Junior Planet

di Diarly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Junior planet ***
Capitolo 2: *** BexCaffe' ***
Capitolo 3: *** L'astronave Nunally ***
Capitolo 4: *** Non sarà per niente divertente ***
Capitolo 5: *** La prima pericolosa avventura ***
Capitolo 6: *** L'arrivo sul Junior Planet ***
Capitolo 7: *** Dei fatti misteriosi ***
Capitolo 8: *** Un segreto da mantenere e svelare ***
Capitolo 9: *** Una rosa che fiorisce tra i rovi ***
Capitolo 10: *** Tra i rovi fiorisce una rosa ***
Capitolo 11: *** Di rivelazioni e di ceneri ***



Capitolo 1
*** Junior planet ***


Junior planet

In una calda estate d'agosto nell'anno 2114, una piccola cittadina di nome Baster (La quale era stata chiamata così per la dea gatto egiziana) sorgeva sull'oceano Pacifico, ma non c'era molto da stupirsi visto che nel 2094 si era deciso di ridurre l'inquinamento, costruendo delle piccole città sull'oceano che andavano avanti ad energia pulita.
All'inizio si trattava soltanto di un esperimento, ma dopo pochi anni diede i suoi frutti, convincendo le più grandi potenze mondiali a finanziare abitazioni con quel metodo ritenuto efficiente. Le città sull'oceano vennero classificate sotto il nome 'Esperimento Egitto', poiché dovevano far risorgere il mondo in declino; si trattava infatti di un bellissimo regno proprio come quello egiziano, che si sperava sarebbe durato millenni. In poco tempo la Terra ritornò ad essere un grande paradiso, riacquistando il suo splendore, e ovunque si guardasse sorgeva una vista mozzafiato liberata di anni di sfruttamento e incuria.

E, proprio in questa città, c'era una piccola ragazza,di 16 anni. Il suo nome era Infy, un nome strano ma allo stesso tempo misterioso, ed è da qui che parte la nostra storia.
Questa è la mia prima storia, spero che vi divertirete a seguirla, e fatemi sapere cosa ne pensate, al prossimo capitolo! ^_^
By Diarly

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Capitolo 2
*** BexCaffe' ***


BexCaffé
Sono le sette quando mi alzo e vado in cucina a fare colazione, durante il tragitto dico alla mia casa di accendere il riscaldamento, perché poi dovrò farmi una doccia per essere pronta per uscire insieme alla mia amica Milly. In quanto è una tipa che sa il fatto suo, e non prende molto bene i ritardi, devo svegliarmi a quest'ora mentre i miei genitori dormono beatamente, e i miei fratelli John, di due anni più grande di me, e Federic, più piccolo di me di tre anni, guardano la TV ridendo felicemente. Tanto è solo sabato, no? Sì, un sabato che volevo trascorrere dormendo!

Per le otto sono pronta; prendo il mio motorino, che funziona ad energia solare, e parto. Ai giorni d'oggi tutto ormai è tecnologico e pulito: non mi stupisco se la mia casa parla e fa tutto quello che le dico.

Arrivo giusto in tempo davanti al BexCaffé dove mi attende la mia amica. Scendo dopo aver parcheggiato e mi dirigo nella sua direzione. Siamo durante le vacanze estive e, credetemi, ci volevano proprio! D'altronde io sono nata ad agosto, precisamente all'inizio, e quindi sono abituata al caldo, anche se in verità mi piacciono un po' tutte le stagioni.

Appena le sono davanti Milly, tutta elettrizzata, mi dice: "Ciao come va? Vedo che per una volta sei riuscita ad arrivare in tempo!" Sopprimo a malapena una smorfia e le rispondo: "Già, purtroppo, visto che volevo dormire ancora fino alle dieci." Milly si mette a ridere con il suo solito sorriso da sfida, ma che allo stesso tempo è molto carino. Dopo essersi calmata un po' mi propone: "Che ne dici, entriamo?" E io con un tono un po' stanco accetto: "Sì, va bene." Così ci decidiamo entrare nel BexCaffè, ed entrambe ci sediamo negli ultimi posti del locale, perché a noi piace stare un po' tranquille.

Mi guardo un po' attorno e noto quanto sia cambiato questo posto. Insomma, quando ci venivo da piccola aveva un no so che di vecchio: con delle piastrelle marroni, di un colore simile al mogano con piccole strisce dei colori della bandiera italiana. Il soffitto era color bianco panna, con dei lampadari rossi di forma rettangolare posizionati sopra ogni posto vicino alla vetrata. Uno stile piuttosto rètro che non mancava di ricordarmi i caffè americani di una volta. Adesso le cose sono cambiate; e di parecchio. Al posto delle mattonelle color mogano con le strisce della bandiere italiana, ci sono delle piastrelle bianche e lucide molto moderne e, direi, molto belle. Il soffitto è stato ridipinto di un vivace azzurro pastello, risaltato dalle luce per gli interni quadrate color blu scuro piuttosto piccole, ma che fanno una luce pazzesca; mentre le vetrate dove era di mia consuetudine guardare attraverso per vedere la vita svolgersi al di fuori, sono state ingrandite e irradiano più luce di quanto ne possa servire, quasi rendendo superflua la presenza dei lampadari.

Nel frattempo Milly ha avuto tutto il tempo di scrutare minuziosamente il menù e, quando arriva la nostra cameriera, ordina una cioccolata calda con uno strato di panna sopra. Io scelgo la stessa cosa, ma con il tocco in più di un biscotto ripieno di Nutella. Sì, sono molto golosa, ma stranamente magra. Meno male, mi ripeto sempre. Milly mi guarda con fare incuriosito e inizia di nuovo la conversazione: "Allora che mi dici?" Non cogliendo al volo dove cerca di farmi arrivare le rispondo: "Allora cosa?", alimentando ancora di più la sua curiosità. "Ma come! Ti sei già scordata? Riguardo alla scuola!" Ci ragiono un attimo su e finalmente ci arrivo: "Ah sì, la scuola..." Alla fine dell'estate andrò al liceo, (Sì, perché al liceo si entra quando si ha sedici anni, o almeno di questi tempi) tutti potrebbero dirmi 'E che c'è di strano?'; di strano c'è il fatto che frequenterò il liceo Sophy, che tratta delle materie della Filosofia, da cui il nome che sta appunto per Philosophy. La peculiartià di questa scuola è che non è sulla Terra, ma bensì si trova su Junior planet. Quest'ultimo è stato scoperto nel 2100 quando fu inventata la prima nave spaziale, se si può definire così, chiamata Nunally, la quale riusciva ad andare talmente veloce da poter quasi competere con la velocità della luce. Così, attualmente, si riesce ad raggiungere quel pianeta così simile al nostro, ma infinitamente lontano a quasi trecento anni luce, soltanto impiegandoci una settimana. Per questo motivo ormai ci abitano tante persone, complice il fatto che è più grande della Terra. Milly resterà qui ad aiutare i suoi genitori nel loro negozio di fiori, mentre io mi specializzerò nella filosofia, nel campo delle scienze naturali e di tutto quello che ne fa parte.

Così faccio per risponderle: "Be', diciamo che non è che mi piaccia poi così tanto quel pianeta, perché io sono sempre stata legata alla Terra, ma quella scuola è la più figa che abbia mai visto: insomma tratta di mille argomenti e tu ne poi scegliere uno a tuo piacimento! E non parliamo del fatto che ci sono un sacco di persone ed è tutto avanzatissimo!" Lei mi sorride con dolcezza. "Ma bene! Vedo che già ti piace un sacco! Però promettimi che durante le vacanze tornerai qua a trovarmi..." Io a mia volta le sorrido felice e allo stesso tempo un po' triste, pregustando la malinconia che mi assalirà ogni volta che sentirò la sua mancanza: "Ma certo! Sei o non sei la mia migliore amica?" Lei annuisce, alzandosi e dicendomi: "E sarà meglio che rimanga tale! Adesso temo che sia ora che vada... è stato bello incrementare il rischio di diabete con te un'ultima volta. Ciao Infy! E ricordati di salutarmi prima di partire, eh!" Sto per risponderle, ma è già arrivata alla porta e in un battito di ciglia se n'è andata. Ho come la sensazione che stesse trattenendo le lacrime - E per una volta spero mi stia sbagliando.

Milly è sempre stata un po' carina, con capelli corti castano chiaro, occhi verde acceso capaci di rapirti e di trasportarti in chissà quali mondi magnifici, risaltati dalla pelle scura e con una corporatura minuta, ma allo stesso tempo forte. Io sono l'esatto opposto, capelli lunghi e biondi, occhi color del cielo, pallida da sembrar morta. L'unica cosa che ci accomuna è quel essere basse e forti, coraggiose ma allo stesso tempo sensibili. Ma io sono ancora più strana di lei... io ho qualcosa di misterioso, un segreto che non ho mai rilevato a nessuno, nemmeno a lei.

Esco dal locale e ritorno a casa.


Salve a tutti, grazie tanto a quelli che hanno recensito spero che questo capitolo vi piaccia ^_^ e ci vediamo al prossimo,
By Diarly

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Capitolo 3
*** L'astronave Nunally ***


L'astronave Nunally
L'astronave Nunally - Capitolo III Junior Planet
È giunta finalmente l'ora di partire, quindi eccomi qui, a salutare molto tristemente mia madre, mio padre e i miei fratelli. Mi mancheranno molto, soprattutto Milly, anche lei giunta qui oggi per darmi un ultimo abbraccio d'arrivederci. Non ti preoccupare Infy, li rivedrai in estate, penso tra me e me. Così agito loro una mano come ultimo gesto di congedo e salgo nell'astronave che, per questa settimana, sarà la mia casa.

Una volta entrata noto, non senza una certa sorpresa, quanto sia grande e lussuosa dentro; all'entrata c'è un'enorme sala con un piccolo centro assistenza dove, ad ogni occorrenza, si può richiedere delle informazioni, quindi mi affretto in quella direzione per domandare dov'è la mia stanza. La ragazza dietro la scrivania è molto giovane, a colpo d'occhio sulla ventina, e dopo averle detto il mio nome e atteso che trovasse il mio fascicolo mi risponde: "La tua stanza si trova al secondo piano, al numero 104. Spero riuscirai a trovarla in tempo per la cena. Buona serata e grazie per aver chiesto." La ringrazio sbrigatamente, per poi dirigermi nella direzione dove si trova la mia camera, un po' offesa. 'Spero riuscirai a trovarla in tempo per la cena'! Come se fossi una neonata incapace di seguire delle semplici indicazioni.

Una volta arrivata nella camera compio una breve esplorazione. Nella stanza principale risaltavano tre letti allineati contro una parete e poco altro, dalla porta sulla parete di sinistra si sopraggiungeva ad un bagno grandissimo simile a quelli che, suppongo, potresti trovare negli hotel a cinque stelle, mentre quella di destra conduceva ad un grosso salotto con un televisore enorme e delle poltrone comodissime. Che lusso! Non avrei mai immaginato di vivere così a lungo da riuscire a incappare in una qualsiasi di queste meravigliose stanze.

Faccio per sistemare i bagagli nella cabina armadio, anch'essa molto grande, quando il suono di passi in avvicinamento mi interrompono. Quando si arrestano, una voce prende il loro posto "Ah, tu sei una delle ragazze che per questa settimana rimarrà in stanza con me! Piacere di conoscerti io sono Giusy!" Subito mi presentai di rimando: "Piacere mio, io sono Infy." Ha un viso davvero maturo nonostante debba avere la mia stessa età, con occhi scintillanti color nocciola, una chioma castano scuro e dei grossi occhiali bianchi. Lei mi fissa di rimando per un attimo, come per valutare la nuova situazione, e poi si mette a disfare anche lei le valigie. Passa un quarto d'ora tra poche frasi di convenienza e di vestiti riposti, e arriva la terza e ultima compagna di stanza: è molto alta, con capelli ancor più chiari dei miei - che in verità sono un biondo scuro - e un paio d'occhi verde smeraldo. "Salve, come va? Io mi chiamo Kety, sono molto lieta di conoscervi!" Ci presentiamo nuovamente anche noi e, finalmente, il disagio e l'imbarazzo si sciolgono e finiamo a parlare del più e del meno fin quando non ci avvertono che la cena è pronta. Così ci dirigiamo verso la mensa.

Essendo una sala comune è stata concepita per contenere molte persone ed è veramente spaziosa, non che mi stupisca più di tanto, considerando il prestigio che ha la Sophy. "Madoi, ce ne sono di persone qua dentro... e guardate là quanto cibo!" esclama Kety. Ho l'impressione che sia una golosona, nonostante sia magrissima. Così ci sediamo a mangiare ad un tavolo vuoto, con i piatti pieni di una quantità sproposita di cibo buonissimo. Verso la fine della giornata alcuni ragazzi propongono una serata karaoke e le loro voci fanno da sottofondo a coloro che vogliono scatenarsi in pista, il tutto arricchito dagli improvvisi insulti di quelli che hanno deciso di sfruttare la TV ad alta definizione per giocare ai videogames, senza molto successo stando a quello che si sentiva. Noi tre ci congedammo poco dopo, decidendo di approfittare della serata per conoscerci meglio.

"Lo sapete che Junior planet ha lo stesso sistema del progetto Egitto?", ci sorrise Giusy. Questo definitivamente catturò la mia attenzione: "No, non lo sapevo. E come mai?" Lei rispose: "Be' perché è un sistema molto pulito e non rischia di inquinare, quindi hanno deciso di adoperarlo anche su Junior planet per evitare di ridurlo come la Terra di qualche anni fa." Dopo questa informazione ci addormentammo e non ci svegliammo fino a quando, alle otto di mattina, non ci vennero a chiamare per la colazione.

E questo era un altro capitolo, della mia storia spero vi sia piaciuta,fatemi sapere se qualcosa non va, o vi piace, grazie a tutti quelli che hanno recensito o lo faranno,
By Diarly

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Capitolo 4
*** Non sarà per niente divertente ***


Non sarà per niente divertente
"Uhm?" biascicai assonnata. "Infy, svegliati! Dobbiamo andare a fare colazione", dice esasperata Giusy. "Sì, sì, mi alzo", le rispondo facendole una smorfia. Non ho per nulla voglia di alzarmi, ma oggi è giovedì e si terranno le lezioni extra scolastiche; non che abbia la minima idea di cosa ci faranno fare, in ogni caso sospetto che sarà noioso e una perdita di tempo. Così faccio per alzarmi, ancora mezza addormentata mi lavo i denti e mi cambio in jeans aderenti, una T-shirt azzurra e le mie amatissime All Stars blu. Mi pettino i capelli con aria assente, per poi lavarmi un po' la faccia e sono pronta. Insieme a Kety e Giusy mi dirigo al piano terra dopo una serie di scale infinite e... pericolose, sì, perché i gradini fluttuano! Però sono abbastanza vicini l'uno dagli altri quindi non si è mai fatto male nessuno. Sempre meglio dell'ascensore, mi dico, perché quello ha una parete olografica che ti impedisce di cadere, però puoi vedere fuori come se fosse un vetro, e non è bello guardare cosa c'è sotto i tuoi piedi quando sei a cinque piani d'altezza. Fortunatamente la mia camera si trova solo al secondo, ma non serve a rassicurarmi granché.

Arrivate alla mensa facciamo colazione e Kety, inconsapevolmente, cerca di confortarmi: "Lo sai che queste lezioni non sono per niente noiose? Anzi, dicono che sono super divertenti e che facciano anche un po' paura, ma non so perché - Nessuno si è scucito molto su questo proposito." Be', Kety sembra molto sicura delle dicerie che ha orecchiato, ma io non sono d'accordo: di solito dicono tutti così. Lo facevano anche i miei genitori, quando andavamo al parco giochi, 'Sarà divertente! Dai molla quei libri sullo spazio, che a una bambina come te tutta allegra e birbante serve sfogarsi.' Certo come no, allegra e birbante... ma quando? Semmai depressa e isolata! E poi... divertente? Un parco giochi? Se mai era un parco horror. Mi ricordo come se fosse ieri l'esperienza che ho avuto quando ci andai la prima volta: le altalene erano in plastica sintetica e rischiavano di piegarsi ogni volta che si aumentava la velocità, per non parlare dei robot! All'epoca c'erano ancora i G74, conosciuti erroneamente anche come "Amici di giochi", che tecnicamente dovevano badare ai bambini mentre i genitori si riposavano e chiacchieravano tra loro, liberi dall'onere di dover sempre tener un occhio sui propri pargoli. L'unica pecca? Erano inquietanti! Con il loro 'sorriso' che in verità era, più che altro, una fessura talmente grande da poter benissimo essere utilizzata per strapparti la mano. E non parliamo di tutte quelle volte che mi impediva di giocare perché pensava che mi potessi far del male: era sempre appicicato e non recepiva il messaggio "Mi stai facendo male, mollami il braccio!" Talvolta, quando ci ripenso e vedo la scena con occhi nuovi, devo ammettere che i G74 avrebbero avuto più successo sotto il nome di 'Robopedofilo'.

Dopo colazione ci dirigiamo in palestra - perchè sì, in questa astronave c'è anche una palestra, benché non ci sia ancora stata - seguendo la mandria di persone. Appena entriamo tutte e tre non possiamo far a meno di rimanere a bocca aperta: personalmente, non ho mai visto una palestra del genere! É grandissima, ha delle piastrelle a cubetti piccoli di gomma, ma lucenti e delle grosse vetrine oscurate. Più che una palestra sembra una stanza degli interrogatori. Cercando di osservare un po' i dintorni mi soffermai a guardare alcuni ragazzi più avanti, che erano arrivati prima di noi, intrattenersi con le piastrelle di gomma: uno di loro, un po' più alto di me, stava effettivamente saltellandoci sopra. Il che fece venir voglia di provarci anche a me e rimasi incredibilmente sorpresa nello scoprire che la sensazione era paragonabile al saltellare sopra un letto. Dopo dieci minuti di attesa entrarono i nostri tre professori: una donna e due uomini; lei era alta, snella e con una coda un po' scompigliata, sulla trentina. Gli altri due condividevano l'altezza elevata, ma erano decisamente meno slanciati e più muscolosi. Uno portava i capelli castani corti, mentre quello con la capigliatura corvina li teneva un poco più lunghi ed erano più mossi. L'unica rappresentatrice del gentil sesso richiese la nostra attenzione, per poi iniziare a parlare: "Benvenuti tutti sull'astronave Nunally! Ormai abbiamo solo più pochi giorni da dover trascorrere qui..." E in quel momento prese la parola il professore con i capelli castani "E siamo ora pronti e lieti di potervi far vedere un piccolo accenno di ciò che vi aspetterà appena arrivati al liceo. Io sono Ivan e lei era Augustine. Adesso passo la parola ad Andrew, che vi spiegherà cosa faremo oggi"

"Grazie Ivan. Bene ragazzi, come avrete di sicuro già notato le vetrine sono oscurate e il pavimento è di una gomma stranamente lucente; tutto questo serve per quello che faremo oggi. Se ora volgete l'attenzione alle vetrine, potete notare che si stanno rischiarando, e se guardate più attentamente sarete in grado di vedere che sono olografiche. Ognuna di esse rappresenta ciò che avete scelto di fare al liceo che, parlando in termini più precisi, è in verità un'accademia." S'interruppe per rivolgerci un lieve sorriso, poi prese un profondo respiro per continuare a parlare: "Adesso vogliamo che vi avviciniate al corso di studi che avete scelto, e che tocchiate la vetrina su cui il vostro indirizzo scolastico sta scritto. Noi saremo qui fuori a gurdarvi... buona fortuna" e con questo uscirono, lasciandoci soli e nella più completa confusione. "E buona fortuna?" ripetei tentennante. "Be'...non ci ho capito niente, ma io ci provo!" scattò Giusy, tutta elettrizzata, per poi avviarsi verso la vetrata sulla storia, mentre Kety si avvicina alla mia stessa vetrata riguardante la scienza. "Sarai nella mia stessa classe!" osservai, felice, facendola sorridere. "Non lo so se ci metteranno in classe insieme, lo spero tanto." Mi girai verso Giusy per dirle quanto mi dispiaceva di non essere nel suo stesso corso, ma lei non c'era più, così come le altre persone. E la porta era ancora chiusa. Io e Kety ci scambiammo uno sguardo sorpreso e, non senza un certo timore, decidemmo di toccare anche noi quell'ologramma. Come un lampo mi ritrovai immersa in un miliardo di luci colorate, somiglianti a quelle natalizie nei giorni festivi sulla Terra; ciò che stavo vedendo era bellissimo e semplicemente mozzafiato.

Quindi, forse, alla fine mi ero sbagliata sul fatto che non mi sarei divertita.

Salve a tutti, vorrei ringraziare chi mi ha recensito i capitoli precedenti e chi lo farà, accetto consigli, .....sono alle prime armi e non so se la storia, sta avanzando abbastanza bene, grazie di tutto, BUON NATALE!!!!!! ^_^

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Capitolo 5
*** La prima pericolosa avventura ***


La prima pericolosa avventura

Luci, ma non normali bagliori: stelle. Non ci posso credere... sono stelle! Dove siamo?

Rivolgo gli occhi di fronte a me, per poi spostare la testa a destra e sinistra, e noto che Kety e tutti gli altri ragazzi stanno... no, che noi stiamo... volando? Nello spazio? Mentre sto ancora cercando di metabolizzare la scoperta, una miriade di piccole meteore ci vengono addosso. Cerco di scansarle, ma sono straziatamente lenta. Guardandomi constato, non senza una certa sorpresa, che i miei vestiti sono scomparsi e al loro posto sto indossando una tuta spaziale, una di quelle di tipo Alpha: strette sugli arti e con il casco come unica parte larga. Ma... come ci sono finita dentro? Non mi ricordo di essermi cambiata. "Infy, scansati da lì!" mi urla all'improvviso Kety, distogliendomi dai miei pensieri, per poi prendermi per un braccio nel tentativo di trascinarmi via con lei.

Per un pelo, dopo qualche minuto, ci troviamo fuori dalla fascia di asteroidi. "Ma sei stupida? A momenti ti, anzi ci, prendevano in pieno!" mi sgrida Kety, palesemente arrabbiata. "Scusa, non volevo starmene ferma... ma stavo pensando: come ci hanno messo queste tute e, soprattutto, come cavolo facciamo a trovarci nello spazio? E se ci finisce l'ossigeno?" Inizio a sommergerla di domande: riesco a malapena trattenere il panico che sento salirmi in gola. "Ma su, dai! Pensaci bene: è un'ologramma. Si può fare qualsiasi cosa con gli ologrammi, no?" ragiona lei, riprendendosi dall'attacco d'ira che l'aveva sconvolta prima. "Già, hai ragione. Ma adesso che facciamo?" non posso far a meno di chiederle ancora. Vedo la sua bocca aprirsi leggermente per rispondermi, ma, almeno nell'immediato futuro, non saprò cosa fosse sul punto di dirmi. Perché, proprio in quel momento, qualcosa mi viene a sbattere contro, scaraventandomi via da lei.

Kety
Sto per rispondere al quesito che mi ha posto Infy, ma, il tempo di un battito di ciglia, e lei non è più di fronte a me. Non sono abbastanza svelta né per vedere cosa l'ha colpita né per riuscire ad afferrarla. Non so più cosa fare: e se si è fatta male? Aspetta, ma se questo è un'ologramma, in teoria, dovrebbe stare bene! Non resta che nel sperare nella logica, suppongo. Mi guardo in giro, nel vano tentativo di individuarla, e un'astronave mi salta all'occhio. Avvicinandomi vedo che, vicino allo scafo, c'è la scritta "Nunally TJp" e, se la memoria non mi inganna, T sta per "Trasporto" e Jp per Junior planet. Quindi è la nostra astronave vista da fuori, nello spazio! Ancora non capisco l'utilità di questo ologramma: insomma perché ci hanno portato qui? È tutto molto bello... ma che dobbiamo fare? Se tutti gli ologrammi sono simili a questo, non riesco a immaginare che cosa Giusy stia sperimentando. Poverina, al sol pensarci mi fa pena. Ma anche Infy, sapessi che fine ha fatto!
Infy
Apro leggermente gli occhi e la vista mi ritorna, ma sfocata. Vedo un colore indefinito davanti me, ma non so cosa sia fino a quando non prendo del tutto coscienza. Davanti a me c'è un ragazzo che mi tiene per un braccio con una presa salda e che mi sta chiamando. "Hey! Hey, stai bene? Scusami, è tutta colpa mia! Ho dovuto scansarmi in fretta dagli asteroidi e ti sono finito accidentalmente addosso. Mi spiace, non era mia intenzione... ma adesso come stai?" Ma chi cavolo è? "Ah... be' ecco, sì, sto bene. Grazie per esserti preoccupato", rispondo il più gentilmente possibile. Suppongo che alla fin fine non l'abbia fatto apposta, quindi non vedo perché irritarmi per una cosa simile quando ho altro di cui preoccuparmi. "Oh, figurati. E poi è stata colpa mia, il minimo era vedere se eri okay. Dai, ritorniamo dagli altri." Tutti e due cerchiamo di raggiungere il gruppo dei nostri compagni con i piccoli razzi situati sotto gli stivali: non vanno molto veloci, ma sempre meglio che arrancare o, peggio, rotolare.

Appena siamo più o meno vicino alla fascia di asteroidi, notiamo un'astronave e, appresso, gran parte degli altri ragazzi, tra i quali anche una ragazza molto familiare dalla chioma bionda. "Kety! Kety, sono qui!" cerco di richiamare la sua attenzione; si avvicina subito, sollevata: "Infy! Quanto sono felice di rivederti! Come va, ti sei fatta male?", "No, no, stai tranquilla! E poi pensavo che negli ologrammi non ci si potesse ferirsi: me lo hai detto tu", le rispondo sorridendo. "Già, hai ragione. Ecco come ti rispondono quando esprimi la tua preoccupazione per un'amica", rise brevemente al suo stesso scherzo, ma era palese quanto in verità fosse lieta di vedermi tutta intera. "No, dai, scherzo. Comunque, non me lo presenti?" Ma questi cambi di argomento a caso? E di cosa sta parlando? "Presentarti chi?" No davvero, forse questo ologramma è difettoso e lei ha battuto la testa da qualche parte. "Ma sì, quel ragazzo vicino a te!" Quest'ultimo si schiarisce leggermente la gola, come per farmi presente della sua attuale esistenza. Ahh... ecco! Parla di questo qua. Adesso che ci penso non gli ho chiesto il nome: ops. Proporrei per l'ipotesi che mi manchi un po' di ossigeno nel cervello, ma non è che abbiamo avuto esattamente il tempo di presentarci a dovere. Quindi, dai, non sono stata - troppo - maleducata. "Ah sì, be', ecco lui è..." che imbarazzo. "Io sono Billy, della città di Osiride, a Nord del Pacifico, piacere di conoscervi", intercede lui, con un sorriso nella voce. Nonostante i caschi non posso fare a meno che notare il rossore sulla guance di Kety: ehi-ehi-ehi! Ma non è che le piace? "Piacere Billy, io sono Infy, vengo anch'io dal Nord, precisamente Baster e lei è..." Solo ora mi accorgo che, nonostante le varie nottate passate a parlare di tutto e di più, io so ben poco sulle mie compagne di stanza. "Io sono Kety, della città Iside a Est. Piacere di conoscerti!" Si sorridono l'un l'altra e, da brava celata romanticona che sono, non posso fare a meno di pensare a cosa sembra sul procinto di nascere tra i due. Ahh, beati loro. "È stato lui che mi ha sbalzato via, Kety", butto lì, giusto per non stare ferma impalata durante questi scambi di sguardi e sorrisi. Lei, come risvegliatasi da un bel sogno ad occhi aperti, si gira verso di me. "Ah, davvero? Che ridere!" ridacchia nervosamente, per poi avvicinarsi a me in modo che Billy non senta. "E dimmi: a te interessa lui? Intendo, in quel senso?" Io le sorrido, per poi scuotere la testa e lei rilascia il respiro che sono certa non fosse consapevole di trattenere. "Meno male. Sai, credo che lui possa essere il mio tipo." Ma che sorpresa: non me lo aspettavo proprio! "Ma davvero? Allora buona fortuna, Kety", decido di giocarmela recitando la parte dell'ingenua - Infondo, penso che se le dicessi era piuttosto palese, conoscendola le verrebbe un mini attacco cardiaco. Lei mi sorride e, poco dopo, ci ritroviamo di nuovo in palestra insieme a tutti gli altri.

Vedo Giusy che ci corre incontro "Ho visto un faraone dal vivo! Wow, una figata pazzesca, madoi!" Questo strappa una risata a tutti e tre. Spero che col tempo resti sempre così pimpante, senza cambiare. "Giusy ti presento Billy, viene dalla città di Osiride, a Nord", la informa Kety facendole l'occhiolino. Ovviamente Giusy capisce al volo e, con un sorriso degno dello stregatto, anche lei si presenta: "Ciao, piacere di conoscerti! Mi chiamo Giusy, sono della città di Anubi, a Sud." Vi è la classica stretta di mano e, con uno sguardo di intesa, io e Giusy ci inventiamo una scusa e ci dirigiamo più vicino alla folla di studenti, lasciando soli gli altri due. Proprio in quel momento i tre insegnanti fanno la loro ricomparsa e Augustine prende la parola: "Ragazzi, mi auguro che vi siate divertiti e spero anche che abbiate capito quale tecnologia possediamo all'accademia." Quindi tutto questo era per ostentare la grandezza della loro accademia? Andrew riprese al posto della sua collega: "Spero vi siate accorti che le piastrelle lucenti a cubetti servivano per riflettere quelle illusioni, e anche per farvi entrare dentro l'ologramma. Questa è solo una delle cose che vi attenderà su Junior planet. Ad ogni modo, siete liberi fino a destinazione. Buon proseguimento di giornata a tutti." Gli alunni e i professori confluiscono lentamente verso l'uscita della palestra e, dopo aver salutato Billy con un bacio sulla guancia, Kety ci raggiunge e, tutte e tre, andiamo a dormire, ormai stanche di questa lunga e strana giornata.

Grazie a tutti per aver recensito i precedenti capitoli, mi avete incoraggiato a scrivere ancora di più e adesso guardate un po' quanto ho scritto! Hahahaha Mi avete reso molto felice (Pensavate che a Infy piacesse Billy, eh? O forse no? Fatemelo sapere se ci siete cascati xD O se avete capito il trucchetto), spero che i prossimi capitoli vi piaceranno altrettanto e grazie per le recensioni! >_<

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Capitolo 6
*** L'arrivo sul Junior Planet ***


L'arrivo sul Junior Planet
Apro lentamente gli occhi e la mia sveglia m'informa essere mattina, più precisamente le letterine verde luccicano le 5:23. Potrei rimanere a dormire come minimo ancora due ore, o per lo meno rimanere a poltrire al caldo, ma scelgo di alzarmi.

Mi decido ad uscire dalla camera, senza badare a cambiarmi dal mio pigiama, e inizio a percorrere il lungo corridoio del dormitorio; alla fine di questo prendo la svolta a sinistra e mi dirigo verso la zona osservazione, dove è situata l'unica grande vetrata di cui questa questa nave è disposta. E qui la parola 'grande' è molto riduttiva: sarebbe meglio se fosse intesa come immensa. Di fatto nella stanza vi sono molti posti a sedere e sono tutti rivolti, bene o male, verso questa finestra affacciata sull'immensità dello spazio; devo dire che anche la disposizione delle poltroncine ricorda una sala cinematografica. Più in là, verso la parete a destra, vi sono delle porte: credo che una colleghi questo osservatorio al salone centrale, mentre l'altra si è rivelata portare ad uno sgabuzzino, quando ci ho dato un'occhiata veloce un po' di giorni fa. Era una stanza normale e, benché molti degli attrezzi presenti non avessi idea a cosa servissero, l'ho liquidata in fretta.

Non sono mai stata davanti a questa vetrata mozzafiato e volevo visitarla almeno l'ultimo giorno del mio viaggio. Mi accomodo su uno dei sedili e inizio a guardare fuori da questo, gigantesco, vetro. È bellissimo: ci sono diverse sfumature di viola, giallo e arancione, miliardi di miliardi di stelle sono presenti in questo universo, mille miliardi di galassie e io sto assaggiando solo un piccolo astratto di tutto ciò. Alla fine, solo quando riesci a vedere questo spettacolo inizi a considerarti per cosa sei realmente: un minuscolo pezzo di un grande puzzle; ma non per questo meno importante, perché tutto è fondamentale e solo unendo ogni cosa insieme si riesce a creare qualcosa di meraviglioso - come la vista che sto assaporando in questo esatto momento. Rimango almeno un'ora ad osservare il panorama più bello che abbia visto e dopo aver scattato alcune diverse centinaia di fotografie, mi costringo a tornarmene in stanza. Tra un'ora arriveremo finalmente in accademia: ne sono felicissima, elettrizzata! E anche un po' ansiosa - ma forse meno di quello che sarei stata se non mi fossi fermata nell'osservatorio.

Mi rimetto a letto, ma prendere sonno oramai è solo un proposito, con tutta la tensione che sento accumularsi dentro di me con lo trascorrere del tempo. Allora cambio programma ed inizio a cambiarmi, sbirciando frattanto Kety e Giusy, ancora dormienti. Kety è letteralmente scomparsa sotto le coperte in una piccola palla raggomitolata su sé stessa, mentre Giusy ha scaraventato lenzuolo e piumone sul pavimento e se ne sta con una gamba penzoloni oltre il bordo del letto, con della bava che le esce da un angolo della bocca. Guardandole, non riesco a frenare l'attacco di tenerezza che mi assale: sono giunta a voler loro molto bene in questi pochi giorni, affezionandomi del loro modo di fare. Mi mancherà la presenza di Giusy, ma con un po' di fortuna riusciremo ancora a vederci giornalmente.

L'ora finalmente è giunta: ci hanno diviso a seconda del corso di studi che frequenteremo. Pensavo di essere pronta, ma quando Giusy se n'è andata mi sono sentita stringere il petto dal dispiacere ugualmente. Kety continua a piangere e Billy sta cercando di confortarla come meglio può, poi si volta nella mia direzione e mi rivolge uno sguardo significativo facendo un cenno con la testa. Li raggiungo e li saluto; Kety riesce a frenare la valanga di lacrime il tempo per rivolgermi brevemente la parola: "I-Infy, meno male che ci sei ancora tu... spero di p-poterle parlare ancora." Anche la voce sembra piena di lacrime mentre mi parla. Poverina. Si vede che ha un cuore veramente gentile. "Sì, lo spero anch'io." Dopodiché il portellone della nave viene aperto e, uno dopo l'altro, usciamo.

L'ansia sembra mi stia mangiando viva e, quando finalmente sono fuori, la visione che ho di fronte mi fa spalancare la bocca dalla sorpresa - E non penso che riuscirò mai a digerire questo paesaggio senza sentirmi meravigliata. Di fronte a me un'immensa struttura, visibilmente più moderna delle piccole case che le stanno intorno, risplende sotto il sole in tutta la sua magnificenza. Tutto intorno c'è solo una distesa di verde e poco più in là riesco anche a scorgere il mare, con delle città luminescenti sulla sua superficie. Il progetto Egitto, penso tra me e me. "Mio dio! Infy, il cielo!" Rivolgo il capo all'indietro e la presenza dei due soli e delle tre lune (tutte di grandezza diversa) quasi mi acceca. È così simile alla Terra, non posso fare a meno di osservare, ammaliata, ma non del tutto.

Una volta arrivati di fronte alla mastodontica struttura, che ignoravo fosse l'accademia, i tre professori, i quali ci hanno accompagnato durante il tragitto, ci fanno attraversare uno smisurato giardino. È ben curato, con una grande fontana al centro che esibisce una stella di vetro azzurro, con intorno cinque lucchetti volteggianti sopra l'acqua cristallina. Mi chiedo cosa rappresenti.

È meraviglioso. Come tutto qui, del resto, penso e poi sento la voce di Augustine che grida, cercando di sovrastare il chiacchiericcio dei frementi adolescenti: "Ragazzi! Fate silenzio!" Una volta che i brusii si disperdono e l'attenzione di tutti è su di lei, si affretta a riprendere la parola. "Ora vi mostreremo le vostre stanze. Ricordatevi che da domani si terranno le lezioni e che siete tenuti a presenziare obbligatoriamente, anche se saranno spese solo per conoscerci tutti meglio. Spero che vi impegnerete molto qui e che darete sempre il massimo di voi. Ora vi prego di seguirmi: da questa parte." Una volta appresa qual è la mia stanza, mi ci dirigo. Le porte delle stanze sono affacciate a un altro immenso giardino interno, compreso di piscina. Una figata! A questo punto non posso fare a meno di domandarmi se anche la mia camera disporrà di uno sfarzo così sfrenato. Finalmente riesco a trovare la targhetta con sopra le iniziali BY: così mi affretto ad aprire la porta ed ad entrare.

All'interno mi aspetta quello che sembra più che una stanza, un appartamento: è lussuosissima, provvista di una stanza da letto, un bagno, un salotto e addirittura una sala giochi, con un balcone fornito di graziosi fiori violacei con una forma quadrangolare, appesi. Non potrei mai descrivere la bellezza di questa 'stanza', quel che posso dire è, che la vetrata a vista sul mare nella mia camera è fantastica. E che non so come abbiano maneggiato a far stare in un singolo bagno una vasca idromassaggio, una sauna e una doccia oltre ai soliti sanitari con l'aggiunta di un esageratamente grosso lavandino verde, con qualche striscia bianca ai bordi. E come abbiano fatto a reperire addirittura l'ultimo gioco olografico di guerriglia, presente nella sala giochi, è per me un mistero. L'unica cosa di cui sono certa è che domani si appresta essere una lunga e bella giornata ed io non vedo l'ora di iniziarla.

Angolo Autrice >_<
Salve ragazzuoli! Lo so che sono molto lenta a pubblicare, ma con i molti impegni mi è molto difficile, inoltre mi addormento sempre. Ed eccoci finalmente arrivati! Ma il meglio deve ancora arrivare, siamo ancora agli inizi. Fatemi sapere se vi è piaciuto o meno :"P hahaha spero di pubblicare in tempo il prossimo capitolo. Grazie di tutto!, un bacione e molti saluti
by Diarly ^_^
P.s questa volta è un po' corto, ma solo perché il prossimo sarà più lungo e pieno di misteri, quindi preparatevi ;)

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Capitolo 7
*** Dei fatti misteriosi ***


Dei fatti misteriosi

Dei Fatti Misteriosi - Capitolo VII Junior Planet A svegliarmi è il buonissimo odore di un cappuccino e non riesco a crederci: mi stanno servendo la colazione in camera? Secondo me c'è qualcosa sotto, come potrebbe essere possibile altrimenti? Da quando una scuola del genere esiste? Forse sto ancora sognando.

Dopo un primo pasto meraviglioso e a dir poco soddisfacente, mi affretto a mettermi la divisa scolastica. Quest'ultima varia colori in base al corso di cui si fa parte, a quanto pare quella per chi frequenta l'indirizzo scientifico è di un bel blu scuro accompagnato con una cravatta azzurra. Per fortuna è facile da indossare e, sebbene sia prevista nel completo anche una gonna, per chi come a me non piace portarle è stata data una scelta alternativa che consiste nel calzare dei jeans blu. Questa scuola sì che mi capisce.

Esco dalla mia stanza e mi fermo un attimo a godere del panorama che si estende davanti ai miei occhi. Questa mattina vi è un cielo terso e limpido con giusto qualche paffuta nuvoletta bianca di contorno; i fiori dai sgargianti colori giallo e rosso che si trovano nei dintorni della piscina, si muovono leggeri al passare della brezza antimeridiana, mentre i lunghi corridoi ancora ombreggiati definiscono il luogo in uno spazio rettangolare. In un attimo tutto si azzera, il tempo pare rallentare per permettermi di osservare il miracolo che la natura può offrirci.

Una volta uscita dalla mia riverenza, mi ricordo che non mi è mai stato fatto presente dove si trovi la mia classe.  Porca paletta, che diamine faccio ora? Non esiste che inizi a vagare per questo posto enorme e di sicuro non mi metterò a bussare alle porte degli altri studenti per chiedere indicazioni... forse la cosa migliore da fare è aspettare che qualcuno esca e seguirlo. Brava, complimenti!  Primo giorno di scuola e già non sai dove andare. Ma non ti vergogni? "Taci tu", finisco per borbottare tra me. Ecco che arriva la mia cara coscienza, che non fa altro che criticare ogni piccola cosa che faccio e dico di sbagliato. Aspetto qualche minuto quando finalmente qualcuno si fa vivo e inizio a seguirlo. Sembro quasi una stalker, non posso far meno di pensare. Lo studente svolta prima l'angolo a destra, poi quello a sinistra e ci ritroviamo nella piazza principale, quella con l'enorme fontana di lucchetti volteggianti a campeggiarne il centro. Che poi mi devo far spiegare come fanno a librarsi in aria. Riporto la mia attenzione sullo studente che sto praticamente pedinando solo per ritrovarlo fermo immobile, dalla parte della fontana opposta alla mia. Possibile che mi abbia scoperta?

Sto cercando di squadrarlo meglio quando all'improvviso si volta, sorprendendomi; poiché è celato leggermente dietro la fontana non riesco a vederlo chiaramente, ma sembra sia molto alto. Dopo la mia veloce analisi il ragazzo mi rivolge la parola: "Potresti smetterla di tallonarmi?" Be', sembra proprio che sì, mi abbia notata. "Ehm, scusami tanto, ma non so dove sia l'aula di scienze e così... be', ho pensato che tu potessi portarmici se ti avessi seguito." Spero tanto che mi creda e che non pensi che gli stia mentendo. "Va bene, okay, ecco questa è una cartina della scuola. Consultala e non ti perderai, ma la prossima volta evita di starmi alle calcagna per favore.", inizia a dirmi con un tono di voce gentile, appoggiando un foglio, che deve essere la pianta della scuola, sul bordo della fontana. "Anche perché detesto le persone bugiarde, maniache, viziate e stalker come te, quindi in futuro evita direttamente di approcciarmi." Okay, forse non è proprio così garbato come sembrava. Ma che razza di problemi mentali hanno tutti? Che gli ho fatto? È fortunato che non gli ho ancora messo le mani addosso.


Appena lo squilibrato se ne fu andato, mi sbrigai a prendere la cartina che mi aveva lasciato e a correre verso la mia classe. Accidenti, ancora un po' e sarei stata in ritardo. La nostra classe è veramente molto grande, con le sedie ed i banchi rivestiti in bianco posizionati in file ordinate; quest'ultimi hanno pure dei tablet incorporati, come se fossero dei libri! Ma ecco che sorge spontanea la fatidica domanda tipica del primo giorno di scuola: dove mi metto? Sto per sedermi a uno dei posti nella terza fila, quando due mani mi coprono all'improvviso gli occhi. "Chi è?" mi domanda una voce malamente camuffata da dietro, come se non la potessi riconoscere. "Kety, potresti smetterla di spaventarmi?" È l'unica risposta che concedo. "Uffa, mi hai scoperto subito... non vale!" Mi metto a ridere e poco dopo anche lei si unisce a me. Finalmente suona la campanella e tutti noi prendiamo posto nei banchi scelti e naturalmente Kety si siede vicino a me; più tardi entra Augustine, che non perde tempo a fare l'appello.

Le ore passano sorprendentemente veloci e il nostro primo giorno di scuola è stato... semplicemente fantastico!

Mentre mi dirigo alla mia stanza non posso fare a meno di chiedermi dove sia Billy. È strano che non l'abbia ancora visto, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che sia in un'altra classe e quindi non mi dilungo a pensarci su troppo. Una volta arrivata decido di togliermi la divisa e di cambiarmi in un vestito leggero, dopodiché mi corico sul divano e accendo la TV. E subito sento nostalgia di casa: infatti il telegiornale sta trasmettendo un servizio che racconta degli avvenimenti accaduti sulla Terra. Oh, la Terra.

All'improvviso mi rendo conto di quanto mi mancano i momenti più disparati, come le urla di mia madre perché non ho preso il pranzo per scuola oppure tutte le volte che mi sono persa a guardare le stelle con mio padre grazie al cannocchiale che i miei genitori mi avevano regalato per il mio compleanno. Sento nostalgia dei miei fratelli e di ogni volta che ridevamo da pazzi mentre giocavamo alla Playstation. Più di tutti sento la mancanza di Milly; siamo state insieme fin da piccole, ed eravamo unite come solo le amiche d'infanzia sanno essere, ci definivamo invincibili e ci chiamavamo sempre le 'IM', cioè le immortali.

Ed è con questi pensieri nostalgici a riempirmi la mente che mi addormento senza accorgermene, solo per risvegliarmi quando sono quasi le quattro e mezza di pomeriggio; qui il tempo sembra passare veramente in fretta.

Decido di andare a fare una passeggiata: essendo il primo giorno non ci hanno dato nessun compito, quindi è meglio se ne approfitto, finché posso, per esplorare meglio la scuola. Dopo aver girovagato per un bel po', mi ritrovo in un corridoio interno con delle grandi finestre rosse a incorniciarlo da ogni dove, alla fine del quale raggiungo una grossa porta affiancata da una targhetta che enuncia: "BIBLIOTECA J. PLANET".

Che figo, una biblioteca: questo è di sicuro un luogo che varrà la pena visitare! Apro la porta e subito un'immensa stanza si espande davanti a me, riempendo il mio campo visivo; è grande, forse una cinquantina di metri quadrati - se non di più - e i suoi scaffali s'innalzano maestosi, riempendo ogni spazio dei due piani a disposizione. Di sicuro si tratta di un bel posto in cui perdersi, ma penso di aver esplorato abbastanza luoghi per oggi, quindi mi dirigo dalla bibliotecaria, una signora molto bassa che dev'essere sulla quarantina, la cui caratteristica più spiccante sono gli occhiali a lente rotonda, molto antiquati, poggiati sul suo piccolo naso. "Mi scusi! Vorrei sapere... dov'è che posso trovare dei libri sulla storia di questo pianeta?" Lei alza la testa e mi rivolge un piccolo sorriso gentile: "La storia di questo pianeta? Certo, nessun problema! Ecco, ho appena chiamato un drone, arriverà qui tra poco e ti porterà alla destinazione richiesta." La ringrazio e, pochi minuti dopo, proprio come mi aveva detto, il drone arriva; seguendolo, mi ritrovo di fronte ad uno scaffale del secondo piano, dove procede a raccogliere alcuni libri che poi mi porge, prima di andarsene.

I libri che mi ha dato sono solo tre: non pensavo che ce ne fossero così pochi sulla storia di questo pianeta... be', non c'è nulla che possa fare a tal proposito, mi dovrò far bastare questi.  Mi dirigo ai tavolini posizionati al fondo, vicino alla finestra, perché voglio leggere tranquilla, tuttavia mentre sto attraversando l'ultimo scaffale rimanente prima di giungere alla meta, sento qualche voce intterompere la quiete. "Non devi dirlo a nessuno, intesi?" Ma... questa è di Billy! "Perché?" risponde un'altra che riconosco essere quella di Giusy. Oh mio Dio, Giusy! Sembra così tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo parlato, quando alla fine dei conti è solo stato ieri. "Be', perché questa è una faccenda seria e se tutta la scuola lo venisse a sapere, ogni studente andrebbe nel panico e ci sarebbe solo il caos." Ma di che cosa stanno parlando? "Ma non possiamo dirlo nemmeno a Kety o ad Infy?" Mi sposto di lato, nello scaffale accanto a dove la conversazione sta avendo luogo e attraverso un paio di volumi riesco a sbirciare Billy mentre le afferra le spalle in una presa ferrea. "Soprattutto ad Infy." Non ho la massima visuale, ma riesco comunque a vedere l'espressione leggermente spaventata e impensierita di Giusy, la quale ancora una volta persiste: "Ma per quale motivo?" Riesco a malapena sentire la risposta, nonostante non ci sia nessun altro rumore nella biblioteca deserta. "Perché lei mi dà l'impressione di essere fin troppo furba e intelligente; credo che se glielo dicessimo, cercherebbe di risolvere la situazione da sola e finirebbe per mettere in pericolo molti di noi. Quindi me lo prometti? Non lo devi dire a nessuno." Anche se non sembra tanto convinta, vedo Giusy annuire.

La conversazione sembra essere giunta alla sua fine e, di qualsiasi cosa stessero parlando quei due, per il momento non credo mi possa interessare, seppure ovviamente mi sembra strano. Decido comunque di abbandonare l'idea di restare a leggere su uno dei tavolini e mi dirigo verso camera mia, con i libri sottobraccio: li leggerò domani. Sono quasi arrivata alla mia destinazione quando all'improvviso il boato di una grossa esplosione riverbera alla mia destra. Voltandomi da quella parte faccio solo in tempo a notare che la piscina non c'è più e che, poco più in alto, una persona vestita in nero è sopra il tetto del dormitorio.

Sfortunatamente mi nota anch'egli e, senza neppure un attimo d'esitazione, lancia nella mia direzione qualcosa di luminoso ad una velocità impressionante. Freneticamente la mia mente si chiede se si tratta di una bomba, ma di certo preferirei non scoprirlo affatto. Mi scanso di fretta per cercare di evitare l'oggetto misterioso e finisco - assieme ai libri - per cadere a terra. Un bruciore allucinante mi pervade la schiena e il dolore si diffonde anche alle gambe; le orecchie sembrano rimbombare e fischiare al tempo stesso, forse a causa del boato. Riesco a girare il viso nella direzione del tetto e, attraverso il fumo alzatosi per via delle esplosioni e i contorni sfocati della mia visuale, riesco a scorgere un'altra persona che sta combattendo contro il tizio sconosciuto che - E oh, Dio, sta succedendo tutto così in fretta, com'è possibile una cosa simile? - ha tentato di uccidermi. Provo a guardare verso la mia camera, ma vedo solo frammenti di muri e macerie e tutto è in frantumi; intorno a me c'è solo cenere e un po' di fuoco che lambisce leziosamente il bellissimo giardino fiorito che avevo avuto modo di ammirare solo questa mattina. La mia vista si fa sempre più appannata, non riesco più a sostenere lo sguardo e diventa sempre più difficile cercare di prestare attenzione ai miei dintorni; i miei pensieri scivolano con lentezza, fanno fatica a formarsi ed è come se la mia mente stesse cercando di attraversare un banco di nebbia troppo fitta anche per la persona con il miglior senso d'orientamento. La mia testa ha preso a girare velocemente e con un ultimo, lento, battito di ciglia, non riesco a riaprire gli occhi. Presto l'oscurità avvolge il resto dei miei sensi.





Quando rinsavisco una luce molto violenta mi acceca la vista; sbatto le palpebre una quantità spropositata di volte, ma comunque ci metto un bel po' a mettere a fuoco i miei dintorni: riesco a vedere delle persone in uniformi linde e così bianche che combatto l'istinto di chiudere di nuovo gli occhi, indaffararsi intorno a me e capisco che devono trattarsi, per forza, di medici. Mi stanno operando? Sono in ospedale?

Sbatto le palpebre un'ultima volta e quando le rialzo, tutto quello che mi circondava è sparito. Non mi ritrovo più distesa, ma anzi sono posizionata dritta contro un'altra superficie e ora, mi ritrovo in acqua; la sento toccarmi, in una carezza infinita, fresca e piacevole contro la mia pelle, mentre una maschera davanti alla bocca e al naso mi porta l'ossigeno più puro che abbia mai avuto il piacere di respirare. Cerco di sforzare la vista e di vedere attraverso la cortina di liquido trasparente per cercare di capire dove mi trovo e davanti a me vedo... è un corpo? C'è una persona, posta verticalmente, dentro quella che sembra essere una capsula piena d'acqua, proprio davanti a me. Se non fosse per la tecnologia che mi circonda, il suo corpo immobile mi farebbe pensare subito alle mummie e ai sarcofagi. Ma quindi... anch'io sono dentro ad una capsula? Rivolgo il viso alla mia destra e vedo che non sono l'unica - ce ne sono altre come la mia; in fondo alla fila ce n'è una molto più grande e non posso fare a meno di chiedermi: che cosa contiene?
All'improvviso scatta un allarme così acuto e forte, che persino circondata dall'acqua riesco a sentirlo; da dentro la capsula più grande riesco a scorgere dei movimenti quando di colpo un braccio frantuma il vetro dall'interno, facendo straripare il liquido che v'era dentro attraverso il nuovo foro. La figura che, distruggendo il resto della parete vetrata, ne fuoriesce, emana una luce talmente abbagliante, che non riesco a vederne la faccia. Dopo qualche passo solo vagamente malfermo, raggiunge la capsula più vicino alla sua e dopo averne frantumato il vetro e fatto sgorgare l'acqua, afferra crudamente la persona totalmente floscia e priva di coscienza al suo interno e... sparisce. O, meglio, la fa sparire. E non si ferma a quella, con metodica perseveranza prosegue a fare la stessa cosa con altre cinque capsule, cinque persone; le assorbe, come se stesse risucchiando la loro forza vitale, finché non rimane niente, assolutamente nulla.

Poi si avvicina alla mia.

La luce che irradia si infrange e riflette in maniera sublime sull'acqua mentre io mi agito, invano. Non posso muovermi...! Sono legata alla parete che mi mantiene dritta e attaccata ad un respiratore. Cerco di parlare, di urlare: "AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI, VI PREGO!" Ma è tutto inutile, se anche non avessi la bocca coperta, finirei solo per annegare. Nessuno può sentirmi e per un attimo la figura si ferma di fronte a me, quasi come se mi stesse osservando. Non riesco ancora a vedere il suo volto eppure la sensazione è quella; la sua luce è così luminosa che è come guardare il sole. Non so se sto piangendo per il terrore che mi attanaglia o lacrimando per lo sforzo di tenere gli occhi aperti o, ancora, se nessuno dei due casi è la situazione e semplicemente l'acqua mi sta accarezzando le guance. Ma non ha importanza, perché quell'attimo eterno è finito: con uno scatto infrange il vetro e in una pioggia di schegge la sua mano si chiude intorno al mio collo.




Mi risveglio di scatto, con un brivido gelido che mi percorre su per la schiena e i sudori freddi. "Calma, calma... è stato solo un brutto incubo." La voce familiare di Kety mi tranquillizza subito, prima ancora che sia riuscita a schiarirmi la vista. È calda e confortante e ha lo stesso effetto di dieci tazze di camomilla. Sento il panico scemare, ma il cuore mi batte ancora all'impazzata. "Kety...! Ciao, io- dove mi trovo? Che ci faccio qui?" Kety mi rivolge uno sguardo triste e, sempre con un tono di voce gentile, mi risponde: "Ero in aula di biologia ad osservare una cellula, quando ho sentito un'esplosione nella direzione dei dormitori. Sono corsa subito in quella direzione - non c'era nessuno, gli altri studenti erano andati tutti a fare shopping visto che avevamo il via libera oggi -, comunque appena sono arrivata mi sembrava di essere capitata nel luogo sbagliato. Al posto della piscina c'era un grosso cratere e l'ala dove la tua stanza era situata era in mille pezzi; poi ho abbassato lo sguardo e ti ho vista, per terra... piena di sangue e- sapevo che probabilmente eri solo svenuta, ma..." Le prendo la mano incoraggiandola a continuare. "E ho chiamato aiuto", conclude con un filo di voce.

"Per caso hai visto qualcun altro?", mi arrischio a domandarle. Lei corruga la fronte, come se ci stesse pensando su, ma il suo sguardo è confuso e conosco la risposta prima ancora di sentirla: "No, perché?" Strano, molto strano. "No, niente... e i miei libri?" Se Kety nota il cambio di discorso non lo dà a vedere e si limita ad indicare alla mia sinistra dove vedo... Giusy! Questo non è il momento per porre altre domande inopportune e decido di non chiedere che cosa sa o il motivo per cui Billy fa tanto il misterioso - almeno per il momento. Quindi la abbraccio forte, felice di rivederla, senza nessun scaffale in mezzo. "I tuoi libri sono nella camera di Kety; infatti finché non finiranno di ristrutturare i danni, sarete compagne di stanze." Non so se è per via del fatto che sono a conoscenza che mi stia tenendo all'oscuro di qualcosa, ma Giusy sembra diversa, non pare più carismatica come prima. "Ma stanno indagando sul l'avvenuto?" È Kety a rispondermi: "Ho sentito dire da alcune infermiere che la polizia sta arrivando, quindi mi auguro di sì." Aspetta un secondo... "Kety dammi lo specchietto!" Lei me lo porge, sorpresa dal mio improvviso requisito; appena mi guardo, noto immediatamente delle occhiaie nere sotto gli occhi, risaltate ancora di più dalla mia solita carnagione pallidissima, il tutto incorniciato dai miei capelli scompigliati... insomma un zombie! "Sono messa proprio male", mugugno tra me ed entrambe sorridono, felici che io stia bene e sia sempre la solita. Poco dopo arriva un'infermiera, la quale le prega di uscire per farmi riposare. "Mi raccomando, rimettiti e ricorda che ti vogliamo tanto bene", si raccomanda Kety prima di congedarsi con un abbraccio; dopo di lei arriva Giusy che mi da un piccolo bacio sulla fronte. Alla fine tirano la tendina che mi impedisce di vedere la porta per concedermi un po' di privacy e se ne vanno.

Mi distendo sul letto e per qualche minuto guardo fuori dalla finestra; devono essere passate almeno un paio d'ore, perché adesso è l'imbrunire e a breve ci sarà la cena. Ad ogni modo è meglio non pensare a tutte le cose che sono successe oggi, finirei solo per stressarmi e conoscendomi sarò irrequieta per tutto il resto del tempo che mi toccherà passare qui. Mi giro dalla parte della tendina e, proprio mentre inizio ad addormentarmi, qualcuno la tira di colpo e, ad una velocità tale che il mio corpo insonnolito non ha neppure tempo di sedersi, s'avventa su di me. Due mani si stringono con forza intorno alla mia gola con un unico, chiaro intento: quello di strozzarmi. Ma ciò che mi sconvolge di più è il fatto che riesco ad identificare l'assalitore, perché è una persona che conosco: Billy. Perché fa questo? Perché mi sta facendo del male?

Angolo Autrice
Salve a tutti! È da tanto che non ci sentiamo, eh? Ho scritto molto di più questa volta, spero che vi sia piaciuto... Fatemi sapere che cosa ne pensate. Che cosa succederà alla nostra protagonista adesso? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! Un abbraccio forte e buona festa della donna!
By Diarly ^_^

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Capitolo 8
*** Un segreto da mantenere e svelare ***


Un segreto da mantenere e svelare

Il mio collo viene stretto con una tale forza che la mia faccia diventa paonazza e non riesce a passare neppure un filo d'aria. Perché Billy mi sta facendo questo? Lo guardo, con i miei occhi sgranati fissi sul suo viso contorto in una brutta smorfia, e non posso fare a meno di notare che le sue iridi, invece di essere del color nocciola a cui mi sono abituata, sono diventate di un nero pece così scuro che è impossibile distinguerle dalla pupilla.

Non so cosa fare, non respiro più e sento che tra poco le mie forze mi abbandoneranno; ma, forse per l'adrenalina che sta scorrendo nelle mie vene, mi ricordo che attaccato al mio dito c'è il cavo della macchina che serve a misurare il battito cardiaco e a monitorarmi. Con un enorme sforzo dettato da forza d'animo e puro istinto di sopravvivenza, riesco a toglierlo: adesso non mi resta che aspettare, penso.

Proprio mentre la vista mi si annebbia e sono sul punto di gettare la spugna, fanno la loro entrata alcuni dottori accompagnati da altre infermiere. I medici s'affrettano ad allontanare Billy da me e, prima che svenga, ho appena il tempo di scorgere il colore dei suoi occhi tornare normale; nel frattempo le infermiere si affacendano intorno a me per ristabilirmi e, dopo un tempo lunghissimo, mi fanno addormentare.


Apro gli occhi ed è buio. Vicino alla mia barella c'è Billy, anche lui steso su di un'altra e sta dormendo: cosa gli è successo? Perché ha tentato di strangolarmi? C'entra con quello che si sono detti lui e Giusy, qualunque cosa sia?

Mentre sto riflettendo, mi giungono alle orecchie delle voci al di fuori dell'infermeria: "È tutta colpa mia." Riesco a identificare la persona come Giusy. "No, ma che dici? Come fa ad essere colpa tua?" La risposta giunge in un'altra voce familiare, quella di Kety. "Ragazze, sentitemi bene... quello che è successo va mantenuto tra noi, è confidenziale; ve l'ho già raccontato prima: tutto ciò è riservato. Mi sorprende che il vostro amico lo abbia scoperto. Ad ogni modo, ora che ci penso, nella stanza di Infy abbiamo trovato i libri sulla storia di questo pianeta, dove sono adesso?" Questo è il professor Andrew! Ma che cosa sta succedendo? È Kety a rispondere: "Sono nella mia stanza. Non penso che perfino quei libri parlino di... di quello... cioè-" Qualunque cosa stia per dire, viene interrotta prontamente dal nostro docente. "Non m'interessa, li voglio sulla mia scrivania dopo cena. E ora andate o rischiate di non mangiare." Nonostante ciò, non sento nessuno muoversi e, ancora una volta, Kety interviene: "Non posso mentire ad una mia amica, signore, la prego!" La voce del professor Andrew giunge perentoria e inflessibile. "Non voglio sentire lamentele: è per la sua sicurezza. Ora andate!" Per un attimo cala il silenzio e sembra che nessuno sappia cosa aggiungere per dissipiarlo, finché Giusy non intercede, la voce gentile, ma ferma: "Non ti preoccupare, Kety... presto la verità verrà alla luce." E con questa nota la discussione giunge al termine e i loro passi si fanno via via sempre più fievoli, fin quando non ritorna la quiete; un silenzio inquietante, perché io non so cosa stia succedendo, menchemeno il motivo per il quale tutti vogliono mantenermi all'oscuro.

Sono determinata a scoprire cosa mi stiano nascondendo e se quei libri lo possono anche solo accennare, devo impedire che li prendano: ma come faccio? Se mi alzo la stessa macchina che mi ha salvato la vita li avviserà che o sono morta o me lo sono di nuovo tolta, che di fatto è quello che voglio fare. Devo sbrigarmi e riuscire a tornare qui prima che Kety e Giusy possano finire la cena, così inizio a scervellarmi su come fare per andarmene da qui.

Passa un quarto d'ora e finalmente mi arriva un'illuminazione: sia la flebo che la macchina hanno le ruote, posso alzarmi e portarle con me - certo, probabilmente rallenteranno i miei movimenti notevolmente, ma non vedo altro modo. Senza pensarci su un attimo di più mi alzo - per fortuna sto meglio di ieri - e senza fare rumore trascino con me la macchina e la flebo. Oltrepassata la porta, mi guardo intorno per vedere se c'è qualcuno: nessuno in vista, via libera. Così inizio la corsa contro il tempo, per sapere la verità.


Riesco dopo un'altro quarto d'ora a raggiungere la stanza di Kety, dove prendo i libri per poi correre in direzione della fontana di lucchetti volteggianti e - non so cosa fare! Devo nasconderli, ma dove? La mia stanza è lettermalmente saltata in aria e... Aspetta! I lucchetti hanno una cavità che serve per l'inserizione d'una chiave ed essendo questi fori grandi, posso provare a nasconderli al loro interno: nessuno sospetterà che possano essere lì. Ci provo, ma il terzo lucchetto, quello più vicino, ha la cavità troppo piccola; tento con il quarto e riesco a infilarli - fortunatamente è anche profonda, abbastanza per evitare che i libri si vedano. Dopodiché penso a come mascherare il fatto che i libri non ci siano più ed evitare che si facciano domande scomode. Potrei sostituirli con altri simili, forse dei libri sulla storia di questo pianeta ma dal punto di vista della scienza... sì, potrebbe funzionare!

Mentre inizio a dirigermi verso la biblioteca, il rumore degli studenti che stanno uscendo dalla mensa attira la mia attenzione: sto finendo il tempo a mia disposizione, mi devo sbrigare. Corro più veloce che posso, ma con queste macchine che mi devo trascinare vengo comunque rallentata. Una volta raggiunta la biblioteca raccolgo in fretta tre libri di scienze che parlano di Junior Planet e, con un ultimo immane sforzo, raggiungo la stanza di Kety per posizionarli sul comodino dov'erano quelli che ho sottratto. Infine ritorno in infermeria; appena mi corico tiro un sospiro di sollievo. Prima di addormentarmi sento Billy sussurrare nel sonno: "Aiuto, qualcuno mi aiuti arghhhh..." Un incubo, penso e poi mi perdo nel mondo dei sogni.



"Non ti perderò mai di vista, sarai sempre mia, ovunque tu vada o chiunque tu sarai... ti ritroverò e ti riporterò indietro nel luogo dove il nostro amore è sbocciato, dove il tuo cuore ha aperto il lucchetto della mia prigione. Ti cercherò e finalmente tutto questo avrà una spiegazione."



Mi sveglio di colpo, ed è mattina. Questi sogni sono strani, che cosa voleva dire? Nelle ore successive mi dimettono dall'infermeria e raggiungo la camera di Kety - dove lei sta ancora dormendo. Proprio come mi aspettavo, dopo la conversazione che ho origliato, i libri non ci sono più.

Sveglio Kety e, dopo un attimo di attonita sorpresa e confunsione alla mia improvvisa presenza, si riprende: "Finalmente ti hanno dimessa! Benvenuta nella mia bellissima stanza: il tuo letto è laggiù, vicino al muro. Be' rimandiamo a dopo il giro turistico, adesso sbrighiamoci a mangiare colazione, altrimenti faremo tardi a lezione." Sta evitando l'argomento apposta e mi sembra anche più distaccata di prima, quando è nella natura di Kety essere affettuosa. Scoprirò cosa c'è sotto, solo non so come potrò riuscirci da sola.

Una volta pronte raggiungiamo la classe dove scorgo il professor Andrew e Billy, nel giardino botanico di fianco alla nostra aula, parlare. Che cosa si staranno dicendo? "Infy, sbrigati ad entrare!" Mi urla dietro Kety. La seguo dentro e all'improvviso percepisco un'atmosfera cupa e una sensazione strana: mi sento fuori posto, in un mondo pieno di marionette, controllate da chissà quali mani.

ANGOLO AUTRICE
Salve è da un po' che non aggiorno, per questo motivo ho deciso di farla più lunga, ringrazio chi mi recensisce sempre o anche solo chi da un'occhiata. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e ci risentiamo al prossimo che non tarderà di molto, ringrazio anche la mia beta J_Jace che mi ha aiutato molto, un grosso abbraccio,

By Diarly ^_^

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Capitolo 9
*** Una rosa che fiorisce tra i rovi ***


Una rosa che fiorisce tra i rovi

Negli ultimi tempi, impegnata tra studio e lezioni extra in cui mi sono ritrovata immersa, il tempo mi è scivolato tra le mani e in men che non si dicesse è trascorso un mese. Le foglie s'imporporano e diventano violacee, sul Junior Planet avanza l'Autunno ormai alle porte.

E io me ne resto qui, seduta su una panchina nel parco adiacente alla scuola, ad aspettare Kety; che è in ritardo. È probabile che la sua ricerca sui fenomeni meteorologici l'abbia trattenuta più del previsto; ultimamente è molto più affaccendata rispetto a me perché si è caricata di troppi laboratori pomeridiani. Anche qualcuno pieno d'energia come lei è destinato a prosciugarsi e diventare uno straccio, sotto un tale carico di lavoro.

Fortunatamente questa settimana è il periodo di pausa e dunque ogni studente può riposarsi e ricaricarsi le batterie. Kety ed io ci siamo messe d'accordo per incontrarci e andare a far visita a Giusy, che non vediamo da ben tre settimane.

La nostra scuola è incavata dentro una montagna e a tratti la si potrebbe scambiare per una cittadella nella roccia. Per via della conformazione del terreno tuttavia, non è stato possibile avere tutte le sezioni su un'unico piano e infatti le classi di Storia sono posizionate in una zona più elevata dell'altopiano. Si tratta di un solo livello in più rispetto alla nostra, per cui almeno non dovremo arrivare fin alla cima.

Mentre mi dilungo a formulare un piano d'azione che mi permetta di non morire durante la nostra piccola impresa, arriva Kety, correndo come una pazza e con i fogli della ricerca stretti tra le dita che sventolano nel vento.

“Scusa– Mi dispiace Infy! La ricerca è durata più del previsto e c'era letteralmente la coda alla stampante," si affretta a dirmi Kety, senza prendere fiato.

“Calma, calma! Tanto non avevo niente di meglio da fare, prendi un bel respiro.”

Lei tira un sospiro di sollievo e, sedendosi vicino a me, prova a calmarsi. Rimaniamo in silenzio per un po', godendoci la compagnia l'una dell'altra, finché Kety si volta e m'invita ad incamminarci.

Non che io sia in forma smagliante, ma quella salita sarebbe stata un vero inferno anche se lo fossi stata. Kety ed io avevamo deciso d'affrontarla passeggiando con calma, ma alla fine della nostra ascesa abbiamo il fiatone e penso proprio che sto per avere un infarto–

Con un gran sorriso Kety mi prende la mano e, nonostante anche lei sia stremata, mi porta fino a destinazione. Siamo infine arrivate al livello di Storia, che parla di fatto d'ogni tipo di sottocategorie a lei appartenenti, da quella dell'arte a quella politica per poi passare a quella economica e così via.

Quando un centurione vestito di tutto punto ci corre contro, veniamo a conoscenza in che genere di attività si è dilettata Giusy negli ultimi tempi. "Ferme là barbare celtiche! Avete messo piede su territorio romano! Giustificate la vostra presenza o assaggerete il ferro della mia spada con cui vi ridurrò a pezzi in nome dell'aquila!" ci urla da lontano la nostra amica tramutatasi in soldato.

Kety ed io non riusciamo a trattenere le risate e solo dopo aver preso fiato e ritrovato un barlume di serietà riesco a risponderle, con il sorriso sulle labbra: “Ave, o forte e onorevole centurione! Non è nostra intenzione causar alcun disagio, men che meno danno; siamo qui in visita come ospiti per dare omaggio alla grande Roma e offrirle immense lodi!”

Tenendosi lo stomaco per via delle troppe risate, Kety si limita a dar fiato a un altro fievole scoppio d'ilarità. Giusy si ferma di fronte a noi per poi togliersi l'emo e mostrarci il suo radioso sorriso, prima di fiondarsi di getto su noi due e stringerci in un grande abbraccio.

“Mi siete mancate un sacco, o barbare nostre ospiti! Sono così felice che mi avete finalmente fatto visita... Vi faccio fare un giro nei dintorni e vedrete che alla fine concorderete con me nell'affermare che il piano di Storia è il più figo!” asserisce entusiasta Giusy, mentre ci trascina nella parte di scuola che dimora la sua sezione.


“Questa statua è stata costruita per omaggiare il co-fondatore di questo settore di storia: il professor Tersius Ignis. Visto il suo nome non poteva che diventare uno storico a tutti gli effetti, non pensate?” Giusy ci illustra la ragione dietro a ogni artefatto, e dopo averci fatto camminare per lunghi corridori intonacati color porpora, abbelliti con arazzi di ogni genere e varie reliquie, indica la statua di un omaccione che veste una toga romana. Non ho nulla contro le toghe, ma sinceramente dubito fosse tanto muscoloso quanto scolpito. Nessuno ha una tale corporatura, nemmeno un wrestler della WWE per cui temo che l'artista abbia esagerato – e non poco.

“Allora Giusy, come te la passi di questi giorni? Spero tu non sia impegnata come Kety," inizio a dire alla centuriona, guadagnandomi un'occhiata e la linguaccia dell'aspirante stacanovista.

”Ah, nulla di che– Spettacoli teatrali a tema, scavi archeologici di formazione, come travestirsi da mummia, come i cavalli diventano senatori romani e, credetemi, non vorreste mai un cavallo in una tale posizione. E se quello si mettesse ad esigere carote per cena? Oppure, peggio, se volesse che ripuliste il suo bagno e non specifico da che cosa? Insomma robe dell'altro mondo, letteralmente!”

I nostri sguardi s'incrociano e tutte e tre scoppiamo in una fragorosa risata. “Mi farai morire prima o poi Giusy!” esclama Kety, che si ritrova con le lacrime agli occhi.


Il pomeriggio sopraggiunge svelto e mentre il sole cala lentamente all'orizzonte, noi tre mangiamo merenda in camera di Giusy. Un posto pieno di cartine e oggetti storici di ogni genere; penso d'aver anche visto uno scarabeo morto da qualche parte, forse su uno scaffale– non ne sono sicura. La maggior parte della sua camera è composta però da libri, volumi e volumi di libri occupano la stanza, tutt'al più che assomiglia ad una biblioteca invece che il rifugio di una sedicenne.

“E poi perché chiamare un panino colesterolo? Certo che la vostra mensa è strana,” afferma Kety osservando il suo panino d'insalata e cavoli arancioni di Xudos, una località vicina alla scuola.

Giusy si ferma nella divorazione del suo doppio panino solo il tempo necessario per rispondere: “Non c'è niente di meglio che un bel pezzo di carne impazzita con scorze di gorgonzola, altro che insalatine e cavoli dolci. Devi mettere su un po' di peso, sei tutta ossa e occhiali," per poi fiondarsi a finire il suo spuntino.
“Ha ragione Giusy, anche se odio ad ammetterlo stai dimagrendo troppo... mangi poco e lavori eccessivamente, non puoi andare avanti così; siamo solo al primo mese di scuola e hai già ottenuto la massima valutazione in tutte le materie e corsi che svolgi. Una pausa e un po' di respiro non ti fanno mica male,” mi rivolgo a Kety che, sorridendo con amarezza, abbassa lo sguardo.

“Non posso fare altrimenti, dopo tutti gli inc–", s'interrompe bruscamente e dopo un attimo d'esitazione riprende, "devo accertare di andare bene a scuola per la mia famiglia; ho quattro fratelli e due sorelle, io sono la maggiore ed è mio compito dare il buon esempio.” Torcendosi le mani in segno di nervosismo, Kety tace e cade di nuovo il silenzio.

Giusy ed io ci scambiamo un'occhiata preoccupata e prendendole le mani cerchiamo di rassicurarla. "Non stiamo dicendo che tu non debba più svolgere il tuo lavoro con impegno e dedizione, solo che siamo preoccupate per la tua salute. Cerca di riposarti almeno un'ora ogni tanto o almeno di mangiare e dormire di più. Lo sai che per qualsiasi problema noi ci siamo,”la conforta Giusy, sorridendole con sguardo amorevole.

La nostra centuriona sa come calmare le acque se la situazione lo richiede in un modo totalmente unico, mentre io in questi frangenti vado in panico e non so mai cosa dire. Per questo mi limito ad abbracciare Kety, dicendole che andrà tutto bene. Sperando che basti.


Purtroppo verso sera dobbiamo rientrare nel nostro settore. Durante le pause dalle lezioni vige il coprifuoco poiché alcuni studenti tendono ad esagerare con le feste e quindi per ragioni di sicurezza è meglio ritornare ai dormitori prima delle dieci di sera. Con grande tristezza salutiamo Giusy stringendola in un abbraccio di gruppo.

“Suvvia piagnucolone, non parto per andare in guerra benché sia in armatura completa. Abbiamo una settimana, no? Domani verrò a trovarvi e magari in questi giorni potremmo anche prenderci un gelato in città, che dite?” cerca di tirarci su di morale Giusy, rivolgendosi un altro dei suoi smaglianti sorrisi dopo essersi staccata dall'abbraccio. “Allora a domani,” la saluto per un'ultima volta, mentre Kety le rivolge un cenno con la mano.

Scendere dall'altopiano è molto più fattibile che salirlo e mentre le prime stelle compaiono nel cielo, mi viene un dubbio. Non so se dare voce a questo mio sospetto oppure tenerlo per me, ma non ho smesso di cercar risposte dopo tutto questo tempo, nonostante gli impegni mi abbiano rallentato parecchio. Alla fine mi decido di dar voce ai miei pensieri: “Kety non riesci a dormire per via degli incubi?”

All'inizio lei non risponde, ma dopo qualche minuto di silenzio alza lo sguardo verso di me e con il volto impallidito mi risponde: “Sì, per gli incubi.”
Vedendola così sconvolta ho un tuffo al cuore e per tutto il cammino di ritorno rimanente la lascio in pace. Le domande si affollano nella mia mente e penso: domani è un altro giorno.


Una volta tornate al settore di Scienze saluto Kety, che si affretta a fiondarsi nella sua camera. Anch'io mi dirigo verso la mia nuova stanza, mia da ben due settimane. Non avevo nessuna voglia di ritornare in quella vecchia, dopo che era... be', esplosa. E quando il preside, il signor Darren Ymon von Ray, è venuto a conoscenza dei fatti mi ha fatto assegnare una nuova camera, grazie al cielo!

Per raggiungere la mia destinazione passo davanti alla fontana con i lucchetti volteggianti, dove nel quarto lucchetto è rimasto solo più un libro dei tre che ho preso poco tempo fa. Non ho scoperto nulla di che nei precendenti, che parlavano solo di fauna e flora locali. Forse la risposta a tutto questo gran mistero è nell'ultimo di questi. In ogni caso non mi fido a nasconderlo nella mia nuova camera, considerato che arrivano a pulirla ogni fine settimana e non voglio correre rischi.

Domani a noi due ultimo libro! Il titolo recita 'Storia del progetto Egitto sul Junior Planet – inizio fase di progettazione fino alla sua finale costruzione'. Dubito che possa fornirmi alcuna informazione utile che possa essere reputata sospettosa, ma è pur sempre divertente scoprire nuove cose su questo pianeta e quantomeno sarà una lettura interessante!

Mentre mi concentro sul mio piano d'azione per domani non mi accorgo della persona davanti a me e ci vado a sbattere contro, con una pseudo-imprecazione: “Cavoli dolci!" Come mi sia uscita di bocca una simile cosa è un mistero della fede legato a Kety. “Mi scusi tanto non stavo guardando dove andavo," rispondo di fretta mentre cerco di scorgere la povera persona in cui mi sono imbattuta. Non mi ero accorta di quanto buio fosse già diventato.

“Strano... come mai è così distratta signorina Infy? A che cosa sta pensando?” A rispondermi è una voce fin troppo famigliare: il professor Andrew. Ugh. Perché, universo, sempre a me?

Mi affretto a rispondere: "Oh, professor Avary, mi dispiace tanto! Stavo pensando alle cose da studiare, sà le prime verifiche..." Cerco di celare la mia agitazione sotto un sorriso di circostanza, ma il signor Andrew Avary non ci casca e mi scocca uno sguardo che parla da sé, un'occhiata tagliente che dice: ''Per chi mi hai preso ragazzina, un idiota?'' al che io vorrei rispondere di sì, ma ahimé le cose non vanno come si vuole solo perché lo si desidera ardentemente.

Andrew s'avvicina a me, invadendo il mio spazio personale. Penso: cosa diavolo sta facendo? nel momento esatto in cui accosta le sue labbra al mio orecchio e mi sussurra: “O forse stai pensando: 'Non scopriranno mai il libro che ho nascosto nel quarto lucchetto della fontana, sono troppo stupidi!' È così, Infy? Pensi che io sia stupido, non è vero?”

Il sangue nelle mie vene smette di scorrere e il cuore inizia ad accelerare, perché diciamocelo: sono fregata.

ANGOLO AUTRICE
Come va? È passato un sacco di tempo da quando ho aggiornato questa storia, ma con tutti questi impegni mi è molto difficile. Vorrei farvi sapere che non vi ho abbandonato e quindi rieccomi qui 😣 . Vorrei ringraziare la mia beta che come al solito senza di lei non sarei qui, un bel applauso virtuale per J_Jace, I love ya sista!!!
Grazie per essere passati per di qua e saranno molto graditi i vostri commenti. Mi aiutano a migliorare questa storia, grazieeeeeeeeee
Un grande abbraccio, by

Diarly ^-^

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Capitolo 10
*** Tra i rovi fiorisce una rosa ***



Tra i rovi fiorisce una rosa

Tra i rovi fiorisce una rosa - Capitolo X Junior Planet “Eh? Che libro?” rispondo di getto, fingendomi inconsapevole: posso sempre giocarmela con la carta della simulata ignoranza. Ma l’asso che ho tirato fuori non sembra sortire il suo effetto e il professore continua imperterrito.

“Oh Infy, cara e ingenua Infy... io ti ho visto mentre prendevi quei due libri dalla fontana. Li hai nascosti e ci hai fregato tutti, ti faccio i miei complimenti. Ma come hai fatto a scoprire che intendevamo sottrarteli, mi chiedo?” S’interrompe un attimo, una linea di preoccupazione a solcargli la fronte. “Molto furba sì, ma fingere non ti porterà da nessuna parte. Dimmi, c'è ancora un libro, vero?”

No, penso. E nella mia mente risuona in un eco infinita quel singolo monosillabo. Diamine! Mi ha vista... pensavo di essere stata discreta nel recuperarli per leggerli e riportarli in biblioteca. “Cosa vuole? Se anche fosse, a lei cosa cambia? Cosa c'è di tanto strano in quei libri? Ne ho già letti due: sono semplici testi scolastici, che male fanno?” Fiondo il professore Andrew con una domanda dopo l’altra. Ormai sono stata scoperta, inutile negare l’evidenza, ma voglio vederci chiaro così che se almeno la verità verrà a galla, ne sarà valsa la pena.

“Nulla che a te possa interessare. Ora vieni, andiamo a prendere l'ultimo libro,” si limita a rispondere Andrew, infischiandosi dei miei quesiti. Accidenti, ma mi ha almeno prestato ascolto? Cos’è, vuole rinfacciarmi il fatto che sono stata scoperta?

“Non ho intenzione di assecondarla ulteriormente e non so cosa sta succedendo, ma scoprirò cosa c’è dietro e riferirò al dirigente il suo comportamento incivile!” Rispondendogli malamente, mi volto e faccio per andarmene, quando con la coda dell’occhio scorgo un movimento alla mia destra e all'improvviso il mio polso è stretto da una mano in una presa ferrea. “Ma che”, boccheggio, colta alla sprovvista, solo per essere interrotta.

Con gli occhi fiammeggianti puntati sui miei, il professore che è stato presente fin dal mio primo viaggio spaziale mi urla in faccia: “Tu ora vieni con me!” Stringe con forza il mio polso destro e comincia a trascinarmi con sé.

“N-No! Mi lasci, mi sta facendo male!” grido, con evidenti smorfie di dolore sul viso, ma lui rafforza ancora di più la sua stretta e continua a tirarmi appresso, fino a quando non ci ritroviamo davanti alla fontana con i lucchetti.

Andrew mi lascia finalmente il polso e me lo porto al petto di riflesso, massaggiandolo con l'altra mano mentre lo guardo con rabbia. “Ora tu prenderai quel libro,” mi ordina perentorio, tenendomi lo sguardo puntato addosso. Questa intimazione non appella alla mia gentile natura in quel preciso momento e così gli rispondo, acida: “Se lo prenda da solo il maledetto libro!” La sua mascella si stringe con un gesto secco, e con un cenno della mano m’incita a darmi una mossa mentre esordisce: “Io non posso, devi farlo tu. Non fare storie, forza: prendilo.”

Non ho idea di cosa stia succedendo, ma non ho intenzione d’intrattenermi alla sua presenza un attimo di più. Prendendo il coraggio a due mani, gli ringhio contro: “Vada al diavolo!” e mi do alla fuga. Mentre sto cercando di correre via m’intercetta e mi blocca di forza, afferrandomi il braccio sinistro, stritolandolo come se fosse in una tenaglia. Tra i denti mi fuoriesce sibilante un lamento di dolore.

“Non ti avevo concesso il permesso di andartene. Ora sono costretto ad usare le maniere forti.” Lo dice quasi rammaricandosi, come se davvero non ne avesse avuto intenzione e gli dispiace, eppure non esita nell’alzare la mano sinistra che non è occupata a trattenermi. Non vorrà mica... volgo il mio sguardo verso il suo, cercando di scorgere dell’esitazione e vedo solo il buio, nero dove prima c'erano un paio di occhi grigi e non può essere, non di nuovo. Per un istante terribile nella mia mente rivedo un altro paio d’occhi di tenebra. Poi il momento finisce. La mano alzata di Andrew cala velocemente ed ho appena il tempo d’alzare le braccia al mio volto. Chiudo gli occhi di scatto, terrorizzata, e attendo il colpo.

Colpo che non arriva.

Attendo ancora per qualche secondo, ma non sento nessun movimento. Con lentezza e riluttanza apro gli occhi e abbasso leggermente le braccia, per vedere che cosa sia successo. Rimango a bocca aperta dallo stupore di fronte a quello che vedo.

Perché davanti a me c'è Billy, che stringe con il braccio sinistro quello di Andrew. Non riesco a crederci: Billy, che è stato assente intere settimane per motivi di salute - o almeno così ci hanno riferito i nostri professori - ora è qui, davanti a me. E mi ha salvato.

“Lasciala stare!” Prorompe Billy con tono difensivo, per poi mollare il braccio di Andrew e porsi di fronte a me. Gira leggermente la testa per scoccarmi un’occhiata e per sussurrarmi: “Scappa.” Lo guardo negli occhi castani e vedo solo determinazione e rabbia. Mi viene da piangere e invece mi limito ad annuire con la testa e ad ubbidire: così corro.

Prima di mettermi in salvo però mi fiondo a prendere il libro. Se Andrew pensa che sia importante allora è meglio se me lo prendo; una volta recuperato corro sotto il porticato, ma l’ho appena raggiunto quando sento i due parlare. Mi nascondo dietro al pilastro del portico più vicino. Lo so, dovrei scappare, ma se posso anche avere un paio di risposte alle mie domande, allora sono disposta a rimanere e rischiare. Cerco di calmare il mio fiatone, controllando la mia respirazione, per sentire meglio.

“Perché mi hai fermato, Billy? Non dovevi. Che ti è preso?” Nel porgli questa domanda, Andrew sembra essersi già calmato. La sua voce pacata non mi rassicura: tutto ciò è strano. “Stai per picchiare una ragazza e io non dovrei intervenire?” Nella risposta di Billy riesco ancora a scorgere la sua ira appena repressa.

“Che c'è di male? Lo sai cos‘ha fatto? Aveva scoperto che volevamo nasconderle i libri e li ha sostituiti. Ne ha già letti due, ne manca uno; stavo per averlo indietro... prima che tu rovinassi tutto!” urla Andrew all'improvviso, facendomi sobbalzare. Sì, okay, a quanto pare non è così calmo. “Ora dovrò fare rapporto e non saranno felici. E tu lo sai cosa succede quando non sono felici, no?”

Chi sono loro? Di cosa stanno parlando? O, meglio, di chi? “M-ma non puoi farlo, tu sei...” incomincia a dire Billy, diventato pallido come un morto. “Sì, proprio perché lo sono garantirò per la punizione peggiore che possano darti, fratellino,” risponde l’altro, con sadistica goduria.

Cosa? Cosa ha detto?

“Tu sei mio fratello! Come puoi permettere tutto ciò? Maledetto!” gli inveisce contro Billy, con le lacrime agli occhi. “Ti farò pentire di essere nato,” risponde Andrew con disprezzo, poi sento un suono secco, quasi uno schiocco. Mi sporgo leggermente per vedere cosa sia successo e comprendo con orrore che Andrew ha appena tirato uno schiaffo al volto di Billy. Grazie alla grande forza che possiede in quanto adulto, ha fatto perdere conoscenza al povero ragazzo, che poi prende di peso e si issa in spalla, infine se ne va.

Mi volto, schiacciandomi contro la colonna e cerco d’ispirare con calma. Oh, povero Billy! Non ho potuto fare nulla per salvarlo, mentre lui non ci ha pensato due volte a soccorrermi. Ma cosa avrei potuto fare? Sono solo una ragazzina debole, che sa solo stare a guardare. Non posso lasciare che ciò accada, devo chiamare qualcuno: la polizia, i militari, chiunque. Basti che mi aiuti, che sappiano come intervenire.

Con il libro stretto tra le braccia corro giù lungo tutto il porticato e ragiono sul da farsi. Devo leggere assolutamente questo testo, non capisco cosa sta succedendo e ho bisogno di aiuto. I miei pensieri s’intrecciano e si confondono e mi sento impazzire. Ed è in questo momento in cui non vorrei altro che dormire e svegliarmi quando tutto è ritornato alla normalità che vado a sbattere contro qualcosa. Ruzzolo a terra e il libro sfugge alla mia presa, cadendo a pochi centimetri da me.

“Auch...”, mi sfugge. Alzo lo sguardo per vedere contro che cosa sono finita a scontrarmi. Mi ritrovo ad osservare un ragazzo vestito di nero e con il cappuccio sollevato sulla testa non riesco a vedergli molto il volto. È buio e non mi piace per niente la sensazione negativa che mi provoca. Brividi freddi mi percorrono la schiena e il mio istinto mi dice di scappare via. Non ho il tempo di provarci perché la figura davanti a me si china di fronte a me, costringendomi al suolo e bloccandomi qualunque via d’uscita. Dopo qualche secondo in cui rimane ad osservarmi, di colpo con uno scatto mi afferra il collo con entrambe le mani e inizia a stringere.

No! Non di nuovo! penso con il respiro che si spezza in gola, il viso che diventa paonazzo. Questa è la volta buona che muoio, stringe così forte che in poco tempo la vista mi si annebbia e la pressione nel collo mi fa salire il sangue al cervello. Sento la testa scoppiare. Non voglio morire... la mia famiglia, i miei amici, i miei cari mi aspettano, io non voglio.

“T-ti... Pre... go,” cerco di dire mentre mi sento venir meno. Tutto cessa in un istante quando il ragazzo lascia la presa e io mi ritrovo a tossire ripetutamente, con i polmoni che mi bruciano appena inspiro aria. Mi tengo il collo con la mano e continuando a tossire alzo lo sguardo. Vedo ancora un po' sfocato, ma il ragazzo resta chinato a guardarsi le mani e i suoi occhi - oddio – da neri tornano normali.

Lui ricambia il mio sguardo ed è come se fosse sorpreso di vedermi, come se fino a poco fa non mi stesse assalendo. Fa per dire qualcosa, ma si blocca. Si alza di scatto e scappa via.

Agguanto nuovamente il libro e, come se fossi in trance, mi alzo e cammino, cammino per minuti e minuti, fino a quando non riesco più ad andare avanti. Allora entro nella prima stanza che vedo: è uno sgabuzzino, ma non m’importa. Entro dentro, chiudo la porta a chiave e appoggiandomi al muro scivolo al suolo.

Poso il libro di fianco a me, porto le ginocchia al petto stringendole con le braccia e, raggomitolata su me stessa, inizio a piangere. Singhiozzo e per diversi minuti vengo colta da attacchi di panico uno dopo l'altro. Non riesco a smettere e a se anche lo volessi, non saprei come fare, quindi lascio che le lacrime scorrino. Non ho idea di quanto tempo passi prima che io mi calmi.

Ancora tremante mi asciugo gli occhi con le maniche della mia maglia. Ho paura, sono stanca di rischiare di morire ogni giorno della mia vita. Ho bisogno dell’aiuto di qualcuno e non so di chi fidarmi. Guardo il muro di fronte a me per un po’ e poi abbasso il mio volto verso il libro. È ora di capire cosa sta capitando e nessuno potrà fermarmi.

Mi faccio forza e mi rialzo. Tiro su con il naso un’ultima volta, giro la chiave nella toppa ed esco dallo sgabuzzino, per dirigermi nella mia camera.


Kety


La luce della luna filtra dalle finestre, mentre sono china sulla scrivania a ripassare ciò che ho studiato. Mi sfrego gli occhi irritati e abbandono l'idea: non riesco nemmeno più a pensare e sono non stanca, ma stremata. Mi alzo, spengo la lampada da studio e mi butto sul letto. Lentamente, le mie palpebre si chiudono.

Kety... Kety svegliati, piccola mia. Dobbiamo andare, forza. Mi sveglio al suono di una voce a me sconosciuta. “Ma che...” tento di sbiascicare, stropicciandomi gli occhi.

“Forza tesoro della mamma, oggi è un grande giorno per la mia piccola Kety. Però è meglio che tu scenda, così ti aiuto a fare un bagnetto e poi possiamo partire dopo la colazione, che dici?La voce continua teneramente e quando apro completamente gli occhi vedo una giovane donna con un dolce sorriso e un paio docchi azzurri che mi osserva da sopra le coperte.

I suoi capelli sono il colore del sole e mi solleticano il naso. Faccio una smorfia e questo la fa ridere. Ha un buon odore di gelsomino e di rose. “Chi sei?” chiedo alla donna, che ora è intenta a piegare una piccola maglia. Nel porle la mia domanda mi accorgo che la mia voce è cambiata ed è più acuta, come quella di un bambino. “Ma che domande fai tesoro, sono la mamma,” la signora risponde con il riso a colorirle il tono di voce, ma non sta scherzando.

È impossibile. La mia mamma è sulla terra, anzi la mia mamma... lei non c'è più, non

Le lacrime mi salgono agli occhi e mi sento male: “Mamma!” Mi alzo frettolosamente e mi fiondo ad abbracciarla, stringendola forte. Come ho fatto a non riconoscerla? “Mamma, ti voglio bene, le dico, poggiando la mia testa nell'incavo del suo collo.

Oh, piccola mia, anche io ti voglio bene; non scordartelo mai, anche quando non ci sarò più continuerò a vivere nel tuo cuore. Ricordati, devi ricordare,” inizia a ripetermi e poi: “RICORDATI!”

Mi sveglio sobbalzando con il sogno impresso a fuoco nella mia mente e non ce la faccio. Mi metto a piangere, perché: “Mamma, come potrei mai dimenticarti?”

È così ormai da quasi un mese. I sogni sono iniziati tre settimane fa, quando ho incontrato Billy mentre si recava in infermeria: gli ho chiesto come stesse e lui mi ha risposto che si sarebbe esentato dalle lezioni per un po', visto che stava molto male. Quindi gli ho domandato se potevo fare qualcosa per lui, ma si è girato e se n’è andato. Senza dire nulla.

Quello stesso giorno davanti alla porta della mia camera ho trovato una rosa nera intrecciata a dei rovi. Mi sono chiesta cosa significasse; l'ho capito più tardi, nei giorni avvenire.

Qualcuno sta seguendo ogni mio più piccolo movimento, alcune volte mi pare di scorgere un’ombra con la coda dell'occhio, ma quando mi giro non c'è nessuno. Forse sto diventando paranoica o forse il messaggio era chiaro e chiunque sia tenta di soffocami come i rovi hanno fatto con la rosa. Poi sono arrivati gli incubi: io che vengo inseguita da figure fatte di luce, i miei fratelli che vengono torturati in cliniche perché considerati pazzi, mio padre che ride mentre ciò avviene e mia madre con la sua sorella gemella, mia zia, che piangono di lato.

Ho tentato di distrarmi per un breve periodo con diverse attività e alla fine la stanchezza mi permette di dormire almeno per un po’. Vorrei parlare di tutto ciò a Infy e Giusy, ma dopo l'incidente con Billy, anche se vedo che il pensiero di ciò che è accaduto la turba ancora Infy si sta lentamente riprendendo. E poi non voglio che Giusy si preoccupi troppo, lo so che hanno notato qualcosa, ma se riuscissi a nascondere tutto almeno fin quando la situazione non migliorerà, allora non avranno bisogno d’impensierirsi inutilmente e staremo tutti bene.

Mi corico di nuovo, tentando di riaddormentarmi, ma invano. Forse è meglio se vado a parlare con Infy per scusarmi di come l'ho lasciata ore fa, ma questo può aspettare fino a domani, mentre i miei compiti no. Mi alzo e mi riprendo il mio posto alla scrivania, riaccendo la mia lampada da studio e con la luna a farmi compagnia, continuo a ripassare.


Billy


Riprendo conoscenza dopo non so quanto tempo. Mi fa male la testa e sento tutto girare, quando riapro gli occhi una grande luce mi trafigge la vista e quando tento di coprirmeli non ci riesco. Tento di muovere le braccia, ma sono bloccate.

Cosa...?

Spalanco le palpebre, ignorando il disagio e cerco di capire cos’è che mi blocca. Sono legate da una catena e davanti a me una grande lampada è accesa, al suo fianco due figure mi osservano. Il cuore inizia ad accelerare il suo battito e sento la paura attanagliarmi le viscere. No, non loro. Inizio a divincolarmi, ma è tutto inutile: le due figure avanzano e la luce si riflette sul filo delle lame che hanno in pugno.

No, no ti prego no!

Una volta vicino a me, alle mie braccia, sollevano le lame e iniziano a recidere la mia carne. Urlo dal dolore finché tutto si fa buio.



Angolo Autrice

Salve! Come va? Per vostra grande gioia sono riuscita a pubblicare: evviva, finalmente.

Voglio ringraziare la mia favolosa Beta e la mia grande salvezza J_Jace, splendida creatura, un bacione grandissimo.

Ringrazio anche voi sublimi lettori che guardate letteralmente la mia storia dall'altro al basso 😣 Come sempre accetto ogni tipo di critica, mi aiuta a crescere.

Grazie milleeeeee, alla prossima si spera ^-^

by Diarly

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Capitolo 11
*** Di rivelazioni e di ceneri ***



Di rivelazioni e di ceneri

Giusy


Sto camminando lungo il corridoio della navata laterale del settore di storia, abbiamo appena finito l'ultima lezione di oggi e, ovviamente, proprio mentre mi dirigo ai dormitori mi raggiunge Roberto. Ti pareva che non mi avrebbe intercettato il bifolco 'secchione' — sì, come no — di tutto il settore di storia, quando ancora ho i libri in mano e voglio solo tornare nella mia stanza.

"Ehi, Giusy vai ai dormitori?" Mi domanda, mentre si affanna a raggiungermi, rendendo vani i miei tentativi di seminarlo.

"No, io non riposo, devo solo prendere altri libri per leggerli voracemente: giorno e notte, senza mangiare, bere e dormire. Sinceramente mi chiedo a cosa servino i dormitori, cioè guardali: sono così dormitori. Bleah!" Gli rispondo sarcasticamente.

Ogni persona sana di mente ritorna nella propria camera prima di cena, per cambiarsi e posare i testi scolastici, tranne chi si trattiene per un po' in biblioteca, ma prima almeno si toglie la divisa.

"Oh, davvero? Che peccato, a me piacciono i dormitori... Sai dormire è molto bello! Be', allora è meglio se ti lascio ai tuoi libri, visto che sei così impaziente di leggerli," replica amareggiato, per poi correre via.

Ma che cavolo, mi porto la mano a una tempia e me la massaggio, per cercare di scoraggiare l'emicrania in arrivo, non riuscendo a non borbottare sottovoce: "Che razza di idiota."

C'è poco da fare a tal proposito, e comunque l'importante è che me lo sia tolta di dosso. Riprendo a camminare, sperando di non incontrare nessun altro seccatore mentre mi dirigo verso la mia stanza.



Tempo una decina di minuti e mi sono cambiata. Ora pronta ad andare a trovare le mie due amichette giù ai piani inferiori, intente a fare le plebee, non mi dilungo troppo: devo affrettarmi e arrivare prima che servino cena e sia calato il coprifuoco. 

Non vedo l'ora e così mi sbrigo verso l'ascensore principale, ch'è l'epicentro della grande sala scavata dentro la montagna, e al quale ogni strada di ciascun settore della scuola si dirige, in un modo o nell'altro. Come si dice: davvero tutte le strade portano a Roma.

Ragion per cui, una volta dentro, non mi sorprendo di vedere altre persone mai scorte prima. Aspettando di raggiungere il settore di scienze, cerco nel frattempo di sopportare la condivisione di questo spazio ristretto con sconosciuti. Chiunque sia mai stato costretto a stare accollato come sardine ad altri individui può comprenderne il disagio. Ma ecco che finalmente siamo giunti al punto d'arrivo. Non posso sgusciare fuori dal cubicolo in acciaio abbastanza in fretta. Libera!

Mi ritrovo in uno degli spaziosi giardini che disseminano questo luogo, ma non ho bene in chiaro quale di questi tanti angoli verdi sia questo. Dopo un attimo di confusione ritrovo la strada e m'incammino per raggiungere la stanza nei dormitori in cui alloggia Infy. Penso che Kety sia impegnata ora, quindi è meglio se l'aspettiamo insieme.

Dopo qualche minuto sono arrivata alla mia destinazione e, naturalmente, non busso ed entro di soppiatto.

"Ehi, chiudi tutte le cose sconce che stai guardando e corri a dare un grande abbraccio alla tua magnifica imperatrice, tesoro mio!" Urlo a gran voce, in quella che può dirsi un'entrata ad effetto. Al che Infy sobbalza, lanciando un libro per terra dallo spavento e guardandomi con occhi sbarrati.

"Ma che diavolo ti è saltato in testa?" Mi sgrida con la voce ancora un po' mozzata. "Mi hai spaventato a morte." Conclude portandosi una mano al petto, il respiro ansante come se avesse corso.

"Be', non so precisamente quale diavolo sia, ma spero non si tratti di Lucifero in persona," rispondo sorridendo. Lei si limita ad inarcare un sopracciglio e a rivolgermi un'espressione impassibile che, tuttavia, trasmette a perfezione il suo stato d'animo.

Scuotendo la testa, sospira: "Davvero Giusy? Davvero?''

"Comunque... cosa guardavi, sporcacciona?" Domando, cambiando discorso prima di buttarmi sul letto vicino a lei.

"Stavo leggendo. E non cose sconce," precisa, scoccandomi un'altra occhiata.

"Ah, ma davvero?"

"Sì, guarda tu stessa," mi esorta, accennando con un gesto della mano a darmi una mossa.

Mi alzo goffamente — è una sensazione divina stendersi dopo una faticosa giornata di scuola — per prendere il libro caduto, girandolo per leggerne il titolo e—

"Oh."

Già. Oh è tutto ciò che riesco a proferire. Sento un nodo allo stomaco stringersi all'improvviso e in un solo attimo preferirei trovarmi schiacciata tra gli sconosciuti di un ascensore che trovarmi lì, di fianco alla mia amica, con quello tra le mie mani.

"Sì, oh," ripete Infy, guardandomi con uno sguardo feroce e le braccia conserte. "Ora mi dirai la verità?'' E mentre me lo chiede ha un'espressione negli occhi che posso solo definire imperterrita: so che non si fermerà a un mio "no", che continuerà finché non avrà una risposta definitiva.

Sospiro, stanca, e prendo nuovamente posto al suo fianco, l'aria giocosa di poco prima svanita nel nulla, come nebbia al sole, non lasciando alcuna traccia.

''Vuoi dire che non l'hai visto?''

Alla mia domanda, si risistema a disagio, prima di chiedermi di rimando: "Visto cosa?"

Apro il libro, facendo scorrere le pagine fino ad arrivare al fondo. 

"Non hai visto le foto alla fine?" Glielo domando piano, lentamente, cercando di farle capire il punto di quella conversazione così importante, e così difficile.

"Sì, sono foto di scienziati, i primi che hanno esplorato questo pianeta. Nulla d'interessante," mi risponde perplessa.

Ricambio il suo sguardo e ho un tuffo al cuore. Non pensavo che sarei stata proprio io a ritrovarmi in questa situazione, a spiegare concetti che a malapena sono riuscita a comprendere. Ma lei deve sapere.

"Oh Infy, pensavo fossi più curiosa di così: osserva meglio la foto della squadra d'esplorazione e dimmi cosa vedi," la incoraggio.

Lei ubbidisce, ancora confusa, e attendo in silenzio che realizzi la verità che si trova di fronte a lei, catturata immutabile dalla macchina fotografica.

"Ma... ma questa è mia nonna!" Si tratta di un'osservazione a cui lei stessa stenta a credere, e infatti subito dopo si affretta ad aggiungere: "N-non è possibile, forse è qualcuno che le assomiglia come..."

Alza lo sguardo verso di me, alla ricerca di una risposta, sperando in una smentita e una soluzione, ma ciò che le dico infrange le sue aspettative: "Quella è tua nonna, e colui che le sta vicino è mio zio." 

"Ma non è possibile!" Si ribella immediatamente. "Mia nonna era una biologa ma non se n'è mai andata dalla Terra."

Allo stesso modo pensavo anch'io nei confronti della mia famiglia, ma la prova stava di fronte a noi, lampante, e parlava chiaramente.

 "Anche mio zio, un archeologo, non ha mai lasciato la Terra, ma non è questa la cosa sconvolgente Infy. Guarda la data e cosa c'è scritto nella didascalia al di sotto," le indico il riquadro posto al fondo della foto.

"Qui dice che c'è stato un crollo in una caverna, che li ha seppelliti, uccidendo sul colpo due degli esploratori. Ci sono i loro nomi, uno è Braxton e l'altra è Xandra ma— cosa? Ma l'anno..."

 "Uno dei due è mio zio e posso solo immaginare che l'altra sia tua nonna," mi fermo un attimo per lasciarle digerire il concetto. "Il fatto particolare è la data di morte; non combacia, perché mio zio se n'è andato molto tempo dopo. Io ero piccolina, ma l'ho visto, me lo ricordo bene la volta che lo andai a trovare: lui, seduto sul lettino d'ospedale che, per quanto malato fosse, leggeva il quotidiano del giorno. Il pomeriggio successivo scivolò via nel sonno." 

V'è silenzio, mentre Infy deglutisce, lo sguardo ancora fisso su quella fotografia, su quella didascalia che non ha senso.

"Anche mia nonna paterna è morta nel sonno, ma di vecchiaia. Ormai da settimane era sdraiata sul letto e mi ricordo l'andirivieni di tutti i miei parenti giunti a salutarla per l'ultima volta. Anche io ero solo una bambina, però mi ricordo ancora la sua mano che stringeva la mia e il suo dolce profumo di gigli che a me piaceva tanto." A questo punto si ferma, sforzandosi di fare un respiro profondo. Mi chiedo se anch'io, parlando del passato, abbia avuto la voce così triste. "Ma il punto è che non possono essere loro, insomma è surreale."  

"È la stessa cosa che mi sono chiesta anch'io, quando ho trovato questo libro in biblioteca. Poi è arrivato Billy e mi ha convinta a non dirti niente, esortandomi a dimenticarmi di questa storia. Non ho ancora capito che cosa nasconde, e quanto ne sappia lui di questa storia, ma dirmi di non fare una cosa significa spingermi a fare l'opposto," riferisco a Infy, prima di scrollare le spalle. "Son fatta così."

"Ma allora perché non dirmi nulla, e invece raccontare tutto a Kety?"

Mi aspettavo questa domanda, e quindi mi ero preparata.

"Non volevo ancora dirti nulla perché stavo indagando per conto mio, per assicurarmi che non fosse una presa per i fondelli. Ma per ora non ho trovato nulla e Kety, be', mi ha sorpreso mentre frugavo tra i libri in biblioteca. Non volevo metterla in ansia ma— be', ecco, le ho detto che doveva stare attenta a Billy, visto che non era affidabile," le spiego, per poi indugiare. "Forse avrei dovuto spiegarle meglio, ma in breve le ho solo detto che c'era qualcosa di strano in giro per la scuola e che per il momento non dovevamo dirti nulla. Non volevo farti un torto, sul serio, ma farti diventare paranoica quando poi magari si sarebbe rivelato un fiasco non mi pareva il caso. Kety doveva stare attenta, tutto qui. Ma tu invece come mai sai dei libri?"

Il sospiro a cui si lascia andare sembra svuotarla e così, con le spalle ricurve e uno sguardo stanco mi dice: "Vuoi qualcosa di caldo? È una lunga storia."



"Cosa?" Prorompo senza fiato. "Aspetta, aspetta, vediamo se ho capito bene: sei stata aggredita di nuovo, Andrew è un psicopatico e Billy, il tuo aggressore dagli occhi indemoniati, è il fratello dello psicopatico in questione che è anch'egli un indemoniato?"

La risposta è un cenno d'assenso mesto.

"Quando pensavi di dirmelo? Avevo iniziato a sospettare che Andrew fosse strano quando ci ha detto di non parlarti di ciò che avevamo scoperto, ma non pensavo di cogliere due piccioni con una fava. Quei due sono come dei mafiosi, che cavolo... non sarebbe meglio chiamare le forze di polizia? Magari potrebbero aiutarci, ma— così non scopriremmo la verità. Per quanto mi riguarda qui tutti sono tizi loschi, tranne noi tre naturalmente."

Abbiamo indugiato abbastanza, ciò che mi ha raccontato adesso cambia ogni cosa. Non abbiamo tempo da perdere, così mi alzo e le scocco uno sguardo, risoluta e pronta.

"Forza Infy, dobbiamo parlarne con Kety. A quest'ora sarà già tornata."



Insieme ci dirigiamo verso la stanza di Kety, che non è tanto lontana da quella di Infy e così come prima, faccio per aprire la porta di colpo, ma ora sono seria.

"Kety, ben tornata," la saluto appena la noto seduta alla scrivania mentre fa —indovinate? — i compiti. Chi ha la testa per pensare alla scuola a quest'ora?

Appena ci vede si alza e ci viene ad abbracciare calorosamente.

"Infy, Giusy! Che piacere rivedervi," asserisce tutta contenta. Rivederci? Ma se va a scuola con Infy!

 "Sì, anche a me fa piacere vedere che stai meglio, mentre non c'eri ho appuntato i compiti che devi recuperare," le risponde Infy.

Quindi è stata male! Questo spiega il modo singolare con cui ci ha salutate, però che cavolo—

Non riesco a fare a meno d'intervenire: "Potevate anche dirmelo, eh!" Arrabbiata, rivolgo uno sguardo truce a tutte e due.

Infy mi rivolge un sorriso di scuse: "Sì, hai ragione, ma ora niente più bugie. Kety devi sapere che..." 



Mezz'ora dopo siamo tutte e tre stravolte. Dagli incubi di Kety alle aggressioni ricevute da parte di Infy, troppe cose sono successe e neppure una di questa sembra essere positiva.

"Va bene," inizio, prendendo un lungo respiro e cercando di fare mente locale. "Allora, adesso voi due vi coricate e vi riposate, mentre io vado a prendere il portatile e alcuni libri che ho preso dalla biblioteca quando stavo indagando. Magari mi è sfuggito qualcosa, non si sa mai. Poi torno qui, mangiamo qualcosa e vediamo di fare luce su questa faccenda. Ma adesso vi voglio vedere sonnecchiare entro cinque minuti." 

Ai miei ordini perentori si scambiano uno sguardo, riportando l'attenzione su di me.

"E niente 'ma'! Su, forza!"

Mi alzo e le sposto di lato, per tirare indietro la coperta: "Andiamo, tempo di diventare bozzoli di bruchi!'' Faccio loro cenno di mettersi sotto la trapunta e, dopo alcuni minuti, quando sono certa d'averle infagottate per bene, lascio la stanza.

Prendo di nuovo l'ascensore per ritornare nel mio settore, questa volta fortunatamente da sola — grazie al cielo — e quando esco vedo che il sole sta tramontando. Mi devo affrettare. Con ampie falcate vado verso i dormitori e, quando sto attraversando gli ultimi metri che mi separano dalla mia stanza, quasi distrattamente mi ritrovo ad alzare lo sguardo. Scorgo due figure completamente vestite di nero che stanno tentando di forzare la mia serratura per entrare e No! Col cavolo!

Mi muovo veloce verso di loro, urlando loro in faccia: "Non oggi, pezzi di merda!"

Con uno scatto fulmineo, tiro indietro il braccio e assesto un pugno in faccia al tizio che stava maneggiando con la maniglia. L'altro si gira, colto di sorpresa, e riesco a vederlo— o, meglio, vedo la sua maschera, perché portano due maschere bianche. 

Il tipo in questione non rimane di stucco a lungo e si fa avanti, tirandomi un pugno, per vendicare il compagno che sta tentando di rimettersi in piedi. Purtroppo per lui riesco a schivare il colpo, ed è tutto merito di papà per avermi mandato ad imparare le arti marziali miste. Forse una volta finito qui, gli spedisco dei fiori per ringraziarlo.

Muovendomi con rapidità, mentre tizio numero due è ancora slanciato con il pugno a mezz'aria, lo colpisco allo stomaco con una ginocchiata e, per assicurarmi che resti fuori gioco per un po', forse gliene ho assestata un'altra anche alle parti basse. Emettendo gemiti doloranti si piega a terra, mentre tizio numero uno nel frattempo si è ripreso e riproduce dall'interno della sua felpa un grande coltello.

"Oh, quindi vi danno anche dei pugnali omaggio nella setta. Wow, certo che siete professionali,'' non riesco a fare a meno di commentare, forse per tentare di disperdere la tensione. Lui carica, sventolando il coltello avanti e indietro, lasciandomi a malapena il tempo di abbassarmi e con un guizzo tempestivo afferrargli il braccio. In un attimo glielo storco all'esterno, così da non essere alla portata della lama e a quel punto con il gomito dell'altro braccio lo colpisco al lato della testa. L'arma cade a terra in un tintinnio che è una sinfonia per le mie orecchie, mentre lui indietreggia barcollante.

"Vermi schifosi, ditemi chi siete!" Ringhio a tizio numero uno, mettendomi in posizione difensiva, ma lui non sembra intenzionato a riprendere lo scontro, perché solleva tizio numero due, mettendoselo in groppa, per poi scappare via ignorando i lamenti del compare. Ma che cavolo...

Nello stesso istante in cui mi preparo per inseguirli, tre studenti si precipitano addosso, facendomi cadere. Finisco per ruzzolare a terra assieme agli altri, disorientata.

"Ma che diamine...!" L'imprecazione mi esce a mascelle serrate.

"Scusaci, ma stiamo cercando di evacuare la zona in più in fretta possibile," dice un ragazzino facendo alzare gli amici caduti, per poi aiutare me.

"Di che state parlando? Quale evacuazione?"

"Sappiamo solo che c'è stata un'esplosione nel settore di scienze e, sai, dopo l'ultima volta hanno deciso di evacuarci alla cittadella sottostante, lì saremo più al sicuro," mi risponde agitato, fremente di proseguire verso una zona più sicura.

Ma io devo vederci chiaro prima di poterli lasciare andare, e così, concitatamente, li trattengo:  "Quale esplosione?"

"Non l'hai sentita? Era nella parte più lontana, però un po' si è sentit—"

Lo studente non fa in tempo a finire di parlare che la terra trema, facendoci traballare. Sembra che l'intera montagna sia ad un passo dal ripiegarsi su sé stessa, quando i tremori si assestano, lasciando dietro di loro solo la sensazione di star per precipitare.

"Questa era molto più vicina... forza, sbrighiamoci! Anche tu faresti meglio a scappare, e anche in fretta," dice frettolosamente il ragazzo, prendendo i suoi amici per le braccia, per poi correre nella parte opposta da dove è venuto. 

Rimango per un attimo attonita, ferma nel corridoio deserto, con la scossa che ancora riverbera fin dentro le mie ossa, ma all'improvviso mi arriva come un lampo un pensiero: perché c'è stata un'esplosione nel settore di scienze, proprio dove... Kety! Infy!

Inizio a correre giù dall'altopiano, perché gli ascensori che ho usato soltanto una manciata di minuti prima non sono più sicuri. Come ha fatto ad andare tutto allo sfacelo in così poco tempo? Ho appena imboccato la strada che conduce al settore di scienze quando un'altra esplosione fa tremare la terra e io cado sul terreno, tra la polvere, con rocce e sassi che saltano su e giù e in ogni direzione.

Quando alzo lo sguardo, vedo solo fumo e fiamme sollevarsi dal settore e così tante grida — oddio le grida — che mi raggelano, mi tolgono il fiato. Rimango pietrificata da tale orrore, incapace di fare nulla e consapevole che il mio aiuto, comunque, non farebbe la differenza. 


Angolo Autrice

Allora è passato tanto tempo dalla mia ultima pubblicazione, ma a quanto pare sembra che manco a qualcuno haha. Voglio ringraziare come al solito la mia beta J_Jace per il suo lavoro e affetto. Ti voglio bene. Ringrazio chi mi segue e chi legge, come al solito accetto qualsiasi critica e spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un grosso bacione
By Diarly ^_^

 

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