Portami via

di Luce92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La seduta. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 
Buongiorno, eccomi qui. La descrizione dice già abbastanza della storia quindi non mi dilungherò su altri dettagli, voglio che la scopriate passo dopo passo, capitolo dopo capitolo.
Come si è ben capito il tema principale è la forza che ogni donna ha dentro di sé. Una forza unica, capace di sconvolgere il mondo. A dispetto di quanti possano volerci buttare giù siamo donne e continueremo a rialzarci.
Sempre e comunque.

 
Prologo
 
Finalmente la porta si chiuse.
Dentro vi rimasero le grida, le lacrime e il dolore. In quel momento nient’altro poteva scalfirla.
Abbassò lo sguardo sulle dita macchiate di un colore che stonava troppo con la sua pelle diafana e si sentì, per la prima volta dopo tanto tempo, libera.
Camminò verso il bagno, la testa che galleggiava lontano da tutto ciò che la circondava, lontano dalla casa che era stata sua per quasi cinque anni. Aprì il rubinetto e fece scorrere l’acqua finchè nn la sentì tiepida. La ceramica bianca del lavandino divenne rossa e lei sentì scivolare via, insieme al sangue e all’acqua, quello che era successo poco prima.
Sentì qualcosa infondo allo stomaco, un pugno, un conato, si voltò verso il gabinetto e non potè fare a meno di vomitare, il sudore le imperlava la fronte, la mente ancora troppo lontana.
Posò una mano ancora umida sul ventre gonfio e non riuscì a sorridere come era solita fare, riuscì solo a sospirare e improvvisamente iniziò a piangere lasciandosi cadere sul pavimento piastrellato del bagno. Si sentiva soffocare dalle lacrime, dai singhiozzi che la scuotevano e la facevano rabbrividire. Le lacrime continuavano a bagnarle le guance e non riusciva a fermarle, nella sua testa c’era solo buoio, disperazione, ansia. I capelli le ricadevano intorno al viso, più lunghi di quanto li avesse mai avuti. Se ne rendeva conto solo in quel momento e si sentì una sciocca a pensare ad una cosa simile proprio in quella circostanza.
Cosa doveva fare? Chi avrebbe potuto aiutarla?
Infilò una mano in tasca e prese il cellulare componendo il numero dell’unica persona che le venne in mente e sperò con tutta sé stessa che l’avrebbe aiutata in qualche modo ad uscire da quell’incubo.
Al secondo squillo finalemente rispose “Sofia?” disse solo e lei si sciolse di nuovo.
Il buco che aveva nel petto divenne improvvisamente caldo e accogliente ma le lacrime non si erano ancora fermate. Singhiozzò e sentì un fremito all’altro capo del telefono “Stai bene?”
“No…” disse lei cercando regolare il tono della voce “ho bisogno di aiuto” disse solo e riangganciò.
 
Bene ecco il prologo, so chèe può sembrare davvero breve ma tutto ha un perché.
Vorrei solo dirvi che questa è una storia a cui tengo molto e mi farebbe piacere avere una vstra opinione, quindi grazie in anticcipo a tutti coloro che recensiranno.
P.s. avrei bisogno di un piccolo aiuto con la copertina!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** La seduta. ***


Ecco il primo capitolo. Spero davvero che vi piaccia. Fatemi sapere come vi sembra!
 
La seduta.
 
“Non prenderla così, sono sicura che andrà tutto bene…” disse per l’ennesima volta da quando erano entrati in macchina. Si era abbassata altrettante volte la maglietta che continuava a tornare su scoprendole la pancia, odiava quando succedeva, perché attribuiva a quella pancia tutti i problemi sorti nel suo matrimonio con Marco “e poi dura solo un’ora…se non ci piace possiamo andarcene!” continuò, cercando di essere il più convincente possibile.
Marco non parlava. Continuava a restare seduto al posto di guida con entrambe le mani saldate al volante. Non aveva aperto bocca da quando lo studio del Dott. Pavese aveva chiamato per confermare l’appuntamento e in quel momento lei temeva che Marco potesse esplodere. Allungò una mano verso quella del marito che era ancora sul volante e gliela sfiorò piano, in risposta lui scansò la sua con un movimento così veloce che Sofia pensò di esserselo immaginato. Chiuse gli occhi per trattenere la rabbia e la delusione.
Cosa stava succedendo al loro matrimonio? A quei quattro anni perfetti anche se tempestati di alti e bassi? Era normale attraversare una crisi ma fino a che punto poteva essere considerata una crisi? Quando “la crisi” sarebbe diventata la fine di tutto?
Continuava a farsi centinaia di domande senza trovare alcuna risposta, era per questo che, la settimana prima, mentre si trovava al computer spulciando nella pagina “nomi originali per bambini”, il sito più banale che lei avesse mai visto, si soffermò ad osservare una pubblicità a piè pagina. Un consulente matrimoniale che metteva la propria pubblicità in un sito di nomi per bambini sembrava essere un segno del destino, così lo aveva contattato e aveva parlato con la sua assistente che le aveva fissato un appuntamento.     Le era sembrata una cosa così semplice che non aveva considerato la reazione di Marco a ciò che lei aveva fatto. Da subito aveva detto un “no” categorico che non lasciava speranza all’idea di poter cambiare opinione, poi però si era ricreduto ma in quel momento, in macchina, Sofia pensava che lui avesse detto di si solo per farla felice ma lei non lo era affatto. La rassegnazione di suo marito la faceva sprofondare in un pozzo senza fondo ma era stanca di subire la sua rabbia, di essere umiliata anche per le cose più banali.
Guardò fuori dal finestrino e si accorse che erano arrivati a destinazione. Marco con un gesto lento e calcolato, parcheggiò nel primo rettangolo di asfalto libero e scese senza dire una parola. Sofia prese la borsa e lo seguì all’interno del palazzo di fronte a loro.
L’entrata dello studio era accogliente, calda e ben illuminata, un bancone di legno era posto al centro dell’ingresso e dietro vi faceva capolino una donna minuta con un paio di occhiali rettangolari che si alzò subito al loro ingresso.
“Buonasera” esordì con un sorriso gentile “posso esservi utile?” chiese poi spostando lo sguardo da Marco a Sofia che si accorse che suo marito non avrebbe proferito parola nemmeno in quel caso.
“Abbiamo un appuntamento con il Dott. Pavese” intervenne allora.
“Sì, vi sta aspettando, la porta infondo al corridoio” concluse la segretaria e tornò a sedersi alla sua sedia immergendosi di nuovo nel suo lavoro.
 
L’interno dello studio era in netto contrasto con l’ingresso. Asettico, sui toni del bianco del nero e del grigio. Nessun elemento che potesse dare la possibilità di capire, ai suoi visitatori, la personalità del suo proprietario. Non appena entrarono un uomo alto, sulla trentina, in completo scuro e la camicia bianca, li raggiunse davanti la porta e tese loro la mano.
“Piacere di conscervi, sono il Dott. Pavese, chiamatemi Lorenzo, voi dovreste essere Marco e Sofia.” Strinse prima la mano di Marco che rispose con un cenno del capo e poi prese quella di Sofia. Quello che la colpì di più di quell’uomo sconosiuto fu la sua stretta, salda, calda, le dava sicurezza e fiducia. Lei sorrise e guardò suo marito che non sembrava nemmeno aver fatto caso al modo in cui Lorenzo l’aveva guardata.
Il Dott. Pavese li fece accomodare su un divano di pelle nera posto al centro della stanza e prese posto nella poltrona di fronte a loro. Sofia si sentiva nervosa, come se tutta la fiducia provata fino a quel momento fosse svanita del tutto. Avrebbe funzionato? Come in risposta venne un’improvvisa sensazione di nausea che le fece sudare le mani.
“Si sente bene?” In risposta lei annuì e si appoggiò ai cuscini del divano “Vorrei capire innanzitutto perché ci troviamo qui, quali sono le cose che vorreste migliorare del vostro rapporto. Oggi ci concentreremo sul conoscerci, voglio capire quale potrebbe essere il percorso migliore per voi e dalla prossima volta potremmo iniziare a lavorarci insieme” Lorenzo parò in modo chiaro, guardandoli entrambi negli occhi. Sembrava li stesse studiando e Sofia non si sentiva libera nemmeno di respirare. Cosa le era venuto in mente? Portare Marco da uno psicologo. Voltò lo sguardo verso suo marito, sembrava annoiato e irritato “Mia moglie sente che nel nostro rapporto ci sono delle difficoltà”. Non aveva mai sentito suo marito parlare con tanta meticolosità in vita sua e lei aveva paura di dire come la pensava davvero. Cosa la aspettava una volta usciti da quello studio?
“facciamo fatica a comunicare” disse allora sperando che quella frase non avrebbe innescato una reazione in suo marito.
Lo psicologo li guardò di nuovo come se fossero delle cavie da laboratorio e scrisse qualcosa su un taccuino “capisco, e secondo voi questo problema da cosa potrebbe essere nato?”
-c’è sempre stato- avrebbe voluto rispondere Sofia ma si morse il labbro e scelse una risposta meno accusatoria “ultimamente ci siamo trascurati a vicenda, credo sia questo il problema…” Marco la fulminò con lo sguardo e tornò a fissare il vuoto senza proferire parola.
 
“grazie Dottore” disse Sofia stringendogli la mano “a lunedì prossimo”
“Si, comunicatelo alla mia segretaria prima di uscire” li informò e quando la porta si chiuse alle loro spalle Lorenzo piombò di nuovo sulla sua poltrona nera. Ne aveva viste di coppie in crisi durante la sua carriera ma il modo in cui quell’uomo guardava sua moglie lo aveva colpito fin dal primo istante, come se la tenesse incatenata. Aveva notato che lei faceva fatica a trovare le parole giuste per rispondere alle sue domande e per tutta l’ora che era stata nello studio non aveva nemmeno accennato a toccarsi la pancia. Era un dettaglio che lo fece riflettere parecchio. Una donna giovane, sposata che aspettava un bambino e che non aveva il classico istinto materno di sfiorarsi la pancia. Nemmeno una volta. Sentiva che c’era qualcosa che non andava in quella coppia e aveva notato anche il segno rosso sul polso destro di lei. Al contrario, non sapeva ancora comedefinire Marco, se riservato o disinteressato, anche se la seconda era l’opzione più probabile. Strappò dal taccuino il foglio degli appunti presi in quella prima seduta e lo infilò in una cartellina di plastica grigia con sopra un’ettichetta bianca, “Di Bello”, il cognome della coppia era scritto in stampatello.
Lorenzo si massaggiò le tempiee si alzò quando bussarono di nuovo alla porta. Un’altra coppia entrò nel suo studio.
 
 
 

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