Le mani fredde

di LaRagazzaImpossibile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il profumo dei fiori ***
Capitolo 2: *** Chi non perde il controllo ***



Capitolo 1
*** il profumo dei fiori ***


"Stavo per non premerlo quel bottone, ed eri tu.
Il mio migliore amico che mi ha fatta spaventare, mi ha fatta sentire una completa imbecille!"
"Clara.."
"Zitto! Non puoi metterti lì a giudicare, Dottore, non devi permetterti di farlo! Tu non sai nulla, non sai come mi sento io quando.."
le lacrime cominciarono a gonfiare gli occhi di Clara, lo sapeva, sapeva che stava per dire qualcosa di troppo, così si fermò, buttando fuori
l'aria che restava, l'aria che non aveva usato per concludere la frase, maledetta quell'aria.
Di solito il Dottore continua le frasi degli altri, ma non ora, restò in silenzio, lo sguardo era tipico di chi era macchiato di colpa e rimorso.
"Io -bisbigliò il viaggiatore antico abbassando il viso, tentò di recuperare un minimo di sicurezza- Clara, ascolta..."

"Vattene" fermò la sua introduzione alla colpa, con un tono fermo, convinto e chiuso.
"Vattene per sempre Dottore, tu e il tuo maledettissimo Tardis!", detto questo prese la giacca che aveva poggiato sulla ringhiera e uscì a passi pesanti
e carichi dalla cabina.
Twelve rimase a fissare i suoi passi scomparsi, la porta sbattuta aveva lanciato verso Twelve il profumo di Clara, profumava di fiori, lui conosceva a memoria quell'idilliaco profumo.
Doveva chiederle scusa, a prescindere, lei gli ha slavato la vita, e lui non può spezzarla così.
"Come farai a chiederle scusa? COn una tazza di caffé!?!?" una vocina fastidiosa fermò il suo primo passo, esitò qualche istante.
Incantò lo sguardo, scosse la testa e uscì dal Tardis che era parcheggiato nel cortile di lei.
Come se il Tardis avesse capito che lei voleva andarsene,
lei, ma non Lui.
Si avvicinò alla porta, alzò la mano per bussare, "ma dove vai? Secondo te ti apre??".
"Devo eleiminare la mia coscienza!" ssbuffò il Dottore dopo la vocina minuziosa, evidentemente non avrebbe aperto, così tirò fuori il cacciavite e aprì l'ingresso.
Salì le scale di casa sua, per adnare nella sua stanza, ovviamente chiusa, la sentì piangere.
"Clara..." sussurrò per non farsi sentire.
Il suo pianto gli aveva spezzato il cuore, e anche l'altro.
'Apri, vai da lei Dottore!' "oh meraviglioso, un'altra vocina stupida!" pensò.
'No, l'hai trattata male, non sei tu che devi consolarla Dottore, chiaro?!?!?'
'Perchè non dovrebbe?'
'Perchè lei ha Danny, si Dottore, ha educaizone fisica con sè, non ha bisogno di te, non hai fatto altro che fare l'indifferente, lasciarla sola e ora guarda! Sentila!'
'BASTA!'sussurrò strozzando il fiato e mettendo le mani alla porta, una delle due stringeva il cacciavite, ancora, lo guardò, un lunghissimo istane, lo puntò alla maniglia e..
La porta si aprì senza che lui potesse attivarlo, era Clara, la guardò con la bocca socchiusa e gli occhi segnati dall'angoscia, e Clara era lì, era lì "come sempre" "dopotutto" e "nonostante",
ma i suoi occhi erano roventi e fradici, le labbra strette le tremavano, voleva piangere, o dagrli un pungo in faccia.
Le braccia di Twelve si aprirono come volesse recitare una preghiera, ma più timida, più colpevole.
Non sapeva che dire, ed era evidente.
"Che vuoi?" chiese Clara con la voce tremante "e ti conviene parlare, perchè, sto per chiuderti questa porta in faccia e -si fermò un istante, era arrabbiata, molto- sai bene che non chiudo mai troppe volte
le porte in faccia a qualcuno e se lo faccio -il discorso cominciò a diventare confuso, così il Dottore corrugò la fronta facendo difficoltà a capire- bhe, dopo non apro più le porte perchè
vuol dire che sei completamente fuori dalla mia vi..abbraccio.
Twelve l'aveva abbracciata, il suo volto nascosto era perplesso, come se nemmeno lui sapesse cosa stesse facendo, non se ne rendeva conto forse, ma lo voleva, la bocca era socchiusa,
lo sguardo in attesa di un abbraccio di rimando, la situazione era capovolta.
Clara era confusa, ma quell'abbraccio, quell'uomo la cui figura antica e imponente aveva coperto la sua sagoma piccola e, in quel preciso istante, insignificante.
Ma il suo odore, l'odore di Dottore, che sapeva di...casa.
Non potè fare altro che ricambiare.
Ora anche lui sentiva il suo profumo di fiori, e sembravano più freschi di sempre.
Erano le braccia di Twelve cinte intorno alla schiena di Clara, ed erano le braccia di Clara ad avvolgerlo, uno intorno al collo, per permetterle di poggiare la testa all'altra spalla di Twelve.
Così, fermi per qualche meraviglioso istante, profumato, e caldo.
Si staccarono, lentamente, e restarono vicini 
"mi dispiace" disse il Dodicesimo con il più caldo tono possibile, Clara lo guardava nelle iridi, poteva vedere le stelle in quelle iridi color ghiaccio.
Lei gli prese una mano, la guardò, la teneva tra le sue piccole giovani mani, quella grande mano, segnata dal tempo, dalla storia e dalla sofferenza.
Anche Twelve guardava quelle mani, guardava come Clara teneva la sua con quelle piccole distese di pelle liscia e chiara.
Mentre lei guardava le mani, Twelve scrutò il suo viso, manifestando il più affascinato sguardo di sempre.
Istintivamente, allungò la sua unica mano libera sul viso di Clara, percorse la sua guancia con il pollice, e spostò la mano dietro la nuca di lei che ormai lo guardava.
'Che diavolo fai?!??!?!' quella vocina fastidiosa lo portò ad esitare, non voleva forzare nulla di indesiderato per la piccola Clara,
ma fu lei a fare un passo di formica verso il Suo viaggiatore, ora la mano di Twelve non toccava più la nuca, ma ne sentiva il calore, erano vicinissimi, potevano sentire il calore della pelle del viso di ognuno.
Il respiro di Clara tremava, Twelve era immobile.
Chiusero gli occhi, avevano paura di tutto ciò che poteva accadere, i loro volti si cercarono per il più breve ed interminabile istante dei loro viaggi, e forse il viaggio migliore.
Un bacio.
Piccolo.
Bellissimo.
Le piccole labbra di Clara, toccarono quelle del Dottore, quella mano tra le sue piccole mani era ancora lì e le sue dita avevano incorciato quelle di Clara in una delle mani,
erano lì, mano nella mano, labbra contro labbra, ma twelve non forzava affatto, non voleva, anche se stava per esplodere.
Nessun bacio volgare, piccolo, casto e lungo.
Mentre le labbra erano ancora legate, Twelve riuscì a dire solo una piccola cosa "scusa" le aveva distaccate leggermente per scandire il suono di quella grande parola.
Clara non rispose, ma prese a baciarlo con più forza.
'Smettila!?!?! Idiota, smettila! Tu non sei Danny! Lei non ha bisogno di te!!!!'
La vocina divenne squillante, Twelve interruppe quel momento magico e si staccò da Clara, indetreggiando spaventato, Clara rimase con le mani a mezz'aria e lo sguardo sconvolto.
"Scusami davvero" disse Twelve, e corse di sotto.
Si chiuse nel Tardis e si appoggiò alle porte chiuse con violenza, era stupito, scioccato e confuso.
Clara si appoggiò al cornicione della porta, era stupita, scioccata e confusa.
Me entrambi si pensavano.

 

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Capitolo 2
*** Chi non perde il controllo ***



Era lì, appoggiato alle porte, le mani dietro la schiena che premevano sulla maniglia, dentro il suo Tardis, anche al testa era poggiata alle porte,
quasi rassegnato, con gli occhi chiusi e la a pensoloni sulla spalla sinistra, respirava a fatica, si sentiva sconfitto.
Aprì dolcemente gli occhi quando sentì un calore nascere nel ventre, riusciva a sentire il rumore incessante dei suoi battiti e sentiva il sangue scorrere nelle vene e influire nelle viscere.
Voleva Clara, la desiderava, voleva tenerla con sè, ma appena la sua mente si affacciava a pensieri proibiti, lui li respingeva, rifiutava di far viaggiare la sua mente ancora, non poteva pensare troppo oltre. No.
Clara restò ferma qualche minuto nella sua stanza, ripensando all'accaduto, e spingendo un po' oltre i suoi pensieri con una nota di sfacciataggine, dato il momento intenso appena vissuto, il Dottore aveva fatto cadere il cacciavite mentre le teneva la guancia.
L'espediente perfetto.
Lo afferrò, illuminò la stanza col suo sorriso e corse di sotto.
Scese in cortile, e il Tardis era lì, con il Dottore dentro che agonizzava arreso.
Lo fissò qualche istante, si avvicinò alle porte, e per la prima volta, Clara bussò per entrare.
Quei colpi sulla porta scossero il Dottore,
"che faccio? CHe faccio!?!?" si chiese, una parte di lui voleva aprire subito, trascinarla dentro con foga, sbatterla a qualche muro, e farla sua.
Questa parte dominava, contrastata da quella parte che invece non voleva aprire, ma lasciare il suo corpo vecchio e abbandonato alla passione che non poteva consumare,
fece qualche passo verso la console trascinando i piedi, lo sguardo perso e bramoso di lei, alzò un braccio, e schioccò le dita, le porte del Tardis si aprirono e Clara potè entrare.
Teneva in mano il cacciavite "Hai lasciato questo mentre.. -Lascialo lì- la interruppe.
Uno di quei silenzi imbarazzanti scese nel Tardis, lui le dava le spalle, lei abbassò lo sguardo, ma entrambi volevano la stessa cosa.
Twelve prese un respiro colmo di coraggio e desiderio, il suo sguardo era desideroso, come quando si guarda qualcosa per la quale si darebbe la vita.
"Clara" -lei alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi -"ascolta, davvero, io non volevo, mi scuso io.."
"Ti scusi?" chiese con la sua sfacciataggine -"ti scusi e non volevi? Sicuro?" il suo tono si fece morbido e sensuale.
Twelve non sapeva che dire mentre lei gli si avvicinava, quando gli fu di fronte, fu lei a schioccare le dita e chiudere le porte, e dopo il rumore delle porte chiuse gli mise le mani ai fianchi e con un gesto veloce aveva di nuovo le sue labbra contro quelle del Dottore che, reagendo da perfette impacciato, allargò le braccia, erano nella stessa posizione di quando River lo aveva baciato a Stormcage, stesso impaccio, stesso software, contenitore diverso.
Clara controllava la situazione, lo baciava con forza, le sue mani arrivarono sulle spalle, le braccia di lui erano semrpe lontane, non osava toccarla, le sembrava così fragile e bisognosa delle sue labbra e della sua pelle che pensava che l'avrebbe rotta con un tocco.
Le mani antiche, danzavano a vuoto nell'aria, si dimenava? Non voleva? Oh, certo che voleva, passò all'atto quando Clara si staccò per riprendere fiato e ricominciare.
Ma un gesto di Twelve l'aveva bloccata.
Si guardavano negli occhi, con le bocche socchiuse e roventi, il respiro di Twelve era intenso e profondo, mentre Clara, aveva lo stesso respiro di quando entri in acqua al mare ed è gelida, perchè così era, così erano le mani di Twelve che si erano avventurate sotto la camicia di Clara, era troppo concentrata su quelle mani che esploravano la sua pelle che le mani di lei strinsero le braccia del viaggiatore, come se volesse portargli via la pelle.
Lei teneva gli occhi hiusi e respirava sempre più forte,
lui no, lui li teneva aperti per godersi la meravigliosa scena che agonizzava Clara sotto le sue mani gelide, Clara girò verso sinistra la testa, quasi come fosse seppellita sotto le coperte e tirava fuori il viso per respirare, perchè questo le mancava, il respiro.
Twelve trovò davanti al suo viso segnato, la guancia di Clara e su di essa stronfinò delicatamente la punta del naso e poi le labbra, fino a respirare pesantemente sulla sua pelle del viso, il viso di Clara scottava, la sua schiena era gelida, un contrasto perfetto, era esattamente come se fosse divisa a metà.
Le sue labbra cercavano il Dottore, così tornò a guardarlo negli occhi, sentivano il fiato l'uno dell'altra, le fronti si toccarono, fu allora che Clara strinse gli occhi e andò alla ricerca delle labbra di Twelve spingendo verso di lui il suo giovane viso.
Ma Twelve no, la guardava con occhi divertiti, ed ogni volta che lei avvicinava il viso per bramare la sua pelle, lui indietreggiava con il suo, accennando ad un sorriso perfido, amava quella visione, amava vedere quanto la ragazza impossibile lo cercava,
solo il cielo sapeva quanto controllo c'era in quella cabin a magica, la cosa si ripetè due o tre volte, fino a quando, le sue mani gelide salirono lungo la schiena di lei che rabbrividiva ad ogni contatto con la sua pelle, e con un gesto pieno di foga e desiderio la strinse a sè e le regalò uno dei baci più belli e profondi, quelli che non si rifiutano, spingeva le sue labbra contro quelle di Clara e le spingeva con forza muovendosi vorticosamente, uno di quei baci così belli che la piccola Clara avesse mai ricevuto
rovente
caldo
Clara finalmente sentì la lingua di Twelve libidinarle le labbra.
Non si staccarono un istante, nemmeno per riprendere fiato, così lo fece, Twelve mise Clara contro un muro, la baciava con forza, lei accettava,
Basta, non ce la facevano più, le giacche erano di troppo, tutto era di troppo, anche la pelle,
volevano diventare una cosa sola.
Twelve sfilò le mani da sotto la camicia di Clara, ora erano più calde, le tolse la giacca con forza, Clara fece lo stesso, gli tolse la giacca nera così che lui restasse con la camicia e il suo gilet.
Le mani di Clara si spostarono sul petto del Suo Dottore, che in quel momento era più Suo che mai.
Tremavano, si dimenavano e si cercavano, le mani di Twelve scendevano bramose lungo le linee delicate di Clara, fino ad arrivare al punto più cruciale del suo corpo, quando lei se ne accorse, fu solo allora che si staccò dalle sue labbra, si guardavano negli occhi mentre le mani di Twelve erano affaccendate nel più proibito dei sentimenti, lavoravano, toccavano, sbottonavano qualcosa, cercavano.
I loro occhi erano vicinissimi, si guardavano intensamente.
Twelve avvicinò le sue labbra al collo di Clara che chiuse gli occhi e potè godersi appieno il respiro del suo "migliore amico".
erano piccoli respiri che si susseguivano, era calore, era pelle, pelle che voleva essere cercata, soprattutto da lei che nel mentre,
tolse il gilet al Dottore e gli sbottonò la camicia, perchè era quello che voleva, la sua pelle.
Ora le mani erano tutte libere e tutte e quattro si cercavano, finchè non si trovarono.
Twelve le prese la mani, gliele alzò sul muro e continuava a respirare, se Clara girava la faccia, poteva vedere le loro mani, poteva vedere il Dottore che gliele stringeva e le sue che agonizzavano, tanto, fino a quando non arrivò uno dei respiri più intensi di sempre.
Un altro.
Un altro ancora.
Erano tanti, forti e intensi, quanto stessero vivendo in quel momento quei due lo sapevano solo loro e la loro pelle,
i respiri di Clara si facevano più forti, come quelli di Twelve, assecondati dai suoi movimenti e dalle sue spinte.

Quello fu il momento quando Clara Oswald toccò le stelle con il suo Dottore, toccarono insieme la stessa stella, ed era la più brillante di tutte, era bellissima,
ed era la loro, loro, e nessun altro.
Rimasero fermi, quando la passione si concluse, Twelve si allontanò dal collo di Clara e tornò a guardarla negli occhi,
erano stanchi, respiravano a fatica, ma si sorrisero.
La stanchezza prese il sopravvento, le gambe di Clara si fecero morbide e si lasciò scivolare lungo il muro, mentre Twelve le teneva ancora le mani e la guardava negli occhi.
Si accasciarono a terra, uniti,
erano una cosa sola, fronte contro fronte e ancora una volta, pelle contro pelle.

FINE

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