vuoi che ti ascolti?” chiese ignorando gli occhi sgranati del padre e lo sguardo pieno di lacrime della madre.
“ Sai cosa vuol dire uccidere? Sai come la tua anima si spacca? E sai cosa vuol dire non averne il controllo?” chiese arrabbiato, poi emise uno sbuffo simile ad una risata, ma i suoi occhi tradivano il suo viso e Lily poté vedere che non era per niente felice.
“ Ho ucciso la prima volta per te, e non parlo del gatto, parlo di una persona…molti a sei anni non sanno fare neanche le magie basilari e tu mi hai costretto ad uccidere”.
Lily scosse la testa “ HAI UCCISO LA MIA ANIMA!” urlò e tutto parve vibrare intorno a loro.
Per un attimo la mente di Pegasus fu invaso da un’ immagine.
L’ immagine di una ragazzina bionda con dei grandi occhi azzurri che gli diceva che la sua anima era buona. Si sentì per un secondo più leggero, ma scacciò subito l’ immagine.
Pensare a Cris gli aveva fatto contrarre lo stomaco e non riusciva a pensare a lei e cosa gli avrebbe detto dopo quello che aveva fatto quel giorno.
Guardò sua madre e scosse la testa ridendo.
Sembrava che fosse una cosa buffa e invece era macabra.
“ Ma perché parlo con te?” chiese  “ tu non sai niente di tutto questo…tu sei la buona e dolce Lily Potter” si ripeté.
Scorpius pensò che la sua rabbia si fosse momentaneamente sopita, ma poi la vide di nuovo affiorare nei suoi occhi “ ma tra pochi anni lo saprai, quando mi prenderai per torturarmi, quando volterai le spalle alla tua famiglia, quando abbandonerai il tuo compagno, quando ucciderai la tua migliore amica…” si fermò felice di vedere gli occhi di sua madre pieni di disperazione e aprì una mano.
Improvvisamente Lily e Scorpius videro apparire delle immagini attorno a loro: erano scene di guerra, persone che scappavano, fuochi perpetui e persone in veste rossa sangue e con i cappucci ricalati sul viso che passeggiavano in mezzo alle strade, uccidendo e facendo del male.
“Quando devasterai l’ intero mondo magico” la voce di Pegasus la fece quasi trasalire, tanto era assorta a guardare le scene, ad osservare ogni centimetro del mondo che conosceva divenire cenere “ quando a capo degli Apocalittici ci renderai tutti schiavi…” e Lily si vide. L’ espressione sadica sul suo volto e la determinazione mentre dava ordini a tutti per fare ancora di più…sempre di più.
“ Fermo!” Lily alzò una mano e Pegasus poté vedere che tremava come in preda a degli spasmi.
Anche Scorpius la notò, ma non si mosse da in piedi tra di loro, per quanto volesse andare da lei, per quanto non riuscisse a credere che Lily sarebbe diventata ciò di cui l’ accusava Pegasus, era ancora sconvolto.
“ Hai ragione devo uscire” gli disse e Pegasus la osservò china sulle ginocchia e  le braccia intorno al corpo come per proteggersi , come se potesse morire di dolore da un momento all’ altro.
Il cuore gli si strinse a vederla così sconvolta, ma quello era il suo futuro e lui aveva dovuto mostrarglielo.
“ Continui a dire di non essere tu?” le chiese, con voce roca e spostando lo sguardo, per quanto mettesse a tacere la sua coscienza, non riusciva a vederla in quelle condizioni.
“ Non so come tu abbia fatto prima, ma ti assicuro che quella che mi aiutava era Emily…”
“ Polisucco?”  
Lily alzò gli occhi verso Scorpius, era la prima volta che lo sentiva parlare da quando Pegasus aveva cominciato ad accusarla e lei non poté che amare quello che lui stava facendo, stava cercando ogni scappatoia, stava cercando di crederle.
“ Quella donna poteva usare la Polisucco per impersonare Lily” chiarì Scorpius e Lily si sentì sollevata che almeno lui le credesse.
Pegasus scosse la testa “ lo dicevi anche i primi tempi dopo la mia liberazione, ma anche allora ti dovesti arrendere, non c’ era alcun incantesimo su di lei… nessuna pozione”
Lily si mise carponi e cercò di respirare.
Le lacrime le ricadevano sulle mani. Non poteva essere lei, non era lei.
Le spalle le si scossero e un singhiozzo uscì prepotentemente.
Poi ad un tratto si sentì soffocare, si sentì come se l’ aria fosse risucchiata attorno a lei, come se i polmoni non riuscissero più ad incanalarla.
“ Non respiro!” disse alzando gli occhi e portandosi una mano sulla gola.
“ LILY!” sentì le mani di Scorpius serrarle le braccia, ma continuava a non riuscire a respirare.
Guardò Pegasus e vide la sua espressione impaurita sul viso, non era lui, allora forse era nella realtà, ma se era la realtà allora perché il suo bambino non la stava difendendo.
Poi rifletté, il suo bambino la stava aiutando in quel mondo onirico, per essere assurdo doveva riprendere conoscenza per farsi aiutare.
Il suo bambino era collegato a lei.
Continuò a cercare di respirare “ Scorpius… per favore…aiutami ” supplicò Scorpius cercando di trovare la voce per parlare e lui annuì “ dimmi come…Lily, ti prego, dimmi come” la pregò e la sua voce era panico totale.
Ad un tratto Lily emise un paio di singhiozzi sordi.
L’ aria era finita. Scorpius la guardò scuotendo la testa e senza riuscire a fermare il tremito nelle mani “ LILY! LILY!” si voltò verso Pegasus “ AIUTALA!” lui rimase fermo, immobile.
Era scioccato. Cosa le stava succedendo? Si guardò le mani, ma non erano neanche illuminate.
Scorpius la poggiò a terra e mise le labbra sulle sue insufflando aria nei suoi polmoni.
“ AIUTALA!” ripeté Scorpius, voltandosi verso di lui prima di tornare a fargli la respirazione, ma sembrava inutile, i suoi polmoni non si muovevano, non si riempivano con l’ aria che lui le immetteva.
Pegasus aveva il volto era contratto come se anche per lui fosse una sofferenza, ma al contempo non si mosse “ SE NON LO VUOI FARE PER LEI…FALLO PER ME!”  urlò Scorpius, gli occhi pieni di lacrime non versate.
Pegasus guardò suo padre contraendo la mascella e si mosse verso di lui.
Razionalmente si disse che doveva nascere e quindi sua madre non poteva morire e inoltre suo padre non gliel’ avrebbe mai perdonato e lui amava suo padre, ma allo stesso tempo, sapeva anche che non sarebbe riuscito a vedere sua madre soffrire fino alla morte.
Si avvicinò e vide la mano di sua madre sulla guancia di suo padre, nell’ attimo in cui i loro occhi s’ incrociarono Pegasus vi lesse di tutto.
Paura, pentimento e amore.
Lui conosceva quello sguardo. Lo aveva visto nell’ unica persona che lo avesse amato come una madre.
Lo aveva visto il giorno in cui fu salvato e lei si sacrificò per lui.
In quel momento capì e mentre apriva le labbra e sgranava gli occhi la vide scomparire lasciando un vuoto tra le braccia di suo padre.

COMMENTO: E VAI !! PEGASUS HA CAPITO…Bè UN BEL TESTONE, MA CHE VOLETE E’ FIGLIO DI UNA POTTER E DI UN MALFOY…POTEVA NON ESSERE TESTARDO? SPERO CON QUESTO CAPITOLO DI AVER CHIARITO ANCHE IL FATTO DEI RICORDI E DEL PERCHE’ SCORPIUS FOSSE DENTRO CON LORO : )) E DI CHO CHE MI DITE? E POI… C’ERANO ALTRE COSE, MA ORA NON RICORDO…CMQ SONO A DISPOSIZIONE PER QUALSIASI DOMANDA E SPERO CHE VI SIA PIACIUTO !! RINGRAZIO VOI TUTTE INFINITAMENTE PER LA PAZIENZA E SOPRATTUTTO RINGRAZIO CHI COME AL SOLITO MI LASCIA I PARERI E M’ INCORAGGIA !! GRAZIE MILLE A ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ARYELLE / ENDY_LILY95 / JALE 90 / SINISA  E LILY LUNA HERONDALE!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE !!

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Capitolo 35
*** 34 CAPITOLO ***


Pegasus guardò suo padre. O forse avrebbe dovuto dire, osservò la sua forma distrutta.
Era carponi sul pavimento, le mani poggiate dove fino a pochi secondi prima era disteso il corpo di sua madre, teneva gli occhi bassi come se avesse paura di farsi cogliere sconvolto.
Lui non era mai sconvolto. Ricordava di aver visto piangere suo padre solo una volta ed era stato quando lo aveva abbracciato per la prima volta, mentre i suoi occhi incrociavano quelli di Lily.
Ancora gli sembrava di vedere gli occhi di suo padre quel giorno, quegli occhi pieni di rimpianto e le lacrime che scorrevano nelle sue guance.
Ed ora, dopo tutto il tempo che aveva trascorso con suo padre e sua madre, ne poteva capire il motivo.
Il loro era un amore puro e vero. Certo, li aveva visti litigare, arrabbiarsi e urlarsi contro, forse più volte di quanto si sarebbe immaginato, ma non era forse anche quello l’ amore?
Non esistono rapporti dove tutto è perfetto. E se esistono uno dei due mente, o magari entrambi.
Forse non c’è abbastanza passione o peggio ancora vi è la noia ed entrambi sono troppo stanchi per ribattere e preferiscono lasciar perdere.
Inconsciamente sorrise, era felice che per i suoi genitori non fosse così.
Guardò di nuovo suo padre e la consapevolezza di quello che era appena successo lo invase fino in fondo.
Sua madre era scomparsa. Sapeva cos’ era successo. Dovevano averla svegliata, ma quello che temeva era come l’ avevano svegliata.
Strusciò la fronte con le dita, su e giù, cercando di calmare il proprio cuore agitato.
Forse la stavano torturando? Le stavano facendo del male?
Non avrebbe mai più dimenticato il suo sguardo. Lo aveva impresso nella mente come se gliel’ avessero inciso.
Era lo stesso sguardo che aveva visto su Emily.
Lo stesso sguardo che gli diceva di non aver paura per lei, che gli diceva che andava tutto bene e che, nonostante stesse per morire, cercava di trasmettergli tutto l’ amore di cui era capace.
Rabbrividì. Era lui che aveva ucciso sua madre.
E per assurdo, quello era il motivo principale per il quale l’ aveva sempre odiata.
Lei gli aveva insegnato ad essere un assassino e come prima cosa gli aveva fatto uccidere Emily.
L’ unica persona che l’ amasse.
Le sue risate gli rimbombavano ancora nelle orecchie, ma non era lei.
Non era sua madre. Lily, la sua vera mamma, era quella che quel giorno era morta.
Aveva sempre pensato che fosse stata Emily a riuscire a fuggire e ad avvertire Harry Potter di dove si trovava ed era cresciuto pensando che l’ avesse amato così tanto da non riuscire a lasciarlo.
Ed era vero. Lo aveva amato così tanto da tornare, nonostante sapesse che sarebbe morta.
Ed infatti era morta. Era morta per mano sua.
Ma non era Emily.
Era Lily.
 Era sua madre.
Era la sua mamma.
Si portò le mani al viso e le sentì scottare. Si rese conto che i suoi occhi dovevano essere diventati rossi e cominciò a respirare profondamente cercando di calmarsi.
“ Mi dispiace” disse. Era un sussurro, quasi più a se stesso che a suo padre, ma lui alzò ugualmente la testa.
Pegasus lo guardò e si rese conto di non essersi sbagliato, o almeno non completamente.
Non piangeva, ma i suoi occhi erano talmente rossi per lo sforzo di non cedere alle emozioni che lui non poté fare a meno di ammirarlo.
“ Mi dispiace” ripeté sempre a voce bassa, non era mai stato abituato a scusarsi se non con sua madre, no, non con sua madre, con Emily, doveva mettersi in testa che era Emily, ma in questo momento lo faceva sentire meglio.
Suo padre annuì soltanto nonostante i suoi occhi restassero assenti e la fitta della colpa si fece più forte nel petto di Pegasus.
Perché non aveva provato a chiedere?  perché aveva dato per scontato? perché non crederle? Aveva visto che persona era sua madre e nonostante quello non le aveva dato possibilità di appello. Perché?
Perché era cattivo. Perché nella sua infanzia non aveva conosciuto che cattiveria e perché il suo odio era radicato troppo a fondo.
Si accorse che suo padre lo stava ancora guardando e fissò quegli occhi uguali ai suoi. Avrebbe voluto che urlasse e che gli gridasse di non essere stato pronto, di non averlo ascoltato, di aver lasciato che sua madre venisse svegliata senza aiutarla, in fondo, era davvero così che si sentiva.
Invece lui non si mosse, sembrava completamente sprofondato nel dolore e Pegasus si ritrovò a pensare che qualsiasi cosa, anche uno schiaffo o uno sguardo d’ odio, sarebbe stato meglio di quello che aveva indosso.
I suoi occhi erano disperazione pura.
Scosse la testa più e più volte e infine alzò le sue mani. Senza dire niente lasciò che la sua energia affluisse su di esse, poi guardò suo padre e gli sorrise aprendo le mani e puntandole verso di lui.
Scorpius fu avvolto da una luce bianca e poi Pegasus rimase solo.
***
Lily aprì gli occhi pur continuando a non riuscire a respirare.
Annaspò in cerca di aria, ma nonostante riuscisse a portarsi le mani alla gola non c’ era niente che la ostruisse.
Cercò di alzarsi per vedere chi le stava facendo questo, ma riuscì solo a rotolare di lato e così facendo, finalmente, l’ incantesimo si spezzò.
Lily si distese nuovamente respirando rumorosamente e ansimando per raccogliere più aria possibile.
“ Allora la sveglia ha funzionato” la voce che sentì la sorprese, anche se non fino in fondo.
Si poggiò sul palmo della mano e si alzò a sedere. Guardò il viso della donna che avrebbe torturato suo figlio.
Della maledetta che avrebbe indossato il suo viso per fargli del male e lasciargli credere di non essere amato da nessuno.
Non poté evitare di guardarla con tutto l’ odio del quale era capace, ma ottenne solo un sorriso da parte sua.
“ Devo farti i miei complimenti, sei riuscita a far fuggire Alice e questo…sì, direi che è un problema, dovremo faticare per riprenderla” ammise “ ma la riprenderemo” promise.
Lily arricciò i pugni grattandoli sul pavimento e Emily se ne accorse scoppiò a ridere “ ti preoccupi per la tua amichetta del cuore? Eppure lei ti ha voltato le spalle qualche mese fa, o sbaglio?” le chiese.
Lily non rispose ancora, stava cercando di raccogliere le forze. Non aveva la bacchetta, ma Emily era più piccola di lei e se solo fosse riuscita ad avvicinarsi, avrebbe potuto sopraffarla.
“ Io mi preoccuperei più per me stessa” le disse con una luce piena di rabbia che le illuminava gli occhi.
“ Aaron dov’ è?” le chiese, e la sua voce era ancora un gracidio rauco e ogni parola sembrava provocarle dolore, come qualcuno che le passava una forchetta dentro la sua gola raschiandola.
Era colpa del soffocamento, ma non poteva fare a meno di parlare, doveva essere sicura che nel caso fosse riuscita a scappare, non avrebbe trovato sorprese.
Vide gli occhi di Emily stringersi e un lampo di gelosia oscurarli per un attimo.
“ Aaron? Non lo meriti, proprio come non meriti Scorpius o Alexander…” s’ interruppe avvicinandosi e Lily trattenne il fiato.
Era il suo momento. Doveva giocarselo bene.
La lasciò avvicinare e la vide girarle intorno come se la studiasse “ che cos’ hai di speciale?” chiese in un sussurro che Lily riuscì comunque a sentire.
“ Cosa gli piace tanto di te?” chiese a se stessa e Lily scosse la testa “ chissà, magari il fatto che non sono una pazza furiosa?” le chiese e la vide voltarsi verso di lei.
Gli occhi pieni di una rabbia incontrollata che le ricordarono molto gli occhi che aveva appena visto, gli occhi che aveva nel momento in cui aveva torturato e ferito Pegasus.
Sentì la rabbia affluirle nelle vene come un fiume in piena e senza darsi altro tempo per pensare decise di agire.
Emily le mise una mano sopra il braccio per strattonarla e Lily quasi rise della sua ingenuità.
Era proprio vero che per quanto fossero dei maghi, nel momento di maggior rabbia tutti agivano alla Babbana ed Emily sembrava volerla picchiare.
Lily afferrò la sua mano mettendole le sue quattro dita sopra il dorso e velocissima spinse verso l’ alto.
Forte, sempre più forte fino a  sentire un crack.
Vide Emily piegarsi per il dolore e le tirò un calcio dritto nello stomaco, facendola direttamente cadere a terra.
“ Sono sempre stata più brava di te nei combattimenti” la schernì ripensando ai giorni passati in Accademia ad allenarsi.
Scosse la testa, non doveva pensare che quella ragazza era la sua compagna di corsi.
Quella era un’ estranea, colei che aveva torturato suo figlio.
La vide ansimare e cercare di non cedere al dolore, poi le puntò la bacchetta contro, ma il suo bambino sollevò immediatamente lo scudo.
Emily la guardò con sorpresa e poi strinse gli occhi “ non è il bambino di Alice” sputò fuori cercando di respirare.
Lily si avvicinò e le prese la bacchetta dalle mani “ credo proprio di no” rispose con una certa soddisfazione e provò a smaterializzarsi, prima di ricordarsi che non poteva farlo.
Emily rise e Lily desiderò tapparle quella bocca a suon di schiaffi, ma non aveva tempo.
Avrebbe avuto la sua vendetta quando fossero tornati per arrestarla…arrestarli tutti quanti.
Lily si avvicinò alla porta e il silenzio che sentì non la convinse per niente. Era troppo irreale, troppo strano.
Si avvicinò ad Emily e la sollevò senza alcuno sforzo.
Era più piccola di lei e in quel momento Lily si sentiva l’ adrenalina alle stelle. Voleva solo fuggire.
Lei scalciò e si agitò, ma Lily riuscì a tenerla ferma fino a quando non le puntò la bacchetta alla gola.
In quel momento Emily si calmò e le sembrò quasi di sentirla trattenere il respiro.
“ Fai bene ad avere paura” le sussurrò nell’ orecchio ed Emily si limitò a stringere le labbra “ ora dimmi dove devo andare per poter uscire da qua senza farmi trovare da nessuno” le spiegò, quando Emily non rispose, Lily le afferrò una ciocca di capelli e le tirò indietro la testa “ ascoltami bene” le disse e la sua voce era affilata come una lama di rasoio.
“ Ho giurato che sarei morta prima di passare di nuovo quello che ho passato e, quindi, come puoi immaginare non mi farò problemi ad ucciderti…”
“ Ti butteranno fuori dagli Auror, finirai ad Azkaban…” la minacciò.
“ Forse, ma tu intanto sarai morta” le disse semplicemente ed Emily si morse un labbro, sembrava quasi indecisa sul da farsi, sicuramente conosceva abbastanza Lily per sapere che diceva seriamente, ma contemporaneamente sapeva che se l’ avesse aiutata sarebbe, probabilmente, morta comunque.
“ Allora? Che aspetti? Uccidila!”
Lily quasi indietreggiò al suono di quella voce e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Era finita. Non si trattava più solo di Emily. Aaron era davanti a loro.
I raggi del sole che lo investivano da dietro facendogli rilucere i suoi capelli corvini.
Lily si accorse di tremare, in quel momento, con quella luce e quell’ espressione gli sembrava lo stesso Aaron di due anni prima.
“ Davvero, Lily” le disse divertito “ uccidila” le ordinò e la sua voce si fece leggermente più dura come se volesse vedere a che punto riusciva ad arrivare.
Lily guardò Emily e la vide guardare Aaron, le lacrime che le bagnavano le guance ed ebbe pena per lei.
Sicuramente pensava che lui l’ avrebbe aiutata, ma quel ragazzo era solo un pazzo che non amava nessuno.
Sentì la mano che reggeva la bacchetta intorpidirsi, era come se ad un tratto la bacchetta pesasse più di quanto lei riuscisse a sopportare.
“ Non vuoi?” le chiese e sollevò la sua bacchetta;  prima ancora che Lily potesse reagire, Aaron lanciò la maledizione che uccide e Emily si afflosciò tra le braccia di Lily.
“ Oddio! oddio!” Lily guardò gli occhi vitrei di Emily, sembravano stupiti quanto lei.
Sapeva che Aaron era pazzo, dopo quello che aveva fatto a lei e alla sua famiglia non poteva essere diversamente, ma non credeva che avrebbe ucciso una sua alleata a sangue freddo, senza motivo.
“ L’ ho fatto per te, lei ti avrebbe ucciso alla prima occasione” si giustificò.
Lily sentì le gambe cederle e dovette fare affidamento su tutta la sua forza per non cadere a terra, aveva una ragazza morta tra le sue braccia, e il suo assassino, che altri non era che il ragazzo che l’ aveva torturata per ore, ora la stava guardando come se non aspettasse altro di poterlo rifare.
Non poteva permetterlo, non doveva permetterlo.
Quello che aveva detto ad Emily era vero, sarebbe morta prima di lasciare che accadesse di nuovo e quando strinse la sua mano sulla bacchetta il pensiero le sfiorò davvero la mente, ma non poteva farlo.
Non ora, non con il pensiero del suo bambino dentro di sé.
Guardò un’ ultima volta Emily e si chiese se essendo morta il futuro di Pegasus sarebbe cambiato e lo sperò; sperò con tutta se stessa che questo volesse dire che lui non avrebbe più subito quelle torture, ma non ne era affatto sicura, fino a quando c’era Aaron, fino a quando c’era l’ organizzazione il suo bambino non sarebbe stato al sicuro.
Lanciò Emily verso Aaron e approfittò della sua sorpresa per scivolargli accanto ed uscire dalla stanza.
Le sembrò di sentire le sue dita sfiorarle il braccio mentre usciva dalla porta e lo portò più avanti.
Roteò su se stessa e lanciò un incantesimo. Non riusciva a pensare nitidamente e il primo che le venne in mente fu la fattura gambe molli, poi cominciò a correre.
Aprì la prima porta e vide una stanza vuota. Corse verso la finestra, ma era chiusa; avrebbe voluto fermarsi e lasciarsi andare alle lacrime, ma non poteva.
Non sapeva se lui avesse visto il suo bambino difenderla dall’ attacco di Emily, non poteva permettersi di lasciarsi prendere di nuovo.
Cercava di notare ogni rumore, ogni suono, ma le sembrava di essere sorda, le sembrava di poter sentire solo il suo cuore che batteva furiosamente e il suo respiro agitato.
Corse ancora ed entrò in un altro paio di stanze ottenendo lo stesso risultato.
Sentì un rumore e si voltò indietro spostandosi un ciuffo di capelli che le ricadeva sugli occhi, ma non arrivò nessuno.
Ormai sentiva il sudore percorrergli la schiena e la bacchetta che teneva nella mano le sembrava potesse sgusciarle da un momento all’ altro.
Infine entrò in una stanza, ma vi erano una ragazza e un ragazzo che parlavano animatamente.
Si voltarono subito quando sentirono la porta spalancarsi.
Dopo un attimo di paura Lily lanciò uno Stupeficium alla ragazza, ma la mancò e il ragazzo la disarmò.
Lily sgranò gli occhi e rimase per un attimo ferma sul posto, come se l’ avessero congelata.
Doveva riflettere, restare significava farsi prendere, ma uscire significava dare le spalle al nemico.
Cosa le avrebbe detto suo padre?
Si guardò velocemente intorno e poi riportò lo sguardo sul ragazzo, ma lo vide con lo sguardo vitreo e perso nel vuoto.
Si girò immediatamente verso la ragazza che stava abbassando in quel momento la bacchetta e la osservò: dei bei riccioli castani le incorniciavano il volto e due occhi azzurri la stavano guardando, ma non sembravano minacciosi.
“ Dopo lo oblivierò” sentenziò e alzò la bacchetta.
Lily s’ intirizzì guardando il fermacarte sul tavolino, forse poteva scagliarsi su di lei con quello e poi fuggire.
La ragazza sorrise e scosse la testa “ stiamo dalla stessa parte” sussurrò e puntò la bacchetta verso la finestra “ vai” le ordinò “ ma tu…”
Lily lasciò la frase in sospeso vedendola guardare verso il corridoio “ Sai quello che ti faranno” le disse e Lily annuì.
Aprì la finestra continuando a guardarsi alle spalle “ non hai paura per te?” le chiese e lei sorrise “ non proprio” le rispose.
Lily si accigliò.
“ VAI!” le disse concitata e Lily annuì scavalcando la finestra.
La ragazza con i boccoli la richiuse di scatto e la sigillò di nuovo con la magia. Lily prese un respiro e non si era ancora alzata in piedi quando sentì la voce di Aaron rimbombare nella stanza “ Tammy” la chiamò, ma non si diede tempo di sentire altro.
Doveva fuggire subito o quello che Tammy aveva fatto sarebbe stato inutile.
***
Scorpius aprì gli occhi e contemporaneamente si alzò a sedere.
La testa gli girò vorticosamente, ma non aveva tempo per pensare.
Si alzò in piedi, sentendo le sue gambe molli e  si guardò intorno.
Nel letto gemello al suo c’era suo figlio.
Si avvicinò e gli pose un dito sopra la vena del collo per fortuna batteva, non che avesse molti dubbi visto che doveva essere lui ad averlo attirato nei ricordi, ma, pur non capendo fino in fondo il motivo, non avrebbe avuto pace se non avesse controllato.
Forse era davvero il suo istinto paterno a guidarlo, gli accarezzò il viso e passò un dito sopra alla sua cicatrice, percorse tutta la sua lunghezza pensando a quanto aveva sofferto quel ragazzo.
Aveva ragione Lily, lei aveva notato subito la sofferenza dietro a quegli occhi così simili ai suoi.
Gli aveva detto subito che le sembrava di rivedere se stessa in quel ragazzo così misterioso.
Passò le dita sopra alla collana e sospirò.
Non poteva perdere tempo, lui stava bene, adesso doveva trovare Lily.
Ignorò il tamburellare della sua testa e si voltò su se stesso, ma come aprì la porta si trovò davanti ad Albus.
Lui lo guardò un secondo con le labbra aperte in una smorfia di sorpresa e poi la sua bocca si aprì in un sorriso.
“ Secondo me è un complotto contro le mie coronarie” scherzò, prima di abbracciare il suo migliore amico.
Scorpius si ritrasse immediatamente “ devo andare, Al” lo informò “ devo trovare Lily” aggiunse e Albus sospirò tornando serio.
“ Devi rimetterti in forze prima di tutto” ribatté,  prendendolo per un braccio e riportandolo dentro la stanza.
Scorpius lo scosse subito “ sei impazzito?” gli disse pieno di rabbia “ dobbiamo andare subito, lei… io l’ ho vista”.
Si sedette sul letto premendosi le mani sugli occhi, si sentiva stanco e gli sembrava che gli si offuscasse la vista per la rabbia.
Albus spostò gli occhi verso la porta e vide i tre ragazzi del futuro entrare, sorrise loro e vide che si erano ripuliti e dovevano avere anche mangiato qualcosa, dato che il loro colorito era più roseo.
“ Come hai fatto a vederla?” gli chiese “ devi aver sognato” ipotizzò.
Non poteva essere altrimenti. Si era appena ripreso.
“ NON HO SOGNATO!” si arrabbiò Scorpius alzandosi in piedi, ma le gambe gli cedettero subito e Albus lo prese per un braccio prima che cadesse a terra.
Scorpius si scosse il braccio “ non pensavo che proprio tu mi avresti fermato, Albus!” e la sua voce era piena d’ ira come se si sentisse tradito.
Albus si portò una mano ai capelli, agitandoseli e disordinandoli ancora di più, prese un respiro e si voltò verso i ragazzi, ma vide che erano usciti lasciandoli soli.
Sospirò cercando di non perdere la pazienza, davvero credeva che volesse fermarlo, che salvare sua sorella non fosse il suo primo pensiero?
“ Va bene e come pensi di trovarla?” gli chiese e la sua voce era piena di rabbia.
Scorpius strinse i pugni, la domanda di Albus gli aveva fatto tornare davanti agli occhi ogni immagine del suo bambino torturato.
“ Emily…” disse sicuro “ Emily lei è…”
“ Sai di Emily?” chiese Albus agitato, Scorpius annuì e si alzò in piedi ignorando la scarica di dolore che le sue gambe gli inviarono “ vado a prenderla e a farle sputare ogni singola persona coinvolta, ogni singolo luogo dove potrebbe essere Lily…”
“ Puoi restare” lo fermò Albus e lui si voltò, uno sguardo pieno di furia nel viso.
Albus alzò una mano prima che lo potesse aggredire verbalmente “ Mio zio Ron è già andato al quartier generale, Emily dovrebbe arrivare tra poco” gli disse e Scorpius sentì la stanza fluttuare.
“ Sapevate di Emily?” chiese sentendo le sue forze abbandonarlo e sedendosi di nuovo sul letto.
“ Alice…lei è fuggita e…”
Gli occhi di Scorpius si dilatarono, prima di restringersi nuovamente.
Sapeva che Lily non poteva essere fuggita con lei, nessuno l’ avrebbe torturata lì.
“ Hai parlato con lei? Le hai chiesto tutto? Se si ricorda qualcosa…perché l’ ha lasciata? E perché non siete ancora andati da lei…”
Albus vide le nocche di Scorpius completamente sbiancate per come teneva stretta la sua bacchetta e chiuse gli occhi abbassando la testa.
“ Io…veramente, Scorpius” faceva fatica a parlare, non sapeva se essere più basito, deluso o arrabbiato “ dimmi… davvero, sul serio credi di essere l’ unico a soffrire per il fatto di non sapere dov’ è Lily? Credi di essere l’ unico a non capirci più niente? Credi di essere l’ unico che ha avuto il mondo rivoluzionato? Anche io ho un figlio” e indicò la sedia dove fino a pochi minuti prima era seduto J.J.
“ Mi dicono che mia sorella diverrà un’ assassina di massa, ma in realtà la mia sorellina, quella che amo quanto me stesso non si trova e so che è in mano a due pazzi, uno più sadico dell’ altro…” si fermò piantandosi le unghie nei palmi delle mani per cercare di restare ancorato alla realtà.
“ e per finire… Ho appena visto James!”  concluse in un sospiro e aprì le mani in un gesto esasperato.
Scorpius aprì la bocca sorpreso “ Chi hai visto?” chiese in un sussurro.
Albus scosse la testa “ James” chiarì, ma la sua voce tremò, era ancora troppo sconvolto per crederci fino in fondo.
“ James?” chiese Scorpius e il suo sguardo corse verso la sedia vuota, ma Albus scosse la testa “ non J.J., ma James Sirius Potter” disse come se ripetere il suo nome potesse renderlo reale.
Scorpius non riusciva a reagire “ Non è possibile” disse soltanto e Albus si lasciò cadere accanto a lui “ non dirlo a me” sussurrò stropicciandosi gli occhi con il palmo delle mani.
Scorpius gli mise una mano sopra al collo stringendo leggermente per fargli capire che lui era lì e Albus alzò appena il viso e gli porse un piatto con un panino.
“ Era per me” gli spiegò stancamente “ ma credo che tu ne abbia più bisogno…” si alzò in piedi e cercò di sorridergli “ mangia e ripulisciti” gli ordinò e Scorpius vide per la prima volta come il viso di Albus fosse provato.
“ Poi scendi, dovrebbe arrivare Emily e io, James e mio padre, stiamo cercando di mettere insieme tutte le informazioni per ritrovare Lily” lo informò e se ne andò lasciandolo solo.
Scorpius guardò il panino. Albus aveva ragione, se non avesse mangiato e non si fosse rimesso in forze, non sarebbe stato di aiuto a nessuno, anzi, sarebbe stato solo un intralcio per tutti.
Oltretutto la mancanza di sonno e di forze gli stavano impedendo di pensare razionalmente e lucidamente.
Albus aveva davvero detto di aver parlato con James e con Harry?
Addentò il panino velocemente e guardò Pegasus.
Sperò che lo scudo che il suo bambino era in grado d’ innalzare a difesa della sua mamma, riuscisse a proteggerla ancora per un po’, fino a quando non l’ avesse trovata.
***
L’ uomo percorse la strada piena di ciottoli e di buche ed entrò dentro la casa.
Si tolse il cappello e lo appoggiò sopra al tavolo.
Era importante che nessuno lo riconoscesse. Era importante che nessuno sapesse.
Avrebbe perso la faccia. Lui, il Ministro della magia che tradiva la moglie.
D’ altronde la bella Dafne non lo soddisfaceva più, non fino in fondo.
Sembrava importargli solo di Amber e renderla felice, senza pensare a lui.
“ Cormac” la donna gli arrivò alle spalle facendogli scorrere la mano sopra al petto e infilando l’ altra sotto la maglia e risalendo fino a farle incontrare.
Gli occhi di McLaggen si accesero di passione e si voltò verso di lei.
Invece lei…lei con il suo corpo fluido e sempre pronto ai suoi desideri, lei era un’ altra storia.
Le passò una mano tra i capelli corvini e l’ attirò a sé in un bacio “ My Darling” le disse quando si furono allontanati.
Lei si strinse di più a lui “ sei in ritardo” gli disse lasciando che una mano scivolasse sopra i suoi pantaloni “ tua moglie non ti lasciava andare?” gli chiese muovendo leggermente la mano e godendo dei suoi gemiti.
Era così semplice.
Non aveva neanche dovuto preoccuparsi del suo cervello o della sostituzione, era sempre in mano sua.
Era così stupido, così schiavo del piacere, che era bastato un niente e lui era stato la sua marionetta.
Non si era mai accorto di essere guidato, ma aveva sempre fatto quello che lei voleva.
“ No, è…ero… l’ attacco e poi… Amber…”
Il nome della figlia si perse nell’ ennesimo gemito e la donna sorrise tornando a baciarlo.
Si lasciò stendere sul tappeto. Era tutto programmato, come sempre.
Era un suo schiavo inconsapevole e quello che non sapeva era che anche la figlia lo era.
Ma lo era volutamente.

COMMENTO: CAPITOLO NON LUNGHISSIMO, MA SPERO VI SIA PIACIUTO LO STESSO : ))ATTENZIONE A QUESTI CAPITOLI…CI SONO UN BEL PO’ D’ INFORMAZIONI :p SIETE ANCORA TUTTE SICURE CHE LA DONNA MORA SIA CHO?? PUO’ ESSERE ?O FORSE NO? E LILY CHE FINE HA FATTO E CHI E’ QUELLA CHE L’ HA AIUTATA ; )) ORA STIAMO ENTRANDO NELLA TIRATA DELLE FILA ( ANCHE SE ANCORA CI SONO DIVERSI CAPITOLI )  E QUINDI PIANO PIANO CAPIRETE TUTTO ; )) GRAZIE MILLE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, VI AMO TUTTE !! OVVERO ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS 89 / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ARYELLE / ENDY_LILY 95 / SINISA / JALE 90 / LILY LUNA HERONDALE  E FALLEN ANGEL 98 !! GRAZIE DI CUORE, NON SAPETE QUANTO MI CARICATE : )) GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 36
*** 35 CAPITOLO ***


Scorpius si svegliò di colpo. Gli occhi di Lily gli aleggiavano davanti al viso e la sua voce che continuava a ripetere “ non mi hai trovato” sembrava così reale che per un attimo ebbe paura che fosse successo realmente.
Si mise a sedere sul letto cercando d’ imporre al suo cuore di calmarsi e maledicendo Albus che lo aveva convinto a riposarsi.
Non aveva tempo da perdere. Adesso più che mai voleva trovarla.
Guardò Pegasus e il suo cuore perse un colpo, era ancora privo di sensi e qualcosa dentro di lui sembrava dirgli che non aveva fatto abbastanza.
Ma cosa poteva fare?
Si avvicinò e gli spostò una ciocca di capelli biondi dal viso. Come aveva potuto non capire che era suo figlio, solo il colore dei capelli non era uguale per il resto gli somigliava tantissimo.
Si era fatto portare via dalla gelosia e dall’ invidia e adesso, non poteva sentirsi peggio.
Prese un respiro stringendo i pugni e uscì dalla stanza.
Cominciò a scendere le scale e sentì che al piano di sotto vi erano tante voci che sembravano discutere animatamente.
Quando i suoi occhi videro James Potter, semidisteso sul divano, gli sembrò di essere ancora dentro al sogno.
Com’ era possibile?
Scosse la testa e finì di scendere i gradini “ non avrei mai creduto che sarei stato felice di vedere James Potter” affermò con voce divertita, attirando lo sguardo di tutti.
James sorrise malandrino “ ed io non avrei mai detto che, per una volta, sarei stato d’ accordo con te” rispose ed anche la sua voce era divertita.
Scorpius quasi si fermò sul posto quando vide gli occhi di James brillare, erano così simili a quelli di Lily.
“ Mi perdonerai se non mi alzo per stringerti la mano” disse James riportandolo alla realtà e in un attimo Scorpius capì il motivo della sua posizione, lanciò un’ occhiata veloce ad Albus, ma si riprese immediatamente.
Harry scosse la testa con un sorriso, era felice che suo figlio avesse ripreso un po’ della sua forza vitale, anche se l’ oscurità che aveva visto nei suoi occhi sembrava sempre pronta a riaffiorare.
“ Non ti preoccupare, Potter, conosco molto bene la tua pigrizia”.
Fu felice che la sua voce fosse uscita piuttosto normale perché dentro di sé stava inorridendo per quello che gli Apocalittici gli avevano fatto.
Gli strinse la mano e sorrise ancora più ampliamente. Non avrebbe mai pensato di rivederlo e, per quanto fosse strano gli era anche mancato, a modo suo chiaramente, ma se ne era accorto quando si era trattato di star vicino ad Albus per la sua perdita; aveva scoperto che non gli era per niente facile far coraggio, visto che anche lui stava soffrendo.
“ Da che pulpito… hai dormito per giorni” lo provocò, ma Scorpius si limitò a sorridere.
Era appena tornato, per una volta avrebbe potuto lasciarlo vincere. Per una volta.
“ Sono felice che ti sia svegliato, stavamo andando a interrogare l’ Apocalittica…”
“ Emily?” lo interruppe guardando Albus speranzoso, ma lui scosse la testa “ Emily è morta” lo informò e la sua voce era talmente piatta che Scorpius capì che anche lui stava pensando la sua stessa cosa.
Ogni possibilità di trovare Lily era persa.
“ Pensa, l’ hanno abbandonata a Diagon Alley…”
“ Voleva farcela trovare” lo interruppe Scorpius in un sussurro “ il suo ennesimo gioco psicologico” si arrabbiò, battendo un pugno sul tavolo e facendo sobbalzare tutti.
“ Abbiamo ancora Cindy” disse Harry un po’ per tranquillizzare lui e un po’ se stesso.
Sapeva che Scorpius aveva ragione e conosceva la brutalità di quel mostro.
Albus gli mise una mano sul braccio “ saliamo” gli disse, mentre Harry aiutava James.
Appena entrarono la ragazza li guardò tutti ad uno ad uno e poi si fermò su James.
Continuava a spaventarla, sembrava avesse una tale rabbia verso di lei, che avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento.
“ Hai detto che avresti collaborato” gli disse Harry, sedendosi davanti a lei.
“ Voglio la libertà in cambio” disse e James scoppiò a ridere “ bella questa” la schernì, poi la guardò come se i suoi occhi potessero maledirla “ che ne dici di evitarti la condanna a vita, invece?” le propose e lei rabbrividì.
“ A vita?” mormorò e Scorpius incrociò le braccia appoggiandosi al muro “ minimo” le disse.
“ Allora, Cindy, vuoi dirci dove si trova la base degli Apocalittici?” le chiese Harry.
“ Non lo so, io…”
“ Non prenderci in giro” l’ ammonì Harry “ non puoi non saperlo” aggiunse.
Cindy sentì gli occhi riempirsi di lacrime “ non lo so davvero, nessuno sa dove sia il quartier generale, solo quelli della cerchia interna”.
“ Va bene, è inutile parlare con lei, diamole il veritaserum” propose James e lei scosse la testa “ non potete, mi uccidereste” disse e il panico nella sua voce e nei suoi occhi fece pensare ad Harry che stesse dicendo la verità.
“ Perché?” domandò.
“ Loro fanno bere a tutti quanti una pozione al momento dell’ entrata nel gruppo,  senza saperlo, sotto forma di succo di zucca e qualsiasi pozione prendi non funziona più, il Veritaserum, addirittura, ti uccide” spiegò.
James trattenne il fiato “ è per quello che le pozioni non funzionano su di me?” le chiese spalancando gli occhi, già prima di chiederlo, capì che era così.
Lei annuì “ c’ è un antidoto, ma dev’ essere preparato…”
“ E Ginny?” la interruppe Harry “ anche lei?” domandò e Cindy annuì “ non è solo per quello che è così, lei era già così anche se le abbiamo somministrato la pozione ogni giorno, lei non riprenderà conoscenza come lui…”
“ E allora io perché?” chiese James e Cindy sospirò “ tu eri sveglio quando ti hanno portato là, eri cosciente e parlavi, pregavi… io… mi dispiace”.
James strinse la mascella, ma non disse niente. Anche se non ricordava niente, immaginare cosa doveva aver passato lo mandava in bestia. E poi cosa doveva dirle? Non fa niente?
Non era proprio possibile.
“ Quindi è stata la pozione che lo ha tenuto in quelle condizioni?” domandò Harry cercando di tenere la rabbia sotto controllo.
“ Le due pozioni che gli davamo, quella per tenerlo sedato e con il cervello vuoto di modo che non recepisse quello che aveva intorno e quella per le pozioni…”
“ Quelle che Cris ha smesso di darmi?” chiese James e Cindy annuì “ allora dovrebbero aver perso il suo influsso?” chiese ancora e lei scosse la testa.
“ Non senza l’ antidoto” affermò lei  “ e questo antidoto?” chiese Harry “ puoi farlo?” aggiunse.
Gli angoli delle labbra le si sollevarono in un sorriso “ adesso possiamo parlare della mia libertà?” chiese maliziosa.
Scorpius si spazientì e si mosse con rabbia verso di lei, Albus lo fermò premendogli le mani sul petto.
“ E’ una vigliacca, non ci sta dicendo un bel niente!” gridò “ diamole il Veritaserum e se muore tanto meglio, un’ Apocalittica in meno”.
Tutti lo stavano osservando, aveva il viso trasfigurato dalla rabbia.
“ Mia figlia?” chiese Harry, riportando l’ attenzione su di lei. Cindy sbatté le ciglia per riprendersi dalla paura che l’ aveva assalita.
“Dove portano i prigionieri!” la sollecitò Harry e Cindy scosse la testa “ è stata rapita?” chiese e Harry annuì “ da Aaron Corner” spiegò e Cindy spalancò gli occhi e inspirò bruscamente “ allora è al quartier generale…sempre che sia ancora viva” concluse in un sussurro e portò le mani a coppa sopra la bocca appena si rese conto di quello che aveva appena detto.
Albus non riusciva più a tenere Scorpius da quanto lui spingeva per raggiungerla e ucciderla.
Per fortuna le urla avevano attirati anche i ragazzi del futuro e J.J. lo aiutò a spingerlo indietro, anche se ci volle anche l’ aiuto di Harry per riuscire a farlo uscire dalla stanza.
Harry chiuse più volte i pugni per impedirsi di rientrare nella stanza e strapparle ogni informazione con la forza, ma si disse che sicuramente non sarebbe servito.
Era davvero sconvolta quando Scorpius cercava di assalirlo e continuava a ripetere “ non so dove sia”.
Fece un paio di respiri profondi mentre anche James usciva dalla stanza muovendosi su quella sedia che avevano incantato per lui.
I suoi occhi sembravano due tizzoni ardenti, proprio come quelli di Scorpius sembravano argento liquefatto.
Scorpius si liberò dalle mani di Albus e di J.J. e li spinse poco delicatamente, poi guardò Harry “ la troverò” affermò prima di correre verso le scale.
Quando sentirono la porta sbattere rumorosamente capirono che era uscito.
***
Lily si strinse nelle spalle.
Erano i primi di ottobre e nonostante ancora non facesse freddo, le mattine avevano già iniziato ad essere ventilate e fresche. Troppo per lei che era ancora con la maglietta della divisa.
Si fermò e si accorse che non era solo il freddo a farla tremare.
Adesso che l’ adrenalina stava scendendo, lo shock stava iniziando a farsi spazio in lei.
La consapevolezza di tutto quello che era successo la stava assalendo oscurandole i sensi.
La vista le si era annebbiata e il tremore aveva preso completo possesso di lei, doveva calmarsi o il suo cervello sarebbe stato completamente inutile.
Non era neanche ancora uscita dal giardino di quella enorme villa, ma doveva prendersi un attimo o si sarebbe fatta scoprire.
Si mise a carponi dietro ad un muricciolo e pose le mani a terra sollevando qualche zolla con le dita.
“ Respira, Lily” si disse, continuando a ripeterselo ad ogni boccata d’ ossigeno.
Non poteva credere di essere sopravvissuta e di essere libera.
Doveva ringraziare quella ragazza con i boccoli castani e si sorprese a pensare a chi potesse essere.
Non l’ aveva mai vista e nonostante le sembrasse quasi una sua coetanea, non le sembrava di ricordarla neanche ad Hogwarts.
Tammy. Probabilmente era un diminutivo. Probabilmente stava per Tamara o per chissà cos’ altro.
Sospirò e si alzò lentamente, non sapeva se era sicuro camminare, ma muovendosi a carponi ci avrebbe messo una vita e avrebbe avuto più possibilità di farsi scoprire, senza contare che sarebbe stata meno pronta in caso di fuga.
Mosse un paio di passi e si fermò in attesa, si guardò indietro e quando non vide nessuno riprese a camminare, andò avanti così per diversi minuti. Le sembrava di sentire passi dietro di lei, erba calpestata e foglie smosse, oltretutto quel giardino era immenso e pareva non finire mai.
Quando finalmente vide davanti a sé il cancello di uscita sentì un sorriso nascerle automaticamente sul volto; se fosse riuscita ad uscire e a raggiungere la strada sarebbe stata in salvo.
Si passò una mano sulla gola dolente e questo le riportò alla mente Emily. Sebbene fosse una pazza psicopatica e nel futuro avrebbe torturato suo figlio, non poteva fare a meno di sentire una fitta di pietà per lei.
Morire a ventidue anni e solo perché ti sei innamorata di un ragazzo ancora più pazzo di te e per il quale la tua vita vale meno di niente.
Appoggiò una mano sul cancello facendola scorrere sull’ inferriata e prendendosi un secondo per pensare. E se ci fosse stato qualche incantesimo?
Non poteva essere così ingenua, ma non poteva neanche stare ferma ad aspettare di essere presa.
Lei era come suo padre. Lei non stava a guardare, agiva e, a volte questo, rischiava di essere un guaio maggiore.
Respirò a fondo. Dal momento che qualsiasi allarme o incantesimo si fosse attivato avrebbe dovuto correre.
Mise anche l’ altra mano sul cancello e vi si appoggiò lievemente con la fronte.
Poi prese un respiro e provò a tirare verso di sé.
Non sapeva bene che cosa si fosse aspettata: che partisse l’ incanto Gnaulante o che le arrivasse qualche fattura addosso, invece non accadde niente.
Si voltò indietro, non andava bene.
Era come quando stava cercando di uscire dalla casa. Era tutto troppo tranquillo e proprio come in quel momento, si ritrovò a pensare che era una calma palesemente fittizia.
Rabbrividì. Era terrorizzata all’ idea di avere Aaron alle calcagna, ma s’ impose comunque di fare un passo fuori dal cancello.
Sentiva le goccioline di sudore percorrerle la schiena e le mani arricciate a pugno sudare.
Perché aveva lasciato la bacchetta? Improvvisamente le venne in mente che non l’ aveva lasciata, era stata disarmata.
Disarmata dalla stessa persona che l’ aveva aiutata e allora? Da che parte stava quella ragazza?
Si maledì, non era il momento di pensarci.
Uscì fuori e si accorse di aver rilasciato il respiro, non si era neanche resa conto di averlo trattenuto.
Sembrava che tutto stesse andando come doveva, a dispetto di tutto era uscita, ma ancora non era convinta, possibile che nessuno avesse anche solo provato a seguirla?
Cominciò a camminare a passo veloce, non voleva attirare l’ attenzione cominciando a correre, avrebbe iniziato appena si fosse allontanata abbastanza dalla villa.
Voleva tornare da Scorpius, da Pegasus.
Scorpius i suoi occhi le apparvero davanti come se fossero un obbiettivo da raggiungere e forse era davvero così, non c’ era niente che voleva più di rivederlo e farsi stringere dalle sue braccia.
Sentire il suo odore e il calore del suo abbraccio. Solo in quel momento si sarebbe sentita davvero protetta.
All’ improvviso si fermò. Aveva sentito qualcosa, eppure non c’ era nessuno.
Si strinse le braccia intorno al corpo, perché continuava a farle così freddo? Era vero, era ottobre, ma non sembrava così freddo.
Eppure stava tremando.
Era tremiti convulsi , sconnessi. Si rese conto che c’ era qualcosa che non andava.
Stava male.
La testa le girava e la sua vista si era fatta sfocata. Cosa le stava succedendo?
Le gambe le cedettero e cadde carponi battendo dolorosamente le ginocchia. Si sentiva sempre peggio.
Cercò di stringere gli occhi per guardarsi intorno, ma ancora non vide nessuno.
Si accorse di non riuscire a rimanere razionale, sentiva la testa confusa e leggera. L’ avevano drogata?
E come avevano fatto?
Provò ad alzarsi. Doveva nascondersi e doveva farlo subito, da un momento all’ altro era sicura che sarebbe arrivato Aaron e non poteva farsi trovare.
Cercò di raccogliere la sua energia e con una forza di volontà incredibile si alzò in piedi.
Le sue gambe minacciavano di farla cadere da un momento all’ altro e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Non riusciva più a distinguere niente che non fossero luci o ombre e non riusciva neanche a stare in piedi correttamente.
Era un altro gioco di Aaron. Un maledetto sadico gioco.
“ Complimenti” disse infatti la sua voce dopo pochi secondi.
Lily si sentì così male che cadde di nuovo carponi prima che anche le braccia le cedessero facendola cadere a terra.
Con un ultimo sprazzo di energia cercò di voltarsi, ma ebbe l’ impressione di non esserci riuscita del tutto.
“ Non è facile rimettersi in piedi dopo la pozione che hai assunto” le spiegò e Lily cercò di guardarlo, ma si accorse che la sua vista si era totalmente oscurata.
“ E’ una pozione che blocca ogni attività motoria e anche parzialmente i sensi… una mia idea per le fughe” si vantò.
Lily lo sentì avvicinare e cercò di spostarsi indietro. Avrebbe tanto voluto che una voragine gli si aprisse sotto i piedi e lo inghiottisse, adesso, esattamente in quel momento.
Lo sentì ridere e si accorse che doveva essere proprio sopra di lei, ma adesso non riusciva neanche più a parlare.
Lui dovette notare il suo sforzo perché ricominciò a spiegare “ si tratta di una pozione molto semplice, ma di grande utilità…che ne dici? Mi sembra inteligente togliere ad un prigioniero la possibilità di muovere gli arti, di parlare e di vedere, no?” le sembrò di sentire il suo sorriso e desiderò tanto poterglielo strappare dal viso “ già non puoi rispondere” la derise.
Sentì le sue mani sul suo corpo e si accorse che la stava sollevando.
Per favore. Per favore. Pregava dentro di sé di riuscire a riprendere il controllo e poter combattere, si sentiva impotente in quel modo, completamente alla sua mercé, peggio ancora della volta che attaccò casa sua.
“ Non sei curiosa di sapere come l’ hai presa?” le chiese e solo sentire l’ alito del suo respiro sulla sua pelle le fece salire i conati di vomito.
Non sapeva se sarebbe riuscita a resistere un solo giorno con lui.
“ Il cancello” le spiegò con la voce piena di trionfo.
Si stava auto lodando per la sua splendida idea “ ne è cosparso” la informò “ e vedi dove sta il lampo di genio?” le chiese “ noi lo sappiamo e abbiamo il modo di evitarlo, un prigioniero non lo sa e lo tocca, assimilandolo immediatamente per via cutanea” concluse con voce divertita.
Lily era ancora inerme tra le sue braccia, i suoi muscoli completamente rilasciati.
Provò a muovere un braccio, ma questo non rispose e anche il non riuscire a vedere non la stava aiutando.
Sentì la guancia umida e si accorse che aveva iniziato a piangere.
Almeno quello le era rimasto, pensò con paura.
Sentì il portone aprirsi e capì che l’ aveva condotta nuovamente dentro la villa.
Continuò a percorrere una strada e Lily provò a memorizzarla, ma alla fine erano troppi scalini, troppe svolte e lei perse il conto, sentendosi sempre più disperata.
Si sentì adagiare delicatamente su qualcosa di morbido, ma ruvido, e provò a muoversi per scattare a sedere, ma si accorse che ancora il suo corpo non rispondeva.
Adesso si stava cominciando a far prendere seriamente dal panico.
Sentiva ancora la presenza di Aaron accanto a sé e le sembrava anche di sentire i suoi occhi su di sé.
Lui le si avvicinò e lei sentì di nuovo il suo respiro sulla sua pelle e lei si ritrovò a trattenere il suo.
Quanto lo odiava, quanto lo odiava.
Sentì le sue labbra su di lei e la sua lingua seguirne il contorno, ma non poteva reagire e finalmente comprese.
Se lei era bloccata in quel modo anche il suo bambino lo era e se non aveva difese lui poteva farle quello che voleva.
Si cominciò a dibattere, forte, sempre più forte e a gridare, graffiando con le unghie il pavimento e scorticandosi le dita.
Continuò così per tanto tempo prima di accorgersi che non l’ aveva mai fatto.
Era solo la sua mente che si dibatteva, solo la sua mente che urlava, il suo corpo non poteva farlo.
Aaron le spostò una ciocca di capelli umidi di sudore dal viso “ e adesso giochiamo” le disse e Lily pregò di morire. Adesso. Subito.
***
“ Papà”.
Scorpius entrò nella stanza dove Pegasus era ancora disteso su un letto privo di conoscenza e vide Draco intento a visitarlo.
Avevano messo anche Ginny nella stessa stanza.
Adesso cominciavano ad essere parecchi in quella casa e le stanze scarseggiavano.
I tre ragazzi del futuro dormivano quasi sempre sul divano o sul tappeto del salotto, mentre Harry e James dividevano la camera matrimoniale e lui, Albus e Alice erano costretti a dividere la camera che, a detta di suo suocero, era stata quella di suo cugino.
Invece Pegasus e Ginny erano nella camera che per un breve periodo era stata di Harry.
“ Pensavo te ne fossi andato” dichiarò semplicemente sedendosi accanto al letto del figlio e Draco si voltò verso di lui, mostrando a Scorpius tutta la sua preoccupazione.
“ Sono troppi giorni” commentò e Scorpius guardò il volto di suo figlio.
E’ vero erano troppi giorni.
Cinque giorni da quando era scomparsa Lily, una settimana da quando Pegasus era in quelle condizioni e lui si sentiva sempre più stanco.
Non dormiva, non mangiava, quei pochi attimi che prendeva per riposarsi era continuamente ossessionato da sogni su Lily e su Pegasus.
Ogni giorno che passava era come se gli infilassero un ulteriore coltello nel petto, sentiva che ogni giorno era come se Lily o Pegasus si allontanassero di più da lui.
Aveva una famiglia e adesso non aveva più niente.
Tutti gli stavano vicino e tutti condividevano il suo dolore, visto che Lily era anche per loro una sorella, una figlia, un’ amica, ma nessuno poteva capire come si sentiva.
Si sentiva come se il suo cuore fosse stato strappato a brandelli e due parti si fossero fossilizzate in attesa di suo figlio e sua moglie.
“ Sai che è viva, Scorp, questo ti dovrebbe aiutare” cercò di consolarlo suo padre, alludendo al fatto che se fosse morta Pegasus sarebbe scomparso.
Ma come poteva aiutarlo fino in fondo? Lui sapeva con chi era e la cosa gli faceva stringere lo stomaco eun terrore freddo lo invadeva.
Non poteva neanche immaginare cosa stesse passando in quel momento.
“ Dovrebbe tranquillizzarmi saperla in mano alla stessa persona che l’ ha torturata e quasi uccisa?” gli chiese con rabbia e Draco sospirò “ direi di no” ammise cercando di cancellare l’ immagine di quel giorno in cui l’ avevano portata da lui.
Era tra le braccia di Harry ed era più morta che viva.
Draco ricordava ancora lo sguardo pieno di angoscia e di disperazione di Harry e rabbrividì per un attimo.
Lui e Harry non erano mai stati amici, anzi vi erano stati dei momenti in cui si erano totalmente detestati, ma vi erano stati dei momenti in cui lo aveva ammirato molto.
Durante la guerra, il suo sapersi opporre al destino, il suo scegliere di combattere, tutto il suo amore e la sua lealtà e, infine, tutto il suo immenso coraggio, che aveva visto nei suoi occhi così tante volte da restargli impresso.
Una cosa però non gli aveva mai visto ed era la sconfitta. Invece quel giorno era quello che riuscì a scorgere nei suoi occhi.
Sollevò la bacchetta da sopra il corpo di Pegasus e si recò da Ginny, iniziando a visitare anche lei.
La guardò: magra, emanciata, priva di vita, eppure sana in tutto e per tutto, proprio come nel giorno in cui venne ricoverata.
Non aveva ferite particolari, qualche livido, qualche ferita superficiale, ma sembrava che gli Apocalittici si fossero concentrati sui ragazzi Potter, eppure era in tutto e per tutto svuotata.
Un guscio. Un niente.
Davvero una strana cosa la mente.
Si chiese cosa le potesse essere successo proprio nel momento in cui la porta si aprì.
I tre ragazzi del futuro, come era ormai solito chiamarli, entrarono lentamente e Scorpius sorrise.
Suo figlio era fortunato. Quei quattro dovevano volersi davvero molto bene.
 “ Non dovevate riposarvi un po’?” chiese Draco. Li aveva mandati via neanche mezz’ ora prima dicendo loro di andare a mangiare e a riposarsi e che se vi fosse stata qualche novità gliel’ avrebbe detto, ma erano già tornati.
“ Stiamo bene” rispose Zoe, parlando a nome di tutti e tre.
“ Hai capito perché non si sveglia?” chiese J.J. e anche Scorpius portò gli occhi sul padre, ma lui scosse la testa.
“ Il corpo sta bene, dev’ essere…”
S’ interruppe di colpo e si voltò verso il nipote, poi tornò di scatto a guardare Ginny, infine di nuovo il nipote.
“ Papà?”
“ Draco?”
Scorpius e Cris parlarono in contemporanea, conoscevano abbastanza Draco da capire che aveva appena compreso qualcosa.
Lui si voltò di nuovo verso di loro e si aprì in un sorriso “ è come per Ginny… è la mente” disse felice di essere riuscito a capire cosa fosse successo.
“ Tutto quello che avete vissuto, tutti i ricordi che ha visto” iniziò Draco “ Il fatto che abbia capito che Lily non è quella che credeva, non è quella che l’ ha torturato…” continuò.
“ Il suo mondo è distrutto. Tutte le sue certezze, tutto intorno a lui è crollato come un castello di carte” concluse Scorpius osservando suo figlio.
Pegasus era un ragazzo piuttosto alto ed anche robusto,  oltre al fatto che il suo coraggio e il suo potere lo rendevano ancora più imponente, ma in realtà tutto questo nascondeva una sua fragilità.
In quel momento, quando tutto era cambiato, quando aveva scoperto che sua madre non era quella che credeva, quando si era reso conto di averla lasciata andare, di non averla salvata, ecco esattamente in quel momento, lui non era riuscito a tornare indietro.
“ Mettetemi in contatto con lui” la voce di J.J. li fece voltare “ sono l’ unico che ha sempre ascoltato, io lo posso riportare indietro” affermò sicuro, ma Draco scosse la testa “ non esiste, non si può fare, altrimenti lo avrei già fatto per Ginny…” s’ interruppe “ mi dispiace, ragazzi, ma deve venirne fuori da solo…entrare in una mente confusa, seppur potente come la sua, potrebbe farvi perdere”.
Cris strinse i pugni, poteva sentire dalla sua voce quanto questo gli costasse e poteva vedere dai suoi occhi pieni di angoscia quanto anche lui avrebbe voluto vederlo sano e salvo, ma l’ unica cosa che le ronzava in testa era quella frase: deve uscirne da solo.
Loro non lo sapevano, non lo conoscevano come lei. Solo lei, J.J. e Zoe sapevano quanto Pegasus aveva sofferto per sua madre e se adesso, davvero, tutti i ricordi che aveva visto lo stavano bloccando, Cris poteva scommettere che non ne sarebbe uscito da solo.
Stava per aprire la bocca e replicare quando Zoe la precedette: “ ma Pegasus…” probabilmente stava per esternare i suoi stessi pensieri, ma fu bloccata da Scorpius che stava scuotendo la testa.
Sembrava non avere il coraggio di dire di no, in quanto questo sarebbe significato che suo figlio avrebbe dovuto, davvero, farcela solo con le sue forze, ma non se la sentiva neanche di rischiare la vita degli altri ragazzi.
Cris sentì le unghie perforarle la pelle, non riusciva neanche più a sentirli.
“ Sono stanca” sussurrò, ma le sue parole erano così piene di rabbia che tutti si voltarono verso di lei e J.J. e Zoe aggrottarono la fronte, non era mai buon segno quando usava quel tono.
“ Sono stanca di aspettare, stanca di vederlo così, è più di una settimana che è così e voi cosa mi dite? È la mente. E cosa fate? Niente!” l’ ultima parola fu quasi gridata, tanto che J.J.  si avvicinò a lei “ Cris” la riprese, ma non la fece calmare, anzi lo fulminò con lo sguardo “ Cosa?” gli chiese voltandosi verso di lui “ cosa? Dimmi cosa vuoi, J.J.? vorresti che stessi zitta? Ti rendi conto che tutti sono fuori a cercare Lily Potter e cosa fanno per Pegasus?” chiese in maniera retorica “ Lily Potter” sibilò come se quel nome fosse veleno e strinse i pugni per controllare tutta la sua rabbia “ tutti cercano la donna che gli ha rovinato la vita…”
“ Sai bene che non è così” la interruppe Zoe. Come poteva non capire? A tutti loro era stato spiegato come, dai ricordi che avevano visto, avevano scoperto che quella che Pegasus pensava fosse Lily in realtà era Emily.
“ NO CHE NON LO SO!” urlò piena d’ ira “ abbiamo già cambiato il futuro e James Potter ne è una prova, cosa ne sappiamo di cosa sta succedendo ora? Cosa ne sappiamo di cosa le stiano facendo? Se la stanno facendo div…”
“ Zitta!”
Scorpius esplose e Cris poté vedere che il suo volto solitamente pallido era rosso di rabbia repressa e la sua mascella emetteva dei guizzi come se stesse serrando i denti.
Aveva cercato di restare calmo fino ad allora, sopportando lo sfogo della ragazza e capendo che doveva rispettare anche i tre ragazzi che ne stavano passando tantissime, ma adesso non ce la faceva più.
Non potevano parlare di Lily così, stava cercando di fare di tutto per pensare che non potevano torturarla che il piccolo Pegasus l’ avrebbe protetta e invece, loro, gli stavano dicendo che potevano cambiarla?
Farla essere il mostro dei ricordi di Pegasus?
“ Come puoi dire così?” domandò cercando di calmare il fiume di rabbia che gli stava percorrendo le vene.
Doveva pensare che era solo una ragazzina di diciassette anni preoccupata e travolta dagli eventi.
“ Stai parlando della mia compagna e di quello che potrebbe… “ lasciò la frase in sospeso era troppo doloroso anche solo ipotizzare “ e quello che è steso qua è mio figlio…”
“ NO CHE NON LO E’ ” esplose Cris, ormai si sentiva come se gli argini le si fossero rotti, come se non potesse fare altro che parlare e parlare fino a dire tutto quello che aveva covato in quella settimana.
“ Non dire che sei suo padre” affermò sentendo le lacrime salirle violentemente agli occhi “ TU NON LO SEI!” urlò fuori di sé “ Cris” stavolta Zoe accompagnò la sua voce ad una presa sul suo braccio, doveva decisamente calmarsi “ cosa stai dicendo?” le chiese, passando lo sguardo da lei a Scorpius e vedendo la sua espressione piena d’ira.
Cris però scosse il suo braccio, non era assolutamente intenzionata a fermarsi.
“ Sto dicendo la verità, quello che penso e quello che dovreste pensare anche voi” disse guardando Zoe e J.J. con occhi brucianti di rabbia.
“ Lui non è il padre di Pegasus!” esclamò “ Cris, adesso basta, stai parlando di spazzatura “ J.J. la prese per le spalle per portarla via, ma lei si liberò immediatamente, la sua rabbia era ormai fuori controllo.
“ NON E’ SPAZZATURA” urlò ormai fuori di sé, poi prese un respiro “ lui è il padre del bambino che, in questo momento, è nel ventre di Lily Potter…lui non c’ entra niente con il nostro Pegasus” disse l’ ultima frase in una calma quasi innaturale, come se volesse imprimere ancora più il concetto.
Vide che la furia di Scorpius si era trasformata in shock e sentì una fitta di colpa, ma quando i suoi occhi si posarono su Pegasus una nuova ondata di rabbia la invase e riprese a parlare.
“ Sai quando è nato?” gli chiese e la voce era leggermente tremolante, sentiva le sue difese cedere “ Qual è il suo colore preferito? Cosa fa quando gli incubi lo sopraffanno? Come mai ha quel bracciale nero? “  lo sfidò.
Scorpius sentì un dolore nel petto come se le parole di Cris fossero state affilate come coltelli.
Non sapeva neanche che avesse degli incubi, come faceva a sapere come reagiva?
Abbassò gli occhi su Pegasus e sentì il dolore aumentargli. Era vero.
Suo figlio era poco più di un estraneo per lui.
Non lo conosceva, aveva perso la sua opportunità quando lui gli aveva teso una mano ed ora, per quanto avrebbe dato qualsiasi cosa, non poteva conoscerlo.
Lui l’ amava, ma quello non era sufficiente.
“ Quindi non vendermi la puttanata che sei suo padre perché non lo sei…” si portò le mani al volto e si asciugò una lacrima che era caduta “ noi siamo la sua famiglia. Io, Zoe e J.J.” concluse mordendosi un labbro per cercare di non farsi sopraffare dalle lacrime.
“ Adesso basta” la interruppe deciso J.J., non riusciva più a vedere quell’ espressione nel volto di suo zio.
Credette di non averlo mai visto così sconvolto da abbassare le sue difese Serpeverde e invece adesso lo era, ogni tratto nel suo viso mostrava dolore e sconfitta.
Cris annuì “ la smetto” mormorò, ma contemporaneamente un singhiozzo le uscì violentemente “ Merda!” imprecò sentendo le lacrime scendere come se avesse appena abbassato una diga.
Abbassò lo sguardo. Lei non piangeva, soprattutto, non davanti agli altri; e poi uscì.
J.J. e Zoe videro Scorpius cadere sulla sedia come privato da ogni forza, ma non riuscirono a dire niente.
Gli diedero un breve sguardo di scuse e poi seguirono Cris.
Draco gli mise una mano sulla spalla. Capiva quello che passava dalla mente del figlio, lui aveva avuto l’ opportunità di conoscerlo e Draco aveva provato a farglielo capire in ogni modo.
Se si fossero avvicinati, se avessero condiviso, forse ora Pegasus si sarebbe appoggiato a lui e non si sarebbe rinchiuso nella sua mente per paura di affrontare tutto quello che gli era crollato addosso.
“ Ha ragione” mormorò Scorpius senza staccare lo sguardo da Pegasus “ è tutta colpa mia” ammise “ se io non gli avessi voltato le spalle tante volte, lui ora avrebbe fatto affidamento su di me” concluse e Draco storse la bocca, gli faceva male al cuore vedere Scorpius così, ma non riusciva neanche a mentire.
“Forse sì, ma non è troppo tardi, lui uscirà, lui è forte…”
S’ interruppe vedendolo prendersi la testa fra le mani e abbassare lo sguardo. Prima la preoccupazione per Lily e per Pegasus ed ora anche questa batosta. Era distrutto.
Draco sospirò e uscì lasciandolo solo. Sapeva che unicamente restando solo si sarebbe sfogato.
Scorpius sentì la porta chiudersi e si mise le mani sopra al volto.
Cris aveva ragione, non stava facendo abbastanza per suo figlio, non si comportava come il padre che avrebbe voluto essere.
Prese una decisione e afferrò la sua bacchetta.
L’ avrebbe riportato indietro, quanto era vero che lui era Scorpius Malfoy.

COMMENTO:  CAPITOLO LUNGHISSIMO...SPERO NON TROPPO, MA NON RIUSCIVO A TORGLIERE NIENTE : )) PER LA DISPERAZIONE DI ALCUNE DI VOI, PEGASUS ANCORA NON SI SVEGLIA, MA VI PROMETTO CHE NON MANCA MOLTO : )) LILY E’ NEI CASINI… PERCHE’ PER ORA IL PICCOLO PEGASUS NON LA PUO’ AIUTARE E DI CINDY CHE MI DITE? DIRA’ TUTTA LA VERITA’? O STA NASCONDENDO QUALCOSA? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO CHE MI FACCIATE SAPERE !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ENDY_LILY 95 / MITSUKI E  SINISA!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE !!

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Capitolo 37
*** 36 CAPITOLO ***


Scorpius cercò di capire dove avrebbe potuto trovare Pegasus.
Forse avrebbe dovuto chiederlo a suo padre, ma sorvolando sul fatto che, se lo avesse saputo, non gli avrebbe neanche mai permesso di farlo, non era sicuro che sarebbe riuscito a guidarlo neppure lui.
Continuò a girare e gli sembrava quasi di essere dentro ad un labirinto di specchi, ogni lato sembrava riflettere un ricordo, un volto, solo che a differenza degli specchi sembravano più sbiaditi e incerti come il riflesso in un lago.
Il problema, era che non aveva la più pallida idea di quale ricordo avesse scelto.
Cercò di fare mente locale. Cris aveva detto che non lo conosceva abbastanza e probabilmente aveva ragione, ma di una cosa era sicuro: era stato salvato a sei anni e quindi i suoi ricordi più dolorosi erano quelli della sua prima infanzia.
Continuò a camminare fino a quando non si trovò davanti ad un’ immagine di un bambino e svoltò verso di essa.
Fu immerso nei ricordi di Pegasus, il piccolo Pegasus nei suoi primi sei anni, sentì le mani stringersi, ogni ricordo che vedeva era peggio dell’ altro.
Era sicuro che quel bambino fosse arrivato a sei anni senza un briciolo d’ affetto, come pensò quella parola però uno specchio s’ illuminò, come se il pensiero lo avesse attivato.
Scorpius si avvicinò e vide riflesso il volto della cameriera che aveva visto nei ricordi di quel famoso giorno.
Rimase fermo per un attimo e dovette prendere più respiri per calmarsi. Se solo pensava che quella donna, in realtà, era la sua Lily, sentiva il cuore stringersi dentro il suo petto.
Era completamente devastata. Un lato del volto era come se fosse diventato una maschera dell’ orrore.
I capelli erano talmente diradati da sembrare quasi inesistenti, la bocca era aperta in una smorfia contorta e piena di dolore, l’ occhio era dilatato e spalancato e il naso era completamente spanato.
Sentì le vene dolergli al pensiero che potesse essere quello che le stava succedendo in quel momento.
D’ altronde non sapeva quando le fosse accaduto e non sapeva, se nonostante la morte di Emily, fossero riusciti a cambiare quella parte del futuro.
Vide che la donna era seduta a terra e Pegasus aveva la testa appoggiata sul suo grembo, lei gli accarezzava i capelli dolcemente e il bambino piangeva, aveva una mano affondata nei capelli di lei e se li rigirava tra le dita, come se quel gesto riuscisse a calmarlo.
Si teneva il polso e piangeva disperato, lei non parlava – Scorpius era sicuro che non potesse farlo- ma gli accarezzava i capelli e gli asciugava le lacrime con una dolcezza tale che lui la stava guardando con occhi pieni di amore.
Alzò gli occhi per ricacciare le lacrime e vide Pegasus - il vero Pegasus e non quello dei ricordi – era in cima ad una specie di torre, come una vedetta e si chiese come poteva arrivarci, ma come lo pensò una rampa di scale gli si visualizzò davanti.
La raggiunse e cominciò a salire pensando a cosa doveva dire, ma quando arrivò in cima e lo vide da dietro, seduto sul bordo e i piedi penzoloni, seppe esattamente cosa gli avrebbe detto.
Si sedette accanto a lui e, nonostante Pegasus tenesse gli occhi sul ricordo, Scorpius fu sicuro che lo avesse sentito.
Dopo qualche minuto di silenzio si voltò e guardò il profilo di suo figlio, sembrava quasi rilassato in quel momento, eppure lui sapeva che non era così, poteva percepirlo fin dentro alla sua pelle.
“ Sai, anche a tua madre piacciono i posti alti” gli disse, ricordando come Lily amasse la terrazza dell’ Accademia, terrazza dove lui era stato concepito.
Pegasus si voltò finalmente verso di lui e gli occhi con i quali guardò suo padre sembravano davvero stanchi.
“ Che ci fai qua?” gli chiese e Scorpius prese un respiro “ volevo parlare con mio figlio e dato che lui si nasconde” gli disse scherzoso e Pegasus annuì soltanto riportando il volto diritto.
Scorpius strinse i denti, il fatto che non lo avesse contraddetto sul nascondersi lo faceva preoccupare.
Decise di cambiare tattica.
“ Lily è stata catturata” lo informò e lui si voltò di nuovo verso Scorpius, ma poi parve ripensarci e riportò di nuovo lo sguardo davanti a sé.
Questo fece innervosire Scorpius.
“ Senti” gli disse alzandosi in piedi “ devi smettere di fare così” sentenziò e Pegasus inarcò un sopracciglio.
“ E cosa starei facendo?” gli chiese alzandosi a sua volta.
“ Il ragazzino!” esplose Scorpius guardando quegli occhi grigi così simili ai suoi e notando per la prima volta, quelle scaglie nocciola che sembravano fluttuarvi dentro.
“ Il ragazzino?” domandò Pegasus alterandosi.
L’ immagine intorno a loro scomparve, la torretta sparì e rimasero in piedi, solo loro due, in uno scenario bianco.
Scorpius si guardò intorno, adesso non sarebbe mai riuscito a tornare indietro, ma forse non voleva farlo, o almeno, non senza suo figlio.
“ Io…io non sono mai stato un ragazzino, non mi sono mai potuto permettere di essere un ragazzino…” affermò stancamente “ sono cresciuto in mezzo alla guerra, sono al centro di una profezia e…”
“ Questa l’ ho già sentita” lo interruppe Scorpius “ eppure tuo nonno non si è mai nascosto…” gli venne in mente una frase che Albus ripeteva sempre, una frase che, a detta di Harry, gli era stata detta dall’ omonimo del suo migliore amico.
“ Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere*” disse  e Pegasus abbassò lo sguardo e comincando a giocherellare con il bracciale.
Scorpius notò come le sue spalle sembrassero scuotersi nervosamente e finalmente capì a cosa serviva quel bracciale, contemporaneamente si chiese come avesse fatto a non rendersene conto fino a quel momento.
“ Senti” gli disse “ nessuno dice che non sia difficile, io non ho la più pallida idea di quello che hai passato e…”
Si portò una mano alla testa leggermente imbarazzato “ la tua amica Cris è stata davvero chiara su questo” commentò e Pegasus sbatté le palpebre “ l’ hai vista? Sta bene? E J.J. e Zoe?” chiese e Scorpius sorrise “ stanno benissimo e ti vogliono molto bene, anche per quello devi tornare e per tua madre… per aiutarmi a trovarla...”
Si fermò appena vide Pegasus scuotere la testa deciso e il suo viso rabbuiarsi.
Cercò di respirare a fondo per mantenere la calma. Non riusciva a capire il suo atteggiamento.
“ Perché non vuoi aiutarla?” domandò stordito “ mi sembrava che avessimo chiarito che lei era…”
“ Lo so chi è” lo interruppe brusco, non ci teneva a sentirselo dire di nuovo “ e allora?” chiese Scorpius sempre più confuso.
Pegasus non rispose e Scorpius si chiese per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a tenere a bada il suo temperamento.
“ Tu non sei degno di essere in parte un Potter” gli disse a bruciapelo e Pegasus alzò su di lui i suoi occhi fiammeggianti.
Aveva sempre sperato che gli dicessero che non aveva niente dei Potter, da quando era riuscito a comprendere non aveva mai voluto essere associato a quel cognome che portava anche sua madre e ora che suo padre gliel’ aveva finalmente detto, lui aveva sentito il cuore rompersi.
“ Non ho mai conosciuto un Potter che fugge, mai in tutta la mia vita” gli disse e vide le nocche delle mani di Pegasus sbiancare per come stringeva i pugni.
“ Tuo nonno ha affrontato il più grande mago oscuro dei suoi tempi, i tuoi zii hanno affrontato gli Apocalittici e Lily…” s’ interruppe, il cuore gli stava accelerando al pensiero di tutto l’ amore che aveva dentro.
“ Lei è sopravvissuta… nonostante tutto è sopravvissuta” disse amareggiato.
“ Che vuol dire?” chiese Pegasus, ma Scorpius scosse la testa. Non era pronto per saperlo.
Non adesso. E in teoria, neanche lui avrebbe dovuto saperlo, il fatto che avesse ascoltato suo padre e Lily parlare era stato scorretto da parte sua.
Per quello aveva sempre cercato d’ insistere affinché fosse lei a parlargliene.
Sapeva, ma non poteva starle vicino. Non fino a quando lei non glielo avesse permesso.
“ Che vuol dire?” ripeté Pegasus alterandosi leggermente e Scorpius lo guardò fisso negli occhi.
“ Pensi di reggere il colpo, ragazzino?” lo prese in giro e Pegasus strinse gli occhi “ non fare il Serpeverde con me” lo riprese.
“ Ma lo sei? O sbaglio? Uno che fugge, che non affronta la vita…”
“ Forse sono stufo” esplose Pegasus “ stufo di essere quello che sono, stufo di dover scappare da una maledetta profezia che non so neanche se si avvererà mai, stufo di dover pensare a sopravvivere perché tutti mi cercano, stufo di aver paura di avvicinare le altre persone perché per colpa mia rischiano quotidianamente la vita, stufo di rivivere ogni notte la mia infanzia...” s’ interruppe un attimo e si guardò le mani “ stufo di essere quello che sono” concluse in un sussurro.
“ E chi sei?” domandò Scorpius, Pegasus alzò gli occhi su di lui “ un assassino” disse perentorio e il suo sguardo non vacillò un attimo, come se volesse sfidarlo a dire il contrario.
“ Allora è questo?” gli chiese “ quell’ uomo che hai ucciso…”
Pegasus non lo lasciò finire, i suoi occhi si sgranarono e contemporaneamente la scena che aveva vissuto al San Mungo cominciò a materializzarsi intorno a loro.
Ogni lato, ogni angolo, era tutto ricoperto di immagini di quel momento.
Scorpius vide Pegasus portarsi le mani tra i capelli mentre guardava se stesso scaraventare Cris da un lato e uccidere quel ragazzo.
Anche se lo aveva già visto, Scorpius non poté fare a meno di rabbrividire mentre guardava gli occhi infuocati e le linee delle mani che sprigionavano tutta quella energia.
“ Io…io…”
Scorpius capì che fino a quel momento lo aveva rimosso, e allora perché?
Tutto ad un tratto il mondo intorno a loro si rabbuiò e Scorpius cercò di appoggiarsi alla parete, ma sapeva che non era una parete, quella era la testa di Pegasus e lui non era al sicuro.
Il pavimento cominciò a traballare e nel buio Scorpius riuscì a scorgere gli occhi infuocati di Pegasus.
Merda, stava perdendo di nuovo il controllo.
“ La mia anima” il sussurro di Pegasus arrivò come un urlo alle orecchie di Scorpius.
“ La mia anima” ripeté e Scorpius nonostante il buio riuscì a vedere nitidamente le sue mani e le loro linee che erano così luminose da rendere visibile Pegasus.
I suoi occhi fiammeggianti si concentrarono davanti a sé e Scorpius vide il viso di Lily, pochi secondi dopo un incantesimo partito dalle mani di Pegasus la colpì.
Scorpius inspirò bruscamente e guardò di nuovo il volto di Lily, o meglio della Lily che conosceva lui comparire di nuovo, fino a quando Pegasus non la fece scomparire ancora.
Scorpius rimase a guardare per qualche minuto suo figlio scatenare tutta la sua rabbia e vide con orrore come ad ogni colpo accompagnava un urlo, un gemito, o peggio ancora, gridava la parola “ Assassino”.
Non riusciva a credere a quanto si condannasse. Doveva essere il peggior nemico di se stesso.
“ Smettila” disse. Così non stavano arrivando da nessuna parte.
Cris aveva ragione. Era stato presuntuoso, lui non conosceva suo figlio.
Pegasus aveva bisogno di un padre e la verità era che lui ancora non lo era.
Pensò a suo padre, pensò a tutto l’ amore che aveva per lui e a come avrebbe voluto con Pegasus lo stesso rapporto e a quel punto si ritrovò a pensare a quello che Draco Malfoy avrebbe fatto per lui.
Si scostò dalla parete e andò verso di lui a passo sicuro. Era impossibile non capire dove fosse, era illuminato a giorno per colpa di tutti gli incantesimi che stava lanciando.
Appena fu abbastanza vicino vide i suoi occhi rossi e pieni di lacrime e sospirò. Qual era la sua colpa?
Gli afferrò entrambi i polsi in una morsa stretta e lo costrinse a fermarsi.
Lui parve volersi liberare, ma poi guardò suo padre negli occhi e si fermò, tutto si rischiarò come se qualcuno avesse acceso la luce, ma Scorpius non smise di guardare Pegasus.
Non abbassò mai lo sguardo da lui perché voleva che capisse che stava dicendo la verità.
“ Non è colpa tua” gli disse e Pegasus lasciò che gli scendesse una lacrima troppo a lungo trattenuta.
“ Invece lo è” si oppose “ io ho ucciso quel ragazzo perché ho perso il controllo… io ho ucciso quando mi ero ripromesso di non farlo mai più… non dopo… non dopo…”
Scorpius aspettò pazientemente e vide che Pegasus guardò il contatto delle loro mani come se stesse cercando il coraggio per parlare.
“ Ho ucciso mia madre” confessò e rialzò gli occhi su Scorpius per vedere la sua reazione.
Scorpius avrebbe voluto indietreggiare per incassare meglio il colpo, ma sapeva che se lo avesse fatto lui si sarebbe di nuovo allontanato.
“ Lily? La vera Lily?” chiese e si accorse che la sua voce era roca, la gola gli si era improvvisamente seccata.
Pegasus parve non accorgersi neanche che ormai le sue guance erano lucide di lacrime e annuì.
“ Lei era tornata per me… aveva avvertito il nonno che io ero vivo e dove ero, ma non sopportava di dovermi lasciare solo con lei… non sapeva se sarei sopravvissuto senza di lei e quella donna, lei mi ha costretto ad ucciderla” terminò e sembrava che il suo cuore si fosse definitivamente spezzato.
“ Lei mi amava, mi amava così tanto da non riuscire a lasciarmi ed io l’ ho uccisa… capisci?” gli chiese “ e ora dimmi che non è colpa mia” lo sfidò.
“ Dimmi che vuoi che torni con te, dimmi che mi merito di avere un’ altra possibilità, dimmi che merito di vivere…” s’ interruppe a corto di fiato per lo sfogo.
“ Ti prego dimmi che non è colpa mia” lo supplicò e il peso di tutto quello che era successo lo fece cadere sulle ginocchia.
Scorpius dovette deglutire un paio di volte per rimanere lucido.
Non era facile per lui accettare che Lily fosse stata uccisa proprio da Pegasus, ma poi pensò di nuovo a come si sarebbe comportato suo padre e s’ inginocchiò mettendogli una mano sulla spalla.
“ Non è colpa tua” gli disse, ma Pegasus continuò a tenere il viso racchiuso tra le sue mani.
“ Non è colpa tua e sai perché lo dico?” domandò “ perché tu avevi solo sei anni, perché sei stato torturato per arrivare a quel punto…”
Il cuore gli mancò un battito al ricordo di tutto quello che aveva subito suo figlio “ sono cose che neanche un adulto riuscirebbe a gestire, come potevi farlo tu…tu che eri solo un bambino” continuò e gli prese le mani per aprirle e vedere il suo volto.
“ Se la colpa è di qualcuno è mia” affermò e un paio di occhi grigi si concentrarono su di lui “ io dovrei chiederti scusa” gli disse e si dovette mordere il labbro per non permettere alle lacrime di affacciarsi al suo viso.
“ Tu non hai…”
Scorpius alzò una mano “ eccome se ce l’ ho…” affermò cercando di sorridere a suo figlio “ io avrei dovuto proteggerti, sono tuo padre e ho lasciato… “ s’ interruppe sentendosi troppo vicino alle lacrime “ hai dovuto sopportare… “ finalmente una lacrima scese nel suo volto e Scorpius scosse la testa.
“ Avrei dovuto esserci io al tuo posto” disse e il suo sguardo tornò duro “ non tu… per cui se devi dare la colpa a qualcuno, non accusare te stesso, non accusare Lily, accusa me…odia me” gli disse e Pegasus sciolse la presa dalle sue mani per potersi portare i palmi alle tempie.
Gli sembrava d’ impazzire. Si era sempre incolpato di tutto, ma era vero, aveva solo sei anni e nonostante la sua età si era opposto fino allo sfinimento, fino a soccombere.
Automaticamente si portò una mano alla cicatrice che aveva sul volto. Voleva credergli.
Voleva disperatamente credere che non fosse davvero un assassino, se non fosse stato per il ragazzo che aveva appena ucciso.
“ E per quel ragazzo? Per lui non avevo sei anni… io… “ s’ interruppe per portarsi di nuovo le dita sopra gli occhi e premendo come se volesse sfondarli e smettere di vedere tutto quello.
“ Lui è colpa mia” scostò di colpo le dita e guardò il padre come se volesse che lui potesse convincerlo anche stavolta.
“ Sì è vero, anche se non è totalmente colpa tua” e in quel momento si sentì molto suo padre.
Erano le stesse parole che aveva usato lui qualche ora prima “ non è totalmente colpa tua neanche questo… un ragazzo qualunque vede la sua ragazza minacciata lo insegue e prova a colpirlo con un incantesimo, tu hai troppo potere … hai perso il controllo e lo hai ucciso… biasimabile, ma non fino in fondo “ inarcò le sopracciglia “ cogli il nesso?” gli chiese con un sorriso sarcastico e Pegasus scosse leggermente la testa “ chi riuscirebbe a capirlo?” gli chiese a sua volta, ma la sua voce si stava già rilassando.
Scorpius sorrise espirando il fiato, gli sembrava di vedere la luce in fondo al tunnel “ bè, ti spiegherò il succo” gli disse scherzoso “ sei solo un fidanzato incazzato e hai un potere decisamente troppo grande per un ragazzino, ma ci lavoreremo…lavoreremo sul tuo autocontrollo e riusciremo a gestirlo” disse aiutandolo ad alzarsi.
Pegasus si scosse i vestiti in un gesto automatico, anche se non c’ era nessuna polvere da scuotere, ma voleva prendersi un secondo prima di guardare suo padre, aveva detto che ci avrebbero lavorato insieme.
In quel momento si sentiva come un bambino che aveva appena capito di non essere solo.
Alzò gli occhi su di lui e lo vide sorridente, per un attimo gli sembrò il suo papà di quando era piccolo e in fondo era davvero così…in fondo mancavano solo sei anni.
“ Grazie” gli disse e Scorpius non resistette più e lo attirò a sé abbracciandolo forte, era così felice che suo figlio si fosse affidato a lui, che gli avesse creduto.
Pegasus si scostò leggermente imbarazzato, ma felice di essersi lasciato andare.
“ Ora andiamo?” gli chiese Scorpius e si voltò cercando di capire da dove dovevano uscire.
Pegasus annuì e si avviò, poi si voltò verso Scorpius “ papà?” lo chiamò e Scorpius rischiò di cadere.
Lo aveva chiamato papà? Non credeva che una parola potesse emozionare tanto “ dimmi” rispose ancora un po’ emozionato.
Pegasus sorrise, ma di un sorriso furbo, proprio come quelli che illuminavano il volto di Lily e le facevano risplendere gli occhi “ non sono un ragazzino” chiarì, poi abbassò gli occhi leggermente imbarazzato “ e Cris non è la mia fidanzata” disse in un borbottio che però Scorpius sentì ugualmente.
“ Certo” affermò sarcastico e Pegasus lo fulminò con lo sguardo.
***
Da quanto tempo era così?
Non doveva essere un buon segno se aveva perso la cognizione del tempo, ogni tanto, quando non era con lui, le sembrava di sentire un po’ di calore sul suo corpo e quello la portava a pensare che fosse giorno, ma non ne era sicura.
La maggior parte delle volte era troppo stordita e confusa per ricordare anche solo il suo nome.
Spesso cercava di isolare il suo corpo e la sua mente per fuggire al dolore, all’ umiliazione, ma non sempre ci riusciva.
Sapeva che in quel momento era legata, sentiva la ruvidezza della corda sulla pelle già ferita dei suoi polsi, e quello poteva solo voler dire che lui era uscito, o comunque aveva qualcosa da fare, qualcosa di più importante che torturarla.
Non sapeva se tirare un sospiro di sollievo perché ogni volta che tornava da lei, era peggio.
Avrebbe voluto potersi muovere anche solo un pochino, portarsi la mano al ventre, sentire se il suo bambino stava bene.
Ormai non riusciva neanche più a piangere, viveva solo un costante senso di nausea.
Un terrore che le percorreva le vene ghiacciandole e facendole pensare che non sarebbe mai riuscita a sopravvivere, ad uscire di là.
Quando tutto diventava troppo o nei momenti in cui rimaneva sola, cercava di pensare alla voce di Scorpius, al suo volto, provando ad eliminare la voce di Aaron e le sue perversioni.
Il tocco delle dita di Scorpius che erano così delicate e passionali e che riuscivano a scacciare il ricordo del dolore del coltello di Aaron sulla sua pelle.
Aaron e i suoi coltelli Babbani, quella sua passione che per lui era un gioco, un gioco imparato durante la sua infanzia passata in mezzo ai Babbani.
Aaron con le sue contraddizioni. Le sue dichiarazioni di amore eterno e le sue torture.
Sua. Un suo possesso. Un suo gioco.
Continuava a punirla perché voleva che lei lo amasse e gli si donasse spontaneamente, ma ogni volta le faceva più male, ogni volta l’ avvicinava così tanto alla morte che lei lo odiava sempre di più.
Sentì la porta scattare e se avesse potuto avrebbe tremato.
Ascoltò i passi, ma non sembravano quelli di quel maledetto, sentì qualcuno chinarsi su di lei e all’ improvviso una sensazione di asciutto sulla pelle.
Dovevano averle fatto un incantesimo di pulizia.
Aaron la puliva con una spugna. La sentiva premere sulla sua pelle e le sollevava anche la testa spazzolandole i capelli, oltre a fare un gratta e netta per eliminare i bisogni fisiologici che neanche si accorgeva di fare.
Detestava questa situazione d’ impotenza, visto che il rilascio di tutti i muscoli le impediva anche di controllare la pipì e si ritrovava a capire che aveva orinato solo quando si sentiva bagnata.
Questa volta però la mano che la stava toccando era diversa da quella di Aaron, era leggera e delicata, non aveva niente della possessione e la ruvidezza con la quale la toccava lui.
Poi sentì che le faceva scorrere la testa fino a inclinarsi verso l’ alto e questo qualcuno le forzò leggermente la mascella per farle aprire le labbra “ deglutisci” le ordinò a voce bassa mentre faceva scorrere dell’ acqua dentro alla gola.
Lily era così assetata che le sembrava quasi che l’ acqua bruciasse, Aaron le dava da bere, non voleva certo che il suo giocattolino morisse troppo presto, ma solo ogni tanto.
Preferiva tenerla debole in tutto e per tutto.
Piano piano si accorse di riuscire a sbattere le palpebre e la vista le tornò.
Mise a fuoco la persona che la stava aiutando e vide la ragazza con i boccoli castani e le stava sorridendo.
“ Piano piano il tuo corpo tornerà a funzionare, ma non ti muovere troppo, hai una lametta infilata tra le caviglie…”
Lily si concentrò sui piedi e le parve di sentirla “ è lì di modo che se tu dovessi riacquistare l’ uso motorio e ti agitassi per liberarti, ti taglierebbe i tendini…”
“ Toglimela” sussurrò Lily, ma solo a sentire la sua voce sentì così tanto sollievo che le venne voglia di piangere.
La ragazza scosse la testa “ non posso” le disse “ sto rischiando molto…”
“ Hai detto che non avevi paura di loro” la interruppe Lily e la ragazza annuì “ non ce l’ ho infatti… ma non posso farmi scoprire”.
“ Aiutami a tornare a casa” la supplicò Lily vedendola alzarsi in piedi “ per favore” la pregò con voce rotta.
“ Non posso stare più così” la supplicò.
Adesso che le stava tornando completamente la sensibilità e la vista, sentiva ogni dolore, vedeva ogni ferita.
Le sue braccia incrostate di sangue rappreso e poi guarito, le sue gambe completamente tumefatte e il petto, non osava neanche guardarlo, aveva il terrore di sapere che cosa le aveva fatto.
La ragazza si avvicinò alla porta sorda alle parole di Lily, aveva già una mano sulla maniglia, sembrava combattuta, ma non si voltava nonostante i numerosi richiami di Lily.
“ Dammi la possibilità di vivere” la supplicò infine. La vide scuotere la testa e sospirare, poi, probabilmente maledicendosi,  tornò indietro.
Si chinò su Lily e sfilò la lametta lasciandola cadere sul pavimento.
“ Non sbagliare stavolta” le disse “ e non fidarti di nessuno… nemmeno di me” concluse, poi prima che Lily potesse dire anche solo grazie si era già dileguata.
Non fidarti neanche di me? Cosa voleva dire?
Scosse la testa per eliminare dal suo cervello un po’ di quella nebbia che la opprimeva.
Guardò in alto e vide che vi era una finestra.
Era impossibile da raggiungere, ma stavolta non avrebbe sbagliato.
Si alzò a sedere con un colpo di reni, e ignorando i dolori del suo corpo mosse il piede per avvicinare la lametta.
La fece scorrere piano piano cercando di portarla fino a portata di mano. Per fortuna Aaron nel suo sadismo, la guariva ogni volta per poi ferirla nuovamente, quindi nonostante i dolori e il sangue rappreso, non aveva ferite da taglio che potessero limitarla nei movimenti.
Raccogliere la lametta con le mani legate e doloranti, le parve un’ impresa titanica e quando vide le sue dita scorticate e piene di lividi si chiese di nuovo come dovesse essere addosso, o il suo viso.
Ebbe un fremito di paura al pensiero di tutto quello che le aveva fatto, ma non era il momento di pensarci.
Adesso doveva salvare se stessa e il suo bambino. Doveva tornare da Scorpius e da suo padre. Doveva tornare da Pegasus.
Si sedette in mezzo alla stanza di modo da non addormentarsi, se si fosse appoggiata sicuramente avrebbe ceduto e invece doveva farsi trovare pronta da Aaron.
Guardò verso la finestra. La notte era illuminata da una luna quasi piena e da lì poteva vedere entrambe le costellazioni delle persone che amava di più.
Scorpius e Pegasus sembrava che la stessero osservando.
***
Pegasus aprì gli occhi di scatto e si alzò a sedere sul letto, prima che un capogiro lo costringesse di nuovo a cadere sui cuscini.
Fece per guardarsi intorno, ma prima che potesse anche solo muoversi tre paia di braccia gli cinsero il collo.
Capì subito che si trattava di Cris, J.J. e Zoe e mise una mano su un loro braccio anche se non sapeva a chi appartenesse.
“ Stupido idiota” commentò Zoe, accompagnando la frase con un colpo sulla spalla e Pegasus sorrise facendo una smorfia per il colpo subito. Non era forte, ma il suo corpo era ancora dolorante.
“ Miseriaccia, amico, te la sei presa comoda” disse invece J.J. e lui alzò gli occhi al cielo.
Spostò lo sguardo su Cris e sentì come se i suoi occhi lo stessero attirando a sé “ tu non mi dici niente?” le chiese, si aspettava che gli dicesse di tutto e temeva anche che gli dicesse che era un assassino.
Cris scosse la testa mordendosi l’ interno della guancia per non piangere dalla felicità.
Vederlo aprire gli occhi le aveva fatto balzare il cuore nel petto e il sangue era tornato a circolare liberamente.
Prese un respiro “ bentornato” gli disse semplicemente e Pegasus annuì soffermandosi sul suo viso per un secondo e riportando poi lo sguardo anche su Zoe e J.J.
Davvero aveva pensato di lasciarli? Come aveva potuto essere così egoista, loro non si erano mai abbandonati.
Si guardò intorno “ ma questo posto era…”
“ Distrutto?” lo interruppe una voce apparendo sulla porta “ allora sei stato tu” disse prima di entrare di modo che tutte le persone dietro di lui riuscissero anche loro ad accedere alla stanza.
Pegasus guardò chi aveva parlato e spalancò gli occhi quando riconobbe chi era “ Oh Silente!” esclamò cercando con gli occhi suo padre, ma lui si limitò a sorridere godendosi la sorpresa del figlio. Era così raro vederlo con espressioni così naturali.
“ Sì, ho notato che faccio questo effetto ad un bel po’ di persone” si vantò James e Pegasus sorrise, era proprio come nei racconti di suo zio Albus.
Lo cercò con lo sguardo e vedere lui e sua zia ancora vivi lo fece rilassare.
Un attimo, sua zia? Ma quel maledetto Corner non aveva preso anche sua madre? E allora perché lei…
Passò uno sguardo su tutti concentrandosi poi su suo padre “ la mamma è ancora con lui?”
I tre ragazzi del futuro si guardarono nel sentire Pegasus chiamare Lily mamma, si sentivano confusi, lui non si riferiva mai a sua madre come mamma.
J.J. gli poggiò scherzoso una mano sulla fronte, ma Pegasus la spazzò via guardandolo in cagnesco e fece per alzarsi in piedi.
“ FERMO!” la voce di sei persone si sovrapposero divenendo come un urlo alle sue orecchie e si fermò guardando i suoi tre amici, suo padre e i suoi due nonni, poi scosse la testa.
“ Siete davvero amorevoli, ma devo andare…”
Appena scese dal letto cadde poco elegantemente a terra, visto che le gambe indebolite non lo avevano sorretto.
“ Presuntuoso” mormorò Cris chinandosi per aiutarlo e lui la guardò “ oh, davvero?” le chiese spostando la sua mano.
Non era un invalido e odiava che lei lo avesse visto così.
“ Sì, davvero” lo sfidò e i suoi occhi azzurri sembravano due scorci di cielo.
Erano tanto limpidi quanto quelli di Pegasus erano plumbei.
“ Ok, stop” disse J.J. “ tu non rompere, visto che sei appena tornato”  disse indicando Pegasus “ e tu…” guardò Cris “ non fingere che non ti sia mancato” le disse e Cris arrossì leggermente, ma non abbassò lo sguardo non avrebbe mai ceduto.
“ Direi che J.J. è decisamente figlio tuo e di Alice” scherzò Scorpius guardando Albus che fissava con orgoglio J.J. “ sembra come voi quando cercavate di fare da pacieri tra me e Lily” concluse e Albus rise leggermente.
Pegasus sentì il paragone e guardò di colpo il padre che chinò leggermente la testa di lato, come se volesse dire: “ sono nato prima di te” , poi scosse la testa e riportò l’ attenzione sulle sue gambe.
“ Non ho tempo ora” disse guardandosele e guardò le sue mani che in un attimo s’ illuminarono.
 “ Pegasus” lo chiamò Scorpius, si erano promessi di provare a controllarla e approfittarne non era nei patti.
Ma lui lo guardò scrollando le spalle “ è obbediente quanto te” commentò Draco sarcastico e Scorpius cercò di trattenersi, ma le labbra gli si sollevarono in un sorriso.
“ Devo cercare la mamma” si giustificò e Scorpius non riuscì ad opporsi, voleva trovare Lily più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Non sapeva cosa le stava accadendo. Non sapeva neanche se era ancora viva.
Sapeva solo che non appena avesse trovato Aaron, quello che Pegasus aveva fatto all’ altro fratello non sarebbe stato niente, lui avrebbe strappato ogni parte anatomica di Aaron: partendo dalle braccia, fino ad arrivare al cuore e poi non sarebbe rimasto più niente di lui.
Pegasus scosse le gambe e provò ad appoggiarvisi. Perfette.
“ Puoi farlo anche a me?” le voce di James lo fece voltare e per la prima volta lo vide correttamente, seduto su quella sedia.
Alzò gli occhi su di lui e annuì. Poteva farcela, era riuscito a salvare persone anche molto vicine alla morte, come J.J. in precedenza.
Si chinò e chiuse gli occhi.
Le sue mani s’ illuminarono, ma una voce lo interruppe “ sprechi energie” disse e Pegasus la guardò.
Era una ragazza che non aveva mai visto, stava per chiedere chi fosse, ma la voce di suo padre lo interruppe “ stai zitta Apocalittica” disse e Pegasus la guardò.
Era un’ Apocalittica, era una di loro.
Alzò la sua mano e in un secondo la ragazza si ritrovò attaccata al muro, annaspando come se la stessero soffocando.
“ Dove hanno portato Lily Potter?” chiese rabbioso.
Scorpius si mosse immediatamente e insieme ai ragazzi del futuro cercarono di abbassare la mano di Pegasus, ma lui sembrava non vederli neanche.
“ DOVE?” ripeté in un urlo.
I suoi occhi divennero rossi e la sua mano si mosse in senso orario chiudendosi piano piano, fino a stringersi in un pugno.
La ragazza stava iniziando a diventare cianotica e tutti lo stavano guardando spaventati, poi lui prese un respiro e si fermò e lei ricadde a carponi sul letto cercando di riportare aria ai suoi polmoni.
Chiuse gli occhi e questi divennero grigi, poi si voltò verso suo padre “ Non l’ avrei uccisa. Avevo il controllo di me stesso” chiarì con un sorriso.
Suo padre si piegò flettendo le ginocchia e riprendendo fiato “ ah sì?” chiese “ menomale” aggiunse sarcastico, ma sapeva che era sincero, nonostante i suoi occhi fossero diventati rossi, non aveva percepito la furia che aveva sentito quando aveva ucciso quel Corner.
“ Decisamente uno stile di interrogatorio alternativo” scherzò Draco per spezzare la tensione “ Sì, decisamente” concordò James leggermente turbato.
Cris sorpassò Pegasus con una spallata e si chinò su Cindy che stava ancora tossendo “ poteva morire” si arrabbiò “ cos’ hai nella testa?” gli chiese.
Pegasus era rimasto a bocca aperta. Da quando in qua Cris difendeva un’ Apocalittica?
Lui non l’ avrebbe uccisa, voleva solo impaurirla e costringerla a parlare, ma non riusciva a credere che Cris si fosse schierata dalla parte di quella ragazza.
“ Che ti prende? Difendi questa gente, ora?” gli domandò sentendo il sangue affluirgli al cervello.
Lei? Proprio lei?
“ Qualcuno la deve difendere visto che la stavi quasi per uccidere”.
Pegasus scosse la testa sorridendo di incredulità “ ditemi che sta scherzando” chiese rivolto a J.J., ma lui non rispose.
“ E’ un’ Apocalittica” disse come se stesse parlando con una bambina “ hai presente? Il nostro mondo devastato? I nostri genitori morti? Coloro che mi hanno torturato per una vita?” le chiese sarcastico.
Cris si alzò in piedi portando Cindy con sé e poi si mise davanti a lei di modo di essere di fronte agli occhi di Pegasus.
Si morse il labbro. Certo che aveva presente gli Apocalittici. Certo che sapeva che avevano devastato il loro mondo, era anche il suo mondo, i suoi genitori, la sua vita e sapeva che per Pegasus era ancora più difficile.
Lui aveva passato la sua infanzia a soffrire per mano di una di loro e il fatto che avesse scoperto che quella non era sua madre, lo rendeva solo leggermente più facile da affrontare, ma non meno orribile.
Sapeva tutto questo, ma sapeva anche che da quando erano andati nel passato, Pegasus era cambiato.
Viveva sempre più nella collera, l’ essere circondato da sua madre e suo padre, sembrava lo avesse reso ancora più arrabbiato, come se i fantasmi del suo passato lo stessero assalendo talmente forte da non riuscire ad uscire da quel banco di ira.
Lei lo vedeva e lo percepiva, era sempre riuscita a sentire tutto di Pegasus e anche per quello lo amava.
Sì, perché lo amava e amava tutto di lui, ma non poteva rischiare di perderlo.
Non poteva rischiare di vederlo divenire qualcuno che non era, di vederlo sopraffatto da tutto questo.
Nel loro tempo era sempre riuscito a controllare il suo potere, qua, invece, sembrava che lo perdesse continuamente e non si rendeva conto neanche lui di quanto tutto questo stesse peggiorando, di quanto rischiasse di farsi controllare dai suoi poteri.
Era appena tornato dopo un accesso di rabbia durante il quale aveva ucciso una persona.
Non le importava chi era, poteva essere un Apocalittico, come un pesce rosso, le importava solo che avesse ucciso.
Ricordava come era distrutto quando l’ aveva conosciuto e ricordava quello che le aveva detto il giorno prima di partire per il passato.
Prese un respiro  “ ancora non lo capisci, vero?” gli chiese abbassando la voce e lui si limitò a guardarla “ non proteggo loro, proteggo te” gli spiegò, poi gli diede le spalle e si avviò per uscire, ma lui la fermò per un polso.
“ Non ho bisogno di essere protetto” le disse in un sibilo “ non sono debole” si arrabbiò.
“ Davvero?” gli chiese sarcastica “ pensi che la tua forza sia nei tuoi poteri?” chiese ancora.
Lo guardò con gli occhi che le dolevano nel tentativo di trattenere le lacrime “ non permetterlo, Cris” gli ricordò in un sussurro talmente basso che si chiese se l’ avesse sentita, ma poi lo vide trasalire e strinse le labbra annuendo alla sua domanda implicita.
Intendeva proprio quello, ma non era né il momento né il luogo per parlarne, dovevano trovare Lily Potter.
Quello aveva la precedenza e mettere in salvo lei e il piccolo Pegasus doveva essere la loro priorità.
“ Ricordi quando me l’ hai detto?” domandò, poi aprì le sue dita delicatamente sentendo il calore lasciarla ad ogni dito che sollevava, infine  gli diede le spalle e uscì.
Pegasus strinse la mascella e fece per seguirla, ma suo padre gli mise una mano sulla spalla “ lasciala sbollire un po’…altrimenti farete fuoco e fiamme” gli consigliò.
Certo che suo figlio aveva trovato davvero un bel tipino, gli sembrava di rivedere le litigate sue e di Lily.
Pegasus annuì automaticamente, pur non riuscendo a smettere di pensare a Cris.
Sospirò riportando lo sguardo su suo padre. Da quando si faceva dare consigli d’ amore da lui?
Spalancò gli occhi… Cosa aveva appena pensato? Era davvero impazzito?

* Harry Potter e la pietra filosofale ( asterisco inutile, ma sempre meglio chiarire :)))
COMMENTO: OK, QUESTO CAPITOLO NON MI E' PIACIUTO MOLTO, MA NON RIUSCIVO A CONTINUARE A LEGGERLO E RILEGGERLO, QUINDI MI SONO BUTTATA...SPERO VI SIA PIACIUTO ALMENO UN PO' ; )) E SPERO ANCHE CHE SI SIA CAPITO CHE PEGASUS HA POTUTO ALZARSI, SOLO PERCHE’ LA RAGAZZA CON I BOCCOLI AVEVA TOLTO L’ INCANTESIMO DA LILY !! E ADESSO? LILY E’ LIBERA E “ ARMATA” E IL PICCOLO PEGASUS PUO’ DI NUOVO SALVARLA : ) CRIS NON ODIATELA, HA A CHE FARE CON UN TESTONE COME PEGASUS E LUI CONTINUA AD APPROFITTARE TROPPO DEI SUOI POTERI, LEI HA SOLO PAURA PER LUI : )) E PADRE E FIGLIO? CHE MI DITE? FATEMI SAPERE!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO SEMPRE, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 /ALWAYS89 / ARYELLE / ENDY_ LILY95 / SINISA E LILY LUNA HERONDALE !! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE !! AH DIMENTICAVO NON SO SE RIUSCIRO’ AD AGGIORNARE LA PROX SETTIMANA…WEEK END LUNGO E VISTO CHE QUEST’ ANNO LE FERIE LE HO A SETTEMBRE, APPROFITTO ALMENO DI QUESTO :p UN BACIONE !!

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Capitolo 38
*** 37 CAPITOLO ***


Lily non aveva mai voluto l’aiuto di nessuno.
Era sempre stata indipendente e coraggiosa. E guai a dire il contrario.
I suoi fratelli lo avevano imparato a loro spese, voler fare gli eroi con lei non funzionava. I cavalieri dall’ armatura scintillante le davano l’ orticaria.
Impedirle di fare qualcosa portava sicuramente ad una reazione contraria.
Cercare di proteggerla o pensare che non potesse togliersi da sola da un qualsiasi impiccio, poi, portava decisamente ad una reazione catastrofica.
Non poteva essere altrimenti. Era cresciuta in una famiglia di eroi: suo padre era l’eroe per eccellenza, l’ intero mondo magico era stato salvato da lui e dai suoi zii; sua madre era stata tra i capi della resistenza di Hogwarts e quando lei e Neville, il padre di Alice, si mettevano a raccontare le storie di quei giorni, Lily si era sempre chiesta chi tra sua madre e suo padre avesse sofferto di più in quel maledetto 1997. Forse vinceva suo padre, ma solo per il fatto che era morto e tornato in vita.
I suoi fratelli avevano ereditato decisamente la vena del salvatore del mondo magico e sembravano sempre impazienti di metterla in atto con lei, e lei…bè, lei aveva dovuto imparare a difendersi da tutta quest’ ansia protettiva e il risultato era stato: fargli capire bene e chiaro che lei non aveva bisogno di nessun cavaliere dall’ armatura scintillante.
Era sempre andata avanti da sola, vendicandosi più di chi cercava di proteggerla o di parlare ed agire per lei che di chi le faceva del male o qualche torto.
Le sue idee erano chiare: io combatto le mie guerre. E dopo tanto penare era riuscito ad inculcare quell’ idea anche nelle teste dei suoi fratelli.
Anche se, pensò con una fitta di dolore al petto, il suo fratellone James aveva impiegato molto tempo a farsela andare giù. Per lui era stata decisamente una medicina amara da digerire.
Guardò nuovamente la finestra, cercando di scorgere ancora la costellazione dello Scorpione, ma non era più visibile come prima e questo le fece chiudere gli occhi ripensando al suo amore.
All’ amore che aveva un solo nome: Scorpius Malfoy.
Lui non aveva dovuto istruirlo, con lui non aveva dovuto litigare per ore per fargli capire che non aveva bisogno di protezione, lui aveva sempre compreso.
Per lui era sempre stata un libro aperto, lui sapeva che lei non voleva aiuto, l’aveva sempre appoggiata da lontano, era sicura che l’ avesse sempre controllata e protetta, ma c’ era sempre riuscito senza farsene accorgere. Tipiche macchinazioni da Serpeverde, pensò con un sorriso.
I suoi occhi non l’ avevano mai lasciata, il suo sguardo l’ aveva sempre seguita e le sue braccia sempre sorretta, ma sempre in silenzio, sempre senza opprimere, sempre senza farle pressioni.
Come se avesse sempre saputo quello che voleva, quello di cui aveva bisogno.
Si passò una mano sulle labbra indugiando con l’ indice e il medio sul labbro superiore e cercando di sentire il tocco delle sue labbra sulle proprie.
Le sembrava quasi di non ricordarselo più ed odiava Aaron e tutto quello che le aveva fatto ancora di più, ma adesso non poteva permettersi di lasciarsi offuscare dalla rabbia. Doveva essere lucida e doveva fare affidamento su tutta la sua forza.
Forza che non aveva, pensò passandosi di nuovo una mano sopra al polso dolorante; far passare le mani davanti a sé e tagliare la corda con una piccola lametta era stata la classica ultima goccia, adesso era decisamente distrutta.
Oltre ai dolori e alle ferite, Aaron la teneva così debole e affamata che Lily si chiedeva se sarebbe riuscita davvero a trovare la giusta forza per sopraffarlo e ucciderlo.
Poteva provare a mettersi distesa come se non si fosse mai liberata, ma non era la scelta migliore, quella posizione avrebbe giocato a suo vantaggio per il fattore sorpresa, ma a suo svantaggio da un altro lato: era troppo debole per poter partire in quel modo e combattere con un uomo priva di bacchetta.
Aveva provato ad immaginare tanti di quelli scenari in quelle ore ed ognuno di questi finiva con la gola di Aaron squarciata e lui che gorgogliava soffocandosi nel suo stesso sangue mentre lei lo guardava dall’ alto.
Eppure, nonostante le sue idee, aveva paura e, al contrario della volta precedente, non aveva paura solo per se stessa, se lei fosse morta, il suo bambino sarebbe morto e quel fantastico ragazzo che aveva conosciuto non sarebbe mai esistito.
Scosse la testa sentendosi sciocca, poteva davvero sentirsi orgogliosa di Pegasus sapendo che non l’ aveva cresciuto lei, sapendo che in realtà il Pegasus che lei avrebbe conosciuto era ancora nel suo ventre?
Eppure per quanto sembrasse stupido, non poteva essere più orgogliosa di lui.
Nonostante tutto, nonostante quello che aveva visto o forse proprio per quello, Pegasus era nato e cresciuto libero e non c’ era regalo più grande per lei.
Nonostante le costrizioni di quella donna, nonostante avesse cercato di farlo diventare un Killer non ci era riuscita, lui aveva un amore spropositato e lo vedeva da come si comportava con gli altri.
Aveva dei sentimenti profondi e un senso dell’ onore spiccato.
Emily non era riuscita ad abbattere i sentimenti, non era riuscito a privarlo della pietà, un vero assassino a sangue freddo, non conosce amore, non conosce compassione e suo figlio non era così, in quegli occhi così uguali a quelli del suo Scorpius, poteva vedere tutto l’ amore che aveva dentro.
Sì, doveva farcela, pensò con una fitta di rabbia.
Doveva uscire da quel maledetto posto e scappare, per lei, per Scorpius e Pegasus e per tutta la sua grande famiglia.
Si morse il labbro forte fortissimo e quando sentì la serratura scattare, pensò che, forse, in quell’ esatto momento, un bel cavaliere dall’ armatura scintillante le avrebbe fatto comodo.
Sentì il suo bambino scalciare e la bocca le si aprì per la sorpresa. Era la prima volta che si faceva sentire e sembrava quasi volerle ricordare che questa volta, a differenza delle altre nelle quali aveva affrontato quel maledetto, non era sola.
Annuì, quasi come se potesse farsi vedere dal suo bambino e poi si alzò in piedi appiattendosi contro il muro proprio dietro la porta.
***
James entrò dentro la stanza dove tenevano rinchiusa Cindy.
Odiava farsi vedere su quella sedia, soprattutto da lei che faceva parte delle persone che lo avevano ridotto così, ma il fuoco che gli ribolliva dentro le vene sembrava volergli far capire che, nonostante la sua condizione, era tutto tranne che debole.
Lei alzò gli occhi e, nonostante la paura glieli avesse fatti sgranare, non li abbassò. Era intelligente, sapeva che non doveva abbassare la guardia davanti al nemico. Soprattutto se armato e pericoloso come lui.
Sicuramente glielo avevano insegnato gli Apocalittici, pensò James, sentendo la rabbia affluirgli sempre più velocemente.
Da quando era stato liberato ed era tornato dai suoi famigliari, gli sembrava di avere una pentola a pressione al posto delle vene, gli sembrava di sentire il fuoco scorrere dentro di esse e non si sarebbe stupito se prima o poi fosse riuscito a farsi venire gli occhi rossi proprio come suo nipote.
“ Cosa vuoi?” chiese lei e James strinse gli occhi, se non fosse stato per il leggero tremore del suo labbro, avrebbe potuto pensare che non avesse per niente paura, la sua voce non sembrava affatto turbata.
“ Parlare” rispose secco.
“ Interrogarmi” replicò lei.
James sollevò l’ angolo del labbro superiore “ può darsi” ammise e Cindy emise un sospiro, con quel mezzo sorriso sembrava meno minaccioso.
Probabilmente, senza quello sguardo carico d’ odio e quelle labbra contratte, sarebbe stato uno stupendo ragazzo di venticinque anni.
“ Sto aspettando…e comunque, mi dispiace deluderti ma non so niente, o il tuo amico omicida avrebbe ottenuto le sue risposte”.
Non sapeva neanche lei dove stava raccogliendo tutto questo coraggio, ma due anni prima aveva imparato cosa voleva dire la dignità e adesso non era disposta a metterla da parte.
“ Devo dire che i metodi di Pegasus devono essere ancora affinati, ma io sono convinto che tu sappia più di quel che dici…” la guardò fissa negli occhi “ ad esempio come fare con mia madre o le mie gambe” continuò e il fatto che lei avesse abbassato gli occhi gli fece capire che aveva ragione.
“ Ci pensavi proprio stupidi?” chiese sentendo di nuovo la rabbia pizzicargli la pelle “ o forse pensi che i tuoi cari amici Apocalittici torneranno a prenderti?” lei scosse suo malgrado la testa “ non sono stupida, so che mi ucciderebbero, anche se forse alla fine lo farete anche voi” sentenziò lei e James strinse la mascella “ noi non siamo degli assassini…”
“ Ah no?” scattò Cindy “ se Cris non mi avesse salvata prima sareste stati tutti a guardare, proprio come loro…” prese un respiro “ senti” cominciò guardandolo negli occhi “ mi dispiace tanto per quello che ti hanno fatto, ma io non c’ entro niente, io sono solo una scienziata, sono stata assunta e non mi sono mai interessata a loro, a me interessava solo studiare i cervelli…”
“ Non ti sei interessata? Non ti sei interessata?” la voce di James era più incredula che arrabbiata.
Non riusciva a credere che si potesse essere così freddi, invece quella ragazza sembrava glaciale.
“ Come fai?” le domandò in un sussurro “ come fai a restare impassibile, non hai un cuore?” le chiese e lei quasi trasalì. Il cuore lo aveva, ma era pieno di dolore, così pieno che non restava posto per altro.
“ Vedere come tenevano me e mia madre non ti ha fatto accapponare la pelle?” le chiese e Cindy si morse un labbro, sapeva benissimo che non avrebbe dato la risposta che voleva sentire lui.
“ Due corpi” gli disse “ eravate due corpi e non due persone…è così che spesso noi medici o scienziati cerchiamo di vedere le persone, se avessi tenuto presente che avevi un cervello non sarei riuscita ad isolare le tue urla dalla mia testa…” vide le mani che erano appoggiate sulle cosce stringersi a pugno “ mi dispiace se non è quello che vuoi sentire, ma è la verità…”
“ La verità” la voce di James era quasi un eco per come si era fatta profonda e vibrante di rabbia “ vuoi saper qual è la verità?” le chiese, ma non aspettò la risposta “ la verità è che il corpo qua…” iniziò indicando se stesso “ ha perso due anni della sua vita, la verità è che le mie gambe non mi sostengono più per colpa dei tuoi stupidi esperimenti, la verità è che non sarai un’ Apocalittica, ma sei peggio di loro” concluse e quasi non si accorse di aver alzato la voce.
“ Non sono come loro, io facevo solo il mio lavoro…”
“ Sei peggio di loro” la interruppe James “ per lo meno loro non si nascondono dietro la facciata del sono un medico e non posso fare altrimenti, hai mai sentito parlare di misericordia? O nel tuo vocabolario da scienziata è stato depennato?”
Cindy cominciò a respirare pesantemente, non poteva paragonarla agli Apocalittici, lei faceva solo il suo lavoro e a volte le costava anche molto.
“ Non potevo permettermi…”
“ Non volevi permetterti” la riprese lui con rabbia “ non volevi permetterti di provare misericordia, perché ti avrebbe impedito di arrivare al tuo scopo, anzi forse speravi che loro vincessero questa maledetta guerra e si impossessassero di tutto, speravi che i tuoi studi sarebbero stati pubblicati, la scienziata che ha ridotto a un vegetale il figlio del salvatore magico…immaginavi già i titoli, vero?” ormai James stava praticamente urlando “ rispondi” le ordinò e Cindy strinse più forte le labbra.
Lei non prendeva ordini da nessuno, neanche a costo della vita, non avrebbe perso di nuovo la sua dignità.
James Potter pensava di sapere cosa sperava di ottenere lei con i cervelli, ma non sapeva niente, lei non aveva potuto fare a meno di studiarlo. Lei non voleva che ricapitasse a qualcun altro quello che era accaduto a sua sorella.
In fondo si dice che il fine non giustifica i mezzi, ma purtroppo non sempre è vero o realizzabile, lei non aveva altro modo per poter aiutare sua sorella.
Nessun altro modo.
Sua sorella. Il cuore le si strinse al pensiero. Chissà come stava e se la situazione era variata.
“ Vi aiuterò” decise infine e per una volta vide lo sguardo pieno di rabbia di James Potter distendersi e divenire di sorpresa “ dov’ è la fregatura?” chiese, come poteva aver ottenuto in un’ ora quello che non avevano ottenuto in giorni?
“ Tornerai a camminare, ma per tua madre non posso assicurare niente, lei si era chiusa in se stessa già prima” la calma con cui lo disse lo fece quasi trasalire, parlava di sua madre come se fosse un qualsiasi caso clinico, nella sua voce non c’ era pietà per la sua sorte.
“ Non provi mai pena per le persone?” le chiese e per una volta capì che era davvero interessato alla risposta.
Credeva di aver inquadrato quella ragazza, ma invece, si rese conto che probabilmente l’ aveva solo classificata e che in realtà vi era molto di più dietro.
“ Non credo di avere più nessun sentimento dentro” rispose e James capì dalla sua voce che non era commiserazione e neanche lo stava manipolando per ottenere qualcosa, era solo un dato di fatto per lei.
Per la prima volta la guardò veramente negli occhi e si accorse che in quegli occhi verde menta c’era tanta tristezza.
Con un tuffo al cuore si rese conto che improvvisamente la rabbia era scemata per lasciare posto alla compassione e si maledì per non riuscire ad essere freddo quanto lei.
“ Ho solo una richiesta” disse, ma James non la fece finire “ pensi di farmi compassione? Hai la presunzione di credere che io abbia verso di te quello che tu non hai dimostrato verso nessuno?”
“ Io non voglio fare compassione a nessuno” sillabò le parole una per una “ voglio solo poter uscire di qua…”
James la interruppe scoppiando a ridere “ devo darti atto che sei davvero divertente” le disse mentre la risata si spengeva.
“ Devo farlo” rimarcò lei e James scosse la testa “ e magari vuoi anche un gufo per poter scrivere ai tuoi amichetti e dargli il nostro indirizzo” disse canzonatorio, non sapeva se essere più arrabbiato perché lo considerava stupido, o provare davvero pena per lei, visto che per credere che lui potesse cascarci doveva avere una buona dose di follia.
“ Potete controllarmi se volete”
“ Come se la tua mente da scienziata non potesse fuggire al controllo”.
“ Potete far venire qualcuno con me”
“ Lo faresti uccidere o catturare, quale modo migliore per rientrare nelle grazie dei tuoi amichetti?”
Cindy respirò, come poteva fare?
Era chiaro che James Potter non si sarebbe mosso a compassione e da come stava andando la conversazione era chiaro anche che non avrebbe ceduto.
“ Per favore io…”
Si fermò passandosi una mano tra i capelli biondo rame “ farò quello che vuoi, hai la mia parola che ti aiuterò a guarire”.
James si passò le mani sulle gambe. Come avrebbe voluto poter sentire qualcosa, anche il minimo solletico sarebbe andato bene e gli avrebbe fatto capire che stava guarendo e invece erano lì, immobili e insensibili.
Purtroppo come diceva sempre suo padre, la scelta più giusta quasi mai è la più semplice.
 “ No” rispose James “ non metterò in pericolo gli altri per tornare ad avere le mie gambe…non è così che funziona” le spiegò e la vide tremare.
Colse la sua immagine nello specchio alla parete e vide che i suoi occhi sembravano scuriti di un paio di toni, doveva essere la sua rabbia.
“ Per favore” lo pregò Cindy.
In realtà non capiva neanche lei come mai si rivolgesse proprio a lui, tra tutti quelli che avrebbe potuto scegliere, proprio lui.
Poteva rivolgersi a Cris o a quel ragazzo gentile che le portava il pranzo, forse loro si sarebbero commossi, ma qualcosa dentro le diceva che lui era la persona giusta e che, pur con tutta la rabbia e l’ odio con cui la guardava, il suo giudizio alla fine sarebbe stato onesto e leale.
“ Ho bisogno di uscire…io…io devo vedere una persona” lo pregò e James sorrise di nuovo, Dio quel sorriso era falso e costruito, ma era bellissimo, si trovò a chiedersi come dovesse essere vederlo realmente sorridere.
“ Certo, perché non l’ hai detto e di cosa hai bisogno? Rose o cioccolatini?”
Cindy s’ innervosì “ non è un appuntamento razza d’ idiota, non tutti sono come te, io devo vedere mia sorella, è importante… Tara è…” si fermò, come poteva spiegarlo?
Sua sorella? E perché per lei era così importante vederla?
Per un attimo il pensiero gli andò a Lily e il suo cuore fece un salto, s’ imponeva ogni momento di non pensare a lei.
Doveva mantenere la lucidità e c’ erano già Scorpius e Pegasus a impazzire per la sua mancanza, se anche lui fosse andato fuori di testa non avrebbe aiutato nessuno.
Guardò Cindy, avrebbe quasi voluto dirle che se lui non poteva vedere sua sorella, non poteva sapere se lei stava bene, non lo meritava neanche lei, ma come aprì le labbra la voce non gli uscì.
Era troppo onesto per fare una cosa del genere, gli sembrava quasi di sentire la mano di sua madre sulla spalla che con uno sguardo di disapprovazione gli diceva di non essere cattivo gratuitamente.
Solo che la sua cattiveria non era gratuita.
Gli sembrava di essere scisso, guardando quegli occhi verdi, ora disperati al pensiero di sua sorella, si accorse che non lo trovava giusto, come se ci fosse un palese errore nel suo viso.
Prese un respiro “ lavorerai per farmi tornare in piedi e appena lo sarò ti accompagnerò da tua sorella…”
Alzò una mano vedendo che stava aprendo la bocca “ non è negoziabile… prendere o lasciare” le spiegò e per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare vide le lacrime nei suoi occhi “ prendo” disse in un sussurro e James uscì senza degnarla di un altro sguardo.
***
Scorpius rientrò in casa che fuori era già buio da un po’.
Si sentiva così pieno di rabbia che gli sembrava gli avessero dato fuoco facendo ribollire il suo sangue nelle vene.
Era impossibile che Lily fosse sparita nel nulla, era impossibile che non riuscissero a trovare uno straccio d’ indizio, niente.
Condotto dalla rabbia e dalla frustrazione sbatté un pugno nel muro e poi si lasciò cadere sulla sedia.
Pegasus che era entrato subito dopo di lui lo guardò.
D’ improvviso la preoccupazione si mescolò alla colpa, se solo non avesse perso tempo a litigare con sua madre in quel mondo onirico dove erano finiti qualche giorno prima, forse adesso ne avrebbero saputo di più.
Forse avrebbero saputo, addirittura, dove si trovava.
E invece adesso non riuscivano a cavare un ragno dal buco e, se la sua preoccupazione era alta, quella di suo padre era alle stelle.
Sentì una mano calargli sulla spalla e si voltò, suo zio Albus gli stava passando accanto, lo guardò e gli sorrise strizzando la mano e poi superandolo.
Pegasus cercò di ricambiare il sorriso, ma non era sicuro che gli fosse riuscito, poi si voltò verso il suo migliore amico.
Albus era davvero uguale a J.J., anche lui doveva essere preoccupato, in fondo era sua sorella e nonostante tutti i problemi che avevano avuto, sapeva che l’ amava tantissimo, eppure era lì.
Era lì per suo padre e come se non bastasse, aveva avuto anche un pensiero per lui.
Quando lo vide sedersi accanto a Scorpius e cominciare a parlare fitto con lui si ritrovò con un grosso groppo alla gola e non resistette più.
Gli sembrava che la stanza fosse diventata troppo calda. Gli sembrava di soffocare. La testa gli girava e le orecchie si erano ovattate. Si voltò e cominciò a salire le scale.
Aveva fatto solo pochi passi quando sentì qualcuno raggiungerlo a corsa.
Non alzò gli occhi, non importava, sapeva già chi era.
Quando arrivò in camera lasciò la porta aperta e si distese sul letto, J.J. entrò subito dietro di lui e la chiuse appoggiandovisi contro.
“ Siamo soli” lo informò e Pegasus, come se non avesse atteso che poter avere il via libera, si portò le mani al volto premendosi i palmi sugli occhi poi iniziò fece scorrere le mani in su e in giù e poi da destra a sinistra, più volte, cercando di respirare nonostante in quel momento gli sembrasse la cosa più difficile del mondo.
Sentiva come se tutto quello che aveva vissuto gli stesse cadendo addosso e oltretutto come se il peso che aveva nel petto fosse ricomparso.
Era come se sapesse che lui poteva aiutare sua madre, ma non riusciva a capire come.
Il peso del letto variò e Pegasus capì che J.J. l’ aveva raggiunto. “ Fatti più in là” gli disse spingendolo leggermente e distendendosi a sua volta.
Pegasus spostò le mani dal viso e respirò più volte, non aveva pianto, ma si sentiva come se lo avesse fatto, si sentiva prosciugato e senza forze.
Lanciò un’ occhiata al suo migliore amico e vide le sue scarpe, J.J. era incredibile riusciva sempre a capire quello che provava e sapeva che in quel momento non aveva bisogno di qualcuno che lo guardasse e lo studiasse per sapere come stava e lui si era messo dal suo lato opposto come avrebbe fatto in una giornata qualunque, come aveva sempre fatto nei loro momenti di riposo nel futuro.
“ Troveremo tua madre” gli disse e Pegasus annuì anche se sapeva che J.J. non poteva vederlo.
“ La troveremo e tuo padre si riprenderà”.
Aveva una voce talmente rassicurante che Pegasus si ritrovò a credergli, gli sembrava di essere stato solo uno stupido a preoccuparsi in quel modo.
Si morse il labbro e si rese conto di essere stato uno stupido egoista. J.J. c’ era sempre per lui, proprio come in quel momento e lui invece lo aveva abbandonato.
Non gli aveva chiesto che effetto gli aveva fatto conoscere sua madre, non gli aveva chiesto niente di Zoe.
“ Tua madre sembra gentile” disse, rompendo il silenzio e sentì una risatina sommessa “ è favolosa” disse in un sussurro “ non ho mai pensato che potesse essere così avere una madre”.
“ Già” convenne Pegasus.
Era incredibile come entrambi avessero scoperto di aver sentito la mancanza di qualcosa che non avevano mai conosciuto.
Alla domanda: si può sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuto? Loro non potevano rispondere che sì.
“ Sono piccole cose, piccole confidenze che non avevo mai avuto, ogni volta che porta il pranzo o la cena in tavola si appoggia al mio braccio, quando l’ aiuto a sollevare qualcosa o a rimettere a posto qualcosa in alto, i suoi occhi s’ illuminano come se non avesse mai visto niente di più bello, la voce con la quale mi parla è…bè, è molto materna” concluse e Pegasus si ritrovò a sorridere, era felice che il suo amico stesse prendendo confidenza con sua madre.
J.J. interpretò il suo silenzio come paura, o forse lo conosceva così bene da conoscere la reazione del suo corpo “ succederà anche a te” sentenziò e Pegasus sorrise.
“ Sì, sarà così” concordò e poi sospirò “ allora cosa temi?” gli chiese J.J. e Pegasus deglutì, gli sembrava di nuovo di avere un groppo in gola, come se fosse una matassa di filo.
“ Non so se riuscirò a farmi toccare da lei” gli spiegò e gli sembrò quasi di sentire il respiro trattenuto di J.J.
Lui più di tutti sapeva cosa aveva passato. Lui era l’ unico che aveva sentito la sua storia, la sua intera storia e raccontata proprio da lui.
Non pezzetti edulcorati per non far sentire i suoi parenti a disagio, non la storia con parti mancanti per non far sentire suo padre o i suoi nonni in colpa, la sua storia, tutta la sua vera storia.
“ Lei…”
“ Lo so” quando interruppe J.J. la voce di Pegasus sembrava roca, come se fosse sul punto di piangere “ ma come posso distinguere, J.?” Gli chiese.
“ Come posso guardare quegli occhi che mi hanno fatto tanto male e dire: ah ok non sei tu, vieni qua e abbracciamoci”.
J.J. non rispose e Pegasus riprese “ e questo mi uccide, sto mettendo tutto me stesso per trovarla, perché è mia madre, perché lei era in realtà è la Emily dei miei ricordi, perché lei mi ha amato, consolato, preso tra le braccia e cullato quando stavo male ed io la amo…credimi, la amo più di me stesso, ma contemporaneamente i suoi lineamenti, il suo viso, sono quelli di quella maledetta donna…”
S’ interruppe e si portò entrambi i palmi delle mani alla fronte “ sono uno stupido, vero?” chiese e J.J. emise uno sbuffo “ decisamente, ma non per quello che pensi tu” gli rispose.
Si alzò a sedere e Pegasus lo imitò guardando finalmente il suo amico negli occhi.
“ Che ne diresti per una volta di smettere di pretendere di essere perfetto?” gli chiese e nei suoi occhi era comparso un luccichio.
Pegasus scosse la testa “ non ho mai avuto questa pretesa” rispose e J.J. alzò gli occhi al cielo “ come no” disse canzonatorio.
Ci fu un attimo di silenzio e Pegasus abbassò gli occhi sul copriletto sul quale era seduti. Era di un azzurro cielo e per un secondo gli occhi di Cris gli apparvero davanti al viso.
“ Cris ha ragione”.
La voce di J.J. gli fece rialzare il viso.
“ Non vincerà mai il premio per miss delicatezza, ma ha ragione…stai abusando dei tuoi poteri…rischi di perderti” gli disse serio e Pegasus sospirò guardandosi le mani, anche in quel momento sembravano tremare di rabbia.
“ Forse è colpa di quello che sono…forse è vero che sono solo uno squallido assassino…un ragazzo che non riesce a provare niente, se non odio, rabbia e voglia di uccidere”.
J.J. scoppiò a ridere “ sei proprio divertente, sai?” lo prese in giro, poi i suoi occhi si fecero di nuovo seri “ non sei un assassino, sei uno stupido idiota quello sì, ma non un assassino…”
“ Non riesco a mantenere il controllo” si oppose Pegasus.
“ E’ la rabbia, tutto quello che sta succedendo, il senso di colpa che ti assale e che allo stesso tempo ti provoca talmente tanta ira…”
“ Nel futuro non era così, io comandavo sui miei poteri”.
“ Nel futuro non eri sottoposto a tutto questo…avevi…avevamo le nostre certezze e invece…” si fermò un attimo “ mi hai salvato la vita due settimane fa e non era la prima volta, questo non è un comportamento da uno che non prova niente…”
“ Ho ucciso un ragazzo a sangue freddo”. Sapeva che lo aveva detto anche a suo padre, ma niente lo avrebbe consolato come sapere che J.J., Cris e Zoe, lo consideravano ancora il loro solito amico.
“ Hai mai pensato a cosa ti ha spinto ad ucciderlo? L’ amore” rispose immediatamente, quando lo vide scuotere la testa aggiunse “ Hai ucciso la tua cameriera per amore, perché non volevi che la uccidesse la tua cara finta mammina, e hai ucciso quell’ Apocalittico – perché non devi dimenticare che era un Apocalittico e che ogni Auror ha come ordine di ucciderli se non riescono a catturarli-  perché minacciava Cris e tu la ami”
Pegasus annuì, poi parve rendersi conto di quello che aveva fatto e rialzò gli occhi “ cioè…no…io non intendevo…” ma ormai era troppo tardi e il sorriso enorme nel volto di J.J. gli fece capire che non lo avrebbe fregato qualsiasi cosa gli avesse detto, ma non gli importava lui era suo fratello, il suo amico e l’ unico che lo aveva sempre capito, inutile nasconderglielo.
Sollevò gli angoli della bocca in un sorriso malizioso “ perché non mi parli di Zoe, invece?”
J.J. s’ illuminò come un Albero di natale e Pegasus scosse la testa “ sei davvero cotto” lo prese in giro e per tutta risposta J.J. gli tirò un cuscino “ stai zitto, cocco di papà” lo prese in giro a sua volta.
Pegasus prese il cuscino e con una rincorsa gli si buttò addosso facendogli espirare tutto il fiato “ non mi sfidare perché perderai”.
J.J. se lo scrollò di dosso facendolo cadere dal letto e data la mole Pegasus produsse un bel botto “ sei sicuro?” gli chiese affacciandosi al bordo.
Pegasus fece per rialzarsi “ ‘ fanculo” disse prima di buttarglisi addosso.
Tutte le sue paure e le sue preoccupazioni per un attimo furono accantonate, succedeva sempre così, anche nel loro futuro devastato dalla guerra, quando loro due cominciavano a scherzare e a prendersi in giro, quando potevano permettersi di comportarsi come due diciottenni, in quel momento, tutto diventava più sopportabile.
***
Tammy si portò le gambe al petto allacciandosele con le braccia.
Era seduta su quella poltrona, la stessa dove Lily Potter l’ aveva trovata durante il suo primo tentativo di fuga.
Si ritrovò a sperare che stavolta ce la facesse, non era giusto che quella povera ragazza venisse tenuta prigioniera in quel modo.
Stava cominciando seriamente ad odiare la madre e tutta la sua famiglia allargata.
“ Dov’ è Aaron?” chiese al ragazzo che entrò nella stanza, lui sorrise e poi la guardò in maniera quasi provocatoria “ dalla prigioniera immagino” rispose porgendole un bicchiere.
Lei inspirò bruscamente. Merlino, era davvero dispiaciuta per Lily, anche perché sapeva cosa sarebbe successo appena avrebbe bevuto, ma non poteva fare altrimenti.
Prese il bicchiere e ne guardò il liquido scuro. Era rosa carne, dello stesso colore del cervello, ma non poteva rifiutarsi.
Tutto in lei sarebbe cambiato e, oltretutto, piano piano sarebbe morta.
Spero tu sia già fuggita, Lily, pensò, poi ingoiò il liquido tutto un fiato e aspettò a occhi chiusi che facesse effetto.
Una scossa le fece vibrare tutto il corpo e le irrigidì gambe e braccia prima di farle tornare alla normalità.
Infine aprì gli occhi e guardò il ragazzo di fronte a lei.
“ Sei ancora qua?” gli chiese sprezzante e lui sorrise “ la madre ti vuole” le comunicò.
Tammy si alzò in piedi e lo guardò, gli occhi freddi, calcolatori “ dille che arrivo, prima devo avvertire Aaron” lo informò.
“ E forse potrei fermarmi a divertirmi” gli comunicò, poi lo superò con una spallata e uscì nel corridoio.
Come era stupida quando cominciava a passare l’ effetto della pozione, ma avrebbe rimediato, se la piccola Lily voleva giocare lei e Aaron avrebbero giocato.

COMMENTO: OK, CAPITOLO DI TRANSIZIONE E DOPO UNA MANCANZA BELLA LUNGA, MA MI E’ SUCCESSO DI TUTTO, OLTRE AL MARITO IN VACANZA E IL LAVORO CHE ASSILLAVA CI SI E’ MESSO ANCHE IL PC CHE SI E’ ROTTO, L’ HO GIA’ RICOMPRATO, MA HO DOVUTO ADATTARMI A WINDOWS 8 E POSSO DIRVI CHE LO ODIO…VABBE’ DOPO QUESTE DIVAGAZIONI CHE NN FREGANO A NESSUNO, DITEMI COSA NE PENSATE DEL CAPITOLO…CAPITOLO DI TRANSIZIONE, MA COME DICO SEMPRE CERTE COSE DEVONO ESSERE PREPARATE, LILY L’ HO LASCIATA COSì, MA SAREBBE STATA TROPPO LUNGA E VOLEVO FAR VEDERE ANCHE JAMES E PEGASUS : )) E DI TAMMY CHE MI DITE? SEMPRE PIU’ STRANA QUESTA RAGAZZA, VERO? RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / ENDYLILY_95 / ONDINA 94 / SINISA / LILY LUNA HERONDALE  E NADINE 96 !! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE/ SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO !! UN BACIONE A TUTTE!! PS. PER FARMI PERDONARE AGGIORNERO’ MOLTO PRESTO E DOVREBBE ESSERE UN CAPITOLO MOLTO PIU’ MOVIMENTATO ; ))

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Capitolo 39
*** 38 CAPITOLO ***


Quando la porta si aprì Lily si lanciò letteralmente contro Aaron, non doveva dargli vantaggio, non poteva permetterselo.
La sorpresa iniziale lo fece cadere a terra e, per una volta, Lily poté leggere nei suoi occhi lo smarrimento totale. Merlino, quanto odiava quell’ espressione di sicurezza che ostentava in tutti i momenti e, finalmente, era riuscita a cancellargliela.
Purtroppo però, si riprese piuttosto velocemente e mentre lei stava per gettarglisi nuovamente contro, lui le afferrò le mani e la fermò.
Guardò la lametta tra le sue dita e sorrise. Sembrava che nei suoi occhi ci fosse euforia pura.
In quella posizione, lei quasi distesa su di lui e le mani di lui che le bloccavano i polsi, Lily non riusciva a pensare nitidamente, le sembrava che i ricordi le riempissero la mente, buttando fuori tutto il resto.
“Alla gattina piace graffiare” le disse riportandola alla realtà e Lily avrebbe voluto vomitare, erano le stesse parole che aveva usato quel maledetto giorno.
Invece raccolse il fiato e con disprezzo gli sputò addosso, lui le lasciò immediatamente le mani e la spinse lontano da sé. Lily atterrò sul sedere mettendo le mani a pararsi e tagliandosi nettamente il palmo con la lametta.
Lui si alzò e le andò davanti, torreggiando su di lei.
Il suo cervello sembrava gridare che era stata una stupida, che doveva agire subito, che ora l’avrebbe picchiata e torturata fino ad ucciderla. Nel migliore dei casi.
Nel peggiore sarebbe tornata ad essere una prigioniera ed una schiava per il suo divertimento.
Non poteva permetterlo, ma non sapeva come fare.
Non poteva fare come nella sua prima aggressione, adesso non si trattava più solo della sua vita.
Si portò una mano al ventre, ma lui l’afferrò per i polsi alzandola letteralmente di peso.
“Sei così bella in questo momento” le disse passandole l’indice sulla guancia, su e giù, su e giù. Esattamente come faceva il suo stomaco con il poco cibo che aveva dentro, su e giù.
“Ho sbagliato a tenerti inabile, non c’ è niente di più eccitante che vederti combattere”.
Il suo tono era lascivo e Lily provò a liberarsi, ma la morsa ferrea con la quale teneva i suoi polsi non accennava a cedere, anzi sembrava renderlo sempre più allegro, allora strinse i pugni per la frustrazione del non trovare una soluzione, per la rabbia di non avere abbastanza forza e sentì il sangue caldo scorrerle sui palmi.
Aveva ancora la lametta. Se ne era quasi dimenticata, invece quel pensiero la rasserenò per un momento.
“Dovresti vederti adesso” le disse e la sua voce roca dall’ eccitazione le faceva venir voglia di vomitare.
“I tuoi occhi sono così fieri, così duri...” le leccò una guancia e Lily chiuse gli occhi schifata “non vedo l’ora di vederli pieni di lacrime”.
Forse furono quelle parole, o forse il fatto di sentire la sua saliva e il suo fiato pieno di eccitazione sul suo viso, ma a Lily balzò un’idea in mente.
Era rischiosa, poteva rivoltarglisi contro, ma non aveva intenzione di essere stuprata, torturata e uccisa.
Si scansò per sottrarsi a quello schifo e  in quel modo riuscì a darsi la spinta necessaria per dargli una testata con tutta la forza che aveva.
Adesso, nella sua mente, sarebbe dovuta saltargli addosso e tagliargli la gola, peccato che il colpo l’ avesse rintronata.
Si appoggiò al muro portandosi una mano alla testa, ma dopo pochi secondi si accasciò piegandosi sui talloni e restando ancorata al muro con una mano, era davvero tanto stordita.
Cercò di aprire gli occhi e, pur con la visione offuscata, vide Aaron portarsi una mano al naso che stava sanguinando parecchio.
Probabilmente glielo aveva rotto, ma seppur dolorante, era sicuramente più reattivo di lei.
Cercò di alzarsi mentre lui ancora gemeva di dolore, ma non fece in tempo a fare più di un passo verso la porta che si ritrovò Aaron davanti.
Il suo viso era una maschera di sangue e odio e questo lo rendeva ancora più pericoloso.
“ Ti ho mai detto quanto amo spezzare le persone che non si arrendono?” le chiese e nonostante la difficoltà nel parlare riuscì ad imprimervi una nota minacciosa. Una cosa che con lui significava: dì le tue preghiere.
Lo vide alzare una mano e Lily, non potendo indietreggiare, portò una mano davanti al viso per pararsi dal colpo, ma lo schiaffò non arrivò mai.
La potenza sprigionata dal suo ventre fece letteralmente volare Aaron contro il muro opposto.
Con un urlo di dolore lui si ritrovò a terra, ma nonostante il forte colpo, riuscì a mettersi carponi.
Lily lo guardò inorridita. Era davvero troppo forte e lei, lei non aveva alternative.
Non perse altro tempo, non voleva rischiare che lui si riprendesse dalla sorpresa e tornasse nel pieno delle forze. Con la velocità della paura lo raggiunse immediatamente e con la forza della rabbia alzò la mano con la lametta e, senza darsi neanche tempo di pensare, la calò violentemente sulla sua gola, accompagnando al gesto un urlo liberatorio.
Le sembrò all’ improvviso che la notte si fosse rischiarata e che il sangue avesse ricominciato a fluirle nelle vene.
L’ espressione di lui mentre si portava la mano alla gola era qualcosa che Lily avrebbe ricordato per sempre.
Quegli occhi sgranati e finalmente pieni di paura di una persona che riusciva a dare la morte senza pensarci un attimo, ma che non avrebbe mai creduto di trovare la morte.
Non per mano di Lily. Non per mano del suo giocattolino.
Lily regolarizzò il respiro ma non riuscì a far niente per il suo battito cardiaco, batteva e batteva come se volesse festeggiare nel suo petto.
L’ adrenalina e l’euforia per quello che aveva fatto e per ciò che voleva dire la stavano tenendo in piedi, impedendole di soccombere alla stanchezza.
Sapeva che appena fosse stata al sicuro e avesse ripensato a questo momento, probabilmente, si sarebbe spaventata per la sua freddezza, ma adesso non le importava.
Adesso contava solo tutto il sangue che stava inondando la maglietta gialla di Aaron.
Si chinò sulle ginocchia “ simpatiche le armi da taglio” gli disse con un sorriso sadico “ te ne devo davvero dare atto” continuò e lui mosse la mano che non teneva la gola per afferrarle il braccio, ma a Lily bastò scansarsi leggermente perché lui non riuscisse a prenderla.
Poi parve ripensarci e piegò la schiena di modo che il suo sguardo si potesse riflettere in quello di Aaron “ io non mi piego a te” gli disse e nei suoi occhi le parve di vedere la paura.
Non sapeva se fosse per lei, o per la morte che lo stava raggiungendo, ma vedergli quell’ espressione le rischiarò leggermente la mente.
Lo guardò un ultima volta: le mani alla gola che divenivano sempre più rosse, man mano che il sangue defluiva inondandole, gli occhi spenti e il viso già pallido, sentì le sue labbra aprirsi in un sorriso “ buona morte, pezzo di merda” gli disse e la sua voce in quel momento aveva poco di umano, ma lo odiava troppo. Detestarlo non rendeva l’ idea, lui meritava di peggio, per tutto quello che aveva fatto a lei e alla sua famiglia. Non aveva mai creduto più di tanto nella legge del taglione, ma lui andava sopra qualsiasi legge, o almeno era quello che si stava dicendo per non guardarsi le mani sporche di sangue e dirsi che era diventata come loro.
Per smettere di pensare si girò per andarsene, ma non aveva fatto neanche un passo quando un coltello le si conficcò nella caviglia facendola urlare e cadere battendo la bocca sul duro pavimento.
Stavolta fu lei a sentire in bocca il sapore del sangue e facendo forza sulle braccia per alzarsi vide che aveva macchiato il pavimento di sangue.
Maledetto. Si voltò verso Aaron e lo vide con un sorriso diabolico, quel maledetto, era pieno di sangue, addirittura i suoi denti lo erano, eppure aveva trovato la forza per tirarle un coltello.
E menomale che da quella posizione la sua mira non era stata al meglio. Doveva essere così perché era convinta che avrebbe mirato allo stomaco o meglio ancora al fegato, in quel modo sarebbe morta dissanguata insieme a lui e, probabilmente, nella sua mente malata sarebbe stata una consolazione.
Si sedette gemendo di dolore e afferrò l’ estremità del coltello stringendo i denti “ farà male” disse per incoraggiarsi.
Prese un paio di respiri, ma al momento di estrarlo si fermò, prese di nuovo un respiro “ devi farlo” s’ impose.
Guardò Aaron che adesso aveva gli occhi chiusi, anche se il petto continuava ad alzarsi e abbassarsi al ritmo furioso del suo respiro, segno che quel maledetto era ancora vivo.
Espirò altre due volte e poi guardò la porta della cella, non sentiva passi, non le sembrava di udire anima viva, ma doveva comunque fare veloce.
Sapeva che quando Aaron giocava con lei nessuno lo disturbava, ma non poteva rischiare.
Ogni volta che Aaron era venuto a torturarla, lei non era riuscita certo a prendere il tempo, per cui non aveva la più pallida idea di quanto quel maledetto restava solitamente nella sua cella.
A lei sembravano ore, ma forse erano poche decine di minuti.
Al tre. Sorrise, pensando ai suoi amati film e decise di fare come quei personaggi.
Afferrò il manico del coltello “ uno” contò con la voce affannata dal dolore e la paura “ due” mise anche la seconda mano, doveva dare un colpo secco per estrarlo “ tre” tirò con tutta la forza che aveva e il coltello venne fuori.
Avrebbe urlato se ne avesse avuto il fiato, invece non ci riuscì.
Si ritrovò ad ansimare e guardare il coltello sporco del suo sangue per cercare di non perdere i sensi.
Puntini neri le si stavano ammassando davanti agli occhi, uno sull’ altro fino a oscurarle la vista.
“ Non svenire” sussurrò. Non poteva permetterselo.
Con uno sforzo enorme si mise a quattro zampe, doveva prendere la bacchetta di Aaron, come si avvicinò lui rantolò e si mosse e lei fermò la mano a mezz’ aria, poi quando vide che non si muoveva più l’afferrò e si sbilanciò per tornare seduta.
Si chiese come mai non fosse ancora morto e quanto ci volesse perché una persona con un taglio alla gola morisse dissanguata, forse non l’ aveva colpito bene?
La paura l’ assalì e avrebbe quasi voluto controllare, ma quando il dolore sordo le pulsò nella testa capì che era troppo ferita per restare a controllare, doveva uscire di lì.
Sibilò di dolore e si portò una mano al ventre, era caduta in avanti e la paura di aver perso il suo bambino le diede l’ adrenalina necessaria per alzarsi in piedi.
“ Resisti, Pegasus”.
Ormai non era neanche più sicura di parlare, non era neanche sicura di pensare.
Andava avanti per inerzia, solo pensando che era viva e con quello stesso pensiero cercò di uscire di lì.
Si appoggiò alla porta della cella e piano piano strusciò fino al muro.
Imprecò, zoppicava notevolmente, senza contare che perdeva talmente tanto sangue che anche un bambino di tre anni ne avrebbe potuto seguire le tracce.
Maledetto Aaron se non l’ avesse già ucciso lo avrebbe fatto di nuovo.
Si voltò indietro, ma come puntò la bacchetta per fare l’ incantesimo che cancellasse ogni traccia del suo passaggio, la testa vorticò e lei cadde semisvenuta.
Si appoggiò con la mano sul muro e si tirò su piano piano, le gambe molli che minacciavano di farla cadere di nuovo.
Fece qualche altro passo e poi sentì un rumore. Era un rumore forte qualcosa che rimbombava o forse era il suo cuore?
Si voltò di scatto tenendo la mano tremante appoggiata al muro, non poteva essere Aaron vero?
Lui era morto. Era morto. Era morto.
Strinse di nuovo la bacchetta per provare a fare un Patronus, prima di ricordare che non aveva l’ energia per fare magie.
Non poteva rischiare di svenire e farsi trovare in mezzo al corridoio.
Sentì di nuovo un rumore, ma anche stavolta non sapeva se era prodotto dalla sua testa.
Era così forte e le rimbombava dentro il cranio come se fosse un martello pneumatico.
“ Basta” sussurrò, non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare.
Si voltò di nuovo verso il rumore e le parve di vedere Aaron: i suoi occhi completamente folli e la maglia gialla sporca di sangue.
Spalancò la bocca e istintivamente si ritrasse di un passo. Lui parve avvicinarsi e lei continuò ad indietreggiare. Non era possibile.
Strizzò gli occhi e quando li riaprì, lui era effettivamente sparito.
Erano allucinazioni. Per il sollievo le gambe le cedettero e si permise qualche secondo per respirare a fondo.
Stava forse impazzendo? O era il senso di colpa per quello che aveva fatto?
“ Ti aiuto io” disse una voce e Lily alzò il viso verso di lei.
“ Tammy” ansimò cercando di metterla a fuoco.
Arrivava da dietro di lei, eppure là c’ era solo la prigione dov’ era rinchiusa, da dove era passata? E soprattutto, da dove veniva?
“ Sono felice che ti ricordi il mio nome” le disse cordiale e Lily sorrise “ puoi aiutarmi?” le chiese e Tammy annuì “ dammi la bacchetta, cancello le tracce del tuo passaggio.”
Lily la guardò, era quasi sul punto di darle la bacchetta, in fondo l’ aveva aiutata già due volte, ma poi qualcosa la fermò.
Una voce: “ Non fidarti di nessuno, neanche di me”.
E se non riusciva a fidarsi dei suoi occhi e delle sue orecchie come poteva affidarsi a lei?
In fondo le aveva detto questo quando l’ aveva liberata. Non fidarti di nessuno, neanche di me.
Ed in quel momento la sua voce era controllata e decisa e non fintamente cordiale come ora.
“ Non posso” replicò “ è l’ unica cosa che ho, per fuggire” specificò e quando la vide annuire si rilassò. Forse si era sbagliata, forse era solo paranoia.
“ Lo capisco” le disse, si avvicinò e Lily si ritrasse leggermente, era come se il suo corpo agisse con una volontà indipendente dalla sua testa.
“ Non posso aiutarti se non me lo permetti” si oppose lei, piuttosto esasperata “ e appena noteranno che Aaron non torna, avrai tante belle visitine” la informò “ magari la madre in persona, se sei fortunata” la schernì e Lily rabbrividì.
Avrebbe voluto non farsi vedere impaurita, ma la realtà era che era ad un passo dal perdere i sensi, senza contare che nessuno tranne lei poteva aiutarla.
Certo, vi erano tipo una ventina di persone sulle quali avrebbe messo la mano sul fuoco, mentre lei non le dava per niente sicurezza, ma loro non erano qua, lei sì.
Tammy le tese una mano e lei l’ afferrò.
“ Tu appoggiati qua” le disse spingendola lievemente contro il muro “ io torno subito” le disse e la vide infilare dentro la cella.
Lily aspettò qualche secondo e poi la paura che fosse tutta una trappola l’ assalì di nuovo e cominciò a camminare.
In fondo cosa sapeva di questa Tammy? Niente.
Un bel niente. E mai parole furono più sagge di quelle dette proprio da lei: non fidarti di nessuno neanche di me.
Era nella tana del nemico, aveva appena ucciso uno di loro e quindi, poteva solo fuggire.
Camminava piano piano, appoggiando il peso sul piede sano e trascinando quello ferito, così facendo si sarebbe stancata più in fretta, ma almeno poteva evitare di svenire per il dolore.
Sentì di nuovo quel rumore fortissimo e si guardò di nuovo intorno, sicura di vedere di nuovo Aaron e infatti così fu.
Era davanti a lei e Lily si ritrovò con le lacrime agli occhi.
Era così vivido. Sembrava così vivo. Poteva esserlo davvero?
Lui la stava guardando serio, nessun sorriso di trionfo, nessuno sguardo di paura, solo odio puro.
Il fatto che non le saltasse addosso per ucciderla però le fece capire che non era reale.
Avrebbe voluto urlargli di andarsene, ma non ce la faceva, aveva paura che qualcuno la sentisse.
Sentì di nuovo quel rumore e si voltò per paura che stesse arrivando qualcun altro, ma alle sue spalle non c’ era nessuno e quando riportò la testa davanti a sé scoprì che non vi era più neanche Aaron.
Merlino, stava impazzendo. Doveva uscire di lì, farsi curare prima che fosse troppo tardi.
Appoggiò la mano sul muro e lasciò un’ impronta sanguinante, imprecò silenziosamente, già la sua andatura era simile a quella di una tartaruga centenne, se poi continuava a lasciare anche le tracce, poteva davvero consegnarsi subito al capo o meglio alla Leader a quanto pareva.
La madre. Aveva detto la madre, non mia madre, doveva essere un nome con il quale identificavano il loro capo. Doveva cercare di memorizzare tutto quello che aveva sentito da Aaron o da Tammy. Era importantissimo, voleva che suo padre riuscisse a prendere tutti quei bastardi e, stavolta, sapeva che con le sue indicazioni ci sarebbe riuscito.
Vide davanti a sé una biforcazione e si permise di appoggiarsi al muro per riprendere fiato, dopo non avrebbe potuto farlo o avrebbero capito la strada che aveva intrapreso.
Si guardò indietro e vide che continuava a lasciare una scia di sangue: era la caviglia perforata dal coltello di Aaron, che fosse maledetto.
Si chinò e quasi urlò per il dolore alle costole, si dovette concentrare sul suo respiro affannoso per evitare di farsi trascinare nell’ oscurità. Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi, riposarsi e riprendere le forze, ogni parte di sé le faceva male e la caviglia pulsava e continuava a perdere tanto sangue, il taglio era sicuramente profondo, senza contare la sua testa confusa e le allucinazioni che continuava ad avere.
Strappò la parte inferiore della sua divisa e sibilò alla vista dello squarcio, aveva ragione: era davvero profondo e continuava a buttare sangue come se fosse una damigiana non chiusa che continua a dispensare vino.
Si strappò un pezzo di maglia e, mordendosi il labbro inferiore per non urlare, lo legò sopra al taglio, poi ne strappò un altro pezzo e lo legò sotto, con la prima manovra sperò smettesse di sanguinare, con la seconda che non lasciasse più gocce di sangue perché raccolte dal fazzoletto..
In quel momento le venne in mente Rose, avrebbe voluto aver seguito meglio le sue lezioni di primo soccorso.
Era veramente una pessima Auror. Si era fatta beccare, per la seconda volta.
Sentì de passi e si appiattì contro il muro stringendo forte la bacchetta. Sapeva che l’ unica magia che sicuramente avrebbe potuto fare prima di svenire sarebbe stato un semplice Expelliarmus perché tutto il resto avrebbe richiesto troppa energia, ma, Merlino, in fondo suo padre aveva vinto una guerra con quell’ incantesimo, quindi non tutto era perduto.
Era appiattita contro il muro e sicuramente non potevano vederla, ma si stavano avvicinando e non sarebbe riuscita a restare inosservata ancora a lungo.
Quando sentì di nuovo quel rumore avrebbe voluto piangere. Si tappò le orecchie con forza, come se isolare quel rimbombo potesse servire a non vedere di nuovo Aaron e per un po’ parve funzionare, Aaron non apparve, al suo posto c’ era Tammy.
 “ Cosa state facendo?” chiese e Lily sapeva che non stava parlando con lei, seppur era sicura che anche se guardava davanti a sé, l’ avesse vista.
Si lasciò scivolare lungo il muro, non poteva cadere di nuovo in mano loro, non lo avrebbe sopportato ancora.
“ Stavamo venendo a cercare Aaron” rispose la voce di un uomo, Lily spalancò gli occhi e attese l’ inevitabile risposta di Tammy.
“ E’ con la Potter e sapete che non vuol essere disturbato quando è con lei”.
Sentì dei rumori soffocati e trattenne il respiro. Stavano ridendo? Davvero?
Strinse più forte la bacchetta tra le mani per resistere all’ impulso di uscire e affrontarli, non sarebbe sopravvissuta, ma in quel momento il rombo della rabbia le lasciava pensare che invece, avrebbe potuto fare tutto.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa il cuore le si fermò nel petto. Eccolo Aaron.
Era a fianco di Tammy e la stava guardando fisso. Di nuovo quegli occhi piombo nei suoi, di nuovo l’ odio.
Doveva pensare che non era reale e il fatto che Tammy non lo vedesse nonostante lui le fosse accanto glielo faceva pensare ancora di più.
Si impose di spostare lo sguardo da lui e lo posò su Tammy che le aveva salvato la vita per la seconda volta.
La guardò mentre continuava a parlare con quei ragazzi, non sentiva più quello che stava dicendo, visto che era completamente assorbita nei suoi pensieri, ma vedeva la sua espressione: autorevole e sicura, attenta a non guardare mai nella sua direzione.
Appoggiò la testa tra le ginocchia. Era salva? Poteva contare su di lei?
“ Ti avevo detto di aspettarmi”.
Lily alzò la testa e vide gli occhi verdi di Tammy guardarla dall’ alto, Aaron era sparito di nuovo.
“ Non potevo perdere tempo” si giustificò Lily strusciando la schiena e i palmi delle mani contro il muro di modo da trascinarsi in piedi.
Strizzò gli occhi appena appoggiò completamente il peso sui suoi piedi e espirò violentemente. Il dolore alla caviglia non accennava a diminuire.
Guardò in basso. Il sangue filtrava di nuovo dai pantaloni. Cristo, se avesse continuato così si sarebbe dissanguata.
Gli occhi di Tammy non riuscivano a convincerla del tutto, non sapeva perché, ma era come se fossero diversi dalla volta precedente, però, sapeva che aveva bisogno del suo aiuto.
Tra le ferite e le allucinazioni non sarebbe arrivata da nessuna parte da sola.
“ Sei disposta ad aiutarmi?” chiese a bruciapelo.
“ Sei disposta ad accettarlo?” ribattè Tammy e Lily suo malgrado annuì.
Tammy le prese il braccio e Lily strinse più forte la bacchetta “ non m’ importa se vuoi tenerla, passala all’ altro braccio se non ti senti sicura, basta che ti appoggi a me o non riusciremo a fare più di tre passi”.
Lily la guardò, ma poi si costrinse ad appoggiarsi a lei. In fondo aveva ragione, non aveva speranze da sola, e poi doveva smettere di essere così paranoica, Tammy la stava aiutando, non aveva fatto altro da quando l’ aveva conosciuta.
Già, ma perché?
“ Perché mi aiuti?” le chiese dando voce ai suoi pensieri.
Tammy le sistemò il braccio più su sul suo fianco e cominciò a camminare “ so cosa vuol dire” le rispose semplicemente “ essere prigioniera?” chiese immediatamente Lily, notando che Tammy la stava guidando verso il corridoio di destra.
“ Non mi sembra di vedere segni di corde o catene nei tuoi polsi “ affermò Lily stizzita, sapeva che doveva tenersela buona, in fondo la stava aiutando, ma sentirla affermare di sapere cosa volesse dire essere prigioniera e vedere i suoi capelli perfettamente arricciati sulla nuca e la sua pelle nivea e confrontandosi con come era ridotta lei, la faceva imbestialire.
E l’ impulsività era sempre stata una sua caratteristica.
Per fortuna Tammy non sembrò particolarmente turbata “ ci sono molti modi di tenerti prigioniera e, a volte, non vi è bisogno di catene”.
Lily assottigliò gli occhi e sospirò, la sua voce le era parsa sincera “ chi ti tiene prigioniera? E in che modo?”  domandò ancora.
Tammy superò altri due corridoi e poi si affacciò ad una portafinestra lasciandola appoggiata al muro.
“ Non c’ è nessuno” disse, riprendendo a camminare.
Lily rimase in silenzio aspettando ancora la sua risposta.
“ Attenta ai gradini” disse Tammy e Lily si appoggiò a lei con quasi tutto il peso per scendere quei cinque gradini che la separavano dal giardino.
Aveva il fiatone e di nuovo nei suoi occhi erano comparsi pallini neri che minacciavano di farle perdere i sensi, ma non doveva abbassare la guardia per cui chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul battito del suo cuore per calmarsi.
Tammy l’ appoggiò ad un albero che riusciva a nasconderle alla vista di chiunque fosse uscito di casa o si fosse affacciato alle finestre e poi la guardò e fu allora che Lily lo sentì di nuovo.
Fissò gli occhi in quelli di Tammy per vedere se lo sentisse anche lei, ma lei, al contrario la stava fissando come se non capisse la sua reazione.
Lily si staccò leggermente dall’ albero e cominciò a girare in tondo.
“ Da che parti arrivi, maledetto?” chiese in un sussurro.
Trasalì sentendosi toccare il braccio e invece quando si voltò vide che era Tammy.
“ Lily” la chamò, lei stava per rispondere, ma poi lo vide: era solo un passo dietro a Tammy, ma lei sembrava ancora non accorgersi di niente, anzi, l’ espressione con la quale la stava guardando sembrava quasi preoccupata.
Lily indietreggiò di un passo, lo shock nel suo volto sempre più evidente e la paura che ormai si faceva strada in lei gelandole le vene.
Tammy la raggiunse, ma Lily non si lasciò sfiorare “ Non lo vedi?” domandò e vide Tammy voltarsi indietro.
Era così strano a vederlo da fuori. Tammy e Aaron erano uno di fronte all’ altro, ma lei sembrava guardare attraverso un vetro e lui sembrava non vedere che Lily.
Lei cominciò ad indietreggiare ancora fino a quando non cadde in avanti e mettendosi carponi fu costretta a riprendere fiato.
“ Non ce la fai più” commentò Tammy e Lily trovò il coraggio di rialzare la testa.
Tammy l’ aveva raggiunta piegandosi sui talloni e Aaron era di nuovo sparito.
“Ce la faccio” si oppose Lily, ma la sua voce tremante non convinse neanche lei.
“ Cosa avevi visto?” chiese Tammy incuriosita e Lily scosse la testa stringendo le labbra, era sicura che fossero allucinazioni ed era inutile aggiungere anche questo a tutta la trafila di motivi per la quale aveva bisogno di Tammy.
 “ Permettimi di curarti, dammi la bacchetta” le disse e Lily scosse la testa trascinandosi di nuovo a sedere.
Si portò una ciocca di capelli dietro le orecchie e si accorse che ormai il tremore alle mani non accennava a passare.
Che fosse la perdita di sangue? O le allucinazioni?
“ Perché non vuoi che ti aiuti?”
“ Perché non vuoi rispondere alla mia domanda?”
Tammy sospirò portandosi una mano ai capelli e lisciandosene una ciocca.
“ Sono obbligata a stare qua, ok? Ti senti meglio sapendolo?” Lily la guardò, la rabbia nei suoi occhi verdi fu il primo sentimento vero che le vide.
“ Perché?” le chiese in un sussurro “ ti ricattano? Stanno minacciando qualcuno della tua famiglia?” ipotizzò e Tammy scosse le spalle esasperata “ arriviamo alla casa del bosco e poi ti racconto tutto, va bene?” le propose, quando Lily non rispose ancora incerta se darle la propria fiducia aggiunse: “ se ci prendono, io non morirò, tu sì e nel peggiore dei modi dopo quello che hai fatto ad Aaron”.
Lily si sentì quasi meglio nel sentirsi dire così. Sentire che lei affermava che Aaron era morto lo rendeva più reale.
“ Aaron è morto”.
“ Sì, Aaron è morto, lo hai ucciso tu, ricordi?” le chiese guardandola come se fosse impazzita e Lily si domandò se non fosse davvero così.
“ Allora? Posso guarirti o dobbiamo perdere altro tempo?” le chiese subito dopo, Lily la guardò di nuovo, era stanca e confusa, ma le sembrava come se le mancasse un pezzo di puzzle.
“ Dov’ è la tua?” chiese capendolo improvvisamente e Tammy scosse la testa “ non me la lasciano tenere” confessò e Lily la guardò di nuovo.
Perché tutta questa storia le sembrava una matassa indistricabile?
Buona o cattiva, male o bene, realtà o allucinazioni?
Sapeva solo che doveva allontanarsi da lì e senza nessun altro.
“ Continuo da sola” disse. Non aveva bisogno di lei. Ce l’ avrebbe fatta, avrebbe raggiunto la strada e poi qualcuno l’ avrebbe notata.
Perché c’ era una strada nei dintorni, vero?
Doveva esserci non potevano essere completamente isolati.
La guardò un’ ultima volta, ma Tammy non protestò e si limitò ad incrociare le braccia al petto, come se rispettasse la sua decisione.
Lily tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe avuto la forza di liberarsi di lei.
Poi si appoggiò all’ albero, ma  vi si staccò dopo pochi secondi, non poteva perdere tempo.
Quando sentì di nuovo quel rumore sentì il suo corpo intirizzirsi per la paura. Si voltò verso Tammy proprio quando il rumore stava diventando più forte, ma la vide nella stessa posizione, l’ unica cosa che era variata era l’ espressione stranamente felice sul suo volto.
Accanto a lei apparve di nuovo Aaron e stavolta anche lui sorrideva.
Lily avanzò cadendo e rialzandosi a causa delle ferite.
Il cuore che le batteva al ritmo di quel tremendo eco e la testa che continuava a pulsare e vorticare.
Si rialzò per l’ ennesima volta, ma quando riappoggiò il piede a terra un urlo di dolore uscì dalle sue labbra.
Si chiese se la terra stesse vacillando o se fosse lei, ma non fece in tempo a darsi una risposta perché cadde a terra.
Aveva perso talmente tanto sangue da non riuscire a stare in piedi senza avere le vertigini.
Sentì le lacrime invaderle gli occhi ed un singhiozzo premerle in gola mentre con le ultime forze si sollevava carponi.
Voleva voltarsi per vedere se Aaron fosse sparito o se era ancora alle sue spalle.
Voleva voltarsi per vedere se Tammy aveva sempre quell’ espressione o se anche quella era colpa della sua immaginazione, ma non ce la fece a voltarsi. E in quel momento capì.
Non ce l’ avrebbe mai fatta.
Tirò un pugno sulla terra fresca desiderando con tutta se stessa ritrovare un po’ di energia di modo da poter mandare un Patronus.
Tammy si avvicinò a lei “ sento dei passi, devi lasciarti aiutare” le disse e Lily avrebbe voluto avere l’ energia di opporsi, o, almeno, di controllare se dei passi stavano arrivando davvero.
Almeno il rumore era scomparso, pensò sempre più vicina all’ incoscienza.
Poi improvvisamente la vista le si snebbiò leggermente e si vide avvolta in una luce bianca. Era il Triskel della sua mano, quello che aveva ricevuto quando si era collegata a suo figlio.
Sentì il dolore alla caviglia cessare ed anche se non poteva controllare era convinta che avesse smesso di sanguinare, il corpo si raddrizzò e Lily era sicura che i lividi e le tumefazioni fossero scomparsi.
Su guardò la mano che stringeva la bacchetta, persino il piccolo taglio sulla mano si era riassorbito.
Merlino, pensò appoggiandosi una mano sul ventre, sarebbe mai riuscita a ripagare tutto l’ amore di suo figlio?
Appoggiò il peso sulla caviglia con un leggero timore, ma sapeva che non sarebbe svenuta. Stava troppo bene.
Non si sentiva così da…non lo sapeva, ma sicuramente da troppo tempo.
Guardò Tammy di sfuggita era accanto a lei e Aaron dietro la ragazza.
La luce si riassorbì nel suo ventre e lei sorrise verso Aaron come a sfidarlo ad attaccarla ora.
Adesso che si sentiva di nuovo bene  e che aveva una bacchetta in mano.
Il sorriso le si spense nel volto quando capì che lui era vivo, adesso stava bene e lo vedeva ancora, oltretutto la sua espressione era variata, per cui : Aaron era vivo.
“ Non muori mai?” gli chiese stringendo più forte la bacchetta, ma prima che potesse attaccarlo un pugno le arrivò dal lato facendola cadere a terra.
Tammy tirò fuori la sua bacchetta e appellò quella di Lily “ Merlino, quello strano mutante di tuo figlio ci ha rovinato il gioco” si lamentò e la sua voce era davvero quella di una bambina scontenta.
Tammy era pazza ed era in combutta con Aaron e lei, adesso, era di nuovo disarmata.

COMMENTO: OK, HO LETTO E RILETTO QUESTO CAPITOLO, CAMBIATO E RICAMBIATO, PERCHE’ COME SEMPRE AVEVO PAURA DI NON RIUSCIRE  A RENDERE SU CARTA L’ EFFETTO CHE VOLEVO CHE IN QUESTO CASO ERA: CONFUSIONE, PANICO E PAURA, SPERO DI ESSERCI RIUSCITA ALMENO UN PO’…PER IL RESTO NON HO MOLTO DA AGGIUNGERE, NON MALEDITEMI…LO SO LILY E’ STATA PRESA DI NUOVO… CMQ VI VORREI RASSICURARE…UHM FORSE NO :P OK, SCHERZO, COME AL SOLITO HO LA BOCCA CUCITA, MA MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE SE VI E’ PIACIUTO PERCHE’ SONO MOLTO MOLTO INSICURA SU UN CAPITOLO COSì !! AH DIMENTICAVO, C' E' UN MOTIVO PER IL QUALE IL PICCOLO PEGASUS HA GUARITO LA MAMMA SOLO A QUEL PUNTO...NON E' FATTO A CASO : p RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO E INCORAGGIATO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / ENDY_LILY 95 / SINISA /LILY LUNA HERONDALE E JALE 90!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE!! UN BACIONE A TUTTE !!

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Capitolo 40
*** 39 CAPITOLO ***


A Luisa 21…110! Complimenti Dottoressa!!
 
Lily si chiese se fosse possibile che il cuore le si fosse trasferito dentro le orecchie.
Non riusciva a sentire più nessun rumore che non fosse l’incessante martellio del battito dentro di esse.
“ T…Tu non puoi essere qua” mormorò e si alzò immediatamente in piedi, ringraziando ancora mentalmente suo figlio per averla guarita.
Si sentiva davvero bene e finalmente in forze e, sicuramente, tutta quella forza le sarebbe servita, insieme a tutta la lucidità ritrovata.
Davanti a quei due maledetti sadici avrebbe avuto bisogno di tutta se stessa.
“ Io ti ho ucciso” disse come se pronunciando quelle parole, lui potesse magicamente scomparire.
Aaron rise, ma Lily non si lasciò ingannare, i suoi occhi continuavano a trasmettere odio puro.
“ Tu hai provato ad uccidermi” le disse e automaticamente si portò una mano alla gola liscia lasciando che il pollice scorresse in un movimento ripetitivo “ ci vuole forza per recidere la carotide di una persona con una semplice lametta” la informò, poi si toccò la maglia, come se potesse ancora sentirvi il sangue umido “ forza che tu non avevi” la schernì e Lily si morse il labbro a sangue per non saltargli addosso.
Doveva riflettere, smettere di pensare e farsi trascinare dalla furia non l’ avrebbe portata da nessuna parte.
“ Però mi hai fatto male…molto male lo ammetto, chissà, forse sarei morto lo stesso se Tammy non si fosse intrufolata con il mantello dell’ invisibilità…”
Lily spalancò gli occhi suo malgrado. Non voleva far trapelare la sorpresa, ma il mantello dell’ invisibilità…ricordava che era sparito il giorno della pronuncia della profezia.
Doveva essere stata Emily ed ecco anche…
“E’ così che avete saputo della profezia” sussurrò Lily, era quasi più un pensiero, ma Aaron la sentì ugualmente e annuì “ già, ma all’ epoca non sapevamo della tua gravidanza…” la guardò con un sorriso pieno di scherno “ sei stata molto brava a nasconderlo… non lo abbiamo saputo fino ad adesso…”
“ Bè, questo è il tuo problema, uccidi le persone che ti potrebbero essere ancora utili” lo provocò.
Aaron storse la bocca “ sì, in effetti Emily poteva ancora servirmi, ma era diventata fastidiosa”.
Il tono con cui lo disse fece accapponare la pelle a Lily, era come se stesse parlando di una mosca che gli impediva di addormentarsi; una ragazza di poco più di vent’ anni, meritava di morire, perché era fastidiosa.
“ Allora tu saresti dovuto morire da tempo” ribatté ed Aaron rise con gusto, la testa che si muoveva urtandole i nervi, poi all’ improvviso smise.
Come se fosse stato un gioco che aveva finito la carica.
Tutto ad un tratto il suo sguardo era tornato cattivo e le sue labbra tirate in una smorfia piena di sadismo.
Si voltò verso Tammy, poi prese il coltello dalla tasca e lo scagliò verso Lily.
Il movimento fu talmente fulmineo che lei restò impietrita per lo shock, per fortuna così non fece il piccolo Pegasus dentro di lei che alzò di nuovo il suo scudo protettivo.
Lily tirò un sospiro di sollievo vedendo il coltello sbattere contro quella barriera e ricadere a terra.
Aveva ancora il respiro affannoso per lo spavento e una piccola goccia di sudore le percorse la nuca facendola rabbrividire.
Quel coltello le si sarebbe piantato dritto in fronte.
Guardò i volti di Aaron e Tammy erano entrambi pieni di ammirazione. 
Sentì la rabbia verso quei due continuare ad aumentare, ma contemporaneamente le sue meningi continuavano a lavorare.
Guardò il coltello a terra e poi guardò loro e lo sguardo compiaciuto con il quale si stavano osservando, sembrava avessero dei grandi piani, ma lei avrebbe lottato fino all’ ultimo respiro per impedir loro di metterli in atto.
Doveva riuscire a distrarli per un po’… le bastavano pochi secondi per raccogliere il coltello.
“ Noi pensavamo di uccidere il prescelto, ma credo che potremmo utilizzarlo…ha un potere enorme”.
La voce di Aaron era talmente piena di ambizione e soddisfazione che Lily dovette usare tutta la sua forza di volontà per non fare un passo indietro.
“ Non ti lascerò usare mio figlio” lo avvertì mettendosi una mano sul ventre come se potesse proteggerlo.
Aaron seguì il percorso delle sue mani e per un attimo parve che una scossa elettrica lo attraversasse, visto come si tese, poi sembrò riacquistare padronanza di sé.
“Ma che bella mammina protettiva” la prese in giro  “ peccato che il tuo bambino non potrà mai saperlo”.
I suoi occhi erano così freddi che Lily indietreggiò di un passo.
“ Ho grandi progetti per te” le comunicò “ o meglio per il tuo mostriciattolo” si corresse.
Lily cercò di concentrarsi sul respiro. Sta cercando di farti perdere la calma. Continuava a ripeterselo come un mantra e non doveva dimenticarselo.
Non sapeva se Pegasus l’ avrebbe protetta anche se fosse stata lei ad attaccare e probabilmente se lo stava chiedendo anche lui.
Aaron si avvicinò allontanandosi da Tammy e Lily strinse i pugni fino a sentire le unghie inciderle la pelle.
“ Non hai paura?” la schernì. Lily non rispose e lui sorrise “ no, non ce l’ hai” rispose alla sua stessa domanda.
“ Lily Potter non ha paura” affermò e Lily cercò di non tremare mostrando quanta paura avesse in realtà.
Il fatto di avere il coraggio di restare ferma e affrontarlo, non significava che non fosse terrorizzata.
Sapeva di cosa era capace e nonostante ora stesse bene, lui aveva una bacchetta e una quantità di sadismo che lei sapeva che non si sarebbe fatto problemi ad utilizzare contro di lei.
Si fermò a pochi passi da lei e incrociò le braccia guardandola senza alcuna espressione apparente sul volto.
“ Vuoi sapere qual è stato il mio primo pensiero quando ho capito che aspettavi un bambino?”
Lily spostò lo sguardo su Tammy, non voleva perderla di vista, niente le impediva di attaccarla alle spalle. Non erano esattamente corretti.
“ Ucciderlo” il tono di voce di Aaron grondava di odio e le fece riportare lo sguardo su di lui.
“ Ucciderlo, perché nessuno deve…” sembrava non riuscire neanche a finire la frase per la rabbia che lo invadeva.
“ Perché, Lily? Perché Malfoy? Perché non io?”
Lily sgranò gli occhi incredula. Glielo stava chiedendo davvero?
Quasi avrebbe voluto ridere. Gelosia, insicurezza, tutte cose che non pensava neanche che Aaron potesse avere.
“ Perché non è un malato di mente. Perché non mi fa del male, Perché sa cosa vuol dire amare… ” iniziò a rispondere, senza neanche capire perché si stesse premurando di farlo, ma forse era perché sapeva che gli avrebbe fatto male.
“ Perché lo amo” concluse e probabilmente fu lo sguardo che vide negli occhi di Aaron a salvarla, perché si abbassò nello stesso istante in cui lui pronunciò la parola Crucio.
Non sapeva se il suo bambino poteva proteggerla anche dalle maledizioni senza perdono e non era ansiosa di sperimentarlo.
Tutti hanno dei limiti e sicuramente, suo figlio, per quanto potente, non era da meno.
“ FERMO!” urlò Tammy raggiungendo Aaron e togliendogli la bacchetta dalle mani.
“ Non puoi rischiare di uccidere lei o il bambino”.
“ Lui non doveva esserci, lei è una mia proprietà” si oppose lui e Lily scosse la testa.
La considerava davvero il suo giocattolo, il suo divertimento, era sempre stato così.
“ Va bene” disse Tammy accondiscendente “ ma non puoi rischiare di ucciderlo, è troppo prezioso” lo ammonì.
“ Non accetterò…”
“ Sì che lo farai” lo rimproverò Tammy “ magari…chissà, troveremo altri modi fantasiosi per fargli del male e fargli pentire di essere venuto al mondo”.
L’ immagine del bambino biondo con il braccio fasciato e la disperazione nello sguardo le si posizionò davanti agli occhi e non riuscì ad impedire alle lacrime di offuscarle la vista.
Aaron la guardò per un attimo e quando la vide con gli occhi pieni di lacrime si accese di nuovo.
“ Sì, ci saranno nuovi modi…” disse in preda alla follia, come se fosse di nuovo intenzionato a provocarla fino ad essere colpito.
Lily cercò d’ isolare le sue parole, non poteva rischiare di attaccarlo davvero. Doveva pensare solo al coltello a terra davanti a lei.
Sostenne il suo sguardo, nonostante ogni parola fosse come un pugno per lei, ma non voleva rischiare di riportare l’ attenzione sul coltello, per il momento sembrava lo avessero dimenticato, ma lei non lo aveva fatto.
Valutò la distanza con il cancello, non era lontano, ma Aaron e Tammy le erano talmente vicino che se anche fosse riuscita a prendere il coltello e fosse scattata verso l’ uscita, loro l’ avrebbero potuta afferrare dopo il primo passo.
“ No, infatti, non c’ è via d’ uscita” le disse la ragazza alla quale non era sfuggita la sua valutazione e Lily la guardò, i boccoli castani che le ricadevano nel viso.
La rabbia che sentì la fece esplodere contro di lei. “ Erano tutte bugie?” le chiese e Tammy saettò, per un attimo, con gli occhi verso Aaron prima di riportarli su di lei.
Quindi Aaron non sapeva che cosa le aveva detto? Ecco perché le rispondeva sempre dopo molto tempo, le rispondeva negli intramezzi dei giochini di Aaron, probabilmente quando lui si riorganizzava o si stava rimettendo sotto il mantello dell’ invisibilità.
“ Quindi?” le chiese, magari aveva la speranza di metterli l’ uno contro l’ altro, certo, non sapeva qual era il loro rapporto, ma sicuramente erano legati dalla loro vena sadica e quello, poteva giocare a suo favore.
“ Oh andiamo, non hai detto al tuo amichetto che sei così sfortunata da essere tenuta prigioniera senza catene?” la schernì.
Aaron si voltò di scatto verso Tammy e Lily capì di aver avuto ragione.
“ Sei sorpreso, Aaron?” lo prese in giro “ la povera piccola Tammy non ti ha detto di quanto in realtà odi la madre?” domandò e Aaron assottigliò gli occhi mentre la guardava.
Sembrava cercasse di valutare se valeva la pena crederle e soprattutto, come avrebbe dovuto comportarsi.
“ Vuoi tradirci con la Potter?” chiese “ forse hai bisogno di un altro po’ di pozione?” domandò ancora e Tammy guardò Lily con un tale odio che lei rabbrividì.
“ Sono tutte bugie” rispose semplicemente esibendo un sorriso che sembrava dire che lei non aveva paura delle sue macchinazioni.
“ Ah sì?” chiese Lily “ domandale cosa mi ha detto della madre?” disse rivolta ad Aaron, in realtà non le aveva detto niente, ma a volte le insinuazioni e le mezze verità sono ancora meglio delle dichiarazioni sincere.
Lasciano più margine al dubbio.
“ Diglielo, Tammy, digli quanto sei infuriata con la madre… con tua madre”.
Lily aveva poco più che tirato a caso.
Aveva provato a sommare tutte le informazioni che sapeva: il fatto che fosse prigioniera senza catene, il fatto che le volte che l’ aveva liberata le aveva detto che nessuno le avrebbe fatto del male, il fatto che sembrava sempre combattuta, come se non potesse far altro che agire in quel modo.
In realtà non si aspettava di aver ragione e men che mai di ottenere una tale reazione.
Aaron afferrò Tammy per le braccia e la voltò verso di sé “ sei impazzita?” urlò e sembrava furibondo.
Gli occhi erano pieni di rabbia e le sue dita erano conficcate nella carne.
Fu solo un secondo prima che Tammy si liberasse e si riconcentrasse su di lei, ma Lily aveva già afferrato il coltello da terra.
“ Brutta stronza” urlò lanciandosi verso di lei, Lily si abbassò per riflesso, ma il suo piccolo Pegasus alzò uno scudo così potente che Tammy venne sbalzata indietro ed andò a sbattere contro un albero perdendo i sensi.
Lily non la guardò neanche, non aveva tempo, quando vide Aaron voltarsi verso Tammy a bocca aperta, capì di avere solo pochi secondi.
Afferrò il coltello dal manico e mirò lanciandolo.
Stavolta il coltello lo centrò. Era sempre stata brava con la mira. Gli anni di corso Auror avevano fruttato.
Capì subito di non aver centrato il cuore, ma comunque aveva colpito il petto e sicuramente con una ferita del genere non si sarebbe rialzato troppo presto.
Il sorriso le morì nel volto quando sentì Tammy gemere e portarsi una mano alla testa.
Imprecò. Aveva pochi secondi prima che si alzasse, non ce l’ avrebbe fatta a toglierle la bacchetta, e lei le aveva entrambe, aveva preso quella di Aaron quando aveva provato a maledirla.
No, andare da lei e prenderle era un rischio troppo grosso. Non avrebbe reso tutto inutile e non aveva intenzione di sprecare altro tempo.
Si voltò su se stessa e cominciò a correre.
Raggiunse il cancello e vide Tammy che si era alzata completamente e stava correndo da Aaron.
Allungò una mano, ma si ricordò del simpatico regalino che quel cancello portava con sé e in secondo si sfilò la maglia, non aveva tempo di mettersi a strapparne un pezzo.
Sapeva che dopo la temperatura di novembre le avrebbe fatto maledire questo momento, ma la paura e l’ adrenalina erano sempre pessimi consiglieri.
Un sibilo le fece abbassare la testa e l’ incantesimo s’ infranse sul cancello. Non aspettò oltre né si voltò per vedere, lo spalancò e cominciò a correre.
***
“ Quindi?”
James era seduto sulla sedia speciale che sua cugina aveva incantato per lui e Cindy si trovava davanti ad un tavolo che ospitava un calderone e molti ingredienti.
Dall’ altro lato del tavolo vi erano diverse persone, tutte concentrate su Cindy e sulla pozione che doveva preparare.
Lei alzò lo sguardo e vide tutta l’ indifferenza che gli altri avevano nello sguardo.
Sembrava che non importasse a nessuno di come si sentiva e sicuramente era così, perché doveva essere diversamente, in fondo, lei si era interessata di James o Ginny?
Si voltò verso James e lo vide con il solito sguardo impregnato d’ odio che le rivolgeva sempre “ credi che potrei restare sola?” chiese, pur conoscendo già la risposta.
James sbuffò e guardò davanti a sé, suo padre, Draco e persino Rose stavano sorridendo “ no, non penso” rispose ironico.
Cindy si passò le mani sudate sopra i pantaloni.
Odiava le attenzioni, le aveva sempre odiate, lei era il cosiddetto topo da laboratorio.
Il suo Habitat ideale era una stanza, senza finestre per evitare distrazioni, e piena di pozioni e libri.
Nient’ altro, niente persone, niente interazioni, nessuno con cui parlare.
Non era una gran parlatrice, ma nemmeno una grande ascoltatrice.
Il problema era che le persone erano piatte e noiose, erano sempre tutti a pensare ai loro problemi e a credere di averli sempre più grandi di tutti.
La maggior parte delle persone erano dei martiri convinti, ma così non era James.
Da quando si era svegliato non l’ aveva mai visto piangersi addosso, né tantomeno arrendersi, lui era diverso.
Lui era pieno di vita. Lui era la vita.
“ Puoi concentrarti?” le chiese rabbioso e Cindy si accorse che era rimasta ad osservarlo.
Pessima mossa, oltre ad essere proprio stupida a provare ammirazione per uno che non avrebbe mai potuto far altro che odiarla.
Spostò lo sguardo sul calderone, soffiò fuori il fiato ed iniziò.
“ Che cosa hai aggiunto?” chiese Rose interessata? Lei rispose e inarcò le sopracciglia vedendola prendere appunti.
Dopo qualche minuto le pose un’ altra domanda e poi ancora un’ altra, alla fine Cindy esplose.
“ Così non può funzionare” disse sbattendo il mestolo sopra al calderone.
“ Mi dispiace, ma non hai potere in merito” si oppose Harry “ io credo di avercelo invece” ribatté lei guardando James.
“ Vuoi tornare a camminare?” gli chiese “ e ti consiglio di decidere entro due minuti o la pozione sarà da buttare” lo informò.
Gli occhi nocciola di James ebbero un luccichio come se la rabbia li avesse resi brillanti “ e tu?” domandò “ ti consiglio di decidere in…” guardò l’ orologio “ un minuto e mezzo se vuoi rivedere tua sorella” la informò atono.
Cindy abbassò gli occhi sul calderone e strinse il mestolo con forza per non lasciarsi andare alle lacrime.
“ Se mandi via tutti, finirò la pozione e risponderò a tutte le tue domande” concesse.
James si sentì gli occhi di tutti addosso, ma lui guardò solo suo padre.
Non aveva mai fatto un vero e proprio interrogatorio, ma aveva assistito a molti dei suoi.
James era sicuro di essere in grado, ma non sapeva se anche suo padre lo avrebbe considerato tale.
Soprattutto adesso che si era appena ripreso e che lo avevano reso disabile.
Quando Harry annuì James sorrise, felice di vedere nello sguardo di suo padre quell’ orgoglio di cui sperava di essere meritevole.
Guardò Rose “ ti farò segnare tutti gli ingredienti e il procedimento” le disse e Rose sorrise uscendo dalla stanza insieme ad Harry e Draco.
“ E adesso riprendi il mestolo” le ordinò.
Cindy lo guardò desiderando tanto dirgli di andare a quel paese, ma riprese in mano il mestolo e cominciò a versare di nuovo gli ingredienti.
“ Allora dimmi, hai mai visto il capo?” le chiese e Cindy scosse la testa “ la chiamano la madre…”
“ Madre? Quindi è una donna?”
Cindy annuì versando qualche grammo di polvere di Grizanfico “ almeno credo” confermò “ solo le persone interne possono parlare con lei…e non sono mai stata degna di grande fiducia, io ero solo…”
“ Una scienziata” la interruppe James “ già” confermò lei e si voltò a guardarlo “ non mi è mai importato niente di quello che facevano, è questa la verità…”
“ Per favore non ripeterlo” le disse e stavolta la sua voce non era odio, ma dolore e lo confermava anche il fatto che continuasse a tenere gli occhi bassi e le mani chiuse a pugno appoggiate sopra le cosce.
“ Non posso sentire di nuovo il discorso dove tu dici che io e mia madre eravamo solo degli esperimenti per te...giuro” sull’ ultima parola alzò lo sguardo su di lei e Cindy si spostò leggermente più indietro “ giuro che potrei fare qualcosa di cui poi mi pentirei” la minacciò.
Cindy chiuse gli occhi per prendere il coraggio da dentro se stessa.
“ Non ti dirò quello che vorresti sentire, non ti chiederò scusa” gli disse coraggiosamente “ mi servivano gli esperimenti che facevano su di voi, mi serviva studiare i cervelli…”
“ Perché?” la interruppe James, lei non smise di mescolare “ per mia sorella” disse in un sussurro.
James la guardò, nonostante tenesse gli occhi fissi davanti a sé, riusciva a scorgervi il dolore.
“ Che cosa le è successo?” chiese James e si accorse che la sua voce si era ammorbidita.
Non sapeva che cosa glielo suggerisse, ma era convinto che la storia di Cindy e sua sorella fosse qualcosa di tremendo.
Probabilmente anche Cindy si accorse del cambiamento perché lo guardò e per la prima volta non sembrò che lo stesse studiando, lo guardò come se si stesse chiedendo se poteva parlarne con lui.
“ Il mio nome è Cindy Lora Marquez, ma questo lo sapete già, giusto? Come immagino sappiate chi è mia madre, mentre di mio padre e mia sorella non sapete niente e perché? Perché sono Babbani”.
James annuì alla rivelazione, anche se aveva sospettato che fosse qualcosa del genere. Non potevano non sapere proprio niente sulla sua famiglia.
“ Mia madre ci ha abbandonato quando eravamo piccole e indovina quando? Proprio quando mio padre è morto… una madre esemplare non trovi?” chiese ironica, ma non attese la risposta “ il dolore per la sua perdita l’ aveva fatta impazzire…almeno così mi ha sempre detto mia sorella, io avevo solo sei anni e   non ho il minimo ricordo di lei e neanche di mio padre” continuò.
“ Mia sorella era una magonò, mentre io cominciai ad avere episodi di magia a circa nove anni…non è stato facile…” scosse la testa “ ci siamo nascoste, Tara si è trovata un lavoro e ha cercato di mandarmi in alcune scuole Babbane, ma ero un po’ una testa calda e ci ritrovavamo a dover lasciare ogni città in cui approdavamo, ma lei non me ne ha mai fatto una colpa…” la sua voce era talmente angosciante che James non riusciva neanche a guardarla in faccia.
“ Poi un giorno… avevo… sì, avevo quattordici anni e lei ventidue, ci hanno aggredite” la voce ebbe un fremito e la mano tremò e James si ritrovò a posare la propria sopra a quella di lei per infonderle coraggio.
“ Lei mi ha detto di scappare ed io…”
“ Tu sei scappata” concluse James per lei e Cindy annuì senza riuscire ad alzare gli occhi “ lei che mi aveva protetto tutta la vita ed io sono fuggita…come una stupida, come una stupida vigliacca” disse con la voce rotta.
“ Quando sono tornata con un poliziotto, mia sorella era stesa a terra, sembrava morta… doveva essere morta, c’ era troppo sangue, troppa carne martoriata…” si fermò per prendere un respiro “ ricordo ancora quando mi chinai su di lei e vidi la sua testa era letteralmente aperta, non sapevo come potesse essere ancora viva  o riuscire a muoversi, ma mi strinse la mano…”
James guardò la sua mano era ancora posata su quella di Cindy, si maledì per essere un maledetto bravo ragazzo e la tolse, questo sembrò risvegliare Cindy dai ricordi e lo guardò.
“ Da allora è sempre stata in coma ed io non la vedo da due anni, questi ultimi due anni nei quali mi sono concentrata sullo studio dei cervelli, lei merita di avere di nuovo la sua dignità, merita di tornare a vivere, merita di avere una possibilità dalla magia… io le devo tutto questo… e quindi non mi scuserò per averti usato”.
Lo sguardo nei suoi occhi avrebbe dovuto farlo arrabbiare, ma non ce la fece.
Non ora, non in quel momento, non così. Non mentre gli era così facile mettersi nei suoi panni e ritrovarsi a pensare a sua sorella.
La guardò versare la pozione in una boccetta.
“ So che ognuno ha la sua quantità di drammi, e so che tornare a vivere e sapere che la propria sorella è stata rapita ed è in mano al maledetto sadico che l’ ha quasi uccisa la prima volta non è facile, so anche che vedere la propria mamma nelle condizioni in cui è la tua è tremendo… ma raramente la vita va come ci aspettiamo, le favole e i libri sono per passare il tempo, alla fine tutti dobbiamo fare i conti con la realtà…”
S’ interruppe scuotendo la boccetta che fece diventare la pozione da marrone fango ad un verde acceso.
“ La mia realtà è questa e non è né più bella né più brutta di quella di tanti altri, è solo mia ed io lotto per farla essere come la voglio, per riavere mia sorella e riaverla viva… devo poterle dire…”
S’ interruppe di nuovo e lo guardò negli occhi “ questa è la pozione” disse consegnandogliela in mano.
James la guardò, ma i suoi occhi non si mossero dai propri, era di nuovo sicura di sé, le lacrime erano state ricacciate indietro come se non fosse successo niente.
“ Io ho fatto la mia parte, voglio solo vedere mia sorella, devo provare una nuova cura… poi potrete sbattermi ad Azkaban” disse e James strinse gli occhi.
“ Ho solo una domanda” le disse e Cindy mosse leggermente la testa per annuire “ come puoi pensare che la medicina magica possa funzionare su un Babbano?” domandò.
Cindy spostò lo sguardo verso il muro “ se fosse una Babbana non funzionerebbe, ma una Magonò, in fondo i suoi poteri sono solo inutilizzabili, ma la sua aura è magica, lei vede oltre l’ apparenza Babbana, lei è come noi…quindi…io credo…”
S’ interruppe e James capì che il suo io credo era un io spero, ma riflettendoci forse aveva ragione, anche Gazza, il tremendo custode di Hogwarts era un Magonò, ma a volte lo aveva visto prendere pozioni e oltretutto poteva vedere Hogwarts come tutti i maghi.
Sentì un calore nascergli nel petto e capì che voleva aiutarla, che lui fosse dannato, voleva aiutarla.
Forse perché sapeva che anche lui sarebbe impazzito per Lily, forse perché poteva capire che cosa voleva dire preoccuparsi per una sorella, ma lui l’ avrebbe aiutata.
Alzò la fialetta come per un brindisi “ alle sorelle” disse e poi ingurgitò la pozione.
***
“ Va bene, basta, ne ho abbastanza di questo spettacolo vietato ai minori” scherzò Cris, guardando Zoe che si avvicinava a J.J. e per l’ ennesima volta gli sfiorava le labbra con un bacio.
Si alzò, forse meritavano un po’ di intimità.
“ Non andartene, era solo un attimo di debolezza” si giustificò Zoe “ Ah sì?” chiese J.J. inarcando un sopracciglio e quando la vide sorridere sorniona, Cris scosse la testa ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Si affacciò alla stanza dove dormiva, ma vide Harry con gli occhi chiusi e la mano di Ginny sollevata sul suo capo chino.
Si morse il labbro e si chiese se le sofferenze di Harry sarebbero mai finite, poi chiuse anche quella porta e si ritrovò nel corridoio indecisa su dove andare.
“ Che stai facendo?” la voce ferma di Pegasus la fece girare e Cris guardò i suoi occhi grigi, sembravano incuriositi.
Lo vide ondeggiare leggermente mentre saliva gli ultimi scalini, ma subito dopo credette di esserselo immaginato perché quando le si fermò davanti sembrava stabile come sempre.
“ Ho deciso di lasciare spazio ai due piccioncini” gli rispose e Pegasus alzò gli occhi al cielo “ sembra che non riescano a stare lontani l’ uno dall’ altro, vero?” chiese e Cris annuì “ probabilmente funziona così” scherzò e Pegasus la guardò.
Già, probabilmente funzionava così, quindi, sempre probabilmente, era per quello che appena era rientrato dalla ricerca di sua madre il suo primo pensiero era stata lei.
Si chiese quando esattamente si fosse innamorato di lei e si accorse che non riusciva a darsi una risposta.
Forse lo era sempre stato.
“ Perché mi guardi così?” chiese Cris e Pegasus scosse la testa “ scusa” le disse e Cris aggrottò le sopracciglia.
Da quando in qua Pegasus si scusava?
“ Vado in camera, mi faccio una doccia prima di cena” la informò e Cris vide che c’ era qualcosa di strano nel suo sguardo, come una consapevolezza che aggravava i suoi occhi già stanchi.
“ Ehy, tutto ok?” gli chiese afferrandogli il polso, ma alzò gli occhi su di lui immediatamente, Pegasus bolliva e non era solo la sensazione che, come al solito, le dava la sua pelle.
“ Stai bruciando” lo informò e poi si diede della stupida, doveva essersene accorto anche da solo “ sto bene” replicò lui aprendole le dita con delicatezza per liberarsi dalla sua presa.
Cris cercò d’ ignorare la scossa elettrica che le stava irrigidendo i muscoli e facendo bruciare la pelle e si concentrò su Pegasus.
La sua carnagione solitamente pallida, sembrava cadaverica, ed i suoi occhi grigi sembravano quasi trasparenti, come un blocco di ghiaccio, le scaglie marroni che di normale vi fluttuavano erano come scomparse.
Si diede della stupida per non essersene accorta subito. Lui lo avrebbe fatto.
“ Non stai bene” protestò e Pegasus scosse la testa, guardandola con il suo miglior sguardo alla Malfoy.
“ Ti ho detto che sto bene e con questo il discorso è chiuso” le disse superandola e infilandosi nella camera che condivideva con J.J. e i rispettivi padri.
Cris fremette di rabbia per un attimo. Cosa aveva detto?
Inspirò ed espirò per ritrovare la calma, poi spalancò la porta e se la richiuse alle spalle.
“ Discorso chiuso? Ma chi cavolo ti credi di essere?” esplose e Pegasus sospirò “ vorrei davvero farmi una doccia e oltretutto ho un mal di testa tremendo…”
“ Certo che hai un mal di testa tremendo, scotti come una pentola in ebollizione…”
“ La cosa non ti riguarda” si oppose Pegasus, anche se si dovette lasciar cadere sul letto, si sentiva le gambe molli e la testa un po’ confusa.
“ Come puoi dire che…” Cris s’ interruppe e aprì le labbra vedendolo sedersi sul letto, tutta la rabbia sostituita dalla preoccupazione, si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla fronte.
Era davvero a bollore.
“ Lo hai detto almeno a tuo nonno?” gli chiese “ potrebbe darti una pozione, forse è una semplice febbre…”
“ Lo sai che non lo è” la interruppe, chiudendo gli occhi per assaporare il contatto della sua mano, era così soffice sulla sua fronte “ io non mi ammalo mai, ricordi? Altro regalino degli Apocalittici” le spiegò e Cris annuì, lo sapeva.
“ Io non cap…” s’ interruppe sorpresa. Mentre parlava gli stava togliendo la mano della fronte, ma con uno scatto lui la trattenne, mettendo la propria sopra alla sua.
Cris sentì il suo corpo bruciare e non era sicura che fosse solo perché la mano di Pegasus era bollente, forse era più perché era la mano di Pegasus.
“ Mi sento come quando guarisco qualcuno, solo che mi ha prosciugato le energie… come se… come se lo avessi riportato indietro…“
Cris lo guardò era ancora più pallido di prima “ stenditi” gli disse e lo aiutò a stendersi nel letto.
Il fatto che lui non opponesse resistenza e non le dicesse di non trattarlo come un invalido, la fece preoccupare più di ogni altra cosa.
Le sembrava che qualcosa le opprimesse il cuore.
Il suo Axus.
“ Devo chiamare qualcuno… non posso… io non so…” stava andando nel panico, aveva assistito ad alcune sue guarigioni ed aveva visto quanto potevano indebolirlo, ma questo… sembrava che ogni secondo che passava gli stessero prosciugando le energie.
Come se qualcuno stesse continuando ad attingere energie da lui.
“ Non sto male, è il Triskel…” la voce di lui era come se volesse rassicurarla, ma Cris sobbalzò, ogni volta che qualcosa di Pegasus coinvolgeva il suo Triskel non era mai buon segno.
Allungò la mano libera e la passò sulla schiena di Pegasus, ma dovette staccare subito la mano, era come toccare il fuoco.
“ Non è normale, Axus” mormorò, ormai non si preoccupava più di nascondere la sua preoccupazione.
“ Devo chiamare…”
“ Sto bene” protestò “ ce lo dirà tuo nonno” sentenziò alzandosi, non poteva più aspettare, la sua fronte era imperlata di sudore e i suoi occhi sembravano liquefatti.
Lui si alzò di scatto, con una forza che Cris credeva non avesse in quel momento, e con un gesto della mano le chiuse la porta che aveva già aperto.
Cris si voltò verso di lui, i suoi occhi azzurri fiammeggianti di rabbia “ non usare la magia senza bacchetta con me” lo ammonì rabbiosa, scandendo le parole una per una.
Lui  chiuse gli occhi per cercare di stabilizzarsi sulle gambe, ma non funzionò benissimo.
“ Non voglio che tu vada” spiegò avvicinandosi “ ed io non voglio che tu stia male, ma a quanto pa…”
La voce le si spense quando Pegasus si sporse in avanti e la baciò, il contraccolpo la fece indietreggiare fino a battere con la schiena contro la porta, ma Cris non se ne accorse neanche.
Era rimasta ipnotizzata dai suoi occhi e le sue labbra.
Avrebbe voluto continuare a guardarlo e non chiuderli mai, ma quando sentì la sua mano bollente cingerle la vita ed attirarla a sé si perse nella passione.
Gli occhi le si chiusero e le sue mani salirono al suo viso, appena le appoggiò su di esse però la realtà bussò alla sua mente.
Pegasus bolliva e chissà, magari si comportava così in preda ai fumi della febbre.
Si staccò da lui sentendosi come un’ approfittatrice.
“ Stai bene?” le chiese lui, sicuramente non gli era sfuggito la sua espressione, un misto di rimpianto e colpevolezza.
Lei per la prima volta non alzò gli occhi su di lui e Pegasus si portò le mani ai capelli. Aveva incasinato tutto.
Il problema era che non aveva resistito. Vederla così: fiera e piena di passione nei suoi confronti gli avevano mandato il cervello in tilt. Completamente, era come se avesse saputo che non sarebbe mai riuscito a respirare se non l’ avesse baciata: grossa cavolata.
Davvero, complimenti, Pegasus. Adesso, era riuscito a mandare a quel paese anni di rapporto costruito con Cris.
“ Io sto bene” rispose lei, ma ancora non alzava il viso su di lui “ tu non stai bene” chiarì e si voltò per aprire la porta.
Come appoggiò la mano sulla maniglia l’ immagine del bacio le apparve di nuovo davanti agli occhi, così nitido da farle stringere lo stomaco con la stessa potenza del momento in cui lo aveva vissuto.
“Chiamo tuo padre” disse dopo essersi schiarita la gola “ Cris” la fermò lui, ma lei non si voltò, facendo appello a tutta la sua volontà, se si fosse voltata avrebbe ceduto, ai suoi occhi, alla sua voce così angosciata da farle desiderare di curarlo lei, magari con qualche bacio nell’ intramezzo,.
Scosse la testa, da quando in qua era divenuta una ragazzina in balìa degli ormoni?
“ Non mi fermerai, Axus, chiamerò tuo…”
“ Cris…” un respiro mozzato “ cazzo”.
Forse fu per l’ imprecazione, forse il tono di voce che aveva usato, ma Cris capì subito che c’ era qualcosa che non andava.
Si voltò e quando lo vide piegarsi sulle ginocchia gli occhi le si spalancarono e subito si chinò per prenderlo tra le braccia.
“ Per Silente, Axus” gli disse facendolo stendere a terra e poggiandogli la testa sul suo grembo “ sto bene” disse lui e lei gli scansò un ciuffo biondo dalla fronte “ sei un vero idiota” lo rimproverò “ non vedi che stai male? quando smetterai di fare l’ eroe?” gli chiese sconfitta.
Non avrebbe chiamato nessuno e Pegasus lo sapeva.
“ Io sono un eroe” si vantò lui e Cris gli prese la testa tra le mani e fece per poggiarla sul pavimento e spostarsi, ma lui gli afferrò il polso “ cosa devo fare per farti restare con me?”
Cris aprì le labbra e lo guardò, voleva essere sicura che non la stesse prendendo in giro, ma non sembrava così, sembrava che la volesse davvero accanto.
Nei suoi occhi grigi erano tornate le scaglie castane che amava tanto, forse stava iniziando a riprendersi, forse aveva ragione lui ed era stato un indebolimento da guarigione – anche se non capiva chi avesse guarito- ma comunque, qualunque fosse la diagnosi, restare per un altro minuto con lui, accarezzare i suoi capelli e lasciare che le loro mani si cercassero, non gli avrebbe fatto alcun male.
Si chiese se il suo cuore era davvero pronto a imbarcarsi in questa storia così rischiosa, conosceva lui e conosceva se stessa, ma la risposta fu ugualmente sì.
Piegò la testa fino a coprirli entrambi con i suoi capelli, per un attimo lo guardò, cercando nei suoi occhi, un qualsiasi indizio del fatto che fosse la febbre a parlare per lui, ma non gli parve di trovarlo.
E se invece fosse stato così?
Non riusciva semplicemente a pensarci, né a sentirsi in colpa, riusciva solo a sentire il suo odore che le stava facendo perdere la cognizione di se stessa, per cui annullò la sua coscienza e si chinò ancora di più, ritrovandosi solo ad un paio di centimetri dalle sue labbra.
“ Sei un prepotente, Pegasus Malfoy” gli disse e poi poggiò le labbra sulle sue.
 
COMMENTO: BACIO, BACIO!! SPERO CHE NE SIATE FELICI, IO PERSONALMENTE NON CE LA FACEVO PIU’ CON QUESTI DUE :P SPERO CHE SI SIA CAPITO CHE PEGASUS STAVA MALE PERCHE’ HA GUARITO LILY… IL FETO DA SOLO NON CE LA POTEVA FARE VISTO CHE LEI STAVA MORENDO E ALLORA E’ INTERVENUTO IL TRISKEL CHE LI COLLEGA… VE LO ERAVATE QUASI DIMENTICATI DITE LA VERITA’ ; )) PER QUANTO RIGUARDA LILY…E’ FUGGITA!! O NO? SARA’ LA VOLTA BUONA? VOI CHE DITE? FATEMI SAPERE E DI CINDY? COMINCIATE A CAPIRE QUALCOSA? PERDONATEMI IL CAPITOLO LUNGHISSIMO ( 13 PG WORD :o ) MA NON RIUSCIVO A INTERROMPERMI…SOPRATTUTTO VISTO CHE STO INIZIANDO A SBROGLIARE LA MATASSA ;)) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / SINISA / ENDY_LILY 95 / MITSUKI E LULYX !! GRAZIE A TUTTE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 41
*** 40 CAPITOLO ***


“ Ciao”.
Pegasus si voltò di scatto, ancora non aveva imparato a gestire la paura, eppure ormai era libero da più di dieci giorni, doveva mettersi in testa che non aveva niente da temere, che adesso era in salvo, al sicuro con suo padre.
Guardò il gruppo di bambini davanti a lui con J.J. in prima fila.
Pegasus guardò suo cugino, ormai dopo dieci giorni nei quali erano stati sempre insieme, aveva imparato a conoscerlo e l’ espressione dipinta sul suo viso in quel momento, poteva voler dire solo che era felice e moriva dalla voglia di dirgli qualcosa.
“ Loro pranzeranno da noi oggi, vogliono conoscerti, sai?” lo informò con aria solenne, come se invece che sei anni ne avesse molti di più.
Pegasus inarcò le sopracciglia, avrebbe voluto chiedere chi fosse il gruppetto dei cinque, ma preferì rimanere in silenzio, sapeva che era una domanda sprecata, visto che J.J. aveva il viso di uno che moriva dalla voglia di fare le presentazioni.
“ Loro sono i Lupin” presentò, indicò il ragazzo più grande, nonché unico maschio “ lui è Remus, ha diciassette anni” dichiarò con una voce piena di devozione e Pegasus guardò il ragazzo sorridente che gli stava tendendo la mano.
La strinse mentre suo cugino snocciolava gli altri nomi e le loro età, poi arrivò alle piccoline del gruppo “ Loro sono Zoe e Cris e hanno cinque anni”.
“ Entrambe?” chiese Pegasus con la curiosità di un bimbo di sei anni “ sono gemelle” spiegò J.J. come se gli stesse comunicando una cosa importantissima.
Pegasus annuì e guardò le bambine, entrambe avevano i capelli biondi e tagliati a caschetto, solo il colore dei vestiti le differiva altrimenti sarebbero state identiche.
La prima gli tese la mano allo stesso modo che aveva visto dai suoi fratelli “ io sono Cris” gli disse, poi si voltò verso sua sorella con il viso contratto di rabbia “ smettila, Zoe” la rimproverò in un sussurro, quando l’ altra bambina si mise a ridere, Cris s’ imbronciò e Remus intervenne, le mise una mano sulla spalla e si chinò fino a raggiungere le sue orecchie “ è solo gelosa” mormorò, ma a voce abbastanza alta per provocare la sorella e farla smettere; Zoe aggrottò immediatamente le sopracciglia “ io non sono gelosa di lei” protestò e mentre lo diceva i suoi capelli divennero viola, così come i suoi occhi.
Pegasus aprì e chiuse le labbra, non aveva mai visto una cosa del genere “ come hai fatto?” chiese e non riuscì a nascondere lo stupore.
J.J. scoppiò a ridere “ dovresti vedere la tua faccia ora” lo prese in giro e tutti si unirono alle risate, tutti tranne Cris che lo osservava come se lo stesse valutando.
“ Zio Scorp non ha bambini” disse poi e lui si voltò verso di lei offeso “ certo che ce l’ha” protestò “ no, che non ce l’ ha, io sono sempre venuta qua a mangiare e lui non ha mai parlato di un bambino” si oppose.
“ Smettila, Cris” la rimproverò suo fratello, mentre gli altri osservavano il viso rabbuiato di Pegasus.
Cris obbedì a Remus e si zittì e tutti cercarono di cambiare discorso fino a quando non fu ora di pranzare.
Pegasus però mangiò pochissimo, quello che gli aveva detto quella bambina lo aveva fatto star male.
Era vero, lui era solo un bambino, ma non gli sembrava normale che suo padre non avesse parlato a nessuno di lui.
La paura di essere abbandonato e tornare con la sua mamma si insinuò in lui facendolo rabbrividire.
Appena tutti si alzarono, lui li imitò, ma non aveva voglia di giocare con quella bambina, per cui scelse di andare a sedersi in un angolo del giardino che aveva già fatto suo: era piuttosto appartato però permetteva di tenere d’ occhio tutta la casa.
Chiuse gli occhi concentrandosi sul calore del sole che filtrava dalle fronde dell’ albero.
Nessuno di loro sapeva che cosa voleva dire per lui, suo padre doveva volergli bene, altrimenti non lo avrebbe salvato. No?
Se non gli fosse importato di lui non lo avrebbe preso di nuovo con sé.
Lui almeno gli voleva bene, lui lo avrebbe curato e amato, non come la sua mamma…
“ Se sei suo figlio dov’ è la tua mamma?”
Pegasus aprì gli occhi e per un attimo pensò di star ancora fissando il cielo, invece erano gli occhi curiosi e spalancati della bambina di prima, Cris, sì, si chiamava Cris.
“ Io non ce l’ ho la mamma”.
“ Tutti hanno una mamma” replicò lei come se volesse sfidarlo a negare.
Pegasus reclinò la testa all’ indietro fino a toccare l’ albero “ io no” ribatté seccamente “ allora sei un bugiardo” lo offese lei.
“ Scusa?” lui si voltò di nuovo di scatto i pugni stretti tesi lungo le sue cosce.
“ Tutti hanno una madre, anche io… può essere andata in cielo come la mia, ma tutti ne hanno una” la vocina infantile e lamentosa di Cris lo fece arrabbiare ancora di più.
Come poteva essere così fastidiosa ed essere amica di J.J.?
“ Bè, io non ce l’ ho”  disse Pegasus alzandosi in piedi e divenendo in quel modo più alto di lei.
Sentiva il suo corpo rigido come l’ albero che aveva alle spalle.
Lui non aveva una mamma, perché quella non era una mamma.
“ Allora sei un bugiardo” ripeté Cris.
La voce di sua madre che gli urlava che era un bugiardo gli perforò le orecchie proprio mentre Cris iniziava un balletto accompagnando la parola bugiardo.
“ Non sono un bugiardo” protestò debolmente Pegasus lottando contro i suoi ricordi che sembravano sopraffarlo.
“ Bugiardo, bugiardo” Cris continuò a ripeterlo felice di averlo fatto diventare triste.
Quel bambino era davvero antipatico, lei lo aveva notato subito.
Pegasus sentì le mani tremare e le strinse più forte, sentiva le unghie premere nella pelle.
“ Bugiardo…sei un bugiardo e verrai punito” lo prese in giro.
Pegasus spalancò gli occhi e cominciò a sudare, le lacrime che gli pungevano gli occhi minacciando di scendergli.
SEI UN BUGIARDO, DEVO PUNIRTI!
La voce cattiva di sua madre aveva ormai preso possesso del suo cervello, adesso non vedeva più Cris che si era fermata e lo stava fissando, non sentiva più la sua voce, ma vedeva sua madre e sentiva la voce di lei.
Si portò le mani alla testa, la parola bugiardo che continuava ad echeggiare e il mal di testa e il dolore e tutte le prove e tutte le punizioni e…
Aveva voglia di vomitare. Non ce la faceva, non poteva stare di nuovo con lei.
“ Smettila” urlò Cris indietreggiando senza smettere di guardarlo, i suoi occhi le sembravano vitrei e soprattutto erano rossi.
Non aveva mai visto degli occhi rossi, ma lui non la stava ascoltando.
Cris notò che era nel suo mondo, un mondo dove nessuno poteva entrare, ma che sembrava farlo stare molto male.
Indietreggiò di un passo, lei non voleva…
“ Basta…mamma…BASTA!”  urlò Pegasus ormai fuori di sé, agitò la mano e Cris si ritrovò sbalzata in aria prima di ricadere sul prato battendo il viso.
Si alzò leggermente, si era fatta male, ma non riusciva a staccare gli occhi da quel bambino.
Il suo viso era il ritratto della paura e da quegli occhi rossi scendevano le lacrime. Era colpa sua?
Cominciò a correre ed urlare “ Rem, Rem”.
Quando alla fine il fratello si affacciò Cris vide il suo viso preoccupato “ Per Silente, Cris, stai sanguinando” le disse prendendola per le spalle e fermandola per constatare cosa avesse.
“ Ti sei rotta il labbro” dichiarò e quando le passò delicatamente un dito sopra al labbro superiore, Cris sentì un bruciore e gemette tornando ad avere le lacrime agli occhi.
“ Che è successo?” chiese Scorpius comparendo alle spalle di suo fratello, quando Cris vide quegli occhi così simili a quelli del bambino cominciò a piangere e singhiozzare “ mi dispiace, Rem” disse e Scorpius alzò gli occhi da lei.
Una strana sensazione sembrò fargli vibrare la pelle.
Vagò con lo sguardo fino a quando non lo vide, il suo cuore mancò un battito nell’ esatto momento in cui le sue gambe si mossero “ PEGASUS!” urlò.
Non riusciva a vederlo, ma sapeva con esattezza dove si trovava, se non fosse bastato il suo cuore a guidarlo, vedere la catasta di legna che c’ era dove prima era presente un albero sarebbe stato più che sufficiente.
Quando finalmente Pegasus riprese conoscenza vide suo padre chino su di sé e tutti gli altri attorno.
Si sentiva così stordito.
Cos’ era successo? L’ ultima cosa che ricordava era che aveva sentito la voce di sua madre.
Merlino, sua madre. No!
Si alzò di scatto a sedere, guardandosi automaticamente intorno “ stai giù, Pegasus” la voce di suo nonno Draco era severa mentre gli porgeva una pozione che lui guardò con diffidenza.
Non era ancora abituato a fidarsi di loro.
“ Pegasus, cosa è successo?” gli chiese suo nonno Harry inginocchiandosi, ma Pegasus scosse la testa, non voleva parlarne con nessuno.
Poi i suoi occhi trovarono quelli della bambina bionda, aveva un’ espressione di colpa sul viso e il labbro superiore sembrava spaccato.
Suo padre seguì il suo sguardo e poi lo riportò su di lui “ dovresti scusarti con lei” disse deciso, ma Pegasus non abbandonò lo sguardo della bambina “ non ho niente di cui scusarmi” rispose con una determinazione che lo fece sembrare più grande dei suoi sei anni.
Cris incrociò le braccia al petto “ neanche io” disse sorda ai rimproveri dei fratelli.
“ Allora potreste ricominciare da capo” propose J.J. ed entrambi lo guardarono come se fosse un alieno.
“ Vi siete stati antipatici dall’ inizio, perché non ricominciate da capo?”
Alzò gli occhi al cielo vedendo che entrambi continuavano a non capirlo e quindi si mise in mezzo a loro.
“ Lei si chiama Cris Lupin e ha cinque anni, lui invece è mio cugino Pegasus Malfoy” presentò ed avvicinò le mani dei due fino a quando non furono di fronte.
Gli adulti li osservarono con un sorriso mentre si stringevano la mano ancora diffidenti, poi Scorpius cominciò a parlare con Harry e Draco del come avesse fatto Pegasus a provocare una tale devastazione nel giardino ed anche gli altri smisero di por loro attenzione.
“ Remus mi ha detto che la tua mamma era cattiva” disse lei semplicemente “ neanche io vorrei una mamma così” aggiunse con naturalezza.
Poi lo guardò e piegò la testa di lato, come se lo stesse valutando di nuovo “ non sei così antipatico come sembri” gli disse e per la prima volta da quando era stato liberato, Pegasus sorrise “ tu invece sì” ribatté per farle rabbia e infatti ottenne un’ occhiata di fuoco, ma furono interrotti prima che lei potesse replicare.
“ Andiamo, Cris” la chiamò Remus tornando verso la casa.
Lei si voltò verso il fratello e poi tornò a guardarlo, sembrava gli volesse dire qualcosa, ma invece i suoi occhi brillarono e lei scosse la testa sorridendo e alzò una mano “ ci vediamo, Axus” lo salutò prima di correre via.
“ Pegasus” la corresse lui, ma la bambina si limitò a sorridere di nuovo prima di raggiungere la sua gemella.
 
Pegasus si svegliò e la prima cosa che sentì fu che qualcosa gli stava pizzicando il naso.
Aprì gli occhi e vide Cris addormentata accanto a lui, i capelli sparsi sul cuscino e così vicini al suo viso che poteva sentirne l’ odore.
Quel buonissimo odore di frutti di bosco tipici di lei.
Ecco spiegato il sogno. Era il ricordo della prima volta che si erano visti.
Erano davvero due mocciosi capricciosi, due pesti, uno più orgoglioso dell’ altro, lei lo aveva ferito nel profondo quel giorno, nonostante fosse piccola, di proposito o no, aveva saputo dove affondare la lama, ma anche lui l’ aveva ferita e proprio fisicamente invece.
Le guardò le labbra, la piccola cicatrice sopra al labbro superiore sembrava portare il marchio della colpa.
Lei non lo aveva mai incolpato e dopo quel giorno diventarono amici, ma lui non aveva mai dimenticato.
Chiaramente non era la sua unica cicatrice, in un mondo con la guerra e la devastazione come il loro, la piccola cicatrice che aveva sul labbro era ben poca cosa, oltretutto era solo un bambino e non si era neanche reso conto.
Si sentiva così in colpa perché era stata la sua prima perdita di controllo da quando era stato liberato ed era stato con lei, però, contemporaneamente ogni volta che pensava a quel giorno, ricordava che grazie a lei aveva sorriso per la prima volta da che ne aveva memoria.
Ricordò di aver provato quella sensazione di felicità che ti scalda il cuore, certo un sorriso per una presa in giro tra bambini, poteva sembrare ben poca cosa, ma rispetto a quello che aveva avuto prima, era tutto.
Sicuramente, non si poteva dire che Cris non gli provocasse sempre dei sentimenti intensi.
Si mosse con l’ idea di alzarsi, restare disteso accanto a lei non era consigliabile dato che si stava sentendo un po’ troppo accaldato per una fredda serata di novembre, ma in quel momento lei aprì gli occhi e uno squarcio di cielo lo trafisse facendogli aumentare il battito cardiaco.
Per un attimo rientrò dentro al sogno, davanti a quella bambina con il caschetto che lo studiava come se lo stesse valutando.
“ Stai bene?” gli chiese lei e lui si maledì, si era sentito male davanti a lei e come se questa umiliazione non bastasse si era anche lasciato andare pregandola di restare con lui.
Poteva essere più patetico e debole di così?
“ Certo che sto bene” le rispose alzandosi, quando le sue gambe ancora fiacche traballarono un pochino Cris si avvicinò, ma lui la fermò con una mano “ ce la faccio” le disse “ non sono un invalido” aggiunse irritato.
Suo malgrado Cris sorrise “ sei tornato te stesso” affermò, ma poi ripensò al tono pieno di rabbia che aveva usato e si innervosì “ anche troppo” aggiunse sarcastica.
Lei si sedette sul letto per rinfilarsi le scarpe e lui si soffermò a guardarla un attimo.
Era bellissima. Lo era davvero, era l’ unica nella sua famiglia ad aver preso i capelli di sua madre e gli occhi di quell’ azzurro elettrico di suo padre, però riusciva sempre a lamentarsi di non aver ereditato la capacità di Metamorfmago e che invece avrebbe voluto poter cambiare il suo naso un po’ troppo pronunciato e il suo mento.
Che poi cosa potesse non andare bene in un mento per Pegasus restava un mistero, così come gli rimaneva oscuro come potesse non piacersi, lei era bellissima così.
“ Senti, Cris…”
“ Non è stato niente di che…stavi male lo so” lo interruppe.
Bè, non è stato niente di che non era esattamente quello che si era aspettato gli dicesse, perché per lui era stato molto di che.
Per lui era stata una deflagrazione. Un esplosione dritta nel petto.
Nonostante tutto annuì. Non voleva rovinare quello che aveva con lei. Lo avevano costruito così duramente.
“ Devo andare…” iniziò Pegasus quasi con un velo d’ imbarazzo.
“ Certo, devi andare” rispose lei come se capisse e Pegasus annuì senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei.
Perché lo guardava così? Come pensava che potesse smettere di desiderare di baciarla se lei lo guardava con quegli occhi?
Si avvicinò e probabilmente l’ avrebbe ribaciata se le urla al piano di sotto non li avessero distratti.
Si guardarono stupiti e poi uscirono nel corridoio.
***
Lily corse e corse ancora fino a sentire i polmoni bruciare, fino a quando le gambe parvero piegarsi per la stanchezza.
Infine si fermò e si guardò intorno.
Dalle fronde filtrava un sole opaco e stanco, tipico di un fine pomeriggio di novembre e gli animali emettevano i loro versi impaurendola ogni volta.
Si guardò alle spalle e di Aaron o Tammy non vi era traccia, ma non poteva rischiare di restare lì, per due motivi: loro conoscevano sicuramente quella foresta meglio di lei e secondo, la foresta di notte non doveva essere proprio un luogo tranquillo e lei non sapeva dove rifugiarsi.
Ricominciò a correre, ma inciampò dopo pochi passi e si accorse di essere davvero stanca.
Tirò un pugno sul terreno frustrata, quella foresta era davvero la tipica foresta inglese: fitta di alberi e infinita.
Si sollevò stancamente continuando a restare in allerta ad ogni rumore, ma ancora, a parte i versi degli animali che sembravano farsi più vicini non sentiva nulla.
Si strinse le braccia addosso cercando di scaldarsi il petto coperto solo dal reggiseno.
Aveva gettato la maglia subito dopo averla usata per proteggersi dalla pozione e adesso avrebbe voluto essere meno impulsiva, mentre rabbuiava e con praticamente niente addosso stava congelando.
Mano a mano che il sole scompariva e il buio iniziava a farle strizzare gli occhi si sentiva sempre peggio.
Le sembrava di andare a fondo.
Non era mai stata una ragazza che si arrende, ma adesso, per la seconda volta nella sua vita, non vedeva soluzione.
Il freddo le si era ormai insinuato dentro e aveva cominciato a battere i denti e oltretutto non riusciva più a vedere dove andava e i suoni provocati da animali e fronde che si muovevano la terrorizzavano.
Mise le mani in avanti per proteggersi da eventuali colpi contro alberi o similari e cercò di ricacciare le lacrime.
Sarebbe servito a qualcosa piangere?
Dispersa in una foresta, in una fredda nottata di novembre e con alle spalle dei maledetti che sicuramente la stavano cercando.
No, piangere non sarebbe servito e men che mai l’ avrebbe aiutata.
Si fermò e si sedette appoggiandosi ad un albero.
Era inutile andare avanti senza sapere dove stava andando e soprattutto, rischiando di farsi solo male.
Si pose una mano sul ventre per cercare la forza dentro se stessa. Era solo lui che continuava a spingerla a lottare.
Lui, il suo bambino, la cosa più pura della sua vita, quel pezzo di felicità che lei e Scorpius avevano condiviso.
Scorpius, il cuore le diede una stretta dolorosa. Avrebbe tanto voluto che fosse con lei.
Improvvisamente una lieve luce si sprigionò dal Triskel sulla sua mano. Era quello che la legava a suo figlio, al Pegasus adolescente.
Ricordava di averla vista anche prima quando stava male e adesso, in mezzo al torpore del sonno indotto dal freddo, si sentì protetta, scaldata.
Sorrise, forse era l’ unico caso dove il figlio proteggeva la madre, ma gli fu davvero grata mentre il calore aumentava nel suo corpo.
Avrebbe voluto che lui sapesse anche che aveva bisogno di vedere per salvare lui e se stessa, ma non era un indovino, riusciva semplicemente a percepire il suo fisico indebolito.
Sobbalzò quando sentì le frasche muoversi e cercò di strizzare gli occhi, per quanto questi si fossero abituati al buio, non riusciva certo a vedere con nitidezza.
Di nuovo un fruscio, si alzò in piedi di scatto, ma rimase immobile, se erano loro cominciando a muoversi avrebbe peggiorato la situazione perché il rumore che avrebbe causato li avrebbe attirati verso di lei.
Il rumore si faceva più vicino e sembrava accompagnato da un vento gelido.
Si guardò la mano, era ancora illuminata, eppure il gelo sembrava invaderle sempre di più la mente.
Lo sentiva nelle ossa, nel cervello e persino nel suo cuore.
Era freddo. I denti le battevano così forte che Lily pensò si sarebbero rotti.
Il Freddo e paura le stavano attanagliando la testa.
Cosa le stava succedendo? Cominciò a vedere delle immagini, erano quelle dell’ attacco a casa sua.
James le apparve improvvisamente davanti agli occhi e cadde carponi con un urlo.
Il sudore le percorreva la schiena mentre vedeva gli occhi di suo fratello, erano così vicini e così disperati ed era solo colpa sua.
Poi sua madre e poi Albus e lei ed era Aaron, sempre Aaron e la colpa era sua.
Aaron era il suo ragazzo, lei lo aveva portato in casa, lei si era fidata di lui.
Poi, improvvisamente, le immagini di un bambino biondo si sostituirono a quelle di suo fratello e la donna che aveva il suo volto la fece di nuovo rabbrividire.
Anche quello era colpa sua. Non lo aveva protetto.
Alzò gli occhi tremando e vide quello che temeva, quello che fino a quel momento aveva letto solo nei libri di storia di magia: Dissennatori.
Ricordava quello che gli aveva detto suo padre. Ricordi felici. Doveva pensare a dei ricordi felici, ma in quel momento era così difficile.
In quel momento non le sembrava di avere ricordi felici.
Era tutto così orrendo nella sua vita, e poi faceva freddo, tanto freddo e lei non sarebbe uscita da quella foresta.
Se non l’ avessero uccisa i Dissennatori, l’ avrebbe fatto Aaron.
Si sentiva sempre peggio. Il cuore aveva cominciato a palpitare in maniera così dolorosa che Lily avrebbe voluto strapparselo.
Non sopravvivrai. Sì, lo farai.
Sei sola. No, non lo sono.
Grattò le unghie sul terreno ansimando sempre più forte.
“ Smettila, Lily, smettila” si ripeté, ma quando vide Aaron avvicinarsi a lei urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
***
“ Vuoi che chiami tuo padre?”
James sollevò la testa e incrociò gli occhi di Cindy. Da quando lei gli aveva consegnato la pozione, lui non era riuscito a distogliere lo sguardo da quel liquido.
Scosse la testa e la guardò diffidente “ non credere che otterrai altri favori da me solo perché fai la gentile…”
“ Io non faccio la gentile” si oppose Cindy incrociando le braccia “ per me puoi andare a quel paese, sei tu che hai la faccia di uno sul punto di vomitare” si arrabbiò.
James non riuscì a fermare il sorriso che gli nacque spontaneo e Cindy sentì i suoi muscoli facciali rilassarsi come se fosse sul punto di sorridere a sua volta.
Era assurdo che quel ragazzo le facesse quell’ effetto. Assurdo e inutile, vista la rabbia che era tornata nei suoi occhi.
“Sarà meglio per te che funzioni” l’ avvertì e Cindy non rispose limitandosi a guardarlo negli occhi e James da bravo Grifondoro non rifiutò quella sfida che sembrava leggere nel suo sguardo.
Stappò la pozione con un movimento del pollice, ma i suoi occhi nocciola rimasero fissi in quelli di lei.
Poi la bevve, ma ancora quelle iridi non la lasciarono, Cindy avrebbe voluto dirgli di smettere di guardarla, la metteva a disagio, sembrava che lui potesse vederla.
Potesse davvero vederla. Oltre la sua corazza, oltre la sua freddezza apparente.
No. Doveva smetterla. Lei non provava sentimenti, neanche ammirazione o tenerezza come quella che sentiva nel suo cuore.
Aveva chiuso con quelle schifezze, i sentimenti portavano solo problemi e lei amava solo sua sorella.
Nessun altro.
“ Quando dovrei cominciare a sentirne gli effetti?” chiese e Cindy s’ incupì.
In teoria subito. Che avesse sbagliato qualcosa?
In quel momento sentì una rabbia incredibile stringerle lo stomaco.
Non funzionava. Merda, non aveva funzionato, eppure era stata attenta agli ingredienti e ai giusti tempi di attesa.
Perché non aveva funzionato?
Aveva voglia di scagliare tutto il calderone contro il muro e non solo perché si era giocata la possibilità di vedere sua sorella, ma anche perché James non le avrebbe mai creduto se avesse affermato di aver fatto il possibile.
Strinse le mani sul bancone e abbassò lo sguardo. Cosa le importava dell’ opinione di Potter?
“ Forse…”
La porta si aprì e si richiuse prima che Cindy potesse concludere la sua ipotesi ed entrambi furono distratti da Scorpius e Albus che rientravano in casa.
Albus scosse la testa alla domanda implicita nello sguardo del fratello e Scorpius puntò dritto alle scale, il suo viso talmente pieno di rabbia che persino James provò solidarietà nei suoi confronti.
“ Scorpius, aspetta” lo fermò e lui si voltò verso James “ la troveremo” gli disse.
In realtà non era così ottimista come voleva sembrare e anzi, ogni volta che pensava a lei e a tutto il tempo che restava nelle mani degli Apocalittici si ritrovava ad essere scosso da brividi di paura.
“ Non dire cose a cui non credi neanche tu”.
Lo sguardo di Scorpius era glaciale come sempre. I suoi occhi grigi erano pieni di rabbia, come se qualcosa li stesse bruciando dall’ interno.
Forse, questo, avrebbe dovuto far capire a James che era arrivato il momento di smettere, ma la rabbia che provava nel vederlo così apatico e sconfitto era altissima.
“ Scusa se volevo aiutarti, Malfoy, continua pure a bollire nel tuo brodo” lo schernì.
Scorpius strinse gli occhi fino a ridurli in due fessure e Albus cominciò a guardare prima l’ uno e poi l’ altro.
Questa discussione non sembrava essere partita sotto i migliori auspici.
“ Invece la tua soluzione quale sarebbe? Essere così disperato da farsi aiutare da un’ Apocalittica?” gli chiese e James inspirò bruscamente.
“ E se ti avesse avvelenato? L’ hai pensato prima di bere quella pozione? Sei davvero un Grifoidiota”.
James stava per rispondere a tono, ma Cindy lo precedette “ io non uccido le persone…”
“ TU SEI PARTE DI LORO” urlò Scorpius “ Tu sei parte di loro” ripeté stancamente “ e se non ci aiuti non so cosa ci stai a fare qua…”
Albus gli mise una mano sul braccio, ma Scorpius se la scosse immediatamente e si allontanò di un passo da lui.
“ Qual è il tuo scopo qua?” domandò “ non ci sei utile, non sai dirci dove tengono Lily…”
“ Basta, Scorp” lo ammonì Albus “ la difendi?” si arrabbiò Scorpius “ pensavo che tu fossi meno cieco e stupido di tuo fratello!”
Il suo tono di voce piuttosto alto attirò tutti fuori dalle stanza e persino Pegasus si affacciò insieme a Cris.
“ Lily…” si mise il pollice e l’ indice sopra le palpebre scorrendoli verso l’ esterno esasperato.
“ Lily inorridirebbe a vedere come ti sei ridotto” lo riprese James, era davvero stufo di vederlo andare in giro come un cadavere ambulante.
Scorpius lo guardò con un’ espressione fredda, ma questo non fermò James.
“ Lily non vorrebbe stare con un uomo morto che cammina, Lily non si arrenderebbe e né getterebbe la spugna e tu lo sai, Malfoy” continuò.
“ Io non mi arrenderò m…”
“ Tu non meriti Lily, io l’ ho sempre detto” lo interruppe James con rabbia “ Lily…”
“ Lily è in mano a quel maledetto…” stavolta fu Scorpius a interrompere James, la sua voce era tornata calma, talmente calma da essere quasi spaventosa “ lo sai che le ha fatto… tu ne hai idea?” chiese, senza smettere di guardare James.
Quest’ ultimo scosse la testa, improvvisamente aveva perso l’ uso della parola. Aveva paura di quello che avrebbe sentito.
“ Lui…” gli occhi di Scorpius sembravano persi nei ricordi, ormai non si sarebbe fermato.
“ Non farlo!” lo interruppe Draco in tono duro e Scorpius si riscosse voltandosi verso il punto da dove arrivava la voce di suo padre.
Lo vide sulla porta della cucina e accanto a lui c’ erano Rose ed Harry e lei sembrava avere le lacrime agli occhi.
“ Nessuno di noi lo vuole sapere” disse indicando anche la balconata di sopra, dove erano affacciati tutti i ragazzi del futuro, soprattutto dove c’ era Pegasus.
“ Nessuno di noi ha bisogno di saperlo” aggiunse.
“ Lily non è solo la tua compagna” lo riprese “ è una figlia, una madre e una sorella, tutti soffrono quanto te e tutti sono esasperati quanto te e tutti…” sottolineò l’ ultima parola con la voce “ stanno facendo il possibile, mettitelo in testa, Scorpius” nonostante la sua voce fosse dura, Scorpius vide che gli occhi di suo padre si ammorbidivano ad ogni parola.
“ Oltretutto non credo che Lily vorrebbe che tu parlassi di ciò che lei ha tenuto segreto per due anni”.
James guardò Scorpius: aveva chinato il capo e sembrava davvero distrutto.
Voleva andare da lui e dirgli che non era l’ unico, anche lui fremeva dalla voglia di trovarla e uccidere quel bastardo.
Voleva dirgli che probabilmente aveva esagerato e che sua sorella lo aveva sempre amato, senza remore e senza restrizioni.
Lo amava per come era, per l’ uomo coraggioso e testardo che era.
La sua lealtà lo spingeva a consolarlo e guardò gli altri non comprendendo perché nessuno lo facesse.
Provava compassione lui e non la provava Draco Malfoy verso suo figlio?
Che diavolo aveva in testa? Perché continuava a guardare lui e con la bocca aperta per giunta?
Il dolore alle ginocchia esplose all’ improvviso e guardò in basso, le aveva appena sbattute sul bancone.
Merlino. “ Merlino!” ripeté dando voce ai suoi pensieri.
Aveva battuto le ginocchia sul bancone e lo aveva fatto perché si era alzato in piedi.
Non se ne era neanche accorto, almeno non fino a quando non aveva sentito dolore.
Spalamcò gli occhi. Non era possibile. Non era vero.
Fece un passo indietro e tornò a sbattere contro il bancone e di nuovo e di nuovo, lo fece circa una decina di volte e ogni volta sentiva più male.
Cominciò a ridere. Mai dolore era stato più bello.
Si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime e puntò il suo sguardo sfocato su Cindy “ ha funzionato” le disse e la soddisfazione che provò parve spingerlo ad abbracciarla e si fermò appena in tempo.
Non era che con il ritrovato uso delle gambe doveva perdere il funzionamento del cervello.
Guardò suo fratello “ sto camminando?” gli chiese ancora incredulo, forse era la sua immaginazione, ma quando Albus annuì con le lacrime che scendevano nelle sue guance si permise di crederci un po’ di più.
Mosse qualche passo tenendosi al bancone, sembrava aver paura di staccarsi.
E se fosse stato un sogno? Un’ immagine? Qualcosa di temporaneo?
Guardò gli altri, ma erano tutti in un silenzio attonito, avevano tutti un viso a metà tra lo sconvolto e il commosso, ma nessuno osava emettere un fiato.
Come se avessero paura di farlo crollare come un castello di carte.
“ Oddio…oddio…sto…davvero…”
La sua voce era roca e un nodo alla gola sembrava impedirgli di respirare.
Guardò suo padre e anche lui lo stava guardando.
Gli sembrava di sentire il suo cuore battere all’ unisono con il suo e attirarlo a sé.
Allungò un braccio per raggiungerlo quasi come se fosse un bambino che muove i primi passi.
Tutti restarono immobili mentre James si staccava dal bancone e si dirigeva verso Harry che lo attendeva con un sorriso.
Un passo incerto. Un secondo passo ancora più incerto. Un terzo passo, durante il quale pensò che sarebbe caduto davanti a tutti, e infine, un passo deciso, seguito da un passo sicuro, seguito da un passo emozionato, fino alla quasi corsa finale che lo fece precipitare tra le braccia del padre che lo accolse allo stesso modo di un padre che accoglie il figlio dopo i primi passi.
James si staccò subito da Harry e si asciugò le due lacrime che erano cadute maledicendosi per aver fatto questa scena davanti a tutta la casa.
Il suo orgoglio non ne usciva esattamente rinfrancato.
“ Bè, Potter? che vuoi un applauso?” lo prese in giro Scorpius, ma James poté sentire dalla sua voce che anche lui si era emozionato.
Questo era il suo modo per farsi perdonare della sua esplosione di prima, stava cercando di toglierlo dall’ imbarazzo.
“ Non potrei mai o le tue ma…”
Un urlo sembrò dividere letteralmente la casa in due e tutti alzarono lo sguardo verso la balconata.
Pegasus era caduto carponi e i suoi occhi erano divenuti rossi, cosa che non era mai buon segno.
Scorpius si precipitò per le scale, salendole due a due, la preoccupazione che gli appesantiva il cuore.
Si inginocchiò davanti a lui e vide che anche Cris e J.J. si erano inginocchiati ai suoi lati.
“ Pegasus” chiamò “ Pegasus, mi senti?”
Ma lui sembrava sordo al richiamo. Continuava ad urlare e a gemere prendendosi la testa tra le mani e comprimendola come se stesse provando un dolore immenso.
 “ Stava male… lui… è stato male un paio d’ ore fa” li informò Cris vedendo le unghie di Pegasus che scavavano il pavimento di legno come se stesse cercando di resistere al dolore, ma non ce la facesse.
Sentiva la colpa morderle il petto, soprattutto sotto lo sguardo di tutti che sembravano chiedersi perché non avesse chiamato aiuto, ma ci sarebbero stati altri momenti per le colpe e le accuse, adesso dovevano aiutare Pegasus contava solo quello.
“ Che cosa ha avuto?” chiese Draco, la sua voce era quasi professionale e Cris capì che era il suo modo di tenersi distaccato.
“ E’…non lo so… lui è…” guardò Scorpius che la stava osservando con un cipiglio arrabbiato e strinse più forte i pugni.
“ E’ svenuto” disse infine e Draco la guardò per un secondo spalancando le labbra, prima di riportare l’ attenzione su di lui.
“ Io volevo…”
“ Non importa” la interruppe Scorpius e deviò lo sguardo da lei per riportarlo su suo figlio.
Cris si morse il labbro e guardò per un attimo Zoe e J.J. anche nei loro sguardi le parve di scorgere la sorpresa.
Nessuno riusciva a capire perché si fosse comportata così e guardando gli occhi rossi e pieni di dolore di Pegasus si stava chiedendo anche lei perché lo avesse fatto.
“ Il suo corpo è piuttosto indebolito, ma non credo sia questo” sentenziò Draco.
“ E allora che cosa?” chiese Scorpius, la sua voce tremava quasi quanto il corpo di Pegasus.
“ Credo sia la mente” dichiarò e tutti parvero immobilizzarsi.
“ La mente? In che senso la mente? Sta impazzendo? Perdendo il controllo? Sta di nuovo chiudendosi in quel mondo?” Scorpius guardò Draco e quest’ ultimo poté vedere tutto il panico negli occhi di suo figlio.
Panico che cresceva ad ogni domanda.
“ Non lo so” rispose e guardò il nipote.
Le sue dita erano ormai piene di sangue. Le stava grattando sul pavimento come se volesse appigliarcisi.
Come se cercasse di restare ancorato a terra.
Scorpius gli prese il viso tra le mani e lo guardò dritto negli occhi “ Pegasus, cosa sta succedendo?” gli chiese, ma lui si dibatté come se sentire anche quel contatto gli stesse facendo male.
“ Lily” ansimò.
Scorpius spalancò gli occhi. Sentire quel nome pronunciato con così tanto dolore era stato come una pugnalata al cuore.
“ Lily?” sussurrò con le lacrime agli occhi.
Pegasus gemette e le sue dita lasciarono una striatura di sangue sul pavimento, infine guardò il padre, ma Scorpius desiderò che non lo avesse guardato.
Era uno sguardo vuoto, ma contemporaneamente pieno.
Dolore e terrore erano così tangibili che Scorpius gli prese la mano senza lasciare il suo sguardo.
“ Insieme… lo superiamo insieme, Pegasus, concentrati su di me…per favore… lasciati aiutare” gli disse e Pegasus cercò di combattere se stesso.
Urlò di nuovo stringendo più forte la mano di Scorpius, ma cercando di restare ancorato agli occhi del padre.
Ormai il suo respiro era ansimante ed i suoi occhi cominciarono ad opacizzarsi.
“ Pegasus, guardami… ce la farai” gli disse Scorpius, poi abbassò lo sguardo.
Aveva sentito la mano di Pegasus vibrare ed improvvisamente era divenuta così gelida da essere costretto a lasciarla.
La bocca di Pegasus si aprì e gli occhi si spalancarono mentre un urlo disumano lasciava il suo corpo.
Sotto gli occhi stupiti di tutti le linee sulla mano di Pegasus divennero bianche e lui le aprì puntandole in avanti come mosso da una volontà indipendente dalla sua.
“ Axus” sussurrò Cris, portandosi una mano alle labbra, sembrava soffrire così tanto che la sua mente era staccata dal suo corpo.
Scorpius sentì tutti risucchiare il fiato, come se lo stessero trattenendo per lo shock e distolse gli occhi dal figlio per guardare il muro dove tutti stavano puntando gli occhi.
“ No” gemette portandosi le mani ai capelli e sollevandosi delle ciocche aggrappandosi a loro.
Pegasus stava come trasmettendo un’ immagine e quell’ immagine era Lily, mezza nuda e sola in mezzo ad un bosco.
Poi guardò meglio. Non era sola, attorno a lei vi erano quattro…
“ Dissennatori” Harry concluse il suo pensiero e la sua voce disgustata fece capire a Scorpius quanto fosse grave la situazione.
Mentre voci piene di panico si cominciavano a diffondere nel corridoio, Scorpius si rese conto che era nella stessa posizione di Pegasus e con lo stesso sguardo pieno di terrore.
Si sentì male al pensiero di ciò che entrambi stavano vedendo, ma la differenza era che lei non aveva dieci persone attorno che cercavano di aiutarla.
Lei era sola. Non aveva nessuno a tenerle la mano come lui teneva quella di Pegasus.

COMMENTO: OK, SO CHE MI ODIERETE E DIRETE: “ CI MANCAVANO I DISSENNATORI” MA NON CREDEVATE MICA CHE LI AVESSI INTRODOTTI PER NIENTE, VERO? :p SCHERZI A PARTE, GIURO CHE ANCHE SE LE COSE SEMBRANO DI NUOVO INCASINATE PER LILY IN REALTA’ SIAMO VICINI ALLA RESA DEI CONTI FINALI…NON SO QUANTI CAPITOLI MANCHERANNO, MA POCHI ;)) CRIS E PEGASUS SONO TREMENDI, FANNO UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO E JAMES CHE HA RIPRESO A CAMMINARE? SPERO NON VI SIA SEMBRATO PATETICO, MA IMMAGINATEVI LO SHOCK E LA PAURA : )) INSOMMA SPERO VI SIA PIACIUTO PERCHE’ IO COME SPESSO MI SUCCEDE NON NE SONO CONVINTISSIMA…GRAZIE MILLE ALLE RAGAZZE CHE NON MANCANO MAI DI INCORAGGIARMI OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / ENDY_LILY95 /ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA/ SINISA / JALE90 E MARY GRIFONDORO !! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 42
*** 41 CAPITOLO ***


Lily cercò di respirare.
Ormai i suoi polmoni erano bloccati dal gelo che le scorreva nelle vene.
I Dissennatori stavano facendo benissimo il loro lavoro, non le davano tregua, continuavano a sorvolarla.
Erano strani però, sembrava quasi che avessero ricevuto ordine da qualcuno di non attaccarla, perché da quello che aveva studiato su di loro, sembrava che solitamente non fossero molto pazienti e che anzi, tendessero a volersi nutrire di tutte le anime di cui disponevano.
Represse un conato di vomito al pensiero del famoso “ bacio” e cercò di concentrarsi.
Ricordava quello che gli aveva sempre detto suo padre: ricordi felici.
Il vero problema era che in quel momento le sembrava di non averli. I Dissennatori la stavano privando di tutto e riuscivano solo a far riemergere tutte le cose orrende della sua vita e tutte le sue paure.
Prima che potesse anche solo provare a reagire, la sua testa fu invasa da milioni di ricordi. E tutti ricordi riguardanti il giorno dell’ attacco.
Rivide James. La sua morte. Pezzi del suo corpo sparsi per la stanza e il dolore, il dolore che sembrava bruciarle nel petto come se lo stesse vivendo in quel momento.
Era come una scia fiammeggiante che le percorreva le vene al posto del sangue ed arrivava al suo cuore riducendolo ad un ammasso carbonizzato.
Suo fratello, il suo fratellone era morto per colpa sua.
Lei si era fidata degli Apocalittici, lei si era fidata di Aaron.
Gli aveva affidato il suo cuore, la sua paura di soffrire per Scorpius l’ aveva portata a scegliere la via facile, ma non poteva essersi sbagliata di più.
Era già caduta in errore pensando di poter amare qualcuno che non fosse Scorpius e il disastro totale era stato fingere di non notare le sue strane manie.
Quel suo modo di osservare tutti e del sentirsi perennemente osservato, fino ad arrivare quasi all’ ossessione.
Quella sua insicurezza perenne e quel suo modo di essere possessivo e incoerente.
Doveva capirlo. Doveva comprenderlo prima di arrivare a vederlo decimare la sua famiglia e a far soffrire la parte sopravvissuta.
Cercò di combattere i ricordi, ma il viso di Aaron le apparve sempre più nitido, ogni scena era viva e lei si sentì catapultata indietro di due anni.
 
Sentì il peso del corpo di Aaron su di sé e contemporaneamente il gelo delle sue mani che la toccavano dappertutto.
“Pensi di essere pronta per me?” le chiese e Lily non poté che scuotere la testa.
Aveva appena visto James morire e vedeva sua madre legata, la testa fissata al muro e gli occhi spalancati, sicuramente un incantesimo per essere sicura che vedesse tutto, che non perdesse niente di quello che stavano facendo ai suoi figli.
Non riusciva a vedere Albus, ma il fatto che non lo sentisse neanche urlare la preoccupava.
Improvvisamente in quella casa sembrava esserci un silenzio opprimente.
Silenzio. Silenzio assordante. Silenzio insopportabile.
Poi un urlo. Il suo.
Aaron le aveva infilato il coltello nella coscia e lo strisciò leggermente per lungo prima di estrarlo.
Lily sentì un dolore incredibile, accompagnato dal calore del sangue che le percorreva la gamba.
“ Sono così sensuali le lame, non trovi?” la voce di Aaron e il suo alito sul suo viso le fecero serrare gli occhi, non voleva guardarlo, non poteva guardare quel mostro.
Lui fece scorrere la lama sull’ altra coscia e Lily rabbrividì  “ sei un maledetto” disse e Aaron le prese le guance con l’ indice e il pollice costringendola a guardarla negli occhi.
“ Oh sì” disse “ un maledetto bastardo” concordò con un sorriso folle e, con un movimento intenzionalmente lento, passò il manico del coltello sopra al suo pube.
Lily scosse la testa “ non la passerai liscia” lo minacciò terrorizzata per quello che aveva paura volesse farle “dirò che sei stato tu…”
“ Se sarai qua per raccontarlo” la interruppe e Lily sbarrò gli occhi, non sapeva perché, ma aveva paura che quella non fosse una minaccia di morte.
Urlò di nuovo quando il coltello le perforò l’ addome e di nuovo quando sentì il dolore sullo sterno, sulle costole.
Gridò fino a quando cominciò a non capire più da quale punto del suo corpo provenisse il dolore, a non comprendere dove finisse il dolore delle pugnalate e cominciasse quello delle percosse.
 
“ Basta” sibillò grattando le unghie nel terreno.
Il dolore la distrasse per un attimo dalla lotta con i suoi demoni interiori.
Non voleva cedere alla paura e alla disperazione, non poteva farlo, per sé e per suo figlio.
Il viso del suo bambino gli invase la mente, ma non era l’ adolescente che aveva conosciuto, era quel bambino che aveva sofferto per colpa di quel mostro con il suo volto.
Sentì la nebbia nella sua mente diradarsi e i pensieri farsi più nitidi, mentre quel pensiero che era felice ma contemporaneamente non lo era, prendeva campo in lei.
Riuscì a mettersi seduta e prendere lunghe boccate d’ aria, era molto lontana dallo star bene, ma si sentiva più se stessa.
Probabilmente era come quello che suo padre gli aveva sempre raccontato di Sirius, un ricordo che non era davvero felice e che non riuscivano a portarle via.
In effetti era così, sapere che suo figlio aveva sofferto in quel modo senza che lei riuscisse a salvarlo e proteggerlo la distruggeva dentro, ma il fatto che sapesse di non essere stata davvero lei era la sua ancora.
Cercò di appigliarsi al viso del suo bambino a quegli occhi che amava così tanto, quegli occhi così simili a quelli di suo padre e contemporaneamente si focalizzò sulla cicatrice che arrivava fino al suo labbro.
Alla cattiveria che aveva visto nella falsa se stessa quando l’ aveva sfregiato.
“ Non sono io ” sussurrò e un lieve sorriso le increspò il viso.
Poi improvvisamente un’ altra ondata di gelo la invase e il viso di Aaron tornò nella sua mente, catapultandola di nuovo indietro, come se un vecchio film volesse ad ogni costo emergere, spazzando via tutto il resto dalla sua mente.
 
Aaron si alzò da sopra di lei e andò verso una donna che da un angolo stava osservando tutto, ma che, principalmente sembrava non aver occhi che per sua madre.
Lo vide parlare con quella donna e intanto osservarla, poi vide la donna annuire e Lily sentì il suo cuore esplodere di dolore.
Le sue vene si svuotarono del sangue che le era rimasto e la testa si riempì di paure.
Aveva capito. Lui non aveva finito con lei, lui voleva portarla con sé.
Si ritrovò a scuotere la testa, o almeno ad immaginarsi di farlo dato che la debolezza le impediva di muovere la testa ripetutamente.
Non sarebbe andata con lui, sarebbe morta piuttosto.
Voleva morire, doveva morire.
Guardò il coltello che era ancora dentro di lei, era sicura che non fosse andato abbastanza a fondo.
Alla fine, Aaron, non voleva certo rischiare di ucciderla e perdere il suo giochino.
Uccidersi non era mai la soluzione, ma la realtà era che in quel momento non vedeva nessun’ altra soluzione.
Mosse piano le dita, tutto era così faticoso, il braccio sembrava pesare come il piombo mentre cercava di sollevarlo piano.
Ogni movimento la sfiancava e l’ avvicinava di più all’ incoscienza, sentiva già l’ eco nelle sue orecchie, come se tutto si stesse allontanando.
Chissà, forse sarebbe morta lo stesso, ma non poteva rischiare.
Non riusciva a pensare di poter restare nelle mani di Aaron, sapeva che stava di nuovo scegliendo la via più facile e non quella più giusta, ma per la prima volta si accorse di non riuscire più a combattere.
Vide gli occhi di sua madre che la osservavano e cercare di comunicarle di non farlo.
Lei aveva capito. Sua madre era sempre riuscita a comprenderla senza sforzo, si chiese se fosse sempre così.
Se ogni mamma poteva intuire cosa provava la figlia con la stessa facilità con la quale sua madre comprendeva lei, o se era una cosa che riusciva solo a Ginny Potter.
Le faceva male vedere con quale terrore la stesse osservando, ma Lily scosse piano la testa.
Ormai aveva deciso e niente avrebbe potuto fermarla.
Con la forza della disperazione afferrò il manico e spinse, spinse sempre più giù, sempre più a fondo, fino a quando il dolore non la travolse, fino a quando le urla che aveva nella sua testa si placarono e tutto attorno a lei tacque, fino a quando l’ unica cosa che riuscì a sentire fu il lieve suono del suo cuore che sembrava rallentare.
In quel momento sorrise e lasciò che i suoi occhi si chiudessero facendo piano piano svanire il viso di sua madre.
 
Urlò e urlò ancora. Il ricordo di quel momento le stava dando delle fitte all’ addome.
Ricordava ogni sensazione e ogni pensiero.
Le sembrava davvero di poterli risentire nella sua testa. Quel senso d’ impotenza, quella paura della sofferenza e la sensazione che le morte sarebbe stata più facile.
L’ unica volta che aveva scelto la via più semplice, l’ unica volta che si era arresa, l’ unica volta che aveva anteposto lei a sua madre e ai suoi fratelli ed il suo egoismo era stato punito.
Era sopravvissuta, ma si era provocata dei danni interni: ovaie, utero, tube, non ricordava neanche precisamente quello che le aveva detto Draco, ricordava solo che era grave e che le avrebbe impedito di avere dei bambini.
E lei, quel giorno, aveva confessato che era tutta colpa sua, che si era fatta del male da sola, di proposito.
Aveva confessato ad un Draco stupito tutto quello che le era successo e che poi aveva cercato di uccidersi meritandosi adesso quello che le era successo.
E invece adesso era incinta. Andava contro tutto quello che le avevano sempre detto, andava contro quello che aveva sempre pensato: ovvero che fosse la sua punizione.
Era successo. Aspettava il suo piccolo miracolo. Gli occhi di Scorpius, il giorno in cui glielo aveva detto, brillavano di un’ incredulità tale che Lily si chiese se non sapesse qualcosa anche lui.
Al pensiero di Pegasus e di Scorpius il suo cuore si riscaldò di nuovo riportandola alla realtà e stavolta capì che doveva fare qualcosa.
Non aveva la bacchetta e non poteva evocare un Patronus, ma poteva comunque reagire.
C’ era un modo per restare ancorata alla realtà ed era il dolore.
La sofferenza le avrebbe impedito di pensare e smettere di pensare e di ricordare le avrebbe impedito di impazzire.
Era qualcosa che doveva fare, ma era diverso rispetto a quella volta.
Stavolta non lo faceva per arrendersi, ma proprio per non farlo.
Si guardò intorno, ma con il buio e l’ effetto dei Dissennatori che le sopiva la mente non riusciva a vedere niente.
Si mise di nuovo carponi e cercò qualcosa tastando alla cieca con le mani.
Sentiva di nuovo la sua mente cominciare ad intorpidirsi e il suo cervello sembrava gelarsi piano piano come un cubetto di ghiaccio che ha già ghiacciato la superficie.
Quando la sua mano urtò un sasso, lo prese e lo avvicinò al viso per guardarlo.
Le venne da piangere al pensiero del dolore, ma non poteva fare altrimenti, le sembrava di vedere le nuvole di fumo prodotte dal suo respiro. Il gelo stava tornando dentro di lei.
Prese il sasso con entrambe la mano destra e cominciò a strusciarlo sulla sinistra in un lento raschiare.
Si stava provocando dolore, ma non troppo da indebolirsi; non poteva permetterselo, doveva restare lucida in previsione della fuga che avrebbe fatto appena il sole si fosse affacciato in cielo.
***
Un suono acuto e persistente interruppe le voci di tutti e per un attimo ci fu solo il silenzio intervallato dai respiri affannosi di Pegasus che, nella momentanea quiete, stridevano le orecchie come delle urla strazianti.
“ Scusate” disse Rose togliendo di tasca la sua evoluzione della Ricordella, vide il volto di sua madre e corse verso una stanza per trovare un camino tramite il quale comunicare.
Harry distolse per un secondo lo sguardo da sua figlia per spostarlo sulla nipote, aveva visto il colore del fumo che aveva circondato il viso di Hermione ed era rosso.
La nuova ricordella era molto più semplice e immediata della vecchia, poteva trasmettere anche immagini, di modo che uno potesse immediatamente ricordare cos’ aveva dimenticato e oltretutto, se collegato con altre Ricordelle, funzionava anche da trasmettitore e il colore del fumo che avvolgeva la persona era in base all’ urgenza di chiamata. Inutile dire che rosso, equivaleva ad emergenza.
“ Dissennatori” la voce di Draco lo riportò alla realtà, si era alzato e adesso era accanto a lui e continuava a passare lo sguardo tra il nipote e Lily.
“ Sono collegati, Potter” gli disse e Harry annuì “ proprio come all’ ospedale” concordò lui, continuando a guardare Lily e la sua espressione impaurita.
Non riusciva neanche ad immaginare cosa stesse vedendo. Non voleva sapere che cosa stesse ricordando.
“ Maledizione” imprecò Draco sottovoce e Harry si voltò verso di lui, gli occhi verdi che lampeggiavano di rabbia “ ti avverto, se adesso mi dici che potrebbero morire entrambi…”
“ Pensi che mi faccia piacere?” lo interruppe Draco, ma Harry continuò a guardarlo, aveva paura di chiedere se con la sua risposta intendeva davvero che potessero morire.
“ No, non stanno morendo, non per ora almeno” rispose Draco alla domanda che leggeva negli occhi del consuocero e anche se il suo tono di voce poteva sembrare ironico come sempre, Harry seppe dal suo viso che non stava affatto scherzando.
“I Dissennatori stanno agendo su entrambi” sentenziò “ ma davvero?” chiese Harry sarcastico spostando gli occhi dalla figlia al nipote entrambi chini su se stessi.
“ Questo non ci voleva la tua competenza medica per capirlo” lo becchettò Harry.
Sapeva che non era colpa sua, ma era così furioso per tutta la situazione.
Vedere sua figlia e Pegasus in quelle condizioni e sapere benissimo quello che si prova: quella disperazione e quel terrore che ti dilaniano il petto e ti portano via ogni grammo di felicità facendoti pensare che non esista niente di bello al mondo, lo stavano facendo uscire di testa , ed il fatto che Draco fosse portatore di brutte notizie lo stava portando a perdere il suo famoso autocontrollo.
Draco sospirò “ allora arriverò al dunque…Pegasus sta aiutando Lily prendendosi parte del dolore, ma credo che il loro collegamento non li stia aiutando, anzi… credo che entrambi stiano lottando contro demoni diversi” Harry aprì le labbra e Draco annuì “ più la connessione va avanti e più i loro ricordi rischiano di fondersi e allora…”inarcò un sopracciglio “ non so se i ricordi di Lily e Pegasus sono come ce li siamo immaginati, ma insieme…” aprì le mani mimando lo scoppio di una bomba ed  Harry sbarrò gli occhi. La pazzia di tanti prigionieri di Azkaban gli sovvenne davanti agli occhi.
“ Merda” sussurrò “ esatto” concordò Draco.
Harry stava per chiedere se non vi fosse un modo per separare la loro connessione quando Rose tornò, agitata e rossa in viso “ zio Harry” chiamò e il suo tono fece voltare anche James e Albus, conoscevano la cugina e sapevano che quella voce poteva solo significare che c’ era qualcosa che non andava.
“ Che è successo?” chiese Harry, facendo un passo in avanti, ma bloccandosi quasi immediatamente.
Non riusciva a lasciare Lily e Pegasus.
Rose parve notare l’ indecisione perché lo guardò con urgenza “ devi venire subito, devi parlare con la mamma”.
Hermione non era una persona che lo avrebbe disturbato in un momento del genere se non fosse stato importante, ormai la conosceva troppo bene, quindi annuì senza indugio “ potresti chiamare tuo padre intanto e dirgli di venire qua, per favore?” chiese a Rose e quando la vide annuire entrò nella camera da letto.
***
Pegasus boccheggiò sotto il peso del ricordo di Lily.
Non riusciva a pensare nitidamente, la vista di sua madre che decideva di uccidersi per non continuare ad essere torturata lo stavano uccidendo.
In lontananza sentiva la voce di suo padre, di Cris, di J.J., ma gli sembravano così lontane, ormai gli sembrava di essere circondato solo da morte e disperazione.
Esisteva qualcosa di bello nella vita?
Vide la sua immagine di bambino, vide il divano verde e infine vide Lily, la finta Lily, quella che sapeva gli aveva fatto del male.
“ Mamma, basta” ansimò e sentì un calore sulla mano che immaginò essere suo padre.
Quando vide quella donna cominciare a torturarlo, non resistette, si prese la testa tra le mani.
“ Mamma, basta…mamma, per favore…” ormai la sua voce era rotta ed il suo viso si stava riempiendo di lacrime cadute.
Non riusciva a resistere. Era tutto così duro.
Quando vide di nuovo la donna fargli del male, immergergli le mani nell’ acqua bollente e godere delle sue grida, Pegasus urlò come se lo stessero uccidendo.
“ BASTA!”
Lo gridò così forte che i vetri di tutte le finestre s’ infransero e tutti fecero un passo indietro temendo il peggio, urlò così forte che i suoi occhi divennero rossi e così le linee delle sue mani che cominciarono a proiettare di nuovo.
“ Mio Dio” sussurrò Zoe riconoscendo Pegasus nel bambino biondo che era di fronte e lei.
“ Non voglio vedere” sussurrò J.J. scuotendo la testa.
Sapeva cosa avrebbe visto. Suo cugino gli aveva raccontato tutto e solo lui conosceva ogni minima cosa che gli era stata fatta e non voleva vedere, ma non si mosse di un millimetro, le sue gambe erano piantate fisse a terra, andarsene gli sarebbe sembrato come fuggire, come abbandonare Pegasus.
E loro avevano fatto un patto da bambini.
Quando tutto cominciò ad essere orribile, quando la guerra iniziò a diventare intollerabile, ad impedirgli di andare a scuola e a costringerli ad una fuga continua perché i loro genitori erano i più ricercati dagli Apocalittici.
Allora strinsero quel patto: loro non si sarebbero mai lasciati.
Solo la morte avrebbe impedito loro di stare insieme.
E non avrebbe mai smesso di pensarla così e quindi,  nonostante fosse l’ ultima cosa che voleva fare, se ne stette immobile.
Fermo sul suo posto, con il cuore che batteva come il ticchettio di una sveglia impazzita, i pugni serrati e gli occhi sbarrati, continuando a guardare la sevizia di quella maledetta e accorgendosi che la sua vista diveniva sempre più sfocata a causa della lacrime che la offuscavano.
“ Per favore, Pegasus, concentrati” disse Scorpius con voce provata.
Lui aveva già visto quelle immagini, ma quello non lo rendeva più semplice, avrebbe solo voluto continuare a scusarsi per tutta la vita con suo figlio e provare a dimenticare, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito mai.
Quelle immagini erano troppo. Erano troppo dolorose per lui e guardandosi un attimo intorno capì che non era il solo ad essere sconvolto.
Erano troppo per suo padre che sembrava fosse stato congelato sul posto. Troppo per Albus che aveva distolto gli occhi e adesso guardava il pavimento, troppo per Alice e Zoe che piangevano ininterrottamente e per James che aveva la mascella talmente contratta che Scorpius si chiese se non gli si sarebbe rotta e, decisamente troppo per Cris.
Quella ragazza era il ritratto del dolore. Non piangeva, ma era solo perché sembrava essere andata oltre alle lacrime.
Aveva nel viso la stessa consapevolezza e lo stesso dolore che vedeva in J.J., sembravano partecipare alla sofferenza di Pegasus con ogni fibra di se stessi.
“ Pa…p…à” ansimò Pegasus e il suo richiamo fece tornare Scorpius alla realtà e tornò a guardarlo.
“ Pegasus…” Scorpius s’ interruppe subito perché non sapeva cosa dirgli, stava cercando di aiutarlo a superare la cosa, ma come poteva fare?
Era sempre stata Lily quella coraggiosa, quella che trovava le soluzioni.
Lo sentì urlare e osò guardarsi alle spalle.
Adesso che i ricordi erano proiettati poteva farsi un’ idea di cosa stava vedendo ed aiutarlo in quel senso.
Quando vide che Pegasus era dentro casa Potter, capì che si trattava di un ricordo di Lily.
Sgranò gli occhi e guardò anche i fratelli Potter e capì dai loro sguardi terrorizzati che anche loro avevano riconosciuto il giorno più brutto della loro vita.
Strinse i pugni grattando le nocche a terra sentendo la rabbia invaderlo come un fiume in piena.
Maledetti bastardi.
Non era giusto. Lily era sola e senza una bacchetta, non doveva affrontare tutto questo.
Non poteva affrontare tutto questo.
E se… non voleva neanche pensarci, non poteva pensare di perdere Lily ed anche se la sua testa continuava a ripetergli che lei lo aveva già fatto una volta, il suo cuore continuava a ripetergli che Lily non lo avrebbe mai fatto, non lo avrebbe fatto per non uccidere il loro bambino.
“ Pegasus, devi allontanarti” la voce di suo padre lo fece voltare, si stava chinando accanto a loro e stava cercando di parlare con Pegasus, ma non gli stava dicendo quello che Scorpius pensava gli avrebbe detto.
“ Che stai dicendo?” chiese rabbioso al padre, ma Draco non lo guardò e continuò a parlare a Pegasus.
“ Pegasus, ascoltami…devi allontanarti” ripeté, il suo tono era perentorio nonostante la sua voce non fosse sicura come sempre, a testimonianza che i ricordi di Lily e di Pegasus lo avevano sconvolto.
“ Cosa fai?” chiese ancora, ma Draco continuò a guardare Pegasus.
“ E’ l’ unico legame che abbiamo con Lily” protestò e stavolta Draco si voltò verso di lui e annuì “ lo so” gli rispose, ma poi ricominciò a parlare con il nipote ripetendogli le stesse cose.
Scorpius perse la pazienza “ mi dici cosa stai facendo?” domandò di nuovo e stavolta lo afferrò per un braccio, costringendo suo padre a voltarsi verso di lui e a guardarlo, davvero, negli occhi.
Le sue iridi erano di un azzurro così gelido che sembravano due pezzi di ghiaccio, ma anche quelli di Draco non erano meno rabbiosi.
“ Hai avuto solo un assaggio dei loro ricordi, Scorpius” gli disse “ solo un assaggio e come ti senti? Io sono devastato… non credo che nessuno dei due possa resistere ancora”.
Scorpius trasalì e guardò di nuovo suo figlio, sembrava che stesse divenendo sempre più cereo e svuotato.
Draco lo guardò un secondo inarcando un sopracciglio come a chiedergli se fosse chiaro e quando non lo vide rispondere, riportò di nuovo la sua attenzione su Pegasus “ devi staccarti” gli disse ancora, ma Pegasus sembrava non sentirlo, ormai perso nel mondo dei ricordi “ non ce la faccio” si oppose, la sua voce era un ringhio di sofferenza.
Cris guardò Scorpius e i suoi occhi disperati, la moglie e il figlio erano connessi e questo lo stava letteralmente mandando fuori di testa, poi guardò Pegasus e lo sguardo le cadde sulle sue guance bagnate di lacrime “ non ce la faccio” stava ripetendo e il cuore le saltò un battito.
Sentì l’ impulso di aiutarlo e prima ancora di pensare cosa poteva fare vide le sue mani alzarsi e circondargli il viso asciugandogli le lacrime con le dita “ da quando in qua, Pegasus Malfoy non ce la fa a far qualcosa?” scherzò con la voce rotta.
Sentiva il suo cuore così pieno di dolore a vederlo con gli occhi iniettati di sangue ed il volto madido di sudore.
Lui però parve sentire la sua voce e alzò gli occhi su di lei, spostandoli finalmente da terra.
“ Cris” disse e lei sorrise annuendo. La stava vedendo, stava vedendo lei e non i ricordi.
Sorrise ancora più ampliamente “ non ti lascio” gli disse e lui annuì continuando a tenere gli occhi fissi in quello squarcio di cielo.
Cris guardò i suoi occhi grigi e quelle scaglie castane che amava tanto infine lo baciò.
Non un bacio lungo e passionale, semplicemente un contatto di labbra, fugace, rapido, ma pieno di amore.
Pegasus chiuse gli occhi e per un attimo i pensieri gli si azzerarono, non c’ erano i suoi ricordi, non c’ erano quelli di sua madre.
C’ era Cris. C’ era il loro bacio.
Cris sembrò leggergli nel pensiero perché arrossì leggermente, maledicendosi da sola, solo lui riusciva a farla scoprire così.
Lo sentì prendere un respiro più forte e si riconcentrò su di lui.
Seguì i suoi movimenti, quella che sembrava una lenta rinascita: lo vide alzarsi sulle ginocchia senza smettere di guardarla, quasi come se fosse il suo salvagente, ciò che gli impediva di annegare.
Cris non si sottrasse al suo sguardo, non lo avrebbe mai fatto anche se non avesse capito che lo stava aiutando.
Lo amava troppo. Maledizione, si era decisamente innamorata di lui.
Lo sentì ansimare sempre più forte mentre cercava di rimettersi in piedi e lei si mise in piedi con lui, la mano nella sua e il suo corpo vicinissimo a quello di lui.
Con la coda dell’ occhio vide Scorpius appoggiarsi al muro e piegarsi su se stesso stremato, ma comunque concentrato su ogni movimento del figlio.
Pegasus fu scosso da un altro brivido, ma guardò di nuovo Cris, il sapore delle sue labbra ancora vivo sopra le proprie.
Si appigliò a quello, un ricordo felice.
Uno dei ricordi migliori e improvvisamente la sua testa si riempì di ricordi felici ridonandogli calore.
Rivide lui e suo padre quando parlarono dentro la sua testa.
Lui e J.J. che scherzavano sopra al letto.
Lui e sua madre che ridevano del panino preparato da Draco e ancora ricordi con i suoi nonni, con Zoe e ogni ricordo, ogni volto sorridente che vedeva riuscivano a donargli un po’ più di forza.
La verità era che il viaggio nel passato lo aveva salvato in ogni modo possibile.
Era riuscito a donargli finalmente dei ricordi felici.
E se adesso voleva avere dei ricordi di sua madre, dei veri ricordi con lei.
Dove entrambi fossero consapevoli di chi fosse, allora doveva lottare.
Strinse più forte la mano di Cris prima di lasciarla e sentendo una forza che non era sicuro di aver avuto prima, lasciò, per la prima volta, che il suo cuore guidasse i suoi poteri.
Il suo cuore che in quel momento era pieno di tutte le persone che amava, la sua mente con i volti di Cris, dei suoi genitori e di tutti gli altri.
Appoggiò le sue mani sul muro dove aveva proiettato le immagini di sua madre e si lasciò guidare dal suo potere, le linee delle sue mani divennero dorate e gli occhi ci concentrarono sull’ immagine di Lily divenendo a sua volta del colore dell’ oro colato.
“ Pegasus…” iniziò la voce stupita di J.J. ma lui non lo sentì, sembrava essere lì senza esserci davvero.
“ Mamma”  la voce di Pegasus fece capire a Scorpius cosa stava succedendo, si stava collegando con lei.
L’ esatto opposto di quello che avrebbe dovuto fare per non rischiare di confondere i ricordi, per non rischiare di soccombere entrambi sotto al peso dei ricordi dell’ altro, ma più guardava suo figlio e più capiva che non sarebbe andata così.
Gli sembrava che della sofferenza e del terrore che lo avevano invaso poco prima non fosse rimasto più niente.
***
“ Mamma”.
Lily si fermò nell’ atto di strusciare per l’ ennesima volta il sasso sulla sua mano.
Le sembrava di aver sentito qualcuno… scosse la testa, non era possibile.
“ Per favore, mamma”.
“ Mamma” la voce di Lily ripeté l’ ultima parola.
Le sembrava di nuovo di aver sentito chiamare mamma e per un attimo le era sembrata la voce di Pegasus, ma non aveva senso.
Il Pegasus che aveva imparato a conoscere non l’ avrebbe mai chiamata mamma.
Lui la odiava, la credeva cattiva, non l’ avrebbe mai perdonata.
Si passò il sasso con più vigore nella mano, quei pensieri non la stavano aiutando a restare ancorata alla realtà.
In quel secondo di lucidità provocata dal sasso si guardò la mano illuminata.
La mano del Triskel. Era stato sicuramente attraverso quello che suo figlio l’ aveva sempre aiutata.
Il suo piccolino la proteggeva attraverso il suo ventre, mentre il grande la salvava attraverso il Triskel sulla sua mano.
Vide per un attimo gli occhi svegli e furbi di suo figlio e la sofferenza che vi aveva sempre notato dentro.
“ Vorrei tanto vederti ancora” sussurrò e il volto di suo figlio si formò davanti ai suoi occhi.
Sembrava reale, ma contemporaneamente traslucido come un ricordo e i suoi occhi erano dorati.
Non era lui. La sua immaginazione le stava giocando brutti scherzi. Forse stava davvero morendo.
Abbassò gli occhi ricominciando a torturarsi con il sasso, non riusciva a guardarlo. Era davvero troppo doloroso.
“ Mamma” quando lui la chiamò di nuovo lei alzò finalmente gli occhi.
“ Mi dispiace” gli disse e i suoi occhi castani si velarono immediatamente guardando quelli del figlio.
Sembrava sfinito, i suoi bellissimi occhi erano infuocati e pieni di dolore e i suoi lineamenti così perfetti, erano distorti dalla sofferenza.
“ Mi dispiace” ripeté e Pegasus scosse la testa capendo a cosa si stava riferendo “ per cosa?” le chiese con la voce rotta “ non eri tu” chiarì, ma dal tono della sua voce Lily poteva sentire quanto dolore ci fosse in lui.
“ Mi dispiace lo stes…”
“ Non farlo” la interruppe e Lily vide la decisione negli occhi di suo figlio “ non eri tu, non hai niente di cui scusarti”.
Lily fece di nuovo cenno di diniego, le sembrava di poter vedere dentro la testa di Pegasus, di poter sentire ogni cellula celebrale che si opponeva a quella che aveva sempre creduto la verità.
E questo la fece tornare alla realtà, quello non era suo figlio, era un’ immagine prodotta dalla sua mente, un prodotto utopico, dove il suo bambino la ascoltava senza perdere il controllo e lei poteva scusarsi.
“ Se tu fossi il vero Pegasus non diresti così…”
“ Mamma…”
“ E neanche mi chiameresti mamma” disse tristemente “ e sai qual è la cosa buffa?” gli chiese retoricamente “ che avresti ragione” ammise e la voce le si spezzò dal dolore facendo trasalire Pegasus.
Ma poteva trasalire un’ immagine prodotta dalla sua testa? A quel punto però non voleva più fermarsi.
“ Hai ragione perché ogni volta che hai urlato, era il mio nome che invocavi; ogni calcio, ogni…” un singhiozzo le impedì di continuare e si prese il viso tra le mani “ ogni percossa, ogni tortura ero io che te la infliggevo…” scosse la testa ormai vicino alla disperazione.
“ Non eri tu” la voce di suo figlio le penetrò il cervello, ma lei scosse di nuovo la testa.
“NON IMPORTA” urlò “ NON IMPORTA SE NON ERO DAVVERO IO…” gridò ancora “ ogni volta che hai urlato il mio nome, il nome di tua madre, lo hai fatto con paura e terrore ed io non ero lì a proteggerti…”
“ NON E’ VERO” la interruppe Pegaus urlando a sua volta e Lily spalancò gli occhi “ tu eri lì, tu mi hai protetto in modi che non immagini nemmeno…tu sei riuscita ad essere una madre anche se non lo eri…tu eri Emily” le disse e Lily sgranò gli occhi.
Emily se ne era dimenticata. La cameriera che era sempre stata vicina a suo figlio, quella era lei e suo figlio lo sapeva.
Oddio. Lo sapeva e lo sguardo con il quale la stava guardando, nonostante gli occhi non fossero i suoi soliti occhi, quello sguardo era così vivido.
“ Sei davvero tu?” sussurrò e lui assentì con la testa. Un sorriso le increspò le labbra “ Santo cielo…sei qua” disse alzando una mano, ma non riuscendo a toccare niente.
“ Sono una proiezione, dimmi dove sei, mamma” le disse dolcemente e il cuore di Lily si fermò a quell’ ultima parola.
Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
L’ aveva davvero chiamata mamma? Se in quel momento avesse avuto una bacchetta era sicura che avrebbe prodotto un Patronus bellissimo.
***
Il viso di Hermione fluttuava al movimento delle fiamme e lui s’ inginocchiò per guardarla negli occhi.
“ Harry, Rose mi ha detto di Lily…Dissennatori…”
“ Herm, per favore dimmi perché hai chiamato” la interruppe e Hermione annuì, non aveva bisogno di formalità da parte del suo migliore amico.
“ Ricordi la ricerca che mi hai dato da fare sui genitori di Cindy?” Harry annuì ed Hermione proseguì “ Suo padre Julio Mario Marquez è un semplice Babbano, ma era la madre… non trovavamo niente su di lei perché usa il nome del suo terzo marito…”
“ Terzo?” Harry inarcò entrambe le sopracciglia “ già, terzo e indovina? sono tutti morti…”
Harry sentì la bocca secca, una vedova nera.
Probabilmente se avessero indagato avrebbero scoperto che era immischiata in tutte le loro morti.
Si schiarì nervosamente la gola, aveva paura a chiedere chi fosse perché il nome della madre di Cindy gli aveva fatto pensare a quella ragazza mora che già ai tempi della scuola aveva qualche rotella fuori posto e la mania di giocare con filtri e pozioni. Solo che il cognome non era quello e poi non aveva mai visto un’ immagine e Cindy non ricordava niente di lei quindi non avevano potuto analizzare i suoi ricordi.
“ Oddio è davvero…?”
Hermione annuì ed Harry scosse la testa “ ma Ron l’ aveva interrogata dopo che suo figlio fu arrestato…”
Hermione annuì di nuovo “ già, ma vedi dov’ è la sua bravura? Lei sta nelle retrovie e lascia che i suoi figli si sacrifichino per lei” sospirò “ davvero una madre esemplare, non trovi?”
Harry sentì vagamente il rumore dei vetri che s’ infrangevano nella sua stanza e registrò con la coda dell’ occhio la bocca di Hermione che si aprì stupita, ma non si distrasse.
Era troppo concentrato su quello che stava scoprendo. Si poggiò il palmo della mano sulla fronte massaggiandosela leggermente, gli sembrava d’ impazzire.
Lui avrebbe dovuto capirlo.
“ Harry, non potevi saperlo” lo rimproverò Hermione facendogli capire che stava intuendo i suoi pensieri.
“ Lei è sempre stata ai margini del mondo magico, da quando suo figlio era stato arrestato sembrava una donna distrutta, sapevo che si era ritirata fuori Londra…”
“ Ma non sappiamo dove” la voce di Harry era rabbia pura e Hermione sorrise “ invece sì…”
“ Devi ringraziare Cho per questo” Harry inarcò un sopracciglio “ Cho?” chiese stupito.
“ Già, come ben sai le segretarie sono delle grandi osservatrici…e dopo che le hanno ucciso la figlia lo è stata ancora di più”
“ Hermione, potresti evitare di parlare per enigmi?” la rimproverò e Hermione sorrise “ nessun enigma ti assicuro” rispose, poi Harry non la vide più, sentì frusciare dei fogli, infine il viso di Hermione riapparve nel fuoco “ un minuto e sono da voi” aggiunse.
“ No, Hermione, dimmi subito dove devo andare” le impose, ma Hermione scosse la testa “ non pensarci neanche, Harry…”
“ Mia figlia è con i Dissennatori!” le disse alterandosi, ma Hermione non si scompose.
“ E infatti, se mi lasci venir via, arriverò da te in un baleno” gli disse con la voce che somigliava un po’ troppo all’ Hermione dei tempi di scuola “ ma non provare neanche a chiedermi dove andare perché ti conosco troppo bene e tu, da solo, non andrai da nessuna parte” concluse e la connessione si chiuse prima ancora che Harry potesse ribattere.
Harry ebbe uno scatto di rabbia, ma si calmò subito, in quel momento gli serviva la lucidità nei pensieri, senza contare che, sicuramente, anche lui avrebbe fatto la stessa cosa a parti invertite, oltretutto Hermione e Ron lo conoscevano davvero troppo bene per provare a mentir loro assicurandogli che li avrebbe aspettati.
Lui era l’ impulsività fatta persona pensò lasciandosi cadere indietro, in posizione seduta, era sicuro che se avesse provato ad alzarsi in quel momento le gambe non lo avrebbero retto.
Piegò le ginocchia e vi appoggiò le mani, tutta questa storia aveva dell’ incredibile.
Ora che sapeva di chi si trattava, chi aveva orchestrato tutto, si sentiva ancora più colpevole e più ci pensava, più capiva da chi Aaron Corner avesse preso il suo lato ossessivo verso Lily.

 COMMENTO: OK, I GIOCHI SONO FATTI… VI HO FINALMENTE DETTO CHI E’ LA MADRE : )) NON HO FATTO IL SUO NOME, MA ORA GLI INDIZI SONO TANTISSIMI E IN PIU’ VI HO DETTO CHE NON E’ CHO…ADESSO SONO CURIOSA DI SAPERE SE L’ AVETE CAPITO…MI RACCOMANDO DITEMI : P  SPERO CHE LA PARTE PEGASUS E LILY NON VI SIA SEMBRATA CONFUSIONARIA, VI ASSICURO CHE E’ ANCHE PER QUELLO CHE CI HO MESSO COSì TANTO L’ AVRO’ SCRITTA, CANCELLATA E RISCRITTA NON SO QUANTE VOLTE E NON MI SEMBRAVA MAI DI RIUSCIRE A RENDERLA COME VOLEVO…A QUESTO PUNTO LA LASCIO COSI’ E SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCHE PER QUELLO ; )) E CRIS? BE’, ORMAI CREDO CHE POTRA’ NEGARE QUANTO VUOLE, MA… RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, VI ADORO TUTTE, NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / JALE90 / SINISA / ENDY_LILY95  E MIKYMUSIC !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 43
*** 42 CAPITOLO ***


James aveva visto abbastanza.
Le immagini di se stesso fatto a pezzi erano ancora davanti ai suoi occhi, e come poteva essere altrimenti?
Era talmente macabra e assurda come situazione che i brividi che gli avevano percosso le membra non accennavano a lasciarlo.
Vedere la propria morte.
La rabbia lo invase come un fiume in piena e girò le spalle scendendo le scale di corsa.
Sentì la voce di Albus che lo chiamava, ma non gli importava.
Sicuramente suo fratello aveva visto il suo viso, sicuramente lo conosceva talmente bene da sapere cosa stava pensando, sicuramente voleva fermarlo, ma non glielo avrebbe permesso.
“ Cosa ci avete fatto?”
I suoi occhi nocciola si puntarono direttamente in quelli dell’ unica persona che era rimasta al piano inferiore.
Cindy alzò il viso e vide la sua espressione furiosa mentre finiva di scendere le scale.
Immediatamente si alzò in piedi e si spostò di qualche centimetro.
Razionalmente pensava che James Potter non le avrebbe fatto del male, ma osservando il suo volto non ne era così sicura.
Sembrava letteralmente una furia.
In pochi passi finì di scendere le scale e lei venne quasi travolta da lui che le strinse le braccia quasi sollevandola di peso.
“ James” Cindy vide con la coda dell’ occhio Albus dirigersi verso di loro, ma si fermò ad un’ occhiata del fratello e rimase indietro di qualche passo, sicuramente pronto ad intervenire se le cose fossero andate troppo in là.
“ Dimmi cosa ci avete fatto?” domandò di nuovo e Cindy rabbrividì, i suoi occhi sembravano di nuovo quei pozzi di ira e dolore che aveva notato il primo giorno.
“ Che…che vuoi dire?” la sua voce era quasi un balbettio, ma James non ne fu affatto commosso e non lasciò la presa.
Mai come in quel momento avrebbe voluto essere più coraggiosa e non una semplice scienziata.
Avrebbe voluto liberarsi e insultarlo, picchiarlo o forse, anche consolarlo per quel dolore che poteva percepire nelle sue parole.
“ Non fare la furba con me” le disse “ perché mia sorella e mio fratello hanno i ricordi della mia morte?” la scosse leggermente “perché mio padre ha trovato i pezzi del mio corpo?” la scosse più forte, ma si fermò quando vide gli occhi di lei riempirsi di lacrime e la lasciò di scatto arretrando di un paio di passi.
Lui non era così, ma tutta questa situazione lo stava mandando fuori di testa, tutto quello che aveva passato o che aveva passato la sua famiglia gli stavano bruciando la pelle come se gli avessero messo dei tizzoni ardenti sopra di questa.
La guardò un attimo. I suoi occhi erano ancora pieni di lacrime e lui si sentì un verme.
Ormai pensava di aver capito che tipo era quella ragazza e anche se non l’ avrebbe mai potuta perdonare totalmente, aveva compreso che lei con l’ attacco a casa sua non c’ entrava niente.
La parola scusami gli balzò in testa, ma si affretto a seppellirla sotto tutto il suo orgoglio.
Non si sarebbe mai scusato con un’ Apocalittica. Neanche se è la ragazza che ti ha permesso di tornare a camminare?
Scosse la testa per tornare alla lucidità e si lasciò cadere su una sedia per prendere fiato, quello che stava per dire andava contro ogni legge naturale e soprattutto andava contro ogni logica “ perché sono vivo?” le chiese, ormai la sua voce non era più piena di rabbia, ma piena di disperazione e forse fu quello a smuovere Cindy che sospirò appoggiandosi al muro.
“ Loro volevano che fossi vivo” gli rispose e quando lui alzò di nuovo gli occhi su di lei, Cindy non poté non stupirsi per l’ ennesima volta di come il cambiamento di James partisse sempre da lì.
Quando l’ aveva presa per le spalle i suoi occhi si erano rabbuiati talmente tanto da sembrare quasi neri, adesso il dolore li faceva luccicare così tanto da sembrare che sfumassero sul verde.
“ Cosa vuoi dire?” chiese Albus, ma Cindy non spostò lo sguardo da James, era quasi come se le sembrasse di dovergli qualcosa, anche se non capiva cosa, visto che non l’ aveva portata neanche da sua sorella come era stato pattuito.
“ Io non so tutti i loro ragionamenti, io ero solo…”
Si fermò prima di dire scienziata perché gli occhi di James lampeggiarono di nuovo.
“ Però so come hanno fatto a fingere la tua morte” disse e James la guardò come se anelasse ogni sua parola.
“ Come saprai se effettui una trasfigurazione umana su una persona e subito dopo la uccidi, questa resta perenne…”
“ Ma papà ha controllato il sangue…il DNA” la interruppe Albus, visto che James sembrava aver perso l’ uso della parola.
“ Quelle poche gocce trovate in un corpo completamente dissanguato?” domandò lei.
Aveva sempre ammirato l’ astuzia usata da quel gruppo di pazzi, ma adesso trovandosi davanti gli occhi sconvolti di James si ritrovò a pensare che avrebbe voluto l’ avessero lasciato stare.
Che non lo avessero fatto soffrire in quel modo.
“ Ecco perché mancavano anche i denti” il sussurro di Harry fece sobbalzare tutti.
Nessuno si era accorto che fosse arrivato, ma adesso che l’ attenzione di tutti era su di lui potevano evincere come la mascella fosse tesa fino allo spasmo e la sua rabbia fosse percepibile come se fosse qualcosa di tangibile.
Da quando aveva ritrovato James si era sempre chiesto come avessero fatto ad ingannarlo, a volte se ne era scoperto persino ossessionato.
Rimproverandosi per essersi arreso, per non aver continuato a cercarlo; chiedendosi se non avesse fallito come padre, se avrebbe potuto evitargli tutta quella sofferenza.
Adesso capiva che non avrebbe potuto, che era tutto orchestrato alla perfezione.
“ Perché?” chiese James in un sussurro.
Perché lo avevano fatto? Cosa ci guadagnavano? Perché non ucciderlo davvero? Perché non ucciderli tutti?
Prima che Cindy potesse rispondere, però, successero più cose contemporaneamente.
Il camino s’ illuminò e dalle fiamme verdi uscirono prima Ron e successivamente Hermione. Gli occhi di suo padre s’ illuminarono mentre li portava sui suoi migliori amici.
Si soffermò sul viso di Hermione “ bene, dimmi dove” disse soltanto e lei non perse tempo mostrandogli un foglio.
James tenne gli occhi fissi su suo padre e quando vide, per la prima volta da giorni, le sue labbra distendersi in un sorriso, capì cosa dovesse esserci scritto.
“ Pronti?” disse guardando Ron, ma prima che lui potesse rispondere James si alzò in piedi.
“ Vengo anche io” disse imperioso, ma suo padre scosse immediatamente la testa “ no” disse soltanto. Non poteva rischiare di perderlo di nuovo.
James aggrottò le sopracciglia “ non ti sto chiedendo il permesso” si oppose “ ho capito dove state andando e voglio venire anche io, dovessi seguirvi con la forza”.
“ Non posso rischiare di perderti di nuovo” gli disse dando voce ai suoi pensieri, alla sua paura.
La voce cupa con la quale parlò fece stringere il cuore di James, ma questo non l’ avrebbe fermato.
Fissò il padre dritto negli occhi, senza incertezze “ Devo affrontarli” disse determinato “non c’ è nessuno che li odia più di me…”
“ Non ne sarei così sicuro” la voce di Pegasus lo fece voltare e James sgranò gli occhi.
I suoi occhi erano ancora dorati e le sue mani illuminate, sembrava che i suoi poteri fossero ormai fuori controllo, o forse, al contrario, per la prima volta erano controllati benissimo.
Nel suo volto non c’ era più traccia del ragazzino troppo potente e che non sapeva come gestire tutto quello che aveva, adesso era un volto risoluto.
Il suo viso, il suo corpo, tutto emanava energia, come se adesso si fosse liberata dentro di lui.
Harry guardò il volto del nipote, sembrava totalmente cambiato in poche manciate di minuti, come se avesse preso coscienza di sé. Scorpius e Cris erano al suo fianco e gli altri due ragazzi del futuro erano un passo dietro di loro.
“ Non potete venire tutti, non vi farò venire…”
La voce gli morì in gola quando Pegasus sorrise, poi afferrò suo padre per un braccio e con un forte schiocco si smaterializzarono.
“ Non preoccuparti, nonno, lo fa spesso” disse J.J. con voce divertita.
Pegasus non aspettava il permesso di nessuno, lui era una testa calda e adesso che sapeva come trovare sua madre niente lo avrebbe fermato.
Voleva solo abbracciarla.
“ Ma questa casa ha gli incantesimi antimaterializzazione” la voce di Hermione era talmente stupita e i suoi occhi talmente sgranati che Harry pensò che per una razionale come lei, i poteri di Pegasus andassero oltre ogni umana comprensione.
“ Già, ma questo pare non fermarlo mai”  scherzò Cris “ e ora, visto che noi umani dobbiamo uscire di qua per smaterializzarci, che ne dite di dirci dove dobbiamo andare?”
Harry guardò il volto di tutti. Era combattuto.
La voglia di proteggerli che si sommava alla comprensione dei loro sentimenti.
Li guardò per un solo secondo: James e Albus, chi meglio di loro poteva dire cosa voleva dire soffrire per mano degli Apocalittici? I ragazzi del futuro, chi era lui per dire che non avevano il diritto di combattere la loro guerra?
In fondo erano tornati indietro per quello.
Passò il foglio a James “ dovete leggerlo tutti” spiegò Hermione “ è un luogo protetto e per assurdo il custode segreto neanche si rendeva conto di cosa sapesse…”
“ Il che è tutto dire data la sua posizione” lo interruppe Harry scuotendo la testa, nel frattempo che il foglio girava di mano in mano.
“ Sapessi che soddisfazione dirgli in quale inganno era caduto” affermò Ron con la voce piena di trionfo.
“ Cormac ?” chiese Draco e l’ assenso di Ron lo riempì di soddisfazione.
Quel tronfio piccolo uomo pieno di sé, avrebbe pagato galeoni per vedere la sua reazione.
“ Mi mostrerai il ricordo, Weasley?” scherzò “ con molto piacere” rispose Ron.
Albus seguì con lo sguardo Draco e Ron e inarcò le sopracciglia “ ok, stiamo per morire” scherzò, ma l’ occhiata di Harry lo zittì.
“ Entreremo nel camino e arriveremo all’ Accademia, poi da lì ci smaterializzeremo” li informò.
Vide Draco aprire la bocca, ma lo precedette “ siamo in un quartiere Babbano, non voglio perdere tempo ad obliviare tutti” rispose alla sua domanda implicita.
“ Bacchette alla mano e ricordatevi…”
“ Vigilanza costante” lo interruppe J.J. ripetendo quello che diceva sempre loro ogni volta che partivano per una missione, ma Harry scosse la testa e i suoi occhi verdi luccicarono “ no, li voglio tutti in prigione per stasera” disse loro e tutti annuirono con un sorriso.
Hermione entrò nel camino e dopo pochi secondi sparì avvolta dalla fiamme verdi.
Harry guardò Cindy “ tu verrai con noi” le disse e lei sobbalzò.
Nella tana degli Apocalittici? Lei non sapeva combattere, senza contare che non aveva una bacchetta.
“ Potrebbe essere controproducente” si oppose James distogliendo l’ attenzione da suo zio che stava sparendo avvolto a sua volta dalle fiamme.
“ Già, potrebbe tradirci in qualsiasi momento, Alice starà con lei” aggiunse Albus e Alice si voltò verso di lui “ Potter, se pensi che stia a casa…”
“ Ma il piccolo” la interruppe Albus e Alice scosse la testa “ mio figlio sta già rischiando la vita” disse indicando J.J. “ quindi io vengo con voi” disse in un tono che non ammetteva repliche.
J.J. abbassò la testa arrossendo leggermente. Aveva deciso, adorava la forza di sua madre.
“ Ok, quindi Cindy verrà con noi” sentenziò Harry mentre anche Draco spariva “ e tu” disse indicando James “ non la perderai di vista un attimo”.
James annuì  e si diresse verso il camino.
Prese in mano una manciata di polvere volante e sparì a sua volta.
***
Scorpius poggiò i piedi per terra e guardò suo figlio “ sai che mi spaventi a volte, vero?” scherzò e in cambio ricevette uno di quei sorrisi storti che era abituato ad emettere lui.
Vederlo sul suo volto, sulle labbra uguali a quelle di Lily lo fece sorridere.
“ Come hai fatto a capire dove dovevamo andare?” gli chiese guardandosi intorno. Aveva assistito a tutta la conversazione tra lui e Lily e lei non era riuscita a dirgli dove si trovasse.
Eppure adesso erano in un bosco e, seppur lo stesse vedendo solo illuminato dalla luna, sembrava proprio quello dove si trovava Lily.
“ Ho visto i suoi ricordi e…” Scorpius lo sentì interrompersi e si voltò in tempo per vedere i suoi occhi lampeggiare rossi, prima di riprendere il controllo e tornare ad essere dorati.
“ Io sono cresciuto qua, la stanza dove la tenevano prigioniera…anche se questo bosco l’ ho visto solo quando mi avete liberato” disse e la sua voce era così piena di dolore che Scorpius sentì l’ impulso di abbracciarlo, ma prima doveva trovare Lily.
Aveva l’ impressione che i Dissennatori non la stessero attaccando per un preciso motivo.
“Solo che non so da che parte andare” commentò Pegasus e Scorpius tirò fuori la bacchetta pensieroso.
Ogni minuto era prezioso e non potevano permettersi di girare tutto il bosco a vuoto.
Doveva esserci un modo, una traccia, qualcosa che potesse portarli da lei.
Gli venne in mente il Deluminatore di suo zio Ron, se avesse potuto incanalare un incantesimo del genere nella sua bacchetta.
Stava per condividere la sua idea con Pegasus e si voltò verso di lui, ma il suo sguardo fu attirato dalla collana al suo collo.
La pietra bianca sembrava rilucere nel buio.
“ La collana” disse e Pegasus lo guardò prima di afferrarla con la mano e racchiuderla dentro il suo pugno.
L’ unica cosa avesse mai ricevuto da sua madre.
“C’ è il suo sangue” disse guardando i suoi occhi incerti.
Pegasus abbassò gli occhi sulla collana quasi come se lei potesse suggerire come trovare sua madre. E forse era davvero così.
Aprì le mani e, con un incantesimo non verbale, la collana s’ illuminò e sembrò tracciare una linea luminosa davanti a loro.
“ Sei un genio, papà” disse Pegasus e Scorpius inarcò un sopracciglio “ bè, non pensavi mica che la tua intelligenza fosse tutta farina del tuo sacco” scherzò tirandogli una piccola pacca sulla spalla e poi senza aspettare altre conferme iniziarono a correre seguendo la linea rossa che li precedeva.
Capirono di essere vicini a Lily quando il gelo cominciò ad impossessarsi di loro.
Pegasus si appoggiò con la mano ad un albero e cominciò a respirare affannosamente, Scorpius sapeva che stava di nuovo combattendo contro i demoni della sua infanzia.
“ Pegasus”  Scorpius gli si avvicinò, sapeva che anche se era riuscito a combattere la connessione con Lily, essere così vicino ai Dissennatori stava sicuramente, di nuovo, facendo riaffiorare tutto il suo passato.
“ Ce la faccio” affermò faticosamente e guardò suo padre, poteva leggere i suoi occhi e vedere l’ apprensione con la quale lo stava guardando.
Era la stessa espressione di quando era bambino e lo consolava quando faceva un brutto sogno.
“ Sono qua, Pegasus, non sei solo” gli disse e la mente di Pegasus parve rischiararsi.
Non sei solo, Pegasus, io sono qua.
Era quello che gli diceva mentre lo stringeva tra le braccia ed era quello che sembrava trasmettergli Emily ogni volta che lo teneva contro il suo petto, muta, ma piena di amore per lui.
Emily. Emily. Sua madre Lily.
Ecco il suo ricordo felice. Sua madre, sua madre che lo amava davvero.
Si staccò dall’ albero “ sto bene” gli disse cercando di tenere la sua mente su quei ricordi “ andiamo” aggiunse e il suo tono era già cambiato.
Il primo a vedere i Dissennatori fu Scorpius, alzò la bacchetta e la puntò contro di loro, vide il sorriso di Lily e quello di Pegasus e pronunciò la formula.
Il lupo più bello e argenteo che avesse mai visto si formò davanti ai loro occhi, anche Pegasus evocò il suo e inarcando le sopracciglia notò che non era più una tigre, ma un lupo come quello di suo padre.
Si voltò verso Scorpius e lo vide con le lacrime agli occhi, lo sguardo pieno di orgoglio, prima di ricominciare a scandagliare i dintorni.
Vide la figura di Lily e la riconobbe a malapena.
Se non l’ avesse vista parlare con Pegasus non avrebbe mai potuto capire che era lei, soprattutto in quella posizione, raggomitolata su se stessa e tremante.
Pegasus aprì le mani e una luce li illuminò proprio mentre Scorpius si precipitava da lei.
Lo vide prenderla per le spalle e Lily alzare il viso su di lui, il sasso con il quale si stava martoriando la mano immobile tra le sue dita.
Scorpius non disse niente, vedere il suo viso pieno di lividi e il suo corpo pieno di ferite e di sangue asciutto per le ferite che Pegasus le aveva guarito, lo stavano facendo impazzire.
La rabbia lo stava pervadendo come un fiume in piena che scorreva nelle sue vene.
Pegasus poteva percepirlo, così come poteva percepire lo sgomento e la paura di sua madre.
Tutto nel suo viso sembrare dire che non era vero, ma non lo disse.
Gli occhi le si riempirono di lacrime e le sue dita lasciarono cadere il sasso che emise un piccolo tonfo al contatto del terreno.
“ Lily” disse suo padre in un sussurro e lei scosse la testa incredula.
Non poteva averla trovata. Alzò una mano e gliela mise sul viso, quando sentì la sua pelle morbida sotto le sue dita aprì le labbra.
Era vero. Era tutto vero.
“ Am…amore mio” disse con la voce rotta e Scorpius annuì prima di attirarla a sé e baciarla sulle labbra, assaporando ciò che fino a quel momento era stato solo un ricordo, godendo di quel contatto che gli era mancato come l’ aria.
“ Quanto ti amo” le disse prendendole il viso con le mani a coppa e continuando a baciarle ogni angolo, ogni punto che riusciva a raggiungere.
Pegasus si sentì per un attimo a disagio, ma non perché stava vedendo tutto l’ amore dei suoi genitori che si erano ritrovati, quanto perché avrebbe voluto essere parte di quell’ amore.
Per quanto potesse sembrare infantile, avrebbe voluto gettarsi tra loro e stringere sua madre e farsi stringere a sua volta. Capire che cos’ era l’ abbraccio di una mamma, saggiarlo consapevole del fatto che era la sua mamma e che lei lo amava davvero.
Avere quello che non aveva mai avuto e che invece spetterebbe ad ogni bambino.
Ma la realtà era che aveva paura. Per quanto stupido e assurdo, ora che era davanti a lei, aveva paura di palesare la sua presenza.
E se si fosse solo illuso? O peggio ancora, se avesse superato ogni limite con lei e non lo avesse voluto impedendogli di conoscerla prima ancora che potesse cominciare a farlo?
Odiava avere questi dubbi, lui non era mai insicuro.
Scosse la testa, chi voleva prendere in giro? Poteva benissimo evitare di mentire a se stesso.
Lui era insicuro. Ormai amava sua madre ed era terrorizzato dalla sua reazione.
“ Pegasus” suo padre lo riscosse dai suoi pensieri e prese la situazione in mano.
Lily sentì il nome pronunciato da Scorpius e spostò gli occhi seguendo il suo sguardo.
Quando gli occhi di sua madre si puntarono su di lui e il cuore di Pegasus si fermò per un attimo, prima di riprendere a battere con una forza tale che si chiese se sarebbe riuscito a contenerlo nella sua gabbia toracica.
La sua mente si riempì di panico, di paura, di terrore di non essere accettato, voluto, di ricevere l’ennesimo rifiuto, ma quando vide la dolcezza con la quale sua madre lo stava guardando tutto si schiarì, come se fosse una nebbia che si alza e sparisce.
Sentì le sue gambe farsi molli, gli occhi gli si riempirono di lacrime vedendo le guance bagnate di sua madre e quegli occhi che lo guardavano.
Lo amava? Lo amava davvero? Poteva crederci?
Sentì che sarebbe potuto scoppiare a piangere in quell’ esatto momento, proprio come un bambino.
Si conficcò le unghie nel palmo della mano non riuscendo a dire niente, sicuro che se avesse aperto la bocca avrebbe singhiozzato e consapevole che aveva un miliardo di cose di cui scusarsi con lei.
Poi le labbra di sua madre si aprirono in un sorriso e il suo mento tremò come se stesse combattendo contro le lacrime.
Come se quelle stessero rovinando un momento perfetto.
Infine aprì un braccio e lo spalancò verso di lui, senza dire niente.
Era solo un invito.
Un modo per lasciarlo scegliere. Per dirgli: io ti amo e tu? Sei pronto per me?
Le lacrime scesero finalmente nelle sue guance mentre percorreva quei tre piccoli passi che li distanziavano.
S’ inginocchiò davanti a lei e si tuffò letteralmente nel suo abbraccio, lasciandosi avvolgere da lei e sentendo il pianto sommesso di sua madre che si mischiava al suo.
Lily era una vera madre. Lei lo aveva capito, lo aveva compreso da sempre, ma ora ancora di più.
Se gli fosse saltata al collo, lui avrebbe potuto sentirsi a disagio, avrebbe potuto sentirsi costretto ad accettarla e lui, aveva già avuto troppe costrizioni e troppo dolore nella sua vita e Lily lo sapeva.
Avvolse il suo torace con le sue braccia e sentì come se il calore di lei si fondesse con il suo.
Seppellì il suo viso sul suo petto assaporando tutto l’ amore che riusciva a trasmetterle.
Scorpius li guardò e a sua volta si ritrovò con le lacrime agli occhi. Pose una mano sulla schiena di Pegasus e la sentì tremare.
Era bello averli ritrovati entrambi. Adesso li avrebbe riportati a casa e poi avrebbe staccato pezzo per pezzo di quel maledetto di Aaron Corner.
“ Oh, ma che bella sorpresa” come evocato dai suoi stessi pensieri Aaron Corner apparve davanti a loro, accanto a lui, due ragazze, una mora con i boccoli che li guardava come se li stesse studiando, l’ altra bionda che guardava Scorpius con espressione divertita.
“ Ma guarda un po’… quando Aaron mi ha detto che ci saremmo divertiti, non mi ha detto che avrei trovato il mio caro cuginetto” affermò e alzando la bacchetta lo disarmò.
Scorpius si maledì. A causa dello stupore si era fatto prendere di sorpresa, ma non avrebbe mai pensato che sua cugina, la dolce Jennifer McLaggen fosse complice degli Apocalittici.
Si alzò in piedi e si mise davanti a Lily e Pegasus come se volesse proteggerli, ma anche loro si alzarono e lo affiancarono.
Adesso erano tre contro tre, il fatto che loro fossero disarmati era uno svantaggio non da poco, ma avrebbero combattuto con le unghie e con i denti per uscire finalmente di lì, magari portando qualche pezzo di quei tre con loro.
***
Harry si voltò subito dopo la materializzazione.
Al suo fianco c’ erano come sempre Ron ed Hermione e la cosa lo rilassò.
Era buffo come, pur cambiando i tempi, pur crescendo e facendosi le proprie famiglie, loro tre potessero contare sempre l’ uno sull’ altro come ai tempi della seconda guerra magica.
A loro avrebbe affidato anche la vita dei suoi figli.
Dietro di lui c’ erano tutti gli altri, compresi Albus e James, gli sembrava che i respiri di tutti i ragazzi risuonassero nel silenzio del giardino.
Guardò la villa davanti a loro.
La madre doveva sentirsi davvero sicura per non aver utilizzato ulteriori precauzioni, probabilmente immaginava che nessuno sarebbe mai arrivato a capire che Cormac McLaggen era un suo burattino.
Ma aveva sottovalutato il dolore di una mamma. Cho aveva perso sua figlia, l’ unica cosa che aveva di importante nella sua vita e, chiaramente, la cosa per lei non era passata e basta, anzi, aveva cominciato a mettere insieme indizi, a notare quella donna che frequentava Cormac, a ricordarsi delle volte in cui aveva sentito sua figlia nominarla e poi, era andata dall’ unica persona che lavorava al Ministero e che sapeva essere onesta e giusta: Hermione.
Probabilmente non sapeva che li avrebbe aiutati così tanto, ma si era resa conto che lei, Harry e Ron non avrebbero lasciato quella donna impunita.
“ Adesso dove andiamo?” chiese Cris e Harry la guardò “ uniti siamo più rumorosi, ma divisi siamo più in pericolo” disse e guardò Ron.
“ Dividiamoci in tre squadre e usiamo queste per comunicare” disse tirando fuori la piuma che ogni Auror aveva in dotazione.
“ Ron prendi i ragazzi, Hermione, Albus e Alice ed io prendo James, Draco e… Cindy”.
Sapeva che la figlia dell’ Apocalittica poteva esserle utile e non voleva perderla mai di vista.
“ Spero tu non mi faccia ammazzare, Potter”  disse Draco storcendo la bocca.
“ Naaa” disse Harry “ sarà solo l’ ennesima volta che ti salvo quelle chiappe Purosangue” scherzò, poi prese un respiro.
Draco aveva spezzato leggermente la tensione, ma non potevano essere più nervosi.
Stavano entrando nella tana degli Apocalittici e, se fossero riusciti li avrebbero arrestati tutti, ma sapeva anche che se non fossero riuscito sarebbero potuti morire.
Un ultimo gesto di accordo e tutti furono come risucchiati dalla casa.
Adesso erano dentro. Adesso restava solo da capire dove dovevano andare per trovare la madre.
Harry guardò suo figlio al suo fianco. Era sempre stato molto bravo nelle missioni, era silenzioso e aveva dimestichezza con gli incantesimi.
Era forse un po’ troppo impulsivo, ma sapeva sempre trovare l’ incantesimo giusto per l’ attimo giusto.
“ Homenum Revelio” mormorò puntandolo contro una porta che conduceva ad una stanza chiusa.
Quando questa rimase immobile proseguirono.
James guardò Cindy. Era nella tana dei suoi amici e lei poteva tradirli in qualsiasi momento.
Sarebbe bastato un urlo per attirare l’ attenzione di tutti, ma più la guardava più gli sembrava che non fosse la sua intenzione.
Sembrava quasi che fosse più incuriosita che terrorizzata e lui si ritrovò a scuotere la testa.
In fondo era una scienziata.
Un sorriso gli increspò le labbra a quel pensiero, come poteva sorridere di una persona che gli aveva fatto tutto quel male e, per quanto più ci pensasse e più capisse che lei non gli aveva fatto niente, doveva mettersi in testa che era la stessa cosa.
Lei faceva parte degli Apocalittici e per qualsiasi motivo lo avesse fatto, era colpevole quanto loro.
Tu cosa avresti fatto per Lily?
La voce della sua coscienza, che come sempre aveva il tono di Albus, lo fece innervosire.
Lui non lo avrebbe fatto. No, non lo avrebbe fatto. Neanche per Lily… ma poteva davvero dire di essersi risposto sinceramente?
Si trovarono davanti ad un’ altra porta e suo padre ripeté l’ incantesimo, stavolta però la bacchetta segnalò due persone all’ interno.
Harry fece segno a Draco di appiattirsi contro la parete, nello stesso istante James prese Cindy per le spalle e la schiacciò delicatamente contro il muro “ non provare a muoverti di un millimetro” la minacciò e la vide annuire.
Suo padre gli fece un gesto d’ intesa. Era una lotta pari: due contro due e se fossero riusciti a coglierli di sorpresa non ci sarebbe stato bisogno di ferire nessuno.
James sapeva benissimo come agire, sapeva come suo padre agiva, sapeva quali sarebbero stati i suoi ordini se avesse potuto parlare.
Si sentì davvero bene al pensiero di essere di nuovo in missione. Camminare, ragionare, tutte cose che sembravano così normali da essere, quasi sempre, sottovalutate, ma di cui lui aveva capito l’ importanza.
Suo padre spalancò la porta “ Experlliarmus” gridò, nello stesso momento in cui lui gridava “ silencio”.
I due ragazzi furono presi talmente alla sprovvista che le bacchette volarono in mano ad Harry e, grazie all’ incantesimo di James, non riuscirono ad emettere neanche un fiato.
Uno dei due si buttò a terra, mentre l’ altro si lanciò al lato del divano, dove sicuramente vi era qualche allarme.
“ Impedimenta” disse James e il ragazzo inciampò sui suoi piedi.
La battaglia fu breve perché essendo disarmati in pochi minuti li avevano già sopraffatti e con un Incarceramus li avevano legati.
“ I primi due” disse Harry soddisfatto e James annuì felice, fece per voltarsi verso Cindy, ma si trovò davanti a parecchie bacchette.
“ Merda” disse puntando assurdamente la sua bacchetta contro quelle persone. Come se, contro tutte quelle persone, avesse potuto avere una minima possibilità.
Harry si voltò a sua volta e i suoi occhi si socchiusero e si riempirono di rabbia mentre guardava la donna a cui tutti stavano facendo spazio per poter arrivare davanti a loro.
“ Harry” disse lei. Gli occhi illuminati da quello che lei aveva sempre pensato essere amore.
Harry trattenne il suo disgusto e la fissò negli occhi “ Romilda” disse senza inflessione nella voce.

COMMENTO: TA-DA-DAN!! MOLTE DI VOI L’ AVEVANO CAPITO DALLO SCORSO CAPITOLO E SI PRENDONO I MIEI COMPLIMENTI…CHI NON ME LO AVEVA DETTO, FATEMI SAPERE SE LO AVEVATE CAPITO...STAVOLTA NON ERA FACILE PER NIENTE ; )) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE VI SIA PIACIUTA LA PARTE LILY/ SCORPIUS E PEGASUS… NON GIUDICATE PEGASUS TROPPO PAUROSO, METTETEVI NEI SUOI PANNI, HA APPENA CAPITO CHE SUA MADRE LO AMA DAVVERO ; )) VI COMUNICO CHE SALVO CAMBIAMENTI IN CORSO D’ OPERA, IL PROSSIMO SARA’ L’ ULTIMO CAPITOLO O FORSE IL PENULTIMO DIPENDE DA QUANTO SARO’ PROLISSA :P E POI…SOLO L’ EPILOGO : ))  IN FONDO, COME AVETE VISTO, SIAMO UN PO’ ALLA RESA DEI CONTI ;)) RINGRAZIO TANTISSIMISSIMO POKURE CHE MI HA SEGNALATO PER LE SCELTE…GRAZIE DAVVERO !! INOLTRE RINGRAZIO DI CUORE LE MIE ADORATE RECENSITRICI, NON SO COME FAREI SENZA I VOSTRI INCORAGGIAMENTI, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / MITSUKI / ENDY_LILY 95 / SINISA / POKURE E MIKIMUSIC!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE!! UN BACIONE!!

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Capitolo 44
*** 43 CAPITOLO ***


“ Sbaglio o abbiamo un infiltrato alla festa?” chiese Aaron guardando Pegasus dritto negli occhi, non gli piaceva quell’ espressione così sicura di sé “ non pensi che dovresti spiegarmi chi è, cara Lily?”
Lily fece per parlare e mandarlo a quel paese, ma Scorpius la precedette.
“ Penso che Lily non ti debba un bel niente” rispose sentendo la rabbia affluire pericolosamente alla sua testa.
Adesso che era lì, davanti a lui, non gli importava un bel niente se Corner era armato mentre lui non lo era, se Corner poteva contare sulle sue amichette, entrambe armate o se aveva letteralmente il coltello dalla parte del manico.
L’ unica cosa che riusciva a vedere era l’ uomo che aveva rovinato la vita di Lily, che aveva rovinato il futuro di Pegasus.
Vide Corner spostare lo sguardo su di sé e assottigliò gli occhi, gli bastava solo aspettare il momento giusto.
“ E’ un nuovo fidanzato? E a te va bene?” chiese sarcastico e Scorpius fece un passo in avanti.
Non gli importava se era senza bacchetta, avrebbe cancellato quell’ espressione compiaciuta dal viso di quel maledetto.
“ Bè” iniziò guardando Lily “ in fondo è abituato a condividerti, o sbaglio?” domandò con cattiveria.
Lily rimase così scioccata che fece un passo indietro, ma la sua mancanza di reazione non fu un problema, in quanto, al contrario suo, Scorpius balzò in avanti, pronto a ucciderlo con le proprie mani.
Fu talmente immediato che prese tutti di sorpresa e inizialmente nessuno si mosse né fiatò.
Scorpius chiuse le sue mani intorno alla gola di Aaron “ maledetto bastardo” disse e con una forza incredibile dettata dalla rabbia cominciò a sbattergli la testa contro il terreno.
“ Non dovevi…”
Non doveva cosa? Non sapeva neanche lui quale tra le mostruosità che aveva fatto, scegliere.
Aveva solo il volto di Lily in mente e la sua sofferenza.
“ Non dovevi” ripeté più rabbioso e ad ogni parola accompagnava un colpo, un pugno.
Non sentiva niente e non vedeva niente tranne che gli occhi di Aaron che si stavano offuscando per la vita che lo stava abbandonando.
“ Impedimenta”.
Scorpius fu sbalzato indietro, ma non fece in tempo a guardare sua cugina che ricambiava il suo sguardo collerico che si sentì sollevare nuovamente in aria e fu sbalzato qualche metro indietro cadendo sulla schiena e mozzandosi il respiro nei polmoni.
“ Maledizione” ansimò rialzandosi e respirando a fondo.
Le sue labbra si aprirono di sorpresa, quando vide che la forza era scaturita dalle mani di Pegasus e che nel punto dove si trovava fino ad un attimo prima si stava infrangendo un incantesimo.
E il raggio di luce era verde. La rabbia era tale che gli aveva offuscato i sensi e mentre i suoi occhi vedevano solo il viso di Aaron davanti a sé, non si era accorto che dopo che sua cugina lo aveva allontanato da lui, quel maledetto gli aveva inviato una maledizione Imperdonabile.
Suo figlio gli aveva appena salvato la vita.
Pegasus aveva appena fatto sbalzare indietro suo padre ed ora i suoi occhi erano fissi in quelli di Aaron.
Sembrava quasi spaventato da lui, sicuramente non aveva mai visto nessuno fare magie senza bacchetta, quindi si limitò a sorridergli strafottente e lo vide spalancare gli occhi ancora di più.
Era quello che voleva. Anzi, doveva essere ancora più terrorizzato.
Aveva torturato sua madre e aveva quasi ucciso suo padre, voleva vedere il terrore grondare dalle sue vene.
Vide la sua espressione impaurita mentre arricciava una mano e un piccolo globo luminoso si formava in essa.
Adesso aveva l’ attenzione di tutti.
“ Morirai, molto, molto lentamente” lo minacciò e la voce era quasi divertita, ma aveva un tono tale che metteva i brividi.
Aaron alzò la bacchetta verso di lui e contemporaneamente anche le due ragazze gli puntarono la loro contro.
Pegasus le degnò solo di un’ occhiata e poi con un gesto della mano le fece volare verso il bosco.
Sentì il rumore di quando colpirono il terreno e tornò a guardare Aaron “ fuori due” disse sempre più divertito.
Aaron fece un passo indietro e guardò Lily “ chi è?” le chiese “ che vuo…”
Non riuscì a finire la frase che dovette buttarsi a terra, il globo che lo mancò di pochi centimetri.
“ Parla ancora con lei e ti ritroverai a non poter più parlare”.
Lily sentì le vibrazioni del corpo di Pegasus, nonostante non fosse più accanto a lei, cercò Scorpius con lo sguardo e lo vide camminare verso di lei.
Si teneva la testa e sembrava un po’ ammaccato, ma era vivo e da come guardava Pegasus, sapeva che era cosciente del perché era vivo.
Le arrivò accanto e le prese la mano. Lily la strinse respirando come se non avesse più bisogno di niente.
“ Non ti chiedi perché ancora non ti ho colpito?” chiese Pegasus senza staccare gli occhi da Aaron, ma non ricevette risposta alla sua domanda.
“ Bè, anche se non te lo chiedi te lo dico lo stesso” lo provocò “ voglio vedere cosa sei in grado di fare” aggiunse avanzando di un passo.
“ Colpiscimi e dimostramelo, o riesci solo a manipolare le persone perché facciano il lavoro sporco per te e poi sopraffai le persone più deboli e disarmate…”
Aaron non rispose, non riusciva a staccare gli occhi da lui.
Stava avanzando verso di lui e le sue mani erano così luminose che sembravano percorse da tante scariche elettriche.
“ Chi…chi…” balbettò ed i suoi occhi incrociarono quelli di Lily, prima ancora che potesse pentirsene però una forza lo scagliò contro un albero, ma non cadde a terra perché qualcosa lo tirò su, tenendolo attaccato all’ albero.
“ Che ti avevo detto?” gli chiese “ non devi neanche guardarla” sillabò quelle quattro parole con voce calma, ma contemporaneamente terrorizzante.
Gli occhi di Pegasus si concentrarono sulla bacchetta molle nella mano di Aaron e piegando leggermente la mano come se stesse invitando qualcuno, attirò la bacchetta verso di sé.
“ Papà” disse soltanto lanciando la bacchetta a Scorpius.
Scorpius la prese al volo e sorrise a Pegasus, poi guardò Lily “ resta qua. Pegasus ti proteggerà” le disse e Lily lo fermò per un polso “ dove vai?” sussurrò.
“ A legare quelle due e a controllare che non arrivino sorprese” le spiegò, ma Lily scosse la testa “ vengo anch’ io, posso aiutarti ” gli disse e lui scosse la testa “ lasceresti nostro figlio solo?”
Lily si voltò a guardare Pegasus per pochi secondi, ma quando si voltò di nuovo verso Scorpius, lui era sparito.
Aaron guardò Pegasus. Aveva sentito bene? Aveva chiamato Scorpius: papà?
 “ Chi sei?” chiese impaurito e Pegasus si fermò incrociando le braccia.
“ Davvero fastidioso” disse sarcastico “ davvero, davvero fastidioso” continuò.
“ Sei il protagonista di una profezia, il grande prescelto, tutti combattono per i tuoi poteri e non ti riconoscono neanche” disse con voce indignata e girando leggermente la mano Aaron cominciò a sentirsi soffocare.
“ Pegasus” intervenne Lily affiancandolo e mettendogli una mano sul braccio. Pegasus si voltò verso di lei e i suoi occhi rossi si fecero di nuovo del colore dorato.
Aveva ripreso il controllo.
Aaron guardò Lily e poi di nuovo il ragazzo, sembravano somigliarsi e oltretutto aveva chiamato Scorpius Malfoy, papà e la somiglianza con lui era così evidente che inizialmente aveva pensato fosse un parente dei Malfoy.
“ E’ tuo figlio?” chiese in un sussurro, la mano di Pegasus si mosse per gettare un nuovo incantesimo, ma Lily scosse la testa e si mise davanti a Pegasus.
Gli occhi con cui guardò Aaron erano così pieni d’ odio che sembravano accesi al pari di quelli di Pegasus.
“ Mio figlio, esatto, il mio bambino venuto dal futuro per uccidervi tutti uno per uno…ad iniziare da te, brutto stronzo”.
Aaron non si mosse di un millimetro per timore che Pegasus facesse qualcosa, ma lui sembrava limitarsi ad osservare la scena, come se avesse capito quanto fosse importante per Lily quel momento.
“ Mamma?” chiese interrogativo, quando vide Lily mettere una mano dentro la tasca dei pantaloni di Aaron, ma lei tirò fuori uno dei coltelli dai quali Aaron non si separava mai e si voltò a guardare Pegasus con un sorriso “ chiudi gli occhi, amore” gli disse ironica e Pegasus fece un paio di passi indietro.
Non amava vedere sua madre così, ma sapeva che era giusto. Doveva avere la sua vendetta.
Aaron spalancò gli occhi “ non puoi farlo” le disse, la sua voce una patetica preghiera.
“ Sono simpatiche le lame, non trovi?” gli chiese schernendolo e giocherellando con la punta della lama “ bè, ci sono così tanti utilizzi che puoi farne”.
Prese il coltello dalla parte del manico e cominciò a passargli la lama senza premere, prima sopra il viso, poi sulla gola.
“ Non puoi farlo, tu non sei…tu sei la dolce Lily”.
Lei rise fermandosi con il coltello sopra alla sua gola e tracciando il percorso segnato dalla lametta “ ma l’ ho già fatto” gli disse e Aaron spalancò gli occhi spaventato.
Guardò verso Pegasus qualche passo dietro Lily, ma vide che non era minimamente intenzionato a muoversi.
Se ne stava appoggiato ad un albero, gli occhi chiusi come se quello che accadeva attorno a lui non lo interessasse, ma Aaron era sicuro che se avesse provato anche solo a sfiorare Lily, le sue mani avrebbero subito una rude amputazione.
“ Guarda me, stronzo” lo richiamò Lily e lui riportò gli occhi su di lei “ bravo” si complimentò lei “ non hai mai avuto problemi a guardarmi, vero?” gli chiese e fece scivolare il coltello verso il suo petto, scorrendolo poi verso l’ addome.
Aaron s’ irrigidì e cercò di indietreggiare, ma essendo poggiato contro l’ albero non vi riuscì.
I suoi occhi si riempirono di lacrime “ non farlo” la pregò piangendo senza ormai nessuna dignità.
Sapeva cosa lei voleva fare, sembrava leggerglielo negli occhi. Forse non lo avrebbe ucciso, ma avrebbe avuto la sua vendetta.
“ Dovrebbero importarmi le tue lacrime?” gli chiese ed era solo una domanda retorica, ma Aaron annuì.
“ Certo…certo…tu non sei come me…io…”
Un grido interruppe il blaterare di Aaron e sia Lily che Pegasus puntarono lo sguardo verso il bosco.
“ Scorpius” disse Lily e si allontanò da Aaron quel tanto che bastò perché lui, approfittando del fatto che Pegasus si fosse allontanato di qualche passo per vedere cosa stesse succedendo, prendesse Lily per un braccio togliendole il coltello e facendola roteare aderendo al suo corpo.
Pegasus alzò immediatamente le sue mani per colpirlo, ma Aaron puntò il coltello alla gola di Lily.
“ Vogliamo vedere chi è più veloce?” domandò, la follia era tornata nei suoi occhi scuri e Pegasus abbassò le mani, ma non lo sguardo.
Se avesse potuto colpirlo con gli occhi, probabilmente a quest’ ora Aaron sarebbe stecchito.
“ Bravo, così mi piaci” gli disse, ma Pegasus continuò a tenere lo sguardo su Lily, sembrava volerle dire che stavolta non era sola.
“ Visto che mi hai portato via la bacchetta dovremo andare a cercarla, che dici?” gli chiese e poi gli fece cenno con la testa di precederlo.
“ Sei morto” gli disse superandolo, ma Aaron rise “ dieci minuti fa mi avresti terrorizzato, ma adesso mi sembri solo un ragazzino vanitoso” gli disse e quando Pegasus sembrò volersi scagliare su di lui, Aaron premette più forte il coltello sulla gola di Lily facendola gemere di dolore.
Pegasus strinse i pugni, ma si voltò precedendolo.
“ Fermo” gli disse Aaron appena arrivarono a poter sentire le grida di una battaglia.
“ Voglio che tu uccida tuo padre” gli disse e Lily sbarrò gli occhi guardando Pegasus.
Lui sembrava inorridito e terrorizzato e Lily sapeva perché. Lo aveva visto nei ricordi.
Pegasus era stato costretto ad uccidere colei che per lui rappresentava sua madre, non poteva pensare di dover uccidere anche suo padre.
“ Vuoi davvero poter scegliere? Quale vita è più importante per te?” gli chiese con un sorriso sadico e Lily sentì salirle le lacrime agli occhi.
Erano le stesse parole che usava la donna nei ricordi. Quale vita è più importante?
“ Non mi ucciderà” disse rivolta a Pegasus e per tutta risposta Aaron premette talmente tanto che la sua gola iniziò a sanguinare.
“ Non mi ucciderà” ripeté e Aaron rise “ puoi esserne sicuro?” lo sfidò e Lily poté vedere il viso di Pegasus.
Aveva così tanto potere che tutti tendevano a dimenticarselo, ma era solo un ragazzo di diciassette anni e adesso era sopraffatto dalle paure e dai ricordi.
Il suo istinto di mamma prese il sopravvento “ Pegasus” urlò e lui la guardò facendole stringere il cuore.
La tristezza che vi leggeva era la stessa del primo giorno che si erano incontrati.
“ Non mi ucciderà…fidati di me” le ultime parole erano un gemito doloroso perché Aaron le aveva preso i capelli e glieli stava tirando indietro, ma questo permise a Lily di avere più libertà di movimento, si girò parzialmente e gli tirò un calcio sul ginocchio facendolo indietreggiare e piegare su se stesso, poi approfittando del dolore che lo stordiva, gli torse il braccio riprendendo il coltello in mano.
“ Vai ad aiutare Scorpius” disse rivolto a Pegasus “ VAI” urlò quando lo vide indeciso e Pegasus la guardò solo un attimo prima di voltarsi e perdersi tra le frasche.
Lily sovrastò Aaron posizionando un ginocchio sopra allo sterno e premendo, prima di puntargli anche il coltello alla gola.
“ Continui a cadere nei soliti errori” gli disse “ ma devo decisamente farti smettere di avere la possibilità di farmi del male” continuò.
Aaron non disse niente limitandosi a provare ad alzarsi, senza riuscirci, era impossibile alzarsi visto che, come gli aveva sempre insegnato Teddy all’ Accademia, un ginocchio premuto sul petto impediva i movimenti anche ad un uomo grande e grosso.
“ Voglio solo sapere come hai fatto a mettere quei ricordi nella testa di mio fratello, perché sei stato tu, vero?”
Aaron gorgogliò nelle sua stessa saliva nel tentativo di ridere “ quanto ti ha fatto soffrire?” le chiese e Lily spinse di più l’ avambraccio sulla sua gola,  per togliergli quel maledetto sorriso dalla faccia.
“ Rispondi e basta” lo ammonì e lui sorrise “ altrimenti? Mi uccidi?” le chiese e la sua voce era divertita, aveva capito che comunque fosse andata sarebbe morto o finito in prigione.
“ Quando ho creduto che fossi morta…quando hai avuto la splendida idea di provare a suicidarti…”
Parlava con difficoltà, ma Lily continuava ad avere i brividi a sentire quella voce “ ho pensato a cosa poteva farti soffrire quanto tu avevi fatto soffrire me…”
Soffrire? Non poteva dire davvero. Non poteva intendere che aveva visto il suo tentativo di suicidio come un rifiuto… era più contorto di quello che aveva sempre pensato.
Aaron rise di nuovo e quasi soffocò, ma riprese lo stesso “ il tuo ricordo rovinato per sempre…nella mente dell’ unico fratello superstite tu saresti stata… nessuno ti avrebbe ricordata con amore… tuo padre e tuo fratello sarebbero stati dalla nostra parte…tua madre era fuori dai giochi e l’ unico Potter che non c’ interessava…”
“ Sarà quello che permetterà a sua sorella di ucciderti”.
La voce di Albus quasi le fece mollare la presa del coltello sulla gola di Aaron.
“ Albus” disse Lily, il sollievo era tale che le vennero le lacrime, non aveva capito quanto avesse temuto di non uscire da quel bosco.
Albus le sorrise e Alice spuntò accanto a lui, il fiatone per la battaglia e la felicità nei suoi occhi nel rivederla salva.
“ E’ tutta tua” disse Albus e le lanciò la bacchetta.
Lily l’ afferrò con tutta la sua forza di volontà e si voltò di nuovo verso Aaron.
Vide i suoi occhi folli, sembrava quasi che non fosse più spaventato, ma che fosse divertito.
Alzò gli occhi quando sentì di nuovo un rumore e vide arrivare suo zio Ron, Scorpius e Pegasus.
Tutti e tre tenevano una persona per braccio, erano sei Apocalittici, ma una delle due ragazze non c’ era.
Tammy, la stranissima Tammy, doveva essere fuggita.
“ Lily” la chiamò Scorpius preoccupato e lei scosse la testa, riconcentrandosi su Aaron.
“ Perché io?” gli chiese e Aaron rise fino a gorgogliare nuovamente nella sua saliva.
“ Cosa vuoi…sentire… perché sei… unica?” la prese in giro e Lily premette di più il ginocchio nella sua gola, la rabbia che le stava facendo fischiare le orecchie.
Era stata torturata più volte, era stata usata e adesso che chiedeva il motivo si sentiva schernire?
“ PERCHE’ IO?” urlò di nuovo e premette il ginocchio talmente tanto che vide il volto di Aaron cominciare a divenire paonazzo.
Le mani di Aaron corsero al ginocchio di Lily, ma qualcuno con un colpo di bacchetta gliele fece abbassare.
Lily si chinò verso di lui “ non ti importa di morire, posso leggerlo nei tuoi occhi, ma c’ è differenza, sai?” gli chiese a voce bassissima “ nessuno lo sa meglio di me, morire con dignità, o morire facendoti strappare gli occhi dalle orbite, mutilare le dita ad una ad una…” si avvicinò ancora di più, ormai la sua voce era ridotta ad un sussurro udibile solo da loro due “ ricordi il piacere che provavi a farmelo e poi guarirlo?” domandò “ lascia che provi questa sensazione anche io…” disse e Aaron scosse la testa.
Lily si sollevò e sorrise soddisfatta “ dimmi, perché io” ripeté e stavolta era un ordine e non una richiesta.
“ Perché no?” chiese Aaron, ma Lily sapeva che era la sua risposta.
Cadde all’ indietro, la vista all’ improvviso oscurata dalle lacrime. Immaginò che qualcuno tenesse sotto controllo Aaron altrimenti questa sua debolezza le sarebbe costata la vita, ma non era riuscita a restare fredda e lucida.
Perché io? Perché no?
“ Oddio, oddio, oddio… non respiro… non respiro…”
L’ aria le mancava e si accorse che era perché i singhiozzi si stavano sovrapponendo l’ uno sull’ altro, impedendole di respirare.
Perché no?
Avrebbe voluto non aver chiesto.
Si sentiva come se le avessero appena chiuso la testa dentro un sacchetto di plastica.
Perché no?
Si portò le mani al volto.
Non riusciva a vedere nessuno, non riusciva a sentire niente.
Le sembrava che ogni cosa si fosse offuscata e solo le risa di Aaron, la sua cattiveria, le sue mani, i suoi coltelli.
Il dolore. Il panico. La paura.
Tutto quello che aveva passato. Perché le era successo?
Perché? Che risposta era, perché no?
“ Lily, Lily…ascoltami, Lily”
Lily scosse la testa tornando piano alla coscienza, lottando per uscire da quella nebbia di panico che l’ avvolgeva.
“ Lily”.
Lily mise a fuoco il volto di Scorpius. Era davanti a lei e stava cercando di parlarle, di farla tornare alla normalità.
Si accorse che i suoi polsi era rinchiusi nella morsa delle mani di Scorpius e si mosse per liberarsi “ mi prometti che non ti fai più del male?”
Lily lo guardò come se fosse impazzito, ma quando sentì il suo volto bruciare capì che si doveva essere graffiata e annuì prendendo un respiro.
Guardò Scorpius e lo vide annuire a sua volta e studiare ogni sua reazione per essere sicuro che avrebbe mantenuto la promessa.
Lily guardò Pegasus e vide che i suoi occhi erano di nuovo divenuti rossi, e il suo viso era pallido, quasi cadaverico, sembrava fosse un misto tra uno che vuole uccidere qualcuno o che vuole vomitare. E come poteva biasimarlo?
Quale figlio vorrebbe vedere sua madre in quelle condizioni?
“ Mi dispiace” sussurrò guardandolo, poi riportò lo sguardo su Scorpius, sul suo Scorpius.
“ Mi di…mi… mi…”
Non riusciva a parlare, ma a Scorpius non serviva, le prese il volto tra le mani facendola in quel modo smettere di tremare e scosse la testa “ è tutto a posto, Lily” le disse.
Lily mise le sue mani sopra a quelle di Scorpius, le sembrava di poter sentire il calore e l’ amore anche solo attraverso queste.
“ Ti amo” gli disse e Scorpius sorrise prima di baciarla “ anche io…sempre” le disse.
Lily sentì il suo cuore tornare a battere regolarmente e il respiro ricominciare a fluire normalmente.
Si staccò da Scorpius e guardò Aaron.
Era fermo a terra, nella stessa posizione in cui lei lo aveva lasciato.
Suo fratello gli puntava la bacchetta contro e aveva il volto di chi non vede l’ ora di avere una valida scusa.
Lily guardò di nuovo Aaron e poi guardò il resto delle persone attorno a lei.
Sembrava che fossero tutti in attesa di una sua mossa.
Sembrava che avessero negli occhi tutti lo stesso messaggio: fai quello che vuoi, uccidilo, arrestalo, noi siamo con te.
E Lily comprese.
Quello che prima le aveva raccontato Aaron era quello che volevano far accadere, era quello che era accaduto nel futuro di Pegasus.
Lei era rimasta il gioco di Aaron fino a quando lui non si era stancato lasciando una giovane donna, martoriata e mutilata.
Pegasus era stato sfruttato per i suoi poteri ed era stato costretto a crescere pensando che nessuno lo amasse.
La sua famiglia la odiava, Scorpius la odiava, nessuno aveva dei veri ricordi suoi, solo quelli che erano stati installati nella mente di suo fratello e quelli che la falsa Lily aveva creato con le sue mosse.
L’ avevano cancellata, avevano fatto dimenticare a tutti com’ era veramente lei.
“ Pegasus” chiamò e suo figlio la guardò interrogativo.
La voce di sua madre era ancora così affannosa da farlo preoccupare, quando pochi minuti prima era crollata sotto quella crisi isterica, il suo cuore si era fermato e non era riuscito a muoversi.
Non era riuscito ad aiutarla, né a fare niente che non fosse pensare che sua madre sarebbe morta, sarebbe morta lì e subito.
Per fortuna suo padre aveva avuto il sangue freddo che a lui era mancato.
La vide alzarsi, ma il fatto che fosse ancora per mano a suo padre gli fece capire che adesso non avrebbe più ceduto.
“ Vieni qua” lo pregò guardandolo inginocchiandosi davanti ad Aaron portando Scorpius con sé.
Pegasus guardò un attimo Scorpius e lo vide annuire, sapeva che suo padre avrebbe capito.
S’ inginocchiò accanto a sua madre e Lily finalmente vide gli occhi di Aaron farsi terrorizzati.
“ Non vuoi liberarti di qualche ricordo?” gli chiese e guardò suo figlio con gli occhi di una mamma che sta proponendo un premio al suo bambino.
Pegasus guardò Lily e poi di nuovo Aaron. Uno dei maggiori fautori della sua infelicità, della sua vita.
Aaron si mosse per liberarsi, forte sempre più forte “ fermi, maledetti, fermi… non potete farlo… maledetti…”
La voce gli si spense mentre Pegasus afferrava la mano di Lily e le posizionò entrambe sopra alla sua testa.
Gli occhi di Pegasus s’ illuminarono e così fecero le sue mani.
Il Triskel sulla mano di Lily s’ illuminò a sua volta e Aaron fu invaso dai ricordi.
La sua mente fu sopraffatta dai ricordi di Lily e di Pegasus.
Quando anche la collana di Pegasus iniziò ad emettere un bagliore dorato, Lily capì che, grazie al fatto che lei teneva ancora la mano di Scorpius,  anche i ricordi della Lily e dello Scorpius del futuro si stavano sommando ai loro.
Aaron non faceva che urlare e dibattersi, perso nei ricordi, perso in quello che stava vedendo attraverso la sua mente.
Solo scene di dolore e di angoscia, di paura e di terrore.
Sentì quello che si prova a sentirsi privare di ogni speranza e accusò tutto il panico e tutto la paura che aveva provocato nei due.
Sentì sulla sua pelle le torture come se fossero vere e non nella sua mente.
Vide il futuro senza speranza e pieno di tutto il dolore che aveva creato con le sue azioni.
Lily e Pegasus continuarono a tenere la mano sulla sua testa, fino a quando non videro gli occhi rovesciarsi e non sentirono le urla cessare, poi si staccarono e caddero entrambi indietro, privati di ogni forza.
“ E’ morto?” chiese Lily con affanno mentre Scorpius l’ aiutava a rimettersi in piedi e Albus aiutava Pegasus.
Capì che a quel punto non voleva che fosse morto, anzi sperò con tutta se stessa che fosse sopravvissuto, così da poter vivere con quello che aveva fatto.
Alice si chinò su di lui e scosse la testa “ no, ma non credo che tornerà a far del male mai più” le disse guardandola con un sorriso e quando arrivarono davanti a lui, videro gli occhi aperti, ma vacui.
Sembrava non essere più presente a se stesso. Sembrava impazzito.
***
Cindy correva.
Svoltava da un angolo all’ altro di quell’ enorme villa senza sapere minimamente dove stava andando.
Era nel quartier generale e non poteva essere più in pericolo.
Gli Apocalittici la vedevano come un nemico, ma anche per gli altri era così.
Sapendo di dover scegliere tra l’ essere arrestata o uccisa, la scelta più giusta sarebbe stato scappare, trovare la finestra o la porta più vicina e fuggire, correndo fino a quando non si fosse lasciata quel maledetto incubo alle spalle.
Ma non riusciva a farlo. Ogni volta che pensava a James lo stomaco le si contorceva per la paura e contemporaneamente si odiava.
Le aveva detto di rimanere dov’ era, ma quando aveva sentito arrivare quei maledetti se l’ era defilata, non avrebbe potuto far niente disarmata com’ era.
Era solo un impiccio e quindi aveva fatto ciò che la sua intelligenza le aveva ordinato: scappare.
Però quando era arrivata a metà del corridoio successivo si era fermata e si era guardata le mani.
Aveva abbandonato una persona a cui teneva. Lo aveva fatto di nuovo.
Per quanto si odiasse e per quanto non si capisse, il suo cuore si accendeva ogni volta che pensava a James, ogni volta che guardava i suoi occhi così innocenti, così diversi da tutto quello a cui era abituata.
Lui non era un calcolatore, un manipolatore, lui era puro, lui era una persona giusta e questo lato di lui l’ avevano travolta.
Anche se lui non avrebbe mai potuto condividere i suoi sentimenti, anche se lui non avrebbe mai potuto fare a meno di odiarla, come aveva già messo in chiaro molte volte, lei non riusciva a comandare il suo cuore.
Avrebbe voluto comandarlo come la sua mente, ma non poteva farlo.
E adesso stava abbandonando di nuovo una persona che amava, come aveva fatto per sua sorella.
Quando aveva realizzato di voler esser diversa aveva cominciato a contare i corridoi, a memorizzare le svolte a destra o a sinistra, il cervello non le mancava e la memoria neppure e sapeva che questo le sarebbe tornato utile.
Quando vide il viso di Cris quasi si sentì svenire per il sollievo.
“ Cris…Cris…devi venire…li hanno presi…”
Hermione alzò la bacchetta su di lei e in un lampo si ritrovò attaccata al muro, una forza invisibile che la tratteneva contro.
“ Li hai condotti in un’ imboscata?” chiese Hermione rabbiosa e Cindy scosse la testa, sentendo le lacrime salirle agli occhi “ no…” iniziò con la voce rotta e provò a raccontare quello che era successo.
“ Ho memorizzato il percorso” aggiunse per avvalorare la sua tesi.
Hermione scosse la testa “ chi mi dice che non vuoi intrappolare anche noi?” chiese e Cindy la guardò negli occhi “ non è così” si oppose, le lacrime ormai solcavano le sue guance.
“ Cris” la guardò supplicante “ non c’ è tempo…per favore, per favore diglielo te” la pregò e Cris la osservò mordendosi un labbro.
Aveva sempre creduto nell’ innocenza di Cindy e l’ aveva anche difesa da Pegasus, ma adesso?
Credere a lei significava rischiare la vita di tutti quelli che erano con lei “ e perché non sei scappata?” le chiese.
Una semplice domanda che richiedeva una semplice risposta. Cindy sapeva che era per testare la veridicità delle sue parola, ma come poteva dirle che si era pateticamente innamorata di James Potter?
Rimase in silenzio e Cris scosse la testa, Cindy poteva vedere dai suoi occhi che non le credeva ed era normale: non riusciva a vedere il valido motivo che le aveva impedito di fuggire ed essere libera da tutti.
Ingoiò a vuoto un paio di volte e si accorse che stava ingoiando il suo orgoglio.
Sapeva che non aveva alternativa, doveva parlare.
“ Sta dicendo la verità”.
Cindy guardò tra le lacrime il volto della gemella di Cris: Zoe.
Quella ragazza si scambiò uno sguardo con il suo ragazzo e dopo un leggero assenso fece un passo in avanti.
“ Sta dicendo la verità” ripeté e Cris la prese per un braccio trovandosi faccia a faccia con la gemella.
Erano così simili, differivano solo in pochi particolari, ma le espressioni le rendevano completamente diverse.
“ So che ti piace credere alle persone e piace anche a me, ma se sbagli, qua moriamo tutti” l’ ammonì nervosa e Zoe si liberò con un gesto d’ impazienza.
“ Per Silente, Cristel, credi non sappia cosa c’ è in ballo?” la rimproverò e sentendosi chiamare con il suo nome intero Cris fece un passo indietro, ma non smise di guardare la sorella in cagnesco.
“ Hermione, cosa dici?”  la interpellò Cris e Hermione pensò.
Lei sapeva chi era Cindy e comunque fosse andata sarebbe stato importante averla con loro, quindi l’ avrebbe portata con loro; forse avrebbero rischiato la trappola, ma era un rischio che andava corso.
Guardò Zoe, era comunque curiosa di sapere perché ne fosse così sicura.
“ Come mai sai che non sta mentendo?” le chiese e Zoe guardò Cindy prima di spostare lo sguardo su J.J. “ l’ abbiamo conosciuta nel futuro” disse lui “ quale futuro?” chiese Cris “ io non l’ ho mai…”
“ Non nel nostro” la interruppe J.J. “ nell’ altro. Quello dove abbiamo conosciuto per la prima volta James” disse soltanto.
Cris aprì le labbra sorpresa ed Hermione li guardò entrambi, ma non disse niente, né fece capire i suoi pensieri, limitandosi a rilasciarla.
“ E ora portaci da loro” le disse e Cindy annuì, senza riuscire però, a smettere di pensare al significato delle parole di quei due ragazzi.
 
COMMENTO: E AARON CE LO SIAMO TOLTI DAI MARRONI !!! SCUSATE SE NE SONO COSì FELICE, MA NON LO SOPPORTAVO PIU’…FORSE QUALCUNO MI DIRA’ CHE MERITAVA DI MORIRE, MA COSì MI è SEMBRATO PIU’ KARMICO :D E PER QUANTO RIGUARDA CINDY? SEMBRA CHE FINALMENTE ABBIA DECISO DA CHE PARTE STARE ; )) ADESSO ABBIAMO I NOSTRI EROI CHE SI STANNO RIUNENDO E QUINDI AVREMO LA BATTAGLIA FINALE…E QUINDI L’ ULTIMO CAPITOLO ( SEMPRE CHE MI BASTI, MI STO PREOCCUPANDO, LA PARTE DI AARON DOVEVA ESSERE UN PELINO PIU’ CORTA : ))  COMUNQUE FATEMI SAPERE COME SEMPRE !! A ME PER UNA VOLTA NON E’ DISPIACIUTO, MA SAPPIATEMI DIRE SE HO SAPUTO RENDERE QUELLO CHE SEMBRAVA CHIARO NELLA MIA TESTA : )) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO INCORAGGIATO, OVVERO: ICEPRINCESS/ LUISA21 / ALWAYS89 / MARY GRIFONDORO / SHIORI LILY CHIARA / ENDY_LILY  95 / SINISA E MIKIMUSIC !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 45
*** 44 CAPITOLO ***


“ Romilda” la voce di Harry era un misto tra stupore e rabbia.
Fino all’ ultimo non aveva creduto che fosse davvero lei la colpevole.
Erano stati compagni di scuola, era vero, ma a parte quello, la comparsata nella sua vita era finita con Hogwarts.
Aveva sentito a volte parlare di lei, del fatto che aveva perso più di un marito o di quando Ron l’ aveva interrogata per il coinvolgimento di suo figlio nell’ attacco alla propria famiglia, ma non vi era stato neanche un contatto.
Lui era troppo preso dal dolore per la sua famiglia per occuparsi di interrogarla e quindi non l’ aveva vista neanche allora.
E quindi? Cosa voleva da lui? Perché lo perseguitava?
“ Ci rivediamo, Harry”.
La voce con la quale lo disse fece accapponare la pelle ad Harry, era così tagliente e contemporaneamente leziosa.
“ Mi sei mancato.”
Harry stava quasi per risponderle a tono, ma si fermò in tempo.
Erano in netta inferiorità numerica, non era il caso di provocare, non per ora almeno.
“ Non dici niente alla tua cara compagna di scuola?”
Harry vide James mettere mano alla bacchetta, ma prima ancora che potesse dirgli di stare fermo un incantesimo lo mandò a sbattere contro il muro.
Harry lo guardò accasciarsi e sgranò gli occhi “ James” sussurrò, voltandosi per correre da lui “ FERMO!”
L’ urlo di Romilda lo fece immobilizzare per un attimo “ ogni concessione dev’ essere guadagnata” gli disse e Harry strinse gli occhi.
Era così simile a quello che aveva visto su Aaron nei ricordi di Lily.
Lei lo guardò piegando leggermente la testa “ non credi?” chiese, ma Harry ancora non rispose facendo sospirare Romilda.
“ Va bene” disse “ potrai raggiungere tuo figlio se mi dirai qualcosa” lo provocò ed Harry quasi sorrise.
Era la donna che aveva rovinato la sua vita, che aveva reso Ginny quello che era e lui non voleva certo dargli soddisfazione.
“ Prova a fermarmi” le disse, ma non si voltò neanche verso di lei e corse verso James.
Era sicuro che non sarebbe stato colpito, credeva di aver capito abbastanza quello che quella donna voleva da lui.
“ James” chiamò chinandosi verso di lui e mormorando un Innerva.
James aprì gli occhi facendogli rilasciare il respiro e lui tornò a concentrarsi su Romilda che lo stava guardando con amore e rimpianto.
“ Insomma, cosa vuoi?” le chiese “ non mi dirai che hai fatto tutto questo” e allargò le braccia “ per me?” le chiese.
“ E per chi sennò?” chiese di rimando.
Harry ne aveva visti di folli, nella sua lunga carriera Auror non si era fatto mancare niente, ma lei li superava tutti.
“ Tutta questa follia? Ti rendi conto che hai scatenato una guerra?” domandò e Romilda rise “ ci sono cose più o meno sacrificabili, persone che sono importanti ed altre che sono pedine…”
“ E la famiglia dell’ uomo che ami era sacrificabile?”
Harry si era quasi dimenticato della presenza di Draco e per un attimo si chiese se non fosse perché lui era sempre stato abituato ad agire nell’ ombra.
“ Ginny e James Potter erano sacrificabili?” Draco stava facendo le domande che Harry aveva il terrore di pronunciare, aveva così tanta paura che, a seconda della risposta, non sarebbe riuscito a controllarsi.
In fondo, nonostante fossero passati tanti anni, dentro di lui c’ era ancora traccia del ragazzino furioso a cui era stata portata via la famiglia.
E, alla fine, era la stessa cosa che aveva provato a fare quella pazza.
“ Harry doveva essere libero” rispose lei “ e liberarmi dei suoi figli era la prima cosa che dovevo fare”.
Harry si accorse di aver stretto la presa sulla maglia di suo figlio, quando lui vi mise una mano sopra come a calmarlo.
“ Pensavi davvero che ti avrebbe amato dopo che avessi ucciso i suoi figli?” gli chiese Draco stupito.
Non riusciva a capire come funzionasse la sua testa.
“ Lui mi avrebbe amato perché i suoi figli sarebbero stati dalla mia parte” si voltò di nuovo verso Harry e lo vide inarcare un sopracciglio.
“ Quello sarebbe dovuto accadere” disse “ James sarebbe stato manipolato dai cervelli…certo c’ era il rischio che morisse ed era per quello che ti avevo lasciato credere che fosse morto, se avesse funzionato poi mi avresti amato per sempre vedendolo in vita”
James si accorse che la stava guardando con le labbra aperte e gli occhi sbarrati.
Non aveva niente di razionale, era come una bambina che si era fatta il proprio film romantico e personale e che aveva anche già deciso come sarebbe dovuto finire.
“ Lily era già nostra…Aaron la voleva, quello stupido di mio figlio sembrava non riuscire a pensare ad altro, ma alla fine mi sono detta che volontariamente o meno, l’ importante era che fosse con noi…ogni cosa era buona per riuscire a portarti da me” gli disse sorridendogli come se fosse una ragazzina alla prima cotta.
“ Albus era l’ unico che non potevamo portare dalla nostra parte, sarebbe stato strano se tutti i Potter fossero venuti dalla parte degli Apocalittici, ma mi sono detta che con due figli, non avresti sentito la mancanza del terzo”.
Se la situazione non fosse stata così tragica, Harry si sarebbe messo a ridere.
Era una pazza furiosa e oltretutto pensava davvero che avrebbe potuto scegliere tra i suoi figli? O che si sarebbe arreso a lei, senza combattere, senza provare a salvarli?
“ E Ginny?”
Harry trattenne il respiro sentendo la domanda di Draco, temeva quella domanda. Temeva quella risposta.
“ No, lei non doveva morire. Doveva vivere la sua vita, come un vegetale certo, ma presente dentro se stessa…”
James si alzò di scatto pronto a balzarle addosso, ma Harry lo fermò per un polso “ papà…” gemette lui, ma si fermò ad uno sguardo del padre.
Dovevano prima capire e poi agire.
“ Cosa vorresti dire?” chiese Draco e Romilda rise portando lo sguardo su Harry “ morire non era abbastanza” commentò “ lei è viva, sembra fuori dal mondo, ma non lo è…lei sente tutto, lei vede tutto con i suoi occhi vitrei…”
“ Sei una pazza” mormorò Harry sentendo le lacrime affluirgli agli occhi.
La sua Ginny. La sua Ginny era viva, l’ aveva sempre visto e sentito e lui non aveva potuto fare niente per lei.
“ NO!” urlò Romilda, sembrava quasi che quelle tre parole pronunciate da Harry avessero avuto il potere di farle del male quanto una maledizione senza perdono.
“ Certo che lo sei” aggiunse James, si stava controllando a malapena, il suo corpo stava vibrando e se non fosse stato per il fatto che gli sembrava di sentire il cuore di suo padre rallentare per la delusione, sarebbe già intervenuto.
“ Ragazzino impertinente” disse Romilda e puntò gli occhi su James “ le ho dato solo quello che lei ha dato a me per anni” lo informò e Harry si accigliò.
Che stava dicendo?
“ Sono stata anni testimone della loro storia d’ amore…da sempre, da quando è iniziata…niente sembrava dividere l’ indissolubile coppia…” prese un respiro e spostò gli occhi su Harry “ ho tenuto tutte le copie di giornali dove eravate insieme…lo sguardo con cui la guardavi…” sospirò affranta “ erano passati così tanti anni e voi sembravate solo più innamorati di prima…e allora ho deciso”.
La voce con la quale pronunciò la parola deciso era così risoluta che Harry provò quasi pena per lei.
“ Ho deciso che non sarei più stata la testimone, ma la protagonista… mi ci sono voluti anni, e ho dovuto sacrificare tre mariti, ma alla fine la pozione che ho dato a Ginny ha funzionato…” sorrise e Harry poté vedere tutta la sua rabbia generata dall’ invidia “ adesso è lei la testimone del mio amore” concluse soddisfatta.
Harry strinse i pugni e vide James fare altrettanto. Gli stava costando davvero molto restare fermi, ma a cosa sarebbe servito attaccarla ora? Solo a finire schiantati, nella migliore delle ipotesi.
“ Esiste un antidoto?” chiese Draco e Harry sentì il cuore fuoriuscirgli dal petto in attesa della risposta.
Esisteva un modo per riavere Ginny?
Poteva esistere un modo?
Romilda scosse la testa “ se anche esistesse non lo direi a voi…a meno che…” guardò di nuovo Harry “ fino a dove arriva il tuo amore per lei?” gli chiese ed Harry indietreggiò di un passo “ staresti con me? Lo faresti se potessi farla tornare quella di un tempo?”
Harry sentì James inspirare bruscamente e si sentì quasi pietrificato.
“ L’ ideale? Gli Apocalittici? Tutto una copertura?” chiese James, forse facendola confessare avrebbe ottenuto una ribellione da parte di quei pazzi che gli puntavano la bacchetta contro.
“ No, per niente” affermò Romilda “ la mia bambina è quasi morta per colpa della nostra copertura rispetto ai Babbani…” disse e per la prima volta Harry sentì che la sua voce era quasi rotta.
“ Le pozioni sono l’ unica cosa che funzionano sui Magonò e la mia bambina era uno di quelli purtroppo”.
Adesso erano tutti in silenzio, si poteva sentire anche il rumore del vento di sottofondo.
“ Una banda di malviventi la aggredirono…aveva solo ventitrè anni e quella stupida di sua sorella l’ ha lasciata sul ciglio della strada.”
Stava parlando di Cindy e anche James sembrava essersene accorto perché i suoi occhi erano talmente dilatati da sembrare quasi che potessero uscirgli dalle orbite.
“ L’ hanno portata in un ospedale Babbano” emise uno sbuffo che doveva essere una risata “ non hanno saputo salvare suo padre, figuriamoci lei… avendo come parente solo una ragazzina minorenne, l’ hanno messa in una struttura” scosse la testa “ una struttura ti rendi conto?”
Poi fece qualche passo verso Harry e si lasciò alle spalle Draco.
Harry cercava di guardarlo il meno possibile per non attrarre l’ attenzione su di lui, ma lui non lo guardava, sembrava quasi che la sua attenzione fosse attirata da qualcosa al di fuori.
“ Lei era l’ unica a cui io tenessi… era la più grande e la più bisognosa, l’ unica nata senza poteri…e se i Babbani avessero saputo della nostra esistenza, lei non avrebbe sofferto…adesso…”
Un incantesimo la colse e prima che chiunque potesse reagire Romilda si ritrovò scaraventata in aria e poi ricadde a faccia in giù priva di sensi.
Tutti si voltarono verso la porta e per un secondo stettero immobili a contemplare la giovane ragazza castana ferma sull’ arco della porta con la bacchetta in mano.
Anche James la guardò e per un attimo i loro occhi s’ incrociarono, poteva vedere nei suoi occhi la stessa sorpresa che lo invadeva.
Anche lei non sapeva di essere figlia del capo degli Apocalittici e soprattutto, nessuno le aveva detto niente.
Era stata per mesi alla ricerca di una cura per la sorella, era vero, secondo i suoi racconti non aveva mai visto sua madre, ma aveva lavorato a stretto contatto con i suoi fratellastri e nessuno si era degnato di dirle niente.
Bè, in effetti, era da stupidi sorprendersene, Romilda non era stata certo un esempio di unità familiare.
“ Hermione” disse Harry sollevato di vedere la sua migliore amica, ma nello stesso istante scoppiò il caos.
Incantesimi cominciarono a volare dappertutto e James usò tutta la sua formazione Auror per nascondersi e rispondere agli incantesimi.
Harry, Hermione e Draco, proprio come Cris, J.J. e Zoe, invece usarono anni di esperienza formatasi durante una guerra.
Cris evocò l’ ennesimo scudo e vi parò dietro anche Cindy “ vorrei che la prossima volta che mi prendi la bacchetta tu mi avvertissi” le disse.
Si era fatta fregare la bacchetta come una principiante, per fortuna non era una traditrice, ma se lo fosse stato lei sarebbe stata la prima ad essere morta.
“ Va bene” disse Cindy sorridendo “ ma ora pensiamo ad abbattere questa gente”.
Appena Cris abbassò lo scudo per rispondere all’ incantesimo di un Apocalittico, Cindy corse verso il corpo di uno di essi e gli prese la bacchetta, poi si voltò di centottanta gradi e ne colpì uno pietrificandolo.
Si alzò in piedi e vide un Apocalittico che era impegnato in un corpo a corpo con J.J. e corse verso di lui, si sentiva così in debito con tutti loro.
Le avevano creduto e le avevano permesso di vendicarsi.
Colpì il ragazzo alla schiena e vide J.J. scrollarselo di dosso “ sai? Sono quasi felice che diventerai…”
S’ interruppe per inviare un altro incantesimo e corse via prima di finire la frase, ma Cindy rimase imbambolata.
Diventerai che cosa?
Più ci provava e più quei ragazzini restavano un mistero per lei.
La sua distrazione le costò quasi un piede quando un incantesimo Recido la mancò di un soffio, visto che qualcuno l’ aveva appena spinta via.
Batté la testa contro il pavimento, ma si rialzò immediatamente a sedere nonostante lo stordimento.
“ La figlia del gran capo, eh?” le disse James porgendole la mano.
Lei lo guardò, ma i suoi occhi non sembravano né furiosi né sembravano schernirla per la notizia, sembravano quasi comprensivi.
“ VIA!” urlò Zoe dando loro una grande spinta e facendoli nuovamente cadere a terra.
James si maledì, si era distratto, era contro le regole Auror, contro la prima regola di suo padre: vigilanza costante.
Si alzò a sedere e quello che vide gli fece sbarrare gli occhi “ no, no, no” non riusciva a dire altro mentre si chinava su Zoe stesa a terra con gli occhi aperti, ma agonizzanti.
“ Non scherzare, piccolina” le disse e Zoe sorrise “ starò bene” disse in un ansimo.
James vide che si teneva lo stomaco da dove fuoriuscivano fiotti di sangue.
Lei diceva che sarebbe stata bene, ma lui non ne era per niente sicuro “ ti faccio un incantesimo curativo” le disse cercando di spostarle le mani.
Cindy si voltò verso di lui pur continuando a tenere attivo lo scudo per proteggerli tutti e tre “ sai farlo?” gli chiese.
James guardò quello che vi era sotto le mani di Zoe e  inorridì: nella sua pancia c’ era un buco e nonostante non fosse un medimago sapeva che non andava affatto bene.
“ So fare solo degli incantesimi di base” si giustificò e Zoe tossì, non aveva ancora smesso di sorridere.
“ Non è la prima volta…” disse a fatica “ deve…arriverà Peg… Pegasus” gli disse e James annuì per niente convinto.
Non aveva la più pallida idea di dove fosse Pegasus e anche se lei diceva che poteva guarirla, non era sicuro neanche di quello.
Era ferita troppo gravemente, aveva bisogno del San Mungo, maledì il fatto che in quella casa non potessero smaterializzarsi. Gli sembrava di non poter fare niente.
Bisbigliò l’ incantesimo curativo e il sangue diminuì, ma non di abbastanza, se continuava così sarebbe morta dissanguata in pochi minuti.
“ Non ce la faccio più” gemette Cindy e James la guardò per vedere il suo scudo incrinato e il suo volto grondante di sudore.
Cercò Draco con lo sguardo, forse lui poteva curarla più a fondo di quanto potesse farlo lui, ma lo vide impegnato in un duello con un Apocalittico.
Girò lo sguardo e vide J.J. e Cris, non si erano accorti di Zoe e forse era meglio visto che stavano duellando con più Apocalittici.
“ Per favore…Per favore… tienili lontani” disse Zoe che li stava guardando a sua volta e la sua voce sempre più flebile lo fece annuire “ non c’ è modo di chiamare Pegasus in qualche modo?” le chiese.
Era disperato, quella ragazza stava morendo per colpa sua.
La figlia di Teddy ed era solo colpa sua di una sua distrazione.
Lo scudo di Cindy stava per cedere e James dovette alzarsi per aiutarla e farla riprendere.
“ Cosa facciamo?” chiese Cindy e James scosse la testa, la voce di Cindy era, per la prima volta, piena di paura e di apprensione.
“ Non lo so…forse Draco” disse e la sua voce sembrava aver perso tutta la sua sicurezza abituale “ ma dobbiamo chiamarlo senza attirare l’ attenzione dei ragazzi.”
“ Ce la fai a tenere attivo l’ incantesimo di modo che non le accada niente?” le chiese e lei scosse la testa “io no, ma tu sì” disse Cindy e dopo un ultimo sguardo si rigettò nella mischia.
James sentì una strana apprensione nel petto, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo e non poté fare a meno di seguirla con gli occhi.
Per essere solo una scienziata, come amava definirsi lei, era davvero abile con la bacchetta, qualcosa gli diceva che dopo l’ aggressione che aveva subito sua sorella, si fosse allenata molto.
“ Zoe, sei ancora con me?” le chiese e quando non ricevette risposta si voltò verso di lei “ Zoe?” chiamò, ma lei aveva chiuso gli occhi.
Gli sembrava di vedere il suo petto muoversi, ma era così impercettibile che non ne era sicuro.
Lasciò cadere lo scudo e si chinò su di lei “ Zoe?” la chiamò e le prese le mani, lei aprì leggermente gli occhi.
Era sempre più pallida e il sangue sempre più copioso “d…d..ig…l…ielo” disse con fatica “ shhh” le disse James guardandola in quegli occhi ametista che sembrava si stessero scolorendo sempre più.
Zoe scosse la testa e James le prese le mani per calmarla “ p…pr…o…me…i…lo” ormai non erano neanche più parole di senso compiuto e si avvicinò per sentirla meglio “ Cris” soffiò fuori “ J.J.” continuò “i… io…io…” James le lesse negli occhi tutto l’ amore e le sorrise “ che li ami?” le chiese “ questo vuoi che gli dica?”
Zoe annuì “ glielo dirai te” la rassicurò James, ma ormai lei non sorrideva più e le lacrime si mischiavano al sangue che fuoriusciva dalle sue labbra “ a…an..anch…” prese un respiro, come se ormai le sue riserve di aria fossero finite “ P…Pega…” inspirò più e più volte dalle labbra, ma non riuscì a finire la parola.
James alzò gli occhi su di lei “ lo dirai tu a tutti e tre, non preoccuparti” le ripeté e lei scosse la testa “ n…non farl…farli…inc…incolp… are” soffiò infine e poi si portò una mano sul petto come se adesso avesse definitivamente usato tutte le sue riserve di fiato.
“ Ok, ok, Zoe, ma adesso non parlare” si arrese James
Avrebbe voluto dirle ancora una volta che ce l’ avrebbe fatta, ma il problema era che non ci credeva più tanto neanche lui  la cosa gli faceva male.
Provò a farle  l’ ennesimo incantesimo curativo, ma le sue capacità erano limitate agli incantesimi curativi di base e ormai lei era troppo grave.
Alzò gli occhi e vide Draco guardare dal suo lato, Cindy era accanto a lui.
Draco annuì, ma dovette tornare alla battaglia e James lo vide combattere contro un Apocalittico.
“ Merda, Draco, vieni qui” lo pregò come se potesse sentirlo.
“ Cosa cavolo stai facendo?” la voce agitata di suo padre lo riportò alla realtà e vide un incantesimo dirigersi verso di loro, ma venire deviato da Harry “ devi restare attento” lo rimproverò, poi guardò Zoe e i suoi occhi si sbarrarono.
James sapeva come doveva apparire la scena, le sue mani racchiuse in quelle di Zoe, entrambe compresse sulla ferita, il sangue copioso, il viso bianco e bagnato di lacrime di Zoe.
“ E’ colpa mia” disse James con la voce rotta, ma Harry scosse la testa “ non dire sciocchezze” gli disse.
Se c’ era una cosa che aveva imparato, era che nelle guerre e nelle battaglie nessuno aveva colpa di morti e feriti, solo chi li attaccava.
James tirò su con il naso “ non possiamo smaterializzarci e lei…”
Non concluse, ma quello che voleva dire era chiaro ad entrambi.
Lei aveva bisogno di aiuto. Draco arrivò correndo e s’ inginocchiò dopo una veloce occhiata con Harry.
Zoe aprì gli occhi di nuovo “  J… J.J… e Cri…” la voce le mancò e James le strinse più forte le mani guardando verso J.J. e Cris, per fortuna gli Apocalittici li stavano tenendo impegnati e non avevano ancora guardato verso di loro.
Sentì le mani di Zoe tremare e abbassò lo sguardo, Draco era impegnato in alcuni incantesimi curativi, era così accigliato che James capì che gli stava richiedendo molta energia.
Le mani di lei si strinsero e si rilasciarono, poi si strinsero di nuovo, forte, sempre più forte e poi si fermarono.
James vide Draco alzare la bacchetta e si voltò verso di lui; aveva un’ espressione che James non avrebbe voluto vedergli “ continua” gli intimò e Draco scosse la testa.
“ Continua” ripeté con rabbia “ ce la farà” aggiunse e si accorse di aver serrato i denti, ma Draco scosse di nuovo la testa “ non posso fare più niente” gli disse mesto “ lei è morta” aggiunse piano.
James sentì il respiro intoppargli nei polmoni e guardò Zoe, la sua bocca leggermente aperta e le sue mani ormai rilasciate nelle proprie.
“ Morta?” ripeté come se non potesse credere alle proprie orecchie “ morta?” chiese ancora infilandosi le mani sporche del sangue di Zoe tra i capelli.
***
Cris sentì un dolore al petto, come se qualcuno l’ avesse colpita dritta al cuore.
Si guardò un attimo addosso e non vide ferite, ma allora perché quel dolore così acuto? E perché quella sensazione di non respirare?
Si guardò attorno e vide J.J. combattere contro due Apocalittici, ed Hermione e Cindy che combattevano a loro volta; Romilda era ancora svenuta per l’ incantesimo di Cindy e poi c’ era un capannello di persone in cerchio, Harry era davanti a tutti che teneva a bada almeno cinque Apocalittici, poi vedeva James e Draco chinati, fermi, immobili e poi?
Mancava Zoe.
Il cuore le accelerò così tanto da farle venire l’ affanno. La sensazione di oppressione che le stringeva sempre più il petto.
Si guardò di nuovo attorno, doveva esserle sfuggita, doveva, sicuramente esserle sfuggita.
Forse era nascosta dietro a qualche mobile. Sicuramente.
Le mani le tremarono e strinsero più forte la bacchetta mentre si spostava per vedere meglio in giro.
Era sicuramente andata così.
Dall’ ultima volta che era stata colpita nel loro presente, non aveva più combattuto e quindi, doveva essersi nascosta.
Ma più cercava di tranquillizzarsi e più sapeva di mentire a se stessa. Zoe era come lei e non si nascondeva.
Quando vide James portarsi una mano sporca di sangue al viso urlò.
Non sapeva neanche lei come lo aveva capito, come avesse collegato le cose, ma in quel momento ne ebbe la certezza.
“ ZOE!” il suo fu un urlo disumano e si mise a correre.
Non seppe neanche lei come arrivò fino a loro, non vide niente, non sentì niente.
Era certa che almeno una decina di incantesimi fossero stati lanciati verso di lei, ma non se ne curò.
Potevano anche colpirla, niente poteva provocarle più dolore di quello che provava in quel momento.
Arrivò ai piedi di sua sorella e vide il suo volto sfocato.
Si asciugò velocemente le lacrime, non voleva vedere sfocato, voleva vedere nitidamente sua sorella.
“ Aiutatela” urlò guardando Draco, ma lui non rispose e tenne gli occhi bassi.
Lei lo prese per la maglia stringendolo fino a fargli male “ AIUTALA…DEVI AIUTARLA”.
Sapeva di avere gli occhi fuori dalle orbite, sapeva che stava tremando, ma sua sorella, era sua sorella.
La prese tra le braccia e lei non si mosse “ perché non l’ aiuta nessuno?” disse e ormai piangeva senza freni “ per favore” li supplicò stringendola a sé “ per favore”.
In realtà non sapeva più chi stava supplicando, se Draco, se Zoe o se stessa.
Voleva solo che tornasse a riaprire gli occhi, che il respiro tornasse a muoverle il petto.
Era la parte migliore di sé come le diceva sempre ed ora non c’ era più.
“ Sei ferita” le disse Draco cercando di vedere da dove provenisse il sangue che le impregnava la maglietta.
Cris scosse la testa “ lasciatemi in pace” disse continuando a tenere sua sorella stretta al petto.
“ Un secondo solo” le disse Draco “ lasciami vedere…se poi è grave…”
S’ interruppe quando lei alzò gli occhi su di lui, due occhi così pieni di dolore e di rabbia che Draco aveva visto solo altre tre volte nella sua vita.
“ Non provare a toccarmi” sibillò cattiva e poi tornò a stringere sua sorella tra le braccia.
Non poteva aspettarsi che la lasciasse, e poi per cosa, per farsi curare? Lei non aveva bisogno di niente.
Solo di Zoe.
Gli altri avevano ripreso a combattere e le stavano permettendo di piangere e disperarsi in pace.
Affondò la testa sul petto di Zoe e si lasciò andare definitivamente.
Non riusciva a rialzarsi, non riusciva a smettere di piangere, sarebbe potuta morire lì e subito e non le sarebbe importato purchè restasse lì, con lei, abbracciata per tutta la vita.
Sentì un urlo pieno di rabbia e lo riconobbe e questo le fece alzare il viso da Zoe, con gli occhi ancora pieni di rabbia incrociò lo sguardo di J.J.
Lui la guardò e parve leggere nei suoi occhi tutto il suo dolore, abbassò lo sguardo su Zoe, ma fu solo un secondo, sapeva che non riusciva a guardarla, sapeva che per lui era troppo.
Sapeva che non sarebbe andato da loro, che non si sarebbe messo a piangere, che non sarebbe caduto a terra disperandosi.
Sapeva che non si sarebbe dato il tempo di piangere e di pensare, sapeva perfettamente come si sarebbe comportato e avrebbe voluto e dovuto fermarlo, ma non vi riusciva.
Aveva troppo dolore, così tanto che le sembrava di essere intorpidita, di essere svuotata, per cui si limitò a guardarlo.
Lo vide colpire un Apocalittico dopo l’ altro.
J.J., proprio lui che cercava sempre di stordire senza ferire, stava recidendo arti e elettrizzando le persone, stava agendo portato dalla rabbia e ne stava buttando giù uno dopo l’ altro.
Vide il suo sguardo pieno di rabbia e dolore, le lacrime che lo accecavano, le urla che lo accompagnavano.
Vide come sembrava non importargli più di niente, come si gettava in mezzo ad ogni combattimento, come li cercasse lui stesso.
Tutte quelle luci che partivano ed arrivavano verso di lui, come fossero fuochi d’ artificio invece che incantesimi mortali.
Lo vide esporsi e continuare ad avanzare, a ferire, a stordire. Sembrava una macchina.
Una macchina che aveva un solo obbiettivo e non si sarebbe fermato fino a quando non l’ avrebbe ottenuto.
Fino a quando non li avesse uccisi tutti o ne fosse rimasto ucciso.
Le sembrava di poter leggere nel suo cuore e di trovarvi solo un nome: Zoe e lo capiva, per lui doveva essere un dolore pari al suo.
Lui e Zoe erano anime gemelle. Si amavano e non poteva vederla morire così.
Sembrava aver perso ogni lucidità e razionalità ed anche Harry lo notò perché vide come si avvicinò per riportarlo alla lucidità,  per impedirgli di suicidarsi affrontandoli tutti assieme.
Cris vide come nonno e nipote litigarono e sbarrò gli occhi quando vide un raggio verde dirigersi verso Harry “ attenti” urlò, ma seppe che Harry non l’ aveva sentita, invece J.J. era abituato a dover ascoltare la sua voce, nella loro epoca, nella loro guerra era così, o si ascoltavano e si proteggevano a vicenda o morivano.
Ma Cris doveva immaginare che ormai a J.J. non importava più niente di vivere.
Vide J.J. afferrare Harry per le spalle e farlo girare su se stesso per invertire le posizioni e quando J.J. cadde a terra a braccia aperte e occhi spalancati, Cris scosse la testa, ormai completamente scioccata.
Non ce la faceva più a piangere, non ce la faceva più a urlare, non ce la faceva a disperarsi.
J.J. era appena morto davanti ai suoi occhi e lei si sentiva come se le sue emozioni si fossero bloccate, come se non potesse far altro che stare ferma, immobile ad osservare le scene susseguirsi.
A guardare Harry e James chinarsi su J.J. come se fosse solo una spettatrice, limitandosi a sistemarsi meglio Zoe in grembo.
A vedere Harry piangere lacrime di rabbia, sentendosi svuotata, sentendosi perduta, sentendosi come se fosse rimasta sola.
Ora che Zoe e J.J. erano morti le sembrava che la guerra non fosse importante, le sembrava che più niente avesse importanza.
Quando però davanti ai suoi occhi apparvero quelli di Pegasus, le parve quasi di riuscire a respirare di nuovo, le sembrò che potesse trasmetterle energia solo vedendoli nella sua mente.
Lui l’ avrebbe scossa, lui le avrebbe detto di reagire.
Si sarebbe arrabbiato con lei per la sua mancanza di reazione.
Poteva quasi sentire la sua voce che le diceva di muoversi di onorare la memoria di Zoe e J.J. e non di offenderla lasciandosi morire.
Lei scosse la testa senza smettere di visualizzare quegli occhi grigi che le impedivano di non morire e non seppe perché, ma in quel momento capì che era reale.
Sua sorella era morta. J.J. era morto.
Singhiozzò di nuovo e lasciò che le lacrime scorressero anche per J.J.
Il suo migliore amico, il calmo e sempre gentile J.J.
Il paciere, il ragazzo riflessivo che riportava sempre la calma tra lei e Pegasus. Il suo migliore amico.
“ Morto” sussurrò scuotendo la testa, ma quella parola fu quasi una rinascita.
Li avrebbe vendicati. A costo della vita.
Quando vide un incantesimo raggiungerla non restò immobile, ma afferrò la bacchetta e si difese, alzandosi finalmente da terra.
Erano andati nel passato per non vivere da reclusi, per riconquistare la loro libertà.
Questo era l’ ideale per il quale avevano affrontato tutto, con questo ideale Zoe e J.J. erano morti e lei non avrebbe permesso che le loro morti fossero avvenute invano.
Avrebbe combattuto. Fino alla fine.
Meglio morire per la libertà che vivere da schiavi.
Bob Marley.
COMMENTO: SONO UN CASO PATOLOGICO LO SO,  VI AVEVO DETTO CHE SAREBBE FINITA CON QUESTO CAPITOLO, MA CAPITEMI, VENIVANO PIU’ DI VENTI PAGINE CON TUTTE LE SPIEGAZIONI E QUINDI L’ HO DIVISO PER NON RISULTARE TROPPO PESANTE, LA COSA POSITIVA PERO’ E’ CHE IL PROSSIMO CAPITOLO ARRIVERA’ A BREVE PERCHE’ E’ QUASI TOTALMENTE SCRITTO: ))  ALLORA, PRIMA CHE MI ARRIVINO 20 RECENSIONI CRITICHE PER LA MORTE DI ZOE E J.J., SAPPIATE CHE C’ E’ UN ALTRO CAPITOLO E L’ EPILOGO…ANCHE SE CON QUESTO NON VOGLIO DIRE PER FORZA CHE TORNERANNO…; )) SPERO CHE VI SIA COMUNQUE PIACIUTO, ANCHE SE LO SAPETE CHE PER LE BATTAGLIE MI INCHINO SEMPRE ALLA SOMMA ROW, PERCHE’ E’ DAVVERO DIFFICILE, SPERO CHE NON VI SIA SEMBRATA TROPPO CONFUSIONARIA E CHE MI FARETE SAPERE !! RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE MI HANNO INCORAGGIATO COME SEMPRE, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21/ ALWAYS89/ ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / ENDY_LILY 95 E SINISA !! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! 

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Capitolo 46
*** 45 CAPITOLO ***


Madre è il nome di Dio sulle labbra e nel cuore di tutti gli uomini.
-Il corvo-
 
Pegasus sentì vagamente la voce di sua madre mentre entrava in quella casa, per lui era difficile, tutto gli ricordava la sua infanzia.
Ogni cosa: i mobili, i soprammobili e persino le tende erano uguali. Gli sembrava di essere capitato in uno dei suoi incubi.
Si aspettava quasi che i mobili si spostassero e le pareti cominciassero a stringersi fino a soffocarlo.
Sentì le orecchie fischiare e si rese conto dal suo respiro accelerato che si stava facendo prendere dal panico e quello non andava mai bene.
Il panico era direttamente proporzionale alla sua perdita di controllo, ma non riusciva a farne a meno.
Quella casa era maledetta, tutto era cupo e anche se ormai era cresciuto, tutto gli sembrava enorme e infinito, proprio come quando era piccolo.
Gli sembrava quasi di sentire la voce di sua madre, la sua finta madre, che lo minacciava, lo picchiava, lo torturava.
“ Pegasus” quando sua madre gli toccò il braccio si scansò, troppo portato dai ricordi ed i suoi occhi incrociarono quelli preoccupati di suo padre.
Non era la sua infanzia altrimenti suo padre non avrebbe avuto quell’ espressione, ma anzi, avrebbe avuto il dolore che traspariva dagli occhi.
“ Pegasus, ce la fai?” gli chiese di nuovo Lily e Pegasus prese un respiro guardandola.
Doveva smettere, adesso si stava costruendo dei veri ricordi con lei, veri proprio come vera era lei.
La sua vera mamma, quella donna che lo stava guardando adesso, come se non avesse niente di più prezioso al mondo.
Era lei e non aveva niente a che fare con quella maledetta donna che l’ aveva torturato, quella era solo una pazza.
Non sua madre. Una pazza.
Annuì senza riuscire a lasciare i suoi occhi “ ce la fai?” gli chiese ancora Lily e lui sorrise “ non pensavo che avere una mamma fosse così stressante” scherzò e Lily e Scorpius si guardarono rilasciando il respiro.
Il colore era tornato sul suo volto e se si metteva a scherzare poteva solo dire che aveva affrontato i suoi demoni e aveva vinto lui.
“ Ehy, signorino, ringrazia che non controlli se ti sei messo la canottiera” scherzò a sua volta e lo vide scambiarsi uno sguardo complice con suo padre.
Lily avrebbe pagato Galeoni per riuscire a poter essere così per tutta la vita. Liberi e felici.
Ma sapeva che non sarebbe stato possibile, non con gli Apocalittici ancora in giro.
“ A proposito di canottiera” disse Alice riportandola alla realtà e Lily la guardò per un attimo stranita prima di vedere cosa le stava porgendo.
“ Non hai freddo?” le chiese mentre Lily si infilava velocemente la maglia.
Avrebbe voluto capire come facevano a sapere che avrebbe avuto bisogno di una maglia, ma decise di lasciar perdere, sicuramente c’ entrava Pegasus e quindi, era meglio se non si chiedeva altro.
Guardò di nuovo Pegasus e si permise di studiarlo per un secondo, era così uguale a Scorpius, ma un occhio attento avrebbe potuto notare anche quelle piccole cose che lo riconducevano a lei.
Sospirò e poi guardò Scorpius. Il suo amore. L’ uomo della sua vita.
Come poteva avere ancora freddo? Ormai il freddo dei Dissennatori era stato spazzato via dalla sua famiglia.
Si girò verso Alice e le sorrise “ non più” le rispose, prima di cominciare a correre per seguire gli altri.
Pegasus sapeva dove andare, sia perché conosceva la casa, sia perché sentiva le urla e i colpi della battaglia.
Lo stomaco gli si strinse al pensiero di Cris, J.J. e Zoe. Anche se non li aveva visti partire, sapeva che c’erano.
Glielo diceva il suo cuore e la sua testa. Non si sarebbero mai tirati indietro in una battaglia, non avrebbero mai permesso di essere lasciati a casa.
Appena arrivò dentro la stanza quello che vide gli fece aprire le labbra.
Per un attimo anche lui rimase stordito, proprio come tutti gli altri, solo Ron ebbe la freddezza di reagire immediatamente e fu quello che li salvò.
“ Sveglia, ragazzi” li ammonì perdendosi nella mischia.
Pegasus cominciò a vagare gli occhi immediatamente per la stanza.
Sapeva chi stava cercando, ma non li vedeva da nessuna parte.
C’ era una tale confusione.
Incantesimi che volavano in ogni dove, persone che venivano ammanettate o che si spaccavano tentando di smaterializzarsi in un luogo dove non potevano farlo.
C’ era anche sangue e pianto e rendeva tutto più difficile.
E poi la vide.
Stava combattendo con una ferocia che non le aveva mai visto e le sue guance erano piene di lacrime, così come i suoi occhi. Come riuscisse a vedere e combattere era un mistero.
Il suo corpo iniziò a vibrare quando le vide i capelli e il volto sporchi di sangue. Sarebbe voluto andare da lei ed esaminarla pezzo per pezzo per vedere che nessuno l’ avesse ferita, ma ora non poteva distrarla.
Schiantò un paio di Apocalittici che la stavano raggiungendo e finalmente lei lo guardò.
Di colpo il dolore di lei fu il suo.
Ne venne travolto in un modo così forte che, pur non sapendone il motivo, sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Non riusciva a capire cosa fosse successo, ma vedere tutto quel dolore negli occhi cielo di Cris lo fece quasi barcollare.
Si avvicinò a lei cominciando a sentire le sue mani riscaldarsi, anche se non voleva ammetterlo, stava già unendo i pezzi.
Dove erano  J.J. e Zoe? E Perché aveva la sensazione che tutto si stesse avviando alla sua conclusione?
La raggiunse e l’ abbracciò istintivamente. Tutto gli era mancato e tutto gli sembrava così evanescente, quasi come se potesse finire da un momento all’ altro.
“ Stai bene?” le chiese tra i capelli, poi senza neanche darle tempo di rispondere l’ allontanò da sé, esaminandola.
Sembrava stare bene, se non considerava quegli occhi che sembravano aver perso tutta la vita.
“ Zoe…” il suo fu un sussurro, ma per Pegasus fu sufficiente, quando vide le sue labbra formare il nome J.J. la fermò con una mano. Non voleva sentirla.
“ Dove sono?” chiese soltanto, i suoi occhi erano così rossi che Cris si chiese come potesse ancora tenere il controllo.
“ Cris” la chiamò e lei si ricosse e guardò alle sue spalle dove aveva lasciato Zoe.
“ No!” si portò le mani alle labbra e cominciò a guardarsi intorno “ era qua” disse con la voce piena di panico.
Pegasus l’ affiancò e, quando anche i suoi occhi non videro nessuno, li puntò in quelli di lei.
Adesso anche le sue mani erano illuminate e tutto attorno a lui l’aria sembrava vibrare.
Cris sapeva perché era così sconvolto, aveva pensato di poterli salvare, ma se non vi era corpo, non poteva neanche provare a salvarli.
“ Maledizione!” imprecò e dalle sue mani uscì fuori un incantesimo così forte che un pezzo di muro cedette.
Non potevano essere morti, non senza che lui potesse far niente.
Doveva salvarli, lui sapeva che ce l’ avrebbe fatta.
Lo sapeva, i suoi poteri benigni erano così aumentati.
Lui sentiva che ci sarebbe riuscito, ma non poteva sopportare di non poter neanche provare.
Il suo corpo vibrò e cominciò a sentirsi trasportare, i suoi poteri stavano di nuovo prendendo il controllo.
Riusciva a sentire solo la voglia di ucciderli tutti, la rabbia che gli fluiva nelle vene e arrivava direttamente nelle sue orecchie.
Alzò le mani per combattere e dopo, fu solo dolore e confusione.
Non riusciva a vedere più niente che non fosse lo sguardo di Zoe.
La dolce Zoe, la piccola del gruppo, quella che, nonostante avesse la stessa età di Cris, sembrava la piccola, sembrava quella sempre un po’ indifesa, ma che contemporaneamente aveva la forza e la bontà di battersi con le unghie e con i denti per tutti.
Il caos si fece sempre più intenso, vedeva le persone volare e capiva che era lui che si stava muovendo, scaraventandoli contro le pareti.
Quando arrivò davanti a suo nonno e vide chi teneva tra le braccia si fermò.
I suoi occhi tornarono del suo colore, quasi come se si fossero svuotati improvvisamente.
“ J.J.” disse, ma non era sicuro di averlo detto davvero, sentiva un groppo alla gola, qualcosa che gli impediva di parlare, di piangere o anche solo di respirare.
Aveva gli occhi vitrei e non aveva alcun dubbio che fosse morto.
Sapeva che era morto, lo aveva letto negli occhi di Cris, ma vederlo era diverso.
Era come se il cuore avesse smesso di battere, era come se una lama glielo stesse trapassando.
Si chinò su di lui e gli accarezzò i capelli. Strinse la mascella per non distruggere tutto quello che aveva intorno.
Suo cugino. La prima persona che era riuscita a perforare il suo cuore quando ancora credeva di avere solo un pezzo di ghiaccio al posto di quell’ organo inutile.
Quello che l’ aveva fatto parlare, ridere, scherzare, che era sempre passato sopra ad ogni sua follia, che lo aveva sempre amato, appoggiato, che aveva sempre visto il vero Pegasus, quello che c’ era dietro alla rabbia, all’ infanzia infelice, alle torture e alla paura.
Suo cugino, il suo migliore amico.
Provava una rabbia che non sapeva neanche di avere dentro di sé, ma doveva stare calmo.
Era l’ unica maniera che aveva per salvarlo. Doveva mandare via la rabbia e incanalare tutto l’ amore che aveva dentro.
Lo prese tra le braccia quasi strappandolo ad Harry e lo strinse a sé.
Respirò e respirò ancora, cercando di sentire la rabbia defluire dalle sue vene e abbandonarlo, ma non era così semplice.
Non mentre gli bastava abbassare gli occhi per vederlo, per vedere i suoi occhi spenti.
“ J.J.” arrotolò la sua maglia tra le dita come se volesse scuoterlo, ma sapeva che non sarebbe servito neanche a calmare se stesso.
Cercò ancora di lasciare andare la sua rabbia, ma come lo faceva, la disperazione prendeva il sopravvento e le lacrime cominciavano a scorrere nelle sue guance.
Imperterrite, ingiuste, indesiderate.
Quando sentì una presenza accanto a sé non ebbe dubbi di chi si trattasse.
Aveva sentito suo nonno alzarsi e tornare a combattere lasciandolo al suo dolore, permettendogli di soffrire in silenzio.
“ Cris, non ce la faccio” le disse in un singhiozzo “ non riesco a concentrarmi”.
Cris si asciugò le lacrime e guardò un attimo la battaglia assicurandosi che Alice e Albus non stessero guardando dalla sua parte, era sicura che Alice non avrebbe retto ad una notizia del genere.
“E’ troppo tardi, Axus” gli disse e mise una mano sulla sua.
Pegasus rilasciò leggermente il pugno e la guardò scuotendo la testa “ potrei farcela…potrei…lo so…devo solo…io…”
Cris lo guardò mettendogli le mani attorno al viso “ guardalo” gli disse e Pegasus abbassò lo sguardo sul cugino e automaticamente aprì la bocca sorpreso.
“ E’ la stessa cosa che è accaduta con mia sorella” gli spiegò “ perché?” chiese Pegasus quasi completamente afono e lei scosse la testa continuando a guardare J.J. che stava diventando inconsistente.
“ Non lo so” disse con la voce rotta “ forse perché non siamo di questa epoca, non siamo di questo mondo… non ancora almeno” ipotizzò e Pegasus continuò a guardare J.J. e a tenerlo per la maglia come se potesse trattenerlo a sé, impedirgli di lasciarlo definitivamente.
“ E’ J.J.” disse e la sua voce era così piena di disperazione che le si strinse il cuore.
Nel suo cuore pieno di angoscia e dolore c’ era ancora spazio per l’ amore verso Pegasus.
“ Lo s…”
La sua frase fu spezzata da un incantesimo che la fece volare indietro.
Pegasus se la vide scomparire da davanti e spalancò gli occhi.
Quando li puntò sull’ Apocalittico che aveva lanciato l’ incantesimo, questi indietreggiò.
Non aveva mai visto niente di più spaventoso.
I suoi occhi erano diventati rosso scarlatti e la sua pelle era quasi ombreggiata a causa della luminosità che aveva acceso i suoi capelli.
La sua imponenza fisica sembrava quasi aumentata e tutta intorno a lui l’ aria sembrava vibrare.
Ne aveva accumulate troppe e, la cosa strana, era che Pegasus lo sapeva, era cosciente e si rendeva perfettamente conto di quello che faceva.
Non aveva perso il controllo dei suoi poteri, ma anzi, li sentiva crepitare dentro di sé come se scalpitassero di essere usati, come se non potessero più restare rinchiusi dentro di lui.
Con un semplice gesto della sua mano il ragazzo volò verso il soffitto e con la sua divisa rossa poteva quasi sembrare uno schizzo di sangue.
Sentì le mani tremare. Non aveva potuto aiutare né Zoe né J.J. ma Merlino gli era testimone che avrebbe fatto di tutto per strappare la pelle a chi aveva fatto questo.
Fosse stata l’ ultima cosa che avrebbe fatto, sarebbe riuscito a mettere fine a tutto questo.
***
Cindy buttò giù l’ ennesimo Apocalittco e si guardò intorno, ormai sembrava quasi finita.
Gli Apocalittici erano quasi tutti sottomessi ed erano legati o inconsci, qualcuno era anche ferito, ed era sicura ve ne fossero anche alcuni morti.
Vide un Apocalittico liberare sua madre e gli puntò la bacchetta contro, non gliel’ avrebbe permesso.
Improvvisamente Lily le fu accanto e la spinse per liberarsi di un Apocalittico, facendola quasi cadere.
Cindy si riprese immediatamente e schiantò l’ Apocalittico che stava dando filo da torcere a Lily, ma questo la fece distrarre e quando si riconcentrò su sua madre, vide che non era più dove prima.
“ Merda” imprecò, l’ avevano davvero liberata.
Girò su se stessa, doveva trovarla, era sicura che l’ avrebbe trovata e invece quello che vide quasi le fece perdere l’ equilibrio.
Tara?
Era davvero lei?
Eppure quei riccioli castani, quella pelle leggermente olivastra come la sua e quel modo di camminare.
Quando i loro occhi s’ incrociarono pensò di svenire da un momento all’ altro, ma poi vide Lily puntare la bacchetta contro di lei e riprese possesso di sé avvicinandosi di corsa.
“ Ferma” le disse “ ferma, lei non è con loro” aggiunse e Lily si voltò verso di lei “ e tu chi saresti?” le chiese.
“ Io combatto con voi, io sono dalla vostra parte e ti dico che lei non è con loro”.
Lily la guardò negli occhi, le sembrava sincera, ma tra il freddo che ancora tornava dentro di lei ed ogni centimetro del suo corpo che sembrava dolerle era sfatta, sfinita e non poteva fidarsi dei suoi occhi e del suo giudizio.
Le sembrava persino di aver visto James combattere e sapeva per certo che non poteva essere, quindi doveva davvero diffidare di se stessa.
“ Lei è con loro” ribatté Lily “ diglielo anche tu, Tammy” disse sarcastica rivolta alla ragazza davanti a lei, ma la ragazza sembrava non aver occhi che per Cindy “ sorellina?” chiese, gli occhi pieni di lacrime, la voce incredula e Cindy annuì “ Tara” disse incredula “ Tara?” domandò Lily stupita e Tammy annuì verso Lily “ Tara Mycol Marquez…Tammy come mi chiama mia madre” le spiegò e Lily capì, Tammy era l’ unione dei due nomi, Tara e Mycol.
“ Bè, Tara o Tammy comunque ti chiami, devo arrestarti” le comunicò, avrebbe voluto credere che fosse dalla loro parte visto le volte che l’ aveva aiutata, ma aveva subito troppo anche da parte sua.
Non poteva peccare d’ ingenuità.
“ Lo so” disse lei e Cindy scosse la testa “ non è cattiva…davvero, Lily, non è cattiva” la sua voce era piena di supplica e si frappose tra lei e Tammy, sicuramente per proteggerla.
Lily si chiese per un attimo chi fosse quell’ estranea che sembrava conoscerla, ma poi si disse che probabilmente si era persa diverse cose per colpa di Aaron.
La rabbia tornò nelle sue vene al pensiero di Aaron e la riversò su Tammy.
“ Spostati” disse e dalla sua voce traspariva tutta l’ ira del momento.
Cindy cominciò a scuotere la testa “ no, no… lei non è cattiva, lei…”
“ Invece sì” la interruppe Tammy guardandola “ Lily Potter ha ragione” continuò spostando lo sguardo su Lily “ lei lo sa”.
Lei ha provato la mia cattiveria, era la conclusione implicita nei suoi occhi.
“ Tara” sussurrò Cindy e lei stranamente sorrise “ è meglio così… io non ho scelta” le disse 
 Cindy aggrottò le sopracciglia, ma Lily capì perché qualche giorno prima, lei le aveva detto che era prigioniera senza catene.
“ La scelta è essere malvagi o morire” spiegò guardando Lily e lei cominciò a rimettere a posto tutte le tessere del puzzle di ciò che lei le aveva detto.
“ Devo chiederti scusa, Lily” le disse e Lily assottigliò gli occhi.
La voce le sembrava sincera, ma come poteva fidarsi di lei?
“ Io ho provato…davvero, ma con quella pozione non ho scampo” le spiegò e sembrava davvero dispiaciuta.
“ Pozione?” chiese Cindy con un filo di voce “ la pozione che mi tiene in vita, l’ unica maniera per uscire da quel coma…” s’ interruppe per guardare Cindy che annuì, impercettibilmente, per farle capire che ricordava di cosa parlava “ nostra madre ha trovato un modo per darmi i poteri e per reagire ad incantesimi curativi, ma mi da anche un’ altra personalità…una me cattiva” concluse in un sospiro.
Cindy sbarrò gli occhi “ ma non importa, adesso potrai smettere, ci penserò io a te…”
“ NON CAPISCI” la interruppe Tammy. Perché non capiva? Perché doveva costringerla a dirlo?
 “ Morirò” le disse, quasi sillabando lettera per lettera e quando vide che Cindy era rimasta in silenzio prese un respiro calmandosi.
“ Io morirò” ripeté lentamente come se dirlo potesse renderlo meno vero “ il mio cervello aveva subito danni irreversibili all’ aggressione” Cindy strinse i pugni stringendo i pugni.
Quella maledetta aggressione che aveva cambiato per sempre la loro vita.
“ Nostra madre ha giocato un po’ con le pozioni come suo solito e ne ha creata una per me… come sai nessun incantesimo funziona sui Maghino, solo le pozioni e lei ha creato una pozione che mi tiene in vita e che mi dà i poteri come una strega qualsiasi, ma che ha questo piccolo effetto collaterale” disse marcando con la voce piccolo.
“ Non posso farne a meno o tornerò ad essere un vegetale sul letto…è questa la mia fantastica vita, un cervello pieno di cattiveria, o un cervello danneggiato che non riesce neanche a tenermi davvero viva”.
La sua voce era debole, ma Lily si rese conto che era sincera, adesso doveva essere un momento di lucidità.
“ E allora…”
“ Perché ora non sono una pazza furiosa?” le chiese e guardò Lily “ è come la prima volta che ti ho aiutato…c’ è un momento in cui ancora non ho ripreso la pozione, in cui sono lucida e razionale…ma posso stare solo poche ore o l’ effetto della pozione sparirà totalmente ed io tornerò ad essere…”
S’ interruppe, sembrava non volesse neanche pronunciare di nuovo quello che era.
“ Tu non la vorresti una sorella così” le disse e Cindy per tutta risposta si gettò tra le sue braccia “ non ti volevo abbandonare…io non sapevo dove andare” le disse tra le lacrime e Tara  l’ allontanò da sé “ lo so” le disse semplicemente.
E lo sapeva davvero, non aveva mai preteso che una bambina di nove anni sapesse come era meglio agire.
Poi riportò lo sguardo su Lily “ arrestami” le disse e Lily annuì senza dire niente. Le sembrava di essere di troppo in quel momento.
Per quanto non conoscesse nessuna delle due, provava una tenerezza infinita per entrambe.
Costrette a separarsi per un aggressione e poi ritrovate dalle due parti opposte di una guerra.
Cindy singhiozzò “ ti aiuterò…te lo giu…”
S’ interruppe vedendo Lily Potter essere sbalzata all’ indietro e cadere riversa sul pavimento.
“ Ciao, piccolina” disse Romilda ponendosi al fianco di Tara e guardando Cindy negli occhi.
Cindy guardò verso Lily ancora incosciente e il suo sguardo incrociò quello di James.
Aveva visto tutto? O solo l’ ultima parte?
La pensava colpevole?
Per la prima volta si ritrovò a pensare che le importava davvero quello che credeva di lei e non voleva che pensasse che era di nuovo dalla parte degli Apocalittici.
Fece automaticamente un passo indietro allontanandosi da sua madre e da Tara e Romilda rise.
“ La tua sorellona ha fatto davvero un gran lavoro” disse ponendo una mano sulla spalla della figlia “ secondo te potevo rischiare di perderla?” le chiese “ di perdere il mio tesoro più grande?”
Cindy guardò Tara e la vide quasi inespressiva “ sai, è la verità quella che ti ha raccontato, o almeno quasi tutta…tranne il fatto che lei non può opporsi alla pozione e che i momenti di lucidità non esistono…perché la pozione le resta nelle vene fino a quando non la riprende” disse divertita e Cindy non poté che scuotere la testa, ancora e ancora.
“ Tara?” chiese quasi sperando che fosse tutto un orrendo scherzo, che adesso sua sorella si potesse staccare da sua madre e tornare da lei.
“ Non avevo mire particolari su Lily Potter” le disse “ ma lei voleva portarmi via la mia bambina…ho sopportato che per causa sua ho perso tutti i miei figli…ma non potevo sopportare che mi portasse via lei”
Cindy si chiese come mai Tara fosse l’ unica della quale sembrava importarle qualcosa, ma poi si disse che cercare di capire la mente di un pazzo era come inoltrarsi in un labirinto, rischiavi di non uscirne.
“ Ora, Tammy, che ne facciamo di lei?” chiese e Cindy voltò lo sguardo alla ricerca di qualcuno che l’ aiutasse.
Vide Cris incosciente e Pegasus combattere come un matto, la sua aura magica sembrava crepitare di energia e nessuno riusciva ad opporsi al suo potere.
Alice, Draco e Scorpius erano chini su Lily. Harry, Ron ed Hermione stavano ancora combattendo, ma sembravano avere la situazione completamente sotto controllo, mentre Albus e James stavano evocando delle corde per legare tutti gli Apocalittici che si erano arresi o che avevano battuto.
James la guardò e si mosse verso di loro con la bacchetta spianata, ma lei si voltò dandogli le spalle e impedendogli la visuale.
Non poteva farlo rischiare, non con quelle due pazze pronte a tutto.
Ormai era una cosa tra di loro.
“ Tu non sei mai stata giusta per me” le disse e Cindy provò a non esserne colpita.
Chi se ne importava in fondo, non aveva mai avuto una madre, la figura più simile ad una madre era stata sua sorella e a nove anni aveva perso anche lei.
“ Non poteva succedere a te? Ragazzina patetica e inutile”.
Cindy, forse, sarebbe anche riuscita a fingere che la cosa non la toccasse, in fondo era sempre stata brava a reprimere i sentimenti e a lasciare che da lei uscisse solo una gelida freddezza, ma lo sguardo con la quale la stava guardando la feriva troppo.
Era davvero quello che pensava. L’ unica di cui le importava era Tara.
Lei aveva fondato le basi di una guerra per lei. L’ amava talmente tanto, nel suo modo distorto e innaturale che voleva punire tutti i maghi per non averla potuta aiutare.
“ Però possiamo rimediare” disse “ mi è quasi morta la figlia sbagliata, ora potrei rendere te un vegetale e vedere se riesco a trovare una pozione, con il tuo cervello…”
“ BASTA” la voce di James sembrò un tuono alle orecchie di Cindy e guardando la sua immagine sfocata da sotto le ciglia bagnate si accorse che stava tremando e piangendo completamente scioccata.
James la guardò un secondo prima di tornare a puntare la bacchetta verso Romilda “ Non sei degna di essere chiamata mamma e sei in arresto, brutta pazza furiosa” le disse e le inviò un incantesimo, ma Romilda si spostò di lato e rispose con un incantesimo a sua volta.
Cindy era immobile ancora completamente scioccata e non fu in grado di riprendersi fino a quando sua sorella la raggiunse e le strappò la bacchetta di mano.
“ James” gridò Cindy vedendo l’ incantesimo partire dalla sua bacchetta, ma James era di spalle che combatteva con Romilda e non fece in tempo a girarsi totalmente.
L’ incantesimo elettro gli provocò una scossa così forte che non riuscì a rialzarsi.
“ Ora uccidilo” disse Romilda a Tammy e Cindy si gettò davanti a lui “ no…no…dovevate uccidere me, parlavate di me…”
Era una cosa così strana per lei, non si era mai sacrificata per nessuno.
Nessuno valeva la sua vita. Quello aveva sempre pensato, quello aveva imparato dall’ aggressione di sua sorella.
Ma James era la persona più straordinaria che avesse mai visto. Anche poco prima si era esposto per lei, probabilmente era compassione, ma lei non lo avrebbe mai dimenticato.
“ Allora, uccidili entrambi” sentenziò Romilda e Cindy guardò Tammy con le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
Sua sorella. La sua amata sorella.
Aveva lavorato tutta la vita per trovarle una cura ed invece adesso era irrecuperabile e stava per ucciderla.
Non sapeva se era peggio sapere che l’ ultimo ricordo di sua sorella sarebbe stato i suoi occhi mentre la uccideva o se sarebbe stato peggio che restassero i suoi occhi quasi privi di vita mentre la mandava a chiedere aiuto.
Singhiozzò abbassando lo sguardo, non voleva guardarla, ma lo rialzò quando vide una luce.
Voleva morire guardandola in faccia e invece sentì l’ urlo di Romilda e si voltò verso di lei.
Era stesa a terra e si teneva il viso pieno di piaghe doloranti.
“ Hai sbagliato, mammina cara” disse Tara “ io…la pozione…quando è meno potente…riesco a contrastarla…”
Parlò a fatica e si dovette piegare sulle ginocchia, probabilmente la pozione stava finendo completamente il suo effetto.
Cindy andò da lei e la sorresse “ Tara” le disse e lei sorrise “ non ti deluderò…lo prometto, Cindy, piuttosto morirò” le disse.
Cindy scosse la testa, sapeva che ci stava provando, non solo perché non l’ aveva uccisa come le aveva chiesto Romilda, ma non aveva ucciso neanche la madre.
In lei c’ era ancora del buono.
“ Non permetterò che tu muoia, esisterà sicuramente un modo…o lo creerò io” le disse pensando che avrebbe continuato a portare avanti la sua ricerca, magari in maniera legale, ma non avrebbe smesso.
Guardò verso James che si stava rialzando a fatica e lo vide sorriderle in un modo che lei distolse lo sguardo imbarazzata.
“ Devo arrestarla” disse Ron e Cindy si staccò da lei.
Vide anche Harry mettere le manette a Romilda “ Spero adesso ti sia chiaro che non è possibile farsi amare con delle semplici pozioni” le disse e Cindy sorrise vedendo sua madre schiumante di rabbia, poi sentì una mano sul suo braccio e si voltò “ hai del fegato, scienziata” le disse facendola sorridere, ma non fecero in tempo a dire altro che una scossa forte, come un terremoto li fece cadere a terra.
***
Cris si alzò lentamente, l’ incantesimo l’ aveva stordita.
Sentì un dolore al fianco e si rese conto che era dove la maledizione l’ aveva colpita.
Alzò leggermente la maglia e si guardò, subito le lacrime le salirono agli occhi: quella ferita non era affatto bella.
Il fatto che avesse un alone nero a contornarla non era certo la migliore delle situazioni.
Quando sentì le gambe tremare ebbe un pessimo presentimento, ma si accorse di non essere lei.
Era la terra che tremava e lo faceva perché Pegasus stava vibrando.
La battaglia sembrava finita. Erano tutti legati o inconsci e c’ era persino qualche morto, ma non c’ era più nessuno che combatteva.
Un sorriso le spuntò nel volto, subito adombrato da un velo di tristezza.
Avrebbe tanto voluto che Zoe e J.J. vedessero quel momento.
Avrebbe voluto potergli far vedere la sconfitta degli Apocalittici, quello per cui avevano combattuto una vita.
Guardò Pegasus e sembrò leggere nei suoi occhi, in quel momento ancora rossi, la stessa sensazione.
La voglia e il desiderio di condividere quella scena.
Si gettò tra le sue braccia d’ impulso, senza riflettere, seguendo solo la sua mente e il suo cuore.
“ Non posso crederci, Axus” gli disse affondando la testa dentro il suo petto, lui la staccò leggermente e le alzò il viso “ è finita” disse lui in un sussurro “ anche se non abbiamo vinto” aggiunse e Cris si morse il labbro.
No, non avevano vinto.
Vincere sarebbe stato poter tornare con Zoe e J.J. nel loro tempo e invece sarebbero tornati da soli, in un futuro che non conoscevano.
“ Non era così che doveva andare” assentì Cris e Pegasus le asciugò dolcemente le lacrime “ ti amo” le disse.
Fu improvviso e probabilmente il momento più sbagliato del mondo.
Erano appena usciti da una battaglia, avevano appena perso i loro fratelli e migliori amici, ma forse proprio per quello per lui era importante che lei lo sapesse.
Voleva che sentisse quello che provava, quello che aveva sempre provato per lei.
“ Ti amo…Ti amo. Merlino, Cris, io ti amo” le disse sentendosi meglio ogni volta che lo diceva, gli occhi che tornavano più chiari ad ogni parola.
Cris scosse la testa “ sei davvero pazzo, Pegasus Mal…”
“ LILY!”
L’ urlo li fece voltare.
Adesso che tutto era finito pensavano di poter tirare il fiato e tranquillizzarsi, a quanto pareva il destino non era d’ accordo con loro.
Pegasus la prese per la mano e corse verso il capannello di gente.
Lo aveva visto anche prima, ma inizialmente era troppo impegnato ad abbattere Apocalittici per occuparsene e successivamente quello che era successo con Cris lo aveva distratto.
Non credeva fosse niente d’ importante, non adesso che era tutto finito, e invece l’ urlo di suo padre era stato così doloroso che gli aveva quasi perforato le orecchie.
“ Che succede?” chiese buttandosi a terra e battendo violentemente le ginocchia.
Lily lo guardò battendo le ciglia più e più volte “ sto bene…davvero…andrò al San Mungo e starò bene” disse e Pegasus guardò suo nonno.
Stava borbottando un incantesimo, ma sembrava non funzionare molto visto che il viso di sua madre era sempre più pallido.
“ Cosa cavolo sta succedendo?” chiese, il cuore che gli batteva furiosamente e sembrava quasi gridare al mondo quanto era impaurito.
Cosa aveva sua madre? Non sembrava ferita eppure il suo viso era cereo e le sue labbra quasi bianche.
Si accorse che il terreno stava tremando ed era lui a farlo tremare. La potenza della sua energia, del suo amore e della sua preoccupazione per sua madre.
“ Papà” si rivolse direttamente a lui e Scorpius distolse gli occhi solo un secondo da Lily per portarli su Pegasus.
Non avrebbe mai ignorato suo figlio.
“ Sectum…”
“ Scorp” lo interruppe Lily “ non è niente” disse a Pegasus e lui scosse la testa.
Non capiva come potesse essere un Sectusempra se non aveva ferite esterne, ma non avrebbe mai messo in dubbio suo padre.
“ Ci penso io” disse aprendo le sue mani. Draco lo guardò interrompendosi un attimo “ non puoi farcela” gli disse.
Era vero. Era troppo stanco, la sua magia era quasi esaurita, ma non avrebbe permesso che sua madre morisse.
“ Certo che ce la farò” gli disse soltanto, ma quando pose le mani sopra sua madre spalancò gli occhi “ merda” disse soltanto.
Le sue mani erano quasi trasparenti.
“ Oddio…ma stai morendo” disse Alice che era stretta tra le braccia di Albus.
Sua madre stava morendo, il bambino nel suo ventre stava morendo e quindi lui stava morendo.
Se la situazione non fosse stata così tragica, avrebbe riso per l’ assurdità della cosa.
Stese le mani sopra sua madre “ ci penso io, mamma” le disse e Lily sorrise verso di lui “ mi fido…d…del…mio bambino” disse e Pegasus annuì con le lacrime agli occhi.
Aveva appena ritrovato sua madre, non l’ avrebbe persa di nuovo.
L’ avrebbe salvata ad ogni costo.
La fronte cominciò ad imperlarglisi di sudore, poteva sentire dove aveva agito l’ incantesimo: Lily aveva il fegato e lo stomaco completamente lacerati.
Quella maledetta era riuscita a lanciarle un incantesimo Sectumsempra interno. L’ aveva lacerata dall’ interno.
“ Starai bene, mamma” le disse, ma la sua voce affaticata arrivò alle orecchie di Lily che riaprì gli occhi per guardarlo “ smettila” gli disse a fatica.
Pegasus la ignorò, ma quando lei gli prese le mani quasi evanescenti si fermò “ non…morirai…per…me” gli disse e Pegasus scosse la testa, togliendo le mani dalle sue, anche se avrebbe voluto restare per sempre nella stretta di sua madre, non poteva perdere tempo prezioso.
“ Tu sei morta per me” replicò prima di rimettere le mani sopra di lei e ricominciare a guarirla.
“ E’…quello…che fa…una madre” ribatté in un soffio e Pegasus la guardò, ma scosse la testa ancora e ancora.
“ Non smetterò… io posso salvarti…io…”
S’ interruppe sentendo le lacrime rigargli il viso, non ce l’ avrebbe fatta.
Avrebbe perso sua madre e sarebbe morto perché non sarebbe mai nato. Stava per vedere morire sua madre per la seconda volta nella sua vita.
“ Lily…Lily…Lily” la disperazione di suo padre, il modo in cui le stava tenendo una mano sopra il viso in una lenta carezza erano davvero il colpo di grazia per lui.
Si piegò sui talloni “ è la mia punizione” le disse, si stava arrendendo, sentiva nel suo cuore la disperazione nel vedere sua madre morire.
Non poteva sopravvivere una seconda volta, ma tanto, non sarebbe sopravvissuto.
“ Ti ho ucciso io” aggiunse con voce rotta e Lily alzò lentamente una mano e gliela pose nel viso “ sarò sempre orgogliosa di te” lo disse con una voce così flebile che Pegasus ebbe la pelle d’ oca.
Cris guardò Pegasus, era ormai quasi trasparente, ma il suo dolore lo rendeva così vivido.
Strinse i denti per mettere a tacere il dolore e si fece spazio accanto a lui “ dammi la mano” gli disse e lui la guardò per la prima volta da quando erano arrivati davanti a Lily.
Il momento tranquillo nel quale si erano confessati i loro sentimenti sembrava lontano anni luce ormai.
“ Dammi la mano, Axus” ripeté decisa e Pegasus gliela diede.
Cris lo guardò “ è così leggera” disse spaventata. Stava davvero morendo anche Pegasus.
Prese la bacchetta ed evocò uno scudo che chiudesse lei, Pegasus e Lily all’ interno di una bolla.
“ Che stai facendo?” protestò Scorpius sentendosi separare così bruscamente da Lily, ma lei non aveva occhi che per Pegasus.
“ Usa la mia energia” gli disse e lui scosse la testa ritraendo di scatto la mano, “ sei pazza?” le chiese, ma lei fece cenno di diniego “ usa la mia energia” ripeté “ non permetterò che tu non nasca” spiegò  e Pegasus la guardò come se fosse impazzita “ non userò te…morirai” le disse, il tono che si alzò sull’ ultima parola.
“ Ci sono cose per cui vale la pena di morire” gli disse con un lieve sorriso e Pegasus sentì le lacrime salirgli agli occhi.
“ Lo dicevamo sempre” aggiunse con voce rotta, e Pegasus guardò sua madre, i suoi occhi socchiusi e il suo petto che si muoveva al ritmo di un respiro sempre più ansante.
“ Non essere egoista” gli disse e Pegasus tornò a guardarla.
Egoista?
Cris annuì “ non posso vederti morire” gli spiegò “ non anche te”.
Pegasus deglutì “ ed io sì?” le chiese “ Per Silente, Cris, questo incantesimo ti ucciderà”.
Cris sorrise e Pegasus si chiese se il dolore della perdita l’ avesse fatta davvero impazzire.
“ Sono già morta” gli disse con le lacrime agli occhi e per dimostrarlo alzò la sua maglietta e Pegasus vide che quasi tutto il suo busto era annerito, come bruciato.
“ Non ce la farai a guarirmi” disse precedendo la sua protesta “ stai già scomparendo” continuò, poi prese un respiro sibilando tra i denti per il dolore mentre si riportava la maglietta a coprirsi “ ma possiamo salvare tua madre…insieme” gli disse porgendogli di nuovo la mano.
Pegasus annuì e le prese la mano portandola sopra Lily, nello stesso istante sentirono diversi respiri trattenuti e Pegasus guardò suo padre che aveva gli occhi pieni di lacrime su di lui “ come posso guardarti morire?” gli disse tra le lacrime “ come pensi che tua madre possa sopravvivere all’ idea di averti ucciso?” chiese in vece di Lily.
Conosceva anche troppo bene Lily e sapeva che non avrebbe avuto pace.
Pegasus continuò a fissare suo padre, avrebbe voluto abbracciarlo, ma sapeva che se Cris avesse tolto il suo scudo, lui o i suoi nonni o chiunque altro del gruppo che lo stavano guardando con rimpianto, avrebbero provato a fermarlo.
“ Dobbiamo cancellare la memoria a tutti” disse guardando Cris e lei annuì.
Era un bel carico d’ incantesimo in più, ma era meglio per tutti.
Meglio per Albus e Alice che ormai avevano capito che J.J. non ce l’ aveva fatta, meglio per Scorpius e per i suoi nonni e meglio anche per tutti gli altri.
Avrebbero cancellato solo la memoria di tutto quello che li riguardava, avrebbero ricordato tutto quello che era successo da quando erano entrati nelle loro vite. Tutto, compresa la battaglia, ma sarebbe stata una versione edulcorata.
Senza di loro.
Forse avrebbero notato alcune lacune o cose che non tornavano, ma almeno si sarebbero dati una spiegazione.
Vide suo nonno Harry provare ad abbattere lo scudo e suo nonno Draco guardarlo con ammirazione.
“ Non avrei mai pensato che alla fine un Malfoy si sarebbe sacrificato per qualcun altro” disse con la voce rotta.
Pegasus sorrise “ è perché sono anche un Potter” rispose scherzoso.
“ Pegasus” la voce di suo padre era dolore puro “ io…ho fatto coì tanti errori con te… avrei voluto essere un padre migliore” si scusò e Pegasus gli sorrise in un modo così simile a Lily che Scorpius non poté fare a meno di sentire un lieve sorriso increspare le sue labbra.
“ Papà…tu sei un padre perfetto, tu…tu…” la voce gli si ruppe e lo guardò per un ultima volta, poi, prima di potersi dare modo di aver paura, prese le mani di Cris spostando gli occhi su di lei, perdendosi in quello sguardo azzurro cielo.
“Ti amo” gli disse lei e lui sorrise “ per tutta la vita, Cristel Lupin”.
Lei intrecciò le mani alle sue “ facile dirlo mentre stiamo per morire” scherzò e Pegasus la baciò “ ora” disse e lei si concentrò sulla guarigione e l’ oblio.
Tutti non poterono che guardare quell’ enorme globo di luce che diventava sempre più luccicante.
La terra vibrò e la luce sempre più abbagliante li costrinse a chiudere gli occhi.
Nessuno riusciva più a vedere niente, era un’ energia enorme.
I vetri di tutta la casa si ruppero con un fragore assordante, i muri cominciarono a crollare come se fossero di cartapesta e il pavimento si spaccò in diversi punti.
Scorpius era terrorizzato. Non riusciva a pensare che stava perdendo tutta la sua famiglia.
Quando un enorme boato lo sbalzò indietro e colpì il muro perse i sensi pensando a Lily e a Pegasus e a quello che aveva avuto fino ad adesso.
***
Scorpius riaprì gli occhi e subito la sua mente si riempì d’ immagini.
C’ era Lily e c’ era un ragazzo biondo, ma non riusciva a ricordare chi fosse.
Lily però era bellissima, così risoluta, così determinata.
“ Oddio, Lily” disse mentre dei mugolii sparsi gli facevano capire che tutti si stavano risvegliando come lui.
“ Che diavolo è successo?” chiese James portandosi una mano alla testa.
“ Doveva essere un ultimo incantesimo di questi pazzi” rispose Albus aiutando Alice a mettersi seduta “ stai bene?” le chiese e lei si portò una mano al ventre “ direi di sì” rispose sentendo un piccolo calcio.
Scorpius raggiunse Lily e la vide con gli occhi aperti, il respiro regolare.
“ Cos’ è successo…tu...io…”
Avrebbe voluto chiederle come poteva essere viva, ma gli sembrava una tale eresia che non ce la fece neanche a pronunciarlo e la prese tra le braccia sollevandola e stringendola fortissimo a sé.
“ Scorp, mi uccidi” si lamentò Lily e lui la lasciò portando le mani al suo viso “ Dio, sei così bella, Lily” le disse e lei si mise a ridere “ sei impazzito?” chiese divertita e lui le stampò un bacio sulle labbra “ sì, sono impazzito…” un altro bacio “sono impazzito perché…” un altro bacio ancora “io pensavo saresti morta ed io…” le diede un altro bacio facendola ridere, ma i suoi occhi erano seri, trasudavano ancora tutta la sua paura “Merlino, Lily, come pensavi che avrei potuto sopravvivere senza di te?” le chiese le sue mani ancora attorno al suo viso, come se toccarla e baciarla non fosse abbastanza.
Lei avrebbe voluto dirgli che non aveva esattamente scelto di essere colpita da quella pazza, ma un pensiero la oscurò.
C’ era qualcosa, qualcosa di strano con il suo bambino.
“ Lily?” la chiamò Scorpius vedendo la sua espressione tutta ad un tratto rabbuiata “ non lo sento” disse spaventata “ non sento il piccolo” la sua voce era panico pieno.
Scorpius chiamò suo padre e Draco accorse anche lui ancora un po’ stordito “ dimmi che è vivo” lo pregò Lily mentre lui le passava la bacchetta lungo il ventre.
Il suo miracolo. Il suo piccolo miracolo.
Draco sorrise e Lily sentì il cuore ricominciare a battere “ il battito è fortissimo, non preoccupatevi è un lottatore” commentò Draco e Scorpius la baciò di nuovo.
“ Il nostro bambino” disse lui sulle sue labbra “ il nostro Pegasus” concordò lei e lui si staccò guardandola sorpreso “ Pegasus?”
Lily sembrò sorpresa a sua volta. “ Io non so…” iniziò
Ed era vero. Come le era venuto in mente?
“ Pegasus, come la costellazione…”
“ E come il cavallo libero e mai addomesticabile della mitologia greca” finì Lily.
“ Pegasus, figlio della libertà, mi piace”.
Lily spalancò gli occhi al suono di quella voce e strinse la mano di Scorpius quasi stritolandola.
“ Merlino, Potter, tua sorella è incinta…”
Ma né James né Lily lo stavano ascoltando. Due paia di occhi uguali si stavano guardando, entrambi con le lacrime agli occhi.
“ Non è vero” sussurrò Lily chiudendo e riaprendo gli occhi più volte “ non può essere vero” fece scorrere gli occhi su tutta la figura del fratello.
Sapeva che non poteva essere vero, lei era viva, aveva parlato con Scorpius. Lei era sopravvissuta e quindi…
Si alzò in piedi e lentamente si avvicinò a James. Faceva un passo e si fermava, i suoi grandi occhi nocciola e spalancati fissi in quelli del fratello.
Lui restava fermo e lei si chiese se non fosse una sua visione, tante volte da quando era morto lo aveva visto vivo, sorridente, in piedi davanti a lei, proprio come adesso, ma quelle volte stava sempre sognando.
Quando fu piuttosto vicina, tese la mano davanti a sé, gli occhi ancora fissi su di lui e le gambe tremanti.
Era sicura che non fosse possibile e, sicuramente, dopo avrebbe pianto per giorni, al pensiero di essersi lasciata andare a quella fantasia impossibile, ma adesso non riusciva a restare ferma.
Quando si avvicinò tanto che avrebbe potuto toccarlo ritrasse la mano. Aveva paura, e se poi fosse stata davvero la sua immaginazione?
“ Su, sii una vera Grifondoro, sorellina” le disse scherzoso e la sua voce emozionata la fece definitivamente crollare.
Alzò la mano e la diresse verso il suo viso, convinta che gli sarebbe passata attraverso, quando invece incontrò la pelle morbida della sua guancia, i suoi occhi si sbarrarono e le lacrime scesero una dopo l’ altra.
“ Jamie?” chiese e quando lui annuì dolcemente lei urlò e si tuffò letteralmente tra le sue braccia.
Lui l’ avvolse e non riuscì a fermare a sua volta le lacrime “ calmati, Lils” le disse con la voce rotta sentendola piangere a singhiozzo “ va tutto bene, sono davvero io” la consolò, ma Lily non riusciva a smettere di piangere.
Suo fratello, le era mancato quanto l’ aria e adesso era lì che la stava abbracciando.
Non sapeva neanche lei quante volte l’ aveva sognato.
“ Spiacente di interrompere questo momento, ma credo che gli Auror debbano fare il loro lavoro e portare via questi simpatici soggetti che si stanno risvegliando” disse Draco indicandosi alle spalle, poi si alzò in piedi e Harry vide che era chinato su Romilda “ so che nessuno piangerà per lei, ma la nostra vedova allegra è morta” disse semplicemente “ il cuore ha ceduto” spiegò anche se non capiva quando avesse avuto un infarto.
James alzò il viso dalla testa della sorella e guardò Cindy, ma non sembrava affatto dispiaciuta, anzi da come stringeva i pugni sembrava piuttosto furiosa.
“ Andiamo a casa” disse James e Lily si staccò da lui e guardò Scorpius che la stava osservando a sua volta “ sì, andiamo a casa” assentì.
***
“ Rose”.
Rose fece un salto sulla sedia dove era seduta. La penna con la quale stava scrivendo le cadde di mano.
Era sola in casa o almeno pensava che fosse così.
Che fossero tornati?
“ Rose?”
“ MERLINO!” urlò Rose, schizzando in piedi e sbattendo contro il muro nel tentativo di scappare.
“ Rose, sono davvero io, fermati”.
Rose scosse la testa. I suoi occhi dovevano essere rimasti troppo concentrati sui libri.
“ Rose Weasley se non ti fermi subito sarò costretta a dirlo a tua madre”.
Quando sentì il suo tono autoritario si rilassò impercettibilmente “ così va meglio” disse Ginny con un sorriso.
Poi si passò una mano sul volto ancora un po’ pallido “ non oso immaginare la reazione dei miei figli e di Harry…”
“ Bè, se sono sopravvissuti al ritorno di James” la interruppe Rose e si rese conto che poteva essere davvero sua zia e non qualche Apocalittico con un po’ di Polisucco.
“ Com’ è possibile?” le chiese ancora un po’ spaventata all’ idea di avvicinarsi.
Ginny spostò una sedia e si sedette “ quel giorno maledetto” disse e i suoi occhi erano talmente pieni di dolore, ma contemporaneamente privi di lacrime, che Rose si rese conto che era proprio Ginny Weasley.
Si avvicinò sedendosi davanti a lei “ dopo che mi aveva costretto a guardare i miei figli torturati fino ad essere quasi uccisi… quel maledetto… Lily…”
Rose le pose una mano sopra alla sua e Ginny la guardò tornando alla realtà. Sembrava ancora un po’ confusa e intontita, ma dopo due anni passati come un vegetale, era fin troppo lucida.
“Lei mi ha fatto un incantesimo, fino a quando avesse avuto vita io sarei stata testimone della sua felicità con…”
“ E’ pazza” la interruppe Rose “ e morta direi, visto che sono qua” affermò Ginny con un sorriso.
Alla fine, Harry aveva vinto e lei non vedeva l’ ora di riabbracciarlo e di dirgli che ricordava ogni parola che le aveva detto in questi due anni e anche che aveva visto ogni gesto, ogni bacio, ogni carezza o anche la disperazione con la quale la rassicurava che lui l’ avrebbe riportata a sé e l’ aveva fatto davvero.
***
“ E’ finita” disse Scorpius portandosi la mano alle labbra.
Avevano abbattuto le barriere anti materializzazione e adesso quel posto sembrava davvero una stazione ferroviaria.
Auror che arrivavano e portavano via Apocalittici.
Scorpius si rese conto di quanti erano “ ma quando siamo riusciti ad abbatterne così tanti?” chiese Lily stringendosi a lui.
Stavano aspettando Albus che era andato a prendere la Metropolvere per non far smaterializzare lei e Alice che essendo entrambe incinta avevano avuto anche troppo stress.
“ Sì, sento come se avessimo avuto un aiuto”
“ Senti?” chiese Lily stupita e Scorpius la guardò con un’ espressione stranita “ ho un immagine davanti agli occhi…un ragazzo…”
“ Biondo con gli occhi grigi…ma non esattamente come i tuoi…” lo interruppe Lily “ pensavo di averlo sognato” aggiunse e Scorpius aggrottò le sopracciglia, ogni volta che pensava a quell’ immagine gli sembrava di doversi ricordare di qualcosa.
“ Ci tornerà in mente” disse Scorpius e Lily lo baciò “ ti ho mai detto quanto ti amo?” gli chiese lei e lui le baciò la punta del naso “ non mi sembra” finse di riflettere e Lily sorrise “ sei un gran bugiardo” concluse baciandolo con passione.

COMMENTO: E’ DAVVERO FINITA ED IO SONO DISTRUTTA!! TIRARE TUTTE LE FILA E’ STATO DIFFICILISSIMO, SPERO DI NON ESSERMI SCORDATA DI NIENTE, EVENTUALMENTE CHIEDETE ED IO GUARDERO’ DI PIAZZARE LA SPIEGAZIONE NELL’ EPILOGO : )) AVEVA RAGIONE CHI COME MARY GRIFONDORO MI DICEVA CHE NON CE L’ AVREI POTUTA FARE IN UNA DECINA DI PAGINE, INFATTI SONO 19 :p ED ERO INDECISA SE DIVIDERLE DI NUOVO, MA POI MI SON DETTA CHE STAVOLTA SAREI STATA DAVVERO CRUCIATA E ALLORA…ECCOCI QUA, SPERO NON RISULTI TROPPO PESANTE : )) SPERO ANCHE CHE NON MI ODIATE TROPPO, I RAGAZZI DEL FUTURO SONO TUTTI MORTI, MA ERA LA FINE CHE HA AVEVO DECISO PER LORO SIN DALL’ INIZIO. IL FUTURO CHE AVREBBERO TROVATO NON SAREBBE PIU’ STATO IL LORO E ORMAI AVEVANO DELLE ESPERIENZE TALI CHE NON SI SAREBBERO ACCORDATE CON IL LORO FUTURO TRANQUILLO E QUINDI… PERO’ NON TEMETE LI RIVEDREMO NELL’ EPILOGO, IN FONDO DEVONO ANCORA NASCERE, NO?? INFINE, SO CHE NON SI VEDE GINNY CON HARRY E CON I FIGLI E CHE NON SI VEDE PIU’ DI TANTO JAMES CON CINDY…ANCHE SE, BE’ SAPETE CHE NON MI PIACE QUANDO SI SALTANO SUBITO AL COLLO, VERO? DICIAMO CHE QUESTO E’ IL LORO INIZIO…IL RESTO LO VEDREMO POI NELL’ EPILOGO !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE NON MI HANNO MAI ABBANDONATO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / SHIORY LILY CHIARA / MARY GRIFONDORO / ARYELLE /  ENDY_LILY95 / SINISA E POKURE !! GRAZIE DI CUORE!! SPERO MI FARETE SAPERE ANCHE STAVOLTA : ))  INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE E CI VEDIAMO ALL' EPILOGO ;))

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Capitolo 47
*** EPILOGO ***


ECCOMI QUA…COME ORMAI SA CHI HA IMPARATO A CONOSCERMI, IL COMMENTO PER L’ EPILOGO LO METTO PRIMA DI MODO CHE L’ ULTIMA COSA CHE LEGGIATE SIANO LILY E SCORPIUS E NON I MIEI SPROLOQUI…ALLORA ANCHE QUESTA STORIA E’ FINITA !! METTERE IL FLAG ALLA PAROLA COMPLETA, MI HA FATTO EFFETTO PERCHE’ MI MANCHERA’ TANTISSIMO…ANCHE PERCHE’ E’ STATA UNA STORIA PIENA DI MISTERI E DI PERSONAGGI INVENTATI DA ME E AI QUALI MI SONO AFFEZIONATA!! MI SCUSO COME SEMPRE PER I MIEI ORRORI NELLA PUNTEGGIATURA, RINGRAZIO TANTISSIMO TUTTE LE PERSONE CHE MI HANNO INCORAGGIATO IN QUESTA AVVENTURA E CHE HANNO PERMESSO A QUESTA STORIA DI ANDARE AVANTI OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89/ ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / ENDY_LILY 95 / MARY GRIFONDORO / MITSUKI 91 MIKY MUSIC / SINISA E POKURE !! INOLTRE RINGRAZIO ANCHE CHI HA LASCIATO OGNI TANTO TRACCIA DEL SUO PASSAGGIO E LE 48 PREFERITE / 10 RICORDATE E 75 SEGUITE !! INFINE RINGRAZIO ANCHE LE 122 PERSONE CHE MI HANNO MESSO TRA GLI AUTORI PREFERITI!! SIETE FANTASTICI!! COME SEMPRE MI PIACEREBBE CHE L’ EPILOGO FOSSE RECENSITO ANCHE DA CHI NON L’ HA MAI FATTO ANCHE SOLO PER DIRMI SE LA STORIA VI E’ PIACIUTA OPPURE NO…E OLTRETUTTO VISTO CHE HO MESSO UN PAIO DI COSE CHE POSSONO DESTARE QUALCHE DOMANDA…SE VOLETE SONO QUA : )) GRAZIE DI CUORE !! AH DIMENTICAVO SE AVETE VOGLIA DI LEGGERLA HO UN’ ALTRA LILY / SCORP STAVOLTA LEGGERA CHE S’ INTITOLA “ MENTRE TUTTO SCORRE”  E TENETE D’ OCCHIO IL MIO PROFILO PERCHE’ HO GIA’ UN’ ALTRA IDEA CHE MI FRULLA PER LA TESTA !! E ADESSO COME SEMPRE…UN BACIONE E PREPARATE L’ INSULINA : ))

Ginny sentì la porta sbattere e sobbalzò chiedendosi se sarebbe mai riuscita a tornare totalmente quella di prima.
Scosse la testa, cercando di scacciare le immagini dell’ attacco, e cercò di focalizzarsi sulla sua famiglia.
Ad esempio, la porta sbattuta non era frutto di qualche sconosciuto che stava entrando in casa, era sicuramente e semplicemente colpa di James ed infatti pochi secondi dopo udì alcune voci concitate al piano di sotto.
Aprì leggermente la porta, ormai erano passati cinque mesi dal suo risveglio e tutto nel suo fisico era tornato normale.
Anche se, rispetto a James, lei aveva avuto, già inizialmente, meno problemi.
Lei era stata per la maggior parte del tempo seguita da Harry, Luna e anche dai suoi figli che le avevano somministrato continuamente pozioni di modo che i suoi muscoli non si atrofizzassero e nel breve tempo che era stata in mano agli Apocalittici era sicura che qualcuno si fosse occupato di lei.
Qualcuno che era rimasto nell’ ombra, ma che aveva permesso anche a James di riprendersi.
Avrebbe tanto voluto sapere chi era. Inizialmente aveva pensato a Cindy, la ragazza che James non frequentava – a quanto diceva – ma che anche quella sera doveva vedere, ma quando le aveva posto alcune domande aveva capito che lei non c’ entrava niente.
“ Secondo me potevi essere più rumoroso, James” la voce di suo figlio Albus la riportò alla realtà “ perché non sei andato tu, allora?” chiese James e Ginny poté immaginare dal suo tono infastidito ogni linea del volto di James che si stava increspando “ adesso basta, sembrate due bambini” si intromise Lily “ dobbiamo ancora sistemarla” si lamentò e, come sempre, James e Albus si zittirono alla voce della sorella.
“ Hai gli occhi pieni di orgoglio” un lieve sussurro, un piccolo alito nel suo orecchio ed i brividi si sparsero lungo la sua spina dorsale.
Harry aveva la folle capacità di farla sentire ancora la ragazzina sedicenne che era stata travolta dall’ amore per lui.
Harry le posò un bacio sull’ incavo del collo e Ginny portò una mano sulla sua testa “ lo sono” disse girandosi verso di lui.
“ I nostri figli sono così uniti e si amano così tanto…abbiamo fatto proprio un gran lavoro…”
“ Hai fatto” la corresse Harry storcendo leggermente la bocca “ nel periodo in cui tu…” si fermò e i suoi occhi verdi parvero dire quello che le sue labbra non riuscivano a pronunciare “ ecco…diciamo solo che la situazione non era così idilliaca” le spiegò, poi si passò una mano tra i capelli, pensando a quei giorni e a come ormai sembrassero lontani anni luce.
“ Sì, direi che catastrofica renderebbe di più l’ idea” disse scherzoso e Ginny sorrise “ te la sei cavata più che bene…” lo consolò, ma Harry scosse la testa e la prese per la vita “ la verità è che io non sono niente senza di te” le disse baciandola e Ginny rise, le sue labbra ancora appoggiate a quelle di Harry “ me lo ricorderò al nostro primo litigio” gli disse e Harry tornò serio.
Le immagini di prima dell’ attacco, dei vari litigi avuti con Ginny, nei loro venticinque anni di matrimonio: il volto di Ginny che sembrava infuocarsi al pari dei capelli, i suoi occhi castani e luccicanti di lacrime di rabbia. E poi pensò a come l’ aveva vista negli ultimi due anni: il volto cereo e gli occhi spenti e vuoti.
La mano si strinse ulteriormente attorno alla sua vita, come a volerla avvicinare a sé e non lasciarla più andare “ non vedo l’ ora di litigare con te, Ginny” le disse facendola ridere, poi i suoi occhi verdi luccicarono “ e questo mi ricorda che i ragazzi mi hanno detto che dobbiamo restare lontani da casa…”
“ Che cosa?” lo interruppe Ginny “ e cosa dovremmo fare, secondo loro?” Harry sorrise in un modo molto Malandrino “ io un’ idea ce l’ avrei” disse e si smaterializzò continuando a tenerla stretta a sé.
***
“ Hai pensato alla torta?” chiese James.
Lily lo guardò soltanto “ reducio” disse rimpicciolendo il divano fino a farlo diventare di una grandezza tale da poter essere messo dentro una scatola insieme a tutti gli altri mobili.
“ Lily?” chiese James e lei si voltò verso di lui “ la porta Scorp” disse soltanto e James sbuffò “ allora farà un casino di sicuro” si lamentò.
“ E dai, Jamie, dagli un po’ di fiducia” replicò Lily accarezzandosi il pancione ormai enorme.
“ Non sarebbe meglio che ti sedessi?” domandò Albus comparendole alle spalle e Lily sospirò “ povera Alice…che marito apprensivo” scherzò e Albus alzò gli occhi al cielo “ ah- ah, certo. Sai che un minuto fa mi ha chiamato Scorpius per sapere se era tutto ok e per comunicarmi che se non ti lasciamo riposare un po’ potrei perdere per sempre la sua amicizia.”
Lily gemette “ siete tutti uguali” replicò e riprese a rimpicciolire i mobili e metterli dentro le scatole.
“ Forse la vetrina di zia Fleur dovremmo lasciarla” disse James, pur con voce poco convinta “ in effetti…potrebbe rimanerci male” mormorò Albus sovrappensiero.
“ No” disse soltanto Lily e guardò la vetrina come se potesse distruggerla con il pensiero ed effettivamente il vetro vibrò.
“ Questi mobili devono sparire tutti e voi lo sapete” disse guardando i fratelli negli occhi “ dietro quella vetrina ti sei riparato per sfuggire ad un incantesimo” affermò guardando Albus “ e questo divano è stato rovesciato da te che cadevi sotto i colpi di un altro incantesimo” continuò stringendo le dita sulla miniatura del divano che scricchiolò pericolosamente vicino a rompersi “ e quel tappeto…” la voce le si spense al ricordo di Aaron e della sua tortura.
Automaticamente si portò una mano alla pancia, come se volesse trarre forza dal suo piccolo miracolo.
“ Lily” entrambi i suoi fratelli si erano avvicinati e lei si accorse che stava ansimando, la vista sfocata a causa delle lacrime che premevano nei suoi occhi.
“ Sto bene” disse cercando di sorridere.
“ La mamma non può avere tutto questo sotto gli occhi” disse con una voce carica d’ odio “ la mamma ha visto tutto…ogni più piccola cosa che ci hanno fatto…” la voce le calò come se si stesse concentrando per tenere a bada la paura e la rabbia.
Puntò la bacchetta sul tappeto e mormorò “ Incendio” e il tappeto prese fuoco fino a bruciare totalmente.
Albus e James si guardarono un secondo preoccupati, poi James mise una mano sopra il braccio di Lily “ non si fa” le disse serio, quasi come se stesse parlando con una bambina “ non puoi fare così” disse alzando il tono sulla parola finale e muovendo fluidamente la bacchetta per far esplodere il mobile vicino al muro.
Lily aprì le labbra sorpresa e poi guardò James che le fece l’ occhiolino “ ehi, ehi, ragazzi, siate ragionevoli” li rimproverò Albus ed entrambi si voltarono verso di lui.
Albus si sistemò gli occhiali “ incendiare, distruggere, non si può fare” gli spiegò “ che ne dite di tagliuzzare?” chiese divertito e con un movimento di bacchetta la vetrina di zia Fleur divenne legna da ardere e vetro da reciclare.
“ Siete pazzi” disse Lily divertita, le lacrime ormai sepolte nei suoi occhi.
“ No” la corresse James con la voce altrettanto divertita “ saremmo pazzi se facessimo così” e con un piccolo botto distrusse il mobile della tv “ o così” aggiunse Albus facendo a pezzi un altro mobile.
Lily rise forte scuotendo la testa e guardando i suoi fratelli che distruggevano tutto il salotto e correvano verso la cucina.
Avevano deciso di regalare a suo padre e sua madre dei nuovi mobili, a Lily non era sfuggito lo sguardo che aveva sua madre ogni volta che entrava nel salotto dove tutto le ricordava il giorno dell’ attacco, o ogni volta che vedeva la camera di James, dove lei era stata per quasi due anni distesa e priva di vita. Meritava di cancellare tutto.
Meritavano tutti quanti di ricominciare da capo.
Salirono le scale ridendo e continuarono a distruggere ogni mobile che vi era in casa.
Lily fu la prima ad arrivare nella camera di James, puntò la bacchetta contro il letto, ma davanti ai suoi occhi apparve sua madre sdraiata lì sopra.
Le parve quasi di poter rivedere il suo viso spento, la sua mano molle nella propria.
Tutte quelle sere passate a piangere e a parlare con lei.
Si lasciò scivolare lungo il muro. Non ce la faceva.
Ancora dopo tutti questi mesi non riusciva ad affrontare tutto.
“ C’ è una visuale migliore da quella posizione?” scherzò James raggiungendola e sedendosi accanto a lei.
Lily sorrise appena tra le lacrime che le erano scese e poggiò la testa sulla sua spalla “ pensavo di essere sola” sussurrò piano.
“ All’ epoca intendo” chiarì asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
“La mamma in quelle condizioni, papà fuori di testa per tutte le cose che lo preoccupavano, tu che eri morto e Albus…”
“ Che era un coglione” affermò Albus con un sorriso triste. Si sedette dall’ altro lato di Lily e le prese la mano.
“ Devi solo pensare che è cambiato tutto” le disse James baciandole la testa “ non è stato facile, ma abbiamo vinto… io sono vivo, la mamma sta bene…i ricordi diverranno sempre più sbiaditi e verranno sostituiti…”
“ Lo spero” affermò Lily e James rise “ ne sono sicuro…già quando conoscerai il platinato Junior…ahi” si lamentò dato che Lily lo aveva colpito con una gomitata.
“ Non te la devi prendere con me…il piccolo Pegasus ha molte possibilità di essere un platinato” Lily rise scuotendo la testa “ non sei cambiato per niente” si lamentò scherzosa “ mi vorresti diverso?” chiese James e Lily guardò i suoi occhi da cerbiatto che avevano sempre avuto un’ espressione piena di tenerezza dedicata solo a lei “ mai” rispose e lo abbracciò.
“ Una cosa però non è cambiata e non credo che cambierà…” la sua voce era seria, ma i suoi occhi erano divertiti e Lily ed Albus si scambiarono un’ occhiata incuriosita “ l’ idiozia di Albus” concluse.
“ Ehy” si oppose Albus mentre Lily scoppiava a ridere “ io non sono…” iniziò a protestare, ma poi guardò Lily e ripensò a quanto avevano sofferto per la loro lontananza. Ed era tuuta colpa sua e della sua stupidità.
James avrebbe voluto scherzare, come quando erano piccoli, e dirgli che era il fratello migliore, ma la situazione tra Lily e Albus era stata così difficile che anche lui che era appena tornato se ne era accorto.
A volte lei sembrava quasi irrigidirsi ancora, come se delle piccole cose le tornassero alla mente, o gli occhi di lui divenivano di un verde più cupo, come se ancora delle colpe tornassero ad opprimerlo.
Ma l’ amore tra Lily e Albus era così forte che piano piano sembravano essere riusciti a mettere da parte tutto.
“ Sì, è vero” ammise e Lily lo abbracciò di slancio “ non più” gli sussurrò all’ orecchio, poi appoggiò la sua fronte a quella di Albus come quando erano piccoli “ non più, fratellino” ripeté,  guardandolo in quegli occhi verdi lucidi di lacrime.
James sospirò “ bè, direi di far fuori anche questo letto che ne dite?” chiese, passando lo sguardo da suo fratello a sua sorella.
Lily annuì “ insieme?” propose.
Albus e James si guardarono prima di mettere entrambi le mani sopra la sua.
Urlarono l’ incantesimo e il letto si sbriciolò in mille pezzettini con un gran boato e costringendoli a ripararsi la testa con le braccia.
***
“ Al, Lily, James, dove siete?”
Albus sorrise mentre sistemava con la bacchetta l’ ultimo mobile e si voltò verso Alice.
“ Eccoli qua i miei amori” disse felice prendendo J.J. dalle braccia di Alice e sollevandolo leggermente per godere del suo sorriso.
“ Ha mangiato da poco non sballottarlo” lo rimproverò Alice e Albus se lo posizionò tra le braccia e si sporse a baciare Alice.
“ Avete già sistemato tutto” disse Alice guardandosi intorno “ non si riconosce neanche” affermò sovrappensiero.
“ Bè, l’ intenzione era quella” disse posando J.J. dentro la culla.
Si diresse verso Alice, ma non fece in tempo neanche a baciarla che James irruppe nella stanza “ Al, io vado…oh, ciao, Alice…” poi vide la culla e il suo volto s’ illuminò “ il mio nipotino” disse dirigendosi verso di lui “ lo sveglierai” protestò Albus, ma non fece in tempo visto che James lo aveva già preso tra le braccia “ lui non ha bisogno di dormire…lui è il nuovo James Potter” affermò soddisfatto e Albus scosse la testa sorridendo “ Lui è J.J.” lo corresse e James rise “ James Jack lo so…ma è comunque un James Potter…”
“ Devi ringraziare Alice per questo…” lo interruppe Albus.
“ Sì, sì, come no” disse Alice, beccandosi un’ occhiataccia da Albus “non importa, Aly” disse James e rimise J.J. dentro la sua culla “ so che Albus mi adora alla follia” concluse mettendo una mano sulla spalla di Albus e superandolo “ ci vediamo dopo” disse, baciando Alice sulla guancia.
“ Ah, Lily è andata in pasticceria con Scorpius per la torta…”
“ E tu dove vai?” chiese Albus malizioso. James sorrise, sapeva che Albus non aveva dubbi su dove stava andando.
Sapeva che faceva solo per metterlo in difficoltà.
“ A fare un giro” rispose e prima che chiunque potesse protestare uscì.
Alice rise e guardò Albus “ pensi che ammetterà mai che gli piace?” chiese e Albus scrollò le spalle “ sai com’ è James… “ le rispose prendendola tra le braccia “ già, so com’ è James, ma adesso vorrei l’ attenzione di un altro dei fratelli Potter…”
“ Chi? Lily?” chiese Albus baciandola sul collo, Alice rise “ baciami subito” gli disse con voce piena di rimprovero.
***
“ Ciao, scienziata”
Cindy si voltò e automaticamente sorrise al suono di quella voce.
Appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate, c’ era James Potter e la stava guardando con quegli occhi che l’ avevano fatta impazzire dal principio.
Era incredibile -  e credeva di non averlo mai visto su nessun altro- come i suoi occhi potessero essere al contempo innocenti e furbi.
Scrisse l’ ultimo appunto sulla cartellina e la poggiò sul ripiano “ novità?” chiese James.
Cindy lo guardò, pronta a scorgere nei suoi occhi una qualsiasi traccia di scherno o di rabbia, ma scoprì che non ve ne era.
Lui era davvero interessato alla sua risposta.
Scosse la testa “ non ho ancora trovato un modo per tenerla in vita facendo a meno di quella maledetta pozione”.
La rabbia nei suoi occhi blu mare provocò in James tanta tenerezza.
Da quando, cinque mesi prima, sua sorella Tara era stata rinchiusa nel reparto di malattie permanenti del S. Mungo, Cindy non aveva avuto pace e si era rinchiusa notte e giorno dentro il laboratorio per trovare una soluzione.
E purtroppo ancora non ce l’ aveva fatta.
“ Bè, lo troverai” le disse sicuro e Cindy sorrise “ vorrei avere la stessa fiducia che hai tu” disse incrociando le braccia e abbassando la testa sconfitta.
James si avvicinò, ma non la toccò.
Erano ormai mesi che lui andava a trovarla nel suo laboratorio.
Inizialmente si era detto che fosse solo perché gli faceva pena, oltre alla sorella aveva perso la madre che, come avevano scoperto, l’ aveva usata senza che le importasse niente di lei.
Ma in fondo, sapeva anche lui che non era per quello che ogni sera appena uscito dal lavoro andava da lei.
 “ Ho fiducia nelle tue capacità” le disse e Cindy annuì pur continuando a tenere il capo chino.
James le mise due dita sotto il mento e glielo sollevò fissando il suo sguardo nel proprio.
“ Ho fiducia in te” le disse e Cindy dischiuse leggermente le labbra.
Che cosa aveva appena detto? Cercò di imporre al suo cuore di smettere di galoppare impazzito.
Erano mesi che ormai si era scoperta innamorata di lui, eppure lo aveva tenuto ben nascosto dentro di sé.
Aveva sempre pensato che lui non sarebbe mai riuscita a perdonarla. Eppure ultimamente aveva visto qualcosa di strano in lui.
Era come se fosse meno freddo, meno sprezzante e per lei era sempre più difficile cercare di non mostrare quello che provava.
Ma fino ad ora ce l’ aveva sempre fatta, perché in fondo lei era una donna dura.
Lei era una scienziata fredda e calcolatrice.
Lei aveva imparato a nascondere tutto ciò che provava.
Lei diceva un sacco di cavolate quando si trattava di James Potter.
Senza darsi tempo di riflettere, di usare l’ intelletto del quale andava tanto fiera, agì d’ istinto.
Gli prese il viso tra le mani e lo abbassò verso di sé posando le labbra sulle sue, poi realizzò cosa aveva appena fatto.
Sbarrò gli occhi e vide che anche quelli di lui erano spalancati e fissi su di lei.
Chiuse le labbra e si allontanò strusciandole imbarazzata, ma prima che potesse allontanarsi del tutto, James la trattenne per la vita “ dove pensi di scappare, scienziata?” le chiese e stavolta fu un bacio pieno di passione.
***
  Lily entrò dentro la pasticceria e si guardò intorno, ma di Scorpius neanche l’ ombra.
Intravide il pasticcere che le lanciò un’ occhiata, le sembrava quasi divertito e Lily si chiese se fosse impazzito.
La commessa le si avvicinò sorridente e cortese.
“ Vorrei…” iniziò Lily, ma la commessa la interruppe “ so cosa le serve” disse e le diede un cup cake azzurro.
Lily guardò leggermente infastidita prima il cupcake e poi la commessa “ io non ho ancora detto…”
“ Non ce n’ è bisogno. Rossa con dolci occhi castani, so io di cosa ha bisogno” le ripeté indicandole il dolcetto.
Lily la guardò indecisa su chi delle due fosse la pazza.
C’ era sicuramente lo zampino di Scorpius, ma non riusciva a capire cosa volesse dirle con un cup cake.
“ Lo mangi. Sono sicura che è buonissimo”.
Lily inarcò le sopracciglia, il fastidio che continuava a crescere in lei.
Le sembrava di essere presa in giro e se a quello sommavi gli ormoni della gravidanza, rischiavi davvero una miscela esplosiva.
“ Io vorrei…ma devo prendere la torta” disse pazientemente, poi guardò l’ orologio per avvalorare la tesi “ stasera ho la cena per festeggiare i venticinque anni di matrimonio dei miei genitori…”
“ Lo sappiamo, ma non si preoccupi, basta che mangi il cup cake”.
Lily sbuffò cominciando a contare internamente fino a dieci, ma quando vide lo sguardo quasi deluso della commessa, si sentì in colpa, studiò un’ ultima volta il dolcetto e poi lo addentò.
Era davvero buono, dolce al punto giusto. Gli diede un secondo morso continuando a guardare la ragazza, cosa sarebbe dovuto succedere?
Eppure, era sicura di star facendo la cosa giusta. Sorvolando sul fatto che un dolcetto non poteva che essere mangiato e che era praticamente stata obbligata dalla commessa, questa era anche davanti a lei che la studiava con uno sguardo pieno di aspettativa.
Quando fece per prendere il terzo morso sentì la consistenza della carta sotto ai denti e aggrottò le sopracciglia.
Si portò una mano alla bocca e tirò fuori il foglietto di carta.
Era sicuramente stato incantato da Scorpius, visto che era in perfette condizioni, senza alcun segno dei suoi denti.
Guardò la commessa, ma lei sembrava osservarla con un’ espressione instupidita, quindi abbassò gli occhi leggendo il foglio.
“ Ti aspetto al nostro posto. S.”
Cinque parole e le labbra di Lily si aprirono in un sorriso.
La commessa la stava fissando con un sorriso a metà tra l’ estasiato e l’ inebetito, quasi come se avesse appena assistito alla cosa più romantica del mondo, e Lily si sentì in dovere di dirle qualcosa.
“ Lui…io…” balbettò senza effettivamente sapere dove andare a parare, per cui ci rinunciò.
“Torno per la torta” disse soltanto arrossendo e uscendo immediatamente.
Cominciò a camminare.
Il nostro posto. E quale doveva essere?
La loro storia d’ amore non era iniziata sotto i migliori auspici. Non c’ erano stati appuntamenti romantici e passeggiate al chiaro di luna, ma guerra e battaglie.
L’ unico posto che, probabilmente, per entrambi, aveva un qualche significato, era dove avevano concepito il loro Pegasus.
Si portò una mano al ventre ormai enorme. Non mancava molto e la pancia pesava sempre più.
Camminò fino all’ entrata di Diagon Alley e poi si diresse all’ Accademia.
Salì le scale, superò la palestra e le aule, sorrise, anche l’ Accademia era ormai un ricordo, eppure quelle stanze sembravano essere state testimoni di talmente tanti eventi che se i muri avessero potuto parlare, lo avrebbero fatto per ore, forse per giorni.
“ Sai quanto è diventato faticoso portarsi dietro…”
La voce le si spense appena arrivò alla loro terrazza.  Era tutto buio e per un attimo ebbe un moto di paura e il suo corpo s’ irrigidì.
Il ricordo di quel giorno nel bosco, al buio, in compagnia dei soli Dissennatori, non era ancora del tutto debellato.
Ma prima che potesse dire qualcosa una luce si accese.
Non era una luce forte, era quasi un piccolo faretto che illuminava solo una porzione di muro.
Quando partì la musica, Lily non poté che guardarsi intorno, ma ancora non riusciva a vedere Scorpius.
Poi una voce, quella voce, la voce di Scorpius, attrasse la sua attenzione.
“ Tutto è iniziato qua” le disse e sul muro davanti a lei si materializzò una gigantografia di lei vestita da recluta Auror.
Lily sorrise. Era il suo primo giorno all’ Accademia e sembrava così determinata con quegli occhi così decisi.
“ Io ti guardavo, ma tu neanche mi notavi, non notavi nessuno. Sembravi solo decisa a diventare un Auror degna di tuo padre”.
Bè, non era esattamente vero che non lo guardasse e, inoltre, lo aveva notato eccome.
“ L’ inizio della nostra storia non è stato affatto facile” affermò e Lily vide un’ immagine di un percorso in salita, pieno di curve e sassi.
No, non lo era stato per niente, tutto remava contro di loro, lei remava contro di loro, non volendo condannarlo ad una vita infelice accanto a lei.
“ La guerra e tutte le sue conseguenze” disse e per un attimo il muro rimase vuoto, come era giusto che fosse.
La guerra, il tremendo periodo che avevano passato non poteva avere delle immagini.
L’ atmosfera si ridistese immediatamente quando apparve una gigantografia di Lily con i capelli legati e le ciocche disordinate che sfuggivano ovunque.
“ E poi, tu non sei certo uno zuccherino” commentò Scorpius e Lily vide i suoi occhi, erano così pieni di rabbia da sembrare assumere una tonalità di rosso.
Rosso? Come le era venuto in mente? Non aveva mai visto nessuno con gli occhi rossi per la rabbia.
“ Ma d’ altronde io sono Scorpius Malfoy” si vantò e stavolta apparve una gigantografia che ritraeva Scorpius che sorrideva alla macchina, gli occhi grigi e luccicanti.
Era davvero bellissimo.
“ E non mi arrendo mai”.
Lily rabbrividì per come aveva detto quelle cinque parole, sembrava la stessa voce che aveva usato quel giorno in Accademia. Quel giorno che le promise che lui non si sarebbe mai arreso con lei.
E lo aveva fatto davvero.
“ Scorp” pronunciò Lily con voce emozionata, ma se anche lui l’ aveva sentita non lo diede a vedere e riprese a parlare dal suo nascondiglio.
“ E poi, un vecchio detto Babbano dice che la vita è una salita, ma più sali e più il panorama sarà bello…ed io ho davanti a me il panorama più bello…” concluse e l’ ultima gigantografia apparve davanti a lei.
La ricordava. Era una foto che le aveva scattato proprio Scorpius una settimana prima, ed era una semplice foto di lei, seduta nel prato di casa dei suoi genitori.
Era tremendo, con quel vestito a righe che aveva quel giorno, la sua pancia era enorme.
Batté più volte le palpebre per scacciare le lacrime. Maledetta emotività da gravidanza.
Le luci si accesero e Lily strizzò gli occhi per abituarsi alla luce.
Sentiva il cuore batterle così velocemente che per un attimo pensò che sarebbe potuta svenire.
Non riusciva a vedere Scorpius, in compenso una scatolina si materializzò davanti ai suoi occhi e Lily indietreggiò di un passo.
Sapeva cosa stava per succedere, ma non avrebbe permesso che una cosa stupenda come quella che aveva appena fatto fosse rovinata sul finale.
“ Sposami” disse infatti Scorpius, ma Lily non si mosse.
Non sarebbe stato così vigliacco da non farsi vedere e farle la proposta senza guardarla negli occhi.
Si piegò su se stessa “ Ahy” disse “ maledizio…” non riuscì neanche a finire l’ imprecazione che Scorpius uscì fuori dal mantello dell’ invisibilità di suo padre e le fu accanto “ sono i dolori? Stai male? Hai le contrazioni?” le riversò addosso tutte le domande, una dopo l’ altra.
Lily sorrise e si appoggiò a lui raddrizzandosi. Scorpius dilatò gli occhi “ Brutta vigliacca”  la offese e Lily sorrise “ oh no, mio caro” replicò “ voglio solo guardarti mentre lo dici” gli disse e Scorpius aprì le labbra.
Fregato da una Grifondoro. Assurdo.
Sorrise, non era stato fregato da una Grifondoro qualunque, ma dalla sua Lily…sì, così era più accettabile.
“ D’ accordo, ma non mi metterò in ginocchio” l’ ammonì e Lily sorrise scuotendo la testa “ e va bene…” finse di fare una smorfia alzando gli occhi al cielo e Scorpius ghignò afferrando la scatolina e tornando davanti a lei.
 “ Lily Luna Potter, sposami” le disse e Lily sorrise furba “ forse se me lo chiedi” disse prendendolo in giro.
Lui piegò la testa da un lato “ l’ ho appena fatto” si lamentò e Lily scosse la testa “ devi chiedermelo” disse calcando la voce sull’ ultima parola.
Scorpius sorrise, aveva davvero una pessima influenza su di lei.
“ Lily Luna Potter, vuoi sposarmi?” le chiese.
“ Ahi” rispose Lily e Scorpius rise “ sto facendo come vuoi, ormai mi hai fregato, puoi anche smettere” le disse fingendo di rimproverarla.
Lily si portò entrambe le mani sul fondo del ventre “ non sto fingendo” disse agitata e gemette di nuovo di dolore.
Scorpius spalancò gli occhi “ intendi dire che…”
Lily lanciò un piccolo urlo “ intendo…dire…” s’ interruppe mordendosi un labbro per non urlare di nuovo.
“ Merda, merda” imprecò Scorpius guardandosi intorno.
Lily alzò gli occhi al cielo. Stava per caso perdendo la lucidità?
Cioè lei era piegata in due dal dolore e lui perdeva la lucidità?
“ Che devo fare?” chiese Scorpius, la voce piena di panico “ dobbiamo andare di corsa al San Mungo” disse la frase a velocità supersonica e Lily si chiese se stesse respirando.
Rise tra i gemiti di dolore “ forse sono solo le preparatorie” ipotizzò e Scorpius inarcò un sopracciglio “ sei davvero strana, Potter” le disse baciandola tra i capelli.
Lily continuò a respirare con la bocca come le avevano insegnato, ma poi il suo sguardo venne attirato dall’ esterno.
Parte della luce solare era scomparsa “ c’ è una… eclissi parziale” disse con voce affaticata e anche Scorpius guardò fuori, pur continuando a tenerla tra le braccia.
La luna ed il sole s’ incontreranno nel quarto giorno del quarto mese dell’ anno.
Lily aggrottò le sopracciglia, come le era venuta in mente quella frase?
Eppure, era davvero il quattro aprile e fuori c’ era l’ eclissi.
L’ arrivo di un’ altra contrazione la fece urlare così forte che Scorpius imprecò “ basta, non sono quelle che dici tu…dobbiamo andare via” disse e ormai sembrava fremere dall’ agitazione.
Lily si appoggiò a lui per alzarsi in piedi, ma si piegò immediatamente su se stessa sentendo scendere del liquido attraverso le gambe.
“ Mi si sono rotte le acque” si giustificò, ma vedendo che Scorpius continuava a tenere gli occhi bassi, seguì il suo sguardo.
“ Non va bene” disse impaurita.
Non aveva solo perso le acque, vi era anche del sangue mischiato.
“ Andiamo” disse lui e il suo sguardo duro e la mascella contratta le fecero capire quanto fosse terrorizzato per lei.
I suoi occhi si riempirono di lacrime di paura, sapeva che doveva esserci qualcosa che non andava.
“ Andrà tutto bene” le disse Scorpius, ma Lily non riusciva a staccare gli occhi da lì.
Nella sua testa vorticava una frase: Nel giorno che rifletterà la sua luce nelle acque rosse di sangue.
Scorpius capì che era scioccata e dolorante e la prese in braccio cominciando a correre verso il San Mungo che fortunatamente non era lontano dall’ Accademia.
Lily affondò la testa nel petto di Scorpius. Solo quella frase in mente e tanta paura per il suo bambino.
***
“ PAPA’! PAPA’! PAPA’!”
Scorpius entrò dentro il San Mungo urlando come un pazzo, Lily avrebbe voluto dirgli di calmarsi e che così stava mettendole un’ agitazione incredibile, ma la realtà era che aveva paura anche lei.
Non era normale che avesse perso tutto quel sangue. Forse aveva esagerato o forse era una conseguenza della battaglia.
Sentì nascerle un singhiozzo nel petto, ma non riuscì ad espellerlo visto che le arrivò una contrazione che la fece urlare.
E questo la fece sentire ancora più arrabbiata.
“ E’ il momento?”
Quella era la voce di Draco. Non sapeva come Scorpius avesse fatto, ma Draco era davvero davanti a loro.
“ Io…papà…il sangue…”
Scorpius era in completa confusione e Lily si alzò a sedere come sentì il lettino sotto di lei.
Guardò gli occhi di Draco “ scelgo mio figlio” disse in un fiato.
Scorpius la guardò e poi guardò suo padre pronto a dirgli di non ascoltarla, ma Draco aveva gli occhi fissi in quelli di Lily.
Per un attimo la sua mente vorticò nei ricordi di quasi due anni prima, quando le disse che era praticamente impossibile che potesse rimanere incinta.
Capì perché le diceva così, ma lui non l’ avrebbe permesso “ nessuno dovrà scegliere niente” la rassicurò, poi voltò lo sguardo verso l’ ostetrica accanto a lui.
L’ avrebbe affidata a lei, era una bravissima dottoressa e lui non poteva lasciare suo figlio. Scorpius aveva bisogno di lei.
Scorpius si voltò verso Draco “ non dovevo” disse soltanto “ ho sbagliato, lei non poteva restare incinta ed io…”
Aveva la voce incrinata e Draco gli mise una mano sulla spalla “ Lei non poteva restare incinta ed invece eccovi qua ad aspettare di conoscere…”
“ Se le succede qualcosa…”
“ Non le succederà niente…” e Scorpius si sentì per un attimo tranquillizzato.
Si sedette sulle sedie come privato di ogni forza e guardò suo padre “ spero di essere un padre come te” confessò e Draco sorrise scuotendo la testa “ sarai sicuramente meglio di me” gli disse.
Quando la dottoressa uscì, dopo diverse ore durante le quali Scorpius era andato in crisi più volte e Draco lo aveva dovuto trattenere dall’ entrare nella stanza, e annunciò che Lily stava riprendendo conoscenza dopo il cesareo d’ urgenza, a Scorpius parve di tornare a respirare.
Abbracciò di slancio suo padre, ma Draco lo staccò subito da sé “ vai a conoscere tuo figlio” gli disse con voce emozionata e Scorpius corse verso la stanza.
Lily aveva il volto distrutto, ancora un po’ intontito dall’ anestesia e un po’ pallido per colpa del sangue perduto, ma il sorriso che aveva su di esso mentre stringeva il piccolo tra le braccia, lo rendeva così luminoso che Scorpius si ritrovò a pensare che non era mai stata più bella di così.
“ Cosa c’ è?” chiese Lily vedendo che si era fermato sull’ arco della porta.
Scorpius si riscosse avvicinandosi piano a lei “ sei bellissima” le disse e Lily sorrise ancora più ampliamente “ sei un gran bugiardo…devo essere orrenda” si lamentò con voce ancora debole.
Scorpius scosse la testa e si sedette accanto a lei “ non credo proprio” ribatté e le prese il volto tra le mani “ i tuoi occhi sono luce pura in questo momento” continuò “ ed io ti amo alla follia, Lily Potter” enunciò.
“ Ti amo anche io Scorpius Malfoy” disse Lily con gli occhi pieni di lacrime “ e la risposta è sì” disse e le sue iridi brillavano di felicità.
Le labbra di Scorpius si aprirono in un sorriso e senza lasciare il suo viso l’ attirò a sé per baciarla con passione e amore.
Appena si staccarono, guardò a fondo il suo bambino.
Non credeva di aver mai visto niente di più bello.
Era stupendo in tutto e per tutto, dai suoi pochi chiari capelli a quelle ciglia perfette. Da quelle piccole lentiggini che aveva sul naso a quella piccola voglia che aveva sul polso. Dalle sue manine tozze a quelle buchine che aveva nelle ginocchia. Quella voglia poi sembrava disegnata: una sottile linea marroncina che univa quelli che sembravano tre piccoli vortici.
Lo prese in braccio e si alzò in piedi visibilmente emozionato “ Pegasus Alexander Malfoy” disse e mentre lo stringeva al suo petto ebbe la sensazione di averlo già fatto.
 
17 ANNI DOPO
“ Non merito un regalo?” chiese Pegasus baciandole il collo e Cris si sollevò dal letto “ non provarci, Malfoy” lo ammonì spingendolo via scherzosamente “ non è né natale, né il tuo compleanno” lo rimproverò.
“ Ma ad aprile eravamo ad Hogwarts” finse di lamentarsi avvicinandosi e costringendola a spostare il viso all’ indietro “ non fare il viziato” lo rimproverò ancora mettendogli un dito sopra le labbra.
Pegasus la prese per la vita e se la portò in braccio “ viziato io?” le chiese mentre Cris rideva “ vuoi vedere cosa fa un ragazzo viziato?” le chiese ancora e senza darle tempo di protestare la fece sdraiare sul letto e cominciò a baciarla.
Lei gli passò le mani intorno al collo e si strinse a lui sollevando una gamba e stringendola intorno alle sue.
“ Peg…” il silenzio che seguì fece sobbalzare Pegasus che si sollevò di scatto seguito da Cris “ Per Silente!” imprecò arrossendo di colpo.
Lily guardò il suo primogenito “ dovresti scendere sono arrivati i risultati dei M.A.G.O.” disse soltanto prima di chiudersi la porta alle spalle.
“ Ecco, adesso tua madre mi odia” disse Cris lasciandosi ricadere sui cuscini “ no che non ti odia” si oppose Pegasus.
Cris sospiro “ Axus, rifletti, di solito mi fa un sacco di feste e adesso non mi ha neanche guardata. Probabilmente mi reputa una poco di buono che si fa baciare sul letto…”
“ Ma finiscila” la prese in giro Pegasus baciandola di nuovo sul collo.
Cris gemette e si lasciò trasportare per qualche secondo, ma poi si staccò “ no, signor Malfoy, tenga giù le zampe e scendiamo, prima che tua madre chiami mio padre”.
Pegasus pensò per un attimo a Teddy e spalancò gli occhi. Prese Cris per la mano e in pochi secondi erano già di fronte alle scale.
“ Paura, eh?” scherzò Cris, ma Pegasus si fermò e la guardò negli occhi “ per niente, è solo che sono un vero Grifondoro ed ho uno spiccato senso dell’ onore” si vantò e Cris scoppiò a ridere “ non mi sembrava che t’ importasse molto del senso dell’ onore fino ad adesso” scherzò.
Quando arrivarono di fronte all’ entrata della cucina sentirono ridere e parlare “ non ti dico come mi sono vergognata” gemette Lily e Scorpius rise “ è un vero Malfoy dopotutto” si vantò Scorpius.
Lily rise e poi sentirono Scorpius gemere di dolore “ caspita, Lily, mi hai fatto male” si lamentò e stavolta fu Lily a ridere “ e ti farò di peggio se non parlerai con Pegasus…”
“ Le chiacchierate padre- figlio sono superate” brontolò Scorpius “ decisamente” sussurrò Pegasus guardando Cris che stava ridendo sommessamente.
Lily sbuffò “ povera Cris se crede che prendere un Malfoy sia un guadagno” brontolò, ma Scorpius rise e Pegasus e Cris sentirono grattare una sedia sul pavimento “ ma se fai di me quel che vuoi” affermò lui con voce sensuale.
Pegasus fece una smorfia “ meglio entrare se non vuoi vedermi vomitare” disse e poi entrarono facendo separare i genitori.
Scorpius guardò Pegasus, la sua cicatrice che riluceva alla luce del giorno.
Ancora ricordava il giorno che si era fatto male.
Aveva solo cinque anni e aveva rubato la bacchetta a sua madre per giocare. Fu il giorno che capirono che Pegasus poteva già fare delle magie involontarie.
Scorpius non aveva mai visto Lily piangere così tanto, continuava a ripetere che era colpa sua e che era come se gli avesse fatto male lei stessa.
“ Ciao, Scorpius” salutò Cris, poi spostò timidamente lo sguardo su Lily mentre si sedeva.
Lily sostenne il suo sguardo, poi le sue labbra si aprirono in un sorriso “ Ciao, Cris” la salutò e Cris rilasciò il respiro mentre Pegasus la guardava con il suo sguardo che sembrava dirle: te l’ avevo detto.
Le mise le mani sulle spalle passando per andare verso il frigo “ un po’ di tè freddo? Sarai accaldata” la prese in giro e Cris divenne di nuovo rossa.
“ Mamma” si arrabbiò Pegasus e guardò Scorpius in cerca dell’ appoggio dal padre “ non guardare me” obbiettò lui “ vile Serpeverde” bofonchiò Pegasus “ ehy, un po’ di rispetto per il tuo vecchio” lo rimproverò Scorpius, ma aveva lo sguardo divertito.
“ Chi è un vile Serpeverde?” chiese A.J. entrando dentro la cucina insieme all’ inseparabile cugino “ voi due” scherzò Pegasus.
Era incredibile come A.J. avesse condizionato Nath, o forse era stato il contrario, fatto era che Nathan – il figlio di James Potter- era stato smistato a Serpeverde, causando non pochi disturbi cardiaci al padre.
“ Sono arrivati?” chiese A.J. e Lily scompigliò i capelli del suo secondo genito.
“ Il mio bambino” disse affettuosa abbracciandolo “ almeno uno dei due continua a baciare la sua mamma” scherzò guardando Pegasus che sorrise e scosse la testa in risposta.
“ Mamma, cosa dici?” si lamentò A.J. separandosi da lei e guardandola come se fosse impazzita.
A.J. era così incredibilmente uguale a Scorpius nel carattere, tanto quasi quanto Pegasus lo era nell’ aspetto.
“ Ecco qua” disse Scorpius, cambiando discorso e porgendo le lettere ai due figli.
Pegasus l’ aprì con aria di  sufficienza e Lily sbirciò da sopra la spalla “ Tutti Eccezionale tranne una O ad Aritmanzia e un Accettabile in Storia della magia…complimenti Pegasus” disse abbracciandolo.
Pegasus sorrise e guardò il fratello con sfida.
A.J. sbuffò “ mamma, papà, siete consci che i miei voti non saranno come i suoi, vero? Io ho una reputazione da difendere” scherzò.
Scorpius gli andò vicino e gli mise una mano sulla spalla “ si chiama reputazione adesso?” scherzò a sua volta e lo guardò aprire la sua busta per vedere il risultato dei G.U.F.O.
“ Cinque Eccezionale…dai non è male” lo consolò Scorpius “ se non vuoi diventare Auror” lo provocò Pegasus e A.J. lo guardò male facendolo ridere “ su fratellino, volendo potrai fare il mio assistente” lo provocò ancora godendo del broncio di suo fratello.
A.J. fece per ribattere, ma il camino s’ illuminò di fiamme verdi e pochi secondi dopo un ragazzo e una ragazza apparvero nel salotto della casa.
“ Allora? Allora?” chiese J.J. avvicinandosi al cugino che intanto si era alzato in piedi “ io ho avuto undici Eccezionale e papà dice che bastano per fare richiesta per entrare negli Auror, dice che con dei voti così potrei accedere anche agli Auror di Ferro”.
Gli occhi di Pegasus s’ illuminarono “ ho avuto undici Eccezionale anche io” disse felice “ E vai…tra un paio di mesi Accademia allora”.
Zoe incrociò le braccia, i suoi capelli erano di un biondo brillante quel giorno “ loro vanno a divertirsi e noi abbiamo ancora un anno…” si lamentò imbronciandosi.
“ Noi non andiamo a divertirci, andiamo a studiare per diventare degli Auror perfetti” protestò J.J. quasi offeso.
“ E’ vero” assentì A.J. “ loro difenderanno la terra, moriranno per proteggere il mondo magico, saranno come nonno Harry…delle profezie verranno fatte su di loro e nessuno sarà più forte di loro” li prese in giro, parlando con voce grave e solenne.
Lily non sentì le risposte di Pegasus e J.J., era troppo pensierosa per farlo.
Perché le profezia fatte su di loro le dicevano qualcosa?
***
“ Quindi…tu e Cris, eh?”
J.J. era sdraiato sul suo letto mentre Pegasus era seduto su una sedia che giocherellava con un boccino.
Un ultimo ricordo rubato ad Hogwarts.
Fermò il boccino racchiudendolo dentro il suo pugno e guardò il suo migliore amico nei suoi occhi verdi “ e quindi tu e Zoe, eh?” ribatté e J.J. sorrise “ va bene, va bene…uno pari, palla al centro” commentò.
Pegasus lasciò di nuovo libero il boccino “ è così strano” disse fissandolo “ non avevo mai conosciuto nessuna capace di… sì, insomma hai capito”.
Non riusciva a dire chiaramente di non aver mai conosciuto una che riusciva a fargli battere il cuore con un solo sguardo.
J.J. rise “ credo che la cosa strana sia sentire Pegasus Malfoy con la voce innamorata e vedere i suoi occhi a pesce lesso”.
Pegasus racchiuse di nuovo il boccino dentro al pugno e poi afferrò un libro che aveva sulla scrivania e glielo lanciò contro.
J.J. rise prendendolo al volo “ piuttosto, tu ce la farai a non vedere Zoe fino alle vacanze di Natale? O il tuo cuore si struggerà fino a quando i tuoi occhi non potranno rivedere quelle iridi color ametista?”
J.J. lo guardò male, stava usando le sue parole contro di lui. Era vero aveva paragonato gli occhi di Zoe ad un ametista, ma era stato un attimo di debolezza.
“ Sei scorretto” si lamentò tirandogli indietro il libro.
Pegasus rise e alzò le mani per prenderlo, ma una luce scaturì da esse e il libro si fermò a mezz’ aria “ Per Silente!” esclamò J.J. mentre Pegasus guardava a bocca aperta il libro ancora fermo a più di un metro da terra.
***
La sera subito dopo cena Lily si fermò sull’ arco della porta osservando i suoi figli che ridevano, scherzavano e si prendevano in giro.
Nonostante il color nocciola degli occhi di A.J. rendessero il suo viso più spensierato, vide che anche Pegasus sembrava felice e non sapeva perché, ma le sembrava quasi che fosse una sorta di giustizia.
“ Era così che ti saresti immaginata il nostro domani?” le chiese Scorpius riportandola alla realtà.
La cinse da dietro facendola aderire contro il suo petto e Lily appoggiò la testa contro di lui, poi mise le mani sopra le sue raccogliendo tutto il suo calore “ è molto meglio” affermò con un sorriso.

FINE

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