Turn Left

di KillerQueen86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Salto nel tempo ***
Capitolo 2: *** Il Brigadiere ***
Capitolo 3: *** Il Tardis ***
Capitolo 4: *** A pochi passi da te ***



Capitolo 1
*** Un Salto nel tempo ***


Note dell’autore: FINALMENTE, eccomi di nuovo qui. Torno ad aggiornare (finalmente).

Ho avuto un sacco di casini, computer che non andava, connessione che non dava segni di vita e altri problemi, ma finalmente riesco ad aggiornare grazie anche al mio fidatissimo Samsung, dove ho abbozzato i primi due capitoli di questa interminabile quarta stagione.

Allora il titolo è riferito all’episodio, ma in realtà non racconterò nessuna scena, infatti, questa parte si concentrerà su come Rose sia arrivata a Donna, adattando il tutto alla mia quarta stagione, spero vi piaccia.

Bando alle ciance, avete aspettato fin troppo.

Buona lettura!

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

 

Turn Left

 

Capitolo 1

Un Salto nel tempo

 

Si voltò verso il Dottore, era terrorizzato e lei sapeva cosa significasse. Non poteva aiutarla, doveva cavarsela da sola questa volta.

Le dita iniziarono a farle terribilmente male, ma non voleva cedere, non voleva mollare. Se lo avesse fatto, avrebbe detto addio a lui, lo avrebbe lasciato solo e questo la terrorizzava troppo. Strinse di più la presa sul magnete, mentre i Dalek e i Cyberman continuavano a passare tra loro due, le sue urla le stavano spezzando il cuore, perché sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto. Era ingiusto, tutto stava andando bene tra loro, si erano avvicinati tanto in quell'ultimo anno, e adesso tutto sarebbe svanito, per sempre.

Lo guardò per l'ultima volta, sperando che capisse che aveva fatto di tutto per resistere, per restare con lui per sempre, ma non ce la faceva più, la sua mano perse la presa dal magnete e lei si sentì tirare verso l'inferno. Il vuoto era lì pronto a divorarla, pronto a dividerla dall'uomo della sua vita che urlava disperato il suo nome.

Quando pensò che non ci fosse altra speranza per lei, sentì qualcuno prenderla con decisione. Il profumo le fece subito capire che si trattava di Pete, la versione alternativa di suo padre e questo poteva significare solo una cosa. Si voltò nuovamente verso il suo Dottore per poi scomparire.

 

Era strano, ricordava quel momento, era ben impresso nella sua mente, ma ricordava anche che fosse finita diversamente. Poco prima che lasciasse la presa dal magnete, la breccia si chiuse e lei aveva trovato il conforto tra le sue braccia.

 

Si ritrovò su una spiaggia, fredda e isolata.

A parte i suoi e Mickey ad attenderla poco distante, davanti a lei però c'era il Dottore, con lo sguardo triste e sconsolato, cosa avrebbe dato per poter vedere un'ultima volta il suo sorriso.

"Questa è l'ultima occasione per dirlo" disse con la voce rotta dalle lacrime e Rose capì cosa stava succedendo. Non poteva crederci, faceva male un male tremendo, una parte di sé era consapevole che questo era solo un sogno, solo uno stupido ma inteso e realissimo incubo.

"Rose Tyler …" iniziò solenne ma poi scomparve e lei non poté fare altro che piegarsi su di sé è piangere, piangere tutto quel dolore che non doveva provare, ma lo sentiva nel profondo, dentro di lei.

 

Si svegliò all'improvviso, la fronte appoggiata contro il vetro e il sole tiepido di Maggio che la riscaldava. Il treno sotto di lei sussultava tranquillo, per l'ennesima volta aveva fatto lo stesso sogno e per l'ennesima volta si ritrovava sveglia e nervosa.

Si guardò un attimo attorno. Vicino a lei una ragazza leggeva un libro dalla copertina nera mentre con un dito attorcigliava una ciocca di capelli castani; davanti c'era una signora dai capelli argentati che stava ricamando. Rose invidiava l'espressione di assoluta calma delle due; aveva sperato che, una volta scesa dal Tardis, avrebbe messo la sua vita in carreggiata, ma era stata una speranza vana a quanto sembrava. 

Stava per arrivare a destinazione. Prese la sua borsa e si alzò dirigendosi verso il bagno.

Chiuse la porta e si rinfrescò il viso accaldato bagnandolo con l'acqua fresca. Si diede un’occhiata allo specchio; il filo di matita nera che aveva messo la mattina era sbavato, aveva perso l'abitudine di truccarsi molto nonostante il pallore ormai costante e le occhiaie sempre più evidenti.

Dopo essersi passata la matita, ebbe una strana sensazione, come un'onda d'urto che la investiva. Sentì anche una sensazione di calore all'altezza della chiave,  ma fu solo una frazione di secondo. Scosse la testa pensando di averlo immaginato, riprese la sua borsa, che aveva appoggiato a terra, e uscì dal bagno. Si sorprese nel sentire l'aria più fredda rispetto a prima. Si tenne alle pareti dello stretto corridoio mentre il treno si fermava, si avvicinò alle porte e notò che le persone attorno erano avvolte in pesanti capotti e sciarpe. Era strano visto che era partita da Londra con una giornata soleggiata e tiepida.

Scese dal treno più confusa che mai, l'aria di Cardiff era più frizzante, non c'erano dubbi e il cielo era ricoperto da grossi nuvoloni carichi di pioggia.

Andò dritta alla Roald Delph Plass, dove si ergeva il Wales Millenium Centre dove sapeva nelle sue fondamenta nascondersi il Torchwood di Jack.

Si fermò un attimo davanti alla colonna d'acqua, dove ricordò con un moto di nostalgia una volta in cui il Dottore vi si era fermato. Scosse la testa per togliersi dalla mente quei ricordi, diede un’occhiata in giro e si avvicinò a un cesto dei rifiuti, dove un uomo aveva appena gettato un giornale, lo prese e lesse subito la data. Un vuoto le prese allo stomaco nel rendersi conto che la data riportata era di quel mese dopo Cannary Warf. Era successo qualcosa che l'aveva riportata indietro nel tempo, strinse la chiave che aveva al collo capendo che quel calore che aveva percepito veniva da essa.

Dopo aver gettato nuovamente il giornale nel cesto, corse verso l'ufficio turistico fittizio che Jack e la sua squadra usava come entrata secondaria.  Una volta dentro un ragazzo dagli occhi chiari avvolto in un completo scuro e la cravatta rossa la accolse sorridendo.

"Buongiorno Miss, posso aiutarla in qualche modo? " chiese con un accento gallese.

"Cerco Jack Harkness" disse la biondina senza troppi giri di parole.

"Non so chi sia" rispose mentendo in modo impeccabile senza lasciar trasparire tutto.

"Devi essere Ianto" disse lei ricordando gli aneddoti raccontatele da Mickey e Jack.

"Ci conosciamo? "Chiese corrugando la fronte confuso.

"Non proprio, ma ti prego, devo parlare con Jack, è una cosa importante" disse supplicando.

"Si tratta del Dottore" disse infine sapendo di attirare la sua attenzione. Lo vide, infatti, tentennare un attimo, poi le diede le spalle prendendo un telefono.

"Di a Jack di venire subito qui,  si tratta del Dottore" disse piano e con calma, poi mise giù e si voltò nuovamente verso Rose, sorridendole.

"Quindi conosci Jack da molto?" Chiese un po’ a disagio,  Rose sorrise. Stava per rispondere quando una porta fittizia si aprì alle sue spalle e spuntò Jack che guardò Rose.

"Rose" sussurrò con un misto di sollievo e sorpresa. Lei sorrise e fu avvolta dalle forti braccia del suo amico.

 

La tazza di tè caldo tra le mani riscaldava il freddo che sentiva dentro di sé. Jack l'aveva tolto con calore e amore, ma le cose che le aveva detto, l'avevano gelata.

Nella battaglia di Cannary Warf lei e sua madre risultavano tra i dispersi e Jack dal quel momento in poi non aveva saputo più nulla neanche del Dottore.

Era sola in quel momento, immersa nei suoi mille pensieri, la sala riunione era in alto rispetto le altre sezioni e lei dalle pareti trasparenti poteva osservare tutto. Sembrava che l'intera squadra fosse impegnata in qualche progetto.

"Rieccomi" disse Jack distraendola dai suoi pensieri, in mano aveva un cilindro trasparente con una mano mozzata all'interno.

"Il tuo Dottore-detector" disse sorridendo ricordando la prima volta che lo vide.

"Tu sai cos'è?" chiese Jack scettico.

"Oh sì, c'ero quando gliel'hanno mozzata in duello" sorrise ancora.

Si avvicinò con calma, posò la tazza di tè sul tavolo e con le dita sfiorò il vetro del cilindro. Il liquido all'interno sembrò ribollire e le dita della mano arricciarsi; Rose si tirò indietro sorpresa e guardò Jack nella speranza che gli desse qualche risposta, ma sembrava sorpreso quanto lei.

"Che diavolo era quello?" Chiese poi.

"Oserei dire che ti ha riconosciuta" sorrise Jack, poi la guardò e si fece serio.

"Credo che ci siano cose che devi spiegarmi" disse l'uomo sedendosi.

"A tempo debito ti spiegherò ogni cosa" disse senza staccare lo sguardo dalla mano.

Adesso devo scoprire come sono arrivata qui, ma per prima cosa devo tornare a Londra e cercare una vecchia amica” disse semplicemente sorridendo. Jack la guardò scettico, ma lei sapeva che si fidava, del resto avevano passato tanto tempo insieme e si conoscevano bene.

 

Fine

Capitolo 1

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Capitolo 2
*** Il Brigadiere ***


Note dell’autore: Rieccomi nuovamente qui. Devo dire che questi capitoli si stanno scrivendo da soli, è una sensazione fantastica. Non ho dovuto sforzarmi molto e spero che il risultato piaccia a tutti voi che state seguendo questa long.

Buona lettura.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 2

Il Brigadiere

 

Erano passati solo pochi mesi dall'ultima volta che si era ritrovata davanti a quella villetta.

Erano cambiate un po’ di cose. Innanzitutto lei non doveva essere lì e poi in quei mesi aveva imparato a vivere in clandestinità a Cardiff con l'aiuto di Jack che le aveva dato una nuova identità, un lavoro e un tetto sulla testa al Torchwood.  Con riluttanza aveva abbandonato il suo vero nome per uno fittizio in modo da poter viaggiare senza problemi e adesso era conosciuta come Marion Prentice.

L’ultima volta che era stata lì, era per cercare un supporto, un aiuto, adesso, invece, era lì perché aveva bisogno di risposte. Era passato il Natale, quello in cui avevano incontrato Donna e le notizie che giungevano da Londra non erano confortanti.

Suonò il campanello e aspettò paziente dando un’occhiata in giro, la Nissan Figaro verde pallido sempre parcheggiata lì sul vialetto. Sembrava che niente fosse cambiato. La porta si aprì e Rose incrociò gli occhi arrossati della sua vecchia amica.

“Ciao Sarah Jane” disse semplicemente con un sorriso timido sul viso.

“R-Rose?” rispose con voce roca e sorpresa, si avvicinò a lei e la abbracciò.

“Sei viva, grazie al cielo sei viva” mormorò la donna stringendola a sé. Stavolta Rose resistette alla voglia di piangere e si sciolse con riluttanza da quell’abbraccio.

“Dobbiamo parlare, ho bisogno del tuo aiuto” disse la biondina.

“Certo, vieni, parliamo dentro” disse l’altra asciugandosi una lacrima che era scesa sulla guancia. Si mise da parte per farla accomodare per poi chiudere la porta.

La casa era proprio come la ricordava, del resto non era passato molto tempo dall'ultima volta che era stata lì.

“Immagino che anche tu fossi a Londra” disse la donna indicandole il posto sul divano.

“No, in realtà per adesso sono a Cardiff” disse la biondina cauta, non sapeva bene come spiegarle tutta la situazione.

“Cardiff? Non sapevo avessi deciso di lasciarlo” disse sorpresa, Rose chiuse gli occhi e ignorò la fitta al cuore ricordando il momento in cui era scesa dal TARDIS.

“Non proprio, ti spiegherò dopo” disse rimanendo concentrata sul motivo per cui era lì.

“Immagino tu sia informata dei fatti di Londra” disse la ragazza guardandola.

“Oh sì, sono stata avvertita. I miei amici della UNIT hanno pensato bene di avvertirmi” disse abbassando lo sguardo.

“Non riesco ancora a credere che sia morto” continuò frustrata e addolorata, Rose le strinse le mani che teneva in grembo.

“Beh, credo di conoscere un modo per salvarlo, ma ho bisogno di entrare alla UNIT senza troppe domande” spiegò decisa Rose, pronta per quello che l’aspettava.

 

Scesero dalla macchina; erano in una deliziosa villa poco lontano dal centro abitato. Sarah le aveva detto che un suo fidato amico le avrebbe fatte arrivare dove loro volevano senza fare troppe domande.

“Quindi, tu arrivi da una linea temporale diversa dove il Dottore non è morto cercando di fermare i Racnoss?” chiese un po’ confusa Sarah.

“Esattamente, ora ho bisogno di scoprire che ci faccio qui e come posso aiutarvi” disse.

Le due si fermarono davanti al portone, Sarah suonò il campanello.

“Sicura che possiamo fidarci di lui?” chiese Rose mentre aspettavano.

“Tranquilla, è un vecchio amico del Dottore” la rassicurò.

La porta si aprì e una deliziosa e sorridente cameriera le fece accomodare fino allo studio; Sarah era in confidenza con la ragazza e a perfetto agio in quella casa. Nello studio un uomo anziano e una giovane donna dai capelli biondi erano seduti su un divanetto e sorseggiavano un drink mentre l’uomo parlava.

“Sempre a raccontare vecchie storie, vero?” esordì la giornalista attirando l’attenzione su di sé.

“Sarah Jane Smith” disse l’uomo alzandosi, i due si abbracciarono affettuosamente.

“Ti vedo sempre in forma Sir Alister” continuò Sarah con dolcezza.

“E spero, invece, che tu sia sempre in azione” incalzò lui.

“Non vi abbiamo interrotto, vero?” chiese guardando la donna.

“Niente affatto, stavo ricordando il nostro vecchio amico con mia figlia Kate” spiegò indicando la giovane donna accanto a sé.

“E’ un vero piacere conoscerla, mio padre parla spesso di lei” disse la donna stringendo la mano di Sarah.

“Vi lascio parlare tranquillamente, spero di rivederla presto” disse la giovane uscendo.

“Cosa posso fare per te e per la tua amica?” chiese guardando Rose con interesse.

“Perdonami, non vi ho presentato. Lui è il mio vecchio amico, il Brigadiere Lethbridge-Stewart della UNIT, lei, invece, è Rose Tyler, l’ultima compagna del Dottore” spiegò.

Il Brigadiere sembrò colpito dalla presentazione.

“Sempre più giovani vedo” affermò l’uomo.

“Ho letto parecchio su di lei, Miss Tyler, dispiace doverci incontrare in circostanze così tristi” continuò sorridendo.

“E’ per questo che siamo qui Alister”

“Dobbiamo accedere al TARDIS” aggiunse Rose, parlando per la prima volta.

“Non dovrebbe essere molto difficile, ma sapete bene quanto me che senza il Dottore il TARDIS non si apre” disse l’uomo.

Rose accennò un sorriso e tirò fuori la sua catenina con la chiave del TARDIS, il brigadiere si avvicinò sorpreso.

“Questa è …”

“La chiave del TARDIS. Sì, è proprio questa” concluse Rose.

“Ai miei tempi il Dottore non ha mai affidato le chiavi ai suoi compagni” continuò il Brigadiere piacevolmente sorpreso.

“Beh, certe cose sono diverse” disse Sarah guardando Rose e sorridendole.

Rose era soddisfatta, da lì a poco avrebbe potuto avvicinarsi al TARDIS e forse avrebbe capito meglio come fare a tornare indietro.

 

Fine

Capitolo II

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Capitolo 3
*** Il Tardis ***


Note dell’autore: Eccomi nuovamente qui a scrivere e nuovamente con questa quarta stagione che sembra non finire mai. Ma credetemi, ci sto mettendo tutto il mio impegno. Devo solo trovare il tempo e l’ispirazione per concluderla, anche se sono già a buon punto, quindi dovete avere un po’ di pazienza.

Comunque, eccovi il terzo capitolo di Turn Left. Spero vi piaccia, mi raccomando recensite, recensite in tanti.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 3

Il Tardis

 

I loro passi rimbombavano nel corridoio freddo e vuoto, davanti a lei e Sarah Jane un soldato dal berretto rosso e il brigadiere.

L’ansia stava aumentando sempre di più, voleva vedere il Tardis. Sperava che potesse aiutarla in qualche modo, ma in realtà non ne era sicura. Non aveva le giuste conoscenze per usare il Tardis, era solo una stupida scimmia del resto. Scacciò via quella sensazione e cercò di concentrarsi su quello che andava fatto in ogni caso. Avrebbe potuto chiedere a Tosh di lavorarci con Jack; sì, loro sarebbero state le persone giuste.

Il soldato e il brigadiere davanti a loro si fermarono, Lethbridge osservò le due per poi scambiarsi un cenno con il soldato che si allontanò.

Siamo arrivati?” chiese Sarah avvicinandosi all’anziano. In quel momento Rose si rese conto che era davanti una porta.

Se volete, qui, hanno conservato il suo corpo” disse con voce grave. A Rose sembrò mancare un colpo nel petto, il Dottore, il suo Dottore, giaceva al di là di quella porta. Le si stringeva il cuore al solo pensiero, tante volte nelle loro avventure erano arrivati al limite, e lei aveva sempre sperato che un momento del genere non arrivasse mai.

Sentì la mano di Sarah sulla sua schiena e si riscosse dai suoi sentimenti, si voltò e vide che la stava guardando.

Ti lasciamo un po’ di privacy, se vuoi entrare” disse sorridendole dolcemente. Rose guardò ancora la porta davanti a lei, sospirò tremando e chiuse gli occhi. Non era il suo Dottore dopo tutto, sicuramente si sarà anche rigenerato. Fece un respiro profondo e attraversò la porta chiudendosela alle spalle.

La stanza era buia e fredda come il resto della base, una luce sola era accesa, una serie di tavoli susseguivano. Solo uno era coperto da un lenzuolo. Rose respirò ancora e percorse la strada verso quel tavolo. Una volta avvicinata, con le mani tremanti sollevò il lenzuolo bianco. Sussultò leggermente nel vederlo lì disteso con gli occhi chiusi.

Oh Dottore” respirò a fatica, con la mano che le tremava gli accarezzò il viso, lasciando che le lacrime le solcassero il viso.

Mi dispiace … mi dispiace così tanto” disse con la voce rotta dalle lacrime. In cuor suo sapeva, sapeva che non era il suo Dottore, ma vederlo inerme lì era troppo anche per lei.

Non avrei dovuto lasciarti, lo so, dovevo dirti tutto, e ora non so più come fare a ritrovarti” continuò a parlare accarezzandogli i capelli soffici e sempre meravigliosi.

Ti prometto, però, che non mi arrenderò fino a quando non sarò nuovamente con te”

Si avvicinò e appoggiò le sue labbra a quelle di lui in un delicato bacio.

Ti amo” sussurrò sulle sue labbra nella speranza che un giorno riuscisse a dirlo anche al suo Dottore.

Si allontanò nel sentire la porta aprirsi nuovamente, si asciugò di fretta le mani e venne raggiunta da Sarah e dal Brigadiere, che l’affiancarono in silenzio.

 

Non era stato facile e indolore vedere il Dottore disteso senza vita, ma doveva trovare il modo di tornare da lui, doveva provarci almeno, e per fare questo aveva bisogno del Tardis.

Sarah Jane, il Brigadiere e lei si stavano dirigendo in un'altra sala, molto più grande, in uno dei piani sotterranei della base.

Dove l’avete trovata?” chiese Sarah alla donna che li stava scortando.

Era sotto il Tamigi, non poco lontano da dove abbiamo trovato lui” disse la donna aprendo una porta di metallo.

Rose fu la prima a varcare la soglia, la stanza era buia tranne che per un faretto, che illuminava la meravigliosa cabina. Si ergeva in tutto il suo splendore, con un tocco di magia e mistero, richiamando le sensazioni che aveva provato la prima volta che l’aveva vista.

Dietro di lei il brigadiere e Sarah Jane parlavano con la soldatessa, ma non coglieva le sue parole, e sicuramente non le importavano. Si avvicinò alla navicella, ne accarezzò la porta con le dita e sentì la nave collegarsi a lei. Rose sorrise a quel contatto.

Ciao vecchia amica” sussurrò con gli occhi umidi di lacrime trattenute, quel leggero contatto le aveva fatto capire che una parte di quel vuoto che sentiva dentro di lei era dovuto anche all’assenza del Tardis.

Pensi ti farà entrare?” chiese Sarah avvicinandosi a lei. Rose sorrise senza staccare gli occhi da quella meraviglia che aveva davanti.

Credo di sì” disse e prese la sua chiave. La mise nella toppa e scoprì con piacere che la nave non faceva resistenza, la lasciò entrare.

Non eravamo riusciti ad aprirla” disse la donna in uniforme che si era avvicinata.

Perché voi non avete mai viaggiato con lei” disse Rose, decise di entrare seguita dagli altri.

Incredibile” esclamò il Brigadiere entrando.

Allora cosa pensi di fare?” chiese Sarah mentre lei accarezzava la console godendosi appieno la sensazione della nave nella sua testa, la sensazione di paura e incertezza che aveva provato, sembravano svanire da lei, come se il Tardis stesse cercando una soluzione e la stesse aiutando a trovare la strada di casa.

Devo capire come sono arrivata in questa linea temporale e cosa sta succedendo” disse sicura guardando la colonna al centro della stanza.

Una cosa però è certa” disse voltandosi verso gli altri che sembravano ascoltare attenti quello che lei aveva da dire.

Senza il Dottore, la Terra è vulnerabile, dobbiamo prepararci al peggio, credetemi io lo so” disse con una sicurezza che non credeva di avere.

Guardò nuovamente verso la colonna centrale, sapendo cosa aspettarsi e preparandosi a quello che le sarebbe toccato.

 

Fine

Capitolo 3

 

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Capitolo 4
*** A pochi passi da te ***


Note dell’autore: Eccomi nuovamente qui, ci ho messo più tempo del previsto perché,  per come lo avevo scritto, non mi piaceva e l'ho cambiato almeno una decina di volte.

Comunque questo è il capitolo finale di Turn Left e spero di postare in fretta anche il primo di The Stolen Earth.

 

Bando alle ciance e buona lettura.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 4

A pochi passi da te

 

 

Controllò gli ultimi appunti che aveva preso. Ormai non poteva più prendere altro tempo. Oggi, forse, avrebbe messo fine a tutto quello o almeno ci sperava.

Posò sulla scrivania la cartellina che aveva letto, si alzò e si guardò un attimo allo specchio. I capelli più lunghi e il viso scavato dalla tensione e dalla stanchezza. Erano passati tre anni da quando aveva visto il Dottore e non era stata una cosa semplice, soprattutto perché aveva dovuto affrontare tante cose, fin troppe per i suoi gusti.

Uscì dal piccolo ufficio che una volta era appartenuto a Jack e si avviò verso il basso, dove ciò che rimaneva della UNIT aveva sistemato il Tardis.

“Siamo pronti” la voce di Kate Stuart le arrivò alle spalle, l’unica della UNIT che le era rimasta amica.

Aveva passato quei tre anni ancorata a un mondo che non le apparteneva davvero, con l’unico obiettivo di tornare da lui. Era l’unica cosa che non l’aveva fatta impazzire; quando il dolore e la solitudine sembravano divorarla, allora ripensava a quello che stava facendo e alla strada che aveva davanti.

Si posizionò al centro di una serie di specchi, si guardò attorno respirando lentamente e cercando di liberare la mente. Kate le si avvicinò.

“Sicura di volerlo fare? Potremmo trovare un altro modo” disse speranzosa la donna.

“Non c’è un altro modo, Kate” le rispose dolcemente.

“Le linee temporali del TARDIS sono molto chiare su questo, se vogliamo porre fine a tutto, abbiamo bisogno di entrambi” spiegò lei decisa.

“E questo significa che morirà” disse piccata la donna più grande.

“Lo so, credimi Kate, se ci fosse un altro modo, lo avrei già usato, ma questa è la via giusta. Sistemerò la linea temporale, facendo in modo che Donna incontri il Dottore” rispose ancora più decisa Rose. L’altra bionda la guardò per poi annuire comprensiva e allontanarsi.

In quei due anni Rose aveva dovuto imparare a lasciarsi guidare dal TARDIS. Non era stato facile, non sapeva davvero come fare all’inizio, ma poi lo aveva capito passo dopo passo. Il suo sogno, o meglio, l’incubo che l’attanagliava da tre anni era uno dei messaggi del Tardis, forse il più importante per risolvere quello che stava succedendo e lei aveva imparato poco a poco a lasciarsi guidare dalla macchina, anche se spesso aveva portato alla perdita di persone amiche. La prima a cadere era stata Sarah Jane, coinvolta nella faccenda dell’ospedale, e con lei anche Martha. Poi toccò a Tosh e Owen a causa del fratello di Jack. Gli ultimi in ordine di tempo Ianto e Gwen, che fermarono i Sontaran, mentre Jack fu portato via. E ora lei era sola e sulle sue spalle gravava la morte di un'altra persona, Donna Noble. Le linee temporali del Tardis erano state chiare, una volta incontrato il Dottore, la donna di questo mondo e poi quella del suo mondo sarebbe morta, ma Rose non poteva permettersi il lusso di ignorare tutto quello. Dovevano salvare la Terra, l’intero universo dipendeva da questo.

“State tutti pronti, il cannone sarà in funzione tra pochi minuti” urlò Kate alle persone dietro gli specchi.

“Mi raccomando Tyler, contiamo su di te” disse Kate, per poi fare un cenno con la mano.

Rose strinse il disco giallo che aveva al petto e lo schiacciò. Sentì un vuoto allo stomaco e il suo corpo venire trascinato via, una sgradevole sensazione che purtroppo aveva già vissuto diverse volte da quando viaggiava con il Dottore. Quando la sensazione finì, riaprì gli occhi e tornò a respirare. Le gambe le cedettero facendola cadere sull’asfalto duro. Alzò lo sguardo per capire dove si trovasse ma, a parte una serie di villette a schiera tutte uguali, non sembrava ci fosse altro. Sospirò ancora una volta rimettendosi in piedi. Aveva una missione da portare a termine ed era decisa a non fermarsi fino a quando non ci fosse riuscita.

 

Li vide da lontano entrare nel vicolo, erano tranquilli. Donna che trascinava via il Dottore e una versione più giovane di lei. Rimase distante e nascosta a osservare tutta la scena.

Nessuno doveva vederla, doveva solo assicurarsi che Donna e il Dottore si incontrassero in questa realtà e lei adesso poteva tornare sui suoi passi.

Chiuse gli occhi e strinse la chiave al suo petto nel sentire il rumore del TARDIS, le era mancato così tanto. Si fece avanti per fermarsi accanto alla macchina.

"Mi dispiace tanto Donna." Disse una Rose vestita con una giacca viola e una maglietta fucsia, sul suo volto pallido e stanco risaltavano le occhiaie. Guardò ancora per un po’ verso dove sorgeva il Tardis, per poi fare marcia indietro scomparendo nel nulla.

 

Fine

 

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